Storia di ieri e di oggi -1940

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· Sltlillllli'U ( lll22). L'impressione che Lundr.1 mi fe.:~. fu snmrnamente triste. Il ciclo d i dic<:mbrc: n o n è lieto

neppure in Italia, ma m.io Dio, eh<' .lilferenza ! In Londra cielo perpetuamente nebult•O. nebbia color di arancio, fitta tanto, che talvolt.l nelle vie giova 'nspendere il corso d~Ue carrozze c ndk case accen. Jcrc il lume a mezzogiorno. Lu w ) Ut· inve<e cr'! fatra chiara da un:~. splendida illun1.1uzione a gas. Le case di mattoni in costa, senza mtnnaco, annerite dal fumo del carboo fossile. Quando piove, le signore eh~ c•cono Ji c~ per entrare in carrozza, sono garantite dall'umido mt·· c!•ante un tappeto che un domestico !!•ttu sul marCiapiede. In vicoli pochi distanti dali<- cm· signorili, St'no confinati i cocchieri, i cavalli c le carrozze; c cosi è allontanato dalle abitazioni il puzzo delle stalle . Mi colpì e rattristò il modo con cui s: distribui· vano allnra le lettere. Uomini vestiti di n>sso, con una sacca in una mano. contenente lt lu terc e un campanello ndl'altra, correvano la cittit >onando a distt:Sa; c si fermavano davanti alte cast d :stribuen dole alle persone che si affacciavano sulla porta per riceverlc. Quando fermilvansi dinanzi ;1lb casa da

RIVISTA QUINDICINALE ANNO Il · N . l · ROMA 15 GENNAtp 1940 ·XVIII

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Romo, Città Uni•ersllorio- Telefono 487389

PU88LICIT À M i leno, VIa Menzoni num~ro t-4 ABBONAMENTI Abbonomenlo onnuole ltolio e Colonie l. 40 Abbono-..enlo semoilr. ltollo e Colonie l . 22 Abbonomonlo onnu•le Estero. . l . 60 Abbonomonto semulr. Estero . . . . l. 33

Per ebbon•rsi Invia re vaglia o euegni al· l' Amminlstr•zione, Roma, Citt• Unìversit•ria oppure varser. l'itnj)Otfo sul conto corrent; postole l 24910 l meno1cntti enche se non pubblicati non ii reslitulscono

OGNI FAS CICO LO LIRE

me abitata, un brivido mi correva per l<: vene, chè le lettere d'ordinario non mi recavano altro che tristi notizie. La sera si vedevano uomini avvolti in una lunga c larga veste grigia con un numero impresso nella parte posteriore di essa. Questi erano i lf/ auhmnr, guardiani della città. L'ufficio loro er.t d i percorre're h notte le vie, gridando le ore, ve&liando all'ordine, e se vedevano porte di case aperte, ne avvcrtivan,, i proprietari. l costumi dd popolo <:rano allora rozzi anzi eh<: no. l o portavo un ricco taborro con maniche a mt>hi baveti, e spesso mi sentivo gridare dietro le spalle

coMhman (cocchiere), chè questi soltanto portavano allora un mantello di simile forma. Talvolta udi,·o d1 peggio : french-dog {cane francese). Presso la plebe inglese ogni forestiere eta creduto un francese. Il quando a quando vedeva fermarsi ('tocchi di uomini in mezzo ai quali du.e individ ui erano alle prese e si davano pugni .da disperati. Scioglievano in tal guisa la lite sorta f ra essi. La notte, donne depravare, fan~·vano una catena sui marciapiedi, impedendo il libero cammino ai passeggieri, chiedendu loro denaro. Mi sembrò evidente che nella popola· zione alla rozzezza andasse congiunta la tristezza; mentre un tempo l'Inghilterra era dNta la merrJ E11gland (la litta lnghHterra). Tale mutamento di carattere lo si attribuisce ad essere da cattolica divenuta protestante. Il cattolicisroo apre le braccia ai peccatori penitenti, e fa nascere in essi la speranza di futura eterna felicità oltre la tomba, mentre il protestantesimo, e soprattutto il calvinismo grida: LPuio~te ogni speranza! (GIOVANNI /IRR.IVAIIENE.

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IL PERlODICO Relazioni Internazionali ha edito in fascicoli speciali le grandi raccolte di documenti relative allo scoppio della guerra mano mano che sono state pubblicate dai Go,·erni dei paesi belligeranti. E' una grande e benemerita fatica editoriale, ma dubito che il lettore medio abbia il tempo .e la pazienza di scorrere uno per uno tutti i documenti e di estrarne per suo conto l'essenziale. L'ultima di queste pubblicazioni, il «Libro Giallo» francese, è una raccolta di ben 370 documenti, di varia importanza. In ognuno c.li essi spesso si trattano più questioni. Il lettore dovrebbe mettere in relazione documenti che, nel testo, sono lontani e confrontarli l'uno con l'altro; se poi volesse andare a fondo, dovrebbe mettere a confronto i documenti francesi relativi a Uf!a data questione con quelli inglesi e tedeschi relativi alla stessa questione. Ma quanti sono i lettori the possono dedicarsi a un lavoro di questo genere? Nel « Libro Giallo » si trovano vari do<.umenti (soprattutto dispacci dell'ambasciatore di Francia a Berlino, Coulondre) relativi alla questione russa. Risulta da essi che il detto Ambasciatore seppe fin da 6 maggio

che, contemporaneamente ai oegoziati pubblici tra Parigi, Londra e Mosc.i, avevano luogo negoziati segreti fra la Germania e l'U.R. S.S. Naturalmente si affrettò ad informame il suo Ministro. Successivamente in vari dispacci, tornò sull'argomento. Ma pare che egli stesso non credesse aJla possibilità che Berlino e Mosca giungessero a un accordo. 11 13 giugno telegrafava : « Von Ribbentcop non ba a:1cora rinunciato a questa idea. Egli non la abbandonerà che quando sarà intervenuta la firma dell'accordo anglo-russo».

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Si ricorderà che Litvinov ·. abbandonò il Commissariato degli .Affari esteri il 4 maggio 1939, cedendo il posto a Molotov. Jl 7 maggio - ossia solo tre giorni dopo - il Signor Coulondre invia un rapporto al Ministro· Bonnet circa uno scambio di idee che è avvenuto il giorno prima, 6 magg.o, tra un membro dell'ambasciata francese e un familiare del Fiihrer. Egli richiamava in modo particolare l'attenzione del Ministro sulle informazioni contenute nel detto rapporto perchè, diceva, «la personalità che le ha fornite è particolarmente in buona posizione per conoscere le l .

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intenzioni del Fù.brer e dei suoi principali luogotenenti ». Ole cosa ha detto questa personalità? Clle Hitler «è fermamente risoluto a regolare ad ogni costo la questione di Danzica e della unione della Prussia orientale al Reich ». « Ma allora, ha obiettato il membro della ambasciata francese, se devo giudicare dal tono della vostra stampa, si tratta della guerra a breve scadenza? >> «Ma no!, ha replicato l'informatore, che nel rapporto è designato con la lettera X. Nella partita, come è stata attualmente organizzata dall'Inghilterra, noi non siamo i più forti ' Noi sappiamo perfettamente che l'Inghilterra e la Francia sono per il momento risolute a non cedere, in particolar modo la I;rancia, perchè noi conosciamo l'energia del sig. Dala<lier ». « Pensate dunque che Hitler impegnerà la partita senza avere tutti gli "a touts" in mano?, continua l'interlocutore tedesco, ciò sarebbe contrario al suo metodo, che gli ha fatto ottmere tutti i successi precedenti senza colpo ferire •· «Non siete stato colpito dal fatto che nel


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.suo ultimo discorso egli non ha fatto alcuna allusione alla Russia ? Non avete voi rilevato la comprensione con la quale la stampa di stamane che d'altronde ha nccvuto istruzioni precise al riguardo, parla di Molotov c della Russia? Voi avrete avuto certamente seÒtore di certe trattative in corso e del viag_gio a Mosca dell'Ambasciatore e dell'addetto militare di Russia. Essi, alla vigilia della loro partenu, erano stati ricevuti il primo da von Ribbentrop e il secondo all'Oberkommando della Wehrmacht ed erano stati messi p~r­ fettamente al corrente del punto di vista del Governo del Reich. Non posso ;,•erament.~ dirvi di più, ma un giorno apprffiderete che ''i è qualche cosa io cammino all'est (daJJ

· EttvaJ im 0Jietl im Gange ùt) ». Il rappresentante dell'Ambasciata di Fran( ia ha chiesto a X come concilii questo nuovo crientamento con la dichiarazione fatta dal Fuhrer' che con un solo paese egli non si sarebbe mai potuto intendere: la Russia dei Sovi~ti. «X, sottolineando la sua risposta con un gesto evasivo, ha risposto che non ci si deve legare alle parole. « Quando si tratta dell'esecuzione di un piano, non vi sono considerazioni giuridiche o ideologie che tengano. Voi siete in buona posizione per sapere c.h e un re cattolicissimo non ha esitato, tempo addietro, ad allearsi coi Turchi. D'altronde i due reg imi sono realmente diversi? Non sono essi, a un dipresso, identici nel campo economico, benchè noi :tbbiamo mantenuto, in una certa misura, l'iniziativa privata? In breve, ha concluso X, !a situazione si può riassumere così : i polacchi credono di poter essere insolenti verso di noi, perchè si sentonc forti per l'appogg1o della Francia e dell'Inghilterra e credono di poter contare sull'aiuto materiale della Russia. Essi sbagliano nei loro calcoli : Hitler, come non ha creduto di poter regolare la questione dell' Austria e quella della Cecoslovacchia senza il consenso dell'Italia, così oggi non pensa più d1 regolare il contrasto tedesco-polacco ;c:ilr la Russia. E X, animandcsi sempre più, ha d ichiarato: V i sono state tre spartizioni della Poi01Ìia; ebbene, credetemi, ve,> ne sarà . una quarta 1 Ad ogni modo noi regoleremo quest'affare in modo che voi non abbiate alcuna ragione, nè alcuna inteniione di intervenire. Questo non sarà fra un mese, nè fra due mcsi. Occorre il tempo necessario per la preparazione. Hitler non è, come pretendono alcuni dei vostri giornalisti, uomo da prendere una Jecisionc brutalmente e io un accesso di collera. Nel campo interno, egli ha saputo attendere fino al 1933 l'occasione favorevole per prendere il potere. In politica estera tutti i suoi successi sono il frutto di lunghe riHessioni, di combinazioni studiate nei minimi particolari e dello sfruttamento di tutte le mancan.ze e di tutte le debolezze del campo avverso. Per quanto riguarda la Polonia, saprà attendere la sua ora. « Poi ha aggiunto che le incertezze della politica del Giappone avevano indisposto Hitler c non erano state estranee alle sue decisioni circa la Russia. Infine ha insistito sulla rinuncia definitiva e totale del Fiihrcr aii'.Aisazia e Lorena e sul fatto che nessuna questione divide più il Reich dalla Francia. Coulondre, nel trasmettere al suo Ministro il riassunto di questa conversazione. rileva che le informazioni cosi raccolte possono essere

. ~1/mà~u.v·et:&~· constderate «come ntlet((-nrt abb:ISI.tnza esattamffite 1 piani del signor Hitler e rivelanti le manone che noi dovremo parare. Secondo la sua abitudine, la personalità che ce le ha fornite si è animata durante la con versazione ed è molto verosimile che alla fine abbia detto assai più d i quello che non fosse autorizzata a dtrci ». Poi aggiunge: «Non si può mancare d'essere colpiti dalla coincide-nza delle intenzioni attribuite al Fuhrcr e dell'allontanamento dèl signor Litvi no\'. Due fatti capitali derh·ano a mio avviso da questa conversazione. Il primo è che il signor Hitler non vuoi fare la guerra nelle condizioni attuali ... Il secondo è completamente nuovo: l'orientamento della Germania verso la Russia. Se l'intenzione dd Fiihrer è proprio quella di tentare un ria"'·icinamento con l'U.R.S.S., resta da sapere come intenda utilizzare questa nuo\'i\ politica.. A mio awiso, egli può pensare di ricavarne vantaggi in tre modi diversi: l) Raggiungffido con l'U.R.S.S. un :J.C ordo più o meno tacito che gli assicuri sia la benevola neutralità di questo paese in caso di conflitto, si;t anche la sua complicità p::-r una divisione della Polonia. 2) Esercitando, con la sola minaccia di un riawicinamffito con l'U.R.S.S., una pressione cosl sul Giappone come sulla Polonia per indurre il primo a firmare un'alleanza militare, !J seconda ad acconsentire alle concessioni, che le sono state richieste. 3) Inducendo le Potenze occidentali, minacciate da un'intesa germano-russa, ad accettare certe esigenze so,·ietiche, alle quali si opporrebbero la Polonia e la Romania, e in tal modo riuscendo a imbrogliare le carte ;ra gli Alleati ». . E' strano che Coulondre non pensi alla più semplice delle ipotesi : e cioè alla possibtlità che Hitler si proponga di spezzare l'accerchiamento e di evitare. nel caso che si addivenga alla guerra, di doverla fare a lungo ~u due fronti. L'Ambasciatore non crede che Hitler abbia già fissato la sua linea di condott,t e abbia già fatto la scelta fra una vera int::sa con l'U.R.S.S. e una semplice manovra diplomatica d<.-stinata a rovesciare la s ituazione in suo favore: <<si sarebbe piuttosto portati ad ammettere quest'ultima ipotesi, poichè nei confronti di se stesso e del suo partito è difficile per il signor Hitler arrivare a una intesa coi Sovieti, trascurando completamcnt~ il fatto che non soltanto la politica int~rn:l, ma anche la politica estera naziona l soci:tlista sono state costruite sulla ideologia antibolscevica ». Il 9 maggio, Coulondre spedisce al suo Ministro un lungo telegramma sulla situazione e, nel corso dì esso, rileva che la stampa <edesca, pur conducendo una serrata campagna polemica contro la Polonia, ha lasciato nell'ombra un punto: «Quello al quale si riferisce la frase con cui il Ministro degli affari esteri polacco ha precisato che durante le conversazioni polacco-tedesche i rappresentanti del Governo del Reich avevano fatto anche «altre aHusioni che andavano molto più lontano che i soggetti in questione » e che egli si riservava il diritto, in ·caso di bisogno, di ritornare su questa questione. Il silenzio ;edesco si spiega se si comprende che in questo plUlto è in realtà tutto il nodo del problema. lo ho raccolto da fonte molto sicura informazioni che mi permettono di affermare che i dirigenti nazisti hanno, a mo' di compenso e

per meglio atttrare la Polonia nel loro gi<Xo. lasciato intravedere ai loro interlocutori polacchi la possibilità di una spartizione della Ucraina russa». E dopo altre considerazioni l'Ambasciatore si domanda: « Dopo aver cercato di dirigere la Polonia contro la Russi a, i capi nazionalsocialisti stanno per rovesciare la manovra c: cercare di intimidire i polacchi giocando Mosca contro Varsavia? Alcune dichiarazioni c l'interpretazione che si dà neg li ambienti politici di Berlino alla disgrazia del signor Litvinov potrebbero farlo supporre. M a è possibile che su quçsto punto si prendano i proprii desideri per realtà ». Lo stesso g iorno, 9 Maggio, Coulondre spedisce un secondo telegramma al suo Min istco segnalando il fatto che, fra i dirige.,ti hitleriani « d ecisi a rompere con tutti i mezzi l'accerchiamento», il ritiro del signor Litvinov ha dovuto far nascere in alcuni an imi l'idea di una manovra destinata 'a turbare i negoziati già così delicati tra Mosca c: le Potenze occidentali e a farli fallire in un niodo o nell'altro. Queste notizie circolano con tanta insistenza che lo stesso Incaricato d'affari sovietico ne è stato impressionato, e, avendolo io incontrato questa sera, mi· ha chiesto con viva emozione: ((.Avete saputo che ii Governo sovietico abbia · deciso dì ( am biare politica? ». Come io gli ho fatto notare che spettava piuttosto a me di fargli tale domanda, egli mi ha affermato che non ave\·a ricevuto da Mosca alclUla indicazione la qual e g li permettesse di pensare che le voci in circolazione riposassero su un qualunque fondamento». La sera stessa la stampa tedesc.1 manifesta un certo nen·osismo per la ripresa dei negoziati anglo-russi : « Essa si mostr.1 assai colpita, telegrafa ancora Coulondre, dalla notizia secondo la quale il signor Potenkin, ritornando da Bucarest, si fermerebbe a Varsavia per visitare il signor Beà. Come p~r rassicurare se stessa, essa afferma che i Sovieti non sono disposti a servire da vassalli a ll'Inghilterra nell'Europa orientale». Il 22 maggio, rend<.-ndo conto dello stato di spirito del signor von Ribbentrop, Coulondre scrive che « in fondo, nel pensiero del Ministro degli esteri del Reich, lo stato p::>lacco non potrebbe a\•ere un carattere duraturo. Presto o tardi, esso dovrebbe scomparire, di nuovo diviso tra la Germania e la Russia. Nella concezione del signor von Ribbffitrop, l'idea di una tale spartizione sarebbe intimamente con nessa a quella di un rian·icinamento fra Berlino e Mosca. R iavvici nam-::nto che permetterebbe soprattutto ai dirig(-nti d<:l Reich di abbattere la potenza britannica. « La speranza che una collusione tedescorussa porrebbe un giorno il Reich in condizione di portare un colpo mortale alla potcnZ.1 mondiale dell' Impero inglese sarebbe stata rafforzata nei giorni scorsi nel s i_!,'llOr \'On Ribbentrop dalle difficoltà sorte nel corso dei negoziati anglo-sovietici. Il Fiihrer, è vero. farebbe ancora personalmente opposizione ,,i disegni politici del Ministro degli esteri circ.1 la Russia sovietica. Il s ignor Hitler stimerebbe infatti difficilissimo per ragioni ideologiche orientare la politica tedesca in una siffatta direzione. Tuttavia il signor von Ribbentrop troverebbe ~ci partigiani specialmente nell'Alto Comando e negli ambienti dirigenti della grande industria. Lo stesso Cancellì·~re avrebbe già, in certo modo, tenuto conto delle


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FINLANDIA

tendenze del suo Ministro degli esten n nunciando da parecchi mesi nei suoi discorsi a qualunque attacco contro la Russia sovietica e permettendo che la stampa tedesca mettesse provvisoriamente in sordina il tema antibolscevico. Uno degli scopi immediati, che cercherebbero di conseguire i protagonisti (sic anche nel testo francese) del riavvicinamento con la Russia, sarebbe, sembra, di ottenere che la Russia stessa giocasse in un eventuale smembramento della Polonia lo stesso ruolo che quest'ultimo paese tenne nei confronti della Cecoslovacchia. L'obiettivo più lontano sarebbe di servirsi delle risorse materiali e umane della Russia come di uno strumento per abbattere J'J:,pero britannico». Il"l3 giugno, ll.JOvo dispaccio di Coulondre sulle intenzioni di von Ribbentrop: <(Prima di orientarsi in modo definitivo, von Ribbentrop attende i l risultato delle trattative fra le Potenze occidentali e la Russia ... « Per lui è tutto il problema polacco che si pone. E questo problema può essere risolto in tre modi : sia mediante un accordo con l'Inghilterra e Ja Francia, come è stato risolto il problema cecoslovacco; sia mediante un ac<ordo .con la Polonia stessa; sia mediante un a<cordo con la Russia)).

UN

PAIGIOriiERO

RUSSO

Escluse le pnmc due soluz10m « rcst.J l.! terza, vale" a dire la distruzione dello Stato polacco mediante una spartizione fra il Reich e la Russia. Von Ribbentrop non ha ancora rinunciato a questa idea. Egli non l'abbandonerà che quando sarà intervenuta la firma dei L~cordo mglo-russo. Fino allora egli si riserva le sue decisioni, continuando a tenersi buoni i Sovieti ». · Il 4 luglio, il signor Garreau, Console di Francia a Amburgo telegrafa : «Gli ambienti economici di Amburgo, generalmente bene informati, credono di sapere che, se un accordo non viene prossimamente concluso fra Londra, Parigi e Mosca, il Governo sovietico è pronto a firmare col Reich un patto di non aggressione di cinque anni ». Il 15 agosto, Coulondre, tornato da Parigi a Berlino, telegrafa, dopo una conversazione col signor von Weirsiicker, che egli « considera come essenziale, di fronte a una tensione germano-polacca di estrema gravità « affrettare al massimo la conclusione dell'accordo èoi Sovieti. Non ripeterò mai abbastanza che questo è per il Reich un fattore psicologico importante ». Il 22 agosto, il Console Garreau telegrafa che il Reich spera di venire a capo della Po-

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lon1a pnm.1 dell.t fmc dci mese c «sarebbe convinto del non intervento della Gran Bretagna e della Francia, sconcertate l'una e l'altra dall'atteggiamento deii'U. R. S. S. ». Il Rcich, egli aggiunge, « crede che a Mosca si p repari un g rande sovvertimento politico, t endente a mettere in armonia le ideologie dei due regimi totalitari ». Lo stesso giorno, 22 agosto, Coulondre teleg rafa da Berlino : «l'annunzio del patto di non aggressione con la Russia ha potentemente contribuito a rafforzare la fiducia dei militari nel successo delle armi tedesche». L'ultimo documento che tratti dei negoziati tedeschi sovietici è del 24 agosto. E. un rapporto di Coulondre sul significato e la portata del patto. Vi si legge fra l'altro : «dalle voci ·che circolano, sembra risultare che il patto tedesco-sovietico sia considerato qui come se dovesse avere per prima conseguenza la spartizione della Polonia )>. La stessa conseguenza che, fin dal 6 maggio, come si è visto, era stata annunz.iata dalla personalità tedesca innominata, che aveva avuto una conversazione col rappresentante dell'Ambasciata di Francia a Berlino. «:: lESA RE . E DI


l DICIO'ITO ANNI della monarchia orleanist:a, fondata senza volcrlo dalla rivo luzione del luglio 1830, rovesciata senza saperlo dalla rh·oluzione del febbraio 1848, sono rimasti a tutt'oggi un periodo della storia francese nient'affatto popolare, e, si può dire, scarsamente noto. Quello che il gran pubblico sa del regno di Luigi Filippo si riduce a poco più del suo inizio e della SU.l fine, appartenenti ambedue piuttosto alla storia rispettiva delle due rivoluzioni che a quella della monarchia orleanista la quale fece una parte passiva in ambedue gli a'-venimenti. Eppure si tratta di un periodo importante, necessario a spiegare la genesi della Terza repubblica. non meno di quel che lo siano la Seconda repubblica e il Secondo impero. La repubblica tuttora esistente in Francia è u5Cita infatti da un triplice faUim<'tlto: quello della democrazia autoritaria e personalistica òi Napoleone ID, della ~pubblica democraticosociale del 1848, e deJia oligarchi.:1 alto bor~ che doa:ùnò durante la rnon.tn.hia òi

luglio. La risultante del!e spinte ?. LOntrospinte provocate da quelle tre esperiem e politiche fallite fu appunto la repubbli.:a conservatrice e progressista, medio e piccolo-borghese, che si stabili in Francia ndl"ultim<:' trentennio del secolo passato incarnandosi precipuamente nel partito radic.tle, e d!e ha continuato già per un quarantennio del nuc,·o secolo senza accennar minimamente J. finire. L'impressione più spiccata deJla monarchia di luglio, e personalmente il re Luigi Filippo, è quella dell'ambiguità. Non è più la monarchia legittimistica, e non è neppure lo stato popolare. Non è reazionaria ma sarebbe alquanto esagerato chiamarla liberale. E' costituzionale; ma lo era stato anche il regno di Luigi XVlli, e perfino (prima delle ordinanze di Luglio) queJJo di Carlo X. Esce da una rivoluzione; ma si preoccupa soprattutto di farla dimenticare. Riceve l'investitura dal popolo, ma lo tiene ostinatamente lontano dalla cosa pubblica : il « paese legale », eletti ed elettori sommati insieme, ooo è se non

una piccola frazione del paese reale. Inalbera il tricolore, ma vuoi fame una semplice coccarda dinastica, quella degli Orléans al posto del « drapeau blanc » dei Borboni. Sorge a dispetto della Santa Alleanza ; ma nulla ricerca tanto quanto le buone grazie di Metternich. Evoca le glorie napoleoniche; ma fa una politica pacifica, tutta diretta, dopo l'involontario strappo del Belgio, a mantenere lo statu quo dei trattati di Vienna. Si direbbe che ancora oggi per taJuni stOrici questa Sfinge della monarchia di luglio non abbia trovato il suo Edipo. Qualche an.n o f>1 Pierre de La Gorce, « de l'.Academie française », dopo essersi acquistata solida fama con 'l'ampia storia del secondo impero, e avere scritto, risalendo il corso dei decenni, quella della seconda repubblica, trattò in due volumi il periodo della restaurazione e la monarchia orleanista. Si poteva specate che. giungendo ad esaminate la monarchia di luglio dopo lo studio fatto della resaucuione, del 1848 e dd. secondo impero, il De Ja Gor-


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cc t <J,~c abbastanza preparato per rendersi ' q;il)ne di ~odesta ambiguità del re.~_;n" -~~ Luigi Filippo e arrivare a darne un };iuJizio storico. Ma invece egli si limitò a risJX.-..chiare passivamente quel carattere della monarchia orleanista nel suo racconto minuto c scolorito, privo di linee sicure, incerto nei giudizi fino alla contraddizione. Il regno di Luigi Filippo, ègli proclama, non è stato capace di costruire nulla: « L'impuissance à fonder » è intitolato il capitolo. dedicato agli ultimi otto anni della monarchia di luglio, cioè al governo di Guizot. Per un regno che doveva essere il primo di una nuova dinastia e di un nuovo regime, simile giudizio parrebbe una condanna definitiva. Ma intanto il De la Gorce, proprio al termine, proclama questo stesso regno « uno dei migliori che la Francia abbia mai conosciuto». Come si possa dare questa nota, non di sufficienza, ma addirittura di eccellenza, a un governo di cui si riconosce che ha mancato al suo compito principale, pregiud.izialc, è un enimma di cui non possiamo neppure domandare la spiegazione allo scrittore, perchè egli è morto qualche anno fa. Ole cosa avrebbe dovuto fondare, secondo il De la Gocce, Luigi Filippo? Evidentemente la monarchia costituzionale, ma dinastica; liberale (con moderazione), ma religiosa; popolare, ma autoritaria. Insomma, l'ordre moral, queUo che fra il 1873 e il 1877 il maresciallo Mac-Mahon e il duca di Broglie tentarono realizzare in attesa che il conte di Chambord o piuttosto il conte di Parigi ristabilissero il trono di Francia, ma che Gambetta e i suoi mandarono definitivamente all'aria nelle elezioni dell'ottobre di quell'ultimo anno. La monarchia di luglio per il De la Gocce avrebbe dovuto diventare una vera monarchia, continuatrice e consolidatrice delle tradizioni borboniche. Luigi Filippo avrebbe dovuto, in tutto e per tutto, far le veci del conte di Olambord e della su:t reggenza, sia pure con quel tricolore di cui « Enrico V », fatto adulto, non volle sapere. Il De la Gorce però non riflettè che non era stato Carlo X a far salire sul trono Luigi Filippo, ma la rivoluzione, e che di una monarchia borbonica, anche con la Carta, la francia mostrava di non voler più sapere. Tra la r ' C di luglio e iJ principio dell'agosto 1830 l'a. rnativa non era stata fra il conte di \..hambord (che allora si chiamava duca di Bordeaux) e Luigi Filippo, ma fra la monarchia orleanista e la repubblica. Il vecchio ordine era scomparso con il trionfo della rivoluzione di luglio ; "il principio di legittimità era stato abbattuto, scartando l'erede borbonico (per abdicazione del nonno e dello zio) dal trono. Ma la corona a Luigi Filippo non l'aveva data il popolo vittorioso: l'aveva conferita la Camera dei deputati, eletta sotto Carlo X, insieme con i Pari ereditari. La debolezza costituzionale della monarchia di Luigi Filippo fu proprio questa : che .sorgendo contro il legittimismo del diritto divino-dinastico, mancava della nuova legittimità", quella della volontà popolare. Dimodochè per lo storico della monarchia di Jugli0 il problema si pone in termini esattamente inversi a come lo vide il De la Gorce. L'« impotenza a fondare>> di quella monarchia derivò, non dal non aver saputo essere :tbbastanza conservatrice, ma dal non .essere nuscita abbastanza innovatrice. Dal momento t he ad una convocazione della Costituente

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IL DUCA 01 aiiOGLIE NEL 1877

(richiesta dai repubblicani all'indomani dd k Tre giornate) non si era addivenuti, Luigi Filippo anebbe dovuto ricercare la sua nuova legittimit.ì. in un appello a un suffragio risolutamente allargato, anzichè tenersi stretto a quello su base censitaria. Con novanta probabilità su rcnto il suffragio allargato avrebbe consolidato la monarchia di Luigi Filippo. Occorrcn poi, d'accordo con gli eletti a largo suffragio, fare una politica che saldasse sempre più strettamente alla monarchia le masse popolari. Per verità all'idea, non di un suffragio all.ugato, ma addirittura di un suffragio universale (ma con voto plurimo), come a un.t tavola di salvezza per Ja monarchia di Luigi Filippo, fa accenno il De la Gorce. Ma si tratta sempre per lui, nelle ~ue ultime intenzioni, di un suffragio universalç utilizzato, captato a pro di un governo autoritario. Ora, questo è quanto aveva fatto Napoleone l, quanto si preparava a fare Napoleone III. Luigi Filippo, come non poteva fare il borbonico, cosl non potevà fare il bonapartista. Per lui non c'era che una via: la monarchia all'inglese, dell'Inghilterra di dopo il 1832. Questa sarebbe stata la sua missione storica: avendovi egli fallito, la missione fu adempiut;t sotto 11ltra forma, ma con sostanza equivalente, dalla Terza repubblica. Rimanendo sospesa in aria. all'mterno, la monard1ia di luglio all'estero fu quasi unicamente ansiosa di riconciliarsi con la Santa Alleanza. Essa ritenne di provvedere cosl alla sua necessaria conservazione : ma Ja cosa è molto discutibile. A!Pindomani della rivoluzione di luglio la Russia era impegnata in Polonia, l'Austria in Italia; la Prussia, in dualismo sempre latente con l'Austria, non era interventistica. In Germania, in Italia, in Spagna le correnti liberali e patriottiche avrebbero a\'UtO un impulso formidabile da una politica ardita di Luigi Filippo, e questi, a sua volta, avrebbe trovato in esse ausiliari effimcissimi. Sarebbe forse stato il 1848 in anticipo, sotto la direzione della Francia: in ogni caso la Santa A!Jeanza avrebbe avuto abbastanza da pensare per conto suo per potersi avventurare a dettar legge al popolo francese e ad imporgli una restaurazione legittimistica. Luigi Filippo invece, ossessionato dalla preoccupazione dinastica, preferl fr~re il lanzichenecco di Metternich; e proprio per questo non fondò una dinastia. Il De la Gocce rappresentò molto bene nella sua mooografia sul regno di Luigi Filippo ii modo di vedere dei conservatori francesi (diciamo.. dei conservatori-libtrali), che furono già Jo stato maggiore orlcJnista durante l<~ monarchia di luglio c: dopo, c s.i potrebbe dir~ fino ad oggi. Il suo atteggìJmento somiglia, proprio come una goccia d'.tcqua ad un'altra, a quello del duca Alberto Jc Broglie, che abbiamo ricordato per il fallito t~-ntativ.o d'instaurazione dell'« ordre moral >> dopo il 1870, quale ci appare dai suoi MlwJires, pubblicati testè dal nipote (figlio del figlio), anch'egli Accademico di Franda. E il duca. Alberto a sua volta (secondo che appare dai MémoireÌ ) la pensava come suo padre, il duca Vittorio, ripetutamente ministro di Luigi Filippo, e uno dei capi di quel « partito della resistenza » il quale guidò la monarchia di luglio riel vicolo cieco che abbiamo indiCJto. Siamo certi che il duca attuale, editore delle Memorie del nonno, la pc.-nsa anche lui allo stesso modo. Il duca Alberto, nato nel 1821 , aveva ven-


. CONTADINI FINLANDESI CHE lASCIANO lA REGIONE DI PETSAMO

tisette anni al moménto della rivoluzione d; febbraio. Era dunque perfettamente in grado di rendersi conto della situazione politica francese ; nè può dirsi che gli mancasse !"intelligenza, e tanto meno la coltura. Pure da questi Mémoire.r si ricava come egli, alla pari di quanti gli stavano intorno, non si rendesse affatto conto delle debolezze intrinseche della monarchia orleanista, e alla vigilia della sua caduta non pensasse che il regime fosse · in · pericolo. Non già che gli sfuggissero èomple·tameote le difficoltà in cui il governo di Guizot s'incontrava, a cominciare da quelle di politica estera. Egli parla del grave contrasto con l'Inghilterra per la famosa commedia dei « matrimoni spagnoli » (un altro. bel caso da parte di Luigi Filippo di ossessione dinastica), poichè per mettere vicino al trono di Spagna un Orléans egli si guastò con il suo alleato natuule, l'Inghilterra); rileva come in .seguito a questo contrasto il rappresentante francese a Londra (chè era precisamente suo padre) fosse ridotto a complottare contro Palmerston con gli ambasciatori della Santa Alleanza; sottolinea la sconfitta diplomatica e morale che Guizot, in combutta con Metternich, si attirò in Svizzera sostenendo la lega derico..gesuitica del Sonderbtmd; ci dice come Pellegrino Rossi, ambasciatore di Luigi Filippo presso il papa

(e di cui il giovane de Broglie era segretario) che abbiamo indicato come caratteristici dell.i monarchia di luglio. fosse malcontento di questa politica estera di Una sola volta, per un momento appena, Guizot, contraddittoria con quella che egli egli tocca fondo, quando dice che le masse stesso aveva condotto a Roma. Il de Broglie ci parla del «terribile duello » fra Thiers e popolari, prive del diritto elettorale, non avevano nessun mezzo di far conoscere i loGuizot, che divideva il partito dinastico; riro sentimenti, e che le classi superiori viveconosce che i motti d'ordine dell'opposizione vano senza curarsi di conoscerli. Egli intracontro la corruzione e per la rifonna elettorale rispondevano ottimamente « allo stato di veòe dunque che c'era un muro fra il popolo fantasticheria, di disgusto e di vago desiderio francese e il suo governo; .ma non ne trae r.essuna conseguenza politica. H punto prin- , di cambiamento » delle classi superiori del paese; riferisce una serie di episodi che mocipa.le per lui è che la raccolta era stata scarsa, e c'era la carestia; e ne conclude che si era strano chiaramente il malcontento e la demoarrivati senza sospettarlo a uno di quei moralizzazione dell'opinione pubblica. Ma da menti critici in cui le masse popolari tentano nessuna di queste osservazioni particolari sa trarre la giusta conclusione, o addirittura le di risolvere con la violenza «l'eterno problema della miseria ». Egli insomma non vede interpreta alla rovescia. Così, a proposito dell'intimità coltivata dal governo di Guizot con se non il pericolo per l'ordine pubblico, per i gabinetti russo e austriaco, egli conclude che l'ordine materiale, sempre minacciato, come egli dice, nella società francese. Il problema erano state Austria e Russia ad avvicinarsi alla Francia e non viceversa : che è proprio etico-politico gli sfugge. E questi è lo stesso tutto il contrario della realtà. Eppure è egli uomo che Yolle fondare, un quarto di secolo stesso a confessare che il Guizot: per la sua dopo questi avvenimenti, i'« ordre moral » ; che era dunque (ne abbiamo la confessione politica fu condotto a provare un senso di indiretta da parte dell'autore) qualco~a di puimbarazzo per it movimento riformista in Italia e particolarmente per la politica liberale di ramente material.e. Nei 1873-1877 il popolo Pio IX. Tanto meno il de Broglie sa coordi- _ francese seguitava a essere assente dalla vinare le singole osservazioni e giungere alla suale del nobile duca; e quando egli scrisse le sue Memorie, dopo il 1890, non aveva ancora radice : cioè a quella mancanza di base, a imparato nulla. quel fallimento nel proprio compito stonco PIF.TRO

BOTT~


INTERPRETAMMO erroneamente le IC8Si della Scaramanzia? Quando fummo arrivati alla fine dd 1938 ci ricordammo l'insegnamento di un vecchio professore napoletano. Questi soleva dire che è bene pagare ogni tanto un pedaggio al Guaio, per mostrargli deferenza e riguardo, se si vuolè che esso ci tratti con discrezione. Così decidemmo di offrirgli in sacrifizio i consueti divertimenti della notte di San Silvestro. Questo sacrificio voleva dire: sl, noi riteniamo effettivamente che la situazione generale è migliorata., che quest'anno nuovo non conoscerà un'altra crisi come quella di settembre, però non riprendiamo la spensieratezza e la disinvoltura dei tempi proprio normali, facciamo finta di credere che tutto non sia ancora quietato; cosl il Guaio, sviata la sua gelosia, si allontanerà dalle nostre case. G addormentammo perciò nelle ultime ore del 1938, e come un viaggiatore in vagoneletto, attraversammo senza avvedercene la frontiera di mezzanotte. Al risveglio ci sentivamo riposati, sazi di sonno, quindi ottimisti. Il paesaggio che le luci nuove andavano suscitando pian piano ci sembrava comporsi in una fisionomia generalmente pianeggiante o appena ondulata. I crepacci tormentati, i burroni, i torrenti clamorosi di prima si facevano più rari, appartenendo evidentemente ad una geografia superata. Immaginavamo ora un pacifico percorso di mese in mese trascinandoci appresso il bagaglio dei fatti nostri. Alla fine del viaggio avrerruno scorto in fondo aU'ori:uonte, rassicuranti come la terra ferma, le prirne costruzioni dell'E. 42. Certo ci sarerruno arrivati. Il Guaio si sarebbe saziato con il piano regolatore e «l'adeguamento dell'Urbe » alle esigenze dell'Esposizione.

Il signor Daladier viaggiava io Corsica, in Algeria., a Tunisi e con molti discorsi rispondeva al discorso del Conte Gano, o meglio alle grida che lo avevano accolto. Noi siamo di coloro che arnano l'eloquenza del signor Daladier, il tono corneliano che sa assumere quando dice «/a /ib~rlé J~s fuup/~s », e «/a France». Quando i francesi non parleranno più cosl, non varrà più la pena di amarli o di detestarli. Anche il gesto di brandire un pugnale corso ci fece pensare a Talma e lo avremmo applaudito. Quei gesti, quelle frasi nell'arengo di Ajaccio o di Tunisi, pensavamo non hanno maggior valore diplomatico delle vociferazioni degli studenti : il vero gioco si svolge fra Palazzo Venezia, Palazzo Otigi e Palazzo Farnese dove da poco era arrivato il nuovo ambasciatore. Non ci turbavano perciò le intemperanze oratorie, le indignazioni stampate, e nemmeno, accanto a noi, certe baldanze faci li che prendevano il Fronte Po-

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polare per la Francia, e J'illUilflginavano disposta a tutte le capitolazjoni e senza più sangue nelle vene. Monaco ci garantiva ampiamente la volontà di pace di Mussolini, che, per venice dalle antiche correnti rivoluzionarie, non può mancare di avere l'istinto della solidarieti profonda dei fOpoli. Per coerenza con il suo intervento di alloca .avrebbe evitato di provocare una guerra, e con tanta maggiore tranquillità di coscienza in quanto la campagna di Spagna volgente alla fine vittoriosa, dopo la conquisb. dell'Impero, gli permetteva di « giocare sul velluto ~ di prove che avevano ormai giustificato l'atteggiamento mi- · litare del Regime. La fatale necessiti di tutti i governanti in questi tempi di radio, di giornali: diffusi e di universale partecipazione: di parlare con formule che la conpsione non sempre rende precise. non lo avrebbero im-

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prigionato. Dietro il caposcuola del governo di massa, il diplomatico avrebbe lavorato secondo il metodo tradizionale, la nol'ità con-· sistendo nella collaborazione armonica e « tempista » dì questo e di quello, secondo il metodo che aveva portato al successo nel conflitto con la Lega per l'Etiopia. L'l l gennaio venne a Rom~ Chambçrlain, con Lord Halifax, e parve a tutti un buon segno. Andammo a vederlo all'arrivo, c'era molta folla, e quando passarono rapide le automobili scoperte, applaudl al vecchio signore in cilindro, cercandogli fra le mani l'ombrello, il magico paracadute dei suoi voli del settembre scorso. Chamberlm era quello : de!le sue fotografie, Halifax pareva un seminacista. I: indomani capitammo in piazza del J>antheon proprio quando essi ne uscivano dopo la visita alle tombe dei Sovrani, che con la ~orona al

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Milite ignoto e la sosta all'Ara dei Caduti Fascisti forma una specie di protocollare visitazione dei Sepolcri. Stavano entrambi dimenticandosi che dovevano passare in rivista la compagnia d 'onore dei Granatieri di Sardegna,

allineata davanti alla fontana. Quando glielo ricordarono, il solo Chamherlain si mosse: aveva in mano il cilindro, il paltò sembrava una mJhzgo1~ del buon tempo antico. Si fermò davanti alla bandiera, non ci fu modo di fargli percorrere il fronte della compagnia. Sorrideva' tutto, scuoteva la testa, pareva un ispet'tore scolastico che, sentito il coro, dica «mi compiaccio, mi compiaccio>>.

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Eppure partì con una vaga aura di delusione intorno. Le sue dichiarazioni alla stampa· sembravano evasive, la solita « tradizionale amici.tla » messa lì a mascherare un vuoto. Più


fruttifero sembrò il viaggio del conte Ciano in Yu805lavia, che metteva ancora una pietra miliare sul passato delle rivalità, per segnare la nuova stc:~da della comprensione reciproca. Poi il 26 gtmJaio fu presa Barcellona. Grandi dimostrazioni, c cordoni di truppa e di carabinieri cu~todirono gli accessi di Palazzo Farnese, rim.1sto scoperto dalla caduta della barriClta spagnuola. I..a guerra di Spagna era ormai finita, i rossi ripiegavano in disordine verso i campi di concentramento a~ di là dei Pirenei. La vittoria italiana era indiscutibile e in fin dei conti indiscussa : vittoria militare, ma anche ' 'ittoria diplomatica e di prestigio. La Francia tentava di nascondere la battaglia perduta dietro l'onorata statura del maresciallo Pétain, che in realtà era ambasciatore sincero d'una Francia che la vittoria di 'Franco liberava quasi come liberava la Spagna : l'eterna Francia catto. lica e nazionale, tradizionalmente borghese nel senso migliore della parola. I legionari italiani, anzichè affacciarsi ai Pirenei, come profetizzavano le Sinistre di Palazzo Borbone, rimpatriavano l~almente, puntualmente, c il Re li passava in rivista a Napoli, come a confermare che nella loro impresa la politica necessari! della nazione aveva esercitato i suoi diritti non meno del contrasto ideologico. Con la fine della guerra di Spagna un'altra tensione si allentava in Europa. Se non proprio direttamente fra l'Italia e la Francia, fra l'Italia e l'Inghilterra si toglieva di mezzo un pretesto di diffidenza : non occupavamo le Baleari, non assediavamo Gibilterra. Il governo di Franco piaceva in fin dei conti ai conservatori al potere. Eppure nell'atmosfera si respirava ancora noo-·sappiamo che odore sulfureo. Perchè? come mai? Da dove veniva ? Veniva ancora da Monaco. Malgrado tutte le dichiarazioni Hitler-Chamberlain, Bonnet-Ribbentrop, di amicizie che nulla poteva più turbare, l'urto era stato troppo violento ~chè le reazioni d 'orgoglio o di aJJlare:zza . potessero placarsi d'incanto. Dalle polemiche interne nascevano le polemiche intern:uionali. Fastidioso, certo. Ma continuavamo a pensare che questo strascico si sarebbe esaurito. Contro il pessimismo che accennava già a riformarsi, l'ottimismo opponeva un argomento perentorio : se la guerra non è scoppiata a settembre... Ma Sir Samuel Hoare a Swansea parlava quasi con il tono di lord Palmerston della forza britannica. Hitler parlò la sera del 30 gennaio.

Quando wcirono le tarde edizioni del discorso, noi eravamo all'Eliseo, dove si rappresentava la commedia di un giovane patri2:io, « veramente cosl moderna » diceva dietro di noi il conte ulani alla duchessa di Laureouna. E' lecito ricordare con simpatia quella serata nella quale la « do11ce11r d~ vivr~ » indugiò ancora, svagata e futile, fra la crisi di ieri e quella di domani. Silvio D 'lunico troneggiava sul pubblico snob come il grande medico Dieulafoy troneggiava su Guermantes al capeua.le della nonna di Marcel. Ma chi esercitava lo snobismo quella sera? Non gil il patriziato, ma la borghesia, generosa di palle nere all'incauto che osava presentare la propria candidatura al ch iuso circolo dell'lntellighmtsia. Fu nell'intervallo fra i due atti che :1p- · parvero nel Bar e nel vestibolo i giornali spiegati a nascondere i volti intenti allo studio delle parole del Fuhrer. Fra tante cose che il

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t.!.po della Germania ha preso al Fascismo, In tacitiana brevità non lo ha attirato. A capire il significato d'un suo discorso occorre una lunga c meticolosa lettura, per la quale è assolutamente insufficiente il tempo in cui il sipario è calato. Tuttavia la semplice mtrus1one della po llhca in quella argentea serata ce la sciupò, .: nulinconicamente avvertimmo che il nostro othmismo aveva ricevuto un.1. prima se por lieVISSima incrinatura. Eppure nei gaorni seguenti il discorso, esaminato al microscopio e .::o1 raggi X, si rivelò non allarmante. <<Non è quello di un uomo che si stia preparando ,, g('(tar l'Europa in una nJJova crisi », disse Chamberl.un al Parlamento. La parte sostanziale, la fl\'tndicazione delle colonie, era fatta in termini moderati e non wntraddiceva con lo spinto d1 Monaco, poichè il lamite allora posto alle proprie rivendica:doni dalla Germania nguardava soltanto l'Europa. T uttavia da P.trigi e da Londra si alzarono voci inquiete. Innegabilmente, il tono delle parole cominciava a r inforz.u,i, a salire. Uonnet annunciava che « in caso di guerra » (di già!) l'Inghilterra sarebbe stata a fianco della Francia con tutte Je sue forze. Interpellato ai Comuni, Chamberlain confe.rma,·a. Dietro i due ministn in borghese apparivano g li Ufficiali d i Stato Maggiore.

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Il 10 febbraio alla \'Ìg tlia del Decenn.all.' della Conciliazione morl il Pontefice. f u un segno? A settembre Egli a veva offert:1 Ja Su.t vecchia vita per la conservazione dciiJ pace; ed ora quella vita cessava. La foll~ sfilava. con l'irrupaocabile brusio di San Pietro, fr.1


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le guard1c palatinc c i gwJ.tnlll. ~l<t:rJoti. monache, rosari d1 beghine c onhiatc d istratte in g1ro d1 la1o. Ma d manz1 .>11.1 ~Ima adornat;l un silenziO SI I>Oiav.t nc1 ~.onfusi suon 1 delle n.lutc. Er.t st.uo un .1\fJnJt• Pon tc fil.'c, 1mpulsivo talvolta, ~cneroso sempre:. Sul ,·iso )m,tgnto, distrutto c Ìn(avato, non ~~ ritro,-a,·:t p1ù nulla dclla fisionOmia rt..,,\ popolare J.1llc fotograf1c 1nnumercvol1 del .t:mpo Jella(onuliazione. Er.t d \Oito Jdl.1 \'OH: the avev.1mo ud1to p n m.t d1 Mon.1co implor.tr<: la pace. l..t rapidità < (ondJ.vc fu l'S\,t 'te>S.I un SC!(nO Jd nenuw.mo the nprt-ndt·'·' il mondo In due I(IOfOI ti CarJm.tk Pa<cll. p.1ssò Jall.t Sc,~:reten.t dJ St.tlo al Soj(hO ~.on­ t r.tn.tmtnk a un.1 ddk t.lntc leAAenJ<: utiunc. Fr.t Il- moltt· \ 'Ol.l d1<· ,orrcv.lnO sul suo .Htq.:J:'·'mtnto, sulk 'ut· ~imp.1t1c, un dato ~.<:rto b.l\t,l\ ,, .tlb ,oJdl>f.tztone J<:1 rom.1n1 . t·r.• rom.mo antht· lui E Jopo t:tnto plrbrc l'hc s'n.1 f.ttro, d 'un P·'P·' fore,tl<:ro <010<: nc·<CSsano « .ompcnso » .llf'J,' tnn.lme.nto del p.1pato t: dcii'JuliJ. LI "'·' rom.mtt;l '>cmbr.n .1 rinforZJrnt· ltt.lft.tnlt.i. .tmht: .tglt C:k.dll Jet 11on rom.tnt l urdin.tft .t\l:\,tn~ ,,,kol.tto di nmur.t propno ;~ll ' mdom.lllJ J,.JJ·mdlron.t 21one '>ull.t lo~t.l nl<:rnJ, <Omtn<l.lrono 1 ,urh t.IJ m Slo\.1nhia. Ore \ltndt .1 <judk dd s<:tt< mbn: \<.Opp1.1rono J, nttO\ o. m.1. 1111pron "<: "':nz.1 ,he nt'S>uno ·" cS\l' ,,ono l.t 111'"'·' wrpc::!4''.tnl< <h<: <Onduu·' ·' !.1 pi" ol.t f 1.1111111.1 E J, nuo'o .tpp.tnt:ro b.tkn.mtt 1 <.tmumunt rO>>~ dd GJtnn,Jf. J'lt.t!u in ~.or,,\ pu k- , ·~· ,\)l.t ult;Ì ,on ,clt :uuHtn\.1 tn,Jf~.tntt. ,t.tmp.tro

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Il 2:. marzo fu mau::urata la nuova Camera .!ti l'.t>< 1 c Jcllc C.orpor.1210nt. Il Rt,l!tmc contmu,l\ .t l.o I.'OStruttonc Jcllo Stato f.lsusta : una rrlorm.t <Omplc:tJ d<:l f unzion.lmt·nto e della

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di truppe tedesche arrivate in Piemonte o trasportate in Libia, a far che cosa non si .:.tpin.. Le radio estere già parlavano di Alb.1nia. l richiamati del '901 apparivano per V1.1 N,,_ zionale, a gruppi, bersaglieri col fez rO:.,O, d'aspetto un po' anziano nella unifom1c. Finalmente la mattina del 7 aprile verso le dit.>ci si formarono davanti alle edicole gruppi stupiti e silenziosi : i nostri sbarcavano in Albania. Aspettammo. Non accadde nulla. L'Europa che non aveva mosso un dito per impedire :t Hitler di andare a Praga comprendeva di non poter seriamente commuoversi adesso per Re Zogu. La guardia reale albanese ~enne a Roma, sfilò, giurò. A vededa oggi montar la guardia al Quirinale; vien fatto di pensare a Venezia. ai suoi soldati morlacchi e schiavoni. La pagina adriatica era Jefinitivamente voltata.

Intanto la diplomazia inglese aveva portato avanti il sistema delle garanzie. Garanzie -alla Polonia, garanzie alla Grecia, alla Romania. Ri,·oluz.iooe al Foreign Offu:e, si disse. Un'altra rivoluzione ancora più vasta avvenne al War Office: l'Ing hilterra adottò la coscrizione. Una pruJente, riguardosissima coscrizione, ma non importa. Chamberlain ne dette l'annuncio al Parlamento il 26 aprile. Qualche tempo prima a\'C\'a assicurato, per calmare le

wmposizione ddl'a.ssemblea di Montc. Hono tagliava definitivamente gli ultimi suoi legami col passato, che erano venuti man mano assottigliandosi attraverso progressivi mutamenti. Al posto dell'assemblea plenaria entravano pre\'alentemente in funzione (Ommissioni legislative: una inno\nione che noi oseremo raccomandare anche :li paesi (he \' 0gliono conservare il regime p.tclamentare. La separazione dal passato era simboleggiata anche da un'abolizione di vecch, m)mi. Cosi il nome di P~ rlamento era bandito per scontare le: colpe di suo figlio, il parlamentarismo. Non certo perchè poco italiano, come ~pit:gavano i giornali con singolare ignoranz.t della storia patria, che vantava in Sicilia il più antico parlamento d'Europa. Il discorso della Corona era stato « distensivo». La domenica seguente il Duce del Fascismo parlò ai vecchi camerati dello squadrismo. Anche il suo discorso fu giudicato un contributo alla distensione. Precisò i tre: punti delle rivendicazioni italiane, e così caddero molte speculaziooi che all'estero si facenno, agitando allarmistiche supposizioni. Non vi era nelle riveodicazioni alcun punto che non _potesse essere oggetto di un'onorevole discussione. E dopo quanto era accaduto in Europ.t centrale, la loro moderazione era an.cor più evidente, il loro senso della misura ancora più chi:uo. Poi presero a circolare notizie di concentr.unenti di truppe nostre sulle rive deiI'A,Iriatico. Le cartoline di richiamo ai corpi sciamanno dai distretti. Tutti sapevano dj un amico, di un cooosceote che era stAto richiamato, avviato a Bari, ad Ancona, in Abruuo, percbè mai? Allora cominciarooo anche ad apparire all'etero e a varcare la frootiera, voci


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Trade UnitniS o~tili, ~·he mai in tempo di pace I'In,!!htltc:rra s.1n:bhc arrivata ad abbandonare i l sc·rvizio volon1ario. Ma si era ancora in tempo di pace? Non si può considerare tempo di pace il t~mpo pnsente, af(ermava con un sospiro il vc.:.:hio Primo Ministro: non è ancora la gucrrn, md non è già più la pace. Alcuni giorni pri.nna, la risposta di Mussolini a Rooscvelt, al rapporto dell'Esposizione del '42, J\'cva suonato pur nel respingere fer.IT'.'I.Inentt· l'interrogatorio da giudice istruttore del presidente nord americano, pacifica c rassicurante. Alcuni giorni dopo, il discorso di Hitler denunciava la convenzione navale con l'Inghilterra, denunciava il trattato tedesco-po. lacco e apriva ufficialmente la questione di D~nzica. Era il 28 aprile.

« Or son duchi di Danzica, capite, capite. Danzica! Oh! Dio! che nome d'acquavite». Questo distico del libretto di « Madame SansGene » ci tornava in mente ogni volta che si parlava della funesta città, prima che al suo nome poco noto si potessero associare ben altre immagini che quelle umoristiche del maresciallo e della marescialla Lefèvre. In maggiò il nome di Danzica fiorì su tutti i giornali, in tutte le conversazioni. Il colonnello Beck rispose a Hitler il 5 maggio. Il suo discorso ebbe un 9 APRILE 193$. IL CONTE CIANO ENTRA A TIRANA

tono misurato c 'composto. La Germania ha ·tagliato i ponti, diceva, annunciando che considera definitivamente respinte dal governo polacco ogni trattativa perchè il go\·erno polllcco non vuoi saperne di fare concessioni unilaterali. Il Corridoio, continuava, non è un corridoio, ma è una provincia : e quanto a Danzica, il suo carattere tedesco è appunto rispettato dalla sua condizione di città libera. Da Torino Mussolini lanciò ancora un appello alla buona volontà : « attraverso un esame freddo e obbiettivo della situazione, non ci sono attualmente in Europa questioni di una ampiezza e di un'acutezza tali da giustificare una guerra. Vi sono dei nodi, ma per sciog!ierli non è necessario ricorrere alla spada ». Questo sembrò decisivo, e il corso dell'ottimismo si risollevò. Sui giornali apparivano anche notizie di colloqui di nunzi pontifici con capi di governo. Piaceva immaginare quei cauti monsignori mettere fra gli a·moy{)ropri in allarme la loro unzione, la lyarte aqtica del compromesso e della via d1 mezzo. Si sentiva che si stava svolgendo un lavoro intenso, anzi un doppio la\·oro; uno inteso alla preparazione diplomatico-militare fra Londra e Mosca, fra Roma e Berlino, l'altro preoccupato di scongiurare la guerra, al quale si pensava fossero tutti ugualmente interessati. Ci inoltravamo cosl verso l'estate, fra continui mutamenti di clima politico. Castelfusano si popolava più che mai di bagnanti, si travestiva ancora una volta da Lido di Venezia; i tavolini nascevano, frutto di stagione, sui marciapiedi dei caffè, coi loro grappoli di avventori. Di <he parlavano i sorbitori di bibite al ghiaccio nell'attesa del giornalaio? Spensicratezze stranamente ostinate si mescolavano a premature e rassegnate tristezze. Queste diCeVano a bassa voce: « a metà luglio avremo. la guerra. Mi ha detto un genert~le... •· Quelle lamentavano la sc~parsa del film americano, sentivano la mancanza di Oark Gable e di

IIIARMO AMIERICANO

LOIIDRA . L'AIIIMBLIA DEL CLIIIO IIIGLISI



SUl.l.A

l.INEA

SIGFRIOO


MOSCA : LA QUARTA SPARTIZIONE OELLA

Kathc:rinc Hepburn come una carestia. Quanta gente non legge i giornali! Ogni tan~o nel nostro quotidiano commercio con gli ottimisti e i pessimisti, capitavamo nella mite e prospera tribù Jegli igna,·i. Costoro predisponevano l\1tto per la villeggiatura, con la tranquillità d'animo del 1910, tirando fuori con gli abiti da spiaggia o da montagna le speranze consuete di ogni estate.

*

*

Gli aeroplani inglesi volavano sulla Francia. granatieri della Guardia sfilavano in parata davanti al pr.esidente Lebrun, e la folla acclamava quei colbacchi dì pelo d'orso che parc"ano quelli della Grande Armata. Il signor Strang andava e veniva fra Londra e Mosca, e Chamberlain diceva ai Comuni: «C'è come un 1•elo fra il nostro governo e quello di Mosca». Per Bertoldo. per Al.arr'Aur€'/Jo, l'antio.:amera del Cremlino era una grande risorsa: Ji~gni, didasca.lie e battute ne venivano fuori quasi per generazione spontanea. A Cardiff, 0Jambcrlain parlava con ottimismo il 24 giugno. Ma il 27 Dalaclier era allannatissìmo e il 29 Lord Halifax annunciava alla radio: l'Inghilterra farebbe uso di tutte le sue forze se la Polonia fosse attaccat01.. E il generale I ron~ide partiva per Varsavia, iJ generale Huittinger arrivava ad Ankara, mentre Smigly-Ridz e von Brauchitch, come gli eroi di Omero, si sfidavano con le armi in pugno e la minaccia sul labbro. Eppure, sulla soglia dell'agosto, parve riconoscere ancora un barlume di speranza. Un alto funzionario tedesco dichiarò che la Germania aspettava il ritorno di Danzica con

POLONIA

mezzi pacifici. Il Senato di Danzica rispo>c con tono conciliante a certi reclami polacchi. Anche un discorso Jcl Gauleiter pan·e meno bellicoso di quanto si temeva. Il conte Ciano partl per Salisborgo, c molti intravvidero un moderatore nel giovane ministro, un intoito più raffim.to delle reazioni europee messo al servizio dell'alleanza. La mattina del 22 agosto il Mn1agg€',-o ci portò la notizia del patto russo-tedesco. « E' la pace», dissero molti, con una facilità che ci soprese. Noi pensavamo ai morti di Spagna, al «vecchio nemico », e rimanevamo perplessi di fronte a quel colpo di scena. Sotto le nostre finestre passava il funerale di Don Piero Colonna: valletti, torce accese di cappuccini, orazioni, marcia funebre di Chopin, che malinconia! Ci sembrava che con quel principe romano una pompa araldica e liturgica portasse

a seppellire tutto un mondo di valori, di tradizioni, di costumi. Il giorno dopo, le prime lampade azzurre Jella città erano state messe proprio davanti al nostro portone. In quel boio, anche l'ambigua comunicazione della radio delle undici, che un aeroplano misttrioso era arri,·ato a Londra. e ne era sceso un personaggio sconosciuto subito portato ''ia in un automobile chiusa, ci parve incapace di sostenere qualsiasi speranza. Il buio suscitava un senso di primitivo, di co~mico, ;:he faceva sembrare assurJo l'ottimismo umano che ancora molti mantenevano in vita contro i titoli sempre più minacciosi dei giornali, contro l'annuncio della sospensione della circolazione delle automobili e l"invito a sgombrare le città. Ci tornavano in mente racconti di cataclismi, romanzi fantastici della fine del mondo. Qualcuno ci disse : « d sarà la' goerra, ma i polacchi saranno battuti in quinclici giorni, e l'Inghilterra allora si rassegnerà come per i Sudeti e per Praga ». Altri si ostinava ancora: « non ci sarà la goerra. La Gennania cederà Memel alla Polonia in cambio di Danzi.. ca ». Era il 31 agosto. . Quando uscimmo l'indomani inattina, un berrettaio che abita dirimpetto ·a noi ci disse: «Stamattina alle nove è scoppiata fa guerra». Davanti ai negozi di radio la gente stazionava. Dure consonanti tedesche uscivano dagli alto parlanti. «E' il F"ubrer », ci disse una donnJ del popolo andandosene. Ma gli altri rimanevano, intenti alle parole che non comprendevano.


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LE SCULTURE c , dtsegn• d, G•acomo Manzù . s~ r.1fflgurano personagg• Jc~c uue scntture o c.udinali <On lA b•mc1 m1tr.1 a Jorma dt mandorla sul capo. M.t spe~:.o raffiguuno anche donne c hnnulk· spoghJt~ de~ loro abiti, benchè, si direbbe, vergo!:nose -'• mostrare a8h occh1 di tutti le proprae nudttà Lt mano cui dt-bbono la loro poeti<a "''stcna non hJ dirnentic.uo • suggenmcntr JeiJJ gro~zt.t <: mab>ari Jd pudore, ignorando le niJhztc· c k· s.tdichc wmpt.K<:nze J1 tanti art1~t• moJun• ndlo ~\dare ~t. .ttt<:,!tgiamentr meno' c:rc,onJ, o l'm. timo se,1:reto dt un corpo femmmtlt-. Ptcr,onaggi sacn c prof.ln, fmtS<ono , osì <Ol tro' .tre r'rJ. loro, senza Sl:tndJlo, un punto dt ,r.-tt.ln.l ~op. portaztone. E non i: <akolo o .t~tuzr.t d'Jrt<: <hc gUida l.t l tl \ c mano Ji MJnLÙ; è: l'tnnucc·nLJ di un poett<O anm1o senza \OSp<:ltL Il ~o,puto porta dtrdl.tmcntc .ti tunorc o all.1 t~nl.tt•nntc del p<:c.ato: <h1 non ha sosp<.111, IOH:u.:. non sa\ vede d t null.t c canJtdamc·nt< , 1 IO<Orr<:. L'innocenza che !-:dl.t Suz.tnn~ Smtontn n<:lk· brat<1.1 'IZIO\C Jcll.t supc:nora dd <011\<:nto J, S:unte-curropt· d' Arp.1jon, i: un <:'tcmp•o fof\c senu p.tn d'innocenza < \unpltut.i ,J'Jn1m 0 Ciò che .tpparc strJno, tutt.n 1.1, i: <Ome rn:u h lth,f!.t:llr.: ,, Dtdcrot s1 s1.1 .tffJlll.lt,\ ali.! no,tr.t m<·nte .t propo'>tto dt M.tnzit Quak nmtcrioç;t assouazto~c ha potuto Ltrla .tpp.!nr<: dal fondo della rncmona? Il fatto è ,he k monadiC.' lun no l.t fora. p.tnc n<:t rt.<>rdt ht ,crb•amo Jdl.t 'tta ,J, Man1ù

Quando .thtt.namo ,, Berg.1mo, uttà ove l.t notk J, Nat.1le del 190H Mmzù vc:nne al mondo. u (.tpttù di .lSlolt.trc più d, una m<:s~a J1 mezzanotte nella pKtola ducsa del tomento dt S.tnta Gr.tta. Fra le memonc ptit po<:ttthe della nostr.t J!IO\ me22.1, ti coro delle monacht d t clausura ascoltato ìn certe nott• Jt Natale nella <hìesetta di Santa Gra ta, rimane una delle più care. Sempre '1 abbiamo mcontrato M.mzù. Ma Cl!!t aveva l'aria d t trO\ arsi quasi rn t.tsa propria. Erano i suoi fratelli, infattt, che servivano messa; e prima di morire, 3\'e'-.' servito anche suo padre Il padre di Manzù era sagr~ano ndla panocchia d i

'-.1nt' Alessandro .1 Bcrg.1mo. Bergamo è tittit .~~~.u rcltg10sa, piena dt donnetlt- c dt vecchtetti

che, .tnche quando c;unm•nano, ~cmbrano ingmoct'hl<ltt c cun·• nell'Jttcggumento della dl\'OZtonc c della pcnttc:nza. M anzù IO!>Qmma ì: nato m un utt:i Jo,·e le ~a<re suitture si ~.mno a memoria. Uno det suot fratellt, ora defunto, s'era fatto fr.tte dell'orcltnc dci passiontstt. Forse Mmzù non sen- l ma t l.t mcs~l, nu d,t pi(~olo, l'aiuto dato al babbo nci sen;zi Jdl,t chtesa, a volte era perfino lugubre pec l antmo d'un fanciUllO come lui, già molto sen~rbtle. Sul finire della Grande Guerra, quando stoppiò l'epidemia della « spagnola », i motti the veni,·ano trasportati alla sepoltura si conta' ano a centinaia. Per non fu trasalire i vivi, a umeotando il loro raccapriccio e smarrimen-


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non si suonavano più nemmeno le campa~ ne·. 1 citbdini restavano tappati in casa, · col~t Ja unprm•visi rimorsi per .i peccati commessi, inginocchiati negli angoh dd!~ stanze. l~ un':uia cosl funebre e nera, il piCcolo Maozu ~Mompagnava con la croce tutti i morti della parrocchia al cimitero; e la strad~ ~a. S. Al~­ sandro fin laggiù era lunga mtghata e m•glia.ia di lenti passi. . . . . Se l'arte avesse bisogno di giusttftCaztont pratiche, la malioc~ni~ ~elle figure di. Manz.ù avrebbe dunque un ongtne molto p~eCJ~a e .stcura. Manzù non ha mai mostrato JOcltnaztoni verso certa magniloquenza statuaria che il comune degli scultori trova tanto comoda per celebrare la propria stupidità ed aprirsi la strada dell'Accademia. Nella saletta della terza « Quadrieonale », ove M~o~ù raccogl~ev~ u.na dozzina di sculture e alcum dtsegm fra t mtgho. ri e i meno gratuiti che si possano chiedere agli ,utisti contemporanei, spesso abbiamo sorpreso sulla bocca Ji certi visitatori la frase : «arte malata». Come se l'arte non fosse una malattia. E specie quella d'ispirazione lirica, ove l'artista non fa che ritrarre se stesso e svolgere 1:~ storia della propria vita segreta. La verità è che si prova sempre un certo fastidio, quasi un senso di ribellione nel dover ammettere l'improvvisa ri\·elazione di un vero ~rtista. Cosl è accaduto che alla terza « Quadneonale » Manzù ha avuto un premio assai inferiore ai suoi meriti. A Morandi è accaduto lo stesso. Come stupirei, del resto? Troppa incompatibilità fra l'arte e il premio ufficiale. Recentemente, un piccolo sodalizio milanese ha voluto conferire un premio a Manzù. Ma ci hanno detto che, presentatosi per ritirare il premio, lo scultore, insieme al denaro, ricevette una certa dose di offese. Che avrà detto il nostro amico Manzù? Non è improbabile che la risposta sia stata data 'addirittura con una citazione dalla Bibbia o dai Vangeli. Il che altre volte ì: avvenuto, c: noi ne siamo stati testimoni. Tuttavia Manzù non ì: un lettore: di libri sacri; le: sue cognizi~ni t' memorie religiose sono ancora quelle apprese nell'infanzia, nel seno della famiglia: ricordi di catechismo. Il senso della religione ha un sapore infantile e popolare in Manzù, resta mescolato con l'aura della sacrestia ove lo scultore ha ricevuto la prima educazione spintuale, e a quella dell'intagliatore chiesastico, ove ha ricevuto la prima educazione artistica. l calchi delle sculture greche e michelangiolesche, Manzù li vide tardi nelle aule dell'Accademia di Belle Arti di Ve(ooa; li vide quando già da dieci anni la sua mano aveva imparato a modellare le forme delle figure e degli ornamenti sacri nella bottega dell'intag liatore bergamasco. Fu il servizio militare, ch'egli fece nella splendida città dei Capuleti e dei Montecchi, a metterlo a contatto con la bianca scultura· dei greci. E probabilmente, la strana mescolanza dr sacro e profano ch'è nell'intimo di certe sue opere a soggetto religioso, non è l he il lontano riflesso del turbamento provato davanti a quella scultura, in cui la natura umana appare con abbaglianti lineamenti. Medardo Rosso fu tra i pochi moderni a capire la grazia di quei lineamenti e a raccogliere l'eredità arcaica senza pregiudizi scolastici. Dal canto suo, Manzù è il solo tra i contemporanei che raccoglie il sospiro di Rosso senza paura d'apparire un imitatore, e senza esserlo infatti. Le sue figure sì svegliano in un mondo troppo divtrso, e forse meno effimero.

del Quirinale, i vecchi romanesch.i. ,·~c quasi tutti abitavano nella pianura tra •l Cm1p1dogJio, il Pincio ed il Teve~e, desi~l.l.mo~ i nuovi quartieri col nome dt .« q~artten al.h ». Mi pare che questa denomm.auone Ob,~t $ta scomparsa o io via di scompanre. Qualche Jccennio fa era ancora un'espressione corrente e risalendo nel tempo la s'incontra, per citare un esempio illustre, in più d'una prosa romana di Gabriele d 'Annunzio, il quale, s'intende, aveva per i quartieri alti tutto il disprezzo degli esteti. Ma quella che a noi :~ppare o~ la peggiore Roma umbertitu, alla borghesia romana d'allora si presentav.1 con non so quale aspetto idillico : strade larghe, ass~J.ue. spesso fiancheggiate d'alberi; case ben m~o­ nacate, con scale di lucido marmo btanc•J mvece che di Erezzo e nerastro peperino; villini civettuoli tra piante esotiche o esotizzanti che potevano anche essere niente meno che dei bambù; giardini e giardinetti pubblici con eleganti balaustrate di stucco... E poichè i romani d'allora non :~oda vano in villeggiatura e solo alcuni pochi privilegiati si concedevano brevi vacanze autunnali nei vicini Castelli, perfino l'aria dei quartieri alti, per quella differenza d'altitudine di ttenta o quaranta metei, pareva loro un'uia fina da stazione climatica. Dettero l'ossigeno a una mia vecchia prozia soffocata dalla polmonite di cui morì qualcht 'giorno dopo: «Ah.', disse. che refrigerio! eh~ delizia! Mi pare di Jfare ai q11artieri alti!».

t ù.

GINO VI8El11Tilll

•** Ma non tutte le vecchie signore accettavano eco lo stesso animo le novità. Molte di loro erano irriducibilmente misoneiste. Una mia lontana parente, che pure era di gran lunga superiore, per larghezza d'orizzonte intellettuale e per varietà di cultura, alla media delle signore romane sue coetanee, non aveva mai potuto adattarsi all'uso dell'ascensore. La sostituzione delle scale di marmo alle vecchie scale di peperino le era certo sembrata una gran bella invenzione. Ma l'ascensore era per lei una cosa mostruosa. « lo. diceva, dovrei m irare in q t~el b11uolo11o? Nemmeno Je foui mal/ah>. E continuò, fino a novant'anni sonati, a salire a piedi fino aJ suo pianerottolo.

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JIIOMA , VIA DELLE

FORNACI, 112

QUANDO, dopo il 1870, le necessità della nuova capitale consigliarono· di estendere rapidamente la 2:0na abitata di Roma raggiungendo le regioni fÌDQ allora mezzo campestri e quasi deserte deli'Esquilioo, del Vimi~e e

Ho tuttora presente, come un'immagine di placida e schietta bontà, una vecchia amica dei miei genitori : un po' curva, con un aspettc lindo e decoroso, coi capelli bianchi spartiti sulla fronte bianca, portava in casa, quasi sempre, uno di quei corpetti a mezz'anca di lino candido che allora si chiamavano, con un vago francesismo romaneschi:zzato, mallinè. Aveva vissuto quasi tutta la sua vita nell'angusta e tortuosa via Tor de' Specchi, tra la rupe Tarpea e la casa delle Oblate, nella cara ombn di santa Fraocesca romana. Forse il suo vecchio cuore fedele non avrebbe resistito alla scomparsa dell'antica stradetta. Forse si sarebbe invece rallegrata a tutta. quell'aria e a. tutto quel sole e quei verde che avrebbe visto dalla finestra della sua camera. Nessuno può dirlo, percbè morl molti anni prima. Comunque, aveva filosoficamente accettato l'apertura del corso Vittorio Emanuele e l'allargamento di piazza Venezia. Solo una cosa non le era potuta andar giù : il tranvai elettrico. Fida cliente dell'omnibus a cavalli che da pian.'l Venezia


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la poetava a pilZUL del Popolo e di Il la .c~por­ tava al punto di partenza nelle belle mattmate <li sole si òiri.ucva a piazza Ara Coeli, intilava la curva di. v•a della Pedacchia e per la Ripresa de' Barberi amvava al capolinea del suo veicolo prediletto. La saggia abitudine le dava modo di prendere un'igienica boccata d'aria e di contemplare in santa pace:, dai vetri dell'omnibus, l'andirivieni elegante del Corso. Quanto al tranvai elettrico, lo esperimentò un giorno e si contentò di condannulo una volta per sempre con questa formula incisiva: «Non hai fallo a tempo a mellerfr· a Jedere, che ser già t~rrivata ».

•••

Col rapido crescere della nuova città intorno al nucleo della vecchia città· papale sorsero naturalmente le nuove chiese. Sorsero negli stili (chiamiamoli cosl) più diversi: neobasilicale, neoromanico, neogotico, e peggio ancora. E si ebbero i più stridenti ibridismi. Si vide il Sacro Cuore, rinnegate le eleganze settecentesche di Pompeo Batoni, assumere sotto ogive di stucco forme vagamente impressionistiche. Statue tradizionali di santi della Controriforma, come san Camillo De Lellis e santa Tèresa, stonarono imperterrite sotto nude volte romaniche. Forse L'adozione di quegli stili fu suggerita da un'illusione di primitivismo, di ritorno alle origini, o almeno all.e fonti del misticismo medievale. Ma perchè ospitare, come s'è fatto poi, la porpora secentesca del Bellarmino in una chiesa « razionale » S<:juallida come una scuderia? Può essere che i devoti d'oggi si siano adattati a queste novità. Ma quelli d 'un tempo provavano un certo disagio a pregare nelle nuove chiese. Dov'erano andati ·a finire, ahimè, le volute e i cartocci barocchi, la gaia policromia dei marmi, i begli ori sordi, le calde pitture delle volte? Tutto ciò dava alle chiese della vecchia Roma un'aria di grandi sale principesche in cui il Padron di casa vi ricevesse con dolcissima familiarità. E poi quella velatura d'antichi incensi e quell'alito d'antiche preghiere vi dicevano confusamente che altre generazioni di ospiti, nei secoli, erano state accolte H a braccia aperte dallo stesso Signore. Una vecchia devota, confinata in uno dei nuovi quartieri della città, domandò una volta a una sua coetanea ch'era rimasta ad abitare nel centro di Roma: «Come Jla il Gt>iN? ».La tenera parola, detta col tremore d'una timida innamorata, è ben degna di passare alla storia.

••• Non così dolci vittime, ma confessori pronti ai martirio, può vantarli anche la Roma pagana, quella almeno dell'archeologia e delle anticaglie. C è una romana di Roma, nata dopo il 1870, ma idealmente coetanea del Nibby o del Fea per geloso attaccamento ai ruderi classici, che nelle polemiche sulle demolizioni si schiera sempre contro il piccone sacrilego. In nove casi su dicci mi sembra che abbia ragione da vendere. Ma qualche volta bisogna riconoscere che la sua religione dà nel feticismo. Ammalatasi ultimamente, le fu riscontrato un ingrossamento del fegato, e il medico le do~ mandò se negli ultimi tempi avesse avuto qualche grosso dispiacere. «.Altro che dùpiactri!, rispose. Non foJJe altro, ltt demolizione della Meta SNdt1111e! )), .A.SS.A..1Ja:BLLI

COP'aiiAQHEII: CAMP'AIIILa ISP'IItATO A QUaLLO DaLLA SAP'IaiiZA 01 ltOM.l

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LA VITA di Evno Azev, il famoso agente provocatore russo, è una delle più in,·erosimili che un nato di donna possa vivere; e basterebbe da sola a provare quella ch'è mia salda convinzione : che, cioè, la storia è infinitamente più fantastica della più sbrigliata fantasia. L'ha narrata G. Peusner in un interes. santissimo libro edito da A. Mondadori (La doppia vita di Ev110 Azev). Impossibile riassumerlo, percbè se ne sciuperebbe l'interesse, <.h'è tutto fatto dalla minuzia e dalla precisione di particolari con cui è narrata una delle vite umane più stravaganti, più fantasiose, più romanzesche che si possano immaginare. Per chi non l'avesse letto, dirò brevement:: che Evno Azev nacque a Lyskovo in Russia nel 1869 da un m~esto sarto. Fatti gli studi liceali, non avendo i mezzi di studiare all'università, si diè a fare il commesso viaggiatore. La sua professione lo portò a contatto dei circoli rivoluzionari che allora pullu:lavano in Russia. Nel 1892 andò in Germania a studiarvi ingegneria, e lì si offrì alla polizia come informatore a cinquanta rubli al mese. Le prime informazioni risultando esatte e precise, fu invitato a proseguire e allettato con la promessa di aumenti di stipendio. Così a poco a poco la vita di Azev divenne un vero e proprio romanzo giallo. · Messo a capo della Sezione di comballimeuto del Partito Jociaiùta rivo/uzio11ario (da non confondersi col partito bolscevico, di cui esso era anzi rivale) condusse Ùn doppio gioco infernale : da una parte, funziona nel seno del partito come agente informatore, provocatore e sabotatore della poliziJ zari~t:t, e in questa qualità manda a vuoto numcros1 attentati e salva la vita a molti pezzi grossi del regime zarista, dall'altra, organizza e manda a buon fine gli attentati contro il ministro Pieve e il granduca Sergio che, per la ripercussione che ebbero, scossero le fondamenta stesse del regime. Quello che è certo è che il terrorismo rivoluzionario e la controffensiva poliziesca riportarono i loro più fulgidi successi precisamente quando entr.ambi furono diretti e regolati da Azev, e che dopo la sua scomparsa caddero entr:unbi colpiti da paralisi e impotenza. Tra il partito e la polizia per anni e anni Azev tenne. la bilancia c:unminando sempre sul filo di una corda tesa sull'abisso, organizzando e mandando a termine attentati quando sentiva che bisognava pur gettar qualche vittima nella gola del partito; sventando!i c denunciandoli, quando stimava che era venuto il tempo di far qualcosa per la polizia. E sempre cosl maestrevolménte lavorando di equilibrio che, denunciato più volte, i compagni di partito si rifiutarono lung:unente di crederci, si rifiutò di crederci la stessa polizia, per smascherarlo ci volle la tenacia e l'accanimento di Burzef, e oggi ancora non sempre si riesce a veder chiaro fino a qual puntiJ Azev abbia agito per conto degli uni o degli altri e quando e chi veramente abbia traaito. E tutto questo non in tempi lontani, non in paesi barbarici e selvaggi, ma nel nostro tem-


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po, in un ~ europeo, nel quale e rivoluzionari e polizia avevano portato a un altissimo grado di perfezione l'arte di _procu~arsi i~for~ mazioni precise e sicure su1 mov1.mentt e • progetti della parte avversa. Perciò la storia di Azev dovrebbe essere meditata attentamente da -quanti coltivano la storia dell'antichità, affinchè, prima di dichiarare inverosimile questa o quella tradizione tramandata per secoli, ci pensino su e due e tre volte. . . Ma l'inverosimiglianza della stona di /lzev non si esaurisce qui. La cosa più misteriosa di tutte è la ragione per la quale Azev s'imbarcò nella rischiosissima avventura. L'ipotesi che prima si presenta a.lla mente. è quell.a ~i immaginarlo come un dilettante d1 sensaz•om, come un uomo pel quale rivoluzione e controrivohaione, socialismo e u rismo erano quantità perfettamente ugw.li, ç che giova sudare pel gusto del rischio, per l'ebbrena dell'avventura, pel piacere di riconquistare di momento in momento sulla morte la vita. Di tal natura era, a quel che pare, il suo compagno di cospirazione e d'attentati Boris Sa,·inkov. che, sembra certo, si gettò nel terrorismo e nell'avventura rivoluzionaria per gusto .!di'avventura, per amore del rischio. Ma Savinkov non tradl mai i compagni, non fece

G"ANDUCA 11"010

111.1i due parti in commedia. Avventuriero, sì : agente provocatore e spia, no. Ma, ed è qui la cosa più strana, sembr~ che in Azev non ci fosse proprio nulla dell'avventuriero e del dilettante di sensazioni. Tutto mostra in lui un temperamento straordinariamente sensuale, amante dei comodi e dei divertimenti. Chi ne guardi la fotografia senza saperoe il nome, non riuscirà mai a immaginare che quell'uomo grande, grosso, plebeo, dalle tumide labbra sensuali, fosse il più tremendo agente provocatore che sia mai esisti'to. Ma allora, perchè fece quel che fece? Io non riesco a trovare altra ragione alla incredibile commedia ch'egli recitò per oltre quindici anni che la voglia di guadagnar de. naro con poca fatica. In fondo, doveva essere un pigro. Lavorare doveva essere per lui una pena incredibile. Indolente di natura e amante dei divertimenti e di una vita comoda, gli accadde quel che suole accadere a molti tipi del suo genere, che, per guadagnare senza lavorare, prendono altre vie traverse nelle quali finiscono poi per affannarsi e penare assai più che in un normale e onesto lavoro. S'intende che, una volta entrato nel gioco, non g li fu facile uscirne : egli doveva restarci per evitare che fosse scoperta la sua doppia

parte, chè la scoperta gli sarebbe .-ostat~ c:1ra. e da parte della polizia e da f>"Cte dci compagni di partito che contro le spie t · ~o:li .tJ.:enli provocatori erano inesorabili. A t •:lttene•!o nel gioco dovette contribuire anche. il fatto che con gli emolumenti della polizia o.: la cassa del partito nelle mani, Azev aveva la libera dispooibilità di somme che in una vita onesta e normale gli sarebbe stato difficile avere a portata di mano. Probabilmente pensava poco al passato e meno ancora all'awenire. Temperamento calmo e freddo, tutto immerso nel presente per goderselo, tutto intento a superare volta per volta le difficoltà con cui si trovava a.lle prese, non aveva nè tempo nè attitudine ad abbracciare la vita con un sol colpo d 'occhio, chè allora la vertigine lo avrebbe preso. Così, entrato nel gioco, ci dura quindici anni, e li passa _in viaggi incessanti, in un moto perpetuo, nel pericolo continuo di essere scoperto, con l'obbugo di una continua presenza a se stesso, pena la vita, organizzando attentati o denunziandoli, secondo che g li conveniva l'una cosa o l'altra, e in mezzo a questo inferno si sposa, fa vita di famiglia, si diverte con le donne, va ai bagni e in villeggiatura, gioca, non si rifiuta n essun comodo, e sempre mostra un viso calmo, freddo, apatico, indifferente, come un chimico che tutto il giorno manipoli esplosivi formidabili, e tuttavia di niente si preoccupi come di un aumento di stipendio alla fine del mese. Di rimorso per le vittime che egli mandava alla galera o alla forca nemmeno l'ombra. Il rimorso fu forse il sentimento che gli fu più estraneo. Dopo di avere provvisto la forca di carne fresca, scherzava con i suoi bambini, con la tran9uilla coscienza di un macellaio che, dopo di aver fatto strage di agnelli, torni a casa e si metta a scherzare con i figlioletti. Ma quando la macabra farsa viene in chiaro ed egli è obbligato a fuggire e ad abbandonare per sempre i figli, non il più piccolo cenno di rimpianto e di tristena per i piccoli che ha d~to lasciar lontano, per la moglie c~ lo ha nnnegato. Muta nome e professione, s1 mette a fare l'agente di borsa in Germania e ~ve. parecchi anni quasi felici in compa~ grua d1 una canzonettista, Neddy de Hero che egli aveva conosciuta e sulla quale avev~ saputo suscitare una sincera affezione per lui. A~~a messo da parte per i giorni della vecchJaJa un cuore c se lo tro\'Ò, e non sbagliò nemmeno questa \'Oita. · Un mostro? Certo, ma non nel senso ch e godesse delle rovine che seminava intorno a ~· .che bere il sangue e il pianto delle sue v1ttune fosse la sua segreta distrazione. Niente di demonico nè di sadico in lui. U n mostro, ma solo nel senso di una totale assenza dell'um_ano. Conosceva a fondo gli uomini ma c?me s1 conosc~no .le cose, scnu mai simpabzza~e. con ess1. G1ocava con la carne degli uonun1 con la stessa freddezza con cui un affari~a gi~a. con i titoli di borsa. Lavorava per Ia RivoluZione o per la Polizia come un banchiere manovra un titolo al rial:r.o o al ribasso ~ondo gli conviene, e quando il gioco si ch1ude con un crack, non perciò gli si alten la tranquillità dell'anima, tanto che ha la foru di rifarsi una v1ta. . ~ aveva ragione Sofocle quando nell Anttgon~ cantava : N11m~rou sono 1~ m era~-iglie deii!Z naJ11rtJ, mtt di /ltlte le rou ltt più mt>raviglioJtt è l'uomo! A.DaJA.~O

TILc.IHF.B


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11.~ M A Il l A:

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F U Il E • Il E

1...1\ Sl~(~ftNIIJ\ ll1f)'J11~(~1.\ IL CAMPANELLO suonò ed io corsi alla finestra a vedere chi era. « Non rispondere » mi gridò mio padre. « Forse è una citazione ». «Non · fanno citazioni, la domenica ». «Non imP<>rta, è meglio non rispondere », disse mio padre entrando nella stanza. Mio padre non sapeva come si trattano i creditori : messo coo le spalle al muro, prometteva con grande serietà, in mala fede, d i pagare; poi naturalmente non pagava e i creditori tornavano spietati a perseguitarlo. Quando a mio .padre, se era a casa solo non rispondeva mai al camp~cllo, non andava nemmeno a vedere chi c'era: rimaneva in cucina a leggere il giornale mentre il campan ello gli suonava sulla testa. Nemmeno il postino riusciva a farsi aprire quando mio padre era solo in casa. Il campanello suonò di nuovo. « Papà » dissi «non è che una vecchietta. Vedrai che vorrà venderei qualcosa. Si può aprire». « Perchè? » rispose mio padre. «Non possiamo comprar nientelt. Aprii egualmente la porta. Qua.ndo il batttnt<.' indietreggiò la vecchietta trasall e Je sue

mani grASSe, gonfie e senza guanti si agitarono. « Sono Ja signora Shapiro » disse senza muoversi. Io aspettavo in silenzio accigliato. Per ingraziosirmi, la vecchietta tentò un sorriso. Gli, estranei non sono mai bene accolti nelle case dei poveri. lo .avevo solo diciassett'anni, ma sapevo che chiunque suonava il nostro campanello poteva essere un impiegato ddla Compagnia dell'ElettriCità o della Società del Gas, venuto a chiuderci i contatori.

La signora Shapiro si avvolse nel suo cappottuccio informe : « lo sono quella della seconda ipoteca » disse. lo aspettavo sempre severo. Un'altra nemica. La mano della vecchietta si tese fredda, grassa e supplichevole : « Vorrei parlare con· vostro padre, si può?», disse. Mio padre era tornato in cucina col giòrnale; sperava che alla porta di casa non accadesse niente che lo costringesse a uscire da quel pacifico asilo. · «Papà », chiamai. Udii un sospiro e il fruscio del S1mday Timt!s quando mio padre posò il giornale. La signora Sbapiro entrò e io chiusi

la porta. Entrò anche mio padre asduganùosi gli occhiali e rimpiangendo la cucina. « Questa è Ja signora Shapiro, papà; è quella della seconda ipoteca ». «Si ~ disse la signora Shapiro . per un attimo piena di zelo e di speranza. .Avanzò fino a l centro della stanza. Le sue grosse calze erano tutte smagliate e le sue scarpe informi. «Sono venuta per.. ». « Sl, sl, sl, » disse mio padre col suo finto tono di uomo d'affari che adopera sempre con i creditori ma che perde appena cominciano a insultarlo. « Sì, certo, aspettate un momento... Mia moglie... mia moglie è più al corrente di me... Helen, Helen 1» Mia madre scese le scale appuntandosi i capelli. «C'è la signora Shapiro, » disse mio padre, «quella della seconda ipoteca ». « Le cose stanno cosi... » disse la signora Shapiro andando verso mia madre. « Nel 1929 io... ». « Perchè non vi sedete? » disse mia madr<: accennando a una sedia, e guardò mio padre stringendo le labbra. Mia madre mostrav.t sempre un 8faD dispcezzo per mio paJre


~$JN·,~~-

24 lJwnJ'egli si mostrava infenorc :U còmpèto d1 ~~~ringere 1 rappr~tant_i della n~ra po' ertl. la signora Shap1ro s• sedè sull orlo dell;t sedi:~ e si protese stringendo le ginocchia : « 1..J seconda ipoteca è di 800 dollari » disse. ~uti intorno a lei, noi tutti la guardammo. Sconfortata dat nostro silenzio, la signora Sha. puo continuò tuttavia muovendo nervosamen~ te le flaccide guance pallide nello sfono dt arttcolJ.re chi:uamente le parole: «Ottocento dollan sono una bella somma », disse. Nessuno la contraddisse. «Nel 1929 io avevo ottomila dollan » contmuò la signora Shapiro lC:tl;tndo sul nostro vi~ pietà, invidia, q~al~~q~e co~a: _M~ non vide intorno a sè che 1 VISI msens•b•h dt d 1i ~ avveno a posseder milioni. « Ottomil:t dollari. Ho lavorato tutta la mia vita per ammassarli. Avevo una bottega di ortaggi. E' difficile guadagnare con .~1· ortaggi, oggi : cost111o caro e marciS<ono e , ·è sempre qualcuno che riesce a veoderh per meno >>. « Sl », approYò mia madre « gl• ortaggi sono molto cari. Ieri ho pagato un c.1volfiore un quarto d1 dollaro>). « Era anche catti,·o » mtenenne mio padre. «lo non lo posso soffmc il ta\olfiore mi ricorda il ca\'olo ». «Quando il signor Shaptro morì, di cancro », continuò la signora Shapiro sforzandosi di mgraziarci «(i mise due anni .1. morire. lo a\·evo ottomila dollari, allora. A\e\'0 1 reumatismi e la pressione alta e non potevo più octuparmi della bottega >> e implorò J, nuovo sui nostri \'isi un briciolo d, p1età << Toisi d alla banca gli ottomila dollan c .mda1 ÙJJ signor Mayer e gli dissi : «Voi siete un uomo importante, 5Ìgnor Mayer, a,·c-te un;t gran reputazione », gli dissi. «Questi sono tutll i risparmi di una vedova; investitc:li Jll:r me in modo che io abbia abbastanza da 'ampare. Non mi occorre molto, signor l\l.lyer », gli dissi, «solo pochi dollari la s,aimana, fin che camperò. Ecco tultO », gh din. « 5olo po<.ht dollari >>. « ConOS<O Mayer » disse m •o J' JJre «non va più tanto bene, ora. La sua sJ~1dà è m liquidazione». «Il signor Mayer », Jisse (011 passione la s tgnora Shapiro (i pugni le ( rtmevano in grembo) è un ladro. Prese tutto il mio denaro e lo impiegò in seconde ipoteche. Ottomila dollari di seconde ipote<.he ~ >>. S'interruppe, non riusciva più •· parlare. «Oggi » disse mio padre « an, hc le prime ipoteche non valgono più ni~nte. Niente più vale niente ». «Negli u.ltimi due anni », dis:.c la signora Sbapiro e gli occhi le si riempirono di lagrime « non ne ho ricavato un centesimo... non un centesimo da ottomila dollari di seconde ipoteche... non un centesimo!... ». Tirò fuori un piccolo straccio di fazzoletto e si asciugò gli occhi. «Ogni volta che andavo dal signor Mayer mi diceva di aspettare. Ma quanto posso aspettare? Non ho più nemmeno da mangia.rc ormat. Posso aspettare ancora? » Pianse trionfante: c Ora il signor Maycc oon mi riceve nemmeno più. Mi dicooo cht- oon c'è, quando ci vado, è inutile tornarci ». S'interruppe per asciugarsi gli occhi. Noi le stavamo intorno imbarazzati e muti. c Sto facendo il giro delle case dove ho le seconde ipoteche » riprese la signora Sbapi~o.

cuoce su1 fornelli, che nund:1 buon odore. Tutte le mie seconde ipoteche sono su case come questa, ed io non ho da mang1are... ». Le sue lagrime stillavano dallo straccio di fazzoletto i112.uppato. «Ve ne supplico», gridò «\'e ne supplico, datemi qualche cosa. Non \'aglio gli ottocento dollari, ma almeno qualcosa. E' il mio danaro... non ho nessuno. Ho i reumatismi e nella mia carnera non c'è riscaldamento e ho Je scarpe rotte. Cammino S<alza... Ve ne supplico, ve ne supplico! ». urcarnmo d'interromperla, ma rontinua\'a a gridare piangendo : « Datemi almeno qualcOsa, ve ne- supplico. Cento dollari, cinquanta. E' il mio danaro ». « Bcmssimo, signora Shapiro » disse mio padre. «Tornate domenica, ve li farò trova. re ». le lagrime si fermarono: «Oh, Dio ' i benedica », disse la signora Shapiro. Prima che potessimo 1mpedirglielo aveva attraversato correndo la stanza e inginocchiata davantr a m1o padre, gli baciava come una pazza Jc mam. « Dio v1 benedica, Dio vi benedica » ripeteva senza fermarsi. Mio padre rim~ seduto nervOS:Jmente guardando supplichevole mta mJdre e cercando di rialzare Ja signora Shapiro wn la mano libera. Finalmente mia madre non potè più resistere. « Signora Shapiro », disse int~raom­ pendo i « Dio vi benedica >>. <;Ascoltatemi! Smettctcla! smettt.1ela per fa\'ore ! Noi non po~siamo darv• niente. niente, domenica prossima nt- qualunque domenica. Non abbiamo un <entestmo ». La stgnora Shap•ro lasciò la mano d1 m1o padre e rimase inginoccbiata davanti a lui facendo una figura molto strana lì al centro della stanza. « Ma il signor Ross ha detto... ». « Il signor Ross non sa quello che dice », disse mia madre : «Noi non abbiamo danaro c non ne aspettiamo. Uno di questi giorni ci butteranno f uon Ji questa casa. Non possiamo dan•• un t.entesimo, stgnora Sbapiro ». « Ma domcnic... pro!>SiiJill... ». la signora Shapiro cercava d• far capire a mia madre che anebbe J.Spettato il suo danaro anche due, tre settunane. « La sett~ana prossima non avremo più denaro che •n questo momento, e non ci rimangono i)'l casa che ottantacinque centesimi, signora Shapiro! ». Mia madre si alzò e andò \'erso la signora Shapiro. Ma prima che mio' padre potesse toccarla la signora Shapim erJ crollata in terra con un gran tonfo, come un pacchetto pesante sfuggito di mano. ~i vollero dieci minuti per farla rinvenire. Mta madre le portò il tè, che la signora Shapiro bevve in silenzio con l'aria di non riconoS<erci. Ci disse mentre si rimetteva in ordine per andarsene che quella era la quinta volta in cinque mesi che sveniva cosl. Sembrava vergognarsi di sè. Mia madre le diede l'indirizzo di un dottore che poteva aspettare. La signora Shapiro finalmente se ne andò e S<ese g li ~ini tremando nelle sue grosse calze smagl~e. -~ guardammo dalla finestn precipi~· gtu per la strada e sparire aU'an8Qio, ma n;uo padre. era tornato al suo giornale in eucna. la stgnora Shapiro tornò a suonare il nostro campanel~o la d~ica seguente per altre due domentche, ma 001 non le aprimmo la port~ ~ooò ogni Yolta per quasi mezz'ora ma 001 runanemmo tutti seduti tr:tnquilli 10 cucina aspettando che se ne andasse.

« BdJe case,.- come questa, con tappeti, teodiae e risc:aJdameoto ceotrale, e quaJcosa che

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l f ! LUSTRAZIONE NE L LA TERRA DI NESSUNO

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CONFERENZIERI CATANIA, gemuvo. A. R. ha parlato sulla «donna nella tradizione italiana»; C. N. sul « modo di scrivere un romanzo »; L. R. sulla « Forza » ; O. R. sullo « spirito guerriero »; B. T. sui «Nostri Nemici ». E intanto- alttJ conferenzieri, a Milano, Bologna, Firenze, Roma, preparano le. valige per venire alla nostra volta con un fascio di cartelle nella borsa di cuoio o la memoria brulicante di parole. Come di un esercito di tenori, che si avanzi in fila indiana, mi par di sentir~ i loro colpi di tosse per schiarirsi la voce; e in segreto mi domando: «Che cosa mi accingo ad apprendere? ». Gli autori di libri, per antica sentenz~ si propongono di modificare i loro lettori; nei conferenzieri, questo proposito è anche più violen(o. Posti. davanti a noi, come scultori davanti alla creta, essi affondano nei nostri petti le mani «forti e soavi » ... ed ecco che noi ci sentiamo cedevoli e malleabili, una faccia nuova sostituisce fantica, i ritratti, che abbiamo di noi nelle tasche, ci sembrano quelli di sconosciuti o di morti e il piacere bruto di «essere modellati » s'impossessa anche dell'uomo più orgoglioso. In che ci trasformano questi conferenzieri? Per quanto la materia non comprenda mai bene le intenzioni delle mani sotto le quali è caduta, noi indoviniamo che queste intenzioni sono, fortunatamente, affettuose. l no. stri conferenzieri hanno sempre il proposito lodevole ~i trasformarci in titarii. Essi ci adulano con garbo: «Voi» ci dicono, «siete diversi dagli altri! ( E non mancano, a questo punto di spiegarci perchè). Il vostro ecc. le vostre ecc. vi danno il diritto di reputarvi dei giganti! ». Ed ecco che la sedia si mette a scricchiolare sotio il peso aumentato del mio corpo ; le mie mani rompono i guanti e le dita escono dalle d ita di stoffa. Un orgoglio smisurato mi sale alla testa, ed esco dalla sala come un ·altissimo ubbriaco che d i tanto in tanto abbia bisogno di appoggiarsi al balcone di un terzo piano o alla cima di un albero. Solo a osa, verso sera, al lume di una lampada d i poche candele, riprendo amaramente la mia misura... Ma d'altra parte, se rimanessi un titano, come fare a sfamarmi con un cibo che è scarso anche per un nano ?

In Sicilia, la luce viene dal nord. Più a nord abita il conferenziere, e più rispettosamente il nostro pubblico lo ascolta. · Ho visto delle graziose ragazze chiedere tremando la firma a un buon giovane milanese che aveva parlato sull'« Arte e la Vita». Cosl, i nostri. a lbum 'sono pieni di pensieri e versetti di sconosciuti; fotografie di romani e bolognesi, appena noti nei loro quartieri, ornano le pareti dei nostri circoli mondani; e ad esse si rivolge l'occhio della signora quando, nel mezzo della conversazione, le capita di d ire: « 1· nostri

grandi! >>. Arri,·a, il conferenziere, col treno del mattino, nascondendo nel bavero del soprabito la bocca che mormora: «Cè un freddo cane, qui ! Ho fatto male a non portare la pelliccia! ». Prima di sera, è gi~ in piedi sul paichetto, c aspetta che l'ultima signora, arrivata qi corsa, termini le sue rumorose operazioni per sedergli vicina. Quindi incomincia il misterioso rito . per cui la parola, questo fatto così naturale e continuo degli uomini, esce bortottando da una· sola persona e nelle altre cento si spegne. La storia del Conferenziere si perde nella notte dei tempi. Essa ebbe un momento augusto quando i dodici apostoli salirono sui sassi quadrati delle vie per annuncia.re la buona novella. In verità, nessun uomo avrebbe osato porsi più in alto degli altri, e togliere a tutti, fuorchè a sè stesso, la parola, se non avesse dovuto riferire qualcosa da parte di Dio. Mà col tempo tutto decade. Oggi è molto comune che d i cento o mille persone, una parli e le altre ascoltino. Più vane sono le parolè c più gli altoparlanti le ingrandiscono e portano lontano. ~

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li conferenziere riparte talvolta la sera stèssa del giorno in cui ha parlato; e talvolta l'indomani, quando le sue parole han già, nella memoria di coloro che le ascoltarono, la bella ttà di una notte. Terminata qui la breve storia del conferenziere, comincia quella delle sue parole. Sarebbe uno studio interessante seguire il corso di ciascuna di esse e la sua misera o gloriosa fine. Di solito, queste parole scompaiono presto o, perduta la loro consistenza sillabica, si sciolgono in puri rumori e rimangono nelb memoria coi sibili del vento nei camini, i fischi dei treni nei tunnel, e l'acciottolio dei carri per le strade di campagna. Si annidano, invece, più tenacemente nei cervelli degli uomini rozzi. Non tutte, com'è naturale, ma due o tre, le più sciocche. Anche i commercianti e gli uomini d'affa.ri più ostili all'arte hanno, al timone della loro vita, una pessima frase di romanzo o di conferenza. Un mio amico, negoziante di stoffe, andava avanti ripetendo le parole: «Chi è conko di me è d'accordo coi miei nemici ! », sentenza molto semplice, ma a cui egli attribuiva un significato misterioso. Poi la frase si logorò e, nella vecchiezza, divenne: « Gli amici dci nostri amici sono i nostri nemici! ». Un grossista di arance ripeteva ad ogni istante: « Bisogna viaggjare da g iovani!», e s'era fatto -costruire una casa in forma di veliero. Egli era il pi~ felice degli uomini, quando il bucato, steso sulla terrazza, palpitava al vento col tragico rumore di una vela nel temporale. Vecchio, non volle più viaggiare, e diceva alla propria immagine nello specchio: «Bisogna viaggjare da giovani ! ». Talune di queste frasi abbandonano l'uomo con la vita stessa. Il signor Giovanni Cavallero disse migliaia di volte le. parole: « Perdonatemi se sono stato troppo lungo !», ma non mai tanto a proposito come quando si licenziò dai suoi nipoti, morendo a centoundici anni. E• inutile dire che tutte le frasi qui citate, prima di appartenere a quegli uomini semplici, furon pronunciate da cortesi conferenzieri. L'ultima è la chiusa di un discorso di Ferdinando Martini. VITALIANO

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QUANDO il 12 agosto 1~01, a~ braccio d~ suo marito il principe Ludov!Co d~• Borbone Parma, fece il suo ingresso a Fuenze, Mana Luisa era ammalata, febbricitante, stanca del lungo viaggio e di notti i~sonni: e tr~a~a :~1 pensie~o che il po~lo ftorentmo ) t dtmostrasse ostile alla vtsta · del cort~o formato dalle truppe francesi. Era piccola di statura, goffa nei suoi vestiti di velluto nero ~r~ca­ richi di oro e di gioielli, già grassa a diCiannove anni con un che di poco pulito e trascurato nei denti, nei capelli, nel colorito; una stampa di Boizot figlio ce la rivela con d~i grandi occhi sotto l'arcata alta _delle_ so~racCt­ glia, le labbra carnose_ dalla st~U~t~à ~nfan­ tih: e prova la sua passtone ~r ! gtotelh, mostrando fra la capigliatura nera e crespa ~ o;ei spille a foggia di rose, una meualuna dt brillanti una collana di perle, mentre altre perle e 'rose ~o alle orecchie, un doppio giro di pietre preziose le si avvolge attorno al '(olio scende fra i seni abbondanti, e un amultto 'con croce è appuntato dalla parte del ,uore. Era figlia del re Carlo IV di Spagna, ccesduta come Dio aveva voluto nelle stanze •scure c lugubri deii'Escuriale, affidata alle cure approssimative delle governanti, mentre sua madre la regina Luisa si consacrava tutta all'amore di Manuel Godoy, che gli storici definirono l'uomo più vile e stupido di tutta la Spagna e il miglior suonatore di chitarra del regno. Ma la sua infanzia era stata assai breve, chè a tredici anni sposava già Luigi di Borbone suo cugino per parte di madre, erede del ducato di ~arma. Era stata una piccola tragedia familiare, poichè Luigi, venuto a Madrid per sposare Maria Amelia sorella di Maria Luisa, maggiore di due anni, si era invece innamorato di lei dichiarando che la promessa sposa non era di suo gusto. Confidò il suo imbarazzo a Manuel Godoy, a colui che tutto pote\'a, c tanto questi seppe prodigarsi che il 25 agosto 1795 Ja giovanissima coppia fu benedetta nella chiesa di Sant'lldefonso. Uno scrupolo finl tuttavia per insinuarsi nell'animo dei genitori, che chiesero al principe Ludovico di voler considerare la tenera età della sposa e !asciarla ancora per qualche tempo in famiglia. Questi accettò, malvolentieri ma accettò : era un ragazzo di ventidue anni, non brutto, simpatico anzi, ma pesante e dai gesti incerti degli epilettici, appassionuo solameote di botanica, all'infuori della quale non dimostrava di _P.Ossedete grandi lumi. Aveva incominciato a scrivere un trattato sulla flora dd ducato di Parma, Piacenu e Guastalla; perciò aveva gran fretta di tornare in Italia, tuttavia per· non arrecare .dispiacere a$f.i zii e suoceri. decise intanto di studiare un po' da vicino la \'egetazione della Cutiglia e dell'Estremadura.. Furono questi gli anni più felici" della loro vita coniugale, ebbe a raccontare più tardi Maria' Luisa, la quale, senza dòver abbandonare i genitori poteva vivere accanto allo sposo innamorato, seguirlo nei brevi viaggi per la provincia, interessarsi alle sue ricerche, dare alla luce finalmente Carlo Ludovico ai primi dd 1801, sti anni dopo le nozze. Nel frattempo Maria .Amelia, la fidartzata respinta che non aveva mai potuto consolarsi dell'affronto patito si era sposata col vecchio e poverissimo parente l'infante Antonio Pasquale, e dopo pochi anni di matrimonio era morta di dolore e di vergogna. Ma un destino non meno triste, malgrado che i primi anni facessero sperare il contrario,

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l~ INI~I~I~I(~J~

RI~C,INJ.\ .

J)l l~'l,ll(Jilli\.

pesava sulla giovane: sorella, la quale si vide a un tratto sradicata dal suo paese, dalla dolcezza della famiglia, e insieme al marito mandata da Napoleone a fare la coppia reale in Toscana. L'imperatore aveva deciso infatti, pel trattato di Madrid, che il duca di Parrua avrebbe rinunciato per sempre, e con lui i suoi eredi, al ducato di Parma, con tutte le sue dipendenze, in favore della Repubblica Francese; che eguale rinuncia avrebbe fatto il granduca di Toscana, e infine che quest'ultimo ducato sarebbe passato al figlio del duca di Parma a titolo d'in.dmnizzo dei paesi ceduti da suo padre l'Infante. Non a Parma dunque la giovane· coppia sarebbe andata ad installarsi, ma a Firenze, e dobbiamo dire che ·fu un colpo doloroso che si riflettè sugli studi botanici di Parma, Piacertza e Guastalla di cui nessun principe si occupò mai più. Ma a Napoleone non bastava trasmettere un ordine a distanza sapendo che nessuno avrebbe osato opporgli resistenza, egli voleva conoscere il re di Toscana e sua moglie, soprattutto voleva vedere ~e effetto produrreb-be in Francia Ja presenza d~ un Borbone, perciò volle che gli sposi allungassero il viaggio e vènissero a passare qualche giorno a Parigi. L'invito non era allettante, bisogna riconoscerlo, e i due sposi tremavano all'idea di trovarsi in un paese dove solo qualche anno prima i loro parenti erano stati dispe.rsi e trucidati, ma dovettero sottomettersi e partire. lasciando alla frontiera francese Ja scorta spagnola, accompagnati per il resto del lungo e faticoso viaggio da un generale francese e da un pugno di soldati, entrando trionfalmente a Parigi in un vecchio calesse tirato da un mulo. Non ebbero la fortuna di piace-re a Napoleone, il quale trovò il principe Ludovico poco più che un automa, incapace di rispondere

·senza confondersi a qualunque domanJ.\, o.: la principessa un poco più intelligente di suo marito, ma assolutamente priva di fascino. Tuttavia il loro soggiorno a Parigi fu un seguito di ricevimenti, tutti volevano avere nel loro salotto la coppia da mostrare agli amici come bestie rare, ed essi si lasciavano trascinare dappertutto, obbedienti, storditi e spavmtati. Furono ad un grande ricevimento offerto in loro onore dalla. marchesa di Montesson, che per essere stata ai suoi tempi moglie mocganatica di Filippo-Egalité, amava considerarsi ancora come una Borbone, mentre d'altra parte la signora du Cayla scriveva di Maria Luisa : « Per essere una regina di antica razza essa è assai mal vestita e certo non ha buone maniere ; le nostre cameriere si presentano meglio •· Tirarono un sospiro anda11dosene dalJa capitale francese, mentre come abbiamo detto nuove apprensioni dovevano tormentar! i giun-. gendo a Firenze. Palazzo Pitti li accolse squallido e triste, tanto che i patrizi fiorentini do' ·ettero concorrere ad ammobiliarlo, a provvederlo di vasellame e di candelieri : fu up inverno rigido, durante il quale la salute del giovane re incominciò rapidamente a declinare, soggetto com'era sempre più ai suoi attacchi di epilessia e affli~o dall'infiammazione polmonare, ma le peripezie dei sovrani di Toscana non erano ancora al termine, tragicamente accompagnate da un che di grottesco. Erano a Firenze da appena un anno, quando dovettero mettersi nuovamente in viaggio per recarsi in Spagna ad assistere alle nozze del principe delle Asturie con Ja principessa Maria-Antonietta di Napoli. Il re ammalatissimo, · la regina all'ottavo mese di una seconda gravidanza, s'imbarcarono a Livorno dove 1:! squadra spagnola era ad attenderli : durante il tragitto, sfiorando la morte per un mare q~anto mai tempestoso, Maria Luisa partorì, e finalmente giunsero a Madrid quando già Je nozze erano terminate. Non rimaneva che tornare indietro, ma ancora una terribile tempesta nel giro di due ore doveva distruggere nel golfo di Leone la t'lave sulla quale si tro''avano, sl che a stento poterono mettersi in salvo e infine posare il piede sulla terra italiana. A tante emozioni, a tanto strapazzo, la fibra del re di Toscana non resistette più a lungo : morl nel maggio seguente, lasciando il regno al figlio di due anni Carlo Ludovico, sotto la reggenza della madre. Questa aveva appena ventun'anni, ma conscia dell'importanza della sua situa2ione si era data anima e corpo a fare sul serio. la regina. Le finanze del regno di Toscana andavano pian piano alla rovina, e tuttavia ella se ne occupava con uno zelo commovente, verificava i conti, girava per i paesi, negoziava delle concessioni con Napoleone che si trovava a Milano in quel momento, curava amorevolmente "l'educazione dell'erede al trono ma, l'abbiamo detto, l'Imperatore non avev~ nessuna simpatia per lei. « La vostra regina è troppo. giovan~, e i suoi ministri sono troppo veccht, per nmanere alla testa di un regno come quello di Toscana », disse all'ambasciatore di Maria Luisa, e facendo seguire il commento dai fatti spedl alle sue costole· Ettore d' Aubu.sson de la Feuillade, il ministro plenipotenziario ·che in breve tempo prese nelle mani le redini del governo volgendo la politica tutta in favore di Napoleone, finchè venne un giorno ad annunciarle il suo licenzia-

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GOYA . MARIA LUISA REGINA O' ETRURIA CON IL R~ LUOOVICO E L'ERIOE (Madrid. Gallarlo dal Prado)


28 mento dal trono. Nel frattempo si era parlato eli darle nuovamente marito, e certo ella :wrcbbe sposato volentieri Luciano Bonaparte, oppure Eugeni(} Beauharnais che Napoleone le aveva proposto, ma il primo non voleva per lei ripudiare sua moglie Cristina Boyer~ c il secondo preferì sposare la duchessa dt Baden, per quanto Maria Luisa allo scopo di propiz.iarsi l'aiuto <livino avesse ordinato un triduum in due monasteri di Firenze, con la esposizione del SS. Sacramento. Cacciata dal trono, ora che aveva preso gusto alla sua parte di regina, volle incontrarsi con Napoleone, col suo tiranno, a Milano, e .là lo scongiurò di volerle restituire quel regno di Toscana o di Etruria che col trattato di Fontainebleau egli si era accaparrato. Era il 18 novembre del 1807, e l'imperatore che si sentiva assai infastidito dalle insistenze deHa giovane donna, le offri di creare apposta per le:i un piccolo regno in Portogallo; ma no, Maria Luisa aveva lasciato malvolentieri FirenZe, e l~ vol~va tornare : che glie ne importava del Portogallo? «Per conto mio vi avrei lasciata tranquillamente in Toscana, cercava di convincerla lui, volendo darle l'impressione di una estrema benevolenza, ma è la Corte di Spagna che preferisce vedervi in Portogallo, sapervi più vicina. Ma perchè non rimanete piuttosto a Torino o a Nizza? Non sapete dunque le ultime notizie della Spagna? ». Già aveva deciso la fine del regno dei Borbone in Spagna, Napoleone, e difatti quando Maria Luisa raggiunse i suoi ad .Aranjuez nel febbraio, li trovò assai inquieti ed in lotta uno con l'altro, mentre l'eterno Manuel Godoy proponeva a tutti la fuga verso il Messico. ~er suo conto ella prese il morbillo, e una volta guarita dovette raggiungere a Baiona il resto della famiglia che già spodestata era là riunita per ordine dell'Imperatore. Ma non pensava di arrendersi, l'ormai ex regina di Etruria, e mandò uno· dei suoi fedeli, certo Andrea Nuti, dal temibile Bonaparte per trattare la restituzione della Toscana : capriccio di bambina illusa! Le si propose in cambio non più un regno in Portogallo ma un ricco appannaggio « che le permetterebbe di godersi la vita senza pensieri, nè fatiche, nè pericoli », e si finl per trattenerla prigioniera a Fontainebleau-poi a Compiègne insieme alla famiglia, dell'appannaggio promesso versandole solamente una parte esigua poichè il resto veniva trattenuto. iA . compenso di vaghe «spese di viaggio», significandole inoltre la proibizione assoluta di andare a caccia e. di montare a cavallo. Poi quando tutta l'ex famiglia reale di Spagna fu trasferita a Marsiglia, Maria Luisa rimase a Compiègne tutta sola, e questo per sei o sette mesi. Nell'aprile 1809, il cielo parve infine schiarirsi, per la disgraziata reginetta quando una lettera gentile e quasi galante di Napoleone, le offrl come residenza la villa di Colorno, vicino a Parma dove oramai avrebbe potuto vivere, e nel leggere le parole del temibile imperatore, che stavolta si faceva più umano, e le augurava perfino un buon viaggio sperando che Colorno fosse luogo di suo gradimento, Maria Luisa sentì riaprirsi il cuore nella illusione di una vita migliore. Troppo presto: non si sa come, a metà strada il commissario di polizia incaricato di accompagnarla, le annuncia che non già a Parma dovrà condurla, ma a Nizza, e giunta in questa città essa viene trattata alla s_tregua di una

~1/Ò ~'ùw't~d~' prigioniera c per g•unta le e !OH"- la famosa pensione o appannaggio. Commosso da tanto accanirsi di tribolazioni sopra la innocente donna, un commerciante livornese, Gaspare Chifenti, organizza pec lei e i suoi fidi una fuga in Inghilterra, ma Maria Luisa era nata sotto il segno della sventura, e mentre pregava e supplicava per lettera il governo Inglese di nominarla regina di un qualunque paese, in Europa, in India, o anche in America, fu lei stessa imprudente a far trapelare il com. plotto. Gaspare Chifenti e i suoi amici furono rapidamente processati e condannati alla fucilazione, e lei, dopo aver ricevuto l'ingiunzione di ritirarsi per tutta la vita in un monastero, fu separata dal figlio, condotta a Roma, e rinchiusa nel convento di San Sisto. Quale era stata infine la sua colpa? Di aver preso troppo sul serio la parte di regina, o soltanto di non essere riuscita simpatica a Napoleone? Chiusa a macerarsi in convento, sperò che la venuta dei gen.itori e dei parenti a Roma avrebbe segnato il tempo della sua messa in libertà, viceversa quando i Borbone di Spagna arrivarono, dopo undici mesi, furono presi nei suoi riguardi dei provvedimenti ancora più severi : soltanto una volta al mese durante un quarto d'ora, le era concesso vedere i suoi, abbracciare il figlio. Nessuno riusciva a raddolcire nei suoi riguardi il cuore di Napoleone, nè il medico del convento, nè la · madre superiora, nè le personalità romane: ammalatasi gravemente, Maria Luisa pensava già di finire la vita in prigionia, quando finalmente l'ingresso di Gioacchino Murat a Roma nel- gennaio 1814 le aprl le porte del monastero. Respirare l'aria liber~ dopo tanti anni di segregazione e più di mortificazioni, e sentirsi ripresa dall'antica ambizione fu tutt'uno : ricominciò ad agitarsi, a brigare, finchè non ottenne qualche cosa dal supremo consesso che .t Vienna decideva delle sorti d'Europa, il ducato di luccà, tale e quale era stato creato per Elisa Bacciocchi, ed in più ebbe la promessa che, dopo la morte di Maria Luisa d'Austria, Parma sarebbe concessa come residenza alla sua famiglia. Ma quando fu insediata a Lucca, dove suo malgrado dovette rispettare il regime costituzionale, l'o<!io per l'imperatore le trasudò infine da tutti i pori, e si espresse con la cura principale di cancellare via >tia le tracce di ogni istituzione napoleonica. Non riuscì a divenire popolare, non riuscì a farsi amare, perchè le disgraziate vicende che avevano tormentato la sua gioventù l'avevano resa bizzarra e intransigente, tanto è vero che alla sua morte sopravvenuta dopo un decennio, il figlio che tanto aveva amato e per il qual~ infine si era difesa strenuamente, proibl che ne fosse dato l'annuncio ufficiale: non voleva interrompere, disse, le feste di carnevale. ·Così scomparve dal mondo l'ex reginetta di Etruria che fino all'ultimo aveva saputo tener testa a Napoleone; ma. la sua persona di donna non interessa nessuno, e le ragioni dovevano essere d'importanza non secondaria, se Lorenzo Bartolini non riuscl mai a portare a compimento la statua di lei che gli era stata qrdinata, dicendo per scusarsi : « Che volete, questa signora non m'ispira assolutamente nulla! ». N. DRAGO

S '1, Ct Il I l~ li Ili~ \T I All'epoca d~l processo fualdès, il cui dramma ,s pa. ventoso si svolse a Rodez, in una casa di tolleranza tenula da una dollrul soprannominata Sbilm~11, la signora L, credendo di mortificare Talleyrand con un cattivo gioco di parole sulla sua infermità gli disse, entrando io casa sua: « Mio Dio! ci credereste che si voleva scrivere sulla vostra porta : Casa Sbilen~a! ,., « Che volete, signora •, Eispose Talleyrand, « il mondo è così cattivo! ... Vi avrebbero vista entrare »·

Grétry, du.r ante l'impero, si ricordava d'essere già stato incoraggiato e applaudito sotto l'antica monarchia. Napoleone lo sapeva e volle testimoniargli il suo rancore quando ricevè i membri dell'Istituto per la prima volta. «Come vi chiamate », gli chiese fermandosi davanti a lui con una Jinta sorpresa. « Grétry "• rispose modestamente l'altro. Poi Napo· leone passò oltre, fece il giro della stanu e ritrovao. dosi davanti al vecchio realista, volle testimoniargli una seconda volta lo stesso disprez.zo. «Come vi chiamate dunque?», gli ripetè, «Sempre Grétry, si re». (De Falloux, Correspondam)

Il maestro Pàer era uomo caustico e fine : avendo ucevuto, un giorno, da un- borghese arricchito un invito sul quale eu scritto in un angolo: «Si è prc· gati di non venire in stivali "• rispose cosi. « Le scar~ del maestro Paer, molto lusingate dell'invito particolare di cui sono oggetto da M., avranno l'onore di venire da lui; ma il loro padrone, preso da un attacco di gotta, si vede privato dell'onore di accompagnarle ". E all'ora stabilita, Paer inviò, per un domestico, ii suo bel paio di scarpe, Il celebre Cuvier amava parlare di scienze natu· rali ; ne parlava con grande conoscenza, ma qualche '·olta un po' troppo a lungo. L'imper:uore, uomo conciso, ascoltava con piac..re questo sapiente, purchè arrivasse senza troppi preamboli alla conclusione che gl'interessava conoscere. Un giorno che Cuvier, allora membro di una deputazione dell'Istituto, era venuto a Saint-Cioud per complimentare l'Imperatore, appena costui lo scorse andò da lui: "Buongiorno, signor Cuvier », gli disse cordialmente, « 50flo felice di vedervi. Che avete fatto quest'ultitrul settimana all'Istituto?». « Sire, ci siamo molto occupati dello zucchero di barbabietola ,. . « Ah! Bene! E l'Istituto crede che il suolo francese sia adatto alla coltura della barbabietola? ». Per rispondere a questa domanda, tanto semplice c prC<"isa, Cuvier, dà vero sap;ente, intavolò una disS<:rtazione ~logica sul suolo, poi passò alla storia naturale della barbabietola, e quando venne alla conclusione, l' Imperatore già da un peno non lo asco!. tava più. Solo il silenz•o del professore avverti Napoleone della sua distrazione: c E' meraviglioso, signor Cuvi<'l, gli disse; ma l'Istituto crede che il suolo francese sia adatto alla coltura della barbabietola?». Il sapiente, pensando che una preoccupazione qua. lunque avesse distratto l'attenzione dell'Imperatore, riprese la sua dissenazione cb 0110, e la continuò lino alla line. Napoleone non seguì la spiegazione c si mise di nuovo a pensare ad altro; poi, quando Cuvier finì di parlare, egli lo salutò con queste parole : «Vi ringrazio molto, signor Cuvier; la prima volta che vedrò il vostro collega Berthollet, gli chiederò se quei signori dell'Istituto credono che il suolo francese sia aàacco alla colrura della barbabietola». (Arnault, SoMtJenirJ tfexil)

Morendo, il mare<sciallo di Saint-~rant diceva, a cauSa del maresciallo di M vi llac e di Montmorency: «Non mi si riconoscerà all'altro mondo, per. chè è molto tempo che non c'è andato mar~iallo di Francia con la testa sulle spalle». (Tallemant des Réaux)

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lotta è quella di un cervello del ventesimo seSENZA DUBBIO l'uomo più importante ~o­ po Gandhi è oggi in India lo sconcertante pe~'­ . colo che si sforza di fare una rivelazione con sonaggio che risponde ·al nome di. Panqit materiale antico del Medio Evo. Nehru nacque a Allahabad il 14 novembre Jawaharlal Nehru. Colto, avvenente e straor1889 da Motilal Nehru, uno dei più grandi dinariamente raffinato e sensibile, questo braavvocati e uno dei più ricchi uomini dell'India. mano Kashmiri generalmente accettato come Chiamarlo Nehru è difficile perchè in India il successore del Mahatma nel movimento naegH è universalmente conosciuto come Jawazionalista è una creatura molto complessa sepharlal. Qualche volta gli viene dato anche l' appure meno sconcertante di Gandhi. In lui si pellativo di Panditji. Incidentalmente, Pandit. affrontano e si combattono tre tendenze: egli che significa uomo saggio, è un titolo Kashè un indiano che è diventato occidentale; un miri che Nehru prese da suo padre. Giova riaristocratico convertito al socialismo; un indicordare che l'{ehru appartiene non solo al più vidualista diventato un grande capo di mass<:. E' inoltre un uomo con un cervello assolutaazzurro sangue indiano,' con un tremendo orgoglio di razza e di eredità, ma viene da una mente moderno, ragionevole; un devoto (forse famiglia che ha una lunga tradizione di fedelquesto non è l'epiteto più adatto) nazionalista. Nel continente delle caste e · del bestiame satà alla causa pubblica. Il giovane Nehru ebbe un istitutore inglese cro, del fanatismo religioso estremo, in questo fin dai più giovani anni; nel 1905, a 16 anni, crogiuolo di fedi rivali in cui qualunque fede è l'ambizione suprema, l'agnostico Nehru, andò in Inghilterra, dove studiò a Harrow e a Cambridge e si preparò all'avvocatura: straNehru, uomo moderno, affronta il medievalismo colossale dell'India. Egli combatte gl'in- · ni antecedenti per un indiano rivoluzionario glesi, ma anche le incallite convenzioni e il che doveva passar anni nelle prigioni inglesi. ritualismo soffocante del suo popolo. La sua In questo primo periodo egli subl influenze

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quasi esclusivamente letterarie. Era timido e solitario, leggeva Pater e Wilde, e praticava, dice, una «vaga specie di cirenaismo », sebbene già ·g li studi sociali e scientifici lo attirassero. Nel 1912, a 23 anni, Jawaharlal tornò in India e subito la vita lo travolse. Sarebbe stato comunque impossibile per lui tenersi lontano dalla politica: per ' esempio, l'accordo fra il Congresso nazionale indiano e la Lega musu!mana fu fatto nel 1916 in casa di suo padr<: Non passò molto che il giovane Nehru s'identificò col movimento nazionalista e ne divenne uno degli oratori. Presto nella vita di Nehru si presentò un:t svolta decisiva. A\'endo egli accompagnato sua madre e sua moglie sofferenti a Mussoorie, nel Nord, accadde che una delegazione afgana, venuta a negoziare la pace con gl'inglesi dopo la guerra afgana del 1919, fosse alloggiata nello stesso suo albergo. Sebbene Nehru non si fosse mai intrattenuto con i plenipotenziari afgani, dopo un mese un ordine della polizia locale gli proibì di aver contatti con loro. Quel provvedimento lo colpl come ridicolmente ar-


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30 bHr:~no. Egli non aveva nessun desi<!e1io di convcrs;rc con gli afgani, ma, natura coragsiosa e risoluta, rifiutò in principio di obbedire all'ordine e fu prontamente espulso dal distretto di Mussoorie. Questo fu il suo primo conflitto con l'autorità britannica. Nelle settimane che seguirono si trovò disoccupato, e per la prima volta osservò da vicino i Khttnt, i contadini, e a$COitò le loro proteste. Nehru fu imprigionato per la prima volta durante la campagna di non cooperazione del 1921. Ha scontato in tutto sette condanne. Non è stato soltanto la prigione a trasformailo in un socialista, ma nel carcere egli ha avuto tempo e opportunità di dedicarsi all'introspezione e a profondi studi politici. Generalmenre era ben trattato. in prigione : gli erano concessi di regola libri e materiale per scrivere. Lentamente il suo socialismo prese una forma concreta e si fuse...,con la tenden.za nazionalista deUa sua natura. Il problema indiano cominciò ad apparirgli come più di un conflitto fra i nazionalisti ribelli e i nazionalisti inglesi; si convinse che il vero nemico era l'imperialismo inglese in quanto forza capitalista, e che occorreva combatterlo· dal punto di vista socialist;t come da quello nazionalista. L'imperialismc. britannico è fondato sullo sfruttamento capitalistico e sulle richieste politiche d'impero: un oppositore logico dell'imperialismo britannico deve essere dunque non solo un nazionalista ma anche un socialista. Questo è il fondamento dd credo di Nehru che egli ha cercato con tutti i mezzi di diffondere tra gli indiani. Oggi, a cinquant'anni, Nehru è di una bellezza sconcertante, specie quando porta il bianco berretto di Gandhi, ed è inoltre uno di quei fortunati che l'obbiettivo fotografico abbellisce ancora, e riesce ad apparire imponente ed elegante anche avvolto in metri e metri di cotonina. E' alto per un indiano, circa un metro c settantacinque, ha un portamento fiero e un organismo sanissimo. Si esercita con metodo e ama gli sport .invernali e il nuoto. Di preferenza Jawaharlal vive in una casadi .A.l.lahabad dettai'.Anmu/ Bhav1111. Dopo aver donato alla nazione la sua dimora principesca ribattezzandola. Swaraj Bhavan, Motilal aveva l'intenùone di costruire per la sua famiglia t!na semplice casetta, senonchè egli possedeva \ma personalità straordinariamente espansiva, e la semplice casetta, I'Anand Bha11an dove vive N~hru, finl col diventare, ultimata, più grande c •mponente della dimora originale di MotiLll Nehru. Oggi il partito del Congresso vi ha i! suo quartier generale e una parte ne è adihita a ospedale. .!'.;fa Jawaharlal è di rado a Allahabad. Viaggiatore formidabile, vive sui treni e di preferenza nelle terze classi. Chiunque sia stato in India sa che sacrificio sia questo. ·L'India indian.'\ non ha capitale. Gandhi ,.;,.e a War4ha, Nebru ad Allahabad; Bombay <' Calcutta sono centri importanti del Conpcsso, e cosl Lacknow e Madras. II comilato esecutivo del Congresso si riunisce in media ogn( sei settimane, ogni volta in una città diversa, ciò che obbliga i suoi membri a .-ontinui incessanti viaggi. La moglie di Nebru, Kamala, che usciva da una famiglia di Bramani Kashmiri come quella di lui, morl nel 1936. Era stata malata molti anni e durante la sua. ultima prigionia Nehru ottenne il permesso di andare a visitarla in S"izzera. Un'altra volta (Karnala era ancora in India) gli inglesi offrirono a Nehru di libe-

H E H Il U, l L LUOGO T E H E H T E DI G A H D H l

carlo perchè potesse andare a trovare sua moglie, se si fosse impegnato a rinunziare alla politica per il periodo corrispondente al re;,-to della sua condanna. Dieh'o preghiera di Kamala, Nebru rifiutò. La loro unica figlia Indica che ha oggi ventun'anni sta completando i suoi studi in Inghilterra. Nehru ha due sorelle: una, Laksahmi, che sposò Ranjit S. Pandit, è il competente ministro della Salute Pubblica nel Governo delle Provincie Unite : h. prima congressista che abbia raggiunto la dignità ministeriale. Nehru si mantiene in còntinuo contatto col mondo esterno. E' abbonato alle principali rivist·e politiche americane. inglesi e francesi, ed ha una profonda familiarità con la poesia inglese di cui è innamorato. Ama far spe;so citazioni classiche. Come suo padre, Nehru ha un numero straordinario di conoscenze ma. pochissimi amici intimi. Parla spesso della sua solitudine. Ama i bambini, la, spensieratezza, il riso, ma rifugge dall'allegria volgare e dalla. promiscuità; è di umore instabile, spesso chiuso in sè, e prova una vera difficoltà ad avvicinarsi alle persone. Sono gli altri che debbono venirgli incontro. Costrinse· perfino suo padre a riavvicinarsi alla sua mentè e alla sua anima maturate, giacchè fu appunto la preoccupaz.ione per la giovane insofferenza di Jawaharlal che condusse gradualmente Nehru senior a. schierarsi per Gandhi e per la disobbedienza civile. Jawaharlal ha scritto in qualche posto che egli ama la folla ma che non è mai riuscito a perdersi completamente nella fcEia; è sempre stato ·in lei, mai di lei. Questa diffidenza, quest'isolamento, sono probabilmente il segno della prigione. l giornalisti americani banno o:tichettato Nehru con l'aggettivo «:selvaggio», che, attribuito a lui, è singolarmente inadatto. Quando parla, Nehru diminuisce di propÒsito il suo argomento: sembra quasi un conferenziere di Oxford, anche nei meetingi politici. Ama confessare le sue deficienze : la politica spesso anr.oia; ·è vittima di emozioni contrastanti ; qualche volta non è sicuro di sè e il suo giudizio è diviso. Nehru parla con franchezza del suo conflitto interno, di « profondità subcoscienti che lottano con le circostanze esterne, di una interna fame insoddisfatta ».

In un {llomento di abbattimento scrisse che non rappresentava nessuno: • ~no. di.ventato »,scrisse,« uno strano miScuglio dt on~tc e di occidente, fuori posto dovunque, ma• a casa sua». Molte cose in India lo disgustano, ed egli confessa che per evitarle si « ritira nel . . . suo guscio ». Nehru odia il ritua.lismo e il mtsbctsmo, tranne forse in poesia. E' tutto, per la mode.rnità, per l'occidentalizzazione. «Lo spettacolo di dò che viene chiamato religione, o comunque religione organizzata, in In~ia e altrove, mi riempie di orrore, e l'ho spesso condannato· e desiderato di farne piazza pulita». Incredibili parole, in bocca a un leader indiano! Molti affermano che il suo odio per la religione im~dirà a. Nebru di salire alle vette supreme in. India, perchè è inconcepibile che l'India fi-· nisca col sottoporsi a un agnostico. Nehru non ha pregiudizi, come il Mahatma. 03. bambino mangiava la carne, ma. vi rinunziò sotto l'influenza di Gandhi nel 1920. Tornò al regime carneo in Europa sebbene· sentisse che ne era «ispessito », e oggi è più o meno vegetariano. Fuma qu.alche volta, e fuori dell'India gli capita anche di accettare· del vino leggero. Generalmente la sua salute è così buona. che anche in prigione n ha. mai sofferto d'insonnia. Ha tuttavia qualche volta strani sogni: sogna per esempio di vo-· !are su grandi pianure, e una volta sognò che lo strangolavano. Non riceve alcun salario per la sua oper:t politica e la grande fortuna della sua famiglia è andata quasi tutta alla causa. Il poco denaro· che gli occorre, Nehru se lo procura scrivendo. Le cose che più ama sono le montagne, l'acqua corrente, i bambini, i ghiacciai, la conversazione intelligente e tutte le creature vive, tranne i pipistrelli e i millepiedi. Una volta in prigione conobbe un momento di gioia intensa: la temperatura era di l 16 gradi e sua moglie gli aveva mandato un termos pieno di sorbetto. Le cose che odia maggiormente sono lo sfruttamento dei deboli, la crudeltà e le persone che in nome di Dio, della verità e del bene pubblico arrotondano il gruzzolo : in una parola, la maggior parte degli uomini politici. Ha scritto recentemente all'autore di questo articolo: « Credo che mio padre e Gandhi siano state le principali influenze della mia vita. Ma le influenze esterne non mi travolgcmo mai: c'è in me una tendenza a resistere alle influenze, che tuttavia lavorano in me lentamente e insensibilmente. Mia moglie, senza parere, m'influenzò in molte cose». Continua affermando che Marx e Lenin ebbero su di lui un grande a$Cendente, in parte per il contenuto dei loro scritti, ma ancor più per la loro forma. Stanco di mistidsmo e di metafisica, gli piacquero quello stile disadorno, l'esposizione scientifica, analitica.. Nehru afferma che è senza dubbio un socialista in quanto crede nella teoria e nel metodo socialisti. Ha scritto tuttavia: «Non sono un comunista, soprattutto perchè resisto "Ua tendenza comunista di trattare il comunismo come· una dottrina sacra. Non mi piace che mi si dica quello che devo pensare e fare. Sono forse troppo un individualista... Sento anche che troppa violenza è associata con i metodi comunisti. l fini non possono essere divisi dai mezzi ». Uno dei suoi difetti, dicono, ~ che Nchru è troppo onesto, troppo onorevole per essere un buon uomo politico. (Co•lli""" )· .l . f.:.

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Esce ogni sabato in tutte le edicole

,., JL REGOLAMENTO proibisce di andare a Souk Sou accompagnati dalla moglie. Innanzi tutto perchè lo Stato ed il Partito non sono obbligati di occuparsi delle mogli degli alti funzionari, nè, soprattutto, di fare spese per esse. In seguito perchè questo è strettamente proibito dal « consiglio medico». Nondimeno, alcuni fanno venire la propria moglie, ma es~ s'installa fuori del parco, nei villaggi tartari PUBBLICAZIONE DI 16-~4 PAGINE IN ROTOCALCO vicini. E' cosl che decisi Ji far venire mia moglie. Ella prese il treno ad Odessa e rimas~ Contiene la cronaca politica, diplomatica, militare, in strada tre giorni interi. (Era tuttavia l'epoca economica d~lla guerra che si sta combattendo, più favorevole ai viaggi). Passò ventiquattro ore a Sinelnikowo, in attesa della coincidenza. racconta t a da seri ttori s peci al i sti in ogni ma t eri a I treni vi giungevano completamente pieni, e coperti di grappoli umani che vi si attaccavano Costituira un primo racconto cronologico e stocome mosche. Tutti si recavano allora nel Mezrico d.egli avvenimenti che si svolgono oggi nel mondo, zogiorno. Degli operai, dei piccoli impiegati, "OSÌ da darne un quadro organico documentato e completo accompagnati dalle loro mogli e dalle loro marmaglie, attirati dal Nord, dall'Est, dalIllustrazioni, fotografie, carte geografiche e topol'Ovest, da tutte le parti della Russia europea, andavano al mare. Ammucchiati, pigiati come grafiche, e cartine dimostrative in ogni numero delle aringhe, urtandosi e bestemmiando, essi viaggiavano in condizioni disastrose; su quinCOSTA "LIRE UNA dici. giorni di vacanze se ne pauano olio sul l reno, ma si parte lo stesso, perchè « ora si ha !\i t~ ~1 L...\~ la libertà... ». Migliaia d'uomini, assiepati alle stazioni· di incrocio, formavano una massa d 'u" 1 sporcizia, di un fetore mostruosi. Sulle ban~nine, sul tavolato, i fanciulli strisciavano in tutti i sensi, trascinando per terra dei pezzi L'altra rispose con voce provocante : «Non to » poi le meno privilegiate. Liti veementi di pane che mangiavano nella polvere! Dei sorgono ad ogni momento per particolari inlo so e non lo voglio neanche sapere ». cani li seguivano, voraci. A Sinelnikovo un Senza perdere la sua dignità, la presidentessa significanti. pa~eggero morl improvvisamente, ma siccome con un tono, che non permetteva nessuna conUna mattina, tutta la spiaggia fu in efferavvenne in piena notte, e non c'era modo di traddizione : « Sapete almeno, a chi parlate ? vescenza. La sposa del presidente della Russia avvertire le autorità, il morto rimase .fino al Sono la moglie del camerata Cherviakov ». Bianca, la compagna Cherviakov, donna automattino fra i vivi che dormivano pacificamente, «Non lo conosco». itaria e di una sfacciataggine insopportabile, non accorgendosi fortunatamente di niente. Incapace di sopportare un tale affronto, la veniva regolarmente tutti i giorni, accompaPer prendere un treno, bisognava dare grosse moglie del presidente si mise ad ingiuriare con gnata da sua figlia, a scaldare in pieno sole mance a.i facchini, che soli, sapevano trovare violenza l'estranea che fece altrettanto. La dile sue carni abbondanti. Era un corteo maeposti liberi. Mia moglie si stabill in un vilsputa divenne velenosa. La figlia del presistoso, aperto dalla governante della presidenlaggio tartaro, ma siccome c'era un nwnero dente piangeva disperatamente. Si chiamarono, spaventoso di cimici e insetti, essa non volle . tessa che portava le stuoie di vimini della siinfine, l'amministratore della casa di riposo e gnora e della signorina Cherviakov. Un"altra restarvi più di due notti. Fui dunque costretto il medico incaricato della sorveglianza della domestica installava un parasole sulla spiaga corrompere delle coscienze per giungere a spia,st~ia. Dopò aver riconquistato le stuoie e gia, in un luogo consacrato una volta per ;:utte, parlare con l'amministratore della casa di riposo, che per rendermi un servigio .finalmente vicinissimo alla scala e alle docce in modo che· il parasole rubati, la presidentessa se ne andò, a testa alta, seguita dal dottore che, dietro di quelle signore non dovevano affaticarsi troppo. permise a mia moglie di alloggiare nella mia lei, portava i trofei ripresi. L'indomani mattina, Mentre la moglie e la figlia del presidente camera.. Ordinariamente alla spiaggia ci si la scritta seguente apparve nella spiaggia delle passeggiavano nel parco o pranzavano, le stende m gruppi compatti e, sdraiati sul dorso donne : « L'accesso alla spiaggia è formalmente stuoie e il parasole erano sorvegliati dalla goo sul ventre, si parla con passione delle ultime interdetto alle estranee ». vernante, cosl nessun estraneo poteva sedernotizie politiche raccontandoci aneddoti più o Ma i sentimenti democrati(i dei pensionati vici Ma un giorno, accadde che la governante meno grossolani. La spiaggia delle donne è ne furono talmente feriti che l'interdizione fu abbandonasse imprudentemente il suo posto, e meno pacifica. Le donne che hanno dei « diimmediatamente addolcita. Una specie di soviet quando le signore Cherviakov tornarono alla r~tti » ~egliano gelosamente a che i loro posti definl rigorosamente le categorie degli « estraspiaggia, constatarono con sorpresa che una nservatJ non vengano occupati da quelle che nei •. fissand~iti riservati alla nobluse delle loro stuoie era occupata da una donna non hanho « diritti », vale a dire dalle cone quelli accor ...· lpolo sovietico. (FINE). del popolo. Peggio ancora : il parasole era stato t~ ·!.ne dei villaggi vicini, dalle mogli di pen_,.. , DBITBJBV8&"1t spostato ! La moglie del presidente si avvicinò • h n:.u o dalle donne di servizio... Si osservano • •... ... ~- •• ~rt•) all'usurpatrice comodamente sdraiata sulla '-!ò•'•:mente con la più grande severità le restuoia, e le chiese con alterigia : « Sapete a chi _!:ole lht. .!!<?vemano l'uso delle docce d'acqua S. A. l appartiene questo posto? ,. . dolu:. pnme ad usarle sono «Le aventi dirit(C-" t~,.ll••••'•"'

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~f) i\NNI 1~\ L'IN FLUENZA IN INGHILTERRA. LondrJ. Prc· scntementc suno malati d'JR/Ìii<'ffza la principessa d o Galles, lurd Salisbury, lmd lhsti ngto n, il lord Mayor di Londra , Balfour segr~ario do Stato per l'Irlanda, ol conte Grosvenor, 13dy H uward. si r Donald Currie, sir Franci> Knollp segretario del principe Ji Galle> e lord Sheflield. Ieri soccorr.bettcro, in seguoto ad un anacco del. l'epidemio, lord Napier of Magdala e lord Cairns. (L.• TribliTIJ. 16 gennaio 1890).

RIVISTA QUINDICINALE ANNO Il · N. 2 • ROMA 30 GENNAIO 1940· XVIII

ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Romo, Ci"i Univonilorio - Te le fono 487389 PU88LICIT À Milano, V i a Monzoni n ume r o 14 A880NAMENTI Abbonamonlo onnuole llolio o Colonie L. 4D Abbonomonto ..mo&lr. llallo o Colonie l . 22 A b - - n lo onnuole utero . . . • l . 60 Abbonamento ..me&IY. Estero . . . . l. 33

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TUMMINElll & C. EDITORI

LA MORTE DEL DUCA D' AOSTA. Torino. 18. li Principe Amedeo è spirato a lle 6 c 50 minori. La C<.>sternazion~ a Tòrin<) è indescr ivibilc. l negozi e i r~tri chiudono immediatamente. (l..J T rrbMnJ , 19 g(-nnaoo 1890). IL CRAMPO D EGLI SCRITTORI T rov•si in Roma all'a llxrgo Marini il pro(. Julius .W olf, di francofone sol .Meno, assai noto per il suo sistema di eu· rare il cos•derto rr.1mpo dtt,li Jrrillori, quello s pasi· mo nervoso che non di radn paralizza la mano delle penone pbbligatt' a scrivere molto. Questo male che può spezzart' una carrier1. impedirt una carriera. impedire un inc.lividuo il guadngna rsi la vua. h:~ irnso sin qui r an e medica c chirurgica, ha stancaw la rerapeutic.;, ma finalmente ha pur tnwaltl ol suo d<)mato re in Wolf. (La Tribii,.J, 19 gennaio 1890). -

PER L. )) M ENSILI , app~namento d a •ei v.uu, acqu,o marcia ogni conl<>dità, Lun~ra 11!, f i<.<Su pn lauo Corsini. L'OCCUPAZIONE DI ADUA. M asJIIIIJ, 2~. u ll'arci~.riet>~'flizione sopra Adua d~l ~tneralt O rew riuscì coltlpletamenre. Le truppe ttah ane, •n resta, entr• rono teri alle 3 pomeridiane in Adua, seguitt dalle bande assoldare Esse furono accolte dalla popol azione e dal clcr~ festanli. · (LI Trib1111.1. 28 gt1lJUIUI 1890). RIST<JRANTE « LA TRIBUNA ,. via Minghetti ( pre•S<• te~tro Q uirino). Piano dd guorno a Ct"flt. 80 : Ogsi arrosuni alla casalinga con por~ di patate. Due tordi con polett13. (1/ Popolfl Rotn.I, O. 29 gt-nnaio 1890). SCU LTURA. La jMJiire dà alcuni particolari sopra il monurnffito ad Eugt-nio Delacroix che slll """ CSC· gu~ndo lo scultore D~luu. 11 busto di Delacroix sta sopra una colonna ; al disottO vi è una vasca di mar· mn così orruua : T re grandi figotT di bronzo. A sini. stra in piedi, il T~mpo, colle ali al dorso. soStiene b Giuria che spinge con tutte le sue fone verso Del~· cwix. La Giuria raggiung.e il pjttoo-e e depon~ prC'S>O il suo bush> una corona d'alloro. In basso a destr a, r Arte. seduta sul margine della vasca. a pplaude a . questa aporNsi. (li Popolo Romatw. 29 gennaio 1890).

CORRISPONDENZA. Cio11a. Vorrei esserti accanw ''ersare anima 11el tuo seno. Che ti ho fatto amnre mio, che non mi credi ? T t aspetto, u destdero. Vieni ! Veleno. (Il Popolo Roma,.o, 26 gennaio 1890).

GERMANIA E FRA NCI A. PJrigi. Il Fi&aro pubblica un tstrottu di un opuscolo che S.1fà pubblicarn prossimament~ e nel qual~ il colonnc:fln Sto ffe! dtC< \ che soltanto un':>J icanza ..Iella Francia cnlla Germania potrebbe resistere .rl panslavismo che minaccia o.lt conquistare I'Europ:&. giocchè una 12le alleanza avrt:b. be St(;o l'Austria, l'Italia, la Turchia ed i paesi sca n· dinavi. L'alleanz:t è però possibile solunro sulla base: della restituzione integrale dell 'Alsazia e della Lorffia. (1/ Popolo Roma11o. 29 gennaio 1!190).

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JL 29 NOVEMBRE scorso, una nota Havas, pubblicata sul Temps, ci dava il riassunto « da fonte che essa dichiara assolutamente degna di fede, della seduta che il PoNtb11reau ha tenuto su richiesta di Stalin, il 19 agosto alle ore 22, e in seguito alla quale l'U.R.S.S. firmò il noto accordo politico». Da questo .documento parrebbè che per avere finalmente una guerra in Europa, come esigerebbero gli interessi russi, fosse necessario incoraggiare la Germania, garantendole le spalle. E venivano considerate due possibili conclusioni della guerra : l. Sconfitta tedes<:a : ... « Il nostro scopo è che la Germania possa condurre la guerra il più a luogo possibile, affiochè Inghilterra e Francia siano esauste a tal punto da non essere più io. g rado di abbattere la Germania. Da qui la nostra posizione : pu~ rimanendo neutrali, noi aiutiamo la Germania economicamente fornendole materie prime e generi alimentari; ma va da sè che il nostro aiuto non deve oltrepassare un certo limite, al fine di non compromettere Ia nostra situazione economica e di non indebolire la potenza del nostro esercito ». 2. Vittoria te<jesca : « T al uni sono del parere che questa eventualità rappre• scoterebbe per noi il più grave pericolo. Vi è in questa atfemw:ione una parte di verità, ma sarebbe un errore pensare che questo pericolo

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sia così l'ici no e cosi g rande come alcuni immaginano. Se la Germania vince, essa uscirà dalla guerra troppo stanca per farci la guerra durante il decennio successivo... E' evidente che la Germania sarà troppo occupata altrove per rivolgersi contro di noi ... >> E così concludeva: « Camerati, è nel vostro interesse che h guerra scoppi fra il Reich e il blocco anglofrancese. t: essenziale per voi che questa guerra duri il più a lungo possibile, affinchè le due parti si esauriscano. E' per queste ragioni che noi dobbiamo accettare il patto proposto dalla Germania e hivorare affinchè la guerra, un volta scoppiata, si prolunghi al massimo ». Molto probabilmente il dcx:umento è falso, ma ciò non impedisce tuttavia di credere che Stalin si sia espresso press'a poco negli stessi termini. Condizione essenziale per un buon documento falso è la sua attendibilità. E non è certo la prima volta che la diplomazia europea si serve di documenti falsi; ad esempio, nel 1812 un oscuro funzionario del ministero degli esteri, certo Lesur, pubblicava a Parigi, io un suo libro« Des progrès de la puissance russe», un « Résumé du Testarnent de Pierre Je Grand», senza però citarne la fonte. Nel Ui36, Frederic Gaillardet, amico e collaboratore di A. Dumas, pubblicando le sue immaginose « Mémoires du Chevalier d'Eon » io-

seriva il RéJflmé con alcune v"arianti, attribuendogli il valore di« ropie /illértlle du Tntament laissé par Pierre Je Grand à JeJ deuenda1111 el JllrceJJellrs a11 Jrone mosrol"ite ». Da allora se ne parlò per lungo tempo, in pubblico e in privato, sui giornali e nei Parlamenti, ogni \"Olta che veniva utile agitare il pericolo russo. Tale testamento, nato in quel turl::iinoso e febbricitante periodo in cui si cominciava a pronunciare il nome di Napoleone, ha avuto origini alquanto avventurose e oscure. Un ufficiale polacco, Sokolnicki, dopo due anni di prigionia a Pictroburgo, emigravà in Francia, per svolgervi una viva attività in favore del proprio paese; nel 1797 trasmetteva al Direttorio un « Apperçu sur la Russie », frutto delle sue meditazioni e di alcune informazioni indirette, sotto forma di un testamento spirituale di Pietro il Grande. Da questa memoria, l 5 anni dopo, venuto il momento, si valeva il I.esur, con qualche miglioramento di stile e alcune aggiunte di tipica marca napoleonica. Il testo di Sokolnicki si compone di tredici articoli ; val la pena di sofferrnarci su alcuni di essi per la sorprendente esattezza della valutazione politica, e per l'attualità degli -:~r­ gomenti. I primi due articoli contengono i canoni fondamentali della politica interna di Pietro il Grande: costringere la Russia a una


DOPO

LA

BATTAGLIA

DI

SIGARETTE

SUOMUSSALMI:

FINLANDESI

Al

SCI

ABBANDONATI

PRIGIONIERI

RUSSI

DAl

RUSSI

mentalità e a una struttum e<onomica di tipo occidentale, e mantenere lo stato in un sistema di guerra continua per conservare il soldato sveglio ed agguerrito: l'equivalente settecentesco del mito della macchina e della rivoluzione permanente, di marca bolscevica. Nel terzo articolo vengono indicate le vie di espansione: Baltico e Mar nero. (A queste il Lesur. cioè N apoleone, come anche oggi si fa in Francia, aggiungeva, importantissima, la via <ielle Indie). Dopo alcuni articoli di valore contingente, abbiamo queUi più preziosi : s• Immischiarsi ad ogni costo o con la forza o con l' ~stuzia nelle questioni dell'Europa e soprattutto in quelle della Germania. 9•. Sembrar sempre l'alleato dell'Austria, approfittare de~ minimo ascendente che si possa avere su dt essa, per incoraggiarla in guerre rovinose in modo da inde~lirla a poco a poco; soccorrerla anche talvolta e crearle di continuo segretamente nemici nell'interno dell'Impero e<citandole contro la gelosia dei Principi ... u •. Ser,.'irsi dell'ascendente della religione sui Grec.i dis•Jniti o scismatici, sparsi in Ungheria, Turchia e parti meridionali della Polonia, attrarli con tutti i mezzi anche illeciti, farsi chiamare loro protettori e conquistare il titolo deiJa supremazia sacerdotale. Con tale pretesto e per loro mezzo, la Turchia verrebbe sottomessa e la Polonia, non potendo sostenersi nè con le sue forze nè con g li aiuti esterni, si troverebbe in nostra balla. 12•. Da questo momento ogni minuto diventa prezioso: bisogna preparare s<:gretamente tutte le batterie per «frapper le g rand coup >),e mano,·rarle con un ordine, una tempestività e una celerità che non consentano all'Europa di riaversi. Si cominci col proporre separatamente e in gran segreto prima alla \.orte di Versaglia poi a quella di Vienna di spartire con una di esse il dominio del mondo ... Senza alcun dubbio questo progetto non può non eccitarle e accendere fra di esse una guerra mortale: guerra che si farà tosto generale sia per le vaste alleanze e relazioni di queste due Corti rivali e naturali nemiche, sia per gli interessi che ogni Stato Europeo sarebbe costretto a difendere. 13•. In mezzo a questo J.!eneralc accanimento, la Russia si farà chiedere aiuti sia dall'una che dall'altra parte, e dopo "'-ere a lungo tentennato per dar loro il tempo Ji esaurirsi e di assestare essa stessa le sue forze, sembrerà infine decidersi per la Casa d'Austria, e intanto che le sue truppe di linea marceranno fino al Reno subito dietro seguirà una moltitudine di orde asiatiche ; e mentre queste avanzano in Germania, due considerevoli flotte partono, l'una dal Mar d'Azof e l'altra dal porto di Arcangelo zeppe di una parte di quelle stesse orde, scortate dalle flotte da guerra del Mar Nero e del Baltico, per apparire improvvisamente nel Mediterraneo e sull'Oceano per inondare l'Italia, la Spagna e la Francia di quei popoli nomadi, feroci e avidi di bottini; saccheggerac ::1o una parte degli abitanti, l'altra condurranno in schiavitù per· ripopolare gli eserciti della Siberia, il resto ormai nell'impossibilità di scuotere il giogo >). Ques~'ultima parte, così catastrofica potrà far sorndere per la smaccata 'intenzione aUar.. mistica; però uomin( e fatti tornano alla memoria : <?riof... Suvarof e quel disinvolto trapianto dt popolazioni finlandesi nel 1920 jn Sit>:ecia... e quei ragazzi spagnoli ( 1936) sbarcah nel Mar Nero che non rivedranno più il \'Olto della madre e 'della terra natale. C: l( C R O P R

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CERTE COSE da lontano si vedono meglio, da lontano nel tempo e nello spazio: in questi giorni a me capita spesso di rivedere e di ripensare a tutto un mondo di uomini · e di o~re che la guerra ha messo da parte. lo questo calmo angolo marino della costa azzurra rievoco tutto solo due lustri di vita intellettuale francese : il passato, tose e figure che bruscamente non sono più di attualità. Tutto ciò, se vive ancora, vive chiuso 'nei cuori; forse domani, con la pace ritornerà a far parlare di sè, ma con ben diversi accenti, sarà visto con altri occhi, e sarà ignorato e sepolto per sempre; può darsi a.n che che bisognerà ricominciare daccapo. Potrei descrivere nei loro particolari tutti i rr.ovimenti intellettuali parigini di questi ultimi dieci anni, anche per dimostrare che il loro epilogo non avrebbe potuto ·essere probabilmente che la guerra, ma sarà questa una fatica .che affronterò più tardi. Ora vorrei notare iJ vuoto che la guerra ba fatto intorno a noi poeti. Mi direte che non è più il caso di occuparsi di simili leggerezze, ma vi rispondo con un pensiero di Uautauc:l : « il temperamento nei letterati piglia in qualunque circostanza il sopravvento Sto tutto, anche sui fatti più tragici » ; non è ~a biasimarsi quel giovane poeta armeno che derrò la ~nna e cantò l'incendio di Smirne il giorno dopo che i turchi gli ave\>ano massacrato tutta la famiglia. Quello era un poeta.

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Il temperamento forse prevarrà anche nei giovani letterati francesi, non dico in un primo ma in un secondo tempo della guerra, come avvenne, nel '14, in Duharnel, in Barbusse, in Dotgelès che si misero a scrivere in prima linea ; ma con la nuova guerra quest; potranno risultare calcoli sbagliati.

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Il giovane critico teatrale di una grande rivista quindicinale, Francis Ambrière, che è anche poeta e prosatore fra i migliori, ha scritto, tempo fa, la sua ultima cronaca in caserma un giorno prima di partire per il fronte, concludendo: «per molto tempo non avrete miei scritti, e se riporterò a casa la pelle, vedremo se sarà il caso di ricominciare a scrivere». Molti erano gli anziani e i giovani e i ragazzi che in tempo di pace pubblicavano fin troppo; il mercato librario era pieno zeppo di roba buona, mediocre e cattiva; la guerra ha messo fine alla inftazionc editoriale e alla grafomania; ormai si faranno vivi, fra i nuovi, soltanto coloro che hanno un forte temperamento. Quando parlavo d~l ·vuoto che si è fatto attorno a noi poeti, alludevo al silenzio dci letterati, . totale silenzio che ha seguìto la mobilitazione generale dello scorso settembre; giovani, e anziani abili · alle fatiche di guerra o capaci di poter prestare un qualsiasi servizio, non sono più nei caffè che frequentavano con una assiduità quasi da maniaci, ma in uniforme, qNtlqNe part tll Franu, ·e

lì, o non hanno tempo o non hanno. alcuna voglia di scrivere. Gli editori ne approfittano, come padri che hanno avuto da fare con prole troppo esigente, per riposarsi e per smaltire i libri invenduti, e gli affari prosperano perchè durante la guerra si legge molto; più in là vi dirò che si legge. Partiti i giovani, e anche gli anziani, Sono rimasti in casa i maitres che sono anche nonni e bisnonni cioè hanno figli e nipoti sotto le armi ; i maiJrts, ancor gagliardi e fecondi nella loro età, hanno la missione (presso a poco quella... degli antichi senatori romani) di tener al~o · il morale con i loro discorsi e i loro scritti e di insegnare con · la loro esperienza, iri quotidiane lezioni, « il 'canunino che conduce alla vittoria ». · Il loro compito nella vita civile t anche k. stesso di quello dei maturi uomini d'arme che istruiscono le ccclute in casen;na e nelle trincee. Così che non c'è che un primo e unico piano, nella stanipa, ed è occupato dai ma1Jrer che fanno capo alla Academia, la Co11pole, erede di tutte le tradizioni prettamente francesi. Cronisti e polemisti del quotidiano Paris Soir sono .André Otaumeix, Jec()me Tharaud, Georges Duhamel, Louis Gillet, 'tutti della .Accademia. l servizi della T. S. F.' sono nelle mani di Duhamel e · di Giraudoux. Il più che settantenne e intrepido çlwles Maurras, anche lui della Co11p.ou, scrive tutti t- giorni suUx guerra .nel quotidiano dell'.Ar-


., 1ion Fra11faise. Il generale Maxime \X'eigand,

I'IIOHTE OCCIOEHTALE: FAHTEIIIA

MOTORI.tZATA

FRAIICESE 111

PATTUGLIA

comandante delle forze anglo-france~i del ''icino Odente, scrive spesso anche lui e :m.:he lui è accademico. · Se altri non fanno parte dell'Accademia Francese, son fra i dieci della Accademia Goncourt, come Léon Daudet, Roland Dorgelès, 'René Benjamin, Sacha Guitry, Francis Carco, e son tutti veterani dell'altra guerra, che ora fanno un po' da allenatori di squadre. . l grandi nomi degli inviati speciali li ritro"iamo nella vecchia guardia: i fratelli Kessel, Blaise, Caindras, i fratelli Tharaud, Dorgelès, Sauwerein, Fargue. Rivediamo il tanto discusso Andrè Gide· ({he fu amtco di Oscar Wilde) al campo di {Oncentramento del Forte Q uadrato di Antibe, mentre fa una inrhiesta sugli ex-austriaci internati. Sfogliamo un g rande giornale della sera · coloro che si occupano ampiamente della nuo,·a Europa da farsi dopo la guerra sono Il senatore, ex-presidente del Consiglio, Paui-Boncour, il leader socialista Léon Blum, d semprt m gamba Joseph Caillaux. E chi è l'autore di quel réporlage sulla neutralità sv1zzera se non Bernstein famoso aV\'ersano di Bataille? E ora una sorpresa : un poeta, che ha molto rc:mperamcnto. raduna 1 suoi amici nel suo pardmo J, B1ot, sulla costa azzurra, e decide d, nprendere le pubblicazioni quindicinali della riv1sta Le Fe11; i: un atto di coraggio <he merita di ''cnir segnalato, e come si chiama <jut-sto poeta? Glbriel Boissy, ex-combath.:nte e grande '""alido dell'altra guerra. Fu lut che ebbe 1'1dea Jdla « eterna fiamma » d.1 .tlimentare notte c giorno sulla tomba del mtlite ignoto sotto l'i\rw di Triortfo all l:.toile. E amora qu1 "' tra tta di un maitre. L'a\·vcmmcnto lettera no che inaugurerà l .. nno '40 è pure opera d1 un mailre, Georges Duhamcl dell' AnademiJ. Francese, che ha pubblicato 10 quest• g•orni un nuovo romanzo ( omb.Jt rnmo·e In Ombres, sèguito della Chrnmq11e Jer Pt~Ufllieo (una ventina di volumi e d odo non è an<ora finito) .. Sempre della Cnt~po!.. altri anziani che tengono la r·ed<'llt-. sono Mlurois, Mauriac, Farrtre E Pau l Morand l lavora per la causa de.t:li Alleati .1 Londra. l Quarant.1 non mtendono nemmeno interrompere le loro sedute ~otto la Cupola nè la tampilaziOn<: del loro D•zionario; e<juipag,1'(,,111 di tutto punto, ton a tracolla maschere antl~as modern•s~ime. s, riuniscono nel sottc:rraneo di Palazzo Mazanno; e c'è di più: molt1 Ji ess1 fan parte della difesa passiva! Ma non è superfluo .tggiungere che per donne e uom1n1 frances1 la vecchiaia è un an·en1mento vergognoso e fatale che lo si t1c:ne al più lungo posstbilc nascosto; la morte quas1 sempre .uriva di <Oipo e coglie di sorpresa l'ottantenne, il no,·an tenne, il centenario 1!11 pleiue .rctn·ité. Clemenceau, a oltre 70 anni saltava come un grillo da una trincea all'altra, ed era lui .1 svegltare 1 soldati d, prima linea. Il filosofo Bergson, che ha compiuti alcune s~ttimane or sono 80 anni, ha detto agli amici : « Ora sono guarito, ma sono stato molto ammalato e però ho continuato a lavorare lo stesso (aveva nel frattempo pubblkato anche un nuovo libro: Les de11x sollrres de la mOf'tde et de la religion [ Alcan ]), ma da oggi mi rimetto con gran lena al la''oro, ho non pochi volumi in preparuione


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hl mt sembrano di un valore speculativo superiore l quello delle mie precedenti opere.

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Dunque i padri, da che mondo è mondo, ~on fatti per comandare e i figli per ubbidire. Si è scritto e si è parlato a lungo di una rivolta dei figli contro i padri (le guerre e le rivoluzioni dovrebbero almeno per principio portare a questo genere di rivolta); i figli si son lamentati contro i padri, han preso anch~ le armi contro i padri, e infine sono i padrt che fanno la guerra, la pace e anche la rivoluzione, c 1 figli ubbidist:ono perchè non sono rhe teneri ram1 e ramicelli e foglie e foglioline e fiori c fiorellini del secolare tronco, e quando la tempesta arriva l'albero si spoglia c il tronco rimane c tol tronco qualche ramo c qualche foglia di quelli che sou predestinati a ingrandirsi, e questa è una legge naturale almeno fino a questo momento chè se gettiamo uno sguardo al globo non ci son che padri alla testa dei paesi e rivoluzionan e conservatori e liberali; inscmm.t, bene o male, rimane intatto il principio della famiglia. Troppo presto è ancora per giudicare oltre mezzo secolo <.li lavoro Jella vecchia guardia. Bisogna anche riconoscere, a parte 1 difetti, la robustezza e la tenaoa. della ''ecchi.t guardia; veterani duri 1 frJnces1, e legati ' al comando, fusi al comando, l1Jn figli precoci, ma che restino ligia, e, eh più, Lt precoCJa dei figli quasi li spavc'llta come un:t epidemi.t, come lo spettro della decadenza. così che, \Otendo o no, a ogni generaz1one mandano 1 figli alla ,l(uerra, li spediscono al f ~onte come .tlla v1ta pratica, muscolare, 1,giemu che spezza nc:tto la raffinate-aa. Ragazzi precoci e fecondi ne ho <.onosuuti non pochi che a venti, a ventionque anni SI erano acqu1stata una notonctà mondi~le, da Andr(· Malraux a y,.es Florennc, òa Eugène Dabit (che alcuni anni or sono morì Ji scarJattma tornando dalla Rus~1a in compagma di G 1dc) a Mare Bernard. a Desboròcs, a Salat rou; centma1a Ò1 fanoulli smaliZiati e f uno~i lavoraton, e un Henry Mav1t the <1 venti-

LONDRA·

BACI

DI

GUERRA

unque .111111 pubbltc,\ d.~ Alca n un saggio sulr lnleliigenfe Créatnre m 'u1, dopo ,1\<:r Cl\ còuto (On nspcttosa ~ollelitudine e Bcrgson c Freud. tila dnuo ,enu l.tsu.H nè polvere nè trane. P1.100, ragazz1, òon· s1 .1mla' ,1 .1 finire ,lt '1ue~to passo 1 Non si 'PICgilno anche tosì le m ·oluz1om e le guerre <.hc si abbattono a '<.adcnza li:>sa ~ui!A Franua ì E un bel giorno: in soflitt.1 il surrcalosmo, l'astratll\'lsmo, ti (ubt>mo c t.lnte altre stregoncric, c via al f rontc, goovanott1; e anche al fronte, nel '14, lOme il di.woletto d.tll.• sGttola, s.dt,t fuor1 d C•·,1pouillet. Ma questa volta L1 faccenda è molto più grave. c gl1 mtellettualo, ,tlmcno per orA (parlo sempre dei g1ovani), pare rhc .tbbiano sp(ZZ;tt.l L1 penn.t · non St parla c tanto meno SI scrtve. Si legge c: s1 leg.gc moltissimo; m d1e do rezwne? Non certo 'crso l'avanguardia, 111.1 è, .tncora qui, la vecchia guardta rhc ci f,'lladagna: se non sono 1 dass1u propriamente detti. sono 1 dassoc1 contemporanei 'he son molto ncercat1; Jules Romains. Martin du GarJ (Prem1o Nobel), (;corges Duhamel; e, fra gli stranieri, K1pling, (he ha in Francia più lctton the 10 Inghilterra. (In questi giorni ho riletto Km1 nella di,ueta traduziOne italiana di Paolo Silenziario: a pag. 283, l'agente Hurree dell'lntellrgenre Servrce dice fra l'altro: « Chr è msso è franare». Come suona curiosa oggi questa frasè !). Le librerie d'occasione fanno buoni affari, vuotano rapidamente gli scaffali e non trovano più da comprar libri usati; restano i libri d'autori «bizzarri>> che nessuno acquista; autori che "SODO a mio modesto W. CHUilC:HlLL Il IL GIIIIIUIALII FllAIIC:UE: GIIORGII AL FllOIITIE Oc:çtOIEIITALII

parere gli scrittori di domani, quando sarà passata ~ tempesta. ANTONIO

_,

A!VJAJIITE


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SEDUTO sulla poltrona girevole dello sceriffo i piedi nel cestino dei rifiuti perchè era tr~ppo grasso per sollevarli sulla scrivani~, Ma<:omber fissava sulla parete opposta l'avvJso che diceva: «Ricercato per assassinio, W alter Coo per, premio quattrocento dollari ». ~uakhe volta Macomber sedeva per sette g1oro1 10 fila gu:udando l'avviso dei quattroc!!nto dollari; usciva solo per 1 pasti e per le sue .dicci <>re di sonno ogni notte. Macomber era il terzo deputato sceriffo e guardava l'ufficio per non tornare a casa d~ sua moglie. Il pomeriggio venh·a anche il secondo deputato sceriffo, si sedeva anche lui contro il muro e guardava l"awiso dei quat trocento dollari. « Ho letto nei giornali >> di.;s-: Macomber sentendo il sudore scorrergli con forza giù per il collo dentro la camicia «eh<: il Nuovo Messico ha il clima più salubre dei mondo. Guarda come sudo: ti par sano, questo? ». «Tu sei grasso come un porco» disse il secondo deputato sceriffo senz.1 levar glt occhi dai quattrocento dollari. «Che .osa vorresti?». «Ci si friggerebbero le uova» disse Macomber gettando un"occh1ata .dia strada che fiammeggiava nel sole davanti alla finestra. « Ho bisogno di vacanze. Hai bisogno anche tu <11 vacanze. Abbiamo tutti bisogno di vacan ze ». ·spostò stanco la pistola che gli si affondava nel grasso. « Perchè non ~ntra in questo momento W:alter Cooper? Perchè? » chiese irritato. Il telefono suonò e Macomber prese il ricevitore «Sì » rispose «No, lo sceriffo fa la siesta. Glielo dirò. Addio». Posò lentamente il ricevitore, pensieroso. « Era Los Angele> » disse. « Hanno preso Brisbane, l'hanno schiaffato lì in prigione». «Prenderà quindici anni » disse il secondo deputato. « Il suo complice prese quindio anni. Potranno fare i duetti ». « Il caso Brisbane è mio >> disse lentamente • Macomber mettendosi il cappello. « lo fui il primo ad accorgermi dello scasso ». Si volse alla porta. <<Qualcuno deve andare a prendere Brisbane a Los Angeles. Tocca a me, non vi pare?». « Sl tocca a voi » disse il secondo deputato. ~ Bella gita, Hollywoo.d, mica male le ragazze <li Hollywood ». Crollò il capo assorto. «Non mi dispiacerebbe un po' dì baJdoria laggiù». Dirigendosi lentamente verso la casa dello scerìffo, Macomber sorrideva malgra4o il caldo al pensiero di Hollywood. Camminava baldan· zoso, i suoi centoventi chili svegli e atti~i. «Per amor del cielo >> disse lo sceriffo ~uando seppe di Brisbane. « Cosa diavolo gli salta ìn mente, a quelli di Los Angeles?» Sonnacchioso e annoiato lo sceriffo sedeva sul divano dove stava facendo la sua siesta, senza scarpe e con i primi tre bottoni dei calzoni aperti. « Abbiamo già avuto una condanna, per quel caso». « Brisbane è un criminale noto » disse Ma com~r. «Ha commesso uno scasso». « Ah sl, ha commesso uno scasso? » disse

~af"ù?/ec&~· lo sccrif(o. « Qucslu Bmb.1ne c: ullr~tto in un magazzino, ha preso due cappotti, un paio di calze e io dovrei mandare un uomo a Los Ang~les a prenderlo! Se fosse un assassino non basterebbero vent'anni a tirarlo fuori da Los Angeles! Perchè diavolo mi hai svegliato? » chiese irritato a Macomber. « Los Angeles vuole che li cbiamate subito>> disse iQgraziante Macomber. «Vogliono sapere cosa devono fame di Brisbane. Vogliono sba.razzarsene. Pare che gridi tutto il giorno a sguarciagola. Ha scatenato un pandemonio nella prigione di Los Angeles, dicono». « Un uomo così mi serve prop.io » disse lo Sceriffo. «Non posso farne a meno! » Si mise tuttavia le scarpe, si abbottonò i calzoni e accompagnò il suo suborJinato in ufficio. «v, dispiacerebbe di andare a Los Angeles?» chiese lo sceriffo a Macomber. « Qualcuno deve andarci » disse Macomber alzando le spalle. Lo sceriffo gli lanciò un'occhiata. «Ci SQ;l tante ragazze lagg1ù » disse «che anche ur. grassone dovrebbe aver successo. Porti con re tua moglie, Macomber? » Affondò il poi· lice nel grasso sopra le costole di Macomber e rise. « Qualcuno deve andarci, certo » fece Macomber serio «Mi piacerebbe vedeie Hollywood. Ho letto tanto su Hollywood ». Quando entrarono nel r u ffioo il secondo deputato si alzò dalla poltrona girevole. Lo sceriffo v1 si lasciò cadere sbottonandosi i tre primi bottoni dei calzoni, aprì un cassetto e soffiando per il caldo ne tolse un registro. Guardando annoiato il registro aperto: « Non abbiamo un centes1mo » disse::. << Quel viaggio a Neewels dietro Bucher ci ha ripuliti. «Non costerebbe più di 90 dollari mandare un uomo a Los Angeles» disse Macomber sedendosi garbatamente su una scggiolina. <<Tu hai novanta dollari? » disse lo Sceriffo. «lo non c"entro » disse Mammhcr, « ma si tratta di un criminale noto >>. «Abbiamo dei geni, in quest"ufficio >>, disse lo sceriffo <<dei grandi pensatori, abbiamo» Ma prese il ricevitore Jet telefono e disse: «Chiamatemi la centrale, a Los Angeles ». « Chi si occupa della faccenda è un certo Swanson », disse Macomber «Aspetta la ,-ostra telefonata ». «Provatevi un po' a chiedergli un assassino, a quelli di Los Angeles, e vedrete quel che avrete... >> disse stizzoso lo sceriffo. « Ma per uno scassinatore fanno prodigi ». Mentre lo sceriffo aspettava la comunica· zione, Macomber si volse pesantemente (i! fondo dei alzoni aderiva alla vernice gialla ddla sedia) e guardò già la strada deserta, bianca e i piccoli grumi neri dell'asfalto che bolliva nel sole. Per un istame, sotto il suo grasso, egli odiò Gatlih nel Nuovo Messico, quel sobborgo del deserto, quell'asilo di tubercolosi. Viveva Il da dodici anni, andando al cinema due volte la settimana e ascoltando i discorsi di sua moglie. Era un grassone. Ma tutti diventavano grass.i prima di morire a Gatlin, Nuovo Messico. Dodici anni, pensò Macomber guardando la strada sempre deserta, tranne il sabato sera. Si vedeva uscire dalla bottega di un barbiere, a Holliwood ed entrare disinvolto in un bar con una ragazza bionda.; col vitino sottile, a bere una o due birre parlando e ridendo fra un milione di altre persone che ridevano e parlavano. Greta Garbo camminava nelle strade di Hollywood, e Carole Lom. bard, e Alice Fay. « Sara », avrebbe detto Ma-

CHICAGO:

DIMOSTRAI

comber a sua moglie, «debbo andare a Los Angeles, per affari. Torno fra una settiroana ». « Bè? ... » diceva lo sceciffo nel rict'Vitore. « Bè? » Dov'è questo Los Angeles?». Novanta doUaci, novanta sporchi dollari ... Macomber voltò le spalle alla 1inestta. Si mise le mani sulle ginocchia. e notò sorpreso chç tremavano, mentre lo sceriffo d1ceva: « Pronto! Siete voi, Swanson? ». Si alzò (non riusciva ad ascoltare fermo lo sceriffo che parlava aJ telefono) e si avviò lento verso il lavamano in fondo all'anti.;a· mera. Entrò, chiuse la porta e si guardò attentamente il viso nello specchio. Ecco com'era la. sua faccia; ecco quel cbe gli avevano fatto dodici anni di discorsi di sua moglie. Senza


~a~d'Mt/na~·

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'RIGtOHAT I

IN

MASSA

e;pressione tornò lento lento in ufficio. «Benissimo », stava di-endo . lo sceriffo, « nessuno vi dice di tenerlo due mesi. Lo so che non avete posto. Lo so che è contro la -costituzione. Ho detto che lo so, per Cr... Dicevo solo per dire. M:i dispiace molto che pianga. E' colpa mia se piange? Forse piange· reste anche voi, se vi aspettassero quindici anni -di prigione. 'Smettete di urlare, per amor di Dio: questa telefonata costa già un milione -di dollari alla contea di Gatlin! Vi richiamerò. Alle sei, va bene. Va bene, ho detto. Va bene». Lo sceriffo posò il ricevitore. Rimase immObile per un momento guardandosi i calzoni ;aperti, poi sospirando se li abbortonò. « Bella

città, Los Angeles ! » esplose scuotendo il capo. « Ho voglia quasi quasi di mandarli al diavolo. Perchè dovrei accorciarmi la vita per un idiota che scassinò un magazzino? Chi sa dirmelo?». <s_Mil è un criminale noto », disse Macomber. Lo sceriffo lo guardò con astio. «l'aria la voce della coscienza », disse beffardo. « La lampada delJo sceriffo: Macomber » . « Cosa volete che me ne importi? » disse scrollando le spalle Macomber. « E solo che mi piace veder chiuso un caso». Lo sceriffo tornò al tedefono. « 01iamatemi l'ufficio del tesoriere della contea », disse. Aspettando, il ricevitore all'orecchio, guardava Macomber. Macomber andò alla porta e si mise a guardare nella strada. Vide sua moglie seduta alla finestra della <asa di fronte, i grassi gomiti incrociati e goccianti di sudore, e distolse lo sguardo. La voce dello sceriffo, lontana c indistinta, parlava col tesoriere de!la contea. Macomber udì attraverso il telefono la voce del tesoriere. alzarsi meccanica e stridula per la collera. · <<Tutti spendono e spandono », urlava il tesoriere. « Nessuno porta denaro, ma tutti ne spendono a paiate. Devo ringraziare Dio se alla fine del mese mi rimane in cassa il mio salario, e voi volete novanta dollari per an· dare a Los Angeles a prendere un tipo che rubò no\•anta dollari di merce di scarto! E' proprio il momento di pagarsi viaggerti di piacere! Al diavolç> tutti, vi dico ! Al d iavolo! ». Quando udl sbattere il ricevitore all'altra estremità del filo Macomber si mise le mani nelle tasche perchè nèssuno ne notasse il tremore. Lo sceriffo posò dolcemente il suo rice ,·itore sulla forcella. « Macomber », disse affabilmente, sotto lo s~,>uardo duro e accusatore del suo aiuto. « Temo che qu(>St'anno Joan Crawford dovrà fare a meno di te, temo... ». « Metteranno il lutto agli stabilimenti, quando avranno le notizia », d isse il secondo deputato. « Per me non m'importa », disse calmo Macomber, << ma semberà strano, ho paura, che l'ufficio dello sceriffo si sia disinteressato di un criminale già arrestat_o ». Lo sceriffo si alzò bruscamente. «Cosa vuoi fhe faccia) » urlò con violenza. Macomber alzò le spalle. « Sono wse che non mi riguardano », disse. « Dico solo che non possiamo far ridere i criminali della giu· stizia del Nuovo Messico». · « E va bene! » urlò lo sceriffo. « Fai tu qualche cosa. Darti tu da fare! Ho detto che avrei ritelefonato alle sei. Hai tre ore per far applicare la-giustizia. lo me ne lavo le mani!». Seduto che si fu si aprl i tre primi bottoni dei calzoni e mise i piedi sulla scrivania. « Se ci tieni tanto», concluse, mentre Macomber si avviava, « sbrogliatela tu ». Per andare all'ufficio del giudice distrettuale, 'Macomber passò davanti alla sua fasa. Sua moglie era sempre alla finestra gocciolante di sudore. Fissò il marito con i suoi occhi aridi, vedendolo passare, e lui la guardò pensieroso. Non una parola fu scambiata, non un sorriso illuminò il viso di lui o di lei. Si guardarono per un attimo, con l'arida ricognizione di dodic.i anni, poi Macomber passò deliberatamente, sentendo il calore salirgli su per le scarpe e spossargli le gambe lino ai fianchi.

43 A Hollywood avrebbe camminato svelto c rapido. non come un gr~ne, &ui pav'imenti lustri, risuonanti del · dolce ticchettio di scarpette femminili. Svoltando nella strada principale di Gatlin, Nuovo Messico, Macomber chiuse per dieci passi g li occhi. Entrò nel grande edificio di stile greco d1c l'Amministrazione Federale aveva fatto wstrui. re dai disoccupati per la Contea di Gatlin. Si fermò davanti all'Ufficio del Giudice Distrettuale. Rimase lì piantato per un momento mentre l'agitazione nervosa gli saliva e scen· deva dentro come un'onda. Quando aprì la porta la sua mano sudò intorno al pomo. Entrò disinvolto, sforzandosi di sembrare un uomo che sbriga un impersonale compito governativo. La porta dell'ufficio privato del giudice er.1 ~occhiusa. Dallo spiraglio Macomber vide, dentro, la moglie del giudice e udì il giudice gridare: « Abbi un po' di cuore, Caro!, per amor di Dio ! Ti sembro forse un uomo fatto di denaro ? Rispondimi! ». « lo ti chiedo soltanto un po' di vacanza ~>, disse ostinata la mogli<:. del giudice. Tre setti mane. ecco tutto. Non sopporto più il caldo. Mi butterò giù e morrò, se devo star qui un'altra settimana. Vuoi che mi butti giù e muoia ) Mi hai costretta a vivere in questo buco : anche morirei? ». E si mise a piangere scuo· tendo i suoi capelli biondi. «Va bene». disse il giudice, «Va bene, Caro!. Corri : va a casa a far le valige. E smetti di piangere. Smetti di piangere pe~ l'amor di Dio!». Lei si chinò e baciò il giudice, poi uscl e passò accanto a Macomber asciugandosi la punta del naso. Il giudice l'accompagnò tino in fondo alla sala e le aprl la porta. Prima di uscire, lei lo baciò di nuovo. Il giudice chiuse la porta e vi si appoggiò stanco. « Mia moglie \'a a Wisconsin » spiegò. « Conosce una quantità di gente, laggiù. Ci sono laghi. Che cosa \'Oiete, voi? ». Macomber gli spiegò di Brisbane e di Los Angeles e dei fondi esauriti dello sceriffo, e gli disse quel che aveva detto il tesoriere. Il giudice seduto sul banco contro il muro asco! .. tava a testa bassa. «Che volete che faccia?», chiese quando Macomber ebbe finito. « Quel Brisbane è un tipo che dovrebbe an· dar dentro per quindici anni almeno. Una volta qui non ci sarebbe discussione. E' un criminale noto. Non ci costerebbe che novanta dollari, dopo tutto... Se voi diceste qualcosa... se protestaste... ». Il giudice sedeva sul banco a testa bassa c con le mani pendenti fra le gambe. «Tutti voglion spender denaro per andare in fX>' sto che non è Gatlin, Nuovo Messico», disse. « Lo sapete quanto mi costerà mandar mia moglie a Wisconsin per tre settimane? Trecento dollari!». «Questa è un'altra faccenda», disse Macomber molto dolce e .ragionevole. « Si tratta del vostro stato di servizio. Una condanna certa». « Il mio stato di servizio va benissimo ». disse il giudice alzandosi. «E abbiamo t;ià ottenuto una condanna per quel caso. Cl•e cosa pretendereste, voi, che passassi la vita a ottener condanne per un furto di novant.1 dollari ? ». «Se il tesoriere vuoi fare economia è l'uomo che fa per me», rispose il giudi~.

un


PRIGIONIERI TEDESCHI IN UNA RETROVI4 FRANCESE

«Qualcuno deve badare a <JUel che si spende. Qualcuno deve occuparsi di <jualcos'altro, 111 questo porco paese, che di sussidiar le fer rovie! ». «E' un cattivo precedente, un colpevole... », disse Macomber alzando la voce un po' più che non volesse. « Lasciatemi in pace! » disse il giudice, «sono stanco». Entrò nell'uffiliO int<:rno e ne chiuse fc:rmamcnle la poru. «Figlio di ... » disse dolcemente alla porta di finta quercia, prima di uscire nell'anti(amera di marmo. Qui si chinò e bevve dalla lucida fontana di porcellan& messaYi dal governo federale. Aveva la bocca arida e sabbiosa. co" uno strano sapore. Fuori rifece il marciapiedi ardente trascinando i piedi. Il ventre gli si tese dolorosa mente sotto la. cintura dei calzoni; ruttò rico-dando la cucina di sua moglie. A Hollywood sarebbe andato in un ristorante c.love mangiano le stelle, qualunque cosa costasse, avrebbe ordinato delicati piatti francesi in vasellami d'argento e vino in bottiglie gelate. Novanta sporchi dollari. Camminava all'ombra delle tende dei negozi sudando, spremendosi il cervello per pensare. « Accidenti, accidenti! » motrnorò tm 1 denti, perchè non trovava niffit'aJtro da fare. Per il resto della vita a Gatlon, Nuovo Messico, senza mai la possibilità di un minuto di gioia... Gli facevano male gli occhi, dal pensare. A un tratto si fermò, uscì di sotto una tenda e sall gli scalini della redazione t!ell'Hnald di Gatlin. Il direttore del giornale seduto a una grande suivania coperta di polvere e di fogli in disordtne, crivellava con aria .stanca un articolo, con grossi tratti di matita blù. « Potreste mostrare agli elettori di Gatlin » (piegato sulla scrivania Macomber parlava in

fre-tta) «che specie di uomini vi servono. Po· trcste mostrare ai proprietart di questa Contea rhc speo..ie di protezione possono a~pettars• d.tllo srcriffo, dal giudice c dal tesoriere (he hanno eletti. Sarebbe un'interessante notizi ', leggere <.he un criminale che SI è macchiato dt un delitto in 9uc~ta contea vic11e rimesso in libertà altro,·c senza <.hc noi ce ne preoccuptamo. Se foss• 10 voi suiverei un signor articolo di fondo 1 Per novanta sporchi doli an! t;n articolo così nel vostro ·giornale e l'uffi. cio dello sceriffo avrebbe un suo uomo .1 Los Angeles domani. Mi ascoltate, v<:ro? ». << Sl >> rispose il direttore dell'H era/d di Gatlin sbarrando deciso con la matita azzurr 1 tutto il foglio che aveva davanti « Perchè non tornate a fare il terzo deputato scenffo, M,1. comberJ >>.«Voi siete l'organo d• un partito>>. disse amaramente Macomber. « Ecco quel <.hc: non ,.a : siete democratici c non liatcn:ste nem· meno. se un democratico si portasse vi,t l.t Strada Grande in un camion 1 Siete un organismo corrotto, ecco». «Già» disse il direttore. «Avete messo il dito sulla piaga ». E ncominciò a usare la matita azzurra. << Aaah » gemè Macomber voltandosi per andarsene <<. che vergogna! ». « Il vostro guaio » disse il direttore del giornale « è che non vi nutrite abbastaÌlza. Avete bisogno di nutrirvi >> e strisciò assorto la matita su l foglio mentre Macomber usciva sbattendosi la porta alle spalle. Macomber camminava mollemente per la strada esponendosi senza riguardi alla vampa <JUasi solida del sole. Per tornare in ufficio ripassò davanti alla sua casa. Sempre affacciata aUa finestra, sua moglie guardava la strada vuota ogni giorno tranne il sabato sera. Macomber la guardò dal

marciapiede di fronte ton i suoi occhi infiammati. «Non h:1i altro da fare », le gridò, «che startene lì seduta? » La moglie di Macomber non disse niente, lo guardò per un attimo, poi si rimise calma a <~ami nare la strada. Macombcr entrò nell'uftì~io dello sceriffo c s1 sedè pesantemente. Lo sceriffo era sempre al suo posto con i piedi sulla scrivania. « Ebbene> >> disse lo S<..eriffo. « Al dta\·olo tutti! » disse Maromber asciuganc.losi h faccia con un fazzoletto colorato, « A me non me ne viene n1entc, del resto », c si slegò i lacci delle sc.upc e si appoggiò aJI,t ~pJIIiera dcii:!. ;cdia mcntr(; lo sceriffo si fa~e'J. dare Los Angeles al telefono.« Swanson » dtsse lo sc~:nffo nd ricevicorc. «parlate con lo sccnffo H.tdley di Gatlin, Nuovo Messico. Andate a dire a Bri;ban<:, se credete, che può asciugarsi le l.tgrime. Rimettetelo in libertà. Noi non veniamo a prendcrlo, abbiamo alt.ro da fare. Grazie!». Riattaccò sospirando cQJne sosp1ra un uomo dopo una giornata di lavoro. « V ado a casa a pranzare » disse, e uscl. « Rimarrò qua io mentre \'Oi andate a mangiare »disse il secondo deputato a Macomber, «Non importa », disse Macomber «non ho fame». «Va bene». Il secondo deputato si alzò e si avviò verso la porta. « Gao, Barrymore ~>. disse e uscì fischiando. Macomber andò tino alla poltrona girevole dello sceriffo, barcollando oeUe sue scarpe s.lcgate. Si buttò nella poltrona appoggiandosi alla spalliera e guardò ravviso « Ricercato per assassinio... 400 dollari », che ora illuminavano gli ultimi raggi del sole. Mise i piedi nel cestino della carta straccia. « Maledetto Walter Coopcr », c.lisse. (T-d. di ltl. lllarton~)


M U ,. O

E 8 AS S O Al L l E VO

ME DlO E VALl

l U M A G O D' l S T A l A )

Clli\SftNI~ IN CtSSI~IIft DURANTE le interminab1li comersazion1 adriatiche, alle conferenze per la pace, Wilson non voleva dare all'Italia Lussino msieme a Cherso. Difende,•a la separazione delle due isole con argomenti vari, di Jarghez.za adatta 3 qualche arcipelago nel Pacifico, e bisognò sfogliare un atlante per convmcerlo che Lussino e Cherso formano in pratica un'isola sola, dividendole il corridoio marittimo della Cavanella che misura sei metri appena. Varcata già anticamente da un ponte dentro la c•ttà c.li Ossero la Cavanella non giustificava le rag1oni <<naturali, etniche e strategiche >> portate c.Ia Wilson ostmatamente; egli dichiarò alla fine d'avere scambiata Lussino con un'altra ISOla adriatica e il patnottismo dei hlss1gnan1 fu salvo con quello dei chersini, ma J'inodente rimase ai giornalisti. Occupò un certo spazio anche nel Corriere. Straordinaria fortuna per una città come Ossero, la quale doveva ridursi in tempi di pace alta e di nazionalità conquistata a sperare soltanto nelle Vie d'Italia: luogo improprio alla sua bellezza, più che turistica, civile. E se Mantova o Tarquinia od .Este, per J'autontà storica e poet1ca resistono alle trascnz1oni vaghe in Cilrta luc1da, Ossero invece, pnva d1 letteratura, vi si perde. Estraneot da secoli :11 transiti marittimi e irraggiu.ngibile se non per strade sottili e innaturali, essa ~ caduta fuori della società; parla dalle Vie J'llalia come dal fondo d 'un i>oz.zo, ove i crooisti non abbiano accumulato più di qualdle sasso.

Ogni \'Olta che nel suo porto una draga estrae, fra la sabbia, delle statue romane, le gaz.zette ,·enete potran dedicarle ancora cinque righe. Ma anche d lettore laureato rischia pronunciare il nome c.l1 Ossero piano anzichè sdrucciolo; questa dunque più veramente che mai i: una città morta, degna d'un nuovo poeta antiquario. Vi ha dei diritti storici. « Spopolata c.li habitanti, popolata di cadaven, priva c.legli antich1 suo1 onori et ingombrata di perpetui oneri nelle sue calamità... », la piangeva nel 11)95 uno de1 Jibn-consigli rintracciabill ancora nel suo arch1v10. Ma perchè le~endo qualcbe anno fa scntto col gesso su un t:a,fente bastione « Vl\·a la dasse 1911 >>, non wstezza ci prese ma allegria, e quasi il senso Lhe tutta Ossero a\CSSe ancora quell'età? E ~li i suoi muriccioli a ~ecco, la sera, a fumare, perchè i rari vis1taton venuti da Cigale o da I.ussimp•ccolo si ritrovano intorno fra cielo c case come 1l medesimo «segreto » di gio\'C:ntù, che li accompagnava qualche ora prima mentre percorrevano le vie nella luce esti,·a stupiti della loro grazia?

Ad ogni facc1ata, qu1, sulle architravi de1 portoni che lasciano scorgere cortili d'una sorprendente armonia, sono commess1 f ramMenti di sculture bizantine sottratte da antichi abitanti a una basilica in rovina. E vecchi arnesi veneziani decorano, all'osteria, le bianche stanze; le donne filano lana con strani strumenti dal d isegno orientale, un poco simili a

n:aghdè, e le tre o quattro strade che formano « il centro >> (oltre le qual1 i viottoli, tra m1gn giardini, portano al mare paludoso o 10 una campagna di rocce appena affioranti fra la salvia) sono selciate nel più caratteristico modo latino : come a Pompe1. Ma nè Roma nè Venezia nè Bisanzio, nè un oriente più asiat~eo c turchesco rivolgono altro che scarne parole al viaggiatore. Venezia, che dominò tanto n lungo le isole, è presente con vari segni e monummti, pure in nessun luogo di Ossero l'aria è veneziana e, diremmo, nemmeno veneta; d1 qui sembrano lontanissime città come Cherso e Lussimpiccolo. Forme insieme più esili e p•ù fortì regolano spaz1 e pietre nelle minuscole v1e quasi deserte. Tutto "' è presente appena appena. Ma una vecchia che fili su una porta o le ceste di verdura, che sporga una bottega, sono ugualmente necessarie che per una favolosa aritmetica nell'es:lttezza di fantasia che ha l'ambiente, ove neisun particolare SI ripete; manca qualunque aspetto della profusione veneta. La facciata del Duomo ricorda nel suo bellissimo Rmascimento quella di Seben•co. Ma sta silenziosa e bianca dietro gli alberi come un'immagine più che un edificio, nella piazza vicinissima eppure distante dal mare, distante dal mare perchè distante da tutto, cosl vivamente sola, cosl leggera e pulita; e immagini e immagini le rispondono io citti. Fanali molto eleganti, di metallo chiaro, attendono, agli angol i dei palazxi ru~ci, qualche festa per re


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di campagna, e dal portico comunale disegnato nel più semplice e quasi infantile ma più puro e gradevole quattrocento uscirà a momenti un altro re, un re pescatore: con molti sudditi non a corteo, ma compagni. Verrà con noi all'osteria: dove vino secco e prosciutto nero vengono serviti a una gran tavola gu:zza e pende a una parete, fra arnesi di navigazione, una fisarmonica immensa ed intarsiata, quasi d'avorio; che in quel luogo e a quell"ora, nel primo buio, della prima giornata a Ossero, diventò per noi l'a.rco d'Ulisse... Eravamo maturi per lo strano confronto ; neUe private abitazioni d'Ossero avevamo veduto mobili, pentole, secchi, stoViglie e pipe da sembrar fatti a mano dal padrone ma con una tale ricerca e felicità del particolare, con una tale acutezza nella dimcssità, da meravigliare più che tutto il resto ; !"irreale pulizia e armonia d'ogni casa facevano pensare a quelle dell'arte. Gli abitanti ne sorridevano con una coscienza un poco pungente, come da una capitale fattasi villaggio; e il senso poetico c civile che inseguivamo da tempo, alla fine si placò in un nome. Un angolo di Grecia primitiva, pensammo, di cui i tempi non abbiano avuto più ragione ; la parola Grecia ci rimase fino a sera. E sarà stato anche un ripiego di turista, la soddisfazione vaga d'un desiderio, inappagabile altrimenti; ma quando cercammo in formarci della storia d'Ossero, l'etimologia e la leggenda vennero incontro a quel ripiego e ci aiutarono a dargli in qualche modo un valore; la città, per così dire; era nata greca... Se l'abate Fortis nel dotto «Saggio sopra l'isola di Cherso ecc. »,stampato a Venezia nel l 771, venne cercando parentele a Ossero anche nel Camciatca dove esiste, od esisteva, Ja città di Osero, l'origine mitologica del nom~ non lascia dubbi secondo la gran maggioranza degli storici. Anticamente chiamata Auxeros, prima ancora Apsoros o Absoros e Absirtium, o Absyrtum, sotto la dominazione latina, Ossero dovrebbe il suo nome a uno sfortunato Absirto, ucciso per mano di Giasone. Etta, padre di lui e di Medea, l'a,·c,·l inc.uicato di inseguir per mare il rapitore Jcl Vdlo d'oro e della principessa; egli a capo di molte navi della Colchide sopravanzò Giasone e gli tese un a~ato nell'alto Adriatico, fra le isole Brigeidi, ma giuntavi la nave di Giasone, Medt'a ingannò il fratello, lo separò dai suoi colchesi, e Giasone potè ucciderlo. Cosl scrivono Apollonio Rodio, Strabont>, Mela, Plinio e Tolomeo; o'tl libro quarto delle Argonautiche Apollonio precisa che il canale dove si svolsero l'agguato e l'uccisione d"Absirto t>ra I'Euripo, che Medea e Giasone scapparono di qui verso il Po, e che i colchesi, rimasti senza principe, non osando tornare. m patria a raccontarnc: la morte, fondllrono una città don· si trovavano dandole nOmt" da Absirto. L'Euripo è sicuramente la Cav,mella, la chiamavano cosl i latini quando tenevano in Absyrtum una gran stazione navale, fra Aquileia e Salona. E i Brigi, dai quali le Brigeidi, erano una specie avventurosissima di Traci che dominavano in Quarnero, per stare alle leggende, ai temi d'Orfeo e di Re Mida. Ossero sta alle 'iOglie del Quamero e poteva dunque o, diremo qui, doveva appartenere, il luqgo dove nacque, alle Brigeidi ; e alle Argont~~Jtiche è tanto bello credere. Del resto sembrò accertata definitivamente questa origine da una testa scolpita, che nel

PlAS T ICA

CI041TERO

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CAIISICA

VOLCI

PIETR A

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O 'IST RIA

15RO si pescò nel porto. Vi si scoprì l'effige di Medea, e Medea da allora regnò sugli osserini ; la testa d'ottim1 fattura romana h: mandata a Venezia come un buon titolo presso la repubblica. Ossero ne aveva gran bisogno, allora, per riaffermare la sua autorità di riflesso su Cherso e su Lussino. La città, che sotto Augusto era stata fra le maggiori e più ricche dell"Adriatico, si era abbastanza difesa contro l~ invasioni barbariche, e Laurentius epirroptu absorensis aveva ottenuto un posto importante al secondo concilio di Nic"ea ; dopo il mille, Venezia eresse il territorio in contea e la romitùsa absorensis, Dei gratia, Da.ria Micheli lo portò in dote a Ruggero Morosini, nel 11 80,

inizio d'uno splendido se<:olo per la città spe- ~ cialmente in un senso di coltura (teneva contatti fittissimi con l'università patavina c le carte comunali la ricordano piena di maestri de abacho e de schola, di mcderalores letterari, di predicatori, maestri .di ~usica_, _organi.sti~ oltre che di medeghi, onolan , barbtert, spezten e aromatari); ma vennero dopo il Trecento le epidemie di malaria, le aumentò l'ingordigia di chi volle coltivar nei dintorni il mare con le saline, i conti e poi i vescovi si trasferirono allora a Cherso; e Ossero, benchè restasse in astratto la sede del governo, decadde in un momento. Il « Collegietto dei Signori » dovette vivere d'espedienti per mantenere il diritto ai tributi. E g li serviva tutto ciò che esprimesse una grandezza antica : Medea e Giasone, nonostante il tiro fatto ad Absirto, diven- • nero i suoi santi protettori. Fino a che Venezia restò padrona delle isole, ossia fino al trattato di Campoformio che assoggettava all'Austria tutta la Repubblica, Os. sero sempre più chiusa e ferma potè tutta,•ia resistere, odiata ali"intorno, ma protetta e onorata dalla capitale. E" il tempo che un benintenzionato storico di Lus~impiccolo (fondata, verso il Duecento, come villaggio pastorizia «dei signori d'Ossero ») cosl ricorda: <c un lungo periodo... ne segna la prima infanzia, o dirò piuttosto, ricorda l"impronta del turpe sen·aggio, di cui la decrepita domin atrice, ribaditene più volte le catene, ha saputo con insultante sogghigno protrarre fino a tempi non troppo lontani le vessazioni d'un ~so dispotismo... ». Ci volle Clmpoformio, ripetiamo, cioè l"arrivo d'un padrone nuovo, perchè la nobilt.ì. mitologica e quasi divinità di Ossero fosse dimenticata. Lussimpicço[o laboriosa c marinara, liberata dalla soggezione feudale si sviluppò venti volte più che la sua vecchia tirannJ., e anche Lussingrande e Cherso se la lasciarono infinitamente indietro; la vita delle isole si venne spostando dal centro verso la periferia. Ma con più segreta energia Ossero riuscì a. non dimenticare quel che venivano sempre meno ricordando gli altri. Per i suoi abitanti ·cstò la città d'Absirto, di Medea e d i Giasone, più ancora che la gran stazione n avale d i ROma o l'amica di Venezia : restò un luogo straordinariamente antico, ma r:~ffinato da un misterioso contatto ancor vivo ~on la più bella civiltà del mondo, con la civiltà degli Argonauti e deii'Odisua. Una città «superiore», ton naturalezza, a tutto ciò che g li altri potessero inventare e fare ; e quasi soli fra tutti questi isolani arditissimi e vagabondi che han dato a Trieste, dai Cosulich ai Martinolich. dai Vidarich lgli Stuparich, le più grandi famiglie armatoriali, gli osserini continuarono a viaggiare poco. Non han quasi risorse d'altra parte, dalla terra. Pure la città non ha ceduto niente della sua piccola o minuscola autorità secondo la bellezza, non ha subito disordine. E i bagnanti di Cigale che vengono ora a visitarla devono sentirla giovane, quasi ragazza, per questo che certamente è il suo lieve segreto: per la dolcezza con cui vive da sola giocando senza dirlo e senza nasconderlo a nessuno a quel che di meglio ebbe la storia; giocando, anche se Apollonia Radio abbia 'llentito una volta di più, e abbiano mentito i commentari dei tempi di Orfeo e di Mida, 'Id essere greca, confondendo !"ucciso Absirto con la feroce Medea e il gran ladro Giasone. GIA~81RO

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LONDRA

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}, RA VEZZO corrente dtre, f1no aiiJ. fu1<: dd settecento, che IJ. ,ontt:a dt .\lorwtth ,1\'C\".t la più alta pcrtcntualc Jt anJI f.thct 1, <: m·Ilo stesso tempo la p1ù alt.t pertc·ntu.tk d, lette. rati tbc s1 potc:>sc tro\.HC 111 tutt.l l'lnJ.:hd terra. l letterati, m fondo, facevan tutti partt, o quasi, della famiglia Taylor, di vecchia borghesia religiosa e modesta : Se Ji rùmiuero i11 volumi gli seri/li di flllli i Taylor, di· cevano soddisfatti i concittadini, Ji farebbe proprio tma bella biblioteca.' Nonni, nipoti, cugini, lontane diramnz'oni familiari come gli .Alderson, gli Opie, i Martineau, si scambiavano manuali e poemetti, trattati scientifici e d issertazioni filosofiche: e quando, nel 1777, John Taylor, autore di pregevoli versi, sposò miss Susannah Cook, conosciuta a Norwich per la sua bellezza e la sua cultura, parve cosa naturale che intorno alla sposa si riunissero i migliori ingegni cittadini. I Taylor non erano ricchi. Ma la casa mod.esta, il grande giardino, s'impregnarono fa· c1lmcnte di . quella atmosfera, confortevole, e leggermente inverosimile, che distingue ogr•• \'Cr(l home: accanto al caminetto la signora

·""'·tnn.th, ' ' mprt· hdl.t , "' un,l.!t.l d.u >UOI b.unhlflr, rltl'\c\ .t .~.:lo .tnlld pur \t').:UtiJndo .1 r .11111!H'I1d.tr il- , .d 1<:. ,t t .tt tupp.tre t 1,:runhut

i1r1r S1 p.tri.ll,l d1 ri\Oiunorll, ,11 OliUH <l 'dt:t, d1 IIOLtnll .t c d1 lllll\l<.t "t".tr1n.1h ><> m1gltal'.t .1 MaJ.tmc RolanJ, c la s1 :.oprJ.nnominò quindi la Roland di Norwich. 11 giorno in cui fu presa la Bastiglia, Susannah, bellissima e bianco vestita, danzò per tutta la notte intorno all'.Albero della Libertà, mentre suo marito componeva, naturalmente, un poema: The Tri11mph oj lhe Uberty, che, proibito dai ministri Tory, fu tuttavia ammirato Jal Duca di Sussex, il quale invitò mr. Taylor a declamarlo durante un banchetto ufficiale. La poljtica non assorbiva interamente John, però, e la nascita dei suoi sette figlioli ispirò altrettante odi, mentre Susanna, via via, scriveva secondo le circostanze, infantili, scolastiche, o amorose, lettere materne e didattiche. Ultimogenita era SaJJy: bella e saggia, ebbe un'infanzia piena di giochi, di teneri fantasmi, di gravi esperienze. Intorno a lei h piccola città svolgeva un'esistenza tranquilla

"t:ol.t!.t ,f.t <Omllllt~<fm, llltJ<ft,ll t u:runonto 't' l'or.t dd 1i·. 1, llt~ont \l.tnlcrc, l.t nt:\t:> 'ILÌ de.~.:lt omhrdl, t ,kf pt~dorc. ti mpctto t l.t dt<<'11l.t . '\.dh tr.t molto fdt<~ le su.: lrtnl.l<fU.tttro • ".!.:"" un.t .d ia volta ~• ~pos.t l .1110.

opp111l'

J11 Ull.l\ .1110

ZltCIJC, O j>.IZICO

temente aspettavano il ritorno di giovani ufficiali biondi. che combattevano, per anni. contro Napoleone. Cerano ogni tanto avven turosi viaggi a Londra, e fornivano occasione per lunghe lettere alle parenti, alle amiche. I fratelli studiavano, facevano distinte carriere: il maggiore, John, aprì il primo tunnel in Inghilterra. Il secondo fu editore. Il terzo professore di musica. Il quarto inventi\ il sistema per impiegare l'olio nella prepa· razione del gas illwninante, sistema che f u messo in uso al Convcnt Garden. Le signore, sotto cosi brillante illuminazione, palpitarono di gioia nei loro palchi. Il quinto era un ottimo archeologo. Quanto alle due figliole, Susanna si maritò prestissimo con un gio,·ane scienziato : e Sally s'innamorò, nel 1814, di John Austin, che sposò sei anni dopo, sotto un diluvio di Epitalami composti dalla vasta


~,;z tdu~/ud~·

48 eJ istruita famiglil. La stgnora Susanna, morendo nel 182:\, fcxe ancora m tempo a veder nilSCere la gloria, mondana ed mtellettuale, dello& gio"ane signora Austin. «Raggio di JIJI~ allra~erro le nt11•0le del ~ao1 », la chiamò Tomaso Carlyle: frase che gli ~miglia moltissimo, uomo tempestoso ed <:cces5Ì\'O. Ma Mtchel 'Che\'alter la chiamò Pt· t/le 1\iht d11 gt~lle hmnam. e John Stuart M ili Li~bes M iill ·rlem. e lord Keffrey la migltort e la puì spltmitnte. Invece per il marito non si trov t vano aAAtttivt . tmbronciato, malato dt nervi ti Stgno r Austin, pur essendo un g randtsstmo gturista, er.t un uomo insopportabtle. 1.3 su·• oper~ La ''88" romana gli era causa di mfìnite M>ffcrcnze, perchè ripren· Je,•a, rtpuliva, rimnncru;iava ogn1 singola fr:tse, sempre dolendosi della sua incapacità :t fa r meglto, fino a cadere 10 una particolare mani<~ nervosa. Abitav.mo a Londra, e la loro casa, modesta quanto quella de1 Taylor, era ugualmente affollata tlt ~en te unportante, acwha con giOtd <la s.uah e sfuggita J:t John . ebbero una sola f1glt.l, LuuJ, n.lla nd 1821. the uebbe felt,e ( ra IJ tcncreua IOternazio. naie deglt .unto J, la~.t. D1fatt1, oltre a <Ono:.~.crl· ti W<XO. d l.111no cJ ti tcJcsco, Sally parl.t,·.l ben<.: 1'1taltano. d '~"altere J1 SJnt.~ro~J. Prandt, Rad~tc, Coclht, Flore:.1, Fo~olo, Jl\c:nnero 1 suoi mtglton amtCI, e PCt:lhio le ~rt\(:\J · «Vi Jt:rberò etei-

do a rt\.\ 1 st.p..rnnl, prc..o"eJ,ndo al loro rifugio, gettandosi infine in m<~re per aiutare una delle naufrag he · le grandt onde nottum., i capelli disciolti, le grida di coraggto, devono es5erle state ~iusta cornice: e del resto le erotne ottocerttesche sembr:ano avere il segreto di queste a\'Venture generose manne. Ma l'anno dopo un nuovo mondo ed un nuovo nome aspett.tvano Sally : nel 1836, ti signor Austin fu nominato Reale Corrumssano a Malta, e Sally, appena sbarcata nell'isol.l, fu detta la Stgnord CommisJinJJaria. Anche qui la sua conoscenZà dell'italtano l'aiutò: fu la sola donna inglese che desiderasse accostar>i all'aristocrazia indigena, e che "' rius.:isse, m. no:;tJntc l'osttlità che 1 Maltesi erano venuti .l<<'tlmulando contro t neglige~ e sdegnos; fiHIZIOnari inglcst. M.tlta attraver~ava, in quel momtnto, un trtste periotlo: il <·otone che rap pn"tntava quasi l' unica industria J et paese, non poteva prù essere importato in !spagna, c· rt<:ppure 10 lnghdterra, qu1ndi le fabbriche ~~ 'hntdc\'ano, le operate di~octupate, certav;ln,, d1 spos.us1 per tro\J.rc l ht le mantenesse, c·d, matrunont d1 ragaa<.: tred1Ccnn1 erano fr.:<1lK1lt 1ssun1 le donne <;O 1<1 t vent' an m spe~,;, .:H''Jno tre o quattro fi~ltolt, malnutriti •. wl ftrenti wme loro >tl"tSC « t\fa t h.- farò dell" mie :1te/le> » ch1(5{' una popolana alla stgnora Com1mssion.m.l eh<: prote<>ta\ a <Ontro le nozze

no~ grt~llllldinc ,. 11 r•rmdt~ò u·mpre. r.11<1 1<111/J

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11eppur Raff.tello ne d!{"lll<' ». Santorre di San-

tarosa, 10 lunghe lettere f.lli<osamcntc scntt<: 111 mglese, J1teva dt 'olrrk bene pcrrhi l< .. Jlel~t huflllol, e puthè /,, :·oslrtl splend!d,l Jarrua ~Jpl'lme la I'Otl••l bmtltÌ. e mm jillll.'l puì d1 tror•are delle '''/!.10111 dt .tffeuo ed ,un1'0/!,1111 flll/1!1/1!1'1! ltl piJi /11/· rhe, uoe. "" p~.~, et e perrhè J/ ,•!t la/11(1 ttll,taata al '''"'"" fot••l.nt: >>. llllrtJZIOIIIf. 11/d 1/tJI/

pfJrunte,

lnvetc propno .tllor;t ,om10ciJrono per S.t'ly 1 v1aggt, <hc <Osì <l lungo Jo,c,·ano .c:nerl.\ lontana dnl focoluc · n d l 1:127 mfattt, s• po nt\'a la prnna pKtra alla nuova Unl\'(·tsltà .(, Londra, e d '>t~nor Au,tm \tnl''•' 1m1ato i!l Germanta, p<cr studtart' le or,t:antzz.Jz•onl )!11~­ :tdtche tcdesc.hc. Bonn, Sthlegcl. Nit::huhr: ia ptccola T.u<l,\ SI trasform:nJ m una hambtnJ tedb(a, lOO tr<Xnne btondc alle srJIIe, e Solll)' Ùl\'entav,t l.l bcn1.tmm.t dell'ansto. razia germanica. Tornati a Londra, Austm fu nprcso dalla sua ipo~onJna lavorare glt paro:\'a impossibtlc, non lavorare mostruoso, gh attacchi dt nervi si suacdcvano, e Sally, per togliergli almeno le pr<.'OCcupazioni ftn.\ozian e, cominciò 11 dar lezioni, a tradurre: traduziont di cui Stendhal era entusiasta. l.e affidava senz'altro le sue opere, inarican,lot.. di rivederle e mu tarle come meglio le pi:ttesse. Nel 1831, Sally tradusse il libro del Printipe Piickler- Muskau, e nel '33 Le CJrallf-

mtirhe di Goethe, e L,• Seleziom dtf N11or•o 'J'ntame11to, pur tmprovvtsandosi giornalista, e collaborando a numerost periodici mentre stll' 111arito termmava, finalmente un opera di giu· rtsprude:nu. Victor Cousin, Charles Villier, ( harlcs Buller, C.ulyle, la circondavano dj aJrmtraztone, e qu~ndo, nel 18:.~. ~li Au~ttn si stabthronu per qualche tentpo a Boulogne, i pescaton fr:anccst ebbero per lei un amore defermte quanto quello dei vec,hi saggi. DuNinte un n.tufragio, infattt, la &//~ Auglair.. SI pro<hgò 10 tentati\ i d t salvataggio, accogli::n.

<<<Oli 1111 m.trlla. mang1a11o '"' pezzo p.mt!, hi,uuu 11 ncm.. Jt Ilo pr..ndt'r.t/1110 l,,

pr~•O<t:

"'""·' llmda l> Non l erano stuoie, non possibilità di OC(UpJZIOnl, c ~1lly or~an1uò 1\tltutl J1 ~tudio, piccoli lOmmer(l d1 merletti o intaj:;lt mn l'l n~h,Jterra. Le tatttdr.tlt anda\'ano m ro\'ina, le opere d1 arte \'l:nt,·an trafugate dalle chiC~C, ICndutc per pod11 ~Oidt , glt tnt.HSI Jcllc tantorie mJru,•ano Don Annetto Ca,o-

laoi, canonico, consluce,·a la signor.1 nella capptlla della Città Vecchia, per mostrarle affreschi pross1mi a scomparire sotto la muffa, i dipinti bizaotim, il TrittiCO che l ea,·alicrt porta,•ano io mare, durante le battaglie, sul'• nave ammiraglia. Gli Austin rimasero per due anni a Malta: e, partendo, Sally lasciava dietro di sè delle scuole organizzate, mille ragazzi e cinquecento ragazze cercavano di mettere un poco d'ordine nella loro piccola torre di Babele, dove il dialetto arabo e quello maltese si alternavano all:a lingua italiana, parlata da tuttt, e a quella in glese, imposta dal governo, e detestata in f.::nerale. A Londra, le occupazioni wnsuete npresero : Sally traduceva la Storia dei Papi di Ranl..e, discuteva con Gladstone e Macaulay, a.vcva perfino un innamorato, Sir Alessandro Duff. Gordon, che, s:oraggiato dalle virtù dellJ milJre, s'innamorò di lucia, che compi\ a allora diCiott'anni. l due giovani passeggiavano, co maotiramente, sotto la pioggia, avvolti tn ut. solo scialle scozzese: e così s i fidanzarono, spo· s:mdosi quast immediatamente, bcnchè Alcss:tndro, continuando una spcoc dt tradiziOne, potesse offrire :~Ha sposa una modestisstma .! · ~1atezza. Ma Luua. che era bella e coraggtoSJ quanto sua mddre, st dcJICò Immediatamente .1lle risorse familiari. la Traduzione, glt Art..:olr. Mentre i Duff-Gordon SI stabilivano ,\ Londra, glt Austm nprcndcuno t loro \'ta~t1:1 · Carlsbad, dove furono osp1t1 dei conti Thun; Dresda, e le amiCIZie regali : la Rtgma j:1 e.rtremamenle gl'lllile con me e non fu !.1 Jl)/a ad nserltJ . . c, a 13crltno, i n cevimcnti m c.tsa Schcllmg, l'imontro ton Rànke, Savi .t,'lly, 1 Gr1mm. Ma Berlino no n le piaçéva, le


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mi Jenln come Cenuentola, pnichè pa11o d.tl1'eslrema modes/Ìtt della nostra t-ila qu~tidia•1:: all,t Jrintillanle società delle regine e dei l'e ... La regina di Sttssollia mi diceva appunto ... ~> . C'erano molte ' 'ecchie regine, in qlU!I momento, nelle Corti Germaniche: e molte vecch;c principesse, margravie, canonichesse,~ intente: tutte, come decrepite c benevole fatto, ad o-·cuparsi dei fatti pubblici e privati d'Europa. « Mon cher M. Guizol. dovete perdonarmi se da tal/In tempo non r•i scrivo, ma mi è n.11,1 una nipotina. fanel, e occupa lutto il mio tempo: 10110 /11/lavia felice di lraJr11rare i miei articoli per /' Athenaeum in favore di lei ... » « Mon cher M. Guizot, sono pen11a1a rhe gon:mare diventerà di anno in anno pùì difficile, e rome potrebbe eJJere altrimenti? Le tt'tJorità tradizionali Jono cttdute, e la Ragione. rhe dovrebbe JOJtÌiuirle, è. aimè, roJÌ debol~ .' Come potete !piegare questa particolare ma11111 d i naziona/Jtà, che imperversa ora dov11nque? Gli irlandesi hanno ceJJalo di parlau della relixione. e la questione sembra i m poJtata unicamel/le mila differenza fra i Celti ed i SasJoni. Proprio ora ilo leggendo che i diversi popoli di stirpe Jlava rùmiti sotto l'Impero Austriaco .t/armo alzando ltt t•oce, dopo Jf!coli ar silenzio. U11 li/tOllo giomale pt~bblicato a Lipsia Viertelsjiarhrschrift aus und fiir Ungarn dà intereuanti 110tizie Ì11tomo al conflitto tra gli Sla1ii "" i Magiari, rhe J! odiano fra loro, C0/1 cordemen/e odiano f<Ji i loro padroni. Che rnsa acradrà, mon cher M. G11izot? N11ove diJrMdie, g11erre. t q11indi la barbarie. 1'11110 riò è. commuftte, molto inlt?TeJJanle. Afjellutlsn. riJpetlo dalla 1IOJira Sarah A11Jiin ». G li Austin trascorsero il 1843 a Boulogne, insieme con gli sposi Duff-Gordon e la loro ~ambina. Sally e Lucia lavoravano molto, traducendo Niebuhr, e le Memorie di Lang, scrivendo articoli. Alessandro Duff-Gordon era sempre bello e buono, il signor Austin, f ra un attacco di nervi e l'altro, dettava leggi importantissime. E l'anno dopo si stabilirono a Parigi, Rue Marboeuf: ma Sally non amava la vita francese: «Non riuscirò mai a sentirmi uramenle at home qui in Francia, assai meno com11nque che in Germania. Frequento molti 110111ini ii/11Jtri, imeressanti e divertenti. Ma non potrò mai respirare liberamente nell'atmosfera morale dei Franasi. CiaJmn~ accusa l'alIlO di mancare, e temo abbian tuili ragione, di sincer.ilà. Non ho mai JelltÌio nulla di roJì 01ribile quanto ciò che ogni uomo di gonrno dire tiri Juoi colleghi. L'tmico a staclarsi dagli altri è Guizol, rhe io rispello ed (:1110 ogni giorno di più: ma come tuili lo ingannano.'». Augusto Comte, padre del Positivismo, :t Yeva perduto il suo posto alla Scuola Politecnica, e Sally ottenne che lo riavesse: ht ammirazione e la riconoscenza indussero Comte a modificare le sue teorie sul femminismo. Il barone von Humboldt le scriveva lettere grevi e noiosissime; Alfredo de Vigny biglietti scherzosi e carezzevoli; il signor de St. Hilaire assumeva il ruolo, che doveva serbare per sempre, del Migliore Amico di Sally Austin. A Parigi, gli Austin rimasero fino alla. rivoluzione del 1848: in quella epoca tornarono n Londra, facendo amare considerazioni sulla leggerezza dei Francesi, qui ne 11a/e111 rien, excepté un fusi/ à la main. E St. Hilaire, avido di eroismo e di tragedie, scriveva deluso: « Madmne, Parigi è eJaJtarnente rome voi la avete 14Jriala, neJsrmo immaginerebbe che Jia-

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'Se nt· ton,;olò stri' mJo .1 Glllzot, the da parctdll .tnni le era dil'cntato antimamente .1mKo, e la gentilezza qu.tSi solenne dei Jou rapportt era ben fatta per p1atcre a tutta e due: « M on rher M. Guizot. da parecchio temp.:J


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1110 m stato d'assedio. No11 ci sono serie tlisuwioui, l'opini011e p11bbiica non si manifesta. il triste destino de//'ltaL•a ci ha laJCiati indifferenti, la wrte della Gem1ania 11011 ci iutereva. T ullo ciò è iucom premibile: ·voglio sperare che la libertà di pemiero tomerà preJ/o Ù1 Francia, ma voi, lltadame, che rosa p•dele pemare di noi?>>. E Jean-Jacques Ampère, che Sally aveva incaricato di porgere le ~uc condoglianze a madame Récamier, in lut-

to ufficiale per la morte di Chateaubriand, rispondeva: « l..a nostra povera amica soffre

molto. gravi dolori si sono ahballuti .ru di lei, e questo recente è il più grave. Anche la JTta malallia d'occhi ri preocmp<t: pare ri sia !In wixlioramento, ma leggeriuimo... oh. rara mtUiame, rhe wsa avver,..à della nostra Germ<~nia? E dell' A11stria, dopo questa vi/loria riportata dai nalllrali amici dei/'.Austnia-Ger1//ttllÌa? E della Frm1cia, madame? E' chiaro per t11fli che qui 11011 si desidera la t·ept~bbli­ rt~: ma f rosa saggia affidarsi alla fantasmagoria bonapar~•sta? Sarà un salto nel b11io: e spt!riamo che la FrallCÙJ non ci si rompa il milo». Nel '49 il Principe Presidente si mostrava rnergico e coraggioso. Ci si lamentava per la disfatta italiana di Novara. Si diceva che la Prussia avesse rifiutato J"Impero. La signora R<'-ramier aveva perduto la vista: Lamartine era crollato. Pcllegrin_o Rossi, Ministro del Papa, \'eniva assassinai<>, tra il compianto dei suoi amici francesi cd ingltsi. La signora Austin otteneva una pensione annua di cento sterlir.e, ed era molto contenta. I Duff-Gordon a,·e,·ano altri figlioli , adottarono un negretto ,tmmalato di cataratta, lo facevano curare, lo portavano in giro con loro. La duchessa d'Orléans, la cui casa di campagna era prossima a quella degli Austin, confidan a Sally le )ue speranze ed i suoi pro,getti. Ogni tanto un pellegrinaggio a Staatford-on-Avon, o alla tomba di Locke erano causa di nuovi artiColi e nuove emozioni : nel 1851 l'Esposizione Universale, organizzata dal Principe Alberto, provocò una gioia generale, e la si chiamò « il più grande awcenimento del secolo decimonono ». Incitata da Guizot, la signora Sally de;:ise di leggere dei romanzi: forse si S\cgliava in lei un'ambizione letteraria d'indi pendenza, che la emancipasse dalle traduzioni: ma i romanzi non le piacquero: «Io ho

l' int,eroJimile pretesa di divertirmi. quando leggo. Ìt111ere i romqmieri vogliouo per foruz rnmm1;rarmi le loro idee sul mondo, e spiegtzrci che Ii Ira/la di '"' orribile luogo: ma moi, je ne le sais que trop. E· poi le eroine dei mma11zi moderni rttJJOmixliano troppo a (!Ilei pnt•eri tl(rel/i caduti dal nido che tre1/.'allo Jem pre. e t•ia t•ia Ji rompono le ali, perdono la coda, e quasi il rnpiro. Tuttavia le I!Ostre romanziere tloglio11o persuaderei che in fm dei ro11A; le po11eretu Jtlf'anno perfellalllente feliri ... ma io 11011 poJJo pwprio creden·i ». Napoleone era diventato imperatore, ma Sally non era diventata bonapartista. La guerra di Crimea la portò ad ammirare Fiorenza Nichtingale, il coraggio delle truppe inglesi : il '56, con il canale di Suez la indusse a consolanti considerazioni sul Progresso. Ma due anni più tardi la morte della Duchessa d'Orléans l'afllisse profondamente : Sarah Austin si awicinava a quel crudele momento di ogni vita umana in çui ci si accorge della propri.a vt'cchiaia attraverso il declino e la morte dei

~/ih.ua $uz/e$o/?· propri am1è1. Ma<.~ame Ré,~lllit:r era morta, Guizot decadeva: il signor Austin stesso, che da qualche anno pareva più calmo, ed aveva ripreso il suo lavoro: Pror•ince of Jurùpmdenre, si era ammalato, e, dopo una lunga assistenza della moglie, morì nel 1859. Per la scossa nervosa, per un'indisposizione trascurat:t si ammalò anche Lucia : prese a tossire, dimagrì, sempre restando bella e maestosa come una giovane regina: eppure la sua figliola, Janet, era già in età di marito, sposava il signor Ross, partiva con lui per l'Egitto. La signora Sarah era diventata molto grassa, e soffriva di cuore: ma coraggiosamente, poichè l'opera del marito era rimasta incompleta, si era messa al lavoro. Chiedeva aiuto agli amici, offriva una citazione da completare, una pagina da rivedere : chiedeva anche, e scherzando, un baunei parigino: «Ma adatto ad

11114 110nna, per favore, aJ una donna graJJa rome mt!... ». Con gli anni, il suo carattere pareva essersi fatto più lieve, il suo cuore pitl \'asto: come tante madri inglesi d ivideva i suoi pensieri tra i figli ed i nipoti sparsi per tutto il mondo: Janet in Egitto, una cara nipote a Calcutta, e Lucia, la prediletta, in rott.t per Città del Capo, che le era stata indicata come sola possibilità di salvezza. Lucia stessa rispondeva a questa sollecitudine, a questa ansia materna con lettere che poi diventarono famose, e si chiamarono, appunto, Lettere da Cillà del Capo. Che paesi romantici! t h bella signora inglese, freddolosamente fasciata nei suoi scialli, con le treccit: nere e gli occhi malinconici, davvero somiglia una stampa delicatamente cd artificiosamente esotica, con la crinolina appoggiata ad un mu ~ch io di corde, o ad un albero maestro. «Abbiamo

at•lllo utltl merar•ig/iosa tem pesta, il rapitano a.uirura di non e.rser mai staltJ in così immim111e pericolo di ttita ... ». «Il vento era tf?rribile, a Capo 1'ou'll e JOI/o quindi part;ta per Cafedon, 11iaggio mera11igliow. ed avt•enturoJissimo. At'evo 1111a le,~xera carrozza a due mole. lraiuata da fjflttt/ro cavallini ult•aggi, 1111 oiAimo cocchiere negro che ave M sempre l'aria di por/arri alla mo•·fe, ma imponeva poi ai cat1al/i di neg11ire pmdezze apparentemente im pos.ribili. lA Jtrada slrettiJJima correva tra d11e abiiJi, ed ulib'amo ved11to tm cobra, color d'ambra, e tanto splendido quanto mortale ». Andò anche a Gnadenthal, ,·illaggio fondato da una missione morava nel 1736, e chiese 1:\ se ci fossero ancora in vita dei veri ottentotti : « Mi risposero che re n'era uno solo,

e l'indomani mattina mi moJtrarono 1111 pirrn/o e magro ttomo molto a;rvo, aggrappato ad u11 alto bastone che lo Jorreggeva: era f'Otten/otto, il quale h.'l già rom piflto cetrto e .re/le anni, e vit•e lflllo solo poirhè la s11a r.:zza è inter,unente srom pana. Mi sentii pie11a di pietà, e mi alzai, per avvicinarmi a lui: ma mi pareva di ~ssere immensa e tirannica, e d1 fargli ptWra. Egli infatti let;,wa la uta ponra testa bianca rome la nMJe verso di me. e mi guard.wa rOti gli oahi socrhinsi. T enlai d1 parlargli Jn olandese: «Padre », gli dissi, spero che non siate stanco, e vi prego di sedere: voi siete molto vecchio». Con mio

grande .rtupore mi rispou, in ottimo olaudese, e la sua voce era ferma: « Sl, ho molto più di cent'anni, e sono solo». Non sapevo che cosa dirgli, /anta era la mia pena, ed egli, foru indovinando i miei sentimenti. forse immaginando che aveui ·1111 dolore. mi fer~ 1ma piccola carezza con la sua zan1 pa nera, e

mi rhie.re Je avnsi figlioli. RiJf'O.I di JÌ, ~ che vivevano in lnghrlterra : «eh~· Dio li' benedica» diue allora l'OIIentt.~!, ·, ,. p01, sempre appoggia11dosi a quel mo i,,-;,•.•::t. se 11e andò». Poi Lucia ritornò in Inghilterra, do,·, .~>ì si era recata Janet che era prossima a dh·enta< madre. Tuttavia la salute di Lady Gordon Jc:. clinò così rapidamente che fu costretta a partir subito per l'Egitto, mentre Janet dava, poco dopo, un bambino alla luce. La signora Sarah era bisnonna, e felice: lo scrisse subito a Guizot e a St. Hilaire : << E r.~rrontatt:lo anrhe a Cousin: ma 11011 dilegfi che lo abbrac-

cio. percbè non gli farebbe piacere es.ret·~ abhraaiato da tma r·errhia dom1a come me». Vecchia, e triste. La scomparsa di quel marito, che pur l'aveva tanto tormentata, la lasciava ora solitaria e sperduta. Janet col marito eJ il figlio era tornata in Egitto, Lucia non si poteva muovere da Tcbe. Alessandro Duff-Gordon, perfetto come ~empre, si occupava dei figli, della suocera, andava ogni tanto a trovare la moglie. Ma ben presto apparve come anche quei viaggi, quei fuggevoli incontri seguiti da rapide separazioni, facevano male a Lucia, e la madre ed il marito dovettero abituarsi all'idea chè in terra non l'avrebbero rivista più, portando a questa loro rinuncia una particolare c patetica bellezza. Lady Duff-Gordon era diventata una specie di divinità del Deserto, gli Arabi la consideravano una grande principessa ed un wande medico, il principe di Wales e la radiosa principessa Alessandra le rendevano vi~ita durante i loro soggiorni egiziani. Tutta,·ia la cara brumosa Inghilterra le dava sempre un'aècorata nostalgia, e Se.~;Ui­ tava a scrivere lettere intelligenti e curiose di vita: anche la signora Austin. pur malata. d 1 cuore, pur triste, prendeva sempre lo stesso appassionato interesse al mondo. C'erano tante guerre, .l'Austria era sconfitta, la Prussia assorbiva la Germania, l'America era in fiamme, l'Italia si anda,·a formando, Cavour moriva, che avrebbe fatto Garibaldi? « Mio raro amico » scriveva nel 1867 al signor de St. Hilaire << venite presto a trovar-

mi. mi 11;nrresre che dobbiate trol'armi così 11111tata ma io so che 110i venite proprio perchè sono debni<'. malflta e .rt,mt'tl. Così acce/lo rm1 gioia la t•OJira offert,, di condurmi fino t1/ mare: il nostro 11iaggio sarà però iuteresJt;u/e, perrhè potremo dormire ad Ely. e pasJi.ire per Holkhmn. celebre centro- di coltura t~grirola. e ti pit"o nem pio di casa ve1·amente .rignorile, rOti merm•iglioii dipinti, e prezioJi 11/at/fJS(ril/i )) . E questa fu l'ultima lettera di Sally, che morì otto giorni più tardi. E, nel giugno del 1869, Lucia Duff-Gordon scriveva al marito: «Mio caro .Aiik, non tlelin·e qNi, se 111 pemi che il clima possa farti

male. E poi sarebbe troppo duro per me laJcÙlrti anror,t uua tJO/Ia: così come .rianno le cose, io pouo aJpellare pazientemente la fine tra perJone t'he mi sono devote. Ora J0/10 al C,ziro. ma, se vit•o fino a u/lembre, t·oglio tornare ad Eneh, dove l'aria è più dolce, ed io tOJJisco meno. E poi preferirei morire fra l.z mia gente, laJJIÌ, ed essere sepolta nella 1t1bbia ». E questa fu l'ultima lettera di Lucia DuffGordon. l(AR1A. DEL 0 0Jl80

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GIUGNO

1882: GLI EUROPEI

ALLE DIECI E MEZZA del mattino, il 26 giugno del 1879, dignitari di Corte e ministri ciano raccolti nei saloni al primo piano della reggia di Abdin. I loro volti erano costernati, ma:- anche senza l'espressione dei loro volti, rora insolita della riunione bastava a denotare che qualche cosa di grave stava per accadere. Il Mastro delle cerimonie aveva in mano un telegramma -e lo porgeva al Guardasigilli esortandolo a portarlo al Kedive. Il guardasigilli rispondeYa che quello era evidentemente un diritto o un dovere del Presidente del consiglio. Finalmente arrivò Cherif-pascià, prese tr~nquillamente il telegramma, sall agli appartamenti del Principe. Il Kedive aveva allora congedato un giornalista europeo, al quale aveva formalmente smentito tutte le voci che corr~ano intorno alla sua presunta volontà di abdicare al trono kediviale o alla sua imminente deposizione. Con la sua facondia suadente e il suo fascino che avevano tante volte ·conquistato i consoli europei e i creditori della Corte, il Kedive aveva argomentato, lumeggiato, discusso : la sua posizione era solida, la sua popolarità in fin dei conti ancora abbondante, le Potenze non avevano alcun vero interesse a togliergli il trono, il Sultano, sovrano nominale dell'Egitto, non ne aveva alcuno a deporre, per far piacere a quelle, un principe fedele ai suoi doveri verso la Sublime Porta, e che aveva anche raddoppiato la cifra del tributo annuo a Costantinopoli. Questo tentativo di convincere l'altro aveva probabilmente servito a rafforzare il personale convincimento

ABBANDONANO ALESSANDRIA

PRIIIIIA

dd Kedive. Cherif-pascià gli porse gravemente il telegramma; il solo indirizzo era una comunicazione: «A lsmail-paJcià ex-Kedive d'Egitto». Veniva dalla Sublime Porta : «Voi vorrete obbedire al comando dell'Augusta Maestà del Sultano, e rinunciare al Kedivato :1 favore di vostro .figlio Moharruned Tewfik, Kedive d'Egitto». Cosi finiva il regno di Ismail, lo splendido Ismail. Era l'epilogo di una lunga storia di intrighi e di contrasti, nei quali erano stati in molti a recitare una parte : consoli, controllori finanziari, banchieri stranieri, ufficiali indigeni. Se il fascino personale potesse essere in politica una forza essenziale, Ismail avrebbe dovuto salvarsi : poichè sembra che ne avesse moltissimo, e che· eccellesse appunto nell'arte di convertire i nemici. Quando gli ufficiali egiziani, gelosi della supremazia della casta di origine turca o circassa venuta nel paese con Mehemet Ali, si erano messi a co; spirare, lsmail aveva invitato alla Residenza i loro capi, « e come sempre accadeva quando Ismail voleva darsi la pena di far la conquista di qualcuno, quelli erano entrati alla udienza suoi nemici, e ne erano usciti suoi alleati ». Ma contro Ismail c'erano anche i banchieri europei: l'amministrazione di Ismail aveva condotto l'Egitto alla bancarotta, e tutti gli interessi e gli investimenti stranieri erano compromessi dalla prodigalità kediviale. Numerosi tentativi erano stati fatti per frenarla, la Missione Cave, poi quella di Sir Evelyn Bar'ing, il futuro lord Cromer, e <Juella di

DEL

BOIIIIBAIIDAIIIIENTO

Mr. Goschen e del signor Joubert : ma Jsmail era sempre ugualmente riuscito ad amministrar male, e alla fine le Potenze si erano rivolte ad Abdul Hamid. E Abdul Hamid, lieto di far atto di sovranità in Egitto, spiacente di doverlo fare per incarico delle grandi potenze, aveva consentito a destituirlo. Ismail se ne venne in Italia con i1 suo harem, e ancora fino a poco tempo fa, c'era a Napoli chi ricordava «'a villa d'o kedivè ». Tewfik, il cui volto barbuto appare tuttora suJie scatole di latta delle sigarette Laurens, aveva avuto un'educazione piuttosto trascurata: ma passava per un buon conoscitore delle condizioni dell' agricoltura egiziana, perchè si era occupato molto delle grandi piantagioni di cotone di sua proprietà. La tragedia del fellah gli era nota : sotto il regno di lsmail, il contadino egiziano era stato « spolpato .fino alla lisca » dalle tuse, dalle confische, dalle estorsioni degli agenti del Kedive, che gli avevano portato via per.fino i poveri monili delle sue donne. « Era cosa rara a quei tempi vedere un fellah con un turbante e una camicia; anche posseder.dò quei capi di vestiario, si guardava bene dall'indossa.rli, per timore che tale indicazione di benessere potesse chiamare l'agente del .fisco alla sua porta ». Il malcontento di questa classe di diseredati era immenso. Ma anche i ricchi erano malcontenti, perchè si sentivano minacciati di perdere le loro fortune nel crollo generale, e perchè vedevano di malocchio l'ingerenza degli europei, che metteva iq pericolo i comodi abusi dell'era ismailiana. Fra i ricchi,


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~ua $'$1,-·ec&~·

quelli di ongane turca, aristocrazia del paese, .rio. Di fronte alla minacc1:t ,hc il movimento disprezzavano quelli di origine egiuana, che di Arabi rappresentava per gli immensi intencambiavano il disprezzo con l'odio. Gli uni ressi dei loro sudditi, i due governi avevano e gli altri guardavano con uguale rancore gli indirizzato al governo kediviale una nota redatta negli stessi termini, con la quale avvereuropei, conunercianti e banchieri, che a poco tivano che avrebbero opposto i loro sforzi uniti a poco, con un seguito .di abili levantini alle a ogni tentativo di cambiare lo stato di cose calcagna, si impadronivano di tutta l'economia del paese, e avevano i consoli generali per guiesistente in Egitto. Ma non c'era grande concordia fra loro. Finchè era stato al potere in darli. Ma pure gli europei erano malcontenti. Francia Gambetta col suo «Grande Miniperchè nè debiti nè interessi venivano pagati, stero», il governo francese aveva mostrato e gli affari languivano 30emici nella generale llualche volontà di azione energica. Ma poi a insicurezza. Tewfik aveva buone intenzioni c volontà. Accettò volentieri Sir Evclyn Bariog Gambetta era succeduto de Freycinet, e questi mostrava tutt'altro stato d'animo. A quell'epoe M. de Blignières con una Conunissione di ra, a dodici anni soli dalla catastrofe del '70, Liquidazione per sistemare. la finanza dello la Francia era ancora isolata io Europa, senza Stato. Ridusse di un terzo la sua lista civile, c chiamò alla presidenza dci ministri Riaz-pa :~Jieati , senza :unicizie; l'Egitto era fra lei e l'Inghilterra, appunto in virtu del condominio, scià, che passava per propenso alle riforme. Per piuttosto una causa di rivalità aggiunta alle un anno c mezzo, parve che l'Egitto si fosse tante altre che non un motivo di intesa. Il messo sulla via di ritrovare la sua naturale e Paese o ck·sidcrava ardentemente una politica facile prosperità, e si parlò di « era nuova >>. di raccoglimento per riparare i danni della Ma le questioni lasciate aperte da Ismail non erano soltanto .finanziarie. Abbiamo accenguerra c per rafforzare le nuove istituzioni renato alla rivalità fra gli uf.ficiali di origine turca pubblicant", oppure, se aveva spirito di combattività, lo ri,·olgeva piuttosto all'idea della o circassa e gli ufficiali egiziani. Arabi-bey, :hivincita. Clemenceau esortava alla Camera : un colonnello egiziano, era diventato il capo «Signori, l'Europa è piena di soldati, il mondo di questi ultimi, e a poco a poco, man mano che intorno al malcontento dei militari si era è in attesa, le potenze si riservano ogni libertà per l'avvenire; risen·ate la libertà d'azione venuto raccogliendo tutto l'altro più \'asto maldella Francia >>; e sconsigliava così ogni avvencontento che regnava nel Paese, era salito' alla tura in Egitto e altrove. Questa stanchezza, posizione di capo di un movimento nazionale. questo senso di isolamento e di apprensione nel quale si intrecciavano motivi religiosi e patriottici, in un disordinato miscuglio di vecper il domani, indebolivano l'azione francese chio lslam e di occident~lismo. Arabi era fig lio in quella circostanza. di uno sceicco di villaggio, e questo gli dava L'Inghilterra non era meno incerta sul da autorità presso i contadi n i, che lo considerafarsi. L'occupazione a due proposta da Gambetta non le conveniva e le sembrava imprativano uno dei loro, e fidavano in lui per veder alleviata la loro miseria ; aveva studiato all'unicabile e pericolosa. Gladstone e Granville versità di El Azar, e questo gli dava prestigio avrebbero entrambi preferito incaricare la Turpresso i colleghi di caserma. In poco tempo era chia di ristabilire l'ordine in Egitto con un esercito, che al termine della sua missione diventato una specie di generale Boulanger egiziano, intorno al cui nome si concentravano avrebbe dovuto puntualmente tornare indietro tutte le aspi!aUoni e tutti i pretesti. e lasciar le cose come erano quando il CondoL'incertezza del Kedive nel reprimere il mominio funzionava serenamente. Anche Bi,·imento che si formava intorno ad Arabi aveva smarck, allora all'apogeo della sua influenza, fatto sì che assumesse ben presto una violenza c: « jouam, aprh le Co11grèJ de Berli11, hJ e uno slancio che allarmavano i consoli. Dopo Mellemirh aprh le Congrès de Viem1e >>, era un incontro drammatico sulla piazza davanti favorevole all'intervento turco: «i turchi, diceva a lord Odo Russell, hanno un sistema spealla Reggia di Abdin, durante il quale Tewfik non aveva avuto il coraggio di fr.r arrestare ciale per pacificare i loro correligionari : dànno ai loro agenti una spada in una mano, una Arabi che veniva a reclamare alla testa della EUamigione, la destituzione di Riaz-pascià, il scatola di decorazioni nell'altra, dmari in tutte le tasche, e cosi li mandano a vedere sul posto potere effettivo era sempre più passato dalle quello che sen·e meg lio ». Ma la Francia temani del Principe a quelle del colonnello; questi aveva imposto la formazione di un Mini- . meva che il ritorno dei turchi in Egitto potesse scuotere la sua posizione nell'Africa muss-ulstero dominato da lui, che vi occupava il posto mana. Al massimo avrebbe acconsentito all'indi Ministro della Guerra. Il colonnello appavio di un corpo turco, ma solo con garanzie riva in pubblico con una scorta di cavalierj apespresse c solenni che alla fine del suo compito pena appena inferiore a quella di Tewfik, e in Egitto sarebbe stato ritirato. Il Sultano non al vederlo, sempre più numerose si sentivano ,·oleva saper11e di queste garanzie date formalle grida di << l'Egitto agli egiziani! >> e « fuori mente prima : vol_eva mandare le truppe e poi gli stranieri! >>. Diventavano anche troppo nusi sarebbe visto il da flrsi. Quando gli ambamerosi gli incidenti fra europei ed indigeni. sciatori delle potenze, riuniti a Costantinopoli Molti grandi commercianti europei o levantini in una conferenza alla quale la Sublime Port.• cominciavano ~d abbandonare il paese. Finalaveva rifiutato di partecipare, insistevano per mente la crisi passò, com'era prevedibile, dal mettersi d'accordo sulle .l!aranzie e i limiti della campo puramente interno egiziano a quello internazionale: la Camer.a-dei notabili, istigata ~pedizione turca, il Sult;no si rifugiava dietro certi rapporti che gli mandavano dal Cairo e dal colonnello, dichiarò che spettava a lei e non più ai controllori anglo-francesi, di occuda Alessandria due suoi in\'iati, Dervish-pascià parsi del bilancio. e Essad-effendi, che assicuravano che tutto era L'Inghilterra e la Francia esercitavano sultornato in ordine e che Arabi si era sottomesso l'Egitto una specie di condominio, e invero era al Kedive. Mentre le cancellerie cercavano di <on questo nome che la diplomazia europea trovare una maniera per ricondurre l'ordine in riconosceva la loro ingerenza negli affari egiEgitto, il disordine vi aumentava ogni giorno. ziani, dopo l'istituzione del controllo finanziaGli europei di Alessandria chiesero protezione,

e una flotta anglo-francese appane nel porto della città. La sua apparizione esasperò i nazionalisti. L'll giugno 1882 una sommossa scoppiò nel quartiere a rabo: il console inglese venne ferito, un impiegato del coosol:>~o francese ucciso. I morti furono parecchi : cinquanta, secondo alcuni; duecento e più secondo altri. Ma anche meno di cinquanta bastavano: l'am miraglio inglese Seymour, interpretando con qualche larghezza le istruzioni avute, mandò un ultimaJum .al comandante della guarnigione di Alessandria, perchè disarmasse i forti , frettolosamente armati dopo l'arrivo delle flotte; e siccome Arabi non volle cedere, la flotta inglese si ritirò dal porto e andò a prendere' posizione contro i forti. La squadra francese non l'aveva seguita. Le istruzioni dell'ammiraglio Conrad erano meno rigorose di quelle .d i Seymour. La Francia non voleva avventure, si sarebbe detto che aveva paura che il rumore dei suoi cannoni in qualunque parte del mondo avrebbe avuto il potere di irritare il suo secolare nemico. Con stupore dell'Europa, la squadra francese ·lasciò Alessandria: il Condominio era finito. L'azione inglese fu rapida e decisa quanto era stata incerta e lenta lino ad allora. I forti di Alessandria furono bombardati, ridotti al silenzio, occupati militarmente. Un corpo di spedizione, al comando di Sir Garnet Wolseley, raccolto in (retta e sbarcato nella città, puntò sul Cairo, distrusse a Te! el Kebir le forze di Arabi, e occupò Ja capitale del kedivato in pochi giorn1. Un ultimo tentativo di mantenere in vita il Condominio era stato fatto con l'offerta di Granville alla Francia di partecipare alla spedizione militare, << ma il ministero dc Freycinet rispose che non sarebbe andato più in là della difesa del Canale. Anche questo era troppo per la Camera f ranc~e. fhe rovesciò il ministero». Il colpo di scena era per tutti completamente inatteso, mentre ancora ha le cancellerie e le ambasciate si discorreva di inten>ento turco e di garanzie che lo d isciplinassero. Bismarck, che spalleggiava i turchi nella loro pretesa di agire in Egitto senza controlli e sorveglianze, avrebbe potuto adombrarsi dell'improvvisa iniziativa, ma, come aveva scritto lord Odo Russe! a lord Granville, <<il principe di Bismarck starà coo noi, perchè le sue simpatie sono sempre dalla parte della forza >>. E infatti Hatzfeldt si congratulava in suo nome con J'amba~iatore, ammettendo tuttavia che il principe «diventava semplicemente furibondo al solo sentir nominare la questione egiziana». Il solo che non nascondesse il suo disappunto era l'ambasciatore francese Courcel : « costernato dalla debolezza di Freycinet e dalla mancanza di orgoglio nazionale nelle Camere francesi >>. L'occupazione del Cairo aveva dato alla diplomazia inglese un prestigio rinnovato. Eppu.re il quacchero Bright si dimetteva dal gabinetto, scandalizzato del bombardamento di Alessandria, e Gladstone che sembrava quasi vergognarsene, sentiva il bisogno di ripetere fermamente che l'occupazione era temporanea. Una circolare di lord Granville alle J>otenze lo confermò nel gennaio del t883. Tutte queste parole avrebbero impegnato l'Inghilterra, se, come dice E. W. Polson Newman, «per fortuna la politica inglese non sapesse non esser schiava della logica ». Lord Cromer arrivò al Cairo come Agente generale durante l'occupazione temporanea, e ci rimase ventitri anni.

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UNA

ADUNATA DI SEGUACI

LA FAMOSA associazione segreta americana di cui si è tanto parlato, fu fondata a Nashille (Tennessee) da un gruppo di ufficiali dell'armar~ della Confederazione, nel 1867 dopo la guerra di Secessione. Battuti gli Stati del Sud, gli schiavi furono liberati, e in parecchi Stati ne risultò un vero caos economico e sociale. La posizione dei bianchi, che fino allora avevano esercitato un potere eccessivo e insopportabile, era diventata insostenibile. Gli schiavi liberati avevano automaticamente conquistato, come uomini liberi, i diritti elettorali e, per conseguenza, in parecchi Stati del Sud, una gran parte della popolazione fino a flora __renuta in schiavitù, s'era trovata da un giorno all'altro nella possibilità di affermare la propria forza. Perciò un certo numero di antichi padroni della contrada, piantatori, ricchi proprietari e grossi fattori, decisero di organizzarsi per reagire contro .il !luovo stato di cose che si risolveva a profitto degli ex schiavi; ma essendo le leggi federali inefficaci, i bianchi del Sud. decisero di difendersi illegalmente. Nacque cosl la società segreta « Ku-Kiux-

DEL

KU-KLUX-KLAN A

DKLAHDM.l

Klan ». Suo scopo principale e confessato era di frenare con l'intimidazione e, se necessario, con la forza, quegli eccessi che i bianchi potevano attendersi dai neri fino allora oppressi ed ora prossimi a diventare padroni. Il «Ku-Kiux-Kian» in principio, si limitò a intimorire i .neri con metodi molto singolari e tipicamente americani: travestimenti fantasti . ci, assemblee notturne, croci di fuoco, proclami rumorosi, tutto per spaventare la già superstiziosa immaginazione dei negri. Un'associazione abbastanza inoffensiva, dapprincipio, ma ben presto i suoi affiliati cessarono di esseme contenti. Diversi gentiluomini degli Stati del Sud, in uniforme del <<l<lan» si misero a perlustrare le strade, picchiando a colpi dt corregge i negri che incontravano dopo una certa ora,. arbitrariamente fissata dalla società per la libera circolazione degli ex schiavi. La repressione divenne ben presto sempre più brutale e parecchi neri furono linciati. Il nome di « Ku-Klux-Kian », g raz.ie a una onomatopea, sembra derivare da una imitazione del rumore che si fa caricando un fucile

CITY

di modello antico. I progressi di questa associazione, che si estese poco a poco su tutti gli Stati del Sud, impensierirono lo stesso Governc Federale che dovette, nel 1871, far votare dal Congresso, a Washington, una legge che ne decretava la soppressione. Più che la legge stessa, furono la nuova mentalità sorta neg li Stati del Nord, il ritiro delle truppe federali che da molto tempo erano nel sud, e i nuovi ordinamenti elettorali che contribuirono alla scomparsa del « Klan » che, ormai inattivo, fu finalmente sciolto dal suo capo, il generale Forest. Il rapporto del Comitato nominato dal Congresso nel 1871 per compiere un'inchiesta sul «Klan», chiamato anche «invisibile impero del Sud », rivela che in quell'organizzazione segreta le logge erano chiamate «deus» vale a dire raverne, che erano presiedute da un «ciclope» e che l'iniziato prestava il seguente: giuramento : « Io, di mia propria volontà, davanti a Dio onnipotente, giuro solennemente di non rivelare, a chiunque non sia membro del... (il


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"'~m td~~ùul~/

nome del « Ku-Kiux-Klan ~ non era mai care all'uvmv i p•iu,ipi ,.~. r, J<:lfl cavalleria, tropoli àmericana e fece interrompere il servizio per leggere il seguente proclama : di sviluppare il carattere, di proteggere il fo~ritto, ma sempre lasciato in bianco nel rego« li nostro ordine è stato fondato pc:r riJ:uncnto), con dichiarazioni, segni, simboli, colare e la castità della donna, di sostenere i l :.rti o parole o altri modi, nessun segreto, spondere ad una deJJe più urgenti nect:SSita patriottismo». Cera anche un piccolo parasegni, riunioni, parole d'ordine, misteri o dell'epoca. Fra i principali nostri scopi è quelgrafo, dall'apparenza innocente, aggiunto d'allo di vegliare affinchè il commercio del paese progetti del..., e non farò sapere a nessuno tronde sotto forma di poli Jrriptum: « manteche ne son membro, o che conosco alcuni dei non cada sotto 1! controllo degli Ebrei, e l'enere la supremazia bianca». Tale era il producazione nazionale non sia sotto il controllo suoi membri, e che ne osserverò gli editti e gramma del nuovo « Klan » che gli valse dei cattolici. Il «Klan» vuoi risuscitare lo spinumerose adesioni in Georgia e rapidamente, prescrizioni. E che Dio mi aiuti ». rito cavalleresco e combattere i nemici della Altre formule del giuramento erano le seper conseguenza, anche in tutti gli Stati del nostra istituzione. Noi siamo contrari ai bootguenti :<< Io, davanti al Giudice immacolato Sud. E' soprattutto dopo la fine della Grande del Cielo e della Terra e sui santi Evangeli, leggeri. e la nostra organizzazione persegue Guerra che lo sviluppo del «Klan», as:sunse di mia propria volontà, dichiaro di firmare infine la salvaguardia della S).lpremazia bianca proporzioni gigantesche. Il licenziamento· dei questo impegno sacro : noi siamo per la causa e la conservazione della preponderanza prosoldati di colore dopo l'armistizio del 1918 fu, della giustizia, dell'umanità, della libertà costicome si pretende in generale, il punto di partestante». tuzionale, come ci è stata trasmessa nella sua Il numero degli iscritti al «Klan» si ritiene tenza del nuovo atteggiamento del «Ku-Kiux purità dai nostri avi. Noi combattiamo e reche nel 1922 fosse circa di un milione. Verso Klan>>. l negri che avevano combattuto sui spingiamo i principi del partito radicale. Noi le line del 1922, due incidenti di differente fronti di Champagne e delle Argonne avenatura alimentarono la pubblicità relativa al ci impegniamo ad aiutarci scambievolmente vano imparato in Europa molte cose. Cosl, il nelle malattie, negli affanni, negl'imbarazzi <<KQ-Klux-KJan» credè di farsi un titolo, dan«Ku-Klux-Klan>>. Il «gigante imperiale», Edfinanziari. le donne, le vedove e le loro fadosi a una propaganda ' ·iolenta contro i neri wuard Young Clarke, fece sapere ch'egli preparava l'invasione della Gran Bretagna per miglie saranno oggetto del nostro rispetto e che volevano essere trattati alla pari dei bianinstaurare il «Klan» nel Reame Unito, per poi della nostra speciale protezione. Il membro chi, poi, per conseguenza, mostrandosi ostile che divulgherà o sarà causa di divulgazione introdurlo in Francia e in Italia. E si prendeva alla chiesa romana e a tutti gli immigrati in degli impegni che precedono, sarà giudicato generale. Favorì la legge del 1921 , alla quale_ cura di aggiungere, per facilitare forse il suo lavoro, che il «Klan» aveva sollevato il suo e subirà la pena del traditore che è morte! aveva preparato il terreno, e che mise, come anatema contro ì cattolici, e ch'egli sperava si sa, rigorosissime restrizioni all'emigra.zione morre! morte! » così che tutte le razze bianche avrebbero potuSembra, a giudicare da queste formule così negli Stati Uniti. diverse, che l'unità del rito non sia mai stata to unirsi sotto le sue bandiere per combattere I membri del «Klan» aumentarono vertigicompletamente raggiunta in quella singolare le razze di colore a dispetto della superiorità nosamente : si contarono, a volte parecchie chiesa ch'era il primo «Ku-Klux-Klan». Senza del numero. Questa crociata, annunciata vercentinaia d'iscrizioni al giorno. A un conclave dubbio, le stesse diversità s'incontrano ugualbalmente con molto fracasso, non ebbe d'alquasi pubblico che si tenne un notte del genmente nei segni di riconoscimento che non era tronde luogo e l'<< invasione » restò allo stato naio 1921 ad Alabama, cinquecento novizi permesso di trasmettere che oralmente. Alcune di progetto. Fu d'altra parte in questo mofurono ricevuti in una sola volta. Lo spettacuriose regole meritano d'essere segnalate: mento che un assassinio, particolarmente colo del resto era oltremodo suggestivo: un odioso, fu commesso a Mer Rouge, in Lui« Ogni membro potril essere escluso d~ ... , campo da fiera pieno di spettri in abiti 'biansiana ; un piantatore e un meccanico, la cui alla maggiorità dei \'Oti degli uff1CJah e chi t cappe, rischiarati da due potenti proietcondotta, senza dubbio, era stata biasimevole « ghouls » (vampiri), dalla caverna di cui fa tori, si offriva agli occhi dei giornalisti. furono orribilmente torturati, prima d'esser~ parte; e se dopo la su~ ~clus.io~e q~esto Per vari mesi, nuovi atti selvaggi si susse. membro persiste a portare 1 d!stmtl\'1 e ~e msemessi a morte, da un gruppo d'uomini maguirono nel Texas dimostrarono che il «Klan» scherati che portavano le insegne del «Kian>). gne del... o in modo qual~nqu,e a es~rotare la attuava singolari inetcxfi d i persuasione : roUn'inchiesta federale non ebbe resultati. funzione di membro, egl1 sara pumto. Dopo tolare nelle piume persone spalmate di caTuttavia si erano levati dei dissensi in seno l'esclusione l'obbli.go del segreto è mantenuto, trame, bollarle con acidi speciali, flagellarle, e l'escluso' continuerà a rispondere di ogni a.l. «~lan» s~esso, specie sulle disposizioni e mutilarle prima di bandirle. Nel novembre l 1mp1ego dCI fond1 della società. Ci fu nel divulgazione come gli altr~ m~b~i. . 1922, fu segnalato al Senato degli Stati 1922 la minaccia di un processo e la crisi fu « Ogni membro che. nvel~r~ 1 segreti o Uniti che il « Klan » nel solo Stato del Teri~olta per ordine dello «stregone imperiale)> disegni di questo... sara pass1bde della pena xas, aveva compiuto più di 500 esecuzioni di S1mmons, al <:luale tu.ttavia fu conferito, quanvaria specie nel corso dell'anno. Nel Maryestrema stabilita dalla legge. « 11 grande alfiere avrà il carico del grande do fu messo m penstone, il titolo onorifico di land, il «Klan» accentuò la sua parte di feroce Imperatore ! Un certo Evans prese allora il constendardo del..., egli lo conserverà come Qn guardiano della morale pubblica imponendo, tr~llo del «~lan>) e della cassa. Suo primo atto oggetto sacro, per portarlo in tutt~ l~ cer~mo­ per esempio, alle coppie che vivevano in conda stregonena, fu d'annunciare al mondo, che ·e le parate e in tutte le occas1001 dove 1l cubinaggio la scelta fra il matrimonio o la ;;a~de cidope darà l'ordine di spiegado alla sferza. Poi si lanciò in h>uerra contro i catto- sembrava non preoccupar.;ene, ch'egli stava per naccendere la torcia del « gigante imperialici. Questi eccessi raggiunsero New York e « breZZ4 nollurna ». . . . le >> Clarke, e portare attraverso l'Europa la il sindaco dovette dare ordine alla polizia di Quest'ultima espressio~C: allude ali abitudinoce ardente _del «Klaf'>>. Tuttavia, questo bel ne che aveva il «Klan)> d1 mtraprendere le sue espellere tutti i membri del «Klan», ordine che pro~etto ~ove essere abbandonato in seguito spedizioni punitive di notte, a cavallo, con risultò d'altra parte impossibile ad eseguirsi. :1 d1fficolta che il suo predecessore Simmons, Difatti, qualche settimana dopo la pubblicastrani abbigliamenti da fantasmi e alla luce che sembrav_a no~ contentarsi del titolo d'Imzione della circolare municipale, un membro delle fiaccole. Si credeva dunque scomparso peratore, gh suscitÒ. L'ex «stregone imperiampre /'inviJibile impero del Sud, quandel «Klan» in costume e insegne, apparve una le difatti, alla Corte Suprcma d 1. ror :Oa notte del 1916, una banda di_ trentabella domenica in una ch iesa della gran de meG >> attaccava, .. eorgta l 1 suo successore e le dispute l . u,attro uomini piantò una croce ~~ fuoco . b r . aSCiar~no ~~ a la det _profani le controversie e le q Il ontagna dominante Atlanta, m Geor~ su a m . h. d' <>h d!scusstonl del «gigante imperiale>), dell'«lm. vestiti di abiti b1anc 1 e 1 cappe, o peratore>>' dello. « stregone imperiale>> e del gla, e t. ,· •>aurarono di restaurare il <d<u-Klux assoCia 1 s o . . . « grande demomo )) che si accusa . Klan». 11 capo di questi nuovi crocaah .er~ quecamente di sottrazione di fondt. :,no recl~rfoex pastore metodasta : W11lham J. n d. ·1· . r-r una a ca sta vol ta u . d. l 1 un mt 1one d1 dollari, ecc. . . che si fregiava del titolo 1 co onSjmmons, d f · t Da allora, non St è <:juasi iù . urante la se uta u nomma o nello e chc d . lare del ~<Klam) che sembravap ~hto parde stregone>> dell'ordme. .1 aver nnunoato « gran Kl sollecitò ed ottenne dalla corte per l .~ondo almeno, all'invasione dell'Euro~ Il « an» l pa e SJ e. contentato dì prendere più mod Country la sua carta lega e . F lton <uprema d 1 u . · mente piede nel Canad' sen ~ta­ ~ società basava )a sua 1Stanza su pnn1 stato un'attività partico~rm~ aver man,f~a · .J-11 .. p.erc. 1te morali e si mostrava animata m< .~ ptu · ., . . e notevole 11 q uesto Dom·IOIO ontanntco. CI PI . . . ·oni Il suo scopo era « d mculuobdl mtenzl · 'I'A.tJL . N~IGA


IL CENTRO CIVILE

RESTI

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44e

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DIVISIONE

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BOLSCEVICHI

SU OIIIUSSALIIII


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LA RIPRESA del Gt~glie/mo Teti è stata una rivelazione. Al successo « per il piacere », si è aggiunto il successo « per la scoperta >>. Il pubblico è sempre contento di scoprire, soprattutto quando si tratta di scoprire Rossini. Ma è il caso di <<scoprire » Rossin i? E' il caso di « scoprire >>, cento e undici anni dopo h sua prima rappresentazione, il Guglielmo 7'ell. questo « diplo:na >> della carriera musicale di Rossi n i? Il Guglielmo 1'ell fu rappresentato la prima volta a Parigi, il 3 agosto l829. Alcuni posti furono pagati :100 franchi. Attiriamo l'attenzione sulla data. Sotto il segno del Leone, anche a Parigi l'aria si rassOda come una cotognata. l soli spettacoli notabili della stagione estiva, sono quelli che i teatri « sovvenzionati >> allestiscono per il 14 luglio, e in cui gli smantellatori della Bastiglia ascoltano gratuitamente il Faust di Gounod, seguito da una MarJiglieu cantata dalla prima donna a\·volta nel tricolore. A chi ve rrebbe in mente, oggi, di mettere in agosto la prima, non diciamo di un Guglielmo T'el/, ma sia pure di una novità del signor Nouguès, autore di un Ouo vaJiJ? e di altri melodrammi altrettanto ~onosciuti ? Grande trasformazione nei costu. mi da un secolo all'altro. Per rendere noi pure omaggio alla ripresa del Guglielmo I'e/1, siamo stati a una diurna del Teatro Reale dell'Opera. Le opere sono f:ltte per l'udito e per la vista. l teatri antichi erano ad anfiteatro, nel Settecento erano rettangolari; ma pokhè i teatri nostri conservano ancora l'assurda fortru1 circolare inventata dal diciottesimo secol~. e che consente solo a una parte degli spettatori di vedere la scena, ci siamo recati al botteghino il giorno avanti lo spettacolo, per avere un buon posto, ma non abbiamo trovato che un laterale di galleria. Il teatro era gremito e sonoro più di battim~ni che di musica. Gli applausi scoppia\'ano nei momenti più inopinati : nel mezzo degli atti, alla fine di ogni aria, di ogni duetto, di ogni terzetto, di ogni scena d'insieme; stroncavano le cadenze, decapitavano le corone del tenore, affogavano nel loro polverone sonoro i begli accordi finali di tonica ripetuta, che nelle opere come il Guglielmo Te/l sono così importanti, per imprimere il significato ~ffermativo e inappellabile di questa musica. Durante gli intervalli il ridotto rimaneva vuoto, e, come in tre atti aggiunti, il baritono Bechi vestito da arciere svizzero, il tenore Ma. razoff in cistume di Arnoldo, la signora Gatt'• negli abiti di Matilde d'Asburgo, la signora Radice i succinta gonna di pastorella, e un. bambinetta vestita da contadinella, che nel balletto del terzo atto ave\'a avuto un successo personale, guidati tutti quanti dal maestro Serafin in tait, continuavano a presentarsi e a ri· presentarsi alla ribalta, a inchinarsi e a ringraziare, a stringersi la mano e ad attribuirsi con generosi gesti il merito del trionfo. Quale serietà di giudizio nel plauso di una folla? Un anno prima, in questo medesimo teatro, da questo stesso pubblic0 , avevamo' udito applaudire con altrettanto furore il TriJtano diretto dal trulestro De Sabat~. e mirabilmente interp(etato da cantanti tedeschi, ossia un1opera die per atteggiamento mentale e qualità di musica, è l'esatto contrario del Guglielmo Te/l. Eppure negli applausi a Rossini c'era qualcosa di più : c'era un sottinteso, una intenzione polemica, quel « voler far dispetto a un terzo», che dà condimento alla gioia.

\'Oro, lui che scriveva uno spartito in quin-

dici giorni, e un duetto in un momento di pigrizia, quando il freddo invitava a citardarsi io letto. E scritto che l'ebbe, e malgrado tutta la fatica che ci aveva messo, lui così infedele amico della fatica, capì che questo grosso, questo ampio spartito, questi larghi quattro atti (così la rghi che Rossini stesso li ridusse poi a tre) non potevano bastare a farlo , entrare nell'orda romantica che avanzava, nè tanto meno ad arginare quest'orda, ad arreRIPRESA DEL "GUGLIELMO TELL" starla ; e cedè le armi, come altri,. anche maggiori di lui, le avevano cedut~; come Giove· E questo « terzo » era, senza che akuno lo le cedè a Cristo.- E perchè Rossini potesse confessasse, Wagner, e, per amplificazione, 11 riappari re, trionfante, fiancheggiato da Schowagnerismo, il concetto romantico del mondo, penhauer e da Nietzsche, e circondato da tutto l'uomo in ispecie di semidio, awolto nella il nicceismo che intanto aveva saturato il luce degli astri, e così con lo sguardo nelmondo, bisognò aspettare che l'orda romanl'infinito. tica avesse finito di menare strage ed, esausta, In questa trionfale ripresa del G11gl~imo si fosse ritirata; il che per gli spettatori de! Te/l, c'è insomma ·la rivincita della musica T eatro Reale dell'Opera è avvenuto soltanto italiana sulla musica tedesl:a, la riafferinazioOJ(gi, ma per uomini più attenti e preparati ne della linea di fronte all'armonismo, la riè avvenuto già da alcuni anni (esempio l'anvendicazione del « diritto meridionale » alla tiwagnerismo di Strawinski e il suo rossipresunta, e tanto declamata, e con. così poco nismo <<pratico», spinto fino alla ironica pagarbo e anche minore comprensione ripetuta rafrasi nella Partita a carte del tema del Bar<<superiorità settentrionale », la risp<>Sta dell'uomo 1\a//u all'uomo tief; e una lontana /,iere: si si si do si) e per gli uomini anche replica pure al vecchio Beethoven, che conpiù attenti e di fiuto fine, tra i quali senza falsa modestia ci poniamo, è avvenuto ben sigliava Rossini di «continuare a scrivere Barbieri. e non cercare mai di fare altro che prima ancora, alla levata dell'embargo bayreuthiano sul Parsifa/ (1913- 1914), nella opere buffe » . . Sul significato antiwagneriano della trionquale occasione f'!Oi Jenun<iammo pubblicamente la nuova trasmissione di poteri, dalle fale ripresa del Guglielmo Te/l bisogna fermani magre di Wagner, alle mani grasse e marsi e insistere, perchè la ripresa rossiniana molli di Gioacchino Rossini. di oggi ci dà, mediante un facile g ioco di La ripr<.'Sa del rossinismo non è un sem . contrapposizioni, anche la risposta· a quel miplice ritorno alla forma melodica, come cresterioso « perchè » Rossini dimise ogni attiJ ono g l' ingenui, per stanchezza e saturazione: vità dopo il GJJg/ielmo Te/l, perchè consumò dell'armonia, Jella polifonia e dell'atonalità: l'altra metà della sua lunga vita .in un oz-io è l'espressione «musicale» di un compk'Sso poco degno di un « Voltaire della musica», rivo.lgimento mentale, che abbandona il <<pase con quel solo Stabat Mater i11 ultimo, come sionismo», il « sensibilismo », l'«in/initismo», una luce solitaria nella notte. il romanticismo. Il musico che oggi non avesse il senso 1/eOL'interpretazione di un'opera di Rossini, e rossiniano della musica, ma conlidasse ancora particolarmente del Guglielmo Te/l (opera nelle fusioni armoniche alla Wagner e nei « \'Oluta » e scritta per servire da modello) precipitati polifonici alla Strauss, sarebbe un oggi dovrebbe tenere minor conto di Rossini sordo, un ignorante del presente destino della in sè, che del rreo-roJsiniJmo. Possiamo dire · rr.usica. Rossini vide ingombrato, poi chiuso che lo stile di Rossini andrebbe <c rossiniz!'Cl~;nonte musicale dalla nube romantica, dal zato >> ? Non al violoncello avrebbe afficùto ::.. r:to degli elementi, dall'uomo demiurgo che avanzava min~ccioso; e davanti a tanta minacin questo caso l'introduzione della Sinfonia del Guglielmo T-eli, ma ;~( fagotto. La sonocia, lui <lebole, lvi prudente, lui uomo di rità «orizzontale » degli archi, non traduce il buon senso, si fermò. Perchè Rossini era debole quanto quel Voltaire al quale Stendhal suono « verticale » della nota rossiniana. Gli lo somigliava; e, come Voltai re, era cosciente, archi in ogni modo andrebbero suonati nelle e turbatissimo, e oppresso dalla propria departiture di Rossini con dila di JChelelro, non con dita molli come wu:sten. La musica di bolezza, che invano tentava nascondere dietro clut"sti enormi quattro atti andrebbe chiusa lo scherzo (scherzo in parole e scherzo in mudentro la più rigorosa disciplina ritmica, come sica), la vivacità dello spirito, la rapidità e varietà del verbo, il gioco più equilibristico dentro una gabbia di metallo, la quale non lasciasse trapelare il minimo ritardo, il miniche magie-<> della frivolità. Nietzsche non c'era mo abbandono, il minimo <c rallentando», il ancora a insegnare ch e «il rneriggio è più minimo <<ad libiltllll ». E i tempi andrebbero p~ofondo della mezzanotte >?· ~tretti. La nota di Rossini, asciutta, « senTante volte si è detto. che il Guglielmo za vita laterale», incapace di riempire lo Te/l è per Rossini ciò che il FalJtaff è per Verd1, e il ParJifal per Wagner ; ma il paraspazio t ra sè e la sua vicina, ha bisogno di rapidità, come il ciclista per mantenersi io gone non regge. Per Verdi, Falstaff è un equilibrio, per 11011 (adere. Non per· nulla semplice «certificato di studi », e ParJifaJ è Rossini era considerato musicista « rapidissiper Wagner un attestato di « non grassezza musicale »; ma dal Gt~glielmo Te/l Rossini mo ». Secondo il concetto « faustiano » d'\Jla si riprometteva ben altro. Per lui era una musica, la nota di Rossi n i non è musica, «non quistione di vita o di morte. E se lo scrisse è sonora ». E' soltanto un simbolo sonoro, rneglio ancora .un <c segno» sonoro, che va lentamente, faticosamente, circondato dai dubtenuto su per un miracolo di volontà, comebi che lo tw:bavano come Je tentazioni turbano il santo, come i rimorsi turbano l'assasun piccolo paradiso SOSJ?CSO in aria, per le- ·. sino; se lo scrisse in dieci lunghi mesi di lagioie infantili di noi adulti. -' I.B~RTO SA. VIN IO



ROMA

VERSO LA FINE del l 877 la m1a famiglia si trasferl a Roma. Io avevo quattordici anni. Chi •·ede la Roma di oggi stenta a rappresentarsi la Roma d'allora, la città ancora papJle, co, suoi antichi pala.u.i, le sue strade strette. le piaz· zettc solitarie dove cresceva l'erba ( ra i ciottoli che la lastriavano, le sue ville principesche dagli alberi secolari, 1 suoi Vicoli storti do•·e ad ogni angolo appariva un qualche rudero : una colonna a metà infissa nel muro, un bassorilievo verde di musch1o. Il carnevale mrtteva un'animazione insolih per tutta la città. Fan11glie intere si maschern'vano c prendevano parte alle battaglie coi coriandoli che copri•·ano il Corso di uno strato bianco, dandogli l'aspetto di una strada dove fosse nevicato. Il popolo SI dava a una pazza allegria. Gu.1i a chi avesse tentato di att•a••er· sare il Corso con un cappello' a cilindro: sarebbe stato preso d1 m•ra e costrrtto a fuggire. Le carrozze e i carri pieni di maS<:here passavano in meno alla folla che gremiva i marciapiedi · fra una car•ozza e l'altra e fra le arrouc e i balconi erano assalti di grtti di coriandoli c le persone erano tutte infannate • come mugna.i Negli ultimi gJOrnt di cacn<:•':l.le i fiori sostituivano 1 coriandon A una cert'ora il Corso era sgombrato nel mezzo, la folla si assiepa•·a at lati della strada. La gente alle lincstrc si sporgc"\·a per guardare ~gsiù, verso piuza del Popolo donde do•·e\UO partire i cavalli per le famose eone dei b.lrhni. Ea:oli! Eccoli! Le guardie trattenc-

1880 •

PIAZZA

COLONNA

COL

PALAZZO

PIOMIIINO

PRIMA

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DllMOLI Z

•ano a stento quelle masse umane per lasc1a. fra i qual1 ncordo .Mrtastasio, Goethe, Gozz1, 11bero 11 terreno. Eccoli! l cavalli, senza cav~­ ecc. Era allora CIIJtOdt gmtrale detr Arcadi;t heri, spuntavano da lontano, passav;tno come Monsignor Stefano Ciccolini e V irt CNJiod~ un turbmc, spariv-ano, accompagnati dagl1 urli Monsignor Agostmo Bartolmi, simpatiCo poeta della folla eccitata, convulsa, ubnaca di anestemporaneo la cu1 facile vena si profondeva sietà. l IN~rberi sono giunti a piazza Venezia m versi abbondanti che non mancavano di eleIl ca,·allo 'incitore è n condotto fra applausi ganza. Il Sommo Pontefice L«>ne XIJI appart'OtusiastiCi, ancora tutto ( remente e vibrante teneva anche egli ~!"Arcadia. Nelfestatc le tornate accademiche si tene del grande sforzo compiuto. L'ultimo giorno di carnevale, appena annot nno al Bosco Parrasio sul Gianicolo. Era un l.tva, commciava l'accensione dei morcolelli Il luogo su~i,·o nella sua grazia settecentesca, <.orso era tutto uno scintilllo di piccole fiamdfforato di un portico di leggiadra architettur<t melle, giù nella via, ai balconi, da per tutto. e di vecch1 alberi che davano la loro ombr2 La batt.tglia ferveva: bisognara spegnere i un po' umida nei pomeriggi estivi. Rammento mocrolctti altrui e salvaguardare il proprio. Ridi aver veduto la bella figura di Aleardo Aleardi, già vecchio, st:~ccarsi sul ve:de delh: sate, schiamazzi, allegria. querce centenarie. Ed ecco la quaresima : le prediche, le chte:;e Ogni arc:tde riceveva un nome pastorale. ro ammantate di drappi violacei, e poi i magni· hci riti della Settimana Santa. che chiamavano ebbi quello di Silvena Meomdense e, non ancora quindiCenne, recitai un carme natalizio m i forestieri da ogni parte d'Europa una di quelle solenni arratltmit. fra i miei ricordt roman1 di quell'epoca ritrovo le .:aademit dell'Arcadia. L'Arcadia, Un altro ricordo Ji quegli anni lontani Jo ritrovo nei 'lrandiosi ncevimenti che la vecchia la vecchia Arcadia di Cristina di S•·elia, vive\'d .mcora di una vita un po' oscura nelle ampie prmopess.1 ·Luisa Corsint dava nel suo bel pasale del palazzo Altcmps, dove com;enivano lazzo alla Lungara. Tutto il vasto appartamento cardinali, prelati, uomim di lettere, signo,.e <·ra aperto in quelle occasioni e i numerosi mvillti trsversavano le sale della galleria, la appartenenti all'ari~ocraz1a mrra c dove, m biblioteca e si affacdaYano ai grandi linestron1 ·lunghe sedute, si leggevano carmi latini, versi che guardavano sul giardino dove, in fondo, italiani, si facC\'a musica e due volte all'anno lontano. sorgev3 la villetta, graziosa costru si tenevano solenni arradtmit per Natale e per P~ua. La prosa, come si diceva allora, era zionc campestre. Una lunghiss1ma tavola guarnita di argenti antich1 e porcellane preziose letta da un cardinale o da un monsignore e riuniva glJ ospiti a un rinfre;co sontuoso. p,_ riguardav-a sempre la festa nataliz.ia o pasquale. rC\'a dt riv1vere in un'altea epoca e la ptccola Seguivano t versi dccbmatt da uomini o da ligura della principessa, 5empre vestita di nero s1gnore Era di prammatica un carme latino, con un lungo strasciCo e copert~ di magniiici un pe:uo in terzine c:, dopo altre poesie m grOJclh, circolava fra gl'in•·itatt, indinzundo differenti metri, si termiru\'a con la recita di a riascuno quaJche parola a~bile. A• cardi· un canto in Otta\·e. Dopo la grande sala dove nali, ai prelati, alle dame ckll'aristoaazia ro5Ì tenevano le accademie, venh'lUlo aJtre sale ~ru s1 miS<hiavano pittori, ~!tori, uomioi decorate coi ritratti di molti arcadi illustn,


Il

Ji lettere italiani e stranieri. Rammento avervi incontrato più volte il pittore polacco Semiradsky. l soh musicisti erano esclusi, non so perchè, dagli inviti della principessa. Il convento a Tor de' Specchi, dove mena· '.mo vita religiosa donne appartenenti tutte a nobili famiglie e che venivano chiamate le dame di T or de' Specchi, era scelto assai spesso per la cerimonia della consacrazione di vescovi e dell'ordinazione di preti. L'l chiesa era bella e tenuta con straordinario lusso di paramenti, di ceri, di fiori. Nelle feste solenni era adornata da arazzi tessuti in paglia, di un lavoro :linissimo. Nel grandioso refettorio erano preparate tavole dove prendevano posto i nume· rosi invitati e dove era servita la cioccolata con ogni specie di biscotti e di dolci. Nel mezzo c'erano grandi fruttiere colme di bomboniere raffiguranti minuscoli cappelli e berrette di cardinali, mitre e perfino triregni. Nella ricorrenza del Natale e della Pasqua le dame di Tor de' Specchi ci mandavano delle enormi pizze dolci che erano una loro ghiotta specialità. E per non uscire dai ricordi gastronomici rammenterò una colazione che fu offert1 a mio zio il (:ardinale Capecelatro e a noi di famiglia dai frati di San Pietro in Vincoli e che consisteva unicamente in squisiti latticini : ticotta, giuncata, panna, provature e non so quante altre specie di derivati dal latte. Sono passati oramai più Ji sessant'anni dall'inizio di quella mia vita romana che durò circa un decennio ma, dopo molte vicissitudini delle quali ogni vita s'intesse più o meno, ripenso ancora con nostalgia alla Roma della m~a adolescenza che mi appare sotto all'affascrnante prisma della lontananza nel Tempo, mentre la sorprendente rapidità delle comunit'azioni odierne la rende così vicina nello spazio. DliCHF.I!IIt .~

U'.~ XD•I A

59 hasta a sè » T an t . ·• · o per due che l'art p1u quella comica e sahrka esce d' . e e di ~>io r l • l notte ~~ ·"' mo g te ? vietano, camminand : tettt. se ~rova chiusa la strada. o sut L Italta è un paese sor.prend t d . .. en e, ove cert"' cose n ascono perfette ali Improvviso ment s~mbrerebbero generate da una -lun8a trad~~ z~one. In un paese privo di una vera tradiZIOn.e narràtiva, scappano fuori come ra:ui SON.O _P~l. ~l soltanto che i disegni Ma~zoni e poi Verga. La tradizione artistio c le tnCISIOOI dt Mmo Maccari destano l'inte1tal.1~na, tutto è stata meno che umoristica e rt-Sse Jel collezionista d'arte. In un paese ove sati~ICa; lo. scetticismo e il sarcasmo degli ital'amore e il rispetto per le belle arti assurgono l1an1 ~1ffia~mente hanno avuto sfoghi nell.1 quasi a superstizione, finendo, come ogni suarte f1gurat1va e nella caricatura. E se li hanno perstizione, con l'oscurare la mente ad una avuti, di rado hanno raggiunto dignità d'arte: sicura intelligenza artistica, non è facile per La caricatura italiana, meno forse qualche reun disegnatore comico e satirico raggiungere c~nte caso, si è sempre svolta col tono gene. .10 posto eminente neHa storia dell'arte. D'alneo e provinciale del pettegolezzo, mostrantronde, il disegno generalmente è tenuto in dosi incapace di raggiungere carattere e stilc conto di arte spicciola ed effimera, e nel micreativi, tali da esistere anche più in là del gliore dei casi di un preludio alla pittura. li giornalismo, anche senza la didascalia. disegno, poi, che non abbia come .scopo lo Mino Maccari apparì improvvisamente : le studio delle forme, ma la raffigurazione di sue satire e i suoi capricci nessuno poteva tipi e costumi o;ociali, viene considerato com:: aspettarseli secondo ragioni di discendenze un sottoprodotto dell'arte figurativa, un « getradizionali. l disegni di Maccari costituiscono nere » a sè. Ma la pura grandezza di certi uno degli avvenimenti più..jmportanti d::lh disegnatori comici e satirici, come Oaumier, storia dell'arte contemporanea in Italia, proper esempio, dovrebbe provare ormai la inconprio mentre in Europa, e specie in Francia csistenza dei «generi » nella storia dell'art~. in Germania, ove il disegno comico e satirico Un altro pregiudjzio, se ancora persistesse, ha avuto maestri di prima grandezza, la carisarebbe quello di considerare il disegno un'arte catura non è più che il pallido fantasma ,[i inferiore e priva di autonomia. una splendida tradizione. Maccari non h,t L'inizio del secolo che viviamo ·~ stato piutfrequentato accademie o scuole di disegno. tosto ingrato nei riguardi del disegno comico Quando cominciò a disegnare era avvocato <' e satirico. Na.::que in quei tempi, in pittura, segretario politico del Fascio di Colle Val la superstizione dell'« assoluto». Un disegno, D'Elsa, a\'endo appena smessa l'uniforme Ji ton quadro; dovevano essere una raffigurazione ufficiale di fanteria, ancora sporc:t del fan_!!:) «assoluta ». Un uomo non doveva essere più delle trincee. Nel 1924 Mac.::a ri fondò TI Selun uomo, ma l'Uomo; un portalettere, o una vaggio, quindicinale politico e artistico; fu '" domestica, diventavano il Portalettere o la questo giornale che apparvero le .su~ pnmc Domesti(a. La pittura del nuovo secolo odiava incisioni su legno e su linoleum, ms1eme l:.l l'episodio e il racconto, impiegando tutte le articoli, motti e spunti polemici. Con la pubsue risorse per diventare assolutistica e metablicazione del Selvaggio nacque in ltalta la fisica. Si parlava di « essenzialità », mentr;:, caricatura moderna, uno spirito e un moraprima era questione di precisione e di grazia. lismo del tutto nuovi. Maccari aveva invenMa con tutte le sue smanie innovatrici e rivotato un suo stile polemico, in cui il tono sch;:rluzionarie, la nuova pittura non ha fatto altro zoso mas~hera1•a un certo pudore e una cerh che mettere l'accento dove gli antichi prefenaturale delicatezza. Le parole grosse ·~eniv.1110 rivano, con gusto più squisito e misterioso, dette con aria parodistica, 1•olutam::~te. ~~jh11 · lasciare un sottinteso. E la lotta contro la « denizia · era uha maniera di scansa roe ti ndJCol•> scrizione » della realtà, finì col degenerare in senza' smorzare una loro popolare efficacia. una lotta contro .la (ealtà. · La borghesia del dopoguerra trcvò nei diIl disegno comico e satirico non attraversò segni e nei linoleum di Maccari uno_ specch1o mai periodo più sfortunato. Se fosse tornato parlante e spietato. Per le generaz1ona ·wt.: al mondo Toulouse-I.autrec, lo avrebbero ricacdopo il 1920 e che hanno compiuto la loro ciato all'inferno, tra le sue prostitute e le S'Je educazione in una Italia completamente •·r:t·· di,·e Ji caffè-concerto. L'epoca in cui Degas sformata, le annate del Selvaggio sono come comprava il giornale solo per mirarvi i diseuna finestra rimasta aperta su una vita che gni di Forain. era passata. Oggi, un pittore non tornerà più e di cui hanno solo , se~tiw che mostrasse simili gusti non riceverebbe l'inparlare. Chi voglia riceverne un~ sensazwn.c: ,·ito alla « Biennale l> di Venezia e, in casa immediata, conoscerne gli aspetti, le ambtd'artisti, sarebbe messo alla porta. Oggi, in zioni, i mali più segreti non ha che a ~fo­ Francia, non resta più non dico un Forain o . g liarle. L'occhio dell'artista non si differen<tia un Cara n D' Ache, ma neppure un l..éandre. dagli altri se non per la capacità di vedere d:t Dopo quarant'anni di cubismo e altre espe-' quali cause psicologiche nasce la cun•a di un rienze, che tuttavia non sono tutte spregevoli, baffo, la piega di un cappello, il taglio di <~n l" caricatura è finita al rango dei pupazzi e vestito, un 'atteggiamento, . uno sguardo. Nelle delle vignette più banali e convenzionali. Chi mani di Maccari la matita diventa una p~ri­ dunque sostenesse ancora che solo certe concolosa arma, un esplosivo. I tempi di Franz dizioni politiche favoriscono l'arte della cariLear, del charleJIOII, dei romanzi di Notari. catura, potrebbe sentirsi rispondere con esempi di Josèphine Baker appaiono nei suoi disegni che mostrano il contrario. Del resto, in una come illuminati da ·~na luce che passa i muri · lettera di Michelet a Daumier si legge fra e penetra nelle carni. Non c'è corazza che vi l'altro: «Quando eravate sostenuto dalla ispirazione politica, comprendevo meglio la resista. La bruttezza, l'ipocrisia, la cattiveria, ma siete lo stesso. Voi dimostrate che il genio la vanità, i vizi della gente si ?ossono cono-


:;cere meglio dopo aver guardato i disegni dì Maccari. Li ha disegnati con calma, paziente; mente, senza perdere un particolare, ·nett.md tutto allo scoperto, mostrando un'incisivi! simile a queUa di George Grosz: meno :un:u e crudele forse, ma in compenso più spiri tosa e fantastica. Quindi anni fa, quando cominciai a leggere Il Selvaggio. ricordo di aver ricevuto una s::n1 sazione nuova e improvvisa degli aspetti del mondo. Fu come bere d'un fiato meuo bicchiere d'alcool in un clima rigido, quando il freddo addormenta e lascia cadere un velo davanti agli occhi: d'un tratto la vista si rischiara e ogni cosa appare con uno stacco nitido, brillante, aggressivo. Il diavolo, o piuttosto u_n elisire d'intelligenza. ~ ent;:ato sotto la nostra pelk Tricnfava, in quegli anni di smanioso benessere, la villeggiatura . l'estate, dove c'erano monti e ~ria,l!gt- <'a('campava una grande arm.\t:l Ji i.uni,e.IJc " ' d roghieri, macellai e piazztsli con scarpe di tela bianca e J,,;cbt!lbo(hen. Dormivano su• biliardi, per terra, nelle vasche da bagno come soldati durante una campagna. Solo che la campagna dei villeggianti aveva alt:i significati e altri scopi, anche se gli stessi disagi . Era una campagna di piccole ostentazioni, dt agguati al fidanzamento di con,·enienza, di tradimenti coniugali. La società del dopcgu err:q trovò nelle villeggiature una delle occasioni più fortunate per manifestare tutta la sua frenetica miseria e il suo ridicolo. In Italia il dopoguerra non fu molto ricco di avvenimenti artistici, come im·ece in Francia e in Germania; nu lla di veramente importante avvenne nel cervello dei nostri artisti ; troppo modesti o rettorici, o magari troppo lirici per assumere un atteggiamento davanti al cadavere. della vecchia Europa. La pubblicaz~ne del Se/rraggio. e poi dell'Italiano· di l.cnganesi, furono g li unici avvenimenti degni 1 di nota su tale ar.~omento. Il Selvaggio e L' ltalùmo inaugurarono l'ironia e la satira dell'Italia moderna, presero una chiara posizione r.ei riguardi della vita e dei costumi cont::mporanei, ove rintelligenza, il gusto, la fantasia, cominciavano ad essere• sopraHatti dalla volgarità. Dal Selvaggio \'enne fuori il più grande disegnatore comico e satirico che sia apparso in Italia. Maccari e Grosz restano i soli forse a ritrarre certi aspetti della vita moderna europea, su un piano non giornalistico, r.on effimero e convenzionale. Però il morso di Maccari non è mai velenoso, pur essendo a volte spietato e orripilante. L'onesto Daumier giungeva al punto di non servirsi di certi spunti satirici per timore di offendere troppo la coscienza umana; in questi casi Maccari ,.oJge tutto nello scherzo e nel capriccio elegante, oppure si finge il baba11 che vuoi spaventare i cattivi bambini. Ma spesso questo non basta a rassicurare J;a ~uscettibilità e l'ipocrisia della gente; sl che un giornale borghese, che prendesse a pubblicare i disegni di Maccari, finirebbe col perdere troppi abbonati e allontanare da ~ i i lettori serii, profondi e rispettabili. Maccari li conosce troppo bene, sa dove si nasconde il loro silenzioso dèmone. Un artista come Maccari è nccessario in un grande paese; guai se ne fosse privo; vorrebbe dire che la sua intelligenza è secca come un ~o nel gelo boreale, scarica di queUe misteriose forze vitali che Jules Renard diceva simili ili fluidi elettrici. Gf~ O

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(c.,.,.• .,•• ,.,.~ 44ll ···~"o ''~"'•) E' un gentiluomo, peggio, un gentiluomo inJ:ICSe. Ha consacrato la sua vita a liberare l'India dall'Inghilterra, ma l'impront:t inglese ~l. di lui è chiaramente riconoscibile. La. cra'':ltta dell:t sua vecchia scuola ha ceduto il po>to alla cotonina tessuta in casa, Ma ~ehru ba t onservato lo stesso codice di cavalleria. Un altro suo difetto è naturalmente il suo riserbo, il suo odio per i compromessi e per i sistemi politici correnti. Le fonti del suo potere sono numerose. Pri~a di tutto il suo (Oraggio e la sua innegabile IGrz.a <li carattere. Poi la competenza tecnica del suo còmpito : per esempio, egli fu molti .u1ni fa un ottimo sindaco di Allahabad: Non dimentichiamo anche la sua attività, fisica e ~orale. In prigione ha scritto non solo la magl(IOc parte di un'autobiografia di 617 pagine fitte, ma una storia del mondo sotto forma di lettere a sua figlia, che copre 1569 pagine. Durante la più recente campagna di elezioni, percorse l i 0.000 miglia in ventidue mesi in n:icoli che andavano dal carro a buoi all'a~ro­ p~ano..'l!n.a volta arrivò a fare centocinquanta d1scors, m una settimaru: Cè poi anche la sua modestia e la sua as,.,luta onestà con sè stesso. Nel 1929 Nehru l ' C.l un eroe, quasi inondato dagli applausi e

Jall'entusiasmo delle masse; nel 1930 era fatto ~egno a un'aJorazione che nl-ssun indiano, ecce:ttUato G:mdhi, :~veva mai conosciuto. Egli ha scritto che « solo un smto o un mostro inumano avrebbero potuto sopra,·Yi,·ere » agli elogi che gli furono rovesciati addosso, senza perder almeno un poco la testa. Nehru diffidava della sua popolarità, ma non pote,•a fare a meno di esserne impressionato e rallegrato. L1 sua famiglia lo guarl rapidamente canzonandolo; sua moglie e le sue sorelle, e perfino la sua figliuola allora piccola, incominciarono a propinargli a casa i soprannomi largitigli dalla folla. «O Gioiello dell'India, che ora è?», gli chiedeYano, oppure: « 6 lnc.1rnazione del Sacrificio, per favore pass:mti il pane». L'integrità politica di Nehru è insaziabile, inalterabile. Nessuno· può defletterlo dalla via che egli ha scelta, se è convinto che sia la giusta ; niente può indurlo a un compromesso anche in previsione di uno scacco; Nehru non ha niente dell'occasionalc conciliabilità di Gandhi. Tutto sommato, è senza dubbio una delle ligure pubbliche più ammirevoli che si possano incontrare. Nel 1928 durante una sessione del Congr~ a Calcutta, presic:Juta dal padre o.li Nehru, quest'ultimo e Gandhi sostenevano a spada tratta un11 proposta etichettata

« Rapporto Nebru » prep-ArJ.ta person~lmen ­ tc da Motilal in risposta alla Comm1SS1onc Simon che il Congresso avrebbe Jovutb adottare ufficialmente. Jawo~harlal e il suo gruppo. (egli era o.po aUo(J. di un 'organizzazione separata, la Leb'.t dell'Indipendenza), come pure il segretario del Congresso vi si opposero. Seguì la votazione e il partito di Jawaharlal vinse, senonchè egli scopri che c'era stato ~n errore tecnico. Nella sua veste di segretano del Congresso attirò immediatamente l'attenzione dell'Assemblea su quel punto, pur sapendo che avrebbe menomata la sua vittoria e che nella prossima YotAZione il suo gruppo avrebbe perduto. Nehru è capace di una grande obiettività. Recentemente (questo è uno strano lato del suo carattere) scrisse un interessante profilo di se stesso, che venne pubblicato senza firma in una rivista. Nessuno scoprì chi ne era l'autore, finchè Nehru stesso non rivelò alcuni mesi dopo ai suoi amici il segreto... L'articolo comincia con un enfatico « /VtJhlrapati Jatl'aharlal Ki fai! » (evviva Jawaharlal capo dello Stato) e descrive con ironica imparzialità il contegno pubblico del conquistatore di folle. <<.Attraversando rapido la folla in attesa il Rashtrapati guardò in alto; le sue mani si alzarono e il suo pallido viso duro fu illumi-


e?~ ofu~/e2eyp'

62 nato da un sorriso... Ma subito il sorriso svanl e il viso diventò fisso e severo, sembrò quasi che il suo viso e il suo gesto che l'accompagnavano avtsSero una scarsa realtà; erano forse solo trucchi del mestiere per guadagnarsi il favore della folla di cui egli era diventato il beniamino. Ma è proprio cosl ?... Guardiamolo meglio ». «Tutto ciò è naturale o è una pantomima attentamente pn;parata di un uomo pubblico? Forse !"uno e !"altro. Forse oggi una lunga abitudine è diventata una seconda natura, La posa più efficact: è quella in cui c'è meno posa, e Jawaharlal ha imparato perfettamente a recitare senza la cipria e il cerone dell'attore... Do1•e tutto quèsto porterà lui e il paese? a che cosa tende egli con la sua apparente assenza di scopo? » .« Egli è ormai quasi da due anni Presidente del Congresso e continua ostinato e fermo ad aumentare il suo prestigio personale e la sua influenza. E" passato dall'estremo nord al Capo Comorir. come un Cesare trion fante, lasciandosi dietro una scia di gloria e di leggenda. Tutto questo è solo un capriccio passeggero che lo diverte)... oppure la sua volontà di dominare lo spinge di folla in folla inducendolo a pensare: « Ho attirato nelle mie mani questo mare di uomini e ho scritto la mia volontà in cielo, con le stelle »? «E se la sua fortuna cambiasse? Uomini <Ome Jawahaclal con la loro capacità di una grande e nobile attività non sono sicuri in regime di democrazia. Egli .si definisce un democratico e un socialista e senza dubbio è sincero... Ma · basterebbe poco a farne un dittatore... Egli non .lo diventerà forse mai, eppure ne ha tutti g li elementi : popolarità vasta, forte volontà, energia, orgoglio... e ad onta del suo amore per la folla · una certa dose. d'intolleranza, un certo disprezzo per i deboli e gl'inefficienti. I suoi scatti di umore -sono noti. Il suo desiderio prepotente di èrea. re, di distruggere ciò che odia e di ricostruirlo dalle fondamenta non tollererà a lungo i" lenti processi della democrazia». Quest'articolo (]awaharlal si dev'esser molto divertito scrivendolo) termina con un commovente appello al popolo perchè av · versi la sua candidatura se egli si presentasse come presidente del Congresso. . Attacca il suo «cesarismo >>-, affermando che non bisogna viziarlo con nuovi successi. « La sua vanità è già illimitàta e dev'essere umiliata. Noi non. vogliamo cesari. L'India non raggiungerà 1~ sua libertà con il cesarismo». La morale di questo documento è chiara: Jawaharlal vi ha dipinto possibili remoti pericoli del futùro che non lo riguardano. Quanto a lui, era disperatamente ansioso di non essere ridetto presidente del Congresso! . I rapporti · di Jawaharlal con Gandhi sono più complessi di quelli di un discepolo col suo maestro. Diversi come sono, i due uomini mentalmente ed emozionalmente, una· sincera amicizia li lega, ed essi si completano perfettamente. Nehru ha bisogno di Gandhi perchè Gandhi solo può trascinare !'intera massà del popolo indiano; Gàndhi ha bisogno di Nehru perchè Nehru è per lui un luo. goteoente indispensabile. All'inizio della sua relazione con Gandhi, Nehru era convinto che il Mahatma si sareb~ be avvicinato gradualm~te al socialismo, ma gli anni passarono e co~ grande dolore egli dovette riconoscere di essersi sbagliato.

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Gli sembra,·a un paradosso 1rrag1onevole che Gandhi malgrado il suo amore e la sua sollecitudine per gli oppressi dovesse tuttavia sopportare un sistema che seguita, inevitabil· mente, a schiacciare gli oppressi. La missione di tutela affidata da Gandhi alle classi superiori lo rivoltava; non poteva sopportare che il Mahatma, assertore della non violenza, fosse il sostenitore di un sistema come il capitalismo basato sulla violenza. Oggi egli ha rinunziato a discutere con Gandhi su tale argomento. Strettamente parlando Nehru non è il leader della sinistra · nel Congresso indiano; molti altri membri del Congresso sono più estremisti di lui. Strano a dirsi egli non è nemmeno un mem.bro del partito socialista del Congresso, (una specie di blocco autonomo entro il Congresso), ciò forse in parte perchè i socialisti temono che identificandosi con loro Nehru vedrebbe menomata la sua autorità nel Congresso. Jawaharlal rappresenta all'incirca il centro sinistro come Gandhi è il centro destro. l più giovani membri del Congresso pensano che in :>.vvenire Jawaharlal potrebbe diventare il Trotsky di un Lenin-Gandhi: Jawaharlal ~tesso ama ripetere cinicamente la profezia che un giorno i suoi stessi compagni del Congresso lo impiccheranno. Nehru differisce fondamentalmente da Gandhi in quanto non può seguire senza riserve il suo leader sul cammino della non violenza. Pur ammettendo il valore politico della ·non violenza, egli afferma che la non violenza _sola non può portare l'India al suo fine ultimo. Ma che bella calda e affascinante immagine egli dipinge dì Gandhi e -che corrente di lodi sonò le sue pagine sul Mahatma ! Nehru parla del debito enorme che ha verso Gandhi, del fascino stupefacente, quasi irresistibile del Mahatma, del suo potere sottile .sul popolo e della sua capacità di creare er.oi dall'argilla. Lo difende con forza contro i socialisti che lo hanno definito un reazionario. « Reazionario o rÌvoluzionario, egli ha cambiato il volto dell'India, ha dato orgoglio e carattere a un popolo demoralizzato e .umiliato, iniettato forza e coscienza nelle masse e innalzato il problema indiano all'altezza di problema mondiale ». Nehru non odia gl'Inglesi, non ha simpatia per l'imperialismo inglese ·e condanna lo sfruttamento dell'India, ma ammette il suo gran debito alla cultu~a inglese. Quando può prendere una vacanza parte. senza esitare per l'lnghilterra. Si è sforzato di dimenticare la lunga agonia del carcere, di alleggerirne _d ella responsabih. l'Inghilterra come nazione. Gl'Inglesi dal canto loro non odiano Nehru ma lo temono pr:cifondamente. Pochissimi ir:glesi si preoccupano più oggi dei Mahatm.a, ma tutti hanno un vivo timore di Nehru. l loro attacchi contro ·il suo socialismo nascondono un allarme ben più profondo, di carl!ttere nazionalista. Gl'inglesi hanno un'enorme curiosità per Nehru. Conoscono tutti Gandhi, mentre ~i Jawaharlal sanno poco, per lo meno fino a poco tempo fa. Per esempio, l'attuale Vicerè non. lo aveva mai incontrato. Òovunque si va in India, questo è certo, la prima domanda di carattere politico che ci si sente rivolgere è : avete visto Jawaharlal ? che tipo è che cosa fa) che cosa sta macchinando ora? (l'la•)

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S'I,Ctllll~ .

11111~\TI

Un giorno che il Principe Luigi Napoleone esprimeva per la cenaesima volta. davanti a qualche intimo, nel salotto della Rue de Serri, ·il desiderio di entrare nell'esercito, la Principessa Matilde, afflitra da questa v<>C.lZÌOne che d!lvf.>\•a strapparle il più amatù dei rupoti, esclamò: - Ma di;graziato, non è una ragione· petchè hai avuto un militare in famiglia ... «Avere avut<1 un militare in famigl ia' '" Confes. sate che ~ difficile ricordare con meno tnfasi la propria parenaela cun Nap<~lt-one I.

La P rincipe,;sa (Matilde) si guastò cun Taine in se:gwto alla pubblicuione del suo Napoleonl' Bona· pmle. PO<o tempo dopo aver letto il hbm, parland.. con alcuni intimi nel suo salotto della Rue de Serri, la Principessa ebbe delle dure parole verso lo scrit· tore che aveva parlato ma.le del suo grande zio. }osé-Maria de Heredia, che era fra i pr.-senti, pr<"S<! la difesa di Taine con un calore che dispiacque ali.• Principes!.ll cd ella glielo manifestò con una cen• vivacirà. - Avete torto, Al tena. disse He rédia. semendomi prendere la parte di un amico asseate, an· che se contro di voi. Voi, Altezza, dovreste invece comprfndere che si può. che sopranuuo voi pt'>t<'tc wnt:ue sulla mia fedeltà. La PrinciJ)lssa sorrise e gl i strinse alfenucsamem~ li mano. Pastcur venne uo giorno a litigio con uo nubile. il conte Dt- Cassagnac, che. ritenend<>Si offeso, mandè> allo scienziato i padrini. Questi trovarono Pa. . steur nel suo 12boratorio intento a fare degli espt· rimeolÌ . « E così lor signori mi portano una sfido~ d a parte di Cassagnac > "· domandò Pas1eur ~rrÌ· dendo. • Benissimo. Dalo che io sono lo sfidato, ho il dirit10 Ji scegliere 1.- armi. Ebbene, scelgo queste ». E cosi. dicendo porse ai visitaruri due salsiccie perfettamente uguali, aggiungendo : «Una di qut"Stc salsiccic è piena di trichine, l'altra è di carne sana. Come vede1e, all'apparenza sonu · uguali, non si possono distinguer<' l"una dall'altra. Il signor Dc Cassagnac ne scelga una e se la mangi; io onangero l'altra». Il Conte de CassagnAC crede11e npponuno non dnr st-guito alla venenza. Giovanni R<"sini, aull>r(· deiiJ /lfuna<a di Monz.t. rrovandosi a Milano andò a casa del Manzoni c. al Scl"vo che gli aprì l'uscio : Dile a Don AII"S· sandm che l'autore della A1ona<a di Mon::a desidera pa rlargli. Di lì a un pt>C"o il servo wrna : - Don Ales· $andro prega l'autore della Molla<a di Monzu di dorgli il suo nome pl'rchè non lo conosct'. Rudyard Kipl ing le> se su un giornale cui

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~bbonatn l'annunzio dtlla propria morte. lmmedia·

tamente indirizzò al dìreunre del periodico la ,.... guenre lettera : « I l vostro giornale annunzia la mi• mort~. Siccome è generalmente bene "informato, 13 noti:t.ia deve essere vera. Ecco il motivn per cui vi prego di annullare il mio abbonamento dv.:, onnaa, è per me a ffatto inutile-.. A Sans-Souci, Federico non aveva altra guardia. la notte;, che un semplice funz:onario, che al màl· tino rimandava a Pmsdam. Il re dormiva lo stessn uanquillo come se fosse circondato da centomil> baionette. Un P<'mcriggio, il conte di Choiseul, di passaggio da. Berlino, al quale il re av.-va accordato udien2a. arriva al cas1elln e bussa alla porta. Un piccolo ·uomo che" ;ndossa un abito azzurro molto logoro, scende tranquillamen1e ad aprirgli: « Brav'uomo, Gemi l uomo mio, sono io!». vengo a vedere !~ ·.> (P. Nougaret, Patrù)

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~f) 1.\NNI Iii\ AfFERMAZIONI. « M~elak dJchiara che mai le truppé otaliane potranno inoltrarsi io territono abissino •. ( Ga:zma di T oriflo, l febbf1lio 1890).

RIV ISTA QUINDICINALE ANNO Il • N.3 ·ROMA U ftiiRAIO 1940 • XVIII

ESCE IL 15 E IL 30 01 OGNI MESE DilEZIONE E IEOAZIONE

a...,., Ci"' Uni~ertilorio- Tol•lono 487389 PU 88LICIT À Mlhno, Vie Monzonl numero 14 AIIONAMENTI Abbon..,.nlo tnnuolo llollo • Colonie l. 40 Abbonomonlo aomoalr. llollo e Colonie L 22 AbbonOftlenlo onnualo Eatero. . . . l. 60 Abbonamento""'"'""· Ealoro . . • . l. 33

Por obbono11l ln-.iore veglio o ....gnl ol· I'Ammlniatrozlone, Romo, CIII• Univeraltorlo, oppure verure l'Importo aul conto cor,..tde

poalolo l 24910 l lftonoacnlli anche " non P"bbllcoll non U reatiruiacono

OGNI FASCICOLO LIRE . 2

TUMMINELLI & C. EDITORI

PER L'UNIVERSITA'. c Alle Il di ieri mattina circa 400 studenti si raccolsero nel vicolo Canalone a forcella. Ma, av~do trovata chiusa la s.ala in cui dovevano riunirsi, buona partt' do essi se ne andò. Quella 'he restarOno tennero invece assemblea io una stanzA tttrroa, loro concessa gentilmmte dal propnerario della tipograna de.ll'lrule. Parlò lo studeJte in legge signor Ccoce, il quale, Jopo ner vivacemente c~suraw i farli avvenuti nea gtoroo scorsa, e l'arresto dci loro quattco compagno, propose all'usemblra - che approvò - la nomina d'una commissione ancaricata di tutelare i diritti Jegli studenti, c la sorte de'gli arrestati. La riunione " sciolse paci6camente. (Corri"' J, Nt~~li, 1 febbraoo).

« LE CUONE ECONOMICHE, io seguito alla ri· Juzione dt'l prazo <klle razioni, sono affollatissime, 'b8' sì dastribuiscono })0 ruiom ». (Comt>re Ji I'·:Jpoli, l febbrAio). ELEZIONI FRANCESI. «La rauniooe elettorale tenutasi iersera a BouJogne sur Seine fu tumultuomsilll2. wssagray, candidato anu-buW:Igista alla deputnione, schialfegg~ò Laur, candJcbto bulangisra. S'ampegnò una misclua generale. v, furono molti contusi •· ( CorriKe di Napoli, 2 febbnio). GIOSUE' CARDUCQ SENATORE. • Le nomine Je, nuov1 setWori che dovevano C'Sser pubbl>cate il promo delrannq e poa vennero sospese, vennero definitivamente rimandate al 14 mano, genetliaco di S. M. il Re. Fra i nuovo senatori ~ compreso anche G•osuè Carducci"· (Corri"' Ji Napoli, 2 fe-bbraio). PARTENZE. Stamani col treno delle 9,n è partito per Messina, al cav. RadaC'IIi ins•C'me collo propria

f~gl•a. E~ a sal~tatl~ tutta glj imp1ep11 Dn.aauan della atta, molta at111ci C'd alcune s.osn••re vera dirnosuazinne affC'ttuosa e spontanea •••me nw. riu1va l'esresio uomo che lascia lllllto de.i..!t-nv eli ~. sta per competenza nel suo uilioo, sia )><:r !t bontà d'anarno, sia per l'aJfabilità <ki modi. L'egn. gio uomo era visibi Ima~ te commosso ed anche la sua signora e le due gentil• C'd avvenenti sisnorioe non si mostravano indifferenti a tale dJ!l10$1.rUioae d'aJfetto, che s'assiunge a quella data allo stesso Intendente pochi giorni or sono dagli Unpiepi da lui dipeodmci, i quali gli offrivano un elegantissimo ..lb11m COCllt' loro ricordo •· ( C<Wrine Ji Nt~joli, 3 febbraJo). PRECAUZIONI. «Il Ministero francese è preoccupato della fisionomia che vanno usumeodo 10 Francia le Ione elettorali e cerca di provvC'de:rv1... Ogai eiC'trore dovrà portare la cdata e la roraua. Entrando nella sala, oltre la .,scheda, r1ceveri due geodanni per sicurnza pe~ale ». (Me.IS"ltno, 4 feb. bra io). OSPITALITA'. c Scnvono cb Londra dlC' iJ principe di Gall~ introdusse. a Swd.isgalwu, sua residenza, un nuovo genere di ospitaliti. f'a pesare gli invitati all'arrivo edJ alla pancnn e non si dichiara soddisfatto se non risulta un ootevole au.cneruo. Lord Salisbury pesa 112 chalogrammi. La politica OOCl &li fa male». (CttUnl<l Ji Tori11o, 7·8 febbca.oo 1890). SPECIFICI. Cosmr/l(o ~himi~o sovra110: ridona alla barba ed ai 111U.StaCchi bi.tndti il primitivo colore biondo, castasno o nero perfetto. Noo macchia b pdle, ha profumo gradevole', è innocuo alla salute. Dura circa 6 mesi. (11/NslrliZiOM Jwli111ta, 2·9 febbraio 1890). BUFFALO BILL'S A ROMA. • Ogg.i i mura c:lelb atti sarAnno coperti da grandi cartelloni che annunzieranno pér mezzo di caratteristici episodi un grandioso e nuovo spettacolo. A giorni siun,geri a Roma al celebre Buffalo Bill's Wild West, che a Puigi durante I'Esposaùone fu al gran<k successo del giorno e a Napoli fanatizzò il pubblico». (MIS· 1a~~"o. 9 febbraio 1890).


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UN'INVENZIONE ITALIANA ·· L'An. Bine"' Rulzza •1 laura ~reYift6 ni 1855 ,resse l' Ufftclt PrtntiYI 11•1strlali dtl RR. Stati Sar•l ua •acdln per scrlnre fedata sqll stessi ,OIICI~ cafrlttltl Mlmtatt

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OGNI VOLTA che il mondo si agita e le vecchie carte geografiche sono in pericolo, ci sono dei nomi di regioni e di città che turbinano senza posa nel cervello dell'uomo della strada il quale, inutilmente, cerca di aiutarsi con vecchi e incerti ricordi scolastici. L'Europa.Centro-Orientale è stata negli ulti. mi tempi una grande fornitrice di simili rompi. .:apo. Oggi uno dei nomi di moda è questo : Dobrugia. Ma che cosa è? Un fiwne, una catena di monti, un villaggio, un giacimento di petrolio? è'è inoltre, una f{lltslione della Dobrugia. Ma in che consiste? La Dobrugia è stata, in tutti i secoli, una :erra di passaggio. Le principali vie per- Costantinopoli, dalla Polonia, dalla Transilvania, daiJa Romania, dalla Russia, sono sempre pas. sate attraverso ad essa. Questa è la ragione

per la quale la sua esistenza è stata così travagliata e il suo possesso cosl conteso. Il paese, però, è stato sempre bulgaro, per quel che riguarda la storia e i dati etnici. Anzi la Dobrugia fu la culla di quel grande impero bulgaro, fondato nel 679 dal Principe Iperih le cui frontiere a Nord del Danubio si stendevano sino al Dnieper, e a sud del Danubio toccavano la Tracia, la Macedonia, L'Albania e la Serbia. All'eP.OCa del primo regno bulgaro (6791018) il focolare politico ed intellettuale bulgaro si trovava entro i confini meridionali del. la Dobrugia. I principi e gli zar bulgari infatti ebbero per- capitale Pliska, vicino a Novibazar, e successivamente Preslava. Il lungo periodo di pace goduto dalla Dobrugia, all'epoca del primo regno bulgaro, contribui a fare della

regione un importante corridoio che facilitava i rapporti commerciali fra la Russia e Costantinopoli. Ma, come il resto della Bulgaria, dal 1018 al 1186, anche la Dobrugia cade sotto la dominazione bizantina e la popolazione di Silistra prende una parte attivissima alle continue insurrezioni della Bulgaria orientale: anzi, lt> bande bogomiltane, feroci ed eroiche, di questa regione ispirarono sempre ai Bizantini un terrore particolare che li spingerà, poi, ad una vendetta rimasta celebre nei secoli. Infatti l'Imperatore bizantino Basilio Il (passato alla storia con l'appellativo di bNigarolorlono) vinte le truppe dello Zar bulgaro a Belasica, fece accecare tutti i l ).000 soldati fatti prigionieri ad eccezione dell'uno per cento, che privò di un solo occhio. E rimandò in patria questo esercito di ciechi in orrendo corteo, di-


70 i centurie guidate dai singoli monocoli. Quando risorse ii secondo regno bulgaro ( 1186-1390) la Dobrugia vi venne di nuovo compresa. Ma fu tormentata da frequenti incursioni di Tatari e di altre popolazioni semi. barbare. Pure dal 1299 al 1321 godè di una lunga pace e arrivò ad un grande sviluppo economico. E dal 1340 al 1390, cioè durante i cinquanta ultimi anni di vita libera della Bulga.. na e prima della conquista turca, la Dobrugia \"Ìene governata da principi semi indipendenti (Balik. Dobrotitch - che dette il nome alla regione - e lvanko). Il carattere bulgaro della regione si afferma non soltanto nella politica estera di questi principi (concorde sempre con quella degli zar bulgari, lvan.Aleksander e il figlio di questi, lvan Sisman) ma anche nei sentimenti e nelle tradizioni della popolazione. Però anche questo secondo regno bulgaro è destinato a cadere. Nel 1331 i Serbi guidati da Stefano Dusan infliggono ai bulgari una tre. mt'flda sconfitta. Intanto i Musulmani si avvicinano irresistibilmente alla penisola balcanica. Nel 1361 Maometto l. espugna Adrianopoli; nel 1389 la battaglia di Kosovo pone fine all'indipendenza dei Serbi e nel 1390-91 anche i bulgari cadono sotto i colpi de.lla potenza turca. E poichè lvanko, principe della Dobru. gia, è alleato, contro i ~rchi, dello za~ bulgaro Ivan Sisman la Dobrugta geme sotto Il tallone turco fino aÌ 1878 nelle stesse dolorose condi. zioni del resto della Bulgaria. La dominazione turca dura cinque secoli: cinque tristissimi· secoli di sottomissione completa che port~o a!la ~o_m~ar~ di qualsiasi vita politica. Ep1sod1 erOICI d1 nvo~ta accomu: nano spesso i figli della Dobrug1a a ~uelh della Bulgaria. Noo solo, ma nella lott_a ~~tra­ presa per ottenere l' i~dipendenza ~cles~astlca e politica della Bulgana, la Dobrug1a da prova dello stesso ardore delle altre regioni dell'antico regno bulgaro: e i risultati sono comuni_. Infatti la Dobrugia entra nei confini assegnat1 alla Chiesa Nazionale bulgara istituita nel 1870 dopo secoli di lottà con Bisanzio ~ eh~ ridà alla Nazione bulgara la cosCienza de1 suo1 diritti· e viene compresa nella provincia auto. noma bulgara pr_o gettata dalla conferenza degli ambasciatori tenuta a Costantinopoli (18761877)... Essa viene compresa altresì nel principato bulgaro di cui il progetto fu elaborato dal Principe Tcherkassky durante la guerra russo. · turca del 1877-78. Ma interessi politici ed econOOlici determinarono lo scambio della Dobru. gia settentrionale, che passò alla Romania. con la parte romena della Bessarabia, ~e v~i­ va assegnata alla Russia. Questo scambto stlpu. lato nel trattato prelìminate di S. Stefano (l 9 Febbraio 1878) non solo fu sanzionato dal con: gresso di Berlino : ma, sempre sulla_ ba_se dt considerazioni politiche, lo stesso terntono attribuito alla Romania nella Dobrugia, fu allargato verso il sud fino a Silistra, sul Danubio, e ad llanlak sulle rive del Mar Nero. J rumeni, non perdlè fossero convinti del fatto che la Dobrugia era un paese bulgaro e non perchè temessero che l'occupazione fa. cesse sorgere un giorno una «questione della Dobrugia », ma perchè attribuivano un valore maggiore alla Bessarabia, cerca~ono di opporsi otl baratto. Ma quando il Congresso di Berlino lo saniionò, il governo romeno non ebbe più esitazioni, occupò b provincia e ne fece la bli.Se dell'ulteriore ingrandimento territoriale della Romania nei Balcani. Cosl si ebbero leg. \'JSI

~a$~·~1h~· gi d·L....c.tiunc 1: nel1.1 Vubruéa settentrionale furono installati 100 mila coloni rlllllCili, originari della Transilvania, della Bessarabia, della Romania stessa, mentre alcune diecine di migliaia di contadini bulgari erano costretti ad abbandonare il paese. ·

Nel 19i3, dopo le guerre balcaniche, co. minciate bene e finite male .per la Bulgaria, la Romania estese ancor più il suo dominio nella Dobrugia, annettendosi anche la parte meridionale. Era questa una tappa importante di quella politica romena tendente a fare dei Bai. cani la frontiera meridionale della più grande Romania. Fu detto però che tale annessione veniva fatta allo scopo di creare un e<Juilibrio balcanico: ma l'equilibrio che ne risultò fu proverbialmeote instabile. Allo scoppio della guerra mondiale la Bulgaria non scese subito in lotta. Aspettò fino all'autunno 1del 1915: e in tale epoca si schierò a fianco degli imperi centrali sperando di veder realizzate insieme alle sue aspirazioni sulla Tracia e sulla Macedonia, anche quella secolare sulla Dobrugia. E infatti truppe tedesche e bulgare sotto la guida di Von Ma. ckensen conquistarono rapidamente la Macedonia e la Dobrugia. In due congressi dobrugiani tenuti nel dicembre 191? e nel settem: bre 1918, a cui presero parte 1 rappresentantJ di tutte le nazionalità della regione fu chiesto all'unanimità, come un atto di giustizia, la riunione delll Dobrugia alla Bulgaria. Ma c'erano anche delle ragioni economiche. Per secoli la Dobrugia aveva a\-uto intensi legami economici con la Bulgaria. Le grandi fiere di Medjidié, di Dobritch e di Eski Djumaia erano stati centri commerciali comuni. I pastori mon. tanari della regione di Kotel pascobvano i loro sterminati greggi di pecore nella. prateria della Dobrugia, nei dintorni di Costanza, e alimentavano, con i prodotti grezzi e lavcrati dell'allevamento, una importante corrente di esportazione verso Costantinopoli. Alla vigilia della ~rra russo turca del 1877-78 la Jl?· tenza economica dei bulgari della Dobrog•a aveva preso una certa ampiezza ma l'occupazione rumena ostacolò ogni ult~riore sviluppo. Nonostante ciò i rapporti econoMici cor, la Bulgaria continuarono intensi. Però nel 1913 a norma del trattato di Bucarest le città importanti della Bulgaria meridio~ale (V~rna,. Koussé, Sumen) si trovarono tagliate fuon da1 centri che alimentavano i loro mercati. Varna specialmente fu privata delle fonti di l'icche~ costituite dalle regioni di Debritch e di Balc1k e venne a perdere l'importanza che aveva come porto della Bulgaria. Meridionale. Benchè_ la Bulgaria uscisse sconfitta dalla guerra mond1ale si sperava che i trattati di pace tenessero conto di tale stato di cose. E invece il tr:attato di Neuilly del 27 novembre 1919 impose ai bulgari condizioni estremamente dure: la Dobrugia, fra l'altro, ritornò alla Romania. Le condizioni interne, delJa Bulgaria, in seguito a tale trattato precipitano. Già il vecchio zar Ferdinando, che il 29 settembre 1918 aveva fumato la resa di Salonicco, il 4 ottobre dello stesso anno era stato costretto ad abdicare a h. vore di Boris, l'attuale zar. Il paese era in p reda a sentimenti di malcontento e di disorientamento generale. Poi lentamente il paese, si riprende. Ma nasce intanto, nel 1934, l'Intesa Balcanica, che raggruppa tutti gli Stati che hanno tolto qual-

cosa con i trattati di pace, alla. Bulgaria e che vuoi essere sentinella dello StaJu quo. E allora tutto il lavorio politico degli uomini di stato bulgari è destinato a rompere l'isolamento in cui si trova la Bulgaria. Il primo passo è fatto verso la Jugoslavia, con cui venne stipulato da Giorgio Kiosseivanoff, a Belgrado il 24 geo. naio 1937 un patto di «amicizia eterna», Un secondo passo è costituito dall'accordo fra la Bulgaria e gli Stati dell'intesa Balcanica concluso a Salonicco nell'agosto 1938 per l'abolizione del trattato di Neuilly. Ma i maggiori punti di attrito sono con la Romania. In Do. brogia ci sono 220 mila bulgari e la poli. tica m·isionista e stata la base di tutti i Ministeri bulgari a qualunque partito essi abbiano appartenuto. Inutilmente la Romania ha chiesto da parte della Bulgaria una dichiarazion<: antirevisionista: il governo di Sofia non ha mai consentito a ciò. Però ci sono stati nell'agosto. settembre del 1939 molti fatti nuovi di grandt portata storica : le garanzie franco-inglesi alla Romania e alla Grecia; il patto rosso-tedesco, la guerra fra la Germania e i franco-inglesi; la non belligeranza dell'Italia. In queste condizioni è logico che l ' Intes.~ balcanica abbia sentito il bisogno, per prest:rvare la pace, di non fare astrazione dalla Bulgaria. Dei componenti l'Intesa, intanto, due : Jugoslavia e Turchia, sono in buoni rap: porti con la Bulgaria. L'Italia ne~ con_vegn_o. d1 Venezia ha precisato quali sono 1 suo1 san• Intendimenti in materia di politica balcanica. E' naturale, quindi, che al recente. convegno di Belgrado si sia sentito il bisogno di non ur. tare eccessivamente contro la Bulgaria e l'Ungheria, anche essa fuori dell'Intesa Bal~ca per le questioni pend~ti c_on la R~ama a proposito della Transtlvama. lasctando da parte per ora la questione ungherese, e restringendosi alle rivendiauioni bulgare, non \ '3 dimenticato che il patto russa-tedesco fu ~­ lutato coo un certo entusiasmo in Bulgana. Gli Stati dell'Intesa balcanica, invece, sono tutti, meno la Turchia per ragioni diverse, antibolscevicbi e più di tutti lo è la Romania che ha con la Russia il conto aperto della Bessarabi.a. Una resistenza alla Russia SCO· zà la Bulgaria non sarebbe efficace. Ed ecco allora la Turchia cere~ di indurre la Jugosla. via a convincere la Bulgaria a non essere in: transigente; e nello stesso tempo cercare d1 far capire alla. Romania di far qualcosa, da parte sua, allo scopo di dimostrare la sua buon~ qualità. E' evidente che la Turchia, alleata .de1 franco-inglesi, agisce specialmente per l Inl(hilterra, la quale si rende conto che un~ ~ul­ garia ostile alla Romania renderebbe_quasi mef; ficace la garanzia data a quest'ultuna. Ma e certo che aria nuova tira nei Balcani. Anche Ìa Grecia, evitando di parlare di c~­ sioni territoriali, ha dimostrato buone disposizioni, specie in materia econo~ica ve~ la Bulgaria. E la Romania sembra dtsposta, IO Dobrugia, a concessioni amministrative_ e a~ una più intensa collaborazione economiCa. S• spera insomma che da Belgrado,_ r~te nasca quella collaborazione fra glt Statt dell'Intesa e la Bulgaria e l'Ungheria che non solo eviterà l'estensione del conflitto in questa parte d'Europa, ma porterà gli Stati ad. un più alto livello economi~o e cultu_ral~. E lltl\· lia, anche in questo dehcato ed mtrtcato set· tore della vita europea. ha indicato la buonJ>i scrada.

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ALLORQUANDO NAPOLEONE l si decise . ad abbandonare il suo esercito durante la disastrosa ritirata di Russia, - decisione dovu. ta alla notizia giuntagli del complotto di MaJet a Parigi, , - proe per compagno il Grande Scudiero e duca di Vicenza De Caulaincourt. Questi ha raccontato il viaggio nelle sue Me. m.orie e da esse questa narrazione è stata estrat. ta e tradotta in italiano da Laterza (/n islillil r/Jn l'imperatore). Partiti il 5 dicembre da Smorgoni in Lituania, rimperatore e il suo compagno viaggiarono rapidissimamente fino a Varsavia, da Varsavia a Dresda, da Dresda a Pari<>i, ove o· <tiunsero il 18 dicembre a mezzab" notte. Non era raro che Napoleone si abbandonasse (e più di una volta era abbandono calcolato) a lunghe, interminabili chiacchierate : già nel periodo del Consolato i funzionari ed i tecnici delle commissioni elaboranti le grandi riforme avevano sperimentato la sua loquacità talora divagante. Erano per lo più monologhi ascoltati in un silenzio rispettoso e talora tremebondo. In questo viaggio pare che egli fosse più loquace del solito, ma il Caulaincourt non stette zitto, e gli disse coraggiosament~ 'più di una verità (se almeno non si vanta). La prima cosa che interessa io questi colloqui è l'apprezzamento che Napoleone faceva della sua posizione dopo quello che si può beo chiamare il più gran disastro militare della storia. Era un apprezzamento di piccato ottimismo:

Napoleone si dimostrava sicuro di conservare contro i Russi Polonia e Lituania. « Vilna, che -è bene approvvigionata, farà rimettere tutto a posto. Ci sono più mezzi di quel che non sia necessacio per resistere al nemico. I Russi, affa. ticati per lo meno quanto noi, e soffrendo quanto noi' per il freddo, si accantoneranno... i Cosacchi se ne staranno alla larga quando avranno visto che si mostrano loro i denti ». Egli riteneva possibile coprire e difendere il ducato di Varsavia con leve polacche, con una insurrezione in massa di Polacchi. La verità è che quattro giorni dopo Ja sua partenza quelle diecina di migliaia di Francesi giunti a Vilna. sotto il Murat, si affrettarono a scappar via di fronte ai Russi incalzanti. Parland~ di quanto era successo, Napoleone criticava acerbamente i Russi, i quali, inSOilliDJl, ai suoi occhi avevano il torto di essere riusciti vittoriosi senza loro merito e anzi non avendo fatto che spropositi. Egli negava recisameote che vi fosse stato un piano russo premeditato per attirarlo nell'interno della Russia : in realtà i nemici avevano vissuto alla giornata .senza piani prestabiJiti, e non avevano saputo mai battersi a proposito. Napoleone era nel vero negando l'esistenza di quel piano : ma egli aveva. fatto sl che le cose si svolgessero come se il piano ci fosse. Le tenaglie napoleoniche contro gli eserciti russi non avevano fuo. :zionato; non c'era stata nessuna « Canne » e

neppure un inizio di essa, ed i Russi si erano ritirati, talora sconfitti, talora senza combat. tere, ma sempre in condizioni di tenere la cam. pagna, e Napoleone era andato loro dietro. « Ote ha fatto questo Kutusof ? Ha compro. messo l'esercito alla 'Moskova ed è stato causa dell'incendio di Mo~a )) (Napoleone si dimen. ticava di dire a chi quell'incendio avesse fatto più danno). «Durante la ritirata, quando non aveva da combattere che corpi inanimati e spet. tri ambulanti, che ha mai fatto?» Dove,•a venire mezzo secolo dopo Tolstoi a spiegare cht il successo di Kutusof era stato do\'uto appunto al non aver fatto nulla : ammonimento storico agli « attivisti » ad oltranza. l Russi dunque avevano vinto non per merito loro, Cll) perchè l'imperatore aveva sbagliato; c già si sa che in guerra vince chi commette meno sbagli. Poichè di avere sbagliato Napoleone conveniva : « tutto è andato male, perchè sono restato troppo tempo a Mosca; se fossi partito quattro giorni dopo averla occupata, come ebbi idea di fare apperu visto l'incendio, la Russia era perduta. L'imperatore Alessandro sar~ stato troppo felice di accettare la pace che gli avrei allora generosamente offerta .!.1 Vitepslè ». Lo sbaglio fondamentale, pcrù. cr:1 avvenuto già prima: e anche questo Napoleone ebbe a confessarlo tra Varsavia e Dresda. « Mi sono sbagliato, signor Grande Scudiero, non sullo scopo e l'opportunità politica di que-


72 .;w guerrd. ma sulla maniera di farla. Bisogna-

va rimanere a Vitepsk. Oggi Alessandro sa.reb. be ai miei piedi. La separazione dell'esercito russo <iopo il passaggio del l':J'iemen mi ha abbagliato. Poichè i Russi non avevano potuto \ incerd in alcun luogo, ed essendo stato imposto ad Alessandro iJ Kutusof in luogo del parclay che valeva più di lui, ho creduto che hlella gente che non sapeva battersi e un so. vrano che si lasciava imporre un cattivo genetale si sarebbero decisi a far la pace ». Iosom:na si era sbagliato in pieno nei calcoli militari e nei politici : questa era la conclusione delle confessioni. E l'errore politico era derivato so. prattutto dal non aver tenuto conto del fattore morale, quello per cui a Napoleone facevan più difetto le antenne. Caulaincourt per suo conto ci dice qualche cosa di più; fa stupore leggere scritta da lui una critica a fondo addirittura della direzione militare napoleooica. Per Napoleone, egli dice, sarebbe stato necessario che ogni campagna si risolvesse con qualche battaglia felice, poichè il suo genio creatore non sapeva conservare, e disorganizzava io pochi giorni, con le proprie improvvisazioni continue, tutto quanto aveva creato. Se una campagna di trenta gìomi non gli dava i risultati di un anno, la maggior par. te dei suoi calcoli si trovavano errati, tanto più perchè i capi sotto i suoi ordini avevano una capacità assai ridotta ed erano guastati dai successi. Abituati ad andare sempre avanti, non si sapeva organizzare una ritirata; l'imperatore, nella lunga ritirata dalla Russia, fu in. certo ed indeciso dal primo all\1ltim·l giorno, e non consenti ai sacrifici necessari per conser. vare quello che gli sarebbe stato indispensabile. Se Napoleone ammetteva errori suoi, tanto insisteva su quelli dei suoi collaboratori, che per verità non meritavano questo nome, ma bensl l'altro più modesto di esecutori. Il più bistrattato in questa occasione non era uo generale; ma un vescovo, l'abate di Pradt, arei. vescovo di Malines, che era stato mandato am. basciatore a Varsavia poco prima della campagna di Russia, con l'incarico di provocare un grande sforzo in armi della Polonia. Egli non era riuscito affatto nel suo compito: « S'è occupato dei suoi interessi e ha fatto chiacchiere da salotto e da giornalista; per gli affari niente. Non ha trasfuso nessuno slancio nei Polacchi, le leve non sono state effettuate, e mi soo mancati tutti i mezzi sui quali dovevo :ontare ». Ma il modesto, equilibrato ce.rvello del Caulaiocourt osservava che il difetto di zelo da parte dei Polacchi veniva dal fatto che Napoleone chiedeva loro sacrifici senza limiti, non dando nessuna certezza per il loro avve. n ire nazionale : nella sua politica polacca si vedeva solo un mezzo e non un fine. (Interessante per il momento attuale : Napoleone pensava che Danzica e le coste baltiche occorre. vano alla Polonia). L'ottimismo politico di Napoleone corrente in slitta verso Parigi era ancor più robusto d i quello militare. Egli faceva assegnamento, per arrestare l'avanzata nissa, sulla·solidarietà dell'Europa; e non si rendeva conto che, se c'era stato un sistema politico europeo, egli l'aveva distrutto. «l Russi devono sembrare un flagello a tutti i popoli ; la guerra contro la Rus. sia è una guerra interamente nell'interesse ben ;akol~to della veçdùa Europa e della civiltà... . Un solo nemico deve considerare l'Europa: questo nemico è il coloSso russo». Gò valeva. specialmente per l'Austria, che secondo J'im.

~:/t--va ~U.v.iuh~/ peratore era la prima minacciata dal colosso russo, e doveva per coseg:ueoza correre in massa alle armi. lo realtà l'Austria già prima che ~inciasse la campagna russa aveva stretto -con la Russia una convenzione segreta. Questo Napoleone non poteva saperlo; ma Caulaincourt gli diceva che in Europa tutti temevano, non la Russia, ma lui : i gabinetti temevano la monarchia universale; le altre dinastie, lo stabilimento al loro posto d'i queUa napoleonica, la.quale era già dappertutto. Napoleone invece contava - o mostrava di contare sulla solidarietà europea non solo contro la Russia ma anche contro l'Inghilterra. Egli manifestava un ·gran desiderio di pace, ed era certamente sincero. «Non vedo l'ora, Caulain. court, che la pace sia generaJ,e per riposarmi e per poter fare il brav'uomo : viaggeremo tutti gli anni per quattro mes.i nell'interno della Francia; andrò a piccole tappe con i miei ca. valli... voglio visitare i dipartimenti che non hanno comunica.ziooi, costruire canali, vie, aiutare il commercio, incoraggiare l'industria». Ma la pace generale includeva quella con l'Inghilterra. Secondo Napoleone, c'era più poco : con altri due anni il governo inglese sarebbe stato costretto alla pace, ad una pace nell'interesse del commercio di tutte le nazioni. Il si,stema continentale napoleonico era nell'interesse generale, e4 esso aveva dato impulso all'industria in Francia ed io Germania già durante la guerra. Napoleone dimenticava il rovescio della medaglia : dimenticava di fare il calcolo se per i popoli fossero maggiori i vantaggi o le perdite, i godimenti o le sofferenze. Se-

IL PASTftAHO E IL CAPPELLO 01 NAPOLEONE (Collezione di S. A. l. U Prh•cl,.. VIdor)

condo lui Ja strapotenza francese era in quel momento completamente nell'interesse eurOpeo, poichè era il solo mezzo di imporsi alle eccessive pretese delrlngbilterra : « Hdigoland, Gibilterra, Tarifa, Malta non sono forse cittadelle inglesi che minacciano il commercio di tutte le potenze più che Danzica non minacci la Russia? Tuttavia, se io lasciassi fare all'Europa, essa si abbandonerebbe in mano del. l'Inghilterra». Insomma Napoleone voleva liberare l'Europa dal giogo inglese a suo malgrado, Caulaincourt rispondeva che tutti i gabinetti europei, da quello de.l duca di Gotha tino a quello austriaco, erano spaventati della politica francese io cui vedevano una pronunciata tendenza alla monarchia universale sotto il pretesto della guerra contro l'Inghilterra. Napoleone non s'inventava certo il fatto che la preponderanza marittima inglese desse fastidio agli stati continentali europei; basta ricordare la lega dei neutri sotto lo zar Paolo l. Soltanto egli non riusciva a vedere che, tra l'Inghilterra e lui, se l'una dava molestia, l'altro addirittura non -faceva vivere. Parlando della Prussia, Napoleone riconosceva con Caulaincouct di aver commesso un grave errore, « perchè la potenza che ho con-' servato al re non può fargli dimenticare la potenza perduta». Altrettanto e a maggior ragione.> egli avrebbe potuto ripetere per l' Austria; altrettanto, mutaJiJ mr1tamJis, per la Rus. sia. Napoleone aveva offeso e mutilato le Po. tenze europee, senza toglier loro la capacità di reazione;. Se alla triade Austria, Prussia, Russia avesse sos.ti~uito un'Italia unificata, una Germania riorganizzata, una Polonia ricostituita, allora a·vrebbe forse potuto non tener conto dei vecchi stati. Ma egli pensava solo a crearsi regni vassalli, i quali' gli diceva Caulaincourt, non erano che grandi prefetture aozichè stati indipendenti. Ciò era tanto vero che Napoleone gli diceva : «Tutti i Francesi che ho fatti re dimenticano presto che sono nati in questa bella Francia e che il loro miglior titolo è quello di cittadini francesi.». Parole che rispondono perfettamente alle istruzioni da lui mandate aJ vicerè d 'Italia principe Eugenio, secondo le quali gl'interessi italiani dovevano essere nettamente subordinati a quelli fra~cesi, naturalmente quali. lui li intendeva. In questi colloqui di viaggio con Caulaincourt Napoleone mostra tolleranza e bonomia. Qualche volta, quando si sentiva più incalzato dalle risposte del Grande Scudiero, egli cercava sotto il berretto di pelliccia l'oreccchio di lui per tirargl.ielo amichevolmente. Con Caulaiocourt, in questa circostanza, Napoleone non segui il suo precetto che il Grande Scudiero ci riporta: « l Francesi sono superficiali, fami. liari, subito pronti a mangiarvi io mano. Per non esser obbligati a metterli a posto bisogna esser seri con loro e star sulle sue. La regalità è una parte; i sovrani devono star sempre· sulla scena». Secondo CauJaiocourt, mancavano affatto all'imperatore quella cortesia, quel tono aggraziato e bonario che i principi affettano anche coi ministri di cui hanno fitmato il congedo. Il Grande Scudi~ avrebbe potoro riflettere che i sovrani a cut egli si riferiva per il confronto avevano ereditato il trono, per loro Ja regalità era una cosa naturale. Napoleone il trono se !'~a conquistato lui, è più d'ogni altro sapeva 1n quali circostanze straordinarie; e ne comprendeva bene, anche se noi-confessava, il carattere precario. PIBTBO BOTT...


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LE SUE LE1TERE, fresche di voli, fotografie · di ore audaci e felici, taccuini di indirizzi ed altri d'appunti, brevetti, diplomi, medaglie, la sua divisa, i suoi bastoncini, le sue sciarpe da collo, i suoi dischi preferiti, e le sue poche ossa. Il dolore di sua madre, di sua moglie, delle sue sorelle, dei suoi amici, e le sue poche ossa. L'attesa del suo cane, la malinconia dei suoi gatti, e le sue poche ossa. Il grande cielo che fu il suo dominio. Passa il tempo. E' passato il suo tempo. Si son chiuse nel cielo le scie dei suoi voli. E' ricresciuta a questa nuova primavera l'erba sulla terra slovena arata dalla carlinga del suo ultimo volo e che fu intrisa del suo sangue. Passa il tempo. E' passato ·il suo tempo. Il tempo eroico della ge. nerazione dei primi voli. Non ritorneranno più uomini di questa tempra.. Termina il loro ci. do, quello dell'inizio, della formazione del primo senso del volo. Termina il loro ciclo con la morte, con il ritorno alla terra dalla quale sono balzati nell'impero d'una giovinezza fre. mente. Furono i portatori Clel nuovo istinto e normalinarono lo squilibrio della sovrumana possibilità raggiunta, sorridendo.

La Grande Guerra diede il collaudo a questi uomini nuovi. L'istinto del volo si concretizzò con quello rapace del combattimento. Furono tremendi e cavallereschi. Furono amanti del ri. schio e dena morte e legati nelle brevi pause alle favole della terra e della vita. Come i cavalli, come le api, come gli uccelli emigratorii sentirono la forza provenire dalla propria schiera e le squadriglie divennero compagnie d'una sola anima, d'un solo istinto, la Grande Guerra rese subito trionfante la loro potenza. Essi furono i primi a vedere terra e monti, città e mare impicciolire, a pass'are tra nube e nube e raggiungere la libera e sospesa visione al' di sopra delle nubi, del sole come unico punto di riferimento verso il quale tendere in una line bruciante. Essi furono i primi a stabilire gli agguati sul giuoco del vento e delle ore contro il nemico in cielo e in terra, superando dai primordi wnani tutte le &udacie possibili. Super&ti i limiti dello spazio e super&to nel rischio del volo il rischio del tombattimento,. questi uomini nuovi seppero tuttavia compren. dersi nell'armonia terrena. E Je don~ estuiate dilla l.oro app.ri-zìone che venin !oro in.

contro furono fantasticamente ricreate da loro stessi ih esseri diversi, degni della loro novità umana, ai quali diedero soprannomi di mito. Adriano Bacula fu di questa schiera. Nacque :1 Napoli il 5 marzo del 1894. Suo padre Adolfo era ingegnere napoletano, sua madre Anna Rosacher, d iscendente di famiglia guerriera svizzera e di famiglia russa, portarono in lui, l'uno, la passione per le macchine, l'altra, il desiderio di paesi lontani e di via.~iare. b terra italiana del Mezzogiorno lo modellò nei primissimi anni verso la bellezza e fa grazia. Da Napoli ancora piccolo passò a Catanzaro nel centro della Calabria dove ~II·J padre ùiri. geva un'officina. Sua madre si comp;acev.t di questa grazia e di questa bellczz-t looa:-.dl'gli crescere fin sulle spalle i capelli biondi che contrastavano coi neri occhi. Camminava tanto leggero che tutti dicevano Ch.! non tocclva il suolo coi piedi. Il suo p&ssatempo inbntile era costituito da due apretti calabri che accarezzava e sfamava coo le sue stesse mani E quando riusciva a prendere un pulcino il suo divertimento era di iodurlo a volare gettandolo daJJa finestra. Viveva nel giardino tra i


74 fiori ne raccoglieva rnazzolinj che portava infallibilmente a sua madre. A tre anni, la sua famiglia si trasferì a la. l'Orno. Fatto più grAnde idean con le sorelle giuochi azzardosi e movimentati. Gli piaceva girare tra le caldaie e 1 macchmari dell'officina fdcendosi spieg.tre dal(li operai il funzionamento. Cres<.eva forte ed agile c sempre si arrampiCala da per 1utto: saliva sugli alberi per studiare appoll~iato tra i rami. Amava i fiori del suo giardino. e le na1·i e corazute ch'erano nel porto e disegnava fiori, soldati in combattimento e n,wi da guerra. Andando sovente da Livorno a Napoli per mare con la famiglia, stava sempre sopracoperta col capitano, felice di vedere dingere e commdarc. Amava le bestie e mche le più scontrose sa affezionavano sub1to .1 lua e gli ubbidivano. l suoi compagni d, St-uoia lo 'ri. cercavano come il più fantas1oso ne• giuoch• e gli volevano bene. Da Livorno l:t sua fam•glia si tra.~ferì a Torino. Erano gli anni de1 pnmi '·oli e sua madre lo ricorda estatiCO ~Ila finestra guardAre quei primi .1eroplanr ,hc·

SCUOLA

( ap~cnt da bombardamento. ad A, .• .~no, presso la 7l.a S<JU.<dragha Ca. 300 Vola su Traeste, bombard.1 t centra vitali del ncmi<.o c: stupis<.~ per k belle ~pir,\1, thc raesce a (OIUp~t:re con aeroplani così pesanta. Ma non è questa l'attivttà .terca più ,\datta al suo temperamento generoso. Pa~sa alla 7\.a squadnglia Nieuport da Ca<.oa a Villa Yerla, doYe il ..:omptto è ptù arJato e do1c la soddisfazaonc è maggao~c. qu• s• tr.ttta da affrontare Il nt1llh..O sullo ste-sso piJno e certJrt: di vmcerlo ron l'abilità c l'auda<.i.1. E dopo un pcnodo pass.tto 10 Albanta. pur~ 'u .tcroplani d.1 <.arua, ntorn.1 10 Italia. presso la 91.a squadrigli.l Bara~c•. La guerra stguc le >UC \' ICend~ d1 'ittorie e di rq)iegamt:nti, ma la no. ~tra :t\ iazione non npaegJ mat, <.nmbattc e vince sempre. l voli si (Cntuplicano e ' combatnmenti si al<.rCscono, c sua madrt: dopo molto tem. po che non lo vedev.1, si ,lccorf!.c ,ht le sue iridi si sono schiarite nel ADAIANO BA, CULA A QUATTRO ANNI diuturno fissare lo sguardo verso gli a~urri limiti. Di tutto il periocro della guerra, riuscivano appena a superare la Mole Antonel. la stagione sua più felice e più gloriosa è quella liana. E vennero altri anni, venne la guerra e durante la quale viene a far parte della nello stesso giorno si presentò per essere arcuo. 91" squadriglia Baracca a Padova prima a lato volontario nell'aviazione. Ritornò felice Quinto di TreviSo poi, dal IO di novembre dalla visita gridando: « Cuore ottimo, vista del 1917, cioè dal ripiegarnento sul Piave, fino meravigliosa». Fre<Juentò nel primo tempo la alla vittoria. Uomini e macchine perfetti, l'eserscuola di Miratiori, la cosidetta J(tJo/a dei cito ha dovuto abbandonare la linea delle Alpi, ping11i11i, perchè se gli allievi salivano sull'aeil nemico ha occupato parte della nostra terra roplano era solo per sc:-:rauare sul campo senveneta e minaccia l'invasione .verso la pianura za sollevarsi da terra. Da qw passò a Cascina padana. La squadriglia che ha per simbolo Costa dove il primo d'ottobre ottenne il brel'ippogrifo rarnpante combatte in cielo e in vetto di pilota su « Farman 12 ». Da questo terra. Il capo affascina con la sua statura, le momento egli che voleva fare volare i pulcini, sue gesta, il rigore del suo sguardo, il suo siche si arrampicava sugli alberi e sui camicioni lenzio, i compagni sono tra i più eletti ed uno delle case, ha imparato a staccarsi da solo da tra i più strani : Guido Keller. Si conoscevano terra e tendere verso lo spazio senza limiti. gli: ma qui la loro amicizia diviene epica. l Da questo momento ·la sua vita è un continuo loro aspetti sono opposti, ma le loro anime volo in ascesa. Passa da un campo all'altro, sono uguali. L'uno e l'altro godevano 'dd riaccresce il numero dei suoi brevetti e il schio, del combattimento, della manov(a ele28 mano dell916 parte per la zona di guerra. Le sue prime esperienze di guerra le fa su gante, l'uno e l'altro erano presi d'amore e da

DI

ALTA

VELOCITl

1ronia per le macchme alle quala affidavano la · loro ,·ita, l'uno e l'altro scrutavano il variare della loro sensibilità an rapporto col volo, Jt. tenti c pensosi tanto sulla loro anima, come .,ull.t matchina Lhe studiavano da portare ad vna fusione perfetta fino alla crea.z ione favo. fo~.t dell'uomo alato. Poi quando partivano in 'olo oltre d Piave, nelle l'iccnde del combattimento ..rano pronta .1 saettare insieme il nelniLO c .1 proteggersa scambie1•olmente. Sereni, anJifferenta alle proprie glo~ie, non n t erca' ano prema, non anno1eravano il numero ue,llla ,teroplan• abbattuta. La lo-o ambizione, il loro paa,ere er.mo nel volo per il volo accresouto dall'ebbrezza del combattimento che li confermal'.l essen I'Olantr nell'istinto rapace dell'aquila. Ne fa prova una ~ua lettera alla madre dove dice : « lo quassù o starei sempre molto volem•eri. se potcs~i \'Olare sempre. Non so poa ,ome 011 ,1datterò a volare (li chiamo ,oJ, inutili) st:nza la mltr.1gliatnce, senza sentire <annon.lte, ni: vedere più troct nere, biso!!na che non Cl pensi l>. l ,·oli senza la probab•htà d, wmbattimento. egli li chiama voli nlftllil. Ecm. la <onclusio~e di 9uest'uomo nuovo: la volon tà di offesa e di difesa era stata scoperta come indispensabile vitalità di ~e stesso, essere volante. A Quinto di Trieste dove la squadriglia si era trasferita ai primi d aprile del 1918, la sua vita si svols.e nel pieno della giovioezza, della gioia per la nuova esstnza che egli rappresentava concreta, di gloria per i combattimenti vittoriosi contro il nemico caparbio e minacciante, contornato da una terra stupenda nel miracolo saliente della primavera. Terra di limpide acque, di campi ubertosi, di gente ospitale che adorava questi aviatori, ed ancora oggi quei contadini che li conobbero nei loro scherzi e nelle loro audacie al ricordarli velano dì lagrime i loro occhi. Appariva .nell'aprile dall'alto pezzata del verde del frumento e del giaUo del ravizzone questa terra seducente, e i monti si facevano azzurri come occhi profondi. Le bianche ghiaie dd Piave segnavano il limite impacciante per gli uomin~ rimasti vermi striscianti ed essi sentivano d1 non avere limiti per gli spazii azzurri, verso i quali avanzavano antesignani di tutta l'umaniti ,

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75 futura. Finì la guerra e fu come l.a fine d~l giorno. 1 compagni si disperdono, 1 comba~•: menti sono finiti, la vita aerea non ha p1u scopo e si inventano rip~eghi : missioni per l~ capitali europee. Ed eglt estraneo ~l gusto dt farsi <tmrnirare, soffiava con rabb1~ nel. suo naso a becco d'aquila. Quando, Gabrtele d Annunzio entra in Fiume Guido Keller è al suo fianco. L'azione riprende sotto la guida di un poeta. L'uomo nu?vo sent~ la beli~ del fatto sovrumano. L'am•co lo chtama a se, non pone indugio e accorre alla ~itt~ dove sen~e che la vita raggiunge l'inveros•m•le. E Io scnve a sua madre : « Ricordi le mie idee di quando ero piccolo : che pian piano . di tutto ciò che si pensa viene ad avverarsi ; pens~do semp~e ;!\·anti, si arriva sempre ». Egl1 trovava m Fiume realizzato il più inverosimile dei suoi sogni. Fiume è per lui quello che eg li n::lla solare stagione di Quinto di Treviso :t\'cva pensato in avanti, e questo eh~ eg li a\·cva pcn. vita armoniosa nc:ll'eroismo, è arrivato, com~ sempre è arrivato. L'amico Guido .Keller trama spedizioni folli per portare a Ftume cannoni, immagina voli beffardi sull'Italia, ~:;rea congiure contro certe persone che vorrebbero indurre Gabriele d'Annunzio a capitolazioni o a togliere la poesia daiJa vita che egli promuove. E Adriano Bacula vive col suo amico ogni avventura. Non ci sono combattimenti ac:rei, ma ogni azione ha il suo sostegno nella libertà individuale di chi deve sostenerla ed egli si ri.sente come in volo da solo a solo contro il nemico .SOpraggiungente. Ha il' suo cane fedele, ha in comune con Guido Keller un'aquila, c'è il mare, l'azzurro Carnaro, e tutto questo lo conforta nelle pause che minacciano di annoiarlo, annunziatrici del declinare di questo tempo sublime. E vien la 1ine tragica e sanguinosa. Guido Keller inforca un cavallo del Comandante e va all'assalto con gli arditi, Adriano Bacula parte in volo su Trieste per lanciare sulla d ttà manifestini annuncianti l'attacco deiJe truppe del Governo, dc:ve anche portare una lettera del Comandante. A Zaule c' è la sua vecchia squadriglia, la 9l.a, e pensa di atterrare a quel campo dove trova residui di compagni e altri estranei che lo arrestano. La vita di Fiume è finita. Ritorna a Torino;. ne segue una vita triste quanto non aveva potuto pensare, non solo non ci :;o!lo più combattimenti aerei, ma neanche più .-oli. Pur di volare tratta con una fabbrica di cioccol:rtta p::r fare voli di propaganda, isrrui. sce qualche pilota civile, Guido Keller riesce ad ottenere un aeroplano mezzo sconquassato, vi fa dipingere sulla carlinga i colori di Fiume e !'ippogrifo della vecchia squadriglia e con l'amico medita imprese generose che oramai non sono realizzabili più. I due amici si divi. àono: Guido Keller non cede davanti all'ineluttabilità dei tempi che si massicciano verso un'altra vita e si disperde folle di digiuni e di imprese che inizia e falliscono portandolo a cibarsi di sole per le selve del Sud America o d'Italia, Adri:mo Bacula, sa che tutto è finito e sorridendo i;-onicamente, soffia entro al naso e vuole osservare i sogni bruciare tino allo spe. gnimento. E tira avanti, rientra nel servizio militare, partecipa in Libia alla presa di Beni Ulid, dà sempre prova del suo coraggio e della sua perizia, ma non sono che diversivi. Parte. cipa a crociere, a gare aeronautiche importantissime in Italia e in America, raggiunge primati difficili, esperimenta per primo nuovi tipi di aeroplano, compie per primo prove a~ditissime,

satc

AOIIIANO BACULA

ma non sono che diversivi: Il tempo passa, pas,sa il suo tempo. Egli fupera già i venti anni di volo. E' ancora giovanile nel portamento e nello sguardo. Si è scelta una compagna, compagna a lui come l'ombra sulla terra veneta del suo fedele caccia in volo, vive vicino al Lago Maggiore, collaudatore presso una grande fabbrica di aeroplani, g li si riCrea la vita di fanciullo, quando abitava con la fà.miglia presso l'officina che il padre dirigeva, osserva gli operai al lavoro, gira tra i capannoni, ogni tanto vola, ha due gatti e· un cane che lo guardano négli occhi e sembra comprendano la sua profonda tristezza. n tempo passa, è passato il suo tempo. Ogni tanto vola, voli sempre rischiosi, perchè egli prova per primo g li ultimi tipi. Il tempo passa, è passato il suo tempo. 'Sono già ventitre anni che vola, e smet. tere sarebbe per lui un morire vivendo. La sua compagna è sicura di lui quando vola, sa che volare è per lui come il respiro, tuttavia un giorno egli le·promette inatteso che raggiunge-

fiii!L 1815

rà ancora un primato e poi smetterà. Rimarrà solo lei accanto a lui, viva ombra del suo caccia in volo. E' ritornato l'aprile, l'aprile della sua vita di Quinto di Treviso, bisogna portare un aeroplano in Rumenia e parte. Ripassa sul cielo di Verona, di Padova, rivede la terra ve. neta verso Quinto pezzata di verde e di giallo, laggiù il glicine della villa dove si radunavano alla sera dopo i combattimenti è rifiorito no. vello, ripassa sulle bianche ghiaie del Piave, riattraversa le scie della sua gloria, della sua giovinezza, sorpassa il Carso, rasenta il ddo di Fiume, una tempesta gli si fa contro formidabile, invidiosa di questa fatata vita aerea che non cede ancora. La macchina sussulta, si schianta, ' 'a in peni. Fedele al vecchio stile, non pensa a indossare il paracadute e gettarsi, egli tutta la sua vita si è sentito un tutt'uno con la macchina che doma, e vuole portarla a terra, ma la fredda ed insensibile materia lo ha tradito ed ucciso con le mani aJle leve di comando. Era il 18 aprile del 1938. GIO ' ' A lV N l

<:0.1880


RE

GUSTAVO

V

UN RE DA LEGGENDA ha il suo corteo di poeti. Carlo XII lo ebbe. Lo cantò il reve. rendo Tégner, in queLlo che all'alba delfOt. tocento fu proclamato il canne secolare degli s1·edesi : ~ Un grande cuore batteva nel suo petto, superiore al suo destino; non sapevi ce. dere, ma seppe cadere. Svezia inginocchiati presso quella :omba ove riposa il più grande dei tuoi figli. Leggine la lapide mezzo cancellata dal tempo: essa è la tua Iliade ». Prima lo aveva esaltato e raccontato Volt~ire, in una storia che è più bella di un ro. manzo. Poi ebbe la sua apoteosi in un libri> stupendo, apparso circa 40 anni fa, e subito tradotto in tutte le lingue : la « Carolinema » di Werner von Heidcnstam, wu serie di qua. dri stupendi che riflettono la Svezia settecentesca di Stoccolma e di Upsala con le sue donne rosee e bionde, i suoi combattenti dal viso di fanculli e dal cuore di eroi, e i vecchi castelli anneriti e le gotiche cattedrali, e al centro del quadro lui, il giovan.e re innamo. rato di gesta, di belle azioni, di generose conquiste, recante nell'anima un sogno grande come quello di Alessandro, ma destinato a fai. lire dalla sua stessa generosità, dalla sua infles. sibilità e dal suo disinteresse; definito tutto da

01

SVEZIA

FRA

LE

.PRllfCIPESSE

llfGRID

una frase di un generale (Lewenhaupt) : «Egli dalla nascita ricevette in dono la spensieratezza che gli dei concedono ai loro favoriti » e da una parola sua : « Il mio popolo è troppo piccolo per fondare un gran regno, ma abba. stanza grande per produrre uomini grandi ». ...Quando gli 'filOCÌ il padre era un fan. ciullo di quattordici anni, ma sei mesi dopo pretese che gli Stati Generali riconoscessero la sua maggiore età, e la notte di Natale si fece incoronare re nell'antica cattedrale di Upsala, anzi, anticipando il gesto di Napoleone, tolta la corona di mano àl vesèovo, se la impose da sè. Aveva diciott'anni quando il re di Da. nimarca invase l'Holstein, il cui giovane duca aveva sposato allora una sorella di Carlo XII. Subito Carlo, nonostante il parere sfavorevole dei generali, vecchi e parrucconi, dichiara che la guerra si farà e che la condurrà lui. Poi vola in soccorso del cognato, assediando Kapenlugeo per terra e per mare; in sci setti. mane induce la Danimarca alla resa. Miàacciosa intanto si affacciava ad oriente la Russia, dov'era cominciato il regno di· Pie. tro il Grande. Carlo XII affronta il secolare nemico, e a Narva, con 8000 ~edesi vince e fa prigionieri 40.000 russi.

E

INGE80RG

Segue la campagna di Polonia : dopo sei anni di conflitti, di battaglie quasi tutte vittoriose, a Carlo XII resce di sbalzare dal trono Augusto Il e di porvi in sua vece l'uomo dd suo cuore, Stanislao Leczinski. A questo punto Carlo Xll ha venticinque anni ed è considerato una specie di arbitro dei destini dell'Europa. Ha posto il campo ad A ltrandstadt, c tosto questo piccolo luogo sporco e fangoso, « Le lieu le plus sale dc toute la Saxe » come lo definisce il corrispondente inglese Stepney, diventa la meta dci raggiri di tutti i gabinetti europei, an.zi il convegno di sovrani e di ambasciatori che vengono a far la corte «al primo uomo d'Euro~» cercanùo ognuno di mettc:rlo nc:l propr•o giuoco. Ferve infatti la guerra di successione di Spagna; Francia e Inghilterra si fronteggiano; tanto a Luigi XIV che alla regina Anna farebbe comodo aver dalla loro il glorioso re e il suo piccolo· esercito invitto. Il Re Sole gli manda messi su messi, An.na d'Inghilterra gli spedisce il duca di Marlborough, l'uomo di cui si diceva che non aveva mai assediato una città senza averla presa, nè dato una battaglia senza averla vinta, c che presentandosi a Carlo, protesta il suo desiderio « di fare alcune çam.


77

u l'ambasciatbre vi trovava raccolti alcunt mtni~tn: Piper e Hennelin, ti maresctallo Rehn. skiold, il generale Lewenhaupt, pot, davantt a tutt• un uomo giovane, alto, ben fatto, vestito d'un abtto azzurro con bottoni d'ottone, i cal. zoni di pelle bianca e Il colletto del l'estlto abbottonato così in su che non si scorgeva la cravatta; nè polsim nè gumti; i ca peli•, d 'un bruno chtaro, pettinati colle dtta, come pure i calzont di pelle e le mant, abitualmente sudiCi. Quell'uomo poco pulito, dat modi « p•ù aspri che non si crederebbe» era il vincitore dt Narva. Però lo Stepney, il quale senza perme$50 s• era avventurato in Sassonta unic.t. mente per vedere questo « eroe del Nord che lOO un pugno di prodi SI fa temere e nccrca re d~ tutte le potenze europee », aggiUnge d1c il giorno in cui egli fu rÌlel'uto, (Mio XII 10dossa' a un abtto quas1 nuovo, avendo poche Ne pnma reso VIsita alla moglie d1 Augusto Il Alla SOI'rana eglt non aveva detto the tre p~­ role, ma m compenso si era trattenuto un quarto d'ora con il suo nano. Lo Stepney u apprende ancora che Carlo, m eu t l'orgoglio del «sovrano per d1ntto dil 100 » SI associai a alla m.1gg10r semplicità dci lOstumr, prende' a r suo1 pastt abttualmente ~olo. sedendo sulla prima .scura che gli capi· tava d.wantt. Piper e vari gcnerah assistevano .11 p.t\IO. ma ti re non pronunna1·a quasi mar un.1 pMola: mangrav,t raprdJmentc, mcurante dr o.~:ni del~t.ltezza. senza mJr bere Ytno, ma ~olo a(qua t pr<cola birra (Dùnnbrer). la suò\ l.Hn<n Ja letto era ptclOia e drsadorna (in l.lmpa,~n" spesso il re l.•scr.tl'd dormrre ~ul ktto 1 suoi canr. mentre egh dorm11·;~ a terr.t ,uiJ,t ><:g.ttura di le~no). A fianco del letto 'r ec.t rl :.olo oggetto sontuoso di tutta la t.t. mec,t una m3~nrfica Brbbia stupenJameot(' crleg,\1.1 c mrnrata. E lo Stepney conchiuJc. « Re Carlo ha un YOito huono. Però c~lt i: molto t.tprrcuoso c ostrnato E così egli arrr. xl11a <;<: ~tesso tJ rl suo c~ercrto lOO la f.tl j. lrt;Ì tOn <lll un altro sr batte tn duello » J.'ingle'c a'·tv.t nsto !(llt)to l'amore del. l tCOI\nto per l'<'ror,mo, <kli'.IZionc: b<:I!J 10 sc~ •.tt'\\J. 'enza sewndr lini, rl punto d'onon:, rl ,ulto dell.1 p.tcob. d.11.1 era uno Ju ,uoi fon· t!.ancnuit ClrJtten. l altro fu 1.1 su,t frug.tlit.l, 1.1 Ct\l<t(nz.t t:rort.t .tllc· ,offercnlt, rOtlmpt·rrc, la_

PRINCIPE

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EREDITARIO

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SVEZIA

CONSORTE E LA FIGLIA CIPESS" MARGHERITA

PRIN ·

P·J.l:nc .tglr ocdrnr d t ~ua Mac:,t.i. ,, c:dc:st. ]'•·c .•pprcnderc: J.t quc:~t.t nù lhc l!lr cc,t.t d.t irnp.H.Irc dcll'.trte dcfl,l gucrr.l » (Coxt: . , Ut·11,/JI/e ,J, \l,:r/boro/1/(b. l'O!. Il). Marlborough era l'uomo più elegante d'Eu. ropa. anthc .s;lt rnviatr francesi giungc\',\00 imparruccati e sontuosamente 'esttti. Quale non do1eva essere rl loro stupore quando, arrivando a quel campo d1 AltcanJ. ~tadt, di cu1 si faceva tanto discorrere, sr trovavano davanti a una lercia casacc ra prcce. duta da un cortrle fangoso, dove r cavallr Jel re erano attaccati ,tll'aperto, col pelo rrto c 13 coda incolta, senza greppia nè rastrelliera, con la sola cavezza e un sacco indosso per coperta Uno di questi cavai h era sellato in permanenza, perchè rl re, uscendo a qualunque momento potesse saltal'\'t sopra e partire per una delle sue passeggtate che duravano sempre parecchie ore, c da cui S. M. tornava «crotté comme r..:n postitlon ». Introdotto ndla saJa di udien.

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FINLANDIA:

PAEIAOOIO

rigori ddla stagione, la sua assoluta noncuranza del pericolo. Ve ne potremo aggiungere un teno: l'indifferenza per la donna. Non era però un misogino questo giovane re di Svezia; amò infatti di tenerissimo amore le sue sorelle, specialmente quella dolce Edwige Sofia di Holste.in, di cui i suoi generali ap. presero la notizia della morte (e non osarono comunicarla al re) il giorno della battaglia di Pultava. Ma dagli erotismi, in quegli anni in cui le corti europee erano una mostra trioofante di cortigiane e favorite, il re si era straniato, come dal vino, nell'istante in cui aveva votato se stesso all'austerità, all'eroismo, alla gloria. Deliziosamente il poeta von Heidenstam ha adombrato nella sua « Ca.rolinema » quel primo ribdlmi di Carlo alla lusinga dei sensi. Il suo giovane cognato, il duca di Holstein, preoccupato dall'ostinata castità del re, du. rante una delle sue folli cacce notturne al lupo, fa trovare sui suoì passi un paggetto che due villani maltrattano. Liberare il paggetto e por. tarlo seco al castello è, per Carlo, una cosa sola; .ma giunto negli appartamenti del re il paggetto si rivela per una fanciulla, che tenta di irretire il re con baci e carezze. Per la prima volta la padronanza dì sè ab. bandooò il giovane diciassettenne. Una vampa passò dinanzi ai suoi occhi, le sue guance divennero. livide, mentre le mani gli pendevano inerti. Egli vide solo che la veste del paggio era dischiusa sul petto e che usciva un bianco lembo di trina. Ella lo teneva avvinto strettamente, alla fine pose un lungo bacio sulle sue labbra. Egli nè lo ricambiò, nè se ne scherml. Ma ad un tratto si sòolse dalle sue braccia, indi balbet. tando e inchinandosi ripetutamente si trasse

da llll lato.

DI

GUERRA

«Scusi, signorina >>. Egli si inchinava con rigidezza, univa i tacchi e salutava ad ogni passo, aUontanandosi sempre più. «Scusi, signorina, scusi ». E lei che aveva ac.curatamente preparato nella sua mente le parole che voleva dirgli, ora non ne trovava più alcuna. Parlò dunque a caso senza saper bene che cosa dicesse. «Grazia, si re! Dio solo può punire una temerità c!lf.e questa mia ». Ella piegò il gi. nocchio sul tappeto. « Io vi ho visto a cavallo dalla mia finestra, sire. Mi siete apparso in sogno, voi, mio signore, mio .Alessandro!». Egli le offerse il braccio con gesto cavalle. rcsco pieno di serietà e gravemente Ja con. dusse a sedere. «Non cosl, non cosl, prego! accomodatevi! accomodatevi! ». Ella trattenn!: la mano di lui nella sua, corrugò un po' la fronte, lo guardò intensa. mente negli occhi, poi ruppe in un riso squil. !ante... Il suo profumo, l'odore dei suoi ca. pelli, del suo corpo cagionavano al re un ma. !essere indicibile. Il contatto delle sue mani tiepide gli riusciva altrettanto disgustoso quanto il tocco d'un topo o d'un cadavere. Egli si sentl offeso e umiliato tanto nella sua dignità di solitario, di re eletto da Dio, quanto nella sua dignità di uomo, dal fatto che qual. cuno osasse toccare le sue vesti, il suo volto, le sue mani... Tutti quelli che lo toccavano di. venivano immediatamente suoi nemici, ed egli anebbe voluto senz"altro sfidarli e abbatterli per lesa maestà. «Io so che Vostra Maestà è capace di sedere per ore ed ore a sfogliare le incisioni su rame del Tessin osservando di preferenza quelle che rappresentano bei corpi snelli di vergini. Forse ciò non è altro che l'amore delle arti belle che Vostra Maestà ha ereditato

dali" augusta sua zia. Ma sarà sempre così? Io ' non sooo una tela morta, sire! ». .Ancorchè egli avesse continuato a inchinarsi davanti a lei che Jo teneva per mano, a quelle parole si svincolò cosl bruscamente che quasi tirò giù la fanciulla dalla sua seg. gioia. «Infatti voi siete un vivente paggio, c al paggio io o~dino di scendere abbasso c dire :li miei amici che li aspetto qui ». La fanciulla comprese che la partita era perduta. · « Il paggio non ha che da obbe4ire », rispose inchinandosi fino a te[(a. Cosl il poeta. Ma lo storico (Char/es Xli au ram p tf.AIIransladl e11 1707 - par G. Syveton) ci racconta qualcosa di simile che av. ,·enne in Lituania, quando Augusto IJ di Po. lonia, per tentar di piegar l'animo del suo giovane vincitore gli spedl la contessa Aurora di Koenigsmark, la «divina .Aurora », la più bella donna qel suo tempo, dicesi. Il ministro Piper, evidentemente più sensibile del suo pa. drone al fascino femminile, le aveva promesso un'udienza, che noo fu mai concessa. Ed ecco Aurora tentare di sorprendere il re portandosi ripetutamente sul suo passaggio. Un giorno, durante uno di questi agguati, l'avvicinarsi del re è segnalato. .Aurora in gran toletta di corte scende dalla sua carrozza e si avanu per la strada molle di neve e di fango. Il re la vede, la saluta scoprendosi il capo, poi volta il cavallo e se ne va. Edelfelt di quella scena fece un quadro. E' quanto resta di quella vi. ccnda. Ed ecco du: un giorno, sranco di tante sollecitazioni, Carlo XII leva il 'campo da .Altrandstadt e parte col suo esercito. Per ricongiungersi al Re Sole? per aderire all'invito inglese? Nioote' di tutto ciò. Pietro il Grande aveva ripreso Narva; Pietro il Grande aveva umiliato la Svez.ia. Carlo non vide altro, ed eccolo immergersi nell'avventura che lo condurrà dall'Ucraina a Pultava, da Pultava alla prigiooia di Bender. « Commcot, dice il duca di Broglie (Prefazione all'opera citata), au lieu de rester un grand homme, Charles Xli préfra.t.il aller ftnir comme héros dc roman ?». L'abbiamo già detto, Carlo era fatto così. Far inclinare, col peso ddla sua spada, la bilaoca vuoi in favore della Francia, vuoi in favore dell'Austria, acquistando gloria e impinguando l'erario, era cosa che lo interessava mediocre. mente; ma dare una lezione a que1l"òdioso Pietro .Aiexcjewitz, ma umiliare la Russia, la secolare nemica del suo paese, ecco un'impresa che gli sorride e lo esalta. E vince dapprima. Vince a Gradno, vince a Smolensk, vince al Boristene. A coromemorare quest'ultima stupenda vittoria si conia una medaglia, col verso di Lucano: « Victrices copias in aJium laturus in orben ». A questo punto, e mentre tutti si aspettano di vederlo piombare su Mosca, Carlo XII caiJibia rotta, si volge aJ sud. Perchè? Ce l'ha detto il di Broglie : siamo usciti dalla storia; siamo entrati nel romanzo; e perchè nessun elemento del romanzo manchi, ecco intervenire nella gesta di Carlo un iod.ividuo ai leggenda, l'etmanno deH'Ucraina, l" uomo cantato da Byron, che, giovane era stato legato nudo a un cavallo, portato al galoppo per lande e foreste: Mazeppa. Nemico deU~ tzar, Mazeppa ha invitato Carlo a unirsi a lw, promettendogli Ja sollevazione deii'Uaaina. Carlo aderisce e si caccia col suo esercito in un paese spaventevole tutto foreste e paludi. Ma quando raggiunge l'etmanno, i IXIOSCOTiti,


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avuto sentore del tradimento, gli han devastato ogni cosa. ed il vecchio non ha più con sè' che pochi cosacchi sbandati. A questo triste autunno succede un inverno terribile. Il freddo è così straordinario che i soldati gelano facendo gli esercizi sotto J'oc. chio del re; mancanza di viveri, malattie d'ogni sorta, assenza di ogni soccorso stremano l'eser. ?to di Carlo. Alla fine la sventura maggiore,_ ti disastro irreparabile : Pultava. . Vinto, il re di Svezia, piuttosto che cadere m mano ai russi, si rifugiò in Turchia. Da quest'istante il poco che resta della vita di • Carlo « is silence ». Cinque anni passati in Turchia, a complottare con sultani e vizir, per suscitare una guerra contro lo t:zar; improvvisa, la partenza; una fuga pazza attraverso l'Europa, con una, !!COrta che va sanpre più assottigliandosi, fin.

chè una notte di novembre ( 1714) il re di Svezia giunge solo a Strausund e dura fatica ad essere introdotto presso il governatore che non lo riconosce : « Come, Driicker, i miei più fedeli sudditi mi hanno dunque dimenti. cato? ». Altri quattro anni di governo assennato : Carlo fa scavar canali, assiste a corsi scientifici, conferisce con Swedenborg. Poi il tentativo di annettere la Norvegia alla Svezia, l'assedio di Friedrichshall. E durante quest'as. sedio, in un dicembre così gelido che scavare una trincea nel suolo era come aprirla nella roccia, e i soldati lavoravano solo percbè il re era sanpre alla loro testa e condivideva le fatiche e le privazioni, lo scoppio di una gra. Qata uccide l'eroe che un giorno era parso invulnerabile. Così finì questo re, che se avesse mirato a conquistar paesi, a ingrandire la sua sfera

politica o il pubblico tesoro dohebbe consi. derarsi un vinto. Ma non a questo mirava Carlo XII. Per un'intuizione quasi divina egli aveva ben capito che la Scandinavia, col suo terribile clima, coi suoi inverni interminabili, in cui la natura combatte ogni giorno una lotta mortale coiJ'uomo, ha mestieri soprattutto da par. te dei suoi figli; di un coraggio a tutta prova c di un'abnegazione senza confini e perciò \'\lole un'educazione che .reqda i cuori inflessibili e i corpi d'acciaio. Quest'educazione Car. lo XII la impose al suo paese, cominciando da sè l'opera di quell'indurimento eroico. Ancor oggi l'eroica resistenza dei Finlandesi finitimi e le loro vittorie su un esercito sessanta volte· più numeroso di essi mostra coi fatti che l'opera sua non ·eu vana. 8.A.SDaO

T.A.C C: BI


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eY/~;;, t'h~;t;,/u~~·

S<Juiou; Rostand le presto Jci libri .. mentre Sarah le dava dei consigli : « Bambmd 1111a. la rosa migliore ; portar .rempre srarpe11e d",,. w. per cillà .-ome per stra. io 11011 porto l/tal altro ». Elena Vacarc:sw si preoccupò di tronrle un marito, e fu appunto in casa di Mari.; l:ldngcsco, un'altra rumena, che Lucia, invitat_a una sera a declamr-e i suoi più recenti poem•. conobbe il dottor Mardrus, celebrità del mo. mento, egiziano, e traduttore delle « Afille ~ u1;a no/le». L'incontro avvenne alla fine del m;lggio 1900. Dieci giorni dopo, nella chiesa di San Rocco, si celebrava il matrimonio delLUCIA DELARUE.MARDRUS, poetessa, roJ'orientalista con la poetessa. manziera, pittrice, musicistd, scultrice, giornaLucia compiva i 27 anni, ma una pettinalUlista e cesellatrice, nota anche in Italia per al. ra a frangi, i calzoni sbuffanti alla ciclista, cuni romanzi sentimentalmente zingarcschi. ha il solino duro, cd il souiso ingenuo, la rin- · scritto le sue Memorie: nor: ci vedremmo al. g10vanivano. Il dottor Mardrus le diede il soeu n male, anzi! Sorpassata la sessantina, una prannome di « PetÌ/ Duf de Normandii! », le donna d'ingegno ha <juasi il dovere di raccontrovò un editore per i suoi poemi che uscirono tare sè stessa, se, in <ju<.-sto caso particolare, non sotto il nome di Orridmte, e si installò (On ci sentissimo cogliere da una specie d'irritaziolei in un palazzetto diroccato, a Passy. ne dannti alla stravaganza premeditata, alle l vicini più prossimi erano Maurizio Ma::. singolarità volute di chi, per un'intera esisten. terlmk e Georgette leblanl, e certo non za, ha unicamente seguito mode tutte esteriori.· contribuivano a rendere l'atmosfera più posi. Mudiandosi di portarle al limite estremo. Luci3 tiva. Anche gli amici che ,-enivmo in \'isit.t Delarue.Mardrus ha vissuto recitando sempre. erano gente ele,·ata, Régnier, Herold, Mockr.:l. cercando il peccato, l'originalità, che scandaliz. tutti i simbolisti; <jualche \'Olta compari,·d zassero dolcemente i borghesi. rappresentando Gide, che porta\·a ancora lunghi baffi, e lun. (!l POETESSA : ora, simile ad un'attrice in,·ec. ghissimi c:~pelli, sotto un feltro romanti{o. Più <.hiata, tentl di abbagliarci :on vecchi ritagli raro era V:lléry, rarissimo Pierre Louys. ma di giornale. con racwnti di innamorati e di a tutti lucia declamava ''crsi. che il dotto~ trionfi. Certo la sua v1ta s'iniziò in modo <juasi Mardrus trovava meravigliosi. fiabesco: nata nel 187}, a Honfleur, ultima di Renée Vivien, grande poeta c povera rasci sor~e, ebbe un'infanzia facile, popolata di gazza, non dove\'3 tardare ad entrar ntll•• fantasie. Suo padre era il grande avvoc~to Dc\'ita di Lu('ia. Rcnèe, che in realtà era americalaruc, sua madre una donna gradevolmente in. na, e si chiamava Paulina Tarn, abitava un apsignificante, le sue governanti inglesi pulita. partamento folto di tcndaggi e po<.·hissimo illu. mc'flte poetiche : le sei bambine vissero <juasi minato, dove dava pranzi famosi, composti, sempre in Normandia, abitando grandi ville per lo più, di olive, mandorle salate, >:, al solitarie. Già allora, Lucia veniva chiamata fa. massimo alcuni uccelli arrostiti, cibi infine che rr.iliarmente « 'f'éle-à-peindrf ». tanta era la non ~essero l'impressione della vita materi.tlc. cura che pone,·a nell'a~iustarsi i ricci. Del reLucia ave,•a pubblicato un secondo. \'olume. sto le sei sorelle erano tutte belle, e. trapian« Fer11ern· », un terzo « Horizow ». Si er.. Me che furono a Pari}(i. le maggiori comin. circondat;t di molte amiche tutte dolorose r.: ciJ1ono .1 sposarsi. le minon a fabbricarsi una complicate, ed il dottor Mardrus sorride' "· plrticoiJie indipendenza. con indulgenza. Un bel giorno, per me~lio Lucia doveva, di lì a pcco, cominc;are J tradurre il Corano, fu nect'Ss;uio partirr.: ver~o comporre poemi, per declamarli in tutte le ocl'Oriente, e nella primavera del t904. i ~i­ casioni. François Coppée li lesse, bene\•Oimentc. cnori :-1.1rdrus ~b.lrCl\'.lno a Tuni~i . e consigliò alla .::iovane autrice di mettersi a ' Abbdndonand~ le ,-c~ti J.1 cidi~ta . ~i Jr.tp· cul'ire: erl la parol3 d'ordine, del resto, che , peggiò di burnus e ùi turbanti. c )i ir.:.-, si opponen al femminismo sotto ogni aspetto. chidmare la « P~incipcssa Amanda » c .:omia. ciò a percorrere l'Oriente. la Tunisia, l' :\ i~t­ Ma Sùlly-Prudhomme le prodigò lodi ecces. sive, ed Elena Vacarc:sco l'introdusse in <JUel ria, il selvaggio paese dei Krumiri, il Mar<><.~IJ. giro di tè poetici che vedevano la gloria natutto un Oriente di maniera, con visite .1i bazar c ricevimenti offerti da grasse principe>· scente della contessa di No.1illes. Per mezzo di Arthur Meyer, lucia potì: conoscere Sarah se indigene. Di ritorno a Parigi, la <<Principessa Aman. Bcrnhardt, e recitare i suoi poemi anche a lei. da» soffrì giustamente di nostalgia del de. Sarah, non più giovane. restava bionda ed alfa. ~cinante come un serpente dorato: la camerista serto, e scrisse altri poemi, alcune novelle, e articoli an ti femministi. Per ritrovare la vera italiana, il medico greco, gli amici di tutte le nazionalità, la circonùavan d'incenso, e lucia natura della terra, convinse il marito a com. si rannicchiava ai suoi piedi, sopra un cuscino perarle una casa in Normandia, e fu naturalmente una casa in rovina, popolata di roveti di velluto. atteggiandosi a paggio. l e amicizie, anzi le adorazioni femminili , si seguivano, nel. c fantasmi. Augusto Rodin paragonandola ad la vita della signorina Dclarue, ed i due o tre una vittoria, l'indusse ed assumere atteggiainnamorati che già aveva avuto, un vago fidan. menti. grecizzanti, Filippo Berthelot, chiaman. zato e alcuni ammiratori la lasciavan indiffedola « pantera nera », le suggerì felinità ed rente. la presenza di una baronessa. bellissima abiti marc:zzati, e che avvenne, <juando l'in. ed elegante, la esaltò. A <juesta baronessa, amo. cauto Toussaint le disse «Dea»? rcsamentc: ribattezzata lmpuia. la fanciulla de. Certo gli elogi, che in quell'epoca di c:sal. diCò, per anni, poemi foschi c prolissi. Passava tazione letteraria facilmente si prodigavano :1 la notte a comporre, iJ giorno a piangere, ma la donne giovani e gradevoli, finirono di esaltar sera si vestiva di garze c raso, e inten·eniva a Luèa, ,che tran<Juillamentc si considerò perpranzi di gala. Conobbe Robert dc Monte. fetta : ad un ritmo sempre più ac.:elerato pub-

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blicava poemi e romanzi, tutti ugualmente facili, oscuri, e prolissi. Scriveva, settimana per settimana, i romanzi che comparivano in appendice sul Jollmal, «Le roma11 de Six petittJ fil/n», «Le rheva/ », << T outo11ne el so11 amrmr » e moltissimi altri. Ogni tanto qual. che giornale incaricava i due Mardrus di inchieste, di servizi particolari, ed i viaggi riprendevano: le esperienze eran naturalmente i successi, femminili e poetici, di Lucia; le tappe cobtrassegnatc dal nome di un innamo. rato, un direttore di ferrovie in Anatolia, un pascià a Costantinopoli, un Uomo Qualunque a Vienna. Al Cairo, il principe Haidar le s'inginocchiavll ai piedi, supplicandola di ser. barsi per sempre così bella, c la signora, già prossima alla quarantina, sorrideva dolcemente soddisfatta. A Beirouth, Habib-bey.Pharaon, «le pauvre. avec Jtt passion sam espoù· », le regalava cerchi d'oro da mettere alla caviglia, e gettava rose io mare per salutar la sua par. tenza. A Parigi, si rendevano necessarie confc. renze per raccontare simili trionfi : Lucia saliva in cattedra, parlava degli harems: fiera della sua recente ~tbilità di amazzone, arrivò a cavallo sulla scena del Marigny, per ese. guire esercizi d'alta scuola. Anche durante le feste di beneficenza comparvero i purosangue, e la Poetessa, prima o dopo di aver dccla. mato poemi, cavalcava alla moda dei cow.boys, agitando il cappellaccio mcssicano. Passavano g li anni, il 1913 vedeva una Parigi inaudita: Gabriele d' Annunzio, calvo ed elegantissimo, sorvegliava le ptove della « Pisanella »; Nijinsky, allo Chatelet, volava sotto il casco guerriero; le duchesse da\·ano balli persiani. Al teatro « Femin,a >) si rappresentava <C Sapho » e Lucia stessa interpretava la parte della sua protagonista, realiz. zando infine il sogno di recitare sul sèrio: Sarah Bernhardt, che assisteva alla ~cita ebbe una crisi di nervi, causata, secondo Lu.cia, dalla gc. losia ; secondo la critica, dalla compassione. Non ci fu ·successo, e la poetessa, rinunciando alle scene, tornò alle finzioni mondane. Ma il dottor Mardrus, finalmente insensibile al fascino deUa metrica, si era venuto leo. tamcnte staccando da lei, per avvicinarsi ad una donna piìt modesta e vera ; la separazione fra i coniugi avvenne io modo tranquillo, 1cn. tamente: e del resto a Lucia bastavano le nu. merose amicizie femminili, infrarnmezzate di bistiçci, tenerezze, riconciliazioni e pettegolezzi. Ancora un inverno passò; si cominciò a ballare il tango argentino, le signore portavano curiosi abiti ad ombrello ; Lucia si mise a dipingere, e, soddisfatta dei suoi quadri, li espose. Ma anche stavolta la critica tacque, c la poetessa riprese a cavaJca.re. II pittore Brunelleschi diede un ballo, d'Annunzio comparve con la maschera veneziana, Lucia decise d'im. parar a suonare il violino. Il mondo era molto bello, facile e gaio : poi venne la guerra. Che poteva fare Lucia, se non arruolarsi nella Croce Rossa? L'abito bianco, la croce sulle bende, le parvero un nuovo travestimento, e, curva accanto al letto dci suoi feriti, Ji consolò con fiotti di versi. Compose anche un poema in onore del Re del Belgio, e to declamò allo Stato Maggiore bdga, in occasione del com. pleanno reale : « Puisque c'est \'otre fète, AJ. bert; premier du nom... >). Ma le vocazioni ospedaliere di Lucia non durarono a lungo : tornò a Parigi, cercando con l'aiuto ~i. poesie, romanzi ed arti varie, di far passare alla meno peggio quegli anni grigi.

C'erano le ·cannonate, ogni tanto ; le mori\·anv i genitori ; qualche critico non le era favore. volc, ma le cose poi non andavano troppemale. Venne la pace, s'iniziò l'epoca dei fox e delle sottane corte, dei giganteschi bocchini e della biancheria di pizzo nero. Lucia si tagliò i capelli. A una rappresentazione di beneficcnZ2 comparve ancora in veste di cow.boy, fece pro. dezzc acrobatiche, e soffri molto dell'indifft-. renza generale. Scrisse versi per esaltare le « garçonnes >), e spiegare i segreti dell'anim:o moderna; si diede fina)ryente alla scultura. Mo. dcllò figurine nel gambo delle candele t- co. strul, come tutti, le spaventevoli bambole <Or: parrucche g ialle e labbra sanguigne. Lanciò un~ ventina di romanzi nuovi, leggermente caotici, influenzati da tutte le nuove tendenze della letteratura.· Tradusse Poc. Fece conferenze in Austria, in Belgio, in Portogallo, in Dani. marca, in ·America. Metteva, nel lavorare. ur. accanimento borghese e superbo : assicurandc di lavorare « pour sa grand' mere )), cioè per st· stessa, per assit'urarsi la vecchiaia con ur. istinto ben francese del ·piccolo risparmio : m<. nello stesso tempo l'idea del suo « Moi » la esaltava. E ancora passavano anni, anni. Colette rag. g iungeva la celebrità. Gide « cercava se stesso>). Valéry si perde\'a. La contessa d i Noailles moriva. D'Annunzio taceva. Nijinsky era rinchiuso in manicomio. Proust. morto. ot. teneva una gloria inattes:t. l funerali di Sarah Bernhardt erano giganteschi·. l surrealisti s. facevano avanti, i simbolisti si convcrti\·ano. Lucia sola non cambiava, non poteva cam. b iare. Il suo orgoglio. i timidi omaggi di qual. che poetino erovinciale, le cure di bellezZA. h• convincevano d'aver raggiunto una spe,ie .d: perfezione. Aveva sempre molte amiche, l'un~ gelosa dell'altra, e lei .si compiaceva di questi drammi donneschi. Già sessantenne, il suo incontro con la can. tante Germaine de Castro doveva segnare um tappa definiti va: la più appassionata delle sim. patie la portò verso questa mU6icista grassa c golosa, che sognava di abbandonare i concerti classici, per dedicarsi al music.hall, o, anco•<meglio, di aprire un cabaret, dove cucinare t cantare alternativamente. Da quel giorno Lucia dedicò n1tre le sutcurc alla nuova amica. S' improvvisò musilista. per comporre canzoni che si addicesserò all:l. sua cara « Maine >). Studiò d iete per farla di. magri re, abiti per mettèrJa in valore: le ottenne una scrittura di caffè concerto, e comparve, al suo fianco, sulla scena, per accompagnarla al pianoforte. La «Principessa Amanda », i! '«Duca di Normandia », si affacciò ancora un.1 volta alla ribalta ; ed era una vecchia donna, . con gli occhiali montati in tartaruga. Il suo romanzo « Lt femme mlire el l'amour >). fu ispirato, appunto, da Germaine: la quale, per riconoscenza prese il nome della protagonista, c si chiamò, da quel giorno. Victoria. Victoria ottenne anche il cabaret, c Lucia la seguì anche là, Rue Treilhard, sp:ando. sera per sera, l'afflusso dei visitatori, il su c. cesso della sua amica, immaginando di essere. ancora una volta, il centro del quadro : eroina shakespeariana della devozione e dell'amicizia. Ci avvediamo ora di aver parlato di lei col tono necrologico che si usa per la gente morta. Ma no, Lucia Dela{ue.Mardrus vive ancora, ·anzi assicura di aver aspetto assai giovanile, c di voler arrivare ai cent'anni, visto che la fon. gevità è un privilegio della sua famiglia . •

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&ermanico, donde sctssura e rottura dell'unità cattolica. o: L'11nità tal/o/ira Jttppon~va il po. t~r~ u"1poral~; Jtompano il pot~re umporal~, J parirà l' 11nità tallolica... Gli Italiani sono int,ewli a rredere rh~ tomerverarmo il papato umversale nella cillà di Roma, divemlla la capita/t di 11110 Stato a sè," la romeguen%4 del rostiJuini del R~gno d'llalià è la parten%4 del papato». In un'altra lettera allo stesso Prin. cipe egli riconferma le sue previsioni. Alla morte di Pio IX scoppierà la lotta tra Papato e Regno d'Italia. «Vi sarà 11n - papato esal. Ialo rh~ finirà per laJtiar~ Roma, o rht, u vi resta, spingerà l~ su~ proteste fino agli u/. limi etressi. Ma qnesto papato non sarà joru t:bbastan%4 per irrfrangere il R~gno, a meno rhe un giorno non si. rironrilii politicamente ro11 l'Impero tedesto, il fjUale, nei suoi imbaruzzi con i democratici, potrà beniuimo euer~ tentato di auellar~ il merrato del partito ca/. toliro ». Inutile dire che di tutte queste pro. fezie non se ne verificò nemmeno una. Il successore di Pio IX non lasciò Roma. Non ci fu nè scisma nè antipapa. Leone XIII fece, sl, molte Vcetnerlti proteste contro il nuovo Regno d'Italia e, sl, cercò appoggio presso l'Imperatore di Germania. Ma le proteste lascia. rono il tempo che trovarono, c dall'Imperatore tedesco il Papa non ebbe che buone parole. Morto Leone XIIJ, i rapporti tra Chiesa c Stato italiano andarono sempre migliorando fino a che si giunse a1Ja Conciliazione c al Concordato del 1929. Conclusione : il grande storico Renan fu cattivissimo profeta. Comprendere la storia è una cosa, prcvedcrla ne è un'altra. IIIIIIIESTO

IIIEIIAII

CHI VOLESSE sostenere la tesi che conoscere. la storia passata è una cosa e prevedere la storia futura ne . è un'altra, che si può conOscere ammirabilmente la storia del passato e, nondimeno, CSKre radicalmente incapaci di anticipare la storia del futuro, troverebbe ab. bondanti argomenti nell'opera di uno dei più J!randi c famosi storici del secolo decimo. nono : Ernesto Rcnan. Per non andar troppo lontano, fermiamoci a considerare le previsioni che Ernesto Renan fece sopra un argomento che tocca particolarmente da vicino gl'Italiani : quello dei rapporti del Regno d'Italia col Papato. Renan era stato f>artigiano dell'unità d'Italia c avversario della spedizione dei Francesi contro la Repubblica romana nel 1849. La caduta del potere temporale dci Papi nel 1870 ebbe la sua entusiastica approvazione. Tutta la vita lo studio della storia del Cristianesimo era stato Ja sua occupazione preferita. Nessuno, pare, era mc. glio di lui in condizione di fare previsioni esatte sul corso che avrebbero preso le cela. zioni del Papato con l'Italia dopo il 1870. Ma se scorriamo la sua corrispondenza rimarremo ammirati e confusi dinanzi alla quantità di profezie a rovescio che su. quel tema uscirono dalla penna di quel grande uomo. Particolarmente istruttive sono le lettere che su tale ar. gomento egli scambiò col Principe Girolamo Napoleone. Scrivendogli nel 1872 Renan alfermava che la morte del Papa Pio IX avrebbe posto il problema del Papato in tutta la sua gravità. Egli prevedeva che il successore di Pio IX avrebbe lasciato Roma e che il governo italiano, spalleggiato dalla Germania, avrebbe replicato facendo eleggere un antipapa italo.

Ma chi volesse sostenere la tesi che cono. scere la storia, conoscerla a fondo, e preve. dere la storia è tutt'uno, che sapere è preve. dere, che il conoscitore della storia che fu è anche profeta della storia che sarÀ troverebbe gli argoment~ più probanti nelle opere dello stesso Ernesto Renan. G sono nell'opera di Renan profezie che fanno letteralmente tra. secolare, tanto esattamente anticipano la storia dci secoli ancor non nati. Si leggano queste righe di un articolo apparso nella R~v11~ d~s Denx Mondes del 1869 sotto il titolo La mo. narchia coslil!l:aional~ in Fra11ria e nelle quali c'è un'anticipazione, miracolosa di lucidità, suiJc ragioni profonde che mezzo secolo più tardi produrranno in Europa l'avvento dei regimi autoritari. · «Il bisogno di ordin~ che prov411(} 1~ nostre r;etrhie sori~tà ~111opu coincidendo rol p~rf~. zionamtnlo d~/1~ 11rmi, darà insomma ai go. t;errri ltmla forza, fjllaJz/a ne toglie loro ogm giorno il progresso delle idee rivol11ziontlf'ie. Come la religion~, l'ordine avrà i s11oi fmzatiri. Le società moderne otfrotto questa parli. colarilà che tsst sono di 1111a grand~ dolcezza tj11411do il loro principio non è in peri. colo, ma rhe divmgono implacabili se s'ispira/lo loro dtli dubbi 1111/~ rondizioni della loro à11ra1a. La sori~tà rhe ha av111o pa11ra è rom~ l'uomo che ha pa~~ra : ~JJa non ha pii) INIJO il s11o valor~ moraJ~. l mnzi rht impilgò la sorittà raJiolira nei sero/i lffdiusimo ~ stdiresimo per dijendn-~ la S/14 nùlen%4 minacriaJa, la sori~tà moderna li Hnpi~gherà, sol/o forme pii) spiue ~ rt~eno rrNJe/i, ma non m~no UrriiA!U. Se le Jtecrhie dinastie sono impotenti, o se, com'è prolzabil~, esu 'rifiNitmo il poler~... si ricorrerà ai pacieri ~ ai podestà d~/I'Jiaiia

del Medio Evo, rh~ saranrro inrariraJi... di ristabilire 1~ condi:aioni della vita... Del dillatori... si inrarirh~ranno da soli di 1111a tal~ bisogna». ' Qui è scritta con un anticipo di mezzo se. colo e più la storia del dopoguerra, del primo dopoguerra europeo. Niente manca: la mi. naccia rivoluzionaria, il bisogno .di ordine, la forza crescente dei governi dovuta al perfezionamento delle armi. la debolezza delle vcc. chie dassi e istituzioni conscrvatrid, l'avvento dci dittatori

Cosa condudcrc? Rcnan era profeta o non era profeta? Sapeva prevedere o non sapeva prevedc~e?

Si potrebbe rispondere che lo spirito pro. fctico ç come l'ispirazione artistica: oca c'è, e ora non c'è, ora imbrocca c ora no. Ma sarebbe rispasta supediciale. Che mancando l'ispirazione poetica si scrivano dci versi mediocri, è naturale; ma non è detto che si dcb. bano proprio scrivere dei versi ·bruttissimi. Cosi, che mancando lo spirito di profezia, si facciano profezie sbagliate è una cosa; che si preveda proprio l'esatto contrario di quanto accadde, ne un'altra. Nè meno superficiale sarebbe spiegare col puro caso la riuscita di certe profezie c il fai. limento di certe altre. Poichè quello che impressiona nella profezia riuscita di Renan che sopra abbiamo riportato è la precisione deUa diagnosi delle ragioni che produrrebbero il verificarsi deiJ'evento profet:at~. c questa pre. cisionc non può essere l'c11ctto di un caso. Ci dev'essere dunque un perchè profondo dd successo delruna profezia e del fiasco del. · l'altra. E guardando bene non tarderemo molto a scoprirla. Nel caso della profezia riuscita Renan si appoggia per farla su certe tendenze profonde della società europea come era costituita al suo tempo, su certe costituzionali fonc del mondo moderno, delle quali, iJJu. minato dall'esperienza del passato, prevede ciò che esse produrranno se si verificheranno certe situazioni generali. La profezia si verifica per. chè cade su forze essenziali, profonde, inviscc. rate all'essere stesso della società moderna. La profezia fallita, invece, pretende prevedere quello che succederà se si verificheranno certe situazioni particolari così e cosl determinate, pretende predeterminarc quello che faranno certi detcrmi!Uti enti e certe determinate per. sone. La profezia riuscita cade sulle forze: la profezia fallita sulle si111azioni, le rircoslanu, le persone. La prima cade sull'Nniversale; la seconda sul particolare della storia futura. La prima è una semplice anticipazione, suggerita dall'esperienza del passato, di ciò cbe, date certe situazioni generalissime, le forze pro. fonde della società, presenti e conosciute nella loro essenza. genereranno dal loro seno. La seconda p retende predeterminarc in anticipo il contegno di uomini ed enti particolari e quasi legar loro le mani. Ora, più si scende verso il particolare, più la profezia rischia di fa(. lire, pcrchè più cresce il numero dci fattori storici, c coo esso la parte del caso, della COO· tiogcnza, dell'accidente; più si scende verso l'individuo, più si scende verso il regno dell'imprevedibile, di ciò che sfugge a ogni tcnb... tivo di determinarne in anticipo il volto e il corso. Dell'individuale, diceva Aristotile, non c'è scienza. E si può aggiunscre: nemmeno presrienza.

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SI ATIRA VERSAV ANO du~ante le marce 1·illaggi ricostruiti in parte o solo in parte distrutti, in cui viveva ancora gente, e gli abitanti uscivano sulle soglie muti e un po' spaventati a guardarci passare, o anche ci capitava di attraversare qualche magnifica proprietà di campagna che sfuggita per il suo isolamento a un bombardamento sistematico sorgeva ora assolutamente intatta a qualche metro dalla strada con i suoi muri di mattoni, i suoi' cancelli di ferro e le sue siepi intonse. Fu proprio vicino a uno di questi castelli che rice1•emmo un gior. no rordine di accampar~i per il pasto di mezzogiorno. Ci ritirammo sul ciglio <Jella strada e aspettammo, e dopo un po' la cucina rotabile della compagnia tin•ta dalla vecchia mula Mamie arrancò lino aJia testa della colonna e andò a fermarsi in un campo incolto. Hymie White del secondo plotone si sfilò lo zaino e allargò il torace. Quando si fu sgranchite le spalle cd ebbe tirata fuori la sua roba, la cucina era già stata montata e un circolo vi si era formato intorno. Un caldarone di minestra fumante l'eniva posato in quel mo. mento in terra da Sidney Borgstcad c dal suo aiuto.cuoco. Il sergente Mike Olmstead, addetto :1l rancio, che sorvegliava la preparazione del pasto, si volse brusco « Che diavolo state macchinando, ragazzi?» ci apostrofò. «Ri. mettete1•i in linea o non avrete niente, intesi ? » La sua lunga pratica di uomini affamati aveva r<:so Mike sospettosissimo. Mike aveva un viso molle, rozzamente modellato e una bocc;~ che somigliava a una pi~cola buca di granata. Gli uomini si allinearono in fretta e Sid Borgstead comincìò a riempire le gamelle. Il sergente Olmstead stava attento che ogni uomo ricevesse la sua razione giusta. Quando arrivò · il turno di Hymie Whit gli fu servito un mestolo pieno di broda chiara e una fettina di pane su a1i era stato versato un cucchiaino di sciroppo di grano. Hymie guardò quelle ma. gre razioni e l'ira a un tratto lo accecò. « Bella porcheria di pasto da offrire a un t:omo! » disse. l suoi occhi avevano perduto la loro solita espressione cordiale, aveva il viso rosso e le narici dilatate. «Bella porcheria di pasto » ripetè «da offrire a un uomo! » «Se non ti piace rimetti la in pentola » disse il Sergente Olmstead. «Da che sono arrivato in questa dannata Compagnia non mi sono ancora sfamato! » «l tuoi guai non m'interessano, figliuolo!» « Lo so io quel che ci vorrebbe in questa compagnia : uno nuovo Sergente d'ispezione, ci vorrebbe! » « Ah sì? » disse il sergente Olmstead « Beh, ti dirò una :osa, ragazzo: io cucino quel che mi manda il Quartier Generale, capito?» .A questo punto, compresa l'assoluta futilità di ulteriori discussioni Hymie tornò dove aveva lasciato il suo sacco lungo la strada e vi si sedè sopra per consumare il suo pasto. .Alcuni vecchi e diversi bambfni molto piccoli si erano intanto radunati, egli notò, dietro i cancelli di ferro del ca.stell~ e fissavano assorti i sol-

d?~a ~/;w·ud'ey?' dati che mangiavano la loro razione, seguendo con sguardi lenti e gravi il ritmico alzarsi ed abbassarsi di centinaia di cucchiai sporchi. Dopo un po', una vecchia, avvolta in un im. permeabile, arriv:ò zoppicando sul lungo viale asfaltato che correva dal cancello di fer <o al castello. L'accompagnava una bambina di forse otto anni : b1mba bruttina con due codi.ni stretti, la frangetta, e gambe tozze e grasse. .Accanto alla bambina camminava con dignità ur giovane daino grigio con soffici occhi bruni. Quando la piccola comitiva ebbe mggiunto il cancello, la vecchia signora si posò drammaticamente una mano sul petto e con un gesto largo abbracciò i soldati sedutì sull'erba in. viando loro un bacio. Cominciò poi a parlare rapidamente in francese toccandosi a intervalli la gola o il petto e accennando a intervalli il cielo grigio. Hymie si volse e chiese a Pierre Drockett : « Che diavolo dice quella vecchia strega?» Brockett asciugò be':J bene la sua gavetta con un pezzo di pane per raccogliere rultim<~ goccia di minestra, poi alzò la 1esta e ascoltò un istante. « Ringrazia gli eroici soldati che sono venuti a salvare la sua Francia in pericolo, eccetera. » « .Ah è solo 'lu~to? » disse Hymie. Notò a un tratto che il daino aveva infilato la testa fra le sbarre di ferro del cancello e !o guardava oltre la strada fangosa con avidi occhi infatuati. Hymie fischiò dolcemente con tono ingraziante e subito il pic<olo daino si lanciò contro le sbarre, il corpo nerYOso percorso da un'onda di emozione. Rimase così un istante tremando, poi si stac.:ò dll ,ancello e si mise .1 correre sul prato agitando la codina morbida e descrivendo bruschi circoli impetuosi. Finalmente si fermò e guardò Hyme White per vedere se i suoi sforzi erano stati apprezzati. Le prodezze della bestiola strapparono ai soldati risa sguaiate. La vecchia signora inttrruppe il suo discorso, una mano rivolta al punto del cielo che considerava la dimora di Dio, l'altra appoggiata sulla testa bruna della bambina che si era voltata e batteva le mani divertita. La vecchia sorrise indulgente, carezzò la guancia della bambina e gettando ai soldati un altro bacio circolare e inchinandosi mise fine al suo discorso. Una dozzina di soldati si erano radunati davanti al cancello; fi. schiavano e facevano schioccare le dita per attirare l'attenzione del daino, ma l'animale ÌJ:nOrandoli fissava i suoi occhi affascinati sul solo Hymie White. « Provaci di nuovo, Hymie » disse Graley Borden. Hymie emise di nuovo un lungo fischio dolce e il daino, qt~<~si aspettasse quel segnale, corse come impazzito ne l viale calciando felice e mostrando il ventre soffice e cemoso. Sferrava piccoli assalti finti contro aiuole e cespugli, fermandosi in tempo per evitare gli o.Jrti, ma solo per lanciarsi · di nuovo pazzamente contro un altro ostacolo. Finalmente corse verso il cancello di ferro e vi si buttò di nuovo sopra o>me per sfondario. Veduta l'inut.!ità del suo sforzo si voltò a guardare la vec-:11· a signora tremando di nuovo tutto, nen·o~ lmente. . Quel piccolo incidente sembrò divertire enormemente gli uomini che si erano raccolti davanti al cancello. Ridendo forte si misero a fare osservazioni ribalde sugli effetti dei colpi di fulmine amorosi e sulle insospetta.te qualità di sirena di Hymie White. Un tenero

sorriso apparve sul viso della vecchia signora, che a un tratto sganciò la pesante chiusura del cancello. Un grido acuto e parole precipitose sfuggirono alla bambina, ma la vecchia carez. zandola la calmò con frasi rassicuranti. Ci fu un istante di pausa, poi la ~bina piegò il capo e prese a fissarsi seria le scarpe. La vec. chia spalancò maggiormente il cancello e im. mediatamente il piccolo daino saltò fuori e at . tr;~versata la strada fangosa andò a buttarsi nelle braccia di Hymie White. J soldati g li si affollarono intorno cercando di attirare la sua attenzione, m<~ senza badare a nessuno, egli giaceva estatico nelle braccia di Hymie White leccandogli la guancia con la morbida lingua e fissandolo con umidi occhi innamorati. Guardai Hymie Wbite per un minuto c McGill. John sembrava molto impressio!'ato, ,·oltandosi mi disse piano: <<Com'è più sicuro delh ragione umana il semplice istinto di quell'animale!... Dev'esserci in Hymie White una bellezza spirituale e'·idente, irresistibile per il daino, ma che sfu~e ai nostri sensi ottusi. >> Guardai Hymie White per un minuto e vidi un grosso giovinotto comune con i linea. menti pesanti e il viso rosso. La sua bocc:t era sporca di minestra grassa e il naso gli colava l un poco. « Può darsi, John » risposi, «può darsi ». Dopo un po' ci giunse- lungo la linea l'ordine di rimetterei in a mmino. Ci alzammo e ci mettemmo a r;~ccogliere i nostri zaini e la nostra roba. Hymie White teneva ancora fra le braccia il piccolo daino e gli carezzava do!. cementc i grassi fianchi morbidi. Si volse infine a Pierre Brockett che s'infilava lo zaino. « Chiedi alla vecchia qt~<~nto vuole per il daino » g li disse. Brockett tradusse la richiesta e di nuovo la bambina emise un rapido grido di terrore. La vecchia scosse il capo sorridendo. ~ Non lo vendono » disse Pierre. Hymie attraversò a malincuore 1<1 strada e posò il daino accanto alla bambina che subito lo prese jn braccio. La bestiola si divincoJa,,a con forza ma le braccia della bambina non allentarono la stretta. Quando Hymie ebbe raggiunto il suo posto e si fu messo il fucile in spaUa, la bambina scoppiando a piangere parlò in fretta alla vecchia signora. Un istante dopo liberò il daino che corse di nuovo verso Hymie e riprese a leccargli le mani danzandogli in· tomo. La vecchia signora alzò il braccio per attirar l'attenzione e i soldati si volsero a guardarla. Parlò rapida alcuni istanti e Brockett tradusse Ie sue parole ai compagni che già si erano messi .in marcia «Dice che non venderebbe il daino per nessuna somma, mai! Ma da! momento che il prode soldato e il daino si amwo tanto, la sua nipotina glielo regala di gran cuore », La bambina fece un passo avanti e parlò con voce tremula. A un tratto s'interruppe come pentita e abbassò gli occhi in terra. « .Abbiatene cura! Abbiatene cura! » tradusse Pierre Brockett. Aggiunse: « Dice che il daino è molto affettuoso». Hymie si voltò per un attimo a saluure con la mmo la vecchia signora e la bambina, ma la vecchia non lo vide: aveva ricominciato a par· !are, con grandi gesti m<~estosi che includevano, imparzialmente, i soldati, la campagna imbevut<i di pioggia .c il cielo plumbeo. La bam· bina guard<lva il daino con gli occhi ancor:. pieni di lacrime: c'era una lieve spe~nza. :1d •:


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8ALTIMORA ·PUNIZIONI A UN

DETENUTO

suo cuore, che la bestiola sarebbe rinsavita, in<l Non vorrai mica... » S'interruppe evidentestalla; la cucina era montata e un gran fuoco fine, e tornata indietro. Ma l'affascinata creavi rumoreggiava sotto. Sidney Borstead pelava mente scandalizzato. tura seguitò ad allootanarsi saltellando sul ci<< lo ho fame », dichiarò H)•mie. .Aggiunse: patate e Je buttava davanti a sè in un secchio glio della strada infangata senza mai voltarsi « Non lo sapremo che voi ed io, sergente; che sporco e scrostato. indietro. La pioggia sottile continuò a cade. ne dite?». Hymie e il daino entr;uono nella stalla ed «Ma senti... hon puoi far questo... Quella io rimasi sulla soglia spiando dentro e ten. re. Camminavamo in silenzio tranne per qual. che tintinnio occasionare dei bidoni e il mono. dendo l'orecchio. bestia ti è così affezionata... ». «Certo che lo faccio. Perchè no?». tono suono succhiante di molti piedi affondati « Fuori di qui ! >> disse irritato il sergente Mike si strofinò il gr05so naso. Infine dise ritirati dal fango molle. Hyrnie si prese in Olmstead; « il pranzo non sarà pronto prima di mezz'ora ». se: «Stufato sarebbe migliore.:. stufato, coo braccio il daino, che posò felice il muso sulle cinghie deUo zaino. Era quasi buio quando «Sergente », disse Hyrnie con voce melliflua patate e cipolle... ». arrivammo alla città dove dovevamo passare e insinuante « ho da farvi una prop05ta... a «Come volete voi, Mike; quel che decide. rete· voi andrà bene». quatt(occhi ». la notte. Ci aspettava Roy Winters, il nostro « Che? Che cos.1? » chiese Mike, sospettoso Mike rise allora vergognoso e abbassò il furiere, che ci aveva p, eceduti, e che diresse sempre. Hymie esitò un istante, imbarazzato. la Compagnia versci l'alloggio assegnatole. capo. .Al fischio di Hymie il daino si voltò raJl piccolo daino si era messo ad esplorare gli Quando Hymie ebbe sistemato i suoi uomini pido e lo guardò. Il riflesso del fuoco dorava angoli bui della stalla saltellando allegro nel buttò lo zaino sulla paglia asciutta, fischiò al il bianco pelame morbido de~a sua gola e rosso riflesso del fuoco e fingendo di aver pautrasformava in rame cupo i suoi fianchi striati daino ed uscl. Mi alzai e lo seguii e quando ra delle foglie $<:Cche sparse qua e là suf pad1 grigio. Con i dolci occhi bruni dilatati dal. fummo sulla strada davanti ali'accampamento: vimento. « Dove ha sistemato la cucina Mike? » mi L"ailetto corse svelto da Hyrnie 'W.hite e si mise « J\vete mai mangiato bistecche · di selvag. a strofinatgli il muso sulle ginocébia saJtellan. chiese. « Noo lo so »; gli risposi. gina? » chiese infine Hymie. dogli intorno. Hymie si .v olse e si a.llootanò, ma io lo seLa bocca molle e irregolare di Mike si apri « Passami il coltello del pane!» di~ymie guii a breve distanza nascondendomi quando per la sorpresa « dici mai... » ribattè a Mike OJmstead. voltava la testa. Trovò Mike in una vtcchia

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BENCHE' LA CARICA di bombardiere e sopramassaro non fosse delle più impegnative, Antonio Santorio aveva il suo daffare e i suoi grattacapi. Era un uomo scrupoloso, Antonio, e per quanto Giustinopoli nel 1560 potesse essere una· cittadina tranquilla e dedita ad opere di pace, il bombardiere sentiva tutto il peso della p~opna responsabilità. C'era sempre qualcuno che riusciva a sottrarre un cartoccio di polvere nera, e le pallottole degli scoppietti sparivano misteriosamente. Antonio ci rimise di tasca sua. Quando si accorse che le sue pallottole rotolavano per le strade sotto le dita dei ragazzini, si era già giocato un quarto degli emolumenti c lasciò fare. Ma da quel giorno cominciò a bad<tre' più attentamente ai fatti suoi. Teneva le chiavi del ripPstiglio infilate alla cintola e scendeva s~so nel magazzino per i controlli. Mentre l'aiutante lucidava le canue dgli archibugi, .A.ntooio pesava accuratamente la polvere da sparo, contava e pesava le munizioni e gli acciarini accatastati sul pa,·imento. Tutto sommato, non aveva molto d:t far-: c: poteva concedetSi frequenti scappate a casa ' dove Elisabetta lo aspettava. Cosl nacque il primo figlio. Nessuno può dire perchè in aggiunta al nome di famiglia l'erede ne ricevetté uno uguale di battesimo. Non fu certo per scarsa immaginazione dei genitori. Si potrebbe sup. porre invece chç Antonio rimanesse influen. zato dalla sua mania dominante ~ i piatti della bilancia. Comunque, il primogenito si chiamò Santorio Santorio. Si era nel 1561. Forse il piccolo Santorio non se ne curò, forse non lo seppe mai : certo è che nello stesso aMo era nato Francesco Bacone da Ve. rulamio e un anno prima il tabacco e il gra. noturco avevano fatto la loro apparizione in F.uropa. Probabilmente non se ne curò. Santorio San. torio era uno di quegli individui dinanzi a cui 13 storia si inceppa : se avesse potuto, Santorio avrebbe fermato i.l tempo perchè nulla di grave accadesse intorno a lui e tutto conservasse il proprio equilibrio. Parve in un primo momento che la cosa gli riuscisse. In un periodo irto di guerre, rivoluzioni, scismi religiosi e politici, l'Europa sembra placarsi intorno alla culla del neonato. Cat. tolici e protestanti tedeschi si sono messi d'ac. corda, la Francia ha sospeso le ostilità con la Spagna e J'Jnghilterra, perfino Elisabetta si è riappacificata con M2ria Stuarda, e la Contro. riforma è in pratica u_n fatto compiuto anche se il Concilio si protrae per altri due anni. Si tratta di una pace apparente, senza dubbia, di un breve respiro che l'Europa si concede. Ma insomma è una pace. Unica novità degna di ricordo per la famiglia de' Santorj: l'erede viene chiamato San dalla madre e Torello dal padre. Quanto al resto, nella linda casetta del sopramassaro tutto continua coo ritmo immutllto. Antonio pesa

~~,/;-, n1vt/nbo/?. sempre le sue polveri e conta le sue pallottole. Ma ora Elisabetta capita spesso nel magazzino oscuro, col piccolo San in braccio. E tra un pa€chetto di polvere e l'altro il bombar. diere pesa il proprio erede. E' l'unica cosa nel magazzino che non subisca detrazioni, anzi sia in aumento. Antonio ne è soddisfattissimo : un prospetto dei pesi viene scrupolosamente riempito ed attaccato al muro con un chiodo. L'anno 1564 non può avere importan~ per la nascita di Galilei o la morte dt Michelan. gelo: il fatto veramente preoccupante è che T o. rdlo non aumenta più di peso con la velocità clei primi tempi. . In compenso c'è ora da pesare il soprag. giunto Isidoro e Santorio, che ormai cammina da sè, assiste con molto interesse all'operazione, piantato sulle gambette tozze, con gli occhi sgranati. Da quel momento la bilancia non ha più riposo: Santorio ha imparato ad usarla. Non ~no soltanto munizioni, polvere da sparo e figli del bomblrdiere, ma tutto <{uello che capita. E' l'unico passatempo di Saotorio. Gli altri ragazzi lo infastidiscono con le loro grida e i loro giuochi inconcludenti. Egli passa la g iornata nel magazzino, intento a equilibrare i piatti della bilancia o a far scorrere il piombo della stadera, a seconda che si tratti di scara. faggi, topi, farfalle, mosche, conchiglie oppure l sidoro, gatti, archibugi, la madre, l'aiutante, il cane o il padre. I pesi più rari sono il cane e il padre. Ma in mancanza di meglio Santorio comincia a pesare sè stesso. Insieme cominciano .i primi di. spiaceri : Santorio può ammettere che il padre, la madre e l'aiutante siano più pesanti di lui, ma non può sopportare che lsidoro lo batta di un chilo e duecentotre grammi. In realtà il fratello è ingrassato in modo stupendo ed è già due dita più alto di lui. Santorio non sa darsi pace: comincia tra i due frate Ili una rivalità sorda. · Fortunatamente la guerra contro i Turchi Yiene a interrompere gli arrovellamenti di Santorio Santorio col trasferimento di tutta la famiglia. A Venezia, i figli del bombardiere hanno la ventura di essere educati insieme a Paolo e Andrea Morosini. Andrea è di tre anni più vecchio di Sant<?rio, ma è mingherlino: e tutta la simpatia di Torello si riversa sul fu. turo storiografo. Quando è possibile fare una scappata nelle cantine del palazzo Morosini, Andrea viene trascinato giù per le scale e sor. toposto alla tortura della bilancia. La faccenda si protrae per circa quattro anni. Ma infine Santorio Santorio prende a studiar medicina nell'Università di Padova. Un aMo dopo la riforma del calendario, compie ventun anni ed è dichiarato dottore : mentre Raleigh introduce in Europa le prime patate, a Pistoia s'inventano le pistole e in Inghilterra gli spilli, Santorio a Padova comincia a farsi "fama di ottimo clinico. E' di questo periodo la sua prima avvèntura d'amore. L'esperienza ha conseguenze ddini. tive: Santorio ha avuto cura ~i pesarsi prima e, quando ripete l'operazione dopo, si trova sensibilmente più leggero. Sottoposta a verifica, la sua amante fortuita dà risultati inversi. E questo Santorio non può sopportarlo. Comunque la sua rinomanza professionale aumenta sempre più. Santorio continua imperterrito a pesarsi con assiduità e a tenere tabelle delle minime va. riazioni. Oltre sè stesso, sulla bilancia mette tutti quelli che hanno la bontà di assecondarlo

o troppa timidezza per opporglisi. Nessun pa. ziente sfugge alla sua mania. l circoli dotti lo tengono in considerazione. Tanto che lo si invia, come vir valde exu/. lnu, a Sigismondo III che si è da poco con. quistato il trono polacco reso vacante _da un colpo apoplettico del predecessore. Ma le turbolenze sempre più rninacciasc: della Polonia non si co~fanno troppo al carat. tere di Santorio. Inoltre si sparge la notizia che Francesco Bacone è riuscito a trovare il peso dell'aria. Così il medico patavino nel 1601 è di nuovo a Venezia ansioso di continuare i suoi esperimenti. Non che in Polonia abbia perso rtmpo. In fondo al suo bagaglio c'è un fascio considere. vole di prospetti con le misurazioni a cui gli è riuscito di sottoporre cortig iani e notabili po. lacchi, nonchè lo stesso re Sigismondo. Le due prime opere apparse, un Metodo per evitare errori nell'arte medica e un Com. mento a Galeno, non illuminano molto sulle ragio~i che spingono il figlio del bombardiere a vivere tre quarti delle S\.le giornate libere w una bilancia. · Quando nel 1611 è nominato professore di medicina teorica a Padova, gli anziani della Università hanno il loro daffaèe per coovin. cere il collega che l'idea di una cattedra-bilan. cja non è conveniente alla dignità del Collegio. Santorio non si dà per vinto. Nella sua casa fa costruire un tavolo.bilancia a cui lavo. rare e una sedia-bilancia su cui consumare i pasti. Mano a mano che ·sorbisce cibi o be. vande Sant~jo si pesa accuratamen.te, cosi come tien conto~amoroso di ogni sorta di escrezioni solide e liquide per detrarle ~alla cifra com. plessiva della diminuzione di peso dopo un certo numero d'ore : ciò che resta gli fornisce l'esatta misura di quanto il suo corpo ha per· duto attraverso la perspirazione o traspirazione mse11Iib.i/e. L'idea non è certo nuova, giacchè lppocrate e Galeno ne avevano già parlato: ma il figlio del bombardiere è il primo che abbia pensato a calcolarne la quantità per .mazo dJ empiriche misurazioni. Oltre il tavolo-bilancia .e la sedia..bilancia, Santorio si fa costruire un letto.bilancia. Viene cosl a scoprire tra l'altro che « quei che dormono co' piedi e coscìe seoperte, in una notte discapitano una libra di traspirazione>> e che «un continuo rivoltarsi nel letto più stanca di una corsa veloce». Ormai nessuno può fer· mario. Chiunque capiti nel suo studio è fatto astutamente sedere sulla sedia-bilancia e pesa· to. Santorio riesce sempre a stabilire se la sua compagnia è causa di aumento o dirninuzicne di peso. Sono gli ultimi anni febbrili delle osserva· zioni e delle ricerche. Infine nel 1614 ecco apparire l'opera da tutti attesa", l'ArJ di!. .f141ira mi!ditina a convincere gli :;cetrici e confermare i seguaci. 1l il trionfo di Santorio e del suo metodo. «Se quanta e quale n'è conveniente si facesse ognidl l'aggiunta di ciò" che va scemandosi, e la ~e: trazione di quello che sopravvanza, Ja 53011J perduta si ricupererebbe, e la sanità prestnte sempre conserverebbesi ». E non .basta: «(o. lui solo, che sapesse quanto, e quando più o Jnmo il corpo occulwnente traspira, ~~ quanto e quando dovrà aggiungersi, o togliersi a fine di conservare o ricuperare la sanità ».. Ormai tutti i medici che non abbiano bilance a disposizione sono rovinati. Basterebbe il 5e("Olldo aforisma (il libro infatti è una rac·


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colta di ma.s)ime, non l'esposizione di un me. todo) : «Se il Medico, Che assiste all'altru• UQa salute s.:~p pia solamente l'accrescimento, e la 'llil C'\-:J.cuazione sensibile, e non sappia qu:~.nta :Ottl ogni giorno ne sia l'insensibile traspirazione, lh11 ei n'insanna sJ'infermi suoi 'non gli cura». Padova è in subbuglio. .aait Tutti quelli che hanno tempo e meni im. l Wì piantano il Jare-411h'e della salute. Ben presto .lll~ non si trova più una bilancia, una stadeca, un.t d p!! bilancetta di qualsiasi specie o dimensiouc 1601t Alcune massime divengono proverbiali. Così 11111t quella che dice : « Feccie grosse non ~ bene » Il metodo sudorifico come rimedio aUa scar,,t :;-c. k traspiruione si diffonde con una celerità pau. ISi.itr. rosa : tutti si sottopongono eroicamente a bagn' JÌpt turchi, bagni bollenti, bagni mercuriali. llli ~ La mortalità aumenta. o In cinquant'anni la «Medicina Statica » o!ttlll viene ristampata dieci volte. Il più gran SUl cesso librario dell'epoca. 1 U. Otmai la fama di Santorio è affermata. Lo 0d ardxa stesso Galileo, già professore a Padova e amil<· xrr• del medico patavino, si lascia convincere a p r.l ticare le cure sudorifiche come panacea um sorti versale e passa lunghe ore sulle bilance. Il clinico Pitcai rn dell'Università di LeidJ. i clc& ~ entusiast:: della scoperta di Santorio, ha un.• ..bilA frase storica : è più facile guarire « sudando •ikpo quam evacuando». . la ,. Un principe impazzito si fa costruire un i lr!t sa.lotto.bilancia, una carrozza.bilancia e un pat(l di scarpe.bilancia. Santorio è esterrefatto. Jll.1 !t, I posteri lo dichiareranno il fondatore dell.t 0 ÌrDl moderna fisiologia, l'iniziatore della scuol.t iatro.6sica, detta anche iauomeccanica o iatro. 'aD matematica. P.er il momento, Santorio si vedt · ao costretto a dare le dimissioni dalla cattedr.t, P' 1 dopo un processo « per negligenza ». Non h~ oroit! ragione di amareggiarsi troppo, in fondo, dato ~ ~ che le lezioni universitarie rappresentano per :11.' lui solo un impaccio, e il Senato Veneziano ~ gli mantiene il titolo e gli emolumenti. J:• Si trasferisce a Venezia e vi viene eletto Jlll preside del Collegio dei Fisici. l.ll Mentre Cartesio scopre le leggi di rifrazion{ della luce, Santorio cura il « pestilenzial mor. 0:1 bo » che infierisce nella città. E' il 1630. itl Sono esattamente dieci anni che a Venezi.t ~ si stampano fogli settimanali e la fama di San. liZ torio ne ~ S<.'Tllpce più accresciuta. Oltre cht: .J come sperimentatore, il figlio del bombar. Ji diere è celebre come clinico. k ~ !uomo del giorno, in un certo senso. tl Questo non dovette certo riuscirgli sgrade. 5 vole, se nel suo testamento, d'una precisione fl f:::maceutica, è dato trovare un lascjto di dieci ~ ducati ad un dottore del Collegio patavino, cosl condizionato : « con l'obbligo sia fatta da ' lui commemoratiooe della mia persona dopo la messa il giorno di S. Luca, con pregar in.6oe ' della commemoratione... In caso che il detto r collegio trascurasse di fare detta commemora. tione li sia levato il bene6cio ». Non si sa come la commemorazione sia andata· a 1inire. .Si racconta invece che Saotorlo Santorio, il 22 febbraio 1636, morendo di mAl J 'Nri11a. confessò l'acuto rammarico di non poter co. noscere il peso esatto della propria anima. In compenso, la sua soddisfazione sarebbe stata ineffabile se avesse potuto assistere al trasporto a Vienna del suo busto marmoreo : alla dogana, lo spedizioniere fu costretto a pa. gare una somma supplementare percbè il busto passava if peso dichiarato nella bolletta. FAaaiaiO O!VOJI'al

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88 QUEl DUE LEONI egizi che fanno la guardia alla l"ordonata del Campidoglio, e che recente. mente sono stati un poco arretrati per render più comodo l'accesso alla Via del Mare, non son più gli stessi che stettero Il per secoli, cioè da quando Pio IV ve li fece trasportare dalla piazzetta di S. Stefano del Cacco dO\'erano stati ritrovati. Questi, voglio dire i due leoni antichi, emigrarono verso la fine dell'Ottocento in una delle sale terrene del Museo Ca. pitolino e al loro posto furono messe due copie. Ma i leoni moderni non sono che due custodi del classico divo o due muti spettatori di quanto avviene in piazza Ar11 Coeli, mentre i due leoni antichi, come si può vedere nelle Hampe del tempo, versavano acqua dalla bo:ca in due minuscole conche. Fedele come una stampa, il Berneri ci ha conservato in tre ott.we del M<'o Palacra la visione della piazza Ara Coeli quale rimase da Michelangelo ai nostri giorni. e i leoni egizi vi fanno ottima fit:ura :

Sta in allo la gra11 Frabica, et 111 rim!J Del magnifi<'o Mo11te: da /ould11o Fa 11a bella rom parza. ptrrhi prima D'arri1·acce. 1111a Piazza è giù in te/ piatto. Q11es1a t:edtila JÌ, rh'aJJai se Jtima Non men dal foreJiier che dal rOIIh/1/0. Perchè a og11'tm, rhe di g11JIO Ì! "" po' rttpace, Qua1110 si vede più, lallio pùì piace.

C'è tma larga e 1111a l11nga Jl'alinala, eh .. forma lilla viJtosa prosp<'llir·a. E perrhè tu/la q11allla t cordonata, Poco o gneme i11 salir/a è Jteulativ.J: Di trar•er1;11i 1111a balaiiJirala. Di 'l"" e d.; là. da rapo a piede arrh-o~: Di pietra fina poi. ri sm1 gitì abbaJJO D11e lioni. che fOliO ha11no 1111 gr,m sauo. Stanno 1111 pe' parte a((OI!uCI'hi.lfi, e JleJtl /11 111le zampe reggio110 la t•ila, J\1a tmgono la teJia alzala e teJa, Et 1111 lant;11o poi la '-rra :1prita; Qui c'i 1111 cannello. e giiÌ da questo !r<'Ju Va l'arq11a in 11n pozzolo, rbe ba I'11Jrila Per 1ma cbiavirbetla, et tiJJdi belle Vengon fatte coJÌ due fontantllt:. Poco più di due secoli dopo il Berneri, la stgnora di Stael celebra i due leoni egizi in ( orinne. 01i legge più. Coriune, oggi ( Il ro. manzo che appassionò i nostri bisnonni e fece piangere le nostre bisnonne è per il nostro gu. sto uno dei libri più mortlllmente noiosi che possa offrire la noiosa letteratura «empire». Non già che lo studioso dell'anima femminile, come si dice in bello stile accademico, non possa trovare il suo tornaconto nelle confes. ~ionì e allusioni autobiografiche di cui il romanzo abbonda, segnatamente nella seconda e migliore metà. Ma quel che è affatto c forse definitivamente caduto è il suo interesse di te~timcnianza sull'Italia del tempo. La signora di Stael, si sa, era intelligentissima, era l'in. telligenza stessa; ma si sa anche che l'intclfi. gmza non basta per visitar bene un p~cS<· e p<•r descriverlo bene. Troppi luo;:hi comuni. t ruppi preconcetti, troppa pc.l~nteri.t filo.ofi<"a ingom. brano Corùme pecchi: ti non molto che c'è di ben visto e di ben reso non resti travolto dalla noia dell'insieme. Chi per obbligo professionale s'è dovuto leggere il libro dal principio alla fine, ha aspettato parecchi mesi prima di vedere il fondo di quella gran tazza di preten. zioso decotto.

Comunque, ecco Osvaldo e Corinna ai ,piedi del Campidoglio. E' una delle tante passeggiate ch'essi fanno da quando Corinna è dive. nuta il cicerone di Osvaldo per dar modo alla signora di Stael di descriver Roma ai propri lettori. Il procedimento, appena un poco svel. tito, ritornerà di moda coi romanzieri dannun. ziani dell'ultimo Ottocento o del primissimo No1·ecento; ma le loro coppie si dirigeranno piuttosto, sulle orme di Andrea Sperelli, verso Villa Medici o l'erso I'.Aveotino ancora de. serto. « Osvaldo e Corinna si fermarono per considerare i due leoni di basalto che si ve. dono a piè della scalinata del Campidoglio. Essi vengono dall'Egitto: gli scultori egiziani coglievano molto più genialmente l'aspetto degli animalt che non quello degli uomini. Quei leoni del Campidoglio sono nobilmente calmi, c il loro genere di fisionomia è la vera immagine della tranquillità nella forza ». Ben \'isto e ben detto, e felice la citazione dante. sca con cui la signora di Stael suggella il suo pezzo: <'A guisa di tion quando si posa». Senonchè guello di Corin11e è un teatro che ha le sue quinte, e le quinte, come accade, pos. ~no presentare divertenti sorprese. Oggi noi abbiamo le lettere che la signora di Stai'! s<ri. veva da Roma ai ..suoi amici di fuori mentre prendeva appunti per la composizione di Co-

ritme. Ebbene, non tutto quel che app.He libro ha la sua rispondenza nel cartc,g_~io. tn questo, talvolta, un piacevolissimo ""'n····~··· che non è passato nel romanzo; e pertinente preferisce alla poimpQs.a rt..cr,,,,,,.... del trionfo di Corinna briosa lettera confidenziale in cui la di Stai'! racconta al suo amico Vincenzo Monti il proprio ricevimento in Arcadia, s<hizzando alla brava alcune deliziose caricature di abatini c di poetucoli. Ma ci son poi le lettere degli amici che come una pic:ola corte accompa. b'flavano la signora di StaeJ nel suo viaggio in Italia: alcune molto interessanti ne ha pubblt. cate recentemente Carlo Pellegrini. Qui può accadere di sorprendere la signora di Stael co" la mano nel sacro. Voi avevate creduto sul serio al suo cntu. · siasmo per i leoni egiziani del Campidoglio ?, O Saruta Iim plirita;! Ecco una lettera del Sismondi, il quale accompagnava la signora di Stael, al comune amico Bonstetten : « La signora di Stael, come voi sapete, si stanca di ogni attenzione rivolta alle cose, come se la òistraesse dal pensare... Schlegel è ora il matc. rialista della nostra compagnia, è lui quello che presta la maggior attenzione agli oggetti esterni: i quadri, le statue, i pezzi d'architet. tura antica l'attirano vivamente, ed egli ritorn~ qualche volta tutto entusiasta quando li ha visitati da solo. La signora di Stael s'impazien. lisce che si possa vedere la più alta perfezione dello spirito umano in un torso mutilo di sta. tua, che si riconosca in un leone di porfido ai piedi del Campidoglio l'ideale delle perfezioni divine, la bontà onnipotente e la quiete nella forza ». Dunque Madama, che se la prendeva con Schlegcl per la sua filosofia dell'arte, ne utiliz. zava poi le idee, e magari gli appunti, per la elaborazione del proprio romanzo. Notate che Schlegel, come attesta il Sismondi, andava d~ solo a visitare certi monumenti, e cosi forse avrà fatto per i leoni capitolini. Ma Schlegel stesso, nel caso di quei leoni, non faceva che svolgere un motivo non nuovo e che la piccola corte poteva ritrovare in un libro ben nOlO alla signora di Stael. Si tratta delle u11m Jllr l' ltalie en 178~ del presidente Dupaty. dove a proposito dei leoni egizi .:hc ornavano il fontanone dell'Acqua Felice in piazza S. Bernardo (ora nel Museo. Egizio de) VatiC:Ino e sostituiti anch'essi con copie) si leggono queste parole troppo simili a quelle di Corùme percbè non si pensi a una filiazione di. re~ o indirettà : <<Se qualche passione ha tur-

bato la pace del vostro cuore, andate alla fontana di Mosè, e fermatevi dinanzi a quei leoni che riposano... e che, dalle fauci semia~rte, lasciano cader sul marmo due getti d'acqua. Il riposo di quei leoni vi calmerà. E' davverJ il riposo d'un essere potente! Tutta la vita dell'animale è in pace. Come quella zampa, ripiegata dinanzi a lui, sembra aver dimenti· cato le proprie unghie! Sembra affatto disarmata. Ma qual gente, qual arte, quale scalpello hanno trasformato in leoni quei due blocchi di marmo nero? L'arte sa rappre>entare il riposo; ma di solito è il riposo della . morte : questo è il riposo della vita ». Così, dal Museo Vaticano e da quello Ca· pitolino, le due coppie di leoni si palleggiano le lodi dei viaggiatori c dei critici. MJ. queste son troppo metafisiche perchè valBWo a coosol:trli di quanto han perduto: il libero e le fresche acque di Roma. •AaaAal· aa



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LA VIGILIA DELLA PARTENZA di Dìderot per la Russia, andai a salutarlo. Egli accorse mi introdusse nel suo gabinetto, le lagrime agli occhi. U, con una voce soff~ta dai singhiozzi, mi disse : « Voi vedete un uomo alla disperazione! Ho subito la scena più crudele per un padre e per uno sposo. Mia moglie... Mia fi. glia... Ah ! come separarrni da loro dopo aver visto il loro dolore straziante ! Eravamo a taAVETE INTESO PARLARE d'un certo PréUna signora aveva appeOil perduto il marito. Un vola, io tra loro due : nessun ospite, come posignore che andò a farle visita la trovò che stava monval, che a Parigi dava lezioni pubbliche di l'arpa, e le disse con sorpresa: suonando tete imaginare. V Qlevo dedicar a loro e a matematiche? Gousse e Prémonval tenevano - Eh ! mio Dio ! io m·aspettavo di trovarvi nella loro soltanto quegli ultimi momenti. Che pran. scuola insieme. Tra gli allievi che vi convedesolazione ! zo, che spettacolo di desolazione ! non si vedrà nivano in folla, c'era una ragazza chiamata - Ah ! - rispose lei con un tono patetico mai nulla di simile nell'intimità di un foco( Challt/ort) M.Ue Pigeon (Piccione), figlia dell'artista che bisognava v«<ermi ieri! lare domestico. Non potevamo nè parlare nè ha costruito quei due bei planisferi trasportati mangiare: la disperazione ci soffocava. Ah ! poi al Giardino del re nelle sale dell'Accade. Il re di Prussia, Guglielmo l , viaggiava in incognito in Ungheri3. t:n giorno incontrò nei pressi amico mio, quanto è dolce essei e amato da mia delle scienze. M.lle Pigeon si recava Il di Toeplitz un giudice ungherese, che passeggiava esseri cosl affettuosi, ma quanto è terribile tutte le mattine, con la borsa sottobraccio e con gran tranquillità sulla strada maestra fumando abbandonarli ! No, io non avrò questo abol'astuccio dei compassi nel manicotto. Uno dei nella pi!':t di porcellana. minevole coraggio. Che cosa sono le moine professori, Prémonval, divenne l'amante delIl re, le cui maniere da SO(tulficiale alsaziano e il della grandezza paragonate alle effusioni della rude linguasgio non erano apprczza.t i che dai prusl'allieva, e attraverso le proposizioni sui solidi siani, apostrofò senza 1anti complimenti il giudice: natura ? Rimi!'go, ho deciso ; non abbandonerò ioscritti nella sfera, ci fu un bambino in carne - O. e cosa sei, ragazzo mio? mia moglie e mia figlia ; non sarò il loro boia : ed ossa. Pigeon padre non· era uO!no da in- Giudice al comitato - rispose il magistrato, perchè, amico mio, vedete bene, la mia partendere pazientet~~ente la verità a; questo coro!. un po' sorp~. · tenza le ucciderebbe ». - E sci contento della tua condizione? lario. La situazione degli amanti divenne im- Senza dubbio. E il lilosofo mi copriva di lagrime, che inbarazzante : tennero consiglio; ma non avendo - Bèh, rallegramenti. cominciavano a intenerirmi, quando vedemmo nul.l a, ,quale poteva essere il risultato delle loro Il re stava per allontanarsi, ma il giudice lo trai· entrare la signora Diderot e la scena cambiò. deliberazioni? Chiamano in loro soccorso tenne: - E tu, ragazzo mio, - gli domandò Mi sembra ancora ch'ella sia H sotto i miei l'amico Gousse. Questi, senza far discorsi, venchi sci ? Il sovrano sussultò, ma si riprese e, credendo di occhi, quella donna impagabile, con la sua de tutto quello che ha, biancheria, abiti, mac. aver trovato una risposu trionfale: - Sono re di cuffietta, la veste a pieghe, la sua faccia borchine, mobili, libri, fa un grnuolo, mette i Prussia. due innamorati in una carro:zza dì posta, li ghese, i pugni sui fianchi e la voce stridula : L"Ungh~ restò impassibile. E sci contento « Ebbene! Ebbene! signor Diderot, gridò, che della tua condirione? - continuò. accompagna a briglia sciolta fino alle Alpi ; ll vuota la borsa del poco danaro che gli rimane, fate? Perdete tempo a contar frottole e di. - Senza dubbio - balbettò Guglielmo, visibilmente turbato dall'indifferenza del suo intedocutore. l~ regala loro, li abbraccia, augura buon viagmenticate i vostri pacchi. Non sarà prooto - Bèh, rallegramenti - disse i l Magiaro salutan. niente per domani. E dov~e partire di mattina g•o e se ne ritorna a piedi, chiedendo l'elemodo sua Maestà con bonomia c continuando la sua presto; ma bravo! Siete sempre occupato a sina lino a Lione, ·dove, dipingendo le pareti passeggiata. (D' À11vn-g11e, Fipro). d'un chiostro di monaci, guadagnò di che torfare frasi eterne e gli affari vanno per conto • nare a Parigi senza mendicare. , loro. Ecco che cosa vuol dire essere andato a Si scoprì che un fornitore militare incaricato del«Tutto ciò è molto bello. ' pranzo fuori, invece di restare in famiglia. l'approvvigionamento dcll'armau· coma.odata <W ma« Certamente, e basandovi su quest'azione Avevate tanto promesso di non farne niente! resciallo dc Villars, rubava. Il comandame informato della sua condotta, gli disse : - Istruirò un proeroica voi credete che Gousse abbia una gran - ma tutti vi hanno, eccettuati noi. Ah ! che c~s.so, e vi farò impiccar~ ! uomo! Che uomo! ». do~ di scn$0 morale? Ebbene disingannatevi - Vi ingannate. Non si fa mai impiccare Wl non ne aveva più di quanta v~ ne sia nella te: Questa piccola tempesta familiare giunta a uomo come me. sta d'un luccio. proposito per spegnere il fuoco d'artificio lan- Come - disse il maresciallo, - e perchè no? « E' impossibile. ciato dal mio caro amico, eccitò in me una - Monsignore, il fatto ~ che non s'impicca un uomo che ha centomila scudi a disposizione di chi ilarità difficile e descriversi. Ignoro come sia «E" cosl. L'avevo assunto, io, e gli dò un può farlo impiccare. linita la festa, perchè mi detti alla fuga senza mandato di ottanta lire sui miei committenti • . _ aspettare la girandola. la somma era scritta in cifre; lui che fa? ag. Il poeta sir William Davmant aveva perduro il L 'indomani seppi, senza stupore, che il di. giunge uno zero, e si fa pagare ottocento lire. naso in seguito a una mal,attia. Un giorno che ua« Ah ! orrore! sgraziato aveva lasciato Parigi con eroica ras. VctSGva una strada di Londra, una mendicante g.li « Non è più disonesto quando mi deruba si mise dietro domandandogli l'elemosina. segn~ione e eh~ ~i la famiglia s'era compor- O.c Dio vi benedica, sir e vi conse'n'i la tata ·m modo nugl•ore. ( DevaineJ). che onesto quando si spoglia per un amico : vista - diceva. Sir William, i~portunato le dette è un'originale senza principii. Quegli ottanta sei~~ • franchi non · gli erano sufficienti; con un - Dio vi coaservi la vista, mio dolce si~ore tratto di penna se ne procura ottocento di cui csdamò quella. a\·eva bisogno. E i libri rari che mi ha regalato? Sir. Will~ si meravigliò della ripetizione di qu~t augurro_ Le dolll2Ddò perchè preps$e cosi ar« Che libri? dcn~~te per la sua vista. - Grazie a Dio « Io avevo bisogno d 'un libro raro, lui me •wunse -.non sono cieco, buona donoa! lo porta. Qualche tempo dopo ho bisogno di _ - ~o, _ ~•r, ma se caso mai la vista dovesse un altro libro raro e lui mi porta anche quello. · md~l.•rv•St, non avreste posto pu mette~ "li occhtah. .. Ho bisogno d'un terzo libro ra.r o: «Quanto a questo, dice, non l'avrete, avete parlato • Il pianis~ Ka!.lcbrcnner rcnc.-va molto alla pactitroppo tardi ; il mio dottore della Sorbona è cel~a che precfdeva il suo nome e ne faceva osrenmorto»- «E che c'entra la morte del vostro ta.:uon<t ad ognt occuionc:>. dottore della Sorbona col libro che desidero? _ - Sapete - _disse un giorno a un suo ~te A.vete preso gli altri due nella sua biblioteca ?». eroe~~=? 1~~: d~~a mia famiglia risale alle « Certamente». «Senza il suo consenso?». «E 11lte.o aot~atJ ha acrnnn... -•to l ..•mpttatore Barbarossa. ---..........chè, ne avevo bisogno per esercitare una giusti. - .Al piano ~ - domandò l'altro. zia distributiva? Non ho fatto che aambiar posto a quei libri per il meglio, tra5fereodoli da .All'ingresso dt'lla regina A un luogo in éui erano inutili ad uno in cui se tisi, &li utbciaJi munici - ~ d• Bret~~BD& a Pa~oni al punto di . pa.J, spmsero. le loro attmne farà buon uso... »: B dopo ciò, date un giudi. dt'i piccolj &ruppi ~~· a det~muwi inrervalli, zio sulla coodotm degli uomini! (Diderot, . d «J a dodtct persone con in mano _._, ue~ 'VIISt a norte pe 1 51' f•mlun le jlllmi.rte). del con~ che r bi•. 8DO~ e le signorine

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sci:uooo tranquilli, e le censure non ebbero di un bambino vale più dell'urlo d'approvazionè il potere di scoraggiarci nè quello di conne di una moltitudine. fortarci. « Per chi si scrive dunque? » « Per gli amici » risponde ancora la voce. Per nessuno di foro si scrive; nè d'altro can. Ma per gli amici noi viviamo, non scrivia. to il pubblico esiste al di fuori di loro. mo. Guai a scrivere per gli amici ! O essi Si dirà: « Per uno solo non si scrive, ma per tutti si ! ». pensano male del nostro lavoro : e sarà per noi doloroso che le sole persone che amiamo Tutti! Ole vuoi dire tutti? Cosa aggiunge l'elogio sbagliato dell'ingegnere C all'elogio amino cosi poco le sole cose a cui teniamo; o sbagliato del farmacista D? E' una strana preUSCIAMO da noi stnsi c mettiamoci nei pan. ne pensano bene: c può darsi che un sentimenni di uno scrittore vero : poi domandiamoci : to di riverenza e rispetto per quello che avvietesa che si correggano a vicenda; vero è invece (( Per chr si scrive? ». ne io noi, c infine un senso d'inferiorità, di. il contrario. Una vecchia voce risponderà subito : « Per sturbi in essi il sentimento dell'amicizia ch'è Quanto valga un gran pubblico, concorde fatto di parità. il pubblico!». nell'applauso, ce lo dice una folla di mille o Ma noo c'è un pubblico che noo sia fatto Gli amici noo ci J~o: ad essi vanrto i centomila persone. N~ credo che un artista o d'individui. Scomponiamo dunque questo pubnostri discorsi e non i nostri libri. un filosofo andrebbe felice a letto dopo un blico nei suoi elementi: J'avvocato A., l'ingeapplauso simile. Soltanto i tenori ricevono con Si scrive allora per le persone che stimiamo? Forse. Uno scrittore vero non ha più di cin. soddisfazione, sul petto ancora gonfio, J'evviva gnere B, il farmaci.su ç, il professore D, il cavaliere E, lo studente F, la signora G. Richia. que o sci lettori in un secolo : tutti gli altri di una plateà; il Musicista invece si va nasconmiamoli alla memoria ad uno ad uno, e concolpiscono con gli occhi a destra o a manca dendo dietro le volute del soprano o un albero verremo che per nessuno di essi prenderemmo delle ~role, non mai nel pieno di esse. cfi <artone. Vitgilio, per trovare un lettore nd senso la penna e veglieremmo la notte. Anzi, se uno Quando all'avvocato A. si aggiunge il farma. totale ddla parola, dt'Ve aspettare dodici secoli, solo di questi visi si· presentasse davanti al nocista B, e a questo l'ingegnere C, e a questo stro scrittoio nel l1lOf!Jatto io cui iniziamo 1112a lo studente D, via via sino a mille persone, . fino al gromo in. cui uÌI giov~ di FitCIUC va a casa coll' «Eneide » sottobracdo. pagina, la penna d cadrebbe di mano. q~A"Ila cbc si opera ncxi è uoa somma, ma una E' solo allora, quando gli occhi di Dante Ricordiamo quale sapore amaro d lasciarono .tattrazione; ci~no toglie all'altro qualcosa; i loro elogi e calde strette di mano : un nero e il secondo pecde, per opera del teno, più di J\Jigbicri cominciano a srorrcrc da-~~ 1/irtnn. 'fU t'411o giù 6no alle ultime ~le dd poedestino li spingeva a sbagliate anche quando quanto egli abbia tollo al primo. Cosi la cifra di una folla ~ più bassa di quel. ma, c:be il poeta maolovano viene letto vera. attribuivano un pccgio alle cose che noi stessi mente. credt'Vamo pregevoli Cbsì i loro dubbi d la. la che si ricava da una persona sola; e il s1

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si furono gh ><.l;llvu 1.11 ...v.e lllilttnutiche che si preoccuparono di codificare anche le discipli. ne contabili. Ma l'unico vero scrittore di ragioneria è Angelo Pietra - monaco come il Pa. cioli. Pietra pubblicò nel 1586 un « lndiri:uo agli Economi, ovvero: Jnstruzione da regola. tamente formare qualunque scrittura in un li. bro doppio » che è il primo trattato completo di scritture doppie. Contemporaneamente alla codificazione della scienza nasceva la libera professione. Al prin. cipio del ~00 il contabile già non era più un dipendente specializzato del notaro, ma un professionista quasi autonomo. Soltanto nel ~81 però nasceva ufficialmente a Venezia la RAGIONIERE SI NASCE: come poeta. Si professione con la costituzione di un «Collenasce con l'istinto dell'ordine, della classificagio dei Raxonati )), da cui la Repubblica scezione, del sistema. Nel ragioniere le cifre sono glieva i pubblici ufficiaii addetti a bisogne realtà che imprigiona ogni movimento di qua. amministrative. Nel Collegio venivano accolti i cittadini veneti che non avessero mai eser. lunque cosa si aggiri nei possibile ra~o di citato un'arte meccanica e che non avessero azione di un registro in partita dopp•a : non i: soltanto il denaro che egli conteggia, ma mai riportato condanne. qualunque cosa possa esser considerata ri.c. Bisogna invece attendere i l 1241 per veder chezza, :mche una spilla, purchè contenuta m costituito il primo Collegio dei Ragionieri a un listino di prezzi. Che i conti poi si chiu. Milano, città in cui gli esperti di contabilità dano con un passivo disastroso al ragioniere vantavano pure belle tradizioni. Gli studi di non interessa ; quello che· importa è che siano ragioneria, interrotti nel '600 ripresero agli esatti. E se il totale fa rilevare qualche mi. •:!:ori dell'800 con rinnovato vigore. Contemlione di perdita il ragioniere non si impres. poraneamente si iniziò a mc:uo di scuole prisiona : controlla se le cifre qt~adrino e va a ute prima e pubbliche poi, la fabbricazione intensiva di quei diplomati che in poco tempo pranzo. la storia della ragioneria comincia uffisi sono infi1trati in ogni settore di attività, imcialmente nel tardo Medioevo con i libri di ponendo il tributo all'ordine e alle cifre, perfino al poeta che riescono a dominare attra(Ontabilità dei mercanti e dei Comuni. l documenti più antichi di scritture contabili giunverso certi complicati rendiconti della società degli autori. ti fino a noi sono appunto di enti pufihli: Nel primo cinquantennio del secolo scorso ci, ma qualche studioso vuole che le prime forme di scritture sistematiche siano state opegli studi furono condotti suJle orme di t rat. tazioni ~traniere. Furono successivamente tra. ra di privati mercanti dei cui sistemi si siano dotti e qua e là adottati: un sistema di par. poi impadronite le pubt_>liche amministrazioni. Comunque, i primi libri contabili sono del · tita semplice Fiones, un sistema di partita XII secolo. Nel XIV, e precisamente nel 1340, doppi:~ Maissner, e altri sistemi di Poitrat, Ba. è fissata la nascita della partita doppia, chiave taille, Wargueshulot, Quiney, Bcnson e Raspail ed infine Degranges, che fu iJ. più codi volta della moderna contabilità. Ue cosa sia la partita doppia al lettore nosciuto, discusso e seguito. profano non è facile spiegare; come utilità Ma contemporaneamente fioriva anche una scuola italiana, di cui il primo esponente fu equivale all'abitudine di tenere due bottoni Nicolò d'Anastasio di Venezia ; in seguito si d:~ colletto in due diversi cassetti; come sistedistinsero Ludovico Crippa, ragioniere della ma è simile a quello che usano i contadini contabilità centrale austriaca, Giovanni Bo. quando concludono un affare a sca~enza : si dhide un biglietto di grosso taglio a metà nanis patavino, Francesco VìJia professore di contabilità di Stato all'Università di Pavia. e ognuno ne prende una, in modo che J'im. Nei loro pondero5i volumi rivoluzionaporto dell'affare sia di proprietà comune e mento di sistemi non ci fu : la ragioneria recontrollata da entrambe le parti. Il primo autore di ragioneria a parere còn. stava sempre quale era nata, un metodo possibile di infinite variazioni ed adattabile ad ogni corde di tutti gli studiosi fu Luca Pacioli, esigenza aziendale con criteri personali. frate francescano, nato verso la metà del 1400 Il tentativo più importante di rinnovamento in Toscana. Soprattutto matematico, Pacioli, fu fu quello di Giuseppe Cerboni inventore della il primo che si accostasse ai probl~ derivanti logismografia. dai calcoli mercantili ed allo studio di possibili Dimostrare l'applicabilità del metodo non tenute di contabilità. Serondo alcuni egli avreb. be anzi pubblicato una ~ Scuola perfetta dei fu per l'autore cosa facile: il mondo dei tecnici coownerciali, fedele ai vecchi sistemi, si mercanti » ma di questa opera non è giunta co' pia fmo a noi. Comunque una parte della sollevò.· Il Cerboni per attuare il suo program« Summa · de Arithmetica » è dedicata ai. ma si presentò con una dottissima relaproblemi della contabilità, dei cambi e delle zione al Convegno degli Scienziati Italiani tenutosi in Roma nel 1883 e vi ottenne un vi. scritture in partita doppia. I contemporanei beante successo personale. Ma i ragionieri se non lo tmnero in 'altissima considerazione: Giorgio Vasari Io accusò di plagio ai danni l'ebbero a male che il Cerboni si fosse rivolto di Pietro della Francesca e il Caro lo chiamò a dei matematici per ottener l'approvazione «ceneraccio », filologica invettiva che tende anzichè a loro, e poichè nel '75 il Cerboni fece pubblicare dal prof. Michele Riva un a collocare Pacioli fra i residui dei residui libro in difesa del suo sistema, che propupoichè il ceneraccio - almeno secondo T om. maseo - è il residuo della cenere con cui gnava fra l'altro l'a.dozione delb logismogra. 1ia per la, contabilità dello Stato, moltissimi si si fa la liscivia. Dopo di lui, in Italia, nel cinquecento, diver. schierarono a.pertamente contro di lui. In un

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attimo emersero dal mare dei libri tontabili tutti i. r~gionieri italiani divisi in oppo. ste faztont. l due partiti si chiamavano« lugil"n•gr.1_1o » e ~ partidupliJia », due dcnomin:uioni a..!:utis. sime a cosl dotta contesa. Vi fu suunbio imnterrotto di memoriali, contromemoriali e monografie irte di cifre. Comunque la polemica si chiuse con la vittoria del più forte, che nel caso specifico. era il Cerboni, nel frattempo di. ·venuto Ragioniere dello Stato. Nel 1887 la Jogismogra.6a fu adottata per la contabilità statale. Sette anni più tardi avveniva la solenne canonizzazione della Ragioneria con un concorso indetto dalla Società Storica Lombarda, di cui era Presidente Cesare Cantù, per una «Storia della Ragioneria Italiana». li Concorso fu vinto dal prof. ·Plinio Bariola al quale fu assegnato il cospicuo premio di L. 12.000; ma la ponderosa opera che doveva tlar le palme accademiche alla scienza degli uomini esatti, non ebbe fortuna : se ne conosce soltanto una edizione stampata presso l'autore. Intanto, con il Regno d 'Italia, era nato l'Istituto Tecnico Commerciale; la scienza nuo. va coll'allargamento della produzione industriale prendeva sempre più piede, aiutata dal fisco che aumentava costantemente il numero dei libri obbligatori e quindi sottoposti a tassa di bollo. Nasceva l'attuale ragioniere, figura obbligata in ogni azienda di una certa importanza. . . I tempi della logiJmograf~a sono orm~t lontani. la nuova scuola è quella legata al nome di Fabio Sesta. Ma neppure per il Sesta fu facile la divulgazione della sua teorica dei conti. Trovò, come è facile arguire, degli oppositori, e l'eco delle polemiche intorno aiia sua ope~a giunge fino ai nostri giorni dì scuola attraverso le lezioni dei più anziani fra i docenti. Comunque oggi l'indirizzo appare sufficientemente unitario, e i giovani studiosi si preoccupano soprattutto di dare all'insegnamento fondamentale l'elasticità necessaria perchè possa adeguarsi alla vita di ogni tipo di azienda. la larghissima divulgazione raggiunta dagli studi commerciali ba avuto una notevole importanza nella formazione di un certo costume borghese. Ad opera dei ragionieri è nata la cosiddetta « fraseologia commerciale », stile di corrispondenza monotono e talvolta sgrammaticato, sempre incomprensibile ai non ir.iziati. Per il Fanfani il verbo spillare signi· fica attingere il vino alla botte, ma per il professore di ragioneria significa riunire più documenti con una spilla. . Intorno al ragioniere, è fiorita una faCJle letteratura ironica che vuole tener conto sr,J. tanto di certe caratteristiche irrimediabi!.nente borghesi che determinano a prima vish l.t sua personalità. Jn realtà il ragioniere è una figu· ra eroica, quasi un esploratore che affronta un mondo a lui scor.osciuto armato soltanto di una penna e di un fonnulario. Tutta J'attività ~el mondo passa per le sue mani, le più ard~tc avventure del pensiero si convertono per ~o mezzO in cifre esattissime. Resta tranqu.tllo dietro al suo tavolo a fronteggiare la marca tumultuosa delle ambizioni e dei sogni, ~ come un semidio non si lascia tentare dalle fantasie e dalle speculazioni dei mortali, ~ seguita a presentare loro uno specchio che n· vela Ja miseria delle loro aspirazioni io tutu la sua evidenza. .1JM8ERTO DE l>' R ." XCII!IC:I c


IL 21 NOVEMBRE 1840 la Regina Vittoria d'Inghilterra mise :tlla luce il suo primo erede: una bimba; un anno dopo nasceva Alberto, principe di Galles, e nel 1843 la principes. sa f(lice, creaturina paffuta e sorridente che suo padre ribattezzò « Fatima». Seguì il principe Alfredo, successore predestinato al ducato di Coburgo. Mentre il primogenito Bertie non mostrava segni di precocità, ed era fonte per i suoi genitori di continue delusioni, A lfredo, robusto e vivacissimo, divenne subito il favorito del Principe Consorte. Altre due figlie, le principesse Elenll. e Luisa; altri due figli, i principi Arturo e Leopoldo, accrebbero la reale discendenza; finalmente la principessa Bea•. trice, nata nel lSH, portò a nove il numer:J dei figli di Vittoria e Alberto. La dinastia hannoveriana, ebbe ad esclamare una volta la Regina, era finita; d'ora in poi la Real famiglia d'Ighifterra era la casa di Vittoria e Alberto. Ma Vittoria non fu mai accecata dali" amor materno: poche donne in realtà, forse nessuna, possono sostenere con eguali intensità le parti, di una moglie e dj una madre fanatiche. Vittoria amava: molto i

suoi figli, ce lo assicura la prima governante dei principini Lady Lyttelton, ma li trattava molto severamente e quanto ad essi il loro ~la­ turale affetto per Vittoria si mescola con una forte dose di timore e rivefenza. La volontà della Mamma era anche, sen1pre, quella dell" Regina. l primi anni della giovane famiglia, speCialmente delle figlie maggiori, devono essér stati molto felici. Adoravano il padre ( con lui si sentivano più in· confidenza' ed egli t rovava d'altra parte nella primogenita Vittoria, (soprannominata prima Pussie, poi promossa all'appellativo più dignitoso di Vicky) una men. te che rifletteva sotto molti aspetti esattamente la sua. Vicky studiava con passione, imparava facilmente e aveva una memoria prontissima; come suo padre aveva forti tendenze artistiche e non ancora ventenne g li era già più vicina spiritualmente di sua moglie. Vittoria gli moriva dietro, cieca di ammirazione, ma egli non poteva dividere con lei come con Vicky le distrazioni che la sua mente istintivamente cercava nei momenti d'ozio. La Reg ina considerava Vicky insignifica~te, .

mentre senza esser bella aveva un viso g razio. so e attraentissimo. A lice (già «Fatima») era per comune accordo dei suoi genitori la beltà della famiglia e sventuratamente Vittoria {; Alberto consideravaf\o tutti e due Bertie un ragazzo tardivo e stupido. Il compleanno del principe Alberto era in. variabilmente l'occasione, per i bambini, di dare al padre un'esibizione dei loro progressi nelle varie forme-d 'arte. Egli ascoltava le loro declamazioni, le loro suonatine al pi:tno e al violino, riceveva j. loro regali; lavori d'ago, disegni e saggi di composizione, e non mancava di applaudire orgoglioso le loro «sorprese » di genere più complicato. Ma nel caso di Ber. tie, il principe Albet:to era un più convinto censore che ammiratore; il carattere e l'avvc. nire del ragazzo gl'ispiravano la più nera sfi . ducia. Per Alberto, natura nient'affatto socievole, chiunque amasse trattenersi a discorrere con i propri figli (escluse, naturalmente, le discus. sioni «utili ») era un fannullone. L'unico libro che il Principe Consorte non si curò mai di studiare era quello della natura umana : se-


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94 condo lui non vi si poteva trovare niente d'in. teressante o d'utile. Un grande destino aspetta\'a Bertie ed era dovere di suo padre prepararvelo rimpiauandolo come un'oca di Strasburgo col nutrimento che Alberto stesso avreb. be assimilato felice. Trann.e sotto la più rigida sorveglianza, a Bertie non era concesso mai associarsi con ragazzi della sua età. Un'orda d'istruttori spiava ogni sua mossa e mandava allo sgomento genitore regolari e insoddisfa. centi rapporti dei suoi scarsi progressi. Così nella vita domestica della Rea! Famiglia d'Inghilterra, che la Regina trovava idillica, c'era sempre una nota discorde, ed è strano come ricordando la propria triste fanciullezza Vit toria ncn abbia mai protestato con suo marito contro quel regime di severità e d'incomprensione. Ma come avrebbe potuto? Per lei Alberto era l'incarnazione della saggezza; ogni suo giudizio era Vangelo. Solo molti anni do. po la morte di suo marito Vittoria doveva cominciare a riconoscere in suo figlio il valore delle stesse qualità geniali disprezzate da Allx:rto. Quando nell'agosto del 1855 la Regina e il Principe Consorte restituirono all'Imperatore N:~poleone III e all'Imperatrice Eugenia la visita ricevuta a Londra nella primavera, le lC· coglienze entusiastiche di Parigi e lo splendore delle feste date in suo onore entusiasmarono Vittoria. La Regina d'Ingflilterra sarebbe stata sconcertata e delusa se qualcuno le avesse- rivelato che l'impressione fatta da Parigi sul suo giovane e, purtroppo, stupido, figlio avrebb! influito infinitamente più sui futuri rappor. ti dei due popoli della propria maestosa presenza. Dalla pompa e dagli splendori di Pa. rigi la Famiglia Reale passò alla vita semplice e tranquilla di Balmoral, occupandovi per la p rima volta un maestoso castello di granito irto di torri .alla maniera di uno JChlou tedesco. Il primo ospite che vi fu ricevuto fu il principe l'ederico Guglielmo di Pn•ssia, primogenito del Principe Guglielmo di Prussia e nipote c erede dell'attuale Re. Il Principe Federico ave. va già visitato l'Inghilterra durante la gran de esposizione del l S5 1, c sebbene allora appena decenne Vicky aveva destato in lui vaghe aspirazioni matrimoniali. Nel 18.55 la primogenita di Vittoria non aveva ancora 1.5 anni, ma Federico Guglielmo avendo già ottenuto il consenso dei suoi genitori e del re di Pmssia parlò senz'altro del 5uo progetto ai suoi ospiti. La Regina avrebbe vo. luto aspettare che Vicky fosse almeno cresim~­ ta, ma il g iovane pretendente non nas(ose la ~ua impazienza e infine gli fu concesso di ri. velare alla ragazza le sue intenzioni cogliendo un rametto di erica bianca e presentandolo a Vicky con una «discreta allusione alle sue ~peranze

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· Vicky rispose a quella dichiarazione nel modo più diretto e spontaneo, ma subito, sgomen. ta della propria condotta immodesta, corse tra fiumi di lagrime dai suoi genitori c confessò ogni cosa. Fu facile perdonarle di essersi confermata esattamente ai loro voti. Malgrado il loro recente entusiasmo per Parigi e per l'Imperatore N apoleone, Alberto c la regina erano ambedue fortemente filotede. ~chi, cesa naturalissima dato il loro sangue redesco quasi puro : già da molto erano convinti che um wande espansione e un grande destino atttndesscro lo Stato di Prussia e la sua mode. stia. Il principe Alberto prevedeva una Confederazione degli Stati tedeschi sotto il con. trollo e l'egemonia della Pmssia, alleata del.

l'I nghiltena. La Prussia sarebbe diventata una potenza continentale, una grande forza militare, e l'Inghilterra rimanendo padrona assoluta dei mari la pace dell'Europa sarebbe stata sicura. L'influenza di Vicky su suo marito, sperava Alberto, avrebbero accelerato l'adozione da parte dello stato prussiano di una politica liberale democratica, riavvicinando automaticamente i due paesi. Annunziato ufficialmente il fidanzamento nel maggio 18.57, il matrimonio di Vicky fu fissato al 2.5 gennaio 1858. L'alleanza con una così modesta dinastia non era ancora affatto po. polare in Inghilterra, e dal suo canto la Prussia avrebbe potuto sentirsi più onorata. La Prussia aveva i suoi sospetti ; subodorava un complotto per la sua ang licizzazione. Intanto, informata dal suo ambasciatore a Berlino che si deside. rava in omaggio al costume celebrare il matrimonio a Berlino, la Regina rispose brusca « qualunque sia il costume dei principi prus. siani non accade ogni giorno che la sposa sia b figlia maggiore della Regina d'Inghilterra». Il matrimonio fu quindi celebrato con stravr. c;inaria magnificenza nella Cappella Reale del palazzo di St. James's. l g iovani sposi ebbero due soli giorni di solitudine a Windsor prima d; fare il loro ingresso a Berlino. A Berlino la moglie del principe Federico fu ricevuta molto cordialmente: era giovane, graziosa e intelligente e le sue nuove relazioni e i circoli ufficiali erano più che ben disposti Yerso di lei. Bismarck era ancora all'Ambasciata tedesca a Parigi e doveva rimariervi altri quattro anni, ma vide la g iovane sposa a Parigi subito dopo il matrimonio e subito com. prese che Vicky era prevenuta contro di lui per i suoi <<presunti sentimenti antinglesi 1>. Scrisse al generale Gerlack : « Se la principessa riuscirà a lasciare a casa l'ing lese e a diventa~e una prussiana potrà essere una benedizione per il nostro paese». Ma questo era proprio quel che la Principessa non poteva rassegnarsi :1 fare, e che i suoi genitori non le avrebbero permesso in nessun caso. Continuando la sua opera di mentore, il padre di Vicky le scrive,·a ogni settimana lunghe lettere, di consigli che non tendevano certo a prussianizzarla : se la sua vita non era sempre facile, le diceva, doveva accettare le prove che si presentavano in modo da uscime più forte, e non <<lasciarsi indurre dall'abitudine ad approvare ciò che la ragione, finchè era estraneo, poteva ancora giudicare inopportuno c reprensibile ». «In breve la principessa non doveva abituarsi al suo nuovo ambiente. A sua madre Vicky scriveYa com'era il desiderio d1 questa, ogni giorno. La Regina continuava cosi ad esercitare su di lei l'antica autorità ma. tema e il principe Alberto le ripeteva: « il vostro posto è quello di moglie di vostro marito e figlia di vostra Madre. Non avrete nessun altro desiderio, ma non trascurerete niente, d'altra parte, di ciò che dovete a vostro marito e a vostra Madre 1>. La principessa era certo molto giovane e aveva bisogno di guida : ma avrebbe dovuto affidarsi ai genitori di suo marito piuttosto che ai propri, non solo perchè essi erano più in grado Ji sapere ciò che la Prussia si aspettava (e ciò che non si aspettava) dalle sue principesse, ma perchè il fatto di chiedere appoggio ai suoceri avrebbe svegliato in essi l'af. fettuosa protezione di cui Vicky tanto aveva bisogno. Agire diversamente poteva avere un solo risultato: l'allontanamento anche di suo

marito dai propri genitori. Questo precisamente amarezze e infine deUa tragedia della vita di Vicky. Due settimane prima deU'attesa nascita del primogenito della Principessa, il gennaio seguente, la Regina le inviò ìl suo met!ico prefe-rito Sir ajmes C lark perchè un occhio inglese vegliasse su di lei; Clark fu accompagnato naturalmente anche da una bambinaia inglese. Il parto fu molto difficile; si temeva che madre e figlio perissero ambedue e solo due gior. ni dopo SI scoprì che la spalla sinistra del bam. bino era così gravemente offesa, che malgrado tutte le cure e i trattamenti cui fu sottoposto il braccio del principe Guglielmo non acquistò mai più il naturale vigore. Intanto, a casa, il resto della Real Famiglia d'Inghilterra continuava a crescere. Dopo aver passato un inverno a Roma, il principe di Galles era stato inviato all'Università di Edimburgo per prepararsi ai corsi di Oxford. Dopo il matrimonio di Vicky, il po~to del. . 1:1 primogenita di Vittoria fu occupato da Alicc, di cui la madre parla continuamente nel suo diario col più caldo affetto. Ma fra la tenerezza affiora quel materno despotismo che ia Regina e-sercitò sempre sulle sue figlie. «Non permetterò che s.i sposi l> scrive Vittoria a suo zio LeopolJo, « fin qu:t?do potrò ragione,·clmente impedirglielo~. AJ Alice seguiva Alfredo. Se Bertie fu una delusione pc r i suoi genitori, A lf redo certo li consolò nella misura del possibile. Destinato alla Marina, dovè iniziare presto la sua carriera, abbandonando il circolo familiare. Ma quando tornò a casa sedicenne per esser cresimato, il Princi pe Consorte scoprì felice che suo fig liò aveva una mente « in cui nessun pregiudizio resisteva a una ferrea logica ». La risoluzione della Regina di conservareAlice a casa finchè fosse rag ionevolmente possibile fu minacciata più dell'anno seguente, quando, nel g iugno l860, furono invitati a Windsor per la settimana di Ascott lo zio Leo. poldo e i suoi due figli, e i due figli del p~in. cipe Carlo di H esse, frateIlo del Granduca Regnante. Il Principe Consorte ootò fra il magg iore degli Hesse, Luigi, ed Alice, una muta 3ttrazione. Gli H esse erano un'ottima, rispetta. bile famiglia, con ottime relazioni (l'impera: trice di Russia era la sorella dd principe Carlo) e Luigi, erede presuntivo dell'antico Du~ato, occupan ad Hesse esattamente la stessa posizione del principe Federico in Prussia. Verso la fine del novembre il principe Luigi fu invitato di n um·o a Windsor come già il principe Federico di Pnossia era stato Ìnvitato a Balmoral, ed una sera egli chiese alla principessa Alice di sposarlo. I due g iovani si reca. rono insieme dai genitori di lei e tra molti abbracci e strette di mano il fidanzamento fu permesso. Ma i due giovani furono avvisati cht avrebbero dovuto attendere almeno un anno per sposarsi. Buono, gentile, onesto, affettuoso, Luigi di Hesse fu subito giudicato da Vittoria un genero ideale: dal momento che per ora nessun dovere u rgente lo reclamava in patria, i giovani sposi (questo era il desiderio di n~ammà e il volere di Vittoria) avrebbero scelto come loro dimora stabile l'Inghilterra. Ragion~ole e dolce, Alice accettò come sempre le decisioni di sua maft'~~-lia devota e suddita leale. 'f.:<~. · (Contim1a) .....:, v

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RIVISTA QUINDICINALE ANNO Il · N.4 · ROMA 29 fE88RAIO 19-40 ·XVIII

ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE •-•· Ciii• Univorsilorio - Ttltlono 487389

PUIIBLICITÀ Mil•no, Vi• Manzoni n umero J.,f. A880NAMENTI Abbon-lo onnuolo ltolio o CoiOIIIo L. -40 Abbontmonto Stmoslr. llolio o Colonie L. 22 Abbon-nlo onnuolo Esloro. . . . L. 60 Abbon..,onlo stmtsiT. Estero. . . . l. 33

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ai restituiacono

OGNI FASCICOLO LIRE 2

TUMMINELLI & C. EDITORI

UNA RIVOLUZIONE ALLA CAMERA DFI CO· MUNI. Martedì scorw prima sèduta della e,,meoJ Jci Comuni inglese, lCCadde u:o curioso · ncidcntc:. Aveva preso la parola sir J o hn GoCSI, quando di rcpenrc si vide apparire un topo che si diede a correr verso !"oratore. Alle grida di sorpresa mandate Jagli astanti il t<>po >p~ventatu sosttì e fece per tornar" :ndictw, ma nt-lla sua ritirata simbaut- nella ~;~mb;, di un deputaw che puco lusingato di qu<'St~ preferenza fece di tutto peo scacciarlu. In un aurmo, Parnell. le sue lettere, il discor~o ùel Trono, i privilegi della Camera. tuno era dln;tnrimtn. il topo solo :tveva rich amato ratteru.ione degli onorevuli, saliti sui banchi per vedere le gesta Jcll".onimale. Solo 1\orarore che non si era acmrro di nulla era ~ttonito al vedersi cvsì trascurato. Fir.almerue avendo il to po potuto :nrrodursi in un buco, la Camera ' i calmò e sir J•lho Gurst potè rzprendcre il corse' del discorso interrotto. (Corri<r< dri/J Stra, 16 ft-bbra.io 1890). DAL CORRIERE TRIESTINO. Ieri. sera al Comunale la prima dci P~uatori tli Pule o pera nuova per Trieste, provocò, n •usa la cattiva .nterprcraziooc dtl baritono e del renore, uno scandalo enorme... urla, fischi. proteste. Si gridò: «abbasso !"impresa! abbasw l~ direzione~ basta! ~- La polizia neon perrrise che si calasse il sipatiCIJ c allora tuno :1 pubblico 'usci dal teatro, prorcsrando. Awenllero nel· r~tri•> ,-ivaci scambi di parole. La direzione del teatro rassegnò stamane all a Presidenza Municipale le propr e dimissioni. ( Corritrt di No~poli. 17· 18 febbraio 1890).

Il CARNEVALE PER IL 91. R"cordiamo che le adesioni alle proposte di far rivi,·ere il tradizionale C'Jmevale di Roma , devono essere indirizzare al « Don Chiscio«e • o al "Messaggero"· Chi approva questo progetro mandi anche una lettera d ' ade· ,;.,ne. L'adesione non implica alcun obbligo. C.·no ~ che se qualche centinaio di perS?ne si

glicre un buon Comitato, ed avere pc:r il 91 un buon carnevale, non solo uguale a quelr passati, ma di gran lung~ superior<:. (MtiJ<tKg<•ro, 21 ffb. braio 1890).

LA LETTERA DEL TRADIMENTO. Questo u. rebbe ir testo della lettera che è stata scoperta a Massaua e che condusse all'arresto, processo e con· danna di Kantilai e Mussa-el·Akkad. A ras Man8"5Cià - salute da pane di Kantilai Sultano desJi Halab. lo, e mio fratello Mussa-el-Aklcad, siamu, come sempre, tuoi a mie', e proseguiamo ad esserlo. L'opera in tuo favore è di vantaggio comune. T utw ~ pronto onnai perchè Massaua cada in nost[C mani. Il generale italiano Orero, col grosso delle uupj,., è prBSO Adua: i soldati italiani <:Il!fu Massaua w no appena cinquecento. Troveremo modo d! far allontanare le navi, col pretesto di r~irnere la tratta degli schiavi s ulle coste sud e nord. -Durante l'ultimo quarto della luna ( 18 febbraio) in~dieremo il villaggio di ras Mudai. Quando gJ ; ufficiali e i soldati saranno là accorsi per estinguere il fuoco, assalirt'ITIO il comando, ci impadroniremo del denaro e delle armi, farem() strage degli italiani approfiuando ddla confusione e della sorpresa. In quell'ora, quando sarò il mas· simo bu·o, troveransi a Massaua tutti i miei habeb che scenderanno in massa ad Embcremi, per attm· dervi il segn.ale ed i· miei arabi di Orumbo e Mon· kullo. Le armi dj cui già possiamo disporre sono m:.lre, buone e nascoste :n luoghi sicuri. c.,nro sam· buchi dei nostri SM>Ulno pronti od porto. l n formati ancura che -Mussa-ei-Akltad ha preso aca>cdi con Osman Digma e con f'.amico di Kassala, ed anch< i dervisci, quindi, si muoveranno contemporaneamente a noi per a "utarci a combattere &li italiani. Ti invitiamo perciò ad assecondarci e venire a Massaua al più presto. Mio fratello Mussa· el·Akkad h a moltissjmo de:n:uo ; tu avrai già ricevurn le somme .Che lÌ abbiamo spe-dite. Posso assicurar!; che ~ruamo qui ancora rnolte migliaia di talleri per riuscire pitnamente nel nostro scopo. Ahmed Kantilai. (M<'IId(.(.tro. n febbraio, 1890).

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LA GUERRA COMINCIO' alle no' e in punto. Nelle strade, la popolazione di Helsmki ascoltava l'angoscioso gemito sempre piu .Kuto delle sirene. Per la prima volta nella loro storia udivano il suono di bombe che cadevano sulla loro città, la dichiarazione modema della guerra. Setua fretta la gente si avviò nei rifugi antiaerei o si riparò sotto gli archi delle porte e attese. Quella mattina Helsinki era una città ~!elata, abitata da sonnambuli. La guerra era venuta ma troppo rapida, e tutti i visi e gli occhi erano stupefatti e increduli. Il cielo era stato tutto il giorno color lavagna con una bassa coltre di nubi tesa sulla città. Alle tre dd pomeriggio, senza nessun allume di sirene, si udl il rapido rombo spaventoso delle bombe. Gli aeroplani russi volavano alti e invisibili, tuffandosi fino a 200 metri dal suolo, per buttar bombe a. grossi ca. richi. Il bombardamento durò un sol minuto, Il minuto più lungo che si sia mai vissuto a Helsinki. Cinque grandi esplosioni, poi il silenzio stesso fu orribile. Un rumore volò nelle quiete strade sconvolte: i gas. Niente più era

mcredtbtle, ora. Nella direzione indicata dal suono tremendo delle bombe, un'alta grigia nuvola rotonda d, fumo galleggiava lenta fra le case. Non avevamo maschere antigas. Non possono essere • gas, pensavi, rifiutando di credere che una stupida morte aleggiasse mezzo isolato più in là. Chiusero le porte dci. l'albergo, ma con l'abbaino Ji vetro dell'atrio frantumato non era una gran protezione, certo. Dal quinto piano vidt il riflesso rosa del fuoco nel cielo. «Non ancora i gas », ci dicemmo l'un l'altro sollevati, «solo bombe incendiarie». NeUe strade strisciavt su uno strato fitto di Htro frantumato. Il pornerig&~o opaco era nero qua e là di fumo. Le case bombardate del nostro isolato erano cosl avvolte dalle fiamme che le rovine non si vedevano più. Svoltammo a sinistra, correndo verso la luce di un altro incendio. Era stata colpita la scuola tecnica, vasto blocco di costruzioni granitiche. Le case intorno alla scuola e nelle strade adiacenti apparivano scortiolte e nude, le namme saettavano da tutte le finestre vuote. Rapidi e muti i pompieri lavorano, tentando di spegnere il fuoco: non c'era altro da fare. Più tardi avrebbero estratto i cadaveri.

A un angolo dt strada, la notte cadC\·a rapida, una donna fermò, agitando un braccio, un autobus e "' mise dentro un bimbo. Non ebbe il tempo di baciare il bambino e nessuno le disse niente. Poi si volse e tornò indietro nella strada bombardata. ·L'autobus raccoglieva i bambini dt Helsinki per portarli lontano, nessuno sapeva dove, lontano, aJmeoo, dalla città.

Quel pomeriggio una runosa emtgrazione eb. be inizio e continuò tutta la notte. Bimbi smarriti (i genitori erano morti bruciati o erano stati divisi da loro nella confusione dell'attacco im. provviso) si avviarono a due o a tre prendendo qualsiasi strada l i portasse lontano da. ciò che avevano visto. Per giorni e giomi, poi, la radio governativa continuò a chiamare i loro oom~ cercando di ricongiungerli alle famiglie. Le case davanti la stazione erano sfregiate dai frammenti di un'esplosione avvenuta moltt iso. lati più in là. Accanto a un grande distribu. tore di benzina giaceva su un fianco un autobus carbonizzato, e n accanto nella strada c'era il primo morto che ho visto in questa guerra. Sarebbe bene, ricordo che pensai, se du ordina un bombardamento e quelli che lo eseguono


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S<endesscro qualche volta a terra a vedere csat. tamente cos'è. . A Helsinki alle quattro del pomecigsio (: notte, ma la gente rimase nelle strade per cercar conforto gli uni dagli altri. Le donne si riunivano in gruppi sotto le porte, ma non parla. vano e non v'era alcuno che piangesse. Non si vedevano il dolore selvaggio o il panico che avresti aspettato. Quella notte di gelo le strad~ fuori Helsinki erano nere di gente muta, con sacchi da montagna, valige leggere o a mani vuote, diretti tutti alla foresta, unico rifugio. La mattina dopo sgombrarono dai vetii fran. tumati le strade intorno alla scuola tecnica con pale da neve. l grandi edifici erano forati dal tetto alla cantina, tutti carbonizzati dentro. Un pompiere mi condusse in un grande palazzo, accanto all'albergo. Sguazzando nell'ac. qua delle pompe, salimmo due rampe di scale ed entrammo, attraverso una porta scardinata, in una casa che era stata una volta comoda c dolce. Ora i mobili laccati di bianco della camera da letto erano mezzo fracassati, le tende di velo sporchi cenci bagnati, e le fotografie di famiglia e tutti i piccoli inutili ornamenti che gli uomini amano e raccolgono, S<araven. tati negli angoli come immondizie. Tutta la notte il pompiere aveva disseppellito morti in quell'appartamento e in quello attiguo (una settimana dopo ne scavavano ancora). Questo pompiere aveva lavorato a San Francisco e a Trenton molti anni prima, e insieme parlammo di quei posti e dei loro fortunati abitanti. Ridiscesi nella strada, ci fer. 1nammo a guardare un incendio non ancora spento, e le rovine della scuola superiore e le case sventrate, e il pompiere disse piano, serio: <(Bella gente questi russi >>. Cera una donna, in uno degli ospedali, ·: he era rimasta sepolta sotto le rovine della sua casa e ora, aspettando la morte, buttava via le coperte_ perchè ogni peso era intollerabile al suo corpo piagato. La sua bambina era morta, ma lei non lo sapeva e suo marito giaceva. in un'altra corsia e guardava davanti a sè ·con fissi occhi allucinati. Il marito di quella donna era un imbianchino. Nel letto accanto al suo, un bel ragazzo bruno, uno stagnino, il viso luminoso di febbre, giaceva assolutamente immobile perchè con un buco come il suo nella S<hiena anche il respiro è tortura. Gli aeroplani russi tornarono all'una e le mitragliatrici sui tetti degli uffici e delle case lungo la strada principale, li martellarono su nel greve cielo grigio. Gli aeroplani fecero die. tro front e andarono a buttare le loro bombe sui quartieri operai, al limite della città. l fiorai mandarono fiori agli ospedali e fecero corone per le bare, e scure piccole processioni di gente senza lacrime seg uirono al cimitero 'le Dare graziose. Continuarono ad evacuare i bambini in carrozze mortuarie e carri da buoi c qualunque cosa potesse spostarsi su rotaie o ruote. La gente che era stata nascosta nei boschi notti e giorni, senza riparo o cibo, cominciava ad arrivare a piedi ai villaggi. Poi arrivò nella foresta un camion per tra. sportare un po' di gente alla stazione, dove c'era un treno che partiva per il nord. Appoggiarono una scaletta al camion e ~c piccole vecchie con delle piccole saccocce vi si arrampicarono, cinguettando come uccelli il lindo inglese inamidato delle governanti. Ridendo per la timidezza dicevano : « sl, andiamo a prendere..-un treno, poi no, non sappiamo

~~ù~/.t--tù~~· dove andiamo, ma non importa, in qualche posto arriveremo certo. Non erano state , omode nei boschi, dissero, ma ora tutto sarebbe an. dato bene. Una giovane donna elegante, con due bambini piccoli e un neonato, era arrivata nel bosco dalla città, la bambinaia spingendo la carrozzina del piccolo, lei guidando :: trasportando gli altri due. Come gli altri anche questa signora non aveva preso niente con sè. Ma non si lamentava: il più piccolo aveva una coperta di pelliccia nella carrozzina per tenergli caldo, e questo le bastava. Nel vii. lagsio vicino una bella grande donna c;on le guance rosse comprava sciroppo per la tosse per la sua bambina di dieci anni, che si era ammalata nei boschi gelidi Ora dormivano in dieci in una capanna, ma cosl stavano caldi, aL meno. «Siamo venuti qui e abbiamo speranza» disse. (( Perchè dovremmo aver paura ? non ab. biamo fatto niente di male». Voci allarmistiche, l'inevitabile sottoprodotto della guerra, circolavano . in campagna e in città. l russi preparavano un attacco aereo gigantesco si diceva : volevano radere al suolo Helsinki~ Nessuno o niente sarebbe rimasto in piedi. Intanto i russi bombardavano la città con opuscoli di propaganda e per radio. La reazione finlandese era di amaro divertimento Gli opuscoli male stampati dicevano : <( voi sa: pete che abbiamo pane : perchè vi ostinate a morir di fame?». Non era facile convincer di questo i Finni, che hanno da mangiare a sazietà. La radio di Mosca ripeteva instancabile che i russi e i finni erano fratelli , che la guerra non era voluta dai veri lioni ma l'avevano S<atenata i complotti d.i una piccola banda di rivoluzionari. Queste strane dichiarazioni diventarono a H elsinki materia di facile ilarità. In Finlandia la percentuale di analfabeti è minore dell'un per cento, e ognuno è costan. temente bene informato. Alle bombe russe credono, non alla propaganda russa. Avvicinandosi alla frontiera meridionale e ~Ila zcna di guerra, la corrente dei rifugiati si mgrossava sulle strade, i profughi \'Ìaggiavano in slitta nel bianco paesaggio gelato. Vecchi per lo più, accovacciati su fagotti e sacchi, ti. rati da uno o due ca~a lli con un altro cavallo che seguiva dietro. . La _guerra era vecchia ormai di cinque giomi, 11 pnmo stupore passato. Non c'era mai stato panico, solo una feuea decisione di difendere il paese, c già sembrava ora che la gente sapesse esattamente dove doveva andare che o~ni perso~a avesse un compito pr'eciso. D1 passagg1o da Helsinki un napoletano ha detto, mi pare, che chi resiste al clima finlandese. pu~ resistere a tutto. Scoprite ora con anururaz1one, vedendoli prender questa guerra come un naturalissimo conflitto di tre milioni contro centottanta milioni di persone, che i finni sono un'ostinata incrollabile razza. La valle di Enso presso il confine del sud è un magnifico obiettivo per i bombardieri ne. miei. Questa è Ja zona più industrializzata del paese : contiene anche la centrale elettrica che riforn_isce le fabbriche e i porti. O ra le grandi fabbnche statali di cellulosa di Enso Gutziet lavorano a ritmo ridotto. Sarebbe impossibile tener alta la pressione nelle caldaie durante i: g iorno : una bomba caduta sull'edificio delle caldaie manderebbe in aria l'intera fabbrica. La Finlandia tenta cosl d i difendere la sua esportazi~e (per l'ottanta per cento legname c prodotti del legno) anche se gli economisti sostengono che il paese potrebbe fame a meno.

Per ciò che riguarda la sua aumentazione, la Finlandia è autarchica : per continuare Ja guer. ra le occorrono dall'estero soltanto munizioni. aeroplani e benzina. Nella fabbrica di Enso Gutziet un fiume ,., cellulosa (sembra una pappa di semolino) scow:va lento per un complicato sistema di rulli e di essiccatoi uscendo infine fuori sotto fanna di spessi quadrati bianchi di carta. Qut. sta polpa di legno viene raccolta in balle : imo a poco tempo fa se ne facevano calze di seta. E stato scoperto ora che queste balle offrono contro bombe ed obici una protezione più sicura dei sacchi <li sabbia. Quando andai a 1•i. sitare la fabbrica , uno sciame di ragazze cr~ dunque occupato a imballar cellulosa. Una di esse, molto carina ed evidentemente coraggiosa. interruppe il lavoro quanto bastava per dire : ((Cc la :ave:emo. La guerra c'è, bisogna uvarsela >>. • Correre in automobile per le stiade della Finlandia è una delle peggiori esperi~nzc de!Ja guerra. Nelle città e nei villaggi si è completamente avvolti nei buio e le strade di cam. pagna sono strette e gelate come piste di pattinaggio. Naturalmente fa anche un freddo orribile. La sera ci fermammo in un fattoria per sgelarci un po' prima di continuare. Er~ questa la dimora del Presidente Szinhuszue. primo regus e terzo presidente della Finlandia, un grande patriota molto amato che i Finni chiamano familiarmente Pietro. Ci accolse egli stesso in casa sua: alto, canuto, con una giacca a vento e stivaloni da caccia; sua moglie piccola bruna c vecchia qi12Si quanto lu1 ci raggiunse nella stanza di soggiorno. Sedici soldati che gli Szinhuszue trattavano come bambini, erano accampati nella casa. Il \'e<· chio presidente ha passato due anni e mezzo della sua vita in Siberia perchè rifiutava di violare la legge finnica come gl'imponevano i Russi, e durante quegli anni sua moglie andò tre volte a cunrlo nel campo di concentramento. La loro fedeltà reciproca e verso la finlandia è leggendaria : questa devota vecchia coppia è quasi un simbolo del suo popolo. Come tutti gli altri Finni odiano la guerra; sanno come gli altri che cosa la guerra significa. Ma hanno lavorato a lungo-per edificare il loro paese, e sebbene niente sia perfetto sanno che la Finlandia è un posto dove gli uomini non soffrono la disoccupazione e la faroe, dove la salute e la vecchiaia dei cittadini sono preoccupazioni dello Stato. Le scuole qui sono aperte a tutti; le cooperative e i larghi intc. ressi statali nell'industria e nei trasporti garantiscono una giusta divisione della 'ricchezza. I Finni non si arrenderanno facilmente, e ben. chè questa guerra sia per loro un disastro, l'ac· cettano calmi perchè non h~nno altra scelta Il presidente Szinhuszue ci offri le piccole mele del suo pometo lodandoci la bellezza del l~ finlandia in estate, e sua moglie c'invitò cor. molta grazia a tomarli a vedere, « quando la guerra sarà vinta ». « Nòn ci saremo mossi». ci disse « la nostra casa è qui ».

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Una nazione di gente coraggiosa fa piacere a vedersi. U n bambino di nove anni guarda\'l ieri i bombardieri russi davanti a!Ja sua caSi di Helsinki. Era biondo e grassoccio: pian tato a gambe larghe con le mani sui fiand1· guardava il cielo con un viso ostinato e serio irrigidendosi contro le esplosioni. ·Quandc l'aria si fu di nuovo quetata disse: «A poc< a poco perderò davvero la pazienza!».

JI&BT.& GELLHOB ~ (Tr~W~•••••e 41

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FU NEL 1916 nel Tampere, nella tarda citate che la sventura si abbattè sul capo· della piccola l rja. Le persone superstiziose potrebbero oggi n• vedere in quel malaugurato incidente un segno ~ premonitore. Il sarto, presso il quale Mahnio "" era occupato, aveva commesso taluni soprusi IJ nei confronti dei suoi dipendenti e per di i» più ne aveva cacciato uno. Gli altri allora, s:l per minacciarlo, proclamarono lo sciopero ed " abbandonando il lavoro se ne andarono girol~ vagando per la città. Così Malmio si ritrovò O su per l'erta assolata che conduceva alla sua te abitazione. lvi giunto si imbattè nel medico ,11 {Ondotto. Beh, ch'era venuto a fare costui in r.S casa sua? Entrò in cucina, nessuno; ma nella O camera accanto, passi concitati s'avvicendavano lP ad un fioco lamento. P Quando padre e madre si trovano in simili i±' frangenti e fra d i loro manca l'intesa, quel IIS1 tissarsi faccia a faccia può degenerare in scene penose. Negli occhi dell'uomo trema lo sdegno che non perdona: « Colpa tua natura!~' mente, la tua sventatezza, femmina stolta! » E ~:1 la donna sente nel petto il cuore torcersi dalla 1J pena : non ti sembro sufficientemente provata ? ~ Così i suoi occhi rispondono a quelli del ma~ rito con altrettanta durezza. E dopo questa :" schermaglia senza parole, la confessione di~~ viene quasi impocsibile. Giacchè come convini cere il suo uomo ch'essa non è colpevole ? Ep(l

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pure è cosl; si era appena fermata un istante a far quattro chiacchiere con la signora Heino, la vicina di casa, quando la bimba staccatasi dal suo fianco era penetrata nella lavanderia ed aveva trangugiato la lisciva bollente. «Quindi la colpa è proprio della tua maledetta 'smania di muover la lingua ! E il medico che dice ? ». La donna tace. Ma!D'llo si era già raffigurato l'impressione che avrebbe suscitato fra i suoi con 'il racconto dello sciopero imminente. Ed ora bisognava rinunciarvi a causa di quel malaugurato incidente. Del resto anche lo sciopero finl in una bolla di sapone; il padrone, di fronte alle minacce dei suoi dipendenti, aveva ceduto. Ad onta di ogni previsione la bimba non morl, visse rantolando e ogni giorno che passava si faceva più trasparente perchè rimetteva il cibo non appena inghiottito. Solo i suoi riccioli. color del lino erano più belli che mai. Un alone di profonda tristezza pesava sulla vita di Malmio. Marito e moglie bisticciavano senza tregua; le entrate si assottigliavano sempre più. Irja aveva continuamente bisogno di assistenza ed era a Hebni, la sorel. lina maggiore, che spettava tale compito. Helmi si ribellava e spesso accadeva di sentire pian. gere contemporaneamente le due piccine. Prima Malmio guadagnava bene, e la famigliuola poteva concedersi qualche larghezza. Ora in.

vece i guadagni scemavano, scemavano ; ed a convincersene bastavano g li sguardi critici delle comari del vicinato. Nessuna cosa al mondo 5arebbe stata cosl avvilente quanto abbandOnare la città per la campagna, ma cionono. stante la signora Malmio, specie nei momenti in cui la piccola Irja si assopiva e Helmi sgusciava nel cortile per fare il chiasso con gl.i altri ragazzini, si sorprendeva sempre più spesso fissa in tale pensiero. Eh sl, era una eventualità da prendersi in considerazione: Il, al paesello, dov'era nata, il posto che avrebbe occupato oggi era ben altro di quello d'un tempo, chè allora non era che una povera serva. Le sue riflessioni la conciliavano un po' con il mondo ed anche il sonno della piccola Irja le sembrava più calmo e ristoratore. Anche Malmio era stanco di quella vita. Tra. scorreva tutte le ore libere con i compllgni a discutere di politica, ma anche questo 'lo an. noiava. Ogni discussione incominciava con il feudalismo medioevale, per sfociare nel capi. talismo moderno; dottrine che più si propina. vano e più perdevano di sapore. Però ritiran. dosi a vivere in campagna, propugnando Il le stesse idee ?... E, vedi un po', per la prima volta dopo tanto tempo, la donna rion trovò da ridire sulla proposta avanzata dal marito. Il trasloco avvenne già in quell'autunno e quando a vespero le comari si segnarono


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uscendo dalla chiesa, una notizia co~ di sente che :;<: pur simik .1gli alt n , un altro gior. sito da colpire penosamente chi J>O!>Stede~ natura sensibile. Financo il medico nel bocca in bocca. no è caduto nel nulla con tutto il suo incomla non riesce a liberarsi da un certo mensurabile contenuìo che tuttora la fa vibrare « lo sa~e Alvina è tornata in paese con fin nel più profondo del suo essere, fin nella· pena benchè essa fosse U1lJI ammalata il marito». «Ma guarda, guarda' E figli ne tro che dffficìle. E qiWldo sull'aia i ha?». «Due bimbe soltanto di cui una, pove. sua povera. gola bruciante. erano intenti ai loro giochi ed lrja rina, è molto malandata, sfido io ! ha trangugiaCosì passano in una pesante catena i giorni, sulle scarne gambe, veniva a piantarsi n to della lisciva, rimette il cibo non appena lo l'uno dopo l'altro. no, il chiasso cessava di colpo, nessuno manda giù». Natale è giunto. Le sofferenze di lrja sono più voglia di giocare, eppure la bimba Nessuno ama occuparsi di lrja straziata da un po' scemate. Il sole gioca di nuovo sul pamolestava, guardava muta., ansimante. quell'eterno bruciore. la madre l'abbandona a vimento della cucina e per la prima volta il naturalmente all'opposto di un tempo Helmi e Helmi l'abbandona a sè stessa. lrja pensiero della bimba corre al passato : questo staccava dal gruppo e trascinava viJila ha sempre sete e non può respirare. Spesso le momento essa l'ha già vissuto, un raggio di Non perchè avesse sciupato anche a accade di sorprendere i discorsi dei grandi che sole sulle mattonelle... sente un richiamo micere del gioco, no, ma per dimostrare sterioso. A mala pena coperta da pochi e smun. parlano sempre della sua prossima fine. Ma tri la propria solidarietà verso la sorella. no, non muore e l'inverno è già alle porte. ti straccetti, la piccola siede per terra sola e Nell'esistenza grigia e squallida dei suoi, Ogni tanto la- portano dal medico, povera c quando nessuno la vede appoggia amorosamenpiccola bambina. · rivoluzione piombò con l'irruenza di un te la guancia sulla stinta corsia intiepidita dal Tutta piangente, ma rassegnata, essa si adatta ne. Ebbero la netta percezione del mcrn~~t~f• sole immaginando di giocare a rimpiattino con a quelle corse. Durante il tragitto osserva le il silenzio che · l'attornia. Vi sono dei giorni e capirono cfie anch'essi SJtrebbero ltnaiJJriCfllte usciti dall'ombra ed avrebbero potuto a:;s~w:g·erc.;lll in cui la macchina da cucire tace. Anche il fattorie disseminate ai lati della strada, ve ne al posto che loro spettava. La signora sono di gaie 'dall'aria linda c pulita; altre tetre, bruciore nella gola si attenua; talvolta è come quasi abbandonate. Le sembra persino che sua se dentro vi fosse della legna secca. l genitori · era piena di stupore nel constatare come vi fos. se della gente cosl fortemente attaccata a cer. e Helmi pare siano usciti, sembrano occupatis. madre si senta· più legata a quelle case che te tradizioni. Così nel c~iderare, per esemnon a lei. Sl, essa deve morire, ma prima però simi tutti e tre. Quando intorno a lei tutto è pio, le contadine sue vicine si sentiva invadere bisogna fare quei frequenti pellegrinaggi nella silenzio, Jrja soffre di meno. · casa del medico. Helmi non fa mai parte della dall'ira e dalla pietà insieme : ma era vivere, L'anima della bimba continua a vagare nel spedizione... Oh, che sete terribile, come le quel ciab<tttare tutto il santo giorno tra st~la, desolato labirinto delle sue giornate e non si brucia la gola. tinozza e focolare con le !lWliche nalb<lwtte;JI sperde più come un tempo in cupi o luminosi Un crepuscolo invernale pieno di esaspe. sul volto dipinta quella rassegnazione recessi. C'è g ià d1i spera che la buona stagione rante uniformità. Al di là della porta si ode il Mai un teatro, perchè il teatro è opera ed il sole le ridaranno la salute. Ma non in monio. Ignoranza crassa, nessuna comprcnsio. cinguettio della macchina da cucire del padre, una prossima guarigione va ricercata la causa ne! la signora Malmio si avventurava in pettegolo a volte ed a volte sommesso come di questa trasformaziorle operantesi nel silenun soffio. la madre, sfinita dai tentativi di zio; bensl nella mutata e continuamente muquelle fattorie per .apportJtrvi il verbo innovatante atmosfera in cui Jrja respira. Essa ha toce, ma non per questo le contadine ìntc:rrom. far mangiare la bimba, rh~ presa in collo. Sente inl!midirsi gli occhi di pianto, e ad un l'impressione che ·iJ pa.dre e la madre, e persipevano J' eterno loro via vai fra stalla e fornel. li, nè in omaggio alle sue concioni desistevano no Helmi sieno colpiti anch'essi dal male, non tratto il suo pensiero corre a Dio. Ma ha J'im. dall'impartire ordini a destra e a sinistra- ai in modo da gemere dal dolore come lei, no, pressione di cosa superat<t persino nel ricordo famedi . La signora Malmio non si lasciava penoso d'altri tempi. Nemmeno la povera bimma in modo da divenire un po' alla volta simili a lei, lrja. Tuttavia è evidente che i genitori smontare da quella ostentuione un po' grosso· ba malata che essa tiene sulle ginocchia, ha hanno da sbrogliare un'intricata matassa prima lana accontentandosi di sottolinear.l a con un nuJia di comune con quel Dio. Al di là della di ritrovarsi sullo stesso gradino della piccola portJt cinguetta la macchina da cucire. E' essa risolino pieno di commiserazione. la vita intima dei coniugi Malmio assunse inferma. Sembrano ordire piani misteriosi assì, che dà loro il pane; ma come stentat~men. m quell"epoca nuovi aspetti e colore. Episodi sieme a tanti altri che spesso invadono la loro te, e come greve ed opprimente pesa sul cuore casa. Anche nei suoi riguardi, padre e madre vissuti in comune riaffiorarono dal passato e la diffidenza dei villani. E' ripugnante addiritsono divenuti meno astiosi, Helmi segue di l'uno scorse balenare nel volto dell'altra quei tura volgere il pensiero a Dio fra questo lezzo preferenza i genitori, ma se deve rimanerle actratti che tanti anni prima li avevano spinti ad di povera gente! E questo misero vcrmiciattolo canto lo fa di buon grado. Prima si parlava unire Je· loro esistenze. Evitavano di litigare che ~on può nè vivere nè morire, anch'esso bi. così spesso della sua prossima fine. Ma ciò sogna trascinarselo appresso. Ahimè com'era per qualsiasi ragione; il momento che vivevano verso cui tutti tendono così febbrilmente si era troppo solenne per cercare soddisfazione tutto diverso quando questo piccolo essere stava prepararano, anche il padre e la madre, H elmi in beghe così meschine. Era come una muper nascere e lei ed il marito cercavano il nopersino, è un'altra cosa., non è la madre, Helmi me da dargli: lrja Kyllikki. la donna sente sica che con i suoi mir<tbili accordi trasporessi non hanno inghiottito la lisciva e perciò il suo volto contrarsi io una smorfia di dolore tasse lontano, sempre più lontano... che CO· non dovranno morire. e divenire brutto... sa meravigliosa tenere spiegato fra le maNonostante le trepide sensazioni, i pensieri la piccola Jrja preferirebbe giacere altrove ni un giornale nuovo, un giornale che por· delicati che attraversano il suo animo, este. ti l'eco dell'ascesa trionfale. Ora solmnto anzicchè in grembo alla madre. Eppure non cerca di svincolarsi; solo quando questa fa per Malmio hanno capito ressenza del capitalisro_< riormente Jrja non possiede nulla di attraente. spogliarla si rivolta in un improvviso scatto La. faccia, le mani e Je vesti sono quasi sempre moderno e come esso fosse solo uno strasa in disordine, mentre la meravigliosa messe di co del sistemJt feuaale. Sì, era proprio così di disperata ribellione. Ma che possono le sue riccioli appare quasi fittizia confrontata allo deboli fç>rze rìspetto alle ener$iche bracci<~ ma. la borghesia, e perchè odìarla? Un'accolit smunto corpicino. Eppure sotto questa appateme? Perciò il suo pianto si fa sempre più di gente retrograda ignora di ciò ch'è l straziante, penetra fino nella stanza accanto renza scostante c'è qualche cosa di cosl squivera scienza ad onta di tutte le sue potenl dove il padre lavora. Egli si fa sulJa porta, ma Univer;ità. Il pensiero della signora Mal~i. alla vista del suo occhio corrucciato, dei suoi vola verso i propri amici, laggiù nella c1tt terribili baffi irsuti, la bimba urla ancora più che si trovano sul medesimo gradino social forte. Il pad~c si avvicina e le lascia andane un suo e di suo mMito. La loro ascesa è decretat leggero buffetto sul sedere. ora c'è modo di affermarsi. In paese, essi, «Non la picchiare », lo rimprovera la moMalmio, sono i soli evoluti, per cosl dire, glie. «Ti farai mettere a letto da brava, o ... )). signori... ed una visione attraversa il suo ce minaccia il padre. vello : una serva... possedere una serva. Irja è come se avesse nella gola, irritata dal Piccole gioie d'ogni genere s'insediavano n pianto, aghi roventi che le si conficcano semcuore della signora Malmio: la parabola sa pr~ più profondamente nella carne, giù sempre va, il passato non era più che un incubo... lr più giù. Inondata di lagrime è la faccina la piccola inferma ne era il tangibile testimor smun.ta che i ciccioli d'oro cingono d'un'aureo. la madre ed il padre la curavano ora 0 la qu~i soprannaturale. la piccola affond<t il maggiore sollecitudine. Tutto ciò ben 1 capo nel cuscino- e .:osi anche quella sera tèso, quando ne trovavano il tempo. E P1

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• troppo di tempo non ve n'era sempre, chè gli l

avvenimenti incalzavano e nulla poteva trat. • tenere la loro corsa verso l'inevitabile. Corsa li sfren2ta che c2cciava sempre più lootano il ri. wrdo del tempo in cui la sventura era piom~ bata su quella casa ed aveva fatto della ptccola lrja un povero essere sofferente. l' La. bimba era naturalmente ben lungt dal • .:omprendere ciò che st2va accadendo intorno • a fei, sentiva però confusamente che esistevano ormai nel moodo cose infinitamente più im1 • portanti del male che le attanagliava la gola. Sinchè una notte - molto tempo era passa. 1 J to - la piccola si svegliò di soprassalto. Il pa.. Jre era chino su lei ed afferrati a casaccio al1 cunt endumenti materni ne l'avvolse alla me• glio e con il suo fardello usci in istrada. Là • una slttta attendeva. He.lmi, infagottata anch'es. f sa, era già al suo posto.

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Nella notte tumultuosa la signora Malmio correva affannosa.mente lungo la strada che porta alla chiesa. I cavalli galoppano all'impazzata e la donna che cerca di trattenerli per le briglie ne è quasi travolta. « Per l'amor di Dio, fermate gli a..ssa.ssini» essa urla ai fuggitivi . Una slitta la sfiora; la donna scorge otto facce bestiali i cui occhi torvi la fissano con indifferenza; un'altra ne~ carica di casse e su queste iÒ bilico tre uomini avvolti nelle loro peUicce. Un uomo a cavallo sfreccia via urfan. do. «Il fronte si spezza, il fronte si spezza! ». E' un circasso. Nd passare la sua frusta si ab. batte sulla donna; q~ sembra non accor~el3ene tutta tesa com'è nel disperato tentativo Ji trattenere i fuggitivi. Sileoti, immobili nel.

l'oscurità case e ville si allineano ai lati della strada.. Nella notte piena di cupi fragori, una slitta si è arrestata, e quak.,no afferra la donna. L'aria tagliente della notte le porta il Ja. mento della piccola lrja. Nel fagotto di stracci lì accosto riconosce Helmt e più in là an. cora i l marito. La. loro casa? Ote ne è della loro casa ? L'uomo sollev1 lrja, spinge la donna nella slitta, depone la b1mba nel suo grembo, si aggiusta alla meglio accanto a lei e fa schioccare la frusta sulla groppa del cavallo. E' il baio dei loro vicini. Le slitte volano, si urtano. Scricchiolii simili a lamenti, imprecazioni. Alle loro spalle tuona iJ cannone. «Per l'amor di Dio fermate gli ~ini !»..., sono le sole parole che le labbra della donna balbettano - e nel suo cuore c'è un gran senso di Cd.lore per il suo uomo. Il rantolo fioco della bimba giunge incessante all'orecchro della madre, più forte, più temibile del fragore che li attornia. Cosa agita in questo istante quella piccola anima in decli. no? - chissà? Non v'ha intuito che possa ac. costarvisi. Ciò che tuttavia ognuno sente è che Irja - per una strana coincidenza - è fra quella schiera come un fulcro: essa incarna una generaziooe che non ha bisogno di assi. stere e di aspettare ciò che vi sarà alla fine ~'avventura, per la quale quindi quest'av. ventura è una partita chiusa. « Mamma, acqua, prego, prego acqua! » im. plora la bimba in un soffio. « Piccola mia non ne ho... in nome di Dio, che bai? » e nel rimbocca de meglio lo scialle s'avvede che le sue gumcine scottano. Scivolano le slitte a centinaia nella lunga

notte polare. Gli zoccoli dei cavalli urtano con. tro il ghiaccio del gran lago gelato. Una notizia, appena sussurrata corre di bocca in boe. ca... Ma giunti sul posto ognuno può vedere con i propri occhi il cad2vere di un signore corpulento, con ai piedi le sole calze, che giace riverso ai margini della strada... «Acqua, mamma, dammi dell'acqua... ». E sempre più lontano va l'infinita teoria di slitte senza mai sostare. Sorge infine l'alba livida. La stazione ferroviaria fa capolino fra la bruma. Sulle ginocchia materne il mucchio di cenci giace inerte scosso soltanto a tratti d2 un breve sussulto. La. vocina implorante non chiede più acqua, il respiro è un soffio, corto, ansimante. « Dio, Signore... creatura mia adorata... » balbetta la madre senza posa. Alla stazione c'è infine un angolino al caldo dove sedersi e c'è anche dell'acqua. M2 lrja non la beve, anche se un leggero tremito agita tuttora le sue labbra. Ha gli occhi socchiusi la pupilla river. sa. Il suo martirio incominciato a Tampere è giunto alla ftne. Quando la madre svolge il triste fardello si accorge che il marito ha av. volto la bimba nei panni sporchi ch'essa nelle ultime settimane non aveva trovato iJ tempo di lava.r e. La prima a morire fu la piccola Irja. Poi morl la madre; essa venne giustiziata come rivoluzionaria.. ldmi la segui annientata da un morbo violento preso in quella terribile notte ed il padre morì in carcere. Poi la Finlandn divenne libera ed indipendente, poi incominciò la lotta senza quartier~ se anche non a mano armata : Per la Monarchia ! Per la Repubblica! Jl'. R. .ILL.&.WP.&.A. (Tftool••• · - . . . . . . .,

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RECLUTE

DELLA

MARINA

INGLESE

Loro pro.~rlmnu t:r.i ~1.110 d rnantenim~to nKnt.dot.t unu 'tok. tJtllo muw (">01 un prodelb rdo,~.:oone prot~~IJilll. la lobcrtà Ji cosoeo. ).:r.unrn.1 11 h1g Il u/1g l ol ''"1 '<.:mhr.Fono t.l, ('tnJop<·nJl-nZJ J1:1 ,I(IUJiti e )'autorità dd ondO>-.olubolnu:nt<.: k-,t;.llt, u>mplull<.:nl.lro '1u·'": PariJom:nto Con yuc'>IO pro~tramma avevano un (X> ,om<.: 1 fr.lltllo \l&!llt\1. dH.: (Xl"ono d<;tronoa.lto glo :-.tuMt ndla « ~loriosa Rtvoluodt.tr\1, m.t d!t wp.tr.lt o nu>rrd>huo l:d i: onLoOnt· >) Jd \ hHH, <: '' c-r&no :tssicuratt un~ ' (·,t ,l\, tnutu t h<: '>Oh.ontu uno dct ,ho t: i: ntor unqu.1nun.t Jo .11101 d, potere. duranti i qualo t O, l.o-1 1.111d0 IO\ 11.1 ('.dtro V o lLl nd /OI) lL~l,l ogno ptn,olo Jo « p3posmo » erJ. stato scongiUoubu~t<.:LL.I onol.lt.o. pn.>l Ull<.:nk J.dl.1 ~tmplo. rato, e la supremazia del Parlamento era stata cità delle sue dottrine fondamentali, che lo rendefinitivamente fondata. Allora I'Inghiltern 1L NOME tory riappare di quando in quando deva intelligibile e accettabile anche alle masse, era apparsa, assai più che una monarchia, un~ nell'uso moderno inglese con. un suono ancora il giorno in cui queste fossero diventate arbi. grande repubblica aristocratica, nella qu~ pn. di attualità. Gli aV\'ersari del partito conservatre della vita politica della nazione. Mentre il meggiavano i Russe! e i Cavandish, i Bcntick c tore ~ ne servono, con l'intento di riassumere rvhig era una natura molto più complessa e i l.eonox. Orgogliosamente queste grandi casa· ~brigati1·amente accuse complesse, che a voler. raffinata, un organismo molto più delicato, te Whig paragonavano se stesse al pat:riziat? le esporre con maggior precisione risulterebbe. che, una volta uscito dall'ambiente chiuso e tievenetq, del quale ancora durava nel mondo il ro probabilmente infondate : mentalità retriva, pido del secolo XVIII, doveva fatalmente amprestigio di abile e sapiente governante. ~ angustia di preoccupazioni di classe e di casta, malarsi e perire. Whigs erano grandi signori, di nascita e d1 cose tutte che da Disraeli in poi i conservatori Per quanto lontano si voglia portare l'origi. fortuna: e l'insegnunento raccolto da ~aine .( ue del partito whig, magari fino ai favoriti di hanno ripudiato, ma nella cui esistenza è semda Tocqueville, che la libertà è patnmo,uo pre bene che credano gli elettori laburisti. Spes. Enrico VIII che si divisero i beni della Chiesa delle aristocrazie, viene senza dubbio dal loro so se ne servono i conservatori medesimi, ed Cattolica, o semplicemente alle elezioni dopo la Restaurazione, quando la parolA whig nacque allora è con un sentimento di tenerezza filiale, esempio. . come quando si tira fuori WJ. vecchio oggetto ricchezze dei Russell «erano cosi eoonnt, da whigdmQt'e (nome di certi banditi della di famiglia ancora utilizzabile: non si è più che non solo oltraggiavano l'economia, ma sfi: frontiera scozzese), è certo che i whig sono emi. nentemente creature del secolo XVIII. In quel Jory in politica, ma lo si è ancora, e senza pedavano a credibiliti •· dice Burke: ai temp' ricolo, in questioni di arte, di moda, di costusecolo fiorì la loro fortuna, all'ombra del trono di Disraeli, il duca di Bedford, capo della fa miglia, aveva trecentomila sterline di rendot: mi, .di architettura. Dello stesso Gladstone del di Guglielmo e Mary, poi accanto al trono dei resto, il grande leader dei liberali, per _il suo all'anno. Noo meno opulenti erano i Cavco· due primi Hannover, ed essi rimasero definitiamore dello splendore monarchico e il suo gu. dish il cui capo duca di Devonshire e mar vamente segnati dal marchio di quel secolo, sto dei vecchi nomi, Ba!four diceva che appa. eh~ di Hartin~, possedeva sette castelli e. che è tuttaltro che un marchio d'infami.a. Era riva a tremtndouJ o/d tory. il secolo della filantropia, del dispotismo illuera proprietario ~erriero in quattordi~i c~tc< Whig, invece, non si dice più. Il nome stesRicchezze simili permettevano ai whtgJ di pJ minato: e i whig Io~ non furono altro chcso è scomparso come le persone che lo aveva. droneggiare facilmente il Parlamento. • . lor• un gruppo di despoti illuminati, un Giusep~ no portato, ed oggi nessuno più rivendica una grandi duchi dominavano nei Lordi; e neo (.'J Il, un Pietro Leopoldo a più teste.

I WBIGS

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munì si affollavano i deputati dei loro « borghi putridi » e dei loro «borghi da tasca », la cui elezione era in realtà una nomina del gran signore terriero, giacchè « votare secondo le istruzioni del proprietario era considerato preciso dovere del buon fittavolo». Quando questo dovere era dimenticato, il proprietario licenziava l'elettore indipendente. l colleghi elettorali inglesi erano ancora quelli del tem. po degli Stuarts, e così mentre le grandi città moderne come Binningham o Manchester non potevano eleggere nemmeno un deputato, c'era il famoso borgo di Old Sarum, con meno di duecento abitanti, che mandava due rappresentanti a Westminster. Secondo una statistica della fine der se-colo XVIII, su '13 · deputati per l'Inghilterra e il Galles, più di 300 erano eletti da proprietari, 88 erano palesemente nominati da membri della Camera dei Pari, e 72 dovevano la loro elezione all'influenza di pari. Su questo piano di patente corruzione, di sfacciata venalità, aveva prosperato la fortuna politica dei whigs od secolo XVIII. Ma bisogna convenire che attraverso il filtro della loro fierezza signorile, della loro orgogliosa indipendenza di aristocratici (mai i.grandi whigJ erano stati cortigiani 5ul modello di Versailles) e della loro tradizione politica rimontante alla resistenza all'assolutismo, quella corruzione e quella venalità avevano da. to frutti ammirevoli di sapienza civile. L'inimitabile libertà degli inglesi era opera.loro, la ..:ostituiione equilibrata che Montesquieu ammirava e proponeva all'Europa era opera loro :

e quando la fortuna era cambiata, e il potere era tornato ai lorieJ, il gioco aveva ormai la sua regola, alla quale tutti acconsentivano. Giorgio III, nel tentativo di risollevare il potere personale del monarca, doveva passare attraverso la maggioranza parlamentare, e i torin, nella loro lunga, ostinata, gloriosa lotta: contro l'egemonia napoleonica sull'Europa, non avevano contato su altro appoggio che su quello del l· elettorato. Pitt il giovane aveva dato .ai lorieJ una fisio. nomia tuhig. Riorganizzandoli dopo la loro lunga decadenza, aveva cercato di attirar nell~ loro file i nuovi ricchi, i grandi mercati delle Indie e delle colonie, aveva creato i fondi elettorali, aveva disegnato anche lui una carta geo. grafica di borghi da tasca controllati dai pari 8el partito. Cosl alla fine delle guerre napoleo. niche, secondo Croker, i pari loriu che controllavano collegi elettorali etano 96, contro :14 whigs: ecco la ragione, deduce Disraeli, per la quale i whigs diventarono partigiani della Riforma Parlamentare. Comprendevano infatti che senza una ridistribuzione dei seggi, che avesse dato alle grandi città e alla classe industriale una rappresent::nu proporz.ionata alla loro importanza nella nazione, non sarebbe stato facile ristabilire durevolmente il loro antico predominio. Ma certo non fu solamente questa la loro preoccupazione: lo stato dell'organizzazione elettorale era diventato troppo evidentemente arcaico ed assurdo perchè la sua illogicità non colpisse uomini tradizionalmente propensi alle riforme

c al progresso, e d'altra parte la loro esperienza politica li ammoniva che nell'Europa del secoiQ decimonono era necessario fare conces. sioni 'opportune per evitare una rivoluzione violenta e sanguinosa, della quale in Inghilterra parevano innumerevoli i sintomi. 'Essi promulgarono dunque la Riforma del 1832. Questa aboliva il collegio elettorale in sessanta borghi con meno di duemila abitanti togliev:t un deputato a 47 borghi fra duemila c quattromila abitanti, creava collegi elettorali nelle grandi città che ne erano sprovviste e. ne aumentava il numero in quelle dove· la rappresentanza non era proporzionata al la popola. zione. Così una gran parte dell'elettorato veniva sottratto all'influenza dei grandi proprietari lories e andava a gravitare intorno allo splendore delle grandi famiglie 111higs e della loro dientela urbana e borghese. ~ I meno perspicaci fra i whigJ si credettero tornati ai tempi felici del secolo XVIII e del governo veneziano». Ma anche coloro che non erano fra i meno perspicaci condivisero quell'illusione : Lord Joho Rwsell dichiarò che la Riforma del 'H era a fin.,J ·mea.s11,.e, c; furono io minoranza coloro che compresero ~ invece i whJgr non avevano fatto altro che aprire le porte alla democrazia, cioè in so. stanza alla loro peggiore nemica, e ceduto inconsapevolmente alle prime esigenze di una società nuova nella quale non c'era assolutamente posto per il loro esclusivismo aristocra. tiro. Scrive E. L. Woodward a proposito di quel primo Parlamento della Rifonna : « il P.re-


sente era nelle mani dei whigs », ma soggiunge; ~la parola c<murvatore aveva ancora un avvenire ». Il liberalismo dei whigs, condizio. nato alla permanenza al potere di un piccolo gruppo di amici, membri del club Brooks's, e tutti più o meno parenti fra di loro, pieno di sfumature, di riserve, di ttticenze, appariva quasi più anacronistica dei « borghi putridi » al cospetto di un secolo che comincia con il sommario autoritarismo di Bonaparte e finisce col suffragio universale. I whigs erano solennemente e profonda. . mente snob. Ed in questo erano tipicamente e inconfondibilmente inglesi. Tcries se ne possono trovare dappertutto, in Francia, in Italia, in Germani& : gente devota alle Case re. gnanti, alla religione dello Stato, alle forze aanate. Ma in nessun paese al mondo si potra mai trovare lo strano miscuglio Ji progressismo e di esclusivismo, e l'ingenua fiducia cbe quello potesse e anzi dovesse rendere accettabile questo, che formavano b. natura dei whigs. Whigs «si nasceva»: 0." F. Cbristie cita una frase sospirosa di Thackeray, che dipinge lo stato d'animo di coloro che noo &ppartcnevano all& sacra cerchia della greaJgr11mi moth,hood: « io non sono un whig, ma, oh!, quanto mi piacerebbe esserlo! » Quando andava al potere un gabinetto whig, i portafogli venivano distribuiti in famiglia.: Lord John Russell formando il ministero dd 1846 affidava il portafogli dell'interno e quel. lo della Guerra a due suoi cugini, il ministero delle Colonie e lo Scacchiere ai suoi due ge. neri, e faceva di suo suocero il Lord del Sigillo Printo. «Questi whigs! - protestava. Peci sono tutti rugini! »Uomini come Bw:ke, come Brougfwn, erano tenuti lontani dai conciliaboli dei grandi petrizi a. Lansdowne-house, o a Pa.lau.o Cavcndish. Ancora. nd 1867, un invito a pranzo da patte di Lord John RussciJ a Bright parve una cooca.sj~ scandalosa e lo ltesto l.ord Jobn 000 IYI!Va saputo riJolversi

a far catrare Cobdea nel JDÌDistm). Verso

i radicali che li avevano sostenuti nella lotta per la Riforma, i whigs per diritto di nascita non provavano che un sentimento di aitera benevolenza, presto tra.sformatosi in avversio. ne, diffidenza e gelosia quando apparve evi. dente che quelli non volevano accontentarsi di essere gli umili servitori, destinati a lavorare, senza salario, secondo le istruzioni e i programmi dei whigs. Questi avvertirono molto presto l'impuien. za dei radicali; immediatamente il loro gusto per le riforme elettorali si trasformò in una nervosa diffidenu. : se qualcuno di loro propo.. neva un nuovo progetto di riforma, gli altri gli si mettevano subi.to contro. I tentativi di Russeli incontrarono l'ostiliti e l'ostruzionismo subdolo dei colleghi, lord Palmerstone, lord La.nsdowne. Palmerson dichiarava a Gladstone che non avrebbe mai potuto accettare la teoria del suffragio universale, nella qual cosa Glad. stone si affermava d'accordo con lui. E cosl la seconda grwdo Riforma elettorale, quella del 1867, la portarono a compimento Disraeli e i tories. Ma vi erano ancora torie$? Con Disraeli questi evolvevmo rapidamente verso la tory·al!mocracy, diventavano «conservatoci», assumeva.oo la fisionomia di un grande partito popolare e nuionale. Di fronte a. loro stava ormai un partito misto composto di whigs, di liberali, di radicali; che cercava anche lui un nome nuovo, e copriva alla meglio le sue rivalità interne con quello di « liberale » : e ogni giorno era anda. ta aumentando nelle sue file la forza numerica dei liberali e dej radicali, pur rimanendovi intatti e sacrosanta la supremuia del gruppo aristocratico. Fu solo dopo le elezioni del 1868 che l'oligatchia whig dovette rassegnarsi al primo sacrificio alle esigenze « democratiche » del numero. L'aver fatto in modo, con il suo ostinato ostru%ionismo, che i conservatoti togliessero a! partito il monopolio della riforma elettorale e, come diceva Dilke, sì impadronissero dei suoi prindpi, aveva scosso il suo pre.

stigio fra i gregari : quando le elezioni ebbero di nuovo tolto il potere ai conservatori, per la prima volta i grandi magnati wbigs dovetta-o farsi da parte sulla soglia di Downing-Street per lasciar passare un uomo che non era dei loro, che non era nè cognato, nè cugino del Duca di Bedford o del Duca di Devonshire, che non frequentava Brook's, e cbe, per colmo di scmdalo, in gioventù aveva militato fn i tories: William Gladstone, il discepolo di Peel.

E' vero che nel primo gabinetto Gladstooe i whigs occupavano mcora i ministeri princi· pali con lord Hartington e con Lord Oarcndon, con il duca d'Argyle, con i conti Granville e Kimberley. Le simpatie personali del nuovo Premier andavano ai grandi aristocratici. alle loro splendide case, alle loro maniere perfette, molto più che non ai deputati provenienti dalle classi medie : ma di già la maggioranza del Partito del Pa~ si componeva di costoro, e trovava che la parte di potere data ai whigs era. sproporzionata alla loro impor· tanza effettiva. La rivaliti fr& i due gruppi minacciava di rompere l'unità del partito. Le idee dei liberali avanzati e dei radicali non trovavano ormai nessuna simpatia sui bartdù dove sedevano, gravi e compassati, fedeli alle plalliere e alle piccole affettazioni della loro scuola, i depptati rvhig$. Nei discorsi dei loro vicini questi fiutava.oo un odore sempre più sensibile di socialismo, un'aura di comizio, percepivano un'eco sempre più distinta di IC· clamazioni popolari : ed avv~i alle Joro cooven.ticole d'appartamento e di circolo, lÌ programmi discussi in abito da sera dando l'ingl~ « aiLt whigs ».per dìsl:ìng;u«llolli meglio (oble6g6d, ooman) i Caveodisb, i Rossell, i Cro.svenor, sentivano uoa coofusione di apprensioni, di vaghi pentimenti, di collera altera e di irritazione impotente agitarsi eattO i loro crani, sui quali indugiavaoo lDCOII'L invisibili, tricomo e pamacca. ((o•,.;,•ll) S&.LIO LIJPI.


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l 'UMIDA NOllE d'inverno scende sulla via Noment3.n a. L'ombra degli alberi infoltisce l'ombr.a del ciclo. Stentiamo a trovare la casa. Dietro un vc:cchio cancello si apre un giardino selvatico e folto. Una volta i proprietari di queste ville intorno a Roma non pagavano tasse, perchè gli eucaliptus dei loro giardini purificavano l'aria. E' una casa antica questa del professore Patlembcrg, genero di Arnoldo Boecklin. Tendaggi rossi pendono dalle pareti, gli occhi dei ritratti d , guard111o dalla penombra. Quale misteriosa frontiera abbiamo varcato? Pensiamo a quello che avviene nel mondo, al male che domina, all'avvilimento dello spirito ; e stupiamo di ritrovare io questa casa, dietro il riparo di una famiglia di eucaliptus, la grazia, la profondità, il dc:coro della \•ita rOmantica.

Fra le seduzi_oni con cui l'Italia richiamava a sè il poeta e l'artista del settentrione - che ne è dell'artista pellegrino.> - assieme col cielo e le sue nubi ora battagliere, ora pacifiche navigatrici; assieme con l'omerisrno del suo mare; assieme con le tracce ancora fresche degli dei, c'era anche il vino. Molto Boecklin sacrificò a Bacco Lieo. L'a.more del pittore per il dio «che scioglie» cnr un amore gio\•anile, risaliva al 18~0, al tempo in cui Boecklin, assieme con altri pittori amici, lavorava in uno studio della Passeggiata di Ri-

AllMOLOO •OIIC:kLIN A 30 ANNI

petta e il vino, nella Roma percorsa dalle brache rosse degli zuavi, costava 4 soldi al litro. Le ricreazioni stc:s.sc erano vioose, le gite fuori porta, Je S05te all'osteria del Meuo Miglio, a Porta Pia; all'osteria Marozzi, all'oste. eia del Carciofolo, presso le Terme di Caracalla; queiJe gite che, allo svago, associavano la contemplazione della natura e le feconde dispute sull'arte. In uno dei suoi autoritratti, Boecldin regge ndla destra un bicchiere colmo di liquido rubino. Talvolta si ricordava di essere svizzero, e assieme con la mogtie andava alla birreria Albrccbt, in via Capo le Case..

Domenica. giorno di riposo. La AM81:LA

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mattina della domenica.,. mentre nelle

città e nelle campagne gli altri uomini si lavavano i piedi, indossavano l'abito da fest.a e andavano a messa (l'uso dd bagno eca ristretto in quel tempo a pochi abitanti della estremità boreale dell'Europa) Boecklin entrava nello studio e cominciava un quadro nuovo. Cominciare i suoi quadri di domenica, lo considerava di buon augurio. La Chiesa condanna il lavoro fatto di domenica, ma il lavoro di Boecklin non era lavoro d'uomo. Come tutti i pittori seri, Boedclio si preparava le tele e i colori da sè. Le tele gli piacevano molto levigate. Il pittore cosciente della sua qualità di artigiano, deJJa sua probità di operaio, inizia Ja fatic1 dell'opera dalla preparu.ione del materiale. Lo stimolo a far bene è più grande nel pittore che dipinge sopra una imprimatura preparata con le sue stesse mani. Fidatevi della nostra esperienza : si dipinge diversamente, si dipinge


meglio, si dipinge con maggior fiducia sopra una teJa prtparata da noi. BMcklin dava un tono al~ preparazione, generalmente il grigio. Si poneva davanti alla te~ grigia, e con una spugna intrisa d'acqua compiva a grandi mas. se la composizione che aveva nella testa. (La prima stesura era fatta nella mente e deposta nella memoria, ndfe ore solatarie che precedono iaunc:diatamente il sonno). Poi si sedeva e guardava quel pre-fantasrna della sua nuova opera. Se l'wnido abbozzo lo contentava, andava su col colore, rapidamente, e fissava la traccia; altrimenti, lasciava che essa, a poco a poco, svanisse. , Rembrandt iniziava la testa dall'occhio, Bocdclin cominmva il quadro dall'orizzonte, e daJJ'oriz:zonte veniva avanti con pennellate incrociate, obbedendo a una misteriosa forza centripeta. Diceva che la pittura è un calcolo fatto con volumi e colori. Tendeva a esprimersi violentemente. Voleva la sua pittura forte, sem. pre più forte. Eu. contento se la cuoca, entrando nello studio, si spa\'entava alla vista deJ nuovo quadro. Non usava tavolozza, ma un desco di marmo. E dipingeva seduto. Dipingere in piedi è da pittore banale, da. pittore che mira all'effetto, da I.aszlo. IJ pittore serio dipinge seduto, è attento e minuzi® come un dentista. Boecklin sperìmeotb tutta la gamma delJe tempere, con particola.re favore per la. tempera all'uovo Poi passò alle resine, e fu grande scoperta per lua la resina di ciliegio, secorido la ricetta di un certo Theophilus. A lui che tanto amava i colori brillanti, la pittura aJla resina di ciliegio diede grandi soddisfazioni; c da buon demiurgo che aman fare tutto da ~. piantò dei ciliegi nel giardino deUa sua villa di S.U Domenico, presso Firenze, c feriva

la corteccaa c.ldl'albero, la.scaanc.lo che la resina lacrimasse dentro il bigonciolo appeso; e raccoglaeva ~on cura l'umore prezaoso; e con molta scienza, con molta pazienza soprattutto lo preparava per la sua pittura. Gli piaceva Rubens, non gli paac.:c\'a Rembrandt. Anche Grùnevald gli paaceva, e da Basale-a spesso andava a Colmar, per rivedere sull'altare della cattedrale il Cristo putrefatto. Gli piace\'ano i fiamminghi. guardava i loro quadri per ore e ore. A. San Domenico a\'C\'a due 'ille e dei c.:ampi a mezzadria. Non poteva soffnre Feuerbach, bello ed elegante. Litagarono per una questione di soldi. Boccklin era <Oito. l.eg&e'a il greco l' il latino. Gli piaceva moltissimo l'Ariosto. Era antisemita. Giona della Germania, la Germa nia., per effetto del suo accanito cèzannismo, ha dato ''ia 1 quadri di Boecklin A 6~ anna ebbe un <.:o lpo apoplettico. Guanto, andò n Viareggio, poi al Forte dea Marmi. A. San Terenzo a\·eva un amaco mannaia, che lo portava a visitare le grotte, in mare. Visitò Ponza e la Gorgona. Il quadro dei «Pirati » gli fu ispirato dal castello d'Ischia. Ponza gl'ispirò l'« Isola dei morti». Morì a 72 anni. Sua moglie gli sopravvisse per altri .l :) anni. Era romana e si èhiamava Angela Pascucci. Era can. dida e forte. Imparò a scrivere da sè, e, stupita del risultato, si mise a scrivere furiosamente. Ha lasciato delle «Memorie». le pW:eva Edmondo De Amicis. Boecklio fu amico di Burckhardt Ma un giorno Jitigarooo. Boeddin aveva• dipinto una «Pietà ». La testa. di Cristo era voltata a destra, Bocckhardt lo persuase a voltana a sinistra. Boeck lin diede ascolto all'a. mico, ma il risultuo fu pessimo. Ctedevamo in vetiti lo storico del Rinascimento piu intelli. ~te, o per lo meno sciente che consigli ai

pittori non bisogna darli. Boec.kio era grne di carattere. Si ammalò di tifo, e all'uscire dalla malattia. dipinse l'Autoritratto coo la Morte che gli suona il violino alle spalle.

Una sera, dopo cena, nell'estate del 1898, la famiglia Boccklin era riunita sulla terrazza della villa di San Domenico. C'era pure un cognato di Boecklin, che rievoa.va alcuni ricordi della guerra del 1870. Boecklio, taciturno per natura, tattva e ascoltava. D'un tratto, brillò un incendio nella valle. L'iodoowu, Boecklin abbozzò la prim:1 delle quattro ver. ~ioni del~ «Guerra ». Il cavallo che rtgge b Morte, è ispirato daJ secondo cavallo del gruppo dei cavalieri, nel «Trionfo della morte » del Camposanto di Pisa.

Non st vol3. per accordare le distanze. Vo. lare è un desiderio metafisico dell'uomo, un sogno, il ricordo di una vita remotissima e mostruosa. Come chiamare l'uomo in cui più vi\·o si conserva il ricordo del volo? L'uomo naturalmente non è fatto per volare, lui che nemmeno per nuot1re è fatto, e un giorno non saci fatto neanche per cammioa.ce. Serba però un oscuro ricordo di quando nuotava e volava, siccome fra gli uomini futuri quaJ<uno ricorderi. il tempo in cui l'uomo camminava. La prospettiva. del desiderio è falsa, JD01tn nel futuro ciò che invece ~ nel passato. Non desideriamo nuovi acquisti, ma riavere c:ib che abbiamo perduto. Abbiamo l'illusiooe di avanzare verso i nostri desideri, mentre in ft.. rità questo andare è un ritorno. La DOitra ..P· razione più grande, il nostro desiderio più ...,.. fondo è di dtomarc alla coodiziooe che preceduto la nostra nascita: e ~ 1100 ci i

a.


FIIOIITIE

OCCIDIIITALE :

consentito rientrare nel grembo di nostra ma. dre, d contentiamo di una metafora, e rien. triamo nel grembo deUa terra. Il ricordo del volo si riaccende talvolta nel sogno, vi ritrova la sua qualità di mezzo per liberarci dal male. Sognamo che un pericolo ci mcalza, ogni mezzo di difesa manca, stiamo per soccombere; ma quando l'angoscia è p•ù stringente, rttroviamo di colpo la nostr~ fa. coltà da cosl lungo tempo perduta, e coo un senso d'immensa liberazione ricominciamo a volare. Boecklin era un icarista, si ricordava di quando l'uomo volava, desiderava ritornare a quella primitiva condizione. Tra il 1870 e il 1880 ideò, disegnò, fabbricò macchine per il volo a vela. Lui e i suoi amici costruivano l'ossatura degli apparecchi, le sue donne, la moglie, l'e .6glie, le domestiche cucivano la tela per le ali di bambù. Due amici aiutavano Boeckli.n : zur Helle e von Pidoll. Questi morl suici~a, a Roma. Zur Helle era pittore ed era stato allievo di Boecklin. Da un viaggio in Egitto riportò al suo maestro una testa di coccodrillo impagliata, che ispirò a Boecklin il quadro di « Ruggero e Angelica ». Il paladino

apre il suo manteJlo ad Angelica, vergine ger. manica, nuda e increspata di pudore, mentre, da terra, il decapitato drago volge uno sguardo lungo d'ironia a qudlo spettacolo di amore, di onore e di cavalleresca montatura. Gli esperimenti icariani avvenivano a Cam. pocaldo. ptcsso San Domenico. La voce si era sparsa della «cosa diabolica», e i contadini si fermavano a guardare di lontano, torvi e mi. nacciosi. Talvolta tiravano sassi per distruggere il saWlico strumento, e zur HeUe e von PidoU, t'X uf.6òali, organizzavano la difesa. L'inteJli. Rtnza è una memoria lunga. Ma il contadino

FANTEIIIA FIIANCIESE 111 UNA

~OSIZIONIE

ha la memoria corta, ha dimenticato che una volta egli pure volava. Dopo i tentativi in Toscana, Boecklin fu chiamato a Berlino dallo Stato Maggiore del. l'esercito, invitato a ripetere i suoi esperimenti. Boecklin fece parte dei suoi studi a Otto Lilienthal, e, con gli apparecchi ideati dall'autore dell'« Isola dei morti», il pioniere dd volo a vela cominciò a staccarsi dalla terra, fece al. cuni brevt ,•oli, uno di trecento metri. Un ~torno, Lilienthal nuscl a collocare sul suo ap'Parecchio un motore, ma quel giorno stesso precipitò a terra e morì. Volare con motore non è cosa naturale. Per spiccare i suoi voli, Lilienthal si era costruita una collina propria. Ciò che ri<ordano questi « •cariant », è il tempo m cui la vita dell'uomo era un grande, continuo gioco. L'idea del volo dominava la mente di Boe. cklin. Qualunque foglio di carta gli capitasse tra le mani, egli se lo posava sulla palma, lo agitava leggermente affinchè quello si staccasse, lo guardava librarsi nell'aria, scendere pia. nando lentamente. La posta un giorno gli re. capitò il diploma dell'Università di Basilea, che lo nominava dottore honoriJ rauJa. Boe. cklln prese quel bellissimo foglio di carta, non lo lesse, ma piano piano, con delicatezza infinita, lo fece volare attraverso lo studio.

Boecklin era forte, robusto, agilissimo. A sessant'anni faceva ancora i salti mortali. Ma alla vista del 5angue sveniva. Noo si poteva tagliare le unghie, ma se le faceva tagliare dalla moglie. Soffriva se uno stava alla finestra. Quando sua moglie partoriva, BoeckJin si met. teva a letto. In alcuni paesi della Balcania, il marito si mette a letto dopo il }MrtO dd1a

AVANZATA

moglie, e riceve gli augurii del parentado e degli amici. Ogni simbolo è il riflesso cfuna realtà. Boecklin ebbe quattordici figli. In una >ua « Pirtà », là dove Cristo giace sopra un sarcofago di manno e un arcangelo scende dal cielo, gli angiolett\ che da un lato guardano con mestizia il Redentore morto, sono tutti 6gl.i del pittore. Otto gli morirono, uno fu ucciso. Anche un frateUo di Boedclin mori assassinato. Uno dei figli morl puzo. Uno solo è ancora in vita. Ha sposato un'indovina e vive segretamente a Monaco, deformato dalle malattie. Due figli furono pittori : Carlo, che era anche architetto, e Arnoldo che, ooocbè il nome, aveva ereditato dal padre anche il ta. lento per la pittura. Pallemberg si alza e ci fa passare nella camera accanto. E' la sala da pranzo, ornata di colonne e tappezzerie. La tavola è apparec. chiata, dai piccoli bicchieri d'argento si riconoscono i posti dei bambini. Pallemberg stacca dalla parete un piccolo quadro, lo avvicina al lume. E' una testa di bimbo. Pittura intensa, smaltata, dipinta evi. dent~te con t~ine. Una delle pochissime rimaste di Arnoldo Boecklin, il figlio. AJ. cune macchie sono spane sulla tela, come 6ori di malattia, e offendono il dolce, il mesto volto del bimbo. Pallemberg imputa queste macchie alla vicinanza dd ca.lorifcro.. E! triste pensare a questo pittore, oppresso da un grande nome, morto giovine, e perseguitato anche di là. dalla morte da una sorte· contraria. Per~ questa idea fissa io Boecklin di volare? Per fabbricarsi uno stnuneoto forse, e trapessue od moodo aeato dalla sua mente, che non era una fmtuia, ma una realti. .& LaK•'I'e .ATIWJe


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MAR IA TERESA asJXttava il suo quacto bam.

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cede, al trono, che nel l 7<15 .tlla morte di hinr <f<l~nc.lo, il 20 ottobre 1740, moriva l'im. Francesco, fu associato al governo, ebbe opi. p.:urNI.' Carlo VI, e. il giorno ~e ai fu- - nioni liberali e progetti audaci, che scandaliz.oeralt, IJ regina, che da poco aveva compito i zavano dolorosamente Maria Terc:sa, spingEoaV•11hlle anni, presiedette, per la prima volta dola a mortificare, maternamente, ma con duudla sua vita, il Consiglio Segreto. Il più giOrezza, ogni p;ogctto del giovane: anche Vitto. \ Jne dei Ministri aveva già superato b settantiria d'Inghilterra doveva cosi d iffidare, aspran~. il più abile era un . diplomatico ricattatore, mente, del figliolo principe di Galles, e Edoar. 1l più onesto un ingenuo : quanto ai generali, il do VII, : ome Giuseppe Il, poterono rilevare principe Eugenio era morto, e l'ultima campa. solo alla morte della mamma le loro qualità, celate lungamente sotto la falsa futilità d::l}(na contro la Tu:.-hia s'era con:lusa tanto disa. l'lnglese e l'amara ironia dell'Austriaco: strcsamentc da far punire con gli arresti in forSchimbr111111, l~ s~llnnbre 1766: tezza i senerali in capo, Neipperg, Koenigscgg e Wallis. Le casse dello Stato erano \"uote, le « Monsieur, mio caro figliolo, debbo confes. guarnigioni di f ronticra contavano in certi casi sarti che la tua ultima lettera era redatta in .m tre o quattro soldati, la cava lieri:~ non aveva tono che mi ha desolata, sia per il cruccio che cavalli, l'artiglieria mancava di cannoni : men. tu pensi davvero cosi, sia per il compiacimento che tu dimostri nello scoraggiare vecchi e zetre Maria Tere:-.1, lentamente, si rende,•a conto del disastro che la circondava, l'ambasciatore lanti servitori della nostm Casa : durante la bavarese entrava nella sala del Consiglio Semia vita io mi sono regolata altrimenti, mio wcto per annunciare come l'Elettore Bavarese caro figliolo, ed ho sempre cercato di convin. ncn riconoscesse la rcgalità di Maria Te resa, e cere ognuno ad obbedirmi usando parole lusi di: hiarass:.-, ufficialmente, erede del trono. singhiere, e non con imposizioni : credo di Davanti a 12nte minacce, la iiglia dell'Imaver avuto maggior successo di quel che tu peratore non esitò : si decise alla lotta. Si de. possa mai ottenere. Perchè, per quante siano le dicò al suo compito .:on la tenacia burocratic:1 doti che tu possiedi, è però impossibile che ..:he Francesco Giuseppe doveva ereditare da l'esperienza, la memoria del passato, la comlei : suppll con la pazienza studiosa alla traprensione del presente, ti permettano di risçuratcua dci suoi studi giovanili, ricorse ai nunciare a dei saggi consiglieri : il tuo cuore suoi doni femminili di S<."o~ltra .unabilità, di non è ancora cattivo, ma lo può diventare, •~ ti compiacerai di cattiveria, come ora hai fatto alte.-igia, di fascino un poco teatrale, e, somortificando il povero Kaunitz. E' tempo or. prattutto, Jl suo talento, materno ed affettuoso. mai di non divertirci con giochi di parole, nè Governò un Impero come avrebbe governato con fusi spiritose, che hanno per solo effetto una famiglia. Ebbe la stessa tenerezza, impe. riosa e tontinua, verso i sudditi e verso i 6di avvilire e rendere ridicoli g li altri, e che .!!lioli : e le lettere, che diresse a ministri, figlie allontanano tutte le persone per bene, facendo credere che il genere umano non meriti nè •cgine, governanti. figli sonani, si somigliano, considerazione, nè amore: in tal modo alierocr la cura affettuosamente severa di paotico. neresti da te i migliori, accogliendo invece i lari e di vasti piani. cattivi, gli imitatori ed i lusingatori. Dopo que. 3 ollobr~ 1744. sta lunga predica, che vorrai perdonare al mio <<...Sono stata malata di preoccupazione e d i pena, mi è ,·c:nuta persino la febbre tanto ero . cuote perchè ti ama con ogni forza , ti spiegherò con un paragone il mio giudizio su di · llrrabbiata con il mio vecchio signore e pad··Ote: ti piace civettare con l'éJprit, e lo cerchi, ne. Da quakhc: tempo infatti FranC('$(0 desi. un poco dappertutto, e sempre sconsiderata. ùerava di raggiungere l'armata, ed aveva già mente. Un bfm mol , una frase elegante, ti afwmpletato i suci prcpMattvi, quando quest'efascina dalle pagine di un libro, come dalla ~1ate rilominciò il ballo ~on il nostro caro Fe. bocca di un ignoto, c l'applichi alla prima o:. c.lerico di Prussia, che im.tsc un'altra volta il casione. senza riflettere troppo· se si addire mio Patse. Quando tulto ( u pronto per la sua alla circostanza, press'apoco come Isabella fa partt-nza Francesco comi n< ii, molto dolcemencon la sua bellezza, felice di piacere ad un te a spttj.:lrmi i suoi pi.uu : sulle prime ere. principe, o ad uno Svizzero qualunque, s...onza detti che S(herza'ISe, poi, a\\edendomi che fadr:siderare altro dalla vita ». ~c,·a sul seno, cercai un rimedio nei nostri si. 2·1 d.ir~mbrt \ 77'>: sterni abituali di dolce cpposizione, le lacrime <• Monsieur. mio caro figlio, c'è tra noi u01 c le careue. Non ottc.-nni niente. benchè mio triste abisso, che il reciproco affetto non vale marito sia certamente il lllld liore del mondo· a colmare : noi non ci capiamo più, purtroppo, finii per arrabbiarmi, ,. ne .unmalarnmo tutti ed io, che per trentasci anni ho vissuto quasi c due. Un salassa mi nmi;c un poco, e per unicamente per te, devo riconoscere che in il momento sono animau da speranza, piutquest'ultimo decennio mi hai fatto infinitatosto che da paura, ma ri,onosco di sentirmi mente soffrire. lo non posso accettare le tue J1sarmata davanti agh ar.~omenti di Franceidee troppo larg he e pericolose, sulla religione sco perch~ li riconosco ~aliJi e giusti. Per. e sulla morale : t u mostri troppo chiaramente ciò non gli resisto più apcli<lmente, ma cerco, la tua avversione al clero ed alle vecchie usan. senza parere, di rimandare la partenza, ben ze, e la tua eccessiva liberalità è ormai troppo decisa. nel caso che p.uta Ja,·vero, a senota per non rappresentare, per noi, un grave ~uido dovunque ... ». • ~ o pericolo... >>. 5 luglio 1777 : Una lucida conoscenza dci suoi cari, le per« Questa mia lettera ti raggiungerà in Svizmette,•a di guidare, almeno teoricamente, l'ezera, luogo adatto a criminali perseguitati ed a ducazione dei sedi~i figlioli, e le minuziose vagabondi inseguiti, piuttosto che ad un Im. spieg.uioni dedicate ad istitutori ed aje axrebperatore: ci sono inoltre due donne, cosl, delle b<:·o Jo,·uto fare dei giovani Arciduchi aeaquali diffido profondamente, temendo trovino ture assolutamente impeccabili, se un nuliziol'insolente coraggio di avvicinarti. Del re>to, so desiderio di ribellione non li avesse spinti anche la loro influenza non può più nuocerti, ad accentuare precisamente i difetti che la ma. credo, perchè in materia di religione non ha1 c.lre si era sforzata a correggere. Giuseppe, l'c-


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nulla da per.le•c, >e.' IL 1"-'l>lst• nefr,n.-redibile tolleranza di ogni cresi.t: non oso sperare che le mie preghiere possano ri.:ondurti suJla retta \'ia. e confido in quelle di ~:.-ente migliore di me, che possano evitare a te, ed alla Monarchia, il peggiore dci disastri. Quante anime por. terai tu alla perdizione, se continui? Tu vuoi concedere ad ognuno la libertà del culto: ma con quale vantaggio, se tu stesso, togliendo alla religione ogni solidità, ne: annulli il valore ? L'indifferenza è, ricord:.lo, la peggiore delle eresie, il miglior mezzo di deprezzare ogni miracolo spirituale, toglicmlo alle folle la sicurezza e la pace del cuore. Non si può vivere senza una religionc dominante, e magari una religione imposta : ti parlo ora da sovrana, non da Cristiana soltanto, e ti giuro che nulla è tanto necessario e sano quanto la religione. Davvero vorresti che ciascuno si creasse un Dio a seconda della sua fantasia? u tranquillità. la serenità, il rispetto sarebbero perduti, e l'e. dificio eh<· io mi sono sforzata di costruire crollerebbe miseramente. Mio caro figlio, lascia che io abbandoni le considerazioni politiche, per dirti che più di ogni altra cosa mi preoccupa la salvezza eterna della tua anima : tu hai dei wandi, singolari doveri, milioni di individui dipendono da te, e tu devi guidarli senza apprimerli, evitando ogni durezza, ogni persecuzione, ma fermamente. Non introdurre nei tuoi st~ti un'immaginaria. libertà, che subito degenererebbe in confusione e licenza, non seguire le suggestioni di scrittori occupati solamente di paradossali ironie, quali il signor de Voltaire, non demolire principi s:tcri, ma mostrati de. gno in tutto e per tutto dei tuoi grandi avi. E perdonami la lunga predica : ma io amo troppo teneramente i m iei popoli e te per non desiderare di vedervi nobili c forti ... ». Nè le divergenze politiche erano i soli crucci rhc Giuseppe desse a sua madre: giovanissimo, aveva sposato per necessità politiche la principessa Isabella di Par ma, un'adolescent~ splendida e sottile, sempre sorridente, sem. pre taciturna, che si fece am:u c da Giusep~ proprio per qualità misteriose ed ambigue. che la isolavano, nella Corte correttissima di M ari.• Teresa, come una zingnra.ngioidlata e sci. ,·olata là dentro, per gioco. Mori a 1•ent'anni, lasciando una bimba, e Giuseppe non seppe consolarsi di averla perduta: la madre gli impose. affettuosamente, di risposarsi, e gli scelse una principessa bavarese, tanto brutta che anche i doveri coniugali diventamno difficili : preferr;ei. scriveva Giuseppe alla madre, occrt-

pamti del Gran T11r<O, anz.'chè di mia moglie, perchè q11eJii Ji acconterebbe di 1>1/Jaggi rispet. rosi. mentre Giuseppina deteJI<t il mio rispello .. Morta, di vaiolo, anche Giuseppina, Giuseppe rifiutò una terza sposa, e la scomparsa della piccola Teresa lo privò di ogni erede : melanconico, seguitò a sognare quella lsabel. la che ancora oggi, dai pomposi quadri di SchOnbrunn, sorride distratta. con una rosa in mano. Quanto a Maria Cristin:t, sposò, obbediente, il duca Alberto di Sachsen - Teschen, governatore dell'Ungheria, e la madre diede consigli diplomatici alla figliola deplorevolmente e-sperta: St'honbrmm. 1766 : « Mia cara figlia. tu hai della g razia e della dolcezza, ·ma cerca d i non ac(entqare troppo le tue quaJità : devo farti a questo proposito una raccomandazione importantissima, mia cara M .i mmì, e spero c~e la seguirai preziosament~.

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Tu cernmente ami molto tuo marito, e puo i quindi <;adere nell'eccesso di carezzevole esigenza che gli uomini trovano insopportahilc : questo ~ un pericolo al quale vanno incontro tutte le donne oneste quando sposano pi ~Ke voli giovanotti. Più ti mostrerai avara delle 1u~ caste effusioni più .lo costringerai a Jesi<k rarti : .d giorno d'oggi nessuno sopporta 1ok·n. tieri un giogo, e tu vedrai, con abilità, con; ,· dere a tuo marito una certa indipenJtn ~a. importunandolo il meno possibile con le IU< richieste : sarà il sistema migliore per con~cr. varne la fedeltà e l'affetto». Solo sette delle figlie di Maria Teresa SUJ>c rarono le malattie infantili, e si rammenta l~ morte edifi'l!nte di una piccolissima Johanna. «Mia cara Aja », scriveva alla governante l'Imperatrice. « Dio ci ha tolto una bimba che ci promette1·a nott>voli consolazioni, ma, mo. rendo, ci ha dato gioie tanto grandi quali non osavamo sperarle, e siamo felici di saperla tra gli a1_1geli... ». L'arciduchessa Marianne, sempre sofferente, rinunciò al matrimonio per di. ventare badessa, l'arciduchessa Isabella, che con la sua incantevole frivolezza aveva tanto preoccupato la madre, servendo perfino di monito nelle lettere dirette a Giuseppe, fu nel 1767 a diciott'anni, sfigurata dal vaiolo cht> uccise Giuseppina di Baviera e Josepha, fidanzata al Re di Napoli : Maria Teresa stessa fu col. pita dal male, e tanto l'addolorò la perdita di una cara figlia, di una cara nuora, e la rovin~ del volto di Isabella, da deciderla finalmentt· ad introdurre in Austria la vaccinazione. che lino a quel giorno aveva proibita, come ·n·H contraria ai suoi principi. Joseph:t era stata allevata con cure <utt~ particolari, per poter occupare degnamente un trono, equilibrando, con solide virtù, la " cMt· sideratezza del fidanzato Ferdinando, M.'\Oil· dogenito di Carlo III Re di Spagna: ~n1 iJ Teresa conosceva benissimo tutti i difttti cld giovane Re, c li spiegava, accuratamente..tll:t contessa Lerchenfeld, perchè se ne YJl<-:osc nell'allevare Josepha. Sdtonbmm, 13 ollobre 1763: «Mia cara Lerchenfeld, ho sempre apprt>/. zato i vostri talenti, e la mia confidcm.~ ir voi è sempre stata completa : vi affido duntjl ,. la mia figliola, ed~ questo un incarico impll' tante, perchè non si tratta, semf!icemente, dc istruire una fanciulla, ma una creatura che, t 1 1 quattro anni, dovrà sedere sul trono, e porr 1 far felice - o infelice - un intero popolt, un marito, e. ciò che sarebbe il meno, an..:he se stessa. Il giovane. Re non mostra, mi di.:•)· no, aJtre inclinazioni che per la caccia ed i l teatro, è. incredibilmente infantile, non impar. nulla, e parla il pessimo italiano del paese. N on ha .nessuno che possa dargli un'educa.ziont, lo si dice delicato e pallido in volto... considero ·la povera Josepha una vittima della politica... >>. La morte di Josepha gettò Ferdinando nella più inattesa delle disperazioni : obbligò uno dei suoi compagni di gioco a vestirsi da donna. il viso accuratamente dipinto sotto la parruccd arricciolata, ed un certo numero di cerottini sparsi sulle guancie e sul naso, a simulare l<: pustole del vaiolo : mentre il giovinetto si fin . geva morto, restando immobile sopra cml b.•· rella, Ferdinando lo fece trasportare a braccia per i corridoi del PaJauo Reale ed i viali de! giardino, seguendolo, in lacrime, con un lut. tuoso corteo. Subito dopo prese a tempcstare il padre e la mancata suocera, perchè gla J~cor ­ dassero la mano di un'altra ar.:iduch~<.t


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Maria Tttesa, in quel IIIOIJlellto, aveva tre figlie da marito, e amaramente, escludeva dal numero la povcn Isabella: decise di concedt're a Ferdinando la maggiore, Amalia, che con i suoi ventun'anno dava maggiori speranzt di ragionevolezza, mentre la quindicenne Carolina tta vana ed allegra, e la piccola Antonia giocava ancora con le -bambole. Il Re di Spagna, tuttavia, trovava Amalia troppo vecchia per il suo ragazzo sedicenne, e sce1se (a. colina, senza spaventarsi al pensitto che b Reggia di Napoli avrebbe preso aspetto di 1111rury. Frettolosamente, Maria Teresa si sforzò di far nascere nel cuore di Carolina tutt'i i nobili sentimenti che aveva coltivato in Joscpha, ricorrendo ad un sistema intensivo di innesti e di impianti morali : poco prima delle nozze, compilava per lei un memoriale accuratissimo, che Carolina avrà certo letto sbadigliando : Aprile 1768 : «Non mi passa neppure per la mente di trattarti ancora da bambina... Con grande me. raviglia ho dovuto sentire che hai recitato Je preghiere con detestabile disinvoltura, e scarsa devozione. E' inutile farti dei rimproveri, perchè questi ti spingono a parole ruvide, ed a ·movimenti di catti~o umore. Se ne accorsero perfino degli stranieri, che ne rimasero oltre. modo colpiti. Il tuo cattivo umore si rivela anche nel tuo abbigliamento : su questo punto non ammetto nè dimenticanze, nè alcun altra scusa... La tua voce, la tua pronuncia, sono spiacevolissimi in ~. devi quindi cercare, più di ogni altra fanciulla, di modulare, dolcemente, le tue inflessioni... Siccome ti voglio trattare da persona adulta, cosl ti comunico che sarai completamente divisa da tua sorella, -Antonietta. Ti proibisco anche di discorrere negli angolini con lei, i vostri segreti non con. · si stono, del resto, che in osservazioni contro il vostro prossimo, contro le persone addette al vostro servizio, o contro le dame della Corte». Continuava, il ·giorno seguente, con tono ancora più grave: « Ti consiglio di tenerti ben lontana dalla politica del tuo nuovo regno : conosco troppo il peso ed il pericolo degli affari pubblici per non volertene evitare le spine. Neppure•se il Re volesse farti partecipe del suo governo e neppure se volesse renderti edotta degli affari di Srato, dvi mostrare esternamnte di sapeme qualche cosa... In ogni paese vi sono dei malcontenti, mi si affttma che a Napoli ve ne ·siano molti, tra la nobiltà ed il clero... Gli Italiani sono p_iù vivaci e spiritosi dei Tedeschi; bisogna quindi essere con loro oltremodo severi ». E, ricorrendo ancora una volta, alle sue astuzie di brava moglie fortunata, di inconsolabile vedova, le suggeriva anche il contegno da tenere con Pttdinando : « Lascia tuo marito solo quanto meno è possibile, il leggero fastidio che ne proverai i primi tempi sarà poi compensato dalla certezza della sua fedeltà. .eBnchè egli ami giochi un poco puerili, e qualche volta stupidi schttzi, non lo contraddire apertamente, e non irritarti se qualche sua :uione ti offende : io posso solo <:lesiderare che queste ragazzate, tanto spesso fonte di litigio, cessino col tempo, intanto, per non c:sa.spetare tuo marito, doYra.i mostrarti sempre sotto il tuo aspetto migliore, ed accettare i suoi gusti, con la riserva dovuta alla pudicizia ed alla decenza... ». Accompagnata dal fratello Leopoldo, Gran. duca di Toscana, la Regina - per - ~ocurà

~~'UM·~~~partì finalmente alla volta di Napoli, segnando ogni tappa del suo ,.;aggio con un diluvio di lacrime : anche i primi mesi napoletani e coniugali le furono difficili, poi si abituò alla città straniera ed allo sconcertante marito. Naturalmente scordò, con puntualità, tutte le parole di Maria Teresa, ed ottenne una celebrità, anche eccessiva, che la madre certo non le awebbe desiderato.

t: da Maria Teresa, doveva morire a due JM•,

e la nonna se ne consolava solo al pensiero che la nuora era di nuovo incinta: « Mio caro figlio, già avevo perduto ogni speranza, e la tua lettera di oggi mi· conferma nelle mie tristi supposizioni : penso tanto a ;e, e più ancora all'Arciduchessa. Ti prego di w:. gl.iare su lei, di distrarla in ogni mcdo, di fasciarla piangere, ma di consolarla come meglio potrai. Approvo la tua idea di recarti in campagna con lei : e Dio voglia che questo le giovi, e che, tra tre mesi, il nostro lutto sia consolato Dio non ci chiederà altri sacrifici · e del rest~ dovremmo invidiare il dolce angelo che ci ha lasciato1 poichè così presto ha raggiunto l'eterna beatitudine, concessa a noi solo dopo infinite pene e prove. lo sto abbastanza bene, ma il cuore sanguina : amavo troppo questo bimbo per rassegnarmi tanto presto ad averlo perduto, e vi abbraccio teneramente, miei carissimi, inviandovi la mia materna benedizione ».

Quanto a Maria Amalia, che rappresentava, in apparenza, la saggezza, simboleggiò la follìa : innamorata del" bel principe Karl di Zweibriicken, fu dalia madre costretta a sposare il principe Ferdinando di Parma, fratello di Isabella e sovrano a quattordici anni. Du Tillot si era sforzato di dare al principino una buona educazione ma senza riuscirei, il gio. vanetto aveva due passioni soltanto, suonare campane ed arrostire castagne, e queste vocazioni, utilissime io altri classi sociali, costituivano lo scandalo della Corte. Si pensò a Maria Amalia, come ad un'aja rispettabile, e, a n :ntidue anni, sposò il diciassettenne FerdiUltima delle sue figliole, Maria Ant<?Oietta nando, e lo raggiunse a Parma. Maria Teresa fu forse la prediletta, un poco per la sua gracaricò anche lei di ammonimenti, si mostrasse zia squisita, un poco per la brillantissima sorte affabile, caritatevole, non si occupasse di poli. che le era stata destinata : e Maria Teresa si tica : Amalia le disobbedì puntualmente, secompiaceva di immaginare una figlia io tutto dotta dall'impetuosa e maleducata giovinezza simile a lei, ragionevole e potente: intorno di Ferdinando, irritata contro Du Tillot che ai riccioli biondi della sua bambina, la mamma sospettava avesse brigato per concludtte il tesseva ambiziosi sogni di alleanza e di fortumatrimonio che l'allontanava da Carlo di na, per nulla spaventata dal peso degli erme!~ Zweibriicken, svagata dal decoro inatteso di lini, delle responsabilità, dei diamanti e degh una città grassa ed estrosa. odii che sarebbero caduti su spalle tanto gracili. Uscita dalla più rigida e virtuosa Corte Dopo un lungo fidanzamento, voluto dal di Europa, le piacquero i divertimenti fan"ecchio Re luigi XV, che accettava volentieri tasiosi ideati dal suo inatteso compagno, per nipote un'Arciduchessa ma voleva accere si ribellò apertamente a Maria Teresa, tarsi della sua bellezza, cosa in una bimln anche, inviandole ambasciatori e memoriali, tencora misteriosa, sposò per procura alle soglie tava di indurla al ravvedimento. Dopo anni dell'adolescenza, ' il Delfino di Francia che dodi silenzio, fu l'Imperatrice a mandare un veva chiamarsi un giorno Luigi XVI, e partì messaggio di pace, quando, nel 1773, Amalia per Versaglia, armata di ventagli, di consigli, mise LI mondo, dopo due bimbe, un ma. di perle e di merletti. Maria Teresa J'avev.1 schietto: era, in meno ad un selvaggio 'disorcircondata di dame fedeli, che perp do~ettero, dine, perfettamente felice, e Maria Teresa se. poco alla volta, !asciarla, non si anunette\'~ ~g_et:unente si struggeva per la figlia, per i cbe la Delfina si compiacesse · in compagnia ntpotini ~duti. Essere nonna le piaceva moldi -.straniere, ed il conte Mercy ambasciate~ to, e quando la nuora principessa Beatrice di di Austria, fu incaricato di sorvegliarl.a., e d1 ,Modena, mogli~ del ter7.0genito Ferdinando, riferirne alla madre i pregi ed i difetti: Governatore d_ella Lombardia, si t rovò in Novembre 1770: istato interessante, Maria Teresa la colmò di « Mia cara figlia, finalmente il corriere t premure e di precauzioni : arrivato, con le tue care notizie: il latore mi l8 marzo 1773 : dice di averti veduta di persona e di . ave_rti « Monsieur, mio caro figlio, ti prego di trovato benissimo, cresciuta ed un poco, Inassicurarti che Moscati sia veramente un ottigrossata. Questo mi preoccuperebbe, se non mo 4CCOUfheNr, e Che abbia CUrato Ì~ modo fossi certa chè tu po~i sempre il busto, .ricorsoddisfacente molte dame dell'aristocrazia: dati che non Sta bene avere la figura di una ''edi anche che il tuo medico personale, Paby, donna senza esserlo ancora. Ti raccomando si assicuri dei suoi meriti. Ti raccomando anche di non impigrirti, e di non abbandonarti ali~ di far cercare una donna esperta, e sotto ogni mollezza purtroppo ·frequente alla Corte d1 riguardo merite(.ole, che assista la GranduFrancia, la contessa Wiudisch-Graetz, reduce chessa prima e dopo il parto, occupandosi dall'averti accompagnata a Parigi, è giunt~ anche del neonato, per i bagnetti, e per tutte qui,. molto stanca, e si è !agnata di non averti le cure necessarie. Non permetttte che il nuovo potuto parlare a suo agio, !'03 dichiara che le at:rONfhtNr veda madame se non in presenza sei parsa felice. Poiché insistevo per avere mag. di Faby, nè che egli assuma troppa autorità : il giori particolari, ha confessato di aver notato recente deplorevole disastro avvenuto in To. in te un certo disordine, sopratflltfu una trascuratezza nella pulizia dei denti, ed una cert~ scana poteva essere evitato, con una maggiore prudenza... ». · pinguedine nella figura. Aggiunse di averti Il « disastro in Toscana ,. non era, come giudicata mal vestita, e di averne avvertito le può apparire, un terremoto o un'inondazione, tue cameriste : tu stessa mi hai detto di esserti ma un'infelice gravidanza della Granduchessa fatta dei nuovi abiti, a Parigi : quali, del corLuisa di Spagna, moglie al S«ondogcnito redo, porti ancora? Mandami le tue misure! Leopoldo, il futuro Imperatore. ti farò fare qui dei busti nuovi, perdlè ~~ Quanto al piccolo Joseph Frani%, attC$0 con dicono che quelli di Parigi sooo troppo dun. tanta irnpazienu da Ferdinando, da Beatrice te li spedirò pre:stissirno •· (contin ~N~)

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1JN ltiES'fii~IIE (~Hl~ NCtN 1~· l~ 1\ (; l L l~ NELLA STANZA sei pugili aspettavano il loro turno. Era una stanza ingombra, con appena il posto per appendere gli abiti e l'altra roba. Quando uno allungava la gamba per infilarsi i calzoncini se non stava attento da,·a un calcio a qualcun altro in fondo a!Ja stanza. C'erano banchi incastrati tutt"intorno nelle pareti, ma quando i pugili cominciavano a \'UOtare le valigette rimaneva appena il posto per sedersi. I più si vestivano in piedi usando le panchine per poggiarci la roba. Sapete la roba che portano con sè i pugili : salvabocche e scarpe speciali e le altre cose che prendono una quantità di posto. Non c'era affatto ventilazione nella stanza. Qualcuno dei ragazzi fumava sigari e sigarette e quasi tutti avevano cerotto profumato sui ca. pelli. Forte era l'odore di cerotto e di fumo di sigaretta c pareva che ric fosse piena la stanza. Ma un istante dopo non si sentiva più che puzzo di sudore. Dopo l'allenamento un pugile prende sempre una doccia, anche quelli che non fanno mai il bagno quando non si allenano non trascurerebbero la doccia quando lavorano per niente al mondo. Fa parte dell'allenamento. Fa caldo nelle palestre, e i lottatori sudano come cavalli. Tre dei ragazzi degl'incontri preliminari erano già spogliati e si esercitavano : si vedeva che erano novellini. l vecchi del mestiere se la prendevano invece comoda, qualcuno fumava perfino. Un pugile non dovrebbe fumare, ma per quel che lo pagano... al diavolo! Quando comincia si allena come un campione, poi ca. pisce che sono tutte sciocchezze e fa quel che gli pare badando solo a non ubriacarsi prim:t di uno scontro. l tre ragazzi dei preliminari stavano negli angoli calciando e sferrando pugni in aria. Guardavano di sfuggita i vecchi per vedere se erano impressionati: l pugili sono (OSl, quando cominciano. Kid Petcrs che figurava nell"incontro p rincipale fumava arrovesciato :all'indietro e guardava sghignazzando i ragazzi dei preliminari. A un tratto ammiccò a un altro dei vecchi. Non era tipo, Kid Peters, da eccitarsi per un incontro. Aveva ventisett'anni ed era stato in più di cento incontri. Era anche molto bravo, ri.:eve,·a fino a 75 dollari per volta. Pagata h sua parte all'allenatore glie ne rimanevano 40; molti ragazzi non ne guadagnavano tanti in un mese. Spesso Kid Pcters si batteva quattro 'olte in un mese. « Ehi, Congo » disse a uno dei pugili, « vedo che ti batterai di nuovo con. tro Lonnie Mac Elioy. Ti vuoi certo morto, il tuo manager! >~. Congo era un lustrascarpe negro, rideva· sempre e raccontava storielle. Il suo viSÒ era come spianato e le sue labbra, tante volte ~an ~tatc rilucite, sembravano i denti di una sega. Aveva un cerotto su ogni occhio dove certi t.1gli non guarivano ancora.

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«Eh già», rispose, « p.1r.: anche a me. Al pubblico, dicono, piace vedere in terra un neg ro. Lonnie fece così bene l'ultima volta che vollero il bis. Come picchia quel Lonnie, ragazzi ! Mi mise imofk oul e mi svegliai tre giorni dopo su un tram. Non vole,·o combattere stasera ma il manager ha detto prendere o lasciare, e a me servivano i trenta dollari ». E si rimise a fischiettare. Young Sullivan cominciò a togliersi i calzoni. Aveva combattuto solo una dozzina di volte ed era nervoso. <! Che roba è questo Murphy Dynamite che devo combattere 1> chie. se, come se non gl'importasse molto: «E' buono ? non l'ho mai visto prima». l pugili che dovevano scontrarsi con quelli dello spogliatoio erano in un'altra stanza. L'im. presario. non li lasciava mai nello stesso spog liatoio per paura che si mettessero d'accordo. «E che te ne importa? » disse Battling Mexico a Young Sullivan. «Te ne accorgerai tra poco>>. Era un messirano, e un bravo ragazzo, an. che. Il solo guaio era che picchiava forte, ed era tutto tagliato. Aveva il naso così appiattito che quando tirava su l'aria ringhiava, e il pubblico ci si spassava un mondo. Combattt::va contro chiunque voleva il suo manager, e in genere si d ifende,•a bene. Era un benia. mino del pubblico. «Non me ne importa n iente». disse, of. feso, Young Sullivan. « Mah, dicevo per dire ... » Il pugile si spogliò e si mise a dar finte tutfintorno alla stanza. Quelli degli incontri preliminari smisero di allenarsi per guardarlo. Young Sullivan era un bel ragazzo, senza.nem. meno un segno ancora. l suoi capelli erano incollati alla testa col cerotto : si capiva, a guardarlo che era fiero del suo aspetto. Molti altri pugili si pettinavano come lui, ma non erano fieri del loro aspetto. Non c'era proprio di che insuperbirsi : si vedeva a un miglio di distanza ch 'erano pugili. « Spero di sbrigarmela », disse Battling Mexico. « Ho un appuntamento con una ragazza. L'ho conosciuta poco prima di venir qui, e non se ne trova un"altra come lei in tutta la città. E' fatta come una statua greca. Young Sullivan smise di sferrar finte e fissando Battling Mexico: «Vuoi di re che sei stato con una ragazza poco prima di un incon. tro? » chiese incredulo. (< Certo, » sghignazzò Battling Mexico. « Rimonta il morale. Dovresti provarci anche tu, qualche volta. » Un numero fuori serie, vi d ico! ». Young Sullivan arrossl e ricominciò a sferrar pugni in aria. « Scommetto che tu non ne hai conosciuto ancora nessuna >>, continuò Battling Mexico, e lui e Kid Peters scoppiarono a ridere. I pugili dei preliminari si squadrarono ri. dendo. Erano tutti sui quindici anni o giù di Lì e ammiravano molto Kid Peters, un vecchio che sapeva il mestiere. Ma si. sarebbero smaliziati presto. Un ragazzo di·,enta· presto un uomo, nella boxe. Il primo ragazzo che uscì dalla stanza, per i preliminari, fu battuto. Era il suo primo incontro e il ragazzo non sapeva ancora che significa prenderle: si capl quando entrò. Il naso gli sanguinava e aveva su una guancia un gonfio grosso come un pallone. Il suo viso era bianco, barcollava quando il suo manager lo prese per mano e lo guidò a una pan-

china. Stava per scoppiare a piangere, detto. Si aggrappava alla mano del come un bambino che è caduto e si male c vorrebbe che lo compatissero. « H ai fatto benino », gli disse il e se ne andò. Aveva un esercito di ra~;.u.zetti;il c non poteva sprecar tempo con questo. ragazzo si mise a tirar su col naso; si gava il sangue col rovescio della gli occhi. Presto ebbe tutto il viso i to. Piangeva piano col viso voltato, perchè lo vedessero gli altri. Ma g li altri non gli badavano: il secondo incontro era cominciato: il pubblico rumoreggiava e i pugili erano nervosi. Per calmi · che siano, tutti i pugili si mettono in q uello stato, quando il pubblico comincia a urlare. Ogni tanto suonava il cam. panello e gli urli cessa_vano. Poi suonava di nuovo e g li urli ricominciavano. S"indovinava. quando un pugile stava per esser battuto: l'urlo era più forte e si prolungava un po' anche dopo il campanello. Il secondo ragazzo dei preliminari se la cavò con poco. A\·eva il labbro un po· tagliato c un occhio nero, ma vinse. Quando rientrò si pavo. neggiava come se si trattasse dell'incontro ' principale. «Ho vinto » disse « Ehi, ragazzi. ho vinto! » . Kid Pet<:rs aveva cominciato a spogli;trsi : tenendo una scarpa in mano guardava il ra. , gazzo. « Dove hai preso quei bei calzoncini rosa ?» gli chiese. «Te li ha prestati tua sorella? ». «No, mc li ha fatti la vecchia», ri. spose il ragazzo, e andò alla panchina dove aveva messo i suoi abiti e s'infilò i calzoni a p recipizio. Gli altri ridevano; il ragazzo a capo basso si guardava il naso. Non parlò più della sua vittoria. Il terzo ragazzo entrò reggendosi -con una mano la mascella. Fermo sulla soglia si tentava la mascella tremando, i suoi occhi erano gonli di paura. « Ho paura che mi si sia slogata la mascella », disse senza guardar nessuno. «Mi fa un male del· diavolo quando stringo i denti. Credo che si sia rotta ». Si chinò e attraversò la stanza zoppicando, con la mano sulla mascella. « Si direbbe che ti sei rotta la gamba, si direbbe>>, d isse Kid Peters. Tutti risero. Era una cosa che accadeva ogni tanto: uno si fe. risce alla mano o alla testa e zoppica come se si fosse rotta la gamba. Il ragazzo era maledettamente spaventato : non sapeva, fino a quel giorno, che cosa significava essere battuto. Si fermò accanto a Kid Peters e piegandosi su di lui : « Credi che sia rotta ? » chiese, come spaventato di udir la risposta. « Duole, quan· do stringo i denti », aggiunse. Kid Peters non guardò nemmeno. « Va là chiudi il becco, pulcino», d isse. «Voialtri maledetti ragazzi volete fare i pugili, quando poi vi scritturano per un incontro, strillate SC: vi picchiano. Non lo sapevate, Cristo, che _1 pugili le pigliano? Credete che io noo le P'· gli? Smetti la di piagnucolare, pulcino! ». . Il ragazzo andò zoppicando dov'erano i suo• abiti e rimase lì tastandosi la bocca. Passò molto, prima che si vestisse. Quando toccl> a Young Sullivan, si mise a saltellare come se si preparasse a una corsa. Uscl al.z ando i piedi con p asso solenne, roteando le braccia. Era un bel ragazzo, ma non lo sarà mai più. Si trovò di fronte uno che picchiava duro e perdette !"incontro. Quand_o tornò i suoi capelli non erano più ben hsciati: erano tutti bagnati di sudore e d'acqua


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e c'era del sangue aJle radici, dO\•e era passata la spugna del secondo. Il suo naso era azzurro e grosso come una patata ; gli ostruiva quasi la vista : si capiva eh'era rotto. L'orec.:hio destro si era gonfiato come una rossa palla dura e la mano del ragazzo lo ripuava con cautela, senza toccarlo. Un orecchio a cavolfiore duole più di un ascesso a un dente. «Guarda un po' », disse Kid Peters, «il ~~~·Apollo ha il naso piegato e un orecchio gonfio! Aspett.a che ti veda la tua ragazza! ». E lui e Battling Mexico risero. Young Sullivan non guardò KJd Peters. Senza guardar nessuno si trascinò lino ai suoi panni e cominciò a indossar! i come un sonnambulo. Ogni tanto, faceva per toccarsi l'orecchio, e subito allontanava la mano : gli salivano le lacrime agli occhi. Un orecchio a cavolfiore duole in modo infemale. Il naso avrebbe cominciato a dolergli solo dopo, ma sarebbe stato peggio dell'orecchio. Era già cosl gonfio che l'aria non ci passava qmsi più. Il raga.z zo respirava coo la bocca., e sputava sangue ogni tanto. Dai gridi che arrivavano dallo stadio si capiva che il pubblico era contento. Sulla pedana, Battling Me:xico combatteva contro un qualunque ragazzo bianco. Il gong suonò di nuovo e l'urlo diminul un poco, ma il pubbHco era ancora molto e eccitato, si capiva da come g ridavano. Il gong suonò di nuovo e l'urlo si gonfiò ancora. Poi, tutt'a un. t.ratto, i tifosi si misero a fischiare. Quando fischiano sono impaniti e fanno ancora più chiuso di quando

correva giù per il braccio fino al gomito, gocsono eccitati. Fischia'"~no ancora quando Battling M exico nentrò nello spogliatoio. Ciolava sui piedi. A\·eva un taglio sulla guaoeta e l'occhio destro chtuso. L'altro era spaEra piegato 10 due, la bocca contorta come lmcato, md sembrava non vedesse niente. se ridesse e glt occhi chiusi. Cadde su un « Incassi ~e », disse Ktd Peters e uscì banco, si piegò e si tolse i calzoncini con un solo strappo. Pot commciò a calciare piano, dalla stanza sghignazzando. come se nuotasse. La sua bocca era sempre Congo guardò Kid Peters senza dir niente ; contorta, ogni volta che respirava gemeva. continuò a fissare la porta dopo che Kid Pe. ters fu uscito. Fece per alzarsi e tutt'a un tratto Aveva ricevuto un colpo basso. AJiungato sul banco, il suo manager ora gli fasciava le scivolò supino in terra. Allargò le braccia e Ja mani. « H ai fatto bene a veder la tua ragazza testa gli rotolò da un lato, la sua bocca era prima dell'incontro», g li disse Kid Peters. Lui aperta e sanguinava cosl copiosamente che i e l'impresario risero. denti apparivano rossi. l suoi occhi erano apertt e se ne vedeva solo la sclerotica. Battling Mexico non glt rispose, rotolò su l banco e cominciò a \'Omttare. Si capi che aveva Qualcuno andò a chiamare il suo manager. La folla fischtava sempre quando Kid Pebe'·uto prima dell'mcontro. Il puzzo deiJ'a.lcole ters rientrò ridendo. Uno det ngazzi dei predava la nausea. Faceva caldo, nell.t stanza, e liminari gli chiese se aveva vinto. mancava l'aria, ma Mexico non sudava per questo ma per il dolore. « No », rispose Kid Peters « mi hanno soLa folla aveva ricomin, iato a urlare, ma stituito. Il mio avversario era un omacciooe con non come quando vedono un incontro interesdei pugni di ferro. Non sono un idiota io, roe sante: era la risata di chi si diverte. Urlavano, la sono svignata. Che urlino pure quei maleridevano e fischiavano. Ogni tanto si udiva detti. I mici quaranta dollari non mc li leva qualcuno con una voce grossa urlare un lazzo, nessuno, e al diavolo questa citti ». e tutta la foUa rideva. Il gong suonò, si udl Fischiettando cominciò a vestirsi. l suoi ancora qualche risata, poi si azzittarono. capelli noo erano nemmeno spettinati. Aveva L'impresario aiutò Congo a rientrare nella stomaco Kid Peters ; sapeva come si prendooo stanza e lo condusse fino a.lla panchina ; l'api fiaschi. poggiò al muro e se ne andò. « Tu non sei Il manager cominciò a t rascinar fuori Coogo ferito! » gli disse. « Ti sei lasciato metter fuori. per portarlo nell'ufficio del dottore. L'avev;~ E pretenderesti che ti trovassi degli scontri !». preso sotto le ascelle e si teoeva il più lontano Aveva un diavolo per capello. possibile per non macchiarsi di sangue i ca). Congo scivolò sul banco tenendosi la mano zoni bianchi. sulla bocca. Il sangue g li scorreva tra le dita, ( ) .......uu. Pll8811tR

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e il ragazzo Ji sette, suonerauno non solo dei concmi sul cla.vicembalo o sul pianoforte, e anche i peni più dif6c:ili dei più grtndi maestri, - ma il ragazzo suonerà anche un concerto per violino, accompagnerà delle sinfonie al clavicembalo, con il manuale e i tasti inte ramente na.scQSti da una coperta, e suonerà su questa coperta altrettanto bene che se ii.VCS6e la tastiera sotto gli occhi. Inoltre nominerà esattamente, da lontano, tutte le note o gli accordi che gli saranno dati per mcuo del eia. vicembalo o di ogni altro strumento i.rrunagi. nabile, campane, bicchieri, orologi, ecc. Infine impro,'Viserà di getto non solo al clavicembalo ma anche sull'organo per tutto il tempo che si vorrà ascoltarlo, in rutti i toni, anche i più difficili, che gli verranno indicati, per mostrare che conosce la maniera di suonare l'organo, differentissima dalla maniera del clavicemha.lo. Ogni ptrsona pagherà un tallero. Si pÒssono avere i biglietti aJ Leoo d'oro». Una cosa è cecta : solo quando nel novembre del 1766 i Mozart tornarono alla loro città natale, cominciarono i ''eri e propri studi del piccolo Amedeo. O meglio, ripresero. Esattan)Ctlte tre anni dopo, pa.dre e figlio decidono di partire nuovamente. Questa volta la meta ~ l'Italia; Marianna non li seguirà.

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. La prima lettera di Leopoldo ~ datata dal 27 gennaio l 770 e proviene da Verona : « ...La

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Il 13 DICEMBRE 1769. Leopoldo Mozart partiva da Salzbourg conducendo con sè lf"o/. fanghino (come egli çhiama il figlio nelle sue letttrc:) per un viaggio in Italia. Non aveva ~nco'a quattordici anni, W. Amedeo. Ma già la ~ua fama aveva conquistato l'Europa, grazie al lungo giro che sette anni prima il padre a\'c:va intraprese per la Germania, il Belgio, Parigi, Londra. l'Olanda. In quel viaggio, Leo. poldo aveva t"ondotto con sè anche la figlia maggiore, Ma;ianna, e i due fanciulli :~ve. vano trionfato dovunque : «Nannina » per la sua abilità nel suonare il pianoforte, Amedeo come: pianista, organista, cl~vicembalista, e co. me 1mprovvisatore e compositore. Se non fossero rimaste parecchie documeo. tnioni dell'entusiasmo e della buona fede cL Leopoldo, si sarebbe indotti ad attribuire al vice-kapellmeister di Salzbourg uno spirito da impresario di circo equestre più che da buon padre e buon musicista, tanto egli neiJe lettere di quel periodo si dimostra preoccupato degli incassi e dei mezzi di sussistenza piuttosto che del genio musicale dci propri figli. Il piccolo Wolfango, in specie, fu sottoposto ad ogni sorta di esibi~ioni pubblicitarie, spesso a carat. tere cosl poco melico da far pensare a un « fe. nomeno » da baraccone o, almeno, all'~nfanl prodigt, più che al genio musicale. Basterà l'esempio di questo Amumrio tltl Conurio ti~/ 30 agoJio 1763, .1 Franroforu : « L'ammirazione generale destata nello spirito di tutti gli auditori dall'abilità a un tal g rado inaudita dei due &gli del Sig. Leopoldo Mozart... ~ la causa per cui oggi, 30 agosto, nella sala Scharf al Liebfrauenberg alle ore sci della sera, avrà luogo irrevocabilmente l'ultimo concerto in cui la giova.netta di dodici anni

nobiltà organizzò (a Rovereto) un concerto in casa del Sig. barone Todeschi... E" inutile scrivere che onore Wolfango vi si è fatto. L'iodGmaoi, nel pomeriggio siamo andati all'organo della chiesa principale c. bench~ questo non si sapesse che da sette od otto personaggi, ab. biamo trovato tutto Rovereto riunito nella chiesa e c'è stato letteralmente bisogno che alcuni solidi Etiovanotti marciassew davanti a noi per aprirci il passaggio fino al coro, dove abbiamo avuto da fare un mezzo quarto d'ora per raggiungere l'organo, ~i:1c:hè ognuno vo. leva essere il più vicino. « ...A Verona, la nobiltà non ha potuto organizzare che dopo. sette giomi un concerto o auadt>mia a cui fossimo invitati, perchè ..:'.! tutti i giorni l'opera. Per tutto il tempo siamJ stati invitati dal Marrhcse C..rlotti, poi dal Sig. Locatelli. Abbiamo mangiato due volte dal Marchese Carlotti. Oggi, era una confusione completa. Eranmo invitati da un .:-erto one. st'uomo Sig. Ragauoni. Il Sig. lugiati, ricevitore generale di Venezia, pregò quei signori di domandanni il permesso di lasciar fare il ritratto di Wolfango. Lo si fece ieri mattina e oggi doveva, dopo la chiesa, posare per la seconda volta, dopo di che dovevamo andare a pranzo. IL Sig. Lugiati pregò Ragazzoni di lasciarglielo. Questi dovette accettare, pcrchè Lugiati ha una grande influenza a Venezia. Ma intervenne allora uno più potente, il vescovo di Verona, della famiglia Giustiniani, che volle dal Sig. Locatdli averci dopo la chiesa, non solo in casa sua, ma alla sua tavola. Ma quando seppe: che ci disponevamo a far fare il ritratto di Wolfango e che stavamo per partire, permise che andassimo a pranzo da Lugiati, ma ci trattenne fino all'una in casa sua. In seguito fu continuato il ritratto di Wolfango e non fummo a pranzo che alle tre. Dopo pranzo siamo andati in vettura alJa chiesa di S. Toromaso, per suonare SUl due organi di questa chiesa; e bcochè questa decisione non fosse stata presa che durante il pasto e non fosse stata palesata che con due biglietti al Marchese

Ca.rlotti e al Conte Pedemonte, chiesa suddetta una tal folla riunita al arrivo che abbiamo penato a scendere tura. Cera una tal calca che siamo stati a passare per il chiostro in cui in un ~iamo stati seguiti da tante persone, che ancmmo trovato posto se i Padri che ci tavano alla porta del chiostro non ci presi in mezzo. Quando si finl, il ancora più forte, perchè tutti \'Olevano il piccolo organista... •· Con la data di due giorni dopo la di Verona offre conferma di una lettera rcotemente così esagerata : c La nostra non può impedirsi di proclamare le bili facoltà che possiede il fanciuiJo Sig. Amedeo Mozart, di tredici anni •pJpa•a..t Venerdl scorso (il 5 gennaio), in una nobile Accademia filannonica, in p.:esenza pubblico e davanti a un'assemblea nuJIN'1r<><it..l sima della nobiltà d'ambo i sessi, questo ciullo ha dato tali prove di abilità nella arte da causare un vcco sbalordimento. In scelta cerchia di uomini abili nell'arte, SOiputo dapprima eseguire una oMvnlllrt bcUa di sua composizione, che ha ottenuto approvuione più completa. Ha suonato mirabilmente, a prima vista, un concerto clavicembalo e in seguito una suonata nuova. Ha poi composto un'aria eccellente quattro versi che g li sono stati dati sul mento, e li ha cantati. Ha riunito in modC> ammirevole secondo le migliori regole delrar. te un tema e un finale che gli sono stat.i pre. sentati. Ha decifrato benissimo un trio di Boe. cherini... In breve, sottomesso in questa circo. stanza, come in altre, aJJe prove più difficili, ha tutto superato CO;O incredibile faciliti c SU· scitando l'ammirazione generale, specie degli amatori di musica, fra i quali i signori Lugiati, che, dopo essersi estasiati a più riprese e aver estasiato altre persone della virtuosità di questo giovane, hanno voluto inline averlo in pittura su tela al naturale, al fine di conservarne un ricordo eterno. E questa non è un'idea nuova. Perchè quando egli ha fatto col padre un viaggio attrave;so l'Europa, per farsi sentire, ha eccitato dovunque una tale ammirazione. dalla tenera d:i di sette anni, cht' ovunque si .: mnservato il suo ritratto, a Vienna, a Parigi, ( do,·e sono anche i ritratti di tutta la famiglia) in Olanda e a Londra, dove si è esposto il suo ritratto nel celebre British Museum, con un'iscrizione celebrante la sua meravigliosa abilità musicale all"età di otto anni. E' per questo che non osiamo dubitare che. nel seguito dd viaggio ch'egli sta facendo in Italia, provocherà l~ stessa meraviglia, ovunque andrà, almeno nel conoscitori e le persone colte •. Neppure il gazzettiere di Mantova perse roe. casione per comporre un esultante articolo ~ul genio fanciullo, nè a Milano le cose andarono differentemente. Di Il Leopoldo scrisse alla moglie (in data 17 febbraio) : « Venerdl pros. simo avrà luogo il concerto per il gran pub· blico. Vedremo allora quale sarà il risultat~­ Non c'F molto da guadagnare, in gener~e, 111 Italia. Il solo piacere è che qui si ha p1u _eu: riosità e più intelligenza e che gli ltaharu sanno riconoscere ciò che vale Wolfango. 13!· sogna del resto, la maggior parte del ~empo. contmtarsi di esser pagati con l'ammirazi~e c i «bravo )}, ma devo dirti anche che SJatn<l stati ricevuti con tutta la cortesia irnmagiM· bile io tutti i posti e in tutte le circostanz~. dall'alta nobiltà·».


Un'altra lettera proveniente da Milano in data l marzo, dice: « M'è stato impossibile ..scriverti sabato scorso, pcrchè Wolf, ha dovuto comporre tre arie e un recitativo con viol.ino (d'accompagnamento). Sono stato obbligato a scrivere io stesso le parti del violino e poi a farle copiare affinchè non venissero rubate. <.. erano più di 150 persone della prima nobiltà. di cui le persone principali eràno il duca, la principessa (di Modena) e il cardinale. « ...Tra questa sera e domani un'altra cosa deve venir deGisa. Si vuoi far scrivere a Wolf. la prima opera per il Natale prossimo. Abbiamo abbastanza da fare, perchè dobbiamo andare a Roma per la settimana santa. Sai che Roma è la città in cui è indispensabile fermarsi. Andremo poi a Napoli. Ora, questa città è tan. to importante che se una Hri1111ra non ci richia. ma a Milano per fare l'opera, è facile che capiti un'occasione a trattent:rci laggiù tutto l'inverno prossimo». Diretti a Roma, padre e figlio si fermarono a Bologna e a Firenze. Da Bologna, Leopoldo scrisse come sempre alla moglie (27 marzo 1770) : « ...Ciò che mi fa particolarmente piacere è che qui siamo straordinariamente amati, che Wolfango è ancora più ammirato qui che in tutte le altre città d'Italia, perchè questa è la se. de e la residenza d'un gra1_1 nuinero di maestri. d'artisti e di sapienti. E' qui che W. è più ricercato e ciò accresce la sua rinomanza per tutta Italia, perchè P. Martino (il celebre Padre G. B. Martino), che è l'idolo degli Italiani, parla di Wolfango con una grande ammirazione e ha fatto con lui tutte le prove. Abbiamo fatto due visite a P. Martino e ogni volta, Wolfang) ha eseguito una fuga, di cui P. Martino non gli aveva scritto che alcune note del Duce o G11ida. Siamo stati a far visita al Cavalier Broschi, altrimenti detto Sig. Far.ine/li nella ~u;l proprietà fuori di città...» E da Roma

( 14 aprile 1770): « ... Tu hai forse sentito parlare del celebre Miurere di Roma, cosl stiniato che è proibito sotto pena di scomllnira ai M11sici c:fella Cappella di portarne anche una parte fuori della Cappella, di copiarne o di dame parti a chicchessia. Wolfango l'ha scritto e l'avremmo inviato a Salzbourg in questa lettera, se non fosse stata necessaria la nostra presenza per eseguirlo. L'esecuzione vi ha maggior importanza della composizione stessa. Non vogliamo affidare ad altre mani questo segreto, 111 non inc11"emus mediate t1el immediate in .-enJuram Eècfesiae ». ( 21 aprile 1770) : « .. .Si possono già leggere notizie della nostra presenza a Bologna e a Firenze, ecc.; ma non mi è mai possibile inviarti per lettera cose del genere... Più ci inoltriamo in Italia, più s'accresce l'ammirazione. Wolf. non si arresta nella sua scienza, ma progredisce di giorno in giorno, così bene che i più grandi maestri e intenditori non trovano parole ba. stanti per dare corso alla loro ammirazione. Due giorni fa eravamo in casa d'un principe napoletano, S. Angelo, ieri dal Principe Ghig.i, dove si trovavano il sedicente Re d'Inghilterra o Pretmdeme (Carlo-Edoardo Stuart) e il segretario di Stato cardinale Pallavicirii. Saremo presto presentati a Sua Santità. « A Firenze, abbiamo trovato un gio.vane inglese (Thomas Undley), allievo del celebre violinista Nardini. Questo fanciullo, che suona mirabilmente ed ha la statura e l'età di Wolf. è ~enuto in casa della sapiente poetessa Sig.ra Cori/la. dove ci trovavamo in seguito a racco. mandazione del Sig. Laugier. Questi due faflciulli si produssero a turno per tutta la serata, tra perpetui abbracti. L'indomani, il piccolo Inglese, fanciullo incantevole, fece portare il suo violino da noi e suonò tutto il pomeriggio. Wolfango l'accompagnò... Il piccolo Tommaso ci accompagnò a casa e versò le lagrime più .

amare, perchè dovevamo partire il giorno dopo... ». Sempre da Roma ( 28 aprile 1770) : « Wolfango sta bene, grazie a Dio, ha solo un po' di mal di denti da una parte, come sempre». Da Napoli (26 maggio 1770): « ...Lunedi ci sarà un concerto organizzato dalla contessa K1unitz, Lady Hamilton, la Principessa Belmonte, la Principessa Francavilla, la Duchessa Calabritta, che ci frutterà, credo, 1:;o zecchini. Abbiamo davvero bisogno di denaro, perchè se continuiamo cosl, avremo fatto un lungo viaggio senza guadagnare gran che. Se restiamo qui, bisognerà aspettare cinque mesi. Senza dubbio qui guadagneremo sempre il necessario ; ma tino ad oggi, sono deciso a partire fra tre settimane... >>. (29 maggio 1770): « ...Ritorneremo a casa passabilmente neri, perchè l'aria aperta fa quest'effetto. Sai che Wolf. desidera sempre d'essere abbronzato».

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Ripassando per Roma, il verbosissimo sposo scrisse tra l'altro la lettera ~guente: (4 luglio 1770) : « ...Domani dobbiamo apprendere una notizia che vi getterà nello stupore. Il Cardinale PalJavirini detJe a11er ordine dal papà di rimettere a Wolja11go la croce d'un ordine e un diploma. Non ne parlare troppo per ora: se è vero? -- te lo scriverò sabato prossimo. Ultimamente, trovandoci dal cardinale, questi disse più volte a Woifango: Signor Cavaliere. Credevamo tutti che fosse uno scherzo ». Ed ecco la conferma (7 luglio 1770) : « ...Ciò che t'ho scritto ultimamente circa la croce d'un ordine era giustificato. E' lo stesso che ha Gluk, e si chiama: le rream11s t111raJAe mi/i. Jiae equiJem. Porterà una bella croce d'oro che ha ricevuta, e puoi immaginare che risate rui faccio quando lo sento chiamare Signor Cat afiere. In questa occasione, saremo domani rice' 'uti in udienza dal papa ». ( conJimta) IF.O.


MAGGIO 1909 : l'umamtà attc:nde la sua

fine. Il 17 del mese il Reale: Osservatorio Astronomico della Enckeplatz di Berlino manda questo comunicato alla stampa : « Si prevede che la terra attraverserà la cod~ deiJa cometa la notte fra il mercoledl e il giovedl. Dopo tale passllggio la cometa apparirà in ciclo sotto forma di una stella. Il 19 e 20 sarà appena visibile: sullo sfondo chiaro del tramonto, mentre i giorni più favorevoli per osservare il raro fenomeno saranno quellt tra il 22 e il 26. Poi, allontanandosi la cometa con aumentata velocità dalla terra come dal sole, il suo chiarore s'.i ndebolirà e si spc:gnerà in breve tempo « Dopo tale passllggiO... » Gii, ragtonano gli uomini, ma o sarà un « poi »? Questa ~ la domanda che risuona trepida in tutte le lingue del globo, anche se ci si sforza di formularla allegramente, scherzosamente, con cinismo. Ciò che attende l'umanità, inutile nasconderlo, è ua incontro con l'ignoto, un'avventura terri6aate negli spui alesti. Dalle teneb« scaturirà a un tratto, nella fatale notte dal 19 al 20 . . . . iJ aiOitrO, la cometa, a sconvol~. a

distruggere forse l'ordme cosmtco. la scu:nza ritiene, è vero, che la cometa di Halley sia una vecchia. conoscenza, un corpo celeste che si muove, placido, lungo una trliettona notJ., esattamente prcvedihile. Sarebbe già dpparsa in forma di daga sopra Gerus:~lemme nell'anno (,(, dell'era <ristlana ; nel 1066 avrebbe salutato Gughdmo d Conquistatore al suo sbarco in Inghilterra. Niente paura, quindi, di questa benigna visitatrice dell'universo. Senonchè non tutti gli astronomi .sono d'accordo io ~iucsto giudizio favore\'ole della Gran_ de Sconosciuta. Ecco come si c:sprime per esempto il titolare dell'osservatorio di Remeis: «In base .1 osservazioni compiute nelle due ultime notti, la lunghc:ua della cometa si è potuta stabilire di più di 60 gradi, cioè circa seuanlalu 11111/0IIÌ dt rhilom~lrt >>. L'umanità legge: questa notizia con segreto t~rrorc: : tali cifre esorbitanti non evocano nulla di preciso, alitano solo spavento, morte: e rovina. Quanto poi ai particolari del famoso passaggio attraverso la coda stessa, gli astronomi di tutto il mondo, hanno formulato cento ipotesi diverse, che ognuno dl per sicura. Secondo il titolare, dell'Osservatorio di Kiel è inevitabile che la terra attraveni la lunghissima coda della cometa; il prof. Bigourdan dell'Osservatorio di Parigi ritiene invece che la terra sarà sfiorata da.JI'appendia: della. cometa se questa supererà i 23 milioni di chilometri. E il professor Millo. sevich, di Roma, basan<bi su dati degli osservatori di Roma e di PadQva aJferrna che io nessun caso la famosa cometa toccberi. la supeificie terrestre.

Ot stmtli sctc:nziati, mcapa.ci financht Ji metter;• d 'accordo, bisognerebbe fidarsi? Nun sono nemmeno riusciti a stabilire la data precisa dc:l temuto mcontro, figurarsi! Ml'f'ltte Bigourdan lo fissa alla notte tra i'. .nercolcdl e il giovedl, l'a~ Moreux giura che accadrà mvece tra ti martedì ~ il mercoledl. Quanto alle ronscguenze dello scontro, se scontro ~arà, il che pare probabile, il più terribile ~ proprio qui. I signori astronomi prevedono mfatti un :n ·Yc:lenamento dell'atmosfera terrestre per opera dei gas sprigionati dalla cometa: acido prussico soprattutto. Secondo il celebre Sanntc Arrhenius di Stoccolma, la cod.a del mostro celeste sarebbe imbevuta di tale veleno potentissimo. Insomma, non c'è scampo: la terra sarà distrutta, e precisamente nella notte: fra il 18 e il 19 maggio 1909!

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Nelle chiese della Russia sconfmata, 1 fedeli inginocchiati pregano notte e giorno. N~ dormono più, i fedeli russi, vegliano, dipanano c: invocano la misericordia divina sciagurati boiardi, che hanno invitato notte fatale, nei loro pa.laui di Pic:tf(]buJriGitW le più famose canzonettiste e ballerine Parigi. Io ~mania si pensa piuttosto a zarsi per finire: la vita allegramente. di ~lonia sono tappeuate di manifesti colori che convocano la popolazione a della Cometa • con « buchetti del ~ « sbornie d'addio •. Si ~ inaupniiO giorni un nuovo locale notturno che li


~rh'Pv·u~~· « l.a cometa»; il suo direttore, guarda <:JSO, t- un .~rto Halley! La Baviera cattolica e pia è :.~ttraversata in ogni ora da lunghe processioni che impetrano ..on canh e con preghiere la pietà del Gelo. Un quotidtano Ùt Berlino ha ristampato la « Lettre de la Comète » scritta nel 1773 d.1 quel famoso miscrc:dente di Voltaire, per rrdere della comet.a di Bielasch. A 'Bedino, Pangi. e New York i locali notturnt si preparano febbrilmente alla «gran notte». Tutti i tetti di Nev.• York sono affollati. Ma l'attesa febbrile, lo spavento dell'ignoto pencolo, e sopratutto, il fantasma vdenoso ddl'actdo prusstCo scuotono l'equiltbrio di molti animi e seminano il disordine in molti cerveUi deboli. l negri d'America, da Nc:w York agli Stati del sud, vivono in uno stato di esaltazione religiosa confinante con la pazzia; le loro chiese piene dall'alba al tramonto risuonano di grida isteriche, di appassionate invocazìoni, di lamenti e di pianti. Si verificano in tutto il mondo numerosi casi di pazzia; qualcuno attenta perfino all11. propria vita. Una giovinetti!. venezi~tna si aff~tcci~t alla finestra io camicia da notte, e sollevando sulla folla accorsa un crocilisso: «Pentitevi », grida. « Espiate i vostri peccati : la fine è prossima ! » Finchè arrivano i carabinieri a ristabilire l'ordine. Un telegramma da Salonicco annunzia : «Da qualche giorno l'ex.sultano Abdul Hamid si trova, per b prossima venuta della cometa, in uno stato di grandissima eccitazione. Non dorme più, scruta il cielo con un canoocchtale per ore c:d ore di seguito e subissa di domande

i suoi familiari <trCJ. ti prosstmo urto della terra con IJl cometa. D.1 due gJOmt non prende addirittura cibo e il suo stato è veramente

penoso». A Chicago sì è stabilita un'industm di nuovo genere : una ditta s'incarica, dietro Jauta rimunerazione, di chiudere ermeticamente, ingommandole, porte e finestre, otturando anche i buchi delle serrature a difesa «garantita» dell'addo prussico. Un industriale di Johanoesburg cerca dappertutto soct per costruire ripari contro la cometa, muniti di generatori interni di ossigeno. A Lisbona uo farmacista vende giornalmente migliaia di bottigliette di « anticometèlisir ». Ha un concorrente a Parigi : l'inventore e sfruttatore deU' « antìhalleyna »: prezzo cinque franchi la boccetta. Altri farmacisti e chimici, io molti paesi d'Europa fanno affari d'oro con i palloncini pieni di ossigeno, « sicuro antidoto contro i veleni della cometa». Gli astronomi continuano intanto a fantasticare e a profetizzare : «Avremo forse», annunzia il prof. Bigourand, «una pio88ia di stelle. Ma può anche non accadere nulla di sen. sazionale. Comunque, la cometa dì Halley sarà certo ass~~.i meno bella e brii!Jlnte di quella apparsa a Johannesburg nd gennaio di quest'anno ». U elusi e irritati i parigmi che contavano almeno su uno spettacolo fantasmagorico vanno borbottando: «LA comh e f'ert 11n 110/IVtdll bh'ff du gouvernemenl! » Sui boulevards s• vendono cartoline della cometa, spilli.cometa, canzonette dedicate alla cometa, e un nuovo giornale « Il testamento

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del mondo » va Jètteralmente a ruba. A Mont. rnartre fervono i preparativi per la notte fatale. In tutte le città "d'Europa SI fabbricano palloni frenati per i ncchi che hanno i mezzi di godersi lo spettacolo più da vicino. La società det tram di Berlino annunzia per la «gran notte >> un servizio triplicato di vetture. La notte' dal 19 al 20 è nuvolosa e umida Gli astronomt e le folle scrutano invano il cielo, raccoltt in tutti gli osservatori, sulh torre Eiffe~ su tutti i tetti di Nc:w York, di Berlino, di Roma, di BruxeUes, di Vienna. 11 Santo Pontefice stesso è in attesa del fenOmeno, nell'Osservatorio Vaticano. A Schweidnitz, in Germania, poco dopo le tre di notte, appare finalmente la cometa tra due monti, il Zobten e il Kolthenberg. Sale rapida all'orizzonte: rosso fiamme~ia il suo· nocciolo circondato di un alone abbagliante. Ma dopo soltanto mezz'ora le nuvole la inghiottono. «Forse non accadrà proprio nulla » incominciano a brontolare gli astronomi. Così fu: non accadde proprio nufla. Sui tetti, sui campanili, sulle torri e sugli osservatori, nei palloni frenati, in cima ai monti e sulle navi in alto mare, nei rifugi a prova d'acido prussico, nelle case ermeticamente chiuse, si vegliò invano fino all'alba, io quella notte memorabile dal 19 al 20 ma88ÌO 1909. Invano le bombole d'ossigeno rimasero a portata di mano, invano furono sturati i flaconcini di anti-Halleyna e di anticometelisir. Forse la commozione più forte l'ebbero quelli di Costantinopol~ visitati da un temporale furioso, con lampi, tuoni, scrosci d'acqua e un vento scatenato che sradicò i cipressi dci cimiteri del


S'l,ftllll~

11111~ \T I Gabriele d' Annunz:o, già celebre per i suoi romanzi, una -a fu invitaro a pranw e sedè a«an1o alla be-llissima princi~ Alechie1f. Durante il pranzo, egli la guardò e riguardò con arit> da conquistatore, ma in.6.nt>, accorgendosi della assoluta freddezza di lei, le mormò.rò all'orecchio: c Ditemi in vmtà, principt>Ssa, il trovarvi accanto a un uomo celebre non vi turba un po', non vi spinge a commettere qualche debolezza l ». « Oh, no. E pe11 quale ragione? Tuuo quel cbt' d; buono t> d'interessante c'è in voi, t> tutto quel che c'è di cattivo, posso acquistarlo da qualunque libraio a tre lir" t> cinquanta cmtesimi ».

• •

Cosimo Ul, Granduca di Toscana, avt>Va anticipato una somma ingconte di fiorini a un tale, che non go-dt>Va buona fama, perchè si r~ in Inghiltt>rra a comprare certe piante. Un giorno il Grand001, passando sul ponte d' Ar· no, vide seduto a un cavolo il poeta Fagioli cbe fa-

ceva su un fogtio suani calcoli. «Che cosa fatt> di be-llo? », gli dlit'Se' il Granduca... , « Faccio l'elenco di tutti gli sciocchi che passano », ris~ quello. « Spt>ro bene che non avrete ioduso a.o.cbe me!,. continuò sorridendo Cosimo ill. «Eccome Altezza! Voi siete capolista!». « Perchè, se è lecito .i ,., rispoSt> il Granduca mor· ti6cato. « Perchè avete mandato quel ~ all'estero con tanti buon i liorini ,. . « Ma mi ha. promesso che ritometi con taoto di merce! » insistè il Duca. c Beh"' concluse Fagioli c se riroma niente d1 male: cancellt>rò il DOI!lt' Vostro " c' mdterò il suo'"

PARIGI

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FEBBRAIO

1815

Galeno dava un siomo lezione di frt>OOlogia ai suoi studenti. Parlò di vari argo!Tlt'nti e soprarrutto della morte dei so&&etti giovani. lmprovvisamaue rimase silenzioso per akuni momenti, e &li studmti capirono che stava pensando alla sua fidanzata, una belliss ma ,giovane ch" "ra morta non molto tempo prima. To&liendosi dalla meditazione, continuò: «Signori, voi tutti sapete della tragica morte della mia futura moglie. A questo punto del nostro studio di frmolog·a esaminer=o i l suo cranio. Lo uovttete nel secondo scali'alt>, al numero otto"·

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FEBBRAIO

1815

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AVAMPOSTI

Bosforo. « l morti risuscitano! » gridavano le donne « l gas della cometa! » urlavano altri, annusando l'aria carica d'elettricità. Finì che la mattina il passaggio sotterraneo della moschea di Hagia Sofia si ttovò zeppo di persone quasi asfissiate, pazze di terrore e semisvenute. Effetti della suggestione collettiva! Brillava appena l'alba del 20 maggio che dalle chiese di tutto il mondo uscirono processioni di rendimento di grazie a Dio per lo scampato pericolo, per la miracolosa salvezza di tante vite dai pericoli della cometa.

FRANCESI

Gli astronomi contmuano a litigare per mesi e mesi. Al solito, non riescono a mettersi d'accordo. Non possono stabilire con esattezza che cosa sia accaduto, il tempo pessimo ha ostacolato le loro osservazioni. «Il passaggio si è verificato» affermano alcuni, «solo, la sostailza della coda era cosl rarefatta che nulla si è potuto avvertire». Altri ritengono che la coda sia biforcàta : la terra sarebbe quindi scivolata attraverso la terribile cometa senza farsi nulla!- E il mondo ritorna, un po' sbalor. dito, un po' vergognoso di tanta inutile agitazione, alla sua solita esistenza quotidiana. •. N .

Verso la mO'là del secolo passato, si rappresentava ~ l.ondra, nel teatro Dnuy, « Anronio e Oeopatra • di Shakt>Speare. In una scena, Qt>Opatra, udendo la novella della disfatta di Antonio, soffoca il disgraziato messag· gero della tristt> notizia, grida, piange, s'infuria, fracassa ogni cosa e si strappa i'veli. Finalmente si affonda esausta sui cuscini sin&hiozzando atnua· mrote. Lord Alchinson, vecchio dignitario della Corte, che sede-va dignitosammte Dt>l palco reale, si rivolse a questo punto ad una v«chia dama d i compagnia della regina : c Che dilferenu, J.ady, disse, dalla vita f~m'liare della nostra buon~ Regina Vmoria! •·

• • •

Nella stessa strada, a lkrlino, abitavano due fa· miglie che si chiamavano Muller. Ndlo stesso g'orno un signor Muller pani per la villeggiatura, e l'altro Muller mori. Alcuni giorni dopo, causa un disguido po5tale, la vedova Muller rict>Vettc questo telegramma : « Ar· rivato bene. Fa un caldo infanale. Arrivederci presto. Tuo mar'to •· • e • Gli americani hanno ricevuto rect>Dtemente, con gran disappunto, la notizia che nei lavori di rin· for2o, alla baSt> della statua della Libertà, od porto d 1 New Yo rk, si sono scoperte le rovine di_ .un~ vecchia prigio ne ove vmivano confinati i rn1htar1 con idee politiche avverse al governo .


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FANTERIE

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SCONOSCIUTI PER QUANTO POSSIAMO essere saggl, e minutamente informati sulla scarsa risonanza del nostro nome, ristrettezza delle nostre amicizie e conoscenze, modestia della nostra persona, ci accompagna sempre, in mezzo alla folla, l'illusione di non riuscire in tutto nuovi e indifferenti a coloro che ci guardano. Sarebbe inaudito che di una persona come me, cosi nota a me stesso nei minimi partico. lari dal giorno in cui uscì dalla culla a oggi, e della quale ho in mente non SÒio tutti i pensieri, dubbi e speranze, ma anche i più leg. geri malesseri e le più !abili sensaziom, e alla cui vita sono talmente interessato che la mqrte sarà un nome vano per me sino al momento in cui questa persona riuscirà a respirare, e della quale ricordo anche il viso dei giocattoli che ebbe fra le mani; sarebbe inaudito che di una persona simile la gente non sapesse nulla. Nella parte di sconosciuto totale non riesco a mettere agevolmente il solo personaggio che io conosca per intero. (Soltanto i grandi filosofi finiscono col diventare sconosciuti a se stessi ; un mio amico molto saggio soleva ripetermi una frase scorretta ma effi. cace : « lo comincio ad avere gravi dubbi su colui che, quando vien chiamato per nome, io. mi volto e rispondo! », e ci voleva Luigi Pi. randello a portare le cose a tal punto, a imbrogliare le carte in tal modo da togliere a questa grave questione due terzi della .sua gra~ità).

GIAPPONESI

NEL

I'"IUME

GIALLO

Tuttavia, con uno sforzo pieno d'immagi. naztone, sono riusctto talvolta a sentire come nessuno di coloro che mi guardavano per una strada sapesse nulla di me. Anlhe qui ci sarebbe una storia interessante da scrh·ere; la storia di noi stessi e della nostra 1mmagine nella mente di coloro che ci hanno guaidato con un occhio che già passava ad altro. & comi, dunque, nella fcase dt colui d1e, dopo una lunga passeggiata, dice rinOJSando: «C'era molta gente oggi ! ». lo mi ritrovo in quel!a frase sotto un:1 forma sbiadita e impre. o sa, col profilo un po' corretto, e il cappeJio di colui che era passato prima di me; d'tmpor. tante non ho che il tacco di gomma della scarpa destra. Nella frase di un altro: «Povera gente, in fondo ! » io sono confuso con tutti gli infreddoliti che, quel giorno, hanno cercato il sole passando da un marciapiede all'altro, e mi soffio le mani per riscaldarle : cosa che, in verità, non facevo io, ma il bambino che passava accanto a me. Una sera, in un trahvai, mi è toccata la parte di una bottiglia di latte. La cosa è andata cosi. A una ragazza, che viaggiava con me nella vettura, non tornava più il conto di quello che aveva speso. Dieci lire, ma come? Sommava il prezzo del latte con quello deiJa verdura, quello del pane con quello dei cerini : e il conto non tornava lo stesso. Perchè l'ope. r:IZione riuscisse esatta, non avendo carta nè matita, la giovane affidò mentalmente a eia. scuno dei viaggiatori la parte delle cose ac. quistate. Io fui il latte. E poichè nel conto ~uello che non riusciva a entrare ero proprio io, la ragazza mi guardava scuotendo la testa con una tale disperazione negli occhi, che tutti gli altri (il pme, la verdura, i cerini) pensavano di sicuro : « Amante non ciarnata! ».

Una mattina, sulla spiaggia di Catania, mi accorsi di una straniera in ma8lia da bagno solo quando ella si alzò a precipizio e allontanò di corsa, lasciando sulla sabbia un album aperto. Gettai Io sguardo sulla pagina d1 quel. l'album e lessi: «davanti a me alcuni scemi stanno seduti a guardare (sic) le onde tenendosi i piedi con mani : nel loro visage si legge rozzezza, sonno, cattive intenzioni... >>. In questo gruppo di scemi, io occupavo un posto, non so se laterale o di centro, ma comunque un posto ben chiaro. E non ci troviamo spesso in uno sbadiglio, quando il quadro di cui faccwno involo.atariamente parte è noioso; o addirittura in uno sputo, quando il quadro di cui facciamo parte è disgustante? La terra, in cui il nostro corpo andrà a fi. oire, è meno malinconica dell'impressione o ricordo in cui va a finire la nostra persona nella mente degli sconosciuti. Ogni momento noi ~ompariamo in un occhio di estraneo come un sasso od mare. Quando i filosofi dicono che il nostro s!irito è un abisso infinito, noi possiamo perdonare l'immagine solo a patto che essa voglia dire come ciascuno di noi sia un abisso in cui gli altri precipitano sotto forma di sconosciuti. E' certo un amaro privilegio quello di aver visto milioni di uomini e non ricordame che una decina.. n re del più vasto regno che sia mai esistito regna su un numero infinito di sconosàuti; e Napoleone vince le sue batta. glie, coo milioni di sconosciuti, contro milioni di sconosciuti... -Cosi la cortigiana, tirando, nel cuore della notte, la tenda dd suo letto, dirà fra uno sba. diglio e l'altro: « Quanti, oggi! » e nella memoria non rivedrà chiaramente nemmeno unl

faccia. 'V l T A LI A lV O

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COM'E' NOTO, sarebbe vano cercare nel De remm nalllra di lucrezio novità di teorie c d'ipotesi filosofiche e fisiche. Lucrezio vi si limita a mettere in versi la filosofia e la fisica del suo grande maestro Epicuro, aggiungendo,,i di suo un'arte incomparabile. Ma altro anc.ora egli vi mette di suo: una cupa intona. ziooe pessimistica, diremmo quasi apocalittica, che dai testi originali di Epicuro, per <JUanto possiamo giudicarne. è del tutto assente. Epicuro - (Ome si sa - :unmette l'esisteoza di moodi innumerevoli. formatisi col tempo da aggregazioni di atomi nello spazio infinito. Questi mondi percorrono un ciclo fatale di nascita, accrescimento, fioritura, d,:adenza e morte. Mondi muoiono, mondi nascono senza posa nello spazio senza limiti. Anche il nostro mondo essendo nato è condannato a morire, e un giorno perirà. Quando? In un avvenire incommensurabilmente lontano, per un pro. cesso di lenta corr.;unzione e conswnazione, pensa Epiéuro. In Epicuro questa concezione rimane puramente teorica, non si ripercuote nel sentimento. In Lucrezio, invece, no. La fine del nostro m0nçi~ per Lucrezio è un evento del quale si poteva già fin da allora vedere il principio: gli animali nascono sempre più piccoli, i campi dànno raccolti sempre più scarsi, tutto prova che la terra esaurisce le sue forze e si avvia rapidamente verso la morte. Di qui la tetra aura pessimistica diffusa come nebbia su tutto l'immortale poema. Nel quinto libro la predizione di Lucrezio si fa ancora più precisa. Rivolgendosi a Caio Memmio, il nobile romano cui è dedicaJo il poema, egli dice: « Non voglio trattenerti ulte. riormente con semplici promesse, o Memmio. Comi11cia a guardare i mari, le terre, il cielo. La loro natura è triplice: sono tre immense estensioni diverse, tre cose tanto dissimili di asjletto, tre così grandiose compagini ; ebbene

~m d~in/6r.&o/?· Il pro f. GuiJo Jclla V~ Ile ha Jedicato a questa ricerca un lungo ed interessante capitolo del suo recentissimo studio Tifo Lltcrezio Caro e /'EpimreiJmo campano, nel quale la figura del grande poeta è presentata in luce del tutto nuova. Secondo il della Valle, Lucre. zio fu un piccolo proprietario dell'agro campano, anzi pompeiano, e fu indotto a fare la sua predizione della imminmte catastrofe del mondo da osservazioni raccolte personalmente sul territorio della sua Pompei. Da varie fonti sappiamo, inlatti, che nel l • secolo a. C. la Campania (specie le terre circumvesuviane) fu soggetta a frequenti terremoti. Ce lo dice Se. neca, vi accenna Ovidio, e lo stesso Plinio il giovane, nel descrivere l'eruzione del 79 d. C. che distrusse Pompei c di cui rimase vittima suo zio, il famoso naturalista, dice che, alle ripetute scosse di terremoto d.i quella notte paurosa, gli abitanti non si spavmtavano soverchiammte, perchè « nella Campania ciò era cosa solita». Anche Cicerone parla di un terre. moto a sud dell'« Agro latino» del quale fu riversata la colpa sullo stesso Cicerone dal tribuno della plebe- Clodio, per avere Cicerone osato costruirsi Ja casa sul suolo stesso sul quale sorgeva prima un tempio alla Dea Liber. tà, provocando così la vendetta divina.

Jo/o giorno manderà a morte tuili e Ire. La smisurata macchina del mondo, che per tanti secoli è rimasta in piedi, precipiterà nel

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caos. All3. tua mente (ben lo comprendo) siffatta morte del cielo e della terra sembrerà cosa incredibile, strana e sorprendente; e a me sarà difficile convincerti con semplid parole... Comunque, ti confiderò l'arcano. Forse i faJti

daranno fede alle mie parole ed in brepe vedrai IliIlo JConqflaJJa/o da gravi terremoti ... ».

Jempo 111

Qui i versi del poeta non lasciano luogo a dubbio : Memmio stesso assisterà, fra breve, ad avvenimmti che daranno fede alle puole di Lucrezio. La catastrofe che questi predice è imminente e sani irnprovviJa: tanto differmte dalla fine del mondo prevista da Epicuro qu~to un cataclisma improvviso differisce da una lenta e progressiva consunzione. Tra le visioni apocalittiche del maestro e del disce. polo, dunque, c'è una differenza fondamentale. Come si spiega?

- èADAYI!It"i

Questi fatti dànno molta probabilità di \Cr(l alla congettura che Lucrezio dovette avere molte occasioni di osservare personalmente il feno. meoo della terra che trema sotto i piedi, ed è da preswnere che ne rimanesse assai impressio. nato, chè vive e trepidanti sono le descrimina. zioni che ne fa : i popolani fuggono dalle case spaventati e si precipitano nei tempii, chi invo_ cando gli dei, chi negandone l'esistmza. Ed è assai probabile che fosse la frequenza dei terre. moti a indurre Lucrezio a.d annunziare prossimo lo sconquasso di questo mondo. E non solo prossimo, ma, come abbiamo visto, improvvùo. Perchè? Il perchè ci è dato da una ingegnosa e sottile congettura del prof. della Valle. Il pompeiano Lucrezio dove\•a pensare al Vesuvio, tanto vicino alla sua Pom. pei. Per noi moderni l'immagine del Vesuvio e quella di un monte che vomita fuoco, se è sveglio, che fuma, se dorme : al di sotto del pino di fumo le sue falde fino alla base si allungano nude e brulle. Ma nel l " -secolo a. C. il Vesuvio, elemento essenziale del paesaggio di Pompei, anzichè atterrire doveva attrarre J'ammir:~.zione di tutti per gli esuberanti vigneti che lo coprivano fino alla cima. Gli scrittori del tempo Io descrivono come un monte uber. toso come tanti altri ; nessuno parla di fwno nè di fuoco. Allora sì che dormiva sul serio! Che conservasse tracce di eruzioni passate è certo, chè qualche scrittore ne fa cenno, ma chi ci dava importanza, se sotto la cenere la terra era diveotata straordinariamente ferace' E i ricchi pa.trizi romani che andavano a rifugiarsi nelle loro ville di Pompei quando vole. vano riposare il corpo e lo spirito dall'affan. nosa vita dell'Urbe, i tranquilli borghesi pompeiani 'he ornavano di tutte le grazie dell'arte le loro case i contadini che vedevano centuplicarsi i ge~i di quel suolo benedetto,'guardavano al Vesuvio, alla loro bella montagna, come ad una madre geoerosa. Ma. lucrezio poeta, filosofo, naturalista cd escursionista, . dovette guardarlo con occhi nuovi. Chi sa quante mattine, levatosi prima dell'alba, egli si sarà inerpicato sulla vetta del monte che .dominava la sua città e la sua villa; forse più d'una volta sarà stato tentato di discendere nel cratere. Era un campo d1 esplorazione assai ghiotto per un ossen•atore come lui. Quale npvità lo avrà colpito? Delle fwnarole di vapore acqueo ad alta temperatura? :)fuggite di gas solforoso da qualche crepaccio ? o addirittura la scomparsa dell'acqua dalle cisterne di qualche col9no? Indubbiamente il Vesuvio cominciava a dar se· gni, sia pure appena percettibili, di risveglio. Colpito da tanti fmommi nuovi per lui,. lucrezio, con quella sua meravigliosa esuber~za di fantasia, pensò ad un risveglio imprOVVISO di tutte quante le forze latenti del sottosuolo che•avrebbero di lì a poco provocato la ta· tastrofe imp,.cwùa dell'universo intero. E la catastr~fe venne e fu improvvisa dav. vero, se non proprio i=inente, chè accad~e a 134 anni dii distanza dalla morte di lucrezto, e se non travolse il mondo, seppellì sotto le éeneri tre fioreoti cittadine dell'agro campano. Ercoloano, Stabia e la stessa patria di Lucrezio, Pompei. Fu, dunque, il vago presagio .:lei tragico fato incombente sulla deliziosa città c~· pana lo spunto alla grandiosa e paurOSll ~·· sione .tpocalittica che avvolge di c~pa tnstezza il poema immortale di Lucreno. L l ,. l.~ D •: P A.. O Il .t•


......

1840 -

LA

REGINA

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VITTORIA

pnceM•,.J

Nel marzo 1861 la madre di Vittoria d'Ing hilterra, la Duchessa di Kent, morl dopo una breve malattia. Il dolore della Regina fu sin. cero e profondo. Staccatala dolcemente dallet- . to dove la Duchessa aveva emesso l'ultimo respiro, il Principe Alberto la condusse nella camera attigua, da Alice. « Conforta mammà » disse alla figli a, e le lasciò sole. Al_ice non doveva mai dimenticare quell'istante di appassio. nata dedizione alla madre. Ogni anno, durante la sua lunga vita d i sposa all'estero, non mancò mai di scrivere quel giorno a Vittoria, rinno. vando il voto fatto e ripetendole che il tempo e la distanza non l'avrebbero mai sciolta dal caro obbligo affidatole dal padre. Nell'estate l 861 i membri della Famiglia Reale, compresi i principi Fed'e rico e Vicky c il fidanzato di Alice, il principe Luigi d i Hesse si riunirono a Balmoral. Vi passò qualche giorno anche i[ p~incipe di Galles, dopo aver studiato la vita militare tedesca a Berlino e aver conosciuto la giovane principes$a che er~ ir. testa alla lista delle sue possibili fidanzate, Alessandra di Danimarca. Nel gennaio, pazzo da due anni, era morto il re Federico Guglielmo Federico di P russia. !.'incoronazione di re Guglielmo ebbe luogo nell'ottobre 1861 e le lettere g iornaliere della principessa ereditaria di Prussia a sua madre ci

E

IL

PRINCIPI!

ALBERTO [SI

RECANO

descrivono minuziosamente gli abiti delle dame di corte : (uno in velluto azzurro, l'altro in velluto rosso, e il proprio, in ~ianco, oro ecl ermdJino) i cori imponenti; l'aspro freddo di quell'inverno; l'enorme nwnero d i invitati al banchetto d i Stato; l'istante in cui, dopo la seconda portata, il Re chiese del ,·ino, segnale per le dame e i gentiluomini di corte di lasciare la sala; i quattrocento servi ·in livrea im. posti dall'etichetta. L'autunno inglese aveva sempre una cattiva influenza sulla salute del Principe Consorte. Occupato nei preparativi del matrimonio della principessa Alice, egli si strapazzò -quell'anno più dd solito. Sofferente di stanchezza gène. cale e d'insonnia si raffreddò, all'inizio d i no. ''embre, piuttosto gravemente. La diagnosi fu di febbre reumatica, poi d'influenza, e solo tre settimane dopo di tifo. Ma i sintomi non erano gravi, Ja malattia seguiva secondo i medici il suo corso naturale e r ansietà era fuori posto. Improvvisamente lo stato dell'ammalato si. aggravò, Ja fine si avvicinò rapida e il Prin. cipe Consorte mori il 14 dicembre 1861. La principessa Alice, che durante la malattia del padre era stato il principale appoggio di sua madre, prese on sulle fragili spalle l'intero peso della tragedia. Dormiva nella camera della Regina, riceveva i ministri della Corona, accettò la responsabilità di ogni decisione u~gent;:

AL

CASTELLO

DI

WINDSOR

c, compito più difficile di tutti, riuscl a giungere con la sola forZi! della simpatia e dell' affetta a quel cuore colpito. Trascurando il pro. prio dolore per il · padre adorato, .Alice si consacrò cosl completamente a sua madre che il principe Luigi temè quasi di vedersi respingere per sempre. Senza Alice in quei -primi giorni la ragione della Regina avrebbe forse ceduto irrimediabilmente. Nella p rimavera il Principe di Galles partì col suo precettore, il generale Bruce, per un lungo viaggio all'estero, di cui il principe con. ·sorte aveva preparato il programma. La sua assenza dovendo essere piuttosto lunga, il ge. nerale Bruce ebbe l'ordine di « teoerli costan. temente davanti il pensiero della principessa Alessandra. . Considerando suo sacro e immediato dovere attuare i piani fom1ati dal principe consorte per i propri figli, Vittoria fece celebrare il nutri. monio, già tanto rimandato, d i Alice e Luigi ii l • luglio 1862 aJ Castello di Osbome, subito dopo il ritorno del principe di Galles. Ma ogni nota di gioia fu smorzata. L'unione dei due: g iovani che un così tenero amore univa, che arricchiva la Regina di un genero ideale, fu per Vittoria una ·specìe di servizio funebre in memoria del marito, Cl il resoconto che ce ne ·conserva i! suo diario è addirittura angoscioso. la giovane coppia si recò per la luna di.


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t26 lllide nell'isola di Wight dove appena un giorno dopo li raggiunse la Regina. Tornarono quindi a Osborne per tre giorni prima di par. tm: pe-r Darmstadt, e solo l'ultima sera Alice .si abbandonò finalmente a un gran pianto disperato « Cer.:ai di consolarla » scrive la Regi. na « prospettandole un prossimo ritorno >). La notizia del matrimonio del pcìncipe di G.,lles, non fu bene accolta in Germama, (il Principe Consorte ne aveva avvisato suo figlio) nazione .:he fino allora avèva 9uasi avuto il monopolio di fornir spose alla Real Casa inglese. Il fatto (hc la principessa ereditaria Ji Prus. sia avesse contribuito a 9uell'unione non giovò .:erto ad acrrtscere la sua popolarità, gra\'emcnte minacciata dall'arrivo a Berlino di .Bi. ;marck e d:tll'inaugurazione del suo vt:ro e pro. prio regno di quasi vcntott'anni. Il Principe ~ la principt-ssa ereditaria non ebbtro da lui che und mossa impaziente delle larghe spalle. Fin , he il Re ,·ive,·a, intanto, quegli anglo.Coburp.o non conta\'ano niente. Ma, comunque, Bis. m.uck li tenne d'occhio L' E11gltmderin non a\' t'\'a lasciato l'inglese a casa c la sua influenza sul marito era enonne. Nè poteva dimenticare Bismarck che la madre di Vicky era la Hegina d ' lnghilterr~. Al m;~trimonio del principe di Galles e di Alessandra di Danimarca, celebrato a Windsor il l O febbraio 1863, g iorno anniversario delle nozze di Vitto•ia (che non lasciò il lutto .1em. meno per quel giorno, e assistè alla cerimonia nJscost.t agli o:chi di tutti su una balconata) intervennero i principi di Prussia e di Hesse. Partiti Vitky e suo marito, gli affezionati e · docili Sesse si irattennero con la Regina fino alla n~scit:t del loro primo erede, che fu una bambina, Vittoria. Nel 18c'i' Bismarà avendo affermato la pro. péia autocrazia e quella della corona abolendo la libertà di st:1mpa, il principe ereditario che si tro1'ava a Danzica criticò aspramente quel provvedimento in un suo diS(·orso suscitando la giusra indtgnazione del Re che gli ordinò di ritrattare in pubbli: o ciò che aveva detto. Forte ddl'.q~po~io appassionato di sua mcglie Fedeneo rifiutò di sottoporsi alla paterna volontà e n~c ~eguì un d1ssidio che doveva diventa·· perrnJncntc tra padre e figlio. &:· la ribellione dì Fritz e Vicky contro Bis. marck meritù l'inconJizionata approvazione della Rt:gi na Vittoria, la complicata fluestione dtllo Schleswi~:-Ho lstein che culminò nella ~.:uerra d.mese del l 864 portò invece a un aspro d1ssidio di opinioni tra la Regina e le sue fig lie. Scoppiat,l la guerra il principe eredita:io di Prussia andò al fronte, e automaticamente, ripud1ando la caun del Duca di SchleswigHolstein in principio difesa, Vichy diventò più prussiana di Bismarck. Le simpatie pro.da. nesi espresse dal parlamento e dalla stampa britannica erano, così scrisse a sua madre, « assurde, in!'iuste, scortesi e violente». «Il conti. r.uo mischiarsi e interferire dell'lnghilterr:! r.cl le faccende altrui, è diventato così ridicolo all'estero, che quasi non dà più noia. Ma non è piacevole p<:r un cuore inglese veder così di. mi nuita abbassata e compromessa la dig nità del proprio paese e la sua influenza così completamente svanita ».' Il principe e la prjiiipessa di Hesse ave\"400 passato due mesilllr' castello di Balmoral, 9uelrautunno, prima che scoppiasse la guerr~ danese. Tornata appena a Darmstadt la principessa Alice riprese la sua assidua corrispon. J enza con la Regina, strano contrasto con i

...~~$a1ù-d~· bombardamenti da Berlino così sgraJevoli a sua madre. E' facile capire perchè la Regina apprezzasse tanto la compagnia di quella sua dolce figliuola: le sue lettere fanno comprendere 9uanto era incantevole la sua presenz~ . Alice di Hesse aveva lo stile spontaneo e brillante che fa risaltare i particolari più insignificanti investendoli d~ll'interesse appassionato che ispiravano. La principessa fu affaccendatissima p<:r qcel Natale: preparò essa stessa un albero per la sen·itù appendendovi con le sue mani i regali appositamente comprati, e il suo baby ebbe un alberetto tutto suo in casa dei nonni paterni. Da Windsor arriva un pasti((io di tacchino, c lei c Luigi (annunzia Alice alla Mamma) organizzano uno speciale pranzo in suo onore. Il gelo è intenso, e Alice si dedica al pattinaggio: l'unica altra signora che sappia pattindfc in tutta Darmstadt è per lei una rivale trascurabile. l pcincipi vanno al teatro t re o quattro ,-olte la settimana (come sua madre, Alice amava il teatro), c pranzano., per ess:.>r liberi in tempo, alle cinque del pomeriggio. l lavori della loro nuova casa procedono spediti ... Poi. senza transizione (tutto per Alice era parte della vita stessa) la Principessa passa a parlare di cose 1ntime; della sua convinzione sempre più forte che un'esistenza consacrata agli altri sia l'unio chiave della felicità.« Tut. tavia », si lamenta « il proprio io salta sempre fuori come una moneta falsa», La seconda figlia di Alice, Elisabetta, nota poi come Ella, nacque in novembre. La sua nascita (si aspettava l'erede) causò un leggero disappunto ai genitori, ma le due bambine for. mav:mo una graziosissima coppia. Per il capodanno 1865, Alice scrisse alla madre un gioiello di lettera, profumata di ri. cordi d 'infanzia: « ...<Jud luminoso passato felice, s~ie gli ultimi anni in cui ero la maggiore a casa e avevo la fortuna di star tanto con Voi due, miei ~ari amati genitori, è un ricordo impresso a lettere d'oro nel mio cuore. Tutta stamattina ho raccontato a Luigi come andavano le cose da noi, rome ci riunivamo dietro la porta del vostro guardaroba per urlare in coro: ProJil l\' eufahr·.t » e per dare a Voi c a papà i nostri disegni. i nostri componimenti eccetera, i la,·ori che ci ave,·ano occupato fe. licemente tante settimane. Recitavamo i nostri auguri, le nostre poesie, ingarbugliandoci spesso, e il caro papà si mordeva le-labbra per non ridere. Poi andavamo tutti alla Scuola di Equitazione (dove venivano distribuite le elemosine ai poveri di Windsor) infine a Frogmore. Quelli erano giorni felici, e il loro ri. cordo deve bastare a portare perfino a voi un raggio di sole, cara mamma... ». Ma malg rado l'intensa felicità della sua vita di sposa, negli ultimi due anni la principess?. di Hesse aveva avuto a Darmstadt esperienze sgrade,·oli, paragonabili a quelle incontrate da sua sorella a Berlino e che l'avevano amaramente ferita. Si era prevenuti contro di lei perchè era inglese, specialmente perchè avC'\·a passato tanto tempo, il primo anno, nella sua patria. Sentimenti, d'altronde. perfettamente giustificabili. Il primo anno della loro vita co. niugale g li Hesse avevano passato cinque mesi con Vittoria e la loro primogenita era nata a Windsor. L'anno seguente il loro· soggiorno in Inghilterra era stato di 9uattro mesj, la loro bambina aveva un nome inglese; il seg(etario privato della Principessa, dottor !Becker, era

stato il bibliotecario del Principe Consorte. Il dilen1ma anche qui era analogo a quello di Vicky: a Darmstadt quei tentativi palesi di anglicizzazione dispiacevano, mentre d'altra parte Vittoria avrebbe voluto avere ancora di più (On sè sua figlia e suo genero. L'l principessa Elena, la terza figlia della Regina, do1·endo compiere i diciannove anni nella prima,·era del 1865. sua madre incominciò ;;; cercarle marito. Due anni prima Vittoria aveva esposto allo zio Leopoldo le qualità che avrebbe pretese, giunta l'ora, dal futuro genero: voleva un giovane principe giudizioso e morale, non necessariamente di una .:asa regnante e disposto a stabilire il proprio domicilio presso di lei, giacchè l'idea di separarsi da sua figlia le era intoller:~bile. Esp<:rto agente matrimoniale lo zio LcopolJo (rhe aveva già concluso quasi tutti i matrimoni dei Coburgo) propose subito un candidato adatto : il principe Cristiano di Schleswig-Holstein, il fratello più giovane del Duca Federico, éhe era stato uno dei preten. denti ai Ducati. La guerra danese e il passaggio di quei territori alla Prussia c all'Austria aveva tolto ai fratdli la Patria, e Bismarck, sempre felice di umiliare i nemici caduti, anche impotenti. li aveva pri,·ati dei loro gradi nell'eser. cito tedesco. In quel momento Vittoria non era certo 'ontenta della Prussia. Bismarck era deciso a impossessarsi di ambedue i ducati pri,·ando dell' Hollstein l'alleata dell'Inghilterra. e la situazione, se egli insisteva, minac. ciava di diventare estremamente pericolosa. Le simpatie della Regina per questa nuova bellicosa Prussia di ferro e sangue, cosl diversa dal pacifico stato liberale sognato da Alberto, era. no completamente svanite. Non basta, il Re l'aveva anche offesa personalmente rifiutando alla principessa Vicky il permesso dì passar_e l'autunno a Balmoral. Certo, il matrimonio della principessa Elena col fratello dello spodestato duca Federico sarebbe stato interpretato come un'ap<:rta manifestazione dei nuovi sentimenti antìprussiani della Regina. Ma questo :\ Vittoria importa,·a poco: il matrimonio riguardava esclusivamente la Famiglia. anzi solo sua figlia e lei. La principessa Elena conobbe il principe Cristiano nell'agosto seguente a Coburgo, do,·e la Regina avéva riunito ventiquattro dei suoi parenti tedeschi (compresi il principe e b principessa ereditaria di Prussia) per assistere alla inaugurazione Ji una statua del Principe Consorte. Il principe Cristiano riuscl simpatico alla Regina c piacque alla principessa, c come gli altri candidati-generi di Vittoria fu invitato dalla Regina a Windsor per subirvi un più accurato esame. Nell"autunno la Regina ebbe di nuovo la. gioia di vedersi tutti i suoi figliuoli riuniti intorno a Balmoral (una lettera risoluta di Vittoria aveva convinto il Re di Prussia a lasciar partire Vicky e Fritz). In quell'occasiont il fidanzamento di Elena al principe Cristiano fu pubblicamente annunziato. La guerra tra la Prussia (con l'Italia alleat~) c l'Austria, accuratamente preparata da BIsmarck, scoppiò nel giugno 1866. Sconfitta da. morosamente l'Austria a Konigg ratz il 3 luglio, rimanevanq da fare i patti con gli Stati germanici. I prussian i passarono la f r01at iera co~ J'Hesse, si co~}~l Asehaffenburg, e 11 rombo dei can~~.,..dito fino a Darmstadt (Con!Uoua)

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IJTASCISMOI RASSEGNA MENSILE DEL PENSIERO CONTEMPORANEO LA RIVISTA ESAMINA L'INFLUENZA DEL PENSIERO FASCISTA SUGLI SVILUPPI DELLA CIVILT.a ITALIANA E COMBATTE LA NECESSARIABATIAGLIA PER L'INTEGRALE RINNOVAMENTO FASCISTA DELLA NOSTRA CULTURA

!FASCISMO! APPARE JN ELEGANTI FASCICOLI DL OLTRE 120 PAGINE - HA PER DIRETTORE NJNO GUGLIELMI E PER CONDIRETTORE N. F. CIMMINO COMPONGONO IL CONSIGLIO DI REDAZlONE LE LORO ECCELLENZE BOTTAI, CARLINI, DE STEFANI. GATTI. PANUNZIO E VOLPE

l fascicoli di FA S C I S M O escono il primo di ogni mese

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2~ 1\NNI 1~\ LE PROPOSTE DEGLI STATI UNITI Al BELLI. GERANTI, Washitrglo• 28. Si annuncia che le uJ. time note inviare dal Guverno di Washiogton alla Gran Breta&na e alla Germania contengono le pro· poste seguenti ; 1) l principi che cegolano tipican)ente i tra.sporù

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RIVIST A QUIN D IC I NALE

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ANNO Il · N.S · ROMA t5 MARZO 1940 · XVIII

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ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE

neutri di contrabbando condizionale destinati alle popolazioni civili rimarranno in vigore; 2) 1..1 Germwia e la Gran Bretagna raccoglieranno tu<te le mine g;tlleggianti ad eccezione di qudle che proteggono i loro porti e le loro d ifese cosdtre; 3) Esse forniranno alle navi neutre piloti che le guideranno e indicheranno loro i diversi campi · di mine esistenti. (!oltss..gg<>ro, l marzo 1915).

DIREZIONE E REDAZIONE

ALLA CAMERA DEl COMUNI DI LONDRA. Non è l'ora di parlare di pace, Asquith... « S<lno

Roma, CIII• Uni•or&llorio- Telefono 487389

cor~ voci di pace, ma non è il momento di parlar~

PU88LICIT À Mfl•no, Via Ma h zoni numero 1.f

ABBO N AMENTI Abbonomonto annuale ltalio o Colonie l. 40 Abbonomlttllo ,...,.,,,.Italia • Colonie l. 22 Abbon-•nto annuale E&loro. , . • l. 60 Abbonomonto ,.m..tr. Esloro . . . . l. 33

Per abbonerai inviar• vaglia o assegni al· f"AmministrazJone, Roma, Citt• Universitaria, o ppt.tre ver••r• l'Importo •ul c;onto c.onenle

postale l. 2 4910 l ,ntlnotcnfli anche •• non pubblicati non

ai restituiscono

OGNI FASC I CO LO

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TUMMIN ELLI & C. EDITORI

di pace (acclamazioni ·prolungate). Se ne porrà par· lar< quando lo scopo degli alleati si compir/l (acclamazioni). Sonar 1..1w dice • Noi dobbiamo mostrare alla Germania che siamo risoluti a servirei di qualsia.si arma disponibile per porre fine ad una orribile guerra •. La Camera approva quindi unanime i crediti ri· chiesti. (Messaggero. 3 marzo 1915). ALLA CAMERA DEl COMUNI. (L<mdra). Rap· prcsaglie contro la Germania, Asquirh... ~ Gli a lleati sono per conseguenza costretti a prendere misure di rappresaglie, per impedire che derrate di qualsiasi genere giungano io Germania o partano da questo paese. Tuttavia queste misure saranno applicate dall'ln· ghiltetra e dalla Francia senza porre in pericolo le navi &;i neutri o le vite dei neutri o dei non com· oottenti e con r <:5atto rispe<to dei doveri di umani, • . l Gove rni ingle'Se c francese si riterranno dunque liNri di fermare e condurre in porto le navi che tt.lsportino merci la cui desrina.zione, proveaienza u

proprteta siano ritenute essere nemiclle, nuo hanno intenzione di conliscare tali navi ul 1 loro carichi, eccetto che siano per altri motivi ' <>,!;getti a confisca. (Meu aggNo, 3 marzo 1915). MISTINGUE'IT AL QNES. Domani sera al tclllu Cines avrà luogo la prima rappresentazione strJ, 11 • dioaria di una celebre artista comica parig'na: ~li stingueu. (M~JJaggero, 8 marzo 191 ~). UN I NCROCIATORE INGLESE avrebbe sequ•· st.rato il piroscafo americano P~~Ci/it carico di cotone diretto in Gtormania. 11 Governo americano asperte· rebbe informazio ni particolareggiate relativamente a questo sequestro prima di agire. (Mewtgg<>ro, 9 marzo 1915). MAET.ERUNK A ROMA. Questa sera Maurizio Maeterlink terrà un discorso all'Associuione della Stampa sul Belaio. Parlerà anche l'on. Destfèt, de· purato di Charleroy. L'attesa è vivissima e da ieri i biglietti per assistere alla conferenza sono esauriti. (Mes.raggNo, 13 marzo 191~). NASCITA DEL FILM AMERICANO. Il Dai/1 Tt· /egraph ha da New York ; La distruz.ione della cat· tedrale di S. Parri2.io a New York è stata evitata oggi solo per miracolo; contet1190ranearoeore un complotto di una società anarchica per assassinare gli uomini più ricchi d'America, ua cui Rockfeller, Carnegie e Vanderbilt è stato scop<>rto per l'abiliti di un ogente il quale riuscì a conoscere i piani degli anarchici d ivenendo membro della loro società se· greta. Cosi r agente apprese che un tale a nome Frank Abarro era staro scelto per far saltare la Cattedrale durante la Messa delle sette e quando r anarchico ha tentato di collocare bombe sotto una ponca ed accenderle col sigaro è stato acciuffato dagli agenti della polizia che si erano travestiti. Altri arresti sono stati eseguiti rapidamente. la polizia è convinta di avere sventato a tempo un com· plotto che mirava a creare il regno del terrore ·a Ne"'' York. Gli anarchici avrebbero fatto saltare le dimòre di rutti i più ricchi cittadin i e nei mom•nti del maggiore panico armati di fucili sarebbero ~i­ scesi in città e avrebbero a.ssalito le Banche per s•c· cheggiarle. ( Meuaggero, l~ marzo 1915).

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UN'INVENZIONE ITALIANA L'A n. Giuseppe Rnlzn di Novara brevettò nel 1855 presso l'Ufficio Privativa Industriali del RR. Stati Sardi una macchina per scrivere fondata sugn stessi principi costruttivi brnettatt nel 186 8 dall'Altri ca no Scholeu.

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L'alti•• successo della Olluttl nel Cllpl fllll IICCIIICI di JriCislllt

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LA COSA CHE HA maggiormente sorpreso

d comune osservatore in questa strana guerra che da sei mesi si trascina sul fronte occiden. tale senza sconfinare dalla solita attività di pattuglie, è stata l'enormità delle cifr:: previste dai vari belligeranti per. finanziarla. Nei primi giorni si è parlato di centinaia di mi. liardi, si son fatti curiosi calcoli sul valore del materiale di un reggimento di artiglieria o di un battaglione di carri armati; si è reso noto il costo enorme di una sola bordata dei grossi calibri d'una corazzata moderna : è sembrato, insomma, ad un certo momento, che i belligeranti volessero combattere con le cifre e le cifte soltanto. Poi la guerra ha rivelato il suo vero volto attuale: guerra soprattutto economica, diretta a disorganizzare la vita produttiva del nemico, a bloccare i suoi rifornimenti, a condannare all'inazione le sue fabbriche, alla fame le sue popolazioni, alla resa i suoi eserciti privi di munizioni. L'indice più appariscente di questa lotta è dato dal numero sempre crescente di navi che i mari inghiottono e seppeLliscono. Quanto costerà tutto ciò? Si è chiesto impaurito l'uomo della strada. E ha riflettuto sulle enormi cifre annunciate. Secondo le valuta. zioni della Commissione delle Finanze del Se. nato francese la. guerra dovrebbe costare alla Francia quasi un miliardo di franchi al giorno, trecentosessanta miliardi J'anno. Da parte in. glese si è preveduta una spesa annua di 27:;0 milioni di sterline. Il Reich ha valutato le sue spese di guerra a 3 miliardi e mezzo di marchi al mese; circa 40 miliardi di marchi

l'anno. Ma è possibile prevedere a priori il costo di una guerra ? Come si calcola il costo di una guerra?

a produrre servizi intellettuali o personali, la cui domanda, per effetto dello scoppio della guerra è venuta improvvisamente a cessare. Sicchè possiamo parlare di costo della guerra • li pensiero torna istintivamente alla g uerra m due significati : o badando alla somma di del 191 4, a cui si rifenscono oggi tutte le capitali spesi direttamentr per la condotta della valutazioni, e con cui si fanno tutti i confronti. guerra, oppure badando alle perdite di vite Vediamo allora qual'è stato Ji suo costo. umane, alla svalutazione dei valori patrimOniali, alla perdita costituita da riduzione del Il calcolo del costo di una guerra è relativa. mente facile se ci si limita a fare il conto dei lavoro come pure dalla diminuita produzione in parecchi rami di attività. capitali erogati dallo Stato per la condotta di essa; capitai i che dovranno risultare dai bi. Questo secondo calcolo (che involge il concetto di costo economico della guerra) an. lanci pubblici e dalle somme perdute dalle che se ha attirato ed incatenato l'attenzione di economie private durante la guerra e delle quali si potrà. a\'ere un'idea dai reclami per tutti coloro che alla passata guerra volsero la i raccolti, le case, le macchine, gli strumenti _ loro attenzione pe; calcolarne il costo, non è stato possibile effettuarlo. Sicchè ci si è limi. distrutti, dei minori guadagni delle Società tati a sommare la spesa per l'esercito, la marina Anonime, ecc. Ma questo calcolo, invece, di. e i corpi combattenti in generale, con quella venta arduo, difficilissimo, quando più che di perdite si rifletta che converrebbe parlare del della preparazione industriale della guerra ag. diverso indirizzo dato a tutta la vita del paese: giungendovi le somme destinate ai sussidi e per cui ai bisogni sentiti in tempo di pace da. alle pensioni concesse alle famiglie dei milita.ri. gli uomini (vitto, vestiti, case, divertimenti, Ma pur !imitandolo a tale ristretto campo, etc.) e agli atti normalmente intesi a soddi. il calcolo presenta non poche difficoltà perchè sfarli si sostituiscono altri bisogni, difesa del non tutte le Nazioni scesero in campo neJ territorio nazionale, conquista di territori nuovi 1914 e perchè tahme spese (come premi di o colonie, ed altri atti intesi a soddisfare i smobilitazione, indennizzi dei danni di guerra, nuovi bisogni; per cui gli uomini, operan'ti in spese di ricostruzione) continuarono anche dopo il 1919. Ad ogni modo agli studiosi del pace per la produzione di oggetti di consumo, o di servizi, passano al servizio della difesa problema indagare il periodo agosto 1914e della maggior grandezza del paese, e il loro marzo 1919 per la più gran parte degli Stati belligeranti; facendolo però partire dal 1915 posto è preso in parte, nella produzione agri. per l'Italia e la Bulgaria, dal 1916 per la cola e industriale, come pure nell'attività com. mecciale, da altri uomini e donne e fanciulli, Romania e dai 1917 per gli Stati Uniti. Pren. in tempo di pace inoperosi, oppure occupati dendo come le più accettabili le valutazioni


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,lell'americano Seligman, seguite anche recen: ttmente da studiosi italiani (D" Albergo), si ar'nva per il periodo 1914-1919 e senza prestiti ' americani agli alleati, alla cifra ~~ 210 miliardi di dollari. Cifra enorme, spec1e se la si calcola in lire nostre attuali. Infatti convertendola ad una parità di 19 si ha che il costQ.della guerra mondiale 1914-1918 sale a 3990 miliardi di lire attuali.

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r 1.

Vediamo ora in che misura gli Stati beHigeranti partecipàtono a tale spesa. L'Inghilterra, dal 14 agosto 1914 al 31 marzo 1919 spese 41.887 milioni di dollari pari a 8601 milioni di sterline. Ma se si calcol.a l'intero Impero britannico si giunge a 46.086 milioni di dollari. La Francia spese 32.617 milioni di dollari (169 miliardi di franchi); la Russia 26.522 milioni di dollari (5UOO milioni di rubli); l'Italia 15.636 milioni di dollari (81 miliardi di lire, calcolando il dollaro a 5,18). Degli altri paesi europei il Belgio dal 2 agosto 1914all'ottobre 1919 spese 1387 milioni di dollari, pari a 5900 milioni di franchi; la Roman1a e la Serbia rispettivamente 907 e 635 milioni di dollari dalla loro entrata in guerra all'ottobre 1918. E gli Stati Uniti? Tra il 5 aprile 1917 e il 30 giugno 1919 essi avrebbero speso 32.261 milioni di dollari. Ma nei loro confronti, più che la parola spendere, sarebbe bene usare la espressione i mpiegare dato che nella cifra suddetta è compreso anche l'ammontare dei prestiti concessi agli Stati europei e che, secondo quanto comunicò Mister Mellon al presidente Harding il 21 giugno 1921 , sarebbero stati di 10.141.267.585 dollari. (A titolo di curiosità ricorderemo che i principali debitori sono l'Inghilterra per 4.166,3 milioni di dollari; la Francia per 3.350,8 mil. di dollari; l'ltaHa per 1.648,1 milioni di dollari; e i più piccoli la Lituania per 5 milioni di dollari, l'Ungheria per 1,7 milioni di dollari, la Siberia per 0,26 milioni di dollari). · Vediamo ora le spese di guerra degli Jm. peri Centrali. Tra il t• agosto 1914 e il 31 ot. tobre 1919 la Germania spese 48.616 milioni di dollari cioè 240,2 miliardi di marchi; l'Au. stria Ungheria 24.858 milioni di dollari, cioè 119,5 miliardi di corone. Sommando le spese della Turchia e della Bulgaria (1.802 e 732 milioni di dollari relativamente) si ha un com. plesso di 76 miliardi di dollari. Cifra senza dubbio inferiore a quella degli Stati dell'Intesa che, compresi gli Stati Uniti, spesero 156 mi. liardi di dollari.

solo a coprire il disavanzo del bilancio ordì. dei princip.di bellii;<tanti Jctl'~ltra guerra. L"Inghilterra e Stali Uniti riU$Cirono a coprire oario : pc:r il resto si dovette ricorrere " pre. stiti pubblici e ad altre forme di finanza stra. una certa parte delle spese di guerra attraverso ordinaria. Poderoso fu lo sforzo de1l'ltali.\ date una politica tributaria molto dura. Ma l'In. ghilterra, malgrado tutte le buone intenzioni, le condizioni della sua economia: e i tributi ebbe dalle imposte solo il 17 % delle spese di straordinari, se non servirono a coprire le guerra e se si escludono le somme da essa spese di guerra, servirono a pagare gli intcn~s~i dei nuovi prestiti. anticipate agli alleati si arriva al 21 o/o. Gli Stati Uniti, in cui era prevalente l'opinione Gli Stati dell'Intesa, almeno, ebbero da fuori che almeno il 50 % delle spese di guerra do. il finanziamento della loro guerra: ma la Ger. vesse ricavarsi da imposte e tasse, non riuscimania dovette finanziare la guerra tutta da sè, rono ad ottenere dai tributi che il 21,59 % non solo, ma sopperire anche ai bisogni di tre delle loro spese e per il resto dovettero ricor. alleati finanziariamente deboli. Essa, inoltre cere ai prestiti pubblici. La Francia, invece, si aveva contato, fin dall'inizio delle ostilità su venne a trovare in condizioni ben diverse. Essa una fine rapida della guerra, sulla sua vittoria si trovò per un lungo periodo delle ostilità t· su forti indennità (sul tipo di quella già con alcune delle sue più ricche provincie occuimposta alla Francia nel '70) da imporre ai pate dal nemico, ed in condizioni economiche suoi nemici annientati. Sicchè non era preparata tributariamente allo sforzo prolungato di e politiche tali che le fu impossibile coprire, una guerra di 50 mesi, di una ampiezza mai malgrado la sua ricchezza, alcuna delle spese di guerra mediante imposte. Sicchè le poche vista. E fu soltanto nel 1917 e nel 1918 che nuove imposte che furono introdotte, servirono s'incominciò a manovrare il sistema tributario ai fini di guerra. Se quel che siamo andati esponendo fin ora lo si volesse sintetizzare in cifre, se si volesse calcolare «l'impoverimento» delle potenze belligeranti in seguito al titanico sforzo della guerra, in relazione alla ricchezza nazionale esistente nell'ante guerra, nai vedremo che gli Stati Uniti uscirono dalla guerra con un im. poverimento del 14 % ; la Russia del 33 %, !"Austria Ungheria del 48 %, la Francia del ~ 3 %, la Germania del 56 % e l'Italia del1"86 %· Cifre che nella loro I)Uda efficacia si prestano a edificanti confronti, specie per quel che si riferisce al nostro Paese.

La guerra attuale costerà di più? Costerà di meno? Il costo della guerra attuale con tutta probabilità sarà forse maggiore aella guerra passata, inferiore mai. Pur senza accettare in pieno le teorie dei rivoluzionari dell'arte della ~erra, dei cosiddetti mistici del ·materiale, è evidente che quella meccanizzazione integrale preconizzata da Hitler se non è stata realiz. zata in pieno è per lo meno ad uno stadio molto avanzato presso tutti gli eserciti com· battenti. Ora la meccanizzazione costa enormemente: ed il valore del materiale di un battaglione di carri aonati, è logico che sia senz:l dubbio superiore a quello di una unità corrispondente della cavalleria o dell'artiglieria da campagna. Basti pensare che secondo valuta. zioni francesi una divisione spende in una sola ora 5 milioni di franchi di benzina e munizioni e che Sir John Simon ha dichiarato che at. tualmente lo storzo di ore di lavoro necessario alla costruzione di un aeroplano di tipo moderno è dieci volte superiore allo sforzo ri. chiesto per la costruzione .di un tipo analogo nel 1918, per rendersi conto della somma di beni che la guerra moderna richiede agli Stati. Sicchè le cifre indicate come valutazioni della spesa annua da sostenersi non hanno che un valore indiziario. Ad ogni modo qualunque debba essere la somma di beni spesa per la guerra attuale u~a cosa si augura il mondo; che essa non s1a spesa inutilmente, come accadde tra il 1914 e 1918; che la pace quando verri e farà rifiorire l'olivo sull'(lfido cemento delle linee Ma· ginot e Sigfrido, sia veramente una pace co.n giustizia, una pace che tenga conto delle es': genze vitali di tutti i popoli e specialmente d1 quelli giovani, forti, prolifici, costretti entro spazi poveri e angusti.

Queste furono le spese enormi sostenute dal mondo nel 1914-18. Ma come furono sostenute? Qui si entra sul vivo in quei problemi di politica finanziaria di gue<ra che tanto ap. passionano oggi gli uomini di Stato e quelli della strada dei paesi che combattono (o al. meno dovrebbero combattere) e dei paesi che ufficialmente soho fuori della mischia (ma che economicamente invece ci sono dentro quanto gli altri). La guerra può essere finanziata o con la introduzione di nuove imposte, o coll'emis. siooe di prestiti pubblici o con l'abbandonarsi alla divorante marea dell'inflazione. Se tutti gli Stati oggi in guerra sono disposti a lottare con rutte le forze in loro potere contro l'inflazione, sembra che vogliano ricorrere più che altro alle imposte ed ai prestiti pub. blici, ma più alle prime che ai secondi. Ve. diamo invece quale tu la politica finanziaria

DOKElUCO B.&BJA Dt: Jlt:ll4

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IL TERMINE D I « Fc'!lnoscan<.lta » o « Fm. noscandia », usato dai geowafi per indiCare ),, regione tra Russia scttentnonale c Scandma 'ia settentrionale, a nord del golfo di Bot ma. contiene in sè stesso la sorte storia d1 quel territono, che, mancando d1 wnfin1 naturali, era destmato a divenire per secoli oggetto d1 contesa fra le due Potenze 'ici ne, Svezia e Russia. Un'altr:t circostanza determinante per le sorti della regione finlandese è stato d fatto che essa s• trovasse sul Baltico, a chiudere il golfo di Botnia dalla parte di oriente, costi. tuendo cosi una zona di contesa per gli stati aspiranti allo sbocco e al dominio sul Baltico. Si potrebbe agg1ungere la cosiddetta legge di attrazione della sponda opposta, per la quale la s \'CZia, organizzatasi in Stato più presto del. la Russia settentrionale, doveva tendere natu. ralmente ad occupare la sponda finlandese del Baltico. Ma vi è stato ancora un altro fattore d i carattere differente, che ha avuto importanz:1 per gli inizi della storia finlandese forse mag. xiore di tutti i precedenti, contro ogni teoria di m.1terialismo storico. I Finni erano pagani, c

lo nmascro p•ù a lungo degh s,·edesi (e anche dei Russi); la Finlandia pertanto fu raggiunta anch'essa dalrespamione del Cristianesimo, operatas1 ne• secol1 medioevali ora a ondate, or.1 per lenta e contmua pcnetrauone, nell'Europa nord-orient:~lc. l a pnnu spediz•one S\'edese in finlandia. comp1uta dal re Erik IX nel Il 57. fu per l'appunto LLn.l croc1ata; il re era aclOmpagnato dal ve'SCO\ o Enrico Ji Upsala, che fu una 5peuc d1 apostolo dei Finni, un San Bonifacio della Finlandia. Questa prima spedizio ne non bastò per uist1anizzarc definiti\'amen. te i Finlandcs•; la crociat.1 decisiva a\\ enne ne• prim1 dc1.cnm Jel secolo XII. e questa \'OI. ta il protagomst.1 rel•g•oso fu un \'CSCOVO ve. llUIO di S\·ez1a, ma onunJo inglese, iJ dom<:. nicano Tommaso, 1.he di,·cnne il pnmo vescovo finlandese con sede 10 Turku (Abo). Era il tempo 111 cui sulle sponde sud.orientali del Baltico sorgevano i due principati ecclesiastici di Prussia e di Li,·oma, per opera il primo dei Cavalieri Teutonici t'<.! il secondo dell'altro Or. dine cav.11lcresm dei Portaspada, fusosi ben presto con il precedente. Anche in FinlandiJ, al tempo del vescovo Tommaso, vi fu il pro. getto di creare, d'an:ordo col papa, un princi. pato ecclesiastK.o.ca,•allcresco sul tipo dei due che abbiamo nommato ; ma il progetto non ebbe seguito, e la Finlandia rimase possesso diretto della Svezia. Per secoli, si potrebbe dire sino ai nostri giorni, i Finlandesi non disposero del loro ter. ritorio come nazione indipendente. In una die. cina di guerre la Finlandia fu coo.~esa tra Sve.

zia c Russia. Da prmopio però non fu la Rus. si.1 moscovita, quella de1 Gran principi desti. nah a di,·enire Zar, a contendere la Finlandia alla Svezia, ma !.1 Russ1a repubblicana di No\'. gorod, ooè dello stato sorto a grande prospe. rità grazie al commercio dell'Europa settentrio. naie affluente in quella nttà posta all'incrocio delle due vie commerciali da Sud a Nord e da 01·est a Est. Lo S\ iluppo d1 Novgorod ha qual. che somiglianza con quello Jelle città tc;desche anseatiche; ma queste, poste immediatamente ~u l mare, si S\'ilupparono interamente come cit. tà marittime. mentre No,gorod era nell'interno della Russia, e non si mnquistò uno sbocco sul Baltico. Per ventà il princ1pe di Novgorod (questa repubblica aven a capo un principe eleruvo), Alessandro Nc:,·sky battè nel 1240 i Fmm sulla Neva; c: da questa vittoria ebbe il suo soprannome. Allora i Russi occuparono e tennero per qualche tempo la Carelia, terra che divenne uno dei principali oggetti di contesa ( ra finno.sv~esi e russi. Ma non fu succeSS!l duraturo. La guerra miziata alla fine del sec. XII fra Svezia e Russia e du rata una trentina d'anni, è quella che i Fmlandesi chiamarono « la grande guerra dt Carelia », terminò nel 1323 con una pace che n conobbe ti possesso della finlandia alla Svez•a. Per un secolo e meuo il dominio svedese, nonostante i soliti incidenti di ronfine, rimase sostanzialmente in. contrastato. Quella che potremo chiamare la «Repubblica del principato di Novgorod » (a imitazione della « Repubblica del regno di Po. lonia >>) andò declinando tra il sec. XIV ,. il


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nelle terR· lM l ud•~ J ,ud dt <:».l fu Pietro il XV. La via del Baltico le fu sbarrata non solo Jalla Svaia c dai .principali dei Cavalieri teu. Grande. La conquista degli sbocchi al mare fu una delle direttive principali della sua politica, tonici, ma anche dalla Polonia e dalla Litua. tanto verso il sud (Mar Nero) quanto verso nia. Quest'ultama grandeggiò durante i primi l'ovest (Mar Baltico). egli realizzò in_ gran due terzi del sec. XVI sotto i suoi principi Geparte il suo programma nella seconda d~eezao. dinnin e Olgerd, volgendosi quindi ad asso. IERI SERA RUGGERO BONGHI lavorando n.t suo -srudio ebbe bisogno di consultare un libro posro ne attraverso la ventcnnale « guerra nordica » ciare i suoi destini con quelli della Polonia gra. nella parte superiore d'un alto scaffale. Salì su di con cui si apre il secolo XVIII. Fu la guerra zie all"asccnsione al trono polacco della fami. una piccola scala per prenderlo, ma, per un falso decisiva per la supremazia nel Baltico tra Sve: glia sovrana Lituana degli Jagelloni. Dall'intcr: movimenro del piede, cadde piOducendosi un'am. zia e Russia. Tutti hanno scntato parlare dea no della Russia premeva su Novgorod al Gran. rnaccatura al torace che il medico ha dichiaratt' guaribile in 10 giorni, con risetva. trionfi con cui il cavalleresco ed avventuroso principato di Mosca, che da lvan l (l :,28(Cvrriere della Sera 1·2 'mano 1~90). <..arto XII di Svezia aprì la guerra, trionfa ri1340) in poi attese al còmpito di ((adunare le portati sia contro la Russia, .sia contro g li a_l_terre russe». Compito legato necessariamente ALL'ULTIMO PIANO DI UNA CASA in via leati di questa, Danimarca c Polonaa. Ma gaa ad un altro, quello di sottrarre i Russi al do. L'rbana si è <rova!u tal Vincenzo, vecchio ottuage. dopo la sconfitta disastrosa toccata a Pietro l minio- o all'alta signoria mongolica del Kha: nario. c:he viveva completamente nudo, sudicio, non use&v.\ mai dì casa. C.onsìgliaro ad uscire rispo><· a Narva, qu:tndo ottomila sYedesi misero in rol. nato Jell'« Orda d'oro», il quale a comincia. cht non V('lcva ruv: . re i )uol interessi. Dice che ta trentamila russi ( 1700), mentre Carlo XII re dalla prima metà del sec. Xlll, dopo Geo. alr<:nde agli studi. lnfatri era ( Ìrcondato da enonni gis Khan, si era stanziato nella Russia merisi accaniva contro Federico Augusto o Augu. volumi. Si dice ~ia ricchissimo c mattoidc. l militi dionale. il Granprincipe moscovita Dimitri st.o Il, elettore di Sassonia e· re di Polonia, e ddla Croce d'Oro invano tentarono di uascinarlo fuuri . Egli vuoi conrinuare la sua vita di anacoreta Donskoi ( 13 59-1389) sottomise vari ducati lo cacciava dal regno polacco intronizzando nc:l cu'\tume adamiticfJ che ha ~tdotrato. russi, assoggettò per un momento anche Nov. Stanislao Leszczynski, i Russi ripresero l'of. ( Corrie>r• dtlla Sm1 l-2 marzo 1890). gorod, combattè con Polacchi e Lituani ed ini. fensiva nei paesi baltici conquistando l'Ingria ziò la riscossa contro l'Orda d'oro, aff rontan. c la Care! ia; c lo Zar Pietro fondò in terri. ALLA CAMERA DI W ASHINGTON. Il signor do così in un solo regno tutti i compiti d'e. Kinc:tid ebbe un alterco nd corridoio <ol · signor torio finnico Pietroburgo ( 1703), la «finestra Taulbec a proposiru di una pubblicazione sul conto spansionc moscovita. Seguì però per Mosca sull'Europa». Ancora una volta però la Fin. Ji questi. Il Taulb« tirò per le orecchie il Kincaid; quasi un se-colo d'arresto, Jino ad hJn 111 landia ebbe nd duello russo-svedese parte se. it guarda porton<· li separò, ma poro dopo ambedue con daria. mentre la disputa principale fu per (1462.1505), colui che ebbt: il soprannome di SI incomrarono sulla scala c allora Taulbec assali Terribile, passato quindi dal nonno al nepote la Limnia e l'Estonia. Con il trattato di Ny. nuov.•mcnle il Kincaid e lo tirò per il n:~So. Questi c~!r~ltu un rt-volvcr lo scaricò nella testa al Taulb<:r Jvan IV, a cui poi è rimasto nella fama postad ( 17 21) Pietro il Grande ottenne dalla 11 qm•k pmbabilmenre dovrà S(Xcomberc alla ferita. polare. lvan III , che si intitolò «signore di Svezia la cessione della Livonia, Estonia, I n. ( Corrie>r.- della Ser.; 3-4 marzo 1890). tutte le Russie », ricusò il tributo all'Orda d'o. gria, di parte della Cartlia c dtlla Finlandia ro (che poco dopo, al principio del ser. XVI, mcridionak·. La porzione maggiore della Fin. SI TELEGRAFA DA NUOVA YORK : « Adelina P:1111 e eli alrri membri della Co:npagnia d'OP"ra si sfasciò definitivamtnte), e conquistò nel 1-178 landi.1 rimase alla Svezia; ciononostante il do. l&.th.lna viaggiando dal M<"Ssico all'America sdtcn· Novgorod, divenuta da allora in poi una sem. minio Jel Baltico era passato dalla Svezia ;d ia · tnunait" rimasero p<:r l~ ore circondati <ha.lla neve. plicc luogotcnenza di Mosca. Russia. La zarina Elisabetta, figlia di Pietro il Il trcn,, <pe<iate che li portava non pot.-va avanzare. La grandezza c la prosperità di No,·gorod Grande, con<Juistù un altro tratto della Fin. Tut& i o f"»e&Fcri si pigtiar<mu un forte raffreddore•. ebbero fine; ma lo Zar (lo possiamo già chia. (MeJJ.Jgl(ero 3-4 mano 1890). la n d ia poco innanzi la metà del sec. XVIII. mare così, sebbene il titolo fosse assunto solo Con Caterina Il, la vera grande continuatrice NIHIL NOVI. Il orcolo radicale di Roma ha deciso da l \'an IV) raccolse la direttiva dell'espansio. di Pietro il Grande, Finlandia e Svezia pass.t. d. kvare uo grido di pwtesta comro le arro<ilà ne russa verso il Baltico. l van III medesimo rono del tutto in seconda linea nelle direttive commc.-!t"t." J.!1 funzionari russ1 in Siberia. Lo stc.."SSS riprese la guerra per strappare la Finlandi.t ~enrimenlo di umanirà fo si cb<' in lnghilrerra e ddl'espansione russa rispetto alla Polonia c n•gli ~!ati Uniti s& preparino comizi allo saesso alla Svezia, nel 1495. I Finno.St•edesi, però, a lla Turchia. Fu invece la Svezia, con il suo >Cnpo per -,.eprimcr<: quegli eccessi che dimosrran<> si erano preparati a resistere gagliardamente, ak1uanto fantastico re Gustavo l II, a prendere r.uro((' oorbaric di quel popolo. prov-vedendo n fortificare il confine e facendo l'iniziativa ne.gli ultimi anni di Caterina II di (M<JJ.,ggtro 4 lliJrlo, 1890). di Vipuri (Viborg) una piazzaforte di prim'or. un attacco contro la Russia, in1•aJendo la fin. dine. Dopo una diecina d'anni la Russia con. BISMARCK SI RITIRA. Il corrispondente del J'inw landi a russa ( 1788). Ma la guerra fu chiusa a \l>cflll:l dà n>me cerro che il ririro del prin<ipr: chiuse di nuo1•o pace con la Sn•zia, rinuncian. due anni dopo (On un trattato su Ila base dello d: B&>tlldrck d:tl f'lHt rc i: dcfinitivamcn!c deciso. do alla ronquista della Finlandia. Fu lva n IV statu quo te rritori.tle. T occò all'alleanza efii. (•\l~r•aggero 6 marzo 1890). il Terribik, a rinnovare la guerra nel 1554mera tra Napoleone l c lo z,r Alessandro '57. Era allora re di Svezia Gustav.o V asa, co. il decidere delle sorti della Finlandia: si poCONTRO t'OPIN IONE GENERALE. Sonnino si lui sotto il <juale e per opera del quale il Ju. trebbe dire che ciò fu l'unico risultato stabile drd> ara alla Gtnlctl dci depurati fautore dell'im· p•<·s:.l afncana, Jpplaudc al ministero per i risultati tCfanesimo si impiantò in St•czia ed in Fin. di quell'alkanza. Col beneplacito dell'impe. tUCtnutt da un anno a qut·sra pane:; dice cht> supe· landia, ove ancora oggi è la religione domi. r:atore d'O(cidente quello d'Oriente riprese la rncmo lutti i pencolt c rutrt' le ditlicoltà a dispetro nante, fornita di una cospicua forza spirituale. guerra contro la Sv'ezia, e questa volta con la dci piagnistei e delle iarture e li su p' •eremo con la A considerar bene le cose si vede come Ja pace di Hamina, del 17 settembre 1809, tutt.a n''tanza c: la prudt.' nza che fin qui nc1n c'è rnaocara. Finlandia rimanesse piuttosto eccentrica di ·la Finlandia passò alla Russia ottenendo però l! OIUIISCro Cri~pi nnsraz&a l'un. Sonnino del suo d• scorso e della fiducia ' che egli ha nel governo. E' fronte alla direttiva principale d'espansione dallo Zar un regime largamente autonomo Sicuro che la Camera non condannerà un'impresa la russa verso il Baltico. che si rivolgeva natu. mantenutosi sin verso la fine del sec. XIX. quale, sbollire le passioni ed csamin.1ta con caJn,a, ralmente più a sud. Le vere chiavi del Baltico Nel dominio del Baltico non avvennero al. <arà cuns&derara siccome una delle maggiori glorie per la Russia non erano in Finlandia, ma in tri cambiamenti territoriali sino alla guerra del del pac·se. (M.,J.Iggero 7 mauo 1890). <juelli che oggi chiamiamo i Paesi baltici. Qui 1914. Si ebbe tuttavia uno spostam<."flto note. L'ON. FILIPANTJ nei suui Jurri articoli affermo vole di forze con la formazione dell'impero essa si incontrava ancora con la s,.ezia, padrorci!craaamcnte che ta aerra coltivabile è . in Italia na dell'Estonia, e con la Polonia che ave1·a germanico. Si costituì un condomino russo.te. inferiore ai l>isogni della popolaziune. lovero, egli desco nel Baltico, e la guerra mostrò come stabilito la sua signoria sulla Livonia, trasfordJcc, mentre io America nascun abi<a.nte ha a sua disposi~ione 37 ettari di terreno in ()ceanja 28, in mata in parte da stato ecclesiastico in principala preponderanza na\·ale spettasse alla Germa. Africa L~. in. Asia e nel resto d!Europa !l, in Italia to laico ereditario (ducato di Curlandia), in nia nonostante il vantaggio delle basi navali ugni abitante dispone appena di un ettaro di t<'f· parte assoggettata direttamente ai Polacchi. Nel possedute dalla Rus;ia. La guerra e la rivolu. reno da coltiv~re. (M~JJag}!t'rO 8 marw 1890). zione russa portarono alla scomparsa compie. periodo 1630-1660 la Svezia acquistò una spie. INCORAGGIAMENTO ALLO STUDIO. L'ullicio cata p reponderanza nel Baltico, divenuto, con ta della Russia dal Baltico e (per la prima vol. della Pubblica lsauzione ha facto distribuire 200 la Livonia sottratta ai Polacchi e con gli ac. ta) all'indipendenza completa della finlandia. paia di satrpe agli alunni poveri che si distinsero Oggi la Russia di Stalin tenta la rivincita ri. quisti in Germania, un lago svedese. pt'r profmu nello studio e per buona condotta. Lo Zar Alessio, il secondo della dinastia dei prendendo l'opera della Russia zarista, e non (MeJJPggero 10 marzo t890). Romanov, ripetè nel 1656 il tentativo di con. si saprebbe dire se f.l tentativo sia principal. UN VETERANO. E' mortu oggi :1 Sitr.inbouro< q uista della Finlandia, ma non fu più fortunato mente diretto contro la Finlandia, o contro la certo Giuseppe Surherland, un cenl.-nario, che sorto Svezia, o contro la Germania. dei suoi predecessori. Chi cambiò radicalmente gli ordini di Nelson aveva combattuto ad Abukir < 1.1 posizione russa in Finlandia c più ancora t• t F.TKO BOTTA Trafalgar. (Corri"• di Napoli 1~11 marzo 1890).

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(( Ma, egli disse, da quando ho att•rav••rH tutta la su,l wnuuv•<.:nl<.: v<.:rit.L Immaginate il Prout non ho torto un capello a settecento uomini; Arnanuti, Albanesi, Greci, nè ho toccato i beni altrui e non ho Bulgari e tutta un'accozzaglia di uomini, senza neanche l'ultimo degli zingari. Per i la minima nozione militare, che indietreggiava. i Moldavi e i Valaques sono certamente no davanti a quindicimila cavalieri turchi. Il brigante, ma per i russi debbo essere un reggimento accampò sulle rive del Prout, dopo Perchè, dunque, i russi vogliono cos~sc:gnarrDi aver avanzato due piccoli cannoni trovati a ai miei nemici? )) . Yassi nel cortile del castello e che in altri Kirdjali tacque e attese tranquillamente tempi venivano usati nei giorni di feste f~i~ fosse de<isa la sua sorte. Non dovette aspettare gliari. I turdii avrebbero voluto serv~ess a lungo. I capi, non potevano essere in grado di mitraglia, ma non osavano farlo senza di fare apprezzamenti, ma essendo convinti che l'autorizzazione dei russi : le palle avrebINI~I)I'I,f) la domanda di estradizione era giusta, ordina. bero certamente raggiunto la nostra ri,•a. rono l'invio di Kirdjali a Yassi. Il capo della quarantena, che poi morì, dopo Un uomo intelligente e pieno di cuore, a quaranta anni di servizio, non aveva ancora quell'epoca giovane funzionario sconosciuto, mai sentito fischiare una palla. Ma durante oggi in posizione molto elevata, era presente quel combattimento Dio gliene dette l'occaalla partenza di Kirdjali e me l'ha descritta in sione. Molte, anzi, rasentarono il suo orecchio. modo pittoresco. Il vecch1o, furioso, fece una scenata al mag«Un vecchio carrozzone stazionava davanti giore del reggimento di cacciatori addetto alla " Kirdiail "• Jtritto nel l 1134, è 1111 epi· al portone. Era una carr-etta bassa che veniva quarantena. Questi, non sapendo come cavar. Judio J~lla l11nga lotta rhe i greci .IOSI<!n· 11ero contro i 111rrhi per la loro indipell· sela, corse verso il fiume e minacciò col dito i attaccata fino à poco tempo fa a sei o ad otto JenZ4 (al principio del XIX ucolo). Certa· ronzini. Un Moldavo dai grossi baffi e un Délibaches che caracollavano sull'altra ri,·a. mente qJUJto epiroJio /11 rm·contato d berretto di pelliccia sul capo in groppa ad l Delibaches, a quel gesto, se ne andarono Pou(Jkine da un ufficiale che t r<t di gr~<JT• uno dei cavalli, gridava agitando la frusta. l subito trascinandosi dietro l'intiero raggimento llifl.imu alla frontiera rMJJo·IJirca. cavalli marciavano a buon trotto. Se uno di turco. Il maggiore che minacciò col dito si loro non ne poteva più egli lo staccava e lo chiamava Kortchevsky. Non so quale fine KIRDJALI c:ra d'origine bulgara. In lingua lasciava &ulla strada senza occupar5ene oltre, abbia fatto. turca Kirdjali significa: capo, principe, prode. $iCUro di ritrovarlo, al ritorno, intento a bru. L'indomani, però, i turchi attaccarono· gli Ignoro il suo vero nome. Etheristes. Non osando servirsi nè di fucili nè care rranquillamente nella steppa verde. Acca. Kirdjali, con i suoi atti di brigantaggio, se. di cannoni, contrariamente a tutte le loro abi. deva spesso che la carretta partisse attaccata minava il terrore in Moldavia. Perchè lo si ad otto cavalli ed arrivasse con due. Si tratta tudini, combatterono all'arma bianca. La lotta conosca un poco, racconterò una delle sue fu crudele. Uccisero con le scimitarre. l turchi, di quindici anni fa. Oggi nella Bessarabia rusgesta. Una notte l'amanute Mikailaki e Kir<jUel giorno, usarono !ance che non si erano sificata, si attacca alla maniera russa e si ado. djali attaccarono da soli un villaggio bulgaro. ancora mai viste in mano loro. Erano !:mce perano vetture russe. Misero a fuoco i due punti estremi del vilrusse. I Nekrassevizis combatterono a fian~o . « La vecchia carretta, dunque, si trovava da. laggio e si precipitarono poi di casolare in dei turchi. \anti al portone del corpo di guardia, uno casolare. Kirdjali pugnalava, Mikailaki racco. GÌi Etheristes avevano il permesso dal nostro degli ultimi giorni del 1821 : Ebrei dalle lun. glieva il bottino, tutti urlavano: « Kirdjali! imperatore di attraversare il Prout e di venire Kirdjali! ». La popolazione fuggiva davanti g he maniche che trascinavano le loro ciabatte, Arnanuti nei loro costumi pittoreschi e logori, a loro. Quando Alessandro Ipsilanti, dando a nascondersi da noi. Cominciarono la traver. snelle e brune moldave con i fanciulli dagli forma concreta alla rivolta, mobilitò un'armata, sata. Kirdjali, ferito il giorno precedente, er1 occhi neri tra le braccia, circondavano la car. Kirdjali gli condusse alcuni dei suoi vecchi già in quarantena; Kantagoni e Saphianos fu. complici. Ignorava il vero scopo della spedì. rono uccisi. Kantagoni, che era molto grasso, retta. Gli uomini tacevano, le donne sembra· zione, ma sapeva bene che la guerra avrebbe ricevette un colpo di lancia nel ventre. Egli vano aspettare ansiosamente qualcosa. Ad un tratto la porta si aprì e parecchi uf. dato loro l'occasione di arricchirsi a danno Jt"i prese la sua sciabola in una mano mentre con turchi e magari degli stessi moldavi. ficiali di polizia uscirono dal corpo di guardia. !"altra si conliccava la lancia nel corpo in modo Alessandro lpsilanti era coraggioso. Però Dietro a loro due soldati scortavano l<irdjali di poter infilzare il suo aggressore. Stramaz. gli mancavano le qualità indispensabili al per. incatenato. Egli dimostrava trent'anni. l tratti zarono insieme. sonaggio che, con imprudenza ed entusiasmo, del viso erano regolari e gravi. Di alta statura, Tutto era finito. l turchi vincitori e la Mol. voleva rappresentare. Non sapeva farsi com. da,·ia ripulita. Cirq seicento amanuti si disper. largo di spalle, dava un'impressione di forza. prendere dagli uomini che doveva comandare. Il suo turbante multicolore, messo un po' di sero in Bessarabia ugualmente riconoscenti alla traverso, gli copriva la testa; un'alta cintura gli Questi non avevano per lui nè stima nè fidu. Russia per la sua protezione. circondava i fianchi stretti; un dolman di pe· eia. Dopo il combattimento net quale morì il Conducevano una vita oziosa ma non sregolata. Era facile vederli nelle taverne della Bessante panno blu, una tunica che gli arrivava fin fiore della gioventù 8reca, Giordaki Olymbioti sarabia, rimaste ancora mezze turche, con le sotto il ginocchio, delle belle pantofole, com· gli consigliò di fuggire e prese il suo posto. lunghe pipe tra i denti, centellinando dalle p;.;. pletavano il suo costume. Il suo aspetto rra lpsilanti raggiunse la frontiera austriaca, poi cole tazze un denso caffè. Sebbene le camicie fiero e calmo. mandò un messaggio alle sue truppe per male. Uno degli ufficiali, vecchio dalle guancie copiosamente ricamate e le lunghe, puntute dirle, trattando i soldati che l'avevano servito, rosse, vestito di una uniforme stinta alla quale pantofole rosse cominciassero a cunsumaEi, da felloni, poltroni e bricconi. La maggior portavano lo stesso il berretto a nappa .mlle restavano attaccati solo tre bottoni, strinse con parte di questi poltroni e bricconi fu uccisa ventitrè e alla cintura scimitarre e pistole. i suoi occhiali di stagno una specie di pigna davanti le mura del convento di Sekou e sulle Nessuno si lamentava di loro. Non era posrive del Prout mentre si difendevano eroica. scarlatta che gli serviva da naso e si mise a sibile immagina~e che questa povera sente leggere in moldavo una lunga cam. Di tanto mente contro un nemico dieci volte più forte. dalla condotta pacifica, fossero i famosi guer. in tanto gettava un·occhiata altera su Kirdjah che l'ascoltava attentamente. Il vecchio ufficiale rieri di Moldavia, gli uomini del terribile Kir. Kirdjali serviva nel reggimento di Giorgio djali, e che lui stesso si trovasse tra loro. linl di leggere, piegò la carta, disse alcune p3· Kantakousine, del quale si può solo ripetere role minacciose al popolo che si era riunito là, Il Pascià che regnava a Yassi, avendolo sa. quel che già si è detto di lpsilanti. La vigilia della battaglia sotto gli Skoulia. puto, domandò alle autorità russe l'estradizione fece circolare tutti e ordinò la partenza deUa del brigante, secondo le clausole del trattato carretta. Allora Kirdjali gli indirizzò con voc_e nes, Kantakousine domandò alle autorità russe di pace. La polizia fece delle ricerche e seppe l'autorizzazione di poter far parte della loro tremante alcune parole io moldavo. Improvv•· che Kirdjali si trovava effettivamente a Kisamente il suo viso cambiò espressione; scop. quarantena. Il reggimento si trovò dunque chinev. Fu arrestato nella casa di un frate rin. piò in singhiozzi e cadde ai piedi dell"uffi. senza capo. Ma Kirdjali, Saphianos, Kantagoni ciale di polizia facendo un terribile rumore negato, una sera, mentre stava cenando con c gli altri non sentivano alcun bisogno di degli amici. Fu portato al corpo di guardia con le sue catene. L'ufficiale ebbe paura e averne uno. dove non tentò neanche di nascondere la ve. fece un salto indietro. Due solc:Wi vollero Credo che la battaglia sotto gli Skoulianes riti e riconobbe di essere proprio Kirdjali. non si:~ stata mai raccontata da nessuno in rialzare Kirdjali, ma egli si levò da solo,

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UNGHERIA- GIOANO 01

raccolse le c*ene e montò nella lJrretta gnJando: « Ha ida ! ». Un gendarme gl• sedett<: 'icino, il cocchiere moldavo frustò 1 (,1\',tlh e Ja carretta si mosse. Il giovane funzionario che m1 ha des<ritto la partc11za di Kirdjali domandò, allom, al vecchio ufficiale di polizia che cosa gli aveva detto Kirdjali mentre si contorceva ai suoi piedi. «Sapete, rispose ridendo il poliziotto, mi ha pregato di occuparmi di sua moglie e del suo bambino che vivono in un villag. gio bulgaro vicino a Kilyi. Teme che sua moglie abbia qualche noia per colpa sua. Com'è stupido il popolo! Il popoloècosl ignorante!». Il racconto del giovane funzionario mi aveva molto colpito. Compiangevo il povero Kir. djali. Per molto tempo sono rimasto senza sapere più niente di lui. Parecchi anni dopo incontrai di nuovo il mio giovane funzionario. « E il vostro amico Kirdjali? », gli chiesi.

FESTA IN

UN

VILLAGGIO

«Come! non sapete!», mr drsse, c m1 raccontò la storia seguente. KirdJali, condotto a Yassi, comparve davanti al pascià che lo condannò ad essere impalato. In atltSa dell'esecuzione, fu messo in prigione. Il prigioniero era sorvegliato da sette turchi (della gente semplice, ma in fondo briganti come Kirdjali) che lo rispetta. vano t:, come tutti gli orientali, ascoltavano avidamente i suoi racconti merayigliosi. Finalmente prigioniero e carcerieri strinsero ami. cizia. Un giorno KrrdJali disse loro: « Fratelli, la mia ora è vicina. Nessuno sfugge al suo destino. Presto io non sarò p•ù con voi. Mi piacerebbe !asciarvi un mio ri. cordo ». I turchi erano tutt'orecchi. « Fratelli, continuò Kirdjali, sono passati tre anni da quando rubavo insieme al fu Mikailaki; poco lontano da Yassi abbiamo sot. terrato nella steppa una cassetta piena di pezzi

d'oro. Era scritto che nessuno da no1 potesse godere d1 quel tesoro. Tanto peggio. Prende. telo c dividetelo amichevolmente». l turchi sembravano impazziti dalla gioia. Cominciarono i conciliaboli. Come ritrovare il luogo dove era sotterrato il tesoro? Dopo lunga riflessione finirono col decidere che Kirdjali stesso ve li avrebbe condotti. Appena notte i turchi tolsero le catene al prigioniero, gli legarono le mani con una corda e andarono con lui fuori della città, verso la steppa. KirdJali, seguendo sempre la stessa direzaone, li condusse da un « Koungan » all'altro. Camminarono per molte ore. Finalmente Kirdjali si fermò vicino ad una grossa pietra, fece dodici passi verso sud e, accennando col piede, disse: « E' ~ui! ». l turchi si orgamuarono subito. Quattro di loro sfoderarono le scimitarre e si misero a


SOLDATI

scavare la terra. Gli alt n 1rt montarono la guardia. K1rdjali, seduto per tura, li guardava lavorare. «Ebbene' Ci siete finalmente?». « Ancora no » risposero t turchi, e lavora. l'ano con tale ardore che il sudore c1deva a grosse gocce dalla loro fronte. Kirdjali cominciò a perdere la pazienza. <<Come!, disse ai turchi, non sapete nelfl· che scavare la terra? Al vostro posto io av•ei finito in due minuti. Rag.t7.zi miei, slegateMi e datemi una scimitarca >>. « Liberiamogli le mani e diamogli un~ so. mitarra », decisero. << 01e pe-ricolo può esserci? Lui è solo e noi siarno sette! >>. E i turchi slegarono le mani di Kirdjali e gli diedero una sdmitarra. Finalmente Kirdjali era libero c armato! Quale sensa!lone inebriante dovette provare in quel momento! Si mtse a ~muovere la terrr. abilmente. I guardiani l'aiutavano... lmpro1•visamente, con gesto fulmineo, ;tf. fondò la sua scimitarca nel petto di uno di loro, e, senu ritirare l'arma, prese dalla cin. tura del turco le sue due pistole. Gli altri sei, vedendo Kirdjali con una pistola in ogni mano, fuggirono spaventati .... Adesso Kirdjali fa il brigante vi<.ino a Yassi. Poco tempo fa scrisse al « hospodar >> per chiedergli cinquemila leis, minacciando, se non li avesse ricevuti, d'incendiare Yassi e di uccidere lo stes.so « hospodar » in persona. Ri~evette i cinquemila leis. Che ne pen5àte di Kirdjali? ». 4. M.

PI.OHC'Jll~

RUSSI

CHE

SI

ARRENDONO

Al

FINLANDESI

IL CASTELLANO LA MIA SORTE GIROVAGA mt aveva fatto approdare a questa Cittadina dell'Algena. E' una città senza quart• di nobiltà, senza lr;t<hzioni. E' stata creata meno di un se<:olo ad. dietro da piccole com·enienze commerciali, Ja lOmodità di scalo. Cento anni fa, le truppe destinate alla (Qn quista di Costantina furono ~b:ucatc a Bon.1, e quindi incamminate verso la città che Ma~­ seozio distrusse e che fu riedificata per l'O· lontà dt Costantino. Espugnata la città, i lOnquistatori si avvidero che il porto naturale d1 Costantina non è Bona, ma una baia .::he si apre a cento chilometri a ponente, presso il borgo marittimo di Stora. Intorno a questa baia fu edi6èata Philippeville, che prese nome da Filippo d'Orléans. Gli anziani del paese mi avevano detto che Srora è antichissima c che fu fondata dai Fenici. Nell'archeologia mediterranea, Fenici e Pelasgi costituiscono un wmodo riempitivo. Comunque sia, la Stora dci nostri giorni è un vilaggio di pescatori italiani. E' g~te di commercio difficile e che « fa comune a sè » ; si vuol dire con questo che sebbene fra le cata. pecchie di Stora e le case di Philippeville non ci sia soluzione d1 continuità, gli storiani non banno voluto saperne di lasciarsi assorbire d.tlla

, ittà. e d1 f<:ndono coi denti la loro indipcndt:nza comunale. Du:tro le casupole di Stora, si leva 1.!. Montagna delle Scimmie. Questa è coperta di foltissimi boschi, nei quali, a detta degli anzoano g•à citati. una folta popolazione di scimmie vtve in libertà, e di tanto in tanto cala dalle sue sedi silvestri, per dilapidare le credenze degli storiani. La Montagna delle Scimmie io l'ho girata per lungo c per largo, ma di scimmie non ne ho viste nemmeno una. A oriente <h Philippeville brilla una piccola cava do marmo. Il mio ospite mi assicurò che questo marmo fa parte dello stesso (ùone di Carrara, rhe traversa il mare, e crcmerge sulla costa dell'Africa. Questa storia del marmo di Car· rara, forse bisogna metterla assiemt: con k scimmie di Stora e la fondazione dei Fenici. Sull'area dell'attuale Philippeville, sorge~a un accampamento di Cabili, strana e mistenasa gente che, in .tempi remotissimi, approdò <Jui dalla lontana Scandinavia. Sono rossi d~ pelo, hanno l'.:.' linguaggio proprio, e non. ~~ m!schiano nè ~lln gli Arabi, nè con gl'lsraeht•, nè con gli Europei. Benchè costretti da secoli a 1.10a mitezza for:tosa, è ancor manifesta in loro l'antica origine fiera e piratesca. Che il governo dell' .t\lgc:ri~ li abbi:1 posti a un comune livello con. g~r Arabi, ai quali essi si consideranò super1on, non è cosa che contenti il loro ,-ecchio orgoglio di schiumatori' del mare. Il passasgio di proprietà aweone nel modo più incrucnto. l bili vollero trecento franchi per s~ il territorio, dopo di che si ritirarono COli Je

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tende sulle colline Circostanti, lasciJIJldo libero it campo ai fondatori di Ph i1ippeville.

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Ero ospite di un ricco signore che, mi. srhiando la politica alla giurisprudenza, esercitava là intorno un potere incontrastato. Indi. geni e coloni parlavano d i h1i con quel rispetto che ispira l'autorità, e nel quale rientrava pure una parte d1 timore. Un poco di questo rispetto ridondava sopra di me, che ero l'ospite dell'effendi. Le ricchezze di costu1 si pote\'a misurare da questo, che da Parigi a Costan. tina, lungo le vie che l'effendi percorreva ( requentemente per le sue cariche e i ~uoi affari, quattro residenze erano poste a eguale distanza una dall'altra, tutt'e quattro ugualmente splendide e attrezzate di tutto punte, c nelle quali pranzo e cena erano apparecchiati ogni g iorno per dod1ci copert•. Oltre alle cariche politiche, il mio ospite esercitava l'awo. catura, ma non al modo di sant'Jvo d Bre. tone, il quale difendeva gratuitamente la l'edova e l'orfanello, e si meritò il soprannome di «avvocato dei poveri ». Il mio ospite non perdeva una causa. l presidenti dei tribunali che avevano l'orgoglio di ascoltare le sue arringhe gli erano devoti, e se capitava un pre. sidcnte che gli fosse tale, egh rimanda\'a la causa c intanto lo face1•a sostituire. l modi del mio ospite erano rudi e non di rado brutali. Lo stile che egli praticava, soprattutto coi dipcnu .ai, era efficace e diretto come uno sttnng. Dentro d suo testone, che somigliava a un masso di granito scavato dagli alluvioni, c m mezzo al quale brillavano di tratto m tratto due occh•etti porcini c privi così di ciglia lOmc Ji sopraCCiglia, un ristretto gruppo d, idee conviveva pacificamente, e tutte così elementari e simili tra loro, che mai un sospetto l'C· niva a turbarlc, e meno che mtno quella forma di reticenza mentale, che i razionalisti lhlama. vano « dubbio filosofico». Capelli irti c ross1gni ,t::l. si nzz~,·ano .1 sommo il cranio, come una .gio' .mc messe sulla cima di un colle. Malgrado le sactantacinquc prima1·cre passate sulla tute del m1o ospite, stagionandola çome un legno cb fabbricar l'iolini, costui, quando la bo((,l >ormon. tata di ispidi peli da gatto apri1 .1 ,, uno sb.lcliglio che somig!la,·a ai lungh1 c ~0:11'1 sba. digli dci neon.1ti. mostral'a un palato roseo e puro da ,1(10\'ane leopardo, e sfog;::Jal',l unii dentatu ra brillante c intatta, da far in1•1di.l a1 grandi carn11•ori. Cionondimeno, d mio ospite si nutriva unicamente di frutta cd erba[.!gi. Camminava col beccheg~io delle pàpere. le punte delle scarpe divergenti, ciondol.1ndo le braccia corte come alette di pinguino ed 3\'anza.ndo con maestà la mezza sfer.1 della pan.ia Non nel senso atletico della parola. ma m quello borghese e tradiz1onale, costui era l' uo. mo sano per eccellenza. E subito dopo le sue arrabbiature tremende, alle quali la nostra convivenza mi dava modo di assistere, c che a n. gor di logica avrebbero dovuto procurargli una febbre cerebrale, il mio ospite sedc1•a a tavola con l'amore più ameno del mondo, mangiava con la voracità di un adolescente, e infine piombava in un sonno d i neonato. Benchè la vita, come assicurano gli stupidi, diventi sempre più febbrile e materiale, la cultura gode tuttora di qualche rispetto, e c'è ancora chi chiama i libri « il pane deJJ'ani. ma». Questo rispetto era condiviso dal mio ospite, il quale, in uno dei locali <!!Ila sua L ONDRA - V IC TORY S TA TIO N : l'A llENTI ALLA ST AZ IO N E


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mano gli Berni il1creaJi. Essi crearono tutto _. residenza Ji Philippeville, si era composta una monti colli fiumi rocce animali piante uten~ili biblioteca magnifica, con tanti volumi splendi. riti cerimonie usi costumi - rnetamorfosando Jamente rilegati che facev~no bella mostra susè stessi in ciò che avevano volontà di creare. ~tli S<affali. mentre vaste scrivanie e poltrone In quel tempo mitico le cose non erano fissate soffici e profonde, leggii da messali c S<lldte nella forma cristallizzata in cui oggi ci apportatili, si offrivano ai bisogni del lt:ttore. In paiono. Tutto era dotato di alta fluidità. Tutto questa «città dei libri » figuràvano _le o~re poteva diventare tutto. l miticì A.ntenaJi, gli (Omplcte di Voltaire, di Rousseau, Ra~m~. Elerni mcreaJi, gli Aulori godevano in altisdi Molièrt:, e tutto quanto insomma, a gtudtsimo grado di quella universale fluidità e 5i zio di un francese colto, mstituisce lo sci bile cambiavano in tutto ciò che volevano creare umano. Non ho una simpatia particolare per (per esempio : quando vollero generare iJ can. gli scritti del patriarca di Ferney, pure una guro si cambiarono in canguro, metamorfosa. s<:ra, non so perchè, misi la mano sul tomo de. rono sè stessi in canguri). Terminata la loro ,imo delle opere di questo filosofo, e fe: i per · IN CHE MODO le tribù che vivevano in Europa nell'età del Neolitico narrassero a sè stesse opera di creazione, essi scomparvero dal mondo tirarlo fuori. M a assieme wl tomo dee!. nù la stori~ dci loro primordi ci rimarrebbe inte. visibile ritirandosi nel mondo invisibile in cui venne fuori anche il nono, e l"ottavo, il settimo, ramentc ignoto, se non potessimo farcene una ~ncora vivono o sottoterra o nel cielo, ma senza fino al primo. Avc:."''O tirato fuori una grande idea approssimativa dal modo come narrano più rapporto con gli uomini, come tanti dei snttola di cartone, fatta a imitazione di dieci a sè stesse la storia delle loro proprie origini oliosi di Epicuro, ragion per cui non sono t' \'Oiumi affiancai i, dentro la quale trovat J.tna le tribù indigene della Nuova Guinea e delonorati di mito e non sono dei, nel senso pre,·opiosa raccolta di fotografie oscene, alcuni l' Australia che morfo/ogicammle sono oggi an. ciso della parola. opuscoli lib<:rtini, e pochi numeri di un giorcora al grado di sviluppo di quei nostri lontani Questo lo schema centrale su cui le tribù nale umori5!t:o del tempo di Sadi Carnot, primitive della Papuasia e dell' .Australia nar. intitolato Le l' o/eur, Le cui illustrazioni, debbo · progenitori, come tutti i ricercatori s'accordano a riconoscere. Perciò fu un grande, grandis. rano la storia dei loro primordi, schema che 10nf~Mio, erano fini e spiritose. simo avvenimento culturale quando, tra la fine non senza fatica si è riusciti a isolare dalia far. Salvo il sonno notturno, e le brevi sonno. del secolo scorso e i l principio del nostro, fu ragine dei loro disparatissimi e innume.revoli knze dopo i pasti, il mio ospite non perdeva seriamente studiata la vita di queJI.e tribù ( rimiti. Questa la sloriografia dei Marind' Anim e 110 minuto. Sempre in giro di città in città, cordiamo per tutte la memorabile inchiesta di degli Arunta. Chi fece tutto? Gli A.nteonaJi. In d• luo~;u in luogo. Sbuffante, indefesso, instanSpencer e Gillen sulle tribù dell'Australia, che che modo? Trasformando sè stessi in ciò che cabile. I.Jvorava al tavolino, lavorava in piedi, diede a Durkheim le basi pel suo classico creavano. Si può immaginare nulla di più pue. l.,orJva in automobile, lavorava nei lcttucci studio su ù fomw elementari della viia f'elirilmente fiabesco? A quella storiografia che dei treni e nelle cuccette dei piroscafi. lvi giosa). Or ecco come questi primitivi (e come oggi nemmeno una bambina di c!nque anni pui,, quel suo testone perfettamente carico di i nostri progenitori del Neolitico) s'immagimanderebbe giù. il ma111ro semo stOf'ico di noi prot:etti in maturazione, egli si guardava bene nano le origini della loro propria storia. uomini del secolo XX, figli di-quel secolo XIX Jo~l sollevarlo dal guanciale, perchè questo Ciò che essi, innanzi tutto, si domandano è che chiamò sè stesso il secolo della Storia e si uomo sano aveva un nemico terribile: il mal quale sia l'origine degli usi e costumi, dei vantò di possedere un sesto senso di cui i Ji mare. E quando egli tornava nel suo villone riti e cerimonie e strumenti sacri e profani, secoli antecedenti e.rano sforniti, il senso Jell• Ji Philippeville, che gli indigeni, con inteninsomma di tutto ciò a cui è legata la vita Storia. non possiamo guardare, pare, che con zione adulatoria., chiamavano <c il Castello», i fisica e spirituale della tribù. In secondo luogo, infinito disprezzo e orgogliosa superiorità. Ma muri vibravano .dall'alba a notte inoltrata, della la loro curiosità si rivolge alla storia delle spe. se consideriamo da vicino quelle antichissime fremente attività del padrone. cie vegetali e animali di cui esse vivono e delle storie, se ci sforziamo di penetrame lo spirito Eppure ques~o uomo cosl sano, cosl forte, particolarità del paesaggio -che è il loro: perchè profondo al di là della lettera, forse allora, cosi rotto a tutt<: le intemperie della vita, aveva quella roccia ha quella forma così strana? con nostra grande sorpr<:'Sa, vedremo singolar'Jna paura tremenda di morire. Questa scoperta, fatta pochi gtorni prima di partire, mi · perchè quell'all>ero antichissimo sorge proprio mente accorciarsi la distanza che le separa dalle in quel luogo? E via dicendo. E la risposta a diede la chiave dell'amicizia che il mio ospite nostre raffinate e documentate narrazioni sto. tutte queste domande è sempre la stessa : chi mi dimostrava, e che altrimenti non sarei riuriche di cui andiamo tanto superbi. ha fatto tutto ciò sono gli A11tori, g li .Anlenali. scito a spieganni. Non solo ci conoscevamo Codesti AlllenaJi (per lo più immaginati come poco, ma sia per la differenza di età, sia per Che dicono quelle leggende, in sostanza ! animali-uomini e come uomini-animali) apparChe chi fondò la vita spirituale della tribù la differenza di gusti, di idee, di occupazioni, vero ài col po sulla terra, senza oè padre nè furono gli .Antenali, gli A11fOf'Ì. Dicevano forse nulla g iustificava tra noi un legame cosi raro madre: perciò gli Arunta dell'Australia li chi a. c prezioso. Pure, ogni volta che gli manife. qualcosa di diverso i Greci quando facevano risalire l'origine della loro civiltà ad antichi ~ stavo l'intenzione di tornarmenc in Italia, egli, (·on la voce rotta dai singhiozzi, mi supplicava : eroi civilizzatori come Prometeo e Orfeo, Mi ~ nosse e Teseo e Palamede? Diciamo forse qual- f «Non ve ne andate! Non ve ne andate! ». Di giorno, l.a sua paura era soffocata da cosa di diverso noialtri qlWldo affermiamo all'origine di ogni forma di vita spirituale c'è \ <1uella sua grande attività che, ora che ci risempre un atto di creazione, d'invenzione, d1 1 penso, non aveva altro fine se non di fargli dimenticare l'idea della morte. Ma di notte, iniziativa, d'originalità, di cui un individuo f~ •1 nella solitudine, nel silenzio del casone moautore e che, più o meno lentamente, gli altn ; resco, nulla gli mascherava quell' idea. Con adottarono, imitarono e seguirono? . tante camere con bellissima vista sul mare e Ma gli AntenaJi di cui parlano quei sclvag81 sulla campagna, aveva insistito perchè dorignoranti scaturirono dal nulla, senza nè padre missi in una cameretta vicino alla sua. nè madre, e noi, invece, siamo imbevuti del senso della continuità storica e dell'infinità del divenire. Infatti, noi siamo evoluzionisti, stori. Ho scritto queste note di notte. Nella cacisti, andiamo sempre cercando iJ principio del rnera acc.a nto, it mio ospite era tranquillo. Ma tranquillo è un modo di dire: tuoni rotolanti, principio, la causa della causa, il perchè del misti a sibili lunghi e a sospiri strazianti, gli perchè, ci sforziamo sempre di ricondurre ogm forma vitale o spirituale a un infOf'm~ che la uscivano dalle narici. E mentre seguiva quel sonno tormentato, quel sonno il cu.i fragore conteneva in potenza, in embrione, in sc:rrnc: superava il Crusciare degli alberi intorno al in seme, in n11ce. Il principio che ci ~~~a t « U5tello », e Jo stesso frastuono delle onde il principio di conlimtit4. Ma prima o~~ ~,ene sul molo di Stora, pensavo alla tragica fin. sempre il momento in cui anche not staJDO sforzati a fenna.rcl a un primo principio, a 1111 zione del mio ospite. D'un tratto s i svegliava, e chiamava nella cominciamento assoluto, a un'origine dal null~, HI!LSIHKI BOIIBAIIOATA notte. Una notte partii di nascosto. a qualcosa che si autocrea e si autogenera. QS51l

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!l/creati, di quei poveri primitivi. Come questi, anche noi dobbiamo a un certo momento sottrarci al dominio del pm!ti/''O di contilwità e affermare un primo print ipio, una genesi radicale, una nascita dal nulla, cioè la d;srolltiiiNilà del tempo e del d l\t-nire. Ma quale europeo penserebbe oggi che l'in. finita varietà organica c inorganica, corporea e spirituale, di cui è ri,·èo il mondo, fu generata da Antenati dotati di fluidità e capaci di meta. morfosare ~ stes~i in tutto ciò che volevano creare rimanendo, nondimeno, sempre sè medesimi? Certo, ne-ssun europeo lo penserebbe. Ma quando noi parliamo della evoluzione di un popolo, dello sviluppo di una istituzione e simili, non immaginiamo anche noi un qualche cosa di fluido che passa attraverso una serie di forme differenti rimanendo, nondimeno, sempre uguale a ~ medesimo? Quando noi pensiamo un qualunque processo di evoluzione biologica. o storica, non lo pensiamo sempre COIDe un inform' che dùude in sè potenùaJ~te delle jorm1 varie in cui si dirompe e dilacera e attraverso le quali passa. pur rimanendo sempre identico a sè stesso, pur non allont&nandosi mai da sè stesso e dall'unità

C O N T Il O L L O

D l! L L A ,. O L l Z l A A L Il E Il C A T O

sua ? Ossia non pensiamo anche noi nello stcsso,.stessissimo schema mentale di quei primitivi ? l processi mentali dell'umanità quando pensa )toricamente, quando fa storia - quc..osta la conclusione del nostro discorso - non variano ;;.ffatto, sono sempre gli stessi, obbcJiscono sempre allo stesso ritmo, seguono sempre lo stesso schema. Tutto il progr~sso consiste in questo: che quello schema diventa col tempo sempre più raffinato, è enunciato in forme sem. pre più astratte e sempre meno concrete, sempre più riflesse c sempre meno immaginarie, sempre più aJJolligliat~ c sempre meno rorpll/enJ~ (direbbe Vico), ma nella sostanu profonda rimane sempre quello e non cambia. Capire è nient'altro che porre identità al posto della diversità. Pei poveri Arunta c Ma.rind'Anim l'elemento che resta identico nel divenire storico sono gli .lfntmali, per l'idealista hegcliano è lo Spirito del Mondo o Idea, ma il procedimento meotale è sempre lo stesso : si capisce nella misura in cui si afferma un identico nel molteplice, un costante od mutante, un'uniti nel diverso. Hegcl deduce a priori tutta la sterminata varietà ~l divenire spazio-temporale dell'unità

di un'Idea o Spirito del Mondo o Ragione che la contene\',\ potenzialmente in ~; il povero primitivo si spicp la genesi delle cose immaginando che nel tempo dei tempi erano chiuS(.(come un feto nel ventre di una donna) nel posteriore mostruosamente gonfio di un AnImalo dal quale vennero fuori grazie a un'inci. sione operata Ja un mago. Per c.h i guardi al fondo delle cose, l'autore delb. Ftnommo. /o/fa e il primitivo non insegnano entrambi la stessa cosa ? Non mettono entrambi in opera lo stesso processo mentale? Posto a fondamento dell'Universo il concetto di una Ragione che evolve verso l'assoluta coscienu di sè, Hegel da quel concetto deduce a friori l_a storia. Ma il primitivo che fa ven1r fuon ~al­ l'enorme posteriore di un Animalo la vanetÀ del mondo (nessuna filosofia più dc:ll~ sua me. rita di chiamarsi 61oso6a a poJieriori.') non ragiona anch'esso ugualmente a prion'? non deduce cioè la varietà da un'unità originaria in cui. era rindùusa e da cui è venuta fuori! Non cantano entrambi la stessa canzone? Questo, o uonùni orgogliosi del secolo XX, v'insegni quella modestia e discrezione di <ui avete cosl urgente bisogno! .o\D.I.t.l~O

TIL61·K·


IJN i\Itlti1J'I,INJ\tii~N'I,ft l~ Il i\ N (~ l~ S l~ 1L 16 APRILE 1917, t..,,lttamtnlt dK" );10'1'1 dopo the gli Stat1 Umt1 a\C\·~no ufliu.dmtn•t: dichiarato guerra alla Germania. l' cser<ito frantese, ass1emt d quello britannKo. stottenò un'offemn a the Jo,c\ a portare alla ...:onfitta definìtn·a del nemttO. Concepila c diretta dal generale Ni\·elle, l'eroe d1 Verdun, qudl.1 te: ribile martellata <h trentotto div1s1oni d1 fan. teria, ton altre quattordici di r,isen·a, soste. nute da 3464 cannoni c 1650 morta1 da tnncea, rapprcset~tava le spe-ranze di una Francia già dissanguata. Era d suo sforzo estremo. L'offensiva invece fallì, infrangendosi tontro la dtlesa tedesca. Sc:i giorni dopo i veterani francesi gridavano: «Siamo traditi ! G assassmano! Viva la pace! » Il p1n1<o e il disfattismo sfoCiarono in un ammutinamento così grave, che in sei settimane solo gli avanzi d'un eserCito sconcertato e disperso si opponevano alle forze tedesche. Si forma\ ano già <onsigh di soldati; reggi. menti, !>rigate, di\is•onÌ - tre dei miglion corpi d'esercito francese - s'irrigidn·ano in una improwisa ribellione, mentre i rivoli de. gli ammutinati, migliaia e migliaia, alcuni in permesso regolare, molti disertori, (Ongestsoaavano lltrade e treni, diretti a casa per im. la pac~ a tuth i costi. E h Germanra

non ~c ne a,lOrloC. o meglio non lu uJì. Per. lomcno non pnm.1 della fine d1 gmgno, qu.tndo attanò, troppo tard1. c SI tro") di l rontc, fc'flomc:no antor.t più stup<:f.lltntc. un e>truto fr,tncese nnato. Le cauloe che •OStnnsero la Franua a p1l'· gar~' mmacciando CO\ ma agli alleati, sono \ ,,. ric c wnfuse. l rimcd1 che la rimisero in pic<.h, barcollante, po<:O prima del hwd niiJ rappresentano un capola\'Oro d1 mampolaz1one. Ja parte d, un gran lOmandante, tlt un matc-r1ale ostiCo: l'ostinato francese. Nascost1 al mondo fin dall'inizio da una censura espert.o~, questa particolari sono stati sepolti per anni sotto il s1gillo segreto negli archivi mihtan frances1. Solo frammenti del dramma sono affiorati mo. mentaneamente, a lunghi intervalli, sulla su. pcrfic1e agitata cklla politica ga.lltca, relitti err.mti che oggi i: possibile rimettere insieme rula luce di un'appassionata ricerca storica. Un anno dopo l'armistizio una nvista ame. ricana solle\·ò per un attimo la cortina su quegli avvenimenti \"ÌCÌm. Immediatamente smentita, la storia fu quas1 subito dimenticata. Nel periodo jmmed.iatamt-nte successivo al con. flitto eurO.(li!O nessuno desiderava del resto p1rlar di guerra, o leggeme. E C05l fu dimentJato il pande ammutinamento francese dd

19!7. Pure. -.c <JU<.:IJ.l rt\'OitJ fosse nUS<Ita. non u sarebbe: ~1.110 (orlo<: d ( ronte unico f ran. <O..tnglo-amcmano. c certamente non Cl sarcblx:ro ~tatl Cmugny, Samt-Mih1cl, e la Meu~e­ Ar~onnc. L'ti no\cmbre sare-bbe stata un.t ~mplicc J.11.1 del ~.tlendano. La guerra frJ c L1 Germam.t c gh Stati Uniti sMebbe forse rontmuat.l. m.1 non è certo che si sarebbe: ~volta >U suolo franct-sc. Pcrshing sbarcò 10 Fr.tn.:ia d 1 "\ .~lllgno, e k· prime magre un•tà dcii eser, ito rCJ:OLue amencano partirono c.l.1 Ne"' York il 1 ~ ~:•uJ.,'flO. E fin daJ 24 apnle d J:cncrotlc. .tllor.t tolonnello, Duval aveva detto al mumtro ( ranccsc dell.t Guerra: «Alla llllt· Jell't-slatc :l\ r~>t11o cannoni, 'aeroplani. per t.l<lTC Jcgl1 .1mcncam, 11/.J 11011 11 saranno pii su/J_,,, fr.JIIf~JI »

Per ollcntrc u1u pro~pettiva gtusta, di quell'a\ vcnimento è mdispensabile esaminJre J,t !>l tu azione che ~~ offriva agh alleati all'iniZIO del 1917. N•~t'lle era stJto nommato generalissimO al posto .!1 JotT··. Impe-tuoso, ~ro· stvo, s1 ac(iOloC .. :.-1 1 ...Jre la guerra m un sol co[po, ~n~ ·" rcbbe dovuto scacciare tutll , tedeschi c.ldlla francia. Preparata in ~nato, l'offensiva fu dema per l'aprile. L'ala Mtdller, composta det regg•mentt ~· (Mazel), 6" (Man· gm) e lO·' (Duchcsne) doveva vtbr.ue il colpo. Muel e Mangm alla testa, avrebbero sfondato il fronte nemico fra Soissons c Reims, e Du· chesne si sarebbe infilato tra loro come nel gtuoco del caJoo il giocatore lhe porta il pal· Ione passa tra 1 due compagni che gli apr~o la strada. I tedescha, a destra, ~arebbero stai:J .spinh oltre la Meuse, quelli a sinistra~ sugJ'jnglesi, incaricati, qu.tk~ giorno. prun~. da sferrare l'offensiva d1 Vimy. Il ptano an teana era perfetto. Uoyd George e ~ VI ~derirono. Le unità franlesi ebbero ordiDi clct

re:


tagliati c il morale francese risalì. La parola d'ordine fu: « On le.s am·a.' ». Ma purtroppo la fortuna non assisteva Ni. 'elle. Gli ostacoli principali che si opposero al suo piano furono: l ) La poca segretezza. L'entusiasmo dei francesi per l'offensiva di primaYcm era commentato dovunque. Il 15 febbraio i tedeschi sa impadronirono del paano completo di operazioni da un;t divisione. D1<.•ci giorni dopo si ritiravano sulla linea Hmdernburg : colpo strategico maestro, che rcthlicò il loro fronte, e nnforu-.ano le alture dell'Aisne con reticolati e nidi Ji matragliatrio. Il 5 ap rile un altro piano cadeva nelle loro mani. 2) La Rivoluzione russa. Scoppiata il 12 marzo, permise l'invio di nuove divisioni tedesche sul fronte occidentale e minò la resistenza morale deg li alleati. ~) Il disfattismo in Francia. Tutti gli elementi della lotta di classe; attività sovversive tra gli operai insoddisfatti. mig liaia d'imboscati in posti sicuri. 4) Le agitazi90i politiche in Francia c la caduta del governo. Il nuovo gabinetto portò Painlevé (contrario all'offensiva) al Ministero della Guerra. 5) L'\ propaganda tedesca. Diffusa diret~amente tra i poil!t.s dagli aeroplani, redatta 111 eccellente francese e dando spesso, come si proponeva, l'impressione di venir da fonti f~~cesi, si ri volgeva specialmente ai contadma che a\·evano lasciato per venire al fronte famiglia e campi. Attaccava i « profittatori, c~e .la guerra impingua ~>. evocava «mogli e f•glie prostituite a non combattenti », avvi. ~ava che «gl'inglesi, prarici, hanno occupato ti nord della Francia »... Cosi, avversato dalla sorte, Nivelle avanzò. Il 9 aprile, Haig scatenò l'offensiva di Arras

nusccnJo appena J conqu1starc Vimy. Sette volta l'offensiv.\ di Arras. Il 30 aprile N iYCII<.' gaorru dopo l'offensiva Nivelle (seconda era stato richiamato dal Presidente per g•uAisne) fu sferrata contro un nemico in grado stilicarsi ; si era tolto il comando a Mangm <: di prevedere ogni mossa dei francesi, m posPétain era stato insigntto da un grado nU0\"0 . sesso da tutte le posizion1 vitali, di tutt1 a m•Capo dello &ato Generale. Il piano Ji N • gliori osservatori. l francest furono subito fcr. \'elle, di altre offensive lim1tate. fu approuto. mati. Stupefatti. s.:oncertati. si ostinarono. 011 leJ <lltm! E fecero an realtà qualche progresso. Che cosa era accaduto al fronte? U 21 c Diswaziatarnente, quella mattina fatale il 22 aprile alcune unità de• tre corp• menc'erano .\1 quartier generale una dozzina o più zionati, che abbandonavano le linee s'incondt senatori e deputati venuti da Parigi per trarono in v1onanza d i Montmirail e del .lssistcre di persona al grande finah:. Arnvacampo di Mailly lOn truppe fresche venute a rono, que. pol1ticanta francesi, che non ave. rimpiazza.rle. Impietriti appresero la tragk.a vano ma1 Yisro la guerra da vicino; videro, notizia: l'offensiva era fa llita. Grav1 erron c g li orrori di cui furono testimoni li b-uttaerano stati commessi dal Comando. Furibondi, rono in uno stato indescrivibile di panico. Si • d isperati, proruppero: «Viva la pace ! Ci precipitarono al telefono e dal fronte 5tesso stanno assassinando~ ». Non era ancora un amurlarono a Parigi che il massacro dO\'e\'a finire. mutinamento, ma quasi. La 2" Divisione, ritiPer anni intorno a quest'episodio è infterita ratasi dopo aver lasciato 3300 morti ai piedi una vera guerra di ·opinioni. Painlevé lo bat. dell'altopiano di Craonne, dichiarò che era te:tzò una leggenda inventata da Nivelle; M an. stata tradita dalla sua artiglieria. Queste, ri. g in lo dichiarò vero. La commissione di ge. cordate, euno truppe veterane, unità che nel nerali incaricati dell'indùesta che più tardi 19-15 avevano vissuto l'inferno della Chamscaricò Nivelle e Mangio, accertò che furono pagne, non reclutç freseh"". atterrite dalle prime i deputati in visit~ al fronte a scatenare per perdite. Per peJ.:giorare la situazione, queste truppe primi il panico. E' innegabile, comunque, che trasportate in campi di riposo, ebbero meno un certo Ybarnegary, un deputato addetto di una settimana dopo l'ordine d i tornare al allo stato maggiore del XVIII Corpo, si precipitò dal fronte ali'Eiysèe, il 22 aprile, per fronte per riprendert· la solita tattica « stuzzi. chiedere al Presidente della Repubblica di arcante ». L'accordo non regnava già più tra restare l'offensiva. Eg li era l'esponente, af. Nivelle e i suoi comandanti d'armata, fra i fermava, dell'opinione dti combattenti. comandanti di armata e quelli di divisioni. E Quel giorno stesso l'offensiva fu arrestata il 3 maggio la 2" Divisione del l Corpo Coloniale, avuto l'ordine di tornare in linea a e il piàno modificato. Si udirono, anche, i prinord est di Soissons, rifiutò senz'altro di marmi mormorii di malcontento nel l '' Corpo ciare. Un vero e proprio ammutinamento, della V 'Armata di Mazel e nei l" e 2" Corpi questa volta, ma che gli ufficiali di quell'unità Coloniali della VI di Mangio, unità particodisciplinatissima controllarono prontamente. larmente decimate dai continui assalti contro L'S maggio l'offensiva era completamentt· imprendibili nidi di mitragliatrici tedesche. Due giorni dopo, g l' inglesi arrestavano a loro arrestata. Il 15 maggio, dopo il suo rifiuto di

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dar le dimissioni, N ivelle fu ufficialmente ri. .chiamato e Pétain nominato al suo posto, Foch assumendo il grado di Capo dello Stato Gene. rate. Queste notizie volarono fulminee atts;averso i ranghi. Alle truppe. ormai sicure di esser st.atc: tradite dai capi di cui s'erano fi. date, fu detto che ora si sarebbero riposate. Ma oon fu cosi. L'ammutinamento scoppiò, pare, il 20 mag. gio. Non ci sono indizi di un'azione concertata, o di un movimento premeditato politico. rivoluzionario. Era accaduto soltanto questo: Jean Jacques e Gustave avevano finalmente deciso di lasciar fare a George, r embuJqllé, il gutrrafoodaio che li aizzava e li esaltav1 da dietro la sua scrivania, lontano dal fronte. Jean Jacques e Gustave ne avevano abbastanza. Avevano creduto quel che i Capi dicevano: che si sarebbe terminata la guerra. Non acca. deva niente, invece. In un accampamento dietro il Vesle g li ammutinati, armati, si organizzarono su una cima vicina difesi dalle loro mitragliatrici e dichiararono che non si battevano più. Due reggimenti di Soissons, eccitati da rumori giunti da Parigi disertarono i baraccamenti, awciarono verso la stazione ferroviaria., e si impadronirono di un treno, decisi a tornare alla Capitale per costringere il governo a far la pace. In un altro accantonamento, i ribcUi, sordi alle esortazioni degli ufficiali, occuparono un villaggio. Messo insieme un governo di ti~ sovietico, inviarono al Comando certe richieste, dichiarando che solo se venissero esau. dite, sarebbero tornati in tinea. Domandavano paghe più alte, permessi più lunghi, e l'impep me tutti i reticolati e le trincee nemici

sarebbero lbti interamente distrutti prima che a'ioiaiaue un nuovo attacco. Fra gli altri, un

:·~IPMIItlo di fanteria, im_p.drooitosi di un

convoglio .:li camion, 1·i cancò sopra le su~ mitragliatrici e si avviò verso Parigi. « Abbasso la guerra! Morte ai generali incompetenti! >ì si udiva gridare dappertutto. Qua e là sventolavano bandiere rosse, ma un solo ,Jfficiale, pare, fu assalito. La ri1·oluzione russa, e i suoi risultati mili. tari immediati erano ormai noti a tutti i soldati francesi. Si 1·ogliono spiegare cosl i <<consigli » di soldati. E veramente le truppe russe in Francia avevano dato segni di sentimenti rivoluzionari, prima dell"offensiva di Nivelle. Cerano due brigate russe nel gruppo di Michels e, secondo Painlevé, avevano for.

mato consi-gli di soldati fin dall'aprile e messo ai voti la questione della partecipazione alla offensiva. L'influenza di costoro sull"anunuti. namento mai è stata messa in chiaro. La verità è che i russi anche se combatterono abbastanza coraggiosamente a Brimont, pochi giorni dopo la battaglia furono tras(e. riti all'interno, dove rimasero. Sebbene l'azione non fosse ancora concer. tata, ogni ammutinamento individuale sembrava obbedire allo stesso piano generale. Di particolare interesse l'episodio del 128• fanteria, corpo perfettamente organizzato. Tenato in riserv.1. all'inizio dell'offensiva, ai suoi uomini giunsero tutte le notizie di perdite sp.l. ventose, d'errori e di sconfitte. Il 2Y aprile, il 128" andò in linea, con l'incarico di prender d'assalto il Moot Spin. Ricevuto l'cedine di. avanzata iL 6 maggio, il regg~to conquistò certi obbiettivi, che tenne fino al 15 maggio senza protezione e S05tenendo violenti contrat. tacchi. Finalmente sostituiti, gti uomini SCI:>" pero, mentre erano avviati verso Je retrovie, che la posizione era stata immedia.tammte ri. presa dai tedeschi. Nel piccolo villaggio di Prouilly, i soldati esausti fn.tcrnizza.rono con

gli uomini del 120" fanteria c del 117" Territori~li, x-ambiandosi commenti sulla protezione

msufficiente dell'artiglieria e sulla povera ossernzione aerea. Rimaneva una speranza: il riposo? Ma il 20 maggio. arrivò l'ordine di tornare al fronte. Gli uomini erano stat.i pagati, c'era alcole in abbondanza. Truppe fresche, contagiate dalla ribellione nei depositi, si aggiunsero a loro. Il l 200 si rifiutò di marciare. Alcune teste calde del l 2s• reclamarono la formazione dei consigli di soldati; gli uomini si raccolsero in gruppi rumorosi, e molti rifiutarono nettamente di allinearsi. Il pronto inten·ento degli uffiCiali scdò la rivolta e il reggimento marciò, ma lasciandosi dietro molti soldati agli arresti. . Con poche varianti la storia del 128° è t•· piea di tutti gli ammutinamenti del 1917. In ciascun caso non furono le truppe di prima 1~­ nea a ribellarsi, ma gli uomini mandati a n: posare dopo uno sforzo inutile e poi richiamati subito al fuoco. Piccoli gruppi di soldati, nelle rctrovie, si trasfonna vano subito grazie all'aJ. cole e alreloquenza degli elementi più inquieti, in riunioni in massa. Qua e là gli uffi. ciali furono minacciati, in qualche caso insultati. In ogni caso la disciplina miijtare fu ~1: meno parzialmente ripristinata. (;Jj uomtru non si ribeJiavano contro la Francia o contrO i propri ufticiali: si scaglia,rano contro il governo e il Comando Supremo. Fu forse questo particolare a sviare lo spionaggio tedesco, che pure ebbe numerose infonnazioni sul ~ero stato delle cose dai suoi agenti entro le lmee francesi. Se le unità di prima linea f~ crollate, se gli uomini fossero passati il nemico, si può ritenere che la guerra san:bbe finita io una settinana. Nelle retrovie, Ja situazione era anche P'l" giare. Interrotta l'offensiva, erano snte aJ6o


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cesse licenzt generose, metodo sempre effi. cace per rianimare gli spiriti. Ma quando i treni giungevano alle stazioni dell'interno, gli uomini che io molti casi avevano atteso per ore al sole, i convogli, cominciavano a bere. Le istigazioni dei malcontenti fecero il resto. Molti treni si trasformarono in carovane di ribelli "ociferanti, sordi alle esortazioni degli ufficiali. Gragouole di sassi fracassavano i vetri delle stazioni, i chioschi dei rinfreschi venivano sac. cheggiati, intere popolazioni terrorizzate. Gli ufficiali erano impotenti, la polizia interdetta. A Parigi, alla Gare du Nord e alla Gare de l'Est, scoppiarono sommosse serie, i sol. dati ammutinati e i comunisti parigini asso. ciandosi nelle manifestazioni. Le autorità locali, luogo tutto il percorso dei treni, telefo. navaoo atterrite all'Esercito, chiedendo truppe. Gli elementi sediziosi spargevano ovunque il seme della rivolta. Non si trattava di disordini trascurabili: i grandi depositi ferroviari, come quelli di Parigi, erano attra. versati in un giorno da decine di migliaia di uomini. Nel bacino della Loira, cuore della Francia indwtriale, le unioni laburiste incominciarono a scioperare, awnentando il pani. co. Il Ministero della guerra era assediato da richieste di fucilieri senegalesi e di ca. vaJleria, per aiutare la polizia e la gendarmeri a contro gl'insorti. Con questa situazione si trovarono alle prese non solo il nuovo generalissimo, Pétain, ma il governo francese stesso durante gli ulti. mi dieci giorni di maggio e la prima quindicina di giugno. Pochi comandanti hanno avuto sulle braccia, come Pètain, un esercito arnmu. 'tinato, davanti a sè un nemico aggressivo, die. tro un focolaio febbrìle di opposizione e di · sedizione, già traboccante. Con Foch capo di Stato Maggiore alle spalle, Painlevé Ministro

RAN CIO

DI

PIIIGIO N IIERI FII A NCIESI

della Guerra al suo fianco, Pétain si accinse

a pulire quelle stalle d' Augia. Il suo giudizio sulla situazione fu che l'esercito francese doveva avere un periodo di riposo assoluto. Un nuovo piano per un'altra offensiva combinata tu bocciato il 3 giugno, quando il generale Maistre, successore di Mangin al comando deL la 6.a Armata, dich~arò : « senza concedere ri. poso rischiamo che i nostri soldati abbandonino le trincee». « In quel momento >> dichiarò Painlevé, «non c'erano più di due divisioni tra Soissons e Parigi sulle quali potessimo as. solutamente contare>>. Pétain affidò agl'inglesi il compito di tener occupati i tedeschi, per dare ai francesi il tem. po di riorganizzarsi e, come disse: « di aspettare gli americani e le tanks >>. Haig rispose con l'offensiva di Messines. Pétain partl per una ricognizione aerea del. l'intero esercito; e visitò novantadue divisioni. Nelle retrovie Foch organizzava intanto una sorveglianza severa dei soldati in licenza. Nelle unità stesse dove migliaia di uomini erano ora confinati o agli arresti per ammutinamento, i comandanti reclamavano un'azione decisiva. Pétain chiese carta bianca, compresa la revoca delle leggi che concedono di appellarsi contro le condanne dei tribunali marziali, e del pote. re presidenziale di commutare le sentenze di. morte. Temendo che le discussioni parlamenta. ri avrebbero reso pubblico l'ammutinamento; Painlevé indusse il Presidente a rinunziare al suo potere di grazia accordatogli dalla legge Cosl, il 9 giugno, Pétain aveva in mano poteri di vita e di morte. La notizia colpl l'Eser. cito come una doccia fredda. Pétain agl subito: secondo Pai!Jlevé circa 150 sentenze di morte furono pronunziate contro capibanda, in casi di «rifiuto collettivo di obbedienza», come eu. femisticamente i francesi definiscono l'ammuti.

namento. Ventitrè ribelli furono fucilati, gli al. tri ebbero il commutamento de!Ja sentenza nel. la prigione. Ma furono spediti con la più gran. de segretezza nel Marocco, in A lgeria e in In. docina, mentre migliaia di altri soldati erano semplicemente trasferiti, anch'essi in segreto, in corpi dei possessi coloniali. Ciò che accad. de, questo solo seppero i soldati, fu che Jean, Jacques e Gustave ieri chiwi neUe prigioni lo. cali, risultarono a un tratto svaniti senza Ja. sciar traccia nell'aria. Dov'erano, Jormère de Dieu ? E chi lo sa? Fucilati, forse! Il pettegolezzo fece il resto. A traverso tutto l'episodio un fatto assai notevole rimane chiaro: la mor. sa ferrea della censura e del controspionaggio francese. Malgrado l'attività febbrile della rete di spionaggio tedesca, malgrado gli sforzi d! quei giornalisti stra~ieri messi dal caso in possesso di qualche particolare dell'ammutinamen. to, fu impossibile ottenere una conferma uf. ficiale dei rumori che correvano, _ fu troppo stantia ormai per giovare al nemico. Pétain aveva esposta francamente a Haig la situazio. ne; ma Haig non informò nemmeno il capo della propria ltzlelligmce, per timore che qual. cosa trapelasse. Secondo von Ludendorff, l'alto comando te. desco non fu convinto della grave situazione in cui versava l'esercito francese che dopo la metà di giugno. Il ~ giugno furono sferrati alcuni attacchi locali con obbiettivi limitati, ap. parentemente per tastare la situazione, ma il 7 giugno la 2• armata britannica di Plumer investiva Messines dando altre preoccupazioni ai tedeschi. Il 20 giugno tutti i rapporti del servizio segreto tedesco si prestavano a una sola interpretazione. V on Ludendorff colpi al Chemin des Dames. Ma l'offensiva nemica ebbe un'accoglienza cosi energica che si fermò. Era troppo tardi. R.

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ti f) Z 1\ Il '1, IN 1'1'1\1~11\ MENTRE LE LEITERE di LeopoiJo sono qua· si sempre un arido elenco di nomi e di fatti e nulla vi si trova che riguardi !"Italia, se non l'Italia che applaude il figlio e lo ammira, nel. le lettere di Wolfango il paese vive c si svela davanti ai s4oi occhi attenti. Amedeo dimen. tica quasi sempre sè stesso, o almeno i propri successi, e si guarda intorno e racconta con gran semplicità. La misura più evidente della diversità tra padre e figlio è fornita appunto da un PoJ/..rrriplfl/11 di qutst'ultimo alla sorel. la, in data 7 lug lio 1770: «Sono stato molto sorpreso di vedere che sai comporre così bene. In una parola l"ari:t è bella. Cerca più spes. so di scrivere qualche cosa. Mandami presto gli altri sei minuetti di Haydn. Signorina, ho l'onore di essere il vostro umilissimo sen·o e fratello, Ctwa/ier Mozart ». E alla sorella, alla «carissima Nannerl » (Nannina), verso cui Amedeo mostra un af. · fetta c un attaccamento non comuni, sono in. di rizzate quasi tutte le sue lettere. regolarment<; accluse a quelle del padre. Abbracci c bacia. mani alla ·madre non mancano quasi mai. ma sino alla fine del luglio 1770 un solo biglietto è dedicato alla « cara mamma ». Lo stile con cui le si rivolge c:: soprattutto una frase inge. nuamente sincera. spiegano quali sono i rap. porti tra madre e figlio: « Il motivo per cui scri\'O a mammà è di mostrarle che conosco i miei doveri e che sono col più profonJo rispetto il suo figlio fedele ». E' solo con Nannerl che Wolfango sa espan. dersi e raccontare. Così, all'epistolario arido c informativo di Leopoldo alla moglie, fa ri. scontro quello intimo e vivace di Amedeo alla sorella. « Il serondo !IO/Ilo è vecchio-e non mi piace» scrive Wolf. « Il tenore si chiama Ot. tini : non canta male, ma cala come tutti i tenori italiani. E' un ottimo ami o~ ... La secon. da .donna non è cagna sulla scena; giovane, ma · niente di straordinario... (26 gennaio l 770). Bacio mille vane le mani a mammà; e a te mando mille bacioni sulla tua faccia da cavallo ( 17 febbraio). Sono un pazzo, è risa. puto. Oh! sono così disperato! Non c'è che un letto nel nostro alloggio e mamm:i. ptu\ Lt· cilmente immaginare che a fianco di papà io non riposo molto (14 aprile). Subito dopo il pranzo giuochiamo a bocce: è un g iuoco che ho imparato qui e quando tornerò a casa te l'in. segnerò (25 aprile). Che mamma non dimen. tichi di far pulire i due fucili. Scrivimi come ~ta il sig. canarino. Canta ancora? ... Zufola an. cora ?... Sai 'perchè penso al canarino? Perchè nell'anticamera qui ne abbiamo uno che fa: G'JeÌJ, come il nostro... lo sono uno di queUi che vogliono agire sinchè alla fine non vi sia più modo Ji far nulla. In attesa, pretendo re. stare W . M. ». ( 19 mag.gio). «Oggi il Vesuvio fuma molto. Tuoni e fui. mini! ... Napoli e Roma sono due città di dor. miglioni ... La De Amicis canta in modo in.

comparabile, e così Apnle, che ha .:antato a M ilano. Le danze sono miserabilmente pom· pose. Il teatro è bello. Il re ha una educazione grossolana, alla napoletana, e per tutto il tem. po dclìa rappresentazione sta in piedi su uno sgabello, per sembrare un po' più alto della regina (5 giugno) >>. • Tra entusiasmi eJ applausi generali, qual . cuna sembra non essere dell'opinione comu. ne. Ecco, per esempio, una letteril dell'abate Galiani. spedita da Napoli alla Signora d'E. pinay, il -7 luglio 1770: «Credo di avcrv.i scritto che il piccolo Mosar (si.') è qui; e .:he è meno miracolo, bcnchè sia sempre lo stesso miracolo; ma non sarà ma.i che un miracolo, e basta». Come giudizio è abbastanza sinte. tico. Il 20 luglio, passando per Civita Castel·. lana, Loreto, Sinigaglia, i Mozart sono Ji nuo. vo a Bologna. Mentre Amedeo scrive alla so. rella (21 agosto): «Oggi m'ha preso la voglia di andare sull'asino ; perchè è d'uso in Italia, e ho pensato che anch'io dovevo provare»; Leopoldo come al solito dà notizie alla mo. glie (25 agosto): « ...Non riusciresti a im. maginare come è grande (Wolf.). ln breve tempo tutte le sue membra sono diventate più forti. Ora non ha più ,·oce per cantare; non t: nè grwc nè acuto e non ha cinque note JimpiJe. Qu<:~to lo secca molto, pcrchè non può cantare le sue cose, (he spesso vorrebbe cantare da sè ». E il 29 settembre : « Wolfan. go ha coininciato oggi i recitativi dell'opera » (Milridale). A questa laconica frase il figlio fa seguire alcune righe cominciando così : « Pcrchè la lettera sia un po' più riempita, vo. glio aggiungere anch'io qualche parola ... ». Milridale Re di Poule è l'opera che dovrà darsi per la prima volta a Milano. E infatti, di nu0\'0 nella capitale lombarda, LeopoiJo scrive ( 29 ottobre 1770) : « Siamo arrivati il 18 ... Abbiamo dovuto restare un giorno intero a Parma. L'Arcademi<~ fi!ttr/IIOil;ra di Bologna ha ammesso all'unanimità il brwetto di A ... r.ldemiro. Hanno fatto ciò con tutte le forma. lità richieste c previo esame. Wolfango ha do. vuto comparire. il pomeriggio del 9 ottobre, alle quattro, odia sala dell'Accademia. Ll, il Pn;nrep.r accttdemiae e akuni censori (che so no tutti vecchi maestri di cappella), gli sotto. misero. alla presenz.a di tutti i membri, un'an. tica tirata d'un antifonario, che \Y/. dovette mettere a quattro voci, in una stanza accanto, in cui il Pedelfm lo condusse e lo rinchiuse. Quando ebbe finito, fu esaminata ( la tirata) dai censori e da tutti i maestri di cappella c compositori, poi si votò, la qual cosa si fa con palle nere c bianche. Siccome tutte le pal. le erano bianche, fu chiamato e, al suo ingres. so, tutti applaudirono e g li espressero voti di ft'licità , dopo che il Prinreps accademiae gli ebbe annunciato la sua accettazione, la sua am. missione a nome della Compagnia. Egli rin. grazia, e così finì... Il Pedellm ci ha portato il brevetto a casa. Tra l:altw ci sono queste pa. role: T estam11r Domin11m V o/fangmn Ama. de11m, etc. Jllb die 9 mellJiJ octobrir anni 1770

inler Accademiae noJJrae MagiJtros Composito. res adsaiptum j11isse etc. Ciò g li fa tanto più onore:: in quanto l'Accademia ha più di cento anni c, inoltre, P. Martino e altre persone illustri d'Italia, uomini illustri delle altre na. zioni, sono membri dell'Accadenuae Bolloneu. JÌJ ». Da questo momento Leopoldo e Ame. deo hanno meno t<·mpo per scrivere: sono quasi interamente assorbiti dalla nuo:va opera. Contrarietà per il J>adre e gran l~voro pel figlio.

Il S dicembre Leopoldo scrive: <• Il 12 ha. avuto luogo la prima prova con gJ. ~~• umenti, ma soìo con 16 persone, per veder,• ~c tutto era scritto correttamente. Il 17 avr.ì. ht'J.~t;u b prima prova con tutta l'orchestra, comF'h'·' lÌ! 14 primi violioi e altrettanti secondi, J. d:.\!. cembali. 6 contrabassi, 2 violoncelli, 2 fagot ti, 6 viole, 2 oboi e 2 flauti traversi (che, quando non vi sono parti per flauto, suonano sempre con gli oboi), 4 romi da rarria e z clarini, comprende dunque 60 persone... 11 co. pista è molto contento, ciò che in Italia è un buon presagio, perchè quando la musica ha sue. cesso, il copista guadagna p iù danaro speden. do e vendendo arie che non ne riceva il Ka. pellmaister per la composizione... La Prima Do>ma e il Primo Uomo soprattutto sono pie. ni di gioia per il duetto. Il Primo Uomo ha detto che se quello non piacesse, si farebbe castrare una seconda volta. Basta... ». (29 di. cembre l 770) : « Dio sia lodato! La prima rappresentazione dell'opera ha avuto luogo il 26 con successo generale, e due cose mai viste an. cora .a Milano sono accadute. Primo, un'aria della Prima Donna è stata bissata, contrariamente ad ogni abitudine della prima sera, poi. chè alla prima rappresentazione, non si grida mai j11ori; e, secondo, quasi tutte le arie, salvo appena un paio d'arie delle u!Jime parli, han. no provocato applausi sorprendenti e grida di V it•a il Maeslro.' ''iva il Maeslrino.'... Così come chiamano Hasse il Sa.rs011e e Galuppi Bu. rane/lo. ecc. ecc.. chiamano nostro figlio il Sig. Cr1valiere filarmonJco ». (l 2 gennaio l 771) : « Lunedì prossimo andremo a Torino. Devo dirti che ieri ho ricevuto Jal Sig. Pietro Lug iati la notizia che l'Arr'ademia FìlarVJonica di Verona ha nominato nostro tiglio membro, e che il Canrelliere della A ccadem,;a è stato in. caricato di spedirgli il diploma». Dopo Milano c Torino, è la volta di Ve. nezia (l marzo l 77 1) : « ... partiremo da Ve. nezia otto giorno più tardi Ji qu:mto credessi e ci fermeremo ancora due o tre giorni a Vi. cenza, perchè il vescovo di questa città, della famiglia Comero (Cornaro), non vuole )asciarci passare se non ci fermiamo almeno 'due giorni. Poi ci sarà un ritarJo di tre giorni a Verona e forse un supplemento di ventiquat. tro ore. Nondimeno. se niente ci fa ritardare saremo a Salzbourg per Pasqua ... Ti dirò con tutti i particolari quanto l'Arsenale, le Chiese, g li 0Jpi1t1/i e altre cose, quanto tutta Venezia mi sia piaciuta... ». Vicenza, 14 marzo 1771 : « ... Siamo restati il 13 a Padova, Abbiamo preso alloggio ~l Palazzo del gentiluomo Pesaro. Il 14, sono partito per Vicenz.a ed essi (alcuni accampa· gnatori) sono tornati a Venezia. Abbiamo"'· sto a Padova ciò che in un g iorno era passi· bile; così non abbiamo avuto riposo e Wolfango ha dovuto suonare in due posti. Ma ha ricevuto un lavoro (da fare), è un oratorio da comporrt' per Padova e che egli vuoi fare all'occasione... Il 16 andremo a Verona, dove resteremo senza dubbio tre giorni ... ». E' l'ultima lettera di Leopoldo daU'Itali~. Prima di rientrare a Salzbourg, il kapellme•· ster m,mda ancora un biglietto alla moglie da Innsbruck (25 marzo 177 1) : «Oggi luned• 25, sono arrivato qui con un gran ~ento c un freddo terribile, partiamo domanr. Spero di arrivare a Salzbollrg g iovedl nel pom~n~· gio. Addio; addio! Bisogna ·.;;he mi sbnghi. (a posta parte». - (Fùu).

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F. O.

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H O F F M AHN

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HOFFMANN nJ~c .1 Kotm~-.lx:rt: nd \"1 7(, Uno zio, consiglicn: d, ~·ustizia, che ~· cr.1 occupato della sua cJu(.lliOnc, lo J\ vi.1 :dio studio delle lcl!,.::i, lx:mhè qm:sto rtbC.l IO\Opportabilc al povero Teodoro. Nel 1897 Hoff. mano inizia doulmcntc d suo g.ro J, pr.u• (3: Glogau, Berhno, Posen, Plotzk, V.u~., 'ia. Nenastenilo c akohzzato percorre h Gcr. mania facendo yualsiasi mestiere. A Vars,1n.1, infine, dove si l: fermato con la funzione d• l:iudice, prende in mo,.::lic Michelina Roh<.:r. Sembra a questo punto che la sua vita sha per ~•stcmarsi, ma sopral!giungc quel cataclìsm.1 che è Napoleone e Hoffmann si ritrO\J ~ul lastnco, senza imp1ego e sen~ mezz• Per non morire di fame, si adatta alle occupazion1 p1ù disparate: professore di diritto e direttore d t teatro. Comunque, a contatto dell'allegra sodetà polacca, Hoffmann si trova a suo agio· trascorre cinque anni a Bamberg dando !ezio. ni di musica., scrivendo opere e articoli di cntica, dipingendo a fresco. E, per quanto appa•tntcmente irrilevantt, qui si verificano gli ~~~enimcnti più si~nilicativi della sua vita: la

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V E L O Cl P fO E

(Autocaricatura)

pcrdiL1 dcll.1 flJ:h·' · la malatt1a dcii,, moglie c, fatto d<:USIYO per la su.1 arte, un amore ir. rimedilb1lc. Il d1ano mtimo dù:gl• ha sem. pre tamp•lato r<:J:Olarmcnte, mela (00 le sue f ras1 brt:\ i c .om·ulse, st·nl.l puJon o ipocnsie. tull.l l'mtW~Ità dclll Sll,l p.IS~IOOC. L.t cOOO\lCO.C:.I t: .t\\·cnut;l n<:l l iliO. L!. f.l· ,~:.tZZ.l non h,t .tntor.t quind1n .HlOI E' l.1 prefcrrtJ t r.• k .tll•c:' <:. Hoffmann, tolpito dalla lummO\II.Ì dcJ-:1• 0<.d11 Ji lu, tr.hp.lr<.:nti t· qua. ~· C"it.lllll, l'h.t ntr.11t.1 in un J.!f.lnde quadro. Or.1 tutto <on, orrt· J guiJMt• il suo pensiero 'cr~o 1.1 r.t,~:aaa. Lt ~era, ICJ.(I!C ac<anto alla moglie: i rr.l/1/llielllt J. NO\ .tlis, {' lo fa frc. mérc un.t f r.tsc nella b•ografJJ del poct.l, xrit. ta dJ.I Tit'lk « No,·alis c·r;1 ).:LUnto da poco a CronstJdt, 10 TunnJ::••1, qu.mdo tonobbe So. fu \On Kuchn. Il p rimo ~}.:UJ.rdo eh<.- le ri. volse d1edt un di\ cr~o md~t~ao .tllJ sua ,·ita. Quel11 d1e lunno t onosuuto l.t su.1 mc·ra' i,glio. >.1 fidanz.1t.1 \OliO lOncordi ncll'atTcrmare che nessuna dcscntione potrebbe dare sia pure una pallid.1 •mm.t}.:tne della sua grazia armoniosa, dc·lla su.t hontà, della su.t do!cezZJ. Novalis div<:nl,l\ a poct.t ogni qual volta ne· parJa,a. Sta. l'a per "'"" pttre il fl'edl(e.rmw Jl//1'1 lfll.:md'' • ,t,N /.1 1 rdt• per !.J prtm,l r·n{IJ »

Il d•ano del pnmo Anno d, <onoscenza (: andato pcrJuto. NullA s• sa dcii'Hoffmann di quei giorn1. Ma in quast tutte le pagine del 1811 il nome: J, Giulia ntorna insistente. E' un amore travolgente, a cui lo scrittore si ab. bandona senl.l ritegni, tro' ando' t la ragione intima e profonda della sua formazione arti. stica e della ~ua v1ta. Infatt1 Emesto Teodoro Ho/imano <.ommcerà a stnvere nel 1812 appena d icci anni pri!Till di moure.

A Bambcrg slorrc un,\ vita placida tra sa. lotti. tom·ersazioni, ton,erti, orgie nelle bir. rcric. La 'edova Fanny Mare fa parte dcll'altJ >OC1ct.ì. H.1 tre· ligi• . G111ha, Minna c un ra. ,~:azzo, Maunz•o. A, o;uo• te mterven~ono tutti ,t:h ;m~tocutKI della c1ttà e Hoffmann vi vi~:. ne 1ntrodotto un ~·orno. Comincia col fare 1 ntratti dei ra,.::azzi, poi dncnta il loro mac. stro di armoniJ. Maurizio c Minna non dimo. strJno .lkun interesse per le note, mentre Gtu. li.1 si appassion.l, stud1a con fervore : 11 21 m.•AA•o tanta m pubbli,o per la prima volta. la senetà con lUI d m.1l'Stro segue 1 passi del. l.1 ~·o' .1ne SlOI.1ra t stupefacente. Eglt trepi. da, trc·mJ, impallidisce. Gli applausi dci pub. blito 1-(li fanno tornJr<: il tolorito sulle 1,'111\nte. l.1 bellezza di Giulia lo ha vinto. Una bel. l<:zu talJa, orientale. LI sua YOCe ha un tac. •O trep1do c: commo,cntc, la sua grazia è Jstin. 111.1. G1à l'anno precedente, quando posa"a per lu1, egli era stato mtapJce di ritrarnc le Sl-'lllb1anze, toccato da qualche cosa che lo ~COO\olgeva a fondo c fh'egli si ostinava in. 'ano a non voler riconoscere. Il d1ario di quella g•ornata reca : « 21 mag. g•o 1810. Giulia Mare è apparsa in pubblico per la prima \'Olta. Ha C.lntato rana d, Sal· gme: Gran D1o' Ha avuto successo ». Nep. pure una parola, però, che dica qualche cosa del suo tormento. Qui è solo il professore che parla e dell'allieva non si preoccupa più tan. to. Invece quanta amarezza, quanta tortura, sotto quella apparenza. La vita che Hoffmann conduce è impossil>ile. Il suo è uno stato d1 conttnua estasi, interrotto bruscamente per ri. piombare nella disperauone più nera quando St guarda allo specchio c nota le rughe del


proprio volto, 1 hneamenti che 1l 'eleno del. l'alcool sta inesorabilmente intaccando. Sono ore terribili. Alla convinzione che Giulia non potrà ma1 amarlo si aggiunge la gelosia sospettosa della moglac cui cela, nel proprio dia. rio, il nome vero della ragazza, sotto lo pscu. donimo di Kactchen Alla fine del .~cnnaio 1811 egli s• ammala e Giulia, accompagnata da M1nna, ,.a a tro. vulo. Il maestro sorpreso posa sul comodino il Corsn di draJI/11/t/lurgia di Schlegel, si rad. drizza, arrossisce. Trascorrono veloci alcune ore. Quando G1uha se ne va Hoffmann chiede a1 medico del vino. Gli viene accordato a stento. Sul diano annota : «Come l"acqua fa gtrare la ruota del mulino, cosl il vino dà vita alla mia immaginalione. Nelle liamme del punch mi appaiono gli spiriti della terra e del fuoco. l compositori dovre~ro avere sempre a portata di mano delle bottiglie che li aiutino nel loro lavoro». Parole che aveva detto al dottore, quel pomeriggio. Infine ristabilitosi, si reca a Bayrcuth ove viene presentato a Gian Paolo Richter e assiste per la prima volta alla rappresentazione de « Le noue di Figaro » e di 1< Riccardo Cuor di Leone». Il suo amore per Giulia aumenta di giorno in giorno. &co passt tolti dal diario: « 3 febbraio. - Mattina . Lezione m casa Ma.rc. Poi in casa di Holbein - Pomeriggio . Idem. Poi sono stato a Bug e sono rientrato tardi. Teatro. Umore irritabilissimo, • Romantkd e capriccioso all'eccesso. Kaeuhen. De pof•Niis çl.zmaJP/111. L. ~ra, alla Ros11. beTIIto del ponce, c 5 ftlllwiiÌo. - Mattioa • Lezione dalla siporina Mare. •- Pomeriggio da Kuoz. Da

Hollxm A casa. Po1 al ballo Jci bamb1n1. Kuh: p11ì bella rhe mat e io . ilmamarato come vetJIÌfJIIulft·o di.u·oli.

Esaltato, inquieto. tutta la notte. Bevuto Ja Kunz. « l 5 jt·blnma ... csalt&to, romantico, fama. ~Ileo .. << 16 febb•.vo (è l"onomaslllo di Giuha c seme nel J1ario a lc:ttere greche). Questo sp•rito romantiCo aumenta m me sempre più. Ho paura che ne Jcrivi qualche grosso guaio. « 17 fubbmio. - Impressioni malaticc~ . la mia nota di ieri in lettere greche si dimostra oggi ancora più esatta. « 18 febbra~o. - Ktch. E' m /e, rbe 1101 1·iriam11 ed esistiaJ11o.' (Nel testo ha poi sostituito, ma non si che la graffiatura non tradisse l'autore, al pseudonimo della fanciulla la parola KtmJI, cioè, Arte). La moglie potrebbe avere dei sospetti troppo forti. Si è già accorta del suo stato di perpetua agitazione, che egli tenta di giustificare con 1 fantasmi che lo tormentano c cui deve dare espressione. « 20 febbrato ... Ote il diavolo porti questo mio biuarro umore! O mi ammazzo come un cane o impazzisco. Iddio almeno volesse rime. diare a tutto! Il 18 marzo Giulta compie quindici anni e Hofmann le invia un sonetto. Sono versi di scarso valore artistico, ma significativi. Ecco la terzina di chiusura :

Jre. La signora Mart, pratica e rtsoluta, non poteva contepirc una relazione, sia pur platonica, nè tanto meno permctterla. Hoffmann ~i risoh·e ad allontanarsi c fa partecipe l'amico Holbcin Jclla decJSJone, ma due ~1omt dopo è di nuo,·o a Bambcrg. Trascorrono i g•orni esasperati da una tenSione ncn osa. Il Ò1:uio \'iene trascun.to Ltg~iamo il 21 apnle: « In <jUCSlJ ,l!lOCOI (t111/o aprile fjllaJt), nulla J1 1mportantc nella mia vita. Questo strano umore d1 cui ho sl spesso parlato non è scomparso, ma nmarr.ì come un episodio straordi. nano c poco p•acevole ». LI mog!Je rov1sta { ra le sue carte, scopre il drano, lo rinserra 111 un cassetto. Scenate violente di gclos1a, url.t, crisi di nervi. Forse r stata l.t stessa si~nora Mare a mettere sull'avviso la moglie. Ma tutto ciò a nulla vale. /J. r inizio del 181 2, le condizioni del poeta non sono migliorate. Be\'e, si agita, non tro\'a pace. VeJe spe-;so Giulia e ciò lo stordisu. l.a fan. ciulla, probabilmente, non ha ancora capito nulla dei sentimenti che ha fatto nascere tn quesfuomo che si avvia alla maturità e che invecchia precocemente per gli abusi di alcoolici. Le frasi che troviamo qua e là nel diario sono calde, appassionate; talune in italiano come questa : E.saltaZJone, es.#J4Zio,te grdlllill· sima! Poi grandi sogni di viaggi m Ital~:

Italia, Romtt. Roma, 111 eris. mihi sltiNIIIS!

« L'immagi~ sei della do/re primtlflera, la 111a grazia somiglia ati 111111 rosa in bouio dimostra il fior,. maturo rhe 111 diverrai!».

Il sonetto finisce nelle mani della vedova Mare e Hoffmann a capo chino deve sentire le parole cortesi ma energiche della rigida ma-

Quindi abbattimenti di nuovo, angosoe e vino. « 9 gennaio 1812. - La amo alla follia... Sento che la sventura si abbatte su di roe. « 11 gmnaio. Sono sttto alla Rou. Ho bevuto • Pensieri molto strani mi attra'l8• WlO • Giulia al più alto vertice. O Dci! Noa ne posso più - il suo s8tJUdo! il suo - - · - ·.


« 19 gmn.uo. - Kaetchen! Kaetchen ! Kaetchen! Oh! Satana! Satana! Sono convmto .:he qualche cosa di altamente poetico si n.t. iConda dietro questo demonio, e bisogne. rebbe avere la forza di guardare Giu1il come una semplice maschera. Smascheratevi, dunq11e mio piccolo signore!». Per dimenticare Giulia, stringe una relazione .:on una attrice lirica, la signorina Neuherr. Ma invano. Dopo essersi staccato dàU'attrice, averla ripresa, la lascia definitivamente. Si tor. tura e tortura gli altri con discorsi cupi : non dorme la notte e beve. Negli istanti lucidi compone musica. Assiste, il 7 febbraio, alla rappresentazione di Caterina di Heilbronn e nota sul diario: « Pensieri molto comiCI - ironia su me stesso . come · in Shakespeare, pressapoco, quando i personaggi danzano attorno alla loro tomba scoperchiata. E, l'indomani : « Consjderazioni su me stesso - dei pensieri continui (Giulia) possono cristaUizzarsi in una idea fissa! . romanzo musicale». « 25 febbra'o - ... indifferenza crescente per Kaetchen. I sentimenti si riaccendono a inter. mittenze. BuÒne speranze ». Ma sono speranze vane. Non si è accorto che la malattia è in lui. Che Giulia è una creatura della sua fantasia, la creazione più fantastica ch"egli abbia vissuto. Tuttavia, persuaso di <:Ssere quasi guarito, fa un viaggio a Norimberga. Al ritorno trova Giulia fidanzata con un borghese qualunque, certo Groepel. Il colpo è forte. Ma egli resiste e accarezza la speranza che ciò contribuisca a!la sua ~ari. .~ione. Il 26 marzo nota : « Nulla vi è tanto straordinario che non possa accadere».

Talora egli pensa che Giulia lo ami, talora che si prenda gioco di lui. La fanciulla o ra gli sorride trepida e affettuosa, ora, rinchiusa nel bozzolo della sua fantasia, SI mostr<l as. sente e lontana. E Hoffmann soffre. A casa deve sopportare le gelosie e le scenate de!h moglie, fuori gli scherzi degli amici che si sono accorti di tutto: e si abbandona sempre più alla crapula, agli amori facili. E" la volta della signora Kunz, la grassa bamberghese dalle braccia candide e burrose, dai capelli biondi come la birra. « Innamorato dell1. S. Kunz, come il diavolo », scrive il 20 aprile, ma tre giorni più tardi : «Provo per lei soltanto indifferenza. Oggi ho incontrato Giulia, meravigliosamente bella». E, il 6 maggio: «Accesso di follia ritornando a casa ». Nei primi giorni di giugno Hoffmann si trasferisce a Altenburg, da Marcus. «Ci vivo come un uomo di qualità che non voglia s:a. perne più del mondo». lvi trascorre le gior. nate leggendo e bevendo. Si immerge nella lettura di Ondina stampato proprio in quei giorni dal suo amico La Motte-Fouqué. E dal b11en retiro scrive alr altro amico Hitzig, Je sue impressioni sul vecchio Kiihlenborn, zio di Ondina : << Spesso gli ho gridato di starsene tranquillo e, dal momento che non ha saputo cispondermi, ho deciso di incatenarlo con quei car1.tteri misteri05i che si chiamano note mu. sicali. In altre parole, Ondina dovrebbe essere un magnifico libretto d'opera ». Lo stesso Fouqué si assume !"incarico del libretto. Tutto sembra favorevole al lavoro, al.Lt creazione. Il demone di Hoffmann tace, pl:a. cato. Invece gli eventi precipitano. Giulia e Groepel stanno per fidanzarsi ufficialmente. Il

diario dice: (8 agosto) «Sarà deciso fra giorni! » e, il lO dello stesso mese: « Il colpo è fatto. La Donna è di,•entata la sposa di questo maledetto asino di mercante. Tutta la mia vita musicale e poetica è spezzata. Devo prendere una decisione degna deU"uomo che pretendo di essere. Questa giornata è stata diabolica ». E" il J>~;tiodo di follia p•ù acuta. Pare all'ar. tista di dover impazzire. Poi una calma piatta, stagnante. Giovanni Mistler, in una sua v1ta di Hoffmann ce l"ha rappresentata magnifica. mente. E" trascorso qualche giorno appena e noi possiamo leggere il giornale: «E" già passato ed io credo che !"immaginazione faccia molto». Ma sono lenimenti fallaCi. Ricerca la compagnia dei due fidanzati e segna : << Giulia ha cantato i miei Duo italiani con molta espressione. Il signor asino.fidanzato è molto geloso e ciò mi arreca tanto piacere ». Qualche giorno più tardi pare che Giulia resterà per tutto !"inverno a Bamberg e si sospetta una rottura con Groepel. Il diatio porta : « Molte speranze che possono rendenni folle». Invece il 6 settembre accade qualche cosa che fa presentire la inevitabile rovina. La signora Mare invita il poeta, sua moglie, i coniugi Kunz, a una breve gita al castello di Pommersfelden. Naturalmente appare anche Giulia e, con lei, il maledello asino di mercante. Hoffmann beve più del solito, brontola fra i denti frasi sconnesse, poi ingiurie abbastanza chiare alJ"indirizzo di Groepel che fa il melenso attorno a Giulia. D'un tratto la ra. gazza scivola, sta per cadere, Groepel non riesce a sostenerla e Hoffmann, ardente d"ira, balz.'l in piedi, la sorregge, urla all'indirizzo del fidanzato: « Lasciate che questo maiale s.malti. sca la sbornia! ». Ecco come il Mistler descrive


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il ritorno : << Il cammino fino a Bamberg fu sinistro. Le piacevolezzc di Kunz cadevano nel silenzio. Groepel s'era addormentato e la testa gli ricadcv~l sul petto ad ogni sbalzo della carrozza >>. L'indomani Hoffmann si sentì in dovere di scrivere alla signora Mare: << Signora, io stesso non riesco a comprendere come ieri ho potuto ridurmi in quello stato. La mia follia era talmente completa che qudl'ultima mezz'ora tra. scorsa ieri a Pommersfelden mi sembrava un incubo. Soltanto la certezza che i folli muovono a pietà nelle loro crisi di furore c che non si attribuisce loro responsabilità alcuna per il mak che hanno potuto arrecare, mi permette di sjx-rare il perdono per la mia impertinenza... Non potete farvi l"idea esatta del dolore che provo per il mio errore di ieri. Mi punirò da solo privanJomi del piacer<: di ved<:rvi, di vedere la vostra famiglia, fintanto che io si.1 certo del vostro perdono... >'. Ma inflessibile fu la vedova. Non c'erano nè scuse, nè atlenuami. Hqffmann cr~1 messo al bando. Il diario dell'otto settembre, dopo una lettera della signora, reca: « li segno Ktrh. non apparirà più su queste pagine. La lettera della sibmora Mare mi interdice la sua casa per sempre». Egli la rivede di nuovo in chicsa; poi balla con lei il 2) no,embre, per J'ul. tima volta. Il 3 dicembre la ragazza sposa il mercante e il t!! Hoffmann le fa la sua visita di congedo. Il diario porta soltanto queste pa. role, in francese:« Pour jam.tis ».Il 20 Giulia parte col marito. Il !6 gennaio !8 13 egli snive: « Dal momento in cui lei è partita, la mia vita non ha più colore. Il sentimento era ben più profondo di quanto io non credessi. Giulia! Giulia ! >>. La cupa tristezza e la tenebra piombano su di lui. Non sa consolarsi che con il vino. Allora i fantasmi gli d'I.Ozano intorno e può sfogarsi scrivendo. La fantasia è il solo rifug io. l'unico che non tradisca, il solo ove si possa modellare liberamente la propria vita. Nascono così qu<:i raccont,i fantastici, o.:rcazio~~: di uno spirito malato, e che. lutta,·ia, paiono congegnati in piena limpidezza spirituale. Anche la vecchiaia lo sca,·a precocemente. H a male :~gli orchi, le sue pupille si animano di migliaia di puntini iridescenti, farfalle multi.:olori danzano sulla sua retina. Viene la decadenza fisica, precoce. A Bamberg la vita gli è impossibile. Deve denari a tutti. Alla padrona di cts:~. al vinaio, al barbiere, al merciaio. Qualche :1nno prima, con l'eredità di uno zio. ave\'a creduto di pia. care i debitori, inv<.>ce quel denaro non gli è servito che a chiudere qualche buco e ad aprire molte altre scuciture che non chiuderà mai. E decide di abbandonare quella malaugurata città, quella che lo ha fatto s;:rittore. In mezzo a tanta sventura morale, lo fortuna comincia a sori'idere a quest'uomo de. luso, amareggiato, stanco, che ha già rinunciato alla vita. Viene chiamato alla Corte di Appello di Berlino. Lo vogliono direttore di orchestra ~ lipsia, le sue opere musicali incontrano fa. vore di pubblico e di critica, i suoi racconti sono disputati dagli editori. Cresce la fama. Ma il tormento interiore non diminuisce, la passione lo logora, lo sfi niscc, il vino solo può alleviarlo. Il suo fisico non resiste più oltre. l prim! segni di debolezza cominciano ad apparire nel t821 e l'anno seguente, un attacco di paralisi lo finisce. G ~ R l U A l , n O li A K U 8 ~l

circoli e biblioteche a caratteie filosotiuì ~ n: ligioso, e non si presenta certo come un fat111 sporadico l' inaugurazione a Berlino d'un., ~('. zione tedesca della «Società Teosofica ». lx.'• opera di Annie Besant. Anche il Dr. Steiner fu invitato a prendervi parte con un ciclo di conferenze c pre. sto in ~eno alla detta Sezione si venne formando intorno a lui un gruppo secessionistico che, staccandosi definitivamente nel 1912, si chiamò Società Antroposolica. Secondo le prole dello Steiner, per Antroposofia deve intendersi «una concezione dell'universo che, attraverso J:uso degli organi spirituali pos. AL TURISTA che a1•anza alla volta di Baseduti dall'uomo. porta a conoscenza di questo il valore spirituale dd mondo ». Fosse chiara silea, tranqwllo c ignaro come ogni turista che si rispetti, potrà accadere di passare per o no tale concezione, da essa mossero i memDornach, modesta cittadina del Giura svizzero. bri della Società prendendo l'idea di «creare E lo sguardo, v:tgando sulle case sparpagliate all'Antroposofia una CaJa propria». Simile progetto non potrà ritenersi piccola nel verde dell':dtopiano, non mancherà di po· sarsi su una corpulenta costruzione in cemento cosa, quando se ne conosca il presupposto, il. che domina la regione come il centro visivo lustrato dallo stessò Steiner nel suo articolo: «Nell'istante in cui l'iniziativa s'avviò a divedel patsaggio. Se il viaggiatore non ignora che solo pochi nire realtà ... sentii di dovermi dedicare alla sua elaborazione artistica. Dichiarai che, se chilometri ancora lo dividono da Basilea, seguiteni la sua strada senza fermarsi: forse me. l'edificio da costruire doveva inquadrare ade. rav.igliandosi che qualcuno abbia pensato a guatamente l'opera antroposofica, le forme artistiche avrebbero dovuto scaturire dalle stes~· costruire un albergo tanto gmnde in un punto (OSÌ poco frequentato, forse non meraviglimradici da cui proviene il pemie•·o dell'Antro. dosi affatto, abitu:~to ormai alla vista delle posolia ». Non c'è: da meravigliarsi se i orcoli arti. mnumerevoli case di (ura o delle meno uti!i costruzioni socictarie. stici di Monaco - dove si pensò in un primo tempo di erigere la costruzione - si solleva. Comunque, tirerà di lungo. E non saprà mai. forse, di aver visto il Goelhealll/111. rono <ontro un tale progetto e riuscirono a sventa rio. « Sì, sì, quel gran teatro... » risponderà sfacciatamente a chi g liene far:ì domanda. M~ Fu così che il 20 settembre 19l3 si pose sarà coq ogni evidenza una replic:~ dettata la prima pietra d:!ll'edificio, invece che a Modall'orgoglio turistico che non permette di naco, a Dornach « su una rustica collina del cantone di Soleure », gentilmente offert:~ dal confessare dimenticanze od omissioni: perchè, proprietario, dr. Emilio Grosslieintz. per quanto la risposta sembri giustificata dal nome, il Goetheanum non è un teatro. O alDi pietre, in seguito. non ne vennero ag. giunte molte a quella 'p rima, dato che la comeno non è un teatro nel senso corrente della p.uola. anche: se la sua pianta ne ha tutto struzione - salvo una base in cemento l'aspetto, divisa com'è in pbtea, pakhi. orchefu interamente con dotta in legno. . stra, scena c retroscen a. Maria Stciner, la moglie di Rodolfo, così racconta il periodo dci lavori in una sua TeJfi. Solo dai fatti che hanno portato alla sua costruzione si potrà comprendere d1e cosa rcal. monianza: « Il mese d'agosto 1914 sorse. l mente il Goetheanum sia. gruppi di giovani di differe~ti nazionalità, che avevano la,·orato insieme a Dornach, partirono, * Qualcuno ha detto che la forza d'un'idea gli uni dopo gli altri ... l soggetti dei paesi neu(; in rapporto diretto col numero dei suoi martri e le donne continuarono a lavorare, con gli tici: l'aforisma è applicabile alla storia del operai dim inuiti di numero. Sotto la direzione Goetheanum, anche se veri e propri martiri di Rodolfo Steiner sempre presente, si lavorò non ci sono stati. Ci fu in compenso un mi. più lentamente ma incessantemente, al rombo sterioso incendio, supposto d'.origine dolosa, dei .<annoni che, senza interruzione, tuonarono che illuminò improvvisamente di un 'imporper quattro anni dall'altro lato della frontiera. tanza nuova quella che fino ad allora non era Sedi(i nazioni er:~no rappresentate a Dornach, stata che una pacifica istituzione nota a pochi. unite in un lavoro comune per l'ideale. Il colpo La vera fortuna 'dell'odierno Goetheanum fu ritmico dei martelli e dèi colteli i che cesellatutta nell'essere stato costruito su Ile « rovine vano l'opera pacifica, si confondeva al tuono fumanti » dell'antico. sinistro delle armi micidiali >}. Il fatto avvenne nel 1922, la notte di S. SilFinalmente cessato il rombo dei cannoni. vestro e, acquistando una suggestività apocalit. l'edificio pot;;' essere inauguràto: era il 1920. ti ca dalla coincidenza del giorno e dell'ora, Non è facile immag inare quel .fausto giorno. Maria Steiner racconta che ben « trentatre con. sollevò un certo sdegno nella Svizzera e fra tutti gli adepti sparsi nel mondo. Le risonanze ferenzieri vi parlarono su differenti soggetti della scienza, dell'arte, della industr:~, delle più notevoli si ebbero naturalmente sui giornali elvetici, specie sull'omonimo « Goethea. questioni sociali, della pedagogia, ccc. ». . num » edito a Dornach. Il dr. Rodolfo Steiner, Argomenti e cif re impression;~nti, a CUI " 3 aggiunto il costo della costruzion':!, _c~Jc~lato fondatore e ideatore dell'edificio, prese occa. sione per rifarne la storia in una serie di artiintorno ai sette milioni di fu'lchi svtzzen coti apparsi nei nn. 23 e 28 (anno II) del * * • giornale suddetto. «Quanto al nome dell'edificio», spieg~ 0 P: portunamente il Dr. Steiner, « i suoi inlz.~aton • * * E' risaputo che i primi anni del nostro se. volleco dapprima chiamarlo fohamusb~, 10 omaggio a fohanneJ Thoma.rÌIJJ, uno det prO· colo furono particolarmente fertili di società,


IL

tagomsti dei miei drammi. Ma nel .:orso dcgh anni, in mi la costruzione procedette, cbb1 più volte ad esprimere l'idea o:hc: ncll'daborarc: la concezione antroposofica universale: io molti anni prima :wcvo preso le mosse dallo stud1o di Goethe c del suo modo di vedere, c che quindi per mc: questa sede era un Goelhe.t1/HIII ». Tuttavia, che cosa c'entri Goethe, non sarebbe concesso a molti d1 comprendere, se con molta avvedutezza il Jr. Steincr non ne Jesse spiegazione: «Chi ha considerato le for. me di cui si compone"'·~ in ,·ivente organismo la figura complessiva del Goethcanum, potè constatare come \'i fossero penetrate le iJec di Goethe basate sulla metamorfosi ». Tali idee, in breve, facevano. capo al concetto Ji pian/a primige11ia, che riunisse in « unità spirituale la multiformità del mondo vegetale», e di atJùnale primigenio. che avesse analoghe funzioni nel regno animale. Ma non basta. Goethe introdusse «nella conoscenza l'attività spirituale per mezzo della quale egli agiva arti. ~ticamente. Egli cercava la via dall'arte alla conoscenza ». «L'approfondirsi e il vivere nel mondo spirituale di Goethe poteva infondere il coraggio di ricondurre nell'arte appunto l'iJca della metamorfosi ». Meglio non indagare: questo coraggio lo Steiner ebbe e mantennc pienamente. Di <Jualche aiuto potranno essere le parole di Alberto Steffen, il poeta della società, dedi-

NUOVO

GOETHEA NUM

A

OOANACH

ute alb d<:scrizionc Jclrcdificio. «Il corridoio u rcolare esterno era limitato dJ sette wlonne a de~tra e sette a sinistra. posate su zoc~oli. In alto, sopra 1 lapitellì, s· incurvavano gli arfhitrav, fondendosi lOn l,1 lupola... Gli zoccoli, i capitelli. gli .Hch•tran. svolge,·ano "'·' ,·ia le loro forme in una prol'rcssiva metamor. fosi, in mi la seconda figurazione già er.1, in germe, èontenuta nella pnm.1. la terz,1 nella SCLOnda C COSÌ vi,t ». Comunque la cosa non durò molto. Un anno dopo si tenc1 ano già Jiswr~• c p•opositi nichilistici. Un tale. non sproYvisto d'ironia, disse: «Esistono :1 sufficienza faville spirituali s•bilanti come: lampi in direzione della lrappoi.J di legno e allo Steiner occorrerà indubbiamente alquanta sagacia nel dispiegare un.lZÌone concìlìatì1 a, se vorrà evi. tare che un bel giorno una vera !avilla d1 fuoco ponga ìnglorìosa fine a tutti gli splendori di Dornach ». Non solo. In una riun1one tenuta alla « Trattoria del Bove » a Domach sì svolse una specie d 'inquisizione contro il Dr. Steiner e la sua << Libera Università di Scienza dello Spirito». La seduta finì regolarmente al grido Ji «Guerra al Goetheanum! ». Tale stato di cose determinò i pacifici an. troposofi a improvvisarsi pompieri in regolan· turni di vigilanza. Con scarso effetto, tuttavia, chè nel 1923, come s'è detto, l'« Antroposofia

restò ,enza tc·tto ». «Mezz'ora dopo che l'ultima p:~rola di Rodolfo Steiner risuonò nell:t sala, improvnsamente una fiamma scaturl, sfuggendo da un 1itiro ben nascosto, e ben presto avviluppò l'intero edificio. Si prese giuoco di tutti gli sforzi umani. L'immenso rogo nschiara,·a d'un rosso sinistro vallata. colline c monti del Giura. Durante la noti<:. le: lOlonne scricchiolarono, i pilastri caddero, l'ardesia delle cupole sprofondò, e la fiamma s'innalzò in olocausto verso il mondo dello Spirito. Quando si Je,•ò l'alba, il Goetheanum non era pill... L'indomani, nei sotterranei di cemento, le fiamme ruggivano e si l.tmbivano come grandi mostri sazii ». Il gruppo stralunato degli Antroposofi, in mezzo alla folla dci .::uriosi e alle ~chiere dci pompieri acwrsi da Dornach, da Arlesheim e da Basilea, si aggirava intorno ali~ rovine carbonizzate. Ma la disperazione non scoppiò, come nelh1 famiglia Alving degli Spe11r1 ibseniani. La « Libera Università dì Scienza dello Spirito » era assicurata per tre milioni e ottocentomila franchi.

*

*

Quella stessa mattina il Dr. Steiner fu udito parlare di ricostruzione. Pochi giorni dopo scrisse: «Un'eventuale ricostruzione del Goe. theanum dovrà certo venir ideata diversamente. Che l'edificio dovesse servire di sede centrale aJJ' Antroposofia in senso più stretto,


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era naturale, data la volontà degli interessati <li eseguirne la costru:tiooc: io legno. Questo materiale consente al sentimento artistico di creare una sede centrale siffatta. Per le costruzioni annesse si sarebbe poi dovuto scegliere un :tltro materiale. « Naturalmente ora non si può neppure pensare ad una seconda costru:r.ione in legno. Prima che il Goetheanum venisse incominciato, esposi alle persone interessate, 9uali sono secondo me i sentimenti artistici che si connettono con una costruzione in legno e quali 9uelli inerenti ad altro materiale... Se si arriverà a ricostruire in altro materiale l'edificio, esso dovrà contenere, per esempio, al primo piano delle sale dedicate a convegni scientifici c ad attività artistiche, e inoltre l'ambiente per l'attività più strettamente antroposofica. Un tale edificio corrisponderà, da una parte, al proprio materiale, dall'altra, allo sviluppo preso negli ul~imi anni dalle tendenze antroposofiche ». Il cemento armato, vilipeso lino a quel mo. mento, prende così la sua rivincita sul legno ed ottiene la propria giustificazione metafisica. Due anni dopo, il 25 marzo 1925, Rodolfo Steiner mori\'a. Ma i lavori intorno al nuovo edificio procedevano e il 29 settembre 1928 fu compiuto il secondo Goetheanum, l'odierno, in cemènto armato. In mancanza del suo fondatore e ideatore, altri si assunsero l'incarico di farne la teoria in termini antroposofici. «Il primo Goetheanum sbocciò in forme organiche». Tendeva a «rendere visibile l'attività spirituale formatrice che, dall'intimo, org:~.­ niua gli esseri viventi ». «Nel secondo, fatto di cemento armato, si esprimono le forze spirituali che agiscono nel mondo minerale. Gli • si può trovare una certa somiglianza con un cranio umano. La testa è infatti la parte dell'uomo che contiene la proporzione più grande di sostanza minerale» e, 9ualche volta, di cemento armato. Del cesto, neanche per gli adepti, l'idea è molto chiara : la minerali nazione spirituale di. venta, nelle parole di altri, una spiritualizzazione minerale. E' un architetto che scrive: « Il nuovo Goetheanum... possiede come una trasparenza che toglie al cemento ogni im. pressione di pesanteua. Ogni giorno, dalla aurora al tramonto, ombre e luci alternano su di esso i loro giuochi. Il sole del mattino cade sulla faccia Est, la faccia posteriore, tagliata diritta, e proietta ombre profonde sulle facciate Sud ed Ovest. Ad ogni oca l'ombra diminuisce, si cancella, e la sera il Goethea. num comincia a scintillare e la f.~occia a brillare come se fosse illuminata dal di dentro. Non è questa l'immagine di ciò eh: si veri. fica per ogni uomo nel corso del!-! S~<a evoluzione? ». E' 9uesta una delle tante domande a cui noi ci guarderemo bene dal tispcndere. Ri~ponda chi ''uole e, diranno alcuni, chi può. Jo'A. BRI.fliO

O!VOFRI

Schònbrtmn. 6 agosto 1778 : << Mia cara figlia, Mercy ti ha della situazione crudele in cui m! trovo, sovrana e come madre: per salva~ i m1e1 Stati dalla più orribile invasione, devo do:i. dermi ad una guerra, tanto grave per me, rhc vedrò il mio popolo i~ armi, ed i miei tre figlioli sul campo deU'onoce. Non temere per la mia salute, sto bene, e mi curo per amor tuo: ma il mio cuore è tanto stanco... ».

2 diumbre 1770 : « Chiedendomi il permesso di cavalcare a uomo, tu sai benissimo, mia cara figlia, che te lo devo rifiutare. Tu ti appoggi al fatto che le tue :tie, Mesdames, hanno cavalcato cosl, ma queste signore si sono decise a ciò dopo aver sorpassato la trentina, mentre tu hai ancora quindici anni : inoltre, tu sei la principessa ereditaria, e Mesdames non avevano alcuna responsabilità. Mi dici anche che il Re ed il Delhno ti hanno autorizzata a seguire il tuo gusto: allora io non ho più nulla da dire, mia cara, tu appartieni ormai a loro, non a me... Devo solo aggiungere che il cavalcare, in ge. nere, rovina la carnagione, e che il cavalcare a uomo, in particolare, può impedire di a\'er figli, come accadde alla Regina del Portogallo : ma non desidero contrariarti, carissirm... desidero però ricordarti che, tempo f<~, tu mi desti la tua parola d'onore, impegnandoti a usare solo la sella da donna : ed una grande principessa mantiene sempre le promesse, ma tu ormai sei in grado di giudicare da te... Reoclimi però la giustizia di riconoscere che io ti ho sempre concesso la massima libertà possi. bile, c che, se ti proibisco 9ualcosa, è per il tuo bene: il consenso del Re mi basta, tuttavia, e non tornerò più sull'argomento... ». Ci tornò, invece, in innumerevoli lettere, minuziose tutte, imperiose, venate di tenerezza e di astuzia :

Viemra, 31 gennaio 1773 : « Madame, mia cara liglia : per questo nuovo (anno) devo farti ancora quattro, vivissime raccomanda:r.ioni, che spero seguirai, senza trascurarle, come hai fatto per l'incidente delle cavalcate: Mostrati cortese con la tua corte; fai il più spesso possibile atti di carità, in parte celati, come si conviene ad una buona Cristiana, in parte palesi, per dare il buon esempio; sii gentile con madame Dubarry, verso fa quale ti mostri sempre rude e sgarbata, essa è, infine, una cara suddita del Re tuo nonno, e le devi W1a certa considerazione; ricambia con maggior slan cio la tenereua che il Re ti dimostra in ogni occ.asione, senza il ritegno, o la timidezza che ge11eralmente ti paralizzano nei suoi riguardi ... ». Quando Maria Antonietta divenne Reg ina, Maria Teresa seguitò a vegliane su lei, irritandola, qualche volti. per il genio del Compromesso, che alla giovane donna pareva i!l· sopportabile, e la donna vecchia sapeva ne. cessario. Quando la guerra della Successione Bavarese devastò ancora una volta gli Stati di Maria Teresa, l'Imperatrice mostrò le sue mi. gliori CJualità, dignitosamente chiedendo aiuto alla figlia ed al genero, cercando di lasciare, per quanto era possibile, Maria Antonietta estranea alla questione, nel timore di toglierle la simpatia dei Francesi :

Era davvero un vecchio, stanco cuore. Nes. suno _vole\'a convincersene, vedendola sempre enecgtca, zelante, al suo posto di Grande Impiegata. La pace di Teschen le rese una sere. nità lucida, di morente : dopo la Messa so. !enne celebrata nella cattedrale di Santo Ste. fano, scrisse al suo vecchio ministro Kaunit:t: «Oggi ho terminata la mia carriera con un Te Ueum ». Giuseppe, che ~on la g iudicava malata, intr_aprese u? lungo vi:~ggio in ~ussia, per combmare un alleanza con la Zanna Caterina ai danni di Federico di Prussia : viaggio 'me afflisse gravemente l'Imperatrice, avvena a ve. dere un'incarnazione del diavolo, e non una possibile alleata, nella Semiramide-del.Nord. Forse volle attendere, per morire, che Giu~ppe fosse tornato : e si spense, fieramente, ti _2~ nov~bre 1780. Al liglio, che negli ultimt •stanti, volendola illudere, le consigliava di dormìre un poco, rispose, sorridendo, «oh, non voglio esser sorpresa dalla morte». Aveva sessantratre anni: nel suo libro di pr~ghi~re fu trova~o uno strano foglio, dove 1g1?m' della su~ \'Jta erano numerati per mesi, setttmane, gtornt, ore : dovevano esserle stati molto pesanti. Seguivano quelli del marito : « L'Imperatore Francesco, visse 56 anni, 8 mesi, l O giorni, e morì il 18 di agosto, alle nove e mezl.Q di sera. Egli visse quindi 680 mesi, 2958 settimane, 20.778 giorni, 496.992 ore. Il felice periodo del mio matrimonio fu di 29 anni, 6 mesi e 6 giorni, e dalla stessa ora nella quale g li avevo dato la mia mano di sposa, di domenica, egli fu tolto al rnio cuore. La vedovan:ta è la preparazione alla morte : ci sono solo quattro consolazioni possibili, la preghiera, la Santissima Comunione. la lettura di libri religiosi e la carità. Per queT che riguarda la religione e l'adempimento dei miei diversi doveri, mi sembra di aver poco a rimproverarmi. Deploro tuttavia i miei peccati, anche veniali, che ora dimentico, e prego Iddio di perdonarmi tutte le guerre che sotto il mio regno scoppiarono >>. .Fu sepolta nella cripta della Chiesa dei Cappuccini, dove scendeva spesso, - taccndosi calare in una poltrona, percbè non le era possibile altrimenti, - a pregare sulla tornlr.1 del s.u o caro Francesco. I suoi figli, sparsi in tu~a l'Europa, amaramente si dolsero di non averla meglio compresa : e poi ciascuno continuò la sua strada. (Fine). .WAiliA

DEL

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LA LORO DIFFIDENZA verso i radicali non attutiva però l'antipatia verso i tories. Questo era un sentimento ereditato di generazione in generazione dai tempi degli ultimi Stuart, e faceva parte delle tradizioni particolari delle fa. miglie non meno che di quella generale del Partito. Quando al termine del Congresso di Berlino Lord Beaconsfield volle dare un titolo di pari a Lord Russell, ambasciatore presso la Corte germanica, il duca di Bedford, capo della famiglia, si oppose energicamente, perd1è, diceva, i Russell erano abituati da secoli a non ricevere distinzioni e onori altro me dai ministri whigs : e Jord Odo attese la baronia di AmpthilJ lino alla formazione del nuovo ministero Gladstone, col whig Gran ville agli Affari Esteri. Ancora nel 1886, Lord Lansdowne esprimeva senza reticenze il suo disagio di dovere sedere accanto ai pari tories, ed esitava ad entrare nel gabinetto unionista. Anche fuori della politica ·quell'avversione era vivace e duratura : il matrimonio di una

fanciulla di famiglia whig con un tory anchl di buona posizione pareva una menomazione per il casato. Sir Frederick Lamb, della famiglia del hmoso lord Melbourne, si doman. dava con tristezza: « che ha fatto la povera Mi n per meritare un destino simile? ». Cioè, sposare Lord Shaftesbury. Non si può dire che 'i fosse contraddizione fra la diffidenza per 1 radic:tli e l'antipatia per i conservatori. Anzi, in certo senso era logico che quella rinforzasse e esasperasse questa, perchè se i whigs si senti,·ano diventare sempre più prigionic!ri dei radicali, questo lo dove. nno proprio alla riforma elettorale del 1867, che aveva aumentato considerevolmente il numero degli elettori appartenenti alle classi popolari, e presto reso necessari.\ un'organizzazione burocratica elettorale, LOn uffici e impiegati permanenti, per sostituire l'antic~, pa· triarcale sistema delle influenze locali e del patronato signorile, assolutamente inadeguato di fronte a elettori contati a milioni. Il primo che aveva compreso questa esigenza dei nuovi tempi era stato Chamberlain nel suo collegio di Birmingham: Joe Chamber. lain, allora in tutto il fervore del radica.lismo. La sua organizzazione, la sua « macchin:~ » elettorale, aveva preso per modello quelle esistenti ~Ila democrazia americana, ed era infatti conosciuta con un nome americano, anzi, pellerossa: The Caucus. Lo stesso whig Hartington ammetteva che il sistema era l'unico che potesse assicurare la solidità del LibnaJ

P~<~lj in un suffragio allargato, ma nel meJe. simo tempo comprendeva roe avrebbe facilitato lo scivolamento del potere sempre più ' 'c:rso lt tendenze avanzate. N è l'organizzazione poteva bastare: biso. gnava cambiare metodi, tono, linguaggio. « 1 nuovi elettori attribuiranno alle questioni di carattere sentimentale un'importanza che esse finora non hanno mai avuto, prevedeva Goschen, e vorranno un maggiore interventismo statale». Per il cerebralismo classico dei whigs, ogni clamoroso appello alle emozioni sentimen. tali elementari del popolo era uno scandalo: la campagna di Gladstone contro Disraeli, il famoso giro di propaganda nel Paese e i drammatici discorsi sulle atrocità commesse in Bulgaria dai turmi, sostenuti dal ministero conser\'atore, urtavano la sensibilità parlamentare dci whigs. Hartington vi scorgeva una possibile causa di rottura dell'unità del Partito, Selborne un pericoloso precedente verso la sostituzione del Comizio al Parlamento. Quanto all'intervento statale, l'orrore di esso era congenito nei whigs : « detesto che si faccia mettere a letto mi ha voglia di stare in piedi, detesto che si proibisca di bere un bicchiere di birra a chi ha voglia di bere un bicchiere di birra», proclamava Harcourt in un celebre discorso ad Oxford. Benchè i whigs fossero maestri nell'arte del compromesso, o forse appunto perchè tali in un secolo che perdeva rapidamente il gusto delicato delle sfumature, fin dal secondo llli-


15& m~tero Gladstone cominciò ad apparire chiaro che non poteva tardare il momento in cui si <:lfcbbero trovati di fronte a una decisione da prendere : o superare con coraggio le loro apprensioni per l'avvenire, e diventare francamente dei liberali: oppure ripudiare le antipatie e le ripugnanze del passato, e trasfor. marsi serenamente in conservatori. la scelta po. teva essere dubbia per quei milionari aristocratici? Ora che si diceva un po' meno te tory » e un po' più « .:onserv~tore », quest'ultima de. nominazione aveva senza dubbio un'azione calmante sui loro scrupoli storici, almeno quanto :weva un potere d'attrazione per le loro in. quietudini di grandi proprietar_i. Del resto, non è nemmeno s1curo che :1\'essero la possibilità di scegliere : la loro _presenza diventava sempre meno tollerata da• radicali, Chamberlain chiamava Granville, con impaziente dileggio : «una ,·ecchia nutrice » ; e l'azione moderatrice che • whigs pretende. ,·ano di esercitare suscitava i suoi commenti ironici : «è compito e fatica dei radicali guidare i grand• movimenti popolari, e quando essi hanno avuto la fortuna di ,accendere l' entusiasmo nazionale, allora è alta prerogativa del signore whig, che ha aspettato all'angolo della strada, di dirigere e moderare il movimento che ha cercato in tutti i modi di soffocare e di )(oraggiare >>. Per poco tempo ancora, era prevedibilt>, i radicali avrebbero tollerato la si. tuazione per la quale, mentre nel paese ir partito liberale era per tre quarti radicale e per un quarto whig, i ministeri erano composti per tre quarti di whigs e per un quarto di radicali. La concessione fatta dai whigs rinunciando al posto di p,rimo ministro ormai non bastava più, e l'ostinazione di Gladstone a cir. condarsi di patrizi whigs suscitava non soltanto ostilità, ma anche stupore, come cosa fuor d i ogni rapporto con la realtà, una manifestazione di mentalità antiquata. l whigs potevano preve. dere prossimo il tempo in cui il (eader liberale, al momento di formare un nuovo gabinetto, non avrebbe avuto da offrir loro che qualche portafogli secondario. Fra segni sempre crescenti di disagio e di attrito in seno al partito, i nobili whigs cominciarono ad emigrare. Emigravano nel paese dei conservatori proprio come i nobili francesi avevano emigrato oltre il Reno e oltre la Manica : trovavano là antichi nemici, ma erano almen'o persone che avevano la loro stessa educazione, le medesime abitudini, ed ora, anche, le stesse preoccupazioni e gli stessi timori. Chamberlain rappresentava per i whigs una specie di Mirabeau della prima maniera (e in verità i punti di contatto non mancavano fra i due). Ognuno dei discorsi di Chamberlain nei comizi elettoral i aveva una sonorità che minacciava di incrinare le porcellane whigs : «i suoi progetti di riforme sociale ed Ggtaria, dice Ensor, appaiono abbastanu mo. derati a considerarli dal punto di vista di oggi, ma allora facevano sussultare chiunque li ascoltasse)). Eppure precisameote come accadrà fra Mi~abeau e i_ realisti, un intesa unirà gli ultimi wh1gs propno con Chamberlain. Beochè i whigs avessero cominciato ad ab. bandD?are il pa_rtito già da qualche tempo (nel t 878 1l'auca d1 Somerset e il duca di Suther!and avevano votato a favore del ministero conservatore), e Gladstone facesse notare alla Regina Vittoria che tutti i suoi duchi meno quelli di Dev~nshire e di Westminster,' si era. no aUontanatl da lui prima della questione

~ ,-tf/àt t r4>fi'Y/ dello l iv ...._ li. .•!~, ... , ...., ........::. -1uesta che diede il colpo d i grazia al partito whig. La politica irlandese dc:i whigs era sempre stata partigiana dell'unione e della repressione. }'oteva apparire strano questo atteggiamento dei whigs, a chi ricordava come essi avessero parteggiato per gli insorti americani al tempo di Giorgio Hl, e come alcuni di loro avessero accolto senza gioia, per amore di certe idee della Rivoluzione Francese, il risultato della battaglia di Waterloo. Indubbiamente una con. traddizione c'era, ma essi non se ne davano pensiero : la logica sembrava loro un'altra moda dei tempi nuovi, o meglio ancora una invenzione di class i dove la nascita e la posizione sociale non permettevano tanta sicu. rezza di sè, da accettare tranquillamente la incoerenza. Ammettevano con la più grande disinvoltura la tendenza separatista delle colonie d'oltremare, prevedevano con benevolenu irn' Australia indipendente come gli Stati Uniti, un Canadà annesso agli Stati Uniti. Se ne rallegravano anche, giacchè in geoera.le erano contrari alle colonie, considerandole un peso eco. nomico e una fonte di incessanti imbarazzi. Ma di fronte agli irlandesi, quella longanimità spariva. Chi lo sa, forse era ancora un rimasuglio di vecchia avversione al « papismo » ; oppure semplicemente il fatto che non ne potevano più di stare con i liberali, e quello era un pretesto che pareva migliore degli altri per andarsene. Soprattutto perchè dava loro questa suprema soddisfazione : sentire che il consenso delle masse era con loro, aristocratici, e non con i borghesi del partito. Colui che rappresenta1·a veramente l'istinto p_rofondo, elementare delle masse inglesi, veniva infatti 1•erso di loro. Certo il rig ido un io. nismo di Chamberlain non aveva nulla a che fare con quello whig. Prodotto nuovo delle classi popolari, Ch.a mberlairt oon aveva in sè le contraddizioni, i conflitti di tendenze che agitavano l'animo antico dei whigs : il suo unio. nismo di fronte agli irlandesi, b. sua volontà di mantenere a ogni costo l'unità parlamentare dei tre Regni a Westminster, non erano che le premessa rigorosa del suo futuro baldanzoso programma di unione imperiale. L't dottrina

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che lo me_«eva a fianco dei whigs progetto d • Home Rule gladstoniano era sostao. zialm~te u~a d~ttrina ?alla quale i whigs sarebbero ntratt1 con d•sgustata incredulità e _che egli stesso, del resto, non aveva ancor.~ distinto in sè: l'imperialismo. Fedeli fino 1 u·ul. timo a se stessi, i patrizi whigs finivano ncll'ambi~ità, _al_leati . con i nemici politici di ieri e con 1 nemiCI SOCiali di domani, ma, proprio cosl . f~cen?o,. ~ende~an~ un . ultimo servigio alle !s~uon• 1ngles1, g•acche graziè alla. toro med•~·o~e la ~uova Inghilterra di Joe berlatn SI cohg•ungeva alla vecchia lnghi di lord Salisbury. . Si può d!re che il partito whig « sia ~»no ~l 30 genna•o 1886, quando Hartington rifiutò 1l suo consenso a un memorandum sulla tica irlandese, che Gladstone un cassetto, aveva posato dav~nti a lui ». sarono ~esi ~i discordia, di polemiche, ~~e ~~~ss•o~l : e per la prima volta nelle n~mont det w~•gs presiedute da Hartington; e 10 quelle de1 rad iCali presiedute da Chamberlain, si parlava lo stesso_linguaggio : niente Home Rule. Tanto gli uni che gli altri ossee. varono ~nza letizia il fenomeno, ma alla fine le oeccss1tà della s ituazione parlamentare imposero di approfittare di quella identità di v~ute.. A _metà. maggio, Hartington invitò i d•ssenztenh wh•gs e i dissenzieoti radicali a una riunione comune a Devonshire HoiJS(:. An. che .~amberl~in vi ~dò : erano i suoi primi P~• •.n qu~ll-~voluz•one che doveva portarlo a_ d1Chl~rars1 _hero di essere associato wl partito d~ gentiluomini d'Inghilterra. Il g•orno ~~ cui Chamberlain e Hartingtoo avrebbero a·c cettato di entrare nel secondo mi nistero di lord Salisbury era ormai prossimo. N~eva così ~i fronte al partito liberale un part1to nuovo, 11 partito « unionista » che du. rerà fino alla guerra civile irlandese 'e al trat. tato del 1921. Anche il partito liberale del res~o er~ in ce~o senso un pa.r tito nuovo : 1~ em1graz10ne de1 whigs vi fu risentita, non soltan_to per le_ immediate conseguenìe parlamcn. tan. Il partitO perdeva qualche cosa di più d1 un orna_me?.to mondano : perdeva un'esperienza ered1tana, un contrappeso di saggezza. ll presenza dei whigs nel partito conservatore, mvece non fu altrettanto sensibile, e la fisio. nomia del partito unionista venne fuori con visibilissime rassomiglianze radicali. Era questa una garanzia di robust= fisica, una promessa di adattabilità all'ambiente del secolo ventesimo. Un secolo di grandi fanatismi. Ou i whigs nemmeno nelle ore più intrepide dell~ loro storia, erano sembrati fanatici. Erano st.all monarchia; ma al brindisi tradizionale al R( aggiungevano una riserva : «al Re ! Ma ~ egli non diment.icare mai quei principi Il quali la sua famiglia deve il trono». Erano stati amanti della libertà ; ma quest'amore pure conteneva una riserva, giacchè noo CC( · ·devano nè intelligente, nè sano, e ne~~~ giusto, disturbare dalle loro occttpaztOO• 1 meccanici e i braccianti per chiedere a. loro ?'' dovesse governare il paese. Erano stati ~tn<>­ ti : ma le loro voci si erano levate per dlfro· dere Napoleone vinto, e qualche volta ave-vano francamente ammesso che l'Inghilterra avesse torto. Malgrado questo, o app~to per q ::: la loro opera politica fu sostaiW~meot:s.suto fica al Paese. «Sono c9ntento d1 aver , 111 in un mondo whig, diceva lord Hou~1011 .:_,( • li combJ.D3Zivo• fine: è stato una merav•g osa di ordine pubblico e di libertà persona1e J .

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DUE GIORNl DOPO, pe(duti ottoc:ento uo. mini, g li hessiani battevano in ritirata. Fin dall'inizio della guerra la prinopcssa Alice a\•eva inviato le sue due figlie Vittoria ed Elisabetta in Inghilterra. Le bambine assisterono al matrimonio della zia Elena rive. stite di nuovo per l'occasione dalla nonna Regina. Alice era rimasta a Darmstadt aspettando di giorno in giorno il suo terzogenito: non si sarebbe in nessun caso, del resto, allontanata dal marito che comandava al fronte una bri. gata di cavalleria; anche sua suocera con tre figli sotto le armi aveva in quel momento gran bisogno di compagnia e di conforto. Gli ospedali da campo (l'Hesse era affatto impreparato a una guerra) erano spaventosamente sprovvisti <li materiale, e la principessa Alice dedicava gran parte del suo tempo a raccogliere vecchie lenzuola e stracoi per farne filacce, e a confe. zionar camice. Pregò anche sua madre di mandare tutto òò che poteva da Osborne e da Windsor, perchè il bisogno era terribile. Il

mese seguente la principessa dava alla luce una terza figlia. ma poche settimane dopo ri. prendeva le sue \'isite agli ospedali e le sue soste pietose al capezzale Ji malati e feriti. Prima della fine del luglio 1866 i p russiani entrarono a Darmstadt d:t conquistatori c vi rimasero finchè non furono definiti i termini Jella pace, seque--strando tutto e vie-tando osni comunicazione con le truppe hessiane ancoJa in c.tmpo. Gli ospedalt ngur~itavano di feriti. le lettere della principess.1 Alice J sua madre durante queste settimane tr.tdisçono una grande mfelicità. Per fortuna Luigi. sempre al comando della sua brigatJ, non era ferito e stava bene: i suoi uomini lo idolatra\·ano per il suo coraggio personale e per la sua serenità di f conte alle privazioni. L"annistizio fu fina! . mente concesso: Luigi ritornò a Darmstadt e Vittoria rimandò ad Alice le due bambine. l termini della pace furono duri : privato dell'Hinterland e dei Dominii c di tutto I'Hesse-Hamburgo, il Granducato uscì da quella guerra terribilmente impoverito. Ma nelle lettere della principessa a sua madre non affiora mai una punta Ji amarezza. La terzogenita di Alice fu battezzata Irene e la famiglia dei principi riprese la sua vita tranquilla nella città duramente prO\'ata. La salute della principessa Alice non era buona : la sua terza gravidanza durante quei mesi di an. sirlà aveva minato le sue energie e la sera specialmente si sentiva disperatamente stanca. Avrebbe avuto bisogno di un cambiamento d'aria, ma noo poteva permettersi quella spesa.

Vicky, principessa ereditaria di Prussia guardava naturalmente alla guerra da un punto di

vtsta JSsat diverso da quello di sua sorelb. Quando la precedente primavera, Bismark ave. va fomentato i dissapori con l'Austria per as. Stturare alla Prussia l'incontestato possesso de• Ducati, Visky l'aveva considerato un mostro. Ma scoppiata appena l.t guerra e suo marito partito per il fronte, le simpatie per la principessa andarono interamente alla nuova patria. Scgmrono senza inJugio le grandi vittorie deL l'esercito prussiano e l'orgoglio di Vicky per Fritz si accoppiò all'ammirazione per le sue truppe. Vicky non poteva dividere le simpatie Ji sua madre per gli stati germanici che avevano parteggiato per l'Austria, tan10 meno J'indiguazione di Vittoria ·per il trattamento fatto a qvesti da Bismark. << l n questo triste momento » scriveva «è indùpensabi/e separare com. pletamente i propri sentimenti per i parenti dal giudizio delle necessità politiche... lo non posso c non voglio dimenticare che sono una prus. siana ma come tale so pure che è molto difficile portare Voi o chiunque altro non sia un tedesco a giudicare esattamente la nostra situazione. «Ma ancora una volta questa sua perfetta comprensione della politica della sua patria adottiva, come già durante la guerra danese, non giovò affatto a far risalire le azioni della principessa Vicky a Berlino. Il matrimonio della principessa Elena al principe Cristiano nel 1866 aveva assicurato alla Regina il sospirato genero d isposto a vivere in Inghilterra. La giovane coppia non si stabill tuttavia permanentemente con Vittoria com'era stato iJ progetto originale della Regina. La residenza dei prinòpi fu il castello di Frogmore (vicino a Windsor) e Cristiano ebbe da


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sua su<X·era il titolo e le incombenze di lspetto. re Jei Parchi di Windsor. Vittoria aveva an.:om prmo di sè due figlie: le principesse Lui. sa e BeJtcice, e il suo figlio più giovane Leopoltlo, adolescente estremamente delicato, ina· datto a qualunque professione attiva. Nuhi minacciose oscurarono presto nuovamente il cielo dopo la guerra tra la Germania e l'Austria. l.l dichiarazione di guerra della Francia alla l'russia, il 15 luglio 1860, fu accolta in tutta la GeTmania (tranne da Bismark e da quanti conoscevano la meravigliosa efficenza dtl la sua macchina di guerra) con grande coMernazione. La principessa ereditaria scrisse a su a1Tl3.dre una lettera incoerente e angosciata. Vicki crede'l'a le forze francesi troppo superiori alle tedesche : era convinta che la rovina e forse l'annientamento minacciassero la Germania. Il sentimento nazionale, tedesco, scrisse a Vit. toria, era che l'Inghil,crra anebbe dovuto impedire la guerra, ammonendo la Francia che non avrebbe tollerato una così brutale aggres. sione. Sulle prime l'opinione pubblica inglese fu infatti molto contraria alla Francia, colpe,·ole di avere avventatamente distrutta la pace d'Europa, e la Regina divise con slancio i sentimenti del suo popolo. Ma l'ambasciatore tedesco a Londra, il conte Bernstorff informò il suo Ministero degli Esteri che in un pranzo all'ambasciata francese, subito dopo la dichiarazione di guerra, i l Prin. cipe di Galles aveva espresso all'ambasciatore di Francia i suoi voti per la pronta disfatta della Prussia. Quando l'ambasciatore austriaco, il conte Apponyi, aveva alluso alla possibilità che, il suo paese appoggiasse la Francia, Bertie si era mostrato molto soddisfatto. La notizia suscitò un enorme scalpore nei circoli ufficiali tedeschi, e sebbene il principe dì Galles la smentisse recisamente a Berlino si continuò a prestan·i fede, peggio, ad attribuire sentimenti analoghi alla principessa ereditaria. Feroce. mente prussiana, Vicky si vide presto fatta se. gno a tali sospetti che perfino le sue offerte dì aiuto negli ospedali di Berlino venivano rifiu. tate. I timori della Principessa eredi~ria eire~ l'inferiorità dei prussiani furono smentiti pre. sto nel modo più clamoroso. l francesi non co. nobbero che disastri. Nel settembre, dopo la battaglia di Sedan, l'imperatore Napoleone si arrese e nell'ottobre l'esercito di 170.000 uo mini di Babaine, cedè le armi a Mctz. l lamen. ti aella principessa Vicky si t rasformarono in peani di .uionfo, accompagnati da inflessioni moraleggianti e da commenti di natura molto irritante per sua madre. La vita familiare della principessa ereditaria durante la guerra era piena di difficoltà che essa confidava regolarmente a Vittoria prqte. stando che non venivano da IT13.ncanze sue. Con Fritz lontano. Vicky non aveva vicino un'anima amica : il re non nascondeva la sua antipatia per lei, e spesso non le riusciva nemmeno di andar d'accordo con la Regina Augusta. Era una situazione molto imbarazzante perchè la regina Augusta e la Regina Vittoria erano arniche devotissime. La guerra finalmente finì e la missione affi. data a Vicky da suo padre si rivelò misera. mente falUta. Bismark aveva, sì, realizzato la ,·isìone del Principe Consorte di una vasta Ger. mania unita e, governata dalla Prussia, ma creando una Nazione assai superiore per po· tenza e territorio a quello Stato ideale che. amico ed alleato stretto degl'inglesi, dovev~

portare all' .l:..uwp" un eleru" p.1,.., &u-tustnosa. Sangue e ferro avevano creata la nuova Ger. mania ; ogni passo sul suo cammino glorioso era dovuto alle forze che Alberto aborriva. Ma le amarezze della principessa Vicky era. no dominate da un immenso tormento giorna. liero: la mutilazione sofferta nascendo dal suo primogenito Guglielmo. Il principino aveva ormai dodici anni ; il suo braccio sinistro era purtroppo ancora inerte e i dolorosi tratta. menti cui l'avevano sottoposto non gli giova. vano affatto. Solo con sforzi penosi egli rju. sciva a compiere in parte ciò che riusciva cosl facile ai su.oi coetanei, e la coscienza di que. sta sua inferiorità, così almeno temeva il suo p recettore inglese, aumentava con gli anni. Ciononostante in quel momento Vicky era fe. lice degli affettuosi rapporti che la legavano a suo figlio. « Sono felice di dire » scriveva alla madre « che t ra lui e me esiste un vincolo di amore e di fiducia che, sono certa, n iente mai distruggerà ». Vicky non giudicava il figlio molto intelligente come non g li attribuiva una gran forza di carattere, e sorvegliava l'educa. zione· di Guglielmo con cura costante. Forse ricordando che l'eccessiva vigilanza del Princi. pe Consorte sul suo primogenito non aveva prodotto gl i effetti desiderati, Vittoria avvisò sua figlia che « preoccupazioni eccessive con. ducono spesso proprio ai pericoli che si vo(e. vano evitare». Guglielmo, raccomandò, dove. va esser tenuto a contatto con altre classi SO · eia! i ; non doveva assolutamente credersi, per. dtè principe, di un'argilla diversa dagli operai, i domestici e i contadini. La principessa rispose con calore. V ittoria non doveva credere che Guglielmo vedesse solo cortigiani. Quando i principini erano con la loro madre in campagna vivevano all'aria aper. ta, in contatto con gente semplice come a Bai. mora!. Il guaio era che i contadini prussiani fino a poco tempo prima anime semplici e buone si erano trasformati ora in testardi e ottusi individui. La discussione sull'educazione di Guglielmo finl in un confronto verboso e inutile tra scozzesi e prussiani. La fo,.ma mentii della pcincipessa Vicky la portava come si vede a cercare con i suoi a''· versari nuovi argomenti di divergenza, piutto. sto che un terreno comun esu cui costruire. Questo fu un fattore disastroso del suo tragico destino : Vicky rifiutava sempre di credere che chi non divideva la sua opinione avesse le sue buone ragioni per differire da lei; preferiva so spettare i suoi antagonisti di ostilità personale. (t"o•the .. a )

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Un all)ante della duchessa d'Oionne, v~tndul• civettare col proptio marito, se ne uscì dicrodo : « Pctbo.cro! questo è troppo, bisogna essere VWI· mfflte civetta! • . ( Chamfort)

Un veterano dell'armata di Condè mosuava un giorno a Manainville, spiritoso giornalista, uo sonetto che cominciava con questo preteso verso: « Nutrit.Thb-;se don/ I<'J ver/MJ ... 10. «L'inizio è felice •. disse Martainville, « ~ di· sgraziatamente Maria T "''Ja non può entrare in un verso •·

« Signore » ribattè il veterano incollerito « siete un cattivo realista. Sappiate, J>('r vostra norma, che Maria Teresa può entrare dapJ>('rtutto •. (P. Ldro•m )

Un siudice diceva ingenuamente a un amico: " Questa mattina abbiamo condannalO a morte tre uomini. Due lo meritavano veramente ». (Chamfort)

La duchessa di Cb••• era stata privata dell'onore di seggio a corte, J>('r essersi compromessa sposando un uomo in toga. Ella diceva a quelli che disappro· va vano il suo matrimonio : «Me ne inJischio; per me ha più importanza l'ora m cui sto a ltth>, dell'ora in cui sto a sedere»

Quando Balzac, ereditò da un suo zio, vecchio t avaro, una cospicua sommetta, così scrisse agli amici, partecipando la notizia: « Jeci, alle ore cinque antimeridiane, mio zio ed io siamo passati a miglior vita"· Federico il Grande credeva anche di ~u un grnnde scrittore di tragedie. Quando lesse la s.u prima tragedia a Voltaire, quest'ultimo la criticò in modo atroce. Federico divenne così furioso mandò immediatamente Voltaire in prigione, per !asciarlo J>('rò nuovamente il sioroo dopo. Passò un mese e Federico chiamò Voltaire P"r leg. gergli la sua secondi tragedia. Aveva appena letto una pagina, quando Voltai...,, si alzò dalla stdia e raggiunse la porta. « Dove andare, signore! ,. chiese federico. " In prigione, Sire » , rispose Voltai re.

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Un ginrnu Bassompicne stava raccontando al re l'esito di una sua ambasciata a Madrid, e descriveva cun grande compiacenza un viaggio che era stlltO costretto a compiere a dono di una mula. « O.issà che bella visra ». esclamò a questo punto il re cui piaceva fare lo spiritoso, «vedere un asino a dorso di una mula! ». « Appunto, Maestà, ma mi permetto farvi riftettere ch" io. in quel mommto, ra_ppr=tavo Voi •· nspose il famoso uomo di Stato. J1 giudice Jdfri~. di ~misrra m<:mona, ,adira•:• un giorno col bastone un tipo dalla faccia pau· bolare che si tro.-ava al bo.nco degli accusati. u All'estremità dd mio bastone c·~ una gran canaglia ,. disse. L'accusato senza bal!er ciglio gli chiese : « A quale estremità, mylord ? »

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Qualche volta federico Il si compiaceva a mttter nell' imbarazzo la J>('rsona che gli parlava, rivolgtn· dog!i u~ domanda poco ~tile; un giorno veden<k> ven1re ti suo medico, gli disse : « Pllrliamo franca· mente, dottore; quanti uomini avete uccisi in viu vostra? • .« Sire », rispose il medico, press'a poco tm:enromlla meno di Vostra Mat$t&ÌI " · (Dt Slg11r) Luigi XIV disse al conte di Grammòm: : «Con· la verità : voi avete otrant'anni ». si gettò alle ginocchia del re e gli baciò esclamando " Sire, oon vi sWIOIC: INÌ ~&ali~.


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!FASCISMO l RASSEGNA MENSILE DEL PENSIERO CONTEMPORANEO LA RIVISTA ESAMINA L'INFLUENZA DEL PENSIERO FASCISTA SUGU SVILUPPI DELLA CIVILT1t. ITALIANA E COMBATTE LA NECESSARIA BATTAGLIA PER L'INTEGRALE RINNOVAMENTO FASCISTA DELLA NOSTRA CULTURA

!FASCISMO l APPARE rN ELEGANTI FASCICOLI DJ OLTRE 120 PAGINE - HA PER DIRETTORE NrNO GUGLIELMI E PER CONDIRETTORE N. F. CIMMINO COMPONGONO IL CONSIGLIO DI REDAZIONE LE LORO ECCELLENZE BOTTAI, CARLINI, DE STEFAN I, GATTI. PANUNZIO E VOLPE

I fascicoli di FA S C l S M O escono il primo di og11i mese

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~(t 1\NNI 1~\ MENELICK E IL NEW YORK H ERALD. - Pal i~. t8. Il Ntu• Y~>•k HcrJid mette in rrdicolo il dcs•derio csprt>.<o da Mencltck di essere rappr~en· t.tto alla con ferenu anti>chi:tvista d i Bruxelles. Il g1urnJic.· fr.ancu-amcricanu chi.tma commoven{e lu spc.ttacnlu ddl'immeJioto cambiamento di un re barharu 111 fil.tntropo, rolenendo dov..-r,. <iò ;tll'l tal ia. l.t qu.tlc rapprdc'fltandoln awl due v•l!i. All<1lde d o ,.t..ftre Mcndick desiderJrt J i prendere parte a tuttt i w ngressi dove l'Italia voterà in ~uo nom<• sopr.t Cll>e do cur il barbaro rc "''" Jvrà mai >emitu parlare. (l.1 Trrbuna. 19 m.trw 1890).

RIV l STA QUINDIC I N A LE ANNO Il • N . 6 ROMA 30 MARZO 19.40 • XVIII

ESCE Il 15 E IL 30 DI OGNI MESE D I REZIONE E REDA ZI ON E Romo, Cittl Uni•ersilorio - Telolono 487389

P U811li CIT À M i lt n o , V ia Ma nz:o n i n u m e r o 1 -' ABBONAMEN TI Abbonamento onnualo liolio • Colonie L 40 Abbonomonlo se meslr. ltolio • Colonie l. 2 2 Abbonomonlo annuolo Esloro. • l . 60 Abbonome nto semollr. Estero . . . • l. 33

Per tbbontrsi inviar• vagli• o • .u•gni a l· I'Amminiltralione~ Rome, Cittl Unive rsil•ria, oppuN verure l'importo sul conio corrente postoto l 2.4910 l m•noscnlli anche •• non pubblicati non

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FASC I C OLO liRE

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TUMMINELLI & C. EDITOR I

S. GI USEPPE. - li più popolane Sa.nro dt:l la cri, rwnJtà ha avuto uggi una giornata piena di fango e di pioggia. oscurJ e telrJ. Ciò non ha roltu che S. G ruseppc.- non venisse festeggiato in tuue le regole e che.· tutti i ntgozi non siaou rimtl.Sti dùu~i cvtnc iu unJ bella domftlica d i primavera E gli auguri' Com< scmpr< som• stati moltt " fervidi. Anche L. Trrbun r che contJ numerosi amici che porlano il nom<: di G iu<eppe tnv•a o~r , f><'C meno J cll'umik cron"ta : >Ullt più caldi .tuguri a G iusep pe Zanardd l i anxiruuo, poi ·' Giuseppe Biancheri, a.t senatori G iu"-PP" Ceneri c Giuseppe V erdt, ai deputali Angelnn t. Flasin•. Serio, Buonaiuti, Dl' R iscis, Lauaro, MarturJ. In quanto alle leggiadre G tusepp inc, w '/ 11· QIII/.J crc:d<: piò cavall<resro dr portJrc ad C>S<= t 'uut :tuguri :t ca>a. ciò che si fJc:. un dovc:ré t pi•ct,;; dt fare. (La TrihllnJ, 10 mJrlll t890).

LA SCOMPARSA DI SAit\IT SAF.NS, Pdrll(l, 2>. Le Pet/1 Joulllal narra che S,unt Saw< a~v;. er<Jit.tto l<·mpo ad<huro da una cugina quemo mi · liani. e ciit a S(apno degli credi naturali del la mcdesuna, certi Jeanso n . Ora r1 gran musici~td 1: SC<llt'·

par>u e tnadam<· je..nson .~-ff~ma eh<. Satni·Sotth trO\II.St Séquesuato nt'lle vi<inaruc di Parig., d3 dut persone lt' q ua li , prof iuandu del suo sqllilibrio m.n. tJie, cercherebbero di ;u:caparrar~e l'trrdatl •~••· Julo tesurc ·' loro favore. Gli amici inlimi Jet mU>t cistn Jichiardno invece essere una fiaba l'alhrc dd l'eredità ; non di menu sr mosuano inqu ieti!><rmi p.-rchè, >~ccome i giumali di tollo rl mondo si <KCIJ· pano della sua >parizionc, egli avr.-bbc dovuto, ~ vrvo, far CèSSJrt• qu.,.te vuct. (L. T11b11n.r. 2 ~ IIUrt•~ l !IliO). LA M ODA. In l nghtlterra è surr:t un'agn, zront cun· h~ 1(-nuro contro di " "' un~ confercn1a a Londr.t, e per it.:ustr3rt con u~ <,<:m pio l• sua dunostrazior.c, ha pres<1llJto •Il uJ,. tMt<> un purcellino d 'India, dalle forme rorondettr, J·gli lo h1 rivesrir•> di un ptccolu bustu ~ll~ccianJol~ ksgcrmt:ntc, ciò chc non ha tmpt-dito all'1rumalt d, grugnirc come ><: lo <go;aassero. Il confcrt'lllllr< cht~ rndulgt112a ~1 pubblico pe'l'Ch;,, diceva, il po.•r · rellrno C'l<cre meoo abituato a soffrue delle signort dtt· .;ttingono J'i lt forte c .sopporrano •l Jolore rou Ull :.orris.•. Aggiunse cht: ~\'t'\'3 l'intenzione di rom ogm mauin:t il busto all'an.rnak c di toglierlo b >era pH constalare lo staw di sature del piuol" inn<lcent<·. Era un~ buona i,iea certamente t l'~· pro sc<:lto non poteva essere più l usinghiero pc< le L. 11• 11~. M a ol don ore Jvc•a fatto i t-onti sl'llz3 l• •oct~tà protettrice deglr anim.1li, la q113lc ha gri rnt· .i:tt<• è dlc prJtrclw pct liberare il porcellino c ..,,. trarlu a llt: esigeme ddl.1 mod•. (!A Trib11•~. ZS

:n. ti bu,to. Un mcdi w

marzo 1890).

ìSOV ITA' LETIERARIE. Suscrta gJ'3nd..- S(alpu:t on rutto il mondo l<:ttcr.tri<• « La bestia umruta • J, Z.>lJ che alcuni hxbno, altri demoliscono; ma, • ,.capiro der demolitori, q ueao forre contrasto dr 81"' dizi è l'esatta Jffermazione del gtaodc valort Ji questo nuo,·o romanxo fr:mce~. (w Trib11n.1. Il

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marzo 1890).

BANCA COMMERCIALE ITALIANA U A.PITA..LE L. '700.000.000 l l'WTEBA.JJ:E~ TE V EB8A.TO

RIS E RVA

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25

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MARZO

1939-XVI I

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UN'INVENZIONE ITALIANA L'An. Giuseppe RUIZZI di Novara

brevettò nel 1855 presso l'Ufficio Privativa Industriali del RR. Stati Sardi una macchina per scrivere fondata sugH stessi principi costruHivi breutfiH ael 1868 daii'Aierlcane Scholeu.

OLI\' ETTI STI.DIO

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L'alti•• successe della Olluttl nel CII,. ~1111 IICCIIICI di JFICisllll

I; lmpermeabile

f ori classe


C'è una cipria che vi permette, molte ore dopo di esservi incipriata, di stare sorridente e sicura, vicino all'amica uscita allora dall'Istituto di bellezza. È la Cipria Coty, incomparabile per il potere degli speciali ingredienti che la compongono e la meravigliosa ftnezza. Questa è ottenuta mediante il "ciclone d'aria" che spinge la polvere contro un fttto tessuto di seta ed è soltanto la parte impalpabile che lo attraversa che viene a figurare nella vostra scatola. la Cipria Coty "perma ne" per ore i n tere su l vostro viso, senza allargare i pori, perchè non contiene adesivi artificiali dannosi alla pelle. Per essere tranquilla, scegliete quindi la Cipria Coty nel profumo che preferite, in una delle sue 12 luminose sfumature di tinta . .

SOC.

AN.

ITALIANA COTY

SEDE

E STABILIMENTO


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AL GIOVINE REGNO D'ITALIA, affacCiantesi nel 1861 nel consesso delle grandi Nazioni europee privo ancora di una parte delle sue membra, tre problem1 SI para\·ano innanzi e tutti di vastità msospettata. Politico il prill)_o, riguardante Roma e Venezia; finanziario il secondo, derivante da tutte le miserie delle regioni annesse e dalle spese che il nuOvo, moderno attrezzamento della penisola richiedeva; industriale il terzo, ed era questo il problema di cui non sì sapevano intravedere le soluzioni. E' stata scritta più volte la storia della nostra epopea politica del secolo XIX; è stata tentata, ma con risultati non certo felici, quella della lotta implacabile con il disavanzo che logorò gli uomini della vecchia Destra ; m2 ancora ignota ai più è la storia della nostra industria, dei suoi ardimenti, delle sue con. quiste. Eppure è storia che andrebbe narrata e meditata: percbè il destino dell'industria nOstra dai primi passi a!l'autlltchia è fra i più duri e fra i più eroici e i più fecondi insegnamenti. Il vasto movimento ecooomico e sociale che gli storici hanno chiamato riYoltJÀope industriale non ebbe, io un paese come il nostro, fondamentaJmente agricolo, esaurito da secoli di dominazione straniera e appesantito da bar. ricce doganali che avevano tutti i caratteri ddl'assurdo e dd ridicolo insieme, la vastità che altrove twformò cosl largamente la produziooe della riccheua e il costume sociale. Alla fine dei '700 le regioni nostre più evolute,

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quelle del Settentrione, sonnecchiavano 10 una g rama esistenza economica. La conquista francese, poi, soffocò ogni tentati\'o d1 \'ita autonoma iniz1ando un periodo dolorosissimo con e-sazioni vessatorie, con requisizioni senza fine e con soprusi di ogni genere. Il blocco continentale decretato da Napoleone a Berlino nel 1806 e 1l trattato del 1808, mbnc, misero Jl mercato italiano a disposizione completa dell'industria francese. Inutilmente i ministri del Regno Italico, e primo tra tutti il buon Prina, protestarono. L'Italia 10 quel penodo, non bisogna dimenticarlo, d1venne il mercato d1 sbocco della produzione francese che rianimò c sostenne l'industria della Francia in tutti 1 5UOI disa5tTI e le ~ue di~"'' cnture. Alla fine del penodo napoleonJCo, della misera attività precedente non rimangono che co. vine. O quasi. Perchè qualche branca di atti' ità era pur riuscita ad affermarSI e, fatto ancor più importante, gli uomini avevano imparato qualche cosa. Se la Restaurazione non !\\'esse cullato la speranza di fermare il tempo, anche il nostro paese, povero d1 materie pnme, con attrezzatura bancaria embnonale, con mercati ristretti, avrebbe potuto mettersi, sia pure faticosamente, in linea cogli altri paesi europei. Questo sentirono gli uomini che prepararono il Risorgimento e specialmente gli esponenti di quel ceto lombardo che doveva dare, di Il .t qualche decennio, 1 primi capitani d'industria. M1 invece si ritornò ai vecchi vin. coli giuridici e ai "ecchi ordinamenti doganali. E Mettemich poteva dire soddisfatto, a dimostrare l'impossibilità anche economica di una unità italìwa, che un cittadino di Cremona non avrebbe mai prestato denaro ad uno di Frrenze perchè... non vi vedeva il campanile. Anni duri quelli che corrono fra la Restaurazione e le prime avvisaglie rivoluzionarie del 1848. La Lombardia, che più delle altre regioni sentiva io sè le forze per combattere le battaglie dei traffici e della produzione, si vide sacrificata alla vecchia politica di casa d'Austria di .cui erano più evidenti ora il danno e Ja vergogna: le sue iodustriè~~ le poche del Ve-

neto, furono tenute in freno a tutto vantaggio d1 quelle austriache, boeme e morave. 11 Piemonte s• vtde ro'·inato da c:ditti che chiamarono a nuova ''ita le 'ecchie leggi e che mira' ano, inutilmente d'altronde, a ristabilire gli ordinamenti di un'epoca .:>rmai tramontata. Sarà solo attraverso un assiduo, fervido, tenace travaglio d, due gencraz•oni che d ceto industriale p•emontesc conquisterà la maturità economica ed insieme quella politica. Nello Stato Pontific1o c nelle Due SJCilie non v'erano che hmitat•ss•me atti,·ità manifatturiere, mentre in. 'cee imperavano ovunque miseria e ignoranza. A Napoli, poi, le industrie degne di questo nome, pochissime, erano tutte in mano stranoera: o f rancc:si fabbri.:avano la carta, gli S\'izzen 1 tessuti d, cotone; e in Sicilia gl'inglesi che s'erano creati colà una posizione privilegiata fin dal tempo in cui i Borboni si erano ritirati nell'isola fuggendo davanti all'in. ,·a.sore francese, dominavano le industrie dello zolfo, quelle vinicole e le saline. Solo in TOscana il paternalismo dci Lorena manteneva l'anti<:o carattere e incoraggiava le industrie del borace e del rame nel Volterrano, quelle della carta c della pagha nella valle dell'Arno e aiutava quelle attività artigiane di carattere artistico che d'altronde anche fuori Toscana, erano le sole che prosperassero. Eppure propno nel desolato meridione, proprio da Napoli, uscì fischiando verso Portici, nel 1 R39, la prirrut locomotiva che corresse su te.-ra itaJiana. E a Napoli, nel 1840, sorgeva un anno dopo lo stabilimento di Pietrarsa, azienda di Stato, ma in cui c'erano già le linee di una grande industria moderna. I suoi prodotti dovevano servire per le ferrovie e la marina da guerra napoletana : SO\•rattutto per quest'ultima. Però la direzione economica dell'azienda era tenuta con criteri inadeguati e .in ultima analisi $li errori della gestione venivanoad esser pagati dai contribuenti napoletani. Qualcosa di simile avveniva nel settentrione. A Sampierdarena, nel 1846, per iniziativa d• Carlo AJberto sorgeva lo stabilimento che sarebbe divenuto cdebre poi, col nome di Ansai-


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Jo. lo stabilimento 3\' Cva gli stessi s.·opi, c: rivelò presto gli stessi difetti, di quello d1 Pittrarsa. Il liberale Piemonte se ne disfece subito cedendolo all'iniziativa privata. M:t que. ste non erano che strane eccezioni. A metà del secolo XIX se le energie mdividuali f remevano in attesa della prova c s'aspettavano dall'unità un clima favore"ole noi non possede,·amo grande mdustria nel 5e!JSO moderno della parola, non possedevano, malgrado l'ottimo materiale umano a disposizione, maestranze lormatc; difettavamo di capitali e di materit> prime. E molti alla vigilia dell'unità ripensavano a quanto il pontefice massimo del liberismo europeo, Riccardo Cobdc-n, nd 184 7 aveva detto a Roma a Massimo D ' Azeglio. Il patrizio pioment::se esprimeva il suo r:unm.~rico all'industriale inglese per la mancanza di materie prime che impediva aii'Itaha Ji arrivare allo sviluppo possente che le industne avevano avuto in Gran Bretagna. E l'inslese gli rispondeva additando con largo ge-sto il sole ,he inondava Roma e le campagne circostanti : «Eccolo lassù il vostro vapore! Chc cosa volete ti! più per sviluppare le attitudini Jel Vostro patsc? ».

Rimasticando le classiche reministc·nzc dell'alma p.1rms fmgum gli uomini che nel 1861 si tro\·arono cittadini del Regno d.'ltalia erano lonvinti che la nostra fosse una na:ziom· ricca. Mentre invece era, purtroppo, il contrario. Se tutta la storia italiana dal 1861 ad oggi è J'CI'IdCOtC dimostrazione delle qualità sovrane di una razza, il capitolo industriale di tale storia è quello più forte e, per più aspetti. più fantastico. 6.1sti pensare che l'industria tipica italiana, qucJ),t della seta alla Esposi:ziont di Firenze del l H61 poteva allineare solo )0.756 fusi di front<· ai 160.000 della Francia c a 120.000 dell'Inghilterra; t: che un'altra industria tipica nostra, quella del lino, nel l ~62, all'Esposizione di londra, SI potc\ a presentar<· lOn soli 23.800 fusi di fronte ai 500.000 deJJ., Francia e a 140.000 dell'Inghilterra pt-r renderSI conto di quale miracolo sia frutto l'industria italiana attuale. L'Italia è ri(ca. ditcl'ano i cittadin i del nuovo regno nei primi anni Jelb sua vita : e lo ripetevano m parlamento deputati di tutti 1 partiti. N el giubilo della ria~­ quistata libertà si viveva in una specie di euforia economic.t. S<arscggiavano allora· nei ceti dirigenti. spccblmente nel meridione, i tecniri e gli economisti : ma abbondanti erano rnvcre i letterati e gli a\·vocati. Costor:>, delle nostre risorse economiche ave\'Jno una concezione addirittura romantita, alimentata dai ricord1 gloriosi degli antichi comuni e delle repubbliche marinare ed erano tutti, come voleva il tempo, irrimcdiabilmente !iberisti. Di cooseBuenza non si preoccupavano troppo della vita delle nostre industrie: sicchè la politica generosamente !iberista dette ben presto i suoi amari frutti c lo stesso corso forzoso proclamato alla vigili a della guerra del 1866, malgrado tutte le sue miserie fu potuto definire « provvidenza alla rovina che sovrastava ». Nel 1870 ad unità compiuta quella ch e oggi si ch iama la grande industria era in condizioni cosl misere che alcuni economisti e politici italiani e stranieri (Garelli, Colnaghi, Sombart, Drage) mernori forse delle parole del Cobden, ponevano in discussione se compito del popolo iDliano fosse il creare una industria nazionale o non piuttosto arrestare la propria attività.

doganale del 1887 che ci portò ad protezionistica, l'industrializzazione diviene rapidissima ed è largamente dalla iniezione d·oro, fatta ogni stro sistema economico, dal mezzo rimesse degli emigranti. Se la storia gresso della Germania industriale romanzo, quella dell'Italia sembra Ull fantastico. Si verificò in pochi anni luppo come nessuna nazione ebbe Trattenuta indietro per due o

dalla dominazione straniera, dalle .1lb produzione agrana, più conforme alle attitudini del nostro paese. Mancavano i dirigenti, mancavano le matcric prime. Due miliardi di prestiti, offerti in poco meno di dieci anni, a condizioni ottime, aveva no assorbito quasi tutto il capitale italiano c quello straniero chc era affluito fra noi. Pensare alla crt-az.ionc di una industria italiana pote\'a sembrare una eroica follla. Eppure il miracolo ci fu. E il gentiluomo di campagna, Jncor pro"visto di fresche energie, l'artigiano della città audace e tenace, i pochi tecnici, i pOt·hissimi operdi specializzati, furono gli arJiti pionien che cooperarono .t trasformare il laboratorio artigiano, caratteristico della \'CCchia e superata a:onomia nella moderna ofhCina,

nell'industria vera c propria. Si introducono

i primi com·ertitori Bessemer, i primi forni Martin-Siemens; il Cantoni c il Crespi sviluppano modernamente l'industria cotoniera intro. ducendo IJ filltur:1 met:eanica, il garibaldino Pirelli fonda nel 1872 a Milano la prima fabbri.:a italiana di gomme, Fr:tncesco Cirio nel 1875 organizza l.1 produzione industriale delle conserve alimentari c nel 1882 sorge a M1lano la prima tcntralc elcttriC.l europea. Verso la fine del secolo XIX il coraggio, la tenacia, il la"oro italiano wminciano a cogliere i primi frutti e quella indu:>tria italiana, ritenu ta cosa impossibile nel 1870, diventav~ realtà. P:tssata la crisi do\'uta al mutamento

ganali, dalla mancanza di carbon fossile, appena la forza dormente nelle acque monti, potè essere trasformata io trica, si mise di buon passo ali delle nazioni che tanto l'avevano le raggiunse. La guerra l 914-18, g uerra della storia umana che fu di sistemi industriali, collaudò l dustriale italiano che, nato in un•u•.uun1 zionali potè, in quelle egualmente della guerra, dare la misura Jella sua

Rifare la storia di ieri dell'industria ital' nandare ai torbidi anni del dopoguem, ciare le linee della ripresa alrinizio del fascista, ridire ancora della lotta per la crisi del 1929, crediamo inutile tanto cose, queste, vive nella mente di tutti uomini del nostro tempo. Quel che notare è, invece, che l'autarchia verso cammina l'ltaJia non è qualcosa di estrane~~ o di repugnante alla natura e alla storia del. l'industria italiana, ma un punto terminale e logico di tutto il suo destino, destino duro, eroico forgiato con le sole armi dell'inteJb. genza e del lavoro. A tal uni l'esp ressione « misti.:a autarchica» è sembrata una esagerazione propagandistica, non potendosi parlare d i mistica, seconde costoro, in materia economica. Eppure qucst.l aura mistica che s'è creata intorno all'autarchia si riannoda a tutta la storia industriale: illlian1. Perchè veramente mistico fu il fervore de~ primi pionieri che, contro l'indifferenza o b diffidenza generale, realizzarono quello sforzo che noi descrivemmo più sopra. E perchè solo una grande fede permise all'industria itahana lo sforzo titanico della guerra mondiale. Oggi quel che potè essere l'eroico slanao di pochi antesignani è diventato lo sforzo calcolato, possente di tutto un popolo a cui l'episodio sanzionistico ha insegnato che bisogna fare da sè e tirare diritto, E quell' insegnamento di ieri trova anche oggi una conferma nelb vastissima lotta scatenata dalla guerra in cor:O.' strana guerra in cui i generali sono inat\1\'l, i cannoni tacciono ma in cui le manovre eco· nomiche dei belligeranti su tutti i m~c~ti de~ wondo hanno veramente il valore c 1 rasultall di grandi battaglie. Dure sono state le rO\'C che il suo faticoso destino ha offerto ali rndu. 1ta · 1tana. • D'1 tutte, 1a ptu .. d ura .'1 è quelb stna . autarchica: ma, come le altre, sarà vtttonoS3mente superata. Anche ora, come ieri, cQil\C sempre, è l'elemento umano, che dovrà dire la parola decisiva. E questa materia prima, sefiU cui le altJe non valgono è abbondante in Itaha 1 e si rinnova continuam~te. Le generazioni ~ oggi potranno, fatte esperte alle lotte di que c di ieri, superare la prova perchè, anche nel fatti economici, è sempre lo spirito che conll e che vince. DOli E~ l t: O • • DE • t: l "

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r,,,, 1 m.mtultrl', , "trutluo '"'"'"·"' hnu .f.tll 'onf.tnza.t d futuro D11,J d>ht mu..o

'.Lt.t n<ltl7.o,t . '\i nn "' ,ht lrnt ohl>u f ttlo

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".l.! no ""'' ti\( C\ .ti.< .t un lll'lll',tk oJ 'lll.tlt tro'' tr.t ,fut· pn((nlo 1 lll(lJIIKio \ttll11 Il l)ao,,t(O .lo ~.t\111,1, t n <jlle,t;lo .111111. t .a. l ' .t 111\ll lll< k opcrKnZL Jo un pJl''>C om a~u l .Jol.uu.ttu •Il

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E M A H U E L E

F l L l 8 E R T O

(I'Arcento)

un poco appesantendo, e quasi Jirei diluendo, nella figura di queU'ottimo duca Carlo Il. che era succeduto nel principato alla morte del fra. tello maggiore Filiberto. Quando si i: detto che Carlo Il fu un bravo uomo, un ottimo principe sa,·oiardo c piemontese, molto più preoccupato del bene, dei suoi sudditi di quel che non fosse la media dei principi di allora; e che ebbe una vita molto

da un nemico, come sarebbe oggi la finlandia dopo la pace con la Russia, e quelle di un pese che abbia lasciato entrare i cosiddetti « amici >> in casa propria con la scusa di difenderlo da quel tale nemico, quale sarebbe stato il caso, poniamo, deUa Norvegia c della Svezia se avessero consentito all'entrata delle truppe alleate nel loro territorio, agli inizi da questo anno 1910. Il neutrale, il « piccolo ~ ato » che viene a trovarsi in circostanze simi.


~tm ~'H-u~d~·

168 h. ha s<.:mpre tutti i danni di tutte le l(trer re, soffre gli orrori Ji tuttl· le sconhtte, e non prtecipa mai ai ,·antaggi di alcuna vittoria. Già nei suoi primissimi .mni germina nell'animo di Emanuele Filiberto la ,·isione di quella che sarà la linea maestra dell:l sua politica duçale quando, finmta la pace di Cateau-C:unbrésis, ìmpalm.tta la non giovane e non proprio bella, ma virtuosa e geniale Margherita di Valois, sorella del re .Enrico JI dt J·rancia, egli sarà sbarcato a Nizz.1 sul cadere del 15 59, e riprenderà possesso dci suoi stati, <iopo cosl lungo t-silio <: tante c così grandi vKende. Con :lui la storia della Famiglia sa' 'oiarda si fa marcatamente pit-monttse, e, attraverso il nuovo impulso e 1 nuo,·i indtriz.zi da lui dati illa politica piemontese, italtana. Sono sue le insistenti ditmizioni di se stesso tome «principe italiano», del Piemonte come «bastione Jl]talia »; e quei rnotto bellisstmo: «Ca5a !>avoia va col tempo c ,oJ Po 1>. il Po lo conduceva, id<.'llimcnte, attraverso i domini imL>eriali in Italia, a quell'altro stato tt,diano in cui egli sempre vide un possibik ~lleato. senza rhe in realtà quasi mai questa alleanza si potesse stringere: Venezia. Ed è 111alinconico pensare che le forze sabaude e quelle di San Ma.rco solo una volta si trova. rono vicine io aperto combattimento: e tu a Ltpanto, do\'e il Piemonte perse molti dei suoi combattimenti e nulla acquistò, tuor che l'o. nore di aver contribuito a quella vittoria cristiana. La tragedia di Emanuele Filiberto (e sar:i poi quella, anche, dei suoi successori per tre lunghi S(.ocoli) fu Ji non poter mai t rO\'are . : lcati in It~lia, per la sua politica i!ttlian,t. Venezia era troppo occupata, allo Stl':iSO tcmpc o alternarhente, a tener testa al Turco, alt Imperatore tedesco, alle manovre degli st.tteH~Ili dentroterra; non certo pei begli occht dd Duca di Savoia sarebbe andata a cercars1 l' mimicizia degli Spagnuoli di Milano, o dei Francesi. Geno~a era vicina al ducato, e rivale; e la Tosrana, il solo altro stato italiano che a\'rebbe potuto in qualche modo condividere una politica di · indipmdenza, colla cesstone delle posizioni cost iere alla Spagna si era lega. te le man i e, tutto sommato, non aveva l'aria di rammaricarsenc. Insomma, gli stati italiani, o avevano perso ormai tutto fuorchè l'appare-nza della propria autonomia politica, oppure (come Venezia, come Roma) erano costretti a delicatissime acrobazie Ji equilibrio io altri settori, lontani da quello in cui si dibatte1·a lo sfortunato Piemonte. Forse il maggior colpo di genio in tutta l:!. pclitica estera di Emanuele Filiberto tu lo stretto accordo diplomatico e militare al quale egli :~ddi venne cogli Svizzeri, e che giuocò eltlcacemente dal 1.563 f ino a lla morte del Duca. Quel l'accordo qasceva da molte illusioni abbandonate, da tilolti ostacoli e pregiudizi vinti. Fallita la spera,nza di una lega cattolica generale contro i Protestan ti, della quale il vincitore di San ~intino avrebbe potuto essere il generale in campo; fallita la speranza d i poter mai più ripristinare i diritti ereditari dei Sa\'Oia su Ginevra e sulle terre dei Lemano; perduta ogni illusione di trovare in Italia, e anche in Venezia, un volonteroso alleato; restava il fatto che quegli Sv.izzeri, cattolici o protestanti d 1e fossero, fornivano a decine di migliaia i migliori fan ti a tutti gli eserciti d'Europa, e non chiede,·aoo che di essere lasciati liben

J 1 sè ndk luru 1 ,1 th .tljllll<:. <...wi il Duc.1 s'impegnò a difendere mllitarmente la libertà d.i untoni svizzeri, cattolici e protestanti, e ';.tc.: h per parte loro si obbligarono, se il D uca l esse attaccato nelle sue terre da una terza potenza, ad im ·iargli a rinlorw fino a diecil b uomini di fanteria. Q uesto fatto f ra neutri, ( ra non belligeran ti, per così di ;-e, impedì che per vent'anni e più lt· grandi potenze si attentassero a molestare iiYiemonte e i Cantoni, e contribuì a raftorzare le basi. i prim i germt, di quelli che sono oggi il Regn-:> d'Italia da un lato, la ConfederaziOne Svizzera dall'altro. E uon è faci le resisfere alla tentazione d1 ravvicinare la politica di Emanuele Filiberto a quella italiana di oggi. Anche: oggi, in mezzo ad un grande conflitto cuopeo ntl quale due potenze egemoniche si ccntend-:>no un primato assoluto sul continente, e tenderebbero a dividere le potenze minori e P.eutrali trascioanJole seco nel la lotta, l'I talia uon belligerante fa da <<catalizzatrice dei neutri », crean do così, lentamente, una terza gran . de locza che potrà forse, domani, imporre una fine dei contlitto, o alzarsi minacciosa contro l!:: ingiuste pretese di un vincitore. l l,

T .4. R l , o

S 'r ft R I l~ Il Il l~ \T I Una vecchi• ne~ra aveva l'abitudine di fumare la pipa c inutilmente il suo pa.<tore aveva cercato di toglicrle quel vizio. «Tu desideri salire al ciclo, non è ,·ero;>) le chit'So: un giorno. « Sis.signore ». « Beh, tu sai che nulla di impuro può varcare l;~ sogli>t del Paradiso. Il fiato di Wl fumatore è impuw. Che ne dici!»: «Dico clw aspetterò fuori della porta finchè il fiato non 'j;~erà più di fumo».

L'editore americano Benn~t Cerf pensò un giorno d1 far<: una inchiesta negli istiruti americanr per wnos.:ere l'influffiza dei libri sui giovani. Un giorno si rivolse a un ragazzo di dodici anu! •he frequent~va UJl3 scuola modernista dove si leggevano libri scientifici. " Ebbt,ne ». domandò: che cosa vorresti essere da grande, dopo la lettur;< di questo libro?». li ragazzo guardò dritto negli ocdti il signor Bennett: "Un maniaco sessuale» rispose.

Al tempo in cui tuua· la Corte avt·va la mania d1 sustituirc la parola groJJo alla parola grande, il "' consultò Despréaux per sapere se l'una non equiv~. l~va all'altr~. Dc:~préaux decise, rispondendo a Su:~ Maestà. • Sire, checchè dica la vostra Cottç, io facc1u una grande differt'nza tra Luigi il Grosso e Lui&J il Grande».

• • • Un• nottt' del 1915. Uoyd· Gcvrge, allora ministro dell~ finanze, ritornava in automobile a casa. lun~;<l il pt:rwrsn l'autista scende per controllare il motort e Uoyd Gwrge per fare due passi. Il conducentt che nnn s'è accurto di ciò, rirorna al volanre·e' lancia la vettura st:oz.1 udire le disperate grida d~J ministro. A Uoyd Gt"Orge non resu che fare la strad• a piedi. Dnpo ~ miglia d i cammino. ve<le sul mu· gine della via un vasto edificio raggiante di Jum· lì. sicuramente, si rroverà un esse-n: umano e un meni) di traspMto. Entra, parla al gigantescu portiere c; gli rac.unta l'accaduto, et>ncludtndu: « Sono Lloyd Georgc, Can· cellicre delln Sc,Kchiere ». «Bene, lx-ne» brontola il portiere, «ne abbiam• olrri sei. qui dentro, che dicono la stessa cOY •· Lloyd George guarda in faccia l'omaccione, >i riwrda impruvvis:~mente che quell'f<li(icio drve tsserè il manicomio, e fugge per altre 5 miglia, a ca.sa.

• Il principe di Ligne si permetteva ridere di un canale che Caterina di Kussia avl'\•a fatto cosuuirr a Tsark~ Scio. e che conteneva pochissima acqu•. Tuttavia. un giorno. un operaio vj si a.nn~sòl.a zarina, appena vide il principe -di Lign~ gh diede trionfalmente la notizia: « Ve<lete che il ca· n;~le non ~ alfacr<1 ridicolo, dal momentu che qual· c uno vi si <:: affogato! ». «F. chi mai ? ,. « Un operaio' » rispose la zMina. «Che ndularorl'!! » wnciuse ridendo il principe.

Durante le presenti Ione elettorali in Arntrica, nello stato di Ohio, un accaldato oratore repubbli· cano finl una frase in cui voleva esprimrce tulto il sun disinteresse, con queste parole: ~ Preferirei piut· WSh> ~ser reputato Giusto che cleno Presidente! •· « Non abbiate paura & rispose il suo oppositore. « Vni non sarett' nè l'uno nè l'altro"· l n quel momentO si sentì una vocina io fondo all'uditorio: « Beh, che ne direste esser mez.zo.gio·

sto ? E venir fatto Vice-Pr~ident~? ».

Che: n'·ssuno ragiona meglio dei mani lo dimostn Shaw quando racconta come una volta, recatosi • visitare il manicomio di Londra, parlò con una vecchia signora ricoverata. " Durant~ la guerra ~· sata, diceva allo scrittore, quando sentivo il rumore dc:gli Zeppelin sopra la mia testa t~sta, cosa facevo ? Prendevo la cassetta della spazzatura e me la mt(· tc:vo in tesra Nella mano sinistra tenevo bt,n ferma la Bibbia. V~i riderete di questo mio modo di procedere, ma da un punto di vista strettament.<' pstco· terapeutico, concludeva la donna, mi servtva pt<· f ettameme ».

« , "· gra~ie, disse qu~sti cort~emente, ma l'ho provato una volta e non mi è piaciu10 "· Poco dopo gli offrirono un sigaro. « No. grazie, disse ancora il giudice, ma ho fu·

Franz Listz, in età matura, dopo una vita ~­ dana avvmturosa vestì l'abito eccl~iasliCl) come ti suo predilet!U al~nno Hermann Cohen, di cui però non riuscì ad imitare la severa condotta. Nelle sue t"Secuzioni pianistiche, infatti, si com· . portava verso le signore in manit!fa poco cuove· niente per uno che indossi l'abito tal are. Dopo avtr osservah> con troppa insisterua lo: spali~ splendid: d1 una principessa questa. imbara:uata glt mormorò

mato w1a volta e non mi è piaciuto >t.

<t ...ma signoc abate!! .. )1,

Un noto avvocato a questo punto gli rivolse questa domanda : «Avete solt..mto un figlio, è vefll, signor giudice?».

E Listz subito ricomponendosi : " PrincipesSl. stavo app~nto osservando se vi spuntassero le ali •·

Ad un banchctw fra avvocati in onore di un cerro giudice, fu offerto un bicchiere di champagne al festc~,.;~;uo.

Quando lo Scià di Persia visitò la Francia, venti anni fa, fu invitato a Auteil a vedere le corse. Con disappunro di tuui lo Scià declinò l'invito dicendo: «Tutti da ..;oi sanno che un cavallo può correre più veloce di un altro ,. disse " Perchè dovrei an· darlo a constatAre?».

• • •

Diogene. vedendo un vecchio che con ~trema eccitazione parlava d'amore, a una ragazza : - Non hai paura - domandò. - ch'ella ti pren. da in p.uola?

Churchill un giorno andò a rrovue un suo col· lega gravemente ammalato c: prima di entrare lo av· vertirono di non fare al malato allusiol\e sullo stato gr~\'e della malattia. « Non bisogna mai a.bbandon;arc la spet":lllza t . dice il Cancelliere al collega. «vedrai che f<a ~ settimana starai di nuovo bene e vivrai pe1' a tn cenw anni in ottima salute ". d rsi · Vedcndolo poi aHa.ricato si affretta. a con~-~<: ma sulla soglia, troppo saetta, urta l fia~ht !""' rt rosi: « Accidemi, esclama, vorrei propno sape come faranno a far passare la (aS.<a! "·


ISOLA

HASTINGS, una piccola città sulla Manica, è uno dei cosi detti «cinque ports», che godevano un tempo di speciali privilegi perchè costituivano una difesa contro l'invasòre. Gli aerei che vanno da Parigi a Londra la sorvolano tutti i giorni. Vista di lassù, Hastings non è che un modesto aggregato di case con un po' di campagna intorno: si riconosce qualche torre e qualche campanile di chiesa, ma nuJla di più. Dall'aeroplano il mondo sembra monotono ed estraneo, e Hastings non sfugge al destino, di tutte le città, anche le più splendide, che è quello di apparire meschine e piatte ai volatori. Non sempre questi, del resto, sanno un po' di storia e perciò possono ignorare tran-

DI

HASTINGS :

PESCATORI

quiUamente che lì fu combattuta, quasi nove secoli fa, una battaglia decisiva per la nuova storia britannica: i cavalieri normanni, ultimi in,·asori dell'isola, a Hastings conquistarono virtualmente tutto il Paese sconfiggendo le milizie inglesi, e fondarono il regno del loro condottiero, Guglielmo, a buon diritto chiamato il conquistatore. l signori di Hastings figurano nelle cronache dell'Inghilterra dei Plantageneti e dei Tudor, poi la loro linea maschile si esaurisce ; molto più tardi l'illustre casato è attribuito agli eredi per via di donne. Uno degli Hastings governa le Ind ie pressapoco al tempo di Waterloo, ma non va' confuso con il più celebre Warren Hastings, che non fa parte di questa famiglia. O;a il nome figura due volte nell'annuario della nobiltà inglese. La pagina più curiosa nella storia di questa famiglia è raccontata da Lytton Strachey ed appartiene ali:! cronache vittociane; altri e più drammatici episodi sono stati tramandati, oltre che dai crcnisti medioeovali, dall'alta poesia di Shakesp~re in alcune delle sei o sette tragediè che da Re Giowmr.i all'Enrico VIII formano una specie di ciclo epico dell'Inghilterra normanna e della prima età tudoriana. ·

Nell'Enrico IV di Shakespeace un Locd H a. stings figura come «nemico del Re ». La famiglia era già celebre: il capostipite Sir Henri de H astings era stato chiamato al Parlamento da Simone di Montfort nel 1268, ai tempi eroici 'delle lotte dei baroni f ca ,loro e contro la Corona. l signori di Hastings avevano terre, l'astelli, uomini armati, portavano corazza, elmo e lancia, combattevano a cavallo come usava l'aristocrazia guerriera di quel tempo, che fondava sulle am1i i suoi privilegi. E' naturale che j:li H.1stings fossero mescolati alle lotte che divisero in fazioni l' Inghilterra no(manna, e che si tçovassero, più di una yolta, nella p .1rte avversa al Re. Lord Hastings, accanto a molti nobili inglesi da Buckingam a Stanley c a Norfolk, ha una parte importante nella V.ila e morte di RiuarJo /Il di Shakespearc. Riccardo co salito al trono cacciandone il nipote Edoardo V, ed aYeva avuto con sè solo tm gruppo di baroni capeggiati da Lord Buckingam. Hastings, che era stato Lord ciambellano di Edoardo IV (padre di Edoardo V e fratello di Riccardo) nòn volle prendere parte alla congiura contro il giovanissimo Re e perdette la vita. Shakespeare racconta a modo suo, cioè da g rande poeta (Vita e mo,.le di Riccardo . Ili)


Francia. La casa di York, che rich1anu1.1 memoria degli Inglesi il ncordo delle xonf sublte e dei domini perduti sul contanmtc incitava alla rivincita, potè pr~alere contr Lancaster. Enrico Vl, uomo pio e de\oto, Ji ucciso dop:> una lunga prigionia. Ma come s'è visto, la casa di York en divisa da gra contrasti. Edoardo IV aveva sposato una dooJII di modeste origini, che l'aristocrazia dispm. zava: alla sua morte fu facile a Riccardo, d di Oarence, impadronirsi del trono ai dufli del giovanissimo Edoardo V I Lancastcr profittarono dei dissidio nel campo aweno l'ultimo loro crede, Enrico Tudor, !ìOSCCIIIJIIO.,. anche dagli Yorkisti che avevano 2l>r••n•1nn..,..·-· il sanguinario usurpatore, sconfisse e uccist Bosworth, nel 1485, Riccardo III. La delle due rose era finita. L'Inghilterra lasciava il posto alla forte monarchia dea dor, ma sugli mnumerevoli campi di dagli altipiani della Scozia alla Manica, ave vano perduto la vita i più valorosi camp10111 deLla aristocrazia britannica. Anche lo~ casa d Hasting eca esaurita. Nel '$00 ~a si c-sbn~ c secoli dovevano passare prima che l'anuco titolo a\·essc d i nuovo un erede Il ventunesimo barone Hastings, che creda! la paria. nel 1904, si d1iama Albcrt EJwar Delaval Astley; fu educato a Eton e alla scuo militare di Sandburst e non ha fatto parlare d sè. Benchè sieda di diritto alla Camera dc pari (la sua famiglia ha questo privilegio do

b. fine del Lord ciambellano. Per ord.ne d1 Riccardo, Buckingam aveva fatto parlare a Hastings da un interml'<liario, Sir W11liam C."ttesby. La corona. gli fu detto, doveva passare a Riccardo, lo scettro abbisognava dt mani più forti. Nell'ingenua e solenne lingua di Shake. ~peare Hastings rispose: «Preferisco questa corona sia tagliata d.Ulc mie sp.1Ue; - prima che io veda cosi indegnamente collocata la Corona » : la sua «corona» cioè la testa. Riccardo aveva già deciso da parte sua la decapitazione di lui c quando Lord Lovcl (atto Il, scena V) gli mostra la test<L: «di quel tradttore ignobile t! pcracoloso e insospt:ttato Hastings » Riccudo, che fra poco s:uà proclamato Re, dice : «Tanto l'amavo, che debbo piangere.- Lo presi per la più aperta e innocua delle creatur~ ch e respiri cristiana sulla terra ; lo h.-ci mio libro, e in lui deponevo - la storia dei miei segreti pensieri... ». E Buckingam ribadisce... «egli era il più coperto c mascherato tradì. tore - che mai sia vissuto». Ma nella scena dopo lo scrivano cb t' ha copiato l'atto di accus:~

1850.

rimpiange il «buon Lord Ha~ting~ ». c si captsce che anche qut:Sto è il gtudizio di Shakespean.:. l!n mostro di crudeltà e d1 perlidaa è ime..e Riccardo III, ma non bisogna dimenti care che in queste tragedie shakespeananc sa muovono figure insieme storiche e leggenda• ic piuttosto lhe personaggi umani; è una splendida e maestosa epopea popolare ridotta per le scene. Lo Shakespearc di Amleto e d i llfacbeth è un'altra cosa, anche se il lìnguag.~io dei personaggi e la tecnica sono analoghe. Edoardo V fu ucciso dopo essere stato deposto e anche Buckingam fu decapitato p~r ordine di Riccardo Hl perchè non approvava l'uccisione del Sovrano spodestato. Questi Re appartenevano alla casa di York, prcvals3 qualche tempo prima le vicende che accennia. mo, contro la casa di b.ncaster. Enrico V I, ultimo Sovrano del ramo di Lancaster, aveva sposato una francese, e s'era dimostrato contrario a una .ripresa della .g uerra contro la

sc1 secoli c mezzo) il vcntunesimo barone lJ{lll dà alcun lavoro ai cronisti politici c cert:uneolt nessuno Shakespe.ue dell'avvenire si occuped di lui per definirlo ((nemico del Re» o pec raccontare, Dio gli dia lunga vita, la _sua fine Il titolo baronale fu richiamato in v1ta, dopo secoli di «sospensione». cento anni fa in fa'ore di Sir Jacob Asùey, baronetto, lontan~ erede di una Ha!.tings morta .nel ònguec<:tl'"~~. Da Sir Jacob per linea diretta disce~de )'at~ tuale Lord H astings. Un altro ramo e quell · J· Pian· ro.ppresentato ora da Wamer Franas tagenet H astings, conte di Hunt~gdon.. sta contea fu conferita a una mpote d1 G · glie Imo lord Hastings, quello stesso fatto.decapitare da Riccardo III, ed è ~tata ere~ilta~•. 1 dagli attuali Lord Huntingdon per vaa

Qu:·


L A

1

J onne. N eppure quc:StJ .lit ri H astings, ormaJ lontanissimi parenti dei baroni, fanno parlare di sè al di fuori deile cronache mondane: al loro ramo apparteneva Francesco Hastings, governatore delle Indie, ma dopo di lui nessuna personalità eminente ha arricchito di nuovi allori l'antico blasone. Si direbbe che la forza della famiglia e la w a fama di gloria e di potenza si siano quasi esaurite nella guerra delle due rose, e quel po' che restava sia ~dato perduto al tempo di Napoleone con Francesco Hastings, governatore delle Ip.die Orientali. Lady Flora Hastings aveva fama di donna spiritosa e piuttosto maligna. La sua maldicenza era nota : apparteneva a una famiglia potente, era ricca, nobilissima; non sappiamo

~l: tosse bt"l l.t, punruppo, ne ~<: " ~t .t ~pu~.tt ... ma certo le offerte di matrimonio non dovevano mancare alla figliola di Lord Hastings ; intanto, poteva prende~i la libertà di dire barzellette alle spese deg li altri senza correre rischi. Lady Flora apparteneva alla Casa della D uchessa di Kent, madre della Regina Vittoria, come damigella d'onore. La Duc~sa c:ra in cattivi rapporti col Re Guglielmo IV, zio. e predecessore immediato di Vittoria. Uscita da una seria e moralistica famiglia principesca, la Casa di Sasso~ia Coburgo, che ha visto i suoi figli dispersi nelle corti di mezza Europa, condannava severamente i costumi scandalosi e le relazioni illegittime degli zii dì Vittoria; ansiosamente attendeva che la figliola salisse al

GR AN D E ES P O SIZ I ONE DI LO N DRA N EL 1951 V IS TA O AL TAMIG I

trono per tnllutrc ,ull.t vit.t politK~ tngkst.. Ell.l. ,c~w::nJo l"c,cmpto Jcl m.1rito t he t-r.l -Lito .tmttO J , Robcrt OwC'Il, ostcmav.t idee ltbcr.del(t;tanti, ma il suo r.tJicalismo era ptuttosto ~uperflli.tlc. poco più Ji una pos.t. Il 't",!,'ltito dcll.t Duthc>,.t era di,·iso d .1 un ,li·"t,l io. Cer.t. d.1 un.t p.trtc, Sir John Conror. tlll l rl.mdnc .unhizto~o t· '.1110, che si dava le .. ne ,ft un l'nmo M int\tro 111 fJ"<'f'll"<' in <fUCila ( ortt· Lmhnon.dc. ,ua tì,t.:ltJ Vtt:toirc era comp.t~n.t dt gtOLht ddl.t Prindpcs~.• Vittoria; cglt .t\C\J. rapporti di forse Cttcssi,·a farni li.Hit:ì con l.t Duchcss.\ di Kcnt. D:tll'.lltu p.ute sta' .1 una .lonn.t, u n.1 p<:rson.tlit!t. ,li ma.c__g•orc rilic,·o. b ,ignorm.t f.ehz<:n. l i,t.:li.l Ji un p.tstore dd l' H.tnno' cr ( l.flll''to piL,olo p.tt~e t•r.t la patri.l della fam igl1a reak mglcsc). T ra la s•gnorin.t Lehzen, che àveva il compito di educa[e la futura Sovrana ed aveva la fi.d ucia del Re, e Sir John, intimo della Duchessa, il contrasto era insanabile. La Duchessa di Kent non nascondeva le sue preferenze per il maggiordomo, ma non le era possibile liberarsi della governante. Lady Flora parteggiava per la Duchessa e per Sir John, ma le simpatie della gia.. vane principessa andavano alla frallleiu. Lady Flora, racconta il maligno cronista di quel tempo, Greville (delle f:tmose Grevi/le Memoirs Lytton Strachey ha consultato, per la sua magistrale Q11ee Victoria, anche talune parti inedite) non mancava di mettere in rilievo con pungente ironia, le abitudini della signorina Lehzen che tradivano le sue modeste origini.


172

Alla governwtc piaa:va una certa verdura, le. radici di carvi; se la faceva venire dalla Ger. mania e la mangiava, durante i pasti alla .tavola Jella famiglia ducale, col pane, con la carne ·~ con le altre pietanze. Lady Hastings mise in ridicolo questa abitudine piuttosto volgare, e alla baronessa non restò che « mordersi furiosamente le labbra». Ma si sarebbe vendicata di tutti, di Lady Flora, del maggiordomo e perfino della Duchessa perchè il suo ascendente su Vittoria aumentava. Tutti gli altri, anche la madre della futura Regina, erano figure transitorie: solo Vittoria rappresentava l'avvenire e la potenza. Alcuni anni dopo, nel 1837, il vecchio re Guglielmo morl e Vittoria, diciannovenne, salì al trono. Subito la Duchessa di Kent si accorse che le sue ambizioni non potevano realizzarsi. EUa fu messa da parte e relegata dalla figliola in un remoto appartamento dell'immensO palazzo di Buckingam. Sir John Conroy fu liquidato dalla Regina con una l:mta pensione e il titolo di baronetto; mantenC\'a il suo posto di maggiordomo della Dul"hessa ma non sarebbe mai entrato nell'intimità di Vittoria. La baronessa Lehzen restava 5ala accanto alla Sovrana, e Lord Melboume, lo scettico e affascinante Primo Ministro, acquistava una decisiva influenza su Vittoria. E' facile immaginare che cosa pensasse Lady Flora Hastings di questi avvenimenti. Non !tappiamo se ella aspirasse a una parte importante nella Corte della nuova Regina, pcrchè troppi pochi dementi del suo carattere ci sono noti, ma sappiamo che restò nel seguito <.!ella Duchessa di Kent. Dopo pranzo doveva essere piacevole ascoltare le petulanti ossen•:tzioni della damigella, in uno dei freddi saloni dell'ala di Buckingam Palace riservata ali:-. madre della Regina. Non c'era speranza che di lì passassero affari importanti, che decisioni politiche potessero essere discusse fra gli intimi della Duchessa, ma un po' di maldicenza, questo sale malvagio delle società ristrette, poteva consolare quegli ambiziosi delusi. Al principio del 1839, durante un trasfe.-imento della piccola corte ducale, a Lady Flora capitò di viaggiare dalla Scozia a Londra nella stessa vettura con Sir John Conroy. Lady Flora era ingrassata. e, a quanto pace, strah~ent: ingrassata. Quel mutamento de~la. sua f1gura fu notato durante il lungo v1aggto tn carrozza, e molti lo rilevarono. Qualcuno cominciò a fare osservazioni salaci, a fior di labbro, :;i capisce, da principio; finchè div~ne voce generale che la figlia di Lord Hastmgs aspettav:: un bambino, cosa veramente riprovevole pc~ una damigella d'onore. Lady Flora ~r smentire queste voci chiese di essere v~sttata ~~ Sir James Clark, medico del~a Regtna, e S~r James, dopo la visita, fu indtscreto. La pos.•: zione della damigella divenne così sempre p1U difficile, e il dubbio sulle sue condizioni certezza agli occhi dci più. . . . Lo scandalo, fino allora contenuto, d1lago. Ma Lady Flora chiese ed ottenne di esser sottoposta a una seconda visita. Fu un v~ro e ~~o­ peio consulto pecchè, oltre che dal ~edKo reale, Ja lady fu visitata da un altro santta~·~· .Alla fine tutti e due sottoscrissero un certificato che scolpava completamente !a. ragazza. La faccenda non fu per questo fm1ta. Lady Flora protestò perchè, eli~ diceva, era stata demente trattata dal medtco reale. Lord Har~ intervenne alla sua volta chiedendo b ~~~~~anamento ·di Sic James Clark dal suo

~oi~·e~~· posto di corte. Il Du.:a di Wdlingtoo, con~ul ­ tato, comé era consuetudine fare nelle gravi circostanze, disse che non era possibile prendere una decisione così seria senza una pubblica inchiesta. La Regina, da parte sua, ostil:: al seguito della madre, e perciò anche a Lady Flora, preferiva· mantenere il suo medico c non concedere la soddisfazione richiesta dagli Hastings. Il lord fu ricevuto da Vittoria, questa espresse il suo rammarico a Lady Flora, ma Clark restò medico di corte. La faccenda ebbe una seria ripercussione sull'opinione pubblica. I giornali ne parlavano apertamente, pubblicavano sdegnate lettere di Lord Hastings e infiammati editoriali. La famiglia offesa aveva grandi aderenze nell'aristocrazia, che era ancora, a quel tempo, la classe dirigente deil'lmpero, e la sua causa era popolare nel medio ceto e fra la plebe di Londra, Si poteva parlare ancora quasi come ai tempi di Shakespeare, di Hastings «nemico della Corona ». Un vero e proprio movimento di opinione pubblica si orientò contro la Regina: «la popolarità di lei è scesa a zero e i) lealismo è lettera morta », annotava Greville il n marzo 1839. Bisogna ricordare a questo punto che l'aristocrazia inglese rispettava la Corona com~ simbolo dello Stato, ma non dimenticava che la dinastia aveva contratto un preciso patto ml Parlamento e da questo era stata investita della sua autorità. Una volta Lord .John Russetl, primo ministro liberale, alla Regina Vittoria, che gli chiedeva se egli ritenesse giustificabile in certe cirmstam:e la resistenz.1 mntro i Sovrani, rispose senza · complimenti : « Maestà, parlando a un Sovrano della casa di Hannover, credo di poter dire di sì ». L'antica tradizione baronale e faziosa non era spenta. Di fronte ai lords il Re era un primus inter parn, Lo scandalo, come tutti gli scandali, fu a poco a poco messo a tacere e il nome degli Hastings tornò sui giornali solo in occasione di certi Iicevimenti e feste di corte e nelle grandi case, o per poche righe di necrologia.

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Sir James Clark fu ancora per decenni il medico di fidùcia della Regina. Più di venti anni dopo Lor<l Clarendon scrisse in una lettera privata : « ... è orribile pensare che tale vita possa essere stata sacrificata all'egoistica gelosia di Sir James Clark per ogni persona della sua professione ». Si trattava della vita di Alberto, il Principe consorte morto di tifo pochi giorni prima che fosse scritta quella ltttera. Clark, che aveva curato 11 marito di Vittoria, fin quasi alla vigilia della catastrofe ~veva detto: «Credo che tutto vada finora ·in maniera soddisfacente». Non sappiamo se Lady Flora fosse in vita allora, ma se lo era ha forse .pensato che, dopo ventidue anni, la Regina scontava troppo duramente la sua ostinazione in favore del medico di .;orte.

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DURANT E LA SECONDA metà dell'800 3 W all Street si ebbero spesso delle lotte fra uomini d'affari a cui non mancò ~uno degli" elementi pittoreschi e atti a impressionare le masse. E in protagonisti di queste lotte avevano proporzioni veramente gigantesche. essi, Daniel Drew, er:a stato in gioventù albergatore e mercante di bestiame e in chiaia costruirà chiese, fonderà >CJim."anr·•· scuole di teologia r prodigherà il suo oro opere di hC'neficcnza. P!'rÒ lotterà con i suoi avversari senza pietà e non mai a sacrificare i suoi amici. La sua fortuna a New York cominciò bizzarro imbroglio. Era allora mercante bestiame : e il suo sogno era di riuscire vendere la sua merce a Henry .Astor, dei più grandi negozianti di · carne della scente metropoli. Però l' .Astor voleva bestie grasse, mentre quelle che Drew deva erano magre e allampanate come poichè le pagava poco e le nutriva meno. Scendendo un giorno con una mandria per la valle di Harlem, Drew un'idea che mise in pratica la notte Infatti, fermatosi in una prateria poco stante dalla città, quando i suoi uomini furono addormentati Drew si rec:ò ove le be! stie pascolavano e sparse numerosi sacchi di sa-· le sull'erba. La mattina dopo le bestie morivano di sete. Fino a che la mandria non giunse al luogo del convegno Drew nori dette ad essa neppure una goccia d'acqua. Ma qualche minuto prima dell'arrivo di .Astor le bestie furono portate all'abbeveratoio. Il sale aveva fatto il suo effetto e la mandria assorbi l'acqua come una spugna. Si trattava di migliaia di capi e poichè ad .Astor sembrarono ITliJito ben pasciuti, li pagò ad un prezzo almeno decuplo di quello che Drew avrebbe realizzato senza la sua astuzia. Dal commercio del bestiame, con le migliaia di dollari che gli fruttò il colpo, Drew passò ad occuparsi dì. navigazione r. vapore, ma qui non ebbe fortuna. Si incontrò con un uomo con cui durante lunghi anni lotterà accanitamente, e che è una delle più audaci figwe dell.a storia economica americana del1'800 : Cornelius Vanderbilt. I due erano fondamenta!· mente diversi : Drew era taciturno e diffidente, e infarcito ai sentimenti religiosi che avevano del morboso; Vanderbilt era l'ottimismo, l'au. dacia, l'energia fatta persona. n pri~, quindi, un ribassista per temperamento, ti secondo un giuocatore al rialzo. Ma tant~ l'uno quanto l'altro erano assolutamente privi di scrupoli. V anderbilt aveva debuttato nella navigazione a vapore: nel 1845 valeva ?5_0 mila dollari, allo scoppio delln ~erra CIVIle 15 milioni di dollari. La lotta ero •l suo elemento : ma lottava lealmente.


NEW

E' rimasta celebre nelle cronache americane la dichiarazione di guerra a certi suoi associati che, approfittando di un suo viaggio all'estero, avevano realizzato un buon colpo suU'AcreJJOf)' Tramit Company portandogli via quasi un milione. - « Signori - egli scrisse loro :- voi -mi avete ingannato. Non vi porterò in giudizio perchè la giustizia è troppo lenta. Ma vi rovinero ». E dopo un anno di metodico Jav:>r·::> i suoi avversari erano a terra per sempre. Per realizzare le sue linee di navigazione Vanderbilt aveva avuto spesso bisogno dei governi dell'America Centrale. Non sempre li avev:! trovati consenzienti; ma questo non aveva rallentato la marcia del Commodoro: Egli aveva fomentato rivoluzioni, armato eserciti :t sue spese, comperato uomini politici, fatto saltare presidenti. Ed era, diventato la personalità, forse, più potente della finanza americana del suo tempo. Drew, dopo l'insuccesso delle sue linee di navigazione mise su una banca che ebbe fortuna. Negli anni intorno al '60, intanto, Wall Street cominciava ad ampliare il suo respiro. Ma le operazioni colossali cominceranno solo quando, verso i settanta anni, Vanderbildt comincerà a metter gli occhi sulle ferrovie. Nel 1842 ad un amico che gli proponeva l'acquisto di una ferrovia Vanderbilt aveva di. chiarato Che non se ne sarebbe mai occupato perchè la sua fortuna era sull'acqua e sull'a:qua dovevà rimanere. M2 nel 1862 aveva caro-

YORK

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NUOVI

GRAT T ACELI

scoperto ancora non si coprivano sicuri che ie biato idea e si decise ad acquistare delle azioni della ferrovia d'Harlem. Questa ferrovia traazioni sarebbero cadute al disotto di 50 dolversava la valle di Harlem e veniva a finire lari. Però il Commodoro era pronto a giuocare i suoi milioni e acquistò tutte le Harlem che verso il centro di New York. Vanderbilt si rese subito conto dell'importanza della ferrovia se venivano offerte. Il corso risalì a 72. I vendifosse riuscito a pròlungarla a 8 ,:-oadway e riuscì tori allo scoperto cominciarono a sentire un ad ottenere dal Consiglio Municipale della città certo malessere. E aJlora Vanderbilt scateni> i suoi agenti e le azioni salirono a 100, 150, la concessione. . Mentre Vanderbilt cominciava i lavori Drew 170, 179. A tale prezzo egl! lasciò che i suoi si dette anch'egli ad acquistare azioni dell'Har- · avversar-i si traessero d'impaccio. Ma moltissimi lem. Nello stesso tempo attirava nel suo camrimasero sul terreno. Drew, che aveva potuto po un altro grande speculatore, Tweed, allo coprirsi con i benefici precedenti, non volle scopo di scatenare una campagna contro Vandarsi vinto. Poichè Vanderbilt era ricorso derbilt e ottenere dal Consiglio Municipal~ al parlamento d' Albany per la riparazione del il ritiro della concessione fatta alla ferrovia. tradimento del Consiglio Municipale di New Però pri'ma di incominciare la campagna i due York, Drew comperò il voto. di parecchi uosoci, che avevano comprato le loro azioni a 50 mini politici e così si ebbe una relazione favodollari, le ri,•endevano a 100. Realizzati i revole alla concessione di Broadway. Le azioni loro titoli a questo prezzo Daniele Drew e · ripresero ilAvolo e balzarono da 75 e 150. il suo socio Tweed si misero a vendere :III:> Drew allora si mise a vendere allo scoperto, scoperto grosse partite d'azioni mentre alcuni come pure vari deputati e i loro amici. Quandei più influenti consiglieri municipali,. che do questi ebbero venduto tutto q~el che poteerano stati messi a parte del progetto, costituivano la relazione fu discussa lilla Camera e la vano un piccolo sindacato indipendente per la concessione negata ad una enorme maggiovendita_. Con questa collaborazione il colpo ranza. Poichè non esisteva nessuna altra assemnon poteva mancare. Infatti la concessione blea legislativa alla quale Vanderbilt potesse fu ritirata, benchè il consiglio municipale ricorrere, le azioni perdettero in due giorni avesse avuto grossi Joni da Vanderbilt. Le 50 punti. Ma al terzo giorno ripresero quota; azioni caddero a 72 dollari prima che il salirono a 110, poi 127, a 140, a 150, a 185. Commodf>ro si fosse reso conto di come anIl Commodoro passava all'offensiva, più deciso davano realmente le cose. Ma i venditori allo che mai ad annientare. i suoi nemici. Molti


~ rh/elùrhcw·

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deputati avevano operato con Jenaro preso in allora ave\-" operato ..la solo; per entrare a prestito e molti a\'evano venduto più azioni di Wall.Street si associò con due agenti di. camquel che avrebbero potuto. Il corso saliva sembio i qualj ebbero il torto dì non capire che pre : 200, 210, 25'0. Dopo qualche giorno Gould aveva tutte le qualità dei giuocatori in era a 285 dollari. l deputati e i loro amki grande stile senza i loro due difetti; la geneerano schiacciati ma Vanderbilt voleva schiac. rosità e la pietà. Egli, infatti, ammassò una dare Drew ed era deciso a far salire le azioni fortuna, annodò delle relazioni cospicue, "di. a 1000 dollari. Alcuni influenti &nanzieri fe. venne amico di Orew, ma i. suoi soci fu.:ono cero appello alla generosità del Commodoro e implacabilmente sacrificati. Uno di essi, Mar. gli fecero presenti le conseguenze dell'operatin, morì in un asilo di alienati, dopo aver zione sull'economia generale. fallito e l'altro, Smith, per aver tentato di fare E il Commodor~ si decise a fermarsi a 28~. una campagna contro Gould fu da questi ro. Drew perse un milione di doUari. vinato e fatto radiare da Wall-Street. Gould Ma non è ancora questa la battaglia decisiva era solo, ormai, e ben ferrato a tutte le lotte. fra i due giganti. Vanderbilt e Drew si inconSi era alle soglie di quel decennio t 860-70, treranno spesso a Wall Street, ma quasi a miche vide le più formidabili speculazioni ftnan~urue le loro forze, in attesa dello scontro ziarie che siano mai state tentate su un mer. fina le. Nel l 1:!69, intanto, i l primo riesce a cato. E Gould, con Drew e Vanderbilt, ne fu iondere la Harlem coo la New York Centrale uno dei protagonisti. e I'Undson, dopo cinque anni di sforzi e Vedemmo come la ferrovia deii'Erie aveva dopo essere riuscito a fare eleggere una Caattirato gli sguardi di Vanderbilt - Gould mera come gli era necessaria, realizzando un ne aveva fatto ora un'impresa potente. - Però suadagno netto di 6 milioni di dollari liquidi agli inizi del 1866 Vanderbilt a\·eva detto c di 20 milioni di titoli. Però se tutte le ferche quella linea ferroviaria, così utile alla colro,·ie deii"Est e rano in mano d1 Vanderbilt, lettività, era in mano di disonesti giuocatori c che lui avrebbe cercato di metterla in mani una, la ferrovia deU' Erie, controllata dall"imcneste. Era una dichiarazione di guerra. Drew placabile Ore-o>.•, era fino allora sfuggita ai prese Gould nel Consiglio d"amministrazione suoi tentativi di accaparramento. e tutti e due si prepararono al combattimento Questa ferrovia serviva al Drew soltanto per che doveva riuscire uno dei più strani c awi. le sue speculazioni in borsa. Però da ·un moniti di tutta la storia di Wall-Strect. mento all'altro poteva divenire un pericolo per le linee di Vanderbilt e questi allora de. L"America intera aspettava l'inizio delle cise di dare 1a scalata alla società. La lotta sarà furiosa e romanzesca e noi ostilità. Ma Ore\\· e Gould verso la fine del 1867, vollero tentare un accomodamento prila vedremo or ora. Però non bisogna dimenma di gettarsi a capofitto nella lotta. Vanderticare un altro protagonista che scende in lizza bilt rispose con un ordine ai suoi agenti : in questa occasione e riesce ad infliggere la « Comperate azioni Eri e : compratene al più prima sconfitta al settantacinquenne Commobasso prezzo possibile, ma comp~atene >>. doro: Jay Gould. Era la guerra. Le elezioni per il nuovo consiglio d'ammiGould era nato a Roxburg, nello Stato di nistrazione della società erano previste per il New York, il 27 maggio 1836. Malgrado il marzo 1868. Vanderbilt voleva ad ogni costo nome, non era ebreo ma di origine scozzese e a rrivare a controllarlo, ma era evidente che puritana. Aveva avuto una infanzia penosa ed Drew e Gould non avrebbero mollato. Biso. una adolescenza travagliata dalla miseria: avegnava comperare tutto ed erano necessari molti \'a cercato in tutti i mod1 e con tutti i sacrifici milioni. Il Commodoro li aven e la sua lunga di arrivare fino all'Università ma non c'ero serie di vittorie g li faceva sperare nel successo riuscito. A 16 anni la sua sete di sapienza si anche questa volta. Il 17 febbraio egli, in quacambia in sete di ricchezza e di potenza: sarà lità di azionista della società, ottenne dal giu. , ontro il mondo e il mondo sarà contro di lui. <!ice Barnard del tribuna.le supremo di New Mentre Daniele Drew .e Cornelius Van. York contro gli amministratori deii'Erie un dcrbilt dominano la scena di Waii-Street, provvedimento rhe li privava del pagamento Gould mette su una cartiera, cerca di !an. di 3 milioni e mezzo di dollari che il tesoriere ciarsi nel giornalismo, e fonda anche una condella società aveva prestato a Drew. E due ceria di pelli, in società con un californiano giomi dopo chiese e ottenne la destituzione che ben presto manda l'imp:~a . a gambe di Drew da amministratore deDa società e, altri .~ t l".•ria, malgrado che Gould SI s1a battuto due giorni dopo, l'ingiunzione a Drew di re~on accanimento. Ma a New York sposa la stituire aii' Erie 68 mila azioni che Vander. figlia di un ·ricco droghiere e riesce a tornare bilt pretendeva fossero state emesse illegal, 1 galla e a 25 anni, nel 1861 , trova la strada mente nel 11:$66. Il giudice, si capisce, era stato di Waii.Strect. Suo suocero, Miller, aveva imarqr~;slalo ad un prezzo regale. piegato una certa ~mma in una ferrovia lunLa banda avversaria, che aveva anche essa l(a 72 miglia congiungente Troy, nello Stat~ ai suoi ordini alti magistrati, rispose con una di New York, a Rutland nel Vermont. Ma serie di altri provvedimenti contro il Commola speculazione era finita male e l~ ~ioni d~IJ~ doro. Ma tanto gli atti lega.li contro Vandercompagnia valevano .nel 1860 d1ec1 ccnt.estmt bilt, come gli alt ri, rimasero lettera morta. di dollaro. Gould chiese a suo suocero d1 perEssi erano destinati al grosso pubblico. La mettere che egli se ne occu~. La. s~a ~~ea lotta si sarebbe risolta a Waii.Strect. Drew e <onsisteva in questo : rimettere- m pted~ l u~­ Gould vendevano, Vanderbilt comprava. Ad presa e venderla poi ad una ~el~e gra~d1 ~~.e. un certo punto sembrò che i primi avessero • che allora si fondavano. C1 nuscl mfattr, 1n. 1 venduto più azioni di quante ne esistevano. Ma · :tto mesi, con un gua.dagno di 130 mila dolnon era cosi. Alle prime avvisaglie del com· Dopo questo colpo Gould capi che le Ian . . Alt l:attimeato Drew e i suoi in una riunione del ferrovie erano la sua vocaz•.o ne. ~e operaconsiglio di amministrazione della ferrovia :lioni fortunate allargarono 1l suo onrron:~ e avevano fatto votare. l'emissione di Jied milo condussero fatalmente a Wali-Street. mo


~o1~i!1ùof~·

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lioni di dollari d, obbhgazi1>n1 convertibili in ove Jim Fisk, l'altro complice di Drew, prese z1oni il cui prodotto, si diceva, doveva servire il comando di cinque barche a.rmate di can. :l sostituire le rotaie in ferro con rotaie in noncini e cariche di uommj muniti di carabine. acciaio. Cinque minuti dopo la fine della seGould si occupò delle pratiche necessarie a duta 5 milioni di dollari di obbligazioni con. trasfenre la società da New York a Jcrsey. ,·ertibili, con una operazione simultanea di Furono mosse tutte le leve politiche e amminivendita e di compera, venivano acquistati dastrative e il denaro corse a fiotti inesauribili gli agenti di Drew a Vaii-Street, e convertite fra i pa:lamentari amici del gruppo. Dal canto in 50 mila uioni. Basandosi su questo lotto, di suo Vanderbilt fece lo stesso con i magistrati cui Vanderbilt ignorava l'esistenza, il 10 e 1 politici a lui fedeli. Ma ormai si trovava in marzo L868 Drew dette battaglia. La giornata una situuione penosa, era vecchio e il den3ro è rimasta celebre negli annaii deiia :finanza liquido cominciava a mancargli perchè le ban americana. che tentennavano. Il cunoso .tssedio durò un All'apertura della seduta il presidente della certo tempo: poi iinvincibile Comelius chiese Borsa chiamò nell'ordine abituale le azioni la pace, purchè le condizioni non fossero quel<ielle diverse tampagnie ferroviatie: « Unione le che si fanno ad un vinto. .bd in questo Van. Pacilic! Wabash! New York Centrale!» C'era derbilt fu fortunato perchè Gould e Fisk un silenzio di tomba. Poi chiamò: « Erie! » E erano quasi in rotta con Drew ed erano pronti allora si scatenò la bufera. Furono offerti prima a sacrilicarlo per accordarsi con il nemico. 11 due lotti di mille uioni: e gli agenti di Vanquale riebbe dalle casse Jell'Erie tutto il suo derbilt acqu•starono. Poi· altri mille. E acqui. , denaro. Drew ebbe soltanto i benefici dell'opestarono. Poi altri due mila : e acquistarono, ruione e Gould e Fisk il possesso della ferma esitanti. Trenta mila . uioni, nello spazio rovia. di mezz'ora, passarono da Drew a Gould e a Questa prima sconfitt.~ di Vanderbilt fu Vanderblit. per lui salutare. La paura di perdere la sua Gli agenti di questi furono presi dal panico ricchezza era stata più forte del suo amore e gli indirizzarono un messaggio disperato. Il per la lotta. Pure qualche anno dopo, anche Commodoro. imperturbabile rispose: « So.rteavendo abbandonata la speranza di impadronere il me1cato.' » Altre ventimila uioni furonirsi deli'Ede, cercò di disorganizzare gli af. no acquistate in un quarto d'ora. Allora fu tifari di essa e di danneggiarla. Una gran parte rato il colpo fatale. La consegna dei titoli si del traffico della New York Centrale, che ap. effettuò immediatamente. Allorchè la Borsa si parteneva al Vanderbilt e deiJErie, di cui accorse che quei titoli erano nuovi, e stampati ora il solo padrone era Gould, consisteva nel di f(CSCO, si rese conto anche di quel che era tràsporto del bestiame che veniva da Buffalo accaduto. Ma non era ancora la fine. La valaned era destinato a New York. La tariffa era ga si era appena messa in moto e nel gruppo di d i 12 5 dollari per vagone. Vanderbilt la por. Vanderbilt il panico cominciò a serpeggiare tò a 100 dollari. Gould l'abbassò a 75. La Il vecchio re della borsa stava per cadere. Centrai scese a 50 e I'Erie, in risposta a 2~. Drew e Gould gittarono in un sol colpo sul Vanderbilt divenne furioso e portò la tariffa ad un dollaro per vagone. Gould non poteva mercato altre cinquanta mila azioni. li corso che era salito a 83, ricadde a 71. Era il moandare così lontano e il Commodoro ne fu mento più tragico deUa tempestosa carriera di felice, sicuro di aver questa volta battuto iJ suo avversario. Non era così. L'Erie cessò Vanderbilt. Eppure questi acquistò tutto, pagando in buon denaro contante. In due ore di trasportare il bestiame e la New York Centrai fece affari formidabili. Chi ne benesborsò 7 milioni di dollari; fu quella un:> delle più grandi transazioni a cui assistè Wall ficiò però, fu Gould che s'era dato al comStreet. Ma il Commodoro si veniva a trovare mercio del bestiame e che con la quasi grain mano 100 mila azioni che nessuno gli tuità del trasporto realizzò enormi somme. avrebbe acquistato e che egli non osava venAnche stavolta Vanderbilt aveva sbagliato dere; inoltre ave,·a sacrific:ato nel combatti. e Gould aveva vinto. «E' l'uomo più forte d'America» dovette ammettere tristemente il mento quasi tutte le sue disponibilità. Allora Commodoro. La vecchiaia ormai lo aveva ragle cose presero un'altra piega. L'll marzo, giunto anche nello spirito. Cominciava ad ave. mentre Drew e Gould e un altro socio, Fisk, re una paura folle di perdere la sua immensa erano nei loro uffici a dividersi il bottino fu ricchezza, che era divenuta per gli americani rono avvertiti che Ji si veniva ad arrestare per un simbolo. Ma anche la parsimonia era dòinfrazioni alla .legge e che il Commodoro. fu. venuta per lui un abitudine. Nel 1873, essendo rioso, giurava a tutti gli dei che li avrebbe c.tduto gravemente malato, un medico gli or. <hiusi in galera prima di mezzogiorno. E allora Jinò dello champagne. li vecchio milionario i rispettabili membri del comitato esecutivo si lamentò: «Dottore non me lo posso perdelle ferrovie Erie, con le tasche gonfie di valori, i registri sotto il braccio e seguiti da mettere. Della soda non sarebbe sufficiente? » Il 5 gennaio 1877 lasciò infine la sua presa sui una carrozza che portava 5 milioni di dollari 90 milioni della sua ricchezza e trovò nella fuggirono a Jersey e si installarono all'Hotel morte la pace che non gli aveva dato la vita. Taylor per attendere che la tempesta si calNegli ultimi anni era stato ossessionato dal masse. Ma arrivarono invece curiose notizie. desiderio di perpetuare il suo nome e le sue Vanderbilt inferocito, in una collera folle, opere. La sua formidabile vanità si manifestò aveva inviato cinquanta uomini armati per ar. meglio che in altri modi, nella proposta, che restare i suoi avversari e consegnarli ai giudici egli fece al Consiglio Municipale di New di New York. L'Hotel Taylor divenne allora il forte Taylor. Drew fece venire il capo della York, proposta sostenuta da molte migliaia di polizia della città e costitul un corpo armato dollari versati ai rispettabili amministratori cittadini, di elevare a Washington e a l11i due di quindici uomini. L'ispettore Masterson, delstatue affianc)lte nel Parco Centrale. E, benchè le ferrovie dell'Erie, fece venire i poliziotti non nel Parco Centrale, in uno dei parchi sedella società e fece circondare l'Hotel. Tre .:annoni da dodici libbre furono piuzati sulcondari di New York il Commodoro riuscl, ancor vivo, ad avere il suo monumento. la gittata dell'albergo che dava sul fiume D O li E~ l (l O

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HÈ N/lf>OLEONE abbia avuto uno o più sosia è ormai cosa ma è altrettanto discutibile che LI pn. · d"l • Elena non sia stato l'Imperatore . 8JontetO dei francesi, ma un qualsiasi sconosciuto. Na leone Bonaparte non sarebbe ~orto a S El!a? Le venerate ceneri che ora nposano . p . . « Sulle rive della Senna » appartera angt . ·c· t > • - que· rebbero ad un umile mtstt tca ore . .uo . • ..1..1..., la più grossa frode della storta, sttone SJrc:uu<: ' . . d IÌ'E od l l . . rande mtstiftcaztone e vo m emo. a ~~ng voglio con queste mie righe_sostenere I tes' tale dramma giallo appltcato alla ta e. ~ voglio soltanto un'ipotesi a puro S!orlta, di cu~iositi, voglio far conosce~e ~ueiJo tito o_ rebbcro ddinire c strane cOtnctd~ che st potd una grande tragedia dells stona.» rtlwve a · _"d &no tuttavia r essendo cotn<.t cnze . . ~ ~. pu 1 Del resto anche documeotu.t~t da ptnsa~·-· · nntrcbbcro far ricreJere ti

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mondo su CIÒ che h.t fX!OS.tto per oltre un secolo! Napolc:onc, dunque, sarebbe vissuto a Verona ual febbraio Jcl 1816 aJla prima,•era del 1823 e morto sotto ti p1on1bo dt una sentinella austriaca al castello d i Schoenbrunn nella notte dal 4 al 5 luglio deL 1!!23. A S. Elena glt Inglesi avrebbero gelosamente custodito non l'ex tmpcratorc dci francesi ma un suo urrulc sos1a: Esiste ancora ncglt arch1vi del comune di Verona una lkenza d t commercio (permissione dt 1 cndita) nlasoat,t m data 13 febbrato 1816 a certo Silvto Landòc di Marsiglia. Fu dunque wrso la metà del febbraio del 1816 c.h~ tn Verona st apri sulla via Lunga un ncgozto dt oggetti d'otttca.. Il padrone era un uomo di Ctrca 50 annt, pic. colo, bruno con una leggera tendenza alla pinguedine e due oc~i viv~ssi~i, penct~antt che rivelavano una vtvace mtelltgenza; SI faceva chiamare Silvio Landò e diceva di pronire dalla Francia, dove si era recato sin da piccolo; aveva una tale rassomiglian~a col grande Còrso che gli fu subito dato il nomignolo di Napoleone. Egli fu molt~. sc:cca~o di q_uesto ~pran_no~e e, sia per quest 1mtaztone, sta per ~l des~deno di ricercare un posto meno prosatco dt una via abitata esclusivamente da mercar1t1, dopo nemmeno 15 giorni decise d1 ambiar quartiere e trasportò 1l suo negozio in un piccolo locale sito in Piazu dell'Erbe all'angolo dello storico Volto Barbaro. Il l~ale in parola esiste

tutt'ora e fa parte dell'ala di una gran,lc farmacia. Il Landò non conduceva personalmente il negozio ma si valeva di un giovane operaio: veniva al negozio saltuariamente e per lo più passava la sua giornata girando irrequieto qua e là: appassionato per t cavalli, <juasi ogni giorno faceva una cavalcata sui colli dei dintorni. Sovente, nei mesi estivi, chiudeva il negozio e si assentava per lunghi periodi, anche di mesi, dicendo di dover sbt~gare cerb affari. Tale condotta diede dapprima un po' nell'occhio aJia gente del quartiere che però, col ten1po, si abituò allo strano personaggio considerandolo una specie di maniaco. Il Landò era tuttavia molto corretto e gentile sl da acquistarsi in breve le simpatie di tutti ; ma non strinse amicizia con nessuno tranne che con ua certo Paolo Pictrucci, un orafo che possedeva un piccolo negozio accar1to al suo. Que. sta amicizia però non diede mai corso ad alcuna confidenza. A buon cooto è proprio dal Pietrucci che proviene questa strana storia : infatti le notizie sopra riportate mi sono state comunicate personalmente da un pronipote dell'Orafo, certo Giuseppe Pietrucd, tutt'ora vivente ed abitante a Verona_ Passarono cosl sette anni. Nella serena pace di Verona il Landò aveva cobnllò un po' quells SIU irrequietena dei primi Bior. ni, era un po' invecchiato : solo gli occhì rimasti più vivi e febbrili che mai a niare il misterioso travaglio della sua naliti. Un giorno, verso la mdà di del 1823, il Landò si presaatp al ...,.,..M


NAPOLEONE FESTEGGIA IL SUO ONOMASTICO A SA NT 'ItLENA

gli. diss_e che. avtebbe dovuto assentarsi per un pruo . d1 ~est dov~ndo recars1 a Vienna per affar, : gh consegno in tutto segreto una lettera diretta al Re di Francia LUIGI XVIIJ e lo pregò custodirla gelosamente e di spedirla sola. mente se entro tre mesi egli non fosse ritor. nato. Partì e nessuno lo vide mai più. Passati i tre mesi il Pietrucci spedl la lettera, congetturando chissà cosa ma, fedele alla promessa fatta, mantenendo il silenzio. Fin~eote _si _Può pensare con quale sua merav1gha, gli SL pr.eseotò, verso Ja fine di stttembre, un emissario deU'.Ambasciata di F rancia a Vienna il quale vendette il negozio e, regalatigli a titolo di gratificazione 100.000 franchi, si fece promettere l'assoluto silenzio ~u ogni cosa. Il buon orafo mantenne a lungo •l segreto, ma in punto di morte (nel 1839), consegnando il danuo, gelosamente conservato, al figlio Michele, gli narrò ogni cosa aggi~gendo di essere certo che quello stra. no otbco che lo aveva onorato colla sua, sia pur fredda, amicizia fosse stato Napoleone Bonaparte. Egli aveva visto il generale Bonaparte durante la campagna del 1797 ed aveva immediatamente notato la strana rassomiglianza del Laodò: il carattere, le eccentricità e la va. stissima cultura di costui gli fecero nascere i primi sospetti che diyennero certezza dopo NAPOLEONE PRIMO CONSOLE DI OAYIO (Yenallloo)

che il governo francese tentò di comprare il suo silenzio.

FirlO a questo punto la faccenda è abbastanza strana, ma più interessante anGora diventa quando se ne cerca la conclusione. E tale conclusione si trova ia un documento che si conserva tutt'ora al Castello di Schoeobrunn e che consiste in una serie di annotazioni personali, una specie di diario storico, che teneva il Conte Carlo Federico di .Arnestein, amministratore del Castello di Schoenbrunn dal 1821 al 1827. Da una di queste annotazioni risufta che nella notte dal 4 al 5 luglio 1823 una sentinella vide uno sconosciuto che tentava di scavalcare il muro di cinta del parco del Castello. la sentinella intimò il « Chi-va-là » e non avendo avuto nessuna risposta sparò allo sconosciuto che, colpito a morte, nel rantolo LE NOZZE DI NAPOLEONE E MARIA LUIS A (ftou,et)

dell"agonia mormorò frasi sconnesse, fra le c1uali ben si distinsero le seguenti parole: « ...mio figlio... il re... mio figlio, il Duca Reichstadt... ». Lo sconosciuto non aveva alcun documento od altro che permettesse di riconoscerlo, ma presentava una caratteristica rassomiglianza con Napoleone Bonaparte; il fatto destò naturalmente una grande curiosità neJJ'ambien~ della Corte, curiosità che aumentò enormemente quando !'.Ambasciatore di Francia chiese ed ottenne il permesso di far portare via. la salma. La serie replicata di queste coincidenze fa veramente pensare che l'ottico di Verona, lo sconosciuto di Schoenbrunn ed il grande Corso siano la stessa persona; ma viene naturalmente la domanda : Chi fu l'esiliato di S. Elena? Chi ebbe tanta abnegazione da sostituire l'im. peratore nella prigionia? Continuando a sostenere tale tesi possiamo fare queste constatazioni : Napoleone nelle sue attività si servi, l'ho già detto, di sosia, e quello, pe,r così dire, ufficiale," fu un certo Robeau, un soldato del terzo Reggimento Cavalleggeri, nativo di Baleincourt, che per la sua rassomiglianza all"imperatore, veniva chiamato dai compagni « petit caporal ». Il Robeau fu rintracciato da un emissario di Fouchè e nel 1808 presentato all'imf?Cratore che sovente se ne servi. Ora sembra che nel 1816 il sindaco di Baleincourt soUecitato dal governo di Luigi XVIII a dar notizie del Robeau, dichiarasse esser questi mi. steçiosamente scomparso. Inoltre (ci riferisce il Laocillotti in «Napoleone .Anneddottico ») nei registri delio stato civile di Boleincourt (dipartimento della Mosa) si può legger~ nella matricola del milite . di cavalleria Robeau la seguente iscrizione : (( Morto a S. Elena, possedimento inglese ». la data è radiata con speciale cura. E' quindi evidente che, se sostituzione vi è stata, il sosia è il Robeau : io tal caso il fedele cavalleggero diverrebbe un eroe da leggenda il cui spirito di abnegazione •! di


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dedizao_ne al suo imperatore sarebbe degno di essere tmmortalato dalla storia. . Considerando !"accaduto si può anche ob. baettar~ che !"ottico di Verona sia semplicemente al Robeau e che Napoleone abbia veramente finito i suoi giorni a S. Elena : ma allora perchè quella sua fug:a d .tIla Francia? Pc~chè quella sua visita a &hoenbrunn ? Per. ( flè ~uelle pMolc dette morendo? La prima c1ucsuonc pvò esser spiegata col giustificato til l'Ore ;lei « sosia » per il governo di Lui. ~i XVUJ, nu le altre assolutamente non si 'pregano; inoltre si può controbattere che il P?l"~ro ~l dato . di c:walleria. il po1 ero prol mnalc d~ B:demcourt difficilmente poteva co. rtoscere bene la lingua itali.ma. diffitilmcntc po1e1·a possedere quella eclettiCIIà di cultura d1e a1·eva dimostrato il Landò c per di più non si spiegherebbe chiaramente la ragione di t.lnto interess.1mcnto francese per la ~a lm.1 di ::,choenbrunn. Altra- obiezione i: che Napoleone, l'uomo .!alle cento b.tttaglie. !"indomito dall"i mmcn'a .tmbiziont" non si sarebbe adattato a rrfu~we L sua sconfitta nel fondo di un ne~-:ozio di una citt.tdina del Veneto : la sua esuheranza morale e lisic.t g lielo avrebbe impcJito. Si può però osservare che egli stesso avc1'.1 ,{(.. <iso d~e si sarebbe ritirato in Ing hrlterra .1 1 il ere come libero cittadino: « Come un .:.t''eliano di provincia, ligio alle leggi J -:1 suo p:~cse )) a1·eva detto ai fedeli del suo s.:.:uitu! Può darsi che, avendo conosciuto in pr::,~Jcnza le intenzioni dc~li inglesi, abbia preferito S<omparire così da'Ila scena Jel mondo limi. t.ando anche i suoi sogni di castellano. Nei uotici g iorni che seguirono alla disf.ttta di Watcrloo, Napoleone ebbe, and1e dai suoi f.tmigliari, numerose proposte di fuga : lo ~•esso fratello Giuseppe, a lui molto somig liante, propose perfino Ji sostituirlo di petsona in modo da attrarre su di lui l'attenzione Jei coalizzati permettendogli così una fug:\ indisturbata: si può pensare che proprio in ~egu ito a questo gli sia nata l'idea della soStituzione e della fuga e che abbia voluto sec. ~liere Verona come una delle città italiane più 1·ic ine a Schoenbrunn dove è noto che vivc,·.t il figlioulo, il suo più grande affetto. Posso ancora agsiungere che sorsero, a suo tempo, molti dubbi che il prigioniero che a bordo del N orthumberlaud andò a S. Elena fosse l'imperatore in persona. Una certa miss Maud Bichin, che al"eva conosciuto perfettamente !"imperatore ed era andata nell'isolctta del l'Atlantico per visita rio, dichiarò d i essere certa che il prigioniero di S. Elena non e ra Napoleone «ma un prezioso mistificatore che si sacrificava per lui ». E tanto nel diario di Hudson Lowe (il terribile e odiato guardiano) quanto nelle annotazioni di Las Cases, che lo aveva seguito nell'isoletta è rilevato che il prigioniero aveva un portamento privo di dignità cd umile!... Tutti i fatti che sin qui ho narrato danno dfettivamente molto da pensare, ma sono sol. tanto fatti che io ho concatenato con ipotetiche congetture : saranno convincenti? Non oso sperarlo perchè confesso che io stesso non ne sono convinto, ma soltanto spero fermamente che un giorno qualcuno si accinga a risolvere la questione poichè negli archivi dell'ambasciata di Francia a Vienna devono certamente esistere delle documentazioni sufficienti a sfatare ogni supposizione o ad elevarla a verità storica. BARIO

PIANDil'll

Allo stesso modo con cui è stampato :

II.

\T J~TRO

Il o 'l' ,., o LE PAROLE COME ATTO RNO A UN RAZZO che si consuma c" è un denso scoppiettio di favi Ile, così intorno .1 ogni uomo c'è un perenne sfrigolio di parole : dette, pensate, scritte, queste parole 1·.1nno più o meno lontano i :.tlcune le porta un foglio da un continente ali" altro ; al.une un filo ; le più invece rimangono vicino al loro autore cadendo nelle orecchie degli altri o perdendosi nell"aria; altre infine pullulano sul suo cervello come bollicine e di queste, nicnt;altro che di queste, è for~ata la cosiddett.t vita interiore. Mi ha sempre spaventato il numero delle parole che !"umanità produce OJ!ni giorno. Se al tramonto, Mefistofele domlndasse a D omineddio: « Quante parole hanno detto <'ggi g li uomini! », la risposta non potrebbe essere che una <:ifra spal"entosa. Prima dell"in,·enzione della scnttura, te parole si perdevano, "eramente come le fa,·ille di un razzo, c il pensiero um:tno aveva il pia. cc,ole aspetto dt un fuoco J"artificio. Pow importa che un.1 qualche frase rimanesse per settimane o per anni nella memoria di alcuni: la somma delle parole, soprai"Vissute al giorno in cui erano state pensate o dette risultava così esigua che la voce del pas. sato era appena percettibile. Poi si trovò la scrittura, ,·uol dire il modo di aumentare attorno agli uomini una cifra che già faceva terrore. Per fortuna, la mano è lenta, la penna del copista impiega del tempo per riempire una pagina. E" più facile pronunciare una parola che fermarla sulla carta. Dice,·a un antico : «Dettando io rallento il fulmine del discorso». . E soprattutto pensiamo quanto fosse piccolo d numero delle copie che si potevano avere simultaneamente di un dettato: cento, duecento. Ma ecco una nuova invenzione: la stam. pa con tutti i suoi prodotti mino~i : libri, opuscoli, giornali, manifesti. Una « tempesta nel mare delle parole » : quelle di ieri, quelle di ieri l'altro, quelle di cento e mille anni fa si ~ccal"a lhno con le parole di og~-:i; e sen:tpre la voce·del passato è più forte, rumor.osa, assordante che non quella del giorno in cui viviamo. essendo tutte indistintamente le nostre letture un prestare orecchio a discorsi di uomini morti, o comunque a discorsi dei giorni passati. Ma qui il miracolo non è tanto nel fatto che i libri san composti di parole pronunciate ieri; quanto ne l fatto, _contrario, che !"umanità, dopo averle generate, - divora le sue frasi stampate. Quasi tutte le parole che si stampano sono degne di morire e devono morire per la salvezza di ogni uomo che, già appesantito dal bagaglio dei libri immortali, non potrebbe fare un solo passo avanti se dovesse portare:- con sè l'infinito vaniloquio degli altri. Ogni giorno, miliardi di parole tentano di sopravvivere in quella medesima veste d'in. chiostro e carta che hanno i versi di Omero, Shakespe~.:, Dante.

« Come nei pleniluni sereni « Trivia ride fra le ninfe eterne

« Che dipingon lo ciel per tutti i seni >>. presenta ai nostri occhi : «Termosifoni elettrici « Cl"itano applicazioni di caldaie «tubature ed uso di Gtrboni l>. E così si_ presentano gli articoli di politica estera, i corsivi, le note dei g iornali; così le .m igliaia di poesie, frutto quotidiano dell'errore, in cui cadiamo migliaia di uomim, di crederci poeti. Un conto, misteriosamente fatto, ma preciso, dice che, in ogni minuto, due persone s'illudono di essere grandi come Leopardi. Chi pensa a far giustizia di tante parole> Chi porta alla tomba queste frasi nate morte? Chi presiede a questa grandiosa pulizia della nostra casa terrena, ogni sera ingombra di to. g li vanamente stampati ? E" possibile che i rosei piccoli cestini del nostro studio, tanto trascurati da noi, compia . no J"ufhcio di liberarci da un mucchio di parole che, lasciato ~ rcs~ere, n ca.:cc.rebbc fuori di casa? E gli spazzini, dunque nella loro ca. sacca verde, con le scope innanzi e il cesto sulle spalle, sono spazzini di parole? Rotolano davanti a sè cumuli di frasi vanamente pensate, dette e stampate ? Se è così, nei carri detJa nettezza urbana, c he passano la sera, grandi come chiese, facendo tremare i quartieri, io non vedrò che un cimitero di parole; e mi cavc:rò il cappello davanti a questo funerale della parte migliore di ciascuno di noi. Sop~avviene la notte. G li uomini dormono. La produzione delle parole s'è tidotta al minimo: qualche centinaio di migliaia pronunciate nel sogno, numeri da giocare al lotto, idee fisse... Se si tolgono alcune decine di pazzi, intenti a scrivere a l lume delle lampade, da tutti gli al tri esce una parola ogni quarto d'ora, come una goccia d'acqua dal bocciolo di una lootafla mal chiusa. E intanto le fogne della città ricevono valanghe di libri, giornali, manifesti, lettere: la enorme congerie delle parole morte. Alcuni minuti prima dell'alba segnano il momento in cui l'unil•erso è più pulito che mai di parole: scomparse quelle di ieri, non ancora comparse quelle di ogsi. Ma canta il gallo. « Su, mortali, destatevi. Il dl rinasce : torna la verità sulla terra, e portasene le immagini varie. Sorgete; ripigliatevi la soma della vita; riducetevi dal mondo falso nel vero » gli fa dire Giacomo Leopardi nello

Srir detamegòl bara letzafra. Ma in effetti il canto del gallo rompe la dtga delle parole. In una traduzione meno alta e più veritiera, esso suonerebbe cosl : « Mortali, dopo il silenzio della notte, tornate a gettare i vostri miliardi e miliardi di parole, riempite il mondo di sillabe. Escano dai vocabolari italiano, francese, inglese, tedesco, finnico, amarico ecc. gl'infiniti vocaboli; le inerti grammatiche e sintassi rimettano in moto le loro leggi! ». Il nobile scrittore, che, ancora nel letto, ode questo canto, rima~e agghiacciato dal terrore. Come colui che, dovendo inventare un secchia d'acqua, arriva d'un tratto in vista dell'oceano. VITALIA~O

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L'UNIONE DELLA NORVEGIA al suo futuro regno era stata « la gt·ande pemée » del maresciallo Bernadotte di\'entato principe ereditario di Svezia. Come tutti i monard1i di n~•ova data*sentiva di aver bisogno di un poco d1 éonquista territoriale per rinforzare la sua posizione. Tanto più che atlora la Svezia non si era allontanata di molto dal tempo della sua grandezza militare, e il maresciallo poteva ragionevolmente pensare che se il popolo sve! Jese aveva scelto un ex-caporale come Re, era perchè quella grandezza lo seduceva ancora. La guerra veramente popolare, sarebbe stata quella per riprendere la Finlandia alla Russia, 01.1 non vi si poteva nemmeno pensare. La >proporzione delle forze era troppo grande per e~sere compensata dalle risorse strategiche e dall'esperienza napoleonica del Maresciallo. D'altra ~arte la situazione politica dell'Europa, la decadenza dell'impero francese dopo la ritirata ·di Russia, le ambizioni che il maresciallo ~tesso credeva non del tutto· chimerico nutrire <~ proposito di una sua elezione a Re di Francia (e infatti, quando gli ·Alleati ebbero occupato

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enlet'ée au Danemark parce qu' il 1/0IIJ

at•ail élé fidèle pendant /o/1/eJ le; guet·res nttpoleonimnes. et d onnée à Bemado/fe parce qtt'il ne l'avait paJ été ». L'inghilterra non

vole"a che la porta del Baltico fosse custodita da una sola Potenza, anche piccola come la Danimarca; e nello stesso tempo le com·eni,·a rinforzare la S"ezia, solo ostacolo all'avanzata della Russia verso il Mare del Nord, de lla quale l'occupazione della Finbndia era sembrata soltanto un primo passo. Per una volta tanto del resto la geografia anda\'a d'accordo con la politica: l'unità della Sv~zia e della Norvegia appare assai più naturale che non quella della Nor\'egia con la Danimarca, e anche economicamente vantaggiosa per tutti e due i paesi. In Norvegia però appena si ~eppe che i plen ipotenziari svedese e danese avevano firmato a K iel il trattato con il quale il Re di Danimarca « rinunciava irrevocabilmente per sè e per i suoi successori, a tutti i diritti e pretese sul Regno di Norvegia», la popolazione insorse. Il testo del trattato sembrava ambiguo, minaccioso per l'autonomia del Regno d i Norvegia in seno all'Unione. Ad Eidsvold i rap--

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l.t frtiiHlll.l 11\lf\tl.;l)L' .dJ.\ [l ')t.\ <klit 'lll: trll j'fk ht unJ gucrr,t >llllOOitL,I, ,IIIJ hnc ddla quale Bernadotte accettan la costituzione norvegese e ammetteva davanti al parlamento norvegese ( lo Slorthing) che la base dell'Unione della Svezia e della Norvegia era « l'elezione spontanea e unanime » del Re di Svezia a Re dt Nor\'egia da parte del popolo norvegese, e · non il trattato di K iel, al quale i norvegesi non ave"ano preso parte. · A Trondhjem, la città del Santo Re Olaf, Bernadette fu incoronato Re di Norveg ia se. condo un cerimoniale leggendario ed arcaico ricostruito per la circostanza dagli eruditi, che commosse provvisoriamente i norvegesi. Il ma- · resciallo pure era commosso: «la cerimonia di oggi - confidava al suo ministro - mi ha ricordato un'altra grande emozione: quando nel 1760 servivo nelle Guardie francesi, e il sergente, alla parata, mi chiamò fuori dai ranghi gridando: in nome del Re, riconoscete tutti come caporale Bernadotte Carlo GiOvan ni ! » In cinquant'anni il caporale era diventato due volte Re, a Stoccolma e a Cristia. nia , accettato come tale da tutte le vecch ie Corti. Benc~è ormai non fosse più possibile pensare di rivendicare alla Svezia la parte


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vegia avevano avuto un unico servizio consobrillante rapprese-ntata fino allora in Europa, camento. l> ..!tra parte, heri dd la gloria d1e lare, nel quale pote\'ano entrare tanto i norve. pure, alla testa di due Regni dci quali uno i nomi di Ibsen e di B.iOrnson riflettevano su rronteggi>~va la Russia e l'altro "l'Inghilterra, gesi che gli svedesi. Ora la Norvegia .pretenCristiania, essi consideravano la Svezia come certa 1mportanza rimaneva ancora al So1·rano una Boezia, una terra di filistei le cui pretese di deva un servizio consolare esclusivamente nor. vcgcse : e lo Storthing votò nel 190~ una legge dell'Unione, e le grandi cancellerie non potepredominio erano intollerabili. che lo istituiva, e serua tener conto dell'oppo. In Svezia si nutnva lo stesso sentimento per vano considerare come trascurabile l'onentas1zione svedese stabilì che sarebbe ent>ata in mento politico d i Stoccolma. i norveges1. La Svez1a aveva una stona, la vigore l'anno dopo. La legge veniva dopo un Appunto, però, di Stoccolma. L~ poliu~:t Non•eg1a non ave\·a che remote e fantasiose ~aghe; ma1 aveva detto una sua parola nel decennio di trattative inconcludenti sol piano estl!ra dcii'Un1one passava per Stocmlma, soldell'unione: comitati « unionali », incontri di mondo, era sempre stata sottoposta a qualche tanto per Stoccolma. L'altra capitale deii'Unio. Re di fuori. Gli svedesi parlavano con alterigia ministri, pr.omesse della Corona. La cattiv,1 ne, Cristiania (come allora si chiamava Osio) da gran signori dei par ve11111 norvegesi: una volontà svedese era stata evidente; ma da parte era completamente ignorata in diplomazia. l volta .:he l{e Oscar avt-va chiesto a un suo norvegese era stata ugualmente evidente la diplomatici quando studiavano l'equilibrio del Ciambellano cosa poteva offrire a una signora buona volontà di servirsi di quella prilpa con. Baltico, scrivevano «LA rour de Slockhollli »; come « un piccolo ricordo senza nessun vaquista come di un primo passo verso l~ sepadi .Cristiania non se ne · parlava. Malgrado razione. Il Re Oscar rifiutò di sanzianare la l'Atto di Unione, l'incoronazione a Trondhjem, lore », l~ .svedese aveva risposto prontamente: legge, il gabinetto norvegese si dimise. Il Re le dichiarazioni Reali allo Storthing norvegese « regalatcle la Norvegia, Si re ! » rifiutò d i accettare le sue dimissioni, i ministri Poi la Norvegia era anglofila. Il suo com. e alla Dieta svedese, questo piccolo particolare mercio era quasi tutto con flnghilterra e se i le presentarono allora allo Storthing. la situabastava per da.re la sensazione alla NOivegia tjords erano una miniera d'oro, lo si dovev:\ zione della Corona era imbarazzante, ·giacchè di non essere completamente pari alla Svezia ai ricchi inglesi che venivano avisitarli e alle il Re era nell'impossibilit~ di trovare anche un nell'Unione. «Più gli Stati sono piccoli, piit solo norvegese disposto ad assumere il potere colonie di albergatori inglesi che li popolaaumenta la loro suscettibilità », diceva il prinvano. Prima, anche la Svezia era stata anglofila, in quelle circostanze, e lo Storthing ne approcipe di Talleyrand; per i norvegesi, l'apparente subordinazione alla Svezia nel campo internaper timore della Russia·: e nel 1855, al tempo fittò. In un indirizzo solenne al Re dichiarò che « poichè tutti i ministri si sono dimessi c zionale era sommamente irritante, e li trovava della guerra di Crimea, si era posta con sollievo sotto la protezione di un trattato col quale il Re non è in grado di p rocurare al Paese un sempre pronti a inalberarsi. Finchè la politica estera era rimasta interanuovo governo, il potere regio della Norvegia l'Inghilterra e la Francia si impegnavano « a fornire al Re di Svezia e Norvegia le forze ha cessato di funzionare ». E siccome il Re mente affidata al Re, questa condizione era militari sufficienti per rc>Sistere a un·aggresOscar rifiutava di ricevere l'lndirizzo della de. parsa meno urtante. Ma nel corso del secolo XlX la rapida evoluzione delle costituzioni in sione della Russia >>. Ma dopo la formazione legazione inviatag li, la Presidenza dello Stor. thing glielo spedì per posta. senso parlamentare aveva finito per sottrarre. delrimpcro tedesco l'orientamento di Stoccol~nche in Svezia la politica estera alla di rezione ma tra cambiato: la rivalità coloniale angloIl Re Oscar ne pianse nelle braccia dell'1m. francese e l'amicizia franco.russa avevano tolt<J del Sovrano: e quando nel 188~ la revisione peratore Guglielmo, subito accorso in panfilo della Costituzione svedese l'aveva alhdata al ogni valore al trattato del 1855, benchè mai a consolarlo. Al viaggio del Kaiser la stampa denunciato; e contro la minaccia russa la Gerministro responsabile di fronte al parlanlento, internazionale non mancò di attribuire uno i non·egesi si erano sentiti in una posizione mania sembrava una protezione più sicura che scopo. politico, la ricerca cioè ·di qualche ma· ancora più subordinata, gi~tcchè almeno in pra. non l'Inghilterra. Il Re Oscar aveva tenuto a niera per ~ttenuare i vantaggi che l'Inghilterra diventare buon amico del K aiser Guglielmo c tira la politica estera dell'Unione era affidata poteva trovare nella formazione di una Norcosì a un ministro responsabile non più verso il avtva scelto la moglie del Principe ereditario vegia indipendente. Poche cose danno il segno nella Casa del Baden, imparentata con gli Hodei mutamenti sopravvenuti in Europa dopo b. Sovrano comune, ma verso il solo parlamento svedese. henzollern. A Cristiana la germanofilia di Guerra Mondiale del '14, quanto il fatto che Cominciò aiJora un periodo di tffisione, che Stoccolma era considerata pericolosa per gli nel 1905 ancora sembrasse in1possibile a uno in ,·ent'anni doveva condurre alla fine del. interessi norvegesi, o per lo meno i radicali Stato europeo di fare a meno di un MonarcaBjomson avrebbe voluto proclamare in Norvel'Unione. In verità non si trattava proprio affettavano di considerarla tale, e ne facevano soltanto di questa faccenda d i equilibr-are meun pretesto per insistere sulla necessità di avere gia una Repubblica, lusingandosi probabilglio le parti dei due Stati nell'Unione : tra i · una politicà estera indipendente da quella del mente di diventarne il presidente, ma tutte le ministero degli Esteri svcedese. Temevano di due paesi c'erano, e forse ancora ci sono, diffepersone che a Cristiania avevano il senso della renze di costumi, di tradizioni e ·di mentalità. essere coinvolti dalla Svezia in quakhe avvenrealtà europea g li furono contro. Bisognava La Svezia malgrado le rapide concessioni che tura europea, press'a poco come oggi la Svezia che la Norvegia si scegliesse un Re, democra· teme di esservi coinvolta dalla Finlandia. andava facendo alla democrazi~ rimaneva semtico quanto si voleva, ma imparentato con qual· I giornali dell'epoca, in Germania sopratpre un paese dai tratti aristocratici, che fino cuna delle grandi Corti. Forse il Kaiser, arrivando in Scandinana tutto, hanno voluto scorgere nello sfondo del al 1865 aveva conservato la divisione dei cittaseparatismo norvegese la presenza occulta delproprio mentre la Norvegia stava cercandosi un dini in ordini o stati come nel Medioevo, c l'Inghilterra. Senza dub!:>io questa aveva intenel quale ancora la vecchia aristocrazia rima. Re, non voleva soltanto consolare il vecchio resse di evitare che l'influenza tedesca predoOscar con il conferimento del grado di amtnj. neva influente e autorevole, padrona dei gradi 'più eievati dell'esercito, della Marina e delraglio tedesco. Sperava il Kaiser nella poss1bl· minante a Stocèolma potesse estendersi fino l'amministrazione; la Norvegia invece era risosulle coste fronteggianti le sue, nel mare del lità di p roporre attraverso Stoccolma un can· No~d ; ma il separatismo norvegese era tallutamente democratica, ugualitaria, aveva aboàidato scelto fra le Case regnanti germaniche? lito i titoli nobiliari non ostante il veto del Ma Re Oscar che nel suo contristato sdegno mente piu antico dell'influenza germanica a Re, e la sua vita politica era tutta nelle mani Stoccolma, ch e riesce difficile attribuirne la verso i norvegesi rifiutava anche. di acconsenresponsabilità all'Inghilterra; la quale poi, al ti re all'elezione del suo secondogenito, prodei radicali, per i qu;~.li l'influenza svedese sul principio del secolo ventesimo, cominciava apSovrano era sospetta non solo come svedese, posta dai norvegesi come prova dei loro sen-. pena ad accorgersi che la Germània rappreseo. ma anche come poco democratica e poco protimenti di affetto verso la Casa Reale e J1 gressista. In Svezia predominavano, come classe amicizia verso la Svezia, non aveva nessuna tava per lei un pericolo molto più prossimo nuova, i contadini proprietari; in Norvegia, intenzione di occuparsi di trovare un succ~rr dell'espansionismo colcniale francese. Certag li armatori, i costruttori di navi, i commer. mente l'Inghilterra ebbe molti motivi per a se stesso. E nella scelta del nuovo Re fu l 1n· essere contenta della fine dell'Unione scandicianti. Fi.Ialmente in Norveg ia veniva su, e fluenza inglese che decisamente prevalse: il si affermava all'ombra del prestigio europeo nava, ma. il suo contributo effettivo a raggiunprincipe Carlo di Danimarca era marito della di Bjornson-Bjornstierne e di Ibsen, un gruppo gerla non aveva bisogno di essere prepondefiglia. di· Edoardo VII. Si dice che Re Osct~ rante: l'eloquenza di Bj(irnson, c quella, non di giovani intelk-ttuali che in politica avevano aboia avuto per la Norvegia tristi pr~timenll tutti tendenze estremiste, riflesso del loro Indimeno antisvedese, di Fridtjof N ansen l'esplodopo la separazione : secondo un suo brografo, vidualismo di artisti; essi reclamavano per la ratore polare ( am il quale polemizzava dalla egli avrebbe guardato con tristezza verso .«l~ Norvegia come paese lo stesso diritto a « vi\·er parte sved~e l' :~.ltro esploratore illustre Sven figlia ingrata e temeraria, minacciata da VIC101 potenti ; verso Cristial)ia, destinata a divcrttat la sua vita » che reclamavano per i personaggi Hedin) bastavano da sole. Il pretesto fu trovadei loro drammi o romanzi, quali che potesscrc to appunto in una questione d i relazioni con forse un g iorno una n uova Kiel, una nuov~ essere alla fine le conseguenze di questo afimnl'estero. Nel regime d'Unione, Svezia c Nor. Gibilterra oppure una nuova Kronstadt »... X ,, X L 1 O 1. 11 P l :'W A c· C l


corte, anzi il suo uomo di fiducia, era anche uo pegno sicuro per l'avvenire di Giulio. Quando una scienza degli astri, agli influssi misteriosi infatti, a sette anni, giunse il momento di scedi occulte potenze, principalmente alla singogliergli una scuola, il principe pensò soltanto lar-ità del suo destino. al Collegio Romano, tenuto dai Padri della Giulio Raimondo Mazzarino nacque .il 14 Compagnia, la prima, senza paragone, di Roma, luglio 1602, da Pietro Mazzarino, siciliano, e la scuola dei suoi stessi figli. E fu una grande dalla nobildonna Ortensia Bufalini, romana, a ventura per il futuro Primo Ministro di FranPescina d'Abruzzo, nella casa ospitale d'un cia; una fortuna non comune per un fanciullo abate, fratello della madre, presso il quale di origini modestissime. Se nella casa Colonna ella era solita passare i mesi d 'estate. e8li poteva apprendere naturalmente le comCondotto quasi subito a Roma, la sua infanplesse e difficili regole di un perfetto cortigiano, a muoversi con disinvoltura tra i riflessi zia fu dunque fra le più felici che la pia e leggiadra Ortensia _potesse desiderare al suo scintillanti delle porpore romane, incominciare primogenito. Pokhè, aveva appena mosso i a sognare ambizioni di grandezza; nella scuola primi passi che fu accolto nella grande e splendel Collegio Romano accanto al latino liviano dida dimora dei Colonna, tra la famiglia del del dottissimo Padre Strada e alla sua famosa Principe Filippo, il Gran Coonestabile del Reretorica, poteva, nella quotidiana conversagno di Napoli. Il piccolo Giulio doveva crezione, imparare quelle regole di vita e i sottili scere in quella corte fastosa circondato da una ammaestramenti che facevano dei suoi maestri profonda e cordiale simpatia. Egli era, dal i più insignì e saggi po)jtici del mondo. suo canto, un fanciullo vivace, di pronta intelQuanto dovrà il Mazzarino a questi anni dt educazione nel Collegio Romano? Quegli ligenza, bellissimo: somigliava tanto alla madre. La grande amicizia del principe verso Pie. iosuperabili investigatori di anime credettero tro Mazzarino, tra i più intimi gentiluomini di · ad ogni modo di trovare nel giovane amico dei (R. P.

NON CREDEREMO CERTO alla leggenda divulgata dall'abate Elpidio Benedetti, l'amico fedele di tutta la vita, di un Mazzarino nato con due denti e « spirando in quella sua aurora un n~ so che di straordinaria lettizia >). E" la leggenda che ha sempre accompagnato ogni nascimento di uomini chiamati a straordinarie gràndeu.e. Serve talvolta a meglio definirli, talaltra ad adularli, quando non è l!n residuo dell'antichissima pretesa origine divina dello eroe. Forse, però, proprio il gran Cardinale sarà stato l'unico a prestarvi una qualche credenza tornando un giorno colla mente alla sua giovinezza profondamente felice, alla sua vita inverosimilmente fortunata. Credeva infatti ad

Bonnlncton) (Foto Aflnarl- Louvr•)


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Colonna una recluta ambitissima per la loro Compagnia. Non sarebbe stato del resto il primo dei Mazz.·uino a farsi onore tra i seguaci ,lell'antico capitano spagnuolo, egli portava perfino il nome a ricordo cd augurio: lo zio paterno era stato un insigne predicatore e uomo di santa vita. Era docile, il piccolo Giulio, .unabile, di modi cortesissimi; con aHaxinante modestia accettava le lodi, c senza o;goglio si prestaya a recitare la parte del primo della scuola nelle grandi occasioni, quando il Col. kgio doveva comparire ed apparire davanti a Papa Borghese e alla sua corte. Una fallace speranza, però, tanto più fallace tluanto più impenetrabile, in realtà gli rimaneva nel suo intimo. 1 Padri, presi dalla su't intelligenza, illusi da tante amabili \·i.-tù, non riuscirono mai a sospettare quanta ambizione egli era c:~pace di nascondere· nelle pieghe di un animo invariabilmente impertmbabile. Un ,giorno gli sarà attribuito, certamente dai suoi m:mici, questo triste e ripugnante programma: « Simula, dissimula, loda tutto, non credere a r.essuno ». Essi in ogni modo non seppeco accorgersi mai Ji un tale amore pe( il rischio e per l'avventura, di un desiderio insoffocabile di libertà nello spirito e nei sensi, di una sua quasi impossibilità fisica a sottoporsi alle leggi fisse e monotone di una disciplina religiosa che lo rendevano assolutamente negato per una qualsiasi vita ecclesiastica. Sicchè quando temette davvero di rinunere forse aDla 6ne inferiore alla loro tenacia decise all'improvviso di .;bbandonarne la scuola. A meno che, in questa circostanza, non sia da pensan: ad una giustificazione, almeno verso i suo1, per nascondere quell'incontentabile desiderio di liberarsi da certi freni, da certe pratiche devote e tediose e darsi sfrenatamente ad ogni godimento e spensieratezza. Poichè questo abbandòno coincide proprio con l'inizio di quell'oscuro periodo della sua vit,t che lo portò al punto di svuo. tarsi irrimediabilmente e perdersi in una mediocrità scolorita nell'illusione di un prestigio troppo facile a conseguirsi nelle liete brigare della Roma del primo Seicento. Incominciò a giuocare con un furore sfrenato. Freddo e impassibile davanti alla sorte, la sua fortuna stupiva come stupiva la sua prodigalità. «Nessuno più dolce, racconta l'amico Elpidio Benedetti, più servizievole, più disinteressato di lui... mostrava maneggiare i denari colla pala e spesso era solito dire che ad un uomo splendido il cielo è tesoriere ». Quindi un lusso fastoso, incompatibile colla sua età e le sue condizioni, vesti ricchissime, profumi rari e delicati, anelli e brillanti preziosi. Un giorno che, perduto tutto, era stato costretto ad impegnare da un usuraio le ultime calze di seta, tornando a giuocare disse semplicemente : «Quanto è stupido un uomo senza denari ». A nulla, probabilmente, sarebbe valsa la disperazione del padre, la pena di donna Ortensia, che vedevano svanire tante cure affettuose e tante speranze riposte, senza il sollecito intervento del Connestabile. Nella speranza che allontan;mdolo da Roma dovesse mutar vita e costumi, lo as~gnò al piccolo seguito che doveva accompagnare il figlio Girolamo all'Università di Akalà e alla corte di Madrid. Ma la Spagna, ove rimasi tre anni, non ne mutò n~ la vita nè i costumi. Madrid, allora, era la più splendida capitale del mondo. Centro di un impero immenso e di una grande civiltà nel suo pieno meriggio, vi convenivano gli uomini più insignì, le dame: più grandi, più

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~uà td~i-l/t?ofo/p/ belle, pii• :1\TCnturosc <.I ella tcna. •'lllazzarino, che aveva tutte le qualità per piacere e figu. rare, si immischiò negli intrighi di corte, amo. reggiò e soprattutto giocò. Fiochè il giuoco e l'amore non lo condussero a un'altra di qllelle (•streme decisioni, che, se egli fosse riuscito a portare a compimento, molto probaoilmente una vicenda tutt'affatto di,•ersa avrebbe 3\' Uto la sua vita. La figlia dell'amico Nodaro er~ una faciulla bella· e seduccntissima. L'aveva conosciuta per caso e per poterla avvicinare aveva dovuto seguire una strada :tssai lunga. ArrÌ\'ato finalmente .11 padre, col quale strinse presto un'amicizia cordiale, la cosa più facile:: fu il divampare di un reciproco amore 6no alla naturale conseguenza di un matrimonio senza indugi. La felicità deila fanciulla era largamente condivisa da Nodaro che credeva Maz. zarino il più virtuoso cavaliere di Madrid e l'erede di una grande e ricca famiglia romana. Taluni episodi lo avevano convinto, senza fasciargli dubbi, avvalorati a loro volta dalla vita sempre fastosa dell'amico di Girolamo Colonna. Quando, nella sua splendida maturità, Mazzarino sarà ritenuto l'uomo più bello e potente di tutta la Francia, passerà altresì come un rigido e riservatissimo sigrnorc davanti alle più inebrianti bellezze femminili della corte di Anna d'Austria. Quasi che l'avYentura madrilena aYesse chiuso una partita così importante nella vita di un uomo. Girolamo Colonna, non innamorato e che aveva forse avuto la segreta missione di vigilare sulle :n·ventate risoluzioni del gim·ane àmico, disfece in un giorno il bel ;Qgno della fig lia di Nodaro. Accogliendo la notizia dell'immin~nte matrimonio dalle labbra dello stesso Mazzarino, come se avesse già tutto predisposto per impedirlo con una manovra elegantissima, non mostrò nè meraviglia nè disapprovazione. lo pregò soltanto di volersi recare a Roma prima del matrimonio con una lettera per il Connestabile di grande importanza e delicatezza che non poteva essere affidata a nessun alt~o. Riesce quasi impossibile immaginare la facilità colla quale Mazzarino fu giocato dal nobile amico. Giunto a Roma «seppe colorire così bene il suo progetto » che alla fine il pa. d re, «quantunque lo ccnoscesse amatore di iperboli »,ne rimase persuaso e dette la sua approvazione. Assai diverso invece fu il Conne. stabile se non pure sottilmente crudele. Salutatolo, ironican1ente, col nome di sposo, e compiaciutosi anzi della sua risoluzione, dopo una brevissima pausa volse la cosa in ischer:zo, e quindi con parole dure gli proibì di parlarnc· ancora, di muoversi da Roma, imponendogli di mutare radicalmente vita e riprendere gli studi senza indugio. Mazzarino ebbe una crisi tremenda. Abbandonato palazzo Colonna, si chiuse nella sua stanza- in preda alla disperaztone e cadde malate. Ma la breve e pericolosa avventura di Madrid rimase chiusa. Dopo qual. che tempo riprendeva gli studi con una passione tale ch'era difficile prestarvi fiducia. E i Padri della Compagnia, forse all'oscuro della sua vita dissipata, forse soverchiamente indulgenti, o piuttosto fiduciosi nella sincerità del suo mutamento, tornarono all'inutile tentativo di persuadc:rlo ad entrare nelfOrdine. Così, quando tra le feste per la canonizzazione del loro fondatore (1622) diedero .ti Coilegio Romano un dramma sacro che rappresentava la vita avventurosa ed eroica di Sant'Ignazio, i Padri, « ricordevoli dei suoi rari talenti », vollero affidargli la parte del protagonista, neUa

quale Mazzarino si portò egregiamente e .tpparve così brillante il suo spirito, che non , i fu persona che non restasse rapita e non presa. gisse gran ventura ad una sl grande vivacità ». Mazzarino però anche se aveva lasciato una vita svagata non l'aveva certo rivolta a fonne divote ed edificanti. Anche se si fosse deciso un giorno ad abbracciare lo stato ecclesiastico che solo, nella Roma pontificia, poteva condurlo :tgli alti onori, il motivo religioso vi sarebbe entrato assai poco. « Se io fossi am. messo, aveva detto, a prendere l'abito ta!are so bene dove arriverei ».

L"educazione e le abitudini prese in una g rande casa patrizia, le ambizioni ingrandite a contatto d i una corte splendida e ancora potente, anche se dovevano sembrare sopite,.ponevano in un penoso disagio il giovane Mazzarino che l'umiltà delle origini costringeva a guardare con modestia l'avvenire. Senza vocazione religiosa, alieno dalla vita chiusa e me. schina di uno studio legale, egli, a vent'anni, restava sospeso e disorientato. L'occasione di evadere, g li fu offerta allorchè Gregorio XV, nel 1623, accettò di manda.:e in Valtellina un piccolo esercito in attesa di un regolamento definitivo tra Spagna e Francia nei confronti ài quella r~giooc. Mazzarino ebbe il comando di una compagnia, col grado di capitano, nel reggimento di Don Francesco Colonna. Fra tante possibilità sognate, quella delle armi che non ave,·a forse mai sfiorato la sua fantasia avventurosa e leggera, risolveva pienamente il suo problema, anche se in modo contingente e non definitivo. • Capitano d i fanteria a poco più di vent'anni semplicemente in grazia ai suoi rapporti di amicizia colla casa Colonna, ignaro della guerra, ·ma non privo di talento per riuscire: UlJ ottimo ufficiale se le circostanze lo avesse;o voluto, la funzione più politica che militare assunta dall'intervento pontificio gli offriva largo campo per rivelare le sue vere doti. Elegante, parlatore facondo, di modi cortesi e servizievoli, di grande modestia, non gli fu difficile farsi apprezzare e conquistare il favore del commissario generale Gian Francesco Sacchetti scalzando con una lotta sottile il vice commissario Capezzi. Conoscitore perfetto della lingua spagnola, sufficientemente della francese, in breve divenne !"agente necessario per i negoziati difficili e laboriosi tèa i generali e governatori spagnoli, francesi, veneziani e piemontesi. Di un'attività instancabile, era continuamente a cavallo in tutte le strade dell'alta Italia, da Milano a Venezia, da Milano a Torino, d·a Milano ai G rigioni. A Roma, ove il Generale in capo Torquato Conti spediva normalmente i rapporti di Mazzarino, rim.1· nevano stupiti delle relazioni del giovane diplomatico «piene di sagge e politiche osse··· vazioni, non sapendo concepire come un giovane di quell'età potesse possedere tanta prudenza e tanta virtù da sapere così accortamente ccndurre maneggi di tanta importanza e discor. rere con cosl fine politica ». Aveva trovato la sua strada così per caso, senza cercarla; la correrà prima lentamente, ma senza mai voltarsi indietro, prenderà poi d'assalto l'ultima grande meta, con un'arte ~ una tenacia insuperabile; avrà la porpora, gh onori e la potenza di un re creerà una corte splendida c- '" i Ja grand~ di una nazione che non sara •<~ sua. T OII B A. 8 0

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INTRAITABILE, come si sa, è l'orgoglio municipale dei romani di Roma, massime se_popolani. Orgoglio cattolico romano nel più stretto senso dei due aggettivi, perchè il loro campa. n ile è la 'upola di San Pietr() e la loro parrocchia "è il mondo. Per designare questo campanilismo del tutto eccezionale, qualcuno ha opportunamente proposto il vocabolo « cupolonismo ». So d'una donna del popolo che a un'incauta domanda relativa al suo luogo d'origine rispose, mentre gli occhi le sfavillavano d'ira, con questo concit.ato crescendo: «De dove sq'? So' romana/ So' de San Pietro! de San Pietraulio! der C11ppolone! der Ct~ppolo­ naccio.l ».Quel suffisso peggiorativo, iterato, è 1 !'equivalente di un duplice appassionatissimo amplesso. Il Belli, che rese stupendamente certe espressioni ed effusioni di cupolonismo, non si sarebbe lasciato sfuggire questa, così vibrante d'incontenibile energia. Tanto più che nelle parole della donna avrebbe trovato due rime e perfino un endecasillabo, cioè una pietra

non so qual posto riservato ai nati i~ Roma di famiglia· romana. Il mio amico le chiese da quanto tempo la sua famiglia fosse domiciliata nella capitale. E quella, magnificamente peren. toria come la più altiera delle porfirogenite : « Da Adamo.' ».

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Un certo cupolonismo, sebbene in forma mitigata, domina anche nei Castelli Romani. Proveniva appunto dai çastelli un portinaio di via delle Coppelle, il quale era naturalmente incline alle gioie del nappo e avvivava di audaci metafore il suo parlare. Come Dante chiamò « sorella della neve » la brina e il Leopardi « nunzio del giorno » la stella di Venere, così il brav'uomo rispondeva a chi gli domandasse di dov'era: «So' der Castello più vicino a Roma». E solo se richiesto, come un buon commentatore, postillava che quel Castello è Marino. A volte il cupolonismo assume un tono minore, quasi "d'ironica commiserazione verso i

n~JO rom.1111 RlcOr,Jo eh~ t.tnt1 lnn1 f.t, 9u.tn d'ero r.tg.tuo. cr.t st.tl,t .mnunz1.11.1 un'cd'~" dt 'nk ,, Rom.1 ~ dK ptr tutt.t l.t <tttà, nelle: \Il: L ndlt pt.II.LL. a)it- ftntstrc, Slll hdkOnl, 11CI t\>rlllt " \'t"<k\".1 .~t"ntc: munll.l dt \"C:trt Jffum• •.ut pt< d"por'' .1 o'se: n .\r b<:nc d fcnomcno

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portazione e borbottò a mezza bocca: « N1111 capisco perchè Jlanno tanto a g11ardà. Sarà che noi romani a Jle cose ce sem o abbituati... ». ·

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Altre volte il tono è di accorata rassegna. zione. lfn vecchio portiere di via Giulia proteggeva con tenerezza paterna i molti gatti del suo cortile. Ma avvenne che il proprietario del palazzo affittò per uso di autorimessa una parte aei locali rispondenti nel cortile dei gatti. Fosse brutalità degli autisti e dei meccanici, ovvero, senza colpa di nessuno, conseguenza del nuovo traffico, la vita d~i felini non fu più quella di prima : alcuni emigrarono, altri mutarono carattere e divennero forastici e diffidenti. n povero portiere scoteva la testa e sospirava:· <<So' milanesi: m/ li prmno vede'». Avrei potuto obiettargli che il pi4 bel libro sui gatti, ispirato alla più grandqimr · ::.1 v-:rso di loro, lo ha scritto proprio un milanese : il Raiberti. Ma sarebbe stato tempo buttalo via : neppure il Papa in persona sarebbe riuscito a farglielo credere.


A CORON viennese . fAMENTo del d"

V1 u u nostro so . Schonb n gran ricevi 88•orno Guglielrnoruno, dato in onor::~o. _al castello mente r :· che attorniato d l•mperatore nost ega e eu venuto a pompa v~.:ra11ro rn?narca. a rendere visita al l

· graz•oso teatrin0 d.1 Se stile rococò . honbrunn d . .. , e un vero · . l • 1 puro osp•t• illustri nessun g•~•e lo c per quegli cs~re più degna di :e~frn•ce _avrebbe potuto c.nstocratica L lq ~ a_rch•tettura agile ed · · a sa a scmt1Ua d" · . ~a •. un1formi sgarg•antì, di pom g heresi e polacchi po~ co~tu~, ~aZionali, undi dam . f : a or.m d! p•etre preziose .. ~ m astos• abiti di gala e coperte d, d1arnant1 Appen · . • mo . ( :l a giunte, Il m astro delle cerìnte • conte Leopoldo Thurn) .d . . eh ' gu• o mta madre al posto e le spettava, fra le princi~sse, ~entre io fui aggregata ad un gruppo d~ ~~CJulle che presero posto nella balconata d1 SIOJ~tra, subito dopo iJ pa~osceoico. Le Loro Maesta apparvero nel palco di Corte, al centro della sala. L'arciduchessa Maria Teresa (una Bra~aoza.) giovanissima, già sposa a d iciotto anm, bella c.ome un sogno, rappresentava J'im. peratrice. Mi sembra ancora di vedere il suo l'isino esile tra i riccioli bruni, cortissimi, che le conferivano l'aspetto d'un baldo adolescente; gli occhi stupendi e quel sorriso che abbassandole gli angoli della bocca la rendeva cosl affascinante, ma che quella sera faceva solo rare e fugaci apparizioni, sembrando l'augusta Signora piuttosto annoiata. In platea facevano ressa i dignitari, generali e diplomatici con il petto 'decorato di sfaviUanti decorazioni e medaglie d'ogni genere. Sul palc~scenico, gli attori del Burgtheatcr oon venner.o meno alla loro fama e recitarono meravigliosamente una farsa divertentissima seguita da un altro lavor.o: I'«Emilia Galott~» . se non erro. Finito lo spettacolo, fu serv1to nella celebre galleria di SchOnbrunn un pranzo di gala. Gli ospiti avevano preso posto a minuscoU tavolini; mia madre si trovava fra le:: AltezZC, ma io non potevo \'ederla. A no• ragazze, ci misero a s~e·_e a tavo)~ . t on una_ mezza dozzina di uffic1a!J germaniCI, tra cu1 un signore, von Aroim, aiutante del vecchio imperatore, ed un tenente colonnello, von Lindequist, con il quale strinsi immediatamente runicizia. IJI'inizio, il pranzo minacciava di essere noiosissimo; le mie tre commensali non osavano aprir bocci. Decisi allora di risollevare gli animi - mi sentivo eccitatissima, un po' nervosa - perciò presi a gracidare pcgg10 d'un pappagallo ed a far persino della politica. Gli ufficiali, sorpresi e divertiti, mi davano la replica ed io, sempre più esaltandomi, chis.'ià mai quali scerneozc andavo raccontando. Ricordo che a un dato momento finii per dichiarare che detestavo Bismarck... Questa uscita provocò r ilarità generale; tutti ridevano, mi lanciavano frizzi ed io... io persi ogni contegno e credo di essermi comportata peggio d'un ragazzaccìo maleducato. Il colonnello mi guardava muto, pieno eli stupore e di ammirazione; certo è che al nostro tavolo non ci si annoiava davvero e quei prodi guerrieri lanciarono alte grida di protesta quando vennero a prendermi per ricondurmi dalla z1a Marie. Allorcbè giunsi :~1 suo cospetto, essa stava conversando con il ,·ecchio impera~ore Gu81ielmo, al quale fui 1 pr~en~ata. Egh ,.era l'affabilità io persona e lasc1ò 10 me..un unpn:ssiooe molto profonda. Quando p1u tvdi mi trovai in presenza di Bismarck, che da buona austn aca ritenevo di

dover od~are, la curiosità di conoscere quel leggendano colosso era iortissima in me. Tuttavia di lui ricordo soltanto il fiero sfavillar degli occhi d 'acciaio. . Il personaggio che più mi aveva interessato m quella ~emorabile sera non era nè l'imper~tore, nè Il suo cancelliere di ferro, ma un p•ccolo ~ssaro della Guardia, che con mio g rande d•sappunto riuscii ad intravedere solo per . ~r~i istante e precisamente quando mi si avvtc1no per chiedermi cosa mai avessi raccootato ai suoi camerati per averli fatti ridere tanto di gusto durante tutta la ::ena. Lo rividi al momento di andarsene, irresistibile nella sua un1forme cremisi ed oro, mentre dinanzi a me scendeva le scale dando il braècio ad una delizio~a fanciulla bruna, la futura signorn von Bulow. Essa sembrava interessarsi .molto ostentatamente del suo cavaliere e fu vcnturn se n~n _sosp~ttò, ~è que lla sera nè dopo, quali pens~en dehttuos1 ag1tassero in quel momento d m1o cervello ! · LISZT

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Eravamo ~ppena .g iunti a Sagrado, quando la, ~aroma . rJCev~\te dalla principessa Wittgeo. stem ~n d•spacoo, con il quale le annunci:l!va ch_e Llszt ave\'a l'intenzione di abbandonare V ICona per recarsi a Roma e la pregava di telegrafarg li invitandolo "' fermarsi qualche g iorno ~ressa di noi. La mamma naturalmmtc non desiderava di ·meglio e così l'insigne Maestro, accompagnato.da -~ giovane pianista 535sone _che lo segUJva m Italia, giunse il 5 maggio _186? fra noi. Egli trascorse a Sagrado alcum g10rn1, trovando evidentemente quel posto d1 suo gradimento. Era un uomo affascinante e squisitamente affabile, tanto che un gtamo, per far cosa grata a mia madre. spinse la sua affabilità fino a suonare a quattro mani con me' Non vi era nulla che io aborrissi quanto quelle esibizioni da «cagnolino a.Dl· maes~rato ». Av!ei mille volte preferito trovarm• sotterra p1uttosto di star lì a torrnent.are i timpani degli ospiti con J'esecu:zione delle « V~lses mélancholiques », dei « Moments mus1caux ». della « Pluie de 1•: rles » 0 pasticci del genere. Liszt, mentre stavamo soooando s~ d_ive~iv_a a.d inserire nel pezzo piccole va: naz1on1 d1 sua fantasia, ciò che mi sgominò co~plet~eote. Infine, e con mia profondi mdtgnaz•one, chiuse la cadenza finale dandomi, con le sue dita agili ed affusolate, un leggero buiJcto sul naso. Gravissima offesa alla mia dignità di trçdicenne c da quel momento, presi a detestarlo, nonostante tutta la sua bonomia! Questa era così spinta da indurlo, una sera, a sedersi al pianoforte per farci ballare. Una altra volta, per far piacere alla signora. da Mosto, una sua connazionale bellissima ch'ef3 stata a pranzo da noi, suonò una delle impareggiabili rapsodie da lui composte. Questo mi ·colpì in mocb singolarissimo. Mi sovviene an· cora di quanto ci narrò un giorno a proposit~ 1 di certe sue improv-Visazioni su terni vientlCS da lui eseguite alla presenza di Napoleone III. Alla domanda del sovrano che s'infortllJVa cosa fosse quella musica, Liszt rispose : « Polli novelli fritti dorati, si re! » ed i po/Ji f r/1/l dorali li suonò anche sul nostro povero pic(olo Plcyel che non si riebbe mai più daJl'iJnpres: sione di essersi trovato allora e per parecchi giorni fra i possenti artigli di quel Jeone. Il giovane e!anista sassone stava un ~: riggio scorrendo una sonata di Bectho•eo ,


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l benchè non ci capissi grand1t\ stavo ad ascoltarlo con molto raccoglimento dal salone vicino. D'un tratto la porta che conduceva all'appartamento occupato da Liszt si spalancò ed il Maestrò apparve sulla soglia eretto sulla persona, vestito di nero, i bellissimi capelli d'argento gettati all'indietro e le lunghe braccia tese in alto. Rimase lì immobile in quella posa ieratica, creando l'atmosfera ideale per poter interpretare un passo saliente (quanto mi rincresce di non ricordare più quale fosse). Liszt mi apparve in quell'istante come il gran Sacerdote della sua arte sublime e da quel giorno, seppure confusamente ancora, incominciai a sentire l'essenza della musica, che sino a quel giortl() non era stata se non diletto al mio orecchio. Mi par di vederlo ancora innanzi a me, il nugo affascinante con la bella testa ed i nobili tratti del volto trasfigurati e le braceia tese verso il cielo così come ancora vedo l'espressione, tutta entusiasmo e dedizione, del giovane discepolo che aveva la ventura di attingere a tale fonte. Che peccato ch' io fossi in quell'epoca ancora tanto bambina per poter godere a pieno la sua arte insuperabile e non sapessi sufficientemente apprezzare il tempo ch'egli perdeva per suonare con me un'ouverture del Merfadaute ... non solo, ma gli avevo persino tenuto il broncio! ENRICO V

Fummo costrette a scendere a Wiener-Neustadt. Mio fratello, Egon, ch e s'era sporto dal finestrino, fa un profondo inchino e volgendosi esclama: « Mamma, Madame in persona è venuta ad incontrarci >~. Infatti era proprio la buona contessa di Chambord quella che scorsi sulla pensiJina. Ci precipitammo verso la cara « Fida e Inseparabile » con esclamazioni di gioia, baci, abbracci, inchini a non finire. Madame invitò la mamma e me a salire nel suo piccolo « brougham », mentre i miei fratelli presero posto in un' altra vettura assieme alla duchessa di Choiseuil ed al conte di Chabrillan. Raggiungemmo in breve tempo Frohsdorf, ove in cima allo scalone d'onore era ad attenderci il duca di Blacas. In assenza di ·Monsignore, che sarebbe rientrato solo la sera da una partita di caccia organizzata nei dintorni, fu Madame a prendersi cura di noi c ad açcompagnarci ai nostri appartamenti. Com'era\ strana quella minuscola Corte in esilio, ove alla pompa più raifinata faceva contrasto la mlSsima semplicità, il forbito idioma dei sovrani e dei loro fidi, là, in quell'angolino sperduto dell'Austria inferiore! Quale incancellabile impressione ebbe su di me, piena di entusiasmo sempre, e qui più che mai perchè idolatravo Monsignore, questo figlio di Francia erede di tutta una dinastia di Franceschi, di Enrichi e di Luigi, che sapeva conversare con tanta afiabilità e dcgnllzione. Sul suo capo, cosi nobile e così prettam~-tFffancese nei lineamenti e nell'espressione, sembrava posare, insieme alla corona degli avi, quella del suo a\'Verso destino. L'etichetta strettissima, la devozione di cui i suoi fedeli l'attorniavano, fini. rono per spingere taJe mio sentimento addirittura al fanatismo. Monsignore - Enrico V - aveva un volto bellissimo. La bassa statura, Ja pinguedine, quella gamba troppo corta che lo faceva zoppicare cosl pronunciatamente, sparivano non appena ~_gli posava su qualcuno l,o sguardo veramente regale dei suoi grandi occhi azzurri,

BISMARCK

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OC(hi mera,·igl!osi. Non ho mai incontrato in ,·ita mia, nè prima nè poi, una persona dal portamento più maestoso, più dignitoso; si a,-e,·a veramente l'impressione di trovarsi al cospetto di un predestinato del Signore, non avendo importanza alcuna ch'egli fosse con o senza regno. La fronte assai spaziosa, p:dlidissima, il naso aristocratico, la barba bionda e corta che gli incorniciava il volto, sono impres. si così iodclebilmente neUa .mia memoria, clhc potrei disegnarne i minimi particolari. Ho incontrato da quel giorno molti altri regnanti; e, fra tutti, forse l'unico era il nostro vecchi~ imperatore che potesse stargli a petto. Pure, benchè la prestanza fisica di questi si fosse mantenuta d'una eleganza inimitabile fin nella più tarda età, i lineamenti non erano affatto regolari e, benchè da tutta la sua persona spirasse regalità, gli occhi di Francesco Giuseppe, azzurri anch'essi, esprimcvano,piuttosto paterna bonomia chè un'aria da dominatore. Gli occhi di Enrico V sembravano due fiamme di vivido azzurro, ferme, indomite. Edoardo VII gli rassomigliava moltissimo, ma solo esteriormente. L'amicizia che legava mia madre alla contessa di O.ambord, i rapporti stretti · con

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ANN I

l'ex Casa regnante e l'intimità con i legittimisti fanatici che ne costituivano« l'entourage», fecero sì che tutto ciò che riguardava la storia dei Borboni, la rivoluzione con i suoi orrori ed infine il martirio del re e della regina, OCCUpasse nella mia testolina una parte preponde. rante e mi portasse ad un grado di esaltazione quasi morbosa. I Vendée... gli O.ouans deStarono in me interesse vivissimo; ogni parola che riguardasse la Bretagna, acquistava un significato sacro (come in altri tempi era stato per la « <?erusalemme Liberata »), i bretoni erano tutti martiri o eroi. Perciò, seguendo mia madre e Madame nel percorrere gli interminabili corridoi di Frohsdorf dipinti a calce con una semplicità addirittura monastica, c sulle cui pareti vetuste s'allineavano imponenti i ritratti dei re di Francia, fieramente eretti sulla persona, le spalle coperte dai sontuosi manti trapunti di ·gigli e lo scettro in pugno, i! mio piccolo cuore batteva precipitosamente e pensavo che un giorno anch'egli, Enrico V, sarebbe salito sul trono dei suoi avi e avrebbe cinto la corona e impugnato C io scettro.:. JIAHIA

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ne actomp~.cnò alcuni fuori della citt.o., nascondendoli m un carro d.1 ler lOIIdotto. Affrontò anche un brigante, l'ultimo brigante deli'Umbria, tal Nazzareno d~o .cimechio, antico servitore della sua fam1glra. Lo affrontò, secondo le sue tradizioni, non per consegnarlo agli sbirri ; ma per metterlo in salvo. Le sue imprese, Colomba, le compiva sempre in camicia da notte. Davanti al brigante si presentò reggendo con una mano unJ lucerna ad olio e con l'altra un coltellaccio da cucina. Non esitiamo a credere che se ne sarebCOLOMBA ANTONIE'ITI è un personaggio· be servita se le circostanze lo avessero riche, scommetteremmo, Katharine Hepbum inchiesto. terpreterebbe volentieri. Già fisicamente assoE' da immaginarsi quali violenze dovè pretlmigliava all'attrice; magra, d~ non alt~ .statura, dere l'amore quando si presentò al cuore di nelle movenze era tutta scattr e frem•tt, aveva una simile fanciulla. Anche l'amore, per la lunghe braccia maschili, occhi dolci e vivaci. prima volta, gli apparve di notte, mentre seAmava il pericolo e l'avventura. Fece parlare condo il suo costume stava alla finestra a guardi sè la prima volta, quando,. ~el 184~, s~spe· dare la luna che imbiancava gli orti del suo sa una fune fra due finestre drrrmpettare dr un paese. Si presentò sotto le spoglie di un vicolo del suo quartiere, vi si dondolò all'alufficiale del H Reggimento di Linea. Arrivò a tezza del terzo piano. l suoi concittadini freFoligno, dalla natia Imola, in diligenza, risve. mettero di orrore c di spavento. · gliando con il tonfo degli zoccoli e il suono Aveva allora quindici anni : litigava contidei campanelli g li echi della piazza ove le finuamente con i parenti, calmi e mediocri bot. nest re di Colomba si aprivano. Era un giovane tegai ddla Foligno papalina. Andava d'accor: alto, biondo, cd elegantissimo. Si chiamava do soltanto con un fratello, di lei minore dr Luigi Poni, era Conte e lo precedeva una qualche anno, di nome F~lician?. . fama, non sappiamo quanto fondata, di conAnche Feliciano, a Fohgno, e runasto ceJe. quistatore di donne e di rubacuori. Neppure bre. Dedicatosi al commercio del bestiame dia lui m~cava il sangue caldo. Ecco come in venne famoso per il dono dell'ubiquità che una sua lettera dall'America, dove si era ritisembravi possedere. Alla stessa ora comparrva rato dopo la morte della moglie, esercitando, a Spello, alla fiera di Canna e al caffè di Focon non sappiamo quanta competenza, la proligno: diceva che il dono aveva a sede J'alluc~ fessione del medico, racconta un episodio del del suo piede destro, dito che tenev~ con ogn~ suo lidanzamento, in uno strane lingu:~ggio cura fasciato e che, in tutta la sua vrta; non sr mezzo it;~liano e mezzo spagnolo : «Un giorno lavò mai. Costretto dai parenti a farsi benedire che io era di servizio al mezzogiorno, passava in Chiesa, pcrchè oltre che all'ubiquità aveva per la via della casa di Colomba, e uno spione, anche parecchi altri doni, quale que~lo. di fa~ che era la spia del padre e della madre, mi muovere tavoli ed armadi a suo arbrtrro o dr vide parlare con Colomba dalla finestra, e il scomparire improvvisamente dalla presenza del padre venne e le diò uno schiaffo, ed io fui suo interlocutore, intristl e abb~ndonò il comturioso contro la. spia con la spada in mano mercio. Divenne avarissimo e misantropo. Si sopra i tetti della casa, che tutto il popolo vide, racconta che ad una nipote che andava sposa e Diana (la madre) ful dal comandante a reregalasst' una .aran~ia ed un pettine usato. clamare contro ml, che mi diede quindici gioe. Teneva per casa una gazza g ran ladra di prOni di arresto in quartiere, e la spia si fui ad sciutto, unico cibo che Feliciano tollerasse. Assisi che era ove morava, per paura che Mori <Juasi centenario per una crisi di collo matasi ». lera, avendo il comune di Foligno vinto la Il suo quartiere era nella piazza stessa : 01causa che il vecchio gli aveva promosso onde lomba lo poteva ammirare tutti i giorni menimpedire che sul tetto della sua casa passassero tre esercitava l e sue funzioni di comando. Il i fili della luce elettrica. tenente anzichè dedicarsi alla caccia di Cinit'Ma per tornare a Colomba, diremo come le rhio. sembrava amare molto passare il suo sue prime imprese non si fermassero alla fatempo a guardare la ragazza. In quindici giormosa altalena. Amava molto vestirsi da uomo, n i si parlarono, si conobbero e si amarono. andare a cavallo ed a cacciare; metteva in subGiunse presto la famosa sera del 20 ottobre buglio con le sue stranezze e con le impetuosità in cui Colomba introdusse Luigi, in alta unidel suo carattere tutta la cittadina ; i folignati forme, nella sua casa. Il padre faceva i. conti la vedevano di notte andare a passeggiare sui della giornata al lume di candela, quando gli tetti, allume della luna, irrompere a cavallo in comparvero davanti i due ragazzi. Colomba piazza, farsi beffa, nei giorni di maschera, parlò di nodi già stretti che non attendevano delle più alte autorità del paese. che il vincolo della religione; il padre, che già Si diceva che nutrisse nel cuore sentimenti aveva subodorato la cosa e che si era fatto scruliberali e patriottici. Una sera, si accorse che polo della giovanissima età della figlia e delle guardie del Governo stavano circondwdo l'alta posizione sociale del futuro genero, non una locanda ove ella sapeva si radunavano i potè fare altro che accompagnare seduta stante patriotti di Foligno. Per la via dei tetti corse la coppia alla parrocchia. da loro. Apparve, nella bianca camicia da notLuigi Porzi rinunciò subito alla vita di scate, come la dea della salvezza. I congiurati, polo; la moglie lo accompagnava nelle marcie guidati da Colomba, passarono ad uno ad uno e ai campi. Spesso appariva v~ta da soldato nella camera della ragazza. Vi rimasero nascOo da ufficiale a rincuorare gli uomini stanchi sti tutta la notte ; la mattina seguente scappae a dividere' le fatiche del marito. rono da Foligno, chi travestito da donn~ chi La luna d• miele, veramente, non era stata da prete e cbi da contadino. Colomba stessa t:-oppo felice, chè il conte, appena sposato, si

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era visto condannare a tre mesi di arresti non averne chiesto il regolare permesso. lomba aveva ottenuto di poter visitare il to, nel Castel S. ·Angelo ove era tutti i giorni dall'alba al tramonto. Poi venne il '48, la Rivoluzione Italiana Repubblica Romana. Pio IX chiamava a ' tutte le sue truppe. Si allestiva la contro l'Austria. Colomba parte con il e con il « Secondo di Linea » per la campagna del Veneto con la divisione L'intervento del Generale Masi, suo le impedisce di intervenire alla Cornuda e alla difesa di Venezia alla cui con il marito ormai conquistato alla causa la libertà, Colomba si era avviata. Proclamata a Roma la repubblica, il Papa, il Porzi e Colomba sono nelle file dell'esercito. Nella primavera narteri1nor"' alla campagna contro l'esercito napc•let;ano allo scontro di Velletri. ,{l « Monitore no» del 14 giugno diceva della giovane : «Pugnò come un uomo, anzi come un eroe». Poi, terminata la campagna del Lazio meri. dionale, i due sposi tornano a Roma. 1 Francesi sbarcavano a Gvitavecchia e si avvicinavano alla città. II 29 aprile erano sotto le n:'ura; il 30, intimata la resa, udivano per tutta nsposta suonare a stormo le campane di Montecitorio e rimbombare le prime schioppettate. Roma era piena di armatr; a Piazza N avona bivaccava Angelo Masina con i suoi Cavalieri della Morte, da Porta_ Angelica a Porta Ca. valleggeri la Guardia Nazionale, i Garibaldini, i « Carabinieri >> volontari da tutte le regioni d'Italia, s'ingegnavano a preparare gli spalti per gli imminenti combattimenti. Alle tre del mattino del giorno tre, il Gene. rale Oudinot, con 24 ore di anticipo sullo scadere dell'armistizio concordato fra Mauini e lesseps, apre il fuoco e tenta un decisivo at. tacco. I francesi sono ributtati a stento. Numt· rosissime furono le perdite in quella prima giornata; ma il nemico si convinse ad un più cauto procedimento di attacco e a ritirarsi die· tro le sue opere fortificate. l baluardi di Villa Pamphili e del Vascello, insieme con le mur1 di Porta S. Pancrazio e ai bastioni del Gia· nicolo erano i fulcri della difesa. Il conte Porzi difendeva il bastione n. 3, prospiceote il Casino dei Quattro Venti. Esso non doveva sparare che in caso estremo. Colomba, nella sua ormai lacera unitormr da ufficiale, era accanto al marito. Aveva par· tecipato ai sanguinosi contrassalti alla baionetu del giorno 3, era ancora stanca della faticosa campagna contro l'esercito borbonico. Si occu· pava a preparare le mura cd a munirle per il giorno in cui anche esse sarebbero state investite daiJ'ass.alto francese. Il giorno 12 giugno, quello precedente alla sua morte, Colomba ha il primo suo momento di debolezza. «Non vedo l'ora che finisca questa vita da cani », dice ad alcuni ufficiali. Il giorno 13, i francesi sparano anche sul bastione n. 3. Un colpo di artiglieria demolì: sce una parte di muro. Poni accorre con der sacchi a terra per riparare la breccia. Chiama anche Colomba a porgergli un sacco. Un altro colpo di granata infila l'apertura del pri~. coglie la donna alle reni, la getta in ginocchro quattro passi lontano. la tradizione vuole che Colomba spirasse l'attimo successivo al colpo. Forse era stata ~a botta di rimbal.z.o dello stesso colpo che ucasc


il Garibaldino Vecchi. <<Le méme boulet qr~1 l'avait mterré (Veccht) avait élé frapp~ rontrf la mnraille, et, e11 revena11t. at•ail brisé /es reinJ d'un je11ne so/dal. Le je11ne soldaJ placè Jllr rme civiere, avail croiJ~ !es tnainJ mr ;a poilrine. avait levé /es 1e11x au del et avdit rendu le demier Joupn. On allait le porter à J'ambuknlce, lorsqtlu11 officier J'elait précipilé sur le radavre el /'avait couverl de baùers. Cet offi. cier éJait Porzi. Le Jeune solàat était Colomba

/ llllonielli Ju jemme. q11i l'avait suit•i a VelleII'Ì el at•ait combatlrt à seJ cotes le 3 J11in ». Cosi Garibaldi racconta l'episodio nelle sue memorie. Porzi, per tutta la giornata, cercò la morte in piedi sulle mura. Terminò la sua vita avventurosa nell'America del Sud. Sofferse assalti di briganti, uragani, naufragi, senza poter tornare mai in Italia. Di lui sono cimaste alcune lettere. Ecco una delle ultime. « Dopo tre mesi, che estavo alla

avanzata dei francesi con Colomba en mia

Compagnia, tevi 48 ora di riposo e cosl entrai in Roma, dopo fato colazione asentado Colom. ba ed io, mi disse: sai, Gigi mio, dicono che due persone che si amano tanto come noi non posson.o vivere, uno dei due deve morire, perchè D10 non ammette che due persone tanto si chiedano, e quella che muore sono io : ed io le risposi che non pensasse a queste cose; dopo un mese moriò... ». MAJl(lO

CI!8ARIXI


188 autore del grafhto fu un banditore del gelo, ~e non ~vendo ~ro~to troppo accogltenza fra 1 pompe1am, tracciò sul ~ quelle due parole quasi a minacciare Pompei del.la line dtlle due città della Penta poli. Ma~ lectto .fare .t ante c.~ngetturc su due sole pa:-ole. sp1egaztone pm probabile è che un giudèo dunorante a Pompei, scandalizzato dai costum che ~edev~ praticare intorno a sè, disc~ con .~ nom1. delle due bibliche città colpevoli e pumte la. ndeote e peccatrice cittadina campa. n a. Se CI.Ò è esatto, l'autore d i quel grathto sarebbe g.udeo e non cristiano. Ancora : nella stessa casa esistono altri due ~ralfiti: . mulus hic mttsre/las dowit et mmJ.ax t•era..·t sal11tem. Eureka ! _ gridano i sosteni~on ad oltranza della tesi cristiana - poichè l seguaci di Cristo erano accusati di adorare u~a t:Sta d'~ino (ma m~lo è lo stesso che asmo · ), Ja p~tnla fr~ (t/ mulo '{Ili ùmgnu al~e .mosc~e) ~ ~a chtara presa in giro di un m1ss1onano crtsttano, ll1t~l!ts, che insegnava 5 delle femminette, m 11sceilaJ. Al che si può opporre che .mmceliaJ può anche signilicare mulette, e potchè nella vicina casa non preci. ~amente per bene ricorre spesso il nome di una ~erta Mula, non è arbitrario tro\•are una relazt~n.e tra questa signora Mula ed il mtiiNJ Ì$\"ri:eioni a carbone o gratbte anteriori all'eruSl. IO v.ICmo, nè è difficile arguire quale razu zione, ~uUe quali g~!- a~cheologi si sono a lungo ~~ lez1001 ~~e-sse impartire il signor mulu1 alle termat1. Fra le p1u mteressanti ricorderemo t req~entatriCI ( mulette) del ritrovo. Altro che quella scoperta da un tedesco, che credette di prediCatore del Vangelo! leggeme così l.t terza riga: igm gaude ChriQuanto all'altra iscrizione : mendax tll'raa sa1~1111/e (godi del fuoco, o Cristiano). Alla noti~~~/et~ (il bugiardo saluta il veritiero) i sosteZia della scoperta, molti accorsero a Pompei, t!ltO~I d~Ua tesi cristiana l'interpretano come ~~ s~ ll.a ptetr~ n~lla, ~ quasi nulla, poteva u? lrO~ICO e beff~r~o saluto di un pagano p1U d1stmguers1, che, a due dello scopritore, al ~ 11 buglar~o) al ffiiSS.tonario cristiano (il veri. .:ontaUo del! an.t, ll l otrccne, con cui l1scrizi.:"Jne ~ero) colu' . che predicava, o diceva di prediera stata .tracciata, s"era sbiadito. Nella pretesa lare, 1~ ventà. Ma pei:chè in queste tre parole LA RECENTE SCOPERTA in Ercolano di frase .egli cr<:<fev~ ':ed~re un"allusione alla per\ edcm per forza una beffa contro un banditore secuZione det Cnstlant ordinata da Nerone. una eroe~, ottimamente conservata, appesa a d~J V~ngelo? Per poco che pensiamo alla deMa tanto la parola igni quanto la parola un muro, ha dato nu0\'0 alimento alla v~cchia stma.ztone oscena della casa in cui iJ saluto discussione se ad Ercolano e a Pompei, e n~lla gra11de sono ricostruzioni arbitrarie : non resta è tr~ciato, \'iene. naturale di riferirlo a promesche l'ultima Chrùtia11e che è anch'essa abba. Campania in generai~. prima del 79 d. C. se d. ~ore e a gmramenti di fedeltà o qualcosa stanza ambigua giacchè di chiaro non si ve. anno della grande eruzione - il Cristianesimo di Slml~e. che non dovettero essere mantenuti. fosse già arrivato, c ha dato forza al partito dono oggi che cinque lettere : rùti: nulla di Non bisogna infatti dimenticare che nello di coLoro che propendevano per l'affermativa. più. A. vol~rl~ compl~e in Chmtia11e si opstesso locale i~ cui queste iscrizioni, graffite o La polemica, ancora in corso fra gli studiosi pone l obbtez1ooe assat seria che prima del II a carbone, chtare o sbiadite, sono venute alla più egJegi e non ancora arrivata a tonclusione secolo i seguaci di Cristo erano designati non luce, altre "t' . , ne sono state scoperte d 1" vo1gana veramente ddinitiva, ha quasi un secolo di vita. con l"appellativo di rrùtiani, ma di Nazare11; e ~emta così palesi e brutali da caratterizzare o Galilei. Dunque? Quando nel 1853 l'archeologo Garrucci cluaramente la natura delle riunioni che io propose nel Bol/eiiÙIO Archeologiro Napol€Jl posto in cui quella iscrizione a carbone tu quella .«casa» non prcprio da educanda od lano il problema : « Si è rinvenuta alcuna cosa scoperta è variamente indicato e denominato: << ostena » dovevano tenersi. Volerei trovare di cristiana credenza in Pompei ? » fu come d~ alcuni « una bottega », da altri «la parete tracce di quei primi cristiani, la cui fede fu se uru tromba invitasse gli studiosi delle antid, una grande stanza », da altri ancora «una u.na grande fiammata che ne bruciò tutti i dechità pompeiane a scendere in lizza. E cominvasta osteria » e finalmente da altri « un atrio SI.~eri terreni, è andare troppo lontano dalla ciò u.na gara vivace di congetture su pretese di casa », luoghi, come si vede, eterogenei. Ma ptu elementare verosimiglianza storica. Come testimonianze cristiane venute alla luce dagli una c~ ~ sicura, ed è che il luogo, qualunque pe~re che i primi seguaèi della dottrina di scavi di Ercolano e di Pompei, e la fantasia . esso s1a, e conlinante con una casa malfamata. Gesu. potessero ritrovarsi in una casa le cui si diè libero campo, arrivandosi a ricostruire -Dovrebbe bastare questo particolare a dimip~ret 1 m~trano oggi ancora iscrizioni oscene c frasi intere suJJa sola base di pochissime let~~r~ t.a sicu~e~ ~i coloro.che sostengono che pttture npugnanti e che tra esse, per di più, tere mutilate o sbiadite tracciate sulle pareti. l ISCriZione SI nfensca a CCIStiani. ap~rendessero dalla bocca di qualche missioChi aifermava, chi negava recisamentc, chi si Ma i sostenitori della tesi cristiana dicono naoo le parole alate del messaggio cristiano? attaccava a una ''ia di mezzo: cristiani veri e che non è questa la sola testimonianza dell'esi. N~~~· dunque, delle prove dell'esistenza propri a Pompei, no; ma giudei, sl. st~~-ioJ~~®!~,...:~. si poggiano su d 1. ~rtstlant a Pompei addotte finora regge alla Come prova della esistenza di cristiani a altre eptgrafi che, secondo loro nell'insieme crtttca, e si poteva finora legittimamente dubiPompei si addussero per lungo tempo certi ' fornirebbero la più sicura dell~ prove. t~re che cristiani fossero mai stati nella cittasegni o simboli tracciati su anfore, lucerne, In questa che essi chiamano la «Casa dei a ma campana prima della catastrofe che la can. anelli venuti a luce negli scavi, ma la prova si Cristiani » esiste ancora un'iscrizione graifita celiò dai viventi. Con la scoperta della cioce di è svelata col tempo senza valore, perchè si è perfettamente leggibile: Sodoma Gomorra. Il Erco~ano la tesi comincia ad acquistare più seria potuto dimostrare che quei segai e simboli Vangelo ~i S. Mat!eo dice che Gesù aveva pceconsistenza, e la discussione entra in una fase sono senza dubbio di epoche posteriori alla detto agh Apostoli che le città le quali non Ji nuova, che auguriamo si conchiuda al più catastrofe del 79 d. C., che seppellì sotto ~na avessero ascoltati sarebbero Jinite sotto una p~es~o con r!sultati definitivi, che permettano improvvisa pioggia di fuoco la bella cittadina pioggia di fuoco come Sodoma e Gomorra. dt nsolvere m un senso .o nell'altro l'antica e distesa ai piedi del Vesuvio. Restano certe l sostenitori clelia tesi cristiana deducono clJe c~ntroversa questione.

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LA CANTATA DEl PASTORI OSSIA LA NASCITA DEL VERBO UMANATO LA SERA DELLA VIGILIA d i Natale il popolino, a Napoli, si affolla nei teatri di secondo e terzo ordine per assistere alla rap. presentazione della Cantala dei pastori ouia la Nascita del Verbo Umanato. Qualche curioso di cose paesall(! si mischia a quel pubblico semplice cd entusiasta, che va in visibilio allo straordinario spettacolo, applaudisce l'Angelo Gabriella e fischia Belzebù c tutti i diavoli dell'inferno. E. davvero mette conti di passare quakhe ora 10 un teatro zeppo di gente, con l'aria ra. refatta, con un vicino che vi punta un gomito m un fianco e un altro che vi pesta un piede, per. avere u~:ide~ di quella ingenua rappresentaziOne e pm d1 tutto per vedere come l'ani~a del popolo si manifesta calda, viva, appass•on~t~ •. ~enza preconcetti d'arte ma con quella sens•bll1ta umana che è alimentata dalla più pura linfa della stime. Com'è nato questo dramma dove le cose divine si mescolano alle terrene in cosi fantastica maniera ? Senza rimontare fino ai misieri medievali, sappiamo che nel seicento erano .in uso e si davano di frequente rappre. sentaz10ni sacre. l Gesuiti erano eccellenti organiuatori di questi spettacoli un po' teatrali che solleticavano il gusto del pubblico. Il 24 febbraio 1664 «fu fatto il teatro alla chiesa del Gesù Nuovo per le quarant'ore dei tre ultimi giorni di carnevale senza lumi di cera ma tutti d'olio. Il mistero fu la Sommersiolle di Faraone nel Mar Rouo ». Negli apparaJi, com'era uso in lspagna, si solevano aggiungere dei dialoghetti che, a poco a poco, presero la forma di veri drammi, nei quali i personaggi erano Santi misti ad uo: m!ni .comuni e l'intreccio, assai semplice, si sc10gl•eva sempre col trionfo della Virtù sul Vizio e del Divino sul Diabolico. Nel 1643 fu recitata una Annunziazione della Beala V ergine nella quale Maria rispondeva al saluto dell'Angelo :

Ecco, Signor, /'a11cella Al tuo volere apparecchiala e pronta. S'esegNÌJca a 111a voglia il verbo esterno, Sia faJto 110m nel mio seno il Verbo elemo. Furono dunque frequenti nel XVII secolo ampi drammi religiosi, nei quali erano tolte a modello le Comeaias de sanlos spagnuole, in tre atti o tre giornate, con angeli, demoni e tutto Wlo scenario spettacoloso. Molti di questi drammi erano messi in musica. Nel 1664 fu rappresentato il Martirio di Smr Gmntlfo e nel 1672 la Fenice J' Avila TeUht di GesiÌ. Una volu l'arcivescovo del tempo proi~ (be fosse eseguita una di queste rappresentazioni nella quale si vedeva in iscena Santa

Rosa che gioe.!\ .l cOn ;-,;ù>ln> !:li.t;nore, tanto l'elemento profano era mescolato al sacro. . A poco a poco questi drammi divennero divertimento del ,·olgo e si recitarono in varia maniera nei teatri popolari : ogni compagnia di attori li adatta\'a alle sue possibilità e il testo, che passava da una ad un'altra, era sempre infiorato di lazzi più o meno .:orrctti e vi s'introducevano nuove scene a seconda Jel gusto e dell'inventiva degli attori. Di tutte queste rappresentazioni fra sacre c profane, una durò più a lungo delle altre col titolo: Il t•no lflme fra le om/.re ouia la IJaJCila del V erbo Umanato. Ne fu detto autore Casimi_ro Ruggiero Ugone, pseudonimo di Andrea Perrucci, al quale dobbia111o esser grati perchè egli compose un trattato sul modo di recitare le così dette commedie a soggetto o commedie dell'arte, e questo suo trattato è il solo che ci dia lume sulla recitazione di un genere di commedie che ebbe molta voga in tutto il settecento e contro il quale .:ombattè strenuamente Carlo Goldoni, rinnovando il teatro i tal iano. Questa N aHil" del V erbo U manalo si rappresentava la notte di Natale nei teatri più popolari di Napoli: il teatro Partenope sulla strada di Foria, il teatro della Fenice a piazza Municipio, il teatro San Ferdùumdo a Pontenuovo. Si chiamava comunemente la Cantala dt<J PaJtori. Un ordine della Prefettura proibì una tren. tina d'anni fa queste rappresentazioni, ma da alcun tempo sono state ripristinate e il popolino, ora come allora, vi prende molto gusto. Per lo più la rappresentazione è preceduta da un prologo in versi nel quale comparisce Plutone con le Furie, Belzebù, Bclfagor c altri diavoli. Come si vede, la mitologia greca s'intreccia con le denominazioni bibliche, ma gli spettatori abituali di queste scene fantastiche accettano tutto purchè vi sia del meraviglioso. Il drrunma si svolge fra diversi personaggi dei quali i principali sono Razzullo, già scrivano del Preside di Galilea, e Sarchiapone, un buon napc letano, i quali vanno in Egitto dove incentrano Maria e Giuseppe che sono in viaggio per ottèmperare all'editto di Erode che decretava il censimento. Giunti la Vergine e la Sposa sulla sponda di un fiume, s'imbarcano sulle acque, ma Belfagor suscita una tempesta che li avrebbe inevitabilmente sommersi ma app-are !'.Angelo Gabriella e li salva. · Dopo un curioso dialogo, Giuseppe e Maria ~i addorfll(!ntano, ma ecco di nuovo Bclfagor

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che viene a minacciarli e di nuovo appare l'Angelo Gabriella che combatte Belfagor e lo vince. Il diavolo sprofonda in una buca del palcoscenico dalla quale escono fiamme. Ma poi ritorna con altri diavoli travestiti da ma. ~nadicri, lega Razzullo a un albero, e anche <Juesta volta l'intervento dell' Angelo salva tutti. Quindi i d ue compag ni, Razzullo e Sarchiapone, s'inoltrano in una grotta: in questa grotta Belfagor ha nascosto un d ragone, ma Gabriella combatte il mostro e lo precipita nell'abisso. Tutto tennina col trionfo dell' Arcangelo che porta a sal\'amento Giuseppe e Maria e con la caduta del dia\'olo che sprofonda nell'ioferno. Quindi i pastori cantano la Nascita dell'Infante Divino. Tutto ciò è:: intramczzato dai dialoghi in dialetto dei due compagni che litigano fra loro ma sempre poi fanno pace e le loro buffonate provocano le risa del pubblico che non manca però Ji commuoversi alle , ·icende dei àue profughi di Galilea. La Madonna e San Giuseppe parlano in italiano, ma che italiano ! A questo spettacolc fra comico e religioso assiste il popolino con un senso quasi di venerazione come se fosse davvero una rappresentazione sacra, c la parte buffa non riesce a distruggere quel che di arcano e di divino che ha tanto potere sullo spirito profondamente mistico della plebe napoletana. Naturalmente sono infinite le varianti di questo d ramma che ha subito e subisce di continuo modificazioni, aggiunte o tagli secondo la fantasia degli attori. All'apparire d i Belfagor il pubblico urla, fischia, batte i piedi; e quando, all'ultimo, il diavolo s'inabissa nel baratro infernale per non più riapparire e si vedono le sue gambe d ibattersi fuori della buca mentre la testa e il tronco sono sprofondati nelle tenebre, e un odore di zolfo si sparge nel teatro, il delirio del pubblico è al colmo, e le più strane imprecazioni perseguono il diavolo. Ma il diavolo per quel pubblico è impersonato nell'attore che lo rappresen't a, e il disgraziato è fatto segno individualmente a insulti e minacce. Quando escono dal teatro gli spettatori sono ancora tutti vibranti di sacro furore, e i commenti s'intrecciano, spontanei e vivaci, fra quella buona gente che discute sul serio la rappresentazione come un fatto vero e s'indi. gna e s'intenerisce col candore di un entusiasmo che non cessa neppure quando i capponi e gli strufto/i della cena natalizia riuniscono intorno alla tavola familiare i parenti venuti dai punti estremi della città per godersi la festa del Bambino. L'operaio che è chiuso tutto l'anno in una fabbrica, l'artigiano curvo per ore e ore sul suo lavoro manuale, sentono inconsciamente la necessità di avere ogni tanto uno sprazzo di luce che rischiari la monotonia della fatica quotidiana. Quest:e brevi vacanze dello- spirito sono fonte d1 salute morale, di solidarietà tra famiglia e famiglia, tra individuo e individuo, sono quella parte d'ideale che è cibo per ogni essere umano. N eU a rozza rappresentazione del Verbo nmanaJo gli spettatori popolari vedono quello ~e lo spett~ore c~lto non può vedere, perchè lllJUJla.gtnllZione loro è ancora vergine e f resca come l'immaginazione dei fanciulli, ha bi. sogno di beo poco per esaltarsi, commuoversi e godere.


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In lnghilter:a, intanto, la Regina cominciava a preoccuparsi seriamente dtl matrimonio della sua quarta figlia. Compiuti i ventun·anni nell.1 primavera qel 1869, la Principessa Luisa era già più matura di qualunque sua sorella mag. ~jiore al l'epoca delle loro nozze. La soluzione consueta: un giovane principe tedesco con le qualità indispensabili ripugnava fortemente alla Principessa, che avrebbe preferito rimanere in Inghilterra sposa di un inglese. La Regina le diede pienamente ragione, anche se il caso di una figlia di un Sovrano Regnante moglie di un semplice suddito non si verificasse più nella Real Famiglia d·lnghilterra dai tempi dei Plantageneti, le discendenti della dinastia hanoveriana avendo sposato tutte dei tedeschi. Il candidato proposto fu il Marchese di Lorne, figlio ed erede del Duca di Argyll. Una lettera di Vittoria al Principe di Galles, per convincerlo ad approvare il matrimonio della sorella, ci mostra fino a che punto i suoi sentimenti sulle unioni delle proprie figlie con stranieri fossero cambiati, e ce ne illustra le ragioni: « l tempi sono molto mutati ; le g randi alleanze straniere sono considerate cause di complicazioni ed ansie; comunque. di nessuna utilità al paese. Si può concepire situazione più dolorosa di quella in cui fu posta la nostra famiglia durante le guerre colla Danimarca e fra la Pn.ssia e !"Austria? Ogni sentimento di natur.dc affetto fu minacciato, e noi èravamo impotenti ... Inoltre i lunghi soggiorni in casa mia dd le mie figliuole sposate au·estero producono un·impressione poco favorevole, e sono causa di una quantità di noie: al gran numero di forestieri che le accompagnano, i loro giudizi estranei su una quantità di argomenti... Vivo il tuo caro Papà tutto questo era diverso, e poi la Prussia non aveva anc:ora inghiottito tutto. Tu forse non ti sci reso conto come io della antipatia con cui venivano accolti i matrimoni delle Principesse della Rea! Famiglia con piccoli principi tedeschi (pezzenti tedeschi li chiamavano con disprezzo)... · «Oggi che la Famiglia Reale è così numerosa (tu ne hai già cinque, e che sarà quando si saranno sposati anche i tuoi fratelli?) obbligati come siamo a chiedere al Parlamento, per le Principesse del denaro (be t'a 1peJo alJ'eJtero, mentre potrebbero benissimo sposarsi qui ... è difficile mantenersi così esclusi1•i. Quanto alla posizione, io per mio conto non vedo difficoltà : Luisa rimane ciò che è, e suo marito conserva il suo rango, come i Mensdorff e Victor. (Hohenlohe) venendo trattato come un parente solo quando la famiglia è riunita ... E poi nuovo sangue sano sarà infuso cosl nella Famiglia Reale, mentre tutti i Principi esteri sono imparentati tra loro... Sono certa che una

ereditato dal padre una natura inte.nsamentc d. artistica e Je sue qualità 1 scu1trtce erano ' d. d.lett t E assai superiori a quelle 1 un 1 ~ e. r~ gausto cne potesse fiorire in un ~btente ptu ~datto della reclusione della reggta. La regina non immaginava certo fino 3 che punto il precedente di un matnmona~ tra una prancipèssa de! sanf,'l.Je e un suo suddtto .sarebbe stato seguito nei prossimi sessanfannt. Una pnncipessa reale della generazione seguente sposò un compatriotta. di Lcrd Loroe, e nelJa generazione che seguì l'unica figlia del re sposò un inglese, e due suoi figli dame di sangue scozzese, una delle quali è oggi la regina d'Inghilterra. Nell"estate del 1872 la prinopessa Alice ·divenne madre per la sesta volta, di una bam. bina che chiamò Alix. Alix, còme sua sorella Ella, erJ «una grazios:1 cos<:tt:t ». Aveva però gli occhi pi\1 scuri, di Ella, e lineamenti che promettevano di diventar belli, ad eccezione del naso forse un po· troppo lungo. Ma questo difetto si corresse con l"età, ed Alix ed Ella diventarono due delle più superbe bellezze d' Europa. Perchè rideva sempre, Alix fu scherzosamente soprannominata d:t sua madre « Sunny >) ed è un conforto sapere che almeno da bambina fu felice. Il des.tino doveva riservarie splendori imperiali, e per lei e per sua sorella una fine eschile-.t. Prsto la principessa. Alice fu in grado di riprendere le sue molteplici attività, alle quali se ne aggiunsero di nuove di carattere sociale: la presidenza d'un congresso sul La1•oro delle donne per esempio, e la fondazione di una società per la cura dei bambini. Alla Regina profondamente ostile ad ogni forma di emancipazione del suo sesso la principessa aveva cura di presentare nelle sue lettere fr.equcnti tutte queste iniziative sotto un aspetto il più possibi le tranquillo ed innoçuo. La salute del suo secondo figlio: Federico Guglielmo, chiamato dai familiari « Frittie », nato mentre il padre era al fronte durante la guerra del ·70, ispirava alla principessa una costante ansietà. Il piccolo Federico Guglielmo era stato estremamente delicato fin dalla nascita apparve presto evidente che soffri'!a Ji un oscuro e terribile male, l'emofilia. Il pi.:colo er:1 vivacissimo, robusto e amante dei giochi violenti : come era possibile proteggerlo dai graffi e dalle scorticature che i bambini dell~ sua età sopporta1·ano con indifferenza, mentre per lui significavano terribili emorragie e un continuo pericolQ di morte? Dopo una di queste emorragie di Frittie, durata due giorni, il Principe e la Principessa di Hesse partirono per un breve viaggio in Italia. Una mattina del maggio 1873, esattJmente un mese dopo il ritorno dei loro genitori, Ernie c Frittie entrarono a fare una ,·isitina alla mamma,. mentre questa e-ra ancora J letto. Le finestre della camera, quasi dei bai · coni, e rano aperte, aperta anche la port,. del di palazzi senza gioia. Luisa era una creatura salotto adiacente, dalla cui veranda si guarda,•a radios.'\, straordinariamente bella, e intelligente. nella camera stessa. 1 bambini correvano per le Il sangue teutone aveva lasciato poche tracce due stanze, fel ici. A un certo momento, Frittie odia sua natura, e il suo dinamismo, la sua dalla camera della mamma vide suo fr.1tello allegria il suo senso di umorismo la sua capaL 11 Ernie affacciarsi alla veranda od sa1otto. cità di godimento, la sua indipendenza dalb b. lt na deUe .. . . . . . am mo, corse a sua vo a 1•erso u l tdea convenz10~ale dall.a regahta co~tatmvano jjnestre della camera da letto e t rascinato dallo una ;><>tenza soaale pan a quella d• sua a~a- ....-Siat'ltio, cadde sulla terrazza di pietra da un'aldre, con la differenza rad icale, che la regtn~. te--:' d. f · metri. . . . ara1· q:a 1 arse se1 x suscatava timore e nverenza quas1 p tzzante, - (,e.;,;,.,.} F._ r . 8 E :'li I!J o· mentre sua figlia sprigionava una forza vitale. ' ;.'*Dirfflx>•~ r<oponsobik: vnTORIO GORRf!>IO _ Come la sorella maggiore, anche Luisa aveva , · F. {.;;; 1; 1• ~~~m•.no d 1 ,.,.; Gr>i>che d• Tummiodli & c.

infusion.: J 1 san" u" tlltOiù r.•t.torLu.ì il Trono o moralmente quanto fisicamente». . . Delle infinite am.uezze che le vemvano da1 matrimoni deUe sue due f iglie maggi.ori (seb· bene sanzionati e preparati dal Principe Consorte) Vittoria dava soprattutto la colpa alla Prussia. Il matrimonio di Vicky col Principe Ereditario aveva per un verso o per l" altro invelenito piuttosto che facilitate le relazioni intcrnazionali. La Prussia era divenuta una potenza· dcminatrice e autoritaria, e la reazione di Vittoria a questo fenomeno amareggia1·a senamente la sua feliwà domestica. Il suo risentimento è facile ccmprenderlo, ma è strano udirla definire fonte di noie e difficoltà le visite delle. sue due figlie sposate in Germania, Ji cui un tempo Vittona sospira,·a tanto la compagnia. Ma i tempi erano cambiati, e con essi anche i sentimenti della Regina. La Principessa Luisa, tale era la volontà di Vittoria, avrebbe sposato il giovane e avvenente figlio del Duca di Argyll, gio1•ane ricco di doti intellettuali ed artistiche. Raggiunto l'accordo f ca tutti gr interessati diretti. !"autunno seguente Lord Lorne fu invitato secondo la procedura ormai classica al Castello di Balmoral, come vi era stato invitato nel 1885 per uno scopo analogo il principe Federico di Prussia. La procedura del fidanzamento segul alfingros~o la solita tal~riga: la Regina si allontanò in una d irezione per una passeggiata in la ndò con la principessa Beatrice, mentre la principessa Luisa e Lord Lorne, con il Lord Cancelliere e Lady El)•, venivano trasportati in direzione oppnsta a Glassault Shield. Qui i due mentori si ecclessarono discretamente lasciando che i due giovani si perdessero nei boschi, e la sera al ritorno a Balmoral la Regina ebbe una notizia che, (questa volta Vittoria lo riconosce) non la trovò completamente impreparata. La Regina non pensò nemmeno per un istante che la Principessa Luisa e suo marito dovessero stabilire la loro dimora principa le con lei, com'era stata sua intenzione nel caso delle due figlie maggiori. Una delle condizio. . ni più importanti di quel matrimonio er:~. stata infatti che il nuovo genero fosse un suddito ir.glese indipendente, e..ede di un grande patrimonio con serie responsabilità ·proprie, non più un principotto straniero, stabilito in un paese straniero, e senz'altri doveri tranne quelli di compagno obbligato di sua suocera. Considerazioni simili potevano anche applicarsi alla sposa. La principessa Luisa era molto più adatta ad essere la signora di una grande casa nobiliare che la moglie del «genero di rervizio » della Regina, in una situazione cioè che l'avrebbe subordinata completamente a sua m:tdre. La personalità della principessa non era meno f.orte di quella di sua sorella Vlcky di cui Luisa aveva la stessa brillante e sfaccettata vitalità, inadatta all'atmosfera velata dei gran-

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~Ct i.\NNI Jq.\ BAllO. - Un grandioso ballo dato SLa~otte a~ teatro C.vico a bentnzio della socteti dd Tuo a Stgno i: riuscito non wlo bene ma egregtam~nte. Intervenne la principessa Isabella e il pnncipe Tomm~so, Gtosuè (.arducCI, <: quanw ha di ptù eletto la citta di Spezia. Il Carducct prtseOtato alle loro Ahene >tppe trovare un complimffito nuovi.), t'5prcssiono: stncera di devoztone e rivtrffite alfttto. Sperasi che la venuta del C.uducci a Spezia non sia senza vantaggto per le Jenere. l ·amenità del nostro golfo, il cielo tetSISSiffiO di questi gtornt, l"aura primaVC· nle che spira da ogm cosa; devono assolutamtnte :wer ispiraw lf poeu. (Cmriu.- di Napoh, l .1pril.- 1890).

RIVISTA QUINDICINALE ANNO Il · N . 7 · ROMA U APRilE 1940 • XVIII

~UCCESSI

TEATRALI. - Ieri ser" un altro ptenone. St rappresentava Il padro11e d~/1~ Ferr~.-r~. La >olita commozione, i soliti applausi. La Glcch ed Ermete Z:tccon•, i due giovani v.. torosissimt così c.ui ai napolttani, ffitUstasmarono. (Co,.;.,.., di Napo/,, 2 aprr/~ 1890)

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NUOVE PIETANZE. - k signore americane hanno adottato or~ ruw dt servire al lunch dei gtgli m umido. Un·altra pietanza assai in uso in Amenca è una tOrta di rose specialttit di un cuoco negro la cut cducaztone culinaria a Parigi costò al suo padrune 'omme considerevoli ... Ora, aspettiamoci di leggere che le signore americane portano al seno dei mazzolini dt cavoli e di lattuga, dei ramolaeci nei e.Apcllt c delle barbabietole in manu. ( Corrier.. d1 Napoli, 6 aprile 1890)

ABBONAMENTI Abbon..,..nto ennuolo llolie e Colonie l . 40 Abbonemonto somoatr. llolio o Colonie L 22 Abboneme nto annuale Eatero . • l . 60 Abbonomento aomoatr. Eatoro. . . . l. 33

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UNA ALLEANZA. Brux•lli!J. 8. - Ritenete per ceno - per quanto la cosa possa sembrare slrana che attualmtntc peodono trattative >Crissime tra la Germania e la Francia. Il Vaticano è a giorno delle trattative e viene informato da monstgnor Kopp che sostiene in esse una pane importante. Naturalmente

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la base delle alleanzt resterebbe immutata; Cornunqut .. ceno che repoca ddle sorprese per l Europa nQft ~on è chiusa. (Corrin'e di N<~poli, 8 <~Prrl~ 1890} BISOGNI LETTEJV.RI. - l 'alt ro gi~rno _un siotd· liere parigino >i è presentato al c~mts~no dt pohzia per farsi arrestare, perchè d1ccva, ~l nuoro romanzo di Zola, « La bestia utrnl03 • glt avev~ fano nascere l'irresistibile bisogno di ammauar~ ' ngh.

(MtJJaggero, 4 aprrlt iil90)

SPIRITO CINESE. - Un viaggtator~ ch_e ha ~· curso l' estremu oriente racconta che • Ctnest an· sotto &Ila (,>ro stocratici coostderano come al dignità il fabbricare tSsi Stessi i loro motti dt "f"· rno. Quando vanno in società etascu~ d·esso poru >CC<> in tasc-J un libro dr b(Jnf H()ff e d1 calenboMr&l. Allorchè viene il momento di di re qualcht COSI spuirnsa. ctfca un:t riflession~ origina le nel suo ltbro c .la mostra al suo vicino. Questi la lrggt senza far motto, e, cercando a suA volta una nspoMa appropriata su lla sua provvista, la fa leggm al primo mattacchiont. Tutti e due allora sorridM.· solenn~te. e dopo rectproche feliCitazioni nprmdonu la con,•enazionc convinti <L essere ciucuno c1 ~pinto. Deve esscrr: divertente assistere ad una con· vc:-rsa2.ione di simili uomini di sprrito. (Af<H<IU~6 aprilt 1890).

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PRIMO APRILE 1890 Anche quesfanno l.1 pesca non è mancata. QUJI· che giornale SI diverti a lanciare delle nOtizie ptù o mffio verost milt : cht il Papa sarebbe andilù J T rc.'flto, eh!" l:> (upola di S. Pi~tro accenna•·a a ca· dere, che si era iniziato un processo contro Bisnurk. che tert· SI sarebbe tenuta una riuninne prepuaturu alle corse del 7 aprii<" a Tor di Quinto con in8ftsl0 ltbc.'fO al pubblico <: discorrendo. Non podu SOCI del tiro assegno nazionale ritennero un ~< l'annunzio delle esercitazioni libere: che collllnet2· tllOO in rl.'altà ieri alle tre pomeridiane :lii'A<qUl· cctusa, e noo vi andarono; i prtS("fltj erano sttlr tn tut w. (All'• '"·~gero, 2 aprile 1890).

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Clmpermeabile fuori classe


Solo dopo l'uso si può criticare uno ciprio. È l'uso che dimostra sempre le qualitò superiori dello ciprio Coty. Anche in condizioni awerse, anche col vento· e lo pioggia, lo Cipria Coty resto sul vostro viso come un sottilissimo velo di bellezzo. È veramente " lo cipria che aderisce" e per questo anche le sportive la preferiscono. lo Cipria Coty deve i suoi pregi oll'eccellenzo delle sostanze che la compongono e allo sua stroordinoria ftnezza ottenuto medionte il "ciclone d'orio" che spinge la ciprio o ftltrorsi da solo attraverso un fttto tessuto di seto. lo Ciprio Coty non allorgo i pori, perchè non contiene odesivi ortif,cioli, tanto donnosi olio pelle. Per essere tranquillo, scegliete quindi la Cipria Coty nel profumo che preferite, in una delle sue 12 luminose sfumature di tinta.


IL PRIMO VAGONE

...:.. .·.

IL 2 OITOBRE 1839 l'allegra plebe di Napoli c delle terre vicine, in gran folla si awiava alla inaugurazione di un servizio ch e, cosa ancora nuova per il resto di Europa, era nuovissima per l'Italia. Si trattava della prima fcrrm·ia che corresse sul suolo della nostra penisola. Essa andav:1 dalla Stazione di Porta Nolana c del Mercato di Sopr:1 fino alla stazione: del Granatcllo in portici .::d era lunga, secondo quanto pubblicarono g li "JIInali Civili del Rf!gno dd/e dt1e Sirilie, quattro miglia c rr.ezzo, pari a metri 7401,58. La mattina del sio-rno ricordato tutte le ville del percorso attr.wcrsato dalla ferrovia si riempirono rapidamente: di dame e di gentiluomini vestiti a festa e gran massa di popolo, rumoroso e in (OSI •.• mi sgargianti, si riversò [;';, dalle prim<: luci dell'alba nei campi e nelle vie, presso le rotaie. Mentre sulla seren:t marina vagavano battelli carichi di gente anch'essa pronta a godere, con lo spirito arguto c la potent.e fantasia partenopea, il « fallsliJJilno, 1//IOvo avvenimmto ». Presso il Granatello, intanto, era stato preparato un grandç padiglione addobbato con splendidi arazzi e velluti cremisi, in cui avrebbero preso posto il Re Ferdinando Il, l'l Regina Maria Teresa e la Reale Famiglia. A fianco del padiglione era stata innalzata una tenda per g li alti dignitari dello Stato e i più ragguardevoli personaggi civili e militari. Alle lO, il Vescovo Giusti accompagnato dal clero

and.t\,1 .l >ukr>t .1 funto ddl .tlt.l"l m<:ntrt: l.t ntonclli d ton' oglto riprese: la 'ia d, Napoli f.tnte:ria c· !.1 ,,l\,tlltn.l '' dt>pone,,tno d.t un e '' ,t.: tunse dopo dieCI minutt. Quel g iorno capo .dl'.dtn> dcll.t >trad,t, spc:u.dmentc mtorno >le»o, .tlk tjU:ltt ro, la linea Yenl\·a .1pcrta dal .tll.t Vill.t C.mionc. Poto dopo I'arttt:l"·n.t del punhlow Ca>tello Jd Carmine: Ja,a. wn tl ~uo Cr.t).:Or<:. * d St'l:,'Tl.dé tht:. d.t N.tpolt. p.trlt\'.l per Vdl.o (osi. poc:o ptù dt un setola Ll la pnm.1 C.1rnonc d RL. ùm L1 Rt:.~lll.l c Lt Reti F.t ferro' til tlJliJn,l incomincia,·a il suo esercizio. ll1t,t.:IIJ. Ttnnl· un .(,.,,orso l'mJ.!t·_~,:n<:'t: lr.m,c:,c:. t ti1LOil111l(tal ,1 d ~uo csernzio proprio in quel d lj,ty.trtl, costruttore Jc:ll.1 lcrrovta; al Re Regno delle: Due Stc..olic d1e non era certo il rispose enèomiando l'opera e fece dare il sepiù progredito nella vita economica. G ià d3 gnale cui risposero nuovi colpi delle artiglierie alcuni anni in Piemonte, in Lombardia e in dai forti del Granatello e del Carmine. Allora Toscana, si stava studiando il problema ferrodalla stazione di Napoli si mosse fumando viario. Ma per pura casualità, come ha notato \'eloce la locomotiva, seguita da nove grandi recentemente Filippo T ajani, gli studi si tracarri, in cui erano 25f! ufficiali dell'esercito, dussero in opere proprio nel meridione. Il dell'armata c delle segreterie di Stato. Su uno fatto è che, colà, una fioritura di spiriti insiàei carri, scoperto, una banda militare suonava gnì, a1•eva più volte precorso i tempi dello allegre e rumorose marce; su un altro un sviluppo della civiltà. Però ad essi era poi manipolo di · soldati agitava grandi l'-1nsempre mancato l'aiuto dei pubblici poteri c quello della ricchezza privata, insufficiente o diere in segno di g iubilo. l napoletani appialldirono un po' impressionati e un po' divertiti restia. Sicchè le cose ~~ inizia1·ano ma restac in nove minuti e mezzo il convoglio giunse l'ano al punto iniziale. a Granatello. E di là, con la stessa velocità Il costruttore ddla linea Napoli-Portici era se ne tornò donde era partito. Allora il Veun ingegnere francese Armando Bayard de la scovo indossati g li abiti pontificali, recitò le Vinctriè. Nei primi giorni del 1836 egli era preghiere, benedisse la nuova strada ferrata, e venuto a Napoli con un progetto dettagliato mentre g li astanti si inginocchiavano, dai forti per una ferrovia e aveva domandato di poteda costruire a proprie spese e rischi, insieme ad partivano altre salve. Intanto la locomotiva e i carri ritornavano al Granatcllo e questa volta una compagnia pure francese, purchè gliene c'era una carrozza ·fastosamente adornata per fosse riserbato l'usufrutto per 99 anni. Il il Re ed un'altra per la sua Rea! Corte. La tratto da percorrere andava d a N apoli a Nomacchina si arrestò sotto il ponte d i Carrione aera. ferdinando Il, che allora regnava a Nac il Re, con la sua Real Famiglia, attraverso poli, non aveva troppa fiducia nei tecnici una scala appositamente costruita, d iscese sulla francesi . Ad uno di essi, Pierre Andriel, era via ferrata. E scesero pure i dignitari, gli imdovuto il poco felice successo di quel primo pennacchiati generali, i nobili e i magistrati vascello a vapore che aveva solcato il Medicarich i di decorazioni e visitarono il nuovissiterraneo partendo da Napoli. Le ferrovie erano mo sbuffante, ordigno. Poi salirono sul conuna diavoleria nuova e bisognava studiare bevoglio e tra musiche, nuove cannonate, ap- • ne la questione. Re Burlone incaricò il suo plausi, grida di donne spaventate e Jazzi di Ministro degli interni delle trattative con il


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francese il quale prese~tò i progetti dei primi due tratti di strada da farsi f ra Napoli e Portici e di là per Resina e Torre del G reco. Fu nominata una commissione presieduta dal Dirfttore Generale di ponti e strade. del Regn ~ c della quale fecero parte funzionari civili militari, per stabilire se, a i patti offerti dal francese, rimanevano salvi gli interessi dello Stato. Il p rogetto fu accettato e con decreto :> gennaio 1838 fu stabilito che la costruzione del primo tratto da Napoli a Portici doveva aver luogo in sei mesi, pena, in caso di inadempienza, la perdita di una forte cauzione. E la linea fu costruita in sei mesi, fu collaudata da un commissario del Re, Luigi G iura, e aperta al traffico, come abbiamo visto il 3 ottobre 1839. Le Locomotive (due) erano opera àell"officina inglese Longridge Startburt c Co. di Newcastle e, in tutto simili a quelle celebratissime di Roberto Stephenson, sviluppavano una velocità di 41 miglia inglesi ali" ora. I carri invece erano di costruzione napoletana. Sempre dagli An11ali Ci;•ili si rileva che al 31 dicembre 1839 i viaggiatori, in poço più di tre mesi, erano stati 13 1.11 6. Altri due tratti, da Portici a Torre Annunziata, e da questa città a Castellammare di Stabbia furono aperti il 19 maggio 1844. Intanto nel febbraio 1842 fu incominciata con grandi mezzi la costruzione di una altra ferrovia da Napoli a Caserta e a Capua. Ma non >i deve credere che tanta sollecitudine per le ferrovie derivasse da amore dei Borboni per il pubblico bene. La linea non doveva servire che alla villeggiatura reale; non doveva essere a ltro che un più agevole e rapido mezzo di comunicazione fra Napoli e la Villa Reale di Caserta! E così per la sua costruzione si passò sopra alle formalità burocratiche; la sua spesa, benchè pagata dai contribuenti napoletani, non fu iscritta in bilancio, e Ferdinando li si occupò ( stranissima cosa per lui!) personalmente dei lavori. Il tratto Napoli-Caserta fu aperto il 20 dicembre 1843 e non fu assegnato nonnalmente all"uso pubblico. «Essendo fretjuenti le gite dell.t corte a Caserta, scri1·e il De Biase, alle sue comodità era subordinato il servizio per i viaggiatori ». Il tronco fino a Capua fu poi aperto i l 26 maggio 1843 e 1:1 diramazione d a Cancc.:llo a Nola, deposito princip:tle dell"esercito napoletano, il 3 giu~Jno 1816.

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Vediamo ora cos:t :Kcadeva in queAii stessi anni, in materia di ferrovie, negli altri stati Italiani. Nello Stato Pontificio le condizioni :conomiche, c più ancora quelle politiche, durante il Pontificato di Gregorio XVI, non permisero la creazione di nessuna ferrovia. S"era sì, nel 1844, formata a Bolo;.:na una societ~ . promossa da patrizi c uomini dell"alta borghesia, per ottenere u':'a ferrovia che allacciasse lo Stato Pontificio ai due ducati di Parma e di Modena e giungesse però ad Ancona, salvo poi ad unirsi alle linee eventuali piemontesi o lombardo-venete; ma il Gabinetto di Vietma vietò la partecipazione del Granducato di Pàrma c il Governo pontificio, pur dichiarando di essere JO!mllalllf?llle cflmpreJo della bontà dell"impresa, non dette nessun appoggio. Perchè il timore era sempre unico, come ebbe a dire Massimo D'Azeglio. Si temeva che le ferrovie trasportassero più idee che merci. In Toscana le condizioni spirituali cd e<onomiche del paese erano migliori e le ferrovie, guardate nei primi loro esperimenti in Inghil-

terra e nel Belgio con scettiosmo c diffidenza, incominciarono dopo il 1840 ad avere molte simpatie. Non bisogna dimenticare che alle ferrovie, allora, in Europa, si era subito affiancata la borsa e che le azioni ferroviarie, che avevano corsi irregolarissimi e creavano e distruggevano fortune, costitu.ivano la speculazione di moda. In Toscana. ove la passione "d el g1uoco era largamente diffusa fin negli strati più bassi della popolazione, le ferrovie atte<chirono sovratutto per il loro caratte re speculativo, nè va dimenticata la liberale politica economica svolta dai Lorena. Sicchè si ebbero in un primo tempo, da parte di Leopoldo VI grandi ooncessioni di ferrovie. E queste concessioni erano fatte senza indagini dirette a scandagliare la serietà delle intenzioni e la reale disponibilità dei mezzi dei promotori. Il campo era lasciato libero a speculatori indigem e forestieri, che dettero il via a società unicamente nominali le quali non costruirono nessuna ferrovia, ma inghiottirono parecchie fortune. Il male ad un certo punto risultò così evidente che, contro tutti i principi economici che ispiravano la politica toscana, fu emanata il .5 aprile 184.5 una risoluzione con cui si cercò di porre freno alla scatenata attività speculativa. Ma era g ià tardi. Ad ogni modo, poco dopo la concessione napoletana, nello stesso·anno 1838, il 14 aprile si aveva la prima conc.essione toscana a due banchieri : il Fenzi fiorentino e il Senn livornese. Un primo breve tratto tra Livorno e Pisa veniva aperto ali" esercizio il 14 marzo 1844. Un secondo tronco d a Pisa a Pontedera ven1va condotto a termine il 19 ottobre 1845. E alt ri studi in quegli stessi anni venivano avviati pe.· una linea da Firenze a Pistoia per Prato; per una da Empoli a Siena, e per una da Pisa a Lucca e a Pistoia.

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N d Lombardo-Veneto la questione ferrov1an:1 assunse ben presto una importanza 1naggiore che non nc::llc regioni già esaminate. Nel settembre 1835 la Camera di commercio veneziana ave1·a accolto il proge-tto, presentato da due ingegneri veneziani per la costruzione di una ferrovia da Vene-lia a Milano_ Era stata interessata anche la Camera di commercio di Milano e s'erano cominciati studi approfonditi sia dal lato economico che da <Juello tecnico. Il progetto prevedeva una ferro1·ia di tracciato rigidamente rettilineo cht, per realizzare una velocità maggiore, non avrt·bbe toccato al suo passaggio nessuna città ma avrebbe diramato alle città vicine dei tronchi secondari. Si trattava senc:a dubbio di una grande impresa, per quei tempi, che doveva approntare non pod1e difficoltà. : il passaggio presso il Lago di Garda, (che richitse poi !"alto viadotto di Desenzano); l"attravers.tmento del monte Berico presso Vicenza in galleria c il ponte :;ulla bguna, che per mo lti costitui1·a rostacolo maggiore. Vero è, ossen·a il Tajani, che, secondo !"opinione dei milanesi la fcrro,·ia anebbc potuto anche arrestarsi ai marJ:ini della terraferma e !"accesso a Venezia aver luogo ancora per açqua: ma da questo orecchio i veneziani non ci sentivano. I treni dovevano giungere proprio a Venezia. Le vicende di questa linea ebbero, nel tempo in cui fu costruita, larghissima eco nel Lombardo-Veneto. Il 15 aprile· 1837 una sovrana risoluzione accordò . ai promotori la facoltà di costituire una società ·anonima, purchè si provasse una sottoscrizione minima di almeno un milione d i fiorini (cioè di tre mi-

lioni di lire austriache). Nello stesso tempo la società si sòndeva in due comitati, uno lombardo ed uno veneto. A seg;etario Jd comitato lombardo fu nominato Carlo GttJneo, ingegno poderoso, futuro dittatore d1 Milano durante le cinque g iornate, che com. battè subito il progetto rettilineo e ne propu. g nò un altro detto delle sei città, che toccan Milano, Verona, Vicenza, Padova e Veoezi2 Allora Bergamo, che si vedeva lasciata fuon dalla costcuenda linea, nel dicembre 1837 fect valere le sue ragioni con una memoria in cw uhiedeva che la ferrovia, anzichè percorrere 11 pianura tra Treviglio e B rescia, toccasse lungo 1 il piede dei monti direttamente !'abitato d1 l Bergamo, e quindi, sempre a piede dei monn scendeva a Brescia. Ma la linea diretta fra Bre. l scia e Milano sarebbe stata lunga solo 78 Km.. ~ quella reclamata dai bergamaschi 93 senza tener conto del forte dislivello da superare. Car. taneo vi si oppose e propose una diranwione che da Treviglio raggiungesse Bergamo. Cominciò allora una lunga contesa in cui gh interessi municipali balzarono minacciosi nel- t !"agone. Tanto più che solo nel 1840 (27 01· tobre) ci fu da parte dell"Imperatore J'appro. vazione definitiva della linea. Mentre inva:e ' proprio in quell'anno 1840 veniva aperta :Il pubblico la ferrovia Milano-Monza (17 d1 agosto) che compiva in 17 minuti i 13 Km. 1 ~ ciel percorso e aveva questa curiosa partico!J- t..!· 1 rità nelle stazioni d"inizio e d"arrivo. Le sale d"aspetto erano tre. I viaggiatori restavano a:_i chiusi nelle sale fino al momento della p.~r· ~l tenza. L"accesso a l treno era cosl regolato. Si ~ suonava una prima volta la campana e St apriva con la chiave la porta della pritnl t,W classe; quando i viaggiatori d i questa ave1•ano ~ preso posto nei vagoni si suonava una secon- ~t.:,,~ da volta la campana e si apriva la porta deU1 seconda classe e poi con altra scampanellatl. quella della terza. t A parte questa curiosa particolarità. la linea ~ Milano- Monza ebbe una certa importano ne.IJa lotta ferroviaria dei bergamaschi. lnfaH1 la Casa Bancaria Erskeles Ji Vienna che .wm çompraro dal nobile Giovanni De Put7o di Bolzano la linea Milano-Monza, JI"CI~ emesso sulla ferrovia un fqrte numero di aziont manonan don e i l mrso e facendolo s:1lire \Cl· tiginosamente. Però i magri risultati deJI'e;...-r· cizio fecero anche cade;e molti veli dagh occhi degli speculatori e le azioni romincia· rono a precipitare. I banchieri viennesi pre· S<.ro allora a pensare ai bergamaschi che non erano decisi a rinunciare a quelli che ritcne· vano i loro diritti. E così chiesero la conccs· s1one di una ferrovia dl Bergamo a Monu. per allacciarla alla Monza-Milano. La ronrn· sione non fu accordata : però s·erano -~~l emesse delle azioni. E poichè i banduen viennesi possedevano az10ni della M ilano-V~· nezia (a cui flmperatore s'era degnato dJ concedere il titolo di « I. R. Strad:t Ferratl Privilegiata Ferdinandea Lombardo-Veneto ») manovrarono per condurre la iinea Ferd1; nandea fr"a Monza e Bergamo. Nella SOCietl lombardo-veneta i capitalisti propende1·~no per le idee dci banchif'ri viennesi : gli econ~ misti e i patriotti per quelle di Cattaneo. St ebbero così polemiche interminabili, abilmente ali mentate dal governo austriaco, e scesero 10 c:~mpo i nomi più belli del patriottismo Iom· bardo-veneto: Daniele Manin, Valentino Pa· sini, Carlo Possenti, Gabrio Casati, Vitaliano Borromeo, Francesco Alvise M ocenigo...

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« BUON COMANDANTE è quello che prevede tutti i casi· ed i pr.ogetti del suo avver-

Slrio ». disse Pietro. « Ma questo è impossibile », rispose il principe Andrea, come se si trattasse di una questione risolta da molto tempo. Pietro lo guardò stupito. « Tuttavia si dice che la guerra sia simile al gioco degli scacchi ». « Sl, » disse il principe Andrea, «soltanto con la piccola differenza che, nel gioco deg li scacchi, tu puoi riflettere ad ogn i passo, quanto vuoi, fuori delle condizioni di tempo, e che il <llvaliere è sempre più forte del soldato, che due sono sempre più forti di uno, mentre invece, in guerra, un battaglione è spesso più forte di una d ivisione e qualche volta più debole di una compagn ia. « Nessuno può conoscere la forza relativa delle truppe. Credimi, se qualche cosa dipendesse dagli ordini degli stati maggiori, io sarei laggiù a dare degli ordini; invece l1b l'onore di servire qui al reggimento con questi

« Da q ud ~cntullt'lllu , hc: :: 11l m.:, 10 h u, in ogni soldato ». Così conversano alla vig ilia della battag lia di Borodino, il conte Pietro Bezoukhov e il principe Andrea Bolkonskin in «Guerra e Pace» di Tolstoi. Questo pensiero pessimistico o almeno indifferente verso la scienza, la tecnica e la preparazione militare ed ottimistico circa l'esclusivo primato, per il raggiungimento della vittoria, dello « spirito » e della fede delle truppe, è ancora condiviso da molti. Il principe Adrea afferma nobilmente una verità, ma che, soprattutto oggi, non è tutta la verità. L'efficacia delle armi moderne è tale che non vi è spirito di combattente che possa infine prevalere se non è sostenuto da un armamento almeno equivalente a quello dell'avversario. « P11/crum n l pro patria mori», ma sono i sopravissuti che, con l'occupazione effettiva deUe mete territo riali corrispondenti ai fini politici per raggiungere i quali è stata iniziata la guerra, c-oncludono vittoriosamente le opera-

,,oo:, '".lJXl c~sc:n<:talt· Jclit· opt o t tcn.,ivt i: <Jud/o d t ~uper.uc, tOt1 l.l ' l11,1é!t'!Ofl J>ll\\!hdt f.IJ'!<I!t."t C: ,un\<:C\.lOdo i/ tll.l.t:.cwr nunKro poss1hdt· dr uomin, l'.lif<i!, lt tl",hlt'll/l' d1c: d m·mt.o lr.tpponc Ji rJt:.c•un .cune n l<> dc:lk mt1t dLii'J!t.ltdnlt. d .1ltr.1 p.t•lt .t .,m.,,lcr.tZIOnt· ddl.t ,t.:rJndc , fhtJu.t o:i. ttcns11"a delle arm1 moderne dà mdubb1o rilievo alla pur ovvia constatazione che per superare la resistenza di un a difesa armata è indispensabile che l'attaccante sia fornito di molte armi adatte e che le sappia adoperare; altrimenti il suo attacco, anche se condotto col più vivo spirito aggressivo, si concluderà con un cimitero. N el v,oJere adoperare con coraggio le armi, consiste « lo spirito » delle truppe; il saper bene impiegarle è l'essenziale di quell'arte del combattere in cui consiste la tattica; soltanto se quella volontà è integrata da questa capacità i- possibile che delle truppe abbiano la superiorità tattica ed operativa che consenta loro di prevalere in combattimento sull'avversario. Ma, caricando un poco le tinte si può dire che in guerra, tutto è la tattica, tutto è il combattimento. « Se non si vince sul campo di battag lia, b strategia è un sogno di impotenti ... Poichè la strategia (la quale nella sua parte più elevata, quella che confina con la politica, è la condotta deUa guerra, ment~e nella parte che conIIU11t 1111 ht.tro <: r.l/tlltll

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Al'JO!re GIAPPOIIIESE SVL LAGO PONYAJCG

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più nelle cose militari poichè «l'arte della fin.t coo la tattica è la condotta delle operaguerra è semplice e sta tutta nella esecuzione: zion.i) concepisce un progetto nelle linee generali e porta gli avversari a contatto; poi entra in essa tutto è buon senso, niente ideologia » in gioco la tattica e succede quel che succede. (Napoleone). In realtà, la grande guerra ha lasciato nell'animo degli europei una proDopo la battaglia, la strategia .raccoglie i risultati, favorevoli e sfavorevoli, e si regola fonda traccia di delusione e di amarezza tanto in conseguenza » (Maurizio Cloremoris - Lo ' nel àmpo politico quanto in quello militare; nel primo: perchè la sconfitta colpì proprio Jpirilo della guerra modtma, ed. Cremona quel popolo che si sentiva sicuramente predeNuova). Ora, se nella guerra tutto è il comstinato ad un radioso trionfo, e perchè la vitbattimento e se per avere in questo la prevatoria non soddisfece i vincitori sia perchè lenza tattica è indispensabile usare bene molte questi non raggiunsero, o si convinsero a posteanni bene adatte al tipo di combattimento riori di non aver raggiunto completamente, i ad adoperare, e finalmente nell'impiegare molte lini per i quali avevano intrapresa la guerra, armi, è evidente che nel preparare, insegnare sia perchè si accorsero ben presto del rapido presumibilmente corrispondente al genere di risorgere anzi del moltiplicarsi della p:>tenza guerra che dovrà essere intrapresa in relazione ~end icatrice dell'ex vinto; nel secondo campo: ai fini politici che la nazione vorrà raggiunfra i vinti, perchè i loro eserciti, se, malgrado gere, consiste il principale compito della le numerose parziali vittorie e la conservata scienza e defl'arte militare contemporanea. integrità del proprio territorio nazionale, doNella battaglia « succede quello che succevettero cedere, non lo attribuirono alla prevade » e quindi ha poco senso parlare della lenza delle forze avversarie, come è la verità, scienza militare come scienza delle « mosse » ma al crollo della resistenza interna anzi addiprestabilite e tanto meno nel significato prorittura al tradimento dei concittadini borghesi prio al gioco degli scacchi, ma appunto per imbeUi (da ciò : mancata convinzione di essere questo la scienza militare conserva anzi auveramente battuti da forze superiori e quindi menta la sua grande importanza come quella infinito rimpianto per le mancate presunte che, nell'ambito della strategia, prepara e coordin.t le operazioni in relazione ai tini politic.i occasioni di onorevole fine della guerra, scarso rispetto per non dire disprezzo per i vincitori che, mediante la guerra, la nazione intende e finalmente, nell'interno, profondo rancore raggiungere, e, nell'ambito della tattica provfra comba~enti che avrebbero sempre salvat~. vede alla sçelta, all'uso, e all'impiego delle la patria e i concittadini borghesi che la avrebarmi e degli armati. Il the teoricamente può bero pugnalata alla schiena) ; fra gli stessi apparire anche faàle cosa. Ma se « pensare è facile, agire è difficile ed miiitari vincitori si sparse un.t certa sfiducia agire neL senso del proprio pensiero è la più e delusione e perchè, dalla considerazione del difficile delle cose», (Goethe), ciò vale tanto . comt- finl la guerra (senza invasione del terri-

torio nemico e, nel caso della fronteocddenra. le, senza nemmeno la completa disfatta dell'rsercito avversario, essi trassero la convinzione che i coefficienti di carattere politico ed econo. mico abbiano avuto la pre,•alenza su quelli puramente militari nel determinare il crollo dell'avversario, e perchè lo svolgimento delb guerra diede poche soddisfazioni tanto allo spirito dci comhattenti quanto all'amor propno dei comandanti. Infatti, dopo l'arresto ndh Marna avvenimento che trascende i lim111 della t~ttica e della strategia per rientrue nei grandi misteri della storia, la guerra assunse prevalentemente, e soprattutto sulla front~ occidentale ed alpina, il carattere di guerra dr posizione. Questo genere di guerra era in per: f<.--tto contrasto con le previsioni e le intenz10~r delle gerarchie militari dell'epoca che si inspl· ravano pienamente ai concetti dell'otfetlsiva ld ogni costo e quindi alla guerra di movime11to. «Indubbiamente le masse del 1914 erano «mobili, anzi, erano mobilissime. E oon erano « scarsamente armate, erano invece m~le ar« mate. La loro stessa grandiosità e l emto « armamento finirono per stabiliz.zarle..: Sol· «tanto dopo le battaglie di· frontiera glt eser· « citi cominciarono a rendersi conto deUa sm· « ordinaria potenza della difensiva modern1: « fatto che sconvolse tutte le idee dominanti «in quell'epoca... Il numero permise J'ad~zi()ll( «di fronti immensi, continui, inaggirabth; _1~ « anni a tiro rapido e teso resero invulnera!'r «quei fronti ; la difensiva, spregiata teon~­ « mente, divenne così· potente da app~nre « iosormootabile... In tal modo il genio ernJ: .«.nentemente offensivo della guerra, si trovo


« munito di valido scudo, ma armato di una , << spada vecchia e smussata. Nell'urgenza e nel 1 «concitato ansare della lotta noo fu possibile i< una pronta revisione di tutti i \•alori : en« trambe le parti cercarono disperatamente la ~· prevalenza ancora una volta nel numero, « nell'aumento dei battaglioni e delle artiglit« rie. Vana illusione, poichè lo sforzo b «contemporaneo per entrambi, ed il numero <<dell'attaccante era sempre compensato dalla « forza enormemente prevalente della difesa. ~< Ed ecco apparire, dopo la distruzione delle «prime élii<!J (per. es. Carso 191 5), le « masse grigie ed amorfe, le masse formate « non già da combattenti giovani e scelti com! « le prime formazioni mobilitate, ma da tutto « il popolo, da milioni di uomini maturi, rt?. « padri di famiglia, da gente di menomata « resistenza fisica, da produttori che poi si « dovevano mandare in licenza od esonerare « perchè necessari al commercio, all'agricoltura, «all'industria, provocando in tal modo il mal «seme dell'imboscamento. « L'aumento dei mezzi· portò ad un consumo « inaudito di materiale e specialmente di mu« nizioni, cosl si acquistò la potenza ma si « rinunciò alla mobilità e quindi alla vera ma« novra. L'offensiva in queste condizioni sfa« vorevoli, la offensiva con rinunòa alla sor« presa, non poteva riuscire nonostante l'au' «mento del materiale. Gli scarsi tratti di ter« reno conquistato non servivano a nulla ; era1 « no, secondo la pittoresca espressione del «generale Falkenheyn, "sepolcri di masse''. « E' la guerra burocratica, la guerra assurda 1 « di logoramento...

« Infine l'Intesa, forte della sua sterminata « superiorità numerica e materiale, accettò « tac itamente la guerra di logoramento. Log'o« ramento integ rale, di tutti gli uomini e di « tutte le risorse delle due parti, tino ad esau« rimento del più debole. « Per quanto nell'ultimo anno di guerr.. « fossero cadute le antiche sovrastrutture create « artifiò05amente in pace, per quanto gli « eserciti da entrambe le parti si fossero tra« sformati ed infine lo spirito (col cercare la « prevalenza tattica e la sorpresa) avesse preso « tal.volta delle scintillanti rivincite sulla m.•« teria, era troppo tardi ed invero, la guerra « fu vinta per logoramento » (M. Clorernoris Lo s pirito della g11erra modema). E' difficile descrivere meglio di così i caratteri essenziali della guerra europea, ma è altrettanto diftiòle immaginare un genere di guerra più avvilente per l'alta arte militare e meno conforme allo spirito della gioventù combattente: lunghi, noi05issimi periodi di inerzia o almeno di monotonia, interpolati dalla ripetizione di confuse, faticose, sanguinose azioni molto simili fra loro, svolte senza sorpresa, spesso sul medesimo terreno per lo più desolato e ridotto a « sepolcro di masse »; insomma la vita, salvo rare quanto belle eccezioni, come noia o come catastrofe, il che è in perfetto contrasto con quel tono di baldanza, con quel senso di conquista e di avventura che è il normale stimolo ed alimento alla bellicosità della gioventù, di quell'wnano istinto di aggressione che forse costituisce la causa ultima del ripetersi delle guerre. Tanto più è meritevole di rispetto quella generazione che

per forza di ideali sinceramente professati, per dignità umana concretamente vissuta o, sia pure, con coraggiosa rassegnazione, seppe condu rre fino in fondo una simile guerra; ma è anche giusto non dimenticare, anzi è n=ario attentamente considerare e wlutare tutte le complicate caratteristiche . di tale guerra e quindi anche le deficienze e gli orroci con i quali fu affrontata _e svolta : soprattutto per meglio provvedere al futuro.

Agli antipodi dei rassegnati, fioriscono gli c:ntusiasti che si dichiarano sicuri di superare la giustamente deprecata guerra di logoramento mediante la guerra aerea o la guerra di movimento. Il più o meno riconosciuto sottinteso degli estremisti della guerra aerea è questo: poichè in terra è ormai impossibile che l'offesa prevalga nella difesa evadiamo dalle fronti terrestri con l'estendere 'Je operazioni nella terza dimensione e cioè « resistiamo sulla superficie e facciamo mossa nell'aria».' Naturalmente sarebbe assurdo discutere la grande importanza e potenza dell'arma aerea. Bastava osservare alla Mostra dell'Autarchia le bombe costituenti una bordata di l 5 aeroplani, per comprendere quale p05sa essere l'efficacia distruttiva di un bombardamento sopra i centri industriali e vitali di un paese. Ma « l'artiglieria controaerea di tipo moderno si è mostrata più efficace di quanto non si ritenesse comunemente ». Essa per lo meno costringe chi lancia bombe a volare a grande altezza e questo riduce la precisione e quindi l'efficacia del tiro. ( conJin11a)

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Me\ a

UNA MATIJNA, mentre stavo ancora tra sonno e veglia, così sogna• e m1 parve d• sognare: «Quegli uom101 così monotoni e uniformemente mediocn, non mi \'Oitavo più a guardarli. Non tanto per ostilità o repulsione, quanto per assuefazione e torpore di noia. Molto tempo passò. Credevo che ogni motivo di curiosità, ogn1 ra~ionc o import.mte o di qualche fascmo, cacciati dal gelo t-stenore, SI fossero nfugiall in me. Ma ouando con altrettanta naturalezza mi voltai ~uovamente a guardare, nel gruppo era comparso un personaggio 11110~·o. Simile io tutto agh altn, e assieme differentissimO. Come primo effetto, l'inattesa appariZione mi riconciliò col gruppo. Nuovamente e più profondamente mi sentii parte di questo. Mai quanto allora fui lieto di essere uomo tra uomini. lo mezzo al gruppo, il nuovo arrivato tra colui che in una colonna di acrobati sta più m alto di tutti, sereno e senza sfot2o, le bracCia 10crociate sul petto, lo sguardo lisso davanti a ~. e sgombro tanto di cunosità quanto di desiderio». La similitudine non viene a caso. Ragazzino, Giovanni Bosco costrinse il suo piccolo <orpo aì giochi icariani. Le ruote, 1 salti mort;~li, la roodinella erano il contrappunto leggero che egli tracciava sul cantofermo del catechismo e delle orazioni morali. Oli assi-

a1 g•och1 Jel contadinello prcJestmato, rice\J:I'a 10 prcm•o la parola di D10. G•ovann, Bos.:o non d1m1se m.u le sue <.1o1paotà d1 g•ocohcre. Il g•oco era più thc un meao per lu1 : era un sistem,t. Era uù che l'ironia era per Socrate: era la «sua » uonia Nc:l 1-:IV<u, Giuvamu Bo~tu ""'"" scoperto d Jato <<plastiCO>> dell'iron•a. A\'e\a S<:operto l'arte · il modo astutissimo c bniJo~nte, )uadente c inverosimile di far pauare )d \efltà. 8.1sta questo per rendere così familiare a no1 e domestica la sua figura. E 9uando pure questo « art1sta de:IJa santlti >> non aveva intorno a sè soltanto 1 cafoncelll de1 Bcc'"hi c d1 Murialdo, quando portò la buona parola ai Principi di Casa Savoia, a Cavour, a Urbano Rattazzi, a Ricasoll, a tutta la co~tellaz•one brillante e patetica Jet no~tro Risorgtmento ; quando ebbe a 'edem·l~ co• pezz1 gross1 della burocrazu, con gl• Jlt1 pJpaven de1 d1casteri, con 1 commendaton masson•. con t1p1 dunss1mi come <JUell... n'archesa d1 Barolo che d1ceva pane al pane e vino al vi no, e ave\'a Il fare virago e nbarbat1vo delle prestdentesse dei com1tati di bcnef1cenza, G1ovanni Bosco non rinunciava mai alla sua «ironia plastica >>, a quella acrobn1a non p1ù materiale ma mentale che lo aiutò a sormontare gli ostacoli, a vincere le diffiooltà, a far vibrare i timpan1 più duri. a rammollire gli ~nimi p1ù sclerosati.

E' la camcola. La città, i mdi degli uornim sono vuot1 e scintillano al sole come laghi di sale. l tonnesi sono sparsi suUe rive del Po, sulle c.olltne del Monferrato e lo scricchiollo de~ grissini sotto i denti sparge per questa campagna grassa, paciosa e sordomuta come un gran corale di cicale. Vestiti da Tartarinl, eqUipaggiati di tutto punto, i più ab-

b1enti s• sono fatti trasportare in nstJ do gh.acciai là do,·e r Alpe è ancora domestKl c alber~ata a dovere; dove 1l portalettere som•glia a un cacoatore di aquile e le dOIIllt portano con f1erezza un collo d~ pelh~ Torino fa l'etfctto di una Palm1ra megliO <Ou>cn•ata. Non u è 1imasto 3C: ooo cb1 è ,~<:stito di marmo o d1 bronzo: Carlo Albetto, V1ttorio Emanuele Il , Camillo Beoso dJ U· ,·our, alcun• fra 1 più notabili miniStn delle pmne leg1slature Jel Regno. Ora cbc ncssut:O der m oi la ,eJe, quest'a città mfle.»ibil· mente legittim1sta può abbandonarsi alla l!:l herissima malmconia, ai suoi ricordi d1 O· pitale. S1amo en pelrt romilé. U~ico fr>re:stiero. Federico Nietzschc si affawa a UJl1 lincstr,l Ji palazzo Carignano. In . quel JllO· mento medes1mo. un personagg•o mter1· mente nero. t atto a cono e senza pied•. lll,·ersa i<t dttà 10 d.Jagonale, tracàando dlct:o " sè un.t sUISCJ.I che sfolgora nello sfol!!Om: del sole, e spandendo un profumo .~v~SSIJilO. 1gnoto, celestiale. Allora i re, i rrumstn, t>->ltl r personaggi di marmo e di bronzo, <UI 51 unisce il filosofo malinconico e fatale. b bocca coperta da1 baffoni e gli occh~ Mi, salutano la postuma passe~Jata Santo nella >Ua Jilettll città di Tonno. Come tutti gli uomini di pensiero, aJI(he Giovanni Bosco era un grandissimo OJDIIII' natore. Il podismo dell'uomo che pensa. btltt qualunque primato. L'uomo che pensa ,_ J'accorge dt rammrnar~. Sul t~ ~ il Servo di Dio componeva ,·arl.lZIOOJ • diosissime e piene d1 fantasia. Musiàilo Giovanni Bosco prcfenva la musica spicaàmente ntmata, che sta tra l'inno e la 8101 dei soldati. L'apostolica camminata cht ~ vanni fece in compagnia di sua awfrc. Castelnuovo a Torino, d spiega e

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h Fuga in· Egitto. Ma le variazioni più poetiche sul tema «camminare», sono le famose passeggiate che il Servo di Dio faceva in l compagnia dei « suoi » ragazzi : quelle passeggiate che avevano un taglio di sinfonia, 1 c che dopo il primo tempo e l'andante, culI minavano in una gaia e armoniosa e trionfale ' marcia verso la pwrezza e la santità. Questo creatore di un pitagorismo più umano, di un pitagonsmo pulito di ogni macchia estetica, 1 di ogni ermetismo sospetto come pure di ogni assurda complicazione astronomica; questo illuminato che aveva scoperto il Jato « naturale » della santità, che aveva scelto la professione del santo come altri si fa medico o avvocato o ragioniere: Giovanni Bosco assolveva la sua missione in letizia e semplicità. Ragazzo, fondò la Socielà de/J'AIIegria. primo modello degli Oratori Festivi, delle Colonie A gricole, di tutta Ja mirabile organizzazione salesiana. Più tardi, senza andare nel. difficile, non predicava 1 e agli uccelli, ma parlava ai ragazzi, confessava gli uomini carichi di peccati 0\'llnque li tro\'asse, per istrada, sopra un muricciolo, alla ! porta delle taverne.

!

* da me.• La parola I santi * erano lontani « santo » non esisteva nel mio vocabolario. 1 Nulla nei miei ricordi si riconnetteva alla parola «santo ». Santi e fotografie di fami1 glia, dormivano nelle pagine degli album, dure come tavolette, sotto la custodia di potenti fermagli d' argento, nell'ombra d'inve1 rosimili salotti in cui nessuno entrava più. Il santo partecipava di una fisiologia che nulla : .<YCV:t in comune con la mia propria. Non sapevo imaginare la voce, i gesti, lo sguardo d i un santo. La st.oria d.ei santi non aveva documenti per me, l'archeologia dei santi non

aveva ruderi. L'assurda biografia dei santi, la cosiddetta agiografia si confondeva nella mta mente con una geografia altrettanto assurda. Antiochia, Edessa, Ippona non riusci\.o a pensarle come città reali. Mi mancava la sciatteria di un Anatole France, l'estetismo sènile di un Teodoro de Wizewa per assaporare il melato candore della Leggenda A11rea. C.onfesso che al· paesaggio di Assisi, preferivo la vallata del Peneo, percorsa notte c giorno dal fantasma di Chirone. La fede che ho sempre nutrito nella parte ineffabile e superiore della vita, e che si chiama Poesia, non sospettavo neppure che potesse diventare sinonimo di Santità. Pensavo che a rimuovere i santi da tutto l'oro dte li circonda, a trarli dai loro smaglianti «trionfi », non sarebbe bastato tutto l'elettromagnetismo del mondo. Pure, e sebbene n essuna speranza la confortasse, la nostalgia del santo non era spenta in me. G iovanni* passa per* le strade *e le piazze di Torino, sotto i portici a lui ben noti. Non ho mai dubitato che l'Inno di Garibaldi facesse levare i morti dalle tombe. Meno convincenti mi sembravano i casi << classici » d i resurrezione. A gusto mio, Giovanni Bosco è riuscito a qualcosa di più nuovo, di p iù sottile: a suscitare più che a risuscitare: a trarre dall'ombra taluni personaggi che anche vivi erano stati simili ài morti, come quel marchese Alessandro di Cavour, che per GioYanni Bosro tu ciò che la polizia zarista fu per Dostoit wski. Vengo a!J'articolo: «persecuzioni». I cristiani dati in pasto alle belve, i martiri che fanno torcia del proprio corpo nelle notti di Roma, sono gli spettacoli di una specie di Scala impnzita e arrivata aU.a ferocia suprema. D.1vanti a una scenografia di questo

genere, e cui oltre a tutto si mischia la musica di Boito, i bozzetti di Caramba e la riproduzione millimetrica della Via Appia, la mia commozione è quella ingloriosa dello spettatore seduto. Anche Giovanni Bosoo ebbe · h sua parte di persecuzioni. Meno spettacolose certo. Burocrazia . e, Imbecillità, Arrigo Boito non ha pensato a metterle in ~usica. ' Ma quanto più suadenti queste persecuzioni grige, di quelle vaste, e sinistre, e incredibili persecuzioni rosse !

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Giovanni Bosco dorme. La sua cameretta è una scatola di calce. In un angolo, il lettucdo di ferro, trappola per giovani cinghiali, leva le braccia rachitiche, e, per un innocente desiderio di ornamento, le ripiega in piccole spirali nere. Il fratello maggiore dei ragazzi àorme tra quei ferri, raggomitolato sotto la coperta. Questo è il luogo in cui Giovanni Bosco Jogna: Intorno alla sua testa che sporge dalla coperta, il sogno si accende come sulla tela il tondo luminoso della lanterna magica. Lo chiamano il sognatore. La sua vita è un libro illustrato: oostellata di sogni, di guide luminose, di anticipazioni colorate. Come il navigatore studia sulla carta geografica l'itinerario del viaggio, questo uomo puro e profondo vede nel sogno le sue opere future, .:1ò che gli resta da fare. I sogni di Giov"nni Bosco sono tanto più belli e suadenti, in quanto non Jono straordinari. Sono più che la realizzazione di un desiderio riposto e inespresso: sono l'immagine appena abbellita di dò che esiste già, ma che nessuno ancora aveva veduto. Non si sa. Ma forse nel suo ultimo sogno_ terrestre, Giovannt Bosco 11ide lo spettacolo della sua beatificazione : la sua propria immagine dentro lo specchio, Lmrcola dtl s.mto intorno alla sua testa nera e ril'c•ulJ. A.LB.~RTO

8A.VIlllll0


l: regnato per tutta la guerra grazie a un prod1 gio di amminis_traz.ion~ _e ~ u~ compi~ di geniali improvv1Sa210nt, 1 v•ver1 scarsegguvano da quando la conq~ist~. di ~rcellona, ~oi SUOI Jue milioni di ab1tant1 ·= da profughi, ll'el ,·uotato i magazzini dell'intendenza. L'ora della pace si avvicinava. Nella Spagt!i rossa le condizioni di Vtta erano angosciose vil'eri ultra razionati, rigore go\'emativo c po. liziesco, ma c'era stato nei primi mesi di nvo ' luzione il T errore, che s'era ormai plaato; c fame non era nè più nè meno dura c:hc anno prima. La notizia che a Madrid mon1'111Q. mille persone al giorno d'inazione era 11111 fantasia dÌsdegnata dalla stampa spagnola parte nazionale, che non amava far credere Franco combattesse contro un esercito w brc fameliche. Nel mano 1939 Madrid~ reggere forse ancora ~r alcuni_ mesi. M~ tuttan.t un fattore ind1spensabale alla rCSI~ za la. fiduc•a nella vittoria. La popolazi le autorità. l'esercito, ancora compatto c disc tamente armato, sapevano che il trionfo dei naz•onalr era certo. franco possedeva omw quattro qumt, del terri.torio. La F~ancia tJO). nosccva la Spagna naz•onalc; le duruss1001 di Azaiia privav.mo d nuovo governo r~ legahrà, poid1è le Cortes non l'?tev:mo nWIIIl! , 0 territono · ramero. Rcpubbhcam e slllJU listi non \Olevano più combattere. M2 non 1.1 mtendc:1 ano to~ì 1 comunisti e i socialisti cstlt m•sti. ligi all'ordine di Mosca: «resistere oltranz.1 >>. 11 Commtern voleva salvaguardar: 1ino all'ultimo il mito della resistenza di Ma ,Jnd, n.Ho nelle giornate di nQvembre 19}6 <Juando le brigate mternazionali, composte prc 'alentcmcntc: di esuli lOmunisti del mondo 111tero. .t,·ev;lno fc:rmato l'impeto delle colon: d, Franéo su1 terrapieni della Città Unii'C!ll r.m.1 c ;ugh spalti della Mondoa, « Madna dove\ a essere come un nuovo (< incrociatott PotiCtltl..in >>, !'.1fkrmazione rivoluzionaria dt un 'ep<x.t: vincitori o soccombenti, i rossi do'<:Y.Ino scr11 ere la « h>esta » :1 cui avrebbero

AGOSTO TRINCEE

1938: MILIZ!ANl NEllE DELLA CinA' UNIVERSI· TAli lA

VIA

'l"·'!< h~ 'tt11nun.1 t,ttt·\ ·' Ndk 'Pkn,l•dc .cu.;rnJtt· ,1, m.trzo..11 J'.tlnu ltt·ptdo t tsuutto dcii.• Jlr1111l\U.l dK ,hl.tfltz,l\'.1 J'Jht rt.tn'> d1 ( .l'.llj.;lt.l 100 Un.\ ,l.f.l· 11.1 rude:. le: tnntcc p.un.lllv ·"· 'op1lc tn un belo nposo. 1).. \COli I.(IOrnl d tOIOUllll<llll <JliO !tcillll;l Jc:giJ <:St:r<llt ll.lZIO!l,lh'tl non .1\'l'l',\ « nuiiJ d.t 'u:n.tlart >> M.t pe· l.t prunJ 1oltJ ,Jopo tr<: anm d, guerra a éornal• anMILANO: VIA L. L. ZAMEMHOF HA MUTATO NOMI' nunziavano l'offensiva su MaPER IM1ZlATlVA l'OPOLAll& drid: non c'era più segreto miliattinto per molti anni gli educatori delle giotare; dalla provincia partivano colonne di auto. vani generazioni bolsceviche. . . . di carri colmi di viveri. La sera del 4 marzo i giornahstJ esten Franco nominava il Consiglio MuniciMadrid che si presentav~no al comando repubpale di Madrid, che elaborava subito un piablicano per raccogliervi le notizie del 81~mo. no di approvvigionamento. Tutti sentivano che furono accompagnati in una saletta ove r.LoU· la guerra non sarebbe durata ancora molto. Si sero chiusi fino all'una della mattina ; po• fu· parlava di resa in massa dci rossi; ma i soldati rono chiamati. Davanti a un microfono, er~ nazionalisti confessavano che l'esercito era schierati i membri d'un nuovo governo. ~ stanco dopo trentaduc mesi di campagna c aneprofessor Bcstciro, ex presidente della Cosi•· lavano di ritornare alle case c ai campi. Nella tucnte repubblicana, noto per la sua rnoder.t· Spagna di Franco, dove l'abbondanza ave\·a

FRECCE

LE ULTIME GIORNATE DI MADRID ,o. no amorJ « mcd1tC ». Oggi. a d1~tanu d'un anno, è tt·mpo dJ nparare la laLuna. Vorremmo nd.uc .1 du ci legge la storia Jdle giornate <hc conchiusero la guerra spagnola.

*

Ai primi di marzo del 1939 il fronte di Madrid non si era ancora destato dal letargo in cui giaceva da due anni. Le linee dei due opposti eserciti, distanti in certi punti solo venti metri, descrivevano un ser_nicerchio che addentava la città c.ome una morsa, senza riuscire a soffocarla. Fra i due estremi di quel ferro di cavallo, la periferia, i sobborghi, i quartieri occidentali di Madrid non erano più che un mucchio di rovine. Il fronte era silenzioso. Anche il cannone da


LE FRECCE AZZURRE SUL MONTE fOSCA

zione, era considerato un fedifrago dal partito socialista a cui apparteneva, annunciò per radio che il ministro Negrin, privo di autorità legale in seguito aUe dimissioni del Presidente della Repubblica e all'impossibilità d i riunire i deputati in numero sufficiente per eleggerne un altro, era decaduto ; il suo capo era in fuga . Un Consiglio Nazionale di Difesa si era costituito perciò per iniziativa del Besteiro e :lei colonnello Casado, il capo della guarnig:or.e di Madrid. L'oratore invitava gli spagnoli ad appoggiare le nuove autorità e biasimava viva. mente il governo di Negrin per non aver detto al paese la verità. «Spagnoli, siete stati ingannati. La verità è che dopo la battaglia dell'Ebro gli eserciti nazionalisti hanno occupato tutta la Catalogna. Il governo ha vagato a lungo in territorio francese. E quando i ministri della Repubblica hanno deciso di ritornare in territorio spagnolo, erano sprovvisti di ogni legalità e del prestigio morale necessario per risolvere i problemi che si presentavano loro». Io piedi, dietro al professor Besteiro, erano i rappresentanti di tutti i partiti repubblicani, salvo quello comunista : perfino gli anarchici, i membri della famigerata F.A.I. avevano appoggiato l'insurrezione. Per tutta la notte il quartier generale fu tempestato di telefonate: da tutta la Spagna rossa, governatori, coma.ndanti di guarnigione, capi sindacali, domandavano chiarimenti, promettevano adesioni, pro-

testavano. I ministri del governo Negrin, .:hc s'erano riuniti il giorno prima a Valenza per decidere d i continuare la guerra, telefonavano al colonnello Casado : e questi rispondeva personalmente a tutti, in cospetto dei giornalisti stranieri che nessuno aveva badato a far uscire : la gravità dell'ora rendeva superflua ogni discrezione. I corrispondenti udivano le risposte dell'ufficiale, indovinavano le domande e ricostruivano i dialoghi. Da Alicante il generale Matallana, capo di stato maggiore generale dell'esercito rosso, chiamava per le consuete notizie, e in luogo del Si11 t/011edad quotidiano, si sentiva rispondere : « Ci siamo rivoltati >>; e alle sue proteste di non capire: «Sì, ci siamo rivoltati ! Non abbiamo paura, siamo <iisposti· a tutto! » Pochi minuti dopo, nuovo colloquio tempestoso col ministro dell'Interno del deposto governo, che chiamava da Valenza. Poichè questi annunciava che il governo sarebbe venuto a Madrid per ristabilire l'ordine, il colonnello insistè: «Per l'amicizia che ho per voi, vi prego di non venire. Il popolo è stanco di voi ». L'ultima conversazione telefonica si svolse col generale Miaja, capo dell'esercito rosso. Il generale dapprima montò in collera; ma poi riconobbe il fatto compiuto e accettò la pr~i­ denza del Consiglio di Difesa. «La Spagna, disse egli l'indomani alla radio, ha già versato troppo sangue. Dopo aver degnamente combattuto, vogliamo una pace de-

gna. Noi tutti, uomini di buona volontà ed onore, vogliamo recare la tranquillità ai vostri focolari. Spagnoli, viva la Spagna ! » Proprio mentre risuonavano questi accenti di pace, il sangue incominciava a scorrere nelle vie di Madrid. Si apriva quella tèrribile parentesi d i una guerra civile entro un'altra guerra civile, che prese il nome di Com11n~ e che durò sette giorni : dal 5 al 12 marzo.

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Al costituirsi il Consiglio di Difesa, comunisti e socialisti avevano gridato al tradimento. La ribellione era stata immediata. Nella stessa sera della domenica 5 marzo, primo giorno di vita della nuova G iunta, varie mig liaia di militi. rossi strettisi insieme nella sede del partito comunista e negli edifizi delle organizzazioni dipendenti rifiutavano di consegnare i locali all'autorità governativa e resistevano con l~ mitragliatrici ai primi attacchi della polizia. Che cosa era accaduto? Per la sera del 5 marzo era annunziato il discorso di Negrin, che sarebbe stato pronun-· ziato per radio da una nave. Nel discorso, che era attesissimo, il presidente rosso avrebbe preannunziato certamente le iniziative che -dovevano rafforzare il pote~e del partito comunista. La formazione tempestiva del Consiglio di Difesa prevenne il gesto estremista : ma gli avvenimenti erano tali da risultare incomprensibili i un lettore di giornali per cui gli anarchici spagnoli si confondevano in una


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gaustll riprovazione con gli « emissari di Mosca ». Invece, gli anarchici di Madrid erano compatti dietro il Consiglio di Difesa : tutta Ja loro forza organiuativa si era messa al servizio dei moderati che avevano rovesciato Negrin. l lettori avevano ragione di non capirci nulla. Gli anarchici difensori dell'ordine, della moderazione, della pace? pall!dini di un compromesso? Al principio della guerra, anarcosindacalisti e social-comunisti si dividevano il favore delle masse operaie: le due leghe avevano all'ingrosso un milione da aderentti ciascuna. Jl sindacalismo tradizionale si dichiarava apolitico c partigiano dell'azione diretta: era la lotta contro il padrone perchè padrone, la difesa dell'operaio in tutti i campi e con tutti i me-ai : scioperi, agitazioni, boicottaggio. Nella Confederazione del Lavoro anarcoide entravano anche uomini di tendenze indefinite e di fondo religioso, che si mettevano la coscienza in pace perchè si trattava di difendere in sostanza i diritti sindacali. Di fronte a questo strumento propulsore e aggressivo di un sindacalismo primiti\'O si erge,•a la possente Unione dei Lavoratori, che aveva invece un colore nettamente politico: era infeudata al partito socialista e negli ultimi tempi aveva tratto dalle sue sezioni giovanili uno spirito decisamente bolscevico. Più abili, meglio diretti, consigliati da elementi russi, i social-comunisti si erano perfettamente organizzati; si erano insinuati in tutti gli organismi ufficiali, inquadrando l'esercito, dando l'esempio della disciplina, mentre gla anarchici della Prima Internazionale non disponevano che di elementi locali impreparati ai problemi della guerra. I comunisti erano preponderanti in tutti gli organismi dello Stato. A,·evano f.1:to dell'approV\'igionamento. da essi diretto, un'arma di proselitismo fra la popolazione civile: meno numerosi, erano tuttavia i piia forti . Usando di procedimenti di terrore avevano sopraffatto gli anarchici; ma questi non si erano mai piegati: e quando i marxisti tentavano di ren-

- /4-,ri-r rtf/;-w/·/tf>f/f// dere la loro preponderanz.1 Jctmauva giocando la carta dell'estrema resistenza, gli anarchici insorsero.

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In questa situazione psicologica il col. Casado, partigiano della pace perchè dal punto di vista militllre la resistenza diventava un delitto contro la nazione, trovò un'appoggio presso gli anarchici e i sindacalisti, uno dei cui capi, Cipriano Mera, entrò nel Consiglio di Dafesa a fianco dei repubblicani borghesi. La sera stessa della domenica, 5 marzo, la resistenza comunista si organizza\'a nelle sedi del partito; nei giorni successivi i ribelli riuscirono a collegarsi fra loro e ad unirsi coi sobborghi a nord e a oriente di Madrid dove forti nuclei operai resistevano alla Giunta. Fra i due blocchi opposti non c'era un fronte preciso; la popolazione era divisa dal caso fra l'una e l'altra parte e i Madrileni cbe attr,lversavano i Jue eserciti cadevano prigionieri degli unì o degli aftri solo perchè vasti provenire dalle posazioni av\'erse. Una sparatoria intermittente punzecchia\'a gli edifizi e i parapetti impron•asati nei due 'ampi. Ma col passar dei giorni il combattimento si estendeva. I comun1sti guadagnavano terreno; avanzavano da una strada all'altra, accerchiavano gl'isolati, s'insediavano nelle cas~. vi facevano razzia di alimenti, poidtè non disponevano d'intendenza e dovevano \'i vere di rapina ; i borghesi che c:tdevano nelle loro mani dopo avere scampato al T errore dei primi mesi Ji guerr~ rivi' evano le angoscie c gli orrori provvidenzialmente superati; ma i ribelli non avevano tempo nè sicurezza sufficiente per abbandonarsi alla repressione. Nelle pro,·ince im·ece i l mo\'imento pacifista e moderato di Casado si affermava; l'autorità del Consiglio di Difes.a era incontrastata in quasi tutta la Spagna rossa. Nella capitale la resistenza bolscevica obbliga i nuovi capo acl accettare uno spargimento di sangue per impedire il quale essi erano insorti. l rossi \'Ogliono rinnovare il cosiddetto martirologio bolscc\'ico; pensano

forse che è preferibile resistere oeUe sedi piuttosto che essere giustiziati lungo pellegrinaggio dalle prigiooi cane a quelle nazionaliste. E' nc:t~:esdiiÒÒ: rere a mezzi energici : il mercoledl 7 Consiglio di Difesa avverte Ja ' dell'imminente arrivo della squadr& Levante nel cielo di Madrid, e prega blico di non allarmarsi, «poichè plani rossi e non nazionali »; la sera coledì, benchè Casado e Besteiro alla radio che r ordine è ristabilito, la toria s'infittisce alla perifeda. La mattina di giovedì i comunisti ormai accerchiato Madrid da nord a Pardo fino a Carabanchel, schierandosi fronte di oltre 12 chilometri: una ferro di cavallo al cui centro una punta zata s'incuneava entro la città. Era lì la famosa posizione di wsì chiamata convenzionalmente, cioè il borgo di Ventas; da Ventas i rossi per la calle Alcalà fin quasi alla l'lndipendenza, nelle vicinanze Centrale. Alcuni madrileni narrarono i comunisti s'erano impadroniti del delle Comunicazioni ; certo uno dei più combattimenti avvenne proprio in raggi, a un chilometro dell.a Puerta durò con vari intervalli per più giorni. Poco distante dal palazzo della Posta ge,·a in via Antonio Maura la sede partito comunista. Altre orJ~•i':tzaZJOOI erano insediare nella vicina calle Quella parte orientale e settentrionale drid, comprendente le aristocratiche le vi Ile sontuose della nobiltà spagnob, per una singolare coincidenza teatro deU'acca-j nit.1 resistenza bolscevica e delle più violelllf pugnc. Era proprio quello il quartiere in cuiJ quando fu attaccata Madrid, nel novembrt 1936, Franco aveva invitato per radio le autorità rosse a raccogliere il più possibile la popolazione, sì da costituire una «zona neutr:a.», che la sua artiglieria avrebbe risparmiato, t


risparmiò per tutta la durata della guerra. Cosi, per un'ironia della sorte, il quartiere privilegiato pagava il suo tributo alla g uerra.

Alle dieci della mattina dell'S marzo il Consiglio di Difesa dava un termine di tre , ore ai ribelli trinceratisi negli edifizi del centro perchè deponessero le armi . .All'una del pomeriggio il fuoco cessava. Il proclama del Consiglio ordinava alle truppe repubblicane di , , non sparare se non per rispondere ad un attacco diretto. Poco prima del tramonto i comu,~ ~j nisti uscivano dai fortilizi per andare a racco~ ,} gliersi nei punti di concentramento indicati. Non un fucile aveva sparato. Ma sulla cerchia suburbana di Madrid la lotta continuava intensissima. Nella mattina • deL 9 marzo un ufficiale fedele al Consiglio ~ di Difesa, il col. Ortega, riusciva a parlamen1 tare coi ribelli ; otteneva la cessazione tempo: ianea del fuoco, ma non la resa. Prive dei & 1 capi che si erano arresi il giorno prima nel centro di Madrid, le forze insorte par~:;vano 1 per ciò stesso più decise alla lotta. .Al tramonto, la situazione determinata dalla resistenza \ ~ bolscevica alla periferia settentrionale di MaÌ drid era ancora critica e determinava il Consi'f glio di Difesa a invocare l'ausilio del Corpo d'esercito di manovra che era raggruppato

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nelle p rovincie della Mancia, fra Madrid e il Mediterraneo. Alle dieci di sera la Giunta annunziava pomposamente che l'intera massa di manovra dell'esercito repubblicano marciava su Madrid. .Al tramonto deLlo stesso' giorno, un autocarro comunista che si dirigeva a grande velocità verso il quartiere di · .Arguelles fu fermato nella piazza di San Bernardo da pattuglie repubblicane. Per tutta risposta i passeggeri spararono sulle guardie, ne ucciseco due, ne ferirono tre. Il resto della pattuglia apri il fuoco sui ribelli, i quali scesero dal veicolo, si rifugiarono in un albergo e vi organizzarono la resistenza. Altre forze repubblicane accerchiarono l'edi. ficio. Una colonna imboccò la galleria della ferrovia metropolitana per scacciarne un gruppo di comunisti. Dopo pochi minuti la piazz:~ era trasformata in un campo di battaglia. Da ogni lato si sparava con le mitragliatrici, i mortai, le bombe a mano. Il fuoco si estendeva a tutto il quartiere che ha per centro la piazza di San Bernardo. La lotta era diventata violentissima. Alcuni ufficiali repubblicani si affacciarono ai balconi della casa al numero 20 della via Carranza e arringarono i rivoltosi : « E' inumano, è stupido lottare nelle vie di Madrid, a poche centinaia di metri dal nemico! ». Ma i comunisti rimanevano

TOLEDO · GRECO• L' INUMAZIONE DEI. CONTE D'ORG.U (Pm11colcue • hdeJ"Oou)

sordi all'appello, e dall'albergo ove si erano rifugiati continuavano a sparare sulle forze repubblicane. Queste attaccarono allora gli edifi<:i come si attacca una trincea. La battaglia fu sanguinosissima, e terminò con la resa delle forze comuniste superstiti. l prigionieri furono allineati e condotti in una caserma; la popolazione voleva linciarli. Fu quello il giorno più duro per il Consiglio di Difesa, più angoscioso per la popolazione. Per un momento la partita parve perduta. L'appello all'esercito di manovra, la sera del 9, tradiva la gr:~.vità. della situazione. I comunisti tenevano una gran parte della periferia, attraversavano quasi liberamente i quartieri della città a nord della Puerta del Sol coi loro veicoli ; l'indomani, forse, una mossa audace e ben combinata, un attacco su tutta la linea li avrebbe resi padroni della capitale. L t guerra sarebbe durata ancora, la difesa di Madrid avrebbe immolato migliaia di vite ; ma soprattutto, una repressione veramente spietata una. respressione «scientifica » avrebbe falcidiato tutte le resistenze, le ostilità, i tepo.ri, le diffidenze che sussistevano vastissime nella Madrid rossa pur dopo le migliaia di assassinii compiuti nei primi mesi di guerra. RIC(;.t.BDO

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I'ER COGLIERE l'intero signifiCato deJ;li av. .:nomenti che segnarono il tempestoso e feovnJo regno di Isabella Il, bisogna rioordare , hc fino al 1850 Madrid, sotto certi aspetti, è :ono:..ora una grossa borgata. Gli ingressi trionfali, con le mule inlioccate e sonaglianti, le ~~ rapide e truci, le parate militari, le f:~stose cerimonie del culto, si svolgono per•vie molto simili a strade campestri da cui esala un odore pestilenziale in estate, e dove l'inverno si accùmula il fango. Nella reggia, la mo. narchia splende di tutte le sue appar<:1\Ze più d<.'l:orative, e dci suoi leggendari attribuiti, ma il giu'oco politioo è retto volta a volta da generali reduci dalle guerre carliste. Nata da Ferdinando Vll e da Maria Cristina Ji Napoli, Isabella fu nella vita più donna d1e regina. Portava con sè fatalmente, come fa notare il suo acuto storico Pierre de Luz, la pc.:sante eredità fisiologica che il famoso quadro di Goya « la famiglia reale spagnola nel1'800 » f.1 presagire. Alla sua nascita, il IO ottobre 1830, la nazione, inquinata dalla invasione francese del 1ROS, t tenuta a freno ma non pacificata. La massoneria vi scava i suoi cunicoli e con tale avvedutezza e fortuna da reclutare lo stesso infante Francesco di PaoLt. Per istigazione di lui e della moglie, l'infanta Luisa Carlotta, sorella di Maria Cristina, alla nascita d'Isabella, il re riesuma una Prammatica Sanzione già JCcordata nel l 789 aUe Cortès, secondo la quale in tutta la penisol:l, esclusa l'Aragona, mancando successori maschi, le donne possono salire al trono. Ferdinando VII morì il 29 settembre 1833, non era più il Desiderato, ma. il « T~~re Khan »; e si profilava netta la f1gura dellrnfante Don Carlos, col suo fascino personale e dinastico, il suo programma suscettibi le~ sviluppab> nelle estreme conseguenze, d~ CJconJurre in terra di Spagna il Santo UffiZJO. Formarono il suo esercito soprattutto i regionalisii Baschi, Catalani, Aragonesi, e tutti coloro che temevano gli eccessi dei liberali, i teoretici, i mistici; si schierarono dalla sua parte la Santa Sede, l' Austria, la Prussia, la Russia, le cort~ italian~ In realtà. queste alleanze dettero scars1 risultati concreti, e in cinque anni di guerra l'esercito carlista, cui non mancava nè valore nè: ferocia, traversò tutte le province spagnole, ma tolte la Biscaglia, l' Alava, e parte della Navarra, non riuscì ad occupame durevolmente nl-ssuna. Il governo de!la reggente Maria .Cristina firmò il 22 aprile 1834 la Quadruplice Alleanza con la Francia, l'Inghilterra e il Portogallo, potenze che non avrebbero visto di buon occhio in Spagna un re fanarico e assoluto quale Don Carlos. La prima guerra carlista si svolse con gli ardimenti e le crudeltà proprie delle guerre . ci,·ili, e lil fiancheggiarono, o meglio, le furono scmario, sia nell'uno, sia n~l'altro campo, avvenimenti da opera buffa, o da romanzo. La reggente dopo soli tre mesi dalla morte del marito aveva sposato una guardia del corpo, Ferdinando Mui'loz, figlio di una tabaccaia. Finchè visse egli fu prima suddito e poi marito della sua regina. Era un bell'uomo e parlando di lei, per abitudine, la chiamava la padrona. Nelle città. scoppiwo l'una dopo l'altra le sommosse. Il popolo reclama la costituzione del 1812 che sottopone l'autorità regia all'autorità nazionale. In questo terribile anno 1835 era primo ministro di Maria Cristina, Martinez

de la Rosa. Costui scriveva versi, drammi; e la sua lirica era talmente zuccherata che fu soprannominato « Rosetta la Pasticcera ». Doveva essere un'anima candida, almeno lo fa supporre il progetto da lui lasciato di uno Statuto molto cerimonioso che avrebbe dovuto sostituire la costituzione del 1812 pregna di sottintesi anarchici. Egli disegnò. e descrisse perfino il costwne che avrebbero dovuto indossare i componenti )a, Camera dei Signori. Don Carlos firmava già « Carlo V » e avanzava verso l'Ebro. In estate scoppiò il colera; il popolo accusò sùbito i monaci di avere avvelenato le sorgenti, e invase i monasteri, massacro), saccheggiò selvaggiamente. Zumala.c:u:regui, generale di don Ca.rlos,

IL GE!fEIIALE JUAJr PlliN (1114-1111) M.iaialro CS.Ua 9 ... rra cii t.caJ>.Ua n

che &\'CVa guidato l'esercim alla vittoria: muore frattanto in seguito all'infezione ~ una ferita, e a Madrid, sale al potere Mend•zabal, uomo di mente limpida, di grande abilità negli affari e di stragrande ambizione. Egli negozia a Parigi un prestito di .treota milioni col banchiere Ardouin e, per r•nsan: guare l'erario, decide la soppressione degh


~mo1ut/u~~NeU'esercito carlista, dopo la morte di Zumalacarregui, le cose non andarono più .tanto brillantemente: la miseria e la carestia minavano alle radici l'impresa, il tradimento e la frode la compromisero in maniera ddinttiva. Gli stessi generali intrigano, e p:1tteggiano con gli avversari; quella ch'! era stata chiamata « la spedizione reale » finisce miseramente nel trattato di Vergara. Il generale Espartero, a cui la reggente aveva affidato prima la presidenza del Consiglio, poi il comando delle truppe, fu insignito, per aver condotto la guerra e firmato il trattato, del titolo di duca della Vittoria. Egli fece ben pesare sulla bilancia la sua popolarità, il suo prepotere testardo e àvventato. Come ministro S\'Olse tale politica che 'Maria Cristina il 12 ottobre 1840 fu costrett3 a rinunziare alla reggenza, c a ritirl\rsi in Francia sotto la protezione di re Luigi Filippo suo zio. La reggenza passò in un primo tempo .1 1 Consiglio dei Ministri, poi al generale ..çsp:u tero, che la tenne due anni. Nel 184 3, in seguito a un prolllmriameuto generale, fv

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ordini religiosi e la confisca dei beni ecclesiastici. L'erario, ciononostante, rimane in deficit, e l'ordine e la pace sono di là da venire. La piccola regina, udendo per la prilll2 volta le urla ostili del popolo, si dice che abbia chiesto, volgendosi seria e pallida alb reggente: « Dl mamma., perchè non fai sparare il cannone? ».

cacciato dalla scena politica, e il Senato .: d Congresso riuniti, proclamarono la maggiorità d'Isabella, che il 10 novembre giurò solennemente la Costituzione. Segnano il principio dei suo regno personale, il ritorno di Maria Cristina, e l'avvento al potere, per la prima volta, di Narvaez. Poi intorno al grave problema : chi sarà -lo

209 sposo della regina?, si apre un giuoco a cui parteciperanno in maniera decisiva, Francia c Inghilterra. Escluso don Carlos Luis, figlio dell'infante ' Don Carlos, perchè tale matrimoni? invece di comporre il dissidio dinastico lo avrebbe acuito, escluso il duca di Montperuier, figlio di Luigi Filippo e Gllldidato preferito da. Maria Cristina; perchè Luigi Filippo si è impegnato di fronte aii'Inghiterra di evitare ogni occasione che possa riunire nella casa dei Borboni di Francia le due corone, spagnola e francese; Maria Cristina volge le: sue preferenZ<: verso il duca Lcopoldo di Sassonia Coburgo. Guizot si agita alla prospettiva di vedere sul trono spagnolo uo principe imparentato con la casa regnante ingkse. Sorge allora la candidatura del duca di Trapani, fratello di Maria Cristina. Questa volt: la stampa madrilena di sinistra, interprete d tutta l'opposi:tione, pone il suo veto. Il du( di Trapani ha una sola menda, ma grav.issim. è stato educato dai gesuiti. Non rimane a Isabella Il che un solo pr suntivo fidanzato, Francesco d'Assisi, duca < Cadice, figlio dell'infante Francesco di Paola, e di Luisa Carlotta. Ha ventidue anni, è colorinello degli usseri, piccolo, magro, con la voce flautata e il passo di un fantoccio mec.canico. Isabella dichiara che preferisce l'abdicazione alle nozze con PiUjnila; così infatti il Duca di Cadice è chiamato fra gli intimi. Anche Maria Cristina mostra la propria avversione a un simile genero, ma Bresson, ambasciatore di Francia, fa intendere che se il duca di Cadice non sposa Isabella, il duca di Montpensier non sposerà l'infanta Luisa Fernanda. Maria Cristina allora cede, e convince Isabella, appena adolescente, a questo funesto matrimonio. Esso fu celebrato il 10 ottobre 1846 e le feste durarono una diecina di giorni. Naturalmente, oltre alle fontane di latte e di vino sulla Plaza Mayor, vi furono illuminazioni e fuochi . d'artificio, corride per quattro giorni consccutivi, e nella corrida, onorata dalla presenza delle loro Maestà e delle loro Altezze, i tori vennero r~;ontados, vale a dire aizzati e combattuti con la picca, non da volgari toreros, ma da gentiluomini montati su cavalli di razza. Tra il Duca di Cadice e la regina non vi fu mai unione nè di corpo nè d'anima. Egli, pur accettando gli inevitabili favoriti, faceva gravare, non i suoi diritti maritali, ma le sue esigenze di re, con acrimonia, minuzi.osa ~etti­ bilità, e volontà testarda. Questo matrimonio fu forse la peggiore sventura d'Isabella. Le sue pas:o;ioni, le sue av,·enture, i suoi capricci, provocarono .qualchevolta crisi di Gabinetto e complicazioni di ogn• sorta, ma il popolo l'amava, e l'acclamava al suo passaggio, col grido di « Viva la regimi. costituzionale ». Don Francesco Serrano, che fin da bimb.1 Isabella chiamava « il bel generale », ha precisamente tutte le doti adatte a guadagnarsi il cuore della regina e l'odio del re. Due ministeri dovettero cadere prima che Serrano consentisse ad allontanarsi da Madrid e Francesco. d'Assisi si lasciasse con,·incere a lasciare il Pardo e a riconciliarsi pubblicamente con b regina. Il ritorno di Narvaez al potere s'in1ziù con la riunione dei reali sposi, postl dali~ Santa Sede come condizione necessaria ad o~ni accordo con la Spagna; e, protraendosi per due anni, il suo ministero assicurò alla oaziooe 4n periodo di relativa tranquillità.


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La regina aveva diciottò anni cd era dominata da un continuo desiderio di moto e divertimenti, che un secolo fa nessuno aveva ancora (X:nsato a chiamare « dinamismo ». Oltre ad appa~sionarsi alla musica, al canto e alle schermaglie d"amore, Isabella guida il « phaeton », :: si abbandona a corse pazze a cavaJlo. Una sera, ad esempio, passando al galoppo davanti a un corpo di guardia, non obbedisce all'intimazione della sentinella ed è fatta segno a vari colpi di fuci le che non la sfiorano neppure. Tutte le notti danza a lungo, càpita all'improvviso nei locali notturni del quartiere; e durante il Consiglio dei ministri è presa qualche volta da accessi irragionevoli di allegria· che fanno pensare a sua nonna, la infelice regina di Napoli, morta pazza in quel medesimo anno.

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Ai turbamenti morali che il suo strano matrimonio dovè certo portarle, si aggiungevano la sofferenze fisiche ; linchè visse fu tormentata da un eczema che la costringeva a portare quasi continuamente i mezzi-gua,nti, e ai primi del 1849 fu colpita da una forma di peritonite acuta. Infine nel luglio del 18~0 dette alla luce il primo dei suoi dieci figli, Ferdinando, principe delle Asturie, nato morto. Alla Presidenza del Consiglio successe a Narvaez, verso la fine dell'anno, Bravo Murrillo che riorganizzò il debito pubblico e dette inizio ai lavori per la canalizzazione dell'Ebro, e di altre opere vitali allo sviluppo del paese. La ferrovia fra Madrid e Aranjuez fu inaugurata dalla regina, e il treno, condotto in questo primo viaggio da un ingegnere, impiegò un'ora ,. due minuti a compiere i trentasei chilometri del percorso, i cui ultimi cento metri di binario erano in argento. Il vagone della regina comprendeva quattro scompartimenti ed era più sontuoso di quello della regina d'Inghilterra, tappezzato di raso azzurro, con tende dello stesso colore, grandi poltrone, e al centro un pouf, sormontato da un vaso di argento tempestato di gemme. Quando, alla fine dell'anno, la regina dette alla luce una bimba, J'infanta Isabella, non vi furono dubbi sulla sua salute: da..,:IJ.te anni il favorito- incontestato era il tenente Ruiz de Arana che sarebbe divenuto col tempo, Duca di Baena. Francesco di Assisi, fiancheggiato dal padre, dal Duca di Montpensier, da Bravo Murillo, presentò alla Corte l'infanta sopra un vassoio d'argento. Il due febbraio la regina riapparve pubblicamente a corte, la prima volta dopo il parto. All'uscire dalla cappella del palazzo, dove si era recata per la Messa, un prete vecchio ~ malvestito tentò di porgerle, attraverso la fila degli alabardieri, una supplica; la regina fe.:e un cenno perchè lo lasciassero passare. Appena le fu vicino, l'uomo trasse un pugnale e -::olpl Isabella· nel petto. La regina indossava l'abito da cerimonia di velluto verde ricamato con lo stemma di Castiglia, e il gran manto cremisi. Lo stiletto scivolò sull'oro dei ricami, e su una stecca dd busto; la ferita non fu profonda, ma la regina cadde svenuta e insanguinata. Gli alabarbieri arrestarono facilmente l'attentatore, mentre il loro colonnello potè in quell'occasione guadagnarsi il titolo di marchese eli Amp.ICol (della Protezione) per aver levato in alto sulla folla, la neonata principessa delle Asturiç:. L'uomo si chiamava Martin Me~inc, iu cr<·duto lo strumento di chi sa qu.de ramificata

COngiu rJ., c.: >l fl l c i u 111\"C\..:0 ""'' .>j>c>..IC di maniaCO, ossessionato dall"tJ.:a Jt !tvar di me!Zo un tiranno, e preda di un formidabile orgoglio che non lo abbandonò hm> ;ti patibolo. li generale Aupick, patrigno di Baudelaire e nuovo ambasciatore di Francia, potè scrivere al ministr.o degli esteri Turgot, «A proposito di questo attentato molte persone, non solo nel popolo, ma nella nobiltà, affermano che Merino sia lo strumento di una volontà... e che il Re abbia voluto fare assassinare la regina >>. A Bravo Murillo, succede negli anni sebruenti il conte di San Luis che provoca con i suoi acbitrii una congiura destinata a fallire come parecchie congiure spagnole; e con la torbida questione delle ferrovie e degli espro.pri annessi, nella quale sono coinvolti gli interessi pecuniari della stessa rea! casa, getta il seme di quello scontento che maturerà nelht rivoluzione di lug lio. Intanto la regina dà alla luce un "altra bimba, Maria Cristina, che muore due giorni dopo la nascita; e, appena ristabilita, si mostra dovunque : ali" Opera, dove la Cazzaniga canta la Norma e il Trova/ore, alle corse dei cavalli, alla sfilata delle vetture in carnevale cui partecipa travestita da Maia, in compagnia di francesco d"Assisi e della principessa delle Asturie. Il Giovedì ~anto, vestita di broccato rosso e oro, coperta di brillanti e di rubini, lava, secondo l uso, i piedi a dodici poveri, mentre Francesco d· Assisi compie lo stesso umile ufficio a dodici vecchie. A distanza di tre mesi esplode la sommossa fomentata dai generali, che riconduce al potere in un primo tempo Espartero, e infine 0 ' Donnel l. Maria Cristina, accusata d 'illeciti guadagni, realizzati d"intesa col ministro San Luis, lascia definitivamente la Spagna, scortata d~ due squadroni del reggimento Farnese che l'accompagnano lino alla trontiera col Portogallo. l due anni in cui rimase al potere il gene: rale Espartero furono irti per Isabella di umiliazioni e pericoli. Prodromi di anarchia si manifestarono nella nazione e la regina tu costretta a firmare una legge per il disammortizzamento dei beni nazionali, che era in pratica, una violazione del concordato con la Santa Sede. O' Donnel g iunge al potere nel 1856 o: il suo governo sarà il più lungo e fecondo di tutti i ministeri d' Isabella II. L'impresa del Marocco fu voluta e preparata da O ' Donncl; quando gli parve giunto il momento propizi" una guerra santa che offrisse alla Spagna libera da discordie interne, !"opportunità di dare la misura del proprio valore. Questa guerra, inoltre, avrebbe dovuto servire a occupare gli. ufiiciali di tutte le anni, ai quali venivano offerte così, speranze di avanzamento e di onorificenze, e a scandagliare le reali disposizioni, verso la Spagna, delle potenze straniere. Il 22 ottobre 1859 0' Donnell annuncia alle Cortes la dichiarazione di guerra, e il 7 prende congedo dalla regina per assumere il comando delle truppe. La guerra al Marocco durò due anni e la vittoria venne celebrata con T e D eu 71 e processioni cui si vide partecipare, scalza, la stessa regina, seguita dal re e da O'Donneli con un cero in mano. Se questa guerra rappresentò per la Spagn.l un disastro finanziario, le portò innegabili vantaggi morali e politici, e una varia ed utile esperienza. Sotto il regno d'Isabella la nazione ha subito una profonda evoluzione, e verso il 1860 si trova in condizioni di straordinario benes-

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sere. Circa in quest'epoca la regina tntZJa attraverso la Spagna, un viaggio insieme a Francesco d'Assisi, al principe delle .Asturie, alla Infanta e a O ' Donnell. Intanto il futuro .Al. fonso XH comincia il suo tirocinio regale, a quattro anni, indossando a Cadice, l'uniforme '.ici reggimento del Re. Dalla caduta del ministero O' Donnell nel 1863, fino al 1865, quasi alla vigilia della catastrofe, la calma è tanto grande che Francesco d"Assisi può giungere finalmente a presie. dere il Consiglio dei Ministri. Finchè nel giugno del 1865 O 'Donnell, tornando al potere per la terza volta crede necessario dare qualche garanzia ai partiti liberali che cominciavano a risentirsi. Il generale P rim, reduce dalle campagne del Messico, aspira al potere, e ricorre a un pronunciamiento alla testa dei rtggimenti di cavalleria accantonati ad .Aranjuez. Il moto rivoluzionario fallisce, ma per ripetersi dopo una preparazione più VdSta f accurata che ne garantisce la riuscita. Questa volta il movimento s'inizia nella squadra del Mediterraneo: Cadice sarà il punto di ritrovo dove sbarcheranno i deportati delle Canarie, e dove il 17 settembre arriverà Prim. li 18 settembre tutti gli equipaggi delle navi in rada a Cadice gridano V iva la Sovranità Nazioua/e, il 18 arrivano i generali e pubblicano un manifesto detto de La Espaua cou honra. Malgrado certe immag ini come questa dei generali che sbarcano a Cadice, o certe parole come i « deportati delle Canarie », possano avere per noi, abituati a considerare le Canarie un soggioruo di piacere, e i deportati a vederli soltanto in Siberia, un luccichio giocoso di operetta, è invece una vera rivoluzione che comincia e che farà perdere il trono a Isabella. Alla notizia del {'rontmciamienlo Gonzak~ Bravo presenta le sue dimissioni alla regina, che" le accetta e nomina presidente del Consiglio Don Josè de la Concha, marchese de la Havana. A parer suo la situazione non è perduta, basterebbe che la regina si presentasse a Madrid, ma senta Marfori, il favorito in titolo, il quale, insinua il ministro con molto tatto, potrebbe essere male accolto dalla popolazione, per avere fatto parte del gabinetto dimissionario. Marfori offre di ecclissarsi, ma Isabella protesta. Partirà per Madrid ma con Marfori, ora sun intendente, i cui consigli le sono necessari. Al momento della partenza, la regina è informata che i binari sono stati tagliati, il viaggio si annunzia difficile, lungo e pericoloso. Isabella rinunzia al viaggio; è il principio dell'abdicazione; ella non è stata detronizzata, si è sottratta alle difficoltà. A trentotto anni è una donna stancata da cinque lustri di regno turbolento, complicato da guerre ci.\'ili, da g uerre sante, da grovigli finanziari e sentimentali. H a tro,·ato, o crede di trovare nel cuore di Marfori un amore sicuro e disinteressato; posta nell'alternativa fra lui e il trono, preferisce rinunziare al trono. Nell;l capitale, il Governo Provvisorio proclama la caduta d'Isabella e della Casa di Borbone, ma appena sette anni dopo, Alfonso XII farà il suo ing reSso t rionfale in Madrid. Sulla via dell'esilio il treno d'Isabella s'incrocia con un treno di emigrati spagnoli che rimpatriano, e le loro grida «Abbasso i Borboni, viva la Repubblica » la fanno piangere come se fossero una condanna, ma non le tolgono la forza di poter dichiarare: <~ Son? ancora la regina di Spagna e non abdt~ro mai ». L'abdicazione avviene invece il 25 gtU-

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~no l R70 a Parigi nel palazzo che, da quando Isabella vi ha posto la sua residenza, si rhiama il palazzo di Castiglia. Alla presenza di Maria Cristina, delle infanti sue sorelle, di alcuni grandi di Spagr.: {(a i quali si può notare anche il generale Espartero, ls:1bella rinunzia « liberamente c spontaneamente ai suoi diritti e li trasmette al- suo unico figlio Don Alfonso, principe delle Asturie ». Come nelle più gravi occa.sioni della sua vita ella si mostra energica e

allegra. «Eccomi liberata da un bel peso», elh dichiara alla fine della cerimonia, abbandonandosi sul sofà e agitando il ventaglio. Tutto ha sapore e apparenza di ultimo allo : queste parole, il ritrovarsi di personaggi che parteciparono al dramma in campi opposti, e per. fino l'abito della regina, rosa con pizzi bianchi. Al palazzo di Castiglia verranno per oltre trenta anni a ripercuotersi gli echi delle vicende spagnole, e come in uno strano specchio, le figure del passato si accosteranno a quelle che

rappresentano la viva storia della Spagna. Isabella dovrà negli uni e negli altri riconoscersi, rintracciare, attraverso gli anni, le fila della sua vita la cui matassa ormai si assottiglia e sta per finire. Morì nel mano del 1904, e se non le fu rispanniato il dolore d i perdere il suo diletto figlio Alfonso XII, le fu concesso assistere agli inizi del regno del nipote, ed entrare così consolata nell'ult_ima pace.


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JOHN.COOK (o Gold) connc:stabilc ingl~e, capo dt ~.~ S<juadra di cento lancie e quattro tro~bettte~t , poteva anche essere, per t liorentmt che l avevano preso al loro soldo il 14 ~ttobre 1384, Giovanni Cocchum: ma pe.- la mnamo.rata Draden1a, cortigiana perugina, era solo Gracocco, nome che sente le carezze c i vezzi dell'orso. T ardJ-Vt:;IIIJ. Compagnia bianca? ~mpagnia della Rosa, Compagnia di San G rorgto, questi inglesi l'Italia dell'ultimo trecento li conosceva troppo bene; sc~i in Piemonte, dopo aver male spigolato per le de~,•­ stat~ terre di Francia, s'erano dati al saccheggio ordmato e totale di tutto ciò che, pacificù c saccheggiabile, andavano trovando sulia loro strada; e, guer;eggrati poi risolutamente d?.l Conte Verde, avevano rmparato a darsi un prezzo mettendosi a servizio di signori e di città italiane, prima di Pisa con1ro Firenze, e poi di Firenze contro tutti i suoi nemici. Dolce terra, J'lta.lia, e la trovavano fatta a loro modo: ma gli italiani, invece, li odiavano, e, inventato il detto « Inglese italianato è diavolo incarnato », lo riferivano a tutt·i in generale, e in particolare a.l più famoso dei loro capi, John Hawkwood, Giovanni Acuto. Ad imbriglia.r e questo grosso brigante, non c'era voluto meno dell'asciutta abilttà dei fiorentini, i quali, sospirosi delle. frequenti « fiori nate » trascorse dalle loro tasche a quelle dei mercenari, cercavano di rifarsi con le gabelle, magari, se volevano farsi vedere proprio magnanimi, condonando agli stranieri qualche multa per rita:dato pagamento. Ma nemmeno loro avevano tanto potere da reggere i venturieri, <JUando questi, non appena il regime grasso e fornitfl al quale erano avvezzi accennava a diminuire di tono, saltavano a cavallo e partivano a r:!lziare da indemoniati castelli e villaggi girando al largo delle città; sicchè gli abitanti delle contrade minacciate, se non avevano a loro disposizione altre bande mercenarie da spèdir loro addosso, preferivano far tutto un conto anticipato e pagavano una somma di riscatto <he rifluiva nelle borse dei p.:edatori quetandoli tanto da · farli tornar via. E, fino a che r oro durava, eccoli occupati a rifornirsi di Cdvalli e d'armi, e a consumare enormi cene soldatesche, ricche di carni rosse, di spes~e mostarde, di pasticci drogati : con donne, naturalmente, donne da star subito caldi e alleg.-i senza dover limitarsi nelle parole e nei gesti. Che la perugina Diadema fosse una di queste, c'informa con discrezione l'unico documento che rimane della sua vita, una lettera d'amore perduta in fondo ad un archivio senese. Cortigiana, « doona cortese», c001e dicevano molto elegantemente allora in Toscana, sì : ma anche donna che ha una dignità, crede nella religione, scrive senza troppi errori, non imitando certo il Boccaccio, ma sospingendo nella semplice sintassi di frasi elementari, le parole che sembrano tradurre da vicino l'urgenza del suo sentire;_ gentilmente educat!l> anche, come prova il suo saluto di netta intonazione arcaica e cavalleresca: « Giacocco, Jignor mio. Dia4ema voJJra con onore e con reverenza vr manda Jalutamio a voi e a VOJJra donna». Un inchino al connc:stabile e un inchino a sua moglie, secondo l'uso cortese. La quale moglie, non doveva a questo sbJuto nè stupirsi nè offendersi, ma, rallegr~ta o no che ne fosse, accettare l'omaggio, ciò che faceva signorilmente perfino la più gran dama del tempo, la fierissima Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti u001o di virilità tanto

straripante d'aver potuto contare tutto in una volta intorno a sé trentasei figli, e diciotto donne incinte. Francata dal saluto, l'innamorata parla di sè e per sè: « Mandovi a Iapere, Jignor mio, ch'el dì e la notJe io non pouo mai Jrovar luogo, non poJJo nè mangiare nè bere per voJJro amore» (Tradotti in prosa gli effetti dell'amore in Saffo). « Pregovi, 1ignor mio, t·bc per p.:trole d'uomo o di femmina Diadema VOI Ira non v'nca di mente. V oi Ja. pele bene, Jigno,- mio, che umpre mai io vi 10110 Jlala leale, e 1'io aveJJÌ in nienle fallalo co!liro di voi, el/'è JlaJo per poco Jt!lnO; pregovi per 1'amore della V ergine Maria, che voi lliÌ perdoniaJe ». Una coscienza del tutto specchiata, Diadema non se la sente, pur protestando la propria lealtà; teme mormorazioni e delazioni : che qualcuno dica, per esempio, come la porticella gotica della sua casa si sia aperta in assenza di Giacocco per ricoverare amatori d'altro giro, d'altro campo, o, peggio, della stessa compagnia di lui. Prevenire senza cOIIlpromettersi, e come non riconoséere la morbida scaltrezza della donna? Da piccola, la cortigiana si fa minima, lieve lieve senza cervello, senza responsabilità, creatura di « poco senno>>, quel senno, si sottintende, che sta ammassato tutto sotto l'alto cimiero del connestabile; e come potrebbe egli, cosi grande, non perdonare lei, rosl nulla, ma che lo prega. per amore della V ergine Maria? Tanto sacro amore c'è da dubitare che fosse sempre acceso nel cuore dei saldati di ventura; e speriamo che Giacocco non sia stato uno di quei due connestabili di Giovanni· Acuto che a Faenza, sforzato un convento e messe le mani su una bella giovane monaca; passarono a disputarsela a colpi di spada: finchè l'.Acuto. per risolvere la contesa, prese la giovane e gridando « meta per uno » la sventrò in omaggio a Salomone. Ma una preghiera, quando non sta bene ad una doona, sia pure la

meno degna ? E subito dopo come la supplica « Pregovi che per donna al Diadema vostra 11011 v'esca di m eme » non vuoi dire tanto « non mi tradite »' « traditemi poco e sempre CO!) mio .A questo punto Diadema sente la della scrittura e non sa superarla suo linguaggio amoroso meglio es~,resosiv'li' le la vicinanza sensibile: «Non vi troppe parole chè voi JÌele lroppo ma Jiavi raccomandata Diadema Jlentd per voJJro amore », conclude. con tono dimesso e decente a dar tica della propria vita : « io Ilo con RPberto Lochson e slo foJJe voi che mi lo/lite il core ». Lochson, anch'egli della masnada forse altro connestabile, è dunque il di Gtacocco, e certo per questi, se gli dà la partecipazione tra due frasi saperlo non ~ per nulla spiacevole. ma.ginarla allogata bene, fornita dcllc: d'uso guarnite con bottoni di perle e d'oro, di mantelli a cappuccio foderati di d 'acconciature gemmate per il capo, e in casa di letti, cofani, scrigni, cassoni, glie, bacili e guanciali di sciamito, è curazione anche per lui che sa come l possa entrar per poco in certe prestazioni. Non sia detta però che, valente in Diadema ncn sappia d isbrigare faca-nde impegno diverso. Ci si può fiàare di lei più d'un caso: e cop un certo posato or,•o21•rJ ella annuncia a Giacocco : « Mandovi .-he queJie cose che f/OÌ sapele JO!Io Firenze quallro mig/ja e non Jaranno nè di femmina Je 11011 voslre >>. Da <juale beria provenissero, perchè certo si tratta di robe in qualche modo rapinate e affidate per essere nascoste alla complicità di un ricettatore amico della cortigiana, non sapremo mai. Gia.:occo per suo conto poteva star tranquillo c mostrare d'averne le mani sgombre stando come stava in Firenze, dove, ella aggiunge, (( Jt t'i pJaceJJe ch'io venùsi a farvele dare, 1/tffti I'io doveJJÌ Jlen/4re ». L'offerta pare abbia valore formale, timida e condizionata com'è : ·forse !Jiaderna sa che Giacocco non la vedrebbe volentieri in Firenze, o ha qualche buona ragione per non volervi andare: tuttavia, offrirsi anche in questo fa parte dei suoi doveri nè lei vi manca. Non èl egli per comandare ed ella per servirlo? Su quest'umile assicurazioné d'obbedienza, Diadema passa ai sa: luti per « RNbinal e ·Ja donna sua >> dei· qualr si professa servitrice, per .Anese, per Sacco, c per « tlllta fa/Ira brigala>> che bisogna 50VVCnire d'un ricordo cortese perchè di Diadc:m non s'abbia a dir male intorno al connestabtle. E cosl viene il momento di suggellare la lettera e di affidarla al messaggero «Da Per11gia, a dì XXV/l di agoJto ». . C001incia qui il mistero proprio del foglr~ nel suo passaggio per i tempi e per i l~oghr che lo. condussero all'archivio di Siena. Diadema, scrivendolo, non irrunaginava di affidarlo alla posterità, nè giiene sarebbe importato pur che lo leggesse Giacocco suo. fnvece, forse, Giacocco non Jo lesse mai : e potè essere col~ del messo, soldataccio passionato di dadi e di. vino (magari uno di quelli che qualche an~ prima avevano rubato mitria, calzari e rosariO al vescovo di Perugia), il quale avrà Jinito ~c saarrirlo in una gagliarda serata d'astena, alle porte di Siena, durante la più gloriosa rissa della sua carriera.



NapoleOflc -

diCe la sua leggenda -

uaa

per cognome Bouaparle. Che rapporto ha questa buor1a parte coll'astro che l'umanità rKcalda e consola? Il rapporto ·c'è, e per tro,·arlo baa ricordare che i Persiani adoratori del fuoco parlavano di un impero det genii buoni e di un impero dei genii malvagi, d1 un tmpero della luce e di un impero delle tt:nebre. Pu metter~:" in fuga 1 demoni, i latini dicevaao abJ in malam partem (va nella parte cattm, cioè nelle teneb"e). Dunque, se le tenebre rappresentano la ma/a paoe, la luce sarà b bollii parte. Ed e.:co come Bnuaparte s'addice perfettamente alla natura solare dt Napoleone. Noa c'è dubbio: Napoleone Bonaparte è un simbolo del Sole. Nè di questo mancano altre prove prosegue Perès. Napoleone st dice -- è naia in Corsica. Ebbene, Apollo, Jio del Sole, nasct in Delo, isola del Mediterraneo, situata rebti. nmente alla Grecia prop·io come la Corsica èsituata relati,•amente alla Francta. Ancora: r.giziani, dice la leggenda napoleoruca, <fu•u,...,_• Napoleone sbarcò tn Egitto, lo corts.tdelrarci~· tonato di Maometto e gh offnrono Ora, quando si ricordi che il sole, essere adorato dai Greci col nome dt fu un Dio per gl1 Egiwm1, nOfl et dubbio sul senso ''ero adombrato genda del preteso soggiorno di E.eitto. Esaminato il riome e cognome, p.lSsa a ~-saminarc oò che la leggenda u•two•-• nica racconta dei geniton e fratellt Napoleone fu, dllono, figlio di ll11Zia. bene ti Sole-Apollo fu figlio di Leto, secondo Grl·g•. di LltmM. secondo i Lattnt : ora, c L.tton.l dem·ano dal verbo l.utor che ftl.t •spirare la giota. la letizia. Napoleone, d t< e, t'hbe tre sorelle : e queste corrispondooG

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VERSO LA f'INE del sc>tolo XVIII due illu~tn eruditi, Volncy nel celebre libro Le Rm•me

e l'astronomo Dupuis nella \Oiuminosa opera 011gnn dr tuili i cultr. sferrarono un grave attacco contro il Cristianestmo, sostenendo the Gesù nOfl era mai eststito e che 1.1 storia •hc dt Lut ci narrano i Vangeli non è lhe un',,llegoria del mo,·imento annuo apparente del sole. Questa test paradossale non fu ptu dtmenticata, c ancor oggi in Gennania Arturo Drcws cd alIn sostengono che Gesù non è che un stmbolo del Sole e che il primo Cristianesimo non è, in fondo che il culto del dio Sole. la tesi fantasiosa dt Duputs c Volncy trovò un av\'er~ario nel dotto bibliotccano Giovan Battista Pcrì:s, criStiano fervente, che per demolirla SI servì d1 un metodo altrettanto ongmaJe quanto efficace. In un famoso opuscolo del 1827 (NapnJ;ou l n'oJ Jaflla/S ~xisl~') eglt dimostrò come, servendosi dello stesso metodo di .trgomentarc a cui erano ricorst Dupuis e Volncy per negare l'esrstenza storica di Gesù e ridurlo a s1mbolo del Sole, si poteva bemssimo nt•jotare che fosse mai esistito... Napoleone Bonaparte c dimostrare che la storia di Napoleone

è ni: ptll ni: m<:no lhe un sim bolo del mo' •mento .mnuo apparente dd Sole. La dtmostrazione è wndotta da Pères lOn tutte le morse dt una logica pcrfetttssinu E commuamo dal nome Na poleone. Come nc~are che, fino dal nome, .1ppare evidente la tdentità dt N;lpoleone col sole? .'\'apolenne. Napolleon. Apollerm, Apollnn. Ora, Apollo è per 1 Greti Jl dto del Sole. Napoleone, dtce la sua leggenda, fu un grandtsstmo guerriero, un fulmme <h guerra, uno sternunatore, e .1 prtma v1sta sembra un po' dtfhetle COfiCIIiar la qualttà dt stenn.natorc con la natura solare di Napoleone. Ma la difficoltà ade quando st ricordi il primo canto dell'J/iade in cui .Omero dipinge Apollo che, disceso daii'Oftmpo « in gran dtsdegno » con la faretra carila d t frecce, st ferma di faccia all'accampamento dci Greci assedtanti Trota e si dà a colpire soldati e bestie, disscmtnando sterminio e morte. Dunque Apollo - stermmatore, proprio come Napoleone. Ma, e quella rr iniziale del nome dt Napoleone? La difficoltà è rimossa quando si ri<:ord1 che la particeiJa ne o uar ha in greco sig{lificato affermativo, come il nostro aV\·erbio 1•e~·amt•11te. Dunque Napoleone è uguale a t ern Apollo, noè vero sterminatore.

.tlle tre sorelle di Apollo, le tre graz•e, .dle {OStituivano, insieme alle Muse, il più beli ornamento della Corte del dto solare. Una dtffl· lOltà sembra provenga dal fatto che, secondo la leggenda napoleon•ca, lcttzt.t d1ede a Naro:ICOfle, oltre alle tre sorelle, ben quattro f~at~h · ora, la corrispondenza COfl Apollo ~u1, vten~ meno, poichè Apollo non ebbe fratelh. ~n P? di pazienza, e anche questa difficoltà ~.ra. fehcemente appianata. Dei quattro fratdlt d1 Napoleone Ja leggenda napoloonica racroot& dle tre regnarono per merito suo, ~ un quarto


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(Luciano, p rincipe di Can ino) no. Orbene, chi non vede che anche qui la corrispondenza di Napoleone col Sole è perfctta) I fratelli che la leggenda attribuisce a Napoleone simboleggiano le quattro stag ioni dell'anno. Per l'influenza del Sole tre stagioni regnano sulla terra : la primavera sui fiori, l'estate sulle biade, l'autunno sui frutti. Resta l'inverno che non regna affatto, cioè che non produce frutti, e al quale non spetta che il prinàpato dei ghiacci : nessun dubbio, dopo di ciò, che Luciano principe di Canino (Canus in latino"significa bianco, color della neve e dei ghiacci) n.on è che h personificazione dell'inverno. Napoleone, dice la sua leggenda, ebbe due mogli : Giuseppina e Maria Luisa. E se il matrimonio con la prima fu steril~. da quello con la seconda ebbe un figlio, nato il 20 marzo. Ebbene il Sole, anche lui, ebbe due mogli : la Luna, secondo Plutarco ; la Terra, secondo gli Egiziani. Da quest'ultimo connubio, e cioè dal Sole che feconda la 'ferra, nasce il piccolo Eros, che rappresenta i frutti dell'agricoltura. E i frutti , si sa, spuntano a primavera, che comincia proprio il 2 l marzo. Nè le corrispondenze si arrestano qui. La mitologia dice che fra le maggiori imprese d'Apollo ci furono quelle di uccidere il serpente Pitone e l'idra di Lt>rna che spargevano il terrore in Grecia. O rbene, il merito maggiore che la lcggt>nda attribuisce a Napoleone non è forse . quello di avere sterminata l'idra della rivoluzione. che spargeva il terrore in Francia ) Quanto alla famosa rivoluzione franct>se, che

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NAPOLEONE I N UNA CARICATURA INGLESE

nastc il Sole ? AJ onente_ Q uanto du ra il suo imperio sulla tt>rra? Dodici ore. Dove si corica ? Napoleone, secondo la sua leggroda, avrebbe Ad occidente. &co la ragione per cui si favo. chiusa, essa non è che una leggenda nata Jalla leggiò eh<: Napoleone, vrouto per mare dall'OGlttiva interpretazione della parola latina revoriente (dall'Egitto) si fermò in Occidente (in lulus, che indica la posizione del serpente Francia) e vi regnò dodici anni, dopo dei quali attorcigliato intorno a sè stesso. scomparve, inabbissandosi, nei mari d'occidente Al seguito del Sole sono i dodici segni dello (a Sant'Elena, nel mezzo dd l'Atlantico). zodiaco, dei quali ciascuno comanda una diviNapoleone, dice la sua leggenda, fu vinto sione di stelle, che Mosè chiama milizia celeda popoli venuti dal Nord che abbatterono il ste: ecco l1 verità che si nascondt> sotto la legsuo tricolore e misero sul suo trono un re la genda dei dodici marescialli che comandavano cui bandiera era bianca. Come non riconoscere le armate di Napoleone. Quanto ai quattro mache tutto ciò non è che un simbolo della caduta del Sole nell' inverno, quando i venti verescialli in non allù•ità di serv1zio, essi simboleggiano i quattro punti cardinali, immobili nuti dal Nord stendono sulJa terra un lenzuolo di neve bianca che distrugge ogni colore? in mezzo al generale movimento degli astri, e cioè in non alfjvità. Dall'Alpi alle Piramidi... La conclusione non è dubbia: Napoleone I La leggenda narra di gloriose guerre di Naponon è mai esistito come personaggio storico, leone· prima in Italia e poi in Eg itto : è il Sole e la sua pretesa storia non è che un'allegoria che a mano a mano cht> va verso il Sud didel moto annuo apparente del Sole, che i popoli ignoranti presero per verità storica. venta sempre più caldo e rovente. Ma J opo l'equinozio di primav~ra il Sole cerca di giunI contemporanei di Giambattista Pt>rés gradigere verso le regioni settt>ntrionali : però «in rono il suo opuscolctto, che colpiva con le capo a tre mesi di cammino verso queste confrecce del sarcasmo le stravaganti tesi dell'astro. tradt> si imbatte nel tropico boreale che lo norno Dupuis e dell'erudito Voloey. Noi stessi, sforza a farsi indietro ed a rifare il suo viaggio a distanza d'oltw un secolo, troviamo lo scherverso mezzodì, seguendo il segno del Cancro, zo assai di buon gusto, beo condotto e sempre cioè del GranchL<>, segno a cui fu dato questo attuale. Quello che ci lascia perplessi è il pennome per esprimere l'andare retrogrado del siero cht>, chi sa?, fra qualche centinaio di seSole a questo punto della sfera». Ed ecco spiecoli, perduto il ricordo dello soopo vero rhc gata la ft>ggenda della disastrosa campagna di ebbe fautore scrivendolo, qualche erudito possa Napoleone in Russia e relativa ritirata. trovare in esso argomenti per negare Jlll serio E le corrispondenze fra la legaroda n apo- _ e non da burla che il g rande Napoleone sia veramrofe esistito ! leonica e il corso del Sole continuano. Dove 1, 1\' IA

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AGOSTINO COURNOT (1801-1877) non tu soltanto uno dei più celebri economisti dell'Ottocento e uno dei fondatori dell'Economia matematica: fu anche un pensatore considerevole, al quale il tempo nostro va rendendo quella giustizia di cui il tempo suo gli fu piuttosto avaro. Il Caso fu tra gli argomenti prediletti delle sue meditazioni, e le sue tesi in materia sono divenute classiche. Una di qut:Ste, ed è fra le meno note, è che il Caso va perdendo forza col progredire della civiltà c tende a scomparire dalla storia. Per Courn0 t la storia dell' umanità passa per tre fasi. La prima è la fase preÌJiorira, io cui l"lstinto predomina sulla Ragione : nascono le razze, le lingue, le religioni. E' il periodo anonimo, nel quale il Caso regna sovrano. Ad esso segue il periodo storico propriamente J<::tto. E' il periodo delle lotte politiche. Si costituiscono e si rovesciano le caste, le dinastie, gl'imperi. E' il tempo delle grandi individualità. Il Caso, prima assoluto padrone del c:ampo, lotta con la Ragione e si mescola in proporzioni uguali con essa nella produzione degli avvenimenti. Nel terzo ed ultimo periodo, il periodo poiiJiorico, non vi saranno più grandi individualità, grandi avvenimenti, fatti passiooali. Ogni elemento passionale sarà eliminato, tutto si svolgerà secondo Logica c Ragione, la storiografia diventerà scienza sociale; non più storie, ma giornali ; non più narrazioni di e,•enti ; ma statistiche e fisica sociale; non più azioni e roiche e sacrifici inauditi, ma il pallido lavoro quotidiano. E questo periodo durerà finchè piaccia a Dio, cui Couroot credeva, di sconvolger tutto e tut-to far rientrar nel caos primitivo. In queste tesi di Cournot noi vediamo aUo scoperto quello ch'è il gran milo del secolo decimonono: la concezione della Storia umana come Progresso, cioè come marcia fatale, irresistibile verso una sempre maggiore razionalizzazione della società e della vita fino a una fase finale in cui la Ragione avrebbe dominato sovrana. Questo mito era comune a liberali e socia~isti di prima del Quarantotto: quelli vedevano l'umanità avviata verso uno stato di cose in cui la politica sarebbe stata sostituita dall'economia e dall'amministrazione, questi vedevano la fase finale della storia umana caratterizzata d:tlla sostituzione del re,!tOO della libertà (cioè della ragione) al regno della necessiti (cioè dell'istinto e del caso). La tesi di Cournot non ha, dunque, nessuna o rigin:ùità. Ha però il pregio di mettere 10 pienl luce che il mito della marcia della Storia rerso una crescente razionalità. impltca come coose~enza necessaria l'eliminazione crescente (e, al limite, totale) del Caso dalla vita, la trasformazione della vita umana io un meccani~mo ove tutto sia c:ùcolabile e previdibìle e Cllcolato e preveduto in anticipo. Con i suoi p1ani a lunga :scadenza (quinquennale, deccn~

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naie ccc.) il nostro tempo ha dato carne e sangue a questi sogni del primo Ottocento, il che prova quanto sia nel vero la tesi che :o vado da tempo sostenendo: che tutta la novità del Novecento è puramente tecnica e strumentale, consiste cioè tutta e solo nelr attuare i sogni che il primo Ottocento vagheggiò e sognò. Rinuncio qui a discutere la consistenza filosofica della tesi di Cournot, il che mi porterebbe ad esaminare rideologia del Prog resso (cosa che ho fatto nella Filosofia delle Mortrl1) e mi limito a esaminada in sede di pura storia : è vero che più la storia procede, più la Società si organizza e più il Caso ,.a perdendo terreno? E' vero che rorganizzazione sociale va di pari passo con l'eliminazione del caso dalla vita? A prima vista questa sembra essere· l'evidenza stessa. Quale abisso tra ruomo preistorico e l'uomo dei tempi storici, soprattutto dei nostri tempi ! Quello, isolato, incerto del vivere, esposto :t ogni momento a tutte le ingiurie degli elementi, degli animali e degli altri uomini, che questo, invece, sembra sfidare t ranquillo come un mac igno. Ma ad un esame più accurato la cosa non sempra più nè tanto semplice nè tanto cvidente. Meno la società è organizzata, meno stretti sono i fili della trama sociale, c piìt i· iodividuo è esposto alle sorprese del Caso, i: ,·ero; ma è anche vero che per colpire l'individuo bisogna venire a contatto direi/o con lui, che solo le cose innnedialamenle vione a lui lo tOCClOO, mentre quelle lontane nel!::> Spai:io e nel tempo non hanno quasi nessun potere su lui e lo lasciano indifferente. Dove i filt della trama soc:iale sono radi c lenti, il Caso può, sì, attaccare da mille punti, ma sempre e solo da vicino. Prendiamo ora l'indi,,iduo inserito in una società fortemente organizzata come sono le nostre. Coperto da n•tte le parti dal corpo sociale, egli sembra offrir poca presa al Caso. Ma, io cambio, tutto quel che tocc.t alla società tocra anche lui, egli non può più essere indifferente a ciò che è lcotano da lui nel <empo e nello spazio, divenuto cellula del corpo sociale i g uai sociali sono anche guai suoi. E' più difeso ma è anche esposto ad attacchi che vengono più da lontano e dove e quando meno se l'aspetta. Di questa maggior vulnerabilità dell'uomo moderno ai colpi del Caso si sono visti esempi memorabili nel dopog uerra, quando paesi interi d1Iroggi al domani hanno subìto il contraccolpo dei guai Ji paesi lontanissimi con cui, spesso a insaputa della maggior parte dei loro cittadini, erano uniti da leg.tmi di stretta solidarietà economica. Nè basta. L'individuo che fa parte di una società a fili larghi e radi se colpito dal Caso può da Iolo. fino a un certo punto, riparan:

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i colpi ioflittigli. Egli ha spazio torno a sè, e in quel vuoto può la sua fortuna. Ma l'individuo che d. una società a Jili stretti e densi che sia, meno facilmente ripa ra i venuto cellula di un corpo sociale, tosi della ·malattia di questo, il guarigione dev'essere del corpo di essere il suo. Non senza ultimi vent'anni sono dalla circolazione tutti i detti' tradizionali sul tipo: della sua fortuna. Gli è che la coscienza collettiva che si esprime verso i detti e i proverbi ha sentito che vecchi modi di dire non rispondono più realtà sociale del nostro tempo, che nostra fortuna è fabbricata da noi stessi, meno che negli antichi tempi, che l'uomo oggi dipende assai più di una volta da che è fuori di lui. Dove ognuno dipende tutti, la conseguenza è che nessuno di d a sè stesso. Nè è n :ro che la società che calcola c , ·ede di più ~ia più padrona del Caso società che calcola e prevede di meno. si calcola poco, si sbaglia poco; dove vittima dell'errore del proprio calcolo, re:rore è di solito facilmente riparabile; il Casa è quotidiano, casi buoni e casi fanno una media e si equilibrano. talcoli e le previsioni della società braCCiandO fattOri estremamente r i"V'nniP<<I numerosi, sono esposti inevitabilmente a rori. e l'errOre è tanto più g rande quanto il cakolo fu esteso e profondo, e le sue segutnze. sono tanto più gravi quanto giore è lo scarto dalla previsione alla e l'indi viduo singolo può tanto meno rarle quanto più fu estraneo a quei e a quelle previsioni. Ciò spiega un fenomeno curioso e finora. assai poco osservato. Più la s.Ocietà è stretta. c più calcola e più, se i calcoli furono errati, rcrrore incide sulla vita e sulla fortuna del singolo. E poichè questi ha minor facilità di ripararli di un individuo vivente io una società non stretta, accade che si S\•i1uppa nel singolo un abito d'imprevidenza t: di vivere alla g iornata : a che scopo calcolare e prevedere quando la propria vita è nelle mani di altri che calcolano e pre\'edono e spropositano e fanno pagare all'individuo il fio dei loro spropositi ? Quando si è nelle mani di altri, inutile far calcoli e piani e progetti, meglio vivere come capita e r.imettersi al Caso e alla Fortuna. C<>Sì, per un curioso rovesciamento, la società che pretendeva eliminare Jal suo seno Caso e Fortuna, finisce, senza volerlo, per dar loro nuova vita e nuova forza. Conclusione. La tesi di Cournot di una progressiva elim~oazione del Caso dalla Storia pare assai meno plausibile della tesi secondo la quale le cose vanno come se il Caso fosse una quantità mslallle cbe può" operare o diluita o a dosi massive. L'uomo primitivo è più del moderno esposto al Caso, ma il Caso non opera su lui che a piccole dO<Sir con colpi più frequenti, ma più facilmente riparabili. L'uomo civile, soprattutto l'uomo del nostro tempo, è meno frequentemente esposto al Caso, ma i colpi vengono più ~a lontano e sono meno facilmente riparabiiJ dalle forze del singolo. La quantità. d'acqua è sempre la stessa : ma nel primo caso scende a gocciole, nel secondo a torrenti. A DRI.l~O

TJJ,GifF.R


r.

I l SUO VIAGGIO da Roma a Nina n~l 1536, rimane il più gustoso degli itinerari. tracciato con un rivoletto d'oro, o roseo; o tesso del più bel rubino, il quale indugia pei paesi più reputati o quelli noti solo ai raffinati intenditori, facendo occhielli e anse, senz." alcuna preoccupazione di tempo nè di meh da raggiungere: il viaggio di un Papa buongustaio, che come i suoi predecessori, Alessandro VI e Clemente VII per esempio, Ci:J amante del buon vino. D 'altra parte anche il suo successore Giulio III, ligio alla tradizione, fece come leone X piantltrc una vigna not:l sotto il nome di Vigna di Papa Giulio, e, avendo udito parlare delle ville di Nerone, la circondò con tre mig lia di muro, la divise in ordini di coltivazioni c di viali, la ornò con edifici, logge, archi e fontane. Questo dimostra in quale censiderazione fosse dai papi del Rinascimento tenuto il vino, e quanta cu:a fosse posta aUa sua fabbricazione, a cominciare dalla piantaAione della vigna, fino al-

l"tmbotti~lt.ltura, c .tll'inH·<dlt.untnto E J propostto Jt tmbottt,t:li.ltur.t, i. duH·ro)o du.~r~rc: ~ht l"ttmcrano del \I.J.I(J-:10 dt P.10lo ll l tu scriHo .tppunto d.ll 'HO ftd.ttu hotlt.t:ltu<· ~.tntc L~nlCrtO. uomo dt'\llnJto .t nm.uKrl ndl"ombr.t dt:l m regno pn IJ '11.1 t per l.t stori,t. poKhè d t lut null'.tltro ,. >.t. d 'uo nome: tsSt"ndo strell.lmull<· kJ.:.IlO .ti ,.tll<t <.hc JJ ogn• o ra del g tomo d ::>.~ntu P.tdrt .tp

ll!à d\ eva fatto p1.l0l:lrl·, (' di lì •• v.tcrbo, lhc. <Cntr.tri.tmcntc .1 qu~nto l'.tbbondanz.t Jet mtd< ••m• Ltr(-bbc pen~ue. n•'n 'JntJ\ .t v m t ral( !;ll.trJe,ot.. e neppure: dt9l•a potabile Montc:h.t'<one. , tkbre p•ù pc:r 1~ f.unos.t lt-g.~.:end.l ddl'Est - Est- Est (he per Jltrt·, non J~tdc: .~ro~ndt 'odù•sLtZIOn• ·•• nostn mtcn.llton, ma 10 quel pc~(· poterono ,c ust.trc 1 '1111 •1on Ùtsprczzab.t. J1 Bols<.nJ, Ji M.trt.l e d. IL cnore.1 ~r~nz.t

pressava alle labbra, ed al parere da lui dato su tutti i vini italiani, parere che naturalmente è lo specchio fedele dei gusti manifestati volta a volta daU'eminentissimo suo padrone, c cl>t data l'autorità e la competenza, acquistavano il valore di un giudizio inappellabile. Questo viaggio aveva uno scopo politico importantissimo, si t rattava di pacificare l'imperatore Carlo V con Francesco l re di Francia, ma l'urgenza è una parola moderna, e a quei tempi si realinava mettendosi in cammino con un seguito sontuoso, fermandosi dove più la fantasia suggeriva c il piacere invitava, rendendo visita a questo, accettando la ospitalità di quello, senza perdere mai l'occasione di assaporare le specialità dei luoghi. La cosa veramente importante era dunque ii vino; perciò, dopo aver aUoggiato la prima notte a Formello, dove la qualità dd vino non si era rivelata soddisfacente, il corteo papale si avviò a Ronciglione; per gustare quelli ottimi prodotti da una vigna che Sua San-

rono a Bolsena, transitarono da S. losenzo alle Grotte, dove il vino rosso ~:ome il bianco era ottimo, e la sera alloggiatono ad Acquapendente dai buoni e leggeri vinetti. La mattina seguente furono a Paglia, ma qui vino non cc n'era ed esaurirono perciò quello di scorta : si sarebbero rifcrniti a dovizia la sera, a Montepulciano. Due giornate li separavano ancora da Siena: nel primo furo. no ospiti dei frati benedettini di Monte Oliveto, «luogo grandissimo et ameno », che conservavano nelle loro cantine delle vecchie bottiglie, poi passarono dai bagni di Rapolano, dove il vino non era buono, da Castelnuovo di Siena « dove fa buoni vinetti » e mfine da Pontignano, località corrispondente aJia moderna Monttgnano, Jat vini otumt oggt come allora. Dei vini di Siena non è detto parola, il bottigliere non poteva pronunciarsi in merito, dato che Sua Santità, per quante volte avesse transitato in quei luoghi non aveva mai voluto entrare in quella città che per lui risu-


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S<.1tava. un pe~oso ncordo: periodo in cui, Legato d1 Sua Cesarea Maestà, sotto il papato di Clemente VII, essendo sorte fra i cavalieri senesì le solite dispute dì preminenza, quelli della Mula lo avevano fatto oorrere per le scale del Duomo; da allora non aveva più voluto sentir parlare di quella città nè delle sue Contrade. Alloggiarono invece a Poggibonsi, nella villa di Alessandro del Bene, grande amico dei papi e dì Benvenuto Cellinì, dove gustarono appieno le delizie di una buona tavola, dei lieti conversarì, e specialmente del vino dell'ottimo vino di San Gemignano, ·indi la stessa sera, dì nuovo a Monte Oliveto, « il reverendissimo Cardinale Santiquattro di casa Pucci, padrone del luogo, fece un bellissimo preparamento di vini e di tutte le cose necessarie, come anche di buone Jamprede, essendo di Quaresima». E-rano gli ultimi giorni del mese di marzo, e sempre in omaggio alla Quaresima, una voltl giunti a Fusecchio, la Illustrissima Duchessa già di Firenze fece ancora a Sua Santità meraviglioso p resente di lamprede, c di vini, s'intende. Infine eccoli a Lucca, dove nonostante la discutibile qualità del vino, Sua Beatitudine fece un sontuoso ingresso pontificale a cavallo e col Regno in capo, in un,L pompa tale che lo stesso Sante Lance.-io che pure gli vivev.t accosto da tanti anni, non ricordava aver visto mai. Vi rimasero alcuni giorni, indi a tappe breYissime, e senza lesinare sul tempo seguitarono per Massa, Pietra Santa, Serezzana, dove Monsignor Puliasca, vescovo dì Sarzana offd ciambelle e pane papalino di Roma a cui i viaggiatori fecero molto onore, poi per Pontremoli, Montelungo e Berice (Lerici), giunsero al Castello dì casa De Rossi dove il conte Pietro Maria di San Secondo offrì un pranzo a base di trote, di carpioni c dì ottima vernaccia. Per il giorno delle Palme il corteo papale si trovava a Parma «città buona ma noci fa buoni vini ». e il giorno di Pasqua faceva l'entrata solenne a Piac~nza prendendo parte con tutta la Corte alle messe solenni ed agli uffizi della Settimana Santa. Castello San G iovanni, Stradella, Voghera, Tortona segnano le strofe di un inno al succo delle vigne ed ai pranzi offerti dai vescovi c dai notabili del luogo, i quali, essendo ormai passata la Quaresima, si abbandonavano a una strage di capponi, e ai formaggi di ogni sorta annaffiati come si doveva. A Savona si imbarcarono sulle galere di Andrea Doria, il quale fin dal l 528 aveva abbandonato la causa della Francia non ricevendo mai nè intere nè a tempo le paghe, e « ... in una velata Sua Santità g iunse a· Nizza, dove gli uomini non buoni, fanno li vini meno buoni di loro; non già che il paese non sia in bontà da farli, ma non meritano tanto bene». Paolo III non diede soddisfazione ai nizzardi, i quali avevano fatto grande assegnamento sulla sua presenza per il vanto di riunire nella loro città il capo della Chiesa, un re e un imperatore in un congresso della massima importanza: durante tutto il mese del suo soggiorno, il Papa non volle per nessun motivo metter piede nella città, rifiutò di assaggiare di quel vino, e si tenne chiuso nel monastero di S. Francesco de' Zoccolanti un po' discosto dall'abitato. Così Francesco I venendo da ponente e Carlo V da levante, tutti tre si riunirono a colloquio più volte, e «conclusero una pace santa, cosa laudata da tutto il mondo». Per l'avvenimento erano intervenuti in quell'angolo di paese re, regine, duchi, prin-

ClpL, marclll'SÌ, conti e baroni, spagnolr; francesi, tedeschi e italiani, con grande meraviglia di Sante Lancerio che si rendeva conto di assistere a qualcosa di veramente eccezionale, e dimenticava perfino di occuparsi del \'Ìno. Se ne ricordò certamente al momento di mescere da bere a Sua Santità ed ai suoi ospiti illustri, quando la regina di Navarra « doctissima e santa donna », rimase una mattina a pranzo e disputò di religione con gli eruditi cardinali Contarini e Sadoleto, riempiendo , ognuno di stupore e ammirazione per tanta sapienza riunita in una sola donna. E Sante Lancerio mesceva certamente in ques~.t o.:rasione del vino bianco e rosso di cui wc• :mo fatto una abbondante provvista a Castelloarquato presso Piacenza, e nel ferrarese, di quel vino ch'egli definiva perfettissimo, e che non doveva essere di secondaria importanza in discussioni di tanta sottigliezza teologica. Stabilita la pace, finiti i ricevimenti e i convenevoli, celebrata la Messa nel giorno del Corpus Domini, Sua Santità rimise piede sopra la «Capitana Reale » di Andrea Doria, e seguito da altre cinque galere, mentre: altre sei erano assegnate all'Ammiraglio francese, riprese la via del ritorno. All'alba si videro comparire le trentuno galere di Sua Cesarea Maestà che venivano a salutare il Papa con suoni di trombe e voci delle ciurme, segnando tre volte l'Avemaria; a questo saluto risposero con un tiro di artiglieria per galera le ventuno imbarcazioni del Santo Padre, indi tutt:~ la imponente flotta direttasi verso Oneglia, i due Principi discesero in quel luogo per farvi colazione. Qualche ora dopo tornavano 3. imbarcarsi, e con una certa rapidità, bisogna credere, se « molti cortig iani, che per difetto del mare, lassi eronsi addormentati sotto l'ombre di quei mandorli, restomo in terra, dove bisognò loro andare per terra, e camminar t.tnto che forse non camminomo mai tanto». Dopo un'altra breve sosta in una villa del Cardinale Grimaldi, posta sulla riviera, i due grandi Principi puntarono su Genova, nel cui porto fecero un ingresso sensazionale, accolti con entusiasmo da tutta la popolazione che li trattenne per molti giorni, durante i quali Sua Santità celebrò le feste di San Giovanni poi di San Pietro «et quivi trovammo buoni vini navicati et paesani, et anco ci sono amorose donne». Portofino, Sestri Levante, La Spezia, vini ottimi, vini perfetti, e qui sbarcato il corteo papa!~ riprese la stessa strada fatta nel venire. Giunsero a Roma il venticinque di luglio, esattamente quattro mesi dalla pru-tenza, ricevuti festosamente dai patrizi romani in gran livrea, passando sotto archi di trionfo che portavano scritte hasi in omaggio alla pace stipulata fra il re di Francia e l'imperatore Carlo V per opera di Paolo III Farnese. << Le livree,- racconta Sante Lancerio, erano XL giovani vestiti di raso chermosino, con calze di rosato e berretta di color medesimo, tutti a piedi avanti a Sua Santità, con il numero di Xl Geotilhuomini Romani tutti vestiti di raso paonazzo, con robboni di velluto paonazzo e con bellissimi cavalli guarniti del medesimo». In segno di aJiegrezza, i1 Papa fece lanciare alla folla delle monete coniate dal suo tesoriere il vescovo d' Arimini, in tutto il percorso che va da Porta del Popolo a San Marco.

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Ma Sante lancerio non poteva contentarsi di affidare il suo nome alle rapide notazioni legate ad un percorso obbligato. Egli cono-

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sctva tutti i vin i del mondo, e non poteva sperare di fare tanti viaggi al fianco di Paolo UI per aver agio di parlare di ognuno, perciò dopo la morte di Sua Santità, scrisse, sotto forma di lettera indirizzata al cardinale Gui. do Ascanio Sforza, nipote del defunto Papa, un codice vero e p roprio dei vini, secon.do le proprie esperienze ma specialmente del suo eminentissimo padrone: « conoscendo, diceva, quanto sia utile aJia vita mondana il bere, massime essendo la terza parte del nutrimento corporeo, mi è parso dare alcuna cognitione et diletto a V. S. R., come pure utilità ad ogm medico, nel dire delle qualità dei vini et delle bevande, che alla felice memoria di S. S. Paolo III, avolo suo et mio padrone et 'benefattore, piacevano >>. ~ E cominciava col parlare della malvasia, d1 questo vino dolce e un poco stucchevole: quella gradita alla Santa Sede proveniva. dallt Schiavonia o da Candia, ed era « dolce, tonda et garba. Se si vuole conoscere la meglio bisogna che non sia fumosa nè matrosa ma che sia di colore dorato, perchè se altrimenti fosse, sarebbe grassa, et il beverla di continuo, farebbe alterare il fegato. De le tre sorti usam S. S., la dolce alle gran tramontane a fare un poco di zuppa, la tonda pe.:- nodrimento del corpo beveva, et della garba usava gargarizZArsi per rosicare la flemma et collera». Per contro Paolo III non beveva volentieri il mo. s..:atello della Riviera, ritenendo trattarsi ?i un volgare vino da osti fatto per gli ubbriacooi, ma «nell'Autunno, fra la nova et vechia stagione », amava centellinare quel trebbiano che messer Biodo Altoviti gli mandava in dono dallo stato fiorentino di Valdarno di sopra. Del vino g reco della montagna di Sorruru~ poco distante da Napoli, « fumoso e possente, dorato, stomachevole et ododfero », il Papa beveva uno o due bicchierini a ogni pasto, e 5e 5i muoveva in viaggio, ne portava sempre una scorta; ma soprattutto il vino gre<o gb era prezioso, se vecchio di almeno sei od otto anni, per lavarsi tutte le mattine gli occhi c le parti virili. Disdegnava invece il vino di T orre del Greco, e non già perchè non fow. buono, in certe annate specialmente, ma perchè non era « da Signori, nè da Prelati, ma da famiglie e da fomaciari ». ln linea generale, al Santo Padre non piacevano i vini fumosi, o matrosi, o !apposi, intendendo a bravo Sante Lancerio, definire con questi ter. mini i vini- sptritosi, ricchi di feccia, oppure quelli attaccaticci, astriogenti. Monsignor Capo Bianco, collettore nel Regno delle Decime, noo doveva essere molto al corrente dei gusti di S. S., perchè spesso g li- mandava in dono un vino d i Nola, appunto «grasso, matroso, opilativo », che nessuno beveva considerandolo una pessima bevanda. Più avvertiti erano i Rev.i Santiquattro di Casa Pucci, i qw li ogni autunno mandavano a Roma delJe sqme di grandi fiasche d• vino di S. Gemignano, e questa sì che era ~na perfetta bevanda da signori, che faceva runpiangere al bottigliere che quel luogo non ne pr~ucesse con la medesima generosità co~ cui produceva invece dottori, notari e ma~r~ di g rammatica. I vini di Corsica erano v1~1 da famiglia più che da Signori e da Prelall: e lo stesso diceva Sante Lancerio per quelli dell'Isola d'Elba ma nessuna lode era invece risparmiata a qu~llo di Portecole, proven!~te dalla vigna di Agostino Chigi, il roagn1{Jco, aMai gustato nei mesi d'inverno da Paolo Ili,


il quale affermava non aver mai bevuto vino migliore durante tutto il suo pontificato. E Sante aggiungeva : « Ma dubito che per molto tempo a Roma non ne venirà, rispetto alli soldati che hanno tagliate quasi tutte le vigne. Grandissimo peccato ! ». Alludendo a francesi e turchi che con le loro flotte erano sbarcati in quei luoghi e minacciavano Cosimo I Duca di Firenze e poi Granduca. D'estate il Pa pa beveva volentieri il vino delle cinque terre che riceveva dal rev. Ambrogio Doria e da Mons. Puliasca, alternandolo al calabrese di Chiarella, e nelle ore di tramontana faceva la zuppa anche col razzese di Monterosso, sottile, odoroso e dorato, « ovvero alla stagione del ~ico buono, mangiatolo mondo e inzuccherato, gli beveva sopra di tale vino, massime del dolce et amabile et diceva e~sere gran nodrimento alli vecchi ». Il vino di Terracina, lo avrebbe bevuto nel mese di settembre come faceva in tutto J' agosto, chè lo riconosceva adatto per i grandi caldi, ma in quel mese egli non si trovava mai di residenza a Roma, e allora ricorreva piuttosto ail'asprino 'di Aversa che gli scacciava, diceva, la sete prima di mettersi a dormire e gli « rosi cava la flemma ».

Poi a cominciare dal giorno di S. Martino, precisamente all'Il di novembre, e fino a maggio e spesso f ino a luglio, S. S. beveva « volentieri et assai » del vino di Monterano, il mig lior vino di tutta Italia, a detta del Lancerio. « In questo vino sono tutte le proprietà che possa et debba avere un vino, in esso è colore, odore et sapore, l'odore di viola mammola, quando comincia la sua stagione, il colore è finissimo rubino, et è saporito sl che lascia la bocca, come se uno havesse bevuto o mang iato, la più moscata cosa che si possa. Esso ha una venetta di dolce con un mordente tanto soave, che fa lacrimare d'allegrezza, bevendolo. Esso è digesti,·o, esso aperitivo, esso nutritivo et cordiale ». I vini di Castellammare e di Ag ri, nel Regno di Napoli erano giudicati vini da osti e da « imbriaconi » ; di questi alcuni più leggeri erano preferiti dai cortigiani e dai prelati, ma soprattutto .~i trovavano adatti per le cortigiane, «incitando essi alla lussuria ». I signori di Roma non dovevano neppure gradire i vini di Francia, sia che venissero da A vignone, dal Béarn o dalla Linguadoca : erano « buoni pei francesi, per rosicare loro la collera». Scartato era pure un vino calabrese di Pe-

sciotta: «!asciamolo bere alli famigli », diceva il bottigliere di S. S., e così anche con~ eludeva per i vini di Spagna, rossi e carichi d i gesso, e per quelli della Riccia, adatti più per i giovani che per i vecchi ; ma per contro .. . Per C'ontro ecco i vini della Magliana, vigna piantata da Leone X, quello di Castel Gandolto, 9uello di Albano, che il Pontefice beveva volentieri quando si recava a Frascati, a Marino o a Grotta Ferrata, quello di Bracciano grato al palato in primavera e vino da signori indiscutibilmente, e quello del Casentino, così efficace, se bevuto al momento di coricarsi, in ottobre, a rosicare la flemma c a restringere il catarro, e quello di Montepulcizno per l'autunno anch'esso, vino da PICincipi ... Un vino per ogni ora del giorno, per ogni stagione, per ogni età, e tutti studiati minutamente con cura e devozione che soltanto un intenditore può consacrare a sì amorevole ufficio. Paolo III fu un grande Papa, anche se le sue imprese non andarono sempre a buon fine, ma la colpa non fu del vino. Ebbe una vita movimentata, ben riempita, visse fino a ottantadue anni, e questo probabilmente fu merito del vino. N. DR A. 4~ O


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LUIGI TALENTO FU COMANDANTE della piazza in Marghera, quelle tre giornate che i Veneziani si meritarono le lodi dallo stesso nemico; e, · pote:nd'anche evitarli, s'espose con nobile ardore a' pericoli. Poi si proferse spontaneo in notte procellosa a guidare la sortita verso i Bottenigha, che ad altri ne toccava la volta; e vi si portò con coraggio. Delle cose fatte e patite non parlava se non interrogato; e, anche allora, breve e modesto, com'uomo ch'ha operato qualcosa, e che vede con desiderio doloroso quanto restasse tuttavia da operare. Vissuto quasi un anno in forzato ozio in Patrasso, stillando un po' di danno distribuito dalla infelice Venezia a' suoi Profughi, e da lua già partito con la famig lia, venne in Corfù a ri.:ercare lavoro. Seppe adattarsi ai più umili servigi senza smcntare sè stesso. Egli, capitano d'infanteria marina, fu garzone pazientissimo in un negozio di legnami; e degli stentati guadagni mandava parte alla moglie e alla figliuola, vedova cd orfana dell'ancor vivo padre c marito. Poi copista di musica; poi, non bastando questa al suo campamento, si ritra~se fuori di città a lavorare con le proprie m.tni la terra. Corcendo trista l'annata, chaese un'occupazione in città a chi poteva dargliela con suo proprio utilt più che di lui; non la avendo, si pose disegnatore in una litografia per mercede scarsa: e qui lo colse b morte. Le esequie di lui furono dagli Italiani di diversi paesi onorate di frequenza pia, e di compianto: uomini che lo conobbero di lontano, ma ne' suoi atti leggevano il patimento c la costanza dell'anima; donne pietose rhe non avevano conoscenza familiare seco, uomini occupatissimi c stanchi per gli anni, seguivano infino al cimitero, lungo tratto di via, la sua bara. E ''eraménte più onorevole di molte mani tenute e baciate era quella che lOn modesta fermezza trattò la spada e fa penrut, la matita e la vanga. Ammirano quegli antichi che dalla guerra e da' pubblici uffizi ritornavano a' campi, a' campi propri, alle proprie abitudini e comodità, in mezzo alla famiglia ubbidiente, a' debitori ch'e' potevano smungere con usure, a' servi che percuotere a morte. lo riconosco virtù meno retorica ma più vera in quest'uomo che, distaccato a un tratto dalle consuetudini d'una grande città, e della disciplina militare, che in molti accresce, anzichè detrarre, all'orgoglio ; senza che la necessità nè l"affetto de' suoi lo conducano a querele o preghiere non degne, elegge astinenze e travagli non provati mai, non sognati nemmeno ; si fa operaio, villico, servente, facchino; e tanto solo rammenta il ·passato quant'è necessario a conservare illesa la dignità dell'animo, nella quale non .ostante il variare delle condizioni esterne. consiste l'unità della vita. Noi esuli dobbiamo gratitudine a questo milite oscuro, che, dopo finito di combattere, ha più fortemente combattuto che mai ed onorata la patria con pregi più rari del valore guerriero; a questo liglio del popolo, il quale ci Jasda esempi che, se non sono conforti, saranno rimproveri ; esempi, di sofferenza operosa, di rassegnazione vinlc, di docile perseveranza.

,... Il-···............,

~. TOJI.WA8'RO


eYdNa af/m·eo1w·

W ANG CHING 'NEI La proclamazione del nuovo Stato cinese di Nanchino richiama nuovamente l'attenzione di tutto il mondo sull~ singolare personalità del suo çapo, il dottore Wang Ching Wei, che in realtà si chiama Wang Ciao Ming e che in giovinezza si laureò a Parigi in lettere e sociologia sotto il nome di Henry Waung. Egli cm allora profugo dalla Cina aveva dovuto :tssumere un nuovo stato Ci\·ile perchè colpito da una .:ondanna a morte per mancato assassinio del Principe Reggente del Celeste Impero, padre dell'Imperatore H suan Tung. Predilette discepolo di Sun Yat Sen, il Padre della rivoluzione, Wang Ching Wei si erJ risolto al gesto audace per una di quelle improvvise c temerarie reazioni che sono proprie dei caratteri mistici e sognatori, timidi m applrcnza, ma cap:u:i dei più bruschi ris\·egli. Nell'ambiente militare c nazionalista della Cina di Ciang Kai S.:ek, Wang Ching Wci rappresentò infatti sempre un elemento in:tssimilabilc: nel corso di tutta la sua fortunata carriera passò \'Oit,t pe r Yolta da ùn atteggiamento di collaboraztonc costruttivi! c intelligente a un altro•di opp:>sizione disgregatnce, e di fronte a Ciang K:ti Scek, chiuso alle ideologie .:ulturali, di una cortesia formale e imperiosa, il .:ui gr;1ve silenzio ~ :arico di risoluzioni dure e i(rtvcx:ubili e il cui sguardo c.. la cui parola non ammettono alcuna contrad~i ­ zionc, Wang Ching W ei rappr_ese~tava lo .s~ele c la tr.tdizione propria dei sapeente e degh m tcllettuali cinesi, duttili ed esperti di ogni manitestazione spirituale del mondo asiatico ed eu:opeo, fornito di cultura storica. e filosofica di ambedue le civiltà: pure, non mfrequer.t~­ mentc durante tutto il periodo in cui Wa n.~; Ching' W ci m ilitò a fianco di Chang Kai :Scek, avvenne che il pr:ttico empirismo del generalissimo risultasse p iù transigente della c?Crenza teorica e deiJ'oltranzismo programmateco del dottore sorridente ma tenacissimo ideologo. Anni or sono, difatti, Wang Ching Wc~ tentò già di costituire a Pcx-hino un_ governo_ de opp:>SIZione contro il governo d1 Na~chm~ retto dal generalissimo, ,-d i11 tale occaseo~e ~l Koumintang condannò aspramente la__ dlfflricnza del « dottore » pronunciandone l espu_lsione dal partito. Nel llO\•embre del 1~3~. 10 occaseone di un'adunanza del Koummtang, Wang Ching Wei sferrò batta~lia decisiva contro i partigiani del generaless1mo per con-luistarsi la m:tggioranza dell'assemblea, ma la sua ideologia non venne approvata ~ un fan~­ tico \·olle anzi ~primere la propna opposizione sparan-do contro Wang Ching Wei quattro colpi di rivoltella. Una pallottola lo raggiunse, ferendolo di .strisci~ ~l cuore e provocandogli una grave mferm1ta che lo tenne a lungo sospeso tra la vi_ta e la 1~o:re. La m~no­ mazione fisica che ghene denvo lo costrmse per qualche tempo a~ abban~~ar~ _la politica attiva: Wang Cheng We1 SI ntuò nella sua tranquilla casa di via Sikang a Nanchino, in un'atmosfera raccolta, tra arredi semplici c decorosi avvolti nella penombra, in un am-

e

biente <11 spiritual it.ì rii'OS.lllll ' • •rd in~ld. fuori del tempo e delle passioni, tra il verde senza stagioni di un accurato e geometrico giardino protetto da gendarmi silenziosi ed immobili aventi il duplice compito della difesa e della sorveglianza. In quei m.."'Si di raccoglimento maturò 1a conciliazione tra Ciang Kai Scek e Wang Ching Wei che si . decise a raggiungere il generalissimo nella residenza estiva di Kuling, affrontando un !ungo e scomodo viaggio ,·erso la montagna, la cui altitudine costituiva una minaccia e un pericolo per la debolezza del suo cuore. Si iniziò allora un periodo di rinnovata collaborazione, per quanto Wang Ching Wei si tenesse alquanto in disparte, abitando una villa lontana di qualche migli:J dal centro del singolare villaggio di Kuling destinato ai grandi raduni politici. Del resto, gli stessi visitatori italiani che in quel temp:J lo raggiunsero nel suo eremo sulle colline lungo il Fiume Azzurro, ,covarono in quest'uomo dal \;iso efebico di fanciullo, dalla sottile e alta pecsona di adolescente lungilineo nonos_ta.n te i cinquantaquattro an!li, una p.tcata sc_remta _eh: contrastava con le improvvise manefestaz10n1 di irrequietezza, di curiosità intellettuali,. J~ quasi a\·ida recettività delle idee deglt stranecn con i quali conversa\·a. Era facile .:omprendere che Wang Ching Wei_«il gentile estremi.;t:< ideologo» come lo ha definito Alberto de' Stefani, non consentiva con Ciang Kai Scek nè a pprovava la politica del Kuo~intang. . . Si orientò con sempre maggeore convmzeont' verso una politica Ji collaborazione con Tokio e sostenne la necessitl di un armistizio, ~rchè. cessate le ostilità, venisse costituito un nuovo Governo cinese che a\'rebbe dovuto impegnarsi ad assumere un atteggiamento filo-nipponico. Corse anzi \'OCe, nel maggio dello scorso anno, che Wang Ching Wei avrebbe sostituito Ciang Kai Scek per dare attWizione a tale programma. L'ostilità delineatasi negli ambienti del Koumintang lo indusse tuttavia ad abbandonare Kuling: perseguitato dai .sicari del partito militare, fatto segno a ripetuti attentati, presto comprese che non gli restava altro scampo che lasciare il territorio cinese, ~;;iò che fece a bordo di un aeroplano che lo portò ad atterr~re . in l nd~ina. La sua fuga gettò lo so:>mpegho neglt ambienti J el Kuomintang provocando uno scanàalo senza precedenti. Si riunì il Consiglio Supremo della difesa che emise contro Wang Ching \Vei un ordine di ari'esto con l'accusa di « tradimento agli interessi dello Stato » : ma Wang çhing Wei, sempre più conv!nto assertore della necessità di una collaboraztone tra la Cina e il Giappone, era già al sicuro. Lasciata I'Indocina, era successivamente sbarcato a Sciangai di dove raggiunto Tokio il 2 giugno dello scorso anno, dand~ i~izio alla prepa raziQ.ne di un nuovo Stato dt CU1 doveva assumere in questi giorni il supremo potere.

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STftlliE Il Il l~ \T I Una volta che l'abate Galiani andò a visitare il Re a Palazzo Reale, questi gli gettò per ischeno. da tla porta socchiusa delta stanza, un cornctt<• delle- scarpe. • Pcrchè non entrate~ ~ domandò il Re: ndend ... c Aspetto» - rispose GaJiani - «che Vostra Maestà abbia lioito di pettonarsi "· Raccontav~

*

Franklin che: ol suo cameri<'re che lu avcv.t sesuito a Londfll, era stato colpito dalla vil.l deo Lnras ongtcsi. <t Jn questo paese - gli aveva detto - 1ut1i lavocono : lavora l'acqua, lavora il ve nto, lavora d fuOC:l>, lavora ol fumo, lavorano i cani, i buoi, i cavall o, glo uomini : solo i nobili e i p<sci non lavorano, eppur< son proprio quelt1 che mang.~~·J ~ be,·ono t: durnoono dt più ».

Fontanelle andò a visitare di buon'ora una signoo:o di cui c:ca innamorato, e questa 1(, ricevcue in vt.-staglia scu~Jndosi : u Mi .tlzo per \'Oi! » " Si rispose Fontandlc ma che mc ne: importa se> poi andate a letto con un altro •·

AlesS<~ndro Dumas padre firmava

c: pubblica''·' come suoi i romanzi scritti d:t poveri dtavoli : • 1 negri » come si chiamavan(l a Parigi. Un giorno eh~ Dum~ padre incontrò per strada suo figlio, ~lo dumandò: « Hai letlo il mio ultimo romanzo! • E ol 6glio pronto : • lo no. e tu? 8

• D ' Annunzio assisrev~ d~llc quinte ali~ pnm.t rappresentazione della Duse. T e rrninalo l'atto questa esce dalla scena molto commossa c palpitante glo dice : • Ascol tale come mi balle il cuore! Mettttcvi sopra una mano e ditemi come lo trovate!.., D'Annunzio fece qu<'l che gli veniva ordinalll e rim~ assorto. " Ebbc.-ne com'è?" ripctt la Duse. c E' rotOndo ". rispose al poeta.

Dopo la prroic.1, un pastore americano dà it suu cappello a un membro della Congre~onc, perchc raccolga l'obolo. L'incaricato ritorna dal pastore col cappello con:· pl<'t:lmentc vuoto, ;c E adesso fratelli c sori'! le, dire il pastore giungendo le m'ani, !asciatemi ringraziare il Signoa~ che at cappello mi s.ia stato rcstiluito! »

N 1non de Lenclos confessava a un prelato ..telht corte che tutte le mattine pregav~ Dio. « E come lo pregate? » " Dio mio, fate di me un OO<'Sto uomo e mai una donna on<"S(:l ».

• J1 gran .Federico di Prussoa, prima della lxmaglaa di Crosbach diceva a Quinto Ici lio. suo generale : «Vedi, se perdo qu<"Sta batt<l~i~ _non voglio_ più sapernc di troni, di guerr<', e 1111 nuro a Venez•a ad esercitare· la medicina ». Quanto lcilio gli rispose sorridendo: « Maesrà. S<'fllpre assassino, quindi ! "

Un giorno l'ambasciatore di Francia si trovav~ .t Portici col Re Ferdinando. Venne un acqunzonc e il Re con pochi del seguito si rifugiò in una casa do campagna, sprangando la porta e lasciando l'ambasciatore di fuori. Dopo un po' di tempo, smesso di piover~. i.l Rl riaprl l'uscio, c ve<lcndolo grondare acqua 8!1 dosSI' : ;c Ma perch~ siete rimasto fuori! Va s.1rccc bagnato!" . « NaturaliTI<'flt<', Maestà. rispoSI' l'ambascaatore. Nell'Arca di Noè entrarono solo te bestie ».


~tLtz ~iì>i{t> thOp.fK.

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Fu r.Kcolto privo di sensi; si constatò tuttavia che non :t\'eva nessuna lesione e si sperò poterlo salvare. Sua madre rimase .utto il giorno al suo capezzale, ma l'emorragia (erebeale era cominciata, c la sera, prima del ritorno del principe federico, il piccolo Frittie morì. La principessa Alice non riuscì mai a superare quel terribile dolore : il circolo familiare, il dolce universo del suo cuore, era stato spezzato, e il terrore di ciò che il futuro poteva riser\'arle si era onnai impossessato di lei. Nell'anno che segul la morte di Fritt1e, le lettere di Alice alla Regina Vittoria non furono meno l requenti ma ogni traccia di \'italità, di efier\'escenza ne erano sparite. Le preoccupazioni del mondo esterno erano onna1 per Alice materia di sogni. mentre la nostalg ia di Frittie, ;1 dolore per la su.1 scomparsa, .d quale Alice si a~rappaH perchè le sembra,·a parte del figlio, diventa\'ano per lei sempre più reali. Anche Ernie sentiva terribilmente la mancanza di suo l ratei lo.« Quando morrò» diceva «devi morm: anche tu, mamma, e tutti gli allei anche. Pcrchè non possiamo monre <utn •micmc:! lo non voglio morir solo come Frittie ». Come sentiva Alice quel g rido angoscioso! Era •ome se il suo cuore si ~prime~_çe con le labbra di suo tiglio.

Il 24 maggio 1874 compleanno dc:lla Regma Vittoria, esattamente un anno dopo la morte di Frittie, nacque 11 settimo cd ult1mo crede della principessa Alice, un'altra bambma, e poco dopo una nuova fase della vita con nuove responsabilità e pesi SI aprì per i principi di Hesse. Nella pnmavera del 1877 i l pnncipe Carlo, padre del prinCipe Luigi, morì dopo una bre\'e malattia, c tre mcs1 dopo, morto and1e il granduca di H es.se, Luig1 succedè a suo zio. Uopo un periodo turbinoso di pubbliche funzioni c di affari, dopo il rice\'imeoto uthciale dei nuovi prinCipi a Darmstadt (Luigi e Alice furono fatti segno a calorosissime accoglienze) la prinCipessa si rimise al lavoro accet. tando con la sua consueta serenità tutti i doven che il suo nuovo grado le' imponeva. Ma era continuamente stanca, avendo sempre prodigato, senza misurarla. la sua energ1a. Le sue lettere alla madre diven nero brevi e rare. /\liCe to.nò ancora una volta in Inghilterra nell'estate del 1878 col marito e con i figli, per p:t>Sare un mese 10 campagna a Eastbourne. Una mattina del novembre 1878 la maggiore dei sei figli di Alice, Vittoria, si ammalò rli ddtente, e quattro giorni dopo Alix e May ven1vano contagiate dal male. Ammalatisi anche Irene e Em1e, cinque bambini su sei erano a letto, May e I rene soprattutto in gravi condizioni. Un giorno dopo l'infezione si propagò anche al principe Federico, e quella notte la piccola May moriva.

Per un momento sembro thc .mchc b. vtta di Ernie dovesse spezzarsi, poi la convalescenza cominciò e H bambino prese a chiedere con ansia delle sorelle. Una mattina mandò in regalo a sua sorella May un libro, e sua ma,drc: fu costretta ad accettar sorridendo la commissione. Qualche volta tutta la sua vita sembrava adesso ad Alice un sogno angoscioso; qualche 'olta apriva gli occhi alla realtà e la sua pena allora si calmava, perchè la Principessa accettava La volontà di Dio trovando in quel sacrificio la pace. Solo nella completa e intera rassegnazione poteva sentirsi grata almeno che gli altri suoi figli e il manto le fossero stati conservati. Era passato già un mese da quando Vittoria si era messa a letto, c già il Principe Federico e i tigli che gli erano rimasti cominciavano ad alzarsi ed egli e la Principessa lacc\'ano progetti per un cambiamento d'aria. Una mattina Alice si alzò con un atroce mal di capo; il giorno dopo la difterite era scoppi:tta. Essendole proibito parlare, Alice inviava con. tinuamente a suo marito piccoli messaggi c istruzioni. Il suo caso era quasi disperato: l'attacco era estremamente \'iolento c le lorze di Alice troppo deboli pc:r resisrerc. Dopo qualche giorno i dotton compresero che ta fine era \•icina, e informarono il prinò pe Federico. Alice, quella mattina, era perlettamente cosciente : ncevè la \ isira della suoccr.1 e nel pomeriggio lesse una lettera recata!<: dal l'Inghilterra dal medico della Regina, Sir William Jenner. Come al solito, suo marito entrò per augurarle la buona notte, poi Alice disse che desiderava dormire. Sussurrò« May ... papà caro» ... t morì senza svegliarsi, all'alba. Era il l 4 dicembre, anniversario della morte del prinope Alberto. Gli anni dal 1878 al 1888 ( urono segnati per la Reg ina Vittoria da nuovi importanti av,·cnimenti nel circolo sempre più largo deliA sua famiglia. La principessa Luisa partì nel 1879 per il Canadà con suo marito, Lord lornc, !lOminato Governatore Generale di quel Dominion. Intanto il nipote preferito di Vittoria, il primogenito della Principessa Ereditaria di Germania, Guglielmo, completava i suoi studi nella scuola superiore di Casse! e iniziava la sua educazione militare alla testa Ji un reggimento. Il ritorno del principe Guglielmo in famiglia, terminata la sua istruzione militare, ~gnò la fine dei suoi felici e affettuosi rapporti con i genitori, e l'inizio, per la principe-ssa Vicky, della tragedia domestica che do,·eva terminare solo con la sua morte. Nel 1880, senza consultare i genitori nè i nonni, il principe Guglielmo si fidanzò con la prmcipcssa Augusta Vittoria di Schleswig-Holstcin-Sonderburg-Augustenburg, figl ia del Duca Federico c nipote della sorellastra della regina Vittoria, Feodora. Immediatamente, esercitando i diritti del suo matri:uc:\to, la regina Vittoria invitò Augusta a Windsor, per sottoporta a !Jn ngoroso esame. l·ortuna<..lmcnte l'esame fu favorevole, c la fidanzata di Guglielmo approvata con menzione onorevole. Bismarck, che stimava molto Guglielmo, convinse l'Imperatore, ormai molto invecchiato, ad afhdargli alcune missioni che sarebbero toccate normalmente al Principe Ereditario. Indignata, Vicky scrisse alla Regina Vittoria: «Guglielmo non potrebbe essere più cieco e inesperto, violento e ostinato nella politica. di quello che è ». Ciononostante

Bisrnasck chiese all'Imperatore di lasciart lhc il Principe lavorasse con lui al Ministero clcgh Esteri. L' Imperatore acconsentì subito, fdicedi difendere «la giovane anima di Guglielmo dagli errori », cioè dalle eresie liberali di $;IO padre e di sua madre. Nel 1883 moriva a Wmdsor il consighetc c amico intimo della regina, John Brown. Dut anni prima eta morto Oisraeli; c l'ultimo 6glio della Regina, il duca di Albany, si era Jposato e non abitava più con sua madre. Come og111 donna nonnale, la Regina avvertiva acutamtntc la mancanza della compagnia giornaliera d'un uomo di cui potesse hdarsi, e che meritas;: la sua stima. Per colmare questo vuoto, rico. minciò ad accarezzare l'antico progetto di aver con sè un «genero residente ». Il destino sembrò colmare i suoi •'Oli, quando nel 1884 il terzo tiglio del Principe .Alessandro di H esse, Enrico, incontrò a Darm. stadt la principessa Beatrice. Il giovane principe venne a passare il Natale in lnghiltcm con suo fratello Luigi e in quell'occasione, sicuro di ottenerlo, chiese ali Regina il permesso di far la sua dichiarazione ufficiale a Beatrice Questo era esattamente quello che la Regina sperava : Enrico era un giovane pieno di qua. lità, che riempiva tutte le cond1zioni dcs•Jc. rate. Non a\'endo doveri da assolvere in ncs. sun principato straniero, fu soddisfatto Ji fissare presso la Corte d'Inghilterra la sua uniCJ e permanente dimora. Cosi, finalmente, la carica di «genero residente» di Vittoria fu perfettamente nempita. Il 9 marzo 1888 l'Imperatore Guglielmo morì, c il Principe Ereditario Federico, d1· venuto Federico III, tornò immediatamente a I::serfino dalla Riviera dove agonizzava strazialo da un tumore maligno alla gola. Era giunto il giorno per il quale nei trent'anni del foro matrimonio la Principessa Ereditaria e suo ma. rito si erano prepn~ati c in cui speravano d: veder trionfare la loro politica liberale c distrutto il potere di Bismarck. Ma ora sape\'ano ambedue che era troppo tardi. Quando la Regina Vittoria annunziò una M \'isita a Berlino, Bismarck si allarmò non meno d1 Lord Salisbury. Ma come l'agitazione 31ll_'· monarchica si era completamente calmata tn Inghilterra mentre nel 1871 il prinor . d• Galles giacev:~ disperatamente malato d1 <~fo, ora Berlino accolse con calda simpatia la ,·((· chia signora venuta a prender commiato dal genero c offrire conforto e appo&:Sio ~Jla figlia. Vittori:t accordò a Bismarck l'mten•_istl che le fu chiesta: si trovarono d'accordo cuca l'ignoranza di Guglielmo in materia di pol~­ ca estera c Bismarck assicurò Vittoria che '' principe ~on sarebbe mai stato Reggente. lincht viveva suo padre, e che il suo appogg•o non sarebbe mancato all' Imperatrice nella dura prova che l'attendeva. La Regina, ebbe con Guglielmo un_collo· quio da nonna a nipote; egli le prom•se che si sarebbe comportato più affettuosamente con sua madre, ma partita appena Vittoria, le <OS: tornarono al punto di prima. Guglielmo SI comportava come se già fosse arrivato al tro· no succedendo direttamente al nonno, e la sua ar;oganza esasperava indicibilmente sua ~­ dre. Trasportat~ ia d'acqu~ al .n~o\O Palazzo di Ber · ratore vt mon 1f 15 giugno 1888. · . (c-,.;,...,) .E. Jt. BK~I!IO~

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COMPONGONO II. CONSIGLIO DI REDAZIONE LE LORO ECCELJ.E'4ZE BOTTA l. CARLINI. DE STEFANI, GATTI. PANUNZIO E VOLPE

l fascicoli di FA S C l S M O e&eono il primo di ogni IRPI'e

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RIV 1ST A QUINDICINALE ANNO Il"· N. 8 ·ROMA 30 APRILE 19-'0 · XVIII

ESCE Il 15 E IL 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Roma, CII.. Unlverailario -Telefono -'87389 PUBBLICITÀ Mileno, VIe M1nzoni numero 14 ABBONAMENTI Abbonamento annuale Italia o Colonia l. 40 Abbonamento oamoslr. Italia o Colonie L 22 Abbonamento onnuato Estero. • . . l . 60 Abbonomonlo somoslr. Estoro. . . . l. 33 Per 1bboneni invi1r1 v<191i1 o eueoni el· t• Anu'fllnistrezione, Rome, Cl H• Univeniterie_ oppure voraoro l'Imporlo aul conio corrente poalolo 1,<2-'910 l manoscritti anc.he H non pubblic•tl non si restituiscono

OGNI FASCICOLO LIRE 2

TUMMINELLI & C. EDITORI

ELEZIONI A EGETON - Telegrafano da New Yorlc aU'Agenzia ReMter cbe in segu"to alle ceceni! elezioni di Egeton (Kansas) il sindaco, i consiglieri municipali e le guardie sono tutte donne. (1\iuJagcro, 6 Aprile 1890). L'UOMO SCIMMIA. Il Signor Firm.nio W eiss ci scrive: Signor cronista, un lieve errore incorso nella redazione dL un manifesto mi fa sfidare i velocip idini di NapoE. lo so per prova che qualche velocipedista in biciclo potrebbe rivaleggiare, per velocità, con me, e so che sarebbe temerario da pane mia provocarlo. lo non sfido che i velocipedisti in triciclo per un tragitto detetplinato e per una distanza eguale da percorrere. Firmato Firminio Weiu (Primo campione d " Francia). (C01'rier~ di Napoli, 16-li Aprile 1890). L'F.LE.FANTE DI MENELIK. Ricorderete che l'ult;mo dei regali inviati da Meoelik al nostro re per me~z., dell'Ambasciatore Makonnen e compagnia, fu l"clcf<.nte. li famoso elefo.nte che nella prima oorte P''';ata nella rimessa del Q uirinale fece una in6n"tà di guai. In appresso inutilmente si cercò di renderlo monsuero. Quando partirono g li scioani di Makonnt:o diventò ancora più furibondo e mandò :n pezzi tant.; ro!xt che ce n e sarebbe stato da pagare una dozzina di elefanti. Dopo lunga pazienza visro e C< l' siderato che non c'era proprio modo di renderlo trJttabilc la casa reale dovette decidersi a disfarsene. E per riuscirvi p:ù facilmente scelse lo stesso modo che le aveva procurato quel popò di fastidio, ovverosia risolse di regalarlo. L'espediente fu messo in esecuzione con pari ingegno. Si trovò un comune cio" ~vessc uno stemma portante un elefa11te. V i SI m:.ndò con g ran pompa. Il sindaco del luogo volle mosuare alla c"ttadinanza il magnifico dono della casa regnante e dispose che fosse fatta una cerimonia nella piazza principale del luogo ... Alla fine della cetimonia vi furoM 47 fe Hti, 11 svenuti c molti contusi. L'elefante non aveva accolto di buon grodo le manifestazioni popolar di simparia. (Mnugil"'u, lP. Aprik 1890).

IL RE DEI CANNONI. Ieri col vapore tedesco Sarh1t11 provenien te dal Cairo, g iunse a Genova il signor Von Krupp di Essen, con relativo seguito. Diamo il benvenuto all' illustre ospite... ma alla larga dei -suoi prodott'. (Meuaggero , 17 Aprile -1890). LA DIPESA DELLA CORSICA. La I..antern accusa Crispi d.i preparare un colpo di mano •suUa Corsica. Egl' sa che malgrado le millanterie del Gov~no f1t.ncese le coste dell'isola alla difesa delle qU21i si lavora da tre anni sono ancora in balia del primo venuto. Infatti Bastia, Calvi, Ajaccio e Bonif:lcio sono a disposizione degli italiani. Grazie tante, prendiamone nota. (Corriere di Napoli, 17 Aprile 1890). PARE CHE FRA I PAESI Europei non esista p1ù quella cieca fiducia "d.i una vQita; infatli in quecsti giorni le vie di Lisbona sono completamente coperte d i manifesti contro i ladri inglesi, mentre i boulevad di Parjgi sono solcati da giganteschi carri reclames che pongo no sotto gE occhi del pubblico l'accusa ·di ladri contro i portoghesi. Si tratta del prestito di qu~rantacinque milioni cbe si sotloscrive in ques1i giorni. (Corriere di Napoli, 17 Aprile 1890).

GLI ANIMALI SONO NOS11RI FRATELLI. Niente epigrammi. prego, e niente protene. Cominciamo dallo stabilire i dati di farto. A Parigi éè una lega popolare contro la vivisezione. Questa lega popo· lare ha una segretaria. Questa segretaria è la signoro Huot. Questa signora Huot ha avuto l'idea d.i tenere una conferenza ad un pubblico composto quasi esclusivamente di studenti di medocina. La sala è siruata al quartilre latino, che Enrico Murger ba Hlustrato così meravigliosamente, l'uditorio 'era for· mato di circa seice"nto persone. La confereoza ba incominc'ato così : « Signori, gli animali sono nostri fratelli ». E' stato tutto. Non si è voluto sentire altro. La povera signora Huot fu letteralmente coperta di pere cotte, di croste di pane, di buccie di limone c simili argomenti più o meno conveo:enti. Qualcuno ha fatto cadere sulla signora una vert pioggia di polvere di riso. U n altro ha fatto penzo.. lcre nella sala, per mezzo di una cordicella un cor iElio impagliato. Il pubblico tischiava, cantava, urIna, e faceva sentire le voci di tuni gli animali... pureva di essere n ell'arca di Noè. ( Me'JJdggetQ, 19 Aprile l890).

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.LA PICCOLA MACCHINA CINEMATOGRAFICA 8 M /M D l G R A N D E R E N D l M E N T O

Questa meravigliosa mac-. chine de presa è senza dubbio la più piccola che si posse trovere per que$tO formato. Appena più grende di un epperec.chio fotogra~co 6x9 trova posto in ogni luo~o. Incredibile è il rendimento di questo piccolo gioiello; persino con ingrandimenti di alcune centinaia di volte le immegini sullo schermo sono nitide e ricche di dettagli. La perticoleritè più importante consiste però nella semplicitÌI d'impiego e nella prontezza per lo pre~"

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Solo dopo l'uso si può criticare uno cipria. ~ l'uso che dimostro sempre le quolitò superiori dello cipria Coty. Anche in condizioni avverse, onéhe col .vento e la pioggia, lo Cipria Coty resto sul vostro viso come un sottilissimo velo di bellezza. È veramente "lo cipria che aderisce" e per questo anche le sportive la preferiscono. la Cipria Coty deve i suoi pregi all'eccellenza delle sostanze che lo compongono e allo sua straordinario ftnezzo ottenuta mediante il "ciclone d'orio" che spinge lo. cipria o ftltrorsi da solo attraverso un fttto tessuto di seta. lo Cipria Coty non allargo i pori, perchè non contiene adesivi orti[lciolì, tonto dannosi allo pelle. Per essere tranquillo, scegliete quindi lo Cipria Coty nel pro!umo che preferite, in uno delle sue 12 luminose s!umoture di tinta.

COTY la~~uckua

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NELLA PRIMAVERA del1807 la Gran Bretagna andava febbrilmente terminando i preparativi per una grande« spedizione lontana ». Tutta l'Europa vi aveva gli occhi fissi e si facevano le più svariate congetture. Forse in un primo tempo la spedizione avrebbe dovuto servire ad aiutare. Ma gli enormi armamenti che continuavano anche dopo la pace di Tilsit non sembravano proprio destinati. a conservare al Re di Svezia la sua piccola parte della Pomerania e la fortezza di Stralsrund. Ci doveva essere un altro obiettivo a questi preparativi. Presero ben presto a circolare voci allarmanti e un piccolo paese settentrionale cominciò a capire che .si trattava· proprio di sè stesso. Quel piccolo paese era la Danimarca. Infatti l'invio della legione tedesca aJ soldo dell'Ing hilterra nell'Isola di Rugen confermò i so'spetti. L'Ambasciatore Danese a Londra aveva assunto delle informazioni e inviato al suo Governo dettagliati rapporti: ma· i.J Ministero inglese li aveva fermati, ingannando nello stesso tempo il diplomatico con grandi cortesie e fragorose proteste di amicizia. Il Governo danese credè aJJora che k voci messe in giro, specialmente dai giornali del-

l'opposiZIOne mglesc. fossero Jest1nate a r1ma. ne n.: soltanto voc1, Jato che l' Jmbasuatore ta' ' ' .1. Pe~uò non fc·te prep<~rat1vi Però dopo la pa(c dt Tilsit d\t'\,t ri~oluto J1 richiJm.ue le truppe. che crano .11 confmt del Re,c:no. ~ll'tn­ tcrno del pat-se. M.1 po1thè k notiz1e tr;tno huont. lo spo~tamc:nto ,feJlc truppe SI ,tmhl\ ,lno effettuando senza troppa tc:len tà. Ad un tratto scoppiò la bomba. Una enorme flotta inglese salpava verso il Baltico e gli abitanti della pacifica Isola di Seeland, prima ancora di riaversi dal colpo, la videro circondata e Cope:naghen minacciata di assedio. La flotta inglese era composta di un vascello ammiraglio di 98 cannoni, di 17 navi di linea di 74 cannoni, di 5 da 64 cannoni, di 9 fregate da 38 cannoni e di 22 più piccoli vascelli da 22 ai 14 cannoni, e di circa 500 bastimenti da trasporto di ogni genere. Le truppe di terra ascendevano a 30 mila uomini a cui si aggiunsero poi 5 mila marinai tolti dalla flotta. l pacifici danesi, sbigottiti dinanzi all'immensità di tale spiegamento, credettero che fosse arrivata la fine del mondo.

La flotta salpò il 27 luglio e il 2 agosto dai porti inglesi in due divisioni. Una, al comando dell'Ammiraglio Elfingston si diresse verso il Belt per tagliare le comunicazioni di Seeland con le altre provincie danesi e sbarrare il passo alle truppe che si trovavano nell'Holstein; l'altra agli ordini dell'Ammiraglio in apo Gambier, uno dei lor<l dell'ammiragliato, andò direttamente nel Sund e gittò l'ancora

davanti alla vCt(hia uttadella d1 C Dmanzi alla fortc:zza gli int:lcsl SI presentarono come am1n. acquistarono provviste e i Dar.e~l commriarono a pen~arc che forse s'erano ~ba~-!ltatt E in realtà l'ammirat:liato inglest· .l\('\ d wmandato ai c~p1 della flotta di apr1rc gl1 ord1n1 d1 operazione, tvnsegnat1 sigillati, dopo 11 passagg1o del Sund. Intanto un inviato inglese, Sir Francis Jackson, si presentava al Principe Ereditario danese a Kiel ingiungendo alla Danimarca di concludere una strettissima alleanza con l'Inghilterra e di consegnare ad essa, nel medesimo tempo, quale pegno della sua fedeltà, tutta la flotta che l'Inghilterra avrebbe ritenuta fino allo stabilimento della pace generale. In caso contrario l'Inghilterra, che diceva dì avere sicure informazioni sul fatto che la Francia avrebbe costretto la Danima~ca a combattere contro di ~ssa non potendo dispensarsi dal prevenire questa violazior.e, avrebbe annientato la Danimarca. Il Ministro inglese faceva presente anche che il suo paese era pronto ad indennizzare gli eventuali danni. Il principe ereditario rispose al Jackson che suo padre risiedeva a Copenaghen e che là egli doveva portarsi, per fare le sue proposte. E il colloquio, assai tempestoso, finl cosl. Ma il principe..,pensò bene di precedere il diplomatico nemico e attraversato con grande segretezza il Belt, già gremito di · navi inglesi, si portò a Copenaghen ad avvertire suo padre, che abbandonò la capitale con il Duca di Holstein e i Ministri. II principe ereditario traver-


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sò di nuovo il Belt (e la naviguione non fu priva di episodi rischiosi) per tornare sul con-· tinente; mentre il Jackson navigava a sua volta verso Copenaghen ove intanto era arrivato il nuovo ambasciatore che doveva rimpiazzare il Garlike, richiamato da Londra perchè contrario all'impresa. Questo nuovo ambasciatore era Brooke Taylor: il volerlo imporre alla Danimarca significava compromettere questo paese con la Francia, che aveva accusato il Taylor di pare<chi delitti contro il diritto delle genti. A Copenaghen furono fatte le stesse proposte di Kiel e se ne ebbe risposta negativa. Il Jackson allora, comè scrive un contemporaneo, Federico Miinter, « si re<ò col furore nel · petto sulla flotta per parlare alla Danimarca con migliaia di bocche da fuoco». E il Taylor lo seguì.

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J>,1a l'enorme ClcXta e il grosso corpo di spedizione non potevano manovrare troppo rapiJamente, sicchè dopo la partenza del Jackson ci furono ancora pochi giorni di tregua che i danesi, impiegarono in febbrili preparativi per sostenere l'assedio. Le truppe di cui disponeva la città di Copenaghen non arrivavano, compresa la Guardia Reale, a cinquemila uomini. Cerano poi cinque battaglioni di Landewarn, milizia composta di contadini, impiegati e studenti, ed un corpo di quattromila pompieri. Sui bastioni le artiglierie disponevano di 356 cannoni e 85 mortai. Davanti al porto la flotta fu disposta in modo da coordinarne il fuoco con quello dei forti e l'ingresso del porto fu ostruito da un grosso vascello di linea aflondato. Ma le difese dell~ parte di terra erano insufficienti e questo fu la causa di tutti i Jolori della città. Sbarcati il 16 agosto a Vebeck, villaggio di pescatori a tre leghe da Copenaghen, fra la capitale e la città di Helsingor, gli inglesi occuparono i punti strategici più favorevoli e diffusero subito tra la popoluione un manift-Sto in tedesco. Ma i danesi, nella maggior parte, ignoravano il tedesco. Allora gli inglesi ne fecero fare una traduzione in << lingua sedicente danese», come osserva un cronista, e la fecero stampare a migliaia di esemplari a bordo del Vascello ammiraglio. In tale manifesto si diceva che l'Inghilterra veniva a proteggere la Danimarca contro la Francia e a condurre la flotta danese, come un pegno, nei porti inglesi, e si dichiarava di trattare Seeland come una provincia amica, per le vicende della guerra caduta in potere dell'Inghilterra. Ma il manifesto non fece ne caldo ne freddo. Incominciarono allora, intorno a Copenaghen, nella parte di terra, violenti combattimenti in cui rifulse il valore calmo e preciso delle truppe danesi; mentre dalla parte del mare le batterie danesi infliggevano alla flotta inglese gravi perdite. Ma la forza del numero diveniva ogni giorno più soverchiante.e Copenaghen si trovò ben rresto investita da ogni lato. Furono perduti i tre laghi che nelle vicinanze la rifornivano di acqua potabile. Per scoprire le batterie nemiche il comando della città venne nella determinazione di bruciare i sobborghi. Il 17 agosto la fabbrica d'armi di Friderichsver strenuamente difesa da 800 volontari dovette arrendersi. Si aspettavano da un momento all'altro i rinforzi che doveva portare il Generale Kastenchiold. Ma il 19 agosto, in vista della città, esso fu sconfitto dopo una battaglia di sei

ore e CO>lr<:ltO .1 ritir.H>i ~on <Jll.tkhe centinaio morti dolorose e numerosissime, le rovine avt. ,·ano fiaccato i nervi di tutta la città. di uomini nell'Isola di Faesler. Tale sa>nfitta mise tutta l'isola di Seeland in mano degli InNelle poche strade ancora intatte si aggiravano famiglie piangenti e feriti malamente meglesi. Bisognava avere ora Copenaghen. dicati perchè gli ospedali, malgrado avessero Masse imponenti di artiglieria furono sbari:;.sato le bandiere nere, erano stati anch'essi cate dalla flotta a IO miglia dalla città, e conbombardati. <.lle cosa sarebbe a-vvenuto della dotte con i carri fin sotto le mura : i contacittà se avesse dovuto essere sottoposta ad una dini del luogo furono obbligati a prestare la quarta notte di fuoco? Poi si seppe che dalll loro opera. Le batterie furono rizzate tutto inflotta inglese erano sbarcati 5 mila marinai torno a Copenaghen a 500 passi ; certe però per l'assalto decisivo e che ad t-Ssi i capi aveerano anche a 1300 e a 1200 passi. Le postazioni erano tali che ogni lato della città poteva . \'ano tatto la promessa di lasciar saccheggiare la città per quattro ore. La sorte di Copenaessere battuto senza pericolo. glJen dipendeva da una sola notte. Il Comando All'interno della città assediata lo spirito odia Città, allora, chiese una tregua d'armi. pubblico era altissimo. l viveri potevano baGli inglesi posero come presupposto d"ogni stare per più mesi _ Ma l'acqua, dopo la perdita trattativa la cessione della flotta. Il Comando dei tre laghi, era scarsa e fu ruionata. Furono rispose che non poteva firmare tali condizioni emanate disposizioni contro gli incendi, distrisenza sentire le altre autorità civili. Sicchè forl-uiti sussidi alle famiglie dei soldati poveri, malmente la tregua non fu negoziata. In realtà organizzati i servizi sanitari. Ma nessuno s'aessa si ebbe perchè gli inglesi non riaprirono spettava un attacco della fer.ocia di quello che il fuo<.'o : però all'interno della città furono fu scatenato il 2 settembre. Due volte fu intiore indescrivibili quelle che si vissero quella mata la capitoluione ma senza risuJtato. Il agosto le opere degli inglesi erano compiute, notte sempre sotto l'incubo della ripresa del bombardamento. La mattina del 6 settembre, ma il fuoco fu scarso nel giorno seguente e infine, la città decise di capitolare e alla f050. nella notte dàll'l al 2. Ma sul far della notte luce di una c-asa incendiata, nei sobborghi del 2 settembre si scatenò l'uragano. orientali, nella serata di quel giorno cominDal tramonto del sole fino alla mattina seciarono le trattative che furono ultimate il 7 guente gli inglesi bombardarono la città a palle ~ettembre alle 4 del mattino. infuocate senza un attimo dJ tregua : e le scene che vennero è difficile descriverle, anche perchè Gli inglesi le condussero animati da questo principio : che la totale distruzione della Daera quello il primo bombardamento continuo nimarca dato che si trattava della sicurezza operato con una potenza di fuoco lino allora della Gran Bretagna, non poteva avere la misconosciuta. E mentre le batterie terrestri fulnima importanza. Discutevano con l'orologio minavano la città, la flotta attaccava il porto. Ma senza fortuna, però, perchè fu costretta a alla mano. Alla più lieve obiezione, alla più p•ccola difficoltà sollevata dai plenipotenziari indietreggiare. Ad ogni modo la cosa era per tutti d~ un'orrenda novità ed uno storico del danesi i delegati inglesi minacciavano la ripresa delle ostilità. Ottennero finalmente quel che tempo scrive che « tutto ciò riunito spargev.1 uno spavento contro il quale anche l'uomo il \·olevano : l' intiera flotta danese. La difesa era costata alla città di Copenaghen nei soli tre più coraggioso e di sangue freddo poteva appena difendersi ». Il bombardamento durò la giorni di assedio, 880 morti fra i militari e bellezza Clt 12 ore, sino alle 7 e mezzo del ·1600 fra i civili, 175 clispersi, decine di mi3 settembre. La città alle prime luci dell'alba, gliaia' di feriti, danni per centinaia di milioni. fra il rosseggiare degli incendi, offrl un aspetto pietoso e grandi masse di popolo abbandoSeimila marinai e soldati lavorarono febbrilnarono le zone più battute nella notte per anmente per imbarcare la preda, armare i vadare a cercare rifugio in altre parti. Le cantine si riempirono ben pcesto in modo inverosimile scelli che dovevano essere condotti via; die piccoli spazi sotterranei, angusti ed umidi, struggere quelli che non erano per il momento ospitarono fino a 80 e 100 persone insieme. utilizzabili-. Servendosi dell'espressione del ger« I condotti a volta del Palazzo Reale e Ie go marinaro naval stores, che ha un significato stalle servivano di ricovero a tutti quelli che vastissimo, introdotta nelle condizioni di resa, potevano trovarvi posto - narra il Miinter _ gli Inglesi imbarcarono grossi carichi di travi, e le mangiatoie di marmo furono occupate da di canapi, di ferro : rubarono tutto: il battaammalati e da puerpere >>. Ben presto scesero glio delle campane, porte e finestre nuove, di nuovo le tenebre e cominciò il secondo atto stufe di ferro, serrature, utensili di rame, caladella trage<lta." Le batterie inglesi. spararono mai e perfino i fogli di carta bianca dei libri tutta la notte e la intera g iornata del 4 senza di conto. Finalmente fra il 12 e il 20 ottobre ebbe risparmiare nessun punto della città. Gli incendi, malgrado gli sforzi generali, scoppialucgù l'imbarco delle prede. Il 19 scadeva il vano ovunque con implacabile violenza e le termine per la reintegrazione dei diritti davittime sembravano, nell'orrore e nel fragore nesi e le truppe di Copenaghen rientraron~ della bufera di ferro e fuoco, forse più numenelle loro posizioni prill\a della partenza degh rose di quel che erano in realtà. La terza notte, Inglesi. I quali finalmente il 20 scioglievano dal 4 al 5, rinnovò le stragi e le distruzioni. le vele al vento e i·ncorrunciavano il viaggio di Il fuoco della flotta inglese fu presto costretto ritorno, infelicissimo, tormentato da furiose al silenzio. Ma le batterie di terra rinnovarono tempeste che inghiottirono parecchie navi ~ senza piètà il loro furore. Dappertutto l'incenprovocarono numerosi morti fra gli equipaU!· dio divorava le case e i morti, cantò poi un Se gli Inglesi che si sapevano odiati, partipoeta, bruciavano nei loro sepolcri. Verso la vano volentieri da Copenaghen, non partivano fine del pomeriggio dèl :; sembrò che gli involentieri quei soldati della legione tedesca a cui già accennammo e a cui s'era fatto credere, glesi volessero diminuire le vio~za della loro uione. Ma andava anche scemando la resistenpartendo, che andavant) a combattere contro i francesi e ad aiutare la Prussia. za degli assediati. Il lavoro continuo, le veglie angosciose delle notti passate, gli incendi, le '

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UOMINI TUTTI CHE VEDEVANO l'interesse più vasto della regione al disopra di quello del campanile, e si preparavano a servire g li interessi più grandi della Patria oltre quelli della regione. Cattaneo si dimise da segretario e sul Politecnico comincio a battagliare per la sua idea con articoli magistrali. In un primo tempo il partito italiano, dliamiamolo cosl, la ebbe vinta su quello bergamasco municipale; ma si sa quanto gli odii municipali siano vivi e i bergamaschi non si dettero per battuti. Intanto il 13 dicembre 1842 era stato aperto all'esercizio il tronco fra Venezia e Padova; nell'agosto 1843 s'erano iniziati i lavori del tronco Milano-Treviglio e fervevano quelli del gran ponte sulla lagun:t che fu poi inaugurato ne:! 1846. All'assemblea degli azionisti che si riunì il 24 luglio 1845 i viennesi e i bergamaschi che nel frattempo erano riusciti ad accaparrarsi gran numero d 'azioni, si presentarono compatti e riuscirono a fare ap,provare, malgrado gli sforzi di Manin e di Pa.Sini, la proposta di

;lfticluc allo St.1to la co~truzionc e h J.;'''tiont· della Jmu. Il pt:n,olo cht" css.1 p.t,sa"t' ptr Bc:r.[!.uno t:ra orrn.u ''ent.llo: sul rratto Hrt·,na. T-u tj!l.o gh 'tudt cr.tno g•:t far11 e appro\.ltl d.1l GoHmo Ma .u lxr,l!.un.tstht 1mport.l\'.t po<.o <hc l.t lmu fO)\l' fm1ta: import.1 ..1 dw lo~sc sronlttt.l « ntll.1 turpe: zuffa» (<Oillc Ccs:Hc: ( tnut1 l hr.tnm l.t lunga c:ontt"'>.t), l.t parte an<:rs.l. E l'rmprts.l l.tddc tn bal..l d<.:l Go' crno au't rt.tto Vediamo ora cosa faceva, nel qunpo ferroviario, il Piemonte. Colà fino dall'aprile 1832 si era incominciato a parlare di ferrovie: molto prima, quindi che negli altri Stati italiani. Banchieri e industriali avevano chiesto la concessione di una linea da Genova al confine lombardo con due diramazioni, una verso Torino e l'altra verso Ar-<>na. Carlo Alberto, però, non voleva che si cadesse neg li eccessi della sp«ula.zione che infieriva altrove. E allora il 10 aprile 1837 nominò una commissione che studiasse il problema. Il 10 settembre 1840 veniva data autorizzazione a quei banchieri e industriali genovesi, che già ne avevano fatto domanda, di compiere studi per urra ferrovia che da Genova, per l'Appennino e la Valle della Scrivia, mettesse cno a Serra. valle e di là, divisa in due rami, ~i dirigesse oltre il Po, verso il confine di Pavia e verso Alessandria. La ferrovia aveva scopi militari ed economici; ma voleva sovrattutto pot~nziare Genova, facendone il porto di sbocco delle merci tedesche verso l'Oriente e di quelle Iombarde; destinata a colpire Trieste, in realtà

\fll<."\.1 ,olp1re I'AustraJ 1: l Au5tri.1 51 c <oinrnuù ad intri~.:arc <;llthl: J<cadde ~t o l h~ d P"-mont; <ommuò più tardi .tlt 1 \tatt 1taliJn1 la lO~truzione delle sue linee, nu ,.,se rispondn ano ad un t:On<ctto lunganH:nt<· medttato. Infatt1 la ltnca pnmitf\'a di lUI JbbiJmo parllto Jl\cnnc Lllmc:a GenovaTonno Alessandn,t, studtata sotto l'az1one dc. usl\'l Jt Carlo Alberto thc wn p:ltenti del 13 !t-hhra10 l H·l5, Jctermma\ J <hc « un 'opera d t tanto momento sia eseguita per cura del Govt:rno sresso ed a spese dello Stato». Nell'ottobre '45 furono autorizzati gli appalti e nel novembre dello stesso anno si dispose l'assegnazione di quindici milioni di lire piemonte5! da prelevarsi sul capitale della cassa <li riserva. Il Piemonte si metteva alla testa degli altri Stati Italiani anche in questo campo. E nel 1841 già s'era pensato al traforo del 'Moncenisio, per attivare una comunicazione diretta fra Torino e Chambery, sulla base delle prime indagini di Giuseppe Francesco Médail di Bardonecchia, che il Re aveva accblto con molto favore.

Dopo il 1845, mentre gli amm1 si preparavano alia esplosione rivoluzionaria del 1848, le ferrovie incominciarono ad essere un potente fattore nella formazione della coscienza nazionale. Un patrizio piemontese, il Conte Carlo Jlarione Petitti di Rovereto, nel novembre 1845 pubblicò un'opera, per i tempi insigne, dal titolo Delle Strade ferrale italiane e del /ero mig/iOft ordit~amellfo. Non bisogna


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dimenticare, come osserva il De Biasé, che il Petitti era nell'orbita delle idee politiche fondamentali del Gioberti e del Balbo. Come questi uomini di Stato, anch'egli riteneva la unità politica « un sogno di menti esaltate » e una « astrazione di impossibile pratica attuazione ». Ma era convinto che una ben ordinata rete ferroviaria avrebbe contribuito a formare dell'Italia una sola famiglia e determinato la fusione completa di tutti gli italiani. l 'opera ebbe un successo enorme. Carlo Alberto, il Re di Prussia, il Re del Belgio, quello delle Due'Sicilie e quello di Franu.t furono larghi aH' Autore di riconoscimenti e di onorificenze; Minghetti, Gioberti, Cavour ne tesserono le lodi. Ma il principe di Metternich scatenò oontro quell'opera, in cu1 si parlava di ferrovie italia11e, i componenti più accaniti della sua stampa.

La ,,afigia delle l ndie cosl cara ai ricord•

dei nostri nonni, allora era qualcosa di misterioso. Passava, questa famosa valigia, da Londra a Marsiglia, poi ad Alessandria d'Egitto, a Sue-l: e Bombay. Gli italiani capivano d1e una rete ferroviaria che unisse il Piemonte alb Savoia e alla francia e corr~ poi fino ad Otranto. avrebbe facilmente sbaragliato tutti i coooorrenti che si arrabbatta' ..no intorno alla britannica ''a.ligia. Il Conte Petitti aveva accolto queste idee (già prima Ji lui manifestate dal Balbo) preferendo però Ancona ad Otranto. Gli austriaci che difendevano la supremazia di Trieste passarono al contrattacco. Già nell'ottobre '45 un ufficiale inglese viaggianJo da Londra ad Alessandria d'Egitto, via Trieste, aveva affermato che quella era la via più corta. l francesi allora misero a disposiZIOne J i un altro inglese un loro vapore per la traversata da Marsiglia ad Alessandria. Ma gli austriaci ripresero allora la battaglia ;, base di calcoli e di interminabili statistiche. e si attaccarono a1 libro del Petitti che aveva osato parlare di una via che in sostanza era ostilt: ai loro interessi. Ne nacque una vivaCissima polemica in t-ui Balbo prese le difese cll'l Petitti con una lettera, che era in realtà una ar&\tta, fine e geniale confutazione delle anuS<· tedesche e che, pubblicata per ordine Ji Carlo Alberto nelle gazzette ufficiose di Torino, Genova e Chambery fornì il pretesto per la prima manifestazione anti-austriaca ,(d sovrano. E il pubblico mcom1nciò a 1•edere nelle ferro1·ie qualcosa J1 più di un fatto tecnico od cconom•to Esse mcommuavano ad essere, come !>aranno po• sempre, un fatto politico che, ~;el fiammeg,giare delle asp1razioni unitarie, o~ssumeva una sempre rnag,giore 1mportanza. r il conte di Cavour, allora alle soglie della Y1ta pubbhca, scnveva. alle le ferrovie avrebbero opero~to 10 ltalta « portenti non minori d1t nelle p•ù mdn ;tnose <Ontriide d'Europa» <' ne propugnav.t lo svtluppo l>Ovrattutto agli ~op1 dell'indipendl11U naz10nale. Nel conErt·'<;O degli !><.U~OZJah Italiani tenuto a Gen<>'<t nel l H46 la )CZIOne geografica SI oc<upò ton mtcn<ltmenti politiCI delle ferro1•ie e lo stesso o~n·ennc nel congresso tenuto .l Vt:nezta nel '47 sotto ti naso Jella polizia E Carlo Alh<.-rto, per poten.Uare Geno1·a e per strappare la '"ltgJJ delle lnJu: a Tne;te ~tu. drò tutte le poss1b1htA d'accordo con gl1 Stau , IliO l, mentre Mettermeh d.d c.-anto suo mtn~va c profondC\a W.Om. S1 può <ilrt:' che,

Poi ci fu la guerra del '48-'49. Ma i 'emi che si successero in Piemonte tino al. l'unità dettero sempre le più larghe cure alle ferrovie. Durante la guerra i lavori ferrovian non s'erano voluti interrompere. Il 24 settem. bre '48 si inaugurava il tronco Torino-Tro. farello (13 km.) della Torina-Alessandria; il l 'i novembre '49 fu inaugurato il secondo tronco ( 43 km.) da Trofarello ad Asti e il l . gennaio l S50 il tronco Asti-Alessandria. Pe~ò le stremate finanze non permettevano 1804 • L' EBUCfOB AMPHIIOLJS DI EVAKS. allo Stato piemontese un più lungo concorso nella •costruzione delle ferrovie. Allora si ricorse all'industria privata. Su iniziativa di Pietro Paleocapa, divenuto nel frattempo Mi. nistro dei Lavori Pubblici, si costituiva nd marzo 1850 la prima grande società industriale del Regno di Sardegna, a cui, insieme ad altri uomini eminenti, partecipò anche il Conte di Cavour. Essa costruì la Torino-Sav•gliano-Cuneo che fu compiuta nell'agosto 1855. Furono ri. presi gli studi per il Traforo del Moncenisio. Nel trattato di navigazione e oommercio coo l'Austria, previsto con la pace del 6 agosto 1849 c lungamente e penosamente negoziato, c condotto in porto per l'abilità di Cavour il 18 agosto l R5 l , si prevedeva il congiungi. mento delle ferrovie p~tesi coo quelle lombarde unendo Genova, Torino e Milano direttamente. Si sperava in una più intcnsl attività economica. Mà l'Austria che sembn\'a aver fatto buon viso, quando si tnttò della Torino-Novara, decisa nel settembre ·~1 (e affidata per la costruzione a Thomas Bns. sey, il più celebrato imprenditore ferroviario inglese del tempo, l'Il luglio l8H) solleyò non poche difficoltà pcr la scelta del punto J ' incont~o delle ferrovie piemontesi e di quelle lombarde sul Ticino 'e le trattative durarono a lungo, difficilmente e inutilmente. Intanto s'erano iniziati i lavori per la Torino-Su.ll (aperta all'esercizio il 25 maggio 1854) e otl '53 si progettò la Modane-Chambery. Si costruiva la Novara-Susa, la Novara-Arona, wncepita da Carlo Alberto nel 1844 per attrar. re a Genova il traffico della Germania, mentre Vienna ac.:ordava al Lloyd Triestino grandissi me facilitazioni onde permettere a Trieste d· combattere vittoriosamente con Geno,•a. Altre linee secondari~: (Mortara - Vigevano ; Bri· Canllermaggiore; Genova-Voltri) ao,·ute all'iniziativa privata sorsero in quegli ann1 Nel maggio 185(i un voto del Parlamento 1811 • LA LOCOMOTIVA DEMTAfA DI ILENil!tSOP. autorizzava il ministero ad esebruire espenmenti necessari per vedere se era possibile ,r~­ forMe le Alpi applicando i ritrovati degli int;cgncn G randis, Grattoni e Sommeiller. Gh espenmenti si ebbero nella prima metà .dd l H5 7 e una commissione nominata per nft· mne ne dette ottime referenz~. Il grande pro· blema del Moncenisio si avviava ad.•na risoluzione che doveva far onore alla tecnica e al· l'mg~gno italiani. Bisognava congiungere però le lince prien1ontesi della Savoia con quelle francesr. «Si vagheggiava cosl - ha scritto re· (entemente il De Biase - di ottenere, a par· 1152 ·LA LOCOMOTTVA DI Sr&PHEHSOlf. tm: Jal pun~o d'unione con le ferro\'ie frances•. in un certo :.enso, mtomo tlle ferro' c~ .,. preattra\t-r$0 la Sa,·oia, le Alpi e il Piemont~, ~ parò la ril'oluzionc del '4R Infatti nel ma~-:­ fa.::endo capo al ponte di BaUo~lora c qutndl gio '47 Carlo Alberto poti: annunciare, a J •• , a Milano. una grande linea J, comunicaz1ooe intemaz1onale rapida diretta e continua fra 'petto dell'austria,o. la conclusione dr accord1 che, pcr le strade ferrate, do\ evano conJurre l. Francia, la Sviuera occidentale e la Sa•l tran.ito Jcl lommercio della Germania nel ' Ota >>. Nel giugno 1857, in una d1scuss•one eiC\ata e solenne, il Parlamento subalp•no, P1en1onte e nella l.igurr~ e far dr C.cno\ll 1l porto della Germ.uua Jopo •m discorso memorabile di Cavour ap-


provò l'opera, per i tempi colossale e il primo settembre furono iniziati i lavori. Così, mentre ferveva l"opera diplomatica paziente e audace di Cavour che dm·eva sbocciare all'unità, Je ferrovie in Piemonte si andavano estendendo più rapidamente che altrove. Negli altri Stati lo sviluppo delle ferrovie è molto meno rapido e denso di fatti. Nel Lombardo-Veneto oltre alla Milano-Venezia (nel 53 finalmente i bergamaschi avevano la vittoria) e alla Milano-Monza, si ebbero. decretate nel 1852, le linee strategiche per il TiIOio (Verona-Bolzano) e per Mestre-TrevisoUdine. Nel 1851 !"Austria aveva stipulato una l"Onvenzione con il Granduca di Toscana, il governo Ponteficio, i Ducati di Parma e di Modena, per costruire la strada ferrata dell'Italia Centrale da Piacenza per Parma, Reggio, Modena e Bologna: con diramazione a Reggio, a Mantova, a Pistoia o a Prato. 4 concessione fu assunta nel marzo 1856 della potente Società delle fe"ovie dell' AuJtria me,·idionale, del Lombardo Veneto e dell'Italia . Centrale (in cui preponderante era il capitale francese e inglese e scarso quello italiano) che tbbe anche tutte le linee costruite o in costruzione nel Lombardo-Veneto. . Nel Granducato di Toscana fra il '46 e il ' 57 fu terminata la linea Pisa-Lucca-Pistoia;

nel "51 terminata la linea Pistoia-Prato-Firenze; nel '49 la Empoli-Siena. Sulla linea della Porretta ci fu a lungo lotta fra !"Austria e i Pratesi, finita a danno di que~ti ultimi. Nello Stato Pontificio, succeduto nel 1846 Pio IX a Gregorio VII, si tornò a guardare alle ferrovie con meno d iffidenza. Fu costruita così la linea Roma- Frascati (i l famoso Treno n opea così caro ai baLchici rifordi di Roma umbertina) ; si cominciò a pensare al proseguimento di essa da Ciampino al confine meridionale dello Stato, a Ceprano, e si aprì al traf~co, il 24 aprile 1859, la Roma-Civitavecchia, concessa alla Società generale delle Jtrade ferrale romm1e che ebbe in seguito la concessione della Roma-Ancona e dell'Ancona-Bologna. E nel Regno deUe Due Sicilie, in cui la prima buffa vaporiera aveva fischiato il 3 ottobre 1839 e aveva sembrato avventurarsi, carica di speranza, incontro all'avvenire, dopo le linee di cui noi parlammo precedentemente, si ebbero lunghi anni di letargo. Solo il 17 gennaio 1856 una n uova linea di 17 ch ilometri, Nola-Mercato San Severino fu aperta al traffico. Progetti, idee, inizi di costruzioni molti, realizzazioni poche. Morto Ferdinando II, Francesco Il tentennò anche egli, e alla vigilia della sua caduta, il 30 aprile tS(;O, premuto dalla marea

del tempo e dell'opinione pubblica europea, decretava tre g randi arterie <fie da Napoli andassero una per Foggia a Brindisi, l'altra per la Basilicata a Reggio Calabria e una terza attraverso gli Appennini fino al Tronto. E mentre la burrasca stava per scatenarsi, il 24 agosto 1860 stipulava una convenzione con un gruppo industriale straniero, capeggiato dall"ingegnere francese Paolo Talabot. Ma era ormai tardi. Il nuovo Regno era alle porte ed ereditava ben poco dai vecchi regimi in fatto di ferrovia.-AI t• giugno 1859 c'erano in esercizio in Italia 17 58 chilometri di strade ferrate così ripartiti : Piemonte 803; Lombardia 202, Veneto 298, Toscana 256, Stato Pontelicio e Dudati 101 , Regno di Napoli 98. In concessione o in costruzione millecento chilometri. Era ben duro lo sforzo che doveva fare il nuovo Stato per attrezzarsi nelle ferrovie. Perchè se il moto unitario del 1860, frutto di un processo meramente letterario, come ebbe a d ire Giustino Fortunato, potè avere consistenza e vitalità, ciò fu dovuto all'impulso di un fatto assolutamente aitiliciale, 3ll'efficacia di una causa esclusivamente tecnica: Je ferrovie>>. Sono parole del 1897, d i un tempo in cui l'Italia non sentiva ancora salde in se tutte le sue membra. Ma racchiudono certamente una parte di vero. D O ltiJCN l CO :W .

DE

BICI H


L'IDEA Dl COMPIERE un viaggio artistico in Italia non è mai stata peregrina. Ma ugualmente notevole è l'assiduità con cui tali viaggi si susseguirono nella seconda metà del diciottesimo secolo da parte di amatori francesi. l'esempio partl dalla Pompadour : quando nc:J 1749 le riuscì di far nominare il fratello, ~ignore di Vendiére, «direttore generale degli edifici m Jllrvtt'allre », fece sl che venisse inviato nella penisola in compagnia di un archltetto, un disegnatore e un abate in funzione di storiogcafo, perchè vi apprendesse « le cognizioni indispensabili all'esercizio delle sue nuove funzioni ». A. breve intervallo l'uno

dall'altro, passarono le Alpi Hubert Robert e l'abate di St-Non, l'astronomo Lalande, Randon de Boisset e François Boucher, de Brosses, la signora di Genlis e il duca di Cbartres. Pierre-Jacques-Onésyme Bergeret de Grancourt, tesoriere generale di Montauban, libero socio dell'Accademia Reale di pittura e scultura intenditore patentato e accanito collezionista, non poteva sottrarsi a!Ja forza di tali precedenti. E com'era d'uso allora, in mancanza di Baedeker, si scelse ad accompagnatore un artista, Giovanni Onorato Fragonard. La fama di Fragonard a quell'epoca non era ancora del tutto affermata. Allievo di Boucher, di cui Bergeret era grande amico, il giovane artista s'era recato in Italia nel 1756 come vincitore del premio di Roma e aveva esposto per la prima volta a Parigi nel Salo11 del 176~. Ma già in quell'anoo il tesoriere di Montauban possedeva un paesaggio di Fragonacd, mostrando cosl di aver saputo appre.:-

:m e l'arte dell'allievo di Boucher fin da.i suoi' mizi. Comunque la part~u dopo accurati preparativi avvenne nel 1773. «Il nostro equipaggiamento», scrive Bergeret il 5 ottobre nella prima pagina del suo Giornale, «è composto d'una berlina in cui siamo noi: il signore e la signora Fragonard, pittore eccellente per talento, che m'è necessario soprattutto in Italia, ma d'altronde molto comodo per viaggiare e d'umore sempre uguale. Quarta ~ la mia governante, antica cameriera della signora B. Mio figlio segue in un calesse con un cuoco, due cocchleri seduti a cassetta, il mio valletto Loss e il domestico di mio figlio». Nella berlina, oltre il signore e la signora Fragonarà, il previdente Fergeret per distrarsi durante i lunghi tratti di strada ha fatto porre un'intera biblioteca, una ricca scelta di dìsegni e abbondanti provviste. D'importanu non trascurabile, queste ultime, anche se ti cuoco, appena si giunge in una locanda o in un albergo, si precipita ai fornelli e prepara pranzi dichiarati sempre succu1enti. Partita da Parigi il quattro ottobre, la comitiva giunge a S. Remo l'undici novembre, dopo un viaggio in mare non troppo brillante. « Il viaggio è cominciato con i soliti scherzi sugli effetti che il mare produce senza consid~­ razione per chicchessia. Ognuno cerca di C'VItarli e tutti sperano fino al momento in cw ne sono presi. Ma non è passata un'an che già uno ha pagato il tributo e quasi tutti glt altri lo h.lflno imitato. Quanto a me, che mi credevo provato in Inghilterra e in Ola~da, ho visto arrivare il mio turno per la pnma Yolta e fino a tre volte, ma senza tropp1 sforzi ... ». 11 viaggio naturalmente prosegue per \'ia terra. Ma quello che n'è rimasto nel giornale non presenta eccessivo interesse. Sono rapide soste a Oneglia, Savona, Genova. «Se si vuoi lasciarsi sorprendere quando si vede Genova per la prima volta, si vedrà tutto come palazzo. ma per la maggior parte si tratta dt muraglie dipinte in ogni specie d'architettura ni. buona nè cattiva e in ogni specie di fantasticherie. Con questo non escludo che ci siane dei palazzi immensi ... ». Per Sestri, Lerici, Viareggio, Pisa, Firenze, 5iena, Radicofani e Viterbo si giunge finalmente alle porte di Roma il 4 dicembre..la impazienza che spinge Bergeret verso la ntt~ dei papi, glì ha impedito di soffecmars1 troppo nelle precedenti tappe. « Infine, ~ strade spesso rovinate, benchè con bei n?IDt, rispettabili per la loro antichità, siamo arovatt alle sei di notte in questa città celebre e che costituiva l'oggetto dei miei desideri da trenla anni ». Subito dopo essersi rifocillati nmon~ tano in \'ettura e, al lume del fanale, che il cielo non s'è ancora schiarito, si recano a vedere il Colonnato e la Chiesa di S. Pietro. «Mi guarderò bene», dice Berger~. di dare un giudizio a lume di lanterna! ». Ma il giorno dopo è subito in moto. «_Stamattina ho percorso per tre ore Ja città a ptedl ; non si può conoscere una città che in questa maniera. Sono entrato in tutte le chiese che bo incontrato, su cui ancora non mi pronuncio, non avendo avuto intenzione che di pa5'(8· giare. Ho visto che potevo perdermi e ci~ varmi facilmente. Non vedo un gran JDOYImento di carrozze, nè affluenza di popol0; Noto che, quando è venuta la sera, tutto e molto tranquillo e carrozze e pedoni. L& sera. i domestici portano una piccola lanttma, delta lanterna cieca, dietro la carrozza; secooclo


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questo ci sembra poco elegante e i domestici si tengono su un asse sospeso che è più basso del marciapiede ordinario. La città è mal pavimenWa con piccoli selci; si dice che ci siano marw:pedi; effettivamente ce ne sono in alcune stl'ade, ma sono spesso interrotti, e non mi pare che servano a gran cosa. Le lanterne che i domestici portano servono in mancanza dei portieri a rischiarare le case in cui si va ». Il 9 dicembre cominciano le visite regolari alle chiese e ai palazzi; le note che Bergeret riporta nel suo Giornale sono troppo laconiche e sommarie per interessare. Solo ogni tanto le sue descrizaoni assumono una certa efficacia. « Abbiamo finito per vedere il Campidoglio, <..ampo Vaccino, in cui è il tempio della Pace, h città degli Imperatori, Tempio del sole e ciella luna, Colosseo, arco di Costantino... Sem_ bra, vedendo tanta mole d'edifici a poca distanza l'uno dall'altro, di guardare attraverso un microscopio che ingrandisce tutto tanto che i piani e le idee che sono state cosi bene rese dagli antichi ci app:Uono colossali e ricordano sempre la grandezza dei Romani. Per lo stupore si finisce col sospendere tutte le proprie riflessioni e ci si ripromette sempre di tornare per chiarirsi le idee su ogni particolare e dame qualche dettaglio in seguito». Dove la corrispondenza di Bergeret assume un rilievo tutto particolare è invece nella descrizione dei costuma, delle abitudini di vita del gran mondo romano, quale ebbe occasioni di avvicinare e conoscere in casa del cardinale di Bernis e della nipote, la marchesa di Puy .Monbrun, del card. O rsini, del principe Borghese, del duca e la duchessa di Cumberland, della principessa Doria e della nobiltà in genere; forestiera e locale. «Il pomeriggio alle sei di sera siamo stati a quella r.he viene chiamata la conversazione di S. E. il cardinale di Bernis. Tutto quello che c'è in fatto di prelati, cardinali, nobiltà e altro vi si reca : e gran numero di dame. Ciò avviene in una sfilata d'appartamenti molto illuminati, ma, non si sa per quale ragione, tutta questa affluenza di gente sta in una stessa stanza io cui si è storditi per il movimento e il chiasso c in cui si soffoca per le due ore e mezza che dura la conversazione. Dei camerieri vi offrono continuamente ogni sorta di rinfreschi, cialde, biscotti a p rofusione, gelati; la storia dice che i signori Italiani prendano perfino quindici gelati di seguito trovandoli a buon mercato. Siccome non si suona, almeno qui, la si chiama conversazione da prima sera, e uscendo da questa si va in altre in cui si suona e che si chiamano da seconda sera e cosl di seguito ». Un altro giorno è la volta della conversazione in casa della Marchesa di Pui-Monbrun. « E in piccolo quella del signore suo zio. Si sta in una sola camera. La padrona sta seduta alla porta e riceve alzandosi tutti quelli che entrano; vi si ·servono gelati, limonate e dol~.iumi; i giovanotti del luogo vi fanno la corte alle dame... Vi si sta a contatto di gomiti e sempre pigiatissimi. &co tutto quello che ho visto. Forse vedrò meglio un'altra volta». Ma le volte seguenti, oltre la « gran quantità di gente come in un caffè, donne e uomini, grandi appartamenti illuminati, parecchi rinfreschi e molti sorbitori di gelati a discrezione» Bergeret scrive: «poche risorse per g li stranieri che si avvicinano a gente del loro paese. Ecco la conversazione. Quando si è curiosi, si trova gente che vi mette al corrente degli intrighi del paese. E' u.n piacere facile

a prendersa In (apo a una buona mezz'ou ne ilibaamo abbastanz.t e ce ne andaamo attravuso una gran numero Ja pagga in mantello come ad un im·entano o pauttosto a una cenmon1.1 d t lutto. Cc ne sono ad ogni porta che gridano ad alta voce tanto quando si entra che quando si esce: Signorr foreJtieri.' per annunciarvi quando entrate c per av\·ertire i vostri domestici quando uscite>>. « La sera, dopo pranzo, verso le quattro, seccato da non aver trovato da molti giorna un momento per passeggiare, mi sono recato a Porta Pta, dove c'è una bellissima strada e un marciapaede aa due lati ben coshuito, visto ch'è la passeggiata del Santo Padse. Dopo aver fatto un giro, abbaamo scorto il Papa che arrivava a Porta Pia. Ci siamo fermati in fila come tutti g li altri, e al suo passaggio io avevo piegato un solo ginocchio non mettendomi in ginocchio del tutto, posizione assai poco comoda soprattutto quando si è beo vestiti. Senza

,oJerlo ma sono fatto, dicono, n~.onoscere per l rançese. Siamo sospettata da non a\' CC fede nella benedizione papale e d1 non essere da umore da mettere tutta e due t ganoccha a terra. Non crediate pertanto <he abbia causato uno scandalo, ho tominoato con l'essere salutato con la pistola da tutta la guardia a cavallo; poi un onesto cenno di testa del porta-croce a cavallo, e alla fine, 10 seguito al mio inchino e alla mia genuflessaone, il Papa mi ha dato la benedizione in modo particolare. Il mio nastro può avenlll attuato tutta questa onori. Sua Santità arrivato a Porta Paa ha apparentemente trovato cbe era troppo tarda, ha fatto voltare le carroue e noi cì siamo vasti obbligati a ricevere ancora una benedizione ricevendola decentemente, ma alla francese... ». Tutto quello che ha dello spet:tacolare attira l'attenzione di Bergeret. &co, a.d esempio, come descrive una sera di prima al teatro lfrgmtina: « V"edo che la gente del luogo si


anno1.t molto al reti lati1o pc.:rtht. hnchè d recitati1 o dura, fa chiasso c parl.1 al punto che non si sentono nè le voci nè l"or~hestr,l, ma appçna comino,\ il moth·o, se è buono, ,; ~J silenzio, ma. ~c p1a.:e se ne perde !.1 mc:t.1 perehè sono applausi c he hanno dell.1 f ren~i.1 . c'entrano i p1cdi, 1<: ~ambe, >i <,1\·Jno i fa1 zoletti e SI mettono m .:ÌnM .11 bastont, ,on grida d1 tutte le spccie: mfellu le teste d<.:boli e guclll che a1·cs)ero mtem:1onc di asco! ta:e' ...Siccome lo spettacolo Jura Jino a mezzanotte, un g10mo SI l'anno a vedere i pnm1 due atti, e il giorno dopo il resto». <<Mi avevano persuaso che bisognava rutto vedere, così mi sono lasti.tto condurre a una tragedia in un com•ento di religiose. Le internate '1 reotano e rappresentano le parti maschili 1-cstite wmpletamente da uommt; s' tratta1·a del martirio di S. Agnese, sotto Diocleziano. Conta1•o di vederne almeno una carma; non si può essere più brutte. Questo ci ha occupato circa due ore. C1 sono anche degl1 intervalli o intermezzi in musica. Una commedia era la Domut Stravagame. Valeva più della Lragedta; la musica abbastanza buona. Ne ho abbastanza. Hanno recitato come nei conventi è tutto dice». Ad ogni modo, la voglia di veder tutto gli faceva scrivere più tard.i : « Senza augurare male a nessuno, desideriamo qualche avvenimento e, da qualche tempo ci hanno annunciato lo spettacolo d'un cardinale morto; perchè tutto è spettacolo qui. Ma ho visto che questo non era meglio organizzato degli spettacoli che abbiamo avuto sei S(-ttimane prima della quaresima. In breve, a.1 cardinale Cavaichini, decano del Sacro Collegio, è piaciuto morire vecchissimo, essendo nato nel 1683. Questa mattina tutta la città d1 buon'ora era

1n hnestra c: m mov1mcnto tome in g10rno d1 fc:~ta tl<l C.or~o del carnenle... ». Con lutto cw d çollezion1,t,1 non pcrd~ tc:mpo v,, ~ 1·is1tare Ménageot e Berthélemy. e~amina t loro stud1 e compera :tkuni disegni. l:gli ,tc:sso. la tlomcmct dalle tlicxi tli nuttu1.1 in p01. prende l'lbttudmt di rtlevere: org.1 n1ua una « <Onl crsu.tonc >> al suo albergo. eh<.: giil commoJ ad essere noto col nome d1 t~ pe111 Pam. « C.onn~rsazionc m uoccolato. t(· e ltmonatJ. >> scri,·c:, «compost,\ tn gran parte J, artisti o amato n; 11 n.-ngono :tnrht degli abatt. C.i sono sempre Jiscgn1 <: .tlbutn che non lasciano <,\Jere il bno deglt ospitt. .. Tutte le persone d' Jrtc 1 1 si trovano, tlciiJ Accademia o d'altro. Già .-<: ne parlA c questo non puù che farmi onore». Oltre tutto il wllez1onistJ. vi trova 1 suo1 1·anta~i. «O: a è un grazioso d1~cgno che mt fa qualche m<.111bro dell'Accademia >>, ora è Vincent, pens10 nato del Re, che gli fa la gradita sorpresa d 1 oftmgli il ritratto di Dian:t, la sua cagnett.t b1anca; ora è Fragonard che espone i disegn• latll durante la settimana. Del resto, non solo artisti e amatori si danno convegno da Btr· geret, ma mercanti e antiquari. « Mi hannJ portato quella che in italiano si chiama la spoglia del Papa, sono le sue scarpe gallonate c ricamate con croce d'oro e in damasco e la sua calotta bianca, il tutto da vendere a 20 francbi. L'avrò per la metà. li mercante vuoi persuadermi che moltissimi la comprano per devozione; la nostra non arriva fino a tanto, tna lontano da Roma, potrà costituire una curiosità>>. Cosl passa il periodo del Carnevale romano, di cui Bergeret dà visioni d'insieme e dettaglt molto vivaci, talvolta con una freschezza

d1 desmz1oni che può stare alla pari con tjucllc celebri goethiane. Tra v~~te ~ 1110muneOLi, Ji e11i il giudiz.io definittyo e scm prc rinunciato. 1•isite ai cardinali, alla nobiltà: ag!t spettacoli e ai vari trattenimenti, su cw viccv<:rsa il tesoriere di Montauban non est! a pronunciarsi, il soggiorno romano 1·ol~ ••ll:t fine. Il 13 aprite 1774 si parte per Napoli. Nuo1·e passeggiate, nuovi spettacoli, _fin chè il lutto per la morte di Luigi XV non 1tm1 ta ogni .1ttività di Bergeret alla pittura: .. Il 1 3 giugno si riparte. Ancora qutndtil p.iorn1 .~ Roma, poi una rapida corsa attra\•ersl I"Itatia, per l'1renze, Bologna, Ferrara, Padova. Venezia. Dopo un giro affrettato attra verso Vicnna, Dresda, Francoforte, Landau c Strasburgo, la comlttva rientra a ParigJ. Ognuno ritorna a casa sua, ma i bagag1i sooo tr.~sportati da Bergeret e fra i bagagli si ttfl1 ~ una cassa di disegni di Fragonard, che Jl t~ soriere generale pretende di tenere in su~ mano come rimborso spese del viagg_io. Co>~ il giro artistico si conclude in man•era •m prevista con un processo, nomina di espe~s c condanna di Bergeret: rendere i dise,ltlll O pagare a Fragonard 30.000 lire. . Bergerct pagò. Ma nella prima pagsna del suo Giornale alla frase più sopra riportllb a proposito di Fragonard sostituì le parole se: guenti : « d'umore sempre uguale pecche faceva la commedia, e tutta la arrende\OIezza che sembrava avere non deriva che da vigliaccheria e poltroneria, avendo paura di tutti e non osaodo dare un franco parere in senso contrario, dicendo sempre qudlo che non pensa, ne ba convenuto lui ~­ Quanto a madama non vale la pena di perlame, potrebbf; sporcarmi la carta :t.


-.

«E' UNA NUVOLA?» mi chiese il primo ufficiale, tendendomi il binocolo. .: Eravamo sul ponte del City of Flint, alle 3,42 del pomeriggio del 9 ottobre 1939, a circa 1500 miglia al largo d i New York da dove eravamo partiti il 3. L'orizzonte era molto nuvoloso e non riuscii ad accertare se avessimo avvistato o no uno scafo. Comunque, se c'era, la nave era molto lontana e quasi invisibile. Continuammo a sorvegliare la macchià nera all'orizzonte e proprio allora, per nostra disgrazia, un gran getto di fumo uscl dalla nostra ciminiera e invece di sollevarsi sciog liendosi, si allargò a ventaglio sull'acqua (segno sicuro di pioggia, tra parenteSi). Venni a sapere poi che la vedetta sul ponte d i combattimento dei -Delllsc<hland, avvistato appena il fumo aveva dato l'annuncio di un convogfio di almeno sei navi. Senza quest'incidente, non sarebbe forse accaduto nu lla. Circa un quarto d'ora dopo, la nostra « nuvola » si era definitivamente trasformata in una nave, nori di commercio, lo capimmo subito. Il colore della sua vernice me la fece prendere Il per Il per una nave francese, ma la posizione e il numero dei cannoni mi rivelarono che non era nè francese nè inglese. Con l'aiuto del binocolo vedevo i suoi uo-

m1nt .11 loro pO\ll. c tutti 1 'liOI <.~nnor11 pun lati su di noi. (i 1cnnc .1ddo~~o :1 tutt.1 ,cJol'Jtà ..1 tir.:.t 2~ nod1. giud1c.ti, c quando fu .thh.t~tJnz.t 1·iLino p<:r ri.ono,,·rr<J per :tmtricanl, ritir<• hn'''·'mt·ntc· lutti 1 ..mnon1 lo .tiCIO gi.ì lcrnuto d l'h''· c1u.1ndo .1 pnche centinaia di yarde, la wrazzata rallt'ntù segnalandoci: «NON USATE LA RADIO. VI MANDIAMO UNA SCIALUPPA». Si tratt:wa di un ordine perentorio : obbedii. Uscii sul ponte per accogliere i tedeschi : « Lieto di avervi a bordo » dissi al tenente del DeNIJChland. «Capitano», mi rispose, «mi dispiace di dovervi importunare, ma siamo in guerra. Devo chiedervi di mostrarmi le vostre carte». Lo condussi nella mia cabina e gli consegnai la lista del carico e il piano che indicava com'era disposto. Avevamo mele, asfalto, cera, macchine, legname, trattrici, conserve in scatola, cereali, tabÙCo, lardo, farina, olio, grassi, e altra merce. « Male, male » disse l'ufficiale tedesco. «Vedo cile avete a bordo ventimila latte di olio. Che specie di olio è?» «Olio lubrificante» risposi. « Male » ripetè. «Questa farina, cos'è? ». « Farina bianca di grano». «E' facilmente accessibile?» mi chiese. Gli dissi che ci volevano almeno cinque ore per scaricare la farina ; per· dimostrarglielo, gli consegnai di nuovo il piano del carico. « Sotto le leggi del mio paese siete colpevole di portar contrabbando al nemico » mi disse: « Bisogna cne informi la mia nave >>. « Questa è una nave degli Stati Uniti » gli

llcOr,!.J,, << l· <Jllt'~tn <.trl(o non i· <OntrabbanJ'l. -.otto k lc·_L!,!!Ì degli Srati l lniti >>. L 'ufflll.tk. uo;,wdo d 'emaforo. tra;mi;e J., li'oLI dC'! l.HI\U .li n,rrlrd:~f.md 111 tnglest. L~ llll'.tZZ.tt,l no;po,t· << Potrc:'ot(' tra,port.trc: ·'.t:ll "t.lli ljnltl >H P·'~'t·g!-!en maschi ,], tipo molto mdes1derJbde? » Il tc:nente ci sp<egò t be SI trattava d 'mglesi: parte dell'equipaggio dello Stonegate, che si era staccato da un convog lio al largo di Giamaica ed era stato affondato a cannonate. Risposi affermativamente. Il tenente e l'equipaggio della scialuppa furono quindi richiamati sul Deulschland, e poco dopo un'imbarcazione venne verso d i noi con i prigionieri inglesi (compresi i fuochisti arabi), più un equipaggio tedesco di cattura, di d iciotto marinai, un primo ufficiale, un secondo ufficiale e un meccanico. L'equipaggio comprendeva quattro marconisti, ma nell'intervallo tra il monumento in cui era stato avvistato il Defllschland e quello dell'arrivo a bordo dell'equipaggio tedesco, la radio del FJint si era guastata. Siccome i tedeschi non riuscirono ad accomodarla, non fummo mai in grado, durante il nostro viaggio, di ricevere messaggi dalla Germania. Il mio equipaggio fu radunato ; il primo ufficiale tedesco ci annunciò ch'eravamo diretti in Germania. Parlava un eccellente in g lese: ci avvertl che se avessimo tentato d i disòbbedire, a.vrebbe fatto saltare la nave. Portarono a bord(ì una mitragliatrice, ed ogni tedesco, oltre alle rivoltelle e alle altre armi, aveva con sè un paio di granate. Devo aggiungere per la verità che si comportarono


molto educatamente: non urlarono e non fecero pnpotenzc, come qualche giornale cercò di far credere. Eccettuati il primo c il secondo uffiaale, ambedue all'incirca della mia età, c il meccamco, nessuno dei tedeschi aveva più di veotidue anni, la maggior parte non più di diciotto o diciannove. Il Fi;nl dichiarai subito, sarebbe stata la mia nave finchè un tribunale speciale non la a'·esse legalmente giudicata bottino di ~erra _ _... . mi lasciarono il comando nomtnale, I ted~ul . . tuto tando inteso che soltanto IO av.rC1 po res . ente alla camera dt rotta. At accedere l.•be~rafisti fu '·ietato d'altra parte nostn radJOte 8 abina della radio. Avremmo di entrare ~ellab~l di comune accordo: i tenavigato, SI sta~~ro fatto niente ~za c~n­ deschi non a~r Uno dei prl1ll• ordJnt sultarrni, e v•c~vers~iti fu di verniciare tutt• che mi furono ~pa nff!'dere delle coperte dla. oblò e dJ apr-.- odo che nessun uj no~CJ tutte le porte,· JD .mo ufficillle roi an: vanti a nelasse· Il pn~ . Germania, po• me ne trae- l1fDO dirett• Jn ra una rotta. 'ò ch'erav . disegnò so~ . dicanounc• carta e vi • mi disSC IO ·egò una esta VHI. » pOrtati poco .a sp~guiretllO ~u che ci av!e: rotta imposs1« . una rott kneys. «E .colosa. Io prodo~ delle ~r si (( troppO r~gna.i una. rotta nor li rsspO ~ »· .E . ;cbe. «E pro: . le br~tann . disse Jl bjle »l· ~sn'·eee dques ni!CC » mi . nOrre• ord eJle 1SO Jevo sar-. convincerro• S,JtO a nll dJe \'0 o « Vof~O uaborazione. Il'oe o tedCSC . . da co orio q (6ci~e desideCJO turalrnente ».:.__,.hj r ""' tJ •neero ...ltl na d e .!"'-: ri••-.....ti'O s• -Jr• ""·-l a • nor ' i negli

P la V'P" J• ptu •d iJr'lbartet' Jel ''""' .

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iceberg!. Gli arabi avendo nfiutato da uscire dalla camera delle macchine, l'e li lasciammo ciormire. Non mancai di accorgermi quasi subito che i miei ragazzi, d'accordo con gl'mglesi, complottavano dt buttar a mare t tcdescht c dt portar la naxe m Inghilterra. Che tO sappia, ci furono almeno nove tOmplotti del genere. Il mio equipasgio, badate, non aveva nessuna animosità personale contro i tedeschi : erano sempliCemente irritati dt ncever ordtot da un eguipaggio stranaero. Quanto agh inglesi, è naturale che <ftsiderassero tornare a casa loro. Era solo l'interesse comune che aveva rta\'\'Kinato :1mericam ed inglesi. Il contrario non mt avrebbe sorpreso, perc.hè un marinaio americano sa azzuffa generalmente con molto entustasmo con un inglese, e vice1·ersa. Comunque, i tc:d~i non erano certo stupidi; fecero amicizia con il mi~. equip:~ggio, ma quelli che conoscevan~ langl~e on lo feccro capire. Potevano cos1 tener Jn~ormato giornalmente il Jor~ ~pitano odi tutt'o ciò che si macchinava. l ~et non . mt c?nftdarono mai niente, roa ogna tanto 11 capatano tedesco veniva a dirmi: «Stanotte avremo del filo da torcerè »: Io f~cevo il giro della nave, e parlavo al~eqwpaggr~. • Come ho già detto, ci furono ben nove comlotti per impossessarsi de.lla na~e•. e ogni voip toCCÒ ,. me calmare gli u~m1. . tal t aJ 1' ufficiali ted~• continuavano ntan "' che appena .Il canco . d el Fl'mt · o areni ad ass•~ aiudicato bottino di guerra, Ja nafosse sta•o .,. . J.bertà ...LL. __ --'-'stata rimessa JO a e avro:uoc: ,-e:><~!""""' potuto riprendere la sua rotta.

Mancal'ano ancora diversi giorni al nostro primo scalo (cosi avevo calcolato), q~do cominciai a recitare una piccola co~Jl~I)ed•a di mia invenzione col mio capomeccanico. ~ esserci assicurati che qualche tedesco o wlt\'1. egli mi diceva: « Capitano, con tante bocchr in più a bordo la nostra provvista d'acq~ ~~ per finire. Quando si tocca terra?» Gli nspondevo che non sapevo, e gli suggeri~o d1 andare sotto coperta a sondare i serbatot. Un paio d'ore dopo tornava a dirmi che à rima· neva acqua solo per altri pochi gx>mi. la realtà l'acqua non ci mancava, ~ l'olerai!IO tndurre i tedeschi a farci entrare tn porto. Avevamo il diritto di entrare in qualuoqut porto per rifornirei d'acqua, e se venira di· mostrato che non ne avevamo bisogno, sazem. mo stati internati e l'equipaggio d.t altull fatto sbarcare dalla nave. E questa m 12 nostra aspirazione. Il giochetto riuscl. Uo paio di giorni prima di avvicinarci alla CO$U I!OC· vegese, anche i tedeschi comipciarono a prcoc· euparsi per l'acqua, e infine mi ordioa10110 ~i dirige~ il_p}ù rapidamente possibile vaso ti porto .P•u vaano. Coprirono coo la vmicr la . bandtera degli Stati Uniti sul fianco del Flmt e la sostituirono coo la bandiera daDae Confezionarono un'altra band' daoest di tela _e ~ibattezurono la nave ~~:,. Tali . cau~onJ ci. erano consigliate daJh ~ navt aroencane io quelle ac ue. camuffato da danese 1.1 q 1 ~ una buffissima figur~ povero PliJu &cm Uodict giorni dopo l'" /ami, buttammo r •ncootro Qll in Norveg1a. ,A,~~~cliTftlllliJ

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gesi, ma invece fui giocato. lm·cce di controllare la provvista d'acqua, ci rrempirono i serbatoi senza farci domande, e venttquattr"orc dopo eravamo di nuovo al largo. Dopo aver esaminata le carte della nave, i norYegesi costnnsero i tedeschi a cancellare la bandiera danese e ti nome Alf c a risfoderare band1ern e nome americano. Nessuno di noi ebbe d permesso di scendere a terra, tranne i mannai in!lesi che sbarcammo Il. Pregai le autorità del porto di mcttermi in rapporto col nostro console, ma a Trornsèi non c'era console amencano. l norvegesi ci diedero una scorta fuorr delle loro acque territoriali e fu allora che decidemmo di dirigerci a nord invece che a sud, verso la Germania. In primo luogo soffiava un vento furioso da sud-est, d1e poteva, si temeva, spingere qualche mina sulla nostra rotta. Inoltre una quantità di navi britanniche incrociavano più a sud, e certo molti sottomarini tedeschi, e l"idea di capitare in mezzo ad uno scontro navale non mi sorrideva aff..tto. La rotta meridionale non attirava nemmeno i tedeschi. Ci dirigemmo dunque a nord, costeggiando la Norvegia, e continuammo fino alla baia dt Kola, fermandoci nel porto sovietico di Murmansk. l transatlantici tedeschi Brtmen e SI. Louis erano in porto, come pure diverse navi tedesche e una dozzina di navi di vario genere di quasi tutte le nazioni di Europa. I russi ci mandarono subito una scialuppa, e <ome il solito la prima persona a mettere il piede sulla nave fu il medico, anzi la medichessa. Era la prima volta che vedevo una donna funzionare da ufficiale sanitario. Quan-

do me la vidi davanti, rimasi assolutamente sconcertato. Non sembrava affatto una donna: t suoi capelli non ave,·ano certo conosciu to mat le forbtcì di un parrucchiere nè erano stah mai toccati dall'acqua c dal sapone. Le sue mani erano sudice, i suoi ab1ti m pessime condizioni e le sue scarpe sfondate. Appena mt v1de, fissò gli occht su un anello che ave\0 al dtto e ve li tenne per almeno cinque minutt. Poi servendosi delrinterprete, mi chiese se era d'oro. Le rfspost d1 sì, e lei mi pregò di toglierlo. Lo prese e se lo ng1rò a lungo fra le dita, come se non a\·esse mai visto racnte d1 simile prrma d'allora. « Capttalista! » mi disse con enorme disprezzo. (Si comporta\·a come Greta Garbo nel suo ultimo film, Ninotfhka). AggiUngerò per la verità che come medico era bravisstma. Il soggiorno del Fli!ll a Murmansk fu la p1ù sconcertante espenenza che 10 a\·essi avuta da anni. In primo luogo i russt esammarono le m1e carte, mi rivolsero alcune domande e mi dissero che appena ricevuti i documenti necessari sarei stato ltbcro d'andarmene. l tedeschi furono condotti a terra urunediatamente, per esser internati dal capitano di por~? russo ed io fui certo che non h avro ptu riveduti. Poi sali a bordo una commissione di doganierì eh.: esaminò la mia lista di carico e aprì le stive. Dopo sei ore di. Javor?, ave~do controllato ogni cosa, e trovato tutto m ordm.~, chiusero di nuovo le stive. Erano per lo p1u contadini vestiti di cenci, e sembravano sotto l'influsso' di una droga. Terminato il l~voro, si butrarono dov'erano, sul ponte: non s• mossero e non alzarono nemmeno la testa, anche

quando qualcuno camminava Aspettavo di ora in ora dal nostro amba • sctatore a Mosca, Steinbardt, il permesso d a partire. Gli avevo telegrafato appena arrivato a Murmansk, ma il telegramma non glt era giunto, e per quel d1e ne so, non è giunto a tutt'oggi. I russi stessi avendo didliarato che eravamo di nuovo una nave libera, non c'era motivo perchè non dovessimo scendere a terra. Ma ogni volta che ne chiedevo il permesso, mi mpondevano: «Domani >>. Dopo tre gtoml, perduta la pazienza, segnalai a una cannoniera russa dt prestarci il loro canotto, perchè erdvamo troppo lontani da terra - - - - • u~are le scialuppe. Ci risposero : «Non ~ siamo fornirvi imbarcazioni; vi è proibtto usare le vostre». Così una libera nave americana con un libero equipaggio americano era prigioniera in un porto russo, e 'più. isolata che. ~ fosse incagliata in una scogltera del PaCiftco Sud. Ci vietavano certo di scender a terra temen?o che vedessimo e ud1ssimo troppo. Quant1tà enormi di merce passavano per Mu~mansk dirette in Inghilterra carne in Germ~ma,. e la piccola ridicola ferro\•ia lungo la sp•aggta lavorava ventiquattro ore ìl giorno. . Intanto, ironia della sorte, tutto •1 ne saneva assai più di noi sul nostro cdonto. r- · ch' · ente a on· II nostro piccolo apparec •o rtccv de corte ci manteneva in. ~onta~ c~n.:- ~: tria e fu proprio, incredtbde a dlrS~, d -"te ' . inforroa.rc• u .... lettino radio amencao<> a . d' MUI~nsk, che la nostra prigionia nella bata ' u· a bordo . . . edesch1· sarebbero torna i nosto arruc1 t . due bandiere la e cbe avreromo rapreso sotto _ ..... .ISS) ~

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IL SIGNOR BE sane ~.:onvmto . e RGEMANN p . ' del rest ~ua vita . rattcante h o masper dt ' a speso tu !!tOrni corrent" ·mostrare dJe le t . _tta la lt origin. d l ed untversalme t eone al suoi chiacchie; _ella Massoneria ~ e accettate sultale è e •nconsistenti L on erano che un volume d" . a sua o""ra - . pdgme · . ' 1 non sap . r· lapt'"('le Sc:::;uolato. De,. alteP'~,~~ più quante 111<: t . _Jehe !Zit/IS: in es . . aLIgenomi 6 . Prtrnt frammasso . so SI dimostra co Adamo, città d l ngelo Michele a l~ presidenza . . e mondo . ~ costrutre le ril urcl che eress~::r~ ~le glt ~rdlitetti ebrei ~ c"e tempro d"1 Sa lomone, prie. rno .G ran Maestro' Tr t<ona che la M . ?vandosi dinnanzi ali ·ttu assonena f a n ra esistente prima .osse un'entità addìcontemporanea a o· del! uomo e del mondo zuola e filo a . ;: e suo aiuto, con caz~ !"universo Bergptom , nella costruzione dell· M , emann se la "d .. ·~ assoneria con la R . cava t enttflcando ztonalità divina . t llagtone stessa, con la ra•n e cttualment e costruttrice del globo. Più d"ff .. 1 i primi masso . ft lU e ancora, confutare che nt osscr t · · Torre di Babel d" o s att l costruttori della c, . rspersi • sì• per 1·1 mondo e arlant" d" r rverse Jmgue . . .. P gra . . ' ma tutti umtt nel _n sogno dr mnalzarsi fino al ciclo sotto l gutda del mitico ingegnere Phaleg o· a Phale · d" · r questo g, St !Ceva si fosse !>Copertl pcrsin l· tomba· U11 ~ ~~·etra, c1le la lcg~enda voiel·,.t1 conservata msrcme ad altri rimeli massonici alla corte di Pmssia, lasciava intravedere dei caratteri che, dai massoni francesi, cosl erano stati interpretati: «Ici repo1ent /eJ reudreJ de notre Grande Artl)ltecte de la to11r de Babe.'; le Seignellr eli/ pili; de l11i. parce q11'i/ nt det·enll hllm-

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La Massoneria ufficrale ac. tolse con reverenza,_ ma ao-. che con malcelato trmore glt di Bergemann. E~a studt . lla Massonerta . poca 10 cur. aJmente; . . s1gnon lc si cred~a. r~ stringendosi la dignitostsstm ' veloci colsi davano Un mano,_ almo di esse. . ettint sul P . loro occht. p rreva net . alla 1lfTlpo co aderent• ' . . del passato: :. .:ercavano . orandi uo!lliDI così Auguia net o . muratore, . 1 SJ f\(assoner ilJ!asto (Ibero .6 i. Vittono mcesare era. r papi più _ma~~:to di erige~e cosi 1 ndo ti pr f? . · Napoh. J~to, . ot1)1llenta ;.Jighte~• tn l dell'unità . (li c oante ") mb<> o d prta ' ento a bbe stato ~. sr ichè, secon o ooufTl esso sar~ in ItaJra ~~~ risulta jrre~ va cJle tJlllssoOtdO Jla Cotflfll_ed a iniziato :u ··dea e e . h"ert er dell' reSatll rt.hB • . <<da1 u: che sorta, io Jnjltl, at>iiJll~eri >>· oneria e(jl lo Era sort~ freS . tfllst rJ.aSS . jfllO st(O. ·. libefi. r r.ostr• f{etti la.J tredt'f, scalpelhnt • 1!1 e c;ir'~:~ne de8 J

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frt>e-m:uom-Jtone. che lavoravano glJ orn.l. di pietra per le chiese gotiche. Come men t • . . . d . · )tra corporazrone dt mestrere e11 epoc:t ogm a uella dei free-maJOIIJ era ptuttosto . an al1e· q"sta e chiusa : c.erano det. segrctt. d"1 eSCl USIVI . ·one da conservare, una gerarch1a, una Javorut · ·a di ammissione. 1 suor. statutr. sono cernnolll . lo che t" dal Bergernann. c·.c un artiCO . nporta eh. d1 ·n seme )a futura potenza deIl'assor~c . ru e ~gni socio deve portare aiu.to aU'alhen you 1t1md in perii or danger b)' •:O or otherui/Jt · », ctoe · • quando quaJt ro_·· « J/l htJgl, .1 vasse jn pericolo su di una impalcuno sr tro

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catura, o sul tetto d'una cattedrale, o su dt un montacarichi. Allora, per aver diritto all'aiuto, bisognava mostrare una carta con su i simboli dell'ordine e dire la 1!1dJOII-IIIOrd, l~ parola degli scalpellini. Ancora non erano '." uso quei gesti d'identità di cui si trova tracoa nel raro opuscolo « Rite EcoSJaÙ etc. » t!ella Biblioteca Vittorio Emanuele. Ecco quelli per i~ quarto grado della gerarchia : « On se cou/t mutuellemem la main droile sonJ le coude m re balancant upt fois et se croÌJallt chaC1111/a fambe droite ». E quelli per il sesto gndo : «Se prendre 11111111eliemenl la mai11 droite: !t premier e11 la relouma/11 dii BQGIJTT, le Jt· cond la retoume_ et dit VQRV R; le premier la retourne e11core el d1t SOVVLQBCTT ». Allora la cosa era molto più semplice : unico spunto di misticismo si può trovare sol· tanto nel pensiero che certi particolari costrul· Ilvi .e certi modi d i orna.mentazione (p. e. le fasCJe lombarde) _erano giunti in InghiJtem dalla Mesopotam1a, attraverso la Siria Bisan· zio e l'Italia. Di gesto massone ce ne 'era uno solo:_ er~ _la squadra tracciata in aria col pollice. ~~g~•frcava il taglio della gola me SCCOll· do .ti . o· <>~uramento . 'ai mas. • 51• daveva pratrcare sont abb mfedelt. Poi ' nel periodo de Il a nnascen· . . za, andonate le grandi cosf . . d duto J' d Il · CUZIOOJ, eal· ~ e a ptetra lavorata la soc"et' d . ~ l a c massont decade QualdJ ancora. Esse pe. ro' d " .e !oggra si mantiene tmmurscon d" numero. Finchè sul)3 f" o sempre r ' me d 1 · . e sescento 1 l ree-ca.rom corninerano a venir di moda.

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JfELLA LOGGIA DEl SECUACI DI ZOROASTRO.

Nell.l '\atura/ HiJJot} of StalforJhtre dtllo storico Plot, edita nel L686, si può leggere del primo nobile che, un po' per provare un'emozione nuova e un po' per snobismo, volle entrare 10 una loggia di scalpellini. Ad esso ven. ne regalato 1! guanto, il più vecchio simbolo massonico. Qualche anno più tardi la Massoneria rifiorìsce. Erano rimaste solo quattro logge che si radunavano alle osterie dell'Oca, della Corona, del Melo e del Gran Bicchiere. r loro componenti pensarono di fondersi in una loggia sola. Il 27 giugno 1717, data uf. ficiale di nascita della nuova Massoneria, si fondava in Londra la setta dei Quatluor Cor'UIIi11t. Fu un accorrere del bel mondo londìnese sotto le nuove tende Nobili, cortigiani, soldat1 e borghes1 volavano ad iscriversi .per provare le strane emozioni del nuovo rito; dì Massoneria si parlava pubblicamente ovunque; nuo' e logge sì fondarono; nuove 'anche e citJ e untfonni SI inventavano. Il Duca d1 Monta!,'U, l'uomo più m vista della Londra C:elì'época, dava la sua iscrizione. Le logge non erano nulla più che dttbs di buontemponi : le osterie esponevano cartelli con su scritto: « Qu1 si fanno frammassom >> Nell'mt~mo, 1 masson1 della m""> Engl.md se la 'passavano fra bocca!• d1 bma c arrosti d1 .1gndlo Raramente s• facevano .1dunanze a t:<tmttere più serio, ~on lettura di test. e diKOr>l tendenti •lll'ele\,t210ne moraJc degli isu1tt1, secondo gh st.ltut• onginan Al p•ù si svolgeva qualche lOrtt'O d1 propaganda tra le risa c k tor~ol.ttc ti. attcn e spettatori. Una stampa ~e ne mostra uno. l masson1 sfilano disordinat.unente, quakuno a p1eJì, tjualcuno a ca' allo, qualcuno cant.mdo a gambe aperte su Ja un asino. Nel mezzo del corteo va una carrozza con 1 maestn, altra portano .c:randi cartelh pieni di soh, lune, wmpass1 e numen prof~tìci. Il successo non poteva mancare a th1 sapeva davertlrsi tanto. Oltre alle logge in patn.l, ~h mglcs1 n<: fond;mo m qualunque ~n,[:olo del mondo ~~ tro,mo a passare. Nel l~ 22 tt' n'c 110.1 .1 Cand, nel 17 2(> ,1 Panga, cci · 28 J. M.tdnd. a G1b1lterra, nel Bengala. Nel 17 ~l i Massoni .trm ano an Germania, .;,! Ambur,~;o c Mannhcam, poa 10 Am~rica, e 10 Polona.l Nel 17\ ~ s1 apre 10 Farcnzc !.1 pnma loAA•a italaana, fondatJ. da un <Ommercì.tntc anglesc Lt Massoneria. an brcva anni, di\Cnta un:t forza mond1a!e. C.om1nuano le « carncre massoniche » Quakhe .una< 121.1 periwlo~.1, .1'"cnturu.:n anflltratìsa ncll'ordme, '1cnc soffotat:l. N<·l 1740 uno standalo per poco non pro\ oc.t d bando alla Massoneria nella stessa lnghiltcrr.l. Si trattò d1 un certo Evan Jon::s t.umausta da Filadelfia e gran burlone, d quale a' endo come tommc-sso uo certo Danaele Rt~e. ~h msmuò nel uaore d desideno d1 d•\'COare massone. Lo suocco giovane dovette p.tssarc ,lttr.\\'crso tortu ranti pro"c d1 <~ti 10~ \enton cd esecuton erano i Jones c a suo• am1u. Per ulttma pro' J d farmaCISta SI tra' est i da d1avolo e m una cantina, danzando d1etro un baole di a.kool acceso, mase all:t prova 1 nervi del suo com~~so.. Veden~o che questi non si spaventava p•u gl1 rovescaò ~d­ dirittura addosso le f1amme. Il po'ero gtovane morl dopo tre giorni per le ustioni riportate. Ma la Massonena riuscì a d•mostrare Ja sua innocenza nel fatto e si salvò. Potè continuare la sua opera in tutta l'Europa. In Ge~­ mania già andava pren?~do ~u~l.le for~e rrustache ed incomprensibtl1 a CUI plu tard• anche

RICEVIMENTO fo«ASSONICO FEMMINILE NEL 700,

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\~ uomana come Lessmg, Herder e Fic~te dovranno partecipare. In francia dl\·~· ~a teatrale e sempre pi(• ciarlatanesca ed ant.n_gante. I nobila si ornavano d• gioaellì m~om.cl s~~ .• . . . l b vano CIII rru.steetOSJ pre p1u VIStOSI ; SI Ce e ca . , . (' iochi ed orgiastici con sgozzamentl d an~~~ l, r erotici, adorazioni del gallo e e al logge. · · les' sconfessavano e età andava Gr:tn Maestn mg 1. d' Francia: in Inghilterra la soc• . c • .. d d un carattere puritanO sempre p•u pren en o . . !de logge erano a spmtuale. In Italia le ~·u ~1 Tutte però firenze, Roma, NaP?h ~alJ'a:~~ità ecclesiaavevano qualche nola XIV si dicesse, costica sebbene di _Be?edett~ liP ne, che fosse me più tardi s• disse di

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. . :Clut_att. fra glirestoabatii masso i .m ltalia, erano 01,

ulldl. C'erano perfin' preti spretati e gli IU a l<• • o canzonette arcad1che . m.assonena : Tra le vanu · · più beH

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Del Libero M " le pnme 0 •• · m•a cam: O ra Spiegnndo va one, La fede e il be .. Fanno i M f .1. salen~io Se bi . ehca, . r am, serbiamo · . Stlenzio e r~ l • l 3 rnao,

<-e lo . ""e ta. ReaJ gge SI chiamavai\Q M in Fe M~imiliaoa, o Fedeltà ~~te Ibero, o d.. rancla, non meno d' . erano, come In.' nella gerar<:'hi d' l n~vantaçinque gracar eh · a 1 ognt l · .' .e avevano nom· . . Og&~a. Alcune Pnnc•pe del l"b l cunost : Arca Reale ,. t ano Ca l' • <Jt Bronzo Cav l' , va tere del Serpente • a tere del Sol . rta, «orrida lega ch" . e. la Massonefar terrestre » ; ~ ~UI~t~enza del mal cas1one della J:rt ~~ten, st dtvertiva, in ocdare in giro a.on e . l un confratello, a manunzl così concepiti : A. G. D. G.A.D.U L\ L. REALE GIUSEPPINA AIJ R, (nome del fd

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S. U. F. O. di Milano 8 2 •

Nel g. 13 del • · ' m. 6• a. 5811 6 il R. F. Pietro V~~ni ~sò al mondo dei più sendo affiliato alla L Rlns~. G. del 31. esuno de' 'ù . . . Gtuseffma e come t pt zelant1 MM t. . suoi FF. · ama •ss•mo fra i l . re . ven 81:Jai succedevano a Napoli dove la i~ma ~~na Carolina proteggeva i massoni c, ~ u SpecifJCatamertte, se li portava a letto. Poi 11 faceva ambasciatori e ministri. 11 re scriveq al pa~re: « I frammassoni son protetti da m1 , ~~ghe la quale vuoi governare in ogni conto, 1st~g~a da Vienna o da chi le sta intorno, per CUI bssogoa cbe io soffra con pazienza... lo so quante volte mia moglie voleva indurmi ~• farmici anch'io [massone]: ed io sempre me ne sono scusato, dicendo che non avevo piacere a queste cose». Ma i governi non fecero neppure a tempo ad accorgersi che anche i massoni preparavano la riv,oluzione. Venne il '93, poi Napoleone e il gran periodo della Massoneria. Se Napoleone fosse roasso_ne non lo seppero neppure i contemporanei.

La reazione ben si accorse del pericolo massonico. .A_Ml: Jano, dove erano straordinariamente massoni oltre ~utt1 ~~~ alti papaveri dell'amministrazione _aus~riaca, anche l nobih meno retrivi e i borghesi più jllummatl, ~el 181~, ap~~e la prima formale proibizione aJla Massonena. « Gh ordlllt !tgreti, corporazioni e fratellanze segrete, come sar~ !c logge de' cosl detti Franchi Muratori ed altre corutmill società, qualunque ne sia la denominazione, delle quali DOO si conosce il preciso oggetto, o le Cui discipline ed operazioni appaiono enigmatiche, sono e s'intendono a tutto rigore abolite ». La Massoneria scompare dalla scena in Italia e presto in tutta Europa. Diventa una specie di mito, un utht fenice che ogni tanto mette fuoti i suoi artigli. Noo se oe può più far la storia. E' una vita segreta illu.m.i.oata ogni lllllo da qualche scandaletto, da qualche più manifesta o Josa manovra, da qualche tirannia esercitata sul sindJco dal farmacista, dal dottore e dall'ingegnere comunale. l mas~~i giravano silenziosi per i corridoi dei ministeri dem_ocratJ~ e per le aule dei Parlamenti. Per le stalle si sentiva d1re : « Quello è un trentatrè » U • brillt negli occhi di certi signori barbuti ~n.~ mano e sentono, sul palmo, i tre magici ~~ Il

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! BIOGRAFI chiamarono Sir Enrico Deterding «un sognatore». Un poco per quell'aria infantile che egli sempre conservò, a.nche da vecchio. Ma anche più, forse, per la tenacia con C1.4Ì ebbe il coraggio di credere nelle proprie ambizioni, lontano che lo portassero. «Un sognatore, che diventò miliardario», intitolò il Tim<!s lo articolo commemorativo quando Deterding morì. \ Ma quali mai sogni ebbe codesto olandese, figlio di un modesto capitano di marina? Erano i sogni di un'epoca che credeva nel Progresso. Gli stessi sogni attorno a quegli anni facevano in America Rockefeller, Carnegie, Morgan, Ford : la ricchezza per tutti ; iniziative g igantesche; un mondo nuovo e lucido risonante di macchine, dove non ci sarebbero state più guerre, ma solo affari officine grattacieli. Alla Standard Oil, Rockefeller aveva creato un fondo per pagare le spese dei propri impiegati che avessero voluto trascorrere le vacanz~ all'estero. Si pensava che i viaggi avrebbero creato la base per un' intesa definitiva tra i popoli. In questo clima d'ottimismo, Deterding potè concepire il sogno di costruire alle proprie dipendenze, la più gigantesca organizzazione commerciale e industriale di tutti i tempi, creando, dall'America all'Europa, una solid~rietà universale sotto il segno del petrolio. Di codesto superstato egli aveva in mente eli Qiventare il « re»: un re paterno e benevolo: una sorta di genio del lavoro che avesse avuto dall:l Provvidenza il compito di distribuire ad ogni uomo la sua parte di benessere. Riuscì a molto meno. La sua Standard 0 .!1 Compan y non fu mai l'unica, ma la ~­ eonda, dietro alla Standal"d Oi/ americana. Poi i tempi mutarono. L'opinione che chi fosse p1drone del petrolio, fosse padrone del mondo, trovava sempre meno credito. Cosl nel 1936, Deterding smobilitò definitivamente le proprie ambizioni. Non g liene restò alla fine che una : quella di diventare il più virtuoso pattinatore di Europa. La~iata la Royal D111rh, .. si ritirò a Saint-Moritz, dove morì il 24 febbraio 1939, a sessantatrè anni.

E' facile ricostruire la vita di Deterding. Egli J stesso ce ne ha lasciato un racconto completo :$ e minuzioso edificante come una vita esem:~ plare. Vera vita da selfnJade man, partito dai :f più bassi gradini ùella carriera per raggiun:!l gere ie cime più alte senza mai una sconfitta ) o una disillusione. La ricchezza diventa per quest'olandese una fatalità : gli va incontro, lo so~pinge, gli si offre sotto mille occasioni. Riuscire finisce per essergli niente altro che un' abitudine. A sedici anni, per mancanza di quattrini, deve abbandonare l'lstitut~ Nautico. Fino allon Deterding aveva sempre pensato di diventare capitano di marina come suo padre. Lasciare la scuola gli è penoso. E' la prima eò unica ven. amarez.za della sua vita. Ma è andle l'occasione che ne determinerà tutto il corso


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a\'\'tntre. Costretto a cercars1 un'occupaZIOne, \lene assunto dalla TtH'IliHhe B,mk.. L'imp•cgo (; modesto. Ma egli è pieno d1 buona volontà. Dopo pochi ann1, v1nce nella stess:t Banca, un con<orso per le Indie, ed entra in ~en'IZIO nella Bclber/,mdJ Trttd.llf!. So_;,i/f,)• lome contabile. Un i erO<. e des•derro d1 arri\ are sp>ona Deterdmg in qm:gl• ann1. EJll• dimostra dt possedere un.1 grande f;mtas•a. ed un temperamento mobile c Vt\·acc.>, pcco di entusiasmi. La carriera di banl.l c; invae lenta e monotona. .Egli ne sente d1 wntinuo l'Impaccio. Soprattutto gl1 dà fastidio la nessuna h bertà d'miz1atlva che gli è permtssa. Le >UC lettere di quell'epoca sono sempre piene d1 progetti sempre più audao. Finchè l'occasione non gli si Òffre nell'industria del petrolio, allora agli mizi, ma di CUI eglr previde l'immenso a\·vcnire. Nel 1896, a trent'anni, entra nella KollonJJijkt> M.aa/JChapptj, una piccola Società per la produzione cd il commercio del petrolio, di cut era Presidente il tedesco M. l. B. Kessler. Il successo era ancora lontano. Mancavano i fondt, e gli affari erano scarsi. Spesso, alla fine di settimana non c'era neppure di che pagare gh operai. Sembrava che tutto, da un momento all'altro, dovesse concludersi nel fallimento. E invece, dopo qualche anno, è il successo. La Società si consolida; gli affari man mano aumentano. Quando Kessler muore nel marzo 1900, Detcrding ~ d11amato a suc<edergli, bcnchè qualche vecchio -socio pensi che si s.ia per cornrnettere un grosso errore S'inizia cosl per l'ex impiegato di Banca Ja sua '\"eta camera. Padrone delle sue azio-

n•. egli ha modo 01 apphcare, ~u una scala \Cmpre p•t• va~ta, l<: propnc dot1 d, organiz utore, c d1 gettare le bas• e S\ duppare, con p•t.:na libertà, una pohtu:a commerciale per~o­ r.ali~simJ, di <:ut non ~· erano s1no allor.1 '1 lut.ltc .tppu:no le larghe ro~slbiiJJ,Ì. Ncli'.Htlcolo .~:i.ì ut.tto d (fm,t·.r t1 ha dato un.1 ch1Jra sintt'"SI d1 coJ~ta vas1.1 wmclionc de~l1 aff.tri che .l\ t:\ .1 per <.tmpo d'azione Jl mondo ntero. Dercrdmg ,-ompresc per pnmo th<: per .ts~•tur.~rc alla produz1one Jella Souc.:ti J, cUI era Pres•dente, un po'itO d1 dom1 n10 sui mercati, era nccess.uto che ts\a fOS\C or;:an1zzat.1 su di un.1 b:t;c amp•ss1m.1 ton propne •nfluc;"~/.e pohtichc. con propn rnczz1 Ò1 trasporto c propri porti. wn prcd,. interessi d.t far v.tlcre nella nta commcruale dt.:J van St.tti. Fm.llttà ovvie, i.: vero, per ogni impresa commer(lale a brgo ragg1o. Ma la no\·•tit, per t wnpi 1n cui vcn•va cnun,iata, -:ra che ti mcto<h di lotta dell'industna amencana Deterding intendeva sostitture una politica dt accor di e di coopera~ione tra le varie tmprcsc con correnti. Scrive nelle sue « Memone » : « DIstruggere un rivale è farsene un nemico. Abolire un concorrente con poca spesa è come costringere un uomo capace, a servirti a poco prezw. Insomma è sempre un cattivo aifare creare dei malcontenti. La mt'l opinione personale, fondata su di una lunga espenenza, è che, nel trattare gli a.lfari, bisogna sempre e soprattutto tener conto deglt elementi psicologiCi. Nessuna delle parti contraenti deve poter pensare di aver fatto un cattivo affare In luo~o di mdispettire Jl vostro rivale prendetcn·lo come: socio; fatene in altri termini, u11 collaboratore, e non un nemico ».

In questo ~enso, il primo risultaro che egti tcrcò di raggwngerc appena nominato Presitlcntc fu d1 legare alla Kunonk.lrJkt M.ut.<chrlf/''1· le CJltattro mdustrie olandesi del pc· trolio. Ma quc)to non bastava per dare alli Souctà lo s,ifuppo voluto. PerCIÒ entrò in trattati\ c lOn un altro piomere del petrolio, Sir Marm S.1mu<:l. Era, todtsto Samuel, un ebreo, che aveva commCI,ltO Ll sua carriera vendendo gusci dt tartaruga. Ed appunto in ricordo di ciò aveva dato il nome d1 « ~hell », che vuoi dire «gu· SliO )), :dia Società tLt lui fondata. Nel 1902 d mercante <11 tartarughe era diventato S11 (e qual,he anno dopo, Lord Bearsted); .mcotre la Sbe/1 Tr.msport and Tradmg aven mol· tlphcato in breve tempo i propri opitali, trando 10 possesso non soltanto di nuroerost pozzi di petrolio, ma anche di una propria flottiglia di navi-cisterna. Fu con la She/1 e co• Robchild dt Pangi finanziaton della Compagnia l?otJrhi/d per i pt!roli rtmi, che 0<:terding realizzò ti primo importante accordo per una comune politica commerciale sui mercati di vcnd1ta Accordo cosi ampio da valere senz·altro come una fusione delle tre Com~­ gnie, e che dava a Deterding e aiJ'organizu· z•one d1 cui era d1ventato il capo - l:t Ro).tl Duuh She/1 - il monopolio dell'industria e del commercio del petrolio sia m E1uopa che in Oriente. La Ropl D111ch Shel/ aveva campi dt petro· /10 da per tutto: m Romania in Russia in Egitto nell'Irak negh Stat1 Uniti nel Venezucù nel Messico. AvC\•a inoltre una propria flotta: ed uffici di vendita e di distribuziOne in tutta i pae51. l risultati raggiunti in pochi anni fu-

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cono straordinari : basti riflettere alle seguenti cifre. Quando Deterding fu nominato Presidente della Kononklijke M&uchappij, la So-. cietà aveva un capitale di 317 mila sterline, ed una produzione annua di appena l milione di tonnellate. Dopo la creazione -della Royal Dutch Shetl, Deterding controllava circa 50 Compagnie, con un capitale di 100 milion i di sterline, ed una produzione annua di 30 miliardi di tonnellate: superiore cioè a quella della Standard Oil. Fu questa rapida ascesa che fece dire, con una certa enfasi, ad uno scrittore inglese, Che « Deterding era audace come Napoleone, e profondo come Cromwell».

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Nella mente di Deterding cominciava intanto a prendere consistenza l'idea di legare alla propria organizzazione il principale concorrente, Rockefeller. «Se noi avessimo limitato il commercio dei nostri prodotti a poche zone>>, scrive nelle sue Memorie, «i concorrenti avrebbero potuto facilmente batterci con la. guerra dei prezzi. I profitti rea.)izzati ne1 paesi dove godevano di posizioni di monopolio avrebbero loro permesso di penetrare ool dmnpi11g nei mercati di nostra pertinenza. Occorre dunque essere presenti da per tutto: in America in Europa in Asia. Si deve a tale nostra condotta se in questi ultimi tempi l'inJilstria del petrolio ha abbandonato lo stupido gioco di vendere in alcuni paesi a prezzi troppo alti, ed in altri sottocosto » . Peroò si reca negli' Stati Uniti. In quel tempo Direttore della Compagnia americana era Walter Teagle. Deterding stesso ha più tardi raccontàto la sua visita alla sede della StandarJ a Broadway. Teagle lo ricevette nel proprio

stuJio, situato all'ultimo piano del grattacielo. Al colloquio era presente I. D. Archibold, braccio destro del Rockefeller, nei primi tempi dell'industria. Le accoglienze furono cordialissime. Ma quando Deterding cominciò a sviluppare i propri argomenti per un accordo commerciale trovò i due interlocutori piuttosto ostili. Deterding cercò di insistere. « Ebbene - repliq) Mr. Archibold - qui io America la gente è di tutt'altra opinione. Ma perchè non scendete al quattordicesimo piano, per O:rcare di convincere la nostra Amministrazione».? Naturalmente il quattordiceSimo piano dove regnava il più puro spirito dei Rockefeller se11ior e ;mzior. non si lasciò affatto convincere. L'accoglienza fu amabile e cortese ; ma niente di più. L'imperialismo yankee non intendeva in nessun modo inchinarsi a quella forza nuova che era Deterding. Ancora scottava alla Standard il ricordo deUo scacco subito qualche ,moo prima, io Cina. Allorchè si trattò d'introdurre in Cina l'uso del petrolio Rockefeller aveva avuto l'idea di fabbricare centomila lampade e di distribuirle a bassissimo prezzo. Fu però la Royal Dutch .d 1e nel 1907 riusd a conquistare il mercato ctnese eJ a fornire il petrolio per le centomila lampade. Tuttavia Deterding non abbandonò l'idea d'impiantarsi nel mercato americano. L'occa~ sione gli si offrì quando fu approvata negh Stati Uniti la legge Mac Kinley, che cre~ va un regime di libertà doganale per le t~npor­ t:lzioni. Subito ne approfittò, per ·inv1are a Nuova Jork due ca,.gos di ~rol i o. Non era che un assaggio. Ma presto la Standard dovette accorgersi quale tenace concorrente le con-

tendesse il terreno. Qualche anno dopo, la R,;yai. Dutch s'installava come veoditrice con tL!' ! la propria organizzazione sul suolo americ.è...>. fu la vittoria di Deterding. Fino a quel ' 'J· mento il gruppo Rockefeller aveva contr(.::.:.: ' liberamente i prezzi mondiali del petroli:.:. Nella lotta contro i concorrenti europei, ( i era stato facile ottenere il successo, con la guerra dei prezzi. Il mercato americano, cl; cui deteneva il monopolio, gli serviva di cor.tpenso. Con la presenza della Dulch il rne!:o:J., del dum pì11g diventava inservibile. Or~r.:. ~ i Deterding poteva dire di lottare da pa:1 :t pari con Rockefeller: « dollaro contro ,:_,JIIaro » come egli soleva ripetere.

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Fuori degli affari l'esistenza privata di Deterding fu povera di avvenimenti. A differenza di un Carnegie o di un Roc~efeller, ~c­ tcrding non ebbe che un sogno : il petroho. Era un uomo che non sapeva sorridere. E c· è da credere che, malgrado- le sue tre ~ogl i, egli non sapesse neppure amare. Pe_r lt:r non ebbero importanza che gli affari e li ~er:::ro. Anche la guerra del '14, egli la vrsse da uomo di affari. La flotta ingles~ trov_ò un ausilio prezioso per i propri rifomtmentr ne_l!'organizzazione creata dalla N.oyt~l DuJch m tutto il mondo. Nel 1916, e~li_ prestò al t~?r~ francese otto milioni di sterboe. Come . ISS'Lord Curzon, Deterding aiutò _gli alleati «d~ · · dr un mare l v~gare l'erso la ·n ttooa, su ..., . cur. .l , Gotrolio». Fu questa la rag10n: per d pe . . ra fil1 1ta, concesse a verna Bntanmco, a guer B 'l Zaharoff, il Enrico Deterdtng, come a as• titolo di Sir.


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MOLTKE

!.A KJIONPRINZt:SSI.N DI PRUSSIA.

danese o la causa prussiana. Da un Jato, stava il principe di Galles con la consorte Alessandra di Danimarca; da L'altro, la principessa Luisa che avendo sposato il principe Federico di Prussh era divenuta Kronprinzessin, e che nei primi tempi non. seppe decidersi a prendere nettamente posizione. Scrivendo '\Ila madre, la regina Vittoria, diceva il 5 gennaio 1864: IL 30 MARZO 1863 una Regia Patente di « ...Di politica non ho nulla da dirvi; solFederico VII di Danimarca dava una nuova tanto, e vi sarà molto g radito apprenderlo, forma di governo al Ducato dell'Holstein : lo il Re e la Regina (dii Pmssia) si mostrano separava, cioè, dallo Schleswig che rimaneva molto ben disposti verso Fritz Augustenburg. sotto Ja giurisdizione del Rigsraad danese, e l miei voti e i miei auguri sono per lui, che aumentava Ja somma dei tributi spettanti alla si è imbarcato in una difficile impresa, avendo Corona. Yn secondo passo verso l'annullatutti i diritti dalla sua, ma penso molto anche mento degli :~ntichi diritti confederali dei due al povero Re Cristiano, che, dati i suoi genterritori, fu compiuto pochi mesi dopo: il tili sentimenti e il suo buon cuore deve troprecedente deli'Holstein invogliava a prosevare la propria posizione doppiamente sgrade;r.:irè sulla via dell'accentramento, e nell'au- vole. Ma perchè si è andato a mettere in tunno fu presentata una legge che sanciva la questi imbarazzi? Avrebbe potuto vi vere m incorporaz:ione dello Schleswrg nel regno di pace e tranquillità... ». Danimarca. Federico VII, però, non potè mai La principessa, tuttavi11, si sbagliava, attribuendo al Re di Prussia l'intenzione di fafirmare questa legge poichè morì due giorni dopo la sua approvazione da parte del vorire Fritz Augustenburg, poichè non erano Rigsraad, e suo nipote - Cristiano IX fratello trascorsi dieci g iorni dalla lettera di Luisa alla madre, che Bismarck inviava a Re Cridi Alessandra principessa di Galles - salito al trono si trovò di fronte alla prima gravisstiano un ultimatum per lo sgombero dello sima responsabilità di regno: l'annessione poSchleswig in ventiquatt'ore. Fritz Augustenteva provocare complicazioni internazionali ed burg era dimenticato, e la principessa Luisa si il buon Re Cristiano esitò a lungo prima di trovò così in dissenso tanto col fratello e la. Jirmare. cognata principi di Galles, che naturalmente Alla .fine si decise. La questione dei due sostenevano Re Cristiano, quanto col Re e la Regina di Prussia, che naturalmente appoggiaJ ucati, nei quali s'era spenta la dinastia leg ittima, era compo , l tissima. Mentre infatti la \·ano ~ismarck. Danimarca vi poneva le mani, Prussia ed AuIl Re di Danimarca rifiutò di sgomberare lo srria assumevano la difesa dei diritti confedeSd1leswig e le truppe lustro-prussiane invarJli, e il duca federico di Schleswig-Holsteinsero il ducato. La ~·alorosa e disperata resistenza dei danesi- suscitò in Inghilterra simSonderburg-Augustenburg si atteggiava a prepatie accesissime. Lord Palmerston, primo m it·endente al trono, sostenuto dal re deli'Hann istro, e lord Russe!, ministro deg li esteri, pronover, dal duca di Coburgo e dai sovrani di llunciarono discorsi infuoclti, ma a ciò sol~lati germanici minori. Nè l'Inghilterra stava indietro: la Regina Vittoria, difatti, si affrettò tanto si ridusse, in definitiva, l'aiuto dell'lna prendere posizione a favore del du<tt Fe&hilterra. La posizione di Luisa c del consorte Federico era dif.ficile: consideravano derico, mentre altri membri della famiglia J:oensl Fritz Augustenburg come legittimo presostenevano non meno ardentemente la causa

I~l.\ CilJI~Illll.\

J) 1.\ N l~ S l~

tendente, ma la ragion di stato li uniformarsi alla politica prussiana; poi, c·ome principe ereditario e ten~ cale dell'esercito, fu chiamato al serviii c ciò produsse viva. irritazione nel principe di Galles. Ma BiSmarck non si azzardò in simili siderazioni, tanto più che dopo quindiu di campagna i danesi abbandonavano la pria linea di difesa - la Dannewerkt salvare l'esercito. Il successo entusiasmò che, non appena lo seppe, scrisse alla Vittoria: <<L'andamento della campagna ci tu meravigliati, poichè ritenevamo che ù quista della Danllewerke sarebbe sta~• presa di grande. portata, e nessuno ilruna.c:,:u••• che i danesi avrebbero abbandonato le posizioni, « Io spero e prego che la guerra fjnjS(J onore per le nostre care truppe e dia i che la Germania attende. V,oi dite, cara rnJI che siete contenta di non avere sulla str~ coscienza il sangue di tanti innocenti. non possiamo che incolpare, per conto Jord Palmenston e l'imperatore Nicola: se 1848, non si fossero immischiati in çhe non li riguardavano, non avremmo OJ: queste tristi conseguenze... Non possiamo b. simare gli inglesi per la loro incomp~eo510r~ dei problema dello Schleswig-Holstem ; oo. nonostante questo rimane, per tutti i tedescb~ chiarissimo ed evidentissimo e siamo pronti 1 affcontare qualunque sacrificio pur di riso!· vedo >>. Le settimane che segujcono vtdC!Il continu4ce l'avanzata delle truppe prussiane 1 rcustriache, avanzata che nel marzo-aprile cul· minò nel grande attacco alla fortezz:' e 11 \·illaggio di Duppel. La violenza de• cam· menti della stampa inglese s!llla con~otta ~cii: truppe attaccanti indusse la Kronprmzessm precisare meglio il suo pensiero c a ribatter: specificamente le accuse · di brutalità ri•·oltt alle truppe prussiane per il bombardamento di 1 Sonderburg (proprio la località della <f.J3] il pretendente già protetto dalla Kronpnn·

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~ ~ zessin traev~ uno dei suoi predicati) piccolo

ns· • <"entro nell'ISOla di Alsen.

rr~l• .· «Se i! bombardamento -

scriveva la prinha suscitato contro di oo fd noi i più assurdi, rudi, ingiusti e violenti attacchi sia in Parlamento sia sul Times ciò. non rurft ~.s può avere altro risultato che quell~ di acnur:->lf' cresce~e l'irritazione o meglio lo sdegno che J!JI~~ qut St esprime in termini non misurati m~ iokn!J. ~~eralrnente sentiti per la posizione deii'InJ!!I~; phllterr~ nella questione danese. Gli stessi 1\ttil~. rances1, che sono al corrente in ugual modo ,r~~~t,1 ~ ci difendono nella Presse del 1o scorso. ' biiJil' « Io non trovo nulla di inumano o di in~ degno, da nessun punto di vista, nel bombar-~b ~ damento di Sonderburg. Era necessario, e r SIOl~ Clpessa 1! 13 aprile 1

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l spero che sia stato utile. Che direbbe Lord RusseU se noi facessimo continuamente inchieste su ciò che sta succedendo in Giappone, dove l'ammirag lio Kuper non si mostra molto scrupoloso in fatto di bombardamenti? « Mi congratulo col signor Berna! Osborne che sul Times del 9 corr. ha chiamato «Manie ist~riche » queste eterne domande inutili che ci continua a farci. tanto a noi a Berlino, quanto a Vienna. Questa continua mania inglese di immischiarsi negli affari degli altri popoli, diventa così ridicola che finisce poi per irritare. Ma per il mio cuore di inglese non è piacevole vedere la dignità del mio paese così compromessa e la sua influenza perdersi co~­ pletamente. II tono patetico, filantropico e v1r-

tuoso in cui son f.1tti tutti g !J arra,du , or.. ; ia Prussia, ha qualcosa di estremamente gro~­ resco. Gli inglesi, se fossero impegnati in u:!~· guerra, non gradirebbero certamente di _esse.~ ammoniti in stile pomposo sul modo sn n• debbono - condurla, e sono sicura che _r.or: ammetterebOero simili ingerenze. Pecche ~: deve pensare che noi ci_ a~atterem_mo a. ciò? ». Le proteste della Pnnopes_sa, e facile pcnsarlo, non ottennero alcun n sultato. Comunque, nel mese di magg~o _venne conco~d~~a lUla tregua. In giugno, po1• npr~~o 1~ o~tilstà, ma i Danesi non più in condJzaons da bat' · d. · !are Ja tersi, accettarono quasi sub•to 1 S~lpu c ace. Prussia e .Austria ottenn~r?. dJ occupar P -d . • g J a della conin comune i due ucatJ. n 11a v 1 1 1

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·.lusione delle trattative la principessa aveva scritto alla Regina : ' «Comincio a credere che la politica prenda una buona piega. Che sollievo! Indignato, come tutti, contro l'Inghilterra, il Re non perde tuttavia mai l'occasione di dire quanto ''' apprezz1, e quanto vi sia grato per i vostri buoni ufflci per il mantenimento della pace che _egli sa bene essere stata preservata soltJnto mercè vostra. l o spero e confid~ eh<: ·n la pace sarà fatta su tali basi che impedHanno per sempre nuove ostilità a causa dei Jucati, e che porterà territori e sovrano entro il legittimo diritto. «Una' cosa mi tormenta personalmente molto, l'animosità sorta fra i nostri paesi : è cosl ptricol.osa e capace di produrre tanti danni! Capisco che la Prussia si sia attirata tempo fa onimicizie per il suo governo antiliberale, ma d sentimento di ostilità che ora sorge in In;;'Jilterra è estrçmamente ing iusto. Ora che i! caro Papà (// principe Alberto), non è più qui io vivo in continua angoscia poich i: 1•edo che i legami c~ uniscono i nostri due paesi sono ormai così logori che possono wnire spezzati cla un momento ali'altro. Mol to dipende da chi è ministro o ambasciatore qui. Sir Andrew B1•chanan, che è un uomo ec.:ellente per il ' luale ho stima e affetto, ~ il meno adatto per questo posto, e si è creato qui una pessim:t posizione. Non conosce i tedeschi e non capist:e nulla deolc questioni tedesche nè della posizione che la Prussia prende in ogni sinJ(Ola questione. Egli non presta fede a chi è meglio informato di lui c per conseguenza è ~empre in errore e sbaglia completamente. come ho visto dal Libro A zz11,.ro. E' molto impopolare qui e non ha alcuna in(luenza. Prende le sue informazioni da cattive fonti, in genere da altri pessimi diplomatici che non ..:apiscono nuUa (il ministro del Brasile, per estmpio). Sir Andrew è un vero conservatore; che rifugge da tutto ciò che sappia di liberalismo, per conseguenza non può rendersi conto pt:r nulla della posizione dei nostri partiti p:)litici: il partito conservatore inglese, per f~cm pio, non ha nulla di comune con la Kreuz z,.,/Nng, che è tutta un'altra cosa. Strano a dirsi, a dispetto di tutti g li smacchi che ne l1a 1i<t1·uto, Sir Andrew ha un:t segreta simpati:t p< r !)ismarck ». Con questl lettera, c:1rattc ristica per la denuncia di una delle più gravi cause di C'rori della politica estera in~lesc, terminano i rapporti J ~i la Kronprinzcssin alla regina Vittori.t a proposito della guerra danese. Conclusa questa, anche g li strascichi di animosità fra la toppia dei principi ereditari di Prussia e quella dci principi ereditari d' Inghilterra, andarono via via cancellandosi : però. in ottobre, quando i principi di Galles visitarono la Danimarca per recarsi poi in Prussia e vi incontrarono il principe Federico rcdu.:e dalla campagna di guerra, Edoardo di Galles sentì rinascere la antipatia per il cogn.ttO. Con la tipica sua maiignità, si affrettò pertanto a sr:rivere a Lord Spcncer le impressioni sull'ìncontro, d icendogli : <<Vi assicuro che non e ra !_liacevole vedere il Kronprioz col suo aiutante di campo, ~L ..;pre in divisa prussiana, ostentare un nastrino molto discutibile che ha avuto per le sue pror;e di valore contro gli infelici danesi ». Ciò dimostra, come già prima si è rilevato, che le lettere della principessa Luisa non avevano ottenuto alcun effetto, neppure nella cerchia f.1miliare. PAOLO

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1. : 1\)(f)lll~ ))l (~1\lll...tt I•ISJ\(~1.\NI~ NEL CIELO LUMINOSO del nostro Risorgimento brilla di luce perenne la figura incontaminata ed eroica di Carlo Pisacane. Accanto ad essa, nascosta nella sua luce, così nascosta che solo da poco tempo gli studiosi di quell"epoca sono riusciti a individuarla, è una figu ra evanescente di donna, Enrichetta di Lorenzo, dolce e forte creatura, per la quale l'amore per l'Eroe fu l'unica ragione di vita, delizia sì, ma anche croce per il suo cuore di madre. Perchè Enrichetta era maritata ad un altro uomo dal guale aveva avuto tre figlioletti che adorava. Napoletani entrambi, Pisacane ed Enrichetta di Lorenzo si c.onobbero da bimbi nella città natia. Si amarono fin d'allora? Pare di sì. Lo confessa in una lettera lo stesso Pisacane. Ma chi bada agli amoretti dei ragau:i? Maritata a un tal Lazzari, Enrichetta riconoscerà presto di essere stata sacrificata dai parenti ad un uomo il cui carattere volgare non era conciliabile con rindole ·nobile e passionale di lei. Ecco che Enrichetta, già madre di tre bimbi, rivede l'amico d'infanzia, ora tenente. L'amore sopito divampa. Pisacane non vive più che di lei. T utta1·ia pensa d1e palesarle il suo amore t: un sacrilegio. La donna se ne accorge e finge di non comprendere. In una lettera Pisacane confessa di aver fatto « <utti gli sforzi per cancellare dal cuore la sua passione ». Lug lio 1844: i propositi di rinunzia cadono Carlo parla aprendo alla donna il suo cuore. Essa trema, ma non gli tace il suo · fermo proposito di non mancar mai ai suoi doveri. Come d'accordo, decidono di e·tita rsi ma, senza saperlo nè volerlo, si cercano dovungue, come due collegiali innamorati. I! l giugno 1845 Enrichetta gli confessa di amarlo. M a fino alla fuga il loro amore si mantenne nei limiti di un'assoluta purezza, chè a lui come a lei la donna che appartiene in pari tempo a due uomini sembra infame. Una sera (ottobre 18cl6) Pisacane ,·iene 1'.1.colto dinanzi alla sua casa crivellato di pugmiate. Eg li accusa un ignoto ladro, ma wtti (a_(Jiscono che il furto non entra nè punto n& pélco r.clla faccenda. Si tratta· piuttosto della ·•cndttta di un marito geloso. Enrichetta .JS~istc l'amico nclb lunga convalescenza. Pisacwc guarisce c decide di unire la sua vita a quella della donna ,tdorata, c perciò di abbandonare Napoli e l'esercito del Borbone. Enrichetta, che l'assassinio di Carlo tentato dal marito, ha ormai liberato dai suoi scrupoli, chiude gli occhi c s'inCunmina con lui, decisa e sicura, verso l'ignoto. Nel febbraio 1847 il postale partito da Napoli sbarca a Livorno, fra gli altri passeggeri, una coppia felice. Ma assai presto questa feli Cità, sarà amareggiata dalla polizia borbowcu, che darà la caccia agli amanti da per tutto p1ombando su di essi, inesorabile come il loro cupo destino, a Livorno, a Marsiglia, a Londra, dov'essi si nascondevano con finto nome, e sempre li obbliga a fuggire. La prima.vera del 1848 li trova a Parigi alle prese con le necessità materiali della vita. Unico so!lie\' 0, unico sorriso in tanta miseria, il loro

amore pieno di fiducia e di aoiDatldono. basciatore napoletano in d<:re Carlo a lasciar tornare famiglia. Neanche parlarne: egli non ne è pentito, ma sarebbe ptonto a gesto. Non diversamente risponderà a due pie signore mandate a lei nel cui, come adultera e sospetta di furto getti di proprietà del marito, questi è a farla rinchiudere per una decina di All'ambasciatore di Napoli Enrichetta di sfidare il mondo, di cui ha frontare il giudizio piuttosto che solito inganno dell'adulterio. Per problema della vita Pisacane si geria, nella Legione Straniera. Eo · sta sola. 1848. L'Italia si desta ... Pi;acane geria e, seguito dalla donna Milano. Eccolo capitano dei rito in combattimento cd Enrichetta nell'ospedale di Salò. ArriVa la triste Custoza: tutto precipita. Pisacane Svizzera, a Lugano. E siamo nel 1849. repubblica e si difende. .Ed ecco Roma presso Mazzini. Enrichetta gna e si espone al fuoco come Porta San Pancraz1o, nella gloriosa del 30 aprile. Ma Roma cade e di nuovo in esilio. Enrichetta resta sola a Genova. solitudine nell'assoluta ince;:tezza della sna anima si smarrisce, il suo cuore sembra aprirsi a un nuovo amore per ciale napoletano amico di Pisacane, Cosenj. Ma la tempesta presto dilegua; Coscnj ed Enrichetta non c'è stato se non un passeggero turbamento. minacciato nel suo bene più caro, ri riprende Enrichetta ( 1850). I due si fis~ano a Genova, e fì EnrichcttJ conos(e gualche anno di relativa tranquillità La nascita di una bimba (1853) allieta la coppia. I ctue trascorrono quieta la vita confortao da qualche buona amicizia come quella dellr vecchia madre di M azzini. E viene l'anno delb spedizione d i Sapri. E' il tramonto del 25 Giugno I ll~7. Nd porto di Genova il solito brulichio: li Molo Nuovo il « Cagliari >> è pronto per la parteiiZl. E' là, fra i pochi che accompagnano 1 parentL Enrichetta, che conduce per mano una piccoh himba di quattro anni, bionda e bianca com' i! padre. Enrichetta è serena; eppure ~ue;ll spedizione alla s;1a anima profetica si pr:ispetta come avviata ad una immane tragedia' Ma nulla ha fatto per dissuadere il suo G1io Un altro abbraccio, ancora una stretta di nt:llll l'ultima... Nel salutare Mazzin i, Pisacane N va detto: « A me basta riuscire a sbarcare~ S< non mi ferma un vascello da guerra del Bor· bone, potete ritenere che il successo sarà sicu· ro... >>. Ma lo sbarco non basta, come non basrl b serenità sinrra del capo. T utto un cumulo dt errori e leggerezze da parte dei compagm do f€-de portano lui ed i suoi a ur maceil'o ;paventoso. Fra le lacrime Luigi Mercantioi c.an· terà: « Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti ... ». Enrichetta sopravvive alla morte di Carlo alcuni anni, nella solitudine e nell'abbandono. Quando il compagno di Pisacane a Sapri,_ N•· cotera, esce di carcere nel 1860, si stabrhs« in casa sua con la figlioletta: poi dilegua 1 di lei non si sa più nulla. Vissuta nel dolorr. spariva nel silenzio e nel mistero. LIVIA

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PROGETTO DI TRASPORTO DI TRUPPE FIIANCESI l!f IHGHILTEIIRA (1800).

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S'I,Ctlli(~III~ NAPOLEONE NON DEVE VOLARE UN CIELO RADIOSO splende su Parigi, sull'immensa spianata che si insinua sin quasi alle rive della Senna e dove una folla rumorosa ondeggia. Popolane bellissime, p iccole sartine, vestite di percalle, cercano di aprirsi un varco fra la moltitudine per raggiungere le prime file. l ragazzi sgusciano tra le gambe delle sentinelle schierate lungo i cordoni : non vi è staccionata, nè albero che non pieghi sotto il peso dei monelli che si sono arrampicati fino ~assù per godersi meglio lo spettacolo. Nello sfondo, lussuosi equipaggi allineati. Ognuno vuole v~ere con i propri occhi, François Blanchard salire nell'etere con il suo pallone; Blanchard l'eroe che alcuni mesi

ILAHCRAJlD E LA MOGLIE SU PAIUGI MEI.t 1719.

prim.t i: riuscito rtd attraversare LI Manica .\Ssieme alringlese Jeffries. Anche q uesta volt~ sarà un inglese aJ accompagnarlo nel suo ,·olo. Blanchard è tutt'altro che modesto e si fa pag.1r caro l'onore di seguirlo per le vie del cielo. Mister Elgin h:t sborsato, infatti, 200 franchi cd ora è là, accanto a Blanchard che sorveglia gli ultimi preparatiYi. L'agile navicella dello « Charlière >> porta 1mpresso a poppa il giglio dei Borboni. A lr interno si affastellano cordami e strumenti di navigaz!one che la folla considera con occhi pieni di meraviglia quasi paurosa. Il pallone, rivestito da una reticella. si dondola tron fio, enorme, trattenuto da solide funi. Un folto g ruppo di alliC\·i della Scuola di guerra si p igia lungo i cordoni ed i ragazzi seguono con il fiato sospeso ogni mossa degli uomini affaccendati intorno al gran mostro. Tra coloro che più si accalorano nelht discussione, spicca un giovinetto esi le e bruno, vero tipo di meridionale dalla pelle color delle olive giunte a maturazione. Egli vorrebbe trovarsi al posto dell'inglese e non si stanca di ripeterlo. « Bella bravura atteggiarsi ad eroe quando si sa a priori di non dover salire lassù ! » sghignazza un compagno. L'altro, punto suJ vivo, trattiene a stento un gesto di minaccia. «Tieni la lingua a posto ! Se avessi due-

u:nto tnnch1 in U~L.l . ' ' J.\: ;.1 v<-Jcrc 10 sc volere:: i sì o no ~ ». Un improvYiso colpo J , vento fa gemen i potenti cavi. L'enorme sfera ondeggia pauro.,amcntc. S«?lo ora, i millt t· mille occhi cht si Je,·:~no a scrutare il cielo, scorgono all'orizzonte una spessa nuvolagli:t :1\'lnzare min.lcciosa. Un fremiw serpeggia tra la folla. Ostrù Blanch:trd sfidare l'uragano? I più a r. ~ .1 , : fanno portavoce della massa e assalgono dt domande il pilota. Blanchard alza le spallc sorride. «E pecchi: non dovrei YObre? Chemi importa del v<.11to, della pioggia i T ra w . po' sarc:mo su su al disopra delle nc!-<i: ». Mr. Elgin ha tuttavia una 'faccia pn'OCCLJpata ed avanza timidamente l'intenzione di rinuntiare all'impresa. Vorrebbe avere indic::tro il suo denaro, ma Blanchard non sc::nte da quell'orecchio. « H o forse rin unci,uo a volare io? H o mancato ai mièi impegni? No, sicchè... Se· poi siete voi a non scntin•ela, ebbene questo è affar vostro. Io che c'entro?». La discussione si accalora: Chi dei due è dalla parte della ragione? Finalmente l'inglese trova la soluzione. «Signori! », esclama rivolgendosi agli astanti, « ragioni d'indole particolare m'impediscono di prender parte all'ascensione. Vi è' qualcuno fra voi che voglia prendere il mio posto ? Ve lo cedo a metà p rezzo ! ».


Un gran silemio si è fatto tutto d'intorno· n_on più risa, non più schiamazzi; la gent; sa guarda muta. Ma ecco il pallido giovinetto scavalcare d'un salto il recinto e raggiungere l'apparecchio.

« Io avrei tanto desiderio di volare, però... ». «Sborsate cento franchi ... ». «Tanti · non ne po~seggo. Per il momento non ho in tasm che una ventina di franchi, ma spero al ritorno di procurarrni il rimanente l>. Il ragazzo è agitato, ha la faccia accesa. « Buona parte vuole volare! E' proprio vero, Buonaparte vuole volare ! » urlano tutti in coro gli allievi. « Facciamo una colletta riuniamo tutto il denaro che abbiamo indosso: aftinchè sia uno dei nostri a volare per il primo! ». Le mani spariscono nelle tasche; monete e monetine piovono nel berretto che uno di loro fa girare. In meo che non si dica hanno raggranellato più di 60 franchi e trionfanti li por8Qno a Mr. Elgin. Con quelli di Buonaparte fanno circa 80 franchi. L' ingleSe esita. Ma s'accorge ben presto "che, tranne quel giovinetto pieno di entusiasmo, nessun altro intende prendere il suo posto, anche perchè il vento va continuamente acquistando violenza ed il cielo si va facendo sempre più scuro. Non gli resta perciò chtaccettare. «Bravo ! Coraggio, Buonaparte! Evviva Buonaparte ! Buon viaggio! » gridano i compagni agitando i berretti. Anche la folla plaude all'ardito giovinetto. Gli ultimi preparativi stanno per essere compiuti. Il ragazzo ha già preso posto a bordo, e Blanchard sta per fare altrettanto; quando un ufficiale si fa lar8Q tra la folla. « Alt! » 1,1rla con voce tonante. << E" una vera inaecenza! Allievo Buonaparte, immediatamente a terra ! Come osereste prendere parte ad una esibizione pubblica? ·Appena arrivato in caserma, presentatevi agli arresti ! ». Il ragazzo impallidisce ma sa che contro gli ordini di un superiore non si può andare. Avvilito, frenando a stento l'ira ed il dolore per la rinuncia impostagli, l'allievo Napoleone Buonaparte abbandona la navicella dello « Charlière » e fa ritorno fra i compagn1. Pochi istanti appresso, il pallone, liberato dai ceppi che l'inchiodavano al suolo, sale trionfante verso il cielo e spinto dal vento, si dilegua rapidamente verso Versa.illes. Dieci anni più tardi, iJ generale Buonaparte è a!Ja testa di un'armata rivoluzionaria. la sua aspirazione è quella d'impiegare i palloni ai fini della guerra. Dinanzi a Charleroi ed a Fleurus, per la prima volta i dirigibili dell'esercito repubblicano ricevono il battesimo del fuoco. Nel 1794, a Meudon, viene inaugurata la prima scuola d'aviazione. Due compagnie di dirigibilisti si formano e neUe battaglie sul Reno, essi fanno parlare di sè. Ma il primo Console Napoleone Buonaparte scioglie il corpo dei dirigibilisti. Le spese per il mantenimento ed il funziota•mento dei voluminosi palloni sono eccessive · ed il loro ùnpie8Q troppo laborioso e complicato per la rapida strategia di Napoleone. •• O. H"IJL8ROPP

(C_,___.,.,.,_,.. Mantenendo sospeso i t" giudizio :zioni della guerra in atto, p!He circa gnamenti deducibili dalle operazioni Spagna sembra che non si sia ancora quella raccolta ed elaborazione di consenta un chiaro giudizio sul grado cacia concreta che il bombardamento aveva raggiunto alla vigilia della guerra. Per esempio Claremoris 1937 scriveva: «i bombardamenti guiti in Spagna si sooo influenza sull'andamento generale zioni. Le condizioni metereologiche tuttora sensibilmente l'azione aerea, mente e indic~amente » ; mentre fin cipio della guerra l'azione di aerei ,._---'-~·­ a volo rasente o picchiante contro le truppe t soprattutto contro autocolonne ed altri bersagli appariscenti, si è rivelata non solo efficacissinu, ma, quel che più conta, -demoraliuante ~ truppe colpite. Si può dire insomma che è solo elemento nuovo apparso eùropea è il grande potere di "'"'"u•·•vuç ciemoralizzazione della << aviazione di (quindi della aviazione che agisce in cooperazione con le truppe, ossia liaria dell' eseréito). Invece lo stesso Claremoris nelle sue siderazioni sulla campagna di Catalogna Italiana, Marzo 1939) scrive: «l ( evidentement~: in seguito alla or)!~m=••"òl_. di una moderna flotta aerea che vano al principio della guerra) biliro W1 rigoroso assedio aettO sulla bombardandone sistematicamente i punti sensibili. Questa azione tattia si è rivelata tremeilda efficacia e su di essa devesi portar maggiore attenzione, in quanto, per la · volta, l'aviazione ha agito veramente in indipendente e non come ausiliaria truppe o in cooperazione con esse». ComWlque è necessario osservare che l't· sperienza spagnola non ha un valore proba· torio assoluto, in relazione ad una guerra europea, sia per la relativa scarsezza delle forze ~t· ree contrapposte, sia per l'esclusione dei boro· bardamenti a .gas, sia a motivo della riluttanza delle due parti avversarie, di una guerra. civile, ~ danneggiare grandi centri contesì o a troppo popolazioni. Ma quest'ultima cor:tsideral3J*.! mantiene qualche valore, sebbene in modo, anche se riferita ad una guerra fra zioni. Infatti la modernissima o ""'""'nn~ turistica guerra aerea condivide con la rata superata guerra di logoramento il posto che il crollo delia nazione ceda e determini la sconfitta del suo per esaurimento economico e politico guente al lungo assedio, nel caso della di logoramento; in seguito alle aJia disperazione causata dai grandi menti, in quello della guerra aerea. .La bile rapidità della risoluzione di questa. tuisce un grande vantaggio in {D(llniOPIV lunghezza della guerra di Jog.oratnento;!:~


via l'incidere prevalentemente sulla resistenza c sulla coesione della popolazione civile, dà alla guerra aerea quel ca.rattet"e di catastrofe sociale .t! le cui funeste possibili conseguenze, anche per ti vincitore, abbiamo già accennato parlando della guerra di logoramento (V. n. 7 di Storia). D'altra parte gli apologisti della guerra aerea mantengono il presupposto della fragilità dei .:osi detti fronti interni, ossia della incapacità di resistenza delle popolaz.iooi av1h : mentre gli eserciti schierati sulle fronti sarebbero SeTOpre saldi e fieri, le popoluioni civili sarebbero per definizione fiacche e senza coesione; ossia, se colpite dai bombardamenti, si accasciet"annc, sfibreranno dall'inteTOo la resistenza del loro stesso esemto, invocheranno la pace e apriranno la via al vincitore. Ma probabilmente si tratta di un presupposto sbagliato; l'anima delle folle è elementare, ma non semplice, e può dare reazioni impreviste; in lunghe guerre, i dolori, i disagi, malgrado l'a.sserua del. periwlo, possono accasciare l'animo e sovvert1re 1 sentimenti di un paese, mentre è possibile anzi è probabile che proprio l'essere coinvolti nei rischi della lotta susciti anche nei borghesi e nelle borghes• i più fermi propositi di ~i­ stenza e di oè•o verso il nemico; valga ad argomento il ricordo della reazione provocata in molti italiani dalla scossa di Caporetto. Il coin,·olgere nella lotta anche la popolazione civile, può dunque rafforzare anzichè infiacchire la resistenza dell'avversario, senza contare poi che l'aggravarsi delle minacce provoca l'estendersi delle solidarietà per la difesa e per la rappresaglia: vedi, per esempio, le conseguenze della azione dei sottomarini tedeschi. Se l'anna aerea costituisse una sorpresa (come alla 6ne della guet"ra europea lo furono i carri armati) almeno nel senso che una nazione godesse di un grande vantaggio di pr«edenza nel po6Sederla e nel sapere usarla, essa allora potrebbe avere un valore risolutivo, ma l'ostentato ripetersi delle minacce aveva già provocato in tutte le grandi potenze la costruzione di grandi mezzi d i dif~ di cootroffesa e di offesa di modo che era prevedibile che la guerra avrebbe trovato le nazioni abbastanza ben preparate alla difesa del territorio, alla dispersi~ delle popolazioni e quindi che la lotta <klle flotte aeree consistere~ in un eventuale incrociarsi di rappresaglie certamente molto gravi, ma insufficienti a risolvere il cooflitto. Pertanto appare lecito affermare che la formula« resistere in terra e far massa nell'aria», avendo perduto dd tutto il privilegio Jella sorpresa, appare semplicistica e molto insufficiente poichè l'aviazione «non può certtJ presumere di assumersi tutti i compiti in un conflitto». Ma se questo è vero, è anche vero che «un esercito schierato alla frontiera ed una marina mobilitata sui mari, di fronte ad una aereonautica avversaria che abbia conquist.a ta la supremazia morale e materiale, si trovano in cÒodizioai di grave inferiorità e r.ulla possono per proteggere il corpo della nazione da cui traggono alimento ed impulso» (Clarcmoris: Lo spirito delia guerra moderna). E' evidente quindi la necessità che ogni nazione possieda una aviazione atta almeno a teneTe in rispetto quella avversaria ; ma la questione va impostata appunto nel senso non della pericolosa ricerca di stabilire gerarchie d1 primati, ma in quello della interdipcndenza fra le funzioni e della coordinata dosatura dei mezzi di tutte le forze armate della naz•one. :'W. P .


252 della pnnCipessa Maud che era la più AJ;). •vane tra le figlie di Edoardo VII, le dii! famiglie si opposero al progetto di uniom La regina Alessandra di Gran Bretagna. d.l. nese ~i nascita, non voleva che la figlia spo. sasse un primo cugino e dal suo canto h madre del principe Carlo voleva amrnogli11 con Guglielmina d'Olanda. Ma vinse l'amocr e la giovane coppia fu unita in matrimoo10 ~ 22 luglio 1896. Il principe ereditario Olaf, che è mto ~ 2 luglio 1903, ~a sposato, nel 1929, la pnn. cipessa Marta ·di Svezia e tale matrimomo ha ancora contribuito a cancellare ogni lr.ICCU · c dell'animosità che un tempo opponeva la Nor vegia alla Svezia.

HAAKON VII RE DI NORVEGIA HAAKON VII, in realtà, è norvegese solo di nome. Lo chiamavano una volta principe Carlo, quando egli non era che il cadetto del re di Danimarca Federic'o VIII. Arrivò ad esser Re d'un paese che non era il suo in conseguenza delJa scissione che si produsse nel 190~ fra la Svezia e la Norvegia che erano Stati uniti fino dal 1814. Per quanto scandinavi lmbedue, i due popoli avevano tradizioni particolari e tendenze diverse, onde le controversie finirono un giorno per condurre alla rottura dichiarata: la Norvegia dichiarò con un plebiscito la propri2 indipendenza e la Svezia, per evitare le complicazioni d'una guerra, consentl allo scioglimento dell'Unione Scandinava. Allora la Norvegia si mise alla ricerca d'un Re. Per molto tempo, prima di essere unita ,tlla Svezia, il paese era stato sotto la dominazione danese e lieti ricordi si conservavano degli anni di vita trascorsi in comune; d'altra parte, la Norvegia non avrebbe potuto trovare un Re più decorativo del principe Carlo di Danimarca, il cui aspetto robusto e il cui portamento marziale imponevano il rispetto. Cosl il principe danese e la sua consorte, principessa Maud d' Inghilterra, figlia ùi Edoardo VII e sorella di Giorgio V, morta' ~ Londra due anni or sono, furono invitati a s~lire sull'antico trono di Norvegia che ~era nmasto vacante per ~00 anni. Un plebis4-i!o approvò la sdelta del governo e il 25 novembre 1905 il principe Carlo e la principessa M.aud sbarcarono ad Osio, chiamata allora Cristiania. Il nuovo Re prese l'antico nome nòrvegese di Haakon e cominciò a regnare con molta semplicità e vivo scropolo per le esigenze democratiche del popolo che lo aveva chiamato al trono. A un diplomatico americano egli infatti dichiarò un giorno: « Il vostro presidente è re per quattro anni, mentre io sono un presidente costituzionale a vita ». Si racconta, del resto, un altro aneddoto che illustra bene l'atteggiamento del pof':OIO norvegese nei riguardi della monarchia. Il Kliser Guglielmo Il, nel corso di una crociera nei fiordi norvegesi ebbe un giorno occasione di scendere a terra. Due vecchi contadini si trovavano presso di lui nel momento in cui gli capitò di lasciar cadere un guanto : nessuno dei due contadini si preoccupò di raccoglierlo, e il più vecchio disse anzi : « Lascio che vi curviate, perchè siete più giovane di me- l>. Re Haakon non mancò di trarre insegnamento da simile concetto e adattò la propria condotta ai gusti del suo popolo adottivo. Non ebbe mai desideri di magnificenza ed ogni lustro esteriore della regalità fu bandito dalla ~ua Corte. Dal punto di vista politico ebbe anzitutto il suo d~ fare appianando gli strascichi delle controversie tra Svezia e Norvegia, poi dovette occuparsi, durante la guerra mondiale, di preservare la neutralità del suo paese. 1-'u compito difficile ed ingrato poichè la Norvegia si trovò a dover fare fronte a gravosi problemi : la Norvegia, come è noto, ritrae il maggior cespite di reddito dalla propria marina mercantile, e se si fosse dichiarata allora contro la Germani~ gliene sarebbe derivata la completa rovina del commercio. Pur conservandosi neutrale, tuttavia, ebbe a perdere al-

CRISTIANO X RE DI DANIMARCA

RE HAAKON DI NORVEGIA

Cristiano X è il fratello maggiore di Hu. kon. Si sa che, a cagiooe della sua m statura, egli offre un bersaglio molto fxik a un eventuale attentatore e perciò, anche nel suo pacifico regno, la polizia deve protcg. gerlo con molta attenzione, appunto a Clllll della sua statura da gigante che lo rende 0\'\111· que riconoscibile. Si dice pure, d'altra ~1e. che egli odi i le precauzioni di tal genere c cll1 si compiaccia, con disperazione dei polizi«n danesi, di mutare d'improvviso programnu r itinerario. Una sua passione poi, è quella d1 passeggiare a cavallo per le strade di Copt· naghen e un giorno accadde che il destticto. spaventato del sopraggiungere al suo lato di urt carrozzone delle tramvie municipali, lo rovesciò per terra, ed il sovrano fu raccolto dai passanti, dai cascherio i dei fornai c.he 111 bicicletta a: corsero sul luogo, e trasportato ~ rrospedale.

Cristiano X, somigliantissimo al fratdlo Haakon VII, sall al trono dopo dì lui, il 14 maggio 1912, dopo la morte tragica dd padre Federico VIII. Questi morl d:un ~tb-"CCl a poplettico in una strada secondaria d1 ~ burgo, e il suo cadavere non fu riconOSCIUto se non dopo molte ore dalla sua depos~· zione all'obitorio cittadino. In gioventù, Cr•· sti2no X fu fervente boy-JcONI, poi ~u~ nell'esercito, ed a 28 anni sposò la pnno· pessa Alessandrina di Meclemburgo-Schl\'a· rin. Quando scoppio la guerra del ' 14 SI frettò ad unirsi ai re di Svezia e di Norwj!U per firmare un patto di neut~:it:ì .: .-li assistenza, ma con tutto ciò !:t Danur.arcl ebbe a soffrire ancora più deo. .:lue St.1ti s<~n· dinavi per le ripercussioni JC::l.t .llu: rra .. La sua situazione economica era assa1 prc· caria alla fine delle ostilità' ma il paese pott ritrarre un beneficio dalla pace di v~glY. poichè una clausola del trattato g~• (1)11· cesse la restituzione dello Schlesw1g-Hol· stein conquistato dalla Germania nella gucrrJ del 1864. Cosl, nel mese di luglio del 1_910. l'altissimo Re Cristiano, montato su di un superbo cavallo bianco fu visto attraversare la vecchia frontiera testa dell'eseròto <Ù· nese per riprendere possesso degli antichi rer· ritori meridionali. . Cristiano X non è soltanto Re di Danl· marca : i suoi titoli lo proclamano so,-rano anche dell'Islanda e della Groenlandia do;r regna ..in regime d'unione personale, lascian o 11 tuttavia la maggior parte dcl pot~re ne e mani dei locali governi e parlamenti

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RE CliiSTI.AHO DI DAHIMABCA

lora 831 nav1 mercantili e 1200 uomini, in seguito a siluramenti o esplosioni di mine. La marina mercantile norvegese, che era quarta per tonnellaggio nel registro moodiale, si trovò ad essere la sesta alla fine delle ostilità, e il paese attraversò un periodo d'acuta crisi finanziaria, che Haakon fece del suo meglio per superare promuovendo riforme e realizzando buoni progetti industriali di vasta portata. Haakon, d'altra parte, aveva qualche personale competenza in materia marinara. Da giovane era stato soprannominato « il principe marinaio » poichè aveva trascorso un lungo periodo di addestramento nella marina danese, nella quale era stato trattato come un aspirante qualunque. Quando si innamorò

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re.........;••• ,., ......... ,«*1.-••J Nella sede sussidia.r ia del partito comunista, al numero sei della calle Serrano, fu trovata una lista di 76.000 pers<?nalità spagnole della zona rossa che sarebbero state fucilate dopo la vittoria della Comune; altre liste che erano conservate, pare, nella sede della calle Antonio Maura, scomparvero nell'incendio dei documenti al momento della resa. I madrileni <·he ho interrogato dopo l'entrata delle truppe di Franco stimavano a duecento mila il numero dei candidati all'estremo sacrificio: ci sarebbero passati tutti i non convinti. · La cooperazione anarchica alla difesa del1 l'ordine borghese tendeva appunto ad evitare un'ultima dittatura comunista che sarebbe finita nello schiacciamento del proletariato da t parte del vincitore. E' c:osl che la pace diventa inevitabile e s'impone come prossima, proprio quando la guerra si complica e si moltiplica; e una seconda guerra, più che l'altra confusa, ~ sparsa, incoerente, mo~ che allinea come l'altra a tutte le armi pesanti e leggere, l'aviazione, i ) carri, ed è come l'altra un alternarsi di com~ battimenti e di soste inquiete, d'iniziative e t di diversivi, una confusione di sparatorie, di i assalti, di battaglie ai cr,ocicchi, di intimazioni c e di sedizioni, ma è, più dell'altra, una con•· tesa intestina, un terribile azzuffarsi di fra" telli, s'inserisce nella prima. La popolazione .l non capisce il senso, non avverte la necessità l. di questi avvenimenti; la tragica lotta trascina :Il purtroppo nel naufragio dei Comitati Dirigenti e delle bande sovversive la città tutta; concentra e scatena, su un popolo di fantasmi affamati che nulla più capisce e nulla più t. sopporta, la quintessenza dei tormenti provati J. in -tre anni di rivoluzione e d'assedio.

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M,l è già l'aurora della liberazione. Repub•: blicani, anarchici, sindacalisti lottano con ~ violenza contro i comunisti, per affrettare la pace, per scongiurare l'estremo rigore del vinl: citore. Essi dicono armiJiizio e pensano amnit.~ slia. Ma forse, più che questo calcolo, poteva in tutti i cuori l'anelito insopprimibile a una 'w migliore solidarietà umana. Il Consiglio di Difesa, bersaglio di motteggi e di anatemi ne!1.:: gli opposti campi, fu per Madrid una paren~ tesi di governo civile in tre anni di di.o sordine e di terrore. JJ: Speravano anche gli anarchici in una mag[11! gior benevolenza dei falang isti verso di essi. ~~ A differenza dei marxisti, le loro rivendicazioni non uscivano da un ambito strettamente !ili nazionale. Fin da prima . della guerra una rJI lontana simpatia era esistita fra i vecchi ele1t menti falangisti e i sindacalisti tradizionali. ,: L'anarco-sindacalismo, dalla bandiera rossod- nera, si era allontanato dal bakuninismo puro ~ per assumere una fisonomia locale spagnola; tP' era permeato "dell'individualismo della razza e ripugnava a ogni direttiva estera. Speravano : ~· forse gli anarchici che si sarebbe tenuto conto llt della lotta sostenuta da essi, in pace e in yjJ· guerra, lotta anche cruenta, contro il marxil smo operaio? La mattinà del 10 mario, a ~· meizogiorno, la testa delle colonne dell'eser11

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cito repubblicano, proveniente d~lle province, forzava le porte di Madrid. Qualche abitante usciva dalle case, e liberato dall'incubo comunista, applaudiva i reggimenti che arrivavano dopo una corsa di 400 chilometri. L'esercito rosso, che non aveva nui o~e­ nuto una vittoria, occupava Madrid dopo aver fatto lungo il percorso circa 14.000 prigionieri. Esso s'impadroniva di numerose case del quartiere aristocratico ancora difese dai comunisti, restringeva la zona ribelle a nord della città, rafforzava l'assedio dei fortilizi nemici. I nuclei respinti dai sobborghi erano premuti verso la Puerta del Sol, ma contenuti dall'interno dalle truppe del Consiglio si trovavano ormai in situazione critica. La battaglia, appoggiata dall'artiglieria e più raramente dalla aviazione, continuò fino al 12 marzo. Madrid era stanca e affamata. l reparti della p rovinci1 (quelli stessi a cui Thiers aveva affidato, in una situazione stranamente analoga, la repressione deUa Comune parigina sotto gli occhi dei Tedeschi accampati alle porte della capitale) avevano ridato, benchè impolverati e laceri, alla popolazione rintontita, un senso di fiducia. Era quella, almeno, una parvenza di esercito, qualche cosa che doveva custodire l'ordine nelle stradè e nelle case, preservare l'intimità delle famiglie. Ma il pane mancava da otto giorni. I comunisti, costretti alla pirateria, intercettavano gli autocarri dell'Intendenza e del municipio, sequestravano la farina e il latte dei bambini ; nelle case si· era consumata la misera scorta che in tempi di carestia ogni famiglia bada a pr"eservare per giorni peggiori. Si dovette aspettare il 14 marzo per avere una distribuzione di patate! Quello stesso g iorno gli ultimi ele · menti deponevano le armi. I soldati che usci, vano dai fortilizi suburbani credevano di consegnarsi alle truppe di Franco, poichè i capi avevano detto loro che difendevano la città da un attacco nazionalista. Le porte delle prigioni erano spalancate: trentamila madri leni di opinioni cattoliche e patriottiche ne uscivano. Due settimane dopo, la mattina del 28 marzo 1939, dopo un inutile tentativo di negoziato che avrebbe dovuto assi<:urare la vita di alcune migliaia di repubblicani compromessì dalla guerra, il Consiglio di Difesa alzava la bandiera bianca. I soldati, che da più giorni fraternizzavano sul fronte, abbandonavano i parapetti. Madrid capitolava. Il primo Aprile, Ja guerra di Spagna era finita. (Fine). RICt.:ARDO

• •o RTE

S '1, ft Il I l~ Il Il l~ \T I Stor·~JI~ del quartiere negro di Harlem a New York : « Vomo figlio è ancora in America, Signora Robson ? » «No, è in Gna, ora"· «Sul serio? E in quale parte della Gna? ". «Non so, l'ultima sua leuera veniva da SingSing>f.

Ferdinando Martini, minis<ro durante la grandt guerra, si trovava in un salouo dove un giovane ufficiale, che diceva di venir dalla « frome », raccontava i più terrificanti episod: della vita di trincea. Martini, che sapeva '"he l'ufficiale era " imboscato », disse a uno dei presenti : « Quel giovanotto ha delle conoscenze anatomiche molto limitate: confonde )d fronte con l'ombelico~.

s· t- fatto gran scalpore negli Stati Uniti per la lo tta a favore dei minatori che lavorano nell'estrazione de l radium e che hanno ricevuto un salario maggiore del lO 'K a quello dei minatori di carbone. c Se si pensa - riporta una rivista americana socia• iista « Tht! Nt!w Rep11hlic » - che il 92% dci lavoratori che lavorano con radium muoiono di solito per cancro ai polmoni, secondo le ultime statistid1c, possiamo realmente fSser fieri di questa vitto ria ».

Un impiegatO m nisterial<", chiamato a far parte di un giurì, si presl"nta al giudice per chil"dere d• essere esonerato, a causa del suo impiego. . ~C'è molto da fare in questi giorni dice e non devo mancare » « Così voi siete uno d: quegli uomini che credono che gli uffici non possono andare avanti senza di loro' • not~ il giudice. « So benissimo che possono (are a meno di me risponde il giovane - ma non voglio che se ne accorgano». Il giud 'ce concesse l'esonero.

D'Annunzio andò a comprare delle cravatte. r-.t scelse due e tre ne scartò. S'accorse poi che il com· messo le riponeva con cura in una scatola separata. «Ho l'ordine di metlerc da parte le cravatte scartate dai clienti - spiegò il commesso - e di ripresentarle ad altri. Se poi vengono scaqate da più di un cliente, allora si mettono in una scatola ben d ' stinta». « E che ne fate! » domando d" Annunzio incu-

riosito. « Le vend iamo alle signore che vengono a comprare cravatte per i loro mariti » fu la risposta.

Murri assisteva con divers studenti a una lezione di ostetricia. « Professore, chiese a un ctno punto uno degli scolari, com'è che la maggior parte dc• bambini nasce di nottt! " Murri in quel momento distratto, rispose !mmediatamente: «Beh, ragazzo mio, è semplice. Sono no,,e mesi giusd » .

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Un disgraziato si lamentava dei duri tempi attuali con un ricco industriale. « Oggi, caro mio, g li rispose. questi, state meglio voi di me. lo perdo in un minuto quello che voi gu.~dagnatc in un giorno ».

Abramo ha messo su un negozio di ottica. « Se dopo che hai provato gli occhial! al cliente, dice al figlio - questi ti cbiede: "Quant'è?. tu devi dire: « Il prezzo è di venti lire ". Osservalo poi in faccia. Se non trasalisce, dira· : • Questo naturalmente il prezzo della montatura; le lenti costano altre venti lire». Guardalo ancora veloc=ente, e poi se il tuo cliente non da segni di turbamento dirai : « ...eiaSCUIU l>

Dice Bernard Shaw: «Un teologo senza inferno sarà sempre preso meno sul serio di un ciarlatano con una religione ».


264 I'OCO MENO Dl UN ANNO PRIMA, du-

Jue suoi nipoti; Ernesto, primogenito cltlli principessa Alice, ora Granduca di Hesse, spo. sava Vittoria di Coburgo, figlia del figlio ma. rinaio della Regina, .Alfredo Duca di COOw. go. Un fianamento di principi e di prioci. pesse attendeva. la Regina : tra gli altri, lo Zarevitc Nicola, figlio dello Zar Al~.

~ante Ja . sole~oe cerimonia del Giubileo .ella Re~t~a VIttoria, la sua imponente figura SI .er~ ~IStJDta nella splendida cavalcata dei

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pnnap!, dalla Reggia all'Abbazia di Windsor. Non solo la Regina Vittoria era irritata contro l'Imperatore Guglielmo per la sua con~a. poco tenera verso la madre; anche il Pnnc~pe di Galles. ebbe a ridire col nipote per ~lcunt pettegolezzi sorti in occasione del suo '?terve~o al funerale dell'Imperatore Feden eo. B1smarck soffiò nel fuoco, scatenando nella stampa. tedesca u~a campagna anglofoba cont.ro « le tngereme mglesi negli affari interni della Germania ». A. noi sembra oggi una pagina di sto:ia med1evale, o peggio, una ridicola farsa cile le liti personali t ra i membri irascibili di varie famiglie reali potessero influire; sulle rrlazio~i int~rnazionali d'Europa. A Balrooral la Rcgtna .nbolli.v~ di collera per la «pazza volga:e e tncredtbtle pomposità » di suo nipote; il principe di Galles, non meno esasperato contro Guglielmo, abbreviava la sua permanenza a Vienna e si rifugiava in Romania, J:>Cr non esser sul suolo austriaco quando vi tosse giunto suo nipote. E l'Imperatore Gu,glielmo inaugurando un monumento a Francoforte accusava pubblicamente suo zio di calunniare audacemente suo padre. Mes!J in guardia da lord Salisbu>ì' contro le possibili pericolose conseguenze di qu~i regali malintesi, la Regina dichiarò che indipendentemente dalle conseguenze era ben decisa a dirigere gli affari della sua famiglia esattamente come credeva, senza accettar consiglio da nessuno. Il modo giusto, secondo lei, di comportarsi con Guglielmo. non era di blandi cio, ma di rimetterlo al suo posto. Bisognava most.argli subito, e chiaramente c1ò cnc st pensava della sua condotta verso la sua sfortunata madre e della sua insolenza verso lo zio. Per raggiungere questo sco~, Vittoria invitò l'Imperatrice e le sue tre figlie nubili a venir a passare alcuni mesi con lei in Inghilterra. Il principe di Galles fu inviato a Flushing dalla Regina per ricevere l'Imperatrice allo sbarco dal Vie/oria a11d Alberi, e la Regina stessa venne da Windsor a ricevere sua figlia a Port V ictoria, lei che non si era mai scomodata più in là della sua soglia in onore di un ospite. Datl a Guglielmo .la lezione che meritava, Vittoria, per evitare un inasprimento della situazione già tesa fra i due paesi, si lasciò persuadere a permettergli di farle una visita. Guglielmo fu invitato in agosto per la settimana delle regate di Cowes, e la pace fu celebrata con effusione. Vittoria nominò il nipote ammiraglio della flotta britannica, e conferl a suo frate Ilo Enrico l'ordine della Giarrettiera. In <!ambio il nipote la nominò colonnello in capo del suo primo reggimento di dragoni e insignl il principe di Galles dell'ordine dell'Aquila Nera. Vivo suo marito, e avendo davanti a sè la prospettiva d'un lungo regno, Vicky avrebbe visto nelle dimissioni di Bismarck una causa di giubilo nazionale, ma non seppe nascondere il. s~o .sin~ero rimpi~to quando, quelle stesse durusstont, fu Gughelmo ad imporle al vec~o Cancelliere. Guglielmo, scrisse l'lmperatnce a sua madre, aveva costretto Bisma.rck a ritirarsi, non già percbè questi rifiutasse di obbedire ai suoi ordini, ma perchè, essendo egli stesso un despota, non tollerava al governo nessuno dle fosse capace di opporsi alla

sua volontà. L'amara ribellione di Vicky contro il crudele destino che l'aveva privata di suo marito e del coronamento di tutte le sue speranze, incominciò a calmarsi gradualmente con gli anni. Si era costruita a Cronberg una casa, dove circondata da bei mobili, da oggetti d'arte e da antichità, invecchiava più serenamente di quanto non aveva vissuto. l piccoli $Catti che aveva ancora ogni tanto contro Guglielmo erano l'ultimo bagliore della tragica fiamma che l'aveva avviluppata e straziata una volta. Il fuoco si andava spegnendo sotto la cenere. A poco a poco i termini violenti che Vicky adoperava scrivendo di Guglielmo alla madre si addolcirono, e il rimpianto si sostituì all'indignazione. La collera e l'amarezza si trasformarono in ansietà e compassione ~r quel suo grande bambino mutilato fin dalla rulla. Una tenerezza a lungo addormentata si risvegliò nel cuore della madre. La Regina Vittoria aveva attraversato ancora giovane le sue ore più nere; l'avvicinarsi della vecchiaia portando nuovo sole e rinnovata serenità fu per lei più il sorgere dell'alba che la fine del giorno. I suoi nervi malati guarirono, la sua natura si addolcl. Soprattutto Vittoria non aveva mai avuto, dopo la morte del Principe Consorte, una vita familiare più felice. Stahilitisi con lei, la sua figliola più giovane Beatrice, e il principe Enrico di Battenberg, avevano rportato nella sua vita J'aJlegria e la capacità del~a gioia spontanea. Il titolo d'Imperatrice dell'India procuratole non senza diffi~ltà da Disraeli le dava un immenso orgoglio : era suo dovere, arrivò a convincersi, di studiare J'indostano. Il suo ringiovanimento era stupefacente : adesso viveva di nuovo con gusto invece di errare melanconica oeJie ombre del passato. Invece di chiudersi i suoi orizzonti si aprivano e si espandevano tutt'intorno a lei, e la sua potenza matriarcale si allargava come il suo impero. Vittoria a~eva già in Germania dei pronipoti, quando nel 1894 un erede della quarta generazione fu regaJato al trono inglese. Nella primavera dello stesso anno, la Regina andò a Coburgo per un altro matrimonio tra

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dro III e della. sorella della Principessa d! ~ Galles, e la principessa AJice, sordla ddlo dul sposo. Alice era adesso una giovane docw uu di ventidue anni, timida e riservata, di bdlez. 1151 za incomparabile. Nicola era innamorato d! per lei da quattro anni, ma suo padre aveva scm. Clll pre negato il consenso al matrimonio. Sapen. gu do ora di non aver più molto da vivere, lo no Zar si era arreso, e Nicola era venuto a (o. pe burgo, deciso a conquistare la ·principess~. tn Sulle prime, Alice si mostrò ostinata qua~ tn quanto lo Zar. Pianse; dichiarò che noo di .avrebbe mai acconsentito a mutar religione. cii Ma finì col cedere all'ardente passiooe dt m Nicola. Cosl la matti!Ul, dopo il matrimoo10 n di Ernesto, i due fidanzati vennero, tenendosi rr per mano, a dar la grande notizia alla Regi01 e Vittoria fu estremamente lusingata da qud. SI p J'uniooe. La « sweet gentle Alicky » scelta per l'abbagliante destino di «Grande Impmtria q di tutte le Russie » si attirò i riguardi spo:Uh. \ le premure e perfino la riverenza della Rtgiru. 6 Sia Vittoria cbe 11 suo primo ministro veJt. vano nell'unione della pronipote della Rcgiru con l'erede del trono di Russia la migl.1or: occasione per rinnovare 1'amicizia tr2 i dur pusi. Prima dell'inverno lo Zar Alessandro 111 morì, e Nicola fu Imperatore di tutte le RUSllt Alice fu inunediatamente ricevuta nella Chit· sa Russa, e si decise a celebrare il matrim~uJ appena terminati gli strabilianti funerali. Il principe e la Principessa di Galles che mno già in Russia, accompagnarono il treno fune. bee dalla Crimea a Pietroburgo, e qui il ~ di York raggiunse suo padre. Cosl ~ice d1 Hesse, creatura bella, pia, di scarsa ·~ttUI· genza, fondamentaJmente triste, mite e UlSit· me stranamente ostinata, diventò la Grandt Imperatrice e l'ultima, di tutte le Russie. Na suoi incontri seguenti con sua nonna, le dut donne s'inchinavano l'una all'altra secoodo a protocollo dei Sovrani, poi, giunte alh porta, affiancate, la Regina faceva un ~ indietro, perchè la sua SOi'dla e proru· . . . pote passasse per prima. Nell'autunno dd 1895 il prmope Enoco dJ Battenberg, l'amato « genero residente •. dt Vittoria, volle partecipare come volont2110 1 una spedizione organizzata dal Governo coo· tro gli Ascianti, ma giunto ap~ sulla .~ d'Oro fu colpito dalle febbn maltgne d1 <fl paese e morl suJla nave che lo riconductvt 1 casa. La Regina senti acutamente questa pct· 11 dita : !il più grave che avesse subita dopo morte del Prin6pe Consorte. Aveva avut~ pc! il Principe Enrico il più vivo a_ff~ ; egl~ stato : « il nostro aiuto, il raggto dt sole f arnaramcntr . . . nostra casa ». V tttona st pen .wa · elb di avergli permesso di partecipare a qu spedizione. Allarmata da una cert~ t~dCIID antiinglese della politica Russa, spcoe m 1 sione aella spedi'zione mglo-egizianJ d~l Ceper la riconquista del Sud~ l~ Re~~ cd dele al suo vecchio sistema, tnVJtò N~. Alicky a passare dieci giorni tnnqu•ll• (110 lei nel castello di BaJmoral. N~ ~ volta, ne era certa, le conversazioni pnvalt di i suoi nipoti imperiali a.vrebbero msnca.to l't dare buoni frutti. Ma la. visita fu una gJl

0:


255 l delusione per Vittoria. Le « conversazioni inti-

l me» con Vicky fecero fiasro; egli oppon~va ad ogn.i allusione e domanda di Vittoria una 1 blanda, impenetcabile maschera. Non basta : & durante la sua visita seguente a Parigi, i vinLcoli di amicizia tra Russia e Francia vennero ' immensamente rafforzati. Nicky era senza l dubbio innamoratissimo di Alicky, ma il ma: trimonio dal quale la regina si era aspettata • risultati cosl magnifici avrebbe anche potuto, D per quello che le giovò politicamente, finire ~ col divorzio. Nel giugno 1897 fu celebrato il .l giubileo di diamanti della Regina, alla quale - non vennero invitati sovrani ·O regnanti. L'imI peratrice madre di Germania vi partecipò con ~ tre delle sue figlie. Per la Regina quei dieci c anni rappresentavano ricche messi di gloria e .l di potenza imperiale, un'apoteosi personale oche non aveva confronti negli annali della amonarchia; per sua figlia erano solo memoe rie di bandiere sconfitte e di sogni tristemente 11morti. In quella splendida assemblea dei figli , e dei nipoti di sua madre, e di eredi di troni 1 stranieri: l'arciduca Ferdinando d'Austria, il c Principe di Napoli, il principe di Persia, ai .rquali l'avvenire si apriva ricco di promesse, :t Vicky sentiva ancor più l'amarezza della scon• litta, mentre il suo futuro si popolava delle ~ tragiche ombre del passato. , Nel 1900 l'unico figlio di Alfredo, duca :d i Coburgo, morl, e la sua fine fu seguita da : quella di suo padre. Della figlia maggiore ,., la Regiqa aveva notizie tristissime: Vicky :sopportava da mesi soffe.ren:ze atroci, ribelli a 1 • qualsiasi trattamento, ed ora i medici tedeschi ; avevano pronunciato anche per lei la sentenza : emessa tredici anni prima per suo marito. :J Tutti questi erano colpi g.ravi, per una :s donna più che ottantenne, ed è naturale che spegnendosi la vitalità della Regina, le sue '_infermità fisiche crescessero. Ormai quasi cie. ca, Vittoria non riusciva più a leggere i di:, spacci dei suoi diplomatici. Il suo appetito · sparì, l'insonnia la tormentava. Rimaneva tutta,·ia fedele ai suoi doveri : riceveva i ministri s e p assò 10 . rassegna . le truppe che tornavano 1 dalla guerra. Dettava giornalmente il suo dia!S. no, commoato 10 ossequ1o alla volontà di sua ~madre quasi settantanni prima, a una pronipo•tma, la principessa Elena Vittoria, che non ' la abbandonava mai. _. la Regina morl il 22 gennaio 1901. Dai : giorni felici dell'infanzia le sue cinque figlie ~ avevano dovuto attraversare neri gorghi di ~dolore, subire perdite amarissime in sè e nelle ~loro conseguenze, ma tutte, sempre, avevano "'trovato nella madre conforto grande e sicuro. !·E loro avevano sempre npagato con devol>zione e obbedienza colei che era non solo la .ISioro mamma amata, ma la loro Regina. ConJitinuamente, nelle lettere delle due figliole l"maggiori di Vittoria, questo doppio aspetto è · ~ottolineato. Vicky ed Alice ringraziano la l'madre, consapevoli dell'onore che viene loro ;.1'atto, di ogni atto di bontà per loro e per i 1loro cari, e le «baciano le care mani». Non -;ra questa una frase vuota, non una semplice trormula per esprimere il rispetto istillato io fjuei tempi ai figli verso i genitori. La riveifenza in questo caso era reale, non conteneva ~è raffre<ld•va l'amor filiale: lo accresceva, f lllZi. Le due emozioni si fondevano insieme il rispetto consapevole e la veneraziooe erano ~utt'uno coo l'affetto. (Fine). o

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E. F . BElii!ION (T.... •aleae <Il »aria

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rc.........~o... .~..,. ,..,~a. a:t9J nostra rotta per la Germania. Venti minuti dopo infatti una lancia si staccò da terra, e i tedeschi risalirono a bordo. Il primo ufficiale aveva ricevuto l'ordine di consegnare il Flint ad Amburgo un certo giorno. Sempre senza notizie del nostro Ambasciatore, il quale non ne aveva mai avute da me, fui costretto a levar l'ancora mentre un battello della dogana ru~sa mi puntava addosso il suo cannone, e a volgere la prua a sud. Usciti da Murmansk, prendemmo la unica rotta sicura, che ci mantenne a tre mi-.;lia di distanza dalla costa norvegese. Oltre quel limite si aggiravano le corazzate inglesi, e sa.rebbe stato facile, fingeodo un piccolo errcre di calcolo, uscire dalla zona protetta e farci liberare_o ca~rare dagli inglesi. Ma salebbe stato 1Hegale, mentre i tedeschi erano ancora, o meglio, di nuovo, in possesso del bottino di guerra. Il City of Fl•nt continuò dunque ad entrare e.uscire dai fiordi con una delle più abili manovre che abbia mai viste. Probabilmente saremmo giunti presto o tardi in Germania, dopo una corsa attraverso lo Skagerrak e il Cattegat, se non avessimo incontrato il vapore tedesco Schwaben diretto ad Amburgo e proveniente dal Sudamerica con un carico di avena. Il pomeriggio era avanzato, ed eravamo giunti a un punto della costa dove era necessario uscire dalle acque territoriali norvegesi. Il capitano dello Schwaben afferrò il suo megafono e urlò al capitano tedesco del Funi di dirigersi immediatamente a Haugesund in Norvegia, secondo ordini ufficia li a{>!>éiia ricevuti dalla Germania. Come ho già detto prima, la nostra radio era guasta e i tedeschi non riuscirono mai a stabilire a bordo del Fimi contatti diretti con la madre patria. Il primo ufficiale tedesco anaò dal capomeccanico, e gli chiese se non era possibile avere un «guasto alla macchina >>. II capomeccaoico avrebbe potuto complicare la situazione: rispose comunque : « Non possiamo aver guasti alla macchina senza l'ordine del caJ:>itano >>. Allora l'ufficiale e il capomeccaniCo tedesco vennero da me e discutt:mmo: ((Non possiamo assolutamente avere un guasto alle macchine » conclusi. Se ci fossimo fermati per guasto alle macchine, non avremmo più avuto modo di far liberare la nave e internare i tedeschi. Il tedesco disse: «Ho l'ordine di fermarmi a Haugesund ». ((Un piccolo paese come la Norvegia non oserà certo sfidare il vostro » risposi. <( Fermatevi pure >>. Cosl buttammo l'àncora davanti a Haugesund la sera del tre novembre. Lo Schwaben ci segul e ci fece alcuni segn~i spiegando al nostro capitano tedesco che doveva andare all'hotel Bristol a parlare col console di Germania. Uno dei miei ragazzi del Flinl aveva avuto un incidente durante il viaggio e si era nulamente spellata una gamba. Prima che giungessimo ad Haugesund la nostra nave di scorta norvegese, 1'0/av TryggvaJotl, ci man-

dò a bordo un dottore che lo medicò. Ma a Haugesund i tedeschi tentarono ugualmente di convincere i norvegesi che avevamo buttato l'ancorà per far curare il ragazzo (un altro motivo legittimo di entrare in porto, secondo la legge internazionale). Comunque era perfettamente chiaro che si trartava s:>ltanto di una scusa e nemmeno ben prcvata,"' ~ non mi stupl che quella notte 1'0/av TryggvaJOtl gettasse l'ancora accanto a noi. Capii subito che sarebbe successo qualcosa, e infatti verso la mezzanotte, quando quasi tutti i tedeschi dormivano, l'Oiav mandò a bordo del Flint CICCa venti marinai e ufficiali. Svegliarono i tedeschi, li disarmarono e li informarono che avevano perduto i loro diritti fermandosi senza cagione. I tedeschi furono quindi condotti a terra per essere internati. Ci lasciammo senza nessun astio. Io ero diventato amico del capitano tedesco Hans Pussbach, cosl si chiamava e ci stringemmo la mano promettendoci di ci~ trovarci a guerra finita. Finalmente il City of Flint era di· nuovo una nave americana! Abbassammo la bandiera tedesca e innalummo al suo posto la Stars and Stripn, poi, levata l'ancora ci dirigemmo verso Bergen. A Bergen salì a bordo il console .~ericano e due giorni dopo ricevemmo l~ VISita. del _nostro ministro in Norvegia, la s1gnora Harnman, che si congratulò con noi per la prudenza dimostrata durante la nostra av~en.tura_ e _ci p~egò di ~ientare ancora pochi grornt fmche a Washmgton non si fosse ri~sciti a sciogliere tutti i nodi legali che impngJOnavano 11 Flint. . Quatt~o giorni dopo, il 1O novembre, fwnmo mformati che eravamo liberi di sbarcare, e per la prima volta dopo la partenza da New York, l'equipaggio scese dal Flint. 11 circolo americano di Bergen organizzò in nostro onore un pranzo e un ballo, e ci furono diver~ riunio?i alle quali partecipammo con e_ntus1asD?o. Rtmanemmo a Bergen fino all'ultl~a sett1mana di novembre, poi ebbi l'ordine dt tornare a Haugesund a !asciarvi il nostro carico. Tutto era in perfetto ordine, tranne le m_ele, che avevano cominciato a fermentare. R1manemmo a Haugesund circa tre settiman~ Jl:Oi tornammo a Bergen a far carbone, infin~ Cl. re( ammo a Narvik a prender un carico Ji mmerale di ferro. A Narvik scoppiò un uragano terribile e una nav~ inglese, l' S. S. Baron Blythstvood fu d1sancorata e ci speronò con viol~nza, ~rocurandoci danni non lievi. Bisognò rtparar_ll, e soltanto il sette gennaio il Flim fu canco e pronto a riprengere il mare. Al largo di Baltimore oltrepassammo un incrociatore ausiliario inglese che ci domandò chi eravamo e dove eravamo diretti. Alla nostra risposta; l'inglese ci segnalò: (( Buona fortuna e_ buo? viaggio ». «Grazie, e buona caccia », nsP?s•. la. sagoma del~a. nave che scompari v,. nell AtlantiCo verde g.r•g•o fu l'ultimo ricordo c~~ mi rimase della guerra. Il City of Plint si dmgeva a tutto vapore verso gli Stati Uniti e nessuno spettacolo ci aveva ancora mai rincuorato tanto come il profilo della costa che avvistammo sulla fine del gennaio. Era il capo Henry ; ~.A casa. . (J',...,. 4J Il. 11.)

~A. GAJN.&aD -••&aa• <lei eu,. er ru., ';,_\''


1940 - CORAZZATA ITACIANA



258

S1,f)RIE IIIIE\TI M.~rgh~rita

d1 Fr.•n,ia. s• n da r~gaz:z.1 cunduss~

''it~ t<lilll(11te licenzillS'l che quando suo fratd ln

Carlo IX la diede per moglie a Enrico IV d1ceva . c So che dando Margot. m1a sordla. al principe d, Beam, la do contempo~eamente a tulll gl i lJgonotti ! •.

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RIV 1ST A QUINDICINALE

ANNO Il · N. 9 · ROMA 15 MAGGIO 1940 • XVIII

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E ltEDAZI O N E R-.. Ciltll Uni,..nilaria - Te..fono -487389

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I'UBBLICIT À Mil1no, Vi e Menzonl num e ro

1•

ABBONAMENTI Abbona..,.nlo annua.. li ali. c Colon;. l. -40 .\bbona.,anlo ..meJho. llalia • Colonie l. 22 A~nlo ••• Esl•ro . . • . l. 60 Abbonamenlo MIMJir. Esloro . . . . l . 33

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pollaio l 2-4910 t Mlno~ermi anche ae non pubblic:.ti non si realituiacono

OGNI fASCICOLO LIRE 2

..U principe di Coutrou era brui!IS>imo. Dovendo mrraprenderc:- un VIaggio, disse >Chcrundo ~Ila moght> : « BaW. bene, cara, d i nnn meucrm• le cornJ durante la mia aSS('I\la 1 " · • Non c"/~ pericolo • gli nspoS<! la moghc. ~ qu(. · sta cenuzione m1 v1en<: solo quando ti vedo•' ».

Cn~Und di s\'tZI.t SJ meravlgh.lVJ dé"IIJ. l!fU:!>SC.:LLJ

Jcllt grate dr un parlatorio di rei ig•ose e n< do· mandò la ragione a.l la badessa . • Se voi av<1c fatto dei voti. perchè meuctt' le grate' E •e a\ftt mes!'O 1.- pa1c. perch<· avt1c fauo de, \ Oli .. »

Un ricchissimo e noto eduor~ d• M1lan<>, durante una seduta si erJ collocato JCCanll> J GJbrielc d 'Annunzio, ma quesu si mostrJva p•uttosto sconrcmo d1 questa vJCina.nu, c per sfuggirc alle indiscrezioni dell'c.-d•to<c, preferì immergerst in una pcolondJ medi1azione. Dopo uo cerro tempo. l"editor<· tscbmò. q, D.uci mille lirt' per sapere a che cosa pensate ! " · «Mille lire ' Non oc vak la pena"· mpo"D"Annunzio. ., Pensa•o a Vo1' » .

TUMMINElll & C. EDITORI

Una V(-<:cbia s1gnora secca conti nuamente •l wntrollore di indtcarlc quando sarl giunto il momcnh> tn cui i l rrroo arnverit a Y . X. Final mente •l con· Jro llorc:- esclama : ., Pt'r f.vnrt" SIWJCira. non me lo

domandi p1ù! Le ;usJCuro che qLUndo stamno P"• giungere, l'avviserÒ IO Sles50 •• O.sgr:uiat.a.menu: però è solo dopo che 1l trtlll.> ba oluepassato di parecchi chilometri la sta:Uom che il controllore si ricorda di qlta-ntn ha promesso. Cera una. sola cosa da fare visto che la po,·tn ' iag8iauice s ·era cosi rompletalll(11te fida~ d• lui : far fermare t: reuocedere il uroo. GJUnu che fu. rono di nuuvo a Y. X. il com rullo~ s• p•cci pie• nella vettura occupata dalla vecchia. ~ Presco, signor.t. scenda. i: arnvata. M 'inrancrn,. rò to dei bag;.gl1 " · « Oh, gr:uie • nspoo<k sorndrott- b viaggJatnct. c ma iQ non <k-vo mica scendere qui. E" d .. b mia l ighola m• ha detto che quando •.rrivl\v J Y. X. era ora clw io prrodes\i un'ahra p•llola o•

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Durame l'ulumJ guerr•. 1l tJmoSO aucorr bel~ Maut~zio M aete:rLock, fu •nvot.tto J dare un• S<:<Ì~ d1 letturto n<.'gh Scau Un11Ì. Mòcttrltock scriV<-vJ • suo• discorsi c poi li f.te~'" crJdutrr in Inglese. Po eh~ non conosceu affJuu IJ pwnunci• Jdk p.;ro>l(• di questa hngus. p<n"' do scrivere su Oj,'lll parola un S('gno eufonico, in •n<xlo da ucordv< • \ara suoni. La mnttina dopo la sua p nm.t conferen:u a N<~ York . il presidente del comicJUo urgan zzarore s• congrlltulò con lui Jl"r il suo >UCCCSSO. - Narur<llmrote, concluse - l'applauso sard>l>. stato ancora ntJg810re se:- vu• a'c:stc p;trl.llo> IO io· g lcsc "' non in f rancest-.

• Fedenco ,( Grande cttdeva anche di essete Kric· tore d 1 trageo.ltc. Quando lesse 1:~. sua p<UJU rugtdta a Voltaire, que'\t"u lttmn la crit•CÒ in modo JlrOC< Federico dtvcnne così fuflnSO Chi." mandò mmed~;~t.l· rncntc Vohaire in prigion<·, p~« la.<ciarl•• peri' nuv· V30lWtl" 1l gi\JtnO dopo. . Pa~sò un me"S<' Federico chiamò Vo ltalfc p<"r l~ gc:-rgli la sua seconda tragedia. Aveva appc.na lato una pagina. q uando Vo haire <i ab .ò dalla sc,dta < rnggiunsc la P"r13.. - Dow: andace, stgnore ~ - chiese F~cuco. - In prigH>nc. S~re. - rispnse y,,(talrt'

BANCA COMMERCIALE ITALIANA C.&P"ITALE L. '700.000.000 IIWTERA..lii.E~TE VEB8A.T0 RISERVA

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L. 160.000.000

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.LA PICCOLA MACCHINA CINEMATOGRAFICA 8 Mi M D l G R A N D E R E N D l M E N T O

Queste merevigliose mec-. chine de presa è senze dubbio le più piccole che si possa trovere per que$10 (orSMto. Appene più grende di un epperecchio fotogre~co &1& trove po.. sto in ogni lu~o. Incredibile è il rendimento di questo piccolo gioiello; persino con ingrendimenti di elcune centineie di volte le immagini sullo schermo sono nitide e ricche di ~li. le pertieolerità più impartente consiste però nelle sempticitil d'impiego e nelle prootezze per l<1 pre\a

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J!auo.r~·-·· Molte donne, dopo aver passato qualche tempo all'oria aperta cominciano ad inquietarsi. Serò ancor !resco il mio viso? Non avrò il naso lucido? Chi usa la Cipria Coty non ha più questi dubbi, perchè la Cipria Coty è "permanente" in un modo meraviglioso e resta sul viso come un sottilissimo velo di bellezza. Ciò è dovuto, oltre che ali~ speciali sceltissime materie prime che la compongono, alla sua inimitabile finezza ottenuta col lamoso "ciclone d'aria" che spinge la cipria attraverso un litto tessuto di seta. La Cipria Coty "permane" per ore intere sul vostro viso, senza allargare i pori, perchè non contiene adesivi artiftciali dannosi alla pelle. Per essere .tranquilla, scegliete quindi la Cipria Coty nel pro!umo che pre!erite, in una delle sue 12 luminose slumalure di tinta.

SOC.

AN.


UTOPJA , come t: uotv, t parol.1 ,ont.tlJ d.1 Tommaso Moro per indicare un paese che non t: in nessun luogo, un paese immaginario. Come tutte le parole che rispondono a un biSOgno reale, utopia ebbe grandissima fortuna, entrò rapidamente nell'uso, si che pochi oggi, pronunciandola, sanno che quella parola ha poco più di quattro secoli di vita ed è di ori~ gioe riflessa e artificiale. . Utopia, dunque, val quanto paese e società fuori dello s~io reale, collocati in uno spazio immaginario. Ma v'~ irrlmaginario e immaginario: v'è l'immaginario èhe nasce e muore , nella testa di un individuo isolato, e v'~ J'im. maginario che nato nella testa di un singolo, ~ si propaga nelle moltitudini, divent.t_ immagi-

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naztonc rollettn·J,

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fantastt· delle

folle, fa sforzo per discendere dallo spazio e dal tempo immaginari neUo spazio e nel tempo reali. In questo secondo caso solo formai. mente l'utopia è fuori del tempo e deflo spazio reali : in reilti essa porta nei suoi lineamenti segnati i! tempo e il luogo reali della sua nascita; basta rovesciarla per avere il con. tomo della realtà di cui è la negazione ; è la, immagine rovesciata di una realtà di fatto. L'utopia c.he sola merita questo nome è un irreale, sl, ma un irreale che nasce dalla realtà per il fatto stesso di negarla e ritorna alla realtà perchè è forza che trasforma la realtà per renderla simile a~- L'utopia dwique non è fantasticheria pura: è opera di fantasia per-

,hè è negazione dell.t realtà ( solo la fanÌ:~1.1 può negare la realtà, ma è negatione deter. minata di una determinata realti, e negazione non puramente negativa, ma negazione positiva, se cosi si può dire, negazione che è pro. testa e rivolta contro il reale, e che per il fatto di opporcisi lavora coscientemente a tra. sformare la realtà per adeguarla a ~. .Al fondo dell'utopia c'è la aedenu (per quanto debole) e la speranza (per quanto fie. vole) che la vita non è condannata in eterno alle forme e agli schemi in rui essa si presenta. L'utopia può nascere solo da un animo che crede e spera che il mondo possa essere diverso da quello che è, che non sia oondannato ad aggirarsi sempre per le vie per rui ora si


262 aggira, ad obbedire sempre alla spinta delle torze cui ora obbedisée. l 'utopia presuppone la creden:za e la speranza di una nuova •erra e di una nuova vita. Perciò la creazione e la diffusione dell'utopia testimoniano potenza di vita. Un popolo, un'età schiacciati dalla soffe. ren:za e dalla miseria e rassegnati ad esse sono incapaci di partorire l"utopia. Dove un'utopia fiorisce e si propaga, lì c'è forza di vita e promessa di vita nuova, anticipata e pregustata in fantasia . Un popolo, un'età radica(. mente realisti, pienamente adeguati alla realtà di fatto così com'è, incapaci di trascenderla in fantasia, sono negati all"utopia. Per ben definire il concetto di utopia è ne. cessario tracciar con cura la linea che lo divide da concetti affini come quelli di miro e di stJgno escarologiro. E tanto per fissare le idee sarà bene far qualche esempio : r Età dell'oro è un mito e non un' utopia ; il Regno di Dic, sognato da Ebrei e Cristiani come termine della storia è un sogno e-scatologico e non una utopia; la Repubbl!ca di Platone, !"Utopia di Moro, la Cillà del Sole di Campanella, il Fa. lansterio di Fourier sono utopie. Qual"è la linea di confine tra mito, escatologia e utopia ? Utopia, mito ed escatologia hanno in comune di pensare come perfetta la condizione di cose a cui si appuntano i loro sguanli : è il paradiso in terra, lo stato di felicità p::rfwa o il più possibile vicina alla perfezione. Ma questa società perfetta l"eJfatologia la colloca alla fine de/ tempo e della storia, il mito la colloca al principio, 1"111opia la colloca fuori del tempo e fuori dello spazio, o, ciò ch'è lo stesso, in un tempo e in un luogo di cui l'utopista ha piena coscienza che sono immaginari e irreali. Questo ci fa veder chiaro quali sono lt· forze psichicbe all'opera nella costruzione uell"utopia, dcll"escatologia e del mito. Il mito nasce dal ricordo di tempi andati che la fantasia trasfigura e avvolge di una luce dorata. Esso risponde a un bisogno teo. rl'lico di spiegarsi perchè la vita presente sia così disordinata e infelice, e la spiegazione è trovata nella. decadenza da un'età beata. Appunto perchè nasce dal ricordo trasfigurato di un'età rimpianta come beata, il mito è opera c-JIIettiva, sociale e non individuale. La mente che lo crea è convinta che quell'età beata un tempo fu realtà : non si rimpiange che ciò che si sa o si crede che fu reale. Perciò per la mente che lo crea il mito nasce come storia, ha valore di realtà, Mentre ti mito è polarizzato verso il passato, il sogno escatologico è tutto proteso verso il futuro: risponde più a esigenze del setT/1IIII:TitO e del desidn-io che dell'intelligenza, ha ptt sropo non tanto di spiegare ciò che è quanto di a.c:lditare ciò che sarà. E' figlio non del ricordo ma deiJil f~d~, non del rimpianto ma della spn-anza. Ma per la mente cbe lo sogna anche il sogno esatologico ha a modo suo realtà : la realtà di ciò che sarà, la rea.lti di un futuro che diverrà presente. L'utopia nel senso stretto della parola non è figlia. del ncordo e dd !impianto di un'età tht fu, come il mito: essa ha perfetta cosoenz.a che la società che dipinge non .fu m:u mJr. l'utopista può, sl, sperare~ da imma-

blSEGNO ROVESC!ABD.E

PROFILO CON VEMDII

ginaria divenga reale, ma mentre l'escatologJsta è <erto dell'a""erarsi della sua sptranu, l'utopista può benissimo sperare senza esserne del tutto stOlto; la cOiCien.u della ìrrea.ltà passata c della possibale irrealtà futura dcii utopia non l'abbandom mai. .Appunto perchè accOlllpa-

gnata Ja questa coscienza d'irrealtà, 1 creazione cosciente riflessa ragionata ri.;, e come tale opera di uno · determinato ~ non della collettività. Riassumendo, dunque, l'utopist:! si zia dal mito e dal sogno csc·ato,lo~~ico i: opera dell'individuo e non della i: l rutto di fantasia riflessa e ragionata punto perciò accompagnata dalla Jella sua irrealtà passata e presente anche futura. li fatto che l'utopia è cosci<:nte e volontaria, spiega che penda per le costruzioni c-·dinate che razionali. L'utopia è progellismo. smo, razionalismo per necessità stessa sua natura : frutto di fantasia ma ragione, vuole portare la Come il sogno escatologico, contro i mali della vita. Forte o speranza che questi siano suscettibili di dio non l"abbandona mai. Ma a di sogno escatologico, di cui il credente !"adempimento da Dio, l'utopista crede mali della vita possano aver fine /'" dell'uomo solo che in questo la ragione a prevalere sulle forze brute dell'i passioni e dei desideri. L' · sogno che r escatologista pista l'attende dall'uomo. Ma l pista appunto perchè spera la dell'utopia soprattutto dalla pe1rsuasi1>ne;l l'ammiruione per la bellezza morale pia, dalle forze b11one dell'animo non tiene in nessun conto gli egoismi, teressi, le passioni, le superstizioni, le sioni degli uomini. Quando Marx burlava utopisti i riformatori soc.iali anteriori a intendeva appunto rimproverarli di affida~ trionfo dei loro sogni esclusivamente alle f~ morali già esistenti nell'uomo o a quelle destate in esso dalla stessa utopia, mentre egli, Marx, lo sperava dalla dialettica delle forz: psichiche bupne e non buone, ragionevoli e irragionevoli g ià presenti e reali in lui. l'antichità è persuasa che la storia dell'uomo è storia di decaden:za progressivamente crescente, cbe le cose g irano e rigirano in circolo. pone l" Età dell'Oro alle sue spalle: perciò l'AntiChità è l'età del Mito. L'età cristiana crede all'avvento del Regno di Dio, accordo perfetto di virtù e felicità, ma crede che esso avrà luogo per volontà è forza non dell'uomo ma di Dio: perciò l'età c~istiana è l'età Jrlla Escatologia. l'età moderna invece, è convinta che la società perfetta non è dietro ma innanzi a noi, e cbe la società può nascere sulla terra per opera dell'uomo, solo che questo sappia e voglia far trionfare in lui le forze del bene e della ragione; perciò la Modernità è l'età dtl· l'Utopia. L'Utopia modérna nasce quando il sogno escatologico cristiano si sposta dal cielo alla terra e si rimette per la realiz.zuione no.1 più a Dio ma all'uomo stesso. L'Utopia moderna è laicizzata. Il tempo nel quale viviamo è tutto protelO in uno sforzo enorme di realizzazione delle utopie che l'età DlOdema aveva finora in,•en· tate: in questo tempo ch'è il nostro tutte k utopie della modernità si precipitano furiosa· mente verso la realizza.Uone. Quando quoto periodo si chiuderà, nuove utopie tWCetanno o il tempo delle utopìe sarà definitivamente chiuso, e con esso l'età che diciamo moderna? la risposta è . nel grembo tenebroso ddl'avvenire.

A5llf0 O PROFETA?

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l L SEGRETARI O Jell" \ caJem•o~ di Saturno, mterrogato Jal viaggiatore Miaomcgas, >U.

quanti sènsi avessero gli abitanti del suo pianeta, rispose : - Scttantadue, c ogn i giorno ci lamentiamo della loro insufficienza. La nostra immaginazione va al di là dci nostri bisogni. Pare questo un male comune .1 tutti i sistemi planetari, perchè a nche gli abitanti della Terra, sebbene non siano cosl riccamente dotati come quelli d i Satumo, patiscono per il medesimo S<Iuilibrio. Anzi, bi.s ogna riconoscere che su questo piano ipotetico steso fra i nostri b isogni e la nostra immaginazione, si svolge il d rammJ della storia, la commedia sociale, la pa.s torale del sentimento, e perfino la tragedia psichica e quella biologica. Su questo territorio di nessuno, tutti accampano buoni diritti. Fin da.i tempi lootani filosofi e letterati si piacquero a costruirvi le Joro dttà dove tutto è predisposto secondo i loro gusti o i loro desideri falliti. A volte è accaduto che le ipotesi tratte di cieJo in terra abbiano dato origine a sanguinose anarchie come si è visto in alcune naziooi di Europa, o, più modeswneote, a

' fabbmhe .li trappole d1 J(CI.IÌO e prodotti .llimentan 10 •"atola, tomc tJpltÒ in America .ti reverendo John Humphrt')' N'O)'C<> quando fon 'i• :1 Putney nella contea di Madison. la &vo 1.1 Biblica. Egli nacque dJ buona f.amiglia, nel l!H l, presso Vermont, e pnma tu studente a Dartmouth po•, 10 seguno a una spcoe d1 campagna religiosa tenuta da quelle parti, lasciò gli studi di giurisprudenza e s"inscrisse all'! facoltà di teolog ia ad An·d over. Nel 1833 gli venne concessa !"autorizzazione a p redicare, che appena un anno dopo gli fu re\·ocata: le sue idee sul peccato e sulla vita cristiana avevano dato scandalo. Rifacendosi alle primitive società cristiane che si erano formate dopo la Pentecoste in Gerusalemme, egli insegnava non soltanto la comunanza dei beni, ma la comunanza delle donne alterando e Dio solo sa quanto io buona fed;, la tradizi~e e gli scritti di San Ckrnentc dove riportano che nella chiesa primitiva le donne erano io comune « in quanto all'ossequio, ma no n riguardo 41 talamo ». Ad ogni modo le sue dottrine ebbero io breve molti seguaci in diverse loca.l ità e quando nel 18~6 il reverendo Noyes tornò a Putney neUa casa patema, potè gettare le basi della « Scuola Biblica » che attraverso gli anni e coo la dote della moglie, Enrichetta Holton, si tnsfocmò nelle « Putney Associàtion ». Fu una specie di colonia, dove i principi religiosi

\O(ial• si LOmpenurJ' ano e lino a due praticamc:ntc '1ta a un l'<r..•riim,.,t.~-~Y comum'\la. «Il pensiero d1 ogni uomo, Joi!Jm Jclla comumt.ì prod:tnu il r<:vc:rcnùo fondatore '\ODO 1mpegn.1t1 per il mantenimento e la prottozione delle donne: c dc1 b.tmh101 della comun1tà ». La wmun1tà, che fu detta de1 Pujeztontm. considerava tutti i l:l\'pri egualmente onorevoli, e si era imposte alcune regole morali e dietetiche per il miglioramento dei soci, e per garantire l'ordin~. Cosl il vitto si componeva quasi esclusivamente di vegetali, e il tè, il caffè, g li alcoolici, la carne, \·enivano concessi soltanto io occasioni straordinarie. Un sistema analogo a quello in uso f rJ i cal vinisti akuni secoli prima, la critica scambievole e fraterna, doveva garantire il mantenimento, non diciamo de!To sp irito evangelico, ma almeno deUo spirito sociale. le donne, per non perder rernpo e non rompromettere reternità con vane cure, portavano i capelli corti, dimostrando a noi, che abbiamo conosciuto la pettinatura alla « garçonne » e quella al « colpo di vento »; che per opposte vie si può giungere alle medesime cònclusioni. Per la stessa ragione, non portav_~o ganne ma una corta twtica e i pantalooo n 1. l loro principi e i loro usi provocarono però nel piccolo villaggio di Vennont, J'opposi.z,iooe ddla chiesa ; e riodignaziooe <;oot:ro le loro riuniooi si manifestò con tale violenu che il reverendo Noyes e gli altri l'


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264 secli. Si dice che molte sue teorie abbiano preso capi della comunità, pensarono fosse prudente Il santo cancellt-.t<: J1 lnn,o \ lll diede per emigrare. La terra promessa fu offerta a questo primo il nome di Utopia a quella nazione vita nella guerra dei contadini che dieci ann1 cre-ata un poco serondo gli schemi della Cidopo la pubblicazione del libro insanguinò la popolo tletto da un certo Jonathan Burt che lo invitò a piantare le tende a Oneida. vitas Dei di Sant'Agostino e della Repu,bblica Germania. Utopia ha la forma falcata dcii• lvi i Perfezionisti si dettero all'agricoltura, di Platone che egli, con strana antivegge-nza, Luna nuova, ma non è rintracciabile in essa alla preparazione dello zibibbo, e in seguito, pose sulla via delle Americhe, le quali per lunil minimo barlume di quel fantasticare che tale immagine suscita in noi. verso il 1854, con risultati economici migliori, go tempo utopie e miraggi, si mutarono, rotta la crisalide dell'ignoto in cui dormivano, nelle La Ci11à dei Sole che Tommaso Campan~la alla m:~nifattura delle t.:appole di acciaio, delle catene per le trappole, delle verdure in conpiù feconde patrie di utopie e di utopisti. costruisce su un alto colle, cinta da sette ce~. serva, e perfino, nel 1866 aprirono laboratori chia di mura, aperte da quattro porte orientate Tommaso Moro pubblicò nel L$16 la sua di ricamo e sartorie. Per un quarto di se::olo opera in latino, ma non ne fu mai molto sodsui punti cardinali, è tutta costellata di segm essi ebbero rapporti amichevoli col 'esto della disfatto. Il libro jnvece, di cui Erasmo da Rotzodiacali, simboli, allegorie, retta da numeri e ,·ersetti didascalici. Il sommo capo della <il1à popolazione e furono lasciati tranquilli, ne-~­ tcrdam volle sorvegliare la stampa. ebbe accosuno li accusò mai di sacrilegio, d'immora.lità, glienze favolose e venne tradotto in tutte le si chian1a Hoh, ma per. inte-ndersi l'autore coo. infamia e altre cose ·del genere, ma verso il cede che si chiami il Metafisica; lo assistono lingue. Compilato contro gli abusi c i vizi del 1873 ricominciarono avvisaglie ostili alla copotere esso è pieno di fantasia ma non è nè nel governo tre altri individui detti Poo Sin Mor; vale a dire, Potenza, Sapiroza ...:nor~: spiritoso, nè ingegnoso. La descrizione della munità, e dopo alcuni anni in una confe renza tenuta dai loro avversari alla Syracuse Unicittà di Amauroto con le vie ampie c comode. Sotto il potere di taii sublimi enti, nei girooi "ersity si dichiararono apertamente. Ormai le abitazione spaziose, si riferisce evidenteconcentrici che formano la città e dove per immagini è figurato tutto lo scibilc:, accadono mente alle città olandesi che Tommaso Moro sono p.tSsati i tempi ddremo biblico, i Perfezionisti hanno messe radici a Oneida, e le ebbe occasione di visitare durante una sua è vero le stesse cose noiose che Tommaso Moro vide io Utopia, ma ne accadono anche trappole, 1-. verdura in scatola, e il resto, sono ambasceria e che giudicò forse degne di esser molte altre fuori del comune. una pesante zavo~ra. Mister Noyes con i magpre-se a modello. In Utopia si professa uffigiorenti decidono di fare alcune concessioni alcialmente l'odio alla guerra, però maschi e Nella Città dei Sole le donne ed era prevt· femmine si eserc.itaoo alle fatiche guerresche dibile, sono in comune, come tutti gli altri ben1 l'opinione pubblica, e fra esse è inclusa la ridella terra; e le cure dell'ottima Repubblica e sono sempre pronti a vendicare atrocemente nuncia :ti «matrimonio complesso». sono volte a garantire una prole sana e bella. qualsiasi ingiuria fatta a loro o ai popoli alLa Comunità di Oneida si muta nella SoD'amore nessuno parla: ma il capitolo dedicato cietà Anonima di Oneida che prosperò meraleati ; e la coscrizione esiste non per il servizio alle nozze dei Solari, cui presiedono, oltre uru vigliosamente. Il capitale dell'inizio, 1857, era militare ma per le fatiche dei campi. lo genere, questi abitanti che dovrebbero destare invidi 335,000 dollari, nel 1881 ammontava a matrona e un vecchio tra i più saggi con l'in· dia conducono un'esistenza che secondo noi più 3,000,000 di dollari e dopo otto anni era rad: carico di aprire e chiudere le porte e presenwe doppiato e la società pagava dividendi del sei misera non potrebbe essere. Questa felicità che l'uno all'altra i generatori, anche personagg1 non può, non deve manifestarsi in ogni anima muti, « eleganti statue dì uomini ragguarderoper cento. Il Perfezionismo-, seguendo !' ar(O singola, dove è proprio il suo luogo geomelissimi », è tra i migliori capitoli dell'umodel secolo, nato in pieno romanticismo, fra le trico, fa pensare così vagante, anonima, sospecrinoline e i pantaloni a quadretti, viene a rismo involontario. Ma a saper leggere 11 sa, a una luce che non sappia·dove rinfrangersi. scorgiamo anche trasparire penosamente, la no. posare sulla terra quando comincia la moda stalg ia dell'amore vero, che, prigioniero e mo· degli abiti sportivi, e il furore entusiasta per La pazzia senza splendore che regge Utopia diede frutti che avrebbero fatto inorridire il naco, l'autore tenta di trav·estire per ingannm !r. prime esposizioni unive;:sali. l capelli corti e i pantaloncini, simbolo per le donne perfesanto cancelliere, se il suo re troncandogli il sè stesso e per ammetterlo nella sua solitudine capo, non gli avesse tolto la possibilità di conoNon è possibile temere che dalla Città del zioniste di rinuncia e senso pratico. sappiamo Sole parta un attentato alla quiete pubbli,~ tutti qwle più allegro signifkato abbiano avuto Basti pensare che in questa terra « le prescH· meno di un secolo dopo. ziooi dei magistrato regolano le lavature » ' Non sempre le fantasie degenerano così miserame-nte nel clima terrestre, alcune si trache andando alla guerra i Solari portano con i come gli ao'tichi Svevi, donne e bambin~ per· sformano con una : erta armonia, non sappia·mo se per favore della sorte, o per il genechè, con sottile intuito psicologico, il !egisla· toce ba pensato eh~ perfino i galli nel pollaio roso impulso della mente dove ebbero origine. desidcrano mostrarsi battaglicri agli occh1 Si dice che la Royal Society, la prima società erudita dell'Inghilterra, e una delle più antiche delle proprie galline, e per conseguenza la prt: senza delle mogli avroobe reso valorosi i p1u del mondo, sia stata ispirata dalla descrizione pigri Solari. Inoltre per combattere a cavallo di un'accademia esistente nella città di Bensae aver le mani più libere essi tengono le mlim lem, dove il filosofo Bacone collocò musei, coi piedi. Goè le redini sono combinate alle biblioteche e gabinetti scie-ntifici, e li descrisse staffe mediante' un ingegnoso sistema di Cll· quali probabilmente li avrebbe desiderati per rucole, così ingegnoso e segreto da essere igno. sè. La perdutissima Atlantido di cui Platone fato perfino ai Tartari. voleggia. gli aveva suggerito il suo romanzo Eppure il frate 'Tommaso Campanella cht ~La Nuova Atlantide » che, ~erminato nel scrisse queSte pagine fu un uomo risoluto l 1624 fu pubblicato Solo dopo la morte di lui ribeUe. Quando i suoi propositi di affrancart msieme alla « Sylva Sylvarum » nel 1627. la filosofia dall'Aristotelismo, lo spirito dalb La città cui Bacone immagina di approdare inautorità, sconfinarono nel campo della politio sieme ai compagni si chiama Bensalem e cuegli dovè subire ventisette anni di carcere sotto stodisce la preziosa civiltà della prima Atlanaccumulate accuse di cresia e ribcllione: qut~to tide. Gli abitanti sono pacifici nobili e riclibro che adesso c.i appare comico egli lo COOJ· chi; viaggiano non per scopo di lucro, ma per pose durante. quei suoi anni tormentati c cetto amore di scienza, e dichiarano di avere alcune ne fu consolato. Uscito di carcere, fu accoko probabilità di conquistare il volo; professano benigname-nte in Roma da Papa Urbano Vili la religione cristiana perchè San Bartolomeo ma i suoi avversari gli suscitarono ~tro ~ venti anni dopo l'ascensione di Gesù portò il popolo e egli dovè rifugiarsi in franCIA. i.uJ· Vangelo tra loro. Essi abitano lontano in mezgi XIII e Richelieu Io ricevettero con ooorc e zo ai flutti, nè vi sono uomini che abbiano Tommaso Campanella trovò ricovero e pace nel commercio con loro percbè aiutano i marioat monastero dei Domenicani di. Parigi; U fao-: ma non li ospitano. al declino della sua vita sarà tornato coo h l sogni invece di Tommaso Moro non ebmente a compiaoersi in questa Gttà dci Sok bero nè la prospera sorte toccata a quelli del dove noi OOfl sappiamo inolt~i col dovuto reverendo Noyes, nè fiorirono nobilmente rispetto, come Le astrazioni di Bacone.


Fénelon, quando fa sbarcare Telemaco e Mentore a .Salento non prepara loro grandi sorprese architettoniche o sociali; i Salentini, sebbene abitino un reame immaginario si comportano su per giù come gli altri popoli della terra. Il diritto di Salento all'incredibile comincia a tralucere in un dialogo fra Mentore e Idomeneo, Re di Salento che annunzia al saggio l'inizio della guerra. Domanda Mentore interrompendo il re : «E' giusta questa guerra?». In quale paese se non fantastico un saggio formulerebbe questa domanda! Solo perchè sappiamo che Salento non esiste si può credere alla curiosità e alia buona fede di Mentore. Egh poi, v.a ad incontrare g li eserciti che minacciano la città e con pochi ma equilibrati ragionamenti scongiura la catastrofe. Assicurata la pace si dà in compagnia del re a ispezionare in lungo e in largo il paese; penetra nelle botteghe, nelle officine, nei campi, e tutto regola e dispone. Giunge perfino a stabilire sette categorie d'abiti diversi per colore e ornàmenti per le sette classi di persone in cui ha diviso la popolazione, ·e regola anche il nutrimento degli uomini liberi e degli schiavi. Proibisce ~ la musica effeminata e quella bacchica, l'uso dei g ioielli, dei belletti e i Salentini lasciano ;; tare con una longanimità e pazienza rintraccia;:: bili appena ln un reame ipotetico. In codeste l sfere, la saggezza e previdenza di Mentore ri1'! mangono. Nel lungo regno di Luigi XIV nesrs suno al mondo può riconoscere la morale di ,. quella favola che l'arcivescovo di Cambrai ave:. va scritto proprio per lui. Il signor di Voltaire 1 crea con ben altro stile le sue Utopie. Dal ::. g iuoco delle cifre astrali, delle sottigliezze filo"' sofiche, scocca veramente la favilla incendiaria. So Il pianeta satellite di Siro da cui Micromegas ~ è stato bandito non differisce dalla nostra terra i~ se non nelle dimensioni. E proprio da tale co:li> munanza di vizi, di abitudini, di istituzioni, :rJ ing igantite e confrontate scaturisce, con la riJ sproporzione la satira. ._.. L'Eldorado, dove Candide e il suo servo Ca:;t. cambo g iungono dopo essere scampati ai can-

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TONMJISO MORO DC UM RITRATTO DI HAIIS HOIN:JIC (GALIJ:RL\ DEGLI UfTIZI -

FJIONTESJ>.IZIO DELL'lnOPIJI. DI T. MORO DJSEGN.UO DA ROLBEDt

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nibali, è un paese dove la felicità si mostra nel suo aspetto più tangibile· e comprensibile. La polvere e il fango delle vie. sono d'oro, i bambini giuocano al piattdlo con rubini e diamanti. Nelle piazze colano fontane d'acqua di rose, o di rosolio; le trattorie offrono da mangiare gratis ai viaggiatori; paga il governo per favorire il commercio. Gli abitanti sono amabili, cordiali, intelligenti e pii; non si capisce da quali leggi nasca tantq benessere a meno che non sia dalla stessa mancanza di ogni legge. Infatti, Candide visitando la città domanda dove si trovino il Parlamento e il Tribunale e nessuno capisce che cosa egli intenda dire, perchè non esistono. Candide esclama : - Questo è probabilmente i.J paese in cui tutto va bene; perchè bisogna che ve ne sia uno almeno di questo genere! Nel medioevo non si ha memoria di viaggi verso l'Utopia. L'immaginazione approdava allora subito alla Utopia celeste, percbè la vita futura era cosl certa nella coscienza e nella mente di ognuno da escludere il bisogno di c.reare altri miraggi. Quando Sant'Agostino edificò la Città di Dio, diede solamente uno specchio a questa certezza.. Le Indie, il Katai, la Cina, i misteriosi paesi dat tetti d 'oro e dai fiumi di giada immaginata dai navigatori e previsti dagli astronomi hanno valore e significato pratico, materiale. Nessuno pensa di trovarvi la legge della felicità, ma piuttosto coloro che si avviano verso l'ignoto si propongono di portarvi la loro legge e la loro fede. A. mano. a mano che questa iuc.e si attenua, i confini deUa sperama e del desiderio umano si spostano. A.lla serena Utopia di Tommaso Moro, ricalcata sui modelli grecj, è successa la satira di Voltaire, succederanno, senza più i coiQI!i della fantasia, le utopie sooialiste. Bernardo MandeviUe che nacque in Olanda d:i origine francese ma visse e morl in Inghilterra, pubblicò nel i 705 un libro intitolato L'arnia che borbolla, 01111ero i Mascalzoni Jivenlali onesti, e lo ripubblicò di nuovo nel 1714 col titolo lA Fiaba delle Alpi o: Vizi priv41i, knefici p11bblici. La fiaba, la vita dell'alveare sooo per l'autore soltanto un pretesto a esporre la sua concezione politica e sociale e a ~a-


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gm· con lJUC~t oper.t .tll ottiiiH~lllO al .lusmo che bizzarramente: >t me>~OLI\ ano c p.ugoleggia\ano con lo .... cttttismo e le fm·oknt del secolo. Attr.nc:rso la narrJ.Zionc c:~lì tOndanna c~TUalmente tl ~on' enlion~lt~mo c le VlftÙ morali che cgiJ JcfintS(C «prole _.l:Cnt.· rata dall'.ulultztonc t• dall'or.~ogl1o ,, c pone alle bast dt oJ.lnt progrc:-!!0 <: benc~sc:n· l'c,"otsmo e la nccess.ma affcrmaztonç de,l!lt mtcrt~~· individuali, nalla-:uandosi ~osi alla teon.t di Hobbes «Homo hont/111 lup111 ». Già nel !655 ti ltbro dt James H.mington « <Xca na )) non >1 era tontcntato d t offci re 1.0 mc le fJsole antt\.edcntt unJ ~pectc di Luna Park ali 1mmaginaz1onc tccltata, ma weva unprontato di sè lulca politica americana. Il ltbro di Benurd Mandevìllc altera ormat m modo meparabi!e i ltneamentt e gli intenti c.lelle f a,·ole utopistkhe, non p1ù mi raggt d1 perfezione quali li vàgheggtarono gli uo~in• del rinasetmeoto, css1 vengono postt al sen·tzto delle rivendicaztOni sociali e comuntste. Owen immagina le« Home-<olonles », Fourier i suoi falansteri, Cabet ti « Viagg10 m }caria » che sono abbozzi di soaetà tomumste nu non ric:sc.ono a ottenere nemmeno la approvazione del loro pontefice massimo, Carlo Marx, che li accusa di andare a cadere fra 1 soc•alisu reaztonan da CUI soltanto h dtstingue la sistematica pedanteria e la superstizione della loro meravigliòsa scienu sociale. Samuel Butler, grande S(CJttore ancora mal noto da noi, è libero completamente da ogni parentela con s1m1li utopist1, La sua opera Ertwholl pubbliuta nel 1872, col·seguito Ertwbon RnisiuJ applrso nel 1901, vivono nell"atndto clima .6losofico dove la realtà umana taaportata e capovolta acquista più esatti coo-

rornt <Oillc vltto l'.tLtone dt un n·attivo potente c m·ela ~otto ti bubaglto dì un umon~mo 'cmprt molto mrrctto la sua aue 'crità e Jl ~uo m:tk A Ltcwhon ' tnbunah non goudu:ano 1 •olpcvoli mJ. gli tnlcrm1, l'autore MSiste al pr~esso Ji un tulx ~otoso lUr ti .l!iudtec nmpro' <·r.l astrosamente l.t nasota da gcmtori malatt, Il fantiullcua traswrsa nella )poruzta c nella mt:;cna, tutt.l b sua dìs_graziJta l-,tstenza che lo ha condotto o;<.nza \lampo .tll.t morte c mfinc lo conJann.l <: lo ~tesso imputato ICO noscc Lt giustezza ùdla ,enlcnza. Eststono l Ere\\ hon due gene n d1 valute, <JUClla corrl-ntc con la quale SI p.t~a e st lompra, c un'altra ~he non ha corso nel paCl>~, ma i: tenuta pubblicamente in gran pre~>io, anz1 è sottmteso che la pCima deve essere d1sprel <:.tta, e questa soltanto tcnut.1 in considerazione dalle persone degne ,IJ rispetto. Per questa ,.... Iuta eststono \Cri istituti di credito, dettt Banche musicali. Sono edifici grandiosi, per lo p1ù ant.Jchissrmi, ornati d, sculture, pitture, '<:trate a colori dove si eseguiscono, durante le operazioni di banca, musiche sceltissime. Qui tutto funziona come nelle banc-he ordinarie,' tutti sanno però che i denari riscossi e versati non servono a nulla; glt stesst impiegati della banca vogliono esser pagati con la valuta disprezzabile e non sanno che fa.rsi del pregevole denaro che maneggiano. La mitologia dt Ere-.t.•hon non si occupa der mortt, come quasi ogni m1tologia, ma det non nati. Nelle scuole s'insegnano mille minuziosi particolari sulla vita prenatale. l non nati godono uno stato beato finchè stanchi di esistere senu corpo, sono presi dall'ossessione di entrar nella vita A nulla valgono i buoni consigli dci saggi, la descrizione dei guli e degli ob-

bligh1 che lr attendono; chi ha dccùo varst un corpo non SI lascia .-nrw11AN'IIf. · sua dichiarazione a un magistrato e po~•one C'h c gli toglie lol memona stato presente e lo trasforma in una fa,illa di vita. In q!Jeste condtztont cglt commcia a tu n are i su01 f utun geoitod, che però si Sl.else, e tanto li importuru. e h ess1 finalmente SI decidono a 'it.1 Oti sa come avrebbero accolto i eemp1o del dolce stil nuovo, questa coocailal tn<.-tafisica dell'amore che fece scrivCT loro soocttt e trarre tiUlti so:.pin. Il tormento che i non nati dànno 11 'mi considerato fra i più gr;m; infatti quando non nato decide di venire sulla tem. dtc vogliono dissuaderlo gli fanno rare tra i mali più gravi anche questo. Anche tu - gli dicono - saru alle persecu:z.iont dei non nati, rammcnbi!Sit Quando finalmente il bambino nas<e, 1 , - . gli fanno firmare, o meglio un firma per lui, una dichiarazione cw afferma di esser venuto spontaneamcatt berameote alla vita, e di liberare perctò da e qualsiasi responsabilità per tutti i mP potranno capitargli i suoi geniton. chiaraziont si vendono gii stampek 11 zioni semplici o di lusso. ~ la città di Erewhon ~


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~1 A NEW-LANARK il signor Owen, indu..~ striate del cotone e « Re di un placido Regno » come il Faust della celebre romanza, ::>· appariva in tutta la sua g loria patriarcale e ;• filantropica. I viaggiatori che la diligenza sb:Hl ~ cava nel villaggio si guardavano stupiti in~ torno, e subito cominciavano a sentirsi disposti :1> a deporre ogni scetticismo e ad ammettere -~ che la fama. poteva essere uguale alla realtà. ·.::> A ogni passo tale impressione aumentava. rJ>! Molto spesso il signor Owen in persona fa~-~ ceva da guida: chè molto spesso i viaggiatori ,:; 1 erano personaggi illustri, il cui arrivo da Lon-;;15} dra era stato preceduto da delicati negoziati. e'l Sorprendente appariva anche il signor Owen : r.!: ci si. aspettava un uomo venerabile, un volto ·'!!·• vetusto, un insieme biblico, e invece veniva avanti un giovane imberbe, cui neppure . un capello era caduto, il viso piacente racchiuso .r(fra due basette a« zampa di lepre». ;t~ Al seguito di questo signore, i viaggiatori ~percorrevano le strade del villaggio. Non fJ''1Cra necessario, al momento di attraversarle, .~ ,adoperare il bastooe da passeggio per farsi ;, f.argo -fra i torsi di cavolo, i panieri sfondati 1 ~'f le frutta marcite, come nelle strade di May11! fair. Ogni abitazione aveva la faccia pu-

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lita, e il piccolo giardino che 'la circondava appariva pettinato con cura. Alla fine della passeggiata, quando si stava per entrare nella fabbrica, improvvisamente si capiva che cosa aveva fatto mancanza fino allora: familiare e abituale in tutte le strade di tutti i luoghi abitati del Regno Unito, l'ubriaco mancava a New-Lanark. Questo miracolo di ordine, di pulizia e di ~obrietà che continuava fra i telai del cotonificio, si degnava finalmente di spiegare il signor Owen, non era dovuto a nessun sistema repressivo, a nessuna inesorabile severità, ma s:>ltanto all'opera quotidiana e incorruttibile del Monitore 1111110. Sul posto di ogni operaio curvo sul rumore veloce del suo telaio, i. visitatori scorgevano un pezzo di legno verniciato di bianco. Un esame più attento permetteva loro di riconoscere che qualcuno di questi pezzi di legno era invece di colore giallo, e che non ne mancavano di colore turchino. A guardare proprio bene, telaio per telaio, riuscivano a scoprirne anche di neri. L'operaio distinto dal pezzo di legno verniciato a lutto appariva malinconico, vergognoso e smarrito. Senza farsi sentire da lui, Owen spiegava che quel colore di morte lo designava ai ·compagni come il reprobo che i~ giorno prima aveva avuto cattiva condotta. Giacchè nel laconico linguaggio del Monitore muto, il bianco voleva dire dieci io condotta, il nero voleva dire zero. Altra meraviglia di New-Lanark, le scuole. Volentieri rimandiamo il lettore alle pagine di Davùi Copperfie/d io cui si parla del Collegio di Salem, e ci risparmiamo 1.1 descrizione delle scuole inglesi al princrpio dell'Ottocento. A New-Lanark non c'era la frusta, non si appiccicavano ufficialmente sulla

schiena dei ragazzi cartelli con la scritta : Attenzione! M orte! Anche qui funzionava il_ Manitore muto, come fra gli operai della fabbrica: L'incredibile era che questo blando C.lstigo rbastassc, a New-Lanark: Owen spiegava che da quanto a\'eva assunto lui la direzione del villaggio industriale, i «neri » tendev~no a sparire, tanto fra gli adulti che fra i bamb:i. Ma era una vera scuola, quella d i NewLanark? Owen la chiamava : « Istituto per la formazione del carattere ». Fra Pestalozzi e il Metodo Montessori, Owen rappresenta un anello di congiunzione. « lspiiare all'allievo il ·desiderio di imparare quello che deve essere oggetto di insegnamento·», era il canone fondamentale della scuola : le lezioni avevano la forma di conversazioni, nat{! dalle d~mande degli alunni. P.oi c'erano la danza, il canto. In onore dei visitatori i bambini eseguivano le danze nazionali scozzesi o intonavano in coro : « When fint this humble r.oof y knew >>. Chi li avev.1 sentiti si dichiarava commosso: era una scolaresca tutta composta di «primi della classe ». Ma la meraviglia delle meraviglie di NewLanark era che quei sistemi .filantropici di gestione davano a fine d'anno ottimi dividendi al Signor Owen e ai suoi soci. A quei tempi un cotoniero si credeva colpevole di spreco se non faceva lavorare sedici ore al giorno gli operai adulti e almeno dodici ore i bambini reclutari negli asili. I risultati economici che Owen otteneva con il suo patriarcalismo indulgente apparivano miracolosi, ed era Owen industriale tessile che faceva pubblicità a Owen filantropico. I governi esteri si interessavano a lui. Il ministro di Prussia Jacobini, il principe Ester-


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hazi ambasciatore di Austria facevano anche loro il viaggio di moda a New-l.aoark. E c• venne persino lo Zarevic, il futuro imperatore Nkola I il quale però sembn abbia trovato iotercssmte soltanto il fatto cbe il figlio maggiore di Owen, alto e ben formato come era. noo volesse fare l'ufficiale Fu questa lu~inghiera curiosità dei potenti a risvegliare nell'industriale il JXOfeta di un 'et.ì nuova? O piutto5t0 il profeta era preesist~te,. ~ avev~ guidato l'iodustria.le, attraverso 1 libri-mastn e le bollette di coosegna, fino alle soglie di uru. vocuiooe missiooaria? Quanto si cooosce dei prinù anni di Owen ci fa risolutamente propendere per questa secooda soluziooe. Oweo, figlio di un bottegaio, aveva fatto studi incompleti, ma aveva letto molto. Owen si era formato una provvista di coooscenze scorazzando 5CfW. cootraddizioae attnverso le sole opere che davano ragione al suo temperamento ottimista. e scartando accuratamente Je altre E' inutile dire che Rousseau, q~o I..eooudo .h Vinci di tutte le invenzioni politiche inattuabili era SC1to il suo autore supremo. Cera nell'aria d'Europa. a quel tempo, un cootagio messianico. Ogni tanto qualcuno ne veniva colpito, e allora si metteva a predicare l'avvento di uru. società tra.sfoanata e irrimnoscibile; Saint Simoo-Fourier, prù tardi anche il «Padre celeste» F.ofantin. Ancbe Owen era stato pceso da quel cootagio. Ma il suo caso avev:a questo di particolare : che sotto la verbositi e le visioni dd profeta rimanevano l' intrapcendenza. lo spirito di iniziativa. e ~ j miliooi dell'industriale ~ Nel suo vanp, coatmuto io ao c Segio JU1Ia fonnaziooc: dà antten: •· c pai ÌD ........ aie di .aitti cfopi mi-

sura, le idee e i prinCipi che a New-Lanark si oweniana. U clero anglicano aveva ~ erano fermata a tempo al di qua dei confini con comprensibile diffidenz.a e inquietudiar Il del Capttalismo (a New-Lanark non c'era · rapida trasformaziooe del rispettabile iadDnemmeno la compartecipazione agli utili), spastciaJe tessile in filantropo comunisb, e la , . ziavano libecalllCilte. Secoodo la filosofia di mOl.ione del filantropo comunista a teolofl Owen, combinazione ingenua di luoghi comunegatoce del libero arbitrio. A New-IMIMk ni della più remota. controversia religiosa., e non era successo nulla di gove, ~ Owtl nella quale «Abramo è molto stupito di tronon aveva preteso di tener lontanO dai • varsi a li.anco di Babeuf », l'uomo non ha possudditi le chiese e le sètte aistiane, purdi sibilità di scelta fra il bene e il male, ma è tutte fossero in coodiziooe di parità. Ma da sospinto verso questo o quello dalle influenze Londra Owen proclamava adesso apetb~Dt~* dell'ambiente. Bisognava dunque organizzare l"incomparibìliti fra il suo ~t una società dalla quale ogni cattivo esempio quello di tutte le religioni. Fondate sulla~ fosse eliminato con cuca. Un comunismo pa-. sponsabiliti umana, quelle « partivano da 111 triarcale, sosteneva Owen, avrebbe raggiunto errore per arrivare a una. ingiustizia», e «tcllquesto risultato. Ogni gara, ogni arrivismo tavano Dio». Cosl Owen noo ebbe lllOt'IO di sarebbero stati banditi dalle comunità agricolosè soltanto gli arcivescovi e i vescovi ddk industriali, ognuna di noo più di tremila aniChiesa Ufficiale, ma tutti i profeti e i ~ me, che dovevano essere la base della società profeti della Bibbia protestante. perfettll del futuro. Qui, come a New-Lanark, Come se ciò non bastasse a creargli cOIIIJO il « Monitore muto » con i suoi quattro co0st2roli formidabili, Owen trovò modo di alielori doveva essere l'unico magistrato. narsi anche la simpatia dei radicali. Qu5l Queste idee parvero nuove, almeno agli au- erano impegnati allora neU1. grande lotta per todidatti e a certi snobs intellettw.li: ed Owen b Riforma Elettorale. La conducevano coo fa· ebbe un &rande successo. « Patriarca della Ravore e passiooe, e talvolta nei loro comili. 11!1 giooe » lo chiamò il radicale Torrens, con Loro manifesti, la parola Riforma ccdeft il gergo di Termidoro. U duca di Kent mostrò la posto a queUa. di c Rivoluzione». Owco isan buooa faccia annoverese nei comizi owedùuò che tanto entusiasmo era s~ P" niani. ll Primo Ministro Lord Liverpool lo una causa che non era quella dal où ~ ricevette, lo ascoltò, Jo mandò al ministro delpoteva venir fuori il Regno della morlliiL l'Interno Lord Sidmouth, che trovò le sue idee interessanti, ma ancora premature per la soCondannato Cla.i presuli pcotcstaDti. _.. cieti inglese; e una commissione parlamenb.re niato dai uadn-s radicali, Owen si interessò alle sue teorie. Parve anche prospiù una sterlin& per la sua colooia ~ simo un esperimento pratico : venne aperta Oweo era io foodo 110. aa~C~ic:IDD. Ua una sottoKriziooe nazionale pcc l'acquisto di io&lesc articdùto dall'iodultDa ~ una terra io Saaia dov-e impimtare una costdlo, una licllub, e cc.~ cliatomi ed ammdlakt a ..__.._. ·•~ looia ('OQM•ista, uoa specie di Sao Leucio

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loro. In Owen c'era invece prepotente l'istinto :amegiano e rockefelleriano della « Fondazione». A Washington lo accolsero senza entusiasmo e senza scandalo: c'era spazio per i Monnoni, ce ne poteva essere ancbe per Owen e i suoi comunisti. La Camera dei rappresentanti (e non soltanto una commissione come a Westminster) lo invitò ad esporre le sue teorie a.lla tribuna, in seduta. Forse quella gente alla buona capì soltant.o che Owen si proponeva in sostanza di coltivare alcune terre incolte; e l'autorizzazione di acquistare una vasta zona mi! distretto di Indiana g li venne concessa senza difficoltà e senza lungaggini. Così dalle reminiscenze del « Contratto Sociale» e dai milioni del Cotonificio nacque New-Harmony. Veniva detta Nuova Armonia percbè il territorio e il villaggio eran.o stati comprati a una setta di « Armonisti » tedeschi. fondata dal wurtemburghese Giorgio Rapp : gente austera e severa che praticava i:l celibato e ogru sorta di proibizionismi. Owen lanciò un appello « ai laboriosi e ai ben disposti di tutto il mondo » perchè venissero a popolarla. Il territorio era fertile e promettente, irrigato dal fiume Wabash, coperto di boschi e di praterie. Il programma di Owen era esso pure promettente : ogru bene doveva essere messo in comune fra gli armooiaru e nessuna altra gerarchia di funzioni sarebbe stata ammessa al di fuori di quella stabilita da Owen sulla base dell'età. Fino a quindici anni l'armooiano avrebbe frequentato la scuola, o meglio l'« Istituto per la formazione del carattere». Per altri dieci anni avrebbe lavorato nei campi e nelle fabbriche comuniste. Da venticinque anni a trenta gli sarebbe spettato il compito non meglio identificato di « distribu-

tore e conservatore della ricchezza sociale ». I quarantenni dovevan.o provvedere al << movimento interno » della comunità, cioè al movimento di idee e di cultura. Finalmente i cittadini dai quaranta ai sessant'anni avrebbero regolato i rapporti con le- altre comunità vicine. Giaccbè Owen non dubitava che da N.u<>va Armonia non sarebbero nate altre armonie comuniste e cooperative. Al risuonare dell'appello di Owen, le dOmande di ammissione affiuirono sullo scrittoio' del patriarca di Nuova Armonia, i pinoieri arrivarono a gruppi nwnerosi sulle rive del W abash. Owen accettava tutti, sulla parola, come appartenenti alla categoria dei« laboriosi e ben d1sposti >>. Purtroppo invece la maggior parte dei futuri comunisti di Armonia era formata, secondo le parole di Giorgio Giacobbe Olyoake, « dai rissasi, gli egoisti, i falliti, gli inetti, gh oziosi e i buoni a nulla, che trovandosi a disagio nel mondo com'è, si giudicavano p-1rticolarmente idonei a fondare il mondo come dovrebbe essere». C.on scettica rassegnazione costoro indossavano il « costume armoniano » disegnato da Owen (la tunica g~eca e i larghi pantaloni per gli uomini, un peplo all'antica per le donne); giacchè secondo Owen an.-he la diversità di vestito può ess\!re una pericolosa forma di evasione dall'.mnor.ia Ji una società bene organizzata. E con uguale rassegnazione intezycnivano alle riunioni educative ed analcoliche che i dirigenti di Nuov~ Armonia organizzavano. Ma quanto ad accettare la gerarchia delle funzioni secondo le età, Owen stesso capì subito che non era il caso di aver fretta. All'ombra del comunismo e della COOperùiOoe, iJ lavoro si assopiva in una pacifica siesta, «Tranquilli sulle prime necessità del\

l'es•stenza, i lavoratori si rimettevano gli uni agli altri per l'ulteriore sviluppo della produzione, e un grave deficit nei prodotti diede ben presto la crudele smentita dei fatti alle speranze del fondatore ». Un solo prodotto prosperava sul suolo comunista di Nuova Armonia: la controversia religiosa. Nella piccola chiesa del villaggio, aperta a tutti i culti e a tutti i riti, gente che lino a un'ora prima aveva zappato la terra o fatto correre un telaio, combatteva, con la fronte in sudore, le sottili argOmentazioni dei reverendi pastori evangelici, e usciva dal contradditorio con la voce roca, la testa confusa e la fede comunista in pericolo. Un viaggiatore di riguardo, il duca di Sassonia-Weimar, trovò che Nuova Armonia e il comunismo erano« molto divertenti ».

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Non era questo il parere di Owen. La pro-· sperità deUa colonia era in ragione inversa della precisione con la quale si applicavano i suoi principi e le sue regole, ed egli aveva la impressione di essere stato giocato. L'ideale che aveva cercato di realizzare, e del quale noi potremmo farci un'idea mettendo insieme Lenin e l'Esercito della Salute, gli svaniva intorno. Già qualcuno, a Nuova Armonia, magari facendo un pudico sforzo per non chiamar le cose con il loro nome, accennava ai vantaggi che tutti avrebbero ricavato a !asciargli aprir bottega per conto suo... Owen ritornò a Lon<ira, abbandonando Nuova Armonia alla tentazione capitalista. E non essendo riuscito come costruttore e fondatore, riprese serenamente la ·sua posizione di profeta sociale: «il demandait 11ne popllla-

tion d'angei po11r c'onslit11n 11ne borme so. ciété h11maine ». •.t.liLIO

LIJPill.t.CCI


~ELL' ORME DU MAlL di Anatole Fran,-c

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1abbé l.antaigne, superiore del seminario, leggendo neUe note dell'alunno Piédagnel cht' q~~ aveva un catt;vo com~nimcnto <nuJI'unJta.della fede», intona un elogio ditirambico dell 1dea dell'unità: «non ho ritegno ad affer. ~are che quest'idea è tutta di Dio, e per così d1re .la. sua più forte espressiont: in mezzo agli uornm1 ». Questo passo, io cui, come- spessa in Anatole France, sotto l'apparenza di una bonaria ironia, si coglie tutto un tipo mentaJe e moraJe nella sua profondità, torna in mente leggendo nelle Lettere di Campanella : « tutta la mia vita fu studi reconditi di unità naturali <: politiche e divine »; o anche il suo madrigale: « Per l'unità ti priego vi\'a e \'era, Per cui disfarsi stimo la discordia, la morte, e l'empio inganno>>. Unità miracolosa, trascendente, totale: questa è proprio l'aspirazione massima, la mira, si potrebbe dire l'allucinazione di Campanella, da cui deriva la sua utopia sociale. Quando si parla dell'utopia campanelliana, non bisogna pensare soltanto alla Cillti del Sole Non meno utopistica è la Monarchia J\1euiae, in cui si raffigura le teocrazia unitaria che dovrà governare la .terra sotto i l potere di un Papa, imperatore per ristabilire il secol d'oro. E tutti gli scritti di Campanella, compresi i più personali come le lettere e le pcesie. sono impregnati di questa aspirazione utopistica all'unità totaJe. Occocrè intendersi: non è l'aspirazione all'unità, senz'altro, che po;siamo (hiamare utopistica in Campanella; altrimenti tanto varrebbe classificare sotto questa categoria tutto il pensiero umano. Vi sono due specie di unità, o di ideali d'unità, secondo che la si metta al punto di partenza della costruzione sociale o a quello di arrivo. In questo secondo caso abbiamo l'unità organica, storica. risultante dal gioco tisiologico delle fow : presenti e dell'mflueoza di quelle passate, abbiamo un prodotto autentico del pensiero e della volontà umana; l'unità così raggitmta non è un bloc;:o statico e morto, ma un organismo vitale, complesso, in adattamento continuo: un'unità di elementi distinti, non sommersi in essa, e un superamento continuo di elementi contrari. Nell'aJtro caso l'unità è artificiale, esteriore, imposta daJ di fuori, unità trascendente e miracolistica, quale che sia la parte cui il miracolo si aspetta: illusione d'unità, utopia. Potremmo dire che nel primo casa abbiamo una piramide riposante su larga e solida base, nell'altro una piramide reggentesi, per gioco temporaneo di prestidigitazione, sulla punta. Ebbene, I'unitd campanelliana è la piramide reggentesi sulla punta; e la punta è Hoh, il Metafisico delh CiJtà· del Sole. o il Papa sovrano unico del mondo della Monarchia de/ Messia. Non per questo l'utopia campanelliana è da gettar via senz'aJtro, passando avanti con disdegno. Essa deriva dal ribollimento di uno spirito nobile, di una mente vasta che ha inteso e compatito il travaglio umano del suo _tempo e di tutti i tempi. Lo scontento moraJe è la prima radice del rivoluzionarismo utopistico di Campanella, come esso fu l'incentivo alla fa. mosa e disgraziata congiura del 1599 ordita da lui. Nessuno oggi pensa più a negare la reaJtà di quella congiura, e tutti altresl riconoscono la rispondenza del suo. progetto alle idee teoriche esposte, sia pure con variazioni, attenuazioni, e mascheramenti, da fra' Tommaso Campanella per tutta la sua vita. Forse nelle Poesie lo scontento morale di Campanella ba trovato l'espress-ione più im-

c<trdinale Aldobrandini : « Dio mi donò ;n torità come quella di S. Giovan Battista llil farisei e miracoli più stupendi che quelli d• Mosè a Faraone ». Questa fede messianica lo aveva spinto aJia congiura del D99: la fint del mondo era prossima e la rigenerazione doveva compiersi per opera di lui, che si presentava come un nuovo Messia capace di llll · racoli maggiori di quello antico. Nel carcer~ egli si era risvegliato dal sogno, sotto l'aculeo delle torture che ci descrive così efficacemente, e poi nel raccoglimento della « fossa d'acqu.\ puzzolenta do,·e mai non vedo giorno, sempre infermato e morto di fame e di mille affli. zioni ». La fiducia in se stesso non l'aveva perduta, come testè vedemmo; credeva ancor• ' nella sua missione, ma invece delh parte di Messia si contentava dj quella del Precursore. Per il Messia ora egli pensava a forze supet· indi\'iduali anche se concentrate in un indi. viduo. Queste fo~z:e erano il papa ed il re d1 Spagna: ma il secondo non doveva essere st non il braccio del primo (gli subentrò in que. sta funzione, negli ultimi anni di Campaneli;~, il re di Francia). Il papa, dunque, prende1'a i! TOMMASO CAMPANELLA posto di Campanella; ma il papa doveva fare mediat~, più efficace. Egli dice in c.-sse (he gli quel che Campanella gli suggeriva. L'unità razionale era sempre il suo criter:o empi spesso furono canonizzati, i santi uccisi; c che i seguaci di Cristo somigliano oggi più conduttore. « La pura legge di natura è que!IJ a chi lo crocifisse che a lui crocifisso. Campadi Cristo, a cui solo li sacramenti sono aggiunti nella ha un bell'affermare, come a rivincita del per aiutar la natura a ben operare». l precrtta suo idealismo sulla triste realtà, che il sapere di Cristo sono secondo la legge della natul"\ \'aie più della fortuna, che h vera nobiltà coned egli si vantava di scoprire Cristo ccme r-n· siste nel senno e nel valore, che non è re chi ma Ragione. f1 cristianesimo era la sola refi. gione vera perchè faceva vivere gli uomini se. ha regno, ma chi sa reggere, che« Nerone fu re per sorte, in apparenza, Socrate per natura condo la ragione naturale, e coloro che 1·ivç,no in vcritate ». La rassegnazione stoica, la crerazionalmente sono in certo modo implicir.lenza nella razionaJità di tutto il reale sono tamente cristiani. Si vede bene dunque il contotalmente estranee al nostro scrittore: egli vecetto campanel liano del cristianesimo: esso non deva bene, e se ne ccuccia\'a, che, a dispetto di è che religione naturale, legge nazionale; siaogni principio, di ogni valutazione ideale, Nemo già al deismo inglese e francese del Se1 rone aveva esercitato l'impero, e Socrate no. Il e Settecento. Poich& cristianesimo e legge tla· suo governo ideale era quello che provvedeva turate s'identilicano, il papa, capo della reti· al bene del popolo; ma egli constatava che la gione cristiana, diviene inevitabilmente il SO· plebe era una bestia grossa, ignorante le sue vrano supremo per Campanella. A lui spcrt.l forze, che si lasciava guidare e bastonare da il dominio non solo spirituale ma temporalt del mondo, ed egli deve abolire la legge ci1·ile, chi avrebbe potuto buttar giù con una scossa : essa ha la proprietà di tutto, ma non lo sà, e bastando quella canonica « ridotta in un tomo uccide chi l'avvisa di questo. solo » (l'aspirazione aJI'unità si fa vi\•a anc~e Perciò egli contava solo sopra un rivolginel numero dei volumi legali). La teocraz1a mento totale, sull'insta.urazione, quasi per un deve prendere per Campanella il posto della colpo magico del regno de!Ja ragione, della ragion di stato, la quale non è aJtro se non la giustizia, della felicità, le auspicava la monarprudenza della carne, nemica di Dio, di CUI chia mcs5i.tnica, il secol d'oro. Poichè il rivo!. parla l'Apostolo. La religione deve dominare e penetrare tutta la politica, e « la religione r g imento da lui sognato era un ritorno alle orinatura( ritorno a D io e non arte di stato». gini, la « restituzione di tutte le cose » annunciata da Gregorio da Nissa o da Origene. Tutta Per sapere -che tosa propriamente Carop1· la fede di Campanella è in quel passo di una nella si aspettava dal papa sovrano del mondo bisogna leggere la CiJtà de/ Sole. Il papa, l'ab· lettera in cui dice: « questa è la chiave della biamo già detto, nel suo concetto deve fare natura e della profezia : quel che fu sarà »; o in quei versi : la parte di Hob, il capo supremo e assolutn della città prototipo della riforma 4ampanel· Se j11 nel mondo t'aurea età felice. liana. La Città del Sole non è che la raf. Ben essere potrà più ch'una volta, figurazione dello stato razionaJe, naturale, re· Chè si ravviva ogni cosa sepolta, stauratore delle condizioni primitive vaghegT omando il giro or/ebbe la radice giato aa Campanella. Caratteristico e~a h Il prin cipio direttivo della restaurazione titolo originaJe dell'opera : « DiaJog~ ~~ R• campanelliana è la natura, la ragione, e il suo pubblica, nel quale si disegna l'idea dt nfon strumento il reggitore sapiente. Come taJe egli della repubblica cristiana». Non si tratt~ . aveva pensato innanzi tutto a se stesso, mo.. d\U\que, come poi Calnpanella ha cercato ~~ strandosi ancora uomo tipico del Rinascimento far credere, di un'organizzazione preparaton.a io questa esaJtazione dell'individuo. noncbè a quella perfetta del cristianesimo, ma ~el Crinella sua concezione d i una sapienza e una stianesimo stesso riformato secondo rag1one. Un navigante genovese racconta al Gr.u scienza ancora largamente trascendenti, mamaestro degli Ospedalieri di aver trovat• giche, mirarolisticbe. Anche dopo più ann i di «nella ·Taprobana » una città posta sopra Ul carcere (e di quale carcere!) egli scriveva al

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colle elevantesi da una pianura. Attraverso sette recinti, nominati dai sette pianeti, si giunge alla sommità del colle ove un ripiano sostiene nel mezzo un tempio di meravig liosa costruzione. E' il tempio del Sole, venerato dagli abitanti deUa città come simbolo di Dio, cd è al tempo stesso un osservatorio astronomico : religione e scienza fanno del Campanella tutto uno, così come relig ione e politica. Hoh. il Metafisico, possessore cioè della più alta e com. ' piuta sapienza, è il caso assoluto temporale e 1 spirituale della città; egli è assistito da Pon, to Sin, Mor, cioè da Potenza, Sapienza, Amore. La Potenza governa la pace e la guerra : la Sapienza presiede alle arti e alle scienze con tanti magistrati (astrologo, cosmografo, aritmetico, poeta, logico) alle sue dipendenze. Sulle pareti del tempio e delle settemplici mura una serie di rappresentazioni figurate insegnano i dati delle varie scienze ai Solari. All'Amore •' spetta provvedere alla generazione «fra indi11 vidui talmente organizzati, che possano produrre un'eccellente prole» . Tutto è in comune, ~ v non solo la proprietà materiale, ma anche le ~ donne. L'educazione in comune, fisica e intellettuale, è uguale per tutti. I lavori scientifici non prendono il posto a quelli agricoli e meccanici, stimati in sommo grado. Tutto è orga1• nizzato dai magistrati e al disopra di essi dai _.,; • triumviri, fino al capo supremo. Tutti i primi ~m magistrati sono sacerdoti a cui si confessano i ~ • · : 1 Solari; i magistrati si confessano ai triumviri, i triumviri a Hoh ; i falli dei sudditi vengono riportati, senza far nomi, fino ai capi. supremi, perchè si sappia a quali inconvenienti occorre provvedere. Nel tempio 24 sacerdotì cantano salmi, celebrano un sacrifizio perpetuo e feste ltstronomiche, e studiano le stelle.

La. comunanza della proprietà e quella de lle umano; la frenesia dell'unità e quindi della donne sono i tratti più famosi della Cillà del regolamentazione porta ad altri eccessi più Jole: si sa come essi si ritrovino già in Platone, . innocui, ma più ridicoli. Il vestito dei. Solari mentre Tommaso Moro nella sua Utopìa, ani: uguale per tutti e viene descritto da Camteriore di meno di un secolo a quella campapanella con g rande minuzia. Anche i nomi dei nelliana, accetta la prima comunanza, ma non nuovi nati non s'impongono a ca.so (naturalla seconda. Motivo espresso della comunanza mente non si può parlare d'imposizione dei di proprietà per Campanella è l'estirpare l'amor genitori, che non esistono), ma addirittura il proprio, che nuoce a quello della comunità e Metafisica li sceglie secondo le qualità indiquindi al vantaggio generale. Qui l'utopia delviduali. Abbiamo visto già come l'intimità l'unità si specifica in quella di un bene ge- · delle coscienze non esista di fronte ai magiaerale che sarebbe distinto ed estraneo ai beni strati, che sono anche sacerdoti. individuali : assurdo in cui prima e dopo Tutto in ultima risoluzione è basato sulla Campanella, fino ai giorni nostri, tanti doveperfezione, sulla infallibilità di Hoh, che gode vano cadere. La coll)unanza delle donne deriva di una autorità assoluta temporale e spirituale anch'essa da una considerazione d'interesse gee dopo il cui g iudizio deve cessare ogni connerale : Campanella non vede nell'unione sestroversia. Ecco precisamente la piramide camsuale se non la riproduzione delh razza, e panelliana reggentesi sulla punta. Egli ammette crede in questa maniera di ottenere i migliori che, pure essendo per sè perpetua la carica di risultati possibili . Siamo a una degenerazione Hoh, possa scoprirsi altro più sapiente, meestrema del razionalismo, a un socialismo pug lio adatto a governare la repubblica; ma chi ramente utilitario Qrganizzaote Ja società come possa scoprirlo e come si decida della superioun grande animale o un gregge di animali. rità e avvenga la sostituzione, non è determiSfugge completamente a Campanella (ed era nato. In generale, sebbene ci si parli di una g ià sfuggito a Platone) che una grandezza speassemblea generale e di un'altra più ristretta cifica dell'umanità è di aver fatto di un fenopartecipanti al governo della città, manca per questa una costituzione vera e propria. L'idea meno puramente fisiologico un atto morale, cbe una buona organizzazione costituzionale, anzi una delle basi della vita morale associata. Così egli ci parla delle unioni sessuali organiz. con solide garanzie per la osservanza, sia fonzate dai magistrati nella Città del Sole come d1 damentale per la conservazione e il buon anpuri e semplici accoppiamenti per il miglioradamento dello Stato, è completamente estranea mento della razza: «una donna ~randt' c bell1 allo spirito di Campanella. La magia della Raè unita ad un uomo robusto ed appassionato, g ione, della legge naturale, agente infallibiluna pingue a un magro, una Dllg.-:t ad un pinmente attraverso i capi, ba completamente nague, e così con -sapiente e vantaggiosa miscela scosto agli occhi del nostro filosofo i dati reali vengono moderati tutti gli eccessi». del problema; e il culto ultraindividwJistico Razionalismo e bene generale sono il model Sapiente ha portato alla negazione, o piuttivo di questa assurda soppressione dell'amore tosto all'ignoranza, di tutti i cittadini. PIETRO

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R1varol nwrJ a che un tcrto ,tbate Mital cost ruì ùuc lolossah teste dt bronlO t he p.1r latano c pronunu a \'J.nO nettamente tnler~ f ras1. Furono Jal loro auto re offert<: .11 Go \ erno francese, ma qut·stt n on le tolle atqu• stare L' mfeltce abate, allora, wpcrto d1 dc b1t1, 10 un ane:;so di d1speraz1onc le d istruss<: c morì ne lla più squallida •mscna nel l 786. Eppure qualche mese pnrTU eglt aveva pre sentato all'Accademia delle sCienze di Parti-" altre due teste umane che artiColavano delle

sillabe c Vicq-d' -Azyr fece un rapporto <he fu SCIÙmcntc aKOltato c.Wia dotta c grave

.l'"·mble.1. Il rdatorc Jt1.te questi cunOSJ partJtOI.HJ · le t<.-:,1<: po~lvano su d elle scatole, Jll'mte~no delle qu.11! erano state disposte delle glottidi arttf•u.1li c.h e potevano emettere d,., )11011 1 p tù o meno g rat·i. Si facevano par· larc per mezzo d 1 un<~ tastiera e se il mecca111\tnO fo~~

~lato

abbastanza

perfezionato

potuto n pttere un l ibro intiero, a 'O.: t' alta e chiara. Ma d più gln ta.le d e1 <.Ostruttori di automi fu Jat<o~ues dc V aucanson, un f rancese, nato a G n.:noble il Z4 febbraio l 709 d a una modesta f.untglta di artig1an.. Ebbe sin dai più giovan• anni un gusto spitutissimo pcc la mcc:cuuca : ma la sua brama d1 coogegni, di ruote. d 1 o lindri non fu mai potuta complctaJilm1e soddJ.Sfare, allora. Sua madre era um. iC!'Vtta fraocesc dì provincU., dì grande fen'OCC te-

.11 rd>bcro


//louù ofu.v·eoftw· ligioso cbe noo permetteva al giovinetto altre distrazioni oltre quella consistente nel venir con lei, la domenica, a far visita a delle vecchie signore di una pietà eguale alla sua. Durante le devote conversazioni delle signore il ragazzo si divertiva a studiare, attraverso le fenditure di un trameuo, il funzionamento di un orologio situato in una camera vicina. Egli, nelle lunghe, sonnolente ore domeni<:ali, complet.uDente astratto dal biascicare sommesso delle beghine amiche di sua madre, seguiva attentamente il movimento dell'orologio. Poi ne disegnò la struttura e c~rcò 'di indovùure il giuoco dei vari ingranaggi di cui solo una parte, era ' 'isibile attraverso la fessura del tramezzo. Infine afferrò il meccanismo. E da quel momento tutte le sue idee si rivolsero appassionatamente verso la meccanica. Vaucanson riuscì, con utensili primitivi, a. costruire un orologio in legno che segnava il tempo con stupefacente sicurezza. Poi tentò i primi passi della via che doveva portarlo a costruire gli automi più perfetti. Per una cappella. di fanciulli costrul dei pie-· coli angeli che agitavano le ali coperte di carta dorata e dei pretini che eseguivano taluni movimenti delle funzioni ecclesiastiche. Intanto gli anni passavano anche per il giovinetto. Cost:ro1 delle macchine sempre più perfezionate, ma iJ suo capolavoro ·doveva essere il celebre71al,lisla. Non bisogna dimenticare che cooscio delle deficienze che la sua cultura presentava in fatto di anatomia, di .fisica e di musica, spese parecchi anni nell'approfondimento di tali discipline. Però quando volle mettere a profitto le sue cognizioni per costruire un automa, dovette in un primo tempo rinunciarvi per l'ostilità della sua famiglia. E così per tre anni Ja creatura meravigliosa, che doveva suonare con gli stessi gesti di una persona viva, dormì in lui impaziente di venire alla. luce. Durante una lunga malattia, finalmente, Vwcanson tornò, lontano dalla sorveglianza dei suoi, ad occuparsi della cosa. Disegnò le varie parti dell'automa e ne affidò la costruzione a diversi artigiani, incaricati della. bisogna separatamente e · nascostarnente. Guarito e levatosi dal letto, V aucanson riunì tutti i pezzi e cost.rul la. sua creatura. Questa volta i suoi parenti fuggirono da lui urlando. Solo un domestico, curioso, ma impaurito, restò nella casa. .Allorchè le prime note emesse dal flau-

tula si sparsero dolcemente nella casa vuota,

il domestico uscì dal suo nascondiglio ed andò a gettatsi ai piedi del padrone tra.ttandolo come una divinità.. Il flautista divenne celebre in tutta Europa; ma ebbe presto un fratello in un altro automa che, oltre il flauto, suonava anche il tamburo -con un tempo perfetto. Poi vennero, fra la. stupefazione dei contemporanei due anitre che si muovevano con una naturalezza meravigliosa, cantavano, andavano in cerca del cibo, lo sceglievano dalla mangiatoia, lo prendevano nel becco e lo inghiottivano. Il cibo, poi, era sottoposto nel loro stomaco ad una specie di triturazi.one e passava quindi nell'intestino seguendo tutte le fasi della digestione animale.

273 Nel 1740 Vaucanson resistè alle offerte del Re di Prussia che cercava di riunire nella sua Cotte tutti gli uomini illustri allora viventi nelle varie parti d'Europa. Poco tempo dopo il cardinale di Fleury lo fece entrare nell'a.rrurunisttazione deilo Stato affidandogli l'incarico di ispezionare le manifatture della seta. In questa nuova carica l'utopistico creatore di autOIDJ fece qualcosa di veramente utile, arrecando perfezionamenti importantissimi nel macchùurio delle fabbriche. Però gli operai incominci:lrono ad odiarlo, perchè la perfezione delle mJcchine avrebbe fatalmente tolto il pane ad una parte di essi. In un suo viaggto a Lione Vaucanson fu accolto da una manifestazione ostile delle maestranze che presero anche a sassate la sua carrozza.

PROFILO DELL'UOMO


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JUSVEOUO ELET'BICO DELL'Ain~MO

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Ma il geni~le inventore si vendicò spiritosamwte di tale persecuzione. «Voi pretendete, rli~sc ad una delegazione di operai venuta a p.ularc con lui, di essere:: solo voi capaci di tessere una stoffa a fiori ? Ebbene io ne incarichc:ò un asino». E infatti C05truì una macchina con la quale un asino tesseva una stofh a fiori e che è attualmente esposta al Con!K'n·atorio di arta e mestieri di Parigi.

N egli ultimi anni della sua \'ita sì occupò dì un progetto alla cui realizzazione Luigi XV si interessò personalmente. Si trattava di costruire un automa, all'interno del quale, doveva avvenire, in maniera \'isibile, tutta la circolazione del sangue. Ma Vaucanson rimase disgustato dalla lentezza con cui la burocrazia eseguiva gli ordini del Re ed ;.bbandonò a poco a poco l'idea. Vohaire che l'ammirava scrisse su lui dei versi che fec;;:r'l il giro di Parigi :

Le hardi V aJICtlllfOII, riva/ de Promethée, Jemblait, de la nature imitant /es reuortJ, prendre le feu des cieux pour animer /es [corps... Morl a Parigi il 21 novembre 1782 ed è rimasta celebre la battuta ispirata da uno dei suoi automi. Per la Cleopatra di Marmontel aveva costruito un aspide automatico che soffiava, fischiava e mordeva il seno nudo dell'attrice che interpretava la fatale regina egiziana. L'attrice era bellissima e giovine. Dopo la rappresentazione, uno spettatore chiese al "iàno : 41 Che cosa pensate di questo lavoro? ». E l'altro rispose : 41 lo sono del parere delPaspide »...

Vaucanson fu forse il più geniale dci costruttori di automi: il suo ingcsno. l parte i lati utopistici, era essenzialmente costruttivo. Ma un altro uomo del Settecento ,lovcva divenire il più celebre padre di tali creature meccaniche. Costui fu il barone Voifango Kempelcn, consigliere delle fin~nze dell'imperatore d'Austria, direttore del l<- Saline d'Ungheria, rcfercndario della cancelleria ungherese e titolare di non poche altre cariche ed onorificenze. Anche questo nobile ed austero sig nore, :1\·cva, come Vaucanson, una spiccata tendenza per fa meccanica che, non potendo ;:ro,•are libero sfogo, data la sua posizione sociale, era diventata una morbosa passione a cui si mescolavano non poche ubbie utopistiche e molta voglia di gabbare il prossimo. A 3 ~ anni, ne!· 1769, il barone austriaco annunciò che ave\'a completato la costruzione di un automa che eseguiva tu tt~ le combinazioni del g iuoco degli scacchi in modo da poter sempre vincere un avversario di forza mediocre. I giornali e i salotti del tempo tributarono all'autore di tale meraviglioso meccanismo, senza averlo mai veduto, elogi enfatici che, date !e condizioni della meccanica in queg li anni, non erano del tutto esagerati quando si pensi alle difficoltà che il Kempelen aveva dovuto vincere per arrivare alla soluzione del problema che si era proposto. Fu solo nel 1777, però, che egli si decise a mostrare in pubblico il suo g iuocatore e ciò perchè Caterina Il ne aveva sentito parlare e lo volle a. Pietroburgo. L'imperatrice ebbe scacco .natto e ne fu colpita. Diventò diffidente e chiese al Kempelen di !asciargli l'au-

toma. M.t il barone austriaco non ne volle sapere e dichiarò che senza la sua influenza la sua creat11ra non era capace di niente. L'automa era un grosso fantoccio vestito al1.1 tu rca. Era seduto davanti ad una cassa lunga un metro, larga ottanta centimetri ed altr~­ tanto profonda che racchiudeva i meccanismi necessari al funzionamento di tutto l'apparecchio. Il braccio dell'automa si muoveva lentamente avanzavJ fino al pezzo che doveva prendere, lo aHerrava e lo trasportava sulla casella o,·e bisogna"a metterlo secondo le vacende del giuoco. Se l'avversario faceva una mossa errata, l'automa prendeva il pezzo e lo rimetteva a posto scuotendo graziosamente la tc:sta in segno di rimprovero. Quando nel 1809 Napoleone volle giocare una partita con l'automa di Kempelen gli avvenne di sbagliare una mossa. L'automa rimise il pezzo al posto g iusto. L'Imperatore ripetè il su6 atto e l'a~­ toma lo corresse di nuovo. Incuriosito e davertito N apoleone rimise il pezzo nella posizione che credeva giusta e allora l'automa rovesciò irosamente tutti i pezzi. E l'Imperatore smise, contento di aver fatto perdere la pazienza a quel meccanismo che doveva essere imperturbabile. Il quale meccanismo aveva un'altra qua: l ità; rispondeva a tutte le domande che gll si indirizzavano indicando successivamente su di un tabellone le lettere che dovevano formare la risposta. Gli osservatori più avveduti, però, non tardarono a convincersi che questa macchina meravigliosa oon operava affatt? per un movimento interiore. Però oon riUSCJI'OOO ad individuare il mezzo che usava il Kempelen. L. D utens avendo esaminato (On tlltm-


zione. tutte le parti interne della figura e della cassa davanti alla quale era seduta, testimoniò in una relazione di non aver potuto tro,·ar traccia di quel che gli scettici credevano fosse nascosto nel meccanismo: un nano od un prodigioso fanciullo. Kempelen stesso convenne che dava effettivamente l'impulso alla figura ma non disse con quale mezzo. Talvolta egli si teneva alla distanza di qualche metro da ess.a, spesso passava in un'altra stanza mentre essa gridava. Si parlò di magnetismo, di elettricità, di molte cose : ma il fatale segreto doveva ~enir svelato nei primi anni dell'800.

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Un meccanico tedesco, Giovanni Nepomucmo Maelzel, fra la fine del '700 ed i primi de11'800 mise a rumore anch'egli tutta l'Eurora con i suoi automi. Vaucanson era soltanto un meccanico di genio; Kempelen un nobile annoiato e maniaco ; Maelzel enr anche un musicista eccellente e il primo automa ·che costrul . fu una fusione di musica e di me::canica. I~ verità non era un automa solo : era un'accolta di automi quella che nel 1805 si presentò agli occhi del mondo sotto il nome di panharmonicon. Era un complesso di una quarantina di suonatori meccanici e quelli che suonavano il violino si facevano notare per r agilità estrema delle loro dita, la grazia con cui maneggiavano i loro archetti, l'espressione e Ja precisione dell'esecuzione. Gli automi che suonavano il flauto, il triangolo, i piatti e il tamburo rappresentavano del negri sfarzosarnente vestiti. Questo complesso di fantastici musicisti eseguiva alla perfezione pezzi di grandi maestri, come l'Ouverture

del Don Giot•anni di Mozart, quella dell'Ifigenia in Aulide di Gliick, quella della V eJtale di Spontini ecc. Cherubini volle scri,·ere per il panharmoniron un pezzo caratteristico di grande effetto che mandava gli ascoltatori in visibilio. Non basta : nel 1808 Maelzel mostrò ai suoi ammiratori a Parig i un automa trombettiere che, ·per mezzo di un meccanismo SJ>!!Ciale suonava dei pezzi che le trombe allora conosciute, suonate da uomini veri; non riuscivano ad eseguire. Ma intanto Maelzel aveva acquistato il gir1oraJore di scar.-hi di Kempelen. Fra il 1819 e il 1821 con questo automa, attraverso partite innumerevoli, guadagnò fortissime somme ben presto dissipate in una vita lussuosa e stra,•agante. Maelzel aveva dei soci con i quali venne ai ferri corti e che, vistisi defraudati, nei loro utili rivelarono il segreto dell'automa, che non era poi un segreto perchè tutti lo avevano subodorato e prima di tutti Caterina II, nel 1777. L'automa non aveva un cervello con cui poter prevedere e modificare il giuoco a seconda delle circostan.ze. Dentro la cassa c'era un abilissimo g iuocatore. La scacchiera situata sulla cassa era collegata, con un ingegnoso e complicato sistema, ad Wl'altra scacchiera più piccola contenuta nell'interno della cassa e che permetteva all'uomo nascosto in essa di seguire il giuoco e dirigere la condotta dell'automa. Ma nello stesso tempo in cui avvenivano tali rivelazioni si divulgava anche una storia oltremodo romantica sull'origine ddl'imbroglio_ Nel 1776, quattro anni. dopo il secondo spartimento della Polonia, un reggimento. di

cavalleria misto, russo-polacco, di stanza a Riga s'era sollevato. L'insurrezione era stata soffocata nel sangue. Uno dei capi di essa, il tenente Woronsky aveva avute le coscie fracassate da una palla di cannone. Nascondendosi fra i morti, J'uffiàale polacco era riuscito a salvarsi. Durante la notte s'era trascinato fino alla dimora di un medico, Orloff, che sapeva uomo di cuore e simpatizzante con la causa polacca. Il medico curò il ferito ma si rese inevitabile l'amputazione di tutte e due le gambe. Orloff era amico di Kempelen che allora stava impazzendo dietro il suo giuoraJore di scacchi, non riuscendo a trovare la soluzione giusta. Conosciuta la presenza dell'ufficiale polacco (sul cui capo pendeva una grossa taglia) nella casa di Orloff, e saputo ch'egli era anche un formidabile giuocatore di scacchi, Kempeleo, decise di servirsi di lui per la sua invenzione. E cosl il polacco ebbe in realtà la soddisfazione di battere, almeno agli scacchi, l'imperatrice Caterina_ Ma dovette passare un tragico momento quando questa chiese al Kempelen di lasciare l'automa presso di lei ! In seguito a tale rivelazioni Madzel nel 1826 fuggì in Inghilterra e .di là si rifugiò in America portandosi dietro la sua orchestra di automi, il suo giuocatore e vari altri meccanismi complicati che gli fruttarono una fortuna di milioni di dollari. Morl nel 1838 a Filadelfia. Avventuriero fortunato, il suo i:tome è ancora oggi legato al metronomo, ben noto ai musicisti, ma che in realtà non pa che la perfezione dell'invenzione di un meccanico di Amsterdam, un certo Winkel.

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., 276 O. FALAJIISTEIIIO '!N 11M DISEGNO DI F01111JEII

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PERCHE' MENT IRE 1 , dlt(·dcv~ ·• s~ m:s-•o d pKcolo Carlo Fountr il g10mo m cu1, stando nel ne,!,>OZJO d1 suo padre nelb n<tt1.1 Be\dn~on, gli fu n mproverato d1 bscrsi Lisciato sfuggìre una l'(·ntà. Non ,l\'(·1 a che finqut anni, c gi:ì tommtian a Jclmc-.trsi nc:ll.t ~u.t pi<:cola anuna la tntict ,!J quella fals.t cd irrequ•cta sO< 1ctà d, fine: '700, destm.tta dJ lì a non molto ad t'S~ert· ìravolta Jalld bu fc.ra nvoluzJonaria. l:. la d1ffiJcnza don:'··• a poco a poco trasformarsi in aperto disprezzo, quando più in là si rese conto delle irreconciliabili antitesi della società sorta dalla Rivoluzione. Si era allora ritirato a Lione, dove gestiva un umilissimo negozio di droghe. Il dramma sanguinoso in cui la sua patria si dilaniava, l'atmosfera di diffidenza e di sospetto in cui erano immersi gli spiriti provocarono in lui il vivo desiderio di cercarvi un rimedio. Nè i suoi viaggi a scopo commerciale (fu a Lione, a Rouen e poi in Germania e in Olanda) Io distussero dalla sua preoccupazione costante : il mondo esteriore lo attraeva 'poco : a parer :suo, esso doveva essere rifatto da capo; ma non seguendo le direttive dei giacobini, che abbattevano la vecchia società sen.z a aver trovato il segreto per ricostruime una nuova. Un giorno, a Marsiglia, Fourier f u preso dal disgusto vedendo ,gettare in mare una massa di sacchi di riso allo scopo di farne rialzare il prezzo. Tutto è menzogna!, continuava a dire a sè stesso Fourier, tutto è accapar:ramento e monopolio! Sull'ori:z.zoote della Rivoluzione sorge l'astro napoleonico. Fourier ha un momento di speranza. Ecco: se predomina il pensie:-o di un uomo solo, la società può essere salva! E nel Bolle/lino di Lione pubblica un articolo in cui espone il suo progetto di ricostruzione sociale. Napoleone legge l'articolo e chiede informa.zioni sull'autore di esso. Il

direttore della rivista lo rassicura : niente di importante : si tratta di un solitario quanto innocuo utopista. Ma Fourier vuole battere il ferro finchè è caldo e si rivolge di rettamente a Napoleone, il quale, naturalmente, non gli dà rett~. Fourier ne prova una delusione, ma si riprende subito : farà da solo! Come tutti gl'inventori, è preso sulle prime da grande irrequietezza, che cerca di calmare mutando continuamente soggiorno : un po' a Bcsanzone presso i suoi parenti, un po' in campagna in cerca di quiete c solitudine, ma un po' anche a Parigi dove finisce per stabilirsi. Alieno dal fonnarsi una famiglia, egli non sente nessuna attrazione verso i bimbi : il suo svago preferito è quello di osservare le manovre dei soldati. Così, tutto raccolto in sè stesso, per nulla distratto dal tumulto che lo circonda, vivendo dello stipendio che gli procura un impieguccio; egli comincia a sottomettere la società ad un esame minuzioso. In essa non scopre nessuna virtù, ma difetti e vizi. La famiglia è io decadenza, la politica è tutta compromessi e bassezze, la mediocrità si dibatte per innalzarsi e deprimere i meritevoli. Dunque, egli pensa, bisogna far tab11la raJa. O!e cosa è la società, si chiede, :se noo «una rongiura del ricco contro il povero, de ll'uomo contro la donna, del vecchio contro il ' giovane?... ». La civiltà attuale « s'a.gità senza tregua e senza uscita in

uno stato di profondo malessere e di acuta sofferenza». E qual'è, secondo Fourier la causa originale di tanto tormento? E' il fatto di voler vivere contro natura : gli uomini non fanno che soffocare i loro desideri, i loro bj. sogni naturali, le loro passioni. Vogliamo 6nalmente raggiungere la felicità ? il mezzo è semplicissimo : abbandoniamoci ai nostri de. s ideri : ecco il rimedio infallibile di tutti i mali. Partendo da questo concetto, Fourier costruisce tutto un sistema sociale. In fondo, egli è un discepolo di Rousseau e degli Enci. clopedisti. Rous.seau aveva sostenuto che J'uo. mo nasce buono, gli Enciclopedisti avevano esaltato le passioni umane come fonti di vita e di prosperità. Fourier spinge a fondo il loro pensiero. Abbandoniamoci liberameor~ alle passioni, !asciamole giocare in libenà: esse si compoc-ranno naturalmente in armOnia. Se Dio ci ha dato in dono tante passiooi, ~ perchè ostacola rle? Comprimendole, soffo. candole, l'uomo va contro le intenzioni divine. E' ora, dice Fourier, di far cessare que- · sto funesto errore. E comincia col lanciare i vangeli del nuovo patto sociale: «lo solo saprò convincere venti secoli d'imbecillità pGIitica, ed a me solo le generazioni pceseoti e future dovranno l'immensa loro felicità». Con innegabile genialità d'invenzione ed un certo quale nesso logico nella sua utopia, Fourier disegna il sistema soèiale che egli propone. Le g randi agglomerazioni umane debbono cessare. Gli uomini debbono raccogliersi in Falansleri, cioè in grandi edifici disseminati nelle campagne, in ognuno de.i quali si raccolgono tanti uomini e donne da rappresentare tutte le passioni umaoe: all'incirca duemila uomini per ogni Falansterio. Cerchiamo d i penetrare in questa strana società. Eccoci dinanzi ad uno di questi fa. lansteri, che sono fabbricati tutti ad un modo, vasti e comodi ; c'è un po' di tutto oltre alle case, e cioè opifici, giardini ombrosi, verande, gallerie, teatri. Nel mezzo la torre coo l'o rologio per regolare il lavoro dei colooi sparsi nelle vicine campagne. C'è anche il telegrafo. Peccato che a quei tempi noo fosse nato ancora Marconi, chè Fourier immagina gli abitanti del suo Falansterio a~ ~ionatissimi della musica. E' appunto sulla musica, e cioè sull'armonia, che egli fonda la nuova società. N el Falansterio il focolare d,lmestico è un mito, il vincolo familiare è quasi inesistente : non vedrete mai una mamma circondata da una nidiata di bimbi, chè questi vivono quasi del tutto separati dai ge· nitori nella sola compag nia . dei vecchi, c~oe di coloro che hanno la passione di stare JO· sieme con i bambini. Ai piani superiori sono i giovani. Gli abitanti di ciascun Falansteno sono divisi in falangi e queste in gruppi, ma ognuno è libero di aggregarsi al gruppo eh~ più g li p iace, senza alcun riguardo a \•incoh di sangue. Quanto al lavoro, Fourier ha un'idea profonda : tutti debbono lavorare, si capisce, e tutti sono rimunerati · ma il lavoro deve piaare. Ecco dunque Ù lavoro trasformato in sport. Per piacere, il lavoro deve essere tiJ bre11e d11rata e 11ario : ne consegue che la stessa persona nella stessa gioniàta è ora falegname, ora fabbro, ora contadino, ora cal· zolaio : n è l'essere intellettuale, letterato, filosofo, poeta, musicista o a.."tista in genere, lo esime dalk occupazioni più modeste: solo che l'opera deU'ìngegno è rimunerata più degtU·


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me-nte. In genere, nel Falansterio, chi vale di più è meglio compensat<1. Questo vivere in~ieme e lavorare in comune finisce col centuplicare la ricchezza : vantaggio, dunque, dal lato economico; ma anche vantaggio dal lato morale, chè, dice Fourier, il lavoro in comune e la solidarietà degli interessi distrugge gli odi fra le classi : « non esisteranno più nè ricchi nè poveri e le antipatie sociali cesseranno con le cause che le producono ». Si può essere contemporaneamente capo di un gruppo e subordinato di un altro. l frutti del iavoro vanno in parte all'individuo, in parte al Falansterio: questo funziona come una grande cooperativa di produzione. E l'amore? Qui Fourier, che nella vita era, a quanto si sa, di natura molto sensuale, si sbizzarrisce. Liberate daUe preoccupazioni dei bimbi, che sono affidati, subito dopo la nascita, a belle e prosperose balie, le donne del Falansterio godono parità di diritti con l'uomo. Dunque assoluta emancipazione c relativa libertà di amare... Non già che sia vietato di legarsi ad un solo uomo : soltanto che si può benissimo sciogliere questo nodo al primo accenno, da parte dell'uno o dell'altra. di stanchezza o di noia, e il djstacco non può avvenire senza pubblica e franca dichiarazione. Nel Falansterio tutto si fa alla luce del sole. Niente vieta che esistano coppie che vivono a lungo insieme: niente imposizioni! Col venir meno della fedeltà obbligatoria, vien meno anche il delitto relati,•o dell'adulterio. La donna del Falansterio fino dall'adolescenza può aggregarsi al corpo del V eJtaialo, che fa voto dì castità. Se la castità le pesa, può scegliersi un favorilo e va ad iscriversi all'ufficio del maJr011alo, che è una specie di <~corte di Amore», dove si registrano tutti i nodi e le combinazioni amorose. Se gli amanti vogliono rimanere fedeli per un certo tempo, vanno a finnare un compromesso dinanzi alla Corte di Amore. Qui la legge diventa severa : padronissimi di lasciarsi, ma durante il tempo che dura il contratto la fedeltà deve essere rigorosamente osservata. Tutti noi ronosciamo individui di ambo i sessi che banno la passione di ravvicinare e accoppiare le nature simpatiche : nel Falansterio costoro sono liberi di sfogare la loro passione e sono preposti all'ufficio di... paraninfi, che, sebbene equamente rimunerato, assurge, nel Falansterio, al grado dì missione: questi individui sono considerati « interpreti della vo_lontà divina ed occupano un poste assai ele-

vato nella stima e nella riconoscenza del genere umano ». Non mancano i fali e le fale

RAIMONDO DUHCAJI E UlfA SECUACE DEL MOvuo:MTO CHE PREDICE lL RITOIIMO AIJ.A Y1TA PASTOJIAI.E

che offrono, dietro congruo compenso, il godimento delle loro grazie a coloro che le solkcitano. Anche questa è una passione e, rome tale, divina e da ammettere nel Falansterio. Quanto ai ragazzi, maschi e femmine, fino ai quattro anni vivono affidati alle balie ed aUa compagnia dei vecchi. Da quattro ai sedici anni essi entrano a far parte delle ~Piccole orde », a cui sono assegnati lavori vari. Ma perchè anche per loro il lavoro diventi piacevole, essi vi si recheranno incolonnati come militari, sfilando in ordine e forniti di tamburi e tromhette. Gò esalta la loro fantasia e li diverte al massimo grado. Un partirolare rurioso è questo: poicbè fra i lavori ci sono anche quelli necessariamente sudici, essi sono affidati a.i ragazzi, percbè i ragazzi hanno la ~ deUa sporcizia. Il libero gioco dd1e pass;oni fa deUa società

un'armonia in cui ognuno trova naturalmente il suo posto e tutti sooo felici. Il grande p:>stulato di Fouriec è proprio che le passioni lasciate a sè stesse si compongono armoniosamente, e non c'è bisogno di dice quanto questo ottimistico postulato sia poco conforme all'esperienza. Era naturale che l'utopia di Fourier non potesse trovare molti proseliti : impavido, Fourier moltiplica la sua attività di scrittore dando alle stampe voliHili su volumi, di cui buona parte rimarrà ad ammuffire nelle librerie. Nel 1826 si decide ad aprire una scuola e riesce a raccogliere alcuni uditori fra i quali alami raggiungeranno la notorietà. Ma il grosso pubblico si disinteressa. Fourier noo a:de e insiste nel suo apostolato. Misero irup!egato, passeggiando per le vie di Parigi egli guarda la. folla dall'alto, siauo che un

giorno non lontano raggiungerà il trionfo: basterà che qualcuno gli dia un milione per fondare il primo Falansterio perchè, termine cinque anni, la terra si coprirà di Falansteri e diverrà un paradiso. Puntualmente egli rimarrà in casa, ogni g iorno fino alla morte, dalle 12 alle 13 ·aspettando il capitalista che venga ad offrirgli il milioncino indispensabile per fondare il primo Falansterio. Chi venne a visitarlo, nel 1837, fu la morte e lo trovò calmo e sereno. Cosl scomparve questo curioso tipo di utopista, nella cui opera farraginosa abbondano intuiziooi acutissùne di verità che la scienza dimostrerà e presagi di riforme che il secolo seguito alla sua morte fari diventare realtà. Di tutti gli utopisti sociali anteriori Fourier era quello che Mux ed Engek apprezzavano di più. LI V l .t.

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UNO DEI SOGN1 che più tenacemente ha agitato le menti umane dai più antichi tempi lino a noi è senza dubbio quello del moto perpetuo. E' stata questa una utopi:~ famosa, che, a volte, ancora guizza nella mente di qualche immaginoso meccanico d i provinci:a e si esprime con complicati macchinari. Ma noi sappiamo, oggi, che questo chimerico sistema consistet}te nella ricerca di una macchina che sarebbe nello stesso tempo il suo motore e che produrrebbe del Ja,·oro senza alcun consumo, è una cosa irrealinabile. Fin che vigeranno le leggi che ora regolano la conservazione e la trasformazione dell'e nergia, il problema sarà: sempre insolubile. Infatti quando una macchina si muove con moto uniforme, e cioè essa ha raggiunto il suo equilibrio dinamico, il lavoro motore è sempre eguale al lavoro resistente. Però non bisogna dimenticare che il lavoro resistente è la somma del lavoro utile (cioè di quello che la macchina deve produrre) col lavoro perduto (che è quello che richiede della energia prodotta dalla macchina, la parte necessaria a metterne in moto gli organi, a vincere gli attriti, a superacc tutti gli ostacoli). Accade costantemente che l'energia totale fornita. alla macchina è eguale alla somma di quella a

hl t\tor:.:~~-• , h la concezione del moto f<rpUuo U,l ftl' l l manità ha dovuto COm] Il n r la della quale noi ora 'nl: lmu k :J pp<: pn ncipali. Non senza ricordare la constatazione del matematico Francesco Arago, il quale una volta stabilì che i progetti del moto perpetuo appaiono, con speciale frequenza, sovratutto in primavera. Alle future ricerche statistiche sulla storia delle scienze dovrebbe essere adattato questo piacevole compito : stabilire cioè se questa pazza e profumata stagione non sia la più favorevole alla concezione di utopie e di fantasticherie. Intanto ancora oggi sognatori ed ignoranti si sforzano di rendere possibile l'impossibile c gli uffici brevetti di tutte le nazioni lo potrebbero largamente testimoniare. L'Accademia delle Scienze di Parig i sin dal 1775 dichiarò di non accettar più progetti sul moto perpetuo. E S. T. Gehlers nel suo Dizionario fisico diceva un secolo fa che del moto perpetuo (ptrpetl/11111 mobile lo chiamavano g li antichi ricercatori) si erano occupati, dai tempi più antichi non solo gli scienziati al corrente delle leggi <kl movimento, ma sovratutto coloro che avevano una conoscenza limitata della meccanica, si fidavano molto delJe proprie forze e volevano realizzare le loro utopie ad ogni costo, sacrificando la loro esistenza e le loro ricd:tezie. Per secoli e secoli, uomini iUustri ed uomini osçuri hanno tentato di realiuare que-

(A DESTJIA) SIQNORELLJ:

sta che è una delle più durevoli follie uma· ne lavorando, disegnando, costruendo, sovando, limando. l documenti dei tempi più antichi sono inesauribili su questo argomento : però l'antichità classica non conosceva l'utopia del moto perpetuo. E' nel Medio Evo e più ancora nél Rinascimento e nell'epoca moderna che ci si sforza di realizzare tale utopia. Quando le macchine entrarono nella vita dd· l'uomo e la trasformarono, l'uomo pensò: perchè non è possibile crea re una macchina che non si fermi mai? Il primo progetto a noi noto risale al 13" secolo ed è dovuto all'architetto Vilard de Honnecourt. Ad una ruota pendevano sette battagli. Al cadere di uno di questi la mac· china primitiva doveva girare, e poi, dato che ogni battaglio le dava nuovo slancio, rim anere in moto fino al giorno dd gi.udizio universale. Leonardo da Vinci, preso anche egli dalla m~vigliosa utopia malgrado la sovranità del suo genio, 'duecento anni dopo, disegnò qualcosa di analogo. Egli scriveva, rivolgendosi agli oscuri eroi dell'irraggiungibiJ~ idea : «O scopritori dell'eterno movim~t.o, quanti diversi piani avete creato in stmilt ricerca!». Ma non era troppo convinto della realizzazione del ptrpeiNIIm mobile. Un secolo dopo il celebre cognato di Cromwcl!, Jobn Wilkins, nella sua opera MtzJbnmdu Magie negò il moto perpetuo. . Ma i suoi contemporanei non erano dotab di egual senso critico e di tanta intuizione scientifica. E cosl Atanasio Kirker, Edward Somecset, Cristoph Scheiner ed altri studiosi alJora celebrati si dettero a questa ricerca al-


l. BOSCH - L' INFEIINO (PA.RTJCOLAJIE)

tascinante, costruendo macchine impossibili : ma si era in un tempo in l"Ui i giocattoli tecnici, curiosi e complicati, erano di moda. Nel 1683 il dottor Johan Ioachim Becher additava la soluzione dei seguenti otto problemi come i compiti più importanti della scien.!:\ del suo secolo: la lapù philnsophol'llm, il liquore A/rahesl (liquore miracoloso alchiraistico), rendere bianco il vetro, l'et~.-n.t lu.:::, le Jjnee hyperholt.e in un punto cmciale. la· longitudine in mare, la quadratun dd ctrchio e, naturalmente, il moto pcq:ctu''·

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mente bollente. E Boy le ( 1627- 169 1) che per tanti lati della sua opera appare così superiore ai suoi colleghi contemporanei, perchè questi erano ancora degli alchimisti mentre egli era già un chimico nel senso moderno della parola, lavorò anch'egli al moto perpetuo. Un altro gruppo di ricerche abbracciò il campo dc:i tubi capillari combinati con un sistema di leve e pose questo <urioso problema : « Come muovere un mulino attraverso un sifone?». Ed uno scienziato della forza di Bermoulli, r_avvisò nell'apparizione della pressione osmotica la possibilità di realizzare finalmente il perpetuum mobile inseguito inutilmente da tanti secoli.

. Ma le difficoltà che si incontravano nel campo delle meccanica non scoraggiarono gli. inseguitori d~l moto perpetuo. Essi cercarono negli altri campi scientifici: nel magnetismo, ad es., e nell'idraulica. Ne vennero fuori progetti ancor più strampalati. I progetti magnetici, però, sorvolano sul fatto che il lavoro viene prodotto soltanto attraverso lt' forze e le debolezze d i un campo magnetico e che a tale scopo occorre un intervento esterno. I progetti idraulici, che diedero luogo aUa costruzione di macchine fantastiche, hanno questo di comune : hanno cioè una chiocciola che viene spinta in giù attraverso il meccanismo di un mulino e che riporta l'acqua al livello di partenza. Il più celebre di tali progetti fu illustrato nel Thea. /rum macchinarum notum di G. A. BOckler, pubblicato nel 1662. Neanche la chimica fu lasciata in pace. Il moto perpetuo chimico doveva realizzare un

Ma nella storia di questa durevole utopia, non mancano gli episodi di saport lH!JOristido, come quello di Ernst Elias Bessler Orffyrens. Questo tipo di gabbamondo aveva installato il perpetuum mobile orffyrea11/JJ nel 1715 nel castello di Weissenstem presso Kassel. Il conte Carlo di Essen-Kassel gli dette il titolo di consigliere commerciale e favorì le sue bizzarre imprese rilasciandogli un certificato di lode per la sua macchina. E Io stesso fece (e la cosa sembra incredibile), il celebre fisico olandese Gravesend. Però tutti e due noo avevano esaminato l'interno dell'apparecchio. Pietro il Grande che, nelle pianure ghiacciate della Russia stava in ascolto di tutte Je novità europee, pensò che era bene non la~iarsi sfuggire la cosa, perchè una macchina

liquido infinitamente spumante o perenne-

simile avrebbe potuto essere UQ valido aiuto

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nella sua opera di costruzione di una Russia moderna. E perciò spedl un inviato in Germania ben fornito di danaro, per acquistare il miracoloso congeg no. Ma l'imperatore russo era diffidente e si volle consigliare con uno degli uomini più illustri della sua epoca: Leibniz. Il filosofo chiese di fare un'indagine .sulla macchina. E l'affare fallì perchè il furbo consigliere commerciale si guardò bene dal far toccare da un tecnico il suo perpeltllmJ mobile e dallo spiegare il funzionamento del suo congegno. Non bisogna dimenticare che il. moto perpetuo è strettamente legato con la filosofia scolastica : e non poteva essere diversamente per un orientamento spirituale che negava in modo éosì reciso l'esperienza. Anche la mistica cercava il suo perpet!Jum mobile nalmae che era per essa il simbolo dell'eternità di Dio. Oggi nessuno più pensa al moto perpetuo se non come ad un curioso ricordo di epoche tramontate. Esso potrebbe essere rea- . lizzabile negli infiniti spazi dell'universo qualora i corpi celesti non incontràssero resistenza alcuna da parte del mezzo che essi traversano nel loro vertiginoso movimento. Ma lino a che sulla terra non sarà possibile eliminare Je resistenze passive l'utopia continuerà a rimanere utopia. Le macchine, dice un fisico illustre, Malfour Stewart, non sono una fabbrica dove si _crea l'energia. Esse rassomig liano piuttosto ad un mercato: se non vi si porta nulla, con nulla certamente se ne ritorna. DO.IIJtl(ICO

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VISIONE CINEMilTOCJIM'ICA DELLA PAlltEH%A D'UN RAZZO INITEBPLANETABJO. DIJBA.MTE LA SULJ.O SCHERMO SEMBRA MOLTO IIEIU.E. MA LE UMITATE POSSIBILITA' UMANE DI PERCEPIJIE l IN VELOCITA'. NON PERMETTEBEBIIEJIO. NEL VERO. lL BOLIDE DISTJNTAMEII'TE.

l'asta preparazione delle donne d'Europa alla

geranti si occupava una delegazione comandata dalla famosa suffragetta Jane Addams. Il

crociata per la pace mondiale.

Comitato di Miss Addams tornò all'Aia l'Oli

Scoppiata la prima guerra mondiale, Madt<me Schwmuner, che "iveva a Londra ricoprendo le funzioni di segretaria della Lega per li Voto alle donne, ebbe dal governo britan· nico il pennesso di rimanere in Inghilterra finchè non fosse riuscita a trovar posto su una nave diretta agli Stati Uniti. Immediatamente la \'lll4anica Rosika si mise con tutte le sue energie a organizzare le donne a favore ài un·associazlone da lei battezzata LA CONFERENZA DEI NEUTRAU PER UNA MEDIAZIONE TRA l BELLIGERANTI. L'idea era questa: le nazioni neutrali capitanate dagli Stati Uniti avrebbero dovuto persuadere i belligeranti a firmare un armistizio; adoperarsi poi con ogni mezzo per indurii a sistemare le loro difficoltà per vie diplomatiche. Nel settembre del 1914 M.me Schwimmer si recò negli Stati Uniti a sottoporre il suo piano al Presidente Wi!son, ma non ebbe successQ. Niente affatto scoraggiata compl un giro di conferenze in UDa ventina di stati, raccoglien. do adesioni, poi tornò in Europa per parlare al Congresso Internazionale delle Donne, che ~·inaugurò nella primavera del 1915 aJf'Aia. Il rongresso votò all'unanimità un ordine del giorno accordando la sua adesione a M.me Schwtmmer; inviò inoltre delega.uoni di donne a sottoporre personalmente il piano ai gon.-rni d'Europa, belligeranti e neutrali. M.me Schwimmcr, cittadina di uno Stato belligerante si dedicò ai neutrali, mmtre dci belli-

documenti che dovevano pesare in segwto sulla decisione di Henry Ford a noleggiare I'Oscar IL Vale forse la pena di indugia~i brevemente sull'opera del Comitato. Le signore furono ricevute dovunque con la massima cortesia. Sir Edward GrC)' le ascoltò per conto del Go\'ttllO bti· tannico; Viviani per la Francia, il Ministro degli esteri o· A.vignon per il Belgio; il Cancdliere Von Bcthmann-Hollweg per la Ger· mania; il Ministro degli Esteri Von Rajecz pe; l'Austria, e un certo Sasanoff per la RUSSJa. Ognuno dei diplomatici firmò gentilmente il resoconto della intervista avutll con miss Ad· dams : per esser più precisi firmarono le quattro principali nazioni alleate, mentre dat t~c· schi e dagu austriaci le signore del Comttato si ebbero solo assicurazioni orali che le Potenze Centrali non si sarebbero opposte alb convocazione di una conferenza di nt'lltral/. Madame Schwimmer contribul all'opera delle sue colleghe con un rapporto sulle accog~C'IIlt entusiasticne ricevute dai governi neutrali. . Due mesi dopo, nel novembre 1915. Ros1~a Schwimmer parlò durante un mtiJing rch· gioso a Detroit. Terminato il suo discorso. U11 giovane giornalista le si avvicinò e le d,nac perchè non avesse trattato con Henry Ford. Rosika r1spose che i segretari del grand'~ glielo avevano impedito, e il giovanotto s'• pegnò a procurarle un'intervista per iJ dopo. Alle undici della mattma se&~•ll;

Tutta que>ta sua attività rientrava in una

f

NEL 1915, quando Rosika Schw1mmer conobbe Henry Ford, era già famosa in Europa wme una feminista importante c come !"organizzatrice del movimento pacifista. Nata a Budapest nel 1877, bambina malaticcia e debole, Rosika studiò durante i primi anni della fanciullezza a casa sotto la sorveglianza di un istitutore. Frequentò poi per qualche anno una scuola di suore a Temesvar, e completò infine la sua istruzione con quattro anni di scuola superiore a Budapest. Non ancora ventenne era già l'organizzatrice e la rappresentante di nume~ose leghe e associazioni con programmi di riforme sociali e di collabora. zione internazionale. Nei primi anni del 1900, Madame Schwimmer, (Rosika aveva sposato intllnto un giovane giornalista ungherese dal quale divorziò quasi subito) diventò famosa per le sue conferenze e i suoi opuscoli di propaganda. Ogni anno faceva il giro deJJe capitali d'Europa tenendo infiammati discorsi sulla emancipaztone delle donne, il lavoro dei minorenni, i rapporti internazionali e altri ai· gomcnti scottanti. Nel tempo che le rima. neva scrisse una serie dì opuscoli in ungherese e in tedesco, dedicati alla «nuova donna», al c matrimonio ideale ~. alla scelta di una wriera, l'cduwionc: dei figli, e via dicendo.


dame Schwimmer veniva introdotta nell'ufficio privato di Ford, in un'atmosfera in~data e sospettosa. Il grand'uomo era circondato da un cordone d'amici e impiegati, compresi i suoi 2.vv.ocati, il capo del suo reparto pubblicità ed alcuni pezzi grossi. Madame Schwimmer difese h sua causa, aggiungendo che al suo piano di mediazione potevano efficacemente collaborare i Governi come i cittadini privati. Il piano sarebbe riuscito certamente, dichiarò: lo provavano i documenti in suo possesso (le dichiarazioni firmate dai quattro diplomatici alleati). Per passare all'azione il Comitato aveva solo bisogno di denaro. Appena Rosika ebbe finito dì parlare, i proselìt'i di Ford · cominciarono ad attaccare il piano. Il grand'uomo non aprl bocca. Quando Rosika fu per andarsene si offrì di accompagnarla all'ascensore ; appena lontano dagli altri le chiese di ritornare il giorno seguente e di portargli i <(<documenti». M.me Schwimmer portò h ma'ttina seguente a Ford i famosi documenti in una. valigetta nera che, incidentalmente, doveva diventare ai suoi giorni un simbolo d i pace ironico quasi q uanto oggi l'ombrello di Chamberlain. Tuttavia Ford accolse molto seriamente la valigetta nera di Rosika Schwimmer e il suo contenuto. Lesse con attenzione le dichiarazioni dei diplomatici che riempivano due pagine in grande formato, poi si alzò dalla scrivania e disse a Madame Schwimmer : +: Va bene, cominciamo·: che cosa debbo fare?» Più tardi, a una colazione in casa Ford, l'entusiasmo sali al suo colmo. Il grand'uomo mise a disposizione della suffragetta l'intero

suo patrimonio, se ce ne fosse stato bisogno. La signora Ford contribuì con diecimila dollari della sua cassetta personale, e il piccolo Edsel partecipò all'allegria generale ballando e suonando il tamburo accompagnato da un fonografo Edison. Il denaro, fu deciso, sarebbe stato amministrato da una delegazione di personalità :tmericane, che avrebbero preso il nome di « Spedizione Ford per la pace », e di cui Madame &'hwimmer sarebbe stata il consigliere e l'esperto. . Rosika Schwimmer tornò immediatamente a New york, per organizzarvi la delegazione americana, e Ford si fece riservare la prima e seconda classe deli'Oscar II per il costo di ottantamila dollari per un prossimo passaggio in Norvegia. Si recò poi a Washington a conferire col Presidente W ilson, che accordò alla spedizione la sua benedizione privata pur rifiutando di avervi alcuna ingerenza ufficiale. Un piano forse migliore, spiegò, poteva presentarsi in avvenire, e gli Stati Uniti dovevano rimanere liberi di agire al momento buono. « Se voi n·on potete agire, disse Ford congedandosi, agirò io». Nove giorni esattamente dopo il suo primo incontro con· Madame Schwimmer Ford ricevè i rappresentanti della stampa d i New York in un appartamento dell'Hotel Baltmore; una quarantina circa di reporlers. Sotto il fuoco di tutti quegli occhi indiscreti, Ford sembrò nervoso, finalmente si buttò a capofitto nell'argomento, dichiarando: «La nave intanto l'abbiamo». «Quale nave?» chiese uno degli intervistatori. · Nessuno era ancora vaga-

mente al corrente del programma della Spedi zione Ford per la Pace. « L'Oscar II, naturalmente » disse Ford. «Beh, e poi ? che cosa vi proponete di f :ae? » « Andiamo in Europa a metter fine alla guerra. Vogliamo tirar fuori i ragazzi dallt· trincee per Natale ». «Fuori delle trincee per Natale», questa frase diventò da quel giorno una battuta amena, che susCitava immancabilmente il riso in qualunque bar o su qualunque palcoscenico d i varietà. «La grande guerra terminerà il giorno di Natale. La farà finire Ford », annunziava un titolo a cinque colonné, la mattina seguente, sul Trib11ne. Gli altri giornali della città non presero più seriamente la spedizione. Un dÌsegnatore dell'Herald mostrò Ford che ridendo felice si faceva g irare una manoveUa nel cervello. Il IJVor/d lo rappresentò sotto forma di un grande uccello bianco che volava alto suUe nubi. Nel Times era un moderno Davide ; vestito d'una corta tunica si p reparava ad avventarsi con un modello T eontro il Dio della guerra. Intanto Madame Schwimmer aveva preparato una lista di un centinaio di uomini e donne americani rmportanti, che considerava ottimi elementi per una spedizione pacificatrice. Figuravano tra questi : il colonnello House, il giudice Ben Lindsay, Rogers Babson, WiUiam Howard Taft, Lutber Burbank, Henrick WiUem, van Loon, Thomas Edison, John Wanameker e i Governatori dei 48. Stati al completo. Una settimana prima della


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p:utenza dell'Oscar Il, tutti questi personaggi « Perchè è una Ford » rispose uno dci pelfurono invitati a partire per la Norvegia, ospiti legrini tra scrosci di risa. di Henry Ford. Dei quarantotto governatori, Quando lo scalandrone fu ritirato Ford riap.Kcettò solo quello del North Dakota ; le uniparve sul ponte nel precoce crepuscolo inverche personalità della lista di M4d<~me Schwimnale accompagnato da Thomas Edison e da mer. che parte<iparono alla spedizione, furono altri, suoi amici. Dalla f.olla sulla banchina il g iudice LinCisay e la signora Fels, vedova di partirono grida di evviva a!Jo indirizzo del un fabbricante di sapone. g rand' uomo, che, mentre I'Oscar Il si allontaA misura che arrivavano i rifiuti, altri innava lento, buttò sorridendo agli spettatori tre \'iti venivano mandati a celebrità minori. Ford dozzine di rnagoifil•he rose « American decise improvvisamente che la spedizione aveBeauty >>. La t raversata d e ll'O scar Il insolitava bisogno di giovéntù, e reclutò una quamente cattiva, durò quind ici g iorni. Malata fin rantina di studenti tra gli universitari e quelli òal primo giorno, Rosika Schwimmer si chiuse nella sua cabina. Ciononostante, secondo il di istituti superiori. Qualcuno Ìn\'iò un invito I alsificato al Presidente della l ega americana piano da lei disposto, i delegati venivano riucontro il fwno, certo Charles G. Pease, che niti due volte al giorno per ricevere istruzioni partì senza i}ldugio per New York . Subito i su argomenti che andavano dalla coscienza _giOrnali pubblicarono titoli a caratteri cubinazionale degli studenti scandinavi ai vantaggi della vocazione giornalistica. tali : « I cannoni non devono più fumare, dice Evidentemente poco ansiosi d'istruirsi, i Pe;tSe ». Scoperto l'inganno, Ford invitò egualmente Pease. Un poeta minore di Philadelgiornalisti non partecipavano ai rinfreschs intellettuali offerti ai pellegrini. Fondarono inphia, incluso tra g li invitati per comporre odi ,dia pa('e, ch•ese il permesso di portare la sua Yece il «Circolo dei Vikinghi », che teneva fi danzata. Ford non solo diede il consenso, og ni giorno le sue riunionj nel bar della seconma aggiunse che a\'tebbe fatto celebrare il mada classe. l 54 giornalisti dello Oscar Il vi trimonio a sue spese a bordo, il primo giorno sede"ano in permanenza, giocando ai dadi, bc,lt:lla traversata. Di\•ersi minist ri accettaron o ,·endo ponce svedese, e cantando una can l'in\'ito suii'Oscar II, tra questi il consigliere zone composta da loro, intitolata: « Ho tanta, tanta sete ». spirituale di Ford, il diacono S. S. Marquis. Ford invitò infine, malgrado il trattamento Essendoci in quei giorni scarsstà di notizie, ~t. e la sua spedizione aveva ricevuto dai g iororganinarono, per crearne,. finti processi a ca. n.<li, un gran numero di giornalisti ad accom rico dei me mbri della spedizione. l pellegrini p:~gnarlo gratuitamente. Nessuno avrebbe spesi prestà\'ano con straordinaria compiacenza. Il so un centesimo, promise. nemmeno per le corrispondente del Phi/adelphi<l Ledger. un mance, e a bordo ci sarebbero st:lle macchine g iovanotto chiamato William C. Bullitt, oggi d.1 scrivere per tutti. L' invito fu accettato da J.mbasciatore degli Stati Uniti a Parigi, tele,inquantaquattro g iomalist;. La lista completa ~rafò al suo g iornale che due ministri i reverendi Charles Akes e Jenkin Jones avevano <Omprenden oltre a · questi. Fo rd, Rosib S.:hwimmer, 188 pellegrini di paçe, tre operapermesso ag li operatori di riprenderli mentre tori cinematografici, 12 stenografe. sette scgiocavano a saltamontone sul ponte. Un aftro ministro il re\·erendo Teofilo Montgomery, fu bretarie. nove '-sperti di pubblil'ità, due f attorini, due esperti letterari, un ammm•stratore, fotog rafato appeso per i piedi a un albero i n un org anizzatore di riunioni, e un dandestmo. atto di « cercar sottomarini ». Queste monelle. La na\'e partì senza la benedizione papale, il rie non turbavano affatto H en ry Ford. Il granc.oblogramma che la chiede\ a essendo stato ind'uomo si rifiutò assolutamente di proibire, come avrebbe Yoluto Mud ame Schwimmcr, che \'!Jto in"ece che ,11 Pontdice Bencd('ttO XV, .1 Uencdctto V II!, morto d.t dieci S<'(oli. l.t p:utenza J eii'OscH 11 fu fissata per le. due del pomerig;;io Jet 4 dicembre; quel g iorno rremdJ persone si affolla"ano sulla banchina, ri dendo, cant.mdo, e !:ridando a squarciagola. L:t na,·e tra decorata come per un'escursione domenic:tle con colombe a; cartone bianco. stendardi su cui e ra scritto «smettete di bat_ tervi » e «fuori dalle trincee», noncllè lll':l btmdiera d~lla pace di fantasia, con due no:.n i che si stringe\'ano su una spada spezzata. D ue bande, una sul ponte e un a sulla banchina, suonavano motivi popolari pacifisti. Ford imbacuccato in una lunga pelliccia, col suo sor- _ risetto forzato sulle labbra, fu accompagnato a bordo da una squadra di agenti. Si fermò a fare un'ultima dichiarazione ai cronisti del portp: « La pace è semplice buon senso » disse e sparì nella sua cabina. . . . . Intanto fra i passeggen appogg•atJ a• parapetti e i loro amici sulla banchina venivano scambiate battute scherzose. « Quando iornate? » urlò uno degli spett~tori.

« Quando sarà finito il denaro di Henry » rispose un peJiegrino. La partenu deii'Oscar II fu ritardata di

alcune ore. « Ole accade? ,. cominciavano a urlare quelli della banchina. « Perchè non parte?».

la radio di bordo trasmettesse « notizie ftiYole ». « Voglio che tutti si sentano qui come a casa loro >> concluse. Inviò tuttavia un messaggio al presidente Wilson, pregandolo d1 non credere tutto ciò che avrebbe letto sulla spedizione. Il Congresso si riunì poco dopo la partenza deli'Oscar II e il presidente Wilson diramò i suoi primi messaggi interventisti. l et. ti li a bordo dopo una violenta discussione du. rata la notte, i delegati deii'Oscar Il -;otarono un'aspra protesta contro le iniziative di Wil. son. Questo incidente creò nel seno della Spe. dizione una scissione che non doveva mai piu san arsi. I l corrispondente del T.•meJ, McCiure era alla testa dei dissidenti : dichiarò, che i SUOt seguaci non avrebbero tollerato che un gesto ufficiale del Presidente venisse censurato. Il capo del partito avverso obbiettò che chi non si opponeva all' intervento degli Stati Uniti ntl. la guerra europea era semplicemente uno sfruttatore a bordo della nave della pace. Nt ~eguì u n a gazzarra generale, e molti venneso alle mani. « La colomba della pace è volata ,·ia, sca~ciata dagli urli dell'aquila» telegrafò al suo g iornale il rappresentante della Chirago 1'rib11ne. Il resto del viaggio si svolse in un'ar. mosfera di collera e di sospetto. Sempre chiusa nella sua cabina, M4dame Schwimmer ne usò. va oc.:asionalmente per un b reve giro solitano del ponte, e portando sempre con sè la mistt· riosa vali getta nera. Nessuno vide più Ford, t cominciò :1 circolare la voce che l'avessero inca. tenato al letto. l pellegrini della pace, divisi in partiti nwnerosi, erano semp•e nascosti negli angoli a oomplottare. La mattina del 19 di. m nbre 1914 I'Oscar Il entrò nel porto di (ri. ~t ia.nia accolto dalla più terribile tempesta di ne.,.e ..:he si vedesse da l O anni in quella citti. Una delegazione d i pacifisti e di ministri nor. vegesi salì a bordo, accolta da un gruppo di pellegrini con in t esta il giornalista McCiure. « Siamo divisi' » furono le prime parole dr McCiure agli attonici norvegesi: «Niente potri più ravviciuarci>>. !ùtri pellegrini protestarooo, e l'aria gelida fu presto lacerata da gridi, e d1 insulti. Quella sera, a un banchetto offerto da lla associazione degli studenti dcii'Uni1•ersiti dr Cristiania, la spedizione produsse un'impressione migliore. Il reverendo dr. Jones recitò un lungo componimento che s'inizia\·a con un s.J. luto alla Norvegia. « Patria dei Pini ». e !l Direttore Amministrativo della spedizione. P!aintiff. annunziò che il suo principale offriva diecimila dollari per la costruzione d'un cir. colo studentesco. Ford seguitò a non farsi v:I'O e dopo una settimana circa di soggiorno • Cristiania, fece a Madt~tne Schwimmer unJ preoccupante confidenza: «Mi sembra mc· g lio », le disse «che io me ne ritorni, a CIS.! da mammà ». « Mammà » nel buon vecchb idioma ameri<lano ·significava la moglie dr Ford. Allarmata, Rosika Schwimmer sussurrò ai suoi intimi che era prudente tener d'occhio Ahter Ford. Non si sbagliava : alle due della mattina seguente fu informata che i bagagli di Ford venivano trasportati alla chetichella fuori dal Grand Hotel. M4dame Schwirnmer sve· gliò alcuni alt.r i pellegrini, e si precipitò giù con essi, in tempo per vedere Ford e il suo amico Dean Marquis salire in un tassi. Rill1· proveri preghiere minacàe tutto fu inutile· Ford partì per Bergen, dove fissò un posto su • una nave sotto il nome di John Dahdnger. R&;~!otELL

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L'.ACCADEMIA maggiore di ugado occupava parecchi edilizi posti da ambo i lati d 'una strada, che furooo destinati a codesto scopo perchè disabitati. Ogni sbnza cooteneva uno scientifico personaggio intento a qualche suo esperimento, e talora più d 'uno ; e l'Accademia comprendeva circa cinquecento stanze. Tornai parecchi giorni consecutivi a visitarla sempre accolto dal portiere con somma cprtesia. Il primo accademico che visitai aveva il volto magro e spaurito da far compassione, la barba e i capelli incolti, la 'pelle color tabacco e gli abiti e la camicia del colore stesso della pelle. Egli da otto anni si perdeva dietro un progetto consistente nell'estrarre i raggi del sole daUe zucche, affinchè fosse possibile, dopo averli chiusi in boccette ermeticamente tappate, di servirsene per risca.ldace l'aria nelle stagiooi fredde e umi<le. M i disse che s perava, entro i prossimi otto anni, d i fornire ai giardini del governatore dei raggi solari l. a un prezzo conveniente. Si IJUnentò però d 'esser povero e mi chiese qualche soldo a guisa d' incoraggiamento, tanto più che le zucche erano piuttosto care, quell'anno. Per fortuna il signor Munodi, conoscendo g li usi di codesti scienziati, mi ave,·a dato qualche sp icciolo ; cosl potei contentare l'accademico, il quale, come i suoi colleghi, ripctC\'a la stessa richiesta a tutti i visitatori. Entrando in un 'altra sala, fui quasi tentato di uscirne per l'orribile puzzo che l'empiva. Ma la mia guida mi esortò a fanni avanti, pregandomi, sottovoce, di non offendere in ala.m modo lo scienziato che ivi risiedeva : sicchè noo osai t. neppure tappa.rmi il naso. L'ingegnere che staya lì era il più . vecchio dell' Accademia ; aveva la faccia e la barba giallastre, le mani e le vesti piene di sudiciume. Quando g li venni presentato mi abbracciò con effusione, ma non g li fui punto grato d i: codesta cortesia. Costui fino dal primo giorno del suo ingresso nell'Accademia indagava $W modo di ritrasformare gli escrementi umani nel primitivo aspetto di cibi da cui risultavano, $CpUandooe le varie parti e depurandole del fiele, che è appunto la causa del puzzo che mandano gli c:scrcmcnti. Egli faceva svaporare il fiele e toglieva b schiuma derivante dalla saliva. Ogni srttiman.a l'Accademia (· gli forniva, per le we esperienze, un recipiente pieno di sostanze fecali grosso all'incirca come un barile di Bristol. Un teno che visitai mva arroventando il ghiaccio per estrarne, diceva lui, la migliore qualità di $alnitro, con cui fabbricare lil polvere da sparo. Mi mostrò anche un suo ~~ trattato sulla malleabilità del fuoco, che avrebbe pubblicato presto. Un architetto di grande genialità, che conobbi dipoi, •.!'0~· aveva inventato un nuovo sistem:l di costruire le case cominciando dal tetto per finire con le fondamenta : e giustili.avl la sua trovata con l'esempio di ciò che fanno l'ape e il ragno, due insetti di cui ness.::1o mette io dubbio l'intelligenza. Un accademico, cieco dalla nascita, aveva sotto di sè parecchi apprendisti noo meno ciechi di lui : essi si O<Xupavano di fabbricare i colori per pittori ; c il maestro i05Cgnava agli $COlaci a distinguere le tinte per mezzo del tatto e dell'olfatto. Sgraziatarncnte, neiJ'epoca io cui visitai l'Accademia, gli apprendisti non erano ancora esperti oel loro mestiere, e lo stesso maestro s'iogannilva generalmente nella scelta dei <Oiori. Tuttavia codesto artista era molto stimato dai suoi coll~i.

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1JN 1J'I'Cti•ISTi\ J)J~L '5CtCt

1\.I~ .J)ftNI DAL FONDO del suo carcere napoletano oscurissimo e micidiale il monaco filosofo Tommaso Campanella ha la consolante visione di una Città del Sole. E' lo spirito che spezza i ceppi e infrange le sbarre, di cui il corpo è prigioniero, per librarsi in una atmosfera di benessere e felicità, che cancella fino il ricordo dei martirii sofferti « io luogo bassissimo ove non è oè luce nè aria, ma fetore, ma umidità e notte e freddo perpetuo ... ». Ma prima di lui, dal seno di quel Cinquecento guasto e privo di ideali, una voce si era levata io Italia per contrapporre alle ingiustizie di una società superficiale e vuota la visione di una terra beata, in cui gli uomini ignorassero disuguaglianza e guerra, adagiati in una esistenza di perpetua pace e uguaglian:ill. Quest'atto di accusa contro la società, questo ideale di quiete beata, furono il parto della fantasia di uno degli spiriti più stravaganti del tempo, un uomo a cui non facevano di. fetto nè ingegno nè cultura, un misto di qualità buone e cattive: il fiorentino spirito bizzarro Anton Francesco Doni (1~1 3-74). Ciò cbe si sa di questo letterato si riduce a ben poco: era nato da un forbiciaio e s'era fatto frate, ma per laicizzarsi di nuovo, spinto da una gran sete di vita libèra. A Firenze aveva fatto lo stampato re ( 1546-7) a Venezia fece il correttore di bozze di stampa e co. minciò anche a scrivere volumi di novelle. Nemico dell'Aretino, contro il quale scagliò sul T erremoto improperi feroci, gli somigliava io molte cose, pur non avendo di lui nè l'arguzia fine nè il fosforescente umorismo. Sembra morisse quasi pazzo : di lui si dice che negli ulcimi artni vivesse solo, presso Monselice, in un torrione deserto, dal quale non usciva che di notte e quasi nudo. le sue opere (e furono diverse) ebbero dapprima qualche successo, dovuto alla ricchezza c purezza della lingua, ma presto furono dimenticate. Un giorno càpita al Doni di leggere l'Utopia di Tommaso Moro : il riso g li si spegne sulle labbra ed un sincero disgusto per le miserie umane dà nuova forza alla sua vena di scrittore. E' stanco di assistere allo spettacolo pietoso che gli offre la società in cui vive: « l poveri cascan di fame per le strade; i bottegai e gli artigiani vivono due tetzi di ruberie; i mercanti trappolano oggi l'uno e damani l'altro; dei ladri ve ne sono le selve... ». t.:n rimedio bisognerà pure trova.rlo. Una nuova forma di Governo? Neanche per so. goo. L'una vale l'altra: «Vedete, io non sono parziale; quando le città son bene governate ... ; gli uomini virtuosi aiutati; i popoli sovvenuti, la giustizia rettamente amministrata... , o siano uno, o due, o tre, o sette, o mille che governano, noo mi dà nulla di fastidio .. :». Quanto alla religione, ognuno se la spicci come gli plre. E allora? Non dè che da fondare un nuovo mondo, di cui il Doni traccia

...

lt linee essenziali in forma di Yisione. Parla sul serio? Sì e no. Ma, invece di lui, parlano due Accademici, il Savio e il Pazzo, che si recano alla città ideale per poi magnificarne la «maniera nuova nell'arte del vivere». l due interlocutori sono accompagnati nella loro Yisita da Giove c da Momo, in sembianze umane. La prima cosa che colpisce la piccola comitiva è' la forma della città, perfettamente tonda come una stella, chiusa da una cerchia ma non separata dalle altre città da alcuna linea di confine. A che pro se gli abitanti r:on conoscono e non praticano l'arte della guerra? Difendersi da chi o da che cosa se non sovrasta ad essi alcun pericolo? La città è tracciata con la squadra e col compasso; nel mezzo è un g ran tempio dal quale partono come raggi cento vie che mettono capo a cento porte. Con licenza del Doni vien fatto di pensare alle fotografie di certe carceri americane ... Del resto, è naturale che, reagendo a una società dove tutto gli sembra sia disordine, disuguaglianza, dissimmetria, l'utopista versi nell'opposto: ordine ed uniformità fino all'eccesso. Utopismo e architettura rag ionati vanno sempre assieme. Nella città di Doni tutto è standardizzato, a cominciare dall'agricoltura : «Dove facevao bene le viti, non si faceva piantare altro; dove il frumento, dove i fieni e dove la legna ». l mestieri sono distribuiti a gruppi, due per via: da un lato tutti i sarti, da un altro tutti i negozianti di tessuti. Le vie essendo cento, non ci sono meno di duecento fra arti e me-

stie ri. La via più allegra dovrebbe dove si radunano tutte le osterie : modo di dire, chè la lista delle vunqll(! la stessa, ed i pranzi parsimoniosi. Nè c'è speranza di transigenza dell'oste e farsi servire un ghiotto mediante una mancia generosa città ideale il danaro è abolito: tu mi mangiare, io penso a vestirti; tu ' mi fai le scarpe, io ti do un fiasco di vino. E,.si capisce, uniformità nei cibi, uniformità nel vestire solo che i colori degli abiti variano secon~ l'età : « fino ai dieci anni bianco, ai venti ver. èe, ai trenta paonazzo, ai quaranta vermiglio, e poi il restante della vita negro». Una pro. oéssione malinconica di convittori e convittrici. U guaii tutti in vita e in morte, vietata perciò ogni pompa di funerale. Funerale? Per piaflgere chi? Se volete ri. sparmiare all'umanità il dolore «della morte della moglie, dei parenti, dei padri, delle ma. dri e dei figliuoli » non c'è che da abolire il matrimonio I figli che nascono dalle unioni naturali appartengono al Comune. Abolita, co. me nella Repubblica di Platone, anche la pro. prietà, chè « il dire questo è mio e quello ; tuo rovina il mondo... ». Ancora: non hanno diritto di vivere se non gl'individui sani : prescritta perciò J'uccision~ dei bimbi deboli c deformi. Speciale rigu<trdo godono invece, i malilti adu!~i e i vecchi, che sono raccolti ~ curati in comodi ospizi. Il suicidio- è tollerato come cosa naturalissima, anzi, in alcuni rni, si consiglia addirittura... E il governo? Nessun capo vero e proprio : basta un sorvegliante per contrada : un sacerdote. Il più vecchio dei sacerdoti è il « capo della terra ». Del resto nè il capo nè i suoi dipendenti banno troppo da insuperbirsi della loro dignità poi. chè non si distinguono dagli altri nè per vesti nè per onoranze. Nella città del Doni noo esistono nè primi nè ultimi : tutti eguali; u01 specie di corteo di frati grigi salmodianti, d~e procedono mogi mogi, appaiati, disciplinati; un gregge di pecore che se ne vanno ad una ad una, e lo perchè non sanno... Niente orgoglio, niente competizioni, emu· !azioni, gelosie. Vengono i brividi al solo im· maginare una simile società, dove non sorgooo nè discussioni, nè dissensi, nè polemiche, mc· no che mai diverbi, alterchi. Tutto tace, tutto è spento. Un vero cimitero. Unico svago, la musica, che costituisce il diletto sovrumano di quei felici mortali. Ad essa attendono alcuni cittadini, che sono perciò dispensati da ogni altro lavoro. Anche la scultura e la pittura sono in grande pregio: schiere di pittori e di scultori lavorano cooti· nuamente ad abbellire e adornare gli edifici. E Ja poesia? Ahimè, poveri poeti, in questo paradtso voi siete i paria della situazione! Ou vuole scrivere versi lo faccia pure, ma noo gli è consentito di dedicare alle Muse se noo quella parte del tempo che riesce ~ sottrarre ad altre occupazioni non però disdicevoli alla sua arte principale, come « uccellare, pescare, cacciare, far reti... )). Ci volevano i poeti per far sl che Anton Francesco Doni si abbando. nasse a quella vena umoristica, di cui è soffusa qua e là la sua vasta produzione e che dà ad al.cune sue pagine colore e sapore. Non sapptamo se i suoi colleghi se la prendessero a male : probabilmente furooo essi t diffonde~t la .voce cbe l'ex monaco fiorentino, tipografo, ~!tor~, scrittore, correttore ed utopista era oè ptu ne mmo che pazzo.


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PIANETI E TERRE ASTRALI

ALCUNI tra coloro che leggeranno i miei scritti, specie poi la mia descrizione del cielo, crederanno ad un gioco della mia fantasia, io did1iaro invece in nome dolla Yerità che ;·utto ciò è rC;almente accaduto sotto i miei occhi. Il Signore mi è apparso e mi ha dato f'.:>rdme e la missione di illuminare gli uomini su tutto ciò che riguarda la sua nuova Chiesa, che Fokanaan designa nella sua visione come la Nuova Gerusalemme. Il Signore ha schius:> la t~senza del mio spirito e l'ha messo in condil! zioni tali che, già da 25 anni, l'al di là non ha più segreti per me ed ho nel contempo facoltà... d'intrattenermi a conversare con gli angeli. ,, Il Signore ha voluto farmi testimone oculare oel Giudizio finale che ha avuto luogo nell'al di là nel 1757. l. Padrone ognuno di non credermi ... Con la Grazia concessami di poter conferire !' _con gli spiriti e con gli angeli, il Signore mi 1.. inc.::lcò il bisogno di visitare anche altri astri :JI celesti fuori del nostro. Cosl finl che mi ci• trovai in isçirito prima di tutto fra gli abitanti ~ di Mercurio. Quegli spiriti sono molto portati per le cose . . spirituali ed esenti da tutto ciò che· è sensuar.• lità... Essi detestano la manifestazione del pen:7.~ siero mediante le parole... La loro memoria è "" arricchita da sole immagini, di cui spesso si ~t avvalgono ; possiedono in genere più memoria DJ che discernimento. Gli abitanti di Giove rassomigliano ai primi ,.:!. uomini che hanno vissuto sulla terra. Non ,,,): hanno termini per significare rapina, omicidio, .•• invidia e guerra. Vivono in case appartate, si vedono però spesso ed amano teneramente i ~! propri figli. La vista di quegli uomini ... sten'" de sul volto un'espressione di calma e di dol.r;r ce:zza. NÒn ho avuto io stesso occasione di im::ol battermi negli abitanti di Giove ma spi;:.!' riti che hanno trascorso l'intera vita presso di loro, m'hanno assicurato che sono veramente -o così. Gli spiriti di Marte sono i migliori fra :,.\-.. tutti gli spiriti del sistema planetario. La loro • >JJ' favella dolce e mite, simile ad uno zefiro ~ j)l sfiora appena appena la tempia sinistra e la r.~t. parte superiore dell'orecchio sinistro e s'insi~' nua attraverso il volto e l'udito per la via più breve... Questi uomini non sono retti da uno ~ ~J (. ~'-i stato, ma vivono indipendentemente in consor<:ii più o meno numerosi e liberamente :Jil1l scelti... Gli abitanti di Marte hanno un volto ,» simile al nostro, con la differenza che la parte 1 j_{ inferiore è nera e priva di barba, la parte su1 c ;f. periore è bianco avorio. Si nutrono di frutta ;.!:.1'1 e di legumi; i loro indwnenti vengono tessuti iJ.t :6 dalla corteccia d'albero. o1~t Gli abitanti di Saturno tengono molto 1~ 1.1 alla rettitudine ed alla modestia... Vivono a ,~!~ famiglie, tuttavia inJipendenti l'uno dall'altro. •c.±tJ Gli abitanti di Venere sono di due specie: ~ ~· gli uni miti e socievoli, gli altri selvaggi e ~. crudeli. Questi ultimi non li vidi con i miei i 1.:..r:1> ocdli, bensl appresi quanto mi consta su .lll\ ~ di essi, dagli angeli. Questi mi raccontarono 1rof'JJ~ che gli abitanti di V enere amano la rapina ed ~l

il sacchegg1v <: che d.1 questi tr.tggono volentieri la loro fonte di vita. Sono di statura gigantesca, ma così scemi che non riescono a pensare se non ai loro greggi, alle loro scorrerie e ad altre cose terrene (meglio : veneree). Gli abitanti dell'altra porzione del pianeta possiedono in compenso... una docilità spinta al massimo grado. Gli abitanti della Luna sono minuscoli come bimbi dai sei ai sette anni, hanno pe<ò la forza d'un uomo adulto della nostra specie. La loro voce è roboante come quella del tuono ed il suono proviene dall'addome, perchè la Luna ha un'atmosfera del tutto differente da quella degli altri pianeti. Sulla prima terra astrale, scorsi campi, alberi ed animali, in tutto simili ai nostri. Scorsi anche una fidan<:ata al braccio del suo fidanzato, ambedue molto belli e ben piantati. L'uomo camminava altero, la donna invece con naturalezza, indossava una veste bianca. Gli abitanti della quarta terra astrale sono i credenti più fedeli ed i più zelanti paladini del Signore... esistono tra loro, come ebbi modo di osservare, molte specie di uomini. Ve n~ sono di quelli vestiti, altri nudi e di carnagione bellissima; altri nudi anch'essi ma la cui pelle è di colore rosso bruciato; altri ancora sono neri ... Il loro anno conta 2l5 giorni c: t 5 ore. Gli abitanti della quinta terra astrale vivono in casupole basse dai tetti piatti... Si nutrono esclusivamente di latte e di acqua mescolati insieme, vanno in giro nudi e non sanno cosa sia ·il pudore. L'oltretomba è diviso in paradiso, al di là e inferno. Esistono tre paradisi : i,l paradisiaco, lo spirituale, e il paradiso inferiore. In paradiso vi sono fiumi, boschi, campag ne, palaui, giardini, città, case, animali, frutta, pietre preziose, oro, indwnenti; in breve tutto ciò che si vede in terra, con la differenza che le cose dei cielo sono di materia spirituaie. Angeli, che trattavo alla pari dei miei simili, mi condussero in giro per il paradiso .:: qui ebbi modo di constatare, come ciò che noi ciliamiamo creazioni dell'arte e della natura e di cui adorniamo i nostri più bei palazzi e le ville più sontuose, non sieno che pallidi abbozzi. Mi è stato rivelato e reso comprensibile che tutto questo paradiso ripartito ed incommensurabile si riunisce in un unico intero, cile rappresenta un uomo, e la cui immagine è rappresentata dal corpo umano. L'al di là è un sito di mezzo o soggiorno fra paradiso ed inferno. L'inferno è al di sotto di monti, collin·:, valli e pianure ; vi si scorgono buche profonde, abissi più o meno tetri, illwninati da una luce simile a carboni ardenti... Da quegli antri infernali si vedono salire miasmi pestilenzialì ... La parte superiore è buia ed è popolata da coloro che peccarono per ermre, quella inferiore, al contrario, è infiammabile e ospita coloro che perseverarono nel male. Nelle ca~ verne, dove le pene sono più miti, si sct>rgono capanne, strade, piazze, case, dove si litiga, si bestemmia, dove ci si percuote, ci si dilania... Altre caverne ancora sono dei ve<i antri di draghi avvolti nel tanfo. Gli spiriti infernali sono maligni... alcuni sono completamente neri, altri simili a lingue di fuoco, altri ancora sono ricoperti di verruche e ulcerazioni, altri infine banno al posto della faccia ciuffi di capelli... RXA!WUI'!LE

8,.'.DE~BOBG

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I• ili~ SI IJI~J...J.; IJ'fftl'IA I CARIA Stefano Cabet era nato nel 1788 da un bottaio di Digione. Dopo essere stato successi,·amente prefetto di vari istituti educativi, studente in medicina e in diritto, e infine avvocato, ail'epo::a della Restaturazione si trasferì a Pa;·igi dove divenne membro del comitato-superiore del carbonarismo. La fondazione de Le Populaire. giornale ebdomadario radicale, gli fruttò nel l834 una condanna a due anni di carcere, cui Cabet si sottrasse fuggendo a Londra. Amnistiato nel l839, potè rientrare a Parigi dove, l'anno seguente, pubblicò il famoso romanzo filosofie(/ e sociale, scritto durante l'esilio: Voyage m /carie. Inutile dire cile l'lcaria, Stato ideale di equità di fratellanza e di benessere universali, esisteva solo nell'immaginazione di Cabet. Si trattava in sostanza d'una esposizione di principii democratico-comunisti ricavati dallo studio di Moro, Campanella, Morelly, Mably, e coloriti da allettanti e realistiche descrizioni dell'immaginario paese: riscaldamento centrale, clima invidiabile, paesaggi meravigliosi, acqua corrente, gas profumato, mancanza assoluta di agenti di pubblica sicurezza, di avvocati, di padroni di casa. Simili descrizioni entusiasmarono a tal punto i sognatori, gli illusi e i falliti di Fra>~­ cia, cile intorno all'originario nucleo dei Commtmistes lrarien.r tormato dai 150 azionisti del Populaire (il giornale di cui Cabet ave,·a ripreso la pubblicazione) si andò raccogliendo un impressionante nwnero di creduli seguaci, attratti dag li annunci dell'Ufficio Turistico Icariano: «Visitate J'lcaria. Il viaggo av;à la durata di quattro mesi e costerà 4.000 francili, tutto compreso. Unico impegno dei sottoscrittori è quello di sottostare pienamente alle leggi c ·agli usi dello Stato Icariano ». Nel 1847 i sudditi d'elezione sono quattrocento mila, in massima parte sprovvisti, com'è naturale, dei quattromila franchi. Cabet è chiamato « padre » e, con suo grande spavento, sempre più assillato dalle pressioni dei fedeli che vogliono «partire» . Infine, non potendo più tirarsi indietro, « padre » Cabet annuncia nel settembre del 1847 di aver preso in affitto uoa terra d'un milione d'acri sulle rive del Fiume Rosso nel Texas. E il 3 febbraio 1848 ~santanove «pionieri » s'imbarcano a Le Havre per la Terra Promessa : sono per cosl dire, i sori fondaJori. Cabet rimasto prudentementc sul suolo patrio definisce quel giorno « l'inizio di una nuova era ». • Ma allo sbarco a Nuova Orleans una sgradita notizia attende i pionieri : quasi che i dc:mocratici francesi abbiano voluto mettersi in concorrenza con gli Icariani, a Parigi è stata restaurata la repubblica. Tre uomini disertano e tornano senz'altro in Francia. Gli altri proseguono, fedeli al mandato di Cabet. Ma la sognata felicità si prospetta sempre più come un mito irraggiungibile. I sessantasei volenterosi non incontrano che disillusioni e miseria: il territorio non è sul Fiume Rosso,


286 ma a due mesi di marcia dalla costa; Cabet non ha affatto acquistato un milione di ettari, bensì solo chi avrà costruito una casa entro il primo luglio otterrà in concessione 300 acri di terra. Il primo luglio il nuovo Stato conta solo diecimila acri su cui sorgono 32 miserabili stamberghe. E infine, nel novembre, dopo stenti inauditi, gli Icariani scoraggiati e assottigliati di numero partono di nuovo verso là patria. Cabet non si dà per vinto. Ormai per lui è diventato un punto d'onore. Il 15 dicembre l 848 con quattrocento seguaci salpa per Num•a Orleans, ,·erso l'lcaria seconda. Ottiene in affitto un quartiere di Nauvoo nell"lllinois, antica residenza dei Mormoni e, questa volta, la piccola colonia di sognatori sembra che possa resistere a lla meglio. Tuttavia il 30 settembre l 849, le accuse dei reduci dal Texas determinano una sentenza del tribunale co rrezionale della Senna che, per t ruffa c raggiri, condanna Stefano Cabet a duc anni di carcere c alla perdita dei diritti civili per cinque anni. Cabet. tornato a Parigi, riesce ~ farsi assolvere dalla Corte d'appello. M a a N auvoo il suo ascendente è definitivamente tramontato. Alle elezioni del Presidente icariano nel 185 5 Cabet· si vede destituito. E allora il Paradiso terrest re subisce un altro colpo : Cabet, infuriato, si mette a capo d'una minoranza iniziando una ridicola ma cruenta guerra civiJe che finisce solo con l'intervento delle autorità locali. Scacciato da Nauvoo, ripara çon pochi fedeli a St. l.ouis, dove il 9 novembre 1856 una paralisi çardiaca chiude la sua esistenza di sognatore. L'idea «icariana » tuttavia non muore con lui. Nuove colonie sorgono a Chclteoham nei pressi di St. 'f.ouis, e a Jowa in una zona detta molto a proposito Adams Cormly (Contea di Adamo). Più tardi, benchè dispersi dalla guerra civile americana, gli accaniti seguaci di Cabet, appena ristabilita la calma, si riuniscono e fondano ancora un quinto paradiso terrestre. Solo poche capanne restano ora di quei disperati tentativi. Ma in compenso l'idea icariana non sembra tramontata. L'odierno « FaÙler divine » del paradiso negro americano, ne è un esempio recente.

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t\ "EL MISTERIOSO LABORATORIO di Mm/o Park. a venticinque leghe da Neu·-York, il Mago del secolo XIX, il Pad re del Fonografo, /'Esorcista T omaso Alva Edison ricere 11110 ser:t la vùit<J di liti amico. Lord Ewald viene a safutar!o pt!r l'ulJima volta poichè ha deriso di meller jil1e alla propria nÌJJenza. Alle imistenti d omande di Edison, l'inglese finisce per rO•JfeJ.Iare che «l'amore pitì strano e inconcepibile» lo tormenta per la d onna pitì ICOncertanle che si possa immaginare: miiJ Alicia Clar)' è jiJicamente la vivente slat11a della Venus victrix, ma (ford Ewald impiega molte parole per dir questo) Ì! fa donna p ili cretina ch'egli abbia mai conoJCiuto: dindllZJ a questo « rauaprirciante » contrasto ford Ewald ha d ecÌJo di uccidersi.

« Ebbene 1 (dice Edison dopo lunga riflessione) poichè quella donna- vi è tanto cara... IO LÉ RAPIRO' IL SUO ASPETTO. Vi dimostrerò, matematicamente e all'istante, come con le formidabili risorse attuali della Scienza, e questo d'una maniera agghiacciante, forse, ma indubitabile, come io possa, dico, impadronirmi della grazia stessa del suo gesto, del timbro della sua voce, della curva della ~ua vita, della luce dei suoi occhi,... del riflesso della sua identità, infine. lo riocarnerò dapprima tutta questa esteriorità, che è per voi così deliziosamente mortale, in una Apparizione la cui somiglianza e il cui fascino UMANI sorpasseranno la vostra speranza c tutti j vostri sogni. In seg uito, al posto di quell'ani-

ma, che 11ella fJivenle vi· ripug11a, nuufjltr~ un'altra specie d'anima, meno cosciente forst (e ancora che ne sappiamo? c che importa >) ma suggestiva di impressioni mille I'Oitc J'>ÌI belle, più nobili, più elevate, cioè ril'cstite ,1, quel carattere d'eternìtà senza il quale tuttQ non è che commedia nei viventi. Riprodur;ò strettamente, doppierò quella donna, con l'aiuto sublime della Luce! E, proiettandola sull1 sua MATERIA RADIANTE, illuminerò coo la vostra malinconia l'anima imaginaria dJ quest11 nuova creatura, capace di mera\'igliare gl1 angeli. Io atterrerò t'Illusione. l 'imprigionerò. Forzero, in quella visione, l'Ideale st= a manifestarsi per la prima volta ai 1toslri ~~~~si PALPABILE, UDIBILE E MATt"·ll· LIZZATO. T irerò della I'Ìl•enlt 1111 mo11do (st>lll plare e la trasfigflrerò secondo i 1/0Jirt 1 oti.1 Io pretendo di poter far uscire dal limit~ della attuale Scienza Umana un Essere fatto a nostra imagine e che sarà a noi, di coosc:guenza, CIO' CHE NOI SIAMO A DIO ». Edison andò verso la grande finestra e la chiuse, s,·olse le chiudende interne e le fissò· le pesanti frange delle tende si congiunsero Andando in seguito a lia porta del laboratorio. ne sospinse i chiavistelli. Fatto ciò, abba.s.sò nella molla il bottone d'un faro da segn~lc. d'una fiamma d'uo rosso intenso, instaUato al disopra del padiglione e che indicava io lootananza un pericolo per chi si avvicinasse, da. to che una terribile esperienza vi si pml'm. Una pressione sul passo a vite dell'ìsolatorr centrale rese istantaneamente sordi e muti tutn gli induttori micro-telefonici, eccettuato il timbro che corrispondeva con New-York. Allora Edison prese la fotografia di Alici1. Voltandosi, toccò il regolatore d'una !nt teria vicina. La scintilla, sollecitata, appa~~t nell'intervallo delle punte d' un doppio gambo di platino ; esitò due secondi, come cerClll® da ogni parte per dove fuggire, gridando 11 suo canto bizzarro. Un filo anurro le si accostò: l'altra estremità del filo si perdeva sotto terra. Appena la fiamma saltellante ebbe sentil1l l'elfo di metallo, balzò su di lui e dispal\"t Un . istante dopo, un rumore cupo si fe(r udire sotto i piedi dei due uomini. Rotola11 come dal fondo della terra, dai fondo d'un abisso, verso di loro; era pesante ed era ioo· tenato. Si sarebbe detto che ~n sepolcro, strappato da geni i alle tenebre, si esumasse e J)l()ll· tasse alJa superficie terrestre. Edison tenendo sempre in mano la fotogn· ~a, gli _occhi fissi su un punto della murag~il 10 facc1a a lui, all'altro capo del laboratono, sembrava ansioso e attendeva. li rumore cessò. La mano dell'elettricista s'appoggiò su un oggetto che Lord E\\•ald non distinse beflt... « Hadaly ! » cruamò infine ad alta voce. A questo nome misterioso, una sezione dd· la muraglia, all'estremità sud del. laboratorio. girò sui cardini segreti, io silenzio, smascht· rando uno stretto ritiro scavato tra le pietre. Tutto lo splendore delle luci si volse blu· sc~ente sull'interno di quel Juogo. . Là, contro le pareri concave e semicircolan. fiotti di moerro nero, cadente fastosamente eh una volta di giada fino sul manno bianco dd suolo, agganciavano le larghe pieghe a faltnt d'oro appiccate qua e là nelle profonditi ddh ~offa. In piedi, in questo baldacchino, a~· ~1va lUl~ specie d'Essere il cui aspetto dava uo1 •mpress•one di sconosciuto.


~ ~~~lùrAo/?'

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è ancora ester~ormente che un'entità magnetoelettrica, un Essere da limbi, una pòssibilità ». Gli mostrò allora su una tavola urr brarrio cosi pe,.fellamente imÌiato che ford Ewald ebbe 1111 m ovimento di raaapriuio. «F. rame arlifiriale » (lo r:l.Ssicurò lo scien~iato). «E' il braccio d'un'Andreide di mia fattura, mossa per la prima volta da quel sorprendente agente vitale che noi chiamiamo elettricità, che gli dà. come vedete, tutta la fusione, tutto l'impasto, tutta l'ii!IIJione della Vita». « Un· Andreide ? ». « Un' lmitazione-Umanll., se volete. Lo SCO· glio da evitare ormai è che il fat'-Simile non superi, .fisiramenle, il modello. La proprietà deii'Andreide è d'amwllme 111 quahhe ora. nei c11ore pirì app,~rsionato, riò ,·he eJJo può contenere. per il m odello, di desideri baui e degradami. uò pr:r il solo j,tllo d1 sal11rarli d'm~<~ solnmità sconoJLiuta e di mi neJJ/11/o. uedo. può imnltt,l.!,inare l'ùreSIJilbtle effe/lo p11ma d'averlo prova/o ». «La prima Andreide sola era difficile», disse.ancora Edison. «Avendo scritto la formula generale, non è più ormai, lasctatc che l 'C: lo ripeta. che una CjUCStione da operaio: nessun dubbio che si fabbricheranno ben pr~'l>IO migliaia eli substrati come <juesro, e che un industriale qualunque aprirà una mani faltura Ji ideali~ ..: <<Oh ! non ci tengo a vivere! »t mormorò L 'A ndr·eide 11/JO//IIIla. pur mancando di dolcemente la voce attraverso il velo soffo-. 1111a vera ttila. è come u t•il·nse: si IIJTIOve. cante. mangia, prende bagni. ama e, grazie a 1111 .1b:lt: :i << Questo J:!icvane l'h:t accettata per te! », gioco di dischi in lei contt~mtti. parla e rispou- continuò l'elettricista gettanJo in un ricevitore J e in modo sorpremle111e. !l la fotografia di miss Alicia. Poi, regolando 1 «Vci comprenderete lx:n presto», dire il ' con l'unghia un interruttore, mandò a infiamMago di Alenlo Park a ford Ewald. « con :~ marsi una forte spugna di magnesio all'altro quali infinite complessità potrete approfondire :. · capo del labor:ttorio. le sessanta ore stampate in lei : è il giuoc:o Jt'.... Un potent<! pennello Ji luce splCC1dente parJ.!li sch:tcchi : senza limiti, ccme una donna. .,' tì, diretto da un riflettore, c si ripercosse su Ella ha anche gli altri due tipi femminili su:-: un obbiettivo disposto in faccia alla fotog•afia prt:mi, le cui suddivisioni si otten!;ono molto di miss Alicia Clary. Al di sotto di questa, un f Jcilmente mercolando la loro d11ali1à. e 1.• .:. altro riflettore moltiplicava su di essa la ri( racosa allc•a di,·iene irresisribile ». zione dei suoi raggi pe-netranti. Se così l' A ndreide HadaiJ 110n p11ò .lirs1 !111 (!1.' Un quadrato di vetro si tinse, quasi immerP> ~iaramef1te, al 5ùO centro, nell'obbiettivo; poi organiuno euessivamenle um ~lia. :e ro.<.e -'" ug11ito si colllplicano ancora. lnja111 neJI An ~ ·''' ti vetro uscì da sè dal su~ incavo ed entrò in drosfinge finisce per iworporarsi lo sp~rito dt · ~ u na specie di cellula meccanica, forata da due 1111a ve(.-hia signora mJJa. Evelina H abal. rhe :~l ,tperture circolari. Edison ha conOHÌIIIo in rzltri rempi e ron mi r:~ li raggio incandescente traversò il centro imè entralo in rapporti ipno-m..;gnetil'i tali da :( • ~ression~to del vetro per l'apertura ·:he lo /lrufomtare Et·e/j,ra in 1111a Entità Fnnmini/, :J>< l ~onteggtava, riuscì colorato dall'altra apertum eccezionale, di nome Sou·mM. Come si t•edt:. !a ~trcondata dal cono svasatQ d'un proiettore, e costruzione dell'Ideale 11011 è poi lauto tma ~JJ tn un vasto quadro, su un telo di seta bianca qlle.rtione da operai. E le promeJJe fabbrit-,1!cJ~ teso sulla mura~lia, apparve allora, in granziolli in urie no11 sotw 1.1111o facili. ~t< dezza naturale. la luminosa e trasparente imaComunque Lord Eu•ald. r11ì in 11n primo gme d'una giovane donna, statua carnale ddla Jem po sembra11a ripug11a111e t•tt•ere con 1111a Ven11s ,,/ctri:(, infatti, se mai ne palpitò una d orma meccanica, fini.rre. aff.ucinato dall'Illu"''; su questa terra di illusioni. 1 sione, per ùmamorarse11e r•erame11te. E. chili;~ «Ecco la forma in cui sarai inc:1mata », dissala in 1111 preziosr1 sarcofago. la imbttrca Jll di 1~r se Edison, volgef1dosi verso H adaly. 1111 Jramatl.mtico per portar.rela nel castello ,ti Naturalmente, a q11esto punto, per ford Eavito. Tullo sembrerebbe t·olgere " 1111 {iefr, P' wa/J cominciano gli Hrupoli, i dubbi. le dofme. se a q11esto f'litllo 11011 interve11i.ru il ~ç man_de. Il grande im•entore si preocwpa di Fato. A bordo del lraiiJa/l,mtico scoppia 1111 rJI:raJJICNrarlo co11 intermi11abi/i spiegazioni. meni m pro t't'iso incendio in mi. oltre all' aulelllica r>lre dinam:j agli orchi merat:igliati del/'ine./eu Aliàa. trova la sua fine l' Aliria meuanic<1. ~, il prodigio va realizzandosi. ' 0 I'Androsfinge. H adaly la Dorma Ideale. ~ «_L'arma~ura? » disse Edison. «ma ve l'ho L'Eva futura, l'imiata di quelle regioni sen<~l~Jato captre: è l'apparecchio plastico su cui za limiti di cui l'Uomo non può intravvedere ~-~St ~vrapporrà, penetrante e penetrata nella le pallide frontiere che durante certi sogni e r!t· un1ta del fJuido elettrico, la carnagione totale certi sonni, rientra così nelia leggenda da rui ~· , della vostra ideale amica. Vi dico che quel ~p - 11Vil/iers de l'ls/e-Adam aveva t•ol11to farla , ~~etd.UU che CllllllllÌna, pula, risponde, e obbeiiJ(ire a gioia e toilforlo dei sognatori e dei ~:-'ltsc~. non riveste neJJNno, nel _senso ordinario · della -parola. No, neJJuno. M1ss Hadaly non beffardi.

La visione sembrava avere un viso di tenehre: una reticella di perle, serrava, all' altezu Jella fronte, le pieghe d'un tessuto da lutto la tui oscurità le nasconde\'a tutta la testa. Una femminile armatura, in foglie d'lfgento, d'un bel bianco radioso e opaco, accusava, modellata con mille sfumature perfette, svelt;: e virginali forme. l panni del velo s'incrociavano sor~o il cvllv intornc alla gorgi~ra di metallo; poi , i rig<:ttati sulle spalle, annodavano dietro di -lei : leg}!t ~; prolungamenti. Questi cadevano poi sulla vita ddl'apparizione. similj a una capigliatura, c, dt là, fino a terra, misti all'ombra della sua presenza... Tr:1 le pieghe della (Ìntura era pasSJLO il lampo d'un'arma snodata di fom1a obltCjua. A tutte le dita delle sue mani scintillavano molti anelli. <~ Pe~ destarla alla sua enigmatica esistenza. vi basterà prenderle l:1 mano, facendo agire il lluido d'uno dei suoi anelli », disse Edison. Dopo un istante d'immobilità, questo esse;e mtsterioso d iscese l'unico gradino della soglia e s'avanzò, nella sua inquietante bellezza, verso i due spettatori. A tre passi da Edison e da Lord Ewald, l'apparizione s'arrestò; poi d'una \'OCe deliziosamente graH~: « Ebbene, mio caro Edison. eccomi 1 », disse. « L'ora è n:nuta di vivere, se volete, miss ' Hadaly », rispose Edison.

...

re-w.-- tNJJ. ,....,.o:ts2) Il brusco ritorno d i ford in patria è suto spit,!:ato con teorie varie. Ford stesso si è sempre rifiutato di parlarne. ma siamo certo autonzzati a supporre che le liti e le stravaganze Jci pellegrini abbiano contribuito molto a dis~u ­ starb della spedizione. Il 2~ dicc:mbre, giorno fissato da Ford per « tirar f uon. i rdgazzi da l k trincee», il finanziatore della spedizione della pace ripartiva pe~ gli Stati Uniti. Uscito d1 scena Ford, la spedizione continuò. con scarso ~·ntusiasmo ed tnfinite lentezze, il suo itin<:rario. l delegati visitarono Stoccolma c Copenhaghen. e conformandost agli oromi rice\'ult d.t Ford fecero in ogni cietà un dono Ji l O mila dollari ali~: opere locali di bcnefin"llZd. Poi, dopo un ,·iaggio attr;\\'erso la Germ.tm.! in treno sigillato, gwnsero all'Aia, dove i delc:gati delle altre nazioni neutrali aspettavano di partt'l·ipare alla conferenza della pace. t n ddegazione amc:nC3na doveva scegliere Jict i rappresentanri c dit'Ct sostituti, e, uli carid1t comportando buoni salarii, ogni pacifista, er.1 d:t prevc:·dersi, si scagliù inviperito contro il proprio fr~tello, specialm<-nte contro la respon~abile di tutto, Rosika Schwimmer. Perfino i membri del segretariato si rivoltarono contro di Ici. Gelosie meschine e malintesi, spiega ancor oggi M:ulame Schwimmcr. Secondo i rCS<KOntl dei giornali il suo comando ddla spedizion~: era « autocratico >>. «Quando s:.lì a bordo deii'Oscar Il >> scrisse William Bullitt «aveva l'aria di credere che la nave, il sip1or Ford, i «delegati della Pace » gli studenti. i segretari, i giornalisti, e le signore le appartenessero quanto la sua « idea >>. Si chiuse nella sua cabina, e inalberò un contegno di remoto sussiego. Gi~ere alla sua presenza era più difficile che-abbracciare il Dalai Lama >>. Dagli Stati Uniti arrivarono poco tiopo una serie di cablogrammi firmati da l'ord, che imponevano a Rosika &h.,.:immer di dimettersi. Rosika si rassegnò con molte prott'~te, e dopo un futile !t'Illativo di organizzare una conferenza della pace rivale, entrò ili un sanatorio. Tutti i delegati, tranne quelli che erano stati eletti a cariche permanenti, ripartitono per gli Stati Uniti sul « Rotterdam », il 10 gcnnaio 1916, sempre, beninteso, a spese di l onl. Sebbene drasticamente ndotto, il «bilancio ForJ della pace» rimase in piedi per tutto l'anno seJ..,ruente permettendo ai delegati di Fubblic:tre una serie di opuscoli di propag;m. da, e di finanziare altre attività pacifiste. Nel ftbb-aio 19ì ·; Ford ritirò completamente il suo appopgio finanziario alla c.lllsa della pao:. e all'incirca in quella epo:a confidò a un giorm;lista che secondo lui, ~il modo migliore di terminare una guerra è di battere il n'ffilico >>. Pochi mesi dopo le sue fabbriche venivano r.c.lattate alla produzione di materiale di guerra. l.a spedizione For~ace costò al suo finanziatore in ba ;.a. ' li modesti non mef1o di mezzo mili~e. .• doll.ari. (fto~e). ,_,o' aiJ , ·· ~~ L

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primavera del 1871, poCtl dnpu il ritorno (Wl Muhke e col M•r=iallo Roon nel piccolu salotto del Cancellic· re. dove non si '";tOo più uovaci dopu la settinuna Ject>tva elci lugiJO 1870. Fimw il pranzu, Bis mark disu- : • Abbiamo fatto &'fandi rose: , risultati hanno su~raco i nostri calcoli e le nostre spcranu. Vediamo : quale augurio possiamo formulare per l'avv~nir~? "· Multk<' rispose : « Che il nostro esercito sia st111prt il primo nel mondo! ». Roon a sua volta : « Dopo c•ò che ho veduto compiersi, non ho nulla da augurarmi: non so trovare altro interesse nella vica che star seduto in faccia/ a un albero e ved~rlo crescere •· E Bisnurk ancora Pec mio conco ho ancora un augurio da farmi, ed è che l'eredl' del nostro un~ratore "'"' distrugga I'OJXra mia! "· a lkrhno, Bisl1lllrk si ritrovò

Rl V l STA O U l N D l C l N A LE ANNO Il N . IO ROMA 30 MAGGIO 1940 · XVIII

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Roma, C tu• Universit1ria • Telf!'fono 4187389 PUULICIT A M 1 n z o n i numero 1 4

M • l 1 n o, V i 1

A880NAMENTI Abbon1mento 1nnuale lt,.li• • Colonie l . .t O Abbonlmtnto temestr. lteli• e Colonie l 22 Abbon1me n1o 1 nnuele f1tero . l. 60 Abbonltrtenlo semettr. (llero . l. 33

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OGNI

fASCICOLO

LIRE

2

TUMMINELLI & C. EDITORI

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Guglielmo Il licenziando Bismark, gli conferì rl citoln di duca di Laucoburg. Quandu n~ fu informauo, il gran cancelli~re esclamò: « Che ne faccio del suo titolo! Non crederà mica che voglia servirmenc per viaggiare in incognito! ».

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L.~ madre di Guglielmo Il giudicava senz.a sov~rchic illusioni 1l ca:ratcere teatrale del figlio, c

diceva scherzosamente: "Per mio figliu il ministero ideale dovrebbe esser composto di Giuliu Vcrnc. Roudolph Chu~chill, il generale Boulangcr. qWIIchc: viaggiarore al riano e Ricca.rdo Wagol'f ».

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Guglielmu Il nun sa~a come ricnmpensarc.Erlich, inve~turc di un famoso rimedio contro IJ. sifilide. .. Non posso d argli una decorazione. dicl'va. perchè le ha tuue: non un titolo di nobiltà percht' è ebreo: lo nominerò fornitore di Coree •·

L'imperat rice: Madre d i G ermania, nel 1890. durant~ un soggiorno in Italia, visitò a Palermo uun

Minghetti. Mentre l'lmperauice davanti a un nu. gnifico paesaggio restava alquanto ttiste, Dontu Laura domandò se la ~llena della natura 111!11 avesse, il potere di distnrla l! di lenire il suo do. lore. " Non piango sci tanto per il mio pov(ro m. rito, rispose, pianso ancht' per la Germania, Ricordact quello t'Ile io vi dico oggi, donna Laura · rruo· figlio sarà la rovina della Germania».

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Una volta a caccia al daino, .; trovava lnSil11lr con l'imperatore Guglielmo Il, il conte kp()(lin, Finita la ba~cuta il capocaccia dispose in una lung. sfilata le vitcime, e meoue il fotografo si dispon. va a prendere le fotografie di quella caccio rom peratore disse al Conce Ztp~lin : c Ho spou11 trenta colpi! o. c Zitto, gli bisbigliò all'ocecchiu il capomcoa. ptrch~ i daini che voi avett abbattuto wno >rs!<ln· taquarrro ! ,. .

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Il princr~ di Bismark,parlandu con un d•plumatico tedesco del Barone von Marschali, mini11n degli aHan escc.r i dell' Impero germanico, dusr cht era ben poco adacco all'alto ufficio. c Ma comc1• esclamò l'altro, « parlate cosi di un Minis11c• ash affari esteri ? •. "Lu potr~mmo chiamare piuttosto un i\1••''''' 1/r..;nxtr a~~x 11/l<~ir~s! ,. rispose Bismarlc.

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Bismark, parla.ndu di Napolcunc 111. h• gcuJo· cava non sprovvisto di intelligenza, ma non arutv c lo accusava di avere troppa fede in se sttsl<• t nella propria sedia. Un giorno, parlando con 1),. sro~rk. Napolt'one che fantastic:tva scrani dtsepu a un tratto, gli domandò : c Che fareste voi, se noi francesi ~oem«ullo nel Bdgio? Ci dichiarereste guerra > o. E Bisma.rk : «Nn, nun cc ne sarebb.:: biSO!Ino, ma si ctrthl· rebbe anche nui il nostro Bdgio io qualche alu. parle » .

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BANCA COMMERCIALE ITALIANA r l l

CAPITALE L. 700.000.800 INTER&JIEIWTE 'VERSATO RISERVA

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I60.000.000

MARZO

1940


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Queste merevigliose mec-. chine de prese è senze dubbio le più piccole che si posse !rovere per que$10 formeto. Appene più grende dì un eppl!'recchio fotogre~co 619 trove posto in ogni lu~o. Incredibile è il rendimento di questo piccolo gioiello; persino con ingrendimenti di e!cune centineie di volte le immegini sullo schermo sono nitide e ricche di dettogli. lo porticoleritè più impartente consiste però nelle semplicitil d'impiego e nelle prontezze per la pr~'"

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Solo dopo l'uso si può criticare una cipria. È l'uso che dimostra sempre le qualità superiori della cipria Coty. Anche in condizioni avverse, anche col vento e lo pioggia, lo Cipria Coty resta sul vostro viso come un sottilissimo velo di bellezza. È veramente "lo cipria che aderisce" e per questo anche le sportive la preferiscono. La Cipria Coty deve i suoi pregi all'eccellenza delle sostanze che la compongono e alla sua straordinario ftnezza ottenuto mediante il "ciclone d'aria" che spinge lo cipria a ftltrarsi da solo attraverso un fttto tessuto di seta. La Cipria Coty non allarga i pori, perchè non contiene adesivi ·artiftciali, tanto d-annosi alla pelle. Per essere tranquillo, scegliete quindi lo Cipria Coty nel profumo che preferite, in uno delle sue 12 luminose sjumatur,e di tinta.


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J. llll o'llllll> mobthi.I(O p1Ì1 In c,l'O ,h <011 lhtto. l.t FrJnu.l '' ,.ue:bbt· tro' Jt.l m ,onJt liUill JJ ~f.t\t; Hlfl·ttUIII.À. lOII 1l 'lHJ l:~lh.JtU \tnz.l n\cn t: 1\1.1 'O< l non meno .tutor<:,·oll ,i\ t'' .tnc <Ontr.ddult> 'luclk parok t 'Jllll pronosuu. Fr.l <.Jlll''lt .mcht: l.1 \O<C' Jt Thiu,, sempre pronto a occuparsi di questioni militari. E poi marescialli e generali, per i quali non il numero, ma l'esperienza vale sul campo di battaglia. Questa gente sorrideva di commiserazione all'idea che gli occhialuti studenti delle università tedesche, solo perchè forniti di un fucile e numerosi, pote-.>Sero sconJiggere i veterani di Algeria, di Crimea, d'Italia e del Messico. A quel tempo, malgrado la guerra dci Ducati e Sadowa, la Prussia appariva ancora un paese germanico come gli altri, e la ~rmania, sempre quella vecchia Germania romantica, sui pleniluni della quale si era estasiata M.me de Stael. In Europa la nazione militare per eccellenza era sempre la Francia. « Nos vie11x génha11x J'Afriqt~e, dicevano i francesi, nos braves soLJats. nos J11rs<:udf.l

1870 • LA RITIRATA FRANCI:St SU BOURGET

Fr.IOd.l,

lll•IIKro'o ddl't:'lf•lltl l ".llht:\l

l.A FRANCIA aveva vinto l'Europa, nelle guerre della Rivoluzione, perchè aveva adottato un nuovo modo di far la guerra, e questo modo si chiamava : coscrizione. Ma a poco a poco essa si era distaccata da quel sistenu, o meglio lo aveva lasciato invecchiare. Quando scoppiò la guerra, l'esercito che Napoleone III raccoglieva verso i Vosgi e l'Alsazia era in realtà un esercito d i mestiere. Lo componevano esclusivamente vecchi soldati che si erano raffermati, e « rimpiaz.zanti », cioè poveri diavoli che accettavano dietro un compenso pecuniario di sostituire le persone facoltose rui era capitato, nell'estrazionr a sorte dei coscritti, il «numero basso». Voci autorevoli si erano levate a condannare quel sistema, ad ammonire che bisognava studiare ed imitare l'esercito prussiano. Qui i coscritti facevano una ferma più breve, poi passavano a formare grandi riserve istruite, pronte alla chiamata in caso di guerra. La Prussia, dicevano quelle voci, poteva disporre, con la sua popolazione minore di

à-r11ire ».

,

Così, quando la guerra fu dichiarata, nessuno a Parigi ebbe il più piccolo dubbio futuro. Anche coloro che non amavano il Secondo Impero, ammettevano che le sue guerre, sbagliate politicamente, erano state militarmente brillan-

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t d .drr.1 part~ <onstJu.l\ .1no 1.1 Prussta an <1· r.1 <umc un.1 pot~IIL.I dt 't:<OIId';ndme Qu< 'l.l f1duu.1 spcnstcrata n<:ll.t propna \upenont.l J\c\·a fatto le \'Cu dclf'<·ntuiasmo per una

p1<:rr.1, al pnnCJpio tmc:ro non troppo popolare. I..e strade si affollavano di gente acclamante a ogni passaggio di reggimento in marcia verso la frontiera. A vederli sfilare, quei reggimenti davano davv('t'o l'impressione dell'invincibilità : le bandiere lacere sormontate dall'aquila portavano ricamati nel drappo i nomi delle battaglie vinte, dai tempi del primo Napoleone fino alle spedizioni contro Ab-eiKader e alla campagna di Lombardia. La guardia imperiale aveva lo stesso grande colbacco di pelle d'orso dei granatieri della G rande Armata. Poi c'erano corazzieri, guide, lancieri, e gli ~uavi dal collo nudo. Gli agenti della prefettura di polizia, in borghese, le famose bloNses blanrhes, lanciavano il segnale : « à Ber/in! ». E da tutto il marciapiedi si levava un gran coro : «A Ber/in!». Un pomeriggio venne riconosciuta la signora Gueymard , deli'Opéra, che in piedi neJJa sua victoria guardava la sfilata : la folla circondò la vettura, .e )'illustre cantante intonò la Marsigliese, cosl, nella piazza, come in una stampa dei tempi della grande Rivoluzione.


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Il PRlNCl?E REALE DI SASSONIA. c:omandGDto dtn•

Il lold-mareociallo CARLO Ft:DEBICO STEINMETZ, comc:u:adoate dello Pri.a:aa AllDGta prua&ÌGD-CI. n 6 aooato Jl70 •con.liaae Frouard a Forbac.b e marc:ib au Mel&. cliaticwueadoci per una enervica cu:io12e coatro le !.ruppe di Bat.ain.

Il qe~>erale prusaiaao VOGEL DI FALU:NST&IN. co"'aadaate di bottaqlioae a 17 <DUli. copo di Stato Maqqlore di Wr<IQ9el Della C:Qmp<lq1tCI di D-u.oarca. e a.el luqUo Jl70 c:OtiUiad<nste ili capo deUe fone mi· hta:ri iD.caricate d1 d.Cfender• le coate baltiche,

Quarta Armata t•deac:G, com..bau• a. Gra'f'elott•. Sa.ùat· PriYat. Mota e .leoumoot. Dopo la cadll!a di S.d.. si portò a marce tonate au Pcnigi.

Il leld-mateociallo pruuicmo CAJILO .IEJilfAilDO MOLTU: dinue come capo di Stato M099lon qea•rale la ea:mpooDa coa.tro l'Au.alrla (1168} • pol queDa coatro la Fr,ClDcla (1170).

Il pruu:•pe ereditario FEDERICO GUGLIELMO J)J PRUSSIA. c:omGDdoote deUa Teraa AnData pn.ùaaa. eoatitu•.ate l'ala ainiatra deU'...rdto.

Il q<>neralo todeoca AUGUSTO WERDEB cloe aAtdil Strcuoburvo (11170-71). fu battuto a VUienexol. J)Ol.ro· apinM l'armata di Bourbcdd ta: S.U.era. AuK•ll t!'U· tilmeato llellort.

PO(hi avev:mo conservato il loro sangue freddo, e la facoltà di giudicare, di valutare serenamente. Del resto non conveniva esprimere giudizi dubbiosi. A esprimerli si correva il rischio di essere insultati o di essere presi in giro. Racconta Francisque Sarcey che una sera, a pranto in una delle trattorie in voga, uno dei commensali che aveva ascoltato in silenzio l'enumerazione abbondante e facile delle prossime vittorie, interruppe coo voce grave e commossa quei discorsi : « signori, conosco bene la Germania, dove ho vissuto a lungo, e conosco bene le sue forze e le nostre. Ebbene, sono pronto a scommettere che prima di due mesi i prussiani saranno in armi sotto le mura di Parigi »- Una valanga di improperi seppelll

il profeta di sventure, continua francisque Sarcey: «è certo che in quel momento l'idea che Parigi potesse essere assediata, idea stravagante, pazzesca, assurda, non si era presentata all'immaginazione di nessuno, da questa parte del. Reno.. Parigi era per noi la città santa, la capitale della civiltà, e, come dicevano i greci, l'ombelico della terra. Violarla era un sacrilegio del quale non si concepiva che un popolo delia terra avrebbe potuto rendersi colpevole».

buon colpo di spilla, ed ecco la bandiera tn· colore che sventola su Treviri, su Magonz.1, su Colonia... ». Le notizie delle vittorie tardavano a venire, e un po' d'impazic:1l:za cominciav3 .\ serpeggiare : « che fanno i nostri vecchi gene· rali d'Africa ? >). Ma di tanto in tanto si spargeva la voce di un grande successo, Ji una vit: toria strepitosa, e la città si imbandierava .dt giorno e si illuminava di notte. Poi si vent''1 a sapere che non era vero, che ancora noo c'era nulla, e nessuno ammetteva Ji aver creduto alla notizia il giorno prima. In mezzo a questa beatitudine espio~ sor· damente !!annuncio dei rovesci subiti: Wtssen· bourg, Freischwilter, Reichoffen. La ~~rra era in Fraocia e minacciosamente si av,·tona·

*

Allora apparvero per la prima volta nelle guerre d'Europa le spille con bandierina per occupare sulla carta geografica le città del nemico. I librai vendevano a diecine le carte della Germania, della frootiera renana. «Un


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Il geae<ale haac... ACHILU: BAZAlNE combatt• a Borat, BeoonYille. Sam.t-Pri..al: bloccato iD Meta ecrpòtol~ co-aDdo al nemico 175.000 uomiD.i, 1570 •-nOAi. 28 baDdl.ere. Sottopoelo la ..gwlo a ci~ c proceuo. fu coociCIIlOalo a morte e alla degrad-o: peDa commutata ha YHti CIIID.i di d•tetdiODe.

Il maruclaUo di FrCIIlcia MAURlCE DE MAC-MAHON.

Il ge.,.rale freme... CABJ.O BOURBAD, comGDdGDt" deli'Anaata deU'Eat. Vbocitore a VWe,...xel, fu obbU~IÒ a ritlrcuai "' Sriaera per nltare cbe la olUcr OlData foae fatta pri9ioalera.

Il generale haaceoe EMIUO FEJ,ICE WIMPFFEN. cbo rimpicrsal> Mac-Muhon ferito a S.dGD e lirm~ la capitoJatioae il 2 eettembre 1170. l.cPci~ \&D raec:on\0 di quea~i aTYenimeati. iD un·opera intitolata ·· S.dan. ··.

,.a a Parigi. « A quei primi quattrocentomila uomini lanciati sulla Francia, altre centinaia di migliaia avrebbero tenuto dietro, e poi altre ancora, Joute la population mJJe de la t~ieiJ/e Germanie ... ». Conti'o questa trasmigrazione la Francia opponeva soltanto i suoi vecchi reggimenti. Fossero stati almeno beo preparati : ma quell'esercito che il maresc.iallo Leboeuf aveva dichiarato «pronto fino all'ultimo bottone di ghetta », appariva minato dalla più profonda disorgani:aaz.ione : male umato, mal munito, c senza neppure quella disciplina che è propria degli eserciti di mestiere. Invano si cercava di nascondere la verità, e se ne fabbriéava una a base· di ritirate più brillanti di una' vittoria. A poco a poco tutti veni-

vano a sapere come stavano le cose : « le truppe di Mac Mahon in piena rotta, gli zuavi eh~ . gettavano le armi, i generali che avevano perduto la testa, e cento leghe di terreno abbandonato al nemico senza colpo ferire, quando cinquecento uomini risoluti sarcl>bero bastati a contendere il passaggiò a un esercito i~tero ». Si presentò cosi ai parigini la probabilità, l alla quale non avevano assolutamente pensato nel calcolo di quelle dischiuse dalla guerra : l'assedio. Che non vi avessero pensato può sembrare strano, giacchè la città aveva veduto due volte gli $ttanieri in armi nelle sue vie c nelle sue piazze, nel 1814, e poi l'anno appresso, all'indomani di Waterloo. Ma ~ testimonianze sono concordi in questo punto : la le-

comcrudaale dell'Ailllala d'Alsaaià. battuto a W....m· bourg; leol~ di ebloccare Mela ma fu eorpreoo . e l•· rito. Fu oel 1171 comCIIldGDt. deU'Ailllata di Veroaill•• cbe ripreM Pa.riqi alla Comu.oe.

U Mareac:iallo LEBEUF. come miniatro deUa 9'-lerra 01il 1~70. clicbi~ cbe l'e. .rclto uCIDc... era boteram.ente pronto. giaeeh• .. non mcmcG't'Cl di \la aolo bottone ••. Fatto priv-ioaiero a Met.-, fu aosthuito dal o•ueTale Bo.r:aine.

Il qe11erale uCIIIC... HORIX DE VADAK, capo ' cli Stato Maggiore deii'Ailllata di Pnrigi. bocnricato dei neqoliarl militari a Venaqlia.

zione dell'esperienza non aveva servito. Eppure c'erano i forti : i bastioni, le cortin.e, che ammonivano. Le fortificazioni le aveva volute il governo di Luigi Filippo. Grandi polemiche a"vevano accolto quell'idea, e ài motivi militari si erano ·aggiunte le prevenzioni politiche per rendere più aspra la discussione. Alphonse Karr aveva fatto dell'ironia sul popolo parigino che dopo di aver demolito una Bast.iglia, ora lasciava chiudere {intera capitale in una bastiglia immensa. Poi, siccome, malgrado i forti, · le rivoluiioni si erano fatte lo stesso, i parigini si erano dimenticati di vivere in una piazzaforte. « Non avevamo mai guardato _q uella lunga fila di terrapieni coperti d'erba fresca che come una meta di passeggiate : e i

..


Ai parigini sembrava di a1•er trovato, con la Repubblk-.. Ja salvezza e Ja vittoria. « Ora non oseranno più farsi aflll. ti » diceva un operaio a un compagno a portata dell'ORe· chio scettico di Sarcc-y, il quale tuttavia conviene c di esset51 sentito salire al cervello i fumi di questa strana ebbreaa • E Georges Du1•eau confida: « anche i parigini più smali:ziati pensano che les Frilz, dopo di aver ri«'VVIto <piC!IIl bella le:zione di dignità civica, si affretteranno a tonwe iD fretta alle case loro, per cacciare tutti i principi e i sipaa feudali >). Con ingenuità si ripetevano l'uno all'altro c:be Guglielmo aveva detto di voler fare la guerra a Napokoot, non ai popolo francese: adesso cbe Napoleooe oon c'cn più, si sarebbe ritirato. E non d sarebbe stato ncppurt bisogno di pagare un'indennità di guerra. Su questo punto anzi si era espliciti. Jules Favre avm detto : « non un pollice del nostro territorio, noo una pte· tra delle nostre fortezze ». I repubblicani compktavaao· «non uno scudo del nostro Tesoro ». Ironico, un giomabsta chiedeva : « e quanto ::i daranno, i prussiani, d'inclm. nità? ». La popola:zione passava da un'idea all'altra, da uaa preoccupazione all'altra con la massima facilità. Non potm mancare la fissazione dello spionaggio. A Parigi c'eaoo cinquantamila tedeschi, e la guerra li aveva lasciati indi ~turbati. Ma ogni tanto qualcuno si ricordava della loro presenza: e allora circolavano voci allarmanti. Erano ltAil trovati in una cantina cinquantamila fucili, per annare 1 tedeschi di Parigi e assalire alle spalle i bravi difensori ddlt

PiUUGI 1170 • UNA SPIA PRUSSIANA INSEGUITA DALLA FOU.A.

placidi bastioni con 1 loro cannon1 inoffensi,•i, ci fa((!vano l'effetto di quelle brave guardie nazion.th lh~ facevano la sentinella, con un fucile scarico, al Palazzo dello Stato Maggiore in Piazza Vcndome ». Del resto, fino a quando non venne conosuuta la capitolazione dt Scdan e il blocco di Bazaint- dentro Metz, nessuno ancora accetta\'a di ammettere l'assedio. Si parlava dt Mac Mahon. si parla1·a di Bazamc. e la leggenda di « nos t·1eux gi!llérallx d' Afrique » resiste,·a ancora. Come sempre accade, si trova1·ano scrittori autorevoli che proclamavano come la guerra moderna avesse reso impossibili certi aspettt delle guerre di prima, c fra quc.-sti, l'assedio di una metropoli. Il nemico a1•rebbe soltanto potuto prender d"assalto Parigi : ma a questa ipotesi 1 parigini sorridevano. E la guardia nazionale? E il popolo di Parigi, allenato da ottant'anni di « giornate » a combattere gli eserciti regol:lri?

Crollò, o meglio evaporò l'Impero. nçl modo che tutti sanno. Un dentista l;uericano protesse la fuga dell'Imperatrice. AlI'H6tel de Ville fu proclamato un Governo Provvisorio della Repubblica. L'Hòtel de Ville era la cattedrale di Reims della legittimità. popolare. Alla testa del governo (u messo il generale Trochu: « raJholiq11e, breto11 et so/dtll », il generale rassicurava i borghesi spa,·cntati da quel nome di Repubblièa, che ricordava sempre barricate, morti e fentt. Ma accanto a lui siede~·a anche Rochefott, il libellista famoso. l'unico, si dice~·a, che fosse stato di incutere soggezione al duca dt

1870 • IL GENERALE VOICHTS.RHETZ E IL SUO STATO MAGGIORE A VERSAGLIA.

mura. Questo era il piano di Bismarck. Ma gli economisti prendevano gravemente. l_a difCSl dei tedeschi di Patigi «Chi spazzerebbe le strade? chi farebbe le scarpe, i vestttt? Tt*t buona gente, questi onesti bevitori di birra, industriosi e sobri, e sarebbe un grosso tnnrc privarsi della loro opera. Cosl cagionava l'influente signor Cbevalier, membro dell"lstitu!O ma la sventataggine dei parigini faceva anco: più, a favore dei tedeschi, ddle ~ ~ diche ». Strani suggerimenti partivano, dai clubs, per la difesa della città. C'era eh• proPI' neva il fuoco greco; un altro consigliava di dare a ogni donna un piccolo ditale c:OII _. siringa ptena d'acido prussico: «che i prussiani si avvJCimn} a colei che è munita dd prrmiro. Ella punge gli intraprendenti nemici, e nmane pura in un cerchio di molti altro ancora incitava a liberare le belve del Giardino delle piante, «ma questa poco successo, perchè l'uditorio tecne,•a che le belve non avrebbero saputo rioriiiCI.Z~~ formi francesi da quelle prussiane ». Vic;tor Hugo, m l'ecsì e io prosa. tta<ttdL•: una guerra di popolo Louis Blanc proponeva di affidàre la soluzioac del


ltd<:,<O .1 un tnhuruk u•mpo,tu d1 due rcpuhblt c d1 Juc mun.rrdllc'. l \·wr, IIU prU\\I.Inu l ompl<.:1.11 ,l (,\ \Il,! 11111\\,l ,tr.ltt:!.!Ì•·'· e duud<:1 1 1.1 uuà 111 un.1 J""II!HII\<. do b.rtiUIL <: dr rC_!:,I!r•nc•ntr << ;\l.r P.lrlt:r non '' l' C:IX tli)M .(, tutt1 <Jllt:l sold.\lt rltrlòl•r d1c fotmt.'ll.rno l!liCfl\0 ,l ft:r. Il ( .htdln ddf'lmpu.IIIHl' Ì; •liUIII, t P.Hrl.!i sr mHtc: 111 '••·1111.1 l'.trl!!l non i: .•• ,L,It.u • .l.r ,(,;<: .rrm.n<:, i:· "'lt.ullu l1hcr.rt.r ,lt ur1 lmpt .h~

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SOLDATI PBUSSIANI AL PORTE DE LA liBICHE !SAIKT·DEJIIIS).


, torali. Gambetta parve l'uomo più adatto : <(Non vedo fra voi che Gambettà capace dt riunire, alle necessarie condizioni di autodtì politica, anche quelle di energia, di giovi. nczza e di ind ipendenza, non meno indispen. sabili >>, aveva detto il generale Trochu scartando con commiserazione il sessagenario Jules Favre, <<che con la sua solennità d1 maniere non si credeva al suo posto nella navicella d i un pallone >>, e Jules Simon, (l( ina. datto alle cose militari, sofferente, untuoso t predicatore >>. Alla partenza deU'aereosWo del giovane ministro assistette una folla im. mensa. Gambetta arrivava due giorni dopo a Tours e assumeva la direzione della diftu nazionale. Q uelle furono le pagine miglion della sua esistenza: quindici giorni dopo tl suo arrivo a Tours, l'Armée de la Loire eli· trava in campagna. Solo attraverso il cielo si apriva uno spiraglio nel blocco. Per via di terra non passava più nulla, e ben presto cominciarono a manlare i viveri. Sull'alimentazione di Parigi durante l'assedio si è formata una leg. gcnda: portate a base di topi e di gatti, arrosti di cavallo. Solo in parte essa risponde alla verità. l topi e i gatti apparvero ccceztonalmente sulle mense, c talvolta per wu specie di bravata, di dandysmo obsidiooak La carne di cavallo divenne d'uso quasi generale: « salsicce cavallererche >>, annuncia,·.tno le macellerie. Gli animali del Giardino delle Piante vennero uccisi e messi in vendita, ma a prezzi che ne fecero un cibo di gran lusso. La carne di Castore e Polluce, i du~ famosi elefanti, venne venduta da Deboos a 60 franchi il chilo. Un chilo di proboscide però ne costava 80. V ino e acquavite non mancarono mai. Il pane invece era immangiabile: «sembrava fatto di vecchi cappcllt di panama raccolti per strada». l parigini tro\·a\'ano modo Ji scherzare anche sull,t tnlncanza di viveri, intrepidamente. Una cuicltura mostrava un signore che, finito ~li nun,giare il proprio cane arrostito, guarda-

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con gli abuantt del quartlcre di Tcmes armati dci loro l uult d t lll uatori dt k·pn·. Un altro da un barone f ranchettt, e St dltJma dc:;.;h fsploraton a ca,•allo Jclla Senna. Il valore dei corpi-fr.mthi è ~tlto molto dtscusso, c forse i catti,·t hanno nuociuto alla fama dei buont. Erano una truppa pittoresca, vestita con uniformi di fant.1sia, bizz.trri , opricapo. c: marctavano all'ombra di bandiere d'ogni colore: yuast !>empre contro il nemico, qualche volta anche contro« hr pro pl'!èltJII<'.' !"m/ieuJardJ ».

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Parigi assediata corrispondeva con la Francia per mezzo di piu.iont viaggiatori e di palloni sferici. Per la prima volta l:t guerra sconfina\·a nel cielc. l palloni partivano di nottto, dalla G<~re du Nord. o d.11la Gare d'Orlèam. Per i parigini anche quello era uno spc'tlacolo: «coloro che l'hanno visto non potranno mai dimenticarlo. 11 pallone, gonfiato a metà, si dibatte furiosamente sotto una raffica violenta: è in seta gialla, e le lanterne delle locomotive lanciano intorno a lui luci fantastiche. Intorno si agitano ombre che si scambierebbero per demoni accaniti in qualche lavoro infernale... ». Al momento di dare il segnale della partenza «ci si accorge che nessuno ha pensato alle: provviste di bocca degli aeronauti ». Il pallone portava a bordo i piccioni, che poi sarebbero tornati,· ognuno con un « dispaccio fotomicroscopico » sotto l'ala. La più famosa di quelle ascensioni fu quella di Gambetta. Oc.correva mandare qualcuno a rianimare h. Provincia e l'altro governo costituitosi -a Toucs, sui quali passava una ventata di disfattismo e di preoccupazioni elet-


,.a maltnconicarnente le ossa avanzate: nel ptatto sospirando: « povero Fido, gli sarebbero piaciute tanto! »

l parigmi conservavano la loro gaiezza, ma l'a.ssed•o l.Onteneva unmensi pencolt che and.tYano al di là della lllliTlCdiata situaztone mihtare. l più gravi infatti venl\·ano dall'interno dciJa città, dall'organismo della metropoli (h e era ammalato. La caduta del regime imperiale aveva lasciato liberi tutti i germi di anarchra dei quali è impregnato il suolo della ~:apitale, non soltanto dal tempo dei massacri di settembre o della presa della Bastiglia; ma for~ addirittura da quelli di Etienne Marcel o dei maillollms. Il governo del generale T rochu

non rappresentava nulla, la sua autorità era derisoria. Per tutta la durata dell'assedio, Parigi non sarà mar in stato d'assedio: la stampa era hbera, e tutti i Delescluze, i Fdix Pyat, i Blanqui avC\ano ti loro giornale e vi predica,·ano ltberamente lOntra il governo provvtsorio, contro la borghesta, (Ontro i preti e contro la socretà. Ne• clubs, reminiscenza del '93, oratori furibondi o freddamente fanatiCI declamavano ogni sera contro i poteri costituiti: e la mancanza di teatri faceva sl che i dubs erano affollati ogni sera. Il GO\rerno provvisorio non si sentiva in condiuone di imporre la sua autorità, stabilendo un regime più conforme alle circostanze? Oppure credeva che fosse abile lasciare uno sfogo a una po

polazione di due miltont dt pc:rwne? Attraver. so i clubs, diceva J'e•cnomtsta Gustavo de Molinari, si organizzava « l'mdtscrezti>ne io permanenza», e il governo pote:va sorveg!jare la optnione pubblica. D'altra parte, ~rge Du\"eau pensa che « uomint çome Favre e Trol.hu dovevano provare un intenso piacere d'ordme tdeologico dando al popolo, di fronte al nemico, il diritto di riunione e la libertà di stampa ». Di tanto in tanto, però, dalle fumose nubi agitate nei clubs veniva fuori la tempesta. E di fronte al nemico Parigj non presentava soiamente lo spettacolo della libertà di stampa e del diritto di riunione, ma anche quello della sommossa. Le guardie nazionaJi dei battaglion• « rossi » marciavano


e fact.\ a qualche danno rìparabile. Distruggere quartiere d1 Parig~ era insensata, assurda ». Ma vittime umane: le bambialt tollegìo San NKola, 1 malati J'Osped.lle della P1ctà. La ~ton e oppone' a. è ve.·o, lin cor.tggiO a questa prC\'& ma per 1 governanti p•ù \'enta''.1 pesante la respansalbilill continuare una rt-Sistenza mutava le miserie e uno scopo. Dopo l'insucces~ generale Tr<Xhu ave,·a le sue att ribuz1on i Ji militare di Pang•. sidente del Go1·e << 11 gm ernatore d t pitolerà ma1 », avt-,·a gener:tle, e ora non c'era ptù n.ttorc di Parigt << Così, ta S.ucey, si wmptva tjuella ,Iella Scnttur:t >).

···n....,......

suii'Hòtel de VIlle, gualatL d.1gh ,tgll.Hon, ,hc cs<,e :t\·e,·ano eletto maggion c capitani, al grido di « ''"·' la Comunt », Jnnun(iatore delle prossime sciagure. forse pù ptr Jare uno sfogo .1 qutll'df<:n·c,;,.enz.t d1e con la speranza <11 riuscire a liberare la dttà, Il generai<· T rochu SI rassegnò a rompere l'inerzia nella quale "' era tontinato durante 1 pnmi mcst dell'assedio. Qucll'merzia gli cr.1 stat.l aspramente nmproverat3. «Lasciatemi stare : ho il mio pi.tno », .tvc:,.., rispo>to d gener.tle .11 runproveri. Aveva amht ,1\'ulo l'mgcnuit3 di .lg,!:lll11gcrc ,he d suo piano «era deposit.tto presso il suo nota1o, AlaJt,,. Duclaux >>, tOSa c.:hc fece ridere 1 parigmi, diminuì ant·ora un po~o d prestigio del gtnt·ale, t- rru~t di moda una tanzone <'he 1 bollll'r.1rdr ont.trono per unJ settimana. mentre M.me Adam scnveva sul 'uo di.mo: (( •l notato Duclaux m• ossc:ssion.l. Lo ,·edo g•gantegg•arc: nelle et<i future:, mtento .1 dettare la stona su cart.t hollata >>. L' ~~emto as.,ed1.•lo s1 battè a Ch.1mp•gny, .ti Bou r~et, ,;ulla Marna, a Busenval. Si battè con coragg•o, m:t inutilmente·. Anche quando era nuscito a tenquist<~re una posizione, la sera dol'el':\ abbmdonarla, per sfuggin: alla m•naccia dell'acc.:c:rchiamento. l sacrifici sopportati sembravano qu•ndi sprecati. « Il cerchio tedesco s1 stringeva mtorno alb città... Discussioni interminabili si accendono fra i generali: c-,se conducono a constatazioni che non offrono nessuna speranza per l'avvenire>>. Quelle che si nutrivano su una liberazione dall'esterno subirono successivamente due gravi colpi che le distrussero: la capitolazione di Bazain e Metz, e la riconquista d1 Orléans da parte dei tedeschi del principe Federico Carlo. Nei generali si faceva ormai strada l'idea della resa. Di un armistizio come dicevano eufemisticamente. Ma non osavano esprimerla troppo forte, temendo l'esasperazione del popolo e delle guardie nazionali dei quartieri rossi, i cui capi declamavano sul tema della libertà e della morte e di vincere o morire. Il 5 gennaio cominciarono a cadere sulla città i primi obiCt e le prime g~anate del bombardamento, che fino ad allora si era limitato ai forti. «Parigi sarà bombardata, aveva detto la «Gazzetta di C'Olonia >>, quando Bismarck riconoscerà che è venuto il momento pSìcologi<:o ». Secondo l'articolista, il bombardamento di una città non serve che a spaventare la popolazione e ad agire sul suo morale: « Bisogna dunque scegliere il momento in cui 1l morale è più disposto ad essere scosso >>. Al principio dell'anno nuovo, le cause di depressione si erano andate aca~mulan­ do: l'insuccesso dd tentativi di sortita, l'agitazione latente ed anarchtca dei quartteri popolari, la crescente penuria di viveri, il declino di tutte le speranze nutrite in una vittoria di qualcuna delle armate che Gambetta organizzava in provincia. l ~ann! materiali del boroba_rdamento non furono gravi: a quei tempt, «ti bombardamento è Impotente contro una città immensa, taglìat~ ~ lar~c strade, e da giardt~i •. e in cui le cas~ dei pr;vati. costrutte m p•etu. da tagho, rassomtglu.no a vere: cittadelle... Una bomba, caduta su una di queste case, sfondava un pato dt panmc:nti,


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LA REPUBBLICA, J.\·t,·,, ammesso Gabnei Hanotaux, non è prob.:J.bllmente ad:1tta ad affrontare le cr1Si nelle quali il destino Jclb patria t in gioco· «essa non prevede il pericolo esterno». Di fronte alla guerra dell'agosto '14, la Franna ~. tro\'Ò in uno stato di impreparazione totale. Imprepar;uione spirituale: nessuno credeva alla guerra, tranne pochì chiaroveggenti le cui parole non a\·e,·ano peso. La guerra appariva cosa superata, « IIJlt impoulbililt! &arbu.re >> : << l.t lenta pacilic.tzronc ~enemle \'erso la quale cammrna l'Occiden· te... » scrivC\·a Lucien Herr. il potente bibhotecano della Scuola Normale, eminenZl 1-(tigia, dice Henn Massis, del Sacro Coll~gio laico e socialista che dall'alto delle cattedrl universitJ.rie custodiva 1 dogmt della rag10ne Il patriottismo non solo era decaduto. m:~ er.t disprezzato come un atteggiamento quarantottesco, una vecchia stampa fuori moda e scolorita. Apriamo ancora il ,,future J~ Fune~. nel quale si esprimeva ;tilora la parte ckrt:t della gio'OCntù. Fin dai primi numeri, u.ç~ art•· colo ci colp1sce con il suo titolo provoc.1nte : « Il gin~~illo patriottico>~. L'autore (Remy Jc Gourmont) era altora sconosciuto ancora:« personalmente, scrive, non darei in cambio di que• paesi dimenticati, l'Alsazia e la Lorena, nè il mignolo della mia destra. che mi sen·c ad appoggiare ia mano quando scrivo, nè il mignolo della sinistra, che mi serve l scuotere In .:enere della mia sig:tretta ». Questo dandysm;;

1870 • ASPETTO DI UNA CANTINA DURANTE UN BOMBARDAMENTO DI PARIGI.

Fu infatti t:n borghese, l'avvocato Jules fa .

're. che si prese la responsabilità di andare ,, trattare con Bismarck, istallato a Ver$ailles. «11 conte Bismarck port:l\'a l'uniforme J1 co:onnello dei corazzieri bi:~nchi, racconta il conte d'Hérisson, c aveva l'ana di un colosso. St<etto nella sua uniforme, il petto gonfiato, le spalle q11adrate, splendente di salute e di forza, opprimeva con la sua vicinanza favvocaro curvo, magro, lungo, desol.\tO nella sua redingote piena di pieghe. e sul collo della quale ricadevano i capelli bianchi ». Si aveva veramente l'impressione di due mond1 in prcsenz~.. e malgrado tutto il contrasto in suo stavorc, 11 mediocre avvocato riceveva, da quella, una ,,!l quale dignità di epigone. A Parigi la notizia del suo tncontro con 1i Cancelliere, preludio della capitolazione, er.t stata accolta «con quella confusione di sentimenti contrastanti che si forma nell'animo all'annuncio della morte che termina una htng<t e straziante malattia ». Ma sotto quella stupefazione c'erano passioni ed ·esasperazioni latenti, e all'immagine della Patria invasa e sconfitta altre immagini si aggiungevano, forse più desolanti. « J più neri presagi... » scnveva Francisque Sarcey nel centotrentacinquesimo ed ultimo giorno dell'assedio. Coraggiosamente si sforzava di respingerli, di esorcizzarli, come con una formula magica, ripetendosi il motto della capitale sconfitta, « doni il fa~~/ faire La d~vise de la Fra11ce: fluctuat nec mergitur ». !Il A~ LIO l •tf P IN A()CJ


<< Nello spaventoso urto, t utto n eo-eva p<•na o rkompens.t Si erano conservati un eserc1to, dei c<~pi, degli alleati. ed a:cJ perchè il primo colpo non portò l'annientamento che era Ja temere. L'effetto d1 tutto qucJio che era stato distrutto o trascurato fu di aprire le f rontiere all'invasione ». La Germania !andava contro la Francia quasi un mihone e mezzo di $Oidatt, dl\·isi 10 sette armate : due dovevano rimanere sulla difcnsi\·~ a coprire il f ronte da M etz alla Svizzero, le altre <lovevU~o, altra verso il Belgio e i dtpartimenti del Nord, marciare su Pari111 11 piano originario, quello del famoso conte Schlieffen, contcmpla,·a anche l'in,·asione dell'Olanda ; ma il succes$0re ,: Schlieffen, 1l conte Moltke, lo aveva modificato in questo punto L'invasione dell'Olanda gli sembrava più dannosa che utile, pnma di tutto pcrchè avrebbe aggiunto al numero dei nemici anthe l'esercito olandese protetto dalla linea d'acqua, e poi, t questo era il motivo principale, perchè « se facciamo dcli'Olanda un nemico, chiudiamo l'ultimo spiraglio attraverso il quale pos· , ,uno rcsp1rare ». mme spiega,·a il generale in un memort111JNw' 1

Jet 1912.

Moltkc mtrodusse anche un'altra variazione al piano Schlief. fen. « Rafforzare l'ala destra >>, e ra stata lil suprema raccoman.tnJOne di Srh lteffen. Moltke si preoccupò in,·ece anche di un~ prob.\bilc offensiva francese verso la G ermania meridionalè sul Reno. ~ ne t~mt-tte le conseguenze, che potevano essere anche politiche, per far fronte a questa preoccupazione, distrasse part'l·chie forze dalle armate che agivano nel N o rd. « S<hlieffcn "'eva inteso di raggiungere la vittoria soltanto col grande movimento d<..lla sua ala destra su Parigi, spingendo il nemico verso 1.1 front1cr• svizzera. Moltke apparentemente sperò di spezzare 1.• lonc>.t deiL1 Mo~~ e dt isolar~ il centro dell'esercito francese dlll un doppio awolgimento mediante un'ofl<:nsiva sussidiaria attraverso la Lorena ». L'avam::\ta tede~a attraverso il Belgio si wolse selondo l'orario prestabilito. Liegi resistette onorevolmente, ma la sua resistenza non disturbo eccessivamente la manovra nemica. l dodtu forti della città, studiati dal celeb~ Bnalmont. m.mcavano delle artiglierie moderne ordin.\le alle O fficine Krupp, che si erano ben .~.:uardate dal tonsegnarle in· tempo. Più utile del Lt r<:'Sistenz:t dei forti belgi sembra essere stata la •d1struz•one delle linee· ferroviarie. delle strade e dei ponti, che « impacciò note"nlmcnte ti tra~porto delle truppe ver$0 l'ala de:.trJ e sembra essere stato uno dei principali t.mon della ,·ittoria della Marna ». L'esercito francese aveva cercato di applicare s<:nz.t fortunl, e del resto senza insistenza, il <nterio dell'offensiva a ogni costo che prC\·a· Ice' ,t neiiJ g.ovanc scuola . degli ufliciah d1

~Uc<CùC tn tutti J.!lt .tm h•ent1 •ntcll<:ttll~lt. <hc p<:r un.t 'oll:t 1.1nto .md,1vano ,r .l<tnrdo nn 1 ~ulltmcnti delle ma>se po pOIJTt. ilntumltt~ri~te un pou> per n.1tttr1lc prcp<:n>tonc. c: n1• p(l(n per df<:tto della propo~­ .!!:lnd.l ~OC1.1ltsta. AlrtmpreparJzion<: ~ptrttu.dt , un"pond(.'\ .t n•Huralm(.'n\(' un.o unprtpat.tZIOIK tl< ni,.t. l.'c:scru ro .tppa ·j, .1 smgul.nmcntc: dt:c.o Juto. !..1 fcnn.t ,1, due annt, .10 b.mdon.tt.t 'olo all.t ,·igtl1.1 dc-111 •:• <:na per nstabtlirc quell.t dt tre .mni redamat3 dallo Stato vf.tg~rOrt·. a\ C\':1 d:~nne,(!glatO l'Istruzione del sold.tto e 1orn promcs~o l.t I"Operturl ,ldk l rontierc. Le rifo, m~ p1ù u!dt >tudiatc dallo St.tto Mag.giol(.: \ '(1\1\ .1no contmuamentc n mandate per t•vitare spese che avrebbero suscitato le proteste indignate delle sinistre: così per esempio quelle elementari delle uniformi. La fantem f ran(ese entrerà in campagna con il pantalone rosso. Il corpo degli ufficiali era buono. anzi eccellente, c nel raccoglimento che a'·eva seguito i disastri del '70 aveva studiato il suo mestiere con passione. Almeno questo di buono aveva avuto il climà di intellettualismo del Paese : che nello Stato Maggiore la vecchia moda del disprezzo dello studio, dei libri el deJ ltmetleJ era tramontata, per far pos~o a un grande rispetto della cultura professionale. Ma anche gli ufficiali erano passati attraverso crisi gravi : al tempo di Boulanger, poi con l'Affare Dreyfus, e con la politica antireligiosa che aveva eliminato da.i quad ri molti elementi fra i migliori. Si senttvano isolati nel Paese, rappresentanti di idee e di principi che quello respingeva ~on commiserazione insolente. Si aveva l'impressione di una ''asta decadenza, di una malattia del corpo fran<Cse e dell'anima francese : «che accadrebbe se d 'un tratto tutte le forze della nazione do,·essero ~re tese in uno sforzo supremo per coprire le frontiere c salvare l'anima del Paese?». Nessuno osava dar una risposta francamente fiduciosa: molri~\imi ne davano una francamente desolata.

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Swto Mag_~tort e del quale SJ dice\·a « eh<: er.. isp•rato dalla 1iloso6a di Bergson. esaltantt l'intuito e l'istinto al disopra del ragionamento». Ma t due movimenti tentati io Als.uta erano stati contenuti senza troppa fatic;. òalle f?rze g<:rmaniche. Le forze di )offre erano schierate da Belfort :.t Méztèr(S, e ti g::neralissimo SI proponeva di attaccare dai due lati Metz. LJ frontiera di Nord-0\·est era quindi praticamente indifesa. le lntiche fortezz~ erano state trascurate <: non erano più in grado di offrire una resistenza seria aU'mvasore: molte non erano neppure armate con artigliene moderne. Il gcne,ale de Lanrézac, eh;; com~n­ d:l\'a quella zona, a\'e\a avuto l'intuito del mo\Ìmento tedesco, ma non era riuscito ad atti rare l'attenzione del Comando Supremo su quella mmacciosa possibilibi, anzi le sue •tnsiose segnalazion1 erano state trattate com... timori senza fondamento. « Jl senizio dì informazioni francese era molto poco efficiente. in parte senza dubbio a causa dell'inferiorità in a\·iazione. che sarebbe stata di uno \l·dieci, e m parte Jnche F-chè lo Stato Magg.ore a\eva dipini() 1111 quaJ1o. con~e dicna N:.poleone. delk intenzioni del nemico e igooraYa ostinatamcntt ognt indicaZlone contraria )). Solamente d 15 agosto Lanrézac ebk J'ordmt Ji risalir( verso Nord-m est e d1 J•~porre ;re Jl\·is10n '· territoriali a difesa della zona da Maubeugt. e il mare. La « battagl1a Jelle frontiere>>. hl prim.t della grande guerra, cominciò il 1-l c durò dieo g iorni. Contrariamente a quanto ,~:ene­ ralmente si crede. che la guerra sia di\'entat., più sanguinosa man mano lhe continua\ a. 1.• percentuale di caduti raggnmta in <Juella pnm.1 battaglia è stata la più alta di tutta la guerra : i francesi perdettcro infattt il venticinque ptr cento de1 loro effettivi. proporzione non piu raggiunta in segu1to con le ~randi offensi' ~­ della guerra d1 posizione. l l rancesi si batte-. con ,erande sbncio. difetti del!

loro preparazione s• rivelarono in tutta la loro vastità: i riscrvisti apparivano privi di vera i~truzione. e solo l'artiglieria da campagna, il famoso « settantacinque » mantenne la hm.'\ della .sua superiorità sulle co ·rispondenti armi tedesche, ~ebbene questa stessa superiorità venisse meno appena il terreno diventava ondulato o coperto. La sconfitta di Lanrézac a Charleroi e la caduta di Namur distrussero ogni speranza d1 una vittoriosa difensiva contro il movimento delle armate germaniche che ora 'si delineav:t in pieno sviluppo. Namur, aveva detto il Times. è come una dura noce che terrà occupata anche la mascella prussiana per sei mesi prima di essere schiacciata. Invece la resistenza della piazzaforte non durò che due giorni soli. Ancora una volta l'artiglieria pesante tedesca rivelava la sua insospettata superiorità, e grazie ad essa il Comando germanico liberato da ogni preoccupazione dopo la presa della fortezza, assumeva in pieno J'iniz.iativa delle operazioni.

A molti apparve che la guerra fosse prossima alla fine. Una guerra rapida, si era detto, era la sola che sarebbe stata possibile nel secolo ventesimo, per l'enorme consumo di ricchezze che le armi moderne necessitavano e per il disordine creato nell'economia delle na.z.ion1 belligeranti dall'interruzione degli scambi. Il


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Governo francese si preparò ad abbandonare l~ capitale, e fini per abbandonarla realment~ il 5 settembre, ritirandosi a Bordeaux. In tuttt i paesi neutrali la presa di Parigi era attesa da un gtorno all'altro, e con la presa· di Parigi, la fine della guerra. C'era, è vero, la Rus~ia alle spalle della Germania, ma la rapidità dei successi tedeschi in occidente non permetteva troppe illusioni sulla sorte riservata alresercito russo, screditato dalla guerra del 1905 m Manciuria, il giorno in cui tutte le foru r,c maniche sarebbero state libere di portarsi in Prussia Orientale. Si parlava anche di disordini ivoluzionari in Francia. Quelle sconfitte rapide, e impre' tste almeno nella loro rapidità, che portavano •n pochi giorni i tedeschi fino alla Somme. e pot fino alla Marna, parevano la logica condusione dt un processo di disfacimento interno, 1 cut si:Jtomi em facile rit· ovar~ nella <utr.tdluos•• storia della Terza Repubblica. Disf~­ .:•mento che sarebbe fin ito con l'awento di un. nucv,t, e questa volta forse trionfante Comune. l segnt non erano mancati neppure nelle gior. nate della vigdta. La guerra aveva trovato la FranuJ appassionata alle viCende di un prott-sso celebre, sorto dalla revolverata che aveva uc<:iso Ca lmette: e propno nei ~-ti orni dell.l mohdit.tztone, un'altra revoh•<-rata, quell.l eh~ Jl c1·a ucciso Jaurès, ,11·eva Jl'uto la risonanz~ d t un se.~naic: le truppe pronte a partire d.1lk ~aserme per d fronte a,·evano dovuto so~p:n­ dtrc la p.trknza, nell'attesa di una sommoss.1 popolare sul cac:5vcre del tnbuno sonnltst<'. C>r.1 l.1 ~confnta, l'inl'a~ionc:, la c.1pitalc min~. ­ u.tta, .lltrettantt motivi per far risorgere il mal.muno che ti pericolo a1eva per un mo. mento dtstratto, finchè c'era stata la speranz.1 d, ~cCII,I(iura-lo. Molte famtglie agmte IJsci:~­ ' •l no la c.1pitale. c non era la paura del bom brdamento nemico a farle fugf!ire, ma quella .leglt orrori di una seconda e~plosiooe wmunardJ eJ an.uchica dai bassifondi. « M. Jc ( astelt.tne .tppa•·n a ,mcor,t "u' bculevard, 111 1111 nuol'o abito estivo color paglia, e a moltt ~w1bra1a il simbolo di una società dc:stmata a perire». Il Corpo dt spediztone mglese era sbarcato puntualmente. Haldane lo aveva preparato qu.lSi solo, lontano dai wnswst d<:ll'opinione l'l'le non aveva mai preso troppo sul serio g!t impegni tcrre-;tri dcll'lntes:~; Haldane, «il ptù ,grande Segretario di Stato alla guerra che m.1i ~bbta al'uto ti nostro Paese ». dir:ì un g•orno lord Haig. Era un buon eseroto, ma non aveva ~he centomila uomini, i vecrht soldati dt mestte<e delle guerre coloniali. Rimarranno qua;• tu1ti in Francia, uccisi da un'artiglieria la cui potenza appam·a alla loro impreparazione Cjuakhe cosa Ji tellurico, qualche cos.1 di prodtgioso che neppure Wells avrebbe potuto imm:_ginare, e saranno l'avanguardta ciegl. altrt settecentomila morti che l'Inghilterra sacrifitherà in quattro anni alla vittoria finale, pe; riscattare in qualche modo gli errori e i puntigli dei suoi spensierati comandanti. Questi pretendevano di agire indipeodentement~ d~l ~ornando francese: «voi non dovrete in nesIl SOMMOSSA DEL 22 GEMNA!O A PAIUGI - 2) SOL· DAn TEDESCHI A S lUMT DEHJS - 3) D. CANNONE DELLA MARU.il FRANCESE " G!USUPIHA" - 4) LA PARTENZA DJ GAMBETTA SUL PALLONE "L'ARMA!fD~ARiltS" - S) DRAGO.Hl f'llAHCESJ POBTAn IH TAXI SULLA MAJINA - 6) SCOHTIIO DI 0111 CACCIA ttDE3CO CON tntO FIIAHCESE.


I UJO ~u n

caso mettervi agli ordina di un generale alleato», dice\'ano le istruzioni di Kitchener a Sir John French. Tuttavia la resistenza degfì inglesi a Moos non fu senza influenza su ll'andamento generale delle operazioni, sebbene poco più tardi soltanto l'intervento personale Ji Kitchener, acco rso io Francia, riuscisse a impedire una ritirata decisa da French, che avrebbe compromesso tutto il fianco dell'esercito francese. L'arrivo degli inglesi aveva per un attimo risollevato il morale della popolazione franLCSe. In quel momento quell'aiuto era più simbolico che effettivo, ma comunque nello smarrimento pure serviva a qualche cosa. A paragone dell'esperienza del 1870, la situazione sembrava un po' meno disperata solI:J.nto perchè la Francia aveva degli alleati. Forse, senza questo fattore psicologico, che 3giva stimolando l'amor proprio e la speranza, il collasso sarebbe stato inevitabile: in un secolo, la Francia era stata invasa tre volte, e ogni volta la resa di Parigi aveva rappresentato in realtà la fine della resistenza. U n mort.lle fatalismo poteva n ascere Ja quei ricordi.

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Il Comando german ico era sicuro di avere la vittoria in pugno. Eppure già a\·eva commesso quegl i errori, che minavano i risultati splendidi raggiunti in quelle poche giornate Ji avanzata. Il primo errore, « dal quale tutti g li altri errori sono derivati », fu quello di rimanere lontano dalla prima Linea, rendendo troppo difficile il collegamento con i comandi di armata. Fermatosi nel castello granducale del Lussemburgo invaso, il maresciallo Moltke corrispondeva con i generali per mezzo della telegrafia senza fili, che veniva facilmente disturbata dalla stazione della Torre Eiffel. « Fino al 15 settembre, oè Moltke, nè i1 Quartier Mastro Generale, nè il Capo delle Operazioni si recarono presso le armate ». l Comandanti delle armate facevano quello che volevano. L'attacco del Principe Rupprecht di Bavie;·:t Lorena, fallito contro la resistenza del Grand Couronné. «fu piuttosto permesso che ordinato da Moltke >> . Errore più grave ancora fu quello di mand.tre in Prussia Orientale due corpi d'armata tolti alla Seconda e alla Terza Armata. Moltke e il Comando supremo si formarono fin dal 25 agosto il con\·incimento che la guerra era c rmai vinta sul fronte occidentale, e che le forze che vi operavano potevano essere alleggtrite senza timore di compromettere l'esito della campagna. La p;esenza di quei corpi d'armata alla Mama avrebbe molto probabilmente cambiato le sorti della battaglia. « La mia decisione fu un errore, che ebbe la sua punizione alla Marna », disse più tardi b stesso Moltke. Quali idee avesse Moltke, non è troppo rhiaro. Il Piano Schlieffeo era stato talmente modificato, da diventare irriconoscibile. Forse Moltke riponeva molte speranze in uno sfondamento. io Lorena, dove il K ronprinz di Baviera assaliva Nancy, mentre l'ala destra 7) NAUJ:1lAGtD CHE SI ARRENDONO NEL MAli DEL NORD - 8) FANTEIIIA 1'EDESCA AU'ASSALTO 1m MITRAGLlEIIE MAJIOCC HINO PARLA ALLA RADIO DAL FBONTE IO) DIFESE ANTI.AEllEE A LONDRA - Il ) PROFUGtD BC.GI SI RIPABANO DAGLI AEREI TEDESCtD - 12) SOSTA DI ARTIGLIE.RIA TEDESCA.

9)




avrebbe travolto gli anglo-franct51 PMigi. Questa manovra in ogni neva pericolosamente le due armate niche a essere attaccate sul fianco <ÌJlla gione di Parigi e dall'armata di Moltke raccomandò a von Kluck d1 con ogni prudenza, ma von Kluck, per naturale ardimento e spirito un poco perchè conosceva. meglio d1 le vere condizioni dell'Armata inglese Quinta Armata francese, e temeva cb! sciarle respirare s• sarebbero rinforzate 10 tale da arrestare lo svolgm1ento delb novra, preferì spingersi avanti « La sua armata sarebbe stata ancora dell'est'rcito invasore invece di esserne il protettore ». Non fu che al mattino del 4 che \'08 cominciò a sentire qualche inqUie<udiM ciato dodici miglia avant• all'altra con un vago sospetto che tutto non per d meglio nell'intero teatro delle ni ». D'altra parte Moltke cominciava ~ere infornuto dell'Importanza delle francesi raccolte a Nord di Parigi. Il nello Heutsch venne mandato dal Gtao tiere Generale per ordinare a von lambiar fronte in modo da sostenere il sto attacco di fianco. Il movimento, <Oionnello (sul cui nome gli storici Grande Guerra hanno addensato n'mn,.-l!lli responsabilità), può esser fatto con « nessuna fretta è necessaria ».

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« Il miracolo della Mama », dicono 1 ces1. La Marna non fu in realtà un «ma un brillante profitto rapidamente dagli errori del nemico». E' strano che il polo francese si sia subito affrettato a una leggenda di miracolo intorno a una più «corrette » vittorie strategiche deUa militare. Strano, ma forse anche · di un orientamento psicologico di "'-~o;emrwa

r.e e di fatalismo, come di fronte a steriose ed ineluttabili, contro le quale fondo vano opporre l'intelligenza e il



1114 • COMIATTIMENTO AEUX> FilA CACCIA

TCDC111 E ruitCDI

1870 aveva una agricoltura &orentissim•. Non r>asta : all'inizio della guerra la Francia avev• in circolazione 5 miliardi di moneta aurea e ne; 23 anni che vanno dal 1848 al 1871 ave'"a assorbito il 44 '% dell'oro prodotto nel mon. do. Il risparmio francese, secondo calcoli del Courtois, fra il 1850 e il 186o era stato com. pless1vamente di IO miliardi di franchi; dal l 860 a l 1870 di 30 miliiudi. Se effettivamente si fosse presa, come criterio per la fissazione dell'indennità di guerra, In somma tolta alla Prussia per motivi molto meno legittimi, l'indennità stessa avrebbe do'uto fissarsi sui venti miliardi di franchi. lnu. telt erano dunque le grida e le lagrime per b « povera Francia ». Tanto più che il Wolo. w~k, stimò cbe l'indennità pagata corrispondeva solo al quarto del redditto francese annuo. Ma l'indennità non fu il solo costo della guerra sostenuto dalla Francia. Ce ne fu rono .1ltri: che noi ora esamineremo e compareremo lOn , costi sostenuti allora dalla Germanit. Perchè anche da queste cifre risultlllO la impreparazione e la improvvisazione del Secondo Impero nei confronti del rigore e del metodo det tedeschi. Vcc.liamo anzitutto l'ammontare deUe spese dm:ttc ed indirette della guerra. Sommando per la Francia, le spese fatte dal governo CCII· tra !c e consistenti nei c rediti di guerra fino al l ~etternbre 1870 e poi da questa data al 31 dacembre dello stesso anno; le modificazioni al bdancio del 1871 ; le spese per il mantenimento delle truppe tedesche in Francia nell' .m no 1871 e le spese per riparare i danni di guerra, si arriva ad una prima cifra di 3 mi. la~rd1 di lire italiane (cambio 1870, cioè pa.iti ,ol franco). Se a questa cifra aggiungiamo k ~rese e perdite sostenute dai singoli di.~rti­ ro1C11ti e comuni, e comprendenti le reqwsJZIOn•, le contribuzioni di guerra, le tasse riscosse dai tedeschi, le distruzioni di proprietà nei 34 d•partimenti invasi ; le contribuzioni di guerra c lc altre spese de l comune di Parigi; nonchè le perd ite di egual natura in Alsa.zia e Loran '' arnva a un totale di lire italiane 4 miliardi e cento milioni. Quanto alla Gert!Wlia, le spese e perdite dirette sostenute da autorità locali e da p,rivati furono m•nimc. Quelle sostenute dai diversi verni · si possono calcolare dai prest•t• straordinari fatti da essi che l'inglrse Giffen, nel 1872 valutava in 45 mi· lioni di sterline cioè l miliardo e 125 milioni di lire italiane (cal· colando ·sempre la sterlina a lire 25). Se a ciò aggiungiamo il tesoro di guer· ra della Prussia che fu completamtnte esaurito e altre spese si arriva ad un totale d i un miliardo e mezzo di lire. E' evidente la differeou fra le spese dirette dei due belligeranti : si tra~ di 3 miliardi precisi e ta~e differenza e dovuta alla geniale strategia del _vecchio Moltke che portò in FranCia Jl teat ro della guerra e alla imprepata· ziooe della Francia : non ~do att rezzata per quella che fu la prinu guerra combattuta con criteri ~~ 1• essa f ece le sue spese con precip•~ ne. Bisogna poi aggiungere J'~u!va: lente valore capitale delle peos~~ d~ guerra che si aggirò sui 12~ rrulioo• tanto per la Francia, quanto· per ~ 1114 • D. NAMIFESTO DEL GOVEIIKATOIIE ICD.ITAU: Germania. Quindi per quel che nCDfDAJ.E OAUJEIIL COIIAJO)IIJfTE l>EI.I.' ADIATA guarda la somma delle ·spese dirette 1>1 PUICL

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Kt"PENA I·L NOTO m Europ.l, .Jpo 1! Jtsl.St ·o J, :x,IJn. t h<· b (.,um.mu ·"C\.: ~h testo all.t l r Jnua un.\ mdtnntt~ cl t gu~r ro~ dt un<1u~ md1.trdt, 'onore e ,,1\uc Jc. damaztoni )topp•arono da o~m pJrtc sull.l prepotenza c la rapacita del vinutorc. Btsmark sembrò un Attda redi,·ivo · anzi, .d 'uo conf ronto Attila cr:l ancora un ).(lO t duomo Però si dunentka,·:t, m tanta ·.Jrwa ,J, pJrok. un avvenimento lontano nel tempo ma Jltamente istruttivo. E cioè che la F ranua Jcl pnmo impero, quando aveva ,.,sto a, )UOI piedt la Prussia sconfitta, non aveva prc-w nc1 <Unf ronti d i questa l'atteggiamento d1 una suora d i carità. Anzi un calcolo molto e~.ltto (e sul q uale i pubblicisti francesi non avanzarono mai dubbi di sorta) d tmostrò che la FranCia estorse alla Pruss1a più Ji un miliardo c.: 20 milioni di franchi. l a Prussia non aveva a quel tempo che quattro miliona c seicento mila abi tanti, men tre nel 1870 la F ranua ne aveva tcentotto milioni ; il territorio del la Prussi3 era appena il q uarto del territorio che la F rancia possedeva nel 1870 (escluse le colonie) e il suolo della Prussia. naturalmente mfecondo, era allora quasi incolto, mentre la Francia, nel

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sostenute dai due belligeranti, arriviamo ad un totale di lire italiane di 5 miliardi t 850 molioni.

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Veniamo ad esaminare ora le spese .indirette. L'indagine è qui molto difficile perchè bisogna tener conto : l) delle perdite delle entrate nazionali in conseguenza della sospensione delle attività industriali e commerCiali; 2) delle perdite permanenti negli affari e del deperimento della forza produttiva; 3) delle perdite prodotte nella ricchezza nazionale in conseguenza degli uomini morti o resi invalidi ,Jalla guerra. La ricerca delle cifre relative a •.]:1':>\v ultimo d_ato è la più complicata essendo impossibile determinare con esattezza il valore capitale delle braccia perdute. Taluni economisti, g lobalmente, valutarono per la Francia tale perdita a due miliardi e mezzo di lire nostre. (Sempre alla parità con il franco). Cerchiamo di restringerei, invece, alle cifre piu facilmente identificabili. Senza stare ad esporre calcoli complicati ricorderemo che le perdite delle entrate dello Stato in Francia erano per il 1870 di 285 milion.i di lire; per il 1S71 di :H7 milioni e in totale per i due anni di 622 milioni. Da questa somma bisognerà ,;attrarre le tasse riscosse dai tedeschi e le per·!itc cagionate all'erario francese dall'annessione .1ll.1 Germmia dell'Alsazia Lorena. Perchè questt somme furono effett.i vamente pagate, ma non ;~(!'erario francese e perciò non si posson;> .;akolare come perdite cagionate dall'interruzione degli affari. Fatte queste deduzioni rcs<a per i'erario francese una perdita del 17'% a•muo. Applicando questa misura a tutte le entrate della nazione e calcolando queste in 15 miliardi di lire la perdita in cifra tonda sarebbe stata di 3 miliardi e 750 milioni. Però. 1: interruzione delle attività industriali e commerciali in conseguenza della guerra e dell'invasione non cagiona soltanto delle perdite nelle entrate attuali, ma anche una diminuzione permanente nella forza produttin e: nel reddito annuo della Nazione. Per arri\·are a compiere tale calcolo non esiste che una sola via e molto incerta. Possiamo cioè prendere come misura le perdite della tassa di licenza commerciale in Francia, la cui diminuzione doveva essere approssimativamente proporzionale · alla diminuzione della forza produttiva del comq~ercio. Stando alle cifre del bilancio 1872 le perdite della tassa di licenza in conseguenza della guerra sono di circa iì'4 %- Ciò significherebbe-280 milioni. l'er stabilire l'equivalente valore capitale di . questa perdita possiamo mettere in calcolo dieci anni d'affari e cioè 2 miliardi e 800 milioni di lire. Il calcolo delle perdite indirette della Germania è molto più semplice. Essa :-ton conobbe, come la Francia l'inv,lsiou<- • una lunga sospensione degli affari. Tutto SI può raggruppare nella cifra l miliardo e 250 milioni di lire che significa la perdita rap-presentata dai lavoratori distolti al lavoro. Sommando ora le spese dirette e le perdite indirette per i due paesi abbiamo che per la Francia il costo della guerra giunge a IO miliardi e 775 milioni; per la Germania a 2 miliardi e 875 milioni. Ma alle perdite dell:1 Francia vanno aggiunti i 2 miliardi e mezzo a cui accennammo più sopra, rappresentanti ~pprossimativamente distruzione di forza umana: sicchè la perdita della Francia sale a 13 miliardi e 775 milioni. Bisogna poi ag-

1940 · SOLDATI TEDESCHI CATTURATI DAl FRAKCESI NELLA SOMME.

NORDSf:E .l)orl.nuuld •~~agen

DUudJmj

lt17 - IL F110NTE OCClDEMTALE TEDESCO.


re il metallo (oro o ar~cnto); a bi,ghctt1 Ba,léA d'Inghilterra, di quella da Prussia, 81nca Reale Oland~ e della Banca N• nale Belga; 1 baghetti all'ordine e lcttrrt di cambio negoziabili di primo ordine. Il cambio fu stabilito a fr. 3,7.5 per 1111eft1 e a fr. 2,75 per fiorano. La Germania, pot, cettò in pagamento :ugento ant:hc <j\Wido proprie leggi avevano tolto ad esso al carat di moneta legale; e accettò anche 12~ lioni di biglietti della Banca di francaa" ( forzoJfJ. Entro un anno la francil pagò clae miliardi. Le resta,•ano ancora 3 mtharda r lora con lrgge 15 luglio 187:? fu deciso prestito per una somma egulle, (ht fu sottD~critto per una cifra da 4 malaardi c 300 lioni, ridotti, poi, a sottoscrizaonc chausa, 3 miliardi e 500 mihona. Nè sa p~ò due dar la Francia si rovinasse con tale p;csllto. n momento era ben scelto, per<hè sulle ptmt di Euaopa c a' Amenca la speculazionr tu at ti' isstma e il collocdmcnto del prestito riwd molto agevole tanto che lo scarto fra ti sag gio nominale c il saggao cffcttl\o fu appro dd O,70 per cento. l Juc: primi miliardt furono pagata con d 1 ompensazaona c 16 \'Crsamenta· c gli altra ' Plalt.m.lt tOn 17 pa~:tmcnta. Ognt p.tt.:.lllk"n " lhiudeva col rilascio di quaetanz.a per parte Jet commissari tedeschi. Il conteggao matc:rUit klle monete fu assai lungo e an SJlC(Ìl per le monete tedesche non riuscl mat a supcrzrt gla HOO mila franchi al giorno. l cinque miliardi, poi, dopo al pagamentO dt:ll'andennatà non avevano terto lo ~esso 1"3lore Ji prima della guerra perchè unll snlutazione monetaria ci fu e non lieve. La fran. ua dette in moneta metallica 742 mihona. Ma 105 milioni erano soltanto moneta tcdesc1 splsa an Francia durante la guem. e che costi· tui\'a una diminuzione della ricchezia pobbh· ,,, tec.Jesca. Con l'indennità tali milioni vennero soltanto restituiti alla Germania. Sua 7 t"

,:.:aun1:t:rt:· l"indcnnllj p mal.arc.Ja da fr~nd1a) c al '.1l0rl c.Jd t un tono rilt:Vuto (l mtla.uc.JJ , 1·00 mdiona sct:ondo Hlut.uaona melo.:~•) i1 thc porterebbe d totale delle pt:rdatc Jda. rranda a 20 mallarda (' 375 malaoni e al ,t',: ~ t:omplesmo c.Jella Auerra. a 2) mdiardi c 250 milaona.

Vedemmo all"mazao da tlue.ta nostra brt\t ~nahsi come molte lagrime in mala fede furono versate ~~~Ila « JXI' era Fr;mn t » co~ t ·~:tt ' a pJgarc il mbuto, per quei tcmpa spa' ente 'ole, di cinque miliardi. Vediamo ;tllor.t quanto guadagnò la Germania c non damen tichaamo che uno studioso italiano, Carlu r. Ferraris, nel 1875 invitava i paagnoni .a ind.tgare le cifre reali per constatare comt 1 loro paanta fossero inutila c come la Frano:a non lesse stata dassanguata come sembrava. Il suo risorgere in pocha anna damostrò, poi, la matezz.a c l'cquilibrao delle nchaeste redcsche. Esaminiamo, quanda le ,·icende di questa famosa indennità. Nella pace di Francoforte furono determinati con prcd~ione al meno, il luogo c il tempo del pagamento dea unqut miiìardi. Meua da p1gamento Jo, e' ano esse-


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AL PRINCIPIO DEL 1917, passato il primo momento d i grande entusiasmo per la guerra, le d iffico ltà causate dai regimi parlamentari in vigore nelle nazioni a lleate divenivano sempre più evidenti. In Ing hilterra il Parlamento era abbastanza remi'ssivo; più dannose invece erano le lotte fra gli uomini di stato più in vista. Ciascuno di essi era convinto di possedere il H·greto della vittoria, ed aveva la persuasione che il suo successo personale avrebbe avvicinato la nazione a lla fine vittoriosa della guerra. In Francia il Parlamento creava difficoltà ancora maggiori. Il Gabinetto subiva continui cambiamenti, mentre, all'Eliseo, Poincarè cercava di mantenere la conco rdia fra i Ministri, concedeva inte rviste e acca rezzava la testa del suo gatto Gris-Gris, pensando quanto quel piecolo siamese fosse più intelligente de lla maggiOr parte degli uomini con cui era costretto ad aver a che fare. il suo primo Ministro era a llora Briand, brillante, astuto, pronto ad af. ferrare una situazione in un dibattimento, q uando si dava la pena di ascoltare, ma restio a legsere i documenti ufficiali che gli venivano sottoposti, tanto che spesso ne lle discussioni Parlamentari sosteneva un'opinione diversa da quella e,spressa il giorno innanzi in una lettera da lui stesso firmata.


S.donicco. Serrai[ era state mandato a Salo. nicco tin dall'estate del t916, come co. :nandante. di quell'armata. Jotfre non era stato onsultato su questa nomina perchè da prin. ' ipio l'armata di Salonicco non era ai suoi comandi ; ma quando vi fu posta, nel dicem. hre 1916, la situazione si complicò e fina[. :nente divenne acuta quando il generale Sar. rasi ebbe un dissenso col comandante del con. <ingentt francese, lo mandò \'Ìa e ricl:'·rtte 111ale gli emissari di Joffre. Il Generalissimo ritenne necessaria un'in. , hiesta c informò il Governo che a\'rebbe mao. J:lto il generale Je Castelnau; ma il Gabi. netto ebbe timore degli attacchi dei radicali se ~vcsscro mandato un ultra-cattolico .:ome Ct. <;telnau; e perciò Briand decise di mandare il genc:rale Roques, ministro c.lella guerra. Questa de.:isione era un rabuffo per Joffre; inoltr~ Roques fece un rapporto fa vo,e\'Oie a Sarrail. Fu un colpo gra,·e per Joffre; era il prin. _-ipio della fine.

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In \'JSta t!ell'attaccamcnto ddl't-sercito per Joffre, Bri:md capi che bisogmva trovare un .;ompromesso; nellJ seconda metà del dicem-

191' • LE TRUPPE FRANCESI ENTRANO lN BEMAMIA

~correre il sangue. «Sangue e fango >) diceva, «non sanno trovare altro ». R chiedeva nuovi metodi e una strategia che trovasse il modo di rompere l'impenetrabile muro delle trincee nemiche. Ma i militari non sapevano escogit:ue alcun mezzo e respingevano le idee ::he egli proponeva. Fra i militari e gli uomini politici in Inghi1terra vi era grande divergenza di opinio~t, cci risultato che alla tavola dei cong ressi interalleati la voce dell'Inghilterra, che sareb~ Jcvuta divenire sempre più forte, con l'aumentare della sua responsabilità, era debole e incerta e veniva sopraffatta da quella della Francia, i cui vari partiti erano sempre d '..ccordo quando si trattava di discutere con gli inglesi. Fin dal principio del 1917 il Governo francese aveva deciso di liberarsi di Joffre. Il parlamentarismo era geloso di un'autorità che sfuggiva al controllo del Governo. Joffre si elevava sopra tutta .la nazione, i paesi stranieri ascoltavano la sua opinione, e, generalmente, seguivano le sue direttive. Era un uomo troppo grande per una democrazia, che tollera le debolezze umane nei suoi figli, purchè essi non salgano troppo in alto, che perdona la corruzione, purchè non sia t[Qppo palese. Joffre era

un soldato, circondato dal suo Stato Maggiore, trincerato dietro l'arma del segreto militare. che ten-:va lontano tanto la curiosità, quanto le critiòe, ed er? ugualmente insensibile alle blandizie t alle occhiate in cagnesco. Il Gran Quartier Generale era divenuto onnipotente, Stato nello Stato, cd aveva non soltanto potere assoluto sulla parte del territorio nazionale occupata dall'esercito, ma anche una immensa autorità in altre sfere. Ma le innume. revoli addizioni alle sue sezioni e ai suoi dipartimenti non facevano acquistare al suo personale l'abilità tecnica per amministrare in campi dove, prima della guerra, i militari non erano mai penetrati. Dal punto di vista medico e amministrativo lo stato dell'esercito lasciava molto t desiderare, e il Ministro della Guerr1, che non aveva autmità nella zona di guerra, declinava ogni responsabilità. Si criticava anche l'andamento della guerra. Perchè i mesi passavado e non si scacciava il nemico dalle zone occupate? Di tanto in tanto l'esercit~ veniva spinto contro le difese nemiche, e tornava indietro decimato e sanguinante. ]offre ebbe una frase infdice ; disse ch e « sbocconcellava )) le linee nemiche. Ma quanto tempo si sarebbe dovuto durare a sbocconcellare prima di sfondare le linee tedesche? Un altro fatto che contribui alla caduta di )offre fu la posizione _del generale Sarrail a

bre 19t6 riformò il Gabinetto e chiamò Jof. tre a Parigi, .:ome consigliere tecnico del Go\'L:no col titolo di Generalissimo. Il comando c.lelle armate francesi sarebbe passato al generale Nivelle sotto la sorve. g lianza di Jotlre. Quando questi pronedimenti furono (Q:nunic~ti a Lt,tutey, che era stato nominato mi. nistro d::Lla guerr:1, questi non \'OIIe accettare Jctfrc: come consigliere tecnico, poichè rite11(:\'a 'he tale ufficio fosse di competenza del Ministro della guerra, e rifiiutò di accettare la ::uica se si fosse persistito nell'idea. Briand :x~r e:\·itare una nuo\'a crisi c.li Gabinetto ce· ~lette; ,l offre fu pregato di dare le dimissioni e gli fu J:\tO il g rado di M aresciallo di Fran-:ia. Gli succedette Nivelle, un ufficiale brillante, di aspetto tipicamente francese, senza :r,Kcia del sangue ingk-se trasmessogli dalla :naJre, emanante da tutta la. persona ,-igore, forza, energia. Al principio della guerra aveva il _gr~do Ji 'olonnello e fin dall'inizio si era d1st1oto per il suo v;lore. Nel maggio del 1916 ~o­ mandan le o.rmate di Verdun, agli ordsm del generale Petain. Qui NiYelle elaborò un sistema di attacco che ebbe molto successo c che tu giudicato irresistibile da molti ufficiali. Restava da vedere se lo stesso sistema 53· reblx' riuscito quando fosse stato applic~to s~ ''asta scala, e se Nivelle, privo della ~·d~ dt Petain t: di ]offre, :1\'rebbe a\'uto l'eqUlhbno e la chiarezza di vedute necessari. Restava soprattutto da vedere se la rapida ascesa all'alta carica non gli avrebbe fatto perdere la testa. La storia del suo arrivo a Chantilly dopo la nomina a Generalissimo dà la misura del suo tatto e della sua cortesia. A quella sede del comando, fu ricevuto dal generale de (a. stelnau, suo ex-capo. Il Generalissimo entr~ e Castelnau che era seduto ad un tavolo, SI alzò. Nivei!~ si fermò sulla porta e lo ~lutò come da inferiore a superiore; « Bu~n gtomo, mio generale». Castelnau accettò qu~o segno di deferenza da parte del suo antJco. su· bordinato e rispose : « Buon giorpo, Ntve~j le »; poi, mostrando che pur appre~do 1 gesto riconosceva la nuova posiziooe, ~ and~ incontro stendendogli la mano e dtcend:> · «Buon giorno, mio generale».

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L'allontanamento di Jolfre fe.:e impressione in Inghilterra. Si prese nota del fatto che i (api militari non erano sacrosanti e 'che era possibile licenziarli senza scuotere la fiducia del pubblico e senza produrre crisi ministeriali. Ltoyd ~rge non nascondeva la sua disapprovazione per l'operato del Generalissimo inglese, Sir Douglas Haig, e criticava con asprezza il piano da questi preparato. Lo Stato Maggiore, allarmato da questo atteggiamento, fece osservare che quel piano era stato approvato da tutti i Governi alleati e che formava la base dell'offensiva da scatenare in primaverz.. Sir Dougles Haig era in Francia e non poteva far tronte all'ostilità degli uomini di Stato. Questo compito spettò perciò a Sir Wsl . liam Robertson, capo dello Stato Maggiore. Apparentemente egli era l'uomo meno adatto a quc:;ta impresa; il ~uo parlare consisteva in una serie di brontolii incomprensibili, come incomprensibile era la sua scrittura. Ma era formidabile; abilissimo nella sua professione, lavoratore infaticabile, intollerante dell'ignoranza altrui nelle questioni strategiche, arrogante. Spropositato nel parlare quando si irritava, dava l'impressione di un frigorifero. Quando uomini politici volevano dargli consigli dicendo che questa o quella azione avrebbe potuto portare a una rapida fine vittoriosa della guerra, egli rispondeva « Ho sentito dire il contrario », e questo era tutto. La cortesia non era certo una delle sue qualità, e in quanto al Javo;,. fmre era una cosa al disopra della sua comprensione, anche se avesse capito il significato dl'lla frase francese, che avrebbe disprezzato in ogni modo appunto perchè era francese. Aveva un modo di chiudere la porta in faccia alla gente che sconcertava e metteva in pericolo il naso del suo interlocutore. Pro\'ava un'antipatia inveterata per gli uomini poli~ici in generale e per Lloyd George in partiColare. La sua diffidenza verso il Primo Ministro e verso tutti quelli che lo circondavano era tale che non poteva parlare di loro senza perdere la calma. Inabile nell'arte della p~ro!~, soffriva torture indicibili quando vesuva· snvestito dai ragionamenti sottili, dalle . so una speue di grugnito prorompeva in una serie di improperi. La sua lealtà verso il Cometafore convincenti e dal flusso di eloquenza s.ru.ndante in Capo; Douglas Haig, era a tutta (·on cui g li uomini di Stato volevano persuaprova. Robertson aveva un seguace fedelissimo dtrlo ad accettare progetti, che la sua onestà nel generale Maurice, direttore delle operazioni respingtva perchè il suo buon senso riconomilitari. Messi insieme, evocavano l'idea di sceva errati. E quando la sua lingua inabile Don Chisciotte e Sancho Pancha al contrario, non trovava parole per combatterli ricorreva se è possibile immaginare un · cavalier della alla risposta scritta, coprendo pagine e pagine Mancha basso e grasso seg uito da un Sancho di una scrittura illeggibile, piena di correzioni ; Pancha lungo e so,ttile. e qua~do finalmente, dopo molta fatica, un Maurice rappresentava un altro tipo inglese smpiegato p rtsentava il documento debitamente caratteristico; mai agitato, imperturbabile, secopiato a macchina, ne veniva fuori un monu reno in qualsiasi condizione, un po' distratto mento di buon senso e_ di sagacia, giacchè per la concentrazione continua, grande lavora« Wully », come i soldati lo chiamavano, era tore, non dimenticava mai nulla, sapeva tutto, un grand'uomo ed uno splendido soldato, insensibile al cattÌ\'0 umore del suo capo, inforse il migliore che avessero gli inglesi. Aveterprete fedele dei suoi brontolii.' va dei momenti d i buon umore impr~visto, ai quali tentva dietro un riso che cominciava con Questi due uomini, ligi al loro dovere, si una convulsione silenziosa e terminava con trovavano in un bivio penoso; facevano del loro meglio per servire con fedeltà i loro capi un «ha, ha » prolungato. Ma questo non actadeva mai quando era occupato o concentrato, politici, ma il ioro primo dovere era verso la nè quando era privo delle sue comodità, .:: nazione. Dovevano seguire la politica del Governo, ma dovevano vigilare perchè questa cioè se il vitto non era prepatato secondo le politica fosse abile e portasse alla vittoria: migliori tradizioni inglesi, se la vettura non Erano sempre alle spalle di Lloyd George per era ben' riscaldata o se la bottiglia di whisky, dte quando era in Francia .riceveva con treno fare in modo che questi si conformasse ai dogspeciale, non arrivava. Quando avveniva una mi più elementari della strategia, e facevano simile sciag ura metteva il mento nel colletto, del loro meglio per rimuoverlo dalla sua idea lanciava sguardi terribili, la sua faccia prendi rovesciare il piano di Chantilly. Ma egli, de\'a un aspetto terrificante, e dopo aver emessenza curarsi della loro opinione, nella confe-

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1140 • TRUPPE TEDESCHE MEL BELGIO.

renza degli alleati, tenut.ra Roma al principio del gennaio 191 7, presentò un suo piano, sn cui proponeva ai Franco-Inglesi di mandare delle truppe io Italia per sferrare un attacco attraverso le Alpi Giulie, con l'obiettivo di raggiungere Trieste, Pola, ed, eventualmente, Vienna. Le autorità militari inglesi furono molto sorprese iiel vedere il loro Primo Ministro presentare un piano di cui non avevano mai sentito parlare. Inoltre un ministro borghese non avrebbe mai dovuto p~oporre da sè un piano che non poteva discutere con competenza tecnica. Il piano destò molte discussioni in tutti i paesi alleati. Quando la delegazione tornò in Francia, il Generale Nivelle andò a incantrarla ad una stazione lungo la strada, dicendo che desiderava modificare il piano di )offre, e chiedendo di essere appoggiato d,a l Governo britannico a (ui avrebbe dato prL ma tutte le spiegazioni necessarie. Fu invitato a andare a Londra. Lloyd George aveva già avuto occasione di conoscere Nivelle ed era entusiasta di lui. Briand gli aveva raccontato che Nivelle aveva promesso di telefonargli il tale giorno ed alla tale ora per annunciargli· la presa di Douamont, e infatti quel tal giorno e a quella.


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:.tle or.t gli dveva telefonato da Verdun per Jtrt;l• 'he Douamont era nuovamente nelle nuni Jci francesi. Lì n 'altra ragione della simpatia di Lloyd G~:or_ge per Nivelle era che gli piaceva Ja form.<~ della sua testa. Il Primo Mmi~tro inglese st piccava di frenologia; spesso giudi.-a"a gli uomini a seconda che la forma della loro testa g li ptac:esse o no, c · il .:ranio del Generalissimo trancese trovava favore ai suoi occhi . Inoltre Nivellc padava correntemente l'ingkse e questo per gli uomini politi.:i britanni.:i era un merito che dava lustro a qual-iasi sol~ato straniero. Nivelle si recò a Londra ed ebbe un Jmmen~o successo personale. Tutte le signore della società londinese fecero a gara per offrire. malg rado la penuria di viveri, lauti pranzi al simpatico generale, che parla1·a così bene l'inglese e che formava un tale contrasto ( Cn Joffre, il quale- ora che ci pcnsa\'ano ,t,•eva l'aspetto di un contadino. Il generale Nivclle era attraentissimo c spiegava i suoi sistemi in modo incanlC\'ole, Jurante i pranzi, a dame entusi:lSmatc e affa>Cin:tte che correvano subito a ripetere ciò che .ti'C\':lno capito dei suoi discorsi. Ma t utto quello che diceva veniva ra~colto non soltanto d:\ o recchie sicure e ignoranti, e i militari inglesi scuotevano la testa disapprm·ando. Qualn mc disse: « Peccato che il Generale Nivelle non si sia fermato alla stazione di Abbeville .\ leggere l'avvertimento che vi è affisso!>>. L'al'vertimento suonava cosl :

Un .sat•io e 11ecchio g11jo Jlalla SII di lllltl [quncra. Pifì asrollava, meno paria11a, Jl-fe11o p<~rlat•a. più ascolta~·a . .'io/dati. imitale ftllt'SIO savio e vecchio gujlJ. Ma vi furono altre imprudenze oltre quelle Il piano francese la cui riu.c;cita, come ?er tutte le opcldzioni militari, dipendeva in gran parte dalla sua segretezza, era stato messo in carta e spedito non solo a Haig e a Rohenson, il che era giusto, ma anche al Go\'(·rno francese, il quale lo aveva trasmesso al rorcign Officc, e il Foreign Office ne aveva varie copie, che erano state distribuite almeno a una diecina di persone. Fin dal principio del 1917 si cominciò a s<:ntire un cambiamento nei rappocti fra i! Comando Supremo inglese e quello francese. Ai tempi di )offre, per quanto il Generalissimo inglese nominalmentc fo~ suo pari, tt('Ssuno aveva contrastato la posizione del Comandante franrese come «primo fra uguali », t· vi era l'abitudine d i seguire le indicazioni, ' he egli dava con mano ferma ma gentile. Neanche nei giorni angosciosi della Marna egli aveva tentato di esercitare sugli inglesi u n'autorità che non gli spettava. · Ma ora veniva imziato un altro sistema che nascondeva dci pericoli. Il generale Nivelle c il suo Stato Maggiore avevano adottato verso le autorità militari inglesi dei sistemi che dovevano finire con irritacle. Gl'inglesi non potevano ammettere che il generale Nivelle avesse: la stessa autorità cbe i l suo predecessore aveva avuto quando l'armata inglese rappresentava soltanto un piccolo gruppo in seno alla grande armata francese. Nivelle non capl che un generalissimo cosl giovane e nuovo alla carica avrebbe dovuto avere molto tatto nei suoi rapporti con Sir Douglas Haig, più anziano di lui. L'esercito inglese aveva avuto il suo battesimo \'(~rbali.

ro/k/ir ~uv·nzf~,?/ alla !:lomme. Ormai tr~ usnto d i· minorit.ì t' comlllciJ\ ,1 :1 >Oppùrt.trl uuk la tutela dci trancesi; anche se Joffre fosse restato al pott·re c non si fosse reso conto di questo, sarebbero scrti guai. Ma molto probabilmente il 1 ecchro condottiero avrebbe ammesso che l'aumentato concorso della Gran Bretagna le dava diritto .td avere nelle riunioni degli Alleati quella importanza che i suoi soldati pretendevano. Nell'esercito inglese era generale la impressione che Lloyd George non desse alle armate del suo paese il suo pieno appoggio, e questo aurnenta,·a nei . soldati inglesi che ven11·ano a contatto con quelli francesi la ~cn ­ denza :td affermare da sè stessi la loro importanza. Si era propensi a criticare tutto ciò che fosse tnncesc, e gl'inglesi, che abitualmente si contentano di avere interiormente la convinzione della loro superiorità, cominciarono a mcstrare esternamente segni di questa loro convinzione atavica. Poco a poco sorse una grande rivalità tra i due Stati Maggiori. Nei trancesi si formò il convincimento che i loro sfoni Jei primi tempi, quando al'evano sopportato da soli i colpi della guerra, venl\·ano dimenticati, e che le pretese degli alleati andassero aumentando mano mano che la Francia si andava indebolendo, alla fine si sarebbero trovati pri\'i di ogni influenza quando fosse arrivato il momento della sistemazione dei lOnti fra le nazioni alleate. Gl'inglesi si rendevano conto di queste preoccupazioni c le interpreta,·ano male. Già in alcuni di essi si cra foémata l'idea che i francesi volesséro vin. cere la g uerra da soli, tenendo gl'inglesi con:e un semplice aiuto. Se questo non era · ·• ero per quel che riguarda il popolo, e ra però l'ero per gli uomini di Stato, i quali, mentre desidcravanù che l'Inghilterra fosse forte per vincere il nemico comune, avevano però vaghe apprensioni per il futuro. E queste idee producevano a volte un senso di mancanza di franchezza e le relazioni fra le due nazioni P-e soffrivano. Cominciò, così, un brutto periodo che culminò nel 1918 quando Clemcnceau disse: «Si deve parlare da padroni agli inglc:si >>. Gl'inglesi non vennero a conoscenza di questa frase, altrimenti la guerra avrebbe avuto forse un'altra fine. In ùn colloquio avvenut~ tra Nivclle e Jue ufhciali inglesi nel gennaio 1917, uno dei due ufficiali, parlando delle prossime operazioni si lasciò sfuggire che al Gran Quarticr Generale mg!tse vi er.t un po' di malcontento perchè nei piani degli attacchi gl'inglesi a1·evano soltanto il compito di distrarre l'attenzione delle truppe tedesche, mentre i hancr:si si sarebbero spinti a fondo per riportare la vittoria e meritare così in seguito le ricompense maggiori. Nivelle scattò e nella sua irritazione rivelò il fondo dei suoi sentimenti verso il Comando inglese; disse che Haig dava troppa ìmportanz:\ a questioni d1 prestigio e mancava di quello spirito di collaborazione senza il quale il lavoro fra alleati diviene molto difficile, non considerava il fronte come un'unità e tentava scmp.-~ di portare tutt~ i vantaggi dalla sua parte. Questo sfogo era molto preoccupante perc.bè rivelava iJ vero stato d'animo del Generalissimo francese verso il suo collega inglese. Col passar del tempo la situazione, setto questo punto di vista, non fece che peggiorare. Il 25 gennaio Nivelle mandò a Haig i piani delle operazioni, che erano un'applicazione delle idee enunciate a Londra; ma il tono era dittatoriale, come se l'esercito inglese fosse sottoposto

~Ji.

,ornplctamentc al Generalissimo fr:tncest; velle stabilil'a non soltanto le zone di Jttil"O ma anche l'entità delle forze che JoH,·.1n~ essere impegn<~te in ognuna di esse, ed esdu. de\':t i'att~cco a W tmy, alla cui preparazione gl'inglesi la\'oranno già da tempo. Il Com.tndo Supremo inglese si ritenne offeso Jal .ono della comunicazione, ma tacque e proseguì i >uoi preparath•i secondo le sue idee, lOme se non avesse ricentto nessun ordine. Gli uomini politici dci due Stati irl\'CCC di sforzarsi pci portare un miglioramento nei rapporti det due capi, \'OIIcro risolvere b que. stione a modo loro e ricorsero all'intrigo stabilendo in segreto d i mettere Haig agli ordini di Nivelie. O e l resto vi erano da tempo dei dissensi tra i c.tpi politici inglesi e il Genera. lissimo, e Lloyd Georgc app;ofittò del malinteso fra i due lapi militari per tentare di libe. ra!l'si di Haig. Il concetto ddla direzione unica delle operazioni militari era eccellente in sè stesso, e infatti nel 1918 fu nominato un comandante che aveva autorità sui Generalissimi delle due nazioni. Ma vi era diversità fra questo e metter il Generalissimo inglese agli ordini di quello francese, che inoltre, in quel caso speciale, er:t il più giovane dei due. In seguito a ioiziati\'a del Gabinetto Ji guerra ing lese fu deciso d i tenere una confercn2.1 mtcr-allcata :1 Calais, alla fine di febbraio, durante la quale si s.uebbe fatto il colpo. H genera le Robertson fu esonerato dal I'.ISSistcre all'ultima riunione che il Gabinetto tenne a Londra prima della conferenza, e quel giorno rimase al suo lavoro, bén lontano dal sospettare che su proposta di Lloyd Gcorge era stata adottata la decisione di mettere l'esercito ing lese sotto g li ordini del generale Neville. Ufficialmente la conferenza di Calais dove,.a aver luogo per sistemare la questione delle ferrovie che ave\'a fatto sorgere amari dissapori fra il Comando inglese e quello francese. Il sistema ferroviario che portava rifornimenti aiJ 'esercito inglese era dci tutto disorganizzato, ed era evidente che fino a che non fosse stato rimesso in ordine non era il caso di parlare di un attacco inglese. Haig aveva chiesto ai due Governi di intervenire, ma, in seguito ai consigli di Robectson, si era rivolto a Ni,·elle cd a\'evano risolto il problema fra di lor:> J.'intnvcnto degli uomini politici c.a dunque divenuto inutile. Ma questi volevano trattare Il questione del comando unico, e perciò Il co1llerenza c;bbe luogo ugualmente. Lloyd Georgc e la missione militare inglese. con a capo i generali Robertson e Maurice, nag,giarono nello stesso treno, .~ durante il \'Ìaggio il Mmistrc si ;ecò nel vagone Jei generali intrattenendosi cordialmente con loro, ma senza fare cenno di ciò che sarebbe stato veramente il soggetto della prossima conferenu. Disse soltanto : « In questa offensiva . i francesi giuccheranno tutte le loro carte migliori; dovremo aiutarli tino al limite delle nostre possibilità ». Il lunedì, 26 tebbraio, arte 15,30, ebbe luogo la p rima riunione. Il Gabinetto francese era rappresentato da Briand e dal generale Liautey, ministro della guerra. Lloyd Gcorge ·era il solo rappresentante del Gabinetto inglese. La conferenza si iniziò in una curiosa atmosfera di irrcaltà. l generali inglesi furono saipresi dall'indifferenza con cui Lloyd George trattava la questione dei trasporti, che, seco~d~ quanto essi sapevano, era la ragione per CUI SI

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tenev.1 la conlerc:nza. Dopo una breve diScussione Lloyd George propose che si formasst: un sotto comitato di specialisti pe; venire ad una intesa circa le ferrovie. fusendo giunta l'ora del té, la commissiont· si sep<~rò e 'ornò a riunirsi alle 17,ì0. Lloyd Geor.~te invità Nivclle a parlare c questi espose il ptano di )offre e le modifiche da lui apportatevi, l'he del resto erano già note ai componenti ia commtsstone. Sir Douglas Haig, interrogato, diede la sua approvntone e altrettanto fecero i due Primi Mintstri. Pot prtse la parola Lloyd George e disse: « Il nemtco ha un t-sere it o unico. Gli alleatt dovrebbero procurarsi lo stesso vantaggio, specialmente durante la battaglia, altrimentt non potranno sperare dt vi!)ccre. Parliamo con franchezza c: lasciamo da parte le considerazioni personali. Non è il momento di false delicatezze>). Briand approvò e disse che 1 du(· Generalissimi dovevano <-sprimere le loro ·opinioni, di cui il Governo avrebbe preso atto. Il generale Nivelle prese la parola e fece u~ lungo panegirico del Generalissimo inglese, diCendo che aveva sempre agito in completo accord~ con lui, <: non dubitava che qu<-sta b.uona mtesa sarebbe durata anche nelle pros~tmc operazioni. Nondimeno soggiunse le relazioni tra i due Comandanti dovevano' essere regolate c definite da una w n venzione precisa e formale : era necessaria una direzione unica. c questo non soltanto durante la battaglia ma an<he prima e dopo di essa, nel periodo di rr<pJrazione e in quello di sfruttamento dl'lb vittoria. l ~tnerali britannici restarono sbalorditi. La fine del discorso era in aperta contraddizione con gli elogi fatti al principio a Haie. lloyd Georgc chiese a Nivelle di mettere in iscritto

la sua proposta e agg1uns~ che Jesider.tva fosse messo a ''crbale che tutti 1 presenti erano d'accordo sul principio del comando unico nelle prossime operazioni. l generali inglesi trovarono opportuno tacere e aspettare la proposta di Nivellt che fu consegnata la sera stessa. Questo straordinario documento non suscitò r.tssuna indignazione in Lloyd George che non dimostrò Ji accorgersi che t f ran•esi chiede\ ano tutto il braccio 10\'C\.e del dito, che egli aveva offerto. Le proposte turono comunicate al generale Robertson la s!.'ra dopo pranzo. Egli divenn<· paonazzo in volto, gli occhi sembrarono uscirgli dalle orbtte, e pareva stesse per essere colpito da apoplessia ; fece chiamare Haig e gli mostrò il documento. I due generali si guar<larono senza parola. Si recarono poi da LloyJ George, ii qu.!le disse loro che il generale Nivelle c i Ministri francesi insistevano perchè il posto di Capo britannico di Stato Maggiore presso il Generalissimo francese fosse n ominato il generale W ilson. Da ciò i due generali capi rono che Lloyd George approvava le proposte. Robertson chiese allora se il Gabinetto di Guerra britannico fosse stato consultato e gli parve di sentirsi mancare il terreno sotto i piedi quando Lloyd George glt rispose che era stato tutto rtlnsiderato e deciso nella riunione del Gabinetto il sabato precedente. Fra il generale Robertson e Lloyd George sorse una discussione violenta, mentre H aig oon diceva una parola. 'Finalmente il Primo Ministro dihiarò che il progetto doveva essere accettato perchè il Governo britannico lo voleva. l due generali si ritirarono, e H aig, dopo una breve discussione con Robertson e con Maurice, decise di lasciare a questi due l'incarico di studiare la situazione. M aurice si mise

1940 - INGLESI FATTI PBIGIONIERI DAl TEDESCHI.

~ubito all'opera per formulare delle <Ontro. proposte. Anche Hankey, segretario del Gabinetto d i G uerra, lavorava alacremente. Eglt st rendeva conto che Lloyd Gt"'rge si era ,.,._ \enturato tmppo e che il Gabinetto di Guerr. britannico anebbe certamente respinto le prC' poste fatte da Nivelle; cercava perciò una f< mula che potesse salvare 13 faccia di LIO) George e essere accettabile per il Gabinetto • Guerra britannico. La martina seguente, alle 6, Robertson ' Maurice si riunirono a discutere con Nivelk a cui Robertson chiese bruscamente perchè non lo avesse informato del pi3nO prima di presentarlo. Nivelle si mostrò attonito; disse eht aveva steso quello schema per ordine del G o verno britannico, e non avrebbe mai immagi nato che Robertson non ne fosse stato mt:!>)O ;ti corrente. I generali b.-itannici credettero all.1 ~ua buona fede. e furono persuasi che Nh·elk avesse compilato quel documento alla vigilia della conferenza, mentre in realtà esso er.1 pronto fin dal 2 1 febbraio. Quando poi d colonnello H erbillon, ufficiale di collegamento fra Nivelle e il G overno, pubblicò le sue M ~ morie, si rese noto che Jules Cambon , perfet tamente al corrente del piano di subo-dinarc ti Generalissimo inglese al suo collega f ranc~:sc aveva mandato un messaggio a Ni,•elle in1!iun gendogli di non cedere alla conferenza J1 Calais, ma di insistere per avere il comando delle truppe britanniche, e lo informava cht scriveva nello stesso senso a suo fratello, Pau! Cambon, ambasciatore di Francia a Londra. Ni\•elle disse a Maurice che desiderava sp.trisse ogni ombra di malinteso fra di loro c confermò la sua determinazione di mantenere


PtfNa~"Mtù~~

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k relazioni (on Ha1g sullo stesso piede di (ordialità che· ave,·ano avuto nel passato. Un passaggio nelle Memorie Ji Poincaré mette in strana luce le proteste di innocenza di Nivelle. Il 25 febbraio, <ioè il giorno pre<tdente la conferenza, il Generalissimo l;an,est fece colazione col Presidente nel treno ( hc: lo conduceva a Beauvais. Poincaré dà <tuesto resoconto della loro conversazione : « Nivelle .:rcde che se Haig resterà al comando dell'esercito britannico, le relazioni saranno (Ordiali. ma non si potrà mai ottenere una vera subordinazione dell'esercito britannico al Generalissimo francese. Crede che sia necessario un cambiamento di comando. Que. sto è, in fondo il desiderio di LloyJ George ».

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Intanto Haig. quantunque 5empre deciso a restart- estrant"O alla discussione, aveva steso un memorandum, esprimendo l'opinione che ,iue sole strade fossero aperte : l) Lasciare le co5e come erano, oppure l ) Mette,-e l'eser<:ito britannico 'omplet.tmente agli ordini del Generaliss1mo francese. La det'isione di adottare questa seconda propo>ta a\'rebbe portato come conseguenza la soppressione del Generalissimo e del Quartiere Generale britannico. Ulteriori cambiamenti sarebbero dipesi dal Generalissimo francese e d.J suo Governo. Un cambiamento così r:ldi(ale, in un momento in cui erano in c:>rso operazioni su vasta scala (il ritiro delle truppe germanicht suii'Ancre), era pieno di peri<'Oli. Furono ore di Jiscussioni febbrili tra i mi nistri e i generali francesi e britannici, con frequenti esplosioni da parte di U oyd Gt-Orge e di Robertson . La prima decisione presa fu di respingere la richiesta di istallare un personale di Stato MaAAÌOre e un Quartiermastro inglesi al Quartier Generale francese. Fu stabilito che l'attuale capo della missione britannila addetta al Quartier Generale fram:ese fosse sostituito da un ufficiale di maggiore anzianità, il quale ~vrcbbe avuto al suo seguito un ufficiale in funzione di Quartiermastro. Maurice ebbe poi un'idea: il contingente francese ai Dardanelli, agli ordini del generale Gouraud, si era trovato, in relazione al Comando britannico, nella stessa situazione in cui si vole\'a che l'esercito britannic<> fosse rispetto a Nivelle, ma il Gabinetto f rancese .weva insistito perchè Gouraud avesse diritto di appellarsi al suo Governo, ossia, pur ricevendo gli ordini dal Comandante in capo britannico, poteva rivolgersi a Parigi se gli pareva che questi ordini mettessero in pericolo la sicurezza delr esercito. Ciò che era stato fatto per i francesi si pote\'a fare per gli inglesi. Finalmente si raggiunse un accordo in cui, dopo alcuni articoli contenenti le solite formule, si stabilivano le seguenti condizioni: l)« Restando inteso che lo scopo principale delle prossime ()perazioni è di liberare il suolo francese dali mvasore, e considerato che il numero di effettivi dell'esercito francese è_ '>uperiore a quello dell'esercito britannico, il Gabinetto di Guerra britannico riconosce che la direzione generale della guerra debba essere affidata al Generalrssimo francese. 2) .A questo scopo il Gabinetto di Guerra britannico darà istruzioni al Maresciallo da Lampo comandante il corpo di spedizione britannico perchè renda il suo piano dj operllioni contorme al piano strategico del Generalissimo francese.

3) Si dà ordine al ComanJante il corpo di spedizione britannico di L'Onformarsi alle vedute del Generalissimo francese, tranne nel casÒ in cui ritenga che esse compromettano la sicurezza dell'armata. 4) Dal principio alla fine delle prossime operazioni sul fronte occidentale il Comandante del Corpo di Spedizione britannico dovrà fare eseguire gli ordini del Generalissimo francese, ma sarà libero di scegliere i mezzi da impiegare e le truppe da utilizzare nelle zone di operazioni assegnatagli dal Generalissimo francese. :i) Il Generalissimo britannico c quello frantese giudicheranno, ciascuno nei riguardi della rispettiva armata, quando Je operazioni si potranno considerare termi nate. In quel momento torneranno in vigore le lOndizioni e~i­ stenti precedentemente a questo accordo. Questo documento fu firmato da tutti, ma Briand volle introdurre un cambiamento nell'ultimo paragrafo che fu corretto ~osì: « Il Gabinetto di Guerra britannico e quello francese giudicheranno, ciascuno nei rigua rdi della rispettiva armata, ecc. >>. Questo accordo non contentò nessuno. Robertson appena tornato a Londra riunl il Gabinetto di Guerra a cui presentò il documento, dicendo che lo a,·eva firmato soltanto quando gli era stato detto che i l suo rifiuto avrebbe messo in imbarazzo il Go,·erno britannico. Nivelle, giunto al Quartier Generale scrisse una lettera a Haig, in cui, dopo aver dttto che l'obiettivo delle armate inglesi do\'eva essere Calais, richiedeva non soltanto the gli ordini dati Ja Haig all':umata fossero trasmessi a lui, ma anche di essere' tenuto informato di ciò che i Comandanti di armata facevano per eseguire questi ordini. Rivolgeva inoltre altre nchieste esorbitanti dallo spirito della Convenzione di Calais. Si decise di tardare a spedire una risposta, che avrebbe dovuto essere compilata in modo da far capire a Nivelle che non avrebbe potuto ottenere da Haig nulla di più di quanto fosse ;tato stipulato neUa Convenzione. Intanto la situazione militare era divenuta tale che Haig ritenne opportuno indirizzare un memorandum al suo Governo, in virtù della clausola inclusa nella Convenzione di Calais. Il 4 marzo scrisse anche a Nivelle informandolo del memorandum spedito e intrattenendolo sulla situazione militare, circa la quale non si trovavano d'accordo. La sua lettera non piacque a Nivelle, che la inviò al Gabinetto di guerra francese, unendovi un suo rapporto. Il Governo francese era in quel momento in preda a discordie, ma il rapporto di Nivelle ebbe l'effetto di riconciliare tutti i rappresentanti e di farli scagliare come un sol uomo contro H aig; fu inviato un dispaccio al Governo britannico per ottenere il richiamo di Haig . Ma il Gabinetto britannico non trovò di suo gusto il dispaccio del Governo francese, e ne giudicò il tono troppo dittatoriale. Lo stesso Uoyd George, che pur aveva desiderato le dimissioni di Haig, non \'OIIe cedere di fronte all'imposizione lrancese. Vi tu un vivo scambio di dispacci fra i due Generalissimi e i rispettivi Governi, in seguito ai quali si decise di tenere una seconda conferenza a Londra il 12 marzo. Durante questa conferenza la Convenzione di Calais venne corretta in modo da rendere a Haig una gran parte dell'autorità

che gli era stata tolta, e da evitare che tl ~:Or. po di Spedizione britannico fosse complt-ra. mente agli ordini del Generalissimo fr-~nct•se. Tutti questi disaccor,li, queste discusSt:Jni, questi conflitti non erano certo di buon Ju. gurio per le prossime operazioni. Ma, alla vigilia di esse, accadde, qualche cosa di Jssao più importante. LuàenJorff .la più mesi ave. va fatto preparare ventiquattro miglia dietro i! fronte tedesco la grande linea ditensi"a che fu detta dai tedtschi lmea Sigfrido e dagli alleati linea Hindenburg. Il 15 marzo i tedes.:hi si ritirarono lasciando davanti ai frances1 il deserto. Tutti i dati, dai quali Nivelle e;a partito nella concezione del suo piano, furono così sconvolti. Ma Ni\'elle non fu sco,;so. Egli aveva .:oncentrato 1.200.000 uomint e 7.000 cannoni. De.:ise Ji non cambiare nien. te. Lo sfondamento era certo, egli ripeteva. <• Laon in vwtiquattro ore e poi l'inseguimento ». La sua hducia non era condivisa dai generale Mid1eler, che comandava il gruppo delle tre armate attaccanti. Petain, Castelnau, ,rEsperey erano scettici . Essi erano con\'inh .:he N tvefle ta.:esse una pericolosissima generalizzazione della limitata esperienza che a\'e. ,.a fatta a Verdun. Gli inglesi <~ttaccarono una settimana prima che cominciasse l'offensiva Nivelle. Il loro obiettivo tattico era di conquistare le alturt di Vimy. Fu una deiie aziona meglio condo~te Ji tutta la guerra. Vimy fu presa e la conquista doveva più tard1 rivelarsi di grande \'alore. Il piano N1velle considerava il nemico come una mera astrazione. Il confidente e segretario del Generalissimo, il Colonnello d'Aienson, un fanatico, consunto dalla tisi. nel dare le istruzioni a un ufficiale, indicò diverse linee di fortilirazioni sulla carta, di. cenJo: « On passe par là et ·par là >>. L'ufJi. ciale, che riceveva le istruzioni, rispcse cupo. << Ou on ne passe pas >). Giunse il fatale 16 aprile. l poveri negri, la specialità _di Mangio, erano così intirizzit1 dal freddo, che non riuscirono a mettere la baionetta in canna, nè a lanciare le loro granate a mano. Brancolaronè miserabilmente col fucile sotto il braccio e poi fuggirono in disordine. La maggior parte delle truppe f.-an· cesi si battè valorosamente. In qualche pun· to raggiunsero la seconda posizione. Ma il risultato fu una disfatta generale. Nivelle non volle ammetterlo. Estese il fronte di battaglia e conquistò le alture dì Moronvillers e, benchè in passato avesse detto che non avrei>. be mai rinnovato la battaglia della Somme. moltiplicò gli attacchi fra Soissons e Reims finchè alla hoe del mese potè proclama;e eh~ controllava lo Chcmin des Dames. Sentendosi in pericolo, ricorse a espedienti ignobili. Mandò via il suo capo di Stato Maggiore; mandò via Mangin. Ma Mìcheler lo prevenne. Quando Nivelle gli tece visita al suo quartiere generale, egli gli gridò in viso a voce altissima in modo che i suoi ufficiali sentissero: « Generale, le vostre intenzioni sono infami, vili, codarde ». Nivelle usci dal colloquio vacillando come un ubriaco e non osò licenziare quel suo terribile dipendente. Ma, ormai, i risuitati deUa battaglia erano noti a Parigi : si erano fatti 20.000 prigionieri a costo di 118.000 morti. NiveUe fu « limogé » e g li successe Pétain, il quale ebbe da mettere riparo non solo alla disfatta, ma anche alla disintegrazione dell'esercito. M C RIITA.TOJl


'f2/d-!/i'/ /4-~i!-u'e ru~·

IL l J:HES HA RICONOSCIUTO qualch:: g iorno fa che i comun icati dal fronte, e speulamente quelli della parte dove l'attacco te,iescc si era incuneato, hanno oas<:osto al pubLiico la gravità della situazione. Anche i commenti dei giornali delle due nazioni alleate (è sempre il Times che parla) seno stati troppo ottimistici nel considerare la misura in cui le d ifficoltà di approvvigionamento avrebbero ostacolato l'avanzata tedesca. Queste difficoltà esistono, evidentemente, e sono un fattore di cui si deve tener conto. Ma non si deve dimenticare che i tanks possono coprire da cin quanta a centocinquanta miglia con un solo pieno di combustibile, e, cosa ancora p iù importante, che quasi inevitabilmente grandi provviste di benzina cadono nelle mani del nemico una volta che le sue avanguardie abbiano oltrepassato quella che era stata considerata come la zona di guerra. Si deve anche tener presente che nelle campagne intorno a Cambrai i .:arri armati non sono costretti a seguire le strade principali, t ranne che nell'attraversare i corsi d'acqua, di modo, che i ca· mioos hanno a loro intera disposizione le strade. Un'altra considerazione importante è che in un'avanzata così rapida io cui succedc\'a necessariamente una grande confusione c g li amici si mescolavano ai nemici, rutto quc:ilo che si poteva fare, in molti casi, era p;o. babilmente soltanto di mettere osta·~oli sui ponti, ma non si poteva d istrugger<! i pon;i stessi, senza correre il rischio di ragli;u f"'ou migliaia di uomini delle truppe .lllcatc, lC.ffi· promettendo così ancor più la situdZ~<JOe. Tutte queste ci rcostanze hanno (;ncrito 1:1 azione deue colonne blindate tedes.:-iu:, t."hc ne hanno approfittato con estrema rap1dità o2d audacia. Il comunicato del 21 ma.g,:'o d:t !3e:lino annunciava che r ultimo :ttta.:co tç·de~co era riuscito a sfondare il fron te f r:twcse, lhe la nona armata francese era in dissoluzione, che il suo comandante .:! l.> st.1to Mat:giore erano stati fatti prigicnieri ~ -:h~ ,\rras. Amiens e Abbeville erano state prese. r comumcati dei giorni successi\'i hanno annunziato che i tedesclu hanno raggiunto Boulogne e poi Calais, e che il gruppo delle a: mate del nord è circondato da ogni parte. Pure ammettendo che, dato il carattere della guerra manovrata moderna, alcune località s1ano ~tate solo raggiunte dalle avanguardie motorizzate tedesche, è certo che, come riconosceva g ià alcuni giorni fa il Times. resta sempre abbastanza per costituire una situazione cosl grave per gli alleati quale non vi fu mai l'uguale nell'altra guerra. Amiens è il nodo ferroviario più importante della Francia settentrionale; Abbeville sbarra l'ultimo passaggio della Somme. Calais è la rivoltella puntlta al cuore dell'Inghilterra. Per giunta non vi i: dubbio che i tedeschr 'Siam> -riusciti a eotrare in possesso di grandi provviste di viveri c di combustibili. che faciliteran no la loro azione. E non vi è dubbio che essi si sono ormai saldamente insediati su tutta la linea costiera da Calais all'imbocco della Som-

me, 1solanuu w~i :c :: •. i'i'- _ : :~ .•te .:he operano nel Belgio. Allo stato attuale delle cose, l'avanzata tedesca costituisce per gli Alleati una triplice minaccia di estrema g ravità : innanzi tutto per le armate alleate del nord; in secondo luogo per l'lnghilterra ; in terzo luogo per la Francia, che resta priva delle sue risorse industriali io misura superiore a quella del l9l4. . Teoricamente, le truppe tedesche sono esposte al rischio di essere contrattaccate sul loro vaste fianco meridionale e forse anche su quello settentrionale. Ma la loro superiorità in armamenti è tale da metterle al sicuro da questo pericolo. Probabilmente, dopo la battaglia dlella Mosa e la loro grande avanzata verso occidente, esse hanno potuto consolidare fortemente il loro fianco sulla Aisne. Certo è che i contrattacchi fraQcesi finora non hanno conseguito che risultato modestissimi, quasi nulli. Ai profani può sembrar che il rapido balzo da Laon verso il sud, per assicurarsi lo Chemin des Dames, non sia da prendere in grande considerazione ; ma in realtà esso ha una graucle importanza. La nuda cima su cui passa lo Chemio cles Dames costituisce un'ottima posizione avanzata per la difesa contro un attacco proveniente dal sud come p rovò a sue spese il ge. nerale Nivelle nella primavera di ventit:e anni fa. Anco:a qualche giorno fa, la stampa anglofrancese si faceva l'illusione che un contratta:co francese veramente potente .fosse ancor.:t possibile e che esso avrebbe potuto avere un ef. fetto considerevole sul corso futuro delle optirazioni ; ma riconosceva che, a meno che fosse stato sferrato presto e con g rande potenza, non avrebbe potuto avere che un successo locale, il quale avrebbe avuto poche probabilità di arrestare lo slancio dei tedeschi verso il nure, e nessuna possibilità di far loro abbandon :re !.t presa una volta che fossero giunti alla costa, Tutto questo non ha più che un interesse retrospettivo. I tedeschi si sono insediati sulla costa c il grande contrattacco non si è avuto. Il TimeJ rilevava anche che « l'aspetto più promettente della lotta» per gli alleati, era rappresentato dal fatto che un numero abbastanza rilevante di truppe {{ancesi resisteva ancora, quantunque i tedeschi le avessero g ià oltrepassate io alcuni punti, lasciando alla fanteria il compito del rastrellamento, il che questa non :~vrebbe incontrata difficoltà a fare, a meno che non fosse stata attaccata. Nel caso dì un potente contrattacco degli alleati sul fianco tedesco q uesti gruppi di resistenza avrebbero potuto dare un aiuto molto valido. E anche queste considerazioni non hanno più che un'inter<:sse retrospettivo. 'Gli alleati faranno bene ormai a contemplare il lato nero della situazione, che è oeris-

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SI avvertono l Sigg. abbonati Il cui abbone· mento endr6 a scadere con le fine del prossimo mese di giugno, che tutte le rimesse In dana· ro dovranno essere fette preferibilmente col n/ - "C-crPoltaf'e"... 1/2491 o,~.., sul quale oltre Il no'-'ft :'. , · della Rivista per~.~:· quale si effettua Il ve~...;: samento 6 necessario-.._,~; apporre la dlcltur ~>~.

R· l M M O

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~ima. Ess1 non hanno pitl alcuna prcbabilità

di stabilire la situazione e ne hanno pochissim<: di arrestare il rapido aggravarsi di essa. In [nghiltcira e in Fr-ancia si cerca di ricordare al pubblico gli aforismi dtl Mares.:iallo foch: «in guerra non si de\·e mai lasctare <he il nemico detti gli eventi »; « non si è battuti fino a che non si ammette di esserlo>> ; e, (~viceversa, si è battuti appena si ammette di l':sserlo »; « il nemico non è che un essere umano c le difficoltà esistono anche per lui» , ecc. Questi detti suonano oggi stranamente stonati e falsi. l giornali dicono che questi argomenti oon vengono usatì per far credere che quel che si desidera sia, ma solo per rammentare che in guerra non si deve mai perdere la speranza fino a che l'esercito esiste. Il Maresciallo Foch dovette in g ran parte al fatto che aveva saputo istillare queste dottrine nella mente e nello spirito dei suoi comandanti e dei suoi soldati, se potè resistere alla tempesta del principio del 1918. Ma l'esercito francese d'oggi non è quello di allora, e lo ha rivelato lo stesso Capo del Governo francese nella sua iliagnosi - sorprendentemeote sincera - della disfatta; e non sappiamo se il ritorno del generale Weygand, il discepolo fedele e l'aiutante prediletto del Maresciallo Foch, basterà a far rivivere l'antico spirito che insegnava ad afferrare le opportunità, a bastare a sè stessi e ad avere fiducia nell'iniziati,·a dei subordinati. Il discorso di Reynaud al Senato ha dimostrato quanto sia grande per i francesi la necessità di far rivivere lo spirito di comando. Sulla Mosa, che era la chiave di volta dell'a\'anzata nel Belgio, erano disposte truppe in:t· deguate per numero e per qualità; il mo\'Ìmento delle riserve fu più lento, che su tutto il resto del fronte, quantunque avessero uo'e6tensione minore da coprire; quando i tedesch sferrarono l'attacco, i ponti non furono d1 strutti, di modo che le forze blindate nemichl poterono attraversare il fiume senza osta:oil. F.' stato un seguito di errori, che ha lasciato al generale Weygand una tristissima eredità. . Ora si sta cercando di riparare agli erron e alle debolezze dci giorni scorsi, e il discorso di Reynaud è stato un appello disperato a tutti · i soidati e lavoratori. L'idea così radicata ne! Comando francese che la tattica usata dai ìe<kschi io Polonia non sarebbe riuscita d i fronte a truppe equipaggiate e addestrate meglio di quelle polacche ha subito una terribile delusione. l giornali inglesi incoraggiano il pubblico dicendo che malgrado h: delusioni subit::, gli alleati non vacillano nella lotta che affrontano: e che, anche se questa fase della batt:lglia \'enisse perduta, anche se le truppe alleatt dovessero prepararsi alla fase seguente con tutti gli svantaggi derivanti dalla sconfitta st~bita. esse farebbero fronte al. nemico con calma e senza tremare. Ma queste sono frasi. l 'Inghilterra, fino ad ora, ha sofferto meno della Francia. ma non ignora che è prossima per essa l'ora della prova suprema. E suonano di sinistro augurio ~uest<: gravi parole del Ti111n: «Per quantv gli inglesi \'agliano dimostrarsi risoluti a resistere e pronti a ogni evenienza, pure sanno bene che gli ultimi a\',·enimenti li mettono in condizioni d i gr-~ S\ Jntaggio per proseguire la lotta >>.

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K U .B F. R T O t: .4. X P .4. 4ò S l ' O L O Dirnt"'"

mpooubile:

VITTORIO GORRE$10

btit. Roma.no dj Arri Gn (ich~ di Twrunioelli & C.




rapponi personaJi fra Uoyd nou furono dei migliori, Un giorno diceva a quest'ulùmo in tono ironico : c i fran<:esi in guu-ra durante un attacco. narici! •· c Oh! » iotenuppe Briand irritato, c anche g li zotici che non Sl'n!I.IL!!!IIla di accade nel mondo e ai quali si può far lunque cosa. Avevano detto loro che contro l'Inghilterra: perciò andavano con peto all'assaJto! •·

S 'f f, Il I l~ Il Il l~ \T I Caillaux e Briaod, che si detestavano da molto tempo, furono da l'ainlevé iouodott.i in uno stesso minisr~o e qu3ndo i due s' incontrarono nel primo Consiglio dei Ministri Poincar~ disse : " Suvvia. Jimenticate i vostri rancori per il bene della Repubblica e mingeteoni lo1 mano! • l due obbcdirooo, e Caillaux concluse, ri"olto a Briand : te lo vi anguro tutto ciò che voi augurate

Rl V l STA Q U l N D l C l N A LE ANNO Il N . 11 ROMA 15 GIUGNO 19~0 . XVIII.

• ••

Ocmenccau diceva a proposito dei Poincaré e Briand: ' • Poincaré sa tutto, ma non capisce niente, non sa niente ma capisce rutto •· Un giorno durante una cnnf~erua · Londra, proprio menue il Consiglio stava nando dei gravi problemi sui quali sembrava accordo fosse impossibile, pa.ssò SOltO le palazzo in cui si svolgeva la conferenza, corteo di diSòCcupari . lloyd George si affacciò alla finestra, cino a sè Briand e coo aria triste e SOI•MIIIIrtl•~.l candogli i dimos~nnti esclamò: «Vedete?! • E Briand : c Sl, vedo : è s~a preparaU bene! •

"mc». E Briand di scatto : "Come. giil ricominciate ? ,.

ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Roma, Ciii• Unl•~nitoroo - Telefono ~87389 PUB8LIC I I À M t t • n o. V i • M • n z o n i numero 1 4

A880NAMENII Abbonamento annuale Hali t • Colon•• l. 40 Abbonamento semeslr. tl•lit e Colonie l 22

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po1tole 1 24910 l manosct~lti anche se non pubbltcati f'IOn , ; restitu11c:0no

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FA SCICOLO

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TUMMINElll & C. EDITO RI

••• ]offre un gioroo chiese sd una ff'Ciuc• se sapesse quanto fosse lungo uno S(Xlzio di tempo dt IO m•nuti. Tirò fuori l'orologio e disse aJia recluta: «Quando ti sembrerà che siano trascorsi IO minuti grida« Ah!». Il soldato, allo scoccare del 60. Sl'<ondo del decimo minuto gridò : c Alt ! ,.. Meravigliato il ~era­ le domandò come avesse acqwstato una co~ì straordinaria cognozione del tempo. E la rt"Ciuta pronta : " Da quel coso laggiù "· E indicò a ~inistra l'o rologio di un vicino campanile • .

••• Poinarr era molto matùoiero : aJI'alba al lavoro. Avrebbe voluto che pure i suoi ghi del M;nistero faccsxro altrettanto. « Sarebbe inutile » gli os~rvò Cobrat più idee la sera che la martina •. . c Ma per lavorue al Ministero • rt<phcò cur. • non .:'è affatto bisogno d'idee •.

••• Tro,•andosi un giorno a Parig• con lloyd George, durante la guerra, Briand vide qyest'uhimo arrestarsi pensoso davanti alla starua di Stl'1\Sburgo . « Penso 1>, disse il sarcastico i ngle~. "che si a,·rl poi su una piazza di Berlino la statua.. de lla ri' a destra del Reno! .. " Bah! »· replicò Briand, « non ,., faranno caso! l berlinesi avrnnn<> tante statue delle co lonie inglesi d i,·enutc tedesch e' ".

•••

" Signori ,. disse una volu Lloyd G~rse do l'ultima ~sione di una confaenu •nternaz~~ ricca di passatm~pi più che di grattacapi,, c S•P!"o 3 desso basta, altrimenti ci mancheranno slo argomtUti per le future conferenze •.

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O SI E' RIFERITI frequentemente, in questi ultimi tempi, a proposito delle folgoranti vittorie germaniche, ai rovesci subiti dagli alleati nel primo semestre del 1918 e che allora parvero decidere la guerra in favore della <?ermania. Noo sad privo di interesse, perciò, ncostruire le vicende di quella sanguinosa primavera. Sulla fine del 1917 la rivoluzione russa aveva reso possibile ai Tedeschi di concentrale ingenti masse sul fronte occidentale a~~ scopo di uscire da qudla guerra di poswooe, da quella difensiva logorante a cui erano stati costretti su quel fronte dopo la battaglia di V erdun, vale a dire durante tutta la seconda metà del 1916 e tutto il 1917. ~ caratteristica guerra statica del passato conflitto curopeo aveva dimostrato, come nota il

Jci tedt·o;du, pot, 1<: nsorsc 10 wmplcmcntt, incominciavano. a scarseggiare. Il logoramento sarebbe diventato eccessivo. Bisognava uscire in campo aperto; le truppe, scrisse il Maresciallo Ludendorff « anelavano alla guerra di movimento», nella speranza di conseguire successi di tale importanza da creare le c.ondiziooi favorevoli ad una vittoria tedesca. Ritirando truppe dal fronte russo, su cui ormai il cannone tace per sempre, il Comando tedesco riesce ad ammassare nel marzo 1918 'sul fronte occidentale 191 divisioni. Nel maggio l'enorme massa è portata a 204 divisioni. Al 21 mano, ad ogni modo, erano schierate sul fronte tedesco occidentale 136 mila ufficiali, 3 milioni e 400 mila uomini di truppa e 700 mila quadrupedi. Si aspettavano aiuti anche dagli alleati austro-ungarici : e si pen sava che tali aiuti avrebbero potuto salire al-

1914

f'ANTER!A TEDESCA BOMBARDATA STRADA DI RE!MS.

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mt·no .\ l O Jl\·t~tont . m.1 ra,gwnt dn·tr~t f r' '\;;) ou, anche, l opposi:uone Jelltmperatri,c Ztt.• all'impiego di fone austro...ungaricbe sul fron te occidentale, indussero il Comando Supremo tedesco a rinunciare a tale aiuto. Va notato che malgrado le elevate cifre di uomini e di quadrupedi di cui poteva disporre la Germania sul fronte occidentale, non tutto era ro5e0, specie nei confronti dei quadrupedi a cui scarseggiavano i foraggi. Invece in fatto di armi e munizioni la situazione era ottima : all'inizio dell'offensiva tedesca il Comando Supremo aveva cosi ~ndanti riserve di munizioni che la produzione, all'interno del Reich. seguì una cadenza raUentata. Erano in crisi, come nota il genera.le Bollati nella sua opera : l rovescli pii caraJteristici degli eserciti nella G11erra mondiale, i rifornimenti di benzina : ma durante l'azione non si risentirà. l'effetto di tale crisi. E questo percbè la motorizzazio .

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ne degli eserciti era allora in emlbricilllè~~ aveva raggiunto l'importanza ecc:c:DDIIIIU è arrivata nei nostri giomi. I carri no stati impiegati per la prima 'VOlla Battaglia di Cambrai ( 20 llOVelllbre cembre 1917) dai generali inglesi che tenuto celato l'impiego del nuovo combattimento allo stesso Govemo c ne avevano circondato il trasporto sul d'operazione del più fitto mistero. Noa ma avevano òccultato l'esistenza ddla ~rma alle stesse truppe. Per i tedeschi la fu una sorpresa : proprio per loro che guerra attuale oovevano diventare maalli la manovra di tale modernissimo Auerra! Per un çaso singolare il Comalllk~~ premo tedesco rimase all'oscuro: La « Mademoiselle Docteuc » ave\·a avuto cosa particolari abbastanza precisi e li comunicati all'ufficiale ted~o suo c .....-~• ratore tecnico». Questi nooaveva volllto stare fede alla celebre spia e non aveva smesso le informazioni. Dopo la Camhcai « M.!demoiselle Docteur » l'ufficiale, responsabile in un certo senso la sorpresa degli a.lleati sui tedeschi, a g. cidarsi. Ad OJ:,'Ili modo la crisi dei rifomimeoti di benzina non ebbe eccessive ripercussioni poichè nell'offensiva della primavera dd 1918 i tedeschi si avvalsero solo di una quiodicùu d i carri armati di fabbricazione propria e di altri pochi catturati agli inglesi e riparati. Decisa, questa grandiosa offensiva, alla 6ne ùel 1917, i l Comando Supremo tedesco com~ un lavoro di grandissima mole per organiz. zare il movimento e il successo della enorme massa di uomini e di mezzi. All'antico llldQdo « degli attacchi a massa o di una serie di colpi di maglio cootro un tratto della fronte, si sostituisce quello di attacchi io fotmallooi più sottili e rade ». Si comprese che la fanten.a non deve più avanzare in dense oodatr, ma a piccoli gruppi di fucilieri ~ mitraglitri, con la prevalenza d~l fuoco di mìtragliatrio. L'attacco ddle fanterie ha ancora da af6da!$1 alla preparazione radicaJ~ dcll'artiglietia dlt modifi'a il tiro secondo i progressi della fan. teria stessa. Ma le mitragliatrici possono gì<>care un ruolo importantissimo, specie se raggruppate in « nidi » e scaglionate in profon. dità. Ed allora alla fanteria vengono assegnate singole batterie o pezzi io accompagnamento diretto. E le truppe attaccanti non ddlbooo avere, come nella logorante guerra di posi· zione, obbiettivi limitati a poch~ centinaia 4i metri : ma obbiettivi profondi, lontani. I l Comando Supremo tedesco deve fidldl 3nzitutto del fattore sorpr,sa. Non ci sad una lunga preparazione d'artiglieria: ci un bombardamento solo di poche oo:; ma una violenza ~ di una inten~ità mai Wle; batteranno non soltanto le prime linee versarie, ma anche, e con proietti a gas, lf Linee retrostaoti e le z.one ove sono bettuie t osservatori nemici; si cercheri, !Otto ua caJittico uragano di ferro e di fuoco, di tere e divellere i nervi delle truppe di inceppare o di interrompere i colllepmeill dei vari corpi; di intralciare l'azioae llWldi. Poi le fanterie, le grise, le Slllllc terie, scatteranno all'attacco.

E il 21 tJlti.C7.0 si scateoa la glia delà Somme, o, come la taluoi scrittori c la batfa&lia di d'ecide di attaccare slli iaodù di


L'artigJierta . sentore. . . d'inil miotmo . to ai un biano avuto -"'. ha rintJ11Cta . ta con . · la neru•e ......, tancta • non st nve rll- ?l mano vt~·~ tedesca ento . qua d ram d,t,. una pnma 00data Il sera sono una densa n ta, divisioni : ma a .a. . e la h comprende 37 divtstona_ . _ .J c e. Iessivarneote 64. diOSita eu lanCiate cOJllp caratteri di ~ delle lotta divampa con . di distruz•one Ile as reua epiche. Il ttro_ ben presto que p . tedesche neutral.JZU battene anche ostacolate daiJa_ britanniche che sooo . e di quelle avversa .. . isura maggtor . - ..~ sooo nebbta tn m . . zooa di stcur"-. rie· oli avamposò 10 . . t . .J--~i :unvano '., rest· 1 cupu• l completamente sorp ~ di resistenza e a quasi inosservati s~l~:;;e inglesi si accor: ~uperano; parecchie della distruzione c:let ~;ooo dell'a~acco, (a ca~o . vedono apparire collegameotl) solo ~uan- l~ro fianchi o a terk fanterie a~ersa~Je :~ al carattere logora~­ go. 1 succesSI, se st pe d ' posizione che ti te e micidiale della. gu~rra ~!ora sono cospi.:onflitto aveva preso .smo . l ' 26 è:.tJ e Al .:uo · il 24 Bap:lllme e pr~a · 1

l9l4 • 3 ACOSTO. RICHIAMATI CERMANICI

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.lllo s.opo ti. ,fondart· Il tralto di fronte 1< nuto dalk truppe: mgk~t pt:r tendere 3IIJ 1t nea Ham.Pcronnc 'lt <<:rlJ d, \~.:puarc le forze f ranccst da quelle- tO!~k-~t per ri,~clt.tr<: qut;tl \erso la MantCJ. Il Conumlo supr<:mo t<:Jc~to 1 Ject<le J, attac<.:art· ti tratto tenuto Ja_glt 111 glest pcrchl- sap<:,.l che sartbbero ~t.tlt (lOmt mfatt1 furono) di lcnt.t rca.zionc (,li tn,l!lc:,t ~vevano tn linea la \·' .mn.ttJ t· l.t 5' la pnnu d~ una localttà p<l<:o ptit .1 nord dei!J !xarpc ,gtunb't'Va fino a L.t V .lClJUCric; l.t ,<:londa. Ja l:.1 . Vacquerie a Harisis ('OI.o ptù ,t sud dd l Otsc. La 3' arm.u.t t:r.l sdltcr.tt.t su un f conte di 36 Km., wn LO Jl\ tstont 10 bnc·a c ~ 10 n \Ceva; la 5' St t-stenÙ<:\"J. 5ull.t lun~:hen.t d t ~· ben 65 Km. con Il dt'i~ioni 10 l;nc.t, \m ~~ CJ5Crva e 2 <li C.IHfkrt.l purt• in mcru D.t parte tt-dcs...a partc\.lpJ.no k- .trnut<: 17' e 2' del Gruppo ù'e">Cr,ito Jcl Pnnup<: crcdttano "-uppredtt d t Ba\ t<:r.1 c la l W dd Gruppo c.l'<:. seroto del Kronprinz Ùo Gcrm.tnt.t. In complesso 40 ùinstono d1c st sono tmma>,ate tn perfettissimo ordmc ><:nz,t dt<: eli .terct nemio e i scrYizi d'informuton,• ~t·mt,, ne ah.

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.... ltl4 - P11ULICJTA• DfCI.ESE DI GUEiliA SUL " LOMDOif NEWS ",

bert, il 27 Montdtdier. In questi stessi giorni scoppiano su Parigi le prime granate dei cannooissimi postati nei preSsi di Laoo che destano nella metropoli francese un panico indescrivibile, perchè la popolazione crede che le truppe nemiche siano giunte nelle immediate vicinanze. Si è avanzato per un massimo di 60 Km.: un'intera annata britannica è stata distrutta. l tedeschi hanno catturato, la sera del 22 mar20, 16 mila prigionieri e 200 pezzi di · artiglieria, ma questi sono i frutti iniziali della vittoria. La sera del giorno seguente, 23, i prigionieri salgono a 25 mila c i pezzi a 400 ; la sera del 24 a 30 mila e 600; la sera del 25 a 4~ mila; il 29 a 70 mila e 1100; il ~ aprile il bottino era di 90 mila uomini e l 300 pezzi. II Wright nella sua opera : At tht Jllprmu W ar Colmril, scrive che i tcJeschi erano separati dalla vittoria decisiva solo « da pochi passi». B infatti il generale Haig, COmandante delle forze britanniche pensa ad un 1115 • PAJf!DIA DfQLEIIZ Df TIIIXCEA.


ripiegamento verso la costa (come è a~ nella guerra ora in corsò). P~n ha dcmmt fargli osservare, scrive il generale BoUati, cbt in tal caso sarebbe costretto ad impiegare le truppe francesi per proteggere P2rigi, cenda!do così definitiva la sepacuione fra i due t3ettiti. I risultati dello sfondamento tedesco san!bbero stati ben :superiori se H Comando SupmDD avesse disposto di maggiori masse di a\'11. leria o di quei carri armati che m questi giorni, in quegli stessi luoghi banno colto COÀ sfolgoranti vittorie. Ma una ragione dei ro. vesci subiti dagli alleati e dd pericolo corso ill quei giorni dalla Fcanòa è ammessa da tutti gli storici della guerra. E questa è la ragiooc: eterna che Ispira sempre la condotta militart inglese: l'egoismo. Come oggi, anche allort la Gran Bretagna aveva serie preoccupaziooi d1 sbarchi nemici e più che all'alleata pensava a se stessa.

Ma l'offensiva tedesca ooatinua in quell'altra battagfia che gli storici chiamano ddla Lf$11 concetto di essa era « di agire coolto l'alt settentrionale britannica sporgente verso est sui due fianchi d' Armentières io seguito alb offensiva del 1917 nelle Fiandre per produrre il crollo avanzando in direzione generale di Hazebrouk : donde si sarebbe potuto, in cuo di buon esito, proseguire per Casse! verso Dunkerque e Calais, isolando è addossando al

mare le truppe belghe e l'Armata brita.onin settentrionale ». l tedeschi speravano di tnvolgere le due divisioni portoghesi che difendevano la linea nella bassura della Lys e che costituivano il punto debole dello schieramento principale tenuto dalle armate britanniche. Fu-. reno impiegate da parte del Comando Suptt· mo tedesco 36 divisioni e il 9 aprile la battaglia incominciò. l poill)ghesi vengono subito eliminati; il IO viene passata la Lys; 1'11 ade Armeotieres e la situazione è cosl critica che il generale Haig emana uo ordine del giomo alle truppe d1e suscita ovunque un'enorme impressione e che è rimasto celebre. Sooo le truppe francesi, che, in un certo senso riescono a rallentare il ritmo dell'offensiva: gli ioBiesi sono presi dal panico e il tenente colonnello Seton Hutcbinson il quale comandava un battaglione mitraglieri scrive in proposito: «Vedo ancora, come in un sogno orribile, centinaia di A SINISTRA: U. CE:NEli.Al.E TEDESCO All!EI> VOI

SCHLIEI'FEM -

SOTTO: 1914 · FANTElllA TEDESCA 1M liELGIO.


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7.C.d'A .

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Zona di radunata Fronte al 22.giDrnodi mDIJilitazion~ ,. • 31.

~~-:::::::::::::::::;:. Succtssfvi attacchi -------

-Ferrtlotie

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11 plcmo Sc.bti.eHen preYede•a la penetrazioa.e in Francia attra't'en.o la f.tootiera belga debolmente fortilicata, •chierando 1 armate o N. di Meta. meDtre iD Lorea,a

• lo AlaCQia era deatiaota u.a.a •ola armata: di 9 di'II"Ìaiooi olt.l'e a ut21a doui.Da di brigate di LG~~dwebr. L'ulta Ala0%ia doTeTa rimanere iDdìfeac, Tra Meb e U mare

agiTcmo 3 gruppi: uno a .UU.tra cou 16 divi., uno al centro con 13. uno o deatra coo 24. Queati. 9J'Uppi, facendo ~mo ltl Meta.. doveva:no e~u.tr. u.a.a COD't'e.r tf,oat per porta:rai contro la lbea Dunluuque.f'Verdun. Jl gruppo aetteot1ionaJe do•••a attravena.re il Belqio, accen:l\iare AD•erw.a e api--vani al più p... to; qu•Uo del q~Uo di aia:Uatra ha M'mr-.s e Verduo. So~ata NamW' i c;ruppi donYCJDo conqiunoersi C:OD la: ra.asUDa celeritb coo• aentita, L#' ala d"tra., d.;.teaa. in profondità. si sarebbe opposta alle eTentuali a:xio ai del corpo di apediliooe inqle••. La aec:ooda linea di lortiJicCD:ionl JrOllceM aaa rebbe atcrta c:rqCJiruta da:l nord, ç:oa. WJ. mo•imento . .teadeat•.-L •e necessario fino oJ mcue. Se i fnulceti UTeSMro lormato una li»•a difeasi...-a da Porlgi a. La F~re do•eYG:Do eue1'e im-,.qoati frootalmwht ma la dec:iaione à acuebbe avuta accerchiando Pori9i da O, llnalovamente nel caao di una riti.rula freme:... dietro lo Mctmo o la ~. A.U·ca:ione •u Pari9i erCI'b.o deatina.ti 6 corpi di Enatz. teneodo pronti 1 corpi d'CD'!Data per agire contro la &onte Auxene Troyea, •W ticm.co o <1 terQo dei frcr:ncesi allo 1copo di ric:accia:rii contro la M~lla o li Giwo. ceob'o 1cbiercuai fra Namur e Méd•r••·

uomini incolumi, con fucili e munizioni intatte, fugg.ire in faccia al nemico senza sapere do_ ve vanno... La battaglia della Lys fu una ritirata britannica dovuta al panico prodottosi in particolare fra le reclute. Il morale era distrutto». F. ricoqla il caso di un battaglione clie dietro il proprio capo si ritirava, in ordine, dalla linea di combattimento. Al èomando, rivoltogli J>e! ben tre volte, e anche per iscritto, da Hut. chmson di tornare in linea, il comandante di quel battaglione non volle ubbidire; g li uomini appartenenti ad esso dichiararono che 1100 intendevano eseguire ordini noo dati dai propre ufficiali. L'Hutchinson fu costretto a far giustizia sommana sul posto e 11 battaglione

l'li aprile tornò in line:t. Gli inglesi ebbero perdite gravissime di uomini e di materiali: divisioni intatte ne rimanevano ormai ben poche: 50 su 53 si erano impegnate dal 21 marZO in poi e, talune, più volte. T tedeschi cat. turarono 50.575 prigionieri e 300 pezzi d'artiglieria; la Francia venne a perdere le miniere d1 Bruay (il che aggravò ancor piu la crisi dei rifornimenti di carbone); l'importante nodo ferroviario di Amiens, come quello di Hazebrouk erano ormai sotto il tiro delle artiglierie tedesche e la regione di Arras direttamente m.inat:ciata. Questi rovesci avevano ancora l'unica origine dle l!ià ~guaiwnmo: i"ego1smo mglesc:.

Egoismo che, come osserva il Rcpington in The fini World War si riscontrava anche nei provvedimenti di protezione del Regno Unito in confronto con quelli ncc<:$$ari alla Francia. Una gran quantità di truppe era co~­ tinuamente tTattenuta a Londra: ad ogni incursione aerea su Londra, si richiamavano uo . mini dal fronte di Francia saJvo a rimandatli .colà appena vi si verificassero az.i oni aeree mi. nacciose. E ciò in un continuo andjrivieni spesso incoerente e confusionario. «Come riderebbero i tedeschi se sapessero quanto ci rendon" ridicoli! (scriveva l!llora un inglese). Ma intanto le truppe sono continu3ffiente esposte ad attacchi aerei e a perdite, per timore d1 qual329

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che singola incursione su Londra! ». L'Inghll. terra perseguiva troppi scopi ad ~n .tempo•. c~o prevalenza egoistica dei propra anteces~J an Asia. Si sarebbero potuti trane dalle mdustrie milioni e miliooì di combattenti : ma il Gabinettp c il popolo inglese llOQ ne vollero sapere di nuovi sacritid. Ci si illudeva, come oggi, sulla infcrioriti tedesca e ci si coofortllva con dichiarazioni roboanti. In realtà ancora c sempre il timore di una invasione teneva gli Inglesi abbarbicati ai sassi della loro isola.

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Ed eccoci a quella battaglia di Soisson-Reims che è l'ultimo atto dell'offensiva tedesca e produce, per gli alleati un rovescio molto più grande di quello prodotto dalla battaglia della Lys, Il coocetto di questa battaglia è eguale a quello delle battaglie precedenti, le ragioni che banno indotto il Comando Supremo tedesco alla offensiva permangono intatte. Hindenburg, il ferreo maresciallo, seriveri più tardi : «Dovevamo conservarci l'iniziativa e colpir di nuov.o gli Inglesi non appena possibile». Bisognava produrre una crisi sul fronte francese: e questo sembrava più facile a realizzarsi sul tratto Soisson-Reims perchè coli i francesi ave\'anO tolto truppe per inviarle nella zona di Ypres e le avevano sostituite con le. divisioni britanniche gii fortemente logorate nerla battaglia della Lys. Avanzare su quel settore signiiicava una minaccia per Parigi, « sensibilissima per i francesi». Perciò venne deciso l'attacco col gruppo di esercito Principe Ereditario di Germania, colla 7• e la 1• Armata in direzione Soisson-Fismes-Reims e sussidiato da un attacco successivo della 18• Armata ad ovest dell'Oise, con· direzione principale Compiègne. In vista della offensiva si aumenta il numero delle mitragliatrici leggere alle compagnie, si distribuiscono nuove granate da fucile, si assegnano mitragliatrici antiaeree alle colonne munizioni, ai carriaggi e all'artiglieria. Fanno la loro prima comparsa fra le truppe le prime armi antitank.s che erano una specie di fucili pesanti, richiedenti l'impiego di due uomini.

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I franco-inglesi si aspettavano un attacco, ma non ritenevano che il nemico volesse attaccare a sud dell'Oise. Perciò avevano mantenuto la gravitazione delle loro forze verso il Nord di tal fiume. Il settore della c.onfluenz.a di esso con l'Aillette era tenuto dalla sola 6• Armata francese con due corpi d'armata uno francese ed uno inglese, fino all'altezza di Reims. Gli apprestamenti difensivi disposti dal Comando alleato, passato ora totalmente nelle mani di Foch, non sono completi. Mentre invece i tedeschi, coo uno sforw titanic.o hanno ammassato un complesso grandioso di uomini e ben 4 mila pezzi d'artiglieria. Non è stata dimenticata nessuna precauzione, perchè, anche ora, sia il fattore sorpresa quello che agisca. Si sono persino imbottite le ruote dei pezzi e dei cassoni e si sono date rigorose prescrizioni allo sc.opo d 'evitate ogni rwnote metallico e P<>rtare le batterie in linea senza ~e il nemico se ne accorga. E infatti il ntmJco non ha che indizi vaghi. Ancora il 24 maggio 1918, il Comando della 6" ~ f~cese si ~ riservato la facoltà di prescnvere Ja distruzione dei ponti e delle passerelle sull'lùsoe e sulla Vcsle. d' Notizie precise $e ne hanno troppo tar a : nel pomeriggio del 26 maggio, da due sol• . -.... DI SZDAJf ~~_!_~A·




affluire nelle retrovie tedesche beo· prigionieri; il terreno guadagnato è ad ogni previsione; abbondanti ~ateriali e· di viveri vengono St conquista Fùe en Tardcnois e viene Soissoo ; il 30 le truppe tedesche sono di vo alla Marna, come nel 1914. l ··-u~---·­ inglcsi sono in crisi e perdooo cocnplleeì• mente 8~ mila prigionieri e 1200 ~ . des !>ames, che passava per forti.6cazaone tnespugnabile è caduto al mo urto dell'attacco tedesco . O~u in Grandezze e miserie J; vtllor~a, dtee che il Comando unico non a dato buona prova iniziale e ricorda di avet vuto prendere, suo nwgrado, le difese gcn~alissi~ Foch mentre questi « av lllelltato dt essec tradotto davanti a un siglio di guerra ». Foch si difese adducendo l'insufficienza mezzi a 'sua disposizione e silurò un buoo mero di generali di divisione . Ma Q nelle sue memorie, scrive che i ·primi frutti l'unità di comando sotto Foch «erano stati enorme crollo. Dopo una sorpresa cosl

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def6.

1940 • FANTEIIIA TEDESCA NELI.ll. Cli.MPAONA 01 FJAJmlf Il.

dati tedeschi fatti prigionieri, i quali infor.

mano che l'offensiva avrà luogo il giorno 27 alle 3,40 del mattino, con una preparazione d i artiglieria contro lo Chemin des Dames di solo due ore. Viene dato l'allarme alla 6• Armata : ma, come sempre, il ComaQdo Supremo tedesco è arrivato prima. Nella notte del 27 maggio, scoppia la bufera dell'artiglieria germanica, che interrompe ben presto, con la sua violenza, i collegamenti, il che provoca una folle confusione. Poi alle prime, incerte luci dell'alba, escono all'attacco le fanterie. Il loro attacco è preceduto da uno sbarramento mobile di granate ed è accompagnato da carri d'assalto nella ~a piana _e lungo J'Ais.ne. L'azi.one_tedesca ~~~~ subtto eccellenti risultati specialmente m_vut~ dd meto~ do d'infiltrazione. L'impeto _vtttOrJoso non e fermato neppure dall' .A.isne, anche perchè trop~ po tardi il Comando ~'Armata ha d~to facol~ di interrompere i ponti al ~do_d• Corpo dt .Armata che è sul posto. La pflma gtornata vede liMO • P.BlGIONIE.al FII.ANCE:SI DI COLOilt.

mente ed una ritirata di più di 20 Km. in un sol gtorno i francesi non potevano più assumere quell'atteggiamento di esagerato rimprovero che avevano a mala pena velato verso gli Inglesi dopo il 21 marzo » . Oturchill dimentica che la :;• Annata inglese era stata quasi annientata. Gli alleati, il 20 giugno, avevano lasciato complessivamente in mano tedesca 209.575 prigionieri e 280 pezzi d'artiglieria. Si calcolarono dal 2~ mano al 27 maggio fra gli alleati 14 ~ mila morti o dispersi e 226 mila feriti o anunalati sgombrati. Dal 27 maggio al 13 giugoo i franco inglesi ebbero a lamentare la perdita di 5046 ufficiali e 167 mila 375 uomini di truppa. . Oggi, in quegli stessi luoghi, le democ~~ hanno visto scoofitte ancor più memorabiliLa marcia delle colonne tedesche prosegue inesorabile, ma giungendo più lontanO di ~2 ' anni or sono: entro Parigi, cuore deDa F~ , e a Cal&Js sulle rive della Manica. Le Iua della Vtllc LNmiire si SODO spente ~ ~ queJJe della brulicante me:tro~li l'Eu: Non erano necessarie per allumaoare ropa nuova che nasce. - • · ....

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guerra

· ·ò a scricchiol.ue neI a r-· mmc• .. l'l h'lterra (e Londra tn d' le · g 1a allora ng 1 mon •a · . he una nuova arma particolar modo) senttrono c d . incominciava a governare la guerra mo erna.

/'arma aerea.

. . bo b da Durante la scorsa guerra l pnm• m ar _menti di città fecero una impressione ind~cn­ vibile. Ma niente può essere paragonato aJI.ec~ che suscitarono ovunque i bombardamenti J1 Londra compiuti dagli Zeppe/in tedeschi. Sotto le macerie degli edifici colpiti era, allora, veramente tutto un mondo che incominciav.1 ad andare in rovma. Oggi questo mondo muore. Chi avrebbe detto ad un inglese dell'età vittoriana che Londra sarebbe stata bombardata, sarebbe stato giudicato pazzo. Ma la storia, continuamente in movimento, ha reso pos... sibili molte utopie. Non va dimenticato che la Germania si de(ÌSe al bombardamento delle città nemiche solo do~ eh~ l'aviazione degli alleati ebbe colpito utta md1fes~ tedesche. Scm•e infatti il generale Von Hoppner, che per Jue anni fu il coIS40 • FANTERIA TEDESCA DI BINCALZO IN PICCARDIA.

IL MITO dell'invulnerabilità dell'Inghtltem grazie alla sua inJIIIarilà è ora dcfiniti,·amcntc crollato: e John Bull, abbandonando la tradizionale flemma, terrorizzato, cerca OAAi npa~i affannosi con iL cuore in gola. E' crollato il mito della fortezza navigante intorno alla 'ecchia Inghilterra: la flotta, l'orgoglio Ji ogm inglese sotto ogni latitudine e ogni longitudine, sembra destinata ad esser considerata un ricordo storico di un'epoca tramont.lta per sempre. La vittoria, ormai, sembra debba essere di chi è più forte non sulle acque, ma nell'an.~ Il mito che ora crolla definitivament(', to 1940 • AllDnt TEDESCHI

mandante generale. delle forze aer~ germaniche: « Fu la Franaa che, il 4 dicembre 1914 attaccando la ~ittl indifesa di Freiburg ad ~O km. dalle lmee, portò per la prima volta •l. ~croce della guerra aerea nella popolazione cJvtle. Le conseguenze non tardarono a farsi ~entire ». Qualche tempo dopo infatti furono decisi dai tedeschi- gli attacchi su Londra e su Parigi. E il generale V on Hoppner ricorda che « i bc:rsagli furono sempre scelti su località militari ; però è chiaro che nel bombardamento non era sempre possibile evitare di colpire altri luoghi civili. Del resto la responsabilità d'aver cosl esteso iJ campo d~Je operazioni di guerra è della Francia». Nei bombardamenti di Londra furono impiegati quasi sempre dirigibili del tipo Zeppe/in, creazione esclusivamente, tedesca del conte Ferdinando Zeppelin, il quale aveva iniziato la sua carriera militare combattendo in America nella guerra di :s«essione. .Al suo ritorno in patria egli aveva preso parte valorosamente alla guerra austro-germanica del 18~. NelJa vittoriosa campagna C!>lltro la Frane.~ del 1870-71 avéva comandato una delle ptu lMI • POSTA AL CAMPO TEDESCO



SOPilA: ltiS. DlACv.NMA CHE PAJlACONo\ U

LO'NCHE27.A DI UNO ZEPI'El.IN COlf UN T'BATTO 01 PICCADILL•i - o\ Sl!llSTBA: 1915 • UNA INCUISIONE DI ZEPPELDI SU LONDRA.


19411 • UN APPARECCHIO 111 HElNIEL. ATTACCATO DA UNA SQOADBlCUA N'EMICA, DOPO LUHC/1 LOTTA E' COLPITO.

audaci e brillanti ricognizioni di cavalleria. Raggiunto il grado di generale, nel 1890, SI òecise a lasciare il servizio militare per dedicarsi completamente alla realizzazione di un pallone che si potesse guidare. « La tenacia e l'ardore che caratterizzano l'opera del Conte Zeppelin, osservano due nostri scrittori di cose militari, il Bompiani e il Prepositi nella loro opera Le ali della G11erra - come tecnico e pilota aereo, derivavano in lui dall'educazione e dallo spirito militare e il suo principale scope era uno scopo patriottico : voleva dare all'esercito del suo paese il più formidabile arnese moderno di guerra». Eppure il cammino verso il risultato finale non fu facile e piano: sfortune e colpi avversi non mancarono di intralciare i suoi sfor:ti ; più volte dovette interrompere i suoi voli ; spesso la vita del vecchio generale fu in pericolo. Ma egli era dotato di una volontà di ferro e riuscl a realizzare il suo sogno. Un giorno, mantenendo la parola data, si innalzò con la sua aeronave il « Sachsen » da Baden-Baden per recarsi a Vi6ma. Vi sarebbe riusàto? il mondo intiero palpitava per il tenace generale; il popolo di Vienna affollava il Rittg commosso e ansiosò e, cosa inusitata, il vecchio Francesco Giuseppe, l'impenltore impertwbabile, ogni tanto salìva sulla terrazza del castello di &hoenbrunn per scrutare il cielo col suo binocolo. Finalmente la massa argentea del dirigibile apparve all'orizzonte, e venne lentamente su Vienna., sorvolando le verdi foreste e i parchi e specchiandosi nell'azzurro Danubio. Poi si diresse sul Castello di Schoenbrunn e si abbassò e rialzò

più volte, in segno di saluto. Sulla terrazza Francesco ·Giuseppe, salutò militarmente. « Lo spettacolo noYissimo aveva riempito di meraviglia l'anim6 del vecchio imperatore, che seguiva con ammirazione le evoluzioni del dirigibile, mentre questo maestosamente si levava sopra le terre e i campanili della capitale e con ampio giro scendeva, acclamato, all'ancoraggio del campo di .Aspem ». La folla portò in trionfo l'eroico pioniere ripagando cosl la sua tenacia, il suo coraggio e, anche la perdita della sua fortuna, valutata allora in 4 milioni di lire, che egli aveva completamente speso nella costruzione dei dirigibili.

~izione 12 dirigibili : 6 erano ·?-eppelin, con una cubatura massima di m3 • 22.500; 2 del tipo << Schutte-Lanz » di 24.500 m3 .; l del

tipo «Parseval» e 3 del tipo «Delag». Ognuno di questi incrociatori dell'aria era annato di due mitragliatrici nelle navicelle, di due sull'involucro e di bombe da 50 kg., da 100, da 150 e 300 kg. : il che significava., dato lo sviluppo raggiunto allora dall'arma aerea, il massimo dei mezzi offensivi. L'equipaggio, oL tre il Comandante, comprendeva 12 uomini. Ai primi del 1915 si creò, un nuovo tipo di 25 mila metri cubi. Il 21 dicanbre 1914 un aereoplano fedesco era apparso sulla costa, di fronte a Dover ed aveva lanciato delle bombe; due giorni dopo Era evidente che, allo scoppio della guerra un altro apparecchio aveva oltrepassato Dover mondiale, la Germania, la quale possedeva al c:d aveva per la prima volta bombardato dal~ agosto 1914, 12 dirigibili, pensasse a servirl'alto la terra inglese non più invioi2bi.le. il giorno di Natale, iJ primo Natale di guerra, sene a scopi militari. L'aeroplano, che domina oggi i cièli della guerra era, allora, ancora un un idroplano fece una terza visita: entrò a ordegoo pericoloso, non eccessivamente veloce, Sheerness, sorvolò il Tamigi e raggiunse Lone, soprattutto d'autonomia limitata, mentre in- _ dra. La metropoli inglese non era, ormai, invece i dirigibili potevano portar carburante per vulnerabile come nei secoli scorsi. L'arma aerea quindici o venti ore di volo. 11 popolo tedesco poteva dominarla. E d i questo la (ieniWlia. credeva fermamente nella efficaàa di questi che aveva seguito appassionatamente gli espeargentei incrociatori d eli'aria e aveva sosterimenti di Zeppelin, tenne il dovuto cooto. nuto sempre non solo con il suo favore, ma con generose sottoscrizioni, le esperienze del ·Ai primi del 1915. i dirigibili cominciaroConte Zeppelin. no la loro campagna contro l'Ingbiltern e spcInfatti durante una di queste sottoscrizioni, àalmente contro Londra, cuore dell'impero· prima della guerra, (sottoscrizione indetta per Due aeronavi nella notte fra il 19 e il .i!O ricostruire una aereonave andata distrutta in gennaio, partirono da Cuxbaven e da Amburseguito ad un atterraggio di fortuna) una àttà go, e attaccarono Yarmouth e Kingslym e ardi provincia, Dum, aveva dato da sola ben tm rivarono, dopo 6 ore di navigazioae allo sboCmilione di marchi. co della Tyne. « Come un mostro favobo ..Abbiamo visto che all'inizio delle ostilità, il scrive un valoroso ufficiale tedaoo. Hcilll Comando Supremo tedesco avCV"a a sua dispoDocter, che pamripò all'impresa - il _..


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incrociatore vola a.t traverso la notte oscura, in mezzo al rumore delle eliche ed allo scuotimento del macchinario. Le navicelle, le travature, tutto trema sotto la marcia rapida dei motori 1l pallone sembra essere anelante e desideroso di gettarsi in avanti per vendicare il bombardamento delle città aperte tedesche e delle persone inermi. Bisogna che gli Inglesi,

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che si credono così aJ sic11ro nella loro ùola, si destit1o allo spavenM ». Le ore di navigazione passailo, regolari e veloci. Il mare de!

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Nord appare, appaiono, di quando in quando, deboli luci all'orizzonte: sono i proiettori dei guarda coste inglesi. L'aeronave arriva lentamente sull'lnghilterra : e tutto è Oscurato dal fumo di centinaia di ciminiere. l cantieri enormi, all'imboccatura della Tyne che rispondono al nome di .Armstrong, di Palmer, d~ Swan, di · Hunter, indicano l' importanza del centro ai fini delle costruzioni navali inglesi. A bordo dell'aeronave tutti sono presi da una eroica commozione. Si. ode squillare una suoneria : l'indicatore ordina: «Arrestate i motori». Le eHche vengono disinnestate e il dirigibile perde a poco a poco la sua velocitl.'Approfittaodo i:li un leggero vento che spinge. da ~PF> il comandante vuol farsi portare sw ca.nben senza servirsi dei motori, in IJ)Odo da gtungere senza esstt uditi ne veduti. Ed infatti cosl avviene: l'incrociatore aereo giunge proprio sul primo canti~ ove scint:~ no intorno ad una corazzata m costruzl n~erose lampade ad arco. Si scorgono. sul .davanti della nave le larghe ape~re ~;.n;; veranno le torrette per i grandi ba mm E' il momento : viene sgwoata la bom . . chi l CI"'OJOOO • essa non è e trenta paia di 00 a ~o- · · ell'aria più che un punto e sembra navtgare o .

pezz•

[ secondi sembrano eterni ! Ma infine passano. Si vede un laJii.po, poi si innalza una nuvola nera e s'ode una esplosione assordante. Sulla corazzata le grosse placche d'acciaio del ponte sono state frantumate come se fossero state di celluloide. E il bombardamento continua : una grue cade come un castello di bimbi; un inero. datore salta in aria; le sirene incominciano ad urlare e Je poche batterie antiaeree incominciano a sparare. Ma il dirigibile, alleggerito dalle bombe già lanciate, sale ancor più e il fuoco da terra non lo può più raggiungere mentre l'azione continua. « Dei grandi laboratori cadono come castelli di carta, scrive ancora Heinz Docter, i fumaioli s'inchinano come se fossero piegati da mano formidabili, poi crollano cagionando ancora maggiori guai. Una bomba colpisce in pieno una fornace le di cui mura aperte sono velate da nubi bianche che oscillano a flotti. Parecchi hangars in fiamme, rischiarano i dintorni con una luce rossastra che facilita il nostro lavoro». Un altro incro. ciatore salta in aria, colpito alla Santa Barbara. Poi è 12 volta dei depositi che si incendiano in un immenso braciere. La missione è linita. L'aerOQJlve riprende la via del ritorno ma qutttro idrovolanti ingles~ le dànno la caccia: uno viene abbattuto a colp1 di mitragliatrice, una ba una ~na al ~re, gli altri due abbandonano il ~~ba~ento 7-pelin ritorna senza altn mcontn ~la e lo r ... vu1n .. L 1 er.w1 e. sua LJ<L>C. L'Inghilterra non è p1U tn

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Otu.rchill. che allora era Primo I..ord dell' .Ammiragliato, nel I volume della sua.opera - . mondiale ,. ricorda coroe, 8Jà dal « la cn51 · · eh Londra settemb~ 1914, si era convmti e

DlJREaQtJE 1840 • l liESn DEL ZlONE IMQLEaa TEHTA.NO or il'~ 01 SPEDI· NUOTO L'ULTIMA !fAVE IMGI..ESE DA ~~TO~

~sse ?el raggio d'azione degli Zeppelin Ma l Inghilterra, come ora, anche allora si era .fatta sorprendere dagli eventi :- « Mancav~o infatti at_tCora del tutto batterie antiaeree e proiett . dt scorta è di tiro, nè era possib,'Je procu on . d' rar~e prima ' ~ anno o giù di Il; e frattanto m~ombeva. su d~ noi la minaccia che cinque 0 SCI Zeppeltn arnvassero da un momento all'altro a bombardare Londra o, peggio ancora Chatam, Woolwich o Portsmout.h ». Si sare~ bero ~ti contrattaccare i dirigibili con aeroplant, ma lo stesso Churchill osserva che al l~ra l'aeroplano non era ancora tanto perfe~ Zionato « da poter raggiungere con la necessaria rapidità le altissime quote alle quali questi ~gli Zeppe! in) si mantenevano; ed oltre a dò rl v~lo n~rno faceva appena i suoi primi passt, non St conoscevano ancora i sistemi acustici per scoprire e localizzare gli aerei, nè esist.ev~ 12 rete d_i vedett~ coi re~tivi mezzi rapidi dt segnalau.one e d1 comumcazione, mentre invece il pericolo relativo era già SOSpesO, alla letten, sopra le nostre teçte ,.. Il bollente Primo Lord dell'.Ammiragtiato decise di far bombardare gli aeroporti germanici però nelle sue memorie dice che i mezzi materiali per attuare una tale politica offensi.va erano «addirittura puerili ». Dopo la prima impresa degli Zeppelin si cercò di attuare utre misure. difensive ed in maniera più razionale ; furono creati dci campi di fortuna fra il Wagh e l'estuario del Tamigi, distribuendovi aeroplani e piloti ~eh~ f0$$Cfo pronti al servizio <li notte, ma ' voli notturni furono per l'aviazione inglese un vero 339


disastro e si perdettero vtte e materiali seou nessun risultato tangibtle. L'azione degli Zeppelin da oot descritta più wpra fu considerata in Germama la prova generale del bombardamento dt Londra. Questo 1nfatti non poteva mancare ed ebbe luogo il 31 maggio 1915. Wells nella sua «Guerra dell'aria» ave,·a dato un quadro dt quella che sarebbe stata la guerra del futuro vista da uno sptrtlo lctteraeto e nello stesso tempo utopistico. La realtà dt quella notte, famosa nella stona delia guer·a aerea, sembrò allora, sorpassare la stessa tnlmaginaztonc del romanziere inglese. E un gior. nalista di allora ~criveva commosso: «Non dimentitherò mai quello che ho veduto. L'atmostera, Ji un.1 pu~zza ideale era come lacerat.l dai contmui getti Ji luce dci proiettori e d:t!lo scoppto dci proiettili. Vedevo distintamente il fiocco Ji fumo bianco che dopo l'esplosione sembrav.1 a~r:tpplrst alle stelle. Udit un rombo di motori dH: ,c·n!'· l dali'O,·est. Mi ,·oh• \erso quelb dtrcz10nc c contro la costellaziOne dei (;(,mciii potet ~corgerc come un pesce mostrliO!>O che gutZz.l\'a lento e calmo ndl'atmostera hmptda. Era uno Zcppehn. Vemn mnJ.nzt tranqutlbmcntt. l protetttlt scoppiavano seah•. r.tpidi. for* troppo affrettali alquanto .1 stmst rl r: .ti d t sotto del mostro Credetti d t m pro'' tso (hc qu(-stt fosse mstgutto da uno '(t.tmc dt :~croplant A''"o H:duto det puntt rosst e a~tl, ,he ,!!lt ~m:tz.tvano tntorno Non potet trattenere un gmlo dt ammtr.IZione m.. don·ttt pot .lLWrgcrmt the mt tn~ann.t,·o e cht non ~~ tratt.l\ a d t aeroplant ma d t :nzt lummost l m prO\\ ts.tmentc lo i'..t'ppeltn 5t sottras~e al fasuo dt Iute dtt lo 10\<:~111\:1. Il rombo dct moton st .tllontanù 1: non rim:~\c più ,h<: i: plaudo pae,aggto notturno>>. Naturllmentc, .ome; a'' tene alla pnm.1 .tp plt,aztone; di oum nuo'o mezzo belltco, st dtffusero subito Il ptil str.lmp;~latc notizie:, mc fu rono r.ICLOite d.1l l'unt• ti quale Jicc,,l d1 ,l\l'r ,l\ uto d.1 « uno ~' nttore neutrale » rt\ ei.Jztont >U <jUcllo the <;.HCbhe St.il.l la tnlltrStOnc SU(CeS. Sl\'a su Londr.1 E~~.l a' rt:bbe Jo\'uto cffcttu;lrst con homb, .JIIIIt-blu.mll « St afferma scn,.e, .1 d T11nes ~hc queste bombe, ulttma tn\tnz•onc Ji sucnzi.llt tedes<ht, esplodendo nell .ma. ,l,ffondJno sopr.1 una 'J.Sta area un., nu,ola <Ome nebhta, .lhb.t,tanza densa per nl sconJere ti Jmgtbtle .1i r.tAA• det ptù potenti pro1cttori Queste bombe potrebbero essere usate anche dt g10rno » E non mancavano le solite tesltmomJntt ocul.m di autorevoli testt mont, 1. qual t afferma"ano di aver veduto espe. nmentt dt queste bombe a Friednthshaven. Naturalmente in ci1ì non vt era niente di 'ero. Mentre tn\'ece era vera l'altra notizta, pubblicata pure dal Tir>1es. che la Germania sta,·a preparando una flotta di Zeppelin per um serie di incursioni aeree su Londra. Allora nel mondo queste incursioni destaro no ''ivissima eco: la novità del mezzo ofiensi\'O, l'efficacia dell'azione, il crollo del mito relativo alla im•uloerabilità della metropoli inglese, l'azione della propaganda alleata, tutto ciò contribul ad accendere mtorno agli Zeppelìn un aureola tragtca e sanguina. Ma solo dopo la guerra, SI seppe con precisione dt quali eccezionali qualità di coraggio e di abnegaztone fossero dotau 1 capi e gli equipaggi delle argentee aeronavi che, ancor prima dei moderni, veloci. sicuri bombardteri avevano


portato sul nemico l'offesa dall'alto, fi.tccandone spesso, con i ner\'i, la resistenza. Uno dei più eroici comandanti di dirigibili, il capitano Von Buttlar, insignito della più alta decorazione tedesca al ' 'aloe militare, nella sua opcr.t G'lt Zeppe/in !Il Londm. ci ha lasciato una palp•tante documentazione dei rischi mortali, corsi tante volte, da lui e dal suo e<juipaggio, come dai comandanti e dagli equipaggi di altre aeronavi nelle rischiose inl-ursioni su Londra. Perchè con il progredire del tempo la difesa antiaerea si era evoluta, l'oscuramento era divenuto perfetto ed un nuovo mezzo di guerra incominciava a contendere agli argentei Zeppelin il dominio dei cieli: l'aereoplano. «Le incursioni sull'Inghilterra - ~cri,·c il Capitano Von Buttlar - si assomiglia,·ano . tutte, come si assomigliavano i dirigibili quando .11 tramonto si profilavano sul litorale tedesco. Ed avevano tutte lo stesso svolgimento. La medesima scena alla partenza, al calar del sole. allo scendere della notte... i medesimi lunll suii' Inghilterr<~ c poi tutta l'isola gigantesca s'immergeva nelle tenebre più fitte quando eravamo stati a\'\'JStati. l medesimi fasci di luce biancastra che palpitanti frugavano in cer(a di dirigibit. fino a quando questi, colpiti in pieno risplendevano d'un chiarore latteo: le medesime nuvolette degli shrapnels... i medesimi bagliori sulla rerra, le medesime fiamme di incendi prodotti dalle nostre bombe». Durante l'anno 191~ Londra fu bombardata 3 volte : il 31 maggio, la notte dal 7 all'8 settembre, e il 13 ottobre; su tutta l'Inghilterra si ebboero 20 incursioni con il lancio di complessive 3 7 tonnellate e mezzo di bombe dirompenti e incendiarie. Nel 1916 le incursioni

furono 22 e le bombe lanciate salirono alla cifra di 12~ tonnellate. Nel 1917 le incursiooi <!i dirigibili furono solo 6 con un gettito di 30 tonnellate di bombe: gli Zeppe! in cedeIMO • LONDU. L•AAMATA AUSILlAJIJ.A.


PUBLIC WARNING advised to familiarise themselves with the appearance . blte The pu are of British and German Airships and Aerop1anes. so tha t they . may not al ed by British aircrafl and may ta.ke shelter ar German ~ -~"" Sbould hostile aircraft be seen. take shelter a.trcnu" appea.r tmmediately in the nearest ava.ila.ble house. prefe~b.1Y. ·m the basement. a.nd rema.in there unti! tbe aircra.ft have left the VICIDJty do oot stand about in crowds and do not touch ~oded bombs. r HOSTIL! aii"Cftfl belli&' -n tn COUDU'J distrlets. tbe nearest NaYai. IILIW, •

Polloe In tberleivent ho Id ·r ......,;ble be adviMd lmmedlat.ely by Telephone of Ule TIIE OF APPEARANCI, tM Aulho l es s ou , 1 ,....... • _,_.. A,_.., Aero,.,.... OIRECTION O}' FUGHT and •wbether tbe auwau ls an IUIIIIUP or an --

AEROPLANES

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1915 · MANIFESTO AFFISSO NELLE Vll:: DI LOKI>BA CON U: NOIIME PEB DIFEKDEBSI DAU.E INCtJBSIONI

AEIIU, (D. PVIILICO E' CONSlQUATO A PRENDERE FAMIOUAJUTJI.• COM L'ASPETTO DD DIBIGIBDJ ED AEBOPLANI IIUTJI.HHICI E TEDESCHI IN NODO DA DISTUfOUDLI),

vano ormai il loro posto di combattimento ai g.andi aeroplani da bombardamento tedeschi. Le incursioni erano spesso effettuate da più aeronavi : cinque, qualche volta nove: una volta persino diciannove. Era il nuovo concetto di impiego in massa dell'aviazione che incOminciava ad affermarsi. L'obbiettivo variava con il variare delle condizioni meteorologiche : ma si cercava sempre di arrivare a colpire Londra. Il primo dirigibile partiva dalla base verso mezzogiorno; quando esso era ad .una certa alteua il personale delle gomene lanciava il secondo e cosl via, di modo che le aeronavi l>i susseguivano a distanze regolari. 342

Dopo poche centinaia di metri si sorvolava la Baia Tedesca ove si scambiavano messaggi radiotdeg'rafici con gli avamposti. « Si incontravano, scrive il capitano Von Buttlar, i compagni che venivano da Tondcrn, da· Norden da Alhom e si osservavano· le aeronavi che al nostro passaggio si kvavano da Wittmundhafen e da Hage. Non si navigava in formazione prestabilita, ma si procedeva indipendenti mantenendo però un certo contatto so.. prattutto per facilitare aiJe reclute il compito di individuare il luogo di riferimento e per scoprire la posizione più indicata della costa inglese per un'irruzione inosservata». Al tra-

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monto tu.tt~ ~li Zeppe~n che contro luce si potevano distmguere ch1aramente, si libravano a 5 mila o 6 mila metri d'altezza. Talvolta (erano ancora i tempi eroici dell'aviuiooc) qualche dirigibile invertiva la rotta per un guasto alle macchine. La tem~ratura all'in. temo dell'aeronave cadeva spesso anche a quindici gradi sotto zero e la temperatur~ dd gas che riempiva l'involucro a sua volta pr~. cipitava. Col rincrudire del freddo però, au. mentavano le possibilità di riuscita dell'im. presa : peggioravano le condizioni degli equ1. paggi ma miglioravano quelle di resìstcma del dirigibile che per ogni sbalzo, in meno, di tre centigradi poteva sopportare un maggior ca. rico del 3 % e salire di altri cento metri. Ma le macchine si sa che non amano il freddo· se un motore per una qualsiasi ragione av~ dovuto arrestarsi il pericolo del gelo sarebbe stato molto grande: perciò si mescolò l'acqua con alcool. I motori non dovevano mai fer. marsi. Alle quote alte era necess:ario aiutare la respirazione con aria liquida : e prima di usare l'aria liquida si faceva uso di O$Sigeno che veniva fornito in piccole bottigliette. « Ma esso - scrive un comandante di Zep. pelin - ci lasciava un cattivo, indefinibile sapore ed al mattino seguente · sentivamo b testa appesantita. L'aria liquida faceva su di noi un effetto ben diverso: ci rigenerava immediatamente dandoci la forza di scadi. care gli alberi... ». E le aereonavi superavano l'ultimo tratto di mare, erano suJla costa inglese. La notte ormai era calata: la quota era di 5500 mt· tri. Poi si udiva la voce del timoniere : «Avanti, a destra, proiettori! l>. Fasci di luce abbagliante frugavano nel cielo, si intersecavano, provenienti da due, da tre, da cinque sorgenti differenti e cercavano, cercavano fin. chè non avevano Sc:ovato là massa argentea dell'aereonave. Allora di colpo tutte le luci si spegnevano e la intera Inghilterra, l'invio. labile ed orgogliosa isola, si immergeva nel buio, tremando. L'aeronave saliva a 6 mila metri, riesciva a sfuggire alla caccia dei ri. Elettori, si portava sul suo obb~iv.9 e sgan· dava la prima bomba. La terra, sotto, incGminciava a sussultare : alla prima bomba se· guivano le altre fino a che venivano libc· rate quelle pesanti da 50 e 100 chili. ~ fiam: meggiavano i primi incendi. Ma i nfletton avevano di nuovo individuato l'aeronave c le batterie antiaeree iniziavano i loro tiri. E incominciava allora il momento pericGloso per l'aeronave. A volte questi incrociatori dell'aria pagarono la loro audacia con la fine : pcrchè la difesa antiaerea si addestrava sempre più. E gli aereoplani anche.' Nel 1915 l'arma principale contro gli Zeppeiiò era la bomba lanciata dall'aeroplano che -riusciva a superarli. Al principio del 19_16 si aggiunse una -carabina a ripetizione chester. Dopo le esperienze fatte ~ ~nnoa si adottò definitivamente la mitragliatnce; ~ essendosi osservato che la pallottola ordinana. anche quando forava un comparti.meot~ de: gli Zcppelin non determinava una perd1ta d• gas tale da obbligarli alla discesa, furooo prGvati altri proiettili e si finl coll'adottare un proiettile esplosivo. Ma questo non rallentava il ritmo dei ~· bardamento dell'Inghilterra e di J.o?~ 111 particolar modo. Al ritorno da ognt lllcur: sione gli eroici aviatori esaminavano i dan.o• del tiro nemico sul loro dirigibile e coodu·

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.l) !'IlE CACCIA ALL'INSEGUIMENTO DI UN GRAHDE BOMII.IUIDIERE SI DISPONGONO A GETTARSI SULLA PBEDA. L'AEREO DA BÒMIIARDAMEHTO PUO' RAGGitJHGE!q: 250 MIGLIA, ORAJliE CON UN CARICO DI IOMIE DI !'IlE TOHJfELI.ATE E MEZZO. NA - COME SI SA- l CACCIA SONO MOLTO Pltl' VELOCI IL ME· TODO PIU FACILE PER AlBAnEllE UM BOMBARDIERE, ORA CHE GLI AEREI SONO COSTRUITI IH ·METALLO. E' MIRARE ALL'EQUIPAGGIO .

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2) OGNI CACCIA loWlA UM DIVEBSO PtiHTO DEU.'APPARECCHIO INSEGUITO. L'AEREO SUP&BIOilE MIRA SEMPIIE AL PILOTA: QUELLO DI MEZZO ALLA CODA. DOVE COLPI IIEK PIAZZATI POSSONO FAil PEJlDEBE IL CONTROLLO DELL'APPARECCHIO• IL TEJIZO ATTACCA DA SOTTO SPABAHDO ALLA FUSOLIEIIA CONTRO GLI ORGAHI VlTALI DELLA PBOPULSIOME.

3) SOal'ASSATO L' APPABECCHIO, l !'IlE VOLTEGOlAHO P&B BITORHABE ALL' ATTACCO. DALLE TOUETTE DI PKUA E DA QUELLE SOPKA E SOTTO LA J"U. SOIJEilA. LE MITaAGLIATIUCJ DEL BOMIUDIEIIE SPABAHO COMnO L'IJISEOUJTOilE: MA 1JX SQl.O APPJUIECCJDO DA IIONBAilDAMEIITO SE NOif SCORTATO HA POCIDSDI! PBOBABILITA' DJ SFUGOIIIE A KDOCI PIO' VELOCI. l CACCIA lliPETOlfO l LOBO .ufACCJU PDfO A COLPilE L'APPAU:CCHIO Jlf UM PUliTO

WUCEBABJLE.

devano : « Siamo sfuggiti alla morte per qualche giorno o per qualche settimana ». Però ~Ila nuova azione erano al loro postO con setenità e sovrano sprezzo del pericolo. E le incursioni continuavano. Spesso, a 5 mila, a 6 mila metri d'altezza avvenivano prodigi di tecnica. Come accadde all'aeronave comandata da Von Buttler, che durante un'inau-

sione su Londra f~ colpita in pieno e minacciò di spezzarsi nel meuo : fu dovuta improvvisare una riparazione di fortuna, servendosi della somena dell'ancora, sotto un bombardamento feroce ; il che vdse al comandante del dirigibile l'altissima decorazione « Po11r le Mente» e all'equip&ggio la croce di ferro di . primo grado.

l dirigibili, che avevano cosi audacemente scosso la .fiducia dell'Inghilterra nella propria invulnerabilità furono, .fino al 1917, l'arma aerea più efficace. Perciò gli uomini che li conducevano erano i più odiati di tutto l'esercito tedesco. Accadde allora che nella notte dal 31 pnaio al t • febbraio 1916 il cL. 19» Frendesse parte insieme ad altre unità ad una 343


1940 • LONDRA: PROTEZIONE ANTIAEREA PER CANI. JrJIIi,~un.t

dO..JC:t.l sull'ln,t:lnltura tt:lllr.llc p<:r l.t prun,t 'olta, fino .1 Ln t:rpool. IOt<"afortc: dc:ll'ego•\mo lll(·rtdntrk mt:loc '\d pomcnAAiO dt:l l tc:bbraio tutte le unrt.ì ~rJno n<:ntrate alla b.t~e m<:no « 1.. 19 » St JSpt:tt<ì mvano c St ntenne the. tOStrctto ad .1hbass.trs• pd tempo pesante, fosse ,t,lto .tbbttuto da qu.tkhe sottomarmo presso la foce 'di Ems. Ma soltanto una settimana dopo. rl ntro' amento di una botttglta da parte dello <• yJ(ht » s' edcse Siell.z Smogen rht.uì t l mistero. Nella bottiglia erano contenute delle kttcre di alcuni membri dell'equipaggio e l'ulttmo rapporto dt:l çomandante dell'aeronave, il capitano Udo Loewa Strasser. Dai do<..umenti risulta,•a che compiuta la missione Jffidatale, l'aeronave si era trovata ostacolata nel ritorno da ripetute avarie ai motori e da un leggero vento contrario. Si era smarrita nella neBbia sopra J'Olanda ove era stata accolta. d3 nutrite scariche di fucileria. L'aeronave si era appesantita e si erano avute trf nuove panne ai motori sicch~ dovette ammarr.ue ad un centinaio di miglia dalla costa inglese. L'equipaggio per ~leggerire l'involucro lo ayeva Ji~rato della na\'ietlla che era diventata immediatamente preda dei marosi. E glt uomini per ore e ore furono, aggrapp.ttl all'involucro, in balia delle onde. Finalmmte si intra\ vide il profilo di una nave ,di'orizzonte. furono tatti segnah disperati:

t>ll~.l.

l.t n.\\~. un \,tporc p<:"h~rt:~uo rn,t:lc~t. >t .1' · 'i,ioò. M.t non >t lerm&. Il ,om.tntbntc t:mlò ~ttr.lH:r~o d mcg.llono. «Non ;ah o l '~yui­ pag_!!io di uno Zcppelrn: » F '1ro dr bordo. >)

Agh Zeppdin, ,he JH\ .100 .1perto ali at le ne dcii Jria, st sosltt~trono, Yerso !.1 metà del 1917. glr a<:reoplant da bombJrda mento. Il 25 maggro ebbe luogo la prima .monc dt essi su Kcnt; ti ~ gtugno l".1.ltra S<~ Fssex e Kent; ti l:> g•ugno Londra 'enl\ ,, raggiunta da una qutndtetna dt appare<:thr « Gotha », vol..n!t tn formazione compatt.1 sulla Cit}' cd East End, che gittarono quattro tonnellate di bbmbc. Il 7 luglto un'altra ondata di 22 « Gotha » si ro,esoò sulla metropoli. Durante il l 917 essa fu raggiunta ben 9 volte. Ma anche i vecchi, gloriosi Zeppclin, prima di lasciare tl campo ai loro nuovi c valorosi compagni vollero ritornare su Londra e il 5 agosto 1918 ebbe luogo l'ultima in . C!!_rsione di dirigibili in cui lasciò la ''itJ. il grande animatore della flotta dirigibilistica tedesca: il capitano di fregata Peter Strasser che tenne sempre in pugno l'3rma affidatagli e con indomabile ferme= « strappò le più ambite vittorie ». l piloti che sulle argent~ aeronavi, attraverso le tenebre, i ruJiii ed 1 beccheggi degli uraga.ni, e le pareti di fuoco e le insidie dci combattenti pugnarono per la libertà della Germania erano stati plasmati da lui, dalla sua tenace ,-olontà e dalla sua attit.ICCO

'ttd Jmamtct. lo un mess:tggto al reputo ,i,rig•btlrsti l'ammiraglio S.:beer, co~J~aoJantt m capo della flotta tedesca, disse di questo croKo soldato: « Come il conte Zeppelin \l· 'r.ì. eternamente nella memoria nconoS(cnlt Jel popolo tedesco qu:ùe im•entor~ dei din· pbili, (OSÌ il capitano Strasser non '~rrliiW scordato per a''cr condotto i dirigibili ai!J ,.,ttona '>.

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O~i il bombardamento di Londra non è ptù un sogno di pionieri eroici, n~ un'anen· tura rischiosa. Il mito dell'insularità e ddu im-ulnerabilità inglese è definitivamente eroi· lato. L'aeroplano, succeduto definitivamente al dmgibile nel dominio dei cieli, b:~. orma• u11.1 autonomia di azione, una \'elocitl meJta di .:rociera, può portare un tal carico di botnfx che anche gli obbiettivi più lontani ~ essere efficacemente raggiunti e bombardw. L'uso dell'aviazione ha dimostrato che la flotta di un paese non basta più a ~!leo· Jerlo se in collaborazione con essa non c e an· che un'arma aerea ben addestrab. e nume· rosa. Il bombardamento di Londra, ~­ g uito da grandi masse aeree solidamente 111· quadrate sarà il segnale della fine di qu~IJ egemonia mondiale che ha tentato_ unllll· mente di soffoa.re la forza Ji espafUIOCIC ~ popoli giovani impersonanti la nuova stoni in cammino, dal ma.re del Nord alle fi\'C torride dell'Oceano Indiano. DO•J&..'. .('8 .A.IA • • -


bJ't .tcrtt <: b.t,t 1''-' ">tl<tllt.tllnt. l t• lll<. .ti k t O, lt: 'C0lLt"t Il '''tun.t Jt dllc'J .\Lt~lllO' un.t Lon.; l•l 'tlh tl.l 111 profondtt~ cOil\lduuolmutl<. p<> ll!Ht. ,j,L St Oltll·it: J.L ~!vttllll<:·,h ,til.t 'l\iL /Cf.! rrntc.;gc: l.t FrJnci.t UllllfO cl t .lll.ll\ lu ,!tr<.t!l dt!l.t (otrlll.tllt.t :"'ot c:r t ,t.thtlolo ,IJ ::'lt"ll dc:re q uesta linea c.Ia Monun(CJy J Ounl..c:ryut lJtt.L.tllJJ

NEL G IRO DI NOVE GIORNI, la macchina di guerra germanica si impadronl dei Paesi Bassi e del Lussemburgo. Le truppe tedesche 5pazzarono il Belgio e fecero una grande breccia sul fronte f~ancese. Quindi spezzarono il · fronte nemico, circondarono l'esercito del nord, costrinsero i belgi alla resa, chiusero i francainglesi intorno a Dunkerque, parte ne fecero prigionieri e parte costrinsero a imbarcarsi. Quindi si volsero al fronte della Somme. Oggi, con la caduta di Parigi, la seconda fase dell'offensiva germanica è terminata. I motori· a scoppio, in aria e in terra, hanno rivoluzionato l'arte della guerra. I - STRATEGIA

La strategia tedesca è stata semplice. Fin da quando è cominciata la guerra, il Reich ha avuto innanzi a sè due vie per vincere : o un colpo terribile per aria e per terra alla Francia, o un colpo terribile per terra, per mare e per aria alla Gran Bretagna. La campagna norvegese ebbe lo scopo di salvaguardare il fianco settentrionale tedesco, e di servire di preparuione al fine ultimo dj fornire alla

con fondi fomiti dal bilancio del 193 7; ma i soli punti veramente f.orti erano Mezières, Givet, Hirson, Maubeuge, Llla e Dunkerque. Questa parte della frontiera non era fortificata in grande profondità e da Montmédy al mare, non era coperta che da fortiticazjoni da campagna, come trincee, filo spinato, trappole per tanks, alcune delle quali erano state completate soltanto lo scorso dicembre. L'armata mobile francese, concentrata su questo fianco sinistro, ed un'annata britannica composta di due corpi entrarono immediatamente nel Belgio, il 10 maggio, quando vi entrarono i tedeschi, e tentarono di prendere posizione a fianco dell'esercito belga lungo la linea naturale di difesa formata dalla Mosa c dal canale Alberto; una linea che non solo si riteneva potesse proteggere il Belgio, ma che era anche la linea di difesa naturale della Francia. La linea belga era appoggiata alle zone fortificate di Namur e di Uegi. Più avanti, erano stabilite linee avanzate, che si ritenevano molto forti, lungo l'altopiano di Hervé al nord e la difficile zona della foresta delle Ardenne al sud.

1940

CARRO ARMATO CF.RMANICO ATTRAVERSO SAN QUINTINO IN fiAMME

l.J !tnt.< ,Jell.t ,\!o~.1. dH.. .1 ocuJente ptc-,t.l \ cr~o l.t rr.IO(I.I a (~l\ Cl t" a Mczt~rc:., ·~ SJ rtunl\,, .1 ."-!ontmt·Jy ,on l.t ltnca Magmor cr.1 rttcnut.l 1110lto forre. An,hc CJu.mJo fu ~ptz­ L.Ita l.t n:"''tc:nu sul tJn.dc Alberto, il primo \ J

g10rno, e gli Alleati c.lo\(:llcro rno<it.J:inre t! loro piano e stabi.lire una linea di difesa appoggiata alla fortezza di Anversa, al nord, e prolungata lungo Je rive del fiume Dyle fino a Namur sulla Mosa e di qui in Francia, la posizione degli Alleati sembrava abbastanza forte. Si riteneva che il punto più debole fosse la parte settentrionale della linea, dove Anversa era esposta a un possibile movimento a tenaglia proveniente dalla Zeelandia Olandese e da Tumhout nel Belgio. Ma, a giudicare dalle informazioni che si sono avute, pare che gli Alleati si ingannassero in una cosa molto importante e sbagliassero in un'al,tra. Le Ardenne belgh~, che pareva fossero state cosl ben fortificate e do,•essero essere difese con tanto valore dai famosi Cacciatori delle Ardenne, erano in sostanza fortificate molto inadeguatamente, e furono difese nello stesso modo. Apparentementè i francesi, quando portarono le loro forze nel Belgio per difendere la linea ddfa Mosa, contarono troppo sulla resistenza dei Belgi nelle Ardenne e lasciarono la linea Maginot, da Montédy verso occidente, presidiata da un numero inadeguato di truppe. 345


I tedeschi, aiutati dal loro efficiente servizio segreto, e dalla loro abilità nello scoprire il fUnto debole del nemico, svilupparono raP,idamente l'attacco principale nelle Ardenne belghe, dopo aver completato la conquista dell'Olanda; e la battaglia decisiva fu combattuta nel Belgio. La grande pressione esercitata lungo la curva della Mosa da Namur a Sédan ruppe la linea francese nel Belgio e in Francia, e costrinse l'esercito francese a passare dal suo sistema favorito, la guerra di posiùone, alla guerra di manovra, che è il forte dei tedeschi. Fra la Mosa e la Sambre, nel Belgio, i francesi subirono una disfatta, in questa battaglia di velocità, e i tedeschi vittoriosi, spingendosi verso il sud tra Maubege e Sédan, s" incunearono fra le fortificazioni da campagna, insufficientemente difese, rimandando a più tardi la espugnazione delle città di appoggio fortificate.

Il - T AlTICA Questa fu la strategia tedesca. Dal punto di vista tattico, come fu attuata questa spinta tra-. ,·olgente verso il mare e, come fu operato lo sfondamento della frontiera francese? Mesi di preparazione accurata, una completa unità di ;:ornando, una perfetta coordinazione di sforzi, una larga visione militare condussero al grandioso risultato. Fu questa concezione, che seppe prevedere le terribili possibilità tattiche dei motori nella guerra moderna, degli aereoplani nella guerra aerea, dei tanks e degli altri veicoli corazzati e meccanizzati nella guerra terrestre, fu questa concezione nuova della guerra che preparò gli uomini ad usare le nuove armi in masse cosl g randi e c~n effetti cosl vasti, come il mondo non aveva mai conosciuto. E' importante osservare che quantunque i tedeschi facciano grande uso delle macchine, sono gli uomini che conducono le macchine e, contrariamente a quanto si crede, tutto dipende dalla · preparazione degli uomini. Essi, perciò, hanno curato e sviluppato l'iniziativa dei si.ngoll, perchè, una volta ingaggiata la battaglia, la vittotia e . il successo finale dipendono dagli uomini. Il sistema tattico tedesco predilige il massi mo decentramento di comando possibile, una volta che i piani siano fatti e che l'enorme macchina sia entrata in azione. Gò è in contrasto con la dottrina francese, che resta fedele a uno stretto concentramentto di comando e al sistema' di combattere con manovre accuratamente graduate. La differenza fra il sistema militare tedesco e i sistemi dei paesi democratici consiste in questo : che i tedeschi si sono preparati per questa guerra, gl'inglesi e gli americani non si sono preparati per nessuna guerra, ed i francesi si sono preparati per la guerra passata. La tattica tedesca rischia tutto per vincere rapidamente; quella francese rischia poco per guadagnare poco, ma con sicurezza; la Germania usa la tattica della rapidità, la Francia quella del tempo. Questi due sistemi si scontrarono nelle settimane scorse e tuttora si scontrano al di qua della Senna in una lotta gigantesca. Furono i motori a scoppio e i Diesel che condussero l'attacco; e le forze aeree tedesche, superiori a quelle degli Alleati, lo precedettero. l tedeschi hanno costruito la loro forza aerea sulla base di ~ tema centrale. Essi ricoooscono che, in ultima analisi, la con-

quista si fa sul territorio, e che, per tenere e controllare il terreno, sono necessarie truppe di terra. Perciò hanno concepito gli aeroplani e coordinato le tattiche aerea e terrestre in vista di questo fine : conquistare il terreno, e, in un secondo tempo, il mare. l tedeschi, dice il N ew York Times, usano gli aereoplani come pezzi di artiglieria mobili e terribili, pezzi di artiglieria con una portata illimitata. Quando attaccarono sulla Mosa, il primo problenia per essi fu di distruggere le mitragliatrici e i pezzi di artiglieria francesi sulla riva opposta, che impedivano di costruire i pootoni e di attaccarli alla sponda. I famosi apparecchi da bombardamento Stukas o Junkers entrarono in azione; alcuni di essi si ab.. bassarono rombando sulle casematte di cemento, altri sorvolarono gli alberi gettando bombe. Intanto l'artiglieria apriva un tremendo fuoco di sbarramento; i rinforzi francesi delle retrolinee, nell'accorrere in aiuto delle truppe di prima linea, che erano sottoposte a forte pressione, erano tormentate senza tregua dagli aereoplani e trattenute dal bombardamento sulle linee ferroviarie e sulle strade,

mentre il fuoco di sbarramento tedesche impediva l'accesso al Quando la rC$istenza sulla abbattuta, le fanterie tedesche, battelli pneumatici di gomma, invece barche d'assalto di legno, Mosa e occuparono la riva, esten<ieq41t; la loro occupazione. Intanto i vano ponti cosi solidi da poter tanks. Le teste di ponte sulla riva rono ampliate e consolidate; ben pressione graduale della fanteria strinsç i francesi a indietreggiare di~ tragliatrici, e fu organizzato l'assalto ~ dare la principale linea di difesa francete alture dietro la Mosa. Questa pressione generale fronte da Namur a Sédan, scoprì deboli. Piccole breccie si produssero francese, e le famose divisioni desche entrarono in azione. Mentre assalto e la fanteria lottavano per breccie, le divisioni corazzate, cornoca 425 a 475 tanks leggeri e rapidi e veicoli di altro genere, per la corazzati, compresi i trasporti di tiglieria motorizzata, ecc., con un 11 .000 uomini, si preci.pitarono attr·avedliaJ breccie. 1J compito di queste di\!isioni non espugnare le fortificazioni importanti; esse clt vono lasciare queste isole di resistenza n~ che saranno poi ingoiate dalla marea delle far. ze avanzanti, ma devono sorpassarle, e inOJ. nearsi neiJe retrozone nemiche, colpire i 1Jti della breccia, interrompere le comunicazioni, e disorganizzare gli sforzi avversari per portare altre truppe a riempire la lacuna ed a COIIS(). · lidarsi sulle nuove posizioni. Le divisioni corazzate sono spesso seguite da fanteria moto. rizzata e da altre forze, fino a che è un vero torrente che si precipita neJla breccia. Questa tremenda spinta, che, una vc.ltl IDÌ· ziata, i tedeschi cercano di tenere in continuo movimento, non può essere arrestata se non con grandi forze e con imponenti fortiiic-J· zioni, come queiJe della linea Maginot. Se gli Alleati avessero avuto maggioci forze aeree, avrebbero potuto bombardare queste.~· visioni motorizzate in movimento e immobiliz· zarle; il p~nto debole di queste divisioni è ·loro necessità di rifar carburante, ed una volta che si fermino per questo scopo, offrono un bersaglio visibilissimo per gli aerroplani, st non sono protette dalla loro forza aerea. E di ciò hanno tentato di profittare i fran· cesi nella seconda· battaglia, quella della Som· me. Ma poichè non dispongono che di sor~e forze aeree, non hanno potuto ottenere che risultati limitati. Lo sfondamento avvenne su un fronte <OiÌ largo, che non fu possibile ridurlo. La brcc· eia si andò ailargando e la sacca approfoo· dendo. l tedeschi raggiunsero rapidamente la Manica e buttarono a mare J'ese.rcito del nord. Poi si rovesciarono coo tutte le loro forze contro il fronte della Somme e dell'.Aisoe, che Weygand aveva organizzato in fretta. Sono oggi oltre Parigi. Sebbene sia imprudeo~e fart profeùe in guerra, sembra che la Franoa ~ abbia più la minima possibilità di ~ Se fino a ieri era io condizione di infenori!i per materiale, ora è in condixione di inferiorità ancora più grave per materiale e per eff«·. tivi. Poi verrà la volta dell'Inghilterra. ·

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II... J... l~ftNI~ Nf)N 81\

1... 1~ i\1... 1 A LONDRA, al Ministero per la produzione d i aeroplani, di nuo\'a istituzione, lord Beaverbrook si trova di fronte a un compito disperato. Secondo il redattore diplomatico di un autorevole giornale inglese la maggiore diffi_ coltà del suo compito consiste nel fatto che egli « deve sforzarsi dì accderare subifo la p roduzione degli aeroplani per far fronte al pericolo immediato, senza peraltro pregiudicare il programma a lunga scadenza che mira .1 dare alla Gran Bretagna e al suo Impero la supremazia nell'aria, come per secoli ha avuto q udla sui mari». Frasi! Questo non è tempo, per l'Inghilterra, di pensare a programmi a lunga scadenza, nè di sognare supremazie. Il problema per l'Inghilterra è uno solo : produrre subito molti aeroplani per salvarsi. E non riuscirà a risolverlo. Da mblti mesi le officine britanniche pro... ducono apparecchi ai varii tipi e la stampa inglese afferma che sono superiori ai tipi equinlenti usati dai tedeschi. Sempre secondo la detta stampa, i metodi geodetici di costruzione li renderebbero atti a sopportare proiettili nemici senza essere messi fuori combattimento, e faciliterebbero i lavori di riparazione.' I tipi sarebber.o stati accuratamente studiati e i risultati sarebbero stati soddisfacenti. Ma la Gran Bretagna ha errato in un punto di capitale importanza : nella valutazione quantitativa dell'aviazione avversaria. I Governi britannici, che si seguirono al potere, desiderosi di limitare le spese e di evitare ciò che poteva aver parvenza di misura di panico, furono sempre sordi ai rapporti, che mettevano in luce la gigantesca produzione di aeroplani delle offidne germaniche negli ultimi anni. Ne conseguì che il programma di espansione dell'aviazione britannica, tino a poco fa, non fu concepito su così vasta scala, come sarebbe stato necessario. Quando i circoli politici si resero conto ddla necessità urgente di una più forte aviazione, i tecnici furono costretti a fare osservare che, con la migliore volontà del mondo, la produzione non poteva essere rad<foppiata e triplicata al tocco di una bacchetta magica. Lo stesso accadde, sebbene in proporzioni minori, quando si volle equipaggiare un esercito meccanizzato di mole ben più vasta di quanto fosse stato contemplato originariamente; e la situazione venne resa ancora più complicata dai bisogni non meno urgenti della marina, che aveva bisogno di acciaio J>Cr la costruzione di nuove navi e di cannoni. Tutti e tre i servizi facevano a gara per accaparrarsi il lavoro delle officine e le materie _prime. Il Governo britannico, nel settembre, annunciò che la Gran Bretagna si preparava per una lunga guerra. della durata di non meno di tre anni. E' facile immaginare che i dirigenti tedeschi, sempre molto ben informati di ciò che accade nei paesi alleati, capirono benissimo il signibcato di quell'annuncio. E possibile, del resto, che essi non avessero affatto 348

dell'aviazione una precedenza iUli<J~U~a;'1 bisogno di quel rortese avvertimento per riteme al solito, si confida nell nere preferibile una decisione immedJata, anUniti. Le mater~e prime sono distrih. .l'lil( zichè una decisione fra tre anni; ma, in ogni Ministro degli Approvigionamenti. modo, l'avvertimento significava che nel 1942 mente questo non è il momento di coalllllliil gli eserciti alleati sarebbero stati molto più poacciaio ·in quantità per la produzione di tenti di oggi, e che la loro aviazione comobili private «anche se la diminuzione'CI6 struita dopo quella tedesca, e quindi più moproduzione io questo campo portasse una l'l!· derna, avrebbe uguagliato e forse anche supedita nel commercio di esportazione». QàalJ rato quantitativamente la tedesca. E' evidente ultima osservazione è impagabile. E' come 1t che i tedeschi non avevano alcuna ragione di un mercante in punto di morte si preoccupiise aspettare che il Governo iqglese facesse i suoi della diminuzione delle vendite che fa la preparativi con l'abituale flemma. bottega. Inoltre, si rileva che la Gran Bretagtu Per questo, la Germania ha sferrato il colpo non può più mandare macchine e materiale Ìll nel 1940. E la Gran Bretagna è s.tata costretta grande quantità al Ca.nadà per la produziooe a cambiare completamente programma : non si di apparecchi da addestramento, dato dle tratta più di armarsi in tre anni, ma in tre queste macchine e questo materiale sono ne. settimane. Abbiamo detto che la produzione non può essere raddoppiata e triplicata in una · cessarii al paese per costruire apparecchi da combattimento. Gli apparecchi da addestra. notte al tocco di una bacchetta magica. Ma, diceva il Daily T elegraph « gli inglesi e i mento potranno essere acquistati altrove. Il Ministro per la costruzione di aeroplani francesi potranno fare molto se riconosceranno « ha già richiesto un prolungamento degli orache le esigenze dell'aviazione sono le più importanti da soddisfare in <juesto momento ». ri nelle officine». Si noti: «ha già richiesto ~­ E' strano che non ne siano ancora persuasi. Naturalmente lo ha richiesto non prima che Ma è dubbio che, quando lo avranno ricono... i tedeschi fossero a Calais. In Francia, in al. sciuto, concluderanno gran che. cune officine si lavora col sistema delle due squadre, una di IO e una di 11 ore. In Gran La stampa inglese ritiene che l'esperienza di queste tre settimane sul campo di battaglia Bretagna, dice il Daily Telegraph, si dovrebbe abbia dimostrato, che quasi tutti i tipi di aefare altrettanto. Si dovrebbe: ossia non si fa roplani inglesi, francesi e americani sono sodancora. ç·è di più: la stampa inglese rikva disfacenti, e, conseguentemente, sostiene che che vi sono « operai specia..Li%2ati, i quali piutgli Alleati debbano sospendere la costruzione tosto che lavorare: di notte si trasferiscono in degli aeroplani di tipo superiore, che erano alti'e officine >>; la stampa cerca di persuaderli allo studio, e dedicarsi, invece, ad aumentare a lavorare anche di notte, con Ja flemmatica considerazione che, in fin dei conti, «il lavoro la produzione dei migliori tipi di apparecnotturno è prefenbile alla dominazione techi già provati. Con questo mezzo, semplificherebbero il ladesca». Ora il Governo britannico ha ottenuto i poteri per il trasferimento obbligatorio dei voro delle officine e risparmierebbero materiale. « Essi hanno bisogno immediato di un lavoratori ai posti dove c'è maggior bisogno li di loro. «Se alcune delle cose che si sono numero maggiore di apparecchi; è meglio, fatte ora, osserva malinconicamente il D4i1J perciò, che rostruiscano 12 Blenheim o sei 1'elegraph, fossero state fatte qualche mese fa, Wellington, piuttosto che una supercorazzata la situazione sarebbe diversa ». aerea, anche se perciò occorresse un aumento La stampa sostiene anche la necessità di di personale addestrato superiore a quello con. mettere da parte il controllo del Tesoro, pertemplato dal piano originale a lunga scadenchè l'esame partirolareggiato dei piani di za ». In altri termini, l'industria aeronautica espansione già approvati in principio, causebritannica rinunzierebbe alla qualità., a vantagrd:ibe a volte ritardi di cinque o sei mesi, e, gio della quantità. Ma anche per questo, è per la parte tecnica, consiglia di introdurre troppo tardi, troppo tardi, troppo tardi ! semplificazioni nei metodi di ispez.iooe, 5_ptLa stampa inglese incoraggia iJ Governo a cialmente per le riparazioni. fare acquisti dall'estero, ossia dall'America, e Si assicura che si stanno facendo i pas1i DC· sostiene che gli apparecchi del tipo Curtiss sono facili per la manovra e per la manutencessaci per organizzare il lavoro di rimessa in opera e di riparazione degli aeroplani su ao zione. Ma l'America ha beo poco da vendere : qualche centinaio di apparecchi; e ne occorrepiede più scientifico ed economico. L'esperia~. za ha dimostnto che per ogni apparecchio direbbero migliaia. Il Dai/y Telegraph sostiene strutto ve ne sono tre o quattro solo danott anche che si potrebbero semplificare alcuni tipi, sopprimendo accessori che l'esperienza ha giati. Recuperando questi apparecchi e ~ dunostrato superflui nel combattimento, e la cui dandoli subito ad un'officina di ripacaDODio si verrebbe praticamente ad accrescere il 1111· màncanza temporanea ritarda a volte la consegna. In fondo, si ha l'impression'e che quemero di aeropJaoi. disponibi.li.._ - .- m• Queste, secondo la stampa inglese, SODO 111 sti suggerimenti possano far riguadagnare allinea generale le necessità della situazione cd l'industria britannica qualche giorno del molto tempo che ba perduto e far produrre qualche i provvedimenti che si potrebbero prend~~ facvi fronte. Ma si riconosce che è difficile · aeroplano di più, mentre bisognerebbe riguaaumentare la prodU%ione e mantenecla ad un dagnare anni e produrre migliaia di appalivello superiore a quello per cui sooo ~ recchi. La stampa inglese mette in rilievo che, calcolate le consegil.e di materie prime e di per aumentare le possibilità dell'industria, si accessori. Solo si spera di riuscire a maotclldt dovrà aumentare la produzione e l'acquisto delle materie prime, e specialmente dd!' acla potenza della forza aerea inglese ali_? ~ _ livello. Al che è facile obiettare: se iec• l a.uciaio e delle leghe leggere. Ma riconosce che zione inglese, al livello che aveva ~ questo è più facile a dire, che a fare. Le offinon è bastata. a tener fronte alla tedesca, ~. cine esistenti nei Dominioos non possono esme mai, mantenendosi allo stesso Ii~lo, sere completate e potenziate io un giorno. Ma 1 si spera che alcune difficoltà possano essere trebbe riuscirvi domani? • superate a forza di spese e dando 'ai bisogni A 11 Q B LO DB .&.8_1:• •

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S'J,f)llll~ 11111~\TI La regina Vitrori3, passeggiando un giorno MI parco di Windsor, incontrò una brunbi112, figlia del cocchiere, 'e con sorpresa notò che non la salutava. - Dimmi carina - le disse, non sai chi sono io? - lo so benissimo - rispose la bambina eu sei la signora che ogni giorno va a sp3Sso nell~ carrozu del mio papà.

RIY 1ST A QUINDICINALE

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ANNO Il N . l~ · ROMA 30 GIUGNO 19.0 . XVIII

La giovane regina delle Isole Hawai, Lilina Jeolani, non era bene accolta a Corre dalle dame della vecchia regina Vittoria, che malgrado la cordialità di q uest'ultima, la disprezzavano per la sua pelle nera. Accortasi della cosa, Lilino durante un banchcrto, con un bel sorriso disse alle dame vicine: - Eppure anche nelle mie vene $COrre un po' di sangue inglese... Gran curiosità delle signore. - Porse qualche nostro comparriota osservò malignam~te - ha conosciuto vostra madre? - Oh! no, no, molto meglio - rispose Lilinu, - la seconda volta che il vostro celebre esploralore Giacomo Cook capitò nelle nostre isole... fu un mio bisnonno che se lo mangiò.

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La moglie di Gladstone riceveva un giorno 'olicune amiche nel suo salocto posto al disotto del gabinetto di lavoro del ministro. Si parlava delle difficoltà e dei gravi pericoli che minacciavano l'Inghilterra a ll'interno e all'esterno. Una signora molto pia, alzando g li occhi al cielo disse: - Fonuoarameme, vi è quello « lassù • che potrà tnlfi:i da rutti gli imbaraz.zi. · - Sicuro - fece la signora Gladsrone, raggiante indicando lo studio del marito, - voi lo veJrcte subito, mi ha promesso che discenderà.

po•lolo l H910 l manoscrttti tnche se non pubblicati non

si reltiluiscono

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Gladstone era amante d«.-1 buon vino: ma che gli era nocivo alla salute. Un gtorno dico che glielo ripereva disse: - lo so, avete ragione, ma mi capita sbrigare centinaia di lettere. Se non avessi tiglia di vino, sarei perduto: - Davvero i' - esclamò il medico. - E zia come mai la bottiglia di vino può rispondere a centinaia di lettere? - Ecco, quando ho bevuto la bortiglia, imporra più un fico secco di rispondere alle

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Churchi ll W instnn era andato nel si combatteva la guerra dei Boeri. s timarli soprattutto per il loro eroismo. lava di scuotere la loro fede tenza dell'lnghiherra: essi scrollavano le conrinuavano a qedere nella vittoria finale. - Voi tentate un'impresa impossibile zava Churchill - tra un mese Pretoria sarà - Se pensassi che con la presa dì guerra sia finira - · ,11li rispose un boero zerei il mio fucile contro queste rocce! Noi barreremo anche dopo la presa di Pretoria, sempre...

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Elisabetta diceva che per r~gnare occorre dissimulare. Un giorno un prdaro inglese servarc' che in una cerca circostanza ella aveva più da politicanre cbe da' buona cristiana. Elisabeua rispose; - Mi accorgo che avete leno tutti Bibbia, meno quello dei Re.

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Un gener3.Je inglese attirò alcuni ufficiali gnoli dentro la piazufone che egl.i difendeva. la scusa di cederla; ma non solo non la ma fece sgozure gli ufficiali. Tuuo quesra prodezza si presentò alla regina che gli diede alcune monete d'oro e gli disse damente: - Eccovi il prezzo del vosrro rradimento, ma non vi fate p iù vedere da me, e io vi chi:unerò solo quando a,·rò bisogno d'un tradirore.

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e parve straripare in direzione di Berlino. I

GLI INGLESI CONTRO L INGHILTERRA

'.

POCHE NAZIONI, quanto l'Inghilterra degli ultimi cento anni, hanno visto i propri cittadini più autmevoli accanirsi contro il governo e deprecare le condizioni militari, sociali e politiche della madrepatria. A tale riguardo s'è detto, non ricordiamo più da clù, che il Regno Unito è il contrario d'una pesca bacata: un bruttissimo frutto con dentro dei bellissimi vermi. Tra le molteplici testimonianze che saranno qui via via riportate, abbiamo scelto questa volta una lettera di G. Bernard Shaw e un articolo di G. Herbert Wells che valgono rispettivamente a chiarire alcune verità sull'effettivo contributo inglese alla guerra del 191<1 e a tratteggiare un. riuscito quadro del go. verno britannico. · G. BERNARD SHAW « Mio caro Harris, il tuo articolo intitolato "Come il Leone britannico si incorona degli allori americani" non contraddice, in sostanza, alla verità di quanto ho detto io. L'impero britannico ha distrutto l'impero tedesco : questo è il punto che non bisogna dimenticare. Che l'Inghilterra sia riuscita a dò con truppe francesi , italiane, russe, portoghesi, irlandesi, indiane e, finalmente, americane, è un fatto che dimostra semplicemente una volta di più la sua istintiva scaltrezza. Se si potesse provare che la flotta ingl:se non è esistita e che non un solo sol,· dato inglese è stato al fuoco, la dimostrazione ~ sarebbe anche più imponente anzi avrebbe del miracoloso. La questione dell'eroismo personale va bene per i· ragazzi di scuola; per noi la lotta è st;tta interessante soprattutto per le · ~ue ·flSsurde. vicende. ~< I francesi potrebbero chiamare la guerra mondi~le una guerra à-peu-près : Parigi quasi pr~a; •verdun quasi conquistata, i porti della Manica q11asi raggiunti, Saint-Quentin e Cambrai q11asi sul punto di cadere. Reims moralmente, se non militarmente, q11asi presa di assalto, Jutland « qualche cosa di diabolicamente approssimativo», e la decisione, dopo che tutti avevano abbandonato la speranza di una decisione, nettamente e terribilmente raggit,m•:i dalla fame. Ci furono. momenti in cui tutto sembrava perduto, eppure nulla fu perduto. Al primo attacco di gas asfissianti quattro miglia delle nostre linee scomparvero strangolate dal terrore e lasciarono aperta la via del mare. Quando noi abbiamo cessato di tenere un settore del fronte, più breve di quanto ci spettava, e abbiamo esteso l~ nostre linee per un tratto che non potevamo difendere col numero di uomini di cui potevamo disporre; quando al disastro di Gougb seguì il monito di Haig che i tedeschi avevano rotto il fronte, il panico in Inghilterra fu cosl generale e vergo gnoso che il Govorno prese uomini dappertutto, non fece nemmeno il raccolto e introdusse la coscrizione in Irlanda (senza per altro poterla applicare). Eppure il risultato fu più trionfale per noi di quando Haig fece esplodere simul366

turchi ci buttarono in mare a Gallipoli ; fecero fuggire h nostra flotta . dagli St ~etti; e colser.o Kut ed il generale Townshend come tante margheritine. Essi avrebbero potuto egualmente farci dono di Costantinopoli e di Bagdad senza nemmeno sparare un colpo di fucile. Io chiesi a un corrispondente di guerra inglese che ragioni aveva per dire chè l'esercito inglese avrebbe potuto fare un sol boccone deiJ:esercito americano. « Ecco, mi rispose, è Pfess'a poco così: l'ordine per i soldati è oi tenere la destra nelle linee di comunicazione, da cui tutto dipende. Qra il soldato inglese tiene il suo veicolo non solo alla destra, m a trenta centimetri più in là di quanto dovrebbe. Il soldato francese lo tiene sessanta centimetri più in là ed il belga quasi . un metro. Il soldato americano, invece, vi domanderà « a chi diavolo credete di parlare? » e giurerà che non si lascerà oltrepassare da alcuna automobile, fosse · anche una automobile dello Stato Maggiore ! Questa è la ragione per cui il soldato. inglese, che è una pecora, può battere l'eroico soldato americano quando si venga a fare la guerra con « m et:>ai scientifici ». Non incoraggiare gli americani a svalutare gli inglesi come soldati. Al pari di tutti gli Alleati, essi soffrirono gravi rovesci. Sono stati battuti dai turchi e dai tedeschi, in battaglie che riempiranno pagine gloriose della storia turca e tedesca, mentre non saranno nem. meno ricordate nella storia inglese. Qualche volta la loro fuga è stata cosl comica da rivaleggiare perfino coi più comici film di Charlie Chaplin. Ma, come essi stessi dicono, che importa tutto ciò? Nella battaglia di Waterloo l'artiglieria inglese è scappata in modo così pauroso che il Duca di ferro non permise mai che si scrivesse una storia ufficiale della giornata, eppure la vittoria è stata degli inglesi. « lo ti ho detto che Balfour implorò l'intervento mericano in un momento di panico; ma, in realtà, il panico c'è stato durante tutta la guerra. Mentre infieriva la campagna dei sottomarini esso poteva essere scusabile, ma per lo più, la paura nostra è stata cronica e spregevole. L'Inghilterra borghese e parlamentare mi ha spesso ricordato un certo pugilista che era in voga quando io ero un ragazzo. La sua abilità e la sua forza erano tali che egli era sempre vittorioso coi campioni dello stesso peso, ma aveva una tale paura che dovevano tenere sul rùzg uno specchio, perchè egli vi si guardasse dentro e si persuadesse che non era vero che era stato sfigurato dall'avversario e che i suoi secondi dovessero gettare la spugna per impedirgli ·di essere ucciso se avesse continuato. Molta gente, che aveva il fegato di questo mio pugilista, gridava, presa dall'ira e dal terrore, denunziando come germanofili tutti coloro i quali si arrischiava~ a esprimere il dubbio che i tedeschi fossero irresistibili e che l'Inglùlterra stesse per .tirare l'ultimo respiro. Un ben noto commediografo (Henry Arthur Jones), in un momento in cui l'Inghilterra faceva il diavolo col nemico, disse a me che l'Inghilterra era sua madre e che io avevo " dato un calcio a sua madre sul suo letto di morte" perchè gli avevo detto che. la Germania non aveva alcuna possibilità di vincere e che il leone britannico non era mai stato così forte. Invece, la ritirata da Moos fu esaltata come se fosse stata un capolavoro di stra-

tegia vittoriosa! Noi, si diceva, abbiamo semplicemente tirato i tedeschi in trappola. Tutto quello che si potrà dire della demoralizzazione provocata dalla guerra fra i borghesi non sarà mai troppo severo, ma chi è senza pcccatto scagli la prima pietra ».

(Da rma lett. del marzo 1929 a Frank HarriJ). G. HERBERT WELLS

« Nei nostri Stati moderni non esiste gover. no democratico elettivo che in cinque minuti non possa essere dimostrato assurdo. Gli individui della classe governante non capiscono che possano esistere cognizioni speciali o fatti inesorabili. Furono istruiti, in Inghilterra almeno, in scuole dirette da maestri dilettanti il cui vero scopo nella vita, se si può dire che abbiano uno scopo nella vita, culmina nell'ot. tenere un seggio episcopale; e in quelle scuole ben poche cose appresero, oltre quella precipua che, nella nostra epoca democratica, le appl· renze hanno potere irresistibile. Avere un aspetto ammodo, godere buona reputazione, ecco il mezzo per arrivare. Il nostro sistema politico misconosce gli individui che compiano doveri attivi o fondamentali ; esso agisce come se non esistessero e come se in realtà nulla esistesse all'infuori della opulenta classe irresponsabile e dei finanzieri che manipolano le irresponsabili ricchezze e, in opposizione a costoro, d'una innumerevole comunità incolore e politicamente indifferente. « Le fasi della trasformazione democra:!cl sono semplici e sicure. Imposto da competi~ zioni spietate, il tono delle vociferazioni diverrà sempre più furioso e, a causa del vuoto e del disordine dello spirito pubblico, sempre più drammatiche diverranno le occasioni d'irritazioni, gli incidenti pericolosi, i cavilli meschini. Le gelosie e le propensioni xenofobe, le lotte doganali e le molestie commerciali, le opposizioni rovinose stupide esasperanti inutili a tutti, contribuiranno al mantenimento di tale animosità senza soddisfarla completamente. l politicanti dell'avvenire si trascineranno sempre più l'un sull'altro sull'orlo dell'abisso (/a guerra), non perchè desiderino precipitarvi (nessuno ci tiene a caaervt) ma perchè sono obbligati dalla loro stessa natura a seguire la china. Un governo di partito politico, o_ ~n governo popo~e. tale almeno quale lo spmto dell'uomo può creare proponendosi esclusivamente quello scopo, pòrta in sè in modo ine· vitabile germi di guerra e di disordine straO!· ·dinario, senza esser~ organizzato per uscirne vittorioso. Un governo elettivo, del genere at· tuale, non può essere guidato da scopi a lunga scadenza: fu innalzato per avere il potere~ conservarlo e non far nulla, e può so~teners1 solo a patto di conservare altissime le apparenze, bassissime le imposte. la cura e la dire· zione dell'armata e della marina esorbitano completamente dalle sue capacità. << I ciarlatani a tutto possono resistere, ma non alla guerra. Ora essi sono spietatamente obbligati al patriottismo esagerato e alle su: violenze, e all'ostilità internazionale, pecche quelle forze li sostengono. Per cui possiamo concludere che, sia nello sconvolgimento d'una rivoluzione, sia tranquillamente e lentamente, quella confusione incolore che è la demo[razia deve scomparire per v.irtù delle sue stesse condizioni essenziali, come scompare il crep~;~scolo » (Dall'articolo « Fisiologia della de· mocrazia » pubb,Jicato 11e/ 1901 sulla Fortnightly Review).


terra. Poichè dopo la scoperta del Nuovo Mondo. L\tlantico è il nuovo :\1cditerraneo. L'incrocio dci continenti da Gerusalemme, a Del~ fo. a Roma. a Venezia. i cui abitanti si gloriavano d'ayer fondato la città al 45" parallelo. cliventa l'isola brita11nica. Da una parte le nuOI't trrre scoperte c le mill~ altre da scoprire: dall'altra l'Europa, il nord pieno di na-ngatori <' commercianti. il sud pieno di idee e di progetti. l'oco lontane, k rotte che dali<' coste americane portavano al Regno di Spagna 1 galeoni cariclu d'oro ,. d'argento. L 'ingkst. poichè non trova ancora 1a !nrza eli <·spander~• come pc•polo (è pur neccssana un'idea a sostenere tale espansione), si g-ct ta sulk nuoYe prcrle a colpi di individuahtà g-uerriera. E' 1\·poca dci ptrati. Essi hcn poco sanno dclk di~rnttc fra il mvrc libattm di Gro zio e il mare cl<Dusum di Giovanni Scldcn. Qul'!lo che couta è una huona nave c un capitano con nel!<' VC11c qualche g-<•ccia di saugn: 1 1ching-o c lll'rmanno.

loro tardi mpoti. lll'l pnrn1 mcsi di guerra, g<'lt;n ano >ulla Germania manifcst111i con :;u scriuo (( ~Jut·~tn 1,'lt·\·;, t·:-,~t·r .. una bomba». Come può un popolo. eh<: pun: Jll'r tltrll! s('coh a\'C\'a fatto

' ALTRI TEMPI quando Wallacc Germains poteva scvrivere ques!e frasi! «L'inglese, conquistatore del mondo, crudele e terribile in guerra, brillante per le sue virtù e spaventoso .per le sue passioni, arrogante, rozzo e prode. solleva la mano per conquistare regni c continenti, porta da un'estr~mità aWaltra del mondo la Bibbia e le baionette, confessa pagani c li distrugge, copre i mari con le sue navi, sconvo.lge la terra per trovare te-sori c materie prime; inquadra il globo terracqueo con i suoi posti avanzati e con le sue stazioni commerciali, e s'impadronisce così d'un impero mondiale, senza méta e senza un piano prestabilito; ma con l'impulso creatore e dominatore di un popolo di c~ quistatori ». Altri tempi ! Per quattro secoli gli inglesi sono stati i sanguigni e violenti avventurieri del mondo, bevitori di birra calda e mangiatori di quarti di montone. Il loro nome era sinonimo di spregiudi-catezza, di forza, di spirito pronto e guer.riero; il loro impero si veniva facendo così alla giornata, a forza di colpi di testa, di spedizioni corsaresche, di miracoli d'audacia, seguendo attraverso i continenti le capricciose rotte dei pirati e dei merchant ad11Cnfurers.

Allora gli inglesi erano vendicativi, amor;,.li c cattivi: tutte grandi qualità per un popolo c he voglia combattere. Ma i tardi -nipoti di I>rake c di Raleigh sembrano averle per· dutc. L'Inghilterra era il « kopardo », la nazione più audace, crudele c spregiudicata del mondo. I slloi ammiragli non si spaventavano p::r massacri c punizioni in massa. Ma i

co>ì hnllanti pro\'e ~ che hl·n sapc\'a cosa vok;sc dirt co ~truir<' nn Impero. al'l'r potuto crnll'rc. ;ia pun· dopo una g-u,·rra nnn< quella del q-18. ;,Jia politica paclfic.t, all'lsol:tmcnto. alla po>sihilitit di rcgt:<·r,· la metà dl'l mondo sen-

za liti (.'l..t:TCtto ,. con una flnt!a trasrurata r J·:!"ftliTllllt'tHO ~ l ,llÒ t'S~\'Tl cht• popoh. come gli 111dt\·tdul, siano ... og~t:t\1 ad una d<.·ctultn.la li~ara t· ::,ptrt-

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ln)!hllt<rra. cun la ".a 111· ftlp~tntil. da t re..: n t a iUllll, ad

R:L!D~---------P"rl-. .>._:C.::/,:.:':L.....!....-.,._---'--

da sè una cla>S<HEHBY MOBGAlf JlÙOIG IDvl..e, ul 11'1& creato CnaU.re e 'llce politica nuova. una nuvva GoftnoatoN deUcz Glczmalca. idea. E i-noltre, nelle grandi personalità dei seE' forse il ' sangue dci re Yngvc cd Alf coli scorsi, cominciando da· Elisabetta, attra~ quello _che dà il tono agli inglesi. Philip verso tutti i corsari, i negrieri, gli esploraGosse dice: «-Con il miglior sangue di pitori, tino, pe-r esempio, a Disraeli, non c'è rati norvegesi, danesi, sassoni c normanni forse una linea nascosta di debolezza, di <:ornelle loro vene non c'è da meravi~:"liarsi se rodente e pervertito individualismo, indivj.. gl'inglesi divennero i migliori corsari del dualismo nel senso peggiore, appena sorretto mondo ». Gli « anni del terrore » dei cronisti da uno slancio \'ital:! che appena riesce a medievali, quelli della invasione normanna, nascondere i moventi e gli scopi di una ceravevano rinfrancato l'Inghilterra. Ancor ta corrente di estetismo che <1ua c là raftiooggi una delle poche cose serie rimaste in ra? L'ammiraglio Nelson morente, mandò Gran Bretagna, oltre la flotta, il Ministe· l'ultimo amoroso pens iero al s uo Lord Colro delle Finanze. va sotto il nome normanno lingwood c le SU:! ultime parole furono: di E-n:hcqucr. Robin Hood mifissimus prae« Raciami Hardy ». don.um, è il tipico eroe di stile normanno. Gli ultimi saranno Philby, Rrooche, il dotComunque, questi uon1ini fe{;ero grandi tor Jameson con la sua azione di Johann t'cose. L'Impero britannico è stato fatto sulle sburg, il colonnello Lawrcnce e quella Gerorme di una decina di g randi avventurieri, trude Beli. regina dell'Irak. morta a Bagdad quan_do l'Inghilterra Ha l'ombelico della nel t92ti. <'S)JTilnnc

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~\ato di trO\·arc l'Eldorado. su I)Cr k ri\'c ddl'Orcnncrl. ~la 1'/·ldo rr~du n :ro. pt·r tuu 1 i Jtrandi " PICColi conan. erano k n;l\·i o,pat!;nok, tla <ltll'nùcrsj quando ~ta,·ano per toccar<' la paIna. fra l 1\/t.urrt· c !c Cananc. l «pirati dclla R<·g:uta "· in Ùut· o t n• •pcrhzimn. erano g:iit, ricchi. f'oole c l'hampcn·y'. llt·nr) :'llainçor ning. l'ctcr E.a,ton ~ono 1 ptù ll•H• ~ ca pn.,ni nrallt 1 th-lla Rt·!ftll<t 13css c di Gt;~c<>ntu l. 1-. r;uto "".'"t•nzto1tau tlalk più nccht• famighL del Rq:-no. l'n i K ilhngrt·\\;. <.h lornm·ag:lia. ad ··~cmpltl, nuti,stma famiglia di <hplumat1ci c ntints\n. il mtgliur inn·stimt·nto dt capital1 fu scmprc <JHelln di sus'uliart 1 pir;tti. iillch~ John, 'ÌC<"·:unmiragliu sntto l·.li<ahttta . non <i <lit·dc lui ,tcsso alla p1rah:na attiYa Il capilooo coro<>ro )OHN AVERY lll.iaa HENRY EVERY a1iaa BRIDGMAN dotto l"arcipirata. dì c:ui De Foe fece roroe del suo roma::nto ·· Vita. <JYVeo.tur• e piraterie

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• ..., pOU1tl> UDO d091i ultimi lo rd a · SIB oiJI)...,. c!eU'Amad.t<l!tliclto.

Del resto, le leggi che rcgolavaq)o la pi· ratcria erano ferree, sia quelle sulla spartizione della preda, sia quelle riguardanti la parte tattica delle campagne. C'era per· fino un codice per regolare i sussidii in d~· naro nel caso di ferite : 6oo c pezzi da otto» pe r la perdita del braccio destro, 500 per il sinistro, pure soo pe r la gamba destra e 400 per la sinistra. Chi perdeva un occhio, gua· dagnava 100 eights. La pirateria inglese continua così organizzata per tutto il scc" lo XVUI. l corsari battono i mari dal golfo di Guinea, aii'Ocea· no indiano, alle coste d'America. Ecco i bucanie ri (i luoghi ave erano insediat~ oggi san tutte colonie inglesi), i fratelli della costa, Friends of God MJd enemies of the wQf'/.d, Morgan, Tomaso, Horton, il Ki<l. Strano è il caso del pirata Bartolomeo Ro· berts, che operava con due navi sulle rotte indiane. Poichè a costui,· un giorno, oon dispiacque attaccare una d'lave inglese, da Lond ra, gli fu mandato contro il Comm00oro Thomas Matthews. Ma il Robe.rts lo convertì ben pr-esto alla pirateria. Anche l'ammiraglio Charles Boone, partito con lo stesso incarico del Matthews, prese la stessa strada. Ancora nel 1818 si ebbe un'ultima spedizione piratesco-legale degli inglesi. Quclla della 111ave Hope contro l'emiro di Kishmah, nel golfo persico, che preludiò all'occupazione britannica di quei territori. Continuava poi lo spirito dei corsari nei grandi naviga· tori cd esploratori : Coock, Tasman, Baffin, Hudson, Stanley e Livingstone. Pare che fra questi ultimi, quando si incont.rarono nel cuore 'dell'Africa, dopo anni ed anni che si cercavano fra foreste e palu· di, stracciati c macilenti, si svolgesse il segue-nte colloquio : « Mister Stanley, l prrsrtml' », disse L;.. vingstone. c Y'es. How do. you do?:.. c H.ow do you dof >. E qui, levatisi gli elmetti coloniali, si strin· sero la mano. Ma, negli stessi anni in cui cominciava la pirateria i~glese, un altro commercio si apriva agli intraprendenti figli di Albione. Era quello degli schiavi. L'anno 1562 entra nel porto di Londra la prima nave negriera. ·Era la Hispa.nw/IJ, al comando del Capitano (poi Sir) John Ha\\'· kins. Gli schiavi furono presentati alla re· gina. Dopo quel primo carico, gl'inglesi per tre secoli sono i più grandi mercanti di carne umana nel mondo. Un commercio in pieno fiore: con una stessa nave si facevano, in un viaggio, lre operaziòni. Si partiva dai porti inglesi con un carico di cianfrusaglie da vendere in Airica, dall'Africa si ripar· tiva con . un carico di schiavi da vendere ai coloni americani, dall'America con un car;.. éo di merci del nuovo mondo per l'Europa. E' inutile descrivere quali fossero le con· dizioni dei negri imbarcati sugli slo~ps ne-: grieri. Thomas Clarckson, uno de1 pn_m1 fautori e storico dell'abolizione della sch•a· vitù. si meravigliò moltissimo quando.. re· catosi a Cardiff per una delle sue inclu~ste sulla tratta dei negri, vide che le navi ~e­ grierc erano così piccole. Poi. gli fu spie· gato come l'inte rno delle navt fosse com· pletamente ,·uoto. un'unica grande sti,·a


Ccuic:atura

ilovle..

del

1788

rattiqwcmle

dia un piano organico di occupazione, agli ordini del generale La Bourdonnais. Ma ecco che due grandi avventurieri vengono a salvare l'India inglese. Il primo è Clive, nato nel 1725 da un avvocahiccio di paese, tempra di brigante, ma pieno di genio militare c machiavcllico. Da ragazzo aveva organizzato una banda di coetanei che offriva protezione ai negozianti del suo · borgo contro la rottura dei vetri. Aveva condotto una gioventù dissipata c così poco rispettabile che il padre, finalmente, decise di mandarlo tn India per le.varselo di torno c dargli modo di iniziare una nuova vita. Appena sbarcato nel paese, Clive prese una rivoltella e si sparò un colpo ad una tempia. Ma non gli riuscì nepptre di morire. Allora entrò nell'esercito. In breve tempo compì una brillantissima carriera. I francesi fu rono sconfitti in pochi mesi. Poi si volse contro il nababbo del Bengala, Saragia Daula, per occupare definitivamente e saldamente le sue regioni. Fu un seguito di vitforie. di crudeltà e di massacri. Il r<~jCJh fu sconfitto a Patna e a Baxar. Da ultim<> si venne alla famosa battaglia di P lassey, una delle più gloriose per J'IJ~ghilterra secon.do le sue school llistorics. In effetti la battaglia h. vinta da Clive per opera del tradimento e della vigliaccheria. 1 popoli diversi che aveva di contrv si sbandarono al primo urto degli inglesi, combatterono fra loro, si ieccro massacrare dalle colonne di elefanti, dagli armenti in fuga per il campo, clalle ~Ila

WAllllEN

HASTJHGS dM, a«...ato cii •• dlopol-l!lo IHIA9VIII<1rio •• • portato iD •al•o dcdlat giuat:i&ia iuolH• attrcn'erao Wl mare • di •cmvue. cliaaemioato di codCZTeri mdianl.

qualche volta a due o tre piani, ove i negri giacev.ano incatenati per tutta la èlurata del viaggio non avendo a disposizione che un metro quadrato per uomo. Lo stesso Clarckson ci narra il più grave, iorse, dei delitti dei negrieri, il massacro di Calabar, sulle foci del N iger, avvenuto nel 1767, dove il capitano Liffincott e i marinai ddl-e sue sette navi negriere trucidarono centi.naia e centinaia di negri inermi, dopo averli invitati, con il loro capo Ephraim Ro-· bin John, a un~ festa a bordo.

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••• Già alla. fine del XVI secolo Hakluyt nel suo Tl1e Principal Navigalicn si gloriava che b bandiera ~nglese coprisse tanto mare. Nel 1591 salpava la prima squadra inglese per l'India. L' India è la prima gigantesca piattaforma su cui si dovrà poi basare tutto il siste-ma imperiale della Gn.n Britannia. Nell'anno di grazia t6oo, quando si fonda con un capitale di trenta mila lire stedine, la EA.sl india Compan)', l'Inghilterra s::gna il suo destino oceanico e supercontinentale. La Compagnia delle Indie era una charted compa.ny, cioè un ent~ commerciale che aveva facoltà di trattare affari e .negozi anche a nome e in rappresentanza del governo centrale. Di solito, il suo procedimento era il seguente: stabiliva una stazion!! commerciale su qualche territorio comprando una baia o un porto a nome di S. M. Britannj.. ca; poi chiamava le forze regolari inglesi a tutelare quegli interessi che da sola, associazione disarmata e puramente economica, non poteva salvaguardare. Commerciava in spezie, pellami, prodotti agricoli e tropicali. Nel 1620 le azioni della Compagnia già davano dei dividoodi del 171%, tanto che il capitale sociale fu portato di colpo a un .milione e mezzo di sterline. Gli agenti deHa Compagnia si internavano sempre più nel gigantesco territorio aperto alle loro audacie. Presto furono in ogni borgo del Bengala, a Madras, nel t~ a Bombay, suscitan<lo odii e sommosse con la

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palauo della Compaqo.ia delle ladie Orionlali a Loodra.

loro rozzezza c ignoranza, alleandosi con i rajah avidi, protetti dat primi battaglioni del piÌI grande esercito coloniale che si sta mai ,·cduto. Si trovavano a con~ trasto. oltre che con le popolazioni indige·IIC, anche con gh ag:!n· ti francesi. Nel 1642 il cardinale di Richelieu aveva fondato a Parigi la Compagt1ù: dcs !11dics con gli -stessi scopi commerciali c militari di quella inglese. Ai tempi di Colbcrt la lotta fra le due Compagnie si fece più aspra, specialmente dopo che i francesi tentarono di sviluppare in I~r-

L'cnmniroglio WATSOK che oi rilìut6 cl porre Jcr tua tirma aJ brigant•aco trattato del 1761 eoo cui Lord Clln. eoa.quiatator• dett•lndia. tru.tf6 uno dei più importcmti cupi del 8oagC11cz. Mir Jallar. Lord Clive Yi riuael faWJi. ccmdo la linDo dell'A.mmir, Wollloll.

spad<· mglcsi. Fu una carn~ficina eh:! durò parecchie ore: per gli inglesi non ~i trattò che di correre. sparando c dando di sciabola, alle calcagna di WJa massa di inermi terrorizzati. Morirono qualche migliaio di indigeni e v~ntidue inglesi. Plassey segna il culmine della carriera di Clive. Gli succede Warren Hastings, meno noto per opere di guer.ra, ma vero vampiro dell'India e fondatore della signoria )no-

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- d' C..wuporo occupato dallo !ruppe ..,gtui, Il 16 lugho

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r ~c<;sl er concus~aosa alla ufficaah ìnglcs1, è: stata poa chiamat;a c udk tcnt•. 1 P 1 ~ · 11 • • .• g l,·;t >li 1 • ,atra·t sa risolst•ro un<1 parai.: s o:pcdatav11. 1 . ·bh . a sosH·nere u 1 • · ne eh. < ' • . 11• OIJcra JliÌI .:a.La tmchzmnc corsar~sca contmu;a con 1 scmprc a s110 f·11 ' ore· -·'. >h ag'j{JO •alla città Brookt'. da>crtorc della flolla hrit<anmca, eh.: rancra~nca nmam· 11 ),tcc c . . d"·cnta r .: da Sara~al. c da tuttL• 1l Bon1cu, tll n.. narn. per unp!nguarc le ca~'.' sa.nta Ogni uionc angksc 51 ra· pn poa morar.: lascaando all'lnghaltcrra, che 1 llt <. ompaj:'llla. ' · ~Oiltl mano lo a l' l'l'a sempre prot~tto. i s1101 c<· ' . L J:'Uerr;a dea S<'f'O ys e olve an nna 'tragc .a . pc>ssed lllll'nt a. . ndalizzar:· al mondo. s Anche il metodo con cua l'lnglultcrra ~i l'ultn.ta a sca J l X\'Jlf ,ccolo. J'lnglul•. Ila fa ne c c • . d mpadronì delle a11nm ;, Snt·z pur senza 1 (U>I, •' d nrt• potenza rnon aa~pargimcnta da sang;;c, sente tla corsaresco. ,·\ ·ncia a css< terra coma . d ,1 ..ecolo prcccdcntt· mcnlfl della nostra catcgoraa diremo c<>lll<', sUOI pmttl l . 1 le. O1' 1' b · tJr<l saldamente pailllper quella upcraz1one. longa 1/WIIus ddi'Jn. loro ilSI, e . : ai'C\'3110 1{ • • GtOruaO: le staza,)llo ghiltl"rra foss<' un giornalist<t · il Grt·,·n1 era da san " · · wta l<t l'an< 1 • Jtrettanll empora tn . rrnen sono a wocxl dCI sUOI ne,.. . (' . l confini delle mnllPer tutto J'Uttoc~nto al vccchw sparato conJ'[ndla. ldno ~ /uglalondrrs. L'Ing le5i: wtta tanua. Ecco l'occupazicliH' dt Lagos ,. da Rao . nrollata ag 1 , . ta"nt·. c cOl .. niOitl c11 potcnz,t del Rcy, qul'lla d~gli stall malcsa. quella della onnat l 1 su<1 " hllterra gioca .. • • tutte lr gucrrt:. g Barmama. la guerra Rot:ra. • . l• E' prt'>-nte a mon dHl c. ,. La lung":t guerra comro gh Ztdtl è così dali<~ spcdiztOJl<' _ru • nassunta 111 un manuak <li storia anglcsc: tO<h vanno 1 1 suoa me . . indtana al 110m >ar· Wur 1r_qui1rsl Zulu.< · (cwscs.: tllr Zrcl11s llegrt t g 1l n d le contro l . alla cora uz•ouc. nZulus ,·.rlt'I'IIIÌIIUird · /'carr ••·•tlr Zulus. c d.1 cllta aperte. d ~ s ' c)amtnto t dcii<~ guerra 1 - u~c~ • ta h dura a rantc tut .' r l nghiltcrra pago. d o d'etmlla l Gorclon. Rhodcs, Kitch~tr sono gla ulumt 51011~ Austnac~ gran-ciambellano rosso conte mglest del n-cchio stampo audace. Alla spe-ru bli al mese a . dizione eli Lord Kitchner apparteneva ~nch_c .. xc)· Bestusce'. . ~..colo l'rpisodiO del Wiston Churchill. allora sottotcn~nte dt pn\l , " ~corso · ~ 8o d AJ!cora ne 11 n . Co naghen, nel l 7: oma nomJna. Scg1111·a le battaglie contrv 1 bardamento d'. pe . i esperimenti del mahadJsti dall'alto di llll alb~ro c prendendo !J(llll d· T1lstt • 1 prun d la pace l . - l è altro che uno .cl appunti. po na nt~lcnlliCO, not . hl' ·'i eu i J'l ngh ti· ,. .. Jl ( l . ( ! l& li .. Jll x l blocco y- • 1 · ptratc,c u echi audacr co pl l 'azione. ncglt stcsvr anct~ra capace. • terr<t era

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l'IMPERO INDIANO è nato dal pepe. Part <he d pepe avesse, per gli uomini del tempo di Elasabetta più amportann dt quantt ne lu per _noa. Doveva essere una specie di combustabdc per uso interno. Gla mglesi si erano avventurati molto raramente sulle rotte dell'India, e il !o ro pepe lo compravano a Lisbona o m OiantÌJ. secondo le circostanze: a Lisbona fin.cht al Portogallo non fu annesso alla (orooa A· loro nemtco Filippo II, poi ad Amsterdam Nel 1699 però anche il mercato olan~ d1venne di difficile accesso. Gli olandesi nJI· zarono a preui del pepe da tre scellìm JJ libbra a cmque e anche otto scellini. l! con traccolpo sul mercato inglese fu gravissimo . ' mercanti della Gty si riunirono. Opportunamente qualcuno ricordò che lt l't re isole delle spezie erano state s.:optrte dt Drake, e che si era sempre detto che il Sopnno

di quelle isole aveva stipuiato con lui un l'Iltolto che gli riconosceva al dinrto esdusavo Ji


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ll aontuoao poJaz.zo di Sikandrabagb dopo il bombCIIdameoto i.ogleae del luglio 1857. Sono riaibili alc:u.ci te•ti dei 2.000 ribelli trucidati dopo l'occup<llioce della cittG.

ccmmercio in pepe e chiodi di garofano. Da quelrindignazione, da quei ricordi, e dai fondi versati da un gruppo di mercanti della City nacque nel 1600 la Compagnia deiJ.e Indie, fohn Company come la chiameranno fami liarmente i suoi impiegati. l primi passi della Compagnia furono mo. desti. Il capitano Lancaster parti nel gennaio del 1601 con un fondo di appena trcntamila sterline. Elisabetta non gli permise di portare una somma maggiore. Volle anche che fosse denaro coniato con il suo nome e le sue armi. Vi era un'idea di pubblicità in questa condizione : i monarchi orientali .::onoscenno il fiorino olandese e sapevano il valore di un profilo asburgico su un pezzo d'oro. « All'osservazione fatta a Elisabetta, che il suo nome era sconosciuto in Oriente, fu giustamente risposto che appunto per questo bisognava usare le sue monete, affinchè la fama della sua potenza si diffondesse in quelle contrade ». Quindici anni dopo la partenza di Lancaster, le navi della Compagnia avevano ottenuto, attraverso innumerevoli CO!Jlbattimenti con i portoghesi, di essere conosciut~ come le rappresentanti di una nuova potenza marittima :apace di tener testa tanto al Portogallo che all'Olanda. Alla Corte del Mogol si cominciava a domandarsi se quei nuovi venuti non avrebbero potuto servire a liberarsi dagli antichi. Sei stabilimentti della Compagnia erano stati fondati, e un ambasciatore della compagnia, Sir Thomas Roe, Cavaliere, teneva te-

sta con lo splendore e la dignità del suo stile alla pompa e al prestigio del rappresentante portoghese in Agra. La politica della Compagnia rimaneva ancora esclusivamente commerciale. Ogni piano di conquista era ancora lontano dalla mente dei suoi direttori di Londra, ai quali del resto Sir Thomas Roe dava consigli di astensionismo da qualunque occupazione mi, litare. « Guerra e traffico, scriveva l'ambasciatore, sono incompattibili. Secondo me non dovete occuparvi altro che che del mare. La debolezza del Portogallo, malgrado i suoi grandi possedimenti, è che le rendite di questi sono consumate dai soldati eh~; esso vi mantiene. Il Portogallo non trae profillo dalle indie perrhè le difende. Assumete questa regola : se volete guadagno, cercatelo per mare e in pacifico commercio. Giacchè è senza dubbio un errore tenere guarnigioni e condurre guerre terrestri nell'India ». Non fu che quarant'anni dopo la comparsa della prima nave della Compagnia in India che fu decisa la costruzione di un forte, il forte San Giorgio vicino a Madras, e solo nel 1668 Bombay, che faceva parte della dote di Caterina di Braganza, moglie di Carlo II, fu occupata dalle forze armate della Compagnia, alla quale il Re l'aveva ceduta. Fina! . mente, nel 1686, in seguito a un wnflitto col Vicerè del Bengala, la Compagnia mandò il Capitano Nichobon con dieci navi e sei compagnie di fanteria a occupare la !oca-

lità dove oggi sorge Calcutta. Qui venne eretto il famoso Forte William, rimasto per quasi due secoli il vero cuore dell'India inglese.

Tre anni dopo la fondazione di Calcutta i francesi avevano fondato Chandernagore, primo atto della lunga rivalità anglO-francese nell'India dalla quale doveva finire per emergere la vera grandezza della Compagnia. Anche i francesi avevano, per raltpresentarli nella grande penisola, una Compagnia delle Indie, ma diversa da quella inglese, meno libera, meno autonomia, dipendente in gran parte dai sussidi del governo. Essi partivano qui_ndi in condizioni di inferiorità, pur sotto l'apparenza del contrario. « Quale fosse la potenza della Compagnia inglese lo vediamo dal fatto che nel l 750 aveva già dato o prestato al Tesoro non meno di quattro milioni e mezzo di sterline, mentre la Compagnia francese era costantemente in deficit, e soggetta alle concussioni dei dignitari della Corte». La dissoluzione del grande Impero del Mogol, sopravvenuta alla morte di Ameng-Zeib, · facilitò naturalmente il giuoco delle rivalità europee, contenute fino ad allora da uno Stato che aveva tutta l'apparenza di una grande e imponente costruzione. Il governatore francese di Pondichéry, Dupleix, si chiese se nòn gli sarebbe stato possibile fondare un grande impero franco-indiano, scacciando inglesi e olan_ desi, e alleandosi con i monarchi indiani ch e si disputavano i resti dell'Impero del Mogol. 361


l pri rn,· tentati . Madras . v, frances· ra~lio z:aP~ò davantil J~vf~ro andar ~ne : resiStette all' rd~nais, e inv otta dell'amrniassedro dell'amm· ecc:_ Pondichéry Da una dati inlart~ e daii':l!tr:t s·1 ltaglto Boscawen. 1gen1, i sip . • arruolavan rarsl alleati fra . ~· .e_ si cercava d' o_ solle pretese . ' pnnopt indiani ' p.oeu. r __ terntoriali 0 d' . • sposandone '-VIllC è not . tnastJche b Co o, co1ua che sal ò . . tcn rnpagnia inglese fu R~- •l d~inio delente a una vecch' f . rt Cltve. Appar ve ta atn•gli d' . era andato in India n a . •. Jt{llius, Qj_ C~mpagnia, per cerca;e el ~·z•o civile della VJmentata di quell eh un eststenza più moman.or paterno T af e ~eva offrirgli il Id . ras ormatos, d . . so ato, Cli,•e combattè in a •mptegato in . campo aperto, sostenne e condusse taglia di Plassey d~'· e nella grande bat•strusse' con novecento euCOM e duemila . . r·· upat l'es<: 't d' . Daula alleato d . f . . cct o ' Suay-nd. cinqu ' 'l f eJ . ~ancesJ, forte di trentae c1'nernl a antacCin•, . quindicim•' la caval',,:, . -quanta cannom : da quel . ta la 't d • g10mo da. oa5CJ a e1l Impero i.nglese in I d' Cltve . non adoperò sempre mezzi leciti nello n ta. svo1gtmento della sua azione-, e quando lo cr.~detre _o_pportuno, non mancò di ricorrere ai plu ~hh come ai più sbrigativi raggiri. Famo~ e la . storia d~l trattato redatto in due copte, una m carta rossa e una in carta bianca ognuna contenente stipulazioni diverse, in mo~ do che l'altro contraente prendesse conoscenza soltanto di quelle più benevole. Poichè l'ammiraglio Watson si rifiutava di aderire a questo stratagemma, Clive non esitò a falsi6ca:e la sua firma. «Arrossiamo nello scrive{IO », dice Macaulay. Dopo Clive, la Compagnia può essere considerata come il più forte degli Stati indiani. Aveva un esercito, aveva navi, stipulav1 trattati con i principi della penisola, e sempre meno riconosct!Ya le pretese di alto dominio che questi rivendicavano lXi suoi confronti. Con l'Atto di Ordinamento del 1773. venne nominato un· Governatore generale assistito da un consiglio di quattro membri. 11 primo Governatore generale fu Warren

Src COUN CAMPBO.L (piu ta<cb Lo•d Clydel il repn..,or• deUa: riYoltu dei C1pay. C'OD il •uo aiu· toni• coiOGD•Uo W. MCIIUII,.Id (a _.ua). loiCJ9TO· loti 10110 la teodo dopo I'ONcdto di Sikaodrobogb (16 lu~lio 1857)

Hastwgs. Con (.J,ve, ti dommto JeJIJ Com pagni.l sr era venuto formando, ncll,t su.l <onliguraztane quasi stat.tlc, per .-osì dtrc sen za ,olctlo, man mano the aglt antrigha e alk manovre dei francesi o degli ol.wdesi oppo"'"-a la sua nspost.l e la sua wntromano' ra Warren Hastings invece era prenarnente co sctente della sua missJOnc: sapeva di essert un monarca e sr ,toroport.tva da monarta, desideroso di las<iare al suo successore lo Stato mgrandito e più potente. .t\nthe IUJ, come Clive, non si lasciava impacciare da scrupola morali. Deponeva i Sovrani ai quali a'•eva promesso la sWl amicizia, metteva i suo1 soldati a disposizione dei sovrant mdigent che


enmo disposti a pagare Wl buon prezzo di assoldamento, e « bisognoso di denaro, noo esitò a ricorrere a quello che è considerato in India indiscusso diritto del Sovrano : estorcere denaro cb chi è in fama di averne». Qualche volta, Ha.stings intascava il denaro, e procurava la rovina del donatore: « con venti tremila sterline del Rajah in tasca, lo perseguitò fino alla completa distruzione>>, dice il Rapporto del Comitllto che al suo ritorno in Inghilterra indagò le sue azioni di proconsole.

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Clive ed Ha.stings sono considerati i due fondatori dell'India brita11nica: Clive po· se le fondamenta e Ha.stings vi innalzò sopra l'edilicio. l governatori 8ef!erali che 1·ennero dopo Hastings ebbero in realtà un compito relativamente facile. l sovrani indiani avevano imparato a temere la potenza della Compagnia e ad essere sempre meno disposti a tener testa alle pretese dei suoi rappresentanti. Il dominio della Compagnia, che al tempo di Ha.stings comprendeva appena il Bengala, e qualche zona intorno a Madra.s e !l nord di Trevazicore nella costa occidentale, al tempo di Lord WeJieslev si era allungato lino al Rajputana a nord e a sud si era disteso con un lungo e grosso tentacolo fino a raggiungere la punta estrema della peniso,a. Vent'anni dopo, gli Stati del Nizam al centro erano tutti circondati di terre della Compagnia. Alla vigilia della grande rivolta, dopo le conquiste e le annessioni di lord Dalhousie, a nord era stato raggiunto l'lodo, e quasi tutti i sovrani si erano .rassegnati, attraverso le lusinghe o la minaccia, e gli intrighi facilmente fruttiferi delle corti orientali, ad accogliere un agente inglese che Ii dominava e li sorvegliava. La potenza della Compagnia era sorretta da un esercito indigeno di 230.000 1ipai. mentre i soldati inglesi erano appena 40.000. Lord Dalhousie aveva avvertito if governo di Londra che i soldati europei erano troppo pochi, ma il governo non aveva che un interesse mediato aflp ~i ­ cucezza dci territori de!la Com-

1851 ~ LCI eCR"alleria iaot.•• aacrlta UD ••mpio iDdia:Do

pagnia, e ave\ a lasciato cadere l' avvertimento. Le cause di FlcmcoboUo della oori• in malcontento der ~ol ­ rio;Jo.n negli cmzoi 1'11-27, dati indiani erano ...., l'olligle di Edocu· do vn ro d'fl>9lùltorra. quasi tutte di indoNoi ISI4 q.,..ta sorio fu le religiosa : timore . .ota per lo truppe IDd.icr· di « perder la casta » De chiamm. a combattere iD. Europa, coo la .ona· se venivano mandati ocrltlcr l. E . F. (ladi<m Exa servire in tercitori podltlo.....-, Forcel. lontani, timore di commettere un sacrilegio mordendo le cartucce spalmate di grasso di vacca, l'a11imale sacro degli hiodù; allanne causato dalla voce di arruolamenti aperti fra i paria e i fuori-casta. .Alle cause di malcontento dei soldati si aggiungevano quelle che la politica di a.noessioni violente di lord Dalhousie aveva seminato in IIIS7 - Gli iavloal bombcrrdCIDO la clltll dJ Delhi la

India Dftr due ore.

Il oucçeMOro di Cii. ., WABBEN HASTINGS. 90· chevvl di tompli ladlcmi • per la ..,.toclko oopo· yematoN d•l l•ogaJa. I'Mocl nleb~ ~r J aoe-

licaio,.. del -

·

tutta la penisola, con la serie di deposizioni di principi che l'aveva accompagoata e di conlische di beni e di pensioni. La rivolta scoppiò in un reggimento di cavalleria a Meecut e in poco tempo raggiunse Delhi, dove cercò di assumere un significato nazionale con la proclamazione di un discendente del Gran Mogol a Imperatore. Gli ufficiali inglesi diedero prova singolare di imprevidenza: nessun reggimento sospetto venne disarmato in tempo; Nana Sahib, il capo della rivolta, venne considerato amico fidato lino a che la catastrofe di Cawupoore non rivelo il suo vero volto. Il massacro che gli india. ni in~cti fecero' a Cawupore eccitò l'odio


L'Il GIUGNO 1882 una rivolta xenofoba ia. sanguinò le vi~. del C1iro e di Alessandria. 11 console anglese Cookron fu ferito, un impiegato del Consobto ucciso e parecchi altn curop<:i ebbero la sua stessa sorte. I giornali inglesi incominciarono a chiedere apcrta.mentt un intervento armato, il che allarmò le Can. cellerie europee. Il 2~ giugno, ' l'Inghilterra firmò con le altre potenze tm prolotollo di ii. Jinleressamento che doveva garantire con la sovranità dell'Egitto, l'eguaglianza di interasi di tutte le potenze. Ma il 6 luglio il COIIWI· dante della squadra britannica, che, insieme J 9uella francese, stazionava di fronte ad AIC$sandria, ammiraglio 5eymor, inviò un •/11. ,,;aJmn al governo egiziano intimando il disar. mo dea forti della città pena il bombardamento l rappresentanti delle altre nazioni chiesero rm. ((;C\'ento dei rispettivi governi presso quello da Londra allo scopo di « far cessare uno st1to da wse reso intollerabile per le minacce che sa npetono tutta i giorni ». Ma fu fatica tOU· tale: si pro,·vade allora allo sgombero dei componenta le \'arie colonie. La flotta francese $1 ntirò. Gambetta era caduto e la Francia aveva paura. L'Egitto rimaneva così alla mercè ddl'ln,ghtlterrJ Il l O luglao il wmandante delle forze brit,mnache a\'\ erti che anebbe aperto il fuoco entro 2-l ore se non si consegnavano a lui i forti di Ale~sandria. Il governo del Khedivè ca fautù. LJ. flotta in!-(kse nel pomeriggio dello

1939 J ouo•• uUIC1oll d1 ordtoonza ~.ndiam dtl Re d"Lo·

qbUtorra a1 presentano a Buckiogbom Polac•.

unplacabtlt delle truppe mgltsa, e fu al mo\entc delle tremende r.•ppre:.aglu: ~on le quala paù tarda a battagltona d t Ha' clock e da sar Col m umpbell SI \ endtCarono SUl loro pri ,caonaen andaana, colpe' o la o non colpe,·ola della strage da Cawupore. « J<wu·mber Cau•upote t » fu 11 ~n do da guerra degla tnglest contro ]!la indaant « l ribella catturata ven1vano ammedtatamcnte messa a morte, raccontano TI1ompson e Garratt nella loro storia del domanto inglese an lndaa, e anche sottoposti a quelle che il wrrispondentc del Times deflnì : torture mentala c sptrituali aJle quali non avevamo il diritto di ncorrere e che maa avremmo osato infliggere sotto gla occht dell'Europa ... Quaranta pngionieri a Peshawar vennero legati alle bocche di cannoni che poi facevano fuoco, e questa divenne in seguito la pena abituale infhtta ai ribelli. Questo genere dt morte sembra essere quello che impressiona di più, scriveva lord Roberts, allora tenente. Nicholson dal Punjab aJ colonnello Edwardes : fatevi fare una legge per bruciar vivi o impalare i massacratori delle no. stre donne e dei nostri bambini. 'L'idea di impiccarli semplicemente, gli autori di tante atrocità, mi fa uscir di senno... Si formavano

~quJdrto 'olontHK da atnpa, ,.uora c non cavano m.u a boaJ dalctt.lntt Lt ne, un massacro ,~;cntr.tlc dr tutla ~lt Ddha, dca 9u.tla un.t buon,t parte .IU:II\l.OO'a.t //U nttona Jgla tn]!lesa, \'(:nnc apertamente damat.\ » L.\ rcprcssaont della ,\lutm) segno .tnLhc la fin<: dd ~0' crno c deiiJ esa~tl'OL.I ddla C.ompl~na.t ddk lndae E~'·' era orm:u t:n organasmo antKiuato, troppo anferaore al compato da doman,trc un Impero lO~Ì ,·asto. Gran parte: dca suoa antad11 potera er.1no vcnutr meno con ~la anna c l'angercnz.1 goYernati,·a sa era semprl paù ~ovrapposta all'antaça autorttà dca Darcttort: tuttavia l'anomalia di un domanio su milioni d'uomani t'S<:rcitato da una Società •ommercaalc era sempre troppo evidente, e gla orrora della nvolta, noncht: molte delle cause che l' avL'vano provocata, servivano a sottolinearla La Corona assunse il potere in India, pnmo passo verso la proclamazione dell'Impero di Vittoraa. Ma dalla ltf.lllill). data la reciproca diffidtnza degli tndiani e degli inglesi, l'lndaa, che era pam evoluire verso una buona volontà di lOmprensiooe dell'Occidente, si ritrasse an se stessa, e verso la sua m.illenaraa saggeua, rifiutando di ammirare il progrt>JJO t emito dell'Uomo dell'Ovest.

I!IILVIO PLATE!I

Il u aùco mortale clep i.D9leai. li ~":i U.clicmo Sù aj ucl Dcnala. aon<mo le91~ Mol. lo .... Dopo WlG olrell'IIG b<rlla9Ua <01111'0 tJU iiiiJ ..-dito dczi au.oi o•aer.U • •tnmeo&.to a•l · ci..U, fJIIardie bftlallllicloe. (1157)

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Quattro .,.dute di Aleuaadria di E9illo dopo il bomhardameDio 1D9le. . del 1882: l) Il palauo del coDie Zi.iDia aulla piana dei Conaoli - 2) Lo pia:zaa dei CoDaoli dovuotata 3) RoYiae del palauo di Nubar Pasci<!! e deUa moschea di Sbeik·lbraim - 4) il couolato di Fnmcia. (Da ochial del pittore Lecchi ouU' " llluotrcnioDe ltalicn>a" del IO oeltemhre 188Z).

stesso giorno .10 salpò le ancore e si portò al Jargo, prendendo posizione contro i forti. Essa comprendeva otto grandi corauate: lnflexible, Mo11arch, Temeraire, A lexandra. Superb. Sulfan, lnvincib/e, Penelope; 5 cannoniere in legno :Decoy, Cygnel, Condor, Bittern, Beacon; l avviso: Helhon e alcuni altri legni non da combattimento. Erano attesi I'Humber con le munizioni di riserva e la corazzata Achi/Jes. L'armamento principale di questa squadra, che contava le più potenti navi della flotta britannica, consisteva principalmente in 102 pezzi di artiglieria fra i quali 4 da 80 tonnellate che per « la prima volta h-cevano le loro prove in guerra ». A queste forze si debbono aggiungere alcuni battaglioni di truppe da sbarco, che il governo inglese aveva raccolto e teneva imbarcate a Cipro, a disposizione dell'ammiraglio Seymor. Sebbene nella giornatll dell'll fosse atteso I'Humber con le munizioni di riserva, veniva tuttavia raccomandato ai comandanti delle navi di fare uso parsimonioso delle granate. La bandiera ammiraglia sventolava sull'lnvincible. Alle 6 e mezza del giorno 11 tutte le navi si trovavano al posto di battaglia loro assegnato e segnalarono di esser pronte ad eccezione del T emeraire il quale, incagliatosi, non potè disimpegnarsi che verso le ore 8 in seguito all'aiuto ricevuto dalla cannoniera Cond.or. Al largo si tenevano parecchi vascelli di ogni nazione, affollati di Europei {uggia.

schi, costretti loro malgrado ad assistere alrimpari duello che stava per incominciare. Il giorno era chiaro ed il mare tranquillo. Spirava una leggera brezza di N.-W. che doveva spingere il fumo verso la spiaggia, togliendo in parte· alla squadra la vista del bersaglio. La maggioranza degli artiglieri inglesi, poi, avevano il sole sugli occhi. Alle 7, dietro segnale della nave ammiragJ.ja, l'A/exandra. all'estremità orientale della linea di battaglia, aprì il fuoco con un colpo di cannone sulle linee di Ras El Tin. Vi fu un silenzio di 2 minuti quindi tutte Je navi iniziarono l'attacco, a cui i forti risposero con salve di batteria ed il cannoneggÌl!\nento divenne generale. Il bombardamento era da poco cominciato, ed i grossi proiettili con sinistri rug. giti fendevano l'aria, quando si vide una nave da guerra « in missione di carità e di pace fra quell'uragano di violenza e di distruzione >> uscir lentamente dal porto ed avanzare impavida e maestosa in mezzo alle due linee di fuoco, rimorchiando non senza evidente pericolo un bastimento colmo di fuggiaschi. Su quella nave sventolavano i colori italiani. Era il Marcanlonio Colonna, al comando del capitano Pulega, che traeva al largo i nostri connazionali, ultimi, fra tutti gli europei, a porsi in salvo. All'inizio il tiro degli egiziani non era estremamente esatto: ma fu rettificato in seguito. Però neppure quello inglese era troppo bril-

!ante. Il cannoneggiamento durò ininterrotto fino alle l 7,30 del pomeriggio e fu intensissimo. Tutti i forti esterni della città vennero battuti senza requie, malgrado la resistenza va. lorosa degli egiziani i quali spararono finchè i pezzi poterono reggere al fuoco. Ad oriente del porto, ad esempio, le opertdi Ras El Tin erano bersagliate dai due pezzi d1 poppa da 80 tonnellate dell'lnflexib/e che sostenne un vero duello col forte presso il faro. A questa unità, verso le 7,30 si aggiunse la cannoniera Cygnet che portavasi a N.-W. del' forte stesso, mentre i vascelli del primo gruppo, percorrendo il fronte da Ras El Tin a Pharos, cannoneggiavano le opere predette ed i due forti orientali, utilizzando nell'andata e nel ritorno tutte le loro batterie, tanto che, verso le 10 i pezzi del forte e <klla Iinèa di Ras El Tin erano quasi ridotti al silenzio. Però un pezzo alla estremità occidentale di questa linea, montato su affusto Moncrieff, sebbene preso particolarmente di mira, continuò il far fuoco e le navi inglesi non pervennero, nè allora, nè poi, a ridurlo al silenzio. Il palazzo Yicereale, posto dietro queste opere, era in fiamme. Verso le ore 13, la resistenza egiziana incominciò a languire e si ebbe un primo sbarco :t terra. Alle l 7 g li Egiziani non rispondevano più al fuoco. Alle 17,30 l'ammiraglio facev:t dare il segnale di «cessare il fuoco ». Alessandria, porta e città dell'Egitto era in !nano 365


Parecchi colpi erano caduti sulla città provocandovi grandi danni e numerosi inceOlh che divamparono furiosi nella notte dall'li o~l 12 luglio. La mattina del 12 l'lnflexib/, e il 1'emeraire alle 7 riaprirono un fuoco molto lento sulle linee di Ras El Tin. Gli Egiztani ri· spesero ancora con qualche colpo, poi la difesa cessò. Alle 11,30 fu iMalzara sull'arsenale la ba-ndiera bianca e l'ammiraglio Seymor inviò nel porto il Bit1er11 con un ufficiale incaricato di trattare la resa. Questi si incontrò con ti governatore militare Tulba.pascià il quale si sentl dtre che se alle ore 14 non si fossero consegnate nelle mani degli inglesi tutte le-fortificazioni, alle ore l 5,30 si sarebbe ripreso il fuoco fino alla distru:t.ione totale della città. E poichè gli egiziani tergiversa,•ano allo scopo dt poter evacuare l'abitato senz.'\ troppi danni, c non avevano perciò alle 14,30 fatto ancora co noscere le loro intenzioni aUa squadra inglese,

1882 • AleMCUldria d'Eqìtto: Fucilaaiooi 11>91..• (dal· l' Wuatradone ltalia::raa • d•l 13 a9oato 1882) .(o

deglt inglest, i quali se ne er~no tmpaJronitt ,on quella che fu definita una «sanguino>·' esercitazione Ji tiro» e con il prezzo Jt un morto e 28 ferili. Gli egiztant ebbero piLt Jt 500 uomini. fra ufficiali c soldalt fuon combattimento. Furono sparati ~500 lOipt. Le navi inglesi a\'e\•ano quasi esaurite le loro munizioni: senza l'arnvo, a\'venuto Jurantc· la notte, dell'Humber con le muniziont Jt S.:orta, esse non sarebbero 'tate 10 grado di rtprendcre il combattimento. L'lnflexibh cm rimasto con soli 40 co}pt.

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Appena ccisato il fuoco l'ammiraglio Sey mor m.tndò l'awiso Helrrou nel porto, con banJiera dt parlamentare, onde intimare l.t resa della piazza. Ma la na,•e tornù dopo due ore e il capitano riferì di non aver trovato nessuno con cui abboccarsi. Verso sera si riunì il Consiglto Jei ministri presso ti Khedl\·è e fu deciso dt innalzare bandiera bi:~n.;a l'inJo mani. se .cl'inglesi a\'cssero ripreso il tifO. 1882 • Al. .s aodriCl ci'Eqitto: bDplcc:aviolli ummoallriol ordinato dQ9li 1D9Iooi (dcdl'« Uluatradoao llcdica del 1° ottob... 1882)

alle l 5,30 questa ricominciò il bombardamento. Allora fu di nuovo e definitivamente inalbe· rata la bandiera bianca. Intanto si era sparsa la voce che gli iogltst si apprestavano a bombardare tutta la città: c ii panico e il disordine aurnentacono a dtsro•: sura. « Non si trattava più di mettere i port• a mare nella impossibilità di nuocere aii.J flotta : questo pretesto era stato opportuno per giustificare il bombardamento; or~ la hbef~ Inghilterra lasciava le tergh•ersazioni e gettM la maschera; voleva occupare Alessandria. e per essa l'Egitto, onde soffocarvi con le baionette le aspirazioni di indipendenza». . Le truppe egiziane si ritiravano in ~­ dine seguite da torme di alessandrini terronz· zati. Tuttà l'immensa popolazione folle di rtb· bia e di spavento si riversava per le stradè g ridando ed imprecando <1 si precipita''~ tuor• della città per fermarsi a bivaccare luaJO d Canale o si spandeva attra,·erso ~tto _I'fiBiltOCarri, curozze, cammelli, cavalh, asill'• Wl· coli c quadrupedi d'ogni genere mariamente e tumultuariamente .....:ltllisiliCl que si trovassero, senza riSpdtO


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della magnif~ca città. Gli ufficiali, dall'alto dl'i ponti delle na1·i di S. M. Britannica, osservavano imperturbabili l'immenso rogo che rid uceva uno dei più floridi empori del Mediterranffi ad un cumulo di macerie. Eppure b flotta disponeva di 4000 uomini. Ma l'ammiraglio Seymor si scusò di questa inerzia affermando di aver :wuto autorevoli informazioni secondo cui le truppe egiziane si erano fermate nella loro fuga a sud della città per contrastare l'occupazione di essa da parte degli inglesi. Solo nel tardo pomeriggio del 13 si ebbe il primo sbarcò di marinai inglesi. Quello stesso giorno alle 16 il Khedivé arrivaya d~ Ramleh ad Alessandria affidando agli inglesi, la propria sicurezza. Era quello che essi desideravano_ Il ,giorno seguente, 14, si iniziarono k operazioni di polizia all'interno della città fumante 'piena di cada\·eri e ingombra di rovine. L'incendio continuò fino al 18 e l'Egitto doYè pagare cento milioni di franchi di indennità alle \'arie comunità europee.

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U torle di Phcuoa dopo U bombardamooio i.D~leait (da

•• L'IUWitrotlen " del 26 agoalo 1182).

proprietà, onde trasportart' al seguito delle fr..miglie gli oggetti più indispens:1bili e sottrarre i più preziosi al saccheggio. Il quale assunse in breYe proporzioni immense e per l'assoluta mancanza di servizio d'ordine e per l'accorrere dei beduini che erano venuti dai confini della Cirenaica ed avevano aspettato il momento propizio per gittarsi sulla preda. Alcune compagnie di mlifJ. specie di milizia di riserva, richiamata in quei giorni dal congedo erano state lasciate a guardia dei quar _ tieri europei, ma verso sera fecero causa comune coi saccheggiatori e la città, abbandOnata da amici e nemici, fu alla mercè di bande qi ladri e di assassini che fecero scempio di quanto v'era di -europeo. Un migliaio di persone di diverse nazionalità, che non avevano fatto in tempo ad imbarcarsi, asserragliate nel palazzo della Banca Ottomana, si difesero fin che poterono, disperatamente. Ma furono•trucidate quasi tutte : solo meno di un centinaio, in g ran parte ferite, riuscirono ad .aprirsi con le armi alla mano un passaggio verso il porto ed a rifugiarsi sulle navi inglesi. E la squadra inglese, ancorata al largo, assistè per due giorni, impassibile, all'incendio Coito 1934

~ Uoo dimcos lraaione cu ~inglew.o ai Cc::r" aedata dalla poli&ia britCID.Dfca.

L'impressione prodotta dal bombJrJ.un(;nr .. in Europ.1 fu im!Ucnsa: i vari go\·c:ni si chiusero in un impenetrabile silenzio. Avendo il ministro Dilke dichiarato alla Camera dci Comuni che l'Austria e la Germania avevano riconosciuto legittimo il bombardamento, i giornali ufficiosi eli Berlino c di Vienna si affrettarono a pubblicare una valanga di energiché smentite. In Inghilterra la pubblica opinione fu incontrastabilmente favorevole all'operato del go1•erno. Solo il ministro Bright. un sentimentale senza duJ:>bio, si dimise in segno di protesta e il deputato ai Comuni Lawson (un altro sentimentale), disse che il bombardamento era un infante deii11o intemaziollale. Invece i conservatori, pur approvando l'operato del gabinetto Gladstone (era proprio sotto il governo di questo Nestore del libcralismo europeo che avvenivano questi fatti) mossero al premier un'accusa meno sentimentale: gli rimproverarono di aver agito troppo tardi e di ~rsi lasciato sfuggire l'occasione di impossessarsi definitivamente di tutto D. J1 D· l'Egitto. 1831 - Cant CD111all ID!IIeai al comoado del •aggior geDenùe Hobart. eomODdODt. delle truppe mobili la r-.t.a-

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NONNA E NIPOTE 1140 1940. Un froocobtJIIo appor o que 1t anno a Londra che a.-Uo conca•ioot- deJ1C" date. rappresenta eftkaceomonte la hne della coslddtttla ' mt•a,ono atonca .. delrloyhjllerra. La B•91.0« Vittoria che nel 1859.61 lu oahJe alla ri•olunone atahana, nonno del1'at~ualo Re GiOf"910 VI d'Inqbllterra. • modro del padre dt hu. Ciorqio V. v1de nel auo lunqbautmo r~vno rapoqeo aella potenz.a e della preç-otea1a 1Dgle1e, segnato do toni~ lappo i>OD(Iuinoaf". N"l 187h anfatll ai ha . IU propa&ta di Di.araeli. Jo proclamalrooe dell'imptoro mdiano Nel 1874 c · f'lO :.tola J"onn•u:on• dellt" lSOJf' Ftqi. noi 1878 l'oc:cu· pa&ioncr di Ctpro. Soqul nel 1819 la cooquaata del BelucLSton ~ quello dell Afr.ca Onontale Iogleao: nel 1882 il botnbordamento d"AJ~>,u•andrio d'Eqttlo; ntl !884 lo coaq\usto dello Somulia inqlollv. del 8echu· analaod e deii'Uqooda. :tel 1890 quello cb Zana1bar n•l 1891 quoJio. d, Ila HhoJ•a•o ~ deUa Nig•ria noi 1199 quella del Suda..n e l'in~10 della tra-aedia Boora R~ G1orq1o VI, oahlo al ltono J l! dtcembre J936 1n ae9wto all'obdlcaa.iooP d.t tuo tratello Edoardo att\lalmente d 1Jo:Q d1 Wi;,do.c.~ 1l 'l\lOlc ho Jl lronc; t\ l'amo~ dell"umericaoo Walha Warhold. 1celau l"amorf' di queal'ultama non ho \:J • . o eh• aconlitt(' t. il tramonto dell' eQemoour inQileae i 1 t:uropa_ Il eu o r~qno "' initiO Bollo 1 .... eqn1 d~lla d1alotla inlhlta dall"ltaho aii"Of90Qiioaa Cron Bretagna coo le Cc:rr:paqoa d"Ehopaa: ed lo conhnuoto aura•erwo una prima sorto di sconfitto diplomolicho: V•onna e Proga t 1938) od un altra a"rie d t enormi sconlitt~ m\11 ton: Var a•ia t l9J9) O lo 8rux~l!••· rAro. Pauat .n questi ulluni mtoai Ora Sua Moco•t<l Britannico at+ 1<-'\de l"ulhrao acoohila: Londra , du~


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c ollauda un nuovo upo dt malroqhalnce So tto: Il Re c la Rog1na d ' Ing)ultcrra tmmortclat: n e lle "elrote dello Cattedrale di W tncboster


"Vold mylord Bobon. TaiDquow: do Coni-. 0.. u pe"t d4namb,.; 1.. luu,..l qa'll tual" (da "Le RiN" doJ S !JODIUDO 1101).

1900: Fcmtoria ita9I•M dopo lo prooa di Brcuullort.

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D I l ... l ... 'l'RISTE RICORUO NELLA GRANDE CATENA. dei monti Draghi che separ~ l'Orange e il Transnal dal Nata!, è il moote Majuba, una collina invero poichè sovr~~ non più di cinquecento metri la pianura circostante, sebbene sul livello del mare sia al~ più di duemila. E' una bru~ arid~ altura d~l terreno giallastro caio ai cercatori d'oro e di diamanti, ma senza il minimo segno di vegetazione tranne qualche rado ciuffo d'erba; il suo nome significa, in lingua cafra, « a montagna dagli stormi di colombi». Da un punto di vis~ turistico o panoramico esso non sarebbe dunque di alcuna importanza, nè metterebbe conto parlame se non fosse che H monte ~juba è legato a un ricordo storico assai triste per gli inglesi, i quali là. subirono una delle loro più memorabili sconfitte contro i boeri, il 27 febbr. 1881. Diciotto anni dopo noo se ne davano pace ancora, e appunto al grido di « Ricordate Ma-

juba! » iniziarono la grande campagna del Sud Africa. Gli odi britannici sono silenziosi ma lunghi a smaltire: la sconfitta di Majuba-Hill li sospinse insieme ad altre ragioni più pratiche a invadere la repubblica del Transvaal e lo Stato libero deii'Orange, e a compiervi i più inauditi massacri fra la popolazione civile; poi, terminata che fu la conquista del territorio, il loro odio si estese a quelli che avevano aiutato

i boeri a aifendersi. Ne è la prova una fmc sfuggita allora allo scrittore Conan Doyk il quale a guerra terminata credette opportuno scrivere alcuni libri per discriminare il suo paese dalle accuse di cui tutte le nazioni de: mondo lo avevano fatto segno. « ...Mai, belava l'autore di Sherlok Holmes, mai da nessun'a). tra parte raccogliemmo maggior odio ~ mag· gior quantità di calunnie quanto ora dalla stampa e dal popolo tedeSco. l loro più accre·ditati giornali non hanno esitato a rapprescfl· tare le truppe inglesi ... come dedite non solo a commettere violenze contro le persone e le proprietà, ma ad assassinare donne e fanciulli ». « Questo inaspettato fenomeno sorprcscdapprima il popolo inglese, poi lo addolorò, t finalmente, dopo due anni, ha suscitato net suo cuore un profondo e tenace sdegno... Pare che esista un segreto accordo in forza del quale la Triplice Alleanza può io certi casi pretendere l'aiuto della flotta inglese... se è vero sarebbe opportuno denunziare al più presto possibile un tale trattato, giacdlè do11ranno

pauare moili anni prima che di11enti possibile per il pubblico inglese dùnmtirare e perdonare la condolla della Germania » « I continui attacchi, proseguiva, hanno ~­ scitato in mezzo a noi 11n cosl tenace ItllllmenJo di ran,·ore che 11011 si spegtzerà e non del)t I pegnersi in q11es1a generazione ».


militare all'aver capcggtato le prime insurrezioni. La situazione era questa: nel 1877, il governo di Pretoria, incapace di difendersi dalla minaccia dei negri di Cettiwayo che volevano lo sterminio dei boeri, aveva chiamato io aiuto gli inglesi; questi vennero, debeJJarono gli Zulù, ma profittarono deJJa confusione· generale per dichiarare il Transvaal territorio britannico. Mentre era ancora a capo dell'opposizione, Gladstone aveva promesso formalmente ai boeri che presto avrebbe pensato ai casi loro, ma dopo aver vanamente atteso, questi afri(alld~s si riunirono nel dicembre 1880 io as3emblea nazionale, proclamarono Ja repubblica e presero le armi per fusi giustizia. Si divisero in tre gruppi, uno dei quali aveva il compito di impedire a un grosso distaccamento del 34. reggimento inglese diretto a Pretoria, di raggiungere la capitale del Transvaal, mentre degli altri due, uno si incamminava verso Potchefstroom e l'altro verso Heidelberg. li distaccamento del 91. reggimento inglese, comandato dal colonnello Anstrutheo, e composto di 250 uomini, il 20 dìcembre venne attaccato improvvisamente a1 passaggio di Bronkhorst-Spruit, e quasi . completamente distrutto; ma un altro corpo inglese formato da duemila uomini e munito di cannoni si era intanto incamminato da Nata], agli ordini del generale George Colley, governatore del Nata! e comandante io capo delle truppe inglesi, e si dirigeva a violare le frontiere transvaliane. I Boeri vigilavano, e dopo aver atteso il nemico, gli infliggevano gravi perdite a Laing's Neck e a Ingogo River, tanto che il

1902: Gl.i ÌDgleol &ono aa.alltl • aconlitli dcii qenerclle Boero D• W•t a Tw. .foa.teia ( .. Dom•Dica del Corri•· ...... N. 1. CIDIIO 4).

« Fin che viva la presente generazione, insisteva sentendosi portavoce nel 1902 dell"opinione pubblica britannica, non verrà spesa nè una ghinea inglese nè la vita di uno dei nostri soldati per difendere la Germania. Questo è uno strano e deplorevole risultato deiJa guerra boera, e con l'a11dare del tempo non sarà forse uno dei meno importanti». Al contegno tenuto dall'Italia non faceva il minimo accenno, il signor Conan Doyle, forse semplicemente perchè sir Cecil Rhodes, uno dei grandi responsabili del conflitto angloboero, veniva troppo spesso a curare i suoi acciacchi a Salsomaggiore, e per quanto riguardava la Francia, era pacifico che questa non aveva mai avuto cagione di considerare gli inglesi altrimenti che come nemici. « Per molti anni, diceva, abbiamo desiderato di vivere in pace con lei, ma lt t-.zdizioni Stuol11ri non si dimenticano fOJÌ facilmente».

Ritornando dunque alla sconfitta subita dagli inglesi sulla collina ·di Majuba-Hill, va considerata in primo piano la figura del generale Joubert, comandante in ca~ dell'esercito del Tcansvaa.l e grande amico eli Paolo Kruger, presidente ddla repubblica. Discendeva da una famiglia di ugonotti francesi rifugiatisi al Capo di Buona Speranza fio dal tempo dei primissimi coloni, e doveva la sua notoriet:\


27 geml3io, a,•endo perso una terza parte det suoi effettivi, non rimaneva a sir Colley altra risor5a se non di mettersi al riparo sul monté Prosp«t e là aspettare i rinforzi indiani che dovevano giungergli da Natal. Ma il 7 gennaio un nuovo attacco dei Boeri assottigliava il suo esercito di altri duecento uomini, c la ritirata avveniva in un modo talmente precipttoso da non lasciare neppure il tempo di raccogliere i feriti, che durante la notte seguente, sotto una pioggia dirotta morivano privi di soccorso.

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Queste guerriglie sempre risolte io favore dei Boeri, avevano portato gl iinglesi a un notevole stato di esasperazione, finchè, deciso a finirla una volta per tutte, il generale Colley lasciò le trincee del Prospect, nella notte fra il 26 e il 27 febbraio, per trasferirsi sul Majuba, situato alla sinistra della strada per Nata!. La posizione scelta pareva delle miglion: dal grande spiazzo costituito dalla cima della collina tagliata come un'amba, sl da formare una piattaforma di circa 350 metri di diametro, si dominava il Prospect, indi il passo di Laings's Ntck, a destra del quale si teneva accampato r esercito boero. Arrampicarsi su quella cima non dovette essere facile impresa, da quel fianco il ~ essendo formato da un accavallarsi di rocce

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Ora nuove ondate di boeri seguitavano .1 sorgere dal fianco della montagna, sir Colle) cadeva fra i primi sotto la fucileria nemica, mentre preso dal panico il suo ~eccito e quello di Wood si davano alla fuga dalla parte opposta, dove cioè la roccia strapiom bava, precipitando una sull'altra le giacchette· rosse, e lasciando più morti per incidente che per mano avversaria. Tanto è vero che ltlla fine, tirate le somme, novantadue uomini ri suitacono uccisi dai boeri, centotrentaquattco feriti, cinquantaquattro fatti prigionieri, c il resto sfraceUato sulla dura e scabra roccia.

Poco dopo, ne.lla fattoria O'Neil, nella vallata, sir Evelyn Wood firmava b convenzione d'armistizio di Majuba, e il :._, marzo dello stesso anno veniva stipulato un vero t proprio trattato di pace secondo il quale il governo di Londra riconosceva J'autonomil della repubblica ~ud africana : era la cesa com_ pleta del ministero Gladstone, ma come si vide in seguito la partita non si poteva dire chiusa. A ricordo della dura sconfitta, che tanto sordo rancore doveva lasciare nell'animo di tutti gl'inglesi, sulla cima di Majuba-Hill, rimaneva sempre, quasi a ravvivarne la memoria, un piccolo cimitero chiuso tutt'intorno da un rozzo muro a secco. Un cumulo di pietre segnava il luogo dove era caduto sir George Colley: «Here Colley feli », diceva una laconica iscrizione, e in mezzo alle altre sepolture una croce si alzava con questa invocazione: «Por queen a11d tOIIntry. JeJiu.f

Mercy! ». N. UB&GO Sopra:

1900: Campo

CODC.RirGmeoto di pri9lo· oieri boeri. di

Sotto: Il ecrpo boero 9•nerale Lui<Ji BoU.a.

a picco; tuttavia, la scalata ebbe luogo nel corso della· notte, sospinti com'erano tutti da lunghi giorni di tensione, desiderosi di met. tere un termiP.e alla lotta, e d'altronde incoraggiati dal fatto che i rinforzi erano giunti finalmente, comandati da sir Evelyn Wood. Ma se a causa della posizione di MajubaHill dall'alto del loro rifugio gli inglesi non potevano scorgere il campo avversario, i boeri invece alle prime luci dell'alba distinsero perfettamente il movimento delle giacchette rosse; in un primo momento, supponendo che gli inglesi avessero con loro l'artiglieria, provvidero a mettere al riparo i loro carri, ma accorgendosi presto dell'inattività di quei soldati appollaiati sulla collina, mandarono prima una pattuglia di esploratori indi partirono all'attacco. L'ascesa del monte non fu uno scherzo neppure per i boeri che montati a cavallo intrapresero la salita in pieno giorno e dalla parte dove il declivio si presentava costituito da una teoria di terrazze per superare le quali bisognava arrampicarsi lungo ripidi pendii, scivolando sulla terra friabile e gli sterpi; ma insomma sopraggiungendo inattesa una prima avanguardia condotta da Joubert accerchiava il generale Colley e il suo stato maggiore permettendo al grosso dell'eser_ cito mediante un movimento aggirante, 4i invadere tutta la posizione.


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I NC,I~I~SI~ l..ENTRATA IN GUERRA del nostro paese, spostando il conflitto, dopo la sconfitta della Francia, verso il Mediterraneo, ha dato alle operazioni un carattere preminentemente aeronanle. Di conseguenza gli scrittori militari di tutto il mondo si sono dati a comparazioni .tffrettate ed hanno incominciato a bilanciare i tonnellaggi della marina inglese e di quella italiana per trame le più illusorie ed arbitrarie deduzioni. (Le vicende del 1935 e quelle grandiose de~li ultimi giorni non hanno inse;.:n.tto ancora niente a moltissimi giornalisti che, specialmente dalraltra sponda dell' Atlantico, guardano nascere stupiti la nuova Europa). Quale sarà il compito delle flotte' ci si è chiesto; che cosa potrà fare la flotta inglese? Perchè fin ad ora ha fatto molto poco la celebratissima flotta d i S. M. Britannica: J'im.. presa di Norvegia, che le offriva un cosl vasto campo d'azione, si è risolta per essa in una poco onorevole fuga. E allora ? Allora guardiamola un po' più da vicino questa specie di intJintibile Armada del secolo XX. La potenza· marittima britannica aveva nel 1918 raggiunto un effettivo apogeo e l'Ing hilterra si era adagiata su di esso, incurante di quel che avveniva nel mondo, e vivendo soltanto della fama di invincibilità che le era venuta dalla grande guerra. Nel 1936 questo dpogeo era finito e gli scrittori navali britaninici padavano di rischio estremo. La stanchezza lasciata dalla guerra passata e la necessità di fare economia, «rafforzate, osserva I'Acworth dalla convinzione che nel futuro l'~rma aere~

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ls:l!h Gli alali - i o r i deUa ooarlaa ~ o !agi... riw>iti a c:aadglio cr Lo.dn. (A olalfta l tr...

c:eai. a de"'"' 9U !Dvloel)•

.1\'rebbe :sostituito il potere marittimo rome nostra prima linea di difesa, indussero ad .t..:cettare più ron g ratitudine che con ansietà le restrizioni imposte alla marina da guerra britannica dai trattati di Washington e di Lon· dra ». Nel 1936, quandò ci si accorse che l"Hotne Fleet non spaventava più nessuno e non riusciva a fermare l'azione di un paese come l'Ita lia, che pur aveva un tonnellaggio inferiore a quc:llo inglese ma una aviazione enormemente superiore, con il trattato stipu· lato fra Gran Bretagna, Francia e Stàti Uniti ~i corse ai ripari, e gli inglesi vollero esser liberi di ricostruire una forza navale in quantità commisurata a quelle che ritenevano dovessero essere le loro grandi reSponsabilità. Però la nazione britannica ricuperò· anche la Il 9 o•ematore d..i GibUtena Sù Cli•• Liddel. aucce· convinzione che il Potere Marittimo, il Sta duto G Sir Edm\IDd trouide. elle Ila orvcminGto iD power, era per « tJolere di Dio », scrive un q,...tl qiomi lo 1190mÌ>ero d eUQ pOpo!Cbio,.. cllrile daltG aa.acron.i.atica ''colozùa'' eli S. M. Britcmnic:o iD ter· ammira~lio inglese, pur sempre la base della ritorio e\lro.,.o. grandezza ddl'impero, anzi della sua stessa • esistenza. L'incubo dell'aviazione sembrò, men. tre il contribuente inglese si preparava a sbor· sare i molti miliardi necessari alla costruzione delle centinaia di navi preventivate, dissipato. L'avvenire della Gran Bretagna e l'amministra· zione della sua potenza e della sua prepo· tenza, dovevano oome nei secoli passati, essert affidati alla flotta.

Al I" luglio 1939, l'Inghilterra aveva in costruzione o in programma 33~ mila nuove tonnellate di navi di linea con un aumento sul I93~ del 70 'fO ; 1 H mila tonnellate di por· taere1 con un aumento del 90% sul 1935. Non aveva modificato la sua percentuale di grandi incrociatori, mentre si apprestava a ~ struire o aveva già in costruzione 177 mll• tonnellate di incrociatori leggeri con un au· mento del 73 %. Per le siluranti J'auJlletiiO sarebbe stato del 44 % (70 mila tonnellate), per i sommergibili del 20% (I~ mila tonnel· late). Complessivamente il tonnellaggio della


LoachG: Leo guritta d'occlaio per le . .otm.U• d•l Pesi- ...... (koiJ>all e&duao).

flotta inglese sarebbe passato da 1.333.000 tonnellate del dicembre 193 5 a 2.113.000 tonnellate, con un aumento medio del 58 %- Tale aumento era il roag. giore nei confronti di tutte le marine del mondo, eccetto la tedesca che negli stessi limiti di tempo registrava uno sbalzo del 152% passando da 203 mila tonnellate a 512 mila. L'Italia aveva uno scatto del 43 % passando da 490 mila a 700 mila tonnellate. Quale era la politica navale che stava alla base di un .:osl poderoso programma? La grandezza di una flotta è una <:onseguenza della politica : per. chè o dipende dalla politica estera di un paese o la domina Ma all'inizio della ricostruzione della flotta inglese il Primo Lord dell'Ammiragliato disse ai Comuni di non esse ·e in grado di definire secondo quali crite.-i quella ricostruzione avYeniva e ! si limitò a dichiarare che compito della marina britanni.:J era quello di tener aperte ovunque le ' 'ie del traffico e di comunicazipne. Sic.:hè le forze navali inglesi dovevano poter espletare tale .:ompito ~ia nell'emisfero orientale come in quello occidentale. In sostanza. 11 programma inglese teneva un occhio fisso sul Giappone ed un .litro vagante sull'Europa. Ma evidentemente la flotta britannica, malgrado i propositi di fare il gendarme su tutti i mari del mondo, non ha ptù oggi la supremazia indiscussa che aveva prima del 19 L4. Bastava, nel 1937, epoc4 delle dlchiarùioni ufficiali più sopra da noi riportate, pensare ad un'alleanza fra il Giappone e l'Italia (che non 1\'eva allora in linea le 2 Litt<mo), con la Francia neutrale (ora la. Francia non è neutrale, è sconfitta!) per rendersi conto .:he la Gran Bretagna non a\•rebbe potuto reggere alb rlotta. lnf ttt i la flotta giapponese ba l'appoggio di basi potenti e nello stesso Giappone e nell 'isola di Formosa, il che implica larghe facilità d1 riparazioni c linee brevi di comunicazioni. Invece là flotta inglese deve mantenere il contatto con l'Inghilterra per quanto riguarda i rifornimenti e guardarsi, sul fianco delle comunicazioni nel Mediterraneo, dalla nostra flotta, che ha, oltre una prevalenza nei sommergibili, una sua facilità d'azione eguale, si può dire a quella del Giappone nei ri&ruardi dei mari dell'estremo oriente, specie dopo che l'aviazione ha svalutato Malta e indotto la Home Fleet a cercare rifugio nel Mediterraneo orientale privo di basi veramente attrezzate. « Apparirà <.osl che anche nel caso di una combinazione Italia-Giappone, scriveva nel L937 un autorevole critico navale inglese, con la Francia neutrale, la nostra posizione sarà, e rimarrà secondo i pi:lni attuali, insostenibile,

se ci trovassimo di fronte alla spiacevole necessità di difenderci nei due emisferi >>. Era evidente la necessità di una alleanza con la Francia: roa i custodi dell'invincibilit' marittima inglese erano fu.ciosi contro la politica del Governo e contro il fatto di « dovec. vergogn!JSa!Oente dipendere dal buon volere della Francia ». L'a!Jeanza con la Francia poi, ci fu. Le viCende della Francia, ora, son terminate e s'è assistito al loro tragico e fatale concludersi. E' evidente ormai che la mancanza della flotta francese vieta all'lngbilterra quella strabocchevole supremazia ~Ile acque europee che i dirigenti dell'Ammiragliato davano per cosa sicura ed immutabile. Oggi Italia e Giappone possono mettere in mare 17 corrazzate moderne : la Gran Bretagna solo 15. Abbiamo visto, nelle cifre riportate più sopra, che il maggio.c incremento, alla ouoya flotta inglese, ~ venuto dalle navi da battaglia. L'aviazione ha introdotto nei termini dj paragone . fra le nazioni, un nuovo potere, il Potere Aereo. Le esperienze dj questa guerra hanno dato sufficientemente ragione a coloro che propugnavano lo sviluppo e l'impiego dell'aviazione contro la marina. Ma si sa che l'Ammiragliato inglese è uno dei corpi tecnici più tradizionali del Mondo. Rinunciare alla nave da battaglia è sembrato a questa venerabile accolta di competenze navali un'eresia. .E cosl la nuova flotta inglese dovrebbe avere ben 7 nuove corazzate da 40 mila tonnellate. « Se il rischio presentato dalle bomlx! è sufficientemente grande, si domandava ansiosamente due anni or sono Bernard Acworth nella sua opera Bri1ai11 iu dauger, non dovremmo a ragione aspettarci di vedere assai ridotte le dimensioni di questi mostruosi bersagli, con un aumento del numero delle navi minori? ». L·Ammicagliato nell'altra guerra si era opposto teoacémente e per lungo tempo all'adozione del sistema dei convogli sostenendo che era «come mettere troppe uova in un paniere». Che avverrà delle uova contenute in questi mastodonti, se il pericolo reale


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tO\tlttuto d.tll".l\1.1711lOl non { p1i1 unJ 1-.IZilllll J1 <1udlo <Onlr<l \Ili \llllll' pm!:ltt.ll,l 1.1 OliO\. m.~r~n.t t \'t:nn<· dtrt·tt.t l.t "1.1 'tr.1tc:c1a 1 Glt • 't:mp1 dt <)llt:,t'ulttmt 1111:\1 'nn I.HJ.!,I~ncnte pro h.mt1 Sono ,lttrt·Jl.tt< p<r l.t dtfn.t .tntt.H:rc.t IL nuove n,l\·1 m~lc" 1 '\.on ''mhr.t , l nc.clt .un bKOtl 11;1\',llt brtt.tnlltll dd 1') '-, \H ~~ ".tten.l rono 'o,ì f<·rou <rtt 1d1< , on1w 'tr S.unul'l Ho.• rt d •tu.dc .1\ C:\ ;t fr~m.tmt·nt< dl\tontl'<IUlO d \~lore Jdl.1 mm,l<<t~ .ltrt.t l' ,1\l''·' 1mp<Jst.tto unA flotl.t .!.1 b.lll.l.t:lt.t k <111 l<tr.tttcr"tl<.hc ,,,rd>hcro ,;nd,lt<: hcnc !"' un.t ,gutrr,t '" 1111'"'·'· ma nwt per 1111 tunflttto ,ome: ~~ i: p<ll rulmt·ntt \l:rlht.IIO l \1101 .. \\lT\.Irl glt run prover,l\,tno dt .tvtr ,o,tnutu un.t tl~tt.t thl. non ,1\ rt:hhc potuto i.1rt huon.t lr_cur.t nt:ppu rt dur.tnte " l l'f'"'"lw 'omm.untnl<' po<o ,t. ,gnii0\0 >> (~ono p.trok ,), uno ,,nuore m !!k'>t) dd 1')\~.'>1• f ,l {(lOdU\I('Ol thl \1 puÌl tr.trrc d.1llo ,t.lto .lttu.ll<· .ldl.t nurm.t lllt:ft '' ,. ,h,· l.t ul\.1 piu unport.lntt· pn l' Am~tir.t· ch.11n (· l<·norrnir.i dd lt n.n 1 l.'mc~pu~n.1hd1tà d1 <:"< 11<:1 tonf~Ontl degli attatdu ,1cret i: un.1 <'<>'·' \ttood.ln.l Jnn:t.e me spu~-:nabilt debbono t:)~C:rt· le bas1 nJ.valt. Se le baSI, .ti p.ua delle na' 1 si dtmo'>tr.lno vulneraball. qut"ilt rtdllOlt mO)tri Jn.HIOI dO\ rJOOO CS)erc tOOvogJ.att, attraverso nstrett1 ~pt:nh1 d'al<Jua .1J :titre b.1s1 rese a~~olutam<:ntc 1mprendabil1 dalla loro distanza pro1b1hva dal teatro ddla }(uerra Ora 1.! realtà i: l'he la flotta tnglc~c. ,per manc.1nza da un numero sufficiente d1 na\'1, d,lta la Sl'Omparsa della Francaa, non potr:l cffKa<emcntc frontcg,gaare gl; avvcrsan che le si fa<essLro LOntro nei due cmisfen. L'attrezzatura delle bas1 i: stata una delle preoccupazaont p1ù a'>s1llant1 dc1 Lords dell' Amma~agliato. Ma le p1ù mun1te da esse non reggono ali attacco da umta aeree c sottomannc condotte da uomana da cuore saldo. L'cpisoJao di Scapa low lo dimostrò largamente. E nella nuova fase del conflitto, che si apre ora. è destinato a non nmanere il solo.

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Veniamo alle nava di minor tonnellaggio. L'lnghdterra ha (o meglio dove~ nert compresi quelli in costruzaone) 88 mcromto~1 per un complesso di ~24 mila tonnellate. L'J. talla ne ha 35 per 207 mila tonnellate. la Germania ne ave\'a 14 per 107 mila tonnel. late. Il Giappone 28, ma non se ne conOS<e al tonnellaggao complessivo, perchè sulle nuo\t l'Ostruzioni, nell'impero del Sol Levante, che non ha aderito al trattato di Londra, si nun. t1ene il paù rigoroso silenzio. Complessin. mente le tre flotte non superano forse il numero delle unità c il tonnellaggio iogl~. Ms le navi di Re Giorgio V I nella loro strana va. netà sostengono molto sfavorevolmente il con. f ronto con quelle straniere. Infatti quando le navi britanniche hanno una corazzatura simllc ,, quelle stramcre (come ad esempio nel caso dei nostri inuociatori tipo Eugmio di Sa1101a) la velocità e l'armamento stranieri sono netta mente superiori. « In tutti i casi - QSSC[\13 :~mara mente l' Acworth i nostri incrociaton da IO mila tonnellate, sono di gran lunga inJcnon in qualità combattive». Infatti quelli italiani sono più veloci e meg lio armati ; quelli giapponesi sono più potentemente armati e le famose corazzate u.sca. baia tedesche hanno dimostrato a quale peso di armamento e dt protezaonc si possa giungere con ~ole 10 mila tonnellate. Le navi ingles• Jella dJsse GJlatea. invete, hanno dato un buon est:mplo di quale scarsa forza combattiu l Ammtragliato sia stato upace da mettere su ~200 tonnellate ton una spesa da 1.210.000 \lcrhne per n,l\t. Nc:l tapo 1\eu·faJIIe, c'è un certo m1gltorJmcnto nella protezaone, ma que~to cunoso t1po da incrooatore, con gigatltesdle supcrstrutture non è più un incrociatore c: non è ancora una n.n e portaaerci, anche ~ lu J(f.tndi nrm·ssr per o~eroplani. Oscar Par. l.es, una ,\utorità anglcsc in materia navale, ,uin"" 111 propos1to the tali navi «non hanno nulla della su~gestiva tr.tdizione bntannl· ,,, .. Ad c~se fu data una prua arcuata come d lOIIo d1 un ligno che f.Kilmente potrebbe f.1rlc aedcre naYt ,crapponesa. sottoposte ad una cura per 1'1drocef.tlìa » Le 14 na"i dd t1po 1\t:ll/ pot. h.1nno una c.trJ.ttcnstl(l SJX u.1lc po'sono trasport.lrc worm1 quanllt~ J n.lft 1 M .1 <JUC:\to non .lum<nt.l la loro auto

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degli armamel/li navali internazionali », riporta le seguenti cifre. Al l luglio 1939 1'1talir, aveva in servizio 98 sommergibili ; in costruzione e in programma 28 ; in totale 133 unità, sulle 321 che formano tutta la nostra flotta. Jl che significa che l'Italia ha la più potente flotta subacquea del mondo. Alla stessa data la Germania ne aveva 96 la Francia 102 gli Stati Uniti 110, il GiapPone 64 e ringhi!~ terra 72. Oltre la inferiorità quantitativa, si riscontrava nella flotta subacquea inglese una inferiorità qualitativa evidentissima. Infatti, per rimanere soltanto ai nostri, i sommergibili della classe T azzo/i hanno due cannoni da 120 mm. ed 8 tubi lanciasiluri; quelli della corrispondente classe inglese Rainbow hanno un solo pezzo da 102 mm. ed un eguale numero di lanciasiluri.· Ma i nostri hanno un'autonomia eccezionalmente alta. Quelli giapponesi di più alto tonnellaggio (classe I 52) hanno due ~~i da .1~0 mm. Inoltre questi sommergibilt oceanKt sono abbastanza grandi da poter portare parecchi equipaggi da preda.

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oomia in confronto con le altre navi. L'incrociatore giapponese Atago, con una capacità di 2 mila tonnellate di nafta ha una autonomia di 14 mila miglia, ad una v~locità di 14-15 nodi orari. Il Kent, invece, con 3400 tonnellate di nafta ha una autonomia di sole 10.400 miglia. I terribili incrociatori di sua Maestà britannica, non sono che delle navi cisterna .:.· mascherate! E tutto ciò a scapito della co~ razzatura e dell'armamento.

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Anche nel caso dei cacciatorpediniere, poi, le flotte straniere sono io vantaggio sull'Inghilterra per l'armamento e, nel caso dell'Italia, per la velocità. Senza pensare che una coalizione Italia-Giappone potrebbe mettere in mare 184 nuovi cacciatorpediniere contro 113 britannici i quali, dovendo sostenere la lotta nei due emisferi, oltre che per il peso delle bordate e per la corazzatura sarebbero disperatamente inferiori di numero. Lo stesso in materia di navi scorta. Basta dare un'occhiata agli elenchi pubblicati dal classico annuario « Jane'.r Fighting Ships », per rendersi conto che non vi è quasi nave straniera, comprese le più piccole n,wi minori che non !'ia superio:e a quelle inglesi per potenz~ combattiva, e, spesso, con un tonnellaggio inferiore. Per esempio quelle italiane d.d tipo Orsa hanno una velocità d; ?.8 nod1. ~ sono armàte con cannoni da 102 mm S r::~;: ·:\tiaerci e 4 lancia siluri. Il corrispondente tìpo inglese Grimsby ha una velocità di 16,5 nodi, 2 cannoni da 120 mm. l solo pezzo antiaereo e non ha lanciasiluri. «L'Ammiragliato ha furse dimenticato che c'è un mare- si lamentava :.tn ufficiale inglese su una rivista tecnica p:xo ? rima d'e llo scoppio del conflitto - e che i nemici, memori di ciò, intendono di servirsehe per portar~ i alla rovin:>. ? ». Resta a considerare la composizione cl~!! .: flotta inglese per quanto riguarda i sommergibili. In questo campo J'infer;ontì: br!tlnnica è ormai tradizionale. L'ammiraglio Rainieri Biscia nella sua monografia « ReceTIIi sviluppi

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La fase veramente navale del nuovo con-

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flitto europeo non è ancora cominciata. Potrebbe iniziarsi ora, ma non ci sono più a fianco delle navi inglesi quelle francesi. Non ci sono a disposizione le basi francesi e quelle dell'Africa mediterranea francese per le puntate offensive contro l'Italia. La ' linea parallela alle nostre coste formata da Tolone, la Corsica e Biserta, ha cessato di esistere. E Gibuti non è più J'insidicsa ba!e per le nostre forze dell'Oceano Indiano. Che farà la flotta inglese, date le deficienze tecniche che abbiamo più sopra lumeggiato, in queste condizioni? E' quello che staremo a vedere. Ma siamo sicuri che potrà fare ben poco. Specialmente se si riflette sul fatto che la nostra azione, dividendo il bacino orientale del Mediterraneo da quello occidentale, intralcia i rifornimenti del petrolio persiano, linfa vitale delle corazzate, ormai non più invincibili, di S.M. Britannica. E che nell'Estremo Oriente le p.aventate minacce del 1937 stanno, in questo anno di grazia 1940, diventando una evidente realtà. DOJI~~ICO

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1915:

E' TORNATA di moda, in questi giorni, la rievocazione delle spedizioni contro l'Inghilterra, riuscite e non riuscite, dallo sbarco di Cesare, alla Tnvincibile Armada, al Cainpo d1 Boulogne e tali rievocazioni si chiudono, invariabilmente, con il confronto fra «allora >> ed oggi. Da questo confronto risalta ben evidente che se lo splendido isolamento britannico, inteso come posizione politica, ha già r~tto il suo tempo da vari decenni, al giorno d'oggi è rapidamente caduto anche lo splendido isolamento concepito come invulnerabilità militare del sacro .suolo di Albione. I tempi sono mutati, mutate le circostanze fondamentali che una volta permettevano all'Inghilterra la privilegi,ata posizione di semplice spettattrice di conRitti provocati e, soprattutto, finanziati e la questione dell'isolamento militare britannico si presenta cosi spostai~ dalle sue linee tradizionali e storiche, the viene spontaneo il chiedersi quale fatto nuovo è intervenuto a sconvolgere una situazione che sembrava consolidata per secoli. Se oggi in Inghilterra ci si arma contro una temuta invasione, se si hanno preoccupazioni e timori mai provati fino ad ora e che parevano riservati alle disgraziate terre di Latacingia, contese da secoli e da secoli calpestate solo perchè al confine fra due razze perpetua378

iugle-.i io F.rGDcia. Nel salone di una qrande aartoriCI puri9i.na pre ••ra.ta.aione di auo'ri modelli • dJdoli iDQielli ("L 'fllualr<rlioa", 1915).

mente cozzanti fra loro, bisogna pure ammetcsdusivamcnte su me22i aerei, avrebbe lx'll tere che qualche fatto estremamente rivoluziopoche probabilità di successo. nario sia intervenuto nella lotta che ieri si E' molto più ragionevole, in,·ece, consideè combattuta sui campi storici del Reno, della rare quale parte assumerà l'aviazione, in un piano. unitario e coordinato di sbarco in g;anSomme, della Marna e che domani si combatterà su campi del tutto nuovi e niente afde stile, per l'attestamento in territorio ntfatto tradizionali. mico. Ciò non significa profetizzare nè, tanto E' opinione comune che questo g rande elemeno, cercare di anticipare quello che sari mento rivoluzionario sia ::ostituito dall'avial'attacco finale e decisivo della Gennania alla zione e ciò è senza dub!;>io esattissimo purchè roccaforte delle democrazie europee, ma ~m· si tenga p resente che oggi la guerra totalitaria plicemente esaminare, ~n base alle esperienl~ t azione 1mita, non solo coordinata, delle for- contemporanee, i probabili sviluppi di un ze d i terra, del mare, dell'aria unitamente piano il cui inizio è oramai imminente. Uno sguardo d'insieme allo scacchiere setimpiegate a seconda delle proprie caratteristiche c possibilità di offesa e di difesa. tentrionale della gigantesca battaglia, mostf.l Si parla molto, forse troppo, della prossima che intorno alla Gran Bretagna si distende un fronte di 3000 chilometri, da Brest a Narvik;· offensiva tedesca contro il suolo britannico e, come al solito, le fantasie si sono sbizzarrite questo fronte dista dall'obbiettivo, da uo miin ipotesi e considerazioni che non reggono al nimo di 36 km. (Dover-Calais) ad un IIW· simo di 700 (Glasgow-Stavanger) con una in· vaglio della critica più elementare. linità di punti intermedj disseminati di port1 Così_ è, per esempio, dei progetti ( !) di sbarco aereo di un intiero esercito in pieno e di càmpi d'aviazione che costituiscono l~ assetto di guerra (e dove trovare dei campi origini di altrettante linee di forza com•ergco!l così ospitali per una operazione già difficisul suolo britannico. Le posizioni tradizionali sono invertite: Allissima in tempo di pace a scopo di esercitazione?) o, peggio ancora, del lancio di una bione è bloccata. Se Napoleone chiedeva per sei ore il dointiera :ICmata di paracadutisti. Le operazioni minio della Manka per distruggere l'lllghtlnell'Olanda, nel Belgio ed in Francia, hanno dimostr:1to la grandissima utilità ed efficacia terra, Hitler possiede questo dominio e. può di questi ultimi solo ove si tratti di anticimantener! o per un peri'o do di tempo . mde: pare di alcune ore l'azione delle colonne cefinito. L'arma aerea ha sconvolto io poch1 mesi leri, corazzate e motorizzate, . preparando cioè una situazione consolidata dai secoli. L'aviazione germanica è dunque l'c/erntfltO una penetrazione ulteriore di forze esclusivamente terrestri. Ma tale condizione, come è rivoluzionario di questa nuova guerra: . facile comprendere, è ben lontana dal verifil) perchè distrugge, sia effetti,•amcnt~, ~Il carsi nel caso nostro, dimostrando che, in linea potenzialmente la tradizionale e lino a 1en msuperabile dif;sa marittima dell'Inghilterra; generale, un tentativo di invasione, basato

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3000 chilometri di fronte marittimo a propna disposi. zione il Comando tedesco non ha che l'imbarazzo della scelta in relazione agli obbiettivi da raggiungere che potrebbero essere molteplici in uno stesso momento. Riguardo ai punti di sbarco, si presentano inve<:e, pro. blemi di ardua soluzione: anzitutto per i gravissimi pericoli che tali operazioni hanno sempre ed in gc. nere, presentato (si ricordi il duro scacco sublto ai Dardanelli dalle flotte anglo-francesi durante la guerra 1214-18) ed, in secondo luogo, per i formidabili apprestamenti difensivi di cui è ormai irta tutta la costa inglese. Se il Comando tedesco effettuerà gli sbarchi, o parte di {'SSi, sulle coste della Manica, un grandissimo aiuto \etrà daUe.grosse e grossissime artiglierie postate sulle rive francesi da &ulogne a Dunlcerque. Ancora la Germania non ha smascherato i ritrovati più micidiali della sua raffinatissima tecnica balistica. Londra potrebbe essere esposta, domani, ai colpi dei cannoni tedeschi e, in ogni caso, si tratterà sempre di una zona di vane centinaia di chilometri quadrati, battuta da un fuoco intensissimo di martellamento (e, dopo lo sbarco, protetta, con tiro allungato d'interdizione, da ritorni offensivi nemici) suscettibile ad essere ridotta a «zona di morte » e quindi più facilmente abbordabile dalla parte del mare. In altri punti della costa, tale opera sarebbe affidata all'arma aerea m.1 senza la possibilità di mantenere le varie zone designate, sotto un fuoco inenterrotto, prolungato anche per parecchi giorni, come nel caso precedente. In queste «zone di morte», comunque ottenute, la marina sbarl'herà le forze dt operazione per costituire le vane teste di ponte da approfondire in seguito e quinJ, da lanciare nella lotta c.he oramai assumerà il carattere normale di guerra terrestre. l n qucst:t suCless1one d1 operazion1, schematicamentc cd alquanto semplicisti<..arnente esposte, quale p.trtc spetterà .di'arma :terea ? Anz1tutto è J.t ricordare, se pure ve n'è b1sogno, che tutto questo compksso d1 operaztoni in sè, è reso poss1btlc dal fatto che es1ste una armata aerea. SenZJ di osa s1 sarebbe fatto ben poco cammino ri)pctto ai temp1 del c.unpo di Boulognc. Funzione, quindi essenziale, principale, dete"mln.mte. t.he po1 si esplica in prattca tn compiti svariaIISSH111 antetedcnti, (Oncomitanti c susseguenti alle opnaz1on1 di sbarlO. ( omL· fase prcpar:ttoria la ricognizione, (he IH d.no prm t addinttura strabilianti della sua abi-

cattura cb un seguace da Mosley.

2) per~hè Jà pr.\ltl.tmc:ntc ti domtnto dd m.Hl' .tll.o Gcrmant.l, ~) percht: è m grado dt comp•n<. una <lu.tnttto't dt .IZIOni offcn~I\'C C Ùtfensl\ C cs-;enzta!J ptr d SllttC>\0 dci k oper.tZIOnt marittunc c tcrrc>trt Lo schem,lttco c:s.urw delle lmec dJCcllt\c dt yucstt ul (ltnc, porterà ad apprc.:aarc ndl.. g1u'>l<l mtsur,l l 1mpor tanza delLt funz1onc dcll'.trmata aerea nel qu.1dro gene ralc dcii.\ btttaglu che st.l per lniZI.IrSI. S1 potrcbbr 'upporre che l.t son c_gltanz;l Jd m.trc re;t.l.>S(: mrrcr.tme:1tc .li 1.1t.t .lllc forzt· aeree cd .11 sommerl!;lbtlt, mentre untw >topo delle OJ\ 1 J1 supcrliuc S.Hebbc guello d t pro n edere .d tra> porto delle truppe e del rcla·"·o materiale sul suolo inglese M.t SI tratta dt una semplice supposizwnc. dato d;e in Non·egi.t il Com.1ndo tc.Jesco ha ben dimostrato J1 saper. con piena coscienza, sacnlt.tre una p•trte rik"antc delle proprie forze navali, quando !.1 netcssità di .l,stcurare 1l suctesso e di difendere ad •gni costo uno sb.trlO tnd1spcnsabde allo svolgimento delle future oper,tztont, SI imponga sopr.t qualsiasa altra consiJeraz1onc. l puntt dt p<trtenza possono essere 1 più disparati : con


Le quattro coloQ.Do d ell'es•rctto inqleae : i

lità nel fotografare e ricostruire i punti più delicati del fronte nemico. Oramai non è un mistero per alcuno, che la conquista delle forrnidabili fortificazioni di Verdun, dopo «nove ore» di assalto (nel 1916 resistettero invitte per sei mesi e davanti ad esse si accumularono 400.000 cadaveri) si è . ottenuta in un modo che varrà la pena di illustrare. Per lunghi mesi la ricognizione tedesca ha sorvolato i forti fotografandoli da tutti' i lati e collezionando chilometri e chilometri di pellicola in base a cui il complesso di fortificazioni è stato ricostruito «al naturale ». Per altri lunghi mesi, reparti di terra e dell'aria, si sono allenati in collaborazione, su questo modello, fino al momento in cui ogni uomo potesse svolgere i propri compiti anche con gli occhi bendati... Cosl Verdun ha capitolato in. poche ore. Con precedenti di questo genere, è logico pensare che i punti di sbarco, già predisposti, s)ano talmente noti al Comando germanico, ~~ noq occorrere altro che far trovare le truppe

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col rombo delle esplosioni, l'urlo laceranttdci sul posto, alle prese con fortificazioni che non motori nella « tirata » verso il cielo donde avranno alcun segreto per gli uomini destinati a conquistarle. riprendere il carosello di morte; sopra una terra in convulsioni, squassata dalle granat~, Passando ad un'altra specialità, di che cosa lacerata dalle' bombe, rotta dalle esplosioot, siano capaci i bombardieri tedeschi, lo si è visto ad esuberanza. I due compiti principali, arsa da incendi giganteschi, sopra un mart comunque, saranno : battere le fortificazioni disseminato di navi e sommergibili in J()(t2 ed, in genere, le difese terrestri, e ridurre alla fra loro e contro il cielo, impennacchiato di wlonne di fumo, punteggiato di relitti in:impotenza la Home Fleet. Forse lo scontro avverrà contemporaneamente e fornirà uno bissantisi e di rottami flottanti. Comunque, al momento dell'azione, l'imspettacolo unico nella storia, in cui cielo, terra piego dell'arma aerea si frantumerà nectsSa: e mare saranno uniti in una battaglia che suriamente in una miriade di episodi parttcoiarr pererà ogni umana previsione ed ogni dantesca immagine infernale; degno teatro per la e di particolari missioni da compiere. l reparti addetti alla sorveglianza dd mare, ultima ora dell'Inghilterra. terranno lontana o attaccheranno a foodo, al. Gli specialisti della « picchi~ta », gli oramai leggendari " Stukas ", saranno ai centro della suo avanzacsi,.....Ja Rotta nemica. L'esperiCO: 1 mischia, impegnati sul mare, contro la Botta ha gjà--diiiiastrato quali scarse possibiliti difesa abbiano le corazze più moderne cootro J britannica, sull'isola nemica, contro le fortificazioni più munite, piombando da altezze di siluri aerei. l l sei-sette chilometri, a picco lino .a poche dieLa Home Fieet, accetterà Ja battaglia.? Non è dato di saperlo prima che 1 fatti cine di metri dagli obbiettivi, confondendo


parlino, ma se la vecchia Inghilterra mar.inara !errà fede alla tradizione di non sfuggire mai rl combattimento, io qualunque condizione esso venga ingaggiato, lo scontro, sia pure fatale, dovrà avvenire. Nessun modo più degno per un'.Armata marittima, forte di secoli di tradizioni, che scomparire assieme all'Impero da essa fondato e conservato e con essa, oggi, ~r~uto per sempre. Se rifiutare la battaglia s•gmfica perdere l'Inghilterra, perdere l'Inghilterra significa di per sè, dissolvere l'fmpero e le vane farneticazioni di Churchill, di conti?uare a combattere nei Domini, nel Canadà, m_ Australia, in Africa, non possono che laSCiare molto perplessi, dato che la lotta non avrebbe più uno scopo. Sull'isola nemica, nei punti di sbarco i bombardieri avranno il compito di distrugger·e le postaziooi difensive e di rompere i contrattacchi britannici. I punti più vicini della costa

inglese, distano solo « pochi minuti di volo» dalle basi germaniche : ciò significa rapidità di azione, attacco impreveduto ed imparabile, ma significa pure, e soprattutto, che l'aviazione d'assalto e da bombardamento, potrà agire sotto la protezione della propria caccia. Per operazioni contro basi lontane, gli apparecchi da bombardamento debbono contare solo sulle proprie difese, costituite da mitrag liatrici sistemate in opportune torrette, nei punti presi normalmente di mira dalla caccia :\Vversaria (parte superiore ed inferiore della fusoliera, cabina dei piloti ecc.) ed il pericolo di essere attaccati dai cacciatori avversari, è gravissimo c rende problematica la buona riuscita delle missioni da svolgere. Per quanto bene armato e difeso, un bombardiere è sempre estremamente vulnerabiie ·da parte di apf:-UCCChi da caccia molto più veloci e maneggevoli e naviganti, quasi sempre, in squa-

driglie. L'inestimabile vantaggio di avere le proprie basi in territorio francese, vale a dire a pochi minuti dagli obbiettivi, renderà possibile ai bombardieri tedeschi di agire con maggiore tranquillità, al riparo ~ propri cacciatori pronti a respingere gli attacchi a,rversari. Un apparecchio tedesco da caccia, prendiamo per esempio l'ormai famoso Messerschmitt, sviluppando una velocità oraria di seicento chilometri, con una autonomia di 4-:i ore, partendo da un campo qualsiasi della Fiandra, vicino al mare, può in « dieci minuti » essere nel cielo di Londra, ed in un tempo minore, in qualsiasi località compresa entro questo raggio, e svolgere la propria missione di protezione, per un tempo largamente sufficiente da permettere ai bombardieri di colpire con sicurezza i propri obbiettivi e tornare alle basi. Qualora l'azione dovesse pro. lungarsi oltre le tte ore (ligtite prudentissimo 381


di autonomia) altre squadriglie interver~ebber~ a dare il cambio, sicchè, senza soluztone dt · con tinuità, l'armata aerea tedesca sarà in g rado di front~iare qualsiasi contrattacço da pa rte della R. A. F. Al momento dello sbarco navale o nell' imminenza di esso, un altro potentissimo :tiuto potrà venire dall'alto, con il lancio simultaneo dei vari reparti di paracadutisti. Questo mezzo che - com_e si ~ vi~tç sarebbe d i molto dubbia eff1cacta se 1mp1egato da solo , potrà, invece, in collaboraz~o~e .con te operazioni di, sbarco,_ rendere ~etVI~I d 1m~ portanza capit~lc. La _d 1 ~cesa d1 tnten r_ep~rt~ armati ed equtpagg1at1, m un punto q~a!stas~ delle retrove avversarie, potrà, e lo s1 e g1a visto nella campagna continentale. provocare gravi interruzioni nei servizi di riforn~m_ento, impedire la distruzione di opere ess_enz1~h ~Ila rapida marcia delle truppe _attacc~ntl. ed ~nfme, ma non ultimo, creare que1 centn dt res1stenz~ c quei nuclei di _infilt~azione ~be to.lgono ognt sicurezza a lle p nme hnee e d1struggono note\Oii forze dai compiti principali. Il terrore diffusosi 10 Jn,ghilterr.t, ncglt ambienti militari, e non militan. per la fantoma tica colonna dell'aria. sta a dimostrare quanto t~ minaccia sta seria c temuta, quali efficaci nsultati abbia già ottenuto e, soprattutto, quale cffc"tto morale produc.t nel c.1mpo nemtCO. dato che di ogni Jrma non bi'iOgna trascurare gli effetti psicologiLi che. alle volte, producono di per sè conseguenu: dt gran l_u~~a superiori alle proprie effetttvc posstbtlata bel ltche c dt cui ogni esperto ed a\'\'eduto condottiero de'c tenere ti dovuto e giusto conto. . Gli altri impieJ(hi dell'arma aerea, c sar~n­ no molttssimt, non costituiranno una novttà L"ero1ca c dtuturna fatica è ormai un'abitudine per l'aviazione tedesca : ~~mbard_amenti L~i ferrovie, nodi ~tradalt, stabtltmentt 10dustnalt. depositi di materiale ; mitrag~iam~~to a bassa_ quota, i nscgutmento d t f~rze m nttra~~· duell• aerei con l'aviazione nemtca ; tutto oo SI 10serirà nel quadro generale delle operazioni belliche per l'ultima dccish·a battaglia delle ~uo w forze dd mondo, contro la consen·az1onc c la sta.~l. E non è una pura coincidenza di fatti ~e que-ste forze nuove c rivoluziona:ie giungeranno alla ,-ittoria ~uprema _per mento di un'arma riuova e rivoJuztonana, che ha sconvolto tutte le regole tradizionali, ha scalzato supremazie e primati ritenuti eterni, h~ d:~to un impulso dinamico ed impreveduto, un caratlerc: implacabile c mortale ad un urt? chr:1on è solamente di eserciti e di popolt. ma ,J; 1dee. di ci,•iltà. di concezioni di vtta. Cà i:UlAN() PflNIM

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INCìJ... I~SI~ ALLA .FINE DEL 1918, quando tutte le na zioni belligeranti deposte le armi si furono sedute a consesso per comporre cjuel capolavoro che fu la pace di Versaglia, accadde un fatto sorprendente. Dal banco di coloro che s1 erano eretti a giudici, si alzò una voce ad accusare g li accusatori. Era la voce di Bemar? Shaw. Gran silenzio si fece nell"aula c ti mondo rimase estatico ad ascoltare. L'arringa s'intitolava: « Ce1111Ì mll,t confe-

rmz.1 pe,- la pace >>.

Il primo atto d'accusa ~i nferi,·a al blocco affamatore: « Possiamo riteneru ~oddisiatt1 llcll.1 nostr.1 vendetta » dicev~ la \'0\.e .:ora/!giosa. « Senu ,ontart- le migltata di ''ittime che la guerra d'armi ha naturalmente lasciato sul terreno. no1. rol blocco, abbiamo conJann,tto '' morte 763.00Ò tedesthi. Esst sono pent1 pu dtnutriziOnc. ,hc t un modo garbato per d1rc « fa m<: ». Nel 191 7, grazie .l no t, la mortalità della popolaziOne ci,·ile è aumentata del '2 per rento in confronto al 1913. c quest'anno Jcl 3 7 per cento. Sono dd esdudcrc: d.1 quesw computo i asi di febbre spat,.-nola >} «Fra i morti del 1917 ò sono ~tat1 un quantamila bambini .li dt sotto dei qumdt<: :.nni e quindtcimila donne: .ti d1sotto dei ,renta. Questa è la stattstKa de1 cast dt mortalttà. Non t: diffiole tmmagmare quali Stano le con_ dizioni dti ~opra\·,·issuti E questa nostra straordinaria impresa non ha avuto senz'altro termine con l'armistizio, ma è contwuata 10 forma meno grave fino a che non è stata decisa la cessazione del blocco. Quale inglese potrebbe chiedere una vendetta migliore? Il signor Havelock Wilson potrà trovare forse un marinaio superstite di una nave silurata e perfino una vedova di marinaio capace di dimenticar<:, ma non troverà un solo tedesco che voglia perdonare agl'inglesi il male sofferto da quelle vittime innocenti ».

« Come sembrano ingenue e ridicole le no. stre vecchie pcrseculioni, g'internameoti, l'esilio, in confronto di questo scherzo atroce perpetrato nel cuore di quell'Europa che vincitori c v inti chiamano « madre nostra »! La guetra tedesca dei sottomarini fu solo una _dispenta risposta al colpo che veniva inferto a un'inteta nazione. Il loro tentativo di dife~a è fallito, ma quale diritto abbiamo noi di assumere pose morali e infliggere nuovi castighi e chi ha già avuto la peggio? E non siamo stati fot:Se puniti noi stessi, i vincitori? Ogni tedesco che noi abbiamo ucciso, ogni bambino ch e abbiamo 2.ffamato e che è cresciuto perciò rachitico e debole è per noi una perdita; allo stesso mO<b che per i tedeschi ogni nostro soldato ucciso costituisce una perdita. «L'unica riccheuJ sono gli uomini viventi » dice Ruskin ; e tutti noi , tedeschi ed all<:ati, vivremo ntgli anni a venire una vita g rama perchè abbiamo ucciso tante creature umane e tolto a tant i esseri viventi la capacità di lavorare. E' per questa convinzione che i nostri soldati, caduti nelle mani dei tedeschi sono stati curati fino a guangiont completa, ed è per questo che noi abbimlo fatto a ltrettanto. E' ancora per questa conrin ztone che r tedeschi hanno somministrato roscienziosamente ai prigionieri i mezzi di sussi. ,tenza, benchè essi stessi scarseggtassero dt cibo. .5<· fossero stati uomini di mentalità ptu mtretta, avrebbero derubato i prigionteri dc1 loro pacchi di viveri o li avrebbero lasci.!ti ~ouombere sui campi di battaglia ... )). Più tardi, parlando dct compiti della COS(I· tucnda Lega delle Nazioni, lo stesso Sluw <OSÌ s1 esprimeva : « La Lega delle Nazioni dovrebbe innlnzt tutto ,lbolire [a neutralità fittizia tanto cara vb disciplina, ma c.he è quasi sempre fonte di pastic<i. Quando un paese è considertto DCII· trak. st agisce generalmente come se non es1· stesse. Prima della guerra mondi:lle il BelgW c !,1 Grecia, secondo i diplomatici, non esiste ,·,wo dal punto d i ,:ista della belligeranu. !.1 thiamavano paesi neutrali. In altre parolè e5Sl non anebbcro dovuto seguire nè le lusinght ingle\1 nè quelle germaniche. Ma 1 tedesd11 ' tdero praticamente aò che teoricamente s.l· pevano da un pezzo. Che cioè avrebbero f»" tuto vmccrc la guerra soltanto nel caso che fossero arm·ati al più presto a Parigi. La stra· da più breve era indubbiamente quella ~ passava attraverso il Belgio il quale, di «Vl· seguenza, non e ra affatto neutrale m a rapprt· sentava un ponte per ]a vittoria o un f21't ostacolo per il successo. Essi chiesero subtto 1l iJ passaggio attraverso il BeJgio, oUret1do pa· gamenti e risarcimenti. Il Belgio rifjutò quest.

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ID!Ibille..,.. 1940 • App,.olomooti dileosiri dl lorfw>a 1Wia c:osta,


oi-ferta ed entrò per ciò in guerra a fianco deg li alleati. Se i belgi avessero accettato la proposta tedesca il loro atto avrebbe significato una partecipazione alla guerra contro gli alleati e perciò la finzione della neutralità sarebbe autor.naticamenté caduta. Pertanto non si può dire che la neutralità del Belgio vmne violata, perchè non si può violare ciò che non esiste. fu una finzione: condotta ..ad absurdum" ed ecco tutto ». « l o ho cercato, per quanto mi è stato possibile, come critico ufficioso, di mcttere in guardia l'Inghilterra contro la sua assurda presunzione di alta moralità perchè era facile capire che nessuno avrebbe potuto finire la guerra sen_ za violare questa o quella neutralità. Ma !"inglese non può resistere al piacere di fare agli altri popoli ?elle prediche moraleggianti. Il più futile motivo che gli permetta di far sfoggio della sua presunta moralità, gli è più caro di qualunque caso serio da discutere onestamente. Nella nostra vanagloria, ci alzammo ad accusare quella "razza" che aveva osato lacerare i trattati (noi stessi ne abbiamo il cestino colmo) e violare le neutralità. Però più tardi ci accorgemmo che per resecuzione del nostro piano in oriente avremmo avuto bisogno di alcune isole greche, e che era necessario per noi inviare deUe truppe in Grecia. Si dovette inoltre riconoscere che la nostra produzione di acciaio dipendeva dall'accaparramento di una certa materia prima, che ci veniva prir.na fornita dalla Germania e per la quale avremmo dovuto ormai ricorrere all"isola di Eubea. Occupammo dunque senza tanti scrupoli le isole g reche, quella di Eubea compresa, poi ci rivolgemmo al re di Grecia per chiedergli se non si sarebbero potute sistemare le cose con una bella entrata in guerra da parte sua. Egli rispose attraverso un intermediario americano che ncn aveva voglia di mettersi al fianco di una potenza che mandava trentacinquemila uomini dove ne accorrevano duecentomila. Questo scherzo gli costò il trono. Noi pubblicammo f intervista senza menzionare naturalmente quest'osservazione; buttammo giù dal trono il re, ponemmo il figlio al suo posto e ci stabilimmo tranquillamente in Grecia. l greci che avevano ancora vivo dinanzi agli occhi l'esempio del ~elgio, si accontentarono di una protesta scritta. Dietro le spalle della Grecia non c'erano forti potenze che !"obbligassero a resistere. Ogni critica morale era superflua. La Grecia avrebbe potuto dichiararci la guerra e rifiutare le nostre pretese, ma non ne aveva il modo., pcrchè sapeva che non avrebbe potuto rimanere veramente neutrale, tanto meno volatizza rsi nell'aria, o spingere il Mediterraneo fino al con.line bulgaro». « In questo caso tutte le stupide chiacchiere sui trattati lacerati e sulla sacra inviolabilità del terreno neutrale si ridussero a un tranquillo intervento da parte nostra ». « Dobbiamo dunque lasciar finalmente da parte queste finzioni ed occuparci soltanto del problema vero: quello della contraddizione esistente fra il diritto dei singoli popoli e i · diritti dell'umanità ». Nel 1938 i tedeschi potevano constatare con soddisfazione che Bernard Shaw, il quale non aveva mai cessato, in ogni occasione favorevole di aprire gli occhi ai suoi concittadini, e di additar loro gli errori·commessi, non aveva perduto la chiara visione delle cose.

Dopo !"annessione deu· Austria, il 17 marzo come atti di dittatura inglese bella e buona. del 1938, egli scriveva infatti sull' Eve11ing Rammento soltanto a Sua Eminenza l'Arcivescovo che la nostra decisione di muovere SlandarJ: «Gli avvenimenti in Austria sono guerra a Hitler potrà far morire centomila la conseguenza naturale del trattato di Versaglia e della politica dei successivi vent'anni, u'omini, donne e bambini tedeschi, ma non per questo Hitler sarà linciato ». durante i quali l'Inghilterra ha cercato di im«No, così non può andare, anche se tirasporne le colpevoli e insensate decisioni. Al simo un frego su tutte le chiacchiere a base ripristino dell'armamento germanico e al ridi libertà, democrazia eccetera, che sono, semtorno delle truppe tedesche nei paesi renani, bra, una nostra esclusività. Come l'Arcivescovo g li alleati non ebbero il coraggio Ji opporsi. Anche ora non rimane all·lngbilterra altro da una volta tanto conviene, tutto questo male lo abbiamo creato noi e i francesi a Versaglia, fare se non accettare in silenzio !"annessione. mentre eravamo ebbri di vittoria. Senza la paLa protesta inglese è stata evidentemente detct: di Versaglia, Hitler non avrebbe avuto bitata dal sentimento di offesa sorto in seno al sogno di parlare di riparazioni. Dovremmo ministero degli esteri, perchè qualcuno ha dunque chinare la testa davanti agli errori osato prendere una decisione senza averlo prima consultato. L'unico possibile tentativo per commessi e riconoscere quanto la nazione tefar retrocedere il Reich sarebbe stato l'invio desca deve per la sua rinascita ad Adolfo Hitler. E il nostro compito dovrebbe limitarsi a di un ultimatum con la minaccia di ridurre concludere con lui e con tutto il mondo una Berlino in cenere. Ma poichè un tale ultimapace immediata per non produrre danni magtum non era consigliabile per molte ragioni, dobbiamo accettare in santa pace il fatto com- . giori e rovinare definitivamente il nostro popolo». piuto. L'Anschlu.rs è soltanto la conseguenza logica del Trattato di Versaglia ». Finita la campagna di Polonia, Shaw riprende sul « Daily Herald » lo stesso motivo : Quando infine la nuova guerra inevitabile si « lo sono per armistizio proposto dal Reich scatena in Europa, Bernard Shaw riprende la tedesco perchè non credo che l'opinione uffipenna. Il suo articolo, apparso sul « New ciale inglese sia abbastanza forte per trovare credito presso l'opinioni' pubblica europea e Statesman and Nation » fu riprodotto in tutto il mondo: «Naturalmente » egli dice « noi americana. Per comprendere il carattere dell'imperialismo britannico basta. riflettere che gridiamo che nuovi sacrifi~i s·impongono. Va noi chiamiamo Hitlerismo e St4/inismo ciò che bene. Ma a che scopo? Si dice che siamo ormai fermamente decisi, ma decisi a che conon è ancora abbastanza vecchio per commettere la decima parte de11e enormità che noi sa? Con la migliore volontà del mondo noi commettiamo e di~=tro le quali mascheriamo il non possiamo essere decisi a nulla. Perchè docompleto dispotismo del gabinetto di Chamvremmo soffrire? A che cosa, per amore del berlain e dei suoi numerosi seguaci». Cielo, a c.he cosa serve ancora tutto questo, una volta che abbiamo lasciato cadere la Pe>Nel dicembre del 1939 in un altro articolo pubblicato nello « Yorkshire Post » sulle trilonia? Chamberlain, a chiusura di un lungo sti condizioni dell'Inghilterra che risaltano asdiscorso, ci addita la meta. Churchill, parlansai più chiaramente in regime di guerra, Shaw do alla radio, se il microfono non ci ha ·tradice: « Il sottosuolo britannico è composto dedito, è la sua eco. La nostra prima meta sagli avanzi mortali di uomini e di donne che rebbe di liberare J'EuroPII dalla minaccia e sono stati sovraccaricati di lavoro e denutriti dagli orrori della guerra, e il rimedio che ci fin dall'infanzia. Essi sono stati impiegati nelle propongono è quello di condurre una guerra fabbriche dal momento in .:ui furono giudiper altri tre anni. Lo scopo che viene imm:cati in grado di sopportare una fatica, fino diatamente dopo è quello di distruggere in qualunque modo l'hitlerismo. E non sarebhe alla morte. Il paese non potrà mai scontare la sua colpa verso questa gente. Però qualcosa più facile cominciare con !"abbattere il churpossiamo ancora fare: mettere un freno alla chillismo? E. forse una proposta altrettanto chiacchiera che i nostri lavoratori devono tutto sciocca ma almeno è più attuabile. Ci dicono alla patria. Bisognerebbe dire invece che rinche se non mandiamo Hitler a Sant'Eien.t etdi ghilterra deve tutto a questi lavoratori. Perfinirà per annettersi la Svizzera, I"Oiaeda, il chè l'Inghilterra significa il popolo inglese e Belgio, la Scozia, l'Irlanda, r 1\ustralia, Ternon la terra su cui esso cammina ». ranova, il Canadà, l'Africa ; in una parola E termina: tutto il mondo e che Stalin gli darà una m1, · « Quando, come avviene in Inghilterra, pono. lo debbo dire che gente che parla i.1 tal tere e ricchezza vengono gettati alla rinfusa modo, non è sicura Jella propria patria». nella culla dei bambini, se ne ottiene una das«L'arcivescovo di York ha rivolto finalse dominatrice senza operosità, senza carattemente un messaggio al mondo, come si conre, senza coraggio e senza esperienza. In tali viene a un grande prelato cristiano. Ma svencondizioni le riforme vengono provocate solturatamente ba cominciato la sua concione tanto da improvvise catastrofi, seguite da enornon come prelato cristiano ma come un vero me confusione in cui qualcosa pur deve acinglese furibondo, perchè mentre benediva le cadere! ». truppe, affidava loro il compito di linciare Hi_ Cosl occorre una epidemia di colera per tler e i suoi amici >>. « Ora io non posso addentrarmi nella que- provocare un ordinamento sanitario, la _g uerra d i Crimea perchè sia riformata l'amministrastione se il signor Hitler meriti o meno di zione civile; e una • . ra delle polveri per essere linciato, perchè dovrei fare dei conallo Stato. dividere la chiesa ir fronti fra il suo caso e quello di Mussolini, di Franco, di Stalin e di altri, e dovrei men(Tr.... •• ft. Kartoa..) ·. ':" .· E. G. <>, zionare d~gli avvenimenti che si sono verifiGORRESIO cati in India e in Irlanda e che hanno dato pretesto ~ penne poco cortesi di qualificarli

1:

383


STO BI l BilE-BI EDI O-GGI



S'I'C,IIII~ 11111~\11

Un tale dicna Wl Jiomo al Ministro Walpooie che tuili i deputati Il Parlameo_, iD&Iesc tnoo woali. c Lo dite a me? • adamb Vlalpoole, c a mc che oe so 4 tuiffa? ».

RIVISTA QUINDICINALE

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ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE

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OI Rfl i ON E E REDAZIONE t omo, Ciii• Uni•ersilorio - Tele fono 487 389

PU88 liCI T À M , t 1 n o,

V i e M 1 n z. o n i n u "' ero 1 .C

ABI O NAMENTI Abbonome nto annuefe llalie • Colonie l. 40 Abbona mento semeJ tr. llalie • Colonie L 22 Abbo l"tmento a nnuate Ettero . . . . l . 60 Abbona me nto seme ur. U tero • . • . l. 33

Per abbonarsi inviare vagl ia o eueoni al· I'Am.minislrez.ione, Rome, Citt• Uttive r siteria, oppure veru•r• l'impor1o sul conto co rre nte j>OJ II II

J 24910

1 ma noacrttli a nc.,_, •• non pybb liceti non 1i restituiscono

OGNI

FASCICOLO liRE

2

TUMMINELLI & C. EDITORI

n re rinu.ociò &14 rnisiooe ~ di«JJdo : « Noo ... --~ a tanti curi anche qua· li fllllebri dci mia ministri •. • • • Nd 181_. Napoleone, per il blocco conao l' lo&l"ltma, aveva proibtro la Ymdita delle speaie e dci coloruali. Uo pomo entrato ioaspe«atamcnce io casa di un curato d~ DIOOfa&D&, lo trovò che abbrustoliva il aH~. c Come! • escl.uOO » voi udite far uso di merà vicwe?». c Io far uso di merci 'ficwe? • rispose il parroco, c ma QOD 'ftdete che le brucio? ». • • • Alcune pcnonaliti politiche, era C\li si trovava aocbe Bemhard Sbaw, stavaoo parlando da più di due ou deQ'imperial.ismo .iosJesc. Shaw &DDOiato a un certo punto condusc : c Abbiamo dci prodotti avariati da smerciare? Prendiamo aUon Wl prete, lo mandiamo a predica« la Bibbi.t fra i sdvl.gi. Questi oatwalmcorc atlliXIUZeranDO il missiooario. Allora iJ oostro esercito ut'CXTe coi ~ grida all'inci-rilti e all'inliustizia. conquista jj territorio e n .smercia qllti f.IIDOI.i prodotti. Que$to s.istema noi lo chiamiamo c coloniuazione •.

osJiO

Durante le traaatiTC di pea, Oemmcuu d!Mt-

te locure a morte col pcesidcatr Vliboa <be a proposito della Saae aft'lll Wl puoto di vista oppo510

al s1a0 o •i mowava .iocooci1iabife. c Suado coù l~ COle • diasc Wl& volta Wiboo, c llOD mi resta altro che imb&lann.i per l'America t . c Vi ~ al pirotafo •, rispose JaiZI scomponi 0eJDC:laiW.. • • •

<Jemrnceou quaodo era dirùtote della Jll..•ricussommdo Wl nuovo ~ disse: c Caro mio, sai..-ere DOQ ~ dilficile: aosscao. verbo, &llributo •· B dopo Wl& peusa c Quanda vorrete egi~:i anche w &&ettiw , pe.sse-me da me io clireziooe! t . • • • Il p . Hai& Wl pmo itpeziooando 1111 rcai· menro si f«mò davanti a UD soldaro quattro 'fUI« decorato al valore. • Come mai» dommd6 •· QOD ~ aocon ~?• c Eccdfauta, oon sa ~ legere n~ tai.m t ri· spose l'Wiiciale. c E dù sJi domaDda di lega-e e di scrittft1 llesta che sappiate scrivere voi per ordinare la prGmotiooe. .

BANCA COMMERCIALE ITALIANA BIIIEBV.&

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ANNO Il · N . 13 • ROMA 15 ~ UGliO 19•0 . XVIII

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Alla Camera dei Lords, Sir Dcvooshite dormiv~ Si parla. . di cose di ~- L'ai~Qe di quasi SdDJ>«. Durante 4 seduta d'apenu.ra ddU -~ai suoi amià se aapmero diR pm:ti Camcn. aveva coawuwo a ~e sempre, unto mai Gesù rlwscitato era Cllalpt.QO pOm.. alle doaor. che Di.sndi lliCI'I.Vigliato dille : Ness\1110 teppe ~ Wl& rispocu. c Qua!.' uomo andri molto loota.oo; fui moha c. ~ ve lo din) io."' ~ 1'~. c pm:ti la strada, ~ ha od S&II&'IC! il Puiamentarismo "· notìzta della aua muncuooe 11 JPU&aX più np;. • c • --~ .. ltc GiOtJio II era vmlltO a ~ ct,M: pe: ; '.. ,. -.., • • • • reccbi sudditi si lammtaftDO delle. speSe iauìili cd • · ·• Gla.Jkt~ ooo era troppo simpatico alle lipott. eccessive che facevano i miaisui1 ~ duoque il Ad un prmzo di coriJce e compe.ne, - di ax miDistro dclle Fiaaoze di pon.figii ~ registri ,per domaodb ~ ~= (]ti. prcf~ spo~m : poterfi esamìa&te. ' ~ ~• ·Disndi o~?~. Jl pomo stabilito il ministro arriVI). Tutte ~ :Disruli. IlDa chr G!Jd. cB i cqi.stù?,. docn.ndò il re: • stooe. ~ le si chiese COCDI: maà scqlicoa 1111 c Maestà, eccoLi • rispose l'altro,' mostn.Qdo 1re uomo cnel ri&ido e utipatico, rispose: carri fuori ddla potta, c e altri òOCÌùe M "a.rrift:- ' .' - 'Sposerei G1adsuloc per farmi poi npùe da raoao domaoi ». · . .. ~ _ : Diu.ell e vedere che faccia fuàlbe mio marito.

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18 'MARZO _J940-XVIIì

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«•LI INfì l~ l~ SI CONTRO ~l N G Bll~'l'ERili\

SOTTO QUESTO TITOW, abbiamo pTJbblicaJo ne( 'unnero precedente una leJJera di G. B. Shaw e un articolo di G. H. W el/s. Proseguendo nella docTJmentazione intrapresa riportiamo questa volta due brani di G. K. Chesterton: il primo di eui precisa l'alleggiamento dei noto .rrrillore nei confronti della guerra anglo-boerA (v. l'articolo Majuba Hill del n. 12 di « Stcria »), l'altro svela alcuni retrosre1/a dei IÌifema e/el/orale vigente in Inghilterra. 11 saggio Ji Aldous Huxley, infine, mette in nlietlo un noto qu_anto ingitutificalo a~pe11o della ment4itJ inglese.

G. K. CHESTERTON Nella guerra contro i boeri « odiavo ciò che a moltissimi piaceva. Si trattava di un1 guerra cos1 allegra! Odiavo la fiducia che va si riponeva, le congratulazioni anticipate, !"ottimismo in Borsa. Odiavo la vile sicurezza della vittotiil. Molti la consideravano un pro.. cesso quasi automatico, come l'effetto di una legge naturale: ed io ho sempre odiato quella specie d'idea pagana d'una legge naturale... Ma dò che soprattutto mi ripugnava nelJ'atmosfcra di quell'avventura era probabilmente quel non so che di falso proprio in quella parte delle pretese nazionali che più era ragionevole: il pretesto deila liberazione dei nostri rappresentanti esiliati,1 i commer..:ianti di Johannesburg, che venivano comunemente chiamati « Outlanders ». Sarebbe stata la scusa più simpatica se fosse stata genuina : in quanto ipocrata, era ancor più ripugnante. Questa infatti era la ragaone migliore della guerra : se i boeri combattevano per la loro patria, gli inglesi combattevano per i lOtO compatrioti. Ma c'era un viso alquanto strano in certi ritratti dei loro compatrioti. Veniva continuamente asserito che un inglese, certo· · Edgar, fosse stato ucciso : ma non venne pubblicato neppure un ritratto di Edgar perchè egli c[ll, per caso, completamente nero. Furono pubblicati altri ritratti : si fece una paiata di altri • Outlanders » che avevano altre tinte c altre sfumature. Incominciammo a pensare che le persone chiamate « Outlanders » dai boeri, fossero molto spesso persone che gli inglesi avcd>bero chiamate « Outsiders ». l loro nomi erano caratteristici come i loro nasi. Mi ricordo d'essermi trovato con un mio amico, favorevole ai boeri, in mezzo ad unà folla di patrioti fanatici fuori di Queen's Hall, mentre si teneva il famoso comizio che terminò in una lotta corpo a corpo. lo e il rilio amico adottammo il metodo della parodia patriottica. cioè della redtulio ad absurd11111. Innanzi tutto, proponemmo il triplice saluto pe; Chamberlain, poi per RhoJes, poi per patrioti via via sempre più dubbi e semistranieri. Riuscimmo, è un fatto, a far gridare un innocente saluto per Beit. Il grido per Eckstein fu meno sicuro. Ma quando il nostro impulsivo appeUo fu fatto per la celebrità di Albu, la nostra inteozionc ironica venne scoperta: e la

lotta incominciò. Mi trovai a dover sostenere un incontro di. pugilato con un impiegato imperialista, la <Ui capacità di usare il pugno non era più scientifica della mia. Mentre questo scontro (uno tra i.numerosi combattimenti che avvenivano intorno a me) continuava, un altro imperialista deve avermi sottratto l'orolo.. gio (l'ultimo che mi son dato la briga di possedere). Quell'imperialista, a quanto pare, credeva alla Politica d'annessione». (Dall'AtJtobiografia).

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Ed ecco il resoconto d'una campagna elettorale : « lo ed il mi·o amico Oldershaw ci recavamo insieme in provincia a raccogliere voti per un candidato lrberale. Sembra strano ora ricordare che, nella nostra innocenza, non sapevamo nulla di lui, tranne il fatto che era un candadato del partito liberale. Per quanto ne so, era un signore degno· di tutto il rispetto. Ma durante qu~Ue elezioni politiche e durante molte altre un sentimento curioso ed oscuro cominciò ad impadronirsi della mia mente. A.llora non ne avevo neppure coscienza, e pedino ora non so come descrivere quell'instnuazione penetrante e fredda della subc:OSI.."ienza. Venne finalmente alla superficie e, prese forma, molto tempo dopo, durante altre campagne elettorali, in una domanda articolata a metà : « Perchè mai il candidato sul podio è quasi sempre il più stupido?». A.lle elezioni, generali o parziali, alle quali in molti luoghi prendevo parte, si recavano anche a!tri conferenzieri, molto più eloquenti di mc, o almeno molto meglio conosciuti. Salivano il podio uomini come John Simon e Belloc, che parlavano con tutta la perfezione con cui è possibile padar bene; forse meglio di quanto abbiano mai potuto parlare in seguito. E spessissimo quello che volevamo mandare alla corte suprema del parlamento perchè parlasse in una maruera tutta speciale, non era neppur capace dì parlare. Era un manichino da sarto, ben piantato e ben ·vestito, con un monocolo .:: i baffi incerati, che ripeteva esattamente Ja stessa stupida formula,, ad ogni adunanza... V 'è qualcosa d'interessante, dal punto di vista psico.. logico, in questa semi=osdenza, sottaciuta :aella mente del giovane, secondo la quale le cose non sono tutte al posto, anche quando la volontà e le convinz1oni sono pronte a gndare con lealtà che sono perfettamente a posto, in tutto e per tutto. Volgendomi indietro ora, dopo, quelle esperienze politiche... so che cosa esattamente provavo : e so anche esattamente che cosa non capivo. So che la politica mOderna è guidata dai soldi c che la superiorità di quello sciocco in abito da società, nei riguardi di Belioc e di Simon, consisteva semplicemente nel fatto ch'egli era· più ricco di loro. Ma allora ero innocentissimo di fronte a tutte queste cose, e specialmente nel caso del primo candidato liberale per cui lavorai, gridavo con franco entusiasmo e con fedeltà. Cosa straordinaria : il primo candidato per cui lavorai, riuscl » (Dall'.A.MIObiografia). ALDOUS HUXLEY

« Dopo aver passato un po' di tempo senza legger periodici. son sempre colpito, rientrando in una ben fornita sala di ltttura, dall'in.commensurabile snobismo della stampa inglese. In nessun alt~ paese esistono tanti gior. nali che dedichino si largo spazio alia cronaca delle varie attività di personaggi semplice-

mente ricchi o nobili. In nessun altro luogo di Europa lo scriver pettegolezzi è una pro.. fessione cosi lautamentc remunerata e stimata ; in nessun altro paese sarebbe concepibile un titolo come questo: "Cugino d'un pari in un incidente d'automobile" E dove, se non in Inghilterra, si troveranno tre settimanali, costosissimi e tuttavia fiorenti, unicamente dadicati alla vita dei ricchi e dei titolati ? Per non parlar degli altri settimanali di cui questo interessante argomentto occupa una parte importante anche se non esclusiva. « Su chi, ci si chiede, si reggono queste costose rivist.e ? In gran Parte, senza dubbio, sugli eletti che vi son ritratti mentre ~E­ gian nel Parco coi loro amici, mente~ illistono alle corse; mangiano in pranl;!_a beneficio dei malati cronici o ballano in costume a prò dei bambini storpi. Su quelli, in una parola, le cui fotografie son state p,ubblicate nelle loro pagine e su quanti possono ragionevolmente sperare, u1t qualche giorno memo.. cabile, d'ottener la stessa distinzione. Le file dei soggetti stimati degni d'esser colti da una istantanea son state recentemente ingrossate da un notevole contingente di nuove reclute. In passato si fotografavano soltanto i veramente ricchi, i titolati con certezza, gli indiscutibili astri del West End. Oggi gli sfruttatori dello snobismo escono a fare incursioni tra le siepi e i fossati della provincia, alla ricerca, senza dubbio, di nuovi abbonati. Troviamo il capitano e la signora Knapweed-Knapweed con la loro figlia Angelica ("Peggy") fotografati mentre passeggian coi loro amici durante le ~ corSe ad ostacoli. Triste decadenza ! Ma gli affari sono affari. l conti e le attrici non bastano. · E i Knapweed-Knapweed ad>bono colmare i C~! vuoti. Non esistono in Inghilterra più di cen. .J.~~\. tomi!~ pe~e la ~i rendita~.~'' . . .· , ~~~~~~·,'\ duemda sterlme. Da queste; -non }:>JU da ~ mila, immagino, possono sperar d 'aver p ~ <t(~nei settimanali a carattere snobistico. Certo, a ',\ ,.../ confronto dei conti e deUe attrici, i Knapweed- • ~ Knapweed sono numerosi, ma non costituiscono :m:ora un pubblico - e questi settimanali snobistici hanno invece un vero e pi"Q:: prio pubblico. Questi settimanali devono ~r" letti - disinteressatamente, in un certo senso - da migliaia di persone per cui la ~~bilità di comparir personalmente tra i pa.S.: seggiatori nel parco, o anche tra i loro amici anonimi, è semplicemente inconcepibile... Per gran parte dei lettori delle colonne mondane. i contemporanei più ricchi son sullo stesso piano dei divi del cinematografo e degli eroi e delle eroine dei romanzi. Leggendo la descrizione delle loro attività, essi ne godono per riflesso i piaceri, quei piaceri dei ricchi, cosl straordinariamente noiosi e monotomi. Quello che per i conti, le ;~ttéici ed i Knap-weed-Knapweed è la. realtà quotidiana, di''enta per loro una finzione dilettosa e \."00solatrice... Ciò che, per i'uomo ordinario, altro non è che una sopravvavenza di qualcosa che fu utile un tempo, costituisce invece, nell'economia interna degli eletti, un organo vitale non .semplice appendice, ma parte essenziale dell'intestino aristocratico. Per i ricchi e i titolati, lo snobismo non ~- un lusso superfluo, bensl una necessità, imposta loro daU'istinto di conservazione. Sono snob perch~. come noi tutti del resto, sono egotisti. Ammirano i ricchi ed i titolati per la. buona ragiont- c.he i ricchi e i titolati son loro. (Dal saggio sullo Snobismo.inglest).

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canza che daJJa vittoria nasca un regno del-

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LA POLITICA INGLESE verso l'Italia nel pttiodo del nostro Risorgimento fu (coo:~e era naturale che fosse) ispirata prevalentemente (se non proptio esclusivamente) dalla cura dell'interesse e della potenza inglese nel Mediterraneo, e se pure a determinarla ebbero parte simpatie e moventi sentimentali, questil parte non fu, e non poteva essere, che secondaria; chi voglia convincersi della verità di questa tesi non ha che a scorrere il diligente c accurato studio di Alfredo Signorctti 114/ia t lnghilttrra dnalllt il Risorgimtnto di recentissima pubblicazione (Istituto per gli Studi di politica internazionale). Dal 1798 al 181 ~ la politica italiana dell'Inghilterra non ha che un fine : indebolire la potenza della Francia nella penisola e quindi nel Mediterraneo. E' perciò che la flotta inglese aiuta i Borboni a rovesciare la Repubblica partenopea filiale della Repubblica francese ( 1799), c più tardi prende sotto la sua protezione i Borboni rifugiati in Sicilia e i Savoia rifugiati in Sardegna impedendo a Napoleone di mettere la mano su qùeste due isole. E' perciò ancora che, quando la caduta di Napoleone appariva ormai come non troppo .. lont:ma, l'Inghilterra Jirma a Praga il 27 luglio •1813 un trattato che riconosce la posizione pre<fominante dell'Austria in Italia. Caduto Napoleone, l'Inghilterra non ha altra preoccupazione che d'impedire una ripresa dell'influenza francese i.o Italia, e perciò fa politica austrofila (l'Austria non era potenza nè mar:inara oè colonùle) e insieme, curi0$0 paradosso! piemootesofila, un forte Piemonte in buoni rapporti con l'Austria essendo un buon antemurale antifrancese. Fu per questo che l'Inghilterra acconsenti a che Genova fosse <~DnCS$a al Piemonte restaurato. Nel 1830 cadono i Borboni di Francia e sale al trono Luigi Filippo d'Orléans. L'Inghilterra teme che la Francia voglia riprendere la guerra di propaganda rivoluzionaria, il che avrebbe inevitabilmente fatto cristallizzare intorno a. lei le simpatie degli elementi liberali e rivoluzionari italiani. Per eviure il pericolo di una ripresa dell'influenza francese in Italia, l'lnghilter.ra cerca di togliere alla Francia ogni pretesto d'intervento in Italia. E poichè il pretesto più eccellente sarebbe stato lo scoppio di moti liberali nella penisola, a evitare questa tftlluts eventualità l'Inghilterra cerca d'indurre Vienna, il Papa e i principi italiani ad una politica di riforme che, placando i malumori delle popolazioni italiane, avrebbe usicu.r ato la pace all'Italia e tolto all'Austria e, di riflesso, alla Francia ogni ragione d'intervento nelh penisola. Ed eccoci al 1848. luigi Filippo cade dal trooo. La Francia, ridivenuta repubblica, sembra tornare alle tradizioni rivoluzionarie del 1789, con la temut2 conseguenza di una ripresa della sua influenza nella penisola. Carlo Alberto dichiara la guerra. L'Inghilterra avrebbe desiderato la pace, ma, scoppiata la guerra,. facendo buon viso a cattivo gioco, si augura che Carlo Alberto la vinca oella spe-

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l' Alta Italia che assicuri la penisola contro le invadenze di Austria e (peggio) di Francia.

La guerra, pur troppo, finisce con una sconJitta tanto nella prima quanto nella seconda fase, e tutt'e due le volte l'Inghilterra, preoccupata di evitare che il Piemonte ptt disperazione si butti nelle braccia della Francia repubblicana, interviene a moderare il vincitore. Tutta questa fase della politica inglese è retta dalla cura esclusiva dell'interesse inglese, e contro di essa non prevalgono nè i sentimenti liberali e italofili di gran parte del pubblico inglese e degli stessi Palmerston e Russell che. dirigevano la politica estera inglese, nè i sentimenti francamente austriacanti dcUa Regina Vittoria e del Principe Alberto suo consorte. Dopo il 1849 la politica inglese si fa sempre meno favorevole alla causa del nostro Riso.rgimento e sempre per la stessa 'ragione : diffidenza verso la Francia di Napoleone III in cerca di avventure militari e vogliosa di un predominio almeno morale sulla penisola; necessità di risparmiare l'Austria come· baluardo. contro le ambizioni russe sui Dardanelli. Più il Piemonte faceva, per necessità, politica francolila e russofila, più l'Inghilterra si allontanava da esso. Scoppiata la guerra di Crimea, l'Inghilterra . mirò ad ottenere l'appoggio del-

l'Austria contro la Russia, e per toglierle osni preoccupazione di un assalto del Piemonte, iodu~ questo a prender parte alla guerra: l'Austria però non si mosse ugualmente, e, alla resa dci conti, le speranze di Cavour d'indurre l'Inghilterra a un'attiva politica antiaustriaca ili Italia si rivelarono del tutto vane. Sempre le stesse ragioni, diffidenza vcno ogni politica che potesse condurre a un pr~ minio f rancese nella penisola, necessità di risparmiare l'Austria come evenhùle alleata io una guerra contro la Russia, fecero si che l'Inghilterra, allora diretta dai ~rvatori, ve. desx di malocchio la guerra del 18~9 e lavo. rasse a tutt'uomo per impedirla e, dichiarata che fu, si chiudesse in una stretta neutralità. Segul fortunatamente l'andata al potere dei liberali (Russell, Palmerston). l'tu fini dei IO;CO rivali conservatori, essi compresero che, al punto in cui erano giunte le cose, per scalzare l'influenza francese in Italia l'unica via buona era non già di opporle un'influenza austrio ormai condannata dalla storia che, mantenendo la penisola in fermento, avrebbe dato alla Francia mille occasioni d'inten·enire, con perpetuo pericolo di guerra europea, ma al contrario, di fare in modo che l'Italia fosse al più presto possibile tutta e solo degl'Italiani, e che per raggiungere questo scopo occorreva favori. re il moto unitario. Essi compresero che, di. minata l'Austria dall'Italia, divenuta l'Italia una e forte, essa non a"rebbe tollerato J'ege· rnonia francese. Seguendo questa polìtia i liberali erano io pace con la loro coscienza libe. rale, ma anche servivano magnificamente l'in. teresse inglese bene inteso. Per fortuna qucm volta l'interesse inglese coincideva con quellO italiano. Così vediamo l'inghilterra farsi am· pione del principio di non iotef\•eoto degli stranieri negli affari italiani e favorire l'aD· nessione ddl'Iulia Centrale al Piemonte. Quando Ga.ribaldi inizia la sua miracolOSI epopea, l'Inghilterra, che per conto suo a~r~ be desiderato che il Regno delle due SiCIIie continuasse a vivere di vita autonoma, seppe far fronte alla nuova e impreveduta situazioM e per le ragioni anzidette non fece nulla.per salvare i Borboni nè per impedire J'annCSSJone di Napoli al Piemonte e la marcia di Vittorio Emanuele attraverso le Marche e l'Umbria per dar la mano a Garibaldi. Checcbè si sia favGIegglato di aiuti inglesi a Garibaldi, questi non andarono al dilì di un appoggio moale. Ma è giustizia riconoscere che in qudl'~ fatale l'appoggio morale dell'opinioo.c pubbl.J· ca inglese e la linea teouta dalla dipiOIJilZU inglese, di lasciare che gl'Italiani liqui~ da sè le loro cose interne, furono utili all'ltal1~. La politica inglese degli anni 1859-60,.isf'· rata dai maggiori uomini di stato che ma1 ab· bia avuto l'Inghilterra, servl JDi18Difi~ gl'interessi inglesi. Fu allora che nacq.IIC il detto della tradiziotl4/r amici:ia itaJo.mglCSC che, naturalmente, ebbe fine quando la ~ inglese, cadut2 in mani tanto più ~li e inesperte, strisciò terra terra per le VJe d1 1111 miope ignorante empirismo e di un ~ • e~oismo. L'interesse bene inteso di uno f~ sempre per trovare la via per accordarsi ~ bene inteso interesse di qualche altro: ~.di vuoi fare solo il proprio intereSse che r..-. alla lunga, per non servir bene . ~ quello! Tesi alla quale gli evenb di tempi appoogooo il suggello di u.o : ànnonstruJ11m.

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lt.nzitutto d ~alen7JO i:, m questo momento, prova della senetà ,klla prt:parazt<;ne e della gravità dell'ora. L' A\sc h.l o;empre parlato 1.01 fatti ed è sempre stato molto lawnico pnma d1 mettersi in az1ont . A parte la cons.der.uionc molto elementare dJe, per ora, ben poco SI s.l <.h quello <.ht: s1 prep:ira, parlare scnz..1 lOJ;OJZJOnt J, llUSJ ~~

VI E' QUALCOSA di estremamente minaccioso nel silenzio che, si è fatto d'improvviso in tutta l'Europa, sull'azione conclusiva delle Potenze dell'Asse contro la Gran Bretagna. Forse è a causa di questo silenzio di incubo <he i prin<ipaJi interessati, gli inglesi, per farsi coraggio, seguitano a lanciare sonori prodami e programmi di resistenza ad oltranza, affidandoli alla labile <arta dei non più voluminosi quotidiani od alle ancor più !abili onde rad.iofoniche. Questo improvviso ammutolire di ogni voce europea, quella inglese, naturalmente, non è da considerarsi tale, non chè assomigliasse stra... namente alla quiete sinistra che precede gli ungani, è SC'rih dubbio una pausa 'densa di preparuione e di <alcoli, che non può mancare in una lotta, per quanto implacabile e SCO%a quartiere, per riprendere fiato e cercare il punto dove sferrare il colpo decisivo.

gnifica, in parole povere, ingannare il prossimo come, parlare « sapendo », significa, sempre in parole povere, fare dello spionaggio in favore del nemico. Perciò, per il pubblico che desidera sapere molto non c'è che un consiglio: aspettare e vedere. Tuttavia, siccome le ipotesi e le congetture sono state molte e non sempre fatte a proposito, il pubblieo ha ben d'onde di chiedersi c.be cosa significhino tante COSiddette « indiscrezioni » comparse qua e Il sulla stampa di tutto il mondo, dalle quali è possibilissimo farsi un'idea del tutto errata sull'impiego delle varie armi c dei vari ritrovati della moderna tecnica bellica, messi .'a l servizio della grande impresa in preparazione. Si è parlato di barche e zattere poeumatiche stranamente flottanti sul Mare del Nord e sulla Maniç.a alla ricerca della costa inglese; di carri armati anfibi; di cannoni piazzati sulle coste della Manica e puntati su londra; di speciali Mas adatti al trasporto rapido di nu-

m(·rOSJ e ben equ•pa.!!gtatt reparti J, sbar, vta Ctò è smtomo defl'mteressc \ ivtssimo <he si prende in tutto rl mondo all'tmpres.l m lOrso ed anche della fiducia assoluta nellt arrnt dell'Asse; ma, alle volte, tale: intere~se e tlle fiducia portano a ntenerc tmptc-

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gabili dei mezzi ed attuabili dei piani addirittura romanzeschi e degni del famoso barone di Miinchhausen e delle sue mirabolanti a\·venture. Gò che ci riserva l'immediato futuro, non è dato di saperlo : è logico che chi ha i propri segreti, se li tiene per il momento opportuno, ma allo stato attuale dei fatti, s<artando a priori i canotti pneumatici, che pure hanno fatto tanto colpo all'epoca del forzamento del Canale Alberto, ed i famosi èarri armati anfibi di cui si è tanto parlato quando la difesa alleata della Schelda si trovò, ad un tratto e senza sapere come, penetrata e tagliata a pezzi dai colossi d'acciaio di trmtadue tonnellate, sorti c:ome per incanto fra le linee nemiche, è meglio ocruparci di qualcosa di più noto e di più solido. Se le leggerissime imbarca.z.ioni poeumati<he hanno reso tanti pregevoli servizi sulle

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acque tranquille dci canali, degli stagni e delle zone allagate, permettendo di superare agevolmente la tradiziooale proteziooc dei Paesi Bassi, non è logicamente da credersi che ~­ sano egualmente impiegarsi su di un. mare, 10 genere assai poco tranquillo, molto vasto c pieno di insidie e pericoli di ogni natura. Un conto è• varare un corso d'acqua largo, al 1DU$imo, qualche: a:ntinaio di metri ed un altro conto è avventurarsi nella Manica o nel Mare dci Nord! Però, se noo come impiego esclusivo, le imbaraziorù pneumatiche, molto più leggere e manCBsiabili delle normali imbarcazioni di legno, possono impiegarsi col massimo risultato utile, nelle operazioni di sbarco per coprire la distanza fra le navi e la costa nemica, schivando coo maggiore facilità le offese e prendendo terra con qualsiasi foncWe, dato il pochissimo pescaggio che le rende superiori, anche in questo, alle normali scialuppe. Quanto ai carri armati anfibi, anche se esistono, non si sa nulla : solo può dubsb.rsi che possano, con la loro mole non troppo equilibrata, affrontare le ire ed i sussulti del ma.re. Qualche particolare maggiormente noto, offrono altri mezzi come, per esempio, i annoni a lunghissima portata ed i mas.

Dall'altra guerra, ci è rimasto il ricordo delle imprese della famosa « Grande Berta » tedesca che terrorizzò Parigi coi suoi colpi cadenzati e regolari. Si trattava di un peno di dlmeosioni eccezionali la cui bocca <U fuoco, luoga trenta metri, permetteva di lanciare proiettili dd peso di 150 chilogrammi da sessanta chilometri di distanza. (Però la gittata sperimentata del pezzo era di a:nto chilometri). Nell'immediato dopoguerra parve abba.nd~>o narsi dd tutto l'idea del supercannone, dal costo ccceziooale e dall'usura rapidissima, in· gombrante e, forse, poco efficace. Comunque,

al giorno d'oggi, la tecnica ba fatto grandi progressi e non sarebbe una sorprt$1 apprendere, domani, che pezzi mastodontici, dalle rive frmcesi della Manica, battano Londra e tutta la regione a sud-ovest della capitale inglese. Le caratteristiche tecniche di tali pezzi, non sarebbero gran chè mutate: si avrebbero sempre bocche da fuoco lunghe o lunghissime, Wi da sviluppare velocità iniziali molto elevate (2000-2 ~00 metri al S«<Odo, io confronto ai ~00-700 metri al secoado dci cannorù normali). Il proietto, infatti, percorrendo la massima parte della propria traiettoria ad altezze più che stratosferiche, grazie alla fortissima velocità iniziale, non -subisce che una resistenza piccola o nuJJa, da parte dell'aria, muovendosi con la speditezza che avrebbe nel vuoto, guadasnando cos) in velocità ed in .. stanza. Con questo sistema, nulla vieta di supporre che si possano raggiungere gittate fra i 130 ed i 180 chilometri. l princip&Ji inconvenienti, ostacolanti Ja realizzazione di un bombardamento in grande per meuo di tale genere di artiglieria, deriverebbero principalmente da ragioni tecnicbc ed economiche. Un supercao.none, oggi, avrebbe dimensioni eguali se ooa superiori a que!Je della c Grande Berta » : e quindi richiederebbe un impiego di quantità monni di materiale di qualità ra.ffioa: ta. Tale materiale sarebbe SOUoposto a UIXZl immani che ne provocherebbero il rapidissimo logorio. Si deve pensare, infatti all'~ pressione sviluppata dall'accensione della~: ca, pressione tanto più prolungata quanto ptu Junga è la bocca da fuoro che il proietto deve percocrere prima di essere lanciato ne!J'aria; all'azione corrosiva e dirompente dci gas prodotti <Ull'accensione stessa; agli effetti demolitori del rinculo e delle scosse che subisce tutto il pezzo ad ogni colpo spuato. A causa di tutto ciò, il pezzo avrdlbe la durata di pochi minuti di liro ~lf~llivo, il che è molto poco anche se, come è noto, Ja d~ ~ffmiva di ogni colpo oscilloi fra i 10 ed • 20 centesimi di secondo.


Altru prooknu tC\:nt~o-mtht.trc, è l'c:ffico~­ cia del tiro. E' noto che un supercannone non può effettuare un tiro rapido : la Berta sparava un colpo ogni mezz'ora. Oggi, anche nella migliore delle ipotesi, tale frequenza non pot~ essere aumentata oltre un certo limite. Sicchè, per mantenere la zona nemica designata quale obbiettivo, sotto un fuoco rego.. Jare e di effetto decisivo, sarebbe necessario un concentramento notevole di tali peni, il che solleverebbe un vero nugolo di altri problemi tecnici, militari e logistii:i. Questo gigantesco parco di artiglieria, inghiottirebbe tonnellate d i materiali ogni ora, provocherd>be vere scosse telluriche nella regione circostante, impiegherebbe intieri convogli per i rifornimenti, sarebbe molto esposto ai colpi del nemico, costftuendo un bersaglio faci lmente individuabile e vulnerabile, specialmente dall'alto. Oltre a dò, non debbono trascurarsi, in linea di massima, le consideraziooi ecooomiche. La costruzione cd il trasporto di un numero ~ limitato di supercannoni, oltre ad essere problemi tecnici di ardua risolu.ziooe, interessano e... spaventano per il loro costo, cioè

per al sacnnoo linanzaano che ampouel>bero :l! paese. Gò senza contare le spese per la manutenzione, il rifornimento e la difesa.

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Non si tratta di valutazioni pessimistiche a priori, ma di un, per quanto possibile, esatto esame di fatti che non possono non presentarsi cosl ad ogni osservatore obbiettivo. D'altra parte, ognuna di queste considerazioni ha la sua contro partita : alle difficoltà materiali si oppongono i progressi della tecnica : alle considerazioni strettamente economiche, la volontà di vincere ad ogni costo e le impensate e veramente inesauribili .rUorse dei paesi totalitari. E' interessante e sintomatico a questo proposito, notare che le potenze dell'Asse, notoriamente povere e proletarie, hanno dimostrato una notevole superiorità qualitativa e qu.antitativa, proprio in quei settori deU'·annamento che sono i più costosi, oltre che, tecnicarneote, i più delicati. L"armata aerea del Reich ne è una prova. Un'altra prova sono le splendide formazioni corazzare dotate dei mezzi più moderni, più micidiali ed anche, non bisogna dimenticarlo, più costosi.

Po..uao Le !Q:IIt•O. v•~ ca.a.n. da ...S òa t.N-rt.~.,.. cll-la-...,a...?

Quindi, le considerazioni economiche sono di importanza secondaria per chi mira alla vittoria senza badare ai mezzi : i tecnici, sia della b&Jistica che della partita doppia, possono sempre avanzare i loro dubbi e le loro riserve; ciò che coota è l'azione e questa, finora, non è mancata e sicuramente non mancherà. Se poi dai supercannoni passiamo ai M.A.S., si entra in un campo molto più popolare e noto specialmente per noi italiani che abbiamo, in materia, una cultura ed una competenza dovute ai fasti gloriosi di questa piccola sentinella dei nostri mari, il cui solo nome risveglia una vera folla di memorie e di eroici ricordi. Il mas t~esco. come è naturale, si differenzia notevolmente per caratteristiche tecniche e per qualità offensive, da quello italiano. Quest'ultimo, nato come i..mbarcazione d 'alto mare e nello stesso tempo costiera, atto sia all'offesa che alla difesa, armato di mitragliatrice o cannoncino e di middialissimi siluri, con un equipaggio ridotto al minimo. compatibile con le esigenze della manovra e dei combattimento, impiegabile ovunque e per qualsiasi genere di missione, costituisce quasi l'espressione delk esigenze marittime dd nostro paese, la cui amplissima esposizione sul mare significa, ad un tempo, pòssibilità di attaccare bene e rapidamente, come pure pericolo di attacchi nemici, repentini ed impensati. Ben diverse la natura e le funzioni del mas tedesco e in specie di quello espressamente approntato per l'assalto all'Inghilterra. Dai pochi particolari che si conoscono, sembra si tratti di i..mbarcazioni funghe e ~elle, dotate di motori potentissimi, capaci di sviluppare velocità superiori ai settanta chilometri orari e cioè tali da lasciare indietro qualsiasi velocissimo cacciatorpediniere. Questa sarebbe la migliort difesa essendosi sacrificato tutto l'armamento alla rapidità ed alla pomta utile. Una sola mitragliatrice, sulla prua, ha più che altro lo scopo di proteggere gli sbarchi, a pochi metri dalla costa o sulla costa skssa, poichè, con particolari accorgimenti tecnici, il


"1'...-. .s.u.n...~ ........ sibilità ed in stretta collaboraziOQe coa altro mezzo meglio adatto a filllcbe~p.,e· pera. Supercannoni, mas e convogli, e paracadutisti, incrociatori e canotti tici, tutto può ottimam~te servire stto posto nel piano generale delle OPI~• L'unità di azione e l'impiego gli svariatissimi dementi umani e mca'lllllij. che sembrano gettati a caso nella grande nace di una battaglia, producono una -,_,.,.a offensiva molto superiore alla somma delle loro forze singole ed isolate, consentendo ri~ultati impreveduti e vittorie ritenute IJIÌ!ItOIose laddove non vi è altro che genialiti e IÌAtesi qeativa di condottieri. GI.IA!IO

asna

A oinlatza: L'appUDialo Do,.lt GIOftr - I N .... l Edmund lroucle capo dello · - .... glo.. g1111ralo b>gl111. ,.----....,..-~

pescaggio è stato udotto al m1ntmo pur senza compromettere la stabilità della nave. Nello scafo, sembra che possano trovar posto lino a duecento uomini, in pieno assetto di guerra che, in meno di mezz'ora potrebbero, da Calais, piombare sulle coste di Dover. A solo titolo di cronaca riporteremo la notizia, registrata dai giornali stranieri, secondo cui sembrerebbe che la Germania abbia già allestito oltre mille c ònquecento di questi nuovissimi mas. Se si pensa che l'autonomia ad essi consentita dalle normali scorte di carburante è di oltre otto ore, si comprende di leggeri. come la già interessante questione del tanto atteso sbarco in Inghilterra, si arricchisca dt nuovi argomenti emotivi e drammatici. Non saranno più, o almeno non saranno solamente, i classici convogli scortati, nè i pesanti incrociatori gremiti da reparti da sbarco, ad operare, sotto il fuoco nemico, la penosa e lenta manovra di calare sciduppe cariche ed indirizzarle verso una pericolosa e dubbia azione contro coste ben munite che, alla distanza, si difendono bene; ma sarà un'armata mobile, velocissima, una specie di forza nwJorizzaJa marittima, che potrà, divisa in numerosi reparti, attaccare in più punti, quasi repentinamente, senza preavviso e senza molte probabilità di essere colpita, le difese costiere, rovesciando, daL bordo stesso delle navi, sulle coste nemiche, a pochi passi dalle trincee da conquistare, i reparti d'assalto. E' indubbio che ciò costituici una rivoluzione nella tecnica degli sbarchi su territori nemici, altra e non ultima delle rivoluzioni imposte dai popoh giovani e dinanlici, nell'arte della guerra. Del resto, per feanarci quj in queste brevi considerazioni che il prossimo futuro si incaricherà di avvalorare, o di smentire o, magari, di superare, bisogna ricordare che in guerra tutti i meni sono .efficaci se impiegati razionalmente, secondo le proprie posr-n~o.. doDa. riYilt<l 1-.:cii>D.e Llll;pull " l

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Viene naturale aUe labbra dell'osservatore una domanda : che cosa era e che cosa ~ oui l'esercito britannico? Quale è la sua capacità rome strumento bellico d1 offesa e di difes.l ? Spiegare ciò, significa un po' conoscere questo esercito nella sua rorunion~. nella sua tOJitiNuon~ e nella sua aJiit'IIÌt Un quadro nassuntivo delle armate britanniche può (OSÌ pro. spettarsi: l) Esercito regolare (r~g11lar army) organi. smo piccolo, ma robusto, a carattere profes5Ìonale, l'unico che possa trasformarsi in corpo di spedizione e a ciò allenato durante le campagne coloniali. La sua forza, in tempo di pace ascende a 4 divisioni di fanter•a, una d1 cavalleria, 164 batterie di artiglieria fra leggera e pesante, 300 carri armati e servi~van, con un complesso di 170 mila uomini. Questo piCcolo esercito in tempo di pace è destinato a presidiare la Madre Patria; in tempo di guerra può essere destinato ovunque sia necessano e portato a 7 divisioni (di cui una coraz.z.ata). 1) Esercito territoriale (T~"ilorial army) E' destinato a tutelare, in tempo di guecr.1, il territorio della Madre Patria in sostituZione dell'esercito regolare, impegnato altrove. In. tomo al suo piccolo nucleo iniziale si posso· no raggruppare 14 divisioni di faotena, una d1 cavalleria e servizi van. Questo esercito non ha artiglieria propria ed è sprovv1sto d1 proprie unità di carri armati.

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A ....;.trcr. r,_por1o eli "".U.. loce del Tozmivi - Sotto: OU.... -li-recr la ua 'lucrrtiere popolcrre di LoD<IN,

Il 29 MARZO DELLO SCORSO ANNO, l'allora primo mt nistro bntanntco Nevllle Chambcrlam, annunciava ai Comunt che il gabinetto da lu1 pres1cduto aveva deciso d1 raddopp1arc gli effettivi dell'esercito temtonalc, portandoh a ben 340 mi!J uomini. Poco meno d1 un mese dopo, Il 26 aprile, lo stesso Chamberl:un, annun(lavJ., alla mcdcs1ma assemblea plaudente che 11 ~:ovemo era venuto nella decisione di mtrodurre la coscnzione obbligatona per 1 g•ovan1 fra 1 venti e ventuno anm ' «Giornata stonca per le democrazie » scrissero 1 g10mah del mondo an~losassone; ma 1 g1omal1 francesi non si limitarono a questo e alzarono mm belliCOSI alla nuova potenza militare britanniCa. « finalmente l'Inghilterra si è decisa ad entrare nel s1stema continentale» fu scritto da talun1 con evidente sodd•· zione. Altri invece levarono la voce minacciando : « Con otto milioni di baionette alleate c'~ di che imbrigliare per sempre le potenze dell'Asse togliendo loro ogni velleità bellicosa». Altri, infine, i tecnici, scrissero tranquilliz.z.ati : « Un rapido movimento di truppe attraverso il canale ddla Mmica metterà immediatamente al sicuro il fronte francese da qualsiasi sorpresa». Le voci italiane e tedesche che in tanto frastuono si Jevarooo pacate ad ammonire c.he per adunare milioni di armati ci vuole una certa preparuiooe individuale ed un insieme di operazioni piuttosto complicate conosciute sotto il nome di mobilitazione; e c.he per trasferire tutti questi sperati milioni di uomini in Francia occorreva non solo tempo, ma navi, coraggio, aiJerumento; e che anche ottenuto ciò la guerra non era vinta, parvero SOIJllDC:nC ndJ'applauso universale che salutava la «coraggiosa risoluzione» inglese. Umile in tanta gloria, la stampa b..-itumica commentava sobriamente l'ovazione trionfale echeggiante nel mondo demo<ratico: Accanto alle milizie dei numerosi suoi alleati, «protetti», e «garantiti » il vecchio John Bull era pronto, CCllltro tutte le sue tradiziom, a schierare stavolta anche il fiore ddla sua giovine2Za.


l'Impero britannico. La Gran Bretagna è in guerra, peròò l'Australia è in guerra». Un atte~iamento quasi identico tenne il Governo della N uova Zelanda, mentre invece sono largamente noce le opposizioni e le lotte che ha provocato nell'Unione Sud-Africana l'intervento a fianco dell'Inghilterra ed è pure noto che la frazione interventista capeggiata dal generale Smuts, prevaleva su. quella neu. trallsta, capeggiata dal generale Hertzog, Primo ministro, con una maggioranza di soli l 3 \'OCL Però St riuscl\•a ad ottenere non una dichiarazione di guerra ma la rottura dei rapporti con la Germania. Veniamo ora alle cifre. l tre Dominii che sr sono nsolutamente schierati a fianco della Madre Patria hanno questa popolazione: Canadà 11.250.000 abitanti; Australia 6 milioni e 930.000; Nuova Zelanda 1.619.000. L'Unione Sud-Africana ha una popolazionr dt 7.300.000 abitanti. Quali sono le forze di cui dispongono~ Il Canadà, compresa Terranova, ha in servrzio permanente attivo solo 4500 uomini,

.LoDdra; Reclute che si addeslra.no alla caccta dt tmmaql:ocni potacadubah ver3l(J..O'Cl.

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J) 7 "'PPI' .m.flh.ll'l< (ompo~te untt.lll'lentc: Ja \'Olont.trt l:uropet, hanno una foru Jt '>7 mtla uommt (Ìrca ed hanno t! tomptto dt rafforz.trc le truppe tnj:lesi per la Jtfesa dd pae. M:' tn Jct('rmlllate ctrcostanz,·. e) Tmppe der prmupr mJJ,l/11, mantenute c FCCiutate a spese dei vari principi nei rispettivi Stati. RaggiWlgooo Wl totale di 40 mila uomini; hanno splendide uniformi, magnifici ca. ~-alli, ma sono da considerarsi più che altro truppe di !"rata e guardie del corpo dei vari Raja. Nel 1936 si calcolava che le forze dell'India fossero composte di 60 mila inglesi, di 160 mila indiani e di 50 mila riservisti. Questa esigua forza, e nemmeno modernamente attrezzata opprime centinaia di milioni di uomini ! Si potrebbe pensare che le risorse umane dell'impero dell'India, da gittare in una. lotta mortale siano pratiC2Jllente illimitate. E invece non è cosl. La mobilitazione, in India, con l'aiuto dci Marajà più importanti, potrebbe far realizzare al massimo me:u.o milioni di uomini : e questo· perchè influiscono sul gettito di essa e il fermento politico che scuote la popolazione .e le credenze religiose (Brahmanesimo) che cosl grande importanza hanno nella vita degli indiani. Resta a considerare l'apporto dei «Domi-

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3SHS

oion.s ». « Da qualunque parte si volgano gli sguardi in un impero che è bagnato da tutti i mari del mondo scriveva verso la metà di 8erl!laio il Temps, a.ll'epoca cioè delle più rosee illusioni sul valore e la portata deli'Enltnle (OrJUJe - si coostata la stessa incrollabile volontà di vit. toria, lo stesso slancio per portare al massimo l'apparato militare della Gran Breta. gna... ». Vedremo fra poco come, ridotto in cifre, questo sforzo si riduca a ben poco. Qui ricorderemo che i Dominii sono entrati in guerra quasi contemporaneamente alla Madre patria. Il Parlamento canadese votò la dichiarazione di guerra contro la Germania il 9 settembre; facendo cosl rW:Jtare la propria autonomia nei confronti della metropoli. L'Australia non ebbe questa preoccupazione. 4C Dalla parte ove si trova l'Inghilterra - di. chiarò alla. radio il primo mìni$tro austra.liano Menziez - si trova il popolo di tutto

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........ _.. ......._ • ...w.- .., 4llldlo divisi in 3 rcuimenti di fanteria, 2 di ca~al: leria ed akune batterie di artiglieria. V1 e poi una milizia perma,nente di 45 mila uomini~ divisa in 91 battagliooi di fanteria (di cu1 6 di carri armati); 20 reggimenti di ca~all~­ ria (di cu.i 4 corazzati) e 146 batterie di artiglieria. lo tmlpo di guerra si può gi~~ ad un massimo di 200-250 mila uomint. Gli altri domini possono dare beo poco : l'Au: stralia dispone di 5 d ivisioni di fanteria, 2 dr cavalleria e varie aliquote di artigliera, plessivamente 35 mila uomini in tempo di pace che possono salire a centomih in tempo di guerra. La Nuova Zdand& ha in pace solo 1O mila uomini lOtto Je anni divisi in ~ batb· glioni di fanteria montats. 12 di fanteria a piedi ed altre fonDAZioni varie. In gu~ può ~ in linea 1.10 DW~imo di 70 ~ uomini. Màggiore potrebbe es3ere invetr l ap-

com:


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porto Jd Sud-Africa. L'esercito di pact' J_eiI'Unione è irrisorio: 4 mila uomini. Quello di gufrra può giungere a 6 divisioni, più 3 brigate speciali, con un totale di 140 mila uomini. Vi ~ poi una eguale riserYa mobilitabile. Queste le cifre della così detta imponente forza dell'impero britannico. Ma una prima peculiarità di esso balza agli occhi dell'osseevatore: l'esercito britannico non è inglese, ma imperiale; quello che ha più propriamente g li scopi ed i compiti delle forze armate regolari di ogni altro paese moderno è soltanto l'esercito territoriale. E' questa una concezione abbastanza singolare e va rilevato che essa ininfluisce proprio sul sentimento militar.e, sullo spirito delle forze armate e del popolo ad esse affidato, sul loro impiego in grandi masse ed in campagne durissime come sono appunto le guerre moderne, g uerre di popoli, di monJì e non semplici campagne coloniali. La ritirata dalla Francia ha confermato tutto ciò. La concezione dell'esercito inglese (creato, questo è il paradossale, solo per il tempo di

Mcmone di tena. deU• marina iDgJ.. . ..

gazzette democratiche! Va rkordato, inoltre, che anche l'elementarissima preparazione prcmilitare è dominata dal principio della volontarietà e che la gioventù ingl~. come è noto ha una costituzionale, naturale antipatia per l'esercizio delle armi. Sicchè neppure è d:t pensare che una ragionevole percentuale di mobilitati raggiunga i comandi ed i distretti con una rudimentale preparazione.

Se dalla truppa si passa ad esaminare la

pace, perchè in tempo di guerra... ci dovrebbero essere gli altri eserciti del continente a battersi per l'Inghilterra) ha generato delle caratteristiche che non possono dimenticarsi e cancellarsi del tutto al momento in cui queste forze vanno fuse ed impiegate in una guerra come quelJa attuale. L'Inghilterra - dicono gli inglesi - è il paese più pacifico del mondo : ma se ci si mette è capace di portare la propria forza mobilitata da 200.000 a 7 milioni di uomini. Però coloro che citano l'ultima grande coscrizione obbligatoria si guardano bene dal dire che, nell'agosto 1914, 4. sole divisioni britanniche misero piede in Francia e che prima che altre potessero seguirle dovette accadere la Marna e iniziarsi quella guerra di posizione che permettesse di fare le cose con maggior calma. Nell'agosto 1914 l'Inghilterra non aveva in Francia nemmeno duecentomila uomini; nel 1940 non ha superato tale cifra e gran parte

Audaci -rcltcmoai di laat.ricr iDvl.eM.

dei superstiti della lotta con le armate vittoriose tedesche se li è riportati io casa. Ma qui va uotata l'insufficienza tecnica del sistema di mobilitazione in sè difettoso perchè male predisposto, attuato lentamente e senza un piano prestabilito. E va ricordato anche che i quadri non sono preparati in tempo di pace: essi sono semplicemente abbozzati. Per riempirli ed organizzarli occorre non solo riu-. nire degli uomini ma riunire dei sold4Ji, addestrati, allenati e cioè preparati tecnicamente, militarmente e spiritualmente. Senza organi ausiliari, senza un ampliamento proporzionale dell'organizzazione pormale, i sei CcmmandJ e i quattro lmiipendmt DùtricJs, in tempo di guerra. dovrebbero poter riunire, istruire ed equipaggiare non la normale forza dei tempi di pace (meno di duecentomila uomini), ma gli otto milioni di armati cosl enfaticamente sbandierati dalle

preparazione degli ufficiali e sottufficiali, il quadro non è più roseo. In tutta. l'Inghilterra. esistono due sole accademie militari : una. per la fanteria e cavalletia (Sanhurst) ed una per l'artiglieria e genio (Woolwich). Ora se . si · considera che la maggior parte degli allievi vi era preparata (prima dello scoppio del conflitto attute) per la guerra coloniale e che oltre a queste scuole non esistono che corsi, sempre volontari, presso alcuni collegi, éome Eton ed Ha.rrow (i cosiddetti «Battaglioni della giovinezza») si comprenderà anche come (pur ammettendo l'esistenza di una trupp:t addestrata e disciplinata, il che non è) il corpo degli ufficiali sia del tutto insufficiente ad inquadrarla in modo appena mediocre. Queste e molte altre considerazioni giustificano quanto fu osservato dalle menti più riflessive all'epoca in cui venne annunziato che la Gran Bretagna istituiva la coscrizione obbligatoria : e cioè che un esercito contiflentale no11 JÌ improllfiÌJa. specie un esercito da opporre alla Germania e all'ltalia. L' Inghilterra aveva contro le sue forze armate il fat.tore tempo e il fattore preparazione. Il tempo per mobilitare, allenare e sbarcare in fr~cia il suo esercito le è stato ~egato e la guerra. è stata perduta prima ancora · di iniziarsi. Se poi vogliamo scendere un po' più addentro e indagare la composizione e l'armamento dell'esercito britann1co, per vedere come si è presentata. questa forza terrestre alle severe prove della. guerra. di movimento e quale dimostrazione essa. ha. dato di sè, altre e gravi considerazioni si affacciano alla. mente dell'osservatore più superficiale. Si è già vi397


sto che l'esercito territonale non possiede nè artiglieria, nè carri armati pro-. pri. Per l'allestimento del corpo di spc · dizione in Francia, è stato necessario rivedere da ·capo a fondo l'ordinamento preesistente, aggregando alle varie divisioni di fanteria gruppi di artiglieria a cavallo corrispondente press'a poco alla nostra divisionale, e l'artiglieria di medio calibro che in parte assoh•e lllle funzioni della nostra llrtiglieria pesante. Le rivelazioni pubblicate in questi giorni dalla stampa inglese e dovute ad un « innominato ufficiale di ~tato Maggiore del Corpo di spedizione Britannico » (che potrebbe essere lo stesso Visconte Gort) hanno fatto conosc..!re che il n maggio gli inglesi possede . vano munizioni solo p~r 160 pezzi di .utiglieria, ~ IUJSIITI proi~llile per le armi porltttili. A parte poi le qualità tt."<"niche ,l::f cannoni Inglesi, che risultano nettamente inferiori a quelli tedescht, italiani, frllncesi e svedesi, !"affrettata riunione dei gruppi d'artiglieria ai l'ari repa•ti operanti del corpo di sptdiz=one, h~ prodotto in primo luogo una assai minore. eluticiti. del fronte. la mediocre fusione fra i vari elemet~ti in linea è sempre stata una caratteristica dei corp• di spedizione britannici; e ciò deri va proprio dalla ma~,~cmza di intima collaborazione fra !"artiglieria e le fanterie. Nella guerra 1914- 18 i tedes:hi, scontando la scarsa elasticità, riservavano le lo;o uioni di sfondamento ai tratti del fronte affidati alle armate inglesi, sicuri che, rotte le prime' linee, il sistema difensivo non sarebbe più stato in grado • ...._ di reggersi. Nella guerra odierna bench.: • le armate inglesi non vi abbiano partecipato altro che per ripiegare sulla costJ per il pronto reimbarco, . non sembra lht questo gravissimo inconveniente sia stato eliminato. Anzi sembra destinato ad ag_~; r.• varsi per il modo caotico con cui la Gran Bre tagna è costretta a prepararsi ad una eventu.t lità dimenticata da secoli : La lotta sul pro prio territorio. L'arma che ha battuto l'Inghilterra "'! continente è stata proprfo un'arma invem.H.t dagli inglesi e da essi per la prima volta u,,.,,, nella battaglia di Cambrai del 1917 : il curn armato. Ma il carro armato presuppone: J., .~uerra dinamica e non la guerra statica , '·' !!uerra di movimento e non la guerra d t pu sizione. Ora è interessante notare come, hno :t qualche mno ·fa era proprio l'lnghilter~ ,, .• sostenere le dottrine della guerra dinan·. , , contro quelle della guerra statica propugn.Hc dalla Francia. Qual.chc anno fa si poteva lcJ.!· gere in una pubblicuione inglese che « l'artt militue britannica si distacca notevolmente d.t quella francese per una maggiore import.tr l.l attribuita alla mobilità ed alla sorpresa. ed .1 ll'accentuato impiego di mezzi meccll.nici c Jt carri armati ». L'uso regolare ed il vasto ·m piego dei reparti corazzati furono studiati alcun• anni fa in Inghilterra. Il generale Fuller, 1.1u t~re d~lla meccani~ione, foce alcuni esp<> nmenti con una bngata corazzata, i quali mt sero subito in luce gravi difficoltà dj coll!:gamento. La brigata corazzJ.t:~. :1-llora fu sciolt~ c sostituita da due brigate sperimentali mntoriz:zate. Ma di guerra di movimento. man

mano che ci st avvicinava realmente .11 conflitto, se ne parlò molto poco. Si arri1•ò inl cee alla costttuzione di reparti di carri ,lf. mllli di vario ttpo, atti ad assumere da soli il o.:ombatttmento, eJ escludendo ogni subordmazione dei carri alla fanteria. Ma allo scoppto dd conflitto attuale, la dotazione d, carri armati del wrpo di spedizione britannico era m,·erosimtlmentc es1gua. Come SI era passati alla contczione della guerra di mo1•imento, ad un armamento cosi scadente per una lotta lhe s1 :mnunoan mortale? La sp•egaztone t semplto.:e c nsale alla mentalità tradtztonak m~lese : 9uesta guerra doveva essere una guerra dt blocco. E il pontefice massimo dei critici militari br1tannici, l'mdfabile Liddel Hart, in una serie dt articoli pubblicati sul gravisStmo t1111eJ pnma dello scoppio delle ostilità, sosteneva <..On vivacità che : « La Gran Uret.tgna non può vi ncere la guerra contro la Gcrmanta altro che con la pressione econo. mila ». Egli era contro « !"espansione illimtt.lt.l, l.1 ronfus•one strategiCa, la coscnzaone mtlttarc in massa. d futtle sacrifièto e' l'esaurtmcnto naztonJlc », che avrebbero impedito .111.1 Gr.1n Breta}lna di far la parte del leone alla t a' o la della pace. t~ h era contro la s~­ r Jnz.t d, 'inu:re la guerra « perseguendo ti mtrJ~io della 'ttloria de(lsiva sul campo dt bJtta_clia >> Ddes.• e blono sarebbero state le Juc forze che a' rebb<.·ro dt nuovo rimesso ti J~tmo del mondo nelle mani dell'lngh1l· terra Rmun(tamo alle lOndusiont : il ltttorc ruò ~~ Jrlc JJ sè da t fau . accaduti e da quel l: <h c stanno JlT.tdendo, e le tro\'erà confermate da. <juelt. dll' .tll:t.dranno UO:tiY.Xl(.' O

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SONO QUA lTROCENT'ANNI Lhe l'Inghilterra lOnduce una lotta quotidiana, mcessantc e inesorabile per conservare contro tutti e nonostante tutto, le 'ie e r nodi delle comunicazioni che reggono rl suo impero. Un tempo, queste vie lOOd1Ke1·ano alle ricchezze dell'Africa e dt'li'Asia: oggi conducono ai Iom drammi, alle loro epidemie, alle loro carestie, .1i loro wnflitti di caste c di razze. Dopo avere combattuto per tanto tempo contro i Portoghesi, gli OIJnd("Si, r Francesi, Hyder .Alì, Tippo-Sahis, i Cipays. glr Afg.m1, i Birmani, i Boeri t r Russr, OJ;J;r l'Inghilterra deve battersi contro la peste, b rnisena, i politici localr, le aspirazionr der popoli, le rivendicazioni nazionali, le St:adcnze d; promesse solenni, e uò a prezzo dr benefici rn diminuzione e di c~na impopolarrtà 10 aumento. Le ,.,c dell'Impero non portano prù alla mcrropof i spezre gioi eli i e sete · le portano san. J'UÌnosi conflrtti e pesantr responsabrlrtà che hanno nome, nel caso più tipH.o, dr Palestrna. Quelh P:tlestina che Allenby credeva dr doler conqurstare al solo scopo di lrberarc I'Egrtto e .rJlontanare la minacoa turco-tedesca dal Canal<- dr Suez, quella Terra Promessa chr: 1 primi Altr Commissari britannici avevano ricevuto mandato Ji organizzare al solo scopo d1 d.rre una soddisfazione morale e dottrinaria ai

~opra: SuUa atrado di Jericbo io Poleatit!a eoldCJti ingl. .i f.ru9GDO Wl u::obo aoapettaho d.i por1crre Cll'lai. - Sotto: PerqW.i.zioai di cuabi io

Pal..t:i;raa,

>ronr'ltr Jdla Crty ~:del Parlamento, è divenuta la pietra di paugone ddl.1 potenza imptriale inglese: un rmpegno .t~sunto alla lcgger.1, <on disinvoltur<~, si è rivelato gravo. \ls;rmo e le sue wnscguenzc ~ono catastrofiche. La Pale~tm.l è stat.t pc• f'lnghiltcrr,l un,l tragica .:'Sper~enza. '< lo non nego <he si.t un'av\'cntura >>, dichrarava lord Balfour .df.t <Jmera dei Part nel g tugno 1922, parlando deJI'istalzronc Ji una comunità ebrarca in Palestina, e in risposta .t un attacco dr ford lslin,!;ton che protestava per J'accett.tzione del mandato Ja parte della Gran Bretagna. '' E non donemmo aver mai nessuna avventura? » prosegui\ ,1 l'apostolo del s•onismo. <<Non tenteremo nui ;."Spertcnzc nuove?». J.'esperrenza, l'avl'entura, consisteva nello stare a vedere come sarebbe hnita la Terra Santa, la terra .roppo promessa, che gli inglesi, nello spazio di tempo compreso l ra rl t 9 t 5 e rl 1917, avevano per tre volte regalata a .re dil'crsr alleati: nell'ottobre del 1915, agli arabi a: quali era garantita la costituzione di un potente stato panarabo sulle rovine dell'impero ottomano; nel maggio del 191 6, ar francesr cui venrva assicurato un fiorente impero coloorale dall'Egitto all' Asia Minore; e finalmente nel novembre del 191 7 agli ebrei con l• famosa dichiarazione di lord Balfour che gettava le basi di un focolare nazionale ebraico. Nei confronti della Francia, l'esperienza andò bene : alla fine della guerra, difatti, Clemenceau nel suo odio verso la Gennania si prroccupava assai più dei problemi continentali che di quelli coloniali, e rinunciò facilmente ai maggiori possessi nel Levante sperando di garantirsi vantaggi in Remnia, iJ cbe poi non ottenne.



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Vtr.so gli arabi, invece, rimangiarsi l'•mpegno fu più rna1agevok per quanto venissero mobilitati a tale scopo tutti i pubblicisti d'lnghlltara. Il Times cominciò a scrivere che «sopraffatti dagli avvenimenti sanguinos! d! Palestina, gli stessi circoli inglesi attnbu•vano un'importanza esag,aJa agli accordi conclusi durante la guerra. Le origini d1plomatiche del problana palestinese risalgono agli acwrdi Hustein-Mac Mahon, al trattato segreto del 1915 (promme aglt arabt), all'accordo SykesPicot del 1916 (pronwu ai frallcw) e alla dichiarazione Baliour del 1917 (promme agli ebm). Ebbene, proclama cand1damente il giornale, uno studio imparziale di questi testi permette di rendersi conto che nessuna contraddizione essenziale oppone fra di loro i successivi 1mpegni sottoscritti dall'lngh•lterra. Gh accordi Mac Mahon non hanno regolato in alcun modo la futura sorte della Palestma: al contrario, hanno scartato 1 luoghi Santi e .utte le reg•oni Situate a occidente d. Damasco e Hama, la Palestina ci~, dal novero dei terntori che dovevano più tardi costituire lo stato :uabo, o la confederazione deg li stati arab1 richiesta dallo sceriffo Hussein a compenso della sua rivolta contro la Turchia. Invano, assicura Il giornale, si cercherebbe nelle d•eci lettere che costituiscono il complesso dei documenti, un rifenmento preciso alla Palestina». D 'altra parte, il generale Sir Henry Mac Mahon, che aveva avuto l'incarico di trasmettere allo sceriffo della Mecca le proposte 10glesi nel 1915 e 1916, rafforzò la tesi del Times inviando al giornale una lette: a in cui « pt'f dissipare ogni equivoco >> assicurava che la Palestina era stata « forrna1mente esclus:J cnlle promesse arabe». La questione, concludeva il Tim4s, è peràò interamente chiusa in senso negativo. Imprudente affermazione. Il generale MliC Mahon è cert:unente un bugiardo poichè le dieci lettere contengono l'esplicito riferimento alla Palestina. Gli originali di tue sono conservati negli archivi dell'emiro .Abda.llah ad Amman, la capitale della Traosgiordania, e questo fatto ha messo in estre. mo imbarazzo il governo inglese all'ultima

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conferenza di Londra per la Palestina. L'emi. ro possiede inoltre un documento in data 8 ottobre 1917, nel quale inglesi e francesi pro. mettono solidalmente agli arabi la completa mdipendenza di tutto il loro paese già appar. tenente :lll'impero ottomano. Palestina compresa, perciò. L'S febbraio 1918 l'l_ng~ilte~ra rinnovò per proprio conto questa d•ch•arazlone, c il 9 novembre dello stesso anno l'ambasciata francese a Washington trasmise a Wilson un'ulteriore dichiarazione anglo-francese che, in armonia con 1 14 punti del presidente americano, riconoscev~ agli arabi il pieno diritto d1 autodeCISione : a tutti gli arabi, compres• q uindi gli arabi di Palestina. In tutti i do..umenti in possesso dell'emiro di Transgiordania, del resto, la Palestina non è mai esclusa dalle regioni spettanti agli arabi, nonostante che ciò contrast. con la dichia razione di lord Balfour relativ'a al focolare ebraico da costitUire in terra Santa. Le bugie del Timn e quelle del generale Ma' Mahon non potevano comunque risolvere la questione per intero. Se pure la Palestina non doveva intendersi compresa tra le regioni componenti la confederazione panaraba, restava il fatto che popolazioni arabe venivano pm.1te del diritto di autodecisione e, ciò che è peggio, spossessate delle loro terre a benefiCio degli ebrei e assoggettate ad un regime di predominio sionista quale esse non potevano certamente g radire. La pubblicistica inglese, lanciata al tentativo di risolvere il grave problema sul terreno dialettico, non si ~so­ mentò oell'atfrontare questo ostacolo. E la tesi che sostenne merita di essere citata. Scrissero i dotti inglesi: affermare che la Palestina è etnicamente arcl»., è un conto; dimostra.do è un'altra faccenda, molto più difficile, singolarmente più difliòle. Senza bisogno di cntra.re in particolari precisi, basti dire che è ormai ammesso che le attuali popoluioni palcstinesi SOilQ coroposte di Caldei, Assin, Atarnaici, Turchi, Ebrei, immigrati molto tempo prima dell'Egira, e io parte isla.

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minati in seguito, quando i veri arabi, partiti dal cuore dell'Arabia alla conqu.ista del mondo, si sparsero in Palestina come altrove: come io Africa settentriooale, pa esemptO. c nella penisola iberica. . . . . . Di fronte alla obbiezione hnguìstlC&, indi· scutibile, la scienza ufficiale inglese ~ vaciii.. e noo ha esitazioni. Proprio la lin~ araba parlata dai palestinesi servidanzi a ~ mostrare che essi non sono arabi. · • Chi parla arabo è Arabo » dice ~ dP orientale, e di qui è nata la coofusaaac, alli comune, che tende a qualifiwe come ~ Ji;,. Palestina, l'Egitto e altre regioni afriCIM asiatiche, ciò cbe in verità noo alcuna realtà storica o pgnJia. storica fu tuttavia l'agitazione mai

Infllt!·


paJestinesi, a.rabi o no, contro gli ebrei ; fu la lotta accanita che condussero contro le autorità mandatarie, fu l'atteggiamento ·di irriducibile opposizione a qualunque compromesso. Nel 1938, anno che per molti aspetti può essere coo.siderato cruciale, il bilancio del terrorismo acquistò proporzioni impressionanti.· Dal l luglio al 30 settembre, cioè in un solo tri.mestre, furono uccise in Palestina 836 persone e ferite 926. Si noti la tragica proporzione fra morti e feriti e si consideri che le cifre stanno a indicare una medn di circa dieci morti e dieci feriti al giorno, per tre mesi consecutivi, senza alCW}a parentesi. Un terrorismo, dunque, che si traduceva in una vera carneficina alla quale non riuscivano a porre alcun riparo coloro che avrebbero avuto come primo compito quello di garantire l'ordine. V 'è di pià e di peggio, anzi. Secondo le stesse statistiche, le vittime si contavano soprattutto da parte araba. Si avevano infatti 640 morti arabi contro 160 ebrei e 28 inglesi, il che dimostrava a sufficienza come gli arabi

fossero vittime delle reazioni sia degli ebrei si:L delle autorità britanDiche. Il numero delle vittime, poi, andava aumentando progressivamente di mese in mese. Se in luglio si erano avuti 210 morti, in agosto questi erano 266 ·e in settembre 370. Alle vittime 'delle sommosse v'erano poi da aggiungere, per lo stesso trimestre. già coo.siderato, 20 condannati a morte, tutti arabi. Si vide anche che le condanne capitali risultavano incfiicac.i e che il timore della pena non esercitava alcun potere inibitivo, poichè quanto più si aggravavano le pene tanto più si sviluppava l'azione terroristica. .La Palestina era in pennaacnte stato rivoluzionario e a nulla v;~.lsc che il governo di Londra inviasse ;~. Gerusalemme il generale Wavell, uno specialista della lotta contro il terrorismo, un virtuoso delle spietate reazioni contro i popoli soggetti, il quale aveva fatto le sue armi in India ai tempi del generale Dycr, il massacratorc di Amritsar: a nulla valse poichè lo stesso generale, con tutte le sue truppe (da 5.000 uo.mini il presidio in-

glese in Pal-stina divenne di 10 mila, poi di venti, di t.~-nta, per asçendere come massimo ai 45 mila soldati) fu un bel giorno costretto a evacuare le città sotto la minaccia di un ve:-o c proprio esercito arabo che per una settimana tenne sotto controllo quasi tutto il paese. Questa fu la drammatica realtà storica che sospinse l'Inghilterra sulla via di un nuovo tradimento. Il problema per la Gran Bretagna non era infatti impostato sotto il segno del sionismo o del panarabismo : era un problema di strategia mediterranea e di equilibrio im- · pernle. Arabi o ebrei, ciò che contava erà l'Inghilterra, era che l'Inghilterra conservasse una salda posizione in Palestin;~., sulla sponda orientale del canale di Suez, suU'approdo mediterraneo della via terrestre per le Indie, nel paese dove sbocca l'oleodotto di ~ossul. Di qui ebbero origine, e non certamente da uno scrupolo verso le leggi di umanità, tutti i tentativi, tutti i faticosi progetti per sanare l;~. gravissima questione. Si parlò di triparti%ione della Palestina in zona acaba, zona ebraica, zona inglese : e gli arabi risposero di no, che non volevano sapeme. Si tennero conferenze bipartite, a Londra, con l'intervento di due delegazioni, una ebraica e una araba, le quali nemmeno consentivano di sedere attorno ad una tavola rotonda, ma si riunivano in sale diverse, separatamente, con funzionari inglesi che facevano la spola su e giù per gli scaloni c i corridoi, messaggeri di risposte sempre negative dell'una delegazione alle proposte che l'altra aveva fatto. Si convocarono j rappresentanti dei paesi arabi a Londra per una conferenza che doveva essere di conciliazione e di compromesso, c i nazionalisti paJestinesi indissero prontamente al Cairo una specie di anticonferenza per proclamare davanti al mondo che mai avr(bbero accettato una soluzione che non corrispondesse integralmente alle richieste già formate. Londra si spazientiva. Il Gran Mufti di Gerusalemme, arrestato dagli inglesi e poi fuggito in Siria, resisteva impavido alle pressiom e alle minaccie. Londra ne aveva fatto un martire, gli arabi e tutto l'Jslam lo consideravano un eroe, e del martire eroico il Gran Mufti assumeva l'atteggiamento intransigente. Un coro di raccomandazioni di esortazioni e dJ consi. gli si levava intanto verso di lui da tutta h e:ordro i


~tampa democratica e filogiudaica, perchè accettasse 1~ propost~ J1 Londra. Perchè tanta Intransigenza? gli domandava sul TempJ rebreo Giorgio Meyer. Che cosa avrebbero da guadagnare gli interessi arabi dall'atteggiamento preso daJia delegazione palestinese se questa non accogliesse la soluzione inglese? La risposta è già stata data da Londra in forma molto chiara. Il governo ha mfatti riprtutamente annunoato ai Comuni che se non fosse stato possibile trovare una via d'uscita per mezzo d1 negoziati bilaterali con 1 rappresentanti del movimento terrorista e i delegati arabi chiamati a l ondra, il governo britannico avreb~ applicato una soluzione di sua scelta, assicurandone eventualmente l'esecuzione con la forza. Il Gran Mufti sorrideva da Damasco nella sua barba di profrta e intanto il gran mamadlero Fanz1 Kawkag1, b raccio secolare, deiI'Jslam in rivolta contro il giudaismo, batteva la campagna infliggendo alle truppe inglest un a sconfitta dopo l'altra. Quello che gli inglesi ddinivano terror~mo era infatti divenuto una campagna di gverra vera e propria, e ciò bastava a dimostrare cbe l'eventuale tmpiego della forza non sarebbe stato per l'lnghiltecca un'arma di facile uso. E infatti, dopo molto minacciare, Londra si attenne a un diverso partito, risolvCDdosi a tradire gli ebrei, i soli che ancora non avevano sperimentato a proprio danno lo~ singolare facoltl britannica di mancare alk parola data. E li tradl rinnegando la dichiarazione Balfour. Fallita clamorosamente la conferenza di l.oodra, infatti, il governo britannico pubblicò uno sandaloso libro Bia.nro che cominciava col deplorare cbc 1'~one di « Focolue n~ naie ebWco • avesse iQgenerato tanti spiacevoli equivoci. Questa dizione di « Jewisb National Home » era comunemente intesa nel senIO che la Palestina avrebbe dovuto divaw.re UIIO Stato ebraico : errore, dichiara il libro biaoc.o, e _pnllqUe : « J1 governo inglese aCOD· Yiato che gli autori dd documcato che ilti-

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tuiva questo mandato, e che comprendeva la dichiaraz1one Balfour, non possono aver avuta l'intenzione di trasformare la Palestina in Stato ebraico, contro la volontà della popolazione del paese». L'affermazione era un po' ardita, ma i comptlaton del L1bro bianco hanno a suffragio le promesse fatte agli arabi nel 190, le lettere di Mac Mahon e gli altri documenti dt cui l'emico Abdallah possiede gli originali, onde riesce facilissima una serie Ù1 citazioni categoriche, concluse con una rinnovata dichiarazione a favore degli arabi : « Il governo :li Sua Maestà dichiara senza equivoci che la ~ua politica non mira a fare della Palestina uno Stato ebraico. Esso considererebbe contrano ai suoi obblighi \"erso gli arabi secondo 1 tcr.: .ini del mandato e alle aJJirurazioni date nel PtJJ·

Jato al popolo arabo, che la popolazivme arll!N della Palestina t·eniue auoggellata ((m/ro la Jlla volontà a 11110 Ila/o tbraico ». Il generale Mac Mahon, conferma dunque ti Foreign Office, è un bugiardo. E Balfour? per il grande patrono del sionismo, il Libro bianco ha qualche maggiore riguardo. Balfou~. in sostanza, disse bene affermando che l'Inghilterra si impegnava a favorire l'immigrazione ebraica in Palestina, ma dimenticò :!t avvertire cbe tale impegno doveva con;iderarsi limitato nel tempo : « Il governo inglese, dichiara infatti iJ libro bianco, non interpreta la dichiarazione nel senso cbe essa implichi che il mandato esige in ogni circostanza, e per umpre, cbe esso debba faci litare l'imrnigraziooe degli ebrei in Palestina tcnCDdo conto soltanto della capacità di assorbimento econo. mico. Non ritiene neppure che il focolare nazionale non possa venir realinato se l'immigrazione non prosegue indefinitamente ». Orroli, dice anzi il testo ufficiale inglese, il fou >lare si è considerevolmcote sviluppato : ciò ~t-e è fatto è beo fatto e, c:ooclodeodo, oca bub. Su tale base di facile soddisfazione il go~ inglesoe impostava on pros$0 compli-

cato: la .Palatioa avrebbe dovuto

cost:~

Questa guerra che si è inserita più wdi 1111 quadro della guerra maggiore è continlllll fiDo ad oggi e gli echi se ne sono attenuati solo ~ virtù delle maggiori battaglie ~ altrote ~ combattevano, ma ha dato ugualmente t11D motivi d i gravi preoccupazioni per l'lngbi.lturl che questa un gio rno si è molta a perpdiiiC un altro tradimento da aggiungere alls luap serie, per elimina re almeno uno ~li . an<er· sari, l'ebreo. Il 22 di giugno, infatti, stlpuD" . con i sionisti un accordo in cui ric00(15CCft all'Agenzia Ebraica internazionale il car~ di governo dd futuro Stato libero ebr_eo, ~ quale avrebbe dovuto aderire in qualità di Dominio libero e sovrano alb British Co•· monweaith of Nt11ion1, e ricoooscere Sua Maestà britannia quale Re dells Gtudea. La Giudea avrebbe avuto un esercì~ una flotta, un'aviuione e perfino una colooia ~ iJ governo inglese metteva a sua dispolt~ sull'altopiano etiopico. Tutta l'Etiopia. ..-. ad esclusione delle regioni attorao al Jl&o

remò

Tana. Queste regioni ooo lODO per il IliOmento meglio delimi~ ma la un'importanza eccesliYL Pi~ iaiJIOdl'*..,. &Ddarle a cooqaistare.

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{London 1870) in cui è contenuta l'asserzione <he la prostituzione era nell'ottocento 11110 siadio lramitorio attraverso cui un numero incalcolabile ~ donne inglesi erano passate o passavano mcessantemente. Affermazione che nel 1870 scatenò le ire dei mora!isti e di quei rappresentanti dei ceti della società britannica i quali si ritenevano depositari di una mouJe superiore da proporre come esempio a tutti i popoli dell'universo; ma che quindici anni do. po le rivelazioni documentatissime di un grande giomal,e londinese, la Pe~/1 Mal/ Gaztlle, dimostrarono di una verità inoppugnabiJe. E di questo ci occuperemo fra breve. Ma va notato però che eccetto i primi tentativi fatti sotto Enrico II, Edoardo Ili ed Enrico VI, e che fallirono, niente fu poi tentato per im~dire il dilagare della vergognosa piaga. le8Jslatori ed uomini di stato lasciarono che le cose seguissero il loro c.orso normale. Poi ci fu la rivoluzione industriale, che ammassò nelle àttà enormi folle di operaie, e che sulla miseria di molti fondò la ricchezza sterminata di pochissimi; e questo fu un nuovo incentivo al diffondersi dell'immoralità. Ma lo stesso meccanismo economico liberale facilitava la corruzione dei costumi e A. SbeiWeJI nella sua Life in W 'st London (Londra, 1897) potè scrivere che « la morale varia col commerc.jo >> alludendo cosl alla causa principale della prostituzione i.n Inghilterra : Ja miseria derivante dalle crisi economiche, crisi che il siste. ma liberale non era capace di prevenire e che esso lasciava svolgersi senza intervento alcuno, affidandone la risoluzione alle così dette forze naturali. « Bisogna percorrere la sera le vie di Londra, osservava verso la fine dell'ottocento il Faucher nei suoi «Etudes sur i'Angl,lerr~:» (vol. I, pag. 63), per farsi un'idea della moltitudine veramente incredibile delle donne e delle ragazze che assalgono i passeggeri ». Gò che caratterizzava nell'ottocento la prostituzione di Londra era l'età giovanissima delle diSopnn l111a 'riCI del ICI.IIloao quartlere di .r-<~n< " Wlai· ted>apel" ,..,.o Il 1870 - Sotto: "l1Da biaoo.c:a !Dvi......

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LA TRADIZIONE ha intessuto intorno all'lnghilterra vittoriana, una leggenda di probità, di sanità di costwni, di illibatezza., che il mondo ha per lunghi anni accettato ad occhi chiusi. L'isol.a, cons!dera.ta come la culla del liberalismo politico e del liberismo economico, sembrò, specie durante il lunghissimo regpo della regina Vittoria. la roccaforte di tutte le virtù famigliari e sociali.· Sconosciute, almeno in apparenza, sembravano ad essa le perversioni e le tragedie dd vizio, asi frequenti sul continente: la vita inglese in genere, (e quella londioese in specie) fu per luoghi anni reputata l'incarnazione di ogni virtù. l'ambiente più adatto per lo sviluppo delle più nobili facoltà dell'intelletto e del cuore umano. Ma la r.ealti era. ben diversa da questa rosea oleograna. Tutte le àttà inglesi, e Londra più di ogni altra, nascondevano piaghe sociali di inaudita profondità e virulenza. Ed una, più di tutte, brulicava e bruàava: la prostituzione. Opere egregie, di scrittori ioglesi e stranieri, hanno nell'ottocento, documentato questo aspetto doloroso della vita inglese : basti qui rioordare quella del Richelot, La prOJiillllìon m .Angl,tm' (Paris, 18,7); l'altr& del Ryan, Prostil11tion in London (Loodoo 1839); e quella. dell'.Actoo, Prostil11lion


Tyne lasciò intieramente a SteaJ la .lircziont del giornale. La rinomanza di Stt·J.I r.l}tt;iunst l'apogeo durante i seguenti sette anni, qu111do con Alfredo Milner (anch'esso nominJIO più tardi visconte c che fu suo vicedirettore) inau. gurò il nuovo giornalismo, quello cioè CUI siamo abituati noi. La Pali MA/l Gaznlt, in. fatti, oltre ad avere una eccellente rassegru dei fatti del giorno, ed una quantità (ptt il tempo) enorme di informazioni dirette di o. gni genere, politiche, linanztarie, mondati(, dall'Inghilterra e dal mondo, inaugurò il si. stema delle interviste personali e quello ddle illustruioni nei giornali politici, raggiungtn· do ben presto tirature .inaudite e grande in. fluenza nella vita politica britannica: lanto che, ad esempio ad una sua campa8"a fu do. vuta la spedizione di Gordon nel Sudtn. Stead fu il primo a pubblkare anche volumi. nosi supplementi illustrati del suo giorn1Je con abbondante pubblicità e ad imprimere al giornalismo europeo un ritmo dinamico, pri. ma d'a.llora del tutto sconosciuto. La'·paJf M411 Ga%elte, inoltre era fo.temcn. te influenzata dallo Salvalion Army (l'Esercito della Salvezza), che tentava allora, con i suoi mezzi, di combattere la tratta delle bianche. A &ead, poi, piacevano i r~~rtag~s sms.a. ziona.li. Cosl nel calmo cielo deii'Inghilttrn, 1ll'inizio dell'estate del 188~ scoppiò lo scan. dalo enorme che mise a luce le piaghf · 'tr· gognose che si annidavano sotto la maschert ,.j rtuosa ed orgogliosa della Londra vittori:uu.

sgraziate che ne erano vittime. Quella immensa metropoli abbandonava senza difesa e prOtc:zionc migliaia di fanciulle impuberi che mandavano invano il loro strazianl! grido di dolore cd invocavano soccorso contro i lupi feroci (appartenenti per la massima parte aue d assi ricche, ali" aristocrazia c perfino all'alto d~o protestante) che le straziavano. La puritana Inghilterra c~ sotto la guid.1 di Gladstone nel 1876-79 aveva emesso le più a.lte grida di orrore per le at•ocità '-"Ommesse dai turchi suile donne bulgare, rifiutava scandaliuata ogni accenno alle atrocità che si producevano ogni giorno, ogni notte tra le nebbie di Londra, nei vicoli bui dell'WestEnd, nei clubs aristocratici, nelle tastosc dimc;e dei lords. E si disinteressava alle altre cause importantissime d'immoralità: la condizione miserabile delle operaie, la basseua dei loro salari, che impedivano di condurre, coi soli proventi del lavoro, una vita onesta a detine di migliaia di fanciulle. Al cadere della sera, un vero esercito di disgraziate invadeva Trafa.lgar Square, Oxford Circus, Regent Circus; si spandeva per le st:tzioni ferroviarie; pullulava nel quartiere dello Strand; dilagava in Haymarkct e in Piccadilly. Lo stesso accadeva nelle altre grandi città industriali del Regno Unito, a liverpool, a Edimburgo, a Glascow, a Manchester. Non erano soltanto !"ignoranza, la miseria, l'avversione al lavoro, che, come negli altri paesi, determinavano in Inghilterra la perdita di migliaia di donne. la colpa risaliva alle istituzioni naziona.li, proposte a modello a ·,"Utto il mondo, che, stabilendo l'assoluta invio. !abilità del domicilio, proteggevano indirettamente l'alleanza della prostituzione co/ furto

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e il traffico di migliaia e migliaia di -fanciulh appena uscite dall'infanzia. Ma lino al 1885, l'lnghilterra non volle ammettere l'esistenza di questo vergognoso traffico di carne umana, che avveniva alla luce del sole. Fu, come già ricordammo, alla Pali Gazme che si dovette la coraggiosa azione di sollevare il velo che copriva tanta miseria. (U . nome: del g1ornale derivava dal fatto che la redazione era posta in una strada dello stesso nome fra I'Adm~ralty Bridge e Buckingam Palau). E ad un uomo, William Thom:1s Stead, che può essere considerato uno dei creatori del giornale moderno. Era nato il ~ luglio 1849 a Ernbleton e niente, nei primi anni della sua vita, faceva presagire io lui l:> tempra del grande giornalista. Infatti per un certo tempo si dedicò al commercio e solo nel 1870 cominciò a collaborare al Northern &ho. un giornale liberale da poco fondato a DarJington. Ma la sua collaborazione fu cosl apprezzata che nell'aprile del 1871 veniva nominato direttore bcnchè non· avesse mai visto, prima di quel momento, una redazione. Negli anni 1876-79 fu ardente sostenitore di Gladstone nella campagna contro i turchi per le atrocità bulgare. Ncl settembre 1880 Stead fu chiamato a londra, e nominato vice-direttore della Pali Mtdl Gazel/e. Questo giornale, ferocemente reazionario fino al 1875, passato in quell'anno sotto la direzione del signor (più tardi visconte) Morlcy, si era trasformato in organo liberale, pronto a secondare tutte le nuove idee di rinnovazione sociale. Insieme a Morley. Stead lavorò lino al 188}; fino a quando cioè il primo, nominato depu~to alla Camera dei Comuni per il collegio di Newcà5tle,-upoo-

Per sei settimane Stead, a.lruni suoi rcdat. tori e un certo numero di ufficiali deii'.Estrci. to della Salvezza percorsero in lungo cd in largo i quartieri malfamati di londra, vtn. n~ro a contatto con le « personaliti • più in v1sta del commercio di carne umana visitarono case infami, stipularono contratti ebOOo prove inconfutabili di orrori senza ~ome. e toccarono con mano le ramifu:azioni di una organizzazione poderosa che forniva rame i resca ai letti sontuosi dci lords, dti grandi in_dustriali, dei banchieri irreprensibili della Cuy e perfmo dei principi del sangue. Il pr_ezzo varia~a : dai 125 franchi ai 700, ai m1lle franchr. Ma quel che era ancor più do. lor~ era il fatto che spesso si trattava di fancmlle di 12 o 14 anni, che non avevano la minima idea di quel che sarebbe loro acaduto, o di fanciulle rubate ai loro genitori o vendute da questi. Noo solo : ma lt indagini di Stead e dei suoi collaboratori gittarono sulld classe medica londinese un'ombra indelebile. Infatti la merce veniva sempre conse8"ata 1i dienti munita di un certificato medico, rila. sciato da un professionista esercente a lon· .:Ira, ed attestante l'assoluta integrità 6sica di essa. Spesso queste fanciulle erano na«otiz. zatt', spesso costrette con la violenza: 1111 tutto accadeva in case isolate, ove le grida ~elle vittime si smorzavJinO fra pareti imbot· ttte ed ove esisteva tutta una organizzazione pronta ad entrare in azione e a sviare i 50Spetl; ~ _qualche indiscreto o qualche agentt di pohZJa avesse voluto mette!re il naso li dentro. Non solo si rubavano fanciulle ma se ne allevavano allo scopo di prostit~%ione, come cavalli o cani da corsa : e queste erano pagate da venti a quaranta sterline ed erano riservate ai dienti più ragguardevoli. Stead riportò poi, sul suo gioma.le, che a fui erano state! f~ttt offerte orribili, da un giorno all'altro. 1'\pre •

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IL PROCESSO WIWE costituì allo spirare del secolo scorso, un'affare da tratt~t: con lt: pinze,. nel quale i puritani t: i borghesi d'Inghilterra SJ scagliarono con accammmto sospetto, quasi volendo nel rumore prov~to ~ a una pt:nooa, stornare dà sè stessi l'attenzione dci giu~ICJ . E pot dovt:Vano una volta per tutte prendersi la rivincita su questo u landese vmuto a Londra a bt:ffarsi d\ tutti t: a incantare oon arti da istriooe quanti s'imbattt:Vano in Jui, grandi o p iccini che fossero. Aveva cominciato a rmdt:rsi popolare rioorrm do ai mezzi più facili: narrano ch'egli prendt:SSe a modello il pitt~ Whistler, un altro che si era guadagnata una celebrità moodan& portando baffi e pizzo bianchi e i capdli lunghi tinti in nero meno una ciocca cand ida partente dalla fronte, e a m lpi di battute di spirito. I suoi capdli stravaganti, gli indumenti fuori moda e i lungbis.simi bastoni, erano serviti a fame uno dei persc_xuggi più noti :anche a quanti non erano in grado di capirne i quadri. Durante il primo decennio dunque dd suo soggiorno a Londra, W ilde indossò \Dla giacca di velluto, calzooi corti di seta e calze lunghe di seta anch't:SSe, sca.rpini di vernice oon fibbia di metallo, e il nero dell'insiemt: era ravvivato dal candore ddla camicia dal colletto alla lord Byroo, ornata di merletti preziosi alle maniche e sul petto, nonchè dalla cravatta molle rossa o verde e da un grande fiore, giglio o girasole cari ai preraffaelliti, o garofano, ma verde, all'oa:hicUo della giacca. G~rav~ così per le vie cittadine, assal spesso tenmdo il fiore delicatamente con due dita, e d'inverno si copriva coo un grande mantello romantico o con un cappotto fodttato di pelo, guarnito di vistosi alamari,. che non si toglit:Va neppure se rimant:Va in ambienti 4Uusi e riscaldati. Portò per molti anni il cappello floscio e le lunghe chiome care alla boherne internaziooale, ed allorquando un giorno si decise a tagliarsi i capelli a<.:con ciandosi una testa ch'egli stes50 si oompiaceva di definire «alla Nerone», adottò il cappello a cilindro e qudlo tenne sino all'ultimo dci suoi giorni di eleganza. Fece fra il 1881 e il 1882 un giro di cooferenze io America e io Inghilterra sulle Jotrri ne di una nuova estetica, spacciando per sue troppe battute e troppi paradossi di Wbistler c alienandosi così per sempre l'amicizia del pittore; andò poi a Parigi dove provò a imitare ltllzac, copiando il suo bastone dal pomo di avorio tempestato di turchesi e affermando che per scrivere la notte indossava una tonaca da fr;tte col cappuccio, perchè. cosi dict:Vano si trJ.vestisse il celebre romanziere. Iafioe tornò ~ Loodra,. prese moglie, visse per alcuni anni una vita calma t: regolare in una casa stravagante, coi due figlioletti, poi quando venne alJa lu~ « Il ritratto di Dorian Grey », 9i potè affermare in maniera più o meno uffioale che Oscar Wilde aveva deJJe cattive abitudini. Parve diverti.rsi del nuovo elemento che si aggiungt:Va alla sua nqtorietà, e quasi a slidarc l'opinione pubblica si mostrò dappertutto in compagnia di un giovane poeta chiamato Jobo Gray, i cui costumi sospetti erano ass.'\i più cooosciuti ,che non i versi, creando così la leggenda che il romanzo fosse stato ispirato a questo personaggio. V enne infine la celebrità, venne la ria:bezdarsi di parassiti e di adulatori, non ammetteva za, e si può dire c;he per cinque anni, fioo al critiche di sorta ai suoi lavori, si diminul l'età 189~; il suo astro brillò fra le nebbie di Londi qualche anno, e siccome alla mania dell'este· dra di buona luce, coo le commedie a gran successo rappruentat:e una dietro l'altra : e al- tismo e della bohème raffinata era subeot~ta in lui la fissazione ddJ'arisrocrazia, rimise jo lora credendosi a u.n tratto elt:Vato al disopra ballo quel suo nome di o· Flaherty, pcodadi qualunque morale, intangibile e indipenrn&ndosi disct:ndente dei vecchi re irlandesi ; dente a causa dd danaro che scorrt:Va nelle sue mani, Oscar Wilde perdette gran parte dd cercò le rela.ziooi altolocate, si vantò dell'amicootrollo su se stes1o divenendo l'uomo più incizia dei nobili, e p&rlando di sua madre ooo sopportabile del Regno Unito. lunav& orconmancava mai di chiamarla « lady Wilde ».

~u.tndo ntl 1891 (Onobbe lord Alfred Brucc uoug las, un ragazzo poco più éhe ventenne, ~tudente J OxforJ e figlio del marchese di (~uecnsberry, Osc.tr 'X' ilde era un uomo corpulento, p<.·sante e malsano, con la larga ma~tella nuotJnte nel grasso della pappagorgia: Farlando tene-va abitualmente la mano alzata da,·anti alla bocca, spesso con un fazzoletto prof urnato, per nascondere il marcio dd la denl~tura e l'alito attivo, e tuttavia non tralascia' ~ nessuna occasione di vantare il suo fisico, Jt parlare dcll.t sua testa da imperatore r.oma:.o, Jella finezza Je1 lineamenti. portando una t ura p:trticolare ai c·apelli che dalla mattina ~ila sera spazzola,·a un infinito numero di ,oJtc. Avendo abbandonato d vestire dci primi tempi, ora indossava di giorno una giacca borJata di seta, calzoni rigati, usava scarpe di 'ernice, guanti grigio perla, bastone col pomo J'ow e cappello a ciimdro, come già si è detto, poi alle sette si metteva io marsina e camicia a petto inamtdato. Ostentava sempre gioieiiJ Yistosissimi, particolarmente un anello a forma Ji scarabeo e una spilla da cravatta, dono di lord Alfred Douglas, composta da un enorme turchese cootomato di diamanti. Cominciava ritualmente ogni giornata recandosi in carrozza a scegliersi il fiore più appariscente e costoso per l'occhiello. E se n ei pnmi tempi, pur di essere popolare, av~­ va sopportato coo sorridente disinvoltura e compiacimento la caricatura e gli epiteti di cui i giornali e i salotti lo gratificavano, ora diveniva sempn: più suscettibile e intoller&nte, e la vOlta che si era sentito chiamare « quel tipo » da una nobile sigoo~ infuriatosi poco

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i grandi alberghi e le sp~a~e più note ~·.E~r~pa, avev~?D litig3to, ~i erano picchiati, minacciati dJ morte, e, d1vlSI, SJ erano p1u volte rKJ.1. ciliati. Douglas aveva. la passione del gioco, amava vivere nel lusso senza nessuna preoccupazione per il danaro, e la pensioncina che dalb famiglia gJi perveniva. mensilmente era appena sufficiente per le siga. rette. Non è che sfruttasse di proposito e bassamente il suo àlllko, ro..a insomma era del parere che quando due compagni stanno insieme tocca sempre al più vecchio pagare le spese. Ora Wilde guadagmn molto, è vero, ma spendeva più ancora e in lui qualche volta il piccolo borghese affiorava ed erano lagnanze contro il giovane amico: una giornata con lui significava spesso veder volatiliuare daUe treccnro aJie cinquecento li.r e del secolo scorso, un mese di villeggiaturll tn. dotto in moneta dei nostri giorni voleva dire centosetta.ntamila lire, t una volta, durante un viaggio in Africa, lord Alfred avendo peno al Casino di Algeri l SOO sterline, toccò ad Oscar versare l'importtntt somma. Ma se pure se ne lagnava, se ne compiaceva anche, di questa vita dispendiosa : la. sua adorazione per questo ragazzo delicato, roseo, biondo e dallo sguardo innocente, non conosceva limiti, ed era insom. ma normale che il caro Bosie esigesse la frutta più costosa e rart, sigarette orientali e gli ambienti di lusso. Se Douglas . ptrtiva, Osar ~i accasciava come un grosso sacco svuotato e contava. i giorni che lo separavano dal ritorno delL'amico per corrergli incontro finalmente fargli tutte le promesse e le concessioni. Nel frattempo lo scrittoio di· Carlyle comperato col proposito di scriverei sopra il capolavoro, aspettava desolato. La famiglia del giovane lord inviò ambasciate perchè Ja situazione scandalosa avesse fine; il fratello maggiore, lord Percy Sholto Douglas of Hawick gli scrisse una lettera gentile e riguardosa esortandolo a far ritorno in famiglia, poi la stessa madre spedl un uomo politico loro parente, George Wyndham, a parlamentare con Wilde; ma quest'ulti. mo, in fio dei conti, dichiarò che la sua amicizia per 'Alfred era asso. lutamente pura. E finalmente si fece avanti il marchese di Queeosbcrry con una lettera al figlio, nella 9uaJe, dopo aver ·severamente criticato la sua vita a partire da Oxford, lo rrùnacciava, qualora non intendessr mutare rotta, di tagliargli i viveri, di prendere Wilde a revolverare la prima volta che si fosse imbattuto in lui, e tenninava dicendo, lui che di origine era scozzese: « Questi vigliacchi d'inglesi e di cristiani come si chiamano, hanno bisogno di essere svegliati».

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1886 • Edo>ardo VII. Clllcora po:iDdpe di Qallea. • il Duca di COD.Da:u;bt iD. uniforme aaauoaica,

mancò non prO\·ocasse uno scandalo. Ma bastava dirgli

« Oscar, siete stato veramente straordinario, 9uesta sera », per renderlo feli ce, ed è anche vero che pur di sentirsi adulare, lui che aYeva un tempo esercitato il suo spirito mordace, nulla e nessuno risparmiando, si prodiga1·a ora negli ambienti in cui ambiva penetrare e rendersi simpatico, lodando e magnificando ogni persona. L'amicizia fra l'autore di Salomè e lord Douglas, finì di precipitare la figura morale del primo, c il processo completò 1'6pera, anche se da questo do,·e,·ano uscirne il «De Profundis » e la « BaUata del carcere di Rcading ». Uon Lerr.onnier, aYendo studiato il caso meno frettolosamente di noi, afferma che « ...l'amicizia di questi due uomini diede loro certamente delle ore di grande gioia, ma essi furono separati da liti meschine e uniti da bassi godimenti. Considerata da un punto di vista sociale, l'influenza che poterono esercitare WlQ sull'altro fu nociva. Nato borghese, Wilde non tardò ad assumere l'insolenza aristocratica dell'amico, il quale conservava l'arroganza dei propri avi. Dal canto suo, Douglas perse, in compagnia di quest'uomo maturo ché aveva sempre ostentato un gran cin!smo, il fiore della sua giovinezza, ebbe agio di credere che la verità sta nell' eiTUinci parsi da qualunque morale. Questi due uomini si sono reciprocamente ingranditi ed esaltati, si sono avviliti e corrotti ». All'alba del 1894 entrò in scena il padre del giovane efebo, il marchese di Queensberry, deciso a difendere la reputazione deL nome e di suo figlio. Non se ne era mai occupato, a dire il vero, vivendo. da anni lontano daJla famiglia e dalla moglie, e per quanto riguardava la relazione di lord Alfred con Wilde, se ne preoccupava con un certo ritardo. Durante quattro anni i due si erano mostrati dovunque, passando da tutti i luoghi mondani, Edocudo VII U. "'"' caneutwa - - (" Le lllN ·• 2 t.bb. 11011.


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« Gte strano piccolo uomo siete! » gli ris~ in un telegramma il figlio, e ad un'altra lettera. minacciosa rispondeva ancora ~Uo stesso tooo di sfida; ma tanto questa che le altre ~guenb •. gli. ~ma~ indietro senza essere state aperte. Pei mtoranh e a ntrova da Londra. Wilde e il suo amico seguita.. Yan.o a ~i senza il minimo ritegno, mentté sempre più !unbondo al ~~ li cercava, deciso a qualunque eccesso, senu &e maa gli capatassero a tiro, e tutti tre si coprivano di un'ondata di ridicolo. Nel ~gno del ~894 venne un giorno improvvisamente in casa Walde, e fra al aw;chese e lo scrittore vi fu una. scena terribile senz'altr~ risultato che di diffondere sempre più lo scandalo; dopo d t che Queeilsbetry ricevette da suo figlio una cartolina ~e- questa doveva pu.r leggerla ! - in cui leg~va f~a di questo genere: « Se O. W. vi d~unciasse per diffamauooe, pr~dereste sette anni di carcere per Je vostre spudorat:e calunnae ». E ancora: « .... porto sempce una rivoltella canea e se mai vi ucridessi o lui vi ucàdesse, la ragione sarebbe nostra, trovandoci in condizione di legittima difesa ». E :volendo impressionare il vecchio, Wdde gli mandò i suoi legalt con una lettera nella quale gli si dava l'ocasiooe di ritrattare le insinuazioni offensive e porgere le dovute scuse; ma Q11eensberr:y rifiutò indignato. Passarono così alcuni mesi senza nessun cambiamento nelle posizioni•. quando la sera del 18 febbraio 1895, alla pnma rappresenta.zaone dell'« Importanza di chiamarsi Ernesto», il marchese si presentò a teatro munito di ortaggi da lanàare alla testa dell'a11tore quando si sarebbe presentato alla ribalta. Gli fu vietato l'ingresso, e allora furente si recò all'Albermale Oub dove lasciò il suo biglietto da visita con poche parole : « A Oscar Wilde che si atteggia a sodomita ». In seguito, anche dopo la morte di Wilde, lord Alfred ebbe vari processi per la fissazione di attaa:are con mezzi legali i suoi nemici c detrattori. Attaccò cosl gli autori che biasimavano la sua relazione con Wilde mettendo in cattiva luce i suoi COstumi e i suoi procedimenti, e gli editori che pubblicavano talt ~:,itti. Iniziò la sua attiv:tà che chiameremo giuridica, spingendo il suo amico a confidare la propria reputazione nelle mani dei giudici, e questo foUe gesto riempl tutti del più gran<le stupore. Wilde era da molto tempo, appunto a causa delle sue abitudini, sorvegliato dalla polizia, questo è 'ero, ma come lui e per le me:dt~trnc r::g;v. , vi erano in quetlo stesso periodo e nella sola Londra altre ventimila persone indizi:tte, che pure seguitarono a vivere indisturbate perché': avevano avuto l'astuzia di non provocare inchieste nelle quali fatalmente sarebbero state coinvolte. Wilde si accorse troppo tardi di aver sbagliato. Alla priola seduta dunque del processo che egli intentò per diffamazione al marchese dt Queensberry, Jo si vide arrivare, il 3 aprile lb9:S, in una carrozza a due cavalli, con valletti in livret, seduto in mezzo ai due fratelli Douglas, il maggiore dei quali, pur di prendere posizione contro il padre, aveva decisamente abbracciato il partito avverso. Nell'aula apparve vestito come un dandy, si appogiava languidamente alla sbarra, trastullandosi coi guanti grigio perla, abbas~ sicuro di sè. Ma se la prima udien%a si chiuse dopo ~ual­ che discussione slll particolare carattere delle opere letterarie di Wilde e di aiClJJlc sue lettere all'amico, l'ultima fu grave invece di terribili minacce. L'avvocato della parte avversa annunciò infatti che avrebbe cbiamato a deporre alcuni testimoni. Ma giunti a questo punto, al fine di evitare l'estendersi dello scandalo e al processo di prendere una nuova piega tutta ~ discapito del suo cliente, l'avvocato di Wilde interruppe l'avversario: per un momento vi fu tra i due legali un concitato dialogo a bassa. voce, dopo di che, rivolgendosi al pubblico, dichiararono

.:he le due parti St erano a~.cordatc, e il processo aveva termine. Assai abbattuto per questo imprcwviso rov~iarsi della situazi~ne, Wilde el.l appena nentra.to in albergo, che il marchtSe faceva pervenire al Proc11ratore Generale un voluminoso incartamento contenente le deposizioni scritte che i suoi testimoni non ave-. ano potuto fare in tribunale, e poche ore dopo Oscar Wilde veniva arrestato per aver attentato alJa w.orale pubblica. L'istruttoria di questo secondo processo fu assai lunga: iJ Pubblico Ministero presentava in qualità di testimoni a carico tutti i complici dello scrittore, i quali d'altra parte si trovtLvano nell'alternativa di parlare o di sedere anch'essi sul banco degli accusati. Uno solo fra tutti si rifiutò di aggravare la situazione di Wilde, e fu Alfredo Taylor, e da quel momento il suo processo fu regolato di pari passo con q11ello àel suo complice cd amico. Era un uomo slllla trentina, che si presentava ~la shura in perfata tenuta da gentleman, sbarbato, serio, pallido, e di lui si sapeva ch'era colto e amante della musica. Ma anche si sapeva che viveva solo, senza domestici, cucinando lui stesso i suoi pasti, che non riceveva mai donne in un appartamento dai pesanti tcndaggi tirati sulle finestre e illuminato da toràe. Ma se Taylor noo volle mai pronunciarsi contro WiJde, parlarono io compenso gli altri, ragazzi tutti fra i diciannove c i venti anni, domestici, per la maggior parte, garzooi di


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staUa o elementi scovati negli ambienti più equivoci di londra. l.a stam~ per suo conto, im~dronitasi della faccenda, nei suoi resoconti quotidiani non- perse una sola occasione per smuovere e intorbidare ancor più le acque, e a un punto tale che la Sttim James' J Gazelle annunciò a un certo momento di essere il solo foglio che non si occupava del processo Wilde, il che voleva dire che era l'unico giornale che una persona dabbene potesse comperare e portare scrua tema nella propria casa. Intanto 05car Wilde, non avendo ottenuto di essere lasciato a piede libero neppure dietro il versamento di una grossa cauzione, era chiuso nella prigione di Holloway; ma fuori di Il, fuori dall'aula del processo, la sua rOvina procedeva con furia selvaggia. Conside. rati come pornografici, i suoi libri furono ritirati dalla vendita e le biblioteche rifiutarono di darli in lettura, le commedie can<ellate dai cartelloni, e per una tacita intesa riviste e siornali rifiutarono di pubblicare una sola riga m difesa delle opere messe al bando. Poi i cttditori avanzarono i loto diritti e la famosa casa di Tite Street fu vendubl all'asta .pezzo per pezzo, i mobili ammonticchiati alla rinf~Ua in un'unica stanza, e i manoscritti e la corrispoodcma sparsi sui pavimenti. Non.o. staote le precauzioni di sigilli e serrature, i .IDaOOSCritti sparirooo, distrutti forse da qualche ardente puritano mosso da zelo fanatico. Le opere d'arte furono sperse a poco preno,

e nell'insieme il ricavo deJlt vendite 0011 su-

pero le mille sterline.

1n tribuoale il pnxaso seguiva le sue triJtisàme 'VkilsitudiDi. n primo maggio, all'ul-

tima seduta, i Biutati di5c:uJsero a Jua,go, chic~ _ , che ftiÙSK portata bo la colaziooe, e dopo àacJue ore e uo quarto dichiua.rooo di 410

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non aver raggiunta l'unanimità voluta dalla legge su nessuna delle questioni : tutto il processo era da rifare davanti a un'altra giuria. Wilde aveva ottenuto finalmente la libertà provvisoria e durante un mese potè muoversi, vedere qualc~ amico, la madre, il fratello. Sua moglie, disperata, era rientrata nel seno della propria famiglia assieme al figlio Vivian, e si trovava a Genova dove morl quaJche anno dopo. Alfred Douglas, l'amato e !"ingrato, era partito per Jootani lidi, e per quando possibile si era· evitato d'immischiare il suo nome al processo. Pochi fidi rimanevano dunque attorno a Oscar, il quale, abbattuto e scoraggiato oltre ogni dire aveva rinunciato alla consueta ele83fi21 per presenLarsi in tribunale grigio in volto, coi capelli disordinati che nessun ferro incurvava più in graziose volute. ,In questo terzo ed ultimo processo, furono ripetute le medesime cOse che nei precedenti, com~cvero i medesimi pers<>Paggi, e ancora furono ripetuti gli stessi discorsi di domestici curiosi e indiscreti. ~e giorno prima della sentenza avvenne io Picadilly una seria collutta.z.ione fra il marchese di Queeosberry ·e· suo ·figLio maggiore, Jord Percy Sholto DOuglas of Hawick, al quale egli rimproverava di aver aiublto Wilde a riunire la calizjooe per la libertà provvisoria. Dopo uno Sambio di insulti per lettera e a voce, scootratisi il 21 dd mese di maggio, si picchiarooo di santa ragiooe al centro di. uo fitto '*f)aandlo di cu.rios~ e, se.parati da un poliziotto, ripresero iJ pugilato più lontano, .6nco4<> poi al commi$$1riato. Fu una fra Je blnte DOte di colore.

Tutto nell'ultima seduta éld 24 maggio facna pensare che oeppur~ CfUC* volta i giunti si aabbero 'ICCXIrdldi. ~ ~ cosi fillle ...

venuto la Corona avrebbe pronunciato un lfd. le rosequi che equivaleva all'assoiii%ÌOOt. Dd resto la difesa eu riuscita a inculare odl'aoimo di tutti la convinzion.e che nessuno dei testimoni era degno di essere ascoltato, data l'ignominia della loro vita e la loro tmdeoza a vivere di ricatti. Per finire, lo stesso Proc~~­ ratore Generale aveva detto all'&vvoato di W ilde : « Domani pranzerete a Parigi col vostro cliente». Ma dopo IDQlte ore di ~ sioni, realizzata la difficile unanimità, TayJor come Wilde furooo dichiarati colpevoli e condannati a due anni di lavori fOIZati. Dopo, scontata che ebbero la pena, nelle prigioni di Wandsworth e di Reading, Taylot: s'imbarcò per l'America e fini cameriere i.o Wl grande albergo di New York, mentre Wilde si ritirava io un pacsetto della Francia dove il tempo stilJava lentamente e dove scrisse la « BalJata » famosa. Poi volle rivedere Alfred, il caro Bosie, volle tentare il titor. no a una vita in comune, e dopo averlo raggiunto a. Rouen, insieme vénnero in Italia; ma nessuno dei due era più ricco e tutto diveniva assai tormentato, oerv050, impossibile, tanto che alla fule lord Alfred. st ne tornò in patria Jascilndo al vca:bio aauco una piccola somma per cavarsi d'impecòo.

Oscar WtJde venne a stare qualche tempo a Roma, si f~ cattolico, volle la benedizione del Papa: si inchinava ossequioso aJ ~ della berlina reale, andò a pim8ere sulla tomba di sua moglie, la povera Costanza Llofd, a StagJ.ieoo: assai trasandato od vestire Dilli portava più il ciliDdro e aonegna i ~ P. sieri in molto alaloJ. Fece in tempo poma di morire (30 ~ 1900, • fuiBI) ..... rare l'uso della IIU'O'hina fCJlOBrliica ~ a • derc le prime •utomobili. .

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ticinquen.ne Eden si presentò andidato a Spconymou.r aeiJe eieziooi dd 1922. Fu lnttuto, ma non valse, la sconfitta a farlo d~ere poicbè due anni dopo fu eletto deputato in un alt1lO collegio. Questo giovmotto che entrava ai Comuni a rappresentarvi Stratford, il paese di Sbakespeare, ·costituiva in veriti un tipo particolare od quadm coovauiooale dd moodo politico inglese: un tipo a sè, non perfettamente gmJ/m~t~~~ nel senso ortodosso della parola, di aùtuu non superiore alh media, nè di speciali attitudini sportive; oratore freddo, Eden è per di più saittote pessimo o mediocre. Un suo biografo tedesco, i.1 conte Piickler, ha rilevato poi un altro aspetto negativo delb sua. personalità. Eden - egli osserva - si presta talmente poco ad essere ritratto dai caricaturisti da concepire il timore, che un giorno confidò a un amico, the ciò costituisse un pericolo per la propria carriera politica. Egli è infatti - continua il Piickler - un signoce ben vestito, buono per far figura sopca un campo di corse o in

UN TEMPO fu di moda sui giornali francesi chiamare Eden il nuovo Ulisse, e a spiegazione delb qualifica, citando <>mero si diceva: per i suoi «lunghi errori». J1 bisticcio sarà facile, ma qualità oomuni con l'astuto navigatore .Anthony Eden non ne ha. Quando er;~. in collegio a Eton non si distinse mai neg.li sport o negli studi. Il suo unico successo scolasti~o fu, a quanto nurano i biOgrafi, un premio in teologia, che fece andare suo padre su tutte le furie ; uumo collerico, sir William Eden era infatti conosciuto .oome UD gentiluomo stravagante, eccellente sportivo e discreto pittore, che disprezzava profondamente scienze e filosofia. Il terrore ispiratogli dal padre c la personale pigrizia non incitavano dunque .Anthony a studiare. « Con sollieYo - egli ha detto ricordando i suoi anni giovanili - lasciai la scuola per arruolarmi, nel 191 5. Alla fine della guerra ero car:itano nel King'J Roya/ Rifles e dovetti riprendere a Oxford gli studi interrotti ». Uu altro premio - in lingue orientali - è il solo ricordo che rimanga dci suoi anni di collegio dove si fece notare poco: Duff Cooper e Oliver Stanley che si trovavano alla Chrùt Churrh nel medesimo periodo, dichiarano infatti di non aver mai conOsciuto Eden a SQJ.ola. Si sa, anzi che i compagni Io evitavano perchè irascibile e di ,carattere incostante, e un poco indispOnente per le stravaganze dei suoi abiti, dea suoi colletti altissimi e dei suoi pantaloni larghissimi. lnsoauna, in un a,mbiente cO>me quello di Oxford dove i probabili gGvernanti futuri dell'Inghilterra vengono segnati a dito, nessuno avrebbe mai pensato alla possibilità che Eden diventasse ministro. All'uscita daUa scuola, fra le diverse carriere che gli si presentavano egli pensò infatti molto a quella cinematografica e noo gli mancarono offerte vantaggiose. Per disgrazia del mondo - continua il biografo francese Coudurier de Ow.saigne la tentazione politica pc~ infine e il ven-


una stazione b1lneare alla moda, ma non ha nulia di «politico» e il suo naso, i suoi occhi, 1suoi baHetti e il suo collo non sa prestano all'attnbuuone d1 st:ntimentJ interni. Ciononostante ha avuto la fortuna che tutti sanno. A 29 wni era segretariO di Austen Chounherlam al Foreign Office; a H sottosegretario agli esteri; a 36 lord del s1gillo privato; .l ~8 mmistro per gli affari della S.d.N.; r 39 minhtro degli esteri. A 40 SI dimise, a 42 fu nuovamente ministro de. dommions e qumdt cklla guerra. Compiendo 1 43 ann1 l'undici giugno scorso ebbe a frontegg.are, il giorno del genetltaco, anche le forze italiane entratF in guerra. Il nuovo Ulisse ha molto v1aggiato in Fran ci:t e negli Stati Unih a difendere la propria politica innanzi a un pubblico che pagava per ascoltare le conferente del celebre ministro. In missioni ufficiali fu anche in Russia, in Polonia, in Germania e in Italia, atteso e accolto ovunque cordialmente, ma creando poi dovunque att:>rno a ~. all'atto stesso dell'arrivo, un'atmosfera di antipatia. A Roma, specialmente, l'incompatibilità fra le sue e le nostre tonCC'lioni -alla vigilta dell'impresa abissina si dimostrò sllbito acutissima, e tutti sanno a quali tonseguenze abbia portato. Forse non tutti, invcn, sanno che il suo dispetto fu oos1 ' tvo, sin dal primo momento, che ritornando verso l'Inghilterra attra' ersò tutta l'Italia in pieno giorno, tenendo costantemmte abbassate le tendine del suo vagone. Non per donnire, per non ' ede-re. 4tZ

DOPO TUTIO il male che se ne è detto in ~uesti giorni è difficile scoprire ancora qual. che cosa di nuovo sul conto di Qurchill. T ~tto aJ più si potrà dire, per illustrare rnt: ~~~? la sua figura di traditore degli alleati dt ten che se altri può tradire per calcolo o per caso Winston ChurcbiU il tradimento lo lu nel sangue, chè non per nulla egli discende dal duca Marlborough che fu il più grande capitano del suo tempo ma 'anche una delle più losche figure della storia ingl~. Prima si fece proteggere dalla sorella, Annabella, che era amante di Giacomo II; poi dalla sua amante, Lady Castlemaine, dalla quale accettò :tncbe un dono in denaro di '000 sterlint; i~fine dalla moglie Sarah per la quale la regana Anna aveva un'affezione quasi~. Così protetto dalle donne, tradiva : poicht ~e~tre si trovava presso Giacomo Il ordi.va antnghi con lo Stuart spodestato, esule a Saint Germain. Il nipote - non indegno - di questo duca di Marlborough gode in Inghilterra, nel vecchio mondo politico, ai fama non migliO: re. Baldwin che ebbe la mala ventura d1


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averlo a collaboratore, diede sul conto di lui una sentenza definitiva : E' il più incomodo collega di gabinetto che la politica britannica abbia mai prodotto. lo queJI"incomodo, « tmromportablt », la correttezza di Baldwin volC\·a espnmere la riprovazione della gente dabbene per i tradimenti, i troppi tradimenti di cui era costellata la <:arciera politica di 01Urd1ill. Di lui si sa che a diciannove: anni fu ufficiale dell'esercito durante la campagn11. del Sudan, e po1 corrispondent<: d1 ~uerra durante 1! conflitto .:on i Boeri. Fu fatto prig1oniero, rius: ì fuggare in circostanze drammatiche e le sue tornspondenze relat1ve alr~nentura pubblicate dal D.uly Tt-le.~uph gli crearono una fam.1 Ja eroe:, tanto più faole a conquistarsi, d alt-ondt·, quanro poco glorio~a fu quelLI l,'tlerr.t per l.t Gran Breta,:.:no:. Lt f.1ma _~:la scn l. assieme .d ,uc ,l!r.l:.-!c norn<:, pt·r tncr.Hc ncll.1 '11. fX•I.<il.t c fu ektto deputolto lLlll 19<.'9 - CnurchiU o Il Kai&er olteo qrandi \t., lt<.:.rt r. d l 402 Passarono du, In ':mO'n• d eU' esercizo tede1c0. a11111 c d !jdtrriero che, non 1111. l' od gr.mde :n·o, a1n·a tc>o ,.• lrt,I)H <On .t p.: _c ·''\l \.1, !J,uù •m p ·<'·.'''·'-- . lle i •. onscn-atori L1 u1d,,s, llbt •.tie ,,.~ io ,. ,\P•Ì.tlo d lutto d 1~-•rhn-... ~to tnglc~e Il tradimento, tul!.tviJ, gli portò fortun.< Churchtll t u nomm.tto ,;ottmrgret.uio ;~lk ,olonie po• m1nistro dtl commercio, c hn~lmcnlt, ntl 1911 , Asquuh lo feèc m:n1:>lro ddl.t mJ~In.t, <On l'c~plt u to in:.lflw di pnpuare la flotl.l pt:r d ta~o <h un Jtl.h •O iC<k\\o. 0.1 allt•r.t, egli avn·a 3 7 ann1, Churchill passò Jttr.\\u,o molti .dtrt m1n1 st<:rr < compì nuo1 c esperienze polatiche <: tradì ancor.t 1 suo1 ,tmh 1, m.t n•:n <<>SÌl ma• dt <·~sere un nc:nm:o trreconctliabik cktla (;crmant,t, gughcl m•na. dcmocr:.tti(a o hitlenan:t che essa fosse . . Lt guerra lo 'idc all'opcr:t wme Primo Lord dcll'Ammlr~~lt.1to m.. e ~oto ~ome glt ammaragli si irritassero talmente pn glt ordin1 assurd1 eh l:'j-;1. 1mpart11·a <~c al ~erminc di due anni fu dt·stituito. c s1 prc,cntù col ~rado da magg•ore dt cavaltena sul fronte francese. Lo appicd.trono <· j.;la dtcd~ro "· comando d; un batta~lione, nu di lì a po::o si 1mpo>< la necess1ta da nsparm1are i suoi soldati da ulterion jatture: i l mares<iallo F rcnch sar_ebbe stato disposto a rcnderlo innDluo promuovt'fldolo ~Wl: rale c nchtam:mdolo Fesso da sè, ma al governo inglese, su cons1glao d1 S_1r Douglas Haig~ consen~ì a riprendere in Inghilterra il pericolo50 guc-r ru::ro che fu nommato mtn1stro per le munizioni. Nel ' t9, finalmente, gli fu trovato Il posto adatto: ministro Jclb g u<:rra c dell'aria, con il compito, ckrivante dalla smobilitazione, da mettere in liquidazione le forze armate. Era però in liquidazione anche il partito liberale, e Olurchill - come ebbe ad esprimersi con cruda efficacia - non aveva alcuna intenzionr: J1 finire « legato al dorso di un cadavere». Perciò, nel 1924, vent'anni dopo il suo ingresso nel partito, tradì per la seconda volta lasciando liberali per rientrare nel campo dei conservatori. Baldwin lo nominò 19U - Sco'>titto o D,...doe ...u. eiHionl. Clawdilll ti ritiro - l a t i > dcùlcr orit<> polili<:a • ti ~a a:llo plthuO).

c.a.ncelliece dello scacchiere e nei cinque anni in cui lo ebbe a collabor.U:ore maturò la profonda convinzione di cui sopra abbiamo riferito circa l'incomodo carattere di Olurchill. Incomodo, del resto, egli fu anche come parlamentare po•chè negli undici anni che trascorsero dal 1929 al '40 senza dle fosse piu chiamato a far parte di alcun gabinetto, Churchill rese infelice la vttl a tutti i governi che si susseguirono, e da vecchio guerriero, non po tendo far la guerra aUa Germania la condusse aspramente contro i governi del suo paese. Cosi oggi, io uguaJi condizioni, la_ fa contro 1 suoi allea~1 francesi. 11 sangue di Marlborough ha i suo1 influssi. Ll sua fama d1 oratore è indiscutibile, ma è singolare il fatto che a crearla abbia concorso un difetto di pronuncia del 9uale Olurchill sa gio v:usi per riordinare contettl e pensieri; meno noto è per la pit tura, di cui pure si diletta; celebre in vece i: come scrittore, e tale sua attivttà g li renJc t-.nto da asstCurargh una comoda vita : fra k 20 e le 2:> mila sterline all'anno. Ma a Omr chili non br.sta.•o; egla spende oltre i )UO. mezzi e l'anno M:·:>rr-o, in primavera. an11do avuto perdite in borsa ( u COstretto a mertert m vendita la villa di famiglia. Ao:adde allora una cosa strana : tre giorni dopo che l'annunzio era apparso sui giornalt Olurchill annullò l'offerta d1 vendita e s1 ten~e la villa. In quCI tre giom1 il nipote dt Marlborough a'·eva fatto denari, e non ~ molto difficile riusàn: a tndonnare come. L'ultimo tradunento i: o;tato <ODI o i Fran,eSI, alleati di ien : ma stavolta, Chur,hill ha traStinato dalla sua parte, romt- <-hbe a d1.:h1ararc ai Comuni il 1 luglio, l'inrr:ro gahml'tto. Nel porto di Orano navi fran~esi in ,d1;arrno furono bombardate senza p1età e con coccodrilles:;l pietà il prmlt(>r inglese ha J•cluarato: « Temo che molte \!te saano, purtroppo, state perdutefra glt equipaggi frana-si nel porto J1 Or.\ no; e questo perchè fummo costretti a ricorrere n mezzi estremi ». All'episodio di Orano, sa è venuto ad agg•ungere dopo quJ.lthe ~·orno quelle, anch'esso sanguinoso di DJbr e !'J.Itro, ignobile, del bombardamento ltrto d1 un.a n a' e 3rcn1L1. La Fr.:tnoa di~sangttat.1 non sc·r-·c p:ù ormai


l . \ TRi\1'1",\ llt:U. E 111.\," :IIE

IN INGRII.. TERRA (C...u•,...u,,.. Mll• ,.,,,.,. 4()4)

Infatti, uno di quc:$tÌ onorevoli ~ommeroanli gli te:e s:~pere di esser pronto a consegnargli, entro due giomi, tre fanciulle di cui due al prezzo di 125 franchi ~ una a 325 fran~i, munite di un certificato stilato da un conosctuto medico londinese. Ed una volta cadute nelle mani di questi negrieri, le disgraziate fanciulle non avevano più via di scampo : sorvegliatissìme, era a loro 1mpossibile di fuggire; di intratten~re r~a~ ziooi con nessuno oltre che con gli uomrnt imposti loro; di scrivere ai loro parenti. Londra era immensa : queste fanciulle spesso venivano dalla provincia e non avevano h nùnima idea dt come orientarsi nell'enorme metropoli nebbiosa, Non rimaneva che morire di fame, o acconsentire a rimanere in una casa infame, o ingrossare l'esercito delle prostitute fameliche che si aggiravano di notte nelle vie e nei parchi di Loodra. Pochissime sJuggivano : e Stead ed uno dei suoi coUaboratori raccolsero prove inoppusnaf>ili sulla tenaciti con Oli i commercianti di carne umana ~itavano, còn l'astuzii o Je minacce, le prede cbe erano loro sfuggite. B la poliza fondinese non interveniva, co,. me non interveniva la polizia di nessuna città brit:anrUca. Perc:bè la legge crimi.na.le inglese (crimindl IIIW) prokggeva ~le fanciulle infetQi ai tn!dlci anni, e pèrchè la. polizia ~ vivev& .in vergognosa conaivema mo tutti questi sfruttatori ddl.a miKria del popo!o 414

inglese. Ma i carichi di came umana erano da Londra spediti in tutto il mondo: sul continente nel &lgto, in Francia, in Spagna; in America specialmente nelle repubblìche del Sud, nelle colonie africane e persino in Australia. Londra era allora (come ora) il grande porto d'imbarco delle disgraziate provenienti dalla Galizia, dalla Polonia., dalla Romania; il centro di smistamento di un wmmercio miserabile. E poi la legge inglese, come gtl no.. tammo, in nome dell'inviolabilità del domicilio, si disinteressava completamente della questione. Cosi fu impossibile ad un padre, a cui era stata rapita una figliuola di 15 anni e racchiusa in una casa malfamata di riaverla con l'aiuto della polizia: ma fu possibile libera.rla a mezzo di astuzie e di fmmi di d~ naro. E non fu questo il solo caso riportato con larga documentazione dalla Pali Mal/ Ga::eiU,· Stead, ad esemp•o, potè avere le prove di un fatto ancor più mostruoso. Un ricchis.sirno dottore, che era stato medico Ji tutta la società elegante di Londra per lunghi an.11, s'era ritirato dalla professione con un patri; monio cospicuo e lo aveva dedicato ai suoi vizi. Egli si poteva vantare di aver corrotto beo duemila fanciulle!

Il risultato delle indagini sue e dei suoi collaboratori fu da Stead reso noto al pubblico in una serie di articoli comparsi s:.~lla P4J/ M.a/1 G<tU/11 il 6, 7, 8, e IO luglio 188~ sotto il suggestivo titolo: Il lrib111o d11/1 v~r­ gini n1ll4 modnnt~ Babilonid. Il soggetto !0-broso, la forma vivace coo aù erano scritti, l'uso di parole ed espressioni che la pudibooda morale inglese sembrava &ver bandito per sempre dall'uso, le allusioni trasparenti, i particolari. precisi ed atroci, la violerua polemic:& che li ispirava, dettero a quegli articoli

ai:

una celebrità ed una voga sconosciute 6ao lora in Inghilterra. Le Agenzie telegralicbe ~ diffusero ben presto in tutto il mondo e il mondo fu percorso da un fremito di ~~ e di orrore. La. orgogliosa e austera 500etì Ytttoriana, fu scossa da un sussulto e dovette aprire gli occhi $Ulle vergogne che pet lungo tempo aveva creduto di poter tener nascos1t con la sua indifferenza. Gli articoli erano apparsi anonimi: e i ~ detti bene informati attennavano che lo scrittore il quale aveva rivelàto gli scandali e portato alla luce r enorme organizzazione che presiedeva alla tratta delle bianche noo aveva fatto altro che raccontare delle storie vissute i cui eroi appartenevano aUe più alte ~ della società : si fecero i nomi di moltt anstocratici inglesi e perfino quelli del principe di Galles e del Re del Belgio. Il nome dell'Autore, però, rimaneva SCIII· pre un miskro. Gli uni assiruravano che autore dei famosi articoli era il romanziere Georges Moore; altri invece erano sicuri che essi fossero opera del. deputato Smluele M~lcy. Altri, infine, ne a.ttribWvano la paterru!j al celebre Booth, maresdallo deU'Esercito della Salvezza. Ma .6na.lmcnte, quando più alto ~ il rumore, Stead si prod.alnò autore deUe n· velazioni Lo scandalo intanto dilag.va e !J puritana -Inghilterra si divise in due arDpi : in uno presero posto coloro che eano sàb scandali.zuti cWJa oatura stessa del soJBdfO che si aveva avuto il coraggio di ~ ~ di un giornale «che ·andava pa: le ~ di tutti »; nell'altro ampo invea St schietUC'JO coloro che erano sandali.zzlti ooo ~ ~

pubblicazione esa avvenuta: ma ~ i &eli rivelati erano accaduti Taoto p uoa dae ai


altri, però, speravano che i fatti narrati f05Se-

ro inesatti, o per lo meno soatunt.i o esagerati

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scientemente da un giornalista avido di notorietà. E i giornali rivali della Pali MAli GaUlle, sostennero questa seconda tesi a spada tratta. Il governo stesso volle intervenire. I rivenditori del giornale di Stcad furono incarcerati e si parlò di vietare per sempre la vendita del giornale stesso. Ma allora si verificò una vera sommossa e tutte le vie che coaducevano agli uffici della Pali MAli GGme furono invase da una folla che i contemporanei valutarooo a centomila persoo.e, ostili non al giornale, ma ltl governo che voleva proibire la vendita dci nwneri ristampati e contenenti le famose rivelazioni. Il governo, impaurito, rinunciò ad ogni provvedimento. fece mettere in libertà i rivenditori arrestati e il giornale fu venduto liberamente. A11ora Stead propose al governo di rimettere tutti .i documenti raccolti durante la sua inchiesta ad una commissione parlamentare di cui avrebbero dovuto far parte l'arcivescovo di Canterbury e il Card10ale di Westminster. Questa commissione avrebbe potuto pronunciarsi cosl, con piena cognizione di causa, sulla veracità delle affermazioni contenute nella Pali MAli G.nette. La proposta fu accettata e la commissione d'indùesta fu costituita e tenne le sue sedute nella MAmion Ho1ne, (municipio di Londra). Essa era presieduta dal deputato Morley e composta da Edoardo Besson, arcivescovo di Canterbury, dal reverendo Tempie, vescovo di Loodra; dal Cardinale M.aoning, arcivesrovo di Westmioster, e da R. T. Teid, avvocato consigliere della Regina. L"ultima riunione della Commissione ebbe luogo il 29 luglio 1885 e fu emanato in tal giorno un comunicato conclusivo in cui si dichiarava, che, dopo aver esaminato i documenti, e le prove sottoposte, ed « interrogato con cura i testimoni » i fatti denunziati dalla Pali MAli GIIZette, risultavano « materialmente veri :&. Non vi era più niente da negare, ormai. La pudica .Albione faa:va realmente commercio di carne umana; gli scandali suscitati da William Thomas Stead erano riconosciuti esatti da uomini che rappreseotavano in Inghilterra l'ideale dell'onorabiliti, dai suoi vescovi cattolici e protestanti. Eppure Stead fu processato e condannato.

In uno dei su~i articoli, intitolato « Una bimba di 13 anni venduta per 125 fr. » Stead aveva narrato con una assoluta precisione di dettaglio uno delle migliaia di fatti che si svolgevano ogni giorno a Londra. Per dimostrare come era facile acquistare una fan . ciulla (con tanto dì certificato medico attestante la sua integrità fisica) Stead aveva voluto essere i"eri'JC di una delle sue patetich<' sto;:ie. I f<rttì .si erano svolti in questo modo. Per mezzo di una celebre trafficante di cune u JTI;l:1::t, Mistress Jarett <h poco convertita da Miss j osephine Butler, or~zzatrice di una associazione di Dame inglesi éontro la prostituzione, egli aveva potuto acquistare al prezzo di mercato la fanciulla Elisa Atmstroog. Dopo essere stata acquistata per 125 franchi, esaminata da un medico, clorofo.aniuata, e diiu$1 nella stama di una 'asa malfamata, la fanciulla non era stata violentata da Stcad, il quale si era contentato solo di una dimostrazione teorica e aveva affidato la bimba a delle signore dell'Esercito della Salvezza. Allo scopo, poi di garantirla da attentati dello stesso ge-

nere di cui ella poteva esser v1ttuna in Inghilterra, la marescialla Baoth, moglie del comandante della SalvaJion Army, aveva inviato · .Elisa Armstroog in una delle guarnigioni francesi dell'Esercito della Salvezza. Cosl lo stesso giorno in cui veniva liberata, la fanciulla v.eniva condotta in Francia da una delle signore della StJ1t1aJion Army, la signora Morley. Da Parig~ Elisa Armstrong era stata dìretta a Loria!, accompagnata dalla signora Combe, luogotenente dell'Esercito della Salvezza. Naturalmente durante i diversi viaggi e soggiorni in Francia, la bimba era stata trattata io maniera ammirevole. Ma gli scandali spaventevoli rivelati dalla Pali MAli G.n,lle, avevano procurato al suo direttore nemici implacabili e potenti. Il governo. poi, che cercava tutte le occasioni di nuocere al giornale e di provare l'inesattezza delle accuse, credé di trovare un'occasione propizia nel ratto della Armstrong. Grazie ai suoi agenti di polizia, il governo scopri che la bimba era figlia di povera gente di Charles St. Il padre, Otarles Armstrong, era uno spazzacamino; la madre, beochè quasi sempre ubbriaca, non era poi cosl miserabile come era sembrato dalle rivelazioni di Stead. La inchiesta or<ljnata daJ1a Corona, fece cono. scere che il 2 giugno 1885 la Jarrett si era effettivamente presentata ai coniugi Annstrong che le avevano affidato la loro bambina di 13 anni per coilocarla com~ domeJtica. Naturalmente la Jarrett, come aveva fatto centinaia di volte in q.si simili, s'era ben guardata dal dire ai genitori che :avrebbe condotta la loro figliuola in un lupanare per cssei"Vi prostituita. Stead era dunque colpevole da ratto di minoren(l.e, percbè aveva fatto prendere la fanciulla e l'aveva condotta in Francia senza il consenso dei genitori. Il direttore della Pali Mali Gazette era accusato non soltanto di ratto, ma anche di violenza carnale su un<t minore, perchè niente provava, secondo l'accusa, che egli non avesse CODlJJJCSSO fatto da lui descritto nell'articolo famoso. In questo modo il soverno cercava di demolire colui che s'era eretto accusatore di tutta la società inglese. Accanto a Stead, erano trascinati sul banco degli accusati anche altre persone che il governo riteneva complici del giornalista. Anzitutto mistress Jarrett, la cui conversione er:1 sembrata dubbiosa alla giuria. Poi M. Jacques, redattore della Ptdl Mali GGette, che era stato uno dei collaboratori di Stead neli:l sua inchiesta. Quindi miss Butler, mistress Morley e Booth, maresciallo" della SalvaJion Army che erano stati i complici di Stead nel portare Elisa Armstrong in Francia e nel mantenervela lontano dai suoi parenti. · Il processo d11rò un mese e tenne incatenata l'attenzione di tutto il mondo. Niente era più pittoresco di una delle sedute di questo famoso processo. Accanto ai giudici, muniti della loro tLipla parrucca, si vedevano i più alti ufficial~ della Salvatio11 Army, in uniforme. Miss Butler e mistress Morley erano egualmente io .divisa, ed utiliizavano le nume. rose ore che passavano sul banco dei testimoni lavorando a maglia. Il v~io maresciallo Bootb, anch'egli in divisa, e sordo 'ome una campana, inal~va un enorme cornetto acustico ogni volta che il presidente gli indirizzava la parola. Nell'aula si agitava una folla enorme e rumorosa, che non nascondev;~. le sue simpatie per gli accusati e la sua ostilità per i giudici.

Stead ebbe, durante tutta la durata del processo, una attitudine energica. e la sua difesa. che presentò da se stesso, fu una vigorosa arringa in favore delle migliaia di fanciulle povere, vittime odia concupiscenza delle classi ricche. l redattori giudiziari di. tutti i giornali inglesi, gu inviati speciali dei più grandi giornali europei pendevano dalle sue: labbra. Però malgrado la brillante difesa di Stead e dei suoi avvocati, la giuria, che era. evidentemente favorevole al giornalista, si trovò messa con le spalle al muro da un quesito della corte in cui un verdetto affc:rmativo era inevitabile. Il quesito era ii seguente : « L"accusato Stead e la sua complice jarrett hann() condotto Elisa Armstrong in Francia. senza il consenso dei genitori di . essa?» E Stead fu condannato a tre mesi d i carcere per ratto di minore; la jarrett a sei mesi, gli altri assolti_ Il processo intentato a Stead costò la somma. allora molto ragguaràevole, di 12:i mila franchi. Ma questa somma fu raccolta. in se~ giorni, per meuo di una sottosc;izione aperta sulle coloon,. _.-.Ila Pali Mal/ Gazette. ed. a cui c.:ontribuirono quasi esclusivamentè, con quote. minime, decine di migliaia di operai.. . La cosa ebbe un seguito id Parlamento ~ · perchè il Morley presentò un emendamento. alla Criminal Ltw, tendente a portate da tredici a sedic1 anni l'età nella quale era do%fu. l'intervento della polizia per evitare l'istigazione -alla prostituziOne. Ma l"emendamento fu approvato solo dopo anni di opposizioni e di rimandi. Stead, a causa della sua condanna, dovette lasciare la direzione della Pali Mali G.nette. Fondò in seguito la famosa Rlview of Review, che inaugurò ua nuovo tipo di rivi: sta; si occupò di spiritismo; fu uno dci piil accaniti oppositori della guerra anglo.~ra ;. divenne un convinto pacifista e mori nel. nau·cragio del Titanic il 15 aprile 191 2.

Però la tratta delle bianche continuò, con maggior prudenza ma con maggior ampiezza, nella Londra dell'anteguerra, e più ancora è continuata nella Londra di questi ultimi anni. Crebbero la ricchezza, la potenu dell"Impeio britannicol ma non inigliorarono le condizioni del popolo inglese, che costretto dalla miseria, dov~ continuare a mandare le 5Ue giovani figlie a. popolare le alcove dei Jords e dei magnati della banca e dell'industria. Ecco cosa scrivevano, poco prima della guerra mondiale, i coniugi Sydney e Beatrice Webb. i celebri studiosi della vita delle classi oper;Ue inglesi (in The Preventio11 of DeJtitution, l.ondon 191 2, pag. 306) : « La promiscuità permanente, giorno e notte, di uomini e donne, giovani e vecchi, ragazzi e fanciulle, di tutti i g radi di parentda e di affinità, è non soltanto distruttiva della salute, ma rende assolutamente impraticabile per la maggioranza degli esseri umani, la particolare virtù da cui dipende l'integrità della famiglia. Otiuoque abbia vissuto fra gli abitanti dei bassi fondi di Londra ba potuto toccare con mano l'esistenza di una larga zona della società in cui i fanciulli perdono la loro innocenza parecchio tempo prima deiJa pubertà, in cui la castità personale è virtualmente sconosciuta, ed in cui avere uo figlio dal proprio PJdrc è cosa di cui si sorride ~Jiin comico accidente». ~

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PICCOLO VOCABOLARIO

NAVALE AGGUATO. « Insidia lesa al nemico per coglierlo alla sprovvista e opprùnerlo coo minor risch io,. (A. Guglielmotti: Vocabolario mari'!o ~ mil~~Me): Oggi l'agguato ~ possibile solo a ~tccolt ~·~~ o at sommergibili. Se ne ebbero numerost cd trotct esempi da. parte di mas e di sommergibili iuliani lungo le coste ausuiache dell'Adriatico, nella guerra 1915· 1918. L'agguaro può prodursi anche io pieno mase! qualora si possano conoscere le rotte segrete do con\Oogli o delle crociere nemiche.

RIV 1ST A QUI N DICINALE ANNO Il · N . 14 • ROMA 30 lUGliO 1940 · XVIII

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Roma, CittA Universilorio - Telolono 487389 PU88liCIT À Milano, Vie Manzonì numero 14

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si restiluisc:ono

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FASCICOLO LI RE

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TUMMINElll & C. EOITO ft l

AMMIRAGLIO. «Titolo e grado di ufficiale ~De­ mie nella marineria, che per ufficio può comandare a turta l'asmara. Gli antichi dicevano ~alassìarca o prefmo; gli arabi aggiunsero il principalO AI-Emir, ed i nosrri intesero per quel Miraglio lo s,~uhio che riceve da ogni pane e riverbera luminose prove di bravura sull'ampieua del mare,. (G.) Nella marina italiana la scala. gerarchica degli ammiragli è la seguente : Con/rammira,tio, eqwvalrore a Generale di Bri~ra ; Ammiraglio dì Divisme, equivalente a Generale di Divisione; A.mmi· raglio di Squadra, equivalente a Generale di Corpo d'Armata. AIUlllMBAIU!. «Saltare a viva forza con le arcni in mano sull'alto del bastimento nemico per impadronirsene. Voce derivata dalle R""bau, o castelli di prua, inromo ai quali l'asS&lto correva più 6ero r definivasi la viKoria. Il combattimento generale o singolare dei navigli non può dar vittoria se il ne· mico non sia distrutto o sonomesso. La vittoria per cattura, più utile, più nobile e più morale non si ~ conseguita mai, oè potrà mai conseguini senza l'arrembare» (G.). I caratreri della moderna guerra navale h•.nno r~ quasi impossibile l'azione di arrembaggio. L'unico

esempio di ar~mbaggio, negli ultimi ucnta anni, t stato quello dato dal cacciatorpediniere briwuùco Cossd. BACINO DI CARENAGGIO. « Si chiama quella fo~ cavara sotto il livello del ma~, mUN.ta a scaglioni, di figura elittica e tanto capace quanto occont ptt inuodurvi e mettervi a secco quabivoglia ba$0. mento; e poi, ricondottavi l'&equa, a rimdtttlo a galla e farlo uscire dalla bocca, senza i pericoli e gli stenti del tirar~ io terra e di varast in ma. •e,. (G.). Le navi mtrwo nei bacini di carmawo ptf ripanre avarie alla carena o per la pulizia dello scafo. Enuata che sia la nave in Ncino, si toglie da questo l'acqua con un sistema di pompe, menue,, mano a mano che il livdlo dell'acqua discendo; se ne puntella lo !'«io. Ad operazioni ultimatt si compiono le auoni inverse, 6no a che, con l'apmun del bAit~llo-/Orta, la nave ~ di nuovo li.Mra. C...CCIATOitPBDINIERE, Piccola nave da guerra, COCJ dislocamento variabile da 800 a 1500 tonnellate, ve· locissima e armata di cannoni di medio e piccolo calibro e di tubi lanciasiluri. La lunghezza dci ·OC· eia in dotazione alle divene marine da guena uria fra gli 80 e i 100 meui; la lacgbeu.a fra gli a e , 10 metri. Sono impiegati tatticamenre in serviti di esplorazione e di crociera, oluc che roatto navi della steua mole e contro sommergibili. Gioando ,di àudacia e di sorpresa sooo in grado di oppooo a navi di maggior tonnellaggio, CANNoNE. La. marina non fa disrinùone fra mor. tai, obici e cAnoODÌ : ogni bocca da fuoco IU~· riCKe a 20 millimetri di calibro, che sia in batteria su di una nave da guerra, è quindi un canoont. Il compitO del ClMODe da rouioa è quello di rol· pire p"iccoli bersagli verticali e mobilissilni a grandJ distanze ( 6ancate delle navi). Per esaudirlo, ha bo· sogno di forti gittate, ottenibili con l'aummro dd rapporto fra calibro c luogbeua della a.ona, di uaiertoria tesa, di tiro « lere e di pcrfmi strumalll di punteria. Si possono considerate cannoni eli pr<· colo calibro queUi fino a 100 m/m., di medio alo· beo quelli cnmpcesi fra i 100 m/m. ~ i 210 m/m, di grosso calibro quelli olue i 210 m/m.

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BANCA COMMERCIALE ITALIANA CAPITALE L. 700.000.000 INTER&lfiENTE VERSATO RISERVA

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MARZO

1 940-XVI II


• CoNVOGLIO. « Convoslio chiamano i marinai la scorta dei bascimenci da guerra ai mercantili » (G.) Si tralla di un certO numero di navi da cariro che navigano io una data fOI"mazione son o la scona di tocpeàiniere o da caccia. All'attacco di navi nemiche il convoglio, se non ~ in grado di d afendersi, si dispe,-de; all'attacco di aerei nemici, al contrario si resuing~ di più, on~ ~tersi sotto la procezione ~Ila cortina di fuoco :~.ntiaereu che sviJupp:1.00 le navi di scorta. La navigazione in convoglio è una delle più difficili e facicose. DREADNOUGHT. Nome di una nave da battaglia inglese coscruita negli ann.i immediatllmence precedenti la guerra 1914-18, che segnò una svolu nella costruzione delle navi da gueru. Oggi si chiuna con il nome d a dreadnoN&ht (senu p4ura) ogni nave da baccaglia corazzata che abbia corra di tiro indipmdenri e con cannoni monocalibri. ESPLORATORE, Nave da guerra leggera e veloce, con dislocamento dali~ UOO alle 3.000 conneUate, E' impiegata per le a2ioni di sorpresa contro le coste nemiche o come guida delle flottiglie dei cacci:~.~orpediniere. Gl i esploratori italiani dispongono dì una velocità superiore alle 40 mi&lia orarie.

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GutDASJLUIIl. « Consesno l& cui pane essenz.iale è un Jiroscopio che serve a ~DMJtenere il siluro, durante l' intera cor5:1., esartamente nella direzione in eu• è stato lanci'ato, corregsendone immediatamente gÌi eventuali scarti laterale. E' baS:I.tO sulla proprieti. d'inerzi&. del giroscopio: ci~ di mantenere 'il proprio asse. qua ndo non i: sollecirato dal nessuna foru esterna. continuamene(' parallelo a se stesso». (C. Bordesone : Vorabokrio m41'inMeHo). INCROCIATOu, cNome specifico di bascimenco milicare di grande pocenza e di somma velocità, ateo a tener le çrociere per lungo tempo in qualunque tratto oceanico. Alcuni costumano aBSiungere loro una corazu leggera o pa.rz.iale; ma nel continuo IC:I.mutare moderno non conviene al vocabolario crapassare il limice dei caratteri esscmi:~.li » (G). Gli incrociacoci moderni, into rno alle 10.000 tonnellate, sono forse i più bei gioielli della ingegneria navale. Sono navi di medio dislocamento, do· late di gran~ vdociri e di fo"e pocenza offensiva. In Inghilcerra vanno sotlo il nome di incrociatori da battaglia alcune navi che, per le loro caratteristic:be, rienuano gjl nella classe delle navi di linea. Ad esempio: la Hood , di 45.000 tono. i..ANCtAS!LU~o. Congegno descinato al lancio dei' siJuri. E' un cubo me· tallico che rinchiude il siluro lanciandolo sulla sw rocta mediante una piccola carica d i esplosivo, se è di tipo sopracqueo, o mediame oria rompresS:~., se ~ di tipo subacqueo. (CODUUCI a -

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STCtRIA DELLA. NOSTRA « CORAZZATE! CORAZZATE! Costruite i vascelli corazzati » Così a quanto si narra,

esclamava sul letto di morte Cavour il primo grande ministro della marina che l'Italia abbia avuto. Era il tempo in cui le pirofregate che costituivano il nerbo della marina napoletana ~d erano venute a rafforzare la flotta sarda, •appresentavano la più insigne novità in materia navale. Si parlava con ammirazione, con stupefazione, delle navi-ariete e delle artiglierie girevoli; si andavano sventrando i vascelli e le corvette ~r installa.rvi le macchine di propulsione : tutte le marine del mondo erano in ' crisi. E Cavour rantolava: Corazzate, corazzate! Gli scafi di legno, vecchia gloria dei carpentieri navali di tutti Bli antichi Stati d'Italia, parevan' buoni ancora, tuttavia, ai ministri del tempo e dovettero passare dieci anni· prima che l'ammiraglio Riboty, un reduce di Lissa, levasse alta la voce per ammonire sulla necessità di revisione degli indirizzi costruttivi, orientandoli cioè verso le navi di ferro co-r.uzate, e con la propulsione a vapore. 'Così furono impostati due 'faSCelli corazzati del tipo «Duilio», superbi di potenza. e ammirevoli f per genialità tecnica : avevano le nuove torri che le rendevano, secondo l'espressione dell'epoca « batterie galleggianti » formidabili; ave. vano il ridosso fortemente corazzato, e le bocche da fuoco erano di calibro anche maggiore di quelli generalmente in uso oggigiorno : 406 . :nillimetri, che davano alle Duilio una fama di invinc.ibilità. Erano pesanti tuttavia, e peràò poco vdoci, oode successivamente furono ' messe in cantiere navi da battaglia del· tipo « Lepanto » che avevano un solo poote corazzato e lo scafo protetto lateralmentC' da una minuta cocn_partimcnta.zione ceiJulare; accorgimenti che permisero di risparmiare peso nella difesa passiva a vantaggio ddfappatato motore che fu reso capace di imprimet:e la velocità di 15 nodi aJl"ora, un assoluto primato per quell"epoca. La fama della nostra genialità costruttiva varcò i mari, e le montagne, e pochi anni .jopo infatti, Guglielmo II, geniale dilrttantC' di questioni marinare volle conoscere pe.rsoòalrnente l'ammiraglio italiano Benedetto Brin che g iustamente era co.!lsiderato. il più grande tecnico navale d 'Europa. Dopo hmghe conversazioni sul miglior modo di costru.i re navi, e specialmente grandi navi da battaglia, l'imperatore pregò l'ammiraglio di voler giudicare H disegno di una corazzata da lui stesso daborato con cura spcriaJe e che era frutto, disse · l'augusto progettisb., di llllDi di studi, d'aspro sudore e di lunghe meditazioni. Alcune settimane dopo, infatti, il ministro Brin ricevette da Potsdarn il disegno annunciatogli. Lo esaminò con attenzione e infine lo rimandò aJJ'Imperatore con una lettera che, a detta di Bulow che riferisce l'episodio nelle sue memorie, era un capolavoro di finezza italiana ma anche di fredda ironia. « La nave che Vostra M2.està vuoi costruire, scriveva press'a poco l'ammiraglio, sarà la più potente, la più

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terribile e insieme la più bella nave da guerra che si sia mai vista. Svilupperà una velocità quale non fu mai. ottenuta, il suo armamento supera tutto quanto è linora esistito, i suoi aJberi sono i più aJti, i suoi cannoni hanno la massima portata del mondo. Di più, l'interno è splendidamente arredato; deY'essere un vero piacere navigare su codesta nave, per tutto l'equipaggio, daJ capitano al mozzo. Lo splendido naviglio non ha che un difetto : messo in .tCqua va a fondo come un'anitra di piombo» Dicono che Guglielmo non si avesse punto a male del sarcastico giudizio dell'ammiraglio, le cui realizzazioni erano prese a modello in Europa. L'Italia era dt;l resto al terzo posto fra le potenze navali dél mondo, preceduta soltanto dall'Inghilterra e dalla Francia, e seguita nell'ordine daJia G"ermania, dalla Russia, dagli Stati Uniti e Jall' Austria. La gara Ji armamenti marittimi, tuttavia, si imperniava es senzialmente sulle grandi navi di linea, i n scelli corazzati di Cavour e il ritmo delle costruzioni dei paesi più ricchi potè continuare più rapidamente ondè al principio del nuo1·n secolo Germania, Russia e Stati Uniti d avevano superati. Possedevamo nel 1900, 382 mila tonnellate di naviglio da guerra e il concetto informatore adottato dai nostri ministri della marina fu di creare una flotta di qualità, non potendosi gareggiare per numero di navi. Con le corazzate tipo «Duilio » e con quelle tipo «Lepanto» potemmo così vantarci di possedere le più belle e potenti navi dell'epoca; ottimt erano anche gli incrociatori tipo «Sardegna » e tipo « GaribaJdi » dei quali furono costruiti molti esemplari per le marine estere ; le carazzate «Vittorio Emanuele » infine, çrano considerate il tipo meglio riuscito per l'armonica proporzione dei due elementi di armamento c di velocità. In pari tempo la nostra industria andava sempre più liberandosi dalla dipenden. za straniera non dovendosi ormai importart dall'estero che aJcuni macchinari. All'inizio della guerra libica, perciò, la nostra marina potè aJJineare pronte al combattimento due forti squadre composte di d ieci co cazzate, tredici incrociatori, tre squadriglie dt cacciatorpediniere e tre di torpediniere d 'alto mare, oltre a diverse formuioni di esploratori, siluranti, cannor:Uere e naviglio ausiliario. l sommergibili e sei corazzate erano in risen·l nei porti itaJjani. Come è noto, mancò la pos. sibilità di uno scontro con la flotta turca ritiratasi dietro gli sbarramenti di protezione nei Dardanelli, ma il contributo della marina nella attiva partecipazione aJie opera:tioni di sbarco, nelle azioni di sostegno e di vigilanza fu indubbiamente elevatissimo. Brillanti episodi navali come quelli di Prevesa e di Beirut, l'in. cursiooe nei Dardanelli e il vittorioso scontro di Cun.6da dove furono distrutte tutte e sette le unità turche del Mar Rosso, poterono del resto dimostrare l'aJto grado di effi.d enza bellica delle unità e degli equipaggi della flotta. Con tali auspici la marina iniziò la guerra nel 1915. Di fronte alla flotta au.sttiaca la oostra vantava. bensl una superiorità quantitativa e qualitativa, ma nell'esame della situazione strategica gcnet"aJe non bisogna dimenticare che l'Italia disponeva di due sole basi in Adriatico, Venezia e Brindisi, distanti 380 mj. glia fra di loro, congiunte da una costa tutta

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c&tturandovi dei prigionieri. Durante piatta, con bassi fondali e nessun posto noteincursioni era pilota l'eroico martire Nazario vole, tranne Ancona, dichiarato porto aperto Sauro, successivamente caduto in mano nemica prima dell'inizio delle ostilità. L'Austria dinel corso di una missione col sommergibile sponeva invece di sette punti di appoggio tra « Pullino ». Nel novembre, una torpeoinier?. piauaforti, basi navali e comandi di difesa, la « 9 P. N . » comandata da Cavagnari riusci tutte in località favorite dalla natura, protette ad aprire un varco negli sbarramenti della piaz. dalla configurazione frastagliata delle coste e zaforte di Polaf attraverso il quale un Mas al da provvidenl.iali sentinelle di isole e di scocomando di Goiran penetrò nel canale di Fagliere avanzate, ricche di ancoraggi sicuri e di sana : individuata la corazzata guardacoste canali interni, in cui potevano muoversi, al « Mars » lanciò un siluro che disgraziatamente ripar2, navi di ogni tonnellaggio e trovare si impigliò nelle reti di pr-otezione della nave. utile Impiego i nuovi mezzi di guerra. Il Mas tuttavia potè disimpegnarsi e tornare Il nostro concetto operativo dovette perciò incolume alla base. concretarsi nella sorveglianza delle principali Nel maggio 1917 un reparto leggero aubasi nemiche, per impedire che ne partissero striaco piombò di sorpresa sui convogli di ri~ unità capaci di recare offesa alle nostre coste e al nostro traffico. Da parte austriaca, come fornimento tra Brindisi e Valona: accorsero in difesa nostre squadriglie da Brindisi al corisultò presto in modo chiaro, il concetto direttivo consisteva in un prudente impiego delle mando dell'ammiraglio Acton e impegnarono con le avversarie una vivace battaglia, inseforze, poichè non si riteneva necessario agire con il grosso delle unità ma con gruppi leggeri guendole al termine 6.n presso èattaro. N el novembre; mentre proce-deva l'assestamento del e veloci che piombassero improvvisamente contro qualche punto indifeso della nostra costa, nostro esercito sul Piave, un'intera divisione r.avale austriaca composta delle coraziate Wien e vi eseguissero rapide azioni per poi ritirarsi senza dar tempo alle nostre navi di intervemre. e Budapest e di numerose siluranti, tentò un'incursione contro le nostre coste: ma bastò Lo scontro classico, perciò, non ebbe luogo : i:~. guerra si ridusse ad una continua l-otta di logo. a frustrare il disegno l'audace intervento di due Mas comandati da Costanzo Ciano che a Corramento e di insidia, mentre la nostra marina tellazzo effettuò appunto una delle più gloriose doveva altresl provvedere ·aJJa difesa del traffiimprese della nostra storia navale. Pochi giorni co mercantile, di mole imponente e di impordopo, akri due Mas al comando di Luigi Rizzo tanza vitale. La sua attività fu perciò intensissi!!!~ per penetrarono nel porto di Trieste dnpo aver tagliato con estrema audacia e abilità i tutti i mesi di guerra e valse ad assicurare i nocavi d'acciaio degl~ sbarramenti, e riuscirono a silurare la corauata Wien. Dopo di stri rifornimenti dal mare e, con ciò, la che la marina austriaca ritenne la base di Trieste non più sufficientemente sicura e si rifugiò in quella più munita di Pola, vittoria. Le navi da guerra italiane, per azioni propriamente belliche, o per scorte e crociere, Ciononostante la nostra attività offensiva non si arrestò. Nel febbraio del '18 una squadriglia di tre Mas a! comando di Costanzo Ciano penetrò nella baia di Buccari cum~no cosl la più alta percen.tuale, rispetto a quelle alleate, delle ore di servizio tra,.. dove il nemico subl la leggendaria beffa tramandata da Gabriele d' Annunl.Ìo. In scorse in mare. Nel complesso, infatti, furono maggio un altro Mas al ~m3!1do di Pellegrini superava ancora una volta le ostruzioni eseguite 86 mila missioni di guerra, per un di Pola ma, disgraziatamente, veniva scoperto e affondato. La marina austriaca era ormai ridotta all'impotenza: nel giugno una parte della squadra da battaglia austriaca, totale di un milione e 200 mila ore di moto· e di oltre 25 milioni di miglia percorse : ciò che veniva sorpresa a Premuda da nostri Mas al comando di Luigi Rizzo -l'aff~ndator(' -che riusciva a colpire e a colare a picco la corazzata Sanlo Stefano. Ultima grande significa tanto per dare un'idea, che le nostre impresa, oltre alle azioni di bombardamento contro le coste, tra le quali degna di navi avrebbero compiuto milleduecento volte il giro del mondo. Tu. queste imprese, da non di. partirolare menzione quelle contro l'Hermada e quella per lo smantellamento di menticare è l'efficacissimo contributo fornito Durazzo, oltre alla ~ecìpal.iooe di reparti di marinai ai combattimenti terrestri a! salvataggio dell'esercito sed>o quando dai l'affondamento della Viribus Unitii operato da Paolucci. La vittoria sui mari era dunque stata brillantemente conquistata, e la fine della porti albanesi, sotto .la minaccia della base di guerra trovava la nostra flotta notevolmente rafforzat:t: con ritmo inesausto i nostri Cattaro, vennero imbarcati 185 mila uomini, 10 mila cavalli e 80 mila tonnell1ate di matecantieri navali avevwo proceduto a nuove costruzioni e durante i quattro anni di riali, protetti validamente -da 584 crociere di conflitto erano entrate in servizio due navi da battaglia nuove, la «Doria » e la vigilanza compiuta dalle unità italiane. « Duiliò )), dieci incrociatori dei tre tipi «Aquila », « Rouerol » e «Mirabello». quattordici torpediniere cinquantaquattro sommergibili, quattordici fra monitori A questa attività si affiancava quella di of. fensiva bellica vera e propria. Nel 1916 coe cannoniere e circa trecento Mas. I sommergibili erano stati così quasi triplicati e, a causa dello scarso traffico mercantile avversario, avevano avuto un impieg~ minciarono i ten~ativi per violare le basi quasi esclusivamente bellico in oltre quattromila missioni, impiego così .efficace e nemiche : nel maggio una torpedi~iera, la « 24 O. S. » entrava nel porto di Trieste; nel così temuto che, secondo quanto si rileva da un documento austdaco caduto in nogiugno, il caccia « Zeffiro » entrava m Parenzo strQ possesso, l'ammiraglio Hans, co.-nandante in capo della flotta. austriaça, dovette 422


Sopra: tJuità della noaba flotta in naYigazione nel Meditencmeo A aioi.trcz: .l.·lDCT'OCiatore britannico .. Ca:lypao'' affondato nel M~toncmeo da un oo•Uo 10t· toma:rino dW'ClQte la prima aettima::Da d1 guena. ll ... Ca..

JTP.-o,. dl.loc<l"'rG 4SOO to:u.u,# era armato di ~ çCIDJlODJ da

152 • 8 1Cblclaailuri .d aYe.,.a un equipaggio di cirç' 500 uomini.

proibire J"usc1ta delle sue navi maggwn dai porti a causa della «terribile minaccia dei sommergibili italiani » Note,·ole era stato anche l'incremento dcii" aviazione marittima: all'inizio della guerra la manna disponeva di .5 aeronavi e d1 15 1dro,·olant1 ; .tlla fine aveva 18 aeronavi e 600 idrovolanti Lhe dvevano compiuto complessivamente 2(, mila azioni di ricognizione e di bombardamento.

***

Per nostra pttura, la smobilitaz10nc che seguì l'armistizio e la pace venne ad assumere aspetti c riflessi di l iquidaz1one della Mari na. A rappresentare la flotta smobilitata nmasero infatti soltanto poche navi, o vecchie d" età o in. 'ecchianti precocemente perchè nulla si faceva per aggiornarle all'esper:enza d"una guena troppo r.tpidamente dimenticata. Sugli scali. poche unità minori trascinate a rilento; i sommergibili e gli aerei ridotti a piccoli nuclei, ~uf.

ficienti appena a conservare la memoria di queste gloriose specialità. Non meravig lia, perc1o, la conseguente depression~ d1 spmto subentrata negli stati maggiori e negli equ1pagg1, Ole si tradusse nel volontario aboandono del servizio da parte di numerosi ufficiali. Le esercitazioni d1 addestramento erano state ridotte al minimo: fu !"epoca nella quale si arrivò a prescrivere - ricorda in un suo studiO l"anuniraglio Sansonetti - che si navigasse tenenJo in moto una sola ehca. Per economia. Dieci anni d i Fasosmo per fortuna ba~ra­ rono per capovolgere Ja Situazione e ndare all"ltalia una marina posscnte, giovane e di notevole consistenza numerica, come dimostrarono le manona del Decennale che a giusto titolo furono dette « h primavera della Mari,u Fascista ». in un memorabile consigl1o dei ministri tenuto nel marzo del 1923 - Anno Primo - il Duce stabilì anzitutto di mantenere la tlotta alla stessa consiStenza numenca nella quale il fascismo !"aveva trovata, ma rinnovando radicalmente 1! materiale. Fu perciò messo in programma dj sostituire d ptu rapidament.e possibile gli 8 mcrociatori e i caccia e i sommergibili che erano stati progettati già prima della guerra. Nacquero cosl i due «Trento » e i due « Zara » da l O mila tonnellate, i 4 « Colleo.ni » da 5 mila i 12 caccia tipo « Sauro » c « Nembo » i 12 « navigatori » o conduttori di flottiglia, i 4 grandi sommergibili «Balilla». gli S « Des Geneys » e i 2 sommergibili posamine t1po « Corridoni ». Successivamente, acuesciute le disponibilità di bilancio fu possibile impostare altri 2 incrociatori tipo« Zara », i 2 « D1az » c il «Bolzano» portando così 1 grandi mcroc1atori al totale di 7 e i pi::coli a 6. Furono poi ordinati altri 8 caccia tipo« Fol. gore» e 16 sommergibili di mt"dia grande:zza. E questo fu il programma, eseguito mercè un notevole sforzo costruttivo, nel primo de-

per Il catr:.p~GIII·':·'> c. lcJ111 di "" 11- Uleroc!ator.

Preparatin


. ~l·:.·:--------

si aggiungeranno le altre due attualmente in OIStnlziolle Roma e Impero. Sono unità da 35 mila tonnellate, &\'enti ciascuna 9 cannoni da 381, 12 da U2, 12 COIItractl:i da 90 e 20 grosse mitragliere contraeree. Inoltre come • noto, sono state radicalmente trasfor~ le vecci,i( corazzate Cavo11r e Cesare, sostituendovi compier-i~~ l'armamento principale e secondario, le caldaie, r~FPl· rato motore e aumentando la protezione orizzootale tn relazione alJe possibilità dell'offesa aerea, e quella subacquea contro i sottomarini. Ne sono cosi nsultate dut uaili perfettamente omogenee, dj nctevole velocità (oltre 17 miglia) ben corazzate, bene armate, i cui scafi lldiaJ. mente ricostruiti sono a proya di bomba e di siluro. L' sperienza fatta sulle due « Cavour » è risultata in plesso così soddisfacente, anzi superiore alle p · • che si è dato inizio e si procede rapidamente agli Lavori per i due « Doria ». In totale, cosi, il nostro eleo di 8 coranate metterà in linea 36 cannoni da 40 da 320, 48 da 152, 480 da 120, e potrà ~ l'offesa aerea con 32 cannoni da LOO, 48 da 90 e 16o a. tragliere. Dislocherà complessivamente, circa 240 mila tonnellate.

Questa potente flotta da battaglia è destinata, sec~l ti nostro criterio operativo, a un impiego di guerra. cbe il Duce ha lapidariamente definito nel suo. discorso al ~­ nato del 30 marzo 1938 : « A coloro cbe, dissertando di strategia navale, avanzano l'ipotesi che anche nelle guem future le navt da battaglia rimarranno vigilate nei porticome durante la grande guerra - io rispondo che per l' Italia ciò non avverrà; non è questione del costo ddlt navt ; è questione della tempra degli uomini e degli ordioi lhe riceveranno». Le cronache della guerra hanno ampùmente dimostrato che gli ordini impartiti ad uomini dJ tempra allenatissima sono eseguiti con ardimento offmJivo che non ha uguale nelle marine del mondo, dò c.be ~ta a confermare come fosse ragione vitale per la a05tla potenza il dotare tali uomini di armi idonee ad esalt1mt le _capacità guerriere. Oltre aHa flotta da battaglia, del resto, anche il JU\1gli0 leggero è stato nel secondo decennio del Fascismo po!Mtemente accresciuto, ed oggi è pienamente in grado di rol. laborare col nucleo principale, sia per rafforzarne la I1IJSS,J nelle azioni che -richiedano concentramento di forze, si1 it (ompiti secondari di controllo del mare. La nostra flon:

l.

UNITA' DELLA lfOSTIIA MARIIfA, (Dall'alto al bauo, La cor<aaata "Co.,

le di CGTot.U". L'! acrociatore lew•ro ''Muaio Atteudolo" La aihuaotJ "Aotonio da Noli". (A dHtra) L'incrocicrtore ~·=e "Z<ua".

cennio. L'Italia venne così a possedere una flotta leggera dt mcrociatori maggiori e minori, di cacciatorpediniere grandi e piccoli, di sommergibili di grande e media crociera, tale da garantire già notevolissime possibilità di offesa e di difesa. Occorreva tuttavia integrare queste formazioni leggere con un più possente nucleo di navi da battaglia poichè, come sancì il Duce per dirimere le lunghe controversie circa l'opportunità o meno di costruire corauate, non può esistere potenza navale dì prim'ordine che non raggruppi le sue forze leggere intorno ad un nucleo di navi fortemente annate e fortemente protetfe contro ogni possibile offesa. Egli stabilì pertanto che, pur continuandosi la costruzione del naviglio leggero secondo il piano primitivo e accrescendosi largamente quello previsto per la flbtta sommergibile, si ponesse mano alla prepara%iooe di un gruppo di grandi navi. Apparve infatti evidente che gli incrociatori, oltre ad essere troppo vulnerabili all'offesa aerea, non hanno alcun" possibilità di cosnbattere contro le grandi navi di Jinea. Il nerbo della nostra. Marina Tenne pertanto cost:ituim lialle du: corazzate modernissime Lillorio e Villorio Vmeto, alle quali


La coJUD<IlCJ lnq\qu "Barham" di 31 mila to...,ollat• cnmcrta coa. otto c:cmaoni da 381. Contro tn corcuaat• eU q ....to Cipo ai aooo 'rittor!ooamoato battuto lo aoolr.

ocnri der ba:tt09Ua "Ce•areH • "C«rYour'• raonoata:Dt• il tooaollo;vlo lnlor!oro (23.&00 IG,IUl.) o l'<D'Dlcnaoalc eli ecnmoal da 320.

leggera è infatti costituita dai quattro incrociatori protettt da 10 mila tonnellate, tipo « Zam », armati di 8 cannoni da 203, di 12 da 100, e di 16 mitragliere contraeree; dai tre incrociatori, pure da 10 mila tonnellate, tipo «Trento » con uguale armamento ma con protezione leggermente inferiore; dai due tipo «Duca degli Abruzzi)>, da 8 mila tonn~Jlate, armat1 di 10 cannoni da- 152, 8 da 100 e 16 mitragliere; dai quattro, tipo« Duca d'Aosta» da circa 7 mila tonnellate armati presso a poco c~ro~ i precedenti; dai sei tipo «Condottieri» da 5 mila tonnellate aventi 8 cannoni da 152, 6 da 100 e 12 mitragliere. In totale, perciò i 19 incrociatori in servizio possono mettere in linea 56 cannoni da 203, 84 da 152, 148 da 100 e 244 mitragliere. A questi incrociatori sono poi da aggiungere 86 unità sottili - tra quelle in servizio e quelle in costruzjone - rappresentate da grandi cacciatorpediniere che nel loro insieme posseggono circa. 450 cannoni, 580 mitragliere e 430

lDcrodatore britChlDÌCo ~Jia claa• ..Orioa.e.. affondate Del Ned:iteri'CIIIII•o dai no.tri bo~ri.

tubi lanciasiluri. Se perciò - ha calcolato in un suo attento studio l'ammiraglio di Giamberardino - si potesse riuscire a portare in una sola massa le suddette 113 unità, si avrebbe un fuoco di 132 cannoni di calibro fra 381 e 203 di 6 30 da 152 e inferiori, o ltre a salve di 470 siluri, mentre si avrebbe la possibilità di reagire alle offese aeree con 168 cannoni e 984 mitragliere. Oltre alle suddette unità, infine, esistono ancora 3 incrociatori antiquati, una settantina di torpedinere capaci' di assolvere a compiti diversi per missioni isolate o pe• la difesa delle coste e oltre 200 unità minori come monitori, cannoniere, dragamine, posamine, mas e navi ausiliuie. I sommergibili,

poi, il cui numero sorpassa ir centinaio, pongono la nostra Marina alfa testa d i tutte le altre del mondo. in complesso perciò la nostra Marina d.1 guerra che in poche settimane di operazioni ha conquistato, e dimostra di poter saldamente tenere, il dominio del Mediterraneo, rappresenta una rorza di valore decisivo. La potenza delle armi sostenuta e animata dalle inesauribili risorse dello. spirito dei nostri marinai, ne fa lo scudo più sicuro per la dife. sa della Patria e lo strumento più efficiente per la sua grandezza. La port<Uroi lnqlooe "Atk RoyCll" eli 22.000 loaDollato clwumoalo colpòtCJ dallo aootro bombo Della bClttovUo <~e>Uo Jonio. ora riJu:giata a Cibiltena.


VISIONl DELLA BATTAGLIA DELLO IONIO, - SoPf<ll Bordata da 320 deUa ~>oetra corc:a.ata .. CU?O'-'r··. - Sotto~ ScdTa d•Uo noatra eorcnacrta ''C••cu•": t pro18tb dell• cotaDate iogle•i (pe.so 1000 c!:ailotJrmnmi) cadono ia mare inton:~~o alle noatre UDitò..

PJ(~(~CtLO \TCtCABOI... J.\RICt

N 1.\ \T 1.\ J... M I NA. « Apparecchio contenente una carica di alto esplosivo da au~o­ rarsi in mare a determinate profondità sotto il livelJo dell'acqua e dest•nato a scoppiare quando sia urtato » (B.). , Le mine vaganti sono quelle che hanno rotto gli ormeggi e vanno alla deriva con grande pericolo per la navigazione. Le mine magnetiche, di cui tanto si è parlato durante questa guerra, sono mine che deposte in vicinanza di una nave hanno la capaòtà di dirigersi su di essa mediante la Loro sensibilità magnetica. NEBBIOGENO. In un tubo metallico viene compresso un getto di vapor;: acqueo ed uno di nafta. Incendiando la nafta vaporizuta dal vapore acqueo, si ottiene una copiosissima emissione di fumo. Tale nebbia artificiale serve in mare per nascondere i movimenti o la forza di unità navali.

NoME DI GUEitRA. NeU'antica marina Sarda c'era l'uso, fra le reclute, di assumere un soprannome o un nome di battaglia. L'usanza non venne ab.Jlita che nel 1860; anche Giuseppe Garibaldi, quando entrò a far pa.rte degli equipaggi del Re di Sardegna, prese un nome di guerra: Cleombroto. Alcùni di questi soprannomi, Sforza, Ramazzott, Del Bufalo, sono diventati veri cognomi. PERISCOPIO. Strumento ottico a riflessione che serve ai sommergibili in immersione per esplorare la superficie del mare. Si distinguono i pmuopr di agguato e i periscopi d'attacro. I primi sono più voluminosi e con una visione panoramica più grande; i secondi servono nell'immediata vicinanza dd bersaglio: sono più sottili e meno facilmente individuabili. PIAZZAFORT.E. Le- piazzaforti sono località che per le loro qualità natltrali o per il lavoro ckll'uomo. possono offrire a una flotta o a una parte di essa. ojtre (be o,rimc condizioni d i sicurezza, anche possibilità strategiche per l'azione ~ol h' il nemico. Una vera e sicura pia.zzaf.orte non può essere isolata; ma .h3 Ja necessità di appoggiarsi ad un retroterra cosl forte che possa assicurare alle navi ivi riparate il rifornimento continuo delle munizioni. del combustibile e dei viveri, oltre che la riparuione di eventuali avarie o dei danni riportati in combattimento

REoot.MEI'c'TO SAN MARCO. E' un reggimento fonnato con uffiòali e

truppa provenienti dall11. R. Marina negli ulti.m i tempi della guerra 1915-18. Ha combattuto valorosamente sul Basso Piave e aUa difesa di Venezill. Successivamente è stato impiegato al ~idio della concessione italiana io Cina. aU'occupazione di Addis Abeba e nello sbarco in Albania.

SBAilllA.MBNTO. Cordone di mine che si pone a difesa di un porto o di un tratto di costa o di uno stretto. Si può avere anche lo sbarramento offensil!o che è quetlo effettuato nottetempo da sommergJbili o da battelli posamine ll.ll'imboccatura di un porto nemko o lungo le sue coste.


E

S1JI~ Mi~ BI~ L'AZIONE tattica di ogni nave da guerra è stata sempre affi. dala, ed anche oggi lo è, a un certo nwnes:o di fattori che in questo mcxlo $Ì possono classificare: l) gittata e potenza delle bocche da fuoco; Il) velocità e manovrabilità; III) resisten.Z3 delle sopcastrutture coruute; IV) sorpce.;a, L'impiego completo e perfetto dei modernissimi mezzi di guerra navale, il sommergibile ed il siluro, ha però spostato il valore di questi fattori nel senso che, se di molto è aumentato il potere offen$Ìvo, non è con Io stesso rapporto aumentato anche il potere difensivo. Oggi un piccolo battello, torpediniera, mas, sommergtbile è in grado di giungere fino all'affondamento di una uniti di potenza molto superiore alla sua. Al siluro, potentissimo mezzo offensivo, non sono ancora stati opposti adeguati mezzi di difesa. Anche l'elemento sorpresa, dopo l'ad orione dei nuovi strumenti bellici, è venuto a giocare un ruolo che sembrava avere perduto. Inoltre, bisogna fare i conti con la off~ aerea. Essa, se noo ha rivolu2ionato i termini della guerra navale, considerata come guerra strettamente combattuta <h fone moventesi sull'acqua, ha però introdotto un nuovo fattore nelle con$Ìderuioni degli strategbi e dei tecnici delle flotte di ogni paese. Le navi da guerra $Ì sono dovute adattare alla nuova minacca piovente dal cielo. Se, fino a pochi anni fa, i costruttori si interessavano maggiormente della protez.ione sulle fiancate che di quella sul ponte, nella considera2ione che la potenza d1 urto dei proietti nemici sarebbe stat:l maggiore contro le pareti verticali della nave, in quanto esse tagliano perpendicolarmente le loro traiettorie, oggi la stessa preoccupazione è sorta per le parti orizzontali della nave. Infatti l'aereo getta le sue bombe sul.la perpendicolare dell'obbiettivo: le corazze orizzontali del ponte per non essere perforate, dovranno oggi sopportare uno sforzo cento volte maggiore di quello che era loro richiesto quando le bordate provenienti dalla nave avverA d.•tna Le a.oab\11> nari da battaglia: • i noelri i:acrociatori. ahaoqeDdo a tiro ZM!Oico coa. rep.otiDi mutcra:ie21..t.l dJ rotta • abili , a::ricaiollÌ di ••locitò ID~ticQQo U luoco - Sotto: Salw-a da 320 deUa a011tra: connsata "Cna:re'' (la Primo piallo IOilO Tlolblll lo boccho da fuoco doUa cor-ata "C..,.,ur")

- l


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~ari r. le potevano colpire solo di stns(io, cor

un piccolissimo angolc di incidenza. Ma oggi, quali sono i meni di offesa e di difesa sui quaJ.i la nave da guerra può contare? Cerchiamo di individuarli, cominciando dalle navi di maggior mole e finendo al piccolo mas. 1•) Navt di linea (corazzata, drtad11011ght, nave da battag lia : navigli corazzati di tonnellaggio dell'ordine di grandezze compreso fra le 20 e le 35 mila tonnellate). La nave di linea si dovrà difendere, e per conseguenza dovrà cercare di portare la propria off~a. o contro navi di potenza e di mole simile alla sua, ovvero contro navi minori che l'attaccheranno col siluro, ovvero contro l'aereo. Nel primo caso - scontro di due navi di linea - sarà padrone ddla battaglia colui che riuscirà a piuzue la prima salva a bordo dell'avversario. Si pensi aUa tremenda potenza della salva di una moderna nave da guerra : sono centinaia di tonnellate di acciaio e d i esplosivo che piombano sulle soprastrutture nemiche. E' evidente come anche alla nave più protetta di questo mondo una tal tempesta sia capace di scardinare la fona combattiva. Per ottenere questo risultato è necessario o avere una gittata superiore a quella dell'avversario, in modo da poterlo tenere sotto tiro quando ancora i suoi proiettili non possono ~rri vare fino a noi, o essergli superiore nei congegni di punteria in modo tale da precederlo nell'aggiustamento del tiro. Anche la corazzatura e la capacità di rapida manovra hanno la loro importanza in questo ~.:enere di SCo"tro navale. Infatti, una n:we ben corazzata può resistere ai colpi di una nave che porti artiglieria più potente della sua. La considerazione vale se si pensi anche come il rapporto fra corazzatura :: potenza sia, io genere, strettissimo : se, nella .:ostruz1one di una nave si decide di dare ad essa una fortissima corazza normalmente si decide anche <li dare alla stessa una potentissima artiglieria. Gli elementi protezione e potenza dei calibri non si elidono a vicenda. Saranno piuttosto la velocità e la manovrabilità che avra'lno a soffrire della quota di ton-

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nellaggio concessa alle p iastre d' accr.tio e ai cannoni. Ma contro l'attacco con siluri da parte di navigli minori o di sommergibili, che cosa può opporre la nave da battaglia ? Sembra che la sua salvezza debba essere affidata soltanto alla sua capacità di manovra e alla sua capacità di reagire alla socpresa, poichè, fino ad ora, nè corazze verticali nè reti hanno ariestato la corsa mortale del siluro. Quale sarà allora la soluzione migliore se sembra che non si possa ottenere un proficuo compromesso fra velocità e potenza della nave? La risposta varia secondo le necessità strategiche ddla potenza che commissiona la nave da battaglia e secondo l'opinione dello stato maggiore della sua marina circa il probabile nemico contro il quale si dovrà lottare, cannone o siluro. Contro l'attacco aereo la nave di linea si difenderà attivamente con la grande quantità di fuoco antiaereo che può sviluppare; passivamente, opponen_do alle torpedini aeree la resistenza delle sue corazzature. Le opinioni sul valore di tale resistenza è noto come siano controverse; anche gli esempi avuti durante l'attuale conflitto sono molto contrad1ttori. Ci limiteremo a constatare come si siano avuti casi di corazze che hanno magnificamente resistito a bombe aeree della maggiore potenza attualmente possibile e come al contrario, altre corazze non abbiano assolto contro le stesse il loro compito. Tutto quello che sin qui SI è detto, Catte le debite porporzioni vale, oltre che per le navi di linea propiamente dette, anche per i grandi e me<li. incrociatori. 2") Cacciatorpediniere. - Le cose mutano alquanto se si considerano i meni di offesa e di difesa (sempre in rapporto agli altri tipi di navi) dei caccia, delle torpediniere, degli esploratori e dei dntroytrJ. Infatti se per il combattimento che si ingaggia fra navi di questo tipo valgono le stesse considerazioni fatte per le: navi di maggior potenza. altri c:le-

menti entrano in gioco quando si consideri lo scontro fra esse e l'aereo e, maggiormente, f~ esse< e il sommergibile:. Infatti la grande velocità e la capacità di manovra del caccia forniscono ottime possibilità di lotta contro il sommergibile. Una volta che le sue vedette siano riuscite ad avvistare il periscopio del nemico in agguato prima che il siluro sia partito, un brutto quarto d'ora si presenterà agli uomim che, chiusi nell'invo: lucro di acciaio sottomarino, ciechi e quas• sordi, dovranno sottostare alla pioggia di granate della nave alla superficie. Il caccia torpediniere infatti passa e ripassa sullo specchio d'acqua dove il nemico è st2to avvistato, seminando il mare d i granate di pro-


fondità lino a che la chiazza di nafta affiOrante o qualche segno ancora più certo non assicurerà il suo equipaggio ddla vittoria. Il sommergibile intanto è costretto a starseoe acquattato senza un movimento. Non può tentare di fuggire il pericolo con la ritirata, chè, se mettesse in moto i motori, la sua posizione sarebbe immediatamente e perfettamente individuata : per lui non ci sarebbe più pcssibilità di scampo. L'idrofono, di cui tutte le navi sono dotate, percependo ed amplificando il battito sia pure lievissimo dei suoi motori, saprebbe guidare il cacciatore sulla sua rotta Ma neppure1 cosl immobile il sommergibile avvistato può considerarsi al sicuro. Le navi moderne sono dotate di uno speciale istrumento che va sotto il nome di scandaglio ullrasom>ro, basato sul riflettersi verso l' appaparecchio stesso di un fascio di raggi ultra-sonori quando fra la superficie e il fondo del mare incontrino un ostacolo.

Mediante il suo aiuto anche un sommergibile con le macchine ferme può essere scovato e colpito. L'estrema vulnerabilità del sommergibile in immersione compirà il resto. Infatti, basterà soltanto il '·icino scoppio di una torpedine di profondità, per determinare la perdita, senza pure che lo scafo di acciaio sia stato sfondato e senza che si siano aperte vie d 'acqua. Al sommergibile in immersione basta un'inclinazione di qualche grado verso prua o verso poppa, per trovarsi in una situazione critica. Se la nave di superficie, infatti, sec~mdo il principio di Archimede, ad ogni indinamento, per il suo maggior volume che si immerge riceverà una maggiore spinta dal basso in alto e tenderà quindi :1 riacquistare la pòsizione di equilibrio, il sommergibile immerso al contrario vedrà aumentare il peso della colonna d'acqua premente sulla sua parte inclinata. Potrà riacquistare l'equilibrio soltanto imm~ttendo rempestiva-

mente nelle sue 1anclu un peso d'acqua capa-· ce di riportarlo alla posi.zione. orizzontale: . Ma in questa operaz1one 1l sommerg,btl~ sarà costretto ad appesantirsi ancora e qumd1 ad affondare di più. E c'è un limite alle poss:bilità di immersione. 3") Sommergibili. per quellQ che ri~ guarda la lotta fra i sommergibili e le nan di superficie i paragrafi precedenti hanno già esaurito l'argomento. A vantaggio del SOffi· mergibile bisogna però dire come l'elemento sorpresa sia tutto a suo favore, sicchè il più de!lt- volte la n a ve di superficie si accorge della. sua presenza solt~nto quando già il siluro diretto contro il suo cuore è partito. Non bisogna neppure esagerare l'efficacia dello Jcandaglio ul1ra1oncro. E' un apparecchio ancora molto impreciso e il suo compito è difficilissimo. Resta da considerare lo scontro fra il sommergibile e l'aereo. Possiamo dire come il battello sottomarino, se non ha potere d'offesa contro l'attacco dal cielo ha però buonissime probabilità di difesa passiva. II sommergibile, infatti, non può essere colpito dall'aereo che quando naviga in superficie o a piccola profondità. Se si immerge fino dove la sua resistenza glielo permette, diventa praticamente invisibile anche a chi lo ricerchi dall'alto. 4•) Ma!. - I motoscafi-anti-sommergibili, come diçe il loro stesso nome, offrono le loro maggiori possibilità ndla lotta contro l'insidia subacquea lotta per la quale furono originariamente creati. La loro stessa piccolezza, unita ad una estrema velocità e manovrabilità li salva dal siluro : possono d'altra parte trasportare un carico di granate più che sufficiente per una seria azione contro il sommergibile. Con i siluri di _cui sono dotati possono inoltre assolvere altri compiti oltre quelli. strettamente anti-sommergibili. Sfruttano nell'azione contro navi di maggior mole, le stesse doti che li rendono invulnerabili agli attacchi dei sommergibili. Il loro impiego, considerata la scarsa autonomia di cui sono dotati, sembra essere limitato ai mari interni, ad acque costiere e ad azioni di agguato non troppo distanti dàlle proprie basi. Di solito, per le azioni che comportino un lungo trasferimento, i mas usufruiscooo del rimorchio di navi capoflottiglia.

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QUANDO, NEI GORGHI di Scapa Flow, ~i mabissò la Hochsnflotte, la flotta tedesca d'alto mare che l'ammiraglio von Reuter preferi affondare all'indomani delrarmist:z.io piuttosto che consegnare agli alleati, parve dovesse dileguare per sempre dall'orizzoote inglese l'incubo di una minacòosa concorr= n&vale tedesca. Per quindici anni almeno, infatti, le costruzioni marittime della Germwia, patrocinate con entusiasmo da Guglielmo II e reafuzate con fermissima tenacia dall'aromi·. raglio von Tirpitz, avevano turlxlto i sonni dell'ammiragliato inglese. Non destò meraviglia, pertanto, che quattro articoli del trattato di Versailles stabilissero praticamente l'annullamento di quella superba marina da guerra che duc&nte il conflitto aveva dato tante prove di valore bellico e d\ perizia marinara. lo base al tnttùo di V ersailles, infatti, la Germania non potev& più possedere sommergibili nè forze aeree di macilu; le corazzate non potc:nno essere più di sei . il loro dislocamento non poteva supc:nrc: le 10 mila toonc:lbte, nè il calibro dei lo.:o cannoni i 280 millimetri; a sei erano andle limitati gli incrociatori, con disloamento di 6 mia tonnellate c: cannooi di 15 2 millimetri ; sedici, infine, dovevwo essere le .unità silunnti con dislocamento tnaS$imo di 800 toondl.ate. La ina.rioa tedesca DOCl esisteva dunque più: retrocessa ad uno degli ultimi posti nell'ordine delle pota* navali del mondo, dopo che ne aveva ocrupato brillantemente il secondo, la Germania subiva il più duro tntt2to di ptce di ati si1trovi esempio nella~ . • Primo compito dei nuovi dirigenti della Mari.n.a da guerra del Rticb all'mdomlai ~ di Versaillcs fu perciò quello di salvare ib.Ua r<Wina, sia nel campo dci bco.i lllltl!·


.riali sia in quello dei valori morali, la flotta. Col trattato di pace, il personale assegnato alla marina: 'Veniva. ridotto a U mila uomini compresi gli ufficiali, e doveva essere reclutato coL sistema del volootariata a ferma lunga, dodici anni di servizio. Per evitare che ciò portasse alla stanchezza, fu necessario anzitutto reclutare personale sceltissimo et tenerlo in' cootinud addestramento mediante corsi di istruzione e specializzazioée e lunghe campagne di-navigazione nei mari del mondo, compiute a bordo di due unità, il BerJin e l'Emden ad,ibite a navi scuola. Pc:r quanto riguarda il materiale, nel 1924 si ebbe un primo programma di costruzione di navi nuove: un incrocatore e sei cacciatorpediniere. Nacque cool la prima. .nave da guerra della Geanania repubblicaru., alla quale si dette il nome di J!.mden, il g!oriooo e ca.vatlt.JQ..O ..c...oJ.ro attendato m onorevole combattimento a Coco-Island: e il nuov<J incrociatore entrato in serviz.io nel 1927, iniziò la sua carriera con una navigazione nei mari che erano stati il teatro d'azione del vecchio Emdm e ddJ.a squadra dell'ammiraglio Graf v.on Spee cui aveva appartenuto, cioè nelfEstrerno Oriente e nell'America de.~ SUd. Tra il 1926 e il 1933 furono poi impostati gli altri cinque incrociatori leggeri consentiti dal trattato, e nel 193~ erano tutti in servizio: Konigsberg, KtWlsruhe, KoJn, Leifnig e Niirnberg. Contemporaneamente si pooe mano alla costruzione delle JmB8iori unità: gli iru:rociamri corazzati da 10 mila tonnellate. Nel 1929 fu messa infatti in cantiere, presso i Deutsche Werke di Kiel, la prima ck:lle cosidette corazzate tasc.abili, la DeutschJamJ. Non si era ancora giunti al varo della bella unità, che già essa costituiva l'incubo dei paesi democratici. lntx>rno alla sua costruzione si scatenarono polemiche e discussioni senza fine, come se la nuova unità potesse da sob minacciare tutte le flotte dei paesi che si aflacc.ano tra il mar Baltico ed il mare del Nord. Certo ~ che le restrizioni' .tmposte dai trattati spinsero i costruttori tedeschi a realiuace miracoli di ingegnosità che conferirono al Det~IJchland, entro i limiti di tonnellaggio e di armamento consentiti, qualità belliche e nautiche di gran lunga superiori a queJJe possedute dagli incrociatori delle altre marine. IJ Deutschland, entrato in linea nel 1933, seguiva l'Admirai Scheer, e poi il gloroso Admiral Graf Spee, impostati a Wilhelmshaven nel 1931 e nel 1932. Di questo stesso tipo" Ja Germania avrebbe potuto costruire ancora tre incrociaton prjma di arrivare al massimo consentito dal trattato di Versailles, ma l'impostazioni! di tali unità 'ebbe invece una sosta.. La situazione politica era mutata e i programmi navali ne efano stati, per conseguenza, modificati. .Anzitutto, in sede di conferenza del disarmo il governo tedesco aveva · fatto un primo tentativo di svincolarsi dalle restrizioni, e il piano di Mac Donald comprendeva infatti la concessione alla Germania della facoltà di costruire navi di tutti i tipi e di caratteristiche uguali a quelle delle altre potenze, salvo a definirne 11 numero nella revisione del trattato di Washington. La conferenza per la revisione ebbe luogo effettivamente nel 1936, e faiU : e con essa naufragò pure il piano di Mac ~ald. Ma nel frattempo, con l'avvento del na.z ionalsocialismo ai potere, la politica del Reich aveva assunto nuovi orientamenti ed era incominciato lo sgretola-

Sopra: 1!1 attesa del comlxrttimeclo. - A alciotrcr: Utticial\ • marinai germcmid ouiatoao crll•am.taclina.· bcmdie ra d·una ncn"• o.o~ea• caltutvta_.

mento del trattato di Versaille;, ~c cui clausole militari ed aeree venivano denunci~te in rapida successione. Per la marina, nltta.via, il procedimento fu diverso. In occasione della visita di Eden c Simon a Berlino nella primavera del 1935, furono intavolate conversazioni tra la Germania e l'Inghilterra in materia navale. In un discorso pronunciato aL Reichstag il 21 maggio dello stesso anno, Hitler enunciò una nuova formula di armamenti marittimi, specificando che la Germania si sarebbe limitata a costruire navi da guerra in una misura che non-«cedesse il 3:i% del tonnellaggio br.jtannico e 1 '8~% di quello francese; disse poi che la Gennania era ·pronta a sottoscrivere un accordo internazionale per qualsiasi limitazione deUa gxandezza delle navi, ed era altresl pronta «...ad. approvare la limitazione della grandezza det sottomarini od anche la loro completa distruzi_ooe ~ nel caso, ben s'intende, che tutti gli altn Statt vi aderissero. li . ùna coù netta presa di posizione in po ti~ marittima, coraggiosa e leale verso ~l PfO?no popolo non meno che nei confrontt dell Im-

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pero britannico, diede quei frutti che era logico attendersi, e la Gran Bretagna, per quanto a malincuore1 non potè esimersi dall'ammettere il diritto della Germania agli armamenti marittimi, Umitando questi co:-~ patti stipulati « in una atmosfera di comprensione reciproca ». Nacque così l'accordo navale anglo-tedesco del 18 giugno 1935. Esso fu redatto a Londra 'dove si recò per incarico del Fuhrer Joa . chim von Ribbeotrop, nominato per l'occasione Ambasciatore straordi. nario per gli affari del disarmo. Von Ribbcntrop, assistito da akuPi esperti ebbe hmghe conversazioni con sir Samuel Hoare, a cooclusiont delle quali i due uomini di Stato si scambiarono le lettere di pramm:ltica che precisavano i termini dell'accordo raggiunto. Risulta\'a dalle lettere che la proporzione del 35%' accettata dalla Germani.1 com~

limite massimo delle proprie forze navali rispetto a quelle britannidv? non si riferiva soltanto alle forze del Regno Unito ma a tutte le forze navali possedute dalle M.zioni costituenti la C()fmno11 weaiJh britannica. In altri terrl\ini, entravano nel conto della flotta inglese anche le unità navali austriliane canadesi, indiane, nuclei marittimi capaci di un certo sviluppo futuro, specialmente per quanto riguarda l'Australia e la Nuova Zelanda, paesi che vivevano e vivono tuttora sotto l'incubo di una minaccia nipponi'!l. La proporzione del 35~ r.on doveva poi considerarsi definitiva e inderogabile poich~ la Germania si riservava il diritto di richiamare l'attenzione dell'Inghilterra nel caso di futuri elementi di improvviso squilibrio che potessero 9enire a prodursi: e qui è da intendere che la

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Sopnr. Nanrilr, 13 Clp1'iM 1940, Torpedlawra iDvl••• ta-

COWUcda dUR~Dte il comb..ttimec>to. A a!Diati'CI< n piro~ecdo !Ila_... "Tehunoml" cdfODdalo il 22 noY.a>bre 1939 la, •ev..lto aU'...-to d'UDa miaa gallev!liante.

Germarua voleva mantenere un rapporto di equilibrio non soltanto nei riguardi slell'lngbilterra, ma anche della Francia, degli Stati nordici e baltici e della Russia sovietica, tenendo cioè d'occhio lé flotte dei paesi che più potevano influire sul potenziale bellico n:n:1k dei mari del nord e Baltico. Perciò il comunicato del Foreign Office avvertiva appunto che « le decisioni finali che saranno prese in un.t futura conferenza navale internazionale, dipenderanno dall'atteggiamento che sarà adottato dalle altre potenze navali ». Altra clausola di gr~de importanza compresa nel trattato er:~ pot che, restando complessivamen~e limitata al 35% la proporzione tra la flotta tedesca e la britannica, per quanto riguardava i sommer-

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aoHomarillo germanico (dicembre 1939).

"Washmgton del 1922 : 1'1mp~:gno tedesco, c ..• detto anzi, avrebbe valore anche nel caso che altre potenze non avessero rispettato tali clausole. L'accordo era, nel complesso, un modello di equità e di ragionevolezza ed era : tato reso possibile sopratutto dalle dichiarazioni di Hitler che qnalche tempo prima dell'invio della missione di von Ribbentrop a Londra, aveva proclamato dinanzi al Reichstag di riconoscere « spontaneamente la premineni<: importanza, e per conseguenza la giustificazione di una predominante difesa marittima dell'impero mondiale britannico, allo stesso modo come noi, per conversò, siamo decisi a fare tutto quanto è possibile per difendere la nostra esistenza e la nostra libertà sul con!inente. Il governt' tedesco ha il sincero proposito di fare tutto il possibile per stabilire e conservare con il popolo e con lo Stato britannico rapporti i quali valgano a impedire per sempre una ripetizione dell'unica lotta che vi sia stata finora fra le due nazioni». A cinque anni di distanza da queste dichiagibili alia Germania era riconosciuto il di~ittu razioni e dopo le prove date in tale periodo « di possedeme un tonnellaggio uguale al todalla politica estera nazionalsocialista, la fontale posseduto in tale categoria dai membn datezza delle affermazioni del Fiihrer appare della Commonwealth britannica». La Germainconfutabile, ma insostituibili si presentan.o pure le condizioni poste dalla Germania per la nia tuttavia, come concessione, si impegnava a non costruire Ùn tonnellaggio di sommergibilt realizzazione -di queste finalità di pace. che superasse il 45% di quelli britannici, salva Già si è detto quali fossero, nel 1935, le la facoltà di avvalersi del proprio diritto a sucondizioni della flotta da guerra tedesca. A perare tale proporzione qualora le circostanze •tale data, venendo meno le limitazioni imposte lo richiedessero. In tal caso, il governo tededal trattato. di Versailles, fu dato immediat~ sco ne avrebbe dato avviso al governo britaninizio alle nuove costruzioni secondo le nuovt: nico. La delegazione del Reicb ammetteva informule e le nuove possibilità di una maggiore fine che l'impiego dei sommergibili io un evenlibertà quantitativa e qualitativa. Furono così tuale conflitto sarebbe stato fatto tenendo presollecitamente approntate due potenti navi di senti le clausole della cosidetta umanizzazione . linea da 26 mila tonnellate, la Srhanuml e la della guerra sottomarina come erano state dcG 'feùena~~, armate in modo formidabile e assai finite nell'ultima parte del trattato di Londra veloci ; in pari tempo, furono impostati tre indel 1930, in armonia con le risoluzioni Root crociatori maggiori, il Prinz Eugm, l'.Admiral enunciate al tempo della. conferenza navale di Hipper e il Blichn, da 10 mila tonnellate.


ba.--~~..:...::~2:::lZ~~~~~:,:C:~_;.::..:.~:i~.:_~_::...:_~_i,a-.;;.:,ì,~~=~--..:..;~M~.t~i~L~c~o~m:a:n:d~an=te:-=:dell' incrociatore Emdm, U piroacafo iDol••• "Blaelthill'' di 2492 too.o,,Uat.'. li if a.Uondoto jJ 20 oo•embre 1939 oel Maro. del Nord U1 1 equito a wto contro W>a mtua. In complesso, tenendo conto anche delle unit.ì minori, nel 1935 furono impostate 127 mtla tonnellate di naviglio da guerra: nel 1936, SO mila; 80 mila nel 1937 e circa 50 mila nel 1938. In questo grandioso programma so~·J infatti annoverate due corazzate da 3~ mtla tonnellate, la Bismarck già varata, e la sua gemella, indicata nei programmt Jalla sen1plic~ lettera « G »; una corazzata che viene indicata .:on la lettera «H», impo~tata nel 1938, Jell ' quale non si conoscono le caratteristich~ ma di cui si presume il dislocamento in 40 mtla ton nellate· due incrociatori da 10 mila tonnellate e quatt~o da 7 mila; 14 cacciatorpediniere, 30 torpediniere, 3:> sommergibili, 17 mas, 30 dragamine, oltre a 2 navi portaerei da 19 mila tonnellate. Se non fosse sopravvenuta la guerra e, con essa, l'impossibilità di far computi in materia di flotte basandosi sui tranquilli dati degli annuari, il programma navale t~desc~ sarebbe stato compiuto nel 1924, anno m cut la flotta germanica Sj.rebbe stata composta esclusivamente di unità nuove. Anche nel cam. po navale il· Terzo Reich si dimostra così un pe.-icoloso avversario degli antichi detentori di egemonie, come le imprese compiute durantf' i mesi di ostilità contro le due più forti marine d'Europa hanno largamente dimostrato.

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G J,., J l J L T J M J (~ . , Jl s-,. j'~ Jl J , • _ ~ E' NOTO che la diChiarazione di guerra fra la Germania e le potenze dell'intesa sorpren~ desse nell'agosto 1914 varie squadre e nav~ tedesche fuori, e spesso molto lontano, dat porti della patria. Si trattava, oltre che di navi mercantiJj, anche di forze da guerra dt non piccola portata: la maggiore di tutte, era la squadra dell'ammiraglio conte von Spec. L'annuncio della guerra all'Inghilterra la sorprese nelle acque del Pacifico c precisamente in vista delle isole delle Marianne. 11 13 agosto di quell'anno, al primo annuncio in oriente della guerra già dichiarat'l c combattuta, una riunione di tutti i comandanti delle varie unità venne tenuta a bordo della nave su cui il conte voo Spee alzava le sue insegne di comando, la Skamoorsl. In essa si doveva decidere, ron la cooperazione dell'ammiraglio comandante e di tutti gli ufficiali superiori della squadra, il miglior sistema per tornare in patria.

capitano Carlo von Muller, vo e man estare una sua opinione. Disse ~e, se il .gr~ delle forze poteva tentare il ntorno n~ P?ct1 .della Germania sarebbe stato molto uttle a1 fint della guerra 'che almeno ~ incroci~ore ~osse cimasto nei mari orientali. Il comp1to dt questo vascello sarebbe stato duplice: guerra al trawco nemico sulle rotte dell'India, della :\ustralia e dell'Estremo Oriente; tutela del prestigio germani.co fra quelle ~pol.az.io~ orientali che il von Muller non d•sperava di poter far fortemente ed attivamente sollevare cont ro i dominatori. La sua nave, I'Emden, la più veloce e moderna delle u~ità della fio~ orientale, sen1brava essere la p!U adatta alla nsoluzione dci çompiti indicati. . L'ammiraglio von Spee adottò il punto dt vista del suo dipendente. Dopo aver dato fe sue istruzioni sulla zona nella quale l'Emden doveva operare e sul coordinamento ~~ .tali operazioni con quelle che la corazzat~ Komg~ber·g avrebbe svolte nell'Ocea.no Indtano ocadentale, partendo dalla sua base di Dar-essalam, alle ore 7 a m. del giorno 14 agosto 1914, a cento miglia a levante dell'isola di Pagan (Marianne), diede libertà d~ man?vra all'incrociatore Emden per reca~st nell Oceano Indiano orientale. Mare del Nord. 13 noTembre 1939, AHoodameato del piroacalo daneoe "Ca~adà" di 15000 touella~• per urto contro

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n comptto che il comandante della nave si era assunto eCJ uoo dei più gravosi e pteno di .rapoosabi.lità per un rnariD&io. Era anche uno dei ptù belli, pieno di rischi, di avvcolure e di gloria. L"E,uJen era IOio nell'oceano come un'antica nave corsarcsca; con le sue sole foa.e doveva provvedece a tutto, JIB8iungere iJ luogo di operazicloi assegnatogli dal suo capo, sf~ la sorveglianza nerntca, combattere navi da guerra, ricercare le rotte più frequenta5e dal naviglio mercantile avversario, povvedece al suo rifornimento di viveti, munizioni e carl>one. Quest'ultimo fu focse il problema più gravoso che si presentò alla mente del capitano 900 Mii.ller quando sì fu lasciato a poppa le uniti. compagne. Solo il pensiero che il pcocurarsi le necessarie scorte di carburante ~ebbe stato molto più facile ad una sola nave piuttosto che ad un 'intera flotta, poteva fargli apparire meno nero. l'avvenire. Contava ·ancora sopratutto sul carbone che avrebbe potuto catturare a bordo. dei mercantili ai quali si preparava a dare l'assalto, quando la forrunata presenza in quelle acque di un grosso piroscato ·da carico della Hamburg Amerika Linie, il /11::rkomannia, con le stive per l'appunto piene di ottimo carbone e che per sfuggire la cattura era alla ricerca delle forze teCJescne dislocate in oriente, venne a risolvergli il problema. Le due navi navigarono sempre dì scorta, tranne .quando, nella probabilitl di dover sostenere un combattimento, il capitano von Muller dava al suo piroscafo onerano appuntamento in un determinato punto dell'oceano.

Sopra: L=c:lo di ..W.e da """ torp.dinlera qenDanlca . - A oùùotra: Moot...ld.a. 15 dlc.mbre 1939. La C:OIGS• 1ala tc.c:abile ~anlea "GrGi Sp.... di 10.000 IOII· ~•Uate - d a l a clcdl'~ulpavqlo p.r eYIIGn>e lo di·

1truaiooe da parte deUcr OoHa brl-ka.

Ma, del resto, non c'era troppo da temere

per il corsaro tedesco dalle navi da guerra inglesi residenti in quei mari. Nell'Oceano Indiano la Gran Bretagna teneva allora solo tre incrociatori, lo Swij1!11re1 il Dartmouth e il Fox, dei quali solamente quest'ultimo era di potenza, se non di velocità, superiore al-

t'Emden. E~ ecco che l'Emdm_,. il giorno 6 settembre '14, raggiunta senza cattivi incontri la rotta fra Colombo e Calcutta, fa la sua prima vittima. E' il greco PontoporoJ. Carico nientemeno

che della merce più pre2iosa per l'incrociatore

corsaro; il carbone! Anzicbè affondare il capitano von Milller reputa più conveniente venire ad un accordo con il comandante della sua


prima preda, un levantino, che non sta a pensare p1ù che tanto alla proposta del suo catturatore. Egli si mette al nuovo serviZIO : ti con' 'oglio dell'Emden ingrossa. Può ora contare su due navi carboniere, una delle quali lo seguird a poche miglia, mentre l'altra lo attenderà nei pmti stabiliti in precedenza. Così comincia la gloriosa carriera p1ratesca dall'Emdeu. L'elenco delle navi affondate su la rotta Colombo-Calcutta durante i primi giorni di settembre è lungo : più di una al giorno, fra il 6 e il 15 del mese. Scendono sotto le Jnde ai colpi dei suoi cannoni fra gh altri, il Killin, carico di carbone, il Diplomai, con le stive piene di ottimo thè per il Five-o-clock .:Iella lontana isola, il Clan Mar Matheson. con un preziosissimo carico di automezzi militari. Un caso costringe von Miiller ad abbandonare una :wna cosl proficua. Il 14 di settembre si avvista un piroscafo che, all'abbordaggio, si fa riconoscere per l'italiano Loredana, un neutrale. Voo Miiller, poichè la nuova preda è sprovvista di radio e poichè la sua velocità non g li consentiri di arrivare in un porto inglese a rivelare la sua 11.vventura e a denunciue La presenza della nave corsaril prima di \Jnil decina di giorni, quando cioè la missione deU'Emdm in quelle uque suà già finita, lo l11..~a libero. Però, il 15 settembre stesso, il Loreda11o incrocia casualmente !11. sua rotta con il piro!iCilfo inglese City of IVmgO<Jn e gli comunia la visita subita da un misteriOSO incrociatore battente bandiera tedesca_ Lo stesso giorno a Calcutta, attraverso l'~~.Pparecchio radiotelegniico del CiiJ of ltmgtJOn, si è avver-

ttti della presenza dell'Emrien. Un dispaccio del comandante inglese alle sue nav1, recante l'ordine di concentrarsi per iniziare la cacci.a al pirata, viene intercettato- dai cadiotclegrafisti germanici. L'Emden può sfuggire alla caccia rifugiandosi a ponente di Colombo. Da qua s• parte per la nuO\"a azione bellica che, nel f.-attempo, si è delineata nella mente del suo comandante: il bombardamento di Ma. dras. Ecco, dal rapporto del von Miiller sulla attività della sua nave, le considerazioni che lo mossero a questa impresa. «Avevo concepito questo bombardamento unicamente come una a:wne dimostrativa, intesa a provocare fermento fra la popolazione indigena, a molestare il commercio britannico e ad insidiare il preStigio inglese. Volevo, per quanto fosse possible evitare perdite fra la popolazione indiana perchè probabilmente esse sar~ro state sfruttate dagli inglesi per creare fra gli indigeni uno stato d'animo contrario alla Gerrnania »- Obbiettivo delle artiglierie di bordo sarebbero stati i depositi di petrolio della &,.. ma Dii Company. Alle ore 21 del 21 settembre l'Emdm, non avvertito da alcuno è dinnanzi alla spiaggia di Madras. Di colpo, i suoi riflettori si accendono ed illuminano la costa e la città. Spara rapidissimamente 130 colpi di cannone, poi scompare nella notte. Nei depositi di petrolio 425 mila galloni di petrolio, secondo i dati del Times, sono in fiamme. Un gallone equivale 11. più di quattro litri e meno_ Il 28 ottobre, dopo altri affondamenti e catture sulla rotta Colombo-Europa, l'Emden compie oeUa rada di Penang una aziooe anco-

MAliE DELLA MANICA: L'\Oltlmo botteUo cl! nczulrC19Iù ai a.Uootcma da UDa oaYe aUwata .

ra più audace di quella di Madras. Munito di un falso fumaiolo entra nottetempo, senza essere riconosciuto, fino in fondo al porto e vi silura l'incrociatore russo femJchug. Nel ritorno, incontrato il caCCia francese MotiJqlltl. lo affonda a cannonate. Poi si trasferisce nei mari del sud. L'azione contro le isole Cocos è l'ultimo capitolo della gloriosa vita del corsaro Emden. Il 10 novembre, una compagnia da sbarco della nave cors:ua prende terra nella maggiore delle isole di quell'an:ipelago, se ne impadronisce, vi distrugge la stazione radio e i magazzini inglesi. Ma la nave deve fuggire dinnanzi a foru superiori che s1 profilano all'orizzonte. Raggiunto da una corazzata britannica, l'Emdm è affondato dopo un lungo combattimento. La nave aveva già affondato ventitrè piroscafi inglesi o alleati, per la stazza complessiva di 101-182 tonnellate lorde. Alla sua fine, anche il nemico Times dedicò un trafiletto di elogio. Negli stessi giorni in cui queste gloriose imprese si svolgevilllO nell'Oceano Indiano orientale, il Konigsbl!f'g, sulle coste africane dello stesso mare, emulava la gesta del suo minore fratello. La sua lunga agonia nella baia del Rufugi, dove fu bioccato da quattro corazzate inglesi, è not.ll a tutti. lntanto nell'oceano ~~.tlantico, operava il Karltruht al comand01 del capitano C F. Kohler. Dall'agosto al novembre '14 questo incrociatore affonda 16 pirosafi nemici, all'uscita dei porti fra Nata! e Cuba e luDgo le

rotte delle Piccole Antille e delle F'dippiae·


Per. il rifornimento èi carbone si serviva à; quindici millimetri e sulla sua poppa un canbasi sulle coste brasiliane già organizzate segrenoncino da dieçi. Gru ed argani posticci matamente lin dal tempo di pace dai tedeschi scheravano quattro tubi lanciasiluri, mentre .colà residenti. Alle ore 18 e 30 del 4 novemnella stiva erano allineate cinquecento. mio::. bre, mentre navigava con rotta a nord-ovest Questo di deporre mine, era il compito .circa a u•o7· Nord 55" 25' Ovest, un'esplosioprincipale del Mowe che però era anche lasciane nei locali prodieri ferma per sempre il to libero di aggredire quei batteLli che la sua Kar/sr11he. Non è un siluro nemico che rotta prestahilita gli avrebbe fatti incontrare. perde la bella nave; ma un volgare incidente Il 29 dicembre del 1915 il Morpe forza il di navigazione. blocco inglese e naviga libero nel Mare del . Intanto, in Germania, mentre, ad una ad Nord. l.a sua prima operazione, quella di. scauna tutte le sue -navi sparse a danneggiare ricare una· parte del suo carico di distruzione il traffico inglese su tutti gli oceani venivano sulle coste scozzesi, si compie alta perfezione -eliminate, non si dormiva. L'anno 1915 vede e senza incidenti. Tre giorni dopo il ·1anci0 la comparsa degli incrociatori ausiliari tedelle mine, il radiotelegrafista di bordo nel.deschi. Erano navi mercantili armate e cal'ascoltare un comunicato inglese apprende cht muffate che forzato· il blocco inglese, si deil vapore King Edward VII è la prima vittima del corsaro. dicavano alla lotta contro i mercantili avverNei giorni successivi il Mowe naviga per sari. Davanti ad una nave da battaglia nemil'.Atlantico e, quanti piroscafi gli è dato di ca, anche alla più piccola delle torpediniere, -erano votate alla morte; l'abilità del comanincontrare, tanti ne affonda con le sue artidante dell'inclQCÌatore ausiliario stava nel saglierie dopo averne sequestrato il carico di carbone e averne trasferiti gli equipaggi su una per sfuggire simili incontri nei quali sicuradelle sue prede da cui si faceva- seguire. mente avrebbe avuto la peggio, camhiaCido Per certi periodi il convoglio delle navi pri('J)ntinuamente zona di operazioni, rimanendo gioniere del Mowe è stato persino di sette inattivo per periodi di tempo più o meno lununità, naviganti in formazione come il più ghi, ricomparendo improvvisamente dove me· pacifico dei convogli che solcasse i mari. no lo si sarebbe aspettato. .Altre mine vengono deposte al Capo di Le imprese dei corsari Mowe, Geiger, Greif, Wolf, SOì\o delle più audaci. Celebri fra tutte Buona Speranza mentre, contemporaneamente la lista delle navi catturate si allunga. .Altre ·quelle del Mowe, al comando del conte Dohna-Sclodin. mine sugli stretti del sud, altre nel Pacifico. Finchè, i14 marzo dell'anno successivo a quello Il Mowe era un ex bananiero, a nome P1111go, di 'buona velo<ità e di grande autonomia. della sua partenza da .Amburgo, la nave, sem- . bra un miracolo, torna in patria, dopo aver Nel porto di .Amburgo fu trasformato in incompiuto il giro del mondo a dispetto di tutte crociatore ausiliario. ln gran segreto, furono le flotte nemiche, aver affondato undici navi armati sulle sue fiancate quattro pezzi da con i suoi cannoni e un numero imprecisato l maa t-.:1.-chi t•a.qoa.o aotto uoa •ll"etta Yiqila!Da il con le sue mine, aver toccato le coste dell'AMare del Nord e la Maniea,

frica, della Sonda, dell'America e della Norvegia. Nell'impresa non erano neppure mancate le note comiche, come quando abbordato l'inglese Alllhor fu trovato l'equipaggio, composto interamente di negri, del t:ut:to ubriaco a cantare allegre canzoni sotto la guida del capitano stesso. O come quando, in una nera notte, una massa grigia si profilò davanti alla prua del Mowe. Gli uomini corsero ai pezzi e li caricarono; il semaforista chiese il nominativo. Dall'altra nave, con l'apparecchio ottico, si rispose il nome Heraclea. Ma l'almanacco navale non registrava nessuna nave di questo nome. Il Mowe si rivelò. Il fatto di trovarsi m presenza di un incrociatore ausiliario tedesco non parve impressionare molto quelli deli'Herac/ea. La risposta fu« Ebbene? Buona not:te ». Il Mowe sparò allora un colpo contro il.suo strano vicino. La risposta fu : « .A chi credete di sparare? ». Finalmente la nave si rivelò essere una vecchissima e rappezzata carre/la scozzese il cui comandante, un vecchio pieno di wiscky e di dolori reumatici disse che quella sera aveva voglia di scherzare. Quando dovette trasferirsi prigioniero sul Mowe si ritirò a prua dove rimase per tutta la notte a cantare a squarciagola il Tipperary. Nel 1916 il Mowe esce di nuovo per un'altra crociera e riesce ugualmente a tornare al suo porto di annamento Anche il Woif del capitano Nerger ba la stessa fortuJla. Da Amburgo parte persino un veliero, il Seeadler, al comando del capitano von Luckner. .A leggerne le imprese sembra di tornare due secoli indietro, quando pirati e corsari, alzavano al vento le loro insegne nere. I corsari tede. schi però, combattevano sotto il palpitare della grande bandiera del loro imperator-e. XA.BCO CEMABil'liJ


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l~ J... f) \lT 2t GIUGNO 1919

SOPBA: Le Guwr« a•lla M-'ca. N<lft dc ceb olllzrata da .., aoltomcrrillo qeJ1111GDlco.

gaz10ne la squadra si ancorò nel Firth of Forth e gli inglesi diedero ordine di ammainare le bandiere germaniche. Il giorno dopo vennero effettuate le ~io­ ni per il controllo del disarmo e gli stessi inglesi non poterono nascondere una certa ammirazionè per lo splendido materiale tedesco Un ufficiale americano fu anzi più esplicito, dichiarandv al comandante Massner della corazzata Bayern : « Nessuna nave inglese può essere paragonata, anche lontanamente, ad un,\ qualunque delle vostre navi, e in modo particolare alla " Bayern " ». Ultimate queste operazioni di controllo avrebbe dovuto seguire l'internamento delle navi in porti alleati o neutrali. ma naturalmente Londra non ebbe un istante di esitazione nel sopprimere ogni pos. sibilità di alternativa e la squadra tedescà, disarmata e con equipaggi ridottì fu diretta a Scap:t Flow, dove gettò le ancore il 25 novembre, intorno alla piccola isola Cava, nella parte sud-ovest della baia. ' Sopra: Ua CMreo iD.c;J*- b:t.Mgue una v ermcmlea lm>ckmdo bombe. - Sotto: L..

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lacmlca ''Reqenl 1'i9er'' ollurat« Del Mm del NorcJ da "" •ottomarillo ted•oco ( IO ••ltembre).

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LA DISPOSIZIONE N. 23 Jell'armistiz•ù di Compiegne del 1918 recava: « Le navi da guerra detla flotta tedesca d'alto mare che gli Alleati e gli Stati Uniti designtranno, saranno immediatamente disarmate ed rn seguito internate in porti neutrali o, in mancanza di questi, nei porti degli Alleati. Questi pcrti saranno de. signati dall'Intesa e le navi verranno sorvegliate dagli Alleati e dagli Stati Uniti). Le richieste degli alleati comprendevano (i incrociatori corazzati, l O corazzate 8 incrociato. ri Jewti c; 50 torpediniere del tipo p;ù recente. L'ammiraglio Meurer, membro della commissione tedesca d'armistizio, fu cbiamato a bordo deUa <<Queen Elizabeth» per conoscere le condizioni della resa che gli furono notificate dalJ:ammiraglio Beatty, comandante in capo La Grand Fleet : la squadra tedesca si presentava il 21 nov. a 40 miglia ad est dall'isola di May · per essere scortata all'ancoraggio designato. l,.a squadra tedesca fu denominata « squadra di traversata » e ne assunse il comando il vi<:e ammiraglio Luigi von Reuter che_alzò la propria insegna sulla corazzata « Friedrich der Grosse)), La traversata si compi nella nebbia: uniti inglesi e americane scortavano quelle teè·::sche e apparve « persino una nave da gue.ra francese, spettacolo raro nel Mare del Nord, nota l'ammiraglio von Reuter nelle s~ memotie. Dirigibili e aeroplani incrociavano sul convoglio contro il quale le unità. alleate tenevano i annoni puntati. Dopo W\a giornata di navi-


den » - pcrcbè gli era. permesso visita.re le altre unat.à, solo in determinate ore e previa autorizzazione concessa volta per volta daUe autociti inglesi. L'ammiraglio von Reuter fu costretto a subire tutte queste imposi2:ioni, ritenendo che l'evitare incidenti valesse a elimina.ce per gli alleati la possibilità di pretesti per impadronirsi della squadra internata. Cosi per tutto il tempo in cui durarooo le tntt1tive per addivenire al trattato di pace, ufficiali ed equipaggi furono sottoposti a un trattamcoto inumano che essi sopportarono, coraggiosamente neUa fidu-

Morriooa" cdloada ...1 Ma· ..l .......,.. •a ....,.,....... ...a.., "'Ciaa da lllliacr (21 ..l>bN:Io 1840). liDO

Una ~quadra inglese e una flottiglia di cacciatorpediniere assicuravano la sorveglianu e un certo ownero di tirift" annati drcolavano di &iomo e di notte sotto bordo : « Essi non perdevano mai di visti le oosUe navi- narra il voo lleum - seplando tutto ciò che succedeva. di anormale. Bastava che una ciminiera f~ un po' più del solito per mettere gli inglesi in allarme ». A prescindere dalla stretta sorveglianza esercitata il trattamento che gli inglesi usavano verso i tedeschi non era nè cavalleresco nè generoso: nessun marinaio potè scc:odere a terra pet il periodo dei sette mesi, quanti duro J'interlWDento; i rifornimenti erano difettosissimi poidlè l'Inghilterra forniva, a paga.rnento, solo il carbone e l' acqua: tutto il resto doveva venire dalla Ger. mania, con quali e quante difficoltà, accresciute da vessatori intralci d'ogni genere, è facile immaginare. Lo stesso anuniraglio von Reutct era praticamente prigioniero a bordo della nave ammiraglia - che era divenuta la « Em•c:t•>h><lllvio d•l''"' acrn IDvlfte '"ColWIIl>ua·· Hcmam.. 1i dlriv• o•i C'Cmotti ••no ··r.-alooea·· (Vero Cnaa, ~ oliobr• lt39). o.GTe

A oiniatra: Gb ulbml moa.,.ll d""""

iDglft• d~ trasporto cb• crffoDCla ••Ua Kcmlca~

oa da poter un giorno ntomare io patria a bordo delle proprie navi. Quando però, l' Il maggoo, \'eonero pubblicate le condizioni di pace poste alla Germanra, von Reuter comprese che non v"era possabalitl di esitazione: s.- anche il governo tedesco le ave;se respinte, I"Inghiltcrra avrebbe avuto buon gioco nel trattenere il pegno che si eu assicurato. Perciò la decisione dell'affondamento, 'he fu maturata con ponderaz\one fino al gaorno in cui risultò chiaramente che gli mglesi mtendevano impadronirsr delle nava alla vrgtlia della firma dei preliminar, d1 pace. Von Reuter onviò pertanto un ordme circolare segreto ai comandanti delle unatà perchè prendessero tutte le dispostztono ne<:essarie a pro. vccare l'affondamento, nel (1.50 che gli mglesi tentassero una occupa2:ione di sorpresa. Da notare che questa lettera fu inviata a bordo delle varie navi per meuo delle stesse imbarcuioni inglesi che facevano serviuo di posta: la distdbuzaone fu malagevole e ri•hiese l'impiego di due gio•ni. Il 18 giugno tutto era prestahilito. Trascorsero ancora tre giorni e tina.lrnente alle 10 del mattino del 2 t, von Reuter fece trasmettere a tutte le navi un segnale convenzionale che signiJicava: « Affondare immediatamente le navi». Dappertutto cominciò a manifestarsi un'at. tività (ebbrile : eia una p1rte si vedevano calare


L'i:Dcrodator• britannico "R•pula•" di l~ m.Mao fuori combattimento nella ottobre 1939.

trattengono col loro fuoco una seconda ed una terza scialuppa e sparano senza pietà sugli uomini che si sono buttati in acqua. «Qualche equipaggio è costretto con la for. za, sotto la minaccia delle armi, a ritornare a bordo della sua nave. Le scialuppe e le cinture di salvataggio vengono tolte e viene ordioat~ di rimanere a bordo della nave anche se affonda: Thdn you sha/1 die orr boarà (allora morirete a bordo)». Il capitano Mac Cean, comandante del caccia « Spencer » fece di più : «Si avvicina alla .torpediniera « S. 132 » e fa chiamare a bordo il comandante della VI flottiglia, tenente di vascello Oscar Wehr, e gli dichiara che tutti gli ufficiali le cui navi affonderanno saranno fuci lati sul posto. Egli dà ai suoi ufficiali ordini in proposito, quindi raduna tutti gli ufficiali della flottiglia a prua della «S. 132 » facendo disporre dinanzi a loro un plotooe di marinai con fucili carichi. Un borghese punta la rivoltella alla tempia del tenente di vascello Lampe: preme il grilletto, il colpo parte e il proiettile colpisce il tedesco di striscio». Intanto, la caccia si faceva spietata sulle specchio d'acqua de~la baia : «Il canotto dell~

Sopra: Jl comandante Pri•..a. • il •uo equipa99io. eroi di Scapa Flow, feet•99ial. a1 WiDtervartn. eli Berl.lDo (ottobre 1939). - A ct.Ùtra: L'iocroò.atore frcm.ceae "Siroco" atJoDdato dCITGDti o Dunkerqu• ~eU' aprile 1940

in mare scialuppè, dall'altra uomini che scaricavano i sacchi degli indumenti, mentre. si udivano distintamente i rintocchi delle caropaneli:: di bordo che davano il segnale: « Buttatevi in acqua, buttatevi in acqua». La corazzata « Friedrich der Grosse>>- fu la. prima a sonunergersi, e un piccolo battello inglese che stava in quei paraggi, avendo osservato con stupore l'insolita inclinazione che la corazzata andava assumendo, manovrò in modo da tagliare la .rotta alle scialuppe ormai · cariche di marinai. Costoro avevano inalzato bandiera bianca ma gli inglesi, evidentemente furibondi, si diedero a sparare all'impazzata sui naufraghi. Contemporaneamente azionò la sirena per richiamare l'attenzione delle navi di sorveglianza, mentre i.o tutta la rada le navi si inclinano, sbandano paurosamente, si impennano, si capovolgono, sprofondano. Lo spettacolo grandioso e impressionante, fa quasi impazzire di rabbia i marinai inglesi. Il tenente di vascello Cordes, comandante delle torpediniere internate, racconta che da tutte le parti accorsero i battelli a.rmati, l( navi ausiliarie, i rimofchiatori e i due caccia «Vespri » e « Vega » · «Gli equipaggi inglesi sembrano impazziti. Tirano ciecamente, non importa dove, prendono di mira a caso una scialuppa di salvataggio;


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··aoya~ Où" di 13.150 -...ucrt•• ....,..._ davll Stùw . . M._ ckl Nord (15 oli, ID)

« V. 126 » condotto dal tenente eli vascello Zaeschma.r è preso di mira e colpito da due marinai che sono saliti sulla torpediniera « V. » e da un drifur che si trova vicino. Il meccaruco della torpediniera, Mar.kgraf, è ucciso da una pallottola alla testa, e il quarticnnastro Beike da una palla al ventre. Il quutiennastro Panlc.rath è ferito cosl gravemente che muore nella giornata. Tre altri sottuflidali e due fuochisti sono pure feriti. Al tenente di vascello Karl Hoffmann viene puntata la rivoltella al petto perchè arresti J'a ffondamento della sua nave. Una parte del suo equipaggio viene cacciata sotto coperta dagli inglesi con le rivoltelle alla mano. I tre canotti del gruppo del tenente di vascello Kliiber veogooo presi di mira dal caccia inglese «F. 09 >> che dirige il fuoco contro di loro ; e gli ufficiali costringooo i marinai tedescht a ritornare a bordo puntando su di esst le armt. Sopraggiunge il caccia «F. l:; » che spara ugualmente, dopo aver tirato una salve in pieno contro un canotto e continua a sparare sugli uomini che saltano io acqua. Un ma::chinista viene ferito gravemente da un proiettile al \'COtre; il fuochista Peil da una palla alla gamb?.

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ed un altro fuochista è ferito ad una mano. ·Le D..,. po11Gerei !Dv.... "Co~&~<~geo.... oihucrta da - -191hile led- al 1 - deUa coeta oud-occiGli· inglesi non prestano alcun soccorso ai fecleahdlll deU'IrlGDda U 17 . .tt.IÙ<e 11131. riti». Fin qui il racconto del c~dante Corcui si trovava sembrò che non mi ascoltasse o des. Dal canto suo l'ammiraglio von Reuter osnon capisse nessuna deiJe mie parole. Egli ri- · serva tristemente che «in seguito al rapido suspartl velocemente e poco dopo ritornò con seguirsi degli affondamenti il numero delle 1ma macchina fotografica ; si gettò in frett:1 sdal~ppe che portavano i naufraghi divenne su di un motoscafo ed abi,>andonò velocemente così grande che le navi inglesi oella loro conLa riva. Pensai che egli andasse a far cessare fusione non sapevano più quale sc:Wuppa dOil fuoco, ma la mia speranza fu delusa». Il vessero prendere di mira coi loro tiri. Perciò giovane signore èra andato a far fotografie. gli inglesi sparavano rapidamente un po' su di L'ammiraglio, con gli ufficiali c i marinai una scialuppa e un po' su di un'altra. Si deve superstiti, furono arttsUti <! imprigionati. ! a questo continuo cambiamento di obbiettivi · loro bagagli furono saccheggiati dai marinai se non abbiamo avuto a deplorare maggiori inglesi e perfino il cappotto di voo Reuter fu perdite». L'ammiraglio in ograi 'modo, si era rubato. Durante i lunghi mesi di prigionia, preoccupato di mettersi subito in contatto con racconta l'ammiraglio « ... sentii molto la prile autorità inglesi pcrchè dessero l'ordine di vazione di questo indumento data l'umidità' e far cessare il fuoco. Sbarcato a terra si inconc il freddo della Sooz~J. Ora che non mi serve trò con «un signa~ giovane in abito da tenpiù, lo dono al suo posses50~e perchè egli posnis» che seppe essere il comandante della sa vantarsi che il suo titolo d'acquisto sia onnai ~~:~w-,... ·.. piaua marittima : « Gli chiesi di far cessare .divenuto legittimo ~. subito il fuoco. Per lo stato -di ag itazione in PAOLO .IGO


1... 1~ IIASI N i\ \T i\ l ... l OGNI FORZA armata, per t-sphcare ti suo comp1to, ha b1sogno di appogg1arsi a determinati punti o es1stenti nel suo temtono, o d1sse. mmat1 fuon di esso ma controllati politicamente dalla Madre Patna, o J! cu1 uso a fim bellici sia stato a questa ceduto da un'altra potenza. Questi punti, quando si tratta della Marina, prendono, come t noto, il nome dt basr navali. «L'influenza che uno Stato può esercitare in un determinato bacino è dipendente dall'entità delle forze che vi tiene dislocate e dal numero e potenzialità delle basi cui le forze possono essere appoggiate - osserva un acuto critico navale nostro, il Fioravanzo. - Basi e forze costituiscono un binomio indissolubil~ ». Ma l'importanza delle basi non è stata sem. pre eguale. Essa è cresciuta con il cammino dell'umanità sulla via del progresso ed è diventata decisiva in questi ultimi otto o nove decenni, quando alla vela si è venuto a sostiture prima il vapore e poi il petrolio. Nel periodo della manna ' remi, agli inizi cioè dcl1a storia umana, lo st~ mezzo impiegato per la propulsione dei natanti non faceva sentire la necessiti di ba.si : la navigazione, allon, era 442

legata alla tO>tl. Non ~~ pen~a1·a ,t lunghe rar,·ersate po1chè k condiZIOOJ meteorologiChe a1·evano un p<:so che c1 è OAAI sconosuuto. Come ~onosciuto ai primi naVJgaton del mare era il concetto del blocco, c tloè della paralizzazione del nem1co tntro le ~ue bas1 l pnm1 nangaton non pote1•ano p<:nsare che ad una strategia d1 urto dato thc le loro navi non potevano tenere lungam<."'flte d mare L'apphcazt:>ne della 1ela aprì all'uomo po~ sibd1tà sconfinate non solo nel campo economiCO e sociale ma anche m quello bellico. l vascelh dalle cand1de vele pote1•ano ora tenere il mare non soltanto per poche ore o pod11 giorni, come le pnme costruzioni a rem1 : ma per mesi intieri. E alla strateg1a dell'urto venne ad aggiungersi quella del blocco. La marina si staccava dalle coste della Madre Patria, spaziava sugli oceani, usava una forza motrice, il vento, che non era $oggetta a nessun monopolio e non costava niente. Pure incominciò ad avere bisogno delle ba!:i navali. Poche, lontane centinaia e migliaia di miglia l'una dal'l'altra, queste basi non' avevano le imponenti attrezzature di quelle d~ nostri tempi. MJ. erano necessarie per il rifornimento di viveri e di acqua potabile, per la riparazione dei danni causati dalle tempeste o dagli incontri col nemico, per curare i feriti e i malati, per riposare gli equipaggi, per prender-e ordini e render conto delle missioni compiute. Però la re-

La

flotta britannica io occCllion• deUa festa deUCl ma.rioa ~ pa•eata in ri....ieta dal R•.

lat1va importanza delle bas1 navah durante il pcnodo della mannJ a 1·ela è d;mostrata dal fatto che solo durante questo penodo la piratena potè assurgere a pencolo mondiale. Oggi una attintà piratesca ( CJoè bellica privata) non è tontep1bilc. Durante Ja guerra mondiale l'umca nave p~tata che abb1a potuto tenere a lungo il mare fu d famoso Seeadln- tedesco, comandato dal 1·on Lucknu. Ed era u~ veliero. E velieri, lontaniss1mi da1 loro porb erano : vascelli che nel secolo XVIII la marina americana mandava, senza aver nemmeno una base, nel Mediterr...neo a guerreggiare con i potentati barbareschi dell'Algeria, della Tunisia e della Tripolitania. Ma quando si impiegò una forza motrice più potente e regolare del vento, quand~ ali~ vela si sostituì il vapore, allora la necess1tà dt basi ben attrezzate e situate nello stesso tempo in punti strategici anche lontani daHa Madre Patria ma da cui battere il mare per un vasto raggio si fece sentire imperiosa. E le nazioni imperiali o con aspirazioni imperialistiche «hanno intensificato la gara per l'accaparramento di punti d'appoggio, non più considerati soltanto dal punto di vista stntegico, 1111 anche e altrettanto essenzialmente, logistico lt, Solo quando sarà possibile installare sulle navi motori leggeri ad altissima autonomia. il pro-


blema delle basi navali non sarà più un problema vitale per tutte le marine del Mondo. Ora, invece, lo è.

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Una base navale sarà tanto più efficiente quanto più perfetta sarà la sua attrezzatura logistica e la sua sicurezza contro attacchi avversari. Il tipo ideale di base sarebbe quello collegato con un vasto retroterra ricco di risorse, situato in fondo a profondi estuari o golfi protetti da bassifondi o da isolotti foranei e posto fuori del raggio d'azione dell' Aereonautica nemica. Una tale base dovrebbe essere attrezzata in modo permanente e fornita di grandi depositi di ogni genere e di vasti bacini per tutti i lavori di raddobbo. Ma un tal tipo di base forse in realtà non esiste e il già ·citato Fioravanzo ricorda che durante la guerra mondiale solo le basi tedesche del Mare del Nord avevano i tre requisiti di cui. sopra. Nella guerra -attuale Scapa,..Flow, non solo non ha resistito agli attacchi aerei tedeschi, ma neppure a quelli subacquei e i marinai gennanici hanno potuto violarne le sorvegliatissime acque arreondo gravi danni. Ad ogni modo di questo tipo ideale di base permanente ne dovrebbe esistere almeno una per ogni scacchiere del teatro di operazioni. Di grandissima importanza, poi, sono le basi poste nelle zone di strozzatura di un bacino, potendo esse ~ttere e speronare tutte le linee di comunicazione dtc si addensano nelle zone strozzate: esempi tipici sono offerti dalle basi della Manica, da Gibilterra, da Brindisi, dalle nostre basi siciliane, da Massaua, Gibuti, Aden. Poi ci sono le basi fornite dalle isole. Esse hanno sempre, o quasi sempre, il vantaggio di essere in posizioni cen. trali (vedi Malta) o fiancheggianti (come era la Corsica nei nostri confronti) ; ma non hanno naturalmente in se quel che è necessario ad unJ IMO: N~ da carieo iD!JI•.. aUurcrta u.eUa Mcmic:co.

flotta moderna. (L'osservazione vale per le isole piccole e medie; quelle grandissime e ricche hanno la fisionomia di piccoli continenti. Dell'Inghilterra si può dire che è tutta una grande base navale, con i vantaggi e gli svantaggi derivanti da tale posizione.) Per valorizzare queste basi sono necessarie grandi opere e la loro efficienza è sempre in dipendenza del grado di sicurezza delle linee logistiche dte le congiungono al continente. Non potrebbero insomma essere basi permanenti: sarebbero ba1i di operaziolti. Ma il munirle di enormi depositi di combustibile, di munizioni, di viveri; di grandi e perfezionati bacini per riparazione comporta sempre una spesa ed un rischio altissimi. Quel che sta accadendo io questi giorni a ~alta, Ji-

mostra che le basi navali debbono ora fare i conti con un mezzo di offesa che i vecdti ammiragli ignoravano, l'aviazione. E. l'aviazione ha andte diminuito il valore di quelle basi, poste agli ampi estuari navigabili dei grandi fiu mi, dte nel secolo scorso e ancor prima della guerra mondiale erano ritenute inattaccabili. E allora sorge un altro problema: frazionare (per sfuggiie agli attacchi aerei, o per lo meno per offrire ad essi un minore bersaglio) le basi di osservazione, rinunciare all'urbanesimo mariui. mo, disseminare i pòsti d'ormeggio, non addensare, insomma le navi. Ma la conseguenza 1939: Aeroplcmi • ncrri du 9uenu. lrcr cui il "Reputa." (cdloDdGio) ..,.,rtcmo il Be a la B~inu d'lnCJhil!<m'u di rilorao dcrl Ccmodà.


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principale dell"intervento dell'aviazione nella guerra sul mare è stata questa. Si è dovuto rivedere da parte di tutti i paesi, il sistema delle basi permanenti arretrandole per quanto è possibile e portandole fuori del raggio di azione delle eventuali av1az1001 nemrche. E nello stes<;O tempo aumentare la proteZione delle bas. J1 operazioni lOn adc~atc d1fesc antiaeree c ~ufficienti aliquote d i forze aeree. Si sa che per lunghi Jecenm la prepotenza m~lese sul Meditem.neo ha potuto esercitarsi perchè appogg1ata da due bas1 poste alla stroz. zatura d1 grandt vae dt l.Omunicazionc (Gibilterra e Suez) e da una base centrale (Malta). Questo stgnthcava sovratutto la S(;hia vitù del l'ltaha, paese mediterraneo per antonomas1.1. Ma dal 19)6 10 poi (c la guerra attuale lo ha confermato) Malta e Suez hanno perduto tutto •l loro valore. Rimaneva da constatare se Gtbilterra poteva contmuare a reggere alla leggenda che s• era formata tntorno da essa. Ba)la un'occhiata ad una carta per rendersi conto dell'importanza di essa. Come è noto G1bilter-

ra è un roccioso promontorio detto comunemente « La Rocca » e costituisce l'estremo limite sud della Punta Europa. E' uno dei cardi ni della porta del Mediterraneo: l'altro è il Mons Abyla sulla costa ~l Marocco. Il possedimento inglese ha appena 5 chilometri di superficie ed è tutta una fortezza. Nell'interno della rocCia ~h 1ngles, hanno SIStemato, m ca\Crne e gallene, artigl~ne d1 ogni calibro e d1 ogn• spec1e, Depositi d, combustibih e muniZioni, pezzt antiaerei, postt d'avvistamento, osservatorii, e staz1oni rad togomometriche, fotoelettriche, grand1 serbato• d'acqua. Nel porto mtlttare esistono grandi bacm1 dt raddobbo m stallazioni perfette per ogni riparaztone, fonderie ecc. Ma questo non è bastato e non ba sterà più a dtfendere Gibtlterra Jagh attacchi aeen. Squadriglie itahane con un volo dt 3200 chilometn hanno raggiUnto c bombardato senza pietà c con nsultati efficac1ss1mt questo punto d'appoggio, che sembr:ava lino a teri mvuloerabile, della flotta in~lesc. Pnmo sagg1o d• quel che potrà fare e farà l'a\'taztone fasast<t per dare alla patria il ,·asto respiro deglt ocea m, finora a lct \'Ìetato dotlla prepotenz.'l altrui .

Ali DI'l, l DEL M-ARE IL SOTTOMARINO La navigazione subacquea ha tormentato pct più sccoh le menti degli inventori pnma di essere realizzata. Non dimentichiamo che ancora t-nostri padri sognavano sulle pagine d1 Verne e che la realtà a cui noi siamo abituati è molto recente. Pure anche in questo campo i precur. sort sono stati numeros1 e fra i primi Leonuc.lo da Vinci c con lui, nel sec. XVJ un altro ita.. hano, N. Tartaglia. Nel 1685 compie alcune espenenze di navigazione subacquea Ercole Riva m ; sessant'anni prima avC'\'a tentato qualco.'l del genere .t fiammingo C. V an Drebbel. Tutti, però, senza risultati appreuabth Bisognerà en. Lo opi<I9Via di Ouùerquo dt>po D ~ c!.>vU Stukcq.

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trare in pieno nel secolo dei lumi, per poter vedere i tentativi e le esperienze trasformarsi In qualcosa di concreto. E' nel 1747 infatti che viene costruito in Inghilterra il battello SimOIIJ. Era uno strano ordigno e a quei tempi sollevò grande scalpore. Aveva la forma di un battello qualunque e si muoveva a forza di braccia un"Wle : unica caratteristica che potesse giustificare il nome di sommergibile era la presenza nel suo interno di sacchi di pelle che, riempiendosi d'acqua, ne provocavano l'immersione. Espellendo l'acqua a meuo di una pompa azionata a mano, ritornava alla super6cie. Non risulta d1e questo primo rudimentale tipo di sommergibile abbia avuto applicazioni belliche. Nel 1773, invece, si è costruito in America un nuovo battello, capace di navi. gare sott'acqua la Tartaruga americana, opera dell'artigiano Davide Bushnell, cile fa le sue prime prove non molto felici, nella guerra fn Inghilterra e Stati Uniti, contro la fregata britannica Eagle. Il nome gli derivava dall'essere spinto da un'elica foggiata a vite continua, che

gibili, percilè fu proprio durante quel conflitto che un battello sottomarino, il David. lungo 18 metri circa, riuscì ad affondare una grande nave da battaglia nemica. La propulsione del David era ancora.a braccia ed azionata da otto" uomini, mentre un altro governava il battello con il normale timone di direzione. Si immergeva imbarcando acqua in speciali cisterne ·e portava due torpedini, una a prua ed una, a rimorcilio, a poppa. Però il David fece una brutta fine : andò perduto· in seguito allo scoppio di una torpedine cile non partì verso la nave contro cui era stata diretta. Nel 1863, con il Plongeur costruito dai francesi Brun c Bourgeois si fa un nuovo passo avanti : alla forza umana viene sostituito un motore ad aria comprèssa. Immerso, aveva uu peso di 420 tonnellate ed era lungo circa 42 .metri! Ma il Plonge11r dette cattivi risultati pratici, malgrado la bontà del principio. Basti pensare cile era ancor più lento della T arlamgn americana, dato che la sua velocità massima era di due nodi. Un altro francese, Gustavo Zcdè,

di uomini viveri ed anni. Ma se si fosse trovata un:arma capace di combattere la flotta inglese, l'insurrezione avrebbe a\·uto g rand i probabilità di successo. Quell'arma, con profetica visione, l'Holland capì che pote,•a essere il sommergibile. La costruzione del 1898 a"eva già io embrione tutti i meccanismi che oggi esistono nei più perfezionati tipi di sottomarini ed era munita di due motori uno a propulsione -termica per la navigazione io superficie ed uno elettrico per la navigazione in immersione. Il concetto del doppio motore fu ben presto accettato ovunque e la navigazione subacquea si avvicinò quasi alla perfezjone con l'ulteriore adozione dei due scafi, applicata dal francese Labeuf nel 1899 al suo N arval. Di questi due scafi uno esterno, leggero e più o meno esteso doveva servire alla navigazione in superficie. Uno interno, robusto, ellettico o circolare, doveva servire nella navigazione in immersione, per sostenere la pressione idrostatica. Ma la stabilità di questi primi tipi di moderni sommergibili era sempre problematic~ .

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gli imprimeva un'andatura lentissima. Ma poteva navigare realmente sott'acqua, e avvicinarsi inavvertita alla nave nemica. Giunto al di sotto della carena l'ordigno lanciava la torpedine che, mediante un meccanismo ad orologe. ria, esplodeva quando la Tartaruga s'era abbastanza distanziata. Ma si era ancora lontani dalla perfezione. Nel 1797, un meccanico americano, Roberto Fulton costruisce il Na~ttilus. che navigava a vela alla superficie ma cile in prossimità del bersaglio si immergeva. Sott'acqua era azionato. da una ruota a palette manovrata a mano dall'interno. Il Nautil11s non affondò nessuna nave ma andò esso a fondo parecchie volte, venendo però sempre riruperato. Durante il Consolato Fulton si recò in Francia ed espose i suoi piani a Napoleone; ma, no~ostante i larghi mezzi fornitigli, le sue esper~e, rimasero sempre allo stadio di intenZlont. Dalla Francia Fulton ~ iP, Inghil; terra, ove trovò il favore di P'itt, ma alla fine, scoraggiato, abbandonò i suoi'piani ;e si diede allo studio della navigazione a vapore. . La guerra di secessione americana rimise all'ordine del giorno il problçma. dei SO~{:. .. .,.

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nel 1889, costruì il Gimnote ; benchè ancor.t molto imperfetto, il nuovo battello possedeva la qualità più necessaria per la navigazione subacquea in immersione, cioè, riusciva a sviluppare una spinta sufficiente per ritornare a galla. Entrano infine io campo gli italiani. Nel 1892, il Colonnello del genio navale Giacinto Pullino, direttore dell'arsenale militare di La Spezia, costruisce il Delfino con risultati piit che soddisfacenti. Dopo di lui un altro grande tecnico italiano, il Laurenti, come vedremo, risolverà definitivamente il problema della navigazione subacquea. Nel 1895 intanto un ingegnere irlandese, Jolm P. Holland, che recentemente la rivista « The Jrùh Mo11th/y » chiamava « il padre del sottomarino >> venuto nel 1873 in America in cerca di fortuna, co strui\·a un battello atto alla navigazione_subacquea, dopo aver veduto fallire un primo tentativo effettuato nel 1878 e finito miseran1ente nelle acque del fiume Passaic. L'H.olland era un fervente patriota e pensava che il giorno in cui il suo paese si sarebbe sollevato in guerra l'Inghilterra lo avrebbe bloccato, chiudendogli i rifornimenti

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E' al nostro Laurenti, che si deve la risoluzione del grave problema. Egli aveva notato cile tutti i battelli finc1 allora costruiti, presa una posizione inclinata, in modo da formare un an. golo molto aperto rispetto all'oriuontale del piano del mare, a causa della massa e a causa della loro velocità, difficilmente potevano raddrizzarsi : spesso raggiungevano la verticale e colavano a picco. Era evidente, insomma la assoluta deficienza della stabilità Jongitudinale. Il Laurenti pensò allora che solo concentrando le masse della zav~rra liquida al centro della nave si poteva ottenere la massima stabilità e quindi la massima sicurezza. Ci furono polemiche vivacissime intorno a questo principio ma la bontà di esso fu dimostrata dal Nar"alo, l'Otaria, Lo Sq11alo, costruiti dal Laureati prima deÌla guerra mondiale alla Spezia. Tutte le marine del mondo, allora, costruirono sui brevetti italiani. E in quegli stessi anni i tedesdli allestivano i loro grandi Krupp da 1000 tonnellate affilando le armi per la grande battaglia da dare all'Inghilterra sulle vie dell'Oceano. La guerra 1914-\8 dimostrò la terri.

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bile efficacia della nuova arma e ·la Gran Bretagna sentl fin da allora scosso quel dominio del mare che ora sta crollando miseramente. Ma già ali tempo di .Pitt, quando si parlava dell'invenzione di Fulton, un vecchio ammiraglio inglese, il Jervis, alla Camera dei Comuni, ave. va attaccato il primo ministro qualificandolo di « mentecatto » perchè favoriva un'invenzione di cui l'Inghilterra «non aveva bisogno » e che, se fosse riuscita, « le avrebbe tolto il dominio del mare». In tutte le conferenze navali del dopoguerra, infatti drappeggiandosi pomposamente nel manto dell'umanità, Albione ha chiesto una limitazione, se non addirittura la soppressione dei sommergibili. MJ sempre senza risultato. Ricordavano, gli inglesi, l'impiego dei sommergibili contro le navi passeggeri fatto nel 1914-18. Un giornale americano scrisse una volra a tal proposito che «non vi sono arnesi di guerra umanitari. Affondare un piroscafo di passeggeri in alto mare è bestiale. Ma è altrettanto bestiale bloccare una nazione ed affamarla». E nel 1925 il Duce diceva in una intervista alla United Press : «Un'abolizione dei sommergibili si risolverebbe in una fatale ed evidente inferiorità navale delle nazioni meno ricche e di quelle che debbono difendere una lunga estensione costiera. Infatti le nazioni ricche potrebbero costruire le grandi e le medie navi e le nazioni povere non potendo seguire nella gara le nazioni ricche rimarrebbero; praticamente alla loro mercè ».

IL MAS Quando alle scialuppe a remi ed alle grosse barche a vapore vennero sostituiti i motoscafi snelli e veloci, si immaginò subito dle queste nuove imbarcazioni avrebbero potuto essere usate per fini bellici. Già nel 1906 infatti s'era pensato di utilizzarle come strumenti di guerra armandoli di cannoncini e di siluri. ma l'idea, allora, restò nel campo delle astrazioni : fu allo scoppio della guerra mQndiale che si tornò a parlare delle possibi.. lità belliche dei motoscafi. Alla fine del 1914 si venne a sapere che i cantieri degli Stati Uniti avevano iniziato per conto delle marine belligeranti'la costruzione di alcuni motoscafi da pattuglia « destinati - scriveva alcuni anni or sono l'ammiraglio Bravetta - alla polizia del mare ed alla repressione del contrabbando»: Però ben présto ci si dovette convincere della poca praticità dei tipi americani. Infatti i tecnici d'oltre oceano proponevano costruzioni o troppo grandi o troppo piccole:- In un primo tempo apprestarono un tipo da 40 tonneiJate, lento, di difficile manovra e che un illustre tecnico nostro paragonò ad un « piccolo ippopotamo inadatto a qualunque operazione di :1~ato e di sorpresa». Vista la

scarsa fortuna di esso, si passò al limite opposto ad un motoscafo zanzara, minuscolo slittante sulle acque, armato di un siluro poppiero, che faceva un rumore assordante e che aveva bisogno della più assoluta calma in mare per potere operare. Ciò significava scarsa possibil.ità di impiego ed efficacia discutibilissima. Intanto i' insuccesso a cui andarono incontro nel 1914 le flotte francesi ed inglesi nel tentativo di forzare i DardaneiJi, riconfermava nella mente di Attilio Bisio, Direttore del Can. tiere Navale di Ve1_1ezia, la necessità di trovare un tipo di imbarcazione veloce, di esiguo pescaggio, offrente al nemico un bersaglio minimo ed atta a operare di sorpresa e a superare gli sbarramenti di mine. Sue caratteristiche principali dovevano essere la silen:ziosità, la velocità e la perfetta tenuta del mare. Il Bisio studiò appassionatamente i piani di questa navicella destinata a rivoluzionare b. guerra. in mare e li sottopose al Grande Ammiraglio Thaon di Revel che li approvo. Ma prima di giungere alla realizzazione del progetto passò molto tempo e si dovettero superare non poche difficoltà. Anzitutto mancavano i motori adatti : cioè potenti, sicuri e silenziosi. Il genio italiano li creò : e verso la fine del 191 S i primi, progettati dall'ing. Cattaneo, uscirono dagli stabilimenti della « Isotta Fraschini » di Milano e furono montati a V enczia sul MAS n . l (La sigla s~gnificava allora « M,otobarca Antisilurante Svan >~; Svan era il nome del cantiere ove si facevano gli esperimenti). Un grande passo avanti era fatto perchè non. solo i nuovi motori resistevano a più ore di moto a pieno carico, ma perchè anche gli scan su cui erano montati resistev'a no ai sobbalzi del mare più agitato. Però le prime prove dimostrarono che la prua, aggravata dal tubo di lancio si immergeva quasi completamente mentre ad alte andature sollevava un'ondata enorme. Si pensò allora ad armare 1 MAS di soli cannonc::ini, ma questa non era la soluzione migliore. L'ammiraglio Thaon di Revel era convinto che le nuove costruzioni sarebbero state efficaci solo in funzioni di siluranti. Ed ·allora si giunse all'armamento con i due tubi lanciasiluri laterali. Questa concezione era dovuta proprio al Thaon di Revel e risaliva al 1912. Il 24 febbraio di quell'anno egli si trovava dinanzi 11 Beyrut con la sua divisione di incrociatori. Constatata l.a impossibilità di affondare a cannonate la corazzat:\ ottomana « All)i/lah » l'ammiraglio aveva avuto una felicissima idea. Avt;Va calato in mare una barca a vapore avente sul bordo, a destra e a sinistra, due appositi porta siluri i ·quali si aprivano con un sistema .a scocco manovrato mediante una leva e lasciavano cadere in mare i siluri mettendone contemporaneamente in azione le motrici. Con questo mezzo la corazzata turca era stata m:mdata a fondo. E lo

Un sottomcnino italiaD-:) oco:lanico.

stc:sso sistema, ripreso da Costanzo Ciano e tradotto in atto dal Comandante Pagano di Melito, fu applicato ai nuovi MAS che risultarono così opera totalmente italiana ed enormemente superiori ai consimili tipi stranieri. I C. M . B. (Coastal Motor BoaJ1) inglesi, ad esempio erano armati di un solo siluro poppiero (il che li rendeva di scarsa efficacia) e potevano navigare solo con calma piatta, mentre invece s: sa che i nostri M.A.~. possono gittarsi allo sbaraglio con qualsi";Si mare. Gli austriaci, di cui essi erano diventati il terrore, li credevano corazzati (il che non era) e addirittura dotati di un sistema speciale per saltare ~li sbarramenti e le ostruzioni. Ai M .A-S. furono affidati parecchi compiti : ricerca ed atlacco di sommergibili (ecco perchè la sigla significò in pr.osieguo di tempo Motoscafi anti sommergibile), scorta ai convogli, posa e dragaggi di mine, scorrerie sulle coste nemiche, vigiltnza a coste e porti, crociere ed agguati contro il traffico nemico ecc. Ad essi si ricollegano i nomi delle più fulgide vittorie della nostra marina (Cortellazzo, Grado, Pola, Durazzo, Buecari...) e figure luminose di eroi: d'Annunzio, Ciano, Rizzo, Paolucci... D 'Annunzio fu il poeta di questi levrieri del mare e a lui si deve il loro motto araldico: « Memenlo aJJdere Jemper ». Ma pochi ·sanno come nacque questo motto. Nella notte dal 10 all'11 febbraio 1918 tre MAS al comando di Costan.z o Ciano e su uno rlei quali era imbarcato Gabriele d'Annunzio, partivano alla volta di Buccari. Il timoniere del MAS su cui aveva preso imbarco il Poeta, Procaccini, si dilettava di latino e durante la navigazione andava tormentandosi il cervello alla ricerca di un motto da ricavare dalle tre lettere fatidiche della sigla ufficiale. Preso da una improvvisa ispirazione il Procacciai ~~is­ se sulla rozza tavoletta di legno da lu1 IOchiodata davanti alla ruota del timone per ripararsi le mani e il viso dal vento e dagli spruzzi, « Motum animai spes » (La s~r~­ za anima il movimento). Al ritorno dali ep1ca impresa il timoniere latinista mostrò il mot~ to a d'Annunzio, ma questi non lo trovò di suo gusto e lo definl iTJ'lbelle. Dopo un istante di riflessione il Poeta trovò lui il motto adatto: « Memento a11dere semper » : ricordati di osar sempre... E i MAS, ne è viva. ancor oggi la memoria nel cuore non solo d lta~ lia, ma del mondo, osarono sempre. Ed OJ?&l son pronti più di ieri, per collaborare a schiudere ali~ .· le porte dei· Mpre nostrflm.

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L'uomo, milioni di uomini nel mondo, considerano l'Acqua di Coty la più adatta alla toletta maschile per il suo profumo (tne e signorile, così come milioni di donne la usano e ne sono entusiaste perchè la trovano sostanzialmente diversa da ogni altra. Più pura, fresca e leggera l'Acqua di Coty è la sintesi perfetta di tutti i fragranti e{Ruvi della primavera : infatti contiene l'essenza stessa · dei (tori e delle {rutta più scelte. .Se invece preferite un'Acqua di Colonia più aromatica e più profumata domandate l'Acqua di Colonia Coty, Capsula Rossa che, pur serbando i pregi della prima, unisce il vantaggio di profumare intensamente e a lungo.

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NEl REGN f DEL MARE e dell"aria Giulio Veme ( 1828-190~) ha ill\lrulginato macchine e ordigni che- :allora furono consideraù ~re- uropie-. ma che oggi sooo passati nella più viva ru!ù. Il capolavoro del genere ~ indubbiamente il NuJi/11s. Siamo nel 1870. Il Nautilus, cilindro allungato con estremità coniche, lungo 70 metri, largo 8, ~ fatto in modo da rt'lldere minima la resistenza dcll'•cqua alla velociù; pesa noo roondlatc; ha serbatoi da riempirsi a volonti, ptt navigare son"a.cqua c col sussidio di p iani inclinati discende c sale diagonalmente. Strumenti, fari, cucine, rutto funziona a meuo di energia elettrica : ciò che rende allora irrealizl.3btle il Nautilus ~ appunto rrnergia ingmlc che occorre. L"invmtorc risolve il problema con la f1n1asia, come già ha risolto la illumina· zione. souomanna per la dsrc-z1one del Nautilus esagenndo l;, penetrabJiità dei fari. In sostanu sorvola sulla posstb1lirà di procurar-si la non indlffemltc quantità d, merg•• occorrente, acceruundo a grandi pile rinnovare con clementi trani dal mare, a rocchetti di rr.tsform:wone per dC\-are la fona elettromotrice, a sistemi di leve ed altre frasi generiche. A pane qu<."Sro volo nel regno della fantasi'! più effimern, il Nauto lus è !"evidentissimo padre del nostro sonomarino, oggi possibile appunto per la risoluzione del problema dell"encrgia. G iulio Vernc è più all'antica, non conosce il silu ro ed ama lo sperone. Con • la sco~ inienu.Je • nel 1.880, la Francia ha g•:l compiuto alcuni teruativi di imitazioni del Nautilus : 11 c Gimnoto • e lo c ùd~ • di llfni· rarissimo campo d"nionc. Quale soddisfazione avreb. be •l Vcme se potesse svegliarsi dal suo sonno e

guardare Dei man 1 numerosi figli del Nauùlus che oggi corrono, vivono e lanciano ordigni micidiali. Nd regno aereo il Veme In uo primo periodo si attiene al principio del ftiìt" le&gert> tltlfaria : poco dopo il 1870 immagina le o Cinque settimane io pallone» e vuole risolverne la dirigibi. lità, COQ un ripiego, chè I"<.'Ssere più leggero dell"aria pona subito alla prcgiudizi:~.le deO"<.'Ssere in lxllia dell"ariL Egli s.a che la spinta verso l"alto si ottiene col getU.re zavorra e la discesa col perdere gas, llllzt quando la discesa accelera, anche col perdere uvorra. E' no!<l l'azione improvvisa e distllriRnice ddlc correnti di aria a.lda e fmlda che si incontrano durante il volo. Il Vcme vuole adoperate quest"IU.i~ e ottime ciò mediante circolazione aut0013tica del ps dal pallone alla ~~o~vicella attraverso un scrpentino riscaldato. Cosi aj!Cje di riuscire a trovare o più su o più giù quelle correnti d"aria che lo msponino nella dire-zione volua. Il suo grosso p:tllo· ne, J>OI, è composto di due palloni uno dentro l"al· tro, come i vari c Zeppellin •, e può fare 2000 km. Il poeta come al solito risolve il quesito dcll"energia occorrente al riscaldamento, a mezzo delle fa. migerate pile che decompongono !"acqua, la q.ult poi si ricompone col cannello ossidrico. Qu:tlcho cosa come il moto perpetuo. E" sempre grave l'errore di proponione sc:ppure velato. l nostri aerosl:lti sono ancora quelli di allor:~, ma non hanno un campo di azione così esteso. I dUigibili e gli • Zeppellin " risolto il probleml dell"energia non hanno più difficolt~ a navigare e possono quindi considerarsi indipendenti dlll"aria, pur cerando o in basso o in alto l'ambiente più favorevole alla dirnione voluta. Più tardi il Vcme abbandona il principio dd piiì /~ggno J,traria e immagina l'c AJbarros • : apparecchio di 30 metri ds lunghcua con dye propulson come ad un dirigibile, e con 37 eliche sospensive come un eliconero ; le eliche dànno lJ spima in alto in Cjlffibio di quella che d.lrebbe il gas più leggero dell'aria.

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MARZO

1940-XV I I I


Verso la fine dd 1900 però Verne fa un passo gigaotes<o e ~l c Padrone del Mondo" descrive u.a apparecchio lo c Spavento "· fusiforme, mu.aito eli ruote e pneumatici coo r-sgi a paletta : ha ali metalliche cbe si stendono come va~­ tagli e d1vieoe anche di colpo, da automobile vdocissi1ru1, sottomarino. l cittaclini rom:ll1i ricorderanno i primi tentaù,·i di volo al principio dd s«olo, tn pi:uza d'Armi, con i pocru d saltuan metri eli elevazione! Peniste tuttavia l"incongrurnza relativa all'energia. Infine in ultimo, nd.la c Missione Barsac "• i suoi libr111ori capaci eli 10 persone (ricorcli:uno che il Veme morl od 190) e che negli ultimi anni noo scrisse più) hanno la possibilità di volO' eli 2000 km. per 6 ore. Hanoo ali di 6 metri, ed elica con due braccia. L'energia è orrenuta dall'espansione dell":ui, liquida caricata a terra. Siamo già nel campo delle possibilitl anzi in queiJo delle applicazioni della suerra odierOL Ha poi le c Vespe »o sp«ie di cilindri con eliche orizzontali ~ venioùi, che si possooo sollevare perpendicolarmente da terra come elicotteri c da terra sono guidate come veri e propri automi, mediante la trasmissione di onde Herziane dirette da un rinettore da speciale metallo e indiviluali:zzare mediante onde di determinata frequenza. Siamo come si vede molto avanti nel campo pcatico ed anche s<ientifico. Marconi sta facendo alla Spoia le sue prime esperienze e per guadagn:~cre alteua si serve di cervi volanti che poetano il filo irradiante. Marconi è ben lontano dal poter dirigire i raggi, si serve però del coherer anche descritto nella «Missione Bar~c ». Verne dunque prima dd 900 immagina la direzione delle onde H eniane con riflettori, ma divina la particolarità delle trasmissioni, mediante la sintonizuzione! E queste • Vespe • adempiono il preciso servizio affidato, comand:tte da terra. Sorvoliamo sulle inveiUioni balistiche; il grosso cannone dei «)00 milioni della Btgum " cbe a 20 kro. può forare uoa lastra di 40 pollici, i pro;ettili eli 2 metri di lungbezu e 1,)0 di diametro, gli obici ripieni di acido c~rbonico liquido freddo e asfissi:~ - oppure: qudli ripieni cias<uno eli 100 awoproit'ftili iocen· diari. Ed ancora la torpedine ad autopropulsione aerea che arriva a 2) km. ed infine il folgorato" Roch della • Scoperta infernale • che a 2000 km. annienta un incrociatore. Solamente la visione della bandiera francese impedis<e all'inventore l'ulteriore distruzione delle navi ddla squadra internazionale. E ci pare che basti per pocer aSSftire che il V eme nel suo quarantenne lavoro precorre gli ordigni della guerra eli on ed a!Ui, su alcuoi argomenti, non è ancora raggiunto. Per~ ~ cli~Jlfnticato? Forse le giovanissime generazioni preferiscono alui tipi di libri, oppure ciò cbe allora egli ci raccontava e ci sembrava meravislioso, appartiene oggi alla ordinaria realtà?

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Basta uno leggera frizio ne di Acqua di Coty, Capsula Vere&.. per dar forzo e benessere al vostro corpo e vivacità ai vostri pensieri. Voi sentirete penetrare nel vostro organismo una senHzione di freschezze che predisporrà felicemente lo sviluppo della vostra giornata. Milioni di persone la usano e ne sono entusiaste, perchè la trov~no sostanzialmente diversa da ogni altra. Più pura, fresca e leggera, l'Acqua di Coty è la sintesi perfetta di tuHi i fragranh effluvi della primavera: infatti esso ~ontiene l'essenza stesH ·dei Pori e delle frutta più scelte. Se invece preferite un'Acqua di Colonia più aromatica e profumato, domandate l'Acqua di Colonia Coty, Capsula Rosse, che, · pur serbando i pregi della prima, unisce il van_taggio di profumare più intensamente e più a lungo.

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DELLA GUERRA E' STRANO COME, mentre tante voci di tecnici militari e di scrittori di cose belliche giungono ancora una volta ad ammonirci che le ragioni delle vittorie di tutti i tempi sono piuttosto da ricercarsi nella volootà c nelle qUalità umane che i combattenti impiegano, piuttosto che nei loro mezzi tecnici; è strano, come il grosso pubblico sia disposto a dar credito alle voci che corrono sulla scoperta e l'impiego, da parte degli eserciti vincitori, di armi nuovissime-e terribili, di )conosciuti strummti, di impensabili e segreti ritrovati che avrebbero ad essi assicurato la vittoria. Se è vero cbe, da che mondo è mondo e da quando e:iiste la guerra, nuove armi si sooo ritrovate ed impiegate, non sembra però che ad esse si debba dare quell'importanza che noo meritano. In generale, anzi, si può dire come l'adozione di una nuova arma o di un gruppo di nuove armi da parte di uno dei contmdenti sia un'ottima scusa per maschetare le vere cause di una sconfitta. Noo ci sarà mai un esercito Che si decida ad ammettere di essere stato superato dal nemico nel campo del coraggio iod.ividuak e collettivo, della tenacia c; in gcnc:re, delle virtù guerriere. Colui che è sconfitto, sempre avri la tendenza ad attribuirne la ragione a nascoste e spaventose

ll"(lladlC <jll.lk è rtn\tn1100{" O('!Oa(.l Ja <tO nu010 ,,,nnonc o da un nuo1n <.trro J'a<. ,,dto. C .tu,t·, per lo paù, f.tnta,ta<he. r~udlo <h<· elfUtJ\'arnentc conta, nd fJttO tl'(OilO JdJJ guerra, 000 t· r.trrnd. OU0\.1 In ":. nu al moJo <IliO<: J'.um.a nuo\'a. è ampac: •:.1t.1 Caè> 1 uol darc al mono,umcnto. oltre: l-.1 a• <.lll to J l ulor, Jd mtuo tl'l.ni<O, Jd valore guerriero dell'uomo che lo usa; in altre parole, il riconoscimento, oltre e acanto al fattore tecnico, dci fattoti morali. Un esempio renderà ancora più chiaro il nostro pmsiero. Come si spiega che il (1lJ'rO armato che gli inglesi fecero comparire sui campi di Fiandra durante la scorsa guerra, r.on produsse qud rivolgimento dell'equilibrio di foru che banno prodotto, durante '.'\lesta guerra sullo stesso terreno, i carri armati tedeschi ? Dire soltanto che i carri armati tedeschi devono il loro maggior successo alla Joro ll)aggiore perfezione tecnica noo è sufficiente. La maggior perfezione tecnica sembra poter eSsere bilanciata dalla adozione dd cannone anticarro, sconosciuto nel 1916. No. La ragione dell'importanza che il carro armato ha ottenuto nella guerra di oggi, è il nuovo sistema <lei suo impiego. quello ddle colonne celeri slanciaotesi in vigorose, profonde ed isolak runtate offensive verso il cuore del nemico, criterio di impiego impensabile ed inattuabile . soprattutto, a chi noo possieda un materiale simile a quello su cui possono fare assegnamento i teorici dell'esercito tedesco. Tutto ciò !nduce a peru'rc ( OIJle l'~rcito J:ennanico non sia poi io possesso di quello straordinario numero di noove armi di cui <JU"(:

laltagh.a d•ll• F)(Q:)(Ir• , 1940: Lo faotana garaa.aica "' Cf'I'CDUa

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l'opinione <Orrent<: lo Jota; nu , he. pautto. 'tO, 3hbtJ trO\lto rl muodo p<:r portJrt· Jl larnue Jd a p<:rkzaont· k .urna o , rnt1oda da ,('utrr.t dll f,l.i Jltn l~truta ronu-...cl.\no c ,h, a\'t'\ ,\nO, 10 pr.ttJO, f;i.Ì rnes;i 10 li..O E (01nl0< IJJno .tJ l~rnanar<: r lrtltamrntl l

fatti bellici che più hanno colpito l'opinione pubblica. Essi sono i seguenti : l) impi~o dei carri d'assalto; Il) impiego dei paracadutisti ; JH) conquista di opere fortifiç2te ritenute inespugnabili; IV) offensiva portata dall'interno del paese !)mUco. Per quello che riguarda i carri d'assalto io questa sede, si è già detto abbastanza. In altra parte deiJa rivista ci si occupa più particolar _ mente di loro e del loro impiego. Ad essa ri . mandiamo il lettore che voglia meglio conescere 1'ar80fDCDto. Passiamo :Ula questione dei paracadutisti. D a ~· orma.i, ~i .son~ im~droniti persino i gior. nah umonShca der paes1 belligeranti e neutri. Gò nonostante, .rimane uno dei (attori della ~od~a. tecnica di guerra tedesca e. in parhcolart cucostaoze, uno.dci più seri. Dci paracadutisti, come di truppe destinate ad essere lanciate da gli aerei sul tergo della fronte nemica, si cominciò a parlare, qualche anno fa, da ak:u.oe corrispondenze da Mosca. Nelle sfaJate dell'esercito sovietico nella immensa Piazza Rossa si incominciarono a ooure alcuni reparti di questa specialità. · Ad essi i tcalici non diedero troppa importanza per due ordini di ragioni. Primo, padlè sembrav3 impossibile che l'arma aerea 453


, cttoposti se rrspondono a verità, non sono .litro che una nuova prova della incapacità dcmOc.ratrca di una ' 'irile reazione ai fatti dt!la t:ucrra. l paucadutisti tedeschi provocarono t.llr manifestazionr di ISterismo collettivo per ( U I s1 p.1ssò dal linciaggio alla resa senza combattimento. Del resto, i paracadutisti, nella pcnultrma fase della guerra ebbero comp1tr hcn .1ltrimenti importanti di quelli relativi alla JtsorganiZl.:I.ZJone e al sabotaggio delle retrovie !KmKhc. J\d essi sembra essere stato affidato : .1ttacco ai celebri fort i del Belgio e della Fran...ia. &c:o un ;litro fatto su cui le opmrom ~ono ancofl molto confuse. Come sono 'adutc k ,gigantesche forhflcazioni da tutti reputate imprcndibili, anche per le prù .:oraggiose e me:.,110 J.nmtc trup~ d 'lsso~lto, e protette da coruz.tlun.. che, s1 d1ccva, J.\C'\'ano la capacità di rl-<>istcre .li fuoco cldk .utigliene più potenti d •c lo s\'lluppo odierno della tet:nica può proc!urrt·? Sr sono .l.l!e molte spicgaz.roni di questt r.ntr . .1 cominuut, dal tr~dimc.:nto dei ,(ift:n•llri l linrre - ali .1<tuzi.1 deglt assalitori che, ·"' nuttt·tcmpo lOn i par.tc.Hlutc, Sr san:bbero 'ull.lti .11 fort r \<:sttndo uniform1 belghe o 'lcC>I 111 mo,lo cl.t trarre in inganno le \'~­ l' " t al t 'tes-. com.tndlnti "dei forti in ..

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ordine c successo. DoYc en ]ero comprto t r.lstcrirsi velocemente in una zona lunt.ma da q uella dell'attcrrag.gio, dot.1ti come ermo .ti hi( iclctte c persino di motociclette, lo fc,.;:r.:J con Ja massima rapidità. Q uando ebbero per missione di sparpagliarsi nel p.tese e di a,!;irc isolatamente in atti di terrorrsmo e di sabotaggio, riuscirono a spargere la paura c b fama della loro invulnerabilità. Anche b reazione che trovarono nei paesi dove agi rono, era stata calcolata bene. La rcnione dci , ,t. tJ.dini al pericolo rappresentato dai paracaduti~ti fu quella dettata dalla più foile delle paure. Gli episodi di Jinciaggio a cui alcuni dei paracadutisti tedeschi sembra siano stati

4 5.4

- - "-

Ca:. i- :t~r.,. d . {.JIC l -10 Colonne qormcmiche ~e a !lra:vorsa.uo San Quintino bombOTda ta,

quc,tionc. 51 è p.u lato pure Ji un nuo~·o .po~tnti:.:.imo esplosi\·o, ma;:;.ui l'aria Irqurda, dtc, ~ctt.1to dJ.~l i aerei o trasportato sul luogo d'impit·go da reparti di plractdutisti, avrebbe s.udin.1to il cemL:nto arm,tto e l'acciaio delle fortificazioni nemi.:he. Quello che è certo, è t he i bollettini tedeschi :mnunciavano che un forte gi.r;.mtc>co. ad esempio quello di Ebe1 o quelli di Licgi, era caduto per opera dr un m.mip'blo di soldati del Reich. Uno, due u~­ mini perduti costava alla Germania la .:-onqur~ta di un'opera di difesa che, secondo il ~­ siero dei suoi costruttori, anebbe dovuto rnchiodare a tempo indeterminato dinnanzi alle


'"c fcntoie lo ,Jan.•o d1 qualunque assalttore. Ma ceco il gran segrc:to della conqui~ta Jei forti bdg1 c francesi : la preparazione degli ~;ommi che avrt'bbero Jo,uto tondurre l'azione. Nè tradimento, almeno nei casi più lelebri; n~ astu"ia; nè nuovi espl~ivi di tnaudùa potc:oza; solo la tccnia messa al $Crvizìo di uomini deci~i a combattere, la specializzazione. Spectaltzzazione. I.a parola, applicata ;tila guerra, non fawa .sorridere. Se nell'indu§tria degli spJIIi da b.tlia, ad t:S<.mpio, mediante la dn•isionc del l.a' oro, è ~tato possi-

btle pmarc mi duecento pezzi prodotti gtor~

c:Urnente da dieci operat 111 4800, prodotti dagli stessi operai dopo che uno di essi si fu dtd1cato a fame le punte, !':tltro a piegarne il filo, l'altro a costruune la molla, eh:.. si può due come :tnchc nel1.1 guerra la divisione del la\oro abbia un ruolo importantlsstmo L:: guerra moderna non è forse che u na gig:tnteSCll mdustria, Jovc: an ch e la dbposizione in :nso longitudinalc o in senso tras' el'$!le .!..Ue macchine: negh stabilimenti h:t una granc tnfluenza sul wsto della produzion e. Ecco dunque rome si :o\olse la p reparazio1,e ccnica dci paracadutisti, sta,·:~mo per dire Jcgli operai, destinati alla p;e'l del fortt• .lt ......... g l - 1140. Dop. • ..ur. ... Ml - · _ , . degli ltùo.. _,...._ . . . . . . .. . . ee....tco_i..._.~._...__....

...... èd ..rt>ctal di peln>llo.

1•:clli d.tt.l m.lntcr;~, il numero due dovc\ a

p (1>..:. up 1r~1 di dominare con il

)UO fucile llltnrr..ltt<O quel d.uo p.1$)aggio obbltgato, i l n n ~..co tn munito di :~d.tttì strumenti, aYem d l0mp1to di Jpmc una breccia m quC'I determirnto puntu. (u,ì ~r .~lt nltri. Per un mes, di ~cguito, gh s!l·ssi comuu, con.lotti d.tgli ~tessi :teropl.uu c d:~,slt <tes)l piloti, si lancia. rono .1lla ~~~"sl o 1 ~upr.t gli ~tessi punti cl~l modello .k forte nn le sksse arm1 e gl1 tesst lOmpttt •:~ro aztonc: 1ivennc talmente ~:,ura d1c l'~ucbbcro potutJ compiere ad O:· dH hendat: Il .~mrno <k·ll.! vera a1.ione, non ft crò aitro ..be ripetere, (On LI stcs'a sicurca.t (Offie <c fo<scro ancora ad Hallc, i ge~t 1 du: orm;lt .IV<:\ .1110 unpar.tto .1 rnemori.t. Espu.t:nan· un:t dt-lle pi!t tmponcnti costru:t~oni dlfem" ... del mondo e;bbe per Joro la stc'u fa(.tltt.\ dt ~on.1 cscrnt.Jzionc qualun<ruc nella ~ampago~ bcrlineie. Tale metodo s<'tnbra sta stato adottatto anche per i~tru1rc le truppe dntìn.ue all'ultimo J'5llto alla linea M.1ginot. Nct centri mili. tari della ForC3ta ~era erano st;~tc costruite sull.t <.eorta dci rapporti Jella arma aerea ~ delle p:lttu~lic di e<;plou.zit'OC:, intc:re ~ezion i di quella linea fortificata. Contro di esse, gior. nalmente, )i accanirono le fantene e i gcoien te k'iC~i. Eno comt· 1 pac;lC•·Juti'tt hanno po tuto gtoare un ruolo ta nto imj'<>rtante nella buerra di og~1. Non tanto, come s1 , ·ole\'a dimostrare, per la loro scopcrt.t in qu.lnto a rma nuo,·a. yuanto per i nuovi mttodi con i quali tale n uo,·a arnu è: stat.l :~doper.tta . I paracat1UI!Sti russ1 r.trpresrm:mo l'invenzione, i p) racad ut ish ttdc-;chi sono l' 1pplicnio nc scientifica di quella scopert:I ormai Jl\·cnuta di dominio pubblito. Ma passiamo all'ultim:1 cau~a di meraviglia dì questa guerra, a ll'ultimo segreto 'tt'tlcsco: quello dell'offensiva portata ,hlf'intcrno del paese nemico. Tale azione n sotto il nome di « q uinta colonna». Anche inrorno ad essa si è fatto dello 5pirito.

w

Ciupo 1940: Coloue di a ulomeZZJ abba.ndoDali i:J. Ila tobborgo

di Pc:nigi.

l:~i. Non appena si pro~pettò lo~ pos~ibdità J 1 un'azione in territorio belga, lo stato maggiore tedesco si preoccupò, natur:tlmentc, di a~ere il maggior numero possibile d i informaZioni sulla consisten:u e S1,11lc (.\rattcristtche temiche delle fortificazioni che st sarebbero opposte alla marcia del suo esercito. Del fo rte Ebel riusd ad avere, mediante la cooperaZion~ dell'aviazione da ricognizione, il completo p1ano fotografico. I.e f otograf ie aeree c.li q~cl forte, prese da d iver~e posizioni c con d.'ffere~ti angolazioni, perm isero. con l'uso dei :•trovati foto-plastici, la riproduzione perfetta to gesso di tutto il complesso difensivo. D a

J!

, 1>r:n -1pto fu un 1 IoJdlino in SC:ila. grande <.jLJnto q udli che g h ingegneri sogliano mo~trJCe come loro progetti, poi tutto il forte f u rico;truito in m;~teriJie leggero, sembra ad H d le, presso Ber! mo. Lo stato maggiore tedesco potè pcrfetta men. te in tal modo studiare e scoprire i pun ti d t minor rt sistenza, CJUCI!i contro cui si sarebbe don1to portare l':m:tcco, gli 3.11goli morti d01e ! suoi soldati anebbcro potuto operare al sicuro, il numero della forza strettamente ind ispensabile all'azione. A ciascuno degli uomini del reparto scelto per l'azione, fu dato un nul!'ero e d un compito preciso. Il n wnero uno, appena avesse atterrato, doveva occupare il tale ang olo e mi~arlo

' Co,.tU.uc o oo•itto 4 11}


y'

~1/Cti~IJ~Ift~l~ DELLA PROPAGANDA LA PROPAGANDA, nel >WSO .h~: o~• Jaamu .tlla p.t· rola, fa la sua prima appamaone qu.1odo al segwto. J_esla eserciti incominciano a marciare Je ;,•,c. Qu;m,lo ca~ .la cooquasta milit:l.rc vuoi essere (almt-no r Ile _inteoz~ooa) un:. forma di proselitismo e non più l espresstooc dt un:t ,olontà o dt una ambiziooe pcrwn:~lc Quc~to momento storico coincide con un più largo s\iluppo della stampa e dei mezzi di comunka.zaone. E' l't:po ca delb Rivoluzione francese e insaemc all'a\Jnzata dca Sanculotti l'Europa cooosce una marea di gaorn;ah. di opu scoli, di manifesti, scritti in uno stile enfatico ;: roboantt, che annunciano all'umanità l'a\'\'ento di una nuo'a cr.1. E' la prima grande prova della propaganda moderna . e Madame de Stae.J è: la prima figur~ della prop~­ g:mdist.l come noi la immagintamo o la conosciamo. La stampa di\C~nta una nuova arnu che si ''lene ad aggiungere a quelle tradizionali e (he viene tmpiegata non soltanto nel periodo preparatorio o conclusivo <kiiJ guerra, ma durante la lotta stessa, sul c.1mpo di b.Itt.II:IJJ

SOPRA: llorUao. 2 agoato 191C: pcu1pe. Il &.la dolio primo lr\lppo - A SIHlSTBAt llo•IIAo. l . . .ubr. tm: ooldatt ._,~!Porti poco prima della ~ ~· il lroDto polaceo.

o a ridosso delle prime lince. Il Secolo XIX, i: ti secolo •n cui con gli eserciti trionfa uru tclcJ,. ti prtocipto di nazionalità, e si affernu Jc:hnttl\'.trnentc questa arma ch e non ferùce, non liCciJe, eppure sconfigge o aiuta a scoofiggere con maggiore efficacia talvolta delle di' isaoni d t canllcri.l o delle brigate <li artJ. ~lterta. s~m·ere la storia della p ropaganda poIallea del Se~olo XIX significherebbe rifate la :-toria Jel pensiero polittco dt quel secolo e VI tnlontrcrcmmo t nomi cari al ruore di ogni nJZtone europea : Ja Fichte a Mauioi, d.t Mid1ie"icz a Kossuth, a Louis Blanc, a Gambetta. (Qual gesto, mfatti, più propagandistico. nel senso 'ero della parola, della uscita da P:wgi io p.tllone compiuta durante l'assedio del 1871 !) Ma l'insupeuto maestro della propaganda politica, che se ne seppe servire con .ù>tlità eJ ~tu zia veramente geniali, fu f. dopo dt lui, Imo alla guerra del 1914-18 la propaganda non eo..e più la stessa importanza.

uvour.

Prima del 19l'f- 18, mai la propaganda di un gruppo <lt nazioni in guerra aveva awto ~osi vasto campo da battere e cosl larga CJIWI· tità d i mezzi a sua disposizione. Il dilatarsi del conflitto dette ben presto alla propaganda dci i>elligeranti, un respiro mondiale: Bisognan da parte dell'Intesa coovertire gli arabi, illudere gli indiani, convincere i gi2pponesi, tra.scurace gli americani, far insorgere i svegliarè gli ungheresi ; da parte degli impca centrali impedire tutto ciò. Era un compito iiDmesuo e ne nacque anche la sua strategia. cd una tattica. Nello stesso tempo bisogna?~ pcdire che, con il prolungarsi del conflitto. il f roote interno cedesse. E stimolare il .....-. raccolto da geaerazioni operose, a UICire dii forzieri e ad affluire od1e asse .dello per tTasformarsi in armi, io muoizioai. iD

polacchi:


veri per continuare la lott:1.. Insieme alle energie fisiche e finanziarie delle nazioni venivano mobilitate quelle intellettuali: i poeti, gli scienziati, gli economisti, i professori universitari, gli attori. Le macchine tipografiche univano in tutto il mondo il loro rombo a quello del cannone. Qualche volta un opuscolo av~ lo stesso valore di un& avanzata, la mozioo~i L;n co~tato di irredentisti equivaleva ad un combattimento vittorioso. Il cinematografo, dalle immagini anco.m nebbiose, aggiungeva il ticchettio delle sue macchine da ripresa e da proiezione a quello delle mit.ragliatrici. La propaganda politica prese in p~estito dalla pubblicità commerciale i suoi mezzi, andando a scuola nel paese in cui quella pubblicità assumeva le forme più clamorose ed impensate, l'America. La lotta fra gli Imperi centrali e l'Intesa fu combattuta in questo settore con la stessa \'iolenza usata sui campi di battaglia. Ma si può dire anche che la lotta si sia ristretta all'Intesa e la Germania solamente: l'Austria...Ungheria era ormai agonizzante e non pote,·.t 90ffocue il movimento irresistibile delle nazionalità compresse tino allora nel suo seno ma che erano sulla soglia c'ella liberazione; e la Turchia morente ed arretrata non avC\'a niente da opporre allo sforzo alleato. Mentre invece la Germania potC\•a dire qualcosa. Ma per un curie- so paradosso questo paese che in · tempo di pace aveva saputo orgamzzare llla perfezione la pubblicità ai prodotti della sua industria e che aveva conquistato con i rappresentanti della sua K 11l1ur le università di tutt:1 l'Europa. non comprese subito l'importanza della propaganda in tempo di guerra. In pace 1 suoi agenti commerciali seri, cortesi, puntuali, scaltri, informatissimi dei gusti del cliente e pronti a soddisfarli nel modo più completo, avevano battuto in breccia g li agenti inglesi ed americani, e questo perchè la banca, l'industria ed òl comA SINISTRA: Nelle clhb fra.a.ceai coa.quistate iJ Comcmdo oermcm.ic:o ba "'rQcta.iaato la clistribu.&ioae d•i •i•eri ..u. popolcnioal ciYili - _sono: Soldati o•rmcmid cho &o"eg:llimo la raccolta delle patate ÌD UDCI ecrmpaQDG po1oc:ca,

Soldati 9ermcmid r i - o .,.... automobile di pn>f\19hl IMI prnsl di Parigi- ,}

a

&-c.ol ID ... olnldlf di

.--a

mercio tedeschi erano armoni.camente fu. s1 ed inquadrati. In guerra invece gli agenti della propaganda tedesca furooò sconfitti da quelli dell'Intesa e soprattutto dagli inglesi. I ~i riuscirono a mascherare la difesa delle posizioni indu.striali e degli interessi egemonici del loro paese sotto il mantello di principi universali : la libertà, la democrazia, il principio di na.zionalità. Mentre al seguito degli eserciti tedeschi, per quanto agguerriti e potenti. non marciava nessun principio .universale. Una delle creazioni della fantasia popolare di cui subito la propaganda dell'IntCS.l s1 impadronl, era costituita dalle due figure di combattenti che sembravano incarnare i due P'"incipi in lotta : il poi/11 e il borhe. Il loro nome era francese, ma la simpatia e l'odio che seppero rispetti,·amente suscitare


.

hOtlll e tJ oo,be,

tu imperniata una 'f"""ti

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_ _,tatl\·e •1 r -·•e Jl)atlJ. "" ' Lord North• figure rappr--·· li fotOgrafie, truc..- ' 1 furiosa att~verso o~ ~agnati deU~ st~pa :ario, un grup1 1 bri, c:cc.; ~rett~~:Ouava oltre il Timti, ~ ~ et~~::~~1/J The lf'etkly liffe, il.qu ale_ c cw·. The Dali) Mai/, T e ~':".. Mrig{oa del D.1ÌI)' di g1orn 1 tra · . M ·1 e J'ewzaone r. . ~ h Th ltfAn(htiftl' DatiJ' ~ d.· -:•· . di copie dj g•ornah D11pa1( , e . . d' deone 1 JUutona Mail . Si trattava ogm ga~roo di glo-sassone condùCevano Ull3 caro· . . . . t ttD al :mon o an ' 1 Germania. che, diffus•SSJJTU 10 u . pagoa ostinata e metod~ca contro a ree efficacemente ad un tale asQuesta non aveva mente _da opr chè gli organ i della propagand.l salto condotto con_ ~anta pa~tenza. 'ma della guerra e ad essi fa. erano stati m~otat•_ ·~ _Ingba_lt~r~nf~~ione e le più potenti uien~e fevano capo ' servt.zt . seg~~· da t desco al contrario aveva sperato m bancarie ed industnah L ampero e

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SOPRA: fJAnC'oboUo eed•eco c.he commemora il oaquGD:ena· rio d ella oonqu.iata d elle iso!• Helqolaad - A DESTRA: tJn aoltuUiciaJe o•rma:nico mo•h'o a due aoldaU lrcmeeai gli eUetti del proiettili tedeachi au una c;upola cora.uala della llll•g Magillot.

fu rono umver)ali. Il pruno, era un sokbto natu ralmmte \'aloroso, sprezzante del pericolo, p:ttriot;. fino .llle midolla, p.uiente. ten.tce e 10 fondu onesto padre di hmiglia. Il secondo era m•·ecc un soldato ltudele fino all'esagcrazion~ capa~e de, più orrendi mtsfatti, e pri,·o di ogm rudimentale S<'11SO di umanità. Il pod11 c.wallerc sco cd cro:co combJttentc per la libertà del mondo. il /JOch~. freddo, uiminalc, ,·olcva ndurrc 11 ~ondo in ser•itù, dcporta\'l in massa le popolazt()na. nolenta\a le mooathc c taglia\a le mani ai bimbi del Belgio. (Si sa lxnc che la storia delle m .. ~ ni mozzate ai bimbi belgi fu una tm·cnzione dcii.. propag.md.t inl!lesc c che tn essa. (Ome l stato ac cert\to, no'! c'è niente d t vero; ma allor.t ),t coL feçe fremere il mondo di orrore). Su quest<: d t:•

una guc~ra brevtss1ma ed e"<~ sicuro cht la migliOr propaganda sarebbe stata la 'tttorta. La guerra lunga lo sorprese 1m preparato, mancò n el campo del' propaganda l'unità di comAnd o eJ un adcgu.unento immediato alla reaiU.. mentre il blocco degli alleati spezzava ad una ad una le sue linee di comun · cazaone c specialmente quelle con l'America. La quale A1:1erica dall'autunno del 191 i al 1917 fu tenuta sotto un roarte!lamcnto incsorabtle ad opera dell.t propaganda inglese diretta da Sir Gilbe:t Parker. L'opera d1 questo 1gente britannico, fu per molti aspetti, perfetta. Egli aveva una conoscenza profonda della vita, della psicologia e delle :~bi tudmi del popolo americano. S:tpen che il cuore di questo giovine popolo cr.t avido e nello stesso tempo sensibile alle descrizioni di fatta atroci, di delitti. di crudeltà. Dirigendo abilmente la sua opera dalla Wellington House, che era il suo quartier generale, Parker ebbe buon giuoco mettendo in r~to o deformandoli certi particolari inevitabili della guerra ed inventaodooe alt~a di sana pi::.o.ta. E' inutile dire che gli episodi inventati superavano di gran lunga per efferatezza quelli veri. Sicchè l'odio contro la Germania 3.ndava ing igantendo, mentre gli ambienti finanziari americani, manipohri dalla casa Morgan, legavano sempre più i loro interessi a quelli degli alleata e nell~ terra di tutte le libertà, invocando le g randi ombre di Washingbton e dt Lincoln, i comitati irredentistici si agitavano. L'entrata in guerra dell'~rica fu il trionfo della propaganda inglese che aveva saputo applicare proprio all'America i principi che questa. appltca,·a nella pubblicità commerciale. Tale propa~anda_aveva saput~ adattars~ perfetta~ mente all'ambiente, graduando la sua tntensttà dalle cla.ss• popolan alle d~ scelte; s'era, per quanto possibile, o.asrostl; aveva sa~to essere tenace: e vef_l~ tiera quel minimo che bastasse a. farla prendere sul_ se~o. .E. a v~, que~ cbepol~ conta, con tutti i rneui e su tuttt t tona. battuto sut pnnc•p• ptu morali. ...........-

. . , _ . . . . ................. - - .. popolnMae ol .u.u;..


ed ecooo~ic(cari alla Repubblica Stellar:J. Anche all'm terno dei paesi belligeranti la propaganda av\'ersari:t si face\·3 sentire: molto meno, però, nei paesi dell'Intesa che negli Imperi centrali, ove troppe erano le forze (he dove. vano conducre inesorabilmente alla catastrofe. In ciò si distinse sovrattutto la propaganda inglese che stimolata da Lord Northchiff attraverso fOianda, la s ,·izzera c knostre regioni del confine orientale, faceva :~ ffluirc per mezzo di una fitta rete di agenti in Austria c:d in Germania ingenti quantità di opuscoli, Ji mani festini. Jt togli volanti. 11 volo di D 'Annunzio su Vicnna fu 1.1 espressione eroica, sublim:ua di una azione Ininterrotta che si svolgeva rodendo le fibre più s~nsi bili del paese, speculando sulla situazione economica, su1 contrasti politici, sulle riv.1lità di razza. E' noto che, durante la permanenz.1 dell'escruto americano in francia, esisteva una Sezf(IJ/c- P'•· rologrra affidat:J a valorost spct:ialistl, .-he er.1 in grado alla fine di ogni settimana Ji rra'>m(:trere allo Stato maggiore dci gr:tfiet non solo sul morale delle proprie truppe, ma anche su quello delle truppe nemiche c· sullo stato d'ant mo delle popolazioni .1ll'interno dc1 vari pac·> belligeranti. AttraH'rso le ricerche ?ifettu.ltl· da questa sezione fu possibile segu1rc grafica mente, per così dire, il lento c.tmmino dell.t propaganda alleata all'tntcrno Jci p.1esi nt miei cd an·ertirc ogni ~iorno di più lo sgretolamento del t rontc ( Ìvilc, che do,·e\'3 f1 crollare quello militare.

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Uno dei tanti sintom1 ,Jc:lb der.tdenz.t rn glese è costituito dall'incflic.Ki.t dc:IL! ,tt.t "P _ pagand:t nella ~ucrr.t attuale. Att.lCLll! .t_gl1..tn ttchi metodi, 1 d1rigcnti brit.tnnl(i spcrJ\ .111· di render! i ancor:r. efficlti sf rutt.tndo il pn stigio di cui l'lnghilterr.1 :n c:,-,, usuf rutto pc. secoli . .Ma b re:tlt.'t è or.1 btn dm:rs.t: pere h, m chc in quc.-~to c.1mpo gl i ;1\ ,·ers.tri d 'Albt:.>nt sono perfett:tmentc t moJernamc.-nt<· .1ttreu.1t c perchè i l pr<:;ti.~to in.clt"\c:: <: arm.11 un corda. Pres-;o 1 pae~· dc:II'A,,c c:<t<tono. r. fJtto di proptJ'.tnd.t ttn JJJ te111po ,11 pt t

.iOPRA: Amburq.:. 30 luglio 1940: Raqouo tod oaco colpito da una sche99Ìa dur:tntc tm b orob ardameolo i:lgJoso che h:z cauaato 17 morti o 24. tentt tra: Ja popota.J:Ione civile - A !ìl~li~T!lA~ Soldcri oc:-:r..-c:c~ cho s'inlrallengono in una c1!1Ò doll'Al.sat-.~ co~ lo. rr ol~on& liberata. \ .. 1•.ì .t dtnìLbtl.t t. dt<..' .1\t:li~ tncn tll'J · 1> ~hntrt· no .tH h1d r _tnnl d1t prcccdl'ttcro 1l conflrtto .lttmle. J.d1'1 mprc.-s.t Utopt< 1 .t! ,utonhr~ 11>3'1, J'armJ pnncip.lle dt·i sc·n I li rrop.1!~-!nd t sttu bntJn nltl i ~L1t.1 l.t mcnZO!,'Ill. J\h [:I.Ì N .1poleone. eh.: fu il primo j:fl n<k bt:r~.t.t:lio dc-ll.t prop.t,t;~nd.l inglc:.c::. Jrtt'\ .t: « (.J h ingk~i non ~bb.tn­ don.tno rl ,o;tume Ji in\'entar< notizie f.tttndolc circolare nel loro l'.tc\t 1xr po1 prop.t~.trle rn tutt:t l'l:urup.t. Sono troppo .tbitu.lti 1 'llll'\to 't~term eJ i: pazzesco sper.uc d1c l'.tbb.1ndonmo. E' ben vero che \lllcntr:.cono le: false notizie: otto o J 1c:u .~iorni dopo d'a,·crlc bnLiatc. mJ tntJn to essi !tJnno rt[:Fiunto rl loro ><opo c· nuo' e situazroni. font1 d1 nuoH· m~nzo,cnc:, >Ono stare così create. Essi non si fa nno s,rupolo di f.1hific.tr<: perfino do<umcntì ufhn:tlt. E contmuano così il loro ,uJiLio IJ,•oro mese per mese, anno per anno ». Ricorrere alla menzogna era, nelle circost:mze presenti, una necessità per la Gran Bretagna. Percbè, a differenza di quel che avvenne nella guerra passata, stavoln, dopo tante p~ve, nessuno ba più creduto ai pretesi principii universali da essa sbandierati. Mentre le ~tenze dell'Asse, assertrici di un ordine nuovo e di quella pace co~ustiz.ia che è nelle aspirazioni di tutti i popoli europei, hanno potuto battere io breccia gli agenti britannici. Perchè la propaganda sia efficace occocrono idee chiare, nette, facilmente comprensibili c di risonanza universale. Questa non è mai stata la prerogativa dell'azione inglese e stanno a testimoniarlo i recenti lamenti di H. G. WeUs il quale ha scritto alcuni gi.omi or sono sul N~wJ Cronid, il Dè proj1mdiJ della propaganda britannica. «Quando si tratta di spiega~ a noi stessi e al mondo le ragioni della nostra guerra, le dichiara'e '

organi centrali che realizzano unità di comando c che sono all'esclusivo sen:wo degli interessi nazionali. La stampa e i due più potenti or&:m~ ~Ila propaganda attuale, la radio cd il cinematografo, sono d~plmati dallo Stato. Le energie morali ed intellettuali del paese, di conseguenza, possono venir mol:.ilitate di colpo ed utilizzate raziona!ment_e. Questi organi centrali hanno al loro attivo un brillante ~ e molte vittoriose battaglie. Mentre invece nei paesi democrahcJ fino . allo scoppio della guerra tutti gli strumenti deiJa propaganda ~~ano frazionati al servizio di interessi privati ed inquadra.rli al setvtzto dello Stato ba· costituito un ingrato compito, con risultati m~iocri all'inizio e disastrosi poi. Lord Northcliff ammoniva, ai suo1 temJ>i, i collaboratori· della propaganda inglese dicendo: « Se un1 bugta è evitabile non la dite mai. La vostra azione sarà finita

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è detto però che ~ori abcadavere. N~ d' 't Li ha data, e an. d ant l VI a. bla ato seo-- . .America. -edeoteroente cora una volta m accennato pr& • ._,_,. JUJVI~ . nel 1914- 18 la propasu q~t basi posòr Stat'1 Uniti. Malgrado 1 1 'ovine ganda mglesc neg la lezione d'allora questo _popoo ~ "'~~ · asto mgenuo 10 , .... ed esuberante "" nm d'scut"'r" senza 1 it ". ..,e niera incredJ'bi!e e beve . tutto guel che gli \'leDe amm~ ~ -. l'm'truglio è infarcato dt equan to p1u abT scri:tioni orrende, di crude!~ ~oenarr i a, . tanto più lo si beve volentten.. E' noto che JIIIIÌ i mezz1 con cw rlnghilterra esercita la J:lropaganda ~e­ gli Stati Uniti sono m mano d ebrei o, come scriveva recentement~ un autore,•ole giornale italiano, o dt loro amici e protettori. E' logico . che costoro abbiano cercato, mettendosi al servizio ddl'Ingbilterra, di sollevare il popolo americano contro le potenze dell'Asse. Ma si sa che il paese non è preparato alla guerra, cbe l'aviazione è iosufficiente, cbe la ~ina non può IV· venturarsi in crociere di guerra io mari non suoi. Pure non si rinuncia a istigare l'odio COiltro le potenze t~litarie e r amore per la G ran Bretagna con i metodi più teatrali e grossolani. Si <;OOO in' entate battaglie mai esistite per in ve'ltace vit!orie inglesi o francesi ancor più inesistenti; ogni avvenimento è stato svisato, ogni notizia deformata. La radio ha martellato ogni ora, attraverso le Pf'rsonali mterpretazioni dei suoi dic1tori : oppure S1 è ricorsi ad espedienti da Gw:d Gutgnol. Sono state organizz.ate trasmissioni prima da Parigi, poi da Bordeaux, cd ora da Londra, o da qualche paesetto della costa della Maniça, congiunte dai corrispondenti in Europa delle grandi organizzazioni radiofonicbe americane, cb~ sono un capolavoro d'artificio. Infatti le trasmissioni ad un certo mon>cnto vengono interrotte da urli tli sirmc, da sc:>i'pi di bombe, dal ticchettio delle mitragliatrici, dal rombo degli leroplani (tutto uò è inciso pactlica.mene su dei dischi)

d

SOPRA! larlbso. mano 1132: edicola coe ...-l!eoli s-r J. elealoal alla pnoldeiUG dal Beiclt.: " KIU.r pneld- " ol Mv9• IMI m....U. .to avperioro, " Pnadia:mo aeU. AOOire •CIDI U d•liDo dell« !fa:aio. . " A DEIITIUlo La cutrale deUa ohaioae ractio cii I'<Di9i OOillroUata da t.a.lci ga....-ld.

-zioni che noi facciamo o permettiamo vengano fatte sono tanto vaghe che ogni neutrale, tuttora indeciso, rimane perplesso e perfino il nostro fronte interno è incerto e confuso (ha detto il fantasioso autore della « Macchina del tempo»). Noi irritiamo gli americani mentre i russi nutrono profonda ed evidente sfiducia verso di noi. L'India, l'Irlanda, il Sud-Africa e l'lslam che sarebbero pronti ad assumersi maggiori rischi se fossero certi del nostro incondizionato appoggio, mostrano una giustificata m.ancanz.a di coovinzione circa i nostri pro-

positi. Sthmo intlllbbiammtt ptrdtndo l~ gumtt di tropagtmda, e, ad un anno quasa daU'io.ixio dcll'ostìlitl, continuiamo a combattere senza alcwu cbiara e coovincente definizione degli scopi e dell'essenza dell'attuale conflitto». La confessione è preziosa : ma è logico cbe DOO è possibile dar vita ad un oa.dame. E la propaganda britanni~ è ormai un 480


cosl si è udita la voce del Duce annunziare d 1e l'Italia aveva liberamente scelto il suo destino, quella del vecd1io Pétain chiedere la pace, .quella irosa di Church ill rispondere alle giuste accuse francesi; quella solenne e .çenerosa di H itler annunciare le immense \'ittorie tedesche e richiamare l' Inghilterra alla rag ione. Si possono udire tutti i giorni le ,·oci più efficaci e più. celebri della propaganda antiinglese : quella di Obrecht, detto Saint Germain, ch iamato il traditore di Stor<'arda messosi al servizio della Germania, che ammonl la Francia con una frase diventata famosa: « L'Inghilterra offre le armi, la Francia i petti »; e ancora da Stoccarda un altro francese Ferdonnet, illuminare il suo plese sull'errore d i valutazione che l'h a condotto in guerra. Da un'alt ra stnione tedesca Joyce, il Segretario di Sir Oswald Mosley, capo dci fascisti inglesi, noto sotto il nome di LorJ Hau•-Haw, si è conquistato in tutto il mondo anglosassone una vera celebrità per l'arguzia con cui staffih i governanti inglesi c per le informazi::m i veritiere di cui è in possesso prima di ogni altro e che gli permettono di far Sl f ere quel che è avvenuto non solo nei .rico·;eri durante i bombardamenti, o nei ritrovi della aristocrazia i~glesè, ma anche nelle sedute dell'ormai defunto Consiglio di guerra anglo-francese. La radio, strumento principe della propaganda moderna, hl seguito da vicino la sorte dei nri paesi che hanno conosciuto la disfatta. Con l'avanzarsi delle truppe tedesche vittoriose, le varie voci tacevano ad una ad una; poi riparla\·ano con una voce ed una lingua ncO\'a. Un giorno si · è sentita la radio cl1 Parigi, che per tanti mesi aveva emesso le · profezie dci computisti affannati a misurare il burro, la carne, il grano delle potenze totalitarie per trarne i presagi infallibili della vittoria democratica, parlare tedesco. Era la fine di un mondo e l'inizio di una epoca nuova. 1),

SOPRA: Espre.uioni di propaganda popolare SOnO: Uo•a di propaqaoda di u..na fabbrica in gle1e cij cioccola to - A DESTRA: la cope,-tin:~ d i opuscoli italiani di propaqanda.

e il.radiocron1sta con 'cxc .dtt·r.t!.l .tnlh n eia di doYer interromper.: IJ ,. J com ' · sazione per un impro\'\'iSO Jttacco .ten:o tedesço che farà sitummcnte ,·ittimc l r.1 donne e bambini. E qu:mdo Il trJsmissione viene ripresa si parla di mJSS.t<ri t' dt stragi mai avvenute. Ma 9uesta \Oita, mJigrado t 'ttlms t<n denzios.i u~cit i a getto conttn)JO dJ H olliwood, malgrado le trasmissiont emozionanti, malgrado J'asserrimcnto Jcll.t stam. pa aUa causa ing lese. malgr.1do le wnfercnzc, gli opuscoli, i manifesti, ti citt.ldino à mericano non hJ ,1blxxcato c l'America sta a guardare ed a sentire. Sovrattutto a sentire. Perchè la radio di tutto il mondo offre molte cose più interess:vtti delle trasmissioni truccate : la radio fa \'ivere la Storia che si f9nna in questi giorni e che non sarà fermata dalla propaganda inglese. E

;w. D.


« ...IN QUEL MOMENTO ero in piedi sul ponte di comando accanto al pilota », disse il capitano K. rispondendo- alla domanda di un giudice. Nell'aula del Tribunale di Bergen si stava discutendo una grave cau.sa: il naufragio di una nave mercantile norvegese nelle acque della Scozia. Dodici marinai erano scomparsi nel sinistro. Nello spazio riservato al pubblico si vedeva una trentina di persone vestite a lutto : donne, bambini, vecchi, giovanotti in nero, stretti fra loro come se formassero un reparto militare. Sugli scranni dei giudici sedevano anche alcuni ufficiali della ·marina da guerra, come vuole, in questi procedimenti, la tradizione giudiziara scandinava. Proprio uno di IGro aveva chiesto al capitano K., comandante della nave naufragata : «Dove eravate al momento dell'esplosione? ». E il capitan K. aveva risposto che si trovava sul ponte, accanto al pilota che doveva guidare la nave in meuo agli sbaframenti di mine inglesi. «L'esplosione fu molto forte?». «Forte, non fortissima; ne bo sentite di molto più violente. Veramente è diffiàle, signor giudice, precisare la violenza di una esplosione cosl a mente fredda, non si banno termini di paragone..... Ci fu u~ certo spostamento d'aria, la nave sbandò sotto l'impeto improvviso del mare : ma lo scoppio no~ mi pa~e di una fona eccezionale, quale sarebbe stato quello d1 una nuna che _avesse urtat_o contro la nave. Anche il pilota, sul momento, era d! questa opinione.... ». ~ «E allora perchè il personale di macchina cor~ subi~o in ~operta. » « 11 panico, signori giudici, il panico», continuò 1l cap1~ano K.; e la parola parve uscire faticosamente dalla soa bocca, suono penosa , . . . . . come una confessione. Centinaia di marinai ~dinavi erano ~orh m_ qu~1 g1orn1 co~e t · in tra la, cbinsi sotto i boccaporti sbarrati, d1etr? le saraon~e di fPf:o contorte e bloccate dall'esplosione. ~- mm~ aveva~? · · nnrhi minuti talvolta in poche d!ccme d1 secon 1,

colato a ptcco rn l"""'462

navi di rilevante tonnellaggio. Così, appena _udito il fragore, il personale di macchina era corso in coperta, si era diretto verso le · zattere collocate a poppa e a prua della nave. Allora anche gli uomini di coperta, che erano rimasti incerti per qualche istante, gli uomini di guardia sulla coffa, al timone, a prua, sul ponte e quelli liberi dal servizio erano corsi alle zattere. Perfino gli ufficiali erano fuggiti. Tutti temevano che non ci fosse tempo di mettere in mare le lancie di salvataggio, bencbè queste avessero gli scalmi girati in fuori e non ci fosse che da mollare gli ormeggi per calarle in mare. Gettarono in acqua le zattere e le raggiunsero a nuoto.· · Cosl, raccontava il capitano, nel giro di poche diecine di secondi l'equipaggio del vapore, dall'ufficiale di quarto al cuàniere, dai nostromi ai raoui, aveva abbandonato i posti, infranto i vincoli della disciplina di bordo, disubbidito agli ordini dei comandanti; si era mutato in un branco di fuggiaschi, attanagliato da un solo sentimento, bestiale e invincibile, che mouava il respiro e sconvolgeva le viscere: il panico. Tutti, nell'aula, sapeyano che cosa era accaduto poi. U~ delle zattere era stata ritrovata da una nave da guerra con due soli uOIIllni sopra e le provviste di acqua e di galletta quasi esaurite. Di~~ marinai se li era portati via il mare, uno dopo l'altro. Due uoaun~ mancavano nella secooda zattera, vinti anche loro dal~ violenza de1 marosi. Il galleggiante era stato trascinato dalla corrente sulla costa scouese dopo alcune ore di deriva. «E voi quando lasciaste il ponte di c0013Jldo? ». . . « Quando mi vi<li solo, abbaadooato perfuto dal ptlota 1l qual~ da principio diceva che lo scoppio non era stato causato dall'urto d~ una mina contro la nave. Mi gettai in mare e fui tirato su dagh uomini della seconda zattera. Per qualche tempo vidi la mia ~ave andare alla deriva, senza governo, sbattuta dalle . ond.e; gal_le~~v~ benissimo. Poi un banco di nebbia la nascose. F1nchc la vtdl di~ ai miei uomini : « Guardate, non affonda, nessuna mina l'ha colpita Cerchiamo di accostarci di nuavo, di risalire a bordo». Ma non me mi· davano retta, neppure un vecchio nostromo cbe navi'gava conrtato da trent'anni mi ascoltava. E fu proprio ·a nostromo ad essere po via per primo da un'ondata». ntro una La nave senza governo, che in realtà non aveva urtat~,:~ano vimina, investi un peschereccio affondando!<?. I pescatori


sto uscire fuori all'improvviso da un banco di nebbia, e non avevano fatto in tempo ad evitare che la prua tagliasse a metà il loro piccolo legno. Tre uomini erano periti in qussto secondo naufragio. Il vapore era finito sulle secche e mentre si svolgeva il processo gli armatori stavano ancora discutendo se convenisse ricuperarlo. Nessuno potè spiegare l'origine della esplosione che aveva suscitato il panico e condannato a morte quindici marinai e d.u e navi. Passarono dinanzi ai giudici i superstiti del naufragio; furono uditi g_li esperti. E alla fine, prima che il collegio si ritirasse a discutere le nsultanze, uno degli ufficiali del tribunale disse come per concludere : « Ci sarà stato poi davvero questo scoppio? Il panico.... ».

***

Questo episodio poco noto della guerra sul mare risale al primo periodo del conflitto, quando una parte del toonellaggio scandinavo lavorava per conto degli Inglesi. Lo abbiamo riferito perchè ci sembra che introduca efficacemente il nostro argomento. Sapete che in montagna basta un urlo, alle volte, per provocare una valanga. Qualcosa di simile può accadere in mezzo ad una comunità riunita per u~a circostanza qualunque. Uno scoppio, una fiammata, anche semplu:emente una parola o un gesto concitato, può tramutare in un branco. di fuggitivi un pubbli<:o di spettatori, un'assemblea, perfino un reparto militare. Gli uomini presi dal panico si trovano subitaneamente in una condizione di completa inferiorità psicologica ; sen~o, .spesso a tx>rto, di essere di fronte a un perirolo mortale, a una sttuazJooe che non possono sostenere. Nelle guem; -e pe.rtirolarmente in quelle di rapido corso, i belli~anti sfruttano ogni occasione per suscitaR nel nemico questo sentimento di inferiorità. MDiti mezzi possono provocare il panico tra le file dei combattenti. A taluni di essi i soldati di onore non cicocrono, se non come rappresaglia qualora l'avversario li abbia usati per primo. Ad esempio, un gruppo di soldati vestiti con le uniformi del nemico e particolumerue istruiti, fatto passare al di là delle linee al momento opportuno, può sconvolgere un intero schieramet'lto, prima divulgando voci allarmistiche e disfattistiche, poi dando il segnale del~ fuga. Lasciando da parte gli espedienti condannati dll diritto interna.zt~l~ e dalla consuetudine; restano parecchi mezzi per far cadere a FCU• d fronte morale avversario. Il criterio fondamentale è di man-

1916: Fauteria ,....... io preda cd pCIDico lugge abbandoacmdo l• poelJoiOIIi

tenere in tutti, nei propri u(!mini e in quelli dell'avversario, il sentimento, l'impressione schiacciante della propria superiorità. L'impiego di armi nuo,;e e insospettate, di carri armati, di aerei, di cannoni, di · esplosivi particolarmente potenti, può atterrire e travolgere non solo per il suo effetto mate riale, ma anche per ìl suo dfetto psicologico, l'avversario più agguerrito. Sorprendere il nemico, disorientarlo con una tattica nuova, con un attacco inatteso, non vuoi dire solo ottenere un determinato risultato sul terreno, significa anche vi. brace un colpo alla resistenza mor:aJe dell'avversario, suscitare quel sentimento di inferiorità che, abbiamo visto, è alla radice del panico. .Ad aggravare questa circostanza vale anche la propaganda fatta, spesso inconsapevolmente, dallo stesso nemico e dai neutri. Mai si è parlato, prima della campagna delle Fiandre, di armi segrete francesi o inglesi, ma sempre di mezzi tedeschi misteriosi e potentissimi. Sempre, dall'aprile in poi, i franco-inglesi e i popoli da loro sciaguratamente trasc.inati nel conAitto, hanno temuto i paracadutisti germanici, la discesa delle truppe aerotrasportate nemiche. Tutti questi fattori hanno preparato il ~rollo del fronte morale alleato; è bastato un urlo, si può dire paradossalmente, perchè cadesse la valanga cioè avvenisse il collasso. Podti motociclisti germanici sono· passati fulmineamente tra i francesi lungo la strada che fiancheggia l'estremo tratto della Somme, sono giunti ad .Abbeville, sulla destra del fiu, me, dove questo si getta nella Mania, hanno travolto militari e civili francesi che erano sulla loro via quasi, senza combattere. Cosa conta che i Tedeschi non abbiano impiegato, di regola, armi nuove, ma solo perfezionato e potenziato armi già conosciute? Cosa conta che generalmente le scoperte rivoluzionarie non vengano portate utilmente sul terreno della pratica militare se non dopo un certo tempo di tentativi e di esperimenti? I ragionamenti non sono valsi. L'inferiorità francese era un sentimento prima di divenire un fatto eviden~. La storia è pi~ di ecnpi di panico. ·J casi si ripetono con moootooia. Tutti i popoli guerrieri e conquistatori sono prevalsi imponendo, oltre che la loro forza materiale, la loro superiorità mora.le. Il terrore scioglie i vincoli più stretti della disciplina e spezza i collegamenti. I comandi non sanno più nulla, non sono inform3ti e non possono trasmettere le loro decisioni. re--. • -· 4 1 1:


STRA'l'EGIJ.\ MINCtRI~ DELLA GUERRA D'OGGI NOI TUTTI amiamo il soprannaturale, ed è in fondo una maniera di di. fesa W\'entata dall'uomo fin dai tempi t>iù remoti per salvarsi da una certa monotonia della vita di ogni giorno. E. un fatto anzi che ai momenti più duri per la storia dell'uomo corrisponde una corrente fatta tutta di leggende e di storie fantastiche. Cosl per esempio a nessuno sarà sfuggito, nel periodo che ha preceduto immediatamente la nostra eotr:~ta in guerra, 11 quantità di episodi miracolosi scaturiti dal regno dell'immaginuione: ufficiali invitati da donne bellissime a intrattenersi qualche ora nel loro appartamento che poi in una successiva visita fatta l'indomani risultava vuoto da anni, incootri con suore sedute a ricamare sull'orlo di un precipizio, il cui volto si ritrovan.qualche ora dopo dipinto sopra un ex-voto o sulla parete di un convento, giovani fidanzate morte qualche mese prima, incontrate in una sala da ballo e accompagnate sul far dell'alba nella loro a.sa che risuluva essere il cimitero, mendicmti trasportate per un tratto in automobile, le quali dopo aver fatto predizioni sulla futura guerra ~parivan~ d:incanto. Anche i più scettici si compiacevano delle straordinarte narraz•om, ap~­ rcotemente sforzandosi a spiegare con la guida della ragione questo straoo mi5Cilglio di viu e d'oltrevitt. . • Allo stesso modo, quando l'esercito di Hitler ~opo l'occupu~on~ d~ Polonia e della Norvegia. invase l'Olanda e il Belg.o, corsero .voo dt me:w · · · d. • ....: nuo\'e di procedimenti fino a quel mocnento tt-nutt nel

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Ua oriotore tedesco

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roHo ••,.o vU ohLetti'ri GMeqaotigU .t riJodlla ~craclo apedaJe cb• CODtin• tutt• le aoetaGM più avtriti.••.

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eo._..o

ttnuto dagli .unbienti autorizzati dd Reich che SI rifiutarono ~r6no di spiegare se le pacole « 1W1ar1ige AngriffJmille/ » comparse in quella stessa circostan:ta e per la pnma volta 6n dall'iniuo delle ostilità nel comunicato ufficiale dell'Alto Comando tedesco Significassero precisamente « una nuova arma » oppure « un nuovo metodo di Jttacco » delle opere fortificate. Dicevano trattarsi di un segreto militare e a loro non com·en1va certamente darne la chiave, ma 1 giornali americani in special modo non volevano arrendersi alla idea che- un forte come quello d1 Eben Emael che di spone-va di numerosi ~zzi di grosso calibro, e che era stato (Ost.-uito secondo la tecnica più aggiornata dell'arte fortificatoria, con non meno di diciotto cupole : o.-auate, fosse caduto per opera di pochi audaci paracadutisti. Così si parlò dj bombe ad ari:1 liquida di calibro mass•mo, del tipo studiato dal Barlow in America, ma più la fantasia si compiaceva .1 immaginare i già citati invi . sibili raggi sterminatori, l'emanazione di anestetici che fanno ~edere momeo.tane.lmente la conoscenza, o della stovaina che nduce all'immobilità assoluta senza tuttavia togliere la conoscenza. In occasione d'ella caduta di questo famoso forte che costituiva il punto più duro delb. cintura difensiva belga, si parlò anche dell'impiego da parte dei tedeschi dell'uflra Juono, di questJ vibrazione cioè che oltrepassato il Jominio del suono agiva sopra il cuore degli assediati incantandoli come dei serpenti. l nostri am1ci specialisti in materia di guerra, rifiutano dj accettare la possibile esistenza di queste armi segrete e spiegano le cose diversamente. ma al mo. mento essi stessi ammettevano non ricordiamo più se il mistero e il miracolo, e fidavano nd tempo ~r chiarire ogni cosa. Oggi a distanza di appena tre mes1, che per contenuto storico hllJlllo il valore di anni, una delle spieguioni piu serie è quelll fornita dalla conoscenza che si ha dell'addestramento a cui ogni s:>ldato tedesco veniv.1 sottoposto prima di partire in combattimento. Durante l'invas!one d! ll'Oia.,da c dd Belgio infatti, accanto ai giovani marciavano quelli che avevano g4. percorso 1:1 regione nella guerra del 1914 e m<~osce-:ano il paese palmo ~r palmr. ma non infe-riore conoscenza possedevano i nuovi arrivati, che di tutte le cittt. di tutte le fortificazioni incontrate conoscevano i più piccoli particolari per ave-rli stu d1ati su perfetti mode!!~ di gesso prima d'intraprendere la marcia. Sa~vano il po' · sto delle feritoie, d'ci passaggi, delle porte d'acdaio, cosl che ogni ostacol.o non era più una sorpresa ma un luogo familiare quasi dj cui non ignoravano i pericoli e i punti vulnerabili. Cosi e non altrimenti un pugno di uomini di notte poteva dirigersi aJ forte, avviànusi a una porticina blindata, farla saltare e irrompere di sorpresa nell'interno con le bombe a mano.


francesi persero i Joro territori. Francia e In,. ghilterra furooo attaccate dove meno se lo aspettavano ciotè attraverso il Belgio e la Olanda anzi.chè sulla linea Maginot che per esse costituiva un baluardo inespugnabile, e tale sarebbe stato di(atti se. il nemico fosse stato ancora quello del 1914. Ora questo invece si presentava con tutt'altra faccia. combattendo con uoa tattica nuova e mezzi assolutamente aggiornati. Perciò l'avvenimento straordinario fece pensare a cose addirittura soprannaturali, Un elemento imprevisto furono per esempio gli apparecchi da bombardamento in picchiata, gli Stukas cioè, i quali in stretto contatto con le truppe terrestri integrano efficacemente, talvolta sòstituendola addirittura, l·azione dell'artiglieria con efficacia e precisione forse maggiore poichè puntano direttamente sul bersaglio. Dopo quanto è stato S<'ritto in proposito nulla si può dire di nuo-

A tre mesi di distanza b1sogna com·en1rt the espedienti misteriosi e armi segrete, altro non sono stati che un vero e proprio sistema di propaganda del Reich, utile del resto al1.1 vittoria della Germania per aver contribuito assai efficacemente a disorientare il nemico, c se vogliamo affidarci alla competenza dei tecnici, converremo con essi che il segreto di questa vittoria risiede non tanto oèll'invenzione di nuove armi quanto nella originale utilizzazione di armi già esistenti. E i1 grande f:l.ttore psicologico, da cui i tedeschi hanno tratto il maggior vantaggio, è stato nè più nè meno che la sorpresa. Sorpresa inammissibile se si pensa che 1 francesi e gli inglesi coi loro reputati servizi d'informazione, ma aoche senza, avevano assistito com.e tutti gli altri popoli all:l fulminea occupazione della Polonia, e sapevano che la Germania costruiva carri pesanti a migliaia. Ma credevano che tutta la forza dell'esercito si fosse esaurita app,unto in Polonia e in Norvegia, e prevedendo una lunga guerra a sfondo economico, quasi si addormentavano, gli alleati, sicuri della inespugnabilità dclle loro fortificazioni aspettando di veder la. nemica arrendersi estenuata dal blocco. Invece tutto fu diverso da come era previsto tanto che passando di sorpresa in sorpresa, olandesi, belg1,


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l) Soldato tedooco di eauità con "" cane addotto al eo.-.laio doUa Croco Ro11cr - 2) PcrttUfllicr iraDcfto d'Hplor.W....o COA un cono portaordirù - 3) Truppe opociallacrto gormcmlcllo compiooo HOrcilmdaui di gruppo por l'addeetramoato del ccmi portcrorclizU. - 4) l1A ""- addotto al eorri&io doUa Croce R - ..,... porto "" ,torito col liuto. Yi guida Il eoldato cbe lo tieu crl gW.,.aglio. - S) UA eoldato trcm.... aaleura u..n m•uo9~ al c;ollcu• d'UD ccm• portaordini. - 6) Uo ccm• porla:ordiD.i •l la:acia nrao le retro'Yie per rocczpit01o un m...aggio altidatogU.

vo su questo aeroplano che non è un tipo assolutamente nuovo di aeroplano, ma che è nuovo per l'uso che se ne è fatto lanciandolo a folle velocità, per cui la bomba parttta in quell'istante tenJe a seguire il prolungamento della rotta dell'apparecchio e non può subire che una deviazione minima. In questa guerra gli Stukas, il cui nome è un abbreviativo di Sturz Kampfflieger, rovesciacono sulle fortificazioni nemiche migliaia ~ migliaia di bombe da una e da mezza tonnellata, non passava giorno che interi battaglioni vedendo giungere le squadriglie dei tremendi velivoli, presi dal panico gettavano le armi e sventolavano bandiera bianca io segno di resa, e un gran nu-

mero di prigionieri francesi, specie fra quelli arresisi al forte di Chalemont che nei pressi di Givet dominava la Mosa, rimasero per giorni e giom.i coi nervi scossa per gla attacchi di questi bolidi fragocost apportatori di sicura morte. Si narra anzi che uno dei loro ufficiali, il quale aveva cornb3ttuto nell& guerra del 1914 si d ichiarò pronto a ricominciare tutto da capo, a soffrire di nuovo le flltiche e il rischio ma che non avrebbe mai più sopportato un attacco di Stukas. Il segreto della rest di molti forti ~ racchiuso anche nell'irruenza di questi apparecchi veloci da picchiata, e ffi?IO nella forza delle bombe da essi la.ociate, che per .sette 467


gelica o demoniaca non sapevano come comportarsi. Cuori di soldato, ma anche cuori uma. ni battevano invece sotto la tuta leggera di quelli che dall'alto vedevano la tem avvicinarsi rapidamente a loro, e nei trenta secondi che durava la discesa misuravano il rischio e b. fortuna, bersaglio certo, offerto alle anni del nemico. Una volta col piede suJJa terra fmna, si liberarono del paracadute afflosciato accanto, e con la rivoltella in pugno lanciatisì verso i ri. pari del nemico ancora immobile 'di stupoM presto ne ebbero ragione. Ma se fino a questo punto dell'azione è chiaro che i tedeschi si fos. sero avvantaggiati della sorpresa, non si sa C(). me facesse questo numero limitatissimo di U(). mini piovuti dal cielo a tener per cinque giorni la posizione conquistata, sempre in attesa della colonna motorizzata che doveva raggiungerli, incerti della loro sorte. poichè il loro capo che si teneva in contatto radiofonico col canando si trovava isolato e non comunicava ad essi alt.ro ordine che quello di resistere ai reiterati attacchi del nemico. Fu questa anzi una cl~ra­ zione che i para?dutisti non erano insomma dei semplici fan~occi fatti cadere per puro espediente psi<ologico nel bel meno dell'esercito avversario. Non ad essi si avvicina la leggenda dei raziì stupefacenti, dei gas micidiali proiettati a distanza. La maggiore sorpresa inflitta agli eserciti !fancG-inglesi fu in effetti queUa della motorizzazione. Non tutti sanno che il carro corazzato era stato inventato durante l'altra guerra da Churchill, il quale lo aveva fatto accettare dailo Stato Maggiore del suo paese, e per quanto egli sapesse della fabbricazione intensiva di questo importante ordigno di guerra fatta negli ultimi tempi dalla Germania, si Insciava !mire da voci tendenziose che afferma~

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Città: del Mna.ico

IMO: La polùOa

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elettorai.

SOPRA: mawio l!t30, Città del Mosaico: U11a bGJ>da di eire<~ 2S uomiai. armali di bombe e di mltrogliutrid ha atleDiato aila 'rila di Lo- Trotaky. ox·c:ommiaario d e Ua IJUerra dello Buuia ao'rielica: la lreccicll iDcllcu la casa di Trololr-t\ iD "" aobborva dell'li c:!ttcl: - SOTTO (a lliDiaua): Un arc:h.i..;.. doUa caaa aoc:che9qialo dW'm>to l'atlelllcrlo (a dealra): Trolaky ...u-oloac=.ento acampato raccoula alami particolari a - viol1Dalia1a ~-ulo ad iDte,.,.;,tcuio

otto minuti al massimo martellavano le cupole d'acciaio delle opere corazzate, quanto nel fragore che assordava e rendeva pazzi addirittura gli uomini che si trovavano chiusi all'interno. Non raggi pietrificanti, non emannioni soporifi. che. dunque, non l'ultrasuono, ma il fragore vero e proprio di questi motori :he cadevano con la velocità estrema di sei o settecento chilometri consentita dai loro mezzi, più l'accelerazione dovuta dalla forza di gràvità, fragore a cui le cupole d'acciaio e il cemento armato potevano qualche volta resistere, ma non già il cerve1lo e il sistema nervoso degli uanini. Costruendo le loro imprendibili fortificazioni, i francesi, come i belgi non avevano tenuto conto dell'elemento sonoro: questo invece sfruttarono i tedeschi e il risultato fu come si disse quello dei forti caduti misteriosamente, quasi serw, colpo ferire, per JJlC2ZO di pochi uomini. Accanto agli Stukas che furono a conti fatti decisivi n:d1a condotb della guerra germanica, e nel momento io cui si disegnava la sorte di una battaglia assumevano la fum.ione e la missione che una volta aveva la cavalleria, àoè di artacnre di fianco a un cenno del comandante, accanto agli apparecchi da bombardamento in picchiata che tanta parte hanno avuto nella battaglia deiJe foanazioni cora.zz.ate a nord.ovest di Namur, non meno importanti cane valore psicologico, vennero i paracadutisti. Essi comparvero per la prima volta alle cinque del mattino del 10 maggio, calandosi sull~ casematte, sui « bunker » di cemento armato che a monte e a valle del poote sul Diep olandese, e sud-est di Rotterdam proteggevano la lontma e profonda linea-di difesa. La discesa nella prima luce del giorno di questa specie di angeli sospesi a una enorme corolla che la brezza faceva ondeggiare ~ dovette soffocare di stupore i soldati appostati dietro le feritoie che assistendo a uno spettacolo rimasto fioo a quel .momento nel dominio del salvataggio o dell'alta acrobazia, alla vista di questa improvvisa apperizi.ooe an488•

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Y1DO come DC$SUll affidamento po-

tessero due i ldnlu usciti dalle offione tedesche, che per questa produzione in serie si erano servite di materiali scadenti, e in massima parte di ghisa e di latta. D'altro anto l'esercito francese si sentiva forte dci suoi cannooi anticano, del Bofors, per esempio, e dello Scbneider da n mm. in specie, che hnciava un proiettile di 6 chilogrammi e mezzo a U chilometri di di$Wlza, capace di perforare una carazza di cinquanta e perfino di sessanta millimetri. Ma anche in questo le loro previsiooi erano assolutamente en:ate, poicht i famosi Schneider, messi in · prima linea per aprire_ il fuoco a breve distanza cootro i carri tedesdli risuJtarooo insufficienti, e inoltre, non potendo sparare più di dodici colpi aJ minuto, davano il tempo fra un tiro e l'altro àJ mobilissimo bersaglio, di passare oltre. ln quanto poi alla qualità del materiale, la migliore dimostrazione della bontà di essa è dat2 da! fatto dle i arri partiti aJ1'inizio delle ostilità dalla Germania, hanno percorso tutto il territorio occupato sempre in perfetta efficienza ed ora aspettano di dirigere i loro cannoni verso altri abbiettivi. Nell'offensiva tra Maas e la Somme furooo impiegati non meno di tremih di questi enormi carri da tmlta tonnellate che gli alleati si aspettanoo di veder avanzare sul campo di battaglia, giocattoli di stagnola di quattro soldi da poter b ucherellare come niente. R1tennero poi impossibile che questi mastodonti potessero avanzare data la enorme quantità di lnrriere da superare, invece bastò per la nuova tattica tedesca aprirsi una piccola breccia sul fronte avversario, tanto quanto bastan a insinuare il primo dei carri armati, perch<: tutta la colonna proseguisse mesorabilmente, schiacciando e triturando tutto al suo passaggio e senza mai fermarsi. La colonna non rappresentava, come ha spiega.-to uno dei nostri inviati speciali, una unità più o meno forte da scagliare nel territorio ne mico contro un determinato ostacolo da abbattere, ma qualcosa di enorme, senza principio oè fine, una forza omogenea che si rinnovava e si accresceva continlUIDente, diretta Yerso un unico obbietti,·o finale. Ed è per questo che l'offenstva tedesca non ha subito nessuna interruzione. Formata eh carri d'assalto, da camion carichi di benzina di muniziooi di armi e di attrezzi per i servizi, questa proc~"S.Sione lunga centinaia di chilometri dava la seruazione di qualcosa di infinito, tanto più che ~vendo il suo punto di partenza a Berlino noo si notava in essa una determinata zona di fonna.zione, nia come un grande 6ume si inuossava via via con i contingenti arrivati dalle molte basi di rifornimento dislocate io tutto il territorio della Gennania. .Al seguito di questo esercito procedeva un'altra fonnaziooe motorizzata. anch'essa, con il suo Stato Maggiore, uf.liciaJi superiori e inle:riori, membri del servizio del lavoro (Ar-

Ci~ d•l N•uico. lt:lS: Dimoatztmli A<UiOilallall pootaDo

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bc:itdienst) ·e della O. T., organizzazione quest'ultima alla quale a suo tempo erano stati affidati i lavori di forrilicazione delh linea Sigfrido. Reparti speciali erano inoltre ina.ricati dj ristabiiJCe e organizz:ue il traffico nelle retrovie, mentre con le avanguardie marciavano gh specialisti che dopo essersi daC\lJTieotati aJ più presto sul bottino trovato, dovevano immediatamente farne rapporto al servizio approvigionamenti delle retrovie. Appa-recchi del tipo Ju. :;2 e Ju. 90 di cui aJ principio della guerra, prima della comparsa degli Stukas si era tanto parlato, provvedevano a rifornire la colonna di benzina, grazie alla loro idoneità per lunghi viaggi coo carichi ultra pesanti. Eppure neanche l'esercito di Hitler aveva nulla inventato : era sempre il vecchio insegnamento trasmesso dal maresciallo coo~ Schlieffen al generale voo Seeckt cui spettò di educare aJ comando degli eserciti i generali voo Brauchit3Ch, Blomberg, Reichenau, Bok e Fritsch, e l'insegnamento diceva che per battere il nemioo bisoBOa prenderlo di sorpresa, scoprire il suo punto vulnerabile indi colpirlo a morte. Diceva andle, alle generazioni combetteoti oel 1940, che c ...l'aziooe bellica subisce una evoluzione costante. Nuovi mezzi di c:ombatt:imento le cooferiscooo forme sempre rinnovate. La loro appari.tiooe deve 488

48lo


Cbi- lo ,.,._ luh.tto eli e.Uuloicle U m-vlo YleD• -x...ato acl ""a Kmpcr del c:olombo portaonllo,l.

essere tempestivwnente preveduta e la loro influenza esattamente valutata e rapidamente utilizzata ». Non con armi segrete, dunque, i tedeschi sono scesi sul campo di battaglia, ma, come :~bbiamo detto, con il perfezionamento di armi già esistenti - se mai si fa eccezione. per un cannoncino di fanteria che spara a breve distanza e a tiro teso con effetti assolutamente sconvolgenti, ma anche questo è sempre -un cannone - e utilizzando le medesime armi in maniera assolutamente originale. Costretti al disarmo in conseguenza del trattato di Versailles, i tedeschi quando si riumarono si erano volti per necessità di cose a .· idect e wluzioni nuove, e poichè le condizioni di pxe avevano imposto alla Germania di ridurre a proporzioni minime la sua forza militare, von Seeckt aveva dovuto risolvere il difficile problc;ma di portare un piccolissimo esercito a un grado tale di efficienza da poter tener testa ad eventuali nemici. Capl subito che l'a miglior soluzione stava nell'alta ~ultura degli ufficiali e '. nel perfetto addestramento delle truppe, e mentre dall'altra parte si dormiva sopra le vecchie armi e le vecchie trincee sicuri di non mai veder risorgere l'avversario per sgominue.jl qu~le del resto i metod.i der 1914 sarebbero stati più che sufficienti, nella Germania di Hitler si rimodernavano le armi, si perfezionava lo scarso esercito e si tornava alla tattica e alla strategia della guerra di movimento C..ol risultato che quando le restrizioni caddero, il nuovo e grande esercito che si costituì sul

modello della Reichswehr originale, fu l'esercito meglio armato e preparato del mondo. Le medesime restrizioni di Versailles nei riguardi della marina, portarono la Germania a sfruttare al massimo il poco naviglio di cui poteva disporre: vennero fuori cosl le ~ corazzate tascabili » armate di potentissimi cannoni, i piccoli battelli di novanta tonnellate dotati di una velocità di cinquanta chilometri orari denominati « Schnellboote», fu poi perfezionato il modello dei nostri mai, armati di due tubi lanciasiluri, di mitragliatrici e cannoni antiaerei, capaci di contenere un cent~ naio di uomini, e di una velocità di cento e più chilometri all'ora. Tanto gli Scbnellboote che i mas non furono molto utiHzzati durante la guerra contro i norvegesi e ora vedendoli apparire nelle acque di Dunquerque ·e della Manica, ci si domanda se non saranno questi gli strumenti principali per invadere l'Inghilterra. Ora la fantasia si porta sulla costa del canale e anche Il sorgeranno nuove invenzioni. Non ultima, abbiamo raccolto una voce secondo la quale tutto l'esercito germanico convogliato sopra zattere di gomma tenterebbe in massa uno sbarco sulle bene squadrate e rase aiuole dell'isola britannica. Su quelle zattere fatte con una miracolosa gomma che anzichè forarsi incapsulano i proiettili nemici nella sua stessa polpa come una cicatrice che si rimargina all'istante. E' una storia anche questa. La verità si farà strada quando il mondo avrà assunta una sistemazione e forse deluderà. I tedesdù intanto non smentiscono mai,

tutto concorre a fare il loro gioco e per ora la via è aperta a tutte le fantasie, a tutte le supposizioni, e se un mistero avvolge le loro gesta non c'è niente di male. U segreto deUa vittoria è questione di fegato e di audacia. Ma a colpire le immaginazioni .senza dubbio hanno contribuito ancora i nomi strani, adoperati per indicare persone e oggetti niente più che normali : cosl erano chiamati rabdo· manti gli operai e gli esperti addetti al ricupero del materiale abbandonato dal nemico, alla sua ripartizione e spedizione, e Jtlld11klltdre quelli incaricati di spegnere gli incendi nelle città bombardate, subito dopo l'occupazione, quelli che circondavano di un cintura di getti d'acqua le cattedrali e penetravano nel fuoco per domarlo. Ma non dimentichiamo le «civette di Goering », le Goeringi EN/m che si alzano di notte nel cielo di Berlino, vaghe fosforescenze simili a lucciole o agli occhi appunto dell' ut..:ello notturno. Si tratta nè più nè meno che di apparecchi da caccia muniti di uno speciale mirino simile al te!~ delle macchin.e fotografiche, mediante d quale il puntamento della mitragliatrice ai bordo avviene automaticamente, tanto da rendere quasi impossibile di sbagliue il bersaglio. Questi apparecchi che il feldmaresciallo Goering ha voluto per la protezione della capitale del Reich, sono spalmati con una vernice speciak che girando un contatto diventa fosforescente evitando gli scontri fra due apparecchi, e naturalmente può ritonure opaca e confondere l'aeroplano nell'06CUrità della notte quando questo si trovi a essere inseguito dal nemico. •••

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IN GtJI~IIIli.\ (c-............ "•"• - " ' · 4•:JJ

Gli ordini si perdono sommersi· nella massa dei .fuggiaschi. Gli Eserciti, in una parola, non fUI)Zionano più. L'effetto di un successo strategico si moltiplica. nello spazio e nel tempo per la paura dei vinti.

••• Nella città di Dellii, alla metà del secolo scorso, un ufficiale inglese salvò una grave situazione con un gesto di crudele energi2. Centinaia di migliaia, milioni di uomini in tutto l'immenso Paese erano in_ rivolta contro l'oppressore. inglese. lo una strada di Delhi, che . era ancora la capitale del Gran Mogul, l'ufficiale britannico conduceva prigionieri, legati ad. un carro, tre principi mongoli. La folla ~i strmgeva intorno all'odiato straniero e ai soldati, n.amuJtuando. Da un momento all'altro i militari potevano essere travolti. L'utliciale si acm&ò al carro con la rivoltella in mano, e ucci~ ~o dopo l'altro, spietatamente, i tre ~nnapt, sparando il bruciapelo. La folla si nt~. atterrita da quel gesto di inaudita brutalità: Gli usurpatori restuono padroni di Ddht. Le folle asiatiche, le turPe di colore cedono ~ù facilmente al panico. E' più semplice SUSCitare in esse un sentimento di inferiorità,. e ~tenerlo durevolmente. Le armi degli ~Ct~i, l'energia, la decisione, la rapidità dt nflessi che distinguOÒO gli Europei di

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PAIIJ\Ci.\UU'I'I STI l ront<· ,l-"lt l">Ì.lltu, t.mto p•ù ,lthvlt. lfl•trlt ,. ltnti Ji no1. tanto meno :tbttu.llt .1ll'uso dt t mczzt men:.1n1, i, JX·rmtttono d t domtn.H<' gr.1nJi ma.>~t d1 lndtJnt t:' dt C.mni. Il p.llli<O

IN PA(;E E IN GUERRA

esiste, fra questt, per (OSÌ d1re allo stato enL ' AOOESTR AMENTO dei paracadutisti, demico. Solo i Giapponesi, educati tecnicamente alla scuola occidentale, hanno superato, e da · che vengonù scelti attraverso una rigorosa selezione, è, nel primo periodo, essenzialmente parecchi decenni, questa posizione psicologifisico e si svolge, in tre tempi. In un primo ca di inferiorità. Gli Indiani e i Cinesi tentempo si ha un allenamento di carattere ge. tano di tornare padroni di se stessi, di annien.neralc consistente nella presa di contatto col ta.ce la distanza che li separa dagli oppressori. terreno e nel perfezionamento dell'agilità di Il movimento antinglese agita da anni l'India ognunù degli a)Jievi. In un tempo successivo e quella parte della Cina sottoposta fino a si passa all'addestramento fisico concernenieri all'influenza britannica. Il primo ostacolo te H particolare impiego bellico delle truppe è costituito dal sentimento di inferiorità, dai paracadutiste, che rende gli uomini atti ad (t'Sidui dell'antico terrore. Moltiplicate per usufruire dei mezzi che si possono trovare mille 'l'episodio di Delhi, estendete a tutta la in territorio nemico. Il terzo tempo, infine, India l'effetto psicologico che esso produsse viene impiegato nella preparazione al lancio e capir~ il. fondamento del british ,.aj, cioè dal velivolo. A questo scopo si usano delle della dominazione britannica io India, che i torri alti circa sessanta metri. Alla loro somnazionalisti vogliono sollevare. mità c'è un motore d'aeroplano. L'allievo sale La stora del panico nei suoi mille episodi in cima alla torre, il vento prodotto dall'e. diversi ha un cootenuto unico. Le armi molica del motore in lllùto apre il paracadute derne, i mezzi di trasporto · celerissimi hanno e <l'allievo viene proiettAto nel vuoto. Ma il ::umentato le possibilità di suscitare il panipercorso è così breve che, non appena egli ha la sensazione di scendere, è già arrivato co in guerra. Le colonne blindate e motoriZZ.'lte, sfondato il fronte, sconvolgono una vasta .a terra, in posizione non verticale perchè ciò estensione di territorio, dilagano in profonpotrebbe produrre la frattura delle gambe. dità, attaccano alle spalle lé posizioni ancoAncor prima di passare dal lancio dalla tor. ra intatte, portano dappertutto il terrore. Ma re gli allievi, fin dai primi giorni vengono questj non sono che mezzi nuovi, più o meno abituati al vuoto e all'imprevisto con un al. potenti : il panico resta un fenomeno di rotenamento fatto per mezzo di una specie .di vinosa debolezza morale e psichica, sostanaltalena. Il futuro paracadutista viene agganzialmente immutato dall'antichità ad oggi. ciato ad essa per la schiena. L'altalena viene fatta oscillare fortemente e ad un tratto Q. B. 8. 471


numero di astucci, sostenuti da un paracadute (munito d'ammortizzatore per attenuare l'urto del te11rcno) ed in cui sono contenute mitragliatrici e munizioni. Ap~na giunti al suvlo, sbarazzatisi del paracadu~e che non serve più, questi fami deU'aria debbono saper servirsi, con· grande precisione e freddezza delle armi portate con loro e di quelle scese dal ciclo, E sapcrsene servire con precisione vuoi dire fa.re buon uso delle munizivni, seOza sprechi inutili; essere cioè ecoellenti ti. ratori, calmi ·combattenti. Espressione perfetta della guerra moderna e veloce, i paracadutisti gittati al momento buono ed in un luogo adatto possono tra. sfo':Olare un movimento di semplice ritirata del nemico, in panico; una esitazione in con· fusione, un ritardo in disordine. E le espe. rienze recenti stanno a testimoniare che possono essere lo strumento di una vittoria.

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Il salto normale dall'aeroplano, salto cioè seguito dall'immediata apertura dèt paracadute, non è sempre efficace ai fini bellici. Infatti se il paracadute viene aperto subioo, l'uo. mo scenderà lentamente avendo sopra di sè u· n a cupola di grandi dimensioni, ben visibile, che costituirà un obiettivo facilmente indh;duabile dal tiro terrestre o aereo. Se al ron. trario, il salto viene eseguito con apertura ritardata il paracadutista avrà motto maggio. re probabilità dì sfuggire al tiro avversario. Senza pcn~arc che l'apertura ritardata è ne. cessaria quando il velivolo è investito daj fasc1 luminosi dci proiettori nemici. ·• Si è molto discusso in passato sulla probabilità. pi'T 11 corpo umano, di cadere senza danni attraverso lo spazio d'aria. Molti medici sostenevano che una caduta di lunga du. rata era pericolosa per l'uomo, potendo tssa prodnrr~ ksioni cardiache e la perdita dei sensi. Si temeva anche che la corrente di aria. aspirando l'aria dai · polmoni, avrebbe potuto causare la morte del paracadutista per .1~fiss1a. L\'spo.:ricnLa ha poi dimostrato A SINlSTllk Paracadutisti g•nn=-id n•i dlllton>l di NCU?!Ir: - SOTTO: P<UO"Cadulilli U.IUà lo .........

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senza alcun prca\'\'iSn, c·r l'azwnc eh Ull<• k\·a, le due rurùl· chc '"1Tcgguw1 l'a:liev'l v-r!g'O~uJ staccate tl,,ll'alLO cd •·gh ncn prui.:ttaln nd \noto. l'o1 ' l pa-~a a1 salt. da trema mctn d'altezza senza paracadme, su dci ttloni uguali " qudh lba:i da1 pnm. pieri c tcnnLJ distc5i. Ed infine all:t torr(' comt abbiamo ~ià acc.nn:•t''· ln ,q;uitn cnmi~aciano 1 lanci òall'acroplanu. D1 <Juc:sti ciin:mo ;tmpiamcnt~ p1ù :1\'anll. l.)ui noter-:mn invece che le truppe paracadutiste CO>tituiSCo>no reparti ,celti ntl ~u\HJ ))IÙ alto della parola. Oltre a non comuni dot1 fisiche ç morali, i paracadutisti debbono avere una approfondita conoscenza in molt1 cam[)J. Il loro cvmpito non fimscc toccando terra. Si mozia proprio in quel momento. Ecco dunque la nèccs>itù per ~s~1 d1 poter compiere con la p•ù a>soluta precisione c la più iulminca rap1dità. azioni di ofksa c di difesa. Q~cHo comporta una spccializzazkmc nel campo ùJstruttJ\'<l. .\gendo di prcf<'r~nza neloe rctro\ic, essi debbono sapere «interrompere. inutihzzare, distrugglT" impi;mti f~r•..)nari ed elettrici, acquedotti, lince telegrafiche, ponti, cabine di bl.xco ccc.... :\ello ste»<:· tempo debbono essere in grado di orientarsi con la bussola terrestre, tracciar~ sch:ui delle posizioni oss::rvatc, raccogliere c tra~mettcrc nvtizic sul nemico. 11 che sign;f1ca conoscenza cd usv dell'alfabeto :\forse c di tutti gli altn mezzi di segnalazio:Je ott.ca come pure della crittografia c dci cifrari. ~la non basta ancora: bisvgna aver nozioni precise di come si sYolge la vita in territorio n::mico c c saper prcparart l'occupazione di basi aeree nemiche da parte di speciali reparti:.. A questo imponentt complesso di wnoscenze debbono essere aggiunte ~ospicue doti di combattenti. I para_ cadutisti, e wgico, non saranno lanciati in regioni nemiche irte d'anni, on non aHebbero la possibilità di raggrupparsj in fonnazioni di combattimento. :\fa quesw non vuoi dire che non possano essere sottoposti, al momento del loro atterraggio, alh reazione nemica. Essi portano eon s~ entro bisacce imbottite un fucile mitragliatore, una pistola automatica e mllnizioni. Insieme ad essi, al mvmeno del lancio, vengono gittati un certo 472

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largamente l'infondat<:zza di tali tim•Jri. :\ on ,olo ma la ,·clocit:, aL ~uale dei velivoli, che oltrepassa i 500 km. orari, ha reso ncce.;,:~n,, il salto con apertura ritardata. Infatti ad una velocità cosi ele1·ata rap:rtura istantanea del paracadute sottoporrebbe l'organismo umano ad. '_~DO sforzo colossale e potrebbe essere fatale per il materiale di rut e costruito il paracadute stesso. Allo scopo di ridurre la velocità di volo ~ necessario ritardare l'apertura per alm::no 4·5 secondi. . «H salto con apertura ritardata - scrive1·a reccnt<'ment~ un lll· 51 ~e. tecnico del paracadute, il Kaitanoff - è più difficile ad cseCU•rsJ del salto semplice c richiede nel paracadutista una grande forza di volo~ti, padronallU! di se ed ardimento. La grande velocità d1 caduta, 1) carattere insolito e la molteplicità delle posiziom del corpo neU'ana, · ·ti cambiam~nto brusco della pressione atmosferica nei salt1 da grandi quote, tutto ciò esige dal paracadutista un'alta maestria, ana grande capaciti di resistenza ed un addestramento speciale "·

La pr\:parazion. delle truppl paracadutiste passa pcrc1ò, dopo il primo penodo essenzialmente fisico, per altri tre sta<li. Si incominciano 1 primi 5alti con il pa·.1cadutc frenato, si passa poi ai lanci con il paracadute libero, ed in seguito s'Iniziano le prove per il lancto ad apertura ritarcL;1ta. E' questa la parte più delicata c difficile c il paracadutista donà aver raggiunto un ele1·ato grado di perf~zione nell'esecuzione dei salti ordinari. DoYrà saper stacca.rsj giustamente e nettamente dal velivolo, ammonisce il già citato Kaitanoff, opentarsi ottimamente nell'aria, atterrare benissimo e, cio che più conta, avere le idee chiare c conservar<. la calma. · L'addestramento a quP.sto speciale l:lncio s'inuia saltando con una apertura ritardata. per un tempo minimo, ed aumentando in seguito gradatamente i1 tempo di libt!ra caduta. Si calcola che Wl salto con caduta libera di 5 s~condi debba essere effettuato da una quota mi473


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CtJn ~u!tt: l carait\tt...:h:hl ..!tlil l.<hl !-U J1 "" ;~•,aH·. liu ùalb qt: .:.c <lt «K>.:•·~>V m. Così dnrantl· ),, cadttla q:-h fMJtr:t. ,J,cll"a· 'Pl'lto •Id >ttlll•l, ru:n:hhC< r• ti momento m cut triJ\'•<~l a t.tk• lj\1111.1 ,.,J ot)•rtrc 11 parar:c· ùu te. E' anchl· ir,tp••rl,tllh ti ltl<'t:><lu di lh· 5\acco dd paracadmt,l.l •lall'.,cn>pl:,l'• •. :'c il :listaccn i: ltrn<co t:d 'ne r;:ìc••. l'nminc::ln•' sul•ito i C«pitnmholi nl i ~1 ri.

Il muodo mig-lion· '"l'" '''' tll"llu ~taccar'-i lung-o il pianu dt rutta del \'cli•·oln c voltandu~i flOI alqnantu a s1mstra con la faccia rh·olta ' crso h:rra c la mano destra sull'anello lh stra ppo. P er evitare i capitomboli c la rotallon~ del corpo nell'aria l ~ gambe dovranno essere stese c divaricate c la mano sinistra spinta latera!. mente al livello della spalla. ln tal modo 5Ì riuscirà a frenare, se non ad arrestare del tutto il movimento di rotazione. Nei salti con caduta di lunga durata tutte e due le braccia dovranno essere spinte lateralmente. Servendosi di esse come di una bilan. eia il paracadutista riuscirà a mantenersi nella giusta posizione. Parlare delle gesta rec<:nti dei paracadutisti tedeschi, lo crediamo inutile poichè son \'Ì\·e nella memoria di tutti cd in •pccial mo. c..l olc~m : nle, cadendo

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~k·•· .\la l'rl"lha:no im <Cc int ·rcs!iantc insi.

•tal •Il 1111 par;icnla rc puco CIJllMciuto della ..rg-aniuaz:na,· <Id lq.rgcndario corpo gcr· mautr••· L'um, •tuaJ,ia,; altre' cO.rJlO od arma anch<· 1 p:a:.carlutt,tt hanno il loro servizio -anitann. co~tituitu d;t m~dicì. ;tssistcnti ad ltlll'rmicrt 1 quali •li\·iclono con i loro carne· rati comhatt• n t t j ri-cht clelia lotta in misura maggil>rc lil-i comp<Jnl'nti del servizio sani. tane> dt qualstast altra anna o corpo. Infat· 11 qua ndo un repa rto di paracadutisti viene lanctato. con loro •·cngono lanciati anche un mcdtco cd alcuni assistenti cd inf~rmicri i quali sono scelti dopo una accurata selezione non solo delle qualità professionali, ma an· che di quelle fisiche. I componenti di questo singolare corpo sanitario vengono addestra· ti alla organizzazione fulminea di un posto di pronto soccorso. E dal cielo con loro, pio. vono, oltre le mitragliatrici e le munizioni di cui si è già parlato, anche pacchi di ma. t~riale sanitario. Si tratta, è facile intuirlo, di un materiale sanitario specialissimo, costruito dopo indagini e ricerche meticolo~e a cui hanno partecipato i più eminenti sacnziati tedeschi che occupa poco spazio ed è di lieve peso. In questi pacchi di materiale !Janitario ci ~ono, oltre i mcdicammti, i fem


chm•rgu:1 piÌI moùc~ni .:d eff_ica~i. i qual ~ permettono di escgu•r~ opera_t•On• a n~he d• una certa importanza, m mamera da n durrc al mimmo le p~n.lite di vite umane. l med ici di questo scelt~•simo corpo $anÌtario, gli as_ 51 stcmi c gli tnfcrmicri, furono addestrati m tempo di p."'cc a lanci con paracadu te dai ;o ;u 500 m. d'altezza c: parteciparono, come tuth gli nltn paracadutisti a manoHe di guerra ed a raJ>Ìdissirnc marcie in campagn;;, Cno th questi medici è stato recenteme nte m'•gnito tlal Fiihrer di una delle più a lte drcora:ioui tt'd:sehc al valor militare. E' questo un'altro mirabile esempio del· l'orgamzzaz:unc Lclhca germanica. E ppur <> qualche me~ ~~1ma dello scoppio d ella guerr:J, unn èe:!e piu diffuse riviste pop.). Jar1 1ngl~s1, :·~rlnndo delle scuole di pa racadutisti tedeschi, spiegava al suo pubblico clw qu:ste ,cuole ver.Ì\';mn «cmprc pii1 potenziate perd'IC: le auton:à del Reich erano impcn•iente della 'car~a :;icurczta che offrivano 10 ,-olo gh aerei tedeschi ! E non hasta : oopo lo 54:0ppio della guerra, 1'11 no\'e mbre •?' '::r=:~.,r~ inglese Charles G. Grc> in Tlu~ Spllcrc sostene va d i n on in travndcrc nessun uso pratico per le tr uppe paraculutistc finchè la guerra rimane\·a statica <lietro le fortihcaz.ioni. E dich iara\ a t!"es~cre tr.ssolulamrntc certo che la Gcrm:mia nou rn eva 400 acr?JIIa m che potcsscru trasportare: ognuno 30 uomini. La realtà ha poi rist n alo al Grl"'y c n tutt i coloro eh,· sostcncvanro h scarsa possibilità d'impieg-o dci paracadllli,ti amarissime sorp r ese.'. Nell'agosto del ' 9.\3·. in occ.\>t<>nt: c! dio sfi. lamento della flotta ae rea russa. si ha il primo lancio contemporaneo di h..! fncilit·ri paracadutisti da t re ~rand i apparn:clu. l>nt· an-

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ni tlc,pu, alk manovre Ùt K:, \\, t ~c,•antatln parac:tdudsti ~i ~ono moltipl!cati ~ .:o<t:tni ~co1w t.:"la 1 ;>rmn n·parl: th una nuO\ ;, >Jl<· cialit:t. In CJUd!o >tes~o :\lino 1935. ìmpil.'galllill metodi •li ;'(udc~tramcnto uh·, r-i da qu<.:lli russi c pnntamlu >pccialm,·n:c '"l )an· cin <la mc·di: .: piccole altnl,.. cntninciano n funzionare !.: prime 5Cuolc tr<ic~ch.:; fra c,,,. celebre. ormai, qndla <.li Stmtl:tl. :\cl mag~io •o.~S. infine. •wll<· ~o:ran<l: mano,·r,· in Lihia. cblla qttnta cb h· i' lO 111. 'l'JH:nnn j.!'ittatl ..)oh

paracadtttisu lihici. armati ùi fucili c di mi· t~;,i:li:Jtnci, che in meno di un quarto d\>ra, n.:,cono ad approntare a c.Jifcsa un. campo dovranno sharcarc i contin~enti di una •livi~ionc acrcotrasportata. ~olo le potenze democ ra tiche, attaccate nd campo militare ad una tradizione ~or. pa-.•.tta. Yoll~ro ;gnorarc questa nuova ar· ma. F dcn u·ano csscre k prime a scntirnl• 1~ <kci-i1·;, dlìcacia.

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.......... Ndu.to


resto quando si seppero le ragioni per cui Jord Kitchener si era imbarcato an quel giorno fatale per lui. Già da tempo mfatti egli era ''enuto a cenosccnu del uadimento del ministro della guerra russo Sukhomlinof e dt nwnerose alte personalità di Pietroburgo, fra le quali Marwicvitch, \muti tutti ad accocdi segreti con la ~ania. e aveva deciso di ~ d1 persona· presso lo Zar, smascherare i fedifraghi, ristabilire l'ordine smza il quale il Granduca Nicola non avrebbe mai potuto collaborare alla \'tttoria degli alleati. Così il 2 di quel mese, alle' due di notte aveva avuto un colloqu1o segreto con il re ed era partito per imbarcarsi, come abbiamo detto, 10 un lontano porto della Scozia, pensando di poter penetrare in Russia dopo essere sbarcato in Norvegia e aver attraversato questo pane e la S\'C2ia. L'Hampshirt! era un incrociatore corazzato de:lla squadra dell'ammir.tglio Jellicoe, e partì alle quattro del pomeciggio del 5 giugno, scortato da alcune unità, ma erano appena le otto che si àdl una terribile tsplo~ione, tutte le luci si spensero e la nave cominciò a colare lentamente .1 ptLlO. Nella confusione provocata dallo scoppio si riuscl a mettere a mare Jlcune scialuppe, e fra le persone che si mettevano in salvo si uedcttc fosse Jnchc Lord Kitchener; per lo meno si dice che all'ultimo momento, sospmgcndo un uomo nell'ultima scialuppa, il comandante gridasse ai marina1 che gi.i VI si tronvano : - Salvate Lord Kitchener! Ma quelb \tessa sci1luppa fu trascinata nel vortice prodoto dalla nave che proprio m <JUCII'tstantc açcasciandosi su un fianco si inabissava. Locd Kitcbener er.1 .>COZ.l dubbio pento, e tutti furono pronti a giurare che lo spionaggio rt:dl"SCO an Inghtlterra fosse riuscito, poneodo a bordo qualche formidabile ordigno !-Splos1vo, a distrui:Sere in una sola volta una grossa unitl da ~uerra ed uno dei maggiori esponenti della nazione nemica, a dispetto A SOOSTilA: Emmcz ~or. omiNaricl doUcz ffi IDtarDcaiooczl-. ar7Nicrta al Bolo cio louloqoe mentn tummette•a a uua cellu.Jca c:omuniata: gU cm:llDi ne.YV.tl da M-.e. (liSI l sono: Mari<>lbUl Eatiq. cbo acccm_....cr la r~ola:ri ..Wio la 1"91ùllonct clollor HormCIIUl G<>rta CI'TQla1o cr LoDdrcr ~· opiooC~~Jglo 1101 lt35.

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1J N A f'llANDE S P lA Al PRIMI DEl Gll G'\lO 191C>. fr.1 tum: le OlZIOOi lffifX-~OJtC n<:fl.t J.!r.lnd~· ~UCTf.l ~~ \p.tr.

:!C\·a la notiz1a 'i<.'fls.utoo.llc dell'affondo~mento del pirO"><Jfo inglt"';t H zmfJJhlf( nelle: Jl<jUC dell'estremo norJ ddl.1 'Xozu, mentre: .1 bordo si troun Lonl G(-orgt Katlhener 1mbarcatosa po..he ore pnma c dtr<.'tto m Non·egi.l per una m1ssione segret.l. Era quel Lord Kttchcncr ,hc: si era ta~ltatJ. una fama durante la ,guerra an~lo boera, e per questa grande guerr.t europea :1\ev.l organizzato l'esercito della Gran Bretagna e stretta l'alleanza con la Francia nella lotta contro la German1a, si comprende quindi come la not1z1a della sua morte dovesse suscitare commenti e curiosità si può dire in tutto il l}londo. Al re Edoardo VII, il 6 giugno la notizia era stata comunicat.1 da un telegramma dell'ammiraglio Jelltcoe concepito press'a poco in questi termmi: «Con profondo dolore annuncio a Sua Maestà che la nave Ham pshirl!, ieri sera alle otto, a ovest delle Orkncy, . ~ $Uta silurata dal nemico. Lord Kitchener of Kartown e il suo Stato Maggiore sooo periti ». Ma la notizia noo era esatta potc:hè nessun sottomarino era stato avvistato pnma e poi oei puaggi, e nei òn~ anni di durata della guan. non si ebbe a rilevare in quel tntto la presenza di neppure um mina galleggiante. Restava dunque l'ipotesi più ve. rosimile, che cioè il disastro fosse stato orga.niDato e portato a buon fine dsllo spionaggio gtrmlftÌCO. Ipotesi che venne confennata dd


.w...,. Yodr, 1. . . Tre CICC1III4dl ilo 1m sor- eli apioDGQVie> (da ala.iatza a destnl): E.W Gl11Mr,

a.,..,.,. v-. a ..- . a-nc~a.

degli agenti dell'lrttelligence S~rt•ice. Non er• la prùna volta che questa Importante (){ganiuazione per lo Spionaggio internazionale era gtuocata da qu.lkhe ahilissirn. e inafferrabi~ spia tedesca, chè già prima della guerra. Armgard Carlo Graves aveva dato pa.r«chio filo da torcere agli agent1 di Londra. Racwnteremo come. Assunto dall'ufficio segreto germanico, perchè essendo laureato in matematica e in~eria poteva fomire notizie pretiOSC sugh armamenti dd.Je altre nuioni, questo tedesoo si recò nel 1910 .1 Glascow per )(opme quale specie di cannoni stesse costruendo per la marina britannica la fabbrica Breadtnore & C. ln quel momento si parlava di annoni di un calibro straordinaàameote grande montati su affusti di nuovo modello, e serviti da apparet:ch: di Dia., caooccbiali e amest tecn.i ci assolutamente sconosoutl. Era inoltre interessante ~ la Ge:nnania verure a conoscenza dt nuovi metodi per la misuuziooe delle distanze, di cui la fabbrica Breadmore deteneva ti segreto. Oltre ad essere un tecnico, Graves conosceva a fondo il mestiere dell;t spia c nessuoo degli accorgimenti e delle astuz1e gli erano sconosc1uti, perllò pnma di avvicinarsi alla meta delle sue inchieste, s1 fornl dt passa.JY.>rh fals1, s1 rc.:ò in Svinen a perfezionarsi nell"arte dell"orologiaio, venne a Londra e v1 rim.1SC' quakbe tempo per mettete a punto la pronuncia .nglcse, c per fin1re .uri\ò a Glascow, sotto le vesti di un modesto operaio orologiaio in cerca di lavoro. Presto trovò una sistemazione fuori da qualunque sospetto presso un falegnam<: cbc fabbricava casse per orolo~i da muro e la sua ab1l1tà Ji meccanllo non

SOPRA: La aivuo•a Stah.l """tula ael Jtxl • Paa:i91 sono J'accua ~ aploacogqlo. A SINJSTliA: A. v. Jacot.oa • Martcz L\&laa M....W. ...._tali ad Rei.IÙI?Ion (FiaiGDdia) pn apiollai!Qio a lcrYore della R\IM.Ia:. La Ma::rti.D. era aota eella .a.;Hore aod.&ct e\ll'o· s-a. n - - ...lb . - - .....; ~plic:i ........" ulftciah dell'-rdlo • deU.. •tato -9lore &a,ld.

tardò a farsi apprezzare. Per alloggiare, aveva scelto in un primo momento una modestJ pens1onona, ma dopo qualche settimana, essendo eotuto nell'intimità di un compagno di lavoro, questi lo mvJtò spontaneamente a dividere nella sua stessa famigln la t•vola e l'alloggio. Era stata una delle abili manovre ~Ua spia, ~e. aveva sp~oto il modesto operuo ad apnrgli la propna cau, e vi era riuscito a furia di rcnderst simpatico, di isptrace la più illimitata fiducia, e una cem compassione fra questa gente che lo vetdeva solo e sfruttllto dall'avidità della padrooa della pensione. Fu così che Graves, dietro un tenue compenso ebbe il suo posto alb mensa del collega tomitoce e una piccola amen somm.trii.!Dellte ammobiliata. Ma l'interesse che lo aveva spiato a questo ooo era un desiderio di «<OOmia o di compagnia, come si può bene


cmmlgm.uc, ro~ctro dc tull.c la manovra es. , .. mio r.1pprt-,cntato J.d fcgiJo dcll'op<nco. un ~ÌO\ .10<: Ji~CJ.!O,I IOre impce!-:,1(0 per J'.cppuntO nella f.1bhric.c Brc:.colmorc & C. La ser.c. , · j er3no lunghe con,cr<azconc, in cuc Gr.\\ n r.lnon ~ ' cl l l le qc•.lh Jlt\~ J>r<'lJtu l.nwo. < cn .m Jt 1 ' ' ' lt 'uJ <On\u llcon< l ' n~ Jc,l •n ro per non 1. ,,o. d 1 110 lo ,., <r >1,1\ \C'C> \U\1 p O l'l < <J> dio> <ocnp.1,!:01 de'il <", l 1\0'll. 1, l > ZllJill' <: ,jl ( K.J l d11 j'Ol \ l l jo

~OYRA· 1931 Un coohf' c ne-11, raccolto •W tiuao !Caa:Jq dopo un bombardame-nto oi d•po.-tJ d. c..J, hurante comp1u1o dagh aorC'I 9iappoac•i - A SI~

Ta.n•z

NTSTRA.: 1937 Un ~1u fO d1 piqionicu ciz:~eal t.nlema:U

dni g~oppOt:lf"ll a Lu•bao lC1oa C•nlrale). \ l ~•

tcbhro,J .l Jr.m: r n (( le P' l l :· Vl< jj'l<olii•O ;l oli l ornt 1 c• <· k di)< ~.:nitore < ,le .. n.lc• .le c. e 111'<'1. llo <1.1.11 '"·' ndi ullJt•o. !'·h"'J .l\ .r "nz~ .k,r.•rt ''"Pl'll ~. le 1.1 .. IK .Id ,..,. ~ •,1h1'" 1'•11-" ·' k • h•l\ 1 dtilutl•· Il>, p<:ro~(> [.:l l'l k <.r: re < r 1 ,h Il<·<'• · .Jun•.J per J' • 1 t 1 1 'l t , .cp•u< l.t , ~~'lf< rt. t 'l

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ro-to lrrtpcnbtl( Ici 1:1.1r l tnetto .t1tor.10 Jll• ,.l,l. In 1r1. o qu.tttr\l '•' te. ctll:nnc· co,ì le ìoto .r;•.uu dc tutto <jU,lnto io nterc:S,.l\:1, c· :~llora Jnnunuù .11 \ll~ll .crll'u dcc ,.lr~hbc and.1to ·· t Jr< un.1 :.!cl l 1n un.1 lo<::1ht.i dcin.1.

Partì c;na Jomcnto J 1 buon'ora, a pied1 rruw~tro1, rna dopo meno d• t..n ,h.Jomttru un.1 m.H,l:in:~ ferma per un gu.c-to t hc il mtxcani,o si affAC.endl a ripa· rare ; mentre Gr.\\'(') ~~ ,1\'Yicina. il ITIC'C<"'liPI.:O p.tre ,1\'er limto il suo l.1voro, nsalc· nell'auto mobile c offre al "ianJ1ntc J i fare un tratte Ji strada sulla sua mac~h•ru GraYts nngra.zia e SJ.le, ma quando la \"cttllra 'the- si è data r. di,·orare i chilometri a un'andatura pJUCS. ~iunge a Londra e si ferma daunti a uno de' "111.1 •tr.1d.1

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grandi alberghi dd tentro, i persona;:,<:i n~n sono più gli sks~i. c· (ll>cenJono un .'"e,thw signore assai dignitoso con l'u•ba bt.lné.l e occhiali d'oro, accomp.•~nato dJ una l!'m·.1ne donna. certamente sua lt,dia. NcJI'.,lrio 'u:tK loro incontro con m.lnth:staztOnt J, .ciuhdo t di affetto un 'altra signora, c f r,t i tre ~·m·, pegna una com·crs.t~ton<: ~nun;HtS\IffiJ. ~~u ra.nte la quale l.t pKcol.t cap,ul.l m<:t.llotCI contenente le fotografie Jet p':zzi cO>trtHh dalla fabbrica tl'.trmi lk.t,lmort· $: C. !'·'~'-' inavt·ertit:unente ,bile m.mt Jci fi>}Ktt.thd. signore in quelle eu •ate .: mgiotcii.Hc ,!(·i l.t amica incontrata per ,,,so ntll .tlbcrgo L'tn· domani mattina, tornaco .1 Cl.,~, n". G1.t1 t:~, dt'C\'a ripreso le \'C''It mOùt'~k ,ia Oi•t·•.uo t' si era nmesso in «.'rc.t d t l.t\ ore~. L1 no: t t seguitava le tsplor.iZtunt n.-11 .• l.tbh:·..l J .HJtl!. Pai un giorno i<: ,o,t ~nd.1 v:1'J n1..1:. poichè il Comando dd l.t i\1.HtnJ in,Jt-t· c:~ sendo , ·enuto in >o, petto, mt>e .1 YJi'' clt.~rt· i servizi alla fabbn,.t ti •cman,J.Jnlt 1 rcnd1. una delle figure pnn:tp.tlt Jcil ''"'illguJ:. Servire. Ne5suno ne ~mp.:tt.l\'a Lt p~- >:.:tu.~ neppure G ra\'cs, 1l c1u.dc· pcnì. tn prc,f.t .1 un vago presenttmwto dt·."t: il colpo ftn.tk, quello cioè di tmp.ldr'.)n,·si J, tutti i pro getti e disegn1 ori.cin.dt . e ahh:mdon.trc ~u­ bito con essi l'lnyhiltt·rra. ,'\i.l qudlo stt•ss'.) giorno era a1·venuto dtc. dopo ;ner mttrrogato il guardiano nottutno <: an~r s.tputo di questi frequenti ritornt m uffioo del J"egnatore, Trench an·1·~ f.ttto ar;estare il g•o,·ane e sottopostolo a uno stnnw:nl<: inturogatono ne era sc.tturit'.) tlt<. m;u quc:sti .n·e1 a abbandonato di notte ti p~opno ktto Fr ve;.. mre a nprendere ~IC1111 O,l!f(•'to in ufft.:to. Ne sçaturì anche il rac.:onro Jc·l meL< .tnko O(OIogiaio ospite della sua f.1miglia, c non mi~c molto tempo, il comand.tntc Trc·nl h .1 J.1n: rorpo ai suoi sospetti. Gr.tt'<:S però era sparno. e no~ fu ra,ile Ìmpr<:S,\ l'Ortt:r~i! Ju::r• U c rintracciarlo attrJ1·er~o i mille tr.l\ t:stimcnti di cui era capace; m.t tJnto per r.trh b•el c <.lir<:mo che infine fu cattur.tto m un .tlbcrgo della stessa Glascow, dove, truccato perfetl.lmente da awoc:tto olanJt:sc. cah·o, roseo, sorridente, simp~nico a tutto il per>on.lle th<: da lui ricCYC\'a buone m:mt:i<: c wrdialt espressioni, son·ct:li.tl':l da Yicino la Commissiooe di coliJuJo rnandat,t J.1l Governo per trattMe LOn la Dir~ztonc dl'll.t (,,~. briça d'armi. s, pott .Hrcsurlo p:'rchè g~t.tl t! no, avendolo visto impensatamcnt<: di notte, ~~ atcorse che non era aff:ttto 'ecc h io nè ,.tho; ma nessuna pro1·a fu pos~ibilc produrre a suo c:trico. Il processo ebbe luogo a EJimbur~a nel l9 l 2, c Arm!!.trd c~rlo Gr.I\'CS fu eLlOdannato a un a~no Ji carcere. Non era molto, ma l'abile spia non volle Jidu.tr:usi ,·inta nei riguardi di T rcnch. Lo pregò quindi di venirlo a vi~itare in prigione, poirhè ,·oleva fargli delle importanti rivel.tzioni. c chi<:deva la ltbertà in cambio. Si tratta\'a nientemeno di un'importante tratt.lto politico militare che si doveva discute-re allora in America fra il Giappone e la Germ:mia. Cominto, Tr,nch ri ngraziò la· spia tedesca del pn:zio'o seni zio c volle. dandole la libertà, accompagnarla perso.. nalmcnte fino al transatl.tntico che do1e'':l tr.tsportarlo in America. Ma giunto l:lg.~.:iù. S.th~ ormai e in terra neutrale, Carlo GrJ1·es l!lt mandò un rapporto tutto inventato Jel tr:llt,tto provvidenziale, ringraziandolo a sua voltJ per J'insperata liberazione e dichiarandosi suo d;:. voto amico per b morte. o. ~-

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Llt' ~ulb vita pubbltc:t e sulb \:tp.l(i~.'t dt r<. , 1 ~tmza Jcl popolo ol.mdese. 11 P7ntlO ,,c,\' fc,c quello dw l':tzion<: della «_gu tnta co~ot na » d.t sol.1, non porev,1 comptcre. B.t)tO l.t cump.usa Ji <JUL:>lC" ~"'u.1Jre armJtt.: e d'"'.'l .1<\ ugni nschio nei punii ptù tn.t~pett.llt Jd p:~t~e pc:r JC't<:rrntn.uc· l'eìtttto tbc ~~ ri.ert.t· , a. l fu,~:_,L;i;l,clti inY<~sero le ;tuJc. l' cstr• ito ' h(: tentat·:t dt rc,istere: alh ro,Jerosa Sj'ln\.\ ckllc armate ,!t Httler ru l.t>tt3!0 solo. ' P''-> iu,cht impt:,ltrono ,he si ta~ll.1• scro le I'Ì<: J (UillltntLt7.!(>"é. mentre eli .uruti ((.In, h• '' ol,get ano 1.1 loro az1o~e ad immobdiu.u, t o loro dtc· >i prrOtntp.w;~no J, f r.tppom L''(,l(Oii a)) oli .tnllta dd ntlllllO. l pn;SIUI.UC 1 puntt di p.IS),\}.:1!10 obbltpti ..Ili untrst allt ortmsivc dc:t paniCaduttsti per prepu.ue: l.t ~tr.ttb l'llt )I(Urol ,1!1 CtCftltO \'ltlOrt0't• 'Id ti();'! t<:

L'otkbl\'a d.tll'interno .ciii t'pt n: tm.t:. •ontrn l.t pJgnl rOS$l con m.•,~:.l!tor mlt:m'l.i " rn.l,C_;!tOri risult H i di qu.mto nun '' ,,.,d t l 'osì g1unt.1 aiiJ perfutone:. In t,tl modo, abbtamo lOtnple:mJ ti •Jl: ,; o dt 1 sc_cr<:tt della nuo1·a gu<:rra. O f11<· gho :tbbtamo mJic,lto in <lu.tle s~mo si d.:h. ba prendere la f,unos•s~im.l csprc·,sion<· « .H r:u >CJ(rCla ». Essa '\'a sulle boC<hc Jt tutti: :11a il suo n·ale funJamcnto non è n<-ll'c;>•. rt un'arma llliO\'R <: sconOSCIUta. Di Jrm· nuo1·e, da qu.tkh.~ tempo, non si puù pw parlare; ma solo dt pcrftzion.lmtnti dr q11t'l le ~i.ì e~i,;rcnti. Anche la .'>tt:rct<:7Z.l ,l: ;.1 ntro1·ato bdhco è <'OSa molto rtbt'"·' c ~· l'ui non si può fare 'erio :tsscgn~tnK1lta. Così, i nuo1 i mezzi tecnici di cui .1d ocn poco si .5entc· parlare per la pro~sim.1 oli~·n. Stl',\ contro l'isola inglese. non sembrano al'l re carattere di scriet..ì. Non 1cJtamo come < po1ss~ dar credito, per c<empto. ~Ila ,·oce cll< I'Orr<:bbe il )'~S,,I,t.:pio dell'c'<:~< ito tcde~tO sull'alrra sponda dcll.t 1\.l.mica J mezzo Ji ur p~nte form.ltl) da 11nl scric di pllloni riptt n! Jt !!·IS cito. che or;1 ~r.trchlx:ro s,confittt j, fondo alle acque del o..ln.tlc: 111,1 che si eon ficrehb,ro e s.1lm·bbcro a ,c.tll,t il ~iorno · Jt.:i l'offensiva. T.tli \'OCi h.tnno lo Sk>so l'llort dell'opinione dt un ragionit·r~ dr no<tr~ lO· n?~cenz:t, il qu.de spiega tu~ta l.t politict mon. dtalc. J~IJ.: rimilitJriz<:.lzionc Jell.1 Rm.mi:· al p.1tto <li Mon:tco, non solo. m:t fX'"ino ii brutto tempo che imp<:r~crsù sull'luli,1 Ju r:tnte la scorsa print11·crJ c i ri,tdt.tti <.k:ll.•. con1·c·nzione dcm(J(r,ltica dtt.:li St.ui Untlt con la scopcrtJ di un nuo1·o ~splosi,·o n<·t ,I.!J. bindti della chimica tcJc-sc.1. Lo <tesso credito si puù J.trc, secondo noi, .1lle notizie sulb costruzione di b:ttttlli .tnlib:, di arcopl.!nt ctpaci di portJCc carci :trm.n1 sot. to l'ali. e di altrettanti ritrovati. La ,l!ucrra è cert:tmcntc: un fltto te<rH,o, e ?ppunro per tlucsro non può supc·rare i limitt Jcll,1 tt'l.nll'a. Entro di CS>i. m1,cari. po'soni' r~nd1e cs,ere comprcst· le prtvis,oni Jdl'uf. ticio tnl ...;O~olo,!!IW di 13crlino, sulle <jl!<tl 1 le stato m.•.t:.!.!iorc ledt-s,o St l:>;IStrtbbe pc:r ~t.tbt­ lire i ltmtti dt kmpo ddie otTw~ive Jd sut· c:serriìo; m 1 non sono ccrt.l111entc comprc<1 n:! ti r •~:.r;~t.dl' n(· l'impttr::> Jdi'.1ri:t lt<FIId...

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30 AGOSTO 1940 - XVIII

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1940- XVI II



DA MJ\C M~Df»N 1.\ Pl~'fAIN i\ QUASI SETfANT'ANNI di distanza l'cdissi Jella 1crz.J RcpubbiJ(,\ Iran-

rese si presenta con un curioso rico~ storico nspetto .11 ~uoi iniz1. In aml>cduc

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i momenti la Francia, dopo una coffi.plcta 1 disf.ttta mdirarc. ,, J::<.'tt~ (o v1cn<. l.!ettata) nelle braccia di uno dei capi ~ilitan, tL uno de, mJrcs.:JJII. che hanno presieduta alla disfatta medesima. Nel I H73 fu d mares..Jallo Mat M.1hon J1 ,into di Sedan; nel 1940 il maresciaUo Pétam. Il vinto della « batt.lj:h:t J, Pangi ». Disastro militare completo, l'una volta e l'altra: con la Jufcrcnza tutt.l' •a ,hc allora, nel 1870-71 , Ja Francia repuhblit"ana, successa J quell,1 •upokon•c.l <JJuta a Sedan, rimise in piedi la nazione per un'ultim.l resisten:w dJS)X-r.tta che s 1 prolungò per quasi sei mesi, con l"assedio J• P3rti!J e i 'omh.lltJrntntJ nclk• pro' mnc via pure sfortunati) degli eserciti imprO\'\'J~atJ Jal go\ (·rno JeiLt Dif<.'S.I Nazionale e per esso da Gambetta. Ora invece il <rollo m1iltJre fulmtn<-o i: ~t.tto .tn,he Jcf,_ nitivo. In quanto--ai due marèscialli, assunt1 d~ll.t JJsf.ttt.t .ti go,c.:rno ,upr<:rno, Mac Mahon poteva avanzare ~. sua d bcolp.1 <hc b muu.t 'u :--tctz. prom.t ,.tusa del disastro di Sedan, non. el"l\· stata \ olut,t da lu1, nu d.tll"•rnpcr.Hn«· n:.t:,~.:tnte Eugenia e dai suoi ministri, i quali t ett1C\ ano pa Jl rcg•me napokom,o .~h df<:tt• politici di una ritirata su Parigi ; -chè er.t 1".1ltr.t .lltt"rn.ttl\.t md•t.tr<·. <Juella g•u~t.t­ mente preferita da Mac Mabon,-'e con lu, Ja N.tpoleon<· III. <ht· ,, rro' ·''.t ,ti campo con l'esercito di Chàlons. Ancor.! unl ,·olta l.1 >trJ.te.;:u pol!tt<.< ,i r,,·<:Jù militarmente disastrosa, ed ottenne J'ctfetto ,omr.mo ~ 'lu<:ll~> m•r.tto. I'O,,ht, iu proprio Sedan a procurare l'insurrezione di PHJ!.!J Jcl l 'cttcmbH· e l.t , .tdut.t del Secondo Impero. Il più che ottantenne Pétain - M.tl M.thon .d tunpo d, '>ed.tn .ne'·' ,,,)o 62 anni, e 65 quando divenne presiJ mtl' ,Jdl.t Rl-pllhbh,,t ·' >ll.t 'olt.t )Xltr:\ sostenere di non essere responsabile del di>.t>t ro md •t.tr< l r tn<<"><- pt:r• h~ ·'"'mio alla vicepresidenza del consiglio nell'ultimo ~.tbJndtll R<'\ n.1ud (O' l "'h''''· J qUllllto pa.re, prese atteggiamenti cti' capo supremo) troppo tardi per' !F mediare agli errori precedenti. Co~l pare che abbiano considerato le co~ i fautori ed esaltatori del vecchi~ maresciallo, che a lui hanno mostràtò di rivolgersi come a salvatore della Francia. Ma sarà diflici le far credere che le responsabilità militari del disastro francese si limitino al periodo della guerra o a quello immediatamente precedente. 'E allora Pétain, già capo per più anni dello Stato Maggiore, e sostenitore, a quel che pare, della guerra difensiva secondò i vecchi sistemi contro la motorizzazione dell'esercito propugnata da De Gaulle e Reynaud, non vediamo come possa sottrarsi a ogni responsabilità; e vien fatto di domandarsi come se la caverebbe dinanzi al tribunale straordinario dj Riom se non fosse stato lui a nominarlo. Mac Mahon invece nella preparazione, o impr~­ parazione militare della Francia prima del 1870 non aveva avuto responsabilità analoghe a quelle di Pétain. A favore di Pétain, più anèòra che di Mac Mahon, ha giocato il fatto che le responsabilit~ politiche del regime sono venute ad assorbire quelle' militari. A favore unicamente di Pétain si è aggiunto che questa volta c'era l'Inghilterra su cui gettare k responsabilità della disfatta e della stessa guerra (sebbene l'alleanza franco-polacco fosse anteriore di diciotto' anni a quella ang.Io-polaccà). C è stata inoltre la persuasione, sorta e diffusasi noo si sa bene ancora in c~ modo, che Pétain col suo presti810 avrebbe saputo evitare le conse-· gumze politiche più gravi del disa-

SOPRA: 11 qrn•ralo Mac Muhoc. rf'tseiallo Pétcu..c..

·1m llìlht.Ht c ot tulUt ( l'<r <hrl.t <On 11111 fr.t'l , <Hlltllt<) , h e l.t l r.tn<u 'l l.1 ,.ll".t~\{ .1 huon mn,.un E <jtll i. un.t d•lluu•z , <.lp!ttl<· tr.1 l .t\ ltnto .j, '-l.t, ,\1.\hon< 'lucllo ,1, Ptr.••n Il pr• mo 't'Jll1<' .ti pokrt· 'l"·'n.Jo -~':' l.t ).:lltrr.t t'LI ".11.1 LU111pkt.llllt:lltl' IJtllJidJ:.I .J.J) \U'l prtdt'lC\ '<>re ì hJlf'. 111 mo,lu rel.ltll.llllU\H· l.l\ urc\(>1·. l..t !'-'<<' cr.t hrm.tl.! .t:•:t .l.t du<' .mnt. l"utdumlt:t p.lt~.tt.t. lo '.t.:omht·ro dd terntono ddm1to < l'rt'i>l' dtt ult!lll.ltu (gJ, ultun• ..ol,l.ttt ,,d, '''" IJ,, J.HOI!tl d IHrttonu fr.uhc\t menu d1 trt· llì<'' .I,J)X> l<kLIOII< d1 M.ll !ll.1hon .l· d .1.:0\ t.:ffi\1 J.1 <jUC'to 'l d<ttC ,l,t f.trl p<·r Jm[X·d!fl dtc· l {'\lntO non IO-'l' 'ol<"nllt/.7.Jtu -' ttltltJ '.tnl.tg,t:w ,Id prcdne",nre) l m l"< C. è propno l.t Ji<puJ.tZHlne Jell.t l.!ll<'ff.\ , ht .t.: ll UOlliiOI ,lJn,l!<'!ltl ddl.t FrJnu.t .ti momento ddl.t tJ t.l'lroft h.lflnu .tthd.Jto .d m.tr<·'< J.tll<> Pét.1m c .1n,or.t '' dnc ,,,pere <0111<· <Jll{'>ll flll~••r.i .1 ,bng.tr<· lllh.lfi<O l .t ~I!U,IJ.Hlne ,Jdl.t Fr.tn,J.I. o.f!J''· i· hw ,J.tTercnte ( ut>e pc,CJ!!Ore) non ,olo ,Id IS7'> 11\J. .tndtt ,)d 1H71 .•tll"mdn rn.tnl dd l.t P·" c ,), Fr.tlh ofortl' o dc1 prcl1 llllll.trl Jt Vcr-;.tiiJ.:, Lt -;orn•,~.:li anza frl ,) << <.Lo;o M,t, M.thun" <· d « Ll>o Pétam •> fltorn.t. c molto forte. sotto l'angolo visuale dcll.t poli t iu •ntern.t l.'.n \tnt o .ti potere del pr!mo fu od uSI \;lmente un .tff.tre di pollt•<a mtcma, ma .tn<he m quello J, Péta!O essa h.t a\ uto, per quanto ~~ può tapire, unJ parte ben llldgj(JOre d, quelLi che è sembrato Jgli spcttatoro lontan, t:J •nt>Spcrti. Coloro che han portato sugli scudi Pétain, quali e quanti siano stati e come <~b­ biano proceduto non sappiamo Jncora, hanno 485

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avuto di mira, alla pari dci deputati dcii'As· semblea nazionale nel 1873, di :abbattere un regime. e sostituiroe un altro. La prima volta si trattava di sostituire aDa repubblica del 4 set· tembre. la restaurazione lcgittimisti.ca della monarchia; nel 1940 ancora si deve sapere che cosa i Lavai e i Marquet vogliano porre io luogo della· tepubbtica parlamentare. · Nell'opinione pubblica ambedue i marescialli sono stati eU· confusi, ma Pétain beo di più, data la situazione tanto più grave, da un'aureola di salvatori del paese, di predestinati a rigenerarlo. Hanno giocato, nell'uno e nell'altro caso, elementi ÌJXI. ponderabili, che potremmo dire di carattere mistico. Torna però di nuovo una difleteOU notevole in questo, che nel 1873 Mac Mahoo doveva essere, per l'assemblea che lo elesse, un semplice-strumento preparatorio al ristabilimento della monarchia ~gittima ed al trionfo dclla retigiorfe-- ( « SaJJtJez Rome et la France aJJ nOPI d11 Sacré-Coe11r » si cantava nei grandi pellegri· naggi di quell'anno in Francia). Nel 1940 a Pétain non spetterebbe la preparazione, ma la effettuazione del risorgimento miracoloso: ed è stato lui in persona, come ci ha fatto sapere l"OJJertJatore Romano, a raccomandare la Francia alla pròtéZione della Madonna di Lourdcs. Ma la differenza veramente capitale fra i due episodi è che Mac ldahon fu scdto, installato e mantenuto al potere dalla rappresentanza par· lamentare, cioè dall'Assemblea Naf,ionale, ed egli si conside~ò e si riportò quale mandatario di essa. La cÒiiservatrice e monard;tica Asscm· bJea, eletta nel febbraio 1871, durante i suoi <inqué' apnì di vita, e specialmente prima di votare aJh fine del 1873 il Settenoato pcesiden· zia!~ di Mac M~on, attuò in Francia il regime forsè più compiutamente parlamentare che que· sto paese abbia mai avuto, sebbene lo faceste in vi~ è nell1i.Oteresse della .IJlO(Wchia o della repuhbiica 1utoritarie. E si noti che non si trat·

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tava cfi:"~ASscmblca. detta con voto ristrdtO. m& 'lfsuffraB;o universale, e che ooo aveva ~C­ anto a sè un'Alta Camera o Senato. E iDIOID.ma fu proprio sotto la presidenza di .Mac Mald -che venne stabilita, in dirit,to e ia fatto, Ja ...

pubblica_parlamentare o d~~ tare, coo le leggi costituziooali del 1sn ~

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loro interpretazione: quella repubblica che ba durato fmo ad oggi per 65 arm~ formando il regime di più lunga durata che la Francia :ilibi:a avuto dal 1789 in poi. E' vero che Mac Mahon a un certo punto con il cosiddetto colpo di Stato del 16 maggio 1877, tentò di arrestare il movimento e di stabilire sul serio una repubblica autoritaria ed antiparlamentare, che avrebbe poi potuto far posto, alla fine del suo settennato, alla restaurazione m~nacchica fallita nei primi mesi della sua presidenza. Ma si sa come le elezioni dell'ottobre dessero torto al presidente e come egli, non volen do ricorrere alla forza militare, si sottomettesse in un primo tempo, per poi dimettersi più tardi, quando anche il Senato risultò decisamente repubblicano. 11 tentativo di stabilire una specie di religione del maresciallo-presi. dente (tentativo condotto dai consiglieri di lui e colla sua acquiesc.enza) fece completo fallimento. Pétain invece non è stato ektto nè designato a capo del governo dal Parlamento, ma è venuto al potere attraverso il congedo di Reynaud effettuato dal. presidente Lebrun (in circostanze ancora scusamente note); e vi si è stabilito definitivamente congedando &sua volta Lebrun. E' vero che le due Camere, priJruL separatameote e poi riunite in Congresso 1(serondo la procedura formalmente corretta stabilita dalla costituzione del 1875) hanno conferito al maresciallo i pieni poteri; ma tutto fa credere che esse abbiano agito obtorto (Q/Jo, in condizioni del tutto eccezionali. E dopo il voto esse sono state mandate a casa, completamente esautorate, mentre

i pieni poteri costituzionali, conferiti a P~ sono senza limiti e senza controllo (salvo un plebiscito a suo tempo). A Ma.c Mahon non toccò mai niente di simile, e a lui non potrebbe darsi ragionevoimènte il titolo di dittatore, ~e invece spetta di pieno diritto a Pitain. n primo fondò m pure suo malgrado, la Terza Repubblia, e il secondo l'ha , mandata. all'aria.


al mondo. e tl 6 gtugno il nuo\'O Premllr a. ,liva alla tribuna per leggervi le Ji<hiaraiooi ministcriali, sorta dì Sagn di Rcims del suo avvento al trono. Molta folla nelle tribune. l& folla delle grandi giornate parlamentari, ~ comporta toil~lles chJare di signore e cappel. lini fioriti fra i vestiti 5CUCÌ e i aa.oi calvi. La curiosità femminile era aumentata dal fatto che sul banco del go,·emo figuravano tre dooae, per la prima volta nella storia della Repub. blica: le signore Brunschwtg e I..acore, dall'alta. statura e dai capelli bianchi spiccanti al banco dei sottosegretari, e M.me Joliot-Curie che sembrava trovarsi per diritto ereditario al posto di sottosegretario per le Ricerche Scientifiche. La curiosità maschile vi aveva più gravi preoccupazioni: ogni viso di ministro era come una lettera delle parole incrociate, t bisognlva com. binarlo con ali altri per capire che parole veniva fuori. di allarme o di pacificazione. Al posto-di ministro delle finanze, Vincent Auriol, socialista, suggeriva inquietanti vocaboli di svalutazione, di guerra alle Duecento Fami. glie, di nazionaliziaziooe delle!: industrie; ma la faccia allegra e glabra di Daladiec il radicale ne suggeriva di meno radicali. In fin dci conti a prnentable team, diceva la stam}»- in· glese, e i borghesi fcan.cesi si fidavano del giudizio della stampa inglese. I comunisti non erano rappresentati al governo, e anche su questo punto i borghesi francesi avC\·ano il conforto di sentire, solidale con la loro, la sod-

SOPRA: Pqi 1919 • La cerimonia doUa COAOevJ'G dol bculooo di Mar• ociallo al ~nora!• P"a:in - A DESTRA: R&iJina moolcmto o R~ina amon· tcnate: Ciorvetta Lef•n• bClcicr Y.-onae LCJQaJ'dlre cba • 1tata eletta dopo dl loi " Be9ina dl fnmda " .,.r il 1934

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I I... l~ Il Ct N '1, l~ t•ctt•ctJ... Jlill~ <<LA FRANCIA è inquieta - dtsse una volta Léon Blum ma la sua inquietudine è quella della giovane sposa». Queste parole potevano apparire curiose, e quasi piccanti, uscendo di sotto i baffi a pettine fitto del decadente autore di un celebre volume, nèl quale le inquietudini delle giovani spose tradizio. nali venivano risolte da una cura di esperienze preventive. Ma quando parlava così, Leon Blum era fidanzato col potere, e nell'atmosfera d'idillio ritrovava senza volerlo la poesia delle vigilie caste. « Dm1phin de la Rlpublique » lo chiamavano, in quel felice periodo del maggio ·'36 durante il quale, fra. le ele· zioni che avevano dato la vittoria al Fronte Popolare e la. data in cui sarebbero spirati i poteri della veroua Camera, la Francia, che di solito non aveva governo, si permise il lusso di averne due : il verouo ministero Sarra.ut per il disbrigo degli affari di ordinaria amministrazione e il potenziale ministero Blum per i castelli in aria e i piani di rigenecazione. Ed infatti Blum era come un principe ereditario quando il Monarca sta per tra. passare : nessuna delle responsabilità del potere e tutti gli omaggi della potenza e della autociti; tutte le promesse da fare e nessuna da mantmere. Se fosse morto la mattiru. del 4 giugno, al IIlOlDellto in cui Sarraut consegnava al Presidente della Repubblica J' atto di decesso del .suo G2binetto, Uon BJwn avrebbe preso posto nella storia di Fca.ocia fra le deiti11111s brillanùs et mllmuholitjlletnml in«hwles, come quella del Delfino allievo di Féndon, sulle quali si chinano gli storici in vma di poesia. Invece, fra l'Eliseo e Paiano Borbone, iJ suo ministero venne


1 çomuni~ti si commuoveYano perfino su Giovanna d' A11110, «creatura del popolo»•

Il Mirustero Blum ha innegabilmente go. duto di una prevenzione favorevole in una vastissima parte dell'opinione pubbli,a, ammetteva Pau! Reynaud più tardi, quando 11 Mmistero Blum cominciava già a declinare. .Anche nella borghesia c'era una vera propensione ad avere se non proprìo .fiducia, almeno una vaga speranza che l'esperimento potesse giovare a qualche cosa. Blum non aveva nulla di intimamente rivoluzionario. veniva da una famiglia di agiati commercianti di nastri. tutta la sua formazione er.1 di cenacolo piuttosto che di comizio : ~ Un Kerenski », dicevano i pessimisti; ma nelle condizioni nelle quali era ridotta la Fran. eia, pure Kerenski poteva rappresentare una via d'uscita, purchè il buon senso tradizio.. naie e l'occidentaJisrno del popolo francese non si fossero smarriti completamente; e di questo, in fondo, tutti erano sicuri, cbè, a guardar bene le cose, da molto tempo la Francia dava pr~va di un genio del compromesso che per essere nascosto sotto enfatiche esagerazioni verbali, non era meno abile e fecondo io risorse di quello tanto vantato dell'Inghilterra. La speranza di una rivoluzione dall'alto, con leggi e decreti, aleggiava intorno a Blum. Una rivoluzione legale, moderata, con molte critiche e polemiche e poche revolverate, ecci> quello che molti in Francia aspettavano dal Fronte Popolare. La routi11e parlamentare ve. niva conservata : ogni mattina, la Francia sa. cebbe andata regolarmente a Palazzo Borbone, per le sedute plenarie, o per quelle

TECNICA DEMOCRATICA 80PIIk CoDdun Dii di

t..t pari9bù io adopero - A DESTRA: Pari9i • Dimoellalioal CODtro la gu•rra.

' disfuione della stampa inglese. Blum aveva offerto dei portafogli ai compagni di battaglia elettorale che si erano battuti al grido: « le1 JovietJ parto11t! », ma Vaillante-Coutu.rier aveva dichiarato su11a Hmn411ité che i comunisti preferivano per il momento « riservarsi » : appoggio al go. vemo senza partecipazione al governo. Ciò non voleva dire che sarebbero rimasti quieti 'a vedere quello che avrebbe fatto il Ministero. Su que,sto punto ~i nessuna riserva: avrebbero costituito una specie « di ministero delle Masse» e avrebbero stimolato fazione governativa con tutti i meZ2.I in loro potere. Si scopriva un calcolo sapiente dietro questa modestia minacciosa: mentre gli aJtri gruppi del fronte Popolare si sarebbero logorati infallibilmente con le transazioni del potere, Thorez e i suoi. liberi nei loro movimenti e nella loro propaganda, avrebbero potuto impadronirsi dei collegi elettorali. H Fronte Popolare non doveva rappre. sentue altro che un ponte fra il regime borghese di ieri e quello sovietico di domani. Soffocato iJ governo di coalizione nella stretta fra la loro intransigenza e i compromessi dei radicali, i comunisti sarebbero apparsi a una FEa.QCia disorientata e malata come la SoJution Uniq11e. · Per il momento, anche i comunisti facevano i patrioti. Per il momento, icuttavano di sftlare in corteo mescolando i loro cartelloni : lei sovietr p.to11J! De la Roe'!'" ar1 poteat~! a quelli tricolori dei radiali; accanto all'automobile sulla ttuale, io piedi sulla cappotta, Tborez sventolava la bandiera rossa, la stessa p rocessione ·si adornava di una seconda automo. bile da dove Pierre Cot, E'ile in piedi sulla cappotta. agitava una grande bandiera bianca roe.sa e blu. Se avesse voluto, anche il 01rdinale Verdier sarebbe stato accolto in quelle s6.late gig;mtesche del t4luglio, su un'automobile anche lui agitando il pastorale e lo stendardo ddJe Ftglie di Maria.


LE COl.P& 01 VEIISAGLlll • Dopo I'QnDiatiào deu · - 1918, la Germania fu costretta a c:oue9Darr. .immedia:tamerde 2000 ~. Dopo Versaotia lCI Germa:alcr hl poi caatrettcl a cliatr'Q99•rw tutta le& eu.a Dotta aerea. lnYece d i pote,.ì d..UC.U. ad ..., lom>ro prod..uho. gli openzi germcmici doYolloro cllatruggere miqUale~ di eliche.

delle commissioni, o per quelle della buvette. Non c'erano da temere novità di orari e di ambiente, e già questo pareva uii conforto. Le Croìx de Feu, con le loro riunioni in automobile e in aeroplano, turbavano troppe abitudini e troppe lentezze. E poi, che cosa concludevano? 'Il loro colonnello faceva discorsi accesi : « on a11ra du sport, alors! »; «non me ne importa un corno della legalità! » e il giorno dopo li spegneva sotto articoli che Lavai aveva riveduto e corretto. . Il progr~ presentato alle elezioni da Blum, Daladier e Thorez era ricco di belle e sonore parole : « difendere la libertà democratica, dar pane ai lavoratori, lavoro ai giovani, e la pa.ce1 all'umanità ; purificare la vita pubblica; purificare la finanza». Attraverso questi punti, la Francia avrebbe dovuto tornare ad essere «libera. forte, felice:». Quello che i buoni francesi medi- speravano, era che una volta evaporate al contatto con la realtà queste promesse, qualche cosa rimanesse nel fondo: un poco d'ordine. Invece scoppiarono immediatamente gli scioperi, i grandi scioperi di giugno '36, sorprendendo la Francia e Blum. « Durante quei giorni nei quali Blum si guardava allo specchio da ogni angolo, studiando gesti p(e-govemamentali ed enunciando memorabili detti prc::-govemamentaii, e com. mentandoli poi. 4o articoli nei· quali si parlava sempre di Blum e mai del proletariato, una magnifica ondata di scioperi si rovesciò sulla Francia » scrisse Trotzlci. Tutta la produzione francese si fermò bruscamente. Gli scioperanti reclamavano la ~ delle quaranta ore, il riconoscimento delle ddesaziooi operaie per trattare con gli industriali, la detef. minaziooe di un salario minimo, l'abolizione delle ore straordinarie di lavoro. Ma in ra.lti quelle richieste servivano per

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giustificare quella che era quasi una combustione spontanea della classe operaia riscaldata dal suo trionfo elettorale. Gli operai rimanevano nelle fabbriche a mangiare, a bere, a dor· mire. e io molti casi trattenevano prigionieri i dirigenti e i tecnici. « Il fenomeno, spiegava Blum alla Camera, è stato

inesattamente definito: occupazione delle fabbriche, dal momento che nessuna fabbrica è stata occupata dal di fuori; esso va qualificato p~ esattamente come : installazione nelle fabbriche ». Il governo accettò tutte le domande degli scioperanti: gli Accordi dell'H6tel Matignon furono la Carta del Lavoro del Fronte Popolare. Una specie di consiglio deg1' operai veniva eletto in ogni azjenda che impiegasse più di dieci operai, e i suoi membri dovevano trattare con gli industriali tutte le questioni del lavoro. «t il principio di un'èra nuova nell'economia scriveva il Popu!Air~ - l'èra delle discussioni dirette su un piano di uguaglianza fra. il Capitale e il Lavoro». • Nato sotto i segni del disordine e delle «macchine ferme». il governo del Fronte Popolare non riusci più a vincere la forza d'attrazione della disorganizzazione e della facilità. Le sue buone intenzioni erano soffocate dalle esigenze delle ma.s· se: « le difficoltà non vengooo create al Ministero dai suoi avversari, poichè esso ha goduto di una sicurezza parlamentare senza esempio, ma dai §uoi amici ». I ministri passavano il loro tempo a presenziare comizi. e a render conto alla folla della loro azione governativa : « quattro comizi al Velodromo d'Inverno, tre al Luna Park ;' e nella periferia di Parigi, cioquanta grandi riunioni alle quali hanno preso parte membri del ministero » : la statistica la faceva il Ministro Paul Faure, e aveva l'aria di chiedere agU operai se volevano ancora. più ministri io comizio. «Nulla è stato trascurato per dare ai militanti l'impressione che il governo non è l'autorità suprema del. Paese, poichè esso vieoe ogni giorno davanti a loro a giusti6cusi e a chiedere la loro approvazione •·


Allora Ja Francia prese un aspmo inconfondibile. In Eutopa, l'Italia, Ja Germania lavoravano; l'Inghilterra giocava

condtlmmte il suo vecchio e tranquillo « solitario »; la Russia processava e fucilava i sospetti : la Polonia credeva di preparare un eseròto. Dappertutto insomm'l si fll(ev.t qualche cosa. La Francia diventò invece una specie di perpetua fiera forann. Zola aveva giol da molto tempo ini. ziato Ja Francia a gustare i forti sentori dd suburbio; ai vecchi tempi del romanziere di Meudao, Céline aveva ora a.giuoto Ja colonna sonora dei suoi volwninosi vocabolari di argot. IJ popolo, pur non leggendo nè Zola oè CéJine, ICDtiva di essere protagonista e si pavoneggiava nella sua putc di primo piano, sorprendendo in fin dei conti in loodo agli occhi degli intellettuali, dei borghesi, non si sa che r&SSeBDato fabl.lismo e che timorosa ammirazione. la settimana delle quaranta ore, che avrebbe dovuto serYire a diminuire Ja disoccupazione, venne invece trasfor.U. sotto Ja ~ione dei delegati operai, io una legge che per due giorni aUa settimana chiudeva le fabbriche e IIIIDda\l'a gli operai all'osteria. Era quello che Blum chia. mava: « ottenere il ribasso dei prezzi mediante r aumento eli produziooe dell'attreuatura industriale». Fabbriche di aeroplani o fabbriche di profumi, tutte enoo ugualmente paulizzate. li Ministero si trovava posto di fronte a un problema insolubile : Je promesse elettorali lo obbligavano a una politica di incoraggiamento all'indisciplina cie8Ji operai, la situazione internazionale lo avrebbe costretto a un programma di grandi armamenti possibile solo con l'eumeoto delle ore di lavoro, un grande sfor. zo nuiooale di produzione. E dove trovare il denaro per le ordinaziooi imponenti che erano necessarie? Vinc~t Auriol, «Roosevelt per liUipuziani », abbandonava i suoi vasti disegni di New Deal fra..ncese e faceva appello al risparmio secondo le tradizioni classiche della Rue de Rivoli. Ma iJ denaro fuggiva dalla Franòa: « Don Dinel'O, el r:oejor infonnado », come dicono gli spagnuoli, non voleva lasciarsi prendere in trappola e passava la Manica o l'Atlantico, lontano dagli operai in sciopero o in vacanza.

SOPJIA: 1832 • MamJnti allioai per le m cii ParilJI. l) MczalWalD elettorale comurrl.ta - 2) MaaifealD elottonale della " deeUa " per il rimmo chUa FraDc::lco. A SiNlStiUl: Biti democrcdici • Dopo il C - Padfle... di "-tenia... pKi di qu-tamila p e - el _., llhmlle pel' ripeteN U 91-to dl pace a!&aDclo il

p - <Vm.:.u- 1132).

Qualcuno, tra i socialisti stessi, parlava sottovoce di controllo dei cambi e anche « di altri sistemi di coalizione totalitaria », ma Blum non vi si poteva risolvere: era legato dall'Accordo T ripartito con l'Inghilterra e con l'America, e temeva il risentimento della Gty e di WaH Street. Tutta la politica finanziaria prospettata dal programma elettorale veniva a poco a poco rinnegata so. spirosamente per non scontentare e allaun_are le altre due grandi democrazie. Ma era ancora una democrazia. la Francia? « Notu tiOIIJ croyons en démo(raJie. nONJ somf111J en anarchie ». Un'anar-

chia di dissolvimento, nemmeno un'anarchia di violenza. La vio. lenza si esalava tutta nei clamori dei cortei operai, a sinistra. e nel libellismo di certi giornali, a destra. Nelle fabbriche di aero. plani abbandonate a loro stesse. sabotaggi, omiòdi venivano pratiati nell'incuria generale: i tubi della benzina venivano Jimat,i sottilmente, in modo che si spezzassero durante il volo. E nell' interno del Ministero i radiaili sabotavano i socialisti, i soda. listi i radicali, mentre dall'esterno i comunisti sabotavàno il Fronte Popolare che non aveva mantenuto le pnxnesse, che non aveva distrutto le Duecento Famiglie, che non aveva avuto il coraggio di intervenite in Spagna. 'Per sormontare tutte queste difficolt;l, Blum chiese i pieni poteri. In buona fede? Poteva prevedere che il Senato, da tempo astile, glieli av~ negati, ma foae appunto questa era la prospettiva che lo tentava: anda.rsen_e. Non arrivava più a padroneggiare la situazione all'interno, e foae quella internazionale romioòava a spavent.uJo. .AliiLJO L1JrlliiAVV1


mezzo di fraadli. Diecilllilà rai, duemila impiqlti. di perfoatrici e di loalmallw, coovogti intermioabili di IJIIIe.

riale fumoo scaraveotati su ~ma sottile striscia di tma infetta da

un paludismo mortale, talZ& aver

prima pensato, come sarebbe Ila· to logico, a risanare la JXIDL U denaro si perdeva per mille moli scooosàuti : la ferrovia bordeggiante il primjtivo tracciato YCDne a costate 93 milioDi di fao. chi, mentre ne san:bberO bllàti

solo 30; impiegati ed opcni, fai.

Dal 1911 al 193t Ili

•-o au-

_.uti ia FI'CIIIIIda deda. di

qlicda di - l oodali-

~~-A. (~011111JZiftNI~

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•ti. radi<o tiOàatioti. ra41co . .t.moc:ratid. clotaoc>cdld deU. ....U..al ...pW>bBc:ani. ~iDdl~co­

momlati. ..,.,......,_ Ecoo la ..,... "" -..labile .t.Ucr JIOMI·

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S.F.LO. do• -=oitcr ..,..-. "' la pcrrola UOD Blum. t·à io U Ilpico aoclcdiola del ..Mieli" cloe

eli 9J'CIIfa

cloe

io -.:ito da poelol aaiauti d C>ila ll'Crt1oria • ..-IDa U pat >.

LA REPUBBLICA, che agonizza ora nel blando clima di Vichy, rappresenta, nella storia francese un periodo mirabolante segnato da una atena ininterrotta di scandali politieo-finanziari. Forse mai, nelle cronache della corru%iooe rnoodiale, democrazia e truffa dettero uno spettacolo cosi tragico e, insieme cosl grottesco, rivelando gli intimi legami esistenti fra loro. Oli vuoi scrivere La. storia delle grandi imprese 6:naoziarie più equivoche, troverà sempre in Francia il materiale occorrente per i apitoli più impressionanti e pittoreschi, ma, nello stesso tempo, più probanti. La III repubblia tenuta a battesimo dal positivista Thiers aveva appena superato i primi armi tempestosi della sua vita, allorchè scoppiò quello cbe per antonomasia può esser dliamato lo scandalo del Sec. XIX : Panama.. E Paoama rappresenta un momento non solo della storia, ma anche ddla moralità francese; è la liquidazione di una vecchia classe dirigente fatta con la speranza di trovame una nuova. Speranza presto disillusa. Pochi uomini, in Francia, erano più gloriosi di Ferdinando di Lesseps, l'impresario fortunato che aveva aperto, sui piani dell'italiano Negrdli il Canale di Suez. « Cristoforo Colombo aveva scoperto un mondo, scrive Jacques Bainville, Lesseps neva cambiatx> la configurazione della terra». Non era solo la gloria che attirava i francesi verso di lui (la glom noo basta. a commuovere un popolo rispaaniatore rome quello francese!): c'era anche il fatto che Lesseps arriccbiva tutti a>loro che aedevano alla sua parola ed alla sua buona stella. Nd 1879, dicci anni dopo l'apertura del Canale di Suez. Lesseps pensò di realizzare il sogno che inutilmeo~ aveva affatiato le menti

di VISO) de Gama. di Nuiic:% di ~ di Federico Humboldt: llllÌrc:, àoè l'Atlantico al Pacifico per meuo di un. caoale che attraversasse l'istmo di Pmama.. L'idea cn grandiosa e l'esperienza rccmte di Suez stava a dimostrare la booti di simili imprese~ sia:bè l'immaginazione e lo spirito di lucro dd popolo f~ furooo egualmente colpiti. Lesseps chiese al rispaanio di Fra.ocia ~00 miliooi e li ebbe Un giomal.ista famoso, Emilio Gìrardin in un primo tempo, coo articoli di fuoco, combattè l'impresa dimostnndooe tutti gli innamerc:voli latì pericolosi e JCOOgiurando il dawo fi'IDO:Se ~ non ~ ad oabi chiusi io un simile pm:ipmo. Ma DOD era un giornalista che poteva fcmwe un'impcesa come qudla :. diwae crntin•ia di migliaia di fraocbi. ,amministrJUosli a nrie riprese. t)j fec:ao Cllllbiar ~· E fcqia di Paoama incominciò. l 500 milioDi ricbiati iD principio furooo ~pesi ji!!IDC'Wjjatamodt: r &a il 1879 e il 1886 il CADile iapiold la beiJaaa di • miJian1o e

ci2ti da un clima •ma.ioo, mo. rivano a decine ogni giomo e le: bare: arrivarooo al favol010 prato di cin~to franc:bi-cxo l'una. Però, nel 1886, a 7 aooi di distanza dal primo colpo di piccone, non si era compieta nemmeno la decima p&rte del lavoro progettato. E intanto il miliardo e mezzo richiesto al ri. spaanio francese era andato in fumo ed era nc:cessario trovare altro denaro, molto altro denaro. Fino al 1886 la Coolpagnia dd Canale di Panama aveva costituito un affare privato. I suoi amministratori soltanto webbero stati dichiarati respoosabili se si fosse potuto provare la loro disonesti. Ma dal 1886 all'trff•t ;i trova commisto il Parl.ameoto. Ed ecco come. Poichè le c:mis-


tiaai di patiti da parte della Compagnia si sucadenao smza posa e poi~ il risparmio iocamiociava ad aver quakbe diffidenza, per stimolarlo Lesseps pensò di rico.rre.re ad un

mezzo p impi~ al tempo dd taglio del Caoa.le di Suez : emettere un prestito a p.rem:i. Dato, però, che la legge francese stabiliva. nell"iatuesse geoc.rale e pet la proteziooe dd risparmio, che prestiti di tal specie dovevano

CS1CR autorizzati dal.k: dac Camcr~ il mondo

pad.amenta.re flll.DCCSe dal momento ddla .ri-

chiesta di Lesseps, avanzatll nel 1886, si trovò inrimammte legato a ~ le clamorose vi-

c.:mde di Pmama. Gli azionisti della Società ermo nd 1886, 3~

mila. manovrati da un triumvi.rato we-

lft: il Barone Jacques de Rei.oacb; Comdius Herz, iinanziator-e del giornale di Oemenceau LI fMstiu; e LeopoJdo Maria Aaron,

detto àocbe Artoo. La Camera in un primo tempo si mostrò poco favorevole all'emissione del prettito. Il credito ddla COmpagnia anda. n diminuendo coo il diminuire ~dlé sue dispooibi.liti. Se il Padam.ento avesse dato l'autorizzaziooe, ciò avnbbe significato che racromaodava l'affare: perciò esso esitava prao dal timore di coodune in rovini una grande impresa, il che avrebbe annientato gli euonni capitali gli investiti. Ma nello stesso tempo ooo voleva assumersi la respoosabilità di incitare dei nuovi sottoscòttori a vena.re il lop) dawo, destinato a finir male. E alloxa interYamero gli agenti corruttori. Cominciarooo coo il comperare la stampa e rivoli d'oro corsero oelle a:duiooi parigine. Però i risultati furono magri. E allora si passò alla àrcooveoziooe degli uomini politici. Furooo pa-

SOPIIA: Parigi 11311 • D ciopv1uto coa..oota .Aifr..to_c..te ...wDa gli operai • vaa òtt ta ' r caairo D CIO'NIIIO.

gate lautamente delle rel:Woni parlamentari favorevoli; furooo acquistati a prezro altissimo dei voti e finalmente il prestito, di settecento milioni, fu autori:aato nel giugoo 1888. Però la sottoscrizione noo fruttò che dueceoto milioni e sette mesi dopo, nel gennaio 1889 il governo, presieduto da Floquet chiedeva alla Camera la facoltà di accordare alla Compagnia del Canale di Panama la moratoria. La cosa fu rifiutata e la Compagnia sospese i pagamenti. Un miliardo e mez20, sottoscritto da 850 l'llila persone era definitivamente sfumato. E quegli ottocentocinquantamila truffati rappresentavano una massa in continua effervescenza, pronta a tutto. Gli uomini della de.moct'llZÌa compresero il pericolo che corr~ano e corsero ai ripari. La cessazione dei pagamenti da parte della Compagnia coinàdeva coo la crisi più acuta del boulangismo. Se lo scandalo fosse scoppiato allora, la stabilità del regime repubblicano sa. rebQe stata pericolosamente compromessa. Perciò si evitarono con cura complicazioni politiche. Sof9 i piccoli risparmiatori, che avevano investito i loro rispe.mri odl'impresa furooo ferocemente colpiti G furono sa.icidi, f~ti e un vecchietto a Saint-Denis, prima di asfiSsiarsi si appuntò sulla giacca un cartello su cui era scrit-

to : «Avevo collocato tutte le mie economie ndl'im'f>teSa del Panama. 11 Canale straripa. Io ann~ Addio a tutti. Avvertite la polizia..• •Durante quattro anni, facendo p.ressione su}la giustizia. i governi riuscirono ad anestan: le aziooi "giudiziarie reclamate dai risparmiatori rovinati, che fin dal 1888 s'erano riuniti in sindacato. Un procunrtore generale tristamente famoso, Qucsnay de Bautepaire. mn incredibili artifizi procedwali, blocm tutte t~ deouazie. Una petizione dei creditori al Parlamento venne l..a.ti

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amici che bruciano carte e documenti, ma lo scambio è inevitabile.-. H giorno

seguente alh morte di ~eÌnach~ . ~~~ Camera agitata da una tndescnvibtle emozjone, il deputato JuJes Dalahag~ rivela che decine di milioni sono statt distribuiti fra i deputati, i ministri, i giornalisti e chiede che, _insieme .a _Lesseps, a Fontaine, a Cottin, ammtmstra. tori della Compagnia, vengano messi in istato d'accusa anche gli altri colpevoli. Delahage affermò che più di cento parlamentari si ermo venduti : rru il lato curioso della cosa i: dato dal fatto che, ialendo alla tribuna, eglt non aveva in mano nessuna pmva. L'istmto però non lo mgannava. fu nominata una commissione d'in. chiesta, presieduta d;;. Brisson che ave. va una grande reputazione d'integrità. furono sequestrati taluni degli assegnt che Reinach aveva distribuito e ne ven. pero trovati cinque intestati ad altret. tantt senatori: ad Alberto Grevy, fra. tello di Jules, presidente della repub. blica; a Deves, presidente della sinistra repubblicana; a Leone Renault, ex-pre. fetto di Polizia; a Thevenet, ex-ministro della Giustizia; a Deval. .-\Itri erano stati rimessi a personagga ancora più altolocati : a Maurizio Rou.

P .t. R l~

" _.,A--. fV a"'

cbe J.e cru'oril6 frcrac:MI ai deci. . . . . . cd • 3. 14 apol"ll A.dette ltcrrioll:r e U . ._ .Sii! duraata il ,...._ 4iDca an.. c - 4'Aao!M

d•l bDOJII .s.u.. c - Cre41lo .......... . ~ ckt Slariùy . .u. ...........................,

per due anni senza risposta. Si sperò di portar la cosa

per le lunghe e tnscurarla fino al 1893, anno in cui ogni azione giudiziaria sarebbe stata prçscritta per la decadenza dd tumine. Ma nel 1892, sotto ~ p res· sione dell'opinione pubblica, la procura si decide ad aprite l'.istrurtoria. Loubet, presidente del consiglio, vorrebbe ancora traccheggiare. Ura accusa del gior. oalista D(UI)JC)Qt nella c Libre f"'ol~ » apre il fuoco : Egli sostiene che l'impresa di Panama ha inghiottito solo 700 dei 1400 milioni suc:ch.iati al rispumio fran. çcse. Gli .Xtri 700 sarebbero stf.ti distribuiti f[a i deputati e i ministri che hanno votato il prestito. La marea sale. Si incomiociaoo a tirare in ballo glì uomini dd flmOfO triwnvitato. Il Barooe Rcioac.b il lO novembre 1892, allarnato da talune dichiauzioai di Floquct. diveobto presidente della Camera, e av.

'Rrtito éhe Quana]' dè &aurcpaue sta per essete Cl)ÌmoJio aell'illcbiesu che si apre. si uccide. Mmtre il adaftre ~ mcor cà1do, la casa ~ ùmsa da parenti e 484


vitt, ex-presidente del consiglio

(il quale

5pkgò alla Camera che le somme da lui rice. vute erano servite ad alimentare i fondi segreti, esawiti !. ..) ; ad un altro presidente del Consiglio, F!oquet; a Oeroenceau, per il suo giornale lA f11Jtke. E agli amici che lo abbandonavano, ricordando loro l'impiego del denaro di Panama per le campagne elettorali, ROll\'Ìer gridò in piena Camera : « Se non avessi ricorso ai mezzi che mi sono ora rimproverati, voi non sareste su questi banchi ! » Un ministro (defunto al momento dello scandalo) Barke, aveva ricevuto personalmente 550.000 franchi. Ma il processo di Panama non colpl i veri oolpevoii. Solo qualche imputato fu sacrificato t>tr placare la folla. Cosi il 21 maggio 1893 1a Co_rte d'Assise della Senna condannava a cinque anni il .ministro Baihaut, che aveva tradito il mandato d' inchiesta. affidatogli dalla Camera e s'era venduto; a cinque anni veniva egualmente condannato Carlo De Lesseps, figlio di Ferdinando, considerato il prin. cipale agente corruttore; e qualche altra compa.rsa (Eiffel, Blondin) a due anni. Con tutti gli arti1i%i della procedura, con lentezza esasperante, 1'4fare fu mandato in lungo. Cosl non si ebbero sollevuiooi rivoluzionarie, tu. multi di piazza, come invece l'eoòrme numero dei danneggiati avrebbe fatto supporre. Si snervava 1a folla per salvare i caporioni democratici. E nove giorni dopo il verdetto della Corte d'Assise, il ministero Ribot veniva rovesciato e sostituito da un ministero Dupuy, che prendeva con sè un giovine uomo politico destinato ad un grande avvenire : Raimondo Poincacé.

Pczrisri lU'l. l) n 9-erat. c:.df<ue1. cti ~ l>.....tele Wllaon Ili ..m.,. pe< il C11Doecaaealo clelle clecoi"CCId..W l) lct .Sg11oro UmouaiA dae acl...,...,a m auol aale>tU i mCIIliad di titoli e di otu:uilietaa..

60PBA: l. Fei'Ciiacmdo de ~pa. Idea.._ cl.U'Impr• s--ideat. clelia C....._ma ciel c-ale d,j PaaCIIDa • 2.. Carlo de ~pa. ldpote cti Fe..U.cmdo • Yice .W..te - A SINlSTBA. N"'"" YC>dt l"91io IMO. L'arQ.o dei coaluvl Botbsdalld. 1ct più tartlaa clelia Prcmda. dopo lct loro fuga da Padgl.

Dei due sopravvissuti del famoso triumvirato, Cornelius Herz (amministratore <fel giornale di Oemen<nu c: dle fu causa· di un iocruento duello alla p istola fra il Tigr~ e Deroulède) fu lasciato fuggire in Inghilterra, e condannato in contumacia. Ma non si insistè troppo per la sua estradizione. Actoo, invece, fu il protagonista di una commedi11 poliziesca trascinatasi attraverso tutta Europa. Subodorate le acque infide il fuwuiere si er11 messo in salvo a Londra; era poi passato in Italia e od nostro Paese yeone incontrato da un emissario del Ministro dell'Interno francese allo soopo di trattare la cessione della Jist:1 dei partameotari compromessi nello scandalo, da lui posseduta.. La conversazione ~ luogo a Venezia, ma non si seppe mai che cosa fu detto in essa. Fatto sm, però, che la. poliziA francese, pur facendo le-viste di pedinate /u. t:oo, noo Io arrestava mai. E cosl egli dall'ltalia passò in .Austria, poi m Romania, indi io Germania e finalmente si stabill a Londu., ove fu tradito da uno dei suoi impiegati, nel Hl96. Processato, fu assolto. E cosl finiva l'epilogo di una delle pi)ì grandi truffe d~lla democrazia.

Un altro scandalo aveva preceduto quello del Panama : di minori proporzioni ma egu.:ù. mente sintomatico. Verso la .6ne dd settembre 1887 si incominciò a parlare nepi I..!Jl... bieoti giornalistici e politici paci8ini di un avviato e lucroso traffiCO di d«oraziooi che 496

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~ tre ~ iD-nrioQi del Terbo wociallata raclleaJe - 3) PILAS1'III DEU.'DIPEBO COJ.O.. NIJUE I'BAKCES: Giorgio MaDoW. miDiatro delle Col-». 1n1 i ClQJii cddccmi del su-_ o.na ec.r.r ci'AY'Odo, ciel Daho;aaey. Padgi. ~ 1139) - t) Daladl.r, il peaa'ftimo .......... del c-iglio cl.tla m Bepnbbtiaz - 5) Ellicc:rd amboDi del pnktlo della polbia ~nm-. 85p.or Priolet - l) Campiladai, -~ deDa MnriDn. coba..oltD iD. delle pfO ~ trnlfe eli appalti


all'occhio dell'osservatore,• anche - superficiale, la venaliti stupefacente della classe che dirige il I*R- Nel 1911 Andrea Tacdicu, redattore del Tnr!s e ispc:t. tore geoerale aggiunto dei servizi •mminittnbvi del Ministero dell'Interno, ha un momeoto di triste ~ rieti. La compagnia « N'Cogo-Sangha » era uua delle società coocessioaarie dd Congo fraocrx. &a pro. pricùria di una estensione di terreno di sette milioai di ettari e lo sfruttamento vcniv~o coodotto coù male che ad uo certo dlOmmto la Compagnia ebbe bisop di ricorrere allo Stato, e le fu accordata una iodeoniti di 2.3~3.000 fr. Oli perorò gli intetasi della Compagnia fu proprio Andrea Tardieu, allora, come s'è visto, funzionario dello Stato. lJ che dettr luogo ad una famosa invettiva di Jaurés e a polani<he fu. riose, E fu proprio Tacdicu che introducmdo otl trattato di VersaiUes qudl'a.rt. 124 il quale stabilin un· indennità ai cittadini francesi della ZOOI. di froatiera dd Camerun, faceva avere, nell'aprile 1911, alb « N"Cogo Sangha 11> uo milione di franchi.

La teoria degli scandali continua nel dopoguerra. n

dima è quanto mai favorevole. La amoralità del periodo ' bellico nel campo economico, si prolunp od periodo postbellico. La speranza che i tedeschi ambo bero pagato le cifre astronomiche imposte dalle ript· raz.ioni (e la prima rata deU'indenn.iti tedesa pane trasformue tale speranza in certezza), la sfrenata spe.. culaziooe borsistica, l'infla.z:.ione, tutto dette agio ai grandi avventurieri della finanza, alleati con gli t» mini politici di tutti i partiti, di montare io Francia le imprese più pazzesche. La ;ollisJdi'IU che il vecchio Pétain ha, con voce rotta daU'emo:tiooe denunciata al microfono come uno dci fattori della disfatta odierna, ebbe nel campo economico di che alimentarsi larga. mente. II mirustro deUe Finaoz.e di Ocmenceau Klotz, che aveva annunciato al momento dd. la firma. del trattato di Versailles, c la Germania pagberl! » e aveva contri-

~: svolgeva intorno ad una alta personalità mi-

buito al disf.reousi di tante passioni, fu la prima vittima. Al tramonto delh sua vita un impn..rvisa maniA lo • sale. Cambiali falsificate, assegni a

litare : il generale Caffarel, sotto capo di Stato Maggiore dell'esercito. l giornali, che dovevano l'anno dopo fiammeggiare per Panama, fanno coo questo scJndalo « dei nastrim » le loro grandi I'TWIOV[e e insistono specialmente ru un nome . quello di Daniele Wilson, deputato, genero del presidente della Repubblica Giulio Grevy. Viene allora messa io luce una organizza.ziooe che partendo dall'Elisco ba ramificazioni io tutto il paese e si appoggia oltre che sul Generale Caffarel, sul Generale Conte d'Andlan, Senatore deiJ'Oise, giustiziere di Bazaioe e Sedan, e su la complicità di non pochi deputati e senatori. li 7 novembre 1887 tutta questa bella brigata compare davanti al Tribunale correz:iooale di Parigi. Ma una certa M.adame Limouzio, in udienz.a. dichiara che la polizia ha sostituito le lettere che compromett:evano Wilsoo. con altre lettere false. Il fabbricante della carta da lettere usata da Wilson dichiara che le lettere esistenti nell'incarta.mento, e datate 1884, sono scritte su un tipo di carta che egli, pt'Ovc alla mano, ha fabbàaro dopo il 1885. Atl()['a scoppia la bufea. politica: l'estrema sinistra attacca Rouvier, presidente del coosiglio; la estrema destra, invece, ICQISa le istituzioni repubblicane come l'origine di tanta immoraliti. C1emc:oceau rovescia Rouvier e Grevy deve abbaodooarè la presidenza della. ~ia. Wi.lsoG viene cood.aruuto li. Tribunale cor:reziooale ma assolto in appello; e ridetto dcputa!o coo una forte maggiorlllZL Tutta la storia ddla III repubb6a. è coltdlat.a di episodi sandalistici. Noa c'è mommlo della vita fraoasc iD aù DOO balzi

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woto, debiti; i ampi di corse. i ritrovi oottumi più ~leganti, le IIIWlti più lussuose; tutto ciò si intreccia intorno a lui in una ridch vertiginosa. Poi il crollo ; due miliooi eh pagare, il tribunale. E un anno dopo la morte ingloriosa.

l partiti di d~tra, dal tempo dello scandalo Wilson in poi, han. no sempre denunciato le istituzioni repubblicane come l'origine di tutta l'imrnotalità della vita politica e finanziaria francese. Ma essi non sooo stati migliori dei loro avversari. Lo scandalo Oust.tic, che costò al risparmio francese due miliardi di franchi sta a testimoniarlo. Ex-cameriere di caffè a Carcassonne, destinato durante Ja ~erra a Tolosa in una officina, Albert Oustric si appassionò specialmc:ote del cotone nitrato e dopo Ja guerra lanciò una società per lo sfruttamento di tale cotone e una banca con un milione di capitale. Le cose vanno bene. Ma nel 1926 si incontra con un altro avventuriero della finanza, Gualino, che vuole introdurre sul mercato francese le azioni della S.N.I.A. Viscosa. e che ba bisogno del suo appoggio. I due si associano in molti affari, controllano grandi imp~ bancarie ed industriali e attraverso una comune amica, la Signora Ferty, vedova di un exministro, intrecciano amici2ie influentissime negli ambienti parlamentari. La borsa di Parigi è oompletamente dominata dai due uomini i quali fanno il buono e il cattivo tempo. Però la follia borsi-

stica che fra ·il 1926 e 11 1929 ha imperversato in Francia, con i pruni sintomi della g rande crisi mondiale cade e per Oustric si avvicina iJ reddt raltonml. l suoi titoli, alla borsa di Parigi incominciano a perdere terreno. Per tenerne alti i corsi, il finan. ziere compera più che può, ma ben presto le sue risorse son vicine all'esaurimento• Allora entrano in ballo le sue amicizie politiche. Neppur questo basta e Oustric ricorre a manovre fraudolente che vengono ben presto scoperte. Viene iniziata una IStruttoria. E tutto il marcio che la Banca e le colossali imprese del finanziere coprivano viene a 8J111a. Si viene cosl a sapere che l'ex-ministro della Giustizia Raoul Peret, po..:o prima di lasciare il ministero, od 1926, aveva firmato lui l'autorizzazione per l'entrata in Francia delle azioni SN.I.A. Viscosa. E questo dietro rapporto favorevole d~IJ'ambasciatore a Roma, Besnard. Lasciato il Ministero, il Peret era divenuto l'avvocato di Oustric, con uno stipendio formidabile. La Ban01. di Francia, inoltre, aveva accordato lo sconto alla Banca di Oustric: cosa che non era avvenuta quasi mai e che era stata possibile solo grazie ad influenze politiche potentissime. Poi vengono aiJa luce certi famosi buoni a iniziali con cui Oustric pagava gli uomini politici al suo servizio ed un ex-deputato, Gastone Vidal, dichiara alla commissione d'inchiesta che fin dal marzo 1930 avrebbe voluto appu· rare molte cose oscure dell'attività del finanzjere, ma che grandi personaggi politici glielo avevano impedito. Anche stavolta, come in tutti gli scandali, i pa~iti di destra fanno del tutto pa salvare i loro uomini e ci riescono. Raou.l Perct e i suoi amici vengono assolti; il 21 settembre 1~31 lo stesso Oustric viene messo in liberti provvisoriil e contribuisce alla liquidazione delle sue imprese. La Banca di Francia, in conto delle centinaiil e centinaia di milioni di cui è creditrice verso il .finanziere, si contenta di 500 fr1111Chi al mese!

Nel 1934, con Jo scandalo Staviski, sono ili scena gli uomini di sinistr~. I fatti sono troppo noti perchè si debba tornare ad esporli. Il ricordo del 6 febbraio, nell'ora che volge, deve essere cocente per molti francesi. Se allora coloro che scesero in• pi.azza cootro la cortuzione e il parlamentarismo, e si fecero mitrasJiare in piatta della Concordia avessero saputo portare la cosa fino in foodo, una ptrte

..



tutti!) degli errori e dei disastri posteriori avrebbe potuto es-"""'-~ muta. Ma anche questa è a riflettervi bene, una ipotesi errata. •G~~It dietro i

twnulti, i morti e le barricate dd 6 febbraio 1934 un idea, ma solo il rimpianto di essere stati 'truffati. Gli che allora parvero sommersi dall'ondata dell'indignazione ~JI.IIu:e ritornarono lentamente alla ribalta e i loro nomi sono_ per ~-~~~~~~- legati ai nefasti della storia francese d1 ieri e d'oggi: ChauDaladier, Blum. .. in un mondo veramente strano - esclamava un grande parigino, Jean Charles Legrand in un infuocato discorso ···--~-111ft aJ teatro degli Ambasciatori quando più accese erano le lotte all'tljfarl Stanslti. - l poliziotti non arrestano, i magistrati giudicano, ma rinviano; i medici non firmano ma certificano; 1 IOIItituti non riferiscono, ma si fanno raccomandare; gli avvocati 80il. difendono: fanno delle visite. I detenuti sono liberi. Gli ispetllllli del credito non ispezionano. I controllori della contabilità non Cllftbollano. I d~enti svaniscono dai fascicoli processuali come deJii incubi... ». ~ questo il preciso ritratto di una Francia impazzita, io cui un procuratore generale (Pressard), cognato del Presidente ~ Consiglio implicato nello Scandalo (Chautemps), colpito in ~ <b una reWione parlamentare invece di essere destituito 'Ime promosso consigliere di cassazione; in cui un altro maJistrato. il consigliere Prince, viene trovato cadavere, orribilmente llllciullato, su un binario ferroviario il giorno precedente a qudlo ID cui avrebbe dovuto riferire al suo superiore su fatti inerenti alle influenze politiche esercitate s~ giustizia; in cui a Marsiglia un ~o arringa la foJJa per patrocinare la causa di famosi pregiudicati tratti in arresto perchè sospettati ndl'affare Prince; in cui un Dillo avvocato, incaricato ddla dife.;a di uno degli imputati si ~ Della Senna ed un altro, che aveva capeggiatcl aJ palazzo Giultilia le manifestazioni contro lo SrandaJo viene cofpito ad un tratto da puria furiosa. ... Alla Praocia di Stavisky succede qudla del fronte Popolare. E Clllll a. il bubbone diventa putredine: le masse #t~0/111~ t rouimti • fiOiaoo Dei comizi a ur!IU'e : « cannoni e aeroplani per la Spagna! ,.

D .,.ro >roUo doUo Fraado tradita. (Cootad!DI tnm...al dtl Plr.,.oi). ma • caponom fanno guadagn• enormi con le forniture di armi e gli arruolamenti nelle brigate internazionali e il traffico di g.oiell1 e d1 opere d'arte trafugate dalla Spagna. Dall'oggi al domani, losche figure di bassifondi si rimpannucciano, girano sui boulevards in potentt automobili e le loro donne si ravvolgono in pellicce macchiate, forse, ancora del sangue di qualche duchessa spagnuola. In quel periodo tremendo non è solo la classe politica francese che traffica con il sangue e specula con la morte. E' il rifiuto di tutte le prigioni d'Europa, che si amcchisce impunemente, in un'orgia che dura fino a che le armate di Franco, vittoriose, non entrano a Barcellona. «Noi siamo talmente invasi dagli stranieri - scriveva l'JI/ustration al tempo dello scandalo St:lvisky - cbe la nostra diffidenza non si sveglia nemmeno al momento in cui un naturalizzato da poco tempo, <bi nome esotico, si trova a capo di un organismo che ognuno di noi credeva; ad ogni istante sotto la sorvegllllnza dello Stato ». E aggiungeva : « La nostra situazione demografica ci porta a naturaliu.are molti emigranti: ma c•ò non vuoi dire che si debbano consegnare al primo venuto le chiavi della banca di Francia, o i piani di mobilitazione o lo st dcbb-l • chiamare a funzioni implicanti grandi responsabilità o gli si debbano confidare i mnzi per agire sulla nostra opimone pubblica.». A che servirono i miliardi stanziati per l'esercito e, sovrattutto, per l'aeronautica francese? Pierre Cot e i suoi accoliti potrebbero dirlo con estrema precisione. Ma intanto si predicava, con una incoscienza che non ha forse riSCOntro nella stona dell'umanitl, la guerra contro gli Stati tx>talitui. E quando la guerra c'è stata veramente la pretesa potenu della Francia è crolla~ rivdandosi per queUo che era : una specie da costruzione dalla facciata dorat-a, ma il cui interno era di travi di legno marcite. Da Sédan alla seconda. Compègne, in 70 anni di errori, d1 fals1, ·di scandali, la classe dirigente francese, rimasta sempre la stessa (mal. grado l'avvicendarsi ddle generazioni) nei uìetodi e negli scopi, lu preparato la cancdlazione della Francia dai ruolo delle grandi potenze mondiali.

D . • . D.

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UN UOMO DAL CRANIO ENORME, dalla carriera tu· multuosa, profondo conoscitore della storia, della lettera. tura e dell'arte cinesi, collezionista maniaco e appassionato alle corse dei cavalli, è stato il creatore dell'impalcatura complicata su cui ba lavorato la diplomuia francese nei venti an~i che vanno dal trattato di Versailles allo scoppio de!Ja guerra attuale. Quest'uomo si chiamava Phili.JlFC l}erthelot; era stato ambasciatore in diverse residenze ed era infine divenuto segretario generale al Qual d'Orsay. N ella sua carriera lunga ed abitata, egli si era trascinato dietro una grande fama di umanista e di dotto ed uoa -bmma esperienza delle cose cinesi. Non dormiva quasi mai, adorava . i mobili rari e le poesie difficili. « To111e chinoiJerie lui elait àonr f11111i· lière, (ha scritto il belga Charles d'Ydewa!Je in Vingt liRI d'&rope), el il inventa la Perite Entente ». Il sistema. comportava un complesso di a!Jeanze, scelte f ra &li stati sue... cessori dell'Impero austro-ungaricO'; a cui si venne ad 18" giungere la Polonia. Cosl si organizzò la clientela della Francia. .A questi piccoli alleati Philippe Bertbelot d teaeft molto, perchè la cùra di essi esigeva una grande ~ti ~ una certa conoscenza della Storia. Gli stati successon desii Asburgo erano nati dai famosi comitati cechi e slona:bi della grande guerra. Le democruie occidentali e ~ mente la Francia, avevano avuto la furberia di far cfedere ai Celhi e agli Slovac:Chi che ),a guerra era ~ pro: prio per il loro intervento. Divenuti degli et01 popoli sl credettero facilmente indispensabili e Bel:tbeiNifl:i diplomatico umanista che aveva avuto dallo cose cinesi il gusto delle costcuziooi complicate. il loro prottetore.


Erano gli ano1 turbinosi dd dopoguerra . oascevano dalle rovine dell'impero austro-ungarico gli stati successori, ma i problemi sociali e politici ed economici di tali stati ri· manevano insoluti; anzi s'acutinavano sempre più. L'Europa era turbata: il bolscevismo, misterioso e tragico, com.inàava ad uscire dalle steppe ghiacciate del Nord e a Budapest Bela Kun regnava sanguinosamente. A Monaco ci lottava Kurt Eisner; a Berlino s'agitavano gli spartachistì e Rosa Luxembourg. Ci si batteva in Polonia. in Turchia. negli Stati Baltici. Avventurieri di ogni specie si mescolavano ai patrioti in buona fede e agli uomini segnati dal destino e che dovevano essere i protagonisti deJJa storia di domani. L'Imperatore Carlo si preparava a rientrare in Ungheria. In tutto questo fermento, l'Europa che smobilitava si accorse dell'utilità della gendarmeria. E la Fraocia e l' lngh~lterra, s' aggiudicarono il

SOPRA: P,..idMti ID 101'1. (der a!Di.t.a a deaw): LoW>et (-'d•ate dal l«r.. al 19011), Palll•r. (r.....Weal• dal 19011 al 1113), Po1Dcar6 (preaid•ate dal ltl3 al In~!).' Deochcrael (preaidente dal IN>bralo al Mltambre In~!) A SINISTRA: Leb""' proulo per U quadro atorico.

ruolo di gendarmi d'Europa per il mantenimento di una pace impossibile perchè ingiusta. La diplomazia francese lavorò in questo senso, sempre ed ovunque. Gli ambasciatori di Berthelot credettero di costruire un equilibrio europeo, necessario al mantenimento dello Staiti! qno stipulando pat· ti su patti, tessendo una fitta rete d'alleanze e di cootntti che eran~ fuori della realtà. In ognuna deiJe capitali dei nuovi Stati, la Francia mandava i suoi agenti diplomatici migliori. Brillantemente installati essi avevano la missione di fare amare la Francia, le sue lettere, la sua arte e la sua cucina. Ma noo era difficile ciò. A Praga, a Yarsavia, a Bucarest, a Belgrado, si trovano in quegli anni cuochi francesi e ufficiali di Stato maggiore francesi, danzatrici francesi ed esperti finan. zieri francesi, i quali dovrebbero instillare nella mente di quei giovani popoli che tutti, al mondo, hanno due pa.trie: la propria e la Francia. L'errore fatale della diplomazia francese del dopoguerra ~ stato costitujto proprio da questo disprezzo per tutto ciò che non era francese; dalla coovinzione che nessun ~aese sarebbe mai stato superiore alla France eterne/le, e che le istituzioni politiche ed amministrative francesi erano quanto mai di più perfetto aveva potuto creare lo spirito umano, dai tempi di Pericle a queiJi di Woodrow Wilson.

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La Francia si faceva molte illusioni, e tutte estremamente pericolose:

credeva cioè che, se la politica estera offriva ancora parecchi problemi da risolvere, nessuno di essi era cosi urgente e tale da ~vol­ gere la pace europea. Vi sono due Francie in quegli ~: quella costituita dagli elettori, che si disinteressava delle questioni di politica estera, si ravvolge in un sordido egoismo, fa pochi figli, guadagna molto dena.ro e dà una altissima percentuale di riformati in tutte le leve; e quella del Quai d'Orsay che vive di costruzioni algebriche, con dei diplomatici che banno gli occhi chiusi e le orecchie turate e non s'accorgono che Italia e Germania sono di nuovo in piedi. Per seguire la politica estera è necessario conoscere la geogra!a, la storia e tante altre cose che la massa francese ignora, perchè è più ignorante di quel che si crecia. Poi c'è un fatto incoofutabile: la massa conosce le rivoluzioni e i dnmmi, ma ignora le conferenze. Non controllata dal paese, che si tuffa nelle questioni di campanile ed è attratto dagli scandali finanziari, mondani, politici che i suoi dirigenti gli offrono a getto cootinuo, la diplomazia francese può fare cosl quello che vuole e costruire un sistema che è anacronistico. Infatti, all'apparenza, planO 4DO!ltatO da Berthelot e dai suoi eredi sèinbra perfetto. Ma coo quali truppe si sarebbe manovrato al momento opportuno? Berthelot, isolato nella torre d'avorio della sua scierua complicata di mandarino, si disinteressa degli affari interni e delle questioni militari francesi, estasiandosi di fronte alle porcellane e alle lacche della sua collezione famosa. Quando gli si diceva che le sue sottili ,combinazioni sarebbero state eccellenti due secoli

a


addietro, perchè allora al maresciaJio Bellt nello Cbevert erano state sufficienti 40 mila bloccare Praga ed esaurire gli imperiali, ma erano inutili perchè per sostener1e ci sarebbero milioni di soldati, Berthelot scuoteva la testa, IIDIIUUIW. un gesto evasivo. Nel 1938 s'è visto come la 5af11C11Jt;li complicata macchina non abbia funzionato. Dopo Berthelot un altro francese domina la scena Aristide Bnand, l'uomo dalla voce d'oro e dalla me, mostruosa, che ricadeva su un mento ancor più m4111:11ii!i$1t triplo, elefantesco ; una volta piccolo avvocato in processi di pretura e collaboratore della l.Aitl"'"· per antimilitaristi e scioperanti di pcofessiooe. il mondo con la sua eloquenza e la sua aria On le ravait ignorant el pareue11x, a••er quelqw sordide, ha scritto uno dei suoi biografi. Briand ~ il sacerdote in carica durante l'età d'oro di quella gniUIII)I~ utopia che fu la Società delle Nazioni. Con lui l'uuwaiibiiil\1!~ sogno della sicurezza collettiva, cht rappresentava rapn~1~ sione addolcita della preponderam:a francese in diventa una mistica. Gli intellettuali di tutto l ropeo si estasiano di fronte all'altro grande sogno, gli Uniti d'Europa. E la diplomazia francese si culla in quc~~ clima ovattato, accentra la mondanità di tutte le capitali, sorridente e ospitale e nelle prime nubi che annunciano il formarsi della tempesta vede solo delle nuvolette d'estate. · Quando questo prodigioso illusionista che si chiama Ari· stide Briand muore, quando la tempesta incomincia ad aV\'a· cinarsi la Francia è ancora addormentata. Nel 19}3 incomincia il declino della Società delle Nazioni. li 27 marzo il Giappone se ne va dal consesso di Ginevra; e lo stesso fa- la Germania in ottobre. Quest11, inoltre, rimessa~i al lavoro, riprende poco dopo il suo ruolo e il suo cammino. A che servono le conferenze? A che serve la diplomazia se la stessa amica Polonìa, agli inizi del 1935 firma con la Germania un trattato d'amicizia, una tregua di dieci anni? Il htto produce negli ambienti ufficiali francesi un'impres. sione di doloroso stupore. Una maglia della catena che do. ,·eva rinserrare la Germania è saltata. E allora la diplomazia francese punta sul cavallo perdente: 11 Piccola lntesa, sempre più ginevrina e sempre più fedelmente raggruppata intorno ad una prigione in cui, incatenata, vegeta l'Ungheria. La Francia era stata la madrina di questo raggruppamento poli· tico basato sull'odio per il popolo magiaro. Tenendo l'Un· gheria incatenata, la Francia era sicut:l della Piccola Intesa e, di conseguenza dei meccanismi meravigliosi e misteriosi della sicurezza colfettiva. E con l'Intesa Balcanica teneva fcmu la Bulgaria, priva della Dobrugia e dello sbocco nell'Egeo. costretta anch'essa a vegetare tristamente. La diplomazia francese degli ultimi anni era molto gene. rosa nelle parole e nelle promesse: ma al momento dell'a. zione sì è rivelata in tutta la sua vera natura. Che è queUa ciel paese che rappresenta, un paese di commercianti, in fondo, gretto ed avaro. Questa grettezza e questa avarizi~ si sono accentuati allorchè, con l'avvento del fronte popolare, la diplomazia dimentica completamente gli interessi del paese per servire quelli del gruppo idrologico domillJirte. S'è detto che il fronte popolare non rappresentan la Fran· eia vera. E' un errore. Volendo mettersi al passo con i e volendo opporre alle idee nuove di Germania e qualcosa che sembraue nuovo, la Francia si dette Blum, dall'eleganza di r•ie11x gigolo. lctterati~simo e dente, quasi ad opporre alle idee degli Stati autoritari. della democrazia e della libertà. E Blum dimenticò cose e ne fece ignorare molte altre alla diplomazia ai suoi ordini. «Non parlatemi dell'Italia! deputato - ho cessato di occuparmene dal 1914 ». fu un altro degli errori fatali, La Francia era bella donna che voglia rimaqer bella anche quando ha steso la sua ITI:lno e velato così la bellezza. Bit!OAI~1 cere allora agli artifizi sapienti dei restauratori guata venustà, vestire alla moda, fare dello spregiudicata: questo la Franda s'è illusa di fronte popolare. Dietro il fronte popolare c' quindi una forza che sarebbe stata enorme -- .~


slle loro {ormLI l dine nLio,·o. Attorno de indecisione nella ~ t ostruire LJn or . • h no una gran · ,. nl'rtt Lll pJ.ssato pa c ebbie e questi. uonun• a:ielle ioterrntnabili tcone al CSr;- . arr sono mol.te ~ h ·ega l'tntenent~ , d' ouo'o e per farlo nspett dei mezz• : ti c c .s,rccec:ktte portatnce dell or me a cuor leggero. gendarme forz.e spiritu1h, le ave\a SI as.sun.sedtl ocrazia che diceva dt {~e apro ~ficato come il prirno del mon· La sua cm f • eserCito magm . • · · cap roscntte c;on le sue legg•. 11 S\IO. J~to aulato, anacrontstKO, '. ~· t, s'era rivelato coro e un orJ?DIISD10 ..-.n ia PUetra. facC\-ano sforza maudttl • h . tava nl'r savo are ~ ...~ogni volta c e SI s r·. . . inferociti per tappare .la bocc~ Ai pohttan~va una d~lle più fini ed intelligenti è st~ta La sua dtpJomUJa, che Setl'l • f ' l \·ecchio Uovd George, dagli a\\e· travolta, come rilevOLva qualche g•omo a t • . . h non ha saputo prC\·cdert. . . l d l mmentl c e . ·u E della Francia «dallo sptnto eso a pert Il trattato dt Versai es u oper~ebol demografica e dalla precarictà d• colo corso, ossessionata dalla-~~- . ::,to ad una certa scadenza il nsor· · non avra.>VI'ro 1mr-1 , • . alleandz.ellnatu~h <:be» Le attenzioni prodlgate all'Europa centrale denvav.mo gcre e a m1nacc1a . . G · dalla speranza di poter tepere aggio81'-ti al propno carro, contro la erman.l,, e l'Italia, quegli Stati che avevano fatto acquisti ingiustifìcatì e non euno m

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IOnllr D ~~ .MI CoaaJvliD d.! Mlaialri.. Woa . . _ ··~· col aiAJotro devU Ailcrri !:.tori ,....~ u..-.. - A I)ESTJIAo L ' • U . - - c o - • - del l - .. - • ..t-11• dol vioi'IIGle o-l'O " Nobolopaltor" (21 ottobre 1113).

mternazionale perchè animata da una m•sttca ritenuta i~ìstibile. E appoggiata, poi dalle ri~ ines.uribili del secondo impero colo· ruale del mondo. All'origine dell'epoca inaziatasi nel 1919 nel Salone dì Versaìlles, dedicato a 11111e le glorie della francia e conclusasi nel 1940 an· cora .una volta nel vagone di Compiègnc, c'è una •mrnensa, puerile fatuità. Usando un lm· guaggio biblico e pretenzioso, alcuni uomini vollero apparire i re Magi del nuovo tempo. G~nli. come tacchini, lier1 della loro prete· sa SCICOU, essi volevano far tabula ,-aJa del Nllàoi<ZDi

grado .d1 mantencrlt con la loro foru soltanto. La propaganda francese, c la diplomazia con essa, in Jugoslavta, invece, la\'orarono su un piano di\erso. Vollero 1mped1re che i popoli balcanici potessero trovare nell'Italia il S())IC· gno necessario ad una loro mtesa paci6~-a. Se ciò fosse av\'enuto, e data l'evoluZione gra. duale e continua dei rapport1 fra la Germanaa c l'Italia, alle mcertez.ze delLa frontiera sul Reno s1 sarebbero venute ad aggiungere altre preoccupazioni. nel Mediterraneo soprattutto Ma anche in questo compito la diplomazia francese è fallita completamente. La guerra e la rivoluzione per un certo nodo eliminarono dalla scena d'Europ.1 l:t Russ1a. La Russia però ì: sempre stata una delle idee fisse cklla diplomazia del Qua• d'Orsay. Il quale Qua• d'Ocsay a sua \'Oha è stato sempre dominato dalla massoneria. Quando questa fu sconfitta e l.'ICCÌata in Jtalia. in Germania, in Austria.. in Ungheria, la Francia divenne la sua rcxcaforte. &nten· dosi pericolosamente sola la Fr~nci.a (e la massoneria che sono poi una ~ola cosa) St gettarono Ì>er<Iutamente 1n unll manO\ ra di sperata, Pensarono ad una alleanza <on .b Rus sia, cioè con il Comunismo. Lo awte.narono dapprima circospette; po1 lo bland1rono. lo

re·

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SOPRA: Rei.ma 1924. Ullcila da "" coagreaao I'Cldical•ocialiala Pcual Bey11aud in mul-dme.

A Sll6STIIA

circuirono, lo eccitarono, lo armarono, ed in fine al tempo della guerra civile, al tempo di Stavisky, lo lasciarono libero. Ma la Russia aspettava molto di più. Voleva la ratifica del trattato militare. Su questo la Francia in un primo tempo nicchiò, poi, auspice una diplomazia che non vedeva e non capiva niente, fu sul punto di cedere. Ma a che serviva tutto ciò, se la realtà era diversa, e sarebbe stata ancor più diversa domani? Tutto queUo che i hancesi hanno sognato, fra ardenti manifestazioni di giubilo ed orgie di carta stampata, all'attivo della loro politica estera, ha un valore negativo ai fini dell'Europa. Quanto più fattiva e costruttiva diventava razione degli Stati totalitari, tanto più la III repuhblio bruciava di un desiderio appassionato ed irragionevole di mostrare la sua energia. Ciò ha portato fatalmente aLIA guerra. L'aver saputo prendersi la rivincita sulla Polonia di Pilsudski, che nel 193 5 trattò l'alleanza con la c;ierman;a, riducendo la Polonia di Mosciki e di Smigly-Ridz ad accettare la garanzia francoinglese, fu sbandierato come un trionfo e non era che il principio deUa fine. Ora bisogna\'a conquistare la Russia, perchè la Greca e la Romania erano già guadagnate e la Turchia pure. <:i -si mosse alla difficile impresa dimenticando completamente, come il solito la storia e le esigenze della geografia e dell'economia; dimenticando che un'alleanza fra la Germania e la Russia era nella logic~ delle cose molto più giustamente che non u1,1a alleanza· fra la Russia, la Francia e l'Inghilterra. Ma i parlamentari tuonavano nell'aula deUa Camera dei deputati, nelle agapi democratiche, nei comizi domenicali, chiedendo energia ed iniziativa. La diplomazia frao· cese scese in campo, spalleggiata da quella inglese. l fatti son ooti. Il patto russo-tedesco fu più di un avvertimento: fu la fine di una epoca, la sconfitta in campo diplomatico sicuro preludio a quella in campo militare. Se la diplomazia fraocése avesse veramente compreso il suo compito nel momento crucialè .che va tra la fine d'agosto e i 'primi di settembre 1939, avrebbe · dovuto evitare la guerra. Invece l'accele!fò. Scoppiato il conflitto non rimaneva chè gittarsi a corpo morto, fin in fondo, <ooti quel che costi. Così si' lavorò per l'allargamento delle ~tilità. Bisognava, come venticinque anni prima, far preci· pitare nel crogiuolo ardente della guerra quanti più popoli f~ possibile, allo scopo di salvare ancora una volta la Fra"" lltmeUt. L'opera di un ambasciatore, Massigli, rappresentante dcll.a III repubblica ad Ankara, va ritenuta in questo aunpo come la prova più convincente. (L'opera. di tutti gli altri ambuciatori f...-i


d. e cee•'t•• quella • ìncttitu ~~è quella brit.Ulntca. ·a una gran· nos~a c.11trare 1 • diplomazia narazJone Pecche· uno Stato r-·· deguata prer. ~... una a · stturo . che esso sta de guerra. seè•.oecessano Sol un diplomattca di cui dispone. ~ della forza. ar~ta uò fare a meno del! opc· esercito ionnabll~ ~e de li ambasciatori. ~~a­ ra paziente e saplen re gdegli impo/11Jtr.1bt~r la guerra offre s~p ' l corso degli anent· che possono cambiare ' menti. . è sfuggita a questa lcg· Neppure la FraoCI~t· m.aie Ambasciators c M è stata serv• .l . . • ge. ~ • una convioztone quasi mt generali ~,~_an?. ità del loro paese e nello stica dclllnvm~•bll cristallizzati su situa· . · tempo s1 erano stesso . . . l't'che superate. Gli uns · · mthtan e po 1 1 • • ztont h' . ,. occhi di fronte alla realta, SI hanno c IUSt 8 t d Il . . t" sul valore effettiVO e e m•· sono mganna 1 • · delle · stiche totalitarie, sullo stato d an~o . . . po_ . . SUIle capacità dei capi. pohttCt; dgh pola:tiOOI, altri hanno sottovalutato il_n~c? che an .a\·ano a combattere, i mezzt di eu• dlsponl!'\a. i generala che lo avrebbero comand~to. Però noi crediamo che gli uomini deJJa d1p1~azla francese siano responsabili dei disastn ro~·e­ sciatisi sul loro p:tese in misura forse maggiO· re de1 capi politici e militari. t•OlfEXTC.:O XARIA DE 311:1,_

nelle capitali dell'Europa balcaoica rassO~I­ gli.t ad essa). Il 14 marzo 1940 Masstg_lr,_ nfcrendo m un telegramma cifrato al Mm1stero degli Esteri una conversaz1one avuta il g10cno precedente con il mm1stro turco Sarag1ot:lu. ed in cui si era parlato del probabile bom. bardamento della regione petrolifera d1 B.t· ku, tnforma che, a sua impressione, la Tur. chia non avrebbe sollevato obbiezioni serie. nè si sarebbe opposta al sorvolo del suo territOrio da parte deglt alleati. In un nuovo llle5$aggìo segreiJJJimo del 28 marzo, M.tss1· gli, che nel frattempo avc-.·a sondato Ltmb!ente, e che forse prende\ a per realtà le sue speranze, spiegava che non era nemmeno ne. cessario avvertire precedentemente il go,erno turco del passaggio degli apparecchi francoinglesi. Sarebbe bastato mctterlo di fronte al fatto compiuto, o, tutto al più, scusars1 ~:on un liC\•e anticipo. Ma 1 turchi sono lent1, prudenti. Ed ecco !"ambasciatore francese suppltca.re Parrgi perchè d1a istruzione alla propaganda alleata di usare tutti gli argomenti per ~muovere Ankara: la fratellanza di razza con • mussulmani del Caucaso, il pnrolio, le aspirazioni panlttraniche. Non deve essere dimenticato nulla. Il 31 maggio un telegramma dell'ambasciatore francese a Londra Corbin, m. forma Parigi che nelle nuove istruzioni date ' all'ambasciatore britannico è stato tolto qualSiasi accenno ad operazioni della Turchia nel Dodecaneso, in caso di entrata in guerra d1 qu~ta e chiede che si agisca in modo da tranquillare la Turchia stessa su questo punto. Bisogna portarla in guerra ad ogni costo. E Massiglj prodiga i suo1 sforzi. La Turch1a tentenna ma non si muove. Finalmente l:t sconfitta' viene a metter fine a questa altra pagina grottesca e penosa ò'ella storia francese di ien Domani, 'però, gli storici ~i~o~truendo la vita europea di questi anni deasiVI, potran~o dire che una sola diplomaz1a ha superato m


LE CAUSE III~I...Li.\ S(~«tNFI'fTA L 'OFFENSIVA TEDESCA in occidente cominciò il 10 maggio. Il 17 giugno il Maresciallo Pétain domandò l'armistizio. In soli treotasette giornl, dunque, crollò quella che era stata una delle più grandi Potenze militari del mondo. Si vuole spiegare questo crollo con la superiorità. degli armainenti tedeschi. E' innegabile che questa superiorità esisteva. Ma vi furono altre cause più profonde e remote. Pétain nel suo discorso alla radio del 20 giugn~, disse : «Troppo_ pochi_ figli, troppo poche armi, ~p~ pocht ~lea~t ». Fu, forse, la diagnosi ptu chiara e ptu smcera.

IL NUMERO La sca.rsezu di nascite fu forse, la causa

. 'pale di ciò che è avvenuto. Un popolo, • · PnOO ·---•• 0 che aumenti 1fl una pro-

che .1)0(1 ·~ - cwd' molto inferiore a quelia rn l . . è d-•=~·• potzJOOC taOO i popoli suoi nvali, Q40~~ a auroeo p lazione che decresce e po)j~~ cJccad~- opo ..... cootraddiziooe in ternuru. ·~~we~-......--. . che sono state grandi e potenti, Ma le .oa.zaOOJ, ad abdicare per il solo 000 s•. ~tate meno proli6che- B le fatto di ~ di crisi che ristabffitcODO JOOO le pptJ _ 1....~. ~~~.~erre f il ...,.ant~ e la n:u~· r~,.-

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Nella seconda metà del 1600, la Francia aveva una popolazione uguale a quella di tutta l'Europa Centrale dal Reno alla fron tiera ru~a- Fra tutte le mtzioni europee, essa er~ un gtgante in un gruppo di nani. Questo sptega la sua potenza e la sua politica di allora. .Ancora dopo Waterloo, essa era alla testa delle nazioni europee : aveva, nel 1821 , circa 30.400.000 abitanti, mentre i paesi dd futuro Reich, nel 1821, non ne avevano che 21 milioni, e il Regno Unito, senza l'Irlanda, ne aveva. da 13 a 15 milioni. Nel periodo che va da allora fino alla metà del 5ecolo scorso la ~cmania fece UD rapido balzo innanzi. Nel 185"F raggiunse e sorpassò la Francia. lntomo al 1870, aveva 41.000.000 di abitanti, mentre la Francia ne aveva 38 milioni, e, do~ Ja perdita dell'Alsazia e Lorena. gliene rimasero 36.9()0.000. Il Regno Unito, senza Irlanda, ne aveva 26 e l'Italia 26.800.000. La popolazione di tutte le nazioni europee continuò ad aumentare, ma quella della Francia con un ritmo cosl lento, che quasi si può dire rimanesse stuiooaria. All'inizio del nuovo secolo, la Francia noo aveva cbe una popola%ione di 39.900.000 abitanti, e in questa cifra eu indUJO àrca un milione di ~- Lord Salisbwy, in un discorso, od


. » alludendo . · morenl1 ' · Jò di c paZJOill . Ma sul conti· Turchia e alla Ca~u.so alla Frant898• forst: __,_,.e che avesse cb il Goente si ere.-.• . • . romatico fu e n. E 1'l fatto p•u SID Cl.. rotestò. verno francese ~o di tempo, dalla guer· Nello steSSO .r-~·-:la2ione tedesca ent ra del 1870 io po1, la popo.Al principio dd . ad aumentare. · cootJDUalla . .•> sulla popo1UJODe sua supeoor•..,. la secolo. "" corrisnlWldentetò enoCJDe. ...., r:-f~ diven li . -'era del tò anche la po t•ca =~ .meote, mu cu""none co· Reidt Fino al 1890, la preoc r - · di stante. della politica tedesca era stata quella . nuova lotta con la Francia. Ma, ormai, :--Francia da sola non faceva paura alla Geruwri• di Guglielmo II. Questo r~ _temerario l'Imperatore. Egli fece una poht~~· che, a lungo anda~;,e, doveva .cond~rre alla JtU· micizia coo la Francia, con l Inghilterra e con la Russia. In un certo senso, si può dire che la Germania di Guglielmo fu perduta dalla sua stessa potenza. Essa presunse di poter osare al di 11 di quello che Je sue forze permet· te'l'ano. Nel 1911, la Germania superava tutte Je altre nazioni ~ropee, con circa 6:5 milioni di abitanti; seguiva il Regno Unito con 40 milioni 800 mila (senza l'Irlanda), la Francia ne aveva 38.400.000 e l'Italia 34.800.000. Questa era, grosso modo, Ja Situazione demo. gra6ca dell'Europa aUa vigilia deJJa grande guerra. Tutto il mondo si coalizzò perchè Ja

S::

1930. lA -.1-oYa n.~. Ambolo eMI " ..-U.rs" atU...,.,... ..,... Y!cr di PQrigi dW'-Ie adopwo. UJlO

Francia vincesse. Ma, subito dopo la guerra: la Francia rimase sola a guardia della vittoria. VersaiJJes aveva ridotto la popo.laz.ione del Reich a 60 milioni di uomini e aveva portato queJJa della Francia a 41 milioni. E.ta evidente che quei 60 milioni di vinti il giorno in cui si fossero potuti aana.re, avrebbero pesato nella bilancia delle sorti dell'Europa as-. sai più dei 41 milioni di vincitori, o, per dir meglio, di guardiani della vittoria. E intorno alle frontiere della Repubblica tedesca, erano masse di popolaz.ione germanica che il Trattato aveva staccate da essa, ma che anelavano congiungersi ai fratelli di ruza e di lingua. Inoltre, quei 60 milioni di vinti avevano tutte Je intenzioni di aumentare, mentre i 41 milioni di guardiani di Versailles non ne ave. vano alcuna. Nel 1930, i tedeschi erano saliti a 6:5 milioni e i francesi erano sempre 4l. Successivamente, in Germania, la politica demogra1ica del regime nazista ebbe un sue-· cesso notevole. Dal 1938 io poi l'annc:ssione di grandi territori al Reich portò la pòpola· ziooe a 79 miliooi di abitanti, come risulta dal censimento del 1939; mentre la Francia, nel 1937, ne contava 42 milioni (con tutti gl.& stranieri). AJla vigilia della guerra attuale, dunque, la Germania aveva una popolazione doppia di quella della F~cia. ~ no:n basta. Le leve ffUlCI!Si degli ultulll annt, chiamando alle armi coloro che et'IUlO nati dwlUlte la guerra. avevano dato contingenti inferiori per qualiti e pec numero. Inoltre il ~te v~ J'Jtalia e i frooti orientale e colao.Wi assorbi· vano gran numero di uomini.


La Francia poteva sperare di colmare il vuoto o con le sue truppe di colore o con

gli aiuti inglesi. Ma alle colonie non ricorse che in una misura limitata : forse perchè si ripromettevl di fare appello ad esse in pro· sieg~to di tempo. forse perchè si riten.eva che le truppe di colore, pure essendo ott!lTie per j'assalto, non fossero idoAee a tenere posi· ziohl fortificate sotto il bombardamento, o forse perchè le truppe di colore furono utilizzate prevalenteme.nt~ ~ui fr?nt.i coloniali e · • · -te E gli a1ut1 mgles1 s1 sapeva che ID 0• 1~u , l , , . ebbero stati modesti, almeno a pnnop10. sarl ueste condizioni la l1rancia accettò dt .0 q· la Germania. Perchè? Perchè J111SUCarSI C00 d ella linea Maginot: la «grande ''l. ere. ette n U ..-nlo di 40 milioni di uo-

Jus•OQe ».

n .rr-

mini dietro una cinta di fortificazioni anebbe potuto t~~ .testa a un popolo di so. Poi il tempo, ooe Il blocco inglese, avrebbe vinto per conto della Francia.

GLI ALLEATI Disse Pétain: «Nel maggio 1918, c'erano in Frand~ ~~ ~v~sio~ inglesi. Di più, aveva. mo 58 dtvtstonl 1taliane e 42 divisioni aroe. ricane ». E Pétain omise ai dire che dal 1914 lino al 1917 avevano combattuto per la Francia anche parecchi milioni di russi. Nel maggio 1940, la Francia si trovò sola di fronte alla Germ!nia. Per venti' anni la sua: diplomazia aveva cercato affannosamente alleati ed amici in tutti gli angoli d'Europa. E, il giomo della grande prova, al suo fianco non ci fu nessuno, tranne quattro inglesi:

Alla Conferenza di Versailles la F . appo · · .. , raneta ~o 1a pohttca dei piccoli Stati, e ne se. cdoebond~l lelsmodate ambizioni in parte per in· · m · parte per comprare la lor1re a. Gerro . . arua, o armciZia o la loro alleanza· Fu, io fon. do, ch'aaroano un mJJr. ché quello d d dle i francesi · St t' e . u feJ · La Francia contava sui piccoli atFe l fuccoli Stati contavano sulla Francia . la sua forza.· L sua ·ranoa pens . .ava di costrmre i ~a rete di pKcole aiieanze, e, in realtà, le ~:co e alleanze erano costruite sulla sua fot· DJlO~~do .~ ~orza della Francia andò dedi. ' l amiCIZia dei piccoli Star . . t' "di e s spense. 1 sa m 1ep1 1

. La Francia contò sugli mglesi Per ..~-: VISSC pooendOSI· anSIOsamente • ')a cloaaddt ..,..,_.,• «Verranno gli inglesi? :1). •


• La tempesta cominetò nel L936, quando Hitler fece iJ suo primo grande colpo: rimilitari2Zò la Renaoia. L'Inghilterra si s,·egliò dal sonno e si accorse che era inerme f..llora, violò senza esitare il trattato di Lo· carno e consigliò prudenza all'alleata. In compenso, le consegnò un nuovo pezzo di carta. • Le alleanze valgono non per le carte che si .firmano, ma per la forza che è dietro le carte. L'InghiLterra dai 1936 in poi, perdette tempo. Accettò la coscrizione due mesi prima della guerra. E, naturalmu;.~. quando scoppiò la guerra, non potè mandare aiuti alla Francia che in una misura irrisoria. E, dopo la sconfitta, cominciarono le recriminazioni. Churchill, forse, prevedendo le accuse che · sarebbero state rivolte all'Inghilterra, ponunciò alla Camera dei Comuni un discorso, in cui, dopo avere accusato Gamelin di aYer ritardato a dare 1'ordine della ritirata all' esercito del nord, di avecoe così causato la perdita, asseri che l'Inghilterra, escluse le diviJioni organizzate e addestrate per la difesa del paese, disponeva soltanto di 12 divisioni istruite ed equipaggiate in modo da potere andare a combattere aLl' estero e che del resto la Francia sapeva di non poter aspettarsi di più dall'alleata. La scusa era peggiore dell'accusa. Dunque, dopo quattrl> anrri di armamenti, dopo nove mesi di guerra, il Governo inglese non aveva potuto armare che dodici divisioni da mandare in aiuto alla Francia. Sorse una amara discussione sulle promesse fatte dall'Inghilterra. Pétain, nel discorso alla udio, che ho citato, spiegando le ragioni della disfatta francese disse che a fianco dei francesi avevano combattuto soltanto dieci divisioni inglesi. Churchill lo aveva prevenuto d1cendo che la Francia «non poteva, nè dov_ev~ aspett_arsi da noi » piÌl di dl>dici divis•~nL ~ d1sco~so di Pétain, rispose un comun•cato mglese m cui si asseriva che I'Inghilte~r~ av~va promesso alla Francia 400.000 uo. mm, e h aveva mandati· I!' Comm1·ssar·10 f ranles_e per la propaganda controbattè che l'Inghilterra aveva prom<'sso 26 divisioni, e che il A . S~STRA: La Franc;io. era vecchia pnnc•po.le ragione della acon1i , ecco lu folografia eqgutta nel 19;~a y tta: questa l'inaugllrazione d' un u Pl'ea, durante ' monuxnento, DIOIIfu daa•e diri9-ente sfinita una

Nel 1914 gli inglesi vennero (in numero limitato .al principio, poi più numerosi) e combatterono aJ fianco dei francesi. Ma, subito dopo la guerra, cambiarono stile, e, timorosi che la Francia ridiventasse sul Continente quello che era stata al tempo di Luigi XIV o di Napoleone, presero posizione contro di essa. La Francia sopportò, nella speranza che, presto o tardi, l'Inghilterra sarebbe tornata all'alleanza. E l'Inghilterra non si armava. Sicura di potere, in ogni caso, far combattere o la Francia per suo conto contro la Germania o la Germania per suo conto contro la Francia, non si armava. Come Fafner, il mostro wagneriano custode dell'oro del Reno, «dormi. va e possedeva>>-


parte dell'esercito f rancesc del sud. St forze attaccanti da nord e da sud foaao scite a congiungersi, non solo si sarebbe vata una gnn parte ddl.c divisioni del ma le tiUppc tedesche spintesi verso il si sarebbero trovate col nemico aUe Scnoncbè, il 24 Gort telegrafava 1110 vemo che correva pericolo di farsi tagliare comunicazioni c che era troppo a corto munizioni per intraprendere un'offeasiva fondo. Reynaud insistette presso il Gomao inglese protestando contro la ritirata di God', anche per l'effetto morale che avrebbe aweo sul paese. Il più strano è che, a quanto pue. Weygand non era stato informato ddla rili· rata. Ma, nonostante le proteste disperate del Govcmo francese, gli inglesi continpa.tODO a ritirarsi verso la costa. fJ.lora i belgi, anzi~ sacrificarsi per coprire la ritirata britannici, capitolarono. A Dunkerque, la retroguardia da sacrificare fu costituita da truppe francesi, e le divisioni britanniche si imbarcarono. Aslche l'aviazione inglese abbandonò la Fraoàa. A Weygand non rimase che affrootare la marea delle forze germaniche con una sesstll· tina di divisioni. E questo fu tutto l'aiuto cbr la Francia ottenne dall'Inghilterra. Per colmo, qualche settimana dopo la flotta inglese prae a cannonate le sue navi. LE ARMI Circa quindici anni fa, il Maresciallo Foch, con strana intuizione, previde la situazione

to a l{crpoWODe G LGI1ey

'P-t~~9iata commt.,onrli•a delle d"U. franc:elli CII - - . no francese le aveva insistentemente richieste, f~cendo pr~nte c.he 1n Gov~~ '. . h' t' fin gli uomini di 48 anni, mentre 10 lngh1lterra FranCia erano stati rlch .lama l Ile armi le classi di 28 anni, e che le sue insi· si dovevano anco!a c lamare a stenz~ erano rimaste in:et~~~e.Goveroi mentiva. O J'lnghilterra si era .i~Evtdenternente, uno .. d' . . . si era irnpeanata a mandarne vent1SC1. da e dodiCI tVJSIOill o o. St . M . . pegnata a man r . . eh 'contano gli impegni degli ah aggtOn ~A che contano ' trattati, e . ) . . d ' vita e d1 roorte. · l'I 1vuo d' fronte a necesstta ' . . dipendentemente dagli impegni, nl l dipendentemente dai trattata, In !tanto per lealtà verso l'alleata, ~ .n avrebbe dovuto fare, non .so e non lo fece. Non lo fece pecche gh•lterra. teresse beo altro sforzo. E mv~~ veva fede nella Francia. La oel suo~~ che. essa oella linea Magmd , a intanto con comodo e con 'stito ner un anno o ue: e ' aveva fc:ue an · vrebbe resi r· t le artn1Bianco tedesco dimostrano ehe Franeta a . . avrebbe imbraccia o . flefllllla, Albl~ne bblicati nell'ult~mo ~~broservirono a ben poco. L'attacco I dOCIJll1entl ~ . divisioni bnt:llnntehe l fino al mare, lino ad aoche qu~7.Òd~·;~onte alleato a Sédan le r=~lghe si trovarono div.isc _.Jesco sr--:-- l unto, le forze ~go- ese (all'incirca una sessant~ teu 'Ile A questo P detreserçato frane d' . . . (di cui nove inglesi, AbbCV' .IJ)OncoOl: · · ·1 groSSO . 1 d una quarao tina. di . tvtSIOOI 't belga) furono rto.C· Ìt1 du~ ·ooi) ritlla5C a ds~ .' .:ni francesi e tutto l ~~e avevano formato, cJj divts~ l le migliori !VISI .doio che le trUP~ era cosi stretto, che ~­ atcune e ord. Jl corn . d; armate oeau e,_ d utU controffen.stva citte vetSO. Fra i due gruPP'()(Oeoto all'altro tagl~atotagÙ.to, ma ooo ci. fu itJ.SiouandOS1 ~ eh un m d NOo solo non u1 <JocuiDCOti del Libro ...ntcsst cd e da su • ·va percbè? ..

~va rueati da n?

d' cootraffenst . . il sedegli }. il teJll:aÒvo. l to il mistctO· dal eoo.siglio ~= chiose ~eno 6 bJDOO sptega d fe<C approvaresuU'Yset e apertura di otto 0 JJiaoCO •. C()(ridoio di Ba· Jl zz . o: rib(1.1:a sul fianO> .~.....rito del nocd. n 'doio tedesCO da

~o ~eJ~dJ'eserOto ~fet

ted:!J::

..,idJte ~fioJJ)C. atfaCC~ gtcsi deU {;;co sud 3eJ coro r-quel . frtD~j .e ~o del ...-. ,._.,...,.... ... --........ ......._ _ ____.;!.di~ifioO' ~; .. ~


di posizione. Dato jl volwne di fuoco delle armi automatiche, la difensiva si era dimostrata più potente dell'offensiva. l francesi si prepararono per la difesa. Costruirono, così, la linea Maginot e si ritennero sicuri. Ed effettiv~ente, in una guerra come quella del 1914, la linea Maginot sarebbe stata inespugnabile. La guerra del 1914 aveva rivelato due armi nuove: il tank

e l'aeroplano. Lo Stato Maggiore tedesco ne studiò a fondo le possibilità tattiche. Dall'esperknza della guerra di . Spagna. essa trasse tre insegnamenti. Il primo: che carri armati e aeroplani, per essere efficaci, dovevano essere impiegati in massa. n secondo ; che bisognava rinforzare la corazza dei carri. Il teno : che bisognava rendere preòso il lancio di bombe da parte dell'aviazione da bombardamento. E indirizzò la sua preparazione al raggiungimento di questi tre scopi, ottenendo, nel breve tempo che intercorSe tra. una guerra e 1'altra, risultati micabili. Il cannone anticarro francese più potente poteva perforare una corana deUo

•• GueW.. c-4.... gioi cS.lla ·~ . _ ......

che sì è rivehta in questa guerra. Disse, cioè, che mentre la Germania, la qua.le, per le condizioni di pace, non avrebbe dovuto avere un esercito, avrebbe creato un'organizzazione rispondente ai bisogni deUa guerra futura, la

Francia si sarebbe preparata secondo i vecchi sistemi, che nel frattempo sarebbero diven-

tati inutili. .n grande innovatore fu von Secckt. Dovendo organizzare il piccolo esercito di centomila uomini, che il tcattato di pace permetteva alla Germania di mantenere, egli e«cò • di fame uno strumento di guerra di nuovo tipo, un esercito armato e prepanto a.lla perfezione, atto a sferrare colpi rapidi e decisivi. la Gennania aveva perduto la partita dal giorno, in cui la guerca si era immobilizzata nella guerra di posizione. BiJOBilava, dunque, superare la guerra di posizione e tornare alla grande tradizione tedesca ddla strategia mobile. Ma. nello stesso tem. po, bisognava organizzare la Reichswebr in modo che potesse fornire i quadri, .il giorno in cui si fosse mobilitata la massa della popolazionc. Un solo dato basterà a chiarire .I1IOIIk cose: il 93 per cento dei soldati della Reicbswehr avevano fatto gli studi secondari. Ciò significberebbe che erano in realtà ufficiaJ.i. l francesi, invece, trassero dalla guerra IDC!Omale cooclusìoni del tutto opposte : che la ~ futura sa.rebbe stata simile a quellà del 1914. Si prcparacono, perciò, ad una guerra .ltJIDDA, .. r.a.tte .... -.... del ................Ilo

r-.

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SOPRA: 12 qiuqoo 1940. Vetao Cb6lono

Sulle orme di ("enliDa.La dJ oltri pe.ui,. a

C"'Hlnone cmbcano q•rman..ico VIene ~rtato •ulla ho•a di combutt:i.meDo STRA: Il qou•rale Voygao.d iapez:iona un corro- ortnalo iagln•.

A Sllfl•

>pcssore da 40 m m . .1 500 m<:tri di distanza; i tedeschi diedero alla lOrazz.t dca loro carra pesanti uno sp<:s5ore di C\0 mm. Studiarono 1 fondo e perfezionarono d bombardamento in picthiata. Così, durante l'offensi'·•l di maggio e giugno. l'a\ aazione germanica rovesciò -;a. langhe da bombe )ulle fortifilazooni f ranleSL Secondo le corrispon· dcnze di un ~iornalista ttallano 1.: fortah(azooni resistettero a. quelli tempesta. Ma non re,istcttcro gli uomma, che vi erano dentro. Cad· dc·ro. wsì, molti forto bcl~i c molti fortt francesi, anche della linea l'vbgmot. In Jefinati,·a si può d tre che fu la superiorità dell'aviaz.aone redcsta a eliminare la ~ucrra di posozione. E, una volta cominciata la guerra Ja movamcnto, la partita fu Jcosa. Un.l tattica nuo\a, fondaLI su lla coordanazione delle due armi l! sullo ,fruttamcnto massimo Jcll.t loro potenza offcnsava, mise termine rapidamente alla campagna. Appena aperto nella linea di difoa il paù piccolo , ·ar(O, i c,un armato ,., sa tntroducevano, e sorpassando le prome lince, le attacca,ano alle spalle, sgominavano i rinforz1, getta· vano il disordine e d panoco nelle retrovie. Alla fine, vasti tratti del fronte nemico cedevano. Le cifre delle perdite inòicano .:he non vi fu difesa a oltranza; ma ciò è comprensibile. Per combattere contro r attacco di carri armati occorre la difesa Ò1 carri armati. l.o diceva fin dal 1920 H.igl nel sao trattato delle truppe corazzate. Senza carri qualunque eroismo cootnt i carci nemici è inutile.

IL

REGIME

POLITICO

Altra causa fondamentale della disfatta frane~ fu senza il regime politico. Per secoli, la politica dei re di Francia Germania consistette nel suscitare discordie nel suo seno oarla. Nessun mezzo essi trascurarono per impedire la sua unifiéalliOI Nel fnttempo, la. Francia si anda,·a componendo .in posseote Bainville fece la storia di questa pohtica abile e previdente. turaimente, ne trasse 1' insegnamento lhe la Francia JtlitÌIIII!Iq


na avrebbe dovuto continuarla. In fondo, era una tesi piuttosto puerile. Quello che poteva fare la Francia di Rìchelieu c di Luigi XIV, non avrebbe po· tuto fare la Francia dopo il 1870 o dopo Versailles. Direbbe Guicciardini : non si può far correre un asino quanto corre un cavallo. L' incredibile consiste in que· sto : che la francia non solo non applicò alla Germania la ricetta di Vestfalia, ma, per una str~a aberrazione, la applicò a sè stessa. Prima cura di Rièhelieu fu di annientare ciò che allora costituiva per la Francia un grande pericolo di !fivisione : il protestantesimo. Solo quando il nemico interno fn annientato, si rivolse contro Ja, Germania, alleandosi con colui che si considerava come il cam. pione del protestantesimo. Gustavo Adolfo. La Franci:t m<Jderna fece H contrario : prima lasciò ingiÌgaotire nel suo seno il comunismo, poi si alleò col comunismo all'esterno. Bain'ville scrive, a proposito della pace di Vestfalia., che le sue clausole principali, di_rette a im· pedire alla Germania di risorgere, furono: il fraziona· mento della Germania; le elezioni ; il regime parlamentare; l'impeg no da parte dei vincitori di mantenere e di far rispettare il sistema. 11 Trattato di Versailles inflisse alla Germania ]e stesse piaghe, tranne la prima, la più funesta di tutte: il frazionamento. E, anzi, per questa parte, fece alla Germania il più grande beneficio, perch~ con la sop· pressione delle dinastie e col dolore cocente, che le inflisse, la spinse violentemente verso l'unificazione com· pleta e defin itiva. Quando la Germania riusd a libe· rarsi dalle piaghe, rimase il beneficio. Essa si trovò unita come non era stata mai nella storia. Cbe cosa fece, invece, la Francia? Essa si lasciò in\'a· dere da tutti i mali, che, in altri tempi, ave\'a inflitti al nemico. Perdette di vista i suoi grandi fini storici attra· La Francia era QJ'Plat·G! perà d.iatro lo corcrn• dei c:~ ~erti. aotto Je groue cupa-l• d'acciaio. no:a c:'erct la voloo1A d• vm.cere. • lc:J! FranciCI ha perduto,

verso le lotte elettorali e parlamentari, ~i divise in io~·. niti partiti e gruppi parlamentari, lasciò che. i partlll estremi persuadessero il popolo che la guerra SI ~ar~be fatta per i.l maggio.r profitto de~le « ~uecen~o f~gher>~, tollerò glt sc10pen nelle oflicme da ~rm•. e. da . mu.JI· zioni insomma lasciò degenerare la hberta an licenza. Il 'trattato di Vestfalia aveva diviso la Germania, con s~udio previdente, curando l'equilibri·o· fr~ l~ varie di. nastie a seconda delle rispettive pos•z•om, nrcondando gli cl~ttorati di maggiore forza con città libere, metten· do elettorati di forza media ai confini dell'Austria a sbarrarle la strada, e lasciando, invece, la strada com· pletamente libera dalla parte della Francia. Inoltre, la Erancia continuò ad alimentare lo spirito di discordia fra tutti quei principati, margraviati, vescovadi, ecc. La Francia non fu divisa dal nemico, ma da se stessa. I nuovi titolari del potere non si chiamarono più elet. tori o margravi, ma capi di gruppi parlamentari, di sindacati, di leghe. Nel XVII secolo la Francia, per mezzo di intrighi rese impossibile in Germania uo governo forte e fec~ della Dieta un «conservatorio dell'anarchia germanica ». Es~amente lo stesso fece il parlamentarismo del. l~ Franc1a. Come ne~ XVII secolo la Francia sfruttò il s1stema elettorale e tl parlamentarismo della Germ · . . fin' l . aOJa l .suoft òl, l?'ls d bolscevismo, in questi ultimi eceno1 s rutt e ettoralismo della Francia F ·Co'! F . contto 1a _ranCJa. Sl a rancta si trascinò da una el-. al 1 altra da un ·. . . ....aooe . , a ccast II}JOJstenale all'altra da dlato aU'altto, e si avviò cieca e inm' 'd uno scan. l'abisso. 'Disse Rìvarol d~lla mo - ,.revt ente; verso v.ers l'4btme, J, diadème Stlr ler nar~a: Oh tl/fll'(he cato che il diadema ;eux. ora non è man.

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.

A'll4Hl i!JTO GtJEBBlE.RO

Dopo la ballagllcl deUe f1aactr.· , , dotti ...u. ,.tro..S. del ,.,_.· P<li!o....,ri b - i • ill91esi YO!Io i M9lù del coll~ pona.o ll

••id.. C::i • •JI(rinaa~e. ---------------- ----------------


LA FRANCIA MILITARE

tace, e un fatto politico e morale, crollo del sistema democratico quaJe ba visto la sua applicazione in Fcanàa nell'ultimo trentalnio. Non sembra logico attribuire ai due fatti distinti le stesse cause, nè confonderli fra loro. Questo ancora a maggior ragione vertendo il discorso su di un paese come la Francia dove regime politico e organizzazione militare erano cosl distinti uno dall'altra, che si poteva parlare dell'esercito francese come di qualcosa di ben distinto dalle restanti istituzioni del paese, come di un organismo vivente nna propria vita, autonoma ed avulsa dai problemi che sem. bravano maggiormente interessare quei francesi che non fossero passati per la cittadella di Saint Cyr, fiorente di una · sua p ropria tradizione e concentrato in on mondo particolarissimo e geloso. Del resto, sappiamo bene come quc:sta nostra concezione, o questo nostro metodo, offra il fianco a numerose e serie critiche, se non altro per la stretta vicinanza dci due fatti che noi, per amore di polemica, abbiamo cosl nettamente distinti. l.a guerra come fatto esclusivamente tecnico, l'esercito considerato, co' me appare più sopra quando si parla della scuola di Saint Cyr, non nel comple5SO dei cittadini che Io vengono a gonfiare nei · periodi di guerra, ma solo come un problema di quadri, sono visioni che richiederebbero più attento· e lugo studio di quello da noi concessogli. Ci limitiamo a segnalarle tutte, e principalmente quella che nega un rapporto di causa ed effetto fra la sconfitta militare dell'esercito francese e il croJio della Francia, come valore storico mo:tdiale, a chi voglia approfondire l'argomento.

AD UN CERTO momento dell'attuale conflitto la Francia tocca una grossa sconftta 'li l . ~· tace o una serie di g ravi rovesci

tattiCI_ e ~tegià. Due giorni dopo, la F_ranaa scompa~e, come popolo degno di VJta e c~ naz.Jone capace di storia, dalla scena dJ q'-!e5ta guerra e, quindi, da quella della nuova storia di Europa. Na. turalmente, ci si affretta a mettere in rapporto i due fatti secondo la legge di causa. ed elfetto, e cioè, ad assegnare la ~~fitta militare carne causa del fatto p•u grave, il crollo della Francia. 1 due fatti distinti sono coosiderati come uno ~lo, tanto appare stretto il loro nesso· d~. essi si indagano le cause più vicine ; pm_ remote senza accorgersi della con. fUSione che si crea col voler guardare con lo stesso occhio e col voler unificare sotto lo stesso metodo di studio fatti appartencuti a due ordini dì cose ben stinti, _quali una sconfita sul campo battaglia e la fine di un popolo e di certa forma di civiltà, la morte di un certo regime politico. La c~nfusione appare tanto più chiara se SJ ascolta il di'scorso comune sul. la ricerca delle cause che banno portato agli attuali avvenimenti, visti sempre, come si ha la tendenza,. come un fatto unico. Si giunge all'assurdo di considerare come decisivo per la crisi morale alla quale la Francia è soggiaciuta il fatto o l'incidente che nel suo esercito -combattessero dei soldati di colore e, d'altra parte, a far apparire come essen. ziale per il crollo del regime politico dal quale la Francia era retta, l'insuccesso tattico e strategico delle armate f ran· cesi. In altre parole, non si comprende che la guerra è un fatto esclusivamente tecnico affidato al perfetto funzionamen: ~~ di ~erte macchine e di certi congegm di organizzazione, col quale . nulla han·_ vedere le convinzJOnt moralt no a ehe . d . . e liticbe dei corobattenh non te l1 col po della loro pelle. Altnmentl, peror.e _LLAro stati sconfitti sul campo ch.e sart.'IJIJ'I' r a uasi nello stesso modo e d1 battag l • q .d.tà due popoli di cosi 1 con la stessa raps . '. etiche e politiche differenti conv•nz•om ~ ed il polacco. quali il francese . . lacco anzi, set· Proprio reseo;r~~r!t:to d~lla questiO· ve a dimostrare a - assurdo pensare . • quanto ssa nch ne, e csoe . nlitta dell'esercito, a . e che (>asti la sco -{ lllto da tutta la na: l'esercito ~osse . om la f ine storica di se . e ner a.Jeterromare cercare un csem· ziOO • rVogliatnO . ~ Ce ne è

• ••

Comunque, noi, prenderemo in visione soltanto le più str$e e, si scusi l'insistenza del vocabolo, tecniche cause che condussero l'esercito della Repubblica Francese alla sconfitta militare. Esse, a loro volta, si possono dividere in due gruppi. U no è q1,1ello che comprende le cause più immediate della sconfitta, gli errori fatti da comandanti delle varie unità sullo stesso campo di battaglia, gli errati ordini o le errate esecuzioni di ordini giustamente emanati, l'errato uso di certe armi, il mancato sfruttamento di certe occasioni, la mancàta tempesti,·ità di possibili reazioni. L'altro guarda alle cause più lontane delfa sconfitta, quelle che ebbero la loro nascita già nel tempo di pace. Il loro studio comprende quello di tutta la organizzazione militare francese, dal concetto della guerra che si era vènuto formando neiJa mente dello stato maggiore ~ella ~epubblica all'armamento individuale dell'ultimo soldato di sanità dell:C5tf. cito creato per combattere i tedeschi. Ci occuperemo, precisamente, di queultimo gruppo di mo~vi della dimilitare francese. tutto, della incomprensione dello · della Repubblica verso i ca. la nuova guerra avrebbe assunto. Pi essi non erano mancati i segni. Lo stato maggiore francese, se pure non direttamente iJDpegoato con il suo esercito (}elle ultime guerre combattute nel mondo, aveva. pure avuto •

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agio, come tutti gli stati maggiori delle nuiooi in quei conflitti più direttamente impegnati, di osservar~ e di rmdersi conto di tutti i progressi e i btsOgni deUa moderna tecnica guerriera. C era 5Uta la ~rea cino.giapponese, quella ital~pica, quella di Spagna e, ultima ma più importante ai Uni dello stu. dio dei nuovi metodi, la campagna dell'esercito di Hitler in Polonia. Quali sono stati gli insegnamenti tratti dai francesi da questo seguito quasi continuo di conflitti militari? Pochi e sbagliati. L'amiamento antica.rro francese, ad esempio, con i suoi famosi cannoni Bofors che potevano perforare, a cinque. cento metri di distanu, una corazza di quaranta millimet.ri, ha avuto lo stesso valore delle scimitarre etiopiche, che e.rano bensì affilatissime ma che non potevano certamente condurre la guerra cont.ro le areni automatiche dei nostri soldati, il giorno che si è trovato davanti a curi d'assalto protetti da sessanta millimetri di acciaio. Ma non t questo certamente lo errore più grave commesso, .6n dal tempo di pace, dai generali dello stato maggiore francese. Ad esso, come a molti altri, in qual che modo, si s.ard>lx potuto rimediare nel corso ~ della guerra. l ripieghi, a chi · disponga di una gran quantità di ~teriale, non mancano mai. Lo dimost.ra l'uso del cannone da n come arma anti-Cllrro. .Allo stesso modo si sarebbe potuto portar rimedio alla inferiorità numerica .e qualitativa dell'aviazione, alla minore precisione dei suoi bomba.rdieri e alla minore velocità dei suoi cacciatori. Qualche cosa, anzi, in questo senso. si stava compiendo. Il peggio era l'errore, fondamentale, della istruzione individuale del soldato. l francesi partirono dal presupposto che la guerra odierna sarebbe stata mol. to simile a quella, vittoriosa per loro (non bisogna dimenticarsi di questo particolare se ci si vogliono spiegare tutte le ragioni di questa convinzione), del 1914· . 1918. I soldati · francesi furono istruiti per la guerra di trincea e di posizione, meglio aacora, per la guerra di fortezza. Si sono tro. vati davanti alla guerra di rapido corso; hanno ceduto molto pre. sto. Eppure non erano cattivi soldati. Molte doti militari che sono comunemente considerate come quelle che (anno il bravo soldato, a loro non mancavano. Nelle corrispondenze della linea Maginot, al tempo della preparazione tedesca, du· rante i mesi dell'inverno, era messa in ri.salto ~ pazienza, Ja freddezza, la tenacia, .lJl tranquillità, il sentimento di superiorità sul nemico, la serenità delle truppe francesi. Tutte doti proprie di chi si difende dietro munite trincee. L" aggressività e lo spirito di inizia-

USI E COSTU~EMOCRATICI SOCI A L IST~!IORM ISTA IN DIVIS~ A - PA SSfG G IO

tiva erano stati aboliti dai regolamenti dell'esercito francese:. . Ora, non c'è, nell'ambiente_.di ~ ~ato, cosa che si possa mua.re pau dif.6~~e che un regolamento, sia tat~co che dtsCipl•nare. Niente come un carobaamento nel metodo di istruzione degli uomini di trupf3 e degli stessi ufficiali, di peggiori risu_lata_, aJ. meno nei primi tempi della sua a~plicazaone. Ci vogliono anni di esperienze e da pro~e pc:~ mutare con successo un regolamento tattico : e evtdente che i francesi noo ne potessero neppu· re pensue la possibilità od brev~ tempo t.rascorso fra 1a resa dea conti della campagna polacca, n~lJ'ipotesi che da essa qualche m· segnamento abbiano pur tratto, e l'inizio delle operazioni sui loro confini. Lo stato maggiore francese, anche se come è probabile, avesse cornpr~ tutta la portata della nuova tattica tedesca. ad essa no~ avrebbe potuto opporre ni~t.e ~~ più che gli u~, i~trua~ 10 quella data _marue.~a, da_ cua disponeva. P01chè l ast.ruzaone tat· tica data al militue, quella che comunemente si chiama l'« addestramento al combattimento », non si limita soltanto ad insegm.re il mestiere del combattente a chi è chiamato a dover combattere. In effetti, l'addestramento a1 combattimento è quello che foggia il carattere stesso del combattente. Esso può modificare tutta la sua concezione ddla guerra o dargliene una quale d~ideca colui che dei . regolamenb, che sul C11IDpo di manovra e su quello di battaglia si metteranno in pratica, è il responsabiJe. Esso insegna, più cbe a CO~· rere all'assalto sfruttando il tec· reno circostante o che a sapersì trovare un angolo defilato alla vista e al tiro, a capire la guerra e quello che la guerra richiede. Se il concetto di guerra verso il quale il regolamento di addestramento al combattimento tende a portare i suoi soggetti è errato, non c'è niente da fa.re. Le facoltà spirituali del soldato e · dell'ufli. ciale si sviluppano in un dato senso. Egli si abitua a fare appello, sul punto di cambattece, a certe sue qualità anzichè a certe altre. Il trovarsi dinnanzi ad un nemico che agisca in tutta altra maniera dalla sua, lo disorienterà tanto da impedirgli di reagire e anche di compce~dece bene per. ~· ~on tutte le doti e le armi di ~- dis~ne, la guerra sia per lu; arnmedtabilmente perduta. Questa è stata la situazione nella quale si è venuto a tro. vare l'esercito francese ·1 · _ no m Wl dovette combattere . a. ga?• · Ml già prima l e azioni ted~c~_po apect~. esploratrici verso la « terra d. e ' pattughe fra le maglie delle f rtili a n~~o » ~ più non avnzn CUAonr n~ache o trovato riscontro · · • logo tentativo francese. an nessun ana-

°

• ·'C'. 517


I '1, l~ ~11• I nEI~I~ A ))ISI~\'I,'fll IL 10 MAGGIO Jl)J(l 51 sicrr.ll·a, dopo mc~1 e mesi di gucrr.t non wmbnttut.1, d granJc at. tarlO tedesco ,ontro le potwzc alleate. La guura era trasform.tt.t. d.1 ~.onflitto ossid10n,1 h:, ,t serie conJ.:cgn.ll.l d1 gr.tndt battaglie dt monmento. l tcJcsd11 •mponcndo d loro me· todo di guerr,t nport.tno tl primo succes.so t~•

htare. Dei tre obbJcttii'J JllJZJ.tl , che glt scrtt · ton di cose milit.m h;lllno asse.~n.tto <Otnt

5":iPRA: Normaod1a, 1937. Il qeneralo cecoslovacco Sirovy, il maresciallo britannico Sir Cirillo Dcvcrell. il generale !ronceao Herino e uno sceho gruppo di ufficiali concettaoo piani d'oha •tTategla A DESTRA: Dopo quattro anni le truppe tedesche attrav&r&O"no une città dolla Normcmclig ohbandonato: dai lranc&si,

: 111allt:ì dc·llo ,t.lto m.l,l.(.I(IOrc tedesco. il primo, c cioè il richiamo dell'avversario ad una b.ut.tgli.t. non J ,t\ .m ti .11 k :.uc· linee fortificate. m.t nel luogo stesso dove all'attaclantc meglio lOil\cniv.t, è raggiunto. Vedi.11110 or.t !J )l!(ltSSIOne uonologica Jei gr,lllJi :t\'VCntmenti militari che, in trcnt.hcttc· ,!!!Orni oatti, hJnno po:t.lto ,tll:t nchiesta di .trmistizio franLcsc e alla scompa~s.l d.tl <Ju,tdro Jdla ,l(ucrra d1 un.t forz.t ~osì str.Hegle<J.mentc, moralmente e numcnrum:ntc imporLtntc tOme J't·<crtito Jcll.l Repubblica. l o. l ·l m.J_~.;~io. T.c l ruppe t<:de,chc ,·arcano i confini dci Belgio c dell'Olanda. Avanz.tno su tt<· tolonnc: la prtma. ~c::condan.1. occupa la Frisia; la seconda, dimo>tr.ltl\ J. (· dirttt.l contro Amer<foon; la terza. principale. va \'Crso sud :tttraverso d Jerntono ,l<<juitrino'o c: .tllaJ.!ato. Lt se,onJ.I wlonna dimostrati,·.\ attira su di se, Batlaglia dolle Fiandre 1940 - Carri armati gennaniçi.. appog-qioti dalle artiglieria, all'in.soequimento del nomico in tu9a.


alla difesa di Utrecht, tutte le forze olandesi, mcn· tre la terza già punta su Rotterdam attraverso il ponte ùi Moerdijk. Il giorno ~~~ le truppe olandesi si arrend_ono. Nello stesso tempo il generale von Retdlenau, operante nel Belgio, espugna il famoso forte dt Eben Emaci e forza il passaggio del Clnale Al. berto, prima linea di difesa dell"csercito belga. Gli alleati, frattanto, marciano con le loro divisioni verso Maastricht, sicuri che in quella direzione sarebbe continuato lo sforZo tedesco. Giungono in linea sulla Mosa il gi.orno 1.:1. Truppe iaqlet.i .aulla spia.gqia di Dun.kerque teota.no d.i ra:ggiunqere le navi da trasporto sotto il bombarda~ mento d~li ·· Stukas ·• geraumici.

Battaglia doUo Ficmdro 1940 • llopcqli go~CII1i~i. u~lo· traaportati incalaCIDO lo Lntppe h«".A<o·Jn;l•s, 1n fuga Yel'8o Du.où:erque.

Ma fra il 14 e il 15 maggio le armate moto. rizzate e corazzate tedesche attaccano c sfondano tutto il prolungamento nord della Maginot, fra Givet e Sedan, travolgendo la 9" armata del ge· nerale Corrap e la 7" del generale Giraud. E' una perfetta manovra strategie~ basat~ s~Ia_ sorpr~ del punto di attacco. In cmque gtornt, • tedcsdu sono capaci di aggirare, da sud-est ,·erso nord. ovest, le armate francesi operanti nel Belgio e tutto l'esercito del re Leopoldo. Il O occup:mo Péronne; il 16 Rethel; il 18 St. Quintin. li giorno 20 puntano decisamente su


23 maggi~: i tedeschi raggiungono <..aJaas. 24 ma_ggto.: Weygand non attacca dal suo ~conte difensrvo per ponare aiuto alle armate tsol~te .del ~ppo nord. In questo giorno è dooso ti destino della Francia. 2 5 "!a~~io .: si inizia 1'attacco concentrico delle dtvJStom germaniche contro le trunn.o alleate. rr26 maggio: l'esercito belga minaccia di ri~aner. sepa~at~ daUe altre forze avversarie. Gli mgle:sr corrunoano a ritirarsi verso i porti della Mamca non ancora occupati dalle colonne te· desche. 28 maggio: re Leopoldo chiede l'armistw o. 29 maggio: la 1• annata francese con b. perdita di Lilla è tagliata in due. Con la forza d~a d.isperazione ~ francesi, ormai scompagi. natt, nescono ~ difendere per alcuni giorni Dunkerque, uruco porto della Manica non anco~ occupato dal nemico. Gli inglesi ~i disimpegna~o e si imbarcano per l'isola. . 4 g_tugno: presa di Dunkerque. Le armate d1 Hitler lanno assolto il loro compito. le t~uppe :-neate sono state separate e una fraZione di esse è stata distrutta. Nelk retrovie dell'esercito tedeSco si contano 400.000 francesi prigionieri. Sono annientate tre armate francesi, la 1• (Prioux), la 7' (Giraud) e la 9' (Corrap); costrette alla resa le (liciotto dìvisioni dell'esercito belga e le dieci costituenti

SOPRA: Parigi aq. .to l~. ~d popolcnioJ>o aoor.,.de c!'!" •• MatiD •• cbo ='iotrultoria è atGIG a..,.rta c<>Ain> Gtorv>O Mcmdel. giolr miD.Ioln> doll'intomCJ dol Gabinetto Dalamor A DESrM••:Ciorgio MCZDdol. .

Amiens ed AbbeviUe, completando pratica. mente l'accerchiamento della l ' armata f rancese operante nel Belgio, del corpo di spedizione inglese e della massima parte dell'eser~to belga. La velocità delle loro colonne .m~to~z­ zate non lascia il tempo ai francesi d1 nuntrsl per la costituzione di un nuovo fronte che prote a la linea della S?mme. La ser~ del l~ gg . , destituito il generale Gamehn; ma e maggio r rimedia.re. l francesi del Bel· troppo lat' non nn<:.~no far altro . estanO 1so t e r--- ~ di gJo r . . uUa linea dello Schelda. ln eche sdu~ra~l s dal 10 al 20 IPaggio, anci giotnl d1 ~po~dlato obbiettivo della guercbe il secoodo ~~t Le forze alleate sono or, agg1un o, . ra tedesca e r . due fratiooi che SI potranno .....; s-rate ID ..... ~r....... ente. lnoltre un altro conten· ....re separa....... . dalla j()(ta. Il governo

t:di re

d è spanto ., ~-l . ba..~ dente, J'Olan a, . io Inghilterra gJa Gl' gJ~rJandest è f~ggt~rt dell'offensiva gennaDI~ o La rtrna r- _e resa tedesca an no l,;. P J vittoria deUa sorp l'attacco

chiude'~\ ~)

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si quello. :ichè da io tr~ ca.!IlPeote s!errato da. su la. vdocissiala iflOP•oatanl dio dd tempo. con .+. bbeville che -' 2) qu contro " oor~ AnUO la :M~ e . di ritrovare la peri- . '"'+ ai frartcest ·erarnento. 3) que: otl di. tefll~ del J,oro scbi . il nuovo ~ gJ.· D coatioUi_t ai guerra, ~()(l razzati e delle dLJtJl te<Wal - tnt:Z%1 co

aZioD'

· delJa - . ao do Jo jt1lplet>m~DteSL1' eiedb~•• mte c

Il giorno 20 maggio, dunque, fa situazione è la presente. l tedeschi, giunti sulle coste della Manica, hanno tagliato in due lo schieramento alleato. Le ar. mate alleate del gruppo nord sono schierate sulla linea Gand-Toumai-ValenciennesCabrai · a sinistra i belgi, al centro gli inglesi, a destra la l " armata francese con i resti della 7- e della 9". lo tutto, circa sedici di- . . visioni. Le armate francesi del sud stanno ancora schie· rati dietro al prolungamen~o della Ma~inot. I tedeschi incuneati fra l due gruppt, devono eli~arH separatamente; ini~iando la battaglia <li a.onienbUl'leLlto. contro t! ~ppo del nord per poi rivolgerst co.n ~dil lo~~ contro il cuore della Francia. .l ono l ~-&... completamente il gruppo nord a.cceiUdare l'al 'd muovendosi lungo . la costa cfQCl . a oca enàl d l loro schieramento of enstvo. . t e e i . il generale Weygand, che ha ZO m4gg (}. • !in 1·snninna le truppe del -·•;tuito Game ·- · con il · re Leos""" d ed ha' un r-· colloquto gruppo nor . 1 0 poldò del ~ E'. ~edeschi prendono Boulogne. 21 ft'lllggto ! l

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r esercito olandese; obbligato alla ritirata il corpo britannico. . Intanto, mentre i campi delle Fiandre c ddl' Artois, vedevano tali grandi battaglie, da .parte francese si preparavano fcbbrimente l'as· sestament6 ~ la resistenza nel v~o tratto di terreno. corrente fra 4 MaA.ica e il j?unto più settentnonale della linea .Maginot..t 'La. linea francese era quella poggiantesi alle rive della Somme, del canale Oise, dell'.Aisne e della Mosa, _lunga çir& trecènto chilometri. Wcygand disponeva, per çoptirla, di una sessantina di divisioiii. Egli crea cosl una linea «>otifiua di armati, protetta. da un nuovo schiecam~to

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III) TEMPO, dal l 5 gi11Kno aJJ'armiJinio (2' git~g,o). la questa ultima fase della campagna di Francia, i tedeschi inseguono le truppe francesi in ritirata. J1 giorno 16 le truppe celeri tedesche sono nella Borgo~ ; i! 17 a Digione; il 18 sul confme svizzero. Il 20 a Brest e al 21 a Lione. Nello stesso tempo si satena anche l'attacco contro la i~· prendibile linea Maginot. Il giugno sono prese le fortiiiaz.iooi francesi davanti a Sucbru.k; il 16 quelle davanti :1 Col.tnar. Due gruppi germanici sono riusciti cosi ad in61trars~ tca le posizioni francesi. Nei. giorni 17 e ~8 ~gno, essa espu~ il anale Rodano-Reno, Metz ~ Thaonv~lle. . Il giorno 19 a.dono Strasburgo e Lunev1Ue. Il gt_oroo 20 s• arrendono quasi mezzo milione di armati francesa, apparte· nenti alla ,;, ' e 8 armata. Fra il 22 e il 24 le ultime resistenze, sporadiche e disorganizzate, vengono eliminate. . . . Il giorno 25 di giugno è quello deU'~a~tto: . Jn tal modo, in treotasette giornate decasave, al pr_arno n~­ mico della Germania era eliminato. I tre elementi che al nuovo esercito tedesco aveva impiegati avevano ci~o sorti~o il pr.oprio effetto. La sorpresa tattica sul luogo d attacco st era imposta a sud della Mosa, non disgiunta, per altro, dalla sorpresa sul tempo dell'attacco. . . Tutta la cronologia dell'attacco tedesco che abbtamo traCCia· to, infatti, non ha nessun senso se non è messa in rapporto con il lungo periodo di attesa snervante che i francesi dovettero subire ad opera dei loro nemici. Fu dovuto molto alla calcolata volontà tedesca di giocare sulla sorpresa dell'attacco sferrato improvvisamente, quando già nell'esercito nemico la i~i­ ziale convinzione che si sarebbe trattato di una guerra statlca aveva preso vigore dalla prova di alcuni mesi di inazioae, per il resto alla naturale incapacid francese di iniziare qualche decisiva azione. Il giorno che l'attacco ebbe inizio la reazione potè avere tutta la necessaria forza.

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~ c:Gaq11iatato, ~~~~· l' "iDrito alla: -'mo" rt.olto dai GoYel'ltO lra:Dce. . alla popolculoD.. drile,

ÌA profonditi delle risen'e e da WJa nuovl postazione, per fotti Tagpppamenti, delle armi anticarro. 1! giugno~ il giorno successivo alla presa di Dunkerque e al defiDJbVo anmentameoto del nemico del nord, si inizia l'attacco tedesco cootro la Francia. Il suo svolgimento si può dividere in tre tempi. l) TEMPO, d4J :i al 9 giugno. Questa prima parte dell'attacco te~ obbedisce al concetto di far impegnare nella lotta tutte le nserve francesi attaccando contemporaneamente sul più gran numero di punti. 5 g~ugno: attacco delle fanterie tedesche e loro notevoli progressi. 6 g111gno: attacco delle divisioni coraz.zate. 7 gi11tno : attacco tedesco al centro dello schieramento francese coo truppe fresche. Forzamento dell' Aisne. 8 gi11gno : attacco sulla bassa Senna a destra e sulla valle dell'Orcq a sinistra. Parigi è da considerarsi perduta. Tutte le riserve ddJ'esercito francese si so.no come fuse: e liquefatte nel gran crogiuolo dell'atw:co tedesco. D) dai 9 J l 5 givgno. Si combatte la battaglia per Pangt. ' 9 gtt~gno: attacco nella regione di Ret.iiel. 10 [i11gno : presa di Soisson. 11 gi11gno: inizio delle operazioni italiane sul fronte delle Alpi. l ted~i arrivano alla pianura della Marna, prendono Reims. 12 g111gno: le truppe tedesche, onnai nettamente divise su tre principali direttnéi di alt2cco, valicano a destra la Senna avan. uno ~ centr? su Parigi, conquistano sulla sinistra Mo~tmira1. ~3 K'!'.gn6_: _l ala destra tedesca è a Le Havre, il centro alla perilena di Pat~SJ, la sinistra a Verdun. 14 p11gno: i tedeschi entrano a Parigi. Tutte le armate francesi

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lODO ID rotta.

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l) Londra, novembre 1938. o.,M. tW . . Inghilterra, il prHident. Lebnm. uJ paa.. del Co..ent Garcl.en a.oolta ODGlpmdo le "Good gave the King" - 2) Uuo dei lesti che nel novembre 1139 ~~ e Pariqi a ce~brasiODe dell' "Elltell.. - 3) E in nome dell' "EBteate _.....,...... giugno 1940. lranc:e•i e io.gte.l dtl~••it gionieri uei preMi di BeiUeux e ai c<UDPi di c:onoentramwto - 4) I santi padri dell' " Enten.. c:ordMII. nald, capo del governo laburillta Herriot, astro delle An.iatre franceei ed ingl-i Bi ritrO't'ano pri9iooieri a la soontitta - 6) Prigionieri _ . . nelle Fiandre - 7) La precipitOIICI hl9et kerque. Soldati ingleei, avcmacmdo la raggiungono le n<n'i traspodo

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gio, Jugoslavia, che erano ~ J<omania, Turchia, Grecia, foltetll\ellite ·tiiijM t!Zzanti. Ne risultava un totale di decine di milioni di combattenti, oltre ti Lioni di mercenari di colore tratti dai due impeci coloniali : lo schiacciamento delle -tue potenze recalcitranti Italia e Germania appariva quindi rapido e sicuro. Questa <delige politica » portava alla g11tr• ,-,: l1mg~, condotta cioè sulla « base econ.)mi. ca )), quella che _aveva determinato l\ vattGria nel 1918 con l'impo"ecimento e aff:una· mento degli avversari. Str!ltegicamente la guet· ra lunga dava i seguenti vaotaggi: fare ea. trare i /erzi nella guecrn, e portare questa sui mari e nel territorio dei Jerzi stessi ; fare sul proprio territ-orio una guerra comoda, appogg iata a salde posizioni fortificate da lunga mano, d1Ue quali poi, !"avversario fosse stato logorato, una controffesa poco costosa e molto redditizia. La giustezza di questo intendimento stra-

LA DISH\T'fA

ti'A.T'I'ICO·S'I'RATEOICA (,LI ::.TI:::.'-1 ARJUIC..I dcll.t p.M d1 \',,. '•t,t:ll.l "" .prc~ero ~ub1to Lhe una nuov.1. grJndiO>.t confl.t,f:r,\Zione c:ra ine,·it.t hik. PtrtÌÌl l"r.tnu.l cd lnghlitur.1. <er<.trono. ne1 'enti :~nni di int<:n.tllo cor~1 fra la ~uerr:t d1 lUI C: lJUCI!~ J'oggi, J1 Op<:f.lCC l'lLcCr<.:h l,l· 1nento poiltiW c: ~tratcgiw S~<l della Germ.tlll.l the dell' lt.tlla. delle due potenze, uoe, thc cr.1no nmastc vitti me dello sciaeurato tr:.tt ato.

Fu Cjlltllo il periodo della Pi(cola Intesa c: Balcanica. Gh Stati Maggiori f ranco-inglesi segnavano ton d1 hgem:a e comp iacimento le cifre delle forze armate ~ppartcnent1 alle potenze « sone >) o « gJrantite »: Russia, Cecoslo\'acchia, Polon1.1. tollabor.ttrici '''ure ; Ol'lnda, Beldel l'lnt~:sa

tegico appariva suffragata da vari coefficienti militari: la sicurezza possedere il dominio dei mari, data la (orte superiorità delle navali; la notevole superiorità anche delle forze terrestri cOI:ISi~Ienalolltl unite alle proprie quelle dei « !'Oei » e dei «garantiti»; la ritovald~ zione dell'efficienza militare degli avversari (si facevano persino riserve sulla capacità degli alti comandanti dell'esercito tedesco!). Le rosee previsioni politiche cominciarono però a sfumate fio l'estate del 1938. La Cecoslovacchia, sulle cui 30 divisiooi si tanto assegnamento, sparì in un batter d'occhio, senza che si una fucilata. La « garantita » Polonia, che aveva tante velleiti sive, fu piegata dalla Germania nel settembre '39, in soli diciotto ni. In tale occasione la Russia fece un « dietro-front » sul ~ mente inatteso. Tuttavia, per continuare ad attrarre nella ptc,pàllf:j tica il rimanente dei «soci » e «garantiti », bisognava dO:JGI:rfi:'l chiarare la guerra, e Francia e Inghilterra oon esitarono. contavano naturalmentf.: sulla guerra bmga, sui mari, ancbc tnzi, e per terra oel .territorio dei terzi : mancata la Polofiìli:t• alla Norvegia, via di transito del ferro svedese; in un si sarebbe usato il territorio dell'Olanda e del Bel8io.


prota~one per

la Francia; la Gran Bretagna

aa coperta dalla propri.! ìnsularìtà. Sul con1ine franco-tedesco, ove sorge1a la - - Maginot, si doven. pur fare qualche COli per contmuare t darla ad intendere ai c terzi lt e si lascia\'ano giostrare alcune squa. drip di aviazione e una o due compagnie, iD modo da perdere al massimo qualche « azzurro» o qualche « mfant p~rdfl ». Daladier DOtò con soddisfuione nel dicembre 1939 che mentre dopo i primi quattro mesi di guerra oe.l 1914 la Francia :n·eva perduto 400 mila uomini, ora ne aveva perduti poco più di 1200; Chamberlain rincalzò per suo conto che k ~dite militari ingle<ii erano appena b

Vittime della democratia: Prigionieri aenegal , ;

<]Uarta parte delle perdate subite d~i cmh. p<:r effetto dell'oscuramento delle cattà. l comunicati degh Stati Maggiori, con tutta la naturale buona volontà dì far capace agi.J spettaton che sa era in guerra, non pote\ano scrivere altro che: aziollt d t /Mifugile. lirt dt .zrtiglieria, llfllla d t nuot·o da Jtgndarc. Tutto dunque andava per il meglio; così almeno nsultava dalle notizie e dagli apprezzamenti ufficiali. Come sempre avviene nelle cose mi. litan, il ragionamento correva, gl'antendamenti appari1·ano logici, e gh obiettin per· seguiti raggiungibili, solo perchè non sa te. neva alcun conto dell'azione dell'aHersario

lirrorc pur troppo assai più diffuso di quanto possa credersi. l tedcscba, ìm·ece come del resto era da attendersi, reagirono con la maggiore audacia: io mare giunsero al punto di opporre un « controblocco » al « blocco » fatto dagli a1·· versa n ; per terra li superarono costantemente in velocità e decisione. Li precedettero prima nella Norvegia (9 aprile), e dopo un seguito vario di operazioni vi si consolidarono, costrin. gendo i franco-inglesa, tanto più forti iniziai. mente, a sgombrare. Prevennero gli alleati anche in Olanda e nel Beb:io. do,•e non nlsero Moo.ai!JUOr Le HuDSec benedice le truppe aenegaleai poc:o prima del combattimento


Il 10 giugno l'Italia (che fin allora s'era mantenuta in stato di non btlligtrall%4, im· mobilizzando al confine occidentale forti nwse di annati, ed aiutando economicamente l'al. leata in tutti i modi) dichiarò guerra alle ~ mocrazìe plutocratiche. La M~ del Re, (a. po Supremo deJle forze armate, affidò al Du. ce il comando ddle forze. operanti su tutte ie fronti. E il Duce diede una direttiva sola, ma supremamente impegnativa: VtNCEII!! Le forze armate di terra, dd mare e dd. l'aria scattarooo come una molla da 111Jl80 compressa. Il grue_po di .Armate al comando di S. A. R. il Principe di Piemoote, sfoodò in pochissimi giorni la Maginot alpina per una profondità fra gli 8 e i 32 chilometri, superando altezze di 2000-3000 metri, nevi perpetue e violentissime tormente. La Marina si apprestò a togliere agli av· versari, per avocarlo a sè, il tanto decantato dominio del Mediterraneo.

g-••al•

A SJNISTBA: n d"Anllato G.lrcnod ~ J11191o.U..ro dai tec!Ndù d,.._te lo bcrttoglic:l d"Arloio -

A DESTRA: Mì91iaia di prigiomert lnmcMi ia IlA • COUCODlrGDlODIO SOTTO: Fil• eli ~ frCEDceai che attendono di MMN .P•sti.Doti ai crca.pl di couc•atr=sento.

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ad arrestarli nè la « linea delle acque » olandesi nè i forti belgi, cosicchè il 10 maggio in quello scacchiere vennero a trovarsi a fronte le forze di cinque eserciti, e i due opposti sistemi di guerra : da una parte guerra.lam po e strategia di annientamento, dall'altra gflerrabianca e strategia così detta di logoramento, che in molti casi sarebbe più giusto chiamare del tempo perduto. Le operazioni ebbero tre fasi : eliminaziom: t·apidissima degli olandesi e dei belgi; divisione degli alleati fran co-inglesi; annimtamento delle Armate froncesi. l decisivi risultati ottenuti furono frutto di manovre e battaglie magistrali e grandiose : la gigantesca battaglia delle Fiandre, che produsse la rovinosa fuga attraverso la Manica del contingente inglese; la battaglia demolitrice della Somme.Aisne, che portò al fantastico inseguimento dell"esercito francese e alla corsa trionfale su Parigi; l'accerchiamento e l"attacco diretto complementare della linea Maginot.

L"avia.zione cominciò a battere inesorabil· mente gl'impianti militari di Malta, Bisetta, Corsica, Marsiglia e Tolone. . . . • di La Francia vide subito l'impossJbilJtà poter combattere a un tempo. su d~e front} per terra, per mare e pèt' arta e SI ~ i1 crollo, il collasso, che attraverso la radio v«' ne portato a conoscen~ d1- tÙtt«> il ~ dallo stesso nuovo Presidente del Coosiglic\ maresciaJJo Pétain con là nota frase: Pr,. c:i4 ha cessato· Ji c:om~ltr~, Ed era vero : mai disfatta era stata cosi 5fl" vento'Sà~ "St 1.900.000 prigiooieri; 55 diviSioni lasciarono il loro arJ!Ifmmto Al completo; tutte le artiglierie ~ c ~ tutti i carri ~rmati cadderu _JIIIJe--- ....

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vinàtori. Altre decine di migliaia di armati andarono a riparare m Svizzera. Questi i fatti, riassunti il più brevemente possibile. Cause della sconfitta? Parecchie, d'indole politica, militare e morale. Esaminiamole. Quando Paolo Reynaud denunziò in Parlamento gli errori militari e l'incapacità dei capi, fu naturaLmente ingenerooo ed inabile ma disse rose esatte. Effettivamente il grande Stato Maggiore francese, presumendo troppo di sè, non seppe valutare la schiacciante superiorità dell'avversario; le menti si erano così cristallizzate nella idea che la guerra non potesse assum.e re aspetti e ritmo diversi da quelli statici deUa guerra d! posi%iooe che, nonostante gl'insegnamenti delle guerre polacca e norvegese, non riusàrono mai a vedere che si era in piena guerra di rapido, rapidissimo corso, e che bisognava. peràò, di fronte ai n11ovi sistemi inaugurati dai tedeschi, impiegare sistemi assai diversi da quem troppo comodi ed elementari, sino allora impiegati. Gli Stati Maggiori operativi poi non dimostrarono mai di possedere la capacità per iniziative felià, e nemmeno quella eJastiàtà mentale ch'è indispensabile pc:r opporre in tempo la propria contromanovra alla manovra avversaria: si dimostrarono sempre passivi, abulici e mai al corrente della situazione. La guerra contro i tedeschi è sempre stata popolare in Francia, quindi non si ha il diritto di fare supposizioni arbitrarie; ma la negligenza, la trascuratezza fu continua in tutti gli strati della gerarchia e in tutti i reparti: l'esplorazione, le ricognizioqi, la osservazione, le informazioni del campo tattico non furono mai curate: un coman-

SOPRA: Gio•Cill• t..t...:o arrMiato aolto l'oCCWia di czppart.D•,.. alla " quiDta coloDDa " - A SINlSTBA: Diatribldiou di .-!Yeri ID 1111. campo eli Jlri9oaleri ~.

dante di Armata considerato molto valente, si fece sorprendere dai tedeschi in auto col suo Capo di Stato Maggiore mentre andava ad assumere il comando, tanto poco era orientato sulla situazione ,propria e del nemico ; ed il 21 maggio ad Abbeville i germanici riusci. rono a sorprendere la guarnigione, mentre fa· ceva tranquillamente gJi esercizi in piazza d'anni! Ono degli errori più comuni, che appare quasi inverosimile agl'intenditori di cose militati, è quello denunziato dal Fiihrer 527


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l) Veotba.lglla. AniYO d.i - l - l a r i frao.,..l _ t) 2' vJuQDo liNO. L. lrvppe itali-. oltre -cmo il pooto eli coU..e IMI« IOGU cl.t Piecolo S. a.raCJrdo

ad discorso del 20 luglio, e cioè « l"emtat~ verbosità di due dei grandi uomini di Stati democratici e la irresponsabile loquacit.ì Jcl primo lord dell'Ammiragliato », per le qual t i tedeschi venivano ad essere sempre al corrente dei piani avversari. D i Pau( Reynaud bisogna ricordare il famoso episodio delb carta geografica «addomesticata >>, messa bene in vista sul suo scrittoio, e che fu pubbltcata graziosamente da L'llluslration, e l'accenno fatto a un diplomatico straniero del progettato sbarco in Norvegia. Tutti questi signon non conoscevano, neppure att:-avcrso la •astis· sima letteratura esistente, quanto sia indispcn. sabile il stgrelo .ptifilare. L'abbandono di documenti segreti sul lreno della Loira dimostra che tutto questo materiale così importante e riservato era otlla mercè di gente che non solo non aveva spirito di sacrificio ma nemmeno un briciolo di serietà. Come funzionava poi il servtzro informa. lioni? Leggendo taluoi rapporti, dovuti ali~ penna di diplomatici (fra cui dovevano esse. re anche addetti militari), · «ci si domanda effettivamente se i loro autori sono stati dci ciechi, ckgli scemi o degli infami furfanti ». Cosl il Fiihrer. Sono venute in luce anche le continue J i. scordie e i continui battibecchi tra Governi t Comandi alleati. Ognuno vedeva le cose a modo suo : GameJin, ad esempio, non ave\ a molto voglia di andare a combattere nel Bel· gio, e preferiva affrontare le Armate germa. niche dopo che queste, logorate dalla resi. stenza dei due piccoli regni, fossero sboccate in territorio francese; Churchill invece rite. neva necessario per il buon nome dci garan. tenti un immediato intervento nel Belgio; st venne cosi ad una soluzione intermedta, cioè la peggiore; non si fece a tempo a partecipare alla difesa del Belgio sulla linea del Canale Alberto, e si portarono le truppe françesi a presidiare una linea più arretrata che non era stata nemmeno riconosciuta, e sulla quale rip:ega••ano le truppe belghe battute. In quello séhieramento poi, a SéJan, le truppe germaniche apri rono una breccia, at. traverso cui irruppero truppe corazzate e mo. toriuate. E fu quello il primo passo verso la fine. Ognuno ancora tirava l'acqua al suo mulino, intendendo sempre dare alla guerra un contributo minore dell'altro, e paventando sempre di dover dare di più. Gamelin e Weigand domandarono più volte affannosamente aeroplani alla Gran Bretagna; dopo la rotta delle Fiandre i francesi volevano la ritirata degli Inglesi su Parigi, ma questi preferirono il reimbarco. In tal modo si cominciò con 1 malintesi e le d iscussioni, si continuò con la separazione dei due corpi alleati, si venne all'armistizio separato di uno de'i contraenti, si concluse (almeno finora) col piratesco dramma di Orano e il recente bombardamento in· glese di Parigi. ~ questi gravi errori d 'indole politico-stra. tegtca se ne erano aggiunti già altri nel caro~ organico-tattico; cosl l'azione «negativa» n spetto ad una seria preparazione alla guerra era stata piena e completa. L'addestramento delle truppe anglo.( ranco. barbare era d i gran lunga inferiore a quello delle truppe germaniche. Il Fiihrer mise giu.

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stamente in evidenza, oltre il valore, la supe· riore istruzione tecnica del soldato tedesco, e condannò « la leggerezza di cui diede prova chi mandò alla sconlitta io Norvegia soldati così male istru1ti ed insufficientemente armali, e così malamente comandati ». Dopo quanto si è detto, è facile comprcn. dere come e pcrchè avvenne la sconfitta, anzi il rovescio degli alleati franco.inglesi. Ma la catastrofe francese? La Francia era divisa all'interno, assai più dell'Ing hilterra, dalle rivalità dei partiti poli. tici. Radicali, socialisti, comunisti erano quasi ugualmente potenti e contrastanti ; diffusis. simi e potentissimi erano gli elementi ebra1ci e massoni. Queste rivalità non manca,·ano di rispecchiarsi e ripercuotersi anche nei Co. mandi militari con gravissimo danno. Quando si delineò la sconfitta grave, uollarono subito tutte le brighe del fronte inter. no. Ora si vide subito che le Autorità politiche e militari, se pure erano presenti, non funzionavano ; esse molto probabilmente non si erano nemm<.:no intese per preparare e at. tuare la Jifes:~ lerriloriale contro i nemici del· l'esterno e dell'interno. Cosl la tragedia fu totale : i soldati accusavano gli ufficiali, i militari accusavano t <ivili, ' i civili accusavano l'esercito. Crollo interno completo : una marea immensa di milioni di persone di ogni ceto sociale, vera tempesta marci:tnte, si levò a un tratto in ogni direzione, sommergendo tutto

nel suo (ammino: strade, reparti mtlitan in marcia, città, materiali, risorse d'ogni specie. cambiando addirittura lisionomta a tutte le regioni sulle quali passava. Lo stesso tremendo fenomeno s1 era n veiJto durante la g rande guerra : in Russia nel· 19 17 dopo tre anni, in Austria Unl!hcria e Germania dopo quattro ; ma q~ i tu ~SSJt più rapido (sei settimane) e più spa•·entoso; ed era naturale, perchè le « fone negative >> che affioravano erano ben maggiori. Proprio in questi giorni il maresc1allo Pé. tain in un discorso tenuto a Vichy ha detto (.hè « Cra le prove che pesano sui Francesi, le une hanno un carattere di fatalità , e sono quelle che derivano dalla guerra e .dalla di. si atta; le altre hanno la loro origine nelle: stesse cause che hanno condotto al disastro. attraverso la demoralizzazione e la disort:antz· zazione che come una cancrena avevano IO · vaso il corpo dello Stato, introdu,t·nJovi la pigrizia, il sabotaggio e i germi dell:l ri,o. luzione ». E' dunque lo stesso Capo dello Stato, che enumera o meg lio conferma le cause politiche, militari e spiritualt Jei cof. lasso f rancesc:. Le forze armate, emanazaone diretta della Nazione ne rispccchiano fedelmente le qualità e le caratteristtche. Ma l'anima francese era profondameme IO · quinata, il corpo era in cancrena. Questo t Orpo non poteva far altr.o che piegare le gi. nocchia. E lo ha fatto. 40 t- a. R O bO L t' O C O Rtl E l , ;L l

529


Attorno ad una grande tavola ovale stanno delle comode poltrone. Macchine da scrivere ed apparecchi telefonici sono egualmente pronti per servire ai segretan ed alle dattilografe. Quando il Generale Huntziger e gli altri delegati sono saliti nella vettura-salone, gli ufficiali, gli interpreti e le ordinanze entrano nella tenda e viene servita loro la colazione. Sotto il ciclo, all'ombra di grandi alberi si odono battere le macchine da scrivere dei tedeschi. Seduto ad una piccola tavola su cui giacciono una carta geografica e dei fasci di documenti, il generale Keitel tia dettato il testo di un protocollo ad un sottufficiale, poi s'~ intrattenuto con alcuni suoi ufficiali intorno a taluni punti deLl'applicazione della convenzione di armistizio. Ai vetri della vettura appare di quando io quando la figura del vice ammiraglio Leluc, uno dei delegati francesi. Dietro un finestrino, immobile, si scorge il viso di un interprete f~hcese, con il mento appoggiato pensosamente sulJa mmo.

Alle undici e meno i negoziati sono ripresi. U generale Keitel monta nel famoso vagone con i suoi collaboratori. Tutti prendono posto voltando le spalle al Monumento del 1918. I francesi siedono in questo ordine: il Vice Ammiraglio Lcluc, il generale Huntziger, l'Ambasciatore Noci e il Generale d'aviazione Bergerrl. McmigliG 14 luglio 1940. - Gli Zappcdori chlla ~ Stra:alera ... olilcmo """ le barbe finta rich!Ht. dall' - .

I; AIIMIS1,IZIO

DI CCtMPIJ~CiNI~ NEL TARDO MATIINO del :!2 gtugno ti Generale Keitel, capo del Grande Stato Maggiore tedesco, e negoziatore principale per il Reich, prese congedo dai francesi che s'erano messt poco prima in comunicazione telefonica con il loro Governo. Il Generale Huntziger :weva -avuto una lunga conversazione con Bordeaux. Per la prima volta egli poteva cosl trasmettere le condizioni dell'armistizio ed indicare il luogo in cui avrebbero avuto luogo i negoziati. A trenta metri dalla piattaforma di granito portac-te il nome del Maresciallo Foch e dove staziona la vettura-salone destinata al!e conversazioni si leva in mezzo agli alberi h tenda blu e bianca, preparata per ospitare i consiglieri temi ci dei plcnipotenziari francesi.

--Po.. to dl.tzull<> dcri lrcmcui COlli la operGIUIGt di..,.......,:. l'~l<r itali=a.

Da fuori si possono osservare i gesti vtvaci che fa il generale Huntziger. Ad un tratto il vice ammiraglio Leluc attraversa lo spiazzo .antistante al vagone a testa nuda ed entra nella tenda bianca e blu. Il dibattito relati\'O al!'interpretaz•one dei vari punti. incomincia. Si doliWldano e si ricevono spiegazioni. Intorno alla vettura salone, regna un profondo silenzio gonfio d'attesa. l caschi delle sentinelle appaiono raramente tra gli alberi. l testimoni del dramma parlano solo a voce bassa. Si ~ ad un mOIJ)CIIto cruciale della storia del mondo. Attravaso i vetri si vede il generale Huntziger chinarsi e raddrizzani vivacemente. Di fronte a lui il generale Keitel conserva una calma assoluta Jiscian·. dosi di tanto in tanto i baffi. Con le orecchie tese gli stenografi ricoprono dci loro segni pagine e pagine. La seduta dura già da più di un'ora, ma non sembra che si sia giunti ad una intesa. I negoziati minacciano di durare molto più di quel che si era prcvi* Finalmente i negoziatori si levano, ma ~ soltanto per una pausa di due ~ Parecchie questioni debbono ricevere una risposta telefonica. Le due ore prcvilllt sono divenute quattro. Il capo della delegazione francese cerca invaao eli tCJ:Si in oomunicaz.ione con il governo. Continue intecruzioni si producoao ba e Bordeaux. Passano le sedici, le diciassette. Si propone allora ai fnacai


teil6 io OliDUilicaziooe radjo-telegralica con il loro paao. Ma 6nalmente il telefooo si decide a funziona«. In6oe alle ore 18 il signor Schmidt del Ministero degli M fui Esteri tede. sco ~ chiamato in consultazione. Sooo ormai s ore che durano le di5CUSSioni. I francesi richiedono una proroga che il generale Keitel acoorda fino alle diciannove e trenta.. Dopo ~ bttve conversazione in un piccolo scompartnneoto del vagone i tedeschi sono

Jft8lli di eotrare nel Salone principal~. NeUo *'-' tempo entrano da destra i membri della ddegazionc fn.ocese. E' necessaria ancora una deliberazione che occupa una dozzina di minuti poi, i francesi si dichiarano pronti a firmate. Sooo le diciotto e cinquanta. Dopo la 6.nna il generale Keitel invita i

presenti a rivolgere un pensiero ai Caduti delJe due Nazioo.i che hanno sacrificato la loro vi. ta per la loro Patria. Segue un minuto di silenzio. Poi i francesi lasciano il vagone di Compiègne per partire alla volta dell'Italia OYe i negoziati riprenderanno subito. AJJe ore dicianoove e sei il generale Keitel annuncia al ruhrtt che la conven2ione d'Armistizio è stata fumau . .,. ....._ ,..... • DtlbBN ... ca ~~- ..._... • .. . . . . . . . . . _ ................ D P.- olell' anoi· . . . ft -

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ciel ............ COJiquUiatCL

IN QUELL'ARlA PARTICOLARE, fatta di facile lusso e di miserie na.scoste, propria di tutte le città di acque, la III Repubblica agonizzava. Sul suo letto di morte fu rinnegata dai suoi figli stessi, che maledivano l'incoscienza criminale con cui essa li aveva spediti al massacro. Jeanneney, nella sua qualità di presidente deli'Assern· blea Nazionale le chiuse gli occhi. «La seduta è termin:ùll » disse semplicemente, a guisa d'orazione funebre. E il presidente Lebrun, che avrebbe dovuto condurre il corteo funebre, non si fece nemmeno vedere. Delb. vecchia signora che una volta era stata tanto adulata. quando si credeva che essa fosse ricca e possente, non rimase che il ricordo. Il ricordo di una persooa intrigante e rissosa, attiva ma.dre per soprappiù. Ora. nelle stra.de c'è una ressa indesaivibile. Ovunque si incontrtno profu. ghi accascia.ti sui loro poveri bagagli, gruppi di solda.ti dispersi e di persone che girano con il naso a.ll'uia ed il cuore in tumulto, a.lla ricet"ca di un alloggio. Funziona.ri e grossi persooaggi. che compuiva.no una volta in prima. fila in tutti i riti repubblicani, si arrangiano come possono e dorrnooo nell~ autorimesse convertite in dormitori, quelle autorimesse dte gli anni srorsi ospitavano le automobili scintillanti di tutti i ma.lati di fegato dd mondo parlamentare. Secondo taluni alcoli,


.J alle grandi prime. E nella ressa ~ possibile indivi· duare quelle che furono una volta le « precieuscs l' di Ginevra. Fino a qualche giorno fa il « gtlnd chic » era costituito dal fatto di poter dire ai propri amici di aver pranzato in una tavola vicina a quella del maresciallo Pétain. Ma ora un nuovo regola. mento ha troncato tutto questo e ad ogni porta, guardie mobili in divisa da campagna procedono ad una sele. zione severa. Nei ristoranti, gli uomini di ieri, che sperano di rimanere a galla io tutto questo riboHire di odio, di recrimi· nazioni e di speranze, fanno le ipotesi più diverse, discu· tono la futura carta d'Europa, formulano previsi~ sulla pace e sui risultati della « rivoluzione » e del pr.occsso di Riom. Belgi, polacchi, norvegesi ed olandesi, ascoltano silenziosi e torvi . .Alle 22 tutti g li esercizi pubblici chiudono. Ma nelle strade completamente buie si aggira~;;; ancora gruppi che discutono e gruppi silenziosi : gli uni farneticano sul domani, scambiando le loro speraru:t per realtà; gli altri pensano alle miserie di ieri augu· randosi che una serie di plotoni d'esecuzione impedisca che esse si ripetano domani. Ma si tratta di sogni...

SOl'llA: IO villi!IIO IMO. W~ eli ehad.,.ti parigùù. DESTRA, DiaribuaiODe di ..t..ri " .._.,... lcrtti PJi9io· I I Ò N i - .....- . .

Vichy ha oggi una popolazione, superiore di oltre 200 mila anime a quella delle stagioni più affollate. Eppure, io mezzo a questa fol. la di a-ministri, di deputati senza collegio, di generali senza esercito, di giornalisti senza giornali e di speculatori pronti a tutte le bassezze, girano smarriti e curiosi, coloro che so. no andati a Vicby, come tutti gli anni, per fare la loro cura. Ma poicbè le distrazioni maoa.oo, il c:a.srno è chiuso e non c'è niente ~ fare. questa gente sta ore e ore con il naso all'aria di fronte all'Hotel JN Pare, ove il Governo ha piantato la sua sedF provvisoria. L'atrio di questo albergo fa lpensue a quel che erano una volta i corridoi di Pala2:zo Bo.rbooe o l'anticamera del Quai d'Or. say. Nd grande salooe si affollano i ttarJSfuga ddJ'aotico regime. gli ideologi del rinnovamento nazionale, ed il pubblico abituale

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matura politica economica e sociale è andata in pezzi. Bisogna nfare tutto da capo. E ooo è ancora dato di vedere chi sia l'uomo che potrà raddrizzare il paese pcostrato. Durante "enti anni, la Francia aveva vissuto della rendita deri. nnte dalla vittom del 1918. Mentre tutti, o quasi tutti i paesi del mondo, attraverso un travaglio rivoluzionario ed eroico, si andavano profoocbmente trasformando, essa aveva. indietreggiato di fronte a quelle riforme di struttura, che, dai campi politici più diveni, Charlcs Maurras e il presidc:ote Dou.mctguc, Aodtea Tardieu e Uon Blum dliedevano insistentemente. E' stato necessario, insomma, il disastro del 1940 pc:r far comprendere che la costituzione del 1875, anch'essa elaborati. nell'atmosfe:l di una sconfitta, non era più adeguata ai bisogni dell'ora che volge. D'ogni parte, accanitamente, si denunciano oggi la fragilità e le lacune delle istituzioni politiche della Terza Repubblica. Tutto quello che ha permesso « le tJUJgnifitjut euori Je /4 civi/izatiott et de la pmsle francai.re » esaltato &gli innumeri corifei della democrazia, doveva fatalmente portare all'indebolimento della nozione di Stato e ad un terribile dispendio di enet8ie. Terribile e,

L'AVVENIRE DELLA FRANCIA DOPO OTIO MESI d'attesa, Ol.cupata da brevi saramucce, l'uragano s'è abbattuto sulla

Francia. c Non.r 11'elion.r pa.r p~t..., no11s n'111:io11J pai trii... ». Queste, a stare alle testimonianze giornalistiche più recenti le frasi che corrono oggi sulle labbra di tutti i francesi usciti appena <bila tempesta. E molti dichiarano anche: « Hitler ci aveva onestamente prevenuti. Noi abbiamo voluto la guerra, ma lui l'ha fatta e l'ha vinta. E' colpa nostra se ci siamo lasciati sorprendere e se siamo stati battuti ». <lle farà ora la Francia? Nei trem cbe trasportano i profughi alle loro case, nelle discussioni a bassa voce fatte ne1 crocrhi 10 ~i pomeriggi d'estate, una espressione ri. corre continuamente: c Rifare la Franrja ... ». E con quali meni ? Nella tormenta tutti 1 vecchi quadri pohtici sooo andati in frantumi. Le masse popolari si augurano acdenternc:ote il ristabWmento d'1111 ordine duraturo, nd quale c.ogni cittadino lbbia il suo posto. l francesi non domandelllilba-o ora che d'obbedire, da sentirsi diretta e 6aalmente inquadrati. Però non è possibile aalizzare àQ molto presto e con i mezzi messi Clla all'opera. Sarebbe necessaria una dittatura. Ma a èlispetto del grande prestigio, c dell'uru.llime amore di cui è àrcon<Ltto nel paese, il ~lo Paain non può, alla sua eli, avere il donamjsmo d'un Mussolini o di un Hitler. ù repubbljca di Vichy è stata definita, da un 8iomalista svizzero wu oligarchia di buone volootà : la. defutizione ci sembra molto giusta. E a&ro questa oligarchia cospirano ancora le foar negative che non sono state del tutto eli.IIIÌIIIItè dalla scena politica. Mai, Eone, in tutta la sua vita di Nazione la Fnocia si è trovati. tanto sola come alla ~ di questa guerra che, stando alle inten~ dci dirigenti franasi, doveva segnare .U. llurU. del moodo un noovo plebiscito di

pepoli iammo alle bandiere della terza .re~ la sci sdtimanc tre quinti del turi· lllào 111110 stati occul*i cW vinàtoti ; la sua ....... militare è stata annimtata, la sua ar-


purtroppo. inutile. Ota si vuoi dire che Ja Francia sente la necessità di una rivoluzione nazionale e che tale rivoluzione è in atto, pur senza avere le caratteristiche esterne di tutte le rivoluzioni.

In die consiste questa rivoluzione? Pucbè per farla, la rivoluzione, ci vogliono anzitutto le idee e poi gli uomini che di queste idee siano i portatori, gli apostoli e, all'occortcnza, i martiri. In Francia ci si illude di fare la ri. voluzione con un processo. A Riom. neJia vecchia capitale dei duchi di .Alvergm siede ora la còrte suprema incaricata di giudicare gli uomini di Stato considerati re. spon~ili del disastro della Francia. "Secoodo la vecchia costituzione del 1875 gli accusati

17 gÌU!JDO 1940. AMallo di truppe qermcmiche contm la Maqinot



avrebbero do\·uto comparire davanti al Senato, costituito in Alta Corte di Giustizia. Fu questo il caso di Caillaux, durante la guerra del 1914-18, la cui politica di collaboraziollt' con la Germania, allora condannata, appare oca b sola possibile. Ma avendo il Senato deciso la propria decadenza insieme alla Camera dei deputati, P<:1:ain, all'inizio del suo governo, ha creato un tribunale speciale, composto di magistrati militari e civili, che stabilirà la sua procedura dopo aver preso conoscenza della requisitoria introdutti va appronta dal Consiglio dci M inistri siedente a Vtehy. Per q:.1:! che riguarda le colpe contro il servizio C:-:Jlo Stato, i casi di fellonia, di mal. \·ersazion~, di saccheggio del denaro pubbhco, il dovere e il compito dei giudici sono netti. MJ. il loro compito diventerà infinitamente più delicato e difficile allorchè do\•ranno stabilire le responsabilità di ordine politico e diplomatico. Dietro le responsabilità individuali ci sono in realtà quelle coJietti\·e. Quando, ad esempio, Léon Blum faceva approvare il suo programma di riforme sociali a danno di quelle che erano, in realtà, le necessità dell.t difesa nazionale; e quando Daladier dichia. cava guerra alla Germania secondo gli impegni presi verso la Polonia e la Gran Bretagna, essi avevano l'approvazione della maggioranza parlamentare e, di conseguenZ<~., del corP9 elettorale. Il popolo stesso, quindi, portava la responsabilità di simili decisioni. L1 I-'rancia dovrebbe processare la Francia. E qu~o è impossibile. Sicchè vi saranno degli aspetti del processo che l'accusa e la difesa dovranno, per necessità di cose, passare sotto silenzio. Si tratta dei fatti e delle considerazioni d'ordine esteriore che hanno .finalmente condotto il Governo e i capi militari a lanciare il paese nella pazza avventura d'onde esce ora mutilato e rovinato. E come sarà possibile stabilire una netta di. scrimioazione fra l'opera degli ultimi ministri e la politica generale della Francia, perseguita da essa fm dal momento deU'entrata in -..j. gore del trattato di VersaiUes? Non la Francia


temi dd Fronte popolare, e Fm, e OwJtanps, e Sacraut e cmt:ioaia d'altri politianti chi li giudicberi.? Oli li condanneri.? Oli manderà aJ plotooe d'csccuziooe Yvon Delbos e Vincente Auriol? « Stano processo ven.mmte ci è stato dato di leggere ultim~mente - Vicn fatto dj pensare :li processooi americani d~ gt~~~gstns i quali, per quanti assassiru avessero sulla coscienza. si veèlevaoo mndannace per un'inezia, la noo dichiara.zione, per esempio. dei profitti COI'JliDeCciali : coo questa differenza che. per quelle inezie, i gtmgstns si buscavano venti o trent'anni di Sing-Siog, come abbiamo visto in bnti bei fdm, mentre la più parte d~ processati di Riom andrà assolta».

Dopo la tiHMcle del 1871 Renan scriveva:

« Rmfnmom no11s tltms le lravail obsc11r de nolre reforme inlnie~rre :t. Oggi, invece, a Vichy, si decorano i geoera1i sconfitti come desJi eroi e l'oliga.rchia delle buone volontà non sa ancora che pesci pigliare. Quello che è stato il male di tutti i momeoti della storia francesé, la facilità, oggi ritorna aJJa 5Upcr 6cie. Non c'é in fondo a quello che vuoi chia-

baa IIIIWO, con togbe cd eauellioi nuovi, grandi umformi, e il solito

pallblim che è sempre quello. To111 Paris, s'è trasferito a Riom, con le llle ciiiiDe ift&ioiel.late, i suoi: letterati decadenti, i suoi politicanti, le sue .aria, le sue cortigiane e vuole godersi lo spettacolo di una rivolu-

lbe... giudiziaria. l baooi borghesi di Francia· ancora inorridiranno di fronte alla tre_ . parola: rivoluzione. Ma la maggior parte da quei furbi di tre CIIMe, che dovrebbero essere sul banco degli imputati, e non ci sono, e aoa ci potranno essere mai, sorrideranno. Non si tratta di una rivolaaiaoe: è appena una farsa, in cui i servi sciocchi pagheu.nno, forse, • Jll&beranno molto poco. Contro chi tuonerà al Pubblico Ministero, Il tribunale dj Riom? Contro coloro che non sono raggiungibili daa fulmini di una giustizia che vuoi essere, in apparenza, inflessibile . CIIMio De Kerillis, esule a Londra con molti miliona ; contro Pertinax, -.le aoch'e5SO, ma senza milioni; contro l'ineffabile Madame T abouis > Pone cootro Reynaud, che i giornali descrivono aggarantesi a piede h o per Riom, con b. testa bendata, più preoccupato della scompars1 deUa sua amante, M4dame De Porte, perita in un incidente automoba listico e della sorte delle 5Ue imprese commerciali al Messico, che del prossimo verdetto? Forse contro Gamelin, contio Daladier? Ma Uon Blum; e l'morme sindaco di Lone. Hérriot ; e Jouhaux uno dci padre ........

l

macsa « la m ·oluzione nuiooale » niente di profondo e di potente. Cè l'abilità di un gruppo di equilibrista e di giocolieri politici, che si nasconde dietro la figura di un vecchio maresciallo vittorioso, con la speranza di · combinare i più stupefacenti giuochi di prcstidigitazione. Sulle vie e sui campi dd paese devastato, invece, milioni di famiglie attendono pazientemente, convinte, dalla loro stessa sofferenza, che un mondo è veramente iinito, e che uno noovo ne incomincia. Oli darà il coraggio e la fede per ricominciare a tutta questa gente? l problemi sono immensi : e sarebbe delittuoso pen· sare di ripc:terli con i vecd:ù metodi pulamcotari. Bisognerà, aJWtutto, ricoodurre la Fmncia alla tc:rra. La sconfitta di 1eri è. stata la sconfitta della concezione citl4dma della vita. n ritorno alla terra potrà. con la

537


dura disciplina che esso comporta, ridare ai francesi il senso del:la mltà e delle proporziooi. La mancanza di questo senso e di qudh ~IUem 8 <ui i francesi tengono infinilamente. potrebbe portare la Frtlllt14. t~trntllt alla sua scomparsa definitiva. E poi bisognerà. ricostruire la fanug~. h· centemente uno scrittore parigino invitava i suoi compatrioti a rileggc;e. le pagine che FusteJ. de Coulange$ ha scritto suiJa famiglia ndla opera più

celebre « LJ à té tlllfÌtJIIe •. Quelle pagine descri:OOO proprio il secolo dì Augusto e l'opera di questi per il ~amento delle istìtuz.ioo.i Eamisfiari. N.cssuno Stato senza il rispetto e la difesa della famiglia potrà mai essere nob~ grande. La politica demografica dei llegi.mj totalitari, coati· nuatnce di qud1a di Au~. fu oggetto a Parigi di derisioni e d' satasmi e foml ai siomali umoristici di sinistra, molta matena. Ogi, 1a1 ICIIOflltì.


So..._

============~ SOPRA: 10 ~o 1840. Bepati ge........Uci - "tiearro cumieDI<mo l• wliaw _.._ ~' \ SDflSTIIk a.pati g•I'Dicudci a C"aYOUo d•Ua S. S. · aWla ouada eli AmJ.aa a.-bardata dczgll Stuku.

menti (quei curiosi prefetti..camaleonti servitori di tutti i ministri) verrebbero sostituiti dei governanti di province. Un regime totalitario e decentrato prenderebbe cosl il posto di quello parlamentare e giacobino di ieri, il qua.Le voleva una Francia priva di ql,lalsiasi iniziativa regionale e dipendente in tutto e per tutto dai cambiamenti d'opinione e dai capricci della Capitale. Non è facile prevedere quel che avverrà in Francia aJlorchè sarà applicata una simile costituzione e quali saranno le resistenze che opporranno ad essa le fone negative che combattono contro la oliguchia delle buòne volontà. I francesi si vanno convertendo, dopo le disillusioni ideologiche e diplomatiche degli ultimi vent'anni, alla dottrina dell'egoismo sacro. In nome di questo egoismo, la Francia avrebbe dovuto comprendere la vitale neces· sità, per essa, di sbarazzarsi degli uomini di ieri, e per sempre.

»-•· D.

FCIII.teria

g.,..-.,.. eh• -•ua Ilei lrillcer-tl lr=ceal -

So-.o-.

porta fatalmente b. Francia sulle vie additate da ~lto tempo dagli Stati totalitari. J.'ecclis-

sars.a d'ogni valore spirituale dal cielo della Tena Repubblica VOUle sovrattutto dal disc.re. ~ i.n. ~ era caduta « 14 religion ti11 foJer » di CUJ 1 nformatori di Vicby vogliono ora rizzare gli altari. ~quel che sembra la nuova. Francia sarebbe ~ punto di avere ( secoodo Je prime impresSIOI:U suJJa nuova costituzione) un ministero ~ito sempre dal capo delJo Stato e revoabile soltanto da lui. Ai prefetti dei. diparti-


'

SOPBA: MalJllio 1940. Popolaioul Mlvlw elle _ . no le cittA - li. SINISTllll.o La ~....,.._ .s.l L-. Nml>wvo clo• tug~ 1a p,_;.. dioa-.1 ~-- - SOTTO: CoDtcutiAi lrec:eel elle à .... tiducloei .. parlca-e COil ~ 9•........

..n·..-.

r

PA.RIGII~ LA. t•lJI~llllA \. UN GJOV ANE SCRIITORE belga, nel marzo 1939, 10 un ,·olume a cui .Andrea Tardieu (finito, ora, secondo certe informaziom in una casa di salute) aveva preposto una calorosa presentazione, scm·e,·a. a proposito dc:ll'eseroto francese che esso aveva saputo sempre sah·are se stesso da ogni « (()mpromÌSJÌOtl pohtique et fin.moère ». E aAAiungeva con infatuazione evidente che gli inglesi benedivano quell'esercito, i russi lo invidiavano e i tedeschi ne parlavano con nspetto. In queste parole c'è tutta la mistica della vigilia della guerra. quando i partigiani della democrazia francese in Europa aspettavJJlo la prova decisiva che avrebbe dovuto mostrare ancora una \'Olta la gran.


1 Parigini avevano conosciuto lino allora

con un sentimento di pietà, quando si trattava dei Belgi e delle popolazioni del Nord della Francia, e cioè l'esodo doloroso, la corsa in avanti, su tutte le strade, senza una meta fissa, divenne una tealtà per essi stessi. Due terzi della popolazione di Pangi si disperse. ~ i parigini avessero saputo più presto che la loro città sarebbe rimasta città aperta, con tutta probabilità non si sarebbero tanto facilmente lanciati all'a\•ventura. Ma essi avevano paura del peggio, tm1evano di dover patire tutte le atrocità della guerra. E allora partirono, scia.marono in tutte le direzioni. verso il centro, ''erso il sud-ovest, verso ,1 mezzogiorno assolato. Le vie furono ingombre di vetture di tutte le specie, di tutti i modelli, cariche di grossi involti e di quegli oggetti

..... .........._ .t -

ciel ~ di .Wtoro stabiliti

w ~ ..na diM cooaqm.tata..

dczza della. France mililaire e J'unpotenza degli Stati totalitari. E Pa.rigi, fincbè la guerra si ridusse alle GÌ011i di p.tiiNglia, al niente da Jegnalare, alle "OIIi (tdme, come il resto della Francia, credette ciecamente, ostinatamente nella forza delle sue annate e nella bontà della linea Maginot. La &uerra. era semplice e la vita ancora facile; la ricchezza doven pur settvice a qualche cosa. Ad un tratto l'incanto si ruppe e il brontulio del cannoot: si avvicinò a Parigi con una 'ftlocità favolosa. Poi ci fu un primo bombardamento, ma si pensò : « Sooo incerti della Finid prestO :t. Qualche giomo dopo però la minaccia dd nemico vittorioso si fece

JIW precisa; assunse aspetti tangibili Ciò che


inutili che, quando si ha fretta, si prendono .sempre. Si vide della gente abbandonare la città oon soltanto in bicicletta, ma a piedi. Eppure i nemici rispettarono serupolosa. mente la città. •

MUDI.oioai ):or monal Pftcmti \. •

:-:=------ - - -

l

Il contegno dei soldati tedeschi a Parig i non è facilmente descrivibile, perchè in esso si trova non solo la volontà di rispettare e, anche, di aiutare gli abitanti, ma anche una sorta di gentilezza e di bonomia che i francesi non si aspettavano. l tedeschi di Hitler, insomma non vogliono umiliare nessuno, pure essendo i vincitori di una delle campagne più gloriose della storia mondiale. Il 14 giugno Parigi era deserta. Ma. il giorno seguente la fame spinse coloro che si çrano nascosti nelle cantine ad uscir fuori. Essi si re· sero subito conto che i tedeschi non assassi· navano nessurio e non sacch~iavano le case, ma che, invece, serbavano verso i francesi il più corretto dei contegni. D'altra parte, eccettuato quelle in transito verso la Loira, le truppe che occupavano Parigi erano scarse e solo soldati scelti avevano diritto di venire a vedeie la Ville LNmière. Era una ricompensa. Tutto ciò si diffuse in un baleno e gli ul. timi fuggiaschi, quelli che etano appena arri. vati ai sobborghi, rientrarooo in città. Le au. torità gc.mwliche avevano intanto emanato ordini perchè la vita riprendesse immediatamente. E cosl in qualche giorno Parigi si ripopolò. Una settimana dopo tutti i caffè erano gremiti e i boulevards nereggiavano· di folla. I primi cinematografi riprendevano i loro spettacoli e si udivano di nuovo gli strilloni gridare l'ultima edizione di Paris-soir. , Malgrado la difficoltà degli approvvigiona. men~. i ristoranti ri~prirono e poterono offrire delle liste di vivande nonnali. Anche i grandi magazzini (e in seguito i negozi minori) ri· , A DES'BA: U• 9 i ! r - - CGnO . _ . . . . . .,..tpMit

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presero la loro att1v1tà e gh acqu1st1 raggiunsero Cifre altiSSime perchè i soldati germanici comperavano abbondantemente. Ricordi di Parigi, cappelli di Parigi, profumi di Parigi, fotografie di Parigi... l pittori ambulanti dei lungu-Senna trovarono dei nuovi clienti. Eppure dieci g1orm prima i g10mali francesi ancora scrivevano : « l tedeschi mdietreggiano... Essi non entreranno mai a Pang• ». L"iodomani le prime avanguardie nemiche facevano il loro ingresso nella capitale.

Parig1 St è nanimata lentamente. Ed ha ripreso a discutere, a maledire coloro che l'hanno ingannata : Reynaud, la stampa ebraica, 1 parlamentari facondi ma fulminei nella fuga. «Ci hanno ingannato. Non hanno fatto che mentirei ». Questa è la voce unanime che si Je\'a ovunque. Ma non è detto però che le opinioni su taluni particolari siano sempre concordi. E allora si alza la voce della d1scussione. NeU'anJiteatro della Socboone, invece, gli in· tellettuali e la borghesia sono andati a sentire delle conferenze, organizzate su iniziativa del Rettore dell'Università, Gustave Roussy. .Abel Bonoard ha parlato di lUcioe; Pierre Champion di Villon e Marcel Bouteron di Balzac. L'uditorio numerosissimo, in mezzo al quale fiammeggiava la porpora del cardinale Baudrillart era assortto e sembrava voler dimen. ticare gli incubi di ieri e le cure di domani. Le autorità occupanti chiesero che fosse fatta una conferenza sulle bellezze artistiche di Parigi, perchè gli ufficiali e i soldati germanici conoscessero la storia di quel che avevano sotto gli occhi, dopo tanta guerra e tanta vittoria. Ne fu incaricato MonJieur Le Boucher, buon cultore di studi gennaoici, che parlò davanti ad una sala colma, attenta, serena, a cui, _pOichè l'or.Uore parlava in tedesco, noo sfuggl niente di quel che sentiva e che manifestò in· fine il suo compiaàmeto. La vita riprende: e il pane a 14 franchi il chilo e il latte a ' fr. il litro noo sooo che

invenzioo.i della propaganda inglese.


Una mattina, alle cinque, tre automobili che venivano velocemente dai Cha.mps-Eiysées si fermarooo davanti all'arco di Trionfo. Il monumento era deserto e, nella luce incerta, sembrava a.ncon dormire. Un uomo sèese da una delle automobili e seguito da un gruppo di ufficiali in uniforme si dires.se verso la t~ d11 so/dal ;nfonnll. L'uomo gittò uno sguardo da conoscitore suJ grandioso edificio e lesse i nomi incisi nella pietra: Marengo, .Austerlitz., Wagram.... nomi

che egli conosceva troppo bene e che sovente avevano popolato i suoi sogni. Egli avanzò verso la pietra tombale rotonda coperta di &ori, i fiori che i Parjgini, in corteo interminabile, erano :venuti a portare, venendo a chiedere nelle ore buie che il paese attraversava, ~orto e speranza. la fiamma pererme vacillava, paJlida e trasparente. L'uomo si fermò e si inigidl nel saluto ouista. Eta Adolfo Hitler, Capo del III Reich, coodottiero vi~ rioso della marcia da BerJioo a Parigi. Ori


avrebbe creduto, set mes1 prima, che egli sarebbe en tmto da conquistatore propno a Parig1? Dof>o una breve sosta le tre automobili npresero la loro corsa e il Fiihrer cootinuò la sua visita mattutina alla città. Le pri~ campane suonarono. Due operai uscirono da una stazione della metropolitana. La vita continuava. Ma la Francia non era p1ù la seconda potenza dd Mondo.

Anche la classe operaia comincia a rendersi conto che i suoi dirigenti ha.ono errato e l'hanno illusa : quella classe operaia che era divenuta la massa di manovra per le battaglie dd fronte popolare e che porta, in un certo senso, anch'essa la sua parte di responsabilità nella disfatta. Dallo scoppio delle ostilità fino alla caduta di Parigi, le officine alla periferia della capitale hanno dovuto lavorare duramente sperando di riguadagnare gli anni dissipati dd.la pace e degli scioperi. Ma l'a,·anzata te. desc:t fu cosi fulminea che non l:lSCiò tempo a JJ1usioni di sorta. La classe opemia pangina, e con essa tutta

UlficlaJi • ooldcrti -~ prigiem.d la . . - .W ruado.

lo~ dasse operau francese, si sveglia ora dall'inrubo

della catastrofe e coostata che il mondo è cambiato. Le passioni e la mentalità che apparivano ieri nei. 1ilms di Jean Gabin, sono deDnitivarnente tramontati. Si capisce che la scoofitta è avvenuta anche perchè mentre gh operai tedeschi ed italiani, negli anni di pace lavoravano seriamente, protetti nei loro diritti daJ nuovo reg1me dei rapporti fra capitale e l:tvoro, gli operai frantesl scioperavano, inseguendo le illusorie mete della lotta di classe. L'ordine nuovo della Francia, se nuovo ha da essere veramente, dovrà far tabula msa di tutte le iUusiom e gli errori di ieri e apprendere, anche nd campo operaio, dagli Stati totalitari il modo con cui regolare 1 rapporti fra capitale e lavoro. La lotta di classe ha (Ondotto la Francia alla sconbtta; la collaborazione fra datori di lavoro e lavoratori e la subordinaziooe dei loro mteressi a quelli superion dello Stato ha contribuito potentemente, mvece, a preparare la vittoria degli Stati totalitari.


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Milano. 6 /22 Jlia Generai Govor&e, 65


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IJ l~ 1... 1...· 1.\ 1., Il I C 1.\ VERSO LA META' defl'Soo, :.lopo «molt' !>e<:olt d a~­ sedio » l'Europa potem penetrare in tutte le contrade dell' Africa. Le grandi potenze europee ~i lanoa1·ano alloo tlla conquista, contente di sfogJre 1n es~a le propne nnlità e profondftldovi largamente danaro, ~angue e gen10. L' Afnca, insomma, fin da allora comintiala a dommare la poh· tica estera dell'Europa. « L' ltali.t risort.t a n.1zione - scriSse Oriani non poteva ricusars1 a quc~to probltma a.f nCUlO... Il suo concorso don:H anz1 rappres<:ntll"\'1 ;( pri. mo risult.1to della sua nuo1·a \'lta Internazionale». E pri ma ancora d'aver nscattato dagli ~tran•en .he la opprimevano tutto ti pr<>pno tcrritono J'lt.tla.t SI volse verso l'Afnca, unmensa e fasonatme. Il conte d1 CaYour. nel p.:. !lOdo d~lla prepauzio~ rivoluz•onu•a, .n eva già tercato di st.'lbthre un :.cr.·tzto postale fra Cagha.r1 e Tums1; Ca n baldi, esiltato dopo la difesJ J, Roma del \!l-19 aveva stclto per sua residenza Tangcri; 1l Cardinale Massa•a in tJ.n· ti anni di apostolato e di v1aggi J.\"C\a pertorso m lungo e tn largo l' Ab1ss;nia Altri ''iagg•aton 1tah~n• (( colti 101 J>CO\'VI:lanlente d.dla nostalgn\ del deserto» erano lpprodati •n Afnca e senza aiuti ufficiali, fiJanJo ~ul loro solo ooragg.o, l\CVòU\0 compiuto mtracoh d'erotsmo. Intanto dopo il 1870 Funcia, Ingbiltern, Portog~lo, Belg•o. e non meno ardttamente la Germania tmperialc, si erano mossi ~ le vie del mondo, e a\'evano lercato dt 1mpadronirst di tutto queUo che, nel mondo, era ancora dtsponibile in fatto di posizioni strategiche e di fond• di materie prime. Que!òti pru!.>i avevano trovato nel fiorente loro capitalismo la più valida spinta alla conquista coloniale. L'Italia, invece, non possedeva. ancora un capitalismo capace di da.r vita ad industne rosl poderose da aver bisogno di nuovi mer.:ati di sbocco. Però prima ancora del 1870, come già no.

22 GENNAIO 1196. X.. lrups>e dol "'09910re GcUbcmo uecu. due 9ilo111,i C:OD 1'-ore d•U. OJ'IIU dal Ione eh Malccùli. Dopo a,.r roeiablo ~· qucrl1ord.lci 9ioral crU"-.dio di algUGia eU abieeuU , c:on pocbJ YiYeri • acqUG •c:an~9•0Dte. • YGIOTOai ..o'dati italiCEal poeiiODO lia~D .. cba••torsi alle acque C'Orno.ti d'ua nlle"el1o

t.unmo, and1e nel nostro paest sera pensato al problema <olontale e all'Africa '" paru.-ol.u m<><lo. Ma ncs~uno de~h uomm, egregi che. dopo Cavour, tentarono o fettro yuakosa, .wcn la sensaz1on<: d1 que:l lhe ci era neu-:.sano e di quel che s.trl"llVTlO d11 enuti in segu•to. Ct travagltava troppo dolorosamente il problema mtc:rno ton d bd.mcìo dissestato, la diffusa miseria, la manranza d, strade, po.rtt, ferrovie, tclewaii. l'analfabetismo •mpcr.mte. E Ct fermJ\"3 anlhe 1.1 stantheua di cmque Je<cnm d, ri1oluzione Cos1cchè proposte e trattattve per fondare una colonia, inchieste e stud, promoss• per steg!iere una località, mo\·evano, come tu notato recentemente Raffaele Cìasca, ~prattutto. se non unkamente, dall'mtento di sfollare 1<: pn~1001 del gio,'ine regno d 'Italia, « coolinando m coloma ii preoccupante numero dt delinquenti, d, sedtuosi e di briganh che, nel pnmo dec<!nnio dell'Unità, turbavano gravemente l'ordine pubblico e il ria.ssetto del.la penisola». Sicchè in quegli anni, e dopo ancora, mentre pet le altre Potenz.e il problema coloniale era un problema politico ed economico, per noi esso era soprattutto un problema penitenziario. Però anche cosl, era impostato con l& più ri80rosa ortodossi• coloniale, perchè l'lu:nerica e l'Australia erano state ai loro tempi cplonizutc o.lai rifiuti delle galere di tutta l'Europa e Adamo Smith aveva scritto c avere i vizi ton-

IX


indirizzata al g rande storico Michele Aman • allora ministro della Pubblica Istruzione, ave: va mostrato la necessità di una affermazione dell'Italia sulle rive del Mar Rosso. Poi il congresso delle Camere di Commercio aveva chiesto anche la istituzione in Abissinia di un nostro agente consolare per informare il governo a favorire iJ nostro commercio con lo Yemen. Il Generale Menabm~ presidente del consiglio entrò in un pelago d'incertezze; e dopo di lui il Lanza sembrò ancor più inde. ciso, fino a che il Sapeto stanco si rivolse al Re Vittorio Eroanuale Il che protesse l'idea. l.anza concesse il richiesto appoggio e nel 1869 il Sapeto partiva da Brindisi alla volta dell'Africa. Egli aveva .fissato la sua attenzione sul golfo di Khur-Aniera, sulla costa meridionale della penisola araba, a 18 Km. da Bab-el.Mandeb e su Siak Said, località situata anch'essa sulla costa araba noo Jungi dall'imboccatura dello stretto di Bab-el-Man-

LUGLIO 1894. Aecamp<rmeclo di on.ppe loaliane in p1ouù:oita di Ca:uala: poco prima d•lla riconq uÌilta da parte del 9•o.•ralo Barcni.eri

tribuito più della savoezza Jeo Governi a popolare il nuovo mondo ». L' Italia avviò stu· cio c indagini per avere una colonia pcnitcnziaria nella zona e<JUatorialc, nelle Niwbar, nel mar del Bengala, nelle Batrane, neii'Ar· cipelago Male5c. o in tcne preglaciali, come la Groelandia ; m,l, ricerche e sondaggi, furo. no fatti un po' ovunque, nelle isole Malvme in pieno O.:eano lndo.mo, a CabindJ a NordOvest della f01..c del fiume Congo, lungo le coste dell'Africa Oticntale dalla foce Jel Giuba al bacino della Ztmtx-si. E prinu ancor.1 che le C_amcce di Commercio riunite in ,ongrcsso a Genova nel l !!68 propone5scro :ti Governo di stabilire in un porto del Mar Rosso una fattoria di Lommcrcio c di transito, il padre Lazzarista Giuseppe Sapeto. che a\C:Va \'laggiato a lungo nei pae5i Jcl Dan.,. kdi e dei Somali. con una relazione del t86'>, C AMPAGNA DEL 1896. Ln aquadroae di CU"ralleria indJg•fta ·· Aamora ··

CAMPAGNA DEL 11195. la.lenO<Jalorio d! priglooll.,! G.biui.oi in u.D. comcmdo ltaUa:no ui pr.-l eli Cocdit

Jeb. Ma poco dopo la partenza del Sapeto l'Inghilterra occupava la prima Località e la seconda ,·eniva ottenuta in concessione da una compagnia francese. Sicchè l'agente italiano, che era anche accompagnato dall'ammiraglio Acton, dopo aver esplorato vari punti deUa costa, s1 decideva per A.ssab, che il 15 novembre 1869 veniva acquistata dai sovrani locali Hassan Ben Ahmed e Ibrahim Ben Ahmcd per il prezzo di 6 mila talleri ( 47 mila lire). « AssiD - scrive il Ci~ - era una modesta baia; ma aveva il vantaggio di presentare un approdo rebtivamente facile, era :.tbbast:mu vicina aJJo Stretto di Bah-ci-Mati· deb, era situata di cimpetto a Moka. e Hodeido., empori importanti dello Yemen. P~ la sua vicinanza all'Abissinia centrale e mendlonale potev1 offrire qualche possibilità atti· rare a se le carovane dell'interno facaùl aDora capo a M.assaua, a Beilul, a Tagiuta. a Zcila ». Il governo italiano, al ritomo del Sapeto, riconobbe validi questi motM- D , .

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vese Rubattino «il più ricco e patriottico degli armatori d"ltalia » prendeva su di sè !"acquisto e il 14 febbraio 1870 il Sapeto, a bordo dell'« Africa>> ritornava ad Assab per prenderne possesso e farne •ma base di ri1ornìmento per i piroscafi della Comp1gnia Rubattino in rotta verso l"lndia. Il 13 marzo la bandiera itJliana venivl issata sul promontorio di Lumah Il primo passo vtrso l'impeco era compiuto. Dopo tanti secoli due pali, solidamente conficcati ai capi nord e sud del terreno acquistato e portanti due tasselli in legno con la scritta «Proprietà Rubattino >>, prima ~ncora della conquista di Roma. se goavano !"ingresso della nuova Italia nella Storia coloniale moderna. Intanto questa giovane Italia, appena uscita dalle battaglie del Risor. gimento, con sforzo poderoso portal'a la sua vita economica su di un piano che superava i più rosti sogni degli uomini che avevano crc· doto nella sua Unità. E il problema coloniale, (dopo che con la re. pressione dcJ brigantaggio erano venute a cadere le ragioni di carat· tere penitenziario) si incominciava ad imporre come problema pofi. tico ed economico. All'azione privata, nel 1882, con il ris~atto del~.\ base di Assah daJ Rubattino, si veniva a sostituire razione governativa. Il 5 febbraio 1885, sotto il pretesto di aiutare l"lnghilterra contito la minacciosa avanzata del Madhismo dal Sudan ai porti del Mar

Ulllciali itallam che _.ro pcute a.lla coaquiata di CUO<Ila del 119f. Si ROI•~"'tf:''"./ ,_tto il v-•"'- Banrtieoi

Rosso, rltalia sbarcava nella egizi.ma Massaua con mille soldati. Era questa la conseguenza di uno stato d"animo largamente diffuso nel paese il quale, dopo il tradimento della Francia in Tunisia (1882) e mentre cresce\·a la nostra marina mercantile e militare, incominciava ad ammettere la possibilità di una conquist:t che riaprisse la nostra storia imperiale. Italiani eroici avevano continuato a battere le vie dell'Africa: Pellegrino Matteucci, Antonio Cecchi, Giulietti, Bisleri, Chiarini, Bianchi, Diana; e nessuno era più ritornato. L"lnghilterra (che già era impossibilitata a fronteggiare le difficoltà derivanti dall'occupazione deii"Egitto, e dalla rivoluzione del Sudan e non poteva occupare tutti i porti del Mar Rosso senza provocare controversie in Europa) aveva sollecitato il nostro intervento per impedire una ulte:iore espansione francese nel Mar Rosso e per usare le nostre fone contro il Madhi. Il governo aveva ancora tentennato: l'eccidio della spedizione Bianchi nel territorio dt>ll" Aussa aveva sollevato l'opinione pubbiica e il governo si era deciso. Era un momento in cui tutta !"Europa teneva gli occhi fissi sull'Africa. Nel dicembre 1884 a Berlino s'era tentJta una conferenza per stabilire l'a:zione di ogni Stato nel


llllliiiC'lllt: lllrf) l '< rlll 'P'-'' l tnlllll' p<.r •U>tllUtro.: lo >(;110 del Congo tu 1 •t.t,.;;-;t.uort ht tu c.: '>t.mk> >, lt 'to'' (,,nn.tnla, L11· 1 ' 1 .l lo:t~ l l ltJI t nur. f<.>l '1 tnn.m• l indtetro. M~lgr.tJIJ l• 1 llll/t. dq 111< ' " , !t IlM Jlll -'mvn.1l11.1, '' ,ornpl\·a un f.ttt:l S 1Oth f l O 11 l t '!OrU Jt <Jli.IhlJ'I .tlln• p 1polo: IO lro.:nfanni, COn un l''' c •O .1 nl>• '·ti n•.-tro p.t•'•'l'·'"'·''·' -l.dl.t "-111.1\'ttù alla conqutsta. 1 l •l• .. l.: t<lt u:1c ill < itì i" !11 ht l ,!tpl• .lttchl, rimase a .\!t ' ne' • 111 \ 1 tll~r 'lnJo Pd'.t mn.t h.ts.<.a fra ti m.tre l tn r .1110 lllt.Hii\l " ) .tprttt: l Hlift l.t lliiS\IùOe Por-o nella piwa ~ 111 ' 'Il •11 l 1 , lrll.l Jl ~;jiJl"'>SI llnl\'a ;bs.IUU C t t 1 l.l'.• I,., 1 .n•nl ... omn~<'"t' non ,.,lo t.:l'nJit.tnt m.t an,he gli amici '. l t 1 11 hc. ,on H ,"11\r, k .1 , lf"-'· u c::-ort.1ron, '•ndtcare 1 nostri morti c .1 r ,t,tlult•c ti nn,tto p·~'ttt.:•O M.1 ti De Robllant, miniStro •kt.:lt ,.,tut, non lt• dp.t<< dt un Jflo ,j, em·r_!:t.! c Jdl'ma210ne italiliL lrprol.ttJ\ .1 :\kndtl-. d1t· po.l' mmo d t <lll Jtllh) dopo si impadro· nll 1 (c cp.:d dtc t· p111 do OH~':>, cnn ti n<l,tro tomlnso) Jello Scioa l l IHhtrJ 0\tUp.lliOnc J1 l .lj, ,1\ \lOU( l 11 2~ 110\'Cmbre 1886 2.\e\a tnt.1nto ,u,ut.Ho le> tre .lt R.ts Alt.lt d mi.~lton: dt:t ••tpi Jt ou dispoll'.'">t' tl Nq,"" l .1:1 u.• ·' 'lu.tttro Oll' ,!, m.uu.t J.1 Zula e la 5'u ()(cltp.tnOOC t"f.l 1\('\.L~'.Irt.l f'tl 'lll<krl.' \llllfl l traffici fra Ja CosU ~ l'mhrntl R.t, Alul.l ,h.: ,\,.~''·' ,t.;t.ì ,,Jtlu-.Hn l.t ~pedtz.tone Salimberu, dopo 11 cr •n ll,lrntn't ~u1tw .d J.:lllenlt Gtnè, l l'mandante delle no,trt rruppt, l. dl'l'h.r< d di '"-tup.tz.wnt'..dl',dh.t ,Ici ·1 ~ennato 1887, \C,:_:ultu .!.1 l O mrl.t UC'Il Hl' , t r.i'dn.tn<h,t JJt'tro .~!t italìam prigion•tn 111 c:J!llll', nlUtl\~1.1 .111 ltt.uu ,lt:l lotll .!t S.i.IIÌ <OSl'llito dalle no~trc trupp• c !''""ILH<l d.< ,luc <Ctlp.l:.:ntc n.lll(.n.tli e dl ~00 ~n: dtglm .Il c.mundo dci \f.tJ.:t;JOrt' Bor<.. lt Mdl).!r.tdo l'enorme Jrspanta dd llltll'Lr<> c !.t fo!!l ,J,git -'~.!lttnri, 1 difcn~::~r 1 del forte il 2 gtn· n.11<1 ni>Ltt.ll tno Il ntllll<ll tnf lt~t.;l'ndogli t.:r:nt pcrdtte. Ma mtwto Rl., Alul.t .1\tl',l "!'<~lo ,he ~~~; ,o!unn.t. tt.ll1.111a .d ,ommdo ,Id tl'll<"ntc- lOlonndlr) n, ( rt'tolort\ fll\101 C\ .l J.t Moncullo Jlll \Olta dt ~J.ltt Il R.1~ s1 .tplx~'>tu iungo il torrentt' Dcssct per sorp~ender. !.1 colonn.t Quot.t ti 26 ,~:c:nn.•io ,inonJ;~t.\ J.t tutte le p~rtJ._ ~ullc .1lturc dt Dn~.tlt, ~• dtfes..· con erOtloffiO fu!J~idimmo. Una spedtzson: ,li so.:cor'o tro\1'1 ,ullc f.tld. dcll.t lOII n.1 solo t!O fentt, r1tenuti mort• d;l_l:lt Aht>>mi, Il ~.lptl:lno T.tntun, ~tunto >Ul luogo della ootbgb quJnÒo ti '.l{ nh< io cr.1 gtà ~lato consu"lato S<:risse nel proprio rap· porto: «Tut t t i no~trt ~old.ltt gi,,t·v.tno in ordtne come fossero alli· nc.Jtt: ». E quakuno Jci sopr.t\TISSuti raccontò che Il De Cristofon_~· « ncll'tbbrczz.t Jr una morte r~:t dalreroi<mo dei suoi soldati P1u beiiJ di h1tte le 1·ittorie » avc:va ordmato al gruppo de1 supe~ti··' quali, esaurite le munizioni ancora si difcndev:mo all'arma btaJlc.., di salutare i caduti. E i l c~mando era echeggiato nel fragore dell.t selv:~ggia battaglia: « Prcse!ltate le anni! ». ,,mt~'"

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La battaglia di Degali scosse finalmente il paese e lo lanciò sulla via della conquista. Crispi, intanto, era entrato a far parte del governo e comincian la sua ostinata politica d' impero. La Camera votò prima 5 milioni e poi . 20 milioni allo scopo di allestire una spedizione perchè « l'Italia - disse il grande statista siciliano alla Camera deve essere non solo rispettata, ma temuta... » Il 2 maggio 1881 era stato proclamato lo stato di guerra con l'Abissinia. Una grande spedizione, forte di 20 mila uomini, al comando del generale Marzan<J, in attesa ddlo svolgimento di pacifiche trattative intavolate dal Portai e dall' Antonelli, era intant'> sbarcata a Massaua. faUite l~ trattative, la guerra e-ra inevitabile. Fu rioccupato e fortificato Saati e ultimata la ferrovia per congiungerlo a Mas.saua. Il Negus Gio. vanni scendeva dall'altipiano alla testa di 80 mila uomini, ma non os:IV:l attaccare e il 13 aprile 1888, si ritirava éon le t ruppe strem?.te darla fame e minacciato alle spalle dai Dervisci. E chiedeva la pace. dichiarando che la guerra era stata opera del diavolo c faceva appello alla comune religione cristiana nella lotta contro i Dervisci (eh~ erano mussulmani). Con la spedizioue San Marzano i nostri possedim.::nti si allargavano ancor più e questo nonostante la resistenza aperta o celat:t di talune potenze europee (la Russia e la Francia) che ,·ole,·ano impedire una nostra ulteriore espansione sulle coste eritree. Nel marzo 1889 il Negus G iovanni lasciava la vita nella battaglia di Matemma contro i Dervisci e dal nuovo imperatore d'Etiopia, Menelik II, già negus dello Scioa (a cui l'Italia aveva dato ogni appoggio per estendere la sua autorità anche sul Tigrè) con il trattato di Uccialli del 2 maggio 1889 il nostro paese otteneva il riconoscimento del protettoratc italiano Sllll'Abissinia. Intanto il generale Baldisse_ra.

di lotta conquistava Cassala ai Dervisci. Grande servlZlO reso aiÙ civiltà europea in Africa, di cui poi seppe ,approfittare l'Inghilterra a cui, in virtù del protocollo itala-inglese del 15 aprile 1891, Cassala ritornava. Ma l'atteggiamento $ubdolo di Menelik impediva la realizzazione del più vasto programma coloniale nostro, che prendeva le mosse dal proto: ollo itala-britannico del 5 maggio 1894. Menelik impugnava 'e sconfessava il trattato di Uccialli e scendeva in lotta contro l'Italia. Stamo alla prima campagna italo.tigrina. Il maggiore 1"oselli sconfiggeva., ad Halai, Bathà Hagos che, già nostro amico e governatore a nome dell'Italia dell' Acchelè Guzai, aveva t.-adito la causa italiana. Il 28 dicembre 1894 il generale Baratieri occupava Adua e sconfiggeva poi a Coatit (l gennaio 1895) e a Senafè (9 gennaio) Ras Mangascia. Era aperta la via di maggiori conquiste: però mcn·· tre il Blanc ministro degli E~teri stimolava a farsi avanti « per le p:>rte aperte del T!,grè e dell'Agarné » i rinforli promessi si riducevano a soli tre baJtagiioni! Il Baratieri inutilmente prospettava l'unione alla Colonia Eritrea 'del Tigrè. Crispi, stretto dalle esigenze finanziarie fissava come punto massimo della nostra avanzata Adigrat e chiedeva il rimpatrio di due battaglioni. 11 contrabbando di armi e munizioni, affluenti eon la connivenza francese da Gibuti, la prepara.zàone militare delle orde abissine da parte di ufficiali europei, l'ordine d'adunat:t fatto suonare da Menelik nei territori dell'impero, facevano già prevedere, nella metà del 1895, che la guerra non sarebbe stata lontana. Baratieri sperò di sorprendere Ras Mangascià prima che si congiungessero a lui le forze dello Scioà, ma il Ras si ritirò. AH'inizio del dicembre 1895 centomila ~bissini erano adunati nei pressi del lago Ascianghi. Le forze italiane non

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che neBa ~pedizione San Marzano aveva comandato una brigata ed era poi diventato governatore della Colonia, :wanzava sull'altipiano fino alla linea Mareb-Balesa.Muna. E cominciava l'espansione sulJe coste dell'Oceano Indiano con il protettorato sui sultanati di Migiurtini e di Obbia (febbra.io.aprile 1889) e sui tratti costieri interposti fra le :;tazioni del Benadir (Kisimaio-Brava-Murka-Mogadiscio e Uarsceik). Fino a che il 12 agosto l 892 con la convenzione italo. Zlnzibarita venivano concesse• in amministrazioni al · nostro governo Brava, Merka, Mogadiscio e Uarsceik con un raggio all'interno dalle 5 alle IO miglia per la durata di 25 anni rinnovabili per altri 25 e con la facoltà della sub-concessionc ad una compagnia privata. Le nostre ar.nì int::nto sì affC'rmavano contro i Madhisti ; il 17 giugno 1890 il capitano Fara sconfiggew. una loro colonna presso Agordat, nel dicembre 1893 il colonnello Arimondi con 2400 uomini, di cui solo 200 nazionali, batteva l O mila dervisci ad Agordat catturando 70 bandiere e infliggendo loro 2200 f ra morti feriti e prigionieri; il 16 lu_gHo 1894 il generale Baratieri, dopo una giornata

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superavano comp lessivamente i 12 mila uommt; di cui 5 mila ad Adig rat con tutta l'artiglieria; 2600 a Macallè, 1700 ad Amba Alagt e 2000 dispersi nei vari presidi della colonia. La situazione internazionale, poi, non era per noi delle più rosse; l'Inghilterra, per timore di inimicarsi la Francia si opponeva ad un nostro sbarco di truppe a Zeila onde opc:rare una dive.r sione neli'Harar; la Russia continuava nel suo doppio . giuoco; ufficialmente mostrava di disinteressarsi alla questione; cope~ente teneva tutte le fila degli intrighi e del traffico d'armi .operantesi a Gibuti; la Francia, allora in piena guerra doganale con noi, si adoperava a moltiplicare gli ostacoli e la Germania imperiale si rifiutava, malgrado la triplice alleanza ad una dimostcaziooe di solidarietà nella questione abissina. Baratieri non volle prestar fede alle notizie che gli riferivano come l'esercito abiS&ino avesse iniUato la marcia. Quindi non mobilitò le nostre forze. Poi la guerra p rese il suo ritmo veloce ed eroico. Il 7 dicembre 1895 il maggiore Toselli, sulle pendici dell'Amba Al agi, con 2450 uomini resisteva dall'alba fin quasi alla metà della giornahl

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all'a!'~<'l lto di 50 mtla abisstni armati tutti di fucile. Il Toselli cadde e con lut qua~t tutti i suot ufficiali. Il maggtO'e Galliano resiste\·a .1 M.u:allé da! 7 al 21 genna1o 1896 c ne usciva con gli onon delle :umi. E il l marzo 1896 15 mila italiani. con 56 cannoni, si ~travano ad Adua con centomila abissini. C.1pi e gregari fecero come sempre splendidamente il loro do,·ere. All'estrema sinistra i pezzi d"artiglicria della colonna Albertone apri. vano nelle masse nemiche immensi vuoti, subito colmati da truppe fresche. Ogni volta che il cerchio dei nemici si faceva più serrato i nostri contrattaccavano alla baionetta. Vi furono in c:unpo abissino parecchi momenti d'esitazione ranto che ad un certo momento l'imperatrice, ,·estita a lutto, accompagnm dalle sue aoceJJe, si fece iocootro alle or<k fuggenti, per rincuorarle alla battaglia. Menelik tentennava im~onato dalla stra.ge e Ras Maogascià lo riol'UOrò, decidendolo a lanciare aJl'attacco la guardi:t imperiale. In tal modo si complet:wa lo a~iramento Solo aJJora, esaurite le muni:ùooi, ferito e fatto prigioniero l'Albertone, la bri. ~t1 si decise alla ritirata. Ne inferiori per valore e per Spirito di S.lCrinco furono le brig.u;

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ordlaccu.o

Il gonerlllo O roato Bcn:atieri (IMI-1901), a.omùlcoto, Dol lobbrolo 1892, pljmo goT<Omcotoro dolio eolomo &rttrocr

Arimondi e Dabormida, c la brigata Ellcna. La lott~ ebbe episodi Ji epico valore sulla sommità della Zeban Darò, sulla Selletta fra Raio ed l bisa, suli'.Amba Bairot, dove, « ostinatamente resisti:, abbarbicato al terreno con epico coraggio » il 4 reggimento fanteria per dar modo ai resti insanguinati delle brigate Arimondi ed Ellena di radunarsi e ripiegare. 189 ufficiali e 4600 soldati caddero sul campo; un migliaio furono i feriti; il nemico ebbe 15 mila morti e 10 mila feriti e non osò, dopo 1~ chilometri di inseguimento, invadere la nostra colonia Eritrea. Il russo Leontieff, (Omandante l'act>iglieria abissina nella battaglia di Adua, il francese Cochette, il tenente russo Bubtovic, ancb'eglì combattente in campo abissino, resero fervido omaggio di ammirazione :11le nostre truppe, e un altro generale russo, il famoso Skobdeff. co.

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GUERRA ITALO· TURCA (1911-12). Trup,. a • cmtale 1ta l~cm• i.n ricoqo.i.a:ioo• nel d...rto libic:o oltre A.i.%1-Zaro 1912,

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ridotta Q't'G:DaaiQ

C.bel oei pr . .• i di Bengasi

tne purl· ti gmerale { rancese Du Barrati c ti maggtore tedesco von Bruchansen nelle loro pubbhc.utont str('ttamente tecniche conlerma.rono ti valore delle nostre truppe. Adua l u un msucccsso pc·rdtè- ci f o crisi nel CO· m~ndo. •l generale an cap0 fu prima incauto <: po1 temerano. E Crispt cadde soffocato dal. l'ond 11.1 di mi~bi l, n ncon da cui fu ag•t~tv ti pae-;e In numerose uttà comizi e dimostra.ttOnt ~~ sussegutCooo dando una evidente prova dell'mcap:Kttà degli uomini suuc duti a Cnspi, dt dommare e illuminare la pubblu:a opmionc sullo stato reale delle cose. Perlhè-, passato il primo smarrimento sueceduto alle affrettate notizie, diramate in modo infelice dalla Stefam. il Paese si aspetta· 'a una riVInCita di cui lo assicurava il gene. rale Baldissera sbarcato a· Massaua il 4 marzo con truppe fresche. Il 2 aprile egli ri· conquistaw. Cassala, batteva i Madhisti a T w::ruf, e liberava il forte di Adigrat, tenuto eroicamente dal maggiore Prcstinari. Un prc. stito di 60 milioni, emesso dal Ministero del Tesoro per le necessità di guern. fu coperto ·1 volte. M.1. l'inetto marchese di Rudinl, succeduto al Crispi, dichiarava che avrebbe rinunciato al Tigrè anche se ~end.ik glielò avesse offerto in generoso dono. Era la smentita politica all'aHennaz.ione eroica della giornata di Adua; era ancora una volta il pachmc:nto che si levava contro l'Italia. E così il 26 ottobre 1896· si arrivava alla pace di


Addis Abeba, che annullava anche in linea di diritto il protettorato itaLiano sull'Abissirua, e. Liqujdava la politica espansionistica seguita dal 1886 in poi per inaugurare una politica di raccoglimento. E all'indomani di quella pace, Edoardo Scarfoglio scriveva amaramente : « Il sacrificio è consumato. Il governo ba ceduto in tutto. Vent'anni fa Menelik era un povero diavolò di capo tribù che andava a svegliare Ceechi la notte per farsi mqstrare il meccanismo di un fucile. Noi gli abbiamo date le anni, g.li abbiamo dato . l'impero, gli abbiamo dato la vittoria. Abbiamo riconosciuto l'indipendenza del suo paese. Il capo tribù è c4ventato il sovrano di una grande potenza». Quarant'anni dopo, le annate vittoriose dell'Italia fascista vendicheranno per sempre i gloriosi morti dj Adua e quanti altri, con il loro sacrificio, credettero nel destino imperiale dell'Italia.

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A distanza di quindici anni dalla p:ue di Addis Abeba sulla riva mediterranea dell'Africa, il nostro paese ripm:~deva Ja via della conquista. La Turchia era io uoo stato di crooiql e manifesta impotenza e del FDBUJO 1912. U.. cuubo u;.putato dl tracllmeoto n.... tradotto alle c~•ri eli Tripoli

fatto ne approfittavano le nazioni europee con essa confinanti, la Francia dalla Tunisia e dall' Algeria, nnghilterra dall'Egitto e dal Suda n, usurpando, come oota il Moodaini, territ_o ri OU· mioalmente turchi poco o punto curando le rimostra.nze e le proteste, spesso ufficiali, deU,1 Turchia. Prima della conquista italiana della Libia la Francia era giunta sino a lambire (nel 1910) le basi di Ghadames e Chat; mentre nel 1900 aveva occupato l'oasi di BiIma scacciando il presidio turco e riiiutandosi di sottoporre, come la Turchia ''oleva, la questione al Tri. bunale dell' Aja. L'Inghilterra, con analogo procedimento estendeva il suo controllo ad oriente dell'oasi di Sivah e lungo la costa cirenaica aJ golfo di Sollum (ricooquistata in qu~i giorni dalle truppe vittoriose dell'Italia fascista). Le stesse oasi di Kufra e di Giarabub erano assegnate, nelle carte inglesi, al deserto libico rientrante sotto il controllo anglo-egiziano. quando non erano segnate decisamente con colori inglesi. Queste usurpazìoni veaivano l <"01pire potenzialmente quella potenza coloniale die fosse succeduta alla Turchia: potenza colo593

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niale che, nota ancora i1 citato Moodaini, « per la sua posizione me. diterranea, i suoi precedenti stOrici, la SUJ. situazione economico..ruL turale in Libia, gli stessi accordi diplomatici colle altre Potenze colo.. wali africane, non poteva ormai essere, nel primo decennio del secolo presen~ se non fitalia». Ragioni stotiche, ecooomico-eulturali, e soprattutto politiCO-territomli, spingevano l'Italia in Libil.. C'era stata perciò, dal 1896 al 1903 una intensa attività diplomatica italiana tendente a rimuovet;e eventuali ostacoli ad una azione futura da pa.m delle potenze più dirett:amente'intereSsate al Nord-

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attrcnona ia. au.tomobile l• vie di Addii. Abeba aaJutato dalla Guardia Imperlalo

Africa, bend1è tal i potenze si rifiutassero ad una qualunque garanzia per il r<::trott:rra libico. da esse continuarnente eroso. M ,1 la nostra esp:1nsione economl';o.cultun,Ic trovava ostacoli sempre maggion in Lib..a. da part<: del dominatore ottomano, benchè la colonia italiana fosse la s-."Conda dopo quella m,tltese e Jist~nziasse enormemente qud~e delle altre naz,onahtà. L·.•,·vento al potere Je.~ giov.1ni turchi, nel luglio 1908, re.><:· più difficile 1 rapporti italo turchi in Libia, a cui seguiva nel 1910 un 1 violenta campagna italofoba della stamp:~ turca; mentre anche del litorale lib•co fra il 1909 e il 1911 si avev:~ tutta una serie di denti dalla Turchia provocati : <.:ome !'ubitraria cattura e il saccheggio sambuco eritreo Selù11 d:~ parte della cannoniera Nrm:hed nel 1909; il questro :ubitrario del G:ut-t•a ad Hodeida nel 1910; la manomissione sambu(o entreo Fath l'l Salam da parte di autorità ottomane nel 1911 Nello stesso tempo la trasfonnwone economica c morale intervenuta primo decennio del secolo XX aven portato con sè anche un spirituale. Le ultime opere di O riani, le p rime di Cor radini, d' Annunzio, avevano indicate le str:~.de alla generazione cresciuta Adua. Il N:1.2ionalismo combatte'Va le prime battaglie per imporre massa abulica il concetto dell'im perialismo italimo: e lo stesso partito socialista si pie~a,·a, magan a denti stretti «di fronte all'aspetto economico e demografico SOlto iJ quale si profilava la necessaria nostra politica di espansipne coloniale». L'ambiente nel 19 11 , insomma, anche se non entusiasta, era propizio all'impresa: c bisognava far presto, prendere l'iniz.l t. tiv,, per evitare, dato l'accordo franco-tedesco sulla questione marocchiOO: che un'altra potenza venisse a raccogliere la naturale eredità dell'ltal~a. Così il 29 settembre 19 11 si arrivava alla Jichiaraz.ione di guerra alla T urchia. E an<.:or:~. una volta l'opinione di quelle Poten:ze europee che ' erano arricchite wn una metodica politica di violenze e di spogliamento, si scagliò contro l'Italia. L'Inghilterra· e la Fran~ia presero un atteggiamento ostile ; la Francta, come aveva fatto nel 1896, tornò. a rifornire di armi e di munizioni il nostro nemico (il duplice incidente del Cart~ge c del MAnoNha stette a dimostrarlo) e avviò un intenso contrabbando bellico da!Ja Tunisia. Ma l'Italia apprestava subito un corpo d'armata di 34 mila uomini dotato di 72 cannoni e fra il settembre e il novembre inviava un altr.o corpo di spedizione di 55 mila uomini con 154 cannoni. Le forze venivano sbucate $!.lÌ punti vita:li deH'intem costa eritrea: T ripoli, HOOI· Bengasi, Derna, Tobruk. Il 4 ottobre, rinverdendo le tradizioni garibaldin·· Umberto Cagni occupava con 1700 uomini Tripoli, che sette giorni dop...

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vemva raggiUnta dal gr~so delle forze agh ordini del generale Culo Caneva Il n e •l 16 1l valore dci bersagllen nfulgeva nelle prod•tone ribelltom md1~e d1 Henn1 S..1ua-Snat e d1 Henn1 Bu Mehana Il 4 ottobre \'en1va presa Tobruk, •l IR Dema e •l 20 Benga.s• sotto 1l comando del gencrak Amcgho, dopo un epiCo sbarco alla Giuliana L'impresa, però, si delmeaH non faule e ).\J'I · guin<l<S'l. Finchè il 1 Ju:c:mbre lOO la battagli.\ d1 A1n-Zara, guadagnat.t dal generale (po• maresCiallo) P<."'Con G•rald•. e •l IO e 13 dicembre con l'occupaz•onc delle Oas, onentah del Sehcl e dr T.tgtura, la pos•z.onc rtaJiana si consolidava. Il combatt1m<:-nto dCliSÌ\O delle Due Palme del 12 marzo 1912 n da\'a Il controllo della zona dr Beng:l)L Derna vt-n•va strenuamente difesa dal g<.-neralc Trombi con· tro Enver Bey, rl m•gliorc uffiualc turlO Bi.sognava por pensa re .t soffoc:art Il con t rabbando bellico alimentante, dall.t vrcma Tun•sia. l'ostinata rc--sr~l-nza .trabo-turca C~ì tra l'aprrlc e l'agosto sr venr\'a.nO dfL'ltu,tndo un:• ~rie di opera2.1001 du: port.l\·ano alb metà d1 agosto alla presa J, Zuar,t c all"ouupaz•onc d1 Regdalrne. Il 16 _!!tu.~tno mtanto erano ~tat' mtraprcse, 5.<.--mpre allo ~opo <h f.1r tcrmin.1re il contrabbando dalLa Tun•s•a. n1oni 1ntorno a MISUrata, che wlminJ\JOO, con Il p•ù lOO\pleto successo, wn h Ollup.uionc della lcx.alità 1'8 luglto c la d.sfatta del nemito nel Cheran LI. Lib1a fu LOnqui>tata a~pramentl, palmo a palmo : e ncl mare la flotta fu p.ui

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all'esercito. Cosi il 29 ~embre 1911 si aveva il combattimento di Prevesa e il ' ottobre quello di San Giovanni di Medua. L'azione si dilatava poi nel Mar Rosso ove ad un prnmo scontro del 16 ottobre 1911 ad Hode1da, facevano ~guito nel novembre dello stesso anno i bomb:udamenti di Akaba, Moka e Sce1kSaid e.il 7 gennaio 1912 la battaglia navale di Cunlida che poneva termine all'attività delle flottiglie turche convoglianti armi sulle

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Peuel. •..co•o tra:DcH• dl I>ir•·'Dau.o. ac:ecmi'o CJY"Yenano deqh ttahaGi MACCIO 19:1$. L'mirate o M<lcoU• d•U• truppe iloli=• - .

coste africane per f:lrle giungere attraverso l'Egitto e la Grenaica, in Libia. Il 22 gennaio veniva posto il blocco alla costa turca dell'Arabia, dal nord di Hode1da, a Ras Golaifa.sc. Ma anche nell'Egeo la flotta operava con succes.~ bombardando il 18 aprile 1912 l'isola di Samos e i forti dei Dardanelli che, nella notte del 19 luglio, venivano forzati con epica audacia daUc siluranti del comandante Millo. Nel basso Egeo fra l'aprile c il maggio si occu· pavano alcune delle Sporadi meridionali : il 13 aprile si aveva lo sbarco a Swnpalia; il 4 maggio lo sbarco a Rodi c il 16 maggio l'ingresso delle truppe del generale Ameglio nella città e la successiva occupazione dell'imera isola. La resistenza turca diventava sempre più inane. Ma ne1 settori di Dem.1 e di Tripoli non mancarono ancora combattimenti sanguinosi. Intorno a Derna IO mila arabo-turchi resistevano

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an-:ora con Eover Bey. Il generale Reisoli per assicurare a Derna un più ampio respiro nelle azioni del settembre e dell'ottobre infliggeva al nemico una sanguinosa sconfitta. Mentre nel settore di Tripoli il generale Frugoni e il generale Ragni davano il colpo finale alla resistenza turca. La Turchia veniva intanto iniziando trattative di pace, e a Ouchy il 18 ottobre 1912 veniva cond.usa quella pace che fu poi comunen:entc Jett1 di Losanna. La « grande proletaria » come cantò Giovanni Pascoli, si t:ra m.essa di nuovo iQ cammino e di Il a tre anni avrebbe dato la più splendida prova in quella guerra mondiale che, se per talune nazioni doveva significare un aumento di territori coloniali, per l'Italia non sa. rebbe stata altro che una fonte di :lriìarè delusioni. · Il famoso p11110 di Londra, stipulato il 16 aprile 1915, dopo un mese e mezzo di faticosi negoziati, e che doveva rimanere come un docu. mento insigne della malafede dei nostri alleati, riconosceva all'Italia , la piena sovranità sul Dodecanneso, e il diritto a sostituirsi in Libia

successivo accordo di San Giovanni di Moriana del 19 aprile 1917 furono osservati da;i nostri alleati al momento della spartizione del bottino. Al tavolp della pace l'Italia non ottenne niente; ottenne ancor meno de! Belgio che, con perdite di uomini e di beni infinitamente inre. riori alle nostre ebbe il mandaro sul Ruanda Orundi, territorio fertilissimo, di 430.000 chilometri quadrati, popolato da 5 milioni di abitanti. E attraverso la truffa dei mandati l'Italia veniva completamente tagliata fuori da ogni vantaggio e della guerra non le rimmevano che il danno e le beffe. Per <V-lei che riguarda l'Africa ottenemmo dalla Francia il 22 settembre 1919 certe vie carovaniere che collegavano Ghat a (;a. dames, il confine meridionale fu spinto .fino alla cima dei monti Trunno e averrutto le oasi di el &raka e Feuat. G furono accordi supplemen. tari riguardanti le ferrovie, le scuole italiane e la vendita di immobili io Tunisia. Ma ci furono negate le oasi di Gianet e di Bilma e inutilmente insistemmo per la cessione di Gibuti. Ottenemmo nel 1924, dopo

nei ctiritti e privilegi rimasti al Sultano per virtù del trattato di Lo. sanna; ammetteva in linea di principio ch.e l'Italia era inter~ata al mantenimento dcll'C9uilibcio nel Mediterraneo e sta't>iliva altresì i compensi che ci sarebbero dovuti spettare nel Levante in caso di vittoria dell'Intesa: parte éqnitable della regione mediterranea confinante con la provincia di ' Adalia; presa in considerazione, come riferisce il Ciasca, degli interessi italiani nell'ipotesi che venisse mantenuta l'integrità territoriale dell'impero ott001ano o che subissero JDO. dificazioni le ~e d'influenza riservate alle altre Potenze. Inoltre il trattato contemplava 'la occupazione da parte dell'Italia · della regione mediterranea limitrofa alla provincia . di Adalia giusta i confini segnati, qualora Francia, Gran Bretagna e Russia avessero occupato, durante la guerra, territori della Turchia asiatica e sta. biliva equi compensi territoriali, specie ai confini dei nostri possedimenti afnicani nell'ipotesi di arricchimento della Francia e dell'Inghil. terra a spese ~eUe colonie germaniche. Ma nè questo trattato, nè li

5 anni di trattative, il territorio dell'Oltregiuba, (92 mila chilometri

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quadrati coi por00 di Kisimaio il solo della Somalia praticabile tutto l'anno). In tal modo verùva negato Moiale, centro naturale delle comu· nicazioni fra l'alto bacino del Giuba e Chisimaio. Questo è tutto quel che ottenemmo. E nel dopoguercra dovemmo lottare per riprendere le posizioni tripoline e cirena.iche dovute abbandonare durante la guerra mondiale, lottare con la confraternita del Se· nusso in Cirenaica, riconquisttre, insomma, la Tripolitania e il Fezzan. Intanto nella vita italiana era avvenuto il fatto di enorme portata storica che doveva portare l'Italia all'impero. Il 28 ottobre 1922 il Fascismo conquistava il potere. Ai ,governi abulici e rinunciatari si veniva a sostituire il governo ferreo e inflessibile di Benito Mussolini. Ai programmi coloniali frazionati, inorganici si veniva sostituendo una concezione nuova e dinamica e, soprattutto, una più larga quantità. di truppe e di mezzi veniva messa a disposizione di quegli uomiqj che in Tri~tania e in Cirenaica avevano iniziata la riconquista. E tali uomini

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si cbiamav~no Volpi, Badoglio, Graziani, De Bono, Teruz.z.i, Piuari, Taranto, Belly, che stroncarono ogni velleità di resistenza dopo anni di lotta durissima. E nella Colonia Eritrea, che dovev~ poi essere la piat. taforma di lancio per la conquista delfimpero, il Fascismo portava un dinamico ritmo ·di opere ed una oculata politica tendente a fare della Cc lonia «il centro d'irradiazione ver.;o il Sudan, verso l'Abissinia e la penisola arabica». Mentre in Somalia dopo la cessione dell'Oltre Giuba, il Fa~.cismo intraprendeva, ad opera specialmente del governatore De Vec chi, l'occupazione e pacificazione del nostco dominio effettivo di cui, nel 192::!, solo un tefU? era in realtà occupato. Co5ì furono disarmate le . popolazioni, occupato (settembre-ottobre 192~) il sultanato di Obbia, occupato fra il 1926 e il 1927 il paese dei Migiurtini, conquistato nel 1926 iJ Nogal, operazioni tutte condotte con risoluta energie e segnate daUe prove di splendido valore fomite dalle bande di d11ba1, truppe indigene formate dai migliori elementi delle cabile devote all'Italia

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interveniva o era in grado di frenare la sanguinaria ferocia dei capi feudali. Dopo un fallito tentativo di sconfinamento del degiac ~brè Mariam, governatore dell'Harar del settembre 1931 , in cui furono impiegati 14 mila uomini con 10 mitragliatrici (tentativo fallito per l'energico atteggiamento delle nostre autorità e il rapido concentramento delle nostre forze), in quattro anni gli abissini, lavorando tenacemente avevano adattato circa ~ mila chiiQffietri di pista camionabile con direzione da nord a sud, «per l'eventuale invasione della nostra colonia» collegati con la via Giggica-Hargeisa.Berbera, in territorio inglese, per rifornimento delle truppe dal mare. Assassini di nostri ufficiali (come il disertore somalo Ornar Samantar, uccisore del capitano Carolei) veni. vano investiti dall'Etiopia, ai nostri confini, di alti comandi. Durante la visita del nostro Re, nel 1934, la polizia etiopica invadeva il consolato italiano di Gondar uccidendo un nostro gregario e ferendone altri due:. H governo di Roma chiese energicamente ed ottenne scuse e riparazioni.

..,.,. SETTEMBRE. l$40. Ua _ . , italicmo c:li a Bir-Ahu·Said auUa camJ.o: oul>Ue SoUum·Sidi ol .llancmi

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« derivanti autorità ed armi solo dal governatore italiano ed appunto Ma si capiva che la situazione non pot"eva durare. L'incidente di Ual.Ual avvenuto il 5 dicembre 1934 fu la scintilla che avvertl dell'imperciò sottratte ad ogni ingerenza di capi indigeni e locali ». Il 2 agosto 1928 era stato stipulato un trattato di amicizia fra l'Italia e. minente divampare dell'incendio. l'Etiopia che non ebbe, da pa.rte abissina, nessuna esecuzione. Nè i diri- Non staremo a rifare al lettore la stOria del cooflito fra Ja Società delle genti abissini dettero opera a favorire le relazioni commerciali, come Nazioni (a cui l'incidente di Ual-Ual veniva deferito dal Governo di era in quel trattato stabiJito. Neanche l'accordo per la costruzione d1 Addis Abeba il 14 dicembre 1934) e l'Italia, nè rifaremo la storia della una camionabile da Assah e Dessiè, venne eseguito, mentre invece ii conquista dell'Africa Orientale. Troppo recenti sono gli avvenimenti patto veniva interpretato in maniera ostile all'Italia e sistematicamente gloriosi e troppo viva è la J.oro memoria nell'animo degli italiani che violato a nostro danno. Le continue aggressioni ai nostri confini, la pre- vissero appassionatamente il periodo che va dal 2 ottobre 193~ al ferenza alle altre nazioni in fatto di concessioni economiche e di ini- ~ maggio 1936. Ma due fatti vogliamo qui porre in rilievo a concluziati\'e industriali, l'illecito elevamento dei dazi doganali, i tentativi ri- sione di questa nostra breve storia della conquista italiana dell'Africa: petuti di seonflnamenti, furti e le aggressioni a danno di nostre Regie il contegno del popolo italiano e l'imponente organizzazione della Rappresentanze, gli arresti arbitrari di nost.r i diplomatici, le violenze campagna fatti, l'uno e l'altro, sconosciuti alla storia di tutte le altre di autorità di polizia etiopiche contro sudditi somali ed eritrei, gli assas- naz.ioni colonizzatrici. Mai, prima del 1935, un popolo Sc:nti cosl sinii di sudditi italiani, negli anni che vanno dal 1928 al 193~. erano profondamente la gi11stezz.a della propria causa e si strinse più comvenuti awnentando con un crescendo pauroso; nè il potere centrale patto intorno al suo Capo. Nelle schiere innume~evoli di volontari 597


DmE OAUA - MAGGIO 1936. La Francia, dopo «nr dac::r•tato le scmàoni contro rltcdia e cn-er fa.-orito .iD tutti i modi il rifornimento d'anni all'AbiH.iDia. teu"" di oppo ... t alla ~onquiata. itali_ana: ac~era:111do t:r\lppeccneAlales.i lut190 la fcrtovtQ Gi_buti-Add.w ~ba. ~c un gruppo di Whciali tra:uceat alle ltCDton• di Dire . Daua UDC:)fCI pr•aidiata dai ••n~cdMi.

CAMPAGNA ITALO-.ETIOPJCA (1935-36). Uo appoatamato cnrcm&Cito di D\lbat aei pte..i dJ N~heW.

di ogni leva si veniva perpetuando, degna, come sempre, delle tradizioni delle guerre d'indipendenza, la passione volootaristico del nostro popolo. Durante quei sette mesi di indomi.ta passione, di cieca liducia nel Duce, di sfavillanti vittorie, di operosa solidarietà nazionale, ai superstiti di .Adua i giorni della primavera del 1896 io cui le folk stcapoavano i binari della ferrovia per unpcaue Ja Partenza di rinforzi per r Africa, e ai reduci di Libià i giorni dcr 1920 in cui il governo ;mbeUe di ltoaoa. dmanzi alle richieste dei capi arabi io Libia cedeva su tutta la linea e 688

tollerava che la commtsstone del Garian ne! restituire i prigionieri dichiarasse di renderli « non all'Italia, ma al partito socialista italiano», dovettero sembrare lontani non ùi pochissimi decenni ma di molti secoli. L'ocganizzazione militare e logistica della (ampagna etiopica, rappresentò dal canto suo il più poderoso sforzo attuato in tutti i tempi ti" un• naziooe occidentale in uoa J?Uerra coloni"~- ), Massaua. dal marzo 1935 all'aori!e 1936 sbarcarono 448.301 uomini i quali vennero ad aggiungersi a quelle nostre truppe che già presidiavano la Colooia Erittea. Furono impiegati nel trasporto 1052 piroscafi. Durante lo stesso periodo furono scaricati,

seinpre nel poeto di Massaua, 1.300.538 t~­ nellate di materiali. Furono mviati, per le CSIgenze di guerra, 57 mila quadrupedi, oltre <Juellt potuti acquistare sul luogo; 9656_ automezzt 1201 motociclette. Il corpo d1 spediztone era, insomma dotato di un autocarro ogni 50 uomini. ~empre d~ marzo 193~ all'aprile 1936 da Massaua at ~~ siti dell'Altopiano furono inviati 271 mllion~ di cartucce per armi portatili, 1.800.000 colp~ di artiglierie, 1. 150.000 bombe a mano. Gh approvvigionamenti salirono a centinaia di mi: gliaia di tonnellate l cinquecento appacecdù che si tro\·avano in Africa Onentale effettuarono settemilacinquecento voli, per quaran~ mila ore e lanciarono un milione di chilogrammi di esp!osivi e rifornimenti alle truppe avanzanti. Il consumo di carburante, escluso quello per l'aviazione, nei mesi di più intensa azione, da gennaio, cioè, a maggio 1936, fu di 45 mila quintali al mese. . le vicende della guerra che si com~tte ?881 per liberare t"Eucopa dalla tirannia bnta?: nica e restituire il continente ai suoi compth c alla sua storia, hanno portato di nu<Wo l'Italia a combattere in Africa_ E ancora una volta la vittoria, sulle riye di quell'Africa medi~­ raoea che conserva fra le sabbie arse, le unpronte indelebili di Roma, ha corooa~o le insegne dell'Italia fascista. Il fatale destt:w ~:t­ eano del nostro Paese si compie: quel destiDO segnato nelle parole dell'antico: Tmeo lt,

Africa.

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, LA GERMAN.Ill

l N J\FiliC.A A DIFFERENZA delle altre grandi nazioni continentali, ma a simiglianza dell'Italia, la Germania è entrata tardi nell'arengo delle oonquiste coloniali. Dopo la vittoria di ~an. al momento iniziale della sua ascesa prodigiosa a cui tutti i settori della vita economica collabonrono con uno sforzo concorde e febbrile, la Germania non aveva colonie e sembrava non preoccuparsi di tale sua inferiorità nei confronti delle altre potenze occidentali. Fino allora la Germania aveva perseguito sogni 'Iii espansione puramente continentale. E Bismarck, nel 1871, riassumeva questa tendenza con la frase famos.t: « i possedimenti lontani sarebbero per noi tedeschi ciò che è la pelliccia d'ermellino per certi nobili, che sotto dì essa non hanno la camicia». Ma a mano a IÌWlO che la banca, l'industria e il commercio tedeschi si affermano sempre più Largamente in Europa e fuori d'Europa; man mano che la politica germanica e con essa la economia si trasformano da nazionali in mondiali, anche la Germania sente il biso. gno di costituirsi un dominio coloniale.

CAMPACI!IA ITALO-!:TIOPICA. l) Uno path191.i.o eli kmtoria ltaliCIDc durGDio l'crlt<Kco ali'Aml><l !loUom (21 DO..aù>ro 193$) - 2) Vilrioai di Adelio Abobc D09\l001ta a c:oclo. .ri di oc:bJaori lucllotl perc:h~ MDICITCIIDO eli 1"99ÙO - 3) Do .....tcalolll O mCIMocrl

compiuti acl Adelio~ Aboba dallo ordo l"99iaodao dol 1!109ua duranto l'..,auota doUo coloana matoriaata •• ~!io ...

l primt tentativi sono tentativi privati e partono da quelle glonosc città anseatiche che avevano cosi lunga tradizione di esplorazione e dt viaggt. Nel 1879 cominciano a fondarsi ad Amburgo delle società per l'acquisto e lo sfruttamento di territori nelle isole Samoa. L'anno seguente una casa di Brema compera allo stesso fine vasti territori nel NamaquaJaod (Africa del Sud) ed un'altra fonda emporii commerciali nel Togo (Afnca Occidentale). Nel 1883, Francesco Adolfo Uideritz. ncco e audace conunerciaote di Brema si installa nella Baia di Angra Pe<Jueiia gettando le fondamenta di quella che sa.rà l'Africa Occidentale tedesca, mentre altri intnprendenri commercianti d'Amburgo St stabiltStono al Camerun ed una società fondata a Berlino dal dott. Karl Peters, la « GtJelluhujJ fiir deulsrhe Ko/onisa1io11 », incomincia una sottile opera di penetrazione nell'Africa Orientale. Siamo cosl al biennio 1884-85 che è fondamentale nella storia coloniale tedesca La Germania fmo a quegli anru aveva avuto un'idea più economie,\ the politica deLI'espanstone coloniale. «La bandiera segue il commercio» a\•eva proclamato Bismarck intendendo cosi che la Madre Patria dO\e\.1 soltanto proteggere l'attività COfiUDerciale nazionale tendente ad assicurare materie prtme alle mdustrie germaniche e a ptocurare sbocchi 11 manufatti di tali industrie. Il Bi-smarck, come notò il Mondaini favom•.1 di preferenza la formazione di compagnie coloniali privilegiate con esercizio di poteri sovrani « per evitare, fin dove possibile, l'intervento dello Stato nella occupazione ed amministrazione dei territori coloniali ». Ma a questa concezione puramente economica non tardò a sostituirst una concezione politica, cioè una vera e propria politica imperialista che era stata propugnata già dai filosofi e dagli storici tedeschi nella prima metà del secolo XIX e che trovò la sua realizzazione nd regn? di Guglielmo Il, il quale fu creduto il creatore di questo imperialismo politico I'Jlentre non era che l'esponente. Seguiremo qui le vkende non di tutto il dominio coloniale tedesco, ma solo dei dominio africano della Germania, dalla sua costituzione alla sua distruzione per open del trattato di Versa.iJles. Questo dominio africano era costituito dalle colonie del Togo e deJ Camerun, dell'Africa Orientale tedesca, e dall'Africa Sud Occidentsle tedesca. Alla vigilia ddla guern mondiale esso aveva 2.467.300 Kmq. d1 superficie e 1 u44.994 abitanti En sbto creato dal nulla, con mosse 5eG


Africa tedeaea del Sud·OYnt (l9ll). Truppe indiq8'1le cd Mni:ùo deUa Gennca:ùa pre pa:rCltlO U raac:ioae.coado \o loro u.~• guerriere

Joacbim YOD Heodebnc:bt, comcm.dcmte delle forz.e germcm.icbo n ell'Africa del Sud·OYoot dal 1911 al 1914

fulm i·~:e, prevenendo i conwrre nti sovrattutto ing lesi. Il T ogo, acquistato alla Germania sovrattutto per opera d.::ll'e-splorato re Gusta1· N~chtiga ll il quale aveva precedute; di una dieci na di gìorni u na azione an aloga Ja pa·te Jel console jnglese Hewett. fu costituito in protettorato il 5 lug lio 1884. Nel T og o, in cui erano possibili molte cu lture tropicali ( caffè, cotone, caucciù, maniom. cola) la Gernu nia, dopo aYer nel 1893 .tbo lito la schia"itù, p romoveva un'intensa attività economica costituita non soltanto da organizzazioni commerciali per l'ac<.J uisto di produzioni indig ene da esportarsi in Europa. ma anche da vaste piantagioni, d;.otc·nute d;t grandi so<ietà industriali. In tal modo la

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Colon1,1 (sup. Kmll· i\7.200, ab. l .000.)6)), popolata da una fitta ed operosa popo· laz10nc 1nd,gc-na. andò rapidamente prosperando e nel 1913 a1·eva un commercio estno d1 ben 20 m1lion1 d1 march1 oro. Anche d Camerun fu :tcquistato alla Germanill cb. l Nachtigall èhe 'i proclamò il prote-ttorato tedesco il 14 luglao 1884, nove giotni dopo .11er proclamato quello sul Togo. Nel 1911, alla liquidazione della second a crisi m.~ro<\.hma !.1 Germama ottt;~~eva, in camb1o dalla mano libera francese sul MarOCI:o un v.l~to tcrritono, confmante LOn d C..tmerun c avente lirca 260 mila Kmq. di superflue S~t<.hè alla ngi11a della guerra mond1ale il C.amerun aveva 750 mila Kmq. di supcrtlLIC e 2.780.000 ab1tant1 La LOion•zzaz1one e lo sfruttamento del territorio p re<>entJYano, .\ cau~a del dim.t torndo, delb v.lStità del paese e dell'ostilità dell'elemento md,geno, wand1 Jiffiwltà, superate in un ventenn1o d, sforzi eroici sovrattutto ad op<-ra della 'ìm/ K(mterrm Geullschaft Rese produttive le regioni meridionali, ncl 1905 tJie sotietà. con un ,·asto ed .lUJ,~ee piano di sfruttamento, :omprendente anche lunghe ,trade ferrate, s'era .tffacciata .11 territori del nord ed incominciava a metterli 10 v.dore. Ma la b'llt:r•a 'enne <l troncare queste ott1me mi:z•at1ve. Ri,ordan1mo g1à thc:: 1l U.ideritz ù:•·a m· l 1832 stabilito nella b:lia di Angra Pequena, .l pol.t di~tanz.1 dalla LOion1a del Capo. Il 1 1 aprile d1 quell'a.n•1o ,•enivi proclamato d prott:ttorato tedesco sui territori di Angra Plgueiia, a nord del fiume Orange. D11crs• .3ltri punt1 della costa vcni1·ano O<lupati ne:ll'ap•il<.: e nel settembre e il 14 <ktmbre 1882 l'lnghdterr.l riconosCt"\',l ' irtualmentc quale sfera d 'influenza ~edeso. « q ue lla ad ovest del 20" di longirudine e quella a nord del 22" di latitudine». Ma l'Inghilterra, ma lgrado il nuovo tnttato ang lo-tedesco del l luglio 1890, non desistè d a l creare a lla Gc:rm;tnia innumerevoli diffico ltà, vio lando i confini e facendo sobillare da i suoi agenti i capi indig eni contro le autorità tedesche della colonia. N e derivò, fin quasi a i 1896. un conti nuo stato di g uerra in cui la Germania profuse uomini e denaro fino a che fu CQ!;tretta a inviare sul posto un vero e proprio co rpo di spedizione, d1e riuscì ,\ sconfiggere i ribelli ed a ridare pa: e alla Coloni;~. Ma lgrado le difficoltà inizia li la Germania, nei punti O\'~ l'esistenza dell'acqua lo pe:.1 netteva. creò vari centri abitati: Liideritzbucht, Wind uck ecc. Furono costruite numerosissime linee fcrrol'i.lrie (ne l 19 14 avevano una lung hezza complessiva d i 2 104 Km.) che svinco larono ben pr·esto il commercio dalla colo nia inglese del Capo. Il territorio era povero di risorse a,1Fi~olc. ma ricco di minerali, il che provocò un largo afflusso di mezzi e di uomini dalla Madre Patria, impiegati sonattutto nello sfruttamento delle miniere di stagno, di oro e di diamanti. Importante anche era la caccia alla balena. Nel 1913 su un territorio di 635.000 K rr.q. l'iYe,·ano 98.138 ab. dei quali 14.8')0 erano bianchi.


Era questo, U\SOillllla, 1l più forte stanziamento della rau.t tedesca m Afrk.l. Ed a:cocì all' Af oca Orientale tedesca, la più tmportante coloma della Ger. mania 1mperiale nel continente nero, vasta 99'>.000 Kmq. e popolata di 7.666.346 ab. L'esplorazione dei suoi territori, durante tutto 1l secolo XlX, era stata quas1 c:s::lusivamcnte opera dì viaggiatori germania, come il von der Deckcn, il Kersten, il Brenner e quello stesso Peters che, come notam· mo, miZJÒ nel 188') insteme al conte Jackim von Pfeil, la penetrazione eco. nomica nella reg1one. Nel \891 il ReJch succedeva nei dirittt della ..:ompa· gnia privata del P~ e dava oper1 atttv1ssuna alla valorizzazione. del vasto territorio, a cui non mane2v:ano buoni porti, n cchezze minerarie e grandi possibilità agrìcole. Nel 1892 erano già stati costruiti 184 Km. di rete telegrafica, e IÙlte ferroviarie congiungenti la costa con il lago TangantC2 ed iJ lago Vittona. Lo Stato concesse fino a 2') milioni di marchi oro annuì per l'attrezzatura della Colon1a; sicchè vennero curati particolarmente i servizi pubblict, creat1 ospedali e lebbrosari, costituite scuole. (Nel 1914 ne esistevano 89 primarie, governative, per indigeni, e 1O pure governative, secondarie, in cui si impartiva l'insegnamento tecnico). Vi erano poi 1832 scuole missionarie controllate dallo Stato. Nel 1913 il commercio estero era di 88 milioni di marchi oro di cui 53 all'importazione e 3'> all'esportazione. Cifre che attestano eloquentemente il progresso raggiunto dalla Germania odi" Africa. Orientale, specie se si pensa che, appena nel 1907, il commercio estero era mferiore a 4~ milioni di marchi oro.

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il-a guerra mondiale vtde tl tramonto coloniale ted=o. Ma fu un tramonto eroioo, in cui il valore delle truppe germaniche combattenti in condtzioni disagiatissime, a migtiaia di chilometri dalla Madre Patria, nelle insidie del clima e della bQSQglia equatoriale, rifuJse splendidamente. L'S agosto 1914 le truppe francesi del Dahomey occupa\'a.no il Togo. Le forze tedesche (n europo e ~00 indigen1 e 200 uomini di polizia negri) combattendo lOn disperato eroismo, mseguite senza tregua da truppe coloniali frances• e tnglesi, di gran lunga superiori, si ritirarono con epica. marcia all'interno del paese, ma infine sfinite dalla fame e dalla fatica dovettero arrendersi alle .f~ del <.'olonnello Bryant. Il Camerun fu invaso da un corpo di spedì· 21one francese, inglese e belga, ammontante a dodicimila uommi, il 25 ago. sto 1914. 3 mila indigeni e mille tedeschi st opposero tenacemente all'in\'a·

L'imponeore troJ•o eU \la c:acdatore v•nncau.ico Del Cetmei"UD

Alrkca orie11tcde tedeeca (1101). Ullklcde tec~Mco IMI- ai battitori iDdiQ...i dopo pGtita cll c«eda aU'eietaallo

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lruHuoea

sione nemica fino al gennaio 191 6, epoc:~ in cui, sopraffate dal numero Je forze tedesche si ritirarono verso la colonia spagnola del ~io Muni, che costituiva il solo paese neutrale confinante con il CamerWl. Varcato il coniine, esse vennero disarmate ed internate fino alla fine della guerra in Europa. Nell'Africa Sud-Occidentale tremila tedeschi, comprese le forze di polizia, agli ordini del generale von DaimJi.ng, argi. narono dal settembre 1914 al luglio 191'> l'invasione delle truppe del Sud-Africa (comandate dal generale Botha, primo ministro deli'Uniooe Sud-Africana) e inflissero loro, più volte, dure sconiitte. Il territono di Waltrish-Bay, apprutenente al/:1

Un10ne sud Afnca fu occupato d.ti germanici nel settembre 1914. Ma il gennale "Botha disponeva di forze enormemente superiori a quelle tedesche e fu solo cosl (perchè l'Unione sud africana, in cui non s"erano spenti i ricordi della guerra boera era contraria ad un conflitto con h Germania) che riusciva ad accerchiare gli avversari e a costringerli, disfatti dalla fatica e senza rifornimenti, alla resa. Mentre invece neii"Africa Orientale Tedesca trenula bianchi ed undicimila ascari, :ù comando dell'eroilo generale Lcttow.forbeck, resistettero fino alla fine del. la guerra in Europa all"assalto di trecentomila ingl~i (Co~ll•- • -

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ed esteso tra la fine del '600 e il principio del '700, togliendo anche vari punti agli Olan. desi. Gl'Inglesi dalla metà del secolo XVIII occuparono ri petutamente il Senegal; ma nel 1814 esso tornò definitivamente alla Francia. Un altro paese africano in cui la. Francia. possedeva tradizioni antiche (e, queste, sto!icamente indiscusse) di colonizzazione, era il Madagascar, l'isola dell'Oceano Indiano cosl vasta da potersi dire un continente. Nel Seicento vani sforzi per prendervi piede furono compiuti da Olandesi, Inglesi, ma sp«ialmente dai Francesi. Vi furono invii di coloni franc~i n~l 1643. e nel ~ 666~ ~a rimaser~ stenh : st ebbe mvece l occupaziOne effe:ttwa e

ll~lli.\Nf~I~SI

I N ili~ Il I (~1.\ LA fRANCIA, sconfitta in Asta e 111 Americ·a e quas1 completamente espulsa da quei òue continenti per opera dell'Inghilterra nel secolo XVJIJ, si prese la sua rivincita in Africa nel secolo XIX. Ll storia della formazione dell'impero francese in Africa è rinchiusa nello spazio di una novantina di anni appena; e ne risulta perciò tanto più semplice e coerente. Prima della spedizione algerina l'attività f r~nces(· nell' AfriCJ. mediterranea si era ridotta a qualche spedizione senza conseguenze contro i Barbareschi. NelJ' Africa nera invece essa weva messo piede stabilmente nel Senegal /in dal .o;ecolo XVI I. Si parla anzi, senza che se ne possa dir nulla di preciso, di wt'attività marinara e commerciale francese in quella regione fin dalla seconda metà del secolo XIV. Ma l'occupazione del Senegal ùata soltanto dalla spedizione di Jannequin de Rochefort fra il 1637 e il !640. Nel lo59 fu fondato St-Louis per opera della «Compagnie Normande de Dieppe ». Il dominio venne consolidato

Ln

ritorno di J•crn Pkhu .. earicatwa fraDc:'eM del 1830 olludent• ai actccheQVÌ • cdle rubeM comphate dcùl• lru~ di Carlo X ad ALJ•ri

~allo d•lÌo Smalah di Abd-•1 J:ader (16 - g j o 1843)

(dal quadro d• ()ro71o Vemot)

stabile dell'isola di Riunione, che fu ribattez. zata Bourbon (1649). Pure la Francia prodamò l'annessione del Ma.dagascar nel 1686, e la confermò ripetutamente, ma essa ri.ma.se puramente nominale. Nella seconda metà del secolo XVIII e nei principi del XIX vi furoo~ varie ricognizioni e occupazione di ~uru punti; ma durante le guerre aapoleorucbe l'Inghilterra riuscl a toglierli alla Francia, sd>bene anch'essa non desse poi sviluppo all'oc: cupaziDne. Nel 1820 furono rioccupate dii Fra!KeSi alcune stazioni abbandonate. Il 1830 èJ;anno della spedizione di Algeri e della rivoluzione di luglio. Tra le due è un nesso ; Carlo X e Polignac pensaroOO la ~­ dizione come •un diversivo alle difficoltà lll·


teme cagionate dall'opposizione liberale. IJ diversivo faJil ; ma l'impresa coloniale riuscì e fu !"inizio di una grande stona. Guardandob. sotto la luce del passato, lo1 spedizione di Algeri rappresentò la chiusura del· l'epoca barbaresca, l'ultimo croUo della potenza musul· llWla meditr\ranea. La rivmcita cristiana, avviata dal Portogallo~ dalla Spagna al principio dell'età moderna e arrestatasi priou della fine del secolo XVI, ebbe ora wu ripresa dc:cisiva, tottle. Nd con.o di ottant'anni dalla spedizione di Algeri tutta r Africa settentrionale (musulmana) passò sotto il controllo europeo. Al principio del secolo XIX l' AJ.geria, oomimlmentc turca., era governata di fatto indipendentemente dal capo della milizia giannilUI:a col nome di Dey, il quale aveva sotto di sè tre 8ey turchi. Dalle rive algerine partivano ancora pirati con una certa frequenza a infe stare le sponde opposte del Mediterraneo (partivano almsl, ma meno intensamente, da Tunisi e da T ripoli). Nel 1816 e nel 1825 gli Inglesi l>ortlNdarono Algeri senza riuscire a far cessare la pitateria. La Francia non aveva preso parte a questi tentativi di repn:ssione. Nel 1827 essa era in trattative col Dey per certe transazioni commerciali; io una disputa con il console di Francia, il Dey lo colpi al viso con uno scacciamo.sche. Il governo di Villèle rispose con un semplice blocco marittimo che non produsse effetto. Polignac passò all'azione. Delle Potenze preavvertite, l'Inghilterra si oppose diplomaticamente, con vivacità; fu risposto che la spedizione era diretta unicamente ad ottenere ripa· razione e che sarebbe stata tenuta una conferenza interna.ziooale per regolare le sorti di Algeri. lo sbarco avvenne il 14 giugno 1830 a Sidi.Ferruch sotto gli ord;ni dell'ammiraglio Duperré. Le truppe sbarcare, che avevano a capo il maresciallo Bounnoot, vinsero a Staueli, presero un forte dominante Algeri, e il Dey capitolò abbandonando l'Algeria con le truppe turche. Il 5 luglio i Francesi entrarono in Algeri. Dopo aver discusso il da fare, il nuovo governo orleanista decise di persistere nell'impresa, ma nmanendo con l'occupazione alla costa. Scdm· parsi il Dey e i Giannizzeri, 1 Francesi avevano di contro a loro una molteplicità di signorie e di tribù, di razza e lingua diverse. Non vi fu per un decennio da parte del governo di Parigi continuità nella impresa e un prograroma preciso: l'idea iniziale era di mtenders1 ami.

.,CIJ'OCdaia•

CUEIUlA DI PllAMCIA. 111411. Trvppo ~. ÌD Sriaera aJ m - l o cteu·- p~

L""Voleeeate d ei cacciatori d'Atrica aJ -po di Luigi Filippo. (Da una alampa d.eU ·epoca).

Jl oio..a:De •Wtcm.o del Ma.rocco t.r-a:uc:•••· Sidi Mobo.mM a- Yo .....t

cht"olmente con 1 diversi capi del. l'interno. li più celebre di essi, quello che più a lungo rol)tctte c mise add1rittura m pericolo La dominazione francese, fu Abd.el.Kader, figlio di un cdebre marabutto ed egli stesso musulmano fervente, che a ventiquattr'anni fu fatto capo dalle tribù dell'Oranese. L'alto comando francese trattò con lui e concluse nel 1834 un trat· tato che a causa delle divergenze fra il testo francese e l'arabo dette appiglio all'emiro Abd-ei.Kader a considerarsi uguale al re di Fran-

eia. Si venne o1llora alle armi e Abd-ei-Kader riusd vincitore alla Macta (giugno 1835). Il generale Cl.tuzel, un capo estremamente attivo e ardito, rialzò le sorti delle armi f ranccsi sconfiggendo ripetutamente l'emiro. Si rivolse quindi dalla provincia di Orano a Costantina, ove dominava ancora uno dei Bey turchi, Ahmed. Innanzi a Costantina Clauzd fu sconfitto e venne richiamato. Per poter concentrare gli sforzi contro Ahmed, il successore di CI:\Uzel, Bu~:eaud, firmò con Abd.eJ.Kader il trattato della Tafll:l (maggio 1837), largamente favOrevole aJI'erntro; e nell'ottobre prese Costantina. Per un paio d'anni la pace fu mantenuta tra i Franlesi e Abd.el.Kader. Nel 1839 questi riprese le arm1 per una pretesa violazione del trattato. Allora il governo orleanista, sotto l'impulso di Bugeaud. si decise per la .~erra a fondo (l'esercito occupante ragg1unse a poco a poco i centomila UOmini) e per l'occupazi.one completa dell'Algeria. Incominciò una lotta che ricordava assai da vicino la guerra di Giugurta contro i Romani. Spedizioni incessanti occuparono l'interno procedendo a razzie destinate ad affamare le tribù soggette ad Abd-elKadc:r. Questi fu cacciato di luogo m luogo, .fu presa la sua città mobile, la « Smala », per opera del Duca d' Aumale, uno dei figli di Luigi Filippo, e l'emiro dovette rifugtarsi al Marocco. Riuscl a far bandire dai Sultano la guerra santa; ma Bugeaud, nonostante l'inferiorità delle sue fone. sconfiss>e i Marocchini sull'lsly nell'agosto 18« e il Sultano abbandonò l'impresa. Tuttavia Abd-elKader, rientrato in Algeria, si mantenne in armi, talora fin nei pressi di Algeri; ma alla fine, venuto in rotta con i Maroc.chini, si arrqe nel dicembre 1847 al duca d'AWI13.1e successore di Bugeaud. Dopo l'asso~to di Abd·el-Kader vi furono


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rruppc colon.ial1 ltanccsi m una hLQC(fO: Yicino a Dlr_e-Daua dovr&b.bero dllendero

con,cpì ol prot:l'tto J1 spmgers1 fino al medio N1ger. Il Niger forma, ,i.JJia S1nr.1 Lt-onc <lo\e nasn· lino Rl golfo d1 Guinea in rui sbocca, ;tntor.l un.< ,t'Tlt' d1 llhllrrt'I.IOill ,fe, f-....,hill. 'Pt'< 1.dmc-nt~: frt:<Ju<:nto ;r.; nella N1,~-:tr~a on}!lese. un immenso arro ,•_... cerch1o che raggiunge il d 1H!H e d Pl"tl. l.t pou }!fJnJc " c:blx- ,ub1t0 ,Jopu L1 h ne ddl.t '"0 punto p1u 'cttcntr~onaJe .d eh l.ì d1 Tm1buctù. Entro questo cercbio j.:ucrr.t lr.l:lW·j-:<:!flll.ml\.l, d.tll'.tpnk ,d i'ottobre IH7t. ,ontro 1 l ~0c .m~h<;: oltre d1 esso, sulla sponda sm1stra dcl1'1mmenso rorso d'acqua, 200 mila ribelli si dovettero impiegare 85 rnila uomini. I resti della si svolse una delle più memorabili gare coloniali tra Francia e Inghilribellione furono sradicati solo nel 1872. Colla repressione di questa terra, riuscita per la maggior parte favorevole alla Francia, ma n~ rivolta ha termine la storia della conquista algerina. Non dobbiamo tanto da darle il possesso del basso Niger e della foce rimasto agh occuparci (nè ce ne sarebbe spazio) delle successive sistemazioni go-, Inglesi. La penetrazione francese ebbe appunto per testa di ponte il vernative ed anuninistrative dell'Algeria: basterà dire che, subentrat~ Senegal a ovest, il Gabon a sud. Dal Gabon, tra il 18n e il 1882, l'anuninistrazione civile a quella militare e collegati i diversi rami agl un italiano naturalizzato francese, Savorgnan di Brauà, che seppe delle amministrazioni algerine ai ministeri di Parigi ( 1876), intro- con abile politica conciliarsi gl'indigmi, risall l'Ogoué, raggiunse H dotte le elezioni di deputati e senatori dei dipartimenti algerini al Congo prevenendo Stanley, e creò il Congo francese : e ciò mediante Parlamento francese, l'Algeria divenne come un prolungamento del l'acquisto di una serie di tratti territoriali pagati nell'insieme solo treterritorio metropolitano. Rimasero soggetti al governo militare i ter- centomila franchi. L'espansione del Senegal verso il Niger, che aveva ritori meridionali. Alla pacificazione e sistemazione definitiva dell'Al- subito una lunga interruzione dai tempi di Faidherbe, venne ripresa geria seguì di poco l'occupazione della Tunisia. Le rivalità franco. circa il 1880 per opera del colonnello 89rgnis Desbordes che raggiunse italiane in T.unisia, lo stabilimroto della Francia che impose al Bey il Niger e fondò Bamako nel 1883. La competiz.ione inglese fu conil protettorato col trattato del Bardo del 12 maggio 1881 (completato dotto~. dalla Rr>yaJ Niger Compa11y, sorta nel 1879 dalla fusione di da quello del Marsa dell'8 giugno 1883), i riconoscimenti da parte diverse compagnie stabilite sul basso Niger, e che nel 1886 ebbe l'indelle varie potenze, compresa l'Italia, del protettorato francese, gli vestitura reale con una «carta», divenne cioè una «Charter-ed Comaccordi particolari italo.francesi riguardo ai numerosissimi coloni ita- pany ». Nel 1887 l'Inghilterra proclamò il suo protettorato sui terriliani e la loro disdetta, sooo fatti appartroenti alla storia politica euro. tora posseduti dalla compagnia sul corao superiore e medio dd ~i~: pea piuttosto che a quella coloniale dell'Africa, e del resto notissimi Nell'agosto 1890 si ebbe um. convenzione franco.inglesè che deltmtto e vivi nella memoria, specialmente in Itali:a. i possessi dei due paesi dal Nlger al lago Ciad. Le occupazioni fran· cesi nella regione equatoriale furono completate da queUa del Dab()*** Dall'Algeria e dalla Tunisia l'espansione francese, attraverso il Sa- mey. Quivi era un regno indigeno sorto a grande potenza .sotto il re hara. puntò verso i'l centro dell'Africa. Essa fu anGOra più sollecita, Gezo (m. 1858). Anche nel Dahomey si spiegò la rivalità francese e ·nella stessa direzione centrale, da ovest e da sud, cioè dal Senegal e inglese, a cui si aggiunse quella tedesca, dal Togo. Nel 1889 un acdalla Guinea e dal Congo francese. Accanto all'Africa francese me- cordo anglo.francese abbandonò il territorio aUa Francia che ne compi diterranea se ne formò una occidentale ed una equatoriale, e riuscì la conquista fino al 1894 : il Dallomey fu parte annesso, parte ridotto alla Francia l'impresa del loro collegamerito in un compatto im- a protettorato. Frattanto era anche stata avviata la spinta convergente pero africano. Sotto la monarchia di luglio vi furono una serie di dal nord verso il sud attraverso il Sallara. Fin dai primi anni del Sestabilimenti francesi in Guinea, mediante trattati con i capi indigeni; condo Impero erano state occupate M'zab e Laghuat nel 1852, ~ug­ il più importante fu quello del Gabon (nel 1842) poco a nord del. gurt e Uargla nel 1854. Grca il 1880 venne ripresa la penetraztooe l'equatore; nel 1848 fu fondata la capitale, Libreville, di questa colo- domandosi varie insurrez.ioni dei nomadi, particolarmente quella SU· nia equatoriale francese. 1n quanto al Senegal, esso durante la mo- scitata fra il 1881 e il 1883 dal marabutto Bu Amarna. Dopo il 1890 i francesi penetrarono sempre più profondamente nel narchia di Luglio si era ridotto a un semplice aggregato di magazzini commerciali; ma sotto il Secondo Impero, dal 1854 in poi, si ebbe centro dell'Africa, verso il Sudan egiziano, toccando sempre più da una vivace ripresa, non per iniziativa dei 3overno centrale, ma di un vicino gli interessi degl'Inglesi stabiliti in Egitto. Sul Nigcor i coman·. ufficiale esiliato colà per le sue opinioni repubblicane, Faidherbe, che danti francesi Monteil, Archinard, Bonnier compirono una serie d1 la fenoVJo Gibuti·Addi~ Abeba dall'avrm.zata 1tabaacr fmaqg1o f936)

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imprese VIttoriose contro i re indigeni Nel lt:!9l ~on!cil, part1to d~t Da~-ar, raggì~se c ~ 11 N•ge.r _a Say e si spinse fino al lago C.ad, donde po• compl un \iaggio fino a Tri. po": Nel febbraio 1894 Timbuctù fu occupato stabtl~~e cW comandante }offre, il futuro genen.hssuno della guerra mondiale. Più a sud dal Co_ngo al lago Gaa, una serie di spedizioni sottomtsero il capo indigeno Rabah che nel 1900 venne ucciso, rimanendo assicurata la sovranità francese nella cegiooe del Gad. Una nuova convenzione franco-bntanniat del giugno 1898 nconobbe il coogìung1mento del Congo e del Sudan francese con l'Algeria. l .conquistatori coloniali francesi concepirono ora ti disegno supremamente ambiziOso di giungere al Sudan egiziano, all'Alto Nilo, e di aprirsi di là una via ai possedimenti francesi sul Mar Rosso. Se il disegno fosse riuscito si sarebbe avuto un possesso wloniale francese compatto attr-.tverso tutta l'Africa. da ovest a est. Il colonnello Macchand da Brazzav11le nel Congo francese, donde era partito nel marzo 1897, giunse a Fa.scioda sul Nilo Bianco il lO luglio 1898. M.l il 2 settembre il generale Kit. chener sconliggeva i Mahdisti a Ondunnan e quindi alla testa del suo eserc1to v1ttonoso contestava t. Marchand, che non aveva se noo un centinaio di uomini. la nuova occupaz•one. E' il L"llltiooo epioodlo daUa eam-a dalla l..v'-- Stra· aieno MI NCII'OO<O (lts2). llltidclll daUa tep..~.. l"a1to eli ...tt...m.u-. del cupi 1Dd.i9•Gl dopo la eadulcr eli Tcaloauoul

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lo-francese. ù Franda famo.so incidente di Fascioda, che fu li lì per pcov~e ~ g~err~ ang_ Se l una nuova cedette, e al principio di no\·embre Marchand ebbe l ordine di ~.a~=: ~el N ilo, ma

coovenziooe anglo-francese nel marw 1899, che _escluse. l~ Frano~ a Jand :odella Tripolita. le riconobbe le regioni a nord e a est del lago Gad e o~ lo « hmterl F . era sempre . Nonostante lo SClCCO del d.. .. arr b"woso, . ma. asegno ptu •·t nsult:2to ""t r- a canoa grandissuno.

o• edit aneo francese, con Nel dod1cennio seguente si ebbe il completamento dell unpero m err . t rnazionale l'acqwsto del .Marocco. Nel 1880 si era tenuta per il Marocco una conferenza 10 el . che nconobbe . . d"mttt · . specta · 11. d"t vao.... · 'n•to assi,...~. ..r;ndo a tutte e potenze a Madnd alla FranCia ' · u1 · a1 Mar o ma non avc\":1 eguaglianu commerciale. La Francia non faceva pass• tenon occ ' . . h n·h ;lterra. pe-'. al umcre c. e neppure scosse le sue posazaom, sorveghate gc losamente da 11'1D&u • 10 una grande potenz:t s• stabilisse di fronte ~ Gibilterra. Alla sorveglianza 1 ~8~ · · • 'vd~ ' · 1 .1: d' 1 · ronl":l p1uttosto c le • quella spagnola e ital1ana: anche questo è un captto o w •P omazta eu r-. . storia coloniale, capitolo scarsamente studiato. La situaz1one diplomatica dell~ Francaa ~~~~~ al Marocco cambiò sostanzialmente con il riavvicinamento italo.francese. L accordo e •cembre 1900 tra Visconti-Venosta e Barrère, confermato e completato da quello Prmett!-Ba~­ rère del novembre (m realtà luglio) 1902 lasciò mano libera alla Francia nel M.arocco, alll~ha nella Tripolitania L1 Franc•a ou mtraprese ('occupazione delle oasi alla front~era marocchma, del Gurara, del Tuat, del Tid1kelt. Il governatore dell'Algeria Jonnart, nommato nel 1903, dispose un'azione per la sicurezza della frontkra algerino.m:uoccbina, e il colonnello ~yautey, che ne fu l'esecutore m1htare, ne app·-ofittò per corrodere al confine marocchmo. L accordo franco-inglese dell'8 aprile 19o-1. punto d1 svolta della storia contemporanea europea, l.~•ò il campo libero da pute Jell'lnghllterra alla Francia nd Marocco. L'accordo nservava glrnte. ressi speciali della Spagna; s1 ebbe in fonseguenza la convenztone franco-spagnola dd ~o­ bre per regolare 1 nspettl\'1 tnteressi, con accord1 segreti successivi F un'eventuale spartiZJOOe. A questo punto 11 Marocco dtvenne un capitolo della grande polthca europea per !Intervento tedesco (sbarco d1 Gugltelmo Il a Tangerì il 31 mano 1905). Tutti ricordano l'acuta crist franco-tedesca con le dimissioni dt Delcassé il () giugno 1905, la conferenza di Algesms, riunitasi il 16 gennaio 1906, il CUI atto finale del 7 aprile riconosceva al Marocco una pr-eponderanza franco-spagnola (specialmente per l'organ1zzazione della polizia nei porti), ma stabili"a anche diritti delle altre potenze c un controllo europeo. Rinacquero le difficoltà fra •

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INGLESI IN AFRICA L':\:\:\0 t86<}, fra grandi fe-ste c ira gli applausi di ogni gente civilt-. si apri\'a alla Jlll\·igazionc mondial(' il Canale di Su<'X. Era una nuova strada donata a l commercio con le Indi<' c con l'Estremo Oriente; non solo, ' era nn legamt· diretto fra l'Europa c l'Africa Orientale. Gli immensi paesi bagnati dalle rive del Mar R os~o e clcll'Occano Indiano, Zanxibar, le CO· stt· d ; l )lozambico con i ,·cechi porti di na,·igatori portoghesi. Lourcnco ;\larqucs ~ :\atal, fino a Mosse) Bay t' al Capo. erano ormai aperti al Ùc· n dico in flusso europeo. Da quclk na~i costiere. seguendo il cammino degli aralll commercianti di schiavi, t•ra possibile ormai la sistematica c completa c~plorazione del continente ancora mi:>tcri<>SU. La \'ia fra il ì\lc-

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lu9tiO 1882, La aoua itsgl••• dopo a••r intimato ol V"o••mo .c]biGDO la> ~oGMqa.O de• forti eli AJ-=dria. bombarda le~ cino, Ecco un •pisod.io deUa <Weea egù:icrncr. Le batteria

del forte d i Pharo. rHiatooo dalle 7 del mattino cdle • del pomeri9;io all'attacco bri· taDa.ico • .; rocciooo 1101 quaudo •eu.D• uc·

cW.o J"uJtiroo uomo

Germam.t e Franeta; dopo l'aLcorJo diretto del 9 febbraio 1909. che riconosceva la preponderanza politica f r:tn(cse in compenso d t una .iSS<Kiaztone economica àet due stati al Maro..co. si venne nell'estate 191 1 all'af. fan: di Agadir che mise nuo,•amente m pericolo la pace europea c terminò con il t~attato franco-tedesco del 4 novembre, che abbandonJva il M arO<co al protettorato francese, cedendo in compenso la francia una parte Asobl Paacià, ..,;.,;.tro ~izicmo doUo del Congo alla Germania. Secondo Qu•na nel 1882. poi rilM11atosi al QO· v•mo ~r la politie:a filo-•JD9l••• di gli .ICcordt, la Francia las;iò al pr::>q\lesto. ha KODtitto dal g•u. Wolseley ~ .ciliato a C•ylon tettorato spagnolo la parte settentnonale del Marocco. La pacificazionc c Il OTTOBRE 1882. Gola eli Soiqot (Suda:n ID)Qlo...gWcmo). ! MaclhiaU aor· organtzzaztone di questo, opera lunga pre.Ddooo ~ ma:Haa<mo un dis tac:cu· c difncilc profungatasi nel dopoguermeolo di tru~ iD<lig•D• del q~neroJ~ 11>91•.. Hiob --ra, fu dovuta al maresciallo Lyautey. Così la Francia aveva realizzato un impero africano, grande venti volte la metropoli, dal Mediterraneo ai golfo di Gumea, Jaii'Athnti:o al Sudan egiziano. La guerra del 1914 restituì alla Francia la parte del Congo ceduta, e le dette sotto forma di mandati coloniali fa maggior parte del Togo e del Camerun tedeschi. Una pagina totalmente a parte, ma di primaria imp::>rtanza, è f'occupazìone francese del Madagascar. Quiv i la stirpe matese degli Hova aveva disteso la sua signoria su quas i tutta l'isola sotto il re Radama I ( 18 101828), cui seguì la regina Ranavalona I. feroce nemic..1 degli europei. Invece il re Radama II (1 861·1863) aprì il paese a inglesi .:! francesi. Una rivolta xenofoba Lo mise a morte; ma anche la regina Rasoherina ( 1863-1868) seguitò a coltivare i rapporti commerciali cogli europei, e Ranavalona II (1868-1883) succedutale. passò nel 1879 al protestan· tesimo. Gli Hova avevano trovato dei competitori nei Sacalava, di razza Bantù. Questi nel 1840 avevano richiesto il protettorato fran~esc; ma la Franoa non lo affermò effettivamente che nel 1882. La guerra dei 1883-85 contro Ranavalona portò al trattato del 1886 sanzionante il protertou.to, che nel 1890 fu riconosciuto dall'InghilteHa. Nel 189:; occorse però una nuova spedizione per sottomettere gli Hova; e aJlor" nel 1896, il Madagascar fu ridotto a colonia. Suo primo governatore fu il generale Galli~i, il futuro comandante dell'esexcito di Parigi :-1

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momento della battaglia della Marna, 1\C:I settembte 1914.

ditcrranw, centro della civiltà, c i grandi laghi, per l'alto bacino ù cl Congo, e d ello Zambesi, per le ,·cttc del Kilimangiaro e· del Kcnia, era accorciata e fatta cliretta. La na1.ionc che trOI'Ò maggiore pr ofitto da tali nuove possibilità strategiche fu l' Inghilterra. L' n num·o contin ente si apri va in quegli anni alla ;,ua espansione commerciale c coloniz;a· tric~. una mwva politica imperiale si' afferma,·a. Gli inglesi abbandonano l'Africa occ:idcntak c mcditerran~a ai contrastanti intc· r essi frances i c cercano altrove la loro strada. Prende corpo il grandioso progetto imperiale di u n'.\frica britannica. da! Capo al Cairo,


. . . . . . va ri\loluzion~· nella p!uta nel 1832 era già cons1dcrata msufficu:ntc:. S1 _vr~pa~a 11 ~ nuo . 'mento vita sociale c politica inglc~t"', una di quelle rh·oluz1001 SilenZIOse e senza spar~ 1866 di sangue che s~mbrano specialità dell'lwla. Nel 1865 nuova Palmcrston: ne .. · pnvata · SI tenevano sr· ntrra a v1ta John Russe11 : sorg()no, mentre ~o1os~1·l 111uti"gs . . . d' nelle maggiori città a chiedere t'allargamento del suffragto. _g!l astn d1 G~ds~ne ~11 .' Disraeli. Liberali e conservatori si alternano. con i due uomtm, al potere. a. po ! ':-1 inglesc, all'interno come all'~t::rno, non per questo subiva pericolosi camb_Jamenu rotta. Nel 1867 Disraeli, l~ud~r dci ronscn·atori, fa votare aUa Camera la n forma clct· tora!::: cinquantotto seggi vengo~ tolti ai piccoli horghi che in base.alla prcce~cntc; costituzione avevano dintto a sedere in parlamento e vengono assegnali aJlc. localtt~ CIIIJI.' dine: si abbassa il censo neccs~ario per avere diritto al voto; il numero degh elcttort pa~:.a da un milione e trecemomila a due milioni e meuo di cittadini inglesi. . ln concreto qualcosa era dunque accaduto n~l corpo sociale della vecchi~ !ngh!lt~rra. Chi perdeva seggi al parlamento era la cla~se dei borgbigiani e dei eontadJm_, ch1 h ~uad~­ gnava erano gli operai delle città. Una \'era c profondissima trasforma:uonc soctale, 111 effetti, è sotto questa riforma ckttoralc: una classe si sostituisce all'altra nel go\·ernn di un paese. una classe ha finito il suo compito c scompare, anche Iormalmcnt~, dopo la sua scomparsa quantitativa, dalla vita pubhlica. La nuo\la classe, operaia c p1cc~lo ho~· ghese, è imperialista per necessità c sentimenti: gli operai hanno bisogno di mercau SICLtrl, i piccoli borghesi di campi ove Corse le loro prove alla ricerca di quella ricchezza indi: viduale che è il demone del secolo e della gloria militar:! per quella patria 10 cui css1 credono. Ma, a parte queste considerazioni, con la riforma elettorale, ecco che l'Inghilterra inizia una buona opera di sistemazione delle sue questioni interne. Si abolisce il sistema pubblico di votazione e si introduce lo scrutinio segreto, si dl'mocratizza l'esercito. Sono votate le nuove leggi sul lavoro, sull'igiene, sull'impiego dei fanciulli, sull'istruzione pubhlica. Anche le questione 1rlandcs( riceveva una prima sist:111a· zione con l'abolizione della chiesa d1 Stato, dopo le enormi carestie c lo spopolamento d~·­ gli anni dal 1846 al 186o. L'Inghilterra, in tal modo, era libera di volg~rsi al mondo cun

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KINGOOM TEA COMPANfS a~t,.aver~v il Canale, il Sudan, la regione -d~i laghi, gli altop1ani c 1 deserti della Rbodesia e della Birmania, le degradanti terrazze verso il mare della Colonia del Capo. La spinta inglese viene da Nord c da Sud: alla Francia è lasciata la \'iii. da Occidente ad Oriente. Ad un certo punto le due strade. si incontreranno e allora varrà la forza c l'autorità dei contendenti a decidere della lotta. Fascioda vede il ripiegamcnto del programma francese che cercava .di congiungere, sotto il tricolore, k sponde dell'Atlantico e quelle dell'O. ceano Indiano. Sotto l'C..11io" farli è compiuta l'unificazione dcli'Airica orientale in un nuovo impero. L'Inghilterra aveva scdto bene il suo campo d'az.ionc. Agendo nel senso indicato, es~ ad un tempo si assicurava la via delle Indie c, con il minimo sforzo, valendosi delle lungimiranti occupazioni risalenti al tempo del Congresso d: \'ienna e ai primi anni del secolo (Capetown, Malta, Cipro, Gibiltetra) trovava la \'Ìa' ~r le pi\1 grandi affermaziOni espansionistiche. Il Mediterraneo era un suo mare: il Canale sua proprietà con l'acquisto delle azioni egiziane; il Ca. po un vecchio ed oculato acquisto. Gli inglesi per di più avevano. ~lt.rc le ba~i strategiche, anche le condiZIO· ni economiche, politiche e sociali, per la c reazione d i un nuovo imp~ro. In Gran Bretagna. infatti, a metà del secolo XIX, s• assiste ad una serle di grandi fatti a carattere interno c CO· srituzionalc che, in ultimi analisi. itanno la loro più g igantesca influenza nell'azione politica inglese nel mondo e s ulla posizione che l' Inghilterra verrà, di ora in avanti, ad assumere nel concerto delle nazioni e nella massa dei contrastanti interessi. In Gran Bretagna, infatti, a metà del ~lo xrx, la riforma elettorale com-

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'd.t'imi

tutte le · sue forze. P,j'imo atto ddla nuova politica ~i ehhc nel 1867 con l'intervento rm t • 1 · . · · 1 da • · E · · . . · a a o mg esc m · · Ab ISSlllla. .c cose an rono COSI: m t10p1a pnrucggt:wa allora Ras Teodoro Egl1' er · d 1 · · Gl' · · · a pcr smo nuscllo a are a paese una certa ututa. 1 mg 1CSJ avc\'ano cercato di iniziare dei ra pport' 0 1 · · f . . . 1 c n ~~~. se. none h e• T e odoro, second o 1·1 costume a b"1ssmo, ~cc png10mcra e trattenne non ostantc 1 " d' 1 · · d' 1 · h l'l h 'l • 1 d l Lon ra, a m1ss1one 1p omattca c e ng 1 terra. gli ave,·a in dato. Disraeli decise u11•a ·0e " ro d ' este f · d' · · Zl n -;: 1 orza . h 86 N cl d1cem re 1 7 un · corpo d t spe 1z1one mg 1e se composto di circa 20 mila uo · 1· f b' h .' ·md'1an1· e ara b'1, sba rco a zu 1a c. dopo una raptda . ' préparazionc politica con consegu mu 1 t ra ' d' tan~: 1! · · · · l' en 1 tserz10111 . Teod dal ca~po d1 oro, s• m1se 1~ maTCia verso altipia~ etiopico. Senza combattere li in lesi . mandati da Lord Roberto Nap1cr , occuparono Sanofè, Adigrat c Antalo Finalmentg . g ' co . d. · 1.1 d 1 - · · . · e SI scontrarono , mnanz1 a •• ag o a. con 11 p1cco1o eserc1to nmasto fedele a Teodoro 5000 u · · 8 ò · l' ~ 1 · , • omm1. ast un as~ lto per f a r gua dagnare la gtornata ag 1 •ug ~s1. 1 eodoro si uccise con un colpo d' · 1 · · · espansionistica inglese. La Gr Q uesto 1·1 pnmo smtomo del1a nuova po1·1t1ca B 1 p1sto a · . · · · · · · d 1 an retagna orma• era presen te su tutH 1 contment1 e m ogn1 punto e globo. Anche se do(lo la vt' tto · di M d 1 · s1· era n· urato · daU'Ab'ISSillta · · senza lasctarvl · . a lcun presidio • ritenendos· n a d 11ag o ad' Lord ,Naptcr · · · 1 Il' . . • l pago e a ven ctta c d e l conso l1'd alo prestlgto mg csc, con que atto, commc1ava la nuova pot1·1 · 1 · 1 · 1 · · p · d' aJI · f · 1ca co oma e mg ese 111 A{ nca. nma 1 ora, m ath, essa non era andata più in là della nonn<l) · · · · · retToterra dei vecchi possedimenti del Capo. Nel 1g53 dopo una guern'gt' ed auon:: dt assJ~urarst 1 1 1 · .. d' · ' 1a urata sette an m contro c popo az10m m 1gcne, m compenso, la madre patria dava istituzion1' rappres• ntat' · 1 · d 1 Ca di B s Lo b' . • IVe al co 0111 c po uona peranza. $lesso ga metto hberale non approvò, nello stesso anno, l'occupazione

1507


~ 16 .u.-br• 1. .. D . , _ ckU. Ione .llolloa . - Il eo..ai91io eli v-na • tutti gl'l uflldGII ge,..rv:li

QUEB.JlA AMCLO-,BO QlA.

FINE DELLA QIJEilllA AMGLO-BOEIIA. U piccolo Job». llull. d>• lui ICDCiato dietro di M - rti. iDceDd:i • cleaola:doDL elle ba ecb• eul>ilo dlle

.....,...abW ecoelllte. Ili -rcrtula (Do c Le Rire •

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" V!Dc:ston ~t• l

del 17 novembre 1900),

compiuta dal governatore del Capo dello Stato boero dcii'Orange. I boeri furono lasciati autonomi: si diede loro il diritto di cr'.!are

atJchc un altro Stato al di là del fiume Vaal. Quindici anni più tardi gli inglesi penseranno anche al Transvaal, quando quei territori avranno acquistato importanza in seguito alle prime sco-

perte eli giacimenti auriferi e diamantiferi. Anche nell'Africa sct. tentrionale, in Egitto, la loro influenza si era fatta sentire in tutti gli avvenimenti relativi alle questioni d'Oriente e ai contrasti del sultano di Costantinopoli con i suoi vassalli d'Egitto. N ~! 1840 l'Inghilterra era stata promotrice di quella convenzione di Londra che finì con un vero ultimatum per Mohcmet-Aiì; poi aveva mwdato la sua ilotta a minacci~e il bombardamento d'Al essan.

dna. Ma questi tutti <.:rano, più che aÌti di Y('ra c propria poHtica espansio. nistica, mirattti cioè all'annessione del territorio egiziano, erano atti di sigmficato e di \·alare antifr ancesi, conseguenze della situazione che si era stabilita tn Europa con l'insediamento di Luigi Filippo sul trono dci Bor· boni. Ma con Disraeli C! Gladstone la politica inglese in Africa f u diretta· mente attiva. Cessa il periodo delle pacifiche esplorazioni. Già dal 1849 Ltvingstonc aveva scoperto il lago Ngatni, dal 1851 lo Zambesi, dal '54 le uscate Vittono. Nel 1856 sì era comptuta, ad opera dello stesso Livingstone la prima traversata dell'Africa equatoriale da occidente verso oriente. Ora, dopo quel t866 che '•ide March trovare l'oro fra le sabbie dello Zamoo1 e i boeri scavare i primi diamanti di Kimberlcy, bisognava che i soldati ~ gli uomini d'affari seguissero le orme degli esploratori. Nel 1871 gli inglesi ingrandirono i loro possedimenti sul golfo di Guinea comprando gli stabilimenti olandesi di quelle coste. Due anni dopo si do. vevano impegnare a fondo contro il popolo degli Ascianti. Una spedizio~e capitanata dal generale Wolsele> battè i re Asctanti, distrusse Coomass1e, loro capitale, e >Ottomi;,e tutto ti territorio alla Gran Bretagna. N_e! l~7S! poi, con sbalorditiva rapidità, Disral'li si accaparrò per cento mthom dJ franchi le 170 mila azioni dd Canale dt Suez già propriet;\ dell'indebita· tissimo Kcdivè lsmail l'ascià, vicerè di Egitto. Rothschild, per conto suo, ne intercettava buona parte dd rimanente su tutti i mercati d'Europa. Il Canale dive!mva proprietà mglese. Del resto, fin dal primo anno della sua apertura, le navi britanniche di ras~aggto superarono da sole il numero complessivo delle na\'i di altre bandiera. . . Ma il 1870 vedeva, in Europa, fatti ben più gravi che non il passaggiO d.t navi inglesi per ti Canale. Fra gli altri, anche se di questo non sembro accorgersi nessuno, ia pancnza di Cccii J. Rhodes p:!r l'Africa del Sud. Figlio di un pastore anglicano Cccii Rhodcs, era partito da Londra !Jcr guarire dalla tisi. A 1\.imbcrlcy riuscì a riunire nelle sue mani tutte l~ tm· prese diamantifere. a olt ~ ne re una patente per la sua Compagnia, a spor· gcre l'Inghilterra sulla strada imperiale Capo.Cairo. L'anno del suo arrivo in Africa il c tribunale arbitrario • misto inglese e boero aveva attribuito i territori diamantiferi alle popolazioni cafre dci Montsioa e di Gasibone, quindi, poichè i boeri non sembrarono capaci di opporsi ai cairi, il pro· tettorato dell'Inghilterra sulla repubblica del Transvaal. Scnonchè, nel 1877 il govtrno boero d i Pretoria dov~tte difendcrf' o!' una rivolta delle tribù negre di Cettiwayo. Fu necessario chiamare gli inglcst in aiuto. Il protettorato ormai si sta,·a evolvendo verso l1lTll ver:~ .: propna fanna d i sovranità diretta. Intanto, a Londra a Lord Beaconsfield, sue· cede,•a Gladstne che, ai tempi in cui era capo della opposizione aveva pro. messo ai boeri la tutela dei loro interessi. Ma anche allora, da Londra, non partl nessuna voce di ami-cizia e di intcressamemo per gli afri.candevr:

..


essi' ·alla fin.e deIl'anno 188o }!resero le armi per hber.ar~ll della tutela inglese. La campa. gua ando . . ""'" '."y' le lu n ghe·. essa da pnma fu una ~e~te dt. scontri di pattuglie e di distacca. menh.1solat~, una guerriglia in cui la mobilità det corpt boeri c la loro conoscenza del pae~ a\·eva buon gioco contro le truppe in. g~est.. 1 .boer.i, i.n tal modo, sorpresero e vin~ro t ptccolt dtstaccamenti inglesi di Laing's Neck, del fiume Ingogo e del monte ProSJ.>ech. In ultimo la vittoria di Maniuba Hill dtede loro la possibilità di firmare con l'In. gh ilter ra prima un armistizio e quindi una pace a buone condizioni. La repubblica del T ransvaal riebbe la sua antica costituzione e il protettorato inglese si mantenne soltanto nei riguardi delle relazioni con l'estero. Ma. dal giorno della pace di Maniuha gli inglesi non si disinteressarono più delle sorti della repubblica del TransYaal. Si diedero a consolidare le loro occupazioni; combatterono contro gli Zulù e tutte le tribù cafre dell'interno col proposito di unire il territorio della. repubblica del Capo con quello del Nata! e di assog~ttare tutta la costa fino ai possedimenti portoghesi del Mozambico. Quando, nel 189o, Cedi Rhodes divenne primo ministro della colonia del Capo, 1'1nfluenza inglese verso Nord si fece sempr~ più pesante, suUe orme della linea ferroviaria e di quella telegrafica in costruzione. L'anno dopo si risolse, con piena soddisfazione della Gran Bretagna, il conflitto anglo-portoghese relativo ai territori del fiume Orange e dell'Angola. Il Portogallo, infatti, con l'anno t8&} aveva iniziato una nuova politica di espansione nell'Africa orientale, valendosi d: ll'o.

CAIJlO lt:IS. Be Fcrnalt <OMlat. allo 9ar• dl tln> d.t rooglll-11 dl fcnoteria deU'-rdlo oogUi•o

pera del suo grande esp!"ratore Serpa Pinto e del(\! basi e fattorie the la nazione già pos. ~edcva sulla baasà regione dello Zambesi. Avanzando verso l'alto Zambesi, Serpa Pinto llOn poteva non contrastare con gli in. teressi inglesi miranti al famoso asse africa. no Cairo-Capo. Egli si trovò persino a combattere -con barbare tribù Makobolos che ave. ~o a ccettato come loro insegna alcune ban. d iere inglesi. I Makobolos furono sconfitti e le bandiere britan~iche, catturate, furono in-

l'le' - - ' asbd.lro r.-.... degU .-1 dcd 1.. al "'""'' deUe ..,_ ioo91Ml 1 "~o da laac:lo c:lae rilaPali ". (Da « Le dal 1900)

v:iate da Serpa Pinto al console inglese nel Mozambico. Allora l'Inghilterra agl: l' n gennaio d!go mandò un ultimotum a Lisbona che fu costretta ad accettM'e tutte le proposte inglesi. Il trattato di Londra dell'n giugno 18c}1 assegnò all'Inghilterra tutta la zona di

influenza che S~rpa Pinto aveva tentato di assicurare al Portogallo. Nello stesso anno Londra poteva anche risolvere le questioni sorte con la Germania a riguardo dei tenritori dei grandi laghi ove la spinta inglese, prov::niente dalla Equatoria già egiziana ed ora as. sicurata all'Inghilterra da Stanley e dall'ita. liano Casati, si tra trovato a contrasto con gli interessi tedeschi. Con il trattato del t • luglio •&!>o l' Inghilterra cedette' alla Germania l'isola di Helgoland nel Mare del Nord, giustamente calcolando che, in caso di guerra, con la Genuania, difficilmente quella base navale sa rebbe stata difendibile. nana Ger.

1905, Co""tato -rtoN d~Ua cdle- ~'-9'-• ~""' le ~ CCIJ!OVeiat. dcdl'B-. c:IM d_.de.........., i a . - l o - tnaaco-t.ol- . A hr lo FraBCia do. .tee lo olùlfcdlcr <Il Facboda

mania ottenne, in cambio, il territorio di Witu, il riconoscimento del protettorato sul. l'Uganda e neU'ex.Africa tedesoa del sud. ovest. Intanto, però, le relazioni fra Inghilterra e Stati boeri si facevano sempre più tese, un po' per la politica dj, espansione eco. nomica che l'Isola esercitava nei territori africanders, un po' per la gelosia che i coloni sud-africani mostravano in ogni momento del. le loro relazioni con il temuto inglese. Il conflitto si faceva più aperto e trovava il suo centro nell'antagontsmo fra Bretoria, la vecchia capitale, e Johannesburg, la nuova grande città, sorta per lo sfruttamento dei campi diamantiferi. Gli stranieri · residenti a }ohannesburg nel 1895 si ribellarono a Pretoria. Furono sconfitti dalle truppe go. vernative e sconfessati dal Rhodes che pure aveva · contato sul loro movimento per l'attuazione della sua politica d'espansio. ne. Rhod::s però si convinse che la questione boera non · si sarebbe potuta risolvere senza che l'opinione pubblica inglese si orientasse nel senso imperialista da lui desiderato e s~n­ za che l' Inghilterra entrasse direttamente in guerra, mandando nel Sud-Africa nuovi soljati e nuove armi. A questo scopo egli si recò in Inghilterra e, dopo una campagna di stam. pa contro l'oligarchia boera, sicuro dell'ap. poggio di Joe Chambcrlain, membro delle Co. lonie, ben presto riuscì a fare infiammare ogni inglese sul progetto Capo-Cairo. Go\·er. natorc della colonia del Capo divenne Alfredo Milner che energicamente si diede a tutelare gli interessi degli stranieri, tutti inglesi, che vivevano nel Transvaal. l tentativi di accordo fra lui e Kruger, il vecchio presidente boero, fallirono: nell'ottobre del 18Qg scoppiò la guerra. I boeri presero l'iniziativa. Invasero il Nata l c un porto della colonia del Capo; blocca.rono le città di Ladysmith e di Kim. · berley. Gli inglesi si di fcsero e cercarono, anzitutto, di liberare le città assediate. Se. nonchè il ge~rale RcJucr Buller subì gravi sconfitte. Ma un esercito di 200 mila uomini era ormai approntato in Inghilterra. Esso, sot. to il comando di Lord Roberts, già vincitore , 1 • gli Afgani, e di Kitchener, vittorioso dei Dl-r. visci in Egitto, libera Kimberley e Ladysmidl, attaccando nel contempo l'Ora.nge. l boeri, or· mai, erano ridotti alla difensiva: gli inglesi penetrarono nel Transvaal, occuparono Prc· toria, considerarono la guerra finita, nono-


portò anche a quelle regioni all'obbedient.a di Londra. Anche il Sudan, vecchio possedi. mento egiziano, passò all'Inghilterra. Le v icende sudanesi sono l'ultimo atto della conquista inglese dell'Africa. Con esse si chiude il grande ciclo imperiale iniziato con la scomparsa di ::-.lapokone dalla sc:na d'Eu. ropa. Nel Sudan. infatu, l'anno t88t, dopo il ritiro dal governo del generale mglese Gordon mandatovi dal Kcdivè e eh~ avrva cominciato a ben operare ~ dopo un seguito di altri funzionari inglesi che, al contrario del Gordon, si erano abbandonati ad ogm sorta di t•ccessi e di at.usi nei riguardi delle popola.zioni sudant:'si. era scoppiata una gran. d~ ri,·olta. Capo ne aa un arabo, un sanlone che prima di di,·enirc generale della setta tki Scnussi. aveva 'issuto da anacoreta in un i,olotto del !':ilo. Si chiamava Mohamet-A'e. mc t. d"tlo il .lfadllì. Con le schiere di fanatici che ~li >i raduna ,·ano intorno proclamò la );:n~rra santa. L' lnghilt~rra allora consigliò al Kcdin! di ahhandonare il Sudan al proprio rll-stino: il g~ncral,• Gorùon fu mandato a Kannm. capoluog-o del Sndan. per organiz. zarl'i lo -~nmhl'ro <il-Ila g-uarnipone egiziana.

MARSA MATliUH S.tt•mbr• 1940. Soldah uuJl•lt iD un nJU~J~~io da tor1una. durcmle u.n bom.bordcu:n•ato ita.liG.Af' ~t,llltt

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r:anl·n i'ilJ!IliL"'''-" '\l C~uro. 1l 1\.~,.·dt\ l. llon -~"' ... rna,·,, p;U

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d t nutn1· l ho .o·,., a eh i <tito l< r,. •hm dd pOI<'T<' r,1 ti cnlonndlt~ .\rahi l'a. ;:,CJia eh,·. n d it hhr;tlu 18ft?. l' ra ~t a tu num1. nato d,d K<:<ll\ ~ lllllll>tn> <l<lla guara p< r nnp<"l11<>11<' ddl.t J:Uilrllt);:tOn< dd C;111 "· .\ ra. bi l'a,ctà comluc"' a una \'toh:ma polittca xrnofoba: Francia ed Inghilterra inviarono davanti ad Alessandria una squadra navak che impose al Kcdivè l'allontanamento del pericolo~o m inistro. Il K~di,·è si dichiarò disposto ad accdtare le condizioni francoinglrsi; ma la popolazione si ribellò a lui c impose di nun,·o la lan·ata dittatura di Arahi Pascià. Cosi. fra i contrasti determinati dalla gelosia franco-inglese. l'azione xenofoba di i\rahi Pascià prendeva nuo,·a forza. Insurrezioni indi~rne contro gli europei insanguinarono le vie delle città egiziane. Deciso l'intervento. il 10 luglio 1882 il comanclantz della floua inglcS<' intimò agli egiziani di sua iniziativa di desistere dai preparativi <li forti ficazioni intrapresi ad Alessandria. Il giorno seguente, non avendo ottenuto alcuna risposta al s uo ulttma. l 11m, apri il fuoco sulla città già evacuata da tutti gli europei e dal corpo diploma. t ico. M~ntrc i fort i t'giziani v~nivano ridotti al silenzio, Arabi Pascià usciva dall-a città con le sue truppe, r itirandos: a K"af.r. Dowar e abbandonando la città al saccheggio di una banda di bwuini. n Kedi,•è allora non

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SOMIU.lA U . .ITAiflnCA. A9oelo ING. Javl•ol la HI po\vloaierl a • Ua piaaa cll Ad• ll•l ci.U. I N - il<lll- • -Il

si mis~ sotto la protezione inglese e depose dall a carica Arabi Pascià; questi si dichiarò imecc 1-cgiltirno Ci\fiO dcii'EKitto. L 'Inghilterra affidò la ~uc rra contro A rabi P;~ sci à al generale W olsclcy. In tre mesi, egli sha·rcò in Egitto a Porto Said. chiudendo la n;~,·ig<~zionc c \'alcmlosi p~r scopi militari d el Canale di Sucz nonostante le proteste del Lcsseps prcsidcm c della Com{l<lgnia, sconfisse gli egiziani a Tdl-ci-Keh ir cd entrò al Cairo. J\rabì l'ascià c gli altri capi della insurrezione furono presi c condannati a mone, pena poi commutata, per il Pascià. nell'esilio a Ceylon. L'Egitto dh·ennc britannico. Glad. ston e promise di toglier~ la tutela inglese al paese il giorno in cui esso desse garanzia di civile governo e di stabilirà politica. Rimaneva ancora l'Equatoria, dove il governatore egiziano Emir Pascià, un tedesco a nome Schmitzer fattosi mussulmano, era rimasto isolato. La spedizione Stanley..Casati

Scnonchè egli stesso fu bloccato a Karlum dagli insorti. Un ~scrcito fu allestito per portargli soccorso. al comando del generale ~ol. selry. Quando il 28 gennaio gl'inglesi_ a~n,·a· rono sotto Ka rtnm ~··ppt·ro che la cm~ era caduta due ~iorni prima. a tradimento, 111 polerc del Madhi. Gonlon ~ra stato ucciso. Allora Wolsel~ v si fermò e ritirò le sue truppe in Egiuo. TI Sudan, per qualche anno. rimase sottn il controllo della Sentlssia. Ma nel 18<)R quando la Francia iniziò la sna penctra zionc dal Cong-o verso il Mar Rosso c tla Gi buti v•·rso il Nilo, l'Inghilterra si mosse di nuovo. Il generale dell'~scrcito anglo-e~•· ziano, Ki tchcner. avan zò nel Sudan, sc.~nftS· se il nuovo :\la<lhi Alxlullah c abbattè )liD i>('· ro st•nussita. L.'l Francia. contemporanea· m~ ntc era fennata a Fasciooa. Per attuar:: il sogno Capo-Cairo manca,·a or: mai solo l'eliminazione delle colonie tede~h• dell'Africa Orientale. La pace di Versa~le_s sanzionò la loro annession(' aii'Jm~ro rl· tannico.

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LA GERMANlJ.\ ~ IN l~FlliCA ~~-,..._NJ)

e sud africani Il valore della resistenza germania è doc:umen. tato da& stesse ammissioni inglesi. Infatti stando a tali am· rn.i.ssioni, l'Inghilterra e il Sud Africa, d~l settembre 1914 ~ ~embre 1918 perdettero 20 rnib. uomini fra europei e mdwu, <h 60 ad 80 mila soldati indigeni, più di 2 mila automobili e 14 mila fra cavalli e muli. «All'armistizio scrive nelle sue mmtorie il leggendario generale LcttowVorbeck- noi non eravamo sconfitti e avremmo potuto pro· seguire la guerra ancora per anni... E alla fine della guerra la foru nemica era cento volte superiore alla nostra». La lotta coodotta dai germanici si basava essenzialmente sulla raptdissima mobiliti dei reparti : fu una guerra di movimento, che portò l'offesa nell'Africa Orientale Portoghese e l'avrebbe portata nella Rhodesia britannica se l'annistizio non fos.. se intervenu~ a far cessare le ostiliti. L'incrociatore Kònig. sbffg alla foce del Rufidj resistette a lungo alle forze in. glrsi e quando fu affondato i suoi pezzi furono rccuperati ed impiegati nella guerra terrestre. Mu.coli di tecnica vennero compt.uti per sfruttare, coo gli scarsi mezzi del luogo, le risorse del. paese; le truppe combattenti percorsero migliaia di chilometri sempre lottando con il nemico, spesso prive di rifornimenti. E le truppe indigene, educate alla scuola germanic~ operarono prodigi di valore. Malgrado il cerchio ne. mico che era sempre più fitto, l n europei e 14~ asca~i ~l l" novembre 1917 al 30 settmlbre 1918 tennero ti terntono portoghese e se ne ritornarono con una epica marcia durata cento giorni. L'annistizio sorprese ~l _Lettow.Vorbeck_ m~­ tre si apprestava & portare la guernglia ~Ila Rhod~1a bntaonica. In quattro anni di guer~ la ~daera germamca non era stata mai ammainata io Afraca Onentale : e lo fu solo quando la Germania cessò di combattere in Europa. A Versailles le cupidigie degli Stati vincitori si scatenarono contro il dominio coloniale tedesco. Si rimproverava alh Germania di aver usato metodi inumani nel governo delle genli da colore : e tale accusa partiva proprio da paesi, come !"In-

J a.pcortl c.lorl dì borooqliori a>otocic:lloli 1~1 ,.; diriqoDO ••rso

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ghìlterra e il Belgio, che avevano scritto pagine sanguinosi$Sime, c vergognose per la civiltà europea, nella conqwsta dell" Africa. Ma pokhè nella confererua della ptce si agitavano fumose idee ed in essa dominava con tutto il bagaglio de!Je sue utopie Woodrow Wilsan, non si ebbe il coraggio d1 annettersi nella maniera più semplice le colooie ex tedesche. Si ricorse aUo stra. tagemnu dei mandati, attraverso cuj gli stati pretendevano dare un contenuto etico alla larvata annessione. Le colonie afri~ del Roch, come è noto furono divise fra Inghilterra, Unione Sud Africana, Francia e Belgio. L'Inghilterra e la Francia si spartirono il Congo ed il Camerun ; l"lnghilterra ebbe inoltre il Tangaoica, il Belgio il Ruanda Urundi, l'Unione Sud AlriC21la l".Africa Occiden tale tedesca. E così un grande popolo, come quello germanico, veniva privato di Colooie in cui aveva profuso sangue ricchezze ed energie ed in una deUe quali la bandiera imperale non er~ mai stata &mrnainata davanti al nemico. E inutili ( urono tutti i tentativi fatti nel dopoguerra per arrivare ad una restituzione dci territori di cui la Germania era sbta privab.. .Ma oggi, ancflc in questo campo, le armi vittoriose deU' Asse, renderanno giusti%ia 8JL,' IO PLA'I'Jtli

Al LETTORI . anete letto "'STOliA DI lEll E DI OGGI" al toldau che conoscete, opp1.1re cùi'Ufftcfo Tr1.1ppe del Mlnlatero della Cultura .-:-~~Miril~~~~~~o.. clM la ln•lerta al combattenti




111VISTA QUINDICINAL'f ANNO Il · N. 19 - ROMA 15 OTTOBRE 1940 - XVIII

ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESf. DIREZIONE E REDAZIONE a-a, Clt16 Unl,....llarle- Tateloao 487389

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111 \TJ(;uy IL GOVERNO DI VICHY presentd tre caratteristiche strettamente congiunte fra loro: l) disfatta militare; 2) capovolgimento nella politica estera; 3) cambiamento radicale nella politica interna. L'unione di questi tre elementi si ritrova in aJtci momenti della storia france. se; ma la fisionomia politico-morale del regime che ne è risultato ogni volta presenta differenze notevoli da caso a caso; e di fronte a tutti i precedenti riguardati insieme, il governo di Vichy finisce per apparire qualche cosa... senza precedenti. Sono tre i momenti della storia francese che si possono addurre a confronto del momento attuale: quelli dopo la morte di Luigi XlV (1715), dopo la caduta di Napoleone l ( 1814. 15), dopo la guerra franco-germanica (1871). Si tratta appunto in tutti e tre casi di una grande guerra, decisiva per la posizione deUa Francia io Europa, e decisivamente perduta da essa. Nel primo caso, la guerra è quella della successione spagnola. Le paci di Utcecht ( 1713) e di Rastadt ( 1714) che la chiusero, precedettero rjspettivamente di due anni e di un anno la morte di Luigi XIV, ~la quale seguì il caro-

biamento di govemo (cambiamento non ·... b nel senso, ovvio, della sostituzione del sovrano, ma nei metodi, nello spirito del regime). Subito, però, ci appare una differenza fra tutti ~ tre questi precedenti ed il caso di Vichy. In ~uelli, il nuo"o go,·erno, o sorse (come nel primo caso) a pace g ià fatta, o la concluse immediatamente appena sorto; c anzi da qutsta conclusione, ottenuta a condizioni relativamente buone, o almeno discrete, attinse la sua prima ragion d" essere e la sua relativa forza. Luigi XVIII, rientrò a Parigi e prese possesso del trono nell'aprile 1814. e la pace di Parigi fra la Francia e gli Alleati è del 30 i'naggio. l' Assemblea Nazionale del 1871, che fu la vera detentrice del potere all'inizio del nuovo regime, si riunì a Bordeaux il 12 febbraio, e i preliminari di pace con la Germania vennero firmati da Bismarck e Thicrs già il 26; il 10 maggio seguì da Francoforte il trattato di pace completo e definitivo. Invece questa volta il nuovo regime è sorto solo per e daJla conclusione di un armistizio; e nc:Ssuno può dire quando e come gli sarà dato di concludere la pace. E mentre negli aJtri due casi l'occupazione del nemico vincitore era ristretta a piccole porzioni di territorio, questa volta essa si estende aJla maggior parte di esso. Altra· differenza di tutti e tre i casi precedenti rispetto a quello attuale : allora vi fu subito un regime definito, anche se nel caso del 1871 rimanesse sospesa per qualche tempo la questione della repubblica o della mooarchla.. Oggi abbiamo semplicemente i pieni poteri di un uomo, cbe

Francia militaTe • Vemidatwa dei ••echi __.'-!,~0.2iç..._'\ conservati nel cortile d-oli ·· ln'f'alidi ··

ha promesso di fare (quando che sia) una co- } stituzione a modo suo. ·' Si sa che il trattato di Utrecht del l 713 (quello di Rastadt non fu in sostanza se non l'accessione dell'imperatore aJ primo), pur segnando per la Francia talune perdite, sia nel territorio metropolitano, sia nelle colonie, laSCIÒ intatta la sua compagine. .1\ssai più gravi furono le perdite della Spagna aUeata., cbe ci rimise tutti i domini italiani; Luigi XIV però la spuntò in quello che era stato lo scopo primo della guerra per lui : assicurare il trono di Spagna a suo nepote, (il figlio cadetto del Gran Delfino) Filippo d'Angiò, divenuto Filippo V re di Spagna. contro il pretendente Carlo d'Absburgo (divenuto durante, la guerra l'Imperatore Carlo VI). Questo almeno parziale successQ della Francia vinta fu dovuto innanzi tutto aJ fatto che io Inghilterra erano subentrati al gm·erno, ai guerrafondai Whigs, i molto più moderati Tories. Ma vi contribuirono anche le armi francesi che si sostennero lino aJI'ultimo con onore: è del 1712, raono ayanti Utrecht, la bella vittoria del Villars a Denain. Non può dunque parlarsi in questo caso di una pace di disfatta, di una pace disastrosa per gli interessi essenziaJi e per l'onore delia Frand~. Essa segnò bensl, per allora, la fi~ dell'imperialis~o francese in Europa e il subentrare di uno stato di equilibrio. Pure la Francia usd esaurita, materilllmente e


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Po.riqi, luqUo 1940 · Alla lla.zioa• di St. Laacue. iD mCULC'GJUO eli tc&ul. tJ serviz.io per i cittactia.i di ritorno CLlla capitcde Yi•D• compiuto da qu."ti cc;.n-.!!!J

..___

<..:a.ncello d'ingre-.o di una delle prime tortiti.caa\oni clella linee~ MCif\JÙlol.

mvralmente, dalla lotta. Miseria tremenda nel popolo, disov:up~~1ionc. sommosse. esodi di lavoratori; deficit spaventoso nelle fi. n1nze statali, la cui crisi non si chiuse più sino alla rivoluzione. All"annuncio della morte di Luigi XIV, il «re Sole», il l. settembre 1715, una gioia frenetica si manifestò io tutto il regno, con un diluvio di sarire ingiuriose per la sua méffioria. Di qui la reazione che si delineò subito al suo regime. A dispetto del testa· mtnD del re defunto, il reggente Filippo d'Orléans, nepote di lu1, ebbe i pieni poteri; ed egli se ne servì per fare tutto il contrario di quanto aveva fatto lo zio. Tornò in auge la nobiltà, e collegi di Grandi del regno furono sostituiti ai ministri borghesi di Luigi XIV; il Padamento di Parigi (che era un corpo giudiziario su· premo, ebbe restituito il diritto di « rime>stranza » rispetto agli editti regi presentati alla registrazione. diritto che Luigi XIV gli aveva tolto. Si potrebbe dire, per quanto i concetti del secolo XIX e XX si possono applicare al principio del Settecento, cile un regime liberale subentrò all'assolutismo. Soprattutto, la religio. sità bigotta che aveva contraddistinto l'ultimo periodo di Luigi XIV, scomparve, e si diffuse quel tono di incredulità, di cinismo e di libertinaggio che è rimasto nell'opinione comune il principale distintivo deHa Reggenza. Tutte questç nen furono novità permanenti; ma non scomparvero neanche del tutto, ed il regime di Luigi XV non di\'enne mai uguale a quel.lo del bisnonno. ln f»' litica estera il Reggente operò un capovolgimento totale (che pero era stato in certa misura avviato da quella SC>Stitu.Uooe di partiti al governo in Inghilterra di cui abbiamo già detto). Riputa.odosi insidiato nella sua posizione da Filippo V di Spagna, che aspirava anche alla successiooe reale in Fcancia io caso di morte del bimbo Luigi XV, nonostante la rinuncia sancita. a Utrecht, i1 reggente sì mise contro la Spagna e si strinse all'Inghilterra, la. principale nemica di ieri. Si ebbe così quella dte potrebbe dirsi la ~ « Entente cordiale ». Principale esecutore di questa politica fu al ministro Dubois, un prete a rui la sregolatezza di vitt. noo impedl


di acciuffare un cappello di cardinale (egli riceveva una pensione regolare dall'Inghilterra, ciò che per altro non rappresentava allora un fatto straordinario). La riconciliazione fra i due grandi stati avversari durò un venticinquennio, che fu anche un periodo relativamente paòfico per l'Europa. Si è alquanto imbarazzati a definire, per la politica interna il regno di Luigi XVIII rispetto all'antecedente di Napoleone I. L'ormai vecchio conte di Provenza tornava sul trono di Francia per il principio legittimistico, cioè in nome del diritto divino; tuttavia egli dette, sia pure come concessione dall'alto, una carta costituz.ionale, e la osservò. Nell'insieme, non può negarsi che il suo regime fosse straordinariamente più liberale di quello napoleonico. Esso non segnò del resto una brusca rottura con questo, e Ulla reazione totale: tutt'altro. Fu manfenuto al governo, in gran parte, il personale del regime antecedente; rimasero istituti aapoleonici essen~aJi, come le prefetture, l'Università, il Codice Gvile; rimase il concordato napoleoaico; i beni ecclesiastici non furono restituiti; von~ mantenuta la libertà religiosa. In politica. estera si sa che la prima pace cti . Parigi rispettò l'integrità territoriale deiJa Francia quale era· anteriormente alle guerre rivoluzionarie e napoleoniche, ed anzi le concesse qualche legger.o ampliamento, che però andò perduto nella seconda pace, dopo i Cento giorni. Vi fu un'occupazione limitata degli eserciti vincitori, per tre anni ; ma la Francia era rientrata nel concerto euro~ già al ~ongresso di Vienna, ove Talleyrand giocò una parte primaria. Era bensl finita l'egemonia napoleonica sull'Europa•. come dopo la pace di Utrecht era finita quella di Luigi XIV. SI ebbe un nuovo equilibrio, e un nuovo, assai lungo periodo di pace europea. . Maggior somiglianza, a prima vista, con la Francia di Vicby offre il regime francese all'indomani della guerra franco.germanica. Già altra volta. su queste colonne, abbiaParigi, 16 m<~qgio 1940 • L'orcline del giomo deU"wtlma oeduta deUa Camera dei Depulall • io bioco.

f"P::i:i luglio 1940 • Kella eapitale fr-• eoDJ:U.U<r Il •lto,..o del f . -··prolugbi rifugiatisi aelle pro<rinde oeddeatcdl <leDa Frcmoa.


Poriqi, <19o•to 1940 • Soldati vo...,.cmlcl acqulaiGDO Illiri dai "Yenditori ambulanti aul L\IDVO&~D.IlQ.

·"' 'ol t . d - clù..H illlonlllasioe.l a "" 'llvU• p<Uiqlllo parigi - UD "'""' •

Mac M.ahoo e PEtain i due marescialli vinti e assunti a capo abbOuato un pa~elo ~e indicato differenze' fondamentali fca i due asi. Principale dd go,·eroo; ma abbtamo il uale del cesto non venne~ potere_che nel 1873, dopo esse quella che M.ac-MabOO• t q dell'assemblea naziooale. Come SI ~ detto sopra, la el uo cspooen e · f · F · l' .. --f r2

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regun·e di autocrazia personale. Vero ~ che: la '...eotrice del potere sovcano ~~ ,-era . dniente "' ..,. un · éluoque di P'-'ù lootaOO ..ndJL di mooarcbici, avrebbe voluto amvare a una restaublea, . ddl' A,ssCSDblea. comr-

magg•oranza

raz10ne della monarchta; ma la restautaZiont non si fece, e se anche si fosse fatta, diffiòl. mente si sarebbe trattato di una monarchia assoluta. Vero è altresl che Mac-Mahoo, dopo che l'assemblea era sciolta ed erano subentrate le due Camere con la costituzione repubblicana del 1875, fece un breve esperimento di go. verno personale c.on il cosiddetto colpo di sUto del maggio. Il regtme deU' Assemblea fu un re. gime conservatore, oon assolutistico; esso segnò una reazione al dispotismo e all'accentramento del Secondo Impero. In politica estera, 1100 sarebbe possibile indicare contatti fra il regime dell'assemblea del 1871 e quello di Vicby. Sotto Thiers, e in gran parte per merito suo, la Francia ottenne if rapido sgombero del ttr· ritorio; vi concorse la ricostituzione economia rapidissima del paese, che rese possibile la fa. mosa sottoscrizione del 1872 per i tre miliardi chiesti dai governo, sottoscrizione che oe dette 42, di cui quasi la metà in Francia. TaotÒ Triecs quanto il successore Mac-Mahoo maoteooero verso la Germania vincitcice, e verso BismarCk che ne dirigeva sovranameote la politia estera. un contegno corretto, ma seoz.a nessun teotatitto di addomestièamento, senza nessun ·~ mento. Del resto, bisogna sempre coocludee che i confronti coo l'oggi soao f)IC:SSO che ili' possibili, giacch~. mentre conosci.no ID<"'\~ lo svolgimento dei asi prteedcati. posstamo sapere quelli futuri dd Vichy; e peroò a coUocado storiaiiDII••CI verrà aspettare.

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I J»R 1J SSIJ.\NI

1.\ 1•1.\ Il I Cì J. (M AB Z O l 8 71) VERSO LA FINE di settembre del 1870, la folla che fin dalla dichiarazione della guerra aveva invaso le strade e a ondate frenetiche si dirigeva verso i luoghi ove erano affisse le notizie, consacrando una nuova vita all'a. perto, questa folla che per momenti assomigliava a quella che nelle giornate di festa si riversava sulle sponde della Senna a gustarsi il sole e le merende sull'erba, si raccoglierà ora sulle alture del Trocadero per scruta.re l'orizzonte minaccioso. Alcuni privilegiati, armati di canocchiale, puntavano gli strumenti verso Vanves, Issy e Meudon, dove nuvole di polvere e nuvole di' battaglia rivelavano l'approssimarsi alla capitale dell'esercito prussiaoo, gli altri pendevano dalle loro labbra, poi presi da impazienza strappavano la lungavista dalle mani del proprietario, e tenendo chiuso un occhio con le dita, speravano discernere alla Loro volta qualcosa di concreto da raccontare al vicino. Le alternative d'entusiasmo e di scoramento erano state molte in poco tempo, fin da quando incitata da Napoleone 1II Parigi aveva echeggiato di canti di guerra e del grido: A Ber/in! A BerJin! e nella stampa come nel popolo si era scatenato un vero e proprio furor bellico. Invano Adolfo Thiers, çonscio dell'imprepa.ra:zione aveva cerato dalla tribuna della Camèra di impedire la follia, in cui il suo paese preçipitava!: i clamori della moltitudine avevano sopraffatto la su~ parola, e i suoi


sforzi gli valsero soltanto il titolo di traditore e addirittura d.t prussiano, mentre il delirio generale acclamava invece il ministro Ollivier, il quale con rnfasi aveva dichiarato di addossarsi «a cuor leggero» le responsabilità della guerra franco-prussi.ana. Poi le cattive notizie non avevano tardato a giungere, e un velo di gramaglia era parso calare sulla cittadinanza tutta · quando il 3 settembre era arrivata la notizia della disfatta di Mac Mabon e peg. gio, della cattura dello stesso Imperatore. Come guidata da un meccanismo più forte della loro volontà, i parigini andavano e venivano per le strade, percorrendo a caso l'asfalto, con un abbat· timento manifesto su.mpato su tutti i volti, le edicole erano prese d• assalto all"uscita dei giornali e sotto i lumi a gas delle cantonate si stringeva fittissima r ansia dei letto:i. Sulla soglia delle botteghe t dei portoni fiorivano sommesse le discussioni capeggiate dai por· tinai informatissimi e dai negozianti, e nei retrobottega le donne si abbandonavano a scene di sconforto : quelle stesse donne che avevano spinto i loro uomini alla conquista di Berlino, ora invocavano il ritorno dell'assente, accorgendosi a un tratto dell'errore commesso e della solitudine. Poi fu il sollevarsi impto\<viso di un·onda umana, allo stupore, allo sconforto si sostitul la collera generale, e i boulevards risuonarono di altissime grida: « Decadenza! Ev,· iva Trochu! ». E fu lo spettacolo tumultuoso e disordinato di un popolo denso a salvarsi con qualunque meno, l'aspct· to delle epoche rivoluzionarie, il palazzo delle Tuilleries preso d·assalto, invaso, mentre l'ambasciatore d'Italia Costantino Nigra aiutava !"imperatrice Eugenia a mettersi in salvo. In breve dal cancello, vicino al grande bacino, le N dorate scomparveco, nascoste sotto giornali vecchi, e al posto delle aquile strappate via, furono posate delle corone mortuarie. Due soldati messi di guardia alla porta del palazzo tendevano il berretto per raccogliere l'obolo per il soccorso ai feriti, e la folla, sedata la prima irruenza, popolava i marciapiedi e le vie circostanti, riprendendo a un tratto l'aria di festa, come un milione di esseri dimentichi di avere il nemico a pochi chilometri, e curiosa soltanto di vivere l'avventura di questo dramma storico, di non perdere lo spettacolo di uno solo dti suoi aspetti. Nei circoli intellt:ttuali si <riticava la composizione del Comitato di Difesa Nazionale, si condannava là leggerezza dei capi che avevano trascinato la nazione in una guerra già persa all'inizio per la insufficiente preparazione, e fra le molli proteste generali, Renan dichiarava: « In tutte le cose che ho studialo, mi ha sempre colpito la superiorità dell'intelligenza e del lavoro germanico. Niente di straordinario se nell'arte della guerra, arte dopo tutto inferiore ma complicata, essi hanno raggiunto la stessa superiorità da me ccnstatata in tutte le cose che, vi ripeto, ho studiato, e che so. Si, o signori, i tedeschi sooo una razza superiore!>>. I parigini adornavano l'occhiello della giacca con un occhiello rosso, e intanto dalla barriera deli'Etoile lino a Neuilly come in altri quartieri della periferia so:gevano gli accampamenti dei reggimenti che retrocedevano davanti all·incalzare nemico, dei reggimenti che partivano a tentare !"impossibile , ormai, e la han/ieue p;:endeva un nuovo.aspetto, con tutte le tende, i giacigli di paglia, e la povera biancheria, calzette, pantaloni, camicie a brandelli, stesi ad asciugare a un sole scarso o alla fiamma dei fuochi qua e là accesi. Dalle porte cittadine rientravano le ambulanze colme di feriti, ogni tanto alternate a reggimenti di cavalleria, dàlle divise stinte e strappate, dagli elmi opachi ed ammaccati, portando ogni dragone un carico di viveri raccolti nelle campagne sulla via del ritorno, galline, per esempio, vive anc.ora, che si dibattevano in una rete o in un panno attaccato alla. sella. Già si era diffu_sa la notizia della scarsità degli alimenti nei mercati della capitale, da quando la cerchia del nemico le si andava stringer. o dintorno e impediva l'affluire quotidiano delle merci che colmavano le riserve, in conseguenza i prezzi salivano vertìgin:>samente, i viveri venivano razionati, e pian piano i parigioi conoscevano la fame e gl"inliniti djsagi dell'assedio. Sorgevano i minuti commerci d'occasione bastoni ferrati, corazze di cuoio a prova di qualunque baionetta, gavette, aghi per pulire i fucili, in ogni angolo di quartiere sorgevano nuove ambulanze in continuo viavai di feriti e di morti, alle cantonate apparivano réclames in favore di un determinato cerotto, di una certa benda. di quel medicinale, nelle case si fabbricavano bendaggi di lino r si sfioccavano tele per medicare le ferite, e svuotati i neg<>ll di carne fresca i bancbj dei mercati di verdura e di frutta, i c.irt11dim iJnpararono a ,putrirs.i della roba. io scatola su cui ave\'lll<l sempre


.4 p....,.; oollembro 1940 • Noi Boia do 8oul09u lo truppe tedesche d'oc· L...:..::,:::

cupcqioD• b.GDAo imphmtato f:(ll&oJeri• •

•a:rtorie atilitan.

-

Pari9i dopo l'oecupa:doao • Una tro11orio a oria Cboi.ooul J..r oopoolo iD liJ>vua todooea • lrcmc... "" ecutoUo ebe riola I'ID.vroao awU obroi

storto il muso. Ma si preparavano tempi peggiori, e a questo provvedeva l'incompetenza e l'inettitudine dei capi. Il generale Guiod il quale aveva avuto la sua parte ne11'impreparazione francese opponendosi alla fabbricazione dei fucili aveva cosi risposto a qualcuno che gli chiedeva per quale ragione avesse ributato di adottare il cannone Potier di lunga portata : « l cannoni prussiani, i quali banno un tiro di sei e ottocento metri maggiore dei nostri si mettono a cento o duecento metri di distanza dalla nostra portata e ci demoliscono completa. rcc;nte; il cannone Potier avrebbe dunque resa pari la partita».

E dolorosamente a nessuno sfuggiva l'idiozia dell'argomenta· zione! D'altro canto ognuno si stupiva di come il furore che ora animava i parigini contro l'incapacità di Trochu non venisse riconosciuta da tutto il resto della Francia. Questo petW· naggio metà mistico e meti ciarlatano. dichiara va candidamente: di aver messo a disposizione della difesa di Parigi diecimila franchi al mese, quando sarebbero occorsi dei milioni e si narrava un episodio adatto a classi6care la sua figura. Il giorno .in rui si dovevano firmare le condizioni per la resa di Parigi, alcuni giornalisti attendevano in anticamera le notizie, quando egli entrò, salutò tutti cordialmente, poi, dopo aver dato uno sguardo all'orologio disse con intonazione fra comica e svagata. « Signori, sono in anticipo di un quarto d'ora, se volete vi farò una conferenza politica». E questa,' commentavano i parigini, era tutta la serietà dell'uomo. lo stesso giorno in cui Parigi subiva una capitolazione unica ~ua storia.. In mano a questi capi, non vi era molto da sperare, e molto prima che avvenjsse la capitolazione, i parigini soffrivano la fame vera e propria: il bombarda.ment..> sempre più prossimo impediva oramai di uscire dalla ci~à e i banchi dei mercati


La Bep..bblka di Vlchy laa leal<rto eli orv...Usaau la gloftDià !raDe... aul eodello ....... D q•D•ro1e J.aumoat pcrua io ririlta. i " C-ompo9DOQII de Fl'allc. '*

P'lab>. c:crpo deUa Quczrta RepubbliQG:.

n ,.,...-~ano . . di aJimeotui vuoti perfino . . roa<r.122..1m . . delle. erano descrtt, 1 oOr ap""·riva.no le ultune nsorse . di conserva. a r • · deprecate. sa.tole . . era sostituito il burro d t caca~ e strane &l burro Ul~vabile SI inqualificabile; nei ristoranti, d~ l~ nattonelle di uo ~ . cia.to a servire agli avveoton di

e eli cavallo st era ~

del canguro. del cammello,

~ do del bufalo, dell ~ope, ~.... .n..rdioo zoologico fu tlgual n. •• ndo la nserva <1CI of lo dell'elefante. ' < - , di cane: tale era la . ~ e ·ta, si pa$JÒ all arrosto chiedeva più l'ongsne della ~u:-~-to .:...-te che nessuno di lettenli mentre ogn1111o :t~Uh..- ~.::,; A uo praozo • • ~servt~·

si sforzava di fare dello spirito inneggiando alle cuoi più immonde, preso da subito disgusto scntendo parlare di cani e di topi commestibili, il povero Reoan si era alzato, subitamente impallidito, ed era fuggito all'aperto. Sotto il fuoco nemico era incominciata anche la vita. nelle cantine. Nei momenti di respiro azzardandosi sui quartied alti, si scorgevano gli incendi dell~ prossime foreste, mentre internamente avveniva il commercio dei rottami di proiettili, di vecchie armi dimenticate nelle soffitte. In quest'aria di estrema disperazione, si stabilivano mode occasiona! i, come quella dei feriti; ogni buona famiglia voleva avere un ferito da tenere in casa e mostrare agli amici, qualcht elegante mondana amava farsi vedere in carrozza accanto a un soldato fa.sc.iato. Ma nonostante g li eroici sforzi di Gambetta, la guerra di popolo era fallita, sl che, combinata fra Bismarck e Favre la convenzione di Versailles, l~ Fn.ncia ebbe un annistizio di tre mesi, i forti di Parigi furono consegnati ai vincitori e tutti i soldati di linea, i così detti lignards e le guardie mobili, i mobilts, t-CCetto dodicimtb. uomini, furono disarmati. Fermo nelle sue pretese, Bismarlt acconsenti a lasciare Belfort alla Francia, ma volle che l'orgoglio prussiano fosse soddisfatto dall'entrata temporanea di un corpo di truppe tedesche a Parigt. Il l n marzo 1871 si videro dunque gli elmi dorati dell·eseroto bavarese aggirarsi tra la folla dei parigini, entrare nelle bottt[;he che pure avevano avuto l'ordine preciso di rimanere chiuse durante tutta la foro permanenza. Si vtdero i prussiani sofferm~rsi davanti alle vetrtne di ombrdh e bastoni dal manico s~olpito, davanti alle mille curiosità caratteristiche. E mentre nello stesso palazzo di Versailles, do,ve Luigi XIV' aveva tante volte parlato fieramente all'Europa, Guglielmo l di Hohenzollero veniva proclamato a:m grande solennttà Imperatore di Germania, rotta la cerchia di ferro e di fuoco attorno alla capitale francese, i cittadini, stremati dalle lunghe privazioni, giunti al punto da doversi sostenere con pillole di arsenico, si spargevano ndle ampagne, branchi di affamati, e rientravano dal saccheggio con carriole colme di ortaggi e gatti scuoiati branditi trionfalmente sulla punta delle pertiche. Vennero poi le ancor più tristi giornate della Comune, con le fudlaziooi in mass~. i sac,heggi alle banche di credito, alle casse dello Stato e le coo6s.:he. Di nuovo le strade furono invase dalla folla tca.mutatasi in orda sanguinaria e inccndi~ria.. Caddero Darboy, l'arcivescovo di Parigi, il Presidente della Corte di CassaziDne; furono fucilati i generali Lecomte c Thomas; furono in· ceodi~ti' le Tuilleries, l'Hotel de Ville, i pa.la22i del Consigtio di Stato e de.Ua Legioo d'Onore, fu abbattuta la colonna. VeodOme. Il parigino cile noo prendeva parte alla strage, si preparava in tempo per occupare il posto migliore e assistere all'esecuzione di un condannato alla ghigliottina, con la mo~ al brac;cio e il awmocchio per mano. Le signore ~vevano scoperto che lavando i capelli coo l~ pota.ssa questi divenivano bioodi, e tutte furooo bioode.

•· •••e•


IL MARESCIALl,f»

L:NA GENTILE SIGNORA, amica di un no:;tro .unKo, usava mandare in Italia., da Vìchy dove si era recata a pas. sare l'estate, le sue impressioni. Erano lettere molto spiritose e diYertenti: c·era dipinta la società di Vichy in quel partt· (O]are momento che precedette fuJtimo defutitivo crollo del. la Francia, la vita tranquilla della cittadina termale dove le notiz.ie giungevano io ritardo ed erano ricevute con il leggero sfasamento con il quale l'ottimismo dei villeggianti è pro~o a constderare anche le notiz.ie più catastrofiche, J'atteggtamento di tutta una dasl5e sociale dinanz.i alle sventure dell'ora. La signora, vecchia cliente delle terme, conosceva tutti; sapeva vita e miracoli dei grandi ·e piccoli perso. naggi che erano soliti venire a passare le acq~; si divertiva a liccare il naso nella vita spicciola di Vichy, fra senatori uricemici, ex-ministri malati di gotta., prefetti e sottosegretari preoccupati per il loro acido urieo· e per la piega dei baffi per lo meno quanto per il destino della Francia. Rac· contava come tutti costoro, nei giorni tremendi nei quali più ardeva la battaglia sui campi della Fiandra e dell'Artois, quando già le colonne motorizz.ate germaniche, rotte le difese, dilagavano per la pianura e puntavano decise su Parigi, si

CJ.rmoai•PeJT<md • L'iD!fr•ooo del ccuc.re milita. . iD cui 6 alato i.mprlgloaato I'.,.·DiiD.Iatro 1-= Zar

Cl.....,at-Fencmd. a-10 1940 • Noetai9i. militari del ..U.Ii. Il 9•"•ral• de Latùe de Tau19Dy decora aleWii ,..loatari -riccuU ci•Da S.al-• s-Itaria iD Fraaèla

agginsscro per gli alberati ed ombrosi viali di Vichy. Alternavano la lettura del giornale con i lunghi sorsi delle acque termali. A mezzogiorno le preoccupaz.ioni per la guerra era. no messe in disparte: è proverbiale l'appetito degli ucicemici durante la cura. Del cesto, quei personaggi avevano poco da temere dal corso degli eventi. Molti di essi erano ruderi del vecchio regime francese, molti uomini della vecchia destra messi a riposo e giubilati dal go'·emo del Fronte Popolare e che noo avevano, neppure dopo la caduta di Blum, ritro. vato la focz.a per riprendere le redini del potere a cui avevano, si potrebbe dire volontarimlente, abdicato. L'esito della guerra li interessava, poi, futo ad un certo punto. Pa· trioti e sentimentali, sembravano, sl, ~re la vergogna della sconfitta e il fuoco dell'in·

vasione; ma noo tanto da soffocare completa.rqente un'altra nascosta soddisfazione, appoggiata al vero e reale interesse della Francia borghese e di destra; quasi il timore, inconfessato a tutti, anche a loro stessi. che la Francia democratica e socialisti=nte, quella sortita dalle esperienze del Fronte Popolare, dovesse vincere la guerra. Il loro patriottismo, in ultima analisi, si fermava presto; era soltanto una specie di verniciatura tricolore che bastava grattare un poco perchè si scoprissero i loro veri interessi e i loro veri problemi : i prefetti in pensione villeggianti a Vichy ave. vano compreso il carattere che la guerra avrebbe dovuto avere per la Francia e che forse, senz.a la sconlitta militare, presto o tardi, sa· rebbe stato ronsapc' olmente annunciato e lo teme\·mo; lo temevano tanto da aver, prim:, combattuto con tutte le loro foru contro la guerr:t e contro quella minor:mza che in Francia la ,·olle; poi, ad atteggiarst a gente stanca e fatalista; infine, a cer01re di salvare, con tutti i mezzi, quel poco che a loro interessava salvare: !"ordine interno, le loro posiz.ioni sociali. Ma un giorno, anche la pacifica ,·ita dei pensionati di Vichy fu scossa. Cominciarono ad arrivare camion pieni di scartafacci e di masscciz.ie, automobili carichi di archivi se. greti, personaggi grandi e piccoli, colonnem battuti al fronte ma ancora pieni di nostalgie militari, milionari con i loro milioni, profu· ghi, gente smobilitata o che si era smobilitata da sè, abbandonando le divisioni in ricosritu· z.ione dopo la prima linea già sfondata e travolta, parigini impauriti e ufficiali che non avevano abbandonato, nella sconfitta e nella 625


Ghaqao 1S40 . Pn91oD1•n fro...oc••i. io u..o ca.mp:) d1 cocu:•atrameGto apprendono tcon.fitt. eubite dcùJ ·eaercito lra:nceee

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cate a& lat1 del cancello due garitte in bianco rosso e blu con due smtinelle per rendere gli onori al maresciallo. Pétllin arri~ \'erso le sette di sera in una macchina :uncri: ana nera e chiusa, tutta lw:mte d'ottt:li pulita. Le sentmelle presentarono le armi i pensi?nati e gli ex- prefetti applaudirono coa le lagnme agl1 occhi; i giOflUlisti provinciali erano sliruti dalla commozione. Era nata la Quarta Repubblica. Il maresciallo Pétllin si mostrò al pubblico la mattina seguente il suo arrivo. La curiosità dei villeggianti di Vicby non fu molto forte: Péta.in passeggiò un poco 10 compagnia di qualche colonnello del suo &i!.?inetto, poi si ritirò al Pavil/on. Il giorno pnma. un rolon~l diviJionnair~ aveva regalato alb stgnora arruca del nostro amico un cagnolino pechinese. Sia il maresciallo Pétllin che d cagnolino fecero la loro appa.riziooe in pubblico nello stesso giorno. « Il mio Olow.dllau 'e il maresciallo Pétllin, commenta la signora, erano i personaggi più importanti di Vidly. C:omunq~e, . il maresciallo P~ da ~l g10rno, st d1ede alla ricostituziooe ddJa Fnn· eia non occupata. Alla bella età di ottana· q~attro an~i, eccolo pronto a $edersi sul segg•o del d1ttatore. Poicbè il maresciallo Pi~n nacque a Cauchy-la-Tour (Pas-de-Calais) il 24 d'aprile del 18~6. Il pad'e gli impose i nomi Heori-Philippc-Omer. A diciotto aont scelse la curiera delle anni ed entrò nella scuola militare di Saiot.Cyr. Fino ad allora, il giovane Pétain era stato uo ca.lroo e tranquillo raguzo provinciale. Ave· va poca. voglia di studia.re, tendenza a inBf&S-

sare, poca agiiiti : forse, già alloa era llll vecchio, poicbè sembra cbe la vecchiaia e il


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tempo, insieme con l'uricemia, siano sempre ati i peggiori nemici di Pétain. La sua carriera è stata una lunga e faticosa trafila io cui i gndi, i filetti al berretto e le std.le sulla manica aumentavano faticosamente nelle Jun. p&gioi dei quadri d'a.nz.iaoità. Fino a sessanta aoni, una bella età per chiunque altro ma appena l'alba della giovinezza e della gloria per iJ maresciallo, PéUin è stato uno sconosciutissimo colonnello coinaodaote di una brigata di fanteria. Stava per essere colpito dai limiti di età e collocato a riposo quando, nell'ottobre deJ 1914, sistemati tutti i colleghi che avevano maggiori diritti dei suoi (ed erano tutti) si trovò un comando anche per il vec. chio colonnello. La Francia aveva bisogno di tutti i suoi uomini : PéUin fu .nominato generale ed inviato a comandare il XXXII Corpo d'Annata. Ma dd resto, anche il neo-generale aveva qualche cosa dietro le spalle. E qualche cosa di molto serio, almeno per i tempi : la scuola éii Saint-Cyr. Fra quelle mu. ra, sotto le volte dei saJooi napoleooici e nel triste cortile, il r~ di Caucby aveva fiu . tato l'aria della trafuuooe, si era abbeverato alla fonte della Franu ltfilitair,. A forza di fare il colonnello aveva imparato meraviglio· samente bene quello che ci vuole per essere un buon colonnello: teneva i baffi ben arricciati, il petto io fuori, l'aria maniale e le lacrime

Pari!P dopo l'CIJ"aÙatlaio • L. .dicol• dai giornlai .._ooo giomall • ri'rial• ..d • d D primo matrimoDio a Viclly • 0 capitGDo Waygcmd, tiglio dal g-raliuimo. apoH la ~ •iwnoriDa H\&11\e

in tasca. A casa faceva collezione di pipe, 12sciando quelle di giarrettiere e di tappi di champagne ai suoi colleghi donnaioli. In quanto a moralità e religione, non era disposto a tollerare nulla. Il maresciallo Henri-Philippe· Omer Pétain è, fra l'altro, presidtnte della Congregazione degli Uomint Cattolici della Francia. Sotto la tunica azzurra, si dice, porta lo scapolare. Ma, in grazia allo scapolare o meno, sta il fatto che- la sua carriera, dopo quel .be· nedetto ottobre 1914, andò bene. Con 12 2• Armata che comandò dal giu· gno 1915 al febbraio 1916 ebbe buoni successi. La mattina del 25 febbraio 1916, addirittura, alle ore 8 del mattino, un2 telefonata lo fa balzare daJ letto. E' ]offre che lo chiama, insieme con il Colonnello Barescut suo capo di Stato Maggiore, a ChaotiUy, sede dd quartier generale. Era stato rotto il fronte di Verdun: ci voleva un uomo' di polso per riprendere in mano la situa.zione. Pétain aveva dato prova, al comando della 2• .Annata, della sua mano di ferro. In mezza. giornata tutto è deciso; a sera Pétaio parte per Verdun. Dalla stazione fa una telefonata al suo nuovo comando:

« Allò. re;J moi, Pétain. Je prnrdJ le commandemmt. Confiance.' Tenez

ligne, JÌ 11011J perdez dtl te"ain. conlre..aJtaquez ». Cosl, con l:t sicurezza del generale ottimista; ma con grande spreco di uomini, tiene Verdun. L'ottimismo oon lo abbandona mai. Appena arrivato io linea, gJi ufficiali del suo Stato Maggiore gli presentano i piani stabiliti in caso si rendesse necessaria una ritirata. P&in noo li guarda neppure. Li rinchiude nella sua cassaforte e ne di. la chiave al suo segretario colonnello H. Bouvard. Ogni sera, esaminata la situazione, conclude: « Allo111, Jllr celle

ce n'e;t pdJ encore le moment de JOrtir le doJJier d11 repli ». Dopo Verdun diviene, nel maggio del ' 16, comandante del gruppo d'Annate del centro; nel maggio del '17 comandante generale. Nel 1919 ~nominato Maresciallo di Francia. Poi, per dieci anni, medita sulla sua vittoria. Nel 1929 è finalmente pubblicato, fra l'indifferenza generale, il suo volume Vudun. Si spalancano a Pétain anche le porte dell'Ac4dtmit. Allora, per altri dieci anni, il maresciallo vive di ricordi e di oosta..lgie. Ogni tanto pronuncia un discorso; inaugura ossari e monumenti al poil11; legge I'_,.clion Fr1111çAise e la Vie Spirit11e1Je. Nella conversazione cita Dante: quando parla del suo grande momento, Verduo, paragona la battaglia all'inferno. Con un sorriso conclude: « Vous qui vene2 ià, 1aisser .tant d'espéraoce ». •· t:.

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di M•iuooier rappr. .eatcmte !'"tremo ~tea.aa. della Fraada dW"UDt. l".....clio di Pariqi del 1110

A BORDEAUX, in una gngta e piO\OS.t mattina il 25 g iugno 1940 la III Repubblica, con la giornata «di lutto nazionale » ha cessato di vivere. Le vie umide fangose erano gonfie Ji una folla muta. La Fran. eia piangeva i suoi morti, ma piange' a altresl i suoi errori e le sue imprudenu. L'armistizio con la G ernunia, quello con l'Italia erano stati firmati; la guerra (quella che era stat1 definita « una si rana guerra») era finita; i soldati sarebbero ritornati; ma la Francia di ieri, . la Francia orgogliosa e folle della 111 Repubblica, la Francia degli scandali a ripetizione, del Fronte popolare, degli jamaiJ di Edoardo Daladier era morta per sempre. In quella mattina del 2:; giugno in tutto i l paese, in cui evidenti quasi ovunque erano le tcacce del passaggio JeUa guerra, le folle camminavano tristi, silenziose, accasciate dalla sciagura e dal cielo grigio, verso le chiese. 1t Bordeaux, due uomini. quella mattina, poco prima delle 10 risalivano il corso dell'lntendence avviandosi a piedi verso i luoghi delle cerimonie governative: erano Pierre l.ayal, vice ·presidente del

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consiglio col viso più ,·erde e il labbro più pendente che mal, e iu· dovico Frossard, ministro dei lavori pubblici, la cui alta persooa, un po curva. si appoggiava a quella di Lavai. La circolazione, nelle vie della città cara ai fasti bacchici della: vecchia Francia, diventava sempre più lenta. Tutta Bordeaux andava verso la cattedrale di St. Victor, antlica chiesa gollica, quasi schiacciata dalla massa delle case incolori di un quartiere vicino. Monsignor Feltin, all'interno, della cattedrale, avrebbe dato l'assoluzione ai morti della guerra. La cerimonia fu semplice. Modesta era la decorazione della cattedrale: solo pochi veli neri cadevano, dagli archi acuti delle navate, sulla folla silenziosa, ammassata nell'ombra. Sulla piazza i soldati pre· sentavano le umi ai personaggi consolari di una Francia agonizzante. li presidente Lebrun arrivò anch'egli, distinto e composto come sempre, ma più pallido di sempre. L'arcivescovo lo rioevette sul sa· grato della cattedrale. Il clero portava Le sottane nere e viola delle messe funebri. Poi fu celebrata una messa bassa, con i semplici canti della liturgia funebre, dalle parole di consolazione e di speranza. Il nunzio apostolico, Monsigno.r Valeri, era circondato dal corpo diplomatico al completo. I membr.i del governo si trovavano di fronte al corpo diplomatico. Il vecchio maresciallo PkUn, la cui gLoria nella desoi:Wooe presente sembrava una cosa infinitamente lootana, come la gloria di San Luigi o del Re Sole, vestito a lutto, era circoodato tW


signor )e2nneney, presidente del Senato, dal signor Herriot, presidente della Camera, dal signor Camillo Chautemps, dal signor Lavai, dal sindaco di Bordeaux, Marquet. E vi era il generale vinto, Weigand. Attaccati ancora ai vecchi privilegi, i parlamentari presenti a B~ux. avevano preso posto su una tribuna riservata. E in questa tribuna vi e.raoo anche Paul Reynaud, Louis Marin, Laurent Eynac e altri membri del governo della disfatta. Le frasi di Monsignor Feltin, fornite in un francese classico, che .dicevano il valore

Lo piGDO ct.IJ.a eatt.dzale di Str...burgo clur- l• pri.a Ofe cleiJ.a oeeupcadou t-ci-a.

di coloro che avevano combattuto e la responsabilid. di coloro che rimanevano, caddero pesanti nel sìlenzio ovattato della cattedrale. Poi, alla fine della cerimonia, un:\ gran folla assistè al passaggio del corteo ufficiale e affluì sulla piazza 11 novembre, ove sorge il monumento ai morti della guerra 1914-18 e davanti a 01i vennero ad inchinarsi il presidente della Repubblica, i presidenti del Senato c della Camera, il Maresciallo Pétain e il suo governo. Distaccamenti della guardia repubblicana rendevano !Ili onori. Le


personalità avanzarono fino ai piedi del monumento, si inchinarono. Le campane a morto sgranarono le loro note funebri e Sllutacono la fine di una epoca non solo della storia di F canda, ma della storia dd mondo.

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Pochi giorni dopo anche Bordeaux aveva fi. nito di essere l'effimera capitale della Francia vinta. Questo ruolo veniva ricoperto da Vichy. « Vichy, dicono le enciclopedie, città del dipar-· timento dell' All~r di 23 mila abitanti. E' una stazione tennale molto frequentata dai malati di fegatn e dell'apparato digerente. l suoi primi stabilimenti furono fondati dai Romani e distrutti dai barbui. Vichy cominciò ad essere di nuovo frequentata, nel secolo XVIII ma prese definitivamente il suo slancio sotto Napoleone III. E' una delle città tennali più conosciute d'Europa e i malati vi possono fare la loro cura non soltanto durante la stagione, ma in qu.alsiasi periodo dell'anno, grazie aJ. l'imponente attrezzatura albetghieca e sanitaria ». In questa città che non ha storia, nè una grande bellezza di monumenti; che non è insclmma una citti di rivoluzioni' o di guerre, ma.una tranquilla città per ammalati maturi e benestanti, . è venuta nascere la quarta repubbliaa, la Francia di Vichy. A Bordeaux il governo francese non poteva rimanere per~ essa era al di 11 della linea che ddimitava Ja zona d'occupazione. La sçelta doveva per fona

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D piccolo - r d - l e pGiqlao oi • a l l n - a oscillare frOL Oermont Ferrand o Vichy. Que_._.. la 'NDdila ricordi ...Ua ~tta sta ultima fu scelta a causa dei suoi grandi alberghi che, per la loro vastità, potevano esall'inizio di tutte le repubbliche proclamate in sere adibiti a ministeri o a uffici. Le sale stile Francia, di una nuova costituzione la mattina liberty, i bar pretenziosamente decorati che del 4 luglio un comunicato del Governo, poravevano visto le laborio. ~ digestioni, e le protava a conoscenza dei Francesi la tragedia di vinciali eleganze degli allegri malati di quattro Orano. L'antico alleato, su cui tante speranze generazioni, diventavano ora i punti su cui la Francia sbandata affissava i suoi sguardi. erano state fondate, sparava sulle navi franEd era così sbandata la Francia che non aveva cesi in disanno e sui marinai della repubblica, nemmeno la voglia di riprendere la sua tradiinenni. «E' veramente la fine del mondo?» zione rivoluzionaria, di combattere per le · si domandarono angosciati i Francesi, incaJI'ICÌ strade, di fare delle barricate, di impiccare i . a comprendere che non era della fine del mondo che si trattava, ma della fine della pogenerali vinti, i diplomatici inetti, i politici che avevano negato la realtà. Si affidava al tenza francese. Era sempre lo spirito di ieri vecchio maresciallo PéUin, al sottile alverche si manifestava orgogli050 .in mezzo alle gnate,. a Pierre Lavai l'uomo della cravatta sciagure presenti ; quello spirito che facev~ bianca; e voleva non credere all'enormità della. chiedere nei corridoi del Quai d'Orsay, net sconfitta. Intanto i suoi avventurieri di tutte tempi belli, se scoppiava una qualunque rivole ore buie, i mestatori eterni di ogni rivolgi. luzione nel più sperduto angolo della Gna : «Quale è il partito favorevole alla Francia?». mento politico francese, gli speculatori affluivano nella città d'acque ove ooo erano più Stavolta non c'era più un partito favorevole in cura gli uricemici, e i gottosi e i malati alla Francia; soltanto gli antichi alleati assadi fegato della plutocrazia e del pvlamen~ livano le sue navi. E le cose si svolsero 0051. mmo, ma ove era in cura la nuova Francia, La mattina del 3 luglio importanti f~ bri~ la Francia della IV Repubblica, nata misereUa tanniche, comprendenti sovrattutto tre navi di e senza una gestazione completa. linea provenenti dal mare del Nord com~­ rivano davanti alla rada di Mars El Kcbir, Ma prima ancora che il governo della Francia bue navale di Orano, nel Marocco, ove, io si trasferisse a Vichy, mentre era di passaggio conformità all'accordo di armistizio si troa Clennont Fercand, e già si parlava, come · vava ancora una parte della flotta francese,

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fra Oli le 112.vi D11derq11e e Strasbourg. Le intenzioni che avevano IDOS$O il governo di Wiston Orurchill a tale azioae, visto il fallimento delle trattative per otte. nere paci.6camente che navi ed equipaggi entrassero a far parte delle fo~ briwmicbe, erano le seguenti : costringere le unità francesi, coo una dimostraziooe di fon.a., ad unini alla flotta britannica per a>o.tinuar~ la ~ contro la Gerrna.na e l'Italia; oppure costnngerc 1l comando francese di Orano con la forza a cedue le navi all'Inghilterra salpando con equi~ggio ridotto fino ad un porto briW1nic:o; oppure mdurre le navi francesi a recarsi in basi lontane dalle cost~ ~p«, .e più p~ in un porto delle Indie Onentab, per runa.nervi fino alla fine deJia guerra. Mentre il grosso della squadra navale inglese si profilava appena all'orizzonte, e non era ancora possibile stabilire quali fussero Le sue intenziooi, alle ore nove della C02.ttÌD2. dd 3 luglio, una uniti leg· gera entrava nelle ac:que di Mcrs El Kebir recando a bordo il capitano di vucdlo Hawling, già addetto '!"vale. ing!ese a Parigi. Egl.i chiese un colloquio oon l ammiragliO Gensoul, a au en aflichto il comando delle forze francesi. Questi riliutò: e l'ufficiale inglese allora f~a pervenire all'ammiraglio fD.tlcese un documento, sotto fonna di ultima111m, io cui erano elencate le condizioni da noi già riportate e dando sei ore di tempo per nf)ette(e. .Alle U J'11/Jilru:JIIm scadeva : se non fosse stato acmnto la squadn inglese avrebbe aperto il fuoco. .Alle ore 11 una divi. sione bria.onica si veniva a porre in posiz:iOOè favGrevole all'ingresso della baia di Man El Kcbir e vi gettava le ancore. Essa era formata dalla corazzata HooJ, dalla corazzata Rnol111ion, dalla portaerei .-trk Royai e da 8 cacciatorpediniere ~rnissimi armati ognuno di 8 cannoni da 120. Nella baia, oltre la Dunilerq11e e la SJrasbourg già ricordate, vi erano due altre vecchie oorauate franc~i. la Provenu e !a Br'!· 1ag11e, tre incrociatori di seconda classe cd una certa aliquota di navi leggere e di sommergibili. Durante le sei ore di ~piro le trattativ~ si svolsero di1liDIII2tiche. La formazione inglese era agli ordini

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Dopo lcr dlalcrttcr d•IIG fnmdcz impo<l-li eo,.liDg. .ll di tru~ 1a S.US.nr o" Yi...oao QIK'onr ia coiDoOCQ c:ampi di coe~a~o..

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del vice ammiraglio SummerviU~. il quale, in sottordine all'ammiraglio fran· cese Abrial, aveva putecipato all'evacuazione di centomila soldati inglesi de. Dunkcrque dopo la rotta delle Fiandre. L'ammiraglio GensouJ ammonl cbe effetto del primo colpo di annooe sarebbe- stato il precipitani della intera marina francese contro quella britannica. Il vice am'Jliragl.io Summerville replicò che gl:i ordini da lui ricevuti, in caso d• .nancato accetta.nento deU'NIIfmatllm, parlavano chiaro: usare Ja forza ~r an~en~ le navi francesi. Alle 15, oca di so.denza dell'llllimAJIIm bcit.uw1co, 1 cannoni cominciarono a tuonare. Le condizioni ambientali erano tutte .favo._ revoli ali~ forze inglesi, che inoltre erano munite di più larga capaoti d& fuoco, dati i maggiori cal1bri delle artiglierie deUe co~e e dato an~ il fatto dle le navi franc~i, a causa della scarsa pJ:eSS~one delle ~~?e, non potevano fare uso dei grossi calibri installati a bordo. In~lt~ gli .m. __... -•·b · M l cosa ptu 1.oesphca· gl~i avevano il · sopravvento net <IKUI uur n . a.a . . bile è data dal fatto che durante le sei or~ di r~puo accord~te da.Jlu/Jtmtllllm soltanto ·l a Strtt.1bo11rg sia riuscita a mettere a puo.to il ~uol ~' il f d ambo le "".n e ..u. rato motore. Ad ogni modo, aperto uoco ~ . . r--:~ e 'ù glierie della Hood ·e della Resoi11Jion ottennero .' ~tatl rna~en~o, 1 disastrosi. La S1rtt.~bo11rg usd dalla rada per arnrs il ~ pane ed io ma uscita al largo, molte unità minori {~esr erano gt ~o pru..,_, . ptu ., cbe ....,.. ------~il ___._,...,mento deve esser tali. (J)QUUJonJ .., .....~ .........-~ nel tentativo di f ordente al suo comaodanre darsi alla. fuga. La f!'&~~fl#forst: c urto contrO za.re .n«>r essa il cerchio •:'.ersaru~ ~~va JO ~~fD Pr(}llnl!'~ e una mina, collocata ~ roglesl alJ mgres;to francesi dd gruppo di 'n: il Mtglllior avevano mc;mdl a bordo. ~t« ~~tx>. AJ(UIÙ ~eres crociatoci di seconda classe erano me5$l fuon scusi risultatJ. B . . all':n.uoou;~to ddla Slrtt.JbOIIfK roa (00 SI gtt:UYllllO ~o---e3t

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2 Httembn 1!140 • Riapertwa doi coni ocolaatici a ClonDGOlt· Forrand, Sulla ICZ?G!llla al levvo: "MOJIAl.E: Ov9J. pn.o <Jiomo di ocuola, ho peuato pii> eh. mcd a tutti i ooWcdi morti per 1.. dlfooa della Patria, Ho p e - aadlo a h.rttll m.ioi maHbi. 091i GJllidai compc1911i eh• hamao atudiGio ..a. mia l'cuoia • eho aono morti per .W.ado!'GÙ. Porcili Jlll poovo c:\i Jcrroraro COJl tutto lo lorM 1m da OVIli ~ Ja Fnmcia ritono.i ad _ , . il pa.... 9nmdo o bollo cho qui U'f'eYO impa:rato ad amcae. che comi..o.cicn'o a COilMC*M • eh• amori~ GJlCOr più ora eho ~ In diavnaia " Bopubblica di Vlch.y • L'ex campiDno di ~ ' - diftl>"to eo......;....rio v•aenrle per l'Educai=• flolca. rMrvaabza lo 9ioY'IIDi lo,.. dolla FI'GDdao apertutct del prt.o a:DDo d'ialnlsioue a Cl.,.m-1-Foncmd.

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la battaglia si concludeva con un volo di aerei che bombardavano le navi francesi rimaste scmisommerse nella rada di Mers-El-Kebir e mitragliavano i naufraghi che cercavano di mettersi in salvo. La D11nlm·qr~e era in fiamme. .Alle 19,20 la battaglia era finita.

48 ore dopo, un comunicato francese annunciava che la S1rasbo11rg potev~ raggioogere Tolone coo avarie molto leggere e che con essa rientravano sette incrociatori, da 7 mila ton. odiate; vari cacciatorpediniere e torpediniere ed un certo numero di .sommergibili. Ma da parte inglese già dal 4 luglio era cominciata una valanga di comunicati e di cfucorsi con cui si cercava di giustificare la criminale aggressione. II ministro delle lnform.uioni, 632

alla data ricordata dichiarava che « il governo bri· tannico, non avendo fiducia nelle promesse del Goveroo tedesco e del Governo italiano aveva creduto non soltanto nell'interesse deUa Gran Bretagna, ma anche nella speranza di ristabilire l'indipendenza della Francia e l'integrità deiJ'tmpero francese, di adottare misure adeguate prima che fosse troppo tardi, in modo da potere essere sicuro che la flot\a francese non sarà impegnata contro l'Inghilterra.~ comune nemico». Lo stesso giorno il primo m.uustro Churchill, parlando ai Comuni, comunicava che la decisione di agire contro la flotta francese «era stata adottata all'unanimità» dal Governo britannico. E spargeva ipocrite lacrime sulle vite dei marinai francesi morti nel combattimento. Ai Lords, Lord Halifax si scagliava contro gli ufficiali ed i ma~inai francesi rilevando che «essi anteposero l'esecuzJODC della promessa al nemico all'adempimento dd patto solenne cori l'alleato». E aggioogeva brutalmente.: « Ma noo è su rimproveri o recriminazioni cbe .iJ governo brit:lnnico baserà il suo caso». Jl S lugliO un comunicato dell'ammiragliato francese dava ... largo resoconto dell'aggressione e faceva che • i macinai fCilOCesi i quali pef di«i prodigarono senza misura per aiutare 1-' owiaa


l41Ulica, inf~rWre al s11o compito srhiacciaJJie, hanno appreso con indi,gnaiiooe il tradimento dei loro antichi compagni d' arme». lo stesso giorno veniva comunicata ufiicialmente la rottwa dei rapporti diplomatici tra. Francia ed Inghilterra, e il ministro deg~i esteri francese Baudoin dichiarava che l'aggr~. sion~ di Mers-El-Kebit sarebbe rimasta « come una macchia indelebile sull'onore inglese». Rifaceva la storia della supina acquiescenza della Francia alla volontà britannica e ricordava che il maresciallo Pétain aveva fatto a più riprese « le più solenni dichiaruioni al governo inglese » per quel che rigu;tr· dava la flotta. Il 6 luglio, poi, un cacciatorpediniere francese, il Frondeur, che, in conformità delle clausole d'armistizio, navigava verso la Francia, nelJe acque di Creta veniva assalito da due incrociatori inglesi che dopò due ore di combattimento lo affondavano senu neppure cunrsi di raccogliere i naufraghi. Un'altra nave francese, l'avviso Rigault de Geno11illy veniva, sempre il giorno 6, silu.rata senza preavviso, . da un sommergibile inglese al largo di Algeri lo stesso giorno squadriglie bri· tanniche tornavano a bombardare t resti delle navi francesi, e specialmente la D11nkHq11e, a Mers.EJ-Kebjr, mentre squadriglie francesi bombardavano Gibilterra. colpendo alcune navi da guerra. L'Entente cordialt>, il capolavoro di Dek:assé aveva

fatto ormai il suo tempo. la Gran Bretagna era diventata nemica anche deUa Francia con o.U, meno di un mese prima, giurava di maràare alla conquista del mondo. In conseguenza di. ciò la Germania autorizzava le autorità navali francesi ad af. fondare le proptie navi anzichè farle cadere in mano degli ing.lesL La Commissione italiana d'armistizio rendeva dal canto suo più elastiche le clausole del disarmo aereo e permetteva alla Franàa di riacmare le proprie squadriglie e di adoperarle in a.zioni contro l'Inghilterra (azione di Gibilterra. già riferita). La Commissione germanica d'armistizio consentiva altresì che I.Gr Frcmda <flo1>o l'...,.lido • Jffaalod ~ c:U ri-doDO il lcnoo"' 1t0Ho la Hl'"lfll- delle -tiDell. genD~ 9.,.""">ic:a - " ' la guard.la duuma a wa _....,....,.,del (poi<>. ...t pr-.1 del forte eli Douamooat


Jillol!OW. Il ..uombre 1940 • Il mmoklallo P'tam. <>ecompalfllCIIe> d4 Bipert• ..qrotario <li alarlo all'latruùone pubblica • allct. Gio,.;,.,_ • da lorotra. alto colllllliaario per lo 1port# iDGU9Wa

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le na\'i francesi non entrassero più in disarmo. E il governo francese impartiva istruzioni a tutte le navi da guerra di intercettare i piroscafi mercantili britannici e di rispondere con la forza ad ogni attacco. Nello stesso tempo stabiliva che contro navi ed aeroplani britannici che si an·icinasscro a meno' di 12 miglia dalle coste francesi venisse immediatamente aperto il fuoco.

Mentre il fuggiasco generale De Gaulle a Londra adunava sotto le sue bandiere le esigue schiere dei traditori della Francia, a Vichy il 9 luglio si riuniva la Camera in seduta straordinaria per prendere visione della legge che doveva segnare l'inizio di una nuova vita costituzionale della Repubblica francese. Il progetto di risoluzione, tendente a rivedere le vecchie leggi costituzionali, veniva approvato con 395 voti contro 3. Herrìot, chiuse la seduta di quel giorno con un discorso che sulle sue J:~bbra aveva un ben curioso sapore. Egli disse: « All'indomani del grande disastro si cercano le responsabilità. Esse sono di nri ordini. Esse verranno messe alla !).Ice. L'ora della giustizia verrà». .E disse ancora: «Noi dovremo procedere ad una rifoNlla; dovremo rendere più austera la Repubblica che noi avevamo fatta molto facile, ma i ali prindpii conservano la loro virtù». 11 comunicato dell'agenzi2 Havas rifeci che il presidente lterriot concludeva il suo discorso, con la yoce strozzata da un singhiozzo gridando: « Signori, viva la Francia!>>. Ma quale è la Francia che dovrebbe, secondo il grosso sindac.e di Lione, vivere? Quella disfatta sui campi delle Fiandre, battuta: davanti a Yarigi? Quella di Vidhy, che non è, io fondo, che una incarnazione ridotta di quella? L'espressione «Francia di Vichy » ~ un vaiOfe storico, ma ne ha anche uno psicologico. Tale espr~ione

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sta a significare che lo spirito democratico ed orgoglioso della francia: di ieri, lo spirito di facilità e di leggerezza che informava tutta l'azione dei governi francesi da O.emenceau a Pau! Reynaud s'è tramandato intatto al governo dell'uomo dalla cravatta bianca, al governo di Pietro Laval. Sta a significre che la Francia non ha compreso una cosa: che ha perduto la guerra. E fino a che esisterà il paradosso di una Francia vinta che non si crede tale, e che giuoca sulla farsa dei processi e sulla momentanea travestizi.one in Stato pseudo-totalitario per ingraziarsi •j vincitori, la Francia non ritroverà mai se stessa: cioè non riuscirà ad avere la sensazione esatta di q11ali sono le sue possibilità dopo la UOTI· fita. Ma riprendiamo le cronache della Francia di Vichy: esse sono veramente istruttive. Il IO luglio, al Casino di Vichy, alle 14,10 veniva aperta l'Assemblea nazionale. Le gallerie del pubblico erano al completo: il tout Pari.r si era trasferito a Vichy e l'aria era sempre quella delle giornate parlamentari, quando ci si aspettava un grande scandalo o un acceso dibattito. Le 600 poltrone ri'Servatc ai deputati c ai senatori erano tutte occupate. Il presidente dcll' Assemblea, che m il presidente del Senato jea.pneney, lesse il testo che convocava l'assemblea nazionale e la dichiarava costituzionale. Poi dava lettura dei nomì dei senatori e deputati che si erano scusati di non poter intervenire e sovratutto di quelli partiti per i'Africa del Nord a bordo del famoso Mas.rilia. Grida di scherno salutarono la lettura di questi nomi. Herriot prese le difese degli _assenti e Lavai chiese all'asstmblea di non «drammatizzare il dibattito», percbè il goveroo aveva ~­ mente dato la sua approvazione dia partenza di quei parlamco~ (Non drammatinare il dibattito, non d.rammatiwre o.iente. La Fraoaa vive la più vasta tragedit. politica dei tempi roodemi, ma si rifiuta di drammatiZzare le cose. Tutto andrà come prima. Questa è la ~ illusione). la seduta continuò e non senza incidenti. Fio•'"""* Jll venne alla lettura dell'articolo unico del progetto di risoluzioae ,....


sentato aU'assemblea e che diceva: «L'assemblea nuiooale di tutto il potere al governo della Repubblica sotto la firma e l'autorità del Maresciallo Pétain, allo scopo di promulgare con uno o più atti la nuova costituzione dello Stato francese. Questa costituzione dovrà garantire i diritti del lavoro, della patria e della famiglia. Essa sarà ratificata dalla nazione c applicata dalle Assemblee che essa avrà creato •· Tale risoluzione veniva adottata con 569 voti favorevoli e 80 contrari, su 649 votanti la seduta veniva quindi tolta. Erano le 19,05. La IV repubblica cr:a nata.

L'abate Sièyes, che durante la Rivolu:zione francese si sforzò di determinare dò che doveva cssece il nuovo regime, diceva che il potere doveva venire dall'alto e la fiduòa dal basso. Il maresciallo Péta.in ha realizzato la prima parte di questo progtamma; la seronda dipenderà dai risultati che potri ottenere la macchina governativa cosl rinnovata. Quella che è statJ. chiamata oggi in Francia, una rivolu:ziooe, ha salvaguardato le apparenze legali. Le nuove basi deUo Stato sono state approvate da assemblee regolarmente elette c;be, se noo avevano i .Loro ~fettivi al completo, potevano però formare una maggioranza sufficiente. Si può anzi dire che il marefciallo Pétain abbia ricevuto la sua investitura dalla democrazia par· lamentare. Questa consacraziooe basterà per stabilite solidamente un regime che è la conseguenza di una disfatta? E questa consacrarione parlamentare basta a da(e al regime attuale francese quella impronta rttiOfla che i suoi corifei hanno sbandierato con tanto entusiasmo? Sono quefti gli interrogativi che la Francia di Vicby pone all'osservatore spassionato e sono queste le contraddizioni in meno a cui essa si dibitte. Per rifonrure la Francia, sarebbe necessaria un.t mistica. La IV Repubblica non ne ha una ed agli occhi del popolo niente all'interno, è avvenuto, che gli abbia fatto capire la realtà, qua~ essa è. Gli uODlini al potere sono ancora quelli dì ieri o dell'altro ieri, legati a.d un passato politico torbido, a interessi, a forze, a idcolo@e sventofate una volta come bandiere che non 5arebl-ero mai state ammainate. Quegli stessi che ieri proclamavano iJ diritto del cittadino francese al divorzio, che osannavaoo alla santità dell'ideale massonico, quegli stessi oggi a Vichy legiferano contro il divorzio e chiudono Je lo88e massooiche. E' possibile che tali uoPBJNA DEU."OI'FEHSJVA TEDESCJL: Soldato tnaw:-. ~ "" 1m poraccaro doUa olrada por a..tlao. COD...mto di P'""'JToda liDo IDo IOildo -

Veduta dool CCDDpo ~ bpllclgllcr dopo lcr ..... <MUo truppe f.rcmc..l ochlorato oullcr liDoa Worvcmd


0.-o. 3 luglio 1940 • L<1 oqu<~clra 11>9!... ba cq>erto il fuoco contro le n'"Ì ltanceol in disczrmo, In prDo

picmo la corC~Data .. Pro..-.nce ••, a ci..UO l• " Struabowv ••. a ainiotra la " Br•~ "

peo? Se hanno questo sentimento i ditigenti germanici dovrebbero << smussare gli angoli del loro nazionalismo » e permetttte « l'osmosi ne. cessaria fra i popoli ». E altresl rinunciare ad intJtili annessioni le"itorian. La Francia non ha capito che ba perduto; la Francia che ha perseguito per vent'anni, instancabilmente i fini della sua Vittoria di 'V&aiJJes, ora vorrebbe sottrarsi alle conseguenze della Vittocia dell'Asse. E questo perchè, sempre secoodo Marcel Déat, « la vittoria del 1940 si aonllllava da sè ! ». Si apre a caso una oopa di Paris Soir edizione di Lione, e d si ttowno le

Chcm.o - La cora.uata freme... " lhetogae " aaJta ia j. aria per w1o cootro UD.Cl miDa lcmcicrta da un a~

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La coro.aata trcm.c•.. ·· Br•tC~~JD• •• peg-ata 1u t.I.A fianco • iD preda an. 6CII:IUI:l4i cdfoa.da tea.tam•nte.

mini abbiano tutto dimenticato? E che le loro

clientele di elettori, di giomalisti, di uomini d'affari si siano anch'esse ricredute? E" difficile crederlo. Basta guardare la stampa francese di oggi, parigina o provinciale, per convincersi del contrario. Cosl, ad esempio, Marcel Déat, sulla rinnovata (ma non troppo!) Oe11vre il 30 agosto ed il l. settembre s'è lasciato andare a clelle riflessioni molto curiose « non solo - rome notava una autorevole rivista ita. liana. - sul concetto generale e teorico della " pace " ma beo anche su alcune sue concrete e particC?larissime specificazioni ;>. 11 giornalista francese, insomma., si è posto questa domanda : i tedeschi hanno il sentimento euro_,836


seguenti cose: l} cinque cartine dei successivi assetti territoriali della Romania, dal 1846 al t940, destinate all'illustrwone postuma del trattato di Trianon e alla condanna wticipa.ta. deJI'arbitrato di Vienna. 2) un colorato e rumoroso servizio telegrafico sul preteso assassinio dell'ex-Re Cacol; 3) un grande articolo affermante, sulla fede di pretesi tecnici militari stranieri, che per battere l'Inghilterra la Germania dovrà sbarcarvi da 500 aula ad l milione d1 uomim. 4) La notizia dell'evacuazione del Kenia setten. trionale nel testo annacquato diramato dalla famigerata Reuter. Io che cosa. d1fferisce questa stampa francese di oggt da quelta di ieri? E sotto tutto questo, malgrado la tragedia di Mars-El-Kebir, c·~ una non sopita speranza: cbe la Gran Bretagna vinca la guerra. E che gli Stati Uniti entrino in guerra. PerCIÒ la Francia non si rifà un'anima nuova. Le basta l'anima di ieri, l'anima ci~ della Francià orgogliosa e sprezzante. Le bastano gh uomini di ieri.

Una delle novità della Francia della IV repubblica è costituita dal progetto di restaurazione delle antiche provincie. Cioè s1 parla di decentraz.iooe amministrativa. L'idea non è nuova, anzi fu agitùa lungamente da quei letterati frwcesi che facevano anche della politica e l' Arlitm Fran(dJU ne aveva fatto una delle sue par.ole d'ordine. «Quando si parla delle antiche provincie, scriveva non molti giorni or sono un giomaJe francese, si pensa alla vecchia Francia regale, e si vede sorgere dal passato, per essere restaurato, tutto un quadro di tradizioni io cui dovrà animarsi la vita nazionale della Francia di domani ». Tutti parlano di que· sta riforma in Francia, ma la cosa non ~ eccessivamente semplice. Se il rancore momentaneo che una parte dei

hpubbllca <ti V"ld>T - L'amalt091io Darl-. or<r ....U.C.o

della Nczriacz.

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Soldati germcmlci crpJ>CD1-•Illl o Pro-czadcz • - - - lt:om~• · • eulle <:<Mie deUcz Mcmk:-cr.

provincia francese un mondo particolare. Cosl .tlla vigilia della Rivoluzione, la Lorma teneva

al suo privilegio di prQvmria slrani"a; il Bearnese metteva le prerogative inviolabili della « naJion beamaiu » sotto la tutela dei Re d1 Francia; il De!Jinato ricordava che C$50 era stato ceduto alla condizione espressa di non essere mai incorporato al regno: « il l/ail danJ J, royame el non pas d11 roJdlf1,e »: AUo scopo di seroplilicare (perchè come gti no· tammo le generalità, le intendenze ecc. erano un numero altissimo) e di unificare (perch~ le: provincie avevano se~to molti privile~ Jnunmistrativi incompattbah con lo Stato urutario moderno) la Costituente l'l l o?vc:mbre t 789 decretò la divisione della Franoa 10 89 tiépartmeniJ. Oggi la F~nci~ di Vichy .se~­ bra decisa a richiamare m v1t.l le provmCJe. Ciò ha tutta l'aria. di un'utopia. Anzi_tu~~ per.1 • pesso nel passato, certe provmae non ~ 1e s • . . rafiche sono state altro che espress•C>?1 geog . senza una personalità ben delinlta. E J>O' perl d " "sione amministrativa; ment:e francesi nutre verso le ''ecchie istituzioni repubblicane port3 eh~ sotto l'antico re~ime CSSC:. erano S? o una vit~~; si trovavano contiouam~nte quelle che avevano an loro pau potenti foa.e t• 1 che dalle lotte intesttne. i ministri ad abolire i famosi « tièparlmmiJ » nati dalh turbate e smecnbrate sia dall'azione dd roterep~en. ·mmenso ed utopistico. Rivoluzione, non bisogna dimenticare che le provincie frandei collaboratori del marescl~l o . étal~ E come • ) E 'come è compacesi morirono per la volontà cosciente della monarchia e 11 compito . sarà collegata la nuova organtzzazlone'. _,. . c.05Ì · Jac~nmente sban· A che cosa per la politica autoritaria e accentratrice che la Francia . . r ·dea dello stato tolturlarro o-·· .. U . . . tendono sempre p!U a a della Rivoluzione instaurò. Entro i contini della Francia tibile un progetto Slml1e con ' ........ 7 E' ~bile che mentre i grand• Stati europei anteriore al I 789, esist<:va una organizza2ione ammini- ds.,.......· ,--· · al decentrameflto' unilicazioqe Ja Francia pensa suo • • . st.r:JtÌ\'~ complicata e confusa. Provincie, gdverni, generali/è, • . . V 'eh E" stata decretata la . :lwces1, reuoriJ tie parlemeniJ si accavallavano e si intrecE' possibile tutto nella con~radditoria ~rar;oa ~sro, diramata ~~ t~~ "iavano in una maniera tale che i contemporanei spesso massontc~e; una "t~~ arhae f~o a questi ultimi obbFhgo d~ on riu.scivano ad orientarsi. Le provincie erano 32: ta- chiusura delle logge · ......e la ran [, . · f ..~,;onarJ governa lVI. sintomi fanno ~ptre u• . ·cflè llle, nel meridione, come la Guyenne e la Linguedoc mol· mite dei pre etti a.t ... ~ giurare di dimettet$i dalla setta, ma t~ppt (X)() la massooeriaAnZJ pot vaste; altee, COIIle 1'.11Uois, molto piccole. La loro focrmancora non ha ddioitivamènte rotto ' pont• e37 >oe, come pure la loro evoi~~Ziooe, aveva fatto di ogni

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questa giuoca attualmente un grande ruolo nei contatti fra Londra e Washington, ci sarebbe da credere 'che la diplomazia francese non sia del tutto assente dai maneggi che si svolgono fra le due capitali anglosassoni. Le cose; al contrario (notava acutamente un giornalista italiano or non è molto) si svolgono come se gli Stati Uniti fungessero da intermediari fra Londra e Vichy. Cordell Hull e Lord Lothian si occupano eli Singapore, ma Siogapore dovrebbe servire a salvare l'lndocina e l'lndocina è francese. « U negoziato non è dunque duplice, bensl triplice è il fatto che Tokio sia. passata oltre ai divieti e sia entrata nel Tonkino non smentisce l'intrigo, ma prova unicamente che la comp.icità fra i tre compari è risultata fin qui inoperante ».

Tutto è possibile nella Francia di Vichy e l'osservatore non deve meravigliarsi di niente. Cosl è stato possibile vedere su tutti i giornali francesi il vinto generale Weygand lieto e sorridente accanto alla sposa: del figlio. Ed era chiaro il fine laudativo di questa fotografia, quasi che le sconfitte e la rovina della Franda militare non fossero state altro che mostruose calunnie dei nemici del generale. Il quale generale qualche settiinana fa, in una grande . cerimonia, provvedeva

IDakar, che ha goduto in questi giorni di una popolarità mondiale, è un grande porto dell'Africa Occidentale francese, su un'arida costa, di cui l'arachide ha fatto la fortuna. Daka~ è poi, oltre a questo, l'ultimo scalo importante della costa africana per le rotte verso Occid~te (e cioè verso l'America me.ridiooale) e verso Sud (cioè verso la Colo. nia del Capo). I tentativi dell'Inghilterra di metter piede nella regione .intorno a Dakar sono stati, dalla metà del settecento ad oggi, pa. recchi. Nel 1758, infatti, gli inglesi si impadronirono del Senegal e dell'isola di Gorea, situata di fronte a Daka.r che era allora soltanto un villaggio negro. Nel 1773, però, la Francia recuperò quell'isola e nel 1779 scacciò gli inglesi· dal Senegal. Il pPSSeSSo della Francia su quelle terre fu riaffermato dal trattato del 1778. Durante la rivo. Ju:zione francese nel 1793, un vascello britannico si presentò con intenzioni aggressive davanti all'isola di Gorea, ma la reazione delle batterie dell'isola lo fece desistere dal suo proponimento. Si sa che gli inglesi di una volta erano tenadi. E quattro anni dopo, il 13 e il 14 dicembre 1797 una intera squadra inglese ritentava la prova, con esito anche stavolta disastroso. Finalmente il ' aprile 1800 un· nuovo assalto inglese aveva ragione della guarnigione francese e questa era

a distribuire un buon nwnero di medaglie e di onorificenze agli altri Boyot. "".,."' UNO - La prima ...tuta del c-iglio dl Stato, ~..to da Allbelt. !Da oiniatra a deolral: Fcrudùer, n ~eDte PorcW. AlJlMrt. lllhouleL capi dell'esercito francese. Ma quello francese è un esercito di vinti? ~·- JUpert Vien fatto di domandarsi ingenuamente. Tutto è possibile. E' possibile vedere Herriot, pontefice massimo dell'~tideri<:alismo francese, an- costretta a capitolare, riceve!!do però gli onori delle armi. Nel 1801, dare a messa e proclamare i diritti della chiesa nella nuova repubblica. e precisamente il 4 gennaio, l'Inghilterra tentava di impadronirsi delle E' possibile sentire sulla bocca di taluni uomini politici due parole foci del Senegal e veniva respinta. Nel g~naio 1804 i francesi riche rapPreseotarono già, nei vent'anni ultimi, il disperato orgoglio prendevano Gorea, però do~ano -cederla nel marzo dello stesso della Francia: «pace francese»; ed è possibile udire esprimersi come anno. Gli inglesi si installarono nell'isola e vi rimasero fino al 1814. martiri, come eroiçi portatori di un ideale perseguitato i componenti Nel luglio del 1809 gli inglesi riUscivano ad impadronirsi anche del di quelle ventimila coppie di francesi che aspettavano di beneliciare Senegal fino a che, aon il tratta~o .di Parigi dd 1814 questa regione e del divorzio e «rifarsi una vita>>. Ma si possono leggere anche parole la tanto contesa isola di Gorea tornavano alla Francia. Come si vede come queste, che sono di Henri Gouhier, su un fascicolo recentissimo il Senegal e Gorea, e la regione in cui dov~a venir fondata Dakar, della RéJ~ue des Dèux Mondes: «La disfatta francese è prima di tutto sonò stati sempre materia di contesa fra inglesi e francesi. una crisi dell'intelligenza. Da vent'anni i francesi · noo hanno compre. Dakar che fu fondata nel 1863 ha oggi circa 50 mila abitanti, un so nè l'importanza nè i limiti della loro vittoria... porto moé:lemarnente attreu.ato, un aeroporto ed un idroscalo ; ed è Le cause profonde della catastrofe sono tanto nel nostro spiritualismo una base oceanica ed aerea davanti a cui si apre un immen~ a\'venire: che nel nost · mate~ialismo... in uno spiritualismo che non era più Già nell'altra guerra ebbe un'importanza precipua quale centro d1 unificato da una intelligenza informata e vigilante... ». rifornimenti per la Francia e i suoi alleati. Nel 1937, per moviment.o Non sembra che gli antidli a.lleati siano disposti a lasciar vivere in . di merci, veniva al terzo posto fra tutti i porti francesi, dopo Marsipace la contraddittoria Francia di Vichy, a cui dopo Orano h~no in- glia e Le Havre e prima della stessa Bordeaux. Le condizioni topoflitto il blocco alimentare, il bombardamento di Parigi e, il 23 settem- grafiche del· porto sono eccellenti; · riparato come è dal promontori~ bre S(I()CSO, l'attacco a Dakar, fallito però miseramente, Non sembra di Capo Verde e protetto dall'isola fortificata di Gorea che i francesi insomma che Londra sia troppo contenta dell'operato della Francia. chiamano la « Gibilterra . deli·Atlantico ». Esso è difeso verso il largo Malgrado che questa cerchi, come s'è visto, di fare del suo meglio da due moli ooranei, lunghi l'uno 2 Km. e l'altro 532 m., comprende per non considerarsi vinta. uno specchio d'acqua di 225 ettan (di cui 40 adibiti a porto militare),

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trova il suo sbocco a. Dakar ha tutte le caratteristiche della produzione tropicale: arachidi, caffè, olio di palma, noci di cocco, ricino, sesamo, ecc. Ma non sono state le caratteristiche economiche che hanno ancora una volta fatto convergere i cupidi sguardi britannici su Dakar. E' stata la posizione strategica, specie dopo la chiusura alla navigazione dello stretto di Gibilterra e lo spostamento delle rotte vitali per la Gran Bretagna nell'Oceano Atlantico. Inoltre sembra che recentemente gli atteggiamenti politici delle colonie francesi dell'Africa Occidentale abbiano preso direzioni diverse da quelle dettate dal Governo di Vichy e che talune di esse abbiano fatto causa comune con il governo fran-

n cocatromairclvUo Platoo aùabolro cloU. CalOIIIe dolio Quarta Bopubbllco

ed ~ dotato di vasti magazzini coper-

sei navi, fra cui i tre incrociatori MontraJme, George Leyg1JeS e Gioire. A Dakar vi era la Riche/ieu, 'uscita malconcia dall'aggressione di

ti, di darsene, depositi e banchine moderne. Alle spalle di Dàka.r, e còllegato ad esso da due linee ferroviarie (di cui una lunga 263 Km. inaugurata nel 188) fa capo a St. Louis, e l'altra conduce fino a Kulikoro sul Niger) si stende un largo retroterra, formato di vasti piani ondulati che si inchinano dolcemente verso Ovest. Vi è poi una buona rete di strade bitumate, dette « intercolooiafi » delle quali la più lunga Daka.r-Kayes-Barnako si snoda per 1290 Km. L'economia dell'Africa Occidentale frane~. che

Mcrs El Kebir, e le altre navi stazionanti nel porto dall'inizio della guerra. La flotta inglese e le batterie di Gibilterra fecero passare la squadra francese. Però in una dichiaraziooe fatta ai giornalisti americani residenti a Vichy, il ministro degli Esteri Baudain dichiarava che le navi inviate a Dakar avevano non solo il compito di proteggete dei convogli di rifornimenti, ma anche quello «de

protéger l'Empire Fra11çais conlre le tenlaJive anglaises de provoquer une dissidence ». Ce n'era abbastanza pcrchè l'Inghilterra capi.s-

lllom. ""'""lo 1940 • Caeu.. prooidoato cloUa .. Cbambro cri.ol.iDoUo .. cloUa Cane cij ccuoa· &ione. aomlaato pnaideote della: Corte auproma clj giuatiola Jljport. a-vrotario eli alato doU'latruzioao

puhbllca o doUa Gio..-ùwACl

co-londinese dci fuggtasco generale De Gaulle. Anzt, a stare a certe informazioni, le quattro provincie del Gabon, del Medio Congo, di Oubangui Chari e del Ciad, (complessivamente 1.600.000 Kmq.) avrebbero manifestato la decisione di continuare la guerra malgrado lo stesso armistizio stipulato dalla FranCia. Il umerun awebbe preso la steS5a via. Oltre a ciò il grne,ale De Gaulle aveva promesso a Londra di occupare Dakar senza colpo ferire, anzi contando sulla coo~­ razione delle forre dell'Africa Equatoriale frane~. Ma fin dai primi giorni di settembre il governo di Vichy aveva fatto sapere a quello di Londra che avrebbe inviato a Dakar


Man.ialilà dtUo rv Rtpu.bbticc: Il " preaeolat'arm.. deU• sentinelle alJ·ingreuo del Padigliooe Serivoi. mentre entra \1 maresciallo P•taia

se che se non ~IU<Xava tutto per tutto, I'Afnc:t equatoriale francese era perduta per essa. D'altronde De Gaulle a\eva gaurato che a suoa amiCa erano pronta a far ansorgcrc le colonie Ci ~~ poteva anche muo,·ere Il 22 seuembrc ne1 orcol1 competenti di Vichy, secondo un comunacato dcii Umttd P1 eJJ SI d1Ch1aran the navi bntann1che avevano fermato neii'Oteano Atlantico tre na,·j da guerra fr:mccsi, obbhgilndole a br n torno a Dakar. Anzi si prema n che queste tre na' 1 da guerra avevano lasciato Dakar per recarsi a Libreville sulla costa equatoriale francese ove al ,generale De Gaulle dirigeva al mov1mcnto dissidente della Valle del Congo, c che erano state costrette da unatà inglesi a rientrare a Dakar ~enza però che vi fosse stata battaglia. 11 giorno 23, SI diffondevano le prime notizie di un'aggrc~sionc inglese contro Dakar. Ancora una volta francesi e inglesi erano alle prese. Una squadra bntannica infatti, seguita da poche unità franc~i devott a De Gaulle, proveniente da Bathurst si era ancorata al largo d1 Dakar Due aeroplani lanciati con catapulte dalle navi inglesi la martana del 23, atterravano sul campo d1 a\'iazione di Dakar allo scopo da provocare una ri\'olta Ma sub1to dopo l'atterraggio, grazie alla presenza di spirito del comandante del campo. i pilota venivano arrestati. Contemporaneamente due piccole vedette, si staccavano dalle navi da guerra, S\'entolando 1:1 bandiera francese e quella bianca deJ pari amen. tari. Ave\·ano preso posto su di esse il capitano di fregata DarJ:enlteu, il capitano Cotscho, il capitano Becoun-Foch e il capttano Perno. E~

sa erano )~tori da un ultrmatmu del generale De Gaulle che intunan al Go,ernatorc francese, generale Boisson, di consegnare la città. Ma il go,·ernatorc s1 rifiutava di accettare l' ultima111m e faceva apnre ti fuoco sulle vedette. l capl{ani Dargenlieu e Perrin rimanevano fttìtl in modo piuttosto gra\'e. In seguito lo stesso generale De Gaulle ce~­ ca,·a da sbarore paoficamente le sue truppe. ma le autoriti di Dlkir face\·ano sparare sulle navi a lui fedeli, il Sat orgrraJr DI!' Brar%4, il Comrn.md.wt Dubor, ti Commandant DoiHme. Il tentativo di sbarco falliva, con forta perd1te fra le truppe di De Gaulle, che si ritiravano. Allora entrava m scena la squadra mglese che apriva il fuoco $U Dakar, alle ore 14. Però pur producendo ingenti danni nella città e nelle sue vinnanze, il fuoco delle navi britanniche ( f ra cui erano la Bahram di 31.000 tonnelbte e la Rnolution di 29.000 tonn.) non riuscivano ad a\'er ragione dell.t difesa francese. La Rirhelim, benchè immobilizzata, partecipava alla lotta con i suoi grossi calibri. Durante il com· hatt1mcnto un sommergibile francese, il Perfée, veniva affondato mentre sa portava all'attacco di un incrociatore britannico. Ben sei tentativi di sbarco venivano tentat i, quattro a Rufisque, localiti distante 40 Km Ja Dakar, e due più lontano ad est della città, ma venivano respanti da una dura resistenza. Alle 1,30 del giorno 24 le autorità naval1 mglesi inv1a,·ano un altro ultimatum al governatore francese ing1ungendo~li di consegnare la città. Il governatore rispondeva: « lA Franrta mr ha affida/n Dakar. Drfenderò Dakar j;,ro all'n/timo». l dil oaaoà d i Vicby . n voo oralo W oygCIIId - a Ùl rioriala la .. di..uioDO d.,U cu.a.1 ·\\ qià acon.titta. aulla Loira:


l combattimenti continuavano &no al giorno 25, e in questo giorno l OO apparecchi francesi da bombardam~to attaccavano ad ondate successive la rocca di Gibilterra, lasciando cadere 300 bombe. Il giorno 26, vista la resistenza francese, la squadra inglese si ritirava. E qual· che marinaio francese deve aver ricordato, medicando le ·sue ferite, un vecchio motto inglese: «Once a friend, aJways a friend! » (~co una volta, amico per sempre). Il ministro degli esteri Baudoin non nascondeva la gravità dell'incidente e dichiarava che la Gran Bretagna aveva «effettuato questo nuovo attacco per pura ingordigia di colonie e con l'intenzione di di. struggere l'impero coloniale francese». Il vecdlio Pétain 'telegrafava al governatore B.oisson congratulandosi con lui ed esprimendogli la sua fiducia e a sua volta l'ammiraglio Darlan, in un ordine del giorno alla flotta dichiarava che gli inglesi non perseguivano altro «che i loro interessi particolari>>. Però il 25 settembre l'United PreJI diramava da Vichy il 'seguente comunicato. «Si comunica ufficialmente che il Mi ni!>tero degli Esteri francese è sempre del parere che la Francia, nono. stante i reciproci attacchi di Dakar e a Gibilterra, non si trova ancora in stato di guerra con l'Inghilterra. Il governo Pétain non considera

tamente i di;:igenti di Vichy che l'entente .cordiale è morta per sempre. E' stata così fulminea la vittoria che i francesi, sedendo a fianco dc1 tedeschi nei caffè di Parigi pensano forse che si tratti ancora dei prussiani venuti al seguito di Bismarck e di Moltke, in visita all'Esposizione Universale del 1868. Pensano che tutto non è che un sogno, che .finirà presto e che tutto ciò resterà solo un amaro ricordo. Non c'è insomma l'aura morale, la convinzione della sconfitta. E questo perchè. da parte francese, si vuole ad arte tenere in piedi un grosso equivoco. Abbiamo visto che a Parigi· si parla di pace fra;lcese. Non bisogna dimenticare che si continua anche a parlare di una civUi. Jation {1ançaiJe. che dovrebbe tornare a splendere sul mcndo. In nome di questa civilisation e per rispetto ad essa, la Germania e l' l..:lia dovrebbero transigere su i loro diritti di potenze vittoriose. Questo ~ l'equivoco. La Francia, la « pauvre France» ha sì perduto la guerra; ma ~:\ cambiato gli uomini. Non dovrebbero i vincitori esser paghi di ciò c generosi? Non si può distruggere la Francia eterne/Le. Questo ragiona· mento fatt::> a Parigi, e a Vichy e in tanti circoli democratid di tutto il mondo, tende a svalutare la portata morale della Vittoria delle pot~e dell'Asse. Tende a distruggere in anticipo i valori spirituali della civiltà

l'attacco di De Gaulle, con l'appoggio di unità navali, britanniche, come -ttn casus belli. Nella dichiarazione del Ministero degli Esteri si diceva tuttavia che De Gattlle si è ora ritratto e che il secondo ulti· maJum non è stato ftrmato da De Gaulle, bensì dall'ammiraglio britannico che comandava la flotta». E anche questo comunicato è una delle cose che sono possibili solo nella paradossale Francia di Vichy.

Lo aport d eU' U~Q'ricWture~ • Pltaia. Bo rotTa • Riptrt paaaQ.Do iD ri'f'iata a Billeaoi.a i .. Compaga.oaa d• Fra:o~ ··

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La Francia, insomma, malgrado quel che s'è detto da parte di taluni suoi accesi riformatori, e da quegli improvvisati accusatori che appro· fittano della congiuntura favorevole per effettuare, forse, le loro ven. dette personali, non si è ancora decisa a staccarsi del tutto dai suoi antichi amori. E' apatica, è passiva, è stanca, ma è sempre la Francia di ieri. E' sconfitta ma l'ammiraglio Darlan ricorda che la pace « Ji cOIItf/IÙta con fa punta della la11cia », come diceva Giovanna D'Arco. Il fatto è che la rapidità della sconfitta non le ha lasciato il tempo di accorgersi di essa. « N<ln si trasforma in due settimane il modo di pensare di un popolo che da un quarto di secolo si era abituato a ritenersi invinci· bile e invulnerabile » ba scritto recentemente un giornalista italiano. Nè bastano i due episodi di Orano e di Dakar a COOfVincere compie--

nuova che nascerà quando anche l'Inghilterra avrà fatto la fine della Francia. Ora questi circoli democratici non si sono accorti di una cosa: che si è chiusa definiti\·amc-nte, e senza possibilità di ritorni, un'epoca storica. E che nella nuon epoca che il !Il()fldo si appresta a vivere non c'è più posto per quei ,•alori per cui la Francia è- stata creduta grande ed eterna. Ancora una volta, insomma, gli uo~i di ieri, che portano nella Francia di Vichy, nella Francia di oggi, il èoRtributo della loro opera, si illudono di fermare il tempo. Sono i credenti oè!Ja giovinezz:. eterna : mentre invece, come gli individui, le nazioni nascono, crescono. maturano e muoiono. Il voler parlare di ciJJilisation francese nel mondo di domani significherebbe sperare che in ~n mondo di vivi ci sia posto (e che posto!) per un cadavere. Le concezioni politiche, le idee ecooomiche, i sistemi amministrativi, che la Francia ha, da settant'anni in qua, proposto all'attenzione e all'imitazione dell'universo sono mort1 per sempre. La posizione dello Stato nei confC:9Rti dei cittadini, e de1 cittadini nei confronti dello Stato, la formazione delle aristocrazie, i rapporti economici, in questo nuovo mondo saranno diversi da q_uelli 641


La dottriDa eli vuerra •u cui la Frcmcia ha boocrto il •uo orvovlio dal 1919 al t939, prNuppone•a l'immobilit6 d elle sue Q1'1lli • d ei auoi eserciti • la prH•naa. di•tro il cemnto d eUCI liD•a Nagi.Dot, di eaora d qucmtitO di mu.aiaioai ~~ ali· O>IDtare lo bocch• da luoco cl\ OQDi calibro deot!ooot• a talciare le achi•r• d•gli assalitori Si aa che a ei aotterranei della l~aa ''lìnea'' er<mo ammoa.ticchiate mootap.; eli proiettiU. E altre montCl9De eraoo hm9o le .W della gu*"'C!· ~~ s equito delle batterie. Ma i cuori D OD lumno tetto. E le IDODlaQ'De di p.ro1ethli ormcri iDutili soao atat• abbcmdouate dall'Hercito ia lU9a.

r=he la Francia si illude di conservare mche se camuffati aa 1.1na semlplice e superficiale ver,nicia,tura totah.· taria. E' n xessario q.ualco.sa di più.: t scavare a fondo. Ed e piu n ecessariO ancora Che la Francaa, vmta, pag ht. .Paghi politicamente, materialmente e moralmente. l Francesi si rifanno volentieri, in questi g iorni, al 1871. Ma la posizione oggi è ben diversa. Nel 1871 la Francia aveva qualcosa da dire. Oggi non ha niente. lrr-.1ili sono perc*l i suggerimenti, i consigli, le confidenze, i pa:reri dati j vinoi.tori c :-a l'aria pretenziosa e sentenziosa di chi la sa lunga. Che osa può dire i a Francia alle Poténze dell'Asse, costruttrici di un nuovo rd ine, se essa per venti anni, con tutta la sua forza, con tutta là sua nfluenza si è gittata attraverso la strada di questo ord.i ne nuovo, fino l : he non è stata spazzata v:ia? Come puo .' comprendere le nuove forze

SBTTB SBCOLl DI YICBHDB TBBBITOBIALI PBAHCESI), (1200-1500), Q territorio della Frcmcia IIUbiolee in queati tre NCOJi un duplice ampliamento: nel 1349 con l'cmneuione del Deltinato. eatiD· taai con Usnberto D la dinastia de i La: Tour-du-PiD: e nel 1481 con J'cmn...ione della Pronnaa, che il re Cario m ric:efttte dal conte Roberto d'Anqiò. 2. (1501-1610). L'eapcmaione territoriale francHe continua 10tto Enrico D con l'oc:c:upcuione nel 1552 di Toul. Meb e Verdun. allora lOtto il domiD.io dei VeaooYi qerman.id: e con I'CIImHaioa.e delle reqioDi di Be di Buqey, rié:onosciuta dopo molte lotte dal trattcrto di Lione del 27 febbraio. 1601. 3. Sotto il reqno di Luiqi XIV ai hcmDO la conquista deU' Artoia (trcJttcrto dei> Pir-ei del 1659): l'occupcnjora. della Franca Contea (1618): la c:enquiata dell'Alsa:da (pace di Nime<Ja del 1679): e di parte dello Cbarolaia (1684-1751).

4. (1716-1801). Con la morte di StcnQalao I.ac:aynalri, ai ,ebbe Id deli· niti...a cmnHsione del ducato di Lonna ( 1768). Dopo appena trent'cmni

la Frcmcia do.......a an~r« ampliar• i .-opri CODtilli DOrd-orieo.tali. a c:quitoriche e sociali dell'Europa, se per venti anni (anzi si può dire per atando te Fiandre. parte d.Ua Benania e u L-mhurqo (trattcrto di n secolo intiero, da Sadowa a Danzica) le ha negate? La Francia deve Campoformio del 1797). na volta tanto non insegnare, ma imparare. E non d imenllicare :.~na s. (1802-1919). Nel 1880 la f'Mnc:ia acq\Ù8ta Niaaa e la Sa..-oia: nel osa. Ole le forze dell'Asse sono intatte, che gli eserciti sono in ar · l perde momantan-nte l' JU.aia • la LontDG eh. riacquitlta nel he i Condottieri sono sempre quelli di ieri. ~~:~111119 ool trattato di VeraaiUu. D. • · D. 6. (24 qiuqno IMO). La Francia di Vidly e la 'zona di occupanoa• --------------------------~ tedMcla. ..condo J'CIJ'IIliatizio firmato nella !oneta di Compi~• .

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OTAIIIISf


RIVISTA

QUINDICINALE

A N N O I l - N. 2 O • R O M A 30 OTTOBRE 1940 · X l X

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE OlaEZIONE E REDAZIONE Romo, cm• Univerailorio - Telelono 487389

PU8BLICIT À M il eno, Vie Menzoni numero 1<4 ABBONAMENTI Abbonamento annuale ltehe • Colonie l . .40

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OGNI FASCICOlO COSTA liRE UN NUMERO ARRETRATO l. 3

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TUMMINElll & C. EDITORI - ROMA

NUMERI SPECIALI DI "S TORIA " DEDICATI ALLA GUERRA ~~

CImpermeabile TUMMINELU & C. EDITORI - ROMA - <mÀ UNIVERSITARIA

fuori classe


tiTJSSfti...INI E LA G1JI~RRA UNO DEl LUOGHI comuni della propaganda dei paesi plutocracici si può formulare cosl : i regimi totalitari hanno voluto la guerra, perchè i regimi totalitari non possono non volere la guerra smaniosi come sono di continui successi. Contro simile accusa stanno i fatti e per quanto più propriamente si riferisee alÌ'Italia, l'azione spiegata da Mussolini durante diciotto anni. Non c'è stata iniziativa in favore della pace, dal Trattato di Locamo al Patto Kellogg, dalla Conferenza del disarmo al Convegno di Monaco, alla quale Mussolini non abbia dato il suo concorso leale ed effi01ce. Egli fu il primo ad aderire all'idea di un generale disarmo al quale, del resto, le Potenze vi erano impegnate fino dai tempi di Versailles. Nel memorabile discorso pronunziato al Senato il 5 giugno 1928, Mussolini fissava in termini rigorosi le c«tdizioni e i modi di un vero, effettivo, sostanziale disarmo e dichiarava che il Governo italiano era disposto ad assumere come limite dei propri armamenti cifre qualsiasi, anche le più basse, purchè non fossero sorpassate da nessun'altta potenza continentale europea. E quattro anni dopo, l'8 aprile del 1932, il Gran Consiglio ribadiva solennemente queUe stesse proposizioni con esplicito riferimento al discorso del Senato.

Que&to programma, che poteva dischiudere an'è.ra di fiducia e di collaborazione fra i popoli, urtò contro le pretese della Francia, perchè la Francia subordinava il disarmo a certe garanzie di «sicurezza» che nessun'altra nazione pensava di esigere e perchè pretendeva, in materia navale, una superiorità nei confronti dell'Italia, in assoluto contrasto con quella « parità » che aveva accettato nel dicembre del 1921 al Congresso di Washiogton e che Briand aveva reso di pubblica ragione comu. nicando alla stampa il famoso telegramma di Sarraut, delegato francese al Congresso medesimo. Gò nonostante l'Italia non decarnpò dal suo programma di pace e di collaborazione. Sì dovette ad una iniziativa italiana, ad una personale inizi.ativa di Mussolìni, quella proposta di « tregua » accettata dalla Società delle Nazioni nel dicembre del 1931, cht" valse a frenare, sia pu.re pe~ un periodo di tempo limitato, la corsa al riarmo. Pochi mesi dopo, nd febbraio del 1932, era ancora l'Italia che, a Ginevra, prendeva l'iniziativa di un piano organico di disarmo, che si richiamava esplicitamente alla posizione già da essa assunta alla Conferen.z a navale di Londra e che comprendeva, fra l'altro, l'abolizione delle navi di linea e dei sottomarini, delle artiglierie pesanti di ogni specie, dci carri d'll.ssalto, dell'aviazione da bombardamentn, delJa guerra chimica di ogni genere, la revisiooe delle leggi di guerra al fine di assicurare una più sicura protezione alle popolazioni civili. E aoco.ra nell932, com. mentando in un articolo destinato a un gruppo di giornali americani la richiesta della Germania all'Inghilterra, alla Francia, all'Italia ed

agli Stati minori interessati, per ottener'! l'e. guaglianza giuridica in materia di armamenti, Mussolini scriveva queste saggie parole: «Bisogna partire dal punto di vista che la Germania non può rimanere eternamente inerme fra gli armati, a meno che gli armati non si avvicinino - come avevano enfaticamente promesso a Versailles - al livello dei suoi àrmamenti. Siamo sempre all'alternativa : la sicurezza generale di tutti gli Stati è legata a un livel_lo massimo dei loro armamenti o non invece al livello minimo ? E' solo tendendo al livello minimo che si disarma concretainente, non già nell'ipotesi opposta. Ne consegue eh~ se il livello degli armamenti non si abbassa, la Germania ha diritto di aumentare il suo. Questa eguaglianza dì diritto non può essere respinta, poìchè, se lo fosse, si verrebbe a classificare la Germania in una categoria inferiore di Stati, cioè quellì che non hanno pieno l'esercizio della loro sovraniti ». Poi fu la. volta del Patto a Quattro. II Patto di Locamo era stato un tentativo estremamente apprezzabile di uscire dalla cerchia malefica delle alleanze contrapposte _(già formate o ;n via di gestazione o, oomunque, possibili), per sostituirvi degli accordi fra parti antagonistiche. Stresemann insistette ripetutamente che Locamo, per produrre tutti i suoi effetti, avrebbe dovuto essere ben di più che una serie di paragrafi giuridici : occorreva uno spìritn nuovo, sistematico, deciso e leale, di collabo. cat-ione. Qu~o principio ebbe scarsissima at847


garantire una indiscuhbile sicum:za per tutta la durata della conH'tlzioa_e. sicchè questo problema, dal punto di vista materiale, potrebbe dirsi fa,·ore. volmente risolto ». Tutto riusd vmo_ E oon ragione, nel maggio del 19:W, Mussolini sciveva per I'UflitJtrraJ Str· vice un articolo veramente profetico, nel quale anticipava la visione degh avvenimenti futuri. «li giorno in cw i delegati della Conferenza del disarmo dovranno dichiarare che il disarmo è una utopia, una sublime, ma appunto per questo più pericolosa utopia, .la Società delle Nazioni avrà perduto 08111 significato e prestigio; alla sua politica che escludeva, almeno in apparenza, i blocchi degli Stati, subentrerà la politica dei blocchi, cioè delle alleanze, in altri termini la politica ddl'anteguerra: all'ultimo è S. M. il cannone che sarà invitato a parlare. Non è senza una profonda preoccupazione che io scrivo queste parole. Una convenzione sul disanno avrebbe garan. tito un certo periodo di stabilità ncU~ politica europea e mondiale; il fallimento della Conferenza apre le porte

GALl:.AZZO CIANO Conte di CoMell=<> nato a Llvorno al 18 marro 1903. Giovanintmo combattè nelle prime oquadre faaciate e Pcu-teCJpò alla Marcia ou Roma. Nel 1925 entrava nella carriera dtplomaliC<1 ed era destinato prima alle Regte Ambcnraate di Rio de Janeito, di Buenos AYToa e di Pecluno. Pot venlva chiamato a Roma come segretario dell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. In sequlto eome console gen.erale o Sctangai, como inCQJicato d'alfari In Cina e in qualità. di pN>Stdente della Comm~ione d'lncbiesta della Societa delle Nanoni, por il conflitto cino-qtapponese, si impoueva all'opinione pobbhca internc=onale per n suo tatto, la suo abilitò e la aua maturità diplomataca. Rtentrolo m ltalia nell'ago~:~to 1933 veniva chiamato a reqg•l'o la ccutca dJ capo ufheio stampo deJ

Capo del Governo. Dal settembre 1934 al qluqno 1935 era sott06egretano per la Stampo e Propagando. quando :alo aottosegretatfato voruva elevalo a Mlrus1ero. Galeazzo Ciano ne lu il primo ministro Nol qiugno 1936 pauava cr reggere il Minìstero degli Estert. Durante la catnpagna etiopica combattè valorosamento come cap1tano ptlota nel 4. Stor· mo bombardieri, morilandos.ì due medagHo d'argento al Vator Militare e la promOZlono a maqqiore per merito di guerra. Nel leggendano volo su Addut Abeba •• mostrò deqno delle tradizioni guerriere del au.o gTande padre. Como Manistro deglt Eateri &l deve a h!i il Patto d'crcciaio, 111tpulato a M>lano c<>n :a Gormarua nel 1939. E sempre nel l~ sbarcava in Albqnia alta testa dolle truppe 1taUane. Scoppiato t'attuale conlllno, Go· leazzo Ciano tornava a combattere fra le hlè dell'arma azzurra, ma continuava altresl la sua intensa attìVllò di r>inlstro, partoclpando con Joachlm von Rl!>bentrop oll'arb• trdt ' di Vlenna e agli mcontrt del Brennero e di fuenze

ALESSANDRO PAVOLINI E' nato a Firenze 1l 'l7 settembre 1903. Laureato in qauriaprudenzo e 1n ac1enze SOC'lOh. sl acquistò bon presto lar9a notonetò come scnttore. Squadriata, S~retario Federale dt fiienzo, fu eletto deputato pe~ la XXlX legislatura o nommoto conoiqliere per la XXX. Nella oampaqna d'Etiopia, ITa le hkr dello glonoso oquadriq:to • La Oiaperato • combattè va lorosamente. A lui si deve una magnihca cronaca delle az\ont della lamosa squadrtg11a Presidente della Confederazione Prolesaionistl e Artietl nell'ottobre del 1939 veniva nominato Miniotro per la Clll!uro Popolare. Allo scOPPIO della Guerra contro lo potenze demopl\ftoc.ati<:he ritornava fra le hle dell'arma =una partecipando od azioni d! guerra, pur continuancto a teggere U auo dicastero.

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tua.zione e si deve, d'altra parte, riconoscere che la stessa impostazione del Patto v 1 si prestava solo limitatamente, perchè garantiva la pace e l'aiuto all'attaccato, ma non fissava nessuna azione in comune, positiva e permanente. Così, dopo Locamo, non solò sussistettero tutte le alleanze e intese particolari precedenti, ma altre se ne stipularono ed altre ancora apparvero all'orizzonte. Il Patto a Quattro di Mussolini va collocato, per comprenderne bene il significato, alla luce di questi precedenti. Esso apparve, allora, come un vigoroso colpo di barra per tornare indietro dalle pericolose avventure delle alleanze particolari, sulla via maestra dell'intesa in comune. Dalla divisione dell'Europa in blocchi contrapposti si passav:\ :: un nucleo di intesa europea. Non occorre, ora, indugiare sulle cause che resero inefficiente il Patto a Quattro. Basterà solo ricordare che è sulla Francia che r.e ricade la prinCipale responsabilità. Venuto meno il Patto a Quattro, con quale fondamento si poteva ancora parlare di disarmo? Gò nonostante Mussolini non tralasciò nulla di quanto potesse comunque concorrere alla riduzione deglil armamenti. Nel gennaio del 1934, in occasione della venuta a· Roma del ministro degli Esteri britannico Simon, Mussolini operava l'estremo tentath·o per un'equa riduzione degli armamenti, contemporanea a un limitato riarmo della Germania. Il punto di vista italiano veniva documentato in un memoriale, che riusciva a ~on­ ciliare il limitato riarmo concesso alla Germania con la stessa «sicurezza )) francese. «Alle concessioni previste - si leggeva al paragrafo 8 ~ la Francia troverebbe una contropartita immediata ed efficace nel mantenimento dell'insieme del suo armamento.' Non sembra dubbio che, dal Jato tecnico-militare, dò baJ!terebbe a

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PIEniO BADOQUO Duca d'Addis Abeba, Marchese del Sabotin,, Maresc.aiio d 1..:!•~. Capo di Stato Maqgior generale, Senatore del , Regno è n~to ~ Grazzano Badoglio U 28 settembre 1871. Studiò all'Accaderrna . artiglieria e venio di Torino d'onde u.cl •ottotenente d 'arllqliord"'! nel 1890. Nel 1896-97 comhatt• in Eritrea Paaoato nel corpo . Stato Moggiore col grado di capitano partèeipò alla =mpagna U· bica meritandool la promozione per merito di guerra a ma~glor! in seguito all'efllcace contributo da llll apportato alla vitto~. Zcmzur. Durante la querra italo-OWitriaca del 1915-18 le •ue 'il~1 qualitò di soldato riluiHro aplendidamente, specie nella conq= del Sabo~o. nella battagUa di Gorizia e neu·ou.,...lva ~Ua d · aizza. fu in seguito oottooapo di S. N fino alla conclua•ono • 1· l'lli'IDistllio. Dal 1919 al· 1921 lu capo dJ S. M. dell'esercito. Dopo alew>e missioni diplomatiche nell 'America del Nord e In Br<W1e. riauunse la carica di capo di S. M. dell'esercito e in 589"110 quella di Capo di Stato Maqgior generale delle form armate. In· tanto, noi 1925, era alato nominato Mareoc!allo d'Italia. Nel 1.928 viene chiamato a governare la Ubia, governo che ~rvb ~"'0 al 1933, ovolqendo una aapiente opera di atratega per la "0?nqu;<ta del territorio ed una lnten.a attivlttl di arnminìotratore civile. ":110 commiaoario in Alrlca Orientale durante la guerra ltaJo-etlop!CC. .il MareAaallo Badoglio oeppe attuare il piano d i attcx:co e di ~· quista dell'lmpsro. All'inizio i ouol laconici e ach.eletrid bOllettini oeqnalano c niente di nuovo ». Poi ai inizia la serie delle luhrun~ vittorie che ai concludono con la epica marcia della colonna ~~ torizzata su Addis Abeba. La guerra è vinta Il marnciallo Bodo<.I•O rimane ancora in Attica come Vìcert per qUalche tempo. PGi t orn,a ln Italia e a lui, che c:oo.erva sempre la C<1rlaa di Copo di. 5 ta 0 Maggior generale delle forze armate, viene allidata la pr~•d~ del CODISiqlio nazionale delle ricerche. c:be pre~a .d attua ' ~ *Cientilici per l'autarchia, bas<O dell'lndlpenden:ra econocnlca !latiano.

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' J.'occupooloneJ doUa Somalia britcuu>lca ba ri.,..lato lo doti di otrat09a del oicorè d 'Etiopia, Duca Am.doo di ~oia-Aoota • Lo colo.,.... motociaato ito.Jicmo J>JOYonlooti da Z.Ua cooqulotata PllD· la:bo •u Berbera. dell'ignoto. Sullo storico, profondo, ternibiJe dissidio che separa la Gacmaoia dalla Francia, l'Italia ha tentato, in questi ultimi due anni, di gettare un. ponte: prima col Patto a Quattro, poi col memorandum sul disarmo. Non si poteva fare di più 1>. Negli anni torbidi che vanno dal 1934 alla guerra, Mussolini non tralasciò occasione per richiamare i popoli e i governi al senso della realtà, delh11 responsabilità.' Nonostante l'iniquità delle sanzioni, nonostante le abominevoli congiure ginevrine ai danni ùell'Italia, Mussolini non perdette mai di vista i fini ultimi della pace. Il 23 settembre del 1939, quando la guerra era appena iniziata in. Europa, in una breve allocuzione ai gerarchi bolognesi il Duce metteva in rilievo il carattere che 1! conflitto avrebbe immancabilmente assunto: «Noi ci incontriamo in un momento· tempestoso e interessante. Non solo la carta geografica dell'Europa è in gtoco, ma quella dei continenti >>. Non fu il suo invocato, provvidenziale intervento, che riuscì a scongiurare una prima volta la guerra al convegno di Monaco? Le vicende posteriori a Monaco seno nella memoria di tutti e il Duce non mancò di prevedere la catastrofe alla q4ale andavano incontro i paesi che immaginavano di potersi opporre al corso della storia. Le sue previsioni sul destino della Cecoslovacchia e della Polonia si sono puntualmente avverate. E quando scoppiò la guerra attuale, Mussolini previde che essa avrebbe avuto carattere intercontinentale. La previsione non ha tardato a verificarsi. A poco piit dt un anno di dist~nza dal suo inizio, la guerra ha assunto quel carattere intercontinentale, che Mussolini aveva intuito. Il recente Patto tripartito del 27 settembre, cha ha posto il Giappone accanto all'Italia e alla Germania neU'opera di ricostruzione, che deve dare un nuovo ordine all'Europa e all'Asia, ne è la definitiva riprova. Ma è propdo su questo terreno delle possibili relazioni fra l'Europa e l'Asia, fra l'Occidente e l'Oriente, che Mussolini ha anticipato gli avvenimenti. Qua il suo genio ha avuto, veramente, lampi abbaglianti. Fino a ieri la vecchia concezione. ispirata ai presupposti del liberalismo e del capitalismo, affermava la fatalità del dissidio fra l'Europa e l'Asia, assunto come un dato irriducibile della storia. La razza bianca, in particolare la sua massima rappresen: tante, l'Europa, era chiamata non solamente a respingere qualsiasi invasione asiatica, ma anche a penetrare nel vasto, sterminato continente al di là del Mar Rosso e al di là del Caucaso per fame un campo di. sfruttamento. L'avanguardia della razza bianca verso e contro l'Asia doveva essere la Russia, chs obbedendo alla legge·della gravitazione, dominava tutto il nord del continente asiatico, vigi'tava da Porto Arthur e da Vladivostock sul mare, S<:endeva come un'alluvione verso la Persia, toccava l'Mganistan e colonizzava metodicamente, imprimendo un'ortna inconfoodibile sulla terra. Davanti ad essa, la Cina non opponeva che la resistellU! delle cose morte. · la guerra russo-giapponese dissipò questa concezione propria del secolo scorso, che aveva sedotto i più alti intelletti della speculazione e della politica. Hege~ come:' Bismark, e rivelò energie insospettate nell'immenso continente materno. Il ritmo della . ~toria parve ritrovare la prop.ria unità e la propria universalità rovesciando i termini

AMEDEO DI SAVOIA-AOSTA Duea d'Aosta, ligho primogenito dell'Invitto condottiero della III armata, è nato a Torino il 21 ottobre 1898. Fino alla 111orte del Padre, avvenuta nel 1931 portb il titolo di Duca dello PuoUe. Partecipb alla guerra ttalo-ouotrlaea del 191>18 prbna In quall16 di aottoten<mt" di cavaUerla, tu prolllOUO poi per merito di guert'CI let>eole. Nel 1917 era capitano e alla lino della guerra duo medaglie d'argento ed u.ba d1 bi'OD%O, ota· vano a tesUmoniar• n OUC> brillante alato d1 Hl"'l%lo. Noi dopoguerra altemb oli atudl mUltar! al viaggi alrloanl: nel 1919 partecipb aUa apedlzlone del Duca degU Abruzd lungo U coroo dell'Uebi-&::ebeU. Compi poi uo lungo viaqglo di studio noi Congo Belga. Lautecrtooi quindi in legge aH'IJnl· verolt6 di Torino, chiose di ,...,,.. traalertto allo trupp. c:olonklll e fu assegnato al comando di reparti meharlatl in Ubla ove ragglunae U orado di tenente colonoello o al mo· rttb l 'oppellati-.o eU « ptlncipe aahariano o, Parteclpb alle campagno por la pacllicazione della Ubla. PaNato nell'arma aerea (è uo appaulonatc> pilota) • attualmente generalo di dlvlalone aerea. Dopo avor comandato la' diYialane . .rll<l di Go11$1a nel 1939 veniya chiCIIIIalo In Africa Ortontale con 1t titolo di Vicer•. a cui lo deelgnavano la oua profonda ..perlenz<:~ coloniale o la oua chiara lama militare. Allo acopplo della guerra attuale le oue truppe ontra\'ano doc!oa=enle In contatfo col ne111lco. ocoolìggenclo le truppe lnolool ~ occupando Il Somalllcmd.

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GlOVANNl CAPRONI

FILIPPO ZAPPATA

E· nato nel 1886 a Maaaone d'Arco

Nato ad Ancona nel 1894 lnçe9nere proqettista In vane ditte di oo-

Proçeltò nel 1910 il suo primo ve· hvolo ed apprese da ae stesso ti. p1lo1a9g1o dell'apparecchio, che oa1eln;zaonl aeronautiche, è dal 193S iezzò « La Chimera •. Fu quind1 Ù1· Nel '13 progel!ò e nel '14 collaudò direttore teçnico presso le ofhcme rettore progettista della Vtck.era~l auo apparecchio baplano ttimo· di Monfalcone. Sono lamost 1 suot Teml e dal 1920 aasunse la dire· tore di 300 cavalli, il pruno tìpo U · apparecchi: • Blenot-Zapp<>la 110 •. zione tecniCO de1 Canlieri S.I.A.l. sato net bombardamenti dt 9uerro Ha COGtruato, tra gli altrt i veh voli Nel '20, m Italia, francia ed A· • Canl. Z-50 l », che ballè 1 prunah hpo S. 55 (ala triangolare a sba.lmenco, oli opera• addett1 alla pro· d1 dts:anza l1l lmoa retta col volo zol. l'S. 56 (apparecchio anhb1o duzione 1n serie deQ h areopkma senza scalo Monfalcone·M0$5<1\JO, 1! da turismo) che è stolo largamente Caproni erano 50.1lX) finora daa "'Ccmt. Z...S06 ., detentore di 8 pri impiegato anche negli Stah Umb . .suoi stabilimenti aono uscah 145 hpl mah mondiah di veloci16. Oççp 91i l'S. 59 (Idrovolante da corsa) ed di apparecchi, celebri tra gh ahn 1drovolanti c Cant. Z ,. compiono ainftne l'S. 64 che vtene ampteg-crto il «Ca D per aJta acrobat.to, d «Ca llJ 4 monomotore m1htare c 1l « Ca ZlOr.t da ncognizaone e di siluro· dalla LATI per il r09olare serviZio transotlantaco. mento l 33 » trimotore pruno proçelto per la COSirU· none di un aeroplano è del 190d

(l SUO

ETTORE MUTI In questi çiomi ~ alato decoralo delle oesla medaglia d'argento al valor mUilare per le azioni avolte nel cielo del Dodecanneso. E' nato a Ravenna il 22 moggio do! 1902. Nel '17 si arruolò volontario MI reparto ardlb do! S. r09gimento dJ fanteria. Legionario fiumano, • ! - t • dal 1919; comandll le squadre d'aziono dolla provincia di Ravenna ed • è alato piil 'fOlto ferilo per la causa della Rivoluziono. Ifa cemandato la 81. e la 11. legloM doUa M.V.SN. e la 2 Legione della Milizia Porluarlo dell'A· drialicÒ. Ha preao parte alla campagna d'ttiopia come tenento pilota nella c Dia·perat<t ». Volontario, partecipò col l . Gruppo dell'A-rle>o zione Leçionaria alla guem> di Spagna. Nello motivazione della medagllc d'oro al valor IDi· !Ilare che gli ~ atatG\ concoua. 4\ dello che bi un o;olo ànno es09ut oltre ISO o:zionl eh bombardamento. Socpelario del P.II.F. Come cemandante di Gruppo aerea ha partecipato <l molle azioni di guerra fra CUI il bombcmlamenlo di Haifa.

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ITALO BALBO

Il Quadn.UlVlrO della Rtvolu%lone glcnoS<l.Dlente 0'1- dulo nel cielo deli' Ainca seltentrlonale era nato Il 5 qtugno 1896 c: Quorlesana, un paceolo paese della _Bas5a Ferrarese. Ancoro giovmetto ai Ieee nc tare a Forrrua per il vivace spinto patnothco e oganaz:zativo: fondò vari gaomah e nvaste letterane consacrando la suQ lotta e tutto la sua attiv•tò all'idea mtenrontista. Allo scoppto delta guerra si ar-ruolb volontario; ma, da~a la sua gaovarus.sam.a etò, non po1é partecipare alle GZJoni Uno al marzo del 1916, quando fu incorporato nell'S. Regqlmento Alpm1. Poi, promosso per menlo di çuerra, as· sunse il comando del reparto. d'as:sallo nel battoghone « Picvo di Cadore • . Con - oh ardit1 combattè ll.no allo Vlttoria mer!tandosi tre medaglio Gl valore. Dalla Vlttoria alla Mareta su Roma h~ cbeççill come giornalista ed uomo d'azione l'opera del Duce. Nel 1926 fu nommato SoltooeQrelcrrio per l'Aeronautica. L'ala itali=a solto il auo comando conqu1slò i pi\1 amb1ti primah . ltalo Balbo nominato nel 1928 generale dt squadra aerea e nel 1929 Ministro dell'Aeronautica guidò e diresse le due gro;~dl croc1ere atlantiche del 1931 e 1933. Nel gennaio del 1934, dopo la nomina a Maresciallo dell'Aria, fu inviato in Ubta come Governatore Generalo. No1 oei anni dJ çovemo portò la colonia llblca ad un alto grado di sviluppo economico, guadagnandosi il rlopetto di tutte le pcpo1a1iont tndigeno e contlnuMdo le tradi%ioni civlliu.atrici e coloniali dell'Italia. Cadeva nel etelo d1 Tobruk, durante un volo di guerra il 28 giugno 1940. 4

tradizionali delle nostre discipline politico-SOCiali e indicando il progresso vero nella collaborazione intercontinentale contro le infauste pregiudiziali di un imperialismo impersonale e anonimo. Così trov_ava nella realtà Luminosa riprova la verità enunciata da Mussolini nel discorso agLj. studenti del 22 dicembre 1933. «Come gii altte volte, in periodi di crisi mortali, l'attiviti del mondo fu salvata dalla collaborazione di Roma. e deJl'Oriente, così oggi nella crisi di tutto un sistema di istituzioni e di idee, che non hanno più anima e vivono 850

come imbalsamate, noi, italiani e fascisti di questo tempo, ci auguriaroo di riprendere la comune, millenaria tradizione della nostra coll~rs zione costruttiva ». Non si potrebbe dire di meglio e di più. E' preali2· mente nella cclsi in'epa.cabile di un sistema di istituzioni e di idee da cut esula, oramai, ogni .alito di vita, che la collaborazione di Roma con l'Oriente può determinare un nuovo equilibrio spirituale. Coo senso acutissimo della storia il Duce volle, allora, insistere coo particolare acccnt~ sulla crisi del liberalismo e del capipilismo, crisi decisiva per i valori

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morali, dato che essa significa e implica iJ tramonto di una concezione della vita. E' concezione dello storicismo e del uzionalismo, · che nega qualsiasi verità eterna, qualsiasi valore assoluto al di sopra delle contingenze della storia, quella che naufraga all'alba della nuova civiltà. « Questa civiltà a base di capitalismo e Jiberalismo nei seroli scorsi ha investito tutto il mondo. 11 fallimento di essa si riper:uote perciò in tutti i continenti. Interessa quindi i continenti la reazione contro la degenera2ione liberale e capitalistica, reazione

MAIIESClALLO RODOLFO GllA%1AHJ Il Maresciallo d'Italia RodoUo Gr<IUanJ. mwchoee di Negbelli, nacque a flletlino. l'Il ago-· oto 1882. CoiQlnciè la carriera mlbtare come aottotenente del Granatieri nel 1906 e proatè servl:tlo in Eritrea per cinque anni ( 1908-13, e poi in Ubia (1914). Parteclpb alla guei'J'Q mondiale co.me capitano e

L'AMMDlAGUO DOMENICO CAVAGNAIII

è nato a Genova il 20 lugUo 1876. Uscito dall'Accademia di Manna, par1eclpè alle CQ%1lp0gne d'Africa, d'Ealremo Oriente (lro:l), llalo-tlll'ca (1911-IZI. Durante la gu&rra mondiale, ~ma comandante di una oilurante (1916) , poi d una squadriglia di cocclc:rtorpedlniere, diresse wi fortunato combcrttimento contro aoDIJilergibih ne· m.lci (luglio 1918), occupb Lu.ulnplccolo • olidii Jliil volle aoque minate col suo cacclalorpedìnlere c Or•lnl • (nov. 1918): tali azioni gU hanno valso 3 medagUe d'arg&nto al V. M . e l'Ordine Mtlilare di Savoia. Fu poi comandan· '" del R. Anenale della Spezia e dell'Aocaclemla Navale. E' stato aottosegretario per la Marina dal 1933 e dal 1936 CQ)>O di S. M. Nel giuo;JUO 1936 è otato promosso AmmlragUo d ' Anoat<{ c per l'opera eli prepara:tlone e di mobilitazione della R. Marina in dipendenxa delle oaigenz.e straordinarie delle operazioni In A. O. •. Oggi copre la carica di Sotlo&eg1'etarlo alla R. Marina.

fu promoaso' maggiore per menlo

di guena (Monto S. Michele, dlcen>bre 1915) Rlconquistb la Tripolllanla dal 1921 al 1929 ed occupb Il Fezzan. D - lo operazioni per l'occupazione di Cufra e le ultime azioni coatro i r!helh libici, NoiOlnc:rto nel '35 Oonmatore della SomoUo • CQ)>O ùi S. M. deUol truppe dell'A. O. parteci;;c alla conqUista dell'Etiopia come comandante del corpo d'operaziolll del oud e ne fu Vlcer• dal QluQDo '36 al dicembre ''n. Fu poi creato marchoae eli Negholll . Dall'ottobro 1939 lino all'aprile l~ fu Capo ùi S. M. dell'E&eTC!to. carica che poi abbandonò per a ..umere quella eli Coatandante an capo deli& truppe operanti In AInca Settentrionale, dopo ha conqu!.tato Sollum e Sidi Bcmani.

GEN. UliALDO SODDU

Il generale Uboldo Soddu nato a Sa· temo Il '23 luglio del 1883 ha iruzloto la wa COl'Tlera mil)ta:re nel 1904 come aott:r lenente di fanteria. Dieci anni più tard1 promouo capitano preae parte alle aziona

nel aud·Ht henoasmo. ~uad.agnandosi la promozione per meriti ecoeZJonali a

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nente colonnello e la croce di guerra a.l valor militare. Durcmte )a guerra mondia·

le combattè in Francia a Bligoy e a Bolo de Courton alla testo del 52. Reggl.Dlento

fantena di cui era colonnello comandant~. Alla acuola di guerra, riuad primo ho setta:rta aJifeva e tu presto prescelto a ctivenire insegnante nello scuola . Ge· nerale cL Br1gato per menti ecceDonall

nel 1934, lu incaricc:rto nel 1936 del comando dello Brigala granatieri eli Sardegna e promosso generale d1 dav1aione per mer\U eccezionali Da\ 3 novembre 19'39 è

Sollosegretario da Stato per la Guerra e Consigliere nazionale per la Camero de1 fasc1 e Corporazioni

che trova la propna espressione nella fede .:o;,A.-;1..-- voluzionaria del Fascismo italiano, che ha l tato, che lotta, contro la mancanza di anima e A. a. UMBEBTO 1:>1 SAVOIA di ideale sii questa civiltà, che negli ultimi Nato a Torino al lS aenembre 1904: ~ntrò g•ov.::nlulmo nella COTriera JDJ_Jitare. percorrendo :utu secoli ha ayuto il sopravvento nel mondo. Nei l gradini della ocala gerarchica. Presso la brlg<Jia mali di cui si lagna l'Asia, nei suoi risenti« Granatieri di Sardaqna • compi il Uroclruo d1 ufficiale oubaltemo ed Inferiore. Poi pcmoè colcnmenti nelle reazioni, noi vediamo, dunque, rinello comandante dell'8l. Reggimento fanteria c quindi geDtJra!e della Brigata Tonno. Come ;,.petflesso il nostro volto stesso». Dall'unione tore dell'Arma di Fcmterla esplicb un'ellicoce azione delJ'O.:cidente con J"O-ieote era sorta la civiltà. di controllo, AJ Comando delle Armate deli'Ov83t ba dlmootrato di sap41r' conlinuare le ara:liz•onl IJIUi« Questa unione fu il motivo foodamentllle di tari di Casa Sa:Yola. Quando Il suo gruppo ai artutta la nostra storia. Dt essa sorge la civiltà merie ol • ec:iolto' egli ba nvolto 01 ouoi ulfldoli e al auol aolc1<xtt le oeguentl parole: c Il Duce bo In· éuro_pca. Questa deve oggi ritornare universale, cbo nel faàll della Patrio, con le oue parole di elogio, la 1'1ttoria che otrappama>o In quattro se non vuoi perire)}. Questa l'azione, questo Qloml eli aoprl combattimenti a un nemico _ , _ ragliato nelle oue dU- e decloo a non cedere. il pensiero di Mussolini negli annì precedenti Ma nel momento di oepcuarcl plil che mal rlm· la guerra. Egli ha tutto veduto e tutto pre. planQtamo U tr1cmf.o et.. cl fu tolto dall'arm!.Uzlo quando, ,a'uperati gU cmguali e muniti paul, veduto. la fiumana dOli noetri soldati stava ;:-er 1traripare neDe •alli memori di

lanta

gloria

I<Lbouda ~

IIABIO •l88l&OL1

GEH. FBAHCESCO PBICOLO

S. E. PRICOLO i nato nel 1891. Proviene dalla Scuola di Artiglieria e Genio da Torino dalla quale uac1 aottotenente nel 1911. Par1ecipb oUa guerra 1915-18 col QTO<Io eli c:opitano come comandante di dirlglblll diatlnguendosl hl numerose e nscblooe azioni di guerra. COil la coatitu:tlone dell'Arma aeronautica il maggiore Prico\o fu traoferito nel ruolo dogli ufficiali navig-anti, a &u.bito dopo promouo lenente colonnello pet meriti ecce<ionaU. E' otato comandante In 110e0ndd deU'Accad.emla, comandante deUo Stormo Dirigibili e poi del Zl. Stormo. a-rale dal 6 ~to 1931 • alalo comandante della l Brigata dò Bollll>atdamento • SottOCQ)>O dj S. M. deUa A4ronautlca. Ha comandato l'~ ciur-atlte le Demone del 1934. E' Gener<ùe di Squcaira Aerea dal 1936. Comandante della li Squcaira dol l~ ba pr.. parato c1n:a 20 llqUadrigUe per l'Aeronautica In A. O . l , .Nel 1939 U Gener<ùe Pricolo auunoe Il Comando de1la Squadra che operb lo lbam> In

Albanlcl.

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si cambatte contro il nemico più forte, noo ba fatto che confermare tutte le esperienze della guerra terminata con 1a vittoria dell'Intesa. AJ. meno fino ad oggi, ba vinto chi ba attaccat6". Si potrebbe quasi dire che, oggi, date le pos. sibilità dei mezzi della offensiva comparate a quelle dei mezzi della difensiva, per vincere basti attaccare. Ma non tutti i responsabili del· l'andamento e della condotta della guerra nei vari paesi sembrano aver fatto tesoro delle esperienze del passato tanto da pot~ essere arrivati agli assiomi che abbiamo enunciato. Chi, solo, forse, ba compreso i caratteri della guerra moderna è stato Adolfo Hitler, COmandante supremo delle armate del Reicb. La figura di Hitler come comandante di gran· di unità, come stratega e applicatore, se non teorico, delle modernissime esperienze belliche, è infatti interessantissima. Hitler, in effetti, è stato colui che è riuscito ad applicare, o a fare applicare integralmente, le dottrine dei grandi teorici militari tedeschi, senza che la macchi. na da lui creata subisse mai un intoppo od un arresto dovuto ad incompet~ di uomini che non fossero all'altezza del compito loro assegnato o a deftcenze organizzative. Il suo problema, quando cominciarono a delinearsi le possibilità, anzi le necessità deUa guerra, fu questo: la Germania, considerati i suoi bisogni economici di paese di produttori e le linee tradizionali della sua politica, deve portare la guerra neiJ'Europa orieoWe, verso quei paesi che, non solo possono essere con:Ù· d~rati suo patrimonio culturale ed etico, per i caratteri degli abitanti, per la lingua, per la comunanza di storia e di educazione politica; ma che sono compresi nello spazio vitale te-

H l'l, I... l~ Il E LA GUI~IIRA

D Fveb.rer e U M!m.tro degll Esteri del lleich, Joachlm YOil llibbelltrop. iD W!la aoata durcmte ua·Ypetioo.e aul !tonte polacco. U Fu6brer ai iDtrcrttl.ea• coo la ..do•a di UD c<tduto ea:ai8ta.

SE I PRIMI ANNI della trascorsa guerra 1914-1918 avevano dimostrato l'asso· Iuta preponderartZa della difesa sull'attacco e la maggiore ed indiscutibile effi.. cada delle armi difensive che gli eserciti in lotta avevano adottato su quelle di. sponjbiJi per condurre gli attacchi, la situazione venne certamente a cambia~e durante gli ultimi mesi, se non durante l'ultimo anno di guerra. L'adozione dei carri armati e corazzati di rottura e di assalto; l'invenzione di nuove armi automatiche, come jl fucile mitragliatore, non più fisse al terreno e difficilmente trasportabili, ma efficaci come volume di fuoco quanto una mitragliatrice pesante e impiegabili da un solo uomo anche durante la cotsa e l'assalto a distanza ravvicinata che determina la vittoria; l'impiego, infrne, di nuove formazioni di combattimento, con gli uomini non più distesi su di una sola linea e susseguentisi ad ondate, ma scaglionati in profonditi e operanti in piccoli gruppi apparenti e scomparenti sul terreno, f~ro sl che l'aV:Venire della guerra potè essere considerato come la vit. toria dell'attacco sulla difesa. In ef~. l'esperienza di questa guerra che ancora

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desco poichè essi soli, ormai, pGSSono.rappusentare un campo sufficiente di espansione al lavoro ed alla produzione tedesca dsollevatasi dalla crisi io cui essa era caduta nel dopoguerra. Ecco, allora, ad Hitler, presentarsi ed apnrst due campi di battaglia; quello dell'ovest, contro le nazioni interessate al mantenimento dello statu quo europeo, e quello dJ oriente contro gli oggetti immediati della po· litica tedesca. E' lo stesso problema che si presentò, nel 1914, agli strateghi del Kaiser Guglielmo II. Attaccare ad est o ad ovest l Per rispondere aJJa domanda si dovettero esaminare. quali eriulo le condizioni dei due campi di battaglia. Da una parte, in Poloni;~, c'era una frontiera aperta, un esercito forte ma non formidabile, uno stato maggiore dotato di idee e soprattutto di mezzi non adeguati alla nuova situazione, in una parola, le possibilità di determinare la situazione in un tempo piuttosto breve. Dall'altra parte, contro la Francia, si trattava di apdrsi un varco contro una linea fortificata fra le più moderne e più salde del mondo, guardata da un esercito conside~to fra i più agguerriti, per doti di capi e spirito di gregari, che si potesser.o contare in Europa. Certamente Hitler comprese subito come fosse necessario, prima di iniziare qualunque uffen. siva in occidente, chiarire mititarmente la situazione orientale, anzi mettere fuori combattimento nella maniera più assoluta quel nemico. Poi ci si sarebbe rivolti contro gli eserciti che Francia ed Inghilterra venivano preparando. Questo concetto della preparazione franco-ingle~e che sarebbe aumentata e sarebbe stata potenziata in ragione diretta del tempo atteso da Hitler per l'inizio della sua offensiva di cui nessuno anche nel campo avverso poteva dubitare, fece anzi sorgere qualche speranza nei comandanti gli eserciti alleati e negli uomini che allora erano alla testa della loro politica di guerra. Si è visto, poi, quanto queste e simili speranze fossero fondate. L'atI. FELDMARESCIALLO VON BUNDSTEDT Como comandante i:!e\ Gruppo Armate del Sud strinse )e a-nnate polacche

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una morsa d'ac-

ciaio ed obbllgandolo alla reoa reahzzò le premesse fonda"D'\entah alla conqu.tslo di Varsavto

2. GENERALE VON BOCJ[ Dopo l'c Anschli.iss ,. rloroamuò l'oserc1to a..:· slr!aco intogrando\o con quello g ermcmico e colla· borò alla sconlilla doll"eserc•to pe\acco com~ comandante de\ gruppo Armate del Nord.

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e FELDMAJI.ESCIALLO W. VON BBAOCBmiCH E" i\ comandante supo-emo dell'.,.erdto tedooco. Nato nel 1881 da una vea:bia lam!QlJa prusala· na seguendo la tradlzioae dol padre e del non· no, scelse la carriera dolio armi. Preso dapprima aervizlo nel Corpo doi cadel11 qwncll paooò ad un Reggimento <Il GranotlorL Pi\1 tm<ll paaab alla Cavalleria o quindi ali"Artiglieria CaJo. pale l ppotrainata. Senza aver trequentato r Accademia cl! Guerra, ancoro giovonillalmo. p<Jma della guem:J moncllale, fu chiamato a far parto dello Stato MagQiore ove P<""tò 10rvlzlo lino allo cessa%iono delle 01111U1èl. Rima:oe cl nrvlzlo dello Stato M<Jri1giore anche durante j\ periodo in cul la Germanio. por lo clauJOie milltari cll Veraall· IH. fu costretta a non tenero aotto le armi plù di 100 mila uomini. In. pi\1 comandò la prima diYblone dJ Artlglloria a ICO!Ugo.borg. Dal 1935 al 1938 wprl la carica di Comandante Su}lfemo deli'Eaercilo. Dal auo uUiclo di Li~la 11 diede al lavoro dJ rle011Utuzlono del nuoYO eaerdto t"" teseo: fu un"opera lunga o lartcoaa che auorbl von Brauchltscb lino al giorno in cui ..-enne cbla· malo dal Fuehrer al comando aupo-emo d.J\'Eaerdlo todMCO. Cominciò allora per U mareaciallo la prepar02lono meticoloea e perletto dello l)u•r· ra nuovo che le Atmat• di Hitler - - ' = n o Y\ltoriosamente con!TO tuili l aemlal


6TUDEHT

SPOMECJI:

11 luoootenente 9 enerale Student, comcmdanre dolla D1V~1one d1 paraccrdut..u che coope~ al logoramento delle res.soe nze olande&J • iL LuOQo1enente q enerale Sponeck , comandante della Divt&Jone da lanlerla a e rotrasportata che lnlranae l atateml d>leniiVl in Belgio, entrambi d ecorali <lal ruhrer con la Croce di Cavaliere deli'Ord.llle dello Crcx:e di Ferro

GugUel=o Keilel • oalo il 22-IX-1882. Ottenuta la UC<OD.ZO lta.a!e, lntrCI):ftM no n ancora .antenne lo çarrlera militare, en!t<mdo ali'A~mla. H4 par1edpato alla guerra del 1914, pria>a .,.,_ utlidoalt di lODierla e poi al comando dJ UD 9NPP" d'artlgllerta da OOIII:lpc> . poi, a fao pane dello SlaiD Wagglo,., Yi riYelb !. aue dGI1 dl eeperto

Cb"'"''alo,

e YUiotoeo ulticlale. Nel 1935 ..tr~ nel W\nl&lero della G.Mrt<l del Ralch oc:cupmdoel dello riorgcmlzoazlone d.U'- a t o. Nel 11138 . .~ a far parte del Conalollo Seg.-to di Qabln81to e del CooalgUo del WmJ.trt pr lo dlleea del Relch. Oggi U Fllhr<or, ooee Supnmo delle Forae Annate. bo ~ ouì>l cdutcmtl l ccrP oupr~ doeU'_,jto, dellcr -""" • dot\l'a..-.llca: U collegciiiMDto bO Gltu<dD dal~ - Ouqlleblo Kelt.l.

Com.....,..

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tesa precedente all'attacco definitivo, anzichè servire alle due naziooi ocàdentali ad affilare le loro armi e a far arrugginire quelle di Hitler, non ebbe altro effetto che quello di <Xllllpletare formidabilmente la preparazione tedesca., di far addonnentare l'esercito francese in un tipo di preparazione bellica molto loot:ana da quella che i. caratteri della nuova guerra aviebbero un giorno richiesto, di cullare i due stati maggiori alleati nel convinci· mento che la ·guerra sarebbe stata vinta senza combattere. Gli eserciti franco-in81ese. che

LOEHB

Luogotenente generale dell'A!!: Z>one germanica. Nca:qu• nel 1Parteclpb come avla!c<• alla 9'11'• ra del '14. Fuoe l'armala ~ auotrlaccr con quella ~. ..,... po la CGDlpaglla polaooa fu .-.. ra1o con la ~ di cavali. . .t.ll'ordlne della Croce dl F -

d'altra parte si trovavano dinnanzi ad un ~­ luardo altrettanto inattaccabile che la «Mai" not », costruito da Hitler in previsi~ ~ condotta ~ella sua guerra tem~ noo atw:carooo. Cosi facendo, senza avwder· sene, servirono al gioco del loro nemico. Si ingannarono, forse, anche sul sigoifiato dare alla famosa espressione di c~ • pida » o di rapido corso. Siccome ~ attKCava_ e la guerra sembrava clestialll pròlunBUSi indefinitivamente clictm le ste opere fortificate, pcnsacooo cbe il


auccesso, la stabilizzaziooe deUa guerra, fosse ormai raggiunta e che ormai non convenisse altro che attendere che la. pera matura cade55e da sola. Ed ecco Hitler dare inizio .l.lh campagna pola.cca. La ampagna polacca contiene già essa stessa tutti gli elementi che poi saranno sviluppati e raggiungeranno la pcrfcztone durante quel mese che vide la vittoria delle armate del Reich nelle pianure occidentali. Fu1mineiti di attuazione, grande mobilitA ed elasticitA di impiego di reparti e di comand~ impiego completo dei mezzi meccanizzati e corazzati, impiego su vastissima scala dell'arma aerea : ecco le novità della campagna di Hitler in Polooia. In una parola, come dicevamo -all'inizio, superiorità dell'atteggiamento offensivo su quello difensivo, unito ad una formidabile preparazione tecnica che permette, ;~.1 momento dell'azione, di agire senza alcuna titubanza e con l'assoluta certezza delle mete da raggiungersi. La campagna di Hitler e del suo esercito contro le forze polacche ~ veramente, nella storia militare un fatto di capit:ale impo~za. E' il primo esempio di una serie di vittorie tutte congegnate una all'altta senza nessuno spazio o spicaglio lasciato al caso o all'iniziativa particolare, senza uno sbaglio nell'impostazione del problema tattico e nell'esecuzione, senza alcun appiglio che presti il lianco ad una critica. Quando venne la volta di attaccare le nazioni occidentali, furono posti in atto gli stessi metodi impiegati contro l'esercito polacco, potenziati dalla esperienza e dalla formidabile preparazione che il periodo di flerra non guerreggiata aveva permessO all'esercito di Hitler. Si videro allora nuove arrru o meglio nuovi procedimenti temici e nuove applicazioni delle vecchie armi. Il carro armato fu impiegato a massa, si potè sfruttare un nuovo metodo di collegamento fra le grandi colonne motorizzate che valse ad eliminare le d.ifficoltl lino allora incontrate nell'impiego di vaste unitA meccaniche, si videro i paracadutisti, gli apparecchi da bombardamento in picchiata, le pattuglie di genieri addestrati ad espugnare fortificazioni inassaltabili a forti e pesanti formazioni. Tutti mezzi di lotta che rientrano nel gran quadro estremamente complesso della nuova guerra. Quello che ~ certo ~ c~. dietro ogni mvenzione temica od ogni nuovo ritrovato e applicazione, si può scoprire una ste55a e unitaria volontà. Soltanto l'unità assoluta di comando, che tracci le grandi direttive della lotta, può dare un risultato così nuovo e cosl importante. Hitler. infatti, senza essere un capo di eserciti della vecchia maniera, un generale, e forse proprio per questo, perchè traduce i termini strategici e tecnici in teoremi da risolversi con tutti gli aiuti, quelli della politica, della economia, della psicologia, della scienza e della fantasia, è il più nuovo e grande generale. Per convincersene basti OS$ervare il suo potere sugli uomini, fondamento di ogni fortuna militare. A. A . A.

LG clt1G DOI'Mg- di l f - dopo le ritlr«ta < ! e l - eli abGreo 1119J.u.

JmtOLAUS VOK PAUEJQIOaT,

Il generale Ntkolaua Falke~t. com<md<mte oupremo deUe Ione ..-male teciHc:be In Norvegia. Dopo la ocuola eli allle•o ulliciale enlrb nel 1903 al te09lm011\0 c JW Guglielmo l l> cHi Q"r(ID<lUerl <4 1Jegn1tzer • partecipò aDa guerra mcnellale COIIlOZ><Icmte di compagnia. Nel 1916 fu nominato capo di Stato l.fCJ9glore; nel 1918 Innato In Fmlcmdia. Paub poi neU"Cillllato del Relch come comandante aella 32. di..Wone eli fanteria del c Volbheer •. Si dt.Unae neUa c:am· JX19nO di Polonia come c:amandante di un corpo d"armata, quindi fu nominato generale di f=·

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terla per meriti da guwra


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~;~·t:;r. 1 ali ·"' taro•. ~rh1 ce 0"' ,\uora ,.. l 1 l ri~uitalltrlesse _H• piarust_:~. ovitnento.JW'C del a lo I t . celare c rrta . ti nt . 1!11 l l J914 (lot• pr Ila di e~ segurre araztooe ra e ne l' col dcr<t qucdri primt_ a cr la (I:~P. una guer 'a LcOf>O ·' fu IJIIO • ntualita dr lo tro"Ò . Tiraton del: Giu•~ppcJacca ncl_l ~~c austro·russe •l)niotlC det j quadrt n: ntu _J>O<.Ielle ostlhta , mando dcii k' a fortJlar~ . tabilt scoPI'•~. :O.l aggrore al co di piJsuds l, to nella Ine~ l era grado l 'le ione polacca hc fosse P!otl j CUI il paese la pnnta gto rtgolarc c f i tr~; unper . Jy Ridz, nO!I eh un c~trCI ·wrio polacco ra . Edoardo Smlg . elh eh? lotta .,ul tscrrl·i vuole parlare d~. piJsudski; tutl.t qu di sesoggetto. c s di p:~rlare r una frgura 1 considerarono · quello pO· · fare a meno s1 puo emprc o . .. come tn . ne hanno scntt">n:o nel campo mrhtarello assumeva ti CO· çcllt<lf) p•ano. a col "rado di Col~nne l~ ordini mancJ a . :\cl'')'<> ., ' httc••· ·mento dt. f an t er1a, ag1 . . · campo contro tr:l\'3 fra i pnml tn d odo man·lo di un regr dtrln tli f>ilsudskl. cd cn •!Jb· ndona,·a l'anno stesso, a i rus~'- ~la ti suo capo lo a ~- Brigata per essersi trovat.) le dimissioni da Comandante litlica dell'Austria e della Gcr· in tperto dts~cnso con la po t' Il polacca E mentre • f t della qucs 10 e · manta nn con ron 1 f suo po'sto di comando sul 1 s ; 1 . Ridz nmancl'a ermo a · ~ m.t~ ,} ru>so Plbud5ki si dal' a atth·amcnte a organlz~are :l::~~p:Ìt ~~r·ll;t> ~cgreto, ~ut tcrrito~·- occupa_t~ dall' Austrta e dali;• \ ;crma11ia, un mo' Jl11ClllO pohttco c mthtar~. Ma q~an. <1 ntl 191 i gli Imperi Ccntrah si opposero alla f?nnazt~ne 11 di nn cs('rcito polacco autonomo c nconosciU· to in un proprio ordinamento, le Legioni polacche furono sciolte, e Pilsudski insieme al ~uu amtco c collaboratore Somkowiski fu con molti altn internato n~lla fort~zza di .Made· hurgo. ()urantc l'esilio di Pilsudski, il su·> discepolo nmasc im·ecc sul campo, e dopo la solle\'azionc per l'indipendenza contro le trup. pe austro-m1g-ariche, prccisam::nte il tO no. 'cmhrc del 11)18, Edoardo Smigly Ridz, Mim,:rn ckl!a (ìuerra del primo Governo polac~<> co>tltntto a Luhhno, presentava a Giu· ~~pp,• Pilsudskt tornato libero, ti compatto J: ,crcuo 11<11,· Lcg'!Oni polacche. l_'a~~ar:Jno ~t.. anni senza an·cnimenti note. 'olt. .1 tblJ(bkt dopo a\'c r dedicato tutta la 'ua '1ta al1;1 lthcrazionc c alla rinascita della 'lla patna. rnoril'a il 12 maggio 1935, e l'an11" '<'KU , n:c •l fnl~lc discepolo, da lui già de''t::natn per la 'liC<:t·ssionc all'Ispettorato (Jt. ncr;ok •ldlc Forze ,\rmatc, riccv~va dall· mant dd l'rnttlcntc della Repubblica Ignazi~ :\lc>,ctkt al ha-.tonc d1 :'\Iarcsciallo di Polonia h- r~dmi ci~è <Id pn·zioso strumento di poten: 1.1 ,. clt '>tcur,·ua dello Stato, assurgendo

l'ilsttdsk~ ~

' AVEl,l~ NO'riZII~

IJI SMifii...Y Il I IJ Z 61 CIII \'U~R .\' IJ.\Rll noliZtc l"" .tggturn:~t, ddl'~x :'\lar~'ctalln eh l'oloma Edll..rdot Sm:-

gly R11lz ~ !\ot l'ahhiamo l:t,datn, ur ,. un ;\1111'> crrca, al nHmu.·nto 111 cui st cunt:tLUto h- or\.' per la caduLt dt VarsaYi.t e quand >~li nltnni tn:nt th lu~~u ~•ve ndo varcato b trontu.-r.t rom~na tr;np•Jrtamlo 1 mcmhn d, l Gm crno polacco c i c.tpt dello Stato :'\laggwr,·, ,, -;q>pc che a Smigly Rtdz era stata assegnala •n 'i" pron lSOrta la rc,idcnza di lhcsatl nd cc m rn della Romanta, mlntrc il prc>i<hltc ~hosctkt si stal>ilil'a con tulta b famiglia a Lr;llj<J\'a. L~ ultime notiztc narra\'all<> rlll' cluran. te una conversazione con un alto prd;ttu nella nazione ospitale, il gcn~ralc aYn" d<:~ t o che fin dal primo giorno delle osttlità fra ti sue paese c la Germania, eglt si cr;t reso conto della forza c della preparazione cldl'e,crcno tedesco; già dal secondo giorno d t guerra era stato intimamente convinto della disiatta dd suo paese, c che se a,·eya rcsi,tito a tutti i costi, era pcrchè a\·eva ricevuto le più ampie asstcuraztOlll di aiuto da parte dcll'lnghtltt:r· ra, i cu1 emissari gh a,-c\'ano pcriino fatto cre~erc eh~ 1_soldati inglesi a,.~, ano già dato mtzto ad un mtcnso combattimento alla \\'c. l. Il mcue&dallo polaceo Smigly Ryd& • 1l sterplatte. Certo pronunciando quc~tc.: parole capo dell'eaercito Mlone. o•D•ral• Laldoa•r. . 2. Il çoloQDoUo Beclc. m!J>.Wtro devlì ..Ieri po· l'~:c generale polacco appariva assai amarcg. lacco, fu.ggito in Bom.aa.la doYe • atalo an•· g•ato e d!!luso, c come lut, troppo tardi ahime. alato. · 3. L'ex pr...xlente polac-co Mo-.eilcL • polaccht ~i erano potuti rendere conto della vera natura delle famose «garanzie :.. Esse si erano condensate infine nell'•mpegno per tuiLi la Polonta di battersi contro la Germania che Pilsudski a\'eva voluto amtca, ~vulro una potenza che aveva dimostrato di possedere forze più che sufficienti per ottenere partita vmta in breve p.:nodo. Oramai la Polonta dei generali e dci colonnelli dai bei nomi romantici era finita per sempre, non rimanc,·a che piangere sulle lllusiom ptrriute, su quegli aiuti che a conti fatti avevano dimostrato di non poter essere nè diretti nè: tempestivi, mentre gli impegni si erano rivelati praticamente inefficicnri c inulli. Ma dopo ciò, che ne è stato, del Comandante in capo dell'esercito polacco? Qual. cuna ba accennato alla sua morte, altri a un possibile imprigionam~~o, altri ancora lo dic~ a Londra al comando di un nucleo di militari polacchi fuoruscltl. . l:.ra nato nel 1886 a Brzezany, nella piccota Polonia, e le sue tendellze pc;rs~o~h d~ spingevano a ben altra carriera che non a quella di uomo d'armi: sul pnnct~to ~­1 secolo era infatti a Cracovia, dove nelle aule dell'Alma! Mater si consacrava agh stu

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24 apr.. 1939. • La <;rrcmdu~UI<I • il princ$pe coaoort.- del ,L-mhwvo

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pcuacmo allrcrnrso la loro ati~ dunmle c.Jebrcaioo.., d el ceutesimo cmnl· ••.-..rrio deU'indlpeDcMn&a del grcmducato. A un cmno di cllalama ha<;riJIYGDo pe~ primi dal riluqiCIDdosi in Fr<IDCI<o.

la moglie nelle piccole occupazioni casalinghe. Intraprese invcc·.- quella guerra che già al secondo giorno c sal>e\'a » perduta. Fu una battaglia terribile, ed ebbe momenti epici nel cao~ degli attacchi c dci contrattacchi, della resistenza e degli accerchiamenti. Ebb:: i suoi spasimi più violenti sulle rive del Hzara, del Pilica e ùd Radomka. affluenti della V istola. Nel set. torc settentrionale la resistenza sulla \fistola fu presa a tergo dall"avanzaia tedesca, non offrendo più alcuna possibilità di manona al Comando polacco. Su \'arsa,·ia, accerchiata dal n:!mico, Smigly Ridz non csita\'a a ordinare alle artiglierie di ogni calihro di rovesciare il fuoco dc,•astatorc. Il piano polacco denotava la confusione nella mente dci difensori, passando a un tratto a raccc>mandar~ la guerriglia. la partecipazione dei borghesi alla resistenza. In questo inferno finale è scomparso Edoardo Smigly Ridz. il difensore della Polonia che pregato da un reporter fotografico di posare accanto al busto di Napoleone a\'e-.-a fatto modcstam~nte osservare la disparità che correva fra lui e il l{rande Corso: - Sono un uomo di scarsa importanza -. ave. \'a affermato sorridendo modestamente. E la sto~ia gli ha dato ragione. !Il'. DBA.GO HAAXON VU Dl NORVEGIA HAAKON V! l - Quan~'> nell agosto ciel Wn n-==q:.:o a (;harionenlun.:l m Danimarca tl seconciogemto dt F<><lenco VII, Kc J, Dammarca, la Norvegta era legata allo Svezia da un·un,c.ne cho robbbgo a rlconoe:cere quo.Je propno sovrano Re Oscor c{i Svezta 11 13 d• agosto del 1915 Jl supremo conaigho norvegese, io Storhng, decase dt SCIOg1\era:l daJl'unaone troppo lntim.Q con lo Svez1a e dt oUnre anvece la o.ircna norvegese al secondogen•to d1 fedenco V!1 d1 Darumarco che proprio in quei gaorru compiva i 43 ann1 e che h.no alloto aveva trascorso la sua vtto di pnnçtpe scandmavo ded1condosi a lunghe c:Toaere_ Quando Re Oscar di Sve?>a tu llllormalo dalle deci.aiont dello Storling norvegese preferl nnunc1are alla corona norveg&$&, Il 18 novembre del 1915 ti Pnnctpe Cnsuano-FedencoCarlo accettò quindi la corona offertagl! salendo il 22 giugno 1916 al !Tono col nome di Haakon Vll. L'a•uto aastcuratogh dall' lngh•ltena servl ao non ad altro, a serbargli Imo a( momento del suo imbarco per l'lngh1lterTa l'ecce'llor,ale auo olhm1smo, Ancora il 7 maggio mentre le truppe german1che sempre più stringevano 11 cerchio attomo ad, Hamar dove si ero rifugiato Haolcon col sue.. Governo e mentre il colonnello Getz, comandante delle truppe nor· vegesi non faceva che lagnmsl del mcdo con cuj le truppe lranco·IJl· olesl avevano abbandonato il terntorio porve9eae, Haokon annuncta alla radio di essere certo di potor riconquistare le terre qtò occupate dai ted.escbi • mediante aiuti che seno attualmente m progetto »l

cosl in primo piano nella situazione polacca ed internazionale. La nazione si aspettava da lui grandi cose, si aspettava forse troppo, da questo militare bonario dal cranio raso e dalle folte sopracciglia, che amava semprt dipingere, passeggiare per i viali dcl!a sua bellissima villa, e che più volte aveva cspr~s­ so la convinzione che i problemi internazionali possono essere risolti senza !"uso delle armi, attrav~rso pacifici negoziati. Col passare del tempo il suo spirito guerriero si era affie. volito al pw1to che era imbarazzato a trovare un punto di contatto fra il suo passato militare assai brillantr c l~ sue nuove teorie, contrarie ad ogni spirito combattivo. Tuttavia, quando il generale Ironside venne in visita in Polonia, Smigly Ridz si dichiarò categoricamente contrario a qualunque trattativa circa la questione di Danzica, e, forse ingannato dalle promesse inglesi, volle la guerra a oltranza c trascinò il suo paese nella più tragica delle avventure. Comandante Supremo delle Forze Armate, dittatore militare della Polonia io un momento io cui molto probabilmente sarebbe stato più saggio .ritirarsi a coltivare- le rose del giardino ed aiutare, secondo i suoi gusti (a quanto hanno detto alcuni giornalisti),


AI:.Jtii. . I~ JJANESI~ L1 MATTI:-IA del 9 aprile quan~o v_cdem·

mo i soldati tedeschi fermi ai croc1cch1 delle strade di Copenaghen, ci chiedemmo fra l'al· tro se il Re quel giorno avrebbe fatto la sua solita cavalcata mattutina. Noi pensammo che il Re quel giorno dovesse restare a casa, per quanto la residenza di Amalienbofg, come ogni altro castello reale danes!!, compreso quello di Amleto, non si presti affatto a .na· scondere tra le sue mura un Re corrucCiato e malinconico. Ro Cristiano anche la mattina del 9 aprile. usci a cavallo per le strade di Copenaghen. Muto c grave passò davanti alle sentinelle, alle mitragliatrici e agli autocarri tedeschi; i soldati non lo conoscevano e non lo salutavano. Ma i danesi lo salutavano ed egli guardava uno per uno i passanti e pa· reva che ad ognuno chiedesse la prom~ssa di c assumere un atteggiamento corretto e degno :o. di rinunciare c ad ogni atto ad ogni parola inconsultiva :o. Il Re passa v~, muto e grave, per le strade della città occupata, chic. dcndo_al suo popolo colpito, quella fedeltà ? ob~ed•cnza che aveva chiesto nel proclama scntto all_e prime luci dell'alba, mentre gli appancch• da bombardamento del terzo Reich

volavano sulla . Dove il R Città addormenu!L tiva meno e~~ssav~ la gente si Salo alle, Gud beva · u<l bevare Dem tegga tutti D~e anmark, Dio marca •• dicev~o ir~tegga la la mattina "" 1 e passando ghen ,..-r e strade di d ' perchè Re Cristiano è arnente cred•nt . voto. Dove il e e Sinceramente de. sentiva · • b e passava la gente Ili credere ~~u D~oonaed. aveva voglia. · e l pregare Quel glo~no ~rotestanti e cattolici ~ no m c~•esa insieme. La sera la cim era buJa e deserta. Tutti asPettan;o che succedesse qualche casa. IJI. cee non successe niente. Non ci fu. ron~ nè agguati, nè imboscate Tutti sentivano che il vecchio Re ~sava a. ca:--a~lo per le strade buie della cit. la d•ss1pando le ombre degli agguati e d~lle imboscate. Se vedeva qualeu· no m g1ro, gli diceva che bisognava andare a letto, perchè la giornata era stata molto faticosa per tutti. Allora comprendemmo perchè .Re Cristiano era uscito a cavallo anche la mattina del 9 aprile. c C'era una volta un Re, amato ed onorato da tutti, non soltanto perchè era il Re, ma soprattutto perchè e_ra giusto e buono e in tutte le sue UJO. ni e io tutti i suoi pensieri si vedeva eh::: ie gioie dei sudditi erano le IIIC gioie, e le loro pene le sue ~ocUn giorno il suo ~ ~­ cupato da un eserctto ,_. ro. Ma il Re c:avalcava

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incredulo e ironico disse: c Come, il Re? e chi sar.e, che, se avessero proclamato la repubbada a lui ? ». c Tutti noi :t rispose il ragazzo blica avrebbero voluto il ~ per presidente. con un sorriso raggiante, battendosi il petto Quando si trattò della restituzione dello Schlefieramente. Il soldato se ne andò via pensiewig settentrionale come dicono i Tedeschi o roso:.. della Jutlandia meridionale, come dicono i DaCosl1 Axel Juel in una c favola vera :t nesi da opposti punti di vista, il Re non inletta alla radio danese, il giorno in cui tutta tendeva seguire il pare.re del Ministero che si la Danimarca ha festeggiato il settantesimo era dichiarato favorevole alla cosiddetta Licompleanno del Sov.rano. nea Clausen del partito moderato, e cedette Quando scoppiò la prima guert"a monsoltanto quando parve evidente che la linea diale Re Cristiano era re soltanto da Clauseu esprimeva la volontà del suo popol<f due anni. La Danimacca si trovava nelle desideroso di evitare qualsiasi futuro inciden. condizioni in cui si è trovata oggi prite con la Germania. Allora Re Cristiano enma dell'occupazione tedesca, costretta a rifu. trò nel nuovo territorio, varcando a cagiat;si come Wl naufrago sugli scogli ddla vallo il vecchio confine, ma non volle passarlo neutralità. Ma nel '14 la Danimarca aveva . da solo, e raccolta da terra una bambina che un esercito, dicono gli esponenti del partito stava tra la folla, la f~ sedere avanti a lui conservatore, un esercitc:S che era in grado di sul suo cavallo bianco e cosl prese possesso delle terre che dopo s6 anni tornavano a far resistere per ventiquattco ore ad una even· tuale invasione tedesca, e la Germania, secon. parte del suo regno. do loro, non avrebbe mai trovato ventiquatRe Cristiano è la poesia della Danitro ore di tempo per conquistare la Danimarmarca e Stauning è la sua prosa. L'uca. Così i danesi poterono continuare a venno rappresenta l'onore, il coraggio, la dere i maiali all'lnghilter.ra e i cavalli a1la fede, il sacrificio; l'altro il buon senso, il benessere, la tranquillità, gli affari. L'uno Germania. Il Re amava l'esercito e se ne stac. cò malvoltntieri, quando in quell'ondata di otrappresenta il passato, la tradizione, la storia, l'altro rappresenta il progresso, la giustizia timismo che portò il benessere del dopoguerra nei paesi nordici, i parlamenti · chiesero il disociale, i diritti del popolo. L'uno discende da sarmo, simbolo della fiducia dei neutri e pequella valletta di Principi che fu il castello di Fredensborg (suo nonno fu ~ristiano IX guo della loro imparzialità. Ma quando i Tedeschi sbarcarono a Copenac il suocero di tutti i sovrani europei :t) l'altro ghen nella notte del 9 aprile, si dice che il ha passato la gioventù nel)e strade, tra i dimostranti più spinti, e in u.n a fabbrica, dogoverno fosse propenso ad opporre una certa resistenza e che fosse proprio il Re ad imve arrotolava i sigari per .i signori. Eppure Re Cristiano e Stauning collaborano da undici porre la resa immediata per evitare un inutile anni in perfetta armonia : nè gli ultimi avve. spargimento di sangue. Era troppo tardi, an-

pre per le strade della sua capitale. Nessuno lo accompagnava... l sudditi lo salutava. no e lui con un son~so pareva consolarli e incoraggiarli a sopportare il peso della lunga giornata. l soldati stranieri non sapevano chi fosse questo cavaliere solitario che tutti salutavano con tanto rispetto e con tanto amore. Un giorno un soldato domandò a un ragazzo che portava il latte, chi fosse quell'ufficiale a cavallo. c E' il nostro Re :., .rispose il ra. gazzo pieno di entusiasmo. Lo straniero tra

che per fare il semplice gesto di combattere. Per la prima" volta Re Cristiano sceglie- , va il partito più facile, in opposizione al parere dei ministri. Nel 1920 quando scoppiò a Copenaghen qudla piccola rivoluzione comunista che sembrava dovesse portare il paese alla repubblica, Re Cristiano scese tra le foUe dei dimostranti, parlò con gli operai, af. frontò i rivoltosi tra le barricate e questo suo coruggioso inte-rvento diretto fu cosi convincente tl\e ; rivoluzionari finirono per confes-

nimenti hanno in qualche modo turbato i loro rapporti o diminuite le simpatie dei danesi per l'uno e per l'altro. Nessuno ha rimproverato al Re di non aver chiamato alle armi il popolo danese quando le armi non c'erano, nessuno ha rimproverato a Stauning di non averle apprestate in tempo. C'è in Danimarca chi è scontento di non aver avuto .in questa occasione un -esercito, ma la maggioranu è contenta che la Danimarca non abbia avuto un esercito. Stauning non è il responsabile,


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i::Oreu~e~o~Po s~~~~~tisS ~~ un te oggi ~i oese ( oovre e nllsittOfle, yotgareo ta da delle rna a deli'?Pr~brutto e ensosa tes re· La sta!TlP Staunl~~ di una paltro di raPPcbè

figurava Ja digtl~ non ba . nca, per conc.ede Sta.unlllg a barba bta UJ13 l~ patna~ca. )le un Ju~~ che ltaJ111 le dJllsentatl;:ttf gli uo~:: le deCO~atdiOb!lbli! accor· corne on ..,.. d" Jfl u dai barba biancanfng è uorno ~rtamentare. • i Stau jenta r 1· -·~11'110for!Tl · di grande sap iali, dal ~~~~~.::iL tezza c r c" e sostanz . aes• SQIN'"" concetti se~Pp'r~saico. Mentr~eui toro pr:cl• fra~camen eiavano la sagra aLund,n:lnav• festeg~ Stauning parl~do ·o braria fraternità, . ni fa ebbe tl co~ ebbe la Svezi~, alcun\~Danimarca non SI Si! dd tale di d• re che « da cane da guar~ mai presta.t~ a .faro i sarebbe di catn.vo pa~si scand•nayl ,. ~~rea la frattrrutà clei sto ricordar.e m. Danlgrado che i Tedeschi l si scandmavt, ma . . ~~~ioa• pac h abbiano lasciato m ctrCOuu ... Copenag en · t cartoli perfettamente innocue le ,ncau e • • ~~m~he celebravano l'un~one . del N~d ~ rande sfoggio di stemmt e dt sovram. Og;ci !n senso di pena e di rimorso al.lont~a. Sv~ Norvegia e Danimarca: dalla Ft~~ndta mutiJa.. ta. Un sospetto di trad1mento d1~1de la Noi'Yegia dalla Svezia. Mentre la res1ster_ua 110m· gese ha diviso la sorte della Norvegta da quel. la della Danimarca. Stauning aveva ragione: tutti in Danimarca riconoscono che per IU· lizzare l'unione dei paesi nordici e mutarne il destino bisognava mutare la posizione geo. grafica della Danimarca, pontile della Germania contornato di isole alla fonda -nel mare tedesco. Stauning rappresenta il· buon sentOe i danesi adorano il buon senso. Certo nessuno darebbe la sua vita per Stauning, perchè nessuno si è mai fatto ammazzare per il buon sen~o. Ma tutti, quando vedono passare Re Cristiano per le strade di Copenaghea. sentono che darebbero la loro vita per il Re. tanto più oggi che sono certi che non gliela chiederà.

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l Il rittcrtto dol ,.. X..Opolclo del hlgio oopaelo all"wll· 1 ma m,..tru d "...W - i loculi c~-u·~ bolga a Pcm9i.

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ma l'tsponente di quella mentalità che ha con. dotto al disarmo la Danimarca ed ha aHiato 1] paese verso una politica s~mpre più patria r. cale e casalinga, al disopra di tutti i partiti c di tutte le ideologie, politica da cui è risultato un fraterno avvicinamento degli estremi. E' il socialismo che si è fatto conservatore, più che la Danimarca socialista. Stauning a Copenaghen abita in una villa do. natagli dagli industriali danesi c nessuno in Danimarca pensa che la cosa abbia un sapore ironico, neppure i socialisti i quali anzi sono lieti che gli stessi oppositori rendano omaggio ad c uno dei loro :a. Quando il Re alla fine dello scorso settembre ha compiuto settanta anni, le bandiere rosse del partito socialista si sono piegate per la prima -volta al suo passaggio e questo significa che gli ultimi avvenimenti hanno accelerato qt•esto processo di unificazione già in corso. Non sappiamo che cosa sarà domani. Ma è certo che oggi nessun partito può riuscire a far crollare il ~cchio Stauning, nè quello di sinistra rappresentato dai contadini e animato da simpatie totalitarie, nè il partito di destra guidato da Christmas Moller. oratore brillan·

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f) 1~1\Nill\

Il l~ L Cì I CJ NCJR\TJ~CìiJ.l IL MESE di aprile è stato queUo che, ùopo la stasi invernale, ha visto l'allargamento del conflitto a nuovi campi di battaglia e a nuovi paesi. Cinque nazioni, Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio e lu~burgo, sonO' state raggiunte daiJa guerra. Nuovi popoli hanno conosciuto direttamente che cosa voglia dire il combattimento, hanno sottostato all'esperienza bellica, hanno dovuto infine assistere al crollo del loro pacifico mondo. Prenderemo in esame, per trame le deduzioni che possono interessarci, l'atteggiamento di quegli uomini che il destino aveva chiamati a reggere le sorti dei paesi neutrali, raggiunti dall'estendersi del conflitto. Fra essi, ci preoccuperemo, soprattutto, dei r~ppresentanti dei popoli norvegese, olandese e belga, come di

coloro che erano alla testa dei paesi pm Importanti e maggiormente destinati ad influire, col loro atteggiamento, suUe possibilità strategiche dei maggiori contendenti. Il giorno 8 aprile, alle ore 5,30, il ministro degli affari esteri norvegese Harnbro, fu invitato dall'incaricato di affari di Gran Bretagna a conferire per importanti comunicazioni. L'ora inconsueta per una normale conversazione diplomatica faceva presagire, anche ad un acume minore di quello del signor Hambro, che sì sarebbe trattato di una cosa di non lieve momento. Infatti il signor Harnbro ricevette la formale comunicazione da parte franco.inglese che erano stati posti campi di mine nei pressi delle coste norvegesi, entro quelle acque territoriali, e precisamente davanti a Narvik, Kristiansand e Stadtlander. Questa misura era stata determinata dalla preoccupazione inglese di impedire il traffico fra quei porti e le basi tedesche; oltre a quella, incoffessata, di prevenire l' eventu.a.lità di una mossa tedesca. Le trattative fra l'addetto di affari inglese ed Harnbro durarono per tutta la giornata dell'B. A sera il governo norvegese decise di far uscire la sua flotta per cip.ilire i campi minati ; la stessa notte, però, forze navali tedesche entrano nel fiordo di Oslo ed

l ooldcrti .t.l g..UO ICI'Yorcmo JX"...O

t.d-. W..MIW .t.U. calo4ture.

a. coete della M'emica a ricrtti•az• t.

dighe mia- d119U oiGDdeel priaocr deUcr ,.....,

occupano contemporaneamente Na.rvik, Trondheim, 13ergen, Stavanger, Egersund ed Arcndel. Allo stesso tempo, una nota del gover. no tedesco informa la Norvegia che tali misure erano state determinate dal pericolo di uno sbarco alleato nel paese. La Germania dichiarava inoltre di assumere la protezione del popolo norvegese. Di fronte a questo nuovo fatto, quale è stato l'atteggiamento del governo norvegese e del re? Anzitutto bisogna dire che già erano giunte in Norvegia le notizie sulle reazioni che circostanze analoghe avevano provocato in Da. nimarca. Re Cristiano, nel famoso proclama al suo popolo, del giorno 9 aprile aveva accettato il fatto compiuto allo scoj)ò di non esporre il popolo danese agli inconvenienti di una guerra. La Norvegia non volle seguire l'esempio delia vicina nazione. Evidentemente il re e il governo norvegese fidarono sulle diverse condizioni in cui la lotta si sarebbe svolta : se, per la Da.njmarca., non c'erano possibilità di resistenza, la Norvegia faoeva assegnamento sulle diffi.colti che la règione e il clima avrebbero opposto all'esercito' di oa;u. 661


PUione. Inoltre la flotta . l IO~ ese avrebbe po. tuto ostacolar 1'l tingenti ted e • trasporto Vla mare dei conderuionì -~hl. Basandosi su. queste consiso . ' l governo norvegese, per quanto . rpreso dalla nuo~ra situazione d..,.;._ l Ststenza La • ~.....,.; a rere e · .~a stessa dello sbarco tedesco il la ~amlgha reale lasciano Osio, il parla. .. l mento St trasferisce ad Hamar resìst per JOJZJare a ~~a. In queste prime ore re Haakon non rtf1uta dj m t . . . 'l . . an enere apen, 1 contattt con l mtmstro tedesco Brauer. Decide di tronca~e le. trattative soltanto quando dispera di poer giungere ad un compromesso per lui onorevole. ln fine si unisce al suo govemo nel procl~re la resistenza incondizionata. E' ~oto ti successivo svolgersi dell'azione militare tn Norvegia; l'uscita delle fon.e navali inglesi l? sbarco aUeato, lo scontro navale dj Narvik: l affo.ndamento dei caccia inglesi e delle unità .naval~ tedesche, 8/ii.cher, KarlJruhe, Emden e Admrra/ Sheer, che avevano cosl efficacemente c~ntributo con il valore dei propri equi· pagg, alla nuova affermazione della potenza tedesca. In compenso sembra che il governo n?rvegese non abbia dato di sè buona prova, dunostrandosi completamente all'oscuro del. le intenzioni sia degli alleati franco-inglesi ~e dei tedeschi, impreparato militarmente e mcapace a fronteggiare la situazione, come spaesato nell'attuale momento storico in cui si richiede al governo di ogni p.aese pronta

Capitcmo PBlEN

t ol protagoniata dell'eroica azione di un ..,._

mergibile todeoca nella munit.iaaima base ìngldi Scapa·l'low. Il capitano Prlon rluacl con il 1110 V-Boot a forzare gli abanamMIII n.nic!, pon.._. nel porto, sUwarvi alcune unità der guornr britcmnlch& e mlnarno le acque, Al rltomo In patrio dopo l'eroica impresa lu ric.V\IIo dal Fuehrer con )•.,. toro equlpaqglo del suo oommerqlbUo al WtDterganen di Berlino.

e sicura comprensione dei fa~. rapida e coraggiosa decisione. Per tutto il mese di aprile Jo sforzo bellico tedesco sembrò essere li'

Grcmdo A.mmiza91io BAEDEll Comand<mte tn capo della marino da guerra germanica, nacque lJ ~ aprile 1876 nella çlttadrna di Wandebok Noi '94 entri> nella marìna qermaniro. Dal 1903 al 1905 frequentò l'accademia nO\Ialo. Dal 1906 al 1908 fu adi· bito al servh1o stampa dell'acc<>clemla navale del Roìcb. DuoMo delle pubblìcazloni porio· dicho di nautica. Dal 1910 a l 1912 fu ullicialo di rotta owlo yacht Imperiale • Hobonzollorn •· . Nel 1911 qlvenne capitano dì corvetta, nel 1913 ul!lcialo di stato ma9gioro ed ìn aequito capo dello olalo maqç110re delle forze nO\Iab di riC0911izlOne od esplorazione. Durante l'ul·

mitato al consolidamento delle basi acquista. te in Norvegia. Ma altri paesi fino allora neutrali e sicuri delle loro posizioni, cominciavano a preoccuparsi per gli sviluppi che la guerra prometteva. Olanda e Belgio si affannavano a ribadire la loro proclamata neutralità, anzi facevano di tutto per conservare, nei riguardi delle potenze in conflitto, un atteggiamento che non si potesse prestare ad interpretazioni ad esse sfavorevoli. Questo fu lo sbaglio fondamentale della politica belgo. olandese. In circostanze determinate da e:stra· nee volontà e che avevano portato l'Europa al conflitto, una cosa ad ogni popolo era neccs; saria : sapersi scegliere una decisa linea dt

lima guerra tu lmbarcato sugh incrociatori:

« LUtzow • • Seydlitz • o « Hmdenburg •. Dal gennaio all'ottobre dol 1918 comandè l'incrociatore c Koln o. Dall'ottobre del ' 18 al marzo del '20 fu addetto all'ammlraqllato . ~ sequlto proqettò alcune lmportanb costru~om . naval•: Nel 1922 fu promouo cantramm~ragUo o SI dedicò 1ubito alla riorqaniz;zazione della ma· rina qormanica. Dal 1m al 1925 fu caman· <tante delle unit~ dlalocote noi Mare . do l Nor<:l dal 1925 al '28 d! quelle trovantlot nel Mar Baltica. 11 21 maqqlo del 1935 il fi!Mor lo nominò comandante in capo della manna qor· ·ca L'amnùra9lio Raodor à lnsiqruto delle di ferro di l e Il claase nonchà dello piò alto onorillc:oru:e dolla casa d•• Hoben· zollem o della marina turca.

Cr':;

Vi<:o-AD=!raglio SCHNIEWIND E' na1o in fùtnarua, e si • lormato nelle uni tà oUwanti, preotando ..,r.

vizio nella Marina da guerra del Roi~lllfOmO uJiiciale dii Stato MQ9giore aoU'AmmirogUato e comamdante dell'incrociatore • Koln •· Nella giovcme Mcoina da querra del qr~o Reich è otalo chiamato alla ronca di Capo di Slato t.fQ9glc>ro della flotta ed occupa 101n dal 1939 U pooto di Capo di Stato Maqqiore della quorro marlllilna, pnuo Il Comando qenerale.

· n ~o •olJ.MA!f . Comcmdante di u:n oattomcoino todo~01<1 la eroe. di eco: ot à Ì'alfoD<Iamenlo dell'iru:ro« Whlrlwald •·

F•:::britc&nnicO

~ di laado d'a:a idbaro a l>onJo .,._ ~ v-...CIIIIc:o.


condotta, basata sulle reali possibilità della nuiooe per frooteggiare qualsiasi eventualità, non solo coo Je proprie e deboli fone, ma anche con quelle che un alleato agguerrito e tempestivamente scelto, avrebbe potuto fornire. Ma Olanda e Belgio questo noo vollero fare. La loro politica_ dalla fine deJ cooflitto moodiak, si ispirò ai principi della pace e della coJ.bbo. razione coo tutti i popoli. Belgio ed Olanda, perseguirono una politica strettamente nuionalistica, pur essendo consapevoli deJJ'insufficienza delle for.fJI! a loro disposizione per attuarla. Tutto questo è dimostrato, anche nel periodo immediatamente precedente l'azione tedesca, dalle dichiarazioni di J?ierlot, primo ministro belga, dai comunicati della agenza ufficiosa « Belga», da un'intervista concessa ad un giornalista italiano dal ministro degli esteri olandese, Van Kleffen, in cui è evidente l'illusione dei due paesi di potersi salvare da soli. Infatti le difese olandesi e belghe, per quanto fonnidabili, non poterono resistere alla marcia dei soldati tedeschi e crollarono come la situaziooe diplomatica e tutta la costruzione po-litica dei due regnj. Anche le precauzioni politiche prese dall'Olanda e dal Belgio nei giorni immediatamente precedenti Ja nuova iniziativa tedesca come l'internamento del dottor Rost van Tonning direttore del Het National Dagblad, e del signor Kroller redattore capo del nazionalsocialista V olk en V aJerJand, del sìgnor Van Cort e dei comunisti olandesi, non hanno servito che a chiarire la incerta tendenza del governo che, in situazioni tanto difficili, ancora si fidava del vecchio metodo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte quattdo ben diverso sarebbe stato il suo compito.

FRITZ TODT

Il profeasor Fr!tz Todt, l'uomo al quale la Germania dove la coetruzlone della linea Siglrido e delle autotlrade, nacque nel 1891 a Pfonbe!m nel Baden. Suo padre e auo nOI:IDo furono gioiellieri. Partedpb aJ. l'ultin>a guerra mondiale In qualità d1 osservatore aereo. Finita la guer· ra ai laureò In Ingegneria ed arc:hl· teitura e, aeguen.do uno "rrCChJa tre·

dizione germanica, Ieee volontatia· mente un cmno di tlroc1nlo come aem· plice muratore e pià. anni come ca·

pomaatro. Non appena Hitler toll al potere, Todt fu nominato aonin· ten<lente alla costruzione <Ielle auto· strade germaniche. Nel 1938 ebbe l'ordine dJ appr..tare Il • WestwaU •. detto la linea Slgfrido. L'organiz:%o· zlone Todt, d1 cui egli • Il c:opo, dJ. pende direttamente dal Fuehrer e compr-ende uno stato magqiore di 150 ingegneri e oltre me= mlllone di operai quasi tutti apeclalizzati. l materiali provengono da oltr.> 1000 <lltte lomitrld Ira le quali esla1e, èntro c.rti limiti. pure una concorrenza in quanto cercano tutte d1 oUr!re il materiale migliore. La c:ostruzlone del· le autoatrade e della linea Slgfrldo aon sono le sole opere di qllesto ID·

atancabUe lavoratore: l'anno acono ebbe la nomina a maggiore genera· le e qllest'anno a ministro del Reicb per le armi o muni.z!onl. E' una dolio ligure più irnpor!anU della nuova Germania. l) MCJQgiore Generale HJU.DEil capo d1 ·Stato Maggiore per l'e..rdto. E' nato In Baviera nel

1884. ,2) Generale DOIJ.MA!fK dello Stato re germanico.

Magg~o·

3) Ammlr!'91lo CABI.IS cooperatore d eU' Alllml· rogUo Saalacbter durante l'azione in Norveqia.

4t U O...erale DIETL, del Cacciatoti Alpini, l'eroe della reslatenm o d.eUa vittoria d1 Narvlk. Fu. luogotetlente del S. reggimento d1 fanteria bavaz... e combatt• dal 1915 al 1918 aul fronte Oreot. Nel 1920 fu promouo maggiore • dlreiH la ocuola d1 truppe d1 montagna. Dopo l'Anld>lu.aa fu nominato maggior g• nerale della dl<rlalone Alpina d1 Grcz. S) U Genetos. ODEI' ba abbattuto in com~­ tlm.oto durante la guerra mondiale 62 appareccbl umld• .Nel 1940 ba guacfuo..:rto la Crr,. .,. di r ....... 6)

Feldmareedalla ~ glb combattente

4ella 11\Mfta D>ondl<zl-.. e comandante della leglooe Ccbdco: la. ~. Attu.alalent• COIIt.all•

dallte d~Ua S ZODG aer.o:.

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Questo l'atteggiamento del governo di Olanda e Belgio. I reali cki due paesi, la regina Guglielmina di Orange-Nassau e il giovane re I.eopoldo, ispirarono la loro condotta prevalentemente agli. interessi con· tingenti delle rispettive case regnanti. Il 10 maggio le truppe tedesche varcavano i confini del Belgio e dell'Olanda. I governi, anche qw, erano impreparati a qualunque reazione. Un comunicato della D.N.B.; H aveva messi in grado di valutare la situazione m modo tale da lasciare loro aperta · la possibi~i:à di rivolgersi alla Germania per delineare 6-::.atmente la loro politica o per superare le inc~aze dell'ora appoggiandosi decisamente agli pOHLNAlf

L'lngegn.,.. Poblmml • U ~"" • U ooatrultore deqU a.roplabl da bombardameallo in picchlata (Stu!U.amptlllgger - Stwt-). La au.a in....WOO. • alat4 della masain>a lm~ nella alona della t.a>ÌD<I d.ell'cmazione da guerra. od ba pe<IIIOUO all'arma aoenoa tedHCa d1 c:o~• bombardCIIIWitl d! eatrema prec:lalou.

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alleati franco-inglesi. Ma iL governo olandese, e soprattutto quello belga, che usciva daJia crisi detemu. ruta per la richiesta del socialista Sondan; nùnistro dell'istruzione pubblica, tendente ad una nuova sistemazione della questione vallone-fiamminga, fino al giorno della marcia dei soldati di Hitler, non seppero scegliere fra le due alternative. Dinnat~zi alle prime vittorie naziste crollò il loro sistema. Prima della sconfitta, in Belgio, il governo ebbe il sopravvento sulla volontà del re. Pierlot e SpWI riuscirono a trascinare quest'ultimo in una lotta che egli non sentiva. Re Leopoldo, forse, combattè JOI. tanto spinto dal suo spirito caval!eresco e daUe tradizioni guerriere della sua famiglia e <lei suo popolo. Cedette presto. Dalla Fmnàa, dove il ministro belga si era ritirato, partl l'anatema contro di lui. Ma re Leopoldo non era, questo è certo, il respon· sabile di una precedente situazione, quella che avt. va condotto il Belgio sull'orlo della rovina. In Olanda, invece, gli avvenimenti che portarooo alla scomparsa dello stato olandese dalla scena ddla guerra, si svolsero in maniera diversa. Vogliamo dire che, mentre in Belgio, fu il re ad offrire la resa contrariamente alla volontà del governo lonta· no dal paese, in Olanda chi sostenne la continuazio.. ne della guerra fu proprio la sovrana, rifugiata iD Inghilterra. Essa il giorno 13 maggior partl daU'O. landa, mentre la resistenza veniva affidata ad efe.

&RMAMN GOEliiMG E' noto ti 12 dicembre del 1893, tn Pomerama Nell'ottobre 1914 entrb nell'avta'"one Nel magç•o 1917. t\ comandonle d1 uno stormo da cacc1a, d1viene al terrore del nemtco . Nel luqho 1918 assume 1! ccn:nando della squadra d, velivoli da oaccfa frenherr von Rtchlholen E' decorato ._ Pour le ménle •- Alto fine della guerra, per tro anni, Goering deve 1ouare per ti pane quohdiano, alla r1cerca d1 Ùn lavoro m palria e all'estero. Nella pnmavera del 1922 sposo la baronessa svedese Karin voD. Fock Sl trasferisce in Bcrviera e vede per la pnma volta Adotto Htller DiveniCI Capo dell" .S . A e partecipa alla Marcia sulla feldhermhalle •l 9 novembr" 1923. Dopo uno fuqa avv&nturosa e a:nnt dJ esHio, GoennQ ntoma. nel 1926, m Germonaa; al l!anco di H1tla.r Il 1 febbraio 1933 fu nommoto commiSSOriO deU'ov1aZ.1 0ne e Il 5 rooçg1o ebbe la dueZJone del Mmistero dell'aviaZlone alloro costituito. Il l marzo l~~ per ordltle del Fuehrer. si costituLSce l'arma cereo todesca. Le suo tquadre sotvotano Berlmo e. a! 12 man:o 1936 Il Renq libera1o. E' creato foldmarescrollo nel lebbraio 1938. La sua op<>ra dt nco11ruttor& dell'mmc aerea del .)U Rc1ch ho fatto or~ le. s~e prova vittoriose eh~ ~uth conoscono. M t'1 d 1 Gòertng sono l'qddestramento dei p•loh, lolhctefl20 dogll apparecchi, la crecmone an de l corpo Parocodu1lsn et degh aeroplam do picchiata, Qlh Stukas.

EUGEN DIESfl. E' il direttore generole delle

m<ISJ~

labbrlch" tedesclle produtulcl di 1110 ' E' ligllo di Rudolf Diesel, 1'~•-:':6: il 008trutlore dol pclml 1110!0 JII(ICCiull• peoanle. Le aue fabbrlcb•, di ...., ad Augusta e di moto~ 0 ~PI'moudo. Ira le piìl. potenti e pe,.ette be ., Eç,li • rluacilo ad applicare ~ ~ molari marini le innov<Wanl che b.,.CJ't'&VC porta1o al mototl a com llr• rr Interna per ual teneàtl e, Jt>O.....;.,.u perfe%1cnare

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H.etnltel

CLAUDE DOBHIER

E.llNST HEIMIEL • l'adeotore di van

1mpor1an11 tipi c:.erea 9ermanìc' da caCCia. da ncoomZJone •

Cloude Domter 0991 11 occupo dello

da bcmbmdamento. E" nato ti 24 9enn<Uo 18S8 a Grunbach nel Wi.u1eDJber9 E" h9ho dt uno IlO· qllll\0 del pcYH Nel 1907 fu oppc<tndtsto volontO• rio In uno fabbrica dJ macchine Nel 1911. o 1011 23 anni coetrul Il auo primo vehvolo Dal 1913 al 1922 fu capo-pr<><;~ettisto presso dtverat conhen aeronautici. Nel 1922 londà un canhere propno che dlrl9e etncora E" lnslqntto della croce dt ferro od • "dottore • honoria causa • .

:nantche e che nel 1927 crell il famoso • Do X • Nocque nel mo9910 del 1884 a Kempten nelle olpt bavar. .,, Nel 1910 entrò a far parte della • Luft.cbtflbau Zeppeh n •. Il cantiere !ondata dal conte Zeppehn per la eoetruzaone d• aeronavi.

Er-M:t

HIIGO JUNIEI1S d d&COno de1 coatru11or1 aero· nautiCi dj tutto •l mondo e co•truttore de• famoa• apparecchi germaruCl che l;..:ortano •l auo noiDo preao ù pnmo Ha 1 tanll SUOI btevettt dt volo . quello del vo!;o o velo • no! 1910. a 49 anna . Lo sua vata fUlo allora ero etata oi6 un contlnuo aussegU1Ia1 dt 1mprese avaot e~ c:nicbe e di invenz:aom; tra le qualt, 1mportonha· Hugo Junkora •

aimof quella dt un motore a doppio stoniUtfo

~el

1897 entrb come prolassore ordrnauo allo Scuola tecnica aupenore dt Aquisgrana e qua sv•luppò larg<UOente le aue eeperienze sulla concentrcuao ne dei 0011 e sul motori ad olio peaan1e. Nel 1912 coatrul a Frankenberq a proprte apese •l primo tunnel oerodlfta:mico del mondo. Nel 1915 coatrul li auo primo velivolo a motore pres.entan do un'innovazJone che poa doveue aerv1ro dJ oaempio al coetrutton di vehvoli In tutto il mondo: per let prima volto ora stato unpt<t9oto •l dwollwnin~o a aoehtutte Ja '"' -a ìma parte da qu<t9ll elementi dell"appareçcL. hno alloro CO· olrutU di oe<:iolo. l<t9no o tela Nel 1938 Junhro aeb 1l auo apparec:chao pitl. ceJebre ti orande Ju-38 con 4 motori di coDJpleutvamente 240 CO • volli. capace dJ IO poM&99•n e dt 100 000 lettere. che perca.-.. 1 12 000 chtlometn fra Londra e Singopore m oole 19 ore. La ma9910r porte de· gb enorm.J apparecclu da trasporto che geltCl1o· no le mi9liotet <Ù paracaduùoh sulla Fretncto. 1"0· landa • la Norvegaa portan~ 11 auo nom•

menti militari muniti di ptcni poteri. Esst, di fronte alla tn~o~tc· nibile situazione strategica c tattica, si vtdero costretti a Ila resa. M.t, qui, contrariamente a quello che doveva poi sucx:edere nel Bel gio, non si manifestò un contrasto fra la regina e chi dtrigeva la lotta intorno alle città olandesi. Del resto non si può dtre neppure che i capi militari olandesi e belgi st stano dimostrati particolarmente adatti a fronteggiare gli a'l'venimentt dal lato tecnico-militare. DtJITlO un'occhiata agli avvenimenti mtlitari dì quei giorni. Il piano tattico tedesco, nuova claboraztone della vecchia conceztone strategica del conte Schlieffen, comprendeva i segttenti tre puntt · l) attirare i franco-inglesi fuori dalle loro linee difensive; 2) battere le forze alleate separatamente; .:.) conquistare le coste della Manica. l comandanti in capo degli eserciti olandese e belga, al contrario,

costruz.ione

delle

oerotaluranU

ger·

Mentre era il auo paà tnllmo collaboro~ re impostò 11 pnmo prooeno d1 una gran·

de aeronave deaUnota alle traverao:le oceamche. Nel 1914 fu noml.n oto dottore .. honon• causa •· Quando Zeppelin volle lentate la coslru:uone metalhca anche

nel

campo del

alhdò

a

pl()

Dornier

lo

peaetnte dell"arlo, nuova

tmp.reaa

tl nuovo compito eh'eglt realiz2b Fondb le ofhcme • Domter Metollbauten • Oor· nter fu ti primo ad adottare per l"aviazaone i me1olh leQgeu prama quas1 sconoscJUh. Nel 1922 venne m ltoha e per al s uo vivo mterei&Q:Il).onto. tl conhere di costrUZJom aeronaubche d.1 Manna dJ Ptso dopo due anna di chauauro, uprese tl lavoro con un nuovo progro.mma dJ cos ttunoni d1 ooroplo:nl od adrovolanti metolhc1 Altra etab1hmentl aeronauttcl aoraero tn aeou1to grO'Zle al 1uo interes.aamento nn Olanda. Gtoppono. Svizzero. nello Spaqno e n<t91i Stati Umti. Tutta l'attività d1 Oornler b ata1o sempre da· retta verso la coatruzaone di tdrovolanti· nel 1916 ne coatrul ti primo con 4S metri dl apertura alare. nel 1927 coetrul ti « Do.X • che fece 1l 1uo pnmo volo soJ~ levando un peso totale dt oltre SO ton· nellate e Cl~ un tonneJlaggio doppio dJ quello oollevato do qualunque altro ve!tvolo eaatente "' quet tempi . 099• 9Lt OJ'parecchi Domter lru9etno li mare del Ncrd. quello Baltico. lo Manica e l'A· tJanhco ae11entriono1e i.n ce1"CC dt navL

.nglea1, volano eu Londra con 1 loro enormt cancht dt eaploal•o

dovevano preoccuparsi di : l ) resistere lino a che i franco-inglesi potessero costituire uno schieramento più avanzato delle loro linee; 2) .:erare di non lasciarsi separare in due o più frazioni; 3) impedire, io ultima analist, all"esercito tedesco di raggiungere il Canale. L"esercito tedesco, comunque, mise in atto il suo piano. Differenztandosi da quello applicato nel corso della guerra 1914-18 che comprendeva il rafforzamento delle tre annate tedesche dell'ala de~tra con sfondamento delle dtfensive a nord della ltnea Mosa-Sambra, il nuovo piano germanico si sviluppò al sud, tentando e realizzando l'aggiramento dell'ala sinistra alleata sulla media Mosa. In tal modo i tedeschi riuscivano ad evitare l'errore strategico commesso nella passata guerra, quello che pennise alla :>• armata francese, mandata in soocorso del Belgio, di svincolarsi pur essendo battuta.

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Ma ~r impedire. la realizzazione del piano strategtco tedesco e conseguire i propri ICOpi, i capi degli eserciti olandesi e belgi su che cosa potevano contare? Le loro linee difensive erano le segucoti, Belga : due linoe di fortilicaz.iooi, una avanzata, da Mversa ptt il Canale .Alberto 6oo al!a Mosa, appoggiantesi al grande campo tnncerato di Liegi; un'alfra «principale, che . da Anversa giungeva a Namur, segucn. do ti <orso del Dyle, prolungantesi poi fino al confine frane~ sulla Mosa. Olanda : foc. tificazioni campali a difendere la Frisia; c lj. nea Grebbe » a nord del Reno dionao.ti ad Amersfoort. Ma il comandante generale del. le forz.e olandesi, il generale Denis, si lasciò sorprendere dalla manovra tedesca. Esli concentrò tutte le sue disponibiliti su Utrecht

l

l

CDil:JlALE TESCHOHNU: Tra 1 copi da S101o Maggiore delle Forzo armate oermaniche ti paU QIOVCll'le • i) Capo di Stato MaQOIOte dell'Armo Aerea, Generale da Armata Aerea JESCHONNEK, cho non ancoro quoranren·

ne, potè dO<Ld m .., la ind001aro lo &pollano d'ero da generale E' onundo delta Marca Onen· taio tedesco In un pr1mo tempo uffic1aio da fanteria passò durante la querro mond1ale alla orrn.o oer.a e 11 dLSio.nte come a'Vlatore do caC"Clo,

Feld.mcueodClUo E. lo!JLCK Nacq""e o W•lhelaahafen 1l 30 marzo 16~ d l'J Cin."''l , nel lebbr010 1910, ccneeguat~ la hcenw hceale entrb quale alhe:e nel l Reggamento ar~t9hena. lu promo..to SOl · tolenente nal1'aqosto del 1911 e allo aeop.. PIO doHa guerre entrò m campo col auo reqg•me:"llo. Nel 191~. o aua nchtesto tu trcr,lerato Ln oV\aaone e poco dopo Pro. moaao tenente Come cop.tano Mtlch fu cotna:ndonte det Qruppt cb rlCOQ"tu..llOtte ~ e 21M • <lei Qruppo da coccaa 6, d~l 191~ al 1918. Dopo l<J nvolto <L novembre. Mllch andò allo guardaa del conl1no onenlole 6d ebbe al comando del repat· to 412 Quando qla aviaton •edeachi hm· tcrono, dopo lo amombramonto delt'avaouone tedesco dJ cost11ulre almeno una poh z1a aerf'o Mllch nel 1920, dlv&nne camando:nto d• 4nO stormo della pohuo oer~o della Prusato Oneotole con Ql.iOf • n1910ne o Seei'O"'ppen . La YolontO cieoh allecu cos1rm1e lo pohna aerea tedesca allo ICIOQhmento Runo.nevo un'uruco poutblhtò d1 mantenf!'re o cuatodue lo sptnio avtatono del SXJpo)o tedeeco hno all'avvento d1 temp m19h01'1 t'avJCtZJone CIVlle, Lo pnma Lnl%)01lVQ ln popos1to neUO O.nnarua onentale lu quella dello Soclolb Anonlllla lloyd O.llluq - Malch entrO o farne parte du.çoendo dalla bne del 1920. la SocieiO d1 0"1\CIZlone m•r · canhle della posto aerea d1 Dannco Nel 1923 Molch preoo lo cLreuone della So· oet6 aereo Junker• Nel 1926 (u fondata la • Luhhanso • e MtJch Vi entrO a far parte come membro del coruuqlto d1 da· retione Allorcbè uno de1 membr\ abban donO lo &OC1etò. Mdch c:.auna.e Il po•to d1 r•tponaob•le anche per Il ram:o commeraaole Se m queç-h anni le coalunt cazJon1 oer" tedeache • malgrado tutte le dalhcoltò e oh ostacoli Jnlernt ed eatema ~ hanno potuto prendere una po~ a.W.one domlnanto 1t1 Europa e noi mon· do. 10 bruC1onll problonu dello avaluppo della lecnaco avaotona. apeaalmente queUa uguordanti una Mmpre maoo•or •acu.r•uo d• volo, hanno potuto ONere u · 10h1 ooll"avunione cav•lo tede-aca. se 1 Joro londomenh oroaruzzoHva e coro.mer ~ c1ali hanno potuto a.orviro di base C1d uno completa ucostrut.~one aviatorio. tu Ilo queeto i an oran pa:rle menlo d, Erh.ro1d ~.il]ch Com• "9tetono e rOPPfOSentante del Mu:u.stro dell• comun1CCXZlOnl aeree e comandante 111 capo dell'anno aereo

tedesca, Mtlch ebbe nel 1933 Il !Jrodo di colonnello e nel 1934 queUo di m<Jo· o•or genercMe. DoJ)O la cocUtuziooe ufhciale dell'anr>a -~ todeeca fu P<'> ma.ao oel J93S tenente generate, nel

1936 Q•nerole d'cn-laziooe • ora colonnello 9enerai.. relc:hiDar..OOIIo Go.

n

ri.ng non pot•va chiamar• a M . quale

collo.bonrtore, uomo ml9llore di !ololch, In

CUi ai fondono un·.,eroio fel'r'eO ed una •.nceuante attl•llò, una aurcrvlgUoeo JUQ:·

IJimlnm>l<l ed una profonda cona.cen:t<J

.i

• .__ICiioiGI ... IO AJ.IEIITO UIISELIJI'G ,.......... . il 30 novembre 18S5 Nato a WarktsteU-fr~co;.: cominciò )p carriera da un con.sjqller• J.CO os t •• alla QUerTO mondiale militare nel 1904. Prew parmando di brf9a1a d 'a rti· ""- aJutonto .,......., di 9uerro di HC<>n· 9 Ueria Nel 1918 ebbe IJUerra • stato Capo da cl..... l)w<Dito od ora • c:apo della Il. della rlolla aerea

'f.: Croce 1u"'a

dei YCDb compili e pableml dell'erri~· z!one oormanlea. Nel 1!137 ebbe Il ciJ. otlnll•o d'oro del Reicb e l'...,.o dopo fu promo1110 coloonello !Jenerale e poi lopet· t0 , . IJ..,erale dell'arDO oe~. In oceolio» del recenll anoeal~Doatl, Wilcb. ha corJMOuilo la nom!Aa a Feldmar-.allo e Capo della rlotta Aerea V.

minacciata da una colonna che io realtà, secondo il pi~o tedesco era soltanto dimostrativa. LI vera lllliW:cia proveniva da sud della Mosa attravet: so il terreno alla8llto mtocno a Breda, il ponte di Moerdijk e Rotterdam. Il giorno 10 maggio le for· :te armate dd Reich iniziavanO la loro marcia, il giorno 14 si arrendeva il grosso olandese completamente accerchiato. I belgi, dal canto loro, dove· vano difendersi sulle loro linee fortificate. Ma DOli resistettero e le annate di Hitler, io tre giorni passarono attraveoo quelle che erano coo.siderak le opc: re di difesa più formidabili dd mondo. Ancbt quet


-

G-. W. VOli lliCIITHOFEJf Comandante In capo di un c:orpo d'armata aereo EqU eomand6 la legione Condor In lapagna: l

Il.........

D....-te l 1-"1 ....U •vJie ...... .-1,...._ clell'la;tldltenu. 9U eq~ •.u·crr~a~eoae 81 rtlocilla<>, cd.__._ cd --.do dell'u;;•••'o Ecco J>ilola di cd - o

.-.atti •

O...erule IRUJIO LOE.II.ZD

-re

capi militari non seppero far altro che rimanere ad una concezione della guerra vecchia di almeno venti anni. Erano entrati in guerra senza credere alla necessiti di essa, forse per difendere soltanto il fantasma di un amor di patria vecchio stile che non aveva più ombra di realtà nel quadro delle forze che og8Ì operano sullo spirito dei popoli e degli uomini. Il loro scopo strettamente nazionalistico era destinato a fallire an. che pra.ti~en~ poicM non poteva più

Nacque il 22-1-1891 a Flchtenau. Nel 1911 ...,trl> come alfiere nel reggimento Baci. l. R. n. l 12, e venne proJDOSeo aottotenente nel gennaio 1913. Dopo alato alle Scuole di pilotagglo militare di liab&heim e Fnb11r9o (agosto 1914). tu traalerlto, nell'ottobre dello oleuo anno, al reparto -tlluU piloti 25 dcwe presti> oerrizio lino all'ottobre 1915. Nell'aprile del 1916 tu ferito In uno scontro aereo nel cielo di V erdun e nello oteoao meaa eonaegul la promozione a tanot:\e. Dal qeane21o 1917 fu capo dello otormo da caccia 26, poi eomcmdante della squa· dra da caocia 3 dove, nell'ottobre 1918, tu promaoao oapltano per meriti apeclall. CompleaalY<DIIClte bo abbattuto 44 ap_.:hi anersarl. Dopo il auo ritiro dal ~o ...U'eaercito, avvenuto nel marzo 1Y20 o1 c:lediel> ad at!irltà cooneua ean 1'anazlane. Rlpreae

Hr'llzlo, come colonnello nell'arma aerea, nel 1935.

Dopo cner anato di-reral comandi fu namlnata, nel mano 1937, commodoro di una squadra da eaocia. nell'aprile 1938 t.pettore degli apparecchi da eaocia. Contemporaneamente Tenlt'a promooao mogglw gen.. rale. Ife) qenne21o 1939 comandante dl dlvlalone aerea, nell'ottobre 1939 comandante di oquc:dra .,..._ nel geanolo llMO promouo leDente gene.r ale. Dopc> U Ralc:h· 8IDalMdallo Goerlng i U primo ulflelale dell'arma aerea tedNCa che porti, Ticino alla c:l'OCe eli leno di CC11'0l1Me, l'ordine c Pout le urlte •. Nel lu.gUo 1940 • olato promouo a qenerale d· aTiaaloae.

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raccogliere intomo a sè l'adesione unanime degl,i._uomini che le ci.rcostanze chiama.va.no alla1otta. Tali i capi destinati a comandate gli eserciti e i popoli delle tre nazioni vinte. Gli avvenimenti stessi susseguitisi in un tempo tanto breve da far stupire il mondQ, ma già quasi prcvedibili e perfettamente oompttnsibili all'occhio di chi era in grado di rìCJ)Il()S(Zfe le forze operanti_all'interno dei paesi che abbiamo considerato, sono oltn:modo sintnmatici ed offronQ lo spunto per coasiderui'òol di carattere generale da cui sarà, impossibile prescindere al momento della cessazione della Jot. ta. Con ~~-. campagne dell'esercito tedesro in Norvegia, Olanda e Belgio si è infatti dimostrata l'assoluta incapacità di, tlJtl;l, una dassc dirigenté, ivi compresi i sovrani stessi d~li stati democratici, a reagire tem)?,e5tiv~ente ~ ; a ·~elle che sono le nuove necessità. dci popptr ea an~ a comprendere, JlQQ 4.icia.m{)~}1rofeticamente l'av-Rnire remoto, ma i risulltti,~ le componenti e il signi.fi.cato di un ~ ·~uovi~ di. storia mondiale, quello iniziafosi~ il gromo in cui i popoli·-europei deposer6'·1e: anni :dopo.. il conflitto mondiale del 14-lS;e :che ~te vedri. la sua fine. solta.o.to;ìi giomo in cui saranoo vinte e compi~ ~pa[se le foJZe oggi opponen-

tisi al& comprensiqne dei teali b.iqo.i.di tutti i popòli qvili. '


E' D.\_ LI; l che h isogna cominciare, Se pure con uno storzo di mcm?na. D?po tutto era il Capo dello Stato. Il suo nome c il .,;,o., anommo · », o rnava copiosamente il ' JourfUil r·~ Off . . · dc.1 nom·1 d'1 r· ranc•a •c•~/ e. 11 .suf! volto senza rilievo le aule scolastiche c le aule mumc•pa.h: L, Ehsco ha ospitato tre tipi di presidenti. I presidtllti c~~ ve.lleJta d energia, i presidenti con velleità d'eleganza e i preSI enti con fcrm~ volontà di star nascosti. Il primo ti~ non fis a~uto ~ortuna; a t tre personaggi che lo h anno incarnato è toccato d.t ]~SCia; la suprema dignità prima del termine : Mac Mahon, ea. Slmtr Pen~r, Al::,s~andro Millerand. I presidenti del tipo di 1115!0 sono sta\1 c!ue: Felix Faure c Paul Deschanel. Félix Faure frcquen. t.a'·a le case celebri della duchessa d'Uzés, e a T sarskoje Selo sostenne con onore la rcsponsahilità di far vedere che anche il Terzo

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ALB&RT LEBRUN Al.BE'RT !.EBRUN nocque a Mercy·le·Hau! ti 29 agosto 1871. Nel 1920 fu nominato aenotore e delega~o alla Soctetà delle Naz:oni Nel 1926 divenne vico-presidente del aenato e preair dente n.el 1931 11 lO maggio 1932, d'opo l'ucc•uone di Pau! Downier fu elello pesi· dente dello repubblica e ucletlo n~l 1939, Out lo vediamo alla festa del 14 lugUo. cmnJversario doHa preso della Bostlqha, prem1are gh ulticioli deU'Esercito e della Macina._

Stato sa star henc a tavola. lJeschancl, durante una riunione politica, prendeva in disparte il marchese di Castellane, c gli domandava se aveva comprato la sua cravatta da Trcmbctt o da Charvct. Entrambi sono usciti di scena in circostanze strane. Uno fu trovato morto di sincope ne[ suo salotto dopo una visita femminile, l'altro, tut guardiano d i passaggio a livello se lo trovò davanti di notte. in pigiama, errante lungo la linea dopo il pas~O del treno presidenziale: « jc 'l:ais bic11 vous étonner, je suis le president de /11 Répuh/A'<}ue ». Fu preso per un pazzo. Lo era. . Ad atteggiarsi invece secondo il terzo modello, si poteva esser sic111i di .arn· vare serenamente alla fine del proprio settcnnato, e anche di farselo rUUIO. ,·are. Qualche volta è \·ero, un anarchico poteva intervenire con un CO~Jl;" di rivoltella o di pugnale : vi sono anarchici talmente sensibili all'autonta, da avvertirla perfino in un presidente della T erza Repubblica. Ma ~ <:"~ era raro, c a rendcrlo più raro, bastava diminuire ancora le occasJODl dì dar segno dì vita. Albert Lebrun non domandava di meglio. Ha conservato questa abitudine per tutta la durata del suo .regno. Innumerevoli cr isi hanno tormentato la Francia durante il suo primo sett~~oa'?: il 6 febbraio; il conflitto della Camera con la Banca di F rancia; la cns1 ~ piea; l'avvento del Fronte Popolare con la girandola di scivperi che lo festeggiò• la guerr a di S~a~na ; la cr}si di Monaeo. I:a pa!te . del Capo dello 51110 sembra esser si !mutata a. stnnger la mano det mtms~t che Palazzo ~ gJ.\ mandava, e di tanto tn ~anto a v~rsare. d~ll.e lagnme : almeno, Iagn Carlo De G<mll•· crtt""""""'"'~ :o~~~= con grandi goccioloni di p1anto sclùzzanttgh mtorno alla testa e~ 2. D geoeral-_da:r• 1 traa..-1 c:be ooc odioJ'AO 6 ofUIJIIo Jt40 la cui "' letto in mano lo abbiamo visto raffigurato dai caricaturisti di tutti i 11

,..c1.,1..,. ,&.:~e, dtD" a ...rru ~ratt~c:-ud ""' ..~criO ~-"' ... a.,acr

JJa dlfeea DCP~~oa<de.


CEN. WEICJUfD Il GEN. WEYGAND è nato a Brusselle nel 1867, loe<> gli atudi In Francia ed enlrb o Saint-Cyr nei 1886. La aua carriera, fino al 1914, lu quella d'un brillante ulfiçlale di cavalleria. Il generale Foch lo prese con d come Capo di Stato Maggioro della IX Armata. Dopo la Mama, Weygand lu nominato Colonnello. Promoaao Generale nel 191ò. Dopo la guerra, occupb le lun:donl dl Segrelculo ;,enerale del Comitato mllltare alleato di Veraaglia. Quando la Polonia è tnvaao dalle truppe oovietiche è Inviato a Varaavla per aiutare gU aforzl del Maresciallo Pilauclsk; e lo aiuta ad arrealare l'illvcatone alle porte della capitale (lugUa-ogoato 1920) . Capo di alato maggiore generale lino al 1930, rioccupb Ultimamente il poato auccedendo o Gamelin.

JUfDIIU NAGJ:NOt Nato nel 1878 è l'Ideatore ed Il coolruttor• della: lam<>S<J hnea dilenalva franceae. Nel 1914 era deputalo e meu>bro del gabinetto franceoc; arruolalo nel• l'eeercito come aempll"" aoldato Nel 1922 era mi· nlalro deUa guerra. Nel l~orl IOOCtando l pia· nl COIIlpleti della « linea: • ~ ..-1<>1(•,._, .,DIW'e OliO OOIWl..JI>l~.!lw:'

Era, si dice, l'allegoria vivent:: dell'inoffensi. \'ità: è fama che, investito da un ciclista e buttato a terra, gli avesse regalato cinquecento franchi invece di chiamare le guardi:: c fargli fa re almeno contravvenzione: e allora non era ancora presidente, nel qual caso il gesto avrebbe avuto un sapore di magnanimità. Le sole parole che abbia consegnato alla storia sembrano essere: popò popò. Almeno, così racconta John Gunther: dopo la sua elezione, mentre posava per il cinema con tutta la sua numerosa famiglia, uno dei nipotini si mise a piangere, ce il benevolo Lebrun lo prese sulle ginocchia, cullandolo e dicendogli: popò, popò. Aveva dimenticato la sonorizzazione, e le sjortunate sillabe suonarono per tutta la Francia:.. La cosa non sarebbe tanto grave, e in fin dei conti potremmo anche gustare quest.l semplicità patriarcale e domestica. E se Le-

brun fosse rientrato nella vita pri. vata al primo termine della sua carica, la sua figura potrebbe com. porsi nella dignità d'un simbolo: il simbolo di un co'stume bonario e modesto. Ma quello che turba la nostra buona volontà a suo riguardo, è il fatto che si sia lasciato eleggere per la seconda volta. Di fronte alla crisi che si stava preparando, e della quale a nessuno, e tanto meno a un Capo dello Stato, era lecito ignorare il carattere decisivo, di quello di cui gli si può chiedere conto : giacchè, o si è mo. desti, c allora non si insiste a fare il Capo dello Stato; o si vuoi fare il Capo dello Stato, e allora bisogna saper non essere modesti, almeno per cadere con qualche bagliore di grandezza quando il destino assegna la responsabilità di apparire l'ultimo rappresentante di un regime, che ha pure avuto le sue ore di luce.

Dov:: sia attualmente il signor Lebrun non sappiamo. Comunque è certo che non si trova in una prigione di Stato. Probabilmente rimarrà l'unico degli uomini che sono stati al potere in Francia allo scoppio della guerra, a rimanere a piede lib::ro. Il governo di Vichy ogni giorno ne manda in prigione uno nuovo. Prigione. per modo di dire: si tratta in generale di castelli, con parco, alberi, e gendarmi ancora de ferenti per i vari c nwnsieu,. le présidc11t,. che vi sono ricoverati in attesa di giudizio. Comunque, chi avrebbe mai immagi. nato una cosa simile fra colleghi di Palano Borbone? Forse, nei momenti di estremo pes. simismo, Daladier o Reinaud avranno intravisto la possibilità di essere ghigliottinati o fucilati per ordine del camerata Thorez: ma esser deferiti a un tribunale speciale per ordine del deputato di Au~rvilliers!!

Daladier. Ricordiamo certi suoi discorsi, prOnunciati nei primissimi tempi della guerra, durante l'offensiva tedesca in Polonia. Unr-bella voce, che sembrava parlasse in alessandrini. .li .&liLJ.O (So,..U.. • ,.... 674)

L l' t• l N A C)(l l


Il... GENERALE DELLE 4 G1JER.R E

.)

NON LONT ANA dal porto di Helsinki c'è una casa semplice e moderna, a un sol piano. Le cinque finestre aperte sulla facciata guardano if mare. Sullo stemma che sovrasta l'ingresso, il motto: «Candida pro causa, ense candida • (una spada pura per una causa pura). E' questa la casa del Maresciallo Mannerheim. Dentro, l'arredamento è sobrio ed elegante. Nella camera di riposo un vecchio e duro letto da campo, due seggiole di legno, un rozzo cassettone, e sulle pareti, poche stampe di soggetto equestre : è tutto Carlo Gustavo Mannerheim è. nato nel 1867 nel Castello di Louhissari, presso Vilnass. Il futuro generale vi _passò_ tu_tti gli anni_ dell'infanzia e della pnma gwvanezza; ann~ no~ completamente sereni perchè segnano il periodo della decadenza materil\le della sua famiglia. n piccolo Carlo Gpstavo _frequ~ta le scuole pubbliche. A sette a~i nvela gt~ un carattere chiaramente denmto. Ha eredib;to dagli avi virtù cavalleresche e dal pad~~ l ~r gli studi e per le letture e un melimore pe . di poetico che non nazione al romanttco e . . l'' l'ha mai abbandonato, e di CUI recano tmta anche le vicende guerresche che ha p~on t .. tutto questo si ·uniscono una stravtssu o. n. à ·ccata ten dinaria forza di volont e una sp! · or alla riflessione e al ~onam~to. denza. h ·m pratica ogni esercu:to sporttvo Manner et d' · esto cam n facilità incredibile e JVIene pr . co . . coetanei per il nuoto, cace1a e pion~ de! suOJB chè l'ambiente che Io drJ'equttaztone. en ogni sua preparazione el~~ntar~ e conda, .1a uesto pnmo penodo de1cosa, ssano durant~ q ed · ù deside. sclustvamente sv est, la sua VIta e na brillante carriera, lo rio d'intrapr~dere. ~erso Pietroburgo. In un spin_ge ad OJ"!entarst repararsi all'ammissio~e solo a_DDO,. dresceaa !nti entra all'Accadenua all'ùnJVC:rst !: e e doti fisiche le sue t~­ Militare nt~Sfl· ~l su rare qualità d'intelhdizioni fam.ilian, e sue

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heim ha l'ambito onore di essere prescelto con un suo collega,. u n. rus~o pu~o sangue, per segnare il . passo davanti il baldacchmo 1mpenale. 11 futuro generale non dimenticherà questo m~mento solenne, quando suonerà per lo Zar l'ora f;~tale. P nma di aver finito i quarant'anni Mannerheim è già tenentecolonnello. Il suo soggiorno nella: capitale russa è interrotto sol. tanto da frequenti ma brevi visite in Finlandia. · Intanto _la Finlandia si agita irrequieta, mentre il governo.dello Zar stnng~ e r~rza i freni. Gl'irredenti gli fanno giung~re dalla Patna sollecitazioni e appelli, Mannerheim sa che non è ancora giunto il momento della riscossa c che ogni intèrvento sarebbe ora intempestivo, ma non è trai'Kluillo. Un riflesso di questo turbamento si manifesta anche dentro le pareti domestiche·: Anastasia, la moglie russa, lo lascia e va a vivere in Francia. Nel febbraio del 1904 lo scoppio delle ostilità russogiapponesi offre a Mannerheim un diversivo inatteso. E' la sua prima guerra, e per quanto egli speri che a una disfatta russa segua la liberaiione de) suo paese, la sua natura retta e leale lo fa accorrere in difesa dell'impero non appena la notizia della prima disfatta giunge a Pietroburgo. Nel 1905, intermediaria l'America, la guerra ha fine, in modo inglorioso, come tutti sanno, per la Russia. Mannerheim ha però compiuto il suo dovere di wldato. Ma il cittadino firùandese non dev'essere completam:nte soddisfatto di sè, se nel 11)06 chiede di essere mandato in missione lontano dall'Europa. Lo Stato Maggiore russo aderisce alla sua richiesta e gli affida un incarico assai delicato, che soltanto un uomo del valore di Mannerheim potrebbe condurre a termine felicemente: un'inchiesta etnico-politica nelle regioni semideserte della Russia asiatica fino ai monti Kirghisci e oltre, attraverso l'Astrakan fin sotto Pechino. La missione vi: ne condot~ a termine con quella scrupolosità e quella competenza che hanno caratterizzato tutte le imprese di Manncrheim. Unitosi ad uno studioso francese, che compie per con. to del suo paese una spedizione scientifica in VEHCllSLAO MICAILOVIC MOLOfOF quelle stesse regioni, si addentra in zone inoNacque a Moa<:a nel 189() da una vecchia famispitali ottenendo notizie preziose. Lo stesso 91ia della borqhesio imperlale . Nel lro6, entrò Mannerheim dichiara di avere rischiato la vi. nel partito comunlata. Quando Lenin sali al r.c· tere. Molotof fu nominato pres.ì dente del comi· ta più spesso durante quella spedizione che lato esecuhvo di NiJnt Novgorod e in seguito nelle sue quattro guerre. capo del partito uci'Qlno. Nel 1921 Ieee porte Compiuta la missione, ritorna in Russia. Po. del C.,mitato centrai• esecutivo e nel 1930, in conaiderel2J.one della aua vaata attività fu noco dopo viene promosso gènerale e gli viene mlnato presidente del Cons.ioHo dei Commissan assegnata come destinazione Varsavia.' Man· <\el popolo. Il 3 maq9lo 1939, dopo la caduta di nerheim è infatti a V arsavia, col grado di ge. Litvinof, fu nominato anche commissario del J:O· polo per gli esterl. fu uno del più convinti faunerale di brigata, quando scoppia la guerra tori dell'accordo russo getmCJJlico. E' stato anche mondiale. E' la sua· seconda guerra. giornalista battagliero e · da giovine eaord\ &ulla Mandato a combattere sul fronte austriaco, • Provdo •· In seguito Ieee p ente del con&iglio duettivo dello « lsvestla •. egli dà per la prima volta la misura delle sue possibilità tattiche in un'offensiva che sferra di sorpresa (non ne informa neppure il suo Quartiere Generale). Riesce anzi ad accerchiare il nemico, segnando la prima grande vittoria russa sui tedeschi. Lo Zar gli fa pervenire il suo encomio solenne e gli conferisce una delle più alte onorificenze : la Cr~e di San Giorgio, e più tardi il S!lO avversano· diretto il Generale Ludendorf, esprimerà nel· le sue 'memorie un giudizio assai lusinghiero sull'abilità strategica del Generale Mann~r­ beim.. Promosso Comandante di Corpo d'Ar· mata, passa sul fronte romeno. Siamo ~cl 1917 ·e il conflitto interior.e del generale {l~· landese al servizio dello Zar non è ancora fl· solto. Più egli vede indebolirsi la potenza del suo protettore, .meno ha il coraggio di abban· donarne la causa. Con la caduta dello Zar~ cadrebbero anche ~ vincoli di devozione t d! graditudine che lo legano a colui .nelle maru del quale ha prestato giuramento. Ma qualcosa lo induce ancora ad esitare. d. Mannerheim non ba fiducia nel governo 1 Kerensky. Quando questa sfiducia è divenuta certezza, un provvidenziale intervento del dt· gtriza e Ja sua spiocafa disposizione per l~ car: stino precipita le sue decisioni: durante una. riere delle armi ne fanno un eleJ:?~nto ~~ P~t:­ cavalcata cade e si ferisce abbastanza ~v::1 ordine. Uscito dalla scuola mthtare d gto. mente. I medici gli prescrivono due m:sl ~e barone Mannerheim~ si aft~ prest~ immobilità. E' quello che occorreva. MaD· negli ambienti della capttale . zan~ta e alla nerheim ancora infermo parte ~r Qdessa. Corte d ello Zar' dove v1ene sntrodotto quindi si . reca a Pietroburgo. a pr:sentarc· t sessa f · 1· · alie alte relazioni. della sua. amtg ta. le dimissioni e a Natale gtunge, ancora. graz1e h . . presto il beniammo del1e stgnore, c e D IVIene .zoppicante, a Helsinki. · al'tà d' al' lo ammirano per le sue qu l t . cav: tere Intanto la seconda .rivoluzione ru5;5a ':; po~­ straordinario, d'elegante ~tleta e di. brillante tato i bolscevichi al potere. Bisognoso 1 li. . l Un nobiluomo di Corte gh concede sensi e di alleanze Lenin ha proclamat~. a · · u ffic1a e. . Alla· in moglie la figliuola, Anastasia. mcoro. bertà della Finlandia, ma il timore e 1UJCCrnazione dello Zar Nicola, il giovane Manner-

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tczza sono nel cuore di tutti i finnici, e questo stato d'~nimo crea il disordine e rende impossibile qualunque assestamento. Mannerheim non vuole un'alleanza bolscevica: la sua natura, le sue tradizioni, la sua educazione e la sua preparazione militare, tutto in lui è avverso ai principi comunisti. D'altra pàrtc: i membri del Consiglio di Guerra che si è costituito ad Elsinki $<)tto la pre~idenza del generale Charpentier, sono per un'alleanza con la Germania. Ma Mannerheim che, .come generale russo, ha combattuto sino a ieri conft"o la Germania, ritiene anche questa possib1Iità inaccettabile almeno per il momento. Invitato ad assistere alle riunioni ,del Cottsiglio, dopo la t~rza seduta mani"fèsta, senza riserve, il 'u" punto di vista: i lavori del ConsigHo sono una specie di tela di Penelope, l'incapacità e lo scarso desiderio di agire impediscono di fronteggiare l'opposizione che sembra decisa a sabotare ogni decisione del Consiglio. Man. nerheim finisce col proporre la creazione di uno Stato Maggiore pèrc~ sia possibile di organizzare un esercito, poìchè Charpen.tier solleva obiezioni sostanzialmente, contrarie, egli dopo una vibrata protesta abbandona la riunione. Altri seguono il suo esempio e cosi la seduta ha fine disordinatamente. Nella confusione generale, una cosa è stata chiaramente compresa: chi è l'uomo destinato a prendere le redini di quel caos disperato. S'invita: pertanto Mannerheim ad assumere il Comando del progettato Stato Maggiore, con la collaborazione del generale Carpentier, ma questi, che non vuoi essere secondo, preferisce declinare l'incarico e lasciar libero il campo. Il primo passo che Mannerheim compie presso I'Ambàsciata francese di Pietroburgo perchè sia messo a sua d.isposizionè il presidio francese di Murmansk, viene respinto. Contemporaneamente la guardia rossa entra a

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llaahlal lloalaadesi la ... c-qe·•-to d.:..-.. .... Helsinki e con l'aiuto della guarnigione russa che in parte è rimasta nella capitale finlandel>omb=d-lo - · . se, vi stabilisce un soVìet. lJ. generale Mannerheim è dunque dispenitanfente solo, e con persona di un principe di Hohenzollern che, pér desiderio di Guglielmo Il, fu subito sosti. i nemici dentro casa, quando, rompendo ogni tuito da un membro della Casa di Hessen. Ma indugio, apre il fuoco. Il primo comunicato finita la guerra mondiale, dimessosi e partito dei' febbraio 1918 suona· stranamente familiail conte tedesco, il parlamento elegge Maflre ai nostri orecchi dopo la recente campagna nerheim governatore dello Stato. Egli è a Pa. finno-russa: c La nostra truppa locale che di. rigi qaando gli viene comunicato l'incarico. sponeva soltanto di quindici fucili è riuscita Torna in patria e assume l'alto ufficio ma ora a disarmare cinquanta russi e si è impadro.. nita di un importante _.deposito di armi :t. invidie e rivalità politiche gli rendòno anc.:>r Azioni numericamente 'modeste, ma che se. più ingrato il difficile compito. Sei mesi doPo gnano sempre un attivo per le truppe di Manall'elezione del primo presidente effettivo del. nerheim. si succedono nei mesi seguenti. Nella F inlandia, Mannerheim deve lasciare il suo l'aprile, il concorso tedesco facilita la sua ope. posto. Per la seconda volta, nello stesso anno, Mannerheim lascia il suo paese e quando vi ra. Dopo trattative svoltesi tra la Costituente ritornerà, qualche anno dopo, condurrà una finnica e il governo di Berlino, un contingente di truppe tedescbe giunge in Finlandia. Lo vita strettamente privata tenendosi lontano da scopo della Germania è quello di S!>rvegliare ogni cura politica. · Soltanto nel 1929, cedendo alle insistenze un eventuale sbarco degli-inglesi a Murmansk, dei connazionali, accetta la presidenza della ma gli uomini passano immediatamente agli Croce Rossa Finlandese e di un comitato di ordini del generale Mannerheim. Arricchito il assistenza all'infanzia. Ha già passato la ses- • suo esercito di un discreto numero di uomini, di 40.000 fucili e di sessanta mitragliatrici, -santina; nel quindicesimo anniversario della sua vittoria, il vecchio Svinltufvud di nuovo c:ui si aggiungono presto due aeroplani, alcual potere, lo nomina ~L-lresciallo, legalizzando ne: stazioni radiotelegrafiche ed altri senrizi, una specie di plebiscito Yotato dai suoi uffj. Mannerheim sferra con rapida e segreta pre-· ciali i quali gli hanno fatto spontancamcnh; parazione un'offensiva di sorpresa e con una omaggio del simbolico bastoné che compete a battaglia decisiva che i tecnici annoverano tale alto grado. Nel 1938, compiuti ormai settra le più grandi e magistrali dei tempi moderni, riesce a tagliar fuori il punto· strategi- . tant'anni viene nuovamente nominato capo dell'esercito. Il primo soldato di Finlandia ac. co dell'armata rossa : Iampere. E' la vittoria. eetta ·con perfetta disciplina la nomina che Poco dopo anche Helsinki cade sotto' la presconsidera un ordine, e con l'antica, inesausta sione dei nazionali e dei tedeschi. energia, riorganizza le forze armate e a di. Si trattava ora di dare alla Finlandia un spetto di tutti i ~ se :t e di tutti i c ma :t pro: assetto di pace. Ma a questo compito, Mangetta e realizza la linea Mannerbeim, !a cu1 nerheim preferi sottrarsi. Andò a stabilirsi in efficacia è rìsultata anche troppo ev1dente Svezia. lncèrta tra tendenze repubblicane .e nella· recente prova. monarchiche, la Finlandia eleggeva intanto, attraverso il parlamento, un reggente nella

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DOPO IL 1919, vinta la guerra c ·ripartite a quasi suo esclusivo profitto le spoglie della Germania, l'Inghilterra era convinta che nes. suno ormai avrebbe attentato più alla sua potenza politica e alla sua prepotenza economica. Il rivale più pericoloso e ra a terra per sempre e la guerra, data l'esistenza del meccanismo complicato della Società delle Nazioni ( in cui buon numero di Stati costituivano le docili pedine del grande giuoco britannico) sembrava relegata fra gli strumenti del passato come il rogo e le cariche di cavalleria. Le conferenze, economiche o diplomatiche, avrebbero om1ai sostituito le campa. gne e l'oratoria dei comitati della Società delle Nazioni, le battaglie. Era di moda, dopo il 1919, essere pacifisti in Inghilterra : e questo perchè, avendo mandato la pace al domicilio coatto si era ben sicuri che la guerra non fosse più necessaria agli scopi della politica inglese. Il significato del pacifismo inglese è precisamente questo. Come si vede l'ideologia era una forma di superbia. sotto cui si nascondeva la sicurezza di essere una nazione ormai inattaccabile. Ma con una evoluzione costante, e malgrado le dichiarazioni anarcoidi degli studenti di Ox ford c di Cambridg·c, i quali giuravano che non avrebbero mai combattuto c Por. Hi.s McJjesty •, l'Inghilterra, man mano che l'Italia e la Germania diventavano più potenti, passava dal pacifismo più roseo al bellicismo più furioso. Dal 1935 i.n poi I'Inghilter_ra è nettamente bellicista ed alza la voce mmac-

bellicista, in Inghilterra, è cosl possente che il primo ministro conservatore Nevillc Chamberlain (il quale sa troppo bene che dietro tutti i clamori di guerra c'è un esercito in embrione· cd una flotta non preparatal è costretto a dirigere tutti i suoi sforzi verso lo scopo unico della conservazione della pace. Non bisogna credere che egli non voglia la guerra. Al puritano Mac Donald, convinto fautore del disarmo, è succeduto un altro puritano che è furioso anch'egli, come tutta l'Inghilterra, contro i paesi totalitari, ma che deve cedere perchè la Gran Bretagna è ancora troppo debole. Nell'agosto 1914 il ministro John Morley si dimise perchè l'Inghilterra entrava in guerra. Il t• ottobre 1938 il ministro Duff Cooper si dimetteva perchè l'Inghilterra non faceva la guerra. Però oggi che Londra brucia e l'im. pero si sgretola, Duff Cooper è al potere, sottd la presidenza di Winston Churchill. E con lui ci sono Eden e tutti gli altri apostoli della guerra preventiva e della crociata universale contro gli Stati totalitari. Tutti coloro, cioè, che di questa guerra di mondi hanno fatto lo scopo ultimo della -loro vita politica. Un disegno pubblicato all'epoca in cui Neville Chamberlain veniva nominato primo ministro, lo rappresentava nella sua occupazione favorita, la pesca alla lenza; sotto il disegno vi era questa battuta: H e hos fishcd mony u•atcrs. Egli ha: pescato in molte acque. Quindi il campo particolare in cui il nuovo capo del govemo inglese avrebbe agito doveva essere la politica estera. A Monaco sembrò che avesse trionfato del parlamentari-

laola di Wiqbl 1939: Ro Gl<»vvo VI d "IDQblltorra, '-' doU. Indio , olco d al ~o bt ceepC191io del • uo oiutaole di çumpo.

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>DHl. :\la era rtu~cito soltanto a convincere il suo paese che non si poteva fare la gue:rra contro chi era più forte dell'Inghilterra, la quale, in tutta la sua lunga storia la guerra l'aveva fatto soltanto quando l'avversario era stato più debole di essa. Dopo ~onaco Chamberlain, divenne l'araldo della riscossa democratica; l'affossatore, in nome di tale riscossa di una delle più care tradizioni inglesi, la esenzione dal servizio militare; l'assertore del più gran<le piano di riarmo che: la storia in· glcsc r icordi e, anche, il responsabile della più vasta disfatta diplomatica britannica. Colui che era sembrato nel settembre 1938 ti simbolo della volontà di pace dell'Impero britannico, diventava, a partire dall'ottobre del 1938, il banditore della guerra santa -e del lamoso sistema di alleanze e di garanzie che avrebbe dovuto puntellare il pericolante_ edl· ficio imperiale. La catastrofe di Norveg•a ~? tolse dal potere, in quella che sembrò la ~su critica ora della storia britannica. L'anuco piantatore delle Isole Bahama, che pe~ volontà del vecc-hio Joe Chambzrlain, c m1sssona· rio dell'Impero ~. non era stato ritenuto capace di seguire g li studi universitari ed era stato mandato a navigare, per sei anm, {(3 gli atolli coralliferi, conf-ermava con il crollo dell'edificio diplomatico e dell'attrezzatura m•· litare da lui creati che il giudizio di suo pa· drc era stato esatto e che l'Inghilterra avev_a errat o facendo di questo lento e metodico 11)1nistro delle finanze il suo capo nel momento più tempestoso della sua esistenza. Ora ~h~ la barca incomincia ad affondare, Nev1llt ChamberlaiR è stato gittato a mare come una zavorra inutile e dannosa.

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:\J timone ddla barca naufragante, al momento della di.

sfatta francese, cd ora a quello del partito conservatore, gli succedeva Winston Churchill. 11 mondo ~ stato lar. gamcnte illuminato su tutti i lati del carattere e su tutti gli asp::tti dell'azione dell'attuale capo del governo in. glesc. La sua storia, e quella poco pulita della sua fa. miglia, sono universalmente note. Ma questo tenace di· struttore dell'impero inglese, in cui, il Regno Unito, come già in Chamberlain riconobbe a lchi-p of the old block, un ramo del vecchio tronco, e che, come nel 1914, fu nel 1939 il più convinto tssertore della guerra, ha il solo merito di aver fatti suoi quelli che sono stati gli errori fonda. mentali della politica inglese de!ruJtimo ventennio. Egli ha sottovalutato con tutto il disprezzo di un uomo del. l'epoca vittori.ana l'intelligenza e la forza della Germania, dell'Italia c del Giappone. Contemporaneamente nOn ha compreso c il carattere irresistibile che possiede la Rivoluzione italo.germanica come forza propulsiva t: motrice del mondo moderno». Partendo da queste pre. messe egli ha assicurato alla ricchezza, e all'oro spccial. mente, un ruolo determinante che in questa guerra non hanno avuto. E, rimasto fermo ai ricordi dell'altra guer. ra, ha creduto e continua a credere che quella attuale sia la ripetizione della guerra del 1914-18: sicchè ha sperato di guadagnare la lotta attuale, che è infinitamente diversa per mezzi e per fini da quella passata, con i m~todi allora impiegati. Su di un fattore, poi, Churchill ha puntato con la più assoluta convinzione: sul fattore navale, senza pensare che fin dal 1935 l'arma aerea aveva spostato i rapporti di potenza fra le nazioni. 11 sea. powcr, il potere marittimo caro ai rapsodi della pot-enza imJ>erialc inglese non ha più, oggi, il valore che aveva nel 1914. U potere aereo è oggi il fattore determinante nei rapporti di forza fra gli Stati. Non solo, ma il concepire questa guerra come una continuazione della guerra 1914·18 significa attribuire alle id::e democratiche quel valore che oggi non hanno più. Come nessun valore ha più il concetto della supremazia anglo sassonc nel mondo, che alle idee democratiche si collega. Forze nuove ed idee nuove muovono oggi gli eserciti e sono i fattori della vittoria (perchè le guerre si vincono soprat<tutto con le idee). Come Chamberlain, cosi Churchill, nel più tragico divampare dtll'incendio che incenerisce il vecchio mondo, ha considerato tutto quel che avveniva dal. l'alto della ormai inutile superbia britannica. Ma la superbia non fa vincere le guerre. Accanto a. questi, che sono i capi maggiori della guerra, in Gran Bretagna, la congiuntura politica ha riportato al potere quelli che possono essere considerati i capi minori. Minori, ma egualmente p~ricolosi per l'avvenire dell'Impero, perchè essi collaborano attivamente alla sua scomparsa. In Egitto, Antony Eden ha sperato di realizzare un colpo diplomatico di genio. Ma, a stare alle prime valutazioni, che saranno senza dubbio, poi, con. fermate dai fatti, il colpo non è riuscito. E non deve sorprendere perchè la carriera di questo giovine ed am. bizioso ministro ing,ese è stata una serie di colpi man· cati. Stanley Baldwin spinto dai suffragi delle folle britanniChe, aveva fatto salire Eden. E quando durante la campagna sanzionista la demagogia aveva cacciato Samuele Hoare dal c Foreign Office •, Eden era stato scelto a succedergli. La sua persona era simpatica alle folle inglesi, perchè a\·cva quel tanto di nobiltà che, nella paradossale Demo. cra::ia inglese è il principale requisito per riuscire. Sfagliando il Who's Who, il chi è inglese, la bibbia delle celebrità britanniche. gli inglesi medi, i piccoli borghesi, pote\'ano sapere chi era suo padre, chi sua moglie, ed in che collegio era stato educato. Ammesso molto presto a partecipare alle agitazioni della Società delle Nazioni, aveva capito fin dal principio il partito che poteva trar. ne pr~sso i suoi elettori. Sicchè man mano che montava l'insensata collera sanzionista det::li utopistici fedeli del CotJtrw"t, Eden si faceva il portavoce parlamentare di questa collera e la esprimeva in termini che sembra\'ano moderati, preparando nello stesso tempo la guerra attuale. Una volta (come sembra lontano tutto ciò l) aveva fatto una \'Ìsita al Duce, che, scrissero eufemisticamente certi suoi laudatori francesi, c ff'avail pas été un succes ». Eden, però diventava sempre più, una specie di prima do11"a, della vita elettorale britannica. c Pour un pc", dans les théatres de Lo,.dres, il cut pu ~e procluire cor,.,ne grattde allractio" » ha scritto di lui lh quel periodo il belga Charlcs D'ydewall~. Sicchè la


vittoria italiana in Etiopia gli fu particolarmente dolorosa ed ogni discorso del Duce era per questo prodotto purissimo della democrazia anglosassone una offesa personale. L:Inghilterra, egli dichiarava preparando la guerra, voleva la pace : ma una pace organizzata dall'Inghilterra, una pace, cioè ingiusta. L' italia era il primo ostacolo; sperò di spazzarlo, ma non vi riuscì. Tentò di spezzare in due l'asse Roma-Berlino, c dovette riconoscere che s'era illuso. Allora, agli inizi del febbraio 1938, Eden dette le dimissioni. Sapeva ormai che la sua ora sarebbe egualmente venuta. La guerra egli l'aveva preparata. Bisognava attcnd~re. Per 15 mesi si appartò da ogni attività politica. Viaggio in America sperando di guadagnare gli americani alla causa inglese e Iinfocolando l'odio degli ebrei per la Germania. Poi scoppiò la guer· ra, la guerra che egli av-eva invocato . .t:: ri· salì al pot ~re. ·

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Quando, nel marzo 1939 alla Camera dei Comuni l'ebreo Hore Belisha, ministro della guerra, continuamente interrotto da quei pochi che nell'approssimarsi della temp~sta si rendevano conto delle deficienze degli armamenti inglesi e dell'incapacità e lo scarso slan. cio del popolo, cercava di difendere la sua politica, un deputato si levò a difendere tale po. litica c fece una proposta che la Camera dei Comuni non accetto ma neppure rifiutò. Quel deputato era l>utT .Cooper. Egli proponeva di organizzare una Legione straniera che avreb. be dovuto adunare sotto la bandiera di Sua Maestà Britanica i fuorusciti dell'Europa intiera. In questa proposta era tutta la conce. zione della guerra di uno dei più accesi fautori di essa. Appartencntc alla classe dominante inglese, questo arrivista insaziabile, non poteva ammettere che l'lnghilt~ rra combattesse con i suoi uomini. Aveva lottato nel 1935-36 contro J'ltal~ a fianco di Antony Eden. Nello stesso tempo aveva studiato Talleyrand c accarezzato la segreta idea di essere il Talleyrand del tempo nostro. Ma ignora. va tutte le grandi idee ed i problemi attuali, non sapeva niente dell'esistenza dei ceti medi, delle esigenze delle classi lavoratrici. Voleva far carriera. E il t" ottobre 1938 capì, come Eden, che se se ne andava era bene. 11 ritorno era assicurato ed egli sarebbe passato alla storia come uno degli assertori della intramontabilità dell'energia britannica. Dal giorno tleHe sue dimissioni divenne il banditore convinto della guerra. Per la Gran Bretagna è finito il periodo dell'isolamento, proclamerà in un giornale parigino nel dicem. bre 1938; è venuto invece quello delle alleanze e ddle garanzie. Cioè della guerra. E quando il conflitto divampa, a Duff Cooper viene attribuito il dicastero più confacente alle sue cap;~cità : quello della propaganda. La menzogna è diventata nelle sue mani un'arma. Ma un'arma spuntata. Perchè c'è la rea!. là che è più forte della menzogna. · Intorno a questi capi britannici della guerra esiste poi tutto il gruppo variopinto e gestico. !ante degli altri : parlamentari, giornalisti e industriali che in un primo tempo speravano da questa loro guerra il soddisfacimento di tutto il rancore accumulato da anni contro l'Italia e la Germania. Tutti costoro, insieme agli alti papaveri della democrazia, hanno rifiutato di comprendere .il grande significato del richiamo alla ragione fatto da Adolfo Hi. tler il 19 luglio. Hanno provocato la potenza germanica e voluto le giuste Iappresaglie tedesche alle azioni inumane della R.A.F. Una sola cosa ad essi importa, al disopra di tutte le distruzioni e le sofferenze: « Sotra7nlivcre ,., Un anno fa èrano convinti di un altra cosa. « Vi~U:ere ». D. B . D.

IFRANCI~SI A ripeusarci adesso, ci si accorge che in tutte quelle parole non c'era mai una cifra. Quante idee e quanti principi fossero allineati contro la Germania era un p.lcolo che si poteva fare facilmente alla fine il'ogni sua orazione: ma quahti aeroplani? Quanti cannoni? Quanti carri armati? Dalaqier non lo diceva. lgno- · ranza ? Oppure malinconica conoscenza? Per moltissimi anni era stato ministro della di{esa nazionale, era uno dei pochi ministri francesi che in certo modo aveva potuto farsi una spc. cializzazionc ministeriale, e avrebbe dovuto sapere. Rassomiglia a Napoleone, ma a Napoleone invecchiato, di quando l'esercito c non riconosce\'a più il vecchio braccio dell'Imperatore:.. In ogni modo questa rassomiglianza non ha portato fortuna all' esercito f.rances:. Ora, alcuni giudici stanno frugando nelle sue responsabilità di ministro. Che affidamento si può fare sulla imparzialità di quei giudici di Riom? Non osiamo pronunciarci in proposito : le tentazioni nei processi politici sono insisten. ti e forti e il clima di un disastro come quello della Francia non è fatto per irrobustire le tempre alla resistenza. E poi ora sono al potere le correnti di destra, o almeno hanno assunto una preponderanza nuova, .:: per loro Daladicr è stato, dal 1934 fino alla dichiarazione di guerra, l'uomo del 6 febbraio, colui che ha fatto far fuoco sui patrioti dimostranti contro il mal costume della Repubblica; Daladier il fucilatore. Quale o-;casione di ri\·endicare la propria chiaroveggenza, quc. sta che viene offerta dall'addossare tutte le r esponsabilità a colui che ha fatto prendere a fucilate gli ex-combattenti, e poi non ha saputo preparare le -cose in modo che i combattenti prendessero a fucilate i tedeschi. Come appare facile stabilire una correlazione fra l'uno e l'altro impiego dei fucili! Eppure... che doveva fare? Era ministro c borghese,., e più di rimettersi al parere dei militari dello Stato Maggiore non poteva. Questi assicuravano che la linea Maginot bastava per fare la guerra: un professore di storia può contraddirli? Le guarnigioni della Linea erano preparate con metodo eccellente, reclutate nelle vicinanze del forte loro assegnato, con grandi possibilità di addestramento. Non avevano continuato la Maginot fino al mare, ma c'era una Maginot belga e c'era l'inondazione olandese. I carri armati pare che ci fossero, e di settanta tonnellate perfino: che colpa 'può avere il ministro della guerra se i generali non li sanno adoperare? La colpa del disastro non è dell'ex-ministro della Difesa Nazionale: è del sistema, dell'equivoco per il quale il ministro della Difesa. anzichè starsene chiuso nel suo gabinet-' todi lavoro a fare il ministro, cioè a studiare, doveva pensare a fare il deputato di Orange, e il leader del partito radicale. Presiedere co. mizi di elettori e congressi di partito. Meditare i problemi della strategia parlamentare. e riflettere intorno al momento opportuno per allearsi con Léon Blum nel programma del Fronte popolare, o per separarsene. In queste faccende egli era molto abile, ma l'abilità .era naturalmente proporzionta al tempo che vi consacrava. Era circondato da una certa popolarità, e, aveva fama di uomo energico. I soprannomi che la stampa e il caffè-concuto gli davano sottolineayano caratteri che forma. no di solito le temprc dei veri capi: il toro della Camargue, l'inscrutabile, il taciturno. La piccola borghesia c i contadini agiati ricorda. vano con .rimpianto il suo primo ministero,

durato dal gennaio del '32 all'ottobre del • . 33 «l'ultimo gove~o st~bile e normale dell~ Terza Repubbhca pnma che cominciasse a soffiare l'uragano>, scrive Alexander Wcrth Lo stesso giorno in cui Daladier aveva por: tato. all'Elise? l'elenco dei colleghi del suo gabmetto, Httler era stato nominato canee!. liere del Reich dal vecchio Hindenburg, pure un osservatore acuto come G. D. Cole scriveva serenamente che la Francia appariva la più solidamente organizza~ delle nazioni d'Europa : c la Repubblica borghese sembra più robusta di ogni altro governo del Conti· nente ». Ma quella solidità non era dovuta a Daladier: era l'ultima eredità della vittoria del 1918 che stava finendo di consumarsi. La crisi del 6 febbraio avrebbe dovuto basta. re a provare che la sua energia era soltanto questione di corpulenza e di quadratura facciale. Fu chiamato al potere dopo le dimissio. ni di Chautemps, travolto dal suicidio di Sta. wisky e dalle leggende che lo avevano circondato. Era un'ora difficile per la Repubblica: appunto, quella che iniziava la sua cri$i mortale. La stampa di destra aveva lanciato il grido c ahbasso i ladri!», il vecchio grido dei tempi di Panama, e la gente per strada lo aveva raccolto, e lo ripeteva formando folla intorno ai piccoli gruppi dell'Action Français.-. Si diceva che Chiappe, il prefetto di polizia, fosse segretamente d'accordo con le associazioni di destra: contro le dimostrazioni che avevano reclamato le dimissioni di Chau· temps, i sergcn~i dc ville si erano mostrati stranamente longanimi. La democrazia pare· va in pericolo. Daladier convocò Chiappe. Questi si aspetta va di essere revocato, ed intendeva di fendere il suo posto. Si era detto che abbia perfino minacciato di scender, per· sonalmente, in piazza, a capitanare i tumul. tuanti. Un primo ministru energicò lo avrcbb:: destituito: Daladier si limitò a offrirgli il posto di Residente generale nel Marocco, ciò che era strano se anche una sola parte dei sospetti che motivavano il suo allontanamento dalla Polizia (si parlava anche di sue da. zioni nell'ambiente di Stawisky) era foncilta. Tutti furono malcontenti: la Sinistra che ''oleva la !'!sta di Chiappe, la Destra che voleva la sua esaltazione. Un'altra decisione inftlice di Daladier scosse la sua posizione: alla Com édic fran(aisc una rappresentazione del Coricrwno di Shakespeare aveva provocato manifestazioni antidemocratiche, e Daladi~r destituì il suo direttore. Era già cosa ab~· stanza inconsueta: ma divenne addirittura sorprendente quando lo sostituì con il signor Thomé, direttore generale della Pubblica S•· curezza ! c Monsieur Poirut chez Molièrt t commentò « Ca11dirle ». La c giornata> del 6 febbraio passò per un complotto delle de· stre contro la Repubblica agli occhi delle ;•· nistre; per quelli delle destre, fu invece un massacro di patrioti freddamente organizza· to nei corridoi di Palazzo Borbone dalla Massoneria c dagli uomini di sinistra. Probabil: mente non fu nè l'una nè l'altra, ma uno dt quei grandi incidenti che scoppiano q~~d~ folle malcontente stanno di fronte a pohzto\tt nervosi. Ci furono rentativi di barricate mo· dello 1848 da parte dei dimostranti e scariche dì fucili modello 1934 da parte d~lle guard•t della c: Mobile,., Daladicr dichiarò che aveva sa!Yato la Repubblica, ma rassegnò -le sue dimissioni il giorno dopo. L'uomo energtco era rimasto sgomentatQ dalla sua stessa energia. Il 6 febbraio è considerato una sv~lla decisiva della storia della Terza Repubbh~­ Da quel giorno infatti. essa entrò nel disordine cronico nel quale doveva rimanere fm~ allo scoppio della guerra, prolungandolo an~• nella repressione improvvisamente itnplacab~j le del Comunismo. Le polemiche presero 1. tono vibrante, fazioso, implacabile, che tu!U

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ricordiamo: con i loro pcrsonalismi udiosi le rivelazioni scandalose, le calunnie sistem~ti­ che. Daladier ne uscì. con il soprannome di fusilletlr, come abbiamo detto che conscrv.o. rà fino a Monaco: ma la starr:pa di destra n-e coniò di più insultanti per gli altri avversari. < I reazionari sono gente cattiva,., diceva Anatole France: a considerare quelli fran. cesi, ci sarebbe da credergli. · ~ra ~l des~ino di Daladier di esser presente m pr1mo p1àno a tutte le svolte decisive della storia conclusiva della Repubblica. Quando si fo~ò il Fronte Popolare, lui era il capo del paruto radicale, e senza la sua presenza sul palco, nd grande comizio alla Mutualité, ac. canto a Blum e a Thorez, il Fronte Popolare non sarebbe mai esistito. Le acclamazioni en. tusiastiche che lo accolsero provano l'impor. tanza della sua decisione per !"unione delle si. nistr~.' c Io sono il rappre·scntante della pie. cola borghesia - proclamò - e dichiaro che le classi medie e quelle lavoratrici sono n a. turali alleate contro l'oligarchia finanziaria,, Anche lui gettava la sua pietra contro il fan. tasma delle Duecento Famiglie. Monaco lo trovò ancora al potere. Nelle fotografie della famosa riunione non è facile ritrovare nel suo volto la rass~miglianza na. poleonica. Chambcrlain ha ancora una linea si ve~e che rappresenta qualche cosa; ma ii PTe<mter francese ha l'aria di una comparsa di uno invitato all'ultimo momento pcrchè sa~ rebbc parso brutto non invitarlo. Forse que. sta impressione viene dalla considerazione che egli rappresentava l'alleata più intima della Cecoslovacchia, e il suo atteggiamento mode. sto sembra· ancor più modesto a paragone di quello che avrebbe dovuto assumere. Anche a lui le folle fecero grandi accoglicn. ze al ritorno a Parigi. Il Parlamento fu meno entusiasta, ma lo mantenne al potere, non tanto per premiare la pace mantenuta, quanto perchè nessuno se la sentiva di assumere il compito, subito ridiventato estremamente ard11o, di mantenerla ancora. Di quell'anno f~a Monaco e la guerra rimangono di Dala. d1er poche immagini e in ognuna si accentua l'energia degli accenti e dei gesti. Il jam.ai.s alle nostre rivendìcazioni, il celebre pugnale còrs?, le ispeziont, con fronte corrugata di tecmco, ai lavori della linea fortificata tunisina che por.tava iL suo nome... Credeva in Gamelin, e questa fede lo s·or. reggeva, man mano che vedeva la guerra avv!cinarsi. Era il «suo,. generale. Aveva fidu. c1a del resto in tutti i ·generali. Si dice che conoscesse a memoria i cognomi e i nomi di t~tti i. comandanti dell'esercito fino a generale d1 bngata. Per tanti anni aveva firmato decreti di promozione e di .trasferimento. Forse è qui il segreto dell'insuccesso catastrofico: nell'acquisita visione burocratica dell'esercito? Il marzsciallo Niel diceva ai suoi subordinati : non vi credete organizzatori' della vittoria soltanto perchè le pratiche ·sfilano celermente sul vostro tavolo.

Aveva un rivale : Pau! Reynaud. Rivale non dì dottrina, ma di temperamento e di am. bizione. Si detestavano, e al consiglio dei mi~istri non si salutavano. Quando la Camera, m un. momento di nervosismo a proposito del. la Fmlandia, rovesciò il suo Gabinetto, fu Pau! Reinaud che ebbe l'incarico di formar-e quello nuovo. Ma gli diede subito dopo un premio di consolazione, dando al ministero· Reynaud soltanto un voto di maggioranza. In fondo aveva finito per affezionarsi a Data. dier, e anche il Paese gli si era affezionato. Reynaud è un gran competente in fatto di finanza. E' anche un uomo di sport, un buon nuotatore e saltatore dal trampolino. Forse sono queste abitudini sportive, più ancora che

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la vanità della propria scienza economica, che gli conferivano quell'aria risoluta di fi. ducia in sè, che tante volte stizziva i suoi colleghi della Camera. l suoi mezzi finanziari, il suo matrimonio con la figlia del batonnier dell'Ordine degli avvocati, Henry. Robert, gli' davano il compiuto aspetto del buon borghese della Repubblica. e in tale qualità aveva for. se una specie di storico diritto di esser l'ulti, mo campione di quel regime. Ma arrivava sul campo quando ormai non c'era più nulla da fare. « Hitler .trema, perchè sa che sta per perdere , : uno dei suoi ultimi discorsi diceva così, mentre cominciava l'a· vanzata tedesca su Parigi. Due giorni dopo, gli altoparlanti trasmettevano parole meno rassicuranti: c ci batteremo davanti a Parigi, dentro Parigi, dietro Parigi :t. Passava per anglofilo, e si disse che era favorevole ad accogliere la proposta di Chur-.

chili di una unione dci due Imperi. Quando il ministero Pétain chiese l'armistizio, corse voce che Reynaud fosse fuggito in Inghilterra, per costituirvi un gove rno « 1ft partibus ,., poi che avesse perduto la vita in un inciden. te d'automobile. Invece apparve nella sala del teatro di Vichy, con la testa fasciata, ma pronto a votare le nuove leggi costituzionali. Ora, nel loro castello-prigione, forse con. tinuano a non rivolgersi la parola, i due ultimi pre-.tniers. Daladier scrive tutto il giorno, le sue memorie, o la sua difesa per il tribunale. Paul Reynaud fa della ginnastica nel parco: salta le siepi Cii mortella, manovra i manubri e fa le flessioni sulle aiuole. Si man. tiene in forma. C,~ X

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nel Peloponneso, una nella capitale e sette lungo il coofine settentrionale l.":lD gtavituione prenlente verso la Bulgaria, che i C..reci considerano il ncmic.> tradi2iooale. La Divisiooe di cavaJ.leria è pure a Salooicm. La F.mln-U oompn:nde 26 reggimenti più 2 reggi-

Guardia Reale. Il reggimento, in tempo di pace è su 2 battaglioni, comprendenti 3 compagnie di fanteria ed ui!JI. di mitraglieri. La Cavalleria novera 5 Reggimenti, cias(Uno su 2 meu.i-reggimenti di 2 squadroni e un Gruppo di mitragliatrici. L' Artigli"ia ha 8 Reggimenti da montagna. 3 Gruppi autonomi pure da montagna, 2 reggimenti da campagna. 2 reggimenti e 2 gruppi autonomi di artiglieria pesante. Il ma. teriale è francese Scbneider: mont. e 7'> camp. per l'art. divisiooale; obicc da 155, cannone da 105 e omnooe da 85 per l'artiglieria pesante. Il Gmio comprende 2 reggimenti di zappatori, l reggimento e l battaglione autooomo di telegrafisti. l reggimento di ferro?ieri, l balDg1ione di pootieri, l sqwdrone za.ppatori montato. Da queste cifre deU'c:sercito di pue si possono trarre al~ deduzioni, puramente perrò roogetturali, sull'esercito mobilitato. Il coocetto cui sembra si siano attenuti gli organ izzatori dell'esercito ellenico pare sia stato di prepuue una vasb. intelaiatura atta ad assod>i.re le forze in (l)Qgedo, tflitando però

menti e 2 battaglioni di F..uzonc:s ( fantetia leggera) e 7 battagliooi autooomi. Vi sono poi delle uniti speciali a:lllliDarit e. in6ne, la

la forRIIZione di intere n11011e Gr.mdi Unilìl di riserfla. l Fraocesi calcolano, infatti, che un buon ordÙUilllalto è quello che permette

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ID Il H. IL li\ (§ IB Il @Il/i\ L'ESERCITO GRECO comprende, in tempo di pace, 5 Corpi d'Annata: il l ad Atene, il Il a Larissa, il III a Salooicco, il IV a Cava.b., il V ad Alessandropoli. Detti Corpi comptmdooo un totale di 13 Divisioni di fa.o.tcria, più una di cavalleria su 2 brigate. Le Divisicoi di fanteria sooo dislocate rispettivamente a Larissa, Atme, Patnsso, Nauplia. La Ul1ea, Setes.. Dra.ma, Gianina, Cezani, Veria, Salooicco, Cemotini e Mitilene. In riassunto, due Divisioni oel.le isole, due

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di creare 2 Divisioni per ogni miliooe ~i JlO: polazione : la Grecia con 7 milioni_ ha .•nfattt 14 Divisioni. E', dunque molto diffiàlc dJc ne possa formare delle altre. La mobilitazione avverrebbe completando le Divisioni. Queste, infatti, in tempo di pace comprendono 2 reggimenti di fanm:i~t ~ 2 battaglioni, che dovrebbero essere~.~ 3 reggimenti su 3 battaglioni, passare a_oe da 4 a 9 battaglioru. Gli Euzoni e i ~gliO: n.i autonomi sarebbero truppe supple:nV: d• Corpo d'.Nmata. 1 reggimenti di arttglieJU: montagna, da campagna e i gruppi.~~~ ~ montagna, saranno llddetti uno per DtVISI~ d~ fanteria, mentre i reggimenti e i 8fUPP'U -~ artiglieria pesante saranno addetti sJ.Ie rutà superiori. L'llmliW!tica ellenica ~ &lltOidDI t cioè ha un proprio ministero, però, per la SUl

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scarsa efficienza numerica, non può essere coo.siderata che come aviazione ausiliaria dd· l'Esercito e della Marina. Essa ~ infatti, in tempo di pace : 4 gruppi di cooperaziooe terratrei 2 gruppi di coopc:ozione oavale: 2 gruppi da caccia e uno ~ ~ mento, oltre a formazioni per ~ • tutto nel 1936 vi erano 119 .,.,.... CDII ' ' mila di penoaa1c ciaa.

ucmni


QUESTA non è per niente la prima volu che degli italiani si imbarcano nei porti della Penisola, per andare a sbarcare c a combattere in terra di Grecia. E' invece, in poco più di un secolo, la quarta volta. Ricordare quello che è successo le altre volte in cui gli italiani sbarcarono e combatterono in terra di Grecia, è il miglior modo di giustiftcare ciò che siamo andati a fare laggiù, questa volta qui.

La prima volta, fu un centotrent'a.nni fa. Dalle spiagge della Morea, dai monti della Tessaglia, dagli scogli delle isok dell'Egeo era corso per tutu l'Europa il grido ddla insurrezione greca contro il Suluoo di Costantinopoli. E questo grido colpi soprattutto gli italiani più im· pazienti e più intolleranti dd dominio straniero. Poveri e generosi italiani del 1821! Non potendo insorgere contro le giubbe bianche dell'1m. pcratore d ' Austria, non potendo cacciare a fucilate dalJa VaUe del Po le annate di Metternich, essi si consideravano impegnati a correre in aiuto degli insorgenti gttci, e a fare alle fucilate coi « be.sc:i buzuk » del Sultano, in difesa della Grecia oppressa.. Essi erano sicuri che le cause della Gm:ia e dell'Italia es:aoo solidali; erano sicuri che ogni

vittoria riportata contro i turchi laggiù avrebbe prima o poi avuta uwo,n;,,,, benefica ripercussione sopra le sorti di Milano e di Vcoe:zia; erano sicuri che i Greci erano un pugno di eroi, discendenti purissimi degli eroi della Grecia antica, che essi avevano impG.Cato ad adorare sui banchi di scuola; erano sicuri di una quantità di cose. E tutta questa sicurezza splendeva sui loro volti c nelle loro a.zioni. Perciò pertirooo in molte centinaia per la Grecia, rischiando la gaJcca per il solo fatto di parti~: e, arrivati in Grecia, ci lasciacooo in non meno di quarantuno la vita: a Peta, nel '22, Tarella, Mamiot, Tirelli, Briffori, Varsi e Viviani· piemootesi, Torricdli e Prenario lombardi, Daoia genovese, Batetani toscano; e nei fatti d'armi successivi, gli altri, tra cui Santorre di Santarosa, il più insigne di tutti. Il risultato di questo primo andido impeto d'amoce degli italiani fu che la Grecia, prima ancora d'essere iodipendente, in tutti i modi ci fece capi~ di averci sullo stomaco. I capi del movimento insurrttiooale greco, che erano dci trafficanti levantini diTeotati patrioti nei ritagli di tempo, trattarono i nostri volontari ClliDe dei morti di fame, e dimostn.rooo che, a loro giudizio, valeva più I'IJJlghia di uo. ricco inglese. che scendesse a f~ un po' di escursiooismo in Grecia, che la pelle di tutti gli italiani morti p« l'iodipendenza greca. E quando l'lta.IU, a sua volta, nel '48, insorse rootro lo straniero, e poi soggiacque ad esso, ci furono laggiù dei tipetti che sj fregarooo le maoi, e trovarooo che la caduta di Venezia era una specie di giudizio di Dio. Anzi; siccome 881


1891 ·

Guerra greco·turca. laaot1i. di Creta con iJ loro ccrpo Papa:malekoe.

chi aveva schiacciato l'Italia era Radetzky, ci furono dei greci i quali cercarono di dare a intendere, per farsi dei meriti, che Radetzky era dì origine greca. Gentile pensiero!

La seconda volta fu nel 1866. L'Italia, tutta presa dal travaglio del suo Risorgimento, non aveva neppur avvertito quanto le avevano sibilato dietro le spalle gli « amici >> greci; e per quanto avesse molti guai suoi da rimediare, pure risent.iv~. con una fed& e un candore ammirevoli che U suo primo dovere fosse quello di accorrere in aiuto di tutti i popoli minori, de. boli e oppressi : i greci in prima fila. Cara Italia di Mazzini e di Garibaldi! Essa era fatta cosl ; e non c'è punto da canzonacla, perchè nella vita delle nazioni, come in quella degli uomini, ci deve essere seropre il periodo giovanile delle illusiooi generose... Fatto sta Ehe, appena nella prirnaven. di quel.l'ano,o, giunse la n_otizi.a che l'isola di Candia era insOrta contro i turchi per unirsi alla Gre. eia, ci fu, per tutta. l'Italia mazziniana e 6"· ribaldina, una commozione grande. Il poeta allora più giovane e ardente, il Carducci, .civolto all'« itala spada», diceva : «Te chiama 1/ figlio d' EJWe - so11ra le tombe Jei IIWI

pJdri ere/lo». E duemila giovanotti di sangue caldo, capaci di impugnare i'« ila/a Jpa. da », non se lo fecero ripetere due volte; c imbarcatisi a Genova, a Livorno, un po' in tutti i porti d'Italia, corsero a dare aiuto ai greci di Creta. Il primo scontro cui questi italiani parteciparono fu quello del 24 ottobre al convento di Karise, sui monti di Candia; ed essi obbligarono 12.000 turdli di Mu· stafà Pascià che non erano uomini da prendersi a gabbo - a mollare la presa. Morirono, in quell'occasione, Fogni di Bergamo, Favale di Genova, Bianchi di Brescia, De Pao. li ahruuese, e altri veterani delle imprese di Napoli, di Aspromonte, del Trentino, che allegramente Lasciaron le ossa per i grossisti di fichi secchi. E siccome i turchi in Creta eran duri, ai primi dell'anno seguente un'altra sped izione, al comando di Ricciotti Garibaldi, salpò da Livorno; e fu.cooo di nuovo bòtte accanite, tra turchi e italiani, per la bella faccia dei greci, a Gecakri, con molti morti nostri, tra cui un ragazzo di sedici anni, Rosolino di Falco, studente palermitano, povero «tiglio di mamma»... E come risposta a taotn..-ostinato ~re alla causa greca, ci fu, nei decenni successivi, la gelosia, l'astio della Grecia contro ognj più che modesto tentativo italiano di farsi un po' di largo nel Mediterraneo, e in Africa; ci fu, du.cante le nostre

prime guerre africane, tutto il compatto ~ devoto servizio di spionaggio e di rifo~ru­ mento di armi fatto dai greci del PrOSSimO Oriente a favore di Menelik e della Taitù. E tra nessuna gente di Europa, la nostra sconfitta di Adua - nel marzo del 1896 ~ provocò tante strizzatine compiaciute di occhi e tante fregatone di mani, come negli stambu~ degli armatori-<:ontrabbandieri di Alessandria d'Egitto o del Pireo.

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La terza volta fu nel 1898. Tant'è, queiJ'idea che assolutani.ente bisognava aiutare la Grecia, ogni volta che la Grecia si movesse a gu~~ o almeno facesse finta di muoversi cootro l turchi non ~·era andata dal.b. testa di molti italiadi. Il « Filellerùsmo » - così si chiam&YI il movimento politico a favore delle ~~dia­ zioni greche era considerato ~ _d•~· denti di Garibaldi come una speoe d, tradì· ziooe di famiglia, dai partiti di s~~ra -~ una obbligazione mo.cale, e da migli~ _di ~ vano.tti come un segno che si era d1 uke ~ bere o, come si diceva allora, avanzate. molti italiani, i quali u.clavano freoetiCIIIId.!f contro le spedizioni in Africa alDO convinti che appena i greci gno, convenisse accorrae per mano e per fare acanto a loco -~--!l'Wl tate. Percbè? Mah! P~ 0111


çJlia ricetta del liberalismo italiano. E anche qui, non canzonia-

mo niente e nessuno. Quegli italiani di quarant'anni fa sbagliava. no, ma erano pronti a pagare di persona; e questo basta a ren. derli degni di rispetto. E di persona pagarono tutte le molte e molte migliaia di italiani partiti colla « brigata » comandata da Ricciotti Garibaldi, per andare a CQmbattere accanto ai grec1 nella guerra greco-turca di Tessaglia. E Domokos, la battaglia sostenuta dai garibaldini, fu la sola onorevole battaglia di tutta la campagna; Domokos, dove cadde tra gli aUri Antonio Fratti, deputato ed oratore repubblicano di Romagna, amore delle belle « b11rdèle » del suo paese, incubo dei borghesi moderati. e insomma uomo buono, ingenuo e generoso... Ma pare che, quanto più fosse forte e di. sinteressata la testimonianza della simpatia italiana, tanto più dovesse divampare la ostilità greca contro il nostro paese. frutto del nuovo sangue sparso, come buona giunta, a Domokos, fu che gli italiani del Novecento si trovarono la Grecia fra i piedi sempre, velenosa e nemica; all'epoca. della guerra libica in cui essa, al 'SOlito, fece il contrabbando di armi io Cirenaica; e all'epoca della grande guerra, in cui essa intrigò alle nostre spalle coi nostri alleati di allora; nel dopo~rra, quando il Governo greco cercò in tutti i modi di impedire la costituzione dell'wtità albanese, e, meglio che niente, fece ammazzare il generale Tellini ; nel periodo delle sanzioni, in cui l'idea che l'Italia potesse restare senza petrolio riempiva di letizia tutti i greci, dal Sovrano all'ultimo tenutario di case equivoche di Porto Said; nella guerra attuale, ìn cui tutti i greci hanno accettato con entusiasmo di fare l'agente provocatore, il contrabbandiere, il rifornitore di benzina, il tenuta rio di roaga:u.ini, il lustrascarpe, l'informatore, il ruffiano, a. favore degli inglesi... Forse i greci, chissà, agendo così, hanno confidato che in Italia resti qualcosa - wta vematura, Wl filo - delle candide illusioni di altri tempi; e che gli italiani si ritcngand' ancora vincohti verso la Grecia dalla memoria della generosità dei loro padri... Ma banno sbagliato. Oggi, il gioco è tropp.> serrato e troppo grosso. Gli italiani non possono più illudersi sulla Grecia; non • posson~ più essere generosi con gli indegni di ogni generosità. E Mussolini ha dato alle divisioni italiane l'ordine di entrare in Grecia. Come dicevamo in principio, in seguito a quest'ordine. degli italiani in armi entrano in Grecia, per la quarta volta in Wl secolo. Ma questa, è la volta in cui gli italiani, invece di aiutare i greci a tener su le braccia, sbaraccano tutto. Questa, dunque, è la volta buona. GIOVA NNJ AN8ALDO

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~®IDU:ill~/à TRE PERSONAGGI conducono la Grecia dalh. sua md•pcndcnza alla grande crisi della Guern mondiale: il conte Capodist:ria, il Re Ottone. il Re Giorgio l. c Conducooo »: forse sardlbc meglio dire « accomp3gnano », c:bè la Grecia non ~ mai statl docile a nessun governante, c ba sempre mostrato una singolare inapacità a seguire con qua.lche cosWl.za un capo e ad osservare con qualche coerenza una costituzione. I greci, si dia:, hanno la democrazia nd sangue : c anche sotto il dominio turco essi de~ano i loro magistrati municipali, e i loro notabili avevano gmcnhncntr il duitto di ripuù.Ir le impostr fissate dalla Sublime Poru ». D 'altra parte quei ootabdi erano per lo più 501tanto dei negozianti, non avevano nessunJ. cduazione politica. noo potevano costituire una clas5e dirigente. Se c'ca ancoa una tndiziooe di impiego politico fra i greci, esso si trova fca i fanarioO, i gieCi di Costantinopoli che fornivano alla Sublime Poru tanti dei suoi diplomatici e dei suoi cfra&omanni : a Nauplia come ad Atene, l'inesperienza tegD&Ya sovraoa. Di froote a questo popo(o senu preparaziooe stavano m vece le <:anOOlerie di Russia, di Francia e d'Inghilterra, le tre Potc:oz.e c protettrià » : qui l'esperienza era molta_ e tutta. impr:egoata di diffidenza per le idee troppo soooramentr proclamate dalle ·~ce rivoluziooarie della penisola. Da questo disscmo ~ fm i priocipi dcUe Puteme e le

&84

aspirazioni dd popolo greco nacque il contrasto che poi dovev~ divi~ i greci dai loro due primi governanti. Capodistria e Ottone d_1 Bavacra. Il conte Capodistria era un grc:co di Corfù : ma clti ~~ 11COIIC*fC: come compaesano dd palilcari in gonnellino e ~ ~li dle sgnoa· vano il rosario d'ambra aUa moda turca, qud diplomabco vcnutD ~ Congresso di Vieruu e dagli altri coogrusi della dip&ocnazia conti· ncnbl.le ? Il greco lo padava male e lo scriveva peggio, ~- ~ _la ~ uniforme costellata di dcroraziooi dello Zar, aveva molto pu l JCIS d 1111 a.mbascia.tcn o d'un procoosol.e russo cbe qudla dd Ca_po _dello Sblo ellenico. In lui la grande tradizione cooservatria: e autontana dd Coo· grcsso di Vicnna si manteneva in tutta la sua~: _cqucs·uom;: d'ordine aveva quasi una rcpugnanz.a 6sia. per le discordie~ qual· si perdeva la Grecia ». Ote i g1eci fossero capo.c:i di governan:a da .fAI • non lo cn:deva: c non posso farmi illusioo•, diceva. so la situaZJOIIt nella quale SCino stati lasciati da quattro sc:coli di schiavitù e dall'~· chia di questi ultimi anni». Alle Pctcnz.e aveva cbiato per la Gnoa un govemo mooarcbico, basato a,~i principi c cbe nel 1814, oel 18U e od 1818 banno gar:antito la tranquillità deU'Europa ». E le ~ avevaoo laboriosameok cerato e trovato un c Principe SoniDO 1 • pcnona di Leopoldo di Sassooia-Cobwgo-Gota.. cbe pero aftft.t* fmito per declinare l'offerta, attirato da altri llliragi. Sobl* .aiaiiD da altri miraggi? La sua posizione odia famiglia reaJe inp.e. I«JJIt3 alla piccola nipote Vittoria, ne schiude'~& infatti di f llKhe problbile che a dissuaderlo dalla corooa greca sia _ . l ....... fosco cbe del suo regno gli tracciava lo -.o ~ Se ~ aveva rivendicato Ja necessit1 ddJa mona.rcbia per la GMil. ... Dto fone senza il taciuto pensiero di ciaser lui la da molti &fi fu attribuita questa raDOCa ÌD'"PiOOC, C Il

lalinal"ri; •


capi dell'Insurrezione erano lusingati di riprendere le armi, e con le anni la loro importanza, che nel regime autoritario di Capodistria era andata declinando. Ai Mavromicalis, si unirono Mavrocordato, Tricoupis, Conduriotis. Tombuis: p~· droni cklk isole, stabilitisi a Idra, a.:cusava.no il ~gime di Capodistria di essere « più pesante di quello turco •. e proclamavano di prescrivergli ancora questo, al quale avrebbero chiesto un &SIIo se non fossero riusciti a liberare il Paese. Dietro il conte moscovita intn· vedevano lo Zar; in(atti la flotta russa dd vJCeammingho Ricord si avanza,·a verso le Isole. centro dell'insurrezione, per sostenere il Presidente, e affondava a cannonate due corvette della marina greca che erano passate dalla parte de~li insorti, e i ba.stimmti che trasportavano i depubti delle Isole che volC!\-a.nO nu· nirsi in assemblea per prodamare decaduto il Presidente. Francia e Inghilterra non inter•mivano, indecise fra il riconoscimento dt:lle reali qualità di Capodistria e l'inquietudine per la disinvoltura con la qw.le la Russia lo proteggeva; e quel loro at· teggiamento veniva ~eralmcote interpretato come simpatia per i ribelli, che ne traevano motivo di fìduci.a. Capodi· stria teneva testa a tutti i pericoli con la sua consueta energia, continuava a considerare i capi della rivolta rome « un

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suoi nemiCI se ne fece uno dei mot1vi principdll. Nell'attesa del Principe, si era accontentato di essere :tO· mitwo presidente dello Stato da una delle tante :ISSelll· blee nazioolli; ma sotto quel titolo modesto e di suono democratico aveva agito con piglio autoritario : aveva abolito il Corpo legislativo e lo aveva sostituito con una specie di Consiglio privato, il Panhellenion ; aveva no· minato dei prefetti per sorvegliue i corpi municipali eletti ; poi, una volta impadronitosi cosl del potere esecutivo, aveva indetto le daioni di una nuova assemblea costituente, che sostitul il Panhellcnioo con un Senato, eh~ era press'a poco la stessa cosa, e affidò al Presidente il compito di trattare con le Potenze per la siste:mazion~ dello Stato greco. Questa sistemazione però le Potenze la concordarono fra loro, col protocollo del 3 febbraio 1830, che fissava la frontiera dello Stato alla linea .Asprotoamo-Spc:rchios amicbè a. quella Arta-Volo desiclerata dai Greci. La colpa di questa c mutib.ziooe » venne data a Capodistria : e le fazioni che per un po' di tempo erano parse dominate dalla sua autorità levarono di nuovo la testa. l fratelli Mavromicalis si misero a capo del partito c:itile a Capodistria, sparsero la voce dw il Presidente aveva moltiplicato le difficoltà coo le Potenze pe: sco. raggia.re il principe LcopoJdo dall'aa:cttare la corona, lo dissero segretamente cootento del.la frontiera ristretta p~r­ ~ «voleva che la Grtcia fosse tanto picrola, che nessun principe potesse accettare di regnarvi ». In fondo la G~ non doounda~a che di scuotersi un poco, i •ecchi

C . . seiceat.-ca deD'Al.beaicl. !Roocolta de l· le St<IIDpe cb Acbllle Be....,._JU • Caoiello

storo-. WJ!ano ).


«L'emozione fu grande a Nauplia. Il Agostino gridò : sono l'Inghilterra e la che hanno assassinato rnio frateUo. collera sfuggito al dolore », caccoota lld.~-· Driault.

..."''

*

Le Potenze fecero finalmente lo spoglio diverse candidature al trono di Grecia. Ve no di pittoresche, vennero fuori perfiDO Comneno, discendenti degli imperatori d'O. riente. Ma il professor Thiersch, traduttore di Pindaro e pellegrino dell'Acropoli, aveva !Delso innanzi quella del suo discepolo, il Ottone di Baviera, sccondogenito del gi l, e le Potenze, che del resto si erano rnesa d'accordo di non nominare nessun principe ap. partenente alle loro Case tegnanti, lo ~ rono. Monaco cominciava allora a omarsi di colonne doriche e a proporre la sua candidatura al titolo di Atene del Nord: questo leput dinastico con l'altra Atene piacque alla Corte, « le imaginazioni si esaltavano, si inaugurava allora il canale Luigi che metteva in comunicazione il Meno e il Danubio, ed era destinato ad aprire nuove comunicazioni con l'Oriente; quale parte da recitare per la Baviera! » Lo Stato bavatese si a-ddossò l'onere della lista ci. vile, e di fornire al nuovo Sovrano un corpo di truppe e un altro di consiglieri. Ottone aveva solo diciotto anni. Arrivava a Nauplia su una fregata inglese, e con una bri· gata di tremila « voltigeurs » bavaresi; affacciandosi al balcone aveva a fianco due generali francesi, alle spalle un gruppo di dignitari nel. le uniformi della Corte di Mooaco: ma portava in dono al Paese, col titolo regio invece che principesco la rettifica della frontiera di nuovo portata alla linea Arta-Volo. Aveva bell'aspetAli Paci&. 9onmutore IW"ClO eli ~ .il cal IHOro DCieCOO!o .• 099e1to dCI -lti GIUÙ delle .OC.rcU ~.

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1914: C.Ddurmi czibaDDj

pugno di faziosi » che le Potenze facevano male a in· coraggiare (giacchè era convinto che Francia e Inghilterra li aiutassero); i greci, diceva, non sono che un popolo di proletari, immaturo per la libertà. che non sa neppure che cosa è il diritto di proprietà, che chiede la libertà di stampa e non sa leggere. Quale sia stato (eaimente l'atteggiamento della Francia e dell'lnghil. terra ancora non è chiaro. Capodistria scriveva al principe Soutro di aver trovato « documenti della più alta importanza» testimonianti della connivenza fra gli insorti e i comandanti delle forze navali inglesi e terrestri francesi presenti in Crecia; ma dalla corrispondenza diplomatica sembra risultare soltanto ,che i due governi si sforzavano di svolgere un'opera di conciliazione, cercando di portare Capodistria sulla via delle coocessioni. li conte vi si rifiutava ostinatamente, era convinto di combattere in Grecia la stessa lotta contro la rivoluzione cile aveva combattuto nei congressi diplomatici. La conferenza di I.oodra-oomprese che-err-necessario affrertatsi a trovare il nuovo Sovrano della Grecia, pet « metter fint: .a. queL mortale stato di prov visorio )) . Ma la fretta non escludeva un'ulteriore 1.ttesa, e il Conte Capodistria non avev& più tanto tempo davanti a sè : il 26 settembre del 1831, due dei Mavromicalis lo assassinarono mentre stava per entrare nella cattedrale.


zelos propose per lettera a Costantino di provoca.re uno sl:11mo degh .Alleati a Salooicco. Costantino spedisce il suo aiutante di campo. Mer.:ati~ a Venizelos per ch~ere spaegaziona; intanto Venizelos si era reato alli." Jegwont dr FranCia, d'Inghilterra e di Russia, a chiedere .m sollecito >h:~n:o delle loro forze a Salonicco. Mercatis stupisce. «Che importa?», raspondc Ven1zelos. «Questa proposta l'ho fatta a nome mio, mica. a nome della Grt· cJa ». Il 1• ottobre. un ammiraglio inglese sbarca a Salonìcco e requisisce alloggi per la truppa che sta per arrivare. V eoizelos corre dal re. « Che canaglic questi inglesi! » esclama. « Violare il nostro teritorìo! Ma io protesterò ! Oh se protesterò !». Insensibile all'indignazione del ministro, Costantino gli chiede di dimettersi. Venizelos fugge a Salonicco, si sceglie una 'il. letta in riva al mare, pone alla porta una sentinella con ngaretto e braghe ne•e, annuncia al mondo che d'ora innanzi il vero sovrano dell.t Greci.' è lui, Eleuterio Venazelos. Il resto è noto. Questo resto è più meschino ancora. Venizelos non è p1ù che it• nome di un partito. Ne 1928 la ridicola altalena comincia: Venazelos contro Tsaldaris. Il 6 giugno 1933, mentre Venizelos corre in automobile verso Tatoi, qualcuno gli spara addosso senza colpirlo: Tsaldaris contro Venizelos. Eleuterio si ritira a Creta. Di quest'isola, una volta Venazdos sognava l'annessione alla Grecia; da quest'iso!~ Venizelos medita ora la conquista della Grecia. Nasce cosl quell'assurdo tentativo rivoluzionario, cfopo 1L quale Venizelos ripara in Italia, poi a Paragi. Venìzelos è finito Il governo del suo paese lo condanna a morte e gli confisca i beni. Poi, con la restaurazione monarchica, anche il vecchio nemico del re fruasce dell'ammsti:~. . Che farà Venizelos?... Non fece più nuUa. Mori. Clt:JYT I LJO li.&IO

Lo Za:r F•rd.i.a.cmdo di Bulgaria. cm.lma1or. clelia riYOlta d•U• 11oa.Jo.ai baJcaa.e.h• coa· tro la. T\U'ehla:, io pcuieDSG per il boot•

oolrottob•o 1912.

i dintoma di Salonacco, allorchè dalk alture del Vardàr vide calare d<-ntro una nube di polvere alcuni ca. valieti. D-omandò al fedele All che gli stava appresso chi fossero, e sa· puto che erano le avanguardie dell'escreato greco, il vecchio tiranno. passandosi la mano sul naso adunco e sulla lxlrba ritanta. esclamò : « Amàn ! Hanno la'il.·iato che i bal· canici si unassero? Che scema' Sono rovinati ! >>. Coloro che Abdul Hamid chiamava «scema >>, erano ' Giovani Turcha. Qui si chiude la parte eroica dei!J vita di Venizelos. Da poa, essa non è più se non un lungo antrigo. un.1 serie di compromessa, unl sequela di «pedate nel sedere», come ~la diceva Clemenccau. Allo scoppio della guerra mondaale. • Venizelos e Costantino si accorda. rono per porre la Grecaa in posizione di benevola neutralit:. nei riguarda dell'Intesa. Stabilito I'.Kcordo, Veni· zelos augura la buonanotte al sovrano e se ne va a ktto. Ma alle due del mattino bussano alla porta di cas:~. Venizelos. Il manistro di Germani~ ad Atene chiede che gl'incrociatori Goeben e BreJ/a11 siano autorizzata a far carbone nei portì greci. Venazelo; concede l'autorizzazione e se ne torna a letto. Tre gioma dopo, Venizelos imputa la responsabahtà della concessa autorizzazaone al minastro degh esteri Streit, e lo qualifica « atto criminale». Quc:sU politica da «cucù », questo offrire ora a questo e ora a queUo le striminzite divasiona elle. niche, Venizelos la portò avanti fino al 22 sett. 1915. Quel giorno, Veni-

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ingiurioso che greco fa a greco, mostrandogli il palmo della mano, con le cinque dita aperte. 11 germe irredentista, e soprattutto la convi~z.ionc di avere in qualun. quc cyenicnza l'aiuto delle c pot~nze p rotettr1c1 », fomentarono la strit di agiti!zioni che riempì di sè tutto il primo periodo dd regno di Gior"io l, c si concluse con fa g11erra greco-turc a del 1il97. In quel t cm1:, la Turchia. serbando ancora un'appa-renza di impero forte, era fi~uratamcntc chiamata Sublime Porta o LeQne Ottomano, ma quello c:ra il tempo pure, hcn diverS<) dall'attuale, in cui l'apparir~ aU'ori:zontc marino di una nave inglese, bastava a capovolgere una situazione polit ica. Le manone dci greci, <1u~sti perpetui manovrieri, ttn<lc,·ano in quel tempo a generare insurrezio!U a Creta e a punzecchiare il Leone Ottomano, così procliH al sonno. (Abbiamo d imenticato poco fa di ag-giungere ai nomi figurati della Tt~rc~ia ~nche que!lo di « ~ra~­ de :\!alato ~. che devia completamente ti stgntficato det due pnmt). L'astuto \'cnizelos trama,·a perciò nell'isola, e il governo greco pl'r parte sua spedì a Creta a lcuni spadofòri a l c_oman_do del colonne11o Timoleone \':.s>OS il quale non era un fulmtnc d1 guerra nè un faro d 'imdlig::nza. ~r:~ un hra,•'u<)mo in _c ompenso, s fornito. a l tutto della ualu ralc malizia gn-ca, perchè a dtspetto del suo a ltisonante nom: , ra di origine mun tcnq;:rin:t. :-;dia loro grande ingenuità, i nemici dcl turchi anda\'~no a ri fugiarst n~lla " lib.,ra » Grecia, spe-rando un gior. 110 d1 pot<·r~l \'Cndican· dt•i loro antichi oppressori. Le pot~tz~ pl'r~, .:hc ;,chbcPc «protettrici ,. non ,-olc,·ano so\·erchi grattacapt, nnpedtrou" a Timol~unt· di sbarcare alla Canea , c lo costrinsero a cercar ri tu gin con i suoi cnzòni nell'inter no. Intanto, un reparto della Ethnikè l [,l.~irt·la (una >JlCci,: <.li comitato irrcdentista) attaccò un posto di irot.ticra turco, e al Leone Oltomano gli toccò svcgliarst e scuoten:

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vreci Dol 1197.

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rw .:-tr;tJJJt..'ra. l anllH ztoc;;aml·nt<: ~ognarunn d1 nco . . tl llltl'l l'tmp,:ro d l i CnnlJll'lll \.' d ~o.• t !•all'O. !ogl11. l'c·r tutti la c;opnak ti dia (.;rt'Cia i: .\t .-. "''· nwno che pt•r 1 greci. per i qualt la capooalc 'era ancorchè non JX>,~cdnt:l è [n,tantlnopoh. Ch1 sa? Le g randi mtmonc che d.· sta .\tcnc s<mo troppo pagane· f,,r,~ al !(Il"'' dd g-n•co d'oggi. il qual(· so ><'lite pn1 cri,tta. no orto><.lo,so eh,· dlèn<J, <: il '111' cuore t!. clu-isliow òs lo ha lasciato alla (. nspoliti, eh. è 11 nome familia-re t·ol quale <·gli d11a111a la ciuà di Costantino, che i Turchi per part< loro chiamano Stamhitl. Sull'origine <h qm•;,tn nome i Greci narrano una curiu~a storia. !)i. cono che quando i Turchi di Maometto LI ruppao l'esercito >Chierato in dif~sa ùi C•1· ;,tantinopoli, i Greci sbandati si rifng1arono di corsa dentro le mura gridando: c Stin po. li! stin poli!», che significa: c In città! in cit. tà! ». c i Turchi, udendo qudk strane g rida. credettero che <o sì si eh iamass~ la città, c d a S t impòli fecero Stambùl. Più che riprende re U.. oottulticialo cloll'-n:ito IJI'O<'O• .t..._ .. t. vraod.i m<IDonw chiodo ioalo..........U ed _. ct•u:a. coo. .a.to d•ll'Epiro, Costantinopoli a i Turchi, il sogno del g reco è di restituire al culto ortodosso la chiesa di Santa Sofia, che i Turchi hanno tras fo rmata in zamì, cioè a d ire in ·le pulci di d osso. Proprio in quel tempo l'eserciìo turco era stato rio!· moschea, tog liere dai muri i g randi tondi ent ro i quali sono trascritte ganizzato da una missione tedesca con a capo •il generale von der le su re d el Corano, riscoprire sotto la calce in fedele le antiche icone Goltz, e una part~ di questo esercito, comandato da Etèm pascià, sce.sc i valichi del Bùronon e penetrò ne lla pianura d i T essaglia. Era 1_ abizantine dai lunghi occhi da capra e dal corpo macilento. prile del 18<)7. La pianura nella qua le e ra penetrato l'esercito. ~i _Etem pascià, è a s pra e sugges tiva. S i aggirano nei pre ssi di Farsaglta l fan· Ma sono i Turchi veramente gl'infe<.lcli? lJ greco, fanatico d ella s ua re ligione rozza e feticista, si c rede lui il solo v ero cristiano di tutta tastDi di Cesare, di Po mpeo c di Bruto. Scorre nel mezzo tl Pcnco, la cristianità, ·e il s uo odio pe.r i cattolici lo espri-me nel dispregiativo che talvolta è appena u n rigagnolo sperduto sulla terra riarsa_e fen· schuòfranglaes, che significa « c<flti Franchi •, e col ch:iamarc la chie- d?ta in largh i crepacci , e talaltra è un~ ~paventosa ~lonl_lll ~t acqu~ sa cattolica c bottega di santità» e «chiesa del toramonto », come per gnllastra e bavosa, c he rompe g li argmt, sommerge 11 JtJ.ISCfl camP ' mette rla in luce minore. Corre questa favol a tra i greci, che Maomet- t ravolge gli armenti g rami. Nugo li di cavallette si abbattono a rom~ to Il, quando entrò da conquistatore in S anta Sofia, impose la sua r a dono questa terra già così poco fronzuta. Il cielo è traver~to d mano sopra una colo nna, e lasciò nel marmo l'impronta di una mano cortei di cornacchie, da cicogne che migrano con le zamve cton gigantesca co n le cinque dita a ven taglio. Nasce da questa favola la Ioni e al legnoso tac tac dei loro becchi a forbice da guanti, e di srra

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passano altissimi i con•i solitari. Si apre su quella pianura la valle di Tempc, nella quale Apollo andò a lavarsi e a purificarsi dopo l'uc.. cisione del serpente Pitone. Dominano da set. tentrionc ~ucsta pianura lc Meteore, ai piedi delle qltali si giace il villaggio di Kalabàka, e sono chiamate cosl per significare che sono cadute dal cielo. E' un'assemblea di rocce strane, una foresta di dolmen naturali. Sulla cima di alcune sono appollaiati dei monast~­ ri, nei quali si sale chiusi dentro una rete c tirati su da una corda a carrucola. E' in questi nidi di sparvieri che, al tempo dei klcftcs, i greci \'Cgliavano la liamm::lla dci loro ricordi lontani, e soprattutto della loro religione. Kalabàka è la chiave militare della Tessaglia e, ìmplidtamentc, di rutta la Grecia. Alla testa di una impr::sa italiana, mio padre dirigeva in quel tempo i lavori della fer. rovia che da Volo va a Larissa da una parte, e dall'altra a Kalabàka. Noi si abita,•a a Volo, che, sebbene situata nella Magnesia ai pit' di d::l Pe!io, è il porto naturale della Tessaglia. Nei miei ricordt d'infanzia, brilla intatta l'immagine di quei lontani eventi. Quando mio padre ci annunciò che la Turchia aveva dichiarato guerra alla Grecia, nel mio animo si accese l'eccitamento che l'id~a

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il diadòco si chiamava Costantino, ma pochi anni prima aveva sposato la sorella del Kaiser, che si chiamava Sofia. Nessun dubbio era consentito. l soldati greci non erano vestiti, come sono oggi, con gli avanzi dei magazzini inglesi, c frotte di giovinastri laceri sbarcavano dai vaporetti neri, traversa. vano già sbandati la città, salivano sui treni che li trasportavano a Larissa, a Vc~estino, a Trikala, a Kalabàka. Con pane e cipolla, quei nuovi achilli si preparavano al gran cimento. Un giorno arrivarono dall'lta~a anche i ga. ribaldini. Era il tempo che la gioventù italiana, animata ancora dallo spirito dell'Eroe dci Due 1\londi, occorreva volontaria a difendere il debole dall'oppressore, fosse greco il debole, o boero, o di altra razza. Un forte manipolo di quegli idealisti ycnne in casa nostra, e una colossal~ pastasciutta fu imbandita in giardino tra evviva c canzoni. Per l'occas1onc, anche a noi ragazzi fecero indossare la camicia rossa. Poi i garibaldini 'COmandati da Riceiotti Garibaldi partirono da Volo, andarono a morire mutilm::nte a Domokòs.•Fu la sola battaglia combattuta di qucll'opercttisti. co conflitto. Costantino il diadòco avc,·a po. ~to a capo del suo stato maggiort un tal generai<' Sapunzàkis, il quak fino allora aveva

P-giat• at...letri: la terraaa da don ai 9od• la ..._,.. deU'Acropoli At•a• mod•ma.

della gu~ rra suscita nei ragazzi. La cittadina marittima si empì di animazione. Arrivavano nei porti i piroscafi neri, pieni di uomini e di scarafaggi; le barchette sbarcavano sul molo i soldati eh:: dovevano sbaraglia-re l'esercito di Etèm pascià, e marciare alla liberazione della Macedonia, della T racia, di Costantinopoli. Chi osava mettere in dubbio la vittoria? .Comandava l'esercito greco Costantino il diadòco, cioè a ~ire cii sue. c~ssore, e una antica leggenda diceva che Co. stantinopoli sarà riconquistata da un prindpe greco di nome Costantino, che avrà per maglie una principessa chiamata Sofia. Ora non

d•Ua .,..ochiDa •

dioordioata

disimpegnato mansioni di ciambellano, ed era più csp~rto di mense che di strategia. Infatti, questo stratega da dispense organizzò la mcn. sa del generalissimo in maniera perfetta, riu. scendo non solo a tencrla in efficienza prima eh!! le truppe greche venissero a contatto con le avanguarme di Etèm pascià, ma conservandola anche dopo il contatto avvenuto, e trasformato immediatamente in rotta per i soldati del basilèus, c portando in salvo le gabbie piene di pollame vivo ~ schiamazzan. te, le ceste piene di pesci coricati su un letto di ghia<:cio, e conserve finissime e i preziosi salumi importati direttamente dai più rino-

mali centri alimentari dell'Europa, le botti· glie di champagne, di xeres, di tokay, i n·cipienti trabocca mi di quei dolci di cui il dladòco era particolarmente ghiotto, c che nei loro nomi indigeni si chiamano variamcntt cawìf, surabié, 'bakJo?•tì, ccc. La guerra greco-turca del 1897 fu brC\·issi. ma : s'iniziò :il 17 ap·riJc con la dichiarazione di guerra della Turchia alla Grecia, e finì il 24 dello stesso mese nei dintorni di Laris~- Fu una Blit::krieg in anticipo di quaran. tatl'è anni, non tale però per la fulminea vit. toria dei Turchi, ma per- la fulminea disfatta dci Greci. Gli eserciti avvcr5ari quasi non vennero a contatto. Tale era la paura cht> i greci avevano dei turchi, che ogn1 combaltente greco guardava il suo compagno, si passava la mano a taglio sulla gola a significare che i turchi tagliano la tcsla ai greci, dopo di che i dut• guerrieri, perfettamente d'accordo sul da farsi. se la davano a gambe di con. serva. Dal punto <li vista podistico, la corsa dell'esercito greco fu superiore a pgni elogio. Com'è facile capire, arrivò primo al traguardo d'Atene il corridore Spiro Luis. colui che l'anno precedente aveva vinto la corsa di i\la. ratona alla ripresa dci giochi olimpict dt'll'c. poca moderna, e che in quelli del 193.5 recò nello stadio di Berlino la sacra fiamma di Olimpia, con la torcia in m<~no. e la funstanclla svolazzante. I ntervcnnero una volta ancora le l•<~lelw: protettrici. c i greci se ne u~cirono p~r il rotto della cuffia. 1 turch i per parre loro ottennero eh occupare la Tessaglia per lo spazio di un anno, c una mattina Etèm il vittorioso senza vittoria emrò a Volo a cavallo, alla testa di uno stato mag. giorc tutto impapaverato di fez rossi a cono tronco. e rutilantc di scimitarrc. La città, che pochi giorni prima saltava in aria dai canti bellicosi dei « liberatori~. si era svuotata di colpo. Cani famelici, la coda tra le gambe. si strascinavano per le strade deserte. Erano rimasti monsicur dc Roujoux, console di Francia, il signor Màricic, console di Austria :: Ungheria, c mio padre. console d'Italia, con le loro famiglie. Al nostro tcrrazzino sventolava il tricolore. Non avendo fatto in tempo a scappar<', il nostro medico greco, Antonio Calaroni, si era rifugiato in casa nostra, c di noltc dormiva a cane di fucile su un divano del salotto. Questo uomo eh:: era la calma in persona, ora era agitato da un tremito continuo. Non parlava più: barbugliava. Non riuscivo a spicgarmi il puz. zo che mandava Calaroni, lui di solito così pulito. inappuntabile nel suo completo grigio a battichiappe, tutto roseo c ravviato. Poi capii: se la faceva addosso, il disgraziato. Oltre a Calaroni, altri dieci cittadini greci erano rimasti a Volo, nascosti in quel deserto. E il giorno che Etèm entrò in città al suono dci pifferi c dei dulit, ::ostoro, sfoggiando dei fez fiammanti che si erano procurati non si sa come, andarono incontro al vincitore, agitando rami di ulivo e gridando: c Siate il benvenuto; siate il benvenuto! ~ Etèm v~nne a far ,•isita a mio padre, poi ci mandò a casa per mezzo della sua ordinanta un enorme vassoio d'argento massiccio, pieno di quei confetti turchi che si chiamann uckèr. Mia madre fece vuotare il vassoio c lo r('stituì all'ordinanza. Ma il pascià ci tols: il saluto. Etém si era offeso pcrchè assieme con gli scekèr non avevamo tenuto anche il vassoio. Noi questa usanza turca non la conoscevamo, e quando la conoscemmo era troppo tardi... La sola vittima di quella. guerra incruenta fu il prete cattolico di Volo, il povero don Anatolio, che una DK\ttina fu trovato nella canonka, steso per terra con un pugnale nelle spalle. Que·l pugnale portava una marca turca. Poi si venné a sapere che quel pu. gnale turco, era stato piantato da mano greca. AL·B-TO 8.A.VIl!IIO

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IL lì: & wIE mmlì: ID~il.@~~il@JJJ!ì: :-.rL l!·BJ,f{ \!Il !Jl:l. 1011.! la t:ulg-~rJa ,r;tm i~-t.aJ•tT l.ln' -.~" t·t;'l .Id pnnopt· t·rnht.anu. Bun,, .tllnal.- J;tr dt·l hnl;:.tn. \Il, l• -t•· Jt. rurcJ\l,t u~h~ntÙ c.h HOtl 11Hl r\'(,;1\lfl:: fll(t l.t (;ru:'l,t, UJ\'t'("... JUtt·n \ Jllll c..~or•h.dt,,nnanwnh ~~ .trr1'":" ~t co...\ ;ul una prun.t 1no.uuh 'lall~tllc. damoru ..;t di qudl';u.·c.qr«fq iri, gn·ci c.

.. }tt\ 1 che. "r.1 pa ......ttcJ .tttr;t\ r ..,, nn.t JJJl"lll'.t~)oJ1 pr,,Jun.l.!::tl.t, c_on h1 (;nc;(t. o~ J.tr ic.,l;l .1) :..,rJo\dllt prltwtp\ hnh:.tto ~- "r., ,t lldh. la .:-;,,:rht~L E l.t Turchia romilh.'IÙ .t \' 0 11\· pn ndac rh, l'cor,1 d< 11., lillt dd '"" prnl•llllillln ndl.1 l'' lll'ola h.t11'·•·

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rie<· dcll',\u,.tria L'nghtna, com.: qn~lla d ella Turchia l' ddla Russ14 .\'d, ''I<>'J paù. Yi~tu che nc,~uno tli c,,; e ra tanto fork eia poter as. ,,rhlrt d;1 ,.,J, la .\lacnloma, g-li St;lli balcanic i a\'c\'ano pensato di nmr'l l" r r.ll.~~iun;::~ re i p rupr< scopi nazionali cd arrÌ\·are ad un , qtuhhrul. .\'d ''1<-"J. tlumJU<', si e ra cmmnc1:llo a trattare, fra serb1 e 1 oul~::tn p<r una npantzH>ll<' ddla .\l acl'tlollla. :\la nell'aprile del IQII , cc" 'Jtllntart· la G r~ci;,_ ch t·. l<m•mlo d1 essere lasciata fuori, per hncca d i \'clllldn'. p rnponc1·a ,, ~olia c un'azione comune, ond,· dì. it-nda,· ì prl\ ll<~i dei en,tiant 111 T u rchia c J.Cr nna cventual= allcan. n tlll<lbil'.l n'Jlt'lto ;u::-li ;tllitcchi w r cht c•mtro l'unn o l'altro dea ~11111 cuutr<•t·nll "· I n r~.dtà !'."tnt" crde,~ ~p: ra1·a, una volta entrato nd _!:llliiCt•. ,(i r,:tl izzar~. :1 dannn <ki >noi a li tati, 1 sogni della grandt Gr<'l'l;t, ,,,.n,kllll'"i da \':tl••n~. a l ·,cìth. a :\lona,tir, a Salonicco, a Ca. 'al.t. a Cn,t.lllllll"iw>ll, 1.: ~t ù p·.r k <''"Il' ddl':\sJa Mmore. a Lutto l'Et.:•·"· ,, l apro, a \ ·nta c /JP" ;ti)., lmtiu, a Corfù. '"'crò le 1ra1tati1e tllplcomallCh<· ,. 1 .-.. ut.llti p.:r">nali tki ""· ra n, c dc i prmcipi interc,~u, dm.tr·>nco lllfnlllll<"l ,. Lthori.,,i fino all\·,1<11~· d d 19T!. Ma lo seop. l"" dd !:t f.:tlt rra ll.dn.;nr ca ice,· cad<·rt k c'lla zlOlll d ella Bulgan• dh. '"Il" la ~n ul.1 ;tloll l> ,im:~ t h: Ilo Z a r 1.'.-rdinantlo, era diventata J',,nt• ''~nan,t <klla ri"-"''a halc;tmc:~ cnn t r11 l'nnpc rn ottomano. Un pramu ,JlT"r'l" ><·rho hnl~ar" 1<111\a lirmato ti 13 marzo r912 c prc. 'ul. 1 ,, J,, ,lt,·t'l"ll< <Id la :'llac•·tlotlla 111 t re 1olll..': u n;t prima, ad onentc dd ){od" l'' ,. dd'•• :--truma dcon·,·a ' l'•·llar<· a l!;, Bu lgarra: nna sccond1 ,, nconl , ari '",.,t dd lo !Sc1ar l'lauJua. all;t :-:crhia; cd una terza, tra lo ~c1ar 1! ({,,.1 •P<, il m.tr E~u· nl 11 l.tg:<l di O ch n da avrebbe potUin < S'lfl l<\ at.l .1 prunnci:1 :ullr 'IIHII;t olllllnalla, Qualo ra CiÒ non fos,e ''il'" "'"tlo1\, h •!u. 1•.,nr cumr.1rllli 'i rnncttn·an•• all'a rbitrato dello Z.tr d t Rn"'•' l'' r la 'P~rtl7.J•Illc dd la r ..;::ion<·.

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zionc delle loro a s pirazioni nazionali ~: che il mito della invinctbilità de ll'esercitO ottomano, come pure quello dello statu quo in Ori~ntt· erano ormai crollati. La nuova Balcania non sarebbe nata che, dalle rovine della vecchia Turchia. In più l'avvento a l potere dci Giovani 114rclti aveva fatto diventare più aggrflSiva e ~ciov inista la politica ottomana; c la situazione dd la Macedonia, come notò il Pernice, i! più acuto studioso nostro di cose balcaniche a quell'~poca, c era dive nta. ta cosi grave e complicata da non ammettere altro scioglimento se not• quello proveniente dalle armi,., l popoli balcanici volevano la gut:rr a contro il turco : a tal fine era stata por tata a punto una lunga e pazi~ntc cd ardita preparazione militare e diplomatica. La guerra, in. somma era inevitabile. Accennammo precedentemente che l'alleanza fra gli Stati balcanici era passata attraverso una lunga incubazione. Infatti già nel 18&; Francesco Cr ispi av::va tentato di avviare trattative per una conven· .zionc militare serbo-bulgaro.rumena; nel 1&}1 ;12f'ricupis aveva-a su11 volta cercato di creare una lega serbo.bulgaro-rum ena. Ma er a diffi. cile mettere d'accordo gli Stati balcanici perennemente in ebullizione per la questione macedone e vi si opponeva altresì l'azione perturba.

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l • QUEBRA BALCAHICA, Otlob,. 19t3 • Truppe twebo

m mard<~ ..roo Adri1111opcll

Nel maggio dello st~sso anno 1912 si addivcniva ad un a ltro accordo fra la Bulgaria c la Grecia. Ma i due stati non riuscirono a con· eludere nulla di p<)Sit-ivo nei confronti della futura -spartizione. l tcr· mini dell'accordo furono molto vaghi, al contrario di quelli fra Bui. garia c Serbia che erano stati molto pr~cisi. E di questo fallo, co~c vedremo in seguito, la Grecia ne approfincrà largamente. Si arnvo solo il 19 maggio a Sofia ad un trattato eli alleanza difensiva. ln seguito la Bulgaria dovette ritornat"e sui suoi passi... Lo Zar. bt~lgaro non aveva troppa ...stima dell'esercito greco: cd i ricordi dct d1sastn del 1&}7 erano troppo recenti. M.a la Grecia. bene o male, crjl la sol~ potenza balcanica che aHsse una flott-a. E allora il 5 ottobrz 19 1.:. fu mutato l'accordo del mag{;io c firmata una conl'enzione militar~. in cui cfa stabilito che, in caso d.i guerra alla Turchia, la ~ulgana avrebbe messo in campo 300 mila uomini c la Grecia" 120 mtla. Alla alleanza adc ri\'a pure il Montenl!gro, che. già allo scoppiare ~ella guerra italo.turc:a aveva proposto agli altri stati balcanici una azl~nc comune contr o la Turchia per cacciarla dall'Europa. li fronte umco


balcamco era cost cost1tuito. lncidenl! di con. fine fra turchi e bulgari, fra turchi c grzci .erano all'ordine del giorno, orma1. NcliP quattro capitah balcaniche la pubbhca opmu. ne temJiestava ìn rumorosi comizi chiedendo a gran YOCc la guerra. La diplomazia europea si agita...·a. In Turchia scoppia1•ano rivo). te ndla flotta (2 giugno 1912) e nell'esercito (15 giugno). Poi il governo ottomano s~quc. strò ·un treno di munizioni diretto in Scrbia c concentrò intorno ad Adrianopoli so tmla uomini. TI 30 settembre la Francia propose all'Austria Ungheria cd alla Russia un pas. so comune .a Costantinopoli. Ma n: llo stesso giorno la Scrl11a " la Bulgaria mobihtarnno. 11 Re GiorgiO di Grecia da Copenag-hen par. ti per Atene. Il l ottobre :\lontcn~gro <" Gn·· eia mobilitarono a loro volta. E l"incancatn d'affan serbo a Vienna Mich:ulonc chchiarò che questa mamfestazionl >imuhanca d.-t proposito dei quattro stati hakan1c1 eh m. ler rispondere alle provocazioni dl'lla Tur· chia era « formalmente il segno che ~•amo usciti da uno stato di debolezza c for~c <h soggezione e che alla ;orte de1 nostri connazionali della Turchia europea vogliamo prov· 1•edere da no• ,. Il 5 ottobre Poincaré c Sazonof fanno annunziare che raccordo curo. peo è forse pross1mo a raggmngers1 ~ulla hase dell'autonomia macctlone. La Turchsa reagisce con una mossa simile a quella del 1876. riesumando per la Macedoma una H'Cch•a legge dd 188o. .Ma non ottiene l"dTctto desid:!rato. L'S ottobre il Montcncgro, ali<• 11 del mattino, rompe gli indugi thch1arando d: vedersi costretto a farsi giustizia con le ar mi. E rimette i passaporti al mimstro d• Turchia a Ccttsgnc. Gli altri stati aspettano invece al fallimmto dei tentativi della thpJo. mazia occid~ntale per muoversi. Il 1.~ ottobn: gli Stati balcamc1, attraverso la Russ1a ~ l'Austna Unghcna chiedono alla Turchia un complesso di riforme: in Macedonia che la Sublime Porta non può accettare senza vedere quella regione staccarsi definitivamtnte dal. l'impero ottomano. Gli ,Stati balcaniCI chiedono inoltr-e il controllo delle Grandi Potenze per l'esecuzione del programma di rifor. me proposto, la smobilitazione dell'esercito turco cd una risposta entro quarantotto ore. Il 14 ottobre la Turchia rifiuta tali condizioni c il re di Serbia e lo Zar Ferdinando si

mcomrano a 1'1rot. Il 17 la ~11.:rra è dich•a· rata. Il q nttohro: \' cnizclos accogliendo alla Cam~ra dci deputati d1 ,\tenc i rapprc$elllantl du c fratelli,. creteSI a\'cva dichiarato: « Vi sarà. d"ora •n avanti, un solo par. lamento per 1 ~Tl'Cl c per i cretesi nella libera Grecia •· Lo ,lato cll:!nico era riuscito finalmente ad entrare nel grande giuoco. Perchè l'azione della Grecia nelle due guerre balcaniche, quella degli alleati contro la Turchia, e quella d1:1 •erbi, dei greci e dei rumeni contro la Bulgaria. fu, più eh:! altro un tortuoso g111oco diplomatico, fatto di inSidie contmuc c d1 contmua malafede. ~ten­ tre invece nelle due guerre rifulse splendi. damente il valore c J'indomab1le energia de1 bulgari, che, sotto la guida abile ed audace nello stesso tempo, dello Zar Ferdinando scrissero pagine indimenticabili di eroismo. Il mondo assistè meravigliato a queste due guerre: i popoli balcanici si erano ormai svegliati. E nei cenacoli letterari e nelle serate

1914 • lircmcr. S•09i>l c - - t r i doUa cor1o

dol prio.tipe dl Wied.

fntun~tt. rumorose c rissosc, volavano le paruk ;n libertà del « Bombardam~nto d1 \drianopoli :t. di F. T. Marmetti. Mentre nei c•rcoli borghesi si di9Cutevano animatamznte gh articoli di Vico Mantegazza c nelle cancdh:rie europee s1 seg-uivano con makelata ansia gh sviluppi della Situazione.

•••

l turchi che accettando la guerra a\"e\'anO ~pcrato m una di quelle facili vittorie di cui era p1ena la storia del loro impero, si lusin. gavano d1 poter imporre le più dure condiziom alla Bulgaria da essi ritenuta la nemica principale. La lotta fu combattuta c su due grandi campi, nettamente separati all'alpestre e impervia zona del Despoto Uag e del Perim Dag, solcata da11c gole dello Struma e della Mesta». l campi di lotta erano q~l­ lo macedonico a occidente c quello tracico ad


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I QtJERIL\ BALCAJIICA. I>icemb,. 1812 • l>aY<mti a Cicatalvia. bal"ardo d•ll• lr"PIM ottomGD•. '- lnapSM .-lttono.. Milo Zar F•l'lliDGDdo -temo pria4 eli iJolaian l'aHaceo.

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sercito prussiano, cadeva sotto l'impeto irresistibile delle fanterie bulgare e il 24 i soldati <kllo Zar Ferdinando entravano nella città accolti con l'offerta del pane e del sale dalla popolazione esultante. li 31 otto. bre a Burgas un'altra vittoria coronò. le armi bulgare che ormai assediavano Adrianopoli, minacc.i avano Costantinopoli c mandavano in ebullizione la diplomazia europea. l greci, nello stesso tempo, raggiungevano vittorie più facili .e mC1'lo costo'se. Essi avevano due obiettivi, Giannina e Salonicco. Verso la prima città puntò il generale Sapunzaki che il 2 novembre conquistava P.r::vesa. Contro Salonicco si incamminò da Larissa il diadòco Costantino con cinque divisioni. Il 19 ottobre i turchi, a EJassona, dopo un breve combattimento ripiegàvano. Il 22 ottobre si impegnava una grossa battaglia nella gola di· Sarantaporos. Ma la notte interruppe la lotta e i turchi, la mattina seguente, avevano abbandonato le loro posizioni, ritirandosi verso Ser: via ove il 25 entrava l'esercito greco. Altre facili vjttorie aprirono a• greci la via di Salonicco, ove essi cntrel'alt\llo qualche giorno dopo contemporaneamente ai bulgari. I serbi e i montenegrini operavano intanto, con buoni successi, nel settore ~lbanese.

oriente. Nel primo di essi i turchi avevano tre corpi d'cs~rcito: uno a Usciib, un altro a 'Motlilstir cd un terzo a Salonicco. Una divisione, al comando di Essad Pascià era rinchiusa in Scutari. V'erano poi altre forze irregolari. Complessivamente, insomma, lo stato maggiore ottomano poteva disporre di 140 mila uomini, contro 130 mila serbi, 100 mila greci e 30 mila montenegrini; oltre ad una division-~ bulgara. E queste forz,e, in caso di disfatta non erano in grado di poter ritirarsi o riceve:re rinforzi di alcuna specie. Nel settore tracico, invece; v'erano più di 200.000 turchi, appoggiati alle for. tezze, per più aspetti formidabili, di Adrianopoli e di Kirk.Kilisse. E avevano di fronte i soli bulgari. Tra l'ottobre e il novembre 1912 la protagonista della guerra fu la Bulgaria che, gettandosi sulla Tracia, spingeva i suoi eserciti v-erso il Bosforo. L'avanzata delle truppe di '\uesta giovine nazione balcanica fu senza dubbio la più bella pagtna militare del conflitto :! rivelò nello stato maggiore dello Zar Ferdinando una maturità ìnsospettata: Il 24 ottobre il III corpo d'eser~ito bulgaro infliggeva ai Le vittorie bulgare, di cui i serbi c i greci, ma soprattutto i greci, do. turchi a Kirk-Kilisse una clamorosa sconfitta. L'avanzata di questa · vevano così largamente approfittare, avevano messo la Turchia in una unità era stat11 preparata con una precisione cronometrica c la più posizione tenribile. l bulgari si erano, si, fermati dì fronte all_a linea assoluta segrcteua. c Nei giorni precedenti , alla dichiarazione di di difesa che proteggeva Costantinopoli fra l'insenatura di Ctatalg•a guerra - riporta il Pernice - si era fatto credere alla Bulgaria sul mar di Mannara e quella di Caraburum sul mar Nero, e avevano che essa si ·venisse con.centrando verso Cunstendil per proteggere ~a appena iniziato l'investimento di Adrianopoli, che resisteva e avr~b~ èapitale. E in realtà questo avevano creduto aJ,Khe gli ufficiali. Ma resistito per lungo tempo ancora: ma non c'era da farsi illuston1: -;i.ppeQa cominciati i movimenti, ad un tratto, in tutta la Bulgaria Così il 4 novembre 1912 la Turchia chiese la mediazione delle grandt orientale erano state interdette le comllllicazionLwstali e telegrafi. potenze europee mentre all'interno i giovani turchi si agitavano, l? che, arrestati gli individui sospetti, sorvegliate le strade e si ~rano Sccik-ul-islam predicava la guerra santa e dall'esterno, i bulgari co~tl­ diretti, col più grande silenzio, i reggimenti che dovevaì\o comporlo nuavano ad attaceare. Il 9 novembre i gq-eci del principe Cos~_t 00 verso Jamboli. Nessuno ne ebbe sentore fino a quando, "discendendo al'rivavano- da:vanti a Salonioco e sfruttando con astuti negozrab l~ in .sei colonne da Caibilar lungo le rive del Teke-Derò non 6i venne a vitto~ bulgare, vi penetravano. U 10 vi arrivavano i veri vinciton, gettare sui turchi appoggiati alla formidabile fortezza di Kirk Kilis- i bulgari del generale Teodoro{. Ma il loro successo era· stato già e~u­ se •· In due giorni la fortezza, che il famoso Von de Goltz aveva torato. Il 17 novembre j bulgari . at.taccavano l~ line~ di Cia~gta ~ giudicato capace di resistere per tlre mesj agli attacchi anche dell'e- non ottennero che successi pa.rzlalt. La conqutsta. dt CostantmOPO

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accord i fra greci c serbi ai dann i della Bulgaria c 11 prevalere dcii:! correnti belliciste in Turchia, capita. nate da Enver Bcy c trionfanti il JT gennaio in una insurrezione a Costantinopoli, ridavano la parola .al cannone. li 9 febbraio le ostilità venivano riprese ma era. n o già cddenti i' sintomi d cll'irreducibilc avvers ione fra bulgari. serbi c greci. Da parte sua la Romania SI appresta1·a ad agire per ottcncrl la Dobrugia. E m~:n. tre la Bulgaria si (•sauriva nell'assedio di Adnanop()h, i grcct procedevano per conto loro verso J'Epiro c 1 ~crhi 1 cr~o Durazzo. li 1 marzo la Turchia si affidal·a senza condizioni alle Grandi Potenze per ottt:ncr<· In pacl·. Il 5 ,. il 6 marzo 1 greci occupavano Santi Quarama \ Giannina. rna iurouo Impediti dalle Grandi l'o. lenze <IJ spingcrs1 oltr.:. (Sorgeva allora la qucstionL alhanl''<: .. ). Jl q marzo si cbb~:ro 1<.> comhzioni di pa. Cl' degli all.:ati balcanic1 è 1 maggiori guadaJ,''Ili er<~no pc·r la Grecia. i\la k ostilità non ccssal'ano t finahnrn. tl 1! :zl1 marzo :\ùnanopoli caùc\'a. E il 6 aprile. la Turchia :\CC~·Ilava le con<hzioni poste dalle grancli potcmc.

Orm;, t. però, era t:l'ldtntc che alla prima gurrra hai. canica ne doH1·a <.cg-ttirc una seconda. J'l.'rchè !"Osti. htà ir;1 gn-ct , "·rhr da una parte ,. bulgari dall'altra era f;Jt<~lmc::ntc ùc~tmata a s<:opp1arc 111 guerra aperta. f romeni da parte lorn premevano minaccw~, Pl' r la l>nhrtl(:'lil. ~la i hulgari non p<H~1·ano pcrmctt~rc eh< gh •·normi >acnfici th sang-m·. cluraiJ vrr comJulstar 1111 terntnno che cla <tnlll costituiva 1l p<~tnmonu1 mo. rak <ldl'lrrl.'<h-ntì,mo hulgaro. amJa,~cro a hcncficio <h-· g-h aiLa!l. E così m<·lltrc 1"11 maggiu Jt)l.l gh alkat h;dc;tnJCJ. eh t· ormai non \ r<1no ptù tal r. thchiara\'alll> d"arn otan· k cnnthzioni tkllc GraiiÙI PotUlt.~ pl.'r la !'·''''• "" pr11n" Jnclclullc d1 ironuaa fra bulg"an c ~:"T•·· n ;1 ( ';n·ala ,t;ll';o a significare ;lll"Fttropa cht· la 'nh. di! TI< t.\ h<tkaniC:I c·ra ormat fimta e eh,· una m1o1 a 'itu:tnolh ;uul;11·a matur;uuln. l hui,E::trl i1YC1·ano iattu la rra P< r l:t :--Jacnlon1<1 ed ora a1 n·hhc•ro do1·uto n.

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Il GUERRA BALCANICA. L1J91i<> 1913 · Sorbì. greci o comba.ttono centro 1 bulo;a:ri.

5-s nvcht\·a co~i, in~o~p·:uat~ttnt:nte ('tHlh u1· >Ogno 1rraggiung1hilc. L~ Jk•IUIL< <~<"CHkm.dJ, ~ sprcialmcmt· 1".\n~tna ,. la (;,·rnMnla ,. l'In. ~hiltcrra a1·c1·ano poo,!f, 1! loro• n·tto, la l~n'' lo' non vol~va muta n· d re~nnc· tkgh ~1n·t11. \, Romania a\'anzal a k su,· prl'l<'L ,uJla (),. hrugia. li .25 llOI'CJlll•r.: 1 llulgan si I' Hkrto C~>· >trclliaù ad-;:rtrc" tratt<illl<· prt:luntnarJ. Il.\ ~;cnna10 fu ~tlpulato un armbllt.io fr;; Tnr. ch1a c

Bulg-ana a cui si it:'l,,l~tarun(l dnch\·

~t·rbia c 2\1ontencgro. La ( ;fl'Cl<t a<kri anch·· essa, ma ~~ ri,crbò il <ilntto oh Jlr<•><'~lllrL le operazmni in m<H<'. l.c trallatin· <:Oli J., T11rchia a Londra non furono d<lk più ia. Clh: e funzwna\'ano m·lla capit.tl<· hrit<tlllll· ca, cont<:mporancamc·nte. due • <:nns<ssi int.-r· nazionah dist111li ed in pan,· contrasta11t1 osserva il F~rrano - . l i « (;ran Lt~lhl):'llt> ,. dcgh ambasciatori de'Ile pot<·nzc ,. la l;onf,· renza <l<.•lla pac~ <lt'l plt-111f><>I<·II7Ì<tTI halcall ich. La Turchia cmrlava nd man1cn c \'en11clos giuoca1·a d'astll7.la con l:!>>a. mcllt·ndn l<1 <_;n·. <!a. eh~: non poteva vantan· gh ermc1 'ucce~. St della Bulgana, alla tc~ta dclk na7.Hnll hal. canichc. La qu~stionc di Adnanopoh fu qut:ll; che maggiormente contrihuì ad 111torhu.l<tr\ k acque: gli allea t 1 volevano la città per darla alla Bulgaria; ma poichè la città rcsist<•1·a ancora, la Turchia si rifinla1·a d t cederla. Il 1:; gennaio vi fu un ultimatum alla Suhlim:: Por'. ta; il 22 questa acconsentì e rimise nello stcs. so tempo la questione delle isole dell'Egeo (~he stava particolarmente a cuore alla Gn> c_ra) alle grandi potenze. Ma mtanto le rivahtà fra gli alleati balcanici e soprattutto g-1.

rumon1


l CUERIIA BALCANlCA • Honmb,. 1912. Effetti del bombordomealo bulqaro au ua.o dei forti eli Adria:uopoli.

nnuc•arl" a ~::ran parte di C>sa. Cera ~• la .ia. dd Jrattato scrbo.hulgaro che ,tahlltva !"arbitrato dello Zar per la parte .ldla ~1 accdonia contc>a. )fa la Grecia non d,·sidtrava tale ;~rhitrato pcrchè sarebbe s.tat1. a suo svantaggio. Mentre invece con poco sforzo, con l'aiuto d~• romeni c con qncllo d~• turchi, a\·rchhc potuto benissimo realizzare k sue asrnrazioni. E la spalleggiavano I'Jnghil. terra c la Francia, sp~ciahncntc la prima già mclinc a favorir!! quel pancllcnismo che la ve. drà accesa (lala~ina dopo il 1919. Non diversamente rag1onava la Serbia. L'Austria.Un. ghcria c la Russia, poi, non potevano ~sare alla creazione, nella p~nisola balcanica, di una g rande Bulgaria. Ne poteva vederla di buon occhio la Germania. La Bulgaria, insomma, na abbandonata a se stessa e la Grecia era destinata a trionfare n~lla contesa balcanica, grazie alla equivoca abilità di Venizelos. La guerra •i riacce~e violenta il 30 giugno. Ser. bi c greci, e in Sl-glJito anche rumeni, stavolta Stavanll contro i bulgari: sui quali i nuovi crr.lliuati, ma Sp:!Cialmente la Grecia. cercarono di gettare l'onta dci massacri innumerellllha cl:tusola

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voli che a\ c\·ano accompagnato la campagna pr,·ccdcntc. Re Costantino di Grecia fin da1 primi J:"•orm del nuO\O conihuo cercò di com. muO\'t.'rc 11 mondo d~nunciando le atrocnà cvmmcssc da1 bulgari..\llora accadde un fatto strano. La Dotazione Carnegic per la Pac_ mtcrnaz10nale si offl"rse di eseguire l"inch•csta ~d inviò nella penisola balcanica una comm1s. sionc formata di uomini universalmente conu. sciuti c stimati. P(·rò il govl!rno greco (c con esso quello serbo) non g radì la visita della commissione. Mentre inv ~cc il governo bui. garo le accordò tutte le facilitazioni. E 1t. conclusioni non furono precisamente favore. voli a1 g reci. A Salonicco. ovc fin dal 9 no ,·cmbrc dell'anno precedente, i rapporti fra greci c bulgari non erano eccessivamente cor. diali, i greci, profittando della superiorità numerica, sopraffacevano le truppe bulgare. Il 2 luglio la Romania mobilitava e contempora. neamcnte la Turchia sospendeva la sua smobilitazione. La resistenza dei bulgari, che agli So mila uomini dell'esercito di Re Co. stantino potevano apporne solo 40 mila guidati dal gcn. Yvanof, fu degna della loro tra. di:tìoni antiche e recenti. I serbi subivano nel S(ttore settentrionale duri colpi; e anche i grc<:i, dopo alcuni successi iniziali, si videro

lW-trctti a rallentare il ritmo della loro avan. 7ata. :'Ila 1'11 luglio intervenne la Romania wn cinque escrcill di complessivamente 400 nula uonuni. Contc111porancamcntc la Turchia nprcndcva con un balzo fulmineo i lerriton della Tracia e rioccupava Adrianopoli. La Bulgaria esausta non poteva eontinuar~ a resi"t~rc alla marca di armati che traboccava d'ogni dn'c sul ~uo territorio. Il 21 luglio lo 7.ar Ferdinando chit.•dc l'armistizio, mentre R" Costamino c \'e111zelos. con una condotta ambigua. complica\·ano enormemente le trai· 1a1i' c. spalh~ggmtt dai serbi. Ma la loro posi. ztonc. serrati da prc:>so dai bulgari che si era· no. negli ultimi g•orni, <ripresi, non era delle più fa\'or.:voh. Il ,\0 luJ:'hO finalmente s'arri· ,.a,·a ad un arm1ollzio di cinque giorni, prolungato Il 5 agosto per ahri 3· li 31 luglio le ostilità ~rano cessate. 11 9 agosto venh·~ conc:luoa la pace di Bucarest con cui gli antl· chi alleali della Bulgaria spogliavano questa di tuili i territori conquistati. Il 22 settembre a Costantinopoli veniva firmata la pace turcohulgara. E 1( 14 novembre la pace greco-tur· ca. Con sacrifici minimi, la Grecia realizzava guadagni ingenti. Il suo territorio passava ~ 64.657 kmq. a ns.r29 kmq. T suoi abit.ant~ da 2.631.952 ab. a 4.663.327· Guadagnt d: eguale entità realizzava la Serbia, men~r: Bulgaria vedeva aumentare il suo ternton? da 96.343 kmq. a 121.445 kmq. c i suoi a~•· tanti da 4·337·5'3 a 4-768·538. Alla Gr~a t rionfatric~ sembrò allora di es~re alle soglie deUa realizzazione dei più vas~i sogni dd Pa. nellenismo. Ma la aspettava, otto anni dO!_IO. sulla Yia di Smirne a cui già essa .(OlliJII· ciava a guardace un ufficiale turco, dl\·en~to poi il creatore della nuova Turchia. Si clùa: mava K-emal pascià. E avr~bbe assunto J!01 il nome di Kcmal Ataturk, cpadre dd turchù·

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OO.'E:OWICO •AaJA 8a . . . . .


to, montava bene a cavallo, il popolo acclamò; credeva lhe quelle presenze straniere non avrebbero impedito al primo Re della Grecia libera di farsi il campione delle aspirazioni nazionali, che allora cominciavano a precisarsi sotto il nome d, « Megaidea », la Grande Idea: una Grec1a estesa fino a Costantinopoli e in Asia Minore. Sebbene il Re avesse trasportato la capitale da Nauplia ad Atene, non era verso l'antichità classica che si d•rigevano le nostalgie del Paese, ma verso l'alto med1oevo bizantino, in una cosciente volontà di restaurazione. E il Re parve affermare la sua idoneità alla missione storica di tale restaurazione con un gesto significativo : viaggiando incontro al fratello reduce da Costantmopoli SI fermò nel porto di Smirne, scese a terra, si lasciò riconoscere e acclamare dalla popolazione greca della città. e ricevere dall'Archimandrita nella basilica con gli onori reali. Ma la popolarità del Re Ottone durò poco: tropp• bavares1 mtorno a lui, il conte d'Annansperg, Mauter, von Abel, Heydeck, Rudhardt. La xenocrazia, dicevano i greci. Volevano ministri greci per governare la Grecia, e la legazione di Francia suggeriva il nome del più indicato, secondo il barone Rouen, a quella missione: il signor Kolettis. Inoltre Re Ottone non voleva saperne di fondare una monarchia costituzionale: educato alla Corte di Monaco, reazionaria, austriacante, meticolosa nell'etichetta, credeva, e i suoi consiglieri bavaresi lo credevano con lui, che il regime più indicato per i greci fosse quello del conte Capodistria, che, affermava, li conosceva meglio di tutti. I greci invece volevano la costituzione, cbe del resto era stata loro promessa, e si formavano gruppi e partiti per reclamarla, ognuno dei quali aveva alle spalle una legazione, quella di Francia o quella d'Inghilterra, mentre il rappresentante russo stava per i sistemi autoritari, e da Pietroburgo Nesselrode corrispondeva con Colocotconis, superstite condottiero del partito di Capodistria, con i vescovi e con i papas delle campagne.

l) Solclcrti albaaMI elle a:haiCDODO l vr.d coetro l~ !nappe c1t JUJ PGIIC:k\ %) DaDaa cii " •uaool " a GiaDadaa, eU~ do.,. do..,..bh. _ , . ..polla

Il l•ooro cii All PCIIdllo,

Non fu che dopo otto anni di regno che Ottone si decise a liceoz.iate i mmistri bavaresi e a chiamare al ministero un greco, Costantino Zogra.fos, che era stato ministro a Costantinopoli e vi aveva dato buona prova. Ma coloro che avevano sperato in un governo costituzionale si accorsero subito di essersi ingannati, giacchè con Zogra.fos il Re instaw:ò un re~ personale: presiedeva il consiglio dei ministri, si occupava d..rettameote di molte faccende che prima erano state interamente nelle p-wU dei dignitari bavaresi. In questa via incontrava però la risoluta ostilità di Palmerston, ---------------~~81--------


grarruna politico di accaparrare la rivolu. zione come se l'avesse fatta lui, ciò che del resto aveva caro di lasciai intendere negli ambienti discreti ». La Costituente mise al mondo una co. stituziooe e la dottrina della Megaidea. Il Regno di Grecia non era la Grecia., diceva Kolettis : « esso non è che una parte, la più piccola e la più povera. della Grecia... questa si estende dall'Hermos al Tenaro, dalla Cilicia a Trebison'da. Co. stantioopoli è la grande capitale, la Me. tropoli, !"incantesimo e la speranza di tutti gli elleni ». Gli oratori parlavano bene, ma le risorse del Regno erano troppo inferiori a quelle magnanime parole, e quando, approfittando della guerra di Crimea, si tentò un colpo di mano sul· l'Epico e sulla TeSSaglia, il Regno non riuscì a mettere in linea che seimila uomini, e la guerra di liberazione si ridus. se « a poco più che brigantaggio e rapina di bestiame su larga scala », scrive E. C. Blech, dell'Università di Cambrid.f!.e. Le Potenze del resto vi posero line sollecitamente, con l'invio . di una squadra al Pireo. l,.a popolarità di Ottone ne ricevette un altro colpo. La instabilità del suo trono era aumentata dal fatto che mancava un erede diretto della Corona : la costituzione voleva che il successore di Ottone fosse di religione greca ortodossa, giacchè non si poteva concepire la Megaidea affidata a un cattolico, e il rancore dell'Impero latino d"Oriente viveva ancora nella tradizione risuscitata di Bisanzio e dei. Comneno. l prossimi eredi di Ottone erano principi bavaresi, cattolici devoti; il clero faceva propaganda contro di loro, e ora che l'in· fluenza russa era meno da temere per la

che a ogni cambiamento di ministro intorno al Sovrano teme· va di veder aumentare !"influenza della Francia: «la storia diplomatica del regno di Ottone si -può riassumere come un duello trentennale fra Re Ottone e lord Palmerston, fra J'Inghil. terra e la Grecia ». L'Inghilterra era rappresentata ad Atene da Sir Edmund Lyons, uomo di molta energia e ostinazione; la rivol~ione del settembre 1843 la preparò )ui: quando l'agitazione minacciosa della popolazione di Atene e l'atteggiamento dette truppe ebbero persua.So il Re a convocare un'assemblea costituente « Lyons non nascondeva la sua gioia... e s.i assegnava il pro-

eaa


provvisorio si formò in Atene, e proclamò decaduto il governo del Re. Ottone noo fece resistenza, i ministri d'Inghilterra 1: di Francia che si prodigarono a coovincerlo dell'inutilità d'ogni tentativo lo trovarono anche trOfl>O facil.mg)te persuaso. Si imbarcò su una corvetta inglese, scrisse un proclama dignit050 c se Wandò. « E' sccmparso, commentava la Rev11r dn De11x Mondn, non già nella tempesta, ma nel fumc1 di un bastimento a vapore...».

Per scegliere il nuovo Re di questo paese mcrid1on:Ue le Potenze, mentre i gr«i esitavano fra il Duca di Edinburgo, il principe di. Lenchhenbecg e il duca di Genova, risalirono ancora verso settentrione: e scelsero il prinàpe Guglielmo di Danimarca, sccoodogenito del Re Cristiano, che assunse il nome di Giorgio l e il titolo di Re degli Elleni. Concessione alla Megaidea : Ottooe era stato «Re di Grecia :t>, il nuovo titolo sembrava rivendicare una sovranità .« in par11b11s :t> su tutti i greci che ancora stavano «sotto il giogo turco», come diceva la fraseologia corrente. Le aspirazioni nazionali erano sempre il motivo predominante della vita pubblica ateniese, e questa ora disponeva di Wl potente organo per manifestarsi, la Camera dei deputati, che la nuova costituzione 'faceva unica assemblea legislativa del Paese, senza una CameTa

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concort:en.Za che il panslavismo 'di Pietioburgo faceva al panellenismo, l'lnghilterra stava coi papaJ e con i monaci. A questo punto, siamo nel 1862, dovrebbe avere il suo posto un intrigo rimasto oscuro, nel quale il Re Ottone avrebbe avuto l'intenzione di accordarsi con Garibaldi per rinnovare in Tessaglia i Mille e l'assedio di' G aeta. Era Ottone capace di tanto, lui « il piccolo Re bavarese, savio e così cattolico » ? Forse sentiva di non aver altro mezzo, per salvare b. Corona, che quello di proporsi come il Vittorio Emanuele degli elleni. E' certo che quando gli ufficiali della guarnigione di Na.uplia si ammutinarono contro di lui, il ministro della giustizia Calligas confida,•a al figlio del ministro di Francia che qoegli ufficiali erano pazzi e rovinava. no ogni cosa: « il Re è in relazione da due anni con Garibaldi, per mezzo di certi conti jonici e italiani. Garibaldi vuoJ servirsi dell'Oriente per arrivare a Venezia... ». E la Regina diceva, a pranzo, al ministro d'Jnghilterra Scarlett, che sarebbe venuto il giorn_o del trasferimento della capitale da Atene a Cosbntinopoli: « spen.va di veder realizzate nel corso deJJa sua esistenza tutte le aspirazioni dei greci ». 11 Paese però noo sentiva queste parole c non sapeva di quegli intrighi, se tD2.Ì • Yi furono ; credeva che il Re fosse irrimediabilmente legato alla sua parentela bavarese ed austrian. Una ribelliooe militare scoppiò ad Arta e si diffuse rapidamente in tutto lo Stato. Il Re e la Regina erano in viaggio nelle provincie, e in loro i$SCnZa un governo


trattative sì concretò nell'annessione della Tessaglia. Come se l'esercito greco avesse avuto anche lui la sua vittoria dì Plevoa. Resta.vano l'Epiro, la Macedonia, soprattutto Creta. Cinque anni dopo l'annessione della Tessaglia, approfittando della breve guerra serbo..bulg.ua. la Grecia mobilitò un'altra volta per attaccare la Turchia in Macedonia, ma ancora troppo tardi, quando la battaglia di Slivioitza aveva già concluso la campagna a favore dei bulgui, e l'Europa non voleva nuove complicazioni. La Grecia contava su Gladstone, ma il Gabinetto inglese «che si pentiva di non aver occupato Creta come Cipro, scrive Debidour, non aveva nessuna voglia di veder aumentare nel Mediter. raneo la forza di uno Stato marittimo che poteva div<:ntare l'alleato -della Francia)); e la flotta internazionale bloccò tutte le coste greche · per intimare La smobilitazione. Vi furono risse, i marinai austriaci commisero violenze sulle popOlazioni isolane, molte navi greche furono K· questrate, finchè il governo greco si rassegnò ad aspettare un'altra occasione per liberare « i fratelli della Grande Grecia». 'La questione cretese venne chiamata « il rompicapo europeo». L'isola era abitata da gr«i e da mussulmani questi massacravano i greci di tanto in tanto, con la tolleranza delle autorità turche._ Le Potenze, a quei tC'Olpi, prendevano sul serio i massacri : le flotte v<:nivano mobilitate, gli ammiragli sgridavano i valì. Anche la Grecia volle intervenire dopo una di queste periodicht' Re Coatanti.ao e il f.i9llo prUu;:ipe AJ...cm.dto bue· ceduto iu ••9uito cr.l padre) au·.p:~~~a cHUcr neumilit<'< groca (191'-16),

La priDc:i~ua di Sa.ao:Ua W•ùnar. (fotogralia es~ gutta n~l castello d1 Tofol da Re Costantino)

alta per frenarne gli eccessi, ciò che sembra.va una compiuta affermazione di dC'Olocrazia. Il Ministero era responsabile verso di lei, non pitl verso la Corona come al tC'Olpo di Ottone. Citiamo ancora lo storico di Cambridge: « l'Assemblea divenne così il carnpo di battaglia dei demagoghi, e serva della mutevole ed eccitabile opinione pubblica tanto carattcristica della moderna democrazia greca ». Disra.eli diceva: «una monarchia governata da una repubblica». Il Re aveva portato, quasi in dote, alla Grecia le Isole Ionie, d1e l'In· ghilterra aveva occupato ai tC'Olpi delle guerre napoleoniche. Ma il popolo guardava a Creta, alla Tessaglia, all'Epico; ogni crisi in Levante <!ra buona per tentare di varare qualche annessione; le Pot<:nze però intervenivano, e se i greci resistevano alle loro ingiunllioni, le flotte del « Concerto europeo » apparivano davanti al Pireo, lo bloccavano, e allora una opportuna crisi ministeriale permetteva alla Grecia di tirarsi indietro, per ricominciare a farsi avanti subito dopo, ostinata quanto pieghevole. Era pronta a ricorrere alle armi, ma queste non le portavano fortuna. Come al tempo della guerra di Crimea, anche la guerra russoturca del '77 la hovò bellicosa e disposta a invadere la Tessaglia. Ma quando si decise, i turchi e i russi stavano firmando l'armistizio, c la Grecia si vide venire addosso tutto l'esercito turco Libero d'ogni altro impegno, mentre la flotta del Sultano accenna-va a uscire dagli Stretti per andare a bombardare il Pireo. I greci si credettero perduti, il Re diceva al minist[Q d'Austria. con le lagtime--agli occhi: «~no abbandonato dal mondo intero, se le Potenze non mi aiutano la mia posizione diventa W,osteniblle; cbe..si fac.cia -q~ rosa per il roio Paese, per la mia persooa! ». E le Potenze fecero qualche cosa: a CostantinopOli, la Russia minacciò, l'Inghilterra arnmool, l'Italia consigliò, e le truppe e le mani turcbc: rimasero ferme. Non solo; ma al Congresso di Berlino la Grecia si senti promettere una rettifica di frontiere, che dopo lunghe 6SK>

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stragi, e mandò a Creta una sua squadra col principe Giorgio, con il compito di arrestare le navi che trasportavano i rinforzi turchi alle guarnigioni dell'isola. Ma quando le navi furono nelle acque dell'isola, sbarcarono un piccolo corpo di truppe al comando di un colonnello per «scacciare le guarnigioni turche e prender possesso dell'isola in nome di Re Giorgio ». Le Potenze a loro volta bloccarono la flotta greca e le truppe greche, ordinando alla Grecia di sottomettersi :tlle loro decisioni: statuto autonomo dell'Isola sotto la sovranità della Sublime Porta, con un Alto Commtssario delle Potenze per vigilare sull'osservanza dello statuto stesso. 11 Governo greco avrebbe forse accettato, ma non aveva la forza di tener testa all'opinione pubblica scatenat~ che reclamava la guerra alla Turchia. Nei reggimenti le logge deUa Ethmk; EJairia, la Lega Nazionale, minacciavano la rivolta militare se la Grecia. messa dalle Potenze nell'impossibilità d, agtre per mare, non avose agito per terra. Il Re no:t aveva fiducia, parlava di abdicare, ma alla fute si lasciò strappare l'ordine di entrata in campagna. La « Sedan di Larissa » concluse la brevissima guerra tessala, del 1897, quella nella quale gli ultimi garibaldini caddero a Domokos. I turchi erano istruiti da ufficiali tedeschi, e un tedesco, Grumbkov.pascià, era fra i loro generali. Ancora una volta il vecchio prestigio romantico agl in favore della G recia: le opinioni pubbliche mondiali si commossero all'idea. che « i turchi ritornassero in Occidente», come scrivevano con qualche esagerazione i g iornai filoclleni, e le cancellerie intervennero al salvataggio : niente retrocessione della Tessaglia, solo quakhe lieve rettifica di frontiera a favore della Turchia ; il principe Giorgio sgombrò Creta, ma l'anno dopo vi ritornò, nella qualità di Alto Commissario delle Potenze, che ave,·ano trovato questo modo di offrire alla Grecia anche un'altra consolazwu~ Jella sua disfatta. Nella sua residenza ufficiale, scortato dai marinai degli stazionari europei, il Principe lavorava tranquillamente all'annessione, che le assemblee deiJ'isola si sentivano in dovere di votare all'inizio d'ogni legislatura.

La crisi aperta dalla rivoluzione dei Giovani Turchi parve segnare un'altra occasione buona per nsolvere il problema cretese. Ma la Turchia

« rigenerata » non voleva saperne di arrendevolezze e di fare la parte dell'Uomo Malato. Anche le cancellerie erano fredde per la Grecia:

« la Grecia non è che debolezza, diceva il ministro degli esteri francese Picbon al mmistro di Grecia, la Turchia, la Bulgaria sono delle fone ». Anche gli uffic•ali greci si accorgevano di questo, e che l'esercito non era preparato, e se la prendevano con il Principe ereditario, il Diadoco, che ne era il comandante in capo. Il 28 agosto 1908, pronunci-amento militare ad Atene, la Lega degli Ufficiali esige dal Re l'allontanamento del Diad<Xo dall'esercito. Ancora una volta il Re parla di abdicare, il ministro di Francia gli mostra l'edilicio della legazione, soltanto la strada da attraversare per trovacs• al sicuro. La Lega degli Ufficiali si mette a cercare un nuqvo Re. Un figlio naturale di Ottone rivendicò i suoi diritti di mano sinistra. VeoizeJos, il capo cretese, era venuto ad Atene e si era fatto scrivere nell'albo degli avvocati: a chi lo intervistava diceva che la questione di Creta era ormai una questione militare. Digià si posava come avversario della Dinastia, ma questo non gli impedì di accettare il potere da Re Giorgio, quando questi glielo offerse. I diplomatici cercavano una soluzione che evitasse la guerra : Paul Camboo proponeva di nominare il Re di G recia principe di Creta, ma sotto la sovraniti della Turchia. I cretesi si facevano eleggere alla Camera greca, e il governo turco protestava. l cristiani di Creta restituivano ai mussulrnani i massacri di una volta, e impedivano lo sbarco dei cadl mandati dallo Scbeik uJ Islam per amministrare la Sceria. La situazione diventava sempre più tesa, e la guerra sempre più prossima : a dame il segnale, furono in fondo le cannonate della sqUlldra dell'ammiraglio Aubry contro Tripoli. .A. !ILIO L l PJli.&CCI 691

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d<:lla C.mea, e <on la moglie e il figliolo si trasferl nella pietrosa Sira. An(he una volta i c rc1esi erano insorti contro la dominuione turca, e sebben<: il dovere imponesse al signor K iriakòs di secondare i fratelli o ppressi nella lotta, un'arcana voce gli suggerì di mettersi piuttosto m sll"o. lui ~ b moglie. c sopr.1ttutto di mettere in salvo la creatura nJta sotto così fausti segni. Sei mesi rimasero i Venizelos a Sira, e per Eleuterio 9uello fu il primo dci suoi molti esilii. Tornati all:t Canea, un didàJCalos iniziò il futuro statista ai rudimenti dello scibile. Gli studi di Eleuterio furono cosl brillanti, che alcuni :1nni Jopo, Kinakòs si determinò a rnandarlo a perfezionmi in Atene. Qui lo studente Vcnizclos non solo trasse la scienza da quell'edificio a mctope t· pcrtic.•to. sito nella via dell'Università, ed edificato da uno Jcgli architct:i bavMesi venuti in Grecia al seguito di re Ottone, ma di\C:ntò pure il (apo riconosciuto dell'irredentismo cretese. Quando nel 1877 El~utcrio Venizelos ritornò :\Ila Canea col titolo di dikigòroi, ,ioi: a dire «oratore di ,giustizia >>, il suo nome già sonava chiaro da un capo l ll'altro dell'isola. Creta, che secondo alcuni è «l'isola mistilmgu.: », m.1 1 teme nel l H8!1 giustificò questo suo nome. In omaggio .1ll'.mno Jei tre otto, l'antica teru Ji Minos si abbandonò a un'orgia di s.IOJ.:lll Gr<:,i c Turd1i g.•rc,t.:gia,ano nd l'omicidio. La Vendetta FJ'>~;.:gt.l\.1 d:t p.ldron.l. L 1 Ji, er>tt:t di rllif:c,c rinfiammava l'o<.ltc t r.1 on1rc~~ori c oppressi. l nt:~nto, la c.~rricra di Eleuterio Venizelos .Jnd.l\.1 .1 !.!Onfic , de. Nonc hè ncll'av,cx.ttur.t, Eleuterio si era lanciato ntll.l pol iÌi,~. cd cr.t >tato eletto dcpJtJto all'.•sscrnbl~a cretese. Il de· :mo .li ~.tnguc Lrl-:;..·e1.1. Un nM:.S.Icro culoss.lle era alle viste:. l- cretesi

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E:loulerio

Veniulos all'e poca deHa d ella repubblica f]reca,

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J L FA-r O " .lLdnl\·a <ontm 1,, f.tmJ,t.:li.J V,_ n1zdos. Pot~nt<: è: tuttora il F.llo ncll'i,ol.1 dK ""1<: M 1110., r~gturc, c P.tslfac pcrp<:tr.Jr~ in.IUditc mo~truosit ;ì . Tn: fij.:li cr.mo ~i.ì spirati .lll'mfclilt m.tdr<:, 'ubito che J.tto fuon d primo v.tgito. l il quarto ~IJ \'3 p<:r nJ><crc, ,olu1 dtc per Jnto· nomas1.1 fu chJ:JJluto « l':tstuto crttese ». Pl.tu rc la Moir.t bJsog n.11·a. m.t • CretJ !.1 Moir.t h.1 due bete: um pag.1n.1 c: l'altra uistt.un. Per plac.uc la Moic.t uistiana, il pap.ts~o consigliò .tlla madre gr<:~<e Jcl suo fardello J1 prostern.trsi davanti aiJ'ilOn.l Jclla Ycrgtnl', nel convento della Panaghiota, presso il villag. gio di Mumiès, sobborgo clelia Canea, e facesse voto di mettere aj mondo il figlio dentro una stalla a imit~ione di quanto avvenne a Betlemme. l periti in religioni antiche, consigliarono per parte loro che il bambino, appena. nato, fosse esposto in campagna sotto un fico, a imituione del piccolo Edipo. Quale preferire dei due atti propiziatori? Per non fare ingiustizie, i Venizelos vennero nella determinazione di praticarli tutt'e due. Poche ore dopo la nascita di Eleuterio, o come dire il «Liberatore», alcuni amici bussarono alla porta di casa Venizelos. «Quale è questa creaturina che recate in braccio? » , domandò il signor K iriakòs, guardando con occhio compiaciuto il suo masmocchio chiuso ancora nel sonno originario. « E' un trovatello che stava esposto setto un fico », risposero gli amici, e uno aggiunse: «Ti supplichiamo di adottaslo, o Kiriakòs, tu che sei buono e giusto ». E il signor Kiriakòs disse : « Sia fatta la volontà degli dei ». In questo modo il Cielo fu ~disfatto nella doppia dignità pagana e cristiana, e il Liberatore, diversamente dai suoi precedenti fratellini, visse e prospttò. Eleuterio aveva due anni, quando suo padre chiuse la sua botteguccia di merciaio nei V meticà Jtenà, o « quartiere veneuano »

Sce~ae della Grecia: romcmtiea; Yioggiatore baMgu.ito dai bri9cmti

più pacifici pensarono di metter~i in sal\'o. Creta una volta anc~ra, come m un enorme starnuto, sparpagliò parte dei suoi figli a M~lo, a Cerigo, al Pireo. Lo stesso Venizelos, nel punto di esord1re aliassemblea, si ritrovò ad Atene, ove, mettendo a profitto il nuovo estlto, completò la sua coltura con Io studio delle lingue estere. . Era un morbido pomeriggio d 'autunno. Le lenti sulla pagina, El~teno Veoizelos si andava ripassando un passo delle Guerre pelop~nnmacht, allcrchè la sua attenzione fu attratta dagli scoppi metalhc1 dt ~a musica militase. Si affacciò alla finestra, e nella sottcstante via Stadto gremita di popolo festante, vide passare dentro berline aperte co~ barche Giorgio l coi lunghi baffi da ~ndarino aUa sinistra della kaJserina, poi Guglielmo II coi baffi a parfulmine alla sinistra ~el~a re· gina Olga, poi il diadoco Costantino alla sinistra della pnnCI~ 10 ~. sorella del kaiser, tutti in egual modo sorridenti e animatt saluti meccanici a destra e a sinistra. L'apparizione di Guglielmo II venuto in Atene per dare la P.ropria

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scrella in isposa all'erede del trono di GreciJ, Ma pe;rchè ri hCIDD.o fatto loruGTe' coai pretto? colpì la mente del cretese. Eleuterio si ritrass\: - Eb.o Doi YOleYamo' dar• Ja libert~ alJa Grecia • la GrK'ia ce 1·11a tolta. . dalla finestra, mentre il corteo si allontanan (Disegno del "Don Chisciolte • dJ Roma del 1897 S1 allude all'angralitudine della Grecia ne1 conlronti degh Hai:cm.•. I ganboldini lenu r1mosra in Grecta furono !nlh rimpatriare 0 t:nezzo dOJJla poHzia.) tra gli zito, ma anzichè riprendere la lettura di Tucidide, egli concentrò la mente ~ui <bnni che quello straniero stava per r.e:are alle sorti deHn Grecia. L'odio per la dinastia, latente nel petto del venticinquenne repubblicano, si scatenò di colpo. Il prestigio del giovane tribuno cresceva e si diffondeva. Cresceva in eguale mi. sura il fermento dei cretesi. Il 26 marzo 189'>, il postale austriaco sbarcò alla Canea il nuo\'o vali A.kssandro Ca.rateodori pasci:! (Teodoro il nero) e l'arrivo di questo governatore «reistiano » apri la gabbia alle speranze più rosse. In nome del popolo cretese, Vcnizelos spedl ad Abdul Hamid un «grato ringraziamento ». L'indomani, due musulmani giacevano sgozzati nella polvere di Apokoroma, e. senza por tempo in mezzo, quattro c:istiani pagavano lOI proprio sangue la vita di quei due figli di Al- · !ah. Il fuoco si aggiunse al sangue. La Canea bruciò con un immenso bo~to. Dimessa la tog.t per la spada, Venizelos reclutò alcuni volontari, stabill il suo quartier generale ao Akrotiri, a tre quarti d'ora dalla Canea, riunì l'assemblea istitul un governo provvisorio, entrò in trat. tative con gli ·ammirag li delle potenze «protettrici », le cui squadre erano ancorate nella baia di Suda. e dichiarò il suo proposito di unire Creta alla Grecia. al soldo di Atene, Vemzelos co·tcs.:e la poi. Guerra vreco-huca del 1897 - l gari.baJ<lli:ù alla Mentre si svolgevano le trattative tra Venibat1aglia dJ Domokoo. \'ere. dopo aver conosciuto raltare. Il 25 .1gozelos e i rappresentanti delle potenze protetsto 1897, l'assemblea de.:reta l'espulsioa.:! Ji trici, la Sublime Porta Qichiarò guerra alla GreVenizelos. La folla assedia il decaduto presid , monarca. Comincia fra i due quella lotta cia, e cosl cominciò, il 17 aprile 1897. quella dente nella sua abitazione, bombarda le sue senza quartiere, che alcuni anni dopo portò fulminea guerra fra greq e turchi, nella quale finestre con secchi d·immoadizi ~ e tenta di Venizelos al vertice della tragicommedia. il diadoco Costantino, comandante supremo mettergli (uoco alla casa. A stento Venizelos dell'esercito eJJenico, fece l'audace ma infelice Tn mezzo alle impervie Montagne Bianche, riesce a fuggire e ripara in Atene. Le cancelesperimento d i SOStituire )a Strategia COn Ja CU giace un borgo sperduto chiamato Therisso. lerie europee propongono il principe Giorgio, linaria. Fallito il tentativo di sottrarre Creta Là. nel marzo 1905, si aggiravano con passo secondogenito del re di Grecia, come goveraUa Turchia, l'agitazione nell'isola riprende di masnadieri uomini avvolti in mant~lli neri, natore dell'isola, e Vcnizelos ritorna a Creta, con rinnovato ardore. L 'assemblea insurreziocon lo schioppo che faceva punta sopra la nale elegge a presidente il dottor Sfakianakis ed è eletto deputato di Cidonia. spalla. Era il quartier generafe del capobanda (la desinenza « kis » ~ comunissima nei coUna grande pagina si apre a questo punto Eleuterio Venizelos. «Venite a me, ripeteva nella vita di Venizelos. Il principe Giorgio gno~ cretesi) e, un mese dopo, elesse lo stesso costui rn:i suoi discorsi, venite a me che rapsovrano non è, eppure al naso repubblicanisVe111zelos. J.a maggioranza è per l'autonomia. presento la libertà cretese, contro l'autocrazia Sostenitore d.ell'annessione. :t.c;:mato di essere simo di Venizelos il nuovo governatore puzza del principe Giorgio ». E nel manifesto del693


Bianche. L'Europa aveva vinto a sua volta il «generale» Venizelos. Per molti anm, ed esattamente lino al 14 ottobre 1912, Venizelos si specializzò nella preparaziooe dell'anoesstone d1 Creta alla Grecia. A furia di atteggiarsi a li. beratore di Creta, V enizelos aveva finito col trascinarsi dietro un co<lauo di partigiani. Si era formata ad Atene una lega per l'indipendenza di Creta, che invitò il <<liberatore» nella cap1tale. Re Giorgio scendeva quel giorno al Falero in !andò, con l'euzono in serpa, per la sua passeggiata quotidiana. Il suo aiutante di campo gl'indicò un piroscafo che puntava sul Pireo. e g li disse che in quel piroscafo era im· barcato Eleuterio V enizelos. Giorgio I guardò la na,·e attraverso i suoi stretti l.'<'c hi da miope, e disse : « Spem che presto questo signore penzolerà dal pennone di una nave da guerra J. Nel 1910, Venizelos cominciò a preparare ciò che doveva essere il coronamento della sua carnera politica: la guerra balcanica del 1912. 11 9 no,·embre del 1912, Abdul Hamid, messo in condizione dai Giovani Turch.i di non poter più off eire ai ~uoi nemici il «cattivo caHè » se ne stava sul terrazzino della villa Allatini, e con un piccolo cannocchiale anda,·a esplorando

l) Re Pietro di Serbia. all'epoca delle Quer:e b:rlca.nicb•. La Ser· hia lu la prima na&ione ad cJ.

leoni c:oa la Bulgaria cootro la Turchia nel 1912 2) Ma r&o 19 13 • All"a..edio di Scu· tcui Re

jape&ioaa

Nicola del

Moa.teo-vro

gH

avampoati

au•

trup~.

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3) Lu<Jtio 1913 • Be Caro! l cb JlomaDia

od

waa

... rdtaz:ioae

..deUe 1ua truppe dLe &L.a.ppruta-

- no a pa::rtin per la Dobn.19ia.

l'Il marzo: «Oggi 11 marzo 190.5, il popolo cretese riunito in assemblea plenaria a Therisso di Cidonia, ha proclamato la sua unione al regno di Grecia, in un solo Stato libero e costituzionale». M a sulle costituzioni date il popolo cretese. e, in generale, al popolo greco, si può scrivere un volwne. L'insurrezione si propagò in un fiato. Gli stessi consiglieri del governatore, Sfakianàkis e Kriaris, passarono agli insorti. Per proteggere il loro pupiUo, le potenze «protettrici » proclamarono lo stato d'assedio. Il 7 agosto, un distaccamento italo-russo arrivò davanti a.l campo vmizelista, un nostro carabiniere intimò agli insort:i di deporre le armi, e poich~ dopo la scadertza deiI'MitimaJMm qn silenzio di tomba cont:irua.va ad avvolgere il campo veoi. zelista, una cinquantina di marinat russi aprirono il fuoco. l cretesi vermero fuori in forze, e, le: bu.ghc: piene di vento, costrinsero i russi a ripiegare. Da quel momento, e per lo sp;wo di ventiquattro ore, il « gc:nera.le » Venizelos, vestito di una giaccbcttina di a.lpagi, i polsini a tubo e gli occhia.li a stangbette, fu i1 vincitore dell'Eittopa. L'indomani però i russi tornarono in quattrocento, e i cretesi presero La fuga giù per le balze delle Montagne

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LA STORIA e la politica della Grecia sono influenzate, se non addirittura determinate, dalle volontà e dai calcoli contrastanti delle grandi potenze. Questa è la condizione comune, in genere, di tutte le potenze minori, ma specialmente avvertita nei paesi balcanici, i quali, situati geograficamente in una zona d'incrocio di tre continenti, e luogo di scontro d'ogni inter~ di conservazione e di rivo. luzione dei grandi Stati europei, hanno delle possibilità di autonomia estremamente limirate. Il destino di questi paesi balcanici è di natura riflessa : sono nati come soluzione prcvvisoria della vecchia questione d'Oriente, e vivrumo sempre all'ombra dei contrasti g tganteschi del panslavismo, del pangermanesimo, della talassocrazia britanniu, del fatale espansionismo mediterraneo dell'Italia. La loro politica perciò, esposta costantemente alle delusioni e al ridicolo di ambizioni egemoniche &nconciliabili con la loro naturale modestia demografica ed organica, giocherà con le opposi. zioni reciproche delle grandi potenze, solleciterà le protezioni con l'offerta di servtzt e di punti di appoggio, sarà assat ptù manovnera

taggi ed acquisti territoriali notevoli in rapporto ai suoi sforzi militari non eccessivi. La quadruplice balcantca (Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia) costituita sotto l'egida della Russia, fu indubbiamente promossa dal cretese Venizelos, ma le vittorie militari contro la Turchia indebolita e umiliata dalla sconfitta libica, furono essenzialmente serbe (Kumanovo, 18 novembre 1n2) e bulgare (Lule Burgas, i9 ottobre 1912). L. Grecia, sconfitta mi. seramente da1 turch1 nel 1897 e salvata allora nètla sua esistenza nazionale per l'intervento delle grandi potenze, riuscl senza troppa fatica a giungere a Salonicco. Ciò non le impedì di incorporare. in base al trattato di Bucarest ( 18 agosto 191 3) successivo alla seconda guerra balcanica o interbalcanica nella quale la Bulgaria fu la sconfitta, Salonicco e la Tracia occidentale con Brama, Seres e Cavala, nonchè tutte le isole egee ad eccezione di quelle del Dodecaneso tenute dlliritaJia. In definitiva, la Grecia fu quella che più gua. dagnò nel bliancio degli spostament1 territo· riali avvenuti per le guerre balcaniche, o per lo meno quella che meno ebbe a pattre rinunce io rapporto alla sua S(arsa dilatazione bellica: giacchè, a presctndere dalla Bulgaria sconfitta per tradimento c proditona aggressione, alla quale dopo aver c~:Juto la Dobrugia ai romeni intervenuti all'ultimo momento, non rimase altro frutto dei suo1 eroici sfo,zi che ti pos sesso di Lagos e Dedeagac, la Serbia dovè rt· nunciare allo sbocco in AdriatiCo, e il Montenegro sgomberare Scutan. Poichè l'esito delle guerre b.llcaniche, non fu propriamente o so-

e d1 ai1 la Gretta stessa avrà da subire .unare delustont.

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Sc:utcui • F e bbraio 1913. L'accanita r ..iateoaa otloll'laDa Cl911 crttocchJ montenegrioi cr Bardanjoli.

che bellicista. La Grecia moderna ha tompreso forse meglio degli altri popoli bakantci la fatalità di questa politica, e vi si è <onformata anche per la sua stessa indole: di popolo anorto e dedaleo, mercantile e furbesco. Quali ne furono i risultati sino a ogg1, e quali se ne prevedono per domani ? Le vicende balcaniche dell'ultimo quarto <li secolo msegnano che non sempre le furberie levantine e fenicie dei greci moderni riescono a confinare con l'intelligenza. N elle guerre balcaniche del 191213, la Grecia riuscl in verità a ottenere van-

lamente dovuto .tJ anentmentt bellici, m~ .Ill'azione delle grandt potenze che erano alk spalle Jei combattentt e ne sorvegli<~vano attentamente le mosse, si può dire che il successo greco fu il risultato di un compromesso anglorusso. L'Inghilterra favorì nell'occasione le aspiraziona venizel•ste lino a quel punto-limite, oltre il quale,· la completa espulsione della Turchia dal conttnente avrebbe posto in crud1 termini quel problema di Costantinopoli e degli Stretti, cui la Russia era troppo interessata. Ma con la fine delle guerre balcaniche si va appunto accentuando quell'alta protezione britannica sulla Grecia che noi esperimenteremo più volte durante e dopo la guerra mondiale,

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Nel settore bal.-aruco, la guerra moodtale nproduce e sv1luppa le antitest che la guerra del 191 2-13 aveva esasperate. Il trattato dt Bucarest sanzionava la S(Onfitta e l'umiliazione della Turchia e della Bulgaria. Assai naturalmente perciò, queste due potenze le quali potevano essere conside. rate (massime la prima) come pedine del giuo. co d1plomatico austro-gtrmanico, si schierarono dalla parte degl'imper, centrali. L'intervento turco avvenne il 29 ottobre 1914 senza essere preceduto da alcuna dichiarazione: quello bulgaro, avviene l'li ottobre 191' in seguito a un'intesa con gl'imperi centrali che promisero al governo di Sofia proprio quello che la Bulgaria aveva perduto con la seconda guerra balcanica, e cioè la Macedonia e uno sbocco nell'Egeo. E la Grecia? Din,uu:1 a un conflitto 703


Pi<-tro per i porti dì Durano e di San Gio,•anni di Medua {dicembre 191 5) fa\'orito daU'assistenza navale otaliana. I franco-inglesi che s't:rano gii onutolmentt dissanguati nella impre>J d i Gallipoli, decisero, prim.1 thc il disastro serbo apparis.~ completo, d i frenare la discesa degli austro-tedesco-bulgari ai coo.lini della Grecia, di intervenire in rorza a Sai<':'ICCO. Essi n.poìwrarono per l'occasione il trattato del t k30 ol quale, costituendo Fran· oa, Inghilterra e Russia potenze protettrici della Grecia, conreriva loro il diritto d i disporre di quel porto. Il Re e il governo di Atent non g radirono tale intervento, che fu nondimeno loro imposto col blocco commerciale e con la vialenza. M.\ Il ompagna di Macedono.l Jcglo alleati fu lungamente o>tacolat3 J.tlla persistente neutralotà della Greci.l; un,t neutralità, ,l'.tltronde, che era soltanto la maSe hcr.l (O n la quale si celava la poù dc(osa tcdt-s.:ofilia. Lo sbarco fr.mco-inglcse a Saton oè cO anebbe dovuto essere il prdudoo do una risoluta azione ofkmon (il l. gennaio 1916 le torze ·' dospo>izionc del generale S.trr.lll on 'l"cl porto ammontanno ~ oltre 200 mila uomini): in effetto. l.t umpJgna di Macedono.l " ridu,se J un'azione cssenzulmcnte dolenm·.l. Ciò dipese, <>ltrl' che JJl iJ ad uta dell.1 Serh •.t. ,!Jib non mtno rlpida scon· l 1tl.l della Rom,~nia, 1.1 quale, enr r.tt.l 10 !-!U<:rr.t d 30 ,tgosto 1916

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gr<:<O c:r.o per b ncutr.thtà . Fra d p.trl·n: ,lo Rl \o>t.lntmo t.nor<:\Ok .dl'111· tern:nto .1 fo.tnco Jelle pot<.:flZl' <<.:>fllral, (d hglio J, Cio•).!•O l t·r.l tdt><ofilo per cs>en: <.ogn.tto d1 Guglic:lmo Il c per .LHr ,tudt.Hu .tll.l ,,uol.r .1, gucrr.L do Berhno), <: d parere Jcl pr<.-,ldCntt ckl ( omtgho Vmo:tclos fH<>rc·\ok mH'I.l' all'intt·rvulto .1 fi.lnlO ddl'lntc>.L hn ,bi m.lft.o l'Jl 'i, il p.tt\c roti> neva che !.1 neutralitàà era ol ml.cloor mlao ]X'r comer\'.U<: d mal gua<!Jgnatu bottmo de'le guerre bakant<..he ::,, JO\l:l ,L lx-mi. O'" se ne prcscnt.t!>><: l'océJ~tone. ccrc.lrc do tmpo:;,essarsi di nuo,·c terre nell'Albania memhonalc. m,t Knza troppo sforzo, come NJ. nella su.1 tr.ldiztone. Semmao, bisogna,,\ tener glo occho addosso alla Bulg.uia per !>ventune gli cvtdcnti propos•ti do vendetta. Ma il fatto è che !.1 Greci,\ non si moss<: neppure qu~ndo la 13ulgari.l SCl'Sc in gu<:rra per i motivi thc abbiamo indKati do sopr;t. Es~a si limttò ,\ una parvenza di mobilitaz•one (23 settembre 1915) accompagnal<l da una dichiaraztone <il benevola neutralità verso l'Inte>a, e ·1uando i serbt le domandavano l'appoggio contemplato dal trattato di a lleanza, rispose negando l'esistenza del cas11s foederis. Rimase ostinatamente ferma anche quando l'Inghilterra le offrì l'isola di Cipro (21 ottobre 1915) purchè prestasse aiuto alla Serbia. Assistè, infine, irrerte e passiva al totale soggiogamento della ~rbia c all'esodo pietoso degli avanzi dell'esercito d i Re

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e richiese l'immediato ritiro di tutte le trupP' sparse sul territorio deJia guerra, comprc:s<: quelle dell'Albania, e la re:l!e smobilitazione dell'esercito, cui Atene riluttava. Nell'agosto le truppe greche di guardia alla frontiera macedooe ripiegavano senza combattere, permettendo ai bulgari di avanzare. 11 mese dopo gli alleati, venuti a conoscenza di manovre cospiratorie nei porti gre::i, eseguirono una sbarco :li Pireo e costrinsero il governo alla epurazione degli organi statali e ad atti punitivi contro numerosi sudditi colpevoli di uioni di spionaggio. Atene accettò le im. pcsi~:ioni : espulse i ministri c gli a~nti tedeschi e si decise a rioccupare Cavala e i fort1 della rada che aveva compiacentemente lasciati in mano ai bulgari.

Dopo questi provvedimenti, gli alleati, 10(()raggiati da moti veni~:elisti scoppiati a Sa!()nicco a loro favore, iniziarono l'offensiva su tutta la fronte macedone. Ma il giorno stesso dell'nttacco (12 settembre 1916) il corpo d'armata greco che aveva rioccupata Cavala, si :mese al nemico senza combattere; sicchè gli alleati si videro costretti a nuove misure d1 coercizione. Imposero la consegna di tutta la flotta, la cessione dei porti di Atene e Sala- · mma e il richiamo al potere di Venizclos. Il 16 ottobre 1916, dopo una teatrale rivista passata dal Re ai marinai greci sbarcati per ordine degli alleati, scoppiò in Atene una violenta dimostrazione contro l'Intesa, e allora gli alleati occuparono la città. ùue g1orni dopo la rottura fra Venizelos e Costantino divenne completa. Eludendo la sorveglianza cui era sottoposto, e favorito dagh alleati, l'uomo di Stato greco si recò alla natla Creta a raccogliere volontari per la guerra; quindi andò a Salonicco, dove costitu) un governo intesofilo contrapposto a queilo di Atene, Immediatamente riconosciuto con regolari rappresentanti dalle potenze alleate. Dopo di che (24 novembre 1916), con un esercito di \Olontari di cinquantamila uomini, dichiarò la guerra alla Bulgaria e alla Gennania. Ma caò rappresentò per gli alleati poco più the un apporto morale. La riluttanza e l'ostilatà del popolo greco alla guerra a fianco dell'intesa, non si attenuarono. La tensione giunse .11 punto da mettere in serio pericolo le truppe

Achille Mr-.ato dal fulm.lae eli Cio•• ael •uo ONolto •otto l• mura dt Troia.

vide il 6 dicembre dello stesso anno le truppe tedesche, austr()-ungariche, bulgare e turche entrare a Bucarest al comando del vittorioso feld maresciallo Mackenscn, mentre la Corte e il governo fuggivo1no davanti agli invasori. -Ma alla relativa inefficienza dell'armata di S.ilonicco concorse anche la Grecm con la sua condotta soltanto apparen. temente neutrale, e assai spesso insidiosa. Per quali vie l'Intesa, duce l'Inghilterra fosse sbarcata a Salonicco, abbiamo già detto innanzi. Quando la necessità di raccogliere a Corfù l'esercito serbo in ritirata indusse gli alleati a sbarcare truppe in quell'isola, e tra queste si trovarono reparti di carabinieri italiani, Ja Grecìa manifestò una grande irrituione. La Camera di Atene fu in quell'occasione teatro di oltraggiosi discorsi :l!l'indiriz:zo dell'Italia, e il 18 marzo 1916 votò addirittura 1'a.nt~eSSione dell'Alto Epiro, ossia della regione che noi, protettori naturali dell'Albania, dovevamo contestare alla Grecia. Per tali fatti l'Intesa fu costretta a prendere severe misure: col blocco delle coste greche, ordinò il ritiro degli oltraggi rivolti aii'It:l!ia e la smobilitazione delJ'c:sercito greco. Ne nacquero grossi tumulti ad Atene contro l'Intesa, che il governo non si curò di reprimere neppure quando trasmodarono in attacchi alle leguioni. L'Intesa, appoggiaodo la sua imposizione cnn una flotta :li Pireo, ordinò alla Grecia lo scioglimento della Camera

L'ioolcr di Eracre -

lcr c011lcr dell'Aalcr Miloo,., do.., _...,. U rutto di Ele1>a

alleate sbarcate nella capitale, tanto che i comandi furono costretti a prendere eo:eziooali misure di sicurezza e a ordinare ~ dei parziali rimbarchi di soldati. Dopo vari giorni di gravi contrasti e di conflitti armati che costarono perdite non indifferenti, l'Intesa ricorse ancora una volta di'arma commerci:l!e: bloccò tutte le coste greche di terraferma e le isole egee. Ai primi di dicembre la Grecia era in piena guerra civile: mentre in Wune isole si imprecava contro Re Cost2ntino e lo si considerava decaduto d:l! trono, il ministro della 705


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gucrr.• inHu truppt: « '.tloro~t e •m·u•ubd1 » che a vn .tno pJrtcup.l!o alle az1om .ontw le forze alleate. c tentomda persone. ra.:.:oltc ,,1 tampo di M.trtc dt Atene, gli fatc,ano C'\.O S<agh.utdo maltd•z•on• contro Vemze]o, L'In te;a mposc, .ti prim, d1 gennaio 1917. ordmando che le truppe •. tutti , reput1 a•mah es•stent• nello !itato fosso:ro rac.olt•. per un p•ù facile controllo. nel Peloponneso. ln;•stcttc ljlllnd• tOn un.t :>cnc •nin terrotta J, 11ltim.uum fino all.t tompleta obbcd1enZJ della Grc·ua. S• g•un;e pcrsmo al1.1 Oltupaz•onc de• convenii del Monte Atho-., Jo,c erano stah •dcnt•ficati dei centn d• spion.tggio, ma mtanto non >1 potè imped•re che il 30 genna•o fosse affondato un tr.tspnrto lr.tntc~t che rccav.t rinforzi al porto di Salonio:o. A questo punto .n rebbe do' uto c'Ssert· n presa la gucrr.1 '"' f rome mau:donc·, e infatti gl1 .1llcat. v1 SI apparCtch•.uono; m.t la vppO!>I· z1one grc·,a runane\a latente. c i franco-m~ks1, J1t<:nt.1t1 r.t~tonc \Oimente d•ffidenll, dovC\ ano tcnerc d1stat,.unent1 d1 sorH:ghanza .1c1 punti p•ù 1mportant1 del paese e nell'istmo d, Corinto. Fmalmente ~sso mnm.trono la deposiZione d• Re Cc:>tantino, d qu<lle abdi(Ò (Il glU gno 1917) a favore del se<ondogenito Alessandro. ,J quale a((ettò gli altri mcmbn dell.t fam•gi•J r<:ale lasuarono la Grecia. Nuo,·e truppe sbanarono direttamente nei porti greci e finirono per occupare ~utto ti territorio naz1onale; 10 qualche luogo dovettero domare con le armi la res1stenza popolare che si manifestò nonostante le assicurazioni del governo greco. Nella capitale occupata daglr alleat1, Re Alessandro congetlò il ministero incaricando Venizelos di comporne uno nuovo, e il primo atto di questo, fu la dichiarazione di guerra aglt 1mperi centrali ed ai suoi alleati. La Camera costantiniana venne sciolta; Re Alessandro fece dichiaraziooi di lealismo verso l'Intesa; le truppe alleate furono ritirate dai vart punti del territorio nazionale, eccetto quelle italiane che continuarono a tenere le terre del canale di Corfù e dell'Ep1ro. In un'atmosfera di relativa fiducia si in1ziò la parziale rimobilitazione dell'esercito greco. Sintomatico il fatto, però,

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••oo&icmo del millc-aeiceotoltcrutadue c2 NaupliQ

the ndl.1 base di Salonicco, il 20 c il 24 agosto, sq:>ppiassero due Frand1 IO(Cndi, mdubb1amente dolos1, che distrussero mezza citti. L1 nuc'·' C.tmt.ra grLca, com·Olata ti 28 agostc 1917, dopo una lunga rie' Q(.IZione del turbolento passato, accordò la fiducia a Venizelos e s• tl•chiarò con voto unanime favorevole alla guerra a fianco degh alleatt Ma le operazioni della rimobilitazione dell'eserdto si protra~\cro fino alla primavera del 1918, mentre nel frattempo si produssero ammutinamenti di truppe e riYolle di popolo nelle regiom d, Lam•a e di Tebe. Il sovrano intervenne energicamente a sedarle, c ton preordinate riviste alle truppe più turbolente, lavorò per la d1;c1plina e l'obbedienza alle nuove <hrettive di governo. Nondimeno, furono dovuti allontanare dall'esercito c internare nelle isole dell~ centtn.tìa di ufficiali. compresi alt• tomandanti di terra e di rnue. Con queste Jrast1-he m1sure, .,1 peti: ar~l\are al nsanamento dell'eser· tito. Ai primi di luglio 1918 sei divis1oni greche poterono essere 3di· b1tc a SalonKco ' sul fronte m.Kedont, ed altn reparti si stavano alle· stendo. Ma la J.,'\lerra J, Man:donia, the gtà da tempo aveva perduto ogn1 valore nel quadro generale delle operazioni dell'Intesa, \·olgcv~ rapidamente al termine con IJ bre"'~ offensiva di settembre, CUI segu• la d1sfatta della Bull!arta che chiese l'armistizio all'annata d'Oncnte il 27 dello stesso mese. L'esercito greco aveva partecipato alla fas~ linale sulla destra dello schieramento, insieme con gl'inglesi. . Cosl l'Intesa, dopo aver impiegato tre anni per spingere la Grcc•~ alla guerra contro gl'imperi centrali, a conti fatti non ebbe alcun aiuto militare da Atene, e l'inutile unpresa macedooe SI risolse per essa in una serie di fastidi e di iaeresciosi incidenti. Tutto questo 000 impedì al signor Venizelos di preseotacsi al congresso della pa~e come un grande artefice della vittoria, circondato da un prestigio che.~ frutto dell'art:iliciosa pubblicità franco-britannica Così, coi trattati di Neuilly (27 novembre 1919) e di Sèvres (lO agosto 1920), la


ottenne l'ultimo pe.uo dt Traci.l oc:c·dentale che era rimasto a1 bulgan, tutte le ooste egee fino al confine turco ristretto ormai a una breve fascia territOriale mtorno a Costantinopoli, e in Asia Smirne, già promessa aii'JtaJja, Nelle guerre baJcan•che come neUa guerra mondiale, la Grecia riuscl Junque a conseguire acquisti e vantaggi veramente eccessivi, in ogm caso sproporzionati rispetto ai suoi sforzi belliCI e alle sue stesse intrinscc:he capacità militari. Si ascrivono volentieri tali successi tlla J.bihtà politica di Venizelos, al quale si è decretato frettolosamente l'attributo della geniautà. Ma tale giudiùo ormai deve essere riveduto e attenuato. Le vicende politiche e le avventure miJitan della Grecia, come quelle dt tutt1 gli Stati balcanici, vanno mserite m genere nel quadro più ampio clelle rivalità fra le grandi potenze sulla \'CCdti:l questione d1 Oneote e sul dominio del Mediterraneo, e devono essere subordinate a queste ultime. Da tale punto d1 vtsta, tutto il merito del crete.><: V~mzelos va ncondctto all'intuizione fondamentale che egli ebbe di una Grecia subordinata agl'interessi e ai fini della politica inglese nel Mediterraneo orientale, e di una Greua, perc1ò, rivale obtettiva dell'Italia. Intuizione non difficile, perchè troppo suffragata da manifestazioni positive di Londra e di una Francia strettamente associata alla causa dell'imperialtsmo britannico. Dopo l'impresa italiana di Libia e alla fine delle guerre balcamche, le ostilità dell'Inghilterra e della Francia contro l'Italia erano troppo p.t· lesi e rumorose per non influenzare la politica greu, e gl'mv1ti dt Londra e di Parigi al governo di Atene per associarlo a una comune azione contro l'espansionismo ttaliano, non potevano non lusmgare t tentare le ambjziont elleniche. Una nota uffinosa del go\'erno fr.tnce,e nell'agosto del 1913, prevedendo 1.1 guerra futura, affermava essere desiderio della Francia di vedere «una GreCia forte e potmte ». Nello stesso mese, il ministro degli esteri bntanntco Grcy così si esprimeva in un discorso: «Riguardò alle isole dell'Egeo, v1 è un punto sul quale noi per la nostra posizione nel Mediterraneo e per considerazioni d'indole navale abbiamo interessi partiColari. e questo punto .:

il seguente: che nessuna di tali isole debba essere reclam.tta o tenuta da alcuna delle grandi poterize ». L'Italia perciò, secondo tale ~ssio­ ma inglese, avrebbe do~-uto sgomberare il Dodecaneso. E" noto poi come l'Italia di questa interpretaztone bntanruca del problema bakanico e delle isole dell'Egeo io particolare non tenesse conto, seguendo la sua politica basata sull'opportuno equilibrio delle forze d~ll'ordine anche nella penisola balcanica.

Nella così detta nvoluztone ventzelista durante la guerra mondiale, è da vedere quind1 piuttosto una çospirazione antimonarchiCa sollecitat.t dai franco-ingles1, che un moto spontaneo dell01. nazione greca. ~ fu una violen.za brutale esercitata da stramen che avevano b1sogno di riacquistare la pedina greca nel loro giuoco diplomatico che dm·eva continuare a guerra finita Questo vecchio giu<Xo sarebbe diventato molto dtfficile, evidentemente, qualora !a Grec1a fosse nmasta neutrale, o avesse addirittura fatto lega con gl'imperi centrai•, dividendo con questi le conseguenze della disfatta. Così tutta la «genialità» di Veo:izelos, il quale non fu che un docile e comodo strumento dei lungimjranti calcoli inglesi, merita revisioni e limitazioni severe. Del resto, la passività riflessa dell'azione venizelista, chiaramente emerge nel dopo-guerra, allorchè il cretese, accettando senza controllo i consigli di Lloyd Gcorge, lancia il paese nella sciagurata impresa di Anatolia, che si traduce in un enorme disastro nazionaL . Qui il Veoizelos, nconfermando la sua funzione di subordinato e pas tvo esecutore della politica britannica, dimostrò di non saper adegu~ e le ambizioni ai mezzi conuett dcll'operue, e quindi di non esser_ un autentico uomo di Stato. Gli avvenimenti dci quali abbiamo discorso, ci autorizzano .1ltresì a concludere che tutti i tentativi e saggi di unione balcan•ca. nescono sempre !abili, insidiosi e internamente insinceri. Ne abb•a.mo avuto un ultimo csemp•o nella st1pulazione dell'Intesa balcamca del 1934. anch'essa nmasta moperante. Nutrita di SJllrito antit:~.­ liJno, l'Intesa balcanica trova il suo epilogo nell'attuale azione italiana lOntro la Grec1.1 ancora una '·olta amica, complice c serva dell'lnAhilterra G t t : L I O <'OLAliAR J N O


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l N POCO P l U' di un secolo, attraverso vicissitudini Yaric, la popolazione! e la su~lt'rfi­ GÌc ùd regno dì Grecia si ;;ono triplicate. Nel 183o, allorchè il protocollo di Londra sta. bilì l'indipendenza dd nuo\'O Stato, la superfi ci? del krritorio ad esso assegnato era di 47·516 kmq. La pnpolazìone saliva appena ad 1 milione c nel 1876, allorchè furono ammesse le isole Jonìc, era dì un milione c mC'zzo. Le guerre balcanìch ~ frullarono alla Grecia la bellezza di altri j8.;;8.\ kmq. La popolazione, di conseguenza sali da due milioni <! mezzo a quasi cinque milioni di abitanti. :\!la fine del conflitto mondiale, c dopo aver regolato le sue qu~stioni con la Turchia, la Grecia si tro1·a1·a ad avere un ter. ritorio di oltre '.30 mil;t kmq. cd una popo. !azione di 6 milioni di abitanti eh ~ diventavano 6.20~.684 nel 1928 ~ 6.8Js.ooo nel 1935. La lh:nsità p~r kmq. era di ~7.66 abitanti nel t<)28 cc! ogg-r O>cilla intorno ai 53· Ma la Gr~cia non ha una unità etnica compatta. Sul suo territori<!, acca nto alla maggioranza greca. l'iV{HIO quasi duecentomila turchi, centomila macedoni c bulgari, 63 mila ehrci scfarditi. ,14 mila armeni, 20 mila cuzo. valacchi e molte d ~cinc di migliaia di albane. si. All'epoca della guetra balcanica nel 1913, sì calcolava che gli albanesi dì Cìamuria fos. ~~ro 63 mila; nélla memoria presentata alla Confcr~nza di Parigi del 1919 V.:niz~los, che pure fu uno dci più accesi fautori della IIIC· ,qali idea, dell'imperialismo greco cioè, dìchia. rava che ncll'Epiro del 1\ord su 230 mila

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abitanti, So m1la erano alban~si. Ma calcoli più recenti c veritieri fanno ascende re il totale degli albayesi inclusi nei confini del regno di Grecia a 150 mila unità. Il 97% della popolazione è di religione grecoortodossa; le altre con fessioni sono rappresentate da cifre esigue: cattolici o,os%; mus. sulrnanì o,:w'k, ìsraeliti O.ll 'le. protesta n t i o. w %. .'\!meno il 45 'le della popolazione è analfabeta c il s.~·(>'k di e ssa è dedito all'agri. coltura. Se si agg-iungono le cifre della popolazione impiegata ncll'allcl·amcnto ~ nella caccia sì arri\'a all'altis,ima perccntual~ del 6o%. Ciò forni'sc:: già un primo indice della vita economica grL'Ca, che è prevalentemente agricola c pastorale. L'industria ìmpiq~a sol. tanto il 17.8% della popolazione. il commercio il 7,7'1< , i trasporti c le comunicazioni il 4.-t'/<, i servizi pubbl ici 1'1 ,8%, le banche l' 1"k. Alla pesca sono addetti il o,6'l<, alle minìcr~ c alle cave il O,J%. Si è detto che la ,·ita economica greca è prc. vakntcmcnt:: agricola c pastorale. Ma va aggiunto che il paese, in gran pane montuoso c dotato di scars~ zone pianeggianti, molte delle quali paludose e malarichc, è tutt'altro eh~ ricco di risor;c na,turalì cd è dotato, a ll'interno, di un clima molto rigido, specie nel versante orientale. Paese tipicam~ntc mediterraneo, la Grecia è pri1·a di grandi distese iorcstali. Le sue terre arabili giungono app~na al 15% della superficie totale (si tratta precisamente di 2.190.950 ettari su J.0\9.<)00 ettari) c producono specialmente cercali, olì\'e, uva c fic hi. Nelle r~~ioni pianeggianti, ìm·cce, si sono attuate talune co). ture a carattere industriale: così nella Macedonia si hanno ~stese coltivazione di tabacco che costituiscono il cespite principale delle esportazioni (1937: 4 miliardi c 400 milioni

La raccolto d•U• oli"N iD GRCia (Da

una

arampa d ell'BOOl

di dracme). l\lan mano che sì bonificano i terreni paludosi della Trada, della Macedo· nia c -della Tessaglia si cerca di introdurre la coltura del cotone. Ma si tratta più che altro di tentativi. Non manca, in tali region· e nel Peloponncso, una certa coltivazione di gelsi cd un discreto allcl'am~nto di bachi da seta. A differenza degli altri stati bal~­ nìci. poi la Grecia non ha un cospicuo patrr· monìo zootecnico. Alla fine del 1935 essa ave. \'a 36.2 mila cavalli. Ji8 mila asini, 178 mila muli, 957 mila bovini, 59 mila hufah,. ,5.286.ovo capre c 8.185.000 pecore. Scarsr. 'suini : soltanto 624 mila capi. La produztO· ne dci cercali (g.8.1S·OOO q. dì frumcnw nel I<>J~'; 2.-tss.ouo q. di orzo ~ 1.525.000 qumtah di an~na nello stesso anno) raggiunge appena i tre 4uinti del fabbisogno nazionale. Abbon· dante è la produzione del vino e dell'uva sec· ca: largamente esportati il primo soprattutt~ in Francia c la seconda in Inghilterra. Ma sr esportano non tanto i vini comuni, quanto quelli liquorosi dì Corfù, Ccfalonìa, Sa.ntorr: no. Na~so. Samo. Altra coltura importante e qu ~lla dd fico. l\'la in sostanza la Grecia. hcnchè paese prevalentemente agricolo c bcnch~ tendente in materia agricola al!'autarchra, e \:incolato, per i suoi rifornimenti, all'ester~: in panicolar~ per quamo riguarda i ~rea 1 c specialmente il grano, che le è fornrto so: prattutto dall'i\ rgentina c dalla Russia. Forli sono altresì .fe sue importazioni di nso, zuc· chero, cafiè c kg11amc. . L'incapacità della Grecia ad attrezzarsi ~o· dernamente nel campo t'conomico si è nvc: lata specialmente in materia mineraria. Si puo dire che le sue condizioni attuali, in tale cam: po, non diversifichino molto da quelle esistenll


all\poca del dunumo ottomano. E non s1 può dir~ che le risorse minerarie grecl1e siano di.

Sllrczzabili. Manca il carbon fossile: ma 11 paese è ricco di altri giacimenti. Dal bacino di Ergusteria nel Laurion in pross•mità d• Aten~. (noto fin dalla antichità classica) s1 ricaYano m1ncrali di ferro, di argento, man. ganc~e. piombo. zinco. ram~ c zolfo. La Grecia è, nel contin~ntc europeo, la p1ù forte.' pmduttricc di min!!rali di cromo ~ v1enc al secondo posto p~r quelli di nicllcho, dopo la Norvegia. Il cromo si trova a Farsalo 111 Tcs. ~aglia, il nicllelio a Larymma. :\la il cap1talc greco è quasi completamente assente dali.: imprese minerarie che sono in mano di cap•· tali:;ti inglesi .c france~•- Famosi 1 marm1 di Paro, di Chio c dell'Attica, c non scarso lo smenglio, specie nell'isola di !\lasso. L'umca <tlti\'ità mineraria completamente o quasi in mano greca è quella delle saline (circa J..!o) che alimenta una certa esport;uione. :\la la ~cmplicità del proces:;o produttivo sta a signi. ficare che il succes:;o ottenuto in tale branca di atti\'ità è una c<lnferma della incapac•tà t~nica ed economica greca nelle altre bran. che dell'attività industnale moderna. La quale attività industriale è ben poca cosa. Anzitutto per la mancanza di combustibile solido e per la scarsezza di en~rgia idraulica. E poi perchè il temperam~nto greco è p•ù JJI. cline ai traffici che alla produzione delle co. se da trafficare. Le industrie greche di qualche rilevanza sono anzitutto quel!:: ahmcn. tari: poi le tessili. La gran massa dc• pro fu. ghi dell'Asia Minore ha introdotto dopo 1l 1922 l'industria dei tappeti ch:! è ahbastanza fiorente. E dal canto suo il go\'crno, con da. zi ferocemente protettori ha di feso •n tnt ti i modi le industrie nascenti dalla concorrenza straniera. Ma allo sv1luppo econnm•co "d industriale del paese s1 oppongono le m•scrc condizioni delle \'le di comunicaz•on~. La

conformazion~ gl!ografica del paese lo divide, con elevate catene di monti, in tante zone limitate. c d1sagevoli. Sicchè la costruZJonc delle ferrovie è costosa c difficile :l il cromco stato d• dissesto delle finanze greche ha impedito una mtcnsiva politica ferroviaria. La Gn·cia ha soltanto 3 mila chilometri di ferTO\'IC di cni hcn 1500 a scartamento ridot. to. Si è cercato di rimediare a questo stato di cose con una rete carrozzabile. fm"ecc essa è di appena 11 mila chilometn. cioè di 1 km. per ogni 12 kmc~ di territorio. Ad ogni modo, cd è questo 11 paradosso di questo pacs~ così arretrato, l'automob•le è il mcz;;:o di comnmcazionc p•ù diffuso. Per quanto riguarda i1wcce le comumcaziom mantt1mc cd aeree, la Grecia si trova in una posiLione assa1 vantaggiosa. Posta, come è al centro dd Mediterraneo oncntale, essa è all'incrocio delle comunicazioni marittime fra l'Europa CICCJdcntale, il Mar Rosso e l'Asia .\!inorc. t' sulla via pii1 breve fra l'Europa Centrale c le grandi strade eh:.-, attraverso il Canale th Snt>z, si dirigono \CT!'O l' \sia e J'i\. inca Uncntalc. Di conseguenza 1 suoi porti sono intcnsamcn!l frequentati. Non meno fa. vorcvolc. c per le stesse ragio111 di quelle ma. rittimc, è la posizione della Grecia nei con. fronti d! lk comunicazioni aeree. Ben 9 lince uncrnazJOnaiJ toccavano prima della guerra attuale ~~~ acrcoporti grcc1 delle quali tre erano italiane (la Brindisi-At~ nc.lstambul: la Bnntli.!>Ì-.\tcnc-Rodi; la Roma-T•rana-Salo. JJICco.Sofia); una frances~ (la MarsJgha.Cor. fù ..\tcn~-Castcllorizzo.Bcyruth.l ndocina) due britanniche (la Londra-Parigi.Atcnc.Cipr0Palcstma-lndia c la Londra-Parigi-Rrindisi. Ateni'-Cr~ta-Aiessandria-Cape.Tnwn) una O· laml!'sc, una polacca, ed una jugoslava. Quanto è stato esposto finora. basta a far comprwderc perchè la bilancia commerciale greca 5Ja perennemente in disa,·anzo. :\'cl

19J8, ultimo anno per cui si hanno ctfT!. atHmdibili l'importazione era di 1+761 milio111 di dracme, l'esportazione di 10.149 milioru. l principali prodotti importati, oltre i cerca· li c i coloniali, sono i tessuti di cotone e d1 lana, gli olii minerali, le macchine, il carho. nt, il ferro e le pelli. Alla esportazione si è g~à accennato. Ricorderemo soltanto eh~ 1 principali fornitori della Grecia sono la Gcr. mania (nel 1937 questo stato introdusse in Grecia merci pe.r ·P34 milioni di dracme) la Romania (1937 161}2 milioni) c la Gran Bre. tagna ( 1667 milioni). l clienti più importanti la Gtrmania, la Gran Bretagna e gli Stati UJlÌtJ. L'Italia importava minerali di man. gane se, ferro, piombo, cromo e nichclio; ma la hilancia era sempr~ favorc\·ole alla Grcc1a. Al <hsavanzo della b1lancia commerciale il paese provvedeva con il movimento dei forestieri, con le rimesse degli emigranti c con i noli della marina mercantile, che conta 1.88<}.000 tonnellat~. cd era non solo in grado di pro,•vederc al traffico nazionale, ma po tcva altresì partecipare a quello degli altr. Stati, specialmente per il trasporto di merci. l'crò la maggior parte della flotta m~rcanul<: grrca è antiquata, con alti consumi di com. hustihil~ cd elevati premi di a~sicurazione. r n pal·sc cht. si tro\';L 111 una simile condi. I.JOIIc t•conomica avcYa as,olutam~ntc bisogno tklla pace ~ia pér sviluppare le proprie ini. ziati\'C ~conomichc all'interno, come per evi. tan· eh · 1.: JlOStt· corretti\'<' della bilancia comtll<'rc•alc, il tunsmo cd i noli, non \'t:nisscrn Jmprov,·isamcntc a mancare. lm•ece i ~nvt·rnanti tli t\t~nc hanno preferito una PO· J•tica amlHgua pnma, c decisamente antitalia. n;L po•. portando 11 pac.,<·, contro il suo in. ll"Tl'ssc, ,-cr:o la catastrofe. D .•. D .

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LA BATTAGLIA DI MANTINEA, combattuta nel 362 a. C. da Atene, SparU Filuote, l'Elide e l' Acaia contro Atene segna l'iniz.io di un periodo di pace generale per la Grcria. che, fino allora, SI era dilaniata in una serie di lotte sterili, ma S3ll· guinose e da cui era risaltato, più che altro, la utcapadtà di una sola città. a dommare tutte le altre. AIJ'egemooia sputana era succeduta quella tebana. Ma dopo Manrinea tutte Je egemonie si sfasciano: e ss apre la vsa a. quella che sarà l'egemonia greca per eccellenza, la macedone. li mon. do greco è stanco di tante lotte: .EpamiQonda è morto a Mmtinea combattendo, Atene è esausta e rinlij1cia ad ogni innovaziooe, Sparta che non ha voluto riconoscere la libertà dei Messen1 è esclusa daUa pace, ma v1enc ben pre.to tagliata fuors dalla g rande politica greca. La federazione tebana sembrava più forte: ma solo in apparenza. Pcrchè 1 focesi e i tess.'lli non volevano continuare a combattere per l'egemonia tebana, il sogno di supremaz1a marinara eu. caduto con la morte di Epaminonda e alcune città cercavano già di staccarsi dalla lega. La pace dura appena cinque anni. Nel 3H a C. scoppia la guerra sociale degli Ateniesi Nel 356 SI 1niz1a la guerra sacra che tormenterà la Grecia per dieça ann~ lino al 346. La Grecia, insomma, vede dileguare il sogno di pace d1e sembrava realizzato a Mantinea. E Ate. ne decade dal suo ruolo direttivo, mentre Tebe sembra essere l'astro sorgente. In realtà dietro le CLttà m lotta s1 IC\'a\'a, propno negli anni della guerra sacra, la Macedorua votata ad un destano glonoso. La costatuzaone interna d1 questo paese era destinata a fomarle la forza per COOlbattcre e soggiogare le città greche. La Macedo. nia era una monar(hia saldamente organiuata, retta dalla dinastia degli Argeadi e circondata da una anstocraz1a feudale che forniva il nerbo prsnapale delle famose cavallerie macedoru. La fanteria era formata da p1Ccoh proprietan e in complesso l'esercito macedone era il più poderoso strumento militare del mondo greco. Il popolo agguerrito, disciplinato e fedele si trovò guadato, con l'avvento al trono dt Filippo II, da un capo eccellente, il quale pnma. sconfisse gli Illari (318) pot corrunciò una sicura marc1a di espansione a cui Atene non seppe opporre nessuna resistenza efficace. E così tutte le altre città greche, continuamente in lite fra loro. La vita politica greca, allora, era legata alle contingenze delle lotte inteme. Pochi avevano la possibilità di levare lo sguardo al disopra deUa contesa quotidiana per renderst conto della necessità di una unione compatta contro il pericolo macedone. Demostene scagliò le sue orazioni infuocate contro Filippo, ma esse non bastarono a ferffi4J'e il pericolo. La ~­ fitta della lega PaneUenica a Cheronea nel 338 stette a dimostrarlo. Una n11ova tattica veniva imponendosi neJ mondo greco : e la falange sembrava essere il simbolo ddla nuova eti. Dopo Clleronea, Tebe dovette accetta.re condizioni gravissime, Atene pur potendo resistere preferl cedere e Sparta, che sembrò l'unica a non piegusi, sentì anch'essa come le altre città, il peso del vincitore. Ma dopo Ch.eronea la Grecia, raccolta ad unità, può 811Uda.re molto lontano all'Oriente, che Alessandro, succeduto a suo peàce, soggiogberà coo una marcia favolosa che lo porterà ad affacàarsi alle terre misterjose ddi'India.


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Coslaatinopoli • Ottobre 1922. Il Sultc:mo riDgrcaia Allab ~r la .,;ttoria eli K-11141 iD Aaat'olia.

ai lati della piazza partono pochi colpi di fucile, a ferire alcuni soldati del nuovo esercito venizelista. Furono patriotti turchi che volevano in quakhe modo reagire alla vergogna alla quale erano costretti ad assistere, o non piuttosto agenti provocatori armeni, se non greci addirittura, che volevano creare un inALL'ALBA DEL GIORNO 14 maggio dell'anno l 919 si presentava dinnanzi a Smi:ne una squadra navale britannica. La comandava un vecchio ammiraglio e diplomatico inglese: lord Calthorpe. Costui si faceva ricevere dal wa/i ottomano della città e gli chiedeva di accogliere senza contrasti lo sbarco di truppe alleate nella città turca. Vcniva a mettere in atto le deliberazioni parigine del Congresso . ddla Pace, ratificate ed accettate dalla Turchia stessa, attraverso lo scoqfitto governo imperiale, nell'effimero trattato di Sévres. Il governatore turco, dal canto suo, non fece obbiezioni . a quello che credeva sarebbe stato uno sbarco di truppe inglesi, francesi ed italiane. Due ore dopo la sua accettazione, sbarcava a Smirne un forte contingente di truppe greche. I greci e gli armeni della città accolsero gli « euzon• » con tonanti grida di « Zito Venizclos », l'avvocato che a Parigi sapeva cosi ben tramare per portare ad effetto il suo ambizioso sogno di essere la spada d'Europa nel vicino oriente e per consolidare con successi militari e diplomatici la sua posizione nella Grecia stessa. I turchi, al contrario, si rodevano dello scacco e del tradimento al quale sottostava~o. Tutto avrebbero potuto sop· portare meno che uno sbarco, e per di più in quella forma, di truppe greche in territorio .nazionale. Consideravano i greci traditori sin dal tempo in cui, cacciato Costantino, essi si erano schierati dalla parte dell'Intesa : al tradimento antico si aggiungeva quello nuovissimo di uno sbarco effettuato sotto la prote. zionc del lord inglese. Comunque, il contingente greco cominciò a sfilare orgogliosamente per le vie della città, avviandosi verso la caserma turca dove le poche milizie imperiali aspettavano o.rdinataroente il cambio. Giunti sulla piazza dove so.rgeva la caserma, perchè la cerimonia dell'occupazione avesse carattere ancor più solenne, vi sostarono. Ma ecco che daUa folla assiepata

sanabile e a Parigi sfruttabilissimo dissidio fra i due governi già in contrasto? Il fatto è che le truppe greche reagirono immediatamente, con il coraggio che loro veniva dal numero preponderante. l greci spararono immediatamente sulla folla e contro la caserma turca. Il comandante del presidio turco, per non ag. g ravare la situazione, fece alzare una bandiera bianca sull'edificio e si affacciò lui stesso alla porta della caserma per parlamentare. Ma immediatamente cadeva colpito da una fucilata

greca. Dopo di che, i greci, per tutta Ja gior. nata, si sfogarono nel loro odio contro la popolazione turca : Smime fu messa a ferro e fuoco, i greci si divertirono fino a notte ad assaltare negozi ed abitazioni ottomane, a strappare il velo alle donne turche, a far caJ. pestare a dei maomettani i loro fez. Il bilancio della giornata contò tre:ento turchi uccisi, duecento feriti, ventimila fatti prigionieri c costretti a passare in proce,:ssione per tutte t•: vie della città. Lo stesso rapporto fra il numero dei morti e quello dei feriti dice a quali eccessi giungessero i grec1 in quclk giomat.. Questi dati provengono da fonte turca e non sono, quindi, controllabili nella loro esattezza. Il fatto però che da parte greca non siano mai stati smentiti li rende accettabili. Ma comunque, questo eccidio non fu altro che un preludio, per quanto tristissimo, della guerra che qualche tempo dopo doveva insanguinare i campi dell'Anatolia e che vide lo scoppio di passioni, sia in un campo che nell'altro, crudelissime e bestiali, grandi camdicine, violenze e crudeltà inaudite. In effetti, poi, le stragi di Smirne non· feeero che affrettare il movimento di rinascita turco. Grandi comizi di protesta si tennero allora in tutto il vecchio impero: i nazionalisti di Kemal pascià, il futuro Ataturk, seppero abilmente sfruttarli e consolidare in tal modo la loro posizione contraria al Sultano. In quei

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OHobre 1922 • L'Xl Di-rialoao eU.aic:a 1"99• preeipi· tolia:m.ente da Mudcmia aul Mar eU M.crrmaro.

giorni Kemal pascià, già generale ribelle, ve. niva destituito .dal grado e cacciato dall'esercito imperiale. Egli cominciava aUora, da Angora, a svolgere la sua lunga e tenace lotta contro il vecchio governo sconfitto in guerra e responsabile di tutti i guai di cui la Turchia soffriva, valendosi accortamente dello sdegno che i greci avevano suscitato in tutto il paese onde spingere il governo alla guerra e liberare

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u,. drappello di po!Wa turca a Smime

la patria dal vecchto cd odioso oppressore. Nel campo avverso Venizelos sempre ptù SI ~bilanciava nella sua polttica personale c tendente, come untca meta, al ra~iungtmento della supremazia del suo partito, si prodam.lva c si assumeva iJ compito di rappresent:tre la spada de/1'/lllesa, come lui stesso amava di. re, nel reprimere d movimento nazionalista turco, reo di essersi nbellato al sultano di Coqantinopoli che aveva pacificamente adento al trattato d, Sévrcs. Per rappresentare <)uesta parte, Venizelos chiedeva m cambto l'annessione dell'Anatolia; presentava inoltre la su.t azione contro i ribelli dt Angora come la nuova crociata che l'occidente, sotto le spoghc della Grecia, dovesse intraprendere per ric.tCdarc dalle n ve del Mediteraneo il b:ubaro ori~tale. In questo senso l'azione preparatona m campo internazionale ed interna che Ve. mzelos seppe svolgere fu un capolavoro dt co~sumata abilità diJ?lomatica e di finezu po· lthc~. L:t sua sotttltssima politica si rivelò speCialmente durante quella conferenza Ji HytJ1 che, convocata daJie grandt potenze per cercare un accordo fra i nuovi contendenti dell' Europ:: orientale e nella quale, dalla parte turca, accanto ai rappresentanti del Sultano, g•~ se~e~ano i r~ppresentanti di Kcmal pascta, St nsolvette m un fiasco colossale. Il giorno 22 giugno 1920, mentre ancora a Hyt11 sedevano i rappresentanti delle nazioni interessate al conflitto, in fatti , i greci attac. cavano. Due colonne, al comando del generale Paraskevopulos, partivanc da Smirne occupata, con l'intenzione di raggiungere ed assalire la ferrovia anatolica, e di qui spingersi fino ;-ad Angora ove si annidava il nuovo esercito turco. Contemporaneamente un altro forte esercito greco attaccava le posizioni turche nella Tracia, puntando direttamente su Co-

stantinopoli, seguendo forse il sogno imperiale dell'avvocato di Creta d 1e già vedeva un nuovo e grande impero greco corrente dall'Adriatico qno ai confini d'Europa sulle pianure siriache è mesopotamiche. Ma gli imperi pù che sulle accortezze diplomatiche e forse anche più chè non sulla fortuna'· delle armi, si fondan6 sui valori universali che i popoli, combattendo per il loro impero, affermano e propagano. E certamente il popolo greco niente di simile aveva da affermare e da difen-

lahzm.bul • IO gluQDo 11136. l:emal Atotwlr ricne l'Emiro di Tr~iordcm!Cl au oma ~ .. huccz ael llo&loro.

d ere ; ma solo era mosso alla guerra della po· sizione personale di un uomo che ~peva na. scondere la sua costante ed unica preoccupazione, quella del potere, dietro il manto di un'assurda ed anacronistica difesa dell'Europa. Ma in effetti, chi partiva ndla nuova guerra nelle migliori condizioni era proprio la Grecia. L'esercito nazionalista turco infatti, era 713


Uti e cottwni atn.iec.i • l partntl del morlo assiatono calla fol()9ralia dolla tombca.

un'accozzaglia di briganti malissimo organiz· zati cd armati; aflidato a generali che supplivano con la buona volontà alle loro defi. cienze di preparazione Per di più, era raccolto molto all'interno del l" Anatolia, quindi in posizioni molto distanti · da quello che prcsu· mibilmente sa reb~ stato il campo di lotta, diviso in due gruppi che solo un'unica linea ferroviaria poteva congiungere, quello ope· rantc in Tracia e quello della difesa di Angora; privo di 'mezzi moderni di locomozione e di strade praticabili. L'esercito g reco, al con. trario, oltre che essere più numeroso di quello che Kemal poteva mettere in campo. era aoche formidabilmente armato con materiale for. nito dall'Intesa. I primi scontri importanti, infatti, tranne le scaramuccie primissime e prive di vera importanza, si risolsero favorevolmente per i greci. Sul fronte della Tracia, All Fuad, il comandante turco, poco potette resistere. Presto, caduto prigioniero Diafer Tayr, uno dei suoi gençrali, si trovò costretto alla difensiva. Anche in Anatolia, non ostante la vittoria turca di Brassa, i greci di V eni. zelos avanzavano verso la linea estrema di difesa dell'avversario, la ferrovia 3natolica. 714 -4--------~--~~--~---~----

Tali erano i termini della situnione, quando sopraggiunto l'inverno, i due eserciti furono obbligati a fermarsi. Cominciò allora nei due campi, mentre le armi tacevano, un più intenso lavorio diplomatico e di preparazione. In esso la .Grecia, e per lei Venizelos, trovò, oltre che l" appoggio delle <<nazioni protettrici », anche quello fornito da un'abile ma ad. dirittura anacronistica propaganda. In. effetti, la Grecia non rappresentò altro che la pa.rtt d i « longa manus » delrlntesa contro il risveg lio nazionalista turco che non intendeva pagare le cambiali lasciate in liquidazione dal sultano e forse. per lo meno nelle lontane intenzioni di qualcuno, anche contro la rivoluzione bolscevica che in quegli anni sembra. va voler minacciare con le sue armate rosse, mentre ancora si combatteva contro Denikine e Wrangel, le porte del Mediterraneo, la pace nei Balcani ed il bacino iranico interessante la Gran Bretagna. Fu una « longa manus » piuttosto debole, non ostante !"appoggio di quella propaganda, quella che condusse i g reci di quegli anni ad uno straordinario e curiosissimo infatuamento nazionalistico ed imperiale. I greci di quegli anni veramente credettero possibile l'attuazione del grande sogno panellenico che il cretese aveva fatto balenar loro davanti : la ricostituzione di un impero elle-

nico con capitale Costantinopoli, !"antica Bi· sanzio, capace di raccogliere e di monopolizzare l'eredità di un mondo scomparso e di tutta la civiltà mediterranea, contrario a Roma e all'Italia. Ma in Grecia grandi avvenimenti seguirono durante l'inverno. Il re Alessandro, primogenito di quel germanofilo Costantino che Venizelos era riuscito a cacciare dal paese durante il corso della guerra mondiale guadagnandosi i:t tal modo l'amicizia e la simpatia degli alleati, r('(atosi a visitare il giardino zoologico di Atene, era stato morsicato da una scimmia. Dopo pochi giorni, per l'infezione portata dai denti dell'animale e non curata a tempo, il giovane re moriva. Venizelos, allora, offriva la corona a Paolo, il terzogen•to dell"ex-re Costantino. Ma Paolo rifiutava, riconoscendo come unico e legittimo re dci gre· ci il padre Costantino ancora vivente in Germania. In tal modo Venizelos si vedl:''a W · stretto ad indire l'elezioni. Il voto popolare richiamò sul trono Costantino : Venizelos fu costretto a partire per· l'esilio. . D'altro canto, in Turchia, il partito kemal•sta, ormai, acquistava di giorno io giorno l~ preminenza. Soltanto Kemal pascià, o~a•, rappresentava, agli occhi di tutti, la vera 1 urchia e aveva diritto di combattere per essa.


l suos nQtnini venh·aoo occupando, specie nell'esercito, tutti i posti più responsabilità. Ismet pascià, uno degli strateghi più fidi e migliori del partito di Kemal, assumeva il comando dell'esercito operante in Anatolia. Finalmente, sul finire del. l'inverno, anche le potenze occidentali si deadevano · ad iotenenire nel conflitto per cercare di comporre si dissidio e di far lasc1are le armi ai due accaniti avvers:ui. A Costantmopoli fu indetto, dall'Inghilterra, un congresso greco-turco : la Turchia di Kemal doven ratificare il trattato di ~res; la Grecia doveva attendere,. prima di occupare definitivamente i territori e le città ottomane assegnatele da quel Trattato, i risultati di un'inchiesta sulle nazionalità e sui desideri di quelle popolazioni. Il congresso andò per le lunghe, fra le bizantine discussioni dei congressisti entrambi eredi di due finissime tradi~ioni diplomatiche. Intanto, però, appariva chiaro da quale nuovo spirito fosse animata la Turchia di Kemal nella digressione mvemolle compiuta dal suo esercito contro La repubblica armena di Erman, territorio cbe in brevi giorni fu completamente occupato dall'esercito kemalista e che, in tonseguenza, per una buona parte restò dipendente dalla Turchia, mentre per il resto andava a far parte delle Repubbliche Sovietiche. Tornata nel frattempo la stagione propizia ai combattimenti, si riaccese la guerra. Fu di nuovo una guerra crudelissima ed aspra. Lottavano non due eserciti ; ma due popoh, nemia secolari ed odiosissimi l'uno all'altro. Le crudeltà da essi compiute specialmente dai greci, che si erano arrogato il titolo di campioni dell'occidente e della cristianità, furono inenarrabili. E i turchi non rimasero certo indietro in quella gara di sangue. Di fatto, nella primavera del 192l, l'esercito greco uscì dt nuovo dalle sue posizioni. Questa volta era comandato dal re Costantino in persona, cbe per rafforzare la sua situazione interna, necessttaya di import~ntl e di maggion

FoiO'lfall

~ulc:mli aulla

aplav9ia di Salonieeo


buon.i successi e di gloria militare, e dal generale Papulas. Egli marcia su due colonne contro le difese turc~: a sud si scontra con Refet pascià costringendolo ad abbandonare alClUle atti sulle quali i greci infierirono; a nord, il 2 aprile 1921, è fermato dalle milizie di Ism~t in una sanguinosissima e lunga battaglia, qud. la di Esci..insoehir. Allora in Grecia SI indice la mobilitazione generale. Un nuovo grande esercito parte per l'Anatolia. Si ingaggia di nuovo combattimento sulle alture di Kutair c lungo la ferrov1a. E' una mischia atroce the dura dieci giorni. Attacchi e contratta(chi con· hnui: i turchi combattono con la foru dell.t disperazione, • greci col favore del numero e delle armi. Infine i turchi devono ripiegare. Si iniz•a allora una delle più atroci nllratc di eserciti in rotta che il mondo abbia mdi visto. Come branchi di pecore prese dal p.tn•co. le di,·ision, di Kemal fuggono ,·erso l'interno del paese, si rovesciano su Angora. gettano le armi, si sbandano su per le montagne:, i sol dati affamati, esaspc:-rah dalla sconfitta bru. ciante e dalle crudel:à del vincitore t he, incendiando paesi e città e abbandonandosi :td ogni eccesso d, v10lenza preme loro le spalle. In fine, però. come per un miracolo, la ritirata turca SI ferma. L'eserCito kemalista riesce a prendere pos•z•one sul fiume Sakana. alle porte di Angora. Febbrilmente, mentre i greci si attardano ne1 sacchegg• che vanno compiendo ovunque arrivino, i turchi •mpmvv1-

sano trine~ e reticolati, costruiscono aeroplani a for~ di legare insieme i pezzi di quelli greci caduti in combattimento, portano sulla linea del fuoco nuovi contingenti di montanari dell'Anatolia, avendo come unici mezzi di trasporto i caratteristici carri a buo• della t,egione. Il 24 agosto arrivano i greci e subito attattano. Si vede, sulle colline oltre il Sakaria, sventolare la grande bandiera di Costantino. L 'attacco greco preme soprattutto verso l'ala destra, onde tagliare ai fianchi la v1a della rit1rata verso Angora. Ma i turchi reSIStono bene. La battaglia, sanguinosa e senz.t rispar.niO di colpi, dura ventidue giorni e ventidue notti. I greci riescono a guadare il fiume, a sfondare in alcuni punti il fronte avversario Alla fine, la battaglia oi spezzetta e SI fraziona in combattimenti slegati c quasi indipendenti l'uno dall'altro. Il fronte turco fa un mezzo giro completo intorno alle alture del Ojal Dagh, centro della più accanita resi· stenza kemalista. Ma i greci devono desistere dall'attacco e ritirarsi. l turchi. stremati di forze ed esauriti nella resistenza, non sono in cond1zioni di poterli inseguire. Per tutto l'in· 'erno '2!.'22 i due eserciti rintangono mattivi a fronteggiarsi. Nella primavera seguente ~a­ ranno riprese le operazioni. Sarà la fine del pazzesco sogno imperiale greco, !a sconhtt,; dell'espediente politico e del machiavellismo levantmo. Nella pnmavera del 1922, ancora una volta, era cambia:o 1l coJT.andante g.:!r.crale dell'esercito greco invasore dell'Anatolia. Il nuovo generale, HadJanesti, appena ebbe

occupato il suo grado, mis: suoito m vig;,re le belle tradizioni militari greche. Comioàò 1 richiedere ad Atene un numero spropositato di automobili per il suo servizto particolare, si fece costruire a Smime una lussuosa abitazione, spese il denaro affidatogli m quei piccoli diversivi che i generali levaotini amano tanto prendersi, dopo le fatiche del combatti· mento. Tutta la sua attività consisteva in bel~ e pacifiche gite ir: automobiic per i dintorni di Smirne. Cotrullldava il suo esercito, che del resto già cominciava a dar segno di stanchezza dopo due stagioni di guerra combettuta, da qualche centinaia di chilometri di di. stanza, dall'interno del suo privatissimo gabinetto di Smirne. Considerava la g1.1erra gti vinta e la sua opera fastidiosa ed inutile. Ma in campo turco ci si preparava a dovere. Dopo qualche combattimento di minou: im. portanza condotto nella primavera e nei primi mesi dell'estate 1922, visto cbe rkominciava a muoversi l'esercito greco della Tracia e che bisognava far presto a scacciare J'mvl50re dell'Anatolia per poter in seguito roves.::uw tutte le truppe disponibili alla d~ft'$.1 di Costantinopoli, il giorno 25 agosto, Kemal pascià dava ai suoi soldati l'ordine di attaccare i greci : « Soldati ! La nostra mèta è il Mcdi. terraneo. Avanti! ». Il giorno seguente i g reci erano già volti in fuga. Il generale Tri. copis cadeva prigioniero, intere divisiom gettavano le armi e si arrendevano a discrezione, quando non cranù travolte dalla ritirata generale c spinte alla fuga disorganizzata cd im·


prevista verso un paese sconosciuto e nemico, al Mediterraneo, ai porti d·imbarco verso la verso popolazioni che due anni prim:t erano piccola Grecia che cosi orgogliosamente aveva state, da coloro stessi eh~ o~i così iguomi. tentato l'avventura. Il giorno 9 settem· niosamente si ritiravano, spogliate ed oppresse bee i vinti arrivarono a Smirne. Avevano i in mille maniere. La ritirata dei greci verso il turchi alle spalle. Immediatamente, mentre i mare della fine settembre '22 può solo paravincitori entravano in città, i greci s·imbaro . gon~.rsi a quella ~urca dell'anno precedent.::. vano, quelli che lo potcttero, verso casa. ConMa i greci non si sal:varono nè trovar(lnO la temporaneamente si sviluppava nella città loro . Sakaria. Furono· sin dal primo giorno uno spaventoso incendio. Chi sia stato ad apuna banda di fuggiaschi, braccata dalle popopiccarlo è difficile dire: probabilmente non i lazioni dell' Anatolia che tutte avevano prese turchi che, quando l'incendio ebbe inizio sulle le armi, spinte dalla fame e dal terrore della banchine del porto, erano ancora all·altro capo vendetta turca. M11Stafà Kemal pascià li indella città, a meno che non avessero fra la calzava gagliardamente alle spalle. Giorno pop<llazione della disgraziata città, qualche dietro giorno, spingeva la grande orda in fu. agente segreto. Forse furono gli armeni, in ga verso il mare che si era prefisso come un ultimo tenfativo di contrastare l'ingresso" meta, continuamente logorandola in continui al loro secolare nemico; probabilmente (urono attacchi e in puntate offensive che, in quelle i greci, che non vollero consegnare intatta ai condizioni, si risolvevano in veri macelli. L·elegittimi proprietari una città rubata. sercito greco era decimato dalla fame, dalle Certo è che l'incendio· di Smirne con le stramalattie, dalla stanchezza, dalle armi turche. gi e le vendette da parte turca che ne seguiroPerse successivamente Alaper, EI-Kissar e Aino, fu un episodio dolorosissimo e che comdio; nei primi tre g iorni di combattimento mosse tutto il mondo civile. Le navi italiane ebbe 100.000 prigionieri. Fu una delle p iù grandi sconfitte che un esercito abbia mai <OC· • che si trovavano nel porto, « Seri via », « Sac· cato. Una fuga clamorosa che dapprima me· .: degna», « Quirinale » e « Gastein », anzi, prestarono il loro aiuto a salvare g li ultimi sol· ravigliò tutta l'Europa e che in fine divenne dati greci fuggiaschi, a sottrarre le misere po· motivo di caricatura e di burla tanto era l'impolazioni maomettane alla furia greca, nei pegno che i soldati greci sembravano mettere: giorni immediatamente precl'denti all'arrivo nell'essere regolarmente sconfitti, a-d ogni scon. tro, nel cedere le armi, tutti tramutati in ·•e-· dei turchi, alle vendette delle soldatesche nei locissimi podisti nella gara per arrivare primi . giorni seguenti, quando g li ufficiali kemali-

Sobbo19bi di Atelle

sti non furono più in grado di contenere la rabbia dei loro uomini. In tal modo, nel sangue della città dove era nato, si affogava il sogno ellenico. Non rimane\'a intatto ai greci, subito in rivoluzione, che l'esercito della Tracia mandato ad inve· stire Istambul. Kemal pascià volle subito muoversi contro Ji esso ; ma fu fermato daJ. ringhilterra: l'esercito kemalista, per com. battere in Europa, avrebbe dovuto passare per la zona dei Dardanelli che .Je potenze avevano dichiarata neutra e smilitarizzata. In quell·occasione si mosse anche la flotta inglese. Ma il dissidio si compose prima che si venisse alle acmi. t·lnghilterra credette più opportuno rinunciare a servizi dell'inetto alleato per contrastare il movimento nazionalista turco ormai incontrastato vincitore. Cercò anzi di non guastarsi complctamente con Kemal e f~rse, se la Grecia non fosse stata ormai ridotta agli estremi dalle armi nemiche, avrebbe finito per recedere dalle sue posizioni come poi in effetto fece, anche per la sicura e sana opera dell'Italia, nelle conferenze diplomatiche che seguir~o a questi av\·enimenti di guerra. L-t Grecia, vinta e stremata, in rivoluzione, il giorno 10 ottobre 1922 chiedeva l'armistizio e ritirava contemporaneamente il suo esercito europeo. 81LVJO PLA.TEIV

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Canzoniere di Petrarca e alcuni canti della Commedia; e sulla quistiooe della lingua « volgare », la cosiddetta 11141iarà sono commo. venti le sue lettere al professore Eliseo Brighenti, di Cesena, studioso di letteratura neo. greca, autore d i una cre_stomazia di poeti neogreci e di un ottimo dizionario italo-neogroco edito per i tipi della Casa Hoepli. Il poeta ci tratteMe a pranzo nella sua casa fresca e ombrosa di Corfù, e nel pomeriggio salimmo in carrozza all'AchiHeion. L'Achilleion fu edificato nel 1890 per volere dell'Imperatrice Elisabetta, moglie di France. sco Giuseppe. Già da un pezzo Elisabetta aveva rinunciato al suo ruolo d'imperatrice, e si era dedicata ai vagabOndaggi attraverso l'Europa. Una deJJe sue manie, ·::ra lo studio del greco moderno. Aveva conosciuto un gio.. v3J'Ie greco, di nome Cristomànos, studente all'università di Vienna, che diventò la sua guida e il suo lume. Piccolo di statura, meno gobbo, Cristomànos non era soltanto un otti· mo grecista, ma anche un podista eccellente; condizione indispensabile questa per assolvere presso la lunatica e instabile signora· i ri· chiesti servigi, che erano di accompagnare la errante imperatrice nelle sue continue e lun· ghissime passeggiate a piedi, Jeggendole e traducendole interi libri dell'Iliade e dell'O. diJsea. Al corso di uno dei suoi molti viaggi, Elisabetta scopri Corfù. e immediatamente deliberò di fissarvisi a dimora. 11 culto dei bei paesaggi era i Mato in lei ed ereditario. A lei pure, come al suo regale fratello. il folle Luigi Il, la contemplazione di un bel paesaggio lnqre.. c dell· Acbilleion

fl Re Costantino di Grecia. o la priDci_P'4tMa di ~· •ouia Weimar alle corse di Auteil a:el 1914.

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ERA d 1906. Mio padre er.1 morto un anno pruna. L1 casa era ch10~a. dispersi i mobili, c sul finire deii'I.'Shltt c'unbarcammo. a P:1trasso, sul Romanw della N a' igazione Generale Italia1..1, alla ,·olta di Brindis1. Il piroscafo fece scalo a Corfù. Scendemmo a terra ( .mJ.tm'I•O :! Lue v1s1ta a Lorenzo l fabili al quale mio padre era stato unito da vincoli d1 .tmicizia. Lorenzo Mabih è il migliore poeta della Grecia moderna. Come attesta il nome, M.l· bdi non era di origine greca. In greco il suo nome suona Mat1iiis. Il nonno di Lorenzo era spagnolo '.' s. chiamw~ Mabili y Buligny. Andò console di SpagnJ a çorfù, ma quando venne il momento di tornarsenc in !spagna, Ma. bili non se la sentl di partire, perchè un poeta corfioto ha detto che Chi ha bevuto l'arqua di Corfù, Al Luogo ,lalio non torna pitì. Ulisse però non era di questo parere, e benchè egli pure avesse abbondantemente bevuta l'acqua di Corfù alla mensa del re dei Fead (Corfù, come si sa, è l'antica isoh dei Feaci) non perdè la voglia di ritornare alla sua terra natia, e per cura del buon re Alcinoo fu trasportato, dor. miente, a ltaca. Malgrado l'origin• spagnola, il poeta MabiJi arse tutta la vita di fuoco patriottico, e nel 1912, doppiato già da molto il capo de!Ja cinquantina, si ar· ruolò volontario nel corpo dei garibaldini che combatte· vano contro i Turchi nei pressi di Giannina, e morl da eroe alla battaglia di Drisco. Era profondo filologo, conosceva perfettamente l'italiano, tradusse in neogreco il 718


popolato di ragazzi, di mamme e venditori di dolciumi e di mandorle. All' Agora Romana e alli Biblioteca d'Adriano si arriva appena fuori del bazar, dove i c~lderai e gli ottonai martellano tutto il giorno, e i robivecchi fumano accanto alle bancarelle cariche di cianfrusaglia. La Torre dei Venti è assediata da ~tamberghe dal tetto di vecchie stagne da petrolio. Simili stamberghe e tuguri dànoo la scalata alla collina dell'Acropoli. E tornando alla fisionomia mescolata e casuale della città : non si fa una scoperta a rÌ· conoscervi il segno delle tante influenze straniere che fatalmente la Grecia dovè subire nella sua storia travagliata. Mi ricordo le bambinette di Delfo, con in testa un cercine ilero, e con certi vestitoni. di rigatino azzurro, che davano loro l!na poetica goffaggine da angioli di Giotto. Accorrevano la mattina alla fonte, ciascuna con due bidoni usati, da benzina Shell. La conchiglia e la palmetta ionica persistevano in quella suppellettile domestica; ma trasfigurate in un emblema di pubblicità industriale. Mi _parve un accozzo bizzarro. Una simile intrusione in Grecia si ritrova negli edi. fici, nell'attrezzatura mercantile, negli abiti, c nella stessa aria della gente. Lasciamo le librerie scolastiche, dove il genere è obbligato. Ma se, nelle altre, la inevitabile erudizione archeologica è specialmente provvista da editori inglesi e tedeschi, la letteratura di consumo corrente è od era francese: romanzi, libri gialli, periodici letterari e di ,·arietà; collane filosofiche e psicologiche, con abbondanza di divulgazioni freudiane; traduzioni dalle varie letterature; pubblicazioni cccentriche' con fotomontaggi, bizzarrie di Picasso e Cocteau, nella stessa pagina con l'l nvemo o la Flora deli'Arcimboldi ; esumazivni di romanticismo e borghesismo ottocentesco, in spirito fra nostalgico e parodistico. Un genere che attira i preziosi e raffinati di civiltà a fondo ancor rozzo e sensuale; e eh~. sfiorando più o me11o astutamente la pornografia, ebbe moltissima fortuna anche a Barcellona, a Città di Messico e a H ollywood. Nella popolazione maschile, più tocca di cosmopolitismo per via della stampa e dei commerci, si osserva meglio come negli affari e nella politica abbiano anche la loro parte: il barbiere, il sarto e simiglianti ; e rammentiamoci certe epidemìe d'occhiali all'americana. o i famosi riccioli e feltri alla Enrico Ferri. Il pizzetto alla Vènizelos sopravvive specialmente negli anziani; ma non mancano rustici e cascanti mustacchi macedoni. Pare-::chi, con baffetti alla Hitler. Altri vanno sbarbati e acruratamrote scotennati torno torno alle orecchie che reggono le suste degli o:chiali : deve trattarsi di residui del tipo wilsoniano, che imperversò e fece strage nel dopoguerra, e che retrocede e s'asserraglia nei paesi minori, finchè si troverà soltanto nella Nuova Guinea o a Celebes. Ufficiali, stringati nel caki irreprensibile, hanno poco da invidiare ai figurini militari britannici ; mentre il sergente maturo mostra piuttosto una spavalda trasandatezza francese, accarezzandosi il baffone à la papa Joffre. Generalmente parecchia cura nel vestire. In testa ai giovani non poca brillantina. Ma può succedervi di vedere, in mezzo alla strada, vestito civilmente che s~ffia il naso con le dita : non raro spettacolo anche a Nuova Yorlc o a San Franàsco, e che aon si registra alfarto per curiosità pettegola, ma

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0....... dt -.a91U1 addetto aci uao eMi -aateri -.,_ _ __ _ ___;:; del Noale Atll.,.,


p<:r .tttestare un.1 n.ltur.dttà the <:~piode dt sotto .tllc cotwenztoni, 111 bJrha al mondo. Come sempre, ndlc donne. la costante dntt.t :: più pura ed evidente. Le ,,trttnc c le d.Htt lografc si arran~crdnno .mthc qut aii'Jmcnc.tna, e c:~.mmin.mdo J p.!s'>O >Ott.mte, s.tlutt:rmno. come le stelle del Ctnt1n.1, scroliJndo ti braccto alto sul capo cd <1ntitendo un leggero nitrito. Nct mt,~lton nstoranti vedrete plumbee matront, m un onde~iare dt 'clt neri; ron nJttc m·rc ;ul mento t ·"Jmbc elefantine: le Niobi, le AndromadK ._ le Ecub<: della vecchi,• plutocr.tzi.t. Ma fra ti popolo st hittto e nella borghcsta non sofisticata, l.t donna è quella delle pitture sui vasi antichi: col nasetto msolente, la lxxca largh~:tta, l.1 tamplessionc in apparenza magra ma polposa : un pigho sano. gto\ tale, umoresco; e si sente che Aristofane, Teocrito e Meleagro .1ncor.1 avrebbero da scrivere ; che Hie,on: e eli Jltri pittori vascobri non SI Jamentert-bbero' di non trovar model !t. Questa gente, sc,tltrissun.t c senza scrupoli negli affari, si ncera negli affetti domestici, di poco vive e con nuiiJ si diverte. Nel!.! consumazione d'una bibita incan· tano un pome'i!(gtO. E a questi poveri godimenti annettono tanto valore che suoi dirsi •.hc un greco non è soddisfatto se a caffè non ha tutte per sè quattro seggiole. Dei loro sibaritismi testimonia il venditore di pannocchie di granturco, arrostite alla fiamma m grandi fornelli sul marciapiede. O, chi preferi'ICa freddo, il venditore di mandorle, scottate in acqua bollente, e tenute in un panierino con ghiaccio trito, da gustarsele, cosl gelate, con un pizzico di sale. Drappeggiato nella tonaca tutta frittelle, brandita la mazza d'ebano dal

pomo .1'.1\·ono, ,on qu.tlc ;tudtn m~:u,oloso. torn~ndo .1 t.t~.t \'erso nu:zzog•rno. ti pop<: si >l C!-( l t<: <hl f rull.lluOlO un pKtOiissimo grappolo d'u' .1 per la su~ refcz10nc. Allo Ltppcton. do' 'è un ,mcm.t <On mo.trJ pernuncntc dea prodottt naz•onalt, Jrtorrc la domt·nKJ mczZJ Atene, e 1 trJm3t 1,1 >era torn.mo 10 uttà, ubtuno con tre o <.jUJtcro nmortht ,amlu. QuJit .:hc fo>>tro, or :;ono <.jUJttru o unque anni. le hncc Jdl.t politic• grcct, Jebbo notJre questo: 'hc un g10rno th'cro là, l'unte() applauso della s.1l.t ,ttp.tta Ji mmut.1 burghcsi:t non toctò .1 nt>S;un.t Jclle ''arie <clebnt.ì d1t: apparvero nct dollttncnl:trt; ma stopptù un.mamc quJndo sullo schermo si 'tJe Mu\solmi. Andai un':~.ltra ;sera .td un tinema Jnthc più popobre: pattbol.ue, <.JUlSI; e da\'3no la Ttag<'di.J amer~ran,, Jt Stcrnbcrg. In l t.llta, ti dtbattito giuJtztarto the conclu· dc ti film c:ra stato decimltO, per paura the ti pubbl"o non avesse pazicnu a seguirlo. M.l 1 rl\tnJugholt e i facchini .ltcnit'St si sprofondavano 10 quelle cavillose penpezie, palpitanno agi t agguati procedurali ; come t loro progcnitori, assai più fortunati, avevano es.lltato il proprio gusto dialettico e forensi" asSIstendo .11 duelli fra Eschine e Dcmostene. Mi faceva un senso curioso, a ritrovare 1 gmnJstali e sacri nomi della dtJu e della ttll'lbei.1 sotto al visetto di Silvia Sidney. Pcrchè i film in Grecia non sono neppure doppiati; ma !i sen·ono in inglese, o tedesco, ecc., col dialogo stampato in greco sotto alle ligu re. Non c'era lungaggine che stancasse quelli spettatori. Non una battuta che lasciassero perdere. l'uomo trastulla i suoi istinti più antichi coi più moderni balocchi. Bllfl LIO C.' F.()() Hl

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-• BYRON

E

UNA DELLE VITI'IME più illustri della guerll Jo

mdopc.1òenza grtca (u Lord Byron, anch'egli sedotto dal grande sogno della restaurazjont dtii'Eiladt. Ma goà J hordo deii'Err.:>/e, che nd luglio 1823 trasportava 11 poeta dall'Italia verso le 1SOit Jorut, 11 capuano Scoli, che comandava la nave, aveva domandato a fltS<her, ti !Tla8810rdomo di a,. 10n : « Perchè ti vostro .signore va io qud paat d1 selvaggi! » Flescher anche st tra posto la stessa domanda. Per lut la Grecia era un pa= • rutto IOCCte e lodfl •· Gli ab•t•nti vive-.~ano in sordtdt t.1ne c ne usc:ivano come le volpi, per far ranta. Il Capuano Scott, moltre. ai ladri aggiungeva le mosche c le pulci. Ma Byron era tutto preso ~l suo grande sogno. Però al suo arrivo • Cclalorua com tncì<) a comprendere che le cose non mno cosi eroicho cnme le aveva dipinte la sua imtlll· gina>aone. C'tra il famoso comitato di Loodra, che faceva auuo e tutto mole e· che pur sa~do del suo arn vo, non aveva mandato ad inconuvlo ncssuno e non gli aveva lasciato istlllzioni. Byron ebbe, si, la soddtsfazione di avere al!e sut diretto d1pendet>2e una piccola annata, ma m trt mest • Missolung1 oveva s~ 59 mila dollari e s'm caCCiato •n un ginepròlio di re<rinùnnioni e di polemiche e ntl vivo della lotta fra i caporiotti dtl· l'insurmtone, cho " contendevano la suprtmllÌa. furono sparse dtcerie CUiiosc, ma che trovarono su· bito crcdtto: fu dello, ad esempio, che Lord Byroo non cca un inglese, ma un turco sotto rMOtite spoglie, che doveva f11r fallire 1'insurrt2ione. ~ella piccola armata reclutata e pagata da Byron a ~ ad un certo ..momento, nel febbraio 1824, un aounub· nam..ntt> percb~ i greci assoldati dal poeta ffigevatl'l che fra loro si nom•nassm> due generali, dut a>: loonelli, due capitani, ed un gran numero di alut ufficiali subaltemi : sic:dt~. se si fossero ..aolte ulo richiesto, sui cinquecento uomini che Byron antJ ai suoi orclini, 150 avrebbero awto grado e so· pendio da ufficiale. 11 poe13, nauseato, sciolse ti suu piccolo esercito e con!ossò, qualche giorno di morire. a un amico : c Co.minòo a credere ; non aver fatto altro quaggiù, che perdtrt ; mio denaro, la mia puienza, il mio tempo t • mia salute"·

P"";


MI F~ PIACERE che il cuore di Atene sia fatto a triangolo, come la testa di un serpente : in memoria, senza dubbio, del serpente Cecrope, fondatore di questa illustre città. E che in forma di triangolo sia fatta anche l'Acropoli, col vertice a Oriente, verso rimetto. Il Cecrope sporgeva la sua testa triangolare fuor dai sassi rossi dell"Acropoli, dove aveva la su:t tana, Fungendo con la lingua forcuta !"aria secca dell'Attica. (L' Attia., non bisogna dimenticarlo, è arida, polverosa, tutta pietre pu~­ puree, sotto un cielo incredibilmente limpido c vivo). Ed è poi giusto che Atene, dall'alto somigli a un'immensa topaia, con le sue case nane e bigie fittamente raccolte come un greg. ge fra il mare e il Pentelio, fra l'Imetto e Dekclia, intorno alla tana del Cecrope. (Tutto è in regola, secondo la morale di Esopo: intor· no alla tana del serpente, le tane dei topi). Tale, infatti, ti appare, se vi giungi in volo dal golfo di Corinto, questa antica e nobile città. Dove, entrando, ti accoglie un odore straordinario, di cui non riesci a indovinar la natu.ra, un grasso, nauseante odore, e al tempo

ste~so delicatissimo. Di questo odore sono im.

Due cupetli ccuatt..-ialic:i della -rita MYCIDiiDa •

pregn:tti g li esseri e le cose, i cavalli, g li alberi, le pietre, i mobili, le mani e i capelli delle donne, le biciclette, i bicchieri, i lenzuoli, le sigarette, e perfino le rondini, che sfrecciano da tetto a tetto lasciandosi dietro una scia di questo straordinario miasmo. E finalmente qualcuno, quando meno te !"aspetti. ti dice che è l'odore del miele fritto nel grasso di montone. Il cuore di Atene, dunque, è fatto a triangolo: di cui l'ipotenusa, Via Ermete, si appoggia al fianco settentrionale dell' Acropoli, e i due cateti, V ia del Pireo e Via dello Stadio, si congiungono in Piazza deiI'Omonoia, che è il vertice. Fuori di questo triangolo si stende tanto la città ellenico-bavarese di Re Ottone, quanto la città levantina dei quartieri eleganti intorno al Licabetto, dei giard ini che stan fra il Boulevard Vasiliss:\ Sofia, il Boulevard Amelia, e l"llisso, (un fetido canale, I'IIisso. quasi una fogna, ingombro di rifiuti, di spazzatura e di gatti morti) del sobborgo signorile di Psykilto', e dei miserabili quartieri popolari di Nuova Smirne. lt.tene odia l'Acropoli. Gli Ateniesi hanno cura di tener sempre chi use, ermeticamente chiuse, le finestre che guardano verso l'Acropoli. Maledetta rupe! Non si riesce a capire che cosa ci stia a fare, in mezzo a questa città di edifici neodassici alla Monaco di Baviera, di palazzi di stile floreale, di bnildings di cemento armato, di case alla turca, di catapecchie anatoliche. Da. qualunque strada, si vede in fondo l'Acropoli, alta. sui tetti: non solo dalla Piazza della Costituzione, immensa piaz-

za.caffè ingombra, dall'alba alla notte, di una folla rumorosa seduta davanti a migliaia di tavolini di ferro, on solo Jai marciapiedi di marmo di Via P'.lnepistimiou e del Boulevard Vassilissa Sofia, fiancheggiato di alberi del pepe dalle foglioline strette e lunghe come quelle dell'acacia; non solo dal dedalo di vicoli che si stringe intorno al porto del Pireo : rda dalle viuzze deii'Omonoia e di Monastiraki, dagli stretti marciapiedi dei quartieri popolari, do\'e. nel sottosuolo delle case turche, si spalancano fetide osterie, miserabili caffè, antri oscuri in fondo ai quali, sopra un accordo di chitarra, la voce grassa di qualche ragazza di Salonicco o di Corinto canta « kimìss11, mirromtl, limiu11 ». E un sole preciso, accecante, così nitido che ti appare non come un cerchio, ma come una sfera, come un globo, come una palla d i luce. disegna intorno all'Acropoli una zona magica, al centro della quale il Partenone resiste, immobile e impassibile, ad ogni tentazione. (Quella stampa in una bottega di antiquario io Via Eolo, dove il Partenooe mi si è rivelato quale fu sino a un paio di secoli or sono, quand'era fortezza e moschea, col suo altissimo, bianco, esile minareto. E senza dubbio era assai più bello di come è oggi). L'Acropoli è il cancro di Atene. E sarebbe un grave segno di incomprensione l'affermare, come fan molti viaggiatori, che g li Ateniesi vivono come se l'Acropoli non ci fosse, che se ne infischiano. No : gli Ateniesi soffrono di quella presenza implacabil~. ne sof-

miaerabile deUe otracle ateal"i

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sciarsi andare ai propri gusti segreti, al piacere proibito di sentirsi un po' turchi, oh sl! di sentirsi i cittadini di una tittà turca, senu marmi preziosi, senza statue dissepolte, senza colonnati dorici. Non è certo <esa <la poco dover fare i conti, dalla mattina alla sera, con questa. sfolgorante, inesof':!bile, ccuclelissima luce dell' Attica. Una luce autonoma, direi, che non ha niente a che fare col sole. Se il sole non esistesse, la luce dell'Attica non sarebbe per questo, meno intensa. Un cielo terso, eternamente sereno. Quattro, cinque giorni di pioggia all'anno, non più. E un'aria senza pie. ghe, senza neppure uno di quei minimi anfratti, dove un po' d'ombra possa raccogliersi. Questa luce agu:aa e tagliente penetra dappertutto, illumina con cruda immediate:aa ogm più intimo, ogni p iù segreto e profondo nfugio nel pensiero e nella coscienza. li cielo di Atene, come un'immensa Cupola Fortun)·· Gli esseri e le cose non bru)Ilo ombra. Il viso della gente, per le strade, in certe ore del giorno, è liscio e bianco come il guscio di un uovo. (Ora capisco perchè gli antichi Grec1 mettevano una maschera sul viso informe dei morti : per imprestar loro un volto, un profi. lo, occhi, naso, bocca). E nel meriggio, l'oca dei dèmoni, (i dèmoni antichi non erano notturni : apparivano di giorno, in pieno sole), la luce è così intensa, che consuma la città: Atene scompare. sola cesta l'Acropoli in meno all'Attica deserta, nel rombo stridulo di milioni d'invisibili cicale.

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Il So9rato del mort.Qt•ro di Chilicm.der

-frono come di un rimorso, come di un male di coscienza. L'Acropoli, se potessero, la nasconderebbero: ci costruirebbero tutto intorno un'alta pali:aata, perchè non si vedesse più da nessuna parte. Potrebbero cosl, finalmente, 730

gustare con tutto il loro comodo le banali prospettive delle loro strade moderne, delle loro pia:ae 11p lo date; abbandonarsi finalmente, senza paura, al piacere, tutto levantino, di cre<lersi gli abitanti di una città europea, di una p iccola Parigi, la « Piccola Parig~ dell'Oriente»; potrebbero cosl, finalmente, la-

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Verso il tramonto, un odor di frittelle si spande nelle v1e affollate, misto all'odor dd. l'oxzo e del rukì. E' l'ora in cui Atene :lSSUJDe l'aspetto di un immenso Luna Park. Di un milione e mezzo di abitanti, non rimangono a casa che i moribondi. Gli altri son tutti in strada, son tutti in piazza. Le facciate dei Ò· nLmatograJi risuonano di trilli di campanelli, come le giostre di una fiera popolare. l negozi, i caffè, i ristoranti, le osterie (che in Grecia si chiaman /averne, dal nome latino), le farmacie, i tram. i gialli autobus, i tassì, fi.1111meggiano di luci, risuonano di grida, di musiche, di richiami. Ma è una festa senza allegri.t. I lev3ntini son rwnorosi, ma tristi. Davanti ai tavoloni del Caffè Zonar's, del C.1ffè jan.1ki, dei bar del Kmg George e del Gr.mJr: Brelagne. i grassi metechi ateniesi leggono il TimeJ e il Dt~ily Mai/, parlando JD inglese fra loro con l'accento di Smime c di Saìonicco. Passano gruppi di soldati. in kaki, : v1si magri, olivastri, gli occhi timidi, sotto lo sguardo arrogante degli ufficiali vestiti aJ. l'inglese che affollano i marciapiedi. Gli stril· Ioni urlano i titoli dei giornali con enfasi erc ica, : ome se annunziassero i nomi di da· mc;ose vittorie. E' questa l'ora, in Atene. dell'universale ottimismo. Tutti si sentono Leoni· da, Temistocle, Epaminonda, Alcibiade. L'lta· lia? Uno scherzetto. Per ogni venti Italiani 3rmati basta un Greco disarmato. Poi, verso le dieci' e mezza, tutti vanno a cena. Le strade rimangono deserte. E nelle camerate delle ca· serme del Boulevard Vassilissa Sofia, gli Eu· zoni si tolgono la sottana, e se ne vanno a letto.

( ' 1J .R IliO BA LA PA,a'l'a


l WW Il1flljlJ1l1/ilW® !il ®®illlfW DOPO LA CADUTA di Venezia, essendo stato escluso dall'amnistia, Niccolò T ommaseo andò a stabilirsi in una specie di volont~rio e~i~io nell'isola. di . Corfù, e tanto gli p1acque 1! luogo da 1mp1antarvi dopo breve tempo profonde radici di ordine familiare. Come scnsse lui stesso, la terra non gli era del tutto estranea, per essere egli nato in paese c fra Grecia e Italia, dove molti c ono. revol_i gli uomini di rito greco~; amava la Gre<::a <d'amore puro di ambizioni c di ~u­ pidità », come solo potevano in lui l'erudito c il poeta; già aveva pubblicato la traduzione dei canti popolari ellenici. commentandoli « se non con sapere, ~on ·calor~ ai commentatori non comune forse-.: e infine fra i grec1 contava moltissimi amici, Andrea Mu. stox1di per esempio, il poeta corcirese disce- polo di V:in«:nz-o Monti di cui poco mancò non sposasse la figlia Costanza, l'altro p0eta conte Solomos, e il console di Grecia cavalier Papiolaki. Nel 1850, T ommaseo' aveva quarantotto anni, era al colmo delle sue forze, e la vista incomi'nciava soltanto allora a dargli qualche fastidio. A lto, vestito di ne ro con la grande barba castana fluente, percor: reva n~lle ore consacrate ogni giorno alla passeggiata le strade della città, .tenendo in mano _il cappello a cilindro, e questo per essere s1curo di non mancare se per caso qualcuno che i suoi occhi malati gli impedivano di sc?r~er_z, lo avesse salutato. Conohh.: nei 'primJssnnt tempi del suo soggiorno a Corfù la ~1gnora Diamante Pavcllo, vedova Artalc, e subito vista in lei la compagna ideale per i ~uoi an~i maturi c studiosi, se la sposò senza che I] pensiero dei tre figli di primo letto, Domemco, Spindione e Matteo, il maggiore dei quali già adolescente, gli desse la minima esitazione. Anzi per essi fu subito un padre comprensivo e affettuoso, alla loro ::'ducazioné consacrò le ore in margine alla sua straordinaria attività, e le memorie lasciate da Spiridione ne sono la migliore conierma, oltr·~ le altre testimonianze dei biografi. La vita di Niccolò Tommaseo a Corfù trascorse dunque tranquilla c metodica, divisa fra gli studi c le gioie familiari : 1tlla mattina lavorava fino all'ora del pranzo, poi rj. vrende,·a nel pomeriggio;-dopo un·brcvissimo ripo.so, c nel suo grande studio assai spesso com·enivano le persone -più ~lustri di Corfù e gli italiani residenti colà; ma non passava giorno che non si recasse a far visita, <: questa aa anzi la meta della passeggiata, alla illustre signora Maria Cocotò, nata Pa~·e llo. sorella di Diamante sua moglie, donna mtellettuale che secondo la moda dci tempi tcn~va un salotto altament..: quotato dove si riunivano le celebrità carlìotc del n:ondo dello spirito e della politica. Un'altra visita doveva fare ogni. sci mesi, visita di obbligo. alla direzione di polizia per ottenere il v isto sul permesso di soggiorno. L'anno successivo <1lle sue nozze nacque: la prima figlia, Caterina, che fu poi monaca francescana a Zara col nome di suor ChiaraFrancesca e dovette a un certo punto della sua vita uscire di ~onvcnto, per motivi dt salute .se la memoria non ci tradisce. e nel 1833 venne al mondo Girolamo. fn questo stesso periodo Tommaseo andava componen-

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do il libro cont;o il potere te!Tjporale dei papi, che fu condannato dalla Chiesa, Roma et le mondc, poi quell'eloquentissimo S11pplizio di u11 ilalia11o a CorfÌI., cui dovevano più tardi ricollegarsi i discorsi DcU<J pctla di. morte, e che gli avvenimenti contemporanei c'invogliano a riesumarc. Era l'estate del 1853. in Corfù da alcune settimane correva voce di una legione straniera formatasi a Costantino.

n pii) TKcbio •••mila del Moate Alhoa poli contro la Russia, al sen'IZJO dci turchi, ed era opini~e generale che gli italiani non • fossero del tutto estranei all'impresa. Questa diceria fu subito smentita dai giornali nonchè dai fatti stessi, ma oramai si era diffusa nella popolazione sempre sospettos;, a tal 731


D..ola:aioneol e mollocoaùa d•Ua piCIDG' eU ua PCI"* vreeo mutre auoa11. punto da dar luogo a dimostrazioni di ostilità, ad accuse pubbliche c la bCIDda militare. private contro gli italiani. ad ingiurie contro questi stranieri residenti lì a poco rientrati, c fatti segno a canzoni e a molteplici dilegg!, di a Corfù, esiliati o meno, ma che di queste cose nulla sapevano, ignari _nel modo più assoluto di quanto stesse succedendo in Turchia, c parola in parola accaloratasi la discussione ne successe un paraptgha ad ogni modo tutt'altro che ;impatizzanti per i turchi. «Si dice c si che poi, seguitato all'aperto. si concluse con la morte di un certo ripctc, ave\·a scritto nel giugno di quell'anno Giuseppe Mattioli in Nicolò Zalappa, greco. Gjuridicamente non fu mai provato con ch;una lettera al popolo ionico, che gli Esuli italiani si mani{c:,tino a\"- arma la vittima fosse stata ferita, e neppure in quale luog~ p~ec~­ versi alla emancipazione dci gr-cci sottoposti al gioco ottomano; si samentc. nè in che momento, e tanto meno da quale dei due 1tahant, dice c si ripete che una Li!giouc dc' nostri siasi offerta a combat. ammettendo che il colpevole fosse stato uno di loro. E' certo che terc per la Me::::o Ltma contro la Grecia, se pur Yi fosse conflitto. qu('sti erano tornati tranquillamente nelle loro case, dove poco dopo Così perfide insinuazioni che tendono ( for~e per turpi fini) a traviar<· la polizia andò a fermarli. Dal giudice inquirente e dal procuratore i generosi istinti della moltitudine, se p<'r caso non trovass-ero in- fiscale. il Ricci come il Lattuga: furono re putati degni di morte, e la cauto c facile orccchjo si meriterebbero più che altro Il silenzio del Cguc Criminale condannò il primo ai lavori forzati a vita come reo disprezzo o della pietà. Troppo basso è caduto chi così insulta ai dflfimicidio commesso nell' impeto della collera, e il Lattuga a diciotto vinti, t: calca sopra gli oppressi !... Che una Li!gio!lc straniera siasi of. · anni di reclusione, quale complice accessorio. A sua volta il Consiç-li~ Supremo aggravava a ognuno la pena, portandola per Fr ancesco Rtcc~ ferta ai scrvigi della Turchia è un fatto che nè affermiamo nè ncghia mo, ignorandolo. Ma se una Lcgionr si dice straniero non è per qucsw a qudla di morte, per omicidio premeditato, e all'altro a venti anm che sia composta tutta di italiani, o tutta di esuli, o de' migliori ira que.· di prigione. I difensori ricorsero allora al Senato per otten~r.e la sti... E , dato che anche ciò fosse, la responsabilità non ne potrchb(' rica. grazia, la loro petizione fu respinta, e,. rinnovata dai concittadsnt de,l derc in g~:nerc su tutti gli italiani. meno poi su qudli che, non dimoran- Ricci e da altri italiani fra cui il Tommaseo, il Senato si raduno do in Turchia, non hanno nè saputo, nè consentito, nè partecipato alla di bel nuovo, ma la condanna. a morte non ne fu che ribadita. ~cl~~ pretesa formazione di dett~ Legione'*· Ma le sottili ragioni del Ma t. Corte Criminale, av ~vano proposto la sentenza più mite il za~mzto tioli nulla potevano contro la prevenzione del popolino che. facendo Alvise Cùrzola e Spiridione Rodoteàto. di Itaca: di una certa mdul· confusione fra una grave qucstion~ intcrnazionak -e una presunta genza, del resto assolutamente inefficace, avevano nel Consiglio Su· offesa alla cristianità. si diede nelle strade c nelle piazze ad assalire premo dato prova Giacomo Reid, scozzese e il Procuratore ~nerale gli italiani, insultandoli, chiamandoli cani c difensori rli cani, il eh ~ Demetrio Curcumdli di Corfù, e nel Senato, contro la ferma mtran· ' .<'nostantc la prudenza raccomandata ai nostri compatrioti doveva sigcnza dci più si era scontrata, rimanendone sconfitta, la buona v~· sfociare necessariament.:, nella famosa zuffa. Fu così dunque che il lontà di Candiana Roma di Zante, e del cefalwo Costantino Metaxa. dicci di luglio due italiani, il romagnolo Francesco Ricci eh ~ nel pas. Nella stretta requi'Sitoria fatta in quel fran~nte alla giustizia gr~ca ~~l -t;aporto del suo esilio portava il nome di Agildo Andarapet, cocchiere Supplizio di UJI. IIalÙJJio a Corfù, il Tommaseodichiarava a prio_n c S 10 in casa Bozzolini, e Antonio Lattuga, trovandosi in un'osteria sen- discC'lldo a particolari troppo minuti o che paiono triviali, il dcbtto della tirono rinnovarsi le accuse solite, da un gruppo di greci là riunito. giustizia c della verità mi ci sforza; n è fra tali miserie mi avv~ll\"~· Per evitare uno scontro si alzarono e uscirono fuori ma essendo di rei se le minuzie non fossero collegate a un fatto di morale e csvs e

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impo~tan~a, se le trivialìtà che io non ci pongo d! 1010• ma . ci troYo, non conducessero anch esse a scne cd alte considerazioni. c non ~~ndcssero, come nella storia privata r pubbhca segue spesso, la moralità più tremenda •· E alla _confutazione giuridica de! fat~o. faceva s~gtuto un lungo studio morale e ctvtle sul dehtto, le provocazioni, il proces. so e la condanna, in cui mirabilmente erano fu~c. la su~ erudizione, la g:rande anima di crtsttano, li profondo amore per l'umanità lo sdc~o ~i ~e~er colpito dalla più flagram~ fra le mgtushzte tm cittadino italiano senza difesa. Ma il pO\·crò Francesco Ricci avevo~ già subit~ la condanna orama-i, e il significato dello scntto del T ommaseo prende\"a un significato più ''asto. L'esule era salito al patibolo una mattina di dicc~tbre, c incatenato di catene gravi molto. con m mano un mazzo di fio ri, c tra' i fiori il Crocifisso, con fronte alta c volto sicuro, ma senza jattanza. Chiese un nastro coi co. tori italiani, ma la polizia di Corfù che non sa di questi colori, non glieli lasciò dare... Alla salita del Tènedo chiede al Commissario di Polizia, che pareva commosso, la grazia di poter riposarsi ; c questi più confuso forse di lui. Siamo a vostra disposi::i~nc ... Rimessosi in via - Lassù, dice faremo l"ullima fermata -- chè strascinarsi cliNro tante catene era grave, ed egli voleva giungere al patibolo senz.'ansima, chè la stanchezza non paresse paura; e questo forse più per istinto di intrepidez.za che per pensiero deliberato. Ma giunto iq cima. gli si affaccia d'improvviso a trenta passi il patibolo: s'arresta un poco; poi risolutamente: Andiamo. E vole,·a salire, apparecchiato già dalle pregh iere e da: cuore; ma il prete lo ritenne ad un'ultima preghiera, la quale fatta , egli montò. e con sicura e alta voce: Popolo mio, vi saluto. Perdono a tutti, l! spero che sorà pcrdouato a ttdti. Pregherò OJtcllc per 1•oi. Taèque. Il carnefice, o confuso, o aspettando il cennQ del prete, se ne stava; nè al buon prete toC· cava a dare quel cenno. Il Ricci allora volg:ndosi un poco al carnefice: Fu/c! E l'as$~ che reggeva i piedi di lui si sfondo come traboichetto, e il suo peso, c delle catene. traendolo nel laccio sottotcso, gli fu tolto in un attimo il respiro c la vita». Conchiusa questa penosissima vicenda. s1 può dire che il soggiorno di Tommasco nella città di Corfù rimase inquinato dal doloro;;n ricordo, e non passò moltf) tempo ch'egli desiderò ardentemente ahbandonare !JIICÌ luoghi. Lui che tanto aveva amalo la Grecia e aveva fermamente creduto in un suo splendido avvenire quanto gli stessi greci ne era· no dubitasi, lui che doTante la guerra. caduta Missolungi, presa la cittaddla di Atene. e parendo avYicinarsi una ancor più prnfon. da rovina prr il paese, a un g reco nclamante:- Che rcs/<1 r Aveva risposto con fnk: Resta la Grecin; l11i che aveva pensato poter terminare i suoi anni laboriosi nella ri. dente cittadina dove aveva conosciu•n le più intime c genuine gioie ddla ,•ita iamiliarc, non esitò neppure un istante, c malgrado le grandi difficoltà. a trapiantare lontane. Cosl quattro mesi tlopo il supplizio del Ricci , nel 1854 insi~me alla moglie Diamante che allattava il piccolo Girolamo, alla figlioletta CatéTina di appena due anni e ai figliastri Spiridionc c Mattco Artale, si imbarcò sopra un piccolo veliero grecn diretto a Malta -con un carico di pietre. Fu un viaggio lentissimo e disagevole, pcncoloso anche per quel peso di sassi nel Mediterraneo tempestoso, poi a Malta cambiarono imbarcazione, salirono su un battello a vapore delle Messaggerie Imperiali per scendere dopo tnolti altri giorni di navigazione a Genova e di là proseguÌ-re verso Torino.

N. D . V. AMM • Le ..,..,. coetnalotù aone D~ll \lltlml .....,; ..c

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.fine Ottocento. e ancora si perpetua nelle scenografie dci nostri teatri d'opera, quando si rappresenta il Nerone di Boito o Thais di Masseoet. Colonne o bianche o dj vari marmi colorati, muri a rosso pompeiano e festoni dj fiori dipinti nell'alto, ci.rna.se a grcclte, portici, terrazze, alabastri, ecc. Presso Ja villa sopra il muretto di un terrazzo che sembra tolto da un idillio antico di Alma Tadema, una schiera di arpe eolie sono rizzate all'in· contro dd vento. Raccolti su questo ter!11U~. Lorenzo Mabili accennò al PonticonJsi, o Isola del Topo, detta pure Isola di Ulisse, posata nel sottost:ante mare a poca distanza dalla riva, e disse che quest'isolotto ispirò a Boeclclin la sua Isola dei Morti.... E' vero? .A me non consta che Boeclclin sia m.a.i stato a Corfù, ma a parte ciò, che dopo l'invenzione della fotografia ha scarsa importanza, debbo dire che in seguito alle mie molte peregrinazioni in Europa, mi sono convinto che tanti sono i luoghi che hanno ispirato a Boeclclin la sua Isola dei Morti, quanti i letti nei quali ba dormito Napoleone I. Dopo la morte della infelice Elisabetta., l'.Acbilleion fu acquistato da Guglielmo II, e conservato fino alla guerra mondiale. Poche modi1iche portò il nuovo padrone aUa villa, ma una importantissima, ossia la sostituzione ad una sedia da scrivania di una specie di sella da cavallo posata sopra un piedistallo a colonna, perchè l'utente dj questo strano sedile non si adagiasse nelle mollezze della sedia a sdlieoale e braccioli, ma, anche scrivendo, conservasse una positura

n aevll'io di G119Uelmo n all'Achillaion

La hat.lcr ID9I"• aulla Gncia a - • coaa eli 099i ooltcrnto. Più. dì 11.11 oecolo la 911 laq!Mi ........,o 9lb, coa il p,.taolo eli aiutare lcr Grecia a riacquiotare lcr oua btdipqdelWI. gUtato l• boa! dal loro preclominia. Non aembra elle ~ gred di queata - l a .. ,.. crdoot-ero, Lo dimoatra la alfi~r• di Slr CoclriD9ton oui lrcrncobolli 9nc:i dal 1927.

suscib.va un'emozione improvvisa e profonda, e la voglia imperiosa di Ma i bei paesaggi sono tanti nel mondo, onde le determinazioni di prendere dimora in ognuno di essi si rinnovavano e moltiplica,vano. .Anche Elisabetta fu una grande « edificatrice », al pari dell'infelice Luigi Il, che riempì di castelli, non bellissimi del resto, i più bei siri del suo reame. D~;~rante le folli passeggiate nell'isola, in compagnia del gobbo ma comprensivo Cristomànos, Elisabetta nota la bellcua. della loa~.Lità Gastùri, sulla strada tra Corfù e Benizza. E' il punto più bello della costa. In più grande, in più « staccato dal mondo», ricorda la punta estrema di Sirmione, il promontorio ri,•c-stito di ulivi che, oltre le terme di Catullo, strapiomba nel Garda. Gastùri .~ alto sul mare, sospeso tra l'immensa distesa dell'Adriatico alla sua confluenza con J'lonio, e l'infinito del cielo. Là avrà la sognante signora la sua vi!Ja circondata di vasti giardini. Francesco Giuseppe. brav'll.OIDO come al solito e marito di una pazienza in.6nita, promette i denari neoessari, e il terreno è acquistato per l'in. termediario del console d'Austria.. Terminata la costruzione, si procede alla imposizione del nome. Perchè la villa di questa Wittelsbach perseguitata dalla sorte porta il nome di Achille, la cui figura di bronzo sorge all'ìni%.io dei giardini?... Perchè Achille era l'eroe « daJ piè veloce», e andare, camminare, correre era il pensiero dominante di Elisabetta, ispirato forse dall'idea che andando, cammi.rundo, correndo, sempre, essa, poteva sfuggire alla persecu.ùooe del destino. E anche quando il ,pugrW.e di Lucheni la colpi suJ lungolago -dj Ginevra, Eli· sabetta non si fermò, ma continuò a camminare; e c:anlminò arrivò al. .l'imbarcadero, montò sul ba.ttel.lo che doveva port.acla dall'altr~ parte del lago, e solo quando cessò di camminare e si sedè nel salone del bat·cllo, crollò cW1a sedia e mori, senza a4:0rgersi di moòre, ma credendo forse, di c~ ancora. Come uchi~ deco~oni e~~· l'.Achilleioo ripete lo stile tra ncoclass•co e compo51to che 1Sp•rò tutte le costruzioni ricche della lltJO aUontanarsene più.

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SOPRA: n geoerole .. Othonicra. capo di UDO dej tCZDtl effim•ri (JOY•rui. •uoeeduo.i iD Gr• cia nel dopoguena - A DESTRA: U qen•ra.le Coo~ dyU., Q"'t"Tenario di VoDi.J.eloa di cui repr...• l'ult:ima rivolta a: Creta. Al venerale Condylia ai d••• il ritomo aW trono di Giorqio 11.

volitiva e guerriera. E" strano come coloro che hanno poco da fare, sono preoccupatissimi degli strumenti di una gran· de e costante attività. In seguito all"entrata in guerra della Grecia a fianco degli Alleati, l" Achil.lcion passò al governo gceco. Alcuni anni dopo, una società di biscazieri interna. zionali, ebbe l'idea di comprare l' Achillcion per aprirci un grande casino da gioco. Ma !"allora capo del governo greco, di nome Theotòkis, che vuoi dire «nato da una vergine» ( ?) si oppose a questo disegno; al che molto stupirono coloro che conoscono i greci, e sanno quali accaniti giocatori essi siano, e quali grandi animatori di bische sotto le stelle di questo e dell"altro polo. Vero è che chi veramente si oppose a quel progetto non fu Theotòkis, ma un altro greco: sir Basilio Zahàroff, detto «il re dei cannoni », e proprietacio «occulto » del Casino di Montecarlo_ E questa celebre e potente bisca, non ha mai toller~ la concorrenza.

A.. 8.

RICORDO DI ATENE

« DA MOSCA a Città del Messico, tutte le bonnes sociétés si somigliano, come si somigliano le camere mobiliate. Soltanto, le petSOne di una certa posizione hanno una educatione più o meno raffinata e Je camere più o meno pulà. Ma Atene si distingue, sotto questi due aspetti, perchè l'educazione nella buona società ~ molto rara, mentre le pulci, nelle camere mobiliate, sooo molto frequenti •· (Edmond About: Z.. Gme comnntorlline, Paris, 1897, H.achette, pag. 366). 720


di ferro il duca. di Villafranca, ostinato a. separare pc:r lo meno idealmente i due innamorati, vegetava in una casa di salute, pazzo o qualcosa di simile. Il che non aveva impedito che nei primi anni di questa relazione Basil Zaharoff scegliesse spesso come meta dei frequenti ~iaggi la città di Madrid e ne approfittasse:, unendo come sempre nella sua vita astuta, l'utile al piace. vole, per intavolare importantissimi affari· per la fornitura di acmi e munizioni con il governo spagnolo. Il che non aveva neppure impedito alla signora duchessa di accompagnare Basilio io tutte le capitali europee, di venire a Parigi o a Londra a far dei lunghi soggiorni fra le pareti accog lienti dei palazzi abitati dal ricchissimo allWlte greco, e nel castello di Balincourt acquistato per lei alla baronessa Carolina di Vaughan, moglie roorganatica a sua volta dd vecchio re Leopoldo del Belgio, e caduta in miseria dopo la morte dell'augusto semiconsorte. Sotto la famosa coperta del valore di centomila franchi, donna Maria· del Pilar pregava. per la morte del duca di Villafranca, seguiva con lo spirito il fedele amante partito a trattare pirosca.li e cannoni coo le varie potenze deL mondo, pensava ad accasare degnamente una delle sue figlie .1 un principe di Botbone e l'altra a Leopold Walford che in Inghilterra dirigeva un cantiere di Zaharoff e faceva parte nello stesso tempo del consiglio di amministrazio.a e delle società francesi Zaharoff. Poi venne infine per lei il momento di salire all'altare, e la copp!a irregolare rientrò nell'ordine, vivendo da allora qllli$Ì St:mpre nella villa di Montecarlo, piena di oggetti preziosi, di porcellane, di finissimi lavori di oreficeria., e di miniature italiane e spagnole. Fu una luna di miele in piena regola, poi poco più di un anno dopo la nobile dama chiuse gli occhi pc:c sempre, e con cuore tranquillo di sposa legittima andò a chiedere perdono al Signore dei trent'anni di adulterio. Per Basilio fu come se una molla si fosse rotta nel complesso meccanismo del suo essere, divenne a un tratto veramente vecchio, si ritirò dagli affari pc:r quanto gli era possibile farlo, si diede a finanziare opere di beneficenza e poco si mosse più della Costa Azzurra ove la sua figura era arcinota, spinta su una carro:uella da paralitico, ta.citu.cna e diffidente come càpita di essere a tutti quelli che troppo Sir Baail Zaharolf, ·· il an.t.r!.,.., eutopeo " IW91i ultimi ~ -

della:aua~a.

Ulfic:iale albanese dei prin>l aoa.l del aec:olo XIX ~

IL 22 SETTEMBRE DEL 1927, neHa casa comunale di Arronville, in Francia, Basi! Zaharoff coronava se si può dire il suo sogno di amore con donna Maria del Pilar Antonia Angela Patrocinio Simona de Muquiro y Beruete, vedova da dieci mesi appena del duca di Villafranca de Jos Caballeros. Al numero dei nomi della sposa settantenne corrispondeva forse, tradotto in migliaia, quello dei milioni costituenti il patrimonio dello sposo, ma è un rischlo affc:nnaclo poichè le ricchezze di Basil Zaharoff, glWlto a questo punto della sua lunga vita c:cano in.numerevòli, Cos1 dunque trovava la sua sistemazione ufficiale una vecchia storia d 'amore con i protagonisti tardi nei gesti e bianchi di capelli. Si erano incontrali trent'anni prima in uo espcesso iD.temazionaJe che trasportava. l'agitato uomo di affari da un punto all'altro d'Europa, e il romanzo era OllltiDuato per tutta la vita mentre munito di una salute


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da:naro maneggiarono in vita, fin;:hè a sua volta morì nel novembre del 1936 pianto da pochi. Si capisce che nel suo mestiere tutto non aveva potuto essere chiaro, nè sempre pulito : agente, poi socio delle più potenti dit-

te costruttrici di armamenti, il suo còmpito era quello di vendere, di procurare e intrecciare sempre nuovi e profittevo!i affari. A questo era aiutato da speciali attitudini, dalla sua molteplice e duttile natura orientale educata alla scuola dei capitalisti e degli industriali inglesi, americani, francesi. Il che significava vendere contemporaneamente armi a due nazioni nemiche fra loro, destreggi:usi nella politica internazionale, corrompere capi di governo, pesare con la forza del danaro suJla sorte dei popoli, lasciare significativi assegni in bianco della Banca d'Inghilterra suJia scrivania dei generali russi, in un portasig arette d'oro, al momento in cui la commissione governativa di armamenti stava per decidere grosse forniture, entrare nelle g razie delle amanti dei ministri (perdono, Maria del Pilar, ma gli affari sono affari !).

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Era nato nel 1849 a Mughla, in Anatolia, ma da ~na famiglia greca che aveva dovuto cambiare il nome di Zacharias in quello di Zaharoff quando le Jìersecuzioni dei turchi l'avevano sospinta a istallarsi a Odessa. Ma il 722

quarriere greco di Costantinopoli, do~e Basilio aveva trascorso i primi anni del! adolescenza, il q uartiere di T atavla, g li era sempre rimasto n el cuore come la vera patria. Là :wcva cominciato la sua attività come interprete negli alberghi, impadronendosi del _linguaggio bcrsistico in minuti affari di camb1avalute, al servizio degli stranieri di passaggio per il traffico minuto. Poi lo zio Stewastopulos se lo era preso nella sua casa_di comroer~io di stoffe, per vederlo un bel giorno spame lasciando un considerevole ammanco nella cassaforte. Basilio aveva vent'anni. press'a p oco, e la giustizia lo raggiunse mentre si tr?vava a tentare la fortuna a Londra. Lo ragg1u~se, la giustizia, e lo tenne in prigione fino a~ gtorno del processo, ma la fortuna de~ .~1ovane greco doveva manifestarsi _per l_a pnma vo:ta poichè al ,momento stesso 10 CUI stava per sere p rovata la sua colpevo~ezza, eg~1 cavo fuori dalla tasca di un vecchio soprab1to una lettera firmata dallo zio, da cui risuJtava che questi tempo addietro l?, a;eva_ nominato su? socio. E in questa quahta 1! mpote aveva d~­ ritto di prelevare dalla cassa co~une tutto ~l danaro che gli occorreva, era ch1aro. Ma se_1! tribunale lo aveva assolto, l'opinione pubblica non era dello stesso avviso, sl che tornato in Grecia Basilio si vide trattàto come un avventuriero, come un ladro, e questa macchia non doveva cancellarsi mai completamente dalla sua vita. Deluso, amareggiato e con pochissi-

-s:

mi danari ritornò a Londra1 ostinato a crearsi una ricchezza fuori dal suo paese, e dell.a nuova assenza approfittò il ~iornalis~a Stefano Xenos di Atene suo nemtco dtchtarato, per giocarg li un fer~ce tiro. Era stato _u~ciso ~ una fucilata, un detenuto della png~one d1 Garbo la, du.rante un tentativo di evaswne : la identità d i quest'uomo non ess~dos_i po~~a stabilire, Xenos annunciò trattarsi dt Bas_th~ Zaharoff che losche faccende, alle quah SI poteva ,;edere dato il J?r~e~ente di Londra, avevano condotto in png10n1a. Venuto a co· noscenza della cosa furibondo, il giovane avventuroso spese i s~oi pochi soldi per il v!aggio Londra-Atene, e poco ~ncò ~on ndu· cesse a mal partito l'incauto gwmal1s~a, ~en­ tre la famig lia e i pochi amici rimasti, g1a lo · lo piangevano morto. Risorto ora per m1raco qualcuno lo difese dalla maldicen~, cre_dette in lui lo aiutò e più attivamente d1 tutt1 Ste: fano 'Skuludis: futuro ministro degli esten .;: Presidente del CQnsiglio, il quale ott~one per lui dalla ditta ing lese Nordenfeld d1 armamenti la rappresentanza generale per la Grecia e i paesi balcanici. Era il momento_del· la guerra russo-turca, l'fordenfeldt fa_bb~l.cava i primi sottomarini, e Zaharoff incorrunc1o col · pot· ne vendette. vendeme uno alla sua patria, anche alla Turchia, e alla Russia, dato ~he SI trattava di affari e non di questioni sentimentali. Nella stessa epoca si cominciava a parlare di un nuovo tipo di mitragliatrice inventai~ dall'americano Hiram Maxim ; bisognava di-

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' minare questo_pericoloso concorrente, e Zaharoff, recatosi a \'renna dove Ma.xrm stava eseguendo le prove davanti ai membri Jcl ~o~cmo e allo stesso Imperatore, riesce con una m.toowa giornahstrca a far credere che quelle mitragliatrici sono fabbricate dalla Nordenfeldt, a procu~acsene l'ìmportante ordinazione, indi 3 trarre Imgegnere amerrcano nella sua orbita facendolo associare alla ditta inglese. Cosl il successo della mitragliatrice Maxim \'a tutto a profitto ?~Ila Nordenfcldt, anzi della« Ma:o:im Nordenfeld! G11110 Ammmullon Company ». In seguito quando Nonlenfddt si separò dall'americano, Zaharoff rimane con quest'ultimo, tanto il suo fiuto per i filoni d'oro non l'inganna mai, e quando più in avanti a\'\'rene ls fusione della casa Maxim con la ditta Vickers, di Sheffield, una delle più potenti e vecchie fabbriche d'armi, in concorrenza con la Armstrong. si può dire che la parte diretti\',l di tutto il congegno alfaristico, l'animatore del campo finanziario, l'insostituibile insomma sia proprio Basilio Z.1haroff che senza accorgersene, dato che i1 tempo g li manca per questo. è arriv.lto ai sessant'anni. Ma nel frattempo gli affari erano andati sempre più prosperando, causa la fabbre di armamenti che aveva im·aso il mondo, quella febbre che il levantino a\·eva saputo provocare presso i più pacifici, e le guerre, la anglo-boera da una p:~~~~. J'ispano-americana e la russo-giapponese d:tll'altra, avc\'ano fatto iL •csto, e all:t produzione gigantesca corrispondeva un coloss.1lt movimento di capitali, un aumento \'Crtiginoso di dividendi. Or.1. mai ri greco part~-ipa\'a a innumèrtvoli sot.ictà in~ustriali c .l banche, fondava e finanziava il giornale pJrigino l'Exce/sJOr, esercitava un'azione sempre più efficace benchè dietro le quinte sulb politica inglese. francese ed ellenica per cui ad Atene lo si ciu • mava /'Emi11enza G1igia. Durante la grande: guerra, nel pct i odo della neutralità greca, amico di Venizclos organizzò Ja costosissima campagna per l'interventismo, e sr disse che ben cLnto,·eatisei persone fossero agli ordini di que~ta prop.tganda, tullc ll soldo dj Zaharoff. Si trattava di un piccolo esen:ito J, 1!.:cnt• scelti con ogni cura e se si \'uol prestar fc:Jc alla lista uffiLi.dt firmata dal prefetto di polìzi~ c.li Atene, otto di esse erano sospltt( di assassinio, vcntisei conosc:iute come ladri c briganti. c.licci cr;;no contrabbanditri di professione e altri ,·cnt• lcnoni. Ma i meni Ateae - Pnaso il Ceramico: a:Dtica ata-h.lt'l greca

( Le lenorie greche IUUOmigliaQo ancora 099i a quol1o do9li Stati europei più anettati prima dol 1900.

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Moacul•ro di Scm Pcmtelrim.on - Monaci al aole .w •avrato.

non contano, pensa Zaharoff vedendo premiati i suoi sforzi dalla rosetta di grande ufficiale della Lcgion d'Onore conferitagli dal governo francese <<per servizi eccezionali », mentre l'Inghilterra per mano del suo grande amico Lloyd G eorge lo nomina,·a baronetto e altri Stati facevano a chi più g li mandava onori e decorazioni. Ubbriacato dal successo, sir Basi! Zaharoff che pure non perdeva mai la testa, vide tutto sempre più in grande. e finita la guerra volle promuovere la spc· dizione greca n di' Asia Minore, finanziandola, ma la resistenza vitto· riosa dell'esercito- turco e di Kemal pascià resero vana la forza del suo danaro e il sogno p:mellcnistico di Veniz:clos precipitò.

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Sorsero allora le prime voci di crtllca : a Parigi de Jou vencl, _futuro governatore della Siria prende la parola contro il g reco multtm•honario, e al la Camera dci Comuni il colonnello Guiness interpella Lloyd George, chiedendogli spiegazioni su questo «misterioso europeo », su questo « mistery man of Europe » . che si muove nascosto dietro la politica inglese guidando il Primo Ministro per una strada assu rda. Altri mormor:tno ancora, e a . conclusione Uoyd George, _ab· bandonato dai conservatori, si dimette e Basil Zaharoff per la pruna volta segna sul suo taccuino personale una perdita di quattrocen:o milioni. M a cosa sono? Altri affari importantissimi lo aiuteranno 10


Mocasler<J( eli Valopecir (1\toDallte.-o): B -

. monaci. s~ tappeto .. DOicmo •• Uùaiali cl•l mGDCUIIero. l :::::•·... (Saalo): M Vatepeclion (B. eqw•a.. m greco a V. Vatopecl,-) , 'Sul tappeto • GDCOr<l l uqWia lriSGDI!ng.

brevissimo tempo a colm~rc la f:tlla: sotto 1 suot auspici VKkcrs c · · · · un gran d c Armstrong si fondono -·~ una sola. pot~ttsst":la _sooeta, tmsl inglese per il petrolio raduna tngentt captta lt, e La Banca della Senna deve rivolgersi a lui se vuole superare una grave crisi. Ma quello che corona l'opera del miliardano è l'acquisto della maggior parte. ~elle ~ioni del ~i~o di Mo?tecar~o. _D~po u_n an';lo ~ella sua ammmastraztone, la Società del Castno dtstrtbUlsce mfatti cuca quarantaquattro milioni agli azionisti, equivalenti a un interesse superiore al cento per cento. Non a torto a Montecarlo sir Basil Zaharoff era considerato il padrone del luogo. Vestiva all'inglese con larghi so-

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prabili e cappelli flosci grigio perla in ùiSa sua f 1~yogu rth, mangtava · . , ecccztone ""' aJJ .anglese, era' fiero del titolo dì bar atta J:"d t aver per amante una duchessa con molt' .. OOetto e scorza era sempre l'avveduto ragazzo del · ~~Omt' ma t~lta questa nopoli alla ricerca del forestiero da . q~laraere greco da Costanti. ragazzo. dalla parola facile, con una c':~/f~e. quaJ~e qua_tttino, il Alla vtgilia di licenziare il dicett na negla OCcha UZUtri. aveva invitato a pranzo e alla ore ~oo~atore dell'Excelsior lo massiccio, la signora Y~onne :nensa andtta con stoviglae di ' oro dono regale di cuj Piure l.affiatt\eva trovato ~ collana di diamanti

e cOllObbe ali mdornanj l'

anuro senso •· »•AGÒ


~1rill/àiD!I

/à1r ll ~IIII~U CHI CONOSCE Atene sui ltbri e gli atlmt• fotografici, dove non si ricordano e mostr:mo che rucicri dal nome leggendario, è facile che poi l'Atene vc::a gli faccia un effetto sbandato. Con l"csclus•one di pochissime, impareggiabili, le antichità monumentali d'Atene non valgono b loro fama. E l'aspetto generale della .:i"à è pieno Ji strappi; affatto privo della cocr::n· za e armonia ch'è non dico a Siena oJ Assisi, cittl esemplari e da tenere sotto vetro; ma, per esempio, a Firenze dove. anche nei guartien di speculazione non fu in tutto dimenticato un senso di proprietà, di decoro; e la cupola e le torri stavano lassù ad ammonire: «Badate ragazzi a quello che fate». Ad Aune, l'aria crientale e turbolenta del bazar e del caravanserraglio, il tumultuoso rigurgito dell'accesso portuario, insinuandosi fra i mlonnati ellenici, i pilastri romani, le chiC· succe bizantine e le costruzioni moderne, in dumno una varietà, un senso di distanze, un' disordine, un'animazione brutale e polveros.~. Alla proclamazione dell'indipendenza greca, nel 1833. Atene era una borgata di neanch' quattrocento tetti. Nel 1920, si trovava con trccmtomila abitanti. Subito dopo, per l'inva. sionc dei profughi d:ù l'Anatolia. si accostò al mezzo milione. In una créscita talmente furic.~a. c'era poco da pensare al buon gusto. Così accade . he in Atene ormai si vede d1 tutto. Ne1 pubblici monumenti, come il J>a· lazzo Re.dc, l'Unive-rsità, l'Accademia, ~ un CO\idctto stile neo-ellenico, dovuto agli :ngepncri tedeschi giunti in Grecia al segu:to d• re Ottone di B:lYicra. Una grecità interr.azio· n.ilizzatt e freddolosa. simile a quella del· l' Achilleion Ji Corfù. Talora sui frontoni $Cl· no .tllioc,ttc statue degli Dei. O un accErulo <1i rolicromìa. come una macchia di rossetto, illmk la gelidità delle mura di latte cagliato. Le cluc~e nuO\"C son d'un volgare stile bi~m· tino d:~ L'Sposizione etnografica; e l'antica cat· tcdrale e la Kapnikarea stanno presso a loro, aC(osciate e piccmc, come vecchiette di gran famigli;t ridotte a mendicare all'uscio di botteg.He panciute e insolenti. Nelle ccst'"tlzioni private, come palazzetll c villini, wrre la moneta spicciola d'un ottoceo~ tismo ora più contegnoso, ora incapriccito d1 liberly. Finchè il rincaro dei terreni e l'aggio· merarsi della popolazione promossero, come in tante altre parti del mondo, un'edilizia mastodontica; e si giunse. negli ultimi anni, alle novità di certi casermoni scolastici e del blocco di magazzini in cima a via dello Stadio' masse cubiche, muri senza una cimasa, fine· stroni da studio di pittore: la musica ~lita. Fra questa roba, le antichità non stanno cucoscritte e premurosamente imbandite. La necro: poli del Ceramico, sulla strada del Pireo, Il trova accosto ai depositi tranviari, in P_Ì~ mercato d'erbaggi, nel regno degli s~tZJO-; n ieri e dei bagarini; con centinaia d'aSindli da basto all'entrata; ingorghi di camion e~­ retti, e strilli di metropolitani inferoabL'Odeon di Erode .Attico e il Teatro di nisio sono nel recinto d'un giardino



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mini di sessant'anni inclusi ritrovano io quei sotterranei un surrogato non troppo blando delle Pa.rigi e delle Loodre tanto sognate. La drJ.Cma che poco acquista e tuttavia è l'unità monetaria del piCie come la lira in Italia e il franco in Francia permette persino di ave« a poco prez.zo l'euforia dd milionario. Uo bicchiere di cattivo wisky trecento o quattrocento dracme, una bottiglia. di Sasnos mille di'ICIIIt. ABBIAMO anche noi v1ssuto JJ Atene. Anche noi, il cuore in tu- una bottiglia. di champagne francese migliaia. di dracme. l gm:i per multo, abbiamo v1sto spuntare dopo la lunga e lenta traversata del solito cosl sobri là dentro diventano irriconoscibili. Gli è che spe' golfo di Conntc, al di sopra della d1fesa rosea delle case, la monta- raoo tutti di potere veno il ~ttino ria.ccompagnare a. casa la blllegnola scheggia! a dell'Acropoli con quello scheletro pensoso lassù, il rina prescelta. Di tutto questo, e di queJio che avvenne dopo nella Partenone. Ma sal1ti dal Pireo alla città, tutto ad un tratto il Parte- sua grossa ~cchina americana, della g ita cioè al Falero con la none non si v1de più. Simile alla suiftiana città di l.aputa che naviga aperta, delle corse per la città deserta e lunare fino alla pensionr per l'aria, il Partc1\ooe piuttosto che sorgere in Atene, vi è ancorato. donna, del deluso ritorno all'alba il giovane ateniese ricorda poco. E' un vero mistero anzi che vi sia rimasto fino ad oggi. Come quelle gli rimane che un forte nuJ di testa. E come va a visitare il portafc_lf!Ji. casette della Madonna di cui si racconta che viaggiarono dalla Pale- lo trova vuoto. Poco male però. Egli noo è propriamente uo oaC111a. stina fino in Italia e si posarono io più luoghi prima di trovare la loro Di g iorno scende al Pireo, traffica e specula sul coot.nbbando, taDt sede definitiva, il Partenone avrebbe dovuto da un peno emigrare, valute, sui noli, su quals1asi rosa gli cada sottomano. Il dawo Sf!S' volare via in una notte di plenilunio verso lidi più degni. Perchè tutto la notte all'Argentina o al Gatto N ero gli ritomeri nelle tasche queiJo ~ succede sotto l'Acropoli nella città è un vero tradimento giorno stesso. Il giovane .ueniese ha un solo cruccio. Di noo riuscito a combinare nulla con Nadia o Kate o qud cbe fOlK. ai daoni del Partenone e di quello che esso rappresenta. L' Ateniese lui, il Partenone oon lo degna rnai neppure di uno sguardo. già prepara una lunga serie di bugie iperboliche d& racront2_re ai. L' Ateniese elegante si leva tardi, la testa ancora confusa dalla nott.ata amici che lo videro partire con quella donna. Bugie descriftllti trascorsa in uno dei numerosi tabarini della città. Ad Atene come lizie e prodcue mai viste. Alle quali del resto Stefaoopalos. PaPurtJIII!! in ogni città balcanica che si rispetti questi locali accoglienti sooo il e Lembessi, e tutti gli altri non crederanno pur fingendo di centro di una vita notturna piuttosto complessa. Da un mese all'altro gliarsene. Il giovane atemese 51 k-va dal letto e scnJa fretta vi piovono da Budapest, da Bucarest, da Belgrado le ballerine del Abita il quartiere elegante, proprio sulle ripidi pcndici del - - nord, bionde e snelle, apprenatissime in questo paese di donne brune Nulla nel suo apparta.meoto che non sia di gusto raffinato, e grasse. Il giovane Ateniese le cooosce una per una e passa le sue francese. Dalle stampe licenziose alle statuette di biscuit netti teoblndo di conquistarle. l locali sono affolbtissimi Nè si creda donnine nude e altre simili ameniti. Velluto violetto ekttrico soltanto eli giovanotti spensierati. Vi si vedono famiglie intere, pldri, trone e sul divano. Radio americana. QuaJche libro sabo. ~dri, figliole da marito. In quel fumo, in quel fracasso, tra tutte fale : Af,.oJitt di Pierre Louys, CaNJiJ, di Voltaire. BMidll~ quelle gambe nude che saltano per aria I'Ateniese si trova a suo Lilllsoru dm1g#tt11ses etc. etc. Questi libri SODO intaJri padlt agio Percbè li dentro si parla francese, inglese, tedesco, quel che sono ammirare le scollacciate illustraz.ioni, 3Cilla sfOJiiarae . volete tutto fuor~ il greco. Omaccioni quadn.gmari, ufticiali, ~ Il giovane ateniese oltre che per la lettaatura fraacee . . vanotti proviociali, tutta insomma la gioventù ateniese fino agli uo- inclinazione per le riviste frivole piene di c Ducli

IDll&\1rll~l1

738


(atl5ta

di tali nVJSte; ma sfogliate, queste

addirittura consunte. Il giovane ateniese ha

.me un grammofono con i dischi di Chevalier, di Joscpbine Baker, dd Lambeth Walk

etc etc. Disdù, riviste, libti illustrati, stampe

ljcrazioee, divano viola elettrico, donnine nude

di biscuit, il giovane ateniese vorrebbe metleR tutte queste quisitezze a disposizione di q.k:bc ragazza di buona famiglia desiderosa ~ fue ua po' « la vita :.. Ma le madri atevegliano~. U giovane ateniese esce di e per prima cosa si fa lucidare le scarpe. pur poggiando il piede sulla scatola di del lustrascarpe percorre il giomale c:be ba. comperato or ora in uno dei :tiDli dUo«bi del centro della città. Il giovane . . . - legge di preferenza i giornali scanll6tici fnaces(, quelli composti all'americana i broli enormi, gtan copia di fotografie e ad effetto. Crede egli a quello che gli quei giornali? Fino ad un certo punto; • DOD è tanto la verità che cerca in quei foP, quanto, come si direbbe da noi, l'« aria

del Olllltin!:nte •. Finito il rito delle scarpe, aiiDÌDCia quello dell'« uso •. L'c 1110 • è una specie di assenzio e si beve la Dltiaa, da lannaghis o in qualsiasi altro caffè del ceatro, guudando il passeggio. Il giovane llalicse in qua caffè eleganti si trova a suo agio. Egli vi raccoglie pettegolezzi sulle donne e DOtizie di borsa., indirizzi di case di appunlammti e indicazioni sui QUilbi. Torniamo a ripetere c:be il giovane ateniese non è czioso. Noo esistooo oziosi ad Atene. Quando meno uno se Io aspetta di sotto il greco sfaccendato ed degante salta fuori il mercante, il traflicone, rl cootrabba,ldiec-e, l'affarista.

E l~. politica? Il giovane ateni~ approva la P?lattca anglofila di Metaxa.s per la buona ra~e che lui ha i suoi denari a Londra. Per rl r~? non. si fa illusioni sul generale. Come tuttr 1 grea dclla borghesia egli pensa che Metaxa.s è poco intelligente, che i suoi di. se~ ~ troppo lunghi (si dice ad Atene che •l generale non sa mai trovare la chiusa· epperò si vede c<l!St«tto a ripetere all'infinit~ gli stessi argomenti come un nuotatoce che ~aspi in tondo senza mai raggiungere la n va), che la sua preferenza per la redingorte e i panblooi neri a righe mentre dovrebbe o potrebbe indossare l unitorme di generale è per lo meno ridicola A questo punto bisogna note e un'altra particolarità tipioa del giovane ateniese: il suo patriottismo ipctbolico spaccamontagne, provincialissimo. Egli parla. senpre come se avesse dietro di sè non la piccola Grecia, bcn.si un impero vasto come quello inglese <\nzi come se avesse proprio l'impero ingl~ a sua continua disposizione. Fiducia nella garanzia o irrimediabile megalomania? Probabilinentc: l'una e l'altra. Agli stranieri che non ama. il giovane ~~ parla volenti«i dei annoni di recente gtuntl al Fa.lero· dell'incrociatote Awrulf capace • sentir lui 'di sbangliare una intera fl~; del~ l'esercito gr«<>. Da Atene, dal tsvol~ da marmo di 110Jl&8bis egli vede pro61liSI om· 737


bre _gigantesche su tutta l'Europa. A queste ombre egli dl un fu~1one. Nomi di ottiooi amiche e nemiche della Grecia, funzioni antlgreche. Il giovane ateniese pensa volentieri che la Grecia sia al mondo. Egli fa e disfà alleanze, sbriga battaglie e guerre e suggella il la confidenza sommessa che tali ootiz~ gli provengono da foote sicura. fonte sono i funzionari d.i qualche ministero di cui il giovane ateniese niss1mo che ne s:umo meno d.i lui o qualche addetto minore di zione di quartordine che ne sa anche meno dei funzionari suddetti. Il ateniese dopo aver distrutto a parole roez:za Europa va a fare colazioat. Non lo seguiremo più che tanto nel pomeriggio tr.r. le CMSC: c i ~avigli .W. e nei magazzini della città bassa. Si tratta ora di una nave con carico che bisogna far passare per buono, ora di un'altra nave assicurata che fare affondare dolosamente per riscuoterne il premio, ora di un ean<o di bacco da sbarcare di nascosto in qualche punto deserto di una costa ....,-~., ·• ora di un piccolo traffico proibito di valuta straniera; ora di qualche altro imbroglio. Il giovane ateniese al Pireo e nel quartiere commerciale si trova più a suo agio, se questo è possibile, che da lannaghis. Tanto era degaolle, tico, neghittoso, quasi esteta, quasi letterato al caffè, altrettanto qui, in stanzette armatoriali, in questi retrobottega levantini si scalda urla, roma, batte il pugno sul tavolp, si destreggia con astuzie incredibili e COli furori. Chi riconoscerebbe in lui il Brummel di via dello Stadio? E&li 11011 ptù ora che un mercante, figlio d.i mercanti, nipote di mercanti, b1snipo11e di canti. cOntro di lui non ce la possono nè gli ebrei d1 Salonac..~. nè gli di Volo, a non voler parlare di turch.i, albanesi, macedonì, siriaru, altri simil1 angenui. Il giovane ateniese sbriga i suo1 affari e 'torna in seduto 1n un salotti no di via Patissia, sopra un pouf soffice, un visibilio di gall1 di cui è stampata la carta colorata delle pareti. Sorbisce una tazzina e mang•a lukumi. Un fruscio lo fa trasalire. Una tenda, anch'essa folta di pagalli si solleva. Dei dell'Olimpo! E' mai questa la bellezza tanto promessa dalla padrona di_ casa? Questa e1_1or~ ~ ~i~ cont~dma dalle gonfie? Precipitosamente m un rumore d1 voc1 m~JUnose, d1 porte ~ nostro giovane fugge. la coda tra le gambe. Megho andare al Gran al bar dove .tlmeno tra una partita di dadi e un pettegolezzo politico il oon tradirà l'attesa e sarà davvero di buona marca. Imbrunisce ormai. E' l'ora in cui gli strilloni si spandono per le strade e le ultime notizie. Un discorso di Metaxas. L'Eiladc, Milziade, la nuova . •o..,.,rati nella Grecia n>- • .-lari del14 r ...aqlia Dolci popo AJbCDIOtl

LORI':~IlO

Dl8


t1DAX f<IDilglia deU'An:adi« (da una stampa dell'800) - - - --

PERICOLI DELLE STRADE DI ATENE Uno straniero che capitasse ad Atene verso mezzanotte, nel mese di luglio, sarebbe molto sorpreso, trovando le strade coperte di mantelli. Si ingannerebbe, però, credendo che una tale cosa sia stata fatta in suo onore. Se ~li avanza senza precauzione attraverso questa di~tc~a sen. ril'à il suolo agjtar si, vedrà braccia e gambe uscire dalla terra coperta di mantelli e sentirà un coneerto di energiche proteste. Perchè il popolo di Atene ha l'abitudine-di donnire nelle strade dalla metà di maggio sino alla fine di settembre. Le donne donnono sulle terrazze e sui tetti, purchè i tetti siano fatti a terrazza. La pubblica via è, per ; greci del sesso forté, un salotto ed una camera da letto. Perchè, però, questa camera da letto non è mai in ordine? Costantinopoli è forse la sola grande città che possa strappare ad Atene la palma del disordine c della sporci-zia. Nelle vie ateniesi si incontra facilmente un corvo morto, il cadavere di una pecora o la carcassa di un cane che va in putrcfazione. Io credo, in ver ità, che se il cavallo di una vettura da piazza venisse a morire davanti al Caffè BeUe.Grece <!l più elegante di Atene) si lasci~rebbe agli avvoltoi la cura di portame VIa il corpo. La polizia permette ai privati di fare delle grandi f_osse da calce davanti a lle loro <:ase, col rischio di far rompere il collo a cinque o sei persone ognj sera. Essa permette altresì che si for~ino. uellc delle pozzanghere puzzolenti e non si è mai pensato a ncopnre l~ che attraversa il quartiere elegante della città. Vi è di più: _ti che unisce le due sponde di questa cloaca, da~anti alla stampe_na ha perduto, otto anni or sono una t~aversa dt legno ed è facile, rischiare di rompersi una gamba. La traversa che potrebbe esser rimessa a posto con la spesa di sole due-dracme. nessuno vi ha mai pensato. Le vie sono illuminate -con lampade ad eccetto nelle notti in cui si prevede il chiaro di luna:. ~ t'alm~n~c~ o se la luna si nasconde, è permesso a tutt~ gh _Atemest dt il c:ollo. (FAmond About, La Gria cotste.porauw ctt. pag. 346).


. dei grandi s-ogni imma!IPttlvO, uno . .. · sogno c~ • . ( dell'uomo, uno d1 quc1 sog111 nentì ali an•m' r sognato c, senza dub· che l'uomo ha sen~~ c,.j so'"'o dell'Impero unì. . "'·· r , soC711cra .,. 61 mondo non potevano b io. scmPDc Rome Ill versale. ue te coesi-stere. Era fata e .,..rciò assolutamen di scoronare l'altra. La y, cercasse . . 'd · 50• che l una . e BisanZIO 51 rJ u~e, .'" lotta fra RDITla fra due incarnazJo~t dello stanza, alla lottar . ne sono ricostrUite con mito. ·Le as•Jo • dotto studio (Ramo stCSSO . bel e u recisione an u~ Bi~onti"i) di F. BOiger ne a pensiero ~c• Ki;chlmgeschichte _(1937)zcitsdtrif~ '"' far diventare ufficial_e q~ella . rninc1ò col . . 1.0 una denommaz1one S• eco . era stata da pnnCJP . e letterarta de1la nuova eh amcnte retto!"caò la Nu011D Ro1/ID. In un p~~.... c la si chtaTDN ·a Roma fu posta sulb C1tl"' • ento la uov primO mOlTI

!:cz

En:ole do•a il ton> eU c ..a.., (Scultwo del tompiO di G.lov• cd Ollmpia - Loun•l. st~so piano dell'antica anche da Giustiniaoo s?tto il .qu~e p~rv~ che l'Impero stesse ncoshtuJrsJ neJI ant1ca estensione. Poi, a poco a poco, venuta meno del tutto ogni spt· ranza di ricostituire l'Impero d'Occidtnt~ mentre continuava a mantenersi e a tìorirt quello di Oriente, la Nuova Roma cominciil a pretendere di prendere il passo sull'antica. Come al solito,,~o.D? ~ letterat"::'a _e la poan che prendono l 1Ill2.latìva e cOIIliDCiaiiO il .., vimento. Non senza però che la vecchia Roma t..,assc qualche abile mossa controlfm. sh•a; questa, per esempio: la Nuova ROllii -diceva t'antica- riconosce di essere della vecchia Roma? SI? Ebbme, • ....- .,_

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che la figlia pretende di" cacciare la madre al secondo posto? Non conviene piuttosto che la madre abbia il passo sulla figlia?- Come argomento, a dir vero, è alquanto ingenuo: da che mondo 'è mondo, s:e alle vecchie madri è andato il rispetto, è alle giovani figlie che è andata la corte di coloro in cui pulsa la vita. I guai grossi cominciano quando con l'incoronarione di Carlo Magno l'Impero di Occidente risorse e pretese di essere esso il continuatore legittimo dell'Impero Romano. A questa pretesa Bisanzio rispose con la teoria della c traslazione dell'impero »: fondando Costantinopoli, Costantino vi aveva portato tutto il Senato, tutta la nobiltà., tutta. la burocrazia (in realtà, vi ave,·a fondato un'altro senato, un'altra burocrazia, e trapiantato solo una parte detl'aristocrazia romana), ne aveva

fatto la vera c sola sede dell'Impero, :: d'allo. J"a in poi Roma non è che una città come tutte le altre, anzi peggiore delle altre, essendosi data in preda a tutti i tiranni indigeni e forc. stieri cd essendo divenuta sede d'un papato eretico. Cosi, ed era fataJe. la lotta di Bisanzio contro Roma imperiale si raddoppiava con la lotta contro Roma papale. Se in un primo tempo il patriarca di Costantinopoli si era contentato di essere l'eguale del papa di Roma, dopo che Bisanzio si arrogò il vanto di essere la vera Roma, oretese di avere il passo sul vescovo di Roma. Rpma fu accusata di es. sere venuta meno alla vera fede e di essersi resa indegna <li stare alla ~ri· di Cost:an~o­ poli, patria della ortodoss•a. E fu. lo_ s<:_~s~ di Fozio. A rafforzare le pretenstoru di B~­ sam;io contribui - la cosa è curiosa - il

Le fcdiduo di Eftole. (Scultura der tempio di OioYe ad Ollmp!u • Loune)

famoso falso della donazione di cOstantino. Durante il secolo ottavo la curia papale fab.. bricò un documento ai termini del quale Costantino, reputando poco rispettoso pel vica.. rio di Cristo che nella stessa città ove il rap-, presentante del Re del Cielo aveva la sede avesse la sua il Re deUa Terra, gli cedeva in proprietà Roma e trasportava la ~e deJ. l'Inlpero a Costantinopoli.

Quando i Bizantini ebbero conoscenza di que. .;to docum~nto, credessero o no alla sua aU· tenticità, nou manarono di tirare allo~ lino l'acqua che conteneva; ~e rosg IO~ · · pot Roma non "' prova che da Costantmo m

fu.

741


,

più la sede dell'I unperialc? Da ch~pe~o e no!l ha più nulla di braccio all'eresia <:~1 P,er glu~ta si è data in to spetta incont~stab~lu dubbio che il prima. Costantinopoli?

llmC'Ilte al patriarca di

-E Pietro~_ re r

l

f~te dell'a~stolo ~cav~a torna - Che ne g1acciono forse · R e ro · e sue ossa non titolo pc 1 m on~a e. non sono il miglior . r a supremazia d 1 Roma? P B'1sanz1o .. ('1 teologi ·letro? - rcpli"ava " spec!al~cnte se bizantini, non sono mai a cor: t~ di nsor!rel. E' verissimo che Pietro ha prc d_tca.to ed è morto in Roma, ma non si dimen: h:h1 che un apostolo ben più importante di lm, ~ndrea, fu in Bisanzio - nell'antica Bisanzto Sti cui era sorta la ·nuova - e ne con~crò il vescovo. Perchè poi Andrea fosse più tmportantc di Pietro, tanto più importante da essere chiamato Pietro prima di Picrro. questo i teologi bizantini si dimenticavano 1li dimostrare: forse, perfino loro sarebbero stati imbarazzati a trovare la dimostrazione. La volontà di aneggiarsi a so!i credi c con. tinuatori legittimi dei Cesari di Roma fu ma: nifestata nei modi più vari degli ImperatoTI bizantini: con l'uso del latino sulle monete, nei documenti c nell'esercito quando da tempo. rmai l'Impero d'Oriente era solo e tutto gre: ~o; con le istituzioni giuridiche i. co_! nome <h .. (Ronl·tni) col quale s tll(hca,:a non , l lOI/JIIlOI ' . · h, . l 'J d<lito dell'Impero bJzanuno m_a anc ' so o 1 .su · • tes·a •' t .ti r>raucante . ·'uc·ll'ortodossta. com .era tn n ., . • . . li. col titolo unpcnak <>?s' cus co~tantmopo · d · Romam) ecc. · (Imperatore e1 • . l u11 R <11/JtJI(III l 1 s · finì per dt· dò 1•10to o tre c •c 1 La cosa a~ ' nt che l'antica Roma parmcnticarc mteran,~~a fatino. c latithJ finì per )aYa non greco . B' ·•an tini un barbaro clt-1. ·r· presso 1 •~.. stran·t 111 • tutta qu c 51 gnt 1carc . l L cosa ptu ' J'QcctdcntC. l anezze presenta noli JIO· sta storia, che t s ~i,anzio rivendica ,·a. con· . h. m('ntrc n rrl'imp~raton ·' · uc ·'·l .<.;acrn che. c c c . api c contro " trn l P•

d'

Aftr•sco Del monastero di Vcrioped y. nellcr del Monto Atlooa.

--

MOQaco di

Ullo

del mouaatNi d el Monto Athoo

]{umano Impero germanico il diritto all'ere· d•tà di Roma, la storia di Roma era presso i Biz>tmini caduta del tutto in dimenticanza. Eccezione fatta di Zonara, i cronisti bizantini dimostrano un'ignoranza stupefacente della storia di Roma. Quando si mettono a narrar· la, dai re di Roma saltano sen:taltro a Cesare e Augusto c <la questi a Costantino ignoran. do presso che tutto il resto. Nuova prova clle una forza storica può benissimo preten<lere di continuare 'un certo passato pur ignorando presso che tutto di qu::sto passato. Quando nel 1453 Costantinopoli cade nellt mani dei Tu l'Chi, è a Mosca, alla Mosca degli Zar. che da essa ha ricevuto la sua religione, che trasmette le sue pretese di città mondiale. Mosca si atteggia alla Terza Roma! Nel 1917 lo Zarismo sprofonda in UJJa tatastrofe inimmaginabile. Ciò malgrado i superstiù teologi dello Slavismo rifugiati in Occidente (Demetrio Mereikovski è tra queste t~ste c:on. fuse) seguitano a sognar~ a occhi aperti sulla salute che dalla Terza Roma - quella dtl· l'Ortodossia - verrà all'umanità afflitta dal macchinismo, dalla democrazia ecc. Ma men· tre questi visionari seguitano a vaneggiare, la vccchja Roma c rivendiea l'Impero, e ne ri· comincia la costruzione, a base più di cannoni di argomenti teologici. Il vecchio mito sempre vivo. Dlre1lore rtap<m~Ue: Vl'nORIO GORIIESIO di Arti Ondlclle cii ........... &

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ORO

:JL TRA.Mf)NTf)

IJ E I... I~. f) Il f) l'ORO B' .ANCORA il figliuolo del sole? Il SC?>lo decimonono è stato per eccellenza il secolo della moneta aurea t: del così detto :mtomatismo dell'oro. Sotto il fascino del medesimo miraggio, quaso tutti , paesi del mondo adottarono la moneta aurea, fissando un determinato rapporto di valore f ra la loro unità monetaria e. l'oro. Tale rapporto s i espresse, da parte degli istituii di emoss•one onteressati. mediante un prezzo fisso di acquisto dell'oro. Con ciò veniva naturalmente stabilito anche un determinato rapporto fra le monete dei diversi paeso, signo6cato nel corso dei cambo, indispensaboli al commercio estero. Altri elementi della costituzione della moneta aurea furono : l'obbligo degli istituti di emissicne di convertire in oro i loro biglietto; le norme relative alla copertura; i punti ddl'oro, che dovevano indicare se era più favorevole pareggiare con divise o con oro un saldo dovuto ad un altro paese. Mercè la convertibilità in oro, si poteva in qualsiasi momento ottenere una determinata quantità di o:o io cambio di una determinata quantità di biglietti. Le no~ rdative aUa copertur,\ regolavano il volume deJla circolazione monetaria e, per ciò stesso, tutto J'andamento economico. Dominati dai principi fisiocratici, gli Stati si erano illusi di- poter scongjurare qualsiasi crisi economica affidandosi ad una certa legge automatica dell'oro, per cui esso avrebbe dovuto fatalmente affluire là dove si fosse

alzato il !Jisso d'onteresse. Quando so face\'a passo\'a la bilancia deo pagamenti e risultavano scarse le scorte do valute estere occorrenti al pagamento dei debiti, i~ cambio della valuta ricercata saliva e salendo faceYa accorrere la ,-aiuta do cuo si aveva bisogno. Qualora ol cambio fosse salito ad uw livello superiore al co>to della spedizocne di verghe di oro, si r&ggoungc'a ol così detto punto dell'oro. che da\'J luogo ad una uscota di oro del Paese debitore. uscita che si immaginava colmabile mercè le oscillazioni stesse del cambio. Nel caso mn·rso, quando, cioè. la bilancia deo pagamenti so chiude,·a in attivo, so veriJicava un afflusso do oro. Ne risultava uno squilibrio internazionale, che si eliminava in due modi: si alzava il tasso di sconto nel pa~ dal quale usciYa l'oro, mentre lo si abbassava nel paese al quale l'oro affluiva. In parole povere, si ritenC\·a che l'economia fondata sull'oro fosse regolata da un proocipio equivalente a quello dc:o \'asi comunicanti. Condizione: indispensabile per la esistenza della moneta aurea era che venisse evitato qualsiasi tesoreggiamento dell'oro. Una politica tendente all'accumulazione di esso sarebbe stata in aperta contraddizione con la fu.nzjone dell'oro stesso, che era quella di conservare un ordinato equilibrio economico fra i singoli paesi. Veri.6candosi un tesoreggjamento di oro doveva crescere fatalmente il prezzo dd ~allo pregiat9, e, di rimbalzo, Il prezzo delle merci. la domanda di oro da parte di un paese avrebbe dovuto crescere soltanto in proponione all'illCCe:lllalto della sua produzione, dato cbe l'awncoto della produ.

1!135, Come l'ltotia r i o - ..U. •-.lODi. Q oro furooo offerti do.l po~olo.

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. zoonc fal C\ a aumentare anche la quantità

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moneta c di credito in circolazione. la qual c sa, secondo le buone norme della copertura ri(hiedno~ un aumento della quantità di oro detenuto dJII'lstotuto di emissione. l'incrc:meo. to naturale dell'C\onomia nazionale si sarebbe do\'uto tompoere rn proporzione aJla crescente produzione mondiale di oro. In tal modo non ..\ rebbc mao dovuto \'eri6carsi che uno o pii. paeso rc:stJS!>Cro pm 1 di oro, nè che altri paesi a'·essero la possobolità di tesoreggiarlo. Questa la tepria. Del tutto dh·ersa la pratia. In o;eguoto alla guerra mondiale, gli Stati Uniti erano d" entati i ma~ori creditori dd mondo. anche rospetto all'Inghilterra e alla Fran. eia. Questa situazione creditizia e la continua atti,·ità della bolancia commerciale, determinarono l'onizoo della favolosa emigrazione dell'oro attr,l\erso l'Atlantico. So aggiunga che mentre sbarravano le porte alla immigra:zio~ del lavoro, gli Stati Uniti, media nte una politiCa doganale assurdamente protettrice, favorirono sempre più la loro esporta:zoone c, per converso, il flusso dell'oro da tutti i Paesi del mondo. Quando, poi, Je preoccupazioni internazionali crearono in EuropA una vera atmosfera di pànico finanziario, tale flusso assunse le proporzioni di una ven alluvione. Oggi gli Stati Uniti deteogooo circa 1'80 per cento deJJe scorte mondiali e di questa ipertro6ca saturazione J'«<OOmia americana sente il disagjo e paveota le cooseguco:ze. Gli americani $Ì domandano : c·~ uoa ma-

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;,x,pra

MoD•t• d'oro D•i aott•JTGD.t d•Uo .loaec •

frcmdo. A stmstra Lo alato attuai• di !momu., cilllll clo9ll Stati U.Uti cbo ool docollDio 1866-70, l~ ~· le "ccrpitalo doU'ora".

niera qualsiasi per volgere in altra direzione la marea di questo metallo, che si teme cessi ~ ~e prezioso? questo materiale inerte che si occumuh e si innalza come una gigantesca pm.nude, deve cons•derarsi ancora una ga::uuia di forza e di stabiliti economica, o, non piuttosto, un primario fattore di debolezza e di disorganiz.zaziooe? Non c'è da temere una inflazione a causa dell'introduzione nel sistema finanziario americano di una quantità di oro, ~ su~ di molto i bisogni monetari del Paese? Il Tesoro degli Stati Uniti è la sola agcnua mondiale. che accetti oro ad un prezzo stabilito: 3~ dollari l'oncia. E' per questo che, a prescindere da tutte le ~tre ragioni che hanno favorito l'afflusso aureo oltre Atlantico, tanta parte della produzione mondiale dell'oro nell'ultimo decennio è finita nelle casseforti degli Stati Uniti. Si è verincata, allora la più assurda e paradossale situazione che si potesse immaginare. Se

glt Statt Unttt SJ ritirassero dal mercato e mel· tessero tcrm,ne agli acquisti aurei sulla base Jcl prezzo fissato in 35 dollari, all'oncia, l'oro prenderebbe il posto di una merce- ordi· naria. ti tut valore sarebbe determinato dalla ~ua rich•esta per uso di speciali industrie t: mestien. Ma con ciò stesso si avrebbe una precipitosa caduta dei prezzi e gli Stati Uniti subirebbero mcalcolabili perdite. l milisrdi metalliti ratchiusi nella fortezza blind.tta dd Kentu.:hy. non potrebbero essere più valutlb a 3:> dollan roncia, ma infinitamente meno. la ncchezza reale della nazione potrebbe rimanere intatta, ma l'effetto psicologico sarcb: be disastroso. Nessun governo potrebbe 11111 osare un simile esperimento. Gli Stati Uniti sono cosl, condannati ad acquistare oro per Dillitenere •l valore dell'oro già &eqUJstatO e ~ sto cumulo crescente di oro corre rischio di subire, un giorno o l'altro, Wl irreparabile " collo. AJ Senato americano il senatore M. ~ Ecdes ha fatto sapere che dei 380 ~iardi (~ !ire) d'oro, 320 coprono i certi6cab.OCO ~ dal Tesoro, 40 sono sottrati ad ogni stanno a garanzia dei biglietti di blnca. lll tre parole, solo 20 miliardi fanno Gli altri 360 miliardi ooo fanno aicllllt. guono, basiscooo, muoiono chiusi

uso e:

d:' ......


spaveotcvoli ~ inutili casseforti d'a.cciaio. Come quel canlie:re del Citi Cttmp~ador, che i suoi compagni d'armi ritrovarono, dopo molti anni, morto e polverizzato, dentro la sua corrusca armatura d'acciaio, in piedi. Lo spettro della demonetiz.zazione dell'oro inquieta i fi. IWlZieri americani. Essi cercano di affrancarsene mediante ipotesi e prospettive, che non trovano nessun conforto nella realtà. Ecooomisti come il Lehrr •n osservano che . sa~ un errore ritenere che glj Sta,, ~ri di oro siano i soli interessat.i a con~rvare la funziooe monetaria del metaUo giallo e cbe tutti gli altri abbiano int~res~ alla sua scomparsa, dato éhe una somma non facilmente calcolabile di situazioni economiche verrebbe travoJta dalla demo.netizzazione dell'oro. Vi sono, in primo 4uogQ, gli Stati produttori di oro per i quali la sua estrazione rappresenta un affare estremamente lucroso. L'industria aurifera rappresenta un valore capitalizzato di circa dodici miliardt Ji doLia.ri e la demonetizzazione dell'oro sarebbe causa di perdit~ economich~ di gran luBga superiori a questa somma. Si calcola che la pesdita globale non sarebbe certa. ment~ inferiore a dici~e miliardi di dollari e di que• sta perdita una quota di nove miliardi di dollari ricadrebbe sull'impero britannico, mentre una perdita di due miliardi ricadrebbe rispettivamente sugli. Stati Uniti e su l'U.R.S.S. Non basta. Non solamente i paesi produttori di oro, ma anche quelli che esportano in essi delle merci, hanno in. m-esse a che il valore monetario dell'oro sia conser\'lto. Cosl, ad esempio, alla fine della guerra è prevedibile che la Russia vorrà importare dalla Germania in una maniera superiore alle sue. esportazioni e vorrà servirsi dell'oro per liquidare il saldo. Da parte sua, la Germania avrà bisogoo di importuioni anche da altre provenienze e le pa. A destro· lt39, Dahlonoova. S. U. A. n Mavvfore Craham Dugcq, elle HDpi ua auo•o filone d·oro. moe.ttcr le prime .pepite raccolte. Sotto: lark......rue, S. U, A. L'ultimo diac•odeota di William Creek. .... 75 CIIUI.i or eooo acoptl l'oro ue11a r~ione. Aceauto al fanduUo i pria:ai li.Dgotti riea.,.ati dall·oro allora ••tratto.


.;i.oJ- ra Loodro 1940, NeUe c:ud.a.e improY't'ÌJiate oef aottetraM d•lla melropol.a. il popolo di Loud.ra ric•"' a .,aoro ,......

Le Coffre-tòrt

Sono. • Pcui..,•al... Co .. quHta al ba .......,. l'ultimG panlltl• [d•.e<~r. ~. Corcm D'A che nel c Posti • del 14 manc 1898)

!,:hl·r.ì, logu:amtnte, wn l'oro russo. E' prolnbile secoodo ~~~ ottlmtsti della finanza americana, che, aU.l fine dtlla 6uu ra . .1nche la Germania abbia interesse alla cOOSCM· zione della funzione monetaria dell'oro. Queste sono le pr<:\"tstoni rosee. Altri studiosi 01 d• tendenze molto più realistiche, quali il non s1 f.tnno illustoni sui nschi formidabili che no sulle n serve auree degl• Stati Uniti. Essi ric<)IIO:scot:ICIJ d1e la '•ttona dell'Asse metterà a repentaglio tutto d mamtnto monetario d'oltre Atlantico. Qu.Iora il tallo J:•allo t'))t nconoscono - dovesse perde« forte p<:rcm tual<: di quel valore intrinseco ~. tOra possiede. le fondamenta suUe quali poggta il stcnu b.murio .unericano crollerebbero senza rimediol certificati-oro in circola.zione rappresenterebbno perdita .tlla <ju:Ùe l'erano non potrebbe reggete. D verno sarebbe costretto a passare bruscaroente dalb ncta a base aurea a quella a.rtaaa e per questo passaggio si troverebbe nelh necessi~ di a sè tutto il sistema bana.rio del Paese. Coo Ja vittoria dell'~ Washa.ngtoo si tJ'O'ttaa....... situazione gravissima e dovrà risohere portata mcommensurabile. Il · ameria.na su nuove basi si imporrà. Per COIIICI•II!i mercati nei territon non controllati daiJa Soti Uniti saranno costretti a ric~ al scambi compensati e per rimediare al dei costi americani dovranno coaoedcrc l'esportazione. I più prncggmti fm Atlantico pt'C\'edono la aax:llill

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mercato- interno, alla produzione disciplinata in base ad un piano stabilito sotto il controllo dello Stato e contemplano l'estensione <lel controllo statale ai vari rami dell'attività economica. I sistemi escogitati sono modellati su quelli introdotti negli ultimi tempi negli Stati europei. Il conte Volpi ha fonmulato il dilemma. A misura che si sviluppano in Europa i piani monetari ed economici delle Potenze dell'Asse, «o gli attuali detentori dell'oro si adatteranno al nuovo sistema degli scambi intc:mazionali e consentiranno attraverso uno sviluppo dei loro acquisti delle nostre merci. ad un suo graduale ritorno in circolazione, o nell'àmbito della nuova economia europea esso veu;à, prima o poi, eliminato dal sistema degli scambi ». Le Potenze dell'Asse non hanno fatto mistero dei loro piani di ricostruzione economica mondiale. U ministro Funk ha :::biaramente fissato le direttive di quella che sarà l'economia post.bellica. Attraverso la conclusione di accordi commerciali a lungo termine con gli Stati europei, le Potenze dell'Asse offriranno alle varie economie nazionali la possibilità di adeguarsi al mercato economic:o italo-tedesco. Mediante la creazione .di cambi stabili, potrà essere garantito un perfetto sistema di ~ento per le merci scambiate fra i \ari paesi, mentre sarà contemporaneamente sviluppato l'attuale sistema degli scambi com~sati, in modo da permettere un incremento del· volume degli affari. In virtù di un accorto scambio di esperienze nel campo agricolo e in quello industriale si addiverrà alla massima produzione di generi alimentari e di materie prime e ad una razionale distribuzione economica .sarà attuata in Europa. E la moneta? « La moneta è sempre un problema di secondaria importanza. mentre la politica economica è il problema principale. Nell'àmbito di una economia europea e di una razionale ripartizione economica del lavoro fra le singole economie europee. il problema monetario troverà la sua automatia. soluzione in quanto esso verrà ad essere semplicemente un problema di appropriata tecnica finanziaria. Senza dubbio il Reichsmark avrà una posizione predominante, perchè l'immenso aumento di potenza del Grande Reich avrà per conseguenza un rafforzamento della sua valuta». Gli scambi commerciali fra la nuova Europa e g li Stati Uniti dipenderanno in gran parte dalla buona volontà degli stessi americani. «Se gli Stati Uniti desiderano contribuire in futuro allo sviluppo dell'economia mondiale, do. nanno abbandonare i loro metodi t'rr:~ti, i quali tendono a fare' degli Stati Uniti il più grande paese esportatore del mondo. Noi non siamo in grado di dire che cosa faranno un giorno gli americani dell'oro da essi posseduto. L'oro, io avvenire, non sarà più la base delle valute europee, in quanto che la moneta non è subordinata alla sua copertura, bensl al valore che le assegna lo Stato. Noi non segUiremo più una politica monetaria che ci faccia dipendere dal.

Sopra: Loodra,

...

1!135. Miu Paddr Ifaiamith,

~

ro~ ""~':.t~~·~u.':: :'a~~::'t.": Jtei

vi<zrdiai d.l lluckiag""' Palac.,

A o.uuatra: L'calf--.a lettura del bou.ttial i o - calli adiaceDie cilla Ilo..., di Loocùa, ( Da una otampa del 1180).

l'oro, in quanto non ci possiamo legare e affidare ad un «meno», che non ha in sè un valore fisso ben determinato. La \'Ìta economica dei popoli non subirebbe nessun mutamento, se l'oro che viene ammassato negli Stati Uniti fosse trasferito in un'isola e quest'isola dovesse scomparire nel mare per virtù di uno sconvolgimento tellurico ». Solo i ritardatari e i neghittosi avrebbero ragione di dolersi di u~ si.mile evmtualità, dato che l'oro è vmuto meno a suoi compiti. Un nostro insigne economista, Maffeo PantaJeoni, aveva già preveduto che Je cosl dette riserve auree, garanti della stabilità dei prezzi e dei cambi attraverso la stabilità monetaria, avrebba-o risposto allo scopo. L'inflazio761


governi si fanno cedere biglietti che non rispondono ad operazioni commerciali e perciò mai tornano agli istituti emittenti. Alla carta fiduciaria convertibile viene attribuito corso legale che ne altera· radicalmente la natura economicogiuridica e, alla prima oc;;orrenza, malgrado un regime aureo, si torna in pieno corso forzoso ». Si era definito l'oro indispensabile per la copertura totale o parziale della circolazione cartacea, pcn:hè, spogliata di tale copertura, l:t moneta, divc.nuta inconvertibile. non avrebbe riscosso fi ducia; ed ecco che in tutti i paesi. anche 111 qucUi ;;he tino :1 ie~i erano i pù accesi autori di questa teoria l'oro ha cc.ssato di fungere d.1 garanzia, per evtdente tmpotcnza funzionall'. L'oro era sembrato indispc-nsabi!e al s.1ldo delle bilance internazionali dei paga. menti; cd ecco che j de,mngs multipli hanno dimostr:uo Lomc si possa utilizzare i saldi .<tti''' tont:tbtli fra un paese e tutti i rim.menti in rapporto di scambio con esso, senza spostar_ una sol.1 oncia di met:~llo aureo. Si ntenc"a l'oro insurrogabile nerbo della guerra; ed ceco che le 'ittoric di potenze spro\ ,·iste di oro contro pote-nze che ne hanno illimitate dispon•bilttà, st.1nno a dimostrare che anche: senz.. oro St possono conseguirt i massimi risultati bellin. La scuola classica aveva assegnato all'oro um funzione speòfi.:a di C<Juilibrio nelb li,cllazionc: dei prezzi intemaztcnali; cd ecce che il gencr.dizzarsi dei prezzi politili imposti c manovrati dai go,·erni ha dccn:tato una vol. ta per sempre il deodimcnto dell'oro dJ. questa (unztone di equilibrio. Se così st.1nno le (Osc, e par dtHink il ncgarlo. si dc' e concludere t he la moneta aurc,1 er., scmplrcemente una temica ben definit.1, la quale f<.ce otti.m.1 prov,1 dur.mtc un periodo determinato non in ,·irtù di un m.tgico pri\•i. legio insito nell'oro, n1.1 solo percht: cssa er.t sosttnuta da una produzione in continuo inuemcnto c disciplinata da s~ambt regolari. L~ \'erità è the anche la moneta aurea cra unicamente una forma spccial<: della moneta la cui

New York. tebbTaio l~. La •ignora Morvan 1i reca ad uo praow all'amba· sdata tra:nce1o.

m:, tarlo roditcre dcll'ordmamento

sociale. si è realizzatd superando il \'lncolo della riSCC\'a aurea. ErJ app<na fin•ta la guerra mondiale, che il Pantaleoni amrnomoniva non derivare alcun vantaggio da un ritorno alla circolazione monetaria aurea, nemmeno il "antaggia di una maggiore stabilità della moneta. « Alla carta fiduciaria, scriveva in un memorando J.rticolo: Numicomiu monetario apparso in « Politica », convertibile ed emessa soltanto a richiesta del commercio e contro valuta, sostituiscono garanzie consistenti in n scrn· auree, le quali nulla garanti. scom' poichè sono intangibili e i 762

OUTHERN Q

DN DUR W

esistenza è stata sempre fondat:, nè avrebbe potuto essere diveCSl· mente, sul lavoro. Ogni moneta è una moneta-lavoro nel senso più Jato. Anche la moneta aurea avrebbe fallito, come una mcneta di qualsiasi altra spc<_ie, se fosse venuta meno la produZione, cioè la forza di lavoro. Si deve, quindi, riconoscere che la moneta di un paese è effettivamente e. m ogni caso, garantita non dall'oro ma unicamente dalla sua p.roduzi~oe. Oggi in ciascun paest. i prezzi sono un fatto di governo ~ non una consegueriza dell'auto::rr.tll· smo aureo. L'oro-moneta, mediiiCite la sua convertibilità in moneta blncaria poteva coos•derars• 1mo suu: ' mento idoneo io regime J'1 preZZI. liberi, non prOtètti e non mano-

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A 111\111110' MOfliCIIU

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ITALIA EGEJIMANIA coNTRO LA TIRANNIA

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vrati dallo Stato, cioè, nel libcnlismo economico. Ma nelle a-onomie regolate dal principio della mobilitazione del lavoro, l'oro-moneta, anche come garanzia della moneta ~c~ria c come correttivo dei dislivelli dei prcz:z1, c una co~traddizionc logica, un impaccio pratico, un:~ contaminazione senza , senso Le disastrose c~guenzc della pratica dei saldi intem~iO: rulli in oro, mentre i prezzi sono dommatl sempre più escesamentc d~ll:i~ten·èiito politico, hanno consigliato dcfrmtJvamentc d1 SOstituire ad essa a ltri rmtodi di saldi cd altri metodi equilibratori. E' tutto un _vasto prO: gramma di rinnovamento c:conomJCo. che SI offre, oggi, alle Potenze dell'Asse od mon. do. Esso ci deve likrare una volta per sempre daJio spirito della speculazione econ~ica. strumento della dominazione plutocratJca c della sopravalutazione dci valori mondani.

· - signoreggia''1-1 ~T \TI che lillllll nnSCJII a d l' ) v · · . · .1k cstromeuen u on 1011 re J'(·conom•a naz ' . b' contro!· d Il · fcra clcgh scam t e mondato a a. ~ . J' J'bero riscn ·an. l;mdCJ il comme rcro del orl~bc J . n.clla drtrr· cl<>s i poi la più assoluta l ·rta mlllaZJOnt· quantitati,·a d_rlla moneta. l>t>llU oggi l'Italia c la Gc rmama .. Risalc:ndo all'immcdÌiltO clopogt~.:rra. const~· tiarno che k due nazioni. pur g aungt•ndo al~.~ idcutica posizion~ idcak c pratica in ma ~cna di politic.'l finanziaria. sr>nn 1~n11e da ~ llua­ .tloni' dis;imili c hanno cumpruto cspcm·nn· cronologicamene discordauti. L 'ILa ha ftct· f rome alk spcst della gm rra mondiale. l'alu:.a tc al 3 1 marzo 1919 in dol. lari 1;;.OJIJ.ti(IO, pari a circ;1 8t miliardi di hrl', non come fece ro gli ::itati L' niti d'Amtrica. i <tnali impos<'ro la maggio& parte deiJ'um·n · finanziario alla ~c:nnazione stcs~a che "''t'l'a fallo la guerra, rico rrenrlo a prclitl·i d'imposte. ma appigliandosi innce al :.Jstcma dci prestiti. Ciò nono~tan~t- una volla ent rati . nel !"' r_ioòo della liquidazione drgli onen fmanz•an della ~ucrra, non s-i potr,·a prllccdert• eternamt:mc per la via rlell'indcbi. tam_c mo, .c si do\·c_,·a p<•rciù ricorrere a pro1·• v_edmwnt• tnb~ttan .. Cosi ali~ imposac norma. h_ag~ravarc_ SI agf!'lunscro le imposte st raordmanc . o . d • c~er-genza; come quella sugh aumcnll dJ palnmoni,, de rintnlt dali ( ? • no . ... ) a gue rra -. \ rm.,rl· ' 9") . trasit.lrmata poi con . leggl' dc.l 2-t settcmhrt tQlO nell'impo t 1 « a•·•lCaz•nno: allo> Stalo de i proft' tt' d s a u · ' 1 gucr r:. ». T r ~mposte non erano certo immun· ~ prrcon.~(·ttt tkmag01ricj c. SJ>t:cia!ment l . ma. _gta ~anto difiiclll· nl'll'applica/ la p~'· rnoht ca~t St ~pinsc oh rt· l'l' . IOilt', 111 dc i profili 1 0 incr('mentu spr~>pno. totak g uerra, llltaccando la ricchc~1tnmon~Jc !h a iJCJ scoppio delle ostilità Jl 2~1 prtest~tentc <=Sscre stata appiJ.cata . l cr l fatto poi di · · so tanto · C~<mta c.- agli indu•t -. 1. a1 commrr. - na gravosa, sommamcnt . . ' · .essa fu o l tre chl· r a lt'? nume ro o.!i falliment' c 111g1usta A 0 . f • ·.. ~1 modo t ra •l t • Ottobr . 1 ISC.th v~n fica t' · 51 chiaramente in~i~?'? c 1! .l t dicembre 11,; 0 1 2' J II" carattcr " d " c c •mposta e i \'izi dcii c _emago:;ic.., :\lalgrado ciò le · a sua apphcazionl· •mpostc str a.ord'ma rie · di guerra f urono' largamcnt n~nza J>tthlica nei c r · c proftcuc P<'r la f i. zto 1916- l ì all'csc:Ciz:oodo Cht· va daiJ'escrci no nel co 1 19.l:!.-., • man . ~esso il gctlo d c!Ì .).. c SIIJ>craro. C!'ll. ~nonchè h' c •mposte compraccn~a il rapi.d a _c l usser\'j con f PI;'TI· frc indicanti le o tngrossamento d llac, _c d Il s entrate c 1 e e Cl c o • raro ncJ · c spese cff . · gna ricordare hnodo sopra indi ct~wc clcll'infl;lzionc ~o~e~ss? è .anche ~t~i flbJso. La f inanz.a 1-asctsta . ana. esso · nelle forme c ."'$'~ presenta ali . . ortodos5ia. Essa n;g~! a_SJ>ttti della c ..origini gogi~a. sostcnitriee ~~hlarat~m"ntc :~~Pura nom1ca c della . ' una ltbcra a . . , ema. SJ!Csc rmbbli- Lc pngo rosa lim•'ta~~hVtta eco. l' ' ~,, · <-r so ·r· ~IOne •hca_ finanziaria . . nl ltatore di delle ch,sslco, appare il d, _re.staura:tioneQ~testa po. quale, già pri llltn1stro D •n senso fascismo s· ma dcll'avvent c S tefani 'l . ' t ra fatt 0 o al po • t 1 aP!>stol0 de) tere del " smo,. iJtteso eo dello S tato d 1' me eltmina 21. c PtOdutti bur · tutti ~rJ' · onc: da · OC::rattei ea~c· . ., 1 rstituti 1 . Parte ne c. !'aeeumuJ~%~:• ostacolare ~gtslati~j c no Ptu del De S tef e ~ella ricehez Procfuzio. zatore di una por ~n, asse no za. Ntssu 1 gogica e anti-cnnt~1ca finan 7;,.. , te e ttaJ;.•

I:Xve 5Comparire, diciamo mcg11o, è scompdCsa, quell'organizzaziooe economica, che (~ correlativa a quel materialismo che suhordmava il lavoro al capitale e il capitale al credito ; cbt anteponna il valore di 5C1I1lbio e i l pr~ al valore d'uso, cioè al vero valore umano, dc.-1

Oa •piooclio dello " -n. dello . . _.. del ~ . -licaa; ... w~.. del lt3:tPGti

-u·..-

beni economici : che esasperava i movimenti speculativi fondati sulla premessa della legge della domanda e dell'offerta assunta come una legge fatale che non pott'\} essere vinta c che. dov~a. essere subita néll'intcresse stesso dell umaruta. Tutto questo appartiene al sato. Le fonc della prodll2ione e della d'pas-st . . l 0buZIOne non saranno più abbandonate a se stesse, ~ sa_ranno ac~~'!amcntc disciplinate in base a p1an1 prestab1ht1. L:autarchia da una parte, con la ·disciplina vi-

~lle de llo St~o su.i prezzi, una Vasta rete di mtesc «onomld'le tnternazionaJj Ja.ll'altra. da ranno al lavoro la dignità che gli spetta : traffici internazionali un vo"·-- ed ~ a1 . • ...,>e un or•en.. tamento propon1onati aJia produzione. In quest'opera di ricostruzione econom· 11'1 lia f Jca spet. ta ad_cbt_a u~a um:ione sostanl:iale. « Noi ha 1 1arato •l ministro Funk con.-. ' , ~-,....cremo ~l'dt~te_ e sotto tutti gli aspetti con l'Jt ha. l. Sl$ttm1 economici dclJ 'lta"-'· 'la vcr.--_~. ua e UC"t mama s1 compenetreranno per la . . ne dell' Europa ». - ncnstf'U21o.. 61. c .

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eh, partl\it thdl'indi\·iduu per dilatani n.! on••nd... l .'~cnnontia era 1·eramentc tom;tt:t ati , " ' r, llll< nl;lli<>n«lc l'lnccndo, con 1:1 lttrn din~o"tr:<ta c prot\ a~a della sua obicthl'l nli. •Hil ;onchc "' inu tldlo Stato, la ~ua :ua• CA ·11 ak la ra~wnt· politica. .\la ,j trani• th -tag-Jnnt• n•m lunga. \ rtcnnclurrt· l'haha a una economia ioru. •;uiKIIt<: na;.sonalt·. chmsa. polili(u nel ml!k.l :n•>tkrnn della pa rula. concorsero motn 1 mi. '-lalmt·nH: llll<'nlazinnali. c 11t scgmtn. assa1 uiis iont l tlect~ll 1. mntin mtemi. n<"'n. tk.w uLi a .utlll f'I\J~ ~ i~:ur.Aa nantc della J.oolitic••· Già Ili ddlazìònc ;aria tknl'·antc dalla riyaluta:>tunc "' c1·a prucunt\u non poca p<:na al n ahan<~ awl ~un proct·~'o <h :•dattamtntiJ alle !liti" a nu~ura di 1 alore, con ript·rcu,~ion, Da· t urali nell" ima111:t ~tatalc. .\la qnc>tc c<ln!-1:. !!tt<'liZc tmpliclll' 111 ugnt operaziOne ril'alu. rar nn· ddla llllllll't:t. ,. pcrciù csattamcntr pn·1 l>ll "'n:hheru 't:tt<· cosa >rtpportabsle r : ra,cur«htlc. (Juellu che scos•c c JIOi distru~. • ,. J'a"cllo cCIJII(ttmCu c tnOllCt.lrio raggiunto m·llc c•mdtzJonJ ~opra nierite, fu dapprum il '"Jtra;r~iung-<·n· dcii:. c ri~i economica mon. d•alo: malli kstat:tsJ cn11 primt acccnnt alla lill<' tll'l tl)2'), , pm i gral'l oneri finan1.i.m .11 qualt htso~nò f<tr frnntc per l'impr~~a ci'Etinpt;<. lluratll<· la g-estione :\[oscon• riaJI' p,,r,· ti dt'>;ll·;uszu. irutto non soltanto della dtlllttltula att11 ni< llr<Kiuttll'a italiana tn con,l.g'tll:nta tldl;, cn,·t n~tmdialc (facendo q,•~· •, " 1011 il n·•ltlllu nartnnalt• nel H)Zi. SI chht: una di'Cl'~" iuto a 6ò nel 1!)23·33). ma ancb. l lk comlllt·rnnlt 'fiCSC alle quali >l sobharcù lo Stato l"r attenuare con opere pubI,Jtcht· n l .d t n nH< n cnt1 onerosi le com:::utn.t.,· tl... l rl''~•j!llf, ..:..:onotnìco.

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1lrma1 ,, utlr;ll.< <kc•,amcnt<· in un peri1JÙO !, ·, H;o n'<~ll<IIIIJC;, ,. itllallztnna che era. ad .. nt;< ,Jdt., ~r;o•lu;dt~ltta tkt tr~tpas,•. l~ nep· /l• •Il< ,J, ""' 11.. pr.·.:o·<kntc )_., Slato. ripren·

lA coadWom dei c:oaladu:u puma \"'<.i r~ • dop~ l!)...,:;oj lo Rnoluuoae troaceae. Cor"" D Ache doi 1898)

, ... ,,,, ud ltht·ro gauocu .Jdk i<•rT.t· prntltllltl , .. .,.,,·nt1 ,J., "J:'III l orna.< do ui<IJ,..:r.-1<• • llltÌl'connnucu imt:r'l'l11to :-tatak. Sc no:l ICJ2,, t~h • ,, pn·o,·cup.ll a <h .:nutn· huor,· a creare. nltrcch(· m·ll'tnt~rc'"' dl'lb nazwnl· au<:hl 111 qndlr• oll'lla linant <kllo Statu, condi non• ia1 urn nh ti. ,,·olgnm·ntn ;tll'alllnt;'• 1·cnnomica pr11 ata •. il .l giugno 1!).!5. •llustrando alla ( ·amcra d,., •lt-putat1 •l prog-rt""" mtg-lwr,,. mento della gestione dd ltalanctc; , 1klla 'llll:\7111111' ddla Tes11n:rtil. enn><xna,·a agli 'tonca qudk C'lfrc d~t·. ntl 'q:nalar<.: unii <liminut.ÌIIIIc SL' llsihak ,. prn~n·,. >li· a del pc><> finanz•arou t !ello ~1.1t11 'nll't:c.mnm•a pr11·atil. iorn11 ano and1l la 1111g'ltOr<· 'Jlll'J:'iiZiolh: della ilundc tza ccnn<Jmtca dd pac,c. ln f<mdo. il mini,tro J),. Stdani ,. prcscntava come csecutor,· d<.:t postulata eh< .\lussoltm an·va t·nuncoata alla Camera I'Cillt giorni dopo la .\larc1a 'Il l~oma · ' ndurrc k Sp<SC, aiutare le inrz,. pnxlul1Ì1·e cklla nazione. ahohrc k residua! i hanlatnrc di guerra. nsanar,· con la maggtnrc celerità pos~ibllc il bilanctn dello ~till<l "· E 1 sacerdoti dclht das.,.ca ~ci enza dell'economia n on fXltl ronu chr· applaudir<: al Capo del go1·ernn c al ministro delle iinanzc. La pohtica i111anz1ana eh<·. con un aggel!J\·o tmproprio cd l quivoco possiamo qualificare fil<'llQrghesc. iniziata dal ministro Dc Stefani, fu proseguita dal sno suc.ces!ollrc conte Volpi t) qullc, assunse la gcsttonc ckl T esoro pubbhco nel luglio tg.zs.•\ q m• sto m1nistro si de1 e. oltre al perfezionamento del sistema tributario, la riforma monetaria c la sistemazione dci debiti esteri. Nel dicembre 1927 av,·cn•va, per decisione del Consiglio dci ministri, la stabilizzazionc legai<: della lira, dopo un processo di rivalutazionc compiutosi, come affermava 11 conte Volpi. c per cause obiettive, di giusta, maggiore considerazione mondial-: <!ella hra c senza alcun intervento del Tesoro in nessun senso, nè in Italia nè aJtro•·e :o. L'Italia era tornata dunque all'oro. Intanto il nostro paese godeva di una gagliarda euforia economica e finanziana. sostanziata da tutte le certezze che dà l'azione produttiva liberata daglt agguati di un fiscalismo avventuroso. Sembrava rinato, e forse non era illu. • :.ione, il tipo del soggetto economico indipendente, padrone di sè stesso c del .uo dc: stino. che non conosceva più ostacoli nazionali c statali nella sua atth ità


EDWIN f'ISHER

8EC!NALD MC ~ENNA

8UP&IIT E. BEC itETT

r r":c...... , E J. oyc Bon.-; l ~o <l l I'J:·m. HJ .;or.:muY 1 pohucu :.tt"l s poJe-c. O" ·è'1''11\d., ~q: r !O"t.' J,. la .oc l n:"''.<h "::1..:- .!.~TI e po de t a con" 7 • non ·he modi.) :i<.J ç.e a. ~o:r '07 J dJ!"l.Jt"tl't•

etadtmt• del!o Wearm:nJI(!r Ban.c .LlO ea J :c-?h~ di Ed~n. uno de• pù acri! t Y"'Jft r.an, dell'el09cmte acs•e:u~or,. dol1u sc.n:- ~"'~n i uno dt cn:oro che pau eftlcae~mcn·t.· f-.::::1 1~

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peSJdtmte della Lloyds Sank ~ anche un~ dot dtrelloo della Alhance Auurancc Co::l· pa:ny La suo nobtltò è mollo recente· _ln!:r:h eoh appartiene a quello schtera di ;x:r. creoli Ira ti 1931 e ti 1939 dai çovemi Ba•. dwm e Chamberlcnn NumerOSI depulah or Comum non aono che manonetre .dt cu1 l..orr4

Wardtr.çton muovo, nell"ombra. 1 hli.

'\ l prn1 ' anni della ca rsa. il gon ·rno itah '"" n rru di resiste-re sullt vccc:hic J>OSÌZÌO·

111 • ·"""'ntco-finanziari.:. t' I'OIIc difendere ~111 tllt.!ltll·ll:c la libera nlluta7.ion,, della lira: l;. l do, r:a d,., cambi è afìcrmata nel marzo t•1.1'.' l·''" , ..,Jic anchr profittare. a bcnt"ficio dtll' r~ 1n. d~llc condizioni st~ss.: del mcr. l'.tl" ' r,tt •·n zzatc, propriQ in consc~ucnza •1• Jl,, ·• 1' 1 dal l:Jasso tasso ~'intert'sse. E sull "'" '• l•l ;:; ~ ai primi del '934. dati il bas~ "l l '" ' lltctale di sconto c: le <JUOtazioni r•r""""' la pa~l dci titoli pnhhlici, si o f. Il l': 1, ·nn~·crsa?nc dci consolidati l ~ ''IIS .' d, l Llltono 1926 in titoli di r l?'~· '."1.· ,.... l"r cento. l risultati dell' _c<_rmtlllrntu• 1..,,11 1\-i, c l\·conomi· d" . opcra~tonc ti lotl.ttto·t· •kllo Stato si ,.a'Ìut! '.mc~ess, per '""l""' \1,, che lab'J . o an Ctrca 900 1 c utt.•.Ila era ma · .. . ' l '"'"'" .o •r;w i comp"t" l <1uesra 11 1 11.1 lr,,•·, 11 ~, 1 si ac . JX> lltCt C storici cui cmgcl'a l'halia' la l'·•r·'''"l" '· Ila gr· nd . · prc. '·• !: ..l • , ••ltito a ~ un presa coloniale ave. _cosptcuc SOmme r . . pc gla ar. lll;lllh "'' ' 'r ">t n mar itti . d, 11. "l"' /II JilÌ. 'la condm• c aerei; l'inizio ::n• rra a 1 \ · · Otta della co t • Inca orientai s osa c c. da ultimo l :m;" rn • rt·ro p "''.d, ',..., '"Ilei c resto ad aver . ' monct . , . ragiOne di tllllllr, ,. <"!t passarono >rar,t dn·cnuti insosrc. '"l'•·r-tt"""'· Lo Statd ~st? nel regno delle '"'"· ,·, r;, "là ·'·. Italia no, come . . " ' "·IlO a 1111• SI C ""lll•·tHn 1 .J l d"lrCZIOne . opera di d"ISCtp}a. · . del] . ">Il<• 1;, pr ""lll d" a vua ccono . J:.tl.rll \l' "' r nect·ssità social' . llltca •· 111<' dci , • mdcro. 1 a (< ''11111, ,., ere<)· . 9 34 era stata im "·1''""·'1' 1' l ~~~ con l'cslcro all'l Shtuto ~sta • camh, .. 1 .• 1 '111 prn,,,, .di'est : ' . a uenuncia d . ""'" l t-, tt e~o. a t prirni Ù"l et ere. l COiltmget 1. 1t ·1/Jrnu. , .lo ...,,. . arnenti d' 11 ' 935 . f111 • ato SJ rcs, · . e c 'lllPo ~ g~udtcc della r. tnuta " lll•·•to• dcii l~thna, Ili t andn t . l ~ crca~ •onc ~i OPPor. ,1 ' na 1 J a . nuovi . Sta. ·' ~:an,., r:n;1 <: l' · ~ . coalizione <'ol"l'" r,· ·ti asscdto ccono . sanztonj. · mac0 f · C"O\'cr 1 tudl;, '''m.:.- 11 no gh ultimi •. etero '-!tit ndl'ua· un\: dello Stato ch ' Pass, l'erso 1 • ''· ~ eh 1•· •uso 'd cooqK>r,,tllas e tdl'Ol<>gia l chc era ltmr~•. \,'Il ne tno ~vt\'ano già c a Pratiea •·c"'"ltnlca. che s~Ost una grand~re_rarata da l'"rt<~nt,. <h ' Potrebbe d" n voluzion i tre assa·1 PIÙ . irne te;.,,,. cn11 1fJUciJa ""1. "" ltica s . tu~ sta c c non 5· · · "' rt·n"' s'·•lu l non ne fo . t tdenti. 1-:"t'n•lo 'lluaz~~~~· trasforrnands~c ti COerente uncn t an~t·lltl materiali t " . c CaPovol ru 1• . mentali lo ' 'P• soc· . • t Ile llllpetlirà ; Stato r . tah e l evasion c:-qutsirà, l' orma, ,. 11\:llo Stabilire un c sotto qua] . o.. A "'"'*tro <:arnbio f Stasi U., ISSQ dcIla

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nnh·•olmullt' olt' t'r><· da ·qnelk ù tlflt al ia. Xono.stantc la troppo som. m;tn:t , P"'tuma :tnalol!ia 'tabilita fra i due popoli, che ~rcbbcro :-t;,tt t·.t:ual:n<eutt it·ritt tlall.< ing-iu~t izia dci trallati di pact. i: un fan, cht "l t<:rmint· tldla ).'ltt·rr;, mcmdial~ la vosizione di una GerJru~ui:t colp1ta dalla <h>iatt,t • '"''"l'"~ta !X'rciò a rappresaglie c<:onomichc: dnri~<i:m·. non ~:ra a~gua~liahilt· a qudla dcll"1talia schiuat«. 111:r lu ntl'lh• t(·oricant-·ntt·. ira ), ~~·h·nz,· 'lltnno~l. Se non altro. !"Italia non l'f.!. "')'lH J'lllCUhO t!dlt• 'J><::!f•> 11011 ;tloCOfa chiaramentt- delineato Jc)k nparaztoni di ~-:m:rra. 1.,. vic.:n<l, iinau ziarit:, t-<:o nomich.: c mora!· dd pot><•l" ll:tk'c" ~i }"'"""'' •taioilirt· 111 IJucst"nrùinc. 11 primvtocriodo l""t.l•dllc<•. cht· 'a da ''"'' all"amnnnn tld 19.Z3. è quc11o d.-Ila cat«· ~trni, finanzian.t l<•~ ..lc do\ t~la ;,l <."rollu cld marco. Quando noi dcplo. riatno J"m0:11.i011 moUl'l.lfÌot cht ~j pr• ><IUS~l in Italia <.luralllt: l" dO)"' la ~rucrr:t. non duhht.<'"" •! m,·n~il"::rt olp~>stnlatn ch e ilt•iù alto li\"d!" ddla ctrcr,Jazinnt· IÌ<htet;HI,< d., ""' Ili"' SliJK:rÒ <h m<•ho i .21 tmliartli. Ehht·m. cht· '""" 1: qth·,::t .:tira mt.,mirnn:n <1.:1 yari trilioni di marchi eh...· 'ot~;i\ au'' l:t ';.,.·rnl~,ut:t ·\·l l'J-·.," CJuc~l;a. 4l tlir \er o. nnn ...-ra tliÙ , ,•mphct tnilat.u•tl'. 111,1 i >nlnnn;on~>th l" annich ilnnemo della mnncta. Tahtut • >pllt:<'ll• .:hl t! .:~..::.. ,:.: no;,•,·.. iu tl.ri,ullato tli 1111:1 battaglia in1t· ....:tn.\ i r:1 '·''''" ,.. • ....... tl ,,_.....,·1:, !,t.r :tthlu:-o"tn-1 ~lt,r•.JC.a.tm:nh. l'uth. ft.: ...;.:l:t\\-11\ 11"'11, t1dLt fl·,ltH't, l.cl ~l"'"~''/101H... n\·l :-.i \"ngli;t prt.1!•

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S< ; 'o Por lland . U. S. c\.. Ottobre 1940. F....Oulll daOii izn-i ta.oo 9 U •caricatori del porto a ritia.tare concorso per eompletcr:r• U ca:rieo di rottcali di ale u.o..• oaori Qia-ppoo..L •

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lo • •"' ''a i[aoxoiUe. S. U. A. ':" m terrione Q aed.cue uoa riaao lro m.iDc;rtori K'OI*'

.h (JiHI ~··nso ~"H rak d1 smarrimcmo ~ qua· st d t ,·oluttuosa perdizione da cui [u 1nv~s<l la c~rma nia d i i rom.: a una siluaxione tragtca l n!tnuta ingiusta , c dall'altra di un calco~u politico c d 1 ~tratcgia economica : spczza_re tn mann a 1 ,·m c•tori l'arma della 1·cndcna hnan· ziana rapprc,cmata dalle riparazioni di guerra. c nello sle>SO tempo s1·entare la vasta s~· · 1 1· · ' " ano or..anlt· eu lat.tont: c w 1110 11 ~trauu:n ave' .,-et· zato acquistando largamente la moneta. g

. 1 t na nvalu· mamca fidando nella sua non on a rOO tazionc. Intanto. la morte del mart? P oceva effetti sociali c 1norali semplicemente .. Il . • cd sca . cade,·ano enormt m seno a a SOCJeta t c · 50 falciati dalla morte -economica. trOP!X! :~ro stretta parente della morte fisica, tutlt 'b"li. . di - -'di . fi . non sU5CtlU t che Vl\•evano rcu tt ssa . • mcdi di rivalsa; si proletarizzavano a_ ~~~ .b-: che includevano molti inteUettuah 1111JlOSS~ Jjtati a far parte dell'immense:' ~.re: godisoccupati assistiti e sovvenzK>nab . vemo della repubblica wei~pa, e. sa ';:; paravano rosi inavvertit.aJDente ~ sdt~ la grandr riYoluzione di dcJaaalll. U


J><:n cxlo i.· caral!cri7.:t.atn eia un;t rapida ri,·olu;.:ion~· ,. ~tahililza ..done dd marco. comgiunta al 11agamento delle riJ~arazioni che 'hhl' ini7io lh'l 1<)25-26 in hase all'<tccorciot cl• Lundra Jd ICJ2~. Si tralta'a di 1111 um·re pr<>grcssiw' c non mdiifen·nh. che non tanlù a far s<·ntin· i suoi c·ffetts ~111 bilanci" ùdlu StaU• omtai .sprcss•l in marchi-nro. D'altra parte, voichè il gon·mo dd R•·ich non vc>tr' a tn tempi• <li deflazione abt.andunarc al l•m• dc•stincl le innumcri >chicn· di rlisoccupati ' tllll't·\'ll pc.•rciò sOpJ)(Ift:trc ioru spese per J'as. ~btcmil ~odak fn trQpJI<l iacilt accusarlo eli mamcnc.•re cronic<.1 il cli<a\'an;.cu dd bilanciO. in YÌsta elci \'Crl'amcnti pa npar:~zwni che accc·ntua,·an<) la loro progn,~i,·ità "uh<>nlina. tamLntc aJJ';,umcntata prO!<J>crità dd Rcich. \ d cmta tiri iorti pr<·stiti contratti aiJ',.,.,.. ro, :1 pi:tno Dawe~ fini J)<'r crollar,· allolrch(·l'agcn tc clclk rit>arazioni con_st;,tÙ che· •l t.ilancio i'Ubhlicu. JITillClpaJc indÌt't• ddfa ~J>I. · rata Jlruspcr ità.• si tt•nc' a pa..,~i' o. La pokmi. t~a stranina ùenunciò tak )':1'"1' isà Cll!ll<

Loncù11. 1940. u., capettv della City. la roccatDrte della plutoaczaiG bnlaaaic-o. or11 _ . ,tel)lrto dcolle t.oaohe g.......UCIIe.

mi:t ,. la iin;lllza tl.-11;, Gam.111i,t <hocc;inu 011lo stcsso JllllllU 1.lt arra'" ~· ~~ a~~itlun01 ndltJ '_l<·ssn ;.istnna a nsi erano .l!'llllllt <tndlc 1J, J. l ltaha.

Sopra. Mic:higCD>. S. U. A. S..tceabro 1939. Scio.,•r=u cti iabbri.ca: cti automobili OMa.!iscono i jiugttnt..

A a.JJ:li.ltra D la:aaoao IIICIUC1C'10 di Sa-n va.t.Dtino~ a

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Cloic:o!Jo (W ..bJ»aio 1!129) c-w Ooq ... oa.oga:~ .. I U· 1'000 ucdsi do UDa ba:oda ri• oJe.

C VOlu ta>, c IIOJI pochi I'CUIIOinJ'l l C.:<lllcill'l'fll a lode indiretta ùcl ùo110r :o;chacht. dirc·non· :Iella Rt:ichshan k. che· la G•·rma11sa <1'<:\" ,,.,. gato le annualità t·awt•' c<•l prm clllo rl,·• prestili contralti i!ll',·stcrn AJ piano Oa" es succ<·'S<' cn'i il J>IÌI m< >cl·. sto piano Young. accompag-na111 dalla t'ltlllzione della Bane<t dct pag-amt·lllt mu·rna/ionali che aveva il com pito d t son •·ghan· ti polso economico tlella l,,·rmauia c ds pn·· serva r e l'organismo del R< sch da t commt·col. Pi funesti di t re)ppo sensibili rrasfertmemi d1 capit.lli a ll'estero. Ma il piano Yo ung ha vii.:. a ncor:• più l>rcn di qu~llo che lo av~ve p rect'dn to: rssn rnnurc· sotto i colpi ddla c risi economica mondiale·. ~ con esso muo io no IC' ripa razio ni. Si entra cosi ntl terzo periodo politico t·d ECOnomico della Gcrmani<A. il qua le coinc ide presso a poco con l'avvento d el na zionalso. cÌ<Ilismo al pottrc, e che pro prio dal nuovo regiiDC rictve le Sllt' caratteristiche jmpro ntc

c il suo s~ifiato l!Chicttamentt rivoluzio. aario. Per vie sensibihntntt divtrst. l'econo-

..


UN CJ.\P DELLA STORIA

lla/.ionak nd >cnso sopra J~·fi mto po~sa cor. rcrc. è quello th non essere quantit:uivamt·n. ,,. proporzionata al ,·olumc degli scambi in. 1ani. In questo caso può accadere che l'in. dividuo abhia a sua disposizione dci mezzi <li acquisto piuttosto illusori. c comunque non in rapporto coi beni c con le merci che il mercato può fornirgli. E' questo appunto l'incmwcnicnh: che taluni credono di ravvi. sart· oggi in Germania. :\la è nondimeno on·io che, quando lo Stato controlla la produzione, non meno che gli scambi c gli acquisti attraverso un rigoroso razionamcnto dei generi, con t'esclusione di ogni forma di accaparramento, vicn meno anche ogni possibilità di crisi. L'eccesso quantitativo della moneta si denuncia da sè. t ovc lo Stato non creda in tal caso di ridur. re la misura degli stip~"'ldi " delle merccdi, J.!UÒ benissimo avviare ' suoi cittadini sulle vie del risparmio, in vista di beni futuri che possono matura re soltanto mediante un ac. crcscimento della produzione. E questo ap. punto è il sistema scelto dalla politica finan. ziaria interna della Germania. ~ci rapporti internazionali, poichè le merci si pagano sostanzialmente con le merc:i. lo Stato nazionalista integrale può sempre esse. re in condizioni di procurarsi le materie pri· mc e anche l'oro. Rimane tuttavia pacifico

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Hano Holbeìn. • U rkc;o • (d.:.t c Bùdor de• Tc..a ~ •

cht•, in una trionfant.: c~pansionc politica. la qual ~ c~tenùa ll•llcvolmcmc l'ar~a dd mto\·(l si ~tcma economico, gli scambi intcrstatali sul. la base dell'oro o delle così delle valute prc· ~iatc, sono soggetti a riduzioni profonde che finiscono per toccare l'annullamento. In uno spazio economico pluricontincntalc cd emi. sfcrialt·, l'oro diventa assolutamente inutile, c coloro che: l'aH~ssero c che l'hanno di fatto accumulato come una condensazione pura· mente simbolica di beni. possono alla fine tro,·arsi in una situazione non molto di,·crsa· da quella del mitico Re Mida. lnduhbiamcntc, la lotta ciclopica di cui abbiamo dato rapidi cenni, degli Stati poveri contro gli Stati ricchi, ossia forti di ricchez7.<' accumulate nei simboli della moneta e del. l'oro, non è andata esente da gravi sacrifizi economici riguardo ai primi. Ma si può domandare per quale altra via questi Stati poveri avrebbero potuto raggiungere i loro fini , c se i sacrifizi da essi imposti ai loro popoli non sarebbero stati più gravi, anzi, addirittura impossibili, qualora avessero preteso condurre le loro guerre rivoluzionari<: osservando i precetti dell'internazionalismo econo. mico c finanziario. &o Il! LIO C O L ..t. •..t. a t'NO

AL TRAMONTO del secolo ~ g mia carolingica si tro,·ò nel mondo mediteJ raneo al ~ospetto di una sttuaziOOC ltrJDa mente somigliante a quella 'be dcbboao f frontarc i ministri dell'c-conomia desJi Stai totalitari europei, posti di fronte ad uaa n refaztone J.urea nd propri t~riton, au s contrappone unòl idropica satlllUIOOt awe in territori eJCtracontinentali. Anche allora, al momento del pusa88J' tra i merovingt e i carolingt, l'Europa fid una impressionante caref.uione di oro ne paesi del bacmo occidmtale del Meditem neo, mentre le \'aiuta aurea si ~~:cwnuJa\1 ne paesi del Mediterraneo orientale, dove er venuta a wnfluire in seguito all'intensisslflll commercio di generi di lusso, pratiato so pcattuto da siriani c bazantim, pnma che l. invasione islamica rompesse l'unità «OIJOIDI•· del mondo mediterraneo. Le conse~:uenzc d quel fenomeno e t rimedt che furono adot tati pcr fronteggiarle ~no essere utilmcnt• ricordati a chiarimento dei provvedimenti eh• l'economia europea \'errà progrc:ssh·amcntl adottando sotto la guid.t \'igile e preve&'Cllb delle potenze dell'Asse. Si è oggt inchni a ritenere comt tnsostmt bile il <onsueto punto di \'ista, che segnala scomp:usa dell'Impero romano ;~!l'epoca dc in,·asioni barbarache. Se un regime monctano t ti segno più sicuro di una determinati stM tura cronomico..lin.&nziacia e se il perdurare d una determinata struttura et:ooomilO-fin.anziaru significa il mantemmcnto di tutta wu \'lSII costruztone politico-sociale, noi dobbiamo diti che l'uottà amperiale di Roma si è protrai!J molto al di là della comparsa dei barbart .al suoi confini e della loro inrullaziooe al di q dt éSSi. E' ormlll acquisito che i regimi barbarici, i quali si divisero le spos\ie di Roma. ~ guardarono bene dal toccare il sistema moo tario romano. Il vecchio soldo aureo roman che Costantino aveva ristabilito nella sua i surrogabile funzione e aveva ufli<:ialmente bilizzato nel conio e nd valore, continuò essere in tutto il mondo mediterraneo, lungo tempo dopo le invasioni barbariche, unità monetacia ufficiale e invariabile. Il c in altri termini, ci assicura che la compagi economica dell'Impero rimase intatta sotto alluvioni barbariche e che la vasta ossatu tecnico-finanziaria creata da Roma attraverso territori gravitanti verso il Mediterraneo, pravvisse, salda e resistente al trapasso pu mente politico. Noi possiamo soltanto const:J re che l'intensissimo commercio mantenuto d l'Occidente con l'Oriente sulle tradiziotuli di comunicazione marittima, che avevano i l , scali regolaci fra le C06te della Prov~. i italiani del Tirreno le coste oocd-afncane e empori del vicino' Oriente, favori il pro sivo trasferimento delle riserve auree, sott Regni barbarici, dai .Paesi ~dentali "~ Siria, le coste anatohche, l Ellesponto.. tava di un commercio princip&Imente dt


di lusso. èk qudli indts~bih ~Ue raf~te e lussuose imbandigioni ocadentali, al prntoso e ricerc:tto mueriale scrittorio. Perfino gli asce, l ti del sesto e settimo se..ulo, : he pure erano ;J quanto mai puchi nel loco regime aJun..ra.u-e, ; erano tributari ddl'Oriente per il loco scuso 11 e sarno vettovagliaru.:nto. Gre~or:o ~i T~s 1 • parla di un eremita de~la ~~~ dt NIZZa, l il quale si nutriva solo d t . radict, ma qu~e ra"' dici che costituivano l'uruco suo pasto g•oma111 Jim',, gli arrivavano da Alessandria d'Egitto. f Un semplice dato di questo. genere pres~ppone ~ un oommercio la rui :tmptez:za, va, evtdente. s "mente, oltre quella $C111plic~ importazi~ .di t gioielli c di tessuti pregevolt, che ha costìtwto 6

sempre ~!!"antichità uno de1 numt-ri capitai 1 ckl traffico mediterraneo. concesso all'abbazia dt" Corb"te .1 Un .,... diploma . u apn~G,.716 da Chilperico 11 off · . f d . • re e 1e~h. ~ ~tat1 ad una ragionevolt- t' Vt-rostmile anJuzu>ne ~torica. 1

Questo di~l~ non fa che conft-rmare alcune COOCCSSiont che erano st~•- gt"à . . n 1asaate Corbie da ~otario III e da""" a Chilperico l E queste concessioni consistono nella t .. · . . au OC1zza. :uone. concessa at monac.a di prelevart- mcr . J uilmtllm fiui di Fos. Cl a . Nulla di più interessante che l'en . d i queste merci che i monaci urncrazJOne Eceone qualche saa.... . f'OSSono prelevue .bb · 0 oo· . 10.000 1l re di

ulto; 30 mopo· d"

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. una specit- di . J>t'pe; l ~0 libbre . O OC~t'fltalt-); 30 J" prlJI. faJo . l J1"LL • d t ' Oin.ino . 2 J "I..L tbbrt- di • uura dt • •uurt- di Illlm (pianta . cannt-lla; 30 J"LL 8aro. ..J arolllaf . •uorc: di '~~eri; 30 libbr d~ca ~let'ltalc); :so t· ro. olive· :so . e l pistacchi . •bbr~ di .... •. man1 di pa,.,; • 100 libb . 1'101 sappiamo r•CO. l't d1 di Corbie illlnov~lto ~e che la monlCI.. •.q '1>6 . -· ..va un cnn-. •.. . , q.-.. . nutncr0 . ~-"'lltta saportttssune 1 .. . --lo ... di n ev~~t d ~~-- . ....... s-..: ..., e i a el • .....oc: t rnn..... ~· '"'~e ra{f.~~ pr evart- dai d :""."'"'<"l etano "'<ate ~ eJlOsih del fisco autori~ti

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A sLNStra U veDeau.ela:no Lau.r~o Carlos VillcmueYa. che toDdò u. Po:riqi \UlG. ''Bo:oqud ~rie<DM·· • aparl M1Wl uaca portcmdo ...eo l& milioru di lrcmchi. A destro Laatenua. cele.bfe tnd:fotor• pa:riqiao. imputato di a-••r .o1otia:a.to 18 milioai eli tn.

fatta per edificarct sulla temperanza praticata alle loro tavole, se no• non f<>SSimo autorizzati a pensare che le spezie all"epoca dei Merovmgi erano di uso talmente diffuso, che anche la cucina dei monaci non poteva fame a meno. Gò è tanto \"ero che il medesimo diploma, oltre ad autorizzare il preievaroc::nto cospicuo, minutamente registrato. autorizza. in più, i m.=nr dd monastero che vanno a fare il prelevamcnto. a prmdersi per conto loro una libbra di garum, un"oncia. di pepe e due oocie di comino, ad ogni tappa dd loro viaggio. Il documento è prezioso percbè ci permette di argomentare che se c.osì ingente era il cooswno di droghe e di spezie alimentari, ·molto più ra:gguardevole do'"-eva essere il coosumo di tutte le altre mercanzie, che, con il floridissimo commercio marittimo attra:verso il Medituraneo, partivano dai

porti del Leyante per ess«e sbarcate nei porti deli'Oc~te. Proporziooato alla iotmsiti dd traf6cn eo il volume dei ambi IJlClOCti:Ò. • · Via di cOIDWlicuiol:ie obbligata veno J"Orieote asi.arico, il Mediterraneo orieatale. con i suoi em,poò siri e bizantini, avc:vs·molttc acceotrato m Jè il «llDDDCCIo presso <be mooopofutico ddla. .$da. E' questo commercio ioteo-

780


sissimo che spiega il fatto della copta impcessiooante di monete auree biuntine, che dal quuto secolo in poi, compaiooo sui mcccati ddr Asia centrale, ndl'lodia ~ridionale c settentrionale. Come lunoo constatato i migliori storici ddl'lmpcro bizantino, quali il Va. silicv, monete auree, coniate con i nomi dcglt Imperatori bizantini dd IV, dd V c del VI secolo, Arcadio. Tcodosio, Marctano, Leone (, Zenone, Anastasio. Giustino, s'incontrano sugli itioc:no commerciali dell'lndja. Quel bizzarro e, nel medesimo tempo, sagacissimo viaggiatore, che fu Cosma lodicopleuste ci dice, ..:ome risultato delk sue osscrvu.iooi sui posu. nella sua Tof'Ografia Cristiat14. «tutte le Nu.iont fanno il loro commercio con la mooeta romana, da una estremità de{b terra all"altra Qucsu moneta (•l 11omis111a o sulù/us) è considerata con ammirazione da tutti gi• uomiru, a qualunque stato essi appartengano ». Cosma racconta, al riguardo, un episodio interessantissmlO, che dt mostra quale profondo rispetto ispua= ai suoi tcmp• in Indta la moneta aurea

mc

p..._ovvi cli<:bMi..U. ilo -Cl ..;., eli Lotulna

Sopro

..,.,_ la _.., ciel MCOia ocono.

A wntllt? ll.aarrie delle dCUM ph•IO<Hlicia io91eM. Ua -.....J>Jo e.lebNI'Jo a Lo..cln1 a•l 1125 ee.. U coaeono d-l d... cna:W -leritl cl"91i ......

bt:u.ntina. Lo rifenamo. Il re d 1 Cqlan nen amrru:sso un _mercante bi:u.ntino, tal Sopatro, c alcunt pcrstant alla propria udicma. Dopo avere fiCC\'uto il loro omaggio osscqtJIOSO lt JO\"ttò a ~~i. Dopo dt che !"interrogò: «In qualt condtztont st trovano 1 \'ostri . . l Ome \·a nn . o 1 vostri aff4..; > .. 11 paesi c .... » nua q~l do manda esst risposero . « Bene .. p . · •. 01 nel corso de Il a corwersallone "l Re l h"•esc · cn. • .•t d • 1 \'Ostri Re è il più grande c il ~ '<.....e Cl L"anzuno dCI pcrstant prend Ju potente! •. la. parola, mpose . « E" ,1 n en pron~te P•~ potente, ti ptù grande ~-~0 R~. ~e e il <htama ti Re dei Re c: • t ptu ncco. Si q•ole ». <;...~-· f p.lo fare tutto qud che ""'l"""'fO Cattaoto t . •

°

d trettamen~~: a lui, il Re

aceva. Rtvolga~dosi

lo tntttpdlò : « E nspose . «Do ente da dire?• E So tu. · po che ha r1 · patro tu che io dtca? Ma P'- ato costui che . v~nt~, tu h;u qui aJI:C tu \1JOt appre:o<kJ-:"01 esamma.J, tuttt e d tua presenZa • due R la conto quale è ti u~ e Vedrat subito e: tente » 11 R ptu 11\aestaso • . per tuo 1 e sorpr « Ma cornto . . eso a queste " 1 pi'u po. Re? » E "-puo1 dtre tu che . parofe disse . · -"'pat ro r l" IO ho auj · monete dell' ep •cò : « ~ sl ~ l due sma dell' uno c dell'altro u : Tu hai le . uno e la ·4~ · naJ Cioè ·1 rtsto, dell' 1 arma, vale a d1re . 1 110tni. a tro ~;.__ . ·1 scoprtrai la veri~ --mtna le loro ef6• milta. due lllort . *· Dopo 8C e .... romano, non hai ni

ete. •l Re dichi av~e ~ "' r~ ra.on.-__ arò to le .• rr~tavano . -\at.t~ "'-· pcu splcodid . • tndubbia.n-. "'lt' E allora d" a ptu ,.,.. --..utc: 1. &randi ~ lnò che si r-ttate e più ... COfldurrcOOori: lo foce lltoo~o a ~a. c_ a SUoo di 1:aJnbu""re o:.o.v....... . . su un d({~.l •tt-...:1.- .-:..... a ~ fl tnt0cno &ote e .

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li~r~ molto più pesante (491 grammi), suddi. \ssa 10 240 spezzati d'arge'lto puro, che por. tano o conservano il I10f'lle ds denari. Questi c..lc:nari e gli oboli di un mezzo dmaco sono le sole monete realmente in corso; nu acanto ad essi ci sono alcune monete da conteggio, S(m. plici espressioni numerali, corrtspondenti eia. soma ad una quantità determinata di dcnui, Essi sono il soldo, che probabilmente, secondo la numerazione duodecirnaJe dei Gennani, cor. risponde a 12 denari e la libbra, che comprende 20 soldi. Senza dubbio quesu piccola moneta non è fatta per il grande cornmercso a distanza. La sua funzione principale è qudl.t di scrYire ille contrattazsoni dei modesti mercati locali, tanto spesso nominati nes capitoiJri, nes quali le Yendite e le compere si fanno per dt?narataJ. l capitolari non citano altro che denari di argento. Nessun dubbio che il sistema monetario di urlornagoo segnò una rottura completa col regime durato lino all'invasione i'larnica e riYelatosi inapplicabile a che il nuo\o ,i>tcma monometallico su base argentel rispose .•degu.ttamente ai bisogns dell'autarchsa.. . Il ,leciso orientamento Yerso l'economsa Js . ....iplsnata risulta da numeross esemps, akuni dci quali, registrati e stuJi.1ts dal Pirennc, appliono an<hc ogg.i estremamente srgnslicativi. Uno dej:li artÌ(Oli ds più larga smportazionc nei p.1esi dcll'Occsdente cr,t JIJora si papiro. Abbs~mo n~to dalla c.uta ds Corb1e che ogni ~nno la b.1.dsa comunun per proprio conto <inqu:tnt.t tomi ds papiro, prebati dal a/14-

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tigianato. Noo potendo più c6m~ in valllta aurea le prestazioni ri.cev~, ti ~~ carolingio ripagò, in terra, ' SUOt fuOZJonan e i suoi dignitari. Il valore della terra ne fu straordinariamente ~uto. . 11 Pirenne, in uno d~ capitoli più coovmceoti del suo volwne (parte seconda csp. ~ : G/r iniu Jel medio e11o : par. t• - L'or~dmzu­

ziotU economiu soci4/e) ne di an.a dimOstrazione esauriente:per concludere che ~ come da aiJora la rerra apparve e fu ~fcttt~te il fondamento essenziale della vtt-a econormca

(pa.g. 293), quasi a insegnarci che ogni. ~~no­ mia auwchica è essenzialmente e prllnthvamente una economia agraria. La pri~ batta. g lia autarchica è sempre quella d~l grano.. . La nuova economia autarchica carohng1ca ebbe il suo appropriato spazi~ vitale: e fu .ta curtis. In verità la curtis medtOC\•ale, cosl la•ca come ecclesiasti::a, non è un compiuto esempio d i costituzione economica autarchia? Natumlmente, il regime autarchico curt~se del m.edioevo non pote,•a n on subire le esagenu strto. genti della ristretta viabilità e degli ancora pnmitivi mez.zi d i comuoic:uione. Oggi, a di Fferenza di quel che accadde nel trapasso economico d.Ula età meron ngica all'età c.uoliogica, sotto la pressione della r.uefazione auret e del paraliz.uto commercio me.

A "ie~tro New Yodc. Geooa.io 1930. PQ.rùto do-i po~· aao.ti io uoa •ia durcmte \UIG delle quotidian• bottogh• fra poli&ia • Qanqater.

:--Jo1 ~.tpp1.llnO, inf.ltti, tht d pap1ro. l"l'·"' .:lente .dlorJ .dl.1 nostrJ r.~rt.l, t•.l 1nd1\PU1':.tbol~ a tutt.l l.t '11.1 .Cnlridlt.l l' .unn-:101\lratl\.1 dqd1 St.l!l. Il funlion.unwto ,!,·ll.a \ al.t rubbli,.l <Vmc al lll.10lll11mc.:ntu dca lt.<!l\lfl dd lh.-u, ti•· 111(' J'C,t:Tlll10 dclJ,I profl'"IOill' llUI.trÌk l ,!.:iÌ .1:t1 Jcl tnhu1uk. ,c,i lt: ,orr"pon.llnzt· P'• ,·.uc lOm<: <1ucllc dt,.;ls 1\fiCUII rnon.t~tlll. tu!'u c.:r.1 .tftidato .ti pap1ro. D1 quc~ls tnurm1 <J.I.\0tit:ltl\·i d1 p.tparo .hiùpc.:r.ltl nd mondo O<.< l :;-ntale nc1 pnmi ,<:-.:oli Jdl'lmpc.:ro <l -c:nt' nm.t>t! ,O>Ì ~laT~I 1Llfl'111t:Oll ..CmplHtiTitflll l't'Hl~<.' 1 dm11 del :\orJ !.loto piu dur1 dd 'lim.1 cc:Zl.mO. non h.tn pcnn<:'\ù .1l1.1 l r.tgih::t ,id p.1p1ro J1 ~oprl\' iH:rc l[Ui, wm<: 'ono 'opr.t~­ \'iS\llll <00\Cr\ Jtl d.tllt ,,tnh11: q.:w.lnt. l j'-lptP <lell'Cf>Ol.l Jet Faraon1 (· dn Tolom<:1. MJ non ~·i:. pc.:r qut-:.to. d.t prtndnc Jbba . .'(Uo. Non possiJin<' ~ottov.dut.trc: l:.t quantu.ì enorme Ji p.tplro ,1dopcrat.t tn O,uJentt' ~ti ­ l'ora Jet tr.1passo d.tll't1.ì anm,1 .di'dà mctiiO<:\'alc. Or.t l'Egitto a.\ t\,\ il monopolio della for. n1turJ del m,ltcri.tk \trillO 10 p.tpor.ttl·u 111 tutru l'Impero, <ame. SI potrebbe dm~. a.kun1 pat..'Si del nord europeo. riHh"~imt d1 rc.:~IOO\C. ~cm­ brarono .godere fino .t potlu :tnni f.1 una spuit· di monopolio dcll.t t.c.:llulo~.l . Lo scompa~1name:nto c.lcl trJH~<o mcdite:rr.lnco .1! seguito Jell.1 irruzione i\I.Ulllt:.l rt."'ldè difllcoltosissimo l'uso <Id p.tpiro. <Oil1<· 1 n ~ \'Oig1mcnh odtern1 h.mno r('SO 1mpef\io !'.Il· quisto della cellulosa. dal norJ dell'Europ~. L'occidente t:arolingKo CS(;08JIÒ lmmedtatamente il rim('Jio e Fu un nmcdio autarchico.

Al p:tpiro fu 'o~tltutta su l.lrNht)Stma scala qucll:t pcr,I(.IOJCJI.l, thc fino allor.t era stata risen-.\tJ agli strilli Ji lusso. E le (Onscgucnzc ne furono 1Jr,~:h1"1mc c hencfiche. La toltura Zl>Otl'Cnr(,l nt n<tH·ttc un intrcmento tmponcn. te c gli ubertos1 p.1xoli dell' Italia settentrionale c della G1lliJ mcnJionale salirono ad una \'1lorizza.zionc mat rag.~:iunta pc:r l'innanzi. Anche allora ti ripiegamcnto autarchiCo fu foriero di un enom1e sviluppo della tecnica agraria e della piccola industria come dell'a.r-

Jiterr.mco, non è prù il taso J1 pensare ,\ ristretti organismi l'Cooomiu, ~ul tipo delle \CCchie costttuzioni curtensi. L'enorme S\iluppo dci no~tri mcui di tra. sporto, la rapid1tà 'ertig1nosa delle nostre lOmunicazioni, la perfetta struttura delle nostre ~eh stndali attra,·erso il (Of1tinentc turopc:o, tanno della nostra autar<.h ia un fenomeno in . caJc~labilmeo~~ più vasto e sostanz talmentc più eflia ente e ptu d uraturo di quel pulviscol.uc regime autarchico curtense, che ( u la conse. 783


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L'ani•o clelf~o _iaqlo • lo...lra. cticemb'! l!l34.aU. dùe.. iag!H>. • .,: • . dalle dieoe aJDenc<me • C"CIIÙIIe loflca cleDa 1934, L oc ..._&. trota Wt A let clot czYeya po •• n, '·'.l rllad.l!ia' h>glio e luia qi.oTUatte coo - 9""9StÌc<ltlcato 1. loro laolg •

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IL 18 GENNAIO del 1931 compariva davanti ai giudici dd Tribunale di Monaco uno straordinario personaggio Fuoz T ausend da tutti dcstgruùo «il Cagliostro dcli'AIIgau ». il qu.Ue affermava.. e le sue pa.rolt" trov,l\'aoo conferm.1 nella testunon ianz.t di persone dì una certa autorità, dì poter fabbrkare l'oro servendosi di metalli poveri sottopost• l. un trattamento di (Ui possedeva il segreto. Era un uomo d t quarantasette anni, magro, sparuto, con due profonde rughe nelle guance t" lo sguardo un poco .dlu~inato. Si r.tel'onta' .1 <.Iella sua g•o,·tnt"zza trascorsa nel pa<:Se nativo di Krumba,h sut monti dell'A IIJ:,tau, occupato fra il mesttere po<:o brillante di stagnmo e Il lettura dì ve..:chi ltbri J'akhimia. Gli ingenui cred<.tt<.ro alla storia di una fom1ula trO\ ata appunto io qu<.'Sti antilht libri, altri alla su.1 ferrea 'olontà lhe, pa.rttta Jall'ostin.tt•l certezza di riuscire un }{tOrno a ri<~'·arc l'oro, scncndo>t dei mezz.i più rudimentali a su.\ dt~po:.iz•one, dopo .mni c .mm di ricerche era nux'lto .t \'C~<-ler brillare in fondo .1 una "ecchia pentola il m.tgico metallo. Allor.1 - c: qui seguitl il racconto Ji quanti eblxro fcdt" tn llll ·- pre.entandosi !.l necessità di seguttare in un umpo più ,-asto i 'uoi c'lx:rt menti. l'ex stagnino si ri,·ol-.c aJ akun< persone. tru,-i> le parole adatte per con,in..:crlc. ottenne, ti loro atuto. Du::t·o k prime. altre scgmrono, <: oei!J. ~en.hi:1 <kt 'uoi .tmmir.tturi, st tro,·arono indusc con glt umih. pc:r:.on.thù ddl'.utc. Jd l'indu~tria e della politica. Presto il « Cagliostro dell' All;:.lU >) di,·cnnc propriet.wo di ..:astdlt 10 Sassonia e nell'Alto AJi~c. i <apitalisti gli offrirono >:rosse somm<: si,uri Jt \'cd cric r.tdJoppiate in "brc'e 'olgcr~ Ji tempo..~:li Jmlouattti mi)ero a sua dtspostztone i rc:>ti ddiJ loro fortun.t ncll.l 'ì·-~ ranz,; di riprt)tmarc al più pn.sto l'antico spknJorc.: ,!cl bl.hon<·,

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...

1,

d

Londra 1940. D ean..re dl una bQDCCl della City porto its scl-ro documeuli segNti. ~~

Londro. 1934. La capitcal4o ID<.Il••• ..., callon

Ji centro d•lla plutoerCl&ÌO. Ecco il aoHetrcmett bli11dato di uaa

delle ta.nte

banche o

cui

otJlW.-a J•oro eU

tutta Eu.ropo.

,.unun, po lrt t< 1 ' tJc:ro ,, ttn tr.ttto IJ. t'O~>tbt ­ l:ti ,J, f.tr f ruote alk riparaziom Jt J.,'U<:rra, al Ptano Youn~. m<ntr< },\ Rcntcnb:10k, l'istituto J 'cml\sionc trcato all'atto cleiLl stabiltzzmonc dt'l marw c della )U:\ temporanea :.ostituziont wl lll.tn.o r<-ncltta <-bbc per un momentò l'illu. >tOne d, poter, mcr,~ l'intcrYcnto del fabb~i­ <.mte di oro, stabtlizz.ue il rn.1rw su ba~i auree. N d .1 ?:!5, a\'endo ,già S<-nsibilmcntc allargato t ;uot proge_tlt. ft,-c costruire .1 Gilschtng, sobborgo Ùt M~)na.:o, un '.l!>tO Llbor.\torio, si riI'OI~c Jlla C.tnlelleno~ del Rt:tLh pt'rchè un fiJuuan? fos~(· delc).:.UO ad asst~cre ai ~uoi <"Spcnmentt. c iJ mhtesta fu soddtsfata dalla visita di S E. ti ~ocrale ~uùendorff. Ne comegui ~n.1 ~omenltone pn"ata mcdtante la quale l akhtmtsta moderno assi(urava al fiduciario del Retch l? sf ruttamcnto del suo pr~edimcnto alla (ondtztonc che o~ni Yantaggio fosse dtt.oluto ." profitto ùcJ popolo tedesco. Nobili intcndtmcntt ~ Ma Ludendorff che aveva con altri sottoscritto alla «Società l64 », ed avC\•a port.ato.l'adesic~c di Hindemburg. forse perchè messo 10 guardta dai chimici da lui incaricati forse per aver aYuto sentore di offerte fatt; CÙI Tauscnd ad altre poteru:e stcanien.• pur a'·end0 ••• : •..: au - ~ a1cuoi esperimenti che' ave-.-...to

7&5


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n ~' ·U'IO .t diffoo,kTSi t• iu in11.1Jta un·a~rvt tora, durante. i.t quale T :tu.,en,J. •i m Hato .J n

p<:tcre i suo& <:-sperimenti .dl'ui!ido IIIO!Idlroo ,1, M0na~o .tlla prc~nza dt giu.lici <!' di ()(ll"t rras~<:. non St S.\ com<!'. d.l. po.o più Jj ,hilo 1: muzo di piombo ccntOH"I\Iolunquc,;:rammi dt o~o. Ma gli C"perti lo d•chtat pn.stidagit.1torc- abilissimo, in conse,sttcMJ

,hc fu >ubito trr<."!it~·•o. Orà .11 Frousso <hc anenin. dopo Jl!l." :nnt ..ii •~tmttona. sfila\ Jno i num<:rosisstr:li t~a­ monr : nun(J\ ,t uno dei più tmport:Uitt, l'tndu,rriale Memhold morto dur.mte 1"amunon1 c: , om,·olto fino all'ulttmo centtsimo nella ro..

'10.1 ,!:Cncralc A,c,·a liquid.lto la sua :JZ1cnda <: m<:,SO Il r!C:l\0 ,JcJb \·tnditJ ,l dis~ÌLÌOO(

Ja Tausend, pot in cambac di huoni aurct t:h ,l\C\3 ceduto una casa di proprietà Str3 t• dr sua m.1drc Chi \'t;nÌ\'.1 .t testimoniar(.' per lua er.l un t:i0\'311<: fratello <'hc espose minut.ul1tn ~c LOn

qu.dt JrtÌ ,l grande in,·cnto•e avesse sua f.1miglra, ma tutto somma•., <JU0.>to non potc.-va rendere il povero Mcinhold .dl.1 \&tJ Sfilarono altre personalità che J.\"C'' ,mo .\Ssistato J.i f.lrnOSI CSf'<'CirnentÌ, C l<t lOn· dmione fu lhc '>C eifettJ\atnC'Ilte .ù termine u1 ognuno una pi<'coh quantità di oro era reperibile nc:t crogiuoli. non era escluso che •l ,h1m1co lo .1\"C:\.5<: introdotto inanertitamente Ja1 prt~ènti. Ma la nota straordmaria er.1. dau .i.1 quc1 testlmom mc mcora, e nonost.lnte l! truff.1 fosse \Uta smascherata. W:fll\'1110 a giurJrc: ~ull~ buonl feJc: c ~ul gento di Tauscnd. H (ommc:ruJnte Eithcn J1 Amburgo dichiltl· u ,!, ·" c.-r >Ottcscntto .lfl<ht lui alla grande i illprt~a perJc:n.!o in e~s.1 tutta 1 suo• averi, m.t , hc .1llo :.tesso modo l Ome .l\ eva fidu,·i.\ ncli-..td•im•su .111' atto dd 'tr~Jmento Jcll.1 quotJ ,11 'inqu.mwnib m,lr(hJ (quota, insistt'\a, li . r.lJ.:~&r.tto b

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1

L' Aqa Khan. uno dt"qla 1.1omma plU rÌccbi del mondo.

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o t• t Tanylown S. U. A 1937. Joba Davide Rocke· t•lt•r ''jYnll)r .. Cii Jltirno a -..an,atra) • i •uoa cwque hgh.

\ano d.l tu c·~rtL• rh..>:,ltl\<l. finÌ p<.-r fltl:.lr\ 1 d.tiL1 combm.tt.u·n<·. .t.l.lncl·nJu '.l,l!hi 11101" 1 ,)1 \.tl~tt·. Q·''''·' \0< •<·t.i in 'u1 l.t p.uol.1 oro ·'P!'·'· n'' .huru 1.& ull.t 1~>·1, <:1>0..· ln<.'ILO m&lion~· J, tlldldt, \ll\.&lo .l.t.r.:h J~IOOI\11 <· lo sl.th!lo PI«Cdo.t J., ~'1'·''1111011<' <kglt 1.:\<:ntuali uttli

•n 'fU<>t.t lnl\111.1 ; Il du,l&u ·r fmanz&ltoro. l'otcu .tJ .II,u~, <olf.:'bo~:nto ·~' nnyu<:· all'"" <ntor<·, m~ n tic d ~~ ' un, . .J

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( li gcnculc Lu xop1 n.tZIOllll. M l : rat\t J, <JU<:\I'ultimo l . .t l nt&~"'i"<'nÙo d'tltr• 'l'ltS<: f l.ln2. T .lusend · ~ PJrt(.' ,.,;, sf • P•t•l<: 10nale • "' umato tutto il ,. , . · .. ~ostatlurc · ~IO\mc: ùelll pr<.<tcdc:nt un .l 1tra SOcictl sulle brc dc Ilo stcs e, e nd m <.'Se d.1 d .. "-. 50 anno sor 1 &<em. '"" J, ~tudi L · • . se a « Socict' -· . d 1 bb <"•m&e, T•usc d a S.: tc:nts. <"i n~uc ~~~~~~i ~el VJ.Ior; n~~~~: !'c:;issione stituita, per .una, la t'li i cope ' vcnt iJ(<amm1 d' oso, obblig:uiona d rtu':" era co.. d' t oro fu '• a J,...,.. ' <>ro d .. fabbri so, o, ~dirla . '"'"' ~ilo.

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1

1

trasferl a Fribu ca.re. Poi net 192 Ch&atamentc, proponeva d'1 rgo, dove il rna 7 la SOcietà .

8 ~:!:...caf>a<ità d~U:~_re un irn p~.~it 1\Jtgau ~ 1

· ----ue prod '" tonn L -· o te · hnuare• oro otto, ~ lo .., .... e ~late• "". etnico ,~.. l <boaJ ltlel~ d i per il "lli ......._,o l:tscj 1 ..~ e

,..

ln.l.rcht. }.fa ~re dj due a_to con. 1 Prirn· rnilion· l du.flò· t e

l COtnin.


-l

;l~crbito d:u suo1 studi <: dalle sottili speculazioni dello ~pi rito. la sua si ddine;n·a per gli .)p<:ttatori di~interti­

s~ti, come quelb di un abile e pre,·idente spccul.uore.

---l l

Le somme da lut truffate .unmontavano a dieci milioni tradotti in lire, ed a,·e,·a a,·uto l'accortezza di tntestar~ :11 nome della moglie un casrcllo. due ville, un bosco cd .tltri beni 1mmobili, lutti acquistati col dan.tro dc.;:h J.Lioni5ti della. famo~ «Società l(w >> e della successl\·a. Si ~ercb di scagionarlo add.ossmdo gran parte della cclpa .ùlo sfrenato Jesiderio di lusso della signora TauscnJ. ma. senza nessun ris:..dtato. Come ci.-costall%3 :att<;a:\lD1ltc.Jl l nbunaTe C00~1&rò T.1 crcéu]ìtà (Ici truffiiì e .md1e TI - metn(:ntQ -storico d:c la ~u di ..alion. Mt:Ll.\'etSJ.''a tnflucndo sull'ambiente psicologico nel quale erano ;ru. turate le gesta dd fabbricante di oro, e in base ~ quç,ste <cnsiJeuz.iom lo condannò a soli tre anni e otto mesi .J, prigione. d1 rui avev.t del re-sto b-ià scont:~to du~-" tt-rz1. Molti St proponevano di .tttendcrlo alla Jiber.1L10ne )'H affidargli Ol!OVÌ CJpitaJj da mettere a frutto neJ ml~tero dei suot LCOgiuoli : personalmente, coi milion1 di,·cnuti di su.1 prop-ietà, le \"ilie e i rutellt, non .1\C\3 forse c.!Jto la miglior prova di saper realizzare l'oro, lo stagnino dcli'AIIg.1u? Il suo procedimento era dci p1ù 'cmplici. t n ,·cntà, e se abbiamo ben capito SI tratra\ a di .Innaffiare con .Kqua minerale del 1>iombo }>Qrtato ad .1lt.1 temperatura, c se ,.i era un scgr :o in tutto questo. d0\<.:\',1 esser certo di natura .tssai bonana. Del gcncn.. per c>emrllO d1 un innocente pennin , di stilog~ca 1.1.>liato c.\dcrc ncll.t miscela al momento giusto, c omcbc dc, ragg1 lunari la rui forza magnetica influcnza\"a pit'o o meno le storte, gli alambicd1i, i fornelli. e sopr;;tutto l'anu110 Jc:.~lt .Istanti. X. 1Hl .\4r0 A s.1n\.a'ro sclta!''

bc:ramenrc sottosçntta) lOSÌ al momento pn:~c:nte er.t .Jn(ura lhC Tausend ro~sedcssc ti ~ef!rCto p<•r fabbri.:a·:: J"oro. Un certo Pcters, Ji Coloni,t .tlfumò: «Ero t.tnto entusiasta dell' alchimisu T.wsenJ. che ,ottoscnsst pmna '">0.000 marchi, e in scgutto altn )0.000. Mia mo,glte d.1l suo .:anto ~\'C:\".1 dichiarato .:hc se non lo .nl·»t fatto. tss.t ne lnt:bbc dati il doppio dal suo p.ttrimonio per,onJ.Ie ». E dop,, ,\\cr par).1to, Petes mostrò :11 giuJi,, un p<:zz<:tto dt oro, .cnto ~rarnmi che erano b.lStati ~ .:onfcrmart· l.1 su:J. fede tn Tau.>eod, cento ~rammi di oro Lhc lo stcsSQ inYt:ntorc ~h .1\ '"":t ~rantito genuino ma Lh"egli non .l\"1;\'a m.1i pensato a tar o::sarninare! Ancora un commer.-i.ultc, certo ,·on Wmkkr, asserì di aYer perduto nel d1sgraziato aif.uc- (tru quarant.•mila marchi, ma di es~r ..on\"lnto più che- mat . he ltn giorno o l'altro l'ex stagnino di Kntmb.ith .wrebbc f.tbbri,ato l'oro artificialmentc e in gr:~.nJe qu.mtità. l"industri.1le Hohag( cr.1 .!t parere contrario, esse-ndosi accorto ~he gli c~perimcnti nusri,·ano soltanto se si allontana\"a dll IJboratono per gu.tl...hc ìst.mte. Dal cl.!lto suo, ti novello Cagliostro .:osi si diicntl<..\"a: «Un giorno. mentre mi tro\".l\0 nel mio l.1borJtono. UIIJ miscela di metalli ,·olgari improvvisamente e:-splose. Mffitrc ..ercaYo di rendermi ,·onto delle cause mi ·"·vidi con mio .~rande stu}>Qrc che nel fondo \'i era dell'oro. lo parlo .1gli scienziati : non pensai a una scomposizione degli atomi. l pr~ncipi chimici possono essere .1ffcrrati soltanto d1 chi ha intuito e conoscenza musicale. Tutti i calcoli sul peso molecolarc sono errati e la chunica non è oggi in grado di 1':1lutare in anticipo l'esperimento. &.co perchè 10 procedo in modo opposto agli insegnamenti della scienza ufficiale. Che m'importa di esser qualificato ciarlatano se questo ~·iarlatano è riuscito ;,.Ilo SCOpi)? » In un altro momento del processo, invOCherà anche gli influssi deUa luna per la magg1c.re o minore riuscita del procedimento, e l"armonizzazione della materia contro alle moderne teorie della scomposiuone atomica. Intanto, contrn.ria all.a cù.ssica figura dello scieruiato ~om·into

;

Mor9cm:

·· A·.-G'l)ti.

pìe.colo

ba:nd:ù•re.

(diLef"J':lO ·h frtsc:o Outm~T.t ne • t.'A~~-::Uc del 7 d1c 1'!07)

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DEL SIGNoa

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):'1 1 llk 'Cov,.,,. t li 1, •niqn.lll r.,

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1..1\\ dr l.anrì•ron. ~)111 ' " da !nn::-n 1\'lllJl<> n;, l':,m,cm,. dt•lla 1., Ila IIIOJ.:ht eh 1111 ioco,n lon-

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tra ;1ccnnn tllhllo lartlt: pno, ;cl'll';t 111h11u lan· le COSI' iu ::-r;llldt· ,. llt' aa >rgutt 11 1111 dndlo 111 .:ui. cli'~ratiaLcmc·utc·. l'o l j,.,.. cnutng, .1\ ,., '' I<~~Cta­ lo l:t 1 tta. J.'nrr"or,·. dopo 1r1 ;:t••rn• di prn Ct·"i ..n, "ra ~tatt• IIII,Cllo a

rond;tnU•H'' .1 111urtl. 111~' l'ra

i:l r,1 ::-r.cll;, r, l i'·' ro·ull dd 11111TI11

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mostrau arovvo contenti 4klla rou~

t<~nto "'n o. no fatt<>, t~mo brigato, che il giovine scou~ ~n <olalu arrt·,tato di nuoTo .: imprigionato..\fa La.,.., oorrompe.l''" i ,u•>i urn·ri.,ri, qualch.: s~ttimana dopo, tra b stupefa-

.tmn.: di tutta Londra. na<k,·a dalb png~one e ~i rifugian '"' cnntm<'lllt'. m l'. d1 li a qualche anno, do,·c,·a tsscre il pf't)l<tJ:nmsta d1 Ull<\ lldlt più mirabolauti nvemur~ ckUa storia 1111annan" ··nrop.:a. John Law era nato ad Edimburgo, il 21 apnk IOj t, <ht nna ricca iam1ghil. SU() padre, WiUiam, cua.~•J.:h..r,· 'l'J:n·to del Rt'. l'Ta un·fic.:: il che, allora, vote,•a dir!." anch,· h,ut.:h•crl· t•<l aw,·a amm4lssato. attraverso sptcuJazioDi rnnuna~t·, nua huo•m Jonuna. con cui ave,·a potuto acquistar~ nd H>5.'i ·~ l'ari~:1. JX'r '5.~ mila li•·r.·s. la carica di mailrt 4r; • un'l''•'>. \ntmstò anch,· jkr 1 s uo, f1glioli le terre di RandJc, 'hm t· th LaHnstun. il che pcrmist· ad cssi di aggiun ere al ''.'~" n•>mt· ~m prcd•c~w nch•iiarc. La madre di ) oh! La" ( '"" o.nn" ( otmpbcll. na u na ùonna antclligcnt. . . ' pan·ntata con la !:'T«ndc casa ducale di -\r •l A~ma, e tm· n~o~nto. nd 1tlR5 assmh. .

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• .•naJ:'IIIIÌq . ' 1•1 (1trl'tiOilt• dcJJ\·du.-~ l() J" h11: \'clnt'allon(' • ...,z ne dcJ figJ'lO h

hn. si eia farne 1111 unm 0 ' c t' S\'l 1uppo le doti naturali di l co111 ~"1 m<> c. Ilna spccte · Cot cnln c delle scrcnz,. esatte P~r . di genio dtl una "J>l:CJt• ùr lacuna. 10 f . o, c tra nrlla men•· <kl ' · un o.mht~ntc cosmopol· 1 au,• bene . .h·e VI\'Csse, poi "'stmprL;!.o\ lin . . . ' a, non nusc• . . • e ID l:'llt stranJC~r,. <: nuscì mar ad tlllpadronirs' deU la sua h ngua 1111 • • a malapena a parlare . l ~ \ vt·nt'ann1 ' f ~ss•rno f ranccse r scnvtr~. oltre d 1 · • ttlso ll·rcnt 1l gionnc se e " la \'Ila tr · ~rfetto c slo(zzcsc si trasferì a T -ndanquEtlla delle sue terrt 1 · • !.'Cc suh't .l..Q ra ra • : .v'g<>n a d,.lla PnSQ ' o nota.r e per la nobil beun gentiltaomu del suo Sptrito del PC>rt:m lle.zza ckJ viso va di un f no dcll t nto la fosf , dei hanch . . a astos~ elegan a sua convtrs...... ~ on. q l ter, COm za ed ebb ""''-'One $' ti ~eg i anni lond· e ~~~~ua delle d e u,:n Presto l ·. l r. trtghi aOJor . •."~s, risultò . amc più in . a SllllJ>atii

~~~:

~\lab ~tgnnà

~brò esS:r~' Id, studi severj~st ~tn siogolar vas~a. 4 vita di a SUa Pass' ' e dt avvent t ttl.lstJJglio di . londr ra SCtnpre IOne dotn· Ute dj gi aa. llanc:aad~: dis~teva' a~~che al di ~llantt : t fÌ UOco, o-s:a ntto lo Sii '

~Ile diSc ng~•lterra ~ra. la grandtdtJ ta,·o&o ~~t ace. credito u~sroni m~ e ti t'lovin tr~lÌont 'Iii! ~ \ vi~ b' era l'avv . ne~rie e .t S<:ozzCst . dtt rio . l ra~'-t':~rta l'i~ det~ Vitsa fol'll\ò la St ingolfò a,...~ Ftltrit ' selllbrò lt atno a tt()llotn' tonvinli-~ lai ~ .o ~ Lo ~tttr fi ~titld· ~ lnond· --.: tht Id ~Il- ti, che ..."dra ttli .ltlt; ~ ll~rio "- lllt. .\ ......._ ~ taDtt..., ·~a St Po , llon '~ lloi ''"'.._

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SOpra ra._


}ladrc. In Olanda, Law tornò a ,·i vere la ,·ita di Londra: vita di raffinato gaudente c di acuto stud1oso delle cose finanziarie. Egli 110rtava già con sè i germi di una fiducia illimitata nel credito. L'osscr\'ationc 1.\ì quel che avveniva in Ol<Ulda lo rafforzò nei suoi condnc1menti. c Tr;, l'arricchimento e lo scambio, tra lo scambio e l'attl\"ità circolatoria della moneta scrive il )iuret - la dialettica di L·\Y, stabilì dci rapporti così stretti, che in ultima anahs1 la facihtà c la rapidità ddla cir. colazion( del numcrario divennero per lui il fattore primordiale della ricchezza :t. Le Banche, di conseguenza, con l'emistionc di bigliltti erano le magiche istituzioni con cui la ricchuz.l m.:dl·~ima potc,·a indefinitamente aumentarsi. ~on solo, ma le Banche potevano incaricarsi della riSC'Ossionc delle im· poste, scontandole al Governo come cambiali. Rit,omato ai primi del '700 in Jscozia, propose ai suoi concittadini l'istitmione di una Colnpagni;L che potesse riscuotere le imposte. accentrare in se il commercio privilegiato, la direzione delle manifatture ccc. Ma non se ne fece niente: i gra,·i c ponderati scouesi sembrarono atterriti dalla vastità del progetto. Nè Law ebbe miglior fortuna nel 1705, allorchè. dovendosi creare una banca fondiaria, egli espose le sue idee nel celebre scritto: c M oney and t rade ccnuiderrd ,._ Allora riprc3c la sua vita errabonda, c soggiornò a lungo in Italia, vivendo d~l giuoco e di mille ingegnosi espedienti, non potendo il su? patrimonio bastar~ alla sua esistenza lussuosa. Egli incarna, in questo primo periodo della sua esistenza, il tipo classico dell'av,·enturiero settecentesco, utopista c giuocatorc, con suprema eleganza. A Genova vinse centomila franchi ad un me~­ cantc e spogliò del suo danaro c dci suoi gioielli una nobile signora. Il marito di questa, non potendo provare che foss·~

un. baro, lo ieee espellere. E all~ra per la pnma volt~ si recò ~ Parigi. Qul brillò presto nelle b1sche e ne1 saloni più eleganti. Ma frequc~tava, più spesso di ogni altro, il sa~otto ~~ Madame Duclos, cortigiana celebre, 1 ~ ~u1 conv.~iva il fiore della nobiltà scap1gl~ata ?'1rtgJOa ed ove Law giuocava ccnt~mlla h~e. per sera, usando gettoni da di· c~otto _lutgt. Probabilmente a questa epoca r.lsalc ~ suo primo incontro con il duc:a Filippo d Orléans, il fut~ro Reggent.e, spirito n~n volgare, eppure ftglio del suo tempo gtuocatore aot;fte lui, buon soldato, ma cdu~ cato dal Dubols, e quindi rotto a tutte le av ven:ure politiche. Nella Parigi degli ultimi anot del R.e ~le, Law si guardò intorno. Si era allora ID ptena guerra di su-··,on s ~~c l'o\· . gnol a e le f manze francesi traballavano com una vecchia baracca rosa dai topi. l PÌll hiz~

7ee


senz~ tante cerimonie. Da Parigi il .....,.., ,.,-.. ne dJ nuovo in Italia e a, Torino nel espose le sue idee a Vittorio s~~o si è detto che il principe sabaudo b1a nsposto al Law che non era abli)astaiiiiÌ ricco per rovinarsi; ma la verità è Vittorio Amedeo esaminò il progetto venturiero e lo. fece esaminare da tre piemontesi, dei quali due si contro. Ma· Vittorio Amedeo massima il principio della emissione di moneta governativa : soltanto i mezzi posti dal Law non gli sembra,•ano i più nei. Poi la fortuna sorrise allo scozzese l'alto di un glorioso tumulo funebre. Luigi XIV, nel 1715, moriva lasciando erede tli cinque anni. La Francia, nella quale Law si prepanva a compiere le sue gesta, non era più quella dei p~imi anni del Re Sole. Alla morte di questi. anzi, la Francia era addirittura sull'orlo del fallimento. Ma non era il solo paes~ a dibat· tersi in difficoltà finanziarie. Un po' ovunque il carico dei debiti di guerra era enorme, maggiore del gettito normale delle impost~ e aumentava ogni anno il deficit di bilancio, screditando sempre più la carta di Stato. In ·Francia la Reggenza, non sorretta dal consenso . unanime, viveva di espedienti. ed eccita,·a·' rambi2ione dei finanzieri. Fin. chè Luigi XlV era stato in vita, il suo grande prestigio aveva potuto tenere a freno le brame di essi, con lo spauracchio di un ritorno brutale all'autoritarismo del grande Colbert. Ma la reggenza fu il lon paradiso. Con le grandi operazioni finanzia· rie, effettuate durante la gue!"ra, essi avevano trovato nd pubblico una grande simpa· tia e riscosso un gran credito. Si era <:~Xi diffusa ovunque una specie di mistica dell'arricchimento ad ogni costo che doveva co~e vedremo, portare alle follie dell'aggi~tag­ gJO, hl crollo di tutto l'edifiCio di Law. La pa~si?ne ~~l giuoco, inoltrt, signoreggiava gli a~lfT11 e g1a sott~ il regno d i Luigi XIV, en diVentata paross1smo. Infatti, durante l'apo. geo della Mo~tcspan, 11 giuoco non era più UD passat~mpo, SJ_a pure costoso, ma era diventa. to f.una. rabbia, rovina. A corte giuoca\'anG tuttJ: 7 persone di origine modesta salirono ~olt_o m alto, furono colmare di onori ~ di tl_toh per la fortuna che ebbero al tavolo da gmoco e per i segreti che la frequenza ~1i

Amedeo

Sopra: N•w Yodt. OPfile, 1933. u,. Q Wa.U St:net. giorDo d:i PGzt.ic.c A deatto: :~·oro 9nra:M> •

eli SalollloQe

(Dis

1'bornas

.

T~C:C~~~ C:OI'YO'IQp. le ~~n 1800)

zarri progetti di rifonn . forno a Vcrsailles. Law ~ a~nvavano ogni '_lre qualcosa <:on ( . !'cnso che si poteva n•ro: a Desmarel e sue Idee: e fece : penrc ai guai 6 s . un progetto I>Crvcbe fortuna. na~z•ari francesi M~r sop.

Luigi XIV. e po, «a protesta . a non e b. Intanto con '?lon garbava aff tttJte, il che a va l 1" ' 1 suo l a o. g splendori ll1lSO, lo SCozz sue v incite al _della nobiltà fese oHusca. fracasso La g•uoeo fa rancesc 1

~~facihnentes~ni:,:-edibi~~~~~emp~e e piÒ

..,.,.,~:· _che aveva sna<J_o al suo ist~a SI spic'-·b m difetto """'so det lnto cal "" il.e; dot; •.e lllla s subti11Je co. su gJt•oea ~e gh ass· ua caltna . • rara. n~n ai>Pa ~on accecatilcdauravano la llllpertur. S•<Jtnva ai ...._ Ila p . sul>erio . . . rato dal .,...., -nt~Po ~s1one "~ lltà l '"'lll. ~ u A.rg Tane•· · •<>a "ò 77Q sfrattò ~"~n, luog~t:Onon f\J ~~SC:O:z:z~ ente: d" l> dalla F l oraneìa


IOHN JACOI ASTO.B

WILLIAM WALDO.BF ASTOB

il fondatore della dinastia degù Aslor, che ba lungamente dominato la vita economico americane. Ero ncrto a Waldorl, in Germa· rùa, il 17 lugllo 1763. Emiqro presto in Americo e prese lo cit1adinanta degli Stati Uni ti. La aua enorme fortuna lu creata con m~todJ COlllJDAirciali pcÌvl di scrupoli, e fraiiUillatl a l· fa Yiof&nza e alla fTod,e. Corrompendo UO· mini politici ad alti funzionari egli riuscl ad ottenere un dominio CD&Oluto nella V<J.Ita r<:· qione che si estende tTa il fiume MisaOuri, 1 Grandi Laghi. le Montagne Roccioae ad il Southweat. Jn questa i.mmena:a estensione fohn lacob Astor era U padrone indiacu&So , igno<ava le leggi dello Stato e imponeva .,.

uno dei membri della famosa famiglia, che abbandonll gli Stati Uniti e prese la cittadi· nanza inglese. Erediti> dal padre. Tohn Ja. cob n. nel 1890, 150 milloni di dollari che qli d.avc:mo un enorme reddito, l suoi disçend e nti. applicando i me todi opletati del londatoro d.eUa casa. in aedici anni. rìuac:1 vm"to a raddoppiare il loro patrimonio. Nel 1910 lo lortuna compleaaiva della lcrmigllo era sti· mota a 450 milioni di dollari. E poasadevo palazzi e caatelli epc::~ni un po · ovunque m tutto il mondo. Willlcrm Wald.orf, che pre se la citradincmza ingl8M, acquiatll il caotello di Clivoden, famosa reoiden20 di compagno del Duca di Weatmln.ater. Il Duca ai ero semPt• rltiutato di rttdÌlgere la famosa proprie~ tò. Ma l' Aator at!mll che il popolo avevo or· mal da troppo tempo goduto della vista del ca.atello e fece cost:tuire intorno ad: esso oJ ti5almi muri corooatl di tagllenti cristalli. Per lui, in America, la'f'oraYano 100 mila peraone. In Inghilterra divenne un « ereator ol public opinion • aoquia,ando rivis1e e g iomoli.

vece leggi ptOprJe. A lui ai deve la quas ! completa eatmzione dei Pelliroose poichè. contro • ·divieti del Governo degli Stati Uniti. 1191! continui> a dlllondere fra le .u.qraziate tn.bù grc:mdi quantttà di liquori , realizzando favolosi guadagni. All'epoca di questo spietato anenturiero ri.aa.le l'estenderai dello po. tema dei banchieri nelJo St<do cunericono

COIIMELIUS VAKD.EJIIILDT JiqHo di un a9ricoltore, era nato a Conway, nel Uaaaacbuseelts, nel 1815. A 21 anni &i portò a Chicago e durante lo guerra civile realit:z.b

flQormi

somme

con

forniture

al·

l'esercito. comperando alti ufficiali e fun.zio. narl. Poi opeculll sul terreni fabbricabili delle orand.i città ame ricane allora in piena espan· sìone, e oHa sua morte lasciò un patrimonio

di 100 milioni di dollari. Nei suoi grandi ma. oazz:ini erano impiegate diecimila persone, pagate con salar! mlaerabili, mentre già allora il costo della vUQ a ChiC<lgo ero a ltissJmo, 11 euo credo commerciale ero racchiuso in queste parole; « P09<11e i vostri impieçati il meno posalbile e vendete lb vostre merci al pià alto prezzo po.oaiblle •. Spesso le merd vendute nei s uoi mCJQaz:zini erano adulterate; oppure vec.lvano acquistate dai piccoli produt1ori a p<eui irrisori. Nel 1884 queali mc:rgozzini f&eero in un anno trenta milioni di dollari di affari; nel 1901 cinquanta ml· lioni di dollari. E raggiunsero presto i cen· lo milioni.

il lamoso c Commodoro • che domini> a lungo in Wall Street durante la seconda meta dell'800. La boraa americcma non ba conosciuto poi. battag-li• C'Ofll violente come q ue lle che U Co.DliZ).ocloro scatenò oi auoi j empi, senza eaclueione di colpi. Sl occupò anche di linee di navigazione e di ferrovie e loaciò allo aua morte 105 milioni dl dollari. Ne l primi anni di questo secolo la fortuna d e llo famiglia era valutata a 700 milioni di dollari. Celebre, negli annali di Wall Street è rima ara la giornata del IO mano 1868 in c ui 11 c Commodoro • si trovi> alle prese con )ay Gould e Daniele Orew, che gli contende· vano il dominio nel campo del!. ferrovie . In due ore Vcmderblldt aborsb 7 milioni d : dollari e lu qucai auU'orlo della rovina. M o potè riprenderai eo<rtringendo oon la violenm i auol <IYVeraarl a reatituirgU il mal tolto. La aua grande ambizione, negll ultimi anni d ei· la sua vita. fu quella di avere, viT·• mte, un monumento nel Po::rco Centrale di New York. E vi riuacl.

WlWAM H. WAKDEBIILDT

GEOBGE QOVLJ>

LEI.AMD S'f.IUWFOBD

IVAB DJ:UGEII

figlio dal precedente, usando gli stessi metodi del padre, ma su scala più ridotta. va· i~doai dell'intngo pià che della violen20, n uacl a triplicare la fortuna lasclatac;~li dal lXJdre. 1n sette anni guadOCjJnÒ cento milioni. Era divenuto il diHatore delle ferrovie CD:tl6 ricane ed era ferocemente ostile a.. qualsiClSi rivendicazione delle clasai operaie. Come il ~·. dioprez:zava i limiti lmpoati dalle ieg9'1 degh Stati Unitì e non aveva çhe una legge sola: U proprio tornaconto. Si atteggia· va a mecenate ed era orgoglloao dello sua galleria di quadri. lola nade1ra continuamente il llaco • di queato era egualmente orgoglio!0· Per an.ni ed anni riuad a provare che 11 •uo patrimonio non auperova i 500 mila dollari. Infatti le tasse e Imposte che egli

tiglio di Tay Goukl, uno dei più accanili competitori del o Commodoro • Vanderbildt e da questi ridotto qucmi alla rovina in durissime tolte. riuscl a reetaurare le fortuna della famiglia. Ma dovette aoatenere uno guerta acc<mlta con U trust del petrolio capeggiato da Rockefeller. Ne uacl vincitore G lo sua fortuna ammontò oosl a centinaia di milioni di dollari. Suo padre, ne.! 1879, ero stato accusato di aver apeso 650 mila dollari per acquistare ' von dei d e putati che. dov&vano approvcne la convenùone relativo acl :.ma nuova Unea ferroviaria. George non lu da meno del padre aell'uao di quesh me· todi: e lo dimostri> In parecchie occasioni . Specialmente nella lotta per Impadronirai delle lertovle della Penaylvanio. Nelle ele· zion! comunbli di Pittsburg del 1902 egll spese. per procurar-ai un c:onai9Uo CODlunole favorevole, la ao=na eli 12 milioni di dollari. Una del!• &ue aorelle nei 1895 •poall li oonte di Castellane e in oeguito il principe di Sagan.

uno dei componenti il • Padlic Ouartet • che opero aulla coata del Paclfico, occupcmdoai di miniere d'oro, di Unee f&noYiarie e di linee di navig<D:ione. Nel lamoao quartetto (gli altri tre erano Huntington, Crocber ad Hopkina) Standiord al occupava di corrompere gli uomini politici. Verso Il 1885 il auo raddiro veniYa calcolato dal liaco ad l mi· lione di dollari l'anno. Il • Pacilic Quarte! • lu aempre oggetto di violenti attacchi da parte di giomallati • di uomini politici: mo la· sua influenza auJ pubblici polari era sem. pre fortlaalmo. E tcçlieggiOYa. con gli altla&imi preui dei troaporti appli<:c!l dalle compagnie ferroviarie di cui era proprietario, i commercianti • l produttori della costa del Pacllico. l..elc:md Standtord. peri>. di-.enne anche "nQtore e un altro compooebte de! qu.,.tetto, Huntlngton riuacl a maritare la '"" llglia adottiva, nel 1889, con Il Principe Hcntfeld dandoho uno dote di molte decine di milicnl di dollari .

il re del liOIIlJn!leri, della · - razza d egh Stavi.ù:y, degli Outric, degli Hatry, tu uno delle . ligure pl\1 romanzesche deUa Vita li· ncaWaria euroJ»> dell'immediato dopoguerra Le aue aocietò operarono in Francia, In Germania. in Gt-.c:ia, In Jugoslavia, n e l Giappone ecc. Coctrollll banche, aocietò telefoniche, ferroYiarie. Il ouo compleooo d'al!a n na di miliardi. AYeva fatto il giro del moado scroceando capitali dOYW>que e fingendo cb avere l'appoggio e la compllcitb dei gonrni. Nella oec.ultò di colmare i vuoti delle oue enormi apecul<D:ioni lalllt., giunse a

PGOava

erano

commisurate

o

tale

cifro .

~ •ua ambbione eonsiateva nel la:aciare

duecento mHionì di dollari. E riuacl a superare torvamente tale enorme somma. CII

IUOj

e-tedi almeno

persone alto-locate intorno allo stesso tavolo permetteva loro di apprendere, e quindi cti vendere o di conservare. Si giuocava a corte abbiamo detto; ma quelli erano giuoch i in· nocenti di fronte alle perdite infernali c:he -avevano luogo in casa della Montespan o dei vari cortigiani, e in cui le passioni, non pi·ì t-rattenute dall'etichetta di corte, prorompevano in urla, bestemmie, pugni su} taYolo. In que11to ambiente, <:he uw conosceva benissimo per avervi brillato, aggravato

dalle pazzie c dai segreti della Reggenta, le sue idee dovevano trionfare non per quel che c'era in esse di sano e di giusto, ma proprio per il contrario; per quel <:he lasdavano intravvedere di p.a:zzesco e di avventuroso. Il progetto c~ uw veniva ad offrire al Reggente ed alla Francia c che, secondo lui, avrebbe eliminato immediatamente l'enonne deficit det bilancio e fatto colare a fiotti una ricchezza inesauribile, questo .sistenw, come l'banno chiamato i suoi con-

battere .znoneta e a falaUicare contratU coo

li governo apagnolo e con altri governi europei. .. mentre la otamperia dello Stato Nag· gioTe nedeae impimeva i titoli che egli clandeatinamente fumOYa. Una truffa coal eno r· me. bendw\ dW"C11a tanti anni. non poteva _..., etema. Nel 1932, Yedtondosi neg~ gli aiuti da Wall Stree1 e -.tendo proulmo la rovina ai oulcldll a Parigi.

temporanei, benchè mescolato di vedute esatte, e talvolta geniali, sul credito, riposava su errori poi largamente dimostrati dalla dottrina c che i più illuminati fra i contemporanei sentivano d'istinto. Però, la Francia era sull'orlo del fallimento: e Saint-Simon aveva consigliato la bancaro!· ta al Reggente, come già Desmarets l'aveva precedentemente consigliata a Luigi XIV, non senza. buone ragioni, delle quali la principale era che i finamieri arricchiti con la guerr:~


lf•w York. 1838. Ua oog-t• del ••nialo M9191o d•l lllpcll'tioMato d•l ..-laa ~rH •tnaoo-11 JMr la labbricaloa. di baDcoaot. lelN Mqu•trcrti ad - a - d a di lalaari.

non meritavano troppa considerazione. Ma il Reggente non ci teneva a guastarsi con essi E credè invece che fosse meglio prestare orecchio alle proposte a ffascinanti qel suo vecchio amico Law, che nelle lettere e nelle memorie, c he gli indirizzava continuamente, gli vantava la magia risanatrice del credito. «Non dimenticate ~ egli scriveva - che l'introduzione del credito ha portato fra. !c potenze d'Europa più cambiamenti che non la scoperta delle Indie • · E ciò significa va il preciso concetto che del credito aveva lo scozzese. Però, egli faceva seguire quelle parole da queste altre: c Non dimenticate che è il sovrano che den dare il credito c non rice,·erlo ». E ancora : c La Banca non è nè la sola nè la più grande delle mie idee : i() produrrò un lavoro che sorprenderà l'Europa ,., Lavoro sorprendente. infatti: si doveva dare alla Banca grMralc, che il Law im· maginava. la fabbrica2ionc delle monete, la percezione delle imposte, l'nppalto dci tabacchi, la cura di saldare le spese- dello Stato per mezzo dei suoi uffici corrispondenti. Non solo. ma la Banca avrehbe potuto, addirittura, scontare le imposte come scontava le lettere di cambio. sopprimendo così i frnuiçrs generali. dissanguatori delle provincie. Le masse di nnmerario volontariamente apportate alla Banca avrebbero costituito i fondi e prO\·· veduto ;, tutto. Quando si obiettò a Law, chi! il principe sarebbe stato tentato di impadronirsi di questo denaro, egli r ispose che il principe non sarebbe stato cosl pazzo da rovinarsi screditando i suoi biglietti. Inoltre Law pensava di completare l'opera sua con

trovò ad avere raccolto soltanto 375.000 li·. v res. Ma l'occasione favorevole non mancò a questo giocatore rncra,·iglioso. Il più gran· dc ostacolo alla ripresa degli affari prove· niva dai mutamenti continui della moneta. Come si poteva contrattare a termino: quan· do si viveva nel continuo timore di essere pagati in una moneta S\•alutata che avrebb<· valso il 30, o al massimo il 40%, del prez· zo convenuto? La w intravide allora un ele· mento di sicuro successo, e Sllll'esempio d1 quello che si pratica,·a in Olanda, nella Ban· ca di Amsterdam, stabilì che sui suoi biglietti gli incassi c i pagamenti avre?bero avuto luogo al peso c al titolo del g10rno Fu questo l'inizio della fortuna della sua Banca. Ben presto egli potè abbassare lo sconto fino al 4% , tasso veramente esiguo per il tempo e le condizioni del mercato fran· ecse. Ma egli voleva tenere fede alla pro>· messa di produrre un lavoro che anebhc c sbalordito l'Europa ». E così suscitò delle industrie. prevenne dci fallimenti, dette un grande impulso al commercio mentre in~~cr la c charnbu dc Justicc ». con una pohuca feroce a forza di estorsioni c di violenze, stava ~rovocando una disperata fuga di ·capitali all'estero. La Banca, i cui inizi erano sta. ti modesti, ,·ide il suo credito cn:scere enormemente mentre il favore del Reggente si ma· nifcst~va in forme sempre più tangibili In· fatti un decreto del Consiglio di Stato del 10 aprile 1717 ordinò a wtti gli agenti contabili, incaricati del maneggio del denaro reale, di ricewn• i biglietti della Banca co~r denaro ptr il pagamento di qualsiasi specir di contribuzione, nonchè di acquistare a VI· sta (e senza alcuno sconto!) i biglietti. d~lla detta Banca che fossero loro Jlrescntatl fu~o alla concorrenza dci fondi che a\•cvano ~ 11

la creazione di una Compagnia privilegiata che doveva fornire un impiego ai fondi della Banca ed accrescerne il prestigio. Banca c Compagnia, dichjarava Law, appoggiate l'una all'altra sarebbero state incrollabili.

••• Ma un progetto così colossale non pote,·a essere realizzato di colpo. Law conosceva troppo bene l'ambiente: si contentò di proporre al Reggente di fondare una Banca privata, provvista dr un capitale raccolto per sottoscrizione diretta dai principali azionisti, e sorvegliata da un Comitato i cui membri erano scelti in mezzo all'alta magistratura. Law si offrì di erogare 500 mila livrcs del· la sua fortuna per sonale ai poveri se il progetto non avesse raggiunto il più colossa);! successo. Malgrado questa trovata di cvidente sapore pubblicitario, il progetto dello scozzese non aveva niente di impossibile cd era perfettamente ragioll("vole. Pure. esso incontrò nel governo una forte opposizione c fu soltanto grazie agli intrighi del Reggente. <· dell'Abate Dubois, c. sona tutto a lla diabolica abilità di Law nel sapersi conquistare gli uomini, che esso riuscì a trionfare. E così lettere pat<·nti del 2 maggio 17 16. registrate dal Parlamento .iJ 23 dello stesso mese, autorizzarono la istituzione di una Banca che prende,·a .nome di Banca Gcnrrul.:. Non si può dire che la nuova Ranca anssc una buona accoglienza: anzi fu accolta con sarcasmo, giustificato dal fatto che il primo versamento, di un milione c mezzo di livr.:s era stato effettuato soltanto per un quarto in moneta meta))jca c per 3/4 in carta, c in carta moneta così screditata che avrebbe potuto essere realizzata solamente con il 70 o l'Bo% di perdita. A incasso finito, Law si

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cassa. Questa str<'tta alleanza di una Banca (eh<' doveva essere prhrata) con il tesoro pubblico. se sotto alcuni aspetti rafforzava 1! banchiere scozzese, sotto altri fu l'inizio della sua rovina. pcrchè suscitò contro di :ui l'ostilità d<:! D'Argenson, divenuto vice-cancelliere, é del Duca di Noailles, capo del consiglio delle finanze, che si misero a capo 'di 1111 gruppo di banchieri i quali costituirono quello che fu detto l'A.uisi..stmw, c in cui primeggiarono i fratelli Paris, banchieri di Grenohle. Abbiamo visto come Law pensasse ad una Compagnia colonizzatrice. Infatti voleva riprcnd<'re Stt nuO\'e hasi la colonizzazion<' della Luisiana, che comprcnde,·a allora l'imm<'nsa superficie percorsa dal M ississipì c dai suoi affhu:nti. Si propose a Law di riprendere l'impresa con un capitale modcst'l, di quattro o cinque milioni, ma lo scozzese pensò che erano· troppo poc~i, e, nell'agosto del lil 7. si fece accordare la concessione Ji una Comp<~gnÙI d'Occidente con un capitak di 100 milioni, distribuito in 200 mila azioni di ;;oo franchi ciascuna sotto forma di biglietti al portatore, trasmissibili per g irata. La Compagnia, così costituita, aveva poteri addiritt ura sovrani sul territorio della Luisia. nia, la esclusi'"ità del commercio per 25 anni, la possibilità di fare in nom z del Re di Francia alltanz~ con i popoli del paese: dichiarare la guerra. stipulare contratti e concludere armistizi. Poteva arruolare soldati, armare vascelli da guerra c, apice paradossale della politica monopolistica coloniale, era dato alla Compagnia il diritto di assalirt> c catturare le navi anche francesi, che ,·enisscro a commerciare nei territori riservati alfa Compagnia. In questa maniera, il Law si \"eni·,·a a porre a capo della \"Ìta economica francese, ma perpetuava altresì gli errori, Or· mai provatissimi. della politica colon.iafe mo. •~opol istica.

•••

~

r.

l

quasi tutte le imposte statali. L'impresa era fondata solidamente. c le azioni della nuO\"a Compagnia salirono b<:n presto sopra la pari in argento, facendo una concorrenza, che poteva essere mortale. a queJlc della Compagnia del Law, e facendone Cil· dcre i corsi. Pure il Law resiste come può, c, nel settembre del 1718, riesce a far aggiu. dicàrc alla Compagnia l'appalto dei tabacchi. finchè il 4 dicembre di quello stesso anno la Banca fu dichiarata Banca di Stato. Il numero dei suoi biglietti dipendeva dai decre!i del Consiglio di Stato e il pagamenw potc,·a farsi tanto in scudi di Banca quanto in li'1-'YCs tornesi. cioè in una moneta che non era più fis~à. L'impiego delJ'oro c: dei biglietti di Banca diveniva obbligatorio in tutte !c · transazioni al di sopra delle 6oo li~Tl'S. E l'introduzione del trasporto del numcrario fra le città. ovc si trovavano gli uffici della Ban. ca, dette corso forzoso ai biglietti di Law. A partire da questo momento si inizia l'ep•>· ca più splendida c paradossale del sistema Law cercò di far salire in tutti modi le azio· ni della sua Compagnia, acquistando direttamente, o con la emissione di nuove azioni, i privilegi della Compagnia del Senegal, della Cina e delle Indie Orientali, c trasfor· mando nel maggio del 1719, la Cvmpugnia Occidrntolc in C ompugnio dcii.· Indie. E con un nuo,·o editto dello stesso mese si fece conferire il privill'gio della fabbricazione delle monete. La sr>eculazionc entrò allora in cam· po. Tutte le manovre, da noi più sopra n cordate. avevano decuplicato il valore delle azioni ddla- Compagnia. Ma esso era desti· nato a salire ancora più in alto e la Rue Quincampoix, o\·e aveva i suoi uffici la Compagnia, ed era 11 quartiere della gente cFaìfari o dei banchieri, divenne il teatro delle più pazzesche c f ortunate speculazio ni, c prt:7 se il nome di .Wi.rsissipì. Alla fine del novembre 1719, le azioni valevano da tre lllacinqnt; a cinquanta volte il loro valore nominak Allora si scatenò una specie di frenesia gt.:Il capitale della Compagnia, come quello dd· nt·rafe incoraggiata d'altra parte da ll'amp:o la Banca. nella realtà si riduceva a ben po· respiro che il Law accorda,·a ai sottoscritco: i. cento milioni, calcolando la svalutatori, che potevano pagàrc in dieci rate mcn· zione della rendita, diventavano 20 o JO. Sulsili. c La variazioni della fortuna erano co· la rendita lo Stato veniva a pagare 4 mi· sì rapide - scrive il Thiers nella sua c Hilioni d'interessi, ed erano questi 4 milioni stoirc dc Lat<' • - che degli speculatori ri· eh J>assarono nelle tasche degli azionisti sotccvendr> delle azioni per venderle. c custo· to forma di primi dividcndt. La fortuna deldendolc un ~olo giorno.. avevano anche il la Compagnia dipendeva dal suo effctti\"O la· tempo di rcalinare dei profitti •mormi. Si \·oro coloniale, ma di ciò si parlava ben poco, cita il caso di uno eh<', incaricato di venmentre invece nel seno del Parlamento codere delle azioni. non si fece vedere per due minciava ad agitarsi una formidabile oppo· giorni. Si credettero le azio•li tubate. Niensizione fomentata dagli uomini legati all'Ali· te affatto: egli ne rese fedelmente il valore. lisistcmu dci fratdli Par-is. ma aveva a n1to il tempo di guadagnare un La Compagnia a• t·va soltanto pochi mesi di milione p~ r sè. Questa facoltà che avevano i vita, allorchè il 20 marzo 1718 un editto por.capitali di produrre così rapidamente. aveva tò il marco d'argento da 40 a 6o lire ed obfauo sorgere un nuovo traffico: si presta· bligò ogni possessore d i moneta metallica van somme ad ora e si esigevano interessi ad aggiungere al suo deposito i 2/ 5 della di cni non s i è più avuto esempio. somma in biglietti di Stato. Questi furono Si poteva guadagnare sino ad un milione senz'ahro ritirati, ma i privati pcrdcttero il al giorno. Non è dunque stupcfacer~tc 6% in argento c il 26'7< in titoli. La mano· che i camerieri diventassero d' un tratto racvra era dovuta al D'Argenson, nemico come chi come i loro padroni. abbiamo ,·isto del Law, ma ricadde su lui. Ben presto le 6oo.ooo azioni della Compa· pcrchè si sapeva che egli di fatto dirigeva gnia rappresentarono più di 10 miliardi im· le finanze francesi. La fiducia nella Commaginari ». La lista dei ... Mi.ssis~ipi.-"s » pagnia sembrava a\·crc i primi vacillamenti. ha conservato il nome dt ptu d1 cento Poi, n<'ll'agosto t;nB, ~n decreto del Parlapersone che h.anno guadagnato, durante il mento si opponeva alla registrazione della sistema. cifre sup~riori ai venti milioni. moneta di cui sopra. mostrando cosi la sua Una certa sig"nora C haumont, di Namur, veostilità al sistema di Law. Il Reggente fece nuta a sollecitare un processo che minaccia· . annullare la deliberazione del Parlamento. va di rovinarla , guadagnò più di 100 milioni ~a i fratelli Paris, che erano in fondo· i · più , nella Rue Quincampoix. Vincent Leblanc. tmpegnati nella lotta contro Law, si prep<t.· speculatore ricchissimo, ne guadagnò altretrarono a portare al sistema \tn cattivo colpo, tanti. Un certo Andrè, figlio di un pellain ~ostitucndo una Compagnia che ottenne, il di Montelimart, stracarico di debiti, e così t6 settembre 17t8, per 48 milioni c mezzo, screditato nel 1718 che un suo creditore ofl'appalto delle « Prrnl('s G1'nrml-41s "• cioè di frì to.ooo Uvrc.1 di cambiali da lui firmate

·~

l·.

pttr una colazione, nel I 720 si trovò posscs· sorc di 70 milioni. Dupin, domestico del banchiere Tuston, si ritirò con 50 milioni. l!n savoiardo, in origine facchino e lucidator·~ di pavimenti c che si faceva chiamare Cham· bery dal suo luog-o di nascita, seg-uendo l'uso di coloro che non av<'vano neppure un nome, .ammassò 20 milioni c pretese di ac· quistare la carica dl segretario del re, cos.• che non f.n possibile a causa delle sue origini ignote. Parecchi individui incapaci di ~pecula re pçr proprio conto, offrivan<> della carta. delle matite e il loro dorso. nella Rue Quincampoix, a coloro che an·vano dei calcoli da fare. Fra questi ta,·o;;. ni umani ambulanti, parecchi ebbero il loro quarto d'ora di celebrità per la giovialit:'l del loro spirito c per talunc particolarità della loro conformazione fisica. Infatti, un pi ·. colo gobbo guadagnò 150.000 /i::m·s con questo m~stiere. In questa orgia di milioni. non mancano i nomi pii! illustri della nobiltà francese. 11 Duca di Borbone guadagnò in qualche mese 20 milioni, c in due anni 6o milioni. Il Du<>a d'Antin guadagnò IZ mi· !inni, com1: pure somme enormi guadagn.,. ro no i fa,•oriti del Reggente, c specialmente il Maresciallo d' Estrécs, il Duca di Laforcc. la signora di Vcrné: c milioni c milioni ri· cevcttero i membri della casa realc c i principi del sangue. Un gran numero di gcm iluo. mini correva ogni mattina a fare la fila alla porta di La w, supremo distributore delle sutto. scrizioni azionarie c n"on contenti di adula rlo nel più basso dei modi, adula\"ano ~na moglie. sua figlia ancora bimha. Thicrry il suo lacchè, Le donne. poi, si distinguevano in maniera particolare in questo insieme di adulazioni ,. di bassezza. Duclos afferma di aver \"Ìsto Sl · gnorc di famiglia nobilissima contendersi l'onc.-ro di potcrsi arram picare \'icino al CO(· chierc. sulla carrozza della mogli(• di La"·.La prirtcipcssa d'Orléans scrive argutamt.:n· te in una d<:llc sue lettere: «La w è tanto perseguitato da non aver pace nè giorno n~ noti<'. Unx duchessa gli ha baciato la mano in pubbbco. Ora, se le duch<'ssc agisconq C( •sì. che cosa gli baceranno le altre donne ?». Però Law capiva benissimo che quella spc· cie d'oTgia non poteva essere perpetua e che 1'.-l·ntisislrm" era all'erta per mcnargli il colpo di g razia. Era il primo a comprendere che quella prosperità era fitti1.ia. costruita sulla . sabbia e che bisognava fare veramente qualcosa di serio pt"r l'economia francese. In lui. al genio del finanziere si univa l'estro del .-i. formatore politico. E così fra la fine dcli711). c i primi del 1720 volle realizzare qualcosa anche per la massa del popolo. ·Tentò di sta· bilire l' unità c l'uguaglianza delle imposi<" rimpiazzando le tasse multiple e a rbitrarie con una imposta proporzionale ai redditi; fece condonare ai contribuenti poveri So milinno di tasse arretrate. Fece sopprimere le cariche c gli uffici c reati arbitrariamente nei magazzini nei porti c nei mercati rionali di Parigi il che fece ribassare immediatamcnlè tlcl ~0-40'-k i prezzi dei generi di prima ;1ccessità. Di conseguenza J'indnst ria prese uno sviluppo più rigoglioso, le prol'incie furono lanciate anch'c~sc nel generale movimento industriale, cd una attiYità generale si sostituì a l (>reccde'ntc to rpor<'. Ma come garantire il capitale azionario della Compagnia che era salito a 10-12 miliardi? Un tenue interesse del 3'1< a vrehbc significato una annualità di 350 milioni. I guadagni della compagnia invece erann ben misera cosa: nè progredii'a la colonizzazione della Luis.iana. La Banca poi era arrivata ad emettere un miliardo di biglietti i questi non rappresentavano più alcuna ri· serva metallica. sicchè le c.~mbiali del com·

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mercio non erano che carta. La crisi era Lilito che nessun lavoro in oro doveva JX'· dunque VICina. sare più di un'oncia; si fissò il peso di tutt i Law pensò allora che fosse suo dovere sosteG'li oggetti di oreficeria, dei piatti, delle zul·· nere i biglietti. Ai primi del 1720 si fe·ce nomicberiere, dei candelabri. Dal primo apriltnare (dopo la sua conversione al cattolicesimo) al primo dicembre il valore del marco d'arg<'ntO scese da 8o a 27 lire. Ma prima eh~ controllore generale delle finanze, al posto tal' provvedimenti fossero pubbliati, i j.oii• di D'Argenson, suo nemico, che però restava furbi, i J>i ù altolocati Mississipit:ns a,·c,·anJ Guardasigilli e riprendeva la carica di Luopreso le loro misure. gotenente di Polizia. Ed ecco Law, in una Ormai era la fine : il famoso decreto del serie di editti, tentare di frenare le tendenze 21 maggio 1720, su cui tanto hanno dispuribassiste del merc.a to. Ma ormai la spinta tato gli economisti e gli storici di tutto il del ribasso era data. Mentre prima si disprez. mondo, non fece che accekrarla. zava l'oro, ora lo si ricerca\'a affannosamenMentre sino allora l'opposizione al Law ~i te. Ma sembrava sparito. Ed allora furon era manifestata soltanto nel campo finanzi:\,-isti i francesi attaccarsi come disperat i agli rio con l'antisislcma dei fratelli Paris c nel immobili, alle terre, alle pietre preziose, alParlamento, ora non fu più possibile contel'argenteria, alle stoffe, alk spezie, ai libri nere il furore generale che pigliava i Mini. perfino. Atlora Law ricorse a misure più stri come ·il popolo, i portatori di rendita energiche. e che sembravano folli : fece proibire di portare diamanti e pietre prezios~ pubblica come quelli d'azioni. Lo stesso Law, per timl)rc che se ne acquistassero in cambio figura miracolosa per coloro che aveva ardi azioni o di biglietti di banca. ricchito, diventava una sporca figura di truf. Il 28- gennaio 1720 uscì la legge che fatore per quegli stessi che ora rovinava. da,•a corso forzato ai biglietti. Per riconIl 21 Maggio il Reggente aboliva il decrew durre la moneta alla Banca, si dichiarò causa di tanto furore e qualche giorno dopo che tre giorni dopo l'editto, le monete d'oro rimoveva il Law dalla carica di controUor<' sarebbero state ridotte da 900 lire per maréo delle finanze e rimetteva in vigore le mon,•Così sarete usando a 810 e quelle d'argento da 6o a 54- La con,,. <!'oro e d'argento. Era la fine del sistema. fisca fu decretata çontro le vecchie monete, Eppare lo scozzese non disarmò. Il suo geniu delle quali crasi ordinata la rifusione, e che lottò contro l'impopolarità con le trovate più non erano ancora venute alla zecca.. Fu proiardite, fronteggiò le \'OCiferanti assemble<' bito, sotto pene severe il conservare in ::adegli azionisti. Scrisse in due giorni di fehsola applicazione mantiesa somme maggiori di 500 lire; e per iscobre una m~moria al Reggente che è uno d"i prire le contravvenzioni si incoraggiò ton più brillanti paradossi finanziati, ma è tuttrJ ne per più giorni la capipremi la delazione. inutile. Il sistema è morto. Il 15 settembre le azioni della Compagnia vengono ridotte Però le azioni continuavano a predpitare. gliatura pettinata e liscia. Law dichiarò in un editto che nell'avvenire a 2 mila lire, il 18 settembre un editto sopil loro prezzo sarebbe stato di 9000 lire e prime di fatto la Banca, stabilendo al primo novembre la cessazione del corso dei biglieli i che si sarebbe potuto liberamente convertire Inoltre evita la un 'azi~ne in 9 mila ·lire di biglietti e vicee il 26 dicembre venne abolito quel che rimaversa. Ma il valore dei biglietti era talmente neva dei conti correnti, rovinando così i )oru forfora e la caduta scaduto che non fu possibile con questa maintestatari. E il 21 Dicembre 1720 Law, sotto novra fert}larc il corso delle azioni. La carta il nome di Monsieur Jardin, fuggiva dali:, moneta serviva ad una cosa sola: a froè:lare Francia. alla volta di Bruxelles riprendendo dei capelli, di cui i creditori. Non serviva alle spese quotidiane, la sua vita errabonda attraver so l'Europa. quasi povero. Egli non aveva guadagnato eh,· in cui si usava, malgrado tutte le proibizioni, aumenta la cremmwta metallica. 10 milioni, li aveva impiegati in Francia t: Un alto magistrato, il presidente Lambe" di non aveva messo niente al sicuro all'estero. scita stimolando \'crnon. si fece un giorno rice\•ere dal RegAl momento della partenza non aveva con se gente c accostatosi a lui con fare misterioso :he 8oo luigi. La fuga di Law era il trio11fo gli sussurrò : c Monsignore, sono qui a dedt'i fratelli Paris e dell'a•lùisftl"a. La rea. il cuoio capelluto. zione assunse fonne brutali. La carta fu rinunziare una persona che detiene so mila lire d'oro:.. Il principe sussultò, sdegnato e dotta a soo milioni soltanto, il debito 'PIIb· nauseato, cd esclamò: c Signor Presidente. blico si trovò in condizioni eguali a quell'· .antecedenti al sistema e uno storico contemche mestiere vi siete messo a fare? :o - c Altezza - rispose il \'ecchio magistrato - l'eporaneo potè scrivere a ragione che il sistenergia stessa della vostra _espressione mi proma aveva danneggiato il Regno di Francia va che voi comprendete con qual sentimento più di tutte le guerre del Re Sole. d'orrore la nazione subisca la legge che voi Law fu la più completa incarnazione dell'n. avNe data. Sappiate che io vi denuncio me topista settecentesco, come pure del giocatori' stesso e spero che non mi rifiuterete la riindomabile, pronto sempre a -puntare su un:\ KMASANA S t.A. compensa promessa ai delatori :.. E in questo probabilità unica. La sua fede nel sistema VIA a . VITTO.-&, 67 modo paradossale il magistrato riuscl a confu sempre salda, anche alla caduta di esso. servare la metà del suo oro. Abbiamo visto come, lasciando la Francia, s1 recasse a Bruxelles. Di lì si portò in Italia, a cur.J,,... , ulll ' t:\ .. nvrenJer.: la sua vna ~rr;o . • • Il regime coerciti•o che Law aveva inauguVenezia e sperava di proseguire per Roma. bonda attraverso l'Europa, tornando a trO: rato per i biglietti della Banca dette a queMa a Ferrara fu minacciato d'arrésto per vare nel giuoco, e negli espedienti di ogn• alcuni vecchi debiti. Allora ritornò a Ven:genere, la fonte del suo sostentamento·come sta una certa sicurezza. Il ambio dci biglietti faceva accorrere nella Rue Quinc:ampoix zia, poi vagò per la Boemia, la Germania, la ai tempi della sua giovinezza, scintillante r Danimarca, e nel 1721 passò in IJ~f;hilterra, fastosa. Finalmente si stabi.lì a Vmezia e od foiJe enormi e un giorno in çui la Banca tardò ad aprjre i suoi sportelli essa fu assaove Roberto Walpole sperava di servirsi di 17.29, mori nella miseria, lasciando soltanto lita e vi furono mo"i e feriti. Pure anche i lui, data la sua amicizia con il Reggente (re. alcuni quadri ed un anello del valore di tO biglietti continuarono a cadere e persero ben stato anche lui (edelc, malgrado tutto, al simila scudi, che spesso a•eva impegnato presto il 20% del loro valore mentre il poco stema) per esercitare Wla utile influenza sul · quando, al giuoco, la fortuna lo aveva tra· oro che c'era in cin:olazione si rifugiava governo Franct'SC. dito. E il suo elogio funebre fu cantato maall'estero. Fedele alla sua promessa che la Il ritorno di Law sembrò infatti ad un certo linconicamentc: in questo epigramma, com· Banca e la Compagnia sarebbe-ro state una momento sicuro, poichè egli era l'esponente parso nel Muc.,., dell'Aprile 1729: cosa sola, nel febbraio 1720 Law addossò alla ufficioso del Governo inglese che voleva serCi ,n ut l!rt~suis tiUiwt seconda il passivo della prima. Manovra rivirsi di loi. Il 10 Agosto 1723 il Reggente ~·""''" JllfiJ ' ' " ' schiosamente inutile, perehè gli azionisti delassunse la carica di primo Ministro.. IJ ritorlts nps th fllltèlw• la Compagnia si affrettarono a vendere lto no di Law parC\•a certo: ma il 2 Dicembre u• •p,."'"' • fho1iul • • • • Cl . . . . . . . . . . . . . . . . .. azioni che riprC$ero a precipita re. di quello stesso anno il Reggente moriva. " •. Cominciava la bancarotta e con essa la perseLa w . ven!va così ~ perdere la pensione di -\"~t---,.._.a~> ----u.-:--=VlTI'='OBI:::=o=-=QORRtSJO::::;::::::;;::cuzione feroce ddl'oro e dell'argento. Fu sta:zo m1la ltf!Tes che 1l Reggente gli aveva ae- /.. • Alti a..... • T • & C. - 10111 , ~....(: <, 774

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RIVI STA OU l N DICI N ALE ANNO Il - N . 23 - 24 · ROMA 15-31 D ICEMBRE 1940-XIX

ESCE IL 15 E I L 30 DI OGNI MESE D IREZIONE E REDAZIONE Rome, Cilli Uni•orulerie - Teltlono ~87389 PUBBLICITÀ

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OGNI F AS CICOLO COSTA LIR E 2 UN NUMERO ARRETRATO L. 3

TUMMINELLI & C. EDITORI - ROMA

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J~erfczJOnam~:nto fu al c Direttorio Generai~ »• .;.. rpo buroc:n. taw supremo per l'amministrazione statale. F cckn.:o Gugljtl. mn l -.:ra un" natura del tutto opposta a quella dc:-1 p«dre: amò l' pratiCÒ l \:conomia più ngida in luogo degli sfar zi pat~rni : da•prcaò h:llc.:r~: ~: scienze, ,·olgcndo tutti! le sue cur (· all'eser. <'Ilo. (;aà il Grande l'lettore 3\'~\'a iniziato un esercito ~tanziale: Fl·<kricn \Jughdmn l lo. S\'iluppò grandemente arrh·ando a t l. lll'r<· 'nttn 1: arm1 circa 75 mila uo mini con u na popola,ion <h ncppnr due mili01t1 .: mezzo. La Francia, con una POt'IJb. w1nl· n"' l' \'uh e tanta. ne conta\'a poco più del dO!>PIO, t6o.uvv. l h\'t'nncru iamosi ir. tulta Eurova i procedimenti del rr p..-r n·clntan: ,.;o\dati fuori dci confini p russiani; egli facel'a . pnx:,·•krc a n•r,• raui~ trasportando a for za le reclute in l'ru''''' ~la l'gh curò anche il reclutamento all'interno isti. tm·mlt• uno ipcciak stst::ma cantonale. Assolutismo burocra11. m ,. nlilitan~mo di,"Cnnt.To per o pera di Federico Guglidmo l ~ara•t n<.tichc -.:sscn.liali dello stato prussiano. '\on.,,lalllc tutta qut-sta passione per l'eser cito, Federico Gu. ~lidm11 l fcc<· pochissim. guerr e, qnasichè a\'CSSC paura di •<:111par~ il ht•ll'istrumcnto che s i er a forgiato. Tuttavia SOII•J <11 1111 la l'russia ebbe un aumento importante, con una grande part.· della Pomerania perduta dalla Svezia in seguito alle in. i~:hc1 a\\·cnturc di Carlo XII. Federico l era dive1iuto re gra. Il<' a 1111 ctCcordo con l'imperatore L copoJdo l ; Fcdzrico Gu. l!hllmn l '1:!:"\IÌ anch'.:gli per lo più la politica dcll'allc~nza c11a ~:h \ hsburgo, altendendon:: acquisti alla frontiera occidcn. t;ck <Id su,, rcgn<> che poi g h ,·ennero negati comra riamente '" JMit i. E~: h allora s1 ri,·olsc all'alleanza con la F rancia cd ,·,<:lam•\ che 1! figlin lo ancbbc v:.-ndicato. Un amlo dopo (1740} '1'"'11 ~:h 'ucccdcn. Fcdenco Guglielmo l non av ~va sempre uutnttt •tncsta fiduc1a nel Kronprinz Federico. E' celebre ,t C•>nihlln di qu~3ln col padre a diciotto anni, nel t730: Fede rll·•· tun•'• di ,nurars• al ~o\'crno del padre, che gli riusci\'J 111"'\ll~•rtahik. con la fu~a, fu sottoposto dal re a tm consiglio <li 1!11< rra. c -.:mllfò cht· F~dcrico do,·esse far la fine dello za. r,., '' \J,.,,io. 11 fighn di PH:tro il Grande. l giudici però dirh t.! otronn eh, 111m v\ra r~ato di diserzione, c che in quamo .ti ,·,mfhttt• ir" padre l figlio non spetta,·a ad essi pronuu. 11.1N Il ron ilitto finì con pH'no atto di sottomissione di 1-'f· ''' ...,.., .11 t•;ulrc. eh, a poco a poco si ricon ciliò con lui. Pumo ·h JMrtn•a <1.11\·pi•ntli<~ eh,• a\'cva rischiato d i dil·enir tragico ,.,,, 1:t n •• tur;• pmiondamcntc d ifferenlt: dci due principi. Il re F,·d, rll'• • <;,,~hdmu l :ra <h spulico c ,·iolcnto fino alla brutali. tà, c del tutw sordo a qual. siasi imcrr:ssc che non fos. se ql\cllo burocrat ko-milita. re. Il gio"anc F~dcrico a\·c. \'a invece ereditato dal non· no c più ancora dalla linc• materna un tcmpcramcnt" ,.i,·acc, l'O\to a interessi mol. tcplici c in particolare all'a· more Jdla lcucratura e <k-1. la coltura. Si era abb<.--·cra· 10 ddla lcucratura francese del Il mpo l fu c~li StCSSII , criuore in ,·crsi c in prosa. dalla sua giovinezza fino _al. la \'ccchiaia. l suoi sentii sono in francese, mcntr-. nessun imc rcsse egli mostro ti n , er so j!li ultimi an m per

l A dooha) VAN LOO

EDERICO IL GRANDE

.. lo di suo nipo te, Federico li .. l' l <:"Ssor i · • . g l aSCIO a1 SUC· Sun IHolo peTchè questi SC ne mostrassero egm. otto di lui 1·1 nistri, taluni d . . governo fu tenuto dai m •• Il Grand • El 1 Cl lfuah sfruttarono lo stato. stato as~olt ~ t?rc ave,•a posto i fondamenti delio • •sllco c bu oc . vecchi Stat'1 G r rauco spodestando 1 to 'ècondo cn~rali: Il _perfezionamento dello sta· m uni uc·ll'a. qsoulcst; crnen, che erano poi quelli co• s uusmo mode rno, f u o pe ra. pmttosto. c h.c da. Federi 1 •lcric:o Guglit : o · del suo figlio. c. succcs~or:: F e. 1· Organo prmc1palc d1 questo

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1

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1.. l~ttcratura tcdnc;, elci '"" tempo. l"o>Ì ct:h ti grand<: t•lrt<> dt non appr~n.u, ni Klopstock. n c· l.t·s·mtg-. nè t;.,, llt< l· non snlC) t:gh iu nutrllu di kttcr;ttnr:• Iran. <'e>t', ma anche dl'l lil•.-ofi,mo iranc:,,· , 111· ),!k~t· da CUI dCrtVU J'IIICft·duJna do;:matÌC<I t In t•1lkranza rdigll)'"· Si pote c n-dc t ~ eh,· il tilosufi,;mo influt'~•· nncht• ,ulfa '11.1 pohttca \Ila \'ÌI!"tha di salire al trono. egli pubhhco 101 Olanda. po.:r ti tram1te di \'oltatr(', il ~uo . /u. tiuwdriar:d th cm ti tttolo ùict· ,1:1 -.olo ti ,·uut"nnto. Scnonchè '" que,to •crttfl). pur ,Joh,

IABON'E P"'l. l'l"•.t. .lono na1o nel 1707 a Wan.

e cenalç,ll•re di Federico del l"<m<> per l a = · , Fu lento mortalmen~ ne1 poco l1mg1 da Garllla • mori prode t 8 ..nembte 1757

C' omha th lo a IOIHiu il madl!,l\ ..JIJ,tno. 1·\·. •krt(• • f. t Ull;t dtst mzton, i r01 pohttca mto.:rna ,. Jl"llll<'<~ ,·,rna. 1.\·<clu,HIIh di'l ma ehm' d. lbmo dalla <:•mdotta dd '"' r:1111 ~ p•»silnk. 't'comlo hn. '"'" cmrn 1 roniin1 dd prnpn<• Sratu: ndl.t lotta con Il' Jl<>lUII<' l '!t' n l)\11'· ''n ttkalc 111111 <· p~rlcll:ttnt'lll<· .tttnat.ik. E ncll'altr•> scritto <h un pi\IIJ di .tnlll innanLt, • Cothukr;IIHHIJ -ullo 't:lto attuai< ddla [l<>· htzca 111 l:umpa » cgh cilena o:l11 ,·ra prcit·· nlnlc pr~·,·cntrc ti ncmtco eh t· , '""r pH·l'cnuto • Cotll<'IIIJll.n ,, 1 c;.-• ne• quali i: lecito al p nn.

WllJl. VON SEYDLrT%

Q"enerale prua.tlano noto a

CaJcor nella

Rencmia MI 1n1 Colll<m<ib la covall.ria nella g\lernr per la Sleaia e ol , _ lamooo per U .uo coragg io s--ale. Wor\ a Ohlau 1'8 no•embre del 1775 Fed«loo li Grande lo ebbe car~

CIJI• oh llolar,· tratt:•ti c rwnp.;rc allcanL~. \ppcna .alito al trono J·~dl'TtCO Il apphcò ti 'll<l n·ah-.mo polillcn ;dia 1;1mqnis1a della Sh:. -aa contro 1'.\u>tria. Su porzione dt quel tcr. ritono J('lJ Jlohcnzollt-rn ,·;~nta,ano dirittt antkhi .:h•· ..:gh non mancò dt rinfrescare. al t : nt)~• ~t<:'"'' <'gh prc-.cntò a ~Iaria Terc~r\ l'ocwp.t~ion,· ddl.t Slc~ta qualc condizione prchmuMro.: pcrch~ la Prussta potes;c difcn. <h:r,· 1'.\mtrìa ~ ia,onro.: l'dczione a impcratnrc dd mariw dt ki Francesco di Lorcna. )fana Teresa non ~i la,ciù JX'rsuaderc, c r.~. ,t,tcll< con le armi. 1-t halt;tglia d t ~f<lll\\ Hz

IACOI U:rrH

PlllltCIPZ !XBICO DI nOSSlA

naro nel 1696 In Scozia.. fuggi nel 1715 dal suo • comba116 prl.tao nell'-CIIo ruuo con li grodo di geMI'Gle e poi m quello IJI'\.1I&I<IIlO rogghmgeM<> il gl'Odo di lelclmareodallo. Cadde Della bcmagUo di Hodl.tlrch U 14 ottobre 1711.

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c 1 i.Jtl. padula da 1·\-<ll"ncu l' r iguauagnata in sua ass~nza al '"" l!<·n..:ral, ~chw<-rtu. iondù la rinomanza europea dcll'eser. cn" prn'~""'''· IJu<·<to <'la rdto con disciplina ferrea: tutti co. no, çono tl 'lll'l'h'"' tl<:lk ._ hacchctte » inflitto ai dis~nori o ai soldal • in altra mani< r;, mdi~ctpl mati. Esso divcun~ una massa - tr;, .. rdtn;<nam,•utc ordinata , compatta e al temPo stesso agii-. r:qno\:,, pr. n'a n<· t '1101 mo' tmulli. Federico aveva ereditato qut·. ,t., '' rnmuno th t:t~>TL< dal padre, ma lo S\'iluppò t 11erfezionò. rnatllll\ a t., d;~ l'<·.~,lklllt f:'UH·ra l i. c se n<: servì con le risorse di tma ''ralq6a ,cnlt\:t tè i.cmo'" il suo ~ordine obliquo~. oggetto oh 'lll·dch,· nnu:a d;t p:<n, dt :\apoleonc) la quale portò spirilo : pr"c,·dinll'lll l o ii,·'"" 1 lit dm, ancora regnava la tallica prevah ni<·m,·nl chi"n'" .t :\on curi> m vecc altr ettanto il conccntramen. t o dd l· i<~rZ<'. clw tl•>\ l'" rag-).:al!lgcr c la sua perfezione per opera oh t arn"' , tlt l:nnapanc·. Con l'occupazione della Slcsia Federi. c• Il ahh:lll<l.,no la l"'litiç;, tlt·l ' uoi due pr ~dcc<.'ssori iniziando quel ··o1 "' .dlll:oh-ln:r~rc" ,-h, p<>n<• alla cr eazione d~l dualismo Prus·1.1 ·.\n,u·•.l 111 ( "·rmalllòt duah>mo tcrmimtlo solo ai nostri giot. 111 l ;.:h l".r";' i,n ;dk<tlll< è<Ht la Francia, inquadrando la sua loOJ\,1 '""'~'" \lar·a r, n·"' nc·lla guerra di successione austriaca. \l.ooi• 1111• 1••·ri• •.:ll·h, th irwtl< :~ll'allcata la sua indipendenza. in'' rt• "lll"'lld npr ndo 11" la l(ucrra secondo che gli paresse opI'"~'~"'"' l' r >n:tlll<'lh r,· 1111 <qnllibrio tra Francia c Austria. Con 1,, !';''' h \q;n-;.:ran .• <io-l 1 ;- 4~ \!aria T e resa. gli riconobb~ il pos. ' "" d<ll.• ~1, ,1:1. "''' , " ' ' ""n si er . ancora veramente rass~. e• ,c·,, .1 'l" !l,, l" re h .. l< n,,,., n ra all'Austria ad effettuare quello ,t,, iu ci< t.. lo n''', r,c·nh"lll tlcs alliances "• ottenendo l'allcan'" d, 11., l r.tt1l'<,, • ,.,.l.t"< "' •n•ca degli Asburgo. La politica frau. .. 'rd•l" i'" l' • --~" 111r:tl" .1 una specie di intesa contincnlalc ,.,., " l'lngÌ•llt• rr.<. d· ''" \nstria c Prussia avrebbero do1·uto '·" i';''' 111•1• n, . n:o~ rl di'<C::llo di l\'laria T eresa c di Kaunitz l'''' ,oh l '.tr:oll,\.,;11 "'' l·'o·drr ico Il si av\'icinò all'Inghilterra ,·,.t•··lud, ndoo '"'' , "·' un':dl, an za difens iva. a cui r.c seguì una '"·''"t:a '"''""·ir .• "n". \ urhc la Zarina Elisabetta~ l'Elettore ,1; :-:..c ''""'·c , r, ,il l •, ol"n"' \ ngusto I I I entrarono nella coali'"'1" .tlll'·J•rn"'""·' In":" 11 o stilità F ederico 11 con un improv' ''" .• ·:,,et··· .dia ~·l''"'"·' l·."o pn:civitò la trasformazion~ ddla · ,·,.,dlllooll, d.t d11,·n- 1.1 111 o t it nsi\·a. -.., :.::11r. l, l" n p '" •le 11.1 :.:m r ra de i s~ttc anni non sarebbe J!OS· ,Jl,l, ' r:1 ••<'lrt·!,;,, """h' 1 ,!>o s o : fu una serie interminabile di I l · .. :, l''""'·"" ' ,t, ,,.,.I,Ìiit<·, di ritirate c di avanzate. l parI , ..!,q o\, 11:. .-oondon;, 1111h1ar, di F~derico Il , sempre alla lesta

Fll.ANCESCO lU.GAROTTI

letterato !tal'

1712. Fu \U\'~0 na\o a Venezia l'Il ..llembre Pf<>cacclaroi le ":'~nato viagg<alore e •epPe Più importante 1 le amlcwe. Fro .,.... la che lo Stimò u quella d< Federico il Grande alhdo importan~~'f'demente, lo .,.~ conte e glo 1 ncarichl. Algarolh mori nel 1764

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CHAJILES ETIEIOIE JOBDAlf ....., siUd•b..., letterato francese nacque nel l 1u"• e_ f ça M•

loc;ia per seguiré la coni~ro eccl~~oÌlllrl· Federico il Grar.de lo convmse od 0 . JiOJ• se e lo volle seco o Potsdom, come con1'~nlò Vol greto e bibliotecario. Fu l9rdan chj 5 talre o Federico. Mori ne

17;

delle su~ trupp' . . . ·o occorre c. sono stat1 d1scuss1, specialmente da Napoleone. Allo stonc 1 1 stcnersi gtlar< ar~ ~ cose nel' loro insieme. La tenacia di Federico Il nel, SO· correr, ncon~ro 1 nemici molteplici c potenti che lo açcerchiavano, ncll acdeciso cd~ ne pr_ov,·cdc.re Sui punti più minacciati, nel risollcvarsi pronto. ,. più brilla~1 TIRsconfttt.a, è innegabile, e éonta più delle suè ·stessc _Vluor;• · 1 ' un fatt ossbach e di L euthen. Vero è che la sah·ezza gli gmn,c ' a o esterno la . · 11 J am· mira torc d' F ' . monc della zanna Fl isabetta sostituita da Ptetro P<>chi mesi Catetl~r•co, che si fece suo alleato. A Pietro III successe d~~ ~"ur~ 1 :~ma II che non mantenne l'appoggio militare. ma non nm_•~ d ~· ' c OStilità M . cambiamento . se1 ann·1. s • d ·. a quan d o avvenne 11 s•. com ba t te\ra g1a • a 1 ' c ·c enc0 non a\'csse resistito tutto questo tempo, cg11' 110n avrc1•·


vrotczionismo c proilot~ion1 ùi molte nnpuaazioni dall"estcro per ottenere la c bilancia commcrc1ale favorevole. La cura dell'e~cr. cito restò sempre 111 prima linea pzr il re; c per trarre ufficiali dalla nobiltà. egli favori questa !asciandole 1 suoi privilegi c man. tenendo una rigida divisione di cla.si. Abbiamo parlato della colonizzazione della Prussia Occid::ntalt Questo territorio rappresenta il principale acquisto di Fcderic-. II insieme con la Stesia: zsso venne a saldare la Prussia oritnrah. con il corpo centralo della monarchia (il trattato di V crsailles ristabilì la divisione con il famoso corridoio polacco e la guerra del 1939 ha fatto di nuo\·o scomparire). L'acquisto della- Ptussia occidentale fu ottenuto senza guerra, mediante la prima spartizion, della Polonia, quella del 1773. L'occasione fu data dal conflil1o fr,t Russ1a c Austria per le mire espansionistiche russe a danno della Turchia. Federico II persuase la Russia ad abbandonarle c ad assicurare così la pace europea compensandosi in Polonia. 1faria T eresa, per principi di moralità politica non ne voleva saper(': m.<\ l'accorùo russo-prussiano la indusse a cedere. Questa prim<t spartiztonc fu dt territori quasi tutti non di nazionajità polacca, e~. sa pere'> aprì la 1•ia a quelle ulteriori c definitive. Creò, così. anch,· quella solidarietà fra Prussia c Russia che durò fino al1870 c oltn. Giuseppe TI s1 era fatto com·crtire da Federico all'idea della spar. tiz10n<." assai più facilmente della madre. Egli nutrì verso Fe~k­ ricu s~ntimcuti misti di ammirazione t: di aV\·crsionc. mentre in :Maria Teresa la seconda predominò assolutamente. Due volte l'impuatorl· Giuseppe H I'Cnne in urto con il rç di Prussia. c ambedue le voltl· per la Baviera che l'Absburgo mirava ad annetter in tutto n in p;trtc. Federico II si oppose. la prima 1·olta (17781 con IL' armi alla mano, la s~conda (1785) con la formazoine di una lc)('a di principi dell'impero. Federico il Graudc rìprende\'a così !:t poliuca francese delle c hbertà germaniche» contro gli Al>!.burgo: ,. prcparaYa attraverso essa quella egemonia prussiana che ÒOI'C\',t rtthcirl· ai nostn g-wrni alla compl~ta unificazione della Germania. PI F. TB O BO TT t\

(Sopra ) MENZEL. DiM9D0 per lo "Opero compwto·· di F•dorico U G rande. (A d . .tra ) HUBEBT, TroDllz · crt· l099iamoDti di Voltaire vocc:hio.

be potuto approfittarn~. La guerra si chim•l' col trattato di Hubcrtsburg ( 1763) che rista· bili te.rritorialmente lo sta tu quo: ma la l_)ru>. sia uscì dalla lolta con la posizione di g-r.au. de potenza europea. Federico Il r~gnò ancor;t più di venti anni, fino al 1786. Fu sopra!tutto un periodo di ricostruzione imerna. per IH quale egli è classificato comun~mentc fra • maggiori rappresentanti del c dispotismo illuminato :.. Occorre insistere sul sostantivo non meno che sull'aggettivo. lt tratto principale dell'c illuminismo» (parola ~qui1•oca che an. cora non si è saputo come sòstituirc) di Fe. derico Il si ritro1·a nella sua spegiudicatezza, nella sua noncuranza delle tradizioni c dcii ~ opinioni comunem~ntc accettate. Ciò vale in particolare per il campo r?ligioso. ovc egli ap. plicò il principio che ciascuno poteva sà!l·arsi a modo suo (c auf sei ne Fasson · selig w er. den »). Lo Stato di Federico Il si distinguL in'nanzi tutto pcr il funzionam:ntu della mac. china hurocratica sotto il suo in1pulso c la sua direzione personale: t ministri erano dei commessi come quelli di Luigi XlV. Un'altra ca. ratteristica fondamenta!~ è quella tk!II'imcr. n:ntismo economico, reso necc$sario innanzi tutto dali<- rovine innumcrc\·oli della guerra d~i sette anni. Esso si rÌ\'Oise alla restaura. zionc c all'incruncnto dell'agricoltura (i mensa opera di colonizzazione fu svolta principalmente nella Pnt>sia occidentale), ma anch-: a favorire e creare industrie paesane. I criteri furono qu: IIi dell'antico mercantil ismo c non della nuova scuola fisiocratica: quindi


fu .unmin1strauvamente umficato e l'esercito, ~uc principale cemento, venne basato sul con<:ctto dci servi210 m;lttare obbhgatorio, poi SC:· guito per imitnione Ja tuttt gli stata a~ropc•­ l'u il Re Federico Guglielmo l che nei primi paraw.Ui del suo « Regolamento cantonale » \.)presse l' 1dt.1 del scr,·izio militare generale <Ome fonJ.tmento pohtiCO del suo Stato, affer. mando 11 concetto lhe « ognt suddito prus· ~•ano è nJ.to soldato » Il paest: 'enne dtv1so 10 canton• ed ogni Il !ORZI; ARMA'! E del Ter:w Re•.:h :.on.> CJntone divenne 1l distretto per ti reclutamento '1,\le LOS!Itu1te m b.1se alla kggc: fondamtot.ll.. J, un reggimc:nto La nobiltà era esente pc• Jd l 6 m.uzo 19\ ~- integrat1 dalla legJ.:t or legge, ma d t fatto questa esenzione non es•~.mit~ sulla .:reazione Jdla Wehrmacht Jcl 'ten. po1Chè e-;sa .1dempiva il suo dov~e anche 21 m.uzo 19~ '\. Però non è Ja uc:Jc:rt <h<.: .enza obbligo 10 quanto forn•va all'esercito l.• lr<.'azionc denvo~ta Ja quc:ll.t legge ~ia qual tl~ttl gh uffiCt.1.lt An,he 1 princ•pt reali appar. <OSa d1 sorto •mpron ·~mente nella mente Jt•; tenevano per dintto c per dovere .ùl'esercit.:;. Erano t-<;entat• ~lamt-nte 1 nccht e Cioè a priJmgtnll Jet Terzo Rt:l(h L<: foac: arm.l'< pm:tan J 1 un patnmonio d, diecimila talleri. della Gcnno~n1a Jem ano 111 linea rctt.1 Jall.1 dtt allora 10 Pru:.Sia erano pothi~s•mi, ed tnol. Rel<h~"'lhr ddin•ta JAI Trm.uo J, Vcr ...tgk• t re quallht: Città ,ht ,, presumeva potesse COl • quc~ta. J.1l veuh•o eserl•to nnpcno~k , h<· .,\C\ d fatto lA guerra, 1l qu.lle .1 ~uJ. \Oit.l tr.l<'· '"o' .lblt.lnt• c il suo commercio gio\olre allo \( ISII(IILIOnl fonJ.tm<:nt.lh ,I.IJI olntlll) elò\:1. :O:tJto p•u ,hc .e , borghes• fossero stati armati. • ttO pru,~tolnO L1 monarlhta pres<.nveva dunque a cias..una , l.1>sc 1.1 >U.I lunz•one 10 guerra i borghe,, l'c:r rtnder.,. umto. qutndt, ,1<:\l,t ra~10n ,l'<·,,trl .Id[( t\lttUZil•lll IOilttJrt .IIIIIJI. ni\O utndm1 JO\t\ .tno produrre, 1 nob•h forntre il ..:n.t ra'.tltre .tll'.tnt•d l'ru"IJ ,orpo Je~h uffiuah t 1l popolo dare 1 wiJat• Qu.mJn .~t. Hohwwlkrn . dopo 1.1 gucrr.t l• rt:dut:utltnto (antonalc. ~econdo l'idc.1 d1 r,,krH o (,uglttlmo, dO\C\J fornire orl.\ la •Ìlt Tr~nt '.uuu '' .tifc:rm.1ronu ndl.1 Gc:rm.1nt• ><llc:ntroon,llc. Jm<:tltrn Jffrontan: un,t J,fl,. n;uà Jcll.1 foru dtll' ewruto, il resto era tr.1tt.) • ti< >IIU.tiiOm·, h(: d loro ,taiO non prc:'lnt.l\ .1 "·' arruolamenti alt estero. Queslt soldall, ar· ''"·' un11i1 t~rnwro.tll- ,ompatl.l, ben,; <·r.t lln lliOiat, ~encralmente nt·• pae-1 norJ1u (lnghdmo'·"•n .h po"<·,hml'nt• ,t.t...n, ntlk , .1r11. 1< rr.t. l rlJnda. S<:a.nJin.l\ i.t, B.lltt(O 5, tZZtr ,) !'·"'' dcll.t (;um.mt.t Vtnne .111m , rt:.ll.l Htl u.tno ,_t:[u wll.1 h,t,l ddl.t pre<;t.tl\7.1 j,,, 1 ,, tli'lt • • " li· •! fl(\ ,. l, 'l .,. 1ul{ ,. ~.. •n•' ' H

LE FORZE A1tMAn:

DELLA CERIIANIA

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· ~"di da Q,d•ncunentl t.euecentekD.l d1 \Ul _ ba~la;ùoa• cL lo:nteno

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amm~gharl• 1l p•ù rapidamente po_ss•~1lc per tratt~erli_ ·~:

9110rra ", Napoli 1'163). (A .,.,;.tra) l\ morMCiallo l \l or.

~otto le band1ere In tale modo furono istitUite delle colonu~ di

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ptllOla "•llaggi in eu• questi .1mmogliat1 si subiuvan? ~oo la o;>~h~ ,o, f1glt A loro voltl le reclute n.1zionali, t « cantontsh ~· eranch'a1D2!i gau al servizio m1litare nM" , enti an m. ma ogni anno veruvano 't-"" r·· · · · COfllP'"""'' \Clo per bm·•ssimo tempo in modo che l'intero serv1UO, tn non era superiore 11 due aon• · che Sotto Federico il Grande le es•geozc della guerra da Sette aniU,com: naturalmente, divorava uomim, ed anche la necessiti di ~euerc;Liute. patti _i s~oi domin11 durante quella tremenda ~si po~Jttca egi~:Wo 1 contnbuuono ad aJter1re in certo modo le idee di Federico Gu_ . C()IJit li numero degh arruolati divenne maggiore, mentre intere regtOill. ·izsO la. Frisia orientale, vennero ,.,.r rao-ioni politiche affrancate dal{~ 0 t 'l' ro· te of eDSIV ffil ttare. carattere dell'est:rcito prussiano et~ ?~ i<be dell<> questo d~v~ appunto dalle particolari _rondiztOOI ~ di quati ~:~to, _costituito di tanti frammenti; la difCOSJV& ID 0~ la ~J. lSOlott, eta evidentemente impossibile: non sa poen v~ che prendendo l'offensi-va e battendo l'esercito

u_

avversano·


cito prussìano fu distrutto in pochi giorni nello~ camp.~gn;~ del 1806. TuttaYia le istituzioni mi.

liuri prussillne erano fondamcnt:llmente «u~J. lenti e la lezione non Wbattè affatto lo spirito deU'~.rcito, il quale, nonostante fosse sto~to li. mitato dal vincitore con la pace di Tìlsit a solt 42.000 uomini, si ricostrul fortemente sopr;, nuove basi ad opera del ministro Schamhorst. Schamhorst tenne conto de1 nuovi tempi senza abbwdooare le grandi tndiZJoni na.zio. 1:ali. Egli non pensò nemmeno di imitare gli ordinamenti francesi ba.s.ltt sull'idea delb sostituzione, per cui il coscritto pot~ essere «. rimpiazzato » da un esente paB"fldO un apposito tributo, e tanto meno volle imitare il corpo degli ufficiali napoleonià che in gran parte erano avventurieri che si battevano per far fortuna. Schacnhocst volle invece un eser. cito strc~amente nazionale con un corpo di ufficiali unicamente devoto allo Stato e mirante a crearne la grandezza. Scharnhorst non era nobile, ma ave\'a la linea aristocratica ca. ratteristica di ogni gra~~de grande condottiero. Perciò sape'\'a benissimo Lhe occorre esista una Jifferenza sociale fra gli ufficiali e la truppa, e, pure abolendo l'antico privilegio della nobiltà d1 fornire da sola il corpo deglt ufficiali, (A ......-l La 9loriou bcmdiere <MI S. Corpo , . _ ofiiDo. elle Ael 1113 coaabatt• ..utorioe..,....t. coall'o l'e-C>!o ocrpoi....W:O. _ _.. ul .,....., I d -Ila Sola Roaa del C•tello dJ 1-a-lo, (Solto ) Diippel 111$4. t. ln>ppe ~ ooet-o ~­ ..-..i ..Uo lorlaaa d_... eli Diippel, La cordula eli qu. .la l.orler:aa fu eli '""" lmpon- d.cioi"Ya aoUa 9UOftG d<mo-pnlPiCIDG del 111$4, l.ca l>oDacuce e<rpltoJ6 poco dopo o ..Ua Pruaia ritomaroAO «el l ducaU <HDo Schleowfo9·HobtoiD.

lllll'i. <on FcJc:n~o Il 'JUC> .1 ,.~r ..lttr:>t .. .1 o l h:n51\'J. dell' cscroto 'enne cncrgi~.m1ent<; .1ff( r ma.ta nell-e (ampagne di Slest.J e dcs ~ttc ,mn. <• B1sogna serbare - .Uferm,l\a Fedcn..:o il superbo pm ilegio dell'ini:z1atin » Tutta' n la grav1ssima lotta condotta contro tutta. l'Euro. pa, il logoramento delle truppe, l'lsaunmento dei mezzi finanziari (Onstrinsero negl1 ultim1 anni Federico ad una condotta d1 guerrJ più cauta. Ma la sua tenace resistenza finl per por tarlo alla ' 'ittoria. Dopo la morte di FederiCO Il l'esercito con· st:rvò la forma che gli a\'eva dato il grande Re, ma lo sp•rito non era plù lo Messo, poichè si viveva in un periodo di pacifismo e dì UJ'TI6. rutarismo. Fu la rivoluuooe francese che rove. sciò d'un colpo tutta l'antica atte della guerra, mettendo a disposizione del genio di Napoleone delle risorse in uomiru e meni la cui immensità fino allora era impensabile. L'eser.


germanico. Inoltre il corpo degli ufficiali ebbe, tacitamente od esplicitamente, un codice mo[ale proprio, e venne stabilito che i singoli corpi di ufficiali avevano diritto di discutere la persona dei giovani da ammettersi e potevano e\'entualmente rifiutame l'entrata nel corpo. In tale modo Schara. horst creò 11n'aristocrazia militare unitaria, la quale però, potendosi reclutare in tutto il popolo, era, per le sue origini. democratica. Quanto alla ttuppa, i mercenari stnnim veanero licenziati. L'esercito fu composto completamente di 1Ift contingente di leva il quale faceva servizio, in gran parte. solo per un anno : in tale modo, facendo rotar~ rapi~ le classi nell'esercito e mantenendo l'effettivo totale sempre .t 42.000 uomini, Scharnhorst eluse le restrizioni che Napo. ~eone aveva imposte. Questo esercito, chiamato alla ~ dei fuoco nelle guerre d i liberazione 1813, 1814 e 18U dette eccellenti risultati. Nel ser.,embre del 1814 il ministro della guerra face,·a approvare una nuova legge milit;Lre che organizzan la milizia mobile come trup~ di riserva da costituirsi Clll

(Soprct) Bt..ma.rclc o il lhintatro pruHiauo Yon BOtticber . . . {A de•tra) Febbraio 1871 8j3 ma le F poco pntDa di u.aa aeduta a.!. Relebataq. · ~:_- 0 a '"re . durQDto 1•. lrattalive di poce nella ccua della -..... ora

1GQe a

Veraa::t.Ues

'olie che <JUesto mrpo IMgament . . l . u~mentato dali Il . b d e rcl ut.uo m tutte le ,Lls~t, foss~: J 'altra part~ t: u_., '1 11" m w-, 11 St3 br nltntale per Jiv<:nire uff' . l r' (' '· l l pertanto dle condizione: fond:t. . ltta e osse un certo " d J · - 1 .. 'lna ma non ~uffi _. t . bra o 1 tu tura, condt;etone ncce> uen e m quanto i . d1d d · ed <-sperimenti dcii-- lo _ . . can :ltt o,·cvano moltre fornire pro\·t. ~ ro l.tpJCH<\ mora! . f . h loro scf\izio nC'II.t trupp.t rinc-i ! <: ISIC e al \.Orn.tndo, (Ominciando ;! . p PIO lh<: e stato sempre poi osscn·ato nell'esercito


(Sopra) Omagvlo a Biomarclt a frioclric;huub - (A d•atra) Uao (A R1iatra) BiAmarck • J""impeiaton GugU.lmo n ad \l:DG riYia1a.

d~li ultiiiU.i rittalti del caDcelli•r• Biam.arck -

soldati permanenti wngedati: Nel 1819, in conseguenza, l'esercito fu riorganizzato in modo che ad una brigata dt linea rispondeva una brigata di milizia mobile : questa poteva essere chiamata.a,pche in tempo di pace per ragioni politiche. La ferma era di 3 anni. Questa organizzazione funzionò regolarmente fino a quando si poteva contare sopra gli ufficiali congedati che avevano fatto le guerre di liberazione, ma quando questi bradataroente scomparvero, il problema degli ufficiali per la milizia mobile divenne molto difficile e l'esercito ne riuscì indebolito. Nel 1833 fu introdotto il servizio generale biennale che indebolì ancora la consistenza militare prussiana rendendo difliàle la formazione dei graduati, sl che all'epoc-1 della crisi diplomatica di Olmiitz l'esercito pcussiano sem. brò non . potersi mobilitare secondo i progetti che e.ran.> stati Stabiliti. Fu allora che il reggente principe Guglielmo ed il suo ministro deUa guerra, generale voo Roon, efficacemente coadiuvati dal genio del capo di Stato Maggiore ~erale von Moltke, concepirono la riforma dell'esercito riportando la ferma a tre anni, che potevano tuttavia essere abbreviati per quei soldati che si distinguessero per buona condotta e buona istruzione. L'eserdto fu svecchiato; le istituzioni di Scharnhorst, che andavano


Ptr attuare questo ordinamento e per armare conseguentement.e l'~rcito, cxturrn·mc fondi che d parlamento prussiano rifiutava sistematicamente. Fu allora (lti62) che, an<.he per lOOsaguo ckl genen.le von Roon, venne chiamato al ministero il principe Otto da Bismarck. Questi agi con metodi rivoluzionari e, nonostante l'opposizioae del parlamento, ìl quale respingeva sistematicamente i bilanci, prese i foodi ncce;. ~Jra per compiere la riforma militare. Contemporaneamente, la sua energica politiQ c:.rera. mir.antc alla creazaooe dell'unità tedesca sotto l'egemonia prussiana, si sviluppò wn .llld.It.a.t c fortuna. L<: tre guurc 'attoriose del l !!6'1 contro la Danèmarca, del 1866 contro l'Austria c dd 1S70 71 lOOtro IJl Francia, provarono c:ocne fossero sbte bene ideate ~ iltj. ru.:aona malat.m pru~aane e misero in luce i talenti militari dell'alta gerardlia militJre -.mbolia;\1,\ J.t!Jo St.1to Maggiore organizzato da von Moltke. Dopo J., trl·.tZH>ne Jcll'unpero tedesco, \'enne stabilita nel 1890 una legge militart' p< r , '' lo ,, iluppo dell'esercito anebbc dovuto procedere, sulla base dei principi

(Sopra) Bi.&ruarck. al Be1ehataq, aopo la

Francia • Ja procJamaz.ione doll'un~ro n Cant.•lliere tod"-Co o paa~qio per con il auo caoe prefeulo.

bene (X'r unJ Pru\~i .l da dll'\1 malaunt dt dht t.anh. (·r.mo mf.II!t an.Hl.lrre .1J una Pru~)t.l che ormJt ne lOntJu ~<:nta Il S(•n t ZIO miht.1r, generale ,·enne J.ttu.Ho tn:q~r.tlmtnk, 111.1 't daS)r ~10\'Jnt n·nnr:ro Jtrcrr:tffil'lltl amvrpu rate neiJ'escrlito pcrnunente. quelle più an.

zianc 'ennero p.t\S.ltc .alla mdazt.t mobik (Lmdwehr) c pot .1ll.a mihtl.t tcrriton.tl. ( l..andsturm). (Sotto) U Caoeelli•r• d• f•no ha uo qn~ppo d• om mir~on ••nuti o na1la:rlo a FriadriC"hsruh


(Soprol Ou.umte la aua rui·a otla Sa"J~oia. iSiamatck ?.i•o.e ("1agçauto a Ba:d l~pin9en ~ (A •iDJitra l Il aereao riposo nello rollidenzo cctmpe6tTe di rri..:trkuruh.

unmutab.J, già noti, par.dlel.tmente allo sviluppo ddb popola. 210ne. M.1 in realtà questa legge non fu applicata. Dopo h s.tlit~ :d trono di Guglielmo 11, il regime assunse sempre più un tarattcrc: plutocratico e parlamentare e !"esercito, mentre .lpparcntememe conservò il suo posto eccezionale nello Stato, d~ f:ttto venne trascurato. Ancora una \"Oita l"dlusione pacifista dominav:1 cJ era .eenerale wnvmcimento che la guerra foss.: amposs1bile frJ. le grandi potenze europe, s1a perchè sarebbe costata troppo. sad perchè i mezzi di distruzione moderni avreblx·ro reso intollenbilc alle popol.tziooi il proseguimento Je; conflitto. Queste allusioni svanirono, naturalmente, nel 1914; m.1 allor.1 s1 tonsratò che l'esercito gc::rmanico non aveva la forzl ade,guat.l nè alla sua popolazione, nè agli obi&.:ivi Jell.t 5ua politica t-stera: l".tttan:o :omro la Francia, mn cui si iniziò la guerra. 'enne aff~<bto ad un numero di divrsioni inferiore .1 quello me~>;O m lin~:a Jal solo esercito franc(Se, senza contare i belp.t e gh mglesi che pure ebbero una parte 1mportante nelh lotta. Sa 'idt· JIJora quanto a,.esse a.-uto ragione lo Stato Maggtort· d, Berltno nel chtedere insistentemente fin dal 1911 laumcnto di tre çorpi d" ..rmata, aumento che mf'fltre era perfetta mente attu~bile. Jato tl contingente disponibil~. risultava ind:. spensabile per I"Jttuaz•on<. del vasto piano d, !,'Uerra. Quei tr~ corpi d'armata. d govuno non ebbe il coraggio di chiederli al ReKhstag. di cut temeva l'opposizione, ma vennero a mancare alla Marna. Il rrsparmio di un miliardo di marchi sulle spese militan, di <1.1i nel 1911 si vantava il Reichstag, fu quinè: la causa evrdcntc Jella perdita della guerra. Dopo l'arm•stizio di Compiègne, l'esercito imperiale, riportato in patria dallo Stato Maggiore, si disciolse automatiCAmente per il congcdamento d~lle classi. Restava il corpo degli ufficiali permam 1ti rappresentato dàl maresciallo von Hindenburg e dal suo quartiermastro, generale Groener. Il nuovo governo repubblicano, per trovare un punto di' appog gio di fronte ai rivoluzionari di sinistn. spartacbia.ni, si ~ll<ì• segretamente col comando supremo. Lo Stato Maggiore, t' • sto intatto, provvide allora in poche settimane a creare un m1t>\O esercito di volontari che fu la R~ichiu:ehr provvùoria. Qut,t:l 788

..,


La Reichswehr si costitu•sce come un aerato anstocratico, con perfetta omogeneità e porta tutta, dall'alto al basso, l'impronta del suo capo. Da quei quattromila ufficiali, i quali costituiscono una aristocrazia militare sceitJSSI· ma e chiusa secondo i principi di Sdwnhont, parte Il movimento per la ricostruzione organica ~ tecnica di un IWOVO graode aerrito d1 coscrizione. Quando i tempi sono favore. voli e cioè nel 193,, il lavoro tecnico pceparatooo per questa creazione è giì. stato fatto. Quando il Fiihrer fa adottare la legge del 21 marzo 1935 che crea il nuovo esercito M zionale, questo si costituisce con estrema rapidità. Merito eminente del generale von Secckt è stato dunque di riconoscere che •l foodamento d1 tutto, in un organismo militare, è d corpo degli ufficiali. A questo corpo egli nYolse tutte le sue cure smza badare che il

tru-

(Sop1cr) " KIUI<Ihl " quadro di F. .Bir<:hmayer rcrpbcrYcrrMI In .Utcz di Pcoivì, du· rcrDte la cam_.. del 11'/0.71 - CA deotra) 1871. L'ID9- deUe nppe ~· a P<Divi.

- l c m l e le

nell'estate del 1919, contava già quattrocento mila uomini inquadrati da 40.000 ufficiali ~ OOè dai migliori fra gli ufficiali distintisi in ~ra. La Reichswebr provvisoria fu uno strumento della politia del governo; represse le sanguinose rivolte che scoppiarono in quel torbido periodo e maotenne l'unità del Reich contro i movimeni\ sepantisti dietro i quali agiva costantemente la mano della Francia. Il 28 giugno 1919 il governo repubblicano te. desco deve fimtace il trattato di Versaglia i! quale prescrive, nella sua parte V, che l'esercito tedesco venga ridotto a centomila uomini di mestiere con ferma di dodi<i anni. Il ~e­ raJe Haos voo Seec:kt, che è nominato, al mj. nistero della guerra, apo della Heeresleitung,

n. CONTE VON BOON

n. 1'1UHCIPE EllEDlTABIO FEDERICO

uno d e t coattuttor1 dell'e sercì lo prus· aicmo. lntroduaae 11 aetvizio militare obbligotorio • co.titu~ ottime r i.aerve. Le vittorie del 1864. 1866 e 1870 9 iu· s tihcarono la sua politica,

comandante delle armate del Sud alla batiQ9lia d i Wortb ne ll'a9 oslo del 1870. Prese poi parte a lla baiiQ91ia di Sedan ed all' aaoedio d i Pa rigi.

DI PBOSSIA

n. PUICUE -nDEIIICO CAU.O

MABESCtlW.O VON STEDOCEn

capo della cuYGilerla. d.e tto il prin·

9r<mde comandante cll ianteria, ed ot. Umo " otrate9a ... Allo acoppio della IJIMml l:ranco-pruoeiana del 1670 co· mandaYa le tre · armate aul Reno.

clpe rouo a couaa della oua uniforme laTor\ta. Combatt• •alo..-ent• e rlceri In' ·reoo cii. Metz.

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e cioè comandante dell'Esercito provvide anzitutto a scegliere, sui quarantamila ufficiali delh Reichswebr provvisoria, i quattromila che erano prescritti dal trattato di Versaglia come qua. dci deUa nuova Reichswehr. Anche gU uomini di trupp:1 vennero scelti fra i volontari· che presentavano i più elevati requisiti. L'insieme di queste truppe formò sette divisioni' d: fanteria e tre divisioni 8i cavai. ieri~. dipendenti da aue coman. di di gruppo stabiliti rispettivamente a Berlino e a Kassel. Il trattato di V ersaglia abolisce lo Stato Maggiore tedesco, ma d i fatto i quadri che funziona. no al ministero della guerra alla dipendenza del generale von SeeCkl non sono che lo Stato Maggiore, amuffato sotto il n<rne di Truppenaml, e, del re. sto, i quattromila ufficiali scelti costituiscono tutto un vivaio di futuri api.

numero ~ppa.risse esiguo rispetto a quello ne:. cessario per il grande esercito deJJ'avvCflite. I quattromila ufficiali da lui scelti furono istruttori dei centomila soldati della Reiduwehr i quali, addestrati per dodici anOJ di seguito non ad un mestiere uniforme, ma a tutte le più svariate dottrine militari, furooo .ca pidamente, a loro volta, gli istrutton dtl grande esercito di coscrizione e, in gran ptrtei= divennero ufficiali. AI momento dello scoppio della guerra, l ' sd· ternbre 1939, l'esercito di paçe del' Reich, ~l quale aveva già annesso l'Austria e i SudC:1, contava cira cinquanta divisioni di fantc:na e sci divisioni corazzate. Questo organico del tempo di pace, con fortissimi effettivi, quasi equivalenti a quelli' di guerra, venne potentemente sviluppato all'atto della mobilitazion_e e, successivamente, durante l'inverno fra 1l '39 e il '40. QuiUldo, nel maggio, fu iniziato il grande attacco in occidente, l'esercito di prima tinea contava 85 divisioni ripartite in otto armate. Mtre 70· costituivano l'esercito di riserva nel paese, di cui· solo 40 erano state impiegate a~ momento dell'armistizio; altre divisioni_ dt prima linea o di riserva erano in NorvCS~a e

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Stanky J~:,·uns, poteva :.crivcr•: allor•t con tutto 11 :.uo britamuco orgoglio • Le pianur~ ùeii'Amcrica del ~ord ~ della RU5Sia sono 1 nostri camp1 di grano, Chicago ed Odcssn • nostn granai, il Ca11adà ed i Paesi Baltici le nostre foreste. L'Australia alleva i nostri greggi di montom, l'America 1 nostri buoi, 11 Perù Cl manda il suo argento, la CaJiforr1ia c l'Australia il loro oro. l cinesi colti1·ano il tè per nei, c le Indie; ti ca fiè, Io zucch=ro, le spc><tl' affluiscono ai nostri porti, la Francia e la Spagna sono i nostri vigneti, il ..\f-c. ditcrranco il nostro imtteto ». E la flotta, la Jlll'inctbile flotta inglest:o era il bastionr not·i. gante cretto a protezione dell'Isola. magazzi. no di tutte le ricchezze dell'nmverso. 'la dopo la guerra del 1870 c la concluS'ionc d::l trattato di Francoforte del 1871, la Germania, unificata politicamente c con l'annessione dell'Alsazia Lorcna, arnvava ad avere una popolazione d1 40.6<>5.000 abitanti e si avnava ad essere (A oinialn~) Scblal eli AIIBdo Iru_pp, per "" g rouo ccmno,.. coraza<rto ( 1175).

MUUo,. della Sloolcr aol !NO.

L· ECONOMIA GERMANICA (18~0#1914).

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~

PER TRE ql',\RTI c1rca dd secolo XIX, non c1 .u nel mondo pa~·s·· che pote'-~~ rh·alcgg1arc. nd campo Jl<lhti. co. come 111 quello economico, cnn la Gran Bretagna. Il prcdommiu inglese pan·c c,sac accettalo senza ribclhoni: ntSSIIIlO. allora pensava che potc~~c sorger:: un;, nuo1 a potenza, economica c polnica. capace di ~fidare quella hntannica ~la dopo Scdan, dopo la proclama71011C dcll'1mp~ro gcrmamco, s1 incominciano a delinc;uc chiaramente i pnmi ~mtom1 d1 quella che sarà una delle p1u grandi lmtc economiche eh~: la storia umana ricordi. sbocc1ata poi nella lotta con le armt. Scri1·~ il Lair nel suo lmpcrialiSinc al/nna11d che, durant<· il penodo della formazione della umtà pohuc;, tedesca, l'Inghilterra proseguiva tranquilla la sua cspan. sione economica, non sospettando neppun: quale potenti' nvale si stesse prCJ)arando contro di lei sul continente. C'erano stati, al momento della guerra daneseprussiana del 1864, dci movimenti favorc,·oJi alla Danimarca in Inghilterra: ma s'era trattato, più che altr, di esr)losioni sentimentali. La guerra franco-prus~ian 1 del 1870 era stata seguita con indifferenza se non con simpatia, pcrchè la secolare nemica, la Franc1a, vcmva posta fuori combatti~nto senza sforzo alcuno da par. te dell'Inghilterra. Solo Luigi Blanc, profugo a Londra. aveva tentato d1 scuotere l'opinione pubblica ingles~. mettendo! a in _guardia contro gli sviluppi economici che avrebbe provocato nella Germania vittoriosa la sconfitta della. Francia. Ma non era stato creduto: nessuno poteva ammettere nella Germania un rivale pericoloso per l'economia ingk!se. Si credeva che il respiro mondiale della politica, dell'industria e del commercio fossero un inattacabile monopolio inglese.

ALFB&OO IBUPP

ol fondatore della cpande ondustrla ledesco nacque ad Eaoen ol 26 aprolo 1812. Suo padre Federico gli aveva laaC1alo una piocola fonderia Il Qlo-vme Allredo ne 011un.se la dlte:.one a soh 15 an.ol. Gli inl%1 furono pe0041

Perb una febce invenz.Ione per·

mise al giovine industriale dJ ingi'WI· dire Il auo 11abihmen1o. Si lratlava di cerchi <l'acciaio lu.i lenta oaldalura. Con gb utili conaeguill poi• c:nnpllare l suoi Impianti ed altuare la sua Idea !OT~>Ia: la fabbricazione di un c:cnnone d'acciaio foao a ,.lro<:arica. E Infatti quoola dJvonne la prlncipalo CIH!'rilèil cloU• we fabbriche. L'orvcmlamo da lui c:nalo, lo ~ Frioclrlclt ICrupp A. G Essen ~ • 011111 fra l p{b gTa~~dl del mondo A U...n AJ. lr~o Krupp mori Il 14 lugloo 1867


1cn11· ano tmpartite nelle scuole prim.1nc ~cb

!urono uno degli elemrntt fondamcntalJ d L

h• 1 lltoria sulla Francia. La costruzion: eh una economia germanica a respiro mondiale ,i anantaggiò anch'essa di quc:,ti clementi t nlt r.: ad essi. è da considerare la 111 fln::nza operata dall'insègnamcnto ~mnalc.: ,. che dette al lavoratore massimo di energia e di produttività. la 'cicnza non disdegnava di porsi al 2.10 dell'industria c dell'agricoltura.

*

..

ptriak, il periodo immediatamelll.: al trattato di Francoforte è COJilo~;citJto d nome di Grii11dut1gsscil, era della zionc. appunto per il gran numero di organi,mi economici che vengono cr::ati p<:r il numero veramente straordinario di or· gamzzazioni che vengono rinnovat('. \'~ra. ml'll\<' il processo di industrializzazione del. l;t Germania era cominciato già prima della •ua unità politica. intorno al 1!40, ed in tale ,·poca avc,·a incominciato a giganteggiar~ la f.g-nra di Alfredo Krupp. Contèmporancamcr1(· ., lo Zolh•cn>in il miglioramento delle \·ic di comunicazione, fluviali ~ ~tradali, J'csi>t em:a di una popolazione numerosa,... lo t oinialra) D IDQ9aaino dl uoa 9R111ldo fabbrica • armi ted. .ca. o•o il ..,atorialo prodotto al _...., prima dJ parli.. per U froa.lo.

(Solto) RiJugio a:atiaer.o per uu.a aola J>IIIODG, co--

otnr.ito da una oftici.tla tedHCa per. la pt'Oiniou operai cbo durGDIO l'ali-. "o" _ . abbatsdoua:re U lc:rroro.

do9U

Depoeito di looomotift ordinate all'iDduatria tedeaca da pa. .i Hteri.

la più g rande poten2a continentale. Possedeva abbondantemcme, sul suo territorio il carbone ; riceve\·a, con l'Alsazia Lorcna, ric. chi giacimenti di ferro, c le su~ masse operaie erano disciplinate ed operose. Gli clementi per la creazione di un grande organi· smo capitalistico e di una forte industr ia moderna c'erano: e a questi erano da aggiungere qualità morali di primissimo or<line. Anzitut~o una grande capacttà di lavoro ed una grande riflcssività; poi uno sviluppatissimo spi.rito d'associazione, che spiega come, a differsnza degli ipglesi, individualisti ed impazienti, i tedeschi abbiano potuto realizzare imponenti accordi di produzione; ed infine una grande, innata disciplina. Scrittori i' aliani e stranieri (c fra i nostri, più recent-emente il Fiaccadori) hanno rile. ''.ato che l'impero tedesco fu costruito dal maestro elementare, alludendosi con ciò alla preparazione militare e alla disciplina che 800


Squ-. dell'ala dl ..... laz!Cllla come mwlcmo al· traft,.o le leoU di uo er .\\me mlc:z-.:oplo (Fola Slemeu)

sviluppo delle ferro,·i~ c l'mcitamento del gov~rno,. avviano la Ge-rmania su una strada che sboccherà nella trasformazione del pacsz da agricolo in industriale. l cinque miliardi di franchi dell'indennità di guerra pa. gata dalla Francia giunsero a buon punto: poichè la Ger. mania era un paese relativamente povero di capitali. Ma non è da dire che furono i denari della Francia a operare il cambiamento dell'economia tedesca. Certamcmo: una certa influenza, essi, la elibero. Pro,•ocarono però. direttamente, una inflazione creditizia cd nn aumwto di prezzi vertiginoso, che portarono alla crisi del 1873, la quale sorprese l'industria siderurgka tedesca senza protezione (essa aveva autorizzato, orgogliosamente, il goYerno ad abbassare le tariffe doganali) e si propagò anche alle industrie tesstli e chimiche e alla agri<:oltura. 11 Jiberalismo riceveva da questa crisi un forte colpo c la l~zione fu salutare per il giovane organismo economico tedesco. Non va dimenticato, però, la dinamica della popolazione; dinamiea ascendente, che portava gli abi. tanti da 41.os8.782 nel 1871, a 45-234-00I nel t88o, a -t6.8sS-404 nel I885. Ne conseguiva come notò il Mon. daini. c una espansione delle colture alle terre meno fertili, c l'introdutionc di notevoli migliorie, portando con

SupermicroKoplo Siemeu. c.h• pe....,.fte nuoJÙ biocwari COD iD91'QDdimeuto da quattJomila

a quwcmtamlla <rolle l'oriqlnal• (Foto Slemeoe).

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(Sopra) Uo mlo..ecolo gnuoo di appare ad o«<Uo ooaclo (aacclola rotoa· da), , _ appare Yloto cos 1111 alcroecopo .onoaaJ. •

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te • .tùolrcl) - - trt• trww,.. le leali d•U',.Jtre.l-

.,.._p., (Foto S 4 - ).


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<!U<:stc un colpo mortale a lla piccola p roprie. tà ». Cominciò l'emigrazion<: transoceanica · .:hc non riuscì ad equilibrare, i11algrado le forti cifre di essa, le su ssisten ze alla popol::zione ; aumentaro no le importazioni di d er. rate alimentari .e d i cercali soprattutto; im. por tazioni ch e, osserva .sempre il Mondaini, .: da una parte inaspriscono con la concor-

802

.'

..

1 enza

'

le sorti dci prodotti agrari nazionali,· <: daJI"altra si chiedono sempr e maggiori esportazioni dì manufatt i facendo per tal modo dello svilu ppo industriale una condizione ineluttabile di vita della popolazione tcd~sca :.. Ecco allora la tariffa protezionista d el 1879 che può dirsi veramente il fattore cecisii'O dell'industrializzazione della Germa.

:'ll11.krna. l'ruh.:Hc 'COillnl le

antiche- cd

;:U•·..:u:tto: llt<ht>lrt<" mgksi. le industrie tl·· dc~d•c· ,j g-~·tt;;nn con uno ~forzo titruuco m·lla liJtta ,. trovano nelle banche il più l'a· lidn au,iho, ;.~,·rcitando queste, a diffcrcnta <!l"Il-: l>an<:ho: lllglo:~t. il nedno a lunga scaolen7a , di1 <"tllamlu. come nlt1·ava il Sayott> ·wl tR<)•J. 1 \crt stnunl·nti uHJi.pensabili per l.t lt<I'Ctta d<·lk industrie c per ti pot_:nzianH Hl•> , .::.. n.. nuc•) del paese. La Banca tedc -·:a ,-,nn< <'•"Ì ad c>s..:r~ inttrnamcnte legat:~ all"lltdu,lrla: (" lll'llll ~tesso tempo il credito ,, ,p_-ciahzzò al ma:.simo grado. In q~tindict ann 1 dt h:n·orn tenace. di sforzi p:lllcnt i ~ di i ~rr.:a 1·olontà la trasformazione della (~crmama è compiuta: nel 1887 essa <· 1 aam<·ntc un graudc paese industriale. La populanon: rurale diminubcc: nel 1850 gh addetti all'agricoltura <:rano il 65% del IO· tak; nc•J tRio sono il so'7r, nel 1882 il 42,0%· :\el 1<>1<> \Ccndono appena al 28,6%. Nello stesso tempo le cifre d:!lla produzione s~­ guono shalzi formidabil i. l combustibili m•· ne ralt solidi prodotti in Germania, che ammontavano a circa 70 milioni di tonnellate nel 1887, sal-g ono a z6o milioni nel 1912; l'ac· daio e il . ferro da 8<)7.000 tonnellate nel 1881 passano a 2,2 milion.i nel r&)o c a 6,5 milioni di tonnellate nel t88g, a 30 milioni di tonnellate nel 1912. L a Germania è, in quc. sto, campo , la _seconda produttrice d~ mondo, venendo subito dopo g li Stati


l"niti. l.'lnJ{hllterra cominct.1va a st·nllr>t minacetata: ,. i lihc. ri~ti che 3\C\'ano affermato •·~•cr Jcstmata 1<.~ ~-rmania a ri-

maner•· l~rcnncmcnll' nn p;tc~agricolo c ponro, c la Gran flrctagu.t 1111~ riC'Ca nazione inc.ln~trialc-. cranr> co~trctti ac.l am. llll't 1Cr"C d'c<'er<:i ShagJiati Ìll (lll'llO, Er;; u•ìlurale eh~. dopo an:r ~aturato il mucato inkrno, l'inrJu,tria tctk<ca dm·e-"e m<~rciarc alla Cl>lliJIIÌ5la tki mercati e-teri. Qui '' in~ontn·rà con l' l n~htltt rra; ,. la lotta ~arà ,·crctmcntc dura. Pcrch~. coml· già uot:.mmn, le t''J)Orta7Ìoni indu~•nah. •·.-,·ndu ri,·ohe .t {MJ{<~r•· lc importazioni aiimcntari, cr;ulo Jl..r ti pat'c.- una nt·n·":tà di ,·ita. La ~o,·inc G<:"rm<~nia è portata r:o•ì fatahn~ntc ac.l una politica mondiale, ad uua Wdtp.,fitik rh cni 1\spansinnc.- coloni<~lt, che si verifica all.t fint• dd ~cculu X IX con nna rapidità insosJK'ttata, n.m è eh· nn "'l-l'Ilo. • Eo.p;wsion, •·c•mnmac;~ !:d ··~pan,iont turitorial, -ila 'crtlln re~~ili<Oll'llh" ,\lclu Fiaccac.lori- si Jnttgrcrannu cuu k otspirn~ioni politicht· .tdla Gio,·inc Germania guida:a da Gu~:lit·hnn II c •hncchcranno nella ll 'dlpulitik; n(·Jio sforr.o cioè t·hc ~i compie c.lopu l:t cadut;~ di Bi~marck p~r tra,iorma. re la na:tinnt• c.Ia JK)I<:nza ~uropca in p<>tcnza mondiale c colo. n il\)c). ( )""f\'<tmmn pn:ccrlcntt·mcnt:! come l'innato ,pirito di .1• oct:viunl." l'di tli~ciplit:a dl'i produttori g~rmanici abbia JIOT. t.nu •t••~'IÌ :.tl'"ltuuione di \'asti accordi di prodtuionl.": il t'llrt.·/1., ua'Cl' J1Npnn •n Gl·rmania, ,·crso il 188o. e nello 'tesso ltmpo la tlflncap:tlc arn1a tli cui la Germania si ~cn·e per 1•• .::n••l,!•ll..la dd m~rcati è il dumping, rc~o JIOS5ihilc da un;~ sa . pt~nh· politic:t ft•rrn\ iaria. da •u>stclii go.-crnatiYi alle inc.lu. ~tnc. Ila pn:mi nllt• e<pnrta7.tollt ccc. Xci 1~1 le c'pnrtazioni t d.•chc eh manuf.ttti r.tpJin:•cntavano wltanto il q,l)% del totak dd le C'I"Jrtaziuni: nel 11)14 salgono al 6:;,1 '·'c. Scaltro. (l:tZJCntc. rorretto • 1•rect.;o, l't~portatorc h.'Òc,co. 1ìutato !alla ~ua diplnnt.11ia ~ dalle 'liC ltanche che si in,;tallano in tutti i pac~i del mondo, •i in,iuu.. in ogni mercato, pronto a "<>Cl' t>l.trc 1 gu<tt dd diotlt· l' a conccc.lcr•· lunghi rc,piri per il p.:t)!atnt!nlo. ~Ju ''·' •olirlandà fr:t gli clementi.economici. nella lotta per la conqni•t., dl'l mercati mondtali, fu il risultato c.ld m•-

li .V. l[czbm- d.eU'wJi. .roiltlo dJ N011aco, Ila loauta d•ll• d<~Zioal di aloda aatur<alo ai aoldati della coalraerea alp!Da ed bo dl"hl4rotto oatualcutla• " Q.,..h • uomuu aOJ>o Il alo udUodo qUorel ... ". Ecco Wat.i i !i.ri arllv!i.rl acolkre cnteoliMI.IIII la pcnola rlell'll lualr• prol-re (loto 1): Il plù 9loTGno • Il pii> CIY!do dJ ac:lell&a dJ qu. .tl coa.!roenl al.,m! aoa parola • p.-Dd. crppu.atl.. Il p....._•• (Ialo 2) - t r a quiodl coaoe ai p.-pcae "" tr-Dto dJ palata ,., - · toOIIo-to al mlc:ro.copio, Poi. attro"rao lo alnt• meato (loto 3) ""90JIO rlnlate ai eoldoti lo ...,..,,. 9tio di c:il> dM aoa al .-.do ad oc:dt.iO audo. E ""9"110 tlllclle .p;.gaii (folo 4) l problellll doU. 1100Jot,•a

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,.rei• """

co•pa:rote~

lìtarismo tedesco. che come notò il Bcrarù uella sua opera J'A,glclcrrt• c l'imprriolis.,c, ;!\'C\'a in szgnato al popolo /'ordim·, lo rcgot... rilà, Ju discipli11C1 .., l't~r/c di rc11dcrc rfficllci gli sfor:;i combi11oli. :\{a la G<:'rmania non poteva continuare ad ::sscre accesamente protezionista: altrimenti le materie prime e le derrate alimentari sarcbbzro affluite con

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ella eh,· ÙO\'~\·a, dopo il 1~)0. iar ~trariparc nd mondo. il prodotto tr:de<c•>. L'indu~tria gcr. m:t11ica orn1ai minaccia,·a -er.&amcnt...• qudh m~lc-l'. Il rapporto final<.' della Comnu<siu. ne ll'm:hi~sta uomh~ata nel rAA:;~ dal S:tli~hury allo scopo ò; mdaKan• le. catt>e tlcll:t d< prc~sionc 'crìficat~t~i nel commj:rciu c nell'industria britannica parla chiaro: c La cn~c~ntl' pre!>~ione di qntsta ~.. >ncorr<"nza, gtà ~ui mtrcati nazionali come ~~~ lllll:lli neutra. h.- dtC~\·a il rapporto- è 'PC'CJahnclltC note. yulc p:r ciò che conct:rnc la (~crmania. l .:t tenacia c lo spirito di inizi.1th·a dci tcdc•chi :·...j fanno l>'Cntire in ogni l':trte del mondo. Attnalnwnr~: noi ahhi:uno nella produzione ,lclk m• rei, >l' pure ne ahhi;unn, hl'll pnchi 'antaggi ~ui tcdc~cbi t:d <:~~i \lumn gnatla. grl.lndo tcrrenn rb1>cttn a noi nella conosc!nza dci mercati ntOTHlt.tli, ncll'adattamc.-nh• :ti gusti cd alle idio~incra~ic lor-oli, con Jaflicoltà nel paese O.:corrc\ nello .."o '-' ~• costrUJSCOilO <o0hc.lc.. 1..,,, <' .tll't'" t•· • •~mpo indurre gli altri paesi (siamo nell'c. sono,., !Ilei 1896, in suo discorso ad Epsom. poca di protezionismo accentuato che si \ ' CLord Roschcry affcmta,•a: c Noi siamo miriticò in quasi tutta Europa alla fine dzt se. na~ciati da un ri\·alc iormidabilc che ci ro. colo ~IX) a diminuire le loro tariffe p::r audc come il mare rod~ le parti tlcholi della mentare l'assorbimento dci manufatti tcdecosi:•: la Germania ,._ Il 189<? è l'anno in cm >chi. Ecco allora la Germania rh·olgc rs i \' erpiù alti si le,·ano gli allam~i contro l'im·a. so una politica di trat t:Jti basata sulla reciprosione tedesca dçi mercati. In Inghilterra E.

803

,.


E. \\ illiams. raccoglie snl volume famoso

M11d,· "' Gcnn11uy, gli articoli pubblicati nel. la ,\'n ,o.R c•·icr,, l' annuncia la decadenza bri. tanmca : M . Schwob, in Fran<:ia, nello strs. ~o anno, ~-saminando l'espansione economica tcdc~e<~. av ,·~rte che essa av viene non solo :, ~pc~c detrlnghih crra, ma ancht della Fra,n. eia \ ~cri n.· nd suo L e Da~tgcr allcmmtd : .\'ou s risqtwns f ori, trcntc UII S oprés le Sr. t'lln milituirc, d'ct rr (ICculés à un Scd011 rom. m.:rc·a<rl, d oni lrs conscqucna s scroi<'nl prul clr,· plriS dc.wstr,·~tscs cncoro·. L'anno s~guru. te la ~ 11/urday Rt-.:ict,• scrive eh ~ se la Ga . manta rosse s1.arita dalla carta dc; mondo. non \ 1 sarebbe stato un solo ingleSt' eh~ non !>arebh1.. diventato più ricco. Le ctfre rispecchiano tutto ciò. Non solo nd campn siderurgico c metallurgico, la G: nna. nia a\" eva hathtlo )'Inghilterra ; mirabile era stato altresì il suo progr<.sso nelle industrie meccaniche, in qu:.> lle tessili, in quelle delle

(il prioooo " llidtru )

nacque nel 1~ a Hons· dori nella Pruaala occo·· dentale. nel 1894 dm•nn• profeuor•

dell"Umver&ttO

do Halle , clal 1895 al 1916 ~l> a Mmbu"ii , o•• fond6 un tahtuto di tera PIO sperimentale Fu m• dtco e batlenoloqo do fa. ma t.tr.1verSale. Sc::opd :o J)OalblLtl> do unmunoacrre pasa:avomente contro la dtl lente • contro il tetano

( 1890) ln uquoto a profon· di •tudo • •ul ...ro del IODIJUe do ani·

,..,.,.,ru.

moh athYCDDente UDJnunaz zaU Warburv proprto tn queah o•ornl ba aolenn• mente celebrato Il pramo einquant•nano della seo~

Fll1TZ SCKAUDIJQI

JUUUS WA<:Jaa • IAUU:GG

uco. ~::-cro !'":a per cut nel 1%1 vonne assegnato o

noto nei 187 1 o R6sonin9 ken nello PtuM!O oraentolo. G ronde atud10SO d• r;rotozoolog,o.

Bchnno ol premio Nobel. Il grande 1Cten210t0 mod a Ma rburo nel 1917.

sthiKie. M orl gio vaniSSimO a 35 cmm nel 19:>6, :iopo una vito interamente ded1cota allo rt·

Qr<mde psiduolra tedesco nato nel 1~7 o W ola 111 Austria , fu dtreUore del1o c:h mC'O pstchJo tr ica dt V u!:.n no. Nel 1927 ~bbe tl pre· mto Nobel por lo a.coperta dello malonole· ropia ne1 eo&t da paro.h ai proçrosa1vo Nell')

cereo saenllfica.

s tesco tm.no lasctb lo caued.ra . •

;;er:c

dol storo a nnd 1he· OIUfi:':O

ne l 1905 a acopn rc il macrobo delle

( 1843-1910 ) o rcmde balt•rioloqo lodeoco, c ho l o rande medico e cmlropoloqo tedooco nolo in 5e1JUilo a pcaienU atudl Qiunso nel 1882 nel 1821 a Scblvelbeln in Pomoranlo , lu pro alla scoperta del bacUlo della luberoolosl. a Wiinbu"ii e a Berlono o ve mori Per l<o aue lmportcmti md,inl ebbe il Premio nel 1902 f u il grande aaaenoro della palo· Nobel nel 905. logla cellulare.

1-•

804

.. .. .

hoioo todeoco na1o nel I&IS o Lennop, 1profe-s~ore o S trasbu rgo e

WUrzbwg • dai

1699 a l 1920 a Monoco ove morl nel l!r.J Nel 1695 scopri i Rooo• X. a prendo eosl UIIC nuova ora nella ston o della dtognosl\co e terap.a med1ca

chincaglier ie. L>al 1887 al 11)12 le macchine passano in Gcrma· nia da 52,8 milioni ùi marchi a 630; i tessuti di cotone da 07,3 a 4Z1 milioni: qudli di lnna da 177,6 a 223,4 ; qitclli di seta da 16 1 m ilioni a 199. :\cl campo delle industrie chimiche cd elettriche, poi. la Gamania non a \"eva r ivali: i 5 6 delle tin. turc impiegate n<'l mondo intiero. pro\"Cni,·ano da fabbricht> lcdcsche, la cui produ zione ·totak , ricorda il Mondaini, prima della guerra europea 19 14· 18, sa)i,·a a 2 miliardi di lire oro l'anno cd impicga ,·a 200 mila operai. I dh·id~ndi distribuill dall'industria hcllica. sono in continuo aumento: nel ramo car. honifero ad esempio, quelli della Cousolidution Bcrgw rrk.< A . G.. fra il 18&} c il r906 passano dal s.s% al 30'#: c quelli della K oclucr Bcrgr,•crks Vcrrin che erano del 4'k nel 1886. a rri,·ano nel triennio t90(). 1909 al 30%. :\cl settore metallu~­ gieo la società Forgcs dc Sarrcbruck distribuisce ne) 1887 11 tu%, nel 1900 il 70 '/r ; la E scl•u ·cilr r Bcrg~"•·rks distribuisc<· 1' 1 ,5~ nel 1887. il 20% nel 1901. E alti dividendi dànno le~· cielà elcurich e, queHe chimiche (la Elberfclder Farbcnf abrtl: V orm F . Baycr &: C.ic dà nel 1886 il 4%, nel 1907 il 5~ ). le fabbriche di cemento, le società di costntzioni, le banche ccc Il commercio totale coll'estero dell'Unione doganale tcdcsc;. (Impero e L uss('mburgo) aumentava ira il 1887 r il 19 12 del 2 14.7'if, mentre quello dell' Inghilterra era cresciuto del IIJ,t %. quello della Francia del 98, t % e quello degli Stati Uniti _dc~ 173,7'.k. Lç esportazioni che erano di 3 miliardi e r64· mihom di marchi nel t889, erano salite a 7 mmaTdi e 74 milioni d• marchi nel 1910, a 8 miliardi 944 milioni di marchi nel 191 2 ·


Alla fine d~l secolo X IX, la rivalità economica anglo-tedesca arriva1·a ad uno stato dj ten~ione eh<-, tlopo q anni. doveva portare alla gm·rra. :'\di'anno in cui la Saturday /{,·;·to:t.· proclamava che dalla scomparsa ùdla licnnania ogni inglese si sarebbe arr\cchJto, cominciava la grande politica xnarinara di Guglielmo 11. venendo cosi ad aggiungersi, per l'inghilterra ai motivi di jn. ctuietudine economica, anche motivi di carat. tcrc marittimo. Nello stesso tempo l'esercito tedesco div~nta1·a sempre più un perfetto stntmcnto di gl.terra. E la marina mercantile seguil·a eia vicino questo sviluppo dl'l paese. Mentre la marina a vela perdeva, come negli altri paesi sempre più d'importanza, quella a vapore raccva un progresso meraviglioso: passando fra iL 1888 c il 1913 da 1.240.182 tonnellate a 3·'53-724 tonn~llate, occupando, dopo quella inglese, il secondo posto nel mon. do. Fra le grandi Compagnie di Na,·igazionc primeggia la H<llnburg Amcrika Linic, che av~va. nel 1911, 125 milioni di tqarchi di capitale. In llll solo anno (il 1910) il tonnellag. gio di questa rtotta passava da 910.125 tonn. ad 1.021.9()3 tonn.; il numero delle sue na1•i nello stesso anno saliva da 382 a 388. Venivano poi. dopo la Hamburg, la Nord Deutschcr.L/oyd, la Hqnsa, la Dcuisdtc-Australi. selle Dumpschiffs Gcscllscllaft, c la Hamburg. Siid-Amcriku. Dampschiffs. Gcscl/scltaft. rt movimento dei por~i mostrava anch'esso cifre altamente significative: nel 1887 comples:.iva. mente erano entrate nei porti tedeschi 9.f4o.927 tonn. di navi e ne erano uscite 7.')66..)26 tonn. il<et 1911 le navi entrate erano 2<).o68.oss tonnellate c quzlle uscite 2f.!Ot.J8t tonnellate. Amburgo nel 1910, battuto per il traffico il porto di Londra, 1·cniva al 3" posto nel mondo dopo Anversa c :--;cw York. l,;n altro degli t>lementi di succe~so della marina mcrcamik t~dlsca, notant nel 1911 il dcpu(A d..Ua) Tutta la Croc. Roua tedn<:a Ili • ott.rta .,.r la donasioae del aa:n9u•. PnJenzmeoto di cam· pioDi di aa:Dquo per la determiacaioa.e dei gruppi 0""9~ (Solto) D o1m9ue oUerto ~r il froDie, -.ia.ne preparato per

la: C'OQ&e'nm:ione.

tato francese Lucicn Hubcrt, nel sno ,·olumc I.'cffort al/cmaud era costituito dal iatto che la P:rancia era sulla rotta seguita dai grandi piroscafi tedeschi i quali. senza allontanarsi dal loro cammino. potevano ,·isitare i poni fran· ccsi. La Cn:rrnania. dunque. alla ,·igilia della guerra europea era diventata. doPo quaranta anni di lotta tenace, c di la1·oro indefesso. una potenza mondiale anch<;> nel campo economico. s·~ra costituita una armata commerciale ed indu. s(riale così temibile come quella militare. E in questa armata, non bisogna dim~nticarlo. ammoniva il citato Hubert, i migliori generali erano spesso i pi~ grandi scienziati tedeschi, che nei loro laboratori, con le loro eminenti doti di indagine c di ossen-azione, avevano vinto delle grandi battaglie, come lo dimostrava il rigoglioso fiorire delle industrie chimiche cd elettriche. Il governo, da pane sua, con disposiziorti doganali minuziosamente c ~pien. temente studiate proteggeva l'industria. Ma tutto ciò veni1·a a rompere l'equilibrio che l'Inghilterra credeva cristallizzato per sempre, a suo solo vamaggia Contro questa nuova sistemazione europea, mascherando con le solite formuleastratte il suo egoismo :: la sua brutale \'Oiont.1 di predominto, l'Inghilterra >Còl!~nù 1:1 ~uerra.

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DOPOGUERRA CON L' ESAURIMENTO deUa olfensh·a dd giugno 1918, la guecr<l! è finita. l'otto no\·embre è la rivoluzione: il giorno nove, per dirb wn il Preuss del D~utuhla11d Repubblicaniuh Vnfammg. non c'è più in tutta la GermaniA un solo monarchico. E' questo, forse, l'aspetto più SCO(llertante dtlla situazione. l tedeschi si dimenticano del K aistr, degli Hobeozollem, dell'Impero: tutti divengono improvvisamente, come se da anni ne covassero la passione, repubblicani ed anti. tradizionalisti. Gli ufficiali. i diplomatici, gli uomini più in vista, gli industriali si levm~ il monocolo, tlac: era un po' il $ìmbolo del 'tech io stile tedesco. Jean De GranviiJiers al ritorno da un suo viaggio a Berlino noU comt tutti i tedeschi vestano ugualmente al. l'americana, molto democrati~te, anche der Mann mit C~ntraf.htt!zung, l'uomo con il riKaldamento centrale, come viene chiama. to il nuovo-ricco. La guerra è finita! la nuov.l generazione ha bisogno di cambiare, d; disfare, di prendersela con qualcuno. C'è dinnanzi alle forze positive c negative, d'ordine c di distruzione che la guerra ha espresso, tutto un mondo da combattere, quello che ba cri· ~t,JIIizzato ed irrigidito certi aspetti, specialrPente sociali, della vita tedesca: con esso si tr•l''olge il bene ed il male. il responsabile e • l'arrc-sponsabile, il peccatore e la vittima. Per fortuna, c'è una classe dirigente pronta a SO· ·aituir~i all'antica. anzi, in ultima analisi, muo.

l . . Alla: liA• d•l 1922, q c:a\&&a d•U'•r>or- 1Dllltto9U coo U -amnio deU• rlp<U~ dotcn~tat• a V•raaiUea dcùle pot•ue plutOCJ'Citich•. la Germania oi troW. oU'•tr-• aue rlaorse • dd... la moratoricr. Easa* pe,t.. noo. YeDD.e accordota. e 1'11 veucuo .1113 b'uppe lr<m<:Ni • bei9be OCC\lpa•4rlo la Bullr. ID U~Jullo cùl'accordo rQ991""to coa Il : DuwM\ l« llullr la ......-uatu lru U l119Uo • l'COIJ...Io 19aS. La lot09rllli« _ . , U ooluiO lnapJM fru~ alla loro bandioro. ad E&Hil, pr!IDa 4•lla d•liDili•a part•U4·

2. • Torbidi ao....,.nì<rl a hrU..o ,..1 1919.

3. • Mano 1832, BerliAo. PropG9GDda JMf t. •l•zioa.l pr.-ideD&icdi. Il m....U..In »~ U.\ct dlc•: "Moi '109UoaGO pr.owl.... lo PU9110 U d•otloo d•lla ~>CUIÌO.... Hitl•r IOJÒ ,.........

~- -

4


Uaa acèDa fre.queat• D.•U. rie di lerlmo nei torbidi CIDDi del do-uerrc•: la polWa perquioioc. 1 pGUGDti,

ventesi, nei riguardi delle doti politiche classiche, suf piano stesso dell'antica; anche se con indirizzo generale di governo e poggiaodosi su forze perfettamente contrarie a quelle della vecchia Gennania imperiale. Ma la rivoluzione, iniziata a Kiel, arriva .1 Berlino, nella Westfalia, a Monaco : è la ce. pubblica. E, al seguito, tutto quello che un paese ricco e vivace come la Germania, sconfitto più dal blocco e dalla mancanza di mezzi di sussistenza che dalie armi dei nemici, che _già patisce le dure restrizioni di quattro anni di guerra, può esprimere. Le forze sociali c politiche in gioco sono molte : prima delle

(Sopra:) GU crnersa:ri del aaaioncdaoc:ia.J.iamo oredica· -.cmo oi loro aeguad che "'l'cryyealo cti Hitler CI'Y'Nbbe portato cùJo vu•mz c:iYile", (Cool lblutti • 'scritto awlo atriodone elle olo -..de aeUa lotovralla). l fatti lacmDo dima.trc:rto che il aa:donaJ.ocialilmo bG porlato Dana aU'umo... df tutti l t.dnclù. (A ain.iotra) Ua altra . . ..,a ~nq...,te a llerliao prima deu·.....,• .,to del a<RiO'Ilalaod4Umo al poiOH! la poJilllo clMpenle ur~a mCI:Il.l:l. .lcu:iooe eoanm.Mtu.

altre, quello che potremmo chiamare il « <;,entro tedesco », abbastanza saldo a non volere troppo scompiglio, abbastanza forte per reprimere ogni tentativo estremista, pronto a prendere sulle sue capaci spalle la respon;sabilit:< di guidate il paese e di pagare tutte le cambiali della Germania guglielmina. Di tale 1 «rentro» fanno ;parte, in ultima anaJisi, gli uo. mini più preparati di tutti i partiti : da esso si e:;prime la nuova ~aerazione poJitiGI. Quilldi~ il partito socialista, la social-democra%ia, forte. an.zi fortissimo, l.!o/oual, bu.rocratico, organizzatissimo e perciò stessO' poco agile, poc<~ pronto ad afferrare iJ nodo e la chiave della situaziooe, punto rivdl.ll%iooa.rio nel senso antiCO e moderno dclJa parola; inoltre, per le 807


(Sopro) LUDWlC BICI:. - . - a l o •• eodvti clolla guena moodiole oeUa l:reiiA IWcb eli letliM (Sotto) 13 ........, IS31 • B.rliao. n leld ..-lallc geoerale COriDg. aecotll-ala dell'_.,... Raeder • do.l ma:reac1cdlo YOD lrCNcW._. wi ncc a depone uao coroa.a •\Il ._.-..to ciM eGIIINti

d•Da vu•rro 1114-11.

To.he di ooldati

tecSHchi co<luti aella vu•na 1914-18.

sue stesse premesse e tn.dizioni proletarie ..: sindacaliste, per quanto molto annacquate. negato allo svolgimento di un programma di politica estera che, nella pace che si organiz7.ava sulla base del principio di nazionalità. non dimenticasse. anzi tutto, il suo stesso sog. gttto, la Germania. Poi, ancora. le organiz. zazioni cattoliche, democratiche, populistc, comuniste, gli studenti nazionalisti, gli indl!striali. i contadini, gli « spartachiani », RosJ luxcmburg, Licbknc.:ht, il gruppo Haasc, l<~ organizzazione Consul. Al d_i sotto, organizzata, ma scontenta ed irrequieta, la gran massa dci reduci dal campo di battaglia, deg;i smobilitati, la popolazione stanca, gli operai militarizzati ed abituati ad un alto tenore di ''ita. Il 9 no,•cmbrc del 1918 Haase, Rosa

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Luxemburg c Mchring guidano la rivoluzione bolscevica a Berlino. Dalle barric:ate -della Kihlimr StrasJe i comunisti ddla capitai~ pac. tono all'assaltQ dell'ex palazzo imperiale; !.L bandiera rossa s,·entola al tramonto sul suo più alto fastigio. Si fonda il primo governo rivoluzionario proniscrio tedesco del quale fanno parte Ebert, Scheidemann, Haase, Dittmann. Barth, tutti minontari del Partito Socialista. Ma il governo provvisorio si tro''?. ben prl'Sto a disagio : per socializzare, bisogna a\·er qualcosa da socializzare, mentre nell.t Germania mancano assolutamente. materie prime e carbone; per rinunziare alle antiche isrituzioni e agli uomini che le incarnano, oc. corre averne delle nuove. Il Licbknecht e Rosa Luxemburg per mantc-

n~rc fede al ~iahsmo perdcttt:ro la fede dc popolo tcd~o. l reduci dal fronte d~ g•ornalmentc rimpatnavano sfogavano ti ran<V ~ aaumubto 10 trmu:a centro il RO'·erno ~l « spartath•ant ». la maggioranza degli Opl'l'"-: e dci soldati m nvoluz•one non ,.oiJe se~urr il Liebknccht quando, cacciato dal go,·erno ~ lOO l'appoAA•O della Luxemburg, mizia,à .· :tlJOt tent.lt•' • di l"OIIettiv•zzaztOne. Infine t! primo congresso dl-i soviet tedeschi, tenuto • &rimo, si l.htude con il prevalere della fra : z•one moderata del !:overno, ncoostante • tt-ntattvi Ji '10lenza d t LtcbknC'\.ht e di al· 1 t une bande Jt soldati ri,·cluzionari, anche lOngresso degli « spartacbiani :. tenuto b. ,· \0 dteemhrc: 1918 ed ti 2 gennaio 1919 &. ntSl.e con la scissione del gruppo: gli md•pendcntt fecero parte con i maggtontart dc:l gcverno, gli ultimi « spartachiani lt voi~ appellarsi ai contadini deii'Osie/bim. Ma_mvece che i contadini. risposero g li opera• dt alcuni centri industriali e. più violentemenk che altrove, d i . Berlino. Il 6 gennaio 1919, gio:no indt-tto per le elezioni della ~i.t~· te, cominciavano i primi moti bolscevtch• gu•· dati da. Licbknedlt. Il giorno IO, dopo ch_C gli « spartachiani » avevano già occupato ~l centro della città si venne allo scontro dCCI· sivo. truppe ~vernative att!'carono_ il pa· lazzo del V Mwartr; il giornale ciel parttto_~ cialista ufficiale che' era stato occupato dat ravoluzionari c~ cannoni, .mitragliatrici, carn armati e ~ asfissianti; si fece persi-o? uw d1 aeroplani. Il giorno 12, gli « spartach•an• » erano vinti. Licbknedlt e Rosa Luxerobur~ furono arrestati nel sobborgo di Wilmenclort

Le


l ')07, lo dc,IQ;l" Jepuwo o~ l p,,, 1<'11.1/(. D uram: 1.• J.:uerr.l è un Ji~ipJ.n.u"~'mo om·mh·o .lclh ll'.I}:.I!IOrJO:U \O<I.lfi,t,l l hl' tppog_l!l.l oJ J.!Oilr no. t·r primr l!•orno Jcl ntH l"rnhrt 1') 1H. .l p.1noru lo on\1.1 .1 Krd ptr *-'Jr<: 1111 lumult.J •kl!l' optr.u do qudl'.lr'><.n.IIL Tro\.t .1 Kod unJ \Jiu.tzoone in:.pcr.rl.r · J.o M.tnn.o , d o 1du molte poio ri, oluzoun.t:ot 'ht l' 1:.\l"rt olo i: 111 lt·rnwnto. l m.tron.t r. \l.tnd11 ddl.t lunJ.!.t J!.lllr rJ pu loro qu.Jso 'l"mprt onJtll\ .1, JH'\ Jn•. tO\IHurlu Je, ~o""~''' ~omrll .11 ..0\ILI ru\\1 Jr <111 J\l\ .tno IIOIIZI(' .tllrJH'r..O Ja 0.1\I,!!J.tiOII•. dd lhhllc, .1\l'\',tno puniJIO r 1annonr 'trll t uu.ì. m.tnJJIO J lnr.t rruppt ,J,, ,b..,, 0 , o.. t l•p.llo l.t \I,ILIOOC radul pc· mnzo .ldJ.t IJU.tl~ tr.tnt> on <0111UOil.lZIOn,· 1011 Il '"''Il del P·'',, Il No,kc. p.trrolc JX r repnnwr~: unu "tapt·ro do .lr>tn3lotti. 'K'ppt· l'>'<:rl' dl'tll) ,f.,, \t)\ tLt du m.tnn.lt .t ,~:on·rn.t',nrt dt K td . In lrl' }!tor 111. " prod.tmù b prunJ rt:pubhltLI « lti:Kr.tl \(:<t.lfl » ll"dl:"-.1. Jl ,J!IOrno Jopo. il 7 IIOI'l'lll hrt. '' ·ib<:IIJrono Url"mJ. Br('mtrh.r,·tn , An~ hur,~:t• 1· ti ,Jt,rn·uo m.Ju,ln.tll" ,J...JI.t Wt·~t fdll.t mll.t nutlt: fr.t Il 7 ,. l'x, K un [1\nt:r pro..l.t "'·".t l.t rt·pu hhl h .t b.t' .trl"l , \ l).!lll\ .t no pot ,

Germania le rivendicazioni rivoluzionarie eh-: e traspt>itati al Com~do militare. -~ll 'uscit ;; il termine della guerra a,·eva messo alla luc~. dal primo interrogatorao fu~ono ucc1s1 da alGustavo Noske era nato a Brandemburg nd cuni Cacciatori delle Guar<ile, certamente co.1 1868. A quattordici anni lavorava a far o l'.c;senso delle autorità militari e dei maggio. nestri. a d iciotto g ira a piedi per la Marca rit.ari. Al'e"\'a visto bene Noske, uno degli uomini piu mteressanti del dopo-guerra tedesco: ·cercando lavoro. Nel 1892 diventa socialista ed inizia la sua carriera nei g iornali pro,•inLa sua li~·u r:• può servire da guida per c~­ ciali del partito. La città Ji Chcmnitz, ne: prende~<: il t.Jr:tttcre che \'ennero _a prendere. m

fatti di Berlino o.:he abbiamo narrati. Il p.trtito, allora, richiama,·a Noske a Be: lino : nel nuovo Ministero egli è il minis:.ro della guerr.a: Batk g li « spartachiani ». Diviene il tipico 11nm r. J'orJin~: in lui, anche se è cornb.ittent~. dC'! campo ant~nazionale e socialista nelb peuiort maniera, si può dire rialfiorino ~ qualità Jel. l'ucmo politico tedesco tradizionale, con r~r.

aog


fermaziooe di una. persooalitì. forte e pronta. ~ risolversi. Si può dire, forse, che i soda.listi tipo Noske salva.cooo il Rnch unitano contro il sepa.ratismo dci rivoluzionari. Il Vorwart.r vinceva. sulla Rolr Fllh11t. Ma dopo queste battaglie, la Germania. deve combatterne un·~ltr~ 0011 meno importante: quella. del Mano. Anch'essa ba le sue ,·ittunt, t suo1 eroi, i suoi eserciti. Infatti, nel · 23, il n ~tovo Stato falltsce. Il l-ono del Marco è impressionante. Se il 30 giugno del 1919 vaJC\'a Lift Sterline .)8 e 9:>, il 31 dicembre dello stesso anno ade a 181 e 80, il 31 dicembre 1921 a 771; nel giugno 1922 è quotato 1655, nell'agosto 7850, nel dicembre 34.000, nel novembre 72:> milion1. E' il periodo della inflazione, qudlo dei francobolli da 80 mili.oni e dei caffè che costano 4 miliardi. La salvezza. viene da Schact e Luther; si fonda la Rentenbank, si emette la nuova moneta garantita dalla grande ipoteca sui beni immobili t,edeschi. · Poichè la vera salvezza della Germani:l è nelle forze del lavoro tak. sco. Anlile nei momenti più confllSi e difficili, infatti, la Germania l:l''ora, il popola. tedesco produce. Le officine dello Zeiss Trust, di Merseburg, di Opel, le campagne di tutto il p:iC:Se producono ric. cbez:za, l'uomo lavora, le navi germaniche solcaoo i mari. Falliscoao gli esperimenti politici : al di sotto di essi cesta intatta la forza e la più tenace volontà del popolo tedesco, quella del lavoro. Al lavoro, del resto, si applica :lDcbe fiutta la gioventù tedesca, la nuova generazione. Soprattutto g li artisti, quelli che C:lDCell:lDO con UQ colpo di spugna la guerra e le vicende poutiche per applicarsi ad uc sogno di fratellanza universale. Il primo annll&Cio Jell:l rivoluzioae tedesco~ Du? Erhebtmg. pubblicato dal Wolfenstein, si apre con il saluto al nemico: Gmesse an den Pemd! Heinrich Mann getta la tonaca alk ort•che e scm·c « Il Suddito »; FC:lD:z: Pfemfert, W alter Rillo, Gustavo LanJant:r militano fra le file di sinistra, dimOstF:lDdo forse il carattere di "ago patriottJsmo e di polemiCa :lDtl·pa.ssatista che viene ad assumere nel campo intellettuale il bolscevismo tedesco. Molti di questi uomini rombattono sulle baricate; d loro motto è : « No1 siamo i morti m per· ( A aiaatra) D Fiibrer • Voo Rìbbentrop dUJ'aate \IDG aNta di u loro .,;Cif9io • iapedo~~e alle truppe (Solto) Dopo il cn.cono del IO dic<ombre IMO avli _ . . ledeachi: le~ ma:aaa dei la-YOratori aJ atrio,ge i:atonao a.l FUhrer acclc:rmaaclo


(Sopra •

o

destro) Tre momenti del 9rand• dit;corao riv'!,lto dal Fiihrer cgU operai tedeechl do u.ua fabbrica d 'CITm..i di Berlino,

messo ». Il «Canto del Reno» di H enry Guilbeaux sostituisce la vecclm W aiehl am Rheim : Ri emi d'accia•o bam•tt: e !Uonacc! Canto del Reno tsuha e vola 1 Suonate campane, a discesa suon:ut! Stridete sirene ed acuc~ fischiate! 1 Annunciate la resurrezione del pop<~lo 1

Più positivamente le elezioni per l" Assemblea Nazionale del 19 gen. naio l 919 portano in parlamento 164 socialdemocratici, 88 cattolici, 77 democratici, 34 nazconalisti e 23 liberali. I comunisti indipendenti ottengono una trentina di s.eggi : il « centro tedesco » è saldo contro gli estremisti Ji destra e di sinistra. E nel giugno dello stesso anno l'Assemblea con 99 voti di maggioranza dà il suo assenso al trattato di pace. Il presidente Bauer. socialista, fa approvare la mozione famosa: « Se il governo della Repubblica t,edesca è pronto a firmare, questo avviene non per libera volontà ». E nel marzo del 1920 si hanno gli ultimi movimenti estremisti. Il giorno l 2 del mese, Berlino si risvegli1 con un nuovo governo rivoluzionario, quello del generale Von Luettwitz, del colonnello Bauer e del dottor Kapp. La preparazione militar~ del movimento, affidata a Ludendorff, è stata perfetta ; non altrettant:> la preparazione politica. Due giorni dopo, mentre Kapp scioglie r A' semblea Nazionale, la sinistra organizza la difensiva e lo sciopero generale. Seguono gravi fatti : la folla assale una çompagnia della Reirhill•er ed uccide l"ufficiale e tre soldati. attacca la caserma dei Cacciatori delle Guardie, in quattro giorni di sollevazione si contano più di duecento morti. Le mitragliatrici sparano sulle piazze e nelle vie della capitale; all"alba si ritrovano nei fossati della periferia i cadaveri tagliati a pezzi di ufficiali e di soldat.i. Il governo del dottor Kapp non resiste all'urto di una reazione che, di giorno in giorno, si tramuta sempre più chiaramente in tentativo di rivoluzione sul modello di quelh spartachiana. La socialdemocrazia, anche se ancor più volgent,e a sinistra con il governo W irth, riprende il suo compito di portare a salvezza l'unità del Reich. XA B C O CE8A BIN l 811


IL NAZIONAL· SOCIALISMO MOLTE NOVIT A' .!ve,•a portato la fme del h ~uerra sulle strade e le pta:zz.e delle c1ttà tede-

sche. La vtt.l., di b"orno m giorno, mutava aspetti ed atteggiamenti : ecco le truppe d1 occupazione, i lungh1 treni det reduc:a Jal fronte. le staziona ferroviane tn d1sordiite, i se:' izi pubbhci d1sorganizz.au, la smania di di' ertusi. Po~. ad ogni cantonat-a, grandi manif e-st• dJ tutta 1 parti h e di tutti i movunenti : operill, contadini, bandtere ross.e, caratteri enormi, gialli, neri, bianch1, 1c:rdi. E appelli :1! popolo germanico, di lavoratore, a1 soldati rivoluZIOnari, ai soviet. Per le ~trade g1ravano · c:o~m1on elettoraLI pavesati di :.tendard1 con i )lmboli del partito al quale appartenevano. grossi cortea, squ.1dre di uomini armati, vestiti di giacche d1 cuoao, lOn un berretto di foggia militare, glì stivalooi, lo sfollagente. fra i saluti a pugno chiuso e le grida· rivolu zion:trie. Apparvero in quei giornt le grand1 HEl!MAJIN GOEBUIC del Re1eh. 910 valoto~a:;.

.martt~clallo

JLmo a:&$0 de1l'crv1a:aone tedesco n~!lo

9Uerrc del 1914-18. è .toto >l gemole '='reotore delkl qrande flolta aerea !~tdes<:o prmc1pale lotlore d1 successo nell'otlucle conflol:o RUDOLF HESS uun..stro, rapp.re.t.entanle del fuhrer noi Paruto na:.•onalsoclol:alo e uno de1 fedeituuru d1 H.&tler con 1l quale dopo le 11•omale d, Monaco del 1923 fu :mpragtonato o LandsberQ . r· t.:n~ .:St>lle hQYre J)lù 5JgnJhcoh··c dcl:o nuovo GttrmarHo,

JOACHIM VOti RlBBENTROP

Jaa l, Qenno1o 1938 nun1atro degli •ste ~~ del Re1ch. 11 è nvelato uno del più o.b1h ed avvedu11 d•plomauc, dea no3trt tetnpl Applicando lo duettnro de: fuh..er ho 'pe::zato '·accerch•at:':en!o mole6e.

Gtò: tema

IIWllatro dello pn>pogcmda del Reidl • noto nel l~ In 1\aaonlo. s, laureb In hloteUo a Eldelberga: nel 1921 loDdb U gk>moJ. « Der Al>Qrifl •· nel li28 fu eletto al Relcbatag. Nel 1933 fu nominato llllll'-tlo deUo Jl<OPCI!JO!Ida. E· W10 c:lel ph) gf'OIIIdl oratori Qermoruci.

m1n11tro deQh moro mm1.-tro dell~ G1u•tiZJO

band1ere con su scritto le frasi e i programmi politici, quelli da portarsi attraverso tutta UIU strada con due aste che ne reggevano le estre· mità. Una moda venuta da MOSOI. Berlino era sempre il centro della vita politica, la città dove si decidevano le sorti dellt nuo1•a repubblica. Ma anche in provincia la lotta politica fervev3, soprattutto a Mocuco, la 1ecchia città bavarese, dove era stata proclamata la repubblica bolscevica di Kurt Hciser. A Monaco, nell'est-ate del 1919, si fondan un nuovo partito d'opposirione al ~ e d'idee nazionaliste: il Deutsche A.rbtlùr· Partei, il Partito Operaio Tedesco. l fondatori ·erano sei uomini di bu<>M volont2 che cercavano il modo con le loro deboli for11e, di opporsi all'indi~izzo generale della poli~CI tedesca. Il nuovo partito teneva le sue nunioni nella birreria Stttnecker-. Il giovane sot· tufficiale Adolfo Hider vi capitò una sera ~ l'inacico, ricevuto chi superiori, di I'ICCOglicrt notizie sul nuovo movimento. Adolfo Hider era nato tteota anoi priau. il 20 aprile 1889, oeJ villaggio di Brauoa&l


n FUiuer • '""' Ribbezstrop.

sull'Inn da un mod~to funz10n.1r1o Jdlt dogane .Iustnache. A trediCi ,toni er.t nnustù orfano J1 padre, a thCiassctte .1\'e\"a perduto anche la madre. S1 crJ IStruito a Lmz e .1 Vienna, an''"a fatto l"opcra1o a Mona,o, allo scoppio della guerra SI era arruolato 'olon. tano nell'esercito d1 Guglielmo Il. Quindi s: era guadagnata la croce di ferro d1 sC<ond.i classe durante l'assalto di Bayunewald. era ~tato mtossicato Jli gas mt;k"S1 di Ypres. J\' C· ,.a passato lungh1 mesi in ospedale soffrendo per la Patria. La ser.1 10 l UI pott- .1\ '1cinare i fondatori Jcl !irbtf'I · P,7rl<'l, ha 1n1 zio la sua carncr.1 poht!la. Ben pre-sto, mentre i: nucleo Je1 suo1 a.rmu ~~ fa ~mpre più nu. meroso, Hitler cominua J. parlare e ad acquistare coscienza delle sue qualità o(atorie. Il 24 febbraio 1920, nella g rande -sala de!Ja birreria « Hofbriiu » si tiene il primo comizio popolare del nl!ovo partito che, nel frattempo, ha cambiato il suo primo nome in quello di NaJio11alsozialùtiuhe DeiiiJ(he Arbaitpartei Parla Hitler illustrando in venticinque tesi il programma del suo gruppo. Appaiono, su!Je cantonate di Monaco, i primi manifesti di color rosso del NSDAP. Nel dicembre del 1920 il partito acquista il Volkischer Beobachte,. e ha cosi il suo giornale ufficiale. L'anno dopo, mentre già si delineano le pri. me reazioni Socialiste e governative contro il Nazionalsocialismo, è necessaria una revisione dello statuto del partito ret\o 6no allora da una organizzazione a base parlamentaristica. Alla fine del 1925 era di 27.117, nel dicembre passa ad Adolfo Hitler che ne 6ssa il nuovo statuto e ne cura la diramazione in tutte le città tedesche. Nello stesso tempo si fondano i « reparti di assalto» (SII(rmabteil1111g). La prima grande battaglia f ra le nuove aunicie brune e le organizzazioni sovversive si verifica la sera del 4 novembre 1921 durante un tentativo mal riuscito di disturbare una riunion,. alla « Hofbriiu ». Nel '22 il NSDAP parte-

dpa alla grande manifcstl zione d( tutte le associazioni patriottiche tenuta nella Ki:inigs· platz. << Dobbiamo insegnare ai marxisti che il futuro padrone della strada sarà il Nazio. nalsocialismo, così come esso drverrà un giorno padrone dello Stato ». dice H itler in quei!J cccasrone. Nello stesso anno ha luogo a Monaco il primo congresso del partito. Il 14 ottobre Hitler, insieme con ottocento camicie brune, entra di forza a Coburgo roccaforte dei rossi. GOring è nominato comandante degli Slurmabteilung. L'anno seguente è quello dell'azione. Infatti mentre il NSDAP si fondava

La: balla9lio di F•ondo • c:crns1t.G oro ripoaa.

con il Dmbull(J Oberumd e il Reù·hsflagge, sempre più nette si delineavano le tendenze separatistiche del nuovo governo bavarese del signor von Kahr. Hitler si convince che il goverll9 .bavarese è pronto a ribellarsi al go. verno repubblicano di Berlino; · ma che non ha le forze necessarie per agire. La sera del1'8 novembre 1923, perciò, si presenta alla riunione dei nazionalisti bavaresi che si tenev;, alla Biirgerbriill e proclamava decaduto il go. ,·erno del Rei.ch. Il generale Lossow comandante della Reichsweh,. bavarese e Kahr aderiscono al movimento di Hitler ; ma il go. •


176.426 unttà. Com•noa la sene tnonfale du lOngress• d• Nonmbergll. In tal modo, alle elezioo• per 1l R~1rhJklf, del 1928, 1 nazionalsocialist1 possono racco glfere 810.000 \'oti e inv•are .n Parlamento dodici deputati. Dopo appena due ann1 ,: numero Jc, \'Otant• per H1tler sale a 6 milioni 100 mila: centosette camkie brune entrano al Parlamento. Il Na:t1onalsocialismo è ormai. numericamente, il secondo gruppo parlamen· tarc. Successi,amente le file del partito aumentano ancor p•ù ,-elo.._ementc: nel 1930 SI h.mno 389.000 isuitti; nel 1931, 806.294; p•ù d, un mdJone nel 1932 e 1.477.Ll4 al 1 marzo dd '33. Il 13 marzo del 1932 Adolfl) H 1tle~ aven presentato per la pnma \'olt.l la ~ua {.lnd•datura alla pres•denza del Retch. Al primo .scrutlmo n portò 11.300 000 \'OU tontro 1 18 mil10n1 ottenuti da Hmdmiliorg, ai ballottagg•o gua..Ugnò ancora due !Dllion• d1 'oh. Il go,erno del ReKh, allora, dmoacu1 a queste man1festaz•oni di foru Jel Nwonalsociahsmo \'Ollc ordinare lo SCioglimento delle S. A., delle S. S. e della Hlller j11gmd. Tale provvedimento provocò caduta del Gab•· netto. Alle nuove elezioni il popolo tedesco mandò :U Rei(hst11g ben 230 camicie brune. Hitler rifiutò l'offert:~. al vice-eancellierato. In 6.ne il 30 gennaio del ·Ì933, dimessosi SchJejcher · Hitler ricevette cW Presidente del Rlich l'in~rico di formare il nuovo wbinetto. Il Nazionalsocialismo è al potere. Il ~ man~ 1933 è il giorno dell:~. grande vittoria : 17 m~­ lioni e 300 mila elettori si dichiarano per ,: Nazionalsocialismo. Il giorno 23 marzo Hitler ottiene i pieni poteri. Dopo quattro anni di intenso la\'oro, :! Nazionalsoàalismo chiede ancora al popolo tedesco di riaffermare la sua volooti. Ottiene il consenso dd 99 per cento di tutti i ted~­ Ma il 30 gcoru.io dd 1933 il NaziooaJsooal•· smo al potere raccoglieva una ben triste ere-

u

verno di Berlino sostituisce Lossow. La mattina del 9 novembre, quando il corteo nazio. nalista parte per ia Residcntplatz è fennato da uno sbarramento di truppa e di polizia presso la Feldhernhalle. Le truppe sparano su Hitler e Lundendorff, <.hc erano alla testa <klla manifestazione. Cadono sedici camicie brune. Hitler viene arrestato e riunchiuso nell.t fortezza di Landsberg. Il 'processo che segcì a questi fatti termina con la condmna di Hitler, poi scucerato il 20 dicembre 1924 iD seguito all'applicazione della condaiooale. Mi ora il partito era quasi disperso, i suoi capi non potevano parlare in pubblico, non c'era una sede, non c'era denaro, oon c'era nep. pure una macc.bina da scrivere.

Ma, a poco a poco, le forze del Partito N:~.­ zionalsocialista., si raccolgono di nuovo intorno ài capi. Adolfo Hitler e Rudolf Hess, suo segretario, svolgono una grande opera di pro. paganda; nel Natale del 192~ esce il prim".J volume di « Mein Kampf »; il movimento è conosciuto e si svi~uppa anche ndla Germania settcntriooa.lè. Durante questo periodo di -preparazione più intensa, GObbels è nominato dirigente del movimento 1 Berlino, si tondano le S. S. (S(hllt:ut4ff~ln), la Hitl~,. J11g~111l, la Lega degli Studenti. Il nUmero <kgli iscritti al Naziona.lsocialismo che al~ fine del 192~ era di 27. 117, nel dicembre del 1927 era di 72.S90, nel dicembre del 1928 di 108.717, nel dicembre del 1929 di

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(St>pra) Ua •uv9•ti"YO aaJ)eltto deU·ÙI:ui:Moaa adUData ·

doU. orvcmiA<Aiolli D~le aUo Stodio Z.ppeliL di NorillllMrva. •••:nata a ddu..u.TG d•ll• 9f.oruate d.J pariilo del . .lt.mbre 1!137 (Foto Atlandc) (A destra) Tamburini d•Ua .. Hitl•r 1"9Rd ...

dità. Quat,tordici anni di governo democratic..> avevano di nuovo ridatto la Germania sull'orlo del fallimento. Un esercito di ben sette milioni di disoccupati, accampato nei distretti industriali come in quelli agricoli del Paese, appesantiva mortalmente l'economia e fa vita nal.ionale, mentre poi il sussidio statale da essi ricevuto non accontentava nè chi lo pagava. nè, nella sua scarsezza, chi lo percepiva. Le fabbriche si chiudevano una dopo l'altr" già travoll;e dall'espandersi della crisi mondiale; le imprese fallivano; i contadini non erano ir: condizioni di poter pagare le imposte arre. trate ed i lorq .debiti, tanto che tutto il bestja. mc: nelle stalle e tutti i raccolt.i sui campi erano ipotecati. E inoltre, mentre salivano le cifre statistiche della criminalità, anche la situazione politica interna minacciava tempesta. Già riprendevano vigore le tendenze separatistiche che, affermatesi nei giorni scuri immediatamente: seguenti alla guerra. ad ogni. momento di malessere e di difficoltà che il paese avesse :1 superare, risollevavano il capo. Il governo centrale del Reich giornalmente era esau"torat;, nelle sue funzioni d\l quello dei Liinder, il parlamento aveva le redini del potere e giocava con esse alla solita moda. Senza poi parlare della penosissima situazione tedesca nei con. fronti della politica estera dettata dagli Stati vincitori a Versailles, dei trattati invischianti nelle loro maglie tutta la vita tedesca, dei riflessi che una simile situazione aveva sulla stessa psicologia di tutto il popolo eternamente ed insolentemente umiliato, disarmato ed avvilito nel suo onore mHitare, oppresso dalle riparazioni imposte dal nemioo. Primo passo verso la salveua doveva essere, dunque, quello d; costituire un .sal d~ ed ·unko


e quali;,ath•o mai raggiunto. Le « b.tttaglie elci lavoro ~> si susseguono vittoriose, ~ COft g randiosi programmi, dalle autostrade UJe grandi bonifiche, dalle costruzioni industriali :~Ile opere intraprese per strappare al nwe lembi di buona terca. I disoccupati ''mpo ria.ssorbiti io numero sempre crescente, fa alla loro definitiva scomparsa, mentre numc:rose altre leggi stabiliscono le condizioni di una nuova economia. Le leggi sulla disciplina dei mercati e quella sul regime ereditario dci beni rurali, sopra le altre,. creano le possibilitì del più sicuro e redditjzio sviluppo della dasse agricola tedesca. Il lavoro tedesco, c:oatt!mporaneamente, riceve la tutela sindacale oei confronti del capitale e viene immesso .come eiemento fondamentale nella vita della Na. zione, attraverso la costituzione del « Froa~c del lavoro». Esso raccoglie tutti i la\-oramri tedeschi staccandali dai concetti classisti di tll· tela del lavoro e dai vecchi sinda~ opeat che cosl cattiva prova avevano dato nei mo. menti in cui più viva si sarebbe sentita h ,,ecessità di una loro opera e più urgenti erano le richieste della cl~ lavoratrice gtnnaoica. Parallelamente a queste ;stituzioni Fiù propria. mente politiche e riguardanti la legisluiooe sociale ed il sistema economico del nuovo J<eich, si sviluppavano altre forme di assistcaza sociale e di provvedimenti io favore dci l ~ voratori. La vecchia NSV (Assistenza socialt nazionalsocialista) preesisteote all'avvento di Hi·.Ier al potere, viene completamente trasfor· mata nell'opera di «Soccorso invernale del popolo tedesco». Tutti conoscono i sistemi d: assistenza e di organizzazione di quest'opera e le caratteristiche questue che per essa lwu» luogo nel periodo invernale. Anche l'istitu· z;one del «Servizio del La\·oro *• oltre cM servire potentemente con le sue fonnaziooi inquadranti migliaia e migliaia. di enetgie al st·rvizio della produzione agricola ed lod :. s! riale del paese, rappresenta un centro potentt di unificazione verso un solo fine di tutte le forze del Paese. «Servizio del Lavoro&, Hitltr fugend, dopo-lavoro «Vigore e ' Gioia~ son.> potentemente serviti. a raggiungere in Gc~­ nia quello che il Nazionalsocialisroo aft\'ll elt:tlo come suo primo punto di reàliuuioot: il ccnseguimento dell'uniti spirituale e dcii~ comunanza politica di tutti i tedeschi della GrJnde G ermania. Ottenuta questa prima \'Ìt· toria il Nazionalsocialismo era pad[one del suo (Sopra) 13 oUob.-. 1935. 20 mila 9ioY<IDi d•Ua ''Hitler IU!J•nd' ' adunati a .t.ilahurp cucolta:Do lo parola del loro capo. Ba.Jdur •on Schizach. CA d"tra) Lcr ••,.•o coa..-aleac•lll:o di UA •oldato vermanieo t.rito aul

troole il'cmceae.

« fronte tedesco », doveva essere quello di assicurare l"unitl intèma del nuovo Reìrh, di unificare tutti i tedeschi nell.~ Ù>mune lotta. Il nazionalsocialismo si dedica subito a questo primo compito: mentre vengono aboliti i partiti e mentre il NSDAP cimane come unico esponente deUa volontà politiu. del paese, viene cont~poraneamente rafforzato il potere centrale. Anche le leggi hitleriane sulla razza vanno comprese io questo programma di bonifica int.ema, in questo sforzo volto al uggiungimenliO di una nuova compatteua e di uoa sald1 mobilitazione di tutte le migliori forze nazionali. La tutela della sanità della razza e l'offensin contro tutti gli elementi tanti da malattie ereditarie o appartenenti a gruppi etici diffemtti da quello di rui. la massima parte del popolo germanico è composto, rientrano oel gran quadro dell'unificazione tedesca compiuto dal Naziona.lsocialisroo. Si affronta quindi il problema della disocrupaziooe. L'industria e l'agricoltura tedesca ri. cevono una spinta che presto le porta ad un livello produttivo 816


con cw pone e risolve tali questioni, le doti del suo capo : logica. strin~te di argomenta. :zioni, risoluzioni equilibrate ed ardimentose, lultà di mosse. Il suo cammino, anche a chi lc:gge queste note volutamente scheletriche e prive di commenti a fatti di così capitale importanza per la storia del mondo come quelli che abbiamo narrato, appare tutto logicamente incatenato da chiare e precise necessità, tutto o~diente ad una ferrea disciplina, ad un metodico e sicuro sistema. La vittoria del Na:zionalsocialismo. dapprima sul ''ecchio mondo tc:desco, sui partiti, sulla mentalità, sulle istituzioni della vecchia Germania, quindi suUl coalizione delle forze della vecchia Eur()pa e dcl vecchio mondo, progredisce direttamente J.J tale perfetta e lineare realiz:zazione del:'iJcale politico delle nuove g<:nerazioni. Esse, infatt1, trovano- nel Nazionalsocialismo un ideale politico, sociaJe ed umano che esaurisce puntualmen~ tutti gli ideali ed i bisogni che da esse hanno origine. Il popolo tedesco trova nella dottrina e nella pratica naz.ional. socialista il suo punto di contatto con il resto del mondo, la sua ragione di vivere in base ad un ideale di vita più a lui comprensibile che non quello indicato dai tcorinament4 politici dei passati regimi. Ed il programma nazion~sociali~a s! porta a compimento appunto m gr-az1a dJ questa assoluta ed incondizionata fede del popolo tedesco nella sua gui~~- Guida .-.n solamente spirituale; ma pol1hca. nel senso che Hitler ha saputo iJl!le. s~e la sua battaglia più strettamente poutlca nel grande movimento spiri~uale tedesco che ~i venne a detennin~re nel dopo_guerra, quando, falliti gli esperimenti radicalJ di sinistra, apparve chiara la necessità di un nuO\'O ordine capace di raccogliere intorno a se non solo le forze della Germaoia ma quelle di una nuova Europa. Questa capaci~.à. politica ed espansionista del partito nazionalsocialista è la sua maggior gloria. . SILVIO

19t0 • GU ultimi oaluti di "" gTUppo eli ooldali iD pcn1eJWJ. alla ola:zial>e eli hr· (A d.Ntru) D IOf901DCiai.Jo di Berlia:o pcula ad uaa pl"emiasioa• di iaf•I"':Dl•r• • croc:eroPiDe.

(Sopra) -

liDo -

avvenire. Viene ben presto il giorno in cui Hitler, sicuro della compatt=a del

7o popolo, inizia la sua opera di riscatto nei confronti del nemico esterno. Le tappe delle conquiste tedesche in campo internazionale, dapprima attraverso l'opera più 'strett8nente politica e diplomatica e quindi facendo pesare suUa bilancia tutte le possibilità che offriva la nazione giovane e forte, sono troppo note per dover essere riassunte qui. Certo è che il Nazionalsocialismo raggiunge ora il suo secondo) punto: la liberazione della Germania dall'asservimento di Versailles. L:occupazionc della Renania e della Saar, la rimilitarizzazione del Paese, la creazione di una flotta da· guerra e di una potentissima armata aerea condu<Ono, in fine. il Nazionalsocialismo verso la realizzazione del suo fine ultimo: dare al popolo tedesco tutte le possibilità di cui esso è degno, aprendo al suo lavoro e alla su11 attività le porte del vecchio mondo-. La strada è segna>;,a da tappe che son stori11 di oggi: l'annessione dell' Austria, la riconquista entro i naturali confini politici delle popolazioni tedesche assegnate alia Cecoslovacchia, la risoluzione della que. stione di Danzica e del corridoio polacco. Quindi si pone decisivamente il problema dello «spazio vitale», delle colonie e della Jiberti per la nazione ~emani;:.! di avere nel mondo il suo degno posto, Il Nazionalsocialismo rispecchia, nel modo


far a meno di esprimersi in termini antitetici, pure essendo consapevoli del periodo deU~ fermule antitetiche e tenendo contro che e difficile trovare un punto di vista esatto, perchè tutti siamo portati a scorgere negli altri quello che è diverso da noi, quando ci conosciamo poco, e quando inve<:e il contattp per· sonale è più i>ntimo, siamo portati senz'altro a negare ogni differenza di mentalità. La qualità fondamentale del carattere te. desco è l'insofferenza della realtà, insofferenza che spinge il tedesco alla malinUNA SERA, alcuni mesi fa, girando al buio conia o alla ribell1ooe, al naufragio di tutte per le strade di Monaco; vidi un foglietto le certezze o all'impeto eroico della conquistil. bianco appuntato al tronco di un albero. A Mentre per noi latini è caratteristico .l'amore matita, in chiara e grande calligrafia, un'i· per la legge, per la misura, l'intimo accordo gnota mano di donna aveva scritto le seguenti con la realtà, che ci può spingere ad ogni parole: ·« Piccola gattina bianca 18 febbraio sorta di accomodamenti e di compromessi, ma caduta dalla finestra forse giace in una cantina d'altronde ci dà la possibilità di non smarrire ferita. Si prega di portarla dietro compenso, mai nei cieli della speculazione filosofica o a Goerresstrasse 16, III piano». dell'invenzione artistica i1 senso della realtà Anni fa vidi un foglietto dei genere attaccato terrena, per cui: soltanto si può riuscire a man- . a Wl albero non so in quale strada. « Canarino tenere «anche nelle costruzioni più superbe, che risponde al nome di ·~iphans volato vi~ una mirabile precisione di lineamenti .ed una dalla gabbia all'alba del g1omo 5 marzo, SI altrettanto mirabile chiareua di significato». prega di po~rlò a Ritha Ejlersen, AmagerIl nostro sentimento iniziale è -dunque ·« il rispetto d'una legge. che ci parla dall'alto, il doulevard 101, Il piano ». Messaggi più che avvisi, come quelli che sentimento iniziale della ment,alità tedesca è si lèggooo a volte nei giornali. « A piuttosto quello dell'impeto di un'energia da quella signora in nero che h1. passato la sera esprimere... si direbbe che il peccato più tedi San Silvestro al Soonenhof (secooda sal.1.) muto non sia come per noi quello dell'orgoinsieme con un1. amica in blu, quel signore glio ma piuttosto quello della remissività... Di che sl presentò a lei, chiede di dvederla », fronte al problema, della costruzione dei granoppure « Signor" vestita di verde che prendedi ordinamenti da dare alb vita, noi latini va il tè alle ~ al Vier Jahreszciten1 viene presentiamo per prime le esigenze che sorgono dalla realtà su cui dobbiamo lavorare; invece gata da un suo ammiratore di dare notizia il tedesco sente per prima l'esigenza di supe· di sè ». Non parlo degli annunci matrimoniali. r:ue la realt,à. con uno sforzo di energia... La Da noi la gente cerca « dote adeguata », « p.:>siz:iooe sicura», alti impiegati statali o ricche mentalità tedesca insomma sente il valore della vita prima come termine d'un atto ~i conereditiere. , In Germania invece si cerca «una fanciulla quista che come l'espressione di un'autorità •· (B. Giuliano - lAJinità e germallesimo. Bo. che abbia il senso del Bello e del Bene », che logna 1940). Quest'antitesi fondamentale si sia «amante della Natura e della Musica», e magari «che abbia passione per l'arreda- può sviluppare all'infinito. Noi prendiamo la mento della casa», si cerca «un uomo dalla vita come è~ i Tedeschi, prendono il mondo e la vita come dovrebbe essere. A loro fu conforte personalità », «che abbia molto soffercesso lo slancio dell'ideale, a noi la soliditlt to », « di saldo carattere e di nobile senti re ». La grande stagione degli annunci matrimoniali deLla ragionevolezza, con tutte le conseguenze è l'inverno perchè d'ìnverno gli uomini si spesso perniciose che port.& coo sè la ragiosentono più soli e più buoni. D'inverno gli nevolezza. A noi fu data la rassegnaziooe, a loro l'inquietudine; a loro fu dato il dolore annunci portano in grassetto richiami irresistibilmente pateticr:. «Nostalgia di Natale», di non sapere esprimere, a noi la capacità di «Desiderio di Natale », «L'ideale di un nido esprimere anche quello che non sentiamo. proprio », « Cerco la felicità », oppure vediaVediamo che perfino gli annunci ecooo. mo che l'intero annuncio è diretto a Gesù miei in Germania sono una confidenza. una BambinQ: « Caro Bambino Gesù, portami, ti confessione, un appello agli sconosciuti, una prego, un buon maritino; io sono un'allegra voce che chiama nel deserto ·della vita, perchè ragazza della Franconia, alta, bionda, cattplica, i tedeschi sono assai più soli di noi. Noi abho ;o anni». Oppure: «Sono impiegata in biamo il genio della conversazione, come loro una banca, ho 19 anni, sono bionda e alta . hanno il genio del tacere; noi parliamò bnto m. 1,77. Ho tanto desiderio di incontrare un da diventare rettorici, loro pensano tanto da uomo eh~ mi . voglia essere compagno nei cadere in quella specie di rettorica che è la giorni tristi e lieti della vita ». problematicità.- Noi abbiamo bisogno di espan• * • siooe, come loro hanno bisogno di concenQueste piccole esperienze della vita quotidiatraziooe. . na sorprendono il viaggiatore e lo spingono « Ne. dites pas les Allemands; il n'y a que des Allemands » disse il Coote Benea . delle conclusioni che sooo spesso errate e kendorff al Conte Keyserling. Mentre in ge. degne di finire Qel rpucchio dei pregiudizi che nere . sr parla. dei tedeschi come di una ogni popolo si forma sul conto dei popoli massa di individui dalla personalità unifonne, vicini. Ma quando ' trovan.o solenne cooferma in realtà ogni tedesco è una personalità distinnello svolgimento della· storia, nelle espressioni ta, chiusa,- isolata e quasi incapace di comudell'arte ~ della letteratura, nella struttura stesnicare. Il tedesco è più individ11o, i.llati.no più sa dell" lingua, servono anche C6se -a definire individualista. Ogni tedesco parla di una sua il <arattere di un popolo. Parlando di tedeschi e di ital.iani non si può Weltamchat~ung, come da noi si parla di saper

MALINCONIA

DEl TEDESCHI

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vivere o di saper fare. Noi abbiamo dei concetti, ma il tedesco ha un concetto della vita e del mondo. l latini vivono (leben) ma i tedeschi provano la vita .( er/eben) e la parola erltben, come la parola We/tanschaNung e la parola Sthns11cht per essere intraducibili in. altre lingue, deuo. tano atteggiamenti peculiari del carattere tedesco. La vita è un'esperienza; il tedesco vive per imparare a vivere. Se i tedeschi, dice una vecchia storiella, arrivatj in cido vedessero due porte e su l'una fosse scritto Porta Jel

Cielo e sull'a.ltca Conferenza 111/ Regno dei cieli, tutti preferirebbero entrare per b secon. da porta. I tedeschi amano più le idee che i fatti, più la rappresentazione della realtà che la realtà, più i concetti che i sentimenti. Gli italiani vivono, i tedeschi meditano sulh vita ; questa era la cocidusione del viaggio io Italia di Goethe e la nostalgia nel Sud, cosi caratteristica, per l'anima del popolo tedesco, esprime i.l desiderio di bere direttamente alla fonte della vita, il desiderio di apprendere il nostro modo di essere leggeri e sereni. Il tedesco conosce l'allegria, non cooosce la sere, nità, e quando. riesce a dimenticarsi, pveuta goffo e smodato. La natura raccolta, il silenzio e le ttoebre del lungo inverno nordico hanno portato gli uomini alla meditazione e alla malinconia, ma che cosa ha spiato le antiche tribù in cerca di sedi a preferire questa natura a un altra, se non la loro .tendenza naturale alla meditazione e aua-malinconia? come domandava ad Eckermann Goethe, dw, pur es. sendo il più degno cittadino del mondo, noo poteva negare l'esistenza dei caratteri nazionali e la sua importanza per la storia dell'u. manità. Dal terreno della malinconia oa· sce la poesia tedesca che è soprattutto la poe· sia della Sehnsucht, la poesia di ci& fht non si ba, ossia il Romanticismo, che rispecchia i caratteri essenziali dell'anima tedesca, come il Rinascimento quelli dell'anima italiana. Che aJtmda sempre qualche cosa il ,uort, Per qualche cosa esso sospiri ognora, Che Ji perder qualcosa abbia limore, E per qualcosa soffra t _pialzga anC'()fa. Questi versi di Ruckert che a noi ricordano i campi elisi visti da Debrosses («vidi l'ombra di un cocchiere che con l'ombra di una striglia spazzolava l'ombra di un cavallo») sono tutto il programma dell'anima r~tica. Da noi pochi sono coloro che leggono, pochissimi quelli che leggono libri di poesia. In Germania tutti amano la poesia. Ogni tedesco è un poeta, diceva Madame de StJel, e poeta nel senso più coocceto della parola. Morit2: I..ederer pubblicò alami anni or sono unt curiora statistia. In Germania i grandi ttatri ricevono in let\Ura. in media 5.000 drammi all'anno, cifra che moltiplicata per il numero OO· tevole dei grandi teatri tedeschi dà la .somma di 21 milioni di manoscritti da leggere. Calcolando che ogni esemplare pesi 600 grammi abbiamo un peso totale di un miliooe e ~SO mila chili; 275 vagoni ferroviari e un ~ di 25 mila postini' si richiedono per il ~­ sporto di questa copiosa produzione drammati· ca; se poi si mettessero questi .libri in fib Y~· dremo che coprirtbbero un percorso di 700 chilometri pari a 12 ore di dilettissimo. Dalla malinconia nasce nel tedesco la nostalgia dei paesi lontani, l'amore per la musica, che






questa vita errante esiste una gerarchia e so. è la più inafferabile delle arti, l'amore per la prattutt'b esiste un peculiare spirito sociale filosofia. tedesco, proprio perchè è il poeta che tiene luogo di sede stabile. della Sehnsucht, è un cercatore nato, che ama più cercare che trovare, più desiderare che pos. I tedeschi amano organizzare c soprattutto sedere, più ragionare che definire. L'espressione sentirsi organizzati. Non so chi ha detto che più evidente di questo atteggiamento spirituale i tedeschi devono sentirsi indosso un vestito e la sua passione per la protesl\a, pa:sstone che attillato per accorgersi di avere la pelle. L'oranche a Uostojewski parve così tipicamente te. ganizzazione è l'unico elemento positivo che desca. Protestare, prodamarsi scontenti di possa offrire l'esistenza, l'unico terreno solido quel che si ha, è pure un modo di evadere e su cui si possa camminare senza paura. Per al tedesco ha un perenne bisogno di evadere. quanto i tedeschi nella loro vita interiore $i « Molti nemici, molto onore » dicono i tede. nuk'ono di oscurità, di idee inafferrabili e di schi. I nemià, i contrasti, le proteste, sono nostalgie indicibili, nella loro vita esteriore fine a se stessi. La grande protesta dell'anima hanno bisogno di ordine e di chiarezza. Nei tedesca è la Riforma. Ma tutta la storia e la tram di Amburgo ho visto un cartello dove letteratura tedesca sono piene di questo spiè scritto che « la porta anteriore deve restare rito di protesta, finchè si ~unge a Nietzsche chiusa per le seguenti quattro cagioni..:». In il quale stanco di sentir protestare contro tutto altro cartello è scritto: «Qui potrai appoggi:~. ciò che non è tedesco, protestò contro tutto re la tua borsa e i tuoi involti mentre conti il ciò che è tedesco, come in fondo aveva fatto danaro per pagare il biglietto>>. Goethe. con più moderazione e con lui quasi Per quanto la loro vita interiore è malinconica tutti i grandi tedeschi, i quali furono quasi e buia, altrettanto comoda e serena cercano di rendersi la vita esteriore: questo spiega il culto sempre dei cattivi tedeschi. « M.a esistono davvero filosofi tedeschi, scri- della casa, l'amore per le comodità, amore a noi del tutto ignoto, r amore per la precisione ve Nietzsche nel Crep11scolo degli idoli, esie la puntualità: anche la fedeltà e l'onestà dei stono davvero dei poeti tedeschi ? esistono dei tedeschi (in Germania non esiste il ladro che buoni libri tedeschi?, si domandano talvolta all'estero. Io arrossisco, ma con quel coraggio ruba un paio di calze o la pompa della biciche sempre mi distingue rispondo : Si, c'è Bi. eletta) più. che una questione di moralità è la reciproca intesa di non rendersi in qualche smarck! ». Oggi coloro che t.anto oziosamente distinguo. modo la vita difficile con la diffidenza e al no la vecchia Germania dalla nuova, pensano danno reciproco. Tutti cercano di organizzarsi alla Germania di Goethe e non tengono più in in modo da rendersi la vita facile il più posconto la Germania di Bismarck. Nel tracciare sibile e in modo di aiutarsi a vicenda. Una le lince dell'anima tedesca non bisogna dimen. volta ho visto appeso a un albero deii'Hof. tica.r e che esiste la Germania di Federico il· garten a Monaco un altro biglietto:. « lo queGrande di Bis·m arck e di Hitler, e che lo spi· s!p punto ho trovato un paio di c:ruavi, il giorrito pcussiano non è meno caratteristico per no 7 maggio chi le ha smarrite potrà ritirarle il carattere tedesco della Sebnsucht romantica, Hcsstra.sSe 23 l piano». Cosl in Gerrnania quello spirito prussiano che oggi tanti voravete la possibilità di avere a nolo le cose più rebbero escludere dall'idillica Germania di strane, un servi.z io di piatti, oppure una macWeimar. Per quanto possa sembrare parados. china fotogca1ica, un grammofono o una vasale dobbiamo dire che pedino lo spirito di ligia. Fuori del cimitero di Amburgo c'è una qrganU:zazione e di disciplina ha le sue Jon. baracca dove chi partecipa a un funerale può tane radici nel.J.a malinconia e nella solitudine prendere a nolo il cilindro. <kl tedesco. I ~edeschi si organizzano perchè I tedeschi hanno bisogno di fare ordine non si sentono ·soli. Ho visto ad Amburgo in un . tanto dentro di loro, che lo spirito romanticJ caffè di San .Pauli, questo strano cartello: anzi coltiva il disordine e la confusione come «Stasera serata delle vedove ». Il caffè per sacre impronte di genialità., ma il bisogno di favorire gli incontri delle anime più solitarie. fare ordine fuort di loro, intorno a loro, in ha fornito ogni tavolinetto di un piccolo tele. un raggio che può abbracciare il mondo infono locale e organizza di volta in volta serate tero. Bisogno di ordine e di disciplina. Per di questo genere, perchè nell'omogeneità def. quanto siano nella loro vita interiore ribelli e l'ambiente s'incontri l'omogeneità dei gusti. divisi, altrettanto desiderano di ubbidire e di · L'italiano comunica facilmente con tutti, il te. sentirsi uniti all'ombra di un comune grande desco ha bisogno di trovarsi con uomini che dovere il quale come un immensa tettoia li abbiano la stessa opinione, le stesse esperienripari dalla vista paurosa dello spazio. ze, gli stessi interessi, le stesse aspirazioni per • Anche il lavoro in fondo è un meno di eva. non essere solo. I tedeschi non si sentono uo. dere. Il tedesco interiormente cosl sofferente mini tra uomini, perchè la' loro umanità, come cd incerto cerca nel lavoro conforto e sicudiceva Goethe, è andata in gran parte perrezza. Il lavoro è un valore stabile, un terreno duta; ma professori tra professori, musicanti che non ce<k alle acque della malinconia metra m.usicanti ecc. La Germania è il paese delle tafisica. Il lavoro finisce cosl per avere un'imassociazioni, e dei àrcoli. In una qualsiasi portanza che non ha da noi, dove il lavoro, Guida Monaci tedesca vediamo che la parola è sempre considerato un mezzo pet raggiunV "ein (associazione) occupa centinaia di pa· gere qualche altra cosa, un meno del quale gine. Si associano gli amici del giardinaggio la gente quasi si vergogna, tanto siamo lontani, e i reduci daUe colonie, i gioa.toci di scacchi noi italiani dalla mistica tedesca del lavoro. e gli amanti di letteratura indiana, i dilettanti Gli lt'a.liani distinguono tra lavoro e lavoro, di fotografia e i suonatori di fisarmonica. Il misurando Je. energie e gli slanci. Ma i circolo spesso non ha neppure una sede protedeschi sono convinti che ogni lavoro sia pria ed ha il suo punto di ritrovo in un caff~ buono c dmno ad ogni professione il carat. del centro in un dato giorno della settimana tere sacro di una investitura. L'uomo che scopa la strada quando lavora è attento e fiero coo del mese. Tuttavia vediamo che malgradQ

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me un ingegnere che collauda apparecchi. Que. sto spiega come è stato possibile io Germania attuare in proporzioni c<>Si grandiose e senza incontrare troppe resistenze, il servizio lavorativo obbligatorio e in genere la facilità con la quale i tedeschi anche in passato si sono dedtcati al lavoro manuale, nonchè l'assoluta incomprensione che essi hanno di fronte a quel senso di vergogna frequente tra le. popolazioni meridionali per l'esercizio di una professione o di un mestiere ritenuto inferiore alla propria condizione sociale. In nessun paese si vede tanta gente come in Germania portare un berretto a visiera. Fac. chini, ferrovieri, portieri, bigliettai, tutti sono profondamente compresi dalla gravità e dalla responsabilità delle loro funzioni, tutti sono assorti e concentrati nel loro lavoro. II giornalaio fermo all'angolo della strada. con una copia del giornale infilata net· nast.ro del beeretto a visiera, gricù con un tono di voce cosl monotono e indifferente come se lo facesse per sè, per convincersi di essere qualcuno. Questo concetto del lavoro spiega perchè i tedeschi. tengano tantp a · dichiarare la loro professione o il loro mestietc e perchè sia invalsa l'uso (oggi in decadenza) di fregiare le signore con i·t titolo dei rispettivi mariti: Frau Professor, Frau Rat ecc. Ne. gli annunci funebri spesso sotto il nome del defunto vedrete: « moglie di un impìegatJ postale», oppure « figlia del proprietario di una fannacia », «moglie di un impiegato di banca», «vedova di un usciere del ministero degli interni ». Anche la madre di Goethe si chiamò del resto Frau Rat c il figlio non sdegnò affatto il titolo di consigliere. Si è detto che i tedtSChi sono il popolo più borghese che ci sia. Ma che cosa significa borghese? «Quello che tutta l'EUropa chiama li. bertà, dice Giovanni Castorp, forse è cosd assai più pedante c borghese del nostro biso. gno di ordine». Oli fa una netta disljinzione tra la Gcr. mania di ieri e quella di oggi dimentica non solo che lo spirito prussiano e l'impulso imperialista è cosa di ieri, ma non si accorge che la massa del popolo tedesco vede nel nazionalsocialismo la possibilità di esplicare il proprio carattere, l'esaltazione delle virtù naziooalì e si riconosce perfettamente nella sua Wdtanscha111mg. Il nazionalsocialismo conferma ed esalta quanto nel corso di tanti secoli i tedeschi dissero del loro carattere e della loro missione nel mondo, da Meister &khard.t ai romantici. E' la mistica che Wagner musicò e daUa quale Nietzsche non potè liberarsi. Soltanto in u.n punto pare che il pensiero nazionalsociali.sta diverga o meglio diremo il pensiero di Hitler, perchè Hitler nella grande varietà di tendenze è il più fedele campione della tradizione (basti pensare al suo amore per l'arte classica). In t.m punto Hitler ~i oppone alla definizione tradizionale ed è Stilla questione dell'eterno divenire dell'anima tedesca. « Wir sind es noch nicht, wir werden », diceva Lutcro, noi non siamo, diventiamo. Al Congresso di Norimberga il Fiihcer ha avuto spesso occasione di protestare contro questa formula. I tedeschi non difJmlano più. E il mondo bisogn.a che si rusegni a pren. derli come Jono. • A)IGEL.& a(J'CCOlVI

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avuto la convinzione dt .1\cr nnpugnato le armi per la p:opna Libertà e per la giustizia, si sentì, ,Ji fronte alle imposizioni dei vinciton, doppiamente tradito: all'interno, d~ un t classe dirigente io parte sfuggente alle respons!li>ilità e in parte prom. alle pretese acl nemico; all'esterno, da stranieri che, a suo parere, venivano meno alla parola data e aUe leggi dell'onore. Questo st.ato d'ani. mo del popolo tedesco nella scoo litta, ha formato oggetto per mob anni di discussioni e di dcploraziom freq·uenti quanto inutili. Pretendere di eliminarlo mediante teoriche di mostrazion~ è stata una enorme ingenuità. Meglio sarebbe stato assumerlo come un dato di fatto. Il movimento nazional..socialista, che ln voluto essere un movimento di popolo, deve proprio alla uti l.iz:zaliooe ed all'esasperazione di tale stato d'animo collettivo le proprie fortun'!. Bisogna d'altra parte riconoscere che il nazional-socialismo è stato fortemente aiutato dalla organica incapa· cità della nazione tedesca di adattats• al regime repubblicano. Le democrazie vittoriose militarmente, s'erano illuse di poter vincere anche ideolog;. camente trapiantando illibe1alismo ja terra tedesca. Ma tale esperimento ~ fallito miseramente (e non poteva essere diversamente}, sia per rartificiosità impro"visa del trapasso ist:. tuzionale, sia per l'avversiooe istintiva dell'ambiente storico e cultura!". Il popolo tedesco è profO(Idamente democratico, e non v'ingannino .1. questo proposito i triti e abusa!t

(Sopra) Fo·nc:lulla dello · · Hitlet luge:nd •• cbe pro&ta lo aua opera in \l:D oailo in.Jcmtile del Parljto acnioa.a.l.

aodali.ta.

IL TERZO REI CH LE PREMESSE STORICHE E MORALI

IL TERZO REICH è nato dalla putrefazione della Repubblica di Weimar, la quale fu un regime imposto indirettamente alla Germania dalle democrazie vittoriose nella Guerra Mondiale, e nello stesso tempo il prodotto di uo.1 reazione del popolo tedesco contro i presunti autori della disfatta. Spiegare quindi, sia pur brevemente, le ragioni della caduta del regime repubblicano, C<J_uivale a renderei cooto della necessità dell'avvento del oazionalsocialismo in Germania e dei motivi ideali e pratici che sostanziano la vita del Terzo Reich e che lo fanno essere e operare nei modi in cui lo vediamo. Quando si parla della sconfitta sllbit.l dalla Germania gugliel.aùna nella guerra del 1914-18 e se ne analizzano le vicende e !e

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materiali urcostanze, si trascura di consider.•r•· il punto ,Ji ''ista e lo stato d'animo del popol" ,!;<:rmanico. Che ai primi Ji no,•embre del 1918 l'alto comando tedesco sia stato proprio esso a sollecitare l'armistizio, è un fatto che non s<:~nbra contestabile: ciò non toglie però eh~ ii popolo tedesco non abbia allora (c ancor meno in seguito) riconosciuto di essere stato battuto militarmente. Hindemburg e Ludendorff, sollecitando l'armistizio prima che l'c· sercito di cui essi sorvegliavano il polso avesse materialmente piegato, possono aver obbedito a due ottimi motivi: il primo, d 'ordine interno, di salvare fino all'ultimo momento il prestigio di un esercito che in quattro anni di guerra non aveva conosciuto che vittorie; il secondo, d'ordine internazionale, di evitare, in mancanza di u.n rovescio militare patente, condizioni di pace da Bren.no. Ma di questi due scopi, fu raggiunto solo quello che dipendeva dall'anima del popolo tedesco, c cioè il primo, essendo la pace di Versaglia risultata tutt'altro che wiJsoniana. Onde avvenne che il popolo germanico, il quale aveva sempre


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luoMhl comuni del prussianesimo e delle c:a~tc: iati fondiste; ma è democratico a suo modo. Ncssuno più dell"todividuo germanico si sente vewnente se stesso che come membro di un.t wmunità organizzata idealmente e praticamente: comunità di credenti, di fedeli e di lavo. ratori. La sua. forza nativa e le sue capacit ì, di creaziorn: e di espansione sono immense quando sono inserite in un gruppo sol~dale ~ animato da una. stessa fede; decadono, mvc--ce, e si annullano fino agli estremi della dispcr sione quasi atomica e del suicidio~ quaod~ sono divise e segregate. 'f:anto vale d1rc che d popolo tedesco è troppo istint!vam~tc <!em~·r~­ tico per poter mai esser L1be~~lc._ <?1ac~c: .l liberalismo fondato com'è sullmdlvldualiSmo. non è già :ma premessa della democrazia, m.1 la più recisa negazione di questa. Orbene, la Costituzione di Weimar, benchè col suo primo articolo subilisse che «il _~~r:: politico promana dal popol~ », p_retese 1st1tum: in Germania. un pretto regune liberale. Il popolo, a somiglianza_ delle istituzioni an~~o­ sassooi, vi fu concep1to come u_na so~ d ·~­ dividui tutti liberi e autonomi, ossia propno all'opposto del Volk tedesco, che è ~ncetto di unità popolare preformat~ _e ~~n ~~ pr~­ dotto o mediazione di oppos•ztom md1vtdualt. L'individualismo è, in tena tedesca, il prodromo della dissoluzione. L'individuo germamco, pur tanto ricco ~· intecio_rità, .a~in~~ la s~a fona dalla comun1one co1 suo1 stmth ; pero.> esso ha l'istinto corale e la passione militare. « r tedeschi -scriveva Goethe all'amico Riemer - cantano sempre all'unisono come .l.t Chiesa protestante nei suoi cori ». E per quel che riguarda la passione militare, è bene a\r. vertire che essa non dipende soltanto dal fattu cbe il tedesco è un soldato di natura, ma anch!: dalla ragione indicata . dal Siebur_g che _« r :ur.bicote militare favonsce m lu1 la ftontur.\

(Sopra) La camploo-cz mODdiule di paUiJ>U911io NCDàe Herber.

oeUo. .....Uorme del Sun.io del Lu•oro • (l\ oloialru) Faoc:iulle della ·• Hitler 1"11-d ··,

delle sue facoltà e delle più nobili manifestazioni ». Ed ecco perchè il divieto della coscrizione militare obbligatoria imposto dal trattato di Versaglia, fu considerato dal popolo tedesco come una umiliazione intollerabile e quasi una privazion:.' della sua essenza vitale. Per tutte queste ragioni, la forma di individualismo applicata dalla Costituzione di Weimar al paese meno individualista del mondo, doveva avere effetti terribilmente deleteri. Questa costituzione accentuava forma! mente la tendenza unitaria limitando. l'autonomia degli antichi Stati a profìno del Reich (nell'articolo 13 affermava predsamente che «il diritto del Reich vince il diritto dei Paesi. ») e liquidava il militarismo prussiano nel simbolo della Cas.1 Hohenzollem, ma così operando essa demoliva gli ultimi sostegni e punti di riferimento del Vo/k tedesco senza nulla costruire, e apriva l'era del aos. La libertà politica fondata sull'individualismo portò, tra il 1919 e il 1930, aJia nascita d, 32 partiti che, oltre a dimostrarsi incapaci di una composiiìone parlamentare att.l a sostenere un governo ~i coalizione relativamente stabik, furono chiaro indizio di una disgregazione morale che essi si applicarono ad aggravare. Sotto il fatuo presidio di un Reichstag che avrebbe dovuto essere « un corpo rappresentativo dire~ di tutto il popolo tedesco», ogni senso di solidarietà naz:ionale si perde. Scoppiano insanabili contrasti frà i vari paesi e Berlino, e la generale discordia si tinge di sangue nella sommossa in Baviera e ndle innwneri risse individuali. Diminuendo !_'autonomia degli Stati pa.rticoiaci a profitto del Re'cb, gh artefici

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mo còmpil1J sari quello ai ann ientare gli Stau secoodari ». &tte mesi dopo, Mosca, SICUn della S\12 impresa, aveva già fissato hlttr i postr <be i comunisti russi do,·euno ocrupue nella Germania sovietizzat.t. Nello stesso tem. po, Brockdorff Ranzau, ìn occasiOne del se condo ann.h-ersario del trattato di Rapallo, cosl si esprimeva davanti ai Conunrssari dd popolo: «Le due oaziooì agrranno insieme: con piena reciproca fiducia... Nella mvinetbile fede oell'avveoùe dd popoli dell'Unione sovietica e del popolo tedesco, senza dei quali il mondo non potrà mai prosperare, esse marciano insieme per quella via di palìfico la~oro che nessuno potrà ostacolare». Io conclusi~. dal 1918 al 19)2, a pcrtodi intermittenti, e in corrispondenza delle drffi. (A ollliata) Z4 mano 1938 • l oolclatl .,;tDDHI, . .tn~t~ a lcrr pGJit dell'...reito dtllG CrGncle C.nacnù11, oli· l aDo a llertlno dcrYGDti al Nhrer.

Sette-.., ID . llcurk- ••l .WCI\Jp di "-cio du· .-le lo ..W audetic<a. l haggi-.:lol dalla - " _ , . W..rcle _ . . _ U loro ~· per ......... la ttnllorlo IMNCO,

della costi~zione di Weirnar pretesero raggiungere l'uniti popolare germanica : in realtà. essi demolivano per quella via gli unici ba. stioni capaci di resistere alla marca dihtgante del bobo:-vismo. La Russia, fin dalla rivolu. ZÌOQ(_ del novembre 1918, aveva sguinzagliato

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i suoi migliori agitaton 10 Germania, nella · convinzione che questo paese avrebbe dovuto essere il massimo propagatore dell'incendio COmuni~ in Occidente. Nel 1923, ~ raddoppiò i suoi sforzi, e i tentativi che fece sembrarono allora destinati a sicuro successo mcrcè !e insurrezioni ad Amburgo, nel distretto dcliJ Rhur e nella Germania centrale. Nel gennaic del 1923 Stai in diceva a Paolo Sche1fer : « Appena arrivati in Germania, il nostro pri.

coltà economiche e finanziarie che ~o di volt.t in volta il paese nel parossisiDO della disperaziooe, la minaccia del bolscevismo si f_a in Germania incombente, quasi invi~te ~ hberatrice. Un inDnito desUierio di drstruDOIK c di dissolvimentlo invade l'animo di un pc>· polo deluso, scoraggiato dalla cno~tà _di inu. tili sacrifici c cos1 naturalmente rndine quando è cÒlto dalla sventura - alla voluttl del dolore e della degradazà~e. La disoccupa·

.li~~~


1Dir n

mc:d~erà da marc1are su Berlmo. Il tentativo mes:.o troppo rapidamente 10 atto, faJhsce sotto Il p1ombo prussiano (9 no\·embre 1923), t Hitler è arrestato Ma il sangue sparso fruttilicherò Nel silenzio e n<.:ll.t solttudme dell:1. pngione, Httler scnverà !t!em K.u11pj. la Bibbia della nuo'a German1a, e appena ltlx:r.tto, npn11derà, nella rO<:(aforte patnottica di Monaco. la guida del movtmento da lu1 creato dan do~lt un tnd1riuo p•enamentc lcgalitano. Il p.truto di Hitler è ormat il naztOnal.scxu.lisG, ;: quak salda indi.ssolubilmcnte l'uleale della giustizia ~OCI.tle <On quello <kll.t patria e della grandezza na ltonale. Oratore caldo e anintc:nte, sdlietto. sem pltu: c um.1no nella tl-mpr.l d~ll'ammo tm·itro, H11l<.:r sa dtre .11 suo popolo le parole e le pred .. LtOnt dw .•spettan. Egli ridesta 10 cht l'ascolta tutte k \p<:ranze p<:rdute, il bisogno dt una rmascita clt~ l.t Gt:rm.tnt.t non può conseg111ro senza l'unione e l.t ptù inuma comunione degli spint1. Lt '"·l propaj:.tnda ha una portata rel1gto~1 nel pie.

(Scpra) 2 ottobre 1938 . Le trup~ tede~b• ac:;c:.fttovu.oqUi• con qraode €.Dtus•a..emo eotrano tD lerntono aud ehco. - (A dHira) 28 1et1embr• 19~ • L'onnuozio d ella reaa di VanaY'ia alle 1rup~ t•detC'he.

ztone c la (a mc f.tnno tKmt,, t r.t J, loro , mtmbn d, una ste>sa f.lmt!(h.t, 1 hJ.:h ~~ nlx:l l.•no a• padn e SI Jànno ~lb ,tr.ld.t, 1.1 .t:to. 'cntù. .-hc é ·,ant.l p:trtc ddl.1 popol.tiiOilc te· dcsu. d" cnt.t un .gr.tndc pcn(olo puhbhc•· In bast· lll<: >t.tmtu:he del 1912. un md ton<: ,!t j;I0\.1n1 tr.t 1 l 1 t . 21 .mnt c.:rJno ><.:nz.tl.now n<.:ll.1 ..u.i J, lkrhno. c Ju 1>O. CIO( [J,,n.ruu d.~ll<: ~tuolt \OII.Into ti IO pu ct:nto ,1\,., . po:uto o.,up.u,, •Otr.t .tpptln'l"u Il numcr,, dci dt>O<<up.llt ndl.t -'·"" ,k, ~ttJ\,tnt pro fts\lonhtt non u.t 111l·no unponulll· E .tllon lhc lOS.I f.mm: l)tK511 J-:'0' .101 .thh.ondon.tlt .t '" s:tsst! L.t poltzu do lkrltno , .d,ol.l\ .l dtt· tr<.ni.H~ltl.t d t c.:s'' t>>''·' d tu 1.0 dd tlllmc.:ro d, tutt1 t:lt ':.udenti t<.:dndu ,.,,.11.1!,1\ .mo d mc-sttcre d, .sfruttaton dt donne. .1.: pot c'c:rano le « wmih ve », e Cl~ bande rag,gruppantt dd dieci a cinquanta giovani con la partecipazione anche di elementi femminili. che s'erano forma:Je per viaggiare, per rubare, per darsi :: delle orgie. Di queste bande diventate vere organizzazioni criminali, la sola città di Berlino ne contava circa seicento. Questa era la Germania che dal 1919 en guidata da grandi industriali come Stinnes. e Rathenau, da ex sindacalisti come Ebert, Braw1 e Severing, da militari come Hindenburg e Scheicher. Lo spettacolo che essa dava al mondo era talmente pauroso, da destare le più giustificate preoccupazioni in Francia e in Inghilterra. l governi di questi paesi s'illuderanno di poter guarire le piaghe tedesche attenuando le clausole finanziarie del trattato di Versaglia, e ciò anche per sostenere il regime liberale di Weimar. Ma il maJe della ~ma­ nia era assai più profondo di quanto essi im: maginasstro, di origini, ignote alla mentalità democratica occidentale, e a ogni modo inguaribile entro la cornice costituzionale di Weimar. Chi risolleverà dunque la Germania dall'abisso in cui è caduta? Où salverà :: popolo tedesco da un definitivo sfacelo? Un uomo e un movimento da. lui capeggiato : Adolfo Hitler e il na.ziona.l-sociaJismo. L'IDEOLOGIA E

LA FEDE

Quegli che doveva di.venta.re il Fii.hrer del rinato popolo tedesco, era stato un semplice

caporale nella grande guerra.. Al teunine di questa., egli aveva. fondato il Partito dei Ja._ voratori tedc:Schi ed i reparti di assalto. Quest'uomo daJle apparenze modeste, dimostrerà assai. prestx> di essere nello stesso tempo un meditabondo solitario, un volitivo eccezionale e uno psicologo di penetrazione infallibile. Scelta. la Baviera. come base di partenza dei suo movimento, riuscirà a conquistare insie. me con Ludendorff il governo di Monaco, e

~ oltoiMe 1838 • Le ~ ......c ho •

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no senso etimologico del termine : unire, collegarsi, stringersi intimamente nel!. fede e nell'azione, per risorgere, per rimuove.re tutte le ingiustizie e le sofferenze, per essere, infine, sè stessi. La costituzione di Weimar aveva fatto del popolo l'assoluto padrone dello Stato. bandendo la dinastia e riducendo le au!'ono-

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giungere a!Ja conquista !egalitaria del potere, non ~lo dimostr~ cbe i « miti per l'azione » vanno giudicati nei loro effrttu.ùi nsultati, nu anche cbe Hitler ha saputo dare alla GermJnia !!li unici mezzi idonei per « risvegliarla ». A parte il fatto che: col regime repubblicano non erano spariti soltanto 1 centri idal1 ~ tradi2ionali della dinastia e degli Stati particolari, ma anche la classe media in seguito ai disastri dell'inflazione, e che perciò il paese non era più otmai cbe una disgregata polvere popolare mcapace di recare qualsiasi contribut;o costruttivo alla macchina statale per le vie elettorali e parlamentari, non bisogna dimmti. care la natura essenziale del popolo tedesco. Questo popolo al quale l'individualismo fu sempre funesto, noo poteva risorgere senza un credo, un simbolo, un pun!lo d'appoggio; questo popolo

m1e region1h Ebbene. Hitler a((etterà interamente questa posizione formale, e non tenterà :1ffatto di ri . .:ostru1re quello che è 1stituzionalmente (aduto. Egh .1ttribu1rà. anzi, con feliCe mg1ust1zia tUtti 1 maiJ dell.t ùhfatta e del susseguente crollo economico e morale .1lle vecchie class1 dirigenti e alla pcrfid1a suaniera. R1volgendosi al popolo, egli ha bisogno di ùirgli e di .lSsicurargJi che esso solo è puro, S:lno, giusto e 'ero: che i malanni nei quali è incorso c l'abieziOne 1n cui i: piombato sono stati il frutto ùcl tradimento; che esso può quindi rialzarsi fiduooso c riprendere il suo cam. mino trionfale \erso la g1ustiz1a e la gloria, alta levando l'msegna del suo « onore » mtatto. l temi delb propaganda hitleriana, a cominciare dal mito del sangue c ùella razza, possono essere tutti di. scussi e criticati da un punto di vista teoriw e inteJiet. tuale; nu ch1 facesse questo darebbe pro,·a di non capire nè l'arte politica nè la Germania. L'immenso sue. ~esso della propaganda h1tleriana. per cui d partito na. zional.socialista potè ùi,·entarc nel g1ro ùi pochi anni la nuss1ma organ1zzaz1one politica ùel paese fino d

(Sopa) D por1o di """"' du-te l'enrica r.ùtezua tecleoco ~ al c:lzc:ola polare.

(A oialotro) T"'ppe ......

eminentemente suggestivo, non può svolgere le sue grandi potem.iali energie -~ .a patto di .sentirsi collettivo e di vedere la propòa comuniti incootrata io un visibik oggetto. Ora, Hitler gli diede noo pure l'idea e i dogmi atti a coagularsi in una chiaa operante e combattente, ma anche la SU& pe:rsoos come centro di raccoJta e di fedi:. Tutto questo spieg:a il trionfo della causa nuiooal-socialisb e dà ancbe ragione delh singolare costi~one del Ter:zo Reich, la quale si fonda e si estriDSCQ in una ~: sona dte, senza alcun imbarazzo defUlitario, ftsicizu Io Stato· Rtùhlfibr~. Oli SI applicasse a definire con l'oggettività proprio~ della scienz:t il me::canismo deJio !bio


tadimenti materiali, assai recenti per non C:l.Sere minutamente conosciuti da tutti, possono essere brevemente ricordati in queste colonne. L'essenziale, per un abbozzù storico che deve essere piuttosto interpr~ti,·o che narrativo, è di spianare Ja via all'intendimento dei fatti. Hitler assume La presidenza del governo il 30 gennaio 1933 dopo la caduta del Gabinetto Schleicher considerato l'ultimo disperato baluardo del regime di Weimac. La sua ascesa al potere è, come si è detto, p•eoameote !egalitaria. essendo il partito nazionaJ.socialista diventato il più numeroso e il più forte. Egli ha al suo fianco. come ministri Von Papen e Hugenberg eh~ non tarderanno a sparire dalla scena politica, e alla morte del maresciallo Hindenburg, per la legge del t • agosto 1934, Hitler riunirà nella sua persona

MG!J9io INO • Ca.ai cumali v•rm<mici wa ~CIIJ!Iio freme-.

e~lt.-..-n<mo

t<:desco, non verrebbe a capo di nulla per b ragione che ogni meccanismo vi è estraneo. l tentp.tivi fatti in proposito dai più volonte rosi e acuti giuristi tedeschi sono anche trop· po illuminanti. La. Volksgemein.rrhtrjt (popolo costituito in comunità) s'identifica nella persona del Fiihrer, ma per quale ~apasso ogget· tivo e sotto quali garenzie istituzionali e visibili, è impossibile stabilire. L'identificazione è il risultato di un atto di fede. I giuristi possono rimanere perplessi dinanzi a una forma ~tale che sfugge alle loro analisi concettuali ; la realtà yj,Teote dello Stato tedesco creato da Hitler e dal suo popolo ha fatto troppa storio~. per condividere i loro imbarazzi dottrinari. LA RINASCITA DEL VOLK

Dato il breve spazio assegnato a questa trat. tazione, potrà sembrare che abbiamo indu. giato oltre misura sulle condizioni cbe precedono e determinano l'avvento hitleriano, sulla psicologia del popolo tedesco e sui· motivi ideali del nazional-socialismo. Ma c'è parso che roriginalità inconfondibile della nascita e costituzione del Terzo Reich meritasse una spiegazione ragionata; dopo di che gli ac-

(!;opta) Mavvio IMI · Dopo lcr battavlia di IJevi. Priqlollieri belq! """'-o ...-.~erti .,._ le ,.lrom (A .W.ua) Come crppcato-a Il oeat.-o c1J Boulo91w. dopo J•..ac"alo.,. del ~zaa.,...IDg!.al.

le due cariche di Caacelliere e di Presidente del Reich. In piena aderenza alle premesse della rivoluzione e all'idea della comunità popolare tedesca, vengono aboliti i vecchi partiti, soppresse. le Diete degli Stat1 pactirolari, gettate le basi di un regime saldamente unitario. Il Terzo Reich è tutto nella formula vivente: «un Fùhrer e un popolo». La bandiera dalla croce uncinata diventa la bandiera del Reich e il partjto na.ziooal-sociali.sta è la sola armatura politica dello Stato; .ma questo partito sarà chirurgiamente epurato (giugno 1934) d'ogni elemento autonomista e disgregatore. Il FUh.rer sarà nello stesso tem· po il partito con le sue sezioni di assalto e la Reichswebr, sarà tutto perchè è il volk nelh sua unità dell'essere e del volere. E questo popolo tedesco d~e essere conservato ~ro _c integro nei suoi dati biologici elementan (m•to del sangue e della razza); al che provve. decanoo le leggi del 7 aprile e del 4 ottobre 1933 contro le immistiooi di sangue semita 829


ba d' ogni attività ~ •re_da1la vita pubblica e da ebraico. Nelle ~~~or~ del_ ~ei~~ r el~mento 1 introdurrà l'aff~ ?ISpos~z•on, ~l leg•slatore rmaz•one, mdubb•amente sincera be • c la persegulta purena d l lk nerà . e vo torch a va~taggto anche degli altri popoli, per. /" ~ questi « ~Otra11110 tl:c.evtre benefizi e uti-

t: rt\•olte a

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tla dall'alta t ~ofonda cultura tedesca». LA POLITI CA ESTERA

l 'azione internazionale del Terzo Reich s'ispira al principio di una giustizia da restau. rare a favore del popolo tedesco. La Germani! hitleriana non rinnega affatto la guerra cornba•tuta dal Reich guglielmino. In Mein Kampf è da notare questo pa$So : « La guerra del 1914 non fu. Dro ne è testimom. affatto rm-

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post.z alle mttJSe. ma all'opposlo. desiderata Ja tutto il popolo l>. Essa respinge. invece. le conclusioni della guerra, cssia le mutilazioni territoriali e le •mposil•Om da essa subite, per(hè ha la convin:t.•onc Ji non essere stata sconfitta, ma di essere stata tr.tdita. La poli uc.t e-stera naz•onal-soctalista è quindt nvolta Jll'annullamento del tr.ttt.lto Ji pace e alla dtmohz•On<: Jclla Lega ,Ielle naztom. in (Ut L'SSa !dent1fira lo strumento per imporre alla Germania un dtsarmo untlatcrale. Coerentemente, es~.~ respmg<: tl mro sO<.ietario dell:' si(urezza collettiva c delle intese plunl:uerall, propugnando il s•~tcm.t degli .t(~or:l• parttCol.tn. Nello stesso tunpo. quell.t lO!>Ctenz_a ~nt­ t.lria Jet v oli germ;tnico che•. come SI e vtsto lh wpra, è Jiventa~.~ il ..:.1rd1~c della nuovl l Ostttuzione, .tn•ma l•dc.l c t!a luogo Jl pro~ramma di r.tcco~licr~ tutte le gcntt te~csche ;n un solo organismo pnliti<.:O c morale; d <hc

(Sop<a ) Giu900 1840 - A•on9uard.ie tedoocho Cl 50 ka>, da Pari9i - ( A ainiatrCl) Giu9110 1940 • RopC>rti cicl"ti ted•a.c:hi attrcrron:o uG Yillqqio lf'cmceae.

farà dire ai democratici di Occidente che è nato nel centro dell'Europa un nuovo tipo di islamismo. Seguono gli atti che applicano e realizzano, con rigorosa coerenza, i postulati ideali e programmatici cosl definiti. li 14 ottobre 1933 la Germania abbandona la Conferenu del disarmo e la Le-ga delle nazioni; 830

..., ~.r..:....t:I~~'L't'r•-w.! •...,i.

lupa la zona demilitarizzata del Reno ; l'Il marzo 1938 le truppe motorl:uate germaniche ·entrano a Vienoa, e l'Austria, la patria di Adolfo H itler, viene annessa al Reich. Quest'ultimo avvenimento, col quale la piccola repubblica cessava la sua travagliatissisna esistenza (essa era passata dalla tirannia mar· xistica al regime di « Stato corporativo Cristiano», per quindi cadere nelle augustie e glt orrori della ~:,>uerra civile tra le opposte correnti dei socialisti e dei nazional.socialisti), fu accolto senza troppo scandalo dalla grande opinione pubblica europea, essendo esso in tutto conforme al principio ultrasccolare Jelle naziona.litit. Viceversa, grandissimo fu lo scalpore e l'emozione suscitati dall'avanzata delle truppe germaniche nella zon.1 det Sudeti per l'annessione dei territori cecoslovacchi abitati da una minoranza •,edesca ribellatasi al governo di Praga (Settembre 1938). Ne derivò una grave tension~ iotc!rnazionale, provvisoil 13 gennaio 19:'15, con un plebiscito nrionfale. la Saar torna a far parte del Re.ich; il 16 riamente calmata per l'intervento di Mussolini all'improvvisata conferenza di Monaco, alla marzo dello stesso anno, il governo nazionalsocialista ristabilisce la coscrizione militare ob. quale parteciparono anche i pri!lli minist:;ri di bligatoria; il 7 marzo 1936 (dopo il falliFrancia e d'Inghilterra. mento dell'insurrezione societaria contro l'ItaIn conseguenza dell'amputaziooe sublta con lia per la conquista dell'Etiopia) Hitler riocl'incorporazionc dei Sudeti nel Reich, la u-


(oslova,cbi2 sr disintegrò per interna seccsstone degli slovacc.hi c dei, ~ut~i. ~ ciò cese poss~bile, per il disordine e la debolezza degli Stati resrdu1, la prodamazrooe del protettorato germanico sulla Boe. mia, Mor2,·ia c Slovacc.hia (mano 1939), mentre gli Ungheresi occupavano la Rutenia. allo~ modo che i Polacchi s'erano affret. tati a impossessarsi dd distretto di Teschen. In fine, appena una settimana dopo; la Getmania si annetteva la città e il porto di Memel. Tutti questi acquisti territoriali compiuti dalla Germania in poch; anni e senza colpo ferire, hanno quasi del miracoloso. Indubbiamente, la forza e la compattezza di un popolo rinato a una vita quasi esplosi,•a, la risoJutw.a e la rapidità deUe drosiooi e degli atti del suo Capo avevano prodotto uno stupore quasi panlizz.ante nelle grasse e lente democrazie europee. Bisogna peraltro che in tali successi del popolo tedesco non si veda soltanto la semplice manifestazione deJla forza, tnSCUC2ndo il fattore politico e diplomatico che fu pure di prim'ordine. La politica estera hitlerima fu, come s'è detto, risolutamente avversa alle intese collettive e generali d'impronta societaria, e il suo primo successo fu di aver rc:introdotto nei rapporti internazionali il sistema degli accordi particolari imponendolo alla stessa Francia e Inghilterra. In questa forma tradizio. naie delJa poliflica estera è doveroso riconoscere che Hitler si rivelò polibco e diplomatico di facoltà eccezionali. Distaccò la Polonia dalla Francia e la compromise nello smembramento della Cecoslo. vacc.hia, indusse il Belgio a spezzare la sua solidarietà militare con la Francia, tranquillizzò la Gran Bretagna col trattato navale del 1935 e, con la promessa della intangibilità della frontiera ocodentale, ossia col riconoscimento dell'attribuzione in perpetuo dell'AlUa alaa:kmo coetrollo dalle a\llorità ftCIDC. .i " comb<rtwro COCIIro la Cor·

.-la. l U - al c:amanrti todoachl lo d;.a.trooo colOdi&io..J morali U. c•u combcrtt• l'ooorcilo

ttCIIlCOM.

(Sotto) Ottobre UWO. Dopo clnquo m"i dalla .\ttoriosa rilirCIICI ""lllo-lrooceoe, aaau.e eDormi di au1teriale bellko qiacdooo cmc:ora •ulJ• ri•e della Ma.nic:a.


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(S o• .J Sullo api09910 di Du.okerque. Cu1911.0 1940. Dopo l 'anuro dello Y\ttoriosa bot109liG. le lruPJ* 1edeoscbc •• c:oocedooo d retru1erio di I.ID baqno- ( A destro) Sulla epiogqlo di Dunkorque. Mo•em.bre 1940, Ancora duro lo tg"Om.l>ero dei mcteriali o.bbcu:s· dortati. d09h alleati n•Uo loro precipltoaa ritlr'G:ta.

t '>lo' attht.t. St trmtcrarono 9uinJ1 ancor ptù o\tln.lt.unuuc ~ulla tCS1 della stcurez.za collet .t\.1 c <Cf<Jrono d1 ,I)Jrrarc: ti passo alla Gertn,tm.t <On le garcnztc contesse alla Polonia, .d la ( ~ rc:ua c Jlla Turchia. Il '~ Jgo~to tnoltrc Mosca c Berlino sttpulano un p.Hto Jt non aAArCSSIOnt. La guerra, sort~ per una , o ntesa ad Oriente, diventt:rà sduettamcntc ( -ol.llllcnte ocodcntale. Francia c lnghtltcrrJ .~,·e,·ano ,·oluto fermare l'espansiom: gcrmanil,t ad F_\t, la quale sarebbe stata l(U.ISt tert.tmmtc fatale per 1l bolsceviSIOO, nu tn\c:Ce dt raccogltere la gratttudine attiva del. I'Umone So"icti(a, patiranno l'avversione e il Jt~prezzo del go"crno di M()S(a. Raramrote Il stona rcg1sua deglt msuccessi politici e diplomatici di tàle mole e gravità.

sazia.Loccna alla Fraoci&, giunse a qud1a c ~i­ cbiarazione a due • dd dicembre 1938 la qw.le, mentre lusin~va la vicina repubblica. .piegava il governo di Pari8i all'acattazaooe spootanea di tutte k codif"JC&Ziooi tftrilpriali che il Terzo Reicb aveva operato a suo vantaggio od cootineok. A questo punto occorre accennare al profoodo mutamcn$> d'indirizzo o di tattica ~to dal. la politica hitleriana od biennio 1937-38. Al coocdlo iniz:iak di raccogli~ nell'organismo polìtico e culturale del 1leich tutte le genti tedesche del continente, succede nel pensiero di Hitler l'altro concetto di un'csp.nsio-

oe territoriale foodat& su necessità ecooomicbe e di c spazio vitale •. In conclusione, il FUhrer rinunciava all' idea eli una guerra a Occidente,

e dava di questa riniiDCia una prova quanto mai coovinceote coo quel trattato navale del I1W70 193~, col quale s'impegnava di limitare le foae oavali del Ròcb nella misura del 3~ per auto rispetto alla flotta britannica. Fraocia e Inghilterra si rifiutarooo di aderire a questo ·tacito patto il quale minacciava so. pr:ltDtto l'Uniooe Sorietica, e mal gradirono la prima applicazione che il F'uhrer aveva fatto della sua nuova polib orientalista 'stabilendo il protettorato tedesco sulla Boemia, Moravia

L'ASSOLUTO

Della guerra attuale iniziatasi il 2 settembre 1939, ~ delle ~ tappe iocalzmti e quasi ful-

minee noo è qui il caso di trattare pn disttso. essendo t'Urtora io corso, Basterà notare che, di.. ventata con l'intervento italiano (10 giugno) c guern dell'Asse • cootro le democrazie el'imperialismo britanOico, essa ba acceotuato i suoi caratteri idenlogici. Il conatto iniziale di rivincita e di giustizia, dapprima limitato 50ltanto alla causa dd vollt Qedcséo, ba usunto una portata estensiva a favore dell'in· (c--.,._,_.... NT)

832

.. ,.fa:. -


RAZZISMO

GERMANICO IL CO~CETTO razziale su cui è basato tutto il terzo Reich deri\·a. senza alcuua soluzione di continuità, dalla vita "oìitica e dal pensiero scientifico e filosofico del popolo tedesc" specialmente negli ultimi c~mocinquanta anni. La filosofia romantica s,·iluppatasi alla fine del XVIII secolo e poi alrinizio del XIX, ha contrapposto l'essenza nazionale tedesca all'universalismo degli illuministi francesi. :\el campo puramente. scientifico, i lavori di F. L . .Miiller, quelli di Rlumenbach, di Giovambattista Fischer e più recentemente di E. Fischer. approfondendo l'analisi della discrimi. nazione della razza e trattando a fondo il. ;>roblema della ereditarietà delle caratteristiche non solo fisich:!, ma anche psichiche, hanno fornito un largo fondamento al pensiero storico t• filosofico. Quest~ parte scientifica del razzismo è stata integrata più recentemente dalle opere del Giinthcr del Clauss che hanno messo più particolarmente in luce la differenza Mi fattori psicologici fra le ,·arie ~tirpi, dal punto di \'ista storico c filologico. Tutta la scuola romantica da Fichte a llcrdcr :: a llegel ha accentuato le caratteristiche del gcrma. nlsimo c ne ha dedotto la mis~ione del popolo tedesco. La ri-

voluzionc portata nel pensiero dalla filosofia romantica in~i­ ste nel contrapporre la concezione del mondo di ciascun JIOpolo a quello degli altri c a negare i criteri universalistici della filosofia greca c del periodo classicista francese. Il c~. lcbre saggio di Gobineau sulla c incguaglianza delle rau" umane ,, scritto intomo al 18ss. ebbè pertanto enorme riso. nanza in Germania, po1chè trovava un terreno già pr~paralO. E' noto quale grande influenza abbia avuto l'opera di Gob;neau sul pensiero di Riccardo Wagner c su quello di Federico Nietzsche. Da essa deriva per continuazione e p::r contrapposizione il pensiero di H. S. Chamberlain. il cui indirizzo deve ritenersi fondamentale in quanto, pure partendo dalle stess.e premesst di Gobineau, invece di al>bandonarsi al pessimismo del suo predecessore circa la fataHtà degli in croci c quindi la decad~nza generale della razza bianca espone i principii e i criteri per cni, a mezzo della selezione, si può arrivare a creare una aristocrazia sociale basata su criteri razziali : pensiero successivamente studiato da Otto Arnmon e ai nostri giorni da Walthcr Darré, attuale mini str., dell'agricoltura del Reich. Conformemente alla tendenza naturale dello spirito germanico, queste affermazioni razziali escono dal campo scicnùfico e storico 1 cr entrar:! talvolta anche nel campo religioso. La razza a.quista un carattere di religiosità principalmente nelle opere di von Rewentl6w e di Matildc Ludendorff ed anche nell'opera dell'attuale ministro nazionalsocialista Rosenberg. Si viene, insomma, a creare una nuova mistica del sangue c della terra la quale risponde, come sopra si è detto, alla costante tradizione del pensiero tedesco. L'affermazione razzista viene poi, come motivo secondario, ma importante, ad acquistare un aspetto antisemita in quanto mira a separare le soni del popolo tedesco da quelle del popolo ebreo che con quello si era mesco-


ne. 11 fondamento biologico è dato dalla raz. za, la quale, attraverso un comune processo storico culturale, I()Quista anche per opera dello Stato una indivi9ualità propria, div:. ncndo il c. deutsches Volk ,_ lntroduct.ndu il {attore rauiale nel concetto di popolo si esclu. de la concezione pttramente giuridica delle. stato affermata dal liberalisroo ed invece si viene a creare una congiunzione di destini e di pensiero fra lo stato e il popolo, e si dà una giustificazione alla funzione t.1ica dello stato ed un indirizzo preciso per la sua costituzione politica. In conseguenza, il popolo ~ al centro della concezione nazionalsocialista. mt.- ntre lo stato non è che una forma politi. ca transeunte che il popolo si dà spontaneamente, diversa a seconda delle diverse ~ che storiche, per raggiungere i suoi fini par· ticolari. Il diritto viene dunque a mancare di autonomia e dinnta uno stru,,.enlo dello stato e del popolo, rivolto ai loro scopi ; esso evolve con la storia, come appunto è affermato dalla filosofia romantica e dalla scuola germanica del diritto positivo. Da queste premesse deriva tutta la costruzio. ne giuridjca del nazionalsoc:ialismo: anzitutto la legge sulla cittadinanza, la quak non trova più la sua base nel territorio ma nel sangue. Vi è quindi distinzione fra cittadino propriamente detto (Reichsbiirger) individuo dj sangue tedesco o affine e l'appartenente allo sta. to (Staatsangehorger) che non possiede detti requisiti. I primi diritti politici appartengono solo alla prima categoria. Tuttavia l'apparle· nenza al sangue tedesco o affine è cond,izion! necessaria ma non sufficiente p::r la completa cittadinanza, in quanto è anche necessaria la condizione della fedeltà ol f!opolo e t1l Reith, che costituisce un pr incipio generale di dirit. to. Vi è poi una terza categoria, che è quella degli ebrei, -ed infine una quarta, quella dd sangue misti, per le quali categorie esistono restrizioni particolari minutamente caratteriz. zatc dalla legge. In linea gen~rale la tendenza è di escludere le persone di sangue ebreo

Jato dopo il trionfo del liberalismo e della conseguente affermazion·e egualitaria avvenuta dopo le guerre napoleoniche.

,. ,. ,.

Il regime nazionalsocialista ponendo come

base della sua opera il razzismo concepisce la .nazione non come semplice unità spirituale e consensuak, ma come unità dj persone dell) stesso sangue unificate da un comune destino. Lo scopo supremo dello stato diviene pertanto la ccmseroosion.e dei fallcn-i roseiali fondamelltoli e il IM-o avvalora~o. Questa concezione si oppone naturalmente a quella, pu· ramente giuridica e culturale, che deriva dalla rivoluzione f rancese. n popolo, unità fondamentale del re~ nazionalsocialista, non viene pertanto concepito quale unità raz1fia.. k eome comunemente si crede, ma come una comunità di sa.gt~e. crut<a dalla storia comu-


(Sopra) tJD o<>ldCIIo ted. .co d•l.. trup~ d•l corpo e.b• ba oc· cupato l'iaola dl Jeraey, nella Maa.ica. o ...rTa UD •eccb.lo ccm· aooe dell• fortifìca:aion.i - (A deatra) Ua aoldoto todHeo .-iene decorato a Parivi.

o consid~rat~ tali non ~olo dalla nta polittca, ma a nche rlalla vita economica c culturale dello stato. All'infuori di questi pro\'\'cdimenti che hanno ca. rattere dtscriminat ivo, la legislazione razzista tcde. sca cum.:mpla altre istituzioni di carauere Jl<!sitiv,, miranlt cioè al miglioramrnlo della ra::zu, provvedimenti cioè di carattere eugcnico i quali st hasano sopra le affermazioni dell'attuale sctcnza biologica. La tendenza generai:: è di creare una catl'gona t·lct. ta razziale che di\'crrà automaticamente una catc· goria eletta politica. L'tstituzionc d::gli 5. S. che costituiscono quasi uu Ordine speciale con propr: codici morali e soctali risponde appunto a questo cri te_rio. La legislaziOII<: germanica \ uole raggntngere a nzitutto lo scopo di dimmarc progressivamente gli individui tarati mediante la istituzione di appositi certificati indispUlsabili per la celcbraztonc del matrimonio c mediante la sterilizzazion:: degli individui la cui progenie sarcbhc sicuramente tarata. Per conto, ~ssa vuole promuovere lo sviluppo dell:. nm:ialità e della natalità fra gli clementi sa m; ed infine tende a migliorare il t::norc di vita gcncrak d.:l popolo per rialzarnc le condtzioni fisiologiche. La legislazione derivata da questi princtpi è estremamente complessa e precisa e, trattandosi di un indirizzo nuovo, ha anche un carattere sperimentali! in quanto si cerca. di trovare quali siano in pratica le vie migliori per raggiungere gli scopi del perfezionamento ed elevazione della. razza che sono solo quelli che contano. EKILIO C..t.l'IBV..t. al



IL ... ERZO REICH (L~t.dN•crllltoltt' dnltfl po~lnn 8.32)

" t1:r.1 l:umpi c Jcll' Asia (Patto t ripartito i tale. tooo..C'-giapponcse del 27 settembre), c h u oriJ de llo spazio vitale si è inserita in quella p'ù 'bta, e nello stesso tempo più precisa, JeUo )pazio cmisferiale. Così il conAitto, nell.t comunione tta1o-tcdC'S(a delle :umi e delle idee. ha assunto le proporzioni di una ri\'O· luzione universale. Come la Germania abbia potuto, daJllc bassure c dalle miscrie econc. miche c morali della fine del 1932, salire alle più alte vette della g randezza c della potenza. S<:mbrérà un miracolo soltanto a coloro dJe non hanno saputo comprendere le infinite possibilità di un popolo quando :.ia internamente saldato da una fede unitaria, specialmente del popolo gerounilo. Le ricche e Ao· ride potenze occidentali avrebbero volentieri commerc iato la loro ~ranqui llità conscn·atricc, sovvenendo finanziariamente una Germania disposta a rientrare nel ci reo lo dell.t « clas. sica economia continentale». Ai primi di gennaio del 1937. lnghilterr.l l' Francia in \'i. tarooo Ja Germania a un i!rande .llXOrJo t.OllettiY~ per ristabilire scambi norrna!t di lapitali, Ji merci e Ji ser,izi, wme prcm<:ssa Ji una stabiliztazione poi itica. Il torto di qm:st.l mossa apparentemente gc11cros.t e ra di giungere dopo che la Gt-rm.mia ave'a superato ,·ittJoriosamcnte, contro tutte le previsioni ca. tastrofiche delle demoauie il pcrioJo Jc:l. l'isolamento economico e 'i ,j <r.l m.tJ(nifita mente abituata. Nel .t.~ or:.<> .11 <on~rL..,SO d1 Nocimberga J el ~O ~;:enn.1io Il) .~ 7. d Fiihr('r respinge \·igorosamentc le proposte demO<. ra. tiche dettate dalle prc:O<.tU('.tZioni nutrite :~ Londra c a Pari~i per 1l n.1nnu tl·tfc,l<>. e .,f. ferma l'immutabilità dd p1.1n11 dt·• <tu~tlro anni. E per Jan: ,dl.t npt•"-• un -r~lllfi<.tlu politico non e<:iuÌ\IXO. c~lr ,knunu.• torm.tlmente il trattato di Vu~.IJ!li.l. Ad unt.t dclll ironie dt'"ITIOCratiche. er.1 11.11,1 111 Gnman1.t un.• nuova economi.t fonJ,u~ l-M.Iu_.,·amentt ~ul lavoro. &ontat<· le op<:rJztont monc-tarit Jt:l «mago>> Schacht. il Fuhre1 du.tm.t d popolo tedesco a una attn·ità produu 1VJ illimillt.t. II servizio obbligatorio Jd l.n·oro fa sp~rir<: di colpo i disoccupati e ~li oz•o~i 'olontui. GIganteschi lavori pubbli<i tianlhe,~:giano la ft.·b. brile produzione industriale degli .um.1menti. G li economisti occidentali si Jomand.tno donde mai tragga il Terzo Rcich i tapitali pt:r finanziare una produzione così sf rcnata. Jal momento che la Reichsbank è qua)i privd di oro Interrogazioni ragionevoli in ba>c- .1 un si. sterna di economia statica. non ,·algono più nella sfera di una economia Jin.tmi,a. In fon· do, questa economia che ignor.t il urrolo chiuso e il bilancio definitivo, questa e<:ono· mia sempre aperta ne llo ~Janrio verso 1 beni futuri, è pienamente conforme all':mima in divenire del popolo tedesco. E' una economia eracli~ea e faustiana. Una sconfttta militare a. ,·rebbe potuto soffocarla nei vortici di una tra,g(:dia senza salvezza. forse senza resurrc:ztone; la vittoria, invece, la collauda e l'esalta. l.l dilata oltre ogni limite, la sublima ne lla sftta dell':t'ISOiuto. QillLJO COL&:BAJUNO

Un oruppo di fanciulle tedeiiChe se9ue appaaionatc:r:m.e ate w:aa gc:ua eli nuoto ln uocr paC1Da (Foto Deutac:ber Verla.g ) - (Sotto) L•crttività: aportiva. acmameole m.t..a • uno d.i fcrttori deUcr beUeaa le mm.iDile tedeoca (Foto Deuboeher Verle19),

(Sopra)


LA FILOSOFIA GERMANICA DA KANT Al N OSTRI CIORNl

SE i\RRR.\CCI.\:\10 con nn sol colpo d'occhio la curva eli wiluppo della filosofia germanica da Kam (col ctualc soltanto la filo. mtia g.:rmanica nl'l s~nso strllto della pa rola comincia il suo ciclo) ai a.ostri giorni. la \'tùiamn ohlwdirc a una spinta sola, S\'OI· gt!rc un ~nln tema: l'diminaziunc· sempre piì1 rigMosa t radicale eli <lJ.,'ni l rasccndcnza, !11. costÌllll:intw dt:lla . \'ita (•nttsa in senso ,cmprc piìa immanentistico) a ,·alorc c~mralc c supn•mo. Lt: g-ranùi tappe <1<-lla filosofia gt!rmanica ~Otltl k tappe eli s\·olgimcnto eli questo tt•ma c~ntralc. l.a dimostrazione d; qm·sto assunto «.:sigcr.,bh, 1111 intero ,·olumc. ~}ui clo,·rcmo contentarci di uno scheletrico cenno. P~:r K0111t ~ per il suo maggior tli. sccpoln. Fichtc. l'uomo è un '.'SScrc doppio: una ragioni! innestata >li una scnsihilità. L:a ragione è lihcrtà c universalità: la sensibili. tà è pa~si\'ità c particolarità. li dcsuno ck;. l'uom<> è di diminuir.: al massimo ciò che è in lui di passi\'ità c di particolantà t' eli accrc~ccn· al ma$simo ciò che è in lui di atti\'ità ~ di uninrsalità. La conoscenza non è rispt·C· chiamcnto pas~il'o eli un nwmlo chl' prc:csi. >l<' :tlla conoscenza. è la costruzione cn': la rag-ione f;~ di un mondo sulla hasc di un matcrialt> passivo fornitok dalla M' USihilità. l), un caos ~l'nsihik la ragium:, <lJ.>plicando h- ~m· r"t'goll', fa un mondo ordinatn di og. !=!"t:lti. La raj!ionc ha n<llllra archit<·ttonica. tlcmiurg-ic<~. attn·ast•ca. Oq.:anizz;~ndo un mondo di ogg~tti i <lati dd st·nso essa afiran. ca parzialmente l'uomo dalla passl\·ità St'nsi. hik. Parzialmente sultantn p: rò, prrchè. in quanto facoltà conosciti,·a. la raj!ionc rt·sta kgata ai dati forniti ._.et alla scmahilità. E' sohamo ndl'agirt· con fnrmt• alb ragione eh· l'uomo può attuare picnam~lltt• il ;uo <il'st~­ no di rcalizzar>i come <"Sscn.• uni,·<·r;.alc <· hhero. L'a1.innc è paciò Sllj>L rir>r<• al cono. scerc pcrchè è in "l'SSa, c non sul conoscere. che l'uomo si attua come uni\'crsalità ,. li. hcrtà. Primat<> della ragione pratica, dell'azione sul c<mosccre. E' \'ero. peraltro. cht ;,nchc 1111'azion: perfettamente libera c uni. \'Crsalc è llll'idcalc mai pienamente atluat< un ideak - limite che indietreggia all'infi. nito dinanzi all'uomo che an~b a raggiungerlo. La libertà assolttla, l':lfirancamcntt> totale dalla passività sensibile è ideale mai attuato, posto a distanza infinita, che pure con la sua luce attrae l'uomo a sè e lo spinge così ad elevarsi sempre più. La '·ita dello spirito è un processo infinito di liber-a zione che non poserà mai in uno stato di libertà assoluta. Nat ura attivistica del conoscere, subordinazione del conoscere all'agire, agir!! morale concepito oome i-nfinito processo di liberazione. come attua:done progressiva dell'Io, di un lo infinitamente libero: questi i caratteri fondamentali della filosofia .Rant-fichtiana_ Per questa filosofia la natura è un mero limite posto all'attività dell'io, una passi-

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vità che l'io può res1>ing-.:rc all'infinito. non però mai abolire d~l tutto. Per Schcllinj!' la natura non è passività non è mero limite, ma realtà : è l'io stesso t~a c(l. mc fuoruscito da sè. come altcnat~ da sè, è lo spirito anco ra inconscio di s~. Hcgcl fonde in unità. la filosofia dd:a natura di Schclling c il titanismo di Fichtc. Per H c. ~l l'uni,·erso è la storia stessa di Dio che si attu<t come Dio. E Oio è Ragione assoluta che dalla incosci~nza marcia \'Crso la piena coscienza di ~è. La natura è una tappa di questo processo. E questo processo si attua attraverso un ritmo diah:ttico: ognuna del. le sue fasi sprigiona da sè la sua antitesi con cui si compone poi in una sintesi supc. rior~. La storia della natura c dell'uomo è la storia delle antit-esi attraverso le C]ualt Oio - Ragione incouscia - giunge alla piena coscienza di sè sull'uomo. La storia de l mondo è l'autodimostrazion:: c l'autvn:alizza. zionc eli Dio. Perciò tutta la storia è storia sacra. Terra c- ciclo, storia c filosofia fanno tutt'uno. Ogni dualismo è abolito, c sulle sue ruinc s'instaura una rigorosa immanenza. Ma quest'immanenza è ancora più appa rente eh~ reale: nel sistema hcgeliano la storia d::l mondo è lo svolgimento melodico di un tema già fissato, di un film già stampato in anti. cipo. l ~ processo del mondo obbedisce a una legge che gli è data una \'Oita per tutte c che esso non si dà di voltot in volta, :: in ciò la trascendenza si spunta. Mantenere il prin. cipio dell'immanenza, condurlo fino ai suoi ultimi sviluppi sarà il compito della filosofi:: germanica posteriore a Hegel. P~r Hcgel

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il protagonista del gran dramma cosmico è Dio: per gli hegcliani della Sini. stra è l' Uomo. Non è Dio che acquista cosci~tza di sè nell' u.omo, è l' uomo che acquista coscienza di sè sulle figure divine che la sua fantasia, eccitata dai suoi bisogni, inve n. ta (Fnerbach). Non v'è l' lo assoluto, non v'è altro io che quello individuale, l'Unico, que sto solo può c dev'essere interamente libero, e per esser libero deve tenersi sempre in stato di superiorità verso tutte le sue creazioni e non farsi mai dominare da nessuna di CSS<' (Stirncr). La Storia è processo dialettico non di una Ragione divina, bensì di forze legate alla materia. c cioè delle forze che attuano il processo economico. e questo processo dialettico conduce alla soppre-ssione dello s f ntttamcnto dell'uomo da parte dell'uomo ( Ma rx). Per questi pensatori della Sinistra hegcliana la Storia è svolgimento non di Dio (come per Hcgel) ma dell'Uomo (c in ciò es. si spingono più a fondo il principio dell'im. manenza), ma anche per 'C'Ssi la storia obbedisce a una legge, marcia verso una meta, ch'è quella della liberazione assoluta dell'uo. mo. V'è dunque una legge inerente alla Storia che la comanda dall'alto : nenuneno in que. sti lilosofi, dunque, la trascendenza è del tut. to eliminata. Ma la storia - incalza Scho. penhauer - non mira a nessuna meta. La ra-· gione non è il fondo delle cose. Il fondo delle cose è un cieco Voler vivere che è condannato a non soddisfarsi mai per mancanza di oggetti con cui soddisfarsi. E la ragion ~ non è che uo mero strumento che q uesto cieco volere h a inventato per i suoi fini. Ogni progresso è illusorio. Il male inerente alla vita non si migliora si s~pprirQe negando la vita. soffocando J~ brama di vivere che è al

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MATHI$ ,COTHABDT Ja:ITHAJIDT (detto G riioewczld): Saatcz Dorot.cz, (J[uplenllcbkczba..tt, h rliao).

fondo d1:ll1t nta. Così per la prima volta al della visione del mondo~è posta non la Ragione, ma una cieca irirazionale poten74'\ setiza scopo c senza meta. Con Schopenha. ucr il principio dell'immanenza è sceso più in profondo. Come un fuoco che divo'r a tutto dinanzi a sè, esso \'a man mano dist r uggcn. do ogni res iduo di tra'Scendenza. Seguiamo le tappe principali di questo processo di pensiero. Dilthey: non v'è che la Vita, infinito cem~o

fluire di eventi -

le varie filosofie non sono

'cia~cuna che la messa in formule di uno dci

tanti possibili atteggiamenti che l'uomo può assumere di f ronte al mistero del 'mondo e del vivere. hanno valore di vita e non di vrrità, sono tutte vere c tutte false insieme. Simmel : la Vita genera da sè forme che, na. te per servir la Vita, tendono ad assicurarla, c che essa dopo a verlc generate distrugge c divora. Vaihinger: di reale non v'è che il 839

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IOHAJOI .AMADEUS FICHTE

GEOBG W1LHElJC HEGEl.

nato o Rammenau nel 1762. co~trelto dalla miseria a tore il preceuore o ZunQO e poi a Varsavto . Gronde ammirolorc d1 lcant pubblicò per suo tnco roggiaroento b suo prima opera, la u Culica d i ogni rivelazione » (1792) che fu creduto opera anonima àel filosofo di KOnigsberg. Fu chiatnato nel 1794 od insegnare all'Umversitò di le:-ta, ma d ue anni dopo doveue dimeUerst

noto a Stoccarda nel lnù. Volse ben pro· sto il suo interesse ai problemi relig1os1 e polttid, S1 mostrò da-pprima seguace del s istema Hchtiano. Insegnò a leno, toa l'tnva&ione napoleonica lo privò dello cot~edrc . Ne l 1817 lu chiall\ato ali'Unlversilà di Ber· lino dove la sua opera di maestro si dl· spiegò Imo alla morte (avvenuta nel 1031 per colera) col Più cloxnoroao succeno di

GOTTFliiED LEIBNIZ nato a LiJ:4ia nel 1646. Com.piuh 91i Gtud! d1 filosoho e matematica ai dette alla 'YitO

pubbhc::a. Nel 1sn ai recò a Poogi per una massione diplomatico presso lulçp XIV . La rnìss•ono lolU , ma in compenso ebbe occastone di conoscere a Parigi i più qrand1 lilosolì del tempo. Fu in polemica con Newton per la pr1orità della grand e scoperta dal colcolo mhnìtesirnole. H suo ecpolavoro la " Monadologia " (1714) Il dcdtcoto ad Eugenio di Savoia da lui CO·

noto nel l 724 a l<Onu~sb~rg o ve trascorse lU110 la suo vila. Nol rno occupo la COlledro d1 logica e mctaltsica all'Univcrstta, cattedra che tenne hno oll'c:mno 1796 q.,10n· do st rihrò dall'inaegno.monlo per elò e molo1fia. Nel 1787 uscl 11 suo pnmo <:O· poiovoro, la ~ Cntica della roq1on pura "• nel 1788 usc\ la 4C Cntaca delta rag10n pratica ... Nel 1794. da un ordine di gabmetlc del Re di Prussia fédenèo Guglielmo l!.

alla Corte di Vien.na. Quasi tut·

fu dilftdato a non occuparsi J)\Ù di qucshoni rehgtos.e. L'ordino era stato prov::>-

te le sue opere rim<JI5ero o lunqo inedite, ~;epolte negli scotloU dello Biblioteca di Hrumovor. Mor\ nel 1716 solo ~ i9noroto.

cato dall' opero: " la ReliQtOne net conhm della ragione ·• uscita nel 1793. Morl ti 2!l febbraio 1804.

no~>c:tuto

•<>Ilo l"aro.11a d\ urèlig1osit6. Nal 17~ i" chta.mato a Berlino dove nel 1807-8 tenntJ suot c elebn • Otscors• aHa n02.lone tede· aca ~t. Morl nel 1814 per contagio contratto do1 soldat\ m meu.o ai quali &Qli &volgeva opero dt ìnCltamenlo alla riscosso.

1

gloria a

con s!Toordinaria rieehe!2a dJ

discepoli e di ammiralorì, nonostante fosse puvo di v-irtù oratorie. Lo "Fenor:nenolooi.J dello :spirilo" (1801} segnò la rottura cc-n Schellinq_ Molte sue opere uscirono postume pubblicate dai discepoli, ·

FlliEDBICH VOli SCtLEGEL

FRIEDBICH WlLHELM SCHELL1NG

AJITlftlll SCHOPEMHAtJEII

FRIEDBICH NIETZSCHt

filosofo e letterato tedesco nato ad Ha.n . nover nel 1772. Col fra1ello August Wtlhelrn. fondò l'<~ Athenaeum • (1798) oroa~ no della nuova scuola rom<m.tica_ fu Ìl· bero docente di lilosolia a lena nel 1799 ma con acOTs.o successo. Esordl come scnttore e come s tonco ma dopo il 1797 Qlt interessi estetici e liÌo&aUci diventarono dominanti nella sua opera, ln LilosoJia fu di· lollante e quasi teorico dol dilettantismo. Come saqgista fu epeuo di un'astratta aot. tigHezza. Tuttavia, insieme al fratello egli rapprc&enta una delle più caralterlsti<:he e influenti personolità del romanticismo. Mori a Dresda nel 1829 dopo essersi convertito al cattolicesimo.

noto nel tn.5 a leonberg nel WUrtcnborg . Fu collega di Fiohte all 'UmvtHSitò d1 lonG e poi dl Hegel. Qwvi ai t.nconlrò con qll Schlogel, con Novolis, Tieck e cosmul ti circolo romantico nel quale troneggiava Caroima Schleqel cho doveva poi davonire sua rooglle. Nel 1809 quando egli aveva soltanto 35 cmni s i a.rroslò la sua produttività, quasi definitivamente. Il trionlo di Heg-cl auo antico condiscepolo e amico contribui o produrre in lui questa apeci.e di stanchezza. Mor1o Heqel accolse nel 184 l l'invito di Federico G uglielmo IV a Berlino. dovo porò la aua inlluenza fu scarsa, perchè troppo viY"o era il ricordo del trionfo di Hegel. Mori nel 1854.

noto o Danzica nel 1788. Vtagqiò a lungo, A 'Weimar tu in rapporti con Goethe. Dal 1814 al 1819 a Dresda egh e laborò il suo capolavoro ·· Il mondo come volonlà e come rappresentazione ". Ottenne la libero do· cen.z.a, ma dovotte constolare l'insuccesso del suo l.flse.;;;namento e deHa suo opera. d:Tl UJ.oharsa tornò in hoJio. dove oro giò stelo nel 1819. Nel 1831 ~>i atabtll o Francoforte. Mor\ nel 1860. Egh tu in a~rto op;:osizione con \' tdealismo trionlante in Germania, f!: con \ suoi rappre'"lcn!:lntì. Fu nemico 91urato di He9el, dì Fichte e 1-!i Schelling-, che eqU c;biamo « l tre ciarla· toni » e contro i qU<JH volse apos so 9H straU della s.ua amarissima ironia.

nato nel 1844 a ROcken presso Llpsa::: da un·austera fomiqlia dì paa!ori prole· r:tanll. Fu professore u.ruverS~Iono, ma sl ri1irò ben pro&lo daU' ms.egnallltnlo ~: darsi ad una vtta erra.nte, quale nch=e· cieva la sua perenne tnq uietudme e le sua malfermo so\ute Nel 1883 usd le i• pa:rte della sua oper<i ptÙ conosc1uto: "Co· sl PQI lò Zoralhus tra" . Se;ul nello stes~ anno la 11• porte e l'anno "guent& .c lll• Fu amico e poi de<:iso nemico d~ Wa"gner. N,etzsche fu un penwlote ardUo. u no psicologo acuto. uno spinto PJ1em1co vivacisst.mo. Nel 1889 Cl Torino tu coho dc una grav& malattia mentale. Nor\ o: Wc;·_ mar nel 1900.

dato del senso, pensare è falsificarlo, non v'è . pensiC'l'o che non sia finzione, ma finge. re è necessario se si vuoi vivere. Klagcz: se pensare è fingere, è falsificare, è violentare il corso della vita, bisogna abolire il pensiero e tornare alla vita inconscia e pura. Spengler .: le civiltà sono formazioni della vita, in ognuna di esse si attua un atteggiamento fondamentale verso la vita c il mondo, ognuna è come una pianta che ma. 840

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tura, fn1ttifica c muore, senza che nulla di essa passi nelle civiltà che le seguiranno. Co. si l'unità e la continuità della Storia è ne. gata alla radice, e alla storia è negata ogni meta finale c ogni senso recondito. Più alto di tutti e maestro di -essi tutti è Nictzsche. Al centro del suo mondo la Vita, che non ha altro senso .c altra 'meta che sè stessa. La Vita è Volontà di potenza, slancio di conqui-sta e gesto di dominio. Vivere

nel senso pieno della parola è vincere e do· minare sè stesso e gli altri, i corpi e lo spi· rito, le volontà ribelli altrui e gl'istinti pro· pri. Non v'è kgge che la storia sia ohbliga· la a seguire: la storia è il regno tlcl t 'aS<•. c il suo corso è il diagramma ciclle iorzc iu conflitto. .Non v'è nelle cose altro ~cnso che quello che infonde loro una ,•olontà dominl · triee e sovrana. A tutt'oggi è con Nietzschc che il processo di diminuzione della trasccn.


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denza si è spinto più lontano. E' con Nietzsche che la Vita è divenuta il valore suprc mo. Essa non ha criterio nè leggi nè misura al d1sopra di sè, è essa criterio e misura e legge di tutto. Quest'intenzione permea di sè tutti i numerosi filosofi della Germania contemporanea, e conferisce loro come un'aria di famiglia. In tutti troviamo l'aborrimento dell'intelligenza come facoltà che tende a se. parare l'uomo dalla vita, a cristallizzare il flusso ,rivo e caldo di questa in morti schemi, a chiuder l'uomo in un cerchio d'ide · chiare c distinte, ma appunto perciò morte e sterili; in tutti troviamo il rifiuto di leggi morali cui la dta sarebbe destinata a servir.. e che esse darebbero senso e valore alla Vita; in tutti troviamo l'esaltazione della Vita come potenza cicca e oscura, ma creatrice c feconda. legge e misura e criterio a sè stessa; in tutti lo sforzo di ragginngcrla nelle profondità ultime, ove il suo getto è più puro e ge11uino. L'essere privilegiato è quello che è rimasto più a contatto con le fomi primigenic della Vita, c questo essere privilegiato è per alcuni il fanciullo, per altri il primitivo - per questi è il poeta, per quelli i1 mago - pe( alcuni il !>elvaggio, per altr; i! mistico - per quelli l'animale. per altri la pianta. 1\!a tuili sono d'accordo >ullo scoronarc la ragione, l'intelligenza, :1 discorso in. tellettualt", accusato di separare l'uomo dall'oscuro e fecondo d~venirc vitale; tutti con. cordano ndl'csaltarc l'intuizione, la visione immediata, il raplus profetico c mistico che: ci mette a contatto col pullulare della Vita. Trionfa il Razzismo. che ravYisa l'uomo esemplare nciiTomo l'\ordico. il solo che è sempre rimasto a contatto con le fonti segrete della Vita. che ha sempre sentito il di. vino in sè e non fuori di sè. che non ha mai rinnegato nella rinuncia ascetica o mortificato nella disciplina della ragion:: l'impulscJ vitale, che ha scmpr.: sentito in sè la \'ita co-

(Sop•o) PHILIPP OTTO BUNCE: D pittore COD fratello. (Ambu•vo. J:unatllall• ).

nacq~e

AUCUST VON PLATEN·HA.LLEI'IMUNDE 1l 24 ottobro 1796 ad Ansbacb nella Svev1a. Nel 1814 di-

venne sottotenenle della GuardKJ e con questo grado pcxrteclpO

alla guerra del 1815. Nel 1818 lrequent6 l'Umve,.ità di Wlinhu'lJ e nell'anno aucceas1vo quella dJ Erlangen, otten.en.clo otlim.i IUC•

ceoal nel campo della biologia Dal 1826 in poi visse quasi &empre ln halla, soprattullo a Roma e a Napoh. Nel 1828 divenn• membro doll'accodemla delle aclenu d• Monaco ed ottenne dal Re di Bav,era uno supendio cmnuale, U 5 dlcem.bre 1835 morl a Siracusa, ove ~ sepoho nella villa dol auo amico LandoJ.ina.

E9H non fu n~ un romanllco. n6 un clas.sico, o megho fu l'uno e l"altro m.aleme. Eqh è maestro d.l perfezlone formale. I suoi « Sonettl Veneziani ~> sono Ira le OP6re paò belle della lettera~ turo tedesca Tra le sue liriche plU popolari riccrdJ.omo la Tomba n&l Busenlo e il Pellegrmo d1 ·s G1ua-to, pure ispirate al suo :iOgQIOrno lt1 ltaha J suo1 dramma non ebbero alcun .successo e 1ct stessa opera poe:Hco mconlrò SC'ONO lavoro tra i contemporcm•i.

(Sotto)

Ri.-eadU9Uoli ebrei in UA oc.eampamMato di (Caricotwo Cllltiaomito di H. Rambe'9. 11105).

HEINRlCH VON J:LEtST nato nel

1m a

Francoforte

sull"Oder. Viale a lwtQO a Dreada. Ebbe \Oita QQitata da molte

eventuro o · soprattutto

sconvolta da un doloroso tra~ vaglio interiore che Jo con· duaae al auicldto. Nei pr•lli d1 Potadam •l Urb un colpo di platota nell'autWUlo del 181 t. Fu IJT<mde poeta • g.andlaalmo aulo,.. dTammaUco. lt « Prlnc\pe dl HombWll • e la • Pentb.eallea " losca trQQedia paulonale. &ano opere che commuovono ovof ancora il pubblico dtri teatri tedeschi.

uuari.

m~ volontà di potenza. lJ Romanticismo cola a fiumi nella Germania di oggi. La rivolu. zionc hitleriana è lo sbocco logico c quasi fatale di un secolo e mezzo di pensiero roman~ico. Con Hitler il Romanticismo diventa fenomeno di massa c nel gennaio 1933 conquista il potere. E nel 1939 esso scende in lotta con la concezione razionalistica della vita elaborata dall'Occidcnt~. E una grande guerra di religione imperversa--snt-moodo.

.t.DB.I.&NO TII.GHEB.

841


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..:hi;11no 111111; la mia 'olunt:, "'l" 'l hltr::1 \ l'Ili :;uo r~rmu pl.lliO ,ullc fO\'IllC tld T nuo· t>mchè :o ho pr,.,,, la nua dl'lt'TIIHIIazimu:, •·s>a è p n• •lun·\ ok 1!1 'Cll; ~s'a è l't: rna. ul '" -nno <t n nn "l par <h l.:1 . ( llchlt'l

t.J

S T A TO

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SO C IETÀ

• L'uo:nn c ,lc,tutatll a Yl\·crc 111 'OCictà: q{l 1

d<Tc \'ln·r, 111 soc1ctà; cgh non è.• un uomo compnlln ,. contraddice >è 'tcs,.,J, >e vi\·~ iSt>l;ltO. tl·lrlltd • Con qm·,tu '' con l uta anche l'upnuonc, 'i· ,.,. 1n nm mttora in \'arie iormc, che 'i pt>i>· >>l Ìar~ Il proi>TÌO dm·~n:, C 111 modo lliÙ lllC· ntnok, p,·r mezzo di una 'Ila da cremit:l, r'·cht~:l. per ·nwao ùi d~,·ati l>CII>t~rt •. dt spcculaiiOill. ( 1Ò non hai>ta aff;llto. Soltanto con l'ag-ir,· 1 111111 col 50gnart - sohanlo co11 l'agtn· ndl;t società \! per la >ncictà si cnmpl<' 11 propno dO\ ere. 1F1chtc) • Tutt1 crl'dnno che il m1glior 'taio sia quelIn che >i ••·ntc d1 m~no c eh( and1e lascia ,cm•r meno la n•·cessllà che e""t esista. lln cnl~>l<l<·r,, ,·o,ì la p1ÌI hclla 011aa d'art~ dcll'unmu, qudla ptr cui cgh <lc,·e porre il suo .,,,,·re ,ulb 'cala più alla: c1oè come un mal t!l'C' '"ano, crune un macchina no ind1spcn. "'lnk pt·r n;"romlcrc 1, >UC in iermità c ren<Soprol Korl Gottbard LonQbana. Teatro d1 Po1adam,

d" rl·.·

(~OliO Berlino. Aloxand•rplalt. in uno stampa d•l 18U7.

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ANTOLOGIA DEL PENSIERO CLASSICO TEDESCO

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, okrh. ma la 1 ~ra hht rtà '""cc soltanto prr muto •Idla Mtprc1na h'!-(g•·· l Fichtc) • 1)o\'\· re dove :oi a m;~ eu\ che '' coma111la a ,(· 't~S51. (Go~the) • Su! nel ~Cil:>O p1u allo ddla parola ; Cl'''a (!1 ,,, •c tu st•·s~o un icnomcno: 1u1d1 a •h· , ~n ire un essere a sè! questa è la supn·n~a es1gcnza 1.) 1 ogn1 filosofia praliC:t. ( Fichtc) • Se tu sci tlll essere autonomo. allora ne ~ ~un <l forza a\ ver sa può mutare. 11 tuo s.tato, limitare la tua libertà. Tendi quand1 a d'.''l'll· tarc un essere autonomo, a essere assoluta. mente libero, lendi a sogg1ogare alla t~sa autonomaa ogm forza eterogenea, tendi, pc_r mczzt. della hbertà, ad allar~rc l~ tua hhertà ad una Illimitata pott.nzà. (~lchlc) . • lo sollevo la testa arditament~ a 1 monti c ttllc rocce che mi minnociano e alla cascatl

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turhinosa e alle nuhi tonanti che navigano in un mare di fuoco e dico: « Io sono eterno e sfido la vostra poten za l Irrompete tutti su m::, e tu ci~lo, c tu terra, mischiate·\'i in sel. \'aggio tumulto, e voi, elementi tutti, schiumate e \lrlate e frantumate in selvaggia lot. ta fin l'ultimo atomo solare del corpo che io

,.,ta.

giungere lo stadio pii1 alto della (Schlc1crmachcr) • L'uomo che entra nello Stato sacnfica la sua hbcrtà naturale,., si dice; ma suo:::de piuttosto il contrario; che soltanto nello Sta· to cgh tro,·a c otucnc la lihcrtà naturale. (Schclling)


GOTTHOLD EPHBAIM LESSING

JOHANN GOTTFRIED HEBDER

JOHANN CIUSTOPH FBI.EDRICH VON SCHILLEB

nato nel 1720 a Camena (Saasonaa) fu al pau grande cnt•co daUa Gen:c.ania del auo tempo o la sua ptù celebre opero • Il Laocoonto • ( 1766) contnbul potentemente al rinnovamento dolle arH fagurative Como autore drammatico hberl> il drarntna tedesco dall'tmit0%Jone francese. Mori ne: 1781 o Brounschwetg

nacque ,, 2~ aooato 1744 a Mohrun9on <Pruss1a onc1.·

nacque Il IO novembre 1759 a. Marback (nella Svevta). Studil> modtcana, ma ben preato al dodi~ compieta mento alla poeata. fu tl pù popolare poeta d•U:> Germania romantiCO'; aUloTt di drammt di ballate e ciJ anaignt opero atonche. fu amlco cariAimo dJ Goethe Mori nel maggto !80S a Welmor

tele) Nel tn6 •• traaferl con la aua oumero•a fo.uagli•

a Welma, ove mori nel ... 1803. fu letterato, hlos.o(:) o tooloqo da Q ronde fwna, Studtò con pa !&lon? 1 coMa

e le tradiZioni popolari. rrutto di ques·) lungo s tudao lurono

Le ve<-1 d~ 1 'l'llt popoh nel canti

• 'l .mto lo spinto ptt"itlll~ qtt<tnlu qttdlo !;'uerncro >ono lontani da ttn popolo che dorme sulla stufa c b~1·c .tcqua calda tla m:tttma a 5cra. {l lcrdcq • l'n popolo illuminato eh~ ridttcc tutto a penstt•ro perde con l'oscurità anche la forza c quel J•rmctpto harharico chl è la l~;~s~ dt ogni ~ra•~tlt·na t' dt ogtH bellezza. (Schelling) ~ l'n gr;uulc popolo ha hisng-no .li pas,ion, per "'~cr mc~so tn quel movim<'ntO forte<' costan· l< che è m·ccs~ano alla sua 1 ita pnlitica. l \\'iclan) DEI

VARI

POPOLI

• La na/ione iuy/,·s,·, mtcsa come popolo. è. comid::raii gli uni rispetto agli altn. l'instL1ne p tt'l pr.·gcvolc di uom1111. Come :)taio contro a 1t n ~tatt è tn\·ece lo Stato più nefasto, \·iolcnto, a1 tdo ùi potere ~ fomtntatOrt· di guerre t•hc <i JK>5sa immaginare. (Kant) • Glt /ngl.·s, sono in fondo la nazione più dqm11ata. Il mondo intero è Inghilterra per loro, !!lt altrt nnmini c Stati sonu per C'SI nulLtllro eh(;' un'app~ndtcc, un soprappiù.... Spt•ro clw '>ia po.>sihilc lcc.lcrlt ttmtltati. tKant) • Ci<, dt<· 1 Frt~uc.'<r duamano /1111>11111·<' è una pn:suttztonc raddolcita dalla grazta. Da ciò si 1·cde eh~ 1 f'<'d,·schi non pos:;ono a1 c n· i<JIIIIIItr<'; la Iom presunzione è dura c acaha, la loro grana unult: c dolce. l'una ,·~elude l'altra c tl''t: ,j possono congiungere. (Goethe) • Il t•·dc,co ha hh~rtà di >Ut't. c quindi m•n nota quando manca di libertà di gus!t c di spirito. tGnl'lh~) VITA

SPIRITUALE

* t : n<t ta·sta ,aera c.: canea dt conoscu1ze, ~ foss~ro esse Jlllr d'oro, schtaccia ti corpo, stringe: 1) Jlt'IIO. nfiusca lo sguardo c dil'cnta, p~r cohtt che la porta, un peso malato nella vita. Più nm ,ttdd11 tdiamo. raffinandok. le nostre iorzc spmtuali, pitt c più minacciamo le for:c. inatti1·e in no•: test· sull'impalcatura dell'artiricto, le nostre facoltà e le nostre membra apJl:l""cotto ,u qu~sta ~ph:ndt()a croct· Il h~tteficio c.lclla salute posa ~oltanto sull'uso di tutta l'annua~ 111 'Jll'Ctal modo dd h· >ttc inrzt· alt ti'··. ( llcrdcr)

;A deatra)

llerliDo. l' " Uoter dto Liadeo" alampa . . Hec•nt•aca.

1D

UDC:

• Un popolo: l'insieme degli uomint 1·1\·cnti insieme in società c riproduccntisi natura). mente e spiritualmente senza posa, co~i che quest'insieme stia tutto sotto una speciale leg. gc dcllo sviluppo del divino da esso. (Fichte)


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irrigidito. Quindi ancht· la ragione m·lla sua tendenza al divino ha eh~ fare soh:ulto con ciò eh<' diviene. con ciò che \'ÌW. l'intelligenza itl\"CCC col già din:nuto, Cl)l1 l'irri~;!. dità, acciocchè se ne serva. (Goeth1·) • " L'uomo è uno sguardo retrospcuivo cn·a. hJrc..:

ddla Natura

YcfSfJ sè St(·sso.

\F ..:<kri.

co Schlcgl'l) * Uomo. spb;dida, nohilc apparizione! Il più nello di tnlli pcnsi,•ri dd creator,·! '(Schillcr) • La hdkzza è una manifestazione di se,·r,·t,· k~gi naturah che· ci sanbhcro rimaste: tcrnanwn:~ cdat, ··~nza il suo apparire. , (;o, t h<')

• \'i ;; una hdla an c· della passione; ma una 11dl'an, :.•>pa,,wu;na è una comraddizJOnc, ><·reh c 'nnm.•>òGihilc cilcuo dd hclto è li'•ert't ddla pa>sionc. (Schilter) 1 )gni azion,· ,tn,ctant~ :.' \'lk ci ripugna ·t<' T la manl':tllza d t fnr>a che essa rivela: al ·e~ntrarin. un'a1ione diahtJiica può piacer~. "Ili'•· n 1 ,.~,a t" da inrn. ( Schillcr) · !.11 •plrit'l c nrig-inariam"ntc \'Okrc. Que-t., ,·oì•:r" <lcn· quindi c·sscrc mfinito come ·.. <u>nto '\'""· L•J ,piriw ,-uuk. ~la il \"O· k>t 'i ;tttna >ultanlo in contrasto col rcal~. ..;,,Jtantn p•·rdtè lo >piritn >i trn,·a allo strct. Il n <'l r\·alt·. d,·,id,•ra !'id,•al\-. IJ \ l'TO è qui n· ·li co<i v~ro> ~,1 eterno quanto l'ideale, c lo -pinto <: !·:~ato a;::!i <>g-~ctti dd propr-io l'O· '• n·. (~chdhng)

lyir,·. lltJÌrc, qu,·H'i: la cusa. :\ che ci ser· ,. il pnro 'ap,·r"? 1 Ficht<) ET l CA

• L'unm•> ~ '" iticl<"nt•·mcnk equipaggiato per •ntt, k ,,r,· ll<'C"'>itit t.-rrcnc quando ~i af. 'Hlit :u '1101 SCU,\'i t: ti t•duca C«lSÌ Cht; CSSi fC• -1111" tln::-111 della 'Il" fiducia. tlio;-tht•) T' 'timont,·rà ',<·mpr~ <li un'educazione in. ·omph·t:t. quamlo il carattcrc c;ico potrà af. ,·,·rntal ,; 'oltanto col >acrili cio di <1u~llo na•urak. 1:-;rhilkr) • l'ccit!, n· k «'1l<:tzwn 1 c 1 dc.,ldtrii. S\·iriliz. 1:tr'-· la ior1a ~ Sl'll7.\lhrn agirè contro il <le~ ' r'" l Fu:htt·J ..;, k l'"''iunt ">ltt> nwmhri ciel disonore. • • '':t n<, "''~ l'' t cii> eh t'SSt·n· le armi deliP. ' >nlaù ·. tll.unann) l..l· p~t:-o .....HIIll :'ono difetti tJ v1rtù~ 1na accn.~· ..,CIHlL

l( ~l•t·lh '}

• Lt "tll'""htit tlcn· ,.,~,n· rolti;·ulu; è la ''"" pnt ,dta ,. 1\-,tr~m<t che si può fare di ''"· ( ilCII\e\ ' .\ Il ' mhq eh, !.1 , !a all'attunn non passi ""> at1ra1 ··r'" il ,·uolo , il nulla; al contra-

(Sopra) Luglio 1940 -

la

\l.na ccaaa di

C\.1.10'

por

militari

lo.U2.0

crocoroumo

•d

uno c:outadina accompaqua:no nella aua prima JXZh09Q'Ìato u.o aottu(ficiale in con•a.leacensa : (A destra): 1T ritorno alle loro case de9li ala<U.iani a- cui 1~ autorità haoc:•li a•••a:no impo•to l'anuolameoto nell'Mercito della 111 Repub· blieo • cb• le a\l.torità. tedesche banno tatto mettere in eonc;,edo.

• \ne ht· ndk >l'tL'IIl.<: llllll si può in ionòo sa pc re· nulla: lt~sogua ,e m prc· ian·. (liocth~·) Jmpararl' ,oJ;anw per creare da te ste~so. (Schellmg) • :\d!,· ~cit·llr<· è ~strcmamcm,· utile di ricercare,~ condurre nhrl, !;, wntà msuitict,·ntc chc g>à possedevano gli antichi. tGm·thq ' La :\atura opera per m::zzo dei sensi c d.:llc pa»ioni. Chi mùtila 1 suoi :;trum,·m t da la' oro, come può ancora scniiT<'? ( llam,.nn) • La n<llttra non ammcttc scherzi, essa è ~cmprc ,-~ra scmprc ·~·ria. ~cmprc severa. essa ha sempre ragione, c gli errori c gli shagli appartengono all'uomo. Essa sdegna l'insufficicmc, c si dona c ri"~la 1 suoi segreti soltanto al sufficiente, al vero. al puro. L'intclligcuza n"n ClUng:: fino ad essa, l'uomo deve potcrsi innalzare alla SUJ>rcma ragt•>llc per toccare la Divinità che si rivela nel fenomeno originario, tìsico e morale, dietro a cui essa si nasconde e che proc~dono da l<"t. Àla la Divinità opera nel vivente, non nella morte~ essa è in ciù che diviene e si trasforma, non già in ciò che è di\'cnuto e

844

:,Ì


• l 'i;•crr 11<'il'idcu è trattare l'impossibile com~ ~e fosse ()O~si. hik. La :,tt's'a cosa succedo.: col carattere: se i du~ s mcontrano. allor" succedono ct•tmli 1li cui il mondo deve stupirsi per mill~nnii. (Goethe) • Tutte le mie azioni corrono, come ultima mela, verso qual· co~a che non si può reali zzare attraverso l'indi\'iduo soltanto, ma attraverso tu!la la spcciz. (Schelling) • E' quc>ta in line la lcg[/C del mo11do spiril11alc; tutto ciò che è ,·cnuto ad a~cr coscienza ddl'~sistenza, cada 'l:illima dc/1/Es.~rrr d1.: do'1'<' rl•T<Irsi a/l'lufitlito; questa legge regna sovrana, scn7a attcndt·rc assentimento. La di ff~rcnza è questa, se ci SI dc,·e la>eiar condurre al macdlo come una bestia, con la benda sugli occhi, oppure muovere liberi c nobili verso l'altare della , ita ctt·rna per ,acrilicarc la vita, in piena vrcscienza della vi. t a eh..- si s,·iluppcrà dal nostro caso particolare. E' così: stiamo tutti sotto qucsta sacra lcggz, volenti o nolcnti, interrogatt o no. (Fichtt•) (Trad•alo•e di A . T.) rio il ,·iol{'lttO. il pot<·nte può ~s,cr ponatv a chiarezza c la ft)rza rozza alla cultura. tSchillcr) "' Xessuno Yienc colti\·llto, ciascuno Òc\'l' coltl\';tre ,i! stesso. Ogni attitudine puramente passi\'a è l'oppo>to della cultura: !:ssa si forma mediautc l'agire autonomo c tende all'agire in. dipendente. (Fichte) * Tutte le cose debbono, l'uomo è l'essere eh~ vuole. (Schilkr) * Da quello stato di sofferenza. al quale ci hanno lXlrtato u le SH'IHure o i nostri errori. non possiamo essere hbcrati <!alla ragiune. ma soltanto in parte dalla ragionevolezza, in gran parte ùal ~empo, in massima parte da una dcci-sa attività. (Goethe) * Xoi impariamo a conoscere gli uomini, non quando loro ven. gono da noi, ma quando noi andiamo da loro. (Goethe) • L'uomo de,·e soltanto sperare c non domandare perchè. (BeethMcn) * Non c'è g ra ndezza dove non c'è verità, cd ogni più pitcola cosa vera è grande. (Goethe) * Quel che non uocide, fortifica. (Nietzsche)


sh:~~a: nvcr~. c1oè sperimentare in "è con la maggìon· llllclhÌtf1 c

la magg1orc 1·ariuà possibtle l'alternar•• ùi dolori c dt ,::ioi1'. di dc. ,tdui c di soddisfazioni, 1:i guerre ,. J>aCt, 1li ,confitte t vittorie, d1 1ui1 1tà c rip•>S<>, tli :tmort c a1 ,·crstolll. Questo. c null'altru dll qu•·sto, chtedc Faust ,, .\ldistofclc. c questo ne otLiene, questo rC'lt. lizza nel corso d~llc sue terrcstr~ esperienze. Accettazione della \ 1. t a co,ì com'è. Saggezza. L'indi' idualità, certo, a sè considt·rata, è caduta da Dio, dall'l'orno: è ~goisrno. Essa è la forza impctuo~a ' 'iCh agg-1a dell'appetitO naturale, della \'Olontà di \'tvcrc, di goderl', d 1 dominare. Di per sè essa è aldiquà del bene c del male. Pure nd c,~a i: kgata la cosc1cnza cl! sè c la 1·olontà. :'t·.nta d1 l'Ssa. non c1 'ar~hbc pcr~onalità. P.:rciò non si deve 1olcrl:i d:l tutto sradicare. incent•rin.:. Bisogna che sia resa chiara c tra,pannk :1 5è melkstm;L Conoscendosi. essa si limita. fa posto acl ahn· mdil"lualità, accetta c Yuole che queste si svolgano lih!. r;\llll'lll• E"a cn,;ì n·dc al volere buono, diretto al giusto : all'o. ll!.''to. al , ol,•n· hnnno ehl' è lihcrti1 c amor~. Progresso nella con•>· ,cl·tva dtc è progresso ndla Saggezza. E' attraverso la conoscenn dt. l'imp<-to dunnni«tn dr! ,•olerc naturak si modera, ~i raHrena, ,, lnnna. l' pt·rciÌI ,,..,_," ~• purifica e ascendl. 1.\·ti.:a dt Cndht· è 1\·ttca della \'ira accettata c sperimentata sulla "'a ch:dl'ltÌ.:a l' ndla 'ua totalità. \'issut.a a fondo, con consape,o. l•·na. •tndl' -pt·m·nta drll:t 1·ita condurrà l'individuo a limitarsi, a nrdttnant. ;r mtnnar'' con rntdligcntc devozione, con illuminata 01aeqoo di Ti&chlob

LA SAGGEZZA

DI GOETHE LF 1.1:\ F l·. (;1·.:'\FR \1.1 cldl,, "'""'<',.h, <;"•·tht !oh, ddl;c nta l' dd mondo "JII" 'e1npliet ,. '"'llt. l;cll'th,· rl·'l""g' CIII! u~uak utrr~la lamo ti \l t cc;ult,mn. ch1· nducc la :'\.ttura .1 un Cllllg"lnnwrato clt partict•lll· matt·riali mn\ l'llll'l 11dlu 'J>:lZIIJ ~··· cnncln rapportt purarnt•nt, mt·cc;tlllCI tlt cau><t c tlt dfcttu. qn;unn tl T t 1~mn, cht dtll<t :-\a tura fa l'effetto d t u11 Dto tra sc•·nd:ntl' t'd •-sttrll>re ad l'>'>il. Contro qm·sk th11· propo"Lll>· m GtX·thr llen fermo alla concc.:z1one della :-\atun1 come .\la crocosmo. La natura è il vivente vestito o corpo della Dt,·tm. tà. è nrgam~mo percorso da una cncrgta tn continua alttvità eh ·· dal d1 dcm ro le dà la Yita ~anima. L a Natma è un regno di forte a111mate c dotate d'imcll!g~nza ptù o menu chtara dtstmta. 111 J>l'rC11n~ atti vità, ognuna dentro limitt che non può varcar~. Dro e contcmporaneamentè nella Natura e fuon della Natura: è nella Nat ura, è la :.;atura stessa perchè quanto n~lla Natura v'è di energia, di vita, ·di anima vte ne da lui, è lut è fuori della Natura, perchè le opposte energk dal cut j:\'ioco e dalla cui lotta risultano la vita c lp sviluppo della Natura '' compongono in lui in unità, in armonia, in pace supre ma. Nella Natura tutto è lotta, molteplicità, disannonia, antitesi di con. Iran, polantà. In D1o ogni polarità non sarà, ma già è, attuai. mente, composta di una profonda pace, io una sublime calma, in una inscandagliabile unità. Dio è l'Essere e il Mondo è il Divenire, ma il Divenire viene dall'Essere, vi ritorna, im111anc ad esso, è la vita stessa dell'Essere, è l'Essere stesso 111 un mo. m<·nto o fase di sè: c ogni o.ssaltarr, ogni. lollart è pace l'lcrt~o nr/ seno drt Signorr Iddio:.. La rohiZlone del prohlema della Vita è per Goethe la \'it,,

840

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(Musoo C.O.tb•· Weimat),


;H:cumulam.:si. Faust. \\'ilhclm. l\lctslcr not sono per tutta la loro csisten.~:a che grandi ~perìmentatori della Yita. Esperienza che non può. non dev'essere risparmiata all'uomo t· che ognuno deve fare per conto suo. P.rovando c riprovando. E ~e ci si sbaglia Goethe ac. ct>tta l'eventualità dell'errore. E' :1bagliando che si arriva alla veritii. L'errore, anc11e gra,·e, non è mai per Goethe definitivo, ìrrcpa rabile. Per questo n~la visione goethiana del. la ' •ita non c'è posto per il rimorso. Goethe ha un senso esaltante della Vita come attività produttiva, che, pel fatto stésso di fluire, rimuove da sè le impurità, discioglie i sedimenti c gl'ingorghi che l'accwnularst ù~llc espcrienzc,deposita in fondo all'anima. :-Iella sua ,-isione della vita non c'è posto per nn male assolutamente opposto al bene, per un errore assolutamente opposto alla verità, pt>r un no assolutamente opposto al sì. N or.

-

Busto iD pon:•UCIQa d.i Goethe eepoato U:a una mo.lra: b:lau.gu.rata ~•l

Go.the a cavallo (Silhouette d•l poeta ahld•at•. di i~Jnoto auto.r•).

sommessìonc, con nspcuosa accettazione, alle grandt leggi del COsmo. Da un atteggiamento di l'talento accaparramento !goìstico dd mondo < della vita l'Io passa ad un at· teggiamento di remissione fi. duciosa c collaboratrice alla forza che governa il mondn grazie ad una comprcnsionL sempre ptù profonda della \ 'tta. L'etica di Gotthc sbocca così naturalmente 111 un riconosctmcnro illummato del D<·stino, intcs(l come imman<·ni<Provvid~nza 111 quant" ,.i,·cnte unità, superiore alk attint;'t singolt c parttcolan ·chl' In compongono. Il lh-:>ltllt> tmw guida e fa p~r ti hl'th·. OIH' rando pèr 1·ic c mczzt eh< l'm. tellctto umano fu11to c lunnat• • spesso non scorge. ,\lan mann che ci si penetra di quc>ta ,.;. sione lo spinto si ncmpto: <h rispetto c amore. rinuncta at suoi punti <li nsta fint\1 ., h. mitati, c accetta e s'mtona a quelli del Tutto-U no in cui è, vive si muove . L'anima s'im. beve di sapienza e rassegnazione, si rimette fiduciosa a Dio. Ma questa rassegnazioni' non esclude l'attività, questa saggezza non è quietismo. è Vita, cioè energia attività pro. duttività confonni alle leggi del Tutto.t;no, è amore c bontà operosi c iattivi, è pac<: conc1usa con sè e col mondo. una pace attiva e feconda. L 'uomo deve vivere, agire. c dalla gioia o dalla sofferenza. da-lla soddisfazione o dali disagio che gli viene dalla sua attività con effetto di questa c come reazione a questa, ,egli deve imparare a conoscere se quest'attività è veramente quella per la quale egli è na~o. se essa è spontanea e nativa in lui, o artificiale e additizia. La vita diventa così un'esperienza attiva, perpctuament~

c

d.ic•mhr• 1940 a Bediuo • iotholata "Go.!bo o Ics porcollcmcs".

Il qenio c il auo · c:a.\altuatore· ', Jobao Peter Ecken:n.ann (a dulra) lu per molti CUI.oi ·~ ... lario di Coetho (a tm~.atra). la u.n famoso vQiuma in cui Taccola• i quoti.diani colloqui a•uti con il poeta, il f•del• aeqr•ta.ri.o ci ha laac:ialo le più beli• paqia.e cho Joi cooosca:.no au Goeth• iorimo.

1·'è posto nel mondo di Gocthl per antitrsi assolute, p~r !;•cc razioni dcfìniti1·e, per cata. stro ii tragiche. Il mondo è p<:r noi un grand'albero chl nell'unità della sua vita conccn. tra ~ indi1·idua le infinitt• vi11 minon di cui rtsulta, c nt· armonizza -e pacifica le antitc~• parziali C: proi'Vtsoric. Basta porsi dal p.llntO dt vi;,ta del Cosmo per vedere tult[ l ~ an· titesì già compost-e c placat~: nel s~no dcll'url'ità. La logici' del Panteismo dinamico vitali. stico conduce all'ottimismo su. perindividualc c ad una spccit di superiore tolleranza l' in. diif~rcntismo. La vi;i011c goc. thiana della vita mctt(' capo a un'etica concreta c individualistica. Il cosmo essendo un indi,·iduo d'indivi.dui in cui dal gioco delle parti risulta la armonia del Tutto, il miglior modo dì collaborare al Tutto è di realizzare al massimo grado sè medesimo. E' aucndcndo al lavoro che piace, che l'uomo si realizza in terra l' gusta il massimo di gioia ch<· gli è concesso provare.. E ' nel lavoro definitivo, preciso, dì. sciplìnato che l'uomo dà for. ma e organismo al turbine di. sordinato dei suoi desideri c risolv~ il problema della sua vita. In nessun punto della sua opera questa etica del lavoro svela il suo più profon. do significato come nella scena della morte di Faust. La contemplazion~ in fantasia di un popolo che nclla palude da noi strappata al mare vinà c lavorerà in pace feconda strappa a- Faust il gridç fatale: fermati, sei bello! E poichi: egli ha pattuito con Mefi. stofele che l'attimo a cui Mcfistofelc griderà : - fermati . sei bello! - sarà quello deli:. sua morte, Mefistofele vinn la scommessa. Faust muon :. 847


LA MUSICA LO SPIRITO TEDESCO non ha trovato od. cono elci secoli espressione più aderente e convincente dd1a musica. Come le arti plastiche sooo la forma in cui mepo si esprime quel bisogno di determinare, di conc.reta1e, di rappresentare che è proprio dell'anima latina, CDà la musica è la forma in cui meglio si esprime la pensositi e asttattezza dell'anima tedesca, « Soltanto la 11111· sica, diceva Ba.l2ac, ha potere di ripiegaoci su noi stessi, tu~te le altre arti non ci dànno che gioie eccentriche». Se per i latini la musica è godimento e riposo, per i tedeschi la musica è una Jibel'llzione, è sa:ondo l'espres. sione di Beethoven ii pianqo concesso ai popoli che non sanno piangere. La musica italiana è soprattutto musica di teatro ; la musica tedesca è musica di chiesa, e quando è musica di teatro (Mozart è la sola f<n· ztone) è chiama~ a far d?. cariatide ad un mondo assai ptù grave che non sia quello dell'azione scenica, al mondo del pensiero, a quello della storia, della mitologia, deiJa cultura. Da Haendel a Bach, da Beetboval ~ Schumann, i musicisti meglio degli scrittori e cltgli a.rchitetti, possono arrogarsi il diritto di rllppresentare l'anima qedesca. Non partiamo da Haendel soltanto perchè egli fu primo cronologicamente nella serie dà grand i maestri tedeschi, ma soprattutto perchè egli fu il primo che ebbe coscienza di questa missione della musica tedesca. L'Agrippina di Haendel data a Venezia nel l 709 fu il primo successo della musi01 tedesca 10 Italia. Gli haliani fino a quel giorno, iocootestali signori del mondo musicale, salutarono in Haendel « l'Orfeo del nostro secolo». Haendel passò quasi tutta Id I' Ìta alla Corte inglese, sostenendo una lotta eroica per l'affermazione della musica tedesca. Quando dopo .) ~ ~nn i di cont~oua battaglia, vide i suoi sforzi coronati di successo. si accorse, per una crudele ironia del destino, d'essere di,·eotato « il musicista nazionale ddl'Inghilterra». Il Messia, che è la più grande epopea. che sia stata musicalmente composta in onore dd. Cri· stianesimo, segna l'apice della sua fortuna. Si dice cbe alla prima audizione del Messi4, il Re con l'intero udit.orio, travolto da11'irresistibile slancio del celebre lfllt· l11ja scattò .in piedi Da quel giorno data l'uso, con(lopa) WW..lm l[...,pll, il 9'""de picmlote~ t..!_.,, opi09a od ....., alllo•a giappo· l _ , . t i chU'Ia...,..._,.. di """' _..,., di (loloo O.uloch•• V•rla9) (A deotra) 1- Prohe10ka ID>orpnte prlacipcd• d•D' "OI<zadeM ..,!aDo.". -1 ,..,.,.,• ._li.al WGfJ,..n<ZDO di . .fNilo. al qu<llo haar>o -.latito lario.rti dal Fiihref, ooldati M opercd. con~ _, crv.tografo Cld \ID eoktato •uo ....Urato'*'

._..o..,.,

Ma l'attimo cui Faust ha detto di fermarsi non è un attimo prcseme c reale, è un attimo futuro e ideale, intravisto e goduto in fantasia, momento di passaggio di un'attività collettiva -con la quale Faust ideai. mente coincide e fa tutt'uno - che non si ferma. ma lo traversa per superarlo e trascenderlo. L'attimo il cui vagheggiamento fantastico riempie di gioia Faust non è dunque un attimo finito e detenninato chiudendosi nel quale Faust avrebbe dato partita vinta a Mefistofele. E' un attimo di vita di un'attività creatrice che lo traversa senza arre. starvisi, di un impeto creatore che vale non per t suoi risultati, ma per l'energia che ponendoli se ne stacca per superarli. Perciò Faust perde la vita, ma salva l'anima. Perciò Mdistofele guadagna la scommessa, ma perde la partita. Goethe ha condensato in una parola la sua saggezza, il suo messaggio di vita: Muori. e diventa ! Muori: cioè non Je. • garti a nessuna fonna conchiusa e definita in quanto tale, non attribuire a lltSSUna forma eonchiusa e definita un valore definitivo, muori ad ogni forma conchiusa e definita quando ne hai spremuto il rucco di vita ch'essa con~neva per te - Dive11la: .ciOè resta disponibile per tutte le metamorfosi ascendenti, realizzate come impeto creatore che di forma. in forma ascende verso una chiarezza sempre più lucida, un'attività sempre più pura, un'armonia sempre più piena, una gioia sero· pre più intensa. 848


GE08G FBIEDillCH tulNDEL

CHRISfOJ!H WJLL.IIAIJ) QLUCJ:

FIIANZ IOIIEPII HAYDK

1tro deUa musico tedesco fu postumo.

nocque ad Halle nel 1685. Vwe 9ran porte della oua v'Ila In ln<Jhllterra alla corte d! GiorC}io I. Visitò I'JtQiiO Q piil riprese . Compose 42 opere 099i dlmontioate. E<;li deve la aua fama ai suoi 21 oratori, d i cui il " Messia " è conslderato il capola~ voro, al suoi salmi e concerti per organo e per clavicembalo. Aveva IMJli'Geao il d<1 · aid.erlo di morire un venerdl santo . Morl nel 1759 oll'alha del saboto oanto loaciando unci puriuima lradiz.ione musicale.

nato nel 1714 od Erasbach nel Palotinalo, morto a Vienna nel 1787. Le opere " Orfeo e Eu rid ice " , " Paride ed Elena " . " Alcea te · ' alle quali eqli deve la sua mag· g ior fama, sono dell'ultitno periodo della aua attività artiatlca. Contro l' opinione eU quel tempo dichiarò ti rispetto che lo musica dovG alla poesia e lottò contro la va. nilà e la libertà dei cantanti incUTanti dell'azione teatrale. L ' " IIlgenla In Tauride" rapprese n tato nel 1779, 6 !l BUO capolavoro.

nato nel 1732 a Rohrau. villaggio sperdute nella baua Al.l!tria. Fra le molte su.e opere ricordlomo 118 ainfonie, 83 quartetti, 5 oratori. Come 'crealore del nuovo atile dello ainlonla e del quartetto apri nuoYe vie allo •viluppo della mualca aiTumentale in Germ=ia. :La sua at<wnentazlone • di una lucida chiarezm. fu per 30 onnl dlrei!Qre d 'orchestra del principe Eaterhazy a EJ.senatad!; paaoò quindi a Londra, dove ebbe molto s ucceuo. M'od a Vienna nel 1809.

WOIIGAIIG MOLUT o a SabburC} nel 17S6, morto a Vienna 1791. Nel 1786 diede alle ocene le oue 1re immortali: "Le uozr.e di figaro " e ' Don GioYanni ". Seguirono poco dapo l flauto aaé.Qteo " e " La clemema di l ". La mon. la oolae meniTe eoli etaYa oponeolCio Il celebre " Requlem " . fu Il otore d.U'opera ~ e la oua iw mza • ancoro Mlt8~ ai giorni otri, Le we Mite opere coctengono tuili 9-.i - . l u l l del ctr-ama lirico.

LUJ)WJC V.M aEEDIOVU

D& MAliA WlaD

FL\D l'ETili 8CilVHII1'

nato a Bonn nel 1770 morto a Vienna nel 1827. A cauoa della oorditò che lo colpi glovaniulmo Ylue appartato, d.dlto ooltOO>to olio oua !l'le. S89ul dapprima Hordn e M021:Q't, ma ben - l o la oua ardita lopiraz!one apri nuove vie all'art. muadcale. Egli compoee 9 ainfonie, 7 coocertl, 2 gr001dl ,...., un orcrtorlo, un'opera, ecc.. Egli fu nella muaioa U poeta del dç: lano, che 110lo pull port<\Te alla lliO!a.

nato a Eutin nel ducato d! Holatem nel 1786 quando compooe la aua prima opera Oftva 14 anni. Sono di Weher olctme canzoni potrtot!lche, già care al cuore di ognl ted.lco quando la ClermaDia li ool-

nato a Y'I8Dila nel ed !•! morto nel 1828. Uno <Hl oompoeitori plil g~<mdi e plil popolar! dello Germcm!a. Nella aua breve vita compooe fra l'altro 9 opere, 9 linlon!e, 5 · Wa egli legò la aua l<tma toJ)r(lttllllto c:à " Lleder ". Compoeltor. ricco di lantaaia, tu un ll>eeauribi.le creatore di meladle. Egli de<ll~ l wol " Ued.r " a ·Goethe ma non 11e ebbe dal . - l a .!~eppure di ~ID. fu Mpolto a Vienna - l o a Beetho..en .

JOHAMH' B&BASTLVf BACH

ad Eiaenach nel 1685, morto o Upeia 1750. fu per molti anni or9anillta e >ali.sla neU'orc:hestra del Duca d! Weidove visse anni di leoonda e tran:x opero&ltò. Paaal> quindi Q KOthen ' kapeUmeiater del Principe di Anhah. 17'23 occupò il poalo d! cantore nella la dJ s. Tommaso a Upaia. posto asneschino che 891i leone per 26 anni. ua <Jrcmde fama eli compoaitore e di

lev6 cootro l<t dolllln~- Dçqx>!.<miçq, 99 oggi == CCIDta.t. in Germcatla, La oua

opera imD>ortale • il • frane» tiratore ,. (1821) . Segui l' • Oberon • dGio nel 182iì a Londra. ove, due m.! dapo U .1rioDlaie ..,.,.,._, dell'opera, !C. M. Weber mori.

1m

W1-

WJI.H!UI IJCIIQJ) WAGifE&

fOIIAIIlUS . . . . . .

IIICIIAIJ) I'I'UUU

Daeque a Us-la ·nel 1813, mori a Veaeda nel 1883 Il " Rienai " dGio a Dreeda J>ei 1842 oegDa U IUO primo 1...,.,_880 di COIIl• polltor•. U !W <11 s-w lo ~ di-. reti.,. d'orcheetra: poeto che egli tenne liDo alia Yigllia d.Ua riYOiuzloae alla quale eglt pr-. pxte -1 1848. FU9gito da OreIda ......, cr ·turigo, a Pariqt. fiD~ Luigi Il di BcrYiera lo chlamò a Monaco. Egn d.:w. .la aua faina alle oue opere letlerarle ' olù. che ,U. opere mUiicali.

.nato ad AD>burgo nel 1133 morto a VieDDG ael 1897. Fu U pablmo ' della claoaidtò, in o~ al moYiiMftlo Jlo809~ lmpe~ da Ual e da Wagner. MeJ.. l'ultimo periodo della oua ~ulllcr -'· I l - egli tu ClllCiralo UQO dei IIWlÙ dell'art• ·9'0.-lcla- Morl a v..._ a* 1897. 1411 deon parte della aua , _ di oompoeitore al " Requlem tedeeco " cominciato nel 186S per la della llllo<ldr., al " Canto trionfale" e alle . , . olnfoale.

nato nel 1864 ca ~ di Bc:Mera, fu oo. lutato .,.,_ U legittilllo • ...,.,....,.. di Wag- · Fu dlnllore deii'Operu di Be<lillo e

lltU'QpwQ di ~li. 6'f9!M ~ at!l; d!Httore di OClll<*tl la ogni paeee, ...,._ l'IIO!ia Oft .ogvtornò

,jtb -

Cl lomgo. D 11\10 t leo<ào IIOJIOGIIUHo al pc-. liaioGico. " ~ e Traef!IJUI'O' a- " al ~ aualoale " Salolot " . al roadb "1Ul Eulooaepiegel". Le opere auc-

~... -

.... -~to.

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gelo. Senu cadere in questi . presenta la """""'rtà 1 ~renu, si può d. r-~· e a relr · · ' •re h come Goethe è frutt .. &•os•ta ddto .. .' c e se 8 mondo llttno. l'lta.Ji: f~ell •neoo~o del ~~ltlto t~o."<h ra(). ( 'r:a di Goethe. Mozart viSS:e~a VIta di Moza:o Stuna.nico ~o~r. ò l'aécademtca l br!, '' Pap.! lo fece cavaliere dell0 logna lo ~ tr ~lano e Bo.. 1 lur d hbretto del i'tfitridate M Sperone d'Oro p a . SUoi ~ come grande compositore d. Ozart durò fatica ~ fa.u~i S<ri~ d·, -L• · • 0 po aver · arst a lclliT.uo negli annt in cui girò il m. m•etuto tanti aUo/P'tuare aa:ompagnato d:ù padre il quale ondo come fanciun' al clavi. un pericoloso talento di' impr- '. acca.nto al talento m. ? Prodigio .. L ,,ano c ne . us•catc . . ute eg1l scn ve\ il per annunciare ' li ttst~rnoniano . avev~ e la sua corrispondenza con il ne e varie città l'arrivo' dm.anifcsti . suo vtono d et fi li ~pez1a1e Hagcnauer che gli avev t casa a SaJ sbu g o . a prestato i da . 1 rgo lo '•agg10 artistico p . nar, per il p ! . , . topno a Sal' ruuo ntta natale' Mozart d ovette soff · •sburgo• sua ~ ~ltràggi: l'Intendente delt'nre .um.iliazioni ~ahsburgo prowid . ArCivescovo ~· e a 1aS<•are 1't ~• 3 Il o storia dando un . suo ""~~ Ca1CIO di ~"" Mozart. Il ratto del Jtrl'agli t r? al .&iovaoc: ce-sso. teatrale di Mozart. Seo iu •l P~ln1o sue. d~.St'l ~uartetti dedicati ad H~ ~::'0 ,'l grupPo PIU d, tutti amò e com Y (l uomo che .... .~... . prese .M.-.. ) "ozze "" F1garo cL_ f f ~-n c le "" u o~ •l .. successo che la storia del . p•u gn.nde teatro neo d' Con le Nozu di F' . r 1. ' garo e Il Dou Gio . . •Mozart d1veone il creato re dell' opera lla~mr roman. zc-sca, come G luck ( 17l4-l7S7) . l . ' tanto meno g ran d e d ' Ul, pochi anni . il creatore dell'opera stor·pnma, era. stato tca, con l Orleo 'd . e EliTI 1ce, e l'A/ceste. Ma . '1 · · . se •1 successo artistiCo . d1 .Mozart fu grand e, scasso fu . que Il o f manz1ano e Mozart non sapeva es. sere povero. V •enna, la ricca e gaudent . , che a'·eva applaudito il fanciullo prod' ~ Ctttà •- bb d •g•o, ora ..., a an onava . al suo <lestino. (( Il buon 1m. t l P:cra .ore )) g 1 passava un magro Stlpcndio, eh~ ~a leva. sol~ent~ a f renarc di tanto in tanto lt 1ft det credrton. Ma peggio fu quando Giu. seppe Il morì, i l suo successore preferl Salieri a Mozart, il quale fu costretto a vivere con le lezioni e le ordinazioni che riceveva. Nel luglio del 1791 si presentò a Mozart un funebre sconosciuto, che gli ordinò una Messa di Rcquiem per il Conte Franz von Walsegg. L'ope~a doveva essere creduta composta dal commrttente e da lui firmata. Mozart ebbe ii presentimento che quella fosse la Jlla Messa d1 R~uiem. Pochi giorni dopo il successo dd Fla~~to magico, venne a rischiarare il suo malinconico oriuon~. Si parlò d i Moiart· in tutti i paesi d' Europa. Ma come al solito la gloria veniva tardi e la ricchezza troppo tardi. Nel dicembre di quello stesso anno Mozart morì. lasciando incompiuta la sua M~ssa d1

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,er'·~to an,oca m o ~~oro rsp•oto. Nello lJ.S<.ol:t~te quest Haendel ,·,de per <UI nJ<que ~ur Jnno ,n sC~;.w~ B rc-h IJ luce 6 ' J ..,u ddle :.ue opere, « l.J ltom tleJI,, ,u/V.v tfl dntllrh. è b <~ W.Jgntt rn D•scendeote da S<t'>"" • eJesca >>. ctorll .fd/'JOirfi•' l t'rne Ji musicisti {u ' ' J 110 s l r· d · uoJ ten,J<t' c ~nJ . ti Jiali, quatUO .u

adcc ' 1 en ~ ..._._.. m egJi stC>50 P· sit.Ofl che (.'VU'-ro mJalJ furono ,ompo ·o·e a quella Jel pa· ., { ma :.upen • 1 · GermJniJ 3 ò l'infanziJ c a g•o· Jre. G S. Bach p3S5. Jeali scudi e il nla SCI'efltS o Ò l3 vincz:ta rrJ . ' t era educazione; pass .. gore di un dUS voleLU di essere P'" -~turirJ ndlJ ,on~Jpe_ d. ·J<sero . Nessuno ,._ t lo g•u Il • . grande d t yudnn~i (j al'corse <'he egl• ecl dct contc:mpo~a che. un brJIO or.~anJsra ed qu.Jico~a J, P'u( d hO l pc• dubitarne· egl• steSSO '" on-d~tc quas• -:utte le sue rnc una parte delle morì fas<tando b 1 .nere Pubb lJC<>· soltanto Or· · . . ner organo e cJavicern a 'lo sue cornpos•z•~• r - da dare aJ vo]uJlle • e fu tanto m . ~to rano destino per un titolo di EJe~rtzl . st era s:;ato costretto a rande music~sta _che ndo e ricavando g "'~ msegoa 1 nassare 1a . . d~lfinseanamento; oe r~ . · g•o•e ~ o~· l oè nnch•ss•me ne' ner do cezza, r· b "·uò certo · della •· famosa Tho. canton q uale non • • . · ner paz•enza . 1. . erano disordinati e IO· r· l d' l tMi il . . ' · massch<.~ e ' . rB eh fuon dJ se, SI . gtorno a . · capaCI; un la gettò In facc•a a • 1 parrucca e JJ · . e le fatiche de a 810' strappo a 1 . Le veo · .... •~ un al l revo. . c Je ecocemente l a vJs · - 7a indebolirono pr . · - ~n1· della VIO'"SSÒ g li U 1QIIDI ...~. di Bach. che pa . line cieco del tutto, vita quasi cieco c '"~"" con la cecità :I st:1to eone"""" .. · trazione: ancor2 p•u m qu2SÌ { osse dono di una '?ncen l . he aveva vissuto tcnsa e solitana a co. u•c;n Dio». Egli f u « io continuo c~lloqu•ol di Lutero (per · 1 annstO o , nella musJCa c: i minore, che e una quanto la M~Jid '.'~ ~Ile porti, oel catadelle sue opere eh il titolo di Gr411dt logo redatto ~a E.e ~ ;ue opere ricordano MeJJa cauoltra). le grandi fores~c le cattedrali gotiChe, o del nord. W l\ Mozart (1756./\11' altro P_Oio Jtali~ da. molti zelanti de1791) che to ule antitetiche viene ~co­ voti delle form . d l ....--ndo gc[1lllUliCO, t:. r spuno e ...~. damatlO ,.g 10 • evoti che in Gennarua da ddi Dante o di Michelan· n egano ltta ,an

p•;

queg~~ sl~essi,tà.

850

. ...:i') .

.

filarmooi!~n~~r:aanno 177oq~;!toM~he ~~-:~:~

Req11iem. Un anno dopo la morte di Mozart, :1 29 ottobre 1792, il Conte Waldsteio scri,·eva al giovane Beethoven che partiva alla ,·olta di Vi enna per~ ricevervi gli insegnamenti ' del vecch ;o Haydn : «Voi state per ricever~ dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart ». Ma sembra assodato che Haydn . non trovasse niente di straordinario nel giovane composi· tme e che specialmwte per il suo caratttr( poco pieghevole (( il vecch io piegbevolissirr.·. servitore di casa Sl!ethazy • avesse, senza al cuna metafora, assai mal presagito di lui. } Vienna Beethoven trovò amici e protc:ttor fuori dell'ambiente musicale, il quale non ap pena egli cominciò a manifestare il suo gcnit innovatore, gli fu ostile. Tuttavia, per, quant incompreso dalla critica, riesci a farsi str:ad: ebbe ordinazioni, partecipò ai concerti com


direttore c come pianista, lino al momento io cui si iniziò la tragedia della sua vita: la' sordità. Nel 1801 i sint,omi, che si etano manifestati 6n dal 1796, si aggravarono fino a co . Mriogerlo ad abbandonare per sempre l'orch::stca. Il suo stato d'animo è testimoniato da alcune lettere, e soprat't:utto dal testamento spirituale scritto aell'l)ttobre del 1802, trovato in un cassetto segreto dopo la sua morte. Da questo tragico documentò si apprende che egli fu portato dalla sordità a concepire l'idea del suicidio. Uno slancio eroico potè fargli superare questa crisi e le molte amarezu della sua vita che fu triste e solitaria, malgrado avesse sortito dalla natura un temperamento

espansivo e socievole. «Noi morituri ma con l'anima irrunortale, scriveva Beethoven ad una sua amica, siamo nati per il Dolore e per la Gioia, e quasi si potrebbe dire che soltanto ai privilegiati è dato di raggiungere la gioia attra. ~·erso il dolore». Di questa sublime conquista di Beethoven, non tennero conto i suoi co. mantici esegeti, e soprattutto i letterati e i pittori ai quali fu cara l'immagine di un Beethoven perennemente sofferente e scontroso. Beethoven mori il 26 marzo 1827. Un anno prima era morto C. M. Weber, che aveva dato impronta nazionale all'opera romanzesca d: Mozart, accentuandone le espressioni patetiche e sentimentali. Come il poeta più affine '' Mozart fu Goethe, così il poeta più affine 1 Weber fu Schiller. Weber fu il musicista della riscossa tedesca contro il dominio napoleonico, di quella riscossa nazionale, che tentò perfino il genio di Beethoven. Quando Beethoven mori, tra i musicisti che camminavano a fianco della sua bara, c'era Schubert, che morì l'anno seguente dopo aver messo in musica « tutta la Jetteraij..lra tedesca », Mendelsohn aveva 18 anni, Schumann 17 anni e Wagner ne aveva 14. Così un'intera generazione di grandi musicisti raccolse l'eredità di Beethoven. Il

(Sopra) A 8eyruth o.-e o~i CJUDo vien.e tenuto il ljJ'rcmde t..ti•al wa9a....-icmo e do~• Yeqoao tap-pr...nt«te tu«• le opere del MaHtro iD perlette edùioui. e•.iate. oltre che il grade teCltto, aru:be So. più Ta.la raccolta di cimeli w.a.goericu:U. Ecco le 9alleria dei ritratti dei più famoei iDterpreti deUe c:pere waqneriane. (A ainiatra) Pin:t.a (SCD.ollia). Moaumeato a "Biceardo WCE9ber. opero dello Sc:ul~ore Huhr, iao:uQW'Cito U 21 tDC~gqio 1933, iD. oecaaioo.e del ceato~ a.a.a.i••rwcnio d.Ua Aacita del Maestro. n mooWDea.to aorv• ia. proMimitò deUct loca:ado Loclu:nl:ele'' Oft "Waper c:dlota ~crioe direttore d'or-dautra. a Dreacla. acr-. il auo "'Lobea.griD'', U .moeumeato. <lll:o quattro metri, i il primo •r•«o ~ graad• muaidata iQ Scaasonla.

più forte fu Wagner, il quale non raccolse soltanto l'eredità di Beethoven ma quella di tutti i musicisti tedeschi e non soltanto dei musicisti. Egli passò nella vita ·tedesca dell'ottocento come una frana, raccogliendo tutto e ingrossandosi con quanto egli stesso travolgeva lungo il cammino. Wagner credeva di aprire un'epoca, invece concluse il romant!cismo. Egli parlava ai tedeschi continuamente dell'avvenire, (<<la 6Josolia dell'avvenire», «la Germania dell'avvenire», «la musica dell'avvenire »). Ma ora che l'avvenire è venuto i tedeschi preferiscono Bach a Wagner. A • •.

851


~-A GERMAN l \

m c_ui la lenerat l fu t>er un r.alnone di ura era la . ~~ il tempo d" tutta la eia PMD<:ipate t>at,. , sse dìri Pt~ 1 G<!ethe n:anticismo. Da ' cost al ttn•Po ~ntt, COS\ al

Non era già i ~In pez~ non ti_,Primo "R.o.. P u cosi n•t .-!ktio" p " è P•u cos·,· · •«o1a · · ~ 1913 · lcllettuali bb ~•v•sta molto ' quando o· .· · pu hcò gust ta " •cnttor; pr<Jtesta\' un re!erendun~ . dath ili. ,·otate dal Rcich ano contro le l • ·~ cui 2Qo coloro che a St~g (e Bebet stegg, militar. colossale r•"armo) P?Ogg•avano le enorru· esso era f-.. n

che qualche tem. et _referendum ~e:~ .del che eco, nes . Po _pruna avrebbe l Ab-, un suo ree suno. SI accorse. • E avuto chi ente hbro 1.1 rano dì allora come ogg· Massis, de• Ìe c.c: ili> l>opo la guerra •:::,nz~ presa sulla Ger tte~ tare : nuove le cose parv::;•aa. di romanzi eh d, . :::::::. <h mi i" . e S I hrav ' ,..,.,. ' g tala, alcuni a milio . ~ a centinaia Sa\ano ' confini ti"ad . _m di copie, c~ mondo. nomi - 'Oth tn tutte le t; ....... !la$o <.HC erano ··.,~t dd "b · l ' ti ch e erano su tutt' . su tutte l •- '---L """"" ~ew. Y<>rk• da Londra' l tavoli da P .. t, Sh <U"1g1 a 'lUCI romanzi aooit f . a anghai . blemi di co~· .,. a l ' più strani e ~tt-,.,. e •n ~~enza e t 1 pro. swnc, . dall'amor d{ p tr~tto messo in discus.. mor~lc t radizionalist:, ~~:aalla famiglia, alla Duro poco' c ., ,' 2 Spa2 ssetto social•~. ' · 1 letteratura, che 1. 93 t d _z o v•a tutta qu~sta e escho nu · . rono a scon fessare com . o v, ~~ affretta. ~otta c corruttrice D~ mtcr?azlonale, coroa fortuna di tan~i a~ttqu_eU (.là <:~c fece <;u c• nOmi di novellator·1 ~n ed e<lltori, di pro del mondo ..' a,· cvano ., et avcvan fatto il {~ A • "' tutti i continenti oro ~"eh letlor; <>ni,·ersalc cd al ro~opoc~ s<:ampò al diluvio alcuni libri spe<:ulat· ,: ecco avu fortu11a . ' " a forte ca . rattere nvo. 1uz1onario . · eh~ suo na,·ano la diana d · nuo,·• an nunziand .1 e1 tempo . . o • ero1lo del pa t l os• ol • Tramonto dell' "d ssa o. •l . h occ• ente • d"1 S g ~r. c e sulle tracce di K · r penf,lrza de lla raoionc . aos~r tng, negava la , . mncgg~<wa alla guerra

t~ra

852

ondat:dt~l~ tn~llettualismo


(Sopru) Fra .. lilw• clife.W..

-ticanv.

i forti • .. m...:.e deUa "lJaea Sigtriclo" 1 CIOilladlai 1«1.-cbi colti.....,._ i .,_p! perc:hè • - - palmo di te1T11 ..,_. Mttral1o cdla prochmOQAI aaiOilale.

(A cl"tra) Ua coatadtao ci.U.. - a cleUa lroatiera o«ideatale ecl IOidGto ai '*CGDO tz.~.... cd IOToro.

1.\D

q\o•-•

lanciando gli aforismi di,·enutt famosi: «La storia J~ll'umanirà è la storia delle potenze politiche. La forma di questa storia è la guerra. I periodi di pace non sono che armistizi», ,•cc. ecc. Così il c Sindacalismo degli intelleltuali frances1 » del Curtius incitava a far labula rasa del passato: ., Staccarsi da Goethe c che tutto diventi nuovo! ». ::-:è minor r1sonanza cbhc il libro del Sicburg « Goti in Frankreich ~ {tradotto 1n francese. chi sa perchè. con " Di~u est . il français? ») esaltante la Germania al disopra. di tutti 1 paeSI, c, sovrattutto quel suo naturismu primitivo che inciela le potenze ddl'istinto ~ libera k energie della mat>t:ria. ,·eneratc come .-gli clementi profondi della ,·ita ». Intanto della letteratura propnamemc detta. dei no,·ellatori c dc : poeti come già accennammo. rcsta,·ano solo Carossa. Wi,·chert. Edschmid. Thies~. Kolbcnheycr. Alwrdcs, Grimm, c qualche altro. Hans Carossa; il solo di essi eh:: ~ia veramente conosciuto in Italia J)t:r una serie di oneste traduzioni. è un uomo sereno c huuno, Yirgiliano c umanitario su cui i tempi non hanno aYuto quasi presa. .Medico, pacifico per temperamzmo c per com·inz.ionc, ha "<:ritto un «Diario di g11crra • obicllivo e limpido, dove, in quel suo stile. chl Ugo von Hoffmannstahl definì .: modesto c sommesso"· rievoca cpi· sodi di guerra, grandi appunto nella loro intimità ~tragici senza ostentazione. Famoso è pure 11 suo romanzo c Dottor Gyon ~ che ravviva problemi urgenti del dopo-guerra, e apprezzatissimi i ,;uoi lihri di ricordi -d'infanzia, d'adolescenza c di gio\'l~ntù - don·, come disSe un critico, si vede il 'f)Oeta che « lentamente, pazientemente. msensibilmente assorbe il succo vitale come la pianta assorbe la luce c la trasforma in vita"· Carossa è c resta il continuatore della grande tradizione tedesca che ,.a da Goethe a. Morike. Nato a Tolz. suolo classico, romano cattolico di religione, in lui ancora una volta felicemente si fonde la tradizione germanica c la tradizione latina:' da dò la sua. misura, il suo equtlibrio, la sua perfezione .formale. la sua umanità. Anche Wiechert è un nobilissimo spirito. Di Wiechen son famosi soprattutto i due idilli, tradotti in italiano, c La Signora» e c La serva di Jiirgens Doskocyl ». Il primo, in un paesaggio squisitamente disegnato di grano biondeggiante c di torbicr.:

cosi nere sotto un cielo così pul'pureo, f.ra silenzi di foreste e pace d'acque pone l'amore divampante d'un umHe reduce della guerra e d'una baronessa vedova, giunta a quell'età torbida e difficile, che della giovinezza ha ancor tutta la sete e dell'incombente maturità l'impazienza e lo sgomento di aver vissuto invano. Ed ecco la Germania romantica c wertheriana riaffiorar ,tutta nell'idillio in cui l'uomo come la donna

853


primo dolcissmo amore. Edsch. mid è noto soprat1ntto per il suo c Destino Germanico •· la diaspora dei tedeschi dopo la ;confitta. che ne porta alcuni a Ja1·orarc c scn·ire duramente in 1·anc repubbliche dcll'.\mcrica dr! 0 nd fra pltl<>r~sche e spes. , 0 tragldll' l'lccndc in cuore la parna ma1 dimenticata c sempre rimpianta (:\ nchc • \'olk oh ne Rau1111- « Popol J •enza spazio >, il famosissimo romanzo del Grimm. ~spont qnc~ra migrazione d'un popolo d'alla colrura c di tecnica pcriczionata cui fu tolra la possi. hilirà di espandersi c di ri\'er.

poeto e sèraUore nato 0 Kr nella Sloaia noi 1816 r ou':burg

tempo profet$ore dl leue~aret brev• sco. o Bre•!ovia, Fu au.to':!a ted.ematico

d.l notevole valore·

drf.U»..

cmcbe una corntnec:Ua a '. sa,.s.se fl854) che ebbe u.n ce~to lOma,liatt • Egh deve la euo fama m au~el40.

rom~zi fra cui c:elehrt~: .,~r~:>~e, o. Morl

nol

1895.

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Vt • ·

tlot..\xuu VOli Ctlltt.

h~ df!l1 181~ Q

collenti t~%~ P&rle~one lra:ncesa a <i<lll le e.c.e

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ncho acotu . o •Pa9no\o "·'tt 'Paneei1 U'O~o in 9r<Jh. ' ltcbe d.~l ~one a.Ue

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1&41, Dodici Kolstal~. 18-t.G 0

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~onaco ~rl ':"Lu~..~is.&.

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tradotto in italiano . .

~ l <'mpeste di Prima\'cra >. .e ti roman>.o

hgura di donna. ù iscgnata . llltomo a Ima r.ia dclicatc··za · con straordina ' • c Intorno alla . . · rappresentazione dei mist . .' sugge>llva · cn os1 cavali· 1 cola ton di Ebcrfdd s'int . . 1 · ca. ' reccta e mcal l' more d, alcuni gio,•ani di , . . za a. \an paesi d'E ropa c ddl'!\mcrica .latina fin h' Il' d c\l c tutto si compone nella tragica morte n i ·ta C · w·ICChen, anch:: Thiess c a protago. .s ·. ome .(! ori ;;-mano ,Ielle proyincie baltiche · • • mentre lo L l'Il'IC1l l autore del romanZO « WlSChm .• • • • trrulzen und Zcnen » ha anno i natali in nn altro , . h·.m. . 1>a~s~ d . .su cui le \'iccnde d' ogg1 no aglio a n tlcttorc : la Transih·ania. Del. la :erra di cui è figlio, Zillich sa tutte le tra. <h>_Jone. c lltlle .le abitudini : le feste camvcstrJ tlc1 rumt>nl danzanti al ritmo della ho. ra. la secolare >ignoria dci magiari la trae. eia indelebile <.li ci\'iltà impressa d~i coloni tedeschi, h: ,.;,·aci migrazioni degli sloYac.' chi al tcmp,, della mietitura - c il destino incomhclll<' su quc~ta terra senza confini, luo~o eli lr:lll'il \o agli eserciti dn\'c tante ra1.·

z.

l

l l

ElUIST THEODOR HOf'l'MAl'ffl l 1766 a KOmgsberg La suo vHo: fu nalo ptù 1rrequ1018 e tormentare Ebbe una ~esto una grande po~lan1ò ln Gerben P come compoelloro e prù ancora come manta E !i esarclfÒ un mflu,lo nono•.rflho.:o a~lle tottercrture stranune so: tevol~ss l ancese e russo con t suoi prall:.l!IOd r no'letle <~:Eiusit del dtavolo ... volum: fo~:osiiCI alla rnanlera .d' Collo! •· fil Pefu compoS\torc, d1rettore _d orchestro e ecc · t 0 Le sua opere mUIStcoli non han-

d"rJ"

dJse?nod~~~a d, quelle letterarut All'mC<Jnco d'orch"lstrct ollemò quello di con~

no l ou

dJ 1lretlo~eesso Il Tribunale dJ Berhno. ed i1l SJ9 aer7ale cJtrà mori t1 2 Q'IUgno 1822

JflltOLAUS LEIIAU

sarc nel mondo la sua strariyante fecondità). Inncc « Liebesengel ,. c L'Angelo dell'Amore :o, pure di Edschmid si svolge in Italia. Squisitezza di patsaggio in quel malioso lembo d i terra nostra che \'a da Marina di Massa ;1 Pietrasanta c a Viareggio; squisitezza di scntj. menti c di palpitante tenerezza nell'amore tra il solitario studios~ italiano c la giovane tedesca, cu1 s'impone inesorabile la ferrea legge della rinuncia. . Thicss è un altro fine gentile " aristoc'ratico scrittore. Di lui, mol-

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è queato lo p3?t.::lonimo can Cl:i s1 rese lamoao ll poeto Niembsch von S trehlenou nato rutl iM': ln Ungheria. Viaqqiò n.el · 1832 .nel Nord A.meriCQ. Nel 1844 fu c:>lto da grave malattia menta\.) che n.c..n lo lasciO mai' pià. La sua lirica ha accenti di profonda mnanità. Mor\ nel lB:SO presso Vienno .

nato nel 1796 a MaqdebUJ90.

se a lun9o <s: 0\i.ase\dorJ, OYI rea.se il teatro dt<IDlllla1iço dal

al t838 e dove Jl\Ort il 25 "' d.el 1840. Scriaae: dlammi (c lino • l. ro111anzi (c Gli e!li~ e un poema epieo: • Tristo:l

!sotto ~o!~~l)i·l'o'i,.,~'h;t~.""

zc: c lingue c· genti si fiancheggiano senza fondersi mai. Due bellissime biografie (vite r omanzate è parolascredi. tata, impropria per opere di tanta serietà e nobiltà di elaborazione), quella di Mozart, scritta da Annetta Kolb, quella di L eihniz composta dal Colerus, non van dimen. ticate quando si parla della migliore produzione dell'ul. timo decennio; e la prima chiude la patetica \'ÌVa del « di,·ino fanciullo,. in una leggiadra cornice di una lie. ve tinta rococò; mentre la seconda arriva al risultato


strabiliante di darci iu uua serie di quadri stupendi uon solo 1:~ ,·it:~ dd filosofo-matematico, i suoi malio~i i1:. comri con uomini quali Spinoza, Pietro il Grande, :\la. gliahcchi o Eugenio di Sa,·oia - ma anche là ç:cne~i c <fuasi una visione tangibile delle sue scopenr j)iù astntsc : la cicloide o il calcolo delle probabili•.... '/ero è che il C~crus è ben noto anche tra noi pt:r In sua matematica romanzata che ha avuto anche in Italia una sì rara iortuna. E così si arri,·a ai ren·ntissimi, ai figli ddla Rivolu. zionc. di cui l'arte vorrebb~ esser tutla quanta pemlea. ta di Ici. Il Langcnbucher. nel suo libro c Pouia della gio,·ane milizia,. ( « Dichtung der jungcn .\fann. schaft ~). spiega che questi poeti son tutti c politici,., ma che c politici» n101 dire soltanto c non apolitici,. t' cioè non « kunstkiinstlcr » (noi si diceva c l'arte 1>cr l'arte,. contrapponendola alla c ~;ia ci,·ilc », che neanch'essa è una novità) - Jn realtà molti di questi poeti di politico non han niente. Ecco, rx:r esempio. c L'albero,. di Linke, uno dei più apprezzati, che ripiglia il ,·ecchio tema cantato dal Mi:ìrikc: oggi albero. c domani che cosa? panca pcl desco, o I.:tto familiare, culla pcl bimbo a cataletto per ra,·o? Così un altro di <1ucsti giovani, il Drocknwicr, prcludia con una lirica, in cui par di sentire cantare un romantico. 1\on mancano tuttavia i poeti JJOiitici autentici tutll pcn·asi dallo spirito nuovo, tutti presi dai temi e dai problemi del g iorno. Lo dice chiaro uno di essi H~ry. hcn .\!cnzcl: c \\'cnn wir noch singen ist's cin Licd m Schrittc >-: c Se ancor cantiamo è un .:anto al passo di marcia, è un verso che s,·entola ro>so come la nostra bandiera. Studente, proletario, c noi, colla stesso passo, marciamo verso il po~lo che si solleva •· H. Lcrsch è, pare, un fabbro. Anche i suoi versi (c Mensch . 111 Eiscn » « Ilammcrschlage ») hanno >aporc di battaglia: " Artigiano, tu, tu sci la forza. Il sangue del tuo diut urno olocausto do\·rà liberarci un giorno dall'egoismo c dalla sete di dominazione dci tiranni; il mondo dei signori non d~trcrà sempre"· Schieuamente socialista pure l'atteggiamento dcii'Oppcnbcrg (c Sirenenton und Sickclglanz )), non senza qualche gentilezza ne: luoghi d'ispirazione agricola: c Odi il ritmo regolare dc).

Tramonto aul tiume Necker.

GEJliiAJIT HAOPTMAJIIN

HANS GllDCM

HAJfS CAJIOSSA

« o a Ob.rva.J.zbrun.n nel!o Sksin IIS novembre 1862. La aua p<ocu lole • soprattutto drammahca. l! ltamma • l teaaitorl • i> l'opo>ra ,.fica più potente dolia llne del IIOO!o: fl<lfta della rivolta della testa contro l"oppresuc..."D;o roeiale. ~ha D.)la anche in Italia i> la

nato a Wietboden U 23 mano 1s;•s. Oggi ba la aua dimora nel mo· na.tero di L.oppoldsberg sul We· ser. Ha dato un valore almbolico olia atona dei tedeschi dell'an· teguena col auo romanzo, « ?opolo senza apazio • . Nelle aue no· veUe echeggia apeuo 1l ricordo de· gli anni traacorai In Africa.

nato a Talz nella Bavlera aupe. riore nel 1878 da famlgUa 1m· migrata in pasaato dall'ltploa

sua « Ccmpana aommeraa • .

le pale della trebbiatrice? Ascolta! (' frattanto ronza il motore. Guarda ! come vele che -si gonfiano svolazza il bucato disteso ad asciugare sulla siepe dell'orto... , L. Fr. Barthel (c Dem inneren Vaterland ,) s1·olge una campagna contro lo c spirito», di cui si dice stufo c iiberdriissig": c N un sollen w ir wicder einfache und dauernde Getlanken... \'Or uns h instellen ». Quest'aspira

seltentnonale.

Combath\

na1o il 20 gennaio 11168 a Ottrau neU'As.sia. E' alalo definilo Il mao· alro dell'aneddoto ed il poeta .<L

nella

una vera e genuino comunitb na.

guerra mondJale come medleo militare. Fra le sue opere pl\1.

zionoJe. IJ IUO capolavoro ~ )'ope. ra: c l u.dlc:i libri dell'anima le· deiiOCI • . Anche le aue noYelle teallmonlano della aqu'-ileaa della

aignillcahve: c Il medico Gio •· il libro di memorie '<.Guida e scorta •. ecc.

sua arte

zion·~ a tornare a un'attività ptu SJJOntanca, defi,·antc d~gli istinti permanenti, dal sa~guc, dalla razza~ uno dci motivi preferiti di questi pt)<'ti tedeschi della nuova generazione. La qual<' ha gia: prodotto un romanziere veramen. te notc,·ole: lo slesiano Fricdrich Bischoff, i cui due 'grossj volumi: c Oie goldenen Schlilsser,. c c Der Wassermann » si sono imposti all'universale attenzione. L'arte del

narrativa.

per na.cita e per origine ' tedeaco oli·utero • . Nacque a Budapest U 30 dlc.mbre 1878. Una foste lncUnazlone per la acienza con:resia tn lul con una v~l,nlà di esprt-llione artiatlca. Importante fra le aue opere la ~ilogia c Paracelao • e Jl cùamma c PaoaionJ eroiche • (la paaolone di Giordano Bruno).

l:lischoff è tutta .ispirata all'anima dei suoi conterranei, alle lOcali leggende e tradizioni, a lle sue_ monta~ e alle sue valli ; i caratt~ri degli uomini ch'egli fa vivere sono {orti-, pro. fondi, rudi, sognahti. Così dal confÌitto delle forze naturali e delle umane passioni nasce l'epopea, che, la grazia dello stile Ùn po' barocco inghirlanda di poesia. aJCJ(;AaDO GJ08f.II1U

A55


TEDESCHI E L.ITALIA JL c;l()!<.\() 111 cui>~ iarà la 'loria o almeno la hihlio!{rafia rag'lonat:t d~i , 1:tg'):iatori ,tr;ono,·n 111 Italia (cum,· 4tU:ll;o cht· miziò il D'Ancona in a pt·wlic. al \'t:o).!g'lo 111 l1alia d1 :.lnntaijrttt· n t)u~lla che da molti anni :;. prolll<' "" \n~d" Tursi cht· ltO~'Ic'<h· la J>IÙ IX'Ila raccolta ùi \'Ìaggt io )lah:d ,c·dnmu quale partt· t·normt· '>l'~'lla ai ,·iaggiatori tcdesl:hi. La colllCHkllza tleg-li an •·ninwnti >tnrici. ho frl-qnc:nza degli itinerari, b. t r:uh>lllllak II•J>Ialg-ia 1k1 T ·:<k,çh, J>c'r •l ::;ud. spins<:ro una (olia dì pdk· g-rnu c eh "'ldall, di ""ram ,. di J•>di. di t:rnditi c dì m<.'rcanti. a sca1d~rt ali l h n uno''-' ciuù tl·tk:ochc.: 1ncnn1 ro a « la t-::rra nvc fioriscono i timoni •· q 1 lh. conw ,·~ulta 1l ctturc· al ,.,.,11clamc che. dall~ nordiche brum~. mnO\'r il P"''" attsmso. 'cri',. 11 Gl'ik-1. n·r~o •l pal'Sc <Id ~ml quando dalla ,·etta 11 ,.""" dd Cuuarclo sccntk kmamt·lltt• ncll'alhort· mattinalc in ltalia !.1 •. f harh.tn ,.,,,111""" i11 lr:di11 in n ·rca d1 tl·rrc• più fcrtìli. di cieli più miti, eh f>t\·olo>i tl'' ori wpolu: g'lt nnpt:r;<tori sc<·ntlonn in Italia ~r ricenrc eu n la .:o rom< impLrialc 1l cri.;ma della rom11nità: gli eruditi ''~ngoutJ a ~c., 1 ·ar<: tra !t.- rm·int· le mt·nu>n<' dd mondo antico, i pclle~rini chiedono al l'a pa 1:1 hcucdi.zJOn~ apo~tolica. ~li anisli chiedono all'ltalia la belktza1 1 malati la salute, gli :.posi in '' iaggio di nozze uno scena rio patetico r .., .,.,.11111 ro"'· Og-nuno tli qu<·sll tli,·,·rsi l{<'ll<'n eli viaggi conduce ad ulll ltalla tli\·~rs:t. ha 11 >tlll proprw pat:><~ggio. k su~ mete fisse, i suoi Jlall0ram1 prcdiklli. c Jll'rlinv la ~"" p:.rticularc lctll:ratura. La pi 1ì antica forma di ,·ia~rg-io in Italia lgiacchè non è lecito dare questo nom" allo.: im·asion i harha richc) è il J)~llcgri naggio. Nikolaus Muffe!, cht vcnnc· a Roma nel q52 al ><·guito di Federico Ili (l'ulti mo im~ratorc tt. desco incO'fonato a Rvma), ci dà 11na delle prime rdazioni di Yiaggio ,n Jtalia. SL•gtte Arn•>lf \'Oll llarff ncl·tsoo. c nd •sn Lutcro, clte nel!~ 1~­ tcre. lasciò m::monc delle sue: impressioni di viaggio: per Lutero Il' rm·in~: 11011 sono altro che tremendi docu menti del giudizio dil'ino. La guida d'Italia che usavano i 1•edesc.hi di quel tempo eta ti famoso Mirabilia Urbis R oJUar: pubblicato nel l.l75 c tradotto in tedesco fin dal 1 4B1. L'ltalia per i \'iaggiatori tedeschi che non fossero male intcnz.ioaatt. come Lutcro, si idcntiilca\'a con il mondo antico, reso più che: attuak. presente dalle opere dell'umanesim<> c del rinascimento. L'Italia come pHsaggto c come costume, nasce assai più tardi. Nel dìciottc:simo secolo ,·iamo ancora chi disconosce le meste bellezze della campagna romana. c


~" eh~ cosa è in realtà la camt>agna romana? L'n\·st~nsionc dt tcrrt'no collinoso, sterile <:

incolto. quel che di t>iù Orribile e desolato si J){)Ssa nnmaginarc », scriYI!\'a il Dc Brosse c Romolo don:nl essere ubbria~o quando pen. sò di ~ostntirc una città in una regione cosi hrutta ». ~cl XVI c X\'11 secolo viene d; moda il Ca,•aiK-rtour in Italia. joachim yon Sandrart che lavorò come pitu>re in Italia insieme a Claudio Lorcncse, dice che c tutti i c:;walieri tedeschi arriyavano pazzi e parttYano SQma ri ». Per il Yiaggio del nobil:: in gtro d'istruzione, l'itinerario comprende Roma, ~apoli, Milano, Torino, \'ene~ia. Come la campagna italiana cosi h: piccole città non contano: il ca,·ali('t;e ha interesse v-::r le gran. di città. o ve ci sono t::at ri c cast· di gioco. salotti c possibilità di an-enture gal;mti. ·Il secolo X\'111 è il secolo d'oro del ,·iaggio l'rudito, di cui an:,·amo per altro a\·uto escm. t>i illustri n-cl ,·iaggto di Copernico c in CJUcllo di Jttstus Lipsili)l che fu in italia dal 1565 al J56i. cNon fai un passo, scrive Jnstus Lip. sius, nnn alzi gli occhi sen1.a imbatterti tn un monumento o in Qttalche ricordo òctranuchità. Qui ti lago Trasimeno, li Cann.,, i montt Alhani, Ti,·oli, Baia. la Casa di Plinio, il paese natal:.- di \ ·irgilio c di Propcrzio, la ''illa eli \'aro c quella di Cicerone.,.,

ua 9Nppo cii .gioY<IlU

dOGD.e

apparteaeati

F<eude" . (Gioia • ICIYOro),

Come i pcllcgnni anù;wano ,·isitando le ~tacomb~ c le case dci martiri cristiani, così i t!Nti pcllcgrì. na\·ano at luoghi sacri alla memoria degli antich1. Come t pellegrini anda,·ano salmooiando lungo t, strade di Italia. così gli eruditi accompagna,·ano k tapfX' del loro ,·iaggin citando Q,·idin c Tacito. Sallustìo c Cicerone. Basti J>ell· san· a Bonstctten. che nel t 8o~ Uaco deU. parteci-li al CampevQio " lede • t..Ueua" loauto dall'OrQU· aJao<qioae l. D. M. a Soehol pruao l:a:nre aeU'eotate del t939. ~crivc una guida dd Lazio amieu c moderno c :1 commento dl'i pnmt M'i lihri ddl'Eneide~. L'n c<tmpio ttptco ùi H'cksco ~;ru­ dun in viaggio per l'Italia cc l'of. ire il padrt· di Gocth~. il Consi. glil-r~ johann Caspar Goethe iì cn1 ,·iagg1o 111 Italia ì: stato di r,. centt· pubhlicato dalla R..\ cca. dt·mia d'Italia. Il ,-iaggio erudito è una deriva· zÌOJk dl'l K:wahcrtour t' una al\· ticiJ);tzionc. anzi dirci una prcmc.>ssa d<·l Bildrcorysr!·is•·, Yiaggio :.'ducau,·o, di \\'inkclmcnn c di GO<'thc. La guida dd tempo na il Lalandt· (in 8 \ r))umi, \' cnc· zt:< 1 ;69) che ben sapendo a qua. k puhhhco si rivolgesse. com· prcndn·a « la storia e gli anc<!· doti più ~ntgolari rl'ltalia... No. tizi<· sui costumi. g-li usi, i r "ggi. mellli. il commercio. la lcltl'fatu. ra. k Arti. la Sturia l'\aturalc c lc Antichità. con l'aggiunta dct giudizi sulle ,·ari<: opere eli pittu. ra. scultura. acrchit::tltlra, t: k piante di tutte le grandi ctllà di ltaha " · La parte che più ci intc· ressa in questa guida d'Italia è qu('lla che potremmo chtamarc la Minen·a d~l tempo: tl Lalande fnrniYa indicazioni precise sulle varie persone dotte che il viaggiatore poteva incontrare in Italia, da Girgeuti ad Arlescga: ignoti cultori di glorie locali, animatori di accademie fossili, numismatict o naturalisti, collezionisti di vasi antichi o di erbe miracolose: gcn. te che nel volgere di tanti avvc· nimcnti come don Ferrante non amava, nè ubbidire, nè comandare e continuava a studiare il corso degli astri c a ragionar:: sulle

Loaciatrlc• di QicJftUoHo (loto De\lr.da•r Ver-

tGQ). Sotto: D cordiale oonioo di ,.... o~a eli Wla fabbrica di •UD!oloei (loto Allaalic)


--''t11diJJe dci paesi senza strade.

• ·denti neIla remota . """' h odevano del nome gencnc<o . . ressah c e g f · zc e · . dotu' e dJsmte loro spettava una. unz1onc sos t1111 d paese, ~ a ro csti uOJlll111 1·: decoro e1 fuon delle po. ull · rallO i sticro s1· al•v•oturava d' JetreratJ c. uando il ore hcrate diligenze. Per quanto ' presentar' va q dalle rare c sgangl loro cultura non 'areasse raP d percorse etra te e a d · l sira c . . fossero arr . d ' la /et tura tedc/e et c as. chc _,jZJOill l sohtu wc c . • del J• Joro c~·~ ll'erudizionc, a in loro /'orgoghosa coscr.nza . - . ; Iiallll dc bt' é perpetuava R·,·se a/ naggto crudrtu ma' surcr l Gelchrtc ' .

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. rradiziolra/c. Gli archeo/ogr s;;uolo cJasstCO ,i·am<'nro dcll'~tt~t~r~rrn. Pompei. Ercolano, Pesto. .: notc•·ole amP' r:i c regiolll na/tane ·. opror~o :\ssisi, Siena. Ra· •"' o/re cJI • · dell'arte >C . .. coprono m . .,. rrr . gli stoncr . romanticismo scopre ' 1 1><~-: 1 s pia"''''' ''" taO' .'i~to. ~!a soltanto ' «note c trascurate da lllt!l J'' . b.no f\ . l la . zolle ,,.. . . . a t- r ' . l l'it;t ,ra ,ar . l cuore d, og"' "'agg•a' cii ~ · e a . · care a · 1r io iral•a 110 all'imyr01' 1 1' 0 . li Lucca le rn·c c c s,,gg . 0;,·eJlfano d Po i drn:ornr < • • \l' ~ 1 li itineran . la pianura c . ·. l' 1<1 iamo•a sccn.r Òl . r)!l on. K . re ore sr ''o gc rore s rrarucro. .il La[!O .\Jagf!~'':O:·~.:.,:.,. ____ "":"'_______ _ Jlrc:nra. -

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nd \Vilhdm Meistcr, c le sccn~ dci Titan di .lean l'aut. E' curioso notare che tanto the come han Pau! non conosccYano affatt!l qu.:i luoghi. Anch~ Schillcr scrissc una hd. lissima poesia sulla chiesa di S. Pietro senu cs$crc mai stato a Roma. Egli fu l'unico dei )!:randi romantici tedeschi che non 1·ide mai l'Italia la quale del resto s~condo Goethe a ,·rchhc agito « come un ùcprimcnto sul ~uo temperamento scar samente realistico,., Gli ;dtri ,·isscro più o mzno a lungo in Italia e !li questa loro e-sperienza lasciarono memoria riù o meno t>crcnnc nelle loro opere: Goethe, Riickert, Halm, Gcibcl. Tieck, Platc:-n, We\.. hlingcr, Uhland. Guglielmo Schlegcl,. Carlo Humboldt. Hc:-bl>el, Kopisch, H crder, Grillpar7cr. Hcinsc. Di pari passo con l'inv asion~ dci poeti a nrJò quella degli artisti. Tutti gli artisti del '700 c dell'Soo tedesco passarono per Rt>ma da "Mcngs, a Bocklin. ~lolti si f~r. marono per sempre in Italia ove si sposai'Om) con it aliane ed ove ebbero anche la pace del sepolcro all'ombra della Piramide di Caio Cestio. A ltri tornarono in: Germania ed esprc~ scro il ricordo degli anni trascorsi in quella nòstalgica a rchitettura che in alcuni casi fu addir ittura ""'•..,-;,l;. ,,o_ ma copia degli edifici ammirati in Italia Ma per gli spir iti più g randi del mondo manico, per \Vinkelmann e per viaggio in Ital ia non fu segnò l'inizio di una seconda vita. dette loro chiarezza, d>scienza, for1114; la loro personalità c ~me lo scultore

Goe-


la <l<ttua dal masso eh~ la tiene in prigiOne~- Così il Yìaggio in italia di Ciocthc ia parte integrante dl'lla sua biografia ed anzi ne segna il punto cruciale. L'hunn1s storico, la dolcezza del clima, l'eroica grandiòsità del J>ilt,aggio. l'asprezza dei costumi, la densità delle passioni, che agitano gli :uumi, tutto contribui-sce a crear:! un ambiente di una vitalità quasi pericolosa. l mediocri ne restano come tra,·olti, ma gli uomini ddla tempra di Goethe s:!nlono che l'Italia, per usare l'espressione di un moderno li ha iatti « intelligenti. fino a diventare quasi 11mani ,._ Goethe che I'CI111C in Italia nella sua piena maturità c non <ti'Cia più orizzonti da scoprire. sentì che il viaggio in Italia corona1·a il cammino della sua 1 ita, dava ad essa un s1gnificato nuo1·o cd inspcrato c questo spiega perchè il ritorno dall'Italia gli riuscì così inetTabilmcntc doloroso. Sentì che la parabola sccnd<.>1•a. Ancora nel 181.t Go:!'t.he confessa1·a: cda c.he 10 passai pomc .\folle per tornarmenc in patria, non ho più :t\'nlo un giorno Yeramentc felice». Goethe non f:!cc quella divisione assurda c com·cn. zionalc fra rltalia c gli Italiani. di1·isionc cara ai romantici c passata in eredità. ai turi:,ti. Egli si interessò alla nostra vita. ai nostri costumi come St~ndhal. il quafc però colse dèll'ltalia c della nla italiana altri aspetti, come uomo dello stesso gcnat' di intelligenza. ma di dilcrso temperamento. ~Amhedue ccrca,·at\0 in Italia la libertà, )'uno fug-gl\·a l'ana chiusa della Francia borbonica, rahro la muffa di una piccola città della Tunngia. :\la l'uno ama1·a il gioco, la musica. il teatro, la guerra; l'altro ama :,oprattutto l'arte c la natura. Amhcduc scoprm1o in Italia che ra11:1ore è c una potenza

(Sopra • a aùWitJa). n perfetto ali!• dj _ .. alli...a d ella acuola Tlllla IDamt. celebre iA holta la Germa· aia per I'ÌJ1M9aam•Dio della gimu..tica • della dcmaa.

La

premoQiloa.e della c;ampioa...- d i aalto Olgtr Eà.teiA cillo Stadio OU...pico dl BerliDo.

elementare capace di trasformare la ~;ta :.. ~tcndhal iuggiva l'amour-gout del XVIII neL l'amore-passione dell'uomo moderno; Goethe iuggi,-<t dall'amore sentimentale nell'amore dalla franca c sana sensualità. Quanto in Italia è ricchezza di affetti incatena Stendhal, quanto è libero da affetti incatena Goethe. L'uno ama la musica di Cimarosa, l'altro l'architettura di Palladio. li progresso della storia, come il progresso della tecnica c dell'industria guastò in gran parte quell'immagine dell'Italia che si era formata nel corso di ta'nti secoli e che aveva trovata la sua più completa e patetica espressione nel romanticismo : sul castello incantato di Klingsor comparvero i manifesti della primavera siciliana. Ma il pellegrinaggio in Italia continuò (basti pensare al soggiorno in Italia di Nietz-schee di Wagner) e continua an. cora e da quest'incontr tra Nord e Sud fio~ riscono sempre nuo zc c promesse.

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