Storia di ieri e di oggi -1941

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R I VISTA

QUINDICINAlE

ANNO 111 - N. l · ROMA 30 GENNAIO 1941 -XIX

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZ I ONE tomo, Ci"' Uni. .railorit - Telefono 487389

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I.:lmpermeabile fuori classè


LA DIPLOMAZIA E l DIPLOMATICI CHE COSA E' la diplomazia? La domanda r.on è di facile risposta. E' un'ar:e od una scitn:za ? Si potrebbe nspondere con Talleyrand ( he essa non è soltanto una scienza di eu; basti apprendere le regole; ma che è addirittura un'arte, di rui bisogn~ appr :1' dere i segreti; che è una forza politica opposta alla guerra; cht-, come la strategi.t è. l'arte della guerra, cosl la diplomazia è l arte della pace. Ma la risposta non è nè completa nè soddisfacente. Più facile rispondere all'altra domanda : quando è nata la diplomazia? La parola deriva dal greco « diploma » (diploma, lt'ttera principesca), ma la cosa è di molto posteriore alla parola. La vera diplomazia, con le sue legazioni stabili e le sue regole di condotta, ha in:zio soltanto Ot'l XVI secolo, ad opera dei veneziani che per primi stabilirono alcune sedi fisse di nesoziati interna:zionaJi. Prima di allora, gli ambasciatori e gli apti diplomatici erano stati soltanto figure giuridiche create di volta in volta secondo la n«CSSiti ; la lingua cht' essi avevano parlato nt-lle loro missioni era dato il latino; i nomi che avevano ricevuto non erano ancora stati ouelli das.~ici di mmzio o

Js .Jmba;.-i.llmt:. Alfonso l ,Js l'err.1rd .lll,Or.l , hiama'a il ~uo messo alla lOne pontilicsa ti « m1o uomo» e il titolo con si qu.1le ri,ol. gersi all'amb.1suatore era anlOra IJscsato Js libera scelta: « eccellen:za », «ma!,'lllf,co ssgnore », «magnifico oratore »; Paolo IV sarà il primo a chiamare col titolo di «magnifico ambasciatore» il legato di Venezia Bernardo N avagero. Nel t 503, in occasiont' dell'ambasceria di Niccolò Machiavelli presso il conclave vdtiCano dal quale dove,·a uscire il papa Giulio Il Della Rovere, si parla per la prima volta esplicitamente di lettere credenziali : « Niccolò, tu andrai inlino a Roma con ogni prestezza. e porterai teco molte nostre lettere di credenza... » . Prima di questa ci sono sl trattati e amb.l· scerie, e di esse si può trovare larga traccia nel « corpus » diplomatico di Dumoot e nelle sue appendici di dodici fittissimi e grossi volumi stampati ad Amsterdam nel 1731 che raccolgono tutti i trattati diplomatici fin dal. l'epoca di Carlo Magno ; ma esse non sono che sporadiche manifestazioni di un'attivit.ì politica intema:zionaJt' che validamente si affermeri solamcntt' in Italia, all'epoca del fa . moso « equilibrio ,. della Penisola e di Lorenzo il Magnifico che, della bilancia italiana, rap· presentava l'ago. Ma, comunque, chi è oggi il diplomatico? Incominciamo col dt-li.m itarne la figura giu-

nJica. Secondo tutta la moderna dottrina, l'agente dipJo.:-utico è 1.111 arg:tl/0 J~llo Stato, nè più nè meno eh~ il primo mlll.ls!ro o 1l presidente del consiglio, la cui creazione, però, dipende dirt'ttamente dall'ordinamento giuridico internazionale, in quanto essa si ha mediante un atto g iuridico internuionale. L'agente diplomatico, poi, si differenzia da tutti gli altri organi dello Stato perchè esso esercita la sua attività stando sul territorio di uno Stato estero che, normalm~.lte, è quello Stato presso il quale è accreditato. Solo eccezionalmente avviene che l'agente diplomati: o di uno Stato risieda stabilmente sul ' erritor'o di uno Stato diverso da quello presso il quale è accreditato. Gli unici esempi di questo stato di cose sono quelli fom;.ti dallo S!1lbilirsi di legazioni straniert- prCISSO lo Stato Cir-à dci V IV !icano, che risiedono io territorio italiano, e dalla Ambasciata Italiana presso la Santa Sede che è pure posta in territorio italiano. Naturalmente, per la piena esistenza di diritto t' di fatto di questo organo tiello StilO che è l'agente diplomatico, è nccessar'o il v:rificarsi di certt' condizioni. Esse, per la loro parte generale, sono ancora quelle consut'tudinarie. codificate dai protocolli del Con. gresso di Vienna; per qualcbt' Stato, come


C odesberq .

2• •ettembre 1938. Dopo 1l aeeondo infrutluoao incooho fra Hitler e Cbai:IÙH!rlain.

per quelli americani, invece, dipendono da particolari formulazioni (çonfcu:nu Pana.meric.llla dell'Avana nel 1928), o da accorrli speciali (Trattato d<;l Late•ano per la parte riguardante le relazioni diplomatiche fra il Regno d' Italia c 1.1 Santa Sede). E, per le norme diplomatiche stabilite dal Congresso di Vienna, bisogna an(Ora dire come in quell.1 circostanza si fissassero pore le quawo ,atcgone nelle quali sono .ttualmente divisi i rJ.ppr<:scntanti diplomatici. Esse sono: l) Ambasciaton e nun7.i, 2) Ministri plenipotenziari e intemunzt. 3) Mintstn residenti, 4) Incaricati di affari. Il valore di queste_qualifid1c, però. è giuridicamente scarsissimo li<: non addirittura ln~-sistent~. Esse hanno "alor<: ool:anto :agli effetti dd complicato ccnmo01ale ~..ltplomo~ti,o c dc!'h onori. ~..ro\c e dcii lla d1 ogni giovane funzionano del Minis:ero de~h Esteri d1 o~ni

In cffett 1 dunyuc, qualunque persona che, sotto quals1:l>l nome, "" munit.l di << lettere credenziali » di uno Stato pr1..sso un altro Stato, è un :1gentc diplomatico. Le :< lcttcr•· dedenziall >> sono .1ppunto l'at:o con il quale uno St.ltO tSII· tubre pre~so un .1ltro un propno agente diplomatico e .on il qu.tle si pene n essere quel negozio giuridico internazi:ln.tk cht ì: il fondamento dell'istituto di rapprescnt.mz~ cltplon~.l­ i ~a. Anzt, soltanto con la presentazione delle :< lettere ·-r~- _ denzi.tli \> ha iniz1o la miSSione diplomatic:1. Le lettere \an n:> presentate dal JiplomJtico al Capo dello Stato presso il quak è stato invi.tto dal suo Governo. [' ques:a la prima cerimonia alla quale il nuovo diplomatico dovrà sottostare al suo primo arrii'O nel paese della sua missioni;'. Egli s.uà ricevuto a Corte o nel G~binctto Jd presideme delia Repubblica: sarà accompagnato d~l suo primo segre:ario e dal suo esperto in materia di cerimoni:1le; si recherà alla sede della sua prima 1·isita, a seconda delle consuetudini vigenti nel paese, o con i propri mezzi o con le carrozze di gala messegli 3 disposizione dallo Stato presso il quale è stato accreditato: Quale un•formc indosserà nell'occasione? Che frasi l'obbligo dov rà dire? Come porterà la feluca? L'\ dovrà deporre in antica. 11cra o portar!a sotto bracdo lino alla presenza del suo ospite! Dcvrà presentare o no i suoi collaboratori? In che man•~:r.t donà congedarsi? A tutte queste domande risponder:. il cerimoniere di Corte o l'esperto della Legazione, a seconda soprattutto delle più antkhe consuetudini in materb. Con!>tlctudini che hanno la form.\ di legg1 quas; mdcrogabili : $Ì


pensi :11la meravtglia suscitata dai prim1 ambasciatori della Russia sovi<.'tica nel prcsentarst alle visite diplomatiche in abjto da passeggio, o anche al piccolo scandalo che gli ambienti dt. plomatic.j e del bel mondo londinese fecero sorgere il giorno in cui il nostro ambasciatore presso la Gran Bretagna, Dino Grandi, al suo ricevimento in Buckingham Palace, salutò Giorgio V col saluto romano. Piuttosto, una consuetudine caduta in disuso da tempo abba· stanza lungo è quella del regalo che i capi· dello Stato erano tenuti a fare ai nuovi ambasciatori. L'ultimo regalo ad un nuovo ambasciatore fu probabilmente qu ello fatto da Guglielmo II al russo Gortscakoff, che, agli assaggi di Bism:uk in materia, non si pcritò di dichiarare che avrebbe assai gradito una rabacchiera « avec des grosses bomJI!> pierres ». Per forza di C06e è invece rimasta la tradizionale del preven. tivo gradimento che lo Stato, diremo cosl, ospite deve dare al futuro ambasci.ttore. Il gradimento è lasciato alla completa discrezione dello Stato presso il quale l'ambasciatore sarà successivamente accreditato e può essere rifiutato ~ bisogno di morivuioni.. Comunque, dopo la presenta~ione delle ~credenZiali », l'ambasciatore deve iniziare la serie di visite al Corpo Diplomatiço esistente nella cap1tale dove egli ha preso la sua residenza. Mentre sua moglie inoz ,t per •suo conto la serie delle visite di do,·ere a tutte le mogli degli alt n agen~i diplomatici, il marito si recherà dal «decano» del Corpo Diplomatico, cioè all'incaric,Jto di affari di più vecchia nomina o di gr:.do più alto esistente presso quello· Stato. Nei paesi cattolici, sempre per le norme del Congresso di Vienna, il Nunzio Pontificio è «decano>> di diritto. Tale norma è particolarrnenté viva per l'Italia perchè espressamente contemplata nel trattato del Laterano. Dopo la ,·isita al «decano », poi, ci saranno le visite a tutti g li altri agenti, in ordine della loro posizione gerarchie.\ basata sul codice diplomatico. Molto spesso, però, anche queste visite avranno un significato politico: allor.t il nuovo ambasciatore si recherà, prima che da ogni abo, dai rappresentanti di quegli Stati che sono in più stretti rapporti di amicizia con il suo, anche se la loro posizione nella ger.trchia del cerimoniale foss<· inferiore a quella di qualche altro. Qui entrano in gioco le p.trtiro· lari istruzioni che il nuovo ambasciatore ha ricevute dal suo Governo ed anche il suo personale apprezzamento sulla situazione politJC.t. Alla fine del giro di visite, egli riunirà tutto il Corpo diplomatiw ad un ricevimento nel quale si stringeranno i reciproci rapporti. Si inizia così la vita diplomatica del nuO\'O agente. Esso godrà dcik cinque famose immunità diplomJti.he: im·iolabilità personale; im·iolabilità della sede o « extratcrritoralitù », secondo il detto di Grozio che la sede ddla legazione è da considerarsi « qua.r1 e:>.lra /errilo · rimn »; esenzione dall.t giurisdizione; esenzione tribu::uia; libert.ì ed invtolabilità dell.t wrri>pondenn trdsportata dai «corrieri di pio-

Noriml>erva 7 1ettem.bre 1938 ~ Il mw. .ciallo GoeriDtJ • ram.bcuciatore .btitCDlD.ico Headeraon alla ctlebra:a.i.oce della g ioraata del la•oro, allo 1tadio Zeppella.

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CUilbcaoc:i"""•

SOPRA: Von llibbentrop • l' hooe. . . Cou1ondro in 'fiCI99iO per Pori9i 1101 dicombro 1938 - A SINISTRA: 30 agoolo 1934 • lol>clro: " Comlxrl,toro. U Fasciamo ·•. Già allora queeto. 1ra la parola d OJdnlt doll'IDqhUiono.

matici » e, molto spesso scritta in cifra secondo uno dei due normali cifrari in ••so pre~so l_. rappresentanze diplolT.atiche. Le immunità han. no ,•alore tutte c cinque fine al giorno in cui, con una cerimonia simile aUa prima, il di. plomatico si rechi dal Capo deiJo Stato pres~ · cui è accreditato a presentare le « lettere dt richiamo», con le quali il suo Governo lo dispensa dalla missione. Alle «lettere di 11· chiamo» verrà risposto con la cessione all'ex-rappresentante delle cosl dette « lellrtJ de rùrtan.-e ». Ma non si creda che la v:ta dei diplomatici. non. os:aote tutte. le facilitazioni, le gacantigie e le immunità di cui essi godono, sia molto facile e piana. La su. perficie brillante e mondana del loro la,·oro non deve ingannare sulla reale e profonda difficoltà e sostanza. dell'opera che essi gior· nal.mente svolgono e dei JTUlle pericoli in mezzo ai quali si deve condurre. E come dimostrazione di tutto questo, 1100 n.:ancano dawero, le lamen~ose testimoniante


di diplomatici antichi e moderni. Nel libro dei conti della Signoria Fiorentina è conservata, a questo proposito, una po· lizza rivelatrice, riferentesi ailo stipendio giornaliero di cui poteva godere il Boccaccio nel tempo della sua missione a Roma : Die 20 A11gusli 1365 D.

fommes &uacii AmbtJ;..•;alor ad Romanum Pomificem pro salario XXXXV dierum recepii /ib. LXXXX, 11d ralionem lib. Il pro quolibel die. Due fiorini al giorno non doveva esse•e una sorruna da permettere molti sciali. A parte: la questione finanziaria, però, anche oggi la vita dd diplomatico e la carric::a dciiJ diplomazia non è fra le più f.l. ciii. Quante sono le doti che: occorrono per essere lln buon diplomatico e per sapersela sbrigare fra gli intrighi del n:· Sii' Ne..W• Head•raon Wri.mo rimoniale e quelli della politiom.bcDcioto.r e iDg"l•~e a Berlino. ca? Certamente molte, e, ai JiFlomatiCI che le hanno sapute conquistare, tali da far perdonar~ quel genere di gelida cortesia, priva ~i c?rdialità e_ di. huon ~more, che essi hanno instaurato negh Wlb1enh mondan1. Farne l elenco s;lrebbe cectamente troppo lungo; certo è che, fra e!òSC, primeggiano alcune che più ~ropriamente si è soli~i at~r.ibuire ~l bu~n diplomatico. Ad esemp•o, la calma, calma d1 _spmto .e d, mom . appliq11é a11x affair·es du grand mond; lo spmto e 1! latte, :ht dt:ve essere coraggioso. Dire la vC'rità al proprio Governo m qualunque (ircostana, richiede una buoo.1 dose di corlg.~:io.

SOPRAt La dichiannione ltan.co~t~Mi••ca di buon Tic:ina~o. firmata Cl Pa..A SINISTRA: Dull Cooper o la movUo a Pariqi ,..l 1931.

riqi da llibbealrop o lloa.net il 6 clkeu>bro 1931 -

De-.·c essere fermo c costante, aver buona memona c b com·tn· zione che è molto importante «/q lie abroad for his cotmll'j », come dice,·a Sir Henry Wolton ambasciatore inglese presso Federico li di Prussia. Altre due qualità che hanno il loro peso sulla riuscit.t del diplomati(o sono poi d suo aspetto e-steriore e la sua simpatia c benevolenza, una in funzione dell'altra. Il diplomAtico, quello tradizionale almeno, deve riuscire simpatico a prima ' 'ista e deve a\•erc un buon caratrere per conquistarsi subito l'affetto dci suoi interlocutori. C'è addirittura chi afferma che il diplomat-ico non deve essere nè troppo alto nè troppo basso di statura, per non mettere in imbar.uzo le persone che egli dovrà avvicinare. Kolle, uno studioso di sto~ia diplomatica tedesca, dice inoltre che un diplomatico deve aver l'aria di divertirsi anche quando lavora, e quanto più è indaffarato, aver l'aria di non far nulla. In quanto poi a quelle cose che il diplomatico deve saper fare, l'elenco ce lo dà il famoso «Album J'1111 DiplornaJ » pubbli cato anonimo da un diplomatico belga del secolo scorso. Eccolo completo : « il diplomatico perfetto deve saper nascondere la gioia c ogni altro sentimento, deve saper dire di no ed esser:: scortese al bisogno, deve saper darla à bere, entrare nello spi· rito altrui, fare dei sacrifici, far buon viso a cattiva sort'e, deve saper «finire», sccondo il detto tedesco F.nde g111, alles gut, deve saper guadagnar tempo, parlare molto quando non tu nulla da dire, resistere alle cortesie, restar padrone di se stesso, ispi~ fiducia, lasciar sbollire l'ira ed il risentimento, saper sempblicare le cose, saper ereditate, cioè saper continuare il lavoro del proprio predecessore e, da ultimo, sapersi annoiare lt, Ce ne sarebbe abbastanza per scoraggiare alla carriera diploma· tica la maggior parte delle persone.

• Aalo ca•.&••••


dei beni ecclesiastici, la libertà d'organizzaz;one e d'azione delle associazioni conventuali e simili, ed anch'essa, si estrinseca in forme e procedimenti che paiono comuni a tutte le altre attività politiche; onde vediamo che la Chiesa tratta coi governi, organizza campagne giornalistiche, eleva pubbliche proteste come usa fare ogni partito, critica l'attività legislativa dei v.ari Stati, mobilita le masse dei fe· deli conrro i pubblici poteri. Ma a prescindere da questi mezzi L.he solo nella esteriorità formale possono agguagliarsi a quelli di ogni attività politica e sOciale, la .politic.a della Cbiesa si distingue d;~ tutte le altre per i lini ai quali ten~. i qua)j sono essenzialmente sopramondani Paolinamente inteso quale corpo mistico di Cristo, il fine supremo della Chiesa è quello della salvezza eterna deUe anime, un fine, cioè, superiore a tutti gli al.tlii per la sua assolutezza. Per questo essa, all'opposto degli Stati nazionali e imperiali fondati su interessi !~ati dal territorio e dalla materiale utilità, - è unive~e. Che essa adoperi la materia e agisca con meni anche empirici per attingere l'eterno, ciò è nella natura llJillUla, e qui poco nnporta spiegame le ragioni dagli opposti punti di vist"a della teologia e della filosofia. " Diamo un breve ragguaglio dell'organizzazione del governo della Chiesa. per identificare il centro politico clonde si parte l'azione 1 •

A DESTRA: Il qoDo..U. Dou· oopo d ella miuiOD.• DÙ· Utare trcmc:.M e h• il VOftmo d.i Pariql i.o.,.;ò ooll' . .ta:to del 1939, Cl M-Cl aellCI . _ . . . d.i coDC!udor. "" palio d.i al· 1 . - d.itotlo COI>Iro la G.•· mmùCI - SOTTO: I.~>qlio 1939. GMDC',

loro quotic:H<ma ~gia.to cr LOD<Ira, A quel te111po lo me· tropoU iDql... era: terroriaata d<111li cdtnlati ltlaGdoal.

(;BI l~ Si\ l~ IIIPLCJMJ\ZIJ\ LA CHlESA ha una sua diplomazia, la più antica e la più ricca di tradizioni e, a giudi . zio di tutti, la più accorta e scaltrita. Si am. mette egualmente dai teorici e dai tecnici dell'arte diplomatica che, nello stile c neUa espressione formale, la dtplom~ia vaticana ha fatto da maestra a tutte le altre. E se la Ch~ dispooe di una diplomazia cosl riccamente dotata, è chiaro che essa conduce una lotta diplomatica aUo stesso modo degli Stati. mon~ani. Altrettanto ovvio è dunque che la Oùesa ha una. sua politica, che la è:. plomaz~ deve servire e trovare i mezzi di far trionfare. Ma in che seoso si può par· lare di una politica della Chiesa e che cos'è, io co.~ quaQ ~~? !.:~i;~Smo cui s'ispira e amf~ la politica degli Stati mondani, e l'utilità ~ale dei fini che questa costantemente pa>segue, possono es. IUe ~.stessi o deiJa stessa natura di ~~lli ddJa politica degli organi ecclesiastici? Indubbi~ IIIChr la politia della O.!esa è legata a .6nà empirici ~ a in~ di ordine materiale, quali, ad aeropio, la tutda

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d•plomattca che ci interessa. Tutti sanno che il governo della Chiesa s'tmpemia sulla .autorità suprema ed assoluta del Papa, ma il gran pu:-blico ignora i molteplici orgmi collegiali mediante i quali quell'autoriti centrale s• eserctt<t Essi sono k 13 fongrt~gazìon.', i 3 trib111Uii~ ' i 4 11ffiri della Curia Romana. Le congregazioni primeggiano per la loro impoctan:u. Nov~na­ mok ~te sulla traccia del diritto CillOnÌCO. La prima è la Sl,lpre~m coogregwone dd. S. Ulfizio presiedftb: direttamente dal Pap; . Essa ha il compito ~i tute!~ la l~. e i c~ stumi, o; !:'ttciò 6.M....&:.... .t .......... dci cic:i.~ ... , _~tt~vi._ concede o ri!!!!!;a le dispense nguardo • a1 matri· moni misti, giudica della octodossia .:!ei libri ad e=-~~ o ti~~ ~~ ill aae. La seconda è Ja coogte8UÌCJDe fOnfiJIIh·:...1:11, llllch·essa dal : ~ di sua


cardinali quanto degli ambasciatori presso la Santa Sede, e quella degli <~/­ fari err/uiasti4i maordinari indica~a a decidere sulle drcoscrizioni e i titolari delle diocesi per cui occorre ottenere. il nihil obslal dei governi, e a J esprimere il suo giudizio su tatte le questioni relative ai ~pporti fra ~i~ c Stato che le sono sottoposte dal Papà, attraverso il card1nale Segretano d1 Stato che ne è· il presidente. Di questa congregazione app.unto, fanno parte tutti i cardinali che vc'tlgono dalla diplomazia: ccsl essa diventa l'organo di continuità dell'azione intenuzlonale della Chiesa. l tribu nali sono organi giurisdizionali : PeniteuzierM, Rota e tribunale supremo della seg11atura apostolic-a. Benchè questi istituti riguardino questioni di cosdenza c il « foro interno», possono tuttavia per le loro decisioni incidere sulla mater1a ,·in della politica. Si pensi al caso di pronunzia di nullità d'un matrimonio da parte della S. Rota. Gli uffi<i della Curia Romana (cal/l't:lhria apo.rtolic;t, dataria apostolica. fdJ/Iera c:postol;ra) hanno

nenza b. designazione dei vescovadi e delle amministm:z:ioni apostoliche, la creazion~ di nuove diocesi o di nuove province ecclesiastiche. Da questa congrcga:z:iooe vengono esamina~e le relazioni che i ,·escovi debbono al Papa ogni cinque anni sullo stato délla loro diocesi, ed è essa che esamina le pcrson~ pro poste per l'episcopato. qualora la nomina non sia subordinata al nibil obslcJI del govc:rno. Segue la congregazione del Confil:o ,Jalla quale vengono emanate le direttive pastor.tli da Jpplicarsi nelle singole diocc-s1 per quanto rtl(uarda il clero " i fcd~h . Le <ongrcg.tz~oni ùci San.:menti. dei al:. dei rekgw.r:. dci mm.tr: l! delle Uw1•ers11à hanno 1mportanz t prevalentemente intern.l. Cara:tcn: e ~il:ni­ IÌ\ato spedali ha la congrcg.uionc d1: r •·o('l· g.mda Fide. che presiede ali'Jtti,;tà missionaria della Chiesa, stabilisce le: cos<riz10ni c<desiastiche nelle terre d1 missione, i corp1 m;.ssionari l'hiamati ad evangelizzare e tli-.tri. bu1sce le somme raccolte a tale scopo. Essenzialmente polittche sono da ultimo: 13 tongregazione del rermumiale che devr risolvere le questiOni di precedenu tanto dei

s,..

La bollerioa iagt••• Ed.na Squir•-Brown a; • apo· aatu a Loadra n ~ DOY. 1940. [eç.o la spoaa !Dc:ir• dcLlla aua c:aacr eh•. .,.endo in Ylciaauao di uno ata.biUmento illdUIIriale fu ridotta a mal porhto dup rcmte Wl bombardamento tedeleo. ll

ottobre

1939.

Cco-..eqoo anolo-hctD.c•a• oJ QuCJ d 'Oraay.

wrc .mlministrative non rilevan ti .li fini della nostra esposizione. Ben diversamente i: <h <onsiderare invece l'ufficio della Segrele"'' t/, Stato. alle dipendenze dirette Jel' cardinale Segretario di Stato. Esso .:onsta ,la tre_ sezioni : la prima, presieduta dal SegretariO della congregazione degli .1ffari ecclesiastici straordinari, si interessa degli affari che debbono essere sottoposti all 'esame di tale congrc:gazionc; la seconda, dirc:tta dal Sosllluto. s'interessa degli affari c<clesiastici ordinari; la terza è diretta dal Cancelliere dei brevi apostolici e provvede alla redazione e spedizione dei medesimi. Da _quanto si è detto, è evidente che gli organi de_l go,·emo della diiesa più direttamen_te Impegnati nell'attività polit'co-diplo~ttca dell_ a Santa Sede sono la congregaZIOne degh affari ecclesiastici straordinari, la Segreteria di Stato, b. Propaganda Fide e la congregaz1one del cerimopiale. Nondimeno, anche _l'attività degli altri organi può ~sum~re d1 vol~a m volta un carattere poli. Ileo d1rctto o ~•flesso: la beatificazione ad esempio, di una figura d'importanza ~che


nazionale; la messa all'indice del libt'o di un autore al quale un governo abbia dato prestigio d1 educatore nazionale. D'altra parte, il progressivo estendersi della attività dello Stato moderno, ha enormemente aumentato la mole di quelle che i canonisti defuùscono mttterie miite, perchè riguardano la società religiosa e quella civile, e pertanto sono oggettb di disciplina cosl della Chiesa come dello Stato. Si pensi· a questo proposito all'attività scolastica, alla tenuta dei registri di stato civile, all'assistenza e alla organizza. zione dei giovani e degli adulti; httti còmpiti e funzioni che in passato, prima del totalita-

rismo statale, costituivano un monopolio per la Chiesa. Dopo aver novecato gli or~i centrali del govemo...lla OUesa e indicato quelli in cui particolarmente si condensa l'attività politica internazio. nale (congregazione degli aHari ecclesiastici straordinari, segreteria di Stato., congregazione del cerimoniale) passiamo a quelli periferici. I rappresentanti della Santa Sede presso i governi e l'episcopato sono detti N11nzi quando sono equiparati ai ministri plenipotenziari di prima classe, internunzi quando godono il rango di semplici incaricati di affari, dehgaJi apo.rtolit1J ~ non thanno carattere diplomatico e rappresentano la Santa Sede semplicemente presso i vescovi. I nunzi, nel nuovo or. dinamento creato da Benedetto XV, harulo il duplice carattere di rappresentanti della Santa Sede presso i go-:rerni e presso l'episcopato; e quindi il duplice compito di favoÀre le relazioni tra la Santa Sede ed i governi presso i quali sono accreditati e di vigilare sulle condizioni della Chiesa nel territorio loro assegnato per fame tempestiva relazione al governo centrale della Chiesa. Quanto ai delegati·apostolici, hanno solo una funzione di vigilanza sulla A DESTIIA: 23 ;-iuvDo 1939. Churchill, allora primo Lord dell'Ammir<19J.io.lo, ai nca ad UD bUDchotto uttidalo aDa Guildbull. SOT• TO: 6 dicombr• 1938. Parigi. Firma della m: eb.ia:n:tdooe

d'cmdcizia

frcu:u:o·tedeiiCQ: oeUa

oala dell'orologio al Quui D'Orwcry,


Nel secondo periodo (sec. IX-XV), col for. marsi delle monarchie e dei principati territoriali in Occidente, si fecerQ sempre più frequenti le /egazie apostoliche, sia pec mante· nere ben vìsibile la dipendenza delle chie<ie e delle gerarchie dr recente costituziooe dal. la Sede romana, sia per assicurare una certa libertà di organizzazione agli enti ecciC$iastici dei singoli territori, delegando le più am. pie facoltà di pertinenza della Santa Sede :ti titolare di una archidiocesi nuiooale. Queste facoltà furono concesse ai primati o ai metropoliti di determinate Sedi, come Magonza., Treviri, Salisbu.rgo in GeJ"IlUll.ia, Toledo in Spagna, York e Canterbury in Inghilterra, S. Andrea in Scozia, Strigonia in Ungheria, Vienna in Austria, Liooe in Francia, Pisa in Italia, ecc. In Sicilia il legato era lo stesso Re; donde il privilegio della Monarch;a Sèc11ia. Nel terzo periodo, che abbraccia L'epoca moderna e contemporanea, si -delinea la forma odierna della diplomazia pontificia. E

l) MUcme>, m"99io l~ - Dopo lo tirm4 del pGIIo_ d"ac<Oi<llo - 2) B••""oro. 18 mano 1940 • Lo alorie>O C>ODY09DO Hitl<r·Muuolilli - 3) f"lr6DU, 28 otto· b.,.. 1940 - Colloquio HiUer-MUNOlirU in Pcdcaao Vecchio.

Chiesa, oltre quelle che la Santa Sede può loro di volta in volta delegare. Còmpito vero e proprio dei Nunzi è di rinsaldare i r~p­ porti dei singoli paesi con Roma, di assicurare l'esatta esecuzione degli ordini di Roma nei territori sottoposti alla loro giurisdizione, l'applicazione del diritto caoon1co e delle decisiooi delle congregazioni romane. Essi cercheranno di ottenere tali scopi non solo attraverso i rapporti diplomatici coi governi dei vari paesi, ma anche attraverso i vescovi, con le case religiose na.rionali, mediante le organizzazioni cattoliche, le personalità più eminenti e influenti del laicato nel campo della cultura, dell'economia e della politica, per mezzo dei giornali amici. La varietà, per non dire l'eterogeneità, dei mezzi che il Nunzio può mettere in moto, esige nei rappresentanti della Santa Sede una grande dose di discrezione e di prudenza. Costoro, come del resto il governo centrale della Chiesa, oltre alle relazioni ufficiali con le personalità ufficiali, ne hanno moltissime di natura privatl e personale, e attraverso queste mirano a influenzare nel senso voluto dalla Santa Sede g li organi della pubblica amministrazione e la massa dei fedeli. Queste azioni, e diciamo pure, manovre avvolgenti' che soltanto la diploma:r.ia vaticana può svolgere, in quanto essa sola dispone di una forza morale internazionale e di qu.td;i organiuati, trovano il loro più adatto campo di esplorazione nei paesi a regime parlamentare, nei quali la forza effettiva e deter. minante della politica non sta tanto nel governo quanto nei par·· titi di maggioranza o di opposizione. Per contrappeso, non bisogna poi dilnenticare the, per il fatto di avere relazioni ufficali col governo, i Nunzi e la Santa Sede sono spesso indotti a sostenere il governo medesimo, agendo cioè su personalità ecclesiastiche o gruppi di fedeli perchè gli diano appoggi di ord"ne elettor:lk: , P.aflamentare. Cosi, Leone Xlii agi sui cattolici, l'episcopato e il cl~ro di Francia, per indurii al famoso ralliément alla III Repubblica; e analogamente d Nllll2!io della Chiesa a Berlino, su richiesta del Cancelliere Bismarck, indusse il Centro a votare in seno al Reichstag le leggi militari e ad assicurare la maggioranza al governo.

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Nella l~ga storia della Chiesa, il sistema delle rappresentanze diplomahche all'estero subisce modifi<:azioni rilevanti. Uno studioso della materia . raggruppa_ le_ varianti in tre periodi. Nel primo (sec. IV-IX) sr ~c? vuarJ apos~olici dotati di amplissimi poteri dalh ~ta Sede, 1 ptù famo~ de. quali furono quelli residenti a Tessaloruca e fomiti di poteri metropolitani per le diocesi dell'Illiria ~testate tra -~~a ~ B~zio. Più affini ai Numi di oggi erano • l1g_11tt p~palt m_"l~ speoalmenre a Costantinopoli presso la corte c chiamati. a~nsan ? respoosal~, e il loro compito era di trattare quatiooi de~Jenn.inate che di volta in vola si presentllvano.


del potere civile, tende a diventare a suo modo, una vera Chiesa. Nondime. no, quando lo Stato totalitario accede a un c~cordato, la Santa Sede mostra di prefemlo allo Stato agnostico in materia di fede e cbe, considenndo la religione come cosa privata, si mantiene imparziale e indifferente verso tutte Je chiese. La Sant'a Sede neUa sua perenne funzione missionaria apprezza innegabilmente la libertà di proseliti5mo che uno Stato può !asciarle in !oocorrenza leale con tutte le altre chiese e sette, ma essa manifesta una spiccata preferenza per la politica concordataria. Il suo più profondo desi. derio, frutto indubbiamente di una tradizione millenaria, ~ quello di. stahmre rapporti diplomatici coi ~verni moodan( Essa aspira sempre alla aperta e formale collaborazione con lo Stato, e una collaborazione siffath non può aver luogo senza un concordato. La tendenza diplomatica della Chiesa è veramente insopprimibile come la sua natura.

SOPRA: Monaco, Il gl~>q~~o IS40 - L'bocoatro Ira i Capi dell' A.ae per decidere aulla ric:iaieata d '.....,...tido tnCIIUGtca dalla Fr-cia - A DESTllA: Monaco. Il 9iu· IJDO 1140 - D Fiihrer e il Duce dopo il coUoqW...

cioè la Santa Sede adotta il sistema di inviare uomini d 1 fiducia, dotati o meno di qualità episcopali, che hanno il compito di rappresentare la persona del Pontefice c gl'interessi spirit\lll.l1 c temporali della Sede apostolica tanto presso l'episcopato quanto presso i s;ngoli principi. La caratteristica dei nuovi inviati, rispetto a1 'icari apostoli del primo periodo ed ai legati. del secondo, è che le loro facoltà sono notevolmente minori. Nell'epoca moderna solo una Nunziatura, infatti, conserva funzioni giuri5dizionali, quella di Spagna, mentre i legati creati nel Medioevo· possedevano pure ampie funz.!oni Ji qL!~ sto genere. Le attr;.buzioni onorifiche degli antichi legati soprav.i. vono po: negli odterni a falere, inviati per circostanze religiose solenni. E' da ricordare che nel congresso d1 Vienna, che fra le t.1nte cose volle occuparSi anche del protocollo diplomatico, ai Nunz~ della Sant., Sède ,-en~ riconosciuta la quJiità di decani dei smgoli lOtpi dipi:>matici, e ciò indipenden!emente dalla data delle credenziali. Attualmente la Santa Sede intrat:iene relazioni diplomat'ch :: con 37 St'ati. Mancano fra questi, e per ovvie ragioni, Stati import:anti come l'Inghilterra, gli Stati Uniti d'America e la Russia. Passando dagli organi periferici a quelli centrali, l'evoluzione, salva restando la forma monarchica della Chiesa, si è S\'Oita nel senso della dìfferenziazione e della speciali~z•one delle funziom. Notazione non pri,·a di curiosità è che il Segretario di Stato è oggi l'erede diretto delle funzioni che nel 1500 aveva il cardinale nipote, quando la Curia era una rete d'intnghi al servizio di interessi più o meno confessati e confessabili, cd i cardinali, nominati in generale per raccomandazione di Re e di Principi, si sentivano più rappresentanti dei loro protettori che della Santa Sede. e perciò il Papa ritene,·a che solo un membro de!Ja propria famiglia potesse essere l'interprete fedele c leale delle Sue intenzion~. Chi ha fissato il modello del Segretario di Stato con l'esempio deila sua forte personalità, é il Segretario di Pio VII, negoziatore del concordato napoleonico e p.ppresentan•e pontificio al Congresso di Vienna: il cardinale Consalvi. Le relazioni e le lettere di questo cardinale costituiscono, a ~udizio di tutti gli esperti deUa m:t.. teria, un testo di stile diplomatico. I mutammti intervenuti neU'epoca contemporanea nella v1ta politica e nel costwne, <il sorgere di regimi nuovi all' infuori di ogni catalogazione aristotelica, hanno imposto alla politica es~ra e alla diplomazia deUa Santa Sede problemi senza precedenti. Si può dire ~rouo modo che l'avvento del }iberalismo e della democrazia hanno g;<Jvato a depurare l'azi<lne politica della Chiesa di molti clementi mondani e di procedimenti, troppo angusti e cortigianeschi. L'irruzione delle grandi ~ nella lotta politica., ha portato la Chiesa e una intensificazione della propa.l(anda religiosa e a puntare più sulle foUe dei fedeli che sugli artifw delle cancellerie e i maneggi propriamente diplomatici. L'affermarsi di potenti Stati totalitari ha non poco allarmato la Santa Sede, perch~ lo Stato totalitario, nella estrema esaltazione e dilatazione

" ED ESSI DDIIONO AHCOBA SAPERE UMA COSA. IL DUCE ED IO 1'101'1 SIANO NE' DEGLI EIIBEI NE' DEGLI SPECULATORJ. QUAHDO Cl DlA.MO LA MANO. ALLORA QUESTA STBETTA DI NAHO E' QUELLA. DI UO.MDil D'ONOU, !D IO SPEllO CHE QUESTI SIGNOBI POTIIAHlfO IIJlHDEJISENE COfiTO Df QUESTO STESSO AfillO. ESSI HAJOJO AHCOIIA FOISE l>!UZ 8PEIIJI10E PEil CIO' CHE BIGUAIIDA l BJU.CAHL LA' UGUALMEln'E IO ROII SPt:IIEII.EI TllOPPO PDCSE' UlfA COSA E' CEJ.TAJ OVUMQUE L'DrQJULTEIIL\ AJ'lBISIIE •or L'AnACCREIIEMO Jl HOI fiE ABBIANO TIJTTI l MEZZI HEC~ ". (Dcù dlocoreo teu..-o dol Fuoht•r o BerUno Il 30 qunalo 19CI)

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lioni di popolazioni minoritarie esistenti fra i suoi 35 miliom tOtali di abitanti contava un milione di tedeschi, dal canto suo con una politica agraria feroce, parve rnir~re alla « sistc:m~ica distruzione della proprietà tedesca jn. Polorua ». I tedeschi, moltre, non avevano rappresentanti al parlamento di Varsavia. E il gov~rno _polacco, per bocca del colonnello Beck, poteva proclamare, •n p•ena Società delle Nazioni, senza sollevare protesta alcuna, nel 1934, che il suo governo era deciso « a resping&e qualsiasi collaborazione con gli organi internazionali per tutto quanto poteva riferirsi al controllo riguardante l'applicazione da parte della Polonia, dei sistemi destinati alla prot;ezione delle minoranze ». Ma intanto, come per tutti i tedeschi d'ogni parte d'Europa, anche per i tedeschi di Danzica, il nazionalsocialismo era divenuto la fede politica indiscussa. Nelle elezioni del 1933 i nazionalsocialisti con,quistavano a Danzica 38 mandati su 72. Nel 1935, 44 su 72. La volontà tedesca della città si andava come si vede sempre più vigorosamente affermando. Però se a Monaco, Francia e Inghilterra, nel settembre 1938 erano sembrate inclini a deporre i rancori ideologici per avviarsi verso una politica di collaborazione, e costruttivamente europea. allorchè passò la bufera e si furono sedati i loro timori, proclamarono che non avrebbero ceduto ad altre richieste germaniche o italiane, per quanto giustincate e oneste esse fossero. Cominciava c06l quella guerra òiplomatica che avrebbe dovuto fatalmente sbocciare nel settembre 1939 nella guerra delle armi. Il p~imo atto si iniziò alla fine del mese di aprile 1939. Parlando il 28 al Reichstlag, il Cancelliere germanico formulava qt•este proposte. Danzica doveva tornare, come statJO libero, in seno alla grande Germania. Il Reich doveva altresl ottenere, attraverso il famoso corA SINISTRA: O ;e~~oralo Auqb, S. Jobnaoa. il più ac:euo pt'OJ>U91lcrloro dol14 l...-;• JKOD<Io cui do•••cmo ...,.. nevati aiuti a:ll• ll<I:ZÌOD.Ì cmc:ora debitrici cl-vli Stati Uniti (la l~o inlalli portò il a uo '"''") parla nell'ottobre del '39 CII s-erto . dal Pr.-aidente Boose-.elt SOTTO: l'atto di

1JN I~PISOlJIO DI GU E llft..A ì)IPLOMATICA TRA LE MOLTE ingiustizie perpctrate dal Trattato di Versaglia del 28 giugno 1919, quella relativa alla città di Danzica, fu senza dubbio una delle più palesi. Ritornata la Germania, dopo l'avvento di Adolfo Hitler, una grande potenza, e ini ziata quella politica di riunione di tutti i tledeschi alla madre patria che aveva avuto le sue prime tappe vittoriose nell'annessione deli' Austria e dei Sudeti, era logico che anche la questione di Danzica, città tedesca, presllo o tardi avrebbe dovuto esser posta sul tappeto europeo. Va notato poi che gli artico!i 100 e 102 del Trattato di Versaglia stabilivano che la Germania avrebbe ceduto Danzica e il suo tierritorio alle vittoriose potenze dell'Intesa. Queste a loro volta si impegnavano a mantenere tanto la città, come il suo territorio, sotto la protezione della Socidi delle Nazioni. Si veniva C06l ad escludere. a priori la possibilità di una sovranità polacca effettiva, sullo sbocco della Vistola. Ma la Lega delle Nazioni fece del tutto per ac~twu:e sempre più il carattere del predomtn•o polacco su Danzica, dichiarando nel giugno del 1922 cbe la Polonia era particolarmente designata « per assicurare eventualI'Oell.te la difesa e il mantenimento dell'ordine sul territorio di Danzica qualora la polizia locale 1100 fosse stata nelle condizioni di f.ul~ ~ •· E ~ Polonia, che fra i dodici mi.

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SOPRA: LuqUo 1939 - P>iqio~~ri m rcmte un incidente Terificatos.i. a M rai-Shek parla iD UDCX riunic SOlTO: Luqlio 1939 - Maniloalcuioo Sul carl•llo ~ Kri

che Le trattative dovevano essere solo tedesco-polacrhe e non anglo-tedesco-polacche. Invece tanto il BrlliJh Blue Book, come Chamberlain, nel riferire la propost:t, sopprimono J'aurhe dell'ultimo periodo della comunicazione tedesca: hlsando in tal modo l'intero senso d1 essa. E il 30 agosto il governo britannico sollevava la pretesa, scrive Gerhardt Jcntsch, dL sottomettere i particoJari del contenuto delle p roposte tedesche di trattative ad una procedura britannica e ciò prima che la Polonia potesse esaminarle. La sera dello stesso 30 agosto, poi, Sir Nevi-Ile Henderson fu ricevuto dal ministro von Ribbentrop. Secondo la versione ufficiale britannica, il ministro degli esteri del Reich avrebbe dato a lui lettura rapidissima (« at top speed » dice il British Blue Buok al documento 92) dei 16 punti ~u LUi il go-vemo germanico basava la soluzione della crisi. Goè questo significherebbe che la Germania non faceva che adempire ad una formalità, mentre aveva già preso il partito della guerra. Ma la cosa è diversa : perchè Joadùm von Ribbentrop dette una precisa informazione lUI tenore delle proposte e spiegò tutti i loro particolari


di D anzica, quello di Gdyn_ia. Se co~cessioni fossero state fatte alla Polom a a Danztca, concession i analoghe dovevano esser fatte alla Germania a G dyn ia. Mentre. nelle proposte del 18 aprile H itler aveva chiesto una strada attraverso il corridoio e nella letter~ a. Dala. d ier a''evll parlato di tutto il c~rndol~, ?'a formulava una terza proposta: t l plebl~~o, da praticare entro un anno. Se tal~ p~eblsc.tto fosse riuscito favorevole alla Poloma, 1l ReiC.h avrebbe dovuto avere una strada larga un chilometro con carattere non più di ex~aterrit~· rialità, ma di so,·ranità assoluta. Se mvece ti plebiscito fosse riuscito a favore della Ge~­ mania la Polonia doveva avere un passagg1o fino ; Gdynia con strada c ferrovia non po· lacche ma extraterritoriau. Accettando il plebiscito la Polonia doveva attuare : lo sgombero immediato di un territcrio già sottoposto all:1 sovranità polacca e la immediata costruzione di st,ade e ferro' ie onde intensificar~ le comunicazioni fra la Prussia orientale e la Germania. Alle 18,30 del 31 agos:o l'ambasciatocc polacco Lipski, dichiarava a. von _Ribbentrop che la «possibilità di trattat1ve dtrette

ore; den·mu•iono g-ioevrina . Ooa 9 io•ine c:in••e cbied• a La•ol 1l09ro.lo per il suo album.

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doH'tt<: c~serc pcrchè nel!.. none fra tl .'>U e '" idegr.tfò il cont<nuto cssenltale della comumc:' ·o'w l'Henderson ri<"cveva ,13 un uomo J, hduct.t ~>untt Londra alle 9,30 del ~l ago~to eu m po>.lic,tre. Nella giornat.l dd )l .tgosto ti ~on:rno dd dt unJ pcrsnalttà pola(c.t per le trattatl\·c·. b ,1 rt<C vuto nulla dalb Gran Bretagna the pm St crJ ·dtazione. Pure la Germant.t dfettuò un ulttmo >forzo

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1939 . La la:usoso Madame To.bo· ita1oloba, po.rla a Londra. 1ul ·· luluro dell'Europa " .

sarit dall.t Polonia pres,t tn benevola constdc. raz•onc : a tale proposito seguirà subito una risposta formale». (Non va dimenticato, pe· rò, che .11le t(\,30 del gtorno prima, 30 agosto 1939, IJ Polonia aveva ordinato la mobilitazione generale). Però il Lipski dich•.vava :ln· the che per una qualsiasi vera trattativa, o anche per una <]ualunque discussione, non :1\' Cva autonzuztom dt sorta. Alle 23, come \'C· demmo, la racho polacca, rtfiutava ognt ade. sione del governo di Varsavia alle propo~le tedesche. Alle 3, '>0 del l se:temhre si miziava l'avanzata tedesca. La diplom.tzia bntannica era riusc1ta nel suo intento: scatenare la guerra. Varsa,·ia aveva chiesto l'a1uto mglese.

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.tesso 31 agosto fece trasmettere dalla radio i sedici punti : a Polonia infatti rispose alla radio, alle 23, ma negativergognosa », di «novelli unni » e proclamando che il rina speranza. Ma alla Camera dei Comuni, Chamberlain, il > conoscenza delle proposte gerunaniche solo dalla radio 5. Mentre invece fin dalle 9,30 del mattino, se effettivaintenzione di svolgere opera med!atrice, poteva esaminare : fosse 'il contenuto di queste proposte. Esse contemplavano ll Reich . Alla Polonia rimaneva, in corrispettivo del porto

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Ma una terza fase Jt guerra diplomatica si svolse mentre già tuonava i l cannone. Di '!UC'sta terza fase, fu protagonista J'Itaua. 11 Du. ce il 31 agosto, aveva cercato, di fronte al precipitare della situazione, di compiere un tentat ivo supremo per salvare la pace. Egli aveva fatto conoscere al governo francese e a quello inglese che se avesse avuto la certezza dell'adesione franco-britannica e della partecipazione polacca avrebbe, per il giorno 5 set. . tembre, convocato una conferenza internazionale per la revisione delle clausole del tr:t: tato di Versailles che erano la origine di ogni


berlain aveva scritto nel suo libro « Down the Y ears » : 41: Non muoveremo il dito mignolo per »lvare il corridoio polacco. E' esatto che non abb1amo alcun interesse immediato nel corridoio e in Alta Slesia. Non si esigerà certamente da noi di assumere una speciale responsabilità per ciò che concerne questo terri. torio». Q!Wtro ~i prima, nell'ottobre 1932, Bevin aveva affermato : « La Prussia Orientale fu strappata dal corpo del Reicb con una mostruosa ingius·izia ». In qudlo stesso anno pc:rfino Winston Churchill aveva dichiarato al Comuni, il 2 r:tovembre: « Se il governo inglese vuoi fare realmente azione per la pace deve occuparsi della revisione dei trattati di pace. Che l'Inghilterra ne prenda la direzione e risolva il problema di banz'ca c del territorio polacco assieme a quello della Transilvania. Fino a quando queste questioni non saranno risolte, non vi può essere speranza di durevole pace ». Ma Winston Churchill -aggiungeva anche : «Sarebbe preferibile risolvere tali questioni

A DESTII.A: UG IDCII>ifMto a:ltioao ~r .. oie chUa l'ra:ncia oel GOnmlnc 1940: •• H- cliJMilbcat. O..U.ol ...

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malessere europ..-o. Le risposte, giunte il l . settembre erano f~ ­ vorevoli. La mattina del 2 il Duce faceva conoscere al Fiihrer che era ancora possibile convocare una confe-:enza precedu. ta da un armistizio. Hitler rispondèva affermativamea'e ma poneva come condizione che la nota presentata il l , scttembr~ dagli alleati franco inglesi, perelesse ogni carattere di 11ltim,:. rum e si riservava 24 ore di tempo per le wtime decisioni. Tale rispos:a veniva trasmes<a alle ore 14 a Londra e a Parigi che ponevano come loro condizione per l'accettazione che la Germania evacuasse i terntori occupati. Si volevano msomma, spingere le cose al passo estremo. E il Duce si limitò a portare a conoscenza di H itler le condizioni franco.inglesi. L-1 mattina del 3 settembre si svolgeva alle ore 9 l'ultimo atto della guerra diplomatica. L'ambasciatore britannico a Berlino, Henderson, consegnava al ministro vcn Ribbentrop un:1 nota del governo di Londra, in cui si stabiliva un termine di 24 ore per l'immediato ritiro deJle truppe dai territori polacchi occupati. Poco dopo veniva presentata dall'ambasciatore Coulondre analoga nota. Un memoramJ11m te· desco rispondeva che il Reich si rifiutava di ricevere, accettare ed applicue richieste a carattere ultimativo e osservava che « la mi. naccia di marciare contro la Gennania espri· meva il proposito erodamato da vari anni da molh uomini politici britannici ». Era la guerra : la vecchia e la nuova Euro. pa sceadC\•ano in campo. Danzica era soltanto il pretes•o. T re anni prima, sir Austin Cham.

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SOPRA: Bombe inQ:le.a.i au un cimitero f.ranc:eae A SINISTRA BerliDo: GTVorteozo per diieudere i pcu.~anH dalle bombe ioeaplo•o.

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LA LOTI A DIPLOMATIC..A, come è ovvio, presuppone l'esistenza della diplomazia. Da questa quasi tautologica notazione Jerivercbbe Junque che tutti g li Stati esercitano la lotta diplomat'ica per la semplice ragion<> eli avere una diplomazi:t. Ma nel caso degli Stati Uniti d' Ameri<a, il concetto di « lotta diplomatica » merita qualche ri<;erva perchè la grande Federazione d'oltre Atlantico, sia per i suoi istituti fondamentali , sia per l'indole e i modi di vita delle sue popolazioni, non è uno ,Stato ragguagliabile ai vecchi Stati europei. In fondo, la lotta diplomatica non implica soltanto l'esisten.za dei diplomatici, ma la costituzione di una diplomazia come «corpo», avente una relativa stabilità e autonomia rispetto ai governi che si avvic-endano al potere, una sua continuità di· vedute e di fatti sorretta, oltre che dalla esperienza tecnica, dalJa tradizione e dalla stori'a. Per condurre una Jotta diploma~ica vera e propria, che s'imponga quasi esteticamente per le sue ingegnose raffinat~, bisogna forse che gli Stati siano vecchi e piuttosto deboli. La gioventù e la fona si, manifestano più col vigore ingenuo e inconsciamente spcezzan~ che con l'abilità, i sottintesi e gl'inganni che sono l'appannaggio obbligatorio dell'arte diplomatica. Ed ecco una ragione di. più per la quale lo Stato nord-americano, pur facendo una poJitica estcn attiva e bl..lora decisiva, non conosce una vera « lotta diplomatica » nel senso europeo. Ma ritorniamo sull'altra ragione essenziale e visibile, per~ connessa strettamente alle istituzioni politiche. La costituzione


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del 1787, considerat-a con mentalità europea, non solo ci fa escludere la possibilità di una diplomazia americana saldamente costituita, ma ci fa persino dubitare di una conseguente politica estera degli Stati Uniti. Sembra difficile, infatti, po· ter identificare una politica estera logica c unitaria quando essa non riposa su un autonomo e ben definito organo is~ i ­ tuzionale. A chi spetta in definitiva negli Stati Uniti la direzione della politica internazionale-? Visibilmente essa è affi. data al Presidente, essendo il Capo dello Stato runico inc,lricato di stabilire le relazioni con rcstcro e di nominare i diplomatici. Ma questa delega che i singoli Sta' i della Fe. derazione conferiscono al Presidente è . sottoposta a risérvc c a controlli attraverso l'ìstituto del Sena:o, il qu,ile, per la sua costituzione come per le sue attribuzioni, non ha n:entc di comune coi corpi legislativi europei designati con lo s'c>so nome. Esso è composto di 96 membri eletti per sei annt dai 48 Stati dell'Unione, in ragione di due senatori per ci:~­ scuno Stato, indipendentemente, cioè, dalla ciiversa importanza di questi Stati c dal numero dei loro abitanti. Una rappresentanza senatoriale cosi concepita e praticata, può sembrare alquanto strana a un democratico europeo troppe abituato all'idea della proporzionalità fra eletti ed elettori: in America essa è invece naturalissima e logica perchè gli Stati sono considerati come membri eguali d i una specie di società delle nazroni, e i loro rappresentanti nel Senato hanno veste e prerogative di esponenti di governi autonomi. Non - altrettanto logico, in verità, può ~embrare il fatto civ.: il Presidente, eletto col suffragio dei cittadini di lutti gli Stati federali, sia costretto, in materia di politica cstcm. a fare i conti con un organo esccuti\'O il quale è assai meuo rappresentativo della volontà generale <lei capo de!Jo Stato. Dei due istituti costituzionali - il Presidente e il Senato -il sccÒndo, che è il meno perfctt'O, ha una funzione di controllo sul primo. E questa è indubbiamente una anomalia

berliD••• colpito da bombe britGnDiehe.

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del sistema democratico degli Stati Uniti anche dal punto d( vista puramente tecnico: sicchè non è da meravigliare che i due istituti chiamati dagli artefici della Costituzione a collaborare insieme, agi. ~o in perpetuo attrito. Si riconosce ·generalmente che il Senato sia, dal punto di viSI'a della prudenza -e delle qualità intellettuali dci suoi componenti, assai superiore alla Camera dei Rappresentanti

(e questa optmone fondata fondatissima), ma è probabile riposi sopratutto sulla sua nat Wl relitto storico e una invi punto per questo il Senato 1 tanto meno maneggevole quan


crattati (e del resto non si comprende come questa inizi'ativa potrebbe essere comune ~ contemporanea fra Presidente ~ ':icn~to). e un fatto che il Senatore può respingere un trattato che il IPresiclent,:: abbia stipulato da n do pieno scacco al capo deJio Stato (come avvenne scandalosamente sotto la presidenza · Wilson a proposito del t.rattato di Versaglia). esercitando con la facoltà della riserva un ve re e proprio potere esecutivo in gara wl Pre: sidente. E non è raro il caso in .:u1 talum Statt, per la loro autonomia legislativa, r_en~ano inapplicabili nei limiti del loro . temtono 1 trattati internazionali già approvati. Analogo diritti di controllo, e con !e stesse forme e procedure, il Senato ~rota su~le ncmine che il Presidente fa degli ambascta· tori, dei ministri, dei giudici della Corte Su. prema e di altri pubbiici uflicia.h. Inoltre. a meglio definire la parità di diritti e .di Fteri fra il Senato e il Pres1dente, quest ult1mo è lasciato rompletamente solo dinanzi al rorP" •matow,,/e. Ai di battiti del Senato, c così pu n geatlro.le WeY9c:md e l Alto coromiucuio deU"Alric:z frane... a Daluu, BodaoD.

fezione come organo rappresentativo clcmocra tico. C'è in esso una specie di civetteria oppositoria, e un umorista dt _o ltre At~antico non ha esitato a paragonare 1 senat;~r, amer icani, per la loro suscettibilità un pc' vana e per il loro umore bisbeti<o, :~Ile<. p_r•· mc don ne» del teatro. L'anomalia cost.tuzw. naie accennata di sopra risulterà assai )'iù grave di conseguenze quan.l·l ,: ·:t•~sidcrino le prerogative del Senato. Se il Pres1Jente hl la facoltà di stipulare i trattati intern~z•o­ nali, ii SenaUo ha il potere di confernwli, ossia di renderli esecutivi, e a renckrc q!...C· sta conferma meno age·.·de, si richieJe un \'Oto di approvaz•onc che r.1cco;~,, IJ nh_.;gioranza di due te121 dci componenti. Mentre la Costituzione non precisa a chi spct1 a temporalmente l'iniziativa neilo stabilire 1

SOPRA: 11 genarale Noguea. residente d"' Ila Franc10 al Maro::co pa:rtecipa ' un rice'YilneDto oUerto dal Sultcmo a Ra.bat - A SINISTRA: DurGDt. il euo sovfllomo ia Frcmda il CCUlcelli.ere Hitler ai • inc:oattcrto con il Ma.resciallo P'tcà.a, c:apo de Uo Stato ircmceee e PreaideDte de l CoDSiolio dei Miniatri.

re a quelli della Camera de1 Rapp;(-sent.mti, aon partc:~ipano 1 mi. nistri, i quali sono, Jnche <ii nome, scmplic1 Segrct~n •k: P;-c:.i~idcnte c formanl'T una specie di Gabinetto p;rticolare del Cipo Jcl. lo Stato. Così i'l tali corp1 elettivi ver.gono ad assumere grandissima imporranza :c Commissiom eli poht1ca c~tera, e il prcs1Jcntc: dd Po,-eign RelatiOni Commillee S<nator;ale fmiscc per diventare un .:luplicato Jel Ministro per gli affari cs'eri, col vantagg'o in più eli essere pienamente indipenC:cntc àal upo ddlo Stato. Date tutte queste (OndizJoni, delle quali troppo lungo s.ucbbc. anche se facile, indica1c g h eff<.111 nel :orso deli~ s'Qn a pohtit-.t d,·=?l' Stati Uniti, è ~gevole compr<nclere the l'azione int<rnaz•OJule .jel Nord America non può non essere scggctta a sbalz1 c a contr,1c\i. zioni che ne pregiudicano il normale svolgunento. La politica estera della Repul:iblica Stellat:a emte certamen~e, e clal punto di vista ~to­ rico può essere razionalmente deli neata: ciò non toglie però che, nel suo farsi e atteggiarsi, è di difticile mtendimento, essendo il risdtato sempre sorprendente, e avventuroso di una lotta permanente fr~ il Presidente e il Senato. Nella determinazione più gra.,·e che uno Sta· to possa essere chiamato a prendere nei confronti dell'estero, ossia nel dichiarare la guerra, gli S!lati Uniti d'America si trovano poi in ccndizioni di nussimo impaccio, po1chè la Costituzione riserva la fa· colti di dichiarare la guerra al Congresso (Senato e Camera dei Rappresentanti insieme riuniti) e ad esso soltanto riconosce il diritto di concedere: i mezz, per preparare e mantenere l'esercito.


I riflessi della forma costituzionale americana nel campo diplomatico non possono essere che negativi. Se nulla è veramente autonomo e continuativo nella politica estera, come può darsi una attività diplomatica definita? Quan. do gli stessi ministri sono ombre !abili elci controllato potere presidenziale, ci si può li gurare di quale autonomia e prestigio possano godere i diplomatiti. Ben lungi dal costi. tuire un « corpo » selezi<lrul!o e stabile, e;si svno degli avventizi revocabili ad art11no del Presider.t< e seguono le scrti delle vicende elettorali. Non' esiste in lunerita la figura del diplomatico di carriera con abito mentaie e professionale ~quisito per educazione e tr:l· dizione: ivi si è diplomatici occasionalmente, e una volta revocati, non si rimane nei ruoli o a disposizione, ma si torna alla vita privata. Questo fa sì che gli ambasciatori ameri. cani sono in genere più personali, più schiet· ti e meno cauti; il che li rende a volte perso. na.l mentc simpatici proprio perchè m:tncanti di qualità diplomatiche, ma non di rado I; f.t

p reso 1 ventart la gue~ ambicn di que che, n1 nia, ab solidar1 splicito brava 1 giamen rivolge• Roose\'• "anti 1 suolo illusion da bel invcxe tato af1 <..he pro avreblx ciamo • nato e A

indiscreti, b: uschi e guastafcs c. Che dire, ad esempio, di quel Mi- . nistro plenipotenZJAr•o :t:nenc.mo a Madrid, il quale mentre esistevano normali e pacifiche relazio. ni fra il suo Paese e la Spagna, non esitò a dichiarare pubblica· mente che gli Stati Uniti si sarebbero di Il a poco impadroniti di Cuba? Questo singolare diplomatico annunciò un proposito del suo governo che i fatr; non tar. darooo a confermare, e la sua incredibile ind~rezione non avrebbe potuto nuocere che al suo Paese. Più grave è il caso per gli Stati che sono in relazione con gli Stati Uniti, quando gli ambasciatori di questi ultimi attribui~cono al loro governo proposit~ inesistenti e si fanno ,ear:tnti Ji iniziative che :;ono frutto :.olt:u•:.o Jula loro (antasia o Jdlc lorc prd~renze p•:rson~l i . Il signor .Bullitt, che ha Jiret. to l'ambasci~ta amt:ricana a P:trigi negli ultimi 'tc:mpi, an''''

sum

Moc:ça d britcmnic aqlo-ru: aio. alt~


non si sentono in posizione di subord0ati: ~i qui ~che: ~ loro salti di umore, i loro bruschi e spregmdicatJ attegg•arnentt nei confronti di coloro che li -hanno nommati, c certi fenomeni di indisciplina dei loro subocdinati. Così abbiamo visto di recente il signor Kennedy, ambasciatore a Lo~dra come uomo di fiducia del Presidente, prendere pubblicamente partito sulla questione degli aiuti militari ali'Toghiltcrra e dcll'intccYento in guerra degli Stati Uniti, e quindi afcend.erc, appena toma!jo a Washington dibattiti politici e polemiche di stampa allo scopo di contrastare le opinioni del Capo dello Stato. E abbiamo visto, per un altro verso, i segretari e gli altri funzionari addetti all'ambasciata americana a Parigi, darsi a fabbricare passaport.i flsi pe.r favorire la fnga di òttadim britanniò, per modo ·che, scoperti dalle autorità tedesche, sono stati tratti in arresto ed espu!si dalla Fraoàa occupata. Episodi e fatti che non depongono certo a favore della sèrietà e della correttezz.a della singolare di.plO!UllZia americana, ma che non hanno sollevato il minimo scandalo negli Stati Uniti, dove la diplomuia non fa corpo con i ammmistrazione òello Stato e non impegna a fondo la respons:tbilttà ciel governo. Qui giova avvertire che l'irresponsabilità della diplomazia americana e le libertà bizz.arre che si prendono 1 su~• componenti occasionali, non sono soltanto conformi all'inàok de! popolo della Repubblica Stellata. ma rifl~ltono aderentemente le libertà, le bruschezze e le sprezzature della stes\:. politica SOPRA: D fo!otucièJllo P'ta:i.~ .d della Federazione ; una poli~ica la quale, benchè si.ocicarnente Parc:-H6tel di Viclt.y. nella aua al<maa di !onoro. A SINISTRA: delineabiie e intellcgibile, ha sempre un andamento tecnicaLa nuo•a: moneta da ciDque mente irregolare, folto di scarti e di sorprese, e poco riguarir<mebi eon l'olll;io do! mare· oeiallo P'tam. SOTTO: l lol?gra· doso nelle forme esteriori: poLitica, insomma, di popolo gioti aoa.o .caed'l'li clal caa!ollt> di vane, forte, ottimista, sicuro di sè e che non stima troppo gli Cb<nerou. o"• soao ri.cehìuai 9\i •x prim.i mini•trì Dcrlad.ier o altri paesi. Nel 1846, durante quella marcia irresistibile verso Reynaud, l'ex mi:Disb"o deli'ia.· Ovest alla quale si diede la mis•,ica insegna di « destino male rr:O Mcmd•l • U qea. Game1in.

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altro che manifestare i suoi personali sentimenti. Egli non aveva agito da ambasciatore, bensì da uomo di parte io quest>ioni che riguardavano esclusivamente il Paese presso il quale era accreditato. E dai due casi diplomatià che abbiamo ricordato non c'è da trarre che questa conclusione : nel trattare con am . basàatori americani bisogna guardarsi egual~ente dal non credere affatto alle loro diclliarazioni e manifestazioni, e dal crederci troppo. Si può contestare l'utilità di una conclusione che non offre una chiara norma di condotta, ma non sapremmo trovarne una migliore. In defuùtiva, la caratteristica saliente deUa diplomazia americana è l'ir~ponsabilità, esclu?endo da questa parola ogni significato detenore. I diplomatici americani sono irresponsabili perchè tali li fa l'ordinamento costituzionale del loro Paese e perchè, come si è dettp, sono degli ·avventil.i che non hanno rinunàato alle indinal.ioni e ai gusti della loro libera personalità per formarsi un abito mentale che, in roancanu di una stabile organizzazione diploma.tica, non sarebbe affatto apprezzato dai loro concittadini nè dallo St.ato, e riuscirebbe loro piuttosto d'impaceio e di pRgiu.dWo nella vita. Essi sono degli informatori occasiooali e saltuari della Segrete-

ria di Stato e del Presidente, verso i quali


SOPRA, Nei diato,..; eli Pari9i la popolcu.ioae cercc. eli utiU...U. l rottami delle migliaia d i :~utomoblh ab· bcmdoDati daii' HOràto ia luqa - SOTTO Parivi 19~1: Uaa. corsa di fo:ttoriDi.

nifesto », la giovane repubblica si approprio combattendo del Nuovo Messico, perchè, co. me candidamente fu confessato, s1 trattava <<<Il un cavallo troppo bello perchè non doves~e suscitare il desiderio di prenderlo ». Nel 18:53, il grand~ Commodoro Pere) si presentò con la fl<ma davanti alle coste del Vec. chio Giappone c puntò minaccioso i cannoni. Per effettuare for~ uno sbarco? No ; ~pli­ cemente per esortare quel paese ancora sepol. to nelle tenebre di un 1mpervio asiatismo, « aJ aprire i suo1 port1 e aJ entrare 10 rapporti con gli stranieri». Nel l 898, la guerra vittoriosa contro b. Spagna per Cuba, cu1 tc.:nnc dietro l'acquisto, nel Pacifico, delle Fil1ppinc e dell' isoletta di Guam, fu lOndotta, ad onta degli appelli dd governo d1 Madrid a una mediazione internazionale, con la più orgo. gliosa spregiudicatezza Ai pnmi ciel secolo, nonostan•.e l'impegno assunto con la Gran Bretagna col trattato Hay . P:~.uncefort (l 901 ). il governo di Washington rinnegJ t l principio della neutralità del Canale di Pana. III1. N el 1903, la resistenza della Colombi.t a cedere i t~rritori attraversati dal canale d1 Pa. nama, spinge glt Stati Uniti ad assecondare uru rivoluzione nello Stato colombiano, donde nacque la Repubblica di Panama, comodissima sottomessa agl'interessi americani. E senza ave. re alcuna iotenl.ionc di impegnarci in una elen. cazione, anche sommaria, dei fatti più salienti della stA::>ria politica americana, si potrebbero ricordare i bruschi procedimenti che il go\'er· no di Washington tenne verso San Domingo, Haiti e le isolt Hawai, il divieto d 'imm·i.

graztOne impro,,·1samcntc 1mposto al Giappone nonostante il precc:dentc Gentlemtm'J Agreemenl. la non mantenuta convenzione protettin della Fran~1a dopo il trattato d1 Versaglta. Si d1rà che tali azioni e sistemi sono confo~mi a quella « pura politica » di cu.i anche altri Stat1 hanno dato cospicui saggi ed esempi. Ma J'ossen•azione è giusta soltanto nelle appa· rrou. La «pura politica » dei vecchi Stati europei, anche nelle sue espressioni più bru. taJi, è stata sempre vergognosa di ~ stessa, c s'è ammantata pudicamente delle veneri del buon diritto; di modo che la menzogna politica e diploma4ica è ~ita almeno per rendere omaggio a.IJa virtù. Gli americani, a.IJ'opposto, seguendo i dcttaml deUa pura politia non hanno mai sentito il bisogno di giustifi-

cal.ione; essere giu po spont; satj di cir l gove1 dere e p lit1ca am• mersi. dal sedune Essi dcv<

complessi lo ameri< libera da prattutto di veri e ruti, non


tra, alcune voci, che già credevo sommerse, SI levarono, ccme un lugubre canto funereo, recitando un mea mlpa che riempl l'aria gc:~­ \·ida di squallore; in preda a un esasperato mlsticismo, rivelando d'un tratto la prù acerb. umiltà, vidi certi uomini confondere le loro lacrime alla polvere, cd è questo sr~ttacolo che: mi sorprese più di tutti perchè non avrei rr.:u potuto imag;nare quegli stessi uomini in qudl'atteggiamento •anto p'etoso. Claudio Farrére scòse, alcuni anni or sono, un articolo che fece sEnsazione, predicendo -.he milioni di francesi si sarebbero ucc;si o sarebbero ;mpazziti il giorno in cui il lo o benes~ere epiwreo sarebbe stato stroncato o dall.t 1ivoluzione o dalla disfatta militare. Quel giorno è arriva•o ma per dar tcrto :1 Claudio Farrére . Infatti i fmncesi, p:>dle s ~t· timane dopo la più damorosa disfat<~. (!dia ìo1 o storia, voltano e rivoltano le circostanze (Ome un difficile libro dove poter leggere.

Porigi . agosto 1939 . Le mitaio-:'• militare francese . iDccr:ricata di trattare COil la Ru.as1a parte per Mosca .

IL DEBITO DELLA DISFA T'l'l\ HO MESSO da parte akune m1t pagmc mcdite sui giorni della Disfatta; di quei memo rabili pomi ricordo oggi soltanto un particocolare : all'accanita esortazione alla resistenza a oltranza seguì, sui giornali, uno stupore eh~ durò una settimana circa, fino alla firma dell'armistizio ; in quei momenti di vuoto profondo e di silenzio mortale ebbi l'impressione che anche il più coraggioso francese non anebbe più nè scritta nè detta una parola c che non soltanfo la radio ma anche la stampa non avrebbero ·più dato segno di \'ita. In quell'atmosfera di apocalisse, una dopo l'aL SOPRA: Mosca, 22 caqe~to 1939 - Molotol firma l'cu:cordo ruoeo-tedeoco, Nel !Oli<!!> Rib-trop e S·t alia. A SINISTRk BetliDo. 12 oo-.emb.-. i~: l'cmho J>eUa capitale teduca di Molotol,

l S(:gni di una diversa esistenza, che rassomiglia molto alla nostra, sono qua e là evidenti, ma molto più evidenti e diffusi e generali sono i sintomi dell'agonia. ,jj tutto ~n mondo e di un regime che muore non perdlè vuoJ morire ma percbè deve morire, prova ne è il fatto che, particclarmente in zona libera, scrittori politici quali Maurras e Daudet, Do· riot et la Rocque, Carbuccia e 8ailby conti nuano ancor oggi e con più violenza di p rima ad attaccare i « despoti <!ella disfatta » tutti leadm ~:! partiti tramontati e dli jn fuga e chi in prigione. Q:;_~ polemica quotidiana a una sohà voce, senza ris~~ se sl ~=:~ q~!a. deUa propaganda britllnllica ~.r radio o per tratte, si d~, a pri[na v'.s:·a, fatt: a vuoto ma ha in realtà le sue ragioni, si vuole, comt: JCrive Uoo Bailby nel suo nuovo giornale I'Aierle (très MMé(hall) che a:rti meto-

di, certi uomini siano JCOmparsi per sempre nello 5pirito ddl'UIIIIOiti francese. Jacques Dodot iMittc, Dtdl'&..Ni,.,UO• NlllitniiÙ, tu! paiQ)Io mmn pw dd .:oa•1ni•oa.


La catastrofe ha eli i secondi, d punto so, sul piano na.z.i< stri del bello stile Se un pizzico di in troviamo appunto in Daudet, jn Mua1 la famigerata « rea la destra elettorale. intellettualisrno a diamo i giovani, l nuovo regime, da gati ancora allo Sf chia generazione c rimasero a loro m l giovani hanno gi il programma non

p,./fia famiglia /at• f,bertà eg11ag/i.mza che ,-aie dinnanzi ' no che le eleganti nasse nei nuovi qu tornc alla du:~ta e no gli ultimi bagl sideri nostalgici sen f'indi"idualtsmo rir Jn,·ano i maestri d goare anccra oggi, s.tto al seuccio de i.t più dura discipli1 Identico errare con Montagnon quandG tezzandosi ntosocial sti, così ptore 1 ne in comune con. gli Ci: mclto Ji \'ero, <.l1v1duahste Jepui~ s.èdt: tenJ .1 rede1•, ccntre-p:ed Jc la 1 In altr<: parole, la mino dcfla realtà c, l'utopia c: defla pu cosl quakosa s.uebl delle sue ecrie, e,

SOPRA: B.rlino 13 DO••mhre 1940 · Ua c:o~:t••qa doGe fra Molotof • •oD Ribbout:top A D&STRA: P eom.a.tiNorio Molotof eDira oel ca11tello di B•ll••ue.

Ccm/IIIIIIÌJI!Ie pas m<>ll, an•crte a caratteri di scatola, dando un quadro piuttosto tenebroso Jelratti,·itit clandestina degli affiliati di Mosca; Maurras vuole, nef. r Actioll Fratl(oliJe. che Si f.tcci.t fabula rasa di tutto il recente passato, affermando che senza la distruzione delle m,tlefichc forze del vecchio regime la Francia non po!cl sopra \'Vivere ~Ila cat.tstrofe. Netri~sicm~, tutte qu_estc. polentiche di politica interna ed estera ncordano vagamente d pe:1odo ,t, c·ntlniStiCO ai primi anni del Fascismo. L'elemento gio,·ane i: ;n Franua lOmf-'OSto in gran parte dai combattenti reduci defLl disgra_ziat.t guerra, che si ~no fJt;8r.uppati in una Legione Na. zicnale de; Comba"tentl, volutt dal Mares~1alfo Peta•n e che conta due n , . L L. . . Il L . . Ul)\ l giomali: L<J Lég1011 c e eg,onn::ue: a a egwne s1 innesta il movimento nuovo dei Comp.1gnons .Je Franl'e che ta sent1rc la sua voce sul suo settimanale d' o.. . . F 1 recente pubblicaz,one, ompagnons; ceco CIO cuc m rancia è venuto fuo · d li ---•· La scon f.1tta ha messo io riFe fl a a disfatta. E non SI· tratta di ·Ulteli e!tuaJL . f . b'f' . . l vo un eccesso di intellettual1smo ra 1 responsa 1 1 pnmt cella guerra· e senza , , · " . d ' 3\ C( SU bìto alcuna accusa, l espr11 crlftqlfe e passato al più fosco splend : ore a1 p·u h l !apt'do tramonto. P er co oro c e conoscono a fendo la Francia di · · •· . f . . d' len 1a fine dell'intdlettual•smo_ rancese e un avv~~umento 1 non comune im rta~2:a. , 1 dif'tcio aa.z.ionale SI elevava sulle fragtlt colonne dell'intellettualism~ dal . · e1 mia aU'-arte dd la guerra, tutto rifletteva uno stile letterario diven ~ eco~o­ 0 assai bizantino; il destino del paese era stato affidato alle migl' ~ alla ftne . . . eb ton penne l' scrittori consumah, questt e non 1 cannooj ave bero dovuto v' • ag 1 . . d' G' d mcere la ,, e r:corderete 1! successo oratono 1 un trau oux, di un Duh . o uerra; 1 1 riot, la fortuna dei_ fa'?P~~eJ~ di un Mauriac, d; un Maurois, ~e ~ d un lier. un Alaio, tutti rafffoatl st11ist1 che sulla carta « demolivano » il n . ~nda, di rapKJamente e inesorabilmente avanzava. 4 loro prosa, senza em 1c~ che però abile fattura, al loro confronto uo La. .Rocque e un Doriot eranod~bb1 o,. ec:a di ue dtlettam:.

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Q.,dl.t >ll~··' :oru, hl Abm d,\\,\ per monbond.1, in .neno

J; un ,<:c,c h.! "·ha.hu.l:O 1.1 Franda. :;:

Cii adoli ~i sono ,·olatilizzata prima .mcora che ,·enisstro anìranta Jallo ,dcgnu da (Oioro , he scn rimasti fra le gi.gantt><he rovin( ton il do,ere schiacciante della rico\truz•<'nt:. Il debito delb dasfatta non è soltanto duro J.1 pagare .11 'inc1tori nu an<he f rl gli stessi francesi perd1è è ..an kbito che si ha fuora :! in ,asa, e anche con la migliore • olontà che i f ronlesi poss.mo .1.\ere per rifarsi ·1n ,y,·cnire ncn d: .\\·,·enare per loro senza la \'Oiontà dci nnotc•ri; mJi, dunque, l.1 Fran~ia SI è trovata, nel corso della sua ~tori a, in un.t situazione tanto tragica, lo s: -.,>o Pét.1in 'o hd detto in un suo recente messaggao: penitenu, pri,·a. zioni c purificazione; stroncare, anzatutto il male tiiJ •adice che ~ lJ famiglia; ridare alla fama glia tut c al s'!o senso morale n.10l anche dire risolvere e •c•;·phfoc.trc al dei suoi «eterni principi» applicati all"mtdli-gcnza crcatrilt, prancipi ( he non problema sociale già per se s'·esso, date le c;n:ost:~nzc, infinitamente complicato; allontanare i germi della detOmposono stati sepolti ma distruttt; tutte le sorprese può risenarti l'aHenirc eccclto ''zicne. risanare i costumi, guidare le masse 1'erso quella di una Francia rifatta all'imagine del suo passato <• demo~ratico )) e « um\ersalistico » come se la rappresentavano Gide, Alain, Bc:nda, Rolland, Langevin, la fecondità, \'erso la vita sana e le necessarie .1stinenze, Rcmains, Dugamel e tanti altn ingenui c addormentati filosofi frequentatori \'erso ri lavoro patriarcale e nella strada opposta :1ll'orgo assidui dei salotti di faubourg Saint-Gennaio e dea phagtu di Auteuil e di Longgli o e al nefasto materialoismo; selezione c ptarificazion€, champs. la bancarotta del pensiero « francese •> è stata totale e fu il preludio nella disciplina; in questa via, fra lo zelo degli uni e la della disfatta militare e della catastrofe generale in Francia; a\'remmo potuto rassegnazione. degli altri, i francesi, ancora con cechi sturendercene conto pcrfet!:tmente cinque anni or sono quando il M em1re de Franre pìti dal brutale passaggio dal sogno alla realtà, tenendosi pubblicò la traduzione dell'opera capitale di Osvaldo Spengler: A1m1 de,iJivi, por mano, avanzano penosamente. l superstiti, dopo il naulibro d'un vero profeta che tuttavia i francesi anche più smaliziati noo si diefragio della moderna Babele, toccano terra qua e là, todero la pena di pi-gliar sul serio, dandogli del visionario e dello stratedesco; erronilicati soltanto dal loro istinto di conservazione. Che dire re che commisero all'apparizione Jell'opera completa di Nietzsche; errore che di più sul conto del loro avvenire? nient'altro che le !ero commisero alla prima del Ta1111hd11Jer all'Opéra. ~P'\a.....,. parole: « l'innesto nell'albero francese è una fatn . Alla profezia di un mondo nuovo di Spengler, rispondeva Benda con le storica, ma l'innesto riesce a dar nuova vita e nuovi geremiadi e Gide con le sue molteplici crisi di coscienza e Alain con 1 suoi rutti se l'albero e il giardiniere lo vogliono>>. ,-ergognosi libri: C1mvuiJions de la Force e E.chec de la Force.


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p 01; 9 , 1919 . Lcmdn>. detto il Borbcrbl" l><lrilliDo. De) aolten=ei del Pola:ao di Gi...-tida prima di UDO •eduta del p.roc:...o.

II~ 1'HIS'rO SIGNOIII~

IJI Cii\tllli.\IS MENTRE nella prima,era Jel 1919 si •on~lntr,l\.J ,u Parigi l'attenzione del mondo a causa dei preliminari pd trattato di pace e la firma del med_esi~o, u~ pi~colo fatto di cronaca ven~ a un certo momento a msmuars1 ch1edendo per sè una minima parte dell'interesse gene~ale: poi_~on rapidità inaudita si gonfiò, ingigantl, p~ proporzJOm talc msomma che il suo personag. gio divenne a u~ t_rat~o. popolar~ quanto l~ erano, e forse più, gli stessi membn ~tun•t• a Ve~sadles: dall _ombr~ della sua vita malefica e traoqUJila era usc1to l.andru, ti ~ tnsto signore di Gambais ». Stava accadendo un fatto straordinario: nonostant il lavoro dei diplomatici in suolo francese e I'importama m ~ diale della cosa, terminata la ~erra, Parigi· si stava logoraoC: di noia non avendo a. portata d1 ~o nessun avvenimento che la appassionasse. Si, qualche tentativo per smuovere le acque


motale. Alralba del nuovo secolo lo sposo fedele e innamorato, rinte,cer rimo professionista, il padre amorevole ed esemplare di,•enta di wlpo un delinquente, che fino al 1914 fa raccolta di condanne per truffe di vario genere, falsi. e abusi di ftducia. Si presentava per esempio agli sportelli di una banca a ritirare una cauzione di cui aveva già disposto qualche giorno prima, acquistava automobili e stabili per rivenderli prima di a''erli pagati. Nel 1913 era uscito, dopo tre anni di reclusione, dal carcere di Loo.s, ma neLragosto dell'anno seguente veniva condannato di nuovo a quattro anni di relegazionc alla Guiana e a mille franchi di multa per furti ancora c raggiri. Riusciva a rendersi irreperibile, tanto più facilmente che la guerra distraen le autorillri verso altri interessi, e una certa confusione fra emigrati e cittadini favoriva la dissimula:eione della sua persona. Se ne rese conto, e sentendosi ogni giorno più libero nei movimenti, lasciò parlare restro e lui che a\·eva sempre vissuto in provincia, a Clamart, a Loisy-sur-Montmorency a Grand-Montrougc, prese in affitto un appartamentino nel centro di Parigi.

*

*

Ora la sua attività acquista un ritano vertiginoso, la sua per· sonalità si moltiplica: Lan,lru si finge volta a volta rindustriale Paolo More! di Asnières. !"ispettore delle Poste Raimondo Diart, il profugo di guerra pro,·eniente dalle pro\lincie del nord Edoardo Cuchet, il diplomatico Natier in procinto di esser nominato console di Francia in Australia, l'ingegnere lucien Guillet nativo di Rocroi, Fnrest, impiegato di Dio sa qu:1le ministero. Nello stesso tempo la sua amministraziom· è minutamente tenuta, ogni cosa è annotata, ordinata, cl.tssific<~ta. con la pignoleria dell'ex contabile quale era stato in gioventù, e rarchivio delle lettere è un modello del genere. 11 terreno delle sue manovre è U11o doi problocai ello pòi>. aalllcz•_,. Pariqi ...1 1134: qiMUo doUor di'C<>IczoioM (dCI " :Mirolr \tu MoQdo " , aprih ltiM).

Sl LA CRISE CONTINUI....

.lacbCII'IICI.. l t "Prli• lt30 - U 3 • baH119liooo d.i cacciatori ltcmc-.i. diaclolto. b11911a per ua.'ulU:ma .olta i au.oi vavlia.rd•Ui nelle acque del Beoo,

è 'ero che a quattorditi an m egli st tro,·aya m un colleg•o d, f r.lti, col gr:1do Ji suddiacono laico, alla ,.i!'ilia di servire la :'-ie;sa. Come non raggiungesse questa meta ambita, il timido gtO\'Inetto amante dcii t meditazione, della solitudine e degli snupolosi esami di cos..icnza negli angoli oscuri delle chiese o dei cortili di ricreazione, non sapremmo dirlo, certo non abbandoni> l'ambiente dei monaci anche Jandcsi ad altri studi, poichè all'età Ji di(iotto anni gli ,·cni,•.t affidato il compito di tracciare per essi i piani di un asilo religioso. In quell'epoca St stava dedicando allo studio del disegno e dell'architettura. Un giorno, neii"Oratorio che assi,luamente frequentav.t, in occasione di una festa vennero ad as•birsi alcuni salttbanchi di passaAAio. e il giovane beniamino del convento fu chiamato a dare anche lui un.1 prova della sua notevole agilità con esercizi di equilibrio e di acrobazia. Ricevette gli applausi del pubblico e dei girovaghi stessi, mentre il capo di questi gli predicen solennemente: «Tu sarai prima o poi un cel~re serpente da circo equestre. Ragazzo, ricorda queste mie parole!»· Certo dovette ricordarsene più di una volta, Henry Désiré Landru. quando in seguito usò delle sue doti serpentine per tutt'altra bi:.ogna, ma in quel momento il successo lo esaltava per gli occhi innamorati di una fanciulla nascosta fra gli spettatori, per l'unica donna ch'egli doveva amare, per !"unica fra le cento e più «fidanzate» future ch'egli intendesse veramente sposare, per l'unica fra le prescelte dalla sorte ch'egli non uccise, per Maria Remy. Si fidanzarono, i due giovani ·virtuosi, e quando Henry ebbe terminato il servizio militare nel 1889, 87" reggimento fanteria di stanza a St. Quintin, si sposarono, furono felici, ebbero quattro figli. Ma sob adesso cominci?. il romanzo di Landru. Fece l'architetto, il contabile, il meccanico; partecipò alla costruzione della hnea ferro,·iaria della valle di Chevreuse, fu decorato per questa brillante imprea. con le palme accademiche, inventò in occasione della grande esposizione del 1900 un nuovo tipo di motocicletta, glie ne rubarooo i piani, e pare che questo incidente determinasse il suo tracollo


• mentre una era a buo~ conclusione di. quell.a ul tentiss'mo come un ma JlOn destare sospetti:-" a. P.uigi CÒn· i &gli, e ! aver ncfizie deL marito dremo •o "Seguito come .A quel modo che a&bi: sciuto col nome di Bart mento dell'arresto, si e « fidanzate », di cui un Queste donne che nei • punto chè soprattutto fu ste anime in cerca di cc z1ane, ex governanti, ex econom•a mess:1 da part sacrificio, psicologicamer parenti, Landru faceva 1 creando dissidi e malum< a.nche rap1damente risolt<

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Prese in affitto per qual• dmtorni di Vernouillet, sue operazioni in un alte dove comincia la forest: sempre sulla stessa falsar si può dire. Il piccqlo u< vivaci ispirava fiducia a p s'infiammava di colpo, e amatore. lnvita\'a la fidar. solitudine qualche giom< vincoli dava.nti ~IO e a quistava due bigli"etti, di il suo senza dubbio, e n• far trasportare i mobtli < egli teneva sempre in a tiglio, il maggiore, in tut alla bisogna del omerto alleggerito da un peso. L va a ispezionare l'apparta vi era rimasto dimenticato tinaia, tra.smettendolc i sa aveva trovata finalmente b via, ed altri oggett 1 di ves <<ombrello 5 francht, m1 franchi », annotava poi l passava in dono alla mo1 in tanta \'ertiginc di affar in mc una buona sposa. sgrazie dura.nte l'invasione Certo la mia condizione fi: vostra, 111a l'affetto che s qualche ~osa ». Cosi gli 3\'

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arcinoto: Landru si serviva delle agenzie matrimoniali e degli aVvisi economici sui giornali. Bisognava fare delle inserzioni : «Signore quarat:~tacinquenne, solo, senza famiglia, 4000 franchi, desi. dera sposare signora o vedova pari condizioni ecc. ». Bisognava rispondere ad altri annunci, fissare appuntamenti, entrare in corrispondenza, conoscere queste signore, ispirare fiducia, affascinarle, persuaderle infine ad abbandonare tutto c ad a.ffidarsi a lui, gruzzoletto compreso. Era un lavoro massacrante, poichè il n umero delle donne desiderose di crearsi un focolare era assai grande, e dato che nessuna egli scartava 'mai a priori; tutt'al più per i casi meno interessanti scriveva sul retro della busta « Da prendersi in coruidera· zione per l'avvenire», ma più spesso annotava « Interessantissima », o « Trattare subito », raramente « Inutile ». Bisognava avere un'ide2 assai prtcisa della situn.ione, e pur trattando cootemponneamente con molte donne,. e accavalla.ndo le relazioni ta.nto che


A StN~TRA:. Mi.tloQuttlt la celebre balMI"i..aa t~a.a per le aue o-ambe. ·· ma.scoU" dell •••rC'IIO lra:nc... dal \900. La loloc;,rat'a moaho le dl•a duraote il •uo •<>qgiof"Qo londio••• del 1936.

1.1 ,eJo,,l G:le>tm.l Uu1>'><>n. c one\tamcntt: a'cv.1 \Og.g1unro: «Ho Jttto d1 po>stJtre l> 000 fr~n•h1, m.t temo d, ·''cr csa~uato, a lausa del deprezzamento dei titoli. e per non tra n i m 10~.1nno d•rò · IO 100 fr. ». R.1~1unto finalmtntc l'au.ordo gl• snne\a (>01 : (< Vog lio curarti, ador.1rt• •.tmo 10fin1t.1m<·nte m1o fi,~:ho nu tu, ru ...orpa~, 1 anche CjU<:'>to .1mcrc » Nclk- \t\tl dell'mgcgncrc Gullkt. Lmdru era aml.tto wn Lm'·' G•usepp10.1 Taume, una ,J., orz•at,t, a 10,1!100<dll<trSI Ja,,\llt l ,lll'alt.lrc ndl.1 .:h•c\,\ del S.ltrO Cuore p<r domandare .ti del o J, L\\Onrc c lx:neJne la loro pross•m.l un•onc .•11la 'cJo, .1 Gudhn <.hc po>>cdc' a 2200 frand11 si era presentato mJossando una g•ubb.t ricamat.l .1 fogli.uni J'oro Jel '700 pres.1 10 ,tfFitto dal gu,uJarob.t di un tt.ttro per meglio 1mpersonarc 1.1 figurJ Ji un Jlplomai!LO: ntonO>(I,\1110 thc il >UO non era nè un f.tule, nè un banale mcstiert·. Quando entrò 10 rt:laz1onc ton M.1na Ten.·sa Marthadier, J1 conJizior.e prostituta e Jcs•Jerosa J, riabilitarsi, le finanze <li LtnJru H:rsa' ano 10 l.unentcvol1 cond1zioni. A1·cva troppe spt-se: Jo ,.e, a p.t~.tre l'.tffitto Jcl1.1 villa. quello Je1 garagt,, quello della u'a d1 sua moglie. M.ui,t Teresa E,oii scriveva <<Quanto .dl.t possibile unione 10 ho ben nflettuto c accetto. Il m•o sogno è sempre stato <h ,-i\ ere in .:ampagna ». Ur~c,,l condudere. La nuon fidanzat.t fu invitata in campagna per renders1 <onto della futura Jimora, e tanto le pi.Kque d.1 Jec•derla a tornare subito .1 Pangi per loqu•Jare ogm suo a1 ere:. Cosa avesse potuto esaltarla tanto non SI sa. la villa Ji Gamb.m essendo sudtcia, mahnlonica, sommariamente nonchè po'eramente arredata e con il giardino invaso c.lallc male erbe, ma in tutto questo Maria Teresa non Joveva aver 'isto altro che la poss1bilità Ji realizzare finalmente il suo sogno di ,·ita semplice, onesta e campagnola. Per riaccompagnarla 1n città Landru si fece prestare doJici franchi dal <alzolaio del ,·illagg1o, tanta era la sua m1seria in quel momento, ma in compenso a Parigi la Marchadier ,·endctte akuni mobilì p<'' duem1la franchi e ,,ffiJò a~ fidanzato il denaro e Il resto del mob11lo


,be andò a linare al solito gara~<:. E mentre Landru pensa,·a a prendere alTa stazione i fo~mosi biglietti, essa riuniva pochi oggetti personali, qualche g•oiello, non dimenticando i tre cagnolin, grtffot1J. d1 wi più tardi SI ritroarono 1 cad3\eri sotto un mucchio d• foghe morte, e per i quah durante il protesso \·enne denominata fa J.mtt oUlX rhtmJ.

Dopo la scomparsa di ogni donna, Landru amava che tutto fosse mmutamente liquidato e messo in 6rdine. Per stornart: i possibili sospetti dei parenti di Anna Collombe, mandò loro un cesto di fiori col biglietto da visita della scomparsa, ad altri fece pervenire un pacco da Nizza con dei regali perchè la credessero in viaggio di noue. Fu arrestato la mattina del 12 aprile 1919, mentre conviveva con Fernanda Segret, e pare eh~ questa \'Oita si fosse sul serio inna-

Giaena, ! 4 upril• 1935, Il pr"ideaie Lo•ol • al mia&atro devii "teri dell'O. R S. S . Litwia.ot. dwcmte u.a. colloquio allo Socl.tò deUe Ha:aioai.

tenen C1ò nono~tante, e nonostante la JJft\1. del telebre anocalo de Moro-G•affen. Henry ,Désirè Lmdru lasoò la testa nel pan1cre dt:lla ~h•gliottina. ComemporaneJmente tutt• quelli che a\evano tro,·ato mille ragion<- d, a<:cusa. per rendere p•ù neri e trudel 1 1 suo• delitti, ora com•noa,·ano .td affacdare supposiZIOni c.l, \'.triO genere fra altro che tutto questo affare fosse stato ueato. '"' entatq d t sana pianta dalla polizia francese, per espres_ so vokre d1 Clèrncn<eau. allo scopo di stornare l'attenZIOne del pubblico da altri problem• pohtlli di ben maAAiore •mportanza. Nel « Pan) Mic.li », sotto d segno della Ctll"le blall<he. Jean Codeau segUitava J scherz.uc sul mac.1bro « lidanz.1to »: « L'•nnamorato meJ1ocre - seri\(:\ .1 - brut ia i ricordi : li<Xche. lettere, guant1, fiori . Non i: più sempli(c bruciare tutto\ interJ 1.1 donna ? Se ma1 Ltndru pratiCa\ .t una s1mi le liquidazione, amo

morato e non mtcnde)se usare <On <]UC)ta JonnJ gli stes)l metoJJ <he per le .1ltrc o lJU.tnto meno e~·~~' .1. e ~1 1 fu fatale L".tmiCJ d1 un.1 ex fidanzata lo \"IÙC U)<Jrt J.1 un ne,~.:oz•o Jo,c: JOSK1'1e .1 Fernanda era andato .t orJJnan: un >CCI lZIO d1 p1.11t1, e fu LO'·' d))oll semplice informarSI del suo mdlfl.tZO dal comm<.-sso <h e lo J\ C\ a serv1t0 e a\ \'ert1re la poliZIA. A tanto non erano n usciti i sospetti dei vicini d1 Vernouillet e d1 Gambais che :tvcv.tno fiutato oJon di carne abbrustolitJ. avevano v1sto fumare copiosamente il çaminq della villa, bruciare 1 baul. nd ~iardino e a,·e, .tno scorto il misterioso personaggio gctt.~rc grossi pac<hi nc:l punto p•ù fondo dcii'Etang dc Bruyèrcs là prt'Sso. l giorn<tli .1llora rome abbiamo detto furono pien1 dell'affare Landru, ch1amato l'uomo plur /Qrl que B.nbe 8/tu, il trùtt urt- dt Gamba11. o scmplicemen:e /'holl/1111! à la r.uq11ef/t, e il ternb.Ie uomo veni,·a .tl1'1struttoria ton le scarpe senza lacci, le calze b1anche d1 cotone, un \estito nero, un berretto a visiera calato sulla fronte, tenendo in mano un grande fazzoletto rosso che· g li seC\·iv.t a ripar~re d viso dalle indisuezion1 de1 fotograli. Parlava poco, e protestandosi mnocente non \'olle mai difendersi. Di certo 10 tutt•l questa storia non VJ era che la scompar)a delle presunte vitt1me, ma che fossero state u.:cise nulla e ntssuno nuscì ma1 ~ provarlo, nè le ipotes• dei vicini, nè l'esistenza d1 una stub a carbone, nè alcun• frammenti di ossi tro,·ati fra la


II~MI1,(t

1)1

JIJl~I~1Jil4)JIJl « MI SONO ASSOCIATO m quest• ulttmt anni a una propaganda attiva in favore di un'idea che si è '·oluta definire generos.\ forse per dispensarsi di quali6carla imprudente. Questa idea, che è nata . molti annt or sono, che ha acceso l'immaginniooe dei filosofi e dei poeti, e ha loro valso dei (( successi di stima», ha ormai progredito negli spiriti pet il fatto stesso del suo valore... Non mi sono nascosto le difficoltà di realizzarla, nè gli inconvenienti, pet un uomo di stato, di l.andat'Si in quella che potrebbe chiamarsi un'aV\'entura. Ma penso che negli atti umani, anche nei più importanti e più saggi, c'è sempre un grano di follia e di temerarietà. Allora mi sono dato l'assolu3:ione 2S viu!IDO 193&, P<lri!ll l.a pollala eli· e ho fatto un passo avanti... Io penso, siapordo """ ~. 41 ...._alioti a1 Clocmpa n.,..... gnori, che fra popoli che sono raggruppati geograficamente come i popoli europei, deve figurarmelo accanto al fuoco, attizesistete una specie di legame federale». zando le ceneri della sua bella con Così parlava, davanti alla Decima Assemblea ari .t da sognatore e sospirando : « Coraggio, non bisogna più pen- della Lega delle Nuioni il 5 settembre del 1929, Aristide Briand, rappresentante della sarci! ». Ma dopo averlo paragonaFrancia. I presenti dovettero ascoltarlo con to alla mantide religiosa e averlo sisorpresa. Fino ad allora, il piano di un'intuato fra il marchese di Sade e Giltesa europea era rimasto ti tema favorito di les de Rais, concludeva : « Ahimè! conversazione in certi ambienti intellettuali, ogni seduta alle Assise prova che separati dal mondo ufficiale come i poeti lo Landru non è affatto eccezionale ed sono dei banchieri. E' ,-ero che certe preocesercitava onestamente la tratta delcupazioni economiche avevano talvolta impole bianche. Se ciò è esatto, e se è sto, anche a personaggi più prossimi alle cannecessario che la sua leggenda sia a cellerie di quanto non lo fossero i ·propusua volta ridotta in cenere, ammiriagnatori di « Pan Europa », meditazioni mmolo dunque per il tentativo di fartorno all'opportunità di una qualche unione si assolvere come assassino per infra gli Stati del vecchio continente: il signor sufficienza di prove, anzichè farsi loucheur, per esempio, uomo di finanza, ormandare all'ergastolo confessando il namento dt tutte le commissioni e<.onomiche traffico sulla came umana». x . •• .R ·"~o internazionali, si era soffennato a considera-

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~ lebbrczlo 1936. Parigi r._u poocilid della lll Repubbuc:o. Re Corol. cbe per la pri.a:::u~, .vita: dopo crrer rip~ il trono.. è o.pitoo di Pariqi, rice•• la m.claqlia militare f.ro:DcMe. A aiaiatro del Re il Ma.rKòallo P4ta:ia., dL.tro il qen. Gamella.

re l'avvento degli Stati Uniti d'Europa come un mezzo per l'\'ltarc o almeno attenuare le crisi economiche; il signor Caillaux, il cui presti. gio di finanziere rimaneva intatto dopo le varie t(•rnpeste d; una vita movimentata, aveva detto ( he il dilemma : «unirsi o sparire>> era inesorabile per rEuropa. Ma questt" aJesiono andavano piuttosto a piani di razionalonazionc della produzione che non avevano nulla do idealistico, e della luce di Fan-Europa parevano omarsi tanto per fare una concessione allo spirito democratico, e ostole ai nazionalismi, che allora era in auge. l personaggi ai quali SI rivolgev.1 Arist1de Briand vmivano da tutte le parti del mondo. In gran numero non erano europei · alle prospettive dischiuse dal rappresentante francese, se non le a\·essero accolte con scetticismo, costoro avrebbero fatto un accogio{'flZ.I sfa. vorevole. giacchè in esse confluivano e,·identemeMe antagonismi b tenti, verso 1 loro paesi, comuni a tutte le nazoono europee. Anzo , non era infondato il sospetto, che fossero precisamente siffatti antagonismi a formarne lo sfondo pan-europeo. Ma i delegati ('Uropei stessi non potevano fare alle parole di Briand un'accoglienza molto 4 ao-.-.bn 1935. hrivi- M--. l&ooriokp (al ceDiro) . . , . _ . . , I l - ..U. . "-'" .wla s-. più calorosa. Stavano là gli uni accanto agli altri, in realtà distanti quanto distavano fra loro le capitali deì rispettivi paesi, i rappresen- esigenze · imperiali. L'inghilterra guardava con diffidenza· Pan~copa, tanti della .Germania, della Polonia, degH Stati della Piccola Intesa; il e del resto anche Paneuropa guardava con diffidenza l'Inghilterra. Il senatore Scialoja e il delegato di Belgrado. A prenderli a coppie, CO- più autorevole rappresentante del movimento paneuropeo, il conte munque combinate, si coglieva una rivalità, grande o piccola, antica Coudenhove-Kalergi, aveva escluso l'Inghilterra dalla Unione curo· o nuova. Molti di questi delegati rappresentavano Stati la cui forma- pea, perchè, diceva, essa è uno Stato di proporzioni mondiali, una fe. zione, moltiplicando le frontiere in Europa, .aveva aumentato le dif- derazione di Stati extraeuropei : e le assegnava un compito di interficoltà economiche: ed essi erano tanto più gelosi di un'indipendenza mediario fra Europa e l'America. Il conte faceva ài più : offriva all'Indella quale sentivano il disagio che procurava agli altri é <1> loro stessi. • ghilterra, in nome di Paneuropa, uno scambio di servigi militari che Vi era poi il rapp~tante dell'Inghilterra, William Graham. Questi doveva essere la base della convivenza paà6ca dei due gruppi : l'Eusi dichiarava « giovane ed inesperto » e pieno di rispetto per il signor ropa avrebbe difeso la metropoli deJI'Impero britannico e la flotta :·. Briand, ma dietro la sua modestia stavano la tradizione insulare e le inglese avrebbe protetto le colonie europee d'Asia. Il progettc;> ,-'fu;. . 41


gea.era.u.

fece risalire la quotazione del progetto. Nei corridoi e nei ritrovi ginevrini i giovani seg retari e le « précieuses de Genève » non parlavano d'altro. Molti assumevano un tono di scetticismo realista : era il tono delle cancellerie, dello chic diplomatico. Molti parlavano con fiduàa: era lo spirito di corpo ginevrino e societario.

" c·~ aieat. eli apM:iat.. fW.....uc -">ca <Milo cdal?" (" Pwad> ", -91<> 1538). ~

Briand non andllva tanto lontano, chè il governo di l.oodra .fin dal primo giorno fu quello che mostrò .le più espliàte riserve veno il progetto federale. Tuttavia, anche l'Inghilterra non rifiutò ìJ

suo consenso di massima : e nei giomi seguenti si videro succedersi alla tribuna oratori che dicevano di sl, e oratori che non dicevano di no. Parlò Scialoja, parlò Beoes, parlò anche Stresemann, e la sua adesione

Briand, tornato al Quay d'Orsay, si mise a redigere il memorandum ai governi che gli era stato affidato dall'Assemblea. La cosa era dunque seria? Aspirazioni, disegni, statuti di unione europea, la storia del pensiero e del sogno ' politico oe conosceva da secoli. La « Christianità », o l'Impero romano, avevano proposto alle fantasie modelli di unità verso i quali si era conservato a lungo un rimpianto durevole. Le crociate apparivano un mirabile esempio di una collettiva di popoli europei, e il loro splendore romantico impediva a molti di analizzare le discordie, le gelosie, le rivalità subdole o aperte che le avevano insidiate. A Enrico IV e al suo ministro Sully era stato attribuito un « Grand Des.sein » inteso a fondare la «Repubblica Cristianissima»


iq un'Europa interamente fuu, e riformata poi io quindici « dominazioni » di forza ugua.. le, con un Senato federale e un imperatore elettivo. Programma ambizioso, che copriva la sua chimericità col manto della supposta paternità regale o ministeriale. Altri progetti non nascondevano le loro più modeste origini lilosofiche o umanitarie. Leibnitz voleva la sicurezza dell'Europa da un ampliamento della potestà imperiale, simbolo insieme dell'unità romana e di quella cristiana. Peno, più prossimo a noi, si limita a scorgere possibilità di organizzazione sopra. nazionale in una federazione dei principi, uniti da un contratto che prevedeva anche le sanzioni militari. Notiamo nel suo progetto la parte che vien fatta all'Italia nella composizione della Dieta europea : se la Germania ha dodici rappresentanti, e Spagna e Francia ne hanno dieci ciascuna, l'Italia ne ha otto, due di più dell'Inghilterra, ma a quelli bisogna aggiungere i tre di Venezia, giacchè il prestigio della Repubblica non la fa confon. dere con gli altri Stati della penisola, e la mette sulla stessa linea del Portogallo. La Turchia, sebbene sia una specie di U.R.R.S. del tempo, non è esclusa dalla lega, ma vi partecipa sin dall'inizio con dieci delegati. Le discussioni alla Dieta si faranno in latino,

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19:18)


giungiroento di un ordine europeo che escluda. le guecre e fondi finalmente « Ja f ra.tellanza. dei popoli ». Sono i democratici che mantengono in vita questo ideale, credendo. lo prossimo a realizzarsi attra.v~so le comuni sofferenze delle naz•o.. nalità oppresse. « La patria europea è in fonruzione. In che modo? Con la soffef'enza, l'emigrazione, l'esilio. Ho amato tutte le grandi pa. trie d'Europa, trovandole tutte in me con Ja. loro diversità. La mia. Germania mi ha dato !.utero, la. gioia eroica; la mia Italia, Vico, la pietra dei diritto; la. mi:~- Poloni~ l'idea del sacrificio ». Cosl si espnme Michelct. Victoc Hugo è più

stere che questi antenati illustri ?. Al. con.trario, gli si potevano riconoscere gtusb1iC3Zlon• più attuali, figlie del p1ese:nte. . I progetti del passato avevano questo m comune: rappresentavano piuttosto il risultato di una medituione filosofica o filantro· piea, che non queUo di una preoccupazione politica. Del cesto essi non si presentavano affatto come ·intesi a proteggere l'Europa da un pericolo esterno. Le frontiere dell'Euro~ erano quelle del mondo civile•. oltre le 9~ non c'erano che imperi favolOSI, oppure trtbù di selvaggi innocenti. Anche nel Secolo XIX, il mondo extraeuropeo non dava nessuna. preoccupazione. Ma al pcincipio del Secolo XX, il cannone di Cavite e quello di Tsushima. avevano risuonato all'orecchio di parecchi europei con

Loocl.ra, oUobN 1935. Comido di cuocbi i.llgleaj per prot. . ~ · ~-.. l'i•-oo eli euochi itcrlicuù

« lingua dei gturisti » : ma poid~ siamo all'alba del Secolo XVHI, è ammesso anche il francese, lingua « d~s genls dt '{llalilé ». Seguirono Bemardine de Saint Pierre, JeanJacques Rousscau .f.hè il secolo deUa fil antro: pia non poteva di~tn-essarsi dal problema dt evitare «il ltagt!fo della guerra». L'insegna. di un'osteria. olandese, un cimitero con la scritta «alla -pact ~trpe111a », ispirò a Kant un saggio filosofico sulla pace, che in poco tempo chiese all'editore Nicolivius una seconda edi2iooe e una traduzione in francese. Jl saggio ka.ntiano posa i principi del pacifismo che ha durato fino a oggi : esso chiede alla politica. di sottomettersi alla. morale. « Unita alla morale, la politica non è più un'arte dif. ficile e complicata: la morale taglia i nodi che la politica è iocapace di scioglicre. Bisogna considerare come sacri i diritti dell'uomo anche se i principi dovessero far ad essi r più grkndi sacrifici». Un'eco del pen· siero ka.otiano si ritiovò più tardi nelle brevi illusioni .,.paci6che_ della. rivolu2ione francese, quando l' AS$CI'llblea emanò un decreto per rinunciare solennemente « a ogni guerra di conquista e all'impiego delle sue fone contro la liberti dei popoli». Napoleone stesso, cercando di ann~re postumamente alla sua opera e ai suoi programmi anche l'umanita. nsmo p:tcilista della Rivoluzione, assicureri a Las Cases, a Sant'Elena, di aver mirato alla. instaljrnione di un'unione europea, « l'applicazione alla grande famiglia europea del Congresso amer cano o delle a.mfizionie elleniche•. In prosa o 10 poesia, lo stesso pef!Siero affiorava di tanto in tanto lungo t! èorso torruuiale del Secolo XIX. Ganbaldi, Michelet, Mau:ni, Victor Hugo, qualche volta con una facilità ingenua, qualche volta con una commoziooe grave e coosapevole delle loliffi~-oltà, mna rt:bva.oo la medesima speranza del rag44

sbrieativo: « chi dice frontiera dice legatura. Tagha•e la legatura, cancellate le frontiere, togliete il doganiere, togliete il soldato: m altri termini, soytz lrbrtr. la paix suit ».

Questo era l'albero genealogico del progetto Briand. Non aveva altre ragioni di esi-

un'eco di ancor lontana, ma distinguibile inquietudine. Poi Si era veduto il governo di Londra cedere, sulla questione del V enezuela., all'arroganza del. pn:sideote Oevda.nd. Ci si comincia\·a a~ accorgere che c'erano nel mon. do situazioni che una singola potenza europea non poteva dominare. La guerra. europea aveva poi precipitato il formarsi di questa co-


scienza dell'imminente, forse già consumata perdita del primato europeo. li Giappone ;\\eva assunto una posi2ione di predominio in tutta l'Asia Orientale. Gli Stati Uniti parevano i veri vincitori della guerra. Per la prima YOita negli europei si faceva strada, accanto al mo,'Ìmcnto pacilista, un sentimento che non si può definire che di patrtottismo europeo. NasceYa daHa sensuione di una supremazia non europea mortificatrice dell'orgoglio europeo; dall'accorgersi di una esistente solidarietà europea attraverso la diminuzione, di fronte ai popoli d'Asia e d'Africa, del prestigio delle sttSSe potenze vittoriose in conseguenza deUa parteapuione di quei popoli alla sconfitta deJ. le potenu cadute. Nasceva soprattutto dalla prosperità economica americana allora in pieno rigoglio, che faceva incombere sugli Stati

Loodra. ottohl:e

W7, Lo. poliala an'..ta i

"9.....:1

dl Slr O.waJd Moeley,

europei la minaccia di « a11 mcreasing U/an. eia/ and idea/ polilical, do11Aimtlion ». ubri e articoli, che uadivano queste preoccupazioni, erano usciti in gran numero nel primo decennio del dopo guerra, ancora posto sotto i segni ottimisti della « vittoria demo-

uat''" ~'· Il wnte Coudcnho\'e-Kalergi era alla test.t del mo' imento «con un.t sene di pubblltJZJOnt che formano il migliore manuale per 1 lavoraton paneuropei ». Il conte Coudenhove c:sclude,·a, come abbiamo visto, l'lnghdterr.t da PJncuropa per i suo• legami c:xtracurope•. e ne escludeva anche la Russia, un p<Xo per le stesse rag•oni dell' Inghilterra . molto per .r suo reg•me. Contro la Russia anzi th1cde'a a fondamento di Paneuropa una lega difensiva d, tutt, gli Stati, ma lasciava aperto l'ac!Jto a una collaborazione econdmtca. mJispensabile, diceva, per tener testa alla potenza dei grand, gruppi tinanztan anglosassom. L'esempto pratico del Panamencanismo do,•eva •spirar<: i pnmi pass• \'Crso Paneuropa. Il conte Coudenhove riconosceva che la grande difficoltà dell'attuazione era rappresentata dalla rivalità franco-tedesca, ma sperava che una Germania repubblicar\a a\·rc-bbe anche potuto superare quell'ostacolo e inau-

Londra., viuqao 1935, Ele9a.naa ol1e coese eU A.cot.

,~:urare

un'era d, reCiproca fiduCia. Del resto Locarno a\'C\'a coperto quella riva!Jtà d 'un gran "elo d'illusione. Molta importanza era stata data, in certi ambienti intcllettua li, alla propaganda del l Onte Coudenho\'e e det suoi discepoli, speCialmente in Francia, do\'e essa pareva ispirarsi J certe tradtzioni della Ri,·oluzione dei dmttt dell'uomo. Erano stati indetti referendum, e-un grosso volume era stato pubblicato co• risultati di un concorso per la miglior maniera d, organizzar~ la federazione europe:1. D'altra parte lo stesso rimpro,·ero che si faceva alla Lega delle nazioni, di essere poco robusta perchè troppo uni,·ersale, si trasformll,\'a per molti, ed essumen le seducenti apparenze del realismo, io una ridu1ione della Lega a proporzioni europee, e anche attraverso

---~-"~5~-·


Le risposte al memorandum formano un volume di _circa 350 pagine, un copioso materiale di studio. Il .Segret~n~to della Lega le raccolse, il compiacimento cklla buona vol~nta di~strat.t dai governi venne ufficialmente espresso, deferenh parole ~~ lode si ebbe colui che con quel progetto aveva aggiunto ~n·al~ra giostificazione del nome che gli davano i suoi eletton, Bnaod-la· paix. Venne nominata una Commissione per esaminare le risposte dei governi, nelle cui mani il piano federale « ~ra e:sser morto di morte naturale», dice Ga~ome Hardy con dtscreztone deferente. «Sembra » : la conferenza del disarmo, il suo insuccesso, principio della grande crisi che a,ncora dura, ne fecero perdere le tracce. ____:w A -,;· r. l O LI" PIX .A<" 4.' 1

SOPRA: SuDbu.ry 1936. LCII nuo•a moda estivo.

A SIJflSTIIA• l primi pcullczlODi 1""9lù a.ol SIUNJ a.ol 1935.

questa posizione critica c negativa si poteva intra\"edere l'Unione europea. Fin dal l925, Herriot, allora presidente del consiglio, aveva detto che se aveva dedicato le sue energie alla Lega delle nazioni, era perchè in quell'istituto a\"eva riconosciuto il primo abbOzzo della futura federazione. « Per lui, la meta desiderabile non era l"unione universale, ma quella deli"Europa, e la Lega non era che un mezzo per raggiungerla >>.

*

*

Il memorandum Briand, inviato ai go,•erni nel maggio del l930, raccoglieva integralmente Ie aspirazioni di questo movimento ? «Le ragioni di arrivare a una federazione europea se· condo il signor Briand sembrano essere state cootrarie a quelle del conte Coudenhove >~: il ministro francese non temeva la minacciosa vicinanza degli altri continenti, ne temeva piuttosto la lont~anza e l'indifferenza alle vicende europee. Fra le righe del suo memorandum, i governi credettero di riconoscere piuttosto le fondamentali preoccupaz;ioni del Quai d'Orsay intorno alla pace e alla sicurezza della Francia, e un sistema nel quale la Francia spalleggiata dal gruppo dei suoi alleati orientali avrebbe esercitato una pacifica, 01a decisiva supremazia. Le opinioni pubbliche, la stampa in generale, si mostrarono scettiche, e il movimento paneuropeo, messo forse troppo prematuramente a contatto con la realtà politica, apparve meno profondo e diffuso di quanto avevano immaginato j suoi adepti. Nessun governo, nella sua risposta, si assunse La responsabilità di un netto rifiuto; ma se alcuni, ed erano tutti gli alleati della Francia, aderivano coo entusiasmo, la maggioranza circondava il suo assenso di massima di tante riserve e condizioni ~limioari, che esso equivaleva a un riftuto.

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terna non sente parlare altro che di nuove f~>nda.zioni di società e di lanciamento di titoli; il meccanismo dell'acquisto a termine delle azioni e delle obbligazioni gli ~ famigliare, fin dalla più tenera età e C051 pure le leggi del cambio. Ma, quando egli ha diciotto anni, suo padre fallisce lasciando un passivo di ventimila franchi: la ragione del fallimento va cercata nelJa passione folle del vecchio Loeweostein per il gioco. li giovine Alfredo è da questo incidente lanciato quasi a forza negli affari e infatti suo padre fondà una nuova società nella quale, es'Scndo egli interdetto, fa comparire il figlio. Gli alt1i SO<i sono gente scaltra, rotta agli affari, abile, prudente: Alfredo Loewenstein li batte tutti, e in poco tempo rimane solo a capo della società. Non ha ancora trattato i grandi affari, di centinaia di milioni, d)e gli saranno in seguito famigliari. Ma ha dato già prova delle sue qualità caratteristiche: occhio sicuro nella ~ceita dei collabora•ori, enorme resistenza al la. voro, amore per il fasto e per tutto ciò di teatrale e di coreografico, che può influire sui suoi Loodta. oou•gvlo 193;7. Ballo iD .,......, ID occaaioDe

toc:oroDc:tUoo.e di G!orvio VI: •• A ooi aoa im;:::ttla: e<rpeN . . fanm,o wa. Yiagvio per .IIIAI'e. Importo ta:pren .. b'oftr-.o a po~~to .,., •ed•re U cort•o dell'iacoroDCDio,.. ". (" Pwocb •. 28 aprile 19:17).

CUOMOCBEPOSSEDEVA

IJUE MILIARIJI DURANTE i venti anni che corrono dal trattato di Versailles allo scoppio della guerra attuale, le folle hanno visto molte cose e salutato molti trionfatori. Ma specialmente nel campo finanziario si sono avute, durante quei vent'anni di anteguerra, accecanti meteore, misteriose sparizioni, tragici disastri. Non c'è. paese capitalistico che non abbia avuto il suo triste eroe: la piccola Svezia ha avuto Jvar Kreuger; la Francia Marta Hanau, Outric. Stavisky; l'Inghilterra Clarence Hatry, gli Stati Uniti i fratelli Insull. E il Belgio ha avuto Loewenstein, l'uomo dai due miliardi, che ad un certo momento sembrò il più forte d1 tutti e parve dovesse conquistare il dominio delle banche e delle borse di tutto il mondo, ma che scomparve anch'egli in tragico e misterioso modo. Alfredo Loewstein nacque a Bruxelles nel 1874 da padre ebreo e da madre cattolica. Suo padre, piccolo agente di borsa lo destinava alla finanza: e in tal campd infatti il giovine Loewenstein percor · rerà la più stupefacente delle carriere. Fece dei solidi studi, apprese parecchie lingue, imparò a montare a cavallo, a danzare : m:1: una eccezionalè vocazione lo 'Pise ben presto in luce. Era un calcolatore fmpareggiabile, una specie di macchina vivente che in pochi istanti addizionava lunghissime colonne di numeri o eseguiva moltiplicuioni di parecchie cifre. E in poco tempo alla Borsa di Bruxelles si pa,iò di lui come di un fenomeno. . Nel 1880, quando si inizia l'epoca delle costruzioni finanziarie gigantesche. ·Loeweo..1 stein ha sei anni. E da allora, nella casa pa-

deU'mcotOacnioDe d! re Giorgio VI.


A SINISTRJI: HarbiD 1!138. Buaa! blaacbl.

affari e meravigliare i SUOI clienti. Nel 1906, a Parigi, CO· mincia l'ascesa ''erso i miliardi.

Un giorno, di quell'anno 1906, l.egru, uno dei più grandi agenti dl cambio parigini, aveva a pranzo Alfredo Loewenstein ed un brasiliano che ha lasciato un certo ricordo di sè nelle borse mondiali, Farquhar. Costui era un parlatore abbondante, sembrava un venditore di fumo, ma aveva un grande potere di seduzione su coloro che lo ascoltavano Conosceva magnificamente il Brasile e credeva nelle ricchezze favolose del paese che aveva in sè gli ste$Si germi di sviluppo economico degli Stati Uniti e avrebbe potuto ospitare in futuro una popoplazione di cento milioni di persone. Però, allora il Brasile non ispirava fiducia ai capitali. La Francia, allora, credeva nella Russia e nella Turchia, ma non credeva nel Brasile. Farquhar però portava con sè un progetto: si trattava della Rio ligh lmpower, società canadese per l'elettrificazione di Rio de Janeiro che aveva bisogno di capitali per costruire le grandi centrali ,. che avrebbero convogliato l'elettricità alle linee tramviarie, alle officine, nelle abitazioni private. Bisognava piazzare a Parigi almeno centomila obbligazioni. Loewenstein ascoltava il brasiliano con le orecchie tese. Il primo grande affare era l.à a portata di mano e non bisognava farselo sfuggire. Era· sicw:o che quella società non poteva trovare il suo denaro altro che in Europa, che alloca era ancora, la banca dj tutto il mondo. Loewenstein invitò Farquhar a dargli dei dettagli precisi. Li soppesò : eu quel che ci voleva per lui. Formò un sindacato, manovrò la stampa, scelse in Borsa dei rappresentanti seri e li interessò alla cosa. 11 suo debutto nei grandi affari internazionali fu un colpo da maestro e gli fruttò i primi miliooi. Onilli era sulla sua strada. Poco dopo. coovertitosi al cattolicesimo, sposava la IÌ-

goorina Mizoone di .Bruxd1es, figlia di UQ grande &YVI!IItllllll..


consigliere del Re del Belgio ùel tempo. Leopoldo H. Il matrimonio permise a Loewenstein di entrare nei circoli finanziari del Re, di avvtctnarsi a quella aristocrazia che fino Jllora aveva chiuso le porte a lui, figlio di un piccolo agente di cambio ebreo, ma che ora, arrivato, non faceva che colpi grossi. Infatti qualche: tempo dopo il matrimonio doveva guadagnare di un sol colpo sessanta milioni (che anche prima dd 1914 erano una bella somma) con un altro aHare brasiliano, ferroviario questa volta : la Br4Zi/ RAilu·ay. Anche i titoli di questa nuova società che aveva la concessione di 15 mila chilometri di lmea, furono da Loewenstein collocati io Europa con l'usata maestria. Ma ormai egli è diventato una figura eminente della finanza internazionale : è persona grata aJ Canadà, è magnificamente piazzato nel Brasile, conosce gli affari dell'Argentina, del Portogallo, della Spagna; si muove a Londra, a Parig1, a Francoforte con la stessa familiarità con cui si muove a Bruxelles. Però ha cap•to (siamo alla vigilia della guem del 1914) che g li Stati Uniti possono · essere la potenza economica di domani e annoda fruttuose relazioni con Wall Street. E' uno dei primi finanzieri europei ad usare la radio nelle sue comunicazioni. Poi è la guerra. Ma Loeweostein riesce a realizzare egualmente guadagni fantastici acquistando ne1 territori occupati del Belgio del Nord, a preut di fame, tutti i titoli industriali che vi aveva p•azz.ato negli anni di pace. .

Nel dopoguerra Loewenstein si lancia nell'affare di moda, la seta artificiale. Poi ritorna agli affari della sua giovinezza, agli affari d'elettricità. Lavorava con un imponente ·stato maggiore di segretari e di specialisti, con un esercito di dattilografe. Faceva conservare le comunicazioni telefoniche con le piazze che lo interessavano, per giornate intiere. Degli aeroplani erano sempre pronti a trasportare i suoi inviati e per meno della radio seguiva il volo degli apparecchi. I suoi segretari in servizio notturno avevano ordine di svegliarlo se arriv;rvano telegrammi importanti da New

York o da Montreal. Loeweostein dettava dal letto le sue istru:zioni e si riaddormcntava. Alle Il del mattino faceva una passeggiata a cavallo. Alle quattro del pomeriggio offriva sempre un the ai finanzieri e agli uomini di affaci che lo attorniavano nel suo ufficio : e le conversazioni erano incise su dischi fonografici che conservava gelosamente. Spendeva cinque milioni l'anno di telegrammi, si occupava personalmente dell'acquisto dei suoi èavalli, delle sue automobili, dei suoi aeroplani. Però non si occup:IVa affatto della amministrazione delle im'-"' 1m. n ~ di eaa~o • ...._ o.u·- latenocaloacde di Parivi.

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liOPIIAl Il aprii. 1936. Madrid - u.. •ploodio del -llilloà iac:icl-11 -....uti la occaoiOA• clei hmeraU di W>U quanlìa< drie. ._.... cl"91i "tre..U.tl. A SIHlSTliA• Ma.- 1936. lla<ruUoaa< - Gua<rclla< ci..U. do• ~rq..W..,. -

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prese che creava. Le confidava a dei dirett~_ri _che per esse avev_an~ carta bianca. A Lui interessavano solo le aztom e le obbhgaztont dt queste imprese. Non era insomma un costruttore. Era soltanto un giuocatore. E viveva in una tensione di nervi continua, logorante, terribile. Per distendere i suoi nervi si recava allora in Inghilterra, nel Leicester, ove aveva un castello, o a Biarritz, ove possedeva una villa. Non a caso Loewenstein aveva acquistato lo storico castello di Melton Moutiway, nel Leicester. Accanto ad esso in un altro castello, soggiornava spesso il principe di Galles. A Melton Moutiway il finanziere belga manteneva delle perfette mute d i cani di razza e grandi allevamenti di cavalli irlandesi, ottimi per la caccia alla volpe, suo sport preferito, a cui invitava gli amici della City di Londra, le sue conoscenze della Corte belga, i principi della Casa Reale d'Inghilterra. Uno sceltissimo stuolo di domestici era sempre pronto per ricevere Loewenstein e i suoi amici. I suoi campi di golf e di tennis erano famosi ; tutte le sere un celebre quintetto suonava musica da ~en. e una orchestra jazz faceva ballare i più giovani. Esisteva anche una stanza ove i domestici potevano danzare al suono delle stesse musiche che facevano danzare i padroni : infatti un altoparlante trasmetteva nella stanza le musiche che J'otchestra jazz suonava nel saJooe da ballo. La signòra Loewenstein, ornata di venti milioni di gioielli,_ riceveva gli ospiti con squisita cortesia. E io..mezzo alle feste sontuose si stringtvano relazioni d'a1fari, si prqwav,ano i a>lpi che ~evano. far trc:mue le boue di tutto il mondo.r~si landavano le tmprese ptù pauescbe, che·però, facevano intascare ~l finanziere belga altri milioni. Talvolta, alle prime lud dell'alba. ~Ff1Stein spariva e i suoi tlSptti sentivano il rombo di un aeroplano : il finanziere partiva per Parigi, sba.cava alfaecodromo d~l Bourset, regolava USI


affare urgente e ripartiva. Quando la cam-

pagna inglese lo aveva annoiato, ~enstein cambiava aria e scendeva a Biacritz, a Villa Begonia. Allora l'u11icio postale chied('ia per tekgrafo due impiegati supplementari poichè ~en.stein spediva fino a n mila franchi di telegrammi al giorno. Ma Biarritz non era troppo elegante per lui : sicchè egli pensò a creare una spiaggia superlussuosa 1f Gu~ary. Voleva fondare una società immobiliare che avrebbe acquistato tutti i terreni e vi avrebbe edibcato campi di corse, di golf, di tennis, un porto per i motoscafi ed un altro per gli J~Khll, un Casino da giuoco, dei dancings e degli alberghi ove una camera non sarebbe nui costata meno di cinquecento franchi al giorno. Le cabine degli stabilimenti di bagni sarebbero state di un lusso asiatico; le più grandi sartode e modisterie parigine avrebbero affittato i negozi a prezzi altissimi. Per fare convenire i ricchi di tutto il mondo in questA città del lusso e del piacere ~en­ stein aveva questa idea : venti viUe sontuose, di diverso stile e di una perfezione rara sarebbero state offerte a venti eminenti personalità dell'aristocrazia, della politica e della finanza internazionali, ad una sola condizione: passare la JN.Ion a Guéthary. I loro amici le avrebbero seguite immediatamente e cinquecento ville egualmente sontuose come le prime, sarebbero sorte in poco tempo e avrcb. bero pagato tutte le spese di lancio. Ma questa idea, degna d'un uomo che aveva a).. )ora un patrimonio personale di due miliardi e le cui società valevano cinquanta miliardi, non fu potuta realizzare : cominciavano per Loeweostein gli ultimi tre anni vertiginosi di vita, che si sarebbero conclusi con una tragica e misteriosa morte nel 1928.

lru~d»• uo _,.. eli oir P•rcy E. k . . (a d . .tra) Pnoddeato dello C.ma:rd Whlt• Sla:r IJD• a•l ballch•tto oH•rto91i peJI l"CD"ri•o del tr~Ucmbco •· Mawita:aia. ··

LU91lo ltlt • HuoYa Yort< -

Nel 1925 a Bruxelles, ti franco belga sprofondò paurosamente. Il governo er;a stato imprudente e ti paese pagava le spese. Loewenstein fece un gesto teatrale : con un telegramma annunziò al presidente del Consiglio belga che metteva cinquanta milioni di dollari, in contanti, a disposizione del paese, per il risanamento della moneta. Il telegramma suscitò grande ammirazione nel Iklgio. 48 ore dopo, l'astuto finanziere lanciava un nuovo titolo alla borsa di Bruxelles e realizzava cospicui guadagni. Invitato a conferire con il ministro delle finanze belga circa la proposta dci cinquanta milioni di dollari, Loewensteio chiedeva in cambio il monopolio delle ferrovie. Il ministro, interpellati i suoi colleghi, rifiutava. Era il primo insuccesso di una carriera stupefacente. Poi si scontrò con un altro finanziere belga, Heioenuoo, ebreo anch"esso, e che aveva guadagnato la sua fortuna, enorme quasi quanto quella di ~enstein, rifornendo indistintamente tutti i paesi belligeranti durante la guerra 1914-18. Heinemann aveva trascinato la Francia al Marocco, fatto assassinare il generale Giraudon e Achille Furnier, direttore generale del Creusot, perchè si opponevano ai suoi piani. Era un avversario degno di Loewenstein. Un primo scootro sui dei titoli d 'imprese elettriche, costò a questo ultimo 600 milioni di franchi, ai suoi amici un miliardo. Era un colpo terribile e il finanziere onnipotente cominciò a capire cbe c'era ancora qualcuno, più cinico e più forte di lui, che poteva sbarragu la strada. Bisognava passare aJJa cootroffeosiva. In primo luogo aveva bisogno di controllatt una gnnde bana. Tentò la ,W,.ta a.IJa « Baoque de Bruxel.les :t. Ma anche qui falO. Poi il giuoco prese un ampiezza mondiale. l titoli che Loewen.stein aveva in mano servivano alla 51


Stoccot.a: U aettcm.t..lmo complecmno del pdod~ Cca1o di Snda Do oiaiot"' Clt d..UCI: -dute . leo priD· . . _ . . IDgeborv di S.-de~. le~ priDcipe10o Aahid di· ""u'a ID _..tto nqiaa del llel91o, lo priDd-

ereclltorla McutCI di Nofft9lG. lo pr;,cl- Mcn· gberitCI di I>IIDÙD<UCQ, • Il t.ote<~9ioto pr!Ddpe Carlo di lnoio trcrteUo di Be Guel<rYo. l>leho iD piecliJ I'..Uara priDdpe ereclltczrio L.opoldo del hlqio Il priDdpe Ca.lo di SftPCI lllaior e il priDdpe eredi· temo di None<~icr Olol.

.Banca Morgan. La banca Schroeder di Londra aveva prestato al finanziere belga sorrune enormi. Ma era controllata da Morgan. Era evidente che su un semplice ordine da NcwYork quella banca avrebbe tagliato improvvisamente i crediti a Loeweostein. Bisognava andare a sentire quel che accade,·a tn campo nemico. E Loewenstein si recò in America.

Partì con un seguito dj trenta persone, spendendo sei milioni di franchi. Giunse a BarccUona con una squadriglia d'aerei. Quando arrivò a New-York i migliori reportcrs dj tutti i giornaJi americani, con le più alte personalità del mondo bancario ed industriale, erano ad attenderlo. Ma Heincmann aveva gìi la\·orato gli americani : i Morgan e il gruppo della Stamlard Oi/, òoè i RockcfeUcr, erano contro di lui Certamente, lo si ascoltava dappertutto con la più grande amabilità, si stuwavano anche i suoi progetti e si chicdevano s~gazioni sui suoi promemoria. Ma le conclusiooi si facevano sempre più lontane. Si sarebbe visto più tardi. Intanto gli si faanno praiedere delle cooferenze, delle ma-

a•

.

ntfestazJOni I giornalisti reclamavano la sua op1mone suglt avvenimenlt più grandi o p1ù futilt. l grandi setttmanalt tllustrat1 ameriCani s·ampa\'ano per la delizia Jei loro milioni d1 letton 1 dettaglt p1ù str:\\'aganti sulle relazioni intercorse fra al finanz1crt belga c ti principe d1 Galles; sugli 021 d1 Biarritz, che furono paragonati a quellt Ji Tibcno a Capri; sut ~uo1 metodi di Ja,oro ecr. Intorno a Loewenstetn si d1ffuse negl1 Stati Unttt una leggenda fantastica. l banch1en dichiaravano che ,i sarebbero volentieri i'nteressati alle sue future ~mission1 d'aziont o dt obbligazioni. Per il momento, però, non gli aprivano 1 creditt di cu1 avev~ bisogno per S\'entare, la minaccia Ji l cndra. Eglt voleva attmgere a piene mani nelle ca~fort 1 degli americam interessan doli ai suoi affari. Ma ~li americani a,·e,·ano avuto informazioni precise proprio dai nemici di Loewenstcin e si erano convinti che questt erano più forti di lui. Le banche Statunitensi aventi grandi interessi in Europa capivano che Loewenstein pot~va saltare in aria da un momento. all'altro, che dormiva su un vulcano prossimo a entrare 1n eruzione. Sicchè tanto a New York, come a Wasbington, come a Boston, a Filadelfia, il finanziere belga, malgrado il rumore fatto intorno aJ suo via88Jo non concluse niente di concreto. Però il viaggio, sotto un certo punto di vistl non sarebbe stato del tutto inutile se non avesse avuto quella tremenda minaccia da


Londra. Per un futuro più lontano avrebbe forse potuto concludere qualcosa. la forsen. nata febbre che investivà gli Stati Uniti in qud periodo di proJperùy gli avrebbe servito se avesse avuto lo spirito libero. Ma per i suoi bisogni immediati, la visita in America non servi a niente. Non concluse niente neppure nel .Canadà. Ormai la via ver.;.J la .:~tastr_ofe era breve. Parigi anche gli avev31 chauso • le porte in fac-cia. Bisognava tenta.r e di riuscir a Londra, in ogni modo. Bisognava convincere la banca Schroeder a rinnovare la scadenza del suo debito. Il t • luglio 1928 Loewenstein è a Londra cerca. in tutti i modi, nei giorni seguenti di convancere Schroeder a prorogare la scadenza. Ma il banchiere inglese è inflessibile. E' la fine. Pure Locwenstcin ha bisogno di denaro, d; milioni. E lui, che ha dominato tutte le borse del mondo, ricorre ora a dei mezzi che in altri tempi lo avrebbero fatto sorridere. U_n suo cavallo, Ma~uelotme corre al Derby da Epsom. Il banchaere ~ che i suoi colori n_on _sono favoriti è che nessuno conosce quale saa al suo cavallo. L'occasione è ottima: e Loewenstein la sfrutta a fondo. Tra premio c scommesse il Derby, vinto dal suo cavallo, gli dà 60 milioni di franchi. Ma i bookmaker non possono pagare immediatamente, anche mettendo in comune le loro risorse. Loewenstein insiste per avere il pagamento: quei sessanta milioni in contanti ~liene faranno trovare altri duecento di crediti. Dopo i.Òutili tentativi, la sera del 4 luglio 1928, scon1itto. il linanzierer rlparte con il suo aeroplano, alle 6 del pomeriggio, da Croydon. Il pilota è un asso, Drews. Due segretarie, francesi, M.Ue Paule Vidalon e M.lle Clarks; un segretario inglese, Mister Hodgson, e il fidato cameriere Baxtcr, formano tutto il suo segui-

SOPR!'.: D primo lllilaiab"o di S"llia A1biD Hcna.sao:>. laDGtico giiiO<:IIION di bocW.

SOTTO: s .... Ma. .t6 U can~.,ale. Jliaa, fJ lebb. 1939.

to. L'apparecchio sull'Inghilterra aveva avuto qualcòe scossa; arrivata sulla Manica fila .diritto, veloce, senza movimento. Loewenstcin che dettava delle lettere alle segretarie ad un certo momento s'alza e si dirige verso il fondo dell'apparecchio. Sparisce. Ne$SunO lo vedrà più. Probabilmente sbaglia di porta, e apre quella d'entrata. Attirato dal vuoto, viene sbalzato in mare. Ai primi d'agosto del 1927 un chiromante {ondincse gli aveva predetto che sarebbe morto proprio quel giorno, il 4 luglio 1928. Nessuno, nell'apparecchio, si è accorto . della sua scomparsa. Poi lo cercano in tutte le cabine. Il terrore si impadronisce delle segretarie. Drews decide di atterra.re a

Dunkerque. Ben presto i telefoni e i' telegrafi son pieni della grande notizia : Loewenstein è scomparso. Lo stato maggiore dei suoi col· laboratori che lo attende a Bruxelles per stabilire il piano d'azione per il prossimo futuro, preparare la linea di ripiegamento, consentire i sacrifici necessari, non sa che fare. E la mattina del 5 luglio 1928 le borse si aprono in :umulto. A Parigi i titoli delle Società Loewenstein perdono 400 franchi ,in due ore, a Londra scendono di 7.00 franchi ; in quindici giorni vi ~ 15 miliardi di perdite. Ma la banca Schroeder può impadronirsi di· tutti gli affari del defunto. E' la vittoria. Sei mesi dopo nessuno più parla dell'uomo che possedeva due miliardi e che è svanito nel mare, come un ondata di fumo investita dal vento. D . .B.IJ

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vano come meteore. Andrea Tardieu era ancora ministro e non a,•ev!l ancora proclamato il fallimento C:lel parlamentadsmo. Per il 30 settem· bee era annuqciata la partenza di Mac Donald per l'America, a bordo del « Berengaria >>. Egli avrebbe occupato l'appartamento che una volta er.t riservato aLL'imperatore di Germania. Ma tutto questo sfiorava appena l'epidermide dell'umanità che si accalcava negLi ultimi balli delle stazioni climatiche. L'umanità era ricca, era felice e non voleva pensare a cose noiose.

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Il 12 settembre a Londra, un grande scandalo finanziari~ veniva rive· lato da un comunicato ufficiale dello «Stock Echange ». Il comunicato proibiva di speculare sulle azioni di sette <mnpagnie industriali, conosciute so:to il nome di grttppo Hatry e avendo alla loro testa un distinto avventu· riero, Clarence Hatry. La decisione era stata presa in seguito al ribasso fenomenale delle azioni Hatry che nella settimana precedente da una me. dia di 19 scellini e 10 pences erano cadute in quattro giorni a l scellino e 10 pences. Fu quello il primo colpo di campana a morto di tutto un sistema economico e di tutta una. concezione di vita. l telegrafi e i tele· foni, attraverso tutti i paesi, cominciarono a portare ansiose- domande ed inquietanti risposte. Le spiagge e le stazioni climatiche si vuotarono im. prowisamente di tutti gli uomini d'affari e industrali: rimasero le loro donne soltanto, felici o annoiate, secondo la loro strategia sentimen· tale, ma senza avere la più lontana idea di che cosa, quelle improvvise partenze, avrebbero significato per la loro vita e il loro benessere. TI 21 set. tembre a sera, Clarence Hatry, che fino a quel giorno era stato uno dei magnati dell'industria inglese, veniva arrestato con i suoi principali assO· dati, Edmund Daniels, Johri Dixon e A. E. Tabor. 11123 i giornali fecero conoscere che a Londra, malgrado l'ampiezza dello scandalo (che ad ogni ora guadagnava di estensione a causa delle profonde ramificazioni delle compagnie Hatry), s'era alquanto sorpresi della prontezza con cui erano stati operati gli arresti del finanziere e dei suoi accoliti. Il mondo era ormai cosi abituato alla immunità degli avventurieri della finanza che si doman· dava sbalordito : perchè tanta crudeltà contro Hatry ? I:'atto di accusa diceva che Hatry e soci erano stati arrestat~ sotto l'accusa «d'aver cospirato fra il l" luglio e il 13 settembre 1929, allo scopo di ottenere con delle false A SINISTRA: 3 no.,..ml>ro 19:11 • 1.oadnl - D cooto o lu COCl- di L<noclwclule ... reC'CID.o ad uoa aeduta: cSeUa cca:Dercz dei Lordi. SOTTO: Aprilo 1930 -

· 11~1929 QUELLA DEL 1929 fu l'ultima estate felice del mondo capitalistico. Poi la valanga si rovesciò sulle sue impalcature e prese un nome vecchio, «crisi. », ed un'ampiezza nuov~, sconos:ciuta, scon~rtante. Le spiagge europee ed amencane m21 avevano v1sto, come in quella estate, tanta f~bbre di vit~, tanto d~a~o circolare cosi rapidamente. L Aga Klan, mnamorata dt M .lle Carron, esaltava i rO· mantici cuori di tutte le sartine del mondo. Gli amatori . della cronaca nera trOYavano nei giornali parigini, pieni di donne tagliate a pezzi, nascoste in bauli e gittate nella Senna, pane per i loto denti. La politica non commoveva nessuno. Winston Churchill, ans!oso di notorietà, parlll.va anche alloro di cooperuione anglo-americana. Lt Fra!lcia si preparava all'evacuazione della Renania; fra ~~~hilterca e Russia erano cominciati negoziati per sta· bah re normali relazioni diplomatiche; in Austria c'eu una crisi ministeria.le; in Gna i soliti ribelli ne facevano di tu:ti i colori e i soliti generali apparivano e scompari-

M

Gandhi dopo "" clioco..o ;.. lcnoo.N doUu clioob~ d..Uo.


essi avevano speculato su quei titoli che ora ~rano poi. verizzati); e su tutti aleggiava il presentimento che quel. fu non era che il principio della catastrofe.

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Chi era Oarcnce Hatry, a L'UÌ spettava il comptto di ìc.augurare la più tragica e vasta crisi economica che l'uman ità abbia mai conosciuto? Era un uomo di una audacia e di una abilità sorprendenti, venuto, come tanti tristi eroi moderni, dalla miseria e arrivato in breve alle cime della ri~chezza e della potenza. Sua moglie gio'':me, bella, giungeva aUe feste dell'aristocrazia londil!ese con 4~ milioni di gioielli. L'ufficio di Hatry, ndla _ City, era uno dei più lussuosi. Nel suo palazzo esisteva una piscina di marmo in cui egli, tutte le mattine, prima di recarsi di buon'ora in ufficio, faceva una ''igorosa nuotata: I suoi ricevimenti erano celebri, i pranzi che offriva ai suoi ospiti, lucuJliani. Maneggiava milioni a getto continuo, profondeva intorno a sè la ricchezz.'l. e la gioia; personalmente, però, era sobrio e iavoratore accanito. Ma gli affari, che egli combinava e che inghiottirono complessivamente un paio di mili~rdi di lire, erano costruzioni fantastiche che .si rizzavano sulla sabbia. La sua attività consisteva soprattutto oel creare delle società. Il capitale dell'una, poi, serviva ~ formare quello della seguente perchè, mediante abili tt<spassi di azioni, H atry era riuscito a creare un formi. dabile «trust», la presidenza del quale fu afferra a Lord Wiochester, « il primo marchese d'inghilterra >>. Poi ad Hatry fu dato l'incarico di collocare dei prestiti in varie città inglesi. Il denaro che egli incassava, però, non g iunse mai alle città interessate. Le somme erano 1933 · N-ehiDo -

c!i.:hiarJzioni, dal sagnor G iorgio Ireland Russe(, agente per tonto del Porc'hestNt Trust una somma di lire sterline, 209. 141 », cioè quasi 26 milioni d i franchi. In cambio di tale prestito H atry e compagni ave\ ano rimesso a Russe( un certo numero da azioni della Jf/ akejield Corporalion di un valore nom inale di 150 mila sterline, ma che in :c:altà erano (ittizie e senza nessun' valore. Questa truffa era stata con(t;ssata da Hatry il quale aveva ricono~ciuto che nelle società da lui dirette vi erano altre irregohrità e aveva detto d; essc:r pronto ad aiutare gli esperti contabili incaricati della perizia. Dal canto suo Mister Morgan, rappresentante della Corona presso la tesoreria britan. nica, an nunciava che altre accuse, e tutte di estrema gravità sarebbero state portate contro i finanzieri arrestati. La cosa incominciò a gene· rare un diffuso senso di malessere. Es~ Si accrebbe quando fu conosciuto che nello stesso giorno 23 settembre, la Parenl Trust and Finanre Corporatio11 annunziava che avendo degli interessi fortissimi nel grup· po H atry, tutti i suoi azionista venivano ad essere seriamente colpiti dalla caduta dell'avventuriero. Il 25 settembre si ave\·ano notizie ancor più g ravi : si trattava di 15 milion i di sterline in giuoco (cioè l mi· liardo e 350 milioni di lire nostre). Le cinque più g randi banche londinesi avevano tenuto una riunione. E i min istri di S. M. Britannica. sotto la presidenza d i Mac Donald s'erano riuniti per studiare il caso Hatry. Il 26 lo Stock Echange faceva annunziare che il regolamento delle operazioni sui titoli H atry era stato rimandato al 24 ottobre. Quattro delle compagnie del gruppo avevano domandato il fallimento. L'Ing hilterra sembrava in preda ad un attacco di follia. Da tutte le contee del Regno piccoli e medi risparmiatori, agenti di borsa, signo· rotti di campagna, pensionati, si rovesciavano a Londra per sapere che cosa ne era dei loro risparmi; negli uffici della City i finanzieri rientrati in fretta dalle loro vacanze vivevano attaccati al telefono; gli impiegati sfin iti dal lavoro sembravano tragici automi (molti di

Ct..g. )[ai.Sheli ai lwlercdl cl.l vea•NI• Pei-Teb.


:New Torlt, lt:l&. L'alloTa CcudiaCLI• Pacelli Yiolta vii Stati Ualli.

adoperate per tappare i buchi del suo bilancio e per colmare i vuoti delle sue società. E poichè non gli riusciva a trarsi d'impaccio con meui onesti « si vide costretto, scrisse un suo biografo, lanciarsi a tutto vapore nella truffa». Allora gli balenò in mente un'idea che, qualche anno dopo, doveva venir ripresa da Stavisky: raddoppiare la serie dei prestiti, prendendcc per base i certificati originali. L'onesta citti di Wakefield recitò quindi nella vicenda d\ Hatry la stessa parte che ebbe Bayonne nel romanzo di Stavisky. E le grandi banche londinesi come la Barclay's Bank, la Uoyd &nk, la W ntmit1ster &nk, che pur avevano a loro disposizione i migliori specialisti in materia, accordarono il più largo credito alle societi .6nam:iate da Hatry. Poi la macchina si fermò. O meglio la caduta di Hatry fu il primo granello di sabbia che guastò iJ funziooamento di quella complicata e delicata ma.cthina rappresc:nl2b. dalla econo. mia C?-pitaliltica nel 1929.

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L'inchiesta eseguita a Londra con grande rapidità ed apparato fu conclusa rapidamente. Noo lÌ arrivò pero a stabilire le mponsabiliti.

M

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pcwse dei personaggi politiCi che erano dietro Clarence Hatry. Egli solo fu offerto in olocausto alle centinala di migliaia di creditori che il crack rovinava. E si ebbe l4 anni di reclusione. Ma la crisi ormai era in maroa e anebbe avuto al di là dell'Oceano, in quel paese fa. voloso che era l'.Amenca del 1929, Ici sue p1ù spettacolose e formtdabili manifestazioni. L 'America in cui un abitante su cinque aveva l'automobile in cui Herben. Hoover, presidente della pru.t,erity, voleva che ogni casa avesse due autorimesse, in cui tutti lavorava. no, tutti spendevano, tutti avevano ~Ile case, radio, ghiacciaie, abiti splendidi e in cui gli operai non facevano accomodare le loro scarpe appena mostravano le prime crepe, ma le buttavano per comperarne altre nuove ; l' America, si avviava, mentre la vicenda di Oarence Hatry si svolgeva a Londra, verso il periodo più buio della sua storia. Ma la crisi, passata da Londra a New York, non si sarebbe fermata colà : sarebbe ritornata indietro, avrebbe ripreso la via dell'Europa, sarebbe dilagata in Africa e in Asia, avrebbe travolto le industrie tedesche e quelle giapponesi, i coaunercianti italiani e i piantatori del Cooso Belga, i fellah egiziani e i minatori del Sud-Africa.

Tutt1 i focolan avrebbero sent1t0 il suo alito gel1do. Nel 1918 era incomtnciato per gli Stati Uniti 1l g rande boom. La prosperità americana era entcata nella sua fase speculativa. 120 milioni di persone avevano un solo centro di riferimento, un solo luogo sacro: Wall Street. La speculazione, che all'inizio di un ciclo economico ascendente può rendere dei servizi preziosi, diventa, poi, un pericolo, nei momenti di attività' intensa. Ma in America. a questo· pericolo non si pensa. Il giuoco in bor. sa è incoraggiato in tutti i modi, dalle Banche, dalle industrie, dal Governo stesso. L'organizzazione tecnica è perfetta. Il registratore elettrico, il titker fa conoscere, durante ICI ore di borsa, a New York, ed in tutto il paese, Je transazioni che si effettuano a WaH-Street. L'apparecchio segna tutti gli affari coodusi. E la pubblicità sugli affari di borsa, aumenta la loro forza d'attrazione sul pubblico. Nel 1927 i crediti concessi per opera.ziont di Borsa arrivano a 70 miliardi di lire,. nel 1928 t! od primo semestre del 1929 salgono a cifre an· coca più alteJ Il paese~ è in pred• ad una specie di frenesia. Una vera armata di piazzisti percorre la campagna e offre ai contadini del· Id az.ioni intorno a cui gli acquirenti,' e tpaiO anche i venditori, non sanno se esse in rakl


rappresentano un valore. qualsiasi. Ci si attacca perfi~o a dei titoli

1:he non sono negoziati in nessuna borsa, perchè chi possiede delk azioni, di qualunque specie esse siano, si erede giil ricco, o crede di esserlo domani. Alla fine del 1928 le transazioni giornaliere toccano a Wali-Street i sei miliooi di titoli; i crediti di borsa oltrepassano i cento miliardi di lire. l soli capitalisti francesi hanno invesfto in America 10 miliardi dì franchi. Altri dieci• miliardi li hanno investiti i capitalisti del resto del mondo. Tutto è enorme in America; la ricchezza, la speculazione, l'immoralità, la corruzione politica. E lo sarà anche la crisi. Qualche· uomo1 isolato in meuq alla massa dei. forsennati che non dormono, non mangiano, non amano, per seguire le indicazioni di Wali.Street, quAlche uomo hA cercAto di illuminare gl~ americAni sui pericoli della speculazione. Cosl il sociologo Rogcr W. Babson che, facendo presente come la curva dello sviluppo economico non può seguire da vicino la curva ddla speculazione, ha preveduto la catastrofe:. Ma nessuno IO. ha preso sul serio. Il •banchiere' Paul Warburg, presidente della ManhaJiafl TruJt Company, ha gittato anch'egli il suo gndo d'allarme, tutti gli ecdnomisti delle Università Americane gli hanno datd:del pazzo. Ma nel Settembre 1929 c'è la cadut<t, del gruppo •Hatry a Londra. Nello stesso tempo la Banca d'Inghilterra, per impedire la fuga dei capitai[ in America e in Francia, alu il tasso di! sconto dal 5 l/2 o/c al 6 1/2 %- L'inquietudine si è propagata a tutte le borse del mando. Comincia per gli Stati Uniti la curva discendente, che sarà verticale addirittura. Gli ordiru di ''endita affluiscono a WaiJ-Street. L'aumento del tasso di sconto in Inghilterra fa ritornare indietro i capitali europei! c lasci~ allq scopc:rtq ij crediti di borsa a Ncw York. Ma fino· alla metà. di ottobre,- il primo panico è passato, superato L'economista Irving Fisher e il presidente delLe NationaJ City &nk of New Y ork Charles Mitchell, fanno delle dichiarazioni rassicuranti ; l'America è inattaccabile, l'America è prospera, è felice. Ma il 22 ottobr~ la tonpesta scoppia. E:a un martedl I primi ordini di vendita arrivarono nell'ultima ora di borsa. La mattina del giorno seguente, 23, glì ordini di vendita si accumuavano senza che d sapesse d'onde provenivano. Pure • sei milioni di titoli gettati sul mercato, bcochè a fatica, troviUOOO degli acquirenti. Il 24 ~. però it colpo mortale veniva inferto alla prospLrily americana. Il tele~fo

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Hew YCNk. 1939. Apsc.e d.ll·ero. proibW~ruabco.: aoda. de, cOOlro..bbcmcto eU hquon,

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c: 11 telefono portanno ord101 <:J.:uJit. \t:ndert

Il pae)e era m preda .11 pan1co. A Waii-Strect uomm1 e donne SI affollavano davant1 alle ,n, glta1a dt appareethi reg1straton, ~. prns.t,·ano nelle su<cursali degli agenti di ,ambio. per ~egu1re .an 1 loro occhi il naufra~1o Jdl.t nalf: su cu1 .nevano messe tutte le loro speranze Che potc,ano fare pc~ sahus1 ì Vc:nJcrc. M.1 delle loro az,on, ess• erano propncun wltJnto ~r il 20, il 30% al massimo. lc quotazioni <Ontinuavano a cadere. Il s1stema d1 trasm1ss1one telc~raf Il .l Jet corsi, installato a Wali.Strcet, c Jel 'lu~k la perfezione tecnica era vantata 10 tutto 1l mon. do, si rivelava ad un tratto, ora che ogn• se· condo aveva il suo valore, come un vero strumento da fortuna. Perchè 1l s1stema non nusc:iva a registrare tutti gl1 ordtn1 d1 \endita g1unta a Waii-Street. Durante ore c ore le md1Caz1oni dell'apparecchiO reg1stratore nmasero in ritardo sulla realtà e mancando delle informazioni rapide sui corsi, a l'Ui e ra abituato, il pubblico gittò inconsidcratamentc: le sue azioni sul mercato. A mezzogiorno la Banca Morgan, il cui edif kio è situato a WaiL Strcct proprio di fronte alla Borsa, convocò una l'Onferenza dei più grandi banchieri di New York. Essa durò appena un ora, vi fu stah1lito un piano e fu deciso che i sei ban. 58

<h,,n ·" rehb<:rc rnnso .t d1spu>tztunt d1 ''" smJac.liO H<:.IIO in tutta f rett.l 2·10 md10n1 '" .Joli.HI, (quaSI ~ mllt.trJ, d, Ime) J>C · ,O,tl· nere 1l mef(Jto Alle tredl<l d nuO\O )m.ta,,,·u cntr,l\.l m .wom· < fino Jll.l ,h,u,ur.l ·""1'"'1·' '.1 >O mil•on1 d• .toll.m d, .u1on• l <Or" .t• ,htusur.l n~ult.lrono pill .liti 01 quJnto ,, ro· tes~e <rcdnt dopo d tcrnbde sfondamento del le p:unc ore Jell.t ~1ornata. Durante 1 dut .l!•urn, '(',I!Uentl l'mtcrn-nto del smdacato Mor l!.ln .ontinuò <00 suctesso. Ma durante l.t Jo. ;ntnl<ol n gli .tgent 1 d1 camb1o poterono fmal . mentt 'cnficarc con esatteZLI, gli elenchi Je1 loro d1enu R1suhò allor.1 che m•gh;\la <: m1· gliata J, rncd1 e ptccol, speculaton non off n '.tnQ più una SllUrezl:l sufficiente n guardo a1 loro uediti a causa delle perdite delle setu manc precedente. Si mviarooo 10 tutta f rett.1 lettere per chiedere denaro. Ma im·e<e Jegh assegni sperati, arnvaronc da tutti .l!li Stati Umti nuov1 ordm1 di vendita. Gli speculaton non erano p•ù 10 g rado di procurars• denaro liquido. l'ondata al ribasso riprese inesorabile : il 29 ottobre, martedì, toccò il suo massimo : 23 milioni di titoli furono offerti in vendita e il sindacato Morgan si sentì impotentq contro questo assalto spaventevole. n presidente Hoover, John D. Rokefeller, le più eminenti personalità americane invitarono inutilmente il paese alla calma. Ormai il panico non poteva più essere arrestato. Alla metà dì no\•embre i

,o~koli p•ù c'dttl ptrnKttc,.tno di ,tabilire du:

Il popolo a meri< ano aH' .1 perduto 90 mlli.trdt .(, doll.tn (uoi- <:JU.HI (,()(1 mdi.trdt <h lire) nel , r.tc k d, W .tli Strctt I.o pt " J prnf) era orma1 'tppclht.t per 'cmprc.

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Jl n alzo dc:, <Or" .1 Waii-Strt:et era ,t.lto ptr l e.:onom1.1 Jm<:mana uno Je1 p•ù energio ~t1molant1 <ltll'otclfe~imcnto dc. b1sosn• e ton 'c.l!uentemente dell.. H-ndita dtdle merci Le enorm1 ,enJnc a <rC'llito d1 automobilt, di :~pparcnh• rJdlo, d1 fngonfcn, d, arredamenti complct• d1 appartamenti dtpende\'ano solt.ln to dalla prcspentà d, Waii-Street. Ora che la tempesta ave,•a fatto 1l 'uoto mtliom J ì acqu1· reni! SI trovarono nell'imposs1bllttà di far f ron. te at propr~ impegnt. La produzione, con una rapidità fulminea, rallentò. Secondo i numeri undiCI ufficiali degli Stat1 Untu, essa, t:he era dt 123,3 nel settembre, era. g1à a 9'i nel dilt'!Tlbre dello Slt'S)Q anno. E cominciò il primo dei duri in\'erni americani di crisi. le costruzions immobiliari si ar· restarono, gli alt, forni si spensero l'uno dopo l'altro, le officine lavorarono tre giorni soltanto ogni settimana, i grattacieli si vuotarono. Colonne di milioni di disocntpati cominciarono a battere l'asfalto delle grandi città industriali, cercando inutilmente pane e lavoro. DOllt:!WU'O .ARIA DE •t:l"


.1·

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I~J.\ l~llJ.\N (;JJ.\

J\1... DE'fTAfiJ...I ft

DOPO IL FATIACCIO del 6 febbraio 193-1 la piccola onesta borghesia francese coalizzò gli sdegni di! tutti' i peti/~ rentiers.f peti/r. pro. priélaires. épiàei'J e r·harmtien di Francia e con l'aria impettita d'.un petit bonhomme, d'un Oronzo che prot~sti, pretese un go"erno cosiddetto di «unione nazionale ». Monsieur Lcpetit, che legge ogni giorno le cronache del Matin e del Petil Pari.rie1~ e qualche volta anche il TempJ per farsi un'opinione generale c ,-edcr chiaro nel guazzabuglio politico, ma che non va alle urne perchè tanto « ils sont tous des fripons » e anche un po' perchè non ama affaticarsi il cervello in una scelta cc m promettente la . sua libertà di pensato re e di critico. aveva- sussultato nel b11reaJ1 del suo Hotel deJ Ba/com ( Chanffage cmtrat tolll cOli. fort, prix moJ.iriJ) alla notizia del massacr:J. Egli appartiene appunto a quella piccola onesta borghesia che segue quotidianamente sut

fogli moderati le vicende parlamentari, le sedute del Senato,. i consigli dei ministri; che eccelle nell'analisi Jel B11d/!,t'l della Banca di Francia e delle oscillazioni del franco, e neo parla che di questi argomenti in famiglia, stdJe terrazze dei caffè, sui giardini del Lussemburgo e delle Tuileries ma si astiene per p rincipio dal partecipare attivamente alla cosa pc· l itica, e si ,·anta perciò d 'essere la « parte sana » del paese. . Questa « parte sana » non chiede molto al go,·erno, anzi ha un solo interesse : r he la ., u,t piccola amministrazione il suo quieto, vi,·ere, non sia turbato da nuO\·e tasse, da barcollamenti sociali, da prospettive di guerre ; qualunque governo è buono pu:chè la preservi da queste alterazioni economiche, e siccome nessun governo è capace di tanto riguardo per le piccole oneste aspirazioni di quel piccolo onesto ceto sociale, nessun governo è buono. La poEtica estera non esiste per questo ceto ; l'interna si riassume nelle invidiabiti preiOgatove del suo quieto ,-ivere. I L LiMBO E LA SUA PATRIA

JJ limbo di Monsie ur Lepetit è t'Ostituito dal Bnreall del suo Hotel, do,·e tutto è di misu ra . Di là egli controlla il movimento <ki clienti, il numero delle piccole colazioni servite, il passaggio dei fornitori ; là inca.~ellà la corrispon-

Ouobre 1931. Dopo le ?aecmae tra.cor•• iD Europa Greto Gcubo ritorna a New York con la •teua pet· tloatu.ra:

eU tre

CID.Di

primo.

accol)datura cbe

pr•·

occu.p6 i potTUccbieri del tempo che a.•er•i cri ca · pelli liac;ì a•• •cmo qiò: irapo1to )a moda de U' ondu· Ja&ione ad acqu.a.

den za, prepara )Q note di settimana, cakola il prezzo della t'amera al centesimo, d'ora in ora, sul costo delle cosette più impensate, l'uso d'un tappeto, d'una sedia, le oscillazioni del franco, e così via: il minimo soffio economico potrebbe turbare quel castello predisposto con tanta minuzia. Egli calcola tutto c- bene, nel suo :ommercio ; argina le perdite, ristabilisce il pa. r_eggio, pregusta il guadagno. D'aspetto bon.t. rio, di ~tatura mediocre, viso paffuto, carna. gione rossa, occhi cemlei, baffetti, calvizie. e accento ali t't'l'gua/_. egli si concede tra un ·a..-. <.'upazione e l'altra il piacere d'un sigaro e la lettura d'un giornale. Nella nicchia calda, stio. ta e puliti del suo ufficio egli incarna il \ipo medio del francese. Al fondo d'ogni francese. di qualunque. condizion() egli sia, c'è un poco d i Monsieur lepetit, un poco d'una razza Ji piccoli commercianti, innamorati del loro com. mercio, una razza di droghieri : èpio e,. è b radicale d'ogni creatura franct>se. Gitì Cesart' a\·eva osservato: Deorum maxime ·Mercuriùm ('O(unt. E lo stesso Cesare ci dice che sono oltremodo curiosi di conoscere i costumi del!li al tri popoli, per chiudersi sempre più ~od :Jo.

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Episodio, piuttosto ch'esperienza btsognc:rebbe chiamare questa piccola soddisfazione concessa dal paese al cct<! dei piccoli borghesi, st.kgnati un po' oltre sincentà per il fatto Jel 6 febbraio, ma in verità preoccupatt del proprio avvenire economico in un mondo dove il contrasto gigantesco tra capitalismo e proletariato si annunciava prossimo. u alte classi del. la borghesia tenevano d'occhio il go,•erno, sen. za dargli eccessiva importanza ; il proletanato ne ndeva ; .gli stessi droghieri, rassicurati dal sorriso e dal gesto paterno del presidente, ntornacono alle loro botteghe, ai loro pettegolezzi e alle loro piccole ~e amministrazioni. Nessuno s'interessò più al buon vecchio. Lo lasciarono fare, lo sape\•ano innocuo. E poi col suo sorriso bonario, col suo ottimismo a oltranza, col· suo aspetto dì stgnore che ha vinto il groJ /ot della lottena nazionale Doumergue aveva ,·eramente portato un senso di sollievo, un soffio di buonumore e d'euforia nell'atmosfera già cupa dell.t politica francese. Questo \'ecchio era considerato uno degli uomi. ni più fortunati di Francia. Alla sua morte « Marianne » pubblicò un elenco delle fortune capitategli; tra le molte, e-·itò di misura. l'attentato che costò la vita al suo successore alla presidenza della Repubblica Paul Doumer per

SOPllAl Jt31. Modeae Dietrlch. crceoapaqDa:to dal marito Jlu.doU Sieber, al fnti•Cll di Sclllooburvo. A OESTIIA: 1.4 priaci-a Glulla.oa di OI<Jada o il marito lloroard dl .t.lppo, d..,....to n 1o..-o Yiag9io eli DOC!lle o Pari9l

sfatti nei propri. Monsteur upctit ama discorrere coi suoi clienti stranieri, sapere come vanno le cose a casa loro, e rondudere soddisfatto che questa sua Francia infine, nonostante i cattivi go,·erni, è ancora il paese dove si vive meglio. Alla sera egli riceve alcuni ,-ecdU amici del suo stampo ; e tra una partita di bilote e qualche bicchierino si discorre pur sempre di polit1ca, d'economia e della oscillazioni del franco. Ma dopo il fattaccio di piazza deUa Concord1a il raztocin10 abttualmente platonico di M. Upetit e compagni sub1sce una forte scossa. Del resto essi avevano perfettamente previsto che con simtli esperimenti parlamentari oon si poteva venire che alla perturbazione finanziaria, al terremoto sociale, all'eccidio ; ma l'eccidio, estremo indice di malgoverno, richiama di schianto le loro menti sulla gravità cui è giuntai durante i loro d~orsi, comment' ~~ .:-alcol1 amrntnl· stra:ivi, la situazione economica e sociale del paese. Il sussulto sale dal cuore al cervello e s~ trasforma in sdegno. Bisogna scendere sulla stro.da prendere posizione, agire. M. Lepetit che si era fino allora astenuto dal prendere parte attiva alla cosa pubblica, tnteressato solo al suo piccolo quieto vivere e alle sue chiacchiere giornaliere, sentendo con;tpromessa questa sua tranquillità di «particulare», si stringe: di cuore agli altri particulari del quartiere, dell'arrondissement, del dipartimento, della nazione intiera. Il ceto de1 drogh1eri, ceto senza partito e senza forza di classe (il suo motto potrebbe essere quello ·delle pouln di Séba110 : mort parti r' tJf la pagmm), innalza, un coro universale di sdegno: Un simile massacro non deve più essere possibile, ma soprattutto devono essere eliminate le cause sociali ed economiche .:he lo hanno prodotto, il paese deve poter v1vere nella calma <;>Ci.tle, nell'equilibrio finanz"ano, 1/ faut en fmir a11er to111 ul/e r~rdJtle,-ru Dt!ad1er rer Ch:Jutemps.' E furono ~:rv1ti. Venne il governo .:cs·ddc-.o di « t.Jn1one nazi~ naie:». Il buon vecchio Doumergue fu rich;amato dagli ozi dei suoi podeti tolosani per costituire un ministero capace di sodd1sfare 1l gndo della piccola onesta borghesia. Mai la Francia ebbe governo più adeguato all'altezu dei va.ri Lespetits sparsi sul suolo della Reput:blil'a Pc~tato :~1 F::tw. dal ~uc!o ~ci d10ghicn, Doumer~e .epp~ restarne al ltvcllo mentale:. Il suo m1mstero ebbe in polttica estera la larghezza di vedute, poli•ica interna il senSQI delle realtà sociali t~ g•tSto per_ l'ordine fi~~ario, la ~taliti, 10 una parola, dt Mon: l cur LqJctit. Nessuno s mteressan VJvamen~ ana sua esperienza.

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·momento politico. Senza volontà, senza forza, s'ernno immersi nella cosa pubblica per tPas.!lioncj tt:emporanea t: n'erano psciti ben presto per natura atavira; non resta loro che questo p!ccolo ricordo Jel loro sdegno, del giorno in cui fecero pesare L1 loro \'OCetta sul capitolo della Nazione. Em una pena ve. derli ogni 6 febbraio, quando un vento gl'lido soffiava dai Campi Elisi e risaliva la Senna spazundo quell'enorme spiazzo sen:t'argini eh· è la Concordia, girare ordinati dai flirr intorno .tlla fontana che guarda il palazzo Borbone, a deporre (iori e corone sulle pietr~ diacce; il melanconico e meschino corteo si prolunga\'a find a notte tarda, qualche isolato ancora f:!ceva il giro della fontana sorvegliato dai flir.r che sospettavano uno Slherzo lugubre dell'estrema sinistra. Intanto nuo\'i tempi maturavano per la Francia e il povero M. Lepetit neppure s'accorgC\•a della tempesta che s'addensava sul suo capo. Lo vedremo in seguito Ji sfuggita pr,e so nel turbine degli avvenimenti, cercare ancor.1 d; trarre qualche lume dalle sue facoltà raziocinanti e di assestare alla meglio la sua ,·acillante banca economica. Schiacciato tra l.t iponisia dell'alta borghesia, la rettorica dei patriottardi e la strafottenza del prole-tariato, Il coloa.a.eUo Fulgenzio Bcru.to ·· l'uomo torto ·· di Cubo. che conquistò il potere da aemplice Mrgente grcr.:aìe all'aiuto ametica.Do , La fotoqraiia mostro il colonnello durcm... uo rice.-imeato iA auo onore, offertoqll dalla Amba.sciata di America alla A.,.cm4 il 22 oo•embre 19~1.

PQrivi - ~·~• 1~1

Coo- per I'E•a futut•.

mano d'un pa:ao .:he s'crn prefisso di uccidt·re il Presidente:, stnza qutstioni personali, proprio la Carica Ji Presidente. Doumer er~ successo da poco a Doumergue. Incredibile ma vero, <J4l!SIO ,·ecd11etto E:in ricco possidente con l'aspetto du JIIOIIJre!lr 't"i a gag11é le xro.o /oi. vinse 'veramente un primo premio della lotteria nazion.1le. M.1 secondo me la più gran fortuna di Doumergue, e questa «Marianne» non poteva elencarla, fu di morire prima .:he il paesi.' p:nipitass~· nella follia che lo condusse alla guerr.1 e aHa disfatta. E,gli morì sorridente, fiducioso nell':l\'venire della patria >orretta da -.mti pif.:oli onesti borghesi. Costoro dunqut> torn.~rono alle loro çase, si ri.:omposero nelle lor'> niCchie; e riprCS('rO gli affari, i sigari, 1 ,l(iornali. la belote. i bit · chierini e le chiacchiert'. In breve lo sdegno sbollì in quei petti fatt1 più per albergare una sana amministrazione .:he una passione politira. Il go,·erno che s'era costituito sui bollori di quello sde~no t.:.tlò <On lo sbollire dell'impeto improVYiso e inusitato; lo stesso Monsieur Lepetit l he ne a\'t\'a preteso solennemente la costituzione, fini per trovJre da ridire .tnlhe su quel gabinttto. In fondo Doume,guc possedeva in tono mmore 1.1 virti1 ,. il difettO upitali .l'ogn1 uumo politico francese : quel ronsiderare tutto ,. semprt: d.1 un punto d1 ,·i sta socio logico. Ma la sua sonologia si limit,l\ .1 ,d leto de1 dro. ,~.:hieri, era la più meschina e impotente che· uomo pnllti,·o pote,·.t a\'ere. E un governo che ~~ regge >cpr.l una rl.lss< liW non è: 111.1 dasse. sopra una coalizione di sdegn1 momentanei rhu non è un p.trnto, senl.1 un programma ~ia per l'interno sia per l'est('ro, dur.1 ben poco e conclude an.:or meno. Senza troppo rumor<: Doum<:r~uc.: Sl' ne andò; si ritirò sorridente nell'ozio Jei suoi pocleri coml· giù Jll,t fme del suo se·tennato quando neppure pensa"a di m·omparire ~ull.l S«:na politica. Marcel Diat ha in questi g iorni ritra<l iato neii'Ot>JJI'Ie. a proposito del nuovo « Ra>s<:mblt:ment National Pcpul&•r<: ». l1 ,-oria del \'efchio Rassemblement Nauonal e del ,·enhio Ras:.,tmblement Populairt: « Ni l'un ni I'.\Utre n'ont c·n une hiswire trés .~lorieu· se a l"Crire, » egli wndude. Ma mentre il Fronte Popolare è ,tato un.1 ri,·oluzi,pne senza capo, il gc\'erno d'unione nazionale fu un capo >c:nza ri\'oluzione; il Fronte Popolare ha avuto le sue o r<: drammatrche in cur sembrò maturo per un ,·asto e ptofondo :ivol~imenro >OCi,lle, ma sempre mancò un capo deriso, uni Danton a quella massa di sam:ulotti. Il gabinetto Doumergue invece nulla t:bbe di n.1turale tranne il sorriso bonario, paterno e un po' citrullo del presrJentc. l'unica cosa che si ricordi di quell'episodro politico. Ai piccoli onesti borghesi non res~ò che< comn:emorare ognt :mno la data f.r.tidica del 6 febbraio, il punto d~ partenza del loro pi<'<ob


Pa.ti9 i 14 ••ll•m.br• 1938. F•n• d•ll"ant•9u•rra. Lo lolta •1 czec:.llea· da..-cmti alle Yetrin• dei qiomoli per l•9 · 9 t r• le ulhm• notUJ• ew coUoqui Kitl•r-Cba.mberla io

traJato da <JUelll, non Jafbo d.1 qu6ta, egli ha fanno pe p<.·rdc:rt· ogna >emo della re.tlr.ì france.e. Da più J 1 un ,111no ncn ,l\·tvo >UC notazac: fmalmtnt(' b setttm.1fla s<Orsa ho ra ~t"\"UIO una lettua th(' i: tutto un J<><.umc:nr.; prezio5(0 sullo sr.llo d'anamo Ja qud P'"olo onesto tcto borght~c:. Ne trJ-.rivo qu.tkht· frase. « M ao laglio Enrico è morto nella b.11 taglaa Jelle Faandrt· per s.tlvarc quea Jt:lozao" Tommy\ ,he 101 morJarc a p.t>:>ei!J.!io per lt vie Ja Panga. Immaginate\ i al amo Jolon· t quello di MaJamc:! ... L'.tlta ,<><.ietà se n',tnJt'. per ttm po s.tl\'anJo an ~tran parte 1 suoi bena. gla op<:raa non hanno tombattuto, noa pa«Oit borght'St abbiamo sopportato ti lll,l,I(I:IOr p<.>o

dcll.t guerra c ora ><OntiJmu pt(o d 'ognt .tltro le tonsegucnze del disJstro . Il 1 etrhto Hott:l de. Baltons i: t(U·''' dasabttato, ti <JU.trtac:rt· dove l'O a ama,·atc pa>st'g_l(trt J<:,cr·o S.tp. t<: tOs.t ,u,,edc: J Vtdl) > lo non rat·'<u a <.tptrt poù null.t ScmbrJ tht là rcgnt un gr.m t.H>>. t M Fl.mdan s.trcbbe ti paia torbado degli .aga· tarora /1. Panga ~·~ tOStltultO un nu010 p.u taiO, al « Rasscmbkmc:nt N.Haon.tl Populaart ». ma gait un Jas>tdao i: ~ono tr.l a fl)nJJton. ;(' " Jc:bb.a .uHc:porrc: ol probkm.a dd LI -" o'truzaont· ,o., Ili<: .t qucllo Jc:l r1.11 1 ' ' m;unc·ntu ~n l.a ( ,trmJnu o llll:ltr~.a. tOmt 1cduc nc.tn dK ora 'i: pcrdut,t l.t lx-ll.a ltlx:rtà Jo Ji~tu!~rc t p.trl.uncnt.ue Qua p<r tOmprare un paao <Ìa "·'f!X basogn.t far<: Jumand.t .dl.l Prdet tura della Senna LA Prefet:ur.l di Pohlaa h~ o:m.m.l!o un'ordananu eh~ re10t.t ·' noa pc-

don• d dmtro Ja pnontà ne, pasSJAA• ob· blaga:a. dobba.uno ~.c:Jere il passo a ognt spt-cie da 1ettura... » Povero Monstcur Lepctat che 1ru1 .1 mcdo an tutta la ;ua JaswazaA d'oc~­ p.trsa .tncoca ton un terto gusto Jell<: faccenJ~ poli! al h<: del paese~ Fluctuat nec mer,gttur. <.jualc maltnwm.l lo prenJe quando p<:ns~ a.l'amato e ormaa p<:rduto Jarltto de1 pedoni. E,~::h i: là sopra un maruapaedc della 1 "' d t Ravola c attende la fine da tutte le ''etturc:, lui ,hc un to:mpo pou:,·a lOn un cenno Jella mano fc:rmarc una ftla d 1 tento .tutobu> l <3Xt p:r attr.wcrsare tomoJamenrc la ,.,,~ Er.1 d ptù dclazaoso pr111legao, un.1 delle paù amportanti I'Oti an t"apitold ch'egl 1 .wessc sulla co.;a pubblltJ x. Ductt<>r<

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Ottobre 1936 - londra DiseGno della coMan-

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RIVISTA

QUINDICINALE

ANNO 111 - N . 3-4 · ROMA 15 MARZO 19.41 - XIX

ESCE I L 15 E IL 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Rome, Cilt• Unlversllorio - Telolono 490-832 490-933 490·934 PUI ILICIT À M i l1no,

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I.:lmpermeabile fuori classe


schiavi erano fin dall'inizio dell'Unione poco numerosi, e la terra era coltivab. da lavoratori liberi; mentre ~d quelli del sud, ove predominava assolutamente l'agricoltura e la coltivazione del cotone, la mano d'opera degli schiavi costituiva un elemento fondamentale della vita economica. Negli stati del Nord i pochi schiavi vennero in gran parte affrancati tra il 1780 e il 1804 di modo che la schiavitù andò scomparendo e alla metà del secolo XIX era completamente scomparsa. Invece negli stati del Sud la popolazione schiavista ebbe un enorme aumento fra il 1790 e il 1820: la legge federale c.he proibiva' l'importazione d i negri schiavi (1808) fu largamente inosservata. A mano a mano che si formavano i nuovi stati nell'immenso terriorio che si stendeva a ovest del primo nucleo federale lino al Pacifico, divenne di capi~ale imp.ortanza la questione se in essi Si dovesse ammettere o no la schiavitù. La quesfone si pose principalmente per l'enorme territorio . ceduto dalla Francia al p rincip'o del secolo XIX sotto il nome di Louisiaoa: si venne a stabiEre in proposito il « compromeso del Missouri » (1820), con cui fu ammesso questo nuovo stato a schiavi, ma si stabilì che nel resto di quel terùorio la schiavitù era proibita al nord di una certa linea. Con ciò il Congresso, cioè l' au:orità federale centrale, aveva proclamato la sua autorità a legiferare circa la presenza o meno della schiavitù, non negli stati già costituiti (che rimanevano su que· sto punto padroni), ma nei «territori federali » che, al momento della loro trasforma . .-; <. zione i?_stati, si troverebbero ~à v:ncolati d·~·" La deos1one federale. 11 partitO democrat!~~"'"'• ..,._-.._.,....., c.he dominò per tutta la prima metà del secolo XIX la vita politica americana aveva originariamente affermato l'au:onomia degli Stati in contrapposto al partito federalistico; ma, vinto e scomparso questo, aveva evoluto ve-r-

I~ J\ Cl IJ l~ 11111.\

IJI SJ~(~J~SSif)NJ~ LA GUERRA di secessione del 1861-1865 è al centro della storia J egli Stati Uniti fino ad oggi, e non solo cronologicamente. Essa decise, - circa novant'anni dopo la fondazione dell'Unione e circa se:tantacinque dopo lo stabilimento della costituzione federale, - quella che in ogni stato federale è la questione prima: se la sovranità in ultima analisi risied~ nell'autorità federale, al centro, o nei singoli stati. Ma il problema non si pose agli Stati Uniti in termini astratti, sullo sfondo di principi poli tici puri: esso s'intrecciò con il contcas:o concreto, e antico, di caratter, storico, soc!ale, economico, fra stati del Nord e stati del Sud; e venm a imperniarsi su un altisùno principio d'umanità: l'abolizione della schiavitù. Fu questa, in fin dei conti, la molla morale che sca:enò il conflitto. e portò alla vittoria di coloro che rappresentavano la causa migliore. La divisione tra Stati schiavi e Stati liberi risal:va agli inizi deUa vita degli S'ati Uniti e si connetteva con la diversa cost:tuzione economica degli stati del Nord e di q uelli del Sud. Nei primi, a carattere in dustriale, gli

•• Il Go...m -N dooUo Slalo oli Me• Yorlc al citt...tiao Sellllll Salute!.•. •• ("1f•• Yom r ••• l"'llio lt31) .

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in tutti i suoi territori. Nel 18~2 compane il fàmoso romanzo di Enrichetta 8ctdaer Stowe, LA tapanna Jrllo zio Tom, che rinfe>colò l'abolizionismo. Nel 1860, al ID<liDmlO deUa C2lllpagna presidmziale, il partito demo. cratico si trovò diviso: i democratià del Sud volevano garantita la conservuiooe ddla schiavitù nei territori, quelli del Nord ritenevano che spettasse agli abitanti dei territori decidere. Di contro alla divisione del partito democratico, che presentò due candidati, stette l'unione di quello repubblicano, sorto oe1 18~4, precisamente sulla base dell'antischiavismo. Nella elezione del 6 novtmbre 1860 vinse il candidato repubblicano Abramo Liocolo, che era anche uno dei capi del movi· mento abolizionista. Egli per verità dichiarò, entrando in ufficio il 4 marzo successivo, ~ non era sua intenzione di contestare il diritto dei singoli s:ati a mantc:uert.- 1" sdliavitù; ma la sua elezione aveva scatenato negli stati del Sud il movimento secessionista. Occorre tener pr~nte che minaccie di secessione e nvendicazioni del diritto det singoli stati a staccarsi dall'Unione sj erano ripetute più volte nel passato. Una serie di stati radunuooo conven. zioni in cui la secessiooe venne decretata. Incominciò la Carolina del Sud, cui seguirooo il Mississippì, la Fionda, r Alabanu, b. Geo~'· gia, la Louisiana. il Texas, taluno però con piccole minoranze. La Confederazione degli Stati sec~ion:sti fu fondata nel febbraio. marzo 1861 in un·assemblea generale a Mont. gomery, capitale dell' Alabama. Dopo il primo scontro arma:o tra il Nord e il Sud (12 aprile 1861) si unirono ai secessionistt la Vir-

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. re-c fedu Jlc pur; hè inquadr~to_ ndlo. ~·o.l_g• so l'affermaz.one del P? .S lh questione degli schtavt, pero, l tnto della democrazta. u. ' tro il partito dominante ind,~ce_n men del Sud si kce senttre ~n i verso t principi autonomJsttct {Juenu d 1·n quando a ntorn . . · parte favorevoli o · · deliberaz1ont, m dolO di quan . LL·ro così ulterton f accettata come stato . · · 1· St e"""" 1 Cah orma u tntzta t.. . . . el 1850, mentre a r ea del 1820), per tutto agli ~av~stt . ~ne in parte a sud della_ tn fu ammessa la possinon schtaVISta ( ove regioni tolte ~l ~~tC~on schiavisti. c si votò l resto delle nu . di stati schlavtstl o . f dove:.-ano essere 1 .J.tà clelia formazlschO~ · fuaaitivi » per CUI . q~esCUJ•· si fossero rifubt l l. « laVI 00 . • d r Statt tn •. l.nat! deg t . dalle autonta eg l .L. k a.nnullò addutttura la ...,~~ · nadrom K,ansaS-Ncuras a dores~:nutt JatlS;4 la le8fe ~l decidendo ~be il Congresso non J l l>-fiSSOUn, . . . f .~•· . . ne gt..,, ()(!lesso Qe . net terrtton. Ila bilanc•a c.he ec~ il comP~narsi della ~~:~ka fu. il -~ ._suL'agitazione di questa \'eVa (}C r-Ò l l(ansa5d i" aDtlschtaVistJ . ,Boston della So· le""e e · ione eg 1 • l foodaziOCle a an!llttC La ~ l''indtgnaz . del J83~ e a di GarrisOO, pro~o-f bOCcare .J ·t t830 · .- opera __.... nuov1. A atta . a cirCil t J,ltlericana r-· . gli stati, vaud e e rin..1·s0ca . • •n tuttt . ooe europea .• l···lt\'a tiscbll" (""' biaYJlU 1 ('"rnlTUgrall · l schiavitù (ietì ~iziooe ~Ila: cootriboiror;f l ~34 aveva abohto a l~ pro .l mov•~ che coo ,.orire t ddJ')nghtltt'ffl

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Uo gruppo eli W8.cicùi a.ordial&i iAtoroo ca1 q~ea. Utiaae C ta:al (al ~tro) d u.ru:at. la g~ u•rnr: d 'Yil•.

gioia (di eu t però la parte occidentale sa staccò a favon.' dell'Unione), la Carolina del Nord, l'Arkansas, il Tennessee : la capitale fu posta a Richmond, nella Virginia. Si ebbero 24 Stati con 22 milioni di abitanti per l'Untone, e Il con 9 mi lioni (di cui solo ~ ! di biancha) per h Confederazione. Quelli del Sud erano miglaori soldati, perchè, latafondisti e piantatora, erano abin1at 1 alle arma da fuoco e all'equitazione. Vi fu anche una maggaor compattezza nei Sudisti dì fronte: al Nord, ove 1 democratiCI, che avevano dapprima :~ppoggiato il governo. tornarono po1 all'opposizione, e un p.1rt1to fa,ore,·olt .LII'antesa con 1 Sudtsti fu alimentato J,ll mallontmto per il potere di>potico esercitato dal prestdente, come capo delle forze: federali, c: dai generali Ma le forze del N ord erano dt una prevalenza grandissima, e non solo per gl1 uomin1. ma per l'attrezzamento e le n sorse economiche. Il Sud. esportatore cL generi agricola e di wtone, mancava tom· pletamente\J'industrie, per le quali la mano d'opera degli >Chiavi era tncapace. Il Nord elaborava sul posto le materie prime, c quindi bastava a sè stesso per l'economia J i guerra, a differenza del Sud. Il Sud avrebbe ai'UtO pertanto estremamente b1sogno delle tmportaziooi dall'estero, da pagare coll'esportazione: del cotone specie in Inghilterra. Lincoln provvide a impedirg lielo, dichiarando fin dal 19 aprile 1861 al blocco, che fu attuato rigorosamente, grazie alla superiorità navale del Nord che andò crescendo durante la guerra fino a divenare assoluta. L'Inghilterra si trovò presa tra il malcontento per l'importazione bloccata del cotone e anche tra un certo calcolo sul vantaggio di un indebolimento degli Stati Uniti per opera della sec~ione, e dall'altra parte ,., l'in1ercsse a mantenere buone relazioni coll'Unione e il fa.. vore per l'abolizione della schiavitù. Essa riconobbe i Sudi' sti come belligeranti, ma non giunse al riconOsCimento aJI;11

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Confederazione ; e gli altri Stati europei la imitarono. Napoleone III, per la politica d'ingerenza da lui fatta al Messico sarebbe sta'JO favorevole a un intervento in favore del Sud; ma non essendo seguito dall'Inghilterra, dovette rinunziarvi. Cosl stando le cose, solo una rapida vittoria degli Stati del Sud avrebbe potuto decidere del conflitto in loro favore. NonQStante i successi iniziali, essi non stlp-

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pei'Oi o non poterono conseguirla. Per terra si combattè principalmente su due settori : quello Orientale della Virginia, ove la lò:ta si svolse tra le due capitali avverse, di volta in 1·olta mmacciate, e quello occidentale sul medio Mississippì. Il generalissimo secessionista Lee vinse nella Virginia la « battaglia dei sette giorni» (2~ giugno-t • luglio 11!62); dcpo la sua nuova 'l•ittoria a Bull Run. il 'O agosto, i confederati vercarono il Potoma.:. che formava la linea delle operazioni nel settore della V1rginia, ed entra~ono nel Maryland minacciando Bai. timora e Filadelfia. Altri due eserciti del Sud nel settcrc occidentale mossero contro il Kentuck) minacciando Louisville c Cincinnatt. Ma Lee per insufficienza Ji forze Jo,·ettc: ripassare il Potoma.-; e nei settore occidentale il gtnerale unionista Grant fece: un.r .-ampagna vittoriosa ntll'aprile-luglio 1863 e lacompletò nel novembre :on la grande v;ttoria di Chattanooga. Nel marzo 1864 t:gli fu

• Il O.OSlfQ CIDlOJO • UOQ C:.Oa.G lroppo ~lla e hog6lc:; non c:....d~ die lct qu~t·r•Qlo, p aou.mo cosi ....rnc:AliKorto? '· ( ''Nttw "orkor.. , JniJRO 1938),

L1tto comandante ~u premo. Tutt>·•ia nel maggJo-giugno ii suo att:!: (O nel settore orientale fallì; " Ul!a c"Cntrcffw~iva del l« nd luglio oltre il Potomac mi5k in pericolo Washingtcn. .ft.l principio Jel 1865 la superiorìti Jegii 1•nicnisti ~i delineò irresistibile, mentre nc:!la nuova t'lezione presidenziale Lincoln era riuscito vittoriOso sui democratici. Lo ShernM1 scese da Atlanta all'Oceano, prt:st Savannah, quindi s1 volse al nord contro la Yirgu1ia. rl Lee fu preso tra due fuochi e capi;,olò rl 9 aprile in mano di Grani C1nque l(iorni dopo Lincoln venne assassinato da un SuJista; ma la tenacia e l'energia della ~ua direzione avevano già assicurato la vittona all'Unione. La guerra' aveva messo in l .unpo rre milioni Ji uomroi, di cui due pe< d Nord e uno per il Sud. ed era costata più di 600.000 morti, di cu1 p'ù della metà di malatt io~. La hquidaz10ne Jella secessione fu lunga 'luanto la guerra. e dolorosa. Lincoln si era manifestato fa,·orevolc: a una rapida riconciliaZIOne, ~ulla base del ~emplice riconoscimento c.Ia parte degl 1 Stati secessionisti del l'Unione e dell'abolizione della schiavitù, de cretata dal (ongress(J il 'l gennaio 186~. Anchc: il ;uo ~uc:cssore Johoson, si risolse per la (0ncil1a.z'one. Ma la maggioranza del Con· g;esso fu di opimone diversa: essa volle sta· brlire un controllo militare negli Stati occupa11 e imporre i nuovi governi di essi, con una l<:gislazione Ji piena uguaglianza per i negri. Ci_ fu una vera politica di cppressione e di sfruttamento, per qualche anno, da parte di avventurieri del Nord (i rarpetbaggen cosi detti dai sacchi in cui tenevano le loro pr<W· viste) a danno del Sud, che reagi con la formazione della società segreta del K u-KiuxKian. Alfine tutti gli Stati vennero rianvnessi nell'Unione con paritù d i diritti. Rimase la quest'one negra, che ancora oggi 1101\ pu6 dirsi risolta. Rimase anche fino ad oagi la prepvnderanza nel Sud del pa~tito demoaa· tico, per risentimento ve~ quello repubblicano che aveva condo:to la ~erra vittoril*. rrK'Ì'ae a


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- A III~ Il I (~ il l~ l~fìDII.II,I~Illll.\ ORA SONO molto amic1, e più ancora che di amitizi.t si parl.t Ji ~lidarietà, di unione, qWISi che formino un popolo solo. D• W .1wington stesso si ricorda che era in fin dei conti « un gentleman della Nuova Ingh•lterra » : blasonato e vivente sulle sue terr~ ~1 modo dei -suoi pari dell'altra Inghilterra ptù antica. E po•. all'ombra delle llbertà di Westminster, c'è sempre modo dt ,rovare una testimonianu. lhe permette dt opporre, ai fatti della sto. ria, sentimenti e parole da assumere come protesta della ptù t·era Britannia. l discorsi di Campbeii-Bannerman, un paio d'anni dopo le cannonate di Lord Roberts, permettevano di da.r e un color<.' di coerenza alla riconciliaztone nel Sud Africa ; tosi, al di sopra delle tclebri balle di thè di Boston, si levano Fox e Pitt, e le IOI'o '<><'• p•enc di comprensione e di rispetto per la ·ausa degli /1/J fll'l!.t!" ' ' assicurano che otto anni dì guerra rappresentano soltanto un JOcrescioso equivoco. Ma non molti anni' fa le cose oon stavano wsl. Da parte inglese certo si era molto dimenticato, e al massimo rimaneva vetso i yanku} un sentimentO: di diffidenza che più che dalla politica \'eoiva dallo snobismo ; ma gli americani invece nutrivano verso l'Inghilterra passioni o pregiudizi compless, e profondi che m parte erano « amerkan• al cento per n--nto » e m

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parte \Cnl\ano J 1 fuon . Y1 er.tno 1 V<Mhi motiv1 na. zionali, na',t ~ul suolo delle anuche colonie. e vi erano quell1 t h<.' giJ emigrati a\·e,·ano portato con IOI'o dal l'Europa. od•o tmplacabile d 1 JCiandes• messi in fuga dalla carest1a, ,n,·ersione J, Jedesch. s.:tpientemente .:olti"ala Ja1 umsoli Ji Guglielmo Il « Marmaglia stramera », l h•ama,·ano }(l. amcritan 1 di vecchia data questi nu0\'1 'enuti, m.t poichè .mch'essi votavano, le loro opin1on• ,n•e,·ano un pl'SO. speualmeote quelle deRii trlandes,, « sal1tt Jagl. affart .ùla polilica », campo d'aztone p ù adano al lor., ;emperamento RudyarJ Ktpltng, t aptrato neglt Start Unih, nell'ultimo decenn1o Jel secolo S(Crso, l ogltl'\'a .n tutto ti suo ngoglto 1'.1nglofobia de! suOt ospiti. che del rest~ glie la mostra,·ano .:on una specie di ingenuità, quasi fosse una Jelle .uriosità Jet paese. « Ri<:ordo che la moglte J, un senatore m1 '"'·itò a una seduta del Senato per farmi senure come •l suo sposo urm•a /.1 1 oda t/el /.,n,e » : questa era la f rase cons.~crata per d1re che quakuno se la prende\·a con l'lnghilterra. «Quando il pubblico guardava al di là delle proprit· coste, l'Inghilterra era ancora pe: lui l'oscuro " pauroso nemico, temuto e sospettato» . .Allo scrittore questo atteggiamento sembrava per lo meno anacron•stico · la guerra d 1 tndipendenu era cosa lon tana. altrettanto inattuale quanto lc- aspirazioni al go,·erno personale del monarca. inglese di quel tempo ; e anche alla guerra del 1812. inserita come una nota a piè di pagma nei capitoli drammatici delle guerre napoleoniche, nessun inglese pensava più. Vi erano stat1, è ''ero, gli incidenti al tempo delh guerra d1 S«ess1ooe, le navi mglesi sudiste costruite nei l'antlert britannici, ma erano 1ffan senza importarua; a voler tener cooto d t questioni di quel genere nessUllll nazione europea a\•rtbbe potuto v1verc: amichevolmente con la nazione vicina. La spie~ta· 71


go. Kipling gli espresse i suoi dubbi sul .;oo. senso che avrebbero trovato nell'opinione pubblica le grandi spese occorrenti. La risposta fu « disarmante » : i fondi sarebbero stati ottenuti grazie all'Inghilterra. « E fino a un certo punto, così avvenne. La staJ)'lpa, ubbidiente alle istruzioni spiegò come l'Inghilterra, traditrice e invidiosa al solito, non aspettava che il momento propizio per discendere sulle coste indifese della Libertà» .

Questa animosità antinglese raggiunse il suo più alto grado di temperatura_durante la seconda presidenza di Cleveland, il primo candidato democratico eletto dopo la guerra civile. Il nome di Cleveland era legato al ri. cordo di un incidente di cattivo augurio, per le relazioni anglo-americane. Una ragione dell'insuccesso di Cleveland nel tentativo di fars& rieleggere dopo il periodo di presidenza era stata r accusa lanciatagli dai suoi avversari del partito repubbLcano di voler pratic~e « una politica di libero scambio a beneficio dell'Inghilterra »>- Il presidente, proclamavano i campioni elettorali del suo compeùore Harrison, è sorretto dall'ambasciatore ingl~ per instaurare un sistema dal quale soltanto l'Inghilterra può trarre dei vantaggi. L'accuSà poteva apparire una delle consuete iperboli da comizio : ma proprio pochi giorni prima ddl'elezione, ecco la . .:ew York Trib1111e, gioe· naie del partito repubblicano; uscire con grandi titoli sorprendenti: « J'ungh:a del leone britannico », proclamavano, era dentro il delicato meccanismo dell'elezione presidenziale. L'ambasciatore inglese dimenticando <<lh~ A B C ·of hù projemo11 », intrigava perchè gli eletori di origine britannica votassero per il presidente uscente. E neUa pri· ma pagina del giornale il fac-simile di una lettera di Lord Sackwille West provava l'ac& .u.-bN 1933 - Salial:>ury (MaryiUDCI) - LG polida -pil>qe la loUa che - l a di •*'appor• d..U. prlgicai i ,...potWObili del m.daqqio di Ull ~>-vro.

Moawglo 193'1 • HamiUo,. (O..tario) - 1.4 dura !cotica di otco uolQ.Ìiù ~~ Dutri.re un pitone lurago 1 metri • -..ao. •.-evliatO&i dal a"o leta:rçro invemaJe.

zione di così vivace animosità americana gliela ~:ede u~ americano, che era sta.:o am~iatore tn lng~il.terra, e che aveva sempre desiderato un avvtclna.mento dei due paesi anglosassoni secondo """"; base' _John Hay• « uno d C·l 1:""-"'ss•mi am-• taton mandalt daH'Ame.rica il quale av-·~ un cervello co d 1 • ""'"" -1·-.-~· n ft~-.ue 'lOI », ancora n•l ~ ~Jo ve l'l -~ •'890 ge i quara::q~~·lterra _è !'~ello che strinil solo pro<> ro pezz1 dell Unione ed è _ .,ramma che s·1 possa ad ottare' a una P<>P<>iaz!one tant0 tanta confusione !erogenea. -~l, quando in noi gli <liciamo. v d~omo a VIene davanti laggiù a levante"~ t1nct grosso spaccon~ ~C:! Odiato, e ·;>aJ:a~eu: t!uJohn B~U, l'infu lt meno esplicito e ame - on amencano »,.;.,. OOsevelt, Teodoro R rtcanamente sincem ... OOSevelt eh o·~rno Vet\i va nel nostro albe , e « ogm. ~-a ~ VOce di rgo a .ringrniarvi o----.ta da san non aver Jora ltOOsey sue britaon:co u neanche una la !.fati e)t era. 50ttose ne- e vene »., AIIIlarnentina, e SOSteneva ..!atetar'o di Stato per clu..;__ queiJa che . campa-~ d~... la ..... poa doveva o- l ato-..rra di r ..a... avere "'"r co 7a -.....Ca· p nVlte e Santia.

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Altre volte gli Stati Uniti si erano oiferti come amichevoli compositori, ma questa volta, man llW\0 chcLord ~alisbury procedeva nella lettura del docume:1to della <'..tsa Bianca, si doveva accorgere che non cercavano di essere nè amicbe-.·oli nè compositori. Meno l'indicazione tassativa di un termin<: per la risposta, c'era nella nota di Washington tutto quello che S:.'f'\'C a fare un ultimatum : il tono perentorio, l'alterigia, l'evidente preventivo rifiuto di ogni dis.:ussione. Il punto di partenu era naturalmente la dottrina di Monroe. « Washington nel suo messaggio di addio, ammon.ì esplicitamente i suoi concittadini di non im. pegnarsi nella politica c nelle controversie delle potenze europee » ; di conseguenza, ~nella logica del presidente Monroe », veniva alle potenze: europtt l'obbligo di non occuparsi delle faccende americane·. La · questione fra il Venezuela e la Guyana doveva esSC'I't sottoposta ad arbitrato, , senza interventi della G ran tiretagna. l vincoli che univano l'lnghii,crra al Cana· dà, alla Giamaica, all'Honduras britannico erano trattati con mo lta disinvoltura. dal Govem<1 americano che: invocava le « tremila miglia di oceano ,. per con~ide­ rare ogni legame politico fra uno Stato europeo e uno a.mericano come « Ìnna111ral and Ìllexptdiml ~>. A queste parole, piene di minaccia per tutte le rimanenti colonie europee d'America, ne facevano seguito altre, ancora più arroganti ndle quali le pretese american~ si coronavano d'insolenu : «oggi gli Stati Uniti sono praticamente sovrani di questo continente, e il loro fiAt è legge per le questioni nelle quali intervengono ». Lord Salisbury, che non aveva mai fretta, questa volta più che mai rimase fedde alla sua abitudine : impiegò quattro mesi per rispondere, e già questa lentezza ~ una risposta., se non agli a.rgomeoti . di Washington, al tono col quale erano stati presentati. Anche agli argomenti, del resto, quando si decise a rispondere, rispose con dignitosa fermezza : la do: trina di Monroe non era parte del diritto internazionale; se glr

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èusa : l'ambasciatore consigliava al signor Carlo F. Murchi.soo, di Los Angeles, di votare per Oeveland, rome quegli la cui politica prometteva di essete la più favorevole alla c madre pa!ria » degli americani di stirpe inglese. L'ambasciatore era caduto in un tranello : la sua lettera era &~&teotica, non era autentico invece il signoc Murchisoo. C erano probabilmente altre cause perchè Oeveland noo fosse ridetto qudla volta, ma certo lo scandalo della « letttta Sadcwille » diede l'ultimo colpo alle sue spen.nze. Egli ne fu esasperato: uno dei suoi ultimi atti di presidente fu· di far consegnare i passaporti all'imprudente ambasciatore, senza nemmeno aspettare di mettersi . d'accordo con Londra. Forse, quando quattro anni dopo gli ri~ di suca:dere al suo successore, il rancore non gli era ancora passato : e fu quello a ispirargH iJ tono altero, intransigente e inconsueto della dichiarazione che il suo ambasciatore consegnò a lord Salisbury, per rivendicare il diritto degli Stati Uniti di intervenir:e nella questione dei conJìni fra la Guyana britannica rol VenezuelL Era una vecchissima quest'one, che l'Inghilterra a.veva ereditato, coo la colonia, dall'Olanda. Si trascinava attraverso proposte di arbitrato che andavano avanti e indietro tra Londra e Caracas, iatture diplomatiche e coosuftazioni di giuristi e di· geografi. Fra le molte preoccupazioni che aveva allora lord Salisbury.certo non era la prinàpale; si avviànava la guerra dei boeri, la Germa.nia si mostrava per!colosamen:e 'amica dd vecchio Kruger, la Francia attraversava una crisi .acuta di anglofob~a, la Russia. era ostile in Asia e poco fidata in Europa. Quando I.ord Salisbury coosultava un a.tlante noo andava certo a cercarvi l'America del Sud. Cosi, ali~ l'ambaaà•tore Bayard venne a comunicargli le proposte di Wasbin~oo per la Guyma, l'illustre capo dd Foreign Office noo immaginò ceno dJe proprio da qudle dimenticate regioni dell'Impero san:bbero spuntale Vtte e proprie minacce di guerra.

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quasi senza eccezione, tenne dietro al dente. Gli articoli cauti di pochi quotidiani. le riserve di alcuni giucisti delle unh'e!Sità. si perdevano nel clamore bellicoso. Dall'altro lato dell'Atlantico Ci si mantenne più calmi, ma la calma non escludeva la fermezza nel respingere le pretese del Messaggio presidenziale : la possibilità di una guerm era presa seriamente in considerazione, e si parlò di mandare reggimenti indiani a presidia~e la Guyana. Ma in realtà nessuno dei ministri inglesi intendeva arrivare cosl avanti. Chamberlain cominciava a chiedersi se non era i l caso di abbandonare la verteoza per ceran: degli alleati, e talvolta gli veniva in mente di formare . una 'triplice anglo-tedesco-amc:ricana. L'incidente venezuelano veniva quindi a turbarlo in modo part!colare; e d'altronde, sposato reoen~ente con un'americana, era unito agli Stati Uniti da legami pecsooa.li che rinforzavano quelli del sangue e della lingua. Così il più imperialista, orgoglioso e audace dei membri del Gabinetto propendeva

Stati Uniti n.atur_ale dei legami politici fra territori amencant e potenze europee « poteva appena essere negato» ' 1·1 Governo mglese . · c:ra pronto ~:~ece a ne~arlo risolutamente, tanto a nome ame~!:~o :;;gles; q~anto a nome dei popoli mente la d ~ enti dalla Corona; fina!. ' tCISIOne di SO't b•trato la loro . · omettere a un aralie due pote co~troversta spettava solamente nze mterl:5Sate Alla risposta d. · plicò con un ~!:~ S~isbury, Cleveland a:10 era una vera . ~ al Congresso che n-'I' . JIUnacCta di guer . "' op1nione pubblica . ra, e nsuonò snate da tempo aD:lerlcana come un seaspettato. Tutta la stampa,

(SOPRA) U aon:.o dol p1oaidoDIO Rooao1<olt.

:sono) 311 v•=alo 1940 • CoDIJTa:tulculoal ~ ..,... 9D.•aio ptr il S8 oeo.otl.aco cti lloo..,...,lt a wcr:a.oiD91ou.

per non spingere le cose :~ll'estremo e gli alte~ lo seguivano volentieri. Fu lui che si mcar~co ?i sistemare la questione, andando in AmenOI per conferire con il segretario di Stato lfo}vey, concedendo l'adi.tra!o, ma facendone escludere le località dove già fossero stabiliti dei coloni inglesi. . Ancora per qualche tempo ·l'agitazione antltl~ · rl des glese rimase a sommuovere gh· artiCO . nal'! e le conversazJOm . . net. bar· Durante .la g1or

guerra del T cansvaal, gli americani part~ vano per 1 boeri. Ma a guardare bene,


IMPERIALISMO

AMERICANO l MOVIMENTJ imperialistici, quando ·sono schietti i! naturali, non hanno bisogno di es. sere preceduti o accompagnati da enunciazioni programmatiche. Un popolo autentica· mente imperialista non !lente alcuna necessità di proda marsi ·tale ; esso, anzi, è sempre vronto a dichiararsi amante della pace e !ltrYitorc della giustizia, e così dicendo e gin· rando, è anche in buona fede. Esso crede, insomma, alle sue intenzioni, nonostante che i fatti le smentiscano. Sono, al contrario, proprio i povoli organicamente negati alla conquista c all'espansione quelli che hanno ti coraggio dj esaltare teoricamente l'imperia· lismo. Nel far che tali popoli, daj quali ci vengono i più brillanti e spregiudicati dottrinart dell'imperialismo, tentano probabilmente di destare in loro uno stato d'animo ,. una coscienza che non sono naturali. Gli Stati Uniti d'America sono 1i!oricameme, hadando cioè unicamentè alle dichiarazioni cd enunciazioni programmatiche dei suoi uo· mini ùi governo, la potenu meno imperiali- . sta del mondo : viceversa, nella realtà e nella pratica e ffettuale, tutta la storia delle genti nord-americane è un canto spiegato dell;, conquis•a c della lotta imperialistica. In nom., della libertà, in nome della giustizia, in nome della democrazia o del diritto, e confondendo insieme sema troppi imOarazzi teorici la conquista c interna » con la con· quista c esterna:., più spesso scambiando l"u· na con l'al•ra, il popolo nord-americano si è comportato sempre con innocente franchezza impcnalistica. La giovinezza espansioni· sta St è rÌ\•elata laggiù t roppo spontanea, \'i· va c connatura·a nel popolo, per dover essere promossa con la propaganda; semmai, è avvenuto proprio l'opposto, c cioè che la propaganda e le tcorizzazioni sono sen·ite a velare c a giustificare democraticamente una brutale real:à. E di qui l'accusa di ipocrt· sia, troppo spesso rivolta all'America da paesi imperialistici più a parole "Che a fatti. E' stato det·o che l'espansionismo americano prese termine -:on la fine delL'l guerr~ (SOPBA) 19 ~br: IS37 • AU'u...i.-.rwit<\ eli c .......u. la prMld-.. •-.-~ olt ..U..C:. iood-.mdo modelli di crbiti' dc. ••ra. (A DESTIIA) l. lebl>taioo 11138 • Waahiaq'- • L"crttore Ralpb

lleUamT.

come se la crisi del Venezuela, con il suo calore, avesse bruciate le sostanze profonde della an::ica rivalità. E, forse, molti avevano avvertito, confusamen:e ancora, che sotto quell'attitudine 'di rancore già spuntava un sm:imento diverso. Certo, questo si faceva strada a fatica, e quando Chambe.rla.in e Holney, nelle loro conversazioni sulla frontiera del Venezuela, si lasciavano andare a parJa.-e di guerre da combattere insieme, il vecchio Salisbury c il giovane Roosevelt sorridevano con scettiàsmo coIIIC' a f.lntasticherie di romanzieri. Eppure g ià in quell'epoca, più ché fra il popolo ameC:cano e il popolo inglese, la d~za era soltanto fra le mentalità della Casa Bianca e di Downing Street, dùusa ognuna nelle formule sdegnose e orgogliose, ma ormai logore e superate dai tempi, del «no enlangJemenl » e della

«spJendid isofarion ».

MLUiLIO J.llr J IVA.CVI


31 otlob<. 1933 • C a.d- (Ho,. Jomoy) • Gli a;oati pHnatl~ c&tnao90DD ua bcrr dM ba c:oa..tr~aut.:f colla lovv• oulla PI'OibUIOilo dogU alcool.

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civile, c questo non è esatto, come vcdem~o : è stato parimenti detto che l'espansiomsmo americano si è rivolto solo a territori contigui, di modo che l'allargamento dello Stato è av~nuto con una estensione di con~m, se.nza soluzione di continuità; il che è mdubbtam~ntc una .;onfuma dell'espansionismo . am~r~ca~o. Senonchè la storia degli Stat, _UmtJ CJ offre esempi di imperialismo ~~co. che contrastano con la tesi dell'eP stontsmo esclusivament co ;: al Che cosa d' d . . e n .... nent e . •americana .'ree,~ ~empio, della spedizione •n trena1ca nel 8o ? p . . mente non sono I 5 robabilq~st; ~trana mo1t, quell; che ricordano nità no~ era ::C";fe~:;:ra. A quel tempo l'Ul'indipendenz e e solo da • venti anni a era stata co · . ces_so espansionista , . nqulStata; 11 prosibt l~ dal di fuori -~a m :ttt.o, ma poco viStatt Uniti e la R · PPure_ tl conflitto tra ram~H, la quale ~genza dt Tripolj de; Cala Plu losca; or ani apJ?resentò fino al 18 dtterraneo g zzaztone piratesea del .,_35 sérv centrale, non d •VIede tto. IJ_ pubblico oltr ~e passare inoslu~e~ tat, Uni~i, voluto~ -: Ila bandiera nuavo Talnanh (maggio I eroce Pascià !!'enza. ~:~ a muover gue!>') determinò il le COmin . mmodoro amer' a a Quella Regline fra ~:"b~lta <:alturare r:ac:.no R.ieha't' Daspedizione ' ' err a e Tripol/- corsare tripons l>ornbard~an~ata dal ~ una seconda 7e,. a ctttà; Qualch .mOdoro Mor. e msuccesso ob-

bligò gli Stati Uniti ad allestir<.: una sp~dt : zione marittima c terrestre. Quella mariui. ma non attinse i suoi scopi; quella terrestre si indirizzò verso la Cirenaica, partendo da Borg-el-Aràb presso Alessandria d'Egitto. Per cinquanta giorni si svolse l'epica marcia nel deserto da parte degli americani e degli · alleati arabi comandati da Ahmed CaramanJi, nemico giurato del Pascià, suo fratello. Ad onta di peno9C traversie e di sacrifici straordinari, gli americani condussero la piccola colonna a Bomba e poi a Dcrna che fu presa d'assalto dagli uomini del generale Eaton, il quale fu fe rito a un braccio, mentre il Bey riusciva a fuggire ed a raggiungere il campo dei Tripolini accorsi in difesa della città, senza peraltro riuscire ~ riconquistarla. Infine il Pascià di Tripol j venne a patti, e così gli americani lasciarono il suolo cirenaica. L'episodio è forse modesto ma non privo di sapore. Il giovanissimo Stato amencano era indubbiamente dalla parte della,.r::o.,.;o -.,.· ne, ma e• ev1'dente la sproporzione ~~ lme~dente diplomatico (si trattava in fin et conti dell'oltraggio compiuto da una JUil· snada d'1 band'f 1 l che usurpava la qualifica d'1 S tato) e la reazione, troppo fat.icosa e costosa per chi 1 . . deb't a esercttava. Fatta pure la sem~a ·P~rte alla suscettibilità del prestigio · re ~tvace in uno Stato di recente forma~ ztone btsogn . _ la g~er a n conoscere che questa picco•a . condotta ' americana ai . . dalia .repubbl tca nordMediterran pnmt del secolo passato nei lontano dali~ (un m~~e allora infinitamente derazione) . s~era r1 mteressi di quella Fenve a un fe.nnento imperialista

onginano. Coloro perciò che giudicass< ro oggi gli americani assolutamente estranei e definitivamente assenti dal Mediterraneo, fa· rebbero bene a non dimenticare quel che a,·. venne sull'opposta sponda del nostro mare nel 18ot. A smentire la tesi dell' imperialismo puramente continentale degli Stati Uniti, troppo facilmente so~tenuta in base a una interpretazione errata della dourina di Monroc, giova ricordare anche un altro episo· dio, avvenuto molti anni dopo di quello mediterraneo, ma che appartiene anch'esso alla prima fase della storia americana : quello del grande Comm<>9oro Perry, il quale nel 1853 obbligò con la forza il Giapopne c ad aprire i suoi porti e ad entrare in rapporto con gli stranier i ». Naturalmente gli '. st.f3:· nicri ,. erano in questo caso gli amenca~, poichè americane erano le corazzate che _m•nacciarono di bombardamento le coste gtap· ponesi. Questo atto di violenza può essere stato storicamente utile e benefico per l~ stesso Giappone risvegliato bruscamente_da ' per entrare m · pr ima ltnea suo sonno feudale nel rango delle nazioni moderne, ma esso fu egualmente una manifestazione di sprc: giudicato imper ialismo da par te degli Stati . . anche se pot. n'coperto e ... .viustificato, . . da; U111t1, oltre che da considerazioni comrnerctah, . soliti pretesti morali, religiosi e quaquen. La Federazione nord-americana nasce espa~­ sionista e conquistatrke, e si svolge s~o~; camente come una {orza prepotente erso natura dalle coste d ell'At 1ant'tco, aurave Jk coste ·smo il Middle West e il Far West, ~ del Pacifico, sotto le insegne del p!Onerl


c dell'avventura: poi si protende a sud, 'crso l'America latina, quando l'industria d-cgh S.att l.Jnili :tvcva ragg1unto mt grado di s,·iJuppo che solleci:ava la ricerca dj mercati stranieri; c guarda infine alla boreale Alaska c alle lontane isole del Pacifico. In questo suo cspan<krsi av\·emuroso e ottimistico, essa mette in giuoco a volte il denaro e l'astuz1a, ma quando occorra, sarà violenta con le armi, predace e di cuore durisstmo. li venerato \Vashington le aveva lasciato in eredità qualche massima morale: c Coltivare con tutte le nazioni la pace e l'armonia; dare all'umanità il magnammo c nnovo esempio di un popolo gnidato sempre dalla ginstizia c dalla bontà"· E' veramente difficile che un americano dubiti che tali principii non siano stati sempre rispettati dal suo governo; non per nnlla 1'.\m<'· rica è la patria di origin<.l di qncl pragmatismo filosofico che identifica l'a:zione col bene. Soltanto a noi europei è consentito Lli affacciare dubbi sulla moralità dell'imperiahsmo americano, ammesso cht· i due tennini possano andare d'accordo. Pensate un momento alla tragedia degli indiau1 che eLbcro la disgrazia di trovarsi sulla strada dclrespansionc continentale americana. Gli c indios » non erano molti, è vero, ma se la colonizzazione del Nord America avesse seguito i metodi usati dalle pot<nzc europee in alcune parti dell'Africa, oggi sulle coste del Pacifico c nella valle del Mississipì vi sarebbero delle grandi città abitate .: govcrnatc da pellirosse. Gli americani im·ccc furono spietatissimi c crudeli con questi nativi che vive\'ano qu~si esclusi\'amcntc di caccia ~ che amavano la libertà più della vita. Non bastava che questi indigeni si ritirassero sempre più ad occidente, a misura che la marca montante dei nuovi pionieri provenienti dall'Est preme,·a verso le valli del medio continente. No; anche se inoffensivi, questi indigeni mcapaci di \'cnirc a pa• ti con la civiltà dO\'C\'ano essere climmat i come un pericolo porenziale per gli sviluppi del popolamcnto hian co. Il Presidente Grant incaricò il Colonnello Custcr d1 spauarc l'ultimo caP<J indiano Sitting Bull che aveva dominio sui ~lcdoc < i Siù verso il Montano. Questo colonnello, alla testa di ctrca 250 soldati, sorprese Sitting Bull coi suoi mille indios sulle spondt· dd Little Big Horn, lo circondò c il 25 giugno 1876 ucc1se i! capo e tutt• gli indios che stavano con lui, nessuno eccettuato. Fu guerra? ~o; una semplice partita di c.1.Cc1a, giacchè i po,·cri indios non cranu ar mati che di frecce, !ance e bastoni. Nello stesso tempo però (cd ceco

··Il mio, ••J'9•Dte. è oDdulato na-turcù" ""''• ·•.

c·· New Yorlr:er ", mawio 1935)

1917, compera delle Isole Vergini dalla Danimarca. A questa lista si possono aggiungere le basi na,·ali di Guam ( 18<)8), di Samoa (18<}<)), di Midway c Wake (t<)OO), della zona del Canale (1904), 1 protettorati di Cuba, San Domingo, Panama, Nicaragua c L1heria, ed altri territori navali (Grcat Corn, Lit:Jc Corn, Islands, Baia di Fonseca, Guatamano). Prima di porc1 la questione alquanto superflua se questa lista delle conquiste americane debba considerarsi chiusa, nel >tnso che gli Stati uniti avrebbero conseguito quello che con espressione recente si u_sa definire < spazio ,·itale » di un popolo, ~ffermiamoc1 a n fl'rirc i dettagli di alcune delle più rumorose c sc.1.ndaloSc imprese dell' imperialismo americano. L'annessione del Texas c del :--;uo,·o :\lessico è una di queste. l tentati,·• del go,·crno americallo per impossessarsi dd Tcxas cominciarono nel 1815. Dopo a\·er <llt~nutn la cessione della Florida, il go\'C:rno della Confederazione procedette d'accordo coi plt•mpotcnziari spag-noh, alla delimitazione del territorio ceduto fino al lim1tc ~ ~· ttt· mrion.tlr del territorio appar'CIIcntc a quella eh~ era ancora legalmente la Colo111a spagnola dd Messico; rna sic3 tebbra:io 194J · Boaton . Uno r.cluta dell'aoronautic:a americana, arruolotoai, ~r tre cm.oi, presta qiura.meoto. come ndl'omerno quel territorio messicano era. ancora molto incompletamente coloniz111 ;!l l'applicazione delle buone massime di Washington) si creava con l'ai~to del governo dezato e <kterminato con rilievi geografici · ~ ll' gli Stati Uniti l'Associazione dei diritti dell'indiano c per la protezione dei Pellirosse:. topografici. gli Stati Uniti non tardarono a Ili nelle zone eccentriche, ossia in quelle zone dove si poteva, per la povertà dd terreno ari- profili are di tale iocertezza per sostenere che .- do c roccioso. morire tranquillamente dj fame. E non bastando la fame alla eliminazio- fra i domini ceduti loro dalla Spagna col l;j ne di quel popolo. soccorreva allo scopo un prodott<> della civiltà: l'acquavite. nome di Florida fos>e compresa anche quella regione .che oggi costituisce lo Stato del l tll' Le tappe dell'espansionismo territoriale degli ,Stati Uniti si dispongono in questo ordine ero- Texas con una superficie di circa 400 mila chilometri quadrati. La pretesa era per lo ~ nologico : 17&), occupazione della valle dd M ississipl; 18oj, acquisto della Luisia11a ed esten. :eJII sione territoriale sino alle Montagne Rocciose; 1819, acquisto della Florida; 1!45, annessione meno strana, e per farla valere bisogna,·a r icorrere alla forza. Senonchi-, per il moet$! del Texas; 1!46, annessione <kll'Oregon; 1!48, annessione della California e del Nuovo Messimento, gli Stati Uniti tracehcggiarono, terj! co dopo la guerra col Messico e il Trattato di Guadalupa; 1853, compera del territorio a sud del l!iJ' fiume Cile (Gadson Purchase); 1867, compera dall'Alaska dalla Russia; 1&)8, annessione di · mendo che un loro atto di forza ancblk Portorico c delle Filippine dopo la guerra con la Spagna, 1&)8, annessione delle Hawai; potuto provocare l'inten·ento europeo nrl


l!lo.......bre 1!131 . lho<mli od """ d•l r'.at- t i v•titi dal !n»t Kcndart di l!l•w York d..:i.D.• eli CGm•r~Mi odo~nm!' ~ ot.adoul ~ed! poor im~· ru..pclielltl,

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l'America latina. La situazione cambiò nel 1821, quando il Messico si dichiarò indipendente come tante altre ex-colonie spagnole, l! quindi il Texas, insieme con la provincia di Cohanila situata ad occidente del suo territorio, fu orga. ninato come Stato appartenente alla Federazione messicana. Allora gli Stati Uniti tornarono più che mai accaniti alla carica. Fortunatamente per loro, si accese un conilitto fra Messico (antischiavista) e Tc.xas (scbiavista), con. fUtto che portò alla secessione del Texas dalla Federazione messieana e alla sua caduta nelle fauci degli Stati Uniti. Ma con questo non erano finiti i sacrifici territoriali del Messico, percbè gli Stati Uniti miravano ad estendere aucbe al Sud la propria sovranità territoriale fino a raggiungere le sponde del Pacifico. Per loro, anche i confini del Texas non erano ben determinati, e preleadevano che il tenitorio di quel nuovo Stato ddla Confederazione si

estendesse sino alla nva sinistra del Rio Grande, al che il governo mcssicano opponeva giustamente che il terni~ rio situato ad oriente del Rio Grande aveva sempre aP: partenuto a lla Federazione mcssieana. Si era gi~ Ycnuu alla rottura dci rapporti diplomatici con l'annc~SIODe dd Texa) agli Stati Uniti ; il nuO\'O conflitto sulla delimita· zione dei confini fra Texas c Messico portò ali:~ guerra per miziativa degli Stati Unit1 che prima fecero avanzare le loro truppe nel Tcxa), c po1 proclamarono che le trup pe messicanc avevano invaso un territorio americano ~ sparso sangue di cittadini americani. E così fu iniziata la guerra fra Stati Uniti c :\l<:ssico, che finì col tratl~o di pace di Guadalupe Hidalgo del 2 febbraio 1!48. Con tale trattato non solo gli Stati Uniti ottenn~ro dal Messico il territorio contestato, ma imposero anche la cessione del Nuovo Messico c della California, arrivando cosi anche in quella regione meridionale sino al Pacifico. Non basta ancora: il governo degli S:ats Uniti si avvide poi che, per costruire la fer ro\'la transcon· tinenta le che era stata allora progettata, il tracciato più economico avrebbe dovuto passare, nell'nltimo ~ral­ to, per un territorio a Sud di quello ceduto, c che era quindi ;wcora sotto la sovranità del M::ssico; c allora, pr~ littando delle condizioni di · disorganizzazione c di esaunrncnto nelle quali il Messico si trovava in conseguenza delle recenti sconfitte, riuscl ad imporgli la cessione di un altro territorio a sud del Rio Grande per una estensione di okre 100 mila chilom~tri quadrati. li professore di giurisprudenza Woodrow Wilson, che doveva un giorno di~ntate presidente della Repubblica, notò in una pubblicazione dd. I'Uni\'ersità di Princeton del 1~3, .che il presidente dd quale acerbamente criticava la condotta, aveva un artificioso cosu.r belli per impadronirsi di discutibilmente messicani. Ed era il m~no che ai dire. Con disim·oltura c bruschezza non minori iJ


americano ~n•tr tssc Cuba al dominio spagno. lo. Indicar<' le.- cause occasionali della guerr.1 ira Stati Unit1 c 5paR"na è un sen•1re la cronaca :: non già la storia. Quelle cause avrebbero potuto esser<' ben diverse da quelle che furono, perchè non sono eh~ pretesti. La cau. sa vera si r iduce alla semplice volontà unilateral._. degli Stati Uniti, ossia alla ragione imperialistica. L'ex president~ Jefferson, fin dal 24 ottobre 1823, cosi aV>eva scritto al Presidcn. te Monroe : c lo ho sempre considerato J'accruisto di Cubà come Il più importante di quel. li che eventualmente potrà far:: il nostro gruppo di Stati. L'unione di essa al nostro sistema ci assicurerà insieme con la penisola della Florida, il controllo effettivo di tutto il golfo del M~ssic<> còme di tutti i pacs1 c istmi bagna t i da quelle acque. Comprendo che, anche avendo il <:onsenso dei Cubani, non potremo pervenirv.i se non mediante una gu~rra ». Nondimeno, nel 1848 1! P residente Polk ne propose la compera alla Spagna of. in·ndo cento milioni di dollari, ma senza ri sultato positivo. La Spagna si rifiutò di sacrificare la c Perla delle Antille» per salvare g;i ultimi hraadd]j del suo superbo manto imp:rialt•. Tuttavia il distacco di tuili gli altr. possessi americani dalla Spagna incoraggìò anche i Cubani a lottare per la loro indipen· dcnza. Fino al 1895 la Spagna riuscì a do· mare le rivolte dell'isola, ma appunro in quel_l'anno scoppiò un movim!!nto generale d; eccezionale gravità di cui. gli americani Pv· t crono profittare. Famose manovre della co ,i detta stampa gialla di Hcarst c di Pulitzcr montarono l'opinione ·pubblica per una gucr. ra immediata alla Spagna. Si parlò di u10 insulto all'onore nazionale americano da parte dell'ambasciatore spagnolo a Washington. che aveva criticato il Pr~sidcnte Mac Kinlc). Nell'imminenza della guer ra, la Germania tt·ntò una mediazione facendo sondaggi presso le Canc_e lleric europee, ma queste si mostrarono n servate c riluttanti; l'Inghilterra si mostrò a pertamente favorevole all'azione

19 a:prile 1932 · An-e.lo di UD comvuiato dwc:.1!.e una dimoetro:àou. otdil• al aiodaco Walk•r. t.a.utc- di botlte oUa City Hall di N•w Yotk

americana, c fu prcc1samcntc 111 quella occasionL che Gmst·ppe Chamhcrlain. allora st·· gretario ;dle Colonit·. si pronunriò pnbhlic.tmemc per un'allt:ama fra Sta:1 Uniti l' G1an Hr~tagna. La pera cuhana era orm;u matura per gli amcncam: La mi~t<-riosa c~ pio. SIOIIe del ,-ascello <11 J('ll,•rra Me~i11c nel porto <11 1\ ,·ana prcc1paò gli cvcnll. L'amm1raghv De' :.-ry portò l<t ><Jnadra dd Pacifico all'at· tacco delle Filtppinc rlov..- la flotta ~pag-nola sta71onaria in qucllc acqm· vt·nnt• faci!mcntL distrutta. Le nan dislocate a Santiago di Cuba n·mu:rn JIIIT" rapidaml'ntt climm.ttt. l una >cric di piccole <17.10111 portò 111 hr~'·c alla occupa7>0IIc di Cuba. di Portonco c delle Filippine da part.: delle {ort.c armate americane. Tutto SI cr.t svolto, come dicc\·a brutalmente Tafr, s~condo la logica della po. sizione geografica degli S tati Uniti. Dopa Sei mesi di guerra, fu stipulato un trattato che sta· biliva: a) la indipendenza di Cu· ba; b) la cessione di Portorico c dell'isola di Guam agli Stati L) n i ti; c) la v::ndita delle Filippine agli Stati Uniti per il prez. zo di venti milioni di dollari. L 'indipendenza di Cuba fu re· golata dal noto Emendomrnto Plalt, secondo il quale l'isola non potrà mai cedere a · poteri stranieri alcun suo territorio, né contrarre debiti senza avere le disponibilità per garantire il rimborso del capitale c il paga-· mento degli interessi, c dovr à cedere delle basi navali · agli S tati Uniti, i quali hanno poi la facoltà dj mantenere l'indipendenza di quel paese anche con l'uso della forza. Il governo americano si è poi risen·ato ;J diritto di pren<,lere in fitto terreni per depositi e basi navali, sicchè hanno ottennto mediante un canone di 2000 _dollari la IS" 9eDDUio 19\t3 • lfew Torta • Coa·

·-··11.

l!bto Ira po&la • comllllioll d - t • · · - cdlcr- di

l 9i\IQ'a.o 1931 · Cbica90 . D\PUA1• l'"'c.bi•ata cc.· dottcr coatr.J il a~ro Robert W'u~ eoJpeyo.. d•lla uecbiODe di cmq ... doDAe, 0 maritq cii WJG deJte Yl"i· tlme picddo 1'-....U.O.

haia di Guantamano ~1 ccnt1·o dcii<- Grandi Antille, c, pa In lnro sicu r~·zza strat~gica. Rahia Honda. Nell'insieme, col trattato s•;ccessivo alla guerra con la Spagna, la politica c:stcra ·degli Stati Uniti si dilatò · ul mondo intero: se il posse3so di Portorico o'a· bili· in modo piÌI ddiniw c diretto il cont·.; llo nordamericano dei Ca r<~ibi. gli acquisti in Oriente c né! Pacifico dctcrmi n<~rono l'espansione americana sugli oceani, crl'ando nuovi problemi di difesa nazionale c di str<~tegia n'<l\'alc. Lo sviluppo sempre maggiore degli interessi politici ed economie; in Asia, indns· sero da quel momento gli St-ati Unit; ad avere una parte sempre più attiva nella po· litica dell' Estremo Oriente. Perciò nel 1904 c 1905· essi che erano stati sempre favorevo· li all'azion~ giapponese contro la Russia in quanto t"ndeva ad impedire che il predomi· nio russo si estendesse a tutto l'impero cinese. quaooo il Giappone ebbe conseguito una Yittoria più completa di quanto gli avversari della politica russa avessero s~rat~•. intervennero per motivi di equilibrio pohhco. <:O· stringendo il Giappone a non cogliere tutti i frutti della sua vittoria. La s~-essa spregiudicatezza portò gli Stati Uni. ti all'annessione delle Haway. Q ucsk isole, nel

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cnc gli ~lati l'niti lt> an:sso:ro costruito. alla t rulla , <·r;1

~ propna pcr~trata a _dann~ della Columbia nd HJOJ.

fa.:cndo scop1>1arc_una n,·oluz1onc in tcrrnorio colombia. nucJ:= putcr sourarre lu Statn di Panama t,• qn<"lla repubblica_; ma se tutto quc>to doHsse s~rvire a dimo. strare l'esistenza di un imperialismo americano DTC3umiamo ormai supedlua l'impresa. ' L'imperialismo americano è iscritto obiettivamznte nello sdluppo stesso degli Stati Uniti, quale è s!ato qui somma, riamente. ricordato. Esso è un imperiaJismo_r...ale benchè non teonzzato e m~no ancora confessato. ,Ml sono appunto la schiettezza, il candore e l'ingenuità che lo rendono forte e incontenibilc. Gli americani, operando da imperialisti con la profonda com·inzione di lavorare per la giustizia c l'umanità, possono diventare tcmibili assai di più d'ogni altro popolo consapcvohncnt: imperialista. Nella controversia col governo ingles.c per i conlini della Guiana, il Presidente Claveland, difendendo con un messaggio al Congresso il punto di ,..;sta amc· ricano, concludeYa con questo singolare argomento: c Noi sosteniamo che la dottrina da noi invocata è giusta, perchè la sua apvlicazionc interessa la nostra pace c la nostra sicurezza ». Con solismi di tal genere, ogni unilaterale irttcresse può essere identificato con l'assoluta giustizia. ~{a ripetiamo - il sofisma è c sinc<'ramentc » scambiato per un impt"ccabile argomen. to dagli americani, cd essi sarebbero vivamente indrgnati contro chi li accusasse di ipocrisia. D'altronde, gli americanr al cento per cento hanno la profonda com•inzione di essere i mandatari di Iddio per attuare la legg~ divina nel mondo, e il disprezzo per gli altra popolr è in loro radicatissim.J. Ern:rebbe tuttavia chi continu tsse a cullarsi nella illusione che gli Stati Uniti, per .J fatto di essere nati da una .>eccssionc religiosa e politica, siano destinati a un p~rpctuo distacco dal resto dd mondo. L'isolazionismQ :tmericano è stata la base di partenza della Repubblica Stcllata, non il punto d'arrivo. 1111

S agoato lt3:l • Ex c.ombaUeoti accGJDpati ne.i pre.ai di Waah.ln.gtO». accolrgoao a aaMat• l• l.ruppe 1aYio1e dal oo ...emo. 8 aprile 1837 - Scoatro a Clnelaod Ira cule,.otl o.Ua Ameriouz:a FederatiOft of Labou.r • OJ"ral adereo.ti a slDdacatl orv•laali dai datori di la....... 4 viugoo 1937 • Operai aevrl dellto aedale,;. cl1 lolm-

town in conflitto

C'OD

la polida.

J i95. erano state riunite politicamente sotto il sovrano indigeno Kamchameha I ; rl loro

go,•erno ave\a im·ocato nel secolo XIX ripe· tutamentc il protettorato ingl::sc; ma dopo un tentativo di affermazione dell'alta sovranità britannica nel 1!43, ~i ebbero proteste degli Stati Uniti che fl('r<uasero il governo inglese a non ratificare la convenzione di protettorato stipulata dal capitano Murray ed a riconoscere l'indipendenza delle isole con una coa. venzione di disintercssamen!o stipulata con la Francia c con gli Stati Unitr. Vediamo quanto durò il disinteressamcnto da parte d::l governo americano. li 4 luglio 1894. essendo aumentata enormemente la popolazione dr rana bianca nelle isole, questa in<orse con. tro la regina c vi proclamò la repubblica. Gli Stati 'Uniti che proprio in quell'anno avenno stipulato con lo Stato dj Haway una con. venzione che impegnava il mçde3imo a non cedere alcuna parte del suo territorio senza il consenso del governo americano, s'insediarono a porto Pcarl c ne fecero una base na,·alc. Nel 1895 si verificò nelle isole un tentativo d'insurr('zionc a fa,·ore ddla rcst.turazionc della monarchia indigena; c questo ba. .stò a scatenare le preesistenti tendenze ann~ssionistiche am::rieane. Dopo aver acc:Uffato nel 1898 le Filippine, il 14 giugno 1900 lo St.·\to di Haway fu proclamato lcrn'torio americano.

• ••

Si potrebbe continuare la serie delle esemplificazioni della politica estera americana, dalla strana condotta tenuta dal governo di Washington con I'Inghrlterra nel 1()01 a propo§ito dell'impegno a.ssunto (trattato Ha~ Pa.mcefort) e poi dimenticato, di rlndcrl' tle'UtTale il canale di Panama nell'eventuali!.:.



-100; un'altra ondata si verificò nel 1860-62; fanno leva non solo sugli immigrati di .ruza ma. raramente gli operai poterono cantar vit- bianca, ma anche sui negri, emancipati dalla toria e constatare un reale miglioramento del- vittori4. del Nord, e sui cinesi ai quali, il le loro condizioru. l datori di lavoro rimane- trattato èli Burlingam, del 1869, offriva pa· ,·ano sempre i più forti ed 'erano spietati, an-_... riti di trattamento con i cittadini americani . .:he perchè la lunga depressione economica GTI--òp~rai~amerioni si trovano disarmati di imponeva loro una energica difesa. Poi nel fronte alla classe padronale e, strana cosa, riJecennio 1845-1855 tre milioni di europei, fuggono d.aUo sciopero, contentandosi di riin gran parte irlandesi e tedeschi cacciati gli correre ad un sistema di mediazione e di aruni dalla carestia e g li altri dalla rivoluzione, bitrato che non è affatto efficace e non riesce si rovesciano sulle spiagge americane. Le cit· a far uscire le masse dallO! stato di oppressioF.' OPINIONE CORRENTE che gli Stati tà costiere dell' Atlan:ico vedono la loro po- ne e di degradazione in cui sono :.enute. Poi Uniti, ~srndo il paese degli alti salari, sia polazione fare balzi prodigiosi: ma gli immi- l'awento di un macchinismo sempre più inand•f' 1l paese in cui le lotte fra capitale c grati rappresentano anche l'inesauribili: serba- tenso porta ad una vera, grande rivolu2:ione 1:1\·oro hanno av1,1tQ ,·icen<te poco dramma:i- loio da cui gli imprenditori traggono le loro nd campo Jel lavoro. Fino al 1869 erano sol..he. Invece è proprio il contra<io: la lotta masse di manovra per combattere, con la po· tanto gli operai qualificati cht: combattevano: di. classe, negli Stati Uniti è stata sempre vio- litica dei bassi salari le pretese dei lavoratori a cominciare da quell'anno, invece, in Filalente.. Ma si è in ogni tempo risolta nella nazionali. l quali lavoratori si' volgono ora ad delfia, il Nob/e ordtr of K•1ight of Labor fon"it!oria del capitalismo. Perchè nell'organiz- un accese: nazionalismo operaio. J.>erò il persi- dato da 7 sarti con a capo Wrigh Stephens, ini._zaz_ione operaia americana è mancato, normal- s:ere della depressione dà origine ad una gran- 2:ia la sua grande lotta per una organizzazione mente, qualsiasi entusiasmo per ogni ideolo- dc quantità di teorie uman•tarie, per trasfor- sindacale che scavalchi i confini dei mestieri gia sovvertitrice delle forme capitalisti::he: il mare, con il self empiO)I!IIII!nl, i malcontenti e si estenda a tutta la classe la,·cratrice. Questo , sindacalismo operaio americano, insomma, ha in padroni. Ma i soli mo,·imenti dell'epoca significa, scri,·e il ricordata PJ.lman, «l'arrivo r:w.::~ente avuto il contenuto politico che ha che meritano di esser· ricordati furono l'agra- sulla scena di una nuova classe che non aveavuto altrc,·e il mo,·imento operaio. E' sr,l- rianismo e il cooperativismo. Il primo, già va fino allora tro\·ato posto nel movimento to prettamentc materialistico: e ciò spieg.t !t: promosso dal pubblicista George Henry Evans sindacale: gli operai non qualificati )). Pe;- i sue disfatte che furono innumert:\'oli e dolo- ,·erso il 1840, si fece banditore di una distri- primi lnni, temendo la reazione padronalc che rose. Nel 1827 "iene c reata a Fil:!d<:lfia b buzionc delle tcc<e demaniali a tutti quei cit- era allora feroce, 1o Nobile ordine dei _cat•a. :\1echa11ic's Unio11 of Trade Auoà ations, ad tadini che volessero trasformatsi in coloruua- /ieri tltl lavoro. fu una società segreta con po· opera, scrive il Perlman, stori;:-o del t rade tori. Si trattava di dividere le terre in lotti chi affiliati. Ma nel 1878 giunse questo suo unionismo americano, delle di"erse categorie: di um determinata grandezza, non aumenta- carattere. Nel 1887 ..:cntava 700 mila aderc:n:i dt:i lavoratori della à tà. E' la prima orga- bili per impedire a((aparramenti monopolisti mentre le Trade Unio111, organiz2:azione vera. nizzazione centrale fra i ,-ari mestieri di un:1 c neo àlienabili, per sbarrare la via alla spe- mente sindacale, nd avevano soltanto 25 mila. .:·ollettività industriale di cui si abbia notizia culazioné. La proposta trovò entusiastici se- r nobili cavalieri avevano scopi assolutamente nel mcndo. La lotta fra capitale c: layoro ne- guaci fra: gli• imm1grati di razza tedesca e op- pacifici, non erano contro l'ordine capitalistigli Stati Uniti si ini2:ia con questo organismo. posizione nei grandi agricoltori del Sud. l co- co, non propugnavano lo sciopero e ili boicotEsso, sorto in seguito allo sciopero dei car- lonizzatori del West la caldeggiarono perchè •.aggio. Nel 1884 era cominciato intanto quel pentieri, promosse un· agitazione per ottenere un accrescimento dellà popola2:1cne nelle loro periodo della storia economica americana cola ~iornata di 10 ore in tutti i rami d'a' tiv.ti: regioni, anebbc significato· come osserva ii nosciuto sotto il nome di Grea/ Upheaval c: diede origine al primo partito op<:raio ame- Pie:ro << un miglioramento delle ,·ie & comu- (grande sollevamento) che. pro,·ocando un ricano: ;1 lfl orkingme11's P..rl)' oj ~hiladeljM nicazione ed un ampliamento del mef(ato di diftuso benessere, p:ovocò altresì un 9CUtizzarsi che .:ombat•è per la parità dei diritti, e lihie- sbocco per i !ore prodot:.i )). Nel 1862, sotto delle lotte operaie. l nobili l'at•alieri. si scondeva tempo d1sponib11e (leimre) ( ioè giorO'\- il nome di HomeJtead latv. il progetto trion- trarcno allora con un fortissimo nemico, Jag ~a di l O ore e istruzione pubbl;ca gratuita. iò. 160 a~ri di :erreno, liberi da ogni spesa, Gould. magnate delle ferrc>vie, g:à rivale di Non a,·eva carattere socialista, e si inquadra\'a ,·eni,·ano attribuiti a chiunque \'Olesse trasfor- Cornelius Vande.bildt, ferocemente avverso ad c:el movamcnto capeggiato d<ll sarto .Jackgvn, marsi in <~gricoltore. Però il progetto primi- ogni organizzazione operaia. Nel 1885 su toc. divenuto più tardi Presidente-degli Stati Uni- . i,·o veniva snaturato: i lotti non erano più linee della Soc:età Wafash, si scatenò uno SCIO· ti : movimento sor:o neli'O,·est a!_:ricolo c di- inalien<~bili . Ciò determinò un ulteriore trionfo pero sostenu:o dai nobili cavalieri. La vittoria tetto contro l'Est mercantile e bancario. M:t d' lle <lassi ncche che si appresta\·ano a com- òei dipendenti della società fu rapida. M~ dopc un quinquenn•o di s.::ioperi e di agita- ca .ert: le lotte ferroviarie: perchè l'Homeslead Gculd. che (ontrollava la Società non si diezioni, dopo molti sterili tentativi, ques:o pri- /,m· divenne il trampolino da cui partì una de per sconfitto e «decise di ann'ientare la ormo mo\'imento di classe, nel 183 2 si esaurì. si renata specula2:ione fondiaria " quella i:1e- ganizzuione tra il personale dipendente prili ccm•nciò Id spietata reazione padronale, du- ~orabile politica di accaparramento e di mono- ma che riprendesse for2:a >). Licenziò tutti gli rata un trenteon{o, (fino, Lioè~ al 1862) e fa- polio che caratteriz2:ò l'epoca delle grandi com. organiuatori e agitatori su cui potè :ne · . ,·orita dalla depressione economjca. ter mano, attuando una vera e propri~ pal:nie ferro\'iarie. L'agrarianismo, dunque, falliva a tutto dan- serrata cont:o i nobili cavalieri, a dino delle dassi operaie. Non può dirsi che il spc;tto dei patti conclusi. Questi risposero La maggior pa; te delle ''er:enzc: poste in gue- coopc:ativiscno abbia dal canto suo, dato risul- con la minaccia di uno sciopero generale ta:.: eccellenti. Nel 1847 a Cincinnati viene sui 32 chilometri di linee di proprietà di MC periodo, terminano a danno degli o perai. Le classi padronali, ormai, si sono organiz- fondata la prima fonderia cooperativa, a cui Gould, il quale per il momento pensò bene 2!ate; hanno introdotto il metodo della « lista segue una seconda nel 1849 a Pittsburg. Il di capitolare. Ma questa grande vittoria nOn nera )) secondo cui non si dove\'ano assumere movimento si estende, specialmente fra gli fu sfrueata a dovere dal Powderly, capo dei in servizio operai licemiati da ditte conso- immigrat: di lingua tedesca. Ma il ciclone nobili cavalieri, che non si curò di ottenere il riconoscimento formale della propria orgaciate; ricorrono all' autori~à giudiziaria e non d:.-Ha guerra di secessione lo travolge. ~izzazionc. In un se<ondo sciopero, scoppiato temono la ,·iolenza. Durante uno sciopero neL il t • marzo 1886, \nobili cavalieri, malgrad.:J le industrie metallurgiche a Pittsburg i datori Dopo il 1864, conclusa la lotta fra Nord l'asprezza della lotta, furono sconfitti. Poi l'esdi lavoro ricorrono anche, per la prima volta. scrive il Pierro, «all'importazione in mas. c Sud, gli Stati Uniti assistono ad una vera sersi oppcsti alla campagm per la giornata di sa dalle città costiere di lavoratori immigrati, ·ivoluz'on~ industriale, favorita dall'improvvi- 8 ore, ed un atten'.ato ·avvenuto a Chicago ;1 provocando una vera sommossa fra gli operai >0 sviluppo delle ferrovie e daL rapido popo- ~ maggio 1886, a torte ad essi attribuito, mencoinvolti! nel conflitto, che assaltarono le fon- larsi delle regioni del Centro e dell'Ovest. Le tre fu opera di affiliati all'internazionale anarderie e aggredirono i nuovi venuti, andando masse operaie ten~o nuo\•amente di organiz- chica; segnavano l'iruzio delll1: loro decadenza. a finire sul banco degli accusati ». Gli scio- zaEsi : ma le classi padronali, rese esperte dal- La reazione padronale, dal è anto suo, divenperi si susseguivano in quegli anni senza po· le esperien2:e precedenti, si organizzano an- ta\'& sempre p:.ù poten:e. Nel 18QO i nobili c!lsa: nel 18~3-~4 salirono all'enorme cif ·a di ch 'esse più rapidamente ed efficamnente e v!llitri erano ridotti a beo poca cosa, mentre-

II~ 'fl\.I~I~ftNE

l) I I:tt 1.~ llllf»


troduzione dcJI'arbitnto obbligatorio e il ricon~mento delle associazioni operaie. Il c~pita­ Jismo \'ittorioso non ne voleva sapere dh trat· tare su basi paritetiche con il sindacalisroo operaio sconfitto. La fine della crisi nel 1898, fa\'O~ però una ripresa. sindacale : ma non va dimenticato che Picrpont Morgan, succeduto al Carnegie nella direzione del lrttJI dell'acciaio, rimaSe ferocemente ostile ad ogni mo''imento operaio. E cosl la maggior parte dei grandi magnati dell'industria. Nei _primissimi anni del secolo XX la controffensrva padro· naie è violentissima e il capitalismo americano. allora nella sua fase più rigogliosa, trova nelle Corti federali un valido alleato. La Corte suprema poi, applicando la legge contro i trtrJI. pri"a i sindacati operai della loro arma più potente, é cioè del boicottaggio, dichiarandolo un atto illegale. Tutto questo, logicamente, non potC\·a che inasprire la classe lavoratrice la quale non .:rovava, nella Ameriran federatiou of Labo11r l'organizzazione più rispondente ai suo1 bisogni. Infatti essa, evolvendo verso l.t woperazione fra i ' 'ari gruppi sociali, resp:n-~C\':1 in pieno la lotta di classe accettando il •.istema capitalistico. Questo provocò un mo' omcnto organizzati,·o che condusse alla cre:t· zionc di sindacati ribelli, l carl.ttere politico, i quali fecero un:t temibile concorrcnz.1 a]b ~r.tnJe org.tnizzazjonc opcr.r:t, che, stretta J .. ogni p.trlc d.tll-:1 prop:tganù:t sociali>ta. fra il 1<; l 2 c li 191 i fu costretta a riwderc- rl pro-

20 IU!Jiio 1938 • Norlh Chic<~<~o (nlinoio) . Scioporcmlo di .. a.tineUa all'il:aQruao di una ta.bbrica eli c:em•nto bcatoa.~o daUcr polWc.

negli anni che vanno dal 1887 al l !!90, ncgh s•:iopcri di Chicago e di NC\\• York il monmento operaio veniva duramente (O)polo.

Per i quatro quintt del secolo XIX , come si è visto, le masse operaie americane cercarono inutilmente di so~trarsi .1l t.11lone di ferro del capitalismo. Verso l.t fine Jcii'SOO supe· rate le utopie dci uobilr .-.11 '''" 11. le ,lassi lavoratrici degli Stati Unito sembrano acquistart· una più netta coscienza sindacale: c 1'8 dicembre 1886 a Columbus ncli'Ohio "cn:: fo:1 data l'America/l FedertJ/Ìon of Labom·, strin· gendo in un solo fas<io tuttt: le ,·arie Trade Uniom fino allora esistenti. Gli sciopcn or~:.• niu.1ti Ja questa nuova formazoom: segnarono facili ed incontrastati su.:ccss•. M.t fra il lll'J · e il 1898 d: un. lungo periodo di Jolorosc sconfitte operaie : i sinJ:tcati si scontrano con i grandi triiif.< dcll'qlOC.t. L' Agenzia del fama. so polizictto Pinkerton. fornì le truppe ncressarie alla repressione padronale c la sua opera fu particolarmmte efficaCI.: nella lotta fra C.1r· negie c gli operai metallurgici. Il .rust delJ'accia.iél usci vittorioso dalb lotta e i lavoratori « fu ·cno ridotti in uno st.tto simile all.t ~~r­ \'itù l>. A durissime rappresaglie furono altresì sot•.oposti i minatori. che nel 1892 scioperarono nel bacino :ugentifero di Coeur d'Atene (Idaho}. Come pure fallì .:ompk·t.tmentc, nel 1894, )('sciopero dei ferro,·ieri della Ptdllll.11111 P.J/aa Con Company. La GfmtraJ i\fa•ttJger's Arso(l<~tiou, asso.:iazione di industriali ferro' tar i rappre~cntante allora renormc capitale Ji 2 miliardi Ù• dollari, sostenne con tut'>O il '"o peso h Pw/111141111. lnut:lmente una com' ,issione ~'ifilhiesta nominat.J. dopo lo sciope' ~ Jll p·es••k·nte CIC\·eland ractoma'ldù l'in-

84

... Durcmte ua.a ciizooa.t:nioot eli u-eoalbatlenti clt..,.bGDti mal-.acrto. •in• t:ra:aportato a1 più


U:

menti. fon~amen~i ~el_ ~1fare capitali.~me cbe pan·c dare 1 suo1 frutti IJlJghort durante la lunga pros~rità che va dal 1923 al 1929. In questo modo il moth·o jdeaJe <klle organizzazioni sindacalj genuine ve.nin ad essere soffocato. La Corte Suprema degli Stati Uniti tornò a schierarsi a fianco de~ datori di lavoro mentre questi cominciavano una accesa campagna contro il sov..·crsivismo c il bolsce\·ismo che lentamente stavano trasformando il contenuto ideale del sindacalismo americano dandogli un atteggiamento politico che non avC\·a mai a\"Uto. l:l A.meriran fcderalion of Labo11r, fedele ai suoi vecchi principi esclusivamente economici, comh:!tteva queste nuove tendenze con una singolare caocordanza con le classi padronali; concordanza che la. porterà, nel 1914, a constatare la t perdita; Jdi un1 milione e duecentomila iscritti. Ma nelle varie organizzazioni estre:mi.st!cbe le cose non andavano certo in maniera migliore. Il periodo della lunga prosperità che va dal 1923 al 1929 è! dominato nella maniera più completa dalle forze capitalistiche. l:l b11sù1~Js philosophy, grettamente materi:ilistica, si manifestan a]ITesì nel c:unpo operaio con Yari tentativi bancari ed industriali, operati con il risparmio dci Ja,·oratori, per hr fronte al capitalismo usando i suoi stessi mezzi. Ma nessuno di essi ebbe grandi ripercussioni c grandi sviluppi. Ad ogni modo in questo momento il declino del sindacalismo :unericano diventa disfacimento. La grande crisi mondiale è alle porte e travolgerà imprenditori e sahriati. E' la grande crisi del sis:ema che richiede l'intervento dello Stato; è il momento stor•co in cui comincia, nella \'ita degli Stati Uniti, 1.1 dittatura capitalistica di Franklin Delano Roosevclt.

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s <OgCNIIO IS3S - c~••J.cmcl (Oilio) - Meua doaùla di av•DlÌ di polhid ù J>recjpitcmo a ridUf'N aii"UDpoleDUt VIIO d~li odopera.Jlti ClPPCD'(esa.enU uUe 1QQeat~ della Fiah•r Body Compa.ll'f prio schema organizzativo cercando di controllare iotieramente il movimento operaio. Nel 1912, si produce anche un altro fatto importantissimo non solo per la S:Dria ameriC1llU, ma anche per quella del mondo : la elezione, :t.lla presidenza della Confederazione, di Woodrow Wilson, del partito democratico. Questo Presidente, il quale nel campo internazionale non provocò altro che lotte, delusioni e dolori, nel movimento ope-' raio degli Stati Uniti, inv~, lasciò buona tracci:~ di se, cOnsiderando il problema sociale COn larghe= di vedute e detenillnando una serie di pron·edimenti che gli valsero la gratitudine delle classi operaie :unericane. Ma il ritorno della pace provocò lo scioglimento delle speciali forme amministrati,·c escogitate nel periodo bellico per regolare la produzione e i conflitt( del lavoro. Fra il 1919 e il 192(} la. manla scioperaiola arriva a due punti culminanti : abbiamo il primo sciopero generale degli Stati Uniti nel febbraio 1919 c il grottesco sciopero dei policemm di Bos'.on nell'estate dello stesso :~nno. l datori di lavoro, col sopravvenire di una nuova fase di depressione industriale tornano all'offensiva decisi :t riprendere il sopr.wvento c decisi, anche, a ,·olgerc m loro favcre il movimento sindacale. Vengano create così delle unioni interne di lavoratori (CompaJI)' Uniom) che ~ono !Immesse alla discussione dei patti di lavoro e di tutte le altre condizjoni inerenti al Ja,·oro stesso. Ma non er:t questo tin passo avanti : il t a Jloné di ferro si (asciava di velluto, ma rimaneva sempre un tallone di ferro. Infatti queste unioni non furono altro che mezzi eff:caci per una più feroce oppressione capitalistica. All'inizio le vere organi:z.znioni sindacali non videro di malocchio la COSa, sperando che in tal modo il prinripio organilzativo sindacale sarebbe riuscito a penetrare anche in quelle uieode ~apparivano come le rocche forti della potenza ~rooale. ~ l'ulteriore sviluppo delle Comp:my U1110111 doveva deludere le organiZZazioni :;inda<..tli. Percbè le unioni interne divennero uno dcgl= ele-

12 aattemb,.. lt:M - SeMCQ (CcuoliDO del Sud) - Perqulaloioae di •'--11 -~Ili du•u•o l<> adopen> cie9Ji OpMa]

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85 ~~--

...


l'uomo di stato. Sarebbe ora dt f.l.r LC)>.arc questa ,oce e di far calare defmitl\'amente il ~ip.uio ». Ma Oaugherty è t~ardo. Membro esec.uti,-o del partito repubbhcano degh Stati C mu , Gtpo forse di quel ~ruppo spmto dK fu , hi;tmato il S(;tÙ/ Jc:ll.t Confederazione tglt h;t un suo piano da attuar<: e deve ri_~irv_i. ~lb fine dell'autunno del 1919 annuooa defuut•' ·· mUlte che la candidatura di Harding alla Pre)tJtnza sarà posta l'anno seguente. Harding resiste ha dalla sua il padre di sua moglie che lo consiglia vivamente di rinunciare alle sue ambizioni politiche. Tuttavia cede : Daugherty ha trovato un alleato insperato nella moglie stessa di· Harding. Questa figura d i donna domina tutta la ,-ita del Presidente. Il loro i stato un matrimonio ideale : il colpo di fulmine, t'amore rapido, prepotente, totala e, finalmente - l'otto luglio 1891 - il matri· monio. Quando Harding ~ malato la moglt~ sc..ende neiJa tipografia a prendere iJ suo posto, ,.i collabora a02i per quattordici anni per

ABBASSO l SUCCHIATORI DI SANGUE o~lECI

p"ME

·· D11 qu.cùc.IM tempo O.•alclo • d•••olato eOGM"rYa· 1o.. " (" N•.,. Yorur " , l"9tlo lt34) ,

IN'I,Il I f~ H I Al... I... A

(;A SA. 1111.\.N Ci.\ QUANDO WOODROW WILSON, pmlizuto dalla malattia ~ incapace di difendere l'utopistica costruzione della pace che egli ha imposto all'Europa e in g~ale ~tta la ~ua politica, ti partito repubblicano tm~e con abile prop.1gand~ all'opinion~ pubblica <Upprima, al Congresso J~l parttto po•. la clnione dt Warren G . Hardiog. · }.'entrata a Wasbmgton del nuovo Presidente è davvero imponente. Un sole folgorante 'opo molti giorni di pioggia illu~ina le arterie immense, una folla enomte s• accalca a tutt1 gh sbocchi, bandier~. stelle fil~ti mu~•chc, di~orsi e, a proteztone del Pnmo uomo dell'America, ti luccichio delle baionette della truppa. Nel cielo sereno si ripercuotono i colpi a salve dei cannoni c il crepitio della fuci leria. Harding è decorativo imponente ma niente altro. E colui che la sua emin~u grigia, l'uomo che lo ha manovrato per anni, Harry Daugherty, defini3Ce

la ltsla d'1m Pmidtlllt degli Stilli Unili. Egli non era che uno st:ampatore di provioòa

me aveva anche un suo giornaletto modesto ed 11\Signihcante. Aveva conosòu <> Daughert; 1898, mentre stava lav.tndo il fango delle proprie scarpe •n una fontanella pubblica, poche ore prima di andare ad assistere a una riunione politica. Voleva partecaparvi da semplice spettatore e non si era messo in nou per intervenire alla di ...USS:onc. Da.u&herty insiJte invece e lo f.l parlare.

'Il" Richwood nel

..

21 DOYemh1"e U13 t · F"ùadellia. · DimoatrCllllte CUT. .tato.

H ,t intuito di aver trovato una su.1 ueatura e comincia a muovere i primi fili. Al Senato per I'Oiiio Wa.rren Harding ottiene due mandati e la sua amicizia per Daugherty si :~ccoesce, siamo al. punto in cui quest'ultimo lo .:ast ringe a presentare la sua candidatura come Luogotenente-governatore deii'Ohio. Harding non aveva alcuna fiducia nelle prot rie facoltà politiche e senza Daugberty non sarebbe giunto mai a ·nulla. Un gioroo stanC<l della vita di lotta. che sta conducendo durante una conversazione con l'amico esclama: «No, credimi, io non bo proprio nulla del-

k parte amministrati,•a e il suo amore non viene mai meno. Ha sempre 1a medesima in tensità e il medesimo fuoco dei primi giomi, nonostante i tradimenti e le marachdle del marito. E' ambiziosa per lui, lo sostiene 10 : utti i suoi sogni e le sue ambizioni. Ecco come ne parla lei stessa : « Ogni sera, per anni, rientrammo insieme Jall'ufficio a casa. Ci mettevamo di fronte a leggerè nella nostra biblioteca. Due anime in un solo pens:ero. Legge"a.mo t giornali per M:oprire gli articoli di un certo valore che ci sembra\'ano utili da riprodurre... Non ho mai


dd desliu11 c la. sua mente ha pensato o~lle innumerevoli danne fhe hanno governato l'Europa: a Elisabetta d'Inghilterra, a Maria Stuarda, a Caterina de Medici. Donne che palesemente o no hanno retto le sorti di nurosi stati. L'Inghilterra nc:i suoi periodi Ji maggiore fortuna è stata retta da tre donne. Perchè, dunque, non potrebbe essere anche lei la. sorella• ideale di una di esse? Warren Harding dovrà essere riek'tto. Sarà il suo trionfo pieno. E Fiorenza sogna il viaggio trionfale per le capitali europee, le visite alle corti, il baciaman(f con i re e gli imperatori. Perchè nel ricchissimo mondo nuo,'o. nel mondo del gigantesco e dell'assurdo, nulla i: completo senza il crisma Ji questa vecchia Europa. Ma Fiorenza non si abbandona <"Ompletamente e passinrnente ai suoi sogni. E' una vera donna americana pienA di senso pratico, dotata di una energia inflessibilé. Come consigliav.t Warren nella lontana pro,·incia ddJ'Ohio, anche ora, che i: la moglie del Presi-

·· E.. il aoeleaitore di UDG dottrina di po.eitic:a raaae'lft<n:IODe •• (" New Yorker ·•• aprilo 193S).

perdùto rl coraggio e pensato alla rinun. o.t. Tutto era per mio marito Mi interessa' o .tf passionatamcntc alla politica c agli unmin. c.he la facevano c di\•ora,·o ogni giorno gh .trtic.:oli èhe ritene\"O nec.·essari per la str.td.t d1<. 'olevo iar seguire a Warrcn... ». Così in quel .~iorno trionfale dell'ingresso a Washington l.t

signora Hard.ing si: sente La prima domu degli Sldti Uniti. Sta seduta accanto al tn.tcito nella grande macchina. di lusso, un cappellino azzurro in testa., una peUiccia di cincillà e un !(Cande mazzo di rose fra le braccia. Le rose più belle, quelle chiamate « American beau. ty ». Tutti si affannano a farle dei complionenli. «Avevo l'impressione di essere una sposina in viaggio d; nozze e tutti me lo ripete,•ano. E W~rren a'·eva lo stc>sso sorriso del giorno delle nostre nozze ». E chi per un attimo guardi una immagine della signora Harding potrà rendersi 'edotto lppieno della sua ingenuità. Il suo trionfo è effimero. Da quel giorno so inizia per lei una loua aspra contro un nemico che non riuscirà a ,;incere e neppure a scoprire definitivamente. Essa, nonostante tutte lc sue energie non e altro che una povera pi<.· ,ola donna La prima pQt,era pùcn/a J"""·· d.-gli S!ttli U11iti. Il vero trionfatore è Dau~hert}. Il prezzo della nomina di Warren Ha r. Jing a Presidente è quello della sua eleziozione ad Attorney-General degli Stati Unito vale a dire a Guardasigilli. Ministero =he comt tutti gl1 a.ltri, viene aggiudicato nella Confederazione americana direttamente dal Presidèntc ed i cui titolari non sono responsabili Javanti .1lle Camere. E questo non è tutto. Daugherty i: l'esponente di un gruppo che v.uole concentrare ogni cosa nelle sue mani, particolarmente la p,oFtica segreta, ivi compresa quella ,iella Proibizione, delle Finanze c della Guerra. Florenfc Harding. l'abbiamo detto. è una .Jonna ambiziosa. Lo è stata sempre e questo l.tto fondamentale del suo carattere è sostenuto Ja un coraggio irrunenso, da un'\ energia rna:.eolina, danero inquietante. E' divenuta la prima donna deg!; Stati Uniti, ma non ~ soddisfatta. -Essa sogna ben altro. Un'indovina le ha detto ~-ne è destinata ad essere la do1ma 87


s,~,. Lniti qu.tnJo, morto W.trr.t.n H~·•·m~. la hlllll:l pubblicò le sue memortc thc b rn· ,. . ,._,.' -1 ·, 1·nvano d,· censurate).. Nan u~aA . h.t ~ol-

]Jbor.1~u Jl giornaletto di Gar~mg, '·' A1.trto~1 DJ•I} Star. si è seduta sulle. gmocch1a _d~ dar<.ttorc: che: non tenC\':1 inattive le m:m1, mentre ia moglie spasimava nell~ .sta~ accmto. torcendosi sui libri dcll'ammtrust~•one. Pare che Warren abbia avuto una figlia da le1 Ficrc11za si preoccupa appunto dr quest~. Ou <he suo ITUrito è il Presidente degli Sta.u Umh c che lei i: la prima doll11d dell' Amuua. non .-i Jcve essere ombra sulla fi~ra di ~~­ nt- su yuella della moglie di lua. Me:ms dona Jimostra~e che la figlia di Nan Bntton non è Il iaglia da Warren Harding. C~mpi~o diffi: <ti<·. Ma M1:.1ns non è uomo da nnunctare COSI presto. In pochi giorni tutto l'epistolario della

· · Vu picmo. c«ro. per DOU ••

r:· Wl pa..- complelc a-at• ";~:Uo"o

( ..Mow

Yorker ·•. •oq9io 1935)

dente si preoccupa da o,~tna partKolare. Null.t lv sfugge. Sa in anticipo il nome dca daplorJti(l .u:creJita i presso la Cas.~ B Jnca, con.:>~<: urti i misteri e tutti i segreti. Il solo Dau . ·l·e.-ty le sfugg<·. A Ilor~ pro,•vcde per ,1\'~ " 1 , ti i fili nelle sue m.mi. (.haama :t si: un noto i 1,..,tigatore del M mistero della G.ustizi;t : ;: l : ~l!rve. L'uomo si èhiama G. B. Mcans. E' \ . , n utdividuo che ha pocha saupoli : è stato ·· l 0 dello spionaggio _tedesco ~eglt Stata Unita 111 • dollari la settamana) e, orJ membro 1 della bmda d' Daughcrty. L.1 (U ·ao,ttil ' • 1 ! i. an.t, dopo l.t morte mistcnos.1 l: \ '. r c n Gamdiel Hardin~o:. >i appunter3 p r a ie settimane sulla sua persona t • l l <• çhe eglt an.alfabcta o yua~ 1 l tterà .ti giornalista Ma}· Dtxon T a.t • k , o lc:verà uno scalpore tmmcns::~ ~ nvc \ :r , , TtrOS<cna intc:C'ss.tma sull~ .tt.t p<>h c. , , 1•. Confederazione. Mt-ans è ~tato un ie;: 1 (Xr la prima 1·clta da horutz.t H.H • ir : -<, tentare di impedire t.tluna 'ot.Htt <L .1 e:;> s tt.t oggttto per .:>per t .1, '·"·' _,u • ~ J ~ .,'Tiante, come si ~cppt P·"· •'• i j::~tc:l· < " y ·. 1 tedico personale del Pr<.sJJt ntt·. m> .1 Jr professione che l l'C' .1 c..trpito .dl.t c :1 : J. Harding una >pec.ie d· yu<>laon.uao r1 e s e .LSpiraziona polit · ht ~ !' ,-,.to primo :ont;Hto c:r.t >t~tu f.aulc t .1 > e-sere S<e!to t'Ome persona J, faduu.1 : > e 2.1 cd e,~:li a1·e, a ,·cmmoJtt. ,o~• ad • ; r : t 1•rc paù a~dentro nt'gh Jffu sc~rtt: l ~ 11 ighi della Casl Bi.lnL.t. Così y·z.tn· le J 1 1 ~.1 .:!bbe bisogno Ja lu1 pf·r ,eri • .tltn LI 1. ~ >l ~o dclic:ati Mt.-ans accorse ammtd1.1u T 1 •. ~~ tr.utava di questo: Ha~din~ er.a (.J , ~ "> .. bbastanza come dònna;olu i: k su< '' ~ Il 1: non erano ignote a molta geme. Fio r• 1 c 1 ;,;tva eliminare qualsias1 in~Ncnza di < t r ~ ·:ella · ita di H :1rding <fi,·cnuto Presie ,t degli Stati Unitt. E le resistenze che dCI·c u -.re, gt; os::1coli che de,·e superare per sod. • s :-re aUe SU~' amh:zioni C:i gio-ia sono di < .J speoe: primo sottrarre Warren all'inl L 02.1 .:li DJugherty, secondo tra.rre di mezz:> 29 dic.-....or• l!MO . Ii.ovatoM (t•o.n..... ) - i..'otluG911DO:rio Plea:a.o Rick:mma • la auo 9io"-.• lpo&G a ......a PaweU d, ctidasaette cami. dutcmt• la lu..aa di ......_. trCIK'Orsa tra E. lor. .te eli Kirtqstoa.e IL !vnnM ò; c...•i suo marito è innamorato e con •::..~ le- h~ <.n.: lunga relazione. Le riusc:irà "'''~mto p:u:7iJloncnte la seconda parte del suo glie non de\ c far altro d'K.'" pcrd9narc t ragazza cade neiJe sue mani. Means non baJ.1 rrogramma. Qu:tndo ~lons viene chiamato comprendere, ,)peratc e perdon:u:t.', nell'attes.~ .1 spese, riconh con esattezza le p3.10le r~ •• tcr la seconda \'OitJ. Jall.t Pre.idenza si ,raaa di gio,ni migliori. CU1 la PresidentesSa lo ha congctbto ? !!J '.:.·• .appunto di lilx.>rarc il Presidente d.t un.1 donna. E inunto prepara l'offt..-ns'va. La « gart.l >) d.t .Btanc:.: <l Non pr&ccupatevi d• 'ì""'-:'" ••r l.e parole con cui Fiorenza .l\:coglit l'agente pelare l :::-lan Britton, una ragazza che Har- poss.1 costare». Per compkre !'•····!' .....~ ~. • .-ono piuttosto .:omprensive: ding tu <Ofl()S('Ìuto, quando cr.a ancOt"J. un.. recato a Chiago dove Nan ri~ìe;:!e c. .wo Ecco signor Mcatl5. lo t:onosco gli uo- bambm.a, a Marion. c la tresc.1 è nata allora nella sua stanza d'albergo, ~~ è"''?·'' ,. •'~" ~n­ m.no e le loro dei>oleut'. Una buona mo- (L'avventura 'uscitò grande 'K'alpor<· ncglt <hc del suo diano. Ma ,bile ic.• ..... e c!J <.~so

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m.aqq~o 193? - Soulb Clticogo (Uho:>~) - Uno $CJO~ranlt' IJ)er.a~o

dalla polizie vtono occoho doa compoqm.

non ro,llhJ 1.1 JJtt , Ili f".tlt J" IO lLI\ l ,jti l.1 rd.tl/<>11< l r \X'.Irr<:n t 'IJn L1 mt~'tonc ,f, Mctn' tn quc"" 'u'"' _ f.tli!lJ M.t, pn.tJent•ss•mo. c.:glt ,IJppnm.t non 'u.J . • onsc~n.tre le lctt<.:· c· .1ll.t su.t mJnd.tt.t-ta < on""' k donnt:, 'J l !X'rlUIÌi , ht rn"OI\0 dc fl' .trt· J,t 1111,1 ~ l;,hl .t, uta Eglt po•rehlx· t·"crc .l,l!hJIO dt lurtn ulll ,, ·'"' '10bt10ilt d1 Jom~cdto. .1buw d1 (,Juu.t, llHIO 'l"<''" !'·'~'·' p<.:r l.t tt\1.1 d1 ,\ltln', 111.1 'l"·'ndn Ll l'rt"•knlt-~.1 d1c t}!lt ì: d f'O"t"<H <tdlt lutuc t· dd <h.tr •...>. non <'i: \Crso Jt tr,liiUltrf.t; l .l,Qt'll't l,• \l:fl't·;t:n.l tut\ n l o '<t'fU tht" \\Oif.!t' .tll.t ( ·''·' Buth.l, do1c- un'.llnt,,l d<:ll.t P·cs•Jcntc.>~-• lq.:.t;t .ul .dt.t '<><t .dl.t prt·sull.t d1 k dd!'.Jgt·ntt' ' JO<urntnlt proh Hon. i· ololoro'·' """ ,r•t t d Mt:.lth nc:lk '"l' mc:mnnt '-• ni<'"'''· <<1..1 •tt.:n•·• H ..rding s· ,!.!CitÌI "tlle knt·rt, nt· .tprl\,t un.t. h rulKtln.t n::l mucchio, nt· prcmku un Jltr.J Er.1 p.tlltdt"•rn i< sue tn.lnt tr•·IJ1.1\ano, t.lll<.: J, ,,·r.t 1\ un .erto '' .ullt l.t \t'llttt gtmut· ( ouw h.t pmuto f.tr 'tÌo. l· t: n \1!1(tf0 >Clllolllt•ntu do

pttt.Ì llll tll\',l'l'"

P.1ss.1 .1 9udl.t tunpt·'l.l Ftorc:rtz.l ,·uol na'U< ,utlt • don <.: hc 'uo m.trtlo ha fatto .dl.1 ,lnnn.l <: .ti h.unhtnn Mc.tn, s 1 nmctt<.:' tn <.1<<.:1.1 Tre· ~tOrnt dopo. J! tx.1n<i•• ,J. .lstuLt.l. t:,~h re<;< c a unp.1J ·ontr,i d t iutto. M.• la donn.1 non 11 arresto~. Il mouv << ~ah .m: \}.;' o1rr<:n » la pcrst_guH:· Ora Means d~c trovare le pro\'e dell'incapacità di Warren ad': essere padre. E' questa una cosa che a suo tempo ha fatt1> scalpore tanto -::hc la polizia ha Jo,•ut.o b ·ucilr.· una inter:t opera di un medico che cita,·a, vivo ancor.• il Presidente, il caso Ha rding da un punto di vista medico Una questione che più lardi ha causato la pubbli,aziont· di un opuscolo di Giuseppe de Bathe. dal titolo: La isp-o;t•. uscito quale replica al libro della Britton : w ;.::;;;_ .1.1 Pri!Jiden/e. Il problema è molto difficik :.

c••·~hcrsi

c

mentr-e Means sta

pensando ai

pa ·

stiCCI nei quali si è messo, ecco che Nan 6ritton osa presentarsi a Washtngton :tlla Casa Bianc.t. E' la stessa :unica della Presidentessa, b signora Boyd, che f unge da para"ento al Presidente. che ha fa,·orito l'incontro -=- questa •·oltJ Means, per cvitart• uno scandalo, fa in modo che· Fiorenza ignori tutto. In qucst.• occasione ricC\'c un altro incarico: dimostrare che la vita di Nan Britton ~ immorale. Le prove dìe Mcans produce pro,·ano il contrario: N an è una br.~,.,, ragazu. molto morale (.'() economa, non ha mai fatto lite con alcuno, si lava dJ sola la propria biancheria, porta scarpe cbe fa risuolare, non compra che 9udlo eh.- è indispensabile per l.t ,-onJottJ della çasa. ha sempre: sul ' avolo la foto·

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(ici.lli. avevano realizzato guaclaf(ni c:nooni. giocando al rialzo. » E. cosa incrt!<libile a dtrsì. tutte le transazioni erano ,1'"·enu:e dell:\ •.1~.1 t!i:ì ricordata della Sc:dicesima Strad_a. . A qut.sto punto Fiorenza Ha:dtng . nnuo<:iò J o1pire e, perdute le staffe. 10 una Kena ,·ieienta dimostrò al marito di essere in pcs.scsso di tutte le prove; dcii~ sua \rc.sca. l a ,·ondusione fu una sok1: Means fu messo all.l porta e rimosso dalla sua carica di invcs· iga· tore ufficiale. Intanto la stampa americana COminciava una campagmt lenta ma inesorabile lOOtro le enorme truffe che si facevano in seno al Governo. G li accenni. le punte, comin. ci:wano ad essere sempre p'ù violenti c sempre più precisi. l primi ad ~roe colp:ti Jurono Jess Smith e il colonnello Darwin. M a chi da,·a le notizie al1.1 stampa? Per accertarne h pro,·cnienza il Presidente Harding. già n Jisagio in quel momento dimentica il suo urto <OO Means c lo incarica dell'inchiesta. l :;o. spetti dell'investigatore si appuntano sul colonnello Darwin che è stato allon~anatc dall.t >ignora Ha:ding dalla Casa Bianca per la suA immorali~ es: è ritirato in :ampagna :1 f.tr l:t 'ita dell':mnoiato ge-ntiluomo. 1 utta,·i:t M~:uu non ri("'See a pro,·are null.1. )''SS Smith ha paura e riccnh :1 Mcans tu ti i casi in cui ro/nro rhe J~f~1'JIIfl sono :.c:om. parsi. Daugberty è molto forte, i pr:ncipali <~:;m ponenti dell.1 sua banda an.:he; e-ssi faranno spanre .:olui di rui non si fidano C'o mplctamcntc. b risposta di Means a Jes.~ Smith e stmplicc: «Cl .. ••r di non lascian·i prendut: Jal ttrrore -: nun fate imprudenze. Se fa!c <osì non ,.i ac.:aJrà nulla». Ma sono. paJole. Jess teme tutto, persino la p:opria ombra. E per 1 suoi soci ba un grave torto. quello di tsSt'rsi l.!so:iato sfuAAire di essere in poss~­ so di un eltnco dettagliato Ji tutte le r:~nsa­ ztont .1\'\'cnute nella l.ISll Jella Sedicesima strada. Che ncn er,lno poch", come lo dimostrò il

( SOPBA ) C apriae 1936 ~ Hew York - Ane•to di l:alheri..De Ma.ju.k. omarito lttdro di qioielli . (A DESTBA) 21 9iu9no 1939 ~ Stodr.tone (CcrliJor-nia) Operaio f•rHo cd yollo durante i coaflitti coo la poli.aia provocati dagli scioperanti delle tabbric:be di coosena.

gr.1ria di Warren Harding; insomma il Presidente è ~taio l'un,,o uomo del h sua vita. L'impresa quindi è fallita e fiorenza HarJinl: abbandona. ogni spe•anz1. Ma è una buona lottatrice, quello che la anim.1 è un furioso ,uriNismo, una ambizione smodata che la spingeranno in una lot~ a oltranza. fallito il tentati,·o di allontanare Nan Britton essa srotgh.t d suo segugio sull'alt ·a F:sta: 'l guardasigilli Harry Daugberty. Noi conosciamo tutta la costruzione che quest'ultimo ha alzato per a\·ere nelle :;ue mani Warren Harding, egli lo dcmin.t ornw, IJ sua bnda lo :irconda. Di guell.1 stessa banda fa parte Means che ne custodisce i valori' in una ca5a al numero 923 della Sedicesima strada. Gli è ,·icino Jess Smith figura debole .~ impred;a, sempre alle costole deL Presidente, uomc di liducia di Daugberty. Ci sono ~n­ c:cra il colonnello Miller e il colonnello Felder. Warren HardtnJS era, in fondo. un ingn::o. Faceva un.1 ''ita tranquilla, quasi senza p ·eoccupazioni. Tmscorrn•.1 · lun~hc o:.1 al gio=o del yolf con Jess Smi b che coglieYa t:~li occasioni per p~r­ suaJerlo a firmare c~r' i atti. Il più importante di tutti era stato quello : be ;ra. sferiva il controllo dei c~mpi peir.oUeri dal Ministero della Marina a quello degli Interni, t ' e mesi dopo la sua ncmina e che più tardi la Corte Suprema do"c:va dichiarare illegale u cosa fece rumore allora e i guadagni della bandl furono immensi perchè per mezzo Jel colonnello Darwin, uomo dalla ,·it:t :mmorale the er;r riuscito ad ,\ccantonMe 'con i suoi divorzi - ben se: - qualche ços.. come due milioni di dollari. i pozzi di pc:trol'o già appartenenti alla Marma, erano stati acquistati da delle compagnie private le cui azioni avevano ~ublto un impron·iso, enorme, rialzo in Borsa. E riferendo le paro le di Mtans << ,utti 1 (C oro che ~rano al ·corrente del tolpo, ivi coml'reso un disc·eto o 1 urnero j ' uf-


senatòre Clraway al Congresso il l 8 marzo 1924 e :ome risulta dagli incartamenti dell'indtiesta della Commissione. Ne citiamo le principali : modifiche alle decisioni dei giudici iederali. cessazione di inchieste civili o criminali contrc le grand;. aziende industriali, alt!!"· nuazione di pene inflitte dai tribunali. vendita di atti di Jibert"à proYVisoria, vendita di <lecreti di assoluzione, vendita delle cariche di Attorney distrettuale, rivendita dell',!llcolc sequestrato, •·ivendi;·a delle proprietà confiscate in seguito ad .1zionc penale e una gran massa di altri pi<"coli affari .:ome quelle del film :;ull'inàintro· Dempsey-Cha,pen.iieri che fruttò ~te uJ cti·J mi!ioni di dollari alla banda. Per tu·.te queste ragioni è c\·idente quanta fesse la preoCl·up-.1iione della band,, al sap::r~ che tutto era stato minuziosamente registrato d:J Jess Smith e quale fos~~ il suo ~t·.·rcre prcs.entendo i provvedimenti che st.tvano per .:.;sere prL'Si :Òutro d1 lui che, dai suo i stessi con. soci. era considnato come un possibile traditore in quei momenti in cui l"opin"cne pubbli<a si sta,·a ag··oando. Poi un giornc Daugher. ty parte per Columbus c si porta con sè Je.;s. Il loro ri~·orno avviene a Washington il 27 nug.:.:io 1.92' c Jess Smith è più abbattuto che m.11. Le sue notti sono insonni, il (olorito del suo ,·olto è terreo, tutto il suo nrattere gioviale i: scomparso. Parla con un amico e gli , onfida di voler affidare tutto alla signora Har<ling: ncte, elem:hi, :onfessioni « Lei pNò prote~crmi », dice tremando. E' tanto vile rhe ha un sa(ro terrore delle armi da fuoco. Non ne ha mai portate (d~rante l'inchiesta della Con1missicne, alla Camera, la moglie di Smith affermerà .l una domanda del senatore Whedt:r (ht· il maritc "'·e,·a una sorta di re-

pu~nanza fisica per le armi da fuoco) e tutta· \'ia non mol~o tempo dopo si afft:rma che Jess

9 apriLe '940 . Mew Yorlr. moao

Falher

l ~poti 11e9ri d•l ta·

~.

prot...cm.o coatro del tribuaale di New Yodt.

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. .n:tetto

Smith si è suicidato. Esecuzione del gruppo go'"ernativo? Mistero che non si è mai : hiari- rito. morto quando ant·ora nulla era trapelato tc. Means ha i suoi dubbi e il giorno stesso della g rande combriccola. Non avrebbe potuto dell'ese~uzione o suiddio che dir si voglia i: soffocare lo scandalo che sarebbe derinto dalcostretto d:1 parte ddb banda ad entrar<: nel- l'autopsia ; ma non resistette a Washington e l'appartamento del soc:o scomparso c a riti· si . ritirò nella sua Marion dove lo aveva conor:~re tutt• i documenti compromettenti. Per una SCIUto, amato, servito, 9ove non aveva mai fatale coincidenza l'appartamento era qudlo · immaginato le lotte in mezzo alk quali si sastesso in n.1i Jess Smith dimorava a.~ieme a rebbe trovata coinvolta. Daughcrty. Ma nè J"in<"hlesta nè i fatti suc- Il Presidente Harding morì. il 3 agosto 1923, cessi,·i riusciranno a delucidare quel mistero, sua moglie lo raggiungeva il 24 novembre del nè quello delle morti successive. 1924. $e\•ere inchieste furono apert'e, ma DauOrmai tutto il paese era in agitazionf. .Alla gherJJy, l'inflessibile, seppe difendersi senza usa Bianca si viveva in uno stato di ~isagio parlare. L'agente Means fu condannato a due pe ~petuo. Il deputato Keller alla Camera si era anni p;.·r violazione della legge di proibizione scagliato contro il Ministero della giust~ia e c neo parlò. Gli altri rispose;o più o meno lo scoppio della bombo alla ÙSa Bianca era e\·asinmente e le ve.re imprese del la banda a:'t<'SO c.Ia un momento all'altro. Intanto Dau- non '•idero mai la lutt. gherty e compagni fanno firmare ai Presidente l suoi componenti meno impc)rtant~ .sparirono tutto quello che vogliono. Lt Presidentessa con uno a uno, misteriosamente. E:cone l'elenco: un'abiliti che pare inverosimile è sempre al John T. King, :oinvolto con Miller e Daucorrente di tutto, ma non può far nulla. Il gherty per prevaricazione, morì impcovvisatcr;eno le manca sotto i piedi, suo marito le mente a Nuova York. C. F. Hatelcy, agente sfugge : ma egli si ~ lasdato andare per b segreto del Ministero della giustizia, addetto cilin:\ (he lo travol~:,>erà. al servizio personale di Daugherty, peri di Viene deciso il ,·iaggio in .Alaska. Ma non morte impronisa · al Burlington • Hotel di serve a nulla. Il rumore cresce, le prove si Washington. Il gmeraJe Sawyer, medico di accumulano 'C quando la stella del Presidente Harding, mori nelle stesse circostanze del suo sembra aver descritto completo il suo arco c padrone, un anno dopo la sua morte. Il roloola resa dei conti appare prossima ecco la noti- neUo Felder, consigliere giuridico ddb ~oda zia improvviSJ. della sua morte. Morte inspie- morì. anche lui d'un attacro subitaneo e gnve gabile come quelle che seguirono. l sospetti a Savannah nella Georgia. si acuirono, si sarebbe potuto fare l'autopsia. Coincidenza fortuita o azione di una volontà La signor~ Harding v~ si oppose: fredda, fer· precisa e ferrea che sia, il mistero di queste ma, quasi una • statua di marmo. Non volle morti non venne mai chiarito. che nulla potesse offuscare l'onore Jet ma- • ti.&ala.tJ.DO •.tai!A.I ,· ··

i

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l'apparecchio, si erano tolte le scarpette <.1• ~ra ed erano co~. : r iedi fasciati .JaJk sottili calze di seta. le gonne cortissime che lasÒa\ ano scoperto il g mo:chio, sul ~erren:> Jcll'acroporto. le accoglienze che ebbe Lindbe:gh all'arrivo caratterizzarono per sempre la sua \'ita. Egli divenne allora, o= restò sempre poi. il lx'lliamino delle fo lle. Verrà tempo e non dovranno passare molti anni - che 11 f:t\'Ore popolare ossessionerà J'a\•iatore io ogni momento della sua \'it_:~ .

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lo una fotogrJfia d1 'luakhe anno più ; ardi - al massimo nov<: anni dopo la trasvohta $i \'ed<.: Lindbt-rf!h .:he pa55(:ggia su una spiagRi" solitana 1: ,asso~a. Eg li tieo~ la (('$la Jbbass.llJ p<:: ~fug.~:ire .d fotog rafo, le falde .Jcl uppdlo .u,condono completamente il suo volto. ' J pied• poJ(,ciJno sui ~rossi ciot. toli çh~: ricoprono la sabbia dc.:l1:1 s piaggia; le mani 'ono affondate od le us..:.h<·: la piega cki -;:alzoni .:ade dritta <.: inappunt.1bile. Una donna scRuc l'a\'iatorc. una dono• non bella. ,tranamcnte n-stita s~onJo la moda di anni f.1 . La sceo.1 è molto , J.mbi.ttJ. d.1l '27 in poi. 'Che tO'a i: .tuaduto 111 quel luOJ(O inten·allo ? La dooo.1 cht· sc,cuc ra,·iatore è la moglie, Anna Morrow. figli.1 di un ricco ~agnate americano. H a portato .tll'.t\'iatore un milione d, doiiJri di dote c una v•lla. una residt"'za ..li c•mpagnJ nella Nuo,·a J('rsey, che ha il nome d, Hopc:wcll. Hopewell significa « SP'-· 30 lUQdo 1934 Cbit:Q'Vo U cadawue del fcrmoao " qangater" Joba D.1l;.ger. lraaportato do ~ a utocono della pollciG' all'obitorio.

IL COLCtNNI~ I... J... Ct J... INDIJI~IlGD IL 21 MAGGIO 1917 alle ore 22 un ,l(iovanotto amen<ano d. • enticinquc anni atterra a PHìgi all'aeroporto del Bourget L'a.p parecchio si chiama S pirit t>f San Louù. l'avi.aaore urlo Augusto L ndbergh : hanno trJ..wolato per la prima ,-olta l'AtlantiCo sct· tentrionafe. Sono pJ.Ssati quattordici anni e non ~ (aciJe rKordart esattamente la ript"rt"Ussiooe che- eblx· tra lo folle dd mondo quel J'aw enimento. M:. basta ri(arsi ai giornali del tempo per con. statue le impressio;ni e i commenti suscitati dapp<:rtutto dalla trasvolata. « L'uomo scrisse allora un importo~.nte quot1d1ano ita!iano - supera le proprie potcnu:, realizza l LSsurdo, spezza tuni i limit1, allarga tutti gli orizzonti. diventi!. ''eramente re della t~ra, un re grande come quelli della leggenda. un sernidio che trasvola... ». Sembran che fos~ stata rio no,·ata, in sCn.so inverso, l'impresa. di Cofom. bo. Il tempo era fo.,·orevole a quelle infatuazioni. La crisi eçonomica dell 'i~ato dopoguerra era stata superata; mancavano d~ anni e più a quella del vmtinov~. La guern ~a lontana. Le potenze stringevano patti che Jo. vevano mettere 4C fuOti legge 1> il ricorso alla forza come mezzo per decidere- le cootrov~­ ~~ internazionali. Insomma, almeno nelle case bocghesi. c'era sempre un· pollo nella pentola. e i' cuori si' ap:i,•ano alle più grandi speranze. Anche le signore erano corse in frotta a saturare Lin~gh non appena si .era saputo che , il suo apparecchio •vC\•a ~~o!ato l'Irlanda: Sì, proprio le eleganti, graziOSI.Ssllne ~1gnore d1 Parigi avevano dato il benvenuto all eroe dell'ari•. p~ far presto, per andare in contro aJ. 1',1\·iatorc che ,_u,·a uscmdo ilalla cabina delo

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2.1 ••tle m.bre )934 - N•w Yorlr: -

Il rcrpitore di Ba.by

Lindb.rvb. Bru.no Hauptma..n.n. vien e lo t09 raialo n•qli ullici d i pollaio p rima deU'esecuaione

rar bent· ». e <JUt"ito nome au~ur.tk· ba nr· mai un tral'iro qporc di iron ia La popolarità O~'it"Ssiona il ,oJonnello l.tndbergh, lo ha ~.tc(i.llo d1 casa. lo h.1 costretto ad espatriare. In un patet ico appello ai suo1 wmpatriottt Lindbergh d\'('>' .1 in,·O<.ttO la tranquillità, la pa<"e, Id n posantc quiete· intorno ~Ila sua casa, quotid ianamente ~sediata dai <uriosi. «Ci siamo stabiliti ncll:t Nuo,·,1 Jerse). an:va detto Lindberg h. perché- vogltamo ,.;. vere ancora in mezzo a1 nostri anu(i c s.-gutrt i nostri affari. Ma non vo,r.:li.tmo cht· la ,·ita del nostro secondo figlto st.l circondata da quella pubblicità cht ~ct·ondo n01 ha avuto una g rande parte di r~ponsabt!ità ndla mortr dd' primo». La popolarità ha : reato' la figura di Lindbergh, come esemplare dell'uÒ·mo moderno, UOIJ'!O dai gusti semplici. aman. . te delle macchine, preciso, scrupoloso, consapevolmente coraggioso. Le virtù fredde dellc.genti nordiche hanno trovato un pacifico t:roe. Senza quel gran rumore intorno a lui egli suebbe stato lo stesso Ull grande aviatore, un primatista, tutto quello· che -volete, non già un modello, un simbolo delle virtù americane. Ma la popolarità, con tutti gli oneri che essa comporta, particolarmen~ in America, - per ·un attore· del cinema o per un pugilatore, come per un uomo politico o per uno scrittore lwst sei/n-, vale a dire che ha if primato delle vendite, - rendeva impossibile la vita ddl't.viatore. Già a Parigi, appena compiuta l'itn. presa, aveva provato impressioni spiacevoli, fin 'd't.llora il suo t.nimo s .nplice av~a reagito di fronte t.l fastidio di ccrk insistmze, alla noia d_i dover concedere autografi, fetosr*. interviste e via. dieendo a una molti-

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oon n•- ., ~ -"'" q-u. _ . . . . ...... cloo! ew- pNWto q ui . ·· (dol Hew Jorke: ·•.

tudine Ji sconosciuti. Gli anni che YC'flnero dopo resero più inquu.. :.mt~ l'usedio, più .m vi le conseguenze. più violenta la reazione . Ji Lindbergb. Alla fine, egli I(CU.SÒ gli t n-tcani di essere responsabili collettivamente della morte del suo _primo figlio. Per doc-.unentare la grave ·ac~-usa di Llndbergh .bisogna richiamare rapidamente le tragiche vicmuc del ratto e dell'uccisione del baby.· Carlo Augusto Lindbergh junior fu rapito il primo nurzo del 19~2. alle prime ore dei.Jl sera. La sua governante, che era scesa, al piano inferiore per pranzare, tornata ndla .-amera del piccolo, trov~ il lettino vuoto. Fuori, appoggiata al davanzale della fincst.ra. c'era 1::.a ' scala di legno; Il vicino un biglietto dd rapitore. Il criminale chicd~a ciret. un milione, in nostra moneta, per restituire il bimbo. Cosl cominciò il dramma dei Lindbergh. Quella ~ri­ bile sera segna. come una violenta.. frattura fra i giorni della felicità e quelli dd dolore. Che cosa accadde intorno alla villa di Hopcwell è facile immaginare. l giomalist.i, 1 cun·-.si, coloro che vol~ano segnalare indizi e faYorire le indagini, e invece non facevano litro che (·omplicarle, telefonavano, klegrafavano, scrivev'ano, chicdevt.no risposta ur~temence. peren toriamente. Una fo.lla di persooe circondava la ca.sa, invad~a. leo stanze, passegsiava oel. giardino esplorava i dintorni. prend~a fotografie, rivolgeva le domande più indiscnte e dolorose. Il frastuono pubblicitario, che probabilmente t.v~a attirato sul bimbo l'attenziooe del rapitore nei giorni che av~ano preceduto il primo mt.rzo, ora, rinvigorito da una morbosa, WlÌve~ curiosità, circoodava le indagini, e le rendeva praticamente impossibili. Perfino i Kt111Citn-s offr.ivano i loro sen·izi a Lindbergh. agitandosi nei· bessifondi di Olicago o dietro le grate 93


mente, all'avanguardia della società. Ella è sempr<: .1ppart~nuh alle più elevate sfe;:e social~; suo padre: era un uomo politiro impcrtante, oltre che un multimilionario. Anna Liodbergh ama sì, çome il marito, il \'olo, i motori, sii stud" sc:entifici, ma for~ la letteratura e la poesia l'attirano Ji più. Lui si concentra atten•o e tenace, su po!:he cose ;be ritiene essen.ziali, un motore nuovo, la rotta di un volo, il perfezionamento di uno strumento di navigazione:. Lei ama :mche divaga•~. gw.rdarsi intorno, osservare tipi e paesaggi, formulare qualche giudizio spregiudicato e magari scriverselo sul diario. Difatti, la moglie del grande aviatore è anche una popolare scrittrice. l suoi libri più famosi non sono privi di efficacia e di sapore. Li.sun! the wi111J e .North 10 the Oriente raccolgono episodi interessanti e gustosi. Sono, io sostanza cronache di viaggio. l Lindbergb studiavano le rotte transatlantiche, :~1 fine di stabilire dati precisi per la istituzione delle linee tran· sa'dantiche. La signor-o~. faceva da secondo pilota e da man:onis~a su un modemissiJJlO' apparecchio dal nome esquimese, il TingmiJsartog ; si gw.rdava intorno con gli occhi bene aperti e prendeva appunti diligentemente..

'' Mi.o d.o è morto • mi ha lcu.cioto \l.D. milioc•'.". •· New Jorltec ·• QeGDcDo 1931).

dei carceri. Un in·c:rmed:ario. in malafede. tale Curtiss, organizza una serie di falsi inc.::ntri con i rap:tori in .tito ma, e, a puro .;cop:> pubblicitario, e fa mobilitare con le sue indi. cazioni infondate: una s9uadra di battelli costieri. Una notte, un altro intermediario· consegna in un luogo solitario la somma di 50 mila dollari a un nusterioso individuo, a quan:o pare un uomo di origine tedesca. Il denaro è in banconote: di piccolo taglio. La polizia ignora o finge di ignorare il convegno. Il b;mbo dovrebbe essere restituito ai genitori come: ha promesso l'individuo che ha ricevu:o il denaro, nel quale l'intermediario e Lindbergh crederanno poi di riconoscere Hauptmann. Ma il piccolo è già morto da un pezzo. Pochi giorni dopò viene ritrovato il suo cadaverino putrefatto, a poca distanza da Hopewell. l'accusa di Lindbergh è fondata. La celebrità del padre ha ucciso il figlio, Carlo Augusto junior è una tenera vittima dell'ambiente sociale americano. Pochi mesi dopo il ratto del baby era nato il ~ondo figlio 'di Lindbergh, John. Per tutelare la vita di lui, oltre: che: la tranquillità propria e della moglie, Lindbergh rivolse il patetico appellc. che: abbiamo riportato più sopra. Non fu ascoltato. Tre anni dopo era costretto ad emigrare. Nel 1935 si trasferl in Inghilterra. Carlo Augusto Lindbergh non è più i l pazzo volante. E' un aviatore coscienzioso, metodico, un ottimo navigatore, un pilota che bilancia attentamente il pro e il contro prima di prendere il volo. Noi\ è più il ragazzo scapigliato di una voltL Quel che resta del suo ciuffo di capelli domina una fronte ancor gicwane (egli ba compiuto i trenta anni l'anno del ratto), ma solcab di rughe. E' un uomo im· portante. un consulente di grandi linee a~, un coloondlo (si sa che questo grado militare è spesso attribuito, in ~ica, nè più

nè meno come un'ooorificenza). La mope lo segue, coo. la f~ e !'~­ razione di uoa dewt'a collaboratrice e di uoa doooa iaoaJD0t1b- Ma è dmrsa. non solo per il 180 ~ femminile, ma~ ~r molt.L" altre ~ Noo è, come il manto, ,.enuta dalla pi«ooa borghesia. illlprovvisa-

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i~tcorJ i.tmo quakhe figura, delle molte da lei · mteggiate ne~ p •imo dei due libri :!tati. Per c-~~mpio, un ufficiale inglese di Bathurst, .utto rigido, compito e imp~net rab.le. La mogl.e di Lindbergh faceva complimenti, lodava una cos.~ o l'altra per m mpiacere l'ospite britannico, ma questi non si meravigh,·a delle lodi : le accog lie\•a. lui povero ufficialctto coloniale di fronte a due delle più note personalità del mondo, come un omaggic che.- gli era dovuto. Non si potrebbe essere più' :nglese d; :ost. E poi un maxonista di colore, suddito fran.::.;~ . .:he è capo di una piccola, sperduta staz!::me radio, in un lucgo deserto, con la sua moglie europea e un terzo individuo, un bianco , che g li è sot opqsto e mord: il frc;'IO, umilia_to. l 'uomo di colore ·è minato da una malattia contagiosa ; il suo dipendenttbianco lo sa e mette in guardia i Lindbcrgh perchè n!>n ac.:ettino l;~ ospitalità d~ viene loro cìferta, o pe:-chè almeno non u~i ­ no biancheria, stoviglie, posate che potrebbe. ro· essere infette. Ma Carlo Au8'JstO dice che non si può fare quell'affronto al po'·ero marconista, lo dice da bravo ragazzo onesto, lui che certamente è un igienista scrupoloso. _E l'uomo di colore. con la sua fT10glie bianca. v ive le più g•andi giornate della sua ''Ì! a, ospita nella sua casa, accoglie alla sua mensa il : elcbre t:·asvolatore. Quelle erano solamente parentesi, fra la tragedia del babJ e il ' processo HauptrTUnn, fu le relazioni alle società di na,·igazione ae- . rea : i =ento impegni dei lindbergh. Il problema fondamentale per lcro era di •rovarc una residenza tranquilla. Vissero in Inghilterra, ab'tarono in una piccc!a iscla della M:~­ nica che durante la bassa marea comunicava con un'al.t ra isolctta. dove ris'edeva une. scienziato di faina mondiale, il professo• Carrell. Con questi lindbergh collaboran intensamente e per lui congegno la pompa,. che fu addirittura definita « cuore artificiale 11>. Neanche negli studi scientifici, nella tranquilla m llaborazione con Carrell l'inquieto uomo poteva tronre pace. lindbergh viaggiò c dappertutto lo segui\·a la curiosità del mondo. ··Noi . -. H•tl.va?l

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Tornato i~ America quando già si addenuvand i presagi della guerra sull'Europa, lindbergh rappresenta e quasi simboleggia una for. te tendenza dell'opinione americana. Il suo ragionamento è semplice e stringato. Egli crede nella grande potenza della Ge~­ nia, e basa questa convinzione sul suo gJU· dizio di tecnico, sulla sua conoscenza dirett.l. delle possibilità produttive della Germania nel settore dell'industria aeronautica. La Germania \'Ìn<:m, egli dice, .X c~ che, dopo aver vinto, avrà l'intenzione. o anche la possibilità, di minaccia~i. Dd resto, · noi, dice sempre r aviatore, non dobbiamo fonda~ la nostra difesa su fattori che ci sono estranei. come la flotta britannica : dobbiamo co•u.iderare solamente le nostre forze. Da queste semplici argomentazioni egli deduce .:be r America deve rata~ oeur.ale, prepara~. se lo ritiene necessario, le sue fonr armate, ma non immischiarsi in cooflitti dr non chiamano in causa i suoi fondamentali interessi. Così ragiona lindbergb, in disconi e in dichiarazioni pubbliche. Roosevelt e 1 fautori di un intervento più o meno d.irctto. lo considerano un nemico.

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'1


~.afflitto quel pat:Se. Morgan e Al Capono sono le due fa.:.:c:

della stessa medaglia. La st'essa 'aria macabra. brutale foso ac:cumuna in .A.merica certe grandi imprese e certe associazioni a delinquere. In molti casi sarebbe di(ficile addirittura distinguere l'una dall'altra. La delinquenza in Amttica non ha sempre avuro il cuatteu: che fha .r.esa. I.amosa. Al principio di questo secolo c'erano agli Stati Uniti ladri e usa~n: come dappertutto e in certe zone forse un poco più che al- . ttove; ma le loro imprC$e nulla avevano che le distingu~ da quelle dei loro coofratelli europei. Appena in certe città spuntava, nei. momenti delle elezioni, un a ce11a crimirtalità politica. Ma la proibizione degli anni del dopogu«ra cambiò tutto. E' un fatto curioso che meriterd>be di ~ meditàto che proprio la proibizione, un att'o ciot di rikida mo-

.los:abcz lO"crimoo•aa veltcrta chùla pollda c012tro UD cudomobil• di, K'ioJMI'Gllti • <l CQDI~ (Oblo) · 5 IJÌ"9DO 1935.

Ili.\ N Il I '1, I S ti f) 1.\ ltll~ Il I (~ 1.\ N C) l l. BANDITISMO ;~meritano ha dato la. stura .- lutto un gc:nert:. lettermo, p<:• taccre·del cinematografo coo suo. l'an film do f,<'tn gsters. E' forse qu('. M.a la r.tgione per cui agli Star; Uniti (Offie fuori questo aspetto della ''ita anu:nc3no non è considerato con quell'orrore che meriterebbe; anzo non Ji rado qua.si con simpatia; a un dipresso allo stesso modo con il quak si guardava a certi briganti e pa.uatort nell'Europa sertecentes<:a. Indubbiamente il banditismo americano ba orogini sociali; e questo sp1ega in p:trte la simpatia con la quale spesso gli americani considerano i loru sangslers. Ess1 infatti risentono l'esistenza Ji questi delinqurot, non rome eccezioni bensì come tratto integrante ddla loro (1\'iltà. In altre parole aj!li Stati Uniti le stesse condizioni che fa,·orisc:ono il prosperare degli affari c Io s"iluppo delle iniziati\'e, giustificano la partiwl~re delinquenza da ruo

(SOPRA) 12 ottobn 19:11 - la """ eitt~ del NnGdG. dQ:eoti crt"'Datl di fut'ili mitre191iatori pe.rquiLJco·a o l• autoeohlti • JMr izaJ*dire J••Dtrata di p!ccbefti cll • ado~raa.ti.

(A SIMISTilA} 9 Mllembre IS38 - Cb.iccx11o - Willia• Fra.k lloab. crn"tcrto aotto l'accusa di u.ez atl'aago· l<r1o. •v ridU. .I• di q 't-eata. 1(1 J..klo.o...a:tG Marie Lcbaoal

ralità. pu ~itana, . abbia dato la stura alla più fonmdahlle deltnquenza che ricordi la storia. Effettivamente- la proibizione non soltanto fa. vorl l'~nizia!'i~a i~legale e criminale ma permise ao dc;hnqueotJ d , trovare nuovi e mai imma. gioati campi per la loro triste attività. La proibizione. impediva agli americani di bete. Gl~ am«JCani pero voiC"Vano bere. 1 ~ ris~~to .fu che dovunque in A.mttica iOrsero dìstillttae e fabb~che di liqllOCi clandestine. Ma quest~ fabbrache sia per il loro cùattett ~ost~ ~a per i pericoli in cui incorrevano 1

p~n~ti. 0 D? potevano essere ~te ~

~ do cnmmali. Quegli stessi .:rìminali cbr a tem~ procuravano agli americani gli ltu· pefacenta e le tvostitute ~-L • .J •

C'. • -~~ cose """" ~~· ~da un momento all'alno molti~ ptccol.t ~:aBliabofse d manut--1· . -e- • ,. ttonroan

L:......


Ployd, .....:Co p\&Àbli.<:o D\UlMJ'O ...... eMI 31134, IOOpr-o.,.;.ato " 0

- · - ". -

n ........... I><miol S.rrl.toU. olotto JU c.._•••, 111130.

COJI

CGoliYO

l'apJ109vio cii

cambtati in industriali. Ogni industria vuoi~ un'organinazion~. Quell& dei vari Al Capone so~ con gli stessi caratteri di ogni altra impresa a.rnericana. Sola differenza eh~ i profitti erano enormi e che l'attività era proibita. Ancora, l'industria è minacciata dalla concorrenza. Ma mentre La concorrenza tra ditte e firme commerciali si risolve con carteUi, accordi, oppure nel caso peggiore, con fallimenti, in quel mondo clandestino della malavita americana tale concorrenza, per il fatto stesso di verificarsi fuori della le~. doveva ~ risolta in man~ra illegal~. k città deg.li Stati Unitt erano divise in tant~ zooe. in ciascuna d~Jle quali agiva una banda dj contra~ndieri. Ogni volta eh~ un'altra banda tentava la concorrenza, avevano luogo delle vere e proprie piccole guerR. Ammanamenti alla mitragliatricc:t agli angoli deU~ strade, cadaveri crivellati di ferite sui cuscini di lussuose macchine, omicidi dentro le case sotto gl1 occhi dei familiari : tali i mezzi con i quali i fabbricanti di birra clandestini si disfacevano delle ditte concorrenti. Di orrore in orrore si giunse lino alla famosa strage Jel giorno di San Valentino : 16 gang11m sorpresi io un garage dove si riunivano dai loro concorrenti travestiti da guardie della proibiztone e fucilati sotto un muro. Così la proibizione :l'l'eva insegnato due cose ai delinquenti americani : la prima, a organizzare le loro bande come delle vere e proprie imprese industriali allo scopo di esercitare il ralt~1 ossia di sfruttare metodicamente una drtermmata zona di una città ; la seconda, di servirsi per intimidire le vittime e sbarazzarsi dei rivali di uominr de<isi. ltillehrs. armati di tutto punto, ben pagati, protetti.

(SOPIIA) 1-...wlo Ha.ilto.._ ao-.ko p..ablico awaoro \mO por Il 113$. v!uAI!crlo Il IO ~ 113$ u H-ta..W.. - (A StlnSTL\) 5 - 1131 • ~o • D ~ TlMociM Daalolo. .. cii ooclld a.!. ICOJIP• -. ,_... o.u·-.....r. <lollo ""'" .-c~uaa• 15 . . - eli privloeo.

.,

Altro partic&lue che permette di perfez100are questo quadro impressionante. Come ogni industria americana che si rispetti, i vari Al Capone ebbero ai loro ordini per difenderli con le anni stesse delle leggi tutto un esercito di avvocati tarati e mercenari ; e fondarooo la loro sicurezza sulla corruttela ben nota di larghi strati della dasse politica e giudiziaria degli Stalf Uniti. E' un fatto dimostrato seppure la dim0$traliooe non ne sia agevole, che uomini come Al Capone, Dutcb Schultz, Diamood etc. etc. non avrdilero per tanto tempo sidato impunemente i rigori della leue se non fossero stati protetti da misteri<* quanto sordide influenze politiche. S'è spesso parlato di corruzione della polizia americma. La verdi è che la polizia americana oon è tanto corrotta quanto impedita nelle sue funzioni. Basti pensare che i giudici in Amc· rica vmgooo detti come da noi un tempo i deputati, e che spesso le elezioni vengono fa~ con J'assistenza e l'aueilio palese delle bande criminali ~ comprendere tutta l'estensione fH .


tSOPRA) Sorv•Qhanaa d1 d•tenuh d1 un ~o.ten.uano amencor.o. (A SlNlSTRA) Lo colonno deUa llageUa.non• an uno PU.91ono G.ll:leòc:oncr

l

l

Queata bOJbQJ'o u.soaao. aos:ra••••• ancoro bibmeah pecut•huou del Delaware

n•Qh ato

t 1,1 profondo!;\ Jd m.oit- fnoltrt• l crHr.111afo .UllCroc.lnl 'Ono protetti dalla natura ~tessa delle lq~go do <juel p.lt'\<: tutte onform.uc ad un ondovodu.dosmo scttcu:nt<:,.,o. L babe.tf <orp11.r ha fayorito l'ompun•tà de, cromonJ(o ~Ilo stesso modo che le loro m•trJ~Ioatnu c le loro Automo bili corazzatt· In sostanza era a\'venuto agio Stato Unoti lo st~so che net p•ù tnsh deo goverm borbonoco on So ciha La formal.lone e ol prosperare di uno stato sotterraneo e malefiCo dentro lo stato 'ero imbelle e intapace. La causa pnma era la proibiZIOne: ossoa 1l de~odeno deglo .unerilano d, bere on barba alla le~c. Ma quando gli americani si decisero a nmuovere questa causa annullando le legge della pro!boz•ooe nel!~ speranza che 1 1(.<~11gs1ers privati dei loro _mezzi ~~ suss1stenza sarebbero scomparsi, era troppo tard1. l delinquenti amcrican1 avevano tmpa. r~to t~oppe cose e sop~tutto era~o orma, troppo orga. n•zzatJ perchè noo ventsse loro 10 mente di app1 care 1 questa loro organilZa.liooe ad altn scopi. Gli americam pensavano ·~~uamente che con la ria. pertur! delll! taverne la cnmmaJità sarcl>be stab_ ridotta

l coppi _.,..,o 09ql - ' l ..l le privloei di AtoleiL l

- - a t o dei det"oti ,... do s - o Slollo • P""' dalla crudeli• ~ &o piio bl-.la coec~ioencltu&


true THE MAGAZJNE WITH A PURPOSE rips tt.. ..il from hiddeol twtut.. prediced m infemouJ HouJel of Pei". Fot Y041t OWI\ protedioro you will w...t to WJ' tt.. cletell• of tl.i> vie~ _ . lhe- I N i d - of....., city

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.,.dhemlet. Re.d tt. eomplet. .to.y, GIRLS FOl TORTURE, ;., lhe M.y ._ of . , _

2k AT ALI. NEWUTAND$


del cinquanta per cento. Invece .sa· ebbe• pro• . ..... anni susseguenti all'annullamento Pno neb' 1 . · los'one della legge sulla pcoibtZlone,. ~na esp . .. .. . liarda e tenif1cante da attlptu che Jllal gag . distillaton: venne

'ti illegale Al Capone l 1

dato ali~ prigione di Alcatraz ~-r scontarman . .. . d' .... l~ra che l unpotente · l undiCI an111 1 6"'""" • fii' ~ g .' . cfenli Stati Uniti gli aveva IO t:> 8Justula &"" to le tasse; ma io suo luo. - 000 avere paga . sorsero cento

.VI

.- edotti dalla sua esperiCI'IU

·. 80• . . d'l lui·• Non si poteva psu conaltri pegBIOfl

trabbandace alcole ; ma il sistema del radm esisteva ed era applicabile a qualsiasi articolo di prima necessiti : daUe lavander~ ai posteggi delle ~cchine, dai negozi alimentari ai tabaccai. 01e cos'è il r.1rk~J? é un'imposta che ogni americano paga ai criminali oltre a quelle che paga allo Stat?·. I m_ezzi ~~­ pliare ~ tasse sono sempltcl : IJlltragliatnca, fucil i, rivoltelle. Si va per esempio da tutte le lavanderie di un quartj~e e si impone un contributo. I recalcitranti avranno il negozio

?J

2 luglio 11131 • Lo. ""vol. . - l corpi di cl.,. ..... atr..U w:dol -1 peri- di 9iua11oica da ,.. ,...... fattoro U.Wrodto por ..,.. perduta .,...... <li lelnel.

distrutto da un'acconcia scarica di mitra8fiatrice p:utiu da una misteriosa macchina che rallenterà il passo per un momento solo dava_nti le v~ribe ~gnate. Oppure più semplicemente il prQpraetario verrà assassinato. 11 risultam sarà che le lavandttie aumenteranno i pn:zzi è che la banda. raccoglierà qudle aligliaia di dollari dte le servono per -Yivere, di-


.. .

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.

. con l c: d~n~ giuocare, etC- etc. vo--~. ~-· Si oJcob cbc agl"l Stat'l Unau esìStaJlO ccob· . di ......-ti rtlil,IS. La. Jorol attività ~ co.:t:>~ mti sono noti ftno al c.ent~­ .tauta. . "bili ad oani • .1 lor IOCO PfO"': capa sono v1sa .,... ora

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samo. l . - - • : -11--nhj . ma adle taveme. dei t:abann, ~ ..,....'6 •

. . . le cau.sc già esposte ~ soprala gtusuzaa per . . .•• deiJa folla tutto anche: per la supm• ~aVJ a amecic.ana è impotctt~ a fula cessare. .. Jl.a i rPll'tr sooo ancora una ~elle f~ pau

iocruentc: del banditismo amc:ncano. ~~~.ho/d • o grassazioni a mano ~nna.te,. •. kidnap ~a 1 rapimC!Jti seguiti da ncath Cl nporW1o di n\JO\·o od san~ c: nella più spietata ferocia.. L'antico bandit01 di un tempo era solo, ILSSaliva. il passfDtel o la. piccola ban~ _da solo ~ il più dc:lk volte: finava nelle: gnnlae dell~ ·ustizia. l roodemi grassatori non sooo JJW ~ di cinque o sei, viaSBi~ _in tNC<;hi~~ cocanate (con sportc:JJi di aceta:o_ massa'?.>· vetri infrangibili dello s~re da due da~a, f~ritoie per le armi autonut:iche, gomme paenc: etc. etc.) e quando irrompono io una ~oca sparano aJJa prima esituionc: dei cassiera. Se viene la polizia, ingaggiano delle vece c: pro· prie batt:ag.lie in rui spesso riescono ad avere: la meglio. In fuga trovano miiJc: luoghi do,·~ nascond~rsi , tutta una ret~ di amicbi~. di favoreggiamenti, di solidarirtà. L'ho/d 11p richi~~ una grande f~deua e un completo disprezzo della vita WDana. Il bandito sa che: un cassiere assassinato gli ' 'arrà la tremante docilità di tutti gli altri. Quanto al « J:tdnap » esso è il p1ù odioso tn. tutti i sistemi esco!,<i:ati d:ti banditi americani, Il ClSO del bambino da LinJberl(h non :: che uno dei miUc: rapimwti che han~o luogo in Amc:cica. Al.ct:<. per !l « k.dna; » è necessaria una sapiente organi:a:.nionc:. Non può rapire chi vuole:. Oltre agli autori materiali 5000 necc:ssa.ri i minori atton, quella che andr-anno a risruotere la somma, quelli che lì Jma!eggetanno, la donna che rustodirà il bambino, l'avvocato d:c tratterà l'affare: etc. etc

(SOPRA) 26 DO. .OÙ>ro lt:lt • """' Yorlr - Dopo l'ucdol-• dol 10olo Q90~>t-: dolio pou.;:, trlblllarla Jolus o· Hcuu. la ooroll<11 di lui ..to... alloatcmatca dalla """'" dol c:«dcn>on. (.o\ SIM1ST11Al L".....,.to a....-uao a Tolodo ...u·oblo Il U - g l o ltx. del 9-•••• H_.-, CaapboU lu<>volo.,... a. di .IUria C.,. aoaoioo P"bbliço , ..,....,. liDO per U 1131.

Tutto questo ha del mostruoso se si pensa che tanta complessità di 1z1on:: e di accorgimenti si s,·olgc: sopra un piano totalmcote criminale:. Ma qui sa sorprende: un nuovo aspetto dc:Ua mal..·ita americana. La sua normalitÀ, il suo carattere. dc:! tutto comune c: regolare:. In altre parole la delinquenza in America non è altro che: un meno tra i tanti c: forse neppure il più facile per guadagnarsi la vita. I criminali amc:ricanr infatti IlOr\ hanno nulla del dassico bandito dal t:ucc: aspetto e dai vestit, stracciati. A percorrc:cc: con gli occhi un qualsiasi archivio criminale americano sa rimane sorpresi dalla normalità delle f~ di tanti famosi delinquenti. L'enigma della mala,·it:a americana st1 proprio in questa bonarietà grossolana e gioviale:. Spesso i più famosi assassini sono sposati e hanno bambini. Mettono su case coo tutti i comodi, da buoni borghesi che: amano fumare, giuocare alle càcte, ascoltare la ra.dio. ballare: con il grammofono. Vivono, come spesso rivelano i vicini, una vita semplice:, quieta, normale:. Sono pieni di attm.lioni e di ddjcatezze per le loro compagne, per i loro amici. Vanno si può dire all'ufficio; soltanto che all'ufficio oon trattano acquisti o vendite di merci ma decidooo con o.l.ma e meticolosità sistcmal:ica assassi.oii t furti. Sono note: d~J resto le abitudini molto provinciali c: festose di parecchia malavJta americana. I loro banchetti solenni c: succolmti, i loro funerali con centinaia d1 co rone, casse da morto di argento massiccio, accom_plgnamento di musica ; l'cl c: ganu delle loro mogli c: ~rubine (dopo una sparatoria una di queste: donn(_ 101


Il Lexi.Dgtoo Hotel di Chica9", residon.za abituale di

Al Ccrpo-.

minale ameri(ano e un bo:gh.,St:. E non <li raJo vient: arrc:stato nel momt:nto in cui si trova a tavola, con i parenti, gli amici, i bambini ; oppure mentre si diverte innocentemente i~ qualche ~piaggia alla moda. E' un borghese, n _petiamolo, forse più bo·ghc:se ancora J c:• ''en borghesi timorati che usa taglie~iare. In lu1 d materiaiismo, l'orrore dello spmtualc, d gu· sto del lusso. il mortuario affarismo del bor,~theSt· americano sono spinti al massimo. Nessuna· idea di giustizia in lui, sia pure lontana c sviata; nessun pittoresco; la morte che distribuisce con tanta indifferenZ.l non ha null.t .ti strenuo c di terribile dpparentemt-nte; è una questione di amministrazione e di metodo. Tutto ques:.O potrà sembrare inter=nte, di' ertentc: persino: un bandito in. Yestito a doppio petto, la r•voltella o il fucile a canne tagliate sotto la giubba, la cravatta a righe, il •olletto biancc, il cappello floscio tirato bonariamente sulla nuca; ecco un bandÌto con il quale si può anche familiarizzarsi, scherzare, Yivere gomito a gomito senza provame alcun fastidio. Nulla di truce. niente pugnali, DIN.- OGtirico •• Al ~·· pu.b!ollcuto dallo Ili· niente baffi e barbe, niente spelonche, luoghi ~ - - ' 'Look'' cl.l cllc.mbn 1131 • ollu· -.o allo ...W prigioal (flor'ocl<r, Clalcaqo. Ata'-tcr. solitari: Ma questo bandito bonario apparirà A.lcct:ros). ~no cvi era .l:iao oDora po:uato l'ex re ben altrimenti temibile che il suo vecchio precl.l ~~-•••n. decessore quando si conosceranno al01ne cifre fuggendo lasciò in tem. un cappellino che porche abbiamo pescato nel libro di un giornat.ln la marca di una grande cau parigina lista americano (Tm thouund p11blir m~mies Palott); le loro viiJeggiature !'Oiltu~ nella Fio- dt Courtney Ryley Coouper). rada o in California; il loro amore per le beli~ In Americi\ negli acchi,•i criminali del~ di~ppure di pess;.mo l(USto. Insomma 1l ui. ' trse polizie. ci sono dunqut' drça quattro

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.. . ottocentomila impronte digitali di nuhon1 e delitti punibili ·rsone che hanno commesso . P" . . Sono escluse da questa lista <00 la pnglone. . .. . l N . . · f-~ 1·A~ 1· n:o._<.~lbth d1 mu ta. e ~ mmoct m·-r-. • L on · ,...,,..2ntadue persone tn Ame· viene Cuc; o.,...t " . d rica ce n'è una che è stata m ca~cer: .~r ~­ Jitti che varulO dal furto {i~~ a~ ()11110dJo nto. Di questi quattro mt~t~n~ e ottocento~~ t'""entomila sono, rectdlvt. A loro mi a,• o""" . .1· voi• _..; .., ---ocentooula ce ne sono uleata tca qu....... .... mila. uomini e donne b cui. ~attu.ra r~ ~~­ <·essacio l'uso delle armi, fucth, mttrag~tatno, gas etc. etc. Questi di~imila, .t~ist~ ~n~rocra­ zia, sono perciò da coost<krars• 1 d1ec~ la ne: miei deH'ordine americano. Ognuno dr ~uestr diecimila individui è indicato come pc:ncolosissimo e come vivente costantemente rn ma: niera illegale e crirninak. Ogt~uno ~i questr diecimila. in6oe capeggia o ha capeggt.ato .una banda di aoone e uomini suoi aderenti, dtscepoli, soci. I quali formano l~ grande mass.a degli apprendisti da cui d~an1 ~n~o uscire altri banditi di mondiale notonetà. Come si vede, alla luce di qu.este cifre, la questiooe del bandltismo americano assume aspetti di particolare gravità. Non1si tratta p:.ù come in altri paesi di fatti individuali imputabili a degenerazioni- e a condizioni contingenti ; bensì di un fenomeno sociale di enorme vastili. Il banditi~ americano dimostra se non altro la: care~za dj" valori spirituali in cui vive

L'an..to a New Yorll. il 4 9•IIA"'a:io l~./ dei pnsvati1\IC'ciaori deU"uei•••co•o Leo11 To....-.. capo doUa Cbi..., cu,,..u d091l S. U.

la società d'oltreoceano. E' stato detto che i criminal: uscivano sopcatutto dalle file dei più recenti emigrati, cercandosi così di spiegare il fenomeno come un fatto transitorio di imperfetto assestamento razziale c: sociale. Ma nomi come Nash, Dillin~r. Bailey, Bates, Kelly, Sankey, Youngblood, Robertson, MiUer, Floyd, Gillis, Ph.illips, Hamilton, Pierpont. Makley, Grt-l-n, Underhill, Bird, Bradshaw, Keating, Holden non sono nomi it~ liani o slavi o comunque europei bensì proprio americani del cosidetto o/d Ilork . del v:ecchio ceppo; e sono i nomi che hanno ter-. rorizzat() intere regioni 'degli Stati Uniti. Rari sono anche i negri tra i. criminali americani di grande stile. Il criminale agli Stati Uniti è proprio americano, tradizionale; non fosse altro che per il suo individualismo, la sua brutalità, il suo senso degli affari. Tcavisat!f e. messe al servizio del delitto riconosciamo in lui molte delle qualità che distinguono gli americani da tutti gli altri popoli. La cupezza di tutto questo d 'altronde è proprio la stessa cupezza dell'intera civiltà americana. Ci sarebbe~ molto da dire sugli stretti rapporti che intercorrono tra questo genere di delinquenza e il concetto tutto economico deUa vita agli Stati Uniti. Tra questa delinquenza e il purinanesimo. T ca qu~a delinquenza e l'umani- · tarismo. Ci basti osservare a mo' di conclusione che il fatto che l'America sia all'avanguardia della modernità getta una luce ben triste sulla cosidetta civiltà meccanica che in un non lontano futuro dovrebbe, a detta di molti, soppiantare ogni altro modo di ,. ,"~e.

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varie società Edison fino J d~e non trovò a Olicago un più vue. campo •d'azione personale. Perch~ a poco poco J'elrttricità, da iAvenzione gmiale. s'era trasformata in un' colossale affare, che i: col labor:~tori Ji . Edison sapevano sfruttare meglio dd loro maesh8. l diversi direttori commerciali delle società si divisero p~­ mente il magnific.~ reame che il mago di Cleveland aveva fondato: c a lnsull toccò la batoni.a di Chicago. Nel 1907, dopo lott~: furibonde cd una concorrenza accanita, l"aaglo.americano riuscì a concentrare nelle sue mani tutta una scrir di piccole società d'elettricità e riuscì a formare la CommonweJIII E.Jismt Com pan)'. E dopo aver coostatato chq in elettricità lo sfruttamento in grande è molto più :-edditizio delle piccole offici~ indipendenti, lnsull riuscl a realizzare nuovi raggruppamenti. Quaranta piccole officine elettriche furono riunite cosi in una seconda grossa società: la Pubblir Sm.ire Com pany of Nothern 11/it~ois; poi venne la lli'e~l Uti/ilieJ CompRnJ e infine Jnsull ~i c:cupn anche delle officine del gas fondando la quarta delle sue ~ compagnie: la People GaJ Light """ Coi Company. Però questo wiluppc degli affari di Samuele lnsull non procedeva soltante orizzontalmente: avveniva 3Jiche verticalmente. E :osl dopo IVff acquistato, con meui non sempre onesti, officine di elettricità e ,li gas, egli si impadronì anche di miniere di carbone: e poicht il carbone deve essere trasportato per diventare ut~le, lnsull si introdusse nelle gr3Jidi socit"tà ferroviarie c di navigazione, diventando il più potente uomo d'affari di Chicago ed uno dei più potcnt( degli Stati Uniti. Il finanziamento del suo complesso industriale. diYentava sempre più facile man manQ l"hc esso diventaYa più enorme : le Pubii. Uu/itin (nome con il quale sono designate in America Id società private di elettricità, del gas, dell'acqu~ e dei telefoni) erano I'.Ufarc di moda al tempo della prospt-rily E poichè in quei folli anni il corso delle azioni e delle obbligaziooi sali\·a Ji settimana in settimana, senza sapere perchè. era fa .

La: macbe di 1•... Pola.l.n. code ia d e liquio ne 11a Corte C: di Scmf M Ionio (Toxcra). nell'udire lo coudo::an.c r mor1e di auo figlio

qlu.ti:Ua

UN 111\llf»NI~ III (~HICJ.\fìe» LA PRIMAVERA del 1932 fu .:aratterizzata ,L~ due colossali krack : quello dello S\'cdcsc Yvar Krcugcr •. re- dci fiammifcr! ; c quello dcll'anglo..americ:~no Samucle lnsull, rl' dcll'elcttricità. L.. caduta qua.~i contemporanea dei due uomini stav,, a significare il fal limento delle grandi costruzioni capitalistiche, la fine dell'et~ dei II'IIJIJ. Ma fra la catastrofe europea c qucll'americ~na \''er:~. una grossa differenza di cifre: perchè se le società di Krcuger \'alevano. nel periodo del massimo loro splendore, una Yentina di miliardi di lire, quelle di Insull sorpassavano i 75 miliardi. Ancora una volt\, in questo campo, n~mo riusciva ~ battere. il :riste primato americano. Samuale lnsull era venute dall'Inghilterra in America all'età di ventidue anm, al seguito di un uomo che gli ave\·a grandemente facilitato i primi passi. Giovane impiegato io una delle agenzie Edison a Londra, egli aveva avuto la fortuna di attrarre l'attenzione del grande inventore (la cui fama, allora., era appena agli inizi) c Edison se lo era portato dietro come segre· tario. Ben presto lnsull divenne 311Che l'uomo d; fiJuci~ dello scienziato c fece una rapida. carriera nelle 1U4


eludere delle intese durevoli per limitare 1 =ampi d'azione degli it.eeressati, ~ t~tto. svantaggio, i! facile compr~~rlo.. de~ P.tiV«tl consumatori. F. se delle nvalttà SI tnan•festav:mo, non si lottava ~ agJ; inizi dell'industria clett ·ica, con degli abba.ssamenti di prezzi : Sl comba~eva accanìtMnente io borsa, a colpi di azioni. E losull dovet"c combattere anch'egtt le sue dure battaglie. N ella regione intorno ai graodj laghi, il banchiere Cyrus S. Eaton, di Cleveland, .cercava da pare..'Cbio tempo di strappare ad lnsull la supremazia. Fio dal 1926 egli faceva acquistare sistematicamente azioni del CoiUOrzio di Chicago da una delle sue soc'4!tà, la Crmtillental Sh4Tes lnr. lniiiii, sentt-ndosi mioacciatQ nella sua potenza personale, "er~ava · di garantiui acquistllndo da parte sua aziocri dellt sue stesse società. Il ct>mba~timt1lto durò • lungo, ma Eaton era più forte e Insull comprese che da solo non sarebbe riusòo l SOli-. zarlo. Allora ricoi'Sé." ad un mezzo disperato: nell'estate del 1930 offrì al rivale di :tequistare in biCII.''Co: aJ un prezzo straord inari:unen· e

cilissimo piazzare nel grosso pubblico degli Stati Uniti le emis.~ioni d i azioni .: di obbligazioni c:he si' succedevano senza posa. Le singole società elettriche, telefoniche, di gas e di acqua costituivano dci brillanti affari per se stesse: ma ancQI" m igli'ori erano gli affari delle ho/dù1gi. le sOCietà finanziarie detentrici delle azioni delle varie compagnie di pro. duziooc di servizi e che ne controllavano r andamento. I loro benefici erano enormi : c la sternunata massa degli speculatori ameti cani (in cui il milionario e la dattilografa. il contadino e il sottufficiale dcll'~cito si trovavano spalla a spalla) non Jes:na\'a il suo fa vore. Così fu facile o:tencre il finanziamento di costruzioni gigan:esche. Al di5opra dellA ,\1iddlr West UtilitùJ Comp""Y· che sino aJ. !ora aveva funzionato come società holding per ben 119 soc;età subordinate, nel l91R losuJJ creò un'altra holding la (uJIIl/ Utilitie• lnveitmenlJ l>;c. Nel t 929, prima del famoso tracollo di WaJI-Strcet, il finanziere eli Chil'llgo : rtò a.JlCora una nuova societ~ holdmg. la CorporatÙ>11 SefllrÌI1e • Ct1mp'"'J' of Chi<'agr~. E tutte ~\':c' vano capitali di. o:entinaia di mi lioni di dolla:1. Gli ;mfchi vllcri quelli ::he una volta "rano i fa,·o rita dc:lla speculazio•k americ.ma : ac.:i .'.), (Xtrolio, automobili. pres~ ro <Lla appart:nza men :.:hc mode s·a ul presenza dell~ ~ifre enormi c::on ..:ui lavor:~.va l'industria . cl et trica. l :1 quale industria. riunita :Il sei triiJIJ pcteoti controllava i duL terzi Jell'energia elet rica prodott;> •-:gli Stati Uniti La potenza d ~, magno~ti dell' =lettricità sembrava eo; sere illimimta e più solidameo·" fond.tal che non quella Jei cap• degli altri trust s, Il solo linùe clw tr:l loro imposto risultJ.va dall.t p'<' 'euz.t Jdk: reti elettriche ''ÌCine, m:t non t:,"ll difficile riuscire ,, lOn-

.dto, 1 \'.tri pa.:~h(ttt di .tzioni , ht qutsti .\veva (Omper.uo in Borsa. Eatco, >t:ddisfatto dcll'enonne u•jle .:osl realizzato .tcc:ettò. lnsull ~VC'\':1 vinto: ma l,t ,·ittori,l ,!!!i (Ostava Ca ra, pechè <errr::n.lto ol c:>mbatt;men,o, il corso dei va!ori dd!e sue So.

cietà p;<:~ .1 ùisc<:nderc: a rovinosa 'elocità. l picccli azionisti, che ~ve­ ' ano prcft:tJ.lo ddla lotta fr:1 ' l gi~:.lnti, .:;: :.:he .IV<:\'lno ' ~lo .w,t• .1sces.s c::ootir:u1 k 1 corsi t • • '"'' • Jel ,·al<•(<: Jelle Scde·à Insu;t, f•J ;ono sinistram"otc ,·olpiti &11l.• i 1

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• •

1.4 otud..,le- A..... Siblo'f cl•ll' AAt!ocà ~ ocoperta dai cletec:<i... eli N..,. To•k ID "" bcac..-coDO eli ·C=•'f lala1>d .,.u·ovoeto del t935. Lct Sil>le'f atata dato p4>r rapita: ...o i.P..c• dlchicaò di pntertr. la .!la <levlà orlisli da li••a a qQOIIa dol AAtiocb Collov•-

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><.:<1 caduta. e pensarono che nel ,-olossale Jr11~l

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~ _ . , u.. ....... privi- o ,._ _ _ • • ,., Lilot· ..... A - . •~etoM 01......... ID? •• , ...... .,.....,.... _ . ID). '

,. j doveva essere qualcosa di losco. Inoltre tl capovolg'mcnto della situazicne cfopo la crisi del 1929, rinfocolò il malumore •ontro ln~Jil. Il pubblico ora voleva sapete se lo sfrutta· mcento dell' elettncità da parte di grandi società p:ivatc: era ;1 mttodo miglicre per gli intercs>i del lOruumatore. Lo Stato e i Comuoi non .lvrebbero potuto fomire renergia elettrica ad un costo più basso? ~ La campagna contro le PNblir Ulililin, che fi. no allora era stata condotta dai socialisti t dall'opposizione indipendente senza infl~ ricevè nuovo impulso dall'adesione di partigiani di una ~erta statura. Al Congresso lao tcmuionalc dell'elettricità a lkrlino, ramt. scia~ore americano Sackett, che era stato lui stesso uno dci capi dell'industria elettrica, pronunziò un energico discorso per condan_,. la politica dei preui praticati dalle Uti/iJies. Egli f«e rimarcare che in i piccoli consumatori di energia elettrica vano pagare dei prezzi che o."ann quinclici supedori a quelli di produzione. Sarnuck sull, che a~a avuto precedentc:rnentt di questo attacco, e che sapeva cht era retto sovrattutto contro di lui, si pre:ip:t6 Chicago a Berlino, all'ultimo momento. impedire lo sca•.cnarsi dell'oratoria sciatore. Ma Sackett non si luciò vere e lnsull, al suo ritorno in

Jlllria


. un'onJ,na di insulti (' Ji dssprnz~ perlo c.Ia . era cominciata la SUd P"'a~l.s c.l•: Ma orma• E . rimo colpo srruneu.a · · r b 1c. "'trls 11 P scendente· · ·J • .. 1 i l .. infcrto proprio a ChKal!O. ' le ,.r. . H:·nncf do nersonalc. lnsul l, nato in Inghtlr· · · suo eu . al suo super-~mencmssmo. ef.l serra, grazse . . Chilcago al ·anvo ,ls un n· se.nz:t , osah•o " · à . anveva .. . fatto costruire ner rona. ,.. la . stt un fastoso teatro dell'opera che era cos:ato \'~li milioni di Jollari. Nello stesso tempo sera iniziata, sottò il suo impul_so•. la ~ostruZJont di un palazzo di quaranta p!ans,. per la Bo S.~. destinato aJ t-eclissare la Borsa <Il Wall ~ r~~­ Tutti i prOJ,'t'rti du: an:vano lo sccpo d!. assicurare per il 1940 b superiorità di . Chscago su.,New-York (nel campo d~lla ddmquenzu N (;w-York era sta·,, battuta gsa da molto tem· pc) trovarono in lui _un sostenitore . c_onvinto: Da parte sua l"ammmsstraz onc munscspale gls man 1festava la sua r:conoscenza fa,·orendo la Hl:t polit1ca Ji prezzi c la sua_ polit~a fi?an ziar:a. Ma quando anche a Chscago d pe_rsodr• Jella prosperily f:nì tragicam ~ntc. lasciando intravvedere il lato miserando del s:stema, la opinic.ne pubblica ebbe, nzi conf ront! d'In~ li un rapido cd insospettato voltafacCia. Durante una "lotta c!ettorale funosa. le relazioni di denaro intercorrenti fra il famoso s:ndaco Thcmpson ~ il re Jell'dettricità vennero a galla e mal.~,:rado t!na difesa ene~gi :u (a cui i ga11gst~rJ non f~rono del tutto estranei) ThompJrnl non fu ridetto. La pot=z:t di lnsull cominciava a declinare. Infatti lo 5Candalo del Sindaco di Chicago fecC' pt:rdere la fisJucia d~l pubblico nei ~a lori del lriiJI che presero a scender~ paurosamente. Se lnsull si fosse dedicato soltanto alla produzione dell'energia elettrica, il fa:to non lo avrebbe colpito troppo fcrternen~é. perchè il .-onsumo dell'elettricità si m:mtiene, durante i periodi dì crisi, quasi al livello dei periodi normali. Ma l'edificio finanziario t·he lnsull

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SOPRA: .. CeDo le Dooln oli..te oi iDcc:o~•:~~~o Duo-lo '" (""Hew Yorker'". IDI. A. SDflllftAz D l>emttto '"LDdbeiVJo'", ultimo 9rl.!o dell<1 modo ,.., 1~7. in Am••i;.>.

a\•eva costruito per rafforzare il suo dcminio personale appariva ora ~ome un fardello estremamente grave a portare. Gli interessi da pagare si accumulavano senza ~re~,:ua . Emettere nuovi titoli, data la sfiducia del pubblico e il periodc> di crisi, era impossib"J.::. lnsull cadde fra le mani delle t-anche, : he lo odiavano. F. non potè ottenere altro che crediti a breve scadenza. Egli dava in pegno le obbligazioni delle sue società : ma questa garanzia di'ventava sempre piu aleatoria man mano chco i corsi, in Borsa. cadevano. Poi, nella primavera del 1932. fu la catastrofe. l valori delle sue s.:>· ci~à avevano ormai perduto i 9: IO e lnsull fu oostretto al fallimento. La j'tf.iddk W t'Jt Utilitin lncorporalion . che nel 193 1 aveva dato 13 milioni di dollari di utile, non potè far fronte ad una scadenza di IO milioni di dollari. Nell'aprile del 1932 la Società fu messa ,in liquidaZiooe e poco tempo dopo :ominciava, pet tutte le altre' società d 'lnsull, la serie dei fallimenti a catena. 11 debito flottUlte dei gruppo parve forse soltanto di 600 milioni di dollari : ben presto si rivdò enormemente superiore. E dalle indagini eseguite dai periti giudiziari sui libri deUe varie società risultò che Insu Il, ~ suo fcatello Ma:-:in, i quali nei giorni fastosi in l'UÌ davano milioni per l'opeca di Chicago, aVC'Vano un pardmonio personale d; 300 milioni di dollari, s'erano fatti coprire in borsa dalle scieieti, irregolurncnte, per pio:ole somme: 100, 50 mila dollari. Non soltanto lnsull e suo fratello avevano perduto il loro enorme patrimonio : no mila azionisti e portatori di obbligazioni erano ridotti sul lastrico. L'opinione pubblica iìlferocita contro l trionfatori di . ieri, reclamò un regolamento severo di conti con gli uqmini del Consorzio di elettric-ità di Chicago. Un mandato di cattuca fu spiccato contro i fratelli lnsull. Ma i due vecchi finanzieri ,on ebbero il cocaggid·di accettare il loro destino e <Ji consegnarsi alla giustizia. Martin fuggi al Canadà, ma fu arrestato poco .dopo. Samuele, iJ maggiore responsabile, che aveva 70 ann.i, fuggi Europa, ove fu inseguitp dalle autorità penali americane di p~ in paese, fino a che non venne arrestato nel 1934 a •nstambul.

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D . :li. D.

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. u n ,·:tmeranc JJ bJ"llO be-llo l' lOstoso po-.·o po,,r.....1c.:n.: • l"' • • • r mmo

.id ,,~louo, , 00 ottom. mus.1i,i_ e: .tltre ,amai. mt·Henarae rJ tan1tt·nt-. • 1· . pun·o he cute c no.. he non <Onobbero al l.ls>v · " . ,--- . f · 1 1 S1 puo , are .1 <jU<>1o t qua !t dmol.l IJ p-~"nu J 1 un ,erto spante .af .1tt0 speca.t '· l 1 1.1" 0 fu agnoto .1l 110,tro .inquece:nto ,hc purl non b.ldava .a s~~ ,\b temo ·turll' dtl' Pomp<:a. ,on tut c quelle P"llnc e que. tnclmt arim.aluon1, 1 fo.,sc .tktu~nto lu"uus.•. lussu~~tsstm<: ~~ .toveyano

~-."re t<:rt<· mc.:tropoli uracnt.d 1 ddl ,utttchata tomc tf~ ~pp~«=

Akss.tndr .\, .almc.no .1 ' ' · ' alk· dcs..nz,o na 'rupefatte dct vaaggtahlrl Jcll cpoct E poa<hi- ,a,uno •n tema. J acaJmo pure che ti ~u~sc:' c· , 0 .,a po..ltt\\llllO Ol.(idcnt.tk•, a~tl'n.knJo p<:= ;xudt-ntale_la_ uvilta pt<O l.ltln.1 c yud 1.1 , mtl.lll.l E ~"' <ù un poruto dell onentc. c •1n,nr,1 da 1m ,u;o oncnll' mtrt.tnllk c.· scnsuJle_ t~e pc~ _comodità da.Jmta:mo k'antano. l .a fuJ<3 Jalk· rupons.Jbal.ta poh!tc~e rel t ~'""\ ,u- 1,1(1 c. mor.tla. al IJvoro ante'>O non più .:o~c creaz1on e ~ " ,1w .a:ro.. hamtnlu. ''" .~hh.tnJono tulk1tl\·o .t ~oJ menh colletti\ t , pc1,jù per loll.t l(r<;,sol.tn•. ,cmbaano _c,scrt· ~tati all'ongtne del lu"o .10-i,u d, 1 cunra ,ici!J ,(c,.tdcn.t.t E pu quello che sappaamo 1 1 sun araonfo w,;:ni> La l Il< del huon gu'>tO e d ell.l pnmlttVa ~· plaur.i. Q 11t •o !t.."c .mll<o h.1 la.,cutu un'c:<u Jurnole ne!la f~ntas1a pepoiJr<:. t.dth.· s .li+. c .ancor.t IOig.t'llltlltc « lu'>\0 ner~ntat. ~. Pe. ICCliliO l GI41\Ul:lll u iunnu l.o;.l..:o r t.u•c mcmorabah da questa lt•'"' ,\La .pul.ol .t ..11\-r.:t lllhtr.a da cre.trt un.t unità tutt:t. lussu~: d.t ,an1.a .t l<llhio. ''"z.t ll<TP'-'rt·, .tlmcno per or.l, quelle rcaz~on a , he al mondo .1nt 1,u , ..awbbc; 'o~h.1mo d art 1.1 < aviltà amencana ( u: .• mu111 .ti , '·'.!!ga.lttH<· d1c ,[nr<.a per La prim:\ volta a N~o~a Yu.-1... 1 ~~.a .• a,!, '"' W ra ,. ::da..la con le. uaspaò, dor.l!c :.embi· i llllt .ti ~ult r 1 ,rnu. po-wno .mdtt'. dJrt un'ampression~. di _pu· ll'Ul Il fll_lfl' de'l, loro llll(.C .~1 .!~r.l un mom<:nto lallusaon< .( 1 tro;,.,,,,, ,\, t rnmc ..• 1 un nuOH• guKre d• .udutettura E sugg~ •l• ·a,Jto ,t.dl.t g«J,a.:-.:f!l , d.a nr 1 .1\pttt: da ''·•sperato rJZionali;m.. , t 1 1.o \ll.l .1]:11 :-t.lta l n tt pln'itr.i. da :rour'' 'oprJ l.t terra fu .ut~c ouaJwr.ll<. qudl.• h( .. untmu.• c port.t .1 toanpamento le 11\l.t:.lum tr.t<lli<Jtll <'U'Oi'" \La '"'h) alluo,aoni ..la brc!\"C~ durata c sva'"''"·•11" ..,!, t• lj';"Ul,, '" · , .,.,, p~nll" ulirt l.t 'upcrft.:c. Nor<laca. nuo•.l, .. pj ~ <OIL.nll'nt< ''r..;.tnau.ata'''n1.1 \Juo1.1 York m realtà è .111.1 m<tr•Jr a tmc·nt.l< molk anfon:-.. 'tcrak ,j 'orgamz:uta e so !' atutrn lt"'"O'""f!l.l lJn.t murorola d1 ,,hlt' to (:trJttere :lSSi~ ­ Laid.n,", , non 1111po11.1 .. hc· 11 " · p.trl : •nglcsc l' < he si trovi a IDI· ~;li.11.1 ,!, .tulum<ifl lon1.1n.a J.d lt~<•go do•< <rt:bb<: e pro,.pc:rò l'ant Ihh:l• tl.t In 1uat.ì ~a.. '·' Yor~ r.t"o:n•,i-!1 •.1 molto p ù a Ninive o 1\.abdona ,h, .1.! At<:n o F1rcn,,, oltr:: ""' !' 9uclle sue orn , l1 ,.dt.:l'l,l .t! .. 1.. lo .l ~' l.l lh te• " l oa., " ( ':~...· d1 "\J.tbucco-

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· • Sme thla di dn• ., Dio C'i s a l·tl ,. 09:u vol!a ch.J meoaiooo

Jono;or: oltre che per un m.lledetto disord'ne per cui si cercherebbe in~ano nelh sua pianU un'ideJ chiar.1 e significativa, un centro irradiato~e, un'un tà 9ualsiasi, sopmtut:o per !J sua natura di bazar cosmopolita lontano da ogni pretesa di durata. Una casa che è un:~ l'liSa a Nuol'a York non esiste. Esistono im cee migliaia e migliaia di infami catapecch'e t: molte centinaia di immense fabbriche collettive. le prime come Jc seconde dietro i o : pricci Jclb spccul_a zione c le necessità di ordine economico \·engono di dieci in d :eri ~nn1 rase al suolo per larnc delle a ltre egu.tli. N etessariamente, per 9uc lb inevitabile correlazaonc del colossa le col trito che deriva dall'impos>.bilità di dare uno stile unitario e originale a


.tlquisto. Alt n",. _l!c:r.tr,hie '·ari amen te stabilite; qui .-of,•re <he pos>eggono una Yilb in Florid:t o una naYe Ja nò<it rd. Ma il ~oncctto prinòp-.tle resta pu: sl'mpre' q lJ:CIIo che .t <uttl ~i a permesso wt:o: l'automobile per tutti, il · g rande ~lhergc per t utti. la tultura per tutti. la bcll:t ,·it.t per tutti; l'ide~ più <"hc Jemocra:ica è demagogica; c:d il risultJto non ~ t 1 raffinatezza delle in"idiate e celebrate .tristocrazie dd p~.: saco bensì un simul:tc:o. un~ ,·olga re imitazione di quella r:tflinatezz.t, f.tbbckat.t ~ bella posta t· messi alll portata t.k!l. borse hcn fornite. Chi potre-bbe infatti pro\'Yede rt:· a tanti c msì pretenziosi bt>ogru? Non l'artigian:lto -:h c in Europ.t cur.t,·a c: rifini,·.t fino a ieri con amore c intendime nto scnz~ pari ogni suo minimo prodotto. Non c'é actiJ::iaJtJto <hc basti per tali masse (Omr: quelle d•nericnnc. Inoltre· !'.trtigi:m ato richiedt· Ja parte dt:! compratore almeno altrettanta inJi,·idualità dte in quell.t del tabbrk.tmc; r: ,~:usto c: discerni. mento; cose tutte <hc: mancano ?.ffano a~li amen,·Ani. Al. !ora entra in ballo !.t grande industria con le sue: fabbri . ,azion i in scrit· di <"c:rto numero ristretto c studi,tto J bella posta di .trtiroli. In .1ltre paroic il lus,o r: s'intt'!tdc: (Oil questa parola tutto ciò èhc è bdlo c· ~.tro. <k·gli .tmcri . .:ani. ,·iene: .leriso m loro .tSS('IlZd c· senu il loro :onsenso dai ragionieri c: Jai te.:niri JC',~;Ii inJustri.lii in b.tse .li -:onèctto. lUtto ~onomiro. del maggior nu mero poss1bile di compraton. L'americano ,·uole un t'erto ripe. di sc.~rpa che in Europa ,•ic: ne soltanto portato Jal principe Ji Galles, sua moglie· Jcs•dc:.t ..:erto vestito J a ser.1 fat~o 'oltanto in porhi -: sempl.tri da un~ grande: rasa di mcJt europea ; !.t moglie anit il vesti:o il marito le ~r.trpe nu li J\' ranno con loro milioni c milionr di loro connazionali. E .dlor,t per quel rapporto sottile e f:t· tale: che t'Orrc tra bcllczz.t e rantà, tra bruttezza e \'Cn~lità nas..:e il lusso ameri,ano, questa cosd 'uotJ, infeconda, laida. esanime. T antalo si potrebbe chiamare l'americ.mo perdtè rende k· m:m1 verso l~ :c,,· belle e oricin:tli c non riesce 111ai :t tocca rle; o M ida perd1è tutto quello che toc.:.t d i diventa JoiiJro. N on per nulla W:tll Strect c il suo guarticrc: di b.m· che i: 1:•. sob parre Ji Nuo,·a York do,·e, se è permessa que. sta :~ffermazione bl:tsfcma, si respira un'aria non profana ;.· q uJsi religios.t. Quell'aria che si cef(hc·rebbc im·ano nc:lle cat. tedrali gotiche di rcmen:o armato. L.t Yi ta .lmc:i,,m.l in o.~' sua anche minim.t manift:stazione i: intris.t di dc·naro, del sJporc·, de-ll'odore. dc-! suono del denaro. Per ac.:crursene ba .

tu;

·· Sca.o taa.lo, tanto coal10a.ta che o.bbiato c b i&alo al Siqooro eli 9uidaro od iJlurànaro il Presidente) •• (''Ne w Yorker ·· . ma.."'J;o 1939 1

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moli smisurate guaii sono i gr,tttJ..:idì. b dc:corazìone interna dì guestc. f.tbbrìche ìrnmmi i: impasticciat,t, pacchran~. flore:de. COil P'eva. lenza s rg nifir.ttiva di e:!c:m.nti di ,•fletto, <O· reografici, qulli sono le m.tterrc: prc·~1ose o the scrnbr.tno ta!r c k :intl' ,-ioiuuc. E <J llc· 'to non i: che- uno J,i t.lntr .tsj•:u, ,Id iu),., :tmerìcano. M.t l"crr,cmt: di qut ,:o ;,"'a ne:-~

t- cosi setnpli'-{ ~·d ~ di n.t!:!r ~ ·:·or.:l~ :l: '..i~~ ~) ~to dtt t COnom:o; ,!:l.ltChl· t"0!1 ri,dl!:~Z~ rru-

ili

porzionatarnente egu.di Fi,c-nzc: o RClm:t n<.n furono m:ti lussuose:. L:t ron \'(:n~ivnl .:.o:·i.d ;· .:he in m.mc.mz~ di ahi ' intoii i -r.1lier..1!i c affttt:,·; lega insiemr: r.tc,ozz.t,t:lr.t di r.IZzc t ht forma il popolo .tmt'ric.lno, aluc- ,:w stdlt· le_ggi è fond.1t:1 sopra un certo concetto dd Jenuo int<-so come misura e b:t~c- ,lc:ll.l :n•t·r~ ci,·iltà. L'ideale essendo poi pro.!urrt· p<r il maggior numero di pr:rsone .:hc si.t poss.bile d maggio r nume ro Ji OgJ;etti comodi c lus. ,uosi. Ossia f.u sì che a nessuno. sempre cht abbi.t il den.tro per pagarlo, sia neg:~to di .te· ..;:::;· ·tr~ qu.dungue C'OSl gli p.tss: per l.t <<esca. :-.:~ ~··y:•c: .:hc tutte le di,·crsit.t e disti nzioni <~" :~;: -~" a!tro,·e sono determi nate Jall'im. !"''· ·•,,"\ . :"-- '•t:r~ o dal valore pc•son)lc o J l ahr•J t'ì,',. ·o ,ii orJ:nc mor.tle e stoi ;co, qui sono t.m .<t::"òj'lice qucs' ione d i capacità di

n veuC"Cde Hu9h DIUZOM, • piego a) p:c:lic:!oalo Boceo•..:t le poaf:.ioai •lro ogieho del Pacif!co. (Ncw York. 17 agc•lo U40l

109



sta entrare in uno dei tanti grattacieli che acc.:entrano .i servizi di àlberghi e molte altre comodità. Di f~o.ri questa ~abbrtca sale per terrazze digradanti fino alla solita vertrganosa cusptde dor~ta. ?~-. fro c'è una profusicne di elementi decorativi rubati a tutta gh sta~a .li tut:e le epoche e distribuiti alla rinfus:a apparentemente con ~~ solo scopo di non lasciare libero neppure! un palmo di muro..E ora. bronzi, tappeti. affuschi, quadri, statue, candelabri, lampadart, can. <dli, balaustre. colonne, fontane, stoffe, metalli, archi, capitelli. mob:li di ogni genere; come in una basilica, in una sinag_oga, in un palazzo, in una villa, in un parlamento. in una terme, in un.: reggia, in un museo, in una stazaone... la picwla dattilografa che guada1,>na cento 'JoJJari al mese e .lbita in una stamberga di Brooklin entra tra tutti questi splendori di <"artapesta, va a sedcrs? in uno di quest~ atri babilonesi e accesa una sigaretta cosidetta di lusso asf>etta il fidanzato. Tutto quel lusso le appartiene come appartienè a ciascuno dei nove milioni di abitanti di Nuova York. Ciascuno di quei milioni di :ndividui è padrone di aggirarsi tra quellt· colonne-: sotto quelle volte da melodramma orientale. Ma il giorno che per motivi di spc<ulazione l'albergo sarà d!strutto, nessuno di loro rimpiangerà quegli splendori senz'anima, neppure si accorgerà della loro scomparsa. Cosi, per un ritorno fatale di certi asp!'tti ogni \'Olta che si ripeta lo sp!rito che li origina, Nuova York è città :>rien·ale, levantina, babilonese. A Nuova York non si vedono che cose da mangiare, bere. indossare. godere. Tutte' cose che ruanno un prezzo scritto. sopra un carte_llino e sono esposte in vetrana ; ma che qua, per uno scambio macab.·o rappresentano la felic:tà. La gente fatica come bestie da soma tutto il giorno <e la sera dissipa in divertimenti i guadagni della giornata. Il circolo è ben chiuso e questa è la vita americana. Com(' un enorme corpo in cui non tsistano che gli apparati digerenti, Nuova York inghiotte belle donne innocenti, Jucid.e intelligenze, intere foreste, materie prezaose strappate alla terra o dal dosso degli · animali e restituisce donne di piacere, libro.. .ni di melense volgar:zzuioni, giornali infiniti quanto ignobili, e centomi la o~e:ti dal gra:tacielo alla scatola di fiammiferi tutti perituri e provvisori e tutti fabbricati in serie. Altrove si chiama la materia vile e l'oggetto . .:he l'uomo crea nobile; qui la rr.ateria è nobile e l'oggetto è vile. Leggendo anzi soppe!Mdo gli enormi g iornali della domef!•~ si pensa con rimpianto alle belle foreste ombrose sacnficatc per stampare tutte quelle imbecillità, Il lu.ssd di Nuova York St nutre dcii~ morte di innumerevoli creature e sa esso stesso da morte, una morte: definitiva e totale, non quella apparente delle statue e dc~la altn oggetti antichi cbc gli scavi. restituiscono alla luce. Chi vive a Nuova York scopre e tocca con mano i rapporti \trettl che in•ercorrono tra la mqrte e la moda, tra la morte e il god1mento dci sensi, tra la morte e il denaro, tra la morte infine e il lusso. Forse è per questo che gli americani hanno ~ orrore 11 pensaertl e l'ozio, e cercano quan'o più possono di rassomagllare .1.d .1Utom1 ,n. fat:cabili. Finchè giunge l;;. loro morte. lu~~<>s:_t e la mand~ Jl um1: te•o in casse d'argento massicçio, con seguth da bande mu~u.:ah c ~· nere macchine cariche di fiori da gran pre:zzo per :sserc ~epolh m mausolei di marmi screziati come salumi, sotto cpataff1 ment1ton. p l •: T 1t O

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1•.\. n • : R C' Il l

SOPRA: Jleao. la capitole del d_i.onio. UD o.gocio d i ricordi - A SD'II.STIIAI L• oigDorq cM bUDDo oH-•to il diwordo et Reoo. oue"aao •c.TUJ>Oio6omeo.. lo tro· diza0111e cbe im~ di bocklr• w:aa. d•U. coloDne del pel...... dJ gh•lbi.o d•Uo allà.

MUSICOFILI

DI

NEW-JORK

un.. nota >Ignora J, P'.trk Avtnuc :lVC'Va dato un J'l.ln2u )J sera. clel conce:-tu 61\;lle cl• TQ;i(amn•. Dopo •: caffi: " , hquuri, condusse tuu, , ;uo, c:>5PII• alla 1~diu, th~

gt. SI3VJ. IMSmt't1mdo p<-UI sinfoOICI

IUII1 ~· JCComvdarono Cll!l re!.g:unc.- 'u S<"dte < pohro nt ~ tr~urotv:um u,ctn• p1ù p1rrolo cnlpt• cl• ao..,t, quondu .1 un uatto si acrorst'ro che 1l maggtorJom•• di '"~·' Jalla poraa faceva stgn.t mhceri06• U. ,.gnou •lzù un d•m " In puntò tn ~egnu J• •mmon:mt-nlt• vt-rso la r•cl•o. lt);l il maggu>rdomo uon •~ nL .lndava. S1 n:•rò J, un pa.sso. ma ronrinuò a hr <cgn• mstslffitt. Alla Jinc ol padrone dt casa, lxn wnosouau negh :Ufan c: omhoro11 sportJ\·•, ~r J:, 'U-' Jt·OSHJDe. d.sst· ad •ha H>C< « Ebbene parla. te Ok i: successo m.aJ ~ ~. • Chiedo scusa s•gnu'e" n>pu>t tl magg•ordom<>, • nM >tarc .l<cohandt• una ,raz.iont sbagliata. Scnttamo Tosc~nmi in cuc;na, <' qudlo che vo1 ~lòltc: Jsto!ta.nclu ~ 11 conc~n•• deliA Banda clelia Poh••• ''' N"' York "·


I (~INI~SI NEGLI SeUe QUANDO l'America del Nord éra apert.l all.t immigrazione. i Cinesi, come tanti altri . popoli, cercuono là la loro fortuna. Secondo le fonti americane l'inizio della cmt graz1one dalla Cin.t ,.erso gli Stata Uniti si è avuta \'erso il 1820, ma prima del 18~0 1 Cinesi in America erano in numero ce~ì fl•trctto .-he- passan.no inOSSCC\·ati. Fino .1 q~ell'cpoc.1 ~i calcola,·a il loro numero totale a ore<& 800 Nel 1811 ($$Ì erano già saJiti a WOO, nel 111~2 rasgiunSC"·ano i 2~.000.

Oa qucst'.lnno m poi il loro numero tu m contmuo aumento fino al 186 7. quando SI raggiunse la cifra di ~0.000 uomint e nelranno seguent~ st arrtvò ad 80.000. Il numero det Cinesi in California nel 187~ c 1882 fu n ~pcttiva~te di 100.000 e 132.000 inda,•idut stJndo a quanto ''ien rifento. uus.~ dell'emigrazione cinese verso I'Ameri(a fu la sropcrta delle mimerc d'oro nella California e la costruzione dello~ Ferrovia Transcontinentale americana. Grande perciò fu al concorso della mano d'opera cinese allo S\'JIuppo dell'America, poichè le zone di Ja,·oro appari,•ano non adatte alle maSSe dei hworatori b1anchi. l Gnesi essendo laboriost, economi, pu!Cntl, rappresentavano l'ideale del la,·oratore sulla costa occidentale dell'America e nell'interno del paese. Ma quando le miniere furono esaurite e le

Uo celebre q~odro di Grcml Wood •• l.e li9be _ d•lle Ri•oNriooe ~riccmo ··.

zone desertiChe bomfic:ate e S\'tluppate, 1 la~o­ raton unesi st trovarono disocrupa:i. In con· segu<'nu ti loro numero, raggiunto il massimo sopra ncordato, commciò lentamente a duna· nuire. E in questi ultimi anni, anche a ca\151 della uisi dt sowJrproJu.tione, il n~ro dc:t Cines1 tn Am~11.a ammonta tutt'al peu ' 100.000. forse anzt ~ 'lO.OOO softan•o. Questa cifra ~ ass.lt ~sua se si c«~fton~ agli otto milion; da Cinesi che attualmente \'IVOIIO lontaDJ dalla rnadrepatria, Ma allora perchè si dice che in America ,·ono tanti Gnesi? Naturalmente sono molti confrontali a quanti ne vi"ono nelle pdi potenze euro~. E la spiegazione ~ cpcsta 1 Gnesi 10 Amtri<:a abit111o nelle citd, CCIII

VI:


centrAti \pcctalmentc nelle grand• mc:tropok o1e wno p•Ù 10 \'isl3 Poi, non ~sendo fao le. p<r ~~~ OCCI~en­ ro:, nvtdtC .1 prima 1·ist.l le: .:arattc:n>lt~he wmatKht d'. Ji'>llnguono un uncsc: dall'altro . .tuad< <he uno ~•'·Sv ·mc:se ln<Ontrato p•ù ,-olte per l.1 'i.1 t: non r:tn is.1to per la ,res~ pcrson.t, J1.1 l impre;s,ione J, essere l.lfl indhidut, c quindi moltiphta d numero di ~uo1 connazionali .hc: uno ~uppone Vl\cre nel Pac~- l one,o1 10 America wno pc:r la maggior partc C.m. tones1, i qual1 godono, dopo quel11 .!cl Fukfen, fam~ Ji buon• colonizuton Ess1 SI r<:<arono m Ameri,,, per i mot1v1 .he abb1.1mo su rnenz•onato. ma ,tmhe, po•chè erano stati 1 pnm1 ad .1\'t·r nmtatto <on t:l• Europc• in ge-nere, p<.r f'.lttr.u•ont tht qucst 1 nuo''l pac" esc:rntnano ~u d, loro. E s•c<ome la solid.uietà che: esiste fra tutt1 1 Cinesi fatC\'a ,j <he 1 C10toncs, emig rati tro1·assero lavoro per 1 loro .:omp.lt·-..mo c: ], ,hia m.usero pres'o dt si:, nc dc:m·ò 1l ~emp~.: mag,g1orc aumento della wlonta tantonc:st ncJ:?,I• Stato Unici Sopra\ venuta l.t dl:;o..<upaz•one. non trO\'JnJo ptù mo do di l'iYCre 1n Cahforn•a. nu, lu d, Cmç,i s, spoo.tarono 1erso l'Est, 10 tertJ d1 nuov, mc·stoen ndlc gr.tnd, '!ttà 1crso l'AtlantiCO, Jo,e SI r.•gwupparono m quar t1en Per,,o non ' 'i· ntt.i degl1 St.r, Unot1 .• ome dl'l rtsto non 1'(: utt.ì .11 mondo, do' t non s1 Incontri .ti meno quakhe tmesc l «:ntn p•Ù Jb1t:11 J.t "'i puù. rcs ilno \tmprt Ncv. York, ( hlt.1t:O c ~- l'r.•n,:, • .:l. Due, fra lt \'atle ouupaliOO\ trol.l'c Ja, une~•. Jopo la d•soccupaztonc: the la tO~tnnsc .1 t1111,1!f.ltc nell'mte~no degli Stau Umti. furono c· nmanJ!ono .utt'or.1 pnnc•pal1 l"t-sU<iz•o d, rl\tcr.lnt 1 ont,i • le J.t,·anJe 11e. Naturalmente esi,ton,, .lltrt· tatc·~:ont di <IO<:>i r~catJ~I in Amc>nca per '>tud•ò o pt·r c~t·rutuc profes SIOnl l'ane, ma <JUCSII lO~!IIUI,lOnO UllJ olntl\OJc mi noranza ri~pttto alla llld\\u Quc·,ro non :: do1 uto .t mcapacita J;~ pMte de, unt-• m.o Jtrl\'.1 dal fatto rhc ~.

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Matr~oa.~ fra l• ptatoLe, La aoae deU·a9•ble d1 poh..ta Jodr Howcud coa Hel•a Stcys a M1a1DJ.

pt<nup.~J. dd 'jll.lfll<·rt· o ne~,· i.·. m·IJ.1 'u" prun.t n\l't.t, l.t 1 1.1

le professioni importanti; la finanza. _l'industria. la politi.:a. sono mono~liz. t d r AnnlO-sa!'SOni e d~gli Ebre1: pcroò non ncsce fao le a ge~te d, alLa e agi~ "'· n Dr• I"W'l<izioni eminenti. Mtntrl' il campo .tlbergh•ero, spc · n popo 1 ragglU g, " r · · h · · t t ·. 1 h 'guarda i grandi nstoranti o le up:c e trattone, c s J o oalmenre per q~e c e ~~ ( m i r mdu-triosità e eccellenza di cut·ioa nazto0,cup~to da·1quel popoli. a pc - co. n•Dguenza d i que<to fatto i quartieri · ·se l'l'i t diano"litesso. 1n "' · . · al' nal~; cume •. CI~C ' r1 3 mericane pullulano di ristoranti nazJOn· 1. 11,.!idni c .:tnes! ncll~ metroh po • New~York .:he in S. Francisco il qua r· . . te ora re c e s•a· m · •• .\ n-'J e rntercssan 11 l r A Nrw- Yor k per esernp•o 1a 'ta ;. adia,en te a que lo •ta •ano. fH.""f \. ... 1 0~ '-

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prmnpJlt del 'fU.lt'ltrt 1t.1h.tno D.t uù <ht· Jhboamo dcuo '' lt:d<· dH.: k protn~oon1 m Am:: lllJ >0110 Oln( )U.fJI\1\(• fr.l lc ldfl<: j(C:nll ,ht· ('Of'OIJnO gh St.tto IJn1t1 N.uuralmc:ntt SI tr3U.t J1 unJ rc,t:ola .1S\JI R<'ner.tlc d1•· ,umpon.t Il Jebott> L·n t·z•on• M~ m lmu d, m.l\\lffi.1 le rtdm, Jd P.1t'c ..ono tenute .l.t una ~JI<<.:nté dum• raz1.1 .mw ri<JO.t <hl' Ì' pouttO'>to un.1 JfiS!Otr.IZI.l Jni(IO,,l~Wil('· ehr,II\J l'urn.tnJo .llle Juc· pnnup.1lo 0<~upazion1 de, un,-.i d'l\m('fi,.•, 'ono ·"'·1• jXXhc k tllt.i Jet:l. Stat1 Un1t1 o1·c non l'>l\1.1 un.1 l.11 andtrl.o rinc\t· : .1 N<" York p01 -l' nt tro' .1 ''"·' qu."i Hl u,t:lll .lll,L:Oio d, 'tud.t E"t >Ono 'P"'se per 11111.1 1.1 lltt,i ,. non. ,omt 1 ri>IOrJn!l. r.tt:~n•pparc nel quutoere <lnc:'t: o 111 un'.tl tr.1 parte <JU.liSLho ldl.1 Mttropoh Il mo·l\o ne i· du.1ro, pu ,hC: C:· du11110 all.t nt'\.t"lta J, trOia,, 11<1111 .tll.t d!lnltl.t. ['.:1 dl<:· non '' puù <O>trmgt:rc IJ ,gente· .td .lttra'<"·'fl' l.t m.i 1x-• port.lt<. .dl.t la1 .111Jt·ri.1 l.t b1.1ntht:na J.1 I.IIJ.r<' 1-'cr 1 ristor.tn'ol la cosa è dil'e rsa : c'è sem pn: un ~r•n numero di persone che si reca a l quartiere cinese per fa; <OnOSlt nll Ji <OSC nuo1·c e molti si fermano a mangiare nei locali .arll· tcristici o a fare :~cquisto di curiosità. Pare che il 30 % d i tutt• i Cinesi J' Amc:ric1 si dedichi al on::. >ticre di lavandaio. Fra questi ~a pàrte h.1.nno ntgolio p~o· prio e tutta la famjglia vi lavora, :~Itri sono ini'C'CC impie~;;JII nelle grandi case d i la1·anJeria e st ire :io~, an<hc gl'Stile Ja Jme ricani. Le grandi 1.1\'J.nderi..: moderne stanno sopp•antando ton le loro macchine b mano d'opera ci~, ma non <ompiC'fJ. mente, pcr<hè c'è chi sostiene che la lal'aturs .t mano nspar-


Nov• madri. velate. in a&9no di proteata •oalcmo D«tll• ([Dticamere

del Senato

d i. WCHhingtoo m•nlre

~-·

discun a 1o. çoacri&ioae obbliqotorio. (22 09oato 1940).

mia i rc~suu <.- dà 1mghori ri.;ult.1ti riguardo aL la pulizia. Quind1 <hi non ha fretta di ricevere la sua biancheria pulita, si ri,·olge di preferenza ai cinesi. anche fX'rchè le tariffe d1 questi sono più ba.sse. l ( inesi ad ogni rnodo possono ancora sostenetsi con questa industria perchè le loro pretese sono molto modeste c il loro tenore di vita proverbialmente sempli~e. Anche i ristoranti ,·inesi come le lavanderte, sono visib!li in ogni città dell'America, spe· cialmcnte a New York dove Plre esisrano: nel solo interno dcii a città, duecento ristoranti cinesi. Come abbiaro detto se ne tro,•ano den· tro e fuori il quartiere cinese; quelli fuori del quartiere sono i più numerosi, roa quelli del China Town sono più tipici e la cucina vi t migliore, vale a dire più caratteristica, senza infiltrazion~ di cu.;na europea. e dove tutto ! preparato con estrema cura, mentre in sparsi per la città, dove non si cucina pe< dei buongustai, ma per gli impiegati americalllo cui poco importa se si tratta di cucina o francese, purchè si tratti di roba bile, la preparazione è meno accurata. tural~ente anche fra questi ve ne SOOO bu~m, o:'a i prezzi sono allora piuttosto ''~b. l p:ù tamolsi e i migliori ristoranti SI :rovanOo nel centro di New York, in Way e T imesquare. Sono versi piani, con sale da bai si può mangiare dopo teatro.


,. Un'altea professione assai diffusa fra i anes, d'America è il commercio in curiosità orientali. Negozi di questo genere si trovano quasi esclusivamente nell'interno del quartiere. Non si tcattll in genere di merci di valore, ma in compenso il prezzo fisso a cui vengono vendute è abbastanza mite. Questi negozi di cose cinesi costituiscono una delle attrattive che inducono gli stranieri a visitare la «China Town ». Vogliamo oca parlare un po' di questi quartieri cinesi, per esempio dì quello di S. Francisco che è uno dei più grandi. Descriverlo non è una cosa facile. Dal punto di vista storico è antico quanto S. Francisco stessa. Per l'aspetto sembra una vera cith\ cinese, sul tipo di Canton, dove gF uomini non portanò più il codino o gli abitJ tradizionali, e le donne non hanno i piccoli piedi contorti. Come abbiamo detto i cinesi vengono in America specialmente a cercarvi fortuna, ma poi in pratica · si adattano ad ogni mestiere. La nuova generazione ~ più americanizzata e trova impieghi più facilmente. l cuochi cinesi p~ k famiglie ricche sono dovunque famosi, anzi nella «élite » di S. Francisco c'è un proverbio che dice: «un cuooo òn~ del vecchio stampo è più p~ezioso dei rubh ». .Anche le donne cinesi oggi, al contta.cio di un tempo, cercano lavoro fuori di casa e ttovaoo impieghi neUe banche, nei grandi magazzini, nelle biblioteche, nelle scuole. Oggi gli abitanti dei quartieri cinesi si sono americanizzati e cercano di godersi la vita. Nel quartiere cinese di S. Francisco ò sono appartamenti modernissimi, con tu~te le comodità occickntali e ricchi di arte cinese. E può sembrare strano che oggi i Cinesi in lunedca bevano più caffè che· tè. Le donne

acq..._

(SOPRA) Le do.,... olwili -~ aaul pro-..;..tl dal glardiDo doU'oapMialo del doU. De Foo. il celebro modico cm. - 1 6 al paolo doDo d:oq... 9•-lle DloDDe. (A SINISTBA) n - - JoeUG Boy, lo eu! ,..w.oàoDe fu aHHa iD.'t'CIDO da:i cHac.poli tiUDlti per Mtte 9ion>i ool Tempio Moroeco dolico Sc:i- a To-

•-lo

ledo (Obio).

indossano modelli di Parigi, di Hollywood, Shanghai, Canton. I costumi naziooali portati da alcune donòe, soo"o l'unico Ìimasuglio di tradizione fra questi cinesi-americ:a.o.i. Nel quartiere cinese non mancano i templi, dove la gente prega il dio della guerra, la dea della grazia e l'imperatrice madre del cielo. Anche questo attrae molti turisti verso questo caratteristico piecolo lllOildo. Accanto alle vecchie donne che ancora pregano gli antichi dei della patria, la gioventù fa parte delle coogregazioni protestanti e cattc>- • liche, e celebra con la stessa solennità il natale cristiano e il capodanno cinese. Spesso nei cortei funebri accanto alla bandi musicale americana se ne vede ancora una cinese. In ogni quartiere cinese esiste Wlll sala per riunioni. Gli americani dicono che i cinesi sono o democratici o repubblicani, ma in realtà non si occupano ·di politica se non per difendere i propri interessi -e sì governano secondo i costwni tradizionali, evitando per quanto è possibile, contatti coo l'autociti americana, che non si intromette negli affari interni del quartiere cinese se non per l'esazione delle impo5le. Oggi il quartiere cinese è dìve:rso da q di un tempo, ed è considerato fra i più

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l~ N '1, Ili\. ~1,1\. 1)1 Sl~ll\TIZIO (f!~ri,u~mll.'ra TIU!a Kyra Korit:vra 6 stata IMn r•r.to J, rasr amerif<lnf, Ha 'llr<olto l • go t~m~o a '"· lume Servìc;., Enuance che ~ un ,· Pe 111~ tmj>resS/ont "~l '"'· d Il4 . f . ' m UJJJQnant, docM B 0 " "'"' amrgiJart tli varie .classi soriali degli Star Um .'"'· qMel/e m<'diocremhtte ag,fme a "Ili!//e , , - - ·mo

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mera de6mttva la cttta~manza americana ~d era impor~ante che la nos_Lr?-. rest_dcnza in quello Stato non fosse mtcrrotta alla vtgllta d1 questo grande avvi!nimcnto. Ci recammo perciò a Richmond sull'oceano, c vi arrivammo tardi, eli. sera, durant~ un terribile temporale. ~er una notte c1 fermammo m un. albergo all'antica, piuttosto rudimentale. La nostra stanza guardava il mare agitato che frequenti fulmini illuminavano a tratti. Il mattino dopo, ilwece, il tempo era calmo e c'era il sole; dopo la prima colazione uscimmo a cercare una !>tanza migliore. Tutte quelle che ci vcn,. ro offerte erano prive di comodità moderne, ma in conopenso i proprietari erano persone accoglienti. c finalmente prendemmo in affit.

NUDISTI ''Siporinc W •ntwortb ·poMo chiamarvj Elena?" ('' New-York•r u. l ugolio

A DESTRA: l c:oni1>9i Pbelpo, dJ Saiot Loulo. ai bac:iaoo dopo oNere alati procla:mall U a, oltobre 1!140 ro o rovina dell' '"l.ola cklla. IW>a di miele •·. Qu..ta Wcla, beq\WSltato da tutti i milionari in 'Yia09io di · aoau ai troYa n•i p~ui della c:oata di Tampa.

quilli perfino dalla stessa polizia. Non esistono nè gangsters, nè prostitute. I cinesi fanno i loro affari senza curarsi d'altro I cinesi in America praticano il commercio secondo la. loro filosofia e le loro credenze. Ad esempio se un cinese vuole aprire un negozio, prima di rivolgersi ad una banca per avere un credito, si rivolge ai suoi parenti, anche lont;a.. nissimi. Perchè i cinesi considerano tutti quelli che portano lo stesso cognome come mgini. E quando il negozio è aperto il nuovo commerciante fa venire i cosidetti « CU· gioi >> come commessi. Ciò impedisce molti degli inconvenienti tipici della vita economica americana. Questi commessi-çugmi non sciopereranno mai; e per i cinesi le dimostrazioni degli ·operai verso i padroni rimangono, anche se essi vivono all'ombra dei graqtacieli, una cosa incomprensibile. Ma la cooperaziq_ne fra i cinesi di uno stesso cognome, non si arresta a questo punto. Spesso, quando si tratta di ristoranti, i cinesi acquistano dei terreni per coltivarvi tutte le specie di ortaggi e dj frutta di cui ha bisogno ·il «Cugino » cbe es~cisce il negozio. Inoltre fra i negozi cinesi non esiste concorrenza: qualora un commerciante si avvede che un suo collega diventa tròppo pericoloso, generalmente non lotta con lui ma tenta in tutti i modi di divenire suo socio. E se la lotta si seatena, il cinese vincitore lascierà $e!Dpre vi~e il conconente viDto. Non bisogna diment'icu~ poi, che un gran numero di giouni appartenenti alle classi più elevate della Cina studia neUe università americane. Questi intellettuali cinesi provengono da tutte le provincie dell'immenso territorio cinese. Dopo pochi anni di studio essi ritoroand io) patria ed occupano posti importanti, specie nella carriera diplomatica. L'America, oggi, non più, neppure per i cinesi, il· grande miraggio di ieri. La crisi «onomica. degli ultimi anni ba diradato le 6~ degli aspirmti alla roecca americana. Probabilmente i quartieri cinesi che costituivano tma delle caratteristiche delle città americane, fra poco tempo saranno del tutto scomparsi.

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CA t. VIa L I .


dando come nostro recapito il fermo posta di Richmond. Pensavamo èhc in questo modo avremmo trovato la\'Oro lungo la costa o almen•> nell'interno della N uova Jersey. Le nostre previsioni si dimostrarono l>sattc, perchè ricevemmo una risposta : ci si chiedeva di incontrare lo scri\'Cnte il giorno dopo alle undici di fronte all'ufficio postale. All'ora stabilita arrivò un'automoBile nera da turismo, nella quale era seduta una signora giovane c molto graziosa. Ella sor rise e ci guardò entrambi "interrogativamente con i suoi grandi occhi grigi om. breggiati da un panaina bianco. Aveva i capelli biondi c indossava un abito sportivo rosa pallido con le maniche corte. Un uomo alto, dalle larghe spalle, di circa quarant'anni guidava l'automobile. Egli indossava un completo da spiaggia e quando si tolsé il panama vedemmo che aveva i capelli neri tagliati molto corti. Mio marito ed io rimanemmo colpiti osservando che aveva i piedi piccoli c le gambe assai corte in proporzione alla sua statura e al suo peso. c Siete voi le persone dell'inserzione? Mostratemi la mia lettera :., disse guardandoci acutamente con i suoi piccoli occhi scuri penetranti come punte d'acciaio. c Sl, siamo noi, - rispose mio marito, mostrando prima la lettera e poi le referenze della signora Lowcll. - Queste sono le no· Slre ultim<.- referenze:.. c Benissimo,., disse l'altro, dopo averle lette. E mentre am1otava il numero def telefono della òignora Lowell, aggiunse : c Stasera te verificherò, e domani, alla stessa ora c allo stesso posto, vi farò sa· peN la ,mia decisione. Quanto vi pagava la signora Lowell? :t. Dissi che prendevamo duecento dolJ?.ri. « Va bene ,., disst• l'uomo. Proprio quando stavamo per andar via la donna mi chiese se sape\'O cucinare per un bambino piccolo. Le dis~i di sì e domandai chi doveva occuparsi del bimbo. « Oh. non dO\'Ctc avere preoccupazioni per questo, - cUa spie. gò, ~ ho una governante». Fece un cenno con la mano quindi la. potente automobile si mise in moto sparendo poi in una nuvola di polvere che ci investi e ci accecò. « Non è strano, - dissi a mio marito, - che queste persone insistano per sapere ogni cosa sul conto nostro e che noi non si sappia nemmeno il loro nome o chi siano? Spero che domani ci diranno di più su di Jo'ro e sul lavoro :t. La coppia ci assunse in servizio il giorno dopo, ma noi non sco-

SOPRA: U11 viqcmteaco fcmtoccio dello tio Sa:m. portato in proc.... aioa.• per le rie di, tlew York il vlora.o del Rea.cll:~~OAA<l eli G_nrzie. (21 lobb•alo 1938).

A DESTRA: La m09U.. dol p ugila to•• Tom G alolllo promia eo" "" bmclo U meDito acodtto,

lO "una stanza pulita e gaia. presso la più allegra delle padrone di casa. Richmond ci sembrò veramente fuori del tempo. Le strade non erano lastricate e i veicoli passando sollevano nuvole di polvere. Non era permesso andare per le strade in costume da bagno. "Per fare il bagno era necessario prendere in affitto una cabina, cosi questo svago risultava molto costoso. La do· menica era assolutamente proibito fare il b'agno nell'ocea. no ma, in compenso, i giovani e le ragazze davano li. bero sfogo ai loro sentimenti cantando inni sacri sulla passeggiata, accompagnati dal rumore del mare e da certi organetti portati da alctmi ~i l~ro. Si ~levano an· che ascoltare gli ardenti sermom de1 paston. Sembrava che. tutti questi fossero violentemente eccitati contro il Papa; lo consideravano una grave mi.naccia P.er il mondo intero e pc!' g li Stati Uniti in modo particolare. C'erano anche altre regole a Richmond che rendevano la òom~nica assai differente da.ç-li altri gi?:ni della ·,;et~ timana. In città eran proibite le automob1h e questo ct permettc\·a di godere per un giorno alla settim~na ~·a­ ria pura dell'oceano senza respira~e po~~ere o ~ss1do tli carbonio. Ma, d'altra parte, c era l mconvemente~ . causato dal fatto che i ca!fè e i ristoran~i. erano apert1 solamente mèzza giornata. Dovevamo d1g1upare o an· dare \'ia da Richmond in cera di un posto p1:r la cena: Alla fine di tre "settimane deddemmo che era tempo dt cercare un nuovo posto, e a questo scopo facemmo_ una inserzione suUa HcraliJ Trihtme e sul New York Tmws,


l . llìlllo t.loa. ~ cleDa d...._a del ''Col..-lria'". di " - su-. 1. n mlaiMro -n-o deUa - -. MI'• . . __ 1wr lcr ~ i>ellcr cie6lieM devii Stati UDiti.

- • ....-u.

primmb molto di più sul suo conto; sapemmo solamente che i due si chiamavano Shai pack ~ Lhe abitavano temporaneamente a Sununer Harbor un luogo di villeggiatura alla mo. da. non lontano da Richmond. 118

·Nel Kiomo convenuto arrivammo a Summcr Har6or c fummo soddisfatti vedendo che gli Sharpack abitavano In un quartiere sim. patico, in una casa di tre piani, separata dal mare da. un vasto prato verde, per fettamente tenuto. Sei comode stanu a l terzo piano furono messe a nostra disposizione. Mio marito ne scelse una, ;!alla quale si poteva ammirar-.: una vista magnifica sul mare, ma io preferii un'altra a ovest, da dove pote1·o

,-celere un giardino con un lago e, in distan· za. i campanili di due chiese. La casa er a vasta ed era vicina aJia spiag· gia, così che la sabbia veniva dentro e si posava sulle coper te, sui pavimenti e negli angoli delle stanze. Quando mio marito, incapace di trovare un aspirapolver e, lo chiese alla signora Sharpack, ella rispose: c Non ne abbiamo, e non ~gomentatevi per que'sto.


D ton. di We&t Po:at in cui • depocitcno UD tati.-o di argento del Y"Cllore dj 400 m.ilioo..i d i

Dopo t11ttu siamo qui i11 vacanza. PrendeteHia con comodo. Noi \'Ogliamo che andiate tutti c due a fare •l bagno ogni pume nggw ». ~ La signora non è difficile da a cconten:arc. per quanto riguarda la pulizia della casa». osscn·ò mio marito e scoprimmo che ella era fin troppo accomodante sotto molti al:ri aspctt•. Ogni mattina la signora Sharpack tlllJJa rtivil personalmente g l i ordin: '"nza ma1 consultarmi. nè tener presente ~e t:ra nmasto qualcosa dal giorno prima. l)appnm;t io fui piuttosto impacciata per qucsl<l. Anche quando la ghiacciaia era ptcna di cibo avanza'o, dia o rdina \'a pietanze fr<·schc per la sccoH<Ia colazione c per il pranzo. Era l'unica delle padrone di casa presso le quali ho lavorato che non volesse mangiare due volte la $l<:Ssa picta11za. ~ eppure cibi prelibati come l'arrosto o il tacchino freddi erano serviti di nuovo il giorno dopo, cd io ero obbligata " rcga larli o a g-<:ttarli via. 11 signor Shaq)ack non ostant<: t! proibiztonismo, avc,·a nn ripostiglio pieno di \'!Ili rari c di champagn~. Egli diede k chtavt a mio marito dic<:ndo: « \rnritziu, ogni \Oita che io h<:vo dovctr hcre anChl' •·oi c ~c io apro una bottiglia dt cl1<~mpuguc potete aprirne una ·per la cucina~. Glt Sharpack pcnsat, erano fortunati pcrchc in cucina c·cra gentt· snhria <"d onesta. D'altronde. io ebbi una catti\'a c>pcri~n za in propo,;itcJ. LI n a dom<"nica. proprio prima Jcl pran. ro. mto marito \ cnnt in cucina trnendo in mano un alto htcchtt·rc pi<"no di un liquido. c he egli a\·cva appc'1a mcscola·o. ,. cli~s<: : « Kira, prontlo. ~·\l signor Sharpack questo rocktail,< piace c io ne ho preparato un p<: per tlflt! E' una mia ric,·tta ». o: l<l n'ln """o affatto. h sat. non m; pillcc•ono in modo particolare t cocktail.<», dissi • ~1a prO\'anc solo un pochino». egli insistettt·. Ln assaggiai t• c~clamai con piacer<·: • Come è buono! :o. 1·: ra una g-iornata calda. a\·c,·o ~et<·, ti cuck!(Jd, <·ra dolce c freddo, cd io ne sorscggiai ancora. < Non b<:rc t roppo. E' forte <: non ahhiamo .,nangia!o da stamattina », mi avverti _mio marito. Ma io, senza curarmene, bevvt ancora un altro sorso, prima che e.g li mi togliesse il bicchiere per metterlo nella ghiacciaia. U pranzo doveva essere servito quasi subito cd io 'all'improvviso mi accorsi che qualcosa non andava bene. Mi pareva c he l'arrosto sci-

·\·olassc da solo ,sul piatto, ed ogni Yolta che cercavo di infilare dent ro di esso la forchetta, non ci riuscivo. La cosa mi sembrò così buffa che scoppiai a ridere. Mi provai poi a tagliare la carne, ma senza successo. A questo punto mio marito entrò e disse :

.: ~scia far~ a me. Dovresti bere un bicchte~e ~'acqua g hiacciata, Kira. Sei un po' fnon dt te -.. Lo ero veramente ; e da qud lUI

J


io mi riposavo sotto i caldi l'aggì d 1 , Kate parlava esclusivament d 1 e so1e ~opo tl ba"'"o 1 · . ~ e e suo amtco Di ., .. • aveva asctato m ctttà e che aveva . . ck, c:ht; alle sue lettere; dia temeva eh smesso dt nspondere Mary. tentasse di portarglielo viae Ìtna certa ragau"· 0 lamentele con un orecchio ment · dascolta~o le SUi: . L' re guar avo mto . gt~are con tsa, che aveva molto aff ~anto chtal_llava « Gogo ». Ella era grassott llaetto per lut e lo faceta rotonda e j piccoli occhi scu~· d'e aveva la stessa qualche ragione fin dal primo momentt ~ suo padre. Per . • . o 10 non le p· · ed e.Ua rtfiuto ostmatamente dj fare amicizia tacqui le . pt~cev.ano tutti g li uomini, cominciando ~n : · ~a Mt ptacc1ono i bambini ed essi hanno sempr gt a~to. · . e avu o stmpatla per me, cos1cchè fui contrariata dalla manie d.1 ~~por_tars~ con me della graziosa piccola Lisa. ra Fmtto ti pnmo mes7 di servizio, la signol'a Sharpack diede un assegno a 1lllO marito, dicendo che poteva incas. sarto al~a sua .ban;a.. Ma quand.o mio marito andò alla b~nca questa nfiuto dt pagare, dicendo che il conto della stgnora Sharpack era scoperto. Restituimmo l'assegno alla signora che parve molto imbarazzata. Ella andò subito di pe:sona a~ ba.n_ca,. c~e tuttavia era già chiusa. Qual. che gtorno ptu tardt Ct dtede denaro in contanti. Poi venne il dl'oghicre, venne l'esattore del gas, e domandarono di essere pagati in contanti; non erano stati pagati da due mesi, dissero, e poichè sapevano sul conto del nostro padrone quanto ne sapevamo noi, erano pieni di sospetti. Frattando la prodigalità continuava come prima e si ordinavano provviste quattro volte più di quanto bisognava, c casse di vino venivano portate da strani uomini che no:t volevano dire chi fosse il mittente, ma semplicemenlè borbottando: «Il capo lo sa. Non vi riguarda :o.

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Era il principio d'ottobre c stavamo ancora al mare. Tutti gli alberghi erano stati chiusi a partire dalla Giornata del lavoro, cd ora le fincs!re e le porte delle villette vicine erano sprangate per l'inverno. Snmmer Harbor er:t

,.. Tracollo, cloJ)J"'-.lcm.e o pcm.ico, la bi.a-D.c:hori.a: o• no-te pet primd •• (''New Yodter ··• g.....alo 1~).

giorno non ho più assaggiato cocktuils, durante il servizio e fuori. Dopo aver lavorato alcune settimane dagli Sharpack ci domandavamo ancora quale fosse la loro posizione sociale. Essi sembravano, non solo ricchi,- ma addirittura prodighi nd loro tenor di vita. Appart>enevano a un circolo dj campagna alla moda e ricevevano persone distinte all'ora dei cocktails. Ma talora, alla s~ra, certi so3petti cd equivoci individui venivano a far \•isita al signor Sharpack c questi si ritirava con loro per alcune ore nel suo studio, a porte chiuse. Durante queste visite la signora sembrava preoccupata c come allarmata. Ella sedeva nella veranda, guardava la strada e spesso, con vari pretesti, suonava per chiamare mio marito come per assicurarsi che egli fosse vicino. Non potevamo comprendere ciò che accadeYa intorno a noi, e riflettemmo anche che era rischioso trovar lavoro per mezzo dei giornali: non avevamo la garanzia che questa gente, che con tanta cura aveva fatto indagini sui nostri precedenti fosse rispettabile. Tentammo di accertare 'qualche particolare della vita dei nostri padroni dalla governante Kate, ma benchè ella fosse stata assun:a da loro più di tre mesi prima, non potè dar· cene nessuno. Kate era un'irlandese, non ancora. sposata, di circa 39 anni, con capelli neri brizzolati, occh;·auurri e una magnifica dentatura. Tutto quello che ci disse fu che «egli aveva tanti soldi cd era un uomo in gamba». Potevamo interpretare ques•c parole come vokvamo: erano stranamente \'aghe. Spesso trascorrevamo le nostre ore di riposo suUa st•ia~~;,, con Kate e la piccola Lisa. Mentre

tao

CiAque porcellloù oc:olpiti nel lcmlo coeli"'"-'> la pri.ac:ipale altruooe della Lite Stoclr Expoeiti011 le•n&ICI J>e1 1935 a Chl<:o;Jo.

solitario ~d io mi azzardai a chiedere alla signora Sharpack quando saremmo tornati in città. Mi fissò con uno sguardo spaventato. « Non lo so - di!jSe. - Perchè lo domandate? :t c Vi dirò, risposi, comincia a far freddo ed io ho qui soltanto abiti da estate.,.. Parve sollevata dalJa mia risposta c disse: « Sarà presto, ma non so esattamente quando ,, Poc_o ~opo scop~o la r~gione di quella prolungata permanenza. Gli Sharpack erano in· deb1:ab (;On tutti 1 negoztanti del luogo e non avevano il coraggio di partire. Qualche tempo dopo ci fu il più sp;wentoso uragano che io abbia mai ..,.isto e ciò rese an•


te perchè sospettosi individui venivano a tro. ,·arlo in casa a tutte le ore del giorno e della notte, c perchè, dopo una visita di quest1 misteriosi signori, era stato possibile pagare tut. ti i conti dei fornitori e lasciare Summer Har. hor per la più comoda residenza della città. Era anche e,·idente che l'autista aveva una doppia parte. Egli era sempre via per assolvere gh mcanchi ricevuti, andava e veniva nella lussuosa automobile chiusa, mentre glt Sharpack adoperavano due vctturette che guida,·ano essi stessi. Proprio prima delle cle. zioni presidenziali l'autista, che sembrava conoscere le nostre preferenze per Hoover. Cl disse in una forma piuttosto minacciosa : c s~ ,-olcte mantenere il vostro posto, fareste meglio a votare per il candidato democratico:.. Mio marito ,rispose: c Questa volta non pos siamo votare, perchè non siamo ancora cittadini americani. ma in ogni modo ''otcrcmo secondo le nostre convinzioni c non allo sco· po di tenere! il posto». Era la prima elezione presidenziale alla quale assistessimo negli Stati Uniti cd era sor. prendente per noi che elezioni cosiddette l ibere fossero accompagnate da minacce perfino alle persone di scn•izio. Ad cscmp1o, la laYandaia nera, la quale alle spalle della SI· gnora Sharpack dice\·a che '" rebhc ,·otalo

Stiloto. p•r l•

vi. d1 N•w York dei metnbri della Americ<:u1a del Micbiglcm

L~ioa. •

cora p1Ù spiaccn>k la 110stra pcrnldncnza. 11 ,·cnto era fortissimo c la casa era scossa tanto che la si potc,·a vedere osc1llarc, c al terzo piano gli specchi degli armadi dondolavano. La luce c il telefono si iutcrruppcro c finalmente la signora Sharpack fu costrclla a mangiare gli :l\·anzi pcrchè 1 fornitori non facevano nessuna dbtnbuz10nc. J>oichè la casa non aveva un ~is:cma <h riscaldamemo la bambina. per protcggcrla dal freddo c dallil umidnù vcnn~ trasicnta nella cucina dU\·c al. meno il bolliture a gas funzionava notte o.; giorno. Quando, tre g10r111 JllÙ tardi, Il 'cnto c la p:oggia ccssaro:tu, Ycdemmo con cu,t~r­ nazlunc che d prato fra la 'illctta c la pas,cg. ~ir:ttd t •J ,,

hidncn cunll• la ne''-. coperto d:1.

uno spcs>u >tra:o d1 sahbia. La passeggiata lungo il mare. cht: era fatta d1 aSsi, era 'lata spaztata '1a l al 'uo po'w n·demmo. d1 irunt : alla nostra ca>il. una l11auc;~ 'asca da ha· gnu 4..: la t•arca;..~a t.l1 una ca.pr.t. l.Jna sera •anh. '"lllto dopo la tempesta. una autcnnohllo.; 11aa. l'rande, IIUOva, scmullantc, si icrmò da\illlll alla no~tra casa t· trt uomin1 hrun 1 c dalrappan·nt;l 'llll>tr.t \ l'llllcru il iar vi;it.t a l -,ig11or Sharpack. Es" s1 icrma· n1·tn la llOtll", rna no1 non )l ~~..·rv1m1no: la g-c, ,·crnantc rn·parù i loro letti l. ~harp.l~k ~le>· ~0 ~t· rvì i cockliub. l'artlrol"' la rn.tllllla pre· s:o, prima della colazione. 11 risultato di quella visita, che ci rese perplessi, fu sorprcnden: te per noi. l visitatori e rano appena an.~att via quando il signore S harpack a nnunzio a mio marito che f ra due gio rni saremmo partiti per la città. Egli aggiunse che l'autista ci avrebbe accòmpagnati nell'automobile chiusa, mentre sua moglie, la bambina c la governante sarebbero andati con lui in quella da turismo. Cosicchè egli aveva anche una vettura chiusa c un autista! Questa notizia ci confuse più che mai e noi sperammo, che for. se durante il ritorno in città, avremmo potu;o sapere qualcosa snUa profes!ione del signor S harpack dall'autista.

" Jf011 di<o al babbo da• a.; """

oc:ri-. DI eol._lo dM oc:riri· a ..acc1ùaa twto Il eJono .. ·

L 'autista si dimostrò abbastanza disposto a parlare mentre ci conduceva ih macchina, due giorni più tardi, e le sue rivelazioni ci stupirono. Venimmo a sapere che i l signor S har. pack era un magistrato d'accusa e che nello stesso tempo ~ra associato con uno studio legale : questo difendeva i delinquenti contro i qual; egli sosteneva l'àccusa. Davvero, la sua mano destra non conosceva quello che faceva la s inistra. A quanto sembrava la sua fortun.1 e ra basata su questo equivoco lavoro. Cominciammo anche a comprende re più chiaramen-

(" lfow Todoot- ", 9~ 1131)

per i repubblicani, la assicurò che avrebbe dato il suo voto al signor Smith.

Gli S harpack vivevano a ppartati nella tiCriferia di :Parkesvillc, nella Nuon Jersey, una ben arredata casa di tre pia ni, che e ra stata costruita apposta per loro c che stava di fro,; te a un piccolo parco. Avevamo due comod~ sta,nze_ ed ~n moderno. anzi elegante bagno ~ultimo ptano, e una. piccola stanza di soggiOrno accanto alb. cucina. Duranl(: {a nostra permanenza di due mc~i al mare avevamo a-

t21


o di un teatro del luogo. La nostra vita sembrava pesante c noi c~ sentivamo tagliati fuori del mondo, ma ci conso· lavamo guardando innanzi a noi al giorno in cui sarebbe stata presa in esame la nostra domanda per la cittadinanza. Allora saremmo stati liberi di recarci a Nuova Y ork e di cercare un altro posto. Pochi giorni prima di Natale il signor Sharpack disse a mio marito che aspettava posta per Natale e che questa avrebbe dovuto essergli portata ap.. pena arrivata. La mattina dopo, aJiorchè numerose lettere che portavano sulla busta la scritta «personale:. cominciarono a innondare la casa, non fummo sorpresi di vedere con quanto ardore il signor Sharpack le portasse nella Ji. breria dove si chiuse a clliave. Più tardi mio marito spazzu via un mucchio di lettere e di buste bruciate. Una fredda mattina di gennaio, dopo le vacanze, la bam· bina cominéiò a starnutire, le sue mani erano fredde come ghiaccio. Non volle mangiare la colazione e non dormì durante la siesta. La signora chiamò il .medico, e questi dichia'rò che la bambina aveva una grave infezione alla gola. Nei due giorni seguenti eUa peggiorò di ora in ora. Spesso. ella chiamava c Gogo », c la signora Sharpack domandava a mio marito di andare a sedersi vicino alla culla della piccola. Al terzo giorno la bambina fu portata all'ospedale c Kate andò con lei. Quella notte, tardi, dopo che c'era· vamo ritirati in camera, il eampanellq della porta suonò forte- e insistentemente. Poichè il signor Sharpa.ck non rispondeva mio marito scese ad aprire. La casa era oscura. Credendo che non ci fosse nessuno egli accese meccanicamente, scendendo, le luci della scala e quella dell'anticamera. Giunto nel vestibolo, mio marito sc!)rSe la figura del signor Sharpack distesa vicino alla porta. Egli era immobile, teneva l'orecchio contro la porta e sembmva che asco!. tasse quel che accadeva dall'altra parte. Spaventato sussur. rò c Siete pazzo ad illuminare la casa? Volete che vi sparino addosso? » ' Mou• d•l seuQDtatre-•~• Miater H. D. Boetollcoa. çon la ~ AliDo May.

IClcio di nozu deU' •• uomo del polmooe d'acciaio ··.

vuto regolarmente i nostri giorni di vacanza che. passavamo sulla spiaggia o andando in un cinema del luogo. Giunti a Parker. syilfe progettammo escursioni a Nuova York, ma risultò che eravamo liberi i giovedì. e ogni due domeniche, soltanto dopo aver servito il pranzo e la colazione e dopq aver preparato la cena in anticipo. Questo voleva dire che non potevamo lasciare la casa prima. delle tre e mezza o delle quattro e quando arrivavamo a Nuova York erano quasi le sei del pomeriggio. Coli, dopo poche affrettate, visite a Nuova Yorlc fummo forzati · a rmqnziarvi del tutto e ad actODt<ntarci di u~ cinematografo


~l'ftDtl eli preaalo •• la audilà ~rfeth> .. ilo palio dW'CIIIIte l '•pM!D.,... ...u....cale di Jf- Yorll -ono ~nz~:e la ...,....., (31 mavvlo 1939). A DESTIIAJ O -pono deUe .. beUe-. al>de .. al p;u

sOPilA: w

...!c:U.o pooto dJ poliaa.

c Po:rchè qualcuno do1 rcbhe sparam11 coli· tro? !1/on ho paura di questo». rispose m1o marito. sbalordito. Il campanello cominciò eh 11\ltll' tl a suona· c c dopo 1u1 hrnc ~ilenzio due spari divam· parono c dnc pallottole passarono attraverso la porta di legno c si conficcarono con m1 colpo secco nel mnroJ opposto. :\1io marito allora si infuriò c, prcso nn I•\' · Silntc bastone da passeggio, a portata di ma. no su un vicino mobile, si accostò alla port.\ c l'aprì. L':nanc~a comparsa di un uom·l con una giacca hianca c1 identementc impaurì glt assalitori : due nomim fuggirono a gambe le,·ate dalla porta c attraversarono la strad·~ moltrandosi nel parco, dove si nascosero nc1 hoschetti. :\1io marito chiusa la porta c dis· .... al s•p1or Sharpack : c Fan·stc m<'t:"lio acl al'lt'rllre l,, pnhzta. . c Oh no non, non 101porta la polizia, non posso far ficcare ';t ~aso alla polizia in questa faccenda», rispose in furia, ancora spaventato. Poi, comprendendo che quel che aveva detto non cornspondc1·a esattamente a quanto mio m;~rito si attendc,·a da lui, aggiunse con maggior calma: c Suppongo che non ci dar;wno più iasudio. Potete an· d<1r su, ma non rispondete più al campanello, stanotte~· "\ndando a tentoni nell'oscurità. mio marito sali fino d1c nostre stanze, mentre il signor Sharpack restava nas•;o. sto nell'anticamera senza luce. Nelle prime ore della m;•tÙna dopo l'autista riparò il danno recato alla ~ort~ c al muro, e spiegò che dovcl'a trattarsi di due ubnacht. Facemmq finta di credergli. Nessuno fece più allusione alla faccenda c mai scoprimmo la causa di quel bizzarro inci. dente nel nostro tranquillo vicinato. Mio manto stava soffrendo da parecchi gionii dj un leg· gcro raffreddore. Lo aveva trascurato c il giorno dopo il dramma notturno si accorse di avere un'alta temperatura. Il medico accertò che mio marito avc,·a la stessa infezione alla gola della quale soffri1•a la piccola Lisa. Al terzo giorno, quando stava un po' meglio, ma era. an. cora costretto a restare nella sua stanza, il signor Sharpack mi chiamò nel suo studio c mi ch1ese notizie di mio marito. c Grazie, - risposi. - Sta un po' meglio».

c Va bene, - disse. - Domani finisce: il 1ostro mese c bisogna che ve ne andiate, perchè non posso tenere un malato in casa :t. Io ascolta1•o senza comprendere il nro )ignificato dd. le sue parole. c Andare a Nuova York, domani?, - ripetei:-- :\1a non è colpa di mio marito se ha preso l'infezione da Lisa, e come posso trasportarlo tanto lontano in que· ste condizioni? se non so nemmeno do1·c andare. Do. vrò trovare una stanza prima:.. c Va bene. L'autista vi porterà con la macchina a un albergo e potrete cercare una stanza stando li. E non sUJ.tc a di rmi che Goritzin ha preso l'infezione dalla bambina. E' ridicolo ). Andai a comunicare a mia marito la catti1·a notiz1a. c. La mio~ malattia è soltanto un pretesto che egli ha preso per liberarsi di noi », disse mio marito. c Ha paura che io sappia troppo sui suoi affari privati. Tutto sommato, è meglio per noi lasciare questa casa subito :t. La mattina dopo, presto, lasciammo Parkcrsville. L'au. tista ci portò a N'uova York nella macchina chiusa attraverso nevischio, pioggia c nebbia e ci lasciò all'al· bergo Majestic, dove io sistemai mio marito il più CO· modamente possibile. Uscii poi per cercare una )lanza. Dopo aver camminato su c giù diverse ore faticosamente per le strade piovose, alla fine riusci1 a tra. vare una camera che, più o meno, andava bene per noi c il giorno seguente ci trasferimmo con 1 nostri bagagli. Appena ci fummo stabiliti nel nuovo alloggio, mio marito mi chiese di scrivere a Kate, la governante della piccola Lisa, per sapere cozne stava la bambina malata. To scrissi. ma i giorni passarono e noi non ricevemmo risposta. Poi, una sera. circa die~i giorni dopo, mentre sta1•amo seduti tranquillamente nella nostra camera, qualcuno bussò alla por. ta. Aprii e mi trovai d i fronte Kate. Sernhra1·a invecchiata di d~ci an ni da quando l'avevamo lasciata l'ultima I'Olta. solo due sdtimane prima. « Kate, che cosa c'è? che cos'è successo? lt esclamai. «Tutto», disse c scfJppiò a pian~ re. La piccola Lisa era morta. Kate aveva perso il posto, e, dopo tutto questo, Dick era sparito portandosi na quasi tutti 1 rispar. mi della governante. La confortammo come meglio potevamo c le offrimmo un po' di soldi, ma ella rifiutò e disse che era andata ad abitare in una casa di suore e che avel'a cercato un altro posto. Non avendone tro,·ato nessuno, ritorijava m Irlanda dopo aver Ja,·orato per più di due anni. Noi non 1·e. demmo ma1 più Katc, ma mcontrammo qualche anno dopo Dick, il suo amico, cht' ci raccontò che il sip1or Sharpack era mor-


to c cht la s•gnora ristedeva a Parigt. In una settimana mio marito si ristabilì c andammo nella Nuo\·a Jcrsey per la nostra definitiva naturalizzazione. Fu un sollievo quando finalmente ;:j fu concessa la cittadi· nanza americana. Avevamo di nuovo una patria anche se in parte ci era ancora sconosciuta. Ci tro,·avamo ora di fronte al solito problema: quale lavoro fare. Decidem· mo alla fine che io avrei frequentato un corso dj pasticceria e di direzione di sala da tè col proposito di aprire un eserci:tio per conto nostro. Mi iscrissi a una scuola e dopo due mesi ottenni un diploma. Come primo passo verso la nostra meta, pensai che avrei dovuto cercare lavoro in questo campo. Dopo molti infruttuosi l'entativi di mettermi a posto, riuscii a trovare un piccolo lavoro di due ore al giorno col compenso di un dollaro e in più la ooluion~ come cameriera al banco in un caffè della periferia. Alla fine della prima giornata della mia nuova professione, avevo quui le veftirini per le file di persone che erano puaallr claYanti a me. Lavoravo durante le ore eli punta, servmdo dolci e frutta a più

<li duecento persone. E qu:~n<lo nu abituai a questo via ,·ia di gente affamata c frettolos:t: il mio lavoro mi piacque completamente. Data la mia inesperienza, i miei dollari sfumarono per comprare calze, perchè le strappavo continuamente, quando mi chinavo sotto il banco per complc:arc le prontste di frutta. Una delle mie compagne di la,·oro nu constgliò finalmente di comprare caJ~c di seconda qualità da mettere durante il lavoro. ~cl frattempo tentavo di tro\·are un posto migliore. ma senza successo. Cominciavano a manifestarsi i sintomi della crisi. Sale da tè che prima a,·c,•ano molto la,·oro, ora chiudevano o cambiavano proprietario. l ' na ,·olta, mentre andavo alla ricerca di un posto ncll;. 57' strada, incontrat hL ~ignora Walc~ e mi fermai a parlare con lei. Durante questi quattro anni ella non era molto cambiata c sembrava elegante come 5cmprc. Quando seppe dci miei sforzi per tro,•a· re un posto in una pasticceria, si offrì di prcscntarmi a un suo conoscente, proprietario di un locale. Tutt:wia anche questo fu inutile, pcrchè il negozio era stato appena liquidato. Ci dO\ emmo convincere con disappunto che il nostro progetto di aprire una pasticceria non anebbc . potuto essere realizzato con i pochi soldi cht posscdc,·amo. La crisi si ag· gra,·a,·a ogni settimana c sar ebbe stato troppo azzardato trascurarnc i sintomi. Ancora una ,·olta una sola porta era aperta ùinan7.i a noi. K l.' R A

O O al' T 1111'S A

(Tr••••l•n• eu n . B .}

BENEFICENZA ORGANIZZATA

Sarà un po' sconcertante pu i filantropi sapere cht una compagnia. di New Yorlc si pr~cupa di dato <i6on 11 INo beoefìcenza in base alla. frequenu e ~lb qua.ntità, e poi preparare wa specie di lutJ a uso e consumo degli sfrunatori ddla. 6Jantropta. LL Compagnia, nou come il Publicity Senicc Bu. rea.u, prepara cin~ liste che vanno in ord.ior a.Jf.o· beòco dalla À alla E, !«<OIdo uo criterio di Jdtzioa.t troppo .intrialo per spiega.do qui. ~ plido atalo,o di amerosìti si può complaft p« circa. 20 dolla.ri, e di i nomi di un miaJiaio eli criooma.ti benefattori • che possono ~ anidlllti c c~ nsiooevole 6ducia per uo aiuto _.,...,we ._ New Yorlc.l.,.tio·57~


l

I BC»Rf-RI~SI IJ'J.\MEill (;1\ SPJiUTO 01 FACOLTA

o.la popol.uroot della Svez'a è in crrsceou, cd ro conuscn l"un'co uomo r~pon<~b.le dr ciò ... Prof. HrnrJ ,\f. Btnrh W~tern Rese~·e Univ=iry

« Quando due <renr giunsono insieme a un passaggiO. ~mb<:duc devono completamente fermarsi e nessuno dei due può conu· nuare finchè l'ahro non è partito '"· Prof. Th~<rJI011t. Poi. Sri. Nonhw~tern University

« Una doMa wu •·olta mr ha detto che nessun~ moghe può ~sere fdice se suo marito non la batte una volu alla settimana.

lo credo che una volta alla settimana sia un po' rroppo·spesso "· Prof. G. DtmiJu. Theol. Phil. Bmwn Univers'ty

-

Soao pu,aa.ti dJ quc:.

r· New Yotlrer ... gi\a9DO :s:J~)

• Un fatahsr~ ~ una P"rsona che non sr prroccupa dt lluardarta tlesrra c a sinrsrra prima da .urra,•ersare la strada». Prof. llt>llan, Pr]rh. Michigan Stare College «Scrivere le vostre rasposte così ch:anmenre che anche un an. segn.~nte possa capirle •.

Prof. L. B. llrcJ-. /8. E~<t.. UntvCJ,Siry of Illinois (Gli studenti sono rnviuui a mandarei detti der loro insegnano. l detti pubblica11 saranno pag2ù un dollaro ciascuno. Jnd,riuare a « Spir.to di Facohà,. a cura dr College Humor).

( « College H umor. 10, Settembre ·34). RIMORSO Un commedroyafo sta •n poltrona alla prima di una sua produzione. La commedia fa fiasco. Come rl commediografo roma a sedersi, pallido c: triste, tra i fischi del pubblico, una donna dietro dr lui si chtna sulla sua spalla e gli drce: " Scusatemr. signore, ma cOIK.'sctndovi come l'aurore di quesra commtdra. m1 ero pr~a la libertà, all'inizio della recit~. da ta· glia"'' una crocea d , Ca!>"ll•. Permenetc:mr di resutuunla •· ( • Life ,., agusro 19<40). DISSESTO Urs-Knicker: Si è •bnuata vostra ligha alla casa, dopu ti soggiorno al College! Urs·Bocker : No; si comporta come un ex-Pres•dente cL ntomo dall'Europa. ( • Life », se11. 1940).

TEMPERANZA

Nt. r.sroranra di N..,..haven, spesso sulla hna ddle VIvande 6gura un N..,.. York coclnail, una pracevole mistura di Jin e sugo di hmone. Su un co.rtellino appunu.to al menù, c'~ la descriz;one della bevanda, il preuo e infine una nora: • &-lo due a persona, n~sun )tentiluomo ne chiede tre». ONOREP I CJtNZJt A Whitey a una gaua di Buffalo, fu coocesso un certilico.ro al merito diJia ~ian Hwnane Association, con la seguente motivuiooe: c Questa madre pna rischib la sua vita il 22 Jiu· gno scorso, inilanclosi ua le pnbe de. pompieri in uo JWWc> in fiamme, e uscendone \'ionfalmente col su<' prùno in bocca •· (cNew Weela: t, 18 lugho 1938).

125



i LA CASA BIANCA

SUICIDI NE LLA POLIZIA

AllA CASA al N. 1600, Pennsylv:mia Avenu~­ Washingron, in una sola stagion~ vi sono stati riavuti 4.n9 (ISpiti. ~ v·~ un pass:1ggio g:ornali~ro d i 27.000 visitato ri. L'unica impronta ~rsonale lasciara dai Rooscvdt ~ un paravento dorato al ~­ condo piano; tutto il resto è patrimonio storico c non p uò esser toccato senza il ~estare d~Ua Commission~ di Beli~ Arti. Ogni sabato sera la signora Roosev~k. senz.a f aiuto dei suoi l ~ servitori, pr~ara da sola due uoYa sbattute al Presidente. Negli altri giorni della settimana chi si occupa r~l· mente dd governo della casa è la signora Nesbitt ;. ~~ rollaboruiooe tra lei e la signora Roosevelt avviene dopo una discussion~ giornaliera; la Signora Nesbiu dà poi ~r tddono le sue ordinazioni all..4() d itte eh~ servono la Casa Bianca. Nella sala da pranzo ufficial~ che è p:ù piccola ,Joella saL. del.I'.Est. POSSOOO seder~ 107 persone: ..,. i Coolidge ~ gli Hoov~r vi mangiavano anche quando erano soli. l Roosevelt invec~ prd~iscono 12 sala da pranzo printa acnnt<>, che è meno im~gnat•va. Nei pranzi ufficiali i Roosevelt usano i l proprio servi~io da tavola: bianco ~vorio col bordino dorato, ~ una fascia interna azzurra con 48 steli~ J' oro, il sigillo Presidero::~le e lo stemma dd Roo. sevelt. Il Presid~nte è d i facile contentatura, ama i fruui di mare e non mangia nè formaggio nè f rutta. La cucina della Casa a ;anca è la p ù ~Ila cucina privata d'Ameriu., lu un fornello cl~trico eh<· costò ~ sterline, lungo 24 pi~i, con una quantità di beuerie e fornelli volanti, che può CU· cinare per 1 ~O person~. L'unica rosa che la Casa B.anca non può fornire ~r i pram.i ufficiali SI'· no i fiori. Ad essi provvedono 27 serre s~rimen­ tali gov~rnative. NoTA: La starua cosidetta dell'Est, che misura 26 metri e mezzo per l~, è la p;ù grande. Abigai l Adams, la prima signora che ab:rò nella Casa Bianca, vi stendeva il suo bucato; T eodoro Roosev~h la u..ava ~r il ju-jutSu. (c Lif~ "· agosto 1939).

La polizio di New York che è nota co~ Ja più grand~ e la piil. solida del IIK'ndo raggiunge :lflCM

PUNTUALITA

Domen'ca scorsa. un abitante <li Patehegue andò a far una gita a Jooes Beach. Dopo ti bagno, g ii venne sete, e si recò a un bar •ulla sp iaggia ~r bene Ul\3 b;rra. Ma il barista lo avveni che non lo poteva servire. per via di una legge che pro biva lo smercio di b rra prima dd le du~ pormridi:me. a cu i mancavano cinque mtnuti. Il begnant~ decise allorJ di loS~ttare pas~gg·andu avanti e ind.etro sulla spiaggia, finchè gli parve giunta l'ora·d: avvic'narsi di nuovo al bar. Nel frat· tempo, si era d iretto al bar anche l'agente di poli:.ia di servizio, et-n l'orclogio in mano. e lo guardava attentamerue, col braccio a lzato come un arbitro che coota i secondi su un pugilarorc fuori rombau mento. Lo tenne alzato ~r qualche !~· condo ancora. po; l'abb.ts.ò d i colpo. Sull'istante, il !>arista vt-rsò una b irra. ( c New Yorker •. marzo · 39).

- Q~• lnioai eli Storia GllticG 801Do . ._ du..bl:rio iatei"MeCCDti 1...

d•l prot. Hotaoa

( " CoiMv• H.-or " . •o.no 1900 )

CONTRATTI 01 DIV I

Card Lombarcl era solita Call'biar tinta di capel!i subito dopo aver finito un film; 'quando era rochiam.1ta ~r le ripr~, il cambiamento era evident~. Ora essa non può mutar colore finchè il film non i.- pronto ~~ la programma:.ione. Carol non può nemmeno cantare molw fuo ri Jello c studio "· . per tema di sforzare l~ sue corde vocali. Il contratto d1 John B>rrymorc glo permette di non lavnrare il venerdì, quando capita il 13 del mne. Bett~ Oavis (occhi azzurri c ca~lli biondi) deve rimanere sempre una bionda, spcocifica il suo con• tr.mo. Dopo il rolpo di sole dell'anno passato, an· ch'essa den ripararsi dalla luc~ troppo fonc. Merle ~ron, ~r sposarsi, dt-v~tc aspettare che il produtto re cinematografico approvasse la sua scelta di un marito. Molte case produttrici di film ritengano infatti che il matrimonio d iminuisca l'at. trazione di una stella. · Donald Woods, non può meucrc in circt-lazione fotografie ~ lo mostrino in st11o alla famiglia. ~rcbè ciò potr~ dann~ggiare il su<o foscino romantico pr<-sS<• il pubblico.

un altissimo livello di monalità auto procurata. L'onda dei suicidi comonciò otto anni (,, quando Edward Mulbroodey divmn~ Commissario d i polizia. Durante i dodici mesi di carica del suo predccessor< s'erano lammtati soltanto duC" s uicidi n~lla polizia; nel primo anno di Mulbron<k-y. il numero sali a nove, e in quauru anni a trenlotto, Quandt' poi nel 19}4 mtrò in carica di commissario l.nlis S. Valentine, il livello ere~. e MI primo anno do· ciono pol izioui si uccis~ro. La settimana scorsa vi fu una v:olmt.l campagna dei giornali contro il wmmis.sario e il dipani~n10, a causa di una squadra di poJ;zia che a\·~va fano irruzione in una delle più lussuose case: da giow d i Manhattan. Sd>ben.. l'is~uure in carica del discretW, Charles Neidig, fosse assen~t ~r malattia, il commissario Valenti ne la trasferì in c Si~ria », un'oscura division~ cio<, della Quttru Ctounty. Qual· tro g iorni dopo, mmtre a rasa sua si dava un ricevimentO. Neidig usci in giardino e si tirò una palla nel cervello. Neidig ~ il terzo ufficiale di r•nga che si sia ucciso quest'anno, e il 69.mo •· gente d i polizia a suicidarsi in questi '"' anni e dicci mesi del commissariai<> d i Valentinc. L'opi· ooi<'n..- pubblica subito mise in luce questi fatti: Il chC', insieme al >u:cida. sette poliziotti C'rano sparir> dal l. gennaio; 2) cht' il livC'II<• <ki suicidi !fa gh agenl\ di polizia era divenuto sette voltt" più ahu che Ifa i civili ; 3) che Valcntine. saJ:to dai ranghi. i: conosciuto come un fanatico della d isc:p lina che ha ragg' unto un record col licen ziamento d,· 221 U<'mont durante la sua carica. l difensori del d 'par. timemo replicarono con argamf.."'lti altreuanto strin· genti ,. cioè ch'l la maggior pane dei suicidi nella polizia derivano da diJiicoltà finanziorie c catt:va salule. e che Veiding eu minato da on'infezion<" che av"a g 'à ucciso suu padre e sua mad.r~. Alla fine, sebbene nessuno poSSJ. p:cnamente spiegare l'enormt- disparità tra i suicid i civili e quelli di polizia, tuttavia si è d'accordo su un pumo importan· le : che cioè, essendo i pol;zioui abitualmente ar, mar i. essi soccombono p iù pro.nramente ai passeg. ~oen attacchi di sconfo n o cui va soggetta l'umanità. (c New Yorker », luglio 1938)

LEGGI AMERICANE

A Z·on City, lllinois, ~ un clelittt- far boccacce e ! morfie a chiunque. Aver<: un cane che misuri più di dicci flollici di : lte:ua, ~ prob' to a Boston, MassachussetS. Secondo una· legge dell: Carolina del Nord, i l~tti d · alberga devono essere distanti l'uno dall'alno da circa 60 centim~ri. Neli'Oregon è obbliga•Nin che tutte le lenzuola .l'alberga siano lunghe :Ù· rnt·no 2 m~ri c 37. ( « Life », agosto 19 39).

MAE WEST E L'M. R .A. (Morale RI· Armamento)

Il R~v. Dr. Franck Buchman, apostolo del Ri. Armamento Morale, ba fatto una vis'ta d i meu'ora a Mae W es: ad Hollywood. In p cdi, accanttn una staruetta nuda, M ss Mae W est esclama : • E' molto bello quello che h1e, dottor Buchman. • lo pratico il Riarmam~to Mo rale n~l mio cuore"· (c L fe "• agosto 1939).

CARTELLI

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MI', Smlllo. ~ poprio ""'· s....\ cii rltomo · lnf

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<" Coli-v• a - ".

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Salendo a bordo d:l « Monarca di Bcrrr.uda ,. per sa'ut:ue un am co, notammo il s~guentc rnndlo sul pont~: c Non son(' ammessi vi~' tatori dopu In par tt nza del battello ». (c New Yorket ». luglu• t9 P )


ressanti panicolari sulla vita intell~tuale .d~gl~ 5t:'ti Uniti. Nel suo !1bro. il Thompson non so hmota lofalli a parlare di musica e di musicistL: _ma ~esccov~ anche l'esistenza degli altri artisti arnerocao1 : parta dc:i loro mstumi ero«ICi, di come guadagnano il loro dmaro (c per lavoro, matriiTIQniO 9 mend:cità » di co- l<' spendono e persino delle loro opinioni politiche. l pc>eti sono per il nosuo Autore delle sopra•· vivenze di una civiltà anteriore. «Al poeta resta sol. tanto della sua art<" la tecnica di un epigone e il pr<Stigio t"reditario. Il prestigio della poesia cJ;wica basta per spiegare il C()mmerc:o fra le donne rolte e i poeti da esse scelti C()IDe amanti. Mi servo di proposito c'Iella parola commercòo poichè in queste fac. cende am<•ruse una certa somma di denaro inevita· b!hnent<: passa da una tasca ali"altra.-». lùtto quel che fa il poeta americanv. dice Yirgit Thompson è disperato ed eccessivo. Egli roanA:a come un porco, digiuna come una bdln:r.a professionale; g :rovaga;" fa arrestare; ruba; scappa; ricaua;· prende droghe, acqu'sta ogni vizio conosc:ut<.> ed ogni malattia inguaribile, la meno comune delle quali · è l"ubbriachena solitaria.

COMODITA

Uao dri più sgradevoli rumori era quello pr<><lonu

da chi tentava di eomue .in gabinetto Pull ma nn già occup&to e · premere sulla maniglia. Quesoo. rumore è stuo . recentemente eliminato sulle h n« « Q.ngressional Limited ,.. u roeletre de1« Limited ,. ora sono provvisu.- di battmti. in modo .k dare a chi è denuo un più ·secco, m~ · piU preciso c meno noioso avvntimmto. (c New Yorker "· agosto 19>~)

PRIME TEATRALI

La OUO\'a commedia di Paul Vincmt C..rrol, «Il cavallo bianco ,., ha richiamato gran folla 31 Broadhurst Thearre. Appena ~•lato il sipari(), una doona chiede al suo compagno per quale ragione egli crede hanno rappresentato quella commedia. Merayighato, quesò le chiese che C9S1 volesse ;nten. dere. " Proprio qll<'Sto • rispose impaziente la donna. « Pcrc!K hanno rappr=tato una commedia come ,questa? Non ~ contro il cl.'muoismo, non ~ coruro il fa.scùmo, e allora perchc mai l'hanno rappre. scntata? •· (« New Yorkcr », marLo '}9)

• - Aadle . .

DOD a..te riMo t"idtaat•* cioftlle ""' ...-fu.. " " - ' • il M9JiaM di ~ • • • • l

(" CoU-9• H..-r ". -

INO)

VITA DEGLI ARTISTI NEGLI S. U.

Virgil Thompson ~ senza dubbio una delle più intrressami ligure dclb. vira intellettuale americana e di quella musicale in particolare. Egli ~ anche uno scrittore molto caustico e il suo ultimo libro, Lo SttrJo Je/111 Mllticd, pubblicato nel 1940, ci dà inte·

AVVELENAMENTI A POCO PREZZO

l coosuma.~ori applaudiranno al gesto di un farmacista dd Massachusetts che ha concesso lo sconto su una bottiglia di stricnioa, a una donna che la comprava per sbarazzarsi del marito. Viene così abbassato il costo di avvelenamento dd proprio compagno alla rag;onevole somma di quartro ccn. tesimi di doll~ro. ( « Nev Yorker • , agosto 19;7)

l l

Poi Thompson viene a parlare dei musicisti. l compositori americani, che l'Autore conosce tutti personalmente, non sì vogt:ono bene fra le>ro. Qwlndo sono giovani, parlano reciprocamente delle loro ope· re, ma dopo i trent'anni ostentano una superba igno. ranza, un sovrano dispreZZ<.> di quel che fanno i colleghi. La loro sol.dari~à profess'onale è nulla. l mus:cisti americani che hanno sposato una rendita non sooo più seguaci di Òd>ussy come erano a venti anni. Se sposano ancora g :ovani, poi, oon hanno più il tempo di scrivere musica, occupati come sooo dagli obblighi della vira mondana. Nelle loro case non c'è in g·m molta musica: è rar:ss:mo, poi in·. controre un Iom manoscritto. Se i musièisti si spo. sano un po' più :uuiani, quando le loro ab':ud.ni sono g·à formate, e se la rendita che ha po~tato in dote la mo,gl'e ~ molto cospicua, essi sono finiti per l'ane e si gettano a corpo morto allo sfruttamento del folklore, op pure alla composiz'ooe dt pezzi per jazz, o alla rimasticatura di notissimi mo· ti\'i di valuer viennesi. DinttoN 1 IJI :a zhiJe: VITTORIO GOBRESIO

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lA BA1"fJ.\GUJ.\ DI MJ.UIATONJ\ 1>.\ ~!l'.\ì\0() CIRO, :1 f.,nJ;,turc tftoll'uu· )Jt·ro JK·rsiano, vinto ;,Ila m~tà del \' 1 secolo Creso t' annesso il regno lidio. sotlomise le città ~:rt·chc d'Asia, Ptrsiani c Greci furono d1 front::; c s'iniziò il duello terminato 1luc secoli J•ÌÙ tardi con le vittorie di :\lcssaudru ~lal't'lln. :\1 primo atto di questo t~uello appar. IÌt•ne la battaglia di Maratona. L'altro dominio di Creso sulle città greche dell'Asia minor:: era riuscito ad esse più leg· ~:eru che non quello persiano; t' mentre il re. ~:no di Lidia ~a penetrato di cultura grec~ i; nnm·n impero persiano si manteneva ad c~sa ~·straneo. Al tempo di Creso i Greci d'A. $Ìa t•rano rimasti al margine estremo dell'im)'t'n• lidiu. fermatosi ;,Ile sponde dell'Egeo; l'impi.·ro persiano sotto Dario. nn successore <1. Ciro, a" ~"a ,·areato alla fint• del \'1 secoJ,1 J:li Stretti, assoggettato direttamente la Tra. eia. imposto la sottomissione alla ~iaccdonia, c ~:ravita,·a sulla penisola gn•ca. L'cllt'nism·J •·ra minacciato da qu:!sto straripamento del· l'Oriente, direttamente, nella madre patria. 1\l principio del \ ' scculo, dOJlll 1<' ..:oi1qni.Hc . t·nrOfl:!c di Dario, scopJ)jÒ nella IÒnia tlllll ri. ,·olta per opcr<~ di Aristagor<~ di Mii('!O (la maggiore tra le citlà greche d'Asia). alla qullle aderirono 1.- città deli'Eolia c d~II'EJ. ltsponto. la Caria t' Cipru. Dopo qnalchc anno la rivolta f11 domata : la sconfitta navale toc· O.:<tta agli Joni presso ~~ ilcto, la presa. il sac. t•heggio :: l'incef!dio di questa città ( 495) ne ~··gnarono la fine. Ari.;tagora. durante la ri· ,·ulta, a\'cva fatto ricorso per aiuto alla ma. eire patria; l'dlenismo del continrntc cnrop: o :1\·rl'hhc dovuto sentirsi intrressato alla sa1. \'I'ZZa di qudlo del Contine11tc asiatico. S i lratt<tl'a in sostanza di ottenere l'ailllo di Sp;,rta c di Atene. soprattutto della prima che tra alla testa della grande lega peioponncsiaC<~. Ma Sparta. impegnata in faccende su ~. non "\'t• va dato nulla ; qualche soccorso t•r.• '~·nuto da Ateli{' c dall'altra. minor città ma. rinara di Erctria neii' Euhca. l soccorsi 11011 :1\·e"ano hastato a c\·itarc la sconfitta dell'in· >llrrt' zione. Essi offrirono in,·ccc ai P~rsiani, - che uno meno dei Romani curavano la moth·... zione giuridica delle loro terre -il fond<~mcn. lu j)I.Ttma spt'dizione punitiva contro Eretria 111 Atene. l 1na flotta persiana con nn c!'Cr· c;to di sharco. sotto il comando di :\rtafernc ~· Dati, partì nella primanra del 490 HTSII la Gn·cia. E,·identcmentc questa spedizione puniti"" dm·cva esser l'inizio ddla wttomi>· siont· della Grecia al Re ùci re. Tutta la pc. nisola halcanica sarehhc stata così in mano d i Darin, c 111 dominazione J)ersiana si sarch. ht impiantata sulle due oppostt' s;xmdc dc). l'Egeo riducendo il Meditenan.co ori~ntak (poich~ Siria ed Egitto <b tempo facevann part:: ck-M'impero) a un lago persiano. Dopo :.ver sottomesso le Cicl11di, i due comand11n•i si ,·olscro all'Eubea c posero l'11ssedio Jlt'1' mar1• e per terra ad Erctria. che ebb~ro in una settimana per tradimento, prima che sor. ~:c·;sero soccorsi da Atene. La città fu òac <:ileggiata ed arsa, la popolazione imbarcata ~ullc na"i per essere deportata in Per.s;ia. Lo stuso dcshno era riserbato ad Atene. l Per· ~iani sbarcarono le loro tmppe a metà della c<osta orientale dell'Attica, nella pianura di Maratona limit~tta a sud, a ovest c a nord dai munti dell'Attica, a esr dal mare. La pia.

s..a. !....rari« eli q-.\ero .,..,. del VI """· • · C. (At.... w- No-«<e)

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llotlogtia • Pcrticol.a n di wa ~- ottico. (Al-•, M ...o K""'-o.. l.

nura ~i stcndc,·a nella sua maggior lunghez. 1a p~r nove Km., nella maggior larghezza per 1re. Atene è sulla sponda occidentale dell'A t· tica. c quindi rimaneva a notevole distafl7.d. dal luogo dello sbarco; ma i Persiani ,·olevano probabilmente attirare le forze atenie;i hmtano dalla citti perchè sapevano che in questa c'era gente malcontenta che avrebbe potuto agire in loro favore. Atene era debole di for~c terrestri, c anche quelle maritttmc non erano sviluppate come lo furono poco più tardi. nonostante che già ,.; s: adoperasse Temtstoclc. Per far fronte ::1 pericolo la città ricorse: a Sparta adattando~; a : Rtrare nella lega peloponnesiaca; c, sapute t1 ~1lo sbarco persiano a Maratona, mandò :: !IOilccitare a Sparla l'invio di soccorst. Ques ! può tardarono perchè gli Spartani ricusava m. di mettusi in cammino prima del plenii.J. n.o. Conveniva intanto AJ!'Ii Ateniesi rimaner

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chiusi 111 città. o do,·e,·ano andart· incontro at Pcrstant sbarrando loro l;~ ,·ia di Atene? Pro. blema grave, che iu risolto secondo l'alterna· tiva più coraggiosa per o~ra di uno dci co. mandanti o strateght, Milziade, che pure poco tempo prima a,·cva governato 1111 territori • sugli Stretti come vassallo dci persiani. Gl• .\tenicsi dunque marciarono verso il IIC111ico, rin forzati da un contingente della Ctltà alleata di Platea in Beozia. E.>si presero una po. sit.ionc forte aUe pcndK:i dei monti. in modo da minacciar:: di fianco una eventuale avan. lata persiana per la strada principale eh; condncc\'a eia ~1.aratona ad Atene. Stettero così di fronte un esercito gr::co che contava un 10.000 opliti (o guerrieri tj pesante armatura), e uno persiano che dov.~· ,.a essere ~upcrtore di forze, ma non tanto quanto pretenderebbe la tradizione grccl. perchè altrimenti i Persiani anebbero invia. t<> mentre fronteggiavano i Greci a Maratona. un corpo di sbarco contro Atene rimasta indife~a. oppure anc~ a\'Tchhcro cercato •'•

aggirare snlk montal{nc l'esercito Per akun1 gtorn 1 nè !{li uni nè mossero. Da cht 'enne l'iniLiath·a co? :'appiamo che ~lilziade, come ciso la marcta fuori di .\tcne così dtrcsSc la ~ortita det Greci dalle t ro i Persiani; rimane a vedere se si t di un attacco iniziale, o di un sferrato allorquando i Persiani marcia contr•> gli .\tcnicsi. L'opi · fusa è la seconda : è probabile che i a,·endo saputo che da parte ateniese ta\·a su prossimi rinforzi spartani, si decisi ad attaccar:: prima che qoeJti scro. Secondo altri. i Persiani · paravano a nmbarcarst, per un<& Atene. e Milziade avrebbe colto qud di una certa confusioue. per lanciare truppe all'assalto. Comunque. quelle di corsa un tratto nella pianura; c da corsa storia. è venuto il siguificato ~tico dell!l' parola Maratona. Ma stata di un chilomt'lrn c tnczzo.


ll'll<k·n·hhc· Erodoto, è sl<tto lllc,so ragion~­ ' ulmcntc in dubhio. Ati Cl'iiarc accerchia. nwmi. ,\lifziadc fece il centro 1>iù dehole c k ~li più iorti. 11 prirnv indietreggiò sotto 'a pior"gi:. delle frecce persian~. ma lr sccrntd..: aua na~rliarono gli arcieri persiani e con la lt>ro supcriorità di armatura c di SJ)ITiH> n ~ l hh::ru raKiOnc. r Persiani furono l'Ohi 'n fuga lino alle na l'i. c anzi sette di queste 1·cnncrn prc;e dai Greci. Tmtada l'cstrci!IJ •confitto riuscì a rimbarc~trsi. c la ilotta pcr,iana J!irò il capo Sunio I>Cr soarcarc aj Fa. kn• c ~urprcnd::rè . \tcnc indi fesa: ma ~lil­ ;,iadc era già tornato JX'r la ,·ia diretta la .\lanttona ad :\knc. l' ai Persiani non rima. .,c che ril'olgere le n:'lc 1·erso l'Asia. Dcgli .\tctiÌcsi caddero 192 nomm1 per le perdill· pcr~ianc si fa la cifr:t (chl· parr~b­ hl· un poco ione) di 6ooo. Dal punto di l'ista degli ordina1ncnti mi. litari. ~laratona rappresenta la 1·ittoria di mihzic cittadine sopra un esercito pmf~ssiona. Il c mercenario. Dal punto di l'ista tattic.,, un· si accetti la ,·crsione del contrauacco gr-~ ­ co, .\l:mttona offn· (com.: ha detto il Del. hriick) un esempio classico della manovra diicnsi,:a.offen~i,·a. Storicamcntl' l'importnn7.ct dl'lla hattaglia fu immensa. E' ,·ero chl' .:s~a segnò solo una pausa nel tcntati1·o d'illl'asione persiano: occorse dicci anni dopo la grandc Yittori<~ na1·alc di Salamina con il su·1 ,, penclant » tcrn·st r~: di Platea. - per respin. gcrc <lcfiniti,·amentc il pericolo ~- ass~curarc J'indipcndcncta greca. ~1a quella l' tUona d~fi­ nitinl fu resa possibile solo da lfu~sta 1111ziale di :\laratona ; se gli .\tcnie~i iosser0 stati sconiini in quell'agosto o scttl·mhre dd 490. c'è da crctkrc chr la Gr_ccia avrt'·hh.: piegato innanzi all'impero p<·rssano. La ~al­ vezza della ci,•iltà c.'llcnica, vrt·scn ·ata dali assnrhimcnto nel dcspotismo p:!r.;iano. l;, >upn·mazia c la funzione dirctti1·a dell'Occidente rispetto all'Oriente fanno caP_O a .\laratona. Il sacrificio dei caduti, a cut At::lll' l'resse il tumulo funerario nella pianura, prl·sso 1l mare. là do1·c .-ra gi-unta la loro corsa I'Ìttnrinsa. rese pt~.;sibili Sofoclc " Fidia, Sncratc l' f'JatOII:.'. riKTICO liOTTA

1~1.\ IJ1\'r'l,1.\Ci1...11.\

1)1 (~1\NNI~ ~Jl' f~L CII E FL'ROXU p.-r la cil'illa l'llcnica le SJil'dizioni d i Dari<> c di Sen.... >i può dire cht· fosse per lo :.tato romano la spc· dszionc <li :\nnihak: nell'un cas" l' nell'altro 1111 pt:ric11lo mortale. Xou j:'ià eh., .\nni. bai(· Jlcnsassl· a impiantare la dominaziom· di C"artaginc nella pcitisola italiana ~: su1 Sct· t.: Colli; ma _egli mira1·a a distruggere la compaginc romano-italica, ttllltl il la\'<H<> di espansione c di cost:-uzionc che Roma a,-,._. ,·a compiuto in tre secoli c che l'a.-c1·a portata a dominare <' go1•ernarc dallo stretto di .\lt·ssina alle ril'c dd Pu. Roma dOI'cl'a t·sscn · ridotta alle condizioni tli mt scmplic~: statercllo latino: Lig-uri. Galli. ftalici, Grc· ci do,·c,·ano essere sottratti al suo donunw c'restituiti a indipl'ndenza. gli uni accanto agli altri u gli uni contro j:'li alt_ri..~Ilor~ il dominio mediterraneo di Cartagmc 111 :\In ca c SpaKna sarebbe sratu al sicur<> u_l_cs_sa avrd>hc potuto ripr~ nder piede 11~ :-.1ctlta. Per questo piano grandio:.o .\nniha).., a n:~· a concepito ,. attuato 1:. spedizione m ltallòt. fin nd cuori.' ·ddlo staw nt·mico. Lt· 'ne ,·iuuric militari, egli pt•ns;.l'a. anchht·ro procurato la 1l'1·ata in massa tki l;:tl_l•. ':• rin>ha degli Etruschi. <ki Greci, tlcs ~annt· 11. dci Latini : (' cosi suno i cnlpt ddlc SII<' armi sarchh<• caduto lo 'lato romano. J.l. l'l!ton<· militari ci iuronu. con un ere· >Ccntlu imponcmc: dop•• l'inidicc >Cotttru tli a\'ang-uardia ~ul Ticsno c la ;cunfitta alla Trehhia. i Romani ,ubirono ti disas1ro ''':1 Trasimeno. .\fa l<t sirnmachia romana. rt· masta sostanzialmuuc intiltta. JK>Sst·dcl·a grandi risorse: c ndl'cstall- tld LJ() .\unihai<-. che a1·<·1 a 1ran·rsaw nttvn<>saml:lltl l'Italia lino alla Pt1glia. si l'id<· imntegg•aw ndla pianura di Cann<'. sul!<- n',. rl<'II'O-

iamo. eia un csl·rclt<> lcg1nnario J>IÙ podcru,t> che ma1, sotto i consols Emil10 P:wlu c 1\•r..,nzi!) Varron~. (ju~sw secondo, 1111 oraror.., 110polar... eletto in opp•>sizionc alla no· hiltà. era il partir:-iano ili operazicmi offcnsi,·c, risululh·c al posto ddla tattica rcmpon :ggsatriC<' seguita nell'anno precedente dal dittatore Fabio .\fassimo. Egli rimase ,·itti· ma del ~uo attil'ismo tril\'oltn dalla supcrioritit militare di \nnibak Ci sono du<· 4iu:stioui Jlrincil;ali C<>ntrOI·cr. se circa la battaglia d• Canne (an~nuta. il 2 agosto ~cC01\Ùo il calendario rmnano, che scmhra coincidcss~: allora con quello sol;tr.:): il luogo della hanaglia c il numero cki "com· battenti. Per 1l primo ~i clispllta se la battaglia al' l'l•ni~~c ~nlla ,.ju"tr<t cioè a nord, deii'Oianrv. o sulla destra. l'nu:hè ~appiamo chi.' l'ala dcstr<~ roman« era appoggiai« al fiume. la siwazione dci cnmbaucniJ a scemi· tla dell" du1· nrsioni si r'on-scia: nel primo ca:.v 'sarchhcrn ~lat i 1 Cartagines< a combattere con ).., ~pall1· al man·, nel secondo i Roll\ani. Riguardo all1· trnpj)C impegnate: la discrepanza conct·rn., suprallntto i Romani. ~i tratta, nicntcnwnf). di decider<- se fossero quattr" •xl otto lq,tioni. 45·50.(1()0, più di l:lo.UU(.>. l Canagim·si l'cngmw calcolati fra 1 Jj.oou c i so.ooo. Che ' i fosse una -certa ,npcnnnrà numerica romana. tutti sono d'ac· cordo: ma in 1111 ~aso SI ,arl'bhe trattato dj un dil'cimila uomini di ,più. m•ll'altro di una for7.a ùopp•a all'incirc« di quella del tH:mico. La manon<~ di .\nnibale, - non im11rm 1 1Sata durante lo " ·olgimcnto dell'a· zionc. ma m>nuziosamellll' preparala in precedenza - di acccrchiamento per le due ali san·hiJ.... stala temeraria. contro i dettami iondamentali tlcll'ane militare, S<· dal'l'eru egli <ti'C~>C pUSSCdUIQ S<~l() )a 111~!~ n . JlO<;Il più <Il·ll.- forzl· ",-,·crsanl·. perche tl n sch1o <Idio sinntlam,·nto al n·ntru sarchbc .;ta. 111 gra1·iss•mu: l' rius<.~Jrehl'<: di {ficilmcnll' ~<•mpr<·nsihilt' la sua r111scita trionfali'. l \·r-

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An.oiba1• fanciullo qiu.ra a Ca:rla9iAe odio roma:ai (illeitlion• di Pia•llì).


SOPRA: Gcalere romaae (f,..,gio d...coratl•o aeUa Cdei Voli! Cl Po-i). A DESTRA: 1.e9;oDcui ..--1 (M....,o cti MCIII-).

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• . , . _ . co• Mi<kto , _ _

(M-••No9-l.

to è che l'esercito romano ave,•a la pre\'a· J.,nza in fanteria, •l cartaginese nella cavalleria : la pianura si prestava a sfruttare quest'ultima superiorità. Varrone, che aveva il CIOIDaDdo in capo, dispose sulla diritta, presia~~W, la cavalleria cittadina, così da ~~~linl~e facan:hiameato, sulla sinistra

tro la fante ria, pure di Iberi e Galli, piut:osto rada, disponendole ai fianchi, sulla COD· giunzione con le ali, la fanteria africana. U centro a\•anzò in forma leggermente falcata. con la com·cssità verso i Romani: sotto l'urto formidabile della falange legionaria ripiegò trasformandosi da convesso in conca\'O, c nella concavità s'ingolfarono le file romane serrandosi le une alle altre per effettuare lo s fondamento. Intervennero alLor;; dall'una p<trte c dall'altra i fanti afrJ· c;;ni impegnando obliquamente i romani il\'anzanti c scrrandoli ai fianchi. Questa manoHa alleggerì la pressione romana sul tro cartaginese c abbozzò l'accerdtiame.., to, dando altresì il tempo necessario operazioni Yittoriose della ca,·alleria ginesc. L'ala sinistra i:li questa ruppe stra romana c quindi con un largo · corse a mettere in fuga anche la poi tutta la ca\'alleria cartaginese · taccò alle spalle la falange romana tando l'accerchiamento. La fanteria romana rimase prigioniera delle sue zioni compatte c profonde: una gran dei combattenti. non avendo potuto ooera1A!il• k conversioni di f ronte necessarie, nman~rc inutili~zata; le file caddero mann m~·~"crate c il cerchio si strinse pr.: pw :ncsorabilt-. sc::•pr~ più stritolante quelle che rimanc\'auo. Le cifre delle dite romane differiscono anche qui, a poco, da uno a due. in cons4~2'11Ctl%a \'alutazionc iniziale divergente si parla di un 45-50.000 morti, Maggiore accordo v'è sui n~ii.,;,,ni•r• quella degli alleati. Al centro pose l a. i;.n· mila) ~ massimo tcria schi~ randQla in file profonde e serrate Fra quest ultimi fu '~'··-A __,,_ ' ' - · - - -·•· di modo che la superiorità, grande o picco~ tre Emilio Paolo cadde: è la, di numero non a\•eva modo di manifestarl'accoglienza fatta al console ""~rlll:ill6 si. e solo veniva a contare l'urto brutale del mo responsabile della disfatta. peso: concc.zione grossolanamente militaresca, mano, che lo ringraziò di non senza luce di intelligenza. Annibale contro h della patria. La valutazione cavalleria romana dispose tutta la sua cavalle. Canne è differentissima sec:anlloc:ll ria pesante di Iberi c Galli. contro gli alleali la eia lOttO l'atpe'ttO ca,·aUuia leggera dei Numicli. T eu. al COl- razione tattica. o BOtto


neo. cwè ndt~ ~~~,. cun~,gucnzc non tmm,. diatt-. Soru1 il primo asp..lln cs~a è il cavo· lavorn che ha •lato il suo nnm<: ncj trattati d 1 arte miluarc al ltpo ddla hattaglta <I. ac· c.,rchtant~nto ,. di •hstntZI<llll'. ln,·ccc i ri. Mthatt. ri<pcttn ai fini pasq!Ullt da .\nm· hai~. ìurono sc<tr•<~; ,. 'i putrd>h•· d tre. i or· zandn appena 1111 p<IC<I l;t nota. che L"ann•· fu una ,·ittoria tanto hnll;lltk quanto 'lt:rtlc Dopo Canne .\muha!e non ~i >enti tn grado d 1 attaccare dir,·ttamcnh l<oma nhran<lull· ti colpo dccisi1·o. ,. la C<llltpa~rtn,· cldlu -taw romano resistette anch,- ad'''-'"· Ddoum<~· rono hcnsì pan,· <kt ~onil·ckratt. <{lccmlmcntc nell'ltalt;t mcrichonal,·. fra '''' t !-'an nitt. Capua. Tarant•l: ma ti nucl•·o d l'l con. fc1krati ndl'lt<llta ••·ntral,· ~:on>l'rl'o Iii )\ta fedeltà. ,. anche th't t•·rrituri rih,•llatist ri· n1ascru in ntano <ki l{nmcan• una ~cnl· <l1 for lene. l.a c gu\·rra.klmpo non rllh<:Ì ;Hl \n nibak: q!;lt dmTtll ra'"'l!ll•lr,, all.t l!m·rra dt n·~t>lCliZil. dt I<'J!ort<>. m·lla qu;d,· k rl· sorse tanto mag-gtnr1 dt l<om;t dn·•"·rn 1;, \ lttuna. Canne t~ uno th:1 p1Ù J,:"randr l""'l'nl·

p 1 ndla stona ( j,,.,,. ti rn\ J!r;IIHI,· prim;t d 1 :'\apok<nll:) eh,· la lorta , i '"'''"''' 111> · lttan sono '''·ril, all.,rquand., ntiiiiC<~ 1111 u·r· nno pulntco. - " · p<:r dtr mq:-lio. •·tic"-

l"'huc... -

(h,. h ia,·c,., iru11an

.J)I Zi.\!11.\ L.\ CR.\XL>E b:ut.tgita di :'\.ir:lgK.t r... :111.:o>r oggi meglio conosciuta. per 11n'incsallczza lO· pografié:a. con il nome di Zama, ebbe il suu ;nizio strategico qualche t(·mpo prima che n. niss~ro a comatto fra loro gli l'Sl·rciti schio:· r;Hi sul suolo airicano da Scipionc c da Anni. halc. L:t battaglia ha il suo 1·::ro inizio con la marcia di Scipionc da Tunisi verso Cartagine. Essa. mentre apr.- all'esercito romano \lltla la l'alle d:·l Hagrada~. serhatoio di ogni risors;t agricola cartaginc~c. al tempo stcs>o conduce il campo italico sulla 1·ia che Massinissa do· ,..,,.a compiere per portare la sua c:l\'allcria. mohilitata ~ richiam<~ta in gran fretta ai pri. mi brontolii del tuono di guerra. in soccorsn dd suo grande alleato. Scipionc ha hi.;ogno di questa ca1·allcria com,. della h te<· del sol:!: l'att~ndc con ansia. subordina all<t sua dispo. nib;lità ogni mo1·imcnto ed ogni azionc. per ultimo ottiene da essa la \'ittoria. Una ,·itto. ria enorme, dalle conseguenze straordinari<· t>er il mondo. una svolta nella .;toria della ci. ,·iltà e dell'uomo. Livio sintetizza in una irase it significato d~llo scontro : c l cartaginc,i si battc1·ano per la loro sall'ezza c per il dominio ddi'A(rica, i romani per l'impc(O mondiale ». Ed ecco il comandante romano, sin dai primi giorni della gm:rra rinnol'ata per la rottura d••i patti da part•· dci cartaginesi. prendere l'iniziati,·a c costringere Annibak. il ,·ecchio « konc di Libia • che an,·a insan· guinato i campi d'italia c d'Europa, ad u.;~i. re dalla sua tana. 11 ,·ccch io condottiero i· ,(.~ però ancora spal'cntosamentc fori•·· Oltre eh. ' ' _ sul superstitr esercito di Asdrubale c sui sw.i ":'~" 24.000 reduci daUa guerra in Italia. •·ctcrani ,..or.\• d t un <t delle piit. a~tdaci c hrillant_i sccrn:r; .- ,·) ·~ di guerra che st 31ano mai comptutc. ·~ft.v{-..J' "'f halz può contare sn 12.000 gaUi mcrccna -~~ ~ ".,; ' h co. • ""~ . "";."'. -Jo.rc 2000 Ca l'a l .•en· dc ( capo num>'d a T 1c 4000 macedoni mandati da Filippo in soc( r ... ,. · •·· / so di Cartagine. E' un esercito imponcn:,. S• , ' ~, aggiange a queste cifr:: il numero dc~i i l•. fa mi cartaginesi. circa un centinaio \'Cl i c:~r ti armati dell'antichità. Contro di cssu. 'ab. labile press'a poco' in 65.000 uomini, i r"man· dispongono di due legioni di fant~r:.: ( 35.t>0r comhatt~nti eire.'\) c di 14.000 ca,·alicri. L'in· feriorità numerica dei romani Jlt)n i: parcg. giata dalla licl'c superiorità ùella loro cava(. leria. ~fa il combattimento è necessario. Sci· pionc ha già l'into strategicamente il suo ;,;·. Yersario ; ora Si tratta di affrontarlo in campo aperto. pos.;ibilmenc in pianura per mcgli(J sfruttare la lic,·c superiorità della ca,·allcria romana, z batterlo in modo tal.: eh•· Cartagin~ non abbia piit un esercito. Scipion<· ormai in. dirizza tutte le sue azioni alla vision, di nna scontro decisil·o. Non si ··nra nè di minaccic· nè di spil'. :\nzi. appena qualche ~ivrno pri ma rldla hattaglia, quando ,·engou'o cattur;t:: presso il campo romano tre c3plvratori l Annibale. l'Africano. anzich~ farli pass::~r~ IM.' r le armi. come era costume, li a ifida ;n 1:11 trihuno c ia loro c:ompierz il giro dell'a.campamento pcrchè si rendessero esatto cun to delle forze e dell'animo d ei romani. l'o li rimanda\'a al campo cartagitll'<e. Anche il suo colloquio con .\nnibalc all 1·igilia della !tartaglia. è tutto informato t im prontato alla prossima realtà : il combattim< ., to ricercato ed ormai deciso come l'ultimo a t ·• di una lunga guerra c di un lungo anta:;OIIl· >mo. Le condizioni di pace a cui SciJ•ÌOtt: accc~nna durante quel colloquio sono. tn l' Ì · i eu i. inacc<"ttabili: il dist"orso fini•t"·· .;.. 1


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cuntm k iom1a1.1011J rvmanc, con gli <:ICJanu l~nciat 1 a piena canc-.t c le truJ>pe legger<: t•ronte a gcttaf'i nei \ ' UOll che J''!rtu degli ··nimali avrebbe do\ n tu produrre tra le fil. ;lt'mìch<·. Scnonchè ~lo pochi defanti rinsc•· runn a , cm re a contatto con i manipoli ru. ma111. l Ycliti <h Scipron~. pos!i ~o!"..-. ahbia. nm detto in a' an guardia armah d• tac•. t rom. hl l' scud1 hronzci da usar'i comc_gon~, spa· , cntarono la più parte d, qucKlt ammalt: mol. ti 1li essi fuggirono .mll<1 tlc1tra. innst~ndn h ca\'all~ ria cartagincs<·: i poch1 che gmnscr•J ; 1 tirn di R"i;~nllottu iunmn ri,uc_ch,au tl~1 cor. ricloi del dispositiYn rumanu c nmrono 1solatt , 111 tergo ùol fronte. don· {urtlll~) ,tg.n·ol.m.~ntc •opr;tffatti dalle ))esanti famene dt Sct~lonc. :-;11 t•eratu ttuestn pnrnu '' mag~on· l."'ncolo. q~li potc,·;; nrmai "·ilup)>afl• •l 'uo prano or. ft·Jhi\'o 'c portar,j al cnntratt~cco. Ila ,. imzio la ~.conda las~ dd comha:· tillll'llltl. Le prime due lince d1 Sctpionc. ~i l~n. c1a1W c•)ntru le pnm'· du<' hnc<· cartagmcs:. l na·rccnar1 eh,· formano queste, dopo una no. t l \'olc resistenza cominciall<l a ripiegare >Ili· la taza lmca dì , \nnih~l~, ;neutre la ca,·all.ria tli F.clin ,. Jì \la<sini,,a, imJlt:gnato com.

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A SDfiSTliA: Aaoibo'- (Nopob. M u. .o No uoDalo ) -

A D[STJIA: Scipi-• AlricGBO (lomo . N uM o CapitoliDo)

quc~t a iras~: ., :;c ,.i saranno gra\'i andh· queste condizioni, poich( non a\'Ctc pottt'" ,opponarc l~ pace, prcparatC\'i alla guerra ·,. l.a mattina 3cguentc Annibal ~ lnli"\' C all'at· tacco. La battaglia è pcrfcttarnl·nte rico~t rni· hil,· sulb. scorta della minu~io;a -<kscriz•une )asciatane da Polibio. l due campi ;t\'\'~rsari ~ rarl<J tx>sti a òrca quattro miglia d: distanza l'uno dall'altro su due colhn,· pelate c dolce. mente dil:'rada~ti da pari altezza 'l'r~o la pi~. nura c~·ntrak scelta da Scipimtt· per la manro· \'ra dl'lla .•ua ca\'alleria. Gli eserciti si spi~. J;arono in ordine di combattimento alle prime luci dcll'aP>a c si i<·rmarono. in allc~a eh:· k t rom be di una parte o dell'altra dcss('rn il se. ~na(,. rl'att:~cco. Erano due mas~c l'nonni ,1, armati. ca\'alli. dcfanti, articolak in schi,·rc , manipoli differenti all'aspetto sia per la ,.a. rictà delle n:sti che per la pesantezza c t'a,.;;. lità dcii~ ionnazioni. l cart;~gincsi si •·nm > -eh irr;~ti nel più ortodosso ordin ~ di hatta· .(.!li;~. Tre lince quasi cnntinuc. pn un'cstcn. >iOIIl' pari al fronte tenuto dai romam. La prima linea comprcndc,·a J.!li •·ldanti, ap)JOg· &iati da llnclt"i leggeri di ml·rcl·nari galli. li· ~uri c hakarici ~ dai qnaltromila ~:rcci di Fi. ll pJ)() di ~lacedonia. La sccmula linea c•ra an· ch'~s~a funu<lta di mercenari eli ~pagna c .:·. \ f rica; la l..rza era nn ltlocc•' compatto di '•·ntic:•:~ ttromila n•duci Jcllc inlmin~c cafll· t·al(nc tli .'.nniball· attra\'crsu la Spagna. la l· r;.ncia ,. l'Italia, qu~lli che, p<·r nn momento, :n,., ano a~s•.:uratrl a Cartal:'lll~ •l controllo di Enrupa ,. che a,·c,·ano )Klrtato la lnro minac· .eia l' la lnro offesa fin sottn )(o mura <li Roma. l'un t m quegli nomini ~i sar('hbe decisa ia giornata. Scipione. at contrario. a\'1:\'a utili>.· nto nn clispositivn di comhalli m~nto lic\'l'· rncnll' •livcrso da quello normalmente in us•• presso l'e3ercito romano. l suoi nomini cran·1 ;111cura disposti su tre linl'l', più h· sqnadr,· •lt-i q·liti in a\·anguardia: ma , manipoli anzi. cht ~s~crc organizzati a >Ca~chicra in morh eh,· quelli dl'lla s~:<:nnda tila chindcsser<l g!i mll·n·alli fra quelli della prima c <tnelli del. la terza gli intcr\'alh dflta Sl'conda, si era n' f>C>sti 111 colonno: lasc•a•ulo fra una colonna ··

l'altra hnlJChi corridoi s fociant i ~ul tt·r~H d~:­

la ÌHrntaziont· romana. Oltrl' ,, ciò. la sua tc r. z;, schiera. quella <ki tri11ri. tssi pure ,·ecchi c sicuri $Oidati . .:ra stata tenuta a h11r·no ' tul miglio distante dalle Jn,· pn•ct>dcnt i, tanto> <la ._·o:stituirc un'ott hna '- ma11n\ ra hili~si nltt rist:r136

'a eh, thffia!m,nlc '' ""rd:hc trovata Clllll\'<lll;t ndln misch111 sc non l"'r ,.,)cr, tld cap<.l. Le tlnc cantilene, quella rom;ma dt Lcho • "' .\las~uw•sa c queila cartaginese. erano d•· -ltl(!alt· nll< ali l'Strcmt· tic• due schicranwnti. Il pnmo Rtl attaccare fn Annibale. La su·• t••IUII~ pnm.t llll.a d'nnn 51 mosse .:umt,at•a

hattun~nto cmttru t,, ~:;..,· ;.11, n a ,, iricana, '" hattc age,·ohnt'llh: c si lanci:t al stw mscgu•· m~ntn per elt:nin<~rla o<•nza scam(lo dal qWI· dru ùella lulta l.a hattaglia s1 •li\'154! in due qn~Kh: qul'lln llcll'llltacc" tldl<' fant~ric ro-


tnilfle contro ì meTc~nar1 o: quello dell'msegu•mento c\dla cavall~ria. Le terze lìn<:c Mi con. dotticri, i triar1 e i veterani di Annibale, ancora ncm si sono impegnati. Scipione si ren<lc conto che contro quella formidab,lc terz;1 linea, pari essa sola alla somma c:omples3Ì\·a liell~ sue forze, bisogna Impegnare tutti gli uomini a disposizione. Allora, mentre llfdina alla sua cavalleria di sganciar$! al più pftJIO tlal nemico orma1 battuto. fa suonare da tutt<· le tromhe l'adunata delle su~ legioni. l /riarj romanj avanzano, le prime due schi~r~ degli <ISiati e de1 princifri, già vittorios:: dei mercenari, ripiegano sulla terza !<chiera. La hnea dei n•tt:rani cartaginesi attende l'uno. Finalmente, riordinate le schier:: romane per l'ultimo assalto, il grande urt'J ha inizio. L'attacco frontale dc1 roman1 è formidabile; ma i cartaginesi non arretrano di un passo. l \'eteranj combattono bene c resistono all'impeto di Scìp•one: si combatte pctutta l'estensione del fronte. Ma a dare il tr'\collo a questa ~roica rcsi~tenza ~praggiun­ gc, a tergo dello schi~ramcnto cartagines<:, la cavalleria romana di Leho c d 1 Massinissa, reduce dall'anm~ntamento dei ca,•alien nem:ci. Scipicmc soltanto ora è certo della vittoria: 1 cartagin~ 1 ormai accerchiati non potranno continuare a lungo la loro resistenza. Infatti. dopo circa dieci ()rc d, battaglia a3pramcntc combattuta, gli ultimi ,·eterani cc. dono le armi, mentre già tutti i loro compagni si erano fatti tagliare a pcu.1 p1uttostJ che cedere un palmo di terreno. L<' perdite c;,rtaginesi ammontano a .lo.ooo morti c :~ 20.000 prigirmicri. Annibale nescc a stento a sfuggire la cattura. E' la vittona ~ la pace. Soprattutto, è la giustizia. La vittoria dì Roma su Cartagine. prima che rapprl.'scntarc 1l trionfo di 1111 uuovo mondo c di una nuova civiltà, vri ma che c;.-sscre la t>iù grande affermazione di potenza compiuta dall'Occidente sul Le,·antc, è il trionfo della giustizia, dcll.1 ltggc, del j11s latino, del diritto ùdle genti, uel risp~tto c ùell'impeno det patti giura••. Con Roma l'or<lmc costll:uito \'mcc sull'anarchismo di f<Jrmaz10ni statah ibride ed mnatnrali ; la conqUista c la colonizzazionc, dop•"J Zama, divengono princ1p1 th civiltà e d1 do"e. rc, non più brutali esplicazioni ù1 forza p•ratt·sca s~nza altro scopo che quello della ra. pina. Il mondo mediterraneo SI orienta su ai un'altra strada, dtfferentc da quella tracciata èai colonizzatori o predom ìemci <' cartagine~i. Roma, dopo Zama, porta in Afnca, 111 Spa. ~;na, ndlc Baleari, su tutte le coste del Meditt·rranco, i principi del suo viver civile, la· for. la delle sue leggi, non solo l'avidità dci suoi mercanti e dei suoi cacciatori di schiavi. Cartagin: scompare dal quadro dl'lla storia, .ili· )'l'rata, più che dalle armi. dalla potenza 'li una nuo,·a organizzazione sorta per nuovi bisogni ..: con nuo,·i scopi. Il dominio del mondo passa all'Occidente. La guerra, inizia· t;o da· Scipione con uno scopo C'he si potrebhtdìrc strettamente giuridico, per ricostituire il diritto offoso dai cartagine,;; c tener fede al tJrincipio dd parta Slitti s€'1"1'(1PldtJ, ha p~r fin .! di eliminare una forza orma; disgregatrice •lcll'umanità, un popolo gu~rricro e gcnialc, un capo mcra,·iglioso ,. coraggioso; ma eh-: rllpr>rl'sl'nta un elemento negativo nel mondo che si ,.a creando, nel nuovo mondo delle leg. f!Ì c dl'l diritto degli uomini. . Alla supremazia m..-rcantilc, non illuminata da alcuna grandezza spirituale, si sosti· tuisce la supremazia romana. illuminata dalla luce del diritto c della giustizia. Un'cpoca veramente nuova della storia mediterranea s'inizia, dalle disfatte armate cartaginesi, dalla distrutta fortuna militare di Annibale. 81L'VIe

PJ.ATB~

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f..J-\ lli.\'f'fi-\C,Lii-\

l)l 1~1.\\l)J.\ :\I.L\ :\OSTRA t·svencnla di uomini muc!erni la battaglia di Pavia appare come un fatto d'arme di mediocre importanza : come cggi una c pr~sa di contatto • di due divisio. ni belligeranti senza alcun peso nel corso .li vn a delle guerre della nostra età, risolvibil! solo con il logoramento dei popoli. A Pavia. certo, furono sparati meno colpi di .cannone d; quanti ne tira ne) C01'l!O di una sua llre~·e operazione 1111 nostro mezzo reggimento di artiglier ia; ,.i morirono ottomil~ uomini, che è cifra hen misera ·rispetto a quelle dei grandt bilanci degli scontri attuali ; e, mentre le offensive del noatro tempo durano settiman ~ ed a volta mesi, essa ·n on durò che un'ora, il mattino del 24 febbraio 1525. Purè, la battag lia di Pavia ruppe tutto il sistema dell'equilibrio tra Francia e Spagna - le maggio:i potl'nzc, in qul'l tempo, del continente euro-

pco - elevò Carlo \' a signore dominante ,. incontrastato in Europa. Lo stesso re di Fran. eia fn fatto prigioniero. tznuto sotto chiave nel castello di Pi>.zighettonc, poi a Madricl. alla mercè dell:impcratore, nel palazzo deL I'Aicàzar. L'Italia rimase in balìa, almeno udlc regioni più ricche c strategicamente più importanti, degli spagnuoli : c si aprì cooì un'era triste per essa, dopo tutto lo splendore <l e( rinascimento, qul'lla del dominio straniero eh ~ do,,c,·a durare tre secoli. Le ragioni che hanno mosso l'umanità irt guerra sono state sempre divuse da tl'mpo a tempo. S i ~ combattuto per il dominio del ma rl', p-~r la religion<', per la nazionalità. per la libertà, cd ognuna di queste idee ha animato gli eserciti in armi, ha dato un contc~outo a quelle lotte, ha informato di sè un'eP"c~. Spesso un intero ciclo storico è stato definito coi nome di quell'idea-motrice. Ora ; grandi conflitti per le successioni, '.linastiche. poveri, alla loro base, di ideologi«.", possono considerarsi come mossi appunto dal c diritto storico~. Le eredità nelle famiglie regnanti sj rl'golav<tno com.- nelle privat~: gE


GIOVAHJII DE' MEI>lCI

CAJU.O V

fRANCESCO l DI V ALOIS IlE DI f RANCIA :~aequo

Uno

ehe culmanetd pot con Luio1 XIV. Il suo r89J'O fu con· 'inuamente turbato da ouerre, Tuno la Jua politica

stria F'ìlìppo il bello e da Giovanna la pazza. Calco· latore. ambi:zioso, dotolo di una volontO di l•rro, venne elotto 1mpero.ore nel 1Si9 e abchc~ a JavOf"e del fiolio filippo noi 1556. l..ollò fiercunento con la Fronc1a e con 1 turchJ; riu.td o rialfermare la sua tupremazio

•l 12 settembre 1494 da Carlo d 'Orleans e rio ~u•aa di Savoia. Alla morto di L11lg• Xli aall al trono e COl'l lui la corte di Frcmda assume quello splendore estera fu basata aulla ambizione d1 fare dei poueu1 tahani i1 tulcro della aua potenza europea. Ma quHto •oono lo portò od una lotta acc:<mito con la Co.ao d 'Austna • o numefOMI sconiJIIe, Ira cui. c.lebre,. quella dt Pavia, o·1e lu !alto prtqioniero.

;dbt:ri genealogici, le pergamene, 1 cuntrat:i matrimoniali. erano tutto : cd i sentimenti <!ti sudditi, gli interessi dei popoli. l'uniformità delle razzo:. conta\'aoo poco o nulla. Questa è l'origin<: dell'immensa unificazion ~ dei paesi così dh·ersi per lingua, leggi, rcli~:ionc, costumt·, che ~i ~ffettuò sotto ir dominio di Carlo, dell'opera enorme di ltKgregazione compiutasi a l suo tempo. E questa trasformazione della carta geografica euro1>ea fu do,·uta innanzi tutto a cas: fortuiti, a matrimoni importanti cd a morti inattese, ad estinzioni di rami familiari pri\'Ìlegiati in linea diretta. L'esercito imperia:c eh ~ ,·inst· sotto le mura di Pa,·ia non fece che pcrfc~ionarc l'opera del destino. Quando. ;, 24 febbraio 1500. a Gand nelle Fiandre. : primi vagiti nella culla regale annunziarono la nascita di Carlo figlio di Filippo di Fian. dra c di Giovanna la Pazza. nessuno anelihL potuto prevedere che una lunga serie d; fun:rali avrebbe assommato-sul suo capo tan. te corone. fi ho! Filippo di Fiandra. :-.ra figlio dilla~· ~imilianu d'Austria c di Maria di Borgogna, .: potè trasmettere al fi.glio i hcni ereditati da ~ua madre, cioè tutto il ));ltTimonio di Carlo i1 Tcmzrario, i Paesi Bassi (Olanda c Bel. gio), la Franca-Contea. molte terre lungo la ri\'a rcnana ed i diritti ereditari sulla Bor~:ugna. Era quanto basta,·a .per fare del gi<.· 'a ne princip~ un signore assai potente in Europa. anche se egli non fosse diventato 1\•rcde del nonno Massimiliano. c non avesse a\'uto di'ritto sull'Austria. la Stiria, la Carin?.ia, il Tirolo, l'Alsazia z k altre terre òcll.t corona ahsburgica. Ma la fortuna non {u ava ra con lui: da Giovanna la P~zza. figlia unica di Ferdinando c di Isabella la Cauo. lica, che già con il loro matrimonio a\'evano realizzato l'unione della Castiglia c l' Aragona nel 1469, Carlo ereditò mano a mano la C~tiglia. l'Aragona. la ~;n·arra cioè, t ·ann e il Portogallo, tutta la p~nisola ;!>erica - con le suc dipendenze in Italia. la Sarde. gna, la Sicilia. Napoli. Malta. i pos~edimenti •!'A frica e le colonie ne li:: Indie Occidentali. acquistate dalla corona spagnuola in grazia ddl'andacia di Cristoforo Colombo... ~on ba·''": Carlo nuu avc,·a cht· dici<~nnu\'c anni 138

delle

q randl

figure

dello

Jloria

europeo.

Nacq11e a Gand il 24 febbr01o 1500, dalt'are•ducc d'.o\u·

In ltoHa; tvolse una polU~ europea dominondo ll1fie.

ramonte la vito del euo tempo e portando lo monarchia a fo•hgt non paù raggiunti..

IIU<~ndo il nonno .\bssimiliann morì c lo la· ~~iò crede eli tutto quel ben di Dio che abbiamo detto. :\on basta ancora: in quello stesso anno. in concorrenza coi re di Fran. <"ia e d'lnghiltcrra. si presentò candidato an. che ;~l trono imp::Pialc, già calcato dal nonno. che ora Fedcrico4I Saggio, duca di Sassonia. 11011 ;t\'C\'a ,·oluto accettare. E sebbene ji r: di Francia per ottenere \'ittoria ,;i . agitasse da tempo affannosamente c profondesse ingenti somme dj danaro,' egli fu eletto ad Wlanimità, di ,·oti. sia p:!rchè tedesco. s ia perch•! ai grandi elettori tedeschi egli appariva me. no temihilc t'd esigente di Francesco l, .:: disposto ad accettare le condizioni che essi po. nc,·an•> riguardo ai loro diritti c privilegi. Così, col nome eli Carlo V, a tutto il prec·~· dente. che era già molto, egli aggiunse, col Sacro Romano Impero. la Gennania. Era ormai troppo perchè non andasse rotto l'equi. librio politico di Europa <' non sembrasse imminente il pericolo di una incontrastabile mon;~rchia uni\'crsaiC. Guerra dunque di \'ila c di mono::. guerra inc\'itabilc ~ fatale. quella che dO\'C\'a muo\'Crgli Francesco !. E' stato detto che. ,;c s: foss-: potuto prescindere dai loro difetti !c virtù di questi due monarchi, assommate' in. ~iem:!. a\'l'ehbcro formato l' ideale del princi1"' perfetto. ~uanto più Carlo era sobriC\, • iflcssi\'o, castigato, tanto più Francesco e ra gaudente, impetuoso, brillante; quanto più l' uno era f z:-~ddo. tanto più l' altro era ar· dente. r\C\n so se si odiasst'ro, ma la ri,·alità <·ra profondissima. radicata nel s<~ngue : ri,·in' \'a in loro la secolare contesa tra Spagna ' Franci<~ JY.'r il possesso o la pre\'alcnu nella penisola. che tanto sanglle era già co~tata al tempo degli angioini c degli arago. •~est di ili;~poli. c poi sotto Carlo VIli e Luil!i XII. II trnno imp::.rialc dato a Carlo era pn Francesco proprio un boccone che non potna andar J:"iù. \"olc\'a a tutti ! cost• il regno di. 1'\ap~li. già di casa d'Angiò, che.' ;1 n · cattohco ,. Imperatore non a\'rcbb~ mai c-:· du1c1 perchè. con le sue ~mmcnsc distt!SC di J!rano ...cra .il deposito alimcutare della Spa~na g•a ag1lata dalla ri,·olta cl c.' i CIWlltnc r Qs • r~c.'lendC\'a per Enrìco d' :\lbrct il n·gno di 1\a,·arra c:.h~ <·ra un altr~> osso durn da prcn-

delto dolle 411 Bande Nere •

uno dea pai:l «lebu UOtl:l.ln. d'orm• del Rinaocimenlo, morlo a sob 28 annt t~el tst6 Quando nel 1525 Franeeaco l -.:eso "' hal10 il I>O<'IIo face, alleato del Re, oh mand6 ln .OC:COrtoO Gt.:tvann. con le aue truppe. Ma al 1• fe&brato al condottiero i•a· l1ano ven1va lento gravemenle davcmt1 o Pc.. 'io Dtec: q1orn, dopo, aenra la sua portec:apauon• •• comba.ueva a fao:noaa: bouagha Il re dJ rrançia d1Ch1ar6 che le:

G1ovannt de Med.le~ avene potuto C"'Clbattere, Carlo \'" sarebbe stato aconfino

dt-rsi: non 'ol~va in alcun modo cedere la Borgogna, già cos1 sanguinosamente contesa, c tanto meno 1! ducato di :\filano il feud'l imperiale che nel 'r5 egli stesso si' era \'alorosamente conquistalo in quella memorabile 1:10mata eli :\fangnano nella quale - privi· l J:'ÌO altissimo - era stato ordinato cavaliere <1al prode Raiardo senta macchia c S('DU paura...


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La situazione dc] re di Francia. st• tuttavm non facile. non era ancora di>pcrata. Contro 1~ potenza immensa d~ll'imperatore potert a1•ere ancora bnQn gioco nn saggio sistema di alleanze, una coalizione della restante Europa. soprattutto se ad essa av~sero accedutù i1 papa ed· il re d'lnghilterra. Ma qui· appare 1.._ superiorità di Carlo V che, più largo c ;;piccio nelle •>romcssc, S'~ li seppe guadagnan : tutti c due. A dare il· tracollo decisivo alla instabile i.>ilancia 1·ennc. scoppiata la guerra, la defezione del Connestabile di Borbone. Francesco, approfittando dei torbidi di Spagna, avc,.a 'già im~a·>o la Navarra da una parte cd il Lussemburgo dall'altra, quando qu~sto pcotcnte l ignorc di Francia che· già si era battuto" lorosamente a Marignano, irritato dal. l;; promesse dj Francesco non mantenut-e. ~ra passato armi c bagagli dalla parte imperiale. Fn scacco grosso per la Francia. lm·ano il BonniYct. inviato giù in ltalia con un grosso esercito, c·~rcò òi opporsi agli eserciti coll<gati del marchese di Pescara. del Borbone c del vicerè di ~apoli Carlo di Lannoy. Fu ricacciato al di là delk Alpi, ma lì gli imperiali trovarono una resistenza impensata c doYettcro subito abbandol)are la partita per correre in Italia a racimolare nuov-e forze. Fu questo momentaneo successo che imbaldanzì Francesco : con un esercito di cinquau. tamila uomini rivalicò nuo1·amente l~ Alpi c scese nella pianura lombarda. Il re. a etti gli

provato g•a 111 quaranta assedi c trenta ha.· taglie: i due eserciti,:-spraporzionati di numero, lì si guardarono irt faccia a lungo. E h guerra languil'a quando ad un tratto si diffuse la non zia ' che da una part~: mUOI'eV:.t :.Ila voLta di Pavia il Lannoy, con un esercito acc'i'e~ci11,to di uomini, seppure stremati, dall'altra si avvicinava il traditore Carlo di Borhonc. il nemico acerrimo. chc due anni dopo doveva pagare cara la sua defezione, sotto le mura di ,Roma.' é:l nrantc il sacco cclebP~. per opera di queila famosa archibugiata tli cui si attrihuì i"! merito quello spaccone simpatico che fu Benvenuto Cellini... Dunque. che fare? Due vie di scampo reHa l'ano al re: o rinunziare all'impresa pl'r non farsi cogliere tra due fuochi, o trinccraT3i nei suoi alloggiamenti. trasformarsi da assedia mc in assediato. cd aspettare ancora che la dissenteria, le pril'azioni, la. fama, riducessero gli avversari a mal partito. La prima via fu scartata perchè non confacente all'onore cd al prestigio del ~ov rano, che in· nanzi al nemico non doveva .ritirarsi mai ; l'altra fu preclusa dall'astuzia del marchese dt Pescara, sopraggim1to a rafforzare il nemico. Di notte fu praticata una breccia nel muro del parco dove si erano t rincerati i francesi, c la mattina del 24 febbraio il Pescara riuscì a. gettar.·; una schiera di animo· si c ad appiccare la zuffa. Fu uno scompiglio. Sorpresi. i francesi ebbero appena il tempo· di formare gli ordini di battaglia. Lc

imperiali non avevano potuto contrastare l'ingresso in Milano, invece di rinchiudersi in .quella fortezza ed aspettare il momento buono, quandO il nemico sarebbe siato logorato <!alle epidemte e dalla fame che già mieteva· no vittime numerose, impulsivamente deci~e di inseguirli. Si accampò sotto Pavia, ·o,•e 5i ~ra rinchiusò con quattromila fanti Antonio 4i L.eyva, nn ,·ecchio e indomito capitanfl

disposizioni furono contradditto~ie. Le ali furono avvolte, dovettero ripiegare, cedetteIO. Poi fu travolto il centro, fu una carne/i. cina. Le acque del Ticino convogliarono cadaveri e sangue. Perirono il Bonnivet, Galeazzo Sanseverino, La Tremouille, Aubigny, il fiore dei" capitani. Furono' fatti prigionieri Enrico d'Aibret, figlio dello spodestai'> n : di ~avarra, il bast<1rdo di Savoia, il ma-

rcsciallo di Montmorency, Galeazzo e Barna-

bò Visconti, ed un'altra ventina di personaggi di gran conto. « Francesco 1 - >crive un suo contemporanco - se retirò verso Mirab:!IIO, combattendo solamente Sua Maestà, qual corse ~a sua lanza et rupela gagliardamente; et furono rotte tre lanze adosso la Maestà del Re, et sempre st-ete valoro>amente: ma poi li fu morto il cavallo sotto de archibuso, et restò a piedi N combattete anchora C\tm il stoco, tlefcndcndosi per un bon spazio, unde che uno archibuxcro lo volle ammazar: ma lui li disse essere il l{e, "et levò lo archibu>O .!t immediate li fu avanti monsignor de la Mota, che lo conoscea, et lo difese et fe~lo pr~. gionc. Et tuti li capitanei spagnoli corseno :1 Yedcr il Re, butandoseli avanti a basarli !;t mano et li piedi. Monsignor di Borbon, ·Jubito che vide Sua •Maestà da longi, messe mano a la spada alzandola a l'acre, et poi subito la remisc nel fodro, presente il Re, et smontò et se ne andò a inclinare, basandoli la mano et il zenocchio, et confortandolo... ». Fu pure permes>o al re di scriv-ere a sua madre. Luisa di Savoia ·quella sua lettera fa. mosa: <Madama, per farvi sapere a qual g-rado d'infortunio siami· io ridotto. di tutte cose non mi è rimasto che .l 'ono·rc c la vit:l, che è salva~. Tutto infatti era perduto per il re c per la Francia, nè le lunghe guerre che in seguito furono combattute poteron'> ridare ad essa le po>izioni irrimediabil~nte

Altro.,..... .... --.IMo <ti-· a. v-

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perdute. Giornata decisiva, dunque, quella -ti Pavia. Tramontava una generazione eroica d; cavalieri che ayeva avuto la sua più alta glorificazione nella poesia dell'Ariosto e nell'arte del Tiziano. ALDO aos&XO


NAPOLEONE aveva nel 1813 _.. c:mni • apeqb uno or.;,

cligioea ath.Yit6 nello campagna di Genoa nla, """'pler><lo un mirocolo di organh:za liOne con lo leva det ooscr&tb • con lo prepara:done del materiale bellico Mo •l auo o~ao 11 ln!rOJ'lM contro la Pft'ponde

ranzo numerica del nemico. Anche lo ca· voller1a fu tnfenore ol suo coropito

prmcapea.sa d Aabtm~·o roln~

l.orena,

poa

unp~

del franc..t e mhne Duc:h.ua d•

Parma, P1acen:ro e Guaatalla. Pnmogonita di FrancK<>O l •pc>o0 a 19 anni NopoleoM

a cut diede un hgho che portò ti Utolo dt

Re da RoDlCI. Dopo la caduta ebbe l'mveahlura de! Ducali Mori o Parma ti 17 d.·

cembre 1847.

tmperatore d Auatr&o aoll sul trono ne! 1792 a 24 anni fl SUO r-srno lu 14tQna10 da conhnue guerre contro la Fraoe1a rlYoluz\onoria. repubblicana e imperlale. Nel suo atono per la nna:acata cMU'A\atrio Francesco l dotato dt non comune Jermez.za. fu au&COndoto da mmistn da gronde valore come Stachon e Metlernach

francc~t'. a\ l'\·n 'istu con \'!>ultanza t st·n t

1...1\ 111.\'r'I,1\Cì1...11\

1)1 I~II•SIJ\ L,\ B.\TTAGL L\ 1h Lips1a cumpcndta la rc~istenn dell'Europa contro :-.iapolcun". ne i. l'espfCS$tOnc c ne segna h1 \'Jttoria. Perchè pnma d'allora :-Japolcon~ non si era tro\·,,to d, fronte che un solo a\·Yersario formidabile. l'lnl!'hilterra, la flotta inglese. Degli cscrcttt curopet a\c\'a a\'Uto rapidamente c brillantemente ragione. l)i questo fatto glt scritton militar1 dànno una spicgazton~ molto plausi· l>ift>. Gli eserciti europei del secolo XVII I. -essi dicono - c più di tutti rescrcito pru;. siano che. plasmato al tempo dt Federico 11. cnntinua,·a a essere il modello d1 tutti glt altri. consta\'.t no cl 1 soldatt • eh mestu·re ~ tenu ti assieme da una ferrea c •P~~sn barbara d1sciphna. PcN:iò non pote,·ano combatter·: che in ordine serrato don h raggtung~\'an·> l'occhio c le piattonatc degli ufficiali. Gli eserciti francesi, nivece. ~rano \'crt eserciti popolari costituili da una gioventù entusiasta senza distinzioni di classe. i'lcssuna paura più che questi uomini che si batte\'ano per i loro ideali disertassero o tradissero: don. de (dicono i tattici) Ja possibilità dt farlt comhattere in ordine sparso, lontani· daJ centri di comando, c donde una « mobilità • ~ c agilità" delt'esercitn francese intinilamcntc pt.', grande di quella degli cs~rciti avYersan. Animato c portato dal genio di Napoleone, un tde eseN:it.o do\·eva necessariamente battere il nemico c lo battè in.Eatti in ctnto ·battagli'!. Rcsta\·a I'Inghiltcr.ra c la sua flotta fom1idabilc, a eu~ troppo era inie riorc la flotl:\ frahcese. Fu t~llora che N apoleone pensò .t bloccarl' l'av\·crsaria per terra. ma come sappiamo il blocco continentale non funzionò. Prima a non accedere al blocco [u la Sp'l.gna ptr ra!l'ioni di dignità personale; la seguì la Russia. Ncllr due lunghe guerre contro la Spa~tna e la Russia cominciò per l' cscrcitn francese, sin allora trionfante. quell'usur;> ehc dO\·cva dare p1ù tardi i •ltoi fnttti tat11li Ed eecoci al t&t .l. • In qu.-sto momento la•Germania si poh~va • litta. l.a rh·a sinistra 'del Rt"no, ll>rnatd

della ~rlcba rlt ta; rmmw~sz ,, uomtnt hh~r.. mentre 1 ,·igncti della rcgiont•. ncostruilt all.t l t auct·,,·. riemptncno le cas,· dq:-h <tg'rtC•Jit·J· n tl1 gmcondttà t di ncchcua. l,;~ ll.tvwr:t ,. i) Palatinato ~·rano alleate rkll,, Frh'l<'l~. J~ ;.ncht· la Prm~t~. l'ultnna <td arrcn<lt•t •t ~~;, nrmaz prr>strilta. hwanr1 tlminislro \llll .'•t 1 i\VC\'il tentatO d1 gah·amzzarc gli allllllt ro:1 l'tdO"il ddi'Uiditx:ndenza nazionale: nH·anu ' b~llb~1ma g-iontnc regina Luisa d• l'rm;~a. l;. « r<'g-tna di1g1 1 occht dt fiordaltso adoral<~ dal >IlO popolo. an" a 5Cntlgtllrat•> il C~ ~arl' franccsl' dt nsparn11art );t Mia patncl, \ n hn. cht: k nfiri\a una ro~a. a\ ' ' a prcj!ilt": 'Sin·. ma anch,• )lagtkburg•J! • :-\apobm.· J,. a1n·a riSJX)sto. c :\lagdcbnrgo non è un gtuucattoln p~r una bambina •· . D<lJX> la paçc rh TtlsJtt la l'rus,ia " t ru\'a· 1a nd~rua a QU<Ittro )nthrJilt c ~~·tcullumi: t :.bztantt. Il Il' Fcd neo GuJ!hdmu Ili. menti patrutta rl~ll., >Ila hclla com.nrtl, :n n· a congNiato ron Stclll. ~l'a' <·ntatn dal '110 m iso. l!<lilismu. Quandn l'tmpt:rator,· d',-\uslria cnn· ~··ntì a dare sua figh;t 111 i>JIO>a a :\ apol•·r ,. m· c ttttta \'n·nn., SI drappeggiò del color 'cr. dt pcrchè t·ra il colnrc pr~dtktw del llona. parte, F~·<h:nco Gu~thdmo 111 cnnH'g1lÒ alla Franc>a il suct c~crcit<>: .. fu allora che Blii ch:r ,. ClauM:\\ it·z. i 1dm· ptù t llustri ':;:-ctwralt prusstam clicdcrn h.- ùimissimu. non vokud > se r\'irc ti nemico. )la ecc1l che propno a ctuesto punto nel maggtor an· tlimcnto s'intzia la ripresa. Intanto sono venuti per Napoleone i colpi gravi. L'Inghilterra. non contenta th a\ crio battuto per mare con N cison. lo ha battuto per terra. in !spagna, a Vittoria. cùn Wellington; mentr~ lungo le stcppc rnssl' 1,1 Grande Armala lascia,·a a schiere i suoi morti. Ed ceca che. aperto l'animo al I>CIISicro deL la guerra liberatrice, la Prussia non s1 ferma più : i contadmi cd l borghcs1 formano ùci corpi f ranchi, lasciano gli affari c le professioni per addestrarsi alla guerra organizzando in poco tempo la c Lclndu•eltr » ed il c Lo.nd. sh1rn1 "; nv.:ntre le donne offrono spontane'l· mente alla patria oltre i figli e i mariti, i loro gioiclh c le massicce argenterie. Rapidamente k· searamuccc dei volontari contro l'invasore si moltiplicano ; St scatena la guerra selvaggia che d1stmggc anche gli ospedali c le amhulanze, la parola d'ordine è : c Dàlli al nzmtco! Tutti 1 meui son santi ! • Cosi Si arrin alla battaglia di Lipsia.

re d1 Pruuia, nalo U 3 agoeto t170 ~fo a Po!Jdam il t7 giugno 1840 Sali al .ron , nel 1797 Come l'lmperotore d' AUJitKJ dc· vene soatener• anch'egli una lotta eone~ nua conho la Francio

ma fu ~CCWJ~htlo a

lena e od Ane~lodl nel t806; a Eylau e o Fnedland nel 1807 Nel t813 guidi> cor.

PIANO

per1ZJa 1l suo eserato contro Hooleone


ALESSANDRO l zar .di Ruuia, sa.ll al trono

n t• marzo

1801, dopo l'aua. .inlo del padJe Paolo J. Fu il pi.Ct romantico dei nemici di Napoleone e Il più nobile. Nel 1812 combqjÌtè con· tro l'lmperotore con coraggio, tenacia ed energia in$OSpettcrH. U congroeuo di Vienna fu \a sua apoteoai. Morl aaJsteri.osamentd a To9anrog nel 181~.

HEIMBICH FIUEDaJCH UllL VON STEIN uomo di Stato ted8<Sco (1?~7-18311 . Mini· olro delle linanze nel 1804 dopo lena oi oppose alle umilianti condizioni di Napo·

leone e rifiutò H ministero degli ester'i. f'U ~

un acceso sostenitore della rinascita t&de· sco.. percib nel novembre 1808 fu dal Go· verno

di

l>q:ri91

dichiarato

nemico deUo

Francia.

C . JAHAHAI!f DAVlD VON SCHAIINHORST

TEODORO IORKEII

generale · prussi.ano nato nel 17.SS nell'An-

poo1a e patriota tedeseo. celebre per i auo1 e<m!l di quei'T'Q ed a C!.li Monzonl dedicè l'ode « Marzo 1821 •. Era nato a Dre-sdc: nel 1791 e allorchè la suo patrio si levt in arm1 si arruol6. fra i volontari dt Vo:. Liil:z.ow ed ebbe n 9rado dì tenente. ferite: a K itzen. appeno guorito tornò alle arm trovando eroico morte.

nover. Dal 1807 al 1810 fu diretlore qene· role al ministero della guerra. Fu qulndt capo di Stato Maggiore dell'ese"tcilo. Nel 1812 preparb l'imminente 9uerra contro lo Francio. Fu COJX) di Stato Maggiore eU BlU· cher Ferito in CQ.lQ..bothmento morl sullo via · di Progo nel 1813.

Leggenda . . Fraru:~i ~ CaoallerioFroncNe

il .I(J 0/lohre .1813

il .16 Ottobre :1813 la Ba,·icra (sino alla vigilia alleata alla Frau. eia) formanti un cerchio formidabil~ di fan· teria., di artiglieria, di cavar)leria intorno alla città tenuta dalle forze francesi. La hattaglia

durò tre giorni dal 16 al 18 ottobre ( 1813), svolgendosi così. Giornata del 16 ottobre : Napoleone Si batte al sud di Lipsia, presso Wachau contro il gr9sso degli alleati. coman.

<lari da Schwartzcitbt•rg; il combattimento è accanito, senza che nessuno d<'i due preva:. ga: intanto a norcL di Lipsia. presso Mockern, il generale Mannont investe le truppe di Bliicher c d; Y ork riportando gravi Jr.rdite c <lccusando nn leggero s\·antaggio. In questa prima giornata si son trovati di · fronte 1 1 s.oov francesi contro 200.000 coalizzati ; i francesi non hanno abbandonato neppure tona delle loro posizioni; ma il fatto di non avc·r ,·imo definitivamente· è grave soprattul· t n per· essi.' che non han più che poche trup~ fresche {circa 30.000 uomini) da gettar nella battaglia. mentre il 17 ottobre ai coaliz. zati arriva un rinfor;o:o di 110.00o uomini. Il ot\ ripr~nd(' furiosa la lotta su t\itto il irontc: ma le forze tedesche son di tropp'l prcpondcranti . .'\dk nlfimc ore i sassoni o: J:o cavall~ria wiirkmhnrghese abbandonano Napoleone, <' passa~•·• dall:t partt' della Prussia. Rimastn con soli 1;;.ooo colpi di cannone, l'imperatnrc decid(' la ritirata, ch e Si inizia il 19, mentrc Macdonalò continua a resistere in Lipsi:. assediata. p~r proteggere le spal'e d<·i francc3i. La ritirata si fa subito lenta ~ difficile. Per non svelare troppo presto le sm· inH11zioni J'impe~atorc n<m ha fatto gettar~ eh<' un unico ponte suii'El~t<·r c sulla Plei~~e. clondc ritardo· c ingombro\ ~ nuove vittime sotto l'incal7.arc degli insc~ui•ori. Uo e-rrore di nn mini\lore··'fa saltare il pontr snll'Elstfr prima che l'ultima parte dell\'s<·r,·it" 'into l'ahbia J)assato; dne gener:~Ji sono pr ·~i pri. gìonicri colle loro trupJ)e: · .. Coi tictnici alle ·cakàgna .'\ "P''lru11.- il 2 nÒ\1l'inhrc totnava in Frantia "' en<lo lasciato sul campo 90.000 uomini, molti dei quali appartenenti alle giovani-leve, espresse c.Ia un paese' già s mtinto 8f vent'anni di guerra. An~tic · i coalizzati avevano pagato cara la vittoria. J)oichè il nuincro dei loro moni rag. gi\mst• quello dei cadnti francesi; ma essi ave. vano raggiunta la meta, liberando la patria dall'invasore. Della battaglia di Lipsia a noi Italiani •i m'p orta il giudizio che ne dicd~ Cc· sarc Bàlbò': «La· Grande· Am1ata fu vin•.1 " · L;psia dal numero dei nemici, dagli abba n· èoni degli alleati, dalla spossatezza propria; fu vinta magnificamente p:rdurando, che è !a più grande delle glorie militari. politich.:, umane. ' Ed io intendo rivendicare parte -~i quella · gloria p~r i nostri Italiilni che là pe. rirono, numerosi. prodi. ft·clcli, <kgni dei lor mae~t_ri :~li guerra ,..

... "·


I'EDEBICO CUG!.IELMO Ul era pnncape eredìlario all'epoça delle gran~ · dl cc=poqne del 1866 e del 1870. So segnolt> a Scs:towa come çomandante della 11 armata, che ebbe comptto dec1aavo

Nel 1870

9wdt> lo 111 atmo1a Il t\10 r~o durt> pxho 11\Mt. Mor\ al l Qt\.ICJf\0 1888 a ?otsdam

El.LMlJTH VOli MOLTKE maresciallo pruala:no. ereatore delt eaercatu :~~ermcauco moderr.o. Sotto •l suo unpul~ lo Stoto 'MOQoio.re diveMe un corpo acel+ IWalmo. Con l4oltlr:e la guerra d•••nne .aentil.co, Mnxo con qu. .to aac:nhcare n•enle oll'a\ldac:ia • al qento del condottiero

EDUA.IlD VO!f SlMSON uotno pohhco 1edesco (1810-1999) <Dlnt

/. 26

ero proles&Ore un•versitarlo d1 dtnl!o

Nel 11148 lu e!eno p<eaìdon1e dell' /.uemble~ N02.aonale d, Francoforte F~ votate al Ret<:hstao come proltden1e 1 credttt dt guer·

re: 'lol 1866 e nel 1871)

della caao r.ale d1 Prua.tto • unpeuale dt Ger!DOXUO Nacque a Berhno nel 1828. mori al coa1ello do Po1adam noi 188:>. Solda1o por v0CQ2'l011ie 11 dastll\M neUe armpaone del 11148-49. d~l \864, del \866 o del \870

A.II.CID. A.LBEIITO FEDERICO D' A.SIUaGO Nel 1860-6\ lu comandanlo dello Ione ou-

s:inoche U'l halaa, nel 1966 otten~ un auc· cosso o Cua:oz':l PreM po' •l comando del1• torte che dovevCU"'o dLiendere V 1enna ma

sopra99iunae ,ub•to \o poc:• e lo auo opero lu )nutlle

cotnandante m capo, nella 1866. d•ll'-rc:olo <tUatrloa> 1860 al 1866 comandi> lo loru 11 e neto Chiamato o ouidare lo (j 3oom"' lu abataglt01o dolio atrateQ•a dt Noltt...

Clll(jUo: nlll\1 dopo J'attcnlato dj B~rli110, dopo due guerre mcrcdibilmcntc rapide c vittorio3e, "'PI'fllllcrc il c reazionario arrabhtato "· Bi. 1'11npcro germanico san:bb~ stato proclamato 'marck c<•ntmnò ~crenam~ntc la Stta strada imu a ca.... :\la poco dopo. r.: Guglielmo. ava Vcr~ailles, nella gallcna tlcglt specchi de· ' ..:rlllo lldl";ntcntato sopraggiunge\'a c lo ab1hcata a tntk k J'loric della Francia. ltracciava affettuosamente, felicitandosi 1h·llo L2 cau~t· della guerra aust m prussiana dd 1866 son IIQtc c non ~tarcmo it rifarlk la •campato pc:ncolo. E il JXlt'IOIO herhncsc si accalcò sotto l'ahitazimw del canc..:\lierc p~r swna. Rismarclc 1olcva 11 cflnflitto con tuuc ;opplaudirlo. le su~ forzl' c. cunw o~,,·n·ò uno scrittore ita. Pure n<m mancarono coloro che salutarono hano, Gaetano :-\ ..gri, 1l canccll~rc «sarebbe l'attentato come un'azione onorevole : perchè stato pronto a non rifuggire dalla rivoluzione, IL 7 MAGGIO 18òo Hcrltno. ansto~a per 1 ~ Bismarck, preparando come preparava. la magan a capitanarla, quando la rivoluzione nubi di guerra che da più mesi St andavano guerra contro I'Auslria era considerato un a1·cssc potuto diventare strumento ai fini che addensando nei rapporti fra Austria e Prusnemico pubblico. «Presso di noi prusòlani. t•gh mtcnde1·a raggiunger-~ ,_ Però Bismarck sia fu messa a subbugho dalla notizia di un scriverà più lardi llindcnburg nei " Ricordi <II'CI'a saputo neutralizzare, con vaghe pr~ attentato contro il Cancelliere Bismarck. Que. mes~c. Napoleone li! ; aveva firmato 1'8 apocklla mia vita-., non si pensava affatto a H sti percorreva qu~l giorno. l\ piedi, di ritor. lc un trattato d'all-eanza con l'Italia; il 27 dc re nell'Austria un nemico nazionale. Il SCIIno da un colloquio con il re Guglielmo il maggio ave\'a acconsentito ad un congresso t'mento dell'unità della razza, dato che l'cle. \'iale c.:ntralt· dc\\'U"ter dcn Linde" allorchè indetto a Parigi per coroporre la vertenzll mento tedesco era ancora il più numeroso d•.>'. udì lo scoppio di una revolverata. Bismarclc \<t monarchia danubiana, era troppo svilup· occasionate fra Pn13SÌ<l l-d Austria, generata dalla qu~stionc dci ducati dello Schlcswtg e si ''ols~ c scorse un giovine che. a pochi paspato pcrchè un senso di 1·cra e propria o~ri­ ~: da lui aveva ancora in pugno una pistola dello Holstc111 ed il congresso, come egli p~c­ lità potesse prendere posto nei nostri spiriti"· fumante. «D'un balzo, .>cri,-~ AlcXl Alcxis. ti ,•ede,·a. era fallito perchè l'Austria aveva lllIl cancelliere di ferro era imroune da questi Cancelliere gle fu sopra e lo stnnse alla gola. sistito ~r l'invito della corte di Roma e ave sentimenti. Egli desiderava rendere inevitava messo -come pregiudizialc che neuuna ~ L'altro 1>assata l'arma nella sinistra, sparò hih.' un conflitto con l'Austria, staccando dal. l(ll:ta vi potesse chiedere aumenti di tcrntono.. l'mflucnza di questa il maggior numero 1)03· ancora dut' colpt a hruciapelo. 11 primo perL'Austria s'~ra ril'olta allora alla Dieta d• sihilc di stati minori. Voh:va scon(iggerla: forò la giacca del Conte, l'altro scivol? sulla Francoforte c questa con no,•e voti contro ~i t' \>apna che nomin 1 com1.: Roon c Moltkc gli sua tpidermidc ,~nza neppure graffiarlo-.. ~·era dichiarata favorevole a Francesco Giu· avevano prc1la.rato nell'esercito uno strumento Accmsero dt•t passanti, arrivarono i gendar~cppc. Era una minaccia cd un'offc.ta. Go· formidabile. Se la monarchia prussiana csimi c l'attentatore nnnc tra.;ctnato in priglichno l, qu~sta volta, cril d~dso a tronca~ t,wa. " segtnrlo in questo disegno, egli ve l'a,;one flVe il giorno seguente si fec:c giusti7ia ' rcbhe fonata. \•okva l'tmpcro gt:rmani<:o: c ~h ind~i. da Si chi~tma,·a Frrdinando Rhncl, era un

<·hr~n t~dc>CO residente a Londra c 111t·~ndc1·a

I.J\ 111\'l''l'l\twi...IJ\ ))l SJ\1){)\\TJ\

w.


La sera del 10 giugno 1866 non era p1U possibile farsi illusioni: La guerra ci sarcbb" stata. Ma sembrò che all'ultimo momento Gu. glielmo I avesse ancora un'esitazione. Si trovava nel suo gabinetto con Bismarck e ca·m. minava su e giù a grandi passi. silenziosamente. Ad un tratto. fermandosi di scattc:., disse. pia11tando gli occhi in faccia al Canédlier" : c Rismarck. questa è una guerra fra tedeschi. Sarà sparso sangue tedesco. La makdizione ricadrà sopra di noi •- Bismarck ~rave ,. lento rispose eh., i suoi beni c la sua vita appartenevano a Sua Maestà. ma non il 3110 onore. Il re allora aprì la finestra del gabinetto ed indicò <la statua di Federico il Grandc che dominava la piazza sottostante. « Se intraprendiamo questa guerra c se sare. m•' battuti. ci impiccheranno tutti c du~. ai ,.;,.,1, dj quel monumento ». « Maestà, replicò :ollm.o il Canc(·llicrc, hiso!;"ncrà JHtr morire,

Guglielmo l non rispose . .\la la sera tlellu 51csso giorno. verso meuanottt!. il re avvertito della partem:a di Francesco Giuseppe da Vienna per Olmiitz ove avrebbe aJsunto il comando dell'esercito austriaco contro la Prussia, ,on. un suo breo·c messaggio invitava Bismarck a raggiungerlo l'indomani ,, Potsdam. E il cancelliere. sicuro della gtocrr<~, si presentava accompagnato da Roon •· da Moltke. Il 15 giugno un ultimatum prus3iano intimant alla Sassonia. all' Annov~r c all'Assia Casse) di disarmare entro 'dodici ore. Quello ~tesso giorno Moltke inviava al comandante dell'armata dell'Elba, von Bittcnfeld. l'ordine di im·adere la Sassonia il giorno 16 alle 6. E Bi3marck, la sera di quel 15 giugno, sedendo a mensa con alcuni amici, era d; ottimo umore c sembrava sollevato dai g ra1·i al',·enimenti che Slll\"aiiO r~r prodursi. ParJa,-a

.Batta!J.IÙ a'/Koniggr.'itz (.SI (UcUIOite ()rt! /.J}

IIDJJID PRU.S.SlANI AU~TitlACl

l·· Prussia o·iuca. ma t, cenu che >i ba11cr.i coraggio3amcnt"'..'. Se siamo vinti nqn sopra\"· 1·in·rò. Cadrò all'ultimo assalto. Non si puù ,morire che nn a ,-olta sola: l'. quanclu s'è vinti, val meglio morire 1>. . Qualche ora prima (poichè non ci iu di(hiaNiziolw di gtocrra) gli avamposti pru3siao•i avevano gridato agli av,·crsari accampati " hre,-~: distanza, eh"'..' allo scoccare della mez. r.anottc si sarchl><·rn inir.iat" le ostilità.

. .

una volta o l'altra. Non sarà meglio cader-e

da veri cavalièr; tedeschi, io per il mio Re e voi difendendo i vostri diritti, che esser cac. ciati da una JOmmossa del popolaceio? E poi, più un'impresa è difficile, c maggiore è la gloria chr offre do po il succc3SO "·

allegramente della sua vita goliardica c dci suoi ricordi parigini. Quando suonò mezza. notte con ,-oce divenuta. improvvisamcnt ~ grave disse: -. In questo momento le nostn· truppe penetrano neli'Annover e nell'Assia Cassel. La lotta si fa seria c non è èerto chl"

..

IJ capo di Stato Maggion· dcll'c.erciw prussiano. Hclmuth nm Moltkc. era com-inIO come Bismarck che l'unità tedesca dovc1 ,, essere Ct'mcntata COl fe rro r col SOIIgUI' C th<' hisogruwa abolire l'equivoco degli Asburg<•. dmastia straniera ,. cosmopolita. IJ cancclJ!.,re. dnrant•· quattro anni di lotta cu11 il parlaml'nto. ma~rado l'opposizione ,-iol::nta. c il rigetto sistt'matico dei bilanci militari, ~·cr. ocmprc preso i fondi che gli servivano. E ~ioltkc ~ra riuscito a fare <lcll'cscrcito pru~­ siano il miglior esercito d'Europa. :hco·a crea . to nn corpo di Stato maggiort• t•cccllt'nte. a l'el"a rimodernato l'armamento della t rnpp;o. i'a,·c\·a minuziosamcnte addestrato. L'11a a rtiglieria bene organizzata cd una iant•·· ria armata di nn ottimo fucile a rrtrocarica erano gli clementi della sua >icur<'zza. ~ella j.."\tl.'rra contro l'Austria c contro 1000 austria. ci. che non potentno sparart· che 2000 colpi al minuto - osservò poi il gcm·rak Cooc11z stavano 1000 prussiani che tira1·ano p<•r In tn<' · no 6ooo colpi al mi,nuto. Nelle manovre in ordint· aperto ogni cacciatore austriaco ad ogni so;o colpo 3Ì vedeva rispondere da tre tiri, come se stessero contro di lui 3 uomini ed era natu ralmente tratto al giudizio di essere il proprio esercito sempre sopra H atto dal owmico "· Eppur:: le forze in lotta si cquivalc,·ann num:ricament:: JSU mila uomojnj da am. bo le parti sc('nde\'ano in campo. G li austriaci al'e\·a no 1154 peui d'artiglieria c i tede>chi non arri1·a\·ano ad un migliaio. Però, comt~criss~ poi il maresciallo Foch, c nel t866 vi erano da un Jato degli uomini, i prussiani. che sapevano la guerra, senza al'erla fatta. dall'alt ro d egl\' uomini, gli austriaci, che non 143


>rnllta era piovi~!;ill~)!,a, il t:mpù l~t·bll:•Jsv :_ tutto ciò f;\\'am'il l attacco l~russtano. Co ~landaYa gli austriaci il maresciallo Rcnedel: 1 prus3iani il mareSciallo Moltk:!. ~a lotta ,co. 111 i 11 ciò alle 8. La l annata pn1ss•ana c l ar· mata dell'Elba furono impegnai~ contro 1l centro t'ala sinistra, ed in parte anche contrn • ala d~stra dello schieramento austriaco: ciò ~h e facilitò'come ,·ed remo poi, l'azione della TI a rmata t>russiana. l l contatto fra le fort~ an·erse si intensificò in tre punti principali. La destra prussiana, formata dall'armata del. l'Elba. pa6sÒ la Bistrilz <11 Nechanitz, ma, os. :.cn·a il più r~:ccntc storico d~lle guerre !)Cf !unità germanica, il Bobbio, impiegò molto ttmpo a iar sfilare le truppe cd a. spiegarle. ,\ mezzogiorno soltanto incominciava a realiz. r.o.rc i suoi primi progn:;si c ad avanzare \'er. s<: k :tllttrc Ili f'rodolus c di Prin di cui si im. ~oos~essa,·a Yerso le rs. Al centro la I armata prussiana riusci,·a a pa.;sarc la Bistritz c a mantcncr~i nelle località ,·icin~: ma l'intcns•.> tuOCl> dell'artiglieria a\'\'~rsaria le impediva ult~:riori progressi..\ sinistra la i di\'isionc pntsstana passata la Ristritz si impossesSa\'.l del bosco di Swiep c "i sostene\·a, con uua leggendaria rl'sist~nza l'attacco furihondo dci 5t' battaglioni del l! l' del l\' Corpo d'armata austriaci. In tal modo ingenti 'forze \'eni· 'ano distrutte da Racitz c Trotinka, O\'c at momento decisivo si farà sentire duramente la loro mancanza. Il Hcncdl'k si accorse suhiw <1cll'crrorc dei comandanti del l l c del I\ C~rpo d'annata c mandò loro ordini perch~ n taccss~ro fnmtc. Hrso l'Elba: ma era trop· po tartlt: La p<J.,tzHmc d<'i prussiani, però. poco prtma dt mezzogiorno era pericolosa l.a l armata stava logorando le sue iorz-e mi . ~·t.c,n: l'. la seconda .armata, quella del prin· ctpt crc<lttan(l F ~dcrtco Guglielmo di Prus~ia ;mcora non d~va notizie di si:. Al quartier g::ncr<tk prusstano lutti erano alquanto ner. 'osi. Gugltelmo I, ira le sue truppe, si espo. ucva come un semplice soldato: tanto che ; n:ncrali pregarono Bismarck di rcnd:!rsi intlrprctc prc~3<J il sonano del timore che gli

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la •ucrra. pur avendola ''''ano cmnt!rc~ , -,>'}\n poi non c'era sta'""" •· h1~attt da~,} a cui gÙ austriaci non la ~ncrra 1n Enr l • , fossero stati hat· o preso vartcl c l 10 ' 1 . ta "".''"r \d lfo in quclla dct trcn lttti: d>< Gl~s,t;n:oco',·l oGrande in quella d<>i 7 n i da •.:< cn 1 8 ;.n .' .t,. " leone dagli itali.tni ne l 59· anr1• ..., ,,avo ' · · d' ndo Gl' : tstriao:i non ;1\'cvano umtll: . ' coma . . , ~;~ ;1\•cvano qllella omogcnetta c com.pat; • ,. for7.C.' che a\·cvano im·cc.: i llrusstant ll.zza < 1 · . . . d' d t•roprio " causa dcllll)llta l coman o. Oggi chiameremmo la gue~ra aust~o pnt~· ,:ana. comhattuta nel 1866 111 Rocnna..u.n~ qu.-rrtr J.1111 pa. Dalla ap~rtnra delle 03l!hta bau.•~lia di Kon,~gract~. c~mhaltnta nelle , kinanze di S:tdowa, c che e pm llOitOlarc .;ot. Lo questo nome. corrono esattamente 18 gior. n i: qu;111ti n~ sono stati necessari al Ili Rcich per "hhatterc 1:• l'olntua. E anche allora l' :\u. >tria fu colpita irrimediabilmcntc. [n i atti. int una w entro dodici or,· il · dis:trmo ai n· di ~assonia c di ,\tnto,·er c all't'lcuorc di .\ssia (. a,.;d che ndiii Di,·ta di Francoforte ave,· a. no ,·otato per la mohilitaziOill' delle truppe fl·<krali contro la l'russia. alle prime ~qni,·ochc ril>(K>sto: ~loltkc an·va gittato i generali Vo· 1-.d \'Oli Falkcnstcin e Monteuffel sull'.\nno. \'~r c di lit sul Meno. contro corpi <l'c3~rcita '• ali t dalla Ra,·icra, dat \\'irtcmberg, dal Ha. 1 • <·n. dall'Assia Darmstadt c dal ;-Jassan, sha· ra~liandoli al primo urto. l sassoni, atterriti ripiegavano allora sulla Boemia. ma ~oltkc l, t><'rse~nita,·a con tre CSt'rciti di du~ccnto 1

:.na

c•nqu~ullHnula unmini: «a ~1iinchcn·gradz, a

\'ach"d. a Skalitz. a Soor- .;cri"c Orianiogn1 scuutru ~~ risnlvt:\ a iu una ,·iuuritt ~ ..\

t 'rit,chin i tre c>crciti prussia ni ,·ittoriasi si congungc' ano il 29 giugno per la hattaglia ";prema che sarebbe scoppiata quattro gior. "i dopo. tra Sado\\a c Kiiniggraetz.

Il .\ luglio 1&16 .no rnila prus.;iani si >cnn t~il rono con la totalità delle forze austro-sas. soni. <~ncora llisponcmi di 200.00<! nomini. La Uo.Uormi dei ...."W 4i 1CUlitC teduc:hi (o s1mstro • ouatriGCI {a destro) d~li an.a.i l866·1'0.

11


>ucc~ùcssc qualcosa c ùcll'eifetto deprimente che a\·r~b_be avuto la sua morte fra le truppe. Il cancdherc ndla sua hian.ca divisa ùi co. razzicrc ritto in sella, aosisteva alla battaglia con una certa emozione. Qualche giorno pn· ma a\·eva ripetuto al plenipotenziario belga ,,ue) che aveva detto ai suoi amici la sera del 15 giugno: «Se le cose andranno male, mi farò sciabolare all'ultima carica». La linea J.russiana, infatti · oscillava c minaccia,·a ùi sftmdarsi. Solo un uomo. il capo di Stato ~aggiore von Moltkc, era tranquillo. La l l armata sarebbe ~rrivata e avrebbe colpi. to al fianco gli austdaci. Perciò il mar~sciaJ. l· ~ disse cortesemente al re: c V. ~i. ogg• ''mcc non solo la battaglia, ma l'intera cam. pagna •· Bencdeck, infatti non ave•·a chiusa la falla aperta dallo spostamento del Il c del Corpo d'armata. La TI armata prussiana . ncevutQ alle 4 l'ordine di portarsi con tutt: le forz.e in soccorso della J. si muo,·eva qualche ora dopo. Il \'arco lasciato dagli austri.t, .. tra Racitz e Trotinka r~se agevol: la mar. eia della II armata. Fra le ore 13 c le 14 la [ divisione della Guardia occupava l'altura di Horcnoves c poi quella eli Moglowed; l'n• divisione occupava Racitz ed a\'anzava su Tro. tinka. La II divisione si spingeva su Locken!tz. Alle 14,30 la T divisione della guardia vrendeva a rovescio le truppe austriache o.-cupando l'altura di Chlurn. Nello stes30 tem. po l'armata dell'Elba raggiungeva la strada di Kòniggraetz. ·Benedeck lanciò le sue ris::n·e (2 corpi d'armata c ~ divisioni di cavalleria)

ry

J!Cr riprendere Chlum ma fu sanguinosamen•c 17aifonD1 della ca"Yalleria: tedHCa (a s n 11 t 1 • deUa · CGYalleria au.trioca Ca dealra) ~li OD.Ili. 1166--70. n:spmto. Alle 16,30 gl.i austriaci comincia v t · 110 a ritirarsi. Era la fine. con la stessa Yiolenza con cu1 ;~o·l v.1 1oluto Gli austriaci ebbero 2J.6oo uo mini fra morla guerra. lt z6 luglio veniva firn ata la pace t'. c ieriti ; 20.700 prigionieri; pcrdettero ò lli f'rag.., con la quale gli Ashm~·J riconosce. m!la ca,·alli ., 187 p:.-zzi d'artiglieria. I pru3sia. ,·ano. a tutto ,·antaggio degli Hoh~u;.oll.:rn la n~ la.mcntarono B9oo morti c feriti, z8o prigio. lo,ro esc~usionc dal futuro imperu germanico. 111en c 900 ca1·alli morti, feriti o dispersi. l. Auft.na cessava dj essere tula pLtcnza t::de. Quella stessa sera un aiutante di campo del sr.a. D•,·entava una potenza balcanica. La via re Guglielmo ùicc,·a a Bismarck: c Eccctlen~a ocl Nord le era preclusa per' sempre. Bi· ora \'Oi siete un grand'uomo. Se il Kronprinz ~marck si cont_e ntava, per la Pntssia dei dufosse arrh·ato troppi ta.r di, sareste stato il piit cati danesi e di una modesta indennità di 20 grande scellerato del mondo! ,. milioni di talleri. Ma la grande Germania er'l La vittoria di Sadowa era il passo dzcisin. ormai un fatto compiuto. H:rso la grande Germania. Jn Francia essa fu Uno scrittore tedesco di cose militari lo risentita come una sconfitta francese, prea:1. Schneider. narra in un suo libro 5ull'iU:pe. nunzio di quella più gran~e, che a Sedan, ratore Guglielmo t che, la mattina del 2 c,uattro anni dopo, avrebbe travolto l'impciC agosto unà parte dell'esercito prussiano era Ji Navolconl· 111. Il ministro degli cstzri schierata nella pianura che si estende fra intnct·se ne usd nella iraS<' rimasta cd.,. Wischau ed Austerlitz. L'allora r( Guglie). hre: « Ormai non ci rimane che piangere ! » !IlO la passò in rivista quindi, tratta la spa· ~fa mentre Moltke c lo Stato Maggiore :n ;i. ùa c messosi a capo delle truppe le fece afistc,·ano per condurre fino in fondo la cam;'a. larc davanti ai g~nerali e nel passare dagna c Guglielmo I sognava di largh~ annes\'anti ad essi gridò: c Il Re porge omaggio sioni tcr.ritoriali c di un .trionfalt' ingr~sso a ai generali che hanno comandato il suo eserVicnna, Bismarck ora voleva la pace. •Vole\'a cito». Napoleone, in quegli stessi luoghi, docYitarc di ferire l'Austria in modo grave c po Austerlitz an:va glorificato solamente i da lasciare ad essa un rancore dure,·ole e la St !dati. rr cavalleresco monarca tedesco, in· necessità di una tivincita. C'era o ra un altro wce. rendeva il dovuto omaggio anche a nemico da combattere : la Francia. E allora ;;coppiò ,·intento il conflitto fra il Re c il qtwi generali che avevano preparato la vittoria. E .fra i primi, al modesto c nobile Cancelliere, conflitto che ebbe fasi e3tremamentc drammatiche. Ii 21 si concludeva l'ar)ioltke il creatore della g'IItrra modcma. mistizio di ~ikolsburg, \'Oluto da Bismarck D.JI. D. 145


mo disordine a Chalons.' A Spichcrcn il getilc c doYcva risoh·crsi nel peggiore degli nerale Steimmctz. annientava il corpo del errori. Poicbè Moltke, divinando il piano delgenerale francese Frossard. L'Europa era l'avversario con un movimento di fianco a scn~a fiato: la guerra era già vinta dai prus. destra c una marcia durata tre giorni, senza siani. :Mentre Mac :\ll.a:hon si ritirava per soste, lo raggiungeva a Bcanmont. I france. :-lancy a Chalons, c i rc~ti delle armate di si erano stanchissimi: c mentre sostavano Frussard ripicga1·ano su Mctz. il marc51:iala consumare il rancio, venivano sorpresi dal lo Bazainc che presidiava la città con 250 h~oco dell'artiglieria del l V Corpo prussiamila nomint. ccrc;:wa di uscirnc per non lano. Glt nffictali fecero prooigi per impedire >eian·ist bloccare. :\-la Moltkc vigilava c «con ai loro uomini di sbandarsi. c Le truppe mosse iulmincc (~ imprc,·ist.: lo rinscrr;:wa - dice la rdazionc francese - poterono inl!~; TRE.\:Tt\ G I.ORl'•<l. dalla scaramuccia <h in un cerchio di iltOCO», 11 t6 agosto si comfatti raccogliersi cd ordinarsi, nonostante che hattna a Mars la Tour c i francesi Yeniva. i proiettili dcll'artiglirria nemica cadessero Saarhriiclcen al disastro di Sédan. ti fato dd secondo impero si compie con una tragica nu arrestati. Il 18 si comhattcva a Gravclottc sugli accampamenti senza posa, in numero sempre crzsc<·ntc. f gen<·rali, mntltati imme. rapidità.. Il 2 agosto 1870 mentre ;mcora unc la resistenza nemica sembrò. ·per un modiatamentc a ca1·allo diedero esempio di cal. d~ia,·ano sul de.lo di Parigi gli echi delle . nwlllo, che dm·~.;s.: arrestare la trionfale mar. ma e di sprezzo del pericolo c cercarono di gnda forsennate che a1·cvano accompagnato eia tnlcsca. Al Quartier Generale lli Re Guparare a quell' atta-cco improvviso:». Ma tutto la dichiarazione di ~terra alla Prussia, la glidmo. a. Gravelottc, la sera di qud 18 giu. fu inutile: ~icchè :\1ac .Mahon. con;tatata notizia del combattimento di Saarbriicken gno si ,·ivono momenti 1x:nosi. Tutti gli alt'impossibilità di poter vNHrc in aiuto di Batacchi della l Armata sono finiti male. TI diede nuuva e51:a agli entusiasmi. l francesi li zainc decise di ripiegare a nord per Sédan <tve\·anQ respinti quei lenti c massicci tedcIl Corpo di Pomcrania, giunto in linea a Ycrso Mézièrcs, per unirsi al corpo dè.l Vischi! L'esercito imperiale era pur scmpn: dl'· tarda ora era. stato lanciato per ordine )>(:rsonoy c ritirarsi su Parigi. c E ta.le decisione gno delle sue tradizioni: Saarbrikken,· pc n_ naie del Re in un attacco frontale disastroso - scrive il Bobbio - mantenne, nonostante f-al'ano i· parigini csulta.nti, si sarebbe iscritt:l c rifluiva battuto c in una confusione indc. le nuoYe insiste11zc inviategli in conh:ariò_dal n_el libro della storia accanto alle più gloscrivibile, nell'antistante burrone della ).hnministro Palikao c dalla Imperatrice'"· ~ nosc battaglie d'Africa. di C rimea, d'Italia. cc •. Il Re1 davanti .,ad un casolare, siedeva :\ella nott~ fra il 30 c il ;p l'annata franc Sino al 1870 - scriverà poi amaramente il pensier~ sopra una scala a piuoli. Bismarck, c~se ripiega su Sedan. Ma non bisogna1·a fcrgenerale Trochu - abbiamo vissuto sulla poco luqgi, passeggia1·a nervosamente legm<U's). ]:lisognaya proseguir·~ per Méiièrt!S. g~fldo un .Qis~ccio. c Se i franc~si ri::spingo. k:ggenda. Essa eccitava nella nazione c nelInvece fu necessario rimandare la n\arciA al. , l'esercito la vivacità e la faooltà immaginano.auchc la. sinist~ la situaz-io~e .deJ.I1 ~rcil'indollWlni. data la confusione, ·la si~ tiva propria del carattere francese. Violento, c!'e M.oltke ha. temerariamente gettato a c la demoralizzazione causati dalla sconfitta temente! sen•ib. dalla pubblicità, la leggenda _, l)attersi a . h;~te roveSciato con le spalle a <li ·seaumont. Di ciò apptufittò Moltke che lasciava che dai successi dè.l passato.~i arParigi, diverrà cat~trofiq ,.: Come a Kon.igordinò all'a.nnata del vrincivc ai SàSsonla e gui.ssero c:ome conclusioÒe qatu~ sue- '.~eiz q~ttro,:a~i prima, il Capo di $tato , alla terza armata · ~i continua'rc il movi:m.el"' cessi dell'a'"lenire • fa<:el\do ck~a vittoria Ì'flaggiQre .Elmuth. \'01\ Molt.ke e l'up.iea ~·­ in avantì, per fin~rrarè il nemico nello _spa· franceSe un articolo di ''fede,, P-e ~bnva ~ sona ser~ All'al. sinistta si t••ncc-r<i, si ' lio più ristrètro pQssibile Yra la Mo~· c la dover dispensare l'esercito dallo. st'!Pio dal .. ~·t;.. t,'Ìfl€~e •• Nell'~itil~ della prj~ sera frontieri ~lgi" La"!era 'del 3Ì agÒSto i tnolavoro dallo dorro. La~ che afterg.sunge ~ di polv~e · uoa. sta'ffitta. E' vim~li 'érano <i\iasi cOi'ùpletati: ,.i era' ìolo ma.n. e diiDOStrava La nostra. ~u\>erio~~ •.IIJi- ,, l:anpunc,io. del~}·i~t.9'riL' ..II Mflr.~sciano'Molt­ mìa ristrétta ·ruadà" .chc ì francesi a~rebbero litare. non ~tteva a questo p~si~ di- , . kç ,~' ~VYi~na a~lor~ al 'Re~ e iliec .~s!>étto: potuto n.tl~iZtare per ritirarsi su Métièns. stu5StODÌ ne pan.goni ed af6da.va 1 SUQl va~ente: , « Prego la M. ·V. <li autot1zzarm1 , 'Ma vi ·era; ancl:ie · tr6ppa confusMine nci co-_ ri contraddittori al dis(lçe~zo .td alla collera ad ~are ,l'or~ per 'il ~J~ dell'arynata mandi francesi, perchè sj potesse utilizzi~< .. del ~ic:o ~· . . l.': ~; • . . " fran~ ~i ~~e~, r?nnai..,~}n~mente ptesa quell'uniea v~ •.~i~;&alveua. Ma due gtOOll dopo 1l4 -costo, 1lpnnctpe • e per la martià su Pang1 :t. ., emtitario ~i~ piombava sui f~i a • Infatti Bazaine si ebiud~~à in' Metz c 4100 Sèdan, benchè fosse abbastanza fertiieaWo.embarg e li battna; il 6 Mac: Mahon '<~oreva. uscime ebe prigioniero. Lo sforzò di era ridotto salmmtc a mal partito da •ver~ Mac: Mahon, dte con una lunga marcia cer- ta, non ua armata in modo adeguato e le ,aweu il tanpo 4i riparare, e COIJ il muti- eava di conriungersi a Bau.ine, era stato'inu- posizioni circostanti non offrivano (01111

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l'mfCIPE I.EOI'OLDO HO.BE1120u.EIJI COftl DI llcau&Dfe21' s.,.-o·vvl&to d1 Hpen.-rtEO pentOnate •• trovb o comandc;ne .m oMrato m quella cho fu la pi~ 11rande guorra del HCOlo XIX In ntctltà ec,h ero pià un coepti"'tore c::b. un captano. Oulanto lo campagna del 1859 '" fath . le 1ue quahtd: dJ capo <:lt Herdh erano app::rne ben poca .coa.a Eialtaole, Lndeaao, pay1do, avt'Va Y•· dut.o rtmpiectohr~ nel auo animo t daU alcrvorevoh e ;ng'Oanti.re_ i doh propaa _ ManCO"Va Ul.IOmma P'l lut lo q-.ahtò pnncopalo del capo, ol corattere Noi 1810 la 10' deC"'eeenza. heaca e ap~r~tuole ne facevano l'uomo -~no ad01to Q condurre uno lono giqontescc

nato nel 1835 noi c:oalello.do ~..,w'-• o moti<

-a Beriu10 1'8 91.._., 190ii .Noi 11148 po podte, Il priDape Carlo Alotoaao · ""ova nnundallo, o '"""" deUa l'ruN.a, alla oowanotb del auo pocc:olo Stcto. Il ncmo dal principe t..opolc!o Hohenzolkm • levato alla Il"""" dol 1870 b>lotu lo 0110 candldatur<1 al traao

do Spa<JDO caldoil11lata dal11•n. Pruo, noi 1169, p<o~ l'opp>OJzoono della f"ronclo Ileo~ lo .-dodatwo (o cuo OugU.Imo l di Pruuia non ora .mcn ligio fcn-oro· vole) foue rUir01o,

la guerra non tu potuta ••Uate.


t;turnv 11 'lll<~ggiu ,·ra 111 mano dci ba\ dTCSI. dnnarc l';umata 'ull;~ 'l>ianata dt 111) c co,\J ccmro ti X Il corpo prusstano alt<tccò mmctar~ 11 movtmento di ripiegamcnto. :\ta :\loncdlc c Daigny. d, cni ~~ impadronì alle mcmrc questo s1 iniziava si ehhc un colpo 10,30 dopo .1 ore c meao di lotta ..\ destra di scena. Il ~cneralc \\iimpffcn tchc dopo la ~:uardia. a mezzogiorno. si impadroni,•a, Beaumont ~ ra stato messo da Ma.c ~ahon, Ù0\)0 4 ore di attacchi, dci due .-illaggi di al posto dello sconfit!o Dc Faill)•, a capo dd posaibilit~ a chi avesse voluto 5\'0igcrc una Hayhcs c <h Gi"onnc. Per completare l'ac· alion~ contro( fensiva. c L'ioconvcnientc più V cO'l)O) n:damò il comando dell'armai<~ in cerchiamento, il V c l'Xl corpo prussi;utu \ irtil della sua maggiore anzianità c perchè grave di tale pOSizione - ha osservato in girarono attorn•l alla pcm sola d' lges. E qui una sua opera recente il gen. Robbto - è possessore dt un ordine di Parigi che gli quello di poter essere factlmcntc aniluppata s, scontrarono con 1l Vll corpo fr<tncese. accorda\'a quel dirnto in caso di impedimen· c di offrire all'attaccante sulle alture d.i ri,·a Ma la nstrettezza del terreno fra la :Mosa t<> di :\iac Mahon. Ducrot cedè. Wimpffen opposta dei torrellti Grh·onn~ c Floins. marc le alture causò ai capi prussiani varie difnon ne \'Olc,·a sapere di ritirarsi; non ,·ole. g111i ben definiti cd utilissimi, dai quali si ficoltà di movimento. Finalmente, uccupatu Ya manovrare ,·crso nor<L in direzione di può battere con fuochi incrociati di artiglieS. ~1ntgcs, i due corpi prusaiani pot'!rono :\olézières. ma ,·erso est, onde congiungers~ spiegar si c prendere contatto con l'armata ria tutto l'interno della ·posizione medesicon Bazaim:. Su:chè alle 9 il movimento dt ma:.. Mac Mahon, in realt~. conscto di que. de~la Mosa. Mac Mahon, alle prime avvisaritirata fu interrotto c si iniziò una avanza· f:l ic della lotta era corso a Bazeilles c ne Sti pericoli non aveva intenzione dt dar batta generale nrso la Gi\·ounc. Scmhrò che era tornato contento. l marinai rcsistc,·ano. taglia ; vokva soltanto far riposare le sue, il mo\'imcnto foss~ destinato al succ:esso. Ma A nche Napoleone lll s'era recato al ,.,l)agtruppe e riprendere la via della ritirata. Sici prussiani manonavano ora «>n il terzo gio cosl duramente conteso e ,.i aveva cc~­ cM il 31 a sera non emanò ordini per il caso corpo ad ovest. Il nuovo comandante fra• di 1111 attacco nemico. Ma sempre la sera di cato invano la. morte. Era passato altu sul cesc credette la manovra una finta: dovette suo cavallo, spettrale, con i baffi impoma. im·ece co!lvincersi ben presto che la sua ~ra quel 31 agosto fu diffu&a non si 3a come tali e le gote imbellettate. se~za suscitare la notizia che le forze francesi, si ritiravano: una illusione. Cercò di conquistare la spiiPu sbarrare loro la strada il comandante entusiasmo fra le truppe e senu trovare nata d'llly, JleT evitar e una ritirata fa~­ una palla che lo uccidesse. V<!rso le 6 dd della 3• armata prussiana fe~ pauare, nella E infatti un reggimento di zua,·i SI aca~ mattino, però. si produsse un avvenimento all' impresa. Ma fu ricacciato dal fuoco 11'notte dal 31 agosto al 1• settembre, la Mosa che determinò tutlo il successivo andamento femalc delle batterie prussiane. 11 l corpo. al l corpo bavarese; e ordinò che tutti glt intanto. si ritirava a)'lch'esso, non a\•cndo della lotta. Mac Mahon veniva gravemente altri corpi fossero pronti per le ore 2 del {<!rito c doveva abbandonare il comando. piìt potuto riconquistare le posizioni abban· mattino. E cominciò cosl la battaglia di Scavalcando due generali d'armata più andonate al mattino e presidiate dal XII .cJ?rfl' Sédan. 11 passaggio della Mosa veniva ultiziani, lo affidava al generale Ducrot. Questi sassonc. Quella continua \'icenda di n.u~ mato dai bavaresi al~ 4.30. Suhtto dopo, fac di avanute, quella mancanza di unttà Ili era convinto della mutihtà del combattimenvoriti dalla nebbia fittissima. attaccarono il comando, produs~ una confusione . 'riUagio di Bazeilles, difeto con splendido to c della nc«ssità della ritirata su Méziè,·ibile, che divenne infernale allorcW il Yalotc dai marinai della aìvisione Vassoigne. rcs.. Sicchè alle 7 (ancora non si combatte,·a reno di Sédan fu battuto dal fuoco ._.._......:: a Floing e la strada della ritirata era ancoB conabattimcnto. ck ebbe fasi di furioso to del corpo della guardia da una ra aperta) fec:e dare ordini allQ seopo di raclu«< cptaai 7 ore. A mezzo-


cld Y c dell'X l corpo d'armata lcoc'ch, da! l 'alt ro. A mezzogior no la rolta fra nce~· era n rtualm~nte totale. L'accerchiamento t·ra compiuto, mancaYa solo ti cah·ario d'llly. A lle ori.' 14 l'XI corpo tetlc~co l11 conqut\lava d'impeto. $o1o t'estrema ala ~tm"'ra tkl ~etumo corpo reststel a sulle alture a ~llll. tst di Floing. Ma già vacilfa,·a. allnrchè iurono lanciate a sostencrla le <lin~tona da ca' a lleria :Marguçrittc c Bonncmains c la hrt· gala <li canllcria dd X Il corpo. ~~ {·hl><·ru a llora carache disperate. numerosa qus<><li di yaJore: lo stesso Re Guglidmo ,i '""ciò sfuggire un gndo <h ammarazion.: . c Che hrava gente~"· .\la tutto fu mutik. anche qu1. Il fuoco tedesco dccamci 1<: colonne !an. ciatc a lla canea che pocu dovo. quasa puh·crizzatc si ritirano n:rso :-;édan trascinando nella rovina le f11nteric <Id '\"l! coq10. \\'impffcn non può ancora COIII'inccr.i della dasfatta. i\ lt n combattimenti fra le 13 c le ' !l haru10 luogo a Daigny, Harhis. Fond dc G11·onnc, e falliscono. A lle 15 l'est•rc:uu francese non esiste piia: l'accerchiamento desco è c:ompiuto c .540 cannoni ('(Incentrano •l loro fuoco ~~~ S~dau.

....

Dopo 111\;< ~orrihanda di quattro ore ~ui vari fronti, .'llapoleonc•IIJ era rieutratu a Sédan al pa1a7Zo della prdettura. Tutto al· '::nh·a senza che egl i j)l>tes~ 10 flui n· a: }a rc~enìa. il m inistero, i comandanti in ca!'O OlgJVaoo senza consultarlo. La mort~: cercata nei punti pi ù esposti non lo <IVCI'a •·olmo. Dopo la riti rata dalla spianata di Jlly il J!<:. ru~rale Douay c il generai,. Ducrot erano corsi ~ b r iglia ~tiolta da lu 1 c g l1 a,..,, an<l .:onau mcato la drsfatta. Erano passate da poCI_I le 15· Ora l'Imperarorc era solo. nel ga. br netto del prefetto d1 Sédan, c cammina' a col 1·olto d isfatto e stiracchiato da un uc ncn·oSQ. dal caminetto :~Ila finestra. c Le 'Palle S<'lllhr~I'OIIItl aucht• più .:un·1,_ come

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l ln c:OD)pa.ta (Ljt09raiaa di. Dau..auer Del · · Cba:ri• ari ")

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Klòlnltntu nnn crs,ò. :\c chae~.: l;, ragaonc aL f'auHantc. Basu~:na1 a mandare 1111 parlament,,r,· \\'m1pffen. però rnistnd ancora. Allora l'unpaato>rc mandò 1l gTncralt- L.chrun a urdmarj:!'ll dr dc~"tcr,· dn ogn 1 tcnta111·o. Fu ntullk \\ impfl<·u. tt·,t.tnlo. inst>lè linu a dw alle rl>. l'artt~odieflil tedc~ca non mfran~"'" quc'ta nh m n r,·sast<·n~a. L'armata tr,uac,·o.: <ra finita non a 1 na ancora due. >I•J <h arrt·ndt·n.• ..\ 1 ~ l'fa conuncìatu al fuoco conn·rltr.uu d~, 5~'' canuona tcdcsch1 su ~é­ dau. \llora :"\apolcone Ili >Crasse la famusa lctl<' r;t '' R,· Gu!{lidnw. c .\lao StKn•lr Fra . uon :1\ .:mio f><.lllltu mora r.,. 111 m • .t ello. IJ · Cl'.:lO ·• c truppt· nun mj resta che <:l>nstgnar_c la maa spatla nelle lll.tn, da \'ostr· \1· à :O.unu dr \ ',stra \lat·srit l 1 fa . attst . " l . • . • luon ratcllo di , , •IliO cv n t ... Il f('Cil{Ttl . R . Il d· ' " ta t·. preceduto 1111 11_\Sl'ru CUli handacra lnanca, SI r Ò n. quart~t•r gt•llcrale pru~saano. c consc C(. 1,, .}.•·Iter,. ·• Rtt (;u.,.ladnu, Il . l gno • c ,.,, ,, an una gran "hte,. ro,,d •lso<' R . tramo n. S<~(Jra . una seggiola. s 'appo iÒ all· t sed~ttc dt un a ltra SQrr" tta d · gg a spalltcra ' a un scg t · St· c he accc tta ,·a la ., ,. . r~ ano c rispo. '·.io d'un u fficialc ~;'~a n cii attesa .dd!'in. ••ollt' ». L'impero iranc~:~~at_t~r.: l_a capitola ro tedesco e ra nato . c_r,\ fi nno . L 'ìmpc. • • 2 3 nula 11 • vano mtorno a' Sédan m . o~~nj giace. tt:dc~chi c ' 7 Iliila franeo~-~~ o fl!tt.ll: 9 mila ntcra. francesi prcn<Jc,. IOJ. mala prigio.

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- - - - - - ·-=--.::.....· SoUo&C"I'i.»on• .,.. ' ~a:aaocu. JD Parigi ....diate, 1111. ,.çhracCiatc da 1111 llltllldO , t' J'u (ciHo >jleiiiO. ID!Mvao di lloblcle) : hiuso dalle pupille pesanti. dicc1·a la rassc· ! nazione del fatalista che ave\'a giocato c dell'l?"'pcratore uon rcggcl'ano più. «Que l tcrduto l'ultima partita contro il destino. cannone, quel canno ne che non tace, che non )g-nj volta che torna\·a da,·anti a ll.a finestra tacerà mai " rnormora,·a ogni tanto. Riso. occh iusa a1·cva però ' comé un tremito eh<' gna1·a farlo tacere. Oltre i morti di dieci ore , faceva fermare un secondo •· ~n aiutante di battaglia non bìsognan che ce ne fossero i campo e ra rigido, immobile presso una altri. E a llora quell'Imperatore, che era ri>rta. Il fracasso del bombardamento, che dotto alla funzion_e di un bagaglio ingom. ara,·a dal m<rttino. ingigantiva sempre, 'hrante, fece un ultrrno atto da padront•.\ Fece \'COlava infernale, insopportabik ( nervi issare una bandiera bianca. }.la il cannoncg·

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mama. Il 28 ott0 h ~no a \'la d~lla G .lOO mila ù' u re ~ 1 iiHt:hhero seg · ~r: l

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A DISTRUZIONE d~llc n~vi T\ts~ DOPO c 1 grav 1 dannt Stanztat<.• a p orth •Arthur . k · o la ~c · . Ue di Vlad1YOSIOC , vcrs . arreca t; a quc il Governo di Pietroburgo St fine dc •904, · 'tà d'1 ritostituirc 1 idc nella neccsst . la· forza d navak dislocata in Estremo Onen~. e C· . d't formar:... Ct$1! ~ due nuove squadre traendolc • ' J dalla flotta del Baltico: app~na cc_>Sht~tte, c nuove unità! al comando del! ammtragl_IC~ .Roz('~h·ettskij, .atparono le ancor~ per ti IUn· go viaggio che don•va P?rta~lc, dopo otto lunghi mesi di dura navtgazton~, alla .glo. riosa cd irr~parabilc catastrofe dt Tsushtm~. Mentre le due squadre russe, una per la vta di Suez c l'altra per il Capo di Buona Spe. ranza, faticosamente. avanzavano verso le. ,·ante, l'Ammiraglio Togo predisponeva ~~ propria flotta per incontrar(~: nel punto p1u favorevole per lo sviluppo dell'azione giappo. ncsc, in modo da impedire alle navi nemiche dt giungere a Vladivostok. Muovendo da quc. sto porto infatti esse avrebbero potuto battere a loro mercè te indifese coste del Giap. pone, :!d ostacolare gravemente le comunica. zioni tra madre patria 1: continent(·, comprollldtendo seriamente l'andamento delle ope· razioni in Manciuria. E quale punto d'incontro delle due flotte l'Ammiraglio giapponese scelse il passaggio c•hbligato delle isolcnc Tsushima, n~l canale dt Corea. Il 26 maggio 1905 la squadra russ.t entrava nel Mare Orientale cinese, dirigcn. dosi a . 'ord v~rso \'ladivostok : i giapponesi. che avevano svolto coplorazioni ;(larghissimo raggio spingendosi fino a) Mare di Sumatra per !dentifical'ne le mosse, erano appostati con ti grosso delle loro forze nelle basi della i rastagliara costa coreana. Le navi rt13Sc. procedevano in doppia co. lonna, a hun; st>énti durante la notte. nella ~peranza di poter sfuggir:: all'agguato giapponese che presentivano, c che tentavano ·li s1·e~taro per giung!!re finalmente, dopo tanti mcst, ad un vorto amico do,·c uomini c mezzi J>?ICssero trovare.ristoro. La velocità di mar. ~~~ era .stata ridotta: l'animo oupcrstizioso l:Ct russ, contava almeno di poter protrap·c la data ~ello_ ~tro, ove questo si fosse presentato mevt.t abtlc, oltre il 27 di maggio, che nd calcndano ortodosso corri.spondc,·a all'in. fausto: ntm~e~o 13. Lo SJ>irito degli equipaggi ~ dcglt ufftctal; era comunque elevato: erano orm:'i pa~sat~ i lunghi mesi di navigazione nei man troptcah, senza soste superiori ali~ rigjdc 24 ort conce.osc dai Pacsj neutrali alle navi di un helligcrante, c la condusion-.! di tante fatiche, qualunque essa do1·essc essere, era imminente.

Nella notte tra il 26 cd il 27 maggio tutte k navi ru~ procedevano nella più profonda oscurità c ne) più perfetto .>ilen:do, avendo l'ammiraglio proibito di 11sare anch:: i segnali acustici iu caso di nebbia: solo in coda alla colonna hrillavano alcune luci, ed erano le due tta1•i ospedale che, contravvenendo agii Qrdini. volevano rischiarare il proprio cam. mino. Furono quelle luci che consentirono aH'incrociatore ausiliario giapponese ShiiiWn"J Mar.., in crociera di vigilanza, di avvistar~ l.t formazione russa : alle 2,40 la notizia c:ra 1ra•"'"*a aH',\mmira,:lio TogQ.


Alle 14.40 Togo, che si e ra ,·enuto an1c•· Ali., prime o r., dd 2i maggio 1905 Tog> nando alla formazione russa fino a una di. il largo dalla base di Masampo in st:.nza di meno di 4000 metri, conccntra•·a Corea con la sua nan· ammiraglia MikastJ t utto il fuoco sulla S1warov, che e ra ripetuta· alla re;ta della prima divisione giapponese, mente colpita, riducendosi ad un immenso composta di 4 navi di linea c 2 grandi incro. ciatori corazzati, dirigendosi ,·erso la punt"\ rol'!amc: lo stesso ammiraglio Rozcsl\•enskij Xord di Tsushima : contemporaneamente con. era gravemente ferito. Le sorti della batta. ,·ergevano verso ltl st~sso punto la Il di,·i· glia volgono ormai decisamente a favore dei sion<: al comando dcii"Ammiraglio Kamimt:· giapponesi. Anche le altre corazzare russe ra, eh{· avc,·a lasciato la hasc di ·Chinkai CO'l sono fipetutamente colpite; · la guida della 1: navi da battaglia. la 111. V c VI division•; squadra passa alla A /.C.z:andr l 11, e più tardi formate da incrociatori c la IV divisione di alla Borodino. Gli incrociatori di Kamimura cacciatorp~diniere. Mentre il grosso della flot. si accaniscono contro la Su7·arcn,· già mt>z1.a ta nipponica si andava concentrando per la · allagata ,. rimasta arretrata. hauaglia. l'incrociatore leggero !tswui ld:n . L'.-1/c.ranar Ili, che ha preso la testa della iorma?.ionc: . .:ambia rotta punta ndo decisa· tificava nuovamente la posizione della flotta mo:nt<: \'e rso nord per sfuggire all'implacabi. russa, che a\'allza\·a disposta in due C<llonne l:· azione delle navi giapponesi; Togo ~·rò parallele, con a destra la l di,·isionc di 4 na,·i accosta prontamente con tutte le sue n a vi in d~ battaglia: al comando dell'Ammiraglio Ro. modo da tagliar.., la strada alla formazione Z{·sh·cuskj i. seguita dalla Il didsione pure d' 4 corazzate battente ancora l'insegna' dell'Am. ru s~a. la quale cambia nuo\'amente direzione puntando con largo giro verso sud c riese<' miraglio Fi:ilkcrsam, morto duranto: il ,·iaggio. a farsi perdere di 1·ista dalla squadra giap· o:d a sinistra la III divisione, anch'essa compo. poncsc. Le superstiti na,•i russe avrebbero sta di 4 navi da' battaglia. agli ordini dell'.'\111. forse pututo sfuggire alla aècanita caccia di miraglio Ncbogato,·. Seguivano arretrai~ le Togo ·se non si fossero incontrate con gli in· navi trasporto c le .na\'i ospedale, sotto la pro. rczione dì ,·arie unità leggere. al coma11do érociatori giapponesi eh~ si erano lanciati suL dell'Ammiraglio Euquist. la scia delle navi trasporto russe, le quali fin dall'inizio della battaglia avevano deviato '•er. Verso le 8 !'lls11mi comunicò per radio che le na,·i russe a\·n·ano alzato il piccolo pa,·c;c, so {'St sott<l la protezione di 9 incrociatori leggeri. A lato dello scontro principale tra in s~gno di battaglia. ma non seppe riferì. corazzate, tra incrociatori giapponesi cd in. re con ~sattaza circa la rotta c la \'elocità cruciatori russi si era S\'Oito un ,· i,pace com· ùclla flotta ncrnica così che quauùo ,·crso le battimento. in cui i g iapponesi, pur essendo 12 Togo attra\'crsò il canale di T sushima, ad mnlto superiori ip numero agli av\'ersari t•st di quest<• isole, non trovò traccia dei russi. ( r i contro 9), non erano riu3citi ad a ver ra· Riuscì, invece, a prendere contatto col ncmj. co. a distanza, l'Ammiraglio Kataoka con la · gionc: dd nemico. Le corazzate russe che a\·c. sua \ · divisione di incrociatori leggeri, c Togo van perduto contatto col grosso giappon~sc promam~ntc informato dell'effettiva disposi. a!Jparn•ro imprO\'\'isamen({o in aiuto dci prO· zinnc dell'an·crsario, cambiò quindi rotta per pri cacciarorpc:diniere: in !t'Sta alla formazi(l. poriarglisi incontro. .ic. sta1·a ora la Horodinri essendo rimasta Alle 10,20 l'Ammiraglio Rozcstvenskij or· a rretrata la .·1/l'J'tlndr 111, cd il comando e ra stato assu nto dall',-\mmiraglio :-.lcbogatov. dina alle sue divisioni di assumere lo schieLe coso: S<'111brantno m<:tt~rsi male per gli ramento per il combattimento. disponendosi incrociatori gia pponesi; il rim bombo della in una unica linea' di fila: la terza divisione. l attaglia rinnu,·ata ~chcggiando lontano. atti. che si era tenuta a lato delle altre due, viera\'a p~rò l'att{'llZione di Togu eh{· si slaane a porsi in coda. Le na\'i di Euquist concia,·a nuo1·amcntc sulla preda che cercava lil tinuano a mantenersi a rretrate sulla dcs!ra sfuggirli. La batta$'lia. na"<~le del 2i mani·> della formazione principale. cra perduta ptr la Rotta dello Zar. Appena a distanza utile di tiro. l'Ammira· :\Ilo: h.25 del 28 maggio la squadra ru3sa. glio russo ordina di aprire il fuoco contro gli l'ho: J>llr{' a\· ·~ 1·a iattu rott<~ n~rso nord fu incrnciatori di Dcwa: il tiro è così preciso ,·uovam~nk an•ista\a dallo: unità gia.ppo~esi. eh< q\t::sti è indotto ad allontanarsi. Poco che la Circondarono da ogni lato .., la presero dopo riappar., assieme alla lV di\'isionc <li c:•cciato~po!di nicrc: la flotta ru>Sa è però dt·· .:.uto. il pr~prio tiro. L 'ammiraglio NebogatO\·, gmd1cata mutJI~ Ol('lli rcsist~nza. alk 10 .30 si c1sa a d1sperderc questi pcn·jcaci ins::guiron, arrende,·a. <: concentra su di loro tutto il suo fuoco in \' . 11100<1 da costringerli ad allontanarsi nu~va. . . nn~ sono le caust• etti può "sscr~ fatta ri. mente. Poco dopo compaiono a nord.O\'CSt dei sah re la catastrofe ru:;sa <'d il trionf d ,· • o <t "'lappo · · russ1, una .ad una, le grandi corazzate del· " . ncs, umco nella sua completezza nell· la flotta d1 Togo. L~ due flotte manovrano ~tona . d~~k hattagli{· na,·ali modern~. Anz:~t per ~rsi i11 linea parallela per il combatti· · t uttu ' g1appones1 avc1·ano ,·1 .. 1. . . r \an aggro lll POmcnt~ .. Ali~ ore, 14,o8 l'Ammir aglio Rozest~~r ~c~~ l{'rt• a !orn ~radimo:ntn il t<'atro d ..tl. n~ns.ktJ ordma l apertura del fuoco. La ior· attag ra. mentre i russi dO\·n·anu corr- •. ~ contro al 11 . · , tr,· 111· maz1on~ n!ssa ~on l! però ancora pe r fetta<nHco JWr una rou· bi l' non ammette\·a dniazi 0 . .. a 0 > •gata eh:: mente. 111 hnea d1 /ila, anzi l'ultima na,-e dci la _prtrrta squadra I'Orjol. si tro,•a quasi la flotta giapponese ... ; .. ~~~ sc:condo l.uogu :~ ha~c<~ del!a p~i ma. na'·.c dzlla seconda. ~d anva ap)icna lasciato le VC..of~t~a effi~tcnza l OsiJabra : l amnnragho g1apwn ese, profit. t r.- <1uella russa •r· l' l ne basr me n. • < a re(1UC(• di! l t~ndo della cong~un.tu ra a lui favorevole. or. s.lma c . difficik na\'igazion\· . . una unghis. dma aH~ sue nav1 d1 concentrare il fuoco sul· l o rgant:czazio1w uippo . . · Il matenale c l{ran lunga St4Jcriori . ntcl ll'<:rano infine di l.t ammiraglia russa in testa· alla formazione la Sll·t·orot·, ~· sulla Oslj<~bju: i colpj lunghi In una ><>la cosa nes~~uc t. degli avversari. <hrcrtJ a questa nave avrebbero dovuto cader.., sup<:ri? rc all'altro nell o ~et CO~lendcnti fu s u11a OrJo{ che le sta,·a a lato. cosa tu l'animo . l· a .. ttagha. ~ quest· L· . . c a ùcdlzto n d l· a Un uragano di fuoco in fernale vomitato a nttona na,·aJ . ·. c eg 1 uomini dalle 24 corazzate t'li entro una ml'zz'or· g" c ho: decise la son .." J:~PPol~1~" di Tsushima. I'Pstj"·"icr è gra,·cmcntc toccata e cost~ct:: anch{· s ul frotitt•. tcrre~~;l Uto ~ippo.russ~ ad usc1re .dalla. formazione. pur continuando a c\·cntu memora·hilt· u ~lt· e . .coo!Jtuiscc tlll <h fenderSI ero1cament~: prima di Ici però a nnon solo · • a stona l1lOd J>erchè ra"t quella dell'Estremo . erna, c c he la corazz~~a giapponese A.sunrc era stata I( PPrcsentò f Ortcrne sia co~trm~ a. ~ltJr~ r;i dal campo di battaglia 11a S~l qu~lla bian 1111 tr' .'a . ton o della r~z . ,. l amm•ragha dJ fogo, la Milcusa, e ra sta t.' l assunztone del c· CQ, s ta '(>Crchè c ~ n ·ntrata con par~cchj colpi da .WS. a Z« mondi <~le •a ppon(· al ran""' d~Jtsacro · · "'v 1 P<>ten. pr~ndc\·a

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eP,.ocl:io G.Ua 9"•.aa 1'\&Mo-qiappoa... io I&D<r popolar• giappoa....

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IJI~I~ 1~11\\TI~ STRATEGICAMENTE, i dati della llatlaglia del Piave (15-24 . ~iugno. 1918) c'erano stati imposLt dalla nttrata dt Caporetto, c le nostre posizioni non erano invidia. hih; specialmente difficile era la situazione tldlc nostrc lince fra Astico c Pia,·e do,·e, a giudizio del Conrad, la posizione dell'esercil<• italiano somigliava a quella di «un naufra. go aggrappato con le mani ad una tavola di sah·ataggio. e al quale sarebbe bastato moz~ar le dita con un colpo d'ascia. per farlo pr~-ci(>Ìtarc nei flutti t. Inoltre. ~a. li-_ twa convessa della fronte. dagli alttptalll al mare, pro~v.:tta\':0. a noi il pe-ricolo eh~. in qualunque punto a .-venisse la ro.ttura: lo intero esercitu ,-cni,·a ad essere mtnacctato t1 1 fianco. Dal marm al gmgno molto intcn. <a era stata l'aztOtk offensi,·a delle armate t..:dc,;ch<: alla fronte occidcntal<-, in Piccardia, nd(,. Ftandr<:. sulla :\1arna: gl'inglesi erano stati hattuti a San Qumtino c il loro cnllq!amcntn con le iorz,. francesi era tl1. , etili lo assai precario: t\miens c· Parigi cra·llo ,utto il cannone tedesco. Sicchè. p.:r con. ~olidarc lr lorn lince minacciate. gli anglofr;uu:est an:.-ano richi;unato dall'Italia sei delle undici divisioni alleate. mcntr~ noi già clall'april,· a ,-cvamo inviato 111 Francia un nostro '"'rl'" ,J'armata. Tntta,·ia. i grandi colpi di arich- delle ar. mal\' di llindenhnrg c di Lll<klldorfi non

G l - ltll'· lkrt\avlla •• "-"• • l'calorie ltaliaa.•

aa·Ciflocc..

riuscendo a sgominare l'ucrcito degli alleata. si cominciò a lamentar<· da parte te_ desca l'inerzia dell'Austria. L'Austria non si fece pregare; essa :n·eva lU'JCClllc bisogno di rialzare il prtstigio deL

lo Stato di ironte ai sudditi ribelli (.il mo· vimento centrifugo delle nazionalità andava assumendo proporzioni inquietanti) cd all'aL leata Germania, d'altra parte la sua odiosa baldanza contro l'Italia non conosce,·a limiti. Il capo di Stato ~laggiore;: austriaco, generale An, çosì ave1·a scriuu a Hindcnhurg sin dalla fine di marzo: c Come

risultato· della noMra num·a uffcnsi1·a. che ci dtwrà portare fino all':\dtgc, ic) mi ripromt·t!t) lo sfacrln militare 'dell'Italia-.. Tali anelaci previsioni erano appoggiate m. duhhiam<"lllc a una n·ak pfll{'llza. A~li ordini dciL\rciduca Eugcn1o. nano sch1cratt snlla nostra fronte cinquantotto diYisioni. eu. stiutti1·amemc snpcric>ri alk nus t re. coll 7500 hocchc da iuoco c oltre 300 aeroplani. Tali forze erano rij>anite in due grandi gruppi, di due armat, c i~ scun<l: il gruppo d'esercito del Tirolo <dallo Stelvio al Monfcncra) ;t( comando del maH•sciallo Cunrad: il gruppo d'est•rcitl) del Piave (dal Monienera al ma· re) al .:ornando del n~aresciallo Boroc1'ic. 1Jop<1 1111 acceso contrasto fra Conrad ~ Bo. roe1·ic circa la prcccdcnzi\ dell'azione offensiva, il comando supremo austriaci) decise salomonicamentc il parallelismo delle due of. il-nsiH, sugli altipiani c sul fium.:. Le due grandi azioni do,·evano- essere precedute da un forte attacco diversivo dal Tonalc su Edolo. con lo scopo. a detta <14'- comando austriaco, dj c conquistare un consi~rcvolc tratto di territorio italiano e mmacctarc la Lombardia, in particola re Milano ». L'esercito italiano ricostituito materialmente è moralmente era così ~chi<:Tato: di front• <ti gruppo d'esllrcitu degli altipiani cnmandatu da Conrad. si opponcl'ano la 7· armata dallo Stelvio al Garda. la t. a rmata dal Garda al1'.\~ticn, la 6. <trmata dall' Astico al Brrnta, lA 4. armata dal Brenta a Pederobba (complc.~i,·am.nm·, 2R ùil i~inui); ''di fronte lll ~P' v<• BorocYic. s1 npponcYa 1'8. armata da tdc


conccntramcmn dclk nostr.c artij:'h<·n~. ht· sciandocj più d J rnill.. prigionieri c mnho ma· H-riale. Nel settore ce!llralc, tenuto dalle trup. pc francesi, il fuoco intenso dell'artiglieria an·ersaria costrinse " sgomberare il saliente ~ sud-est di Pennar : ma le fanterie nemiche . non riuscirono a inso:diarl'isi sotto 1l fuoco di sbarramento. " alle t6 dello stesso gior· no il contrattacc(l d1 1111 reggimt-'11!0 di fanteria rioccupa1·a >alùam.:ntc la posiziOne. Cosl anche in questo punto gli austr.iaci furono costretti a r1c111rare nelle loro lince abbandonando cinquecento prigionieri e mol. to materiale da gucrr<t. Più accanito ancora fu l'auacco all'ala dc. stra dell'altipiano tenut~ dal nostro Xli l c<Jl'· pC> d'armata. Una ,·alan!:'<t. d, icrro distru~s.e lt• trincee tlel \'albeUa. eli Col Rosso e Col <I'Echelc, l' le fanterie nemiche. prntette òa cortino.: di nt·bbia artifidale. nusci rono a pro. t; redirt· SII ICI a premcrt· sul ridouo eh <..l m« Echar c la posir.iont· di R1t>a del Termim·. ~la il nt:micu nnu pas~c'.. Gli scontri assuns•·rn per tutta la giuru~ta proporzioni ~piche, 'l" .;u Cim;1 Echar. >Ìa a Hu~a del Tennin~. Dopo 1111 nltimo chsp.craln al!aC\'<1 rcntalo dal ncm:. co a tarda Sl·ra. an~hl· oli qucshì :ratto ,.;. talissimu gli austriaci iurono .:o.trctti a rt:1TOC<'U<:rt:.

La giornata si ti su h l'l'a dunqul· su1di Altipiani in un pieno fall t·tlcnt•> l>t'r ti nemico. il quak a,·,_.,... calcola:•, di calare sulla 1>1a. nura di Vict•nza nc·lla ><·rata. Alle 2.l .<li quel~ fu stesso j{JOrtlu l'imperatore Carlo riccvc\·a a .\!erano. do1·'aa il suo quartiert· gcnC'ralc. l:• scKucntt: cumunic~?ionc dal sun capo eli ~late> maggior<.:: «:"\d I'Jrolo siamo hatturi: Il truppt· hanno pcrd11tn tnl!o quello che al't:· 1 ano ccmqutstatcr e sonu rigettare sulle posi. zioni di partl'llla •.~ :\on dinrsa sort<· drhcrol gli allacci ddlc

rohh;., ;, P~drtxxuu . . _. la J. annat;, d.'i PaLtì'l.o.: al mar,· (~nmpks,i nll11l'lltc. <1 dinsion•). 1..1 nostra i!Til~l icria si prcst·ntal" sull" ""("a froutt• dj h~ttaglia con 1111 comiJ!t·sso ra~:· g uarde,·ok': .3892 hocchl· da Ì11nco campali. Jl2,j da <ISSl'dio. ..!400 ÒQmhardt• ,. 5.24 CaiiCI~IIIi courra~rci. Seiccntosc:ssalltasci acropla. "' SJ !CliC l'ano prQnt i a librarsi s111 cido ddl;. hattaglia. Il 11ostro Comano" anq mnhn· (m>\·,·ednto a lla cnstituzicmc d 1 una podt"rosa <·. m.obilt· risava gen<'rak, iortt· eli rQ din~rom. con 5.39 pezzi campali. .z8 pc~~1111, 2:t8 l10mbarde <' r8oo -tiii<Jcarri. con la quale f rontcgg1a re ,.,.<'llllr;di rottnrl". IJ OOIJlbardarnelltO cJi Toltura dO\"l' \ a CUillJII· ctar,· da parte degli ;tustro-unghcrcsi il n; giugno a lh- .l dt>l mattinQ. l nostri uffici d.i informazione· nt· t'fano ,·enmi a conoscenza a ntecedentemente attran·rso 1·an,· inda~ini. l specialmcmc JJt:r. 1.- notizi,, recatl' da eli· scrtnri presentatisi -tlh· nostre lince: sicchi: il comando iraliann fJrt'I'CJHl<: l'aziouc con terribile fuocv di comropreparazionc che di· ~orientò l'artiglieria nemica l' ieee sterminio deilt: fanreril· arnmass,.re ndlc prime li. 11ec d'attacco nd settore di Asiago. !'liondi· meno l'esecnxiont· ciel dis<""gno nffensinr fu proseguita. L'attacco delle fan!cnc cominciò aUe or<' 9· Nd ~~tton· occidentai~:. lenutr> d:tllc lrupJ>C

ltritannichc, il nt·mico rJ·t,,c·, . ti! tr·tr ·· . · ,1~ 111 a l cunj punti dd/A nostr . 1. ' >1 111 ' c IIIC:<: press(1 p • c:r. ·~h e le c •~ snd di Roncalto. Più ~ 5 u.d . dlll a.a~. %1011<· dj C:t•suna rJ' . . . . • 111 d l rl·· • g 1 nusc1 d 1 conse"" · • cht· •·antag,.io ma .,.urè qud 1• truppl· Ili Conraù s 11 l G . , "' • llll contrattacco del -:'- corpo d'armata riuscl . . . ~-nera~c a '·cva div.isato l'agg rapva. li ucnuco . la ma · tramento •. ti QUI tuazmnc: gli austriaci fltrOilO.t nstabJI~re la Stsstma quota dt.>l sua anchj l l .1 . . . . costrett1 a r· i 1• cga r ~ d•sordlllatamentc sotto 'J .. 'P c. ~ando le JJOstzìou· . , gruppo montuoso a l e 1 mlctd1a\c mcunranc.losi . J' .td est ~ ad OVest d' llac:_ • CJOe, da una Jl' ' essa: ______. arte .u.,u. B


l:lr~ma. ed as~alcndu dall'altra al saliente <Ici ~olaroln c quindi ti Tomba c il \lonfcncra, ~nehlw

dnvtttn arrirst In shoccn \'Cf~(l ti Ptavc, nella zona eli Pedcrohha. Gl'tnizi dell'attacco chhcro 1 solttt nsultati dt ogm offcnst,·a hcn prcp<~rata . .'' di'ala smtstra della nostra quarta arm<~ta ti nemico riuscì a tr<wolgerc d t huon mattmo le rli fcst• di Col d~l \ltglio, " cspugnart• ti Col Fcnilon, a occupare ti Col Moschtn c " mi-Jaccta. re il Col Raniero: t• non ftt piccola cosa. \"cl settore contiguo ti nemtco s'tmpadronì. con ~uCCUSI\'t c poderost a>saltt. delle nostre po~tztOnt dd Perttca c dd monte Coston. \"ella zona d, Solaro ln fu pcrdma da not. nn. nostantc una magnifica diiesa, la pane sl'ltentnonalc del Saliente: ma nella parte mediana dt esso. ti nrmictl ,·eniva \'alorosamen. Il' comc:nuto. Si rassò.qumclt al comrattaccn tdla Slt's.•a giornata del l 5· Il leoni n•) rx reparto cl'as'<Jito. pruCédcndo snt morti c coadin. \'aln da un h.tttaj!'lione del 91. f<lnteria, neon. <1uista'a nel pnmt·riggio il Fagheron, alla sera il Col Fcnilon cd il mattino seguente, con ~lancio irresistibil..-. il Col Moschin. Nello stesso tempo la brigata Pesaro ed il VI re. parto dt assalto ritoglic,·ano al nemico la quota 1503, tra il monte Coston c I'Asolooc. cd anche la quota 1581, tra il Pertica e il Grappa. Cosi, al ~econdo giorno della batta· ::lia. anche sul (;rappa come sugli Altipiani. t>gnt impulotl oH~·•;-;ivo del nemico era s~ntu. ·~.·~crcito au•trii\C•t :w.,,-a atta«a'o con h;~l­ danza <' sicuren:a di vittoria quasi ~prcgc­ ,-uli nei nostri riguardi. Es.~ era ~ta~o du. ramc-nt<' bauutcl: delle :l8 divismni concen· 11\lc nel settore et, Asiago non te n'era una ola m l"undi7Ì<u <11 riprrnit•·rc la lotta.

Sul l'f<t\'1\ i! J:TU!Jp•l d'c-.;t·rctlo Bor<lCYI·: an:va ~cclttl dtw disunt, 'ctton per l'attacco: une> ristr~tw al g-omno tra Falzi.- dt Pian: c :'\<'rn·~a: l';dtrc•. molto ptù amp:o, tra la Gr;n ~· do Papa1lnpolt ,. ,\ln"k Il tratto 111· tt•rmcdio t·ra 'tat11 scart.ttil per la rag10n~ < l'tdcnt,· cht• 111 cs'o ti fiun1l' correndo quas1 CllStantemcmc: lungo la sponda ~tntstr;~, lasciai a al diienson: un ottnno campo di uro. :'\cl pnmo st·ttor<'. ÙO\'C il fiume h;~ sulla ri· l'a df.'stra l'altura del :\lnntdlo. ti comando ncnucu "' .:1 a conc<••ttn\lo S<'t dl\·lstont. delle- qnalt trt schtcratc 111 prtma hnca. eli iron:t· a una ~ola di\'ISiOllt• italiana, la sS. Tale clcnsità d• for ""· propor IIOn,tlmcntt• a>>al 511pcnort• a quella disposta lunj!'O Il tratto dal· la Gran dt Papadopol 1 al mare. si sptega coll'mtcnw an·crs;.ri•• dt comptcr(' 11 màssimo sf(Jnn là don la collina dtgrada nella fJJanttra. <' dm·c: da 1 jX>ttti della. Priula s'irradiano le due ferro\ te per Montehdluna c Trenso. Il nemiCO calcola, <1 di impossessar. si di tutta la zon01 mediantt• un'azione combinata dell'estrema ala sinistra c dell'estrema ala destra, le quali. scendendo l'una dal ~fon­ tello ,. l'altr;~ attra\'crs11ndn il Pia\'C a nord di Salcttuol. avrebbero dovuto "'''·olgcre il forte sistem;~ di fensÌ\·o eli A rcade.SpresianoLo,·adina c Cf.lstit111rc una larga e profonda testa di ponte llCr l'ulteriori! irru:tione delle riserve sulla ierrO\ ia Montebelluna-Treviso c più oltre. Per quel parallelismo delle due azioni sugli Altipiani c sul Piave, stabilito dal comando supremo nemico, anche sul fiume il fut>CQ di 11rtis:iieri.a <."'ntinciò alle 3 del mattmo. con eccezionale mtensità. SottraL tisj con hombt· fumogene c lacrimogtne aJla Yista dci nostri. gli austriaci poterono getta· rt· ponti ~ul fiume e fan·i transitare i primi sca~:honi Ili truppe. L'at:acco scmbrcì irre~i-

stih:l~:: fin dalle prime: ore: dd pomeriggio il salienk dd :\1ontcllo era 111 possesso dcll'a''n~rsario cht· occupata Nrrycsa 1: l'Ahazia. st t'fil spimo finn alla ltnc;~ Casa Serena-Col R:n·aria: a sud ahrl' chte teste di ponte erano state costituiti: a Fagarè c a Musile. La nostra 8.• annata c la 3- ave,·ano perduto molte mighaia dt png10nicn. A questo punto il nemico "''rebbc dovuto attuare la progettata manona accerchiante, :\la mentre elcmentt dt:ll;~ nostra di,·isione iniziavano strenu 1 attacch1 da Giavtra 'crso l' Ahazm d 1 Xcrn·~1. la ~- division<", nella zona a Sud-est del :\1ontello. con lt hngar~: Piacenza et! Aqutla l'd •l 79· halla. !'dion~ tic! gemo, lottando animosament<'. :lr· r('5tava l';n-anzata tlella t;. dtvisionc nem.. c.1. ed a sud. Ira Sal~:uuol c Candclù. la 31. di1·isionc. Con maj!'nlfico tmpeto, la bn. gala Veneto contrattacc;l\·a nello stesso t~· po le truppe dd X V l eoqx1 pas!'atc: ~uUa de· stra dd fiume. pane cattnrandolt• c partt· ricacciandolc nd Pial t'. Sicchè la manuHa nt·mica ~ra fallita. Tutta la rl\·a destra dtl fiume. d;~ Candclù a CatH> Silt•, era tll\'t'CC in Jtnssessn delle truppt· dd gcnc:r:tl~ V. nrm: ma anche qui le nostre fanterit· ntht5~;ero l'irruzione ai caratteri della vressi<me. com. )latt~ndo con impareggiabile accanim,·ntn, Nel pomeriggio de( r6 i nostri ~ rono impetuosi contrattacchi che et diedero sul Montello il cocuzzolo dt ta 127. alcune postZIOnt in d• Nen·csa e il capos:tldo di rono tutti combattimenti quali. senza riuscire a risultati nutr pedirono al nemico di liberarsi dalla stretta. Nel pomeriggio c.lel giornu con un poderoso attac-cn partente :;os c dall'ansa di Gonfo, cla,·anti al

so.


nostri dovettero c.:dere e arro~lrare in direzione di Meolo, esso riuscì tuttavia a con. giungere le due teste di ponte. Un altro attacco sferrava l'a''"ersario in pa.ri tempo nel settore meridionale del Montello, e respinto di fronte a Giavera, riusci,·a ad affermarsi suUa ferrovia tra S. Mauro c S. Andrea; ma battagl,ioni della brigala Aquila; contrattaccando furiosamente, contenevano il nemi. co impedendogli di raggiungere i ponti della Priula. Complessivamente, nonostante il sucoesso riportato dal nemico nella zona della 3· armata, la nostra situazione era tranquillante. S~rategicamcntc, l'offensÌ\·a era falli. ta, e nel campo tattico essa ave\'a messo gli attaccanti in una situazione: inso.otcnibile. L'evidente crisi log:istic~ c: morale del nemi. co. indusse il Comando Supremo italiano a scatenare, a partire dal giomo 19, l'azione controffensiva per ricacciare gli austriaci oltre il PiaYe. La manovra del contratracr.o comvorta\•a una azione av,·olgente il Montello per le alì, a f. fidata a due forti masse tendenti a ricongiungersi al verti~ del saliente (Falzè), do. po aver scardinato la resistenza nemica. rispettivamente a Nen·esa cd a Casa Serena. Cosi aUe l5.30 del 19. dopo breve preparatione di artiglieria. divampò accanitissima la battaglia SII tutto il Montello, assumendo. come ebbe a dire il comunicato ufficiale au. striaco. c la violenta delle più grandi bat· taglie carsiche ». La lotta fluttuò indecisa nella . sua terribile Yecmcnza. in cui ri fuls·· il ,·alorc del soldato italiano c il suo spirito di sacrificio. Alla sera del 20. in una situazio. ne presso che immutata. al nemico non riu. sci di fare un passo :1\'anti nel crogiuolt' Ciuoao 1940 ~ CampcagDG di Frcmc:ia. Bom.ba.rdc::u:aeolo 1-.IH<:O dJ lortr lrcmc.ci.

lianunante del Momello. Nel settore ùdla 3· armata l'impiego da parte del neruico dt tutte le riserve non valsero a mutare la si· tuaz ione a suo Yantaggio. l n una stessa gior. nat.a capisaldi, villaggi, fattorie cambiarono fino a dieci volte di padrone; i canali, i fossi, i campi. le case si riempirono di morti, ma mentre' la forza d'nrto del nemico si an. dava ormai esaurendo. nei nostri s'induri,·a più che mai la ,·olontà di tornare al Pian. c O il Pia,·c o tutti accoppati», era stato scritto snJ muro di tma casa diroccata dai nostri soklati feriti. Otto giornj di duri incessanti combattimenti in quel corridoio infernale. le piogge continue che avevano ri. douo il campo di battaglia ad un pantano qua)i impraticabile. la deficienza deile muni:r:ioni c di materiali d'ogni genere, il rifornimento difficile c scarso delle ,·ettovag lie, la scarsità dei cannoni sulla' sponda dc. stra del fiume a sostegno delle fanterie, tutto ciò a\'C\'a contribuito a fare delle truppe passate oltrC" il'Pia,·e una massa lacera, fan· gosa c demoralizzata. La notte del 23, le armate di Boroevic inizian mo la ritirata, che ben presto, sotto l'incalzare dci nostri c il micidiale fuoco delle artiglierie, si COil\'Crli in rotta. 1E il 24 giugno la battaglia del Pial't• era l'inta dall'Italia. Le perdite del nemico furono. com1· disse il ministro Wcckcrle al parlamento di Budapest. « gigantesche~. :\'ella battaglia del PiiiY(' f11 collaudato hri:. lantemente il ricostituito cserci:o italiano cd emerse luminosamente la fiera coscienza di tutto 1111 popolo stretto come non mai attorno ai suoi figli in campo. La con,·inzionc di di. fendere i focolari c la carne viva delia nazione. fcc<' delle nostre truppe una muraglia di <'rfll c di martiri.

•... c.

I.J.\ 111.\l,rJ.\GI ..It.\ DI 1~11.\N(~IJ.\

IL CROLLO MILJTARE della Francia dell'anno scorso è a\·vcnuto attraverso una rllpida campagna niente affatto ricca di episodi <.!rammatici. Tutto il dramma, o la tragedia, ~: riassume n('! risultato, nell'~pilogo catastro. fico Yerso cui precipita. com<' per una caduta ,·crticalc, l'intero apparecchio militare francese. · La guerra di Francia del 1940 può ambire dunque a tenere un posto importante nelle: pagine della storia per le sue conseguenzt· chi' sono state enormi c, dat;~ la breve pro·. spettiYa di tempo con cui possiamo contemplark non ancora interamente calcolabili. Ba~ti dire, J>Cr ora. che la disfatta della Francia. ossia della potenza che <ti'Tebbe do.· vuto csscre il bastione continmtalc delle tkmocrazie. ha reso le Potenze dell'Asse do- · minatrici dell'Europa c mutato radicalmcnll' l'aspetto generale c la stessa tecnica ddla guerra. Ma come fatto puramcntl' militare. a pane gl'insegnamenti tecnici che g li espcr· ti YOrranno trarne. la gu~rra di Franci;~ ha un andamento quas1 monotono nella sua ra. pidità catastrofica.

•••

Esisrc,·a indnl.lbiamente una ragguardl'\'fl· le sproporzione di fnrlc' cnlllhatt,•nti ,. di ma·


Mc.q91o 19~ · PrivlOQlen

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1••i U\ un pG••• deUe :uato l•ci•KO·

tl·rrak· hc.•ll.co a \ anl.t:... .!hl ddl;t l; ..·rm~tni<t \Ile l.l~ d"·iwmi dt }l<ll(llil ddre,erctto tcdc~Cn C•HlCt..·ntrat,. ~uJ,,,

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im..r.tlll<lll" ti crollo rntlttar,· ddht l· ranc1.1. -opratlultcl 1.< r.tpuhtit dt 'llloto crollo. lu duhlll«llll'llt•· t rt·,pon;,ahJ1 1 dd J"<t>t rco peli· !'.t\ otnn t n FrltllCitt rht· la nnztall' ~propor· tiOIIt·

cklk 1ur1c· it\'rt..'hht· puluto t.'SH'rt.:

ri~

~l, nlltat, oppmlcr;lllll 1 • di\ (•!(• iran. n·H ,. '" hrit<lltntch<) ·"" htth' ~datt,

dntt.t o t•hmlll:tf.t durante lo "olg-tnll'llto dd. lt npcran11n1. 'cnnnchi:. così calct~l.•ndn. ,.,,.

flHtW')\ ftt·.

prt.·,·cdt'' ~tUo 1u:r lo nH·no un;.t lunga r''""hll'll· 111 ddlt· trnpp<' iranc,·sj ~tfl'nnn ;" '''''"""· Or., ,J latln eh, l't:scrcit<t cl.-11<~ rqcuhhhc.• " i· cumpk· illllcntt· tlts~r~!{<tto dopu pncln gtorn, tlt comhatttm,·nto. mt:tt< tn ,., ulen?;t 1 iatton mur..d, ctu., hanno (ktl·rnunatn L-t d"i,.n,, ( ,;, non wghc che ali.- tldiCICIItt; rualt'rt«ll c """ ;carso spiritu çnmhatll\11 cidl, .truppe. ti Comando franet·s,· ahlna ag-· )!llllltrl pt:r ,;no c•mto una tlllll rnd1 i fcn·nlc 4110fii d 1 errore. Tutto l'appan·cch111 mtlttan· tranc<·~<·. non meno dello spirito >tl'>><l dcii<~ naztnn,·. •·m orientato verso pnncipi d t kn· st' t, tli cu1 la famosa linea Magutot t·ra ran. gilnlc ,. anch,. >Upcrstiziosa csprt•ssicmc. Ciù nonostante. ti Comando iranccst· (cd ~ <1111 pt:rfcuamcntc tnuttlt• mòicarc (;t pan1• cht· ', hannn l'St'rettato i motin poliiJ<"•) ~i clc· cuk IX'r una aztonc iniz1almcllt<' otTen•;t,·a. )fcntrc gl, escrcnt di Lon~na 1: d1 \lsaz1a dovevann ::nntmnarc a svolger<: una 'tr,·tta ngilanu. prnm1 a rcspingne qualsta!.l tcntitli,·n sulla linea )laginot. sul Rl·nu c ;.nlla ::;,.177.t•ra. gl, e~l'rctti del nord anchhern tln'utn far pt:rnu MI :\lézièrcs per p<·m·tr;~r,• 111 f<·rritonn hdga l' ra~giungerc al p1Ù presto la linea ,\nn:rsa-~amur.La )Jn;." Glt nrdini che fnruno tl:t!J per itllllilf<' <tm•·

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rava '·' dinsiulll stau cldl.t Jlnta forttii· COlta ,. tfl di,·isioni clt cl.t'~t .tlltt.tlk. \ <Ili<'· "til

'propor tione· quanltt.:tll\,.. ... ,

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una piÙ Imporrante qtt«lttatt\" , 'trumcnta. lt· Tr;t lt su, thi'ÌStlllll la Gt•rmattla anno· 't.'ff\\"fi H, di' hÌnn1 nn .vzaL tiJ.,,=,·rdr;·r.<iclll\") th _:;ou carn na,CUIM. mcntr<· la l• r<IIICt;t non di~J>Oill."\ a dw <1 1 tr,· chnsumi lqrgnt· meccaniuatc c tre tll\ hllllll curali a· t<. queste nlttm<· dt t.=;o c,trrt <:ta>cuna ,. co. 'tt'liÌtt· app<"'" qnakht· llll'>t' prnnn. L,. fnrZ<' ,,cr<'<' •klla Germania ,·ratto dt 15<J0 neroplani da caccia c di ,l.=;nu da hnmhardamcnto. J.'a\'l:tl<Olk frances" <h''"'"c' a soltanto tli 4~ apparecchi da cacc1.1 ,. wo d« homharclanremn. \naloga sprot•>rwmc è da nfc,·a·n >~Il tema dc1 t>ezz> illlllcarrn c anuaerci. tic)!'li 31l'OC'Mri. dei \'CIC• •lr ti'O!('III ~l}rta. mO. wdclt•rtc armate c na ..:cnd<l. Tnt h> quc5to è n~;qm\co, c potrchhe prcs•arsi .tifa ripdi1.innc <11 nrmat \'t'echi~,· <' ahusatc c"nsidt.•raYiulll. a cummc:<~rt' tl:t quella tropm·vi;t che quandn c1 •l ~cctn~e <ldihcra· t.mll·nt<· a nua guara \lltChtarata al ncm1cn. 1 IIUII llh!MI'\il <la QIIC>II) l'l ha J'11hhlt~o th , >S<·r, t•rc\·enti,·amcme prcpar<~tl. .\l ;t la nritll r rhc la 'l'f<IJ>MIIIliH' dt•ll<' lllr7.l• ,. <l<·i "Il cut ('J:~Ì tan'n ln'•.;.tunu i h·cnic~

1"'

SlfJ p~.tUo nhht•th\':tUO a \ ;tril· ClliiSI<kr.tl.'iunt.,

;dl."Uih,; r•t.gHHh;\ oli.

othrt.- IUhU\(lat'.:. S1 \'OÌ(' 'a nnpcdtr,· la 'ummt•rsinn,. del Belgio <: il l""s"g~in ddk "" .w <lt\'blllnt al nemico: 'l 'ole'" cgu«lment..- unpt.·<hrt· che l'esercito l<·tksco " ;t('Campas,, r:tptdam,·ntt· sulle co. 't" ir<llllegjtlalll 1 l'lnghtltt·rra. ma si t>cnsav;1 .. nch,· che ti comando tl'dt·,cu intendeSSI' .tppltcart• alla lt•tlt·ra ti ht·n noto pian<J ~chltdfcn <1 1 ••KKITillll<'llf" da l noni. E in ba><.' ;{ <JIIl'sta cong(·ltllrit ti comando i rane~· '< 't una'" opportuno ttl;tlld.tr< le miglior• trnppc in dtr<•JÌOJh •lt lungn·,; c in O landa lin•• a Hrcd;,, allo 'C"I~' <11 arrc·>tarc il prc· >1111!<> centro tldl'11t i<·'""." tc<k~ca. lasciandCI nd settor,. G" t't . .\lummédy dicttil'i pocn all<·ll;tti. muraltnt·nt, tlublu c, comunque. J><:f· \ll:t~l <lì tcn,·rc tllta pttSIZIIlllt· tra nqu illa. Fn \lii<'Stn un arnr 1· gra ,·iss•mo. perchè nè l<· di' i>HIIti inviat,. a nord ;wc,·anu l'attrezr.alu· r;t II<'Cn~aria per <'ontlurre un'azione di am· pio raggio 'l'llza un'adt:)l'llata prcparazÌOIII' tld t<•rn·nn. n t> ,. potc\ a a , ..,r,. alcuna ccr. I<:?.Za sulla dirczmn,· tlcJI';tttacccl nemico. Le iorzc <: i mrzzi d1 cnt dts,xmcYa la Gcrmama. m c iosserc1 >tali t'Salta mente \·aiu tati dal <..ornando i r~ncesc. dO\'Cvann far duh1tan del la unilat~rahtà ddl'attacco ed escluder< o~ni idea di zon.: presunte s1cur~. D1fat11, lo s,·olgimt·nw ddk <>1>erazion1 portò rapida· mente a gro>>1• ddnsioni al nord t' - co"'' mnltu più gr"',. - """ ruttur11 del front l dt Sédan. Fin d111 pnmj cumhattimcllll dd t" maggi•> i manto, ~i comprende cht i ttd<'· schi atlacta\·ann tlcCI~i<llll'lllt· :< nord c a sud della :\.losa. L<t c;~valll'rtot francnl· i• costn·t· ta a rtpa~>an· ti liurn,· la ~cril dd !.Z, l' il numcu ~i •(hiaa '"ll'"l'l""t.t ~~~mela da Sa


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mur lino a ~édan. :-Jello st<·ssu tc.n'l"'· J>n> a Jlorù. impossessa,tisi di sorpr~sa dei ponti a .\facstricht. i tedeschi lanciano in dirt'7.l(Hit' on·st potenti unità di "carri armati cht· costringono le divisioni hdgh,. ad ahhandonarr il canale Alherto. Ancora più a nord. nuo,-u arrctram<.'nto della VI I l armata. la più ricC<~mentc dotata· di g-r andi unità motorizzai\:. sott<> la 1·iolenta pressione dcll.- forze tctk· sch<· in direzione .\Ialincs.Tirlcmont. snstt·· nutc d~ un·.. ,·iazjonc .-igornsa c tnrihihnt·n· t,. aggressiva. ~la.. come ~·è tktt•l. il ,-ero t· 1-roprio di.;astro dm·rn, produr~i a Oinant ,. t: t· i pressi di Sédan. Qui l'a l'iazionc tc<k·sca. dominarricl' assoluta •Id òt'lo. battt· assitlna· n•tntt· a 1·olo radente k- t rttJ>P<' della l X :H· nwta (Corapl su lla rint sinistr" ddla :\losa. Gli c :'tukas » distruggon" sist<-maticamentt· tutti i 'punti nt'l'r<tlgici ddla difesa, disorga. ni1.zano i colltgamt·nti t· tkmoralizzantl lttrupp,- i ranct·si . .'\ <:cadt· allora qnalcht• cosa che non si riese,- e spiegare con la superiorità tlell'attaccantt·. La IX armata teneva una linea naturalmcnt.: dii~sa c iortificaa, ~ l'a,·iazionc . nf.'m~ca. pe·r c011 ic$SJOnt· òdlr.> stesso statO maggion· ir::tncesl.'. pnr essendo imprt·ssionantc. non era troppo micidiale-. Resistere non era nè impossihiJ,. nè difficile. s<: non iossc mancato l'animo. Viccl"t•rs<• i tedeschi. profittando dello j)Cor.uncnt., n di scntime·nt i anche peggiori intervenuti nei di f~nsnri. rit·. scono a traghctt<uc il fium,• cnn canotti di g-omma ~ zattt•rt· c a disporrt· t rt· l'atr::.-rcli7·i. .<iuncn ioni ognuna di almt•nn ;;oo carri. l'una \ t•rso Dinant. l~ a)trt· dul' \ "l:rSIJ Sédan. E (~IIC. >li carri s'inJ;Itrano. attaccano i capisaldi. !.· batterie. i comandi. BisognaYa per lo meno Cllntrattaccarc in apl'rta carnpa~,:na . :\l>1 e·ra in n·rità diifici lt• c;lc qudk stt·sse trnppe· che an·l'ano ccdttto su posizioni fnniticatt· fossero in grado di iarln do)~> al't:r perdnto tutta la loro artirdicria. Di quali truppe si tratta1·a insomma? Ris ponde un testimone · oculare dq:-li an-f.'ninH.'nti; il magg-inrc inglc,:c Griblt:: " Erano divisioni costituite in j!'ran part,· da parij!'ini cd il loro morak t·ra has· '- s.ssimn. Quando 1 humhardi,·ri in picchtata li attàccarono. rcsistctt<"ro al irastunnu- non ~'cr;., ~tata quasi n~ssuna \'ittin1a pt·r soJ,. due· ore: poi ,; d~tt,·r•J a lla fug-a. turandosi k orecchi<-. quasi fnss.-ru Yt'cchie· damt· ». :\'on ci ntnlc uno sforzo di iantasia p~r ra\·· ,-isar,· in qu,·sti uomini ' ' t·stiti da ~oldati i clienti di ThrJrez " gli aiit•zionati ir,·qut·nta. tori dei comizi snci~lcomunisti !Id Vdo: dromo. Il t:-iornn 15 la }lo~a era paduta pt·r i francesi sn tnh:t la sua lunght·zza. L"na hrcccia di :;o. poi di 70 chilometri si aprt· nella linea ira la rcg-illnc a sud di Charleroi c il bastione occupato dalla Il a r mata sulk propaggini st·ttcntrionali dclk /\rgonnt•. ::;i <lon,·a tamponare il frontl': ,. se "<· a fiida l'incarico al genera)(- Touchon. comandante una pn:sunta l V armata ·di riscn-a: ma corr.,-. confesscr~ lo stato maggior•· francesl' in tlll suo rapporto riassunti,·o. « praticamcnlt· lll'ssnna dellt- uni.!'à cht• si pt•nsay;, <li JX>tc·rgli affidar ... si trova,·a pronta... •. Così, sparse· c disordinate resistt'llzc di nnità raccogliticct·, tlòn riusciranno n~ a tappare la ialla n~ ad arrcstarc l'a,·anzata nemica tra Sambra e 1\isne. A lla sera del r8 i tedeschi sono giunti a San Quintino. per quindi lanciarsi in din·Y.ione del mare. 'Il giorno successivo il gene. ralissirno Gamclin vicnt· sostituito da W cyga nd, ma la sitmtziont· è irrimcdiahilmcn:e compromessa. Durante le giornat<' d,•) q c del 15 la V Il armata iortcmc ntc prt·inuta aveva dm·nto ripiegar,· su .-\nl'ersa. La situaziotlt' dell,· forze sharcatt· in Zt·landa tlil"l'nta critica a causa dcll 'av~nzata "igorosa dt·i lt:<kschi ndl'isola <li Rcn·l;uul. Il 16. viu.

knti att;tcchi ~ermanici, soprattutto Il; carri armati. miuacciatw di separar" l'armata hritannica (al centro. ira hclgi c francesi ) tla l· l'armllt<t d.-l generale Rlanchard. Il li. il !!:ruppo di armatt· tld nord si attesta sul!;, lint•a .\\nst·. \th-:\lons-Mauh:·ugc. tenendo an. cora i cnlkgamc!lli ciJn la IX armata. .\lln scopo tli ml\ntenen· saldo il perno tldla I l armata tra l' o\isnc ,. 1;, :\1osa e di ripristi-' nart· la continuità dd tiÌSIX)Sitivo, il comando franc ...s 1- richiama rti,-isioni daii'AisilZÌit c dali,. :\lpi: ma i progr,·s~i t,•dcschi in tlir~­ ~innt· 1)\' t'St sono cn~ì rapidi eh•· k <fi,:isirmi mcss,- a tlisposizinHe cld gl'nt· r ak Tonchnn non possflno che a ll nngart· la fronte sul. l'Aisnt· ,. 1'.\ilcttt· lino ali'Oisc·dc-Gnisc. E nulht l'alt· ad imp<:rlirt· la corsa elci thlt·· schj lungo la :'ommc. da .\rnicns ad :\bbt·. ,·ilk spezzando in du e: l"cscrcito degli allrati. Talt· ard ita m;wtJvr;t. attuata lanciando innanzi la quasi totalitil ,Jrll,· divisioni blindate. tanto d;, lasciare a ; ud delle divisi(lni prott·tti,·.., dj iant ... ria. an~hhc potuto csst·re p~ricolosa !)l'T i tt·<kschi. in qua n to> o ffril'a ai colpi degli alit-ati un fianco di -1•10 chilometri. ~la i franco!inglcsi 11011 disp.•m·,·ano di ri. sen·e· snfficit:llli per una contr~>ii,·nsi-,.a, an· che ndlt- condizioni più famrt·,·r,li. E po i <tui è da rik\"ar(· 1111 grand,. clemt·llt" ">prag-ginnto a p~:ggiorarc la sitnazi<lllt' ; un d t. mento d'ordine poli tico ,. mora!.-. l.;, ~randt· diga gt•ttata dalle di,·isioni corallai,- tt·ci•·· schr: JunJ.!"t> la ~ùlntnc. non a\·c.·va cii' t:Ot'• sol~ tanto degli t·st•rciti ma ancht· l'ln'-"hi \rrrra dalla Francia. lu <lefiniti\"a. a part~ l\:n:ì;it del h· riscrn·. IIJla lo)!'Ìca eli st ratt·gia ckltl~ll­ lart• imponn·ll eh., i tltw tronconj in cn 1 , .r.1 stai<> spt·zzato l'esercito dt·gli alleati. lott;ts. se· ro per ricongiungas i prt·rnt'IHin dispcrat;,. lllt'llk sui fianchi tlcll'l'silt- ,. lunga striscia di carri arm<tti nemici cht· ira Iom si frapponc,·a. Pach~ nnn fu compiuta questa coutroffcnsi\"a concert;tia tra k io~z,. di 'v\"l'y. gand ,. k armate dd 111>rd? ::;,. essa ~ra di. spt·rara. non san·hh(· st;,t;, ht·n più disperata la situazione della Frant•ia qnandr> i te•kschi a1·csscnJ diminato \t- armatt· dd nord e ri,·olw ttlltn il peso delle !or.. iorze contru il dirnezz;,tu t•scrcito dr Fr<~ncia? La rispost;t a qm·slt- domàntlc la trm·crt·t ... n ei documenti cunte·nuti nel Libro Hiun.-u n . o tld :VIinislt'· ro degli e·stt·ri del Rt•Jch. h ·j risnlta in modo lampant.-. attr;t~· crso i dispacci di Weygantl. gli appl'lli ang<l$CÌ•>si di l'atti Reynaml t' le rispustt: el'asin· t contradittorit· di Churchill. che l'l nghilt<·rra si rifiut ò •li as secondar,· il )liano dd g('nl'Talissimu irann·st·. C hurch ill an:,·a perduto ogni fiducia ndle possihilitil belliche clell'allcata. pensaq alla sua isola disarmata ,. non cksiclt-ra\·a altro che s01h-a. re. per lo mt·no 111 pan,-. il corpo di Spt•di. ~:onc hritannicn. E~rli percirì ordinò al ~cn,·· ralt- Golrt (eh,- cra stato. dd n·sto, il suo migliore infonnatof<' ,. con sigliere) di ritirarsi combattendo hno a Dunkcrque. Lo s,·olgimen1n della andac,- manO\' ril tedt·. sca fu. come s'i: detto. rapido: le conscgn~n­ zc. cnorm:. Il .w C<tmhrili ~ caduta. flapan· mt·. posci" Arras' s0nn oltrq>assatt·. Il· :!2, respinte aknne dil'isionj francesi c hritannichl', i mezzi hlinda ti sonu giunti a Béthm><'. c si an·icinano a Saint Omn. a Buulognc ,. a Calais . Il 24 i tedeschi sono schierati lungo i11 mare, dalla Somnw a Gra,·clines. :'\e risulta l'imbottigha mcnto di tnttc le armate del norcl. Più di 1; dirisioni frann·si. CJ di,·isioni britanniche: tutte le ì'r uppe hclghe. tut ti i st·n·izi di (jlll'st;: ;trmatc ;ono rinchiusi. pn·mu ti da ogni partt·. Quasi m1 m ilione tli nmni ni è lHit\ossato al mart•. Ora 1';1\'n·rsaritt· sr itpplica a tlisarticularc Cjlll'Sta ma,:sa tli \"t~r.nbat,t, Ili ( rid• H\i a lla eli-

speraziom·. c a iarut• cattura. Il 25 l'ese rcito hc l~a ,-icne ,·iolcntcmcntc attaccato tH•i pressi dj Counrai: così una sa<:ca si cr~a t ra csso c !"armata hritannica. Gl'inglesi nt trag. g-ono moti..-_accelcrare la 6tir;tta a nord. Il gcrwral~nchard. che ha sostituito al : 'l"oaml.. del grupp<> d'armata numero t ;: )!'cllt:ralt- Billottc gra\·ementc· ferito, i: anch'<·s~u costrN to a organizzart' ht ritirata ckll'insit·tne rlcllt- forzc alleate su nn:t l inl'a prott·tti'·" molt<> \'asta attorno a Onnkl'Tqm·. pa;sando pt·r il <:analt• dclht Lys. Y prcs. Di-"n uclt·. \Tinti)C)rt. Ma il zci la situaziont· IX' )(· g iura rwl sct11)rc hclga . do\'C il nrmic(l rag~inngt Y prt·s .: Rottl,·rs ; t' il 27. i hd)(i. cnm. plctam~ntc dis i atti. depongono 1,· armi. la· scianc\n hmscamc:ntc scopert~ l'~la sini•tra odl'annat11 hrit~nnica. D'altrb canto. attacchi Cllll\Trgcnti t~dt'schi stnngolano la sacca cht· l't·s ... rcito franc<"•e ancora forma a sud tlt-lla l.y~. :\ nord di questo tiuml' la ritirata continua. Il 28. Il- truppt· ingl~si cnmincianu a >gmnbcrart· Dunkcrqm· l' a reimharcarsi ptr l'l nghiherra. Sotto il con t inno hombilf· llarncntn t!cll'a\'Ìazi•lnc. I'(Sl'rcito iranct·~c n•rc:l ui ritltrdarr la rotta. in tn· giorni di t•nmhattiuwuri st·nza spt'ranza. Infine. gli ullimi resti lldh· armate· del nord las~iann Dunknqm· soli•> rl inncu delk mitr<~gliarnct t\llcschc. L<' marin(· f r anccst• ,. hritannica, sono riuscir ... ad ass icurare. a prezzo di g-ra· ,., perditi.', il trasporto di una frazion,· im. portante d.-Ile :nmatc. Souo stati sa h ·ati circa .\5" mi la uomini : z6o mila inglt•,i ,. '~'' mila iranccsi. L'esercito ~rancest• ha perduto tJt·lla battaglia della Mosa c ne l nord 24 di. l'i o<inni di fanteria, tlu,• division i tli Clt\·allt-· ri a . t r,· dirisioni lcggl'rC' mcccanizza1t'. nn11 tll\·i,i••llt' corazzata. Cosi alla rigilia dc ll'nltllu:, J,._t:ag'lit~ g-li l'Sl'rciti alleali te\" l'\ ';tllo pt·rdut•> più d i Hll Tt·rzt> dcii.- loro f•frr.e .nrga. ll17.7.a.tl", 4u:•~i la nh.:t à. · H · s1 tit·lll' cont,. dc· ~li dil'tt i,·i ht·lg:.

. \ quc::'-tc) punto. ltl sorh,- dd L, Francia può cnnsilkrarsi decisa. \jnd la clw si chiamer;ì la n·ra .- pwpria ·« battaglia d i Fr:11lcia » . non sarà cl),. un epilot:-o ddl:. traj!'eciia cht· ha )!'iit raj!'j!'iun tu il suo acme. T a lt· hattal(li,, i n cnndotta co\ suss idio di speran z,- ,. cnn1-!'<'ltltre sl'IIZa n·alt· iondamt·ntn. Il comando iranccsc s'illudt· c ht' l\·se rcito tcdt·sco. in· <leholito, nnn possa r iprendere k ope razi oni prima tli un ce rto tennim· cht· p~rmt·ttcrà il Til finrzaml·nt n di una lltHn·a lint·;1_ Ess~ iiS\>Clta il rit~>TII<> delle <J di,·isinni ÌÌlJ!'It·s• scomparsi.' " J)unkaque· ùal tt·atro ddlt· "l'''· razioni , spt:ra ~ncht..· che lo siorzn tt·Ùc.'!"Cn possa nrit·marsj sull'lnghilte·rra... Tntt,· illusioni. Il 4 J!'illjrllll la Ge rmania a\'CYa ric11. stituito lc sue di,·isioni hlindaH· di :;oo carri. <' il suo margin<· di $np<:-riorità dt;,.n·,. alltl'llormi ris ·~·n·t· in unmini t' in 1nat ~riali ri· tnant·va t·satta me m t· q n l'Ilo dd 1 o mag·giu. \~.:yj!'and. d i frnntt· all' immint·ntt• fimtl·.: attacco ll'Cit·scn dispont•\":t di dut' gruppi di ;,rmatt· : quello al ~oma m\o dd Kcncra\,. Be.; """ ( :-\.\" 11 -\"1) a tliksa cicli,, dir ... ttrici d i marcia Ami<"n~-Parigi ,. Laon.Parigi: quclto. di reCl'lltt· formaziO>lt'. al comando drl K<'lltrak Hum:zig~n (l\" t· Il ) a sbarramcutu d1·1l,· tlirtttrici Rl'lhcl-Chalons-sur· Marnc ,. ::;édan-.Cirmlont-·"n.Argonnt·. Poichè la frunh· è estrc.>l'tlamente alltml{alil. lutto qut·· 't" schicranwnn ha l'aspetto di nn scmplin· corc\om· di cop•:rtura. \Veygand ;Hiatta nn

nuo,·n sistt..·ma difcns!\'u. le cui carat ~ t·ri;Hi. eh,· sono state dctcrminatt· tla i primi combattimenti. E' il sistema tki l"<>f>Ìs<lldi au/ouomi: u ti lizzando part iculari condizioni t! i trrreno. tali C<tpisalcli anchlwn> don1t11 n ·:;;i~tt:rt..• part..·l':chi gÌt>rni. ancht· St· CtHHph:· :1.


-.. mente tagliati da ogni comunicaziont·. Talt· hatwnn dal 5 mattina, stn:r.a riposo ,. scu;ra camhi. sonu stremate. In totale. non riman. sistema imposto dalla debolezza organica dell'esercito frances~. non J>Oie\·a an•n: iortuna. gon<• tra la lin-ea :\'laginot c il mare che 9 ,(j,·isinni normali l' 9 d h·isioni leggere prcs· L' :lllacxo tedesco Yiene sferrato il 5 gin· gno nella partt' della fronte compn·sa fra so a (>OCo cnm1•ktc; il resto è rottamt:. S u i: mare c la confluenza del canale ddl':\i. 45" chilometri <.li irontc. l'ese rcito da cam· pagna della Francia non comporta più che lette con I'Aisne. A mezzogiorno i carri dd i! ,-a lorc di 24 dh·isioni t.ldlt· 46 che ne c:onucmico sommergono le posi1.ioni francesi . c a lla sera tutta la Somme è ahbandonata. Il ta\'a una settimana prima. c le condizioni giorno 6. c rolla la linea tra il ma re c A. oi q ueste truppe prenmtt• ùa llll nemico im. placahilc c 'quasi impigliate ira tnrmc di mie ns. TI sette giugno lo scardinamento della fronte della Somme è completo, c il ne·· t-roiughi impazziti. <·rano fi sicamentt· c IliO· mico iorza I'Aisne nei pressi di Soissons. ralmcnte miserrime. Il J:"iOrtlo 1 2 la disfatta della Francia {!ra L' tt giugno. ad O\' CSI di Parigi, la X ar. C:l'Na c constatata. Lo dichiarò Wcyga nd al mata, tagliata iu due fitl dal g iorno 8, non consiglio dci ministri: egli ·a•·ent già an·rr· t·sistc più, t· la V l f Armata si ristabilisce a. tito sin dal 4 giugno che queUa bauaglia fatica tra Chantilly e I'Ourcq. appoggiandosi sul fronte nord delk vosizion; di Parigi. . e ra decisi t'a c · non a\'rchhe cons<'nti tn, se sfortunata, la c rcazionr ui una ult(•rior<' lif.'tt a rmata non 1111Ò c he indK!trcggiarc sul. t;ca di resistenza. Il t4 1 tcd<'schi entrarono l; ~arna. tra la Fert~·sons-Youarn· c •l a Puigi ahhandonata dal g<>Hrno. c Lrt· gior. ""l di Rcims. Le di,·isioni francesi che com.

ni dO).lO il maresciallo Pétain dornand:"''' l'armistizio. Era an·cnuta una ddlc più g randi catastrofi. destinata a mutano proiun· damcnto l'assetto dell'Europa, il des.tino ddl' l ng hilterra oggi, il destino dell'America domani. Le cause della tlisfatta iranc:cs,· ior. mcranno oggetto di nna letteratura intcrmi. nabile c iorsc in gran parte \'a na. Alla fine si dm;rà conclude re che k cause per le quali una nazione può soccombere ci suno tutto:. in questa tragedia della Francia. :\la apvunto pe r questo esse non spiegano nulla. Ciù che nessuno riuscirà 'a spiegare. i: l'insnrgc rt stesso dcll'imprc,·idenza. della legg.. n ·zza, della follia. della viltà stessa nello SIJirito tlt un popolo. f.;.

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" 11611. "

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DELLE co•PRIISSB Dl ASPIRIIU. HA FATro MUlTAR& A OUESTO

I'IIOOOTTO t.A QUAt.IFI C A 01 CAL.ADOl.ORI KONO I AI. E


.. tentato di rientrare m Serbia. Dolci sentimenti familiari! Ma presso i principi serbi simili testimonianze di affett9 erano legate a una tradizione: . non aveva iJ capostipite dell'altro ramo pretendente al trono, quello dei J.<arasc:orgevi<h1 e per l'appun~o i~ mandrì_ano Kara-Giorgio, nel 1787 uCCiso ti propno padre a colpi di pistola col pretesto di sottrarlo 3lle rappresaglie dei turchi? D'altra parte il vecchio re Milano poco poteva fare assegnamento sulla tenerezza figliale dopo aver inasprita e rattristata tutta &.'infan1.ia e l'adolescenza di Alessandro con la vista delle continue dissolutezze e dei dissapori coniugali che, dopo aver fatto il giro ~ei salotti e d~l~ guarnigioni di Belgrado, fomi,·ano di motwa piccanti la stampa del mond?_intero. ~a a~'in. fuori di tutte le ragioni poltttche, ps•colog•::he e p:wionali che dovevano spingere la stir~ degli Obrenovich alla estinzicne completa, VI era una profaia, detta «profezia nera », accuratamente conservata negli archivi dello Sta- • to fin dal 1868 quando era stata dettata da una specie di mendicante foUe, ritenuto veg. gente e che parola per parola doveva a\'Verarsi. Questo indovino, chiamato Mata, viveva nel Yillaggio di Kremna, e il IO giugno di quell'anno appunto, capitato nel bel mezzo della piazza di Uzice cominciò a smaniare poi agri_ dare f r.lSi sconnesse. Radunatasi attorno a lui la folla incuriosita, Mara invocava : « Oh, . uomini! ... Oh, fratelli! Per l'amor di Dio, t\rft'-/l aiuto, aiuto! essi uccidono il nostro capo. .Essi 'VJ;;lfi::j' uccidono il nostro principe! Per l'amor di Dio, ~· aiuto, aiuto! Guardate, essi lo squartano con "'~

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- CA .;,iolra) GiU9DO 1903 . Bol9rado: L· ucc-iai""e d ei lleali di S.rbia. Aleu-dro •

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CtiJRENCt\TJ(~H

POCO PRIMA di morire, nel suo app:trt.tme:nt:> della Johannesgasse a Vienna, Milano Obrenonch ex re di Serbia conscio del grave stato Jelb sua sa. Iute a,·en scritto all'Imperatore Francesco Giuseppe: «Sulla soglia della morte prego Vostra Maestà di ,·oler far seppellire la mia spoglia mort~le dovunque le piaccia entro i confini del suo Impero, ma non mai, 11011 mai. in quell'esecrabile paese sul quale ho a,·uto la S\'entura di regnare ». Fu accontentato, c sep~l­ lito in quei primi giorni del febbraio 190L nel con,·en. todi Kruscedol presso Karlovitz, dove già riposa--ano le ossa di Liubitza, moglie Ji Milosc il primo principe di Serbia. L'ex regina Natalia si era già da tempo ritirata a vita solitaria in Francia, ed in quanto a suo figlio, il re Alessandro, aveva dato ordine ad alcuru ufficiali della sua U>rte, di uccidere Milano a fucilate «come un cane idrofobo », se mai avesse

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Dra-.!" 6:

(Sotto) Maq9i,o 1931 · Jt.eJo·r odo: Nel çeDiell.OJ'io dello Cua..rclio Reale S.t ba, PMtto U, aec:oJDpa9JIOto clal Re-gqente Paolo, aaluta 9li ufficiali

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t AprO. ISCI • U• uttocco di IUAtericr ... . _ ed - l o di c:cniliae eletta 1"9oel""ia -ridioaal•

le loro spade. Oh, oh, r.tuardatc, guarda•e! Sangue! Oh che orrore! E' temb1le! Sangue: Sangue! Oh, guai a noi!.•• Il nostro principe Mtchelc: è assassin.1.to! » Sopraggiunta la pohzta, Mata affermò dt aver ass•stito effrltivamente all'assassinio dd prm. ape, ma nessuno lo prese sul serio, i parm1 lo nmproverarono per aver turbato la cucolaaic;mc stradale, le arrestarono infine accusan.

dolo di « a' er sparso false ed allarmanti notizie riguardanti il Sovrano » Ma la stessa sera uo telegrJ.ffima ufliaale giungeva da Belgrado e annunciava l"assa:ssinio del prinopc Michele ObrenovJCh, avvenuto in un bosco drlto il Kos(lutniak, croè «parco dei cervi », net di n. tomt della v1lla di Topcideré, luogo dt vii leggiatura c d1 svago a Cinque ch•lomctn da Belgrado. Allora, messa subito da parte la probab1lità che il V«chio mendicante ncs.~ potuto assiStere all'uccisione dc:l principe, il prefetto di U~e volle pa.rlargla e gli eh•~

LOSa poteva dire: dell'avvenire nei riguardi della Serb1a, ordtnando a un segretario di pren. dc:re nota delle sue parole. Ed ecco quanto predisse Mata: « Ora la Serbia a~rà ~Ila testa un pnnnpe fanciullo parente dt M1chele, t per qualche tempo il paese sarà governato da una commissione di tre persone, ma fra pocht anni il ragazzo prenderà 1l potere anche dt fatto. Egli è intelligente, ma molto irrequieto, troverà sulla sua strada ogni sorta di diffi.."'lti, sarà fino a un certo punto un tormento per la Nazione che durante il suo regno non avrà ma• pace nè nposo. Eglt otterrà b corona rea· le, farà un matrimonio disgraziato, avrà un figlio solo e molte controversie con la moglie, dalla quale finirà col divoniare. Egli mtraprenderà varie guerre, ingrandirà il paese, ma dopo alcuni anni di angustie abdicherà, andrà all'estero e morirà relativamente giovane. Il figlio suo gli succederà, avrà un regno anche più turbolento ed irrequieto, sposerà una don· na del popolo, nel .suo ,·entisettesimo o ven. lottesimo anno di vita cesserà di regnare, la sua dinastia perirà con lui, e la regina (Ondi· viderà il suo destino. Gli succederà sul trono Pietro Karageorgevich, che regnerà pothi anni e poi, a sua volta scomparirà. Un esercito straniero tnvaderà il paese, e il f10polo patirà sofferenze inaud1te. Infine un uomo sorgerà dal seno del popolo. Egh scaccerà gli stranien, nunirà tutte le gent1 Serbe sotto il suo sc:ettro, e si inaugurerà un'èra felice nella storia della Naz1onc: ». Chiunque conosca ancbc supcci. nalmente qualcosa delle vi•ende serbc eia Ulll


:.crtantin.l ~~ annt .1 questa parte, è in grado di giutliurc ,ome punto- ~r "PUnto la profcz1a del povero Mata ~~ s1a ~mprc J\ •·crata. bscnJo morto dd la morte '1olent.t che abb,_.mo '•>to nt:l 186H 1l prinupe MtLhclc ObrcnonLh. senl.a lJS<IJre crcJ, d•rctt1, fu ~h•amato a suL<c. J~ergh d ~,o,an•ss1mo M dano. d1'1<:cndcntc· Ja un ramo lOILuerale. c ndlo >te.><> tempo. (."SSCfldo 1l pnnupe ap . pena <JUattordltCnnc. furono clett1 .1 cosutu1re la rcg_g..-nza Il colonn<:llo Blasn.t\ .1121 G101',1nn 1 R1sh t h e lo sGittore leH em Gil\ fii O\Id l Il 9 ottobre del 1H71 Mdano Obr~­ no\·llh IV ' IXlM\ .l tOn J;f·ln IX>mpa Natal1.t Kcc>ko, tigl1.1 Ji nc~h• propnt1.1n moiJa,' c J , on gme rus"" pur es. scndo nata " FlfC.:nzc qu•ndil, Jnni prun.t. l serbi non era. no molto tont<:nti d1 guc~to m,ttnmon•o. po•<hè anebbc· ro prefc·rito t bc il loro prinupe sposJssc una pnnc ipcss~ •mpcri"le. tuttavia l.t g•ovmczza, l:t bellezz..t e la grazia ,(J Natalia fm1 rono per conull.uc giJ anim•. tant; piu guanJo SI 'cpp<: , hc lo /'.ar J 1 Russ•a a\'febbe an.onsent•ro .1 Ltr da ktllfl, '.dc ,, J1r<· J,t lOmparc alla L.crunona,t nu. z•alt:. MA per 1 J!I0\'3111 >poS• non ,., fu lun.~ J, m1ele, f'onzzontc pohttt o c:.scndos1 fatto assa 1 s.. uro c mmaccioso nc1 l:lalunt. D•fa111 1 ~erb1 J, Hosn1J. l\c,·ano SL.clto quel momento per msorgcre tOnt ro 1 tur<h1 P•etro KM.Jgeor. ge,·ith >l er.t m~so .1IIJ tcsl.l dcJ:h msort1 armando ~ >ue spese quattromtl• uom1m, ncll.l speranza d, nprist10.1re il trono Je1 suo1 p;~.Jn dopo la distruziOne degli Obrcno• l( h, c IJ Ru,>ld. :~ttra,cr!>O la pohtlla Jet suoi .1mb.1. S< IJton. fJ,et·,, <On!lnuc pr~soom per,hè Milano s1 mcttes~<' alla testa Jcll'cseruto ~rbo per t ombam·re 1 . urthi. M.t d ~1ovanc pnnupt: l~ltJva, sapendo <he d suo cscruto non ~.ut-bbc >t.1to m ~:rado J, affrontare quello rurlo · per hn1rc. la Russ•a ,1-(IJ ).:.lCJIHÌ 1.ht· qualunyuc (os:.c l'c:s•to Jclla gucrr,, nessun d.tnno n l ~Jrebbe dcCI\ ,t'o >la .t l l.t naz1onc ~ho.: all.t JmHtl.l E ~.osi 11 l H ,~:•ugno 1R76 l.1 Scrbu drthl.trÒ IJ ~urrr.t JJI 'Impero OtiOmJno. AnJù male : ~.om'cra stato previsto, 1 turthl ebbero pro.:>tO ol ,o.

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17 Apnle 1941 · Patru9ha 9 ermaoaca neJie llrod• di uoo cilici juqosla•o dolla C tOOIIO

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t crprile INI • Solcla1i Mrbl tatti prigioaled dopo due aoli glo,.;. da.e crw••aao ri~tito la ciJ9'iaa

pr.~,·vento. e a ,·onti fatti la campagna costò alla Serbia qualche cosa come quarantamila morti c cento milioni di f ranchi. A distrar re t:Ser<ito e popolo dal malcontento ..:he serpeg. giava, capitò a buon punto l'annuncio della nascita, 14 agosto 18711; dcii 'e rede al trono, e intanto per tener buoni gli an imi, lo Zar Alessandro II tenne a battesimo il piccolo Obreno,·ich c gli diede: il ~un nome. Ma l'anno ap-

presso tornarono 1 malumor, yuanJo aiLt wnclusionc del!~ pace di Santo Stefano si 1·ide che la Russia trattando i propri interessi e quelli dei suoi alleati bakanici, a•·c1·a assoluta. ment~e dimenticato le promcs,;e fatte alla Serbi:~. ottenendo per css:1 solo una pi.:cola ret · ti fica di f rontierc. AllorJ la Serbia si rivolse a ll'lmper.~tore d 'Austria. ne ottenne protezione ed aiuti. e il 6 m.trzo l R82 per il c:onsenso J i Vienna il principe M ilano fu ..:onsacrato re di Serbia. Ma poi tutto andò .t roroli. Re M i. Jano diH-nne un marito infedel <'. 1, regina

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Nat.lh.t non p.1re' .1 dl>f'O''·' .1 perdon.tr,~:IJ 1t: "orrcroc: fuor Jd tt·rrcno <OiliUJ:Jit rmlOmpren>IOilc c d d"ord1nc ~~ stahd•rono Jl P·'· l.luo rc.tlc on.crtor1.1nJo 1.1 tenu J f .tnuullcu.t d, Alessandro, hnduè la rti'lll·' lu,~:.~:i Jll'c~tero porunJos1 d h.ombmo A MoiJno. gt·<:~tu po..o un porta' .t, per go1.1nt0 lo "K.<ntblo mmalllliSSC ,{, tr.l><lll.lCC lOil Slo ~rJ\' 1 <<lmC,l(lllCIZl: pol111 t h<· I:J.il' "era mn.unordto .1 1 An~m•>l.t Joh.ln. lll<ft<, Und bciiJ>SIIll.ll' furh,l lt:\Jil!l!l,l, 1'3\C\J f.Jtt.l 'f>O\.Lfl' fX'C lll.lJ.:.I(IOr lOillOdJt.i ,\l >UO Sc: ,._rl·t.lno putllOiarc Chnstllh. c wg,~t>toon.lto d.1 k-1 talCI,l pre<~10n1 sulla rCJ.:ona t\1 11.1!,1 per ottc·nc:rt· ol J"orz10 A guc~to l.1 rt~on,1 N.1t.1. h.1 \1 oppon<·•·<~, cd allora d maroto lt frl<: lCU ,ldmcntc <tr,tpp.tn· dalle bratu.t d bamb1no i\lc,andro ave•·a JodoCJ ann1 quando, sempre gu•dato dalla suggestione di Artemisia, Mi. fano, che aveva ottenuto dall'arcivesco•·o TeoJosio. Primate di Scrbia, l'annullamento del matrimonio c:on Natalia, si decise ad abdicare pet' essere piu li~o ui condi.ITTe la vita se. ~on~o i s~oi •stinti e i suoi gusti. Abdicò, e 10 gmocch1o davanti al figlio pronunciò il giu ramcnto d i fedeltà al nuo,·o sonano. • Per acconsenti~ a lasciare la Serbia vita natura! durante chiederà ia somma di due milioni. N el frattempo con un col.

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J)()JO LA BOTTA DEL 1111 .. SIUIAa SOtDAn .. IITIUTA


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po di Stato; il 12 aprile 1892, Alessandro Obrenovich aveva ringraziato i membri della reggenza, e dichiarato di prendere - a sedici an_ni _! - il governo -del paeso. nelle sue mani nommando un ministero di coalizione !ilxrale e progressista. La popolazione aveva accolto con gioia l'atto energico del giovane sovrano, vedendo cosl porre un fineal regime impopolare della reggenza e al malgoverno dei Jibe. rali, e i giornali salutarono il re col nome di Alessandro il Grande. Alessandro detto il Grande era un giovane di statura piuttosto bassa, dal cranio malamente conformato, lo sguardo velato da una miopia che solo grosse lenti riuscivano a mitigare, goffo il gesto e nell'insieme l'apparenza di una timidezza estrema in contrasto con i fatti. Inoltre correva La voce di un difetto nella sua costituzione ~essuale, per cui oltre a essere incapace di pr·ocurarsi dei discendenti, era molto impacciato quando si trovava in compagnia di signore, e semb;-ava assolutamente indifferente alle più graziose donne del mondo. E tuttavia, anzi forse perciò, il giorno in cui Alessandro d; Serbia si innamorò della dama di corte 'di sua madre, Draga Lunjevitza vedova Mascin (che non era bellissima ma possedeva in dose ragguardevole il fascino slavo) fu per tutta la vita e a dispetto di ognuno. Finchè si trattò di tenerla come amante in una palazzina, di colmarla di doni, e di crearle una piccola corte, nessuno trovò nulla da eccepi.re, ma quando- si sparse la voce che il re l'avrebbe innalzata al trono facendola sua sposa, tutti scattarono furenti. Cosa non si raccont-ava sul conto della ve. dova Mascin, che certo aveva avvelenato il proprio marito e aveva fatto bere al re Alessandro un filtro incantato per cui fra le sue mani la volontà e la vita del re era. no ridotti uno strumento, un gingillo? Con quale potenza straniera la terribile D raga era -d.· accordo per .c ondurre la Serbia e il suo re alla rovina? Alessandro ascoltava l'eco di tan.e. calunnie e taceva. l! ministri, g li uÈficiali superiori, il padre e la madre da lontano, cercarono di dissuaderlo, il Presidente del Consiglio e tutto il Gabinetto ditdeto le dimissioni in segno di protesta, ma la sua ostina. zione, o amore che !iir si voglia, vinse tutte le riluttanze : il ~ agosto 1900 Draga Lunjevitza diventava regina di Serbia. Oltre alle molteplici accuse mosse alla regina Draga, circa la sua vita depravata, le sue abitudini di. spendiose e il fatto di aver preteso una stanza da bagno nella quale a quanto pare perdeva varie ore della ·giornata, quella più grave riposava sulla sua presunta sterilità. Ma a questo riguardo aveva risposto re Alessandro, assicurando che prima deJio scadere di un anno l'e-

rede necessario sarebbe venuto ai mondo. Vi fu dunque un periodo di attesa, nonostante lo scetticismo nei riguardi dd re come della regina, poi ecco finalmente la notizia che riempie il popolo di giubifo: fra tre mesi, fra due, _fra uno, la cicogna verrà a posarsi sul palazzo reale di Belgrado, sul vecchio Konak! E invece il temPQ passa giorno per giorno, e tutti cominciano a mormorare, a dubitare. Corre la voce di una gra,·idanza fittizia, al termine della quale un qualunque Bastardo nato allora sarebbe stato presentato come ttltimo discendente degli Obrenovich. Si dice che una SOr!!lla di Draga, maritata e in stato interessante avrebbe donato il frutto delle

lt sue vi~ere alla regina, ma essendo abortita malauguratamente al quinto mese, il piano è andato in fumo. Un fatto certo è che l'erede non venne ·mai al mondo e che da allora nessuno parlò piu della possibilità di una discendenza diretta, ma l'avventura coprì di ridicolo la coppia reale in Serbia come all'estero. Ora tutti si preoccupavano di sapere a chi, in simili! condizioni, sarebbe caduta la successione del trono : poteva essere Pietro Karageorgevich, dell'altro ramo rivale, l cui figli, Giorgio e Alessandro, studiavano in Russia, poteva essere il principe Mirko di Montenegro, pote\:.1 essere il principe Giorgio Romanowsky, duca di Leuchtemberg genero dello Zar: questo almeno pensava la Russia e qualche altra potenza straniera assai interessata alla politica serba. E invece a un certo momento si disse · che Alessandro avrebbe firmato di suo pugno l'atto di successione in favore d; Nicodemo Lunjevitza, del bel Nicodiè, fratello della regina Draga. Cera da stupirne, quando era conosciuta la nefanda su"ggestione ·operata dalla tremenda ammaliatrice sul povero re? E si può dire che da quel momento fu decisa la morte di Alessandro e di D raga. Il coro delle calun. nie raggiunse un tono inaudito; sui giornali serbi e su tutta la stampa europea la reginacortigiana e il re-burattino potevano seguire g io.rno per giorno i pettegolezzi di cui si :loriva la loro vita privata: li si accusava di preleva menti illeciti sul danaro dello Stato per spese folli e per l'arricchimento delle sorelle e dei fratelli di Draga. Dell'eccidio che ne consegui parlò dettagliatamente Beniamino dal Fabbro di Udine, cameriere particqlare di Sua Maestà Alessandro, e i particolari raccapriccianti su cui non possiamo dilungarci sono reperibili in tutti i gioe. nali dell'epoca. La congiura parti da un gruppo d i ufficiali, molto pr!)babilmente d'accordo con Pietro Karageorgevich che da Vienna seguiva attentamente il decadere nel cuore dei serbi di ogni affetto e di ogni stima per il suo sovrano. Il re e la regina di Serbia non vive. v~o affatto tranquilli, sentivano addensarsi il pericolo intorno e si vedC\•ano abbandonati da ogni pmtezione : poi sempre presente t\ella loro memoria era la profezia di Mata per cui Alessandro sarebbe ucciso prima dei trent'anni e la regina avrebbe seguito la medesima sorte. Dunque la notte fra il 10 e l'Il giugno 1903 una trentina 9i ufficiali per lo più ubbri~chi s'introdussero nel palazzo reale aiu tati da numerosi complici e urlando e sbraitando giunsero fino all'appartamento dove re e regina · dormivano i loro sonni po•o tranquilli. Trovarono dopo molte ricerche le povere vittime nascoste ,d :etro gli a; ma6i dì un guardaroba, il re aveva ingossato frettolosamente una camicia . rossa ed era senza occhiali, la regina era in sottoveste, col busto, una sola calza, gialla, -e i congiurati scaricarono su -dì essi le loro pistole, non contenti sguainarono le spade, trafissero e squartarono i cadaveri, e per finire li gettarono dalla finestra gridando al popolo : - Viva Pietro Karageorgevich re di Serbia ! Questa fu la fine del re Alessandro Obrenovich e della regina Draga sposata per amore, questa fu. la fine degli Obrenovich come l'aveva prevista il mendicante di Uzice circa trentadnque anni prima, cosl si restaurò la di. nastia dci Karageorgcvich in Serbia.·'· DltAOO

I~A lli'I'IIlilTA SI~ BRA

IJI~I~ 1016 LA SERB !A è alle origini della !,'ltcrra mon. dia le almeno per quanto riguarda le cause i:n. mediate. Non si può dire altrettanto dal punto di vista storico perchè, come sarebbe fuor di luogo ricordare, le cosiddette cause dcii;\ grande conflagrazione del 19 14-18 sono ,-a. ri(', complesse, attinenti' ben più a!la vita c agli interessi delle grandi potenze r 'rotagoni.>te del dramma continentale che non alla pie. cola Scrbia dei giugno 1914- Ad ogni modo. la Serbia, per il fatto dì trO\·arsi- a un punt" geograftco di attrito c di scontro delle correnti cspansionistichl· austro-ungarica c russa. in contrasto tenne in quelle tragiche viC<'nde una posizione di prima linea; e fu a p. punto la S<'rbia ad accendere a Scraje,-o la miccia del grande incendio csplosh·o. l .'a,;sassinio dell'crede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando l! di sua moglie. compiuto a Serajc,·o il 28 giugno 1914 da due giovani bosniaci, Princip c Cabrinovic. anchhc potuto essere formalmente considerato com<' un fatto interno dello Stato asburgico perchè gli assassini erano sudditi au3triaci. Ma il crimine politico assumc,·a 1111~ importanza internazionale per troppi moli,·i c circostanze. l ùue giovani bosniaci s'erano armati in tcnitorio serbo cd avc,·ano voluto affermare col loro atto che l'Austria era una estranea nella città di Scraje,·o. c Egli entn·rà nella nostra terra - a\·cva dichiarato Princip' a un suo amico - ma non ne uscirà più». D'altra parte, la tragica manifestazion., irredt'ntista che i due giovani avc,·ano compiuta, acquistan, un particolare 3ignificatn per la figura della vittima, la quale non era soltanto l'erede al trono austro-ungarico, ma il sostenitore del principio trialistico (austroungaro-slavo) iu base al q1mlc la Scr!Jia m·r~bbc dovuto essere as,;orbita in un.ingr;w. dito Stato asburgico. Il ùcliuo flOnc,·a dunque in que,;tione i rapporti austrn-snbi, o nwg lio, scopriva brutalmente un'antÌI<'si non più facilmente componihilt:. Dopo molti giorni. durante i quali ;n·,·cnoH:ro consultazioni ·diplomatiche cht· è inor di luogo riferire, il rnini.Hro austriacn a Hclgriido consegnava al governo serbo una nota ch..poncva condizioni perentorie c non sogg,·ttt· a discussioni. In essa si riteneva dircttam('n. te responsabile il govt:rno serbo dcll'as,;a ~si - . nio e della propaganda irredentistica che lo aveva determinato; si esigt'\'a lo scioglimento di tutte le associazioni patriottiche, il lict'll· ziamento di funzionari c maestri sospetti di fa,·orirc J'irreùcnti;mo, e una sconfcssion..ufficialc di tutte le tendenze antìanstriach<'. Con l'articolo 5 la stessa nota imponeYa al governo serbo di ammetter<' " funzionari del. l'imperiale c regio g_ovcrno » a collaborare con le autorità scrbc, sul territorio scrho. alla ricerca di tutti i colpc,·oli c alla climi. nazione dcll'irredcntismo. A questa uota che avrebhc dovttto essere accettata intcgr:~lmcu­ tc nel termine di quarantotto ore. il gonrno serbo ri3posc iacendo obiezione all'articolo 5 che feriva il principio d i sonanità. li ministro austro.ungarico chiese allora i pa5saportt, c fu la guerra. Fu la guerra trii :\nstria r Scrbia (il 28 luglio cominciò a tuonan· il

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Il giorno 12 le armate austro-ungariche traSava e la Orina. cd il 14 ini. ztal'ano il movimento concentrico su Valje1'0. IJ g~nerale Pu tnik lanciava contro di es.;c la 2 " e la J" ar mata. con l' intento di attaccare: il centro nemico a cavallo dcli'Jadar. c ,·olgersi quindi contro le a li. In cinque gior. ni di battaglia le due armate serbe, soccorse a tempo dalla prima armata, riuscivano a s fondare la fronte avversaria, costringendo il generale Potiorek a far ripassare la Drin.• alle sue a rmate, diminuite di circa 50 mila uomini. La manovra a tenaglia, da lui progcnata era fall ita. soprattutto a causa del l•·rreno difficilissimo c della soverchia estcn. sionc della ironte ( 150 ch ilometri), che non anl'a consentito il coordinamento degli sforzi. Li battaglia si chiudeva con la vittoda della Scrbia. n~rSilrono la

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1 Aprii. ,,., - L. ....-. t.olllbe ve. .IIJiiàe

a..Uc h09oola•ica

camaonc snl Danuhio). c fu il prodromo clelIa guerra montlialc. !l<aturalmcme. la guerra montli;dc. che cbhr inizio il 2 agosto con Jc: offcnsin congiunte della Germania c ddl' Austria-Ungheria contro la Francia c la Rus.;ia. fece passare in seconda linea la guerra austro-serba. La Serbi<~~ ai'CI'a prodotto lo scoppio di un conflitto assai piit grande di essa. c la sua sorte si giocava ormai su altri fronti. Questo >piega perchè le operazioni dell'Austria c della Germania nel settore bai. canico subirono pause c intcrrnzioni tlipencknti dall'economia generale della conflagrazione mondiale. c perchè il dramma serbo conohbe piit arti senza nulla perdere della stta fatalità.

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l .'esercito serbo, già gra1•ementc depauperato ,. imldlfllito dalle recenti guerra halcanichc, putl'l'a schierare appena 200.000 uomini. 11

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capo ti. stato ma~gaorc ~ra al 1 ccchao ~;.:aw­ rall· Putnik. c le poche dil'isionj messe insil'mc p~r la bisogna. furono distribuit~ in tre armate agli ordini dci l(<'llcrali Bojotic. Stcfanol'ic c Furisci Scturn. Le deficienze c!'armamcn:o c d'inquad ramento l'rano enormi. ma i Sl·rbi cercarono eli• supplirvi con l'odio verso l'Austria nemica drl panslavismo. Mentre si acc(•ndc1·a la guerra in Bel. gio c al confine or ientale, l'Austr ia pcn3Ò di schiacciare la Scrbia prima che la Serbia f ossc pronta. Essa destinò contro di essa le iorzc di quasi tre armate agli ordini del getll'ralt' l'otiorck. Fin dagli ottimi giorni di luglio le artig lierie austriache bombardal'ano f\t'lgrado : seguirono numerose dimo>trazioni eli passaggio sul Danubio e su altri punti t:clla front iera. ma le operazioni vere c pr().. pric non furono iniziate che il 12 agosto. ! snbi intanto avevano occupato Visegrad, t~cl Sangiaccato di. Novi Bazar. e i monteneJ,"rini avevano bombardato Cattaro c occupato S pitza. a nord di Antivari.

.'\el ~eucml..trc. do1>0 la Marna c le scon fittt· austr iache in Galizia, ha luogo la seconda in· ,·asionc della Serhia. Sia per ragioni di vrcst igio. sia per proteggere efficacemente il territorio nazionale e in particolare l'Ungheria ,. la Bosnia scttent rionalc minacciate d'im·a~iunc,' il feldmaresciallo cominciò ad insisten · pre~so il Comando supremo austro unga. rico J>Cr una sollecita ripresa dell'offensiva contro la Serbia. D'altra parte il Comando .;crbo, sopratutto per pressioni russe, ave,·a deciso un'offensiva oltre la Sava e la Orina. Jol' r irrompere in Bosnia. in Sirmia c nel Bana to. La prima a rmata serba riuscì a' passare la Sa1·a nella zona di Kupinovo : la seconda invece.. per insufficiente preparaziom· Jel passaggio. subì un grave scacco a Mitro. 1·itza. Nel frattem~ si s ferrava l'offcrf!>h·a ;oustriaca sulla Drina: e si iniziava una gran. ci~ battaglia che doveva du rare, con alterne· ,·i~·ndc, oltre tre mesi. Delle due armate aust ro-ungarichc, la 6" riuscì a passare subito la Orina c da afferma-rsi sulle alture dal Guce,·o alla j ago1·nia, sulla sponda orientale dd fiu me: la s•. invece, riu3cì a passare la Drina soltanto in parte c· dopo molte difficoltà. Con le due armate c il gruppo Krauss, chf lrattanto a veva varcato la Sava, il Potiorck tentò di avviluppare la massa principale scrha, ma pur guadagnando terreno tra il 15 sct. tcmbre c il -' ottobre, l'o ffensiva austriaca finì per esaurirsi, per l'asprezza della lotta fra i monti che i serbi difendevano con estrc. ma tenacia, per la scarsezza delJe mut!iziom c per le sfavorevoli condizioni dei nfornt· ., ApDI. 1..1 - - · le ..... - - joope~Po. . . . . . . . . . .li& ........... ....-.o

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mc n t t. l>opo brc\·c 3uSta. g lt au;lnact n pretidevano l'offensiva generale, riuscendo ad occupare Valjevo, costringendo i serbi a ripiegare in di rezione della zona centrale Aranjclovaz-Gornij ll:filanovac-Kragujevaz. Ma sulla linea fht\'ialc Kolubara-Ljig. i serbi riu_ scirono ad arrestarsi ed a far nuovamente fronte agli avversari. i quali, per difetto di

n:atcnalc da ponte c per la spossatczza delle truppe, non erano, per il momento, in condizioni di ~3crcitarc la necessaria pressione. Di questo par\'c essere consapevole il Comando serbo. Infatti, dn!JO ~8 on•. favoriti eia un fortunato arrivo di munizioni da Salonicco, i ,erbi passarono alla controfft•n.;i\'a. sorprCnlll-nilu il n emico. La prim01 arma•a. a

Uthci.a li ••rbi durODle la ritir-ata ciel 19~

sud, bat.l? improvvisamente s;tlla 6' a4triaca. costrmgendola a ritirarsi (3 dicembre) ; contemporaneamente, la 2 ' e la 3' mediante un'a~ilc conversione a nord, obbligavano la s• e rl gruppo Krauss a ripiegare. Così, Bel· grado, che era stata occupata il primò dicem.


(Sopa"a) Cecuaaio 1915 · hlqrc.do: Ua f•rato Hrbo r•du.ce daUa. 9u•rra narra ud \DI. 9n1ppo di compatrioti i pozticolari di u.a. com.battim•uto

(A dutro) A9oato 19l4.: Uno d•i prim.i combattim•oti ••rbi

hrt: da truppe della 5' armata. dc)\ dll' \.'>>Cfl' ~J{Onth\.'fi\la dc!g"li am;triaCl ti giorno q; c delle due armai<' c.lel l'ouon:k Lt '<:sta oloHlll' raccoglius: al di là della Sa\·a, la quinta u!trc 11 l>.tlluhlll. çJucsta seconda sconfitta au.triaca m tcrrtll>rt<J >aho l'l'a \'l'ramcntc gra\·c c bruciante per il Potion:k. tanto PIÙ cht:, ndla pmna t a":. Il· truvp.: austro-ungariche avevano nc.lotto 1 srrb1 m cnnd1z1<>n1 assai crli1Che. Qu1 è opportuno ricorc.larc, p<'r 1 ri fcnm,·ntt che possono iarst alle \'Jccndc a\\lti!li, che in quel tempo SI Hrificarono 111 seno all\·_,,·rctto 'crbo dt~onhnt assai gravi c atti c.li ammuunamcmo con uso t.ldk armi contro gli ufficiah. ll gentralc Putnik fu costrct!o a ncorrerc vcrc1ò a vro,·,·cc.limcmi di estrc. mo rigore, comminanc.lo pene SC\'Cflssnnc non soltanto contro gli sbanc.latt c i rccalcitranti, ma persino comro i loro parçnt1. St gmn,;c perfino ad autorizzare 1 c comJtagi,. a iare uso delle arm, comro le truppe n:golan che si sottrac\•ano al combattimcmo. Indubbiamente, le sortt della battaglia avrebbero avuto ben altro esito se gli austriact a,·esM:ro potuto disporre di trupj>e fresche. Intanto il generale Potiorck ,•eni'a sostitui to nel comando c.lall'arctduca Eugenio. !'\cll'abbanc.lonarc •l comando, •l gene. rale battuto espresse il parere che i ,;erbi no11 foss~ro ormai più in grac.lo di intraprcndert nuo\'e operazioni: cd in questo egli \'idc giusto; tanto è ,·ero che nel gennato-febbraio 1915 due corpi d'armata austro-ungarici po.. terono essere mandai! dalla fronte serba uei Carpazi e nel maggio si potè anche distogliere da quella fronte gran parte delle forze destinate a com. battere contro l' Italia.

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L'uttobrc dd 1915 ,;egna l'epilogo della guerra per i serbi c la loro quast biblica tragedia. Nei mesi precedenti i politici c i militari dcli'Inu:sa non an:\·ano brillato per saggeua e ,-,rtù. Essi a\'e\'ano accumulato molti insuccessi d•plomatict c bclhct. Dopo l'mtervcnto della Turchia a fianco dc. gli imperi centrali si erano illusi che. COl\ una Russia ,;confitta, la Bulgaria pntcsse schtcrarst dalla parte c.lcll'lntc:s:~. Si era ,dimenticato il rancore che, m conscguenJ<a c.I~Jle guerre balcaniche, i hulgart a\·evano accumulate c<mtru 1:~ Scrhta prott·tta. dalla Russia. Ora, la di.;fatta degli eserciti c.lello Czar cnn Vahhandono della l'olonta, della Galirta, della \'olima. della Curlaudia. e l'impotenza dei franco.mglcsi contro l'armata turco-tedesca dci l>ardanelh 11\'l'\'IIN• anno una grande riperC\t~siont• oltre Danubio. :\fcn.

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tre la suggestione e il prestigio del colosso moscovita 3\ dileguavano sotto l'inca!. ,zare delle truppe austro-tedesche le influenze di Vienna e di Berlino si facevano sentire più forti a Sofia,· ad Atcn~, <\ Bucarest. Così H pericolo di un prossimo :ntervcnto bulgaro si faceva ogni giomo più evidente. Ai primi di settembre corrc1·a anche 1·occ di una grande adunata di forze austro-tedesche alla fronticra serba..11 coman~o 3erbo non pensava ad un attacco prevcntil'o all'esercito bulgaro, e pcr_otò addenso parte delle sue truppe alla frontiera della Bulgaria, ma l'Intesa lo costr.msc a ritirarle, coltivando ancora delle illusioni su Sofia. Allora il generale Pulntk, non potendo opporsi al nemico lungo l' intera Jìnea di confine, do· 1·ettc limitarsi a difendere la Ycechia Scrbia contando che gli alleati potessero pronunciare una .>cria minaccia da Salonicco s;tl fianco delle armate bulgare av.a-nzanti attra1·crso la Mac~donia serha. Lo slancio delle prime truppe alleate a Salonicco cominciò il 3 ottobre: una divisione inglese c una francese. A queste tennero dietro due altre divisioni francesi c un'alh:a inglese, le quali non finirono però di sbarcare che negli ultimi del mese. Il governo ìngleoe, ùo)1o lo scacco dei Dardanelli, si mostra1·a riluttante ad avvetllurarsi in una nuova impresa orientale, e d'al- • tra parte, a Londra: 11011 -si volevano porre truppe bJiilannichc alle dipendenze di un generale non inglese, il Sarrail. Cosi i due conting~nti finirono per rimanere autonomi, e. oltre lutto, scarsamente dotati di artiglierie c difettosi.>simi nei riguardi tlegli equipaggiamenti. Sarebhc stato nec~ssario assicurarsi almeno il posses.;o della ferrovia Salonicco.Uskub-~isc, perchè soltanto col po•sçsso eli essa sarebbe stato possibile un'ulteriore azione degli alleati nei Balcani, con la quale da una parte a1·rebbero potuto aprirsi le cotmmicazioni con la Romania c con la Russia, e dall'altra tagliare la grande via Belgrado·Sofia-Costantinopoli, ch'era, dal principio della g11crra il grande miraggio degli Imperi Centrali. Ma mancando ogni possibilit.\ di effettuare tempesti1•amcnte la riunione delle forl<! sbarcate a Salooicco con l'esercito serbo, a causa del ritardo stesso dello sbarco e della len tczza COJt la quale il contingente alleato andava completandosi c preparan· dosi, non rimaneva che tentare di assicurarsi il possesso della fcrro1•ia Salonicco-Sofia c di esegltire, tutt'al più, una diversione sulla frontiera greco-bulgara, per coprire il fianco destro dell'esercito serbo. E furono date istruzioni in tal sen.so. Ma era onnai troppo tardi. La Serbia era lasciata prcssochè sola al suo tragtco destino. L'esercito lbulgaro, comandato dal generale Jccof scendeva in campo ordinato in tre armate di complessive 12 dil'isioni pesanti c con modernissimo armamento. Delle due armate inizialmente mobilitate, la t' era destinata a invadere la Serbia dal Timok; la 2' dalla Morava. Esclusa l'azione dalla llosnia per le difficoltà geografiche della regione. lo Stato Maggiore germanico si era. orientato verso una manovra con,·ergente <lalla . frontiera bulgara c da quella danubiana. L'attacco, quindi, si sarebbe sviluppato contemporaneamente da est c da nord. Data la vi~i­ nanza delle ·due masse attaccanti, si calcola,·a che la Serbia non avrebbe potuto opporre una manovra centrale cercando di affrontare c di battere successivamente le forze bulgare c le austro-tedesche. Furono perciò concentrate due armate austro.

l'rima Guerra Balc:<mic:a • 1912: Jl 18. r.gglme11to lcmteria ..rl>o la U 1110 lo9...uo a Uacl>ub

tedesche al fronte. nord: la 3' forte di quattro divisioni austro-ungariche c tre tedesche nel ~ettore della Sava, c l'ti', costiltlita da sette èivisioni tutte tedesche lungo il Danubio. Le due armate erano agli ordini del maresciallo YOn Mackensen. A queste forze la Serbia oppone,·a: contro i bulgari la 2' armata c l'armata del Timo~, fiancheggiata da due dis!accamenti, uno dci quali, a sud, doveva cercare il coll<'gamcnto con le forze dell'Intesa provenienti da Salonicco, c l'altro, a nord, nell'angolo fra Timok c Danubio, do1'e1·a tentdrc di impedire la giunzione delle ar111ate bulgare con le tedesche. Contro queste ultime i serbi schieravano la prima armata nella' regione della bassa Drina e della Sava l'arma!a di Belgrado e la 3' armata sulla fronte ~el D~n~tbio. l;Jn nucleo di montcnegrini, all ~la. StnJstra d1fendeva la frontiera del Sang1accato di Novi Bazar. Erano in tutto trecentomila uomini schierati a guisa di sottile cordone, lungo una fronte di circa ottocénto chil?~etri, contro trcccntocinquantamila, ap~t~tt da una 3C~iacciantc superiorità di a~ttghene. Queste imzarono il 7 ottobre un vJOiento bom~ardan.tcnto contro Belgrado, che nc.e~e moltt dannt c numerosissime vittime; qumdt, sotto la protezione dei loto cannoni pesa':lti, gli austro-tedeschi compirono il passaggio della Sava -c del Danubio. l! giorno J r si mossero i bulgari senza ueppurc dichiaràre pre1•entivamente la gucr. ra, ma anch'essi tro1·arono subito molta difficoltà a superare il difficilissimo terreno oltre il Timok, nlidamcntc difeso clai serbi <lrtnidati negli anfratti delle loro montagne: (c-.1.... •.l'f&....J..q)_


b.wc.-si Questa utopia, che ebbe origine JalI1de.t n.tpolcuniC\ d, uno « S:Jto ~~ llltru >> <: ncevt p•u ,·on~r~t• ,ontorn• d.UI az10ne del t~J\ 01JI~STION I~ Vesc0\0 dt Strmi.l, Strp~:.mayt:r, t hc fra ti IH60 e d !870 mtra\.1 ;l nunire, su un ptano tultu r.tle e rehg10so, lll!ll glt sl.l' 1 del sud, e un pmnu tempo .!o,-~,·a, ~.11.1 l.t sua ba~e 10 ,,ntoltè.l comb.ltltre 1"onodcss1.L Ma aa pnm• del ,eco lo XX. dopo l"·"' cm o de1 Karageor. gc' 1c al trono da ~erbt,\, lll Stguno .dl"cé<.Ìtlio DURANTE l VENTI ANNI thc h.tnno tO· '" Bel[.(raJo, prese forme chn:rsc:. Il gr<~~1de stitutlO la breve ed agttata v1ta dell.t Jugo,l.t« St.lto Sia' o del Sud » dove'.\ oppor~t alla da. vta di Versailles, non <'t st.1to monll.onto m sces.1 ddl"elcmento ~.:erm.tntto. e non ~:,sere eu• la questione croata non fat.es>c sentir(: wt. pau , .ntoltto, bcmì ortodo»o, perd~t ortodossi to 11 suo peso. Ne• rapportt tntcrnaztOn.tli !"a<.:r.tno t serba, t qt1.1lt ,r~:dcv.mo dt dov<:r eszione e il prestigio della Jugo~la\l.t <:'f,\110 '~m­ ,ere ti popolo-gtud.l di questo .tgglomcra:o dt pre legati ad un fatto; l"unllo fano po~ttJ\'O, an:t1, della ''ita jugoslava: l'aueggiamemo Jcl. Fopolt ;l.l\·i. . Le guerre b.tlc.tntd1e, parvero, pe~ un tst.tnla Croazia. Trattando con 1 J1plom.t:''' Jugo. t<: reo~hzz.tre <.juest.t untonc .:antro ti setolare slavi, glt uomini pohttct ~trameri, pur profesnemi<O degli sl.tn · d turco. E ndlt: guer_re sando la loro stima e il loro .rcdtto ncll.t Jubaluntthe (,, Scrbt• .•t spc>c del!.• Bulga.na. goslavia, avevano semp•e 10 fondo Jgh oclhl re.litzzò i primt _guJ<ltgni terntoriali. L"3.1.ione questa domanda : «che faranno , C.roat• ! che sanguinosa della « mano nera >> ( assoCiaZIOne atteggiamento prenderanno dt fronte a quest.t terroristica dt uftiuali serbi) nr:gli anni che trattativa' » Ali"estero, nella stessa FranCI.t vanno frJ. le guerre balcaniche e <juella monche della Jugoslavia era stata prima la levadiale contribuì largamente alla diffustone deltrice, e poi l'amorosa tutrice, si credeva agli l'idea panslava mendion.ale. E 9uando, a Coruomini · dt Belgrado, agli ufficiah di Stato fù, dopo la d•sfatta serba del 1916, fra i_l Maggiore serbo. Ma non si dimenticavano i 7 e ti 20 luglio 19 t 7, rapresentanti dei croati, Croati, che potevano riserbare brutte sorprese. dei serbi e d'egli sloveni, stipularono quel Una questione croata, oggi, in seguito allo sfa. patto che doveva essere l'atto ~i na~cita_ del sciamento del baraccone jugoslavo, costruito, Regno Serbo-Croato-Sloveno, gla utoptstaca soa Belgrado, nella Scupcina agli ordini di Clegni del Panslavismo parvero lioa.lmentc tocmenceau , da quel Mosè del popolo serbo che care la riva agognata. Quel patto all'~rticolo si chiamava Nicola Pasic, non esiste più. Ma 13 s"labiuva chiaramente che il nuòvo Stato non sarà inutile, proprio oggi, rifare, sia pur sarebbe !itato « un potente baluardo c:ontr1:l 1ft sommariamente, la storia .di una questione che, spinta germanica». La questione croata coper venti anni, ha tenuto sospeso il respiro minciava propno al sole di Corfù, in qJ.lel ludell'Europa. glio del 1917. La ~rbia, moriva, la Jugoslavia nasceva. E il dissidio fatale fra il militaAlle origini dello Stato paradossale che si risma ortodosso serbo e la civiltà cattolica, chiamò pnma «Regno dei Serbi-Croati-Slave. ni » e, a cominciare dal 1929, «Jugoslavia » occidentale, mdustriale croata si ilelineava già sta una grande utopia. L'utopia dello « Stato in tutta la sua vastità. Slavo del Sud» estendentesi dall'Adriatico al A Corfù, croata e sloveru, avevano creduto di Mar Nero e conglobante semi, CIO<I;ll , sloveni, gettare le fondamenta di uno Stato federale. .lalmati, montenegnni, bulgari, vo..laccht e alMa Ante Trumbic, che aveva firmato per i

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(; Il Ct1~1'1.\

qO:Ui, era stato ,giuocato dall'apostolo dello jugoslavisme int~grale, Nicola Pasic, il quale av_c.va già da allqr.a Ìn mente uno Stato. accentratore, in cui l serbi dovevano d()I111QUC e gli appartenenti :alle altre nazionalità (ot/8 ia tutto) dovevano soltanto servitt. l dissidi ~­ piarono per la elaborazione deUa nuova COlti-


popolo è eterno .» ; ma la frase volutamente ambigua non illuse nessuno. Quando poi i croati dichiararono che un progetto di costJtu. z•one come quello presentato dal Governo ( ncorda M. Bass•) non avrebbe servito nè J loro nè .1gl. sloveni, PasJC rispose ironicamente: « Ebbene servirà per i serbi ». E per 1 serb1, quel progetto, diventato legge e votato soltanto da l O rro<Jtl e Il slo11em. su 205 votanti, ~ervl ottimamente. Giorg•o Kara. georgevic, fondatore della dinastia che nel 1903 soppiantò gl• Obrenovic, soleva d1re: «Non c'è pace tra d serpente e d contad•no <he ha lc"ato d bastone su di lu1 ». Non Cl poteva cs>ere pan· fra serbi e aoati. E i prim• non usa' ano soltanto il baston<:, ma gli squadron• d1 r,l\allena, 1 plotoni d 1 esetuz•one, 1 >ICan prezzol.ltl Lo stesso TrumbJC, .he fu uno de, sostemton dell'•deale Jugosla,·o ne• grandi albergh• europei, e (he firmò per i ,roatJ :1 Corfù d famoso p.uto, .1llorchè v:de in az1one ' metodi della dittatura d1 Belgrado Kri' eva .d pubbhu:>tJ francese Henry Pozz1:

tuzione nel 1921 : perchè infatti i croati do. mandavano una costituzione federale sul tipo di quella nord-americana o germanica mentre invece si videro presentare una costituzione in cui tutto era a vantaggio dell'elemento serbo. Pasic, per ammansire i croati, dichiarò ad un certo punto che « lo Statuto di nessun

« Pourquoi la France répubJiraitle ... JOIItient. elle la dictaJure panserbe ronlre nous ? Ne Jait..e/1~ donc FU ce .q ui est? lgnOf'e-1'-e//e donc 10111 re que nous souffrons? Po11rquoi, ;/le qui peut dieler Ja 11olo111è a Beigrade, n'o. biige-t'-elie pa.r l~ serbn à jaire droit à nos justu revendicalions? ».

Pourq11oi?... Ma perchè alla Francia repu. blicana del martirio dei croati, del loro mas sacro, dell'uccisione dei loro uomini politiCI della rovina de, loro contadini, non importa,· n1ente. lmporta,·a mvece che la «caserma ero• ca » d1 Belgrado tenesse .in pugno Il paese non importa a che prezzo e con che metod1 per poter domam, in caso di guerra, mettere in (ampo due milioni di soldati contro I'Ital1 e la Germanta.

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Belgrado era la «caserma erot-:a », la t~a . pttale delle congJUre, dei re,llJ(IdJ, Jegll assas sm1 degli uomm1 politic•; la capitale dominat. dalla corte, dalla guardia. reale sfogg1ante un1 formi da operetta, dal clero ortodosso; Zaga bna d « gabm~tto d,t bvoro », una capttak r;lf fmata. >ignori le, colta; Il cent:o d1 un po polo dtt: .mr.tverso un millennio, s1a md1pen Jentcmente, s1a le.~ato all'Ungheria, J\evJ 'erbato 10tattc, le >Ue prcrogati,·e. Per i <ro.ttl. i serb1 erano « i turchi dell'interno »; per >erbi, 1 rroat1 erano « 1 fals1 viennesi ». Eco~ nomJCamente s' dt~ppatt 1 troati, pove Cl e .lrrt tr.lt, 1 serbi; ortoJm~, (1uestJ, cattohc1 1 pnm1

Dw=te l'occupca>oa. iat.nacaloaale di kutari, 1913: . NariDaiiA9leà

a

Gli uni, per secoli avevano guardato Roma. gli altri a Bisanzio. l croati (al cui regno nel sec. X un pontefice romano aveva dato l'attributo di Regn11m CaJholùissimutn Croatiae ») con gli ung~r~i. avevano spezzato durant~ i 173


D capo del

AGio Punli,c Si:ato C't'O<ItO iDclipeDdeDt•

D\101'0

secoli l'unità degli slavi. L'odio dei serbi ri. montava perciò a 1110lti secoli prima del 1918 : il primo atto dei serbi dominanti, il 18 gugno 19 21 (giorno sacro ai fasti serbi perchè in esso ricorre l'anniversario della battaglia di Kossovo, della fine della guerra balcanica e

dcll"•ttcnlato dt ScraJCVO ,. Jella lO,tit<>ztonc d ti « regno serbo-uoato slOI'cno >>) fu quello d 1 sopprtnH:rc 1.1 tartC.I Jt Bano dt Croazt.l, un.1 speue d1 go,·crn.uo~c..11·entc presttg!O d1 vttcrè. S1 mtZIÒ con questo .nto dt >Opraffa. z1one ti prtmo penodo della qu<sttone troat.t, , be st conclude IX>t. ti 20 gtugno 192H con l'ecttdio del PJrlarncnto d1 Bdgr.H.Io. Durante questi sette ann1 i serbt terc.•no 1n tuttt t modi dt 1mporre la loro egemonia militare· c: politica E po>chi: 1 scrb1 banno<dlberato» 1 cro.1ti dal g1ogo austriaw, fanno pagare loro una /.lJJtl d1 ,edenZ/011~. Questo basta a delmea. tano serbi ·~ re già ti tltrna nel quale S1 ag& noatt: 1 prim&. infatti, dimenticano tbc sul fronte ,11 Salonicco 2!! mila 1·olontari croati sono cadut1 accanto a loro, nella lotta contro sei imperi cc:ntrah. A Corte, nessuna canea viene offerta a personaggi croati; gli ufficiali croati non possono superare il grado d1 (apita. no ; la Croazia, oltre la la.JJ<~ dì redenuo,te paga tributi per una somma dieci volte superiore a quella pagata dalla sola Scrbia. Ma non ne ha nessun cornspettivo. Nel 1924, 1 deputati croati entrano alla Scupcina, per la prima volta; i l 13 novembre dello stesso anno viene soppressa, insieme a quella della Slove. nia, l'autonomia della Croazia e la vigilia diNa. tale, il partito dei contadini, la più forte organizzazione politica croata, viene sciolta e l 2 giorni dopo, il 5 gennaio 1925, Stefano R3dlc,

Oomeaw::a a

J1 upo spmtuale, ti condotuero t><>litico dei , ro.•u ,.,<:ne •mpng1onato E' questa una breve succt-s>~one di d .• tt. MJ ,c ne potrebbero tro' .ue deunt· p n ma dcll'tcctd!O Jtl 20 giugno 1928, ,hc i: d culmine sangumoso Jel processo d1 JerbiZZIJZIOIIt' dell,1 (roazu. La l't'tdll~ formula det patnoti croat1 « Li. bera patria uo,\tl nel ltbero Stato croatp » aveva trOI'ato 1n Stefano Radtc, il fondatore del parttto noato de1 cont1dono. un appas~ionat~ d&fensorc. La '1ta d1 <tuest'uomo politiCO, dt ongme tOnt.<dtna, è mtcssuta di vicende ro· ma~zesch.:. A1 c1·a g&rato mezza Eu·opa, studiando, l~1·orando. cosptrando; condannato in· numerevolo ,·oltc. dall' Austrsa e dalla Jugoslavia, avevo passato tomplessov.tmentè u.na d~­ una d1 anm m c.trcerc. Voleva l~ Croazia ind&. pendente, nell'orbita di una Federazione Ju: gosla1·a e nello stes~o tempo europeizzar~ l Balcant, portando neiiJ loro vita politica duarezza cd onestà. I serb1 10levano balcanizzare croati e slo1·eni, perCIÒ non potevano mai ac· cordarsi con lui. E lo soppressero. L'assassinio era stato da lungo tempo prepa· rato. Se ne pàrlava in tutto Belgrado molti mesi prima dell'esecuzione di esso; notizie false sulla morte di Stefano Radic erano state diffùse in Croazia già nell'aprile del 19J e amici affezionati avevano messo in guard&a lo

t74

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Coria.o

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... stesso Radic c: i suoi famigliari fra cui il fratello Paolo anch'esso ~eput~to. ~ giorna_li_ serbi chiedevano a gran voc; la .testa. d t Radtc : •l_ « Pohhka » aveva conci usò, qualche mese pnma ckl 20 w~;~gno, un suo articolo di fondo dicendo che certamente si sarebbe trovato un cittadino disposto ~ reg_olare 1/ conto a Stefano Radic, se lo Stato non se ne mcancava; il « Jedinstvo >> ai primi di giugno aveva sostenuto che l'interesse assoluto dello Stato esigeva la morte del ~po croato e nello stesso senso si era espresso il « Samouprava ». Nessun~ s'era merav_igl ia~o che non si fosse proceduto co~tro g~• .auton_ deglt arttcoli per pubblico incitamento ali assassm10. Pnma di morire Radic dichiarò di a:er saputo che il gruppo di 23 deputati serbi che il 19 giUgno aven proposto di metterlo sotto controllo aveva costituito un comitato i>er regolare i conti con i c;oati in P_arlamento e sorteggiato chi doveva sparare. Puniscia Ractc, colui che uccise .i deputati croati Paolo Radic e Basaricek,_ e ferì mortalmente Stefano Radic, e gli altri deputati croat•_ Pemar e Grandija, il giorno prima dell'eccidio, era stato mformato di un grave incidente automobilistico capitato alla moglie e ai figli a Skoplie. Sollecitato a recarsi :1! l~ro capezzale aveva detto: « Mi è assolutamente impossibile recarrni presso di loro, dovendo assolvere domani a Belgrado, nell'interesse dello Stato, una importantissima missione che non ammette rinvio». La tragica seduta della Scupcina del. 20 giugno 1920 si iniziò in modo drammatico. Il deputato serbo Popovic, parlando •ntorno al verbale terminò la sua breve allocuzione con la dichiarazione seguente: «lo· do la mia testa se Stefano Radic non sar.l ucciso ogsi »- Il deputato croato Pribicevic gridò allora aDa Camera: «Non sentite che! banno pronunciato qui una sentenza di morte? Questo non è più incitamento all'assassinio è l'annuncio di un delitto !». Ma il presidente della Camera non rispose e Stefano Radic ebbe a dichiarare prima di morire: «mi sentii- il cÒrpo percorso da fremiti come se fosse · stata letta effettivamente la mia sentenza di morte». La seduta continuò. ChJamato in causa da Paolo Radic, il presidente della Camera Ninko Peric, contravvenendo al regolamento, dette la parola: per fatto personale al deputato Puniscia Radic e lo invitò, ancora contro i regolamenti, a parlare dalla tribuna. Questa

era posta proprio di fronte al banco in cui sedeva Radic Puniscia Racic parlò in modo confuso ripetendo più volte che il conflitto fra l'opposizione e la maggioranza non potevJ essere risolto che con le armi. Pribicevic protestò ancora gridando al presidente della Camera: « Non capite che cosa costui intende giustificare? Egli vuole, nè più nè meno che organizzare un massacro nel parlamento ». Il

(Sopru) Slauiu (lomGDiu) - 6 Aprii• ltch. D qiw-Dto d•n. ,..,.... r-ç_!u'" ,_.,.. ullu ~-- di B• Miclaet.

...n.

(So"o) FroDI• juqoelcrro - 12 upr!t. R•parli itczliciDi CII fuoco. pria•

presidente Peric non reagì. Ci fu un istaqte di silenzio, poi Racic estrasse una rivolt"ella e fece fuoco.

Trasportato a Zagabria, Stefano Radic vi moriva 1'8 agosto. E Vladimiro Macek, vice pre~idente del partito dei contadini, fu chiamato a succedere a Radic nella guida del part-ito stesso. Quanto Radic era stato impetuoso, l

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irruente, antiparlamentare, tanto più, ora, Macek, diventava guardingo, prudente, parlamentare ; artZi filodemocrat~co addirittura. Dopo la morte di Radic una pericolosa inquietitudioe si era impadronita .della .Jugoslavia e l'odio fra serbi e croati non poteva certamente venir composto in pace dallo sloveno che sedeva allora al Governo, Moos. Korosec. V'era _qualcuno ·che doveva guadagnare 17!5


fra i htiganti: e questi doveva essere il re _in persona, che le frazioni più spjnte del l?arttto dci contadini croati accusavano dt conmvenu con gh assassini di Radic. Infatti il colpo ~i Stato del 6 gennaio 1929, rimetteva tutto tl potere nelle mani del Re .Alessandro Ka~a­ georgevic, aboliva la costitu~ion~ di San Vtto e instaurava una vera e propC! a dtttatura perso. naie del Sovrano. Con la dittatura la questione croata si in;~.­ sprisce. Il carcere principale di Belgrado ~igur· gita di d<:tenuti croati, trattati ccme best_te. 11 sistema elettoralè ancora \"!gente SI pre. sta a meraviglia a tutti gli imbrogli. Jn. fatti ad un certo momento, durante la discus. sione alla Scupcina per taluoi scandali eletto· rali in Croazia si viene a sapere che il banato della Sava aveva ordinato alle autorità localt di aumentare i voti favorevoli a Belgrado di almeno il sessanta per cento. Ante Pavelit, tl capo intransigente dei separatisti croa~i, mi· nacciato più volte di morte, deve fuggore al. l'estero e per difendere i croati oppone VIO· lenza a violenza, organizzando le ardite schiere degli IIJitJgi. Fu detto di lui che era un t~rro. rista : ma non lo era. « Se lo fosse pero -disse di lui il generale Sarkotic - potrei spie· garmelo. Quale an1mo avreste voi se i vostri , genitori innocenti venissero brutalmente strap. patì d.alla loro casa e buttati a marcire in un angolo di terribile prigione, sull.t frontle'a della Macedonia; se le vostre sorelle, senz.t alcuna colpa, venissero crudelmente separate c relegate in tante orribili celle? Questo è avvenuto ai parenti di Pavelic per opera del go·

Calili.ao albcmooo·jugaolavo · Il Aprilo 1941: Matoricllo obbcmdonato dai serbi in lu9a eU ITont• alla trnol~ 9eote a,.ctQ.Xata italiana: ..

vemo serbo ». Ma tutta la popolazione della Croazia soffriva come i suoi cap•, delle vessazioni poliziesche. Durante la repressione della rivolta della Lika (Croazia bianca) regione che unisce la Croazia e la Slavonia alla Dalmazia, organizzata 111111gi di Pavelic, si ebbero fatti atroci. -..JiJIIIIblatato di Marsiglia del 1934 e la scoro-

cercare di risolvere la questione croata. La fine della Cecoslovacchia, la sorella ge. mella della Jugoslavia. ai primi di aprile del 1939, fece sentire a Belgrado la necessità di raggiungere una fisionomia « politicamente unita » in modo da dare maggiori garanzie all'estero e alle potenze amiche. Dal 3 al 5I apri. le, si svolsero laboriose trattative fra Macek e Dragisa Zvetkovic, capo del governo jugoslavo e un accordo fu firmato il 27 aprile. La questione croata, amministrativamente almeno, pareva risolta e la compagine jugoslava rinsaJ. data. L'elemento militarista serbo, a cui quella autonomia apparve come una vergognosa ritirata, mordè il freno, aspettando l'occasione propizia. Poi scoppiò la nuova guerra CU.CO· pea: e i miracoli d'equil1brio di Zvet~ovic e del reggente Paolo (e sovrattutto la condotta ambigua di quest'ultimo) non contentarono nessuno. Paolo era un politico. puro e malgrado le sue accese simpatie anglofile, pur conducendo una doppia politica, si sforzava di inserire la Jugoslavia nel nuovo ordine europeo senza perdere i contatti con le demoçrazie. I generali di :Belgrado fremevano.. La caduta della Francia li aveva colpiti: la resistenza Sc;ulari • 1913: DW'<IAbo 1'occupa:&ioDO iAtonoculollale inglese li rianìmò. La condotta tentennante di ckiiCI cill<l<. lllCOillro di Ull" pattugUc:J fr<lllc. .o COil w. mcni.llalo ltallcmo Macek pareva c-oadiuvare i loro disegni. Trionfarono con il colpo di stato di Simovic. Ma fu, il loro, un effimero trionfo. Perchè fra le parsa di Re .Alessandro posero brutalmente, urla della folla di Belgrado, pazza di sciovi. di nuovo, la questione croata come all'epoca nismo serbo, la Jugoslavia moriva. E la Croadell'uccisione di Radic. Il reggente principe zia indipendente nasceva Paolo, se voleva conservare la corona al nipote, e con essa l'unità jugoslava, doveva


GUERRA DELL'ASSE

NEI BAJ...(~J\NI L'.Az.!ONE MILITARE S\aluppata dalle forze militari dalle Potenze dell'Asse 1 gaorni scors• nella penisola balcanica costituisce un tipico esempio di guerra celere di mov1mento. Da tutti i punti del confine jugoslavo nonchè da quello bulgaro-greco le colonne motorizzate tedesche, italiane (ed in un secondo tempo anche ungheresi) sono penetrate rapidamente verso 1 pumi vitali dello schieramento avversario, raggiungendo ovunque le mete che si erano fissate. Cominnando da Nord, abbiamo aJttlltJtto una forte colonna tedesca che, partita dalla Carinzia, ha varcato il confme verso la Croazia occupando Marburg e successivan:ente Zagabria. In collegamento con questa c.:.ionna agi\·ano le colonne 1tahane partite dall':tita Venez1a Giulia, che occupavano Lub1ana e .u~~~,ivamente si congiUngevano ~Ile truppe tedesche .;. KiltiO\•ac, 10 direz•one d1 Zagabria. Ad Est, varie rolonne tedesche partl\'ano dal confine bulgaro. Una prima colonna, costituita nella zona di Sofia, passato il confine pren. deva possesso di Piror e più oltre d, NJSSa, importante nodo ferrO\'Iano per lo smistamento del traffico \'erso la Bulgana e la Gre-

c1a. Proseguendo verso Nord, questa colonna raggiungeva Belgrado, dove confluivano anche elementi provenienti da settentrione. Reparti distaccati occupavano in un secondo tempo SeraJe"o'O. Dalla Bulgaria, e più precisamente da Kjustandil, è pmita anche la forte colonna del maresciallo List, che in tre soli giorn1 d' dura avanzata è giunta all'occupaz•one di Sko. plie, tagliando la principale comunicuione fer roviiltia jugoslava con la Grecia. Da Skophe, una parte della colonna ba puntato su Tetovo in direzione dell'Albania, ed una seconda parte più a Sud verso Prilep e Monastir, e successi· Vilmente oltre il confine greco verso Florida. Mentre le colonne tedesche penetravano nella parte orientale della Jugoslavia, divisioni lOcazzate italiane provenienti dalla zona del Quarnaro occupavano Sussak e si inoltravano per lungo tratto lungo la costa dalmata, occupando Zegna, Gospicc, Sebeoico e Spalato. Contemporaneamente, una colonna partiva da Zara verso l'entroterra, ed a Knin si cong•un· geva con la colonna proveniente da Fiume. Più a sud, le truppe italiane dell' Albanta si spingevano verso Est dalla zona di Pogradec, ed occupavano Ochnda e Dibra, congiungendosi poi con le truppe germaniche provenienti da Monastir e da Tetovo. Dal confine ungherese diverse colonne magtare penetravano nella regione della Backa, SkopUe • Tombe iD \ID moocmtero di •aOIIltttcml cltr·

Ylod. QuHto moaalero è l'wdc:o al moado al>ltlllo dcri derrini


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;.ri: (Sopo) l"ex Re Cerro) di Bomcmio: (Cl aiDiat:ra.) il detunto mìllistzo d.-gli ut•ri f'UID8DO TiiW:ncu. c.be domillò per teti cmni la Tita politica balccm.ica: (sotto) Giuta:meDlo di reclute

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nata dell'esercito serbo, che si era illuso di arrivare in pochi giorni a Vieona e a Trieste. Prima di esaminare quali siano state le cause che banno determinato un cosi rapido crollo della r~istenza jugoslava, vogliamo cercare di ricostruire quali fossero i piani di operazione formulati prima dell'inizio del conflitto dalle varie potenze impegnate nei Balcani, per vedere fino a qual punto tali piani abbiano potuto trovare applicazione concreta. Io base al piano comune delle due Potenze dell'Asse, a quanto risulta, le operazioni avrebbero dovuto essere condotte secondo le seguenti direttive generali. Anzitutto, mediante un'azione e fondo da parte te~a. roovendo dalla BuJgaria 'in direzione Ovest, avrebbero dovuto essere tagliate le comunicazioni tra Jugoslavia e Grecia, in modo da isolare la prima da ogni rifornimento ed aiuto da parte degli alleati anglo-greci. l'azione sviluppata dai tedeschi in questo senso avrebbe dovuto essere completata ed integ1ata da un con. temporaneo movimento. di forze italiane dal. l'Albania verso Est, al fine di operare il più celermente possibile il congiungimento dei due corpi operanti e l'isolamento dell'esercito jugo. slavo. Questa parte del piano, come abbiamo accennato sopra nell'esporre la cronaca degli avvenimenti, si è realizzata in pieno, dopo pochissimi giomi di lotta. Seconda parte dd piano dell'Asse era quella relativa all'occupazione della Slovenia e della Croazia. Anche qui le truppe italiane e quelle tcdrsche dO\·evano agire di conserva rispet· r ''mente da Ovest e da Nord : le operazioni

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occupando in una direzione Subotica e Neusatz, ed in 1lltra direzione Osjek. Sul fronte greco l'azione principale è stata quella compiuta dalla colonna tedesca che da Petric sullo Strurna, superando lo Stcumiga ed oltrepassando il lago Doiran ha raggiunto Salooicco, io tre giorni dall'inizio delle operazioni: Le forze italiane hanno per parte loro esercttato una forte pressione sul grosso delle forze elleniche dislocato verso l'Albania respingendolo oltre Corcia.. ' Di fronte all'azione coordinata e frantumatrice dd.lc fone dell'Asse, le truppe jugos~ve non hanno retto a.U'urto e si sono dovunque ritirate o sbandate. Dopo aver evacwato tutte le principali città jugoslave, hanno cercato di organizzate una parvenu di resistenza nelle zooe montagnose e difficilmente praticabili della Bosnia-Erzegovina e del Montenegro : anche di là però le truppe dell'Asse, apdo di conserva, non hanno tardato a E si ~ avuta la rraa incoodizio.


•n questo territorio a,·ev.lllo non solo un fine militare ma anche un fine politico, come è apparso chiaramente quando il loro successo è stato coronato dall.t proclamazione dello Stato croato indipendente. Terzo punto del piano dell'Asse, questo interamente rientrante nel campo di operazioni svolte dalla Germania, era quello di impadronirsi dei tron\.hi principali della rete ferroviaria serba, e dì occupare la ..:apitale ntmica, La cui conquista necessariamente doveva avere gravi ripercussioni sul morale della popolazione e delle truppe. Per l'attuazione Ji questa parte del piano le unità germaniche partirono dalla Bulgana verso Nord, lungo la ferrovia NissaBelgrado, e riuscirono effettivamente a raggiurrgere tale città non ostante le avversità atmosfenche incontrate e la resistenza nemica. Concludendo, il piano . dì battaglia formulato dall'Asse ha trovato applicazione in tutti i suoi punti fondamentali. Ben diversa è stat" inveè<: la sortft del piano serbo. Secondo i disegni del Generale Simovic, il concetto mformati,·o dell'azione jugoslava avrtbbe dovuto essere, a quanto ~ (rapelato in argomento, di ritirare il grosso delle forze dalla parte settentrionale del P.aese, facilmente difendibile, di attaccare a fondo l'Albania per effettuare il congiungimento con le forze greche operanti nelI'Epiro, e di resistere ad oltranza ad ogni tentativo offensivo nemico proveniente da fe,·ante. Il piano è fallito in ogni sua parte, perchè• ogni tentativo contro l'Albania è stato prontamente infranto dalla .resistenza italiana, mentre i tedeschi supera,•ano rapidamente, distruggendo ogni speranza jugoslava, le gravi diUicoltà di terreno e di clima che preseota,·a la zona adiacente alla frontiera bulgara, ed in pochi giorni operavano il congiungimento delle proprie forze con quelle italiane partite offensivameote dall'Albania. Anche la ritirata da Nord non ha corrisposto ai piani, soprattutto per la maggior mobilità delle truppe dell'Asse, dotate di più abbondanti ed efficienti mezzi motorizzati che non g li jugoslavi. l fronte greco, primo obiettivo germanico è stata l'occupazione di !Saloni'c:co. Con un'azione diretta verso questa città si sarebbero ecoseguiti notevoli \'antagg•, perchè la sua cattura avrebbe implicato per il ncmi.:o la perditll di una delle sue principali vie di rifornimento,

(Sopra) .811car-.t • %7 v-aio ltch Leo. 1-oalaioM 4ei ooWri CG4ri , _.. l •-..Jii ...dM ùl>ero ~ ai ...- dell'la . _ . . , ( - ) ....... 1- ~ ~~~

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D conatglio di 9u.•no G.Dglo·greco. Da ai.Diatru et d•at.nJ: U qenerala i.D9leae G<nnbier Pcury, il daJuto primo miniatro Mataxcm, Be Giorgio di Creda~ il Ma:roaciallo ill91-t• D'Albric~ il gea.erc.le Papc:rg01.

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tedesco, jugoslavo e greco, dobbiamo tener conto nell'esame dei recenti avvenimenti pro dottisi nella penisola balcanica, e cioè del fattore britannico. A questo punto dobbiamo però ricordare che ogni azione inglese nei Balcani ~ in funz1one dell'andamento delle operazioni condotte dalla Gran Bretagna nell'Africa Settentrionale ed Orientale. Era probabilmente nelle intenzioni, o almeno nclle speranze del C..Omando bntannico, di impiegare in Egitto quelle rilevanti forze che, troppo a lungo per i suoi desideri, hanno dovuto e tutt'ora devono combattere in Etiopia contro la tenace resistenza italiana. Data la 'forza relativamente Ji. mitata delle truppe di cui il Comando inglese

Ricordi della Grec:ia dl ieri. Atee•. ottobre 1935: n venerai• Coradylia

e la separazione dell'esercito della Tracia dal resto delle forze operanti : ·le forze navali dell' Asse avrebbero inoltre acquistato una nuova importante base nel Mediterraneo Orientale. L'azione tedesca in questa direzione fu coronata da p ieno successo, nè valsero ad ostacolarnc seriamente l'attuazione i piani predisposti dai greci per una resistenza su successive linee fluviali, dallo Struma al Vardar. A far fallire i progetti greci di resistenza ha contribuito anche; il fatto che essi erano fondati sul presup1posto che daUa parte della Jugoslavia non potessero venire minaccie : con la fuJmi nea ~vanzata tedesca dalla Bulgaria verso Ovest; le linee greche si trovarono esposte ad attaè chi anche da Nord, e quindi il Comando cl,lenico si trovò costretto a cambiare i propri progetti spostando _la linea di resistenza iò Tessagli~, dove si sperava di avere maggiori possl@tttà di manovra. ~ tali pOOSibilità non fur~o rintr.acciate. l · tedesclti avlnzarono non solo da Nord verso Su<i: vennero anche da Est verso oVest. L'inter'Ò fiancò destro del!Ò ..schieramento greco

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era così fortemente minacciato: anzi con la avanzata italiana oltre le frontiére albanesi e quella germanica da Florina Ycrso l'Epico il fianco sinistro greco veniva addirittura aggirato e l'intero fronte della Tessaglia, lungo duecento chilometri non poteva più esser tenuto. L'avanzata germanica ' 'erso sud portava poi alla rapida occupazione di Larissa ad est e di Tricala al cen~ro forzando gli anglo-greci a ripiegare su una linea che andava dal golfo d i Prevesa a quello di Lamia. Le forze greche dell'Epico, sospinte anche dagli eserciti italiani avanzanti erano perciò costrette alla resa. Ma anche la linea Prevesa-Lan1ia si rivelò in brevissimo tempo insostenibile. Il passo delle Termopili, con magnifico im_p;<:to, era forzato dalle truppe germaniche. Atene occupata. l piani di difesa del Peloponneso, al di là del Canale di Corinto si sono rivelati addirittur.a infantili, perchè i tedeschi, senza dar tregua al nemico, lo hanno respinto in rotta disordinata fino ai porti meridionali. Nello stesso te(Opo l'aviazione dell'Asse martellava il naviglio che attendeva i fuggiaschi e quello che aveva avuto la fortuna di prendere il mare, producendo enormi perdite. Di un altro fattore, oltre ch e di quello itabno,


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dispone nel Mediterraneo, lo spostamento in Grecia di una parte delle forze che presidia\'ano l'Egitto, senza che esse potessero essere sostituite da corrispondenti forze ritirate dall'Africa Orientale, ha contribuito a determinare m tale Paese una situaz1one difficile a sostenere, e conseguentemente le AutorÌtà britanruche si sono trovate costrette a rimangiarsi ogni progetto che, più o meno in buona fede, avessero formulato per portar un aiuto effetti\'0 ai loro alleati greci e jugoslavi. Così, dei progetti che essi possano aver concepito per un mtervento in Jugoslavia, nessuno è giunto a vedere la luce del sole; di quelli formulati per la Grecia, sembra che quello maggiormente preso a cuore concerna la organizzazione dei trasporti per un pronto e celere tìtomo alle basi di partenza. Ma quali sono state Je cause che hanno prodotto un così rapido crollo della resistenza jugoslava, ed hanno consentito alle forze germa,niche di realizzare una supremaz;a così decisiva.? Da un lato, abbiamo svariate ragioni di inferiorità a sfavore della Jugoslavia. L'eserctto di questo Paese, come forza numerica, era anzitutto dì gran lunga inferiore a quelli dei Paesi che potevano intervenire contro di essi, e cioè non solo Germanta, Italia cd Ungheria ma anche Romania e .Bulgaria; la sua composizione, rispecchiante il mosaico di razze e nazionalità di cui risultava composto il Paese dominato da Belgrado, non era poi tale da dare grandi gaqmzie sulla sua compattezza. fn fatto di armamenti,, la Jugoslavia non poteva paragonarsi con la Germania, soprattutto per la scarsa dotazione di carri d'assalto, cannoni, anticarro e batterie antiaeree. Altro elemento che indubbiamente ha contribuito alla sconfitta jugoslava è stato anche il fatto che dei tanto sbandierati aiuti inglesi, c meno an·cora american! nulla è giunto in soccorso dei combattenti jugoslavi. Dal canto loro, i tedescht :1vevano a proprio van:aggio una netta superiorità di organizzazione e disctplina, nonchè di moderrni mezzt meccanizzati e ·:cleri di ogni .tipo. talt tla con. ( Sopra) FebbrO'io 1901 . AhtDe: Re Giorqi.o l di GreeJa inv•atito da uoo 1tru.ao oel gio~dino del Faluo. Jl c:be fece e~dere ad \lO atteotc1lo rept.&bblic:cmo ( A sinistra) Ottobre 1935 • Atelie:

Dhnoslraa.ioili popolcni ~r il ripriltiao della Moacuchia

~cnttre ti ~upuamento anche di quelle Jii6toltà di terreno e climatiche che nei progetti Jugoslavi avrebbero dovuto seriamente ostacolarne l'avanzata. Per meglio "rdeguare l'azione tlelle proprie forze alle pect,~liari caratteristiche Jel terreno, i tedeschi hanno usato tra l'altro, nelle operazioni balcaniche, un nuovo tipo di carro d'assalto, appositamente studiato per con. •enti re la massima manovrabilità io · terreno difficile; largo impiego hanno avuto an,che spec'ali carrt muntti di apparecchi lanciafiamme, >Oprattutto ne0e operaztont COntro le fortifi. cnioni greche della linea Metaxas. In tre settimane, .la Campagna balcanica è stata risolta vittoriosamente dalle forze dell'Asse. Le più ottimistiche previsioni sono st«te superate e ancora una volta l'Inghilterra è stata clamorosamente battuta. La guerra, ora, si awicina al fronte Nòrd Africano, ove è da prev~dere che si riaccenderà con immu. u.ta violenza. Dal continente l'Inghilterra è stata scacciat-a per sempre. I prossimi mesi ci diranno se e come sJrà cacciata dall'Egitto e da tutto vicino Oriente-.

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LA. RITIRAU SERBA

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Più rapidamente invece potè avanz~rc la seconda armata bulgara ,·crso le linee del Var. clar e della Morava, le qu~li erano fiaccamente dife;c. Contro rala sziJ1istra di questa armata a\·anza,•a intanto iJ debole contingente franco-inglese che, attraverso non lie,:i difficoltà fu trasportato il giorno 14 a Knvol~k fra il Vardar c l'affluente Cerna. con l'inte•~to di avanzarr verso la lint>a ferrovia. ria Uskrub-Veles c congiungersi con la destr+ ~erba. Ma la seconda armata bulgara, accelerando la sua avanzata, raggiunge,·a anche <-ssa la valle del Vardar, occupando il gioruo 19 \'cl c; cd interrompendo così le comu: IHcazioni con Salonieco; nè i primi scontri fra bulgari ed alleati, svoltisi t_ra Kri volak cd !l lago Dviran, valsero ad apnre a costo.ro la ,·ia verso il sospirato congiungimento co1 ser· bi. Il maresciallo 1\fackenscn, frattanto, s,·iJup· pava la sna manovra diretta all'annientamcnro dell'esercito serbo. Ai primi di novembre la fronte pre;enta,·a la forma di una squadra, col vertice ad ovest di Nisc. nella ~lorava serba: il 10 novembre. proprio noi pres~i di questa città, si effettna,·a la riunione delle due masse.

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La nt•rata in una delle più tri5ti ,. dratllmatichc. Attraverso una regione montuosa cd inospite, sotto tormente di pi<>ggia c di nc,·i · schio commisti a folle atterrite c sgomente che ;bbandonavano la patria inv;~sa, i sttpl'T· stiti dell'esercito serbo ;i trascinarono per giorni c giorni lungo le Yie aspre c fat~P:"''' ch'essi disseminavano di cadavcn: la lame. !a sete, la ~tanchczza, le malattie, le irruzi~l­ ni delle bande albane;i. facevano strag~ sm tra i soldati che tra i cidli.

Aprilo 1941: llo Boria di Bul9aria Yiaita, acc:om~aalo der \ID 9enerale 9•rmcmico, \lA p01t0 d:i a::rtigl.ieJia coatra•r.a: t.cl•aeu (A oiaiatra) Ottobre 1912> Soldati di "" "99~ bulguro iD pcuteUQ per il fronte turco. aU"epoc« eleO. pi'Ì.alla guerra balcanica

A Durazzo, a San Giovanni di ~!edua, a Valona attendevano gli avanti dell'esercito alk!ato italiani e francesi. Ma il compito più feGnSO c: più ardu<> del sah·ataggio e del tra-

sporto su mare della massa serba fu as.;uoto t r<>rtato a fine dall'Italia. La Serbia aveva iniziato la guerra con la . t:rospetth·a di essere soccorsa dagli alleati:

in realtà e3sa fu cos~retta a. combattere serrt pre isolata. Dopo aver resiltito vittoiiosamen. te due volte agli attacchi dell'Austria, essa non r<>teYa non soccombere sotto l'offensiva avvolgente degli e.;~rciti .di tre potenze. Spa· rita dal teatro delle operazioni, la guerra mondiale continuò e la vittoria degli alleati fu anche la sua vittoria. Chissà che questo risorgere miracoloso dalla disfatta non sia diventato una specie di mito per il popolo serbo! Oggi la Scrbia, attcor più audacemente e irrifle3sivamcnte del 1914, certo senza t:essuoa di quelle vitali ragioni che la indussero ad inaugurare la guerra mondiale, si i lanciata a car<>fitto io una catastrofe ~ scampo. Anche oggi, assai più che nella ra precedente, l~ doveYano ma~Kare gli di altre r<>tenz-e. Nutre e;sa speranze surrezìone dopo la nuova disfatta? un mistero che no11 si spiega coi dati ragione. $111 LIO ()OL&•A


LA OUI~S1'IONE • )(J~te~J)f)~)~ LE BULGARIE, una ' volta, erano tre: la Bulgaria propria, detta anche il Principato; la Rumelia orientale e la Macedonia. Terminata la ~era russo-turca, con il trattato di Santo Stefano tutte· e tre le Bulgar!e erano state unite in una sola. Si ricostituiva così la Grande Bulgaria dello Zar Simeone dal Mac Nero all'Egeo. Questo Stato però visse solo sulla carta e per pochi mesi, poichè d còngresso 'di Berl ino il trattato di Santo Stefano fu modilicato, ed una sola Bulgaria, il cosiddetto Principato: sopravvisse. La Rumelia orientale, costituita in provincia semi-indipendente fu posta sotto l'autorità politica e militare del Sultano, ottenendo privilegi di carattere amministrativo e il diritto ad esser retta da un governatore generale cristiano. La Rumelia, in tal modo, doveva costituire una provincia cuscinetto tra i Bulgari del Principato e il mar Egeo dal quale l'Inghilterra voleva infatti tener -lontano il Governo di Sofia. La p rovincia cuscinetto non ebbe vita lunga. Era una creazione artificiosa, e nello stesso patto d'alleanza che fu concluso fra i tre imperatori d'Austria, di Russia e di Germania era previsto che le tre Potenze non .si sarebbero opposte « ... alla riunione eventuale della Bulgaria e della Rumelia orientale, nei limiti ad esse assegnati dal trattato di Berlino, se tale questione sorgesse per la for~ delle cose>>. La forza delle cose fu manifestata dal pronunciamento d'un gruppo di patrioti bulgari che a Filippopoli, il IS. settembre 188~, proclamarono l'unione dei due territori, c da Alessandro di Battemberg, primo sovrano, <he sanzionò il colpo di stato ottenendone il titolo di Principe delle ·due Bulgarie. La terza Bulgaria, la Macedonia, restava an<ora fuori dal complesso statale poichè, come .s'è visto, anche i tre imperatoci s'erano accor(SoPfo)

No. .oabre

ltl% - PrWaa gu•na llal~..i<:ct.

Dopo la .ftllorioH ...-aaata l>ul-cr. Ua ooldcato l>ul-

9aro, aeU. .S. di So.loD.icCO, e..,-.u col g.-o lo Croee lui,.. oli ... (A .W.t...) C eurali M rlli lattl priqiotol•ri dali• truppo t•deeche a Uo~ul>.

dati rispettando i l veto inglese, secondo CUI nè Rumelia, nè Bulgaria dovessero superare le frontiere assegnate dal trattato di Berlino. E così nacque la questione: macedone, per colp:r inglese, essendo stata l'Inghilterra a non ammettere che fossero applicate le convenzioni turco-russe stipulate a Santo Stefano. Non potendo ignorarla, i l congresso di Berlino tentò di ovviarvi con uo palliativo la cui portata insufficimtc: non ta.rdò a rivelarsi : in un articolo, il ventesimo tc:r:zo, vmiva stabilito che specia.li regolamenti adattati 'a\ bisogni locali avrebbero dovuto essere introdotti « nelle altre parti della Turchia d'Europa, per le quali un 'organizzazione particolare non è stata prevista dal presente trattato ». La Sublime Porta avrebbe dovuto in base a ciò incaricare com. missioni speciali, in seno alle: quali l'elemento indigeno dov'eva essere: largammte rappresentato, di elaborare i par_ticolari di questi nuovi 183


regolamenti. Da quel giorno, la Macedonia visse nell'attesa delle riforme, e le riforme fu. rono la grande arma con la quale la Turchia e le potenze dell'Europa cercarono per anni di soffocare !"aspirazione dei macedoni a libe· rarsi dal dominio ottomano e a ricongiungersi con la Bulgaria, per la quale avevan combat. tuto in battaglioni volontari contro i Turchi. La Macedonia era stata nei secoli il terreno dove le genti slave, greche, cuzo-valacche ed albanesi s'erano sovrapposte e ciascuna di esse aveva avuto per un momento neUa storia, il predominio in Macedonia escludendo o sog. giogando le altre razze. Quanto a diritti sto· rici, perciò, tutti potevano vantarne : v'era sta. to un tempo in cui sovrano di Macedonia era un Romeno, per non parlare del marchese del Monferrato che sul principio del XIII secolo fu incoronato re di Salonicco dai crociati. La Tue. chia, perciò, aveva ottimo gioco a sostenere che non era possibile concedere l'autonomia alla Macedonia: Ufl3 volta via i Turchi, essa di. (Cva, è evidente che la lotta fra le razze riprenderçbbe viva più di prima. Nel miscuglio di genta, per l'animosa ostilità che contrap. pone Bulgari e Serbi. Greci ed Albanes•, riprenderebbe vincissima la lotta fra le varie razze di <ui ciascuna aspirerebbe a dominar le altre. le Potenze d'Europa, d 'altra parte, non avevano 'Preso molto seriamente la missione riformatdce assuntasi al congresso di Berlino. Dal suo punto di vista, la Turchia si compor. tava con molto senso logico: non potc,·a a p· plicare rjforme liberali, dare a tutti, cioè, il c.liritto di voto in base al quale i musulmani anebbe(o finito per contare di meno , hc i cristiani. Perciò il Sultano seguì una tattica o.:he gli fu, in genere, propizia. Procu ra,·a. cioè, di metter l'una contro l'altra le divers: razze dei cristi:mi, che difatti si combatterono

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(Il aiDillra) 12 aprilo 19•1 . lo una localilà dolla Juoo· alaviu meridionale: Gruppo eli pric;ionieri "rbl #tl c;onìlo della ca.eruta del toro re99i=ento, da cui noll potettero opporT• neuuna: reajatea.aa. (Sopra) CoatcmtiDopoli. noYom.bre 1912: Uo vreco ano· Uto da un gl"Uppo di raqca:zi turchi aul ponte di Pera

con accanimento per più anni: Serbi contro Bulgari, G reci contro Albanes•. Il sistema, però, come tutti i sistemi della Porta, non frontava nè curava il male alla radice e SI può anzi dire che dalle guerriglie le bande nazionali in Macedonia si rafforzassero C' uscissero allenate per la più grande lotta con· tro il Turco. Questa scopp:ò nel '902 e dìmostrò quale terribile potenza avessero rag· giunto i comitati rivoluzionari. La Bulgaria, da un lato, seguiva con vivissima attenzione jl movimento dei Macedoni, inviando armi ed istruttori militari.• Regolarmente, infatti, ogni 1lllOO il Ministero della gueua poneva 10 con· -gedo provvisorio un certo numero d'ufficiali che raggiungevano gli insorti in Macedonia per guidarli e istruirli. Ciò, beninteso, non era ammesso ufficialmente, puJ: essendo il fatto a conoscenza di tutti sì da generare profondi attriti di carattere insanabile fra Bulgaria c

af:


Turchia. La questione macedone, per anni, fu la chiave di volta della politica bulgara, esercitando su questa l'influenza più profonda. Sofia, difatti, si permetteva di parteggiare apertamente, o <JU2.5i, per i ribelli di Macedo. nia, alloccbè le v1cende diplomatiche le assicuravano benevolenza e appoggi da parte dell'Europa, ou era pronta a lasciare i rivoltosi al loro dtstino se il suo orizzoote si oscu.mva sui suoi fronti europei. Cosi quando, dopo un lungo periodo d'attriti, i rapporti ~bul­ gari ritornarono ad essere amichevoli, le 2.5pirazioni di Sofia sulla Macedonia ripresero vigore, la Russia stessa incoraggiando i Bu.lgari su questa via. Frotte di Macedoni persegu.itati si rifugiavano in Bulgaria, e la moglie del ministro russo a Sofia aprl una pubblica sottoscri%ione per soccorrerli. Lo Zar mandò una somma considerevole; l".esempio del Sovrano fu seguito dai Granduchi, il generale Ignatiev ch'era stato uno dei negoziatori del trattato di Santo Stefano, si recò a Sofia dove fece, dalla finestra deJJa le~ CllSSI, un diScorso nel quale, apertamente, vaticinò il risorgimento della grande Bulgaria. Il giorno dopo Je vie di Sofia eran percorse da un corteo che recava in trionfo la band1era dei ribelh con Ja scritta « Svòboda ili smicrt 1>, libertà o morte. sotto il fregio d'una lancia d'un fucile e d'una bomba a mano. Giunto il corteo al palazzo det circolo militare, i dimostranti acclamarono gli Ufliciali alle finestre, e un generale russo uscì dal circolo, raggiunse la bandiera, la baciò, fra i frenetici applausi della folla. Pareva che la guerra dovesse ormai scoppiare senza ritardo, tanto più che il signor Bakmetrev, minist.ro russo, prese il treno per P1etro. burgo dichiarando alla folla convenut.t alla stazione : « M 1 auguro e vi auguro di portarvi buone notiz•e '' Queste furono attese, come è OHobu ISIZ - Coet<Ullioopoli. quorra balcauice~: Fa:aterla tun:a ia pa:r1eaaa per U froDte bu.J.tJcr.ro

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.logico, con ans•a acuta : ma arrivarono pessime. 11 gabinetto d1 Pictroburgo, c~mbiata idea da un giorno all'alrro, fece stampare sul giornale ufficiale un perentorio invito a Sofia a tenere un contegno più tranquillo poichè se avesse continuato a pr~ttcare una politica rivoluzio~aria, la Russia non :jvrebbc: dedicato « nè 'na goCCia c.li sangue c.lei suoi so[dati, nè una m inima partt- del suo patrimonio per ve. nirle in a1uro » . Sofia subì l'Imposizione nè in ' ·erità le SI offri,·a altra via all'infuori di quel-

Mano ISCI: U. - poe. . bulq<UO dl co.W.o, dwcmlo U - 9 i o doUo lniJ!pe qormcuùdlle. Alplal del ltolcla

• coat...W.e :bul9ur.

Ja di sconfessare i ri,~ltosi, pur senza rinne. gare le aspirazioni di principio. l governanti bulgari che per opportunismo dovevano adattarsi a reprimere i moti irredentisti, scontavano però, generalmente, con la vita, una polttica tanto impopolare. Un capo di governo, Stambulov, costretto ad adottare provvedimenti energici di repressione contro t ribelli, fu ag-


Ottobre 19l2 · Prima 9uenc balcaoico:: Ua.a po.ttu9,.llo mootebeqriao ia ric()9nit:ione cri contini alhCOlHÌ

011obte ISI2 - Prima 911encr bczlcanica: Re Nicola del Moat..,evn> aaaial• allo •P<II'o del primo colpo di CCDI..DO.D.e COQ.f.to i lu.rcbi. n piccolo eroieo pa:eae fu il primo. d~ti cdlecdi bakcmicJ a di<:IUcuar g.uena cri Sult<mo. Allcr li.,. deDe vuene bcrlca.idw, pe~. i compeNi <n"Uti cleri Mocteaeoro tUtoDO ioleriori a.i •uoi aac:rifici: chi crpprotittb lcugame.at.e deUa D\IO...a aitucmioae fu la S.rbicr. E Nicola Puic, apall-vvlato dali• pot•.... d•a>ocratic:he. eoo la lon<l d•U• armi. il 12 Ilo· Hmbre 1911, fece J)loclama:te la deposiaione deJ Petroric e l'Wlioae del Mo1ttea•910 alJa S.rbia d.i•eatata Juqoalal'ia.

gredito una sera, mentre dal circolo tornava a casa, da una decina di persone armate, e trucidato: Quattro anni dopo, tO<XÒ la stessa .sorte al minist~o Petkov, egli pure colpevole di non essere sbto suflicientl'ffiente largo d'aiuti per i Macedoni. In ogni modo, poichè l'azione del Gov<:rno di Sofia non dava affidamento di continuità, in Macedonia stessa sorse, ottimamente organizzata, una 1·asta istituzione ch'ebbe il nome d'O.R.I.M. (organizzazione rivoluzionaria interna macedone). Mentre a Sofia agiva un comitato dal quale dipendevano le bande armate com.tndate da ufficiali bulgari, avendo per progr1mma la riunione della Mace· 188

donta .d Prìncrpato, J"O.R.l.M. nel suo statuto escludeva il pnncipro nazronalc, dio:hiarando essere molto pericoloso conferire alla ri1·olta un carattere bulgaro poichè ciò avrebbe 1mpedito il perfetto accordo dei cristiani appartenenti a razze differenti: e- ciò anebbe, dimostrava I"O.R.I.M., fatto il gioco dei Turchi. Un'ampia esposizione degli scopi della O.R.J.M. è contenuta in un 1·oluminoso Libro Rosso che 1 nbelli macedoni diffusero nel '905, in,·iandolo come un testo Jtplomatrco uffioale alle cancellerie dei Governi europei. I maestn dr scuol.t erano statr gli ausiliari più efficaci, sia nel periodo di prcparazrone sia in quello del1a lotta, che incomtnCIÒ nel ~98 con sollel'azioni parziali che costarono p:ueo:chic 1·ittime D'altra parte, se i Turchi non esitavano Il ~omportars, atro,emente contro i Macedoni, non è a dire <he • M.Ke:donr stcssj si astenessero Ja imprese sanguinose, .tnchc J~rettc .1 danno di cristianr. Le bande furono l'organizzaztone supplementare creata per l'azione e, nel tempo stesso, per difendere 1 comitati. Formate c ordinate le bande, I"O.R.I M. potè difatti affrontare Je più spietate perseCulioni turche senza perciò soffrire d'interruzioni nella sua cpc~a. Le bande continua\·ano l'azione rivoluzionaria an{he quando una gr<1n parte della gioventù intellettuale della Macedonia popolava le carceri ottomane. Le bande allora tennero in mano tutte le fila dell'organizzazione e non solo addestrarono le forze militar. per la letta, ma furon<' inca~icatc d'una quantità d'altre mansioni, come quelle della polizia esecutiva, della posta segreta e dell'addestramento della gioventù all'uso delle armi ed alla guerra d'imboscata. «Soltanto con l'organi.zza2ione delle bande - si legge infatti nel Libro Rosso - I'O.R.l.M. potè :IS· sumere la funzione di Stato nello Stato, avendo tutto per un funzionamento invulnerabile, regolare e sicuro». Che fosse un vero Stato nello Stato si vedeva dal modo celere col quale, secondo gli ordini impartiti, questo o quel reparto pote~·a essere mobilitato, queste o quelle popolazioni richiamate alle acmi. L'O.R.I.M. del resto, nonostante la son·cglianza delle autorità cttomane, teneva congressi ed assemblee, e in una di queste, d1e si tenne a Sa. lonicco nel gennaio del '903, fu deciso <ji ·provocare la wllevazione generalf! nei due vilayet di Monastir e d'Adrianopoli, chiamando sotto le armi tutte le forze disponibili. In questi due dayet fu perciò ordinata la leva in massa, mentre in quelli di Salonicco e di Uskub1 il Congresso ordinò soltanto una rivolta parziale, unicamente per trattenere


truppe turche senza pero ampegnare masse in un'azione di guerriglia. Ciò deciso, le assemblee regionali di Monastir e d'Adrianopoli emanarono alla loro volta gli ordini necessari a tutti i sottocomitati, e la grande insurrezione scoppiò, come era stato stabilito, per la festa di Sant'Elia, il 21 luglio. Fu una vera Gllnpagna di guerra che l'esercito turco dovettt sostenere, mobilit:tndo dseci divisioni contro trentamila rna(edoni in armi. Durò la guerra dall'estate all'inverno hno alle soglie del '904. Innumerevoli combattimenti : centoonquanta 1 illaggi arsi daa Turchi, milleduecento vecchi trucidati, sessantamila persone sospinte senz:t tetto fuor dai propri paesi per un bando spie. tato del sultano che ,-oleva far deserto il paese perchè non offrisse nè risorse n è ricetto ai combattenti. Il go,•emo di Sofia, in quel periodo, ric~­ vette dalle Porenze inviti categorici :t tenersi tranquillo e ad osteggiare 1.! rivoluzione. Fu costretto perciò ad arrcst.tre - o sorvegliare, per dir meglio - gli ufficiali che dovevano partire per mettersi alla testa delle bande. Al.

lunghe e nel frattempo s'applicò con buon successo alla politica di seminare discordie fr:1 i cristiani. Vi riuscì a tal punto che si potè parlare, di Il a pochi anni, d'u11a vera aiiC;~nza fra Turchi, Serbi e Greci contro i Bulgari. Continuarono i massacri e h Sublime Porta rafforzò anzi minacciosamente· le proprie guar. nigioni in Macedonia tanto che: Sofia dal sue canto dovette sobbarcarsi ad un programma eccezionale d'armamenti. In pari tempo im·aò segretamente una nota circolare alle proprie rappresentanze in tutta Europa, comunaondo per norma che il governo ritene1·a andispensabafi· le bande e dte le a1•rebbe perciò n costatutte. Si do1eva, per .1 momento, 'attendere giorni piia f.tvorevoli mJ, un.l I'Oita superate k Jaflicoltà diplomatiche internazionali, nel bilancio bulgaro sarebbe stato stanziato una adeguata somma « per i b1sogni delle f utur(· bande, ch•amate a dare una ,oluzione deliniti~>a alla questione rnacedone >>. Le bande gre. (hc e serbe, intanto, imperversa,·ano e onentrt: perciò pareva d1e fosse impossibile costituire un fronte unaco çontro gli Ottomani. un am-

invece era creato. Da parte bulgara fu dettt che le circostanze obbligavano il Governo di Sofia a mutare il proprio anticO' atteggiamento conciliante l'erso i Turchi, non già allo scopo di conquistare e annettersi la Macedonia, non più chiamata terza Bulgaria, ma per riuscire ad ottenere, con l'impiego d'9gni mezzo, con. dizioni tollerabila di vita per i pover1 MaceJona. Su questa base, come si comprende, non fu tltfticile un acwrdo greco.bulgaro-serbo, 'he alla pnma occasione fu trasformato in alleanza militare per la guerra balcanica del '91 2. E' noto a tutti come i Bulgari vinsero : css1 sostennero i l maggior peso della guerra ma quando, vinta la Turchia, mostraron l'in. tenzione di tenere per sè la Macedonaa che ave. ' ano occupato, gli alleati G reCJ e Serbi con J'aauto dei Romeni assalirono e vinsero lo stre. mato eser(Ìto del paese che li a1·eva condotti alla l'attoria contro il Turco. Con la pace di Bucarest. furono imposte ai Bulgari condizioni assaa dure: l'.Jbbandono dell'intera Macedonia, do Salonicco e di Ca1alla. Vi fu un momento, .tnzi, durante quelle trattative, in cui sembr.:O

~"Uni, tuttavia, riuscirono ugualmente a entrare

pensato avvenimento modificò da un giorno all"altro la complessa situazione. Rovesciato il sultano- Abdul Hamid, il nuovo governo del partito dci giovani turchi commise l'errore di riprendere la campagna di persecuzioni contro tutti i Macedoni cristiani, sen. za differenze in rapporto alle razze. Svanì in tal modo la possibilità d'avere in Macedonia alleati cristiani contro i Bulgari. Il fron't e unico balcanico contro la Turchia

1913 • S.coada vnrra l>alcanlca: lleparti czlh<m-.ì aellcz Voi"""

tn Macedonia ed il conflitto ass,.rase un aspetto c~ì grave da indurre le Potenze a intervenire. La Turchia fu obbligata a garantire la applicazione di riforme, i · ribelli invitati dalla Russia e dall'Austria a deporre le armi e a tutela dell'ordine fu inviato un corpo di gendarmeria· intemnionale nei vilayet macedoni. I· ribelli accettarono l'esperimento, il governo ottomano, come al solito, mandò le cose per le

che i Bulgari volessero riprendere la guerra, per disperazione. Poi dovettero subire e la questione della Macedonia entrò in uoa fase nuova: ora che i Bulgari l'avevano perduta la se conda volta, gli oppressor.i dei Macedoni fu . rono Serbi e Greci. Per i Se-rbi, a dire il ,·ero. Scomparve anzi dalla Cllrta geografie~ la Ma. cedonia, che fu chiamata Serbia del sud. Dopo


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H.t 'lnC.JUdntJduc. .nlnl. -...,, l.•ult.'i1 hc.:u prc.·-..t\ 1 111 lt~l· c. !t' 14'-'\C,... mulll,\11111 U'PJtl j)hKt''a'\;HI pt•r rt·.t(t ~li H ICI J,;~( ,.:c.l\.CfOO d1 f"kl~r.tJt~. 1\ dw Kh prP<Urcl u1u ,!Zf.Hh..te> p.~rx•IJrit~ ed un g:ra.nde-

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i trattati del '19 la serbizzaziooe dd paese fu .:oodotta con energia implal'abile. Un' memoriale che i Maadoni presentarono a Ginevra offrì un elenco impressioqante Ji brutali atrocità : 12 mila morti in pochi anni; 22 mila imprigionati: 6 mila <"ase distrutte; 10.500 famiglie spogliate dei loro averi. Nei villaggi S\'Uotati il Go'erno d; lklgra<lo invia,·a poi vaste ..:orrentì dì contadini serbi, bosniati, sloveni, bene am1ati per òpporsi alla guerriglia degli Antichi proprietari sposse~sati. Chi percorse la regione Jisse anzi che in Macedonia le caserme dei gendarmi erano dis..eminate fittamente come .:a5e .:oloniche. l testimoni videro pure: che i Macedoni non si pcrdcvan di mraggio. /n-evano. per gran disgrazi:t loro, cambiato di padrone ma l'animo era indomito come quello dei '·olontari deii'O.R.I.M. t:he an~vano combatauto contro i Turchi. L'organizzazione era stata ricostituita e i ribelli esau~rbati non t·rano stanchi di combattere. Accadeva ai viaggiatori di pa~i amici che .:apitassero in Mactdonia, d'essere accolti fra i Cfllllitagi urbanamente e di st:-ntirsi anzi cantare 10 italiano le canzoni del nostro Risorgimento. ·Accadeva di tro,·are in ..:.t>c e in osterie grandi ritratti di Mazzin i c Garibaldi, accadeva di ·,entirsi interroxarc se l'aiuto itali.mo per la liberazione dei Maccdoni dal dominio jugoslavo fosse pros. <imo a ,-cnire. Ora è ,·enuto e la risposta i; stata data. PAOLO ' ' lt.:O

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JIOtriW'I,"'c.'rH~ t..tpu Jd '"fl.H.tlh!Hn (ht \e-

d<:\.t ndl.t l!lÙ! pt:lldt..·no ~o.fll,\1.1 ti '"''' moc.h• d1 ,ar\,;/.L:\. l: a· thtnt wulu J,, P.\H,;Iu. '" fl'.:\H .c c: •n v•:)Ju tu rutt.l J:n:ct.-1 Jd d.Utrart: l Jth:.:nz..ont· Jr:lk pute:nu· ~uHa que~twnc cro:u.l t: .1 pmenziart- _ft.lf8t'ni~zuif'ln~ rivflluzi'ottiuia da lui cre.-ta. la legion~ degli • JtJfa•i • si rivdò in poco tempo una

furu p<>liw di prim'ordine e gli. uomini ..ti B<:lgrado deciseru allora di far <Opprimer<- il suu capo. Ance Paveli<. Ma non vi riuscin,no perchè- imurno a Juj vegliava J'amure di rutti i ((('ali, Però. quandt\ con i~ colpt1 di Sraw del 6 st:unaio 1929, R.e Alt:~sandro assun~ tuui i p01eri nelle !:!Ue mani, Pa,..eltc fu

costreuo .a fu&!!Ìr< ., Vit,na. donde po1 si recò a Sofia '"" il 20 aprii" firmò un patto coo gli espon011ti det movimento macedone per conc..i.ouarc in comunt- la fOUit CC.'Iltru Bdgrado. Un ra!cr a.uo {i} 17 lugl io) gli t.'usrav.a la condanna "' morte io cnn· rum•cia. Perii questO non rallenrò rardor<, di P•vd!c ch.~uoten: l milion~ e mezzo di croati r<·· riuS<:iva sid011ti all'estero e • (,...,dere k Iom cner!!ic J><'' la luna cumun<. Quando ..:uppiò l"insurre.i.>n< ..t~l 1912 ndl3. lika c in .O almazlit, Pa,(·lic curn: su1 tuu~hi· delha riv,,lt~ .td u.pe.z.:onart- i suPt « ustas t • c:f1e ftaarteciparw .aJif Joua. ! n seguito a:lf'auentatu d i Marsigli2., lklgrado. •crusandon~ ingiusta· mcnt~ Pavelic riuscì. nd 1936, ad ulfenere da Parigr un'altra condann3 a m~re per lu1. l\irocrc Macek e a lui crpati si la.scia ..·.a:n.<' Ad<.'kar<" 'dalle- manovre collab<>razinniste di lklgrodu. Pavel•c rimaneva fermo nella sua imnnsigenza e quf':4ira llt' bcev~ 11 , ..,,., ·Cap<> della CrOil.Zill. La viHtlrio. delle arma t<- del!""':"" hl cnn<acratn que:<ti idealv c:d uui rindipendtn~• ..tdla Croaz•• è: un fauo cnmpiuttl.


r nonliOJ:I0 ('(tt rrC's': edutP dJ) (UmanJ,1Uf(" ddf:1 Guardia Rcal~. gentralc Zvctk<·,·ic. che ndla ,- ·. .f!iCli notte dtl 190~. utlici•l~ dt gu.trdia. aveva ·~· w la p<>rta ,)d palazzo reale ai cun~:iur3ti. u p<>· lirica del Sovraoo. il co>lpu di' Stato, fu o<pi. r~ta ~d un solo idcak : fare dtl regno Scrbo·Cro:l!l•· Slov<=On. in CUI unp~ rvidt"oti. finu allora, )'c:-ro~_n :l mani f<>tat~ 1.- correnti polir•ch~ faetnt i ca po a• vari g.ruppi ~n:Cl, uno S t3hl uni f.caltl a tuno vantaggiu dci ~rbi. ComonciÌ> Jal nom~: la cosrituz:on~ del 1931 dette •l regno il ll<•mt di J..goJWt.'..l. E prosegui con il r:ordinamc.-nw ammi-rustratlvo. dividt•ndn ii regno in tante ba~torJ:..~. the non 'roe-vanu conto alcuno della storia, dello geografia. della ~tnogra· 6a; ma eraJW !'<>pressione dcll'anim., freddo. gelido addirittura del r~ e della su~ volontà di comando. Il militarismo> s.-rbo ~d una poli<Oa ft"I'(>Ct CU<tirui· rono il comando do cui ~i ..,.,.; r~ Altssandro per unire- ~n un tutto unico l~ pani dd 5uo regno. a~~ t:. re d• troppe f11rzt" cmtrifughe. Si illuse di aver r<4l · mente unificato. Ma Jl momento della <U tra~;"c. mor1e. avvenut.t ~ Marsrgl ia nd 19H. tunn t u cn· mf' prima. l gr:~ndt ;avvéfl:mtmi di qunt1 giornt h•nnu dim•»rr.ro la fr.tgilità Jdla c•.-rruziont tU· ~,.lava. Le: fon~ cenuifu,~the '""" state più furti di quelle c~nrriptte. 1

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DI

JUGOSLAVIA

1\:ACQU E ~ullt montagne nl<IO!tneg:ine a uttigne il 4 dicembre 1888 da Pi~ro K.trage<>rj~nic c d• Zorga Limbitea. ulùma figlia dd re Nicola di Montenegro. Perdi>. presto la madre~ seguì a Ginevra il 11adre 1( pretendente al trono dò Sc:rbia e che do· vcva tornare a Bclg:ado n"f 190~ in segu:ro ali"«· codio degli· Ob"'novic). Nella ciu~ sv:zzera Pietro Kara~J:eorgc:vic s era man..,uto in contatto con tutti • circoli wcialisti svizzeri c con gli emigrati po· lirici di •·gn~ nazionalitaà. tanto che si era mer:1210 l'appellativo di • pr:ncipe rosso •·· Perb per il figlio Alcssandn>, il futuro re di tutti gli •Slavi ckl Sud•. ,·nlle una educazione principesca : • cosi ol giovinet· tu fu accolto nel Colleg'o imperiale dci cadetti e nel corpo dci Pasgi dello Zar, a Pietruburgu. Dopo se• •nni di vi.~ alla eone russa, a causa della sua fra· gilc salute insidiata dal freddi pietroburgbcsi, Ales••ndro wrnò a Gi.ncvra, e qui. vicino al .paci..,. ebbe la nutit 'a del ritorno dti Karageorgcvic sul trono J i Belgrado. Avmdo il 29 marto 1909 il fratello magg'ore Giorgio rinunziato alle prerogative reali, per cause c~ non furon<• rDtli chiar:te, Alessandro si uovb investi1o del titolo di principe ereditario. [ in tal qualità fu· .educato, per k scienz<" mili12r1, da un ufficiale frane~ : all'ideologia slava, fon's· ,ima in Alessandro, si vrnne così ad aggiungere un amote sc:rvile per la Frane:;<. tanw da permettere. uo giorno dell'imm..d:ato dopoguerra, al giorna l< la p.,ll'iltt di definirlo '"' r~ fraN<UI, con grave scan· dalo dei sudditi jugoslavi e ddl'ufficialità serha. AnHn~larosi Pietro, Alessandro l'Il giugno 1914, pn•prio alla vi&ifia Jdla guerra mond:ale fu nomi· ••a•o reggmte di Scrb:a : <! Jo) fu per sene a11ni, fino Jl 1921. Poco fece Alessandro durante la guerra mond•ale. come poco fece la S.,rbia. Ma egli aveva IJ p:usione ckl p<'tere. <' queSto lo indusse a com· n•ettert 1roppi trag'ct errori. La reuenza del Regno Jo Sc:rbòa si trasformò, il t dic. 1918, nella reggen· u del Regou dei Sc:rb:-Croari-Siovenj. E poi, quan· du r.- Pietro morì, il 16 agosto 1921 Alessand.rn <•li >ul rrono serbo-croatl'-sloveno, risoluto ad essere , ·eramtnre lo zar di tutti gli « Slavi dd Sud •. Era questa un illus:one romantica: eppure Alessandlro t'f:l tun'ahro eh~ un cemperam~n•o rnmandcu. s·~ra nuttlto Ji storia, di c-cvnomia. di -.cienze m:litari; sapeva usere calce>latore, astuto, economo, o rdinato, Jutorilar:n : non amava la cultura, ma adorava la caserma, co- ogni ufficiale serbo c~ si ris~ti. o :spreuava i poliùanti serb=. c~ giuocavano alla Jemucrazia e al parlamcotarismo; ma noo voleva capire gli uomini politici delle ahre numerc>se na· zionalità oppresse dal g'ogo serbo. Sicchè appena potè si sbarazzò del Most serbo. di quel Nicola Pasic, popolarissimo in rutta Europa durante la guerra mnndiale, per la sua fluent~ barba bianca c la sua abile pre>paganda a favore d i un grande Sta.tn rugoslavo. R'r Ferdinando di Romania, dopo un !un· go colloquio con Alessandro ebbe ad esclamar,.: • E' una statua di gelo! •· Ad un. giornalosta fra.n· ctsc che gli. chiedeva se aveva a mie', il re d~ Jugo· >lavia d'ssc di non senrìrne il b' s<•gno. E allo sl<>vt"nl! monsignor Koroscn che cercava di r:sulve"' la questio ne croata con parnoci messaggi agli uom' ni da Zagabria. Alessandro dis.., una volta • Voi volcrt• pacificare il pop<>lo con parole evangel1ch~. Vo· l~tc fare con una nazion~ c'ò eh~ · nemmeno Grsù Cristo uuscì a compiere con un gruppetto d' uom1ni! •· Si capisce percic) comt un uomo s:mile •lYC'Sst spicCate simpatie per il governu str~uarnente personale. E quand<' la shuazione p<>lit:ca del suo racsc gliene t>ffrì il destr<>. il ) gennaio 1929 av: venn~ ol famoso colpo di Stato. che mise tutto il f'<>lcrc nelle mani dr! Sovrano. Il Gab·neno da lui

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NICOLA TITULESCU DETTO " IL TARTARO''

E' mnrw il 17 marzu 01 G.nn~s. l'ex-mioisuo dt:· gli cstt.n rul'fltO\\, c- me~~.&. un:: mano 'iulb CdSCÌtn· za. O('noscanct d nspttto dovuto ai dt:fumi. n~· suno lo rimp:angtrà, nf. 1n h.dia. ni- n~ll.a ) ltssa Ru"'<'n:a. p>ich~ si può be-n dire ch'egli fu prr il

suo Paese: l'uon''' più ndast-..• dt-truhinw qu.1ran·

rc:-nnm. t ptr t.JU.lOhJ cr concerne. non possiamu 'dimL.:l:ica rt C•>mc:, al SCJ vizio di Eden, Tltult>SCu fu ,n<i<:rnc a Benes ,. a Paul BoO(OOr, uno cki capi IJ. Ò viul<:mi del movimtnW sanzionista contro l'l· raliJ, Er,, nato a Craio,•a nel 1873, altri afferma· n:•- nel 1883, ma la prccisaziooc nun ha gr.t.nde in>p.•n•n», fece studi giuridici t praticò in >"· ~:uio" pçr pochi anni la profcss:one di avvocato, :O.:o•n oveva unJ grande levatura spiritua.lç nè sa; rtbbc: mai tiusciro a dominare, come disgrazial2· ntrntt' avvmne. mohe gravi situazioni 5oe' non fosse ""'" Jiutato da una t"Strcma furbtri. t dalla di· 'P"'"iun~ innata per rintrigo di cui sempre sepP<" giovarsi. Ed eccolo cosl uscire tutt'a un tratU' da!IJ •>SCura pmfessione, div~nire un personau:o impunanre- non si sa come-, quasi misterios.am~te, prender~ le redini della politica lui cht lino a <;ualcht tempo prima ne era. rimasw lontano, schi· vo apparentemente rome non volesse sporcarsene le m~ni. t che mai aveva volut~ iscrivtni ~n par· tttO. Molto probabilmente qucslll amb:gua condor· tJ preliminare lo aiutb a. inro~h.arsi, libero di pun· relbrsi drve più gli cunveniva. Ceno non pochi Je-i suol concitudini ri ma~o stupiti quando n~l 1\117 aJlprcsero 'hc Nicola Tirulcscu era sraro chi•· maw a far parre del Gabinetto romeno in qua· lirà di minimo delle Finanlt, ma la loro mer.l· vigli• tra prematura, eh< nun passb molw tempo ~ chiamato da Bratianu, l'ex-avvocato, reuevi, tra il 1itJR ., il 1919 il Dicastero degli Esteri, uflic:o eh~ dov~va poi ricoprire a varie riprese. l'ultima Jelle qual o n<'l 1932. M~ l'apice della potenza polotica. Nic<>la Tuulcscu lo raggiunse S<>prattuun nel p<.rk>do dd dnpnguerr~. ,i. in qual:tà di mini·

LAGO DI l:OMO Come non ricordare le sue acque turchine chiare come vetro, le rose rampicanti sui cipressi di Cadenabbia, le arcale di oleandri di Varenna, le bianche rocce di San Martino?. IOot rrcord1 di viegg1o di uno srraniero}

INFORM.A ZIONI: ENTE PROVINCIAlE PER Il TU RISMO D I COMO E MilANO E TUTTI GLI UFFICI V IAGGI


""' dq;l. E<t~ri che in qudl~ d• Pro .d.cntc dd c. . m~l~tllu. TrovmJosi 3 6Str num natn P. u .d. unf "'"" a pr<1i•cdcrc l'Assemblea ddla Soc.~1~ delle Naz:oni. l'clcmcmo gincvrno assai prupTo alla ~u;t ~te di inuìghi e alle . su~ auitud·ni «i l>:camt'nte b.tlcamchC' p<!f lC' rene:brose m~cchina~iuni c 1,.u0 csageri.tmt• neJI"espr~ss 'ont' dc-gno C'SpO · nt-nlt peralt ro de lla banda ·oc·~•ria nelle cui trut· ni crono affidati i l dest' no dei pup<>li e una pro· 'Unlà J•acc- uni,•cr~IC', la su2 polit'ca fu tuUa JXr·

n•cata d 1 uJio e v olen:u contro l'Italia c la G<r· manta. a cu1 non rralasciò OCCI4òinnC' per Ct-ntt· ...(.tre 11 dueno alla vita. D 'ah •tt ~,nto. c prec..isa· n tntt nel uuorc dilltub•an.,.ball'llnico egli spins<'' mpre la coaliz one versagliese a C<Hnm~ucre le più vdiuse prepmenze. Asscnorc <•stinato della Piccola Inteso e della Intesa Balcanica, si dimo$trò wmc .:cc<nnammo uno dei più feroci avver>•n del fa. <e'<mo, il ~b• ebbe: l• sua confcrnu quando fuw· m vota(e le sanziona. Ncsswta mcravislia ~ si ptnsa cbe Tirule><:u era il pi ù manif<"Stt• r..punente della m..soncr a francese e cht- tuua la sua poli· t.ca era m«>~ 31 servizio ddl'lnghilteru come ddl• f r•neta, e non si esclud~ ~nzi ch'egli fosse a cantalio streuis.. mo con l' lntelli~ce S.rvice. A que,ca supposizione si ~ portati dal farlo che ~gli '"'<! sempr~ molto largamente. dispcnendo di mez· zo assai sup~riori a quelli che sono ord:nariamentr l pruvt nli di un m:nisuo, circundJndos: di un 'uS· St• vcramcnt~ ~traordioario,

ris•cdt"ndo quasi costan·

LA

FAMOSA

LUPESCU

S.. n< è parhll" ~n trUPI"'• dr Elena lupcsc~, ouasi lllnalunJula al livello delle grande C~TI~· gianc dd Jkiouesimo ~ulo. depravare t auribucnd<tle un poter<" eh.- in fnodn non le u d ifficile ..serci tarr su quel r~ Can>l grasso ~ ap~· tiw che nè vult-v.t n~ sopcva governare. fotS<' ti suo aspetto rrask molti in ingann~•, (OÌ suoi CJ· pt"lli rossi. )Cii ucc·bi ner ss' mi dallo sguardo un pu' vago delle milopi, 1l seno robu"o e la carna· ~ione abbagliant<, ma era .oltanto furba. SC{lS~Ie ed a,·ida d i dan.tru. Cnnnblx- r~ Cuoi ndl'esUt< tld t9~~ .tlla villeggi31ura di Sinaia, ne divenne r.m.ntt" cume tante altre lo erano stare prima d• lei o: lo furon<> dnp!•. <' solt.tnto la sua tenace pct'· St\lt:rarua, pucu susn·nibile ... ue umiliationi di nr· dine- amurtiStl c ~llt tnfe-delrà. in "·ista di uo in· tert.~st: ~upc.·nurc, c4r.luert" tipiclollmenre d>r:~ico. fe.. ct:ro si che uJt.tSi an<ura ~ 1mò Cf'nsìder.ars• l"a· m.tntc!' ufhcial~ Ja un re, si,~; pure in f$i liu. Dopu ranconrru a Sm:aia. Efma Luilt"SCU, per gli onlÌml Dudu=a ma il .suo nomt: urigin~rin t'Ol sutu E""' Grueml><:rJ: - vent•S<.iennc c ~ià da tempo · di"Hniau. d2l c:apst:illhl T .tmpeanu che .tvt-va avurf' l'aud.c:a d/ >po.,.rla una d ic:.:ina d'o~nni prim~. Elc· "" lupcscu ""gui il suu augusw •monte a Parigi. c in currì i r:rruv1 , nti ristoranti di lussu comt' 11<"1 coJb.tr<l! furon11 p~i di mlfa dag li obbiettivt c dai cwn.sti •Ilo~ nctrca del reurgukz.z n a sfnnd(• scandalisticu. C.•ntcn>poraneamcnte Duduia che •·

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•~mcllle •!l'estero, anche quanti<• presum billllt'llt<" il

v<-va anche una vita ~IHÌmtnu.lc si c:ra CtJnd,;tt(, a

'uu cnmpuo era di ocrupacsi degli inrNess• dd pmprio p;>e-se. Un po' tardi in v«irà i bunni sud · dui ru~ni, di 1uui i parr:ti ind.,.~riolarntnt~, si r< s~ro conto ddla politica dclet...,.ia dd l"n. rappr~r~n•• e lo esclusero da qualunque all,vuà. aiu. tori in questo da foru dis~i inrtrvcnuti fu lu• c re Carc'l. E Tuufescu cosi visse 10 t:Silio, usi· >rentl<l giurno per g iorno da lnntantt al croll:• della fr. l{ile' ossatura costruita per servire. oh re g li inlc· re<si personali qudli della massoneria e delia de. muplurocra• "• mondiale; C<'ll le quali seguirò, n<~ n..st•nte g li manc.lSS<' ormai una carica ufli<"iale. ;:. manrcnersj 10 streuissimo conrarro e a operare comc meglto pcnrva. Nessuno rimp•an,~:ui N cola Ti. tulescu cb.- cnsi bene si era m<'fÌtato i l S<•pran11~ '"' di T a rtaro, mteso nel si~;nificato piu selvagg·o dell• parola. nessuno rimpian~ quMt'uomo S<"n· za scrupoiL nr amore del pmssi~o che sul la scena tntntr.u•onale. per clù sa quall! ~isreriOS<: cPmin· ~enk C' macchinuion;, ebb., un momento di gran· dr nutorierà recitando una p;>ne ossai sproporzin. nata alle cffeuiv~sue qu~lità d i uomo d1 StatO.

Parigi l'amante Jd cuore ndla pers.,na di Puiu Dum.nncu. innumur.tu- ancht' lui. gelu~ ma :t.n· n1chiluu d,f"""' .ti riv_.l., d, gran cl•ssc. Ancbe Carol tr4 gdu~' d1 Pu1u. npo scmprt. cunavia qualcht: ,-uha. m.t d:ll mumrotl' eh~ ndla sua qua· l11à J i rt" <">• h•to non pute,·a tlisl·'""~ di mo llo danaru. tantv • Imeno da pre<endtre l'esclus•va, dovèYa IIC<"rt". c mag-•n ' t'flt•rsi d ire da Ekna che un upmo i t·nza postzmnr cnme lui non avc:va P''' nessun d!r:rw ..;u di una donna che a conti f:uri lo manrencva. Jn.,nmm". ella pensava fra se, non l<" piantn pt·rch~ I'Jvvenm, ricumpenserà largamen· •~ la mia pali< n te att<Sa. D i farri quando t urti tre, Dumun:scu cnnlfHcsu. tomarnno a Bucar<'Sr uno d ierw l'altro per non dar scandalo nd 1931, Elena lupcs<u ebbe grand • s.odd.sfnioo. poicht Carni non era ptu un d•soccup;>to avendo rt'lntegr:uo il ~uo posro d i re. Dudu:o divenne r.• ropneraria dt una sootuo>a vdla rn Alca Vulpachc. di una quin· dicina di cani, d• Selle automobili, d i cav.tlli cal( l'llh a don.•ne, nonchi- di rc-rrr:nl a Sinaaa ~ un po' per vnh a d 1 vari milioni di lei. N<>n le fu dif6cilr dare una sistcrnaztonl' ai m~mhri della sua famig lia : il p•dre che M I pa<saw vcndt'Va ciam·

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l mda cessO d, bucare t-d dJbc k belle per a s · posò mediante '" rnue a Con<, un c ug no s . sue en : . Crai l~u strcrtamUttC tmpa· sue cure la s.gnortna . . : rtnl8ta con l'ingcgnerc M'alaxi ndle e-u : man• r.~ sava tutta l'i ndusrr:a ec:lil;%;~ rumen~, la cuguu Schwetz andò sposa a W orooof( e quanto al fratello Cnsrantino, p~ssoch< tdaora. gh fu • affidato un impiegt> di ronrabile ndl'n'enda Malaxa ... Nd· la villa di E!en3 tupescu, arrec:la!J con sfarzu t' gusto orienul.- - tappeti, cusc ni. arazzi. - si nunivano i capi ddla politia ru~c~ Cahnescu, Ga· Hil Mari~ prefetrn d i poi.-.~. VasJI~ Pactz<a· nu souoprefC'Ito. il gran pontefice della rnaasoneria Pangal, il giornalista Negru c altri tipi il cui. nuOlC' terminava a>0 t JOI. Cotlk Jooescu e Bunescu. Tra gli assidui era ancbe il , consigliere reale urdanapu cbe nel cuore di Elena aveva sostituito il povero Puiu giì da t<empo 1:-quic:la.to:-Sì, perchk nonostante Carol facesso di tutro per prevenirt" ognt desiderio della donna •mara, a una cosa non era riuscito ad assicurarsene la fedclti. e p :ù di una ,·olra a'll'alrro capo del filo r~lefonico, udiva la voce d i Duduia asskurarlu cbe la signora non era In casa. almmo per lu ·. c ll'lUI Lupe<cu trascorreva il rempo f~ o giocando a poker, occupnione cbe lc riusciva. quasi redc:lirilia. circonc:lau come era da gente danarosa inreresuta a con~rva~ i fa. voo. Por si occupò anch<: di politica, • mohi rac· cusarono d 'aver spinto Calioe-scu a far uccidere Codreanu : in = ltà non soli' Codr~nu a~ voluto efiminare, ma rutti i api delle Guardie di ferro ~ C<'!\ essi i legionari. Con il lungo bocchi· no tra le bbbca amosc c le carte da gioco in mano, le bastava impartire urdin i con brevi frasi ~ <•gnWIO si precipitava ad est"guirli, il ~- i minisui, i suoi amanti Urdarianu .. l.o3Adi. !"ultimo de, quali per compenso d 'amore fu presto nomi. naro Segretario di Stato. l nsietne a Gavril Mari~ ><u. Dudu Ho. s.i pr~cu p;>va di tener soddisfano Caro ! procuraooogl, amon paskggcrt, inviando ae. roplani a Parigi, cbc: poi tornavano carichi di sci· vaggina d i lusso per l'insu•abile sovrano. E se por egli si incapricciava di sigooc., bucar t>Stine, Elrnu l~ mandava a chiamare r: fact•va opera d ; per. suas•one largheggiando in pro m<-ssc. Ora i suoi beni. la villa d.i Buarcst, i cavalli, l<" autl'lnnbiii. i terreni di Sioaia sono stati kquestrati dal nuovo re~. c le ·uhimc SIO(izie ci apprcndono cbc dopo una permanenza a Madr:tl, pot a Lisbona. la SlfoiOrdinaria coppia, di am.mri ba IJ.SCiaro l'Europa a borde! di un O•pper diretto vt"rsu il Sud America, .per stabihrsi a Sa.nt•a,t:O del C.ile, salvv a proseguir<" per il Messico. don• vivranno, spodestati amlxdue, d 'amo re r: d i rimpiant•.

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Basta una leggera frizione di Acqua di Coty, Capsule Verde, per der forze e benessere al vostro corpo e vivacità ai vostri pensieri. Voi sentirete penetrare nel vostro organismo une sensazione di freschezze che predisporrà felicemente lo sviluppo della vostra giornate. Milioni di persone le usano e ne sono entusiaste, perchè le trovano sostanzialmente diversa de ogni altre. Più pure, fresca' e leggere, l'Acqua di Coty è le sintesi perfetta di tutti i fregranh effluvi della primavera: infatti essa contiene l'essenza stessa dei ~ori e delle frutte (»iù scelte. Se invece preferite un'Acque di Colonia più aromatica e profumata, domandate l'Acqua di Colonie Coty, Capsule Rossa, che, pur serbando i pregi della prima, unisce il vantaggio di profumare più intensamente e più a lungo.

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STDBif BilE BI EIl OGGI

APRILE 1941 • l SEGNI DELLA RITIRATA SERBA DI FRONTE ALL' INCALZARE. DELLE TRUPPE &ERIIIANICHE ; VILLA661 IN fiAMME



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RIVISTA

QUINDICI~ALE

ANNO 111· N. 7-8 - 9·10- ROMA 15 GIUGNO 1941 - XIX ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE Romo, CIII• Unlvonilorlo - Telefono <490·832 <490-933 <490· 93<4 PU88LICIT À MlJano, VIa Manzoni ttumer'o 1~ Tolefono 1•360 A880NAMENTI Abbonamento annuale Italia e Colonie l. -40 Abbonamento aemetlr.llaUa • Colonie l. 22 Abbonalftento ennuale Utero . . . . l. 60 Abbonemenlo semeatr. Utero . . . . l. 33

Per ebbonarsi inviare •agHa o euegnl ali" Amminisltaitone , Rome, Citt• Universitaria, oppure venera l'importo aul conto c:orrenle poJteleJ 2 ..910. l manosc:nUi anche •• non pubblicati non al reatHulsc:ono

O G N l f A S C l C O L O 'C O S T A LI R E 2 UN NUMERO ARRETRATO L. 3

TUMMINElll & C. EDITORI - ROMA

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1.6 fo logrufic delle opere d'arte riprodotte in quello (u.d~ulu

•ono de lle caoe ALINARI c ANDERSON

PIRINA IMPERA OVUNQUE QUALE

RIMEDIO SOVRANO CONTRO LE MALATTIE DA RAPPR.EDDAJIENTO

li, NOME ASPIRIIIA OARA!ITISf,fl!:

LA OIIIUIJUTÀ DI Ul'l PRIPARATO CHE RIUJCISCS 111 SE ASSOLUTA PURD.ZA, ll'INOCUITÀ E SICUIIA llf'FICACIA. LA COS'I'AICTZ BONTÀ Dti.U COMPRESSE Dl ASPIRINA HA FATI'O IIPITARE A OUES1'ù l'ftODOTTO LA QUALIFICA 01 CALIIADOI.OIU IIOMDIAI,E


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« •. ..& la doeaa '~rido. et. -.il lndD dell'~.- buaao o _ . . , . . ._ beUD • cbe l'albero era ~ _ . diYentare mtellig<mle; .,..,.. il !rutto. ae moagib e :1e dette oacbe alruamo ed egli ne Dl<ll>9ib. Allora Ili - " " g U ocdù od aml>edue, e ··~ cloe~,.,.;;qi')~·~ erarc lgaw:li; e cucirooo d.!J.I ~ di fioo 6 S<1 De fecaro deiJe ciulwe• • (GenMi, lD, 6, • Quadro d el Tmt03'eHò alla R. Accodemad d ! V.......W.

CREAT A. secondo l~ Sciicrurc; dalla costo·

a dd primo uomo, Eva non 'lV~a ombdi-

Ou..ta atotua di .EYO, dello ocultare •.naiaao Anlonlo RiDo, poata ID UJ>a nlcc.~.io del cortile del Poala:ao Duoal., • la clamo id8a.le del quat!rOc>mlo, QQCIOII'Q co~ cara11-.:1 -.!Id delle

gollcbe.

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co il suo venne era liscio come il marmo ; il 'suo unico compito consist~a nell'=~ la compagna spiriruale di Adamo, nel luo~ più iocanrato di questa terra appena usma dal caos, odl'Edeo. 11 primo uomo. ~ Eva vissuo ~ti ~ ignari, ogni giorno apportando sorprese alla vista ~ al tatto; innocenti, contemplnano le loro nudità, inventavilllo le parole, coglievano i l~ti frutti, si sdraiavano sotto l'ombra di foltissimi rami io lunghi sonni senza sogni oè remin.iscenzc. Forse trascorsero anni di sazietà ~ di noia; Adamo aveva dato un nome ad ogni pianta ~ animale, non Vi ~a più nuUa da fare, ~ Eva entrava in una stagioo~ nuova, malcooteota e irrequieta. Il silmzio che regnan nei. le ore in cui gli animali si erano ritirati ndl~ loro tane e che il vento passando tra il fogliame oon riusciva a corrompere, certi echi che dopo il suo canta ritornavano da lontananze petdute ~ le si conficcavano nel cuore, ogni cosa insomma si .racroglicva attorno a lei ~ al compagno dei suoi giorni. taciturno ~ inutile, indicandoJe una strada.. Può esser~ che il suggerimento le sia venuto dal ser· pente artorcigliato al trooco ddl'albero ddla coooscaw. 11 Signore av~a proibito ad

Adamo di toccar~ quei frutti, pena la Adamo aveva t~ a Eva la proibiziooe, ma il se.pente quel giorno rise ~ella loro obbedienZa, convinse Eva che v~ peccato era quello di lasciar~ imputridire questo dooo di Dio senza gustarlo, abbandonandolo alla ~ra: i frutti che cadevano a ogni stagiooe non ~~ affatto velenosi, contco~ano la vita, non l'l morte, ccnteo~v:mo la coooscaua. Ma, ripetiamo, se anche fu il ~te a parI~, Eva ~ra già avviata a p~guir~ l~ ~pio­ razioni e le esperienze in un campo più ri· Stretto rigu.udaore insomma lei ~ il suo compagno : addentò il pomo, indi lo porse " Adamo già pervaso di oblio e di una nuOVd v~rtigine. Poi vcon~ gli anni di fatica e di dolore, ogni zoUa dovette esser~ smossa ~ fecondata, bisognò costruirsi un riparo dalle intemperie, procurani il cibo. E le forti reni dì Eva sopportaronO il peso della maternità, i suoi seni si ~arooo d i latte. Nd1~ loro menti si erano istallati gravi pensim, fra tutti il ricordo deUa tnribile voc~ del Signore, il quale si accanito specialmente su Eva nd1a sua mal~one. Solo allora, per la v~riti, Adamo pose alla sua compagna il nome di Eva, eh~ vuoi dire « madre di tutti i viventi ». E vi furooo anche giorni sermi e giorni di tempesta. E\'a fu giovan~, poi mstura, invecchiò~ mod, dopo av~r popobto la terra di creature dei du~ sessi pro,-viste questa volta è certo ·- di omlxl'co. c•- o.,

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LA VENERE IN RIPOSO DI PALMA IL VECCHIO. PINACOTECA DI DRESDA

LA VEMEBE FAIUCE:SE

La Verwre CoiUP19e del Mu.eo Naz>onale dt Nopolt, oool chlOZDota per la bellezz.a det ouol flanchl, Ftglla dl Gtove e dl lo.ne, IDOli Ile dl Vulcano, madre dell'Amore, lu per t grea e l romani la dea dello Bellezra dell'Amore • <iella Grazia. Seccodo lln'altro 1~• nacque dal I<III!IUe dl Salllmo. caduto aulla opumo del IIION. Amo.-.vot~ con Marie, c:on Mercurio e con molti altri Del. Le 11 attribuiscono parecchi figli.: Ermalrodtlo. lmce, Priapo, Anoarua, Cupido, Enea. OuMI'ulbiiiO, CIYU1o da Anch!M, ~ndente claì primi re dt Trota, dopo la COQqU•ta e l'tncendlo della • ClUb da parte del grec:l, fuggi con Il flgholeuo Aoca:nlo, la ...09U. Creuaa e !l ~. veleQglando alla volta dell Italia Sbarca1o nel Laao, ~ c,.uea era ecom· l'<lna du:ante la fuga do Trota. Enea ~ Lavir>ia lì91io del ,. Lalinn

«ORIGINE pnmit1va di tutte le cose d1 natura; tniZiale princip:o degli elementi e d tutto l'orbc, alma Venere... » canta Apuleio nelle Mel,zmmfc.s•. La Jca della belkzza cblx diet:1mila nom c a naf'~·:: tutte le sue avventure non basterebbe un volume. Essa conobbe il destmo di tutte le donne belle: fece parlare di sè, anche trop· po. Ebbe numerosi amanti, e celest1 e terrestri, e a tutti regalò qualche figlto, e spesso anche più di uno. Venere non er.1 di quelle donne belle che credono la bellena incompatibile con la materniti, '.: questo almeno valga a renderei alquanto indulgenti verso di lei. Ma se Venere superava hme le altre dee deii'Olimpo pe~ lo splendore raggiante della sua belrà, bi· sogna riconoscere che era inferiore ad esse sorto altri aspetti: per esempio, non hril· lava per eccesso di coraggio. A differenza di Atena e di Artemide, dee guerriere, eC)l paurosetta anzi che no. Niente di meno glorioso deUa sua condotta durante la lotta fra i Titani e gli Dei. La g]omata fu calda: ma Venere, duranre quella lotta che decise dei destini del mondo, invece di battersi a fianco dei suoi f rateHi e sorelh: di Olimpo, pensò bene di rruformarsì in

pesce e di squagliarsela. Perchè poi si me· tamorfosò proprio in pesce? Forse in omaggio al liquido elemento dal quale era nata? Qualunque sia la ragione che la spinse a scegliere quella forma piuttosto che un· altra, è certo che la sua condotta in quella famosa giornata non eblx niente di molto rilucente. Si spiega allora percbè due dei figli che essa regalò ad Ares si chiamassero uno fobos (la Paura) e l'altro Deimos (il Terrore). La.paura era tanto forre in lei da superare perfino l'amo·re materno: durante .l'assedio di Troia, un giorno volle sorrcaue alla lotta suo figlio Enea che Diomede stringeva da vicino, ma Diomede, per nulla impres· sionato dal suo prestigio di dea, la ferì al]3 mano senza tante cerimonie. La povera Venere gemendo e strillando non si OC· cupò più di suo figlio, che abbandonò al suo destino, e scappò sull'Olimpo, dove Atenea ed Hera si presero beffe di lei e Zeus, ridendo nella sua barba, le disse dolcemente - Non t'occupare, o figlia mia. dei lavori d.ella guerra. A quelli vi pensano Ares e Atena. Tu occupati piuttosto delle graziose opere d'amore. - Appunto pere~ insens1bile all'onor militare Venete proJeggeva amorosamente Paride li quAle. mentre gli altri si battevano setto le mura di Jho, faceva all'amore con Elena.


L.\ VEMEBE DISTESA.

in questo celebre Ql1adro, conservato agli UUizi, Tizlano rilra&H il voho della biondo Duches<o di Utblno ed il corpo di uno opulenta cortigiano veneta di giovan• età.

Ma non siamo troppo severi con Ve:nere : che poteva la Dea della Vita avere di comune con gli artefici delle opere di morte? V enus Victrix, però, fu la parola d'ordine data da Cesare all'esercito nella giornata di Farsa]ia che decise delle sorti di Pompeo. Ma nel dedicare un tempio a Vcnere Cesare preferì chiamarla, invece, Genitrice, perchè questo titolo di madre lusingava maggiormente il suo orgoglio. Nella pietra dell'anello di Cesare Venere era incisa semin~da e armata, e recante sulla destra una statuina della Vittoria . come Si vede anche nel rovescio delle monete di lui. Il dittatore teneva molto alla sua discendenza dalla Dea dell' .Amore e in un discorso in onore di Giulia, sozella di suo padre, proclamò: « La stirpe materna di mia zia origina dai re: la patema è congiunta cogli Iddii immort.ali. Da Anco Marzio derivano i re Marzii del ~i nome fu mia madre: da Venere i Giulii della cui gente è la nostra famiglia. Trovasi dunque nel ceppo antico di nostra famiglia la santità dei re, la quale presso gli uomini è di grandissima autorità, e la religione degli Iddii nella potestà dei quali sono essi re ». tL. o. ~.,

ADONE

rEStA. DI VENEIIE

Rilievo dì alite aleaaandrlno (lloma, Palaz:z<> Spa<la). Giovane belllulmo, figlio incestuoso d! Mtrra e d! Cinira, fu am.ato da Vene,. c!w, Tedutolo CJZZQnnalo mortalment• do un cinghiale, lanclatagU contro da Morte logelo&ilo, lP cambll> nel flore anemone. Ha sempre rappresentato U tipo della belleua elfem.lnato, ba iaplrato l poeti greci e latini, Giovan Batllata Marlno lo preae a aaggetlo per li auo celebre poema. L'appellativo dì Adon. ba pr..a U coneote algnlficato di • serbinotto • o c gagb o e o'incootrd frequentemente fra le c o m - clnematagraflcbe.

Particolare del quadro d! 1\dano, conservato nel palazzo della Ca' d'Oro a Venezia. La c!ttb delle lagune, all'epoca del T131ano, era la piil rlcoa e 'l(oluttuoea cittb d'Europa popolata da un gran DUIUIO di co~lane. c E liçcome fu ooaervato - ocrlTe un biografo del pittore - che la pii) rara belieaa auole rl(rovaroJ in tutti l paMi lo quel ceto d! lemm!De cbe 11e 1100hono far mercato, • raglone-.ole percib il aupporre che ranno alate appunto le .Spadare», le .ZOllette., le c Virvlnl• • ed altre t<lh f<IDIDM cortig!OIIe che gll ananno aerrito d! modelle per le aue Veiliil •.


'IEifDE PDSUADE ELElCA AD AJIAI.E PMIDE

SUL FASCINO e la bellezza di questa ooo si ammettono dubbi. Una doona capece di provocue una guesn come quelh di Troia ooo poteva C$$CrC tale da passate ioosservat2. e del restt> tutto in lei, cominciando dalla !Wcita, la destinava a una vita ecceziooale e agitata. Figlia di Leda e di Tandateo, signore di Sparta, si sussurrava che EICDA avesse avuto origine dall'avvm· tura amorosa di Leda con oo certo Ggno. Era un fanciulla di ltabiU med1a meravigliosamente proporziooata, il corpo, cao

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ebstico d.tgli eset"ciz.i 6sici deUo stadio, pareva femuto od manno da uno ~ grandi maestri deU'epon. che è quella dove ancora coofoodono le acque pn· mordiali mitologia e storia. Oltre a ciò, bocca perfetta, grandi occhi di ~ auurro mediten-aneo, lunghissimi capelli biondi disciolti sulle spalle. Fra tutb i mariti che il padre le propose. Elena scelse Mendao, spinta da d:ùssà quale intuiziooc, e prima ancora che fossero decise le nozze, Tandareo pretese dai candidati respinti il gtura.mcnto di difendete fino alla morte il maritD di Elma, futuro re di Sputa. La pace coniugale non durò a lungo come tutti sanno, ~ conoscere Paride e fuggire còn lui alla volta di Troia, fu per Elena la ptù semplice delle decisioni. Non aveva pensato forse alle conseguenze ~ f~ assai gravi, trattaodosi più che di un incident'e coniugale di un avveouneoto di importanza internazionale : ebbe inizio la guerra di Troia, e vi presero parte tutti quelli che poco tempo prima si erano impegnati nel giuramento ptett:so da Tindareo non prevedendo forse una ·tanto prossima e cluoorosa infedeltà.~ parte di· Elena. Le cose minacciando di durare a luogo, qualamo fra i t:roWll propose è vero di restituire la moglie di Meoelao ai greci. mJ. Paride ancora innamorato, accanito nel puntiglio e dopo tutto protetto da V~e per la ques'IÌ<lne del pomo e del famoso giudizio detto appunto di Paride, si oppose aiO una cem vivacità, conviene dirlo. Egli teneva fra le sue bna:ia nieu........., che la più bella donna del mondo - Lioa Cavalieri ancora lootana nei secoli -:e non era disposto a cederla. Seguitasse pure, questa guerra di Troia. Seguiti& fino alla distruz.iooe della città, e quando la resa avvenne, Paride era modO e. già dimentica, Elena aveva sposato Deifobo. Questo, Meoelao lo ua:ùe. e fa siustiz.ia. Ma davanti a Elena rimase inerme : la singolarità della SU& ~ ancora intatta dopo dieci anni, il terribile fascino che da lei cmaoan, r d'amore aea~ attorno alla sua geutilc: peaooa, dovevano facilrnmtc aftr giooc di. qualunque coUc:ra e riscntimeol10. Tanti anni ~i fra gli una guun., gli ardori dd combettimeoto, le altemative e la gioia dd l


a,·evano d'altra parte affievolito il rancore' e la gelosia. A testa alta, dunque, fiera della sua fama e della sua grande e tragica avventura di amore Elena riprese il suo posto di regina accanto .t Menelao, in cammino per il ritorno a Sparta. u-si prepa· cavano per accoglierla festeggiamenti e trionfi, ma i l cammino fu lungo e attraverso le peripezie di ogoi genere Elena lasciò, in questo viaggio di noue a ritardameoto, altri otto anni di gioventù, dopo di che la casa abbandonata da tanto tempo la accolse nella sua ombra pacilicatrice. La vita amorosa si andava concludendo fatalmente, mentre ancora Ja bellezza universalmente decantata seguitava a mandare raggi intensi, lunghi, indugianti e obliqui come nel ttaroooti più radiosi. A Spart<a, Elena ritrovò la dilefta figlia Ermione, abbandonata bimba ancora per correre dietro al suo destino amoroso, la r~trovò ormai cresciuta e pronta ad affrontare anche lei le avventure legate alla vita delle donne eccezionalmente belle ed, amanti. Pe~ rimediare al tempo perduto, si affrettò a mettere al mondo altri sei figli, tutti uno più bello dell'altro, e a questo modo si concluse la storia di Elena di Sparta, di Elena Tindariae. Abbiamo parlato solo dei principali pro!ll.goolsti della sua vita amorosa, ma si sa che altri la amarono e furono da lei amati. Fra i tanti Teseo, e Proteo, re dell'Egitto, ma anche se un giorno si era ucciso un mostro come il MinotluJo, e se un altro si era scesi all'inferno sia pure per capirne Prese; pioa, se anche com'era il caso di PrOteo si vant>avano legami di parentela con un dio marino, che importanza si poteva avere in cospetto di una donna capace di tenere per dieci lunghi anni le sorti di una guerra fra. uomini, legata ai lunghi biond'ssimi capelli? cN. c.1 tJLISSE DI ITACA

Questa antica scultura greco raffigura l'eroe nell'alto di aluggue ai CJclope Polllemo. naocon-

denclosi oot1o Il nntre di un caprone. Durante il auo peregrinore dopo la caduta di Troia. Uliase naulr0151b n.ei pressi dell'iookl di Circe. Egea, e la mCJI!Ia, inno:morotoai dJ lui, lo tenne un anno in dolce prigionia. Dal loro amori nacque un

fiOiio, c:ltiamalo TelegoDo. Parucolore del quadro eeatenle allo Borg:hese dJ Roma. A siDJ.Stro. raffigura:ion.e greca degli incantesimi d1 Cuce: un uomo tra· mutalo tn cingh1ole dopo aver be'n.lto un)l!~'t'~~~~

ORCE è un nome che alla fantasia evoca magie, palazzi d'oro ove un.a d~ di sovr~mana bellezza tesse cantando men~re uomini coov=iti in oorie le misciavlllO ai piedt. Oro t porpora, «CO i colori associati al nome di arce. Figli& del Sole e dt Persea, la famosa maga cominciò beJ.e : sposò un re dei $armati, poi lo avvel~. Se ne vmne quindi ad abitare nell'isola Egea un palazzo che fu teaun delle sue rnagtche gesta, e li convmiva io bestie gli eroi dopo averli incantati. Fra gli altri cor~ ).J. trista avventura i compagni di Uli~. Ma Ulisse, che era stato avvJsato a t=.p o da Mercurio, peneua10 nel palazzo magico stpp<: rmdere vani gli incanti ddla per6da, e l'obbligò con la spada alla mano a ridare forma umana ai suoi disgrazjari compaSJ~i. La fine di Circe è d'egna della sua vita. Sbigottito da un oracolo che gli prediceva che egli sarebbe swo ucciso da uno dei suoi figli, Ulisse obbligò suo ligl"l Telemaco a lasciare ltaca ed esulare. Peregrinando Tdm~a<o giunse all' Isola Egea dove wui anni pr:ma era approdato suo padre, e dove regnava ancora la maga famosa. Qui i racconti divergono. O.i dice cM Tdmlaco fu preso daUe grazie cklla maga ormai aJ <ramnnro e la sposò, chi dice invece che egli sposò Cassi· fone, frutto degli amor' di Ulisse -e eli Circe, duncJue sor~­ la.stra di Telemam: ma allora non si andava Wlto pu al SOtti le. Quello che ~ cnto ~ che l'a.....entura, 6nl male. Tdemaro evidentemente soondalinato defla vita eli cbe a lui 'doveva sembrare ~ageratamenre romantica e $Cllpicf.iata, l'amnlauò, ma anche per lui l'avventura 6nl rnaJe. chè ne fOSS<! la moglie, oe fOSS<! la ligliJUtn - Cass•fon<', degtta fi$li& di ranoa ~• .eodicò la ~iuice facmdo lt. fa11

arce.

al ~uo as53SS no.

(L. o.

".J


PLATONE Il !>OmrDO filosofo q roco a vevo una g ra..."'lo·

do at1.ma delrmtelhgenz.a • delta cuhi.Jra dt As:sx-1a. 1an1o c he, come narra uno CDliiCO lra .c:l..luone, attnbulYa alla qrande

cort1Q1ano d1 M1leto t':traz•one dJ P~ncle tll

memona

de1 mort.

del rnmo anno

della guerra dei Pctoronncao_ fors.e r1m· mogma' dt l~ ora f(eaente a Ploto:ie quando r.el • Convtto • o nel • fedro •

mdu:ova l'eros. l'amote della belle::zo e dt g enerare nello belie:zo, come lo prt· .:rt:l m.isleraoso Jn•naztO:'.e all'tde-o del bello ct~mo e anl't a I!JIIo tl mondo dell" 1dee SAFFO !H UN AF'f'RESCO DI ERCOLANO

- ...

($cultura antica nel Museo V:~h.:onol

ASPA~ lA ''sse ad Atene nel V ~ccolo a. C..

ma era nauva d1 Mileto, ncirAs1a Mmo re. L t

...

\ua bellezza e ra g rave c mat~tosa, con i g rand • occh1 allungati e ncn sotto le folte arcuate sopracci~ha, la mass1 scura dci capell• sap~tnte­ mcnte acconCiata, la persona alta dal portamento regale Venuta ad Atene 10 cerca di fort una, 1 prunt •empt furono ass:u d urt, ma presto l attenztone gene rale fu conccntrat.l su lei c tutti all'umsono la decretarono prima fra le cortigaane atenaesi. In quel momento il potere stava nelle man1 di Pericle, capo del partito democratico, e non appena l'ebbe vista, soppesandonc le doti dell'intelligenza, del cuore giunte a quelle deUa bellezza, l'illustre uomo politico fu preso da impetuoso amore, mise ai suoi piedi vita, onori, ricchezze, abbandonò la moglie e si dedicò ad Aspasia. Troppo accorta per non rendersi conto dell'impor:'.lnza assunta, essa non trascurò nessuna occasione per elevare il proprio spirito e affinare la ' oltura, mentre tutti esageravano il valore della sua inOuenza su Pericle. Aristofane per esempio, pacifista a oltranza, la incolpò di aver provocato la guerra del Poleponneso, partendo da un piccolo incidente di natura domestica: alcuni uomtn, di Megua., sbarcati ad Atene, st erano introdotti una sera, ubbriachi, nella casa di Aspasia e avevano rapito alcune domestiche trascinandole sulle loro galere. Questo episodio nen avuto le gravi conscgue~D~t di una guerra. ma wlnne far ttspon·

~abile la grande cortigiana era un po C5.1i;e· rato. Anche la guerra di Samo fu adJebitata ad Aspasia e molti glie ne serbarono ran· core, però tutti furono concordi nel riconoscerla ispiratrice della grande orazione fatta da Pericle per i morti del primo anno nella guerra del Peloponneso, anzi Platone non esi· tò ad affermare ch'ella stessa ne fosse l'au· tnce. Esagerava anche lui, ma effettivamente Aspasia era diventata una donna intellett\We che si compiaceva di riunire i maggiori artÌ$'4, • losofi e condottieri dell'epoca. Socrate discu· teva volentieri con lei sulla teoria dell'amore, insegnandole r arte di piacere e altre leziooa altamente spirituali che dovevano valede alcuni platonici l'appellativo di « socrat<<.a in cambio lei stessa impartiva al filosofo ziosissime nozioni sull'arte d'amare, non piamo se in teoria o in pratica. Gli però odiavano Aspasia. e in una serie di processi intentati dal poeta Ermippo a personaliti come lo scultore Fidia e il fifosofo Anassagora, nulla fu trascurato per trascinare in giudizio anche lei, accusandola di empi~. NeJlo scan· dalo derivatone si rivelò wu volta di più il g rande amore di Pende, che assunta la di· fesa della sua donna, tanto bene riuscì a com· muo' ere i giudici, ricorrendo perfino alle la· crtme, da strappame una trionfale assoluzaonc Si disse che contemporaneamente a Pcriclc avesse altri numerosi amanti, fra i quali Alci· biade, nipote di Pericle. Forse erano calunnie, come la g uerra del Pcloponneso c quella da Samo. ma Aspasia er;t sempre una cortigiana una grande cortig iana. <A- o.,


• LA PICCOLA. principessa Berenice era straordinariamente bionda, e se diciamo straord'nariamente bionda è perchè non troviamo alt.ro aggettivo per definire la chioma di una principessa africana. Una testa di manno scoperta alcuni anni fa a Cirene conferma la leggendaria bellezza di Berenice vissuta nel Ili secolo a. C. : occhi immensi, e ostinati nell'espressione forse a causa dell'arco basso quasi ori:t· zootale delle sopracciglia, naso di.ritto e sottile, bocca carnGSa. Il vol•o è incorniciato dalla più elaborata delle acconciature, moderna perfino con le larghe ondulazioni e quella serie di ricciolì disposti sulla f conte e le tempie. Aveva forse tredici anni quando suo padre Magas, re di Cirene, la fidanzò a Tolomeo III principe ereditario d'Egitto, ma il mat;rimonio non ebbe luogo perchè morto il padre di Berenice, sua madre Apame, che di alleanze con l'Egitto non voleva saperne, ed era giovane ancora, bella e prepotente, non volle più sentir parlare. Tuttavia, gelosa di questa giovane bellezza che le fioriva accanto e minacciava di appannare il suo splendore, decise di trovarle un altro marito che se la portasse lon· tano: il designato fu questa volta Demetrio, che giunse dalla Tessaglia ben disposto a sposate la principessa bionda dalla chiara carnagione. La fanciulla, dal suo canto, rimase talmente colpita alla sua vista da ll()n saper fare altro che gettarsi ai piedi di Apame e baciarle il lembo della veste fra grida e balbettii di gioia e di gratitudine. Demetrio era difatti bello, valoroso, pieno di fascino, e a ques•e condi:t'oni, andle un matrimonio di ragione poteva essere una cosa piacevolissima. Lo pensò a un tratto anche Aparnc, e durante il periodo precedente le nozze della figlia, mentre disponeva i festeggiamenti, si accorse di essere irrimediabilmente innamora'"a del futuro genero. Che fare, sotto l'ardente clima africano? Alla vigilia della cerimonia, non potendo resistere alla passione che l'aveva presa, Apame confessò le condiz'oni del suo povero cuore a Demetrio, e questi non disse di no. Ma fu un amore senza domani. Quella stessa notte un preciso avvertimento fece sobbalzare Berenice nel suo letto di fanciulla: anch'essa era innamorata di Demetrio ed era il suo primo amore. Si alzò dunque leggera. (N. c.) !CONTINUA A PAG. 188) B~CCAHTI (~NTICA

QUANTE ne hanno dette su Saffo! Che era brutt.a, che non fu corrisposta in amore, che le piacevano le ragazze, e via di questo passo. Ma se le piacevano le ragazze, perchè ' poi si suicidò per amore di Faonte? La tradizione è pregata di mettersi d'accordo. La verità è più semplice e gentile. Rimasta vedova, Saffo per campare la vita mise su nelrisola di Lesbo un coiJegio per signorine, un· Accademia di (u). tura femminile, come diremmo oggi. Là in· · segnava il canto, la danza, la musica, la poe· sia. Di tantQ in tanto la scuola faceva una seduta pubblica con esibizione delle allieve · più brave, e c'è da credere che il successo fos· se grande: c: d1e tutte: le ricche famiglie di Lesbo le affidassero le loro ragazze, perchè essa le perfezionasse. Che c'è di strano che le allieve s'innamora~sero della loro bella e gentil~ direttrice? Non abbiamo visto nel fa· moso film &gazze in Uniforme le alunne di un collegio delirare eer la loro maestra, che non aveva certo il genio e forse nemmeno la bellezza di Saffo? Le ragazze io fiore hanno bisogno d'amore, e quanclo non trovano un bel g iovanottQ su cui rovesciare la piena del loro cuore, la rovesciano sulla prima bella donna che si trovano sotto mano. Cose innocenti, e hon11y Joit q11i mal y pen.rt. CL. o. P .) (CONTINUA A PAG. 288)

SCULTURA CONSERV~TA AGU UFFlZJ)


gl'indomabili capelli ricciuti, SI profumò di essenze rare, calzò sandali di o~o e si avvolse nel più prezioso dei suoi manti. Così, adorna della su~ bellezza, Frine ascoltò tranquillamente • le . accuse che i sever' giudici andavano scagliando contro di lei : «Più che un'idea religiosa, dicevano, tu crei pretesti per riunioni illecite che poi non tardano a degenerare in danze, giochi e orgie. La condanna sarà delle più severe ». Il suo difensore prese la parola, ma senz.a un sensibile risultato. Invocò la giovinezza di lei, la sua ignoranza di commmettere cosa illeota e riprovevole, ioiine la nobiltà deUa sua persona che aveva ispirato le maggiori opere d' arte a Prassitele. Ma i giudici rimanevano inflessibili ed evitavano di posare lo sguardo su di lei, des1derosi di sostenere fino all'ultimo il loro giudizio imparziale. Poi tacquero a un tratto, allibiti o fasc•nati non s{ sa bene: dal banco di accusa Frine scendeva i gradini dlfigendosi verso lo spazio vuoto fra il pubblico e i giudici. Le braccia aperte tenevano per i lembi il ricco manto dorato the serviva da impareggiabile sfondo alla chlara e perfetta nudità. Un mormorio serpeggiò nella folla, qualche timida acclamazione trascinò dietro di sè l'entusiasmo del pubblico, i se,·cri uomini chiamati a giudicare la piccola cortigiana e a scbiacctarla sotto il peso delle accuse, parvero oscillare in preda a chissà quale incertezza. Non una nudità peccaminoSa. si era .llzata in loro cospetto per meglio difendere la causa della donna, ma un'opera d'arte, assai più calda e viva dei rnanni di Prassitele. No, Frine non poteva essere giudicata come una qualsias> mortale: la condanna, l'esilio, la spoliazione dei beni, l'onta, non erano per lei, e salvandola si salvavano all'arte ancora molti capolavori. In questo mo<io Frine strappò nel medesimo istante assoluzione e celebrità, e bastò questo suo semplicissimo gesto a tenerne vivo il ricordo fino ad oggi. (A. o.1

l

M l L O

a ?oraq1 al Museo del Lo•jvre. , (Ponql, Louvre).

me bellezza Ji frine. era il :he pure negli anni fra inta disperare. In quel tempo 1la COS(>arsa qua e là di picro~-u rato i l soprannome d i <O, frizz.ante biondo e carezJO. Il suo vero nome era •rtigiana di At~ç che, non re il suo nome a una imporun cirro/o per adorare una :apitò fu di essere convocata età. Prassitele, ~e per tanti 'e e di saggi consisti. aveva intenti religiosi, e te aveva modi alla storia ella sarebbe ~Ile sue statue, e in particonessuno ignorava chi avesse un successo più personale, magmfio occasione. ravviò con cura


L11IHJ • SALONE' - GALIJJI.IA DEL PIIADO. MADBJD

sembra, deUa T3-ilioni che salvò un tempo tre condannati politici semplicemente volando sulle ponte dei piedi. . Da\rvero i capricci delle ballerine, gli estri di Fanny Essler e di Anna Pavlòva, di Karsàvina e di Argentina, stanno tutti, condensati, nel grande capriccio di Salomè, che, istigata dalla madre, domandò a Re Erode la testa del Profeta Giovanni, unicameRte ~lpevole di aver offeso la Regina Erodiade: e poichè Erode, por maligno e crudele si rifiutava, preso di simpatia per l'uomo che nel deserto si nutriva di locuste, Salomè, grande damatrice, rifiutò ai ballare esattamente come ancor oggi Si usa con un riluttante impresario. Si sa come il Re cedesse, e come Salomè per ringraziarlo eseguisse la dan2a dei sette veli, ottenendo, infine, la testa, terribilmente spettinata e sanguinosa, del profeta Giovanni : anzi, di Jo(hat141J4aan, come scrisse 0scar Wilde, permettendo alle diverse interpreti di aUargace, smisu.catamente, il numero delle a, fino al ruggito, lino al miAgolìo. Sarah Bemard fu una grande Sa/.omi: e dietro il suo esempio, quasi tutte le attcici, cui una relativa snellezza permetteva di affrontare la quasi nudità, l'imitarono, volta per volta torcendosi voluttuosamente davanti al trono del Re, o avviluppandosi, con serpentine movenze, intorno alle nude, pelose ed irremovibili gambe dell'attore che impersonava il predicatore Giovanni. G fu, infine la canzone di Salami, nè il ricordo deUa musica di Strauss valse ad evitarla : insieme ai paralumi blù, a vaghi .ricordi di cocainomana arrestati, di fumose sale da ballo e di revolverate nelle pian.e)sàlomè salomè resta a dare il colore di un'epoca, favolosamente innamorata d! paccottiglia. 111. d. c.a

MOLTA CATTNA lc:tteutu.ca s'impernia su lei, mol!a me-diocre musica da ballo, moltissime squallide danze da palcoscenici secondari: ~za contare un film, confusamente coreografico, dove una Spagnola incredibilmente magra lasciò lentamente cadere sette veli, e si rimpiangeva la scomparsa di ognuno davanti aUe braccia, a.lk spalle, ossutissime, che facevano gemere di disperazione il pubblico dei cinematografi popolari. Tnnu.cnerevoli leggende si aggrapparono a questa principessa quasi ignota, a questa figliA di Erodiade, le cui danze pote~no ottenere condanne o assoluzioni, press'a poco come quelle,


fra 1 temo stoncl c:refenh dal CJnematogrolo ç1ù speno s'incontra quello è.. Cicorotra qut ~rsonlf•c.:::tc dall'ottnce Cloudeue Colbert mentr-e siede a bo:'lchet:o contro un lussuoso sfondo dl penne dt slruzzo.

C..LEOPATRAS LUSSURlOSA. Chi non nt> conosce la storia? Bella, gentissima, (parlava correntemente molte lingue), fa girare la testa a che · rattiene in Egitto per vari mesi e da cui ha un figlio, poi st>ducc: ne diventa la moglid e Corre con lui il tragico destino che tutti cor1os::oo:t., Non c::ra uno stinco di santa, ma lussuriosa non pare che fosse troppo: tentrano, sembra piuttosto che fosse una sentimentale. Verso sembra che nutrisse un sincero sentimento amoroso, e lo dimostra il contegno verso di lui dopo la disfatta navale di Azio. Se fosse stata ziosa avrebbe agito diversamente da come agì : ormai che Antonio' non serviva più a nulla anzi la comprometteva, se ne sarebbe sbarazz.ata, facendolo ammazzare per propiziarsi il favore del vincitore Ottaviano. A noi piace immaginar~ela la sera della battaglia di .Azio. Durante Ja taglia Cleopatra era fuggita con la sua flotta. Perchè? Probabilmente non essere tagliata fuori dal suo regno o per paura di essere presa niera. Essa contava che Antonio avrebbe seguitato a combattere. Ma timoroso di perderla, pianta il combattimento, probabilmente nell questo non fosse decisivo come fu, si dà a seguirla e cosl rovina tutto. giunta la nave di Cleopatra, sale a bordo. Ma Cleopatra, indignata ~ contegno così poco guerriero, rifiuta di vederlo. Anton10 allora sit>de a accasciatissimo, con la testa fra le mani. La ~ena è tragica. I due pensano ognuno al suo destino: dia al suo trono COIIlpromesso. alla sua e dei suoi figli in pericolo; egli alla sua fama di condottiero ai compagni che ha lasciati in combattimento, al des!ino che l'aspetta.


passano e il vascello rugge verso l'Egitto. Alcune galee lanciate 4 Ottaviano all'inseguimento tentano di catturare la nave che :casporta Antonio e Cleopatra, ma essa riesce a sfuggire all'inseguimento. 11 pericolo riavvicina i due amanti; Cleopatra consente a rivedere lo sposo, a divrdere il talamo con lui. La no~e stende il suo manto sul mare, e i due amanti, l'uno nelle braccia dell'altro, navigano verso il loro destino di amore e di mcrte. • Dopo alcuni giorni di viaggio la nave giunse a Paraetonuim piccolo porto alla frontiera dell'Egitto. Qui Antonio sbarcò ment re Cleopatra proseguiva per Alessandria. Probabilmente egli meditava di suicidarsi nella speranza che la regina, libera di lui più facilmente si sottrarrebbe all'ira del vincitore. Ma dopo alcune settimane Antonio fece vela per Alessandria e si presentò di nuovo a Cleopatra. Rrliutò, però, di riprendere la vita accanto alla regina e se ne andò ad abitare sul porto, nella casetta di un guardiano e lì visse parecchi mesi nella più completa solitudine. Pro· babilmente egli traversava una crisi di terribile neurastenia. Alla notizia dell'avvicinarsi di Ottaviano ad Alessandria Antonio ritornò alla reggia e si diede ad allestire la difesa. Ma non aveva troppa speranza di vittoria: anzi la catastrofe gli sembrava inevitabile. Decise perciò di spremere da quelle ultime settimane o mesi della sua vita tutta la gioia che gli potevano dare. La sua vita iu un perpetuo carnevale con la morte al fon-

CAIO GIULIO CESARE

AUGUSTO GIOVA!fE

Antico. scultura romena a! Museo

Antico scultura romana - al Museo delle Terme , Roma.

Coptlohno

Homo

do. Poi ,·enne d momenro della lotta e Antonio fu sconfitto e ndotto a difendersi m Alessandna occupata. Il giorno anteriore alla battaglia decisiva fu pieoo di terribili prc:· sagi. Nel cuore della notte si sentì la musicJ d; un corteo bacchico muovers1 verso il c,tmpo di Otta,·iano ; e poichè nessuno fu visto. i

IL TlliUMVIIIO MAJICO ANTONIO Antica scultura romana, Mus80 Vaticano.

!1 culo dJ C1ecço:tra rafflguroto da1 pittori del &ticen!o nei coatum1 dell'epoca cartone d1 lonoto francese - UfhZl. f"irenzel

(Arano ftamm\ngo au

cittadini atterriti credettero che fosse ·lo stesso Dioniso che abbandonava Anton'o e passava ad Ottaviano. Antonio passò l'ultima no:te in un banchetto orgiastico annunziando la sua morte per il giorno dopo. La battaglia fu impegnata ma non combattuta, perchè le truppe di Antonio passarono tutte ad Ottaviano. Credendosi tradito da Oeopatra Antonio piombò alla reggia furibondo. Cleopatra. atterdta, si rifugiò nel suo mausol~. La falsa notizia che si fosse suicidata indusse Antonio alla morte: egli chiamò il sùo servo Eros e gli ordinò di ucciderlo. Eros, presa la spa· da, si uccise sotto i suoi occhi dando così una lezione di coraggio al suo signore: Antonio con la stessa spada si aprl il ventre. Agonizzante fu te'asportato presso Cleopatra, sicchè g li ultimi suoi momenti furono confortati dalla pre~za della donna che egli aveva amato cltre tutto. Pochi giorni dopo la re$ina si suicidava. Così finì l'inverosimile romanzo della vita di quest due personaggi. (L. o. 'f'.)


che Claudio era troppo debole per non essere un giorno o \'esciato, e che la sua caduta .wrebbe travolto anche lei nella rovina. Allora pensò di sostitu•re sul trono Claud1o con Silio, uno dei suoi .tmant•, di antica nobiltà, che avrebbe governato con mano più ferma c ~•cura Pewò di,•orz•ò da Claudio e celebrò il nuovo matrimoniO, :ulvo a far b festa All'ex-manto appena avesse potuto. Sotto il tn.ltri· monio d'amore si na,.<.nde una con~JUra politica bella e buona. Ma Claud•o. l'intclhgente, pauroso, inerte Claud1o aV\•ertito a tempo fece 'luci che faceva quando aveva paura. massacrò senza pietà lo sposo d, M ..ssahna c , sue• partig•ani. ,·cn o presunti. Non aveva però il coraAA•o di u(cidere Messalm,•. M ~ ci pensò il liberto Narciso che lalsilicando un ord•ne di Claudìo fece scompanre l'imperatrice. Comp.uta la strag~ l'Imperatore .unngò 1 scldat• d1cendo loro che i ma!nmoni gli riuscivano male, onde non in•ende,·a 'nammogliarsi ptù. Dopo d1 che. sposò sua n•pote A~npp nd (L. o . P.,

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c1doro G1uho h<Jhuoto ?oppeo, moohe 01 3<:1· 1elosa Mandò a mor1e a50 faltlhcondo un or· 1110 ettslente al Museo

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•gnifio I3SCi\'l.t, cru.ta d, grande fam•gha, redibile debolezza d1 ma pauroso e inerte 11 colore. Tutto si pertorto o ragione \'edeva .naro dello Stato, sfog· •rito con chi le pareva , calpestare ogm legge di leggerezza c d 1 lusvorrebbero far credere ·•vo, e senza aver fatto •posare un giovane da o la fece ucodere. Ma >be stata puramente e , veramente pazza, non ~.a. Intanto Svetonio ci :ssalina per questo suo formato. Allora perchè marito Siiio? Le cose dovette avvertire a un lÌ andava, che il malu· di le1 era troppo forte,


IL~ IDIIILIL~ ILll~II~ L"AVVENTURA più strana della lunga vita di livia fu quella del suo matrimonia con Ottaviano, il futuro Augusto. Ottaviano era marito di Scribonia quando conobbe Livia, allora giovane moglie di Tiberio Claudio Nerone. Ottaviano a\•eva venticinque anni e livia ne aveva diciannove. Essa era allora incinta del futuro imperatore Tiberio. Vederla e provare il colpo di fulmine fu tutt'uno per Ottaviano. Immediatamente egli·si rivolge al collegio dei pontefici (che era allora la suprema autorità religiosa della repubblica) con procedimento di urgenza, per chiedere loro se una donna incinta poteva divorziare e rispasarsi prima di avere partorito. Il collegio· rispose che se la concezione era dubbia la cosa non si poteva fare ma se era sicura non c·era impedimento. ln pochi giorni Ottaviano ripudiò Scribopia, Livia "divorziò

Mogli.e del! '1mperatore Anloruno P110, fu una delle più beiJe donne dei suoa temJ». Fìgha d1 M. Annio Vero e d• Rupltia Fauobn<:t. sposi> Antonino (dt dieci o dad1cl an.m ptù anuano di lei) al quale, dlver.uto tmperatore nel luQliO del 138, te fece confertre dal Senato 11 -htolo di Augusta fau.s hna morl nel terzo tmr:o dì regno del marito. L 'imperatore fece tributare aHo deJunta solenn1 onori: Ja dav\nmò, mhlolò a lei det qluochi, !o fece ìnnalzare atatue d'oro • d'argento e dedicò alla sua memoria un grandioso tempto aulla: vio Sacra. Faustina dette ad Antonino due Hqlie e due tigli. l nemici dell"1mperatore sparaero au\ conto dt lei e aulla aua moralità molte c:alunntose dicerie: ma niAnte ora iD eue d.i vero, F'auatlno rimane l'esempio dello donna tomcma aempllce dJ coatu.m.i e di maniere. priva di am~ bizione pobUca, alieno da ogni Intrigo. (Busto nel Museo Ha.:. di Napoh]

LCVIA IN VE.S TE DI SACERDOTEiiSA

da Tibedo e immediatamente i due passarono a nuove nozze (38 ~. C.).· Marito compi.t.:ente, Tiberio Claudio Nerone non solo non fece ostacolo al nuovo matrimonio. ma assegnò a Livia UJia dote come se ne fQSSe il padre e assistè perfino <~l festino nuziale. Ltvi.: passò subito nella casa di Ottaviano e lì mise alla ·luce Tiberio, che Ottaviano fece portare nella casa del suo legittimo genitore Tiberio Claudio Nerone, come cosa che non gli ap· parteneva. Ccme si spiega questo straordina;:io matrimonio? Il colpo di fulmine va bene. Ma Ott~· viano non era ucmo <la farsi comandare dal sentirr.:ntc se questo fosse andato contro i suoi piani politici. Ora, qui, sentimento e piani polhci <i dCCordavano a meraviglia. Ott:IViam. y- ,mdo Lh·ia si imparentava con una delle ptù illustri famiglie di Roma (il padre Ji

L'IMPERATORE AUGUSTO prese iD mogU. UYio ancora aposa di Tib.no CkNdlo Nerone e lllcmto.

L!via era un Claudio adottato da un Druso): egli discendeva da una famiglia nobile di fresca data, e benchè Cesare l'avesse adcttato come figlio aveva bisogno di dorare un po' il suo blascne. Quanto a Livia, non le dispiaceva certo sposare uno dei tre onnipotenti triunviri e di diventare una delle donne più pctenti di 'loma. M:t il marito compiacente, come si sptega la sua condotta? Ebbene, a quanto mcconta Velleio Patercolo che fu uJficiale di ord'nanz.1 dell'impera·ore Tiberio, figlio di Livia, pare che a combinare il matcimonio fosse proprio lui : accortosi che Livia piaceva a Ottaviano, dovette pensare che sposando il gicvaoe Triunviro, Livia avrebbe potuto essere utile all'antica nobiltà romana, ormai vinta dalla rivoluzione cesariana, e fare da tratto d'un:one tra l'antica e la nuova classe dirigen· te. E se davvero calcolò così, il calcolo fu intelligente, perchè a succedere sul trono d'Auguste fu · proprio il figlio del marito compiacente, Tìberio. Ma su Livia si riversarono poi molti degli odi e dei rancori suscitati da Tiberio. ! L . o. "·'


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c >Urd l,t , figlia di · ·~se semdi strano Messalive nozze, :ra nipote ce prima metteva i a ha pes' accusata vvclcnato co (figlio : il trono onio. Ma imcrcsse ue Clau~uanto a vvelcnato tniCO fosIIT\C attecorte im. disordini li Messalbilita, la distingue :cmpo fu ell'impe:c. E coudienze lui nelle li Augu' le per' sul trocssn 3Vte-

1Stgli era : 1.0n la K-tteva la la famil'•mpero.

L'IMPERAT111CE OTTAVIA

ru~ho deU'Imperatore Claudio e d1 M essohna, b&f\.Chè hdonzota dalla paù tenera Ulfa::::a c.>n tl aen01ore L_ G1unio Stktno. lu data in aposo nel 53, a Nerone Il lorq non tu un motn.oon:o feltce: troppa dtvenitò vi era fra l'esuberante, v1olento, Immorale Norono • la aoua, pura, nservota O uavia. lnnamorato~u· di Poppea l 'n:::;.perotore cercO tn tul1t 1 modt d 1 abotCI%ZOriL dJ Ottavta 1\ che ~adagnò a quealo U favore popolme. fmolmente nel 62, Norone l'occuaO dt adulteno. la es11iò ':lell'iaolo Pandatano e la foce ucc1dor&.

Passando sopra a ogni sentimento materno, Ag rippina pensò che era necessario e urgente sostituirlo, e mise gli occhi su Britannico, che: era invece un ragazzo serio. Ma N e rone la prevenne e si sbarazzò del giovane concorrente, che fece av..·clenare. Poi, sobillato da Poppea, pensò di sbarazzarsi an~he dell'incomoda genitrice facendola naufragare. Il tentativo falll. Nerone ebbe paura che Agnppina venisse ad accusarlo innanzi af Senato Ji tentato matricidio c la fece uccidere Jai suoi sicari. Almeno, così pare che andassero le cose. Cosl scomparve Agrippina, vittima non

tanto c non solo della sua ambizione quanto piuttosto dd suo temperamento:· donna semplice e seria, vissuta sempre pre~ iJ trO!lO, le fece orrore il pensiero che lo Stato fosse amdato a un mezzo pazzo, isterico vanitoso in· stabile, che mandava a rovina Rocna e la cas.~ imperiale e per salvare entrambi passò sopra ~1 suo sentimento di madre. Ma non impu· nemente si calpestano i più sacri sentimenti di nlturJ. Infatti, agendo cosl, Agrippina non s:~lvò la casa imperiale come sperava : c_ssa cessò di esistere con Nerone. Ma Agnppma ro\'inò anche se stessa. cL. o. ~.1


v.te selvaggia, molto rara, che

.wna le foglie doppie tendenti .ti bianco e il cui sarmento era nodoso. Tale vite produceva dei chicchi rossi, con i quali si tingevano i panni di scarlatto. Però questi stessi chicchi, premuti e pestati con le foglie della vite, servivano a rendere meraviglios.1 la pelle della faccia. E Ovid:o, per conto suo, aggiunge con la sua aria di esperto del mondo femminile : «Ho conosciuto donne che pestavano il papavero nell'acqua fresca e lo mettevano sopra le guancie ». Marziale ricorda una certa Fabula « che temeva la p'ogg1a a cag1one della creta che teneva sul ,·iso, men tre Sabella evitava il sole a cagione della cerussa eco CUI si imbellettava ». Qut:sta cerussa che dona,·a freschezza g•ovamle alle guancie delle donne, era una crema a base di biacca · (carbona•o di piombc otttnuto per mezzo dell'acetato di piombo).

rere qualsiasi pericolo pur di accrescere le proprie attrattive. Poppea, grande maestra di segreti di bellezza, diffuse fra le eleganti romane un ·belletto untuoso, che formava una crosta. Questa crosta si lasciava per qualche tempo sulla faccia e si staccava poi col latte. Le signore romane, quando erano in casa, giravano con questa specie di empia· stro che deformava i loro lineamenti. Era quello il loro volto domestico, riservato al coniuge: l'altro volto, quello del magnifico incarnato era riservato agli amanti e agli ammiratori. Come è noto Poppea si faceva seguir~ ovunque da una mandria di asine, onde avere sempre a disposizione il latte per il suo belletto e per il suo bagno. Particolare cura veniva posta alla bellezza dei denti: Talune signore nettavano i loro denti ccn piccoli pennelli e con stuzzicadenti che eranc d'argento, d'osso e spesso addirittura di oro. Veniva usata pure, da poche priviJe. giate, una speciale miscela che veniva dalla Spagna e nella cui composizione entrava, fra l'altro, l'urina. Le signore, poi, che avevano gli occhi troppo in dentro tro\·avano modo di averli a fior di testa. A tale scopo usavano una polvue nera ch e facevano bruciare fin-

!m~era~uc.e

romana ~onda mcqlie dt Ner.,nf:" h., 'o apos.ò np:udaando O~lavaa . Mori nOJI ,Sb 1 C .n s~Qli.ltC ad un :o:;:a..> sferrolole . mer.1re .... ~ n.:!n~c dt:'l: Nero re [Pot:tco!ore dt un bto, ; _or. ~6··tulo .::'1:1

L'fh~ 1

~ImCEHBlD~II IDillDlDILILJE~~~ « l'k!:.ì'.:LJ!:.TE dice O' tJ io ndl.l ~ud ArJ .• m.m./t ri,·olgendoso alle sue lettmi - del· l orzo libko, togliete 13 paglia e l.t scorza. prendttc una qu.mtità eguale di fagiuolo : 'r<:mpellte l'uno e l'.tltro nelle uO\,t; f.t·e sec· cJrt <: macinare il tutto. Getta•e,·i poi IJ poi· 'cr<: Ji un corno di len ·o, Ji quello d1e cade a primavera; aggiungete\•i delle cipolle di nar· ciso pestate, della gomma e farina di Etruria e impastate il tutto con una maggior quantità di miele. Quella donna che sj servirà di tale belletto, avrà la carnagione più netta del suo specchio». E' una ria:tta abbastanza complicata : molte signore romane, probabilmente, avranno preferito, per la loro pelle, un · ratlamento più semplice. Ad esempio, mangiar carne di . lepre per. sette giorni di seguito. Marziale, in uno dei suoi epigrammi scherzando con una donna che gli aveva fatto dono di una lepre dice che se la carne di tale animale aveva veramente la virtù di far belle :c donne, la dcna.trice non ne aveva mai mangiata. Però come le donne di tutti i tempi, an. he queU~ romane non risparmiavano niente per esser pjù attrat:nti. Plinio parla di una

JCDORE IMPEJI.ATOU:

ltEIIOKE DI IIDOIAJaE DI APOLLO

Antico bronzo conserva!:, nel Museo Vaticano.

Antico :narmo conser·vOto al Museo Vaticano

Si trovava in commercio in forma di pasticche e la più ·rinomata era quella proveniente da Rodi. Le pastiglie, ·secondo Plinio, si fabbricavano facendo sciogliere nell'aceto della raschiatura di piombo : ni: veniva fuori una poltiglia che era poi seccata pestata e raffinata fino a che non fosse pronta per l'uso. Con quelle · pastiglie si formavano poi unguenti mescolandone la polvere con miele. Per ottenere un bel colore. cam 'cino .si ag· giungeva alla biacca il color rosso : Ovidio ccnsiglia,·a alle sue lfttrici ·la spuma di ni· tro. Ora è noto che il carbonato di p:ombo è molto velenoso e questo i romani lo sapevano : ma . le loro . donne, ;:eme quelle di tutte le epoche, del resto, erano pronte a cor-

chè il \·apore e p;ofuml) fumose d' essa · agissero sugiP occh1. Quest1 si aprivano e comparivano più in fuori. Si sa che le romane erano in maggior parte brune : però avevano la smania di diventar brande e usavano diverse specie di saponi (sapo, 1p11ma Balal':t, pilae malliacae) che davano alle chiome un bel colore rosso. Talvolta le chicme venivano cosparse di polvere d 'oro : ma anche g li uomini, però., avevano questa debolezza. Nerone e Domiziano usa\·ano persino indorare la barba. E le statue, a imitazione dei viv~nti ebbero le chiome dorate. La Venere Medirea e l'Apollo capitolino conservano ancora trae· eia della doratura delle chiome a testimnn;,.n. za di questa curiosa :tbitudine. 10. M . o '


questo ascendente: sul marito ella consen ·ò lino alla sua morte nel 548. Una bella carriera per la piccola attrice: di un nnetà, non c'è che dire ! Però bi~gna riconos.:ere che T eodora era nata veramente per regnare In una critica occasione essa dimostrò as.sai più coraggio ed energia del suo regale: consorte. Cinque anni dopo la sua ascesa al trono (nel 532) s<:oppiò a Costantinopoli una terribile rivolta contro Giustiniano, accusato Jal popolo di parteggiare troppo apertamente per una delle fazioni del Circo. La rivolta divampò tceménda c: per un attimo parve vittoriosa. «Lo stesso Impero - scriveva un con<emporaneo - sembrava alla ,iigilia della caduta. La città era in fiamme; all'Ippodromo il popolo trionfante acclamava Spazio, uno dei capi della rivoltà e copriva di insulti il nome dell'Imperatore e di sua moglie». Terrorizzato, Giustiniano, pensò di fuggire. Ma T eodora gli fece vergogna del suo poco coraggto lo incerò a resistere, dichiarò che essa, piuttosto che fuggire, preferh•a morire sul trono, infuse tanta energia nel comandante delle mtlizie, Belisario, che questi, rianimatosi, riuScì prima a resistere e poi a schiac· ciare la rivolta. Memcrabili sono rimaste le parole pronunciate dall'antica oallerina in quell'occasione : «Quando anche non rimllAesse altra salvezza che la fuga. io non fuggirei,

ll!ale o Have nno

JtJ(II.'/J 0 !)(: ~~ SUO

·emmo di TeoJor., voleva che ne cre.ta di iLlustre famiche fu il modello ·opio s.:rissc il suo )iamo che T eodora C.ostantinopoli, che cort•giane 'del suo eno che per i suoi :,·ano del icatczza e o pallida era d'un ime,·a in un istannostravano la gra>rme, fu detto che > capaci di ritrame gli storici contemi'nvenzicni e nelle aneddoti della Stoda Teodora per la . A voler prendesalina, al paragone te moderate e qua· a vita fu di avere e facendo per un sè Giustiniano, niJÌ nel governo del!5 d_ C.) malgrado n solo G iustiniano 1> nel governo con dell'impero di Teodora e suo. E

disSe Coloro che hanno portato la corona non debbono sopravvivere alla sua perdita. lo non vedrò mai il giorno in cui non mi s• saluterà più col nome di Imperatrice. Se vuoi fuggire, Cesare, ,.a bene: le: navi sono pronte, hai il denaro, il ma;e è aperto. Quan:o a me, resto. Amo la vecchia massima secondo la quale la porpora è un bel sudario »In quel memoran(.io episodic della sua vita Teodora dimostrò che, se non per la virtù, almeno pel coraggio e pel senso della imperiale dign:ti essa era degna dì rivestire la porpora dei Cesari. Da quel momento il postQ che fino allora ella aveva usurpato nel Consiglio dell'Impero fu pienamente meritato e Giustiniano non nascose poi di consigliarsi con lei in tutti t)i affan importanti. tL. o_ ...,



N~Uo aua opero • Ftammetta ' 1

io cul aono na.nati

suoi amon con la fiql!a d! Roberto re di NopoU.

Boce:acclo. inverte le porti. Ed è pro;prio la aua iD-

fedele amqnte che narra l'abbandono deU'mfedele Panhlo con l'mtervento e r02tOne di TarlO di•mlliO mìtolo9•che. !Buato di O . RwoUci - Certaldo) .

DAME PIOIIEN11HE DEL Q11AT1110CEMTO Parhcolare del! Incontro dello Reou>o d, Saba con Salom011•. Alfrac:<> di Piero della F r = -·

.ar-


Ritratto di una principessa di casa d'Este (Pisanen


CIOVAHNl Q. POPOLANO detto anche ti • S.llo », apparteneva od un romo cadet.o dt caoo MedtCl e alla cacCla ta dl Ptero, figUa di l.arenliO il Ma7mh~, tornò a flren:ut, nnunnò ol nom• di Medici • <IUUDM

O:c.vonnl

quollo d: • Popolano • La repubbhco lo mandi) ambaociatoto, 1>ol 1497, pro1190 Cotenna Sforza, atgnora d 1 rorll. Ed. OQU Mppe co.1 bene condarre la aua m11a10ne che un cronilta c:oatem~ annotava c::he la conteMQ lorhvese c ero oru:tai h.at • lnla1b Caterlno lo sposò segretamen te •

1

lDCO dol ~

~oor.c:ue Gtovannt dolle Bande Ne re 11 6 apollo 1498. Uo ~ .,.... · o eqa:me , tu benehco o.nche per fuenz.e malgrado le t •.. d, Lodovtco r. Moro e di Vene2Ja, Cotenna aJ\ò.t6 lorgame':: Ft ~enzet oJioro Lmpeqna1a nella duro ouerra contro P1aa Gi.oYamu ~ oro crno mori a 3I ann, ù 15 settembre 1498 .l l p d p per •

querro sorpcrtote

GUIOLAMO RIARJC Pnmo manlo d1 Catermo Sforzo .tqnore d1 forli , UC'C\&0 nel 1488 t Melo:7.o d:J rodt Vot&cano)

dai nvoltost. Gtrolamo, che t:on le sue truppe era a Paltano, scese- su Roma e a.rrivò fino a Ponte Molle; (.atenna, invece, più ardita. si spinse fino J Castel Sant'Angelo dichiarando che lo aviebbt- tenuto e difeso in nome del marito. Ella aveva allora 22 anni e dette prova per la prinu volta di quello sptnto militare e di quella volontà indomabilè che più tardi dovevano rendeda famoSJ. l cardinali ~paventati, mandanno alla giovine donna messaggi su mcssaAgi per indurla a cedere il

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Paiano Vecchto

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ta.stello, ma ella si rideva di loro, essendo rt~oluta a tenerlo 6no a quando, il nuovo pontefice eletto, non avesse confennato il dintto del marito sut beni dt cui era in pos· sesso. Furono soltanto le imposizioni dd marito stesso, impaurito, che la costrinsero a <edere Ma più che ai mariti, alla numtrcsa fi~li olanza. alla bravura guerrien. e all'tllustre figlio Giovano• dalle Bande Nere, l,1 f.1ma da Cucnna è raccomandata a un gesto gr~ndooso. Dopo c:he il primo marito GiroIJmO Rta:io fu ucciso da t ribelli ( L488), Catenna per sfuggire alle loro mani lasciò loro •n ostaggao i figli, e così ebbe licenza di en· tr.ue nel suo l astello dt Rava.ldino Entrata\'i ne )barrò le porte, e si mise m . assetto di guerra, dando tempo alle milizie di Ludovico Sforza da correre in ) U O soccorso. Durante l'assedto • nemici, per indurla a capitolare, la minMciarono di uccidere a figli da lei lasciati in ostaggio. Ma la fierissima donna non si piegò alle minacce. Purtroppo venne il giorno (l ~00) in cui contro le muraglie del castello d t Forlì ' enne a battere Cesare Borgia: dopo ventt giorni di bombardamento, le IDI· lizie del Valentino diedero l'assalto alla for· tezza. La difesa fu accanitiS$tma, Caterina st battè- meglio di un uomo, ma la forza ~e­ mica prevalse e dovè capitolare. Il ValenttnO la trasCinò a Roma dove la fece passare per le vie av,·mta da catene d'oro, poi ~ seppcUl nelle segrete di Castel Sant'Angelo di_ do~ la trasse l'intercessione del Re d t Francta. C era entrata vigorosa e beUa, ne uscl \e<:chia e diocita. Morì a Firenze nel l ~09. ca.. o.""'


BEI.IEZli: VENEUANI: I>EL '500 (Sopra] la ~ Flora • del Ti:z.iano agli Ulfi:z.i. (A sinistra] Bianca (;appello. nobile veneziana e cortigiana, dopo u.no vha anenturoca riuscl o Ioni sposare da Francesco de' Medici. La Repubblica di Venozia, che p:-lmo

l'aveva· bandita. dopo il motrimonìo l'adottò come fi9lia e le conces.se una! cospicua ciote. (R!tr01t0' dell'Allori - Ulfi%i. Firenze).

SU D I LEI i pareri sono discordi. Geniale, ambiziosa, avida di ricchezza e di potere, orgogliosa e spregiudicata, Bianca Cappello fu aiu: ta in tutte queste sue disposizioni dalla bellezza che dissero verament!" grande. Noi dalle stampe abbiamo rilevato un viso rotondo, con occhi bene aperti dallo sguardo penetrante, una bocca piccola e carnosa, e attorno alla fronte spaziosa tanti ric.ciolini alternati a una acconciatura di perle. Montaigne che la conobbe, notò soprattutto i suoi seni, notevoli per forma e dimensioni. Nata a Venezia da una nobile famiglia, a quindici anni era fuggita dj casa insieme a un impiegato del banco dei Salviati che a lei si era spacciato come parente dei ricchi banchieri, e con questo Pietro Bonaventuri aveva vissuto a Firenze per qualçhe tempo e aveva messo al mondo una bambina. Poi Francesco de' Medici l'aveva no:ata Fe' la f rc!schezza dei suoi giovani anni, per la grande bellezu destinata a far sparire dal firmamento le brillanti stelle fiorentine, e senza eccessive insistenze riuscì a farne la sua amante. In quel tempo. e anche in appresso probabilmente, Si narra che Bianca fosse bella e ·fiera, fiera soprattutto, ma questa sua fierezza era mitigata da una certa malinconia triste sempre soffusa sulla fronte e che faceva pallide le ,I!Uancr:, inumidiva i grandi occhi. Questa espressione di dolce vittima dove~e Harre

FIIAltCESCO l I>E' MEI>JCI Ritratto da Angelo Bronzino. (ftronze, Goll. Pilti).

p iù di uno in inganno e fa,·orirla grandemente nelle sue maccbinaziooi. Dapprima la sua relazione con Francesco de' Medic.i rimase segreta, poi tutta la città lo sepp:, e primo fra tutti forse Pietro Booaventuri, ma pare che questi fosse un essere poco raccomandabile che cercò d i trarre il miglior partito dall'in· fortunio coniugale, ebbe le sue entrati!' anche lui al palazzo de' Medici, spadroneggiò quanto poteva, si attirò l'odio di tutti, finchè una

mattina . lo trovarono ucciso a una cantonata. Bianca non pensava ancora di poter sposare Francesco, tanto più che . ptJt amando follemente la bella veneziana, questi era assai preso dalle trattative -di matrimonio con l'arciduchessa Giovanna d'Austria, indi dalle nozze, ma la sua qualità d i favorita del futuro granduca le bastava, in attesa che gli avvenimenti le si mostrassero più favorevoli. Per affermare meglio la suà posizione, le sarebbe occorso un figlio, ma, manco a farlo apposta, dopo la bambina avuta 'dal marito, non il minimo cenno di gravidanza. Era una disdetta, è vero, tanto più che css.endosi rivelata sterile la granduchessa Giovanna, un figlio di Bianca avrebbe potuto venire riconcsciuto erede; ma l'ambiziosa donna aveva g ·à pronto J'espe· cliente. Francesco era già granduca di Toscan3 Ja un paio di anni, quando il 29 agosto 1576 è battezzato nella cappella medicea il pi.:colo Antonio de' Medici, presunto figlio di Bianca. ma in realtà raccolto ai trovatclli il giorno prima. Bianca ha simulato la maternità, e ne s1mulerà ancora altre due. Ma ormai, quasi punta al gioco, anche la granduchessa si fT!ettc a far figli, e al secondo parto soccombe. Bianca Cappèllo può ora spcsarc il suo granduca: la cerimonia avvenne i.n forma privata il 6 giugno l HS, e con g ran pompa c: festeggiamenti un anno dopo. Ma i li:oren:ini cd i f:tmili,ui er<ino scontenti, in special modo era scontento


di avere vinta l'ostilità del cardinale, il destino la tradiva. L'8 ottobre 1587 la piccola brigata radunata nella Villa uscì a caccia; ma durante il giorno il granduca, accaldato e su: dato si buscò un forte raffreddore che gh dette una febbre violenta e che egli volle curare a suo modo, tcangugiando le più strane medicine di cui era venuto a conoscenza durante le sue ricerche di chimica. La medicina principale era chiamata Bezzuar : era una secrezione formata nel canale della bile di molti animali e in particolar modo del coccodrillo, del porco spino, della capra pe· ruviana e della gazzella; ma non salvò il Granduca che il 13 ottobre, essendo stato colpito anche da una febbre maligna, peggiorò rapidamente e dopo 8 ore di atroce agonia il 19 ottobre moriva. Nello stesso tempo anche Bianca veniva a cadere serian1ente ammalata e chiedeva continuamente del marito. Aveva sempre detto che la morte di Francesco e la sua si sarebbero succedute a brevi intervalli. l fatti, per una strana coincidenza le dettero ragione. Dopo sei giorni di malattia, sentendosi entrare in agonia, e non sapendo che il marito era già morto, gli mandò, per il suo confessore, Fra Maranta, il suo estremo saluto. Inutili furono le precauzioni per oascondergli la morte del Granduca : perchè il movimento che c'era nella Vi)la, il viso angosciato dei servi ; l'improvvisa partenza dell'arcivescovo e del cardinale Ferdinando per Firenze le fecero capire tutta la verità. Per un poco giacque in silenzio poi, dopo aver mormorato qualche preghiera, èmise un g ran sospiro, dicendo. « E si accorda pure col mio desiderio che debba morire col mio signore». Furono le sue ultime parole. Poco dopo spirò : erano passate esattamente undici ore dalla morte del marito. ("· c.) MICHELANGELO: GIULIANO DE' .MEDICI t Dettogho

MUSEO CONDE'. CH.o.N!IllYJ hgurb come Cleop:llra col seno nudo e un ) e aulb afondo dJ un cae1o dt tempesta? :x e o n01 è n.ma.sto un .altro suo presunto 1

de' Medici la conobbe quando usa era

::; andata sposa a

sedici annt od un tal

lllih odorolori: <~ Fra lo JJUe ,eccellenti dott ~

quelb. cho con let aveano qualche dlmo. amati da essa. » narra un cronasta del

iero da lei la rendevano amaca dJ tutte le ·eo che t,.nh uommt, $enza ,gelosia l'a:mas1 v~nranni S~..monetta fu colta da un male o . Giuhano le lu •aempre vicmo e Loron:z.o

portata, f suoi medici. Ogni rimed\o , perb, 6 c vontur~ anni. Due anm dopo. 10 chiesa tU& ir.tomo ai Pazxi. frutto dei suoi amori

o 11 Cardmale lppohto de'

M edac1.

Francesco, il quale oppcse tutte le sue lile matrimonio e parlando della nuova Bianca allora decise di far piegare anche prelato, era pure un uomo, e fino a quel : grazie. La famiglia paterna, dopo averla p1enan1ente riconciliata con lei, Ja stessa ).ent~ la nuova dignità alla quale Bianca •Ferdinando doveva col suo rancore oscudi Poggio a Ciiano deve per solito Cappello, vi furono molte musiche, momento in cui l'ex cortigiana credeva

Cappella

Mediceo,

flrtm~e),


DONNA LOMBIUID.A

(Scuola lomba<da del :XVI secolo. f1· ronze, Galle<la <l~li Ullizil

1 1

NCJ NO;>.: POTREMMO affermare che monno Lisa fosse altrettanto bella quanto ci appare ne: mag•co dipinto dJ Leonardo da Vinci, ma sappiamo che mai la sua persona aveva suscitato tama ammtrazione quanto la vJSta del ritratto. allorchè, terminato dopo quatuo anni di fatica, fu mostrato al pubblico. Monna Lisa era nata a Napoli dalla fam1gha Gherardini, e il suo matrimonio con mes<er Francesco de' Zenob1, detto per il suo tem· pernmenw 1l Giocondo, l'aveva trapiantata a F1renze. Di messer Giocondo essa veniva ad essere la terza mogùe. e il fano di aver voluto rendere OnNe ali• ~ua bellezza ordman<lo un ritratto al grande pmore, divenne beo presto fonte d i molrJ crucci coniugai. per l'ameno liorentmo. Leonardo da Vi~­ CJ aveva circa cmquant'anni, c si narra cht, pt'C otJenere dalla sua modella 1l sorriso voluto, desse convegno nel suo srudw a mus:ci e cantori onde creare l'aura di dolcezZ3 e letizia più confacente allo scopo. Poi messer Giorondo venne a sapere delle voci corse ·sui rapponi amorosi fra il pittoJe e sua moglie, forse caluon:e, e n<>n vnlle più ve· dere il ritratto: lo vendette a Francesco l re dJ Pranc1a o lo restituì a Leonardo che poi lo portò con sè alla corre di quel sovrano. In un modo o ndl'nlrro, la Gioconda aveva varcaro per sempre i contini della patria. Quando, quattro secoli dopo, e precisamente d 21 agosto 1911, si sparse la srraordmaria notizia del furto della Gioconda da! museo del Louvre a Paiigi, la sensazione fu enorme in rutti gli ambienti. Fuiono stampate grandi c ptccole riproduzioni del quadro scomparso, la fabhrica dell'acqua purgativa Hunyadi-Janos mise le sembianze d, monna Lisa col motto « T111o rilo iurundt » sulle sue bottiglie e nei manifesti nelle stazioni ferroviarie; · una fabbrica di puntine da g;ammofooo la impresse sulle scarole metalliche. fu una breve e, bisogna dirlo, avvilente vacanza del capolavoro leooardesco, e il sorriso della Gioconda era dappertutto, misterioso .e canzonatorio; poi, il 12 dicembre 1913, in un albergo 6oreot'no di via Cerrerani, la preziosa tela fu ritrovata, pk gara in quatrro nella valigia del pittore Vincenzo Perugia, il quale, dopo averne eseguita una perfetta copia, non sapeva p:ù cosa fa· ne.


11

~ t>~lt, o ~ht· p.uono • '' · con tanti

>UI tono p•ù morb•Jo Jel castano, n,tiJntOnlt, \'Oiuttuost, la sol~:rzi.1 del .1 rcmot.t vibrazione, Luaezia Borgia ·Jbouante lussunos.1 di Victor Hugo, ~n.ttnce Jeli.t leggendJ piu popolare.

CESARE BORGIA

Seconoo f:gho naluraJe del cardmale RodnQo Bor· che lu pot JXlP::t col nome d1 AJe:s&an<Ùo VJ. 1 ra1elfo d1 LucretiU la leg9enda g h attrlbul rapporl; m~stuost con la sorella che le reconlì iuda· c:ur.J stanche hanno smenhto. (Ratratto del Gìor9xme

q 1o

nello Pmacotcca d1 fori\)

f}fTO R!TiATTO DI LUCIIEZIA BORGIA

knlolorneo Venezaano. Londro Notional Galleryl

nno, storicaa immagine ;lrappeggiata tolioeara dal scansando • muovere del 1 e, come nel ·iusto al mo;1i gente cade 50, di questa

«dolce ciera », ecco il problema, e per cominfidarsene come di una bellezza auten· . oare, • . defi . nua notica, da darle credito pecche Sia m inabile e ricordabile nel tempo_. In tre parolette elementari, Lucrezia er~ ~Ila? Credo che possa valere una risposta SlmJie a ~ues:a : . f u bella come le. cose Lucrez1a . . beo. nusc1te, . però consideriamo legJttlffi• tutti gl1 ele:,~entì dei quali si giovi la segreta cd estrosa magia chimica della na:tuca. Ad ogni modo non prenderemo le nostre te-

't•momJnze Jai ~uoi ritratti senza l'aiuto del ~ommcnto: e a vcderle quegli occhi fra il c:cbttno t d gng1o c: 'luei !abili capelli, osser\<:remo <juanto il valore (o vogliamo prcciSJrC. il « pmlento ») dell.t d iscendenza catalan.t dal padre: si sia addoletto in lei per virtù dd sangu<: materno, 1tallano; forse lombardo; SKthè, tutto oò che pn eredità borgiana ·'' n:bbc dovuto risultarle di color bruno e di yu.tlltà Jcnsa s'è tradotto in chiaro per sviare, ) l direbbe. le trac~ie <h un'affinità troppo evidente t t:oppo ~alcb. Pedino le som•glianze 'tmbr.tno trututc:: ti mento sfuggente dj AbsanJro VI è npetuw nella figlia: ma il difetto the rt:nde il viso del padre inquietante dt .tmbtgua rapJntà m Lucrezia diventa indice d1 mccrtczza, aAAraztamcnto puer-ile vicino ad essere lez1oso. Anz1, se d1 qui procederemo Jll.; ntogniLlonc J1 qu~to (elebre VISO, S<opn cmo m t)SO un.1 gentilezza manifesta., uno stupore lcntano, e, po1, un'in:enzione di schi- ,....; varsi dagli interrogativi, cancellandosi. E pro- . ' peio per questo ultimo acquisto delle nostre deduzioni, si farà in noi il sospetto della verità : Lucrezia è stata così debolmente interpre· tata dai suoi ritrattisti , forse perchè ha ,-oluto di proposito tenere al bando da se stessa la sua espressione più in:ensa : in questo modo Ji conced&rsi,difendendosi,riconosciamo il -suo ,.segno. Veccebbe facile immaginare come :;uo· • nasse il riso carnoso di Rodcigo Borgia quando, nel J480, sotto il cielo d ! Subiaco, si provò


a sollevare fra le gran braccia cardinalizie la 6gliolina bionda che gli era nata nell'aprile di quell'anno. Bimba delicata e tenacemente vitale: e vitalità e delicatezza crescev3:11o con lei, maturaodola, sotto lo sguardo tutto &sico del Borgia che poteva vedere ,n<;lla tenera creatura a lui somigliante, come un se stesso trasmutato di sesso, d'età e di colore quasi per la grazia mitologica di una metamorfosi : motivo di stupo~e e d'affocata adorazione. Tutta offerta a quèsta adorazione fu Lucrezia e senza modo di scamparla; sacrificata dunque nel se:,.so che i ~ini patiscono il troppo calore e vogliono essere amati con misura specie dai loro genitori. Ed è chiaro che quando la fidatUarono tra gli undici e i dodici anni con don·Cheru1 bino de Centelles, coh don Gaspare d'Aversa e in6ne con Giovanni Sforza da Pesaro, questo ìntricato armeggio fu per lei, più che un passaggiO' di sensazioni, un anonimo passaggio di contratti affidati alle grasse e seosloili mani di Alessandro VI. E contratto, che parve allora buono per una bastarda, fu il suo primo matrimonio con lo Sforza, tutta cosa politica, che doveva servire ad affermare la potenza. della casata milanese in Vaticano. Cominciato a tredici anni il viaggio di Lucrezia tra le avventure coniugali, ecco che la 6sonomia di colui che doveva legalmente e naturalmente liberare la bambina dalla schiavitù di un intemperante amor paterno,si va delineando e ha il lividore della paura : anzichè contare su di lui (bisognerà difenderlo - e magari varrà la pena di diventare donna per questo - contro le minacce confederate dei Borgia; tutti, il padre e i figli, già volti contro 1a politica sfonesca. E a lei ,che1per istinto1cerca la conciliazione di quei caratteri avversi s'impone l'affanno di cercare ripari : sollecita dunque daJ padre benefici che diventino allo Sforza segni d'affetto e lo a.Ssìcurioo; e per suo conto cerca di avvalorarli con pubblici segni di rispetto e d'onore insistiti al pun~o da diventare quasi eccessiv1. 1

Padre W Lucrezia Borgta e de

sospettò che fos.se atato .avvel• o Romo, scr1s6e nel 5UO rappo

del P<Jpo era • 1l P•~ brut:o. Il ma- atato veduto, e non COnM

ma umanO" ,. .

CP>nlurlccb•o, de1ta:gllo della lunetla «lo d11pula d1 Santa Caterina • una delle ptÙ c<>lebrate J)lll\lre del Rtr.asc1mento Apportamento Borq1a, Vatu:anol

[Pin1uncch1o,

Eppure, il rombo del sangue l alle radici dell'anima : se lo S lo segue a Pesaro piacendos adriatico; ma le sarà fatale,all sulla sua bilancia le qualità de vampa d'amor terrestre che d: è, per lei ,magari ,una dannazio1 la scioglie dai suo1 problemi, • dezze ,per donarla ricreata al g cola davvero, tra padre e figli, del sangue; e si comprende che sempre più respinto e mìnacci Dato questo avvio, tutto divic fuga di Giovanni Sforza da l coniugale dei conti di Pesaro, intorno alla tribù borgiana, l' dal papa al genero. Il viaggio ·, conduce il gran f ratone a Pes: divorz1o è una conseguenza pr• taglia ,arizi, di caratteri; e la c (che vollero clallo Sforza Ja c< maritale) indica la disfatta de resa. Pa~ano su Lucrezia om l'assassinio del duca di Gandi e con tanto valido giudizio, il surra di un'infame rivalità fra nato. Peggio, 10 quei giorni,lt Moro in un colloquio da com che s~rebbero esistite fra Lucr firmata .di suà mano la didtiaJ ~~ chiude in convento, sapendc mari co1 separa n dolo da sè, al n ICONTINlij


contro Carlo V, e in quella contingenza ,•ide balenare sul suo capo la speranza della corona di Napoli. Fu solo un sogno, perchè uscito dalle avventure guerresche, ammalato e stanco, morì a Milano nel 1525, senza che la sua sposa potesse porgergli gli ultimi conforti. Da quel momento la vita della bellissima gentildonna fu dedicata alla religione e agli studi, e le sue poesie furono tutte ispirate all'amore crudelmente reciso, alla memoria dell'illustr.e marito defunto. Visse a Roma nel convento di S. Silvestro, a Orvieto in quello di San Paolo, a Viterbo in quello di Santa Caterina, poi ancora a, Roma presso le Benedettine di Sant'Anna. Qualunque altra donna del suo tempo sarebbe stata altamente lusingata di un amore come quello tributatole da Michelangelo Buonarroti quand'ella aveva g;à quarantasei anni; ma Vittoria, rimase fedele alla mecnoria del marito e non ccnc~se mai nulla di se stessa all'artista. Ella scriveva poesie di intonazione petrarchesca, io cui l'amore sacro, anzichè scaturire da quello profano quasi una esaltazione dell'anima umana si sovrapponeva ad essi> per distruggerlo, annientarlo, e la sua vita era casta, virtuosa, assai simile, insomma, alle sue poesie. Non volle mai posare nè per un ritratto, nè per una statua, opponendosi alle più affettuose preghiere. Quando morì, nel febbraio del 1547, nel palazzo Cesarini dove i parenti avev.ano voluto assisterla negli ultimi momenti di vita, Michelangelo era presente, affranto da un dolore che nessuno avrebbe mai potuto consolare, e siccome Vittoria aveva vissuto, tutto ~mmato, come una religiosa pur non avendo mai preso gli ordini, la sepoltura fu .fatta secondo il rito monacale.

LA FO~Al\fflA E RAFPAELLO d tto le Fomarmo, flqUo dl un mu· MatQherna uu. " pol<ma lu l'amcmto dol piltore • gnalo. ~ll.sauna ";: lla F.;,.,oamq • qU alltec<:hl vollpool> .~"'' ' .Jd•P"'~tra~ll nprodotu eono di RoUaellol L

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amore poetico. Per i convcgn quando la società dei cortegg•a a dare lustro alla padrona d, c Tul11a, a tutti nota come figi madre, abile speculatrice che s: telhgenza della fanciulla. Qu. Cardinale dovette interromper< guire un tale che l'aveva bèffa dare gli estremi ritocchi alla f già esperta di lettere e, almen• Roma, nel l 519, la morte del eredità del cardinale, non s: sd 1•ic traverse, GIUlia C1mpan;; 1 il riconos:imento della fi~ha eh d1 -tgalità. A Roma, il ntornc di str.1ordmari:~ bellezza ,. d, n donna pi.tccntc, madre c hglia

Amico delle PIÙ celebn corhg1ane del suo tem· po dt cui doscnsse, t cos1um1 ::el celebrt " Ragao· nomentt o, lu però nem1co ocerumo dt>Uo crrll g1ono 'rulho d'Araqona nvale dello Zo!leito amo:ore delt 'Arehno CRalrOIIJ d1 T1ZM:mo Vcc,!ilr "'

Galieno: P1111

f1rerze)

POETESSA E CORTIGIANA, s• suoi dm· normalmente d, le1. Ma sarebbe più esatto dire tOrtigiana c poetessa po~ehè la v1rti• poetica venne in conseguenza della professione cserlitata c soltanto di quella; se:: Tullia fosse stata d est mata, dalla nasota, ad andare sposa con m.1ggiorc o minore fortuna è dubbio che Giuli.1 Campana. sua madre, SI sarebbe presa la pena J, educarla con tanta çura da farle acquistare un posto d1 rilievo nel mondo delle lettere. Giulia Campana esercitava anch'essa, con molta fortuna. la professione di cortigiana. Dopo un osu1ro debutto a Ferrara ~· era stabilita a Rema, con il ruolo Ji rorllgi.m.t ono/<1. cio~ J, signora con appuramento c carrozza e non , 01/Igiana rl.. lume come la maggioranz.1 dclk <ilc icttomila censite a Roma, che a quc\ tcmp• ccntava nnquantaunguemila abitanti. D1 G•uha SI era inn.1morato il cardinak Lu•g• J' Aragcna. rampollo naturale d1 sangue reale-. c Tullia era figlia di qucs·o illustre am01c::, , portò il nome del pad~e. Sotto il ponufic ...,, d1 Leone X e per essere più precisi ne1 prim1 .1nn1 del l ~00, le (Ort•g•anc e1ano le sok l r;, le donnL ad a1•ere il culto della poes1a. l sit:ncri f.mèsi che ama1•ano at'cggiarsi a poct1 talvolta assat medioc:-i - si e~crcit~vano soprattutto in casa delle cortigiane nei loro rott•c 1 diletti. Le riumoni che scralmente ave~ v:1no luogo in cert i apparamenti ospitali non erano orgie ma signorili convegni duquali si conversava sclt:Ulto d i ran-e

T\ILLIA

o·Alli

rafhourala come Erodiade h\ und> l&la- del ~ rald1, scrive degli occhi deHa famoso corttgiand vivace che pareva ginassero fuoco neç,Ji altrui


dcro la prima - venne risaputo da un gicvane ~ focoso amante, Paolo Emilio Orsini, il quale, propalando la veoalità della illustre signcra, la mise io condizione di doversi allont~nare silen:ttosa.meote da Roma. Per qualche tempo Tullia e la madre ripararono ad Adrta, paese nativo di Giulia. Poi, ntllo st<;sso anno si recarono a Ferrara dovt: lo~. g rovane poetessa·cortigiana fece innamorare Bernardo Tasso, passione questa che fece di· IT'cntiCare J' incidente romano. A ferraca 1.1 corte di Tulha torno al primitivo splendore, ma anche questa volta per poco ~mpo. lnsi diò la sua posiuone Gian~ttista Gntio, che respmto tome .unantt", propalava tutto <juanto era riuscito a sapere sul soggiorno romano di lei; valse però a sosteoerla l'amore ardente dr Girolamo Muzio che la celebrò dapprima col 'nome della ninfa Tirrenia e poi addirit· tura come la musa Talia in un'egloga rimasta fra le sue opere migliori. eu. d . F.)

[Sop.ol e sua lllOglle t:leononx di Toledo [solto), cet.bre bealel:zo anqu•

(CONTINUA .A PAG. !89)

cenlesco m .due dtpmtl del Bronltno.

COSJMO PIUMO DE' MEDICI


IBilCCll ~~~lBIICD ~I!CDlBll~® IL VOLTO della Jonn.t del Ranas<tmmto do· ,-eva tnnanzi tutto essere chiaro, simik a Crt· ~tallo, splendtntc e amoroso come lo t.tnl.t· \·ano t poctt, Sl(<hè quelle <he non IO po~~C Jc, .tno di n.ltura vi >i adoperavano con cncr gia ammire,ole c ,on una varoetà dt mctodt che fa .tppanrc ben pover.t cosa LI nostro cosmetica moderna. I lttolt dei tapttolt che s1 incontr.t,·ano nei tr.ttl;lli di bellczZJ dell'tpoca Jimostr.mo come 014ni SOR_E.:etto fosse Mudt~to net ptù monut1 partitolan · « DdLtbbdlimcn to del \'Ìso c delle labbra. del modo dt ren Jer<: l'alito so.H·c. della cht~ntic.IZtone dd co· lonto, del render nc~c le oglta, com<: 1mb1an. chtrc 1 denti c rafrermarli, canc<:lllre le rughe, nngtovanirc i line.lmentt far sparire l.t forfora» Un ltbro francese del XVI ~e.:olo r<:,a ( r.t l'altro « un modo d t ungerc· la f.llu.t pn l.t nottc c di fregarla prima J, con,arst » cht: rende t ndcntc come 1 maSSJgJ!t f:tcoal1, cosi an onore ai nosrn g10rni. non erano affatto tras<urJ.tt. Gli in.~.:rcd1ent1 ptù strJill c ttholta p1u npugnantt faccHÌIO parte d1 qut'\11.: n cctte lumache, escrementt d1 cen·o c dt !OC codnllo. sanJ,'\Je d t angu11la. gmu d'uo\ o. La maSthera d1 farina e bianm d'uovo dw le don ne della Corte d t Enrico III me:trc' ano per la nottt, le fette d1 CJrne d1 vitello trthi.J tn · tnsa nel latte che le Veneztanc appltc.tl ano su1 loro volt1 prima d, andare· .t letto per <Onscn·are fres<a e gtovane la pelle, c le m tcnnc d1 Ltrdo che le Tcdesthc ado!Xr.tnno .Ilo ~·<·"o modo non erano ~ntOr.\ 1 p1il ht7

LAUIIA DE DIAHTJ

AJ.FOHSO D'ESTE Bench~ oposo

d1 una deUe pib beUe donne dell'epoca oua. LucroZia Borgia. Alfonoo d'Eale non riuad màl a

provaro per )el un grande amore. ma solo un tenero oHetto La ~la, grande passione del principe arbgllere,

fu laura O. DianU, fiçrliq dì un poYtlro crtiçrìcmo, belliiOLIDa • casta donna. Alfon.o adori> Laura che 't'OIIe nobìlltata eon U poetico nome di Eustocbta; e le opere del Tlzlano e del Morelto otcmno a testimoniare tanto adorazione lnlat11 dal Maretto. Alfonso 11 fece rUrarro ll'l9II'IIOCCh.ia1o d~anh a Laura. rappreaenla1a come Sanla Gauatana. dal Tì.ziano m a1to di reogere lo t.pecchlo m.ontre la donnct -amata adorna di gemme i auoi onera~

vt9iaoet copella. Nel 1~19. dopo la morte dt Lucrezta 8o'91a, Alfonso •IX>"l> ""9telamente Laura. Da lei ebbe un llQhO. che portò 1) suo stesso n.>me. lu cr~lo oorehea.e di Monrecch1o e dal quale d~se la nuova ec..a Ù•

Ule-M""-na


TE CATEIUNA MICHEl.A

l.AVIlflA

ELEONORA DI MOHTEFELTIO

' Coello, Madrld. Prado)

(T>Ziano, Pinacoteca di Dresdal

(Scuola Veronese, Gall. Ull.. f irenzel

GIOVANE DOIOfA

laio, Nat. Gallery, Londra)

LIJCIEZIA CIUVULI (Leonardo da Vlhd, Lou•re

cosl col bianco misto al rosso quel colorito roseo tanto ambito. L'arte della truccatura era del resto raffinatissima nel Rinascimento. A Firenze, dove il gusto dei belletti imperversava furiosamente, un frate, Bertoldo, fui· minava contro l'abuso mtnacciando che, poichè le dcnne volevano nascondere il viso che Dio aveva dato loro, il Signore si sarebbe ricordato che avevano avuto vergogna della sua opera e le avrebbe rigettate nell'inferno. «Mi hanno detto, scriveva la duchessa di Orléans, che 1::. regina Maria (de' Medici) aveva presso di lei un uomo che chiamavano l'ac(()modatore del viso della ,.egina; la regina e le sue dame e damigelle, erano tutte imbellettate di rosso e di bianco ». Le Italiane si tingevano le sopracciglia come i capelli, ma in nero, oppure le depilavano. In Francia il gusto era talmente falsato che non ci si contentò più di marcare le vene temporali con matita nera · o azzurra, ma si ritagliavano addirittura in taffttaJ n ero per incollarle sulle temp ie. Della stessa sos•anza erano fatti i nei che venivano applicati sul viso per fare risaltare il candore della pelle e il cui regno diffuso poi in tutta Europa, doveva durare fino al tardo '700. Il maresciallo di Te~ che fu ambasciatore di Francia a Roma fa l'elenco in una sua lettera dei nei

GENTILDOIOfA FIOIEHTIJ(A

Parigi]

(Piero di Coaimo, ~oma. Gall. Ncn..l

che adornavano il volto della marchesa Zenobio : ne aveva potuti contare sedici fra grandi e piccoli, di cui uno gigantesco posato sulla tempia sinistra rappresentante un albero con due uccellini che si beccavano amorosamente. Dobbiamo però osservare che queste cure mi· nu:l.iosc del volto e delle parti visibili del corpo non erano - tranne qualdle eccezione egualmente raffinate per il resto della perso· na. Il fatto che Diana di Poitiers conservasse così a lungo la sua trionfale bellézza neo solo eco cure, belletti e truccature, ma anche con bagni freddi . è addirittura straordinario ~ un'epoca in cui la pulizia dei corpo era com· pletamente e con disinvoltura trascurata. E' con tutta naturalezza che Margherita di Na· varra, mettendosi in scena in uno dei suoi dialoghi seno il nome di Urani~ vanta la bellezza delle sue mani « ancorchè non le avesse lavate da otto giorni ». Più tardi, sfogliando il « Giornale di salute » di Luigi XIV, si può constatare come durante il corso lun· ghissimo della sua vita questo principe si sia bagnato una sola volta ( 1665). e ancora per ordine dei medici. A Versailles sotto il suo regno ·non vi era che una sola stanza da bagno, più onoraria ,dle utiÌe, ornata di una gigante·

..


Bordone, Londra, Nat. Gallay)


non era molto più avanzata e Madame d Aulnoy Ct descnve la poc:o C'J1 ficante toilette di una Grande di Spagna. « Appena alzata essa non niente di più urgente da fare che prendere una tazza d i rosset:o c un grosso pennello se ne mette non solamente sulle l,tUancie, ma mento, sul naso, al d1 sopra delle sopraccigl1a e su i lobi delle Della bellezza non si preoccupa; ciò d1e essa vuole è essere molto Inoltre si strofina di rosso il palmo delle mani, le dita e le spalle; e p1ttura si fa due volte al giorno, al lev:usi e al con carsi. Q uando è , . ,.....,,tA"lll. la gran dama si fa profumare. Una camenera comincia a circcndarb fumo Ji pastiglie che fa bruc1are, mentre un'altra prende dell'acqua fieri d'arancio, se ne empie la bocca e stringendo i denti la rigetta una p1ogg1a sulla padrona >). Era 10vece di capitale importanza rn,,.,.,,,,.;..,. la bella opulenza· delle carni luminose c calde che i~. ittori facevano fare sulle loro tele. Le donne di Venez1a prendevano perciò delle d'Ind1a, mandorle. pistacchi, pinoli, sem1 di zucca, carne di pernice c :appon.c, pesta\'ano il tutto e v1 aggiungevano dello zucdlero tanto formare un,t specie di marzapane di cui mangiavano ogni mattiru cuta quantità insieme:: a un dito d1 \i no di Cipro. Le napoletane ra"ano anLh'esse le noci d'Ind1a con fanna di nso, di fave, d i orzo, lent1cch1e, d1 papavero e di frumento, il tutto cotto nel latte c mescolato LOn eguale quantità d1 zucchero. Una miscela di allume, olio d1 rose, ac(:to e canfora, J, cui b1sognava ungere quotidianamente i seni ser...iva ;t mantened1 b1anch1 e ferm1 Un'altra ricetta di succo di cicuta, cahfora, incenso b1an<o e aceto era raccomandatissima per lo stesso uso. Si diceva che ad essa Fnne ave..se dovu·o .t suo trionfo d inanzi al tribunale. Le mam anch'esse nano oggttto d1 particolari cure. Le si mantenevano morb1de " fufl,\ di pasta di mandorLt c tenenJole il più possib1le coperte dt ptantl musciat. non solo di t:iomo ma anche di notte. Le unghie veni· Yano lucidate con poh·ere di corallo. Emilia Pia, mandando alla sua am•u ls,tbell.t d'Este un legno per rendere le unghie brillanti. scrh·c:va: <' Bt~ogm fregare linchè s• sente un certo calore, ciò affatica da princip10

mot• 1'1lL~1

"iont~•!'·tn ,

al gran r< ;1one d, t> colllt lun :1 mezzo ,!. >p.t l'IJ!I~nL


Ritratto di geutildonna (Galleria Poldi


co. Ecco una ricetta dettagliata : Si prendono quattro oncie di centaurea, una lib~;a, di aUume di tartaro, due oncie di crescione onen-. tale, un'cucia di solfato di allume e di potas· sio e sette libbre di acqua attinta da un pozzo. Si mette il tutto in un recipiente munito di un cannello, poi si riduce l'acqua a un terzo del suo volwne per evaporazione, si filtra il liquido facendolo sfuggire dal cannello 'e si ottiene la tintura. Tuttavia prima di servirsene è indispensabile lavars·. bene la testa e farla asciugare ~ raggi del sole. In un altro trattato intitofato « Gli ornamenti delle donne», edito a V enezia nel 1562, un . certo Mari nello consiglia ben ventisei ricette per dare ai capelli tutti i toni, dal fulvo al biondo cenere. Una di queste consiste nel far bollire nell'acqua chiarissima della cenere di vigna con · paglia d 'orzo, fusaro e liquerizia scorticata e pestata con un limone. Si passa poi attraverso una tela il miscuglio che ne ri· sulta e che serve a lavare la testa. Dopo asciu· gati i capelli, bisogna ripetere l'operazione di· verse volte finchè le chiome diventino brii· lanti simili all'oro. Fu soprattutto a Venezia che l'arte di imbiondire i capelli raggiunse la più alta perfezione: le donne consacravano parecch ie ore, una o due volt~ la settimana, a questa occupazione. Le si vedeva sedute nei balconi o sulle altane, intente a lavarsi i ca· pelli con una spugna attaccata all'estremità di un bastoncino e uno specchio in mano. Poi, dopo aver fatto passare le chiome attraverso un cappello di paglia senza fondo, si espo· ' nevano intr~pidamente per tutto il pomerig· gio ai raggi del sole, anche il più cocente, poichè pensavano che il suo calore non solo . asciugasse i capelli ma li colorisse di un bel tiondo naturale. D'estate il calore era tale che nessuna cameriera voleva accompagnare lassù (a padrona. MARIA CUIII.I.A oCONT/NUA ,i PA G . 289)

"

DOMHA TOSCANA

LA BELLÀ {)El. TIZIANO

(Particolare d eU' alfresco «. Lo nascita di S. Gio-

(Rit ratto di ignota conservato tn rirenze nttlio

vonnl • in Santa Maria Novello, firenze)

Regia G alleria Pìoti).

~ pettinatura feDUDinile del cinquecento tende alla semplicità dopo le e1iogerazioni del quattr~conto c~o · v.td!l aulle teste muHebri tutta una serie dt guarnizioni: t o: bugoH • (reti d 'oro) : le t~cayole» (scufhe) ; .i trcon: cerut fil .buscherl-. (veH e stoffe da testa) ecc. Nello prima metà del Cinquecento durano ancoro toh foggo. OJQ nella seconda metà del aecolo si hanno delle modUicazlonj e i capelli si porton,;, entro ptcco}e reti _,ç..

pure sciolti aulle spalle, Ta Jwoha sono sostenuti da armature di filo di ferro (che saranno poi 50Siih.the da Imbottiture di capelli finti). Nel costume veneziano permangono oncora inVeca le acconeia1ur~ ,n9iolel1a1e

ri.cche di stoffe pre2iose


Parmigianino: rilrallo di donna detta «la bella)) - Napoli, :J.{useo Nazio11ale (Foto ..Alinar:i)


giorni visse nasccsta net boschi, poi il suo ~do~atore, ~~<linale Ippo~ito de' Medicr, accorso da Roma a difenderla, la Jrbeco e le ndtede la su~ Città. Ot questo episodio si fece un gran sussurrare, naturalmente con irulnite f.r~g~ e abbellimenti. S1 formò intorno a Giulia un'atmosfera di leggenda e dt rnt· stero. E oggt quando s~ pada di Giulia Gon:w'lga quale immagin_e si nello spinto der nostri contemporanei? Quella di una doooa malmcontca e c.lsta? Quella di una virtuosa vedo\'a? Quella di 11na se'•era teologhessa? Quella di una saggia e buona principessa? No_: quella di Uoa bella donna ~,hc dr notte scappa 10 camrcia. Per g li uomini del suo tempo, fu qualco~a di daverso. Marco Antonio Mag,no, un letterato che la conobbe da nuno e visse a lungo nel suo circolo dichiara che « fra tutte le donne del mondo bellissime, Ja tua "edute in Italia, in Francia, in Germania ed rn Ispagn.1, non avea mat \'eduto la più bella e la più gratiosa della signora Grulia Gonzaga ». Il Camesecchi a sua volta proclama essere «tale la fama della bellezza e virtù sua, che ogni galantuomo che capitasse in <.JUelle bande cercava di conoscerla e dt p•gliare amicizia seco ». Ludovtco Ariosto la cantò nell'Orlando Furioso: « Jlllia Gonzaga che dovunq11e 1/ ptede - "olge e doNmque 1 rermi occh; gir~ - T/011 pttr ogm a/Ira d t beltà , .. cede - ma. (011/t' JCl'Ja dai ciel Dea, rammira ». E un altro tOntemporaoeo racchiuse m cinque parole latine la Vita della bellissima Giulta: « Virgo prodentissima et vidua illibatissima». La sua ncbile origine e la protezione del suo potente casato, oltre che il desiderio della cuna romana da non sollevare un cosl grande scandalo la salvarono ptù '·olte dal Santo Uflizio, mentre sulla società italiana si abbattevano i ngori del concilto di Trento. Negli ultimi anni, quando ormai la misura verso di lei era colma, dovette essere prudentissima e scrivece ai suoi amici con particolari cifrari . Non si salvò dalla. reazione della ccntcoriforma tl suo amico più caro, Pietro Carnesecch.i. Furono appunto i carteggi della Gonza~a la principale prova <li accusa contro di lui e per devozione alla bellissima Jonna, egli affrontò sereoamente ·il rogo. Paolo V leggendo le lettere in"iatc dalla eretica princi~sa al Camesecchi dichiarò che «se le .1\·esse \tSte prima... l'anebbe habbruciata \'Ìva l>. lA. R .l

?est.t

gr c.onzaga, l'rrnltl 1 5 !.>, spo'ò ,, 1n.1, vccduo e m.t· lo~sc consum.uo.

pn<: c.· ·:c.dov,1 1n

lo StJto d 1 Fondi. rta d.t ( anu d1 c<>· ptù mstgnc c taalintt n tu, agit.1 .. :r Napoli (l 546) thrcs.t dr ::. h1nrrtornldto io ,(~ll.t Valdes. E su quee non tosse mor:a !mente sa rebb<: fila di Giulia Gonnon un ep•sodJo :Ila sua beltà arrii che desiderò di è che una not·e i l'assalto a Fondr. > a cavallo .n ca· eno il ·empo di che facevano so.:avalieri. Per tre


VITTOBL\ ACCOBAMBOHJ

LA CRONACA, che narra in nitida caratteri aldini la vicenda deiJ'Accoramboni, ha un tono ipocrita e sommesso come di chi parla in una sagrestia; ma i fatti lacerano con brutale evidenza il calmo period:ue e si impongono nel loro feroce disordine. V ittoria era troppo bella: « ... possedeva ogni eccellenza di quante posso~o render meravigliosa una donna nobile )) ; scrive il cronista, e aggiunge che se qualcuno riusciva a salvarsi dal fascino della sua bellezza « non fuggiva però cht daiJ'udirla e

tr.t t.Ir seco non ~~ arnpanaassc: ». TarquiniJ, l:t o~vdrc, vole\'.1 ton qucll.t bellezza far granda lll)L : c \ 1 r uscì. V atton.a aveva sediu an n t <ju •• ndo elLa l.t du.:dt: m lllO,I!hc a FrancesLc 1-'uutt. pr.:dtletto napott c.lcl cardanale dì Mon~ ulto: non h.: p.tre,·J Jbba~tanz,t. ma per al mo n:tnto (1ucllo er.a d ma.cltor partato, al res· o .1\'~cbue p.ns:ato an S<:!--'tlllO. V tl !Orta J quel tempo apparc: un po<.o lontanJ. mJ fcr'>t ancht' paù '1\~a. nc:a f!t-:.la c nd le parole da eh a la <. trcondJ : nell' .t more dc:! m.arito thc flt gran dassuno, m yucllo della suou:ra c dello zw cardm.tlc, «che scnz.a esser rithiesti la soc.lJi:,l.t<.eHno <On .tllcgr.t ltbcralit.i an compre di \L'Sta t'da JCCOnq orJanara ». Lt SUJ JJolesccn~ za mJ:urJ r.apaJ.tnwntc an unJ J.:!O\'IOé:zza opu lenta, nelle carnt sode e lattee (Ome occorrono per le scoilature larghe e per sorreggere le pesanti collane ; l'adolescenza rimane appena nello sguardo, ma in breve è sopraffatta; anche i bellissimi occhi divengono gravi di languore e di sonnolenza, dovuta ai cibi ghiotti, alle pigre abitudini. Esce da quel silenzio una nette, quando suo marito,.che già era coricato con lei si alza per andare a Monte Cavallo, a quel falso convegno col cognato dove lo attendono t sicari del terribile signor Paolo Giordano Orsini, Duca di Bracciano, i quali lo dovevano freddare con tre archibugiate. Fu detto in seguito che anche Vittoria fosse stata complice del delitto ; ma chi avrebbe potuto affe rmarlo vedendola, come la vide Francesco Peretti, bella, piangente, scalza, coi capelli

statt•, sup certo della nare queg vano trOPJ Il ritratto dato predj Vittoria SJ pale, è la il signor struosamej quella gel pena arri corrispon te delle


IL~ JD~.~II

(DAIDIBlliiiLW\ SE NON FOSSE ST.ATO per la tragica e mi· steciosa morte che spezzò la sua esistenza a 28 anni, si dovrebbe definire quella di Gab.JeJla d'Estrées Ja più placida delle vite. Era figlia di un nobile più volte bendicato dalla casa regnante, .Antonio d'Estrées, che tenne per lunghi anni la carica dì Comandante l'arti· glieria, e, dopo l'amoroso incontro del Re con sua figlia, fu chiamalO di nuovo a più alti incarichi. Enrico IV, in una breve sosta fu le battaglie che si susseguirono per tutta la durata del suo regno, si ritirò per qualche giorno presso d'Estrées al castello di Coeuvres. Gabriella aveva allora diciannove anni ed era bel· lissima; aveva sentito parlare del Re guerriero, e la ragazza non seppe nascondere l'ammira· ztone. per il sovrano che ne fu dolcemente col. pito. Quando dopo la breve sosta ripartì dal castello, una certa amicizia già lo legava. alla g.iovane donna; amicizia, non amore, poichè Gabriella era già da qualche mese l'amante di Ruggero di Bellegarde, un giovane signore che ave\'a terre accosto a quelle dei d"Estrées. L'anno successivo, nel l ~91, Gabriella seguì l1. zia, Madame de Sourdis all'assedio di Cha.tres. Enrico IV, che non aveva mai perduto la speranza di rivederla, quando la seppe nelle vicinanze non perse tempo. Comprò la complicità di un contadino e travers.ando di notte le linee dei suoi soldati raggiunse la ragazza. Le cronache ci dicono che GabrieUa non vo• leva abbandonare il suo Ruggero - e, sembra, non l'abbandonò mai completamente - sicchè

(Scuola francese del XVI secolo. Mu&eo

Condé, Chanhlly]

Warkt d•' Oh- P.•· • pout noa

. .,,. "teDI (RJtraiiG

per la copia degli umor salsi c indigesti in una gamba una Lupa, male così detto dai medici per la sua voracità, nudrita da lui con grande abbondanza di carne morta d'animali, appli' cata sopra per m~icamento, acciò non fosse, mancaodogli altro pa5COIO, consumata la carne viva che gli stava intorno». Per divenire duchessa di Bracciano bisognava sposarlo e Vittoria lo sposò. Le loro nozze coincisero con l'elevazione al pontificato del cardi~-~o_n· . tatto, che fu Sisto V, il Papa che ci voleva a quei tempi ribaldi. I duchi di Bracciano, timorosi che egli adesso volesse vendicare·· la morte del nipote, si ritirarono col codauo e il seguito di tutta loro gente e le robe preziose, nel Veneto. «Per potersi sollazzare in più luoghi il signor Paolo Orsini prese io affitto ere nobilissimi palani; uno io Venezia, dei Dandoli, l'altro ·dei Foscari dietro l'Arena, il ~ io s;lò sulla riviera dell'amenis.simo lago di Garda ». Ma Vitroria non godè a lungo « quel sublime maritaggio ». <O. 11.1 (Con<U.a& o P•C· 97)


ritata, ?abriella si trasferì a Parigi. Dopo poco p•u d• un anno la Francia si era abituata a _consid~rarla come la vera Regina. 'Margherita d1 Valots, moglie sterile del Re la tollera,·a benevolmente. Era considerata come la vera regina, ma donna dolce e amabile, non abusò mai del suo potere. Quando Gabriella gli d1ede il pnmo figlio, Cesare. Enrico decise di « regolare la sua pos1zione » e far annullare Il suo matrimonio con Margherita. Altri due figli nacquero dall'amore col Re, Al~ssandro e Caterina Enrichetta che andò poi sposa al duca cJ'Eibeuf. La dolce Gabriella .Qovernava soltanto per chiedere a Enrico grazie <: favori per coloro che si raccoma.11davano a le'. Tutta la Corte sapeva che ormai soltanto una formalità la divideva dal trono e ciascuno considerava un giorno felice quello in cui ella sarebbe stata assisa al fianco del Re. Le _pratiche per l'annullamento, a Roma, erano a buon punto. La settimana santa del 1599 Enrico per consiglio del suo confessore, p;egò Ga: briella di allontanarsi per qualche giorno dalId Corte, dicendole che sarebbe stata ospite gradita del finanz1ere Zamet. Gabriella era mcinta pe la quarta volta. Passò qualche placido giorno nella villa di Zamet. Il giovedì, dopo il pranzo, scese nel giardino e mentre

con Ennco lV, m un quadro d1 P. P Rubens, cons.et voto al Louvre Per procuro le none erano stolt> celebrate o r~tenze d 5 ottobre 16CXl e lo sposo era stoto roppre•entoto do ferdmando granduca d1 To scano Jl motnmonao lu pot nbenedetto presente que ~ta vol:a Enraco IV, 1l 9 dicembre . dal cordmofe Aldobrandtm nella caltedrole d1 Laone

Sopra: L'AMOaL incl.liOt>e di Warten de Vou (1596). A ainiotra: L'AJIOilE ! LA rAVOLA. al-pa 1iammin9a di Criapin <l• P - .

si fece lungamente pregare prima di essere as.sunta·· al talamo cc:gale. Forse valsero a conviocò-la i numerosi bc:oefici che la sua famiglia av~a avuto dal Re; è certo · tuttavia che dall'assedio di Chatrcs, Gabriella è amante di Enrico IV. Per toglierla alla tutela. patema, il Re le diede per marito un )*Nicolò d'llmerval, signore di Liaocouft. Il matrimonio, informano i ricordi.-di Sully, ministro del Re, noo fu mai çoosumato e fu più tardi sciolto per impotatza del marito, xbbc:n~ ':"'est~ avesse avuto in prime nozze quattordtCI figh. M2-

mangiava un'aran~ia improvvisamente cadde a terra io coovulsiooi. Inutilmente: fu soccorsa ; i medici parlarooo di apoplessia; altri di complicaiiooi della gravidanza : dopo due giorni di atroci sofferc:oze Gabriella spirava, la mattina del sabato Santo, 10 aprile 1~99- Si 'disse che era stata avvdc:nata, ma nessuno Jo credette. Era stata invece la quarta maternità ad ucciderla. Enrico ooo dimmticò mai ~ sua dolce Gabriella, ~ quando passò ~~ .se- · conde nozze coo M2ria de' Medici. UMai:IITO DI: ~IIAIIj;ISCIS. ,

• •• ..JOJ. .

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DUv llTE E~~ERE un bUl tn,t< S'vllh.l per D1.1nd di Poitiers quello in cui Enrico Il Re di Francia, durante le feste per celebrare il matrimonio di sua sorella Margherita con Ema· nuele Filiberto Duca dL S:woia e di sua figlia Isabella con Filippo Il Re di Spagna, giostrando in un torneo fu così gravemente ferito che poche ore dopo ne moriva ( l 5 59). Diana, vedova del Conte d, B<ezé, aveva trentaquattro anni qu.lndo fece la conquis:a di Enrico, secondogen1to di F r.•ncesco l Re di Francia, che ne aveva Jieci meno di lei. Ma ''' bellezz.1 della donna era tale che Enrico. raffinato c sensuale, ne rimase per sempre sedotto. Il legame non s1 ruppe quando Enrico t!ivenne Delfino di Francia nel 1533, e nemmeno quando salì al trono nel 1547. A testi· monianza del suo grande amore Enrico, un ann~~o dopo la sua ascensione .11 :cono la fetc Duchess.~ di Valentinoi~.

!Se. froncose del XV sec, Cestello d1 Versa11le$) [o deslra) Donne al baçno. Slompa tedesca del XVI secolo.

li BE DI FllAKCIA

dt rra:noeaco l • dl Catenna de' Med.Jei, <m'IQI\Ie per cmnl di Diana di Pollle,., morl m un lomeo. (Fran<eoco Clouel, Utlizi, Firenze)

l rapporti di Diana con Caterina de' Medici, moglie del Re erano, più che cordiali, addirittura affettuosi. E ora il re improvvisan1ente moriva\ Di colpo, la · postzione di Diana preopitò. Senza per· dere tempo in mezzo, Caterina, ora padrona della Francia in qualità di Reggente Jel Re gio,·inetto Carlo IX, la chiamò a sè. In lei parl:wa ora col linguaggio dcii.( sovra_na la moglie offesa, che per lunghi anni aveva dissimulato sotto il più mellifluo sorriso il suo odio e il suo rancore contro la favorita inamovi· bile. Diana fu scacciata dalla corte e obbligata a re· stituire i gioielli c un bel castello che il Re le aveva donato. Non c'en niente da fare. Diana s'inchinò alla ' sentenza. ,Aveva ormai sessant'anni, e bencbè si conservasse assai bene sentl cbe le era impossibile rifarsi. Del resto, non si poteva lagnare della vita, per quasi trent'anni era -stata l'amante diletta del Dellino poi Re, aveva avuto il suo trionfo, ora era tempo di voltare la pagina. Essa si seppelll in provincia, Si dette alla vita devota e n morl nel 1566. La sua bellezza ,·ive aJ ~vre etetnata nel marmo di una statua di Di.ma cauìaJrice, di Jean Goujon. CL. o. P.)


CATERINA Oh' MEDICI andata sposa a quauorùiCJ anm, nel t )33, aJ Enrico d 'OrJeans, ~hro poi ~ul trono da Francia come Enrico Il, ~li dette daeca figli, di cui rre morirono nell'infanzia Dea seue mna.sti quartro er.mo ma!i<hi e rrc femmane ; dei ma.s...--hi Frances.:o, Carlo cd Ennco furono re da Francia; delle femmme Elisabetta, SpQSa di Filippo Il fu regana di Spagna. Ma i primi anna della permanenza di Caterina in Francia non furono eccessivamente felici. Inoltre que5~a maJre feconda, fino a ventitrè anni, cioè durame nove .toni da marrimonio, non ebbi figli e Daana di Poit'crs, •olej che per un ,·enrcnnio dovev.1 cenere .1vvimo a ~t: Enrico, non mancò di trovare m questo fatto un'altra occasaone per ferir 1'.\nlOr propno da Carerina, da le~ cordaalmente odJ.\ta. Nel l :541 durame una fest.l, Diana Ja Poahers " ' lasciò sfuggire, a proposaco della anf<:'Condità dell'Jtall.ma. una frast velenosa c CIÒ an p rcsmu di per· sone clw cen amcnre l'avrebbero nferira all'in· rcressar:t. Così fu : c ne seguì una s pecie d ; concJa,·e da f;.umglaa nel quale la questione Jella anlecondarà da (.atenn:t fu formalmente da~. ussa Strano .1 darsa, D ana fu presente e an~i~tè n perutamentt pre.>so Franct:SCo l per· t hè Caterma fosse npudiata. Marg heril:l J Angoulème, regana d1 Navarr.t, ..c:elld prediletta di Francesco l, però scn sse o1 Caterina p<r confortarla da.:endole: « Mao f r.1tello non permetterà rnaa questo npudao, come pretendono le cattave ling ue ». E anfJtla quando Caterina si presentò al re, per offnrgli Ji ri· nunziart' a l m.uuo e di entr.tre an convento, «se .Sua Maest~ non voleva .tttendere più a lungo per assacurare la suclessionc ad un trono cosl importante » Fr.ml CSCO la rassicurò. L'anno seguente, per fortuna, l'ltalialhJ, me'teva al mondo il primo figlio. A questo fra al l ~4'> \: al l ~5~ seguirono altri nove. co.)

Bran1ome IC'TIYeYa al 'f'mpo del auo a.rnvo 1n rrOilCIO • Ha r a n a d'9"'''-'DO, ma QrCIZ.lOSO :.ello s•euo 1emJ)O. ha ~~ '..pr. .11one stmpauea • dt· mo.tro mollo buon 9uato nel ••tue. • slanaaia r.ello ""...cna, b•:mco dJ c:arnato, ho pted• PICCOli. mam IMI' formot• • un b.I\Ja.~Jmo tunbro d1 •oc:e • (Sopra q~odro d1 autore 1gnoto da ~euola frane.a.e :)1 1e1

del XV ••e.• o d ..tro ccncotura dJ Ca teuno de' We· ètC1

allrlbutla a Rob.laJO)


. Medio J tdea oc:t ....~-· .. I quelle ore ternbalt, Bartolomeo. n te d • 5an . l temente strappata cW sonno Marghertta _fu , .•o en . ·he balzato sul letto le dJ un ufftoale tnse~~~~ra fu invasa, e i due st stnnse ,tddosso,l terra r ufficiale fu a,vintt roto arono per · . . corp• t tta stordita rvr la straordtnana avven· li({IS0 c li · ·. . l . e sposa dovette cambaarsa a camJ· . tura l a g•o,·an · lta 'mtrt~a d"t sangue· Dopo d 1 d1e suo . manto e ti cluca d' Alençon rtmasero pra~tonte~• a1 Louvre, Hmt ebbe ~.tlva la nta solo alla e •l re d • Na .. condtzicne dt abturare la propna reh~tOne. Era un~ ra,gtone sufftciente per allontana~• da Mar ghenta, ongtne di tanti mali, e dars• J.I:>e~meote alle proprie imprese galanlt. N e ap_prof•_tto anc_he es).l dal suo canto per riallacoare 1 suo• amon e dars1 altra Sl'<~ghi. Il duca di Gutsa, già suo arnan· te pnma delle nozze, fu sostituito da Joseph de Bcntface, si~nore dt Lt Mole, e fu una storia tragtta, potChè essendo quest'ultuno, insieme a COlona) amico del cuore della duchessa di Né· ,·er), tmpltcato nel complotto dt evastone in faYOr<: de• pnncipi, fu arr~·ato c g•wttziato insieme ai ~uoa ccmpltci, nel t H4 M argherita richiese la te-;ta dell'uomo amato c ~ltc la portarono tutta tnSJ.nl!umata. Essa non c~sava dt baciarla, lavandol.l con le sue lacrune, pot la fece imbalsamare e la lOn)er,·ò tn un mobile della sua camera, contemplandola ognt sera pnma di coricarsi. li tht non le tmpedì d t cercare una consolazione in Louas Clermont d' Ambotse, signore di Bussy, fa· \Ortto dt Enrico III: st narra .1.nzt che Du Guast a''l'lldo a\'uto l' tmprudenu d1 parla.me, fu U((ISO a COipt da spaJa da VJttC3UX, gentilUOffi<!

ut~ltO!l de

(froncesco Clouel

Museo Condi-

ChanlaHyJ

IL GIORNO m cut fu do..tso ti matnmomo dt Marghenta dt Valots con ti re Enrtco dt Na\'arra, qu~ti non seppe repnmerc una ~morfia dt dtsappunto, tanto notona era la v11a ltcenztosa d t questa f anuulla nata con le p•ù lusmght<:rc disposizioni dello sptrtto e dell' mtelltgenza, unite alla grande bellezza. Btrnba ancora, gtà nusciva a distinHuersi per le paù dtsordmate iniztatt\'e amorose alla cor te del Louvre che pure non era il ptù castt· 82-to ckgh arnbaenti. «Dando mta sorella Ma.rgot m sposa al prtncìpe dt Béarn, la dono a tuttt glt ugonotti del regno», così aveva det· to ìl re Carlo IX m una frase d'tntenztone po· ltttca ma che tuttavia si pr~ava ad altrt sensi là dove i costumi di Margherita non erano un mistero per nessuno. E le noue vennero celebrate al Louvre il 18 agosto 15 72, in mcz. zo a festeggiamenti senza fine che attirarono a Parigi tutta la nobiltà calvinista, suggerendo a 236

EJRICO IV MCII'Ito dl Margherite d1 Navorra.: apocb in aeconde nozze Maria de' M•·~

dlcl • fu uc:cloo nel 1610.

MABC:HEIUTA 1>1 VALOIS


J. IIONIFACE DE LA MOLE Uno de1 numero&l amanh d1 Morgherato d1 Navarra, qnu:tl.Ziato nel 1S74 La r-oana Maroot.

racconta Tolleman1 de R6aux, mlM 1l cuore d1 lui •n un cofanet1o e lo tenne per molh ann1

appeso a llo • palhera del leno. (Blbl•oteca NaZIOnale d i Panql).

presto abbastanza, e la sp:nsero a tornarsene io Navarra; ma non vi rimase e si ritirò nell' Angenois prendendo un atteggiamento ostile pei riguardi del marito e del fr~tello. Dopo molte avventure eccola semiprigroniera nel ca· stello di Usson in Alvemia, dove rimarrà diciotto anni, scrivt-rà lt- SUl" Memorie, farà venire dei camrneJJi da cavalcare in g ite che riempiono di stupore gli abitanti dei dintorni, senza . tràscurare gli amori, cui provvederà egreg1amente, pagando di persona, il suo carceriere, il governatore GuiUaume de Beaufort barone di Canillac, privo di un occhio. Enri: co IV, al colmo della pass'one per Gabriella o ·Esu ées, volendo sposarla, cercò di strappare a Margherita il consenso al divorzio · ma essa riliutò ostinatamente, dichiarando i~ termini precisi di non voler cedere il posto :~ una p ... Quesro consenso l~ diède subito invece quando En_n co IV parlò dt sposare Maria de· Medici, e 1l re, per riparare le ingiurie e i sarcasmi passati, le scrisse una lettera di ringraziamenti il 21 ottobre del' 1599 : « Sono molto soddisfatto, diceva, del candore e deU·ingenuità del LOUIS DE IIDAXGEII DU QUUT vosrro procedimento, e spero che Dio beneUcaao dal gen tlluomo Vittecux. oddetto al duca dirà il resto dei vostri giorni con un'amicizia di Alar.çon. per ClVer raccontato particolau ga. fratern.1 unita a una felicità pubblica che li lanh auoU amori dello ret,~ma Worvot. ll>iM9no conservato n.na Biblioleco Nazionale da Porig•J renderà molto lieri ». In conseguenza della pace fana, Margherita pot~ dunqu.: tornare sei anni dopo presso la Cone a Parigi, in ataddetto al duca d.AJençon, e forse per istiga· tesa che fosse costruito un magnifico palazzo zione della stessa Margherita. Quando finaltuuo per lei dove trascorrere tranquillamente mente Enrico di Navarra riuscì a fuggire dalla g_li ultimi anni. Tranquillamente ~ una esprespdgione di Saint·Gennain, disse : «Lascio di là Sione troppo vaga per gli spiriti bollenti di due cose, la messa e mia moglie. Per la messa, Margot ; basti dire che a sessant'anni aveva ancercherò di fame a meno, c: in quamo a mia cora. degli amanti, scelti in rurte le classi somoglie voglio riaverla ». Margherita lo ragciali come era sempre stato suo costume, e sul giunse nel palazzo di Nérac dopo aver fatto volto anizzito spargeva una tale quantità di un lungo viaggio a scopo di politica òelle cosmetici da procura.rsi delle risipole. Grassa Fiandrt- e nel Belgio, e per cinque anni l'acgià nel l :)89, Margot era addirittura obesa cordo famil iare pane raggiunto, in questo nel l :)93 e l"olio di gelsomino con cui ella senso : che ognuno viveva come meglio gli ungeva ogni sera il suo corpo noo riusciva a piaceva. Tanto che.quando un·amante di Enrico, delta la Fosseu...e fu in procinto di parto- . soffocare intieramente lo sgradevole odore dei suoi sudori. Una volta uno degli scudìeririre, Marg herita andò ad assisterla amorevolamantì uccise per gelosia un suo còmpàgnO, mente. Poi in seguito a una lite col marito, nel proprio accanto alla carrozza dove Marghe1582 tornò a vivere a Parigi, e fu a quanto rita si trovava, e ravvenimento fu celebrato pare l'epoca più scandalosa della sua esistenza, dal poeta Maynard, suo segr_e"ario particolare. in cui perfino i palaf reni eri venivano a pass.1re Poich~ ~Ila si lagnava delruccisione presso le notti nel suo letto. Al Louvre ne ebbero

LA NOTTE DI S . IAIITOLOMEO

Il 24 090sto tsn. per ordino di C;,lo IX o d 1 M«lia fu compiuto o 1-'ar:iga. il mosaocro dei protealanU hanc..i~ dopo q uesto

Cater ina de'

masa.acro Enrico di Navatro e lo moohe turono tenub in prigionia al Louvre per tre anm. L 'm· c:Wone qui riprodolla, e conae"ata r".ella Biblioteca Nazioaole d i PatiQl, rapprea.enta uno s1gnora

J)roteston1e che oll'indoman5 della atrog-e. Yilito l corpi di suo podr• • di auo manto massacrati · nella nolle.

LA niNClPEISA DI COMDE· Una

delle nu.meroae amanti c::U Enrico lV

Enrico VI, il re le rispose ridendo : «Qui a corte ci sono molti bravi e gagliardi scudieri. Se ne avete bisogno, posso mandarvene una dozzina • · Da allora, chiamare Margot una ragazza, in Francia, ~ come darle della dcnna di facili costumi. Margherita di Valois, exregina Margot di Navarra, morl a Parigi il 27 maggio 161 :), alretà di sessantatre anni. Lasciò 100 mila lil·res ai poveri, e 200 mila scudi di debiti. l suoi gioielli furono stimati 30 inila s'cudi l" il resto dei mobili appena 6 mila scudi. Maria de· Medici si affrettò a tacitare i creditori. '" · c.1


ENRICO CJTTAVO

d l n"l l;\;(l dJ Ann.J lloltn.l lu In! t ,1:;1Ulll ,!< 11'111.1((1 d.JII.1 IOiont.l 1!1 l:tHI•O \'Ili <Il .111 Il .1d 1 ,(:111 t<hiO un h,t.:IJo Jll.l\dlln kt:t 111110 (11< .11(1,1 .c•:, uno tlkpllnno) th~ )!1 1 l">l''~''' '""l''kn· \tll trono .!'hl)!hdt<>r.J F" p~•dl(:· 1.• prun.1 mo,~.:ltt ( .uuu1.1 ,l' Ar.<.t.:l1n.< non giJ ,1.1,.1 dll' h,t.:l•~ ft:mmlllt' dw p<·t ~tunL• (mu1o un.1 M.tr1.1) lllOti\,Jno. d1t tglt ,iJ,I.u~<lo l1t.1 l d P.tp.l " deu~ .1 f.Ht J11 m11o 1 .1 '}'<J'·"' Ann.t lkluu d.lnllj!dl.• .l'otwn· dr C .tlt'flll.• Ann.1 tr.t bell"""'·' t lurh.1 Il I l m n.< Jnn.unor.u,, Jll.1 toiJiJ, 111.1 l\\.t ''l'l't llltut.u.t:f• <JU.Jilllllllll lOn•t·, ''one w non prtu·.luL• ,)., lt,~:.llc.- 111.11flll10nto All<:t.lln d.11i.l P""ont•, d< \Id<: w'" Jt .1\t:tt 1 OJ!Il' ,o,w ti m.• ,.h,o .h~ ( Jttnn.l non ,~.:IJ pnttl,t .!.1rt ti tt .111orLJÌit 'f'O''' Ann.1 Gu.u ~.1 Ann.1 w nu11 ,~.:h .l \t'"' d''" oi ,o,r:r.. to m.t~luo' <kt, Am.' p.uwri mu kmm:ru. rll\.thtllJ, l.1 fu{:Jr.l l!r.mdt· rtp11.1 Fu ti 1nnup1o ddl.1 su.1 rcnn.1. Il rt nt lu .nn.tr.n•kntt· ddu'o · Lnn.c• 1x·n"' dK non 1.dc1.1 1.1 pt·n.J ,h .IH:rt do'l•rzutro d.1 ( lll'llll.l t ,,, ,l\('fl rullo (()Il Rum.l r·er ,1\Ut' un .• lt-mtnJO.I ,1, (lLÙ Ct.i ti rt• r11olgn.1 \llllt occl11 ltt\0 un JltrJ bdtà Un.1 11UOI J }.:rJitd.mt.t dl(:dt un po Jt rcsp1ro ,,J A11n.1 Qunu 10lt.1 fu un m.tsduo. 111.1..tlumt, ti 1~uto fu un Jhorto <Jrrn.u nulla potc1 .1 ptÌI ,~h.trt' Ann,l Il 2 ffi.l~t.:lO l \_;1> lu .urt,:.ll.t, dopo <JUlttro ann1 <h <Onlwt nz.t tOI Re Il 19 .!1 quello :.t(;,o mt-s~ fu d<:t.lpttata l.'.huJ~.l er.1 d1 a1 crt· tornm<:"o aduitliiO tOn Un!)UC p<:r'iOOl' tr.l lUI 'UO fratdio Er.t InnO< ente! Er.1 colpevole} !xJio D1o pun '''i'' rio m 1 ncn i· .mprcb.Jbde the ro~s~ tolpl l oli:, t h<: dJspt:r.il.l pt:r ~.1h .tre la ~ua wrona t IJ \UA 'Ila. s1 Jt:,\t' a questo e ,1 quello (non escluso suo frat ello) nella speranza d1 dare a Enrico VIli il sosp1rato mASChio. Ann.1 non era una santa! alla corte francese ove a l'eva vtSSuto a lungo. c in quella 1nglese ne awv.1 viste d1 ruHi i colori, i tempi erano corrottt. e mtlle altre donne che si fo~ro trovate nella sua condizione w rehbero fano altrettanto. Il giuoco non le nusd eJ ella pagò con b .testa. Va deuo, però•. che mori col p1ù gr3nde cora~ t o. comt' una vera regma. IL. o. P .t 238

l'li( H l ORI I)OPO l.o ,u.t "·''" M.IIIJ !:>wJr.Lt t ra ):!IJ re,~:m.1, potchè, mtn t n 1 P'' ol.t 11 .1\cl, ·'· nd dottml <: del l ~ 12 10 un ttt ro t l Stello scozzese, .1 1 f.ml.tl.::< 11 • ' ' " ' r.11!r1 , GtJd)JllO \ Rt· d 1 S.:olta. st.11 l morendo d, febbri, nel r)(;\\1111( cJ\llll<1 do l·.tll.l.md . f'oltht 1., <,, 011.1 \LI\ :l .. r.tp!'"' tnt .• rt· per l tnt<:ra Europ.t. una forma Jt equ1· 1JI 11 u .tll.1 f'<IUI.t. 1 ddl'ln,clultur.t, 1 puù omma,~:m.m: se le ( amellene d1 turi 1 Rtpll 111:n l'~''"·""ru, ,uhuo..1 ,,.nduJc.-rc.- un matnmomo per la regma ~eo· 0.11.1 td IO 111~hdttrr.l ,uml lO ro .. nU.I ,, \tuJ ..uonc nozze per ICI. Il re d In chlit<·rr.l. Fnrt, 0 \'111. onlonn.tl<l l' 1111,1 de,!(ll .lh ll. lan<ll'' per pruno 1 ~uoa am· '~-;·"' 1•1tn 11 ,1 , l11cdt re 1.1 m.uun.t .!• M~n.t per suo n~!Jo E,!o.trdo, c così Enr , 0 Il .1 1 h.11111.t lu h.u·uw. ,on tt:rmJne :.pOrtl\·o, per un.1 lunghezzJ. Ma non , lu l'·'"' lo ''l"O 1-!mt<> VIl i hte><: d1<: l.t bu11b,1 ,cii ,·cnJSSt alftdat.t, c IJ 1 Rc.con.t J, ~(OZJ J, per ru$<Jta Guasa, e francese. per 1~tmto thfh Jcnl<:, per c~penenza paurosa, n hutù. tcmw do l'hc l'ospitalità all.l ouor;l d1 ,, , me'' non do,·e,\C condudcrst ccn un Olllt ud1o Per qucs·o n huto. t per rnnumereYoh .tltrc rag1om. M a n a non sposò Edoardo, d:· ,t,n.llo. Jel re<>to. l monre L•n(lutlo c, ap· r-w·' tcrnp t1 1 unquc ann1 l.t regtnettA pa\SÒ li 111.11<: per rt(lr\1 10 Fr.tntJa, dovt era stal.l r c.rnn~.l .il Ddhno. FrlO(CSlO. un bimbo in· , r•.lJI::dmtntt malattJno. tUJ ol sangue gua· ,to :.gorg.n .1 puruk-nto dalle orecchie c

,!JIIt: n.•~''' \ l.<tl.t, urcon.l.tt.t -!.1 qu~ttro ah rc Mane, sue toct.tnte. l' hgholc J, nohlt swzzes1, d1vennc ~~Il "'1111.1 m..tntt:' c lmt·ntc colta e raflinata · .1 d1c ,,,,c<tt .mn1, morto 10 un torneo Enrico Il. dll .,, h.tll<:l J <CI1 1 tolon Jella sua amica. [)J.1n.1 d1 Po1t•tr'>. Fr.t nte~to Il t Mana salr· ,,,n sul trono d1 l r.ln••·• In quello s'esso 1 ~'>h mori !.1 Re,I!Jn,, d· lnglulterr.t, Mana Tudvr, dq·o Edo.trdo, ,ol.t legJttJma erede, ti,t.:h.t d 1 C.uc.-nn.1 ,r Ar.tgon.l c d, Ennto VIli d tjtJ.tle. dopo ;I l cr ,c,ustJ7.J.IIO l,t sccond,, mO·

LA REGINA EUSABETTAt hohola df un uomo bruno . Enrtco VIli e d:t t.ono do!"':\::J rr,,!!O oe.:.:. Anno 8oleno, d t un r;odre crudole che avevo ucaso uno madre anied•le. lon1an1ts1mo dc lfono, deahnalo puma a l fratello Edoardo, pot a lla sorella Mano Ehsabeno creboo nell o:nbr.; d•satmulando le quoht6 oppoate e tenubih tut1e , del suo aongue amqolo:e 0:1. f.:Jdre a v•v fono ereditato lo leroc•o dolio madre l 'ambanone e. con 1 suoJ ccpelh ross1, l Ì auo c o~r\t prolondo, la &\.O nervoaa mo9reu.a portb aul trono uno poten:;a emomot 1co e CTUdele S1 ac come. proteatante con aocùamo. tenes.se pronto. 1n u no cappelle( del 1 uo palo.uo l' a l:we co• tohco che la aa l•1oss.e. tn cowo d i una VIttone de1 auoJ &uddw ravol:oso:nente cauohct. S1 • ., ccme • • vantau e verQIJ\e , n• 1 dromn:u dt Y1e1or Hugo potranno ohra ve:50 feroci posa1on. amon hre una purn::zo involontario Questo protet1rtoe dez corsan d 1 Oroke 1 ea10 1n re-o1•6 JanC'lullo pereh• non potevo, pur deJJderandoio dtventre una donna. ( la: lo to f="Oitro uno te•nc doi1:J ReQma Ehsabetta in car tapesta esegout~o nel 1933 çer un Clius~o ::h L?ndra\


a sposarla. o ànche a darla a Don Carlos, suo .figlio; uo arciduca d'Austria, poi il Re di Svezia ed il Re di Danimarca le si proposero, eppure nuJla si>reali.zzò; e · Maria, desolata di lasciare la Franaa, dovette tornatt io lscozia, dove la madre, mormdo nel 060, aveva lasciato iJ suo paese in preda alle cootinue ribellioni dei Jords. Pa.rtl, sopra un galeon~ tutto bianco, con la sua cort~ pom· posa; l'accolse un paese tutto oero, selvatico, crudele, che non avrebbe lasciato più mai. Molti errori, molte colpe pesarono sulla sua fragile bellezza: vicioa e lontana, Eli53betta, sempre offesa, sempre pavida, sempre falsa, Je wggeriva puntualmente decisioni ingiuste, proponeodole t:tlvolta, a mariti, i suoi antichi quasi amanti, tal'altra dicendosi soreiJa, alleata. Maria, cercando insieme un amo:e ed un'amicizia, sposò lotd Oamley, e ne ebbe uo figlio, il futuro Re Giacomo VI, ma il marito, uccidendo il segretario di Maria, Rizzio, nella camtta, ~ forse proprio tra le vesti della Regina, dove Rizzio cercava rifugio, oe distrusse l'amore. Bothwell, più tardi, uccise Damley, iUude:odosi di ooo venir sospettato da alcuno, ed immaginando, coo Maria, uoa sciocca simulaziooe di ratto, tale da giustificare il loro immediato matrimonio: persero così ogoi appoggio, osni amicizia, e fu facile ad .Elisabetta, valendosi d~i puedJi complotti i~ginati da Maria, farla imprigionare: ognuno sa come la giovinezza, la maturità di questa favolosa regina, si consumas.sero mt~o prigioni fastose, organizzate con la pompa ristretta di certe corti provinciali, tra progetti di fuga, e disJl'-"tt! alla carceriera. E' facile comprdldere COIDé la rabbia di Elisabetta di giorno in giorno crescesse, come l'attenzione di tutta l'Europa sulle du~ regine, il pericolo di una rivolta., inducessero Elisabetta a condannarla coo assoluta ingiusti~ia, facendo tagliare la sua bella testa J'S febbraio 1587: Maria, cattolica, morl splendidameot~. e la protestante Elisabetta mori, grandiosamente terribile, atterrita dalla certezza di un castigo, il 24 marzo 1603: il figlio di_ Maria Stuarda ne ereditò il trono. c•. o. C-1

MIIBIA STUAIDA Regma dJ Scozia, tiqUa dt Giacomo V. sposò Francesco Secondo re eh FrODoa: morto quealo nel 1560, ritornò ;h Scemo dove SJX>OÒ primo ti cuqino. Ennco O:zmley, poi Lord BothYeU Costretta a nfug1arsl m lDgbJJterra. la regina E:baabeHo la Ieee deoapitCD'e. (Dipinto dJ iqnoto, Galieno d<19li Ullizi, Firenze).

gli~.

Anna Bolma, aveva dichiarato bastard3 l'altra figlia, Elisabetta. Contestando dunque ad Elisabetta ogoi diritto, Maria prese ufficialmmte il titolo Cii Regina Francia Scotiae, Aogliae et Hihemiae, e quando Elisabett2 chiese la restituzione di Calais, le si rispose che Calais, come ogoi altro possesso inglese, spettava unicamente a Maria, regina di Francia come di Inghilterra : cattolica contro la pr<r testaote Elisabetta, Maria diveniva la rappresentante ddla Chiesa Romana. Fallaci, fantastici regni: morto ben presto Francesco, la beiJa, la puerile Maria, prese il suo lutto di vedova, immaginando, anzi, di portare un lutto interamente bianco, lampassi, broccati, merletti, solo un velo oero, dolcemente posato sui meravigliosi capelli. Questa grande, questa solitaria fanciulla : di nuovo si pensano, per lei, iooumaevoli progetti nuziali, per tm al!imo S(Dlbra debba sposare un cognato, ma Caterioa de' M~ci, sua ~ra, si oppone, perchè la frivolità leggiadra di Mada irrita la $ua solenne saggezza. Filippo Il, vedovo di Maria Tudor, sembra abbia pmsato, io uoo

dei tanti intervalli ddla sua vita coniugale,


d• tutte le corti, adorato da tutte le Regine che ;,apen far di,·enire bellissime (e perfino la SCIOCca, placida, scialba Maria de' .Medici figurava, per suo marito, regalmente perfetta) ave,·a, nel 16:)0, ònquantaquattro anni, ed era ,·edo,·o. Elisabetta Brandes, la sua pnma moglie, era stata una donna squisita e gra,·e, diyersa, certo, dalla candida. gai.a., •mpazieott Elena, Lhc Rubens scelse e sposò frettolosa· mente, per portarscla na in un mondo popolato di amazzoni e di lottatori, di Andromede e d. centaun. Lei era molto con tenta, aveva una. gran (asai sempre odorante di fricassea, di copios• arrosti, d1 torte zuccherine e fondenti, la b1rra correva bionda o bruna nei gran boccali d'ugento, la gloria si respirava attra' erso l'abbondanza, e tutto era gagliardo, 1mperuo~o, brio, e i bei bambin i giocavano nel prato. T ra 1 pasti sontuosi e le g ioie di un amore vigoroso c durevole, s'int roducevano, _giUstamente, le lunghe ore che Elena trasCOrreva, nuda, posando davanu al marito fiera· men•e innamora{O. G111<liziosamente, p•egavA c torceva l) florido lOrpo 10 atteggiamenti di lotta o di lusinga., d1 ~fes~ o di attesa, ·al'altra posandosi sulle .I'IO<Xchia. un bimbo, come Ici adorno, unica· mente, di un tocco pium.tto. l discepoli, gli lmio. 1 mClenati, 1 messi dei Re, potevano ccntcmplart compiaciuti !J sontuosa morbidezza dc:lla signora Rubens, the, ' 'cst•ta ora di 'elluto e merletto, li acccghe,·a J mensa, .Kcamo all'illustre marito, o, !asciandoli di"-Orrer d' a:te, alacre correv,t dalle cantine ai ;,ol,ll, 'igilando l'ol•o, il ''100, la farina, le {dc: cd erano tutti perfe-ttamente felici. t M . d. C.!

ELEMA fORMENT ~

13 annt <.posò Rubcns gtò ctnquon:ctciuennc {": ·tedovo dt Ehsobetto Brandes. h.: !o modello ;: refento del pltloro harnm.mgo che la n trasse .n molte suo opere 11 d1p1nto qut nprod.otlo~ 'li Rtlro!to dt alqnora col cop~llo dt poglu:J ,. è conservato c Londra alla Nohonal Galcry

O~ ~ NIENTE di k1. se ~n h~ ,ono),o :ni ptega della sua n.ca carne, ogn• sfuma· ra della sua pelle di tiore, ogm possibilità :l suo volto, sotto il appello impenm.cuato o sotto la corona di gemme, sontuosaente spett~ta o curva sotto il peso dì trop= perle. bella, così grassa, così felice: .t ~ gioYinetta di Anversa, le piaceva llli8Jare, bere, ballare, rotò le predicevano 1 b~on matrimonio, ~ nessuno sperava che ·opno Rubens, orgoglio ddla città, l'avrebbe ><J-.tu. Pieuo Pao~o, ambasciarore in Inghilr[J. del suo Re· F1hppo IV,. pittore ufkiale

t {l

eos.

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EI.ISDE!TA ~

IOBENS E LA MOGLIE

pr•mo moghe di Ru bens. ritratto d oi ;:att1ore oel q uadro • Ennco l V parte per lo guerra • [Poriql. l.oune l.

?e:!icoiore è e l q '"odro « 11 giardino d'Amore 1t dJ Ruben~. :-:el quoìe , 1l ptHore rcfh9uro sè stesso nell"otto di ballar• ccn lo se<:'Ond o MO<JHe Elena formen1. (Geli del ?rodo )


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DI PIIEFEJlENZJI BUJIU.S, nelle ouo numeroee opere. amena ritl"afTe tipi dl donne a' lui famlglian o apec:tall,..lllo le ouo due mogli, Diaabeu.- Brondeo o Elena Foltllenl. Nel particolari di Yorl quadri del pittore fiammingo, qul ripr;:,dottl, lo duo doon11. oono colto In dlYOrat altOV!IIam.,tl o nello ...ti di n19ln• dl ninfe, di madonna. di ...neri. di mn=ni; ambedue floride e !eroDO, qUCIII n....,to Immagino d.lla QYC1U0 rito tlammll>;a del 1empo.


Madre,. rnostra.\a fchtc d• quct riipportr amorosi, il cardinale wmprJtiuti>simo stcJ.:Irc.:v.1 eglo ; tesso o profumi e l< toktte a.lla mpoce fortunata. <<ognuno " atfrelt.tl'a .1 piaterle c .bruoa\'a incenso alla s!ella n."ttnlt » Fu ~lo ncll autunno del 16~!i th<· la \11.1 fclrce d r Marra t dt:l g•o' ant R~ fu rrrrmedr.d.'rlmc.:nte ~oni'Oita Prima col tentato rn.Hrrmonoc progt:t .1to d.II Maaarono tOn MarJ.:h<:rrta J, Sa,·ora e poi colle tr.ltiJtl\'t: per le nout· ,on l'lnfanta Mana Tert"ia dt Spagna. Nou.e dettate unrtamc.:ntc .!.1 moto n polrtru p<:rlhè a' rcbbcro n portato tm· m<:dra.t.unt-ntl' l.t p.ut· 1r.1 la ~p.tFn.1 t la Frmcoa tondudcndo rn modo d.•morc·,o ~ fortun.1to 1.1 polltou cl<:! Lardmalc. Conono,un:t· ~-:lr ollu" amantr tontrnuHono a follcggrarc m feste paz· LC.:'>< ht· t' " " nohutH [XT 1.1 ( orrt: dr Fr.u~u.t grurandos 1 amore eterno, mentrt d <.ardrnal< ·'' cii ·rH a tc.:mp• <Oille se l'an·cnirt del Re fosse c-du"' .11m·nlt' ndk 'ut m.uu Il Rt 't t \50 endentemcnte so tlludeva '< 11n ,I!IOrnu .eh J,, ho.tro lw aHthlw sposato sua mpotc << pcrchè non rrm ·'' .1 modo lllrJ.:IrOrt: pc.:r rr,omptmulo der suoi lunghr c •m portanti «:n •.t:• » Il Mnz.u11 10. "'f'O'~· nd prù fc.:ro((: Jlr rnodr eslliando Marta.. ,\i.1 ni. l.r Rt·J,:rn.1 nì rl ( ..rdrnalc ehhcro rl coraggio d1 annunz1are l'tn· .n.!.hrle ,fltf.• .1! Rt ho M.1r1.1 \ll".1 Allom 1<: ~lt- Jel Loune per tre crornr udrrono l'or.r t rl dolore d('l Rt mrna<toOSO e furio:,o <Ome uo f(\ Ili ruolO \lll/3 r~rÌ> muderc n lrllffi.Ullentc.: ~ull.l rmpassob.lc frc.:d·

ORTEHSIA MANCINI •;,pòte dt>"\ CVJr iLwll~ Maz:ormo. • s ... $0tcll"l M·u&IJ an J' .md~:" atiLmtiO col QLOVfl~

L IQt X1V Il &uo rnm") •rwor::~oroto Il, r m:J!; o .ohUC'CI o l serv•rao I~:Jo 110 C'-:Jrd,no.c Ebt~no 'o', !O ~V'-•Cr.l .H OSQ O !:... \o fiO d~liu rt•J b,..J ~onne

de B\.00 lcnnJ..oO

l1\ l'RIMA .1 p<:r;c~llltarl.• lu L1 su.1 'll"·' mJdre ~ht .td O)'nl tO>to .1\ rc.:hlx voluto l.r '><.r.trld nel ronvtnto do C.unpo Marzro Ed t t\ldt·n'e thc lo ~tt-:.so Maa.urn. non pr(·tlrlr .~c.:;;c: Marra l suor l J\'Oro non ~upc.:r.rnu J.:b mtert'SSI ;upremr della ragot>n do St.llù t\l<t onf.lttr che (jUC~t.r si .tffatu mrnonumulle pn thC: t·J.:h so rrtra~.1 e passr d.tlle mma ,,, .dk prù 'i(:\·ert >anzoono. Ed 0,1:_1.!1 rrcstc (jU.I>o prt 10~1 1.1 vlta dr <JUCSIJ donn.1 dR· fur't d •p l b \'O<<·nda .1moro'·' tol ).:10\'JOC l.111~r XIV ·'.1!' soltanto come presa J.r un.1 tc.:rt.l tol r.r L1 sua apparozion<· aiL1 cortt· do Anm d' Au,tna fu comt· un'rrru11onc trroni.1lt· Non na l'>cllis~rma lx:nthl- glr O<thr grand• c ne.: 1 !t· rllumrnasscro un \Oito rnutc,olt>,n J .111: p1ù sottilr sfumature Jcll'ammo c: un.1 •tnhu dr denti lutcntlssrmr desstro .1! suo ~orm'l t•na v1vaotà afbxrnante Ma c.:r.1 rl suo ~r · rito la sua dote suprema, rl suo gusto sommo nell'abbtgliarsi <: nel comp.uire. Madama l .1 faycttc dice do Marra Manconr che aveva mj: mmmt d'npnt. e «quando leggt,·a i roman lo e le tragedie portava d f uOto nel cuore dd suo amante». Il quale SUJ.:gestronato. ,ome ognt adolescente, da ~uelle letture d'amore t d~ cavalleria, avrebbe \'Oiute roprodt(rrc nel!., v1ta. Lb tentò senz'altro, ad esempio, all'asst· dto di Montmédy nel 16H, ove \'OIIe «stupì re Maria » con atti eroici. Nessun dubbio ormai che la nipote del cardi. naie Primo Ministro di Francia sarebbe un !!ÌOmo salita sul trono di Francta. La regina

MARIA MANCINI COLOMHA

Nipote del cardina le Mazzarino., amor 9 ;t; Lui i XlV lonna , Connos 1ablle del R ~ ~n 9 e aposò U Pl'lllcipo Lorenzo O nofno Co· egno d.l Ncrpoh. (Ritratto del Nelschor, Gallona. Colonna Roma).


tempo dopo ballando .11 Louvrc:, nel giorno compiC:I.DOO dell"lnfanta disse: «Questo era al meno che ao poteva fare percbè sono io il prmcipaJe attore di questa commedia». Maria pensò per un momento di ritirarsi in c~ovm~o•. quindi .d' sposarsi il più presto possabale, pruna .lll~t del Re. Ma neo il Principe ColontU, come al C.2rdmale aveva combinato· un qualunque altro purchè fosse potuta rima: nere in francia. Mazzarino due anni dopo, non a.ncor v«cbip mori\·a. La piissima Anna ~"Austria si mostrò malvagi2 sopra tutti. Fedi quella \lttoria e piena di odio per cru le av~a fatto pusare giorni inquieti voi· le cbe Olimpt.I scnvesse a Maria per infor maria che il Re aveva npreso con lei le antiche neo innocenti· coruuetudini, esprimèodo anfine il desideno di riavere il Corte Orteosia e Marianna le buone amiche c sorelle, le urucbe compagne dj Maria nella solitudine di Brouage. CT. •·•

'•'7

INVITO AJ.LA DAlUA

La ccrttgtar.o ha t.-o le swo re1ì (stampo tedeaco)

\ l.

dtzu del Cardinale.. Una famosa coltana da perle posa. in vmdiu 10 quei giorni da Enrichetta regina d'lnglulterra, fu il ricordo del Re all'amica esaliata. La quale accettandola disse cbe « ormaJ non avrebbe saputo più portarla ». La sera prima della partenza per la RocbeiJe, al luogo dell'esilio, al Re salì all'appartamento da Marra, vi si tr.utenne a lungo e paanse, racconu Onensaa, come un bambino. La mattina prestissuno tornò ancora, e senza abbandonarla un momento l'accompagnò alla carrozza, l'aiutò, piangendo, a sa· lire. Fu allora che Maria disse le famose parole : « Sare, vcus ètes ro1, vous pleurez et re pars! ».

Il colpo era gaunto così ìmprowaso c anauÙ1to che il Re non ebbe al tempo di reagire. n· mase come intontito tra un esasperato furore e una pusillanimità da ragazzo. Glun~ allo anconcepiblle gesto per un Re Sole di gettarsi aa piedi del Cardmale e della Regma per <.hicdere pietà. Mana soltanto ebbe la ammedaata percezione che tutto era finito. Il castello dc la Rocbelle ove Mana con Ortensaa e Marianna fu accolta vide un susseguirsi vertiginoso di messagg1 teneri e affettuosi come il Re mai aveva scritto. Vi fu un momento che o~l Mazzanno sembrò di avere partita perduta. Sfinito dalla gotu e dalle faticose trattatave colla Spagna, cempescò dj ferrere, nllUS{e famose, i• Re e la Regina. Il tre settembre ( 1659) Mazzanno mand:nJ. al Re le dimissaom, ncllo stesso gaorno il dramma si scaoglieva. Era pronta la lettera di richiesta di matrimonio al Re da Sp.1· J.,'fla, mancava solo la firma del Re. Mana anformatanc senza esitare un momento, con straordinaria fierezza scriveva a Lu•g• XIV scaogliendolo dalla sui parola e pregandolo da non più scriverle. Scriveva anche al Cardinale ioformandolo della derisione, chiedeodogh il permesso di lasciare la Rochelle e da ;:1tirars1 nel « soliurio e triste » castello da Brouagc:, « un luogo privo di ogru distrazione e do' e le mie rorelle si annoi2vano tremendamente». li 21 settembre il Re firmava il contratto di matrimonio e qu:~.lcbe

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(Qucxlro cii fllc;hanl Patt.. Boolngloa. I.Cuaeo del Lou•r•, Pari9•1

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due fug he da.lla ~:orte; il pubblico addio alla regma eù •l per· dcnc um&liss&rno che le chiese, prostrata, davanti a tutta la Cor· te; la pemtenza, assa& più grave dj quel che impon~ro !c.regole del suo ordme. sopportata !o tutti i giorni dd.la sua nta rel•g•osa; &l m:ordo continuo della sua colpa; dC\•o nconoscerc cbe s• tratl.l qu• d& cose nel mio soggetto e ne l mio tempo aruo· !&te » Ma tu n a la \&ta d• Lwsa de La Va.llière fu ansohta. Era una ~rJz&osa patr&.o:&a prc"inciale, nata a Tours nel 1644, c com· p&va .tppc:na scd•o anm quando fu chiamata a far parte ddla Corte, Jam&E(ella d onore di Madame: madame, Enrichetta d'lnJ.th•lterra, che da f anciull.t già vi\'e,·a alla Corte francese con la nudrc. Enmhetta d& Francia, \'C:do\'a del re d'lnghllterra, a\'C\'a sogn.1to d• .:apo,·olgere ancora quello strano gioco di titoh, dj. \l'l'lt'OÙO, a )Ua ,-olta, Ennchetta di Francia, e tent:tndo il Re, Luigi XIV (mal consolato della partenza di Maria ManCini, grassa c ~plendiJa) lOn la propria elegante magre:aa. Luigi XIV quas& non si er.t alCOrto d i lei, giudicandola, appunto, troppo m.t~ra. ed era stato m:cessario allora contentarsi di Moosicur, il fr.ttello ,lei Re.:, G.tstonc d'Orléans. Mon\&Cur, ternb&lmcnte ben \'estito, ben pettinato, ben di· p•nto, usa,,\ -ar<On<J..trs• d& un'ambigua corte, dove giovanetti, come lu1 d&pmlt e leziosi, ,ez.zosamente si intitola\'anO /es mi· .~urmè Je M rlllll<'llr mentre Madame nen·osa si annoia\'& o ,osp&rA,J, wu•osamente, per dttirare, .m<.he se ormai in modo leg•n•rno e '.mo. l'.tttcnz&one del Re. S<:-,nbra che al Rt! si occupa~se d• lu: un po<:C, ma ancora troppo, per i suoi int~essati C.on\l,l:h:n cM. o c.1 CC OS1/SU.i .i P i G. ~901

A SlHISTllA: M Jio DE LA VALLIEBE (qvadrD di Nocro•, Vor...m.o)

SOTTO: f'IIAMCESCA ATEMAIDE MAIICHESA DI MOHTESPAJf

« M.ADAMI:. 01: LA V ALLIERE ~ ~nssc: Saint Simon, c è morta. di questi giorni ocl corwett~o di Camwlue della Rue Saint-Jacques, do\-~ a trentun anno, nel 1765, avC\•a pronunoato 1 vot&, sotto al nome di Suor Man;a ddl.a Miscncord ia. La sua fortuna e la sua vergogna"; la lllO<k~ìa e la bontà del suo con tegnc ; la buona fede del suo cuore; &l suo de\idcrio d 'impedue al Re che eternasse il suo pecato e la sua vergogna r&<oooscendo la le· gittnniti dci f•ghoh ; quel <hc il Re e la si· gnora di MontcspJn le fecero soffrire; le sue

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l


\Jcuni storici sostenMontespan. ' d' Monteono che la Marchesa l . • g 'stette a lungo alle soJieCJ· span resJ . . . d l suo re""le tnnamorato, o- . . r ri· tu d 101 e sia per amore del ma~o, sta pe s ·ro della Regina, s•a per attacc~ento alla La Vallière. ~rto, appena ebbe ceduto, t~tto ~l suo spirito e tutta la ~a mtelligenza vennero adoprare per demolire l~ posizione della La Vallière. Ne~lt arini che durò la resistenza passtva di costei, le inflisse ogni sorta di umiliazione, .lino a degtadarla al rango d; sua camerista e di sua. accompagnatrice. Si narra c~e pn~a di cedere al Re, esortaSse ti mamo ad abb1ndonare la Corte. Il marchese di Montespan non volle saperoe. Divenuta pubblica la relazione, un giorno il Marchese vestitosi di nero, chiese udienu al Re e gli domandò il permesso di ritirarsi dalla Corte per Foter nascondere il lutto del suo

S1ampa oalonle Jraocese del XVU sec.

LA BEl.LJI CORTIGIANA Jltuatro:ztone di Lo Bloud ~er un voJume su.~~

celebra eorhoLone del selcento

FRANCESCA ATENAIDE de Roche~hou.lrt. Marchesa di Montespan fu, per massimo consenso dei suoi contemporanei, la p:ù bell.l donna dj francia. Nata nel 1641 nel Saintouge, col nome di Mademoiselle de TonnayCharents, da Gabriele de Rochechoua;t <luo\ di Montemart, entrò a Corte come damigell 1 della Duchessa d'Orléans, nel medesimo tem· po della La Vallière. Malgrado la sua granJe bellezza, non sposò che a ventidue anni con Louis de Pardaillau de Gondrin M..r<..he~c Ji Montespan. Matrimon•o d·amore. l due spost ebbero un fighe, che fu poi il Duca d'Antin. Più che per la sua bellezza, - che pure c-a straordinaria, - la Montespan Jestava ammirazione per il suo spirito. Virtù dt fami glia. ·Voltaire, che se ne intenden, scnsse che la M~tespan aveva rm tour Jingnlier de conJerval/on, mélé de plaiJanterie. de nait·et; el de fmuu. qu'ou appellai/ « l'eJ/J'''' dn Montemar/ >>. Q>l!Sto gusto, questa forma Ji ~ntelligenza, che andava delineandosi appumo m quel tempo, passato alla storia come « secolo di luigi XIV», era comune ai fratelli della Montespan, che furono il Duca di ViMABIA LECSIMSitA venne, la Marchesa di Thianges e la Badessa Moqho d1 Lwg1 decamoqw.nlo, doMa me<hoere o di Fontevrault. Tanto la Regina Maria TeJ:etulonte. fu am·:neqgto1a da1 successi delle resa che la favorita Madame de La Vallière, Pompadour J)l'euo >l re. (D>plniO d> A S. Belle si legarono di intima ami.ci:tia con la bella e castello d1 Verao:,11es} A destro il Re Sole spirituale Marchesa. Questa intrinsicheua le onore defunto. Luigi XIV per tutta risposta · ' consentiva di vedere frequentemente il Re. lo fece gettare nella Bastiglia e decretò la sua Il quale sul p:incipio non pareva che gradisse troppo lo spirito della Montespan, forse 1 separazione dalla moglie. In seguito, la pri· gicnia del Marchese venne tramutata io cootroppo vivo e indipendente per i suoi gus~i autoritari. Ma poi la bellezza della donna lo ·fino nelle sue terre, con l'aggiunta della somma di 200.000 franchi: l'onore del Mai'chese soggiogò, e man mano che sfiorivano le gra· di Montespan non valeva di più. zie della La Vallière, cedeva al fascino della

Dopo che la La VaiJière si fu ritirata in conventq. la Montespan si sostituì pienameoto a lei. Spese somme en,onni, ed esercitò sul Re una forte influenza, che però non riuscì ad estendersi oltre gli interessi personali. Tuttavia riuscì a far imprigionare a Pinerolo il Duca di Lauzun che non le pareva abbastanu deferente, ed ottenne per il fratello Duca d1 Vivonne il bastone di Maresciallo. Luigi XIV le donò persino le rendide- Jet monopolio dei tabacchi; ma il ministro Colbert gliele r;tolse. 1a. c .1 !CONTINVA A PAr. ~91>1


~l~p•a

espugnò il fondo dt Castro, Danna si imp3clroni delle amp:me delle chiese che fucono po• nvendute a Sant Eustacdlio :! a S. Agnese io Piaz.U Navona. l.a stessa. sorte subl una spalla dello scheletro di S. Francesca Romana. O vunque met· tu.se le ma111 donna OHmp•a qualcosa fuuva sempre per cade cle 10 tasca. Con J" aiUtO gt::~tuito degh artisti che intercedevano per mezzo suo il fav~lre pontificio Donna Oh~pia :ilibelliva u Palazzo dt Piaz7.a Navona. Lo sresso Bermm, quando SI trovò nei guai per la costruZIOne del ~p3.(llle d1 S. Pict_ro, do,·ette ricorrere a lei, e le fece un graz~oso presente d1 m11le ' doppie. Per ingraziarsela maggiormente, 1n seguito donò al Cudino.Je Camillo, figlio di lei, un anello del valore d1 se•m•la scudi. l suot guadagni si triplicarono. Durante !"anno Santo 1650, quando 1 ptllegrini attendevano pazientemente ·intere ore ·avanto al suo palazzo per vederla passare, quasi fosse una regma, i suoi guadagni triplicarono. E_Jla aveva creaco u~ mo· r10polio degli alloggi ed ogni pellegnnO Je rese UO'\ dtscreta somma. Un profondo di~sen.so la divise sempre daila nuora Olimp•a Aldobrandmi," che aveva sposato Camillo, rhe aveva rinunciato per le• alla.porpora cardinalizia. O limpia Aldobrandini era, come s"usa dire, una donna di rana; dispre:uava pro· fondamente r avidità popolacesca e provinciale della suocera; fra le due donne so 1mpegnò una battaglia di satire che si combatteva soprattutto ne1 reatrì familiari, d1 dove però i versi uscivano e Circolavano in rutta Roma. Negli ulcimt anm del Pont•· ficaro di lnnocenzo, il popolo la. chiamava spregiarivament( (< ?impaccia». lnnocenzo X morì il 7 gennaio 16~5, ma già dao primissimi del mese questa grassa e sconcia gazza lad ra, stabtlitaso nella sranza deiL1gonizzante, rubava ogni cosa e correva a nasconderla. « Al martino si ripresentava di buon'ora. Contemporaneamente vendeva benefici, prebende e comm.~de: s• disse che in dieci giorm .wesse guadagnato mezzo m1lione.

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n~~~~ IL~IDm~ :1)1 ,/u e don11a, d tee da1mo, 'h i d"e femmma. malanno, 'h' dice Oltmpta Matdalchma. 'i. e dmmo. ma/f1tmo e ~ovma. :on questo vers1 è passata nella tradtztcne po.olare Donna Olimpta Pamphih Maidalchono, ognat.\ d1 lnnoccnzo X. In dieci anni di pon· oficato del cognato, ella seppe moltiplicMe mto le sue ruberie da po:er fronteggia re ogni rutto colpo per l'avvenire. Quando, nel 15 tttembre 1644, ol cardinale Giambattista Pam>hìlt divenne lnnoceru:o X, la pingue cognata t<l goà. vedova e aveva più dj cinquanta anni. suoi raggin perc1ò non furono disturbati da ~g.uni sentimentali e potè muoversi a suo p:acrc La sua prima impresa fu quella d1 farsi onferire dal Papa un assegno mensile di dueentocinquanta scudi sui fondi della Tesoreria egreta, non tralasciando perciò di cercare inlnÌti espedienti per guadagnare altro denaro ; .ssunse, infatti, la lavanderia privata di Sua .antità. Olimpia veniva da Viterbo e aveva posato in seconde nozze il fratello del Papa ; ·ra rimasta una massaia ed applicò i suoi criw di speculazione femminile all"amministra· tcne dello stato pontificio. Tutte le forniture · nfatti, p~savano per le sue m!lni e ne usci•ano soltanto con la dovuta tara. Quando si '1ct:!

~ l

COSTANZA BUONABELLI

GIAN LOBEJàO IEJUmll

Modella e omanttt del Bemim. [ Busto d i G

L.

verso i quaranta anni. (Galleria deqli Ulfizi • firenze)

A utoritratto d ell'artistq

Bernini. M useo Not. , F1renze).

Ed aveva già çurato di riscuotere anticipatamente, il giorno 2, !"assegno di due<:entocinquanta scudi che le spettava per quel mese, nè tra$Cil rò di esigere le porzioni di pane, ciambelle, bisconi e vino, che le si dovevano per la settimana, come alla prima tra le tre<:entoventisei persone e bocche a tutto vitto della Corte innocenziana ». Dopo la morte del cognato, Olimpia si ritirò. ricchissima nella vigna di Porta S. Pancrazio che aveva trasforma.t o on splendida villa, ma nella quale non trascurava U!ili «applicazioni industriali » come l"alleva· mento dei bachi da seta. Passò così gli ultimi anni della sua vira circondata dalla pubblica csacrazionc che si sfogava in satire e pasqui nate_ <U . o. F.1

2 46

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Dura:rue 11 foatoso Carnevalo veneZiano, cmcho le atqoore e le stQnonne dJ buono lamtglia •• concedevano la li.berld <h m~aeluor11 alla generale all~na e.plodente nelle calli e nelle ptazz,e _ Il carnevale.. cbe duravo parecchse "aelllmane ~ ero UlOftre. una buona oc:co1J1one per m~trarsi, senza dare sospetti. cx:m qli mnamorQ!i e gh cnnanu. Con ti volto coperto dalla aencd mascherma nera, le belle vencmane scendevano incontro all"<m:aore e all'avventura. (Part,colare del quadro c Il MtnU<ltlo • <h C B. Tiei)O)o Palazzo l'<rpadopoh, Venea~a).

ft<rba ~lobre pltfore Carlo Maralù d~tto il Maratla, poetessa e pttrtce. orcocie col nome dt Aqlauro C1doma.

DCN G lANGIORGlO. secundogcnitn del

Du<~

f~dericu Sforza·Ccsar int era un uome> d1 mczz• ~s·

,d, sp cc1 e v olcnti. La r~isttnza che: la v•rruo•a

~ \

Fausrina M araui aveva sempre opposto al suo ~nw­ re lo av""a o rmai esasperate> e decise di ri<'Orrert alli forza. La sera Jd 28 maggw 1703 ord•nÒ d tre suoi scheranJ, • due fratelh « MJtchejpam » t 1l c Burino». ,1, apposldrsi con una carroz<a d ietro l'angol<-' della soliuwa vi~ dei G1ardin:: >apeva che Fausuna percorreva quella strada per recarsi a Messa nel l;~ ch•<"S<'tta del Convemn d t San t'Anna. Il matt,no ~guentt-. mfatu, \l<rSO le sette, g)! unf:cscau videro ven re lJ gwvan<· a.ccompal(nat:l da sua madre. donna francesca. Non appena ebbe svoltat() l'angolo d, Via de1 Gi.udm1, il «Burino • la afferrò IX'' la vit.< tentando dt porla nella carrozu, mentre uno det due Marchc~aOI, CJn un<> 'P'". tnnt: mandava ,, garnb, ltvate donna francesca. A f austina riuscì però di puntellare un piede contro lo sportello della vettura, e. p<'r quanti sforzi facessero il Burino dol di fuori e il Duca GiangiN· gio dal di dentro. non furono capac: di farla salire. Faustina s: difendeva strtnuamente. Con un calCio s ullo ~l: nco dd BurinP infine poti: divmcolarsj e fuggite. Il Duca b rincnrs~. t v<lleva p<'rsuaderla a seguirlo. Il din1eg:> risoluro della fanCiulla :o infunò : tralta la ~pado la colpi due v<•ltt in viso, non senza fer re anche donna Francesca che aveva steso il suo braccio per riparare la figlia. Gian giorgiò risall sulla carrozza e >i d :ede a pazza fuga per b strada di Santa M oria Mags , •re verso Pcona San Lorenzo. li fatto sollevò grao scalpore. faustina era stata ferita piuttosto gravemente, e fu a lungo :ra la \'Ìta e la morte. La sua insolita bel:czz• e la re.putal'o ne ch'el la :lv~va di ottimi costumi CC'mmoss~ i c uadini ; il Cardinal Barberioi. amico e protettore del padre della Maratti, riferì il fauu lo stesso giorno al Pontefice, allcora Clemente Xl. La giu· sllzJ a si mise in moro con rapidità. per quei temp•. incredibile: non erano t rascorse cinque <'re che gii. un drappello d i dod ci sgherri partiva a briglia scio'lta verso Genzano, ~ossedimemo degli SforzaQsarini, ove si supp0neva cho Giangiorgio si fos-

BELLEZZA VENEZIANA SETTECENTESC/\

(Pos!ello dt Rosalbo Carriera, Polazzo StuchyJ

st diretto; mentre un'altra pattuglia perqu;siva da c.ma a fondo il paiano dei duchi . Giangiorgio non fu trovato, ma non per questo la J>olilia si fermò. Il giorno seguente ben ventiquatlw persone vtnivano arreState p<'r supposta complicità, è al palaz· zo del Governawre veniva attisso un un decrew ch e commi11ava la decapitazione a Giangi<.>rg:o e la forca aj suoi bravi, e promelleva 6000 scudi a chi l'avesse portato vivo e ~000 a cht morto. -Ma Giangiorg10 e1a ben !contano. Galoppava verso l'Olanda, ove poi si dist nse nella guerra d i Fiandra. Nè le sue gesta valorose placarono l'ira del Papa : la grazia ch'egli •mp<'trÒ sin dall'anno se· guoo!e non gl i fu accordata che nel 17 18. per interce!'sione del Cardinal Ottoboni e della stessa Faustina, che generosamente lo aveva p<'rdonato. ln quegl i anni Faustina. sposata allo Zappi. unu dei qu~uordici fondarori dell'Arcadia, poco dopo il rentaro ratto. era già madre, e ct·oosCiuto anche p<."r discrere comJlOSIZÌoni poetiche. Lo Zappi, suo mar 10 si era dilertato a denigrare Lucrezia Romana • cnn due s<mrmi che vole~ano descrivere il

BELLA VENEZIANA 0 1 CASA BARBABIGO {Po~tello di Rosalbo Carnera, Dresda, PJnoc.J

dubbio: « S.- era <aJta percht JÌ uuiu? Se n<m lo rÌint~u P«<'hè /u lodata?~- E p<'l' consoiJrl.> dell'error~ e dello scherno d; una >ant· Sln~<•lare che lo tlv, '·' legato ad un'altra Lucr<"zi•. la virtuosa F:tustina dìmostrù in soneu "'inrtnd(' l a casrit:. ddl'anrica. Lo Zappi mo ri nl'l 1720, c la fede che Faurtina g li serbò nton valse A mparm iarle un ultarn<.' insulto. Giangwrg'o era mono lontano, a Pamplona. ma av~va lasciaru un fig!iò bastardo che «mbrava averne errdjtato tutt1 g li istinti ·peggior'. Poichè il padre morenu.• lt> aveva riconcsciuto n(•) testamento. il ba~rardo venne d Roma 0\'C iotentò causa ai Duchi Sforza~('~adm per t-sser~ riconosciuto loro consangu.neo, ed J Fausr:n<\ perchè lo riconoscc:sse figlio suo n.Hu ml~ avuto da Giang.org.o. l Giudici gl• died<·ro .'orto. Ciò accadeva nel l'/40, e Faust;na era o rma• aglt ultimi giorni della sua vita. Il tem1>n naiUr:>l· menle deformò i f~tt-i che non risu.lraronl' ch,an~­ Simi nemmeno oggi dopo accurate mdagin1. M.l :tOembra chiara a t utti la virtù dc-Ila nuova e mm m~no sventurata Lucrezia. ( M · S .)

247


simo, trepid;~ndo come una collcgtJie. stmu· Jando mille terrori per la gelosia del marito, giurando di aver sempre amato c di amare in Luigi l'uomo e non il sovrano ; sorridente e piangente, e in ogni modo, adorabile. Lui· gi XV ne fu inantatO e la giovine signora, che era un;a piccola borghese maritata ad un oscuro monsitur d'Etioles, nominata marchesa di Pompadour, a dispeuo dci Condé e dei Richelieu, divCtltava di fauo regina di Francia, riceveva gioielli, palazzi, equipaggi e si apprestava a dominare la vira francese del suo tempo.

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A nove anni, una fauucchiera aveva predetto alla marchesa di Pompadour che sa.rcb· be stata la favorita del re di Francia. Sua madre, corrotta c galante, diceva di lei « E' un boccone da re ». E rutto infatti, ella aveva per un fulgido destino mondano : « r istinto della seduzione · scrive un suo biografo • il gusto innato dell'eleganu, il sentimento c l'amore dell'arte, una diabolica Yivacità pari· gina, l'orrore della noia, una grazia ineffabile ed una rara bellezza ». Sua madre le aveva fa11o impartire una educazione raffinata : maestri illustri come Jelio11e, Guidaubert, Crebil· lon, le avevano insegnato il canto, la musica, la danu, la dcclamuione. Disegnava, dipin· geva, incideva. Nessuna gran dama di Francia. forse, aveva il suo fascino· c il suo srile. E una sera, ad una festa, in uno slancio di sincera ammirazione, il re glielo disse : Vo111 h~J la plus charmant~ f emme 'fN' i/ y ait ein France ... Nella corte di Luigi XV d~ agonizzava nella noia, nella stanchctta, nel sospetto. ella portò un fresco alito di vita. La Pompadour capì che per dominare il cuore di quel freddo libertino che allora regnava sulla Francia «bisognava di~rarlo continuamente, tener sempre desta e appagata la sua curiosità. co. •· o.,

~

(CONTINUA A PAG. 29 ! )

LtJIQJ DECDIOQVllnO

Ro di FI'CIICio, Cllllalllo dolla Pompodour e della

Du llc:rrry -

-·llan•

IIOYJaDO valonto tanto do le aua lortllila amorooa 1'-llatoYo di

Blor~ .lti:IM IRotrott~ d! Hracmt" Rlqaud, Ven 1.

LlJIGI XV. /~ bun .mm=, st .mnotn.t :'.1J· dame Chatcauroux, fa,oma m titolo, ero mona. Madame Ncsle lo aveva stancaw t la buona M:uta Lrnnt~ka, la rcgm.t P'"· f'C dante c senu fantasia conttnuan aù esa~p<> rarlo con la sua vita regolare c quast mona stica. Le cacce, ti gmO<o, le amantt d occasione, gli spettacoli teatult, mente ptù nu sciva a far spuntare ti sornso sulle labbr.l del re cnsttaniSStmo. Ma un gtorno, nella foresta di Seurart, ntrovo delle caClC rcalt, una giovine signora apparve vestita dt raso az. zurro, sdraiata mollemente in un phaeton CO· lor di rosa, e attirò l'attenzione del sovrano, passando e n passando, « come una Diana sor· rideme e fascinatrJce », fra i cavalli e t cant da caccia del re. Poco dopo, era una sera di Carnevale, ad un ballo dato per le nozze del Del6no con Antonietta d'Austria, un graztoso domino, dopo aver CIVeteatO a lungo con il re, sollevò la maschera, lasaò cadere il fazzo. letto e fuggi . Luigt XV nconobbe la signora dal phaeton rosa della foresta di Seurart raccolse ìl fazzoletto e si lanciò ridendo, lo sbalordimeoto della Corte, dtetro la fuggitiva. E qualche sera dopo ella varcava la so· glia della camera d.a leuo del re cri~ianis·

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LA DU IIAJIIIY Mare Jean.ne Gomard de Vaubem1er . c:ontes.sa du Barry. amante dJ Lutgt XV. Alla morte del eo· nano a ntirò m un convento. mo LuiQ I XVl conbnuò a ve r:sarle 150 mHa • lJYTea:• l "anno.


licenziosa. 1 11D"-"' d'1 sua condotta trOppo . on 3.((adtmtCo consegu::nz.a de11a. in· casa del signor B•gn Il ' della Becu. In Parigi, fu domestiCa.• aJ suo servizio una sore fa ···ore mihurc. · che aveva ga o-iato orni• Franaa, . L - · di incontrare un a!>. V ouJers. In seguito cosce• eb""" agto ccnosauto a auc Bitlard Du MonceauX. ~he aveJva rte era tale, da comwuo.-ecc ramo la bellezza della pJCcola attne etici e sazi. Du Mon~ux. persino i rarigini del suo. r~J>O·~~ collocò la madre, con fu~ innamorato di quella meravagJt~sa ' ominab la Fr~d.mc. esso la propna atnJ~nte, agn p L zioni dl cu~a, pr. . . orenente Generale della o1 Nei giornali degl• •_speuon Fded ~o~ " nota per il suo libercinag· .. · De Sarnnes la ·r~ eru e " l tzta, stgnor . • casa in uesto ambiente, Giovanna

~::~faa!~o;im~ i~~:~a. regisuò 1e. sue p~im1_ebe,1i1~c~n~~~-~i

. ·on· Questo sembrerebbe dar ragtone at • 1mpres.s• a. · . . . . ·1 asCI• .. Tuttavia, nel clima r;.rigino da Lmg1 tl Beneamato, 1 cnteno mo r.U.: delia polizia noa era ce~o quello. ?~Ila eone e della das~~ dirigente. Intanto si era trasfento a Pangt .I padre non segreto d. G:ovanna che, gettata la tonaca alle ortiche, era · divenuto l'Abate Vaubernier, cicisbeo. Assunta la direzione degli affari della madre e della figlia, l' Ahate maritò la Becu a uo domestico, Nicola Rancon, che poi s1 masc come impiegato di Casa Reale. Giovanna, viziata, coccolata, adulata da Du Monceaux e dalla sua amica, a otto anni. fu affidata alle nobili monache di Sainte Aure perchè provvedes· sero alla sua educazione. A qumdici anni Gicvaona ntornò a casa, provveduta di quelle nozioni di vita mondana che, a quei tempi, si distribuivano alle fanciulle di agiata condizione. Il suo debutto ne!l~ carriera amorosa non fu nè brillame, nè d.iscrero. s·invaghì di lei un giovane parrucchiere, Lamecz, il qùale, col preresto d'iniziarla nei segreri della nobile ·arte di comporre parrucche, cominciò ad avviarla in altri misreri. Pare che i! giovane Lametz avesse, in fondo, buone intenzioni, e la cosa avrebbe avuto uno svolgimento normale e bottegaio se la signo ".1 L:unerz madre non ~vesse espressa la sua disapprovuione coo una chiassata di tali proporzioni da lasciare rraccia nei documenti di polizia alla quale .Ann~ Becu era star~ costretta a fare appello. quesra volu fu l Abate _va~bemter a cavar Giovanna dagli impicci, colloé~dola come lennce m casa della signora de La Garde, ve· dova dt un Intendente Generale, dalla quale egli stesso era stato ~colto . come cascamorto e parassita. Ma la buona vedova aveva due li~ltuoli ammogliati a due terribili pinzocchere. tA. <:.t ·

Anch;

(CONTINUA A PAC. 292)

l

~

L' ESiSTENZA" di Giovanna Vaubernicr, contessa Du Barry, nome con il quale pervenne alla fine della sua vita, è una storia piuttosw licem:iosa, uru di quelle srorie stretlamcncc inserite nel viluppo di aneddoti c di futilità che forma rultima decadenza della monarchia francese, tra Luigi XV e Luigi XVI. La Du Barry e Maria .Antonierta sono le due donne sulle quali la vtolenta poìemi9 rivoluzionaria del l 789 ha scaricato cune le colpe, rutte le leggende, rutte le f rivo lità della sc'ltecencesca « donna di mondo», ed erano i due tipi supremi: la Regina e la Favorita. Per quanto la vita di G iovanna Du Barry non abbia proprio nulla di edi6came, pure la raffiguruione che ne fecero i libelli giacobini non era priva di esagerazione: secondo gli accusatori popolani, !"ultima amanre di Luigi XV sarebbe stata una pubblica mererrice, familia.r~ alle case di tolleranza. Nacque nel 174), da una saru a giornate, .Anna Becu, neUa cittadina di Vaucouleurs in lorena. Il padre era un frare, Giovan Bat· tista Gomard de Vaubemicr, in religione Angelo, del quale la figliuola, in seguito, non esitò ad adottare il nome. Pare cbe Anna Becu, con questa 6gliuoleua e con un alrro figliuolo naturale, fosse l"OStTetta ad allontanarsi dalla cittadina loreoese in

JL\JIIIE DE LA NOTTE

n. CAADDIAI.E DI IOIIAN

rtglJo eh Jacqueu de SoLnt-Remy. dnetto

U Prtnope Lu1gi dì Rohan. coadtutoto deflo z:.o. ve.covo di Stroaburgo. por oeva nel 17?0 1n queata c:itt6 il primo

d\SCendente det ValotS ormOJ comp!eta-

mente decadulo dovette aUa coutò della Marchesa d1 &ulo..tnYilliers uno duscreta educanone. Un nobiluCC'lo cb provmc,a, Lo Molte, la spoeò. ctuud<>odo g_h oçch, 3ul1e aue avventure amorose ed ella nu· sd a lr<Jd1 c<>OI qalla mUIOno. Vantando

lavore della Rogina, la c.onteua cb La Mouo. che OYevo uno UD

znoalStonte

atraordmario liuto

per

1

gonzi,

&eppe

sfruHare marcwtgUosanumte la c::rodulita del proasuno. speoe del Cardinal., <Ù Roban, fincbe """' volle tentare W> eolpo !Tappo IJT-.o (quello dell'cdlare della eolkmo) Smaocberata. fu proctMOGta • lmP<iqoonata. Rl..-citcr od eroder. amvb a Londra, ove m.orl poco dopo trQ9icamente.

4

aa.luto d•llo Franaa alla nuova R... gino

Maria

Antonietta

Inviato diJe

anni dopo "' quallt~ dr ambaoclafore atroordlnarlo a Vl•noa, .-1 nveltt tanto

lrtab•le da I<BII IÌW<IIIIC!l4 dopo pOchi mHI LD Re91r.., qiJ lu da alloro pol oable. tuttav1a eQh nuad ad

il\

es&ere creoto <:OJ"Chnole o ,oli (4 cmru

(1778). &o l'uomo pill vanlloao <Hl tempo, tna oJtretta:oto ac;ioc::oo,

duno•~ oel fa:at.a.o

com•

c Allar. deUa Collcmo •. La lortun"' perb volle proteggerlo, • non oataDfe la •ua -oau1it6:

allo RiYOIUlllo<>e rluscl a oalonxre la t•to dol!a qbtOUotbiiG. Worl quCIII . .ucmtenne .W 1803. ......

249 .


maestro d'italiano, r:~bate Metastasio: le avca po:.to .1 fun.J una ·governante incaricata di rcnderl_a fis~camente le~wlrJ, ' questa dama coscienziosa, ~- d; 8U;stt aottquatt, obbl1go la ptl· cola a dormire per tutta lmfanz1a, con una benda dt lan.t stretta alla fronte, in modo che l'aspro contatto, facendo cadere i capelli della froote, la allargas~ n~ilmente Cera f01 iJ maestro di ballo, il maestro di mus1ca, 1! maestro d1 equtta zjone, il rruestro di canto : preoccupata d1 una sa~czza, di una solidità ancora impossibile nella «Toni », che il psrcoh~· simo Mozart aveva promesso di sposare, Maria Teresa ,·olle che a tredici anni, la poncipessina cominciasse a dormire nella ;ua stessa stanza, per poterle impartire, di notte, saggi arn • maestrameoti e consigli, sciupati, purtroppo, dal tenace sonno d; lei: A quindici artni, pronta a partire per la franci<~. la nuova Delfina era perfettamente leggiadra, f rl\·ola, trCequ1cta, e, arrivando a Parigi, sedusse il vecchio Re, Luig1 XV, abba· gliò il Delfino, irritò la Favorita, madarne du Barry, ed 1spuò alle qua:tro zie zitelle deplorevoli speranze di complotti. Mesdarnes, Adelaide, Vittoria, Luisa, Sofia, tigliole d1 Lutgi XV. e dunque zie del Delfino Luigi e della Delfina Maria Antonietta, erano· ormai delle prinCtpesse sfiorite e intrrganti, (he neppur rammentavano di esser stato belle, d~lci ed iouti~entc amate. Odiavano madame du Barry, e suggenrono a Marta An tonietta un eccessivo orgoglto, un'msoleoza fittizia, destmate ad arttrarle per riflesso, il disamore del Re, offeso nel suo arno: re alla bella contessa. E bisegna qui ncordare che molt1 annt dopo. quando già la r•voluziooe mmacciava Maria Antonietta. la quarantenne signora du Barry scrisse alla Regina in ~~co~o una nobilissima lettera.. olfrendole il suo denaro. i SUOI gtosellt: 10111 ce 'l"e ]'ai me t•tenl d~ la h1aJJ011 d~ Fran.-e, et je Je,.ai Jtère de le lt11 rendre . . Ma la Delfina e la Favoota, ignare del loro tremendo e comun<: destmo, dispettosamente SI odiarono : nacquero le caroarille d, Corte, ::cmplicatissime, perch~ le darne austere ed etichettose, capitanate dalla Marocialla d• Noatlles, rimproveravano alla Delfiru la leggerezza, mentre ti scgu•to della du Barry le nnfacciava l'orgo~lio, e, intorno a questa g10v1netta ga•a ed 1gnara. crescevano awersiooi toso-

Moria. A.a.t~•lta all'età d1 2! an01 m:a'la ri'l':::J pattrace e mruca [hsabetla le- Bru.n G·:ll.:etl: è. Versatlies

U<DII(J)IIliiLU.U l.Dil·

Mo AN~CDNJllm~~A ERA STATA un'mcante,·ole btmba austna ca, con la carnagione di fiore, i grand; OC· chi azzurri un poco sporgenti, e, ruta nel 1755, propno mentre un tremendo terremoto devastava Lisbona, nessuno pensava a trar presagio dalla comàdenza per supporle tra· g1co destino. Maria Teresa, sua rrudre, dopo lunghi anni di lotte e di attese, raggiUngeva ora un pacato equilibrio, bella, florida, maestosa e cara, e nella Corte di Vi enna l'et i· chctta spagnuola SJ Yeniva spogliando di un [asto eccessivo per assumere amabili intimità borghesi. L'imperatrice, che wu sera era apparsa a teatro durante una rappresentazione dJ gala, e con un cenno aveva fatto fermare l'orch~ra, annunciando poi al pubblico, con un raggiante sorriso «Der Joseph hai einen · B11b! », per dire che il Principe Ereditario Giuseppe aveva avuto proprio allo- · ra un· maschietto, l'imperatrice cordiale ed affettuosa, aveva vegliato con particolare cura sulla piccola Maria Antonietta, che destinava al trono di Francia, pegno di nuova al· lcanza. Si era preoccupata di darle un preccaore francese, l'abate di Vennoud, ed un f 260

OrecciWai di Mano Antontetla . I brilkmti d1 quellç a

destro eTQJ"'O compleuuramente dt 17 karat& e

mezzo; di q uello a 1-i..uistra '2.1 karou.

LWvi XVJ monto W Marta An1omeuo. ultlmo rG di ftanCao, decapitato a Pano• 1l 21 9enna1o 1793 (Do un quadro di OuMesnil}

spettate ed ingiuste, che il rrurito, questo ragauone goffo. fisicamente incapace di amore. spiritualmente incapace di gaiezza, non poteva impedire. Il popolo l'adorava, incantato deUa sua grazia : durante le feste nuziali, quando si era affacciata al balcone per ringraziare la folla, un cortigiano aveva potuto dirle, senza mentire, madame, I'OIIJ al'ez là trois reni mille amor~rer1x. ed era vero, la Francia intera si era inna· morata della Deltina: t~nto più doloroso le fu, lentamente, comprendere di aver perduto l'en·


AXEL VON FEBSEM. diplomatico ovedese, lu a

lungo in FtanC'Io 9uad.ag-nandoe• l'oH<Mio

cll Marta An!On,etta Orgaruzzò nel 1'191 lo alortunato tentativo d, f1J9a della lami<,~ha reale. fu uCClS<> in paina il 2ll lu91ìo 1810.

tustasmo popolare, un poco per i libelli, per le calunnie, diffuse dai suoi nemici, un poco per la sua stessa leggerezza di sposa inquieta e solitaria, per le g ite In slitta, per i balli mascherati, per i capricci, per gli abiti incredibilmente fastosi, per le pettinature favolosamente alte, a prolungare ancora la sua fronte ampissima. Fu, finalmente, regina: e fu anlhe donna, quando uoa modesta operazione, un modesto coraggio permisero al giovane Re Luigi XVI di accostarsi alla sua treppo bella Regina : donna e regi-'

N.a::ricr A.DtoDietta çOodotta al supplizio la mattina del 16 oltobre 1793. Questo cdebr~ di&eçno fu es~uilo do! pittore David e porta la seguente loqgenda: c Ritratto di Maria Antonietta, re· gina di francia, condot1a al supplizio. diseqnato o penna da Oavld. spellatore del corteo e affacciato allCL hnestra con la cttadioa Jullien; sposa del rappresentante Juthen ». Ero me220-

giomo q uando il sinistro corteo, scortato dalla cavalleria ar-

rivò sulla Piazzo della Rivolu%ione. • V 'erano trentOmila u~mmi m armi ~ & WlO immensa folla fra' cu1 certornente ri.b olhvano dei aentimenti monarcbici. A mez:zotiorno e un q uarto preciso, 1-:t testa di Maria Antonietta c ci-devant a regir.a di Francia, rotolò nel paniere.

Acc:,cc:io:tur• del lampo dt MartC" Anlomet 1a.. la pathnatura • ò lo Belte-Poule -·

NEL PAIICO DI 11UANON, per >nc:>J:riC:O di Mano Anloruella, l'arch•tetto Mu,Jue e 1! j2ttore Hubert Roberl la decadenza dello

cot.trUirono otto case coloniche che all'esterno 1m1tavano per!ettamente lct 11\ISeria e

vere abi.ta:z.i.om rurali fr-ancest; m.a che all'.tntemo erano cmnnobilfp1e QOn lOQnl lusso. fl i.n tali caso Mario Antonietta si d i'Vertivcr a qiuoçc:rre alla PQStorela e alla contadina. In Wl.a. in: quella riprodotta, crveva installato il suo 9abineno particolare f'.t vi riceveva sarti. çarrucchien. gioiellieri ~ artis~i

na già spaventata, e si sa come, durante l'agonia del nonno, i Delfini si inginocchiassero a pregar Dio di allontanar da loro una corona ( he sentivano troppo greve. Ma dovettero portarla : Maria Antonietta, riconoscendo, pur nel gentile affetto che improvvisamente la legava al marito, la debolezza, la mediocrità laboriosa ed onesta di lui, tentò, come poteva, di aiutarlo, prendendo parte al Consiglio, cercando di comprendere la situaz;one politica, di accostarsi ai desideri del popolo, futile, dapprincipio, nella sua scorag-

g iante buona volontà di scolara, trntante, tal· volta. nei suoi capricci, lentamente amareggiata da Wl' incomprensione assoluta e crudele. C'era il vezzo di biasimare sempre la Regina. le si eràno rimproverate le vesti costose di madfflloiJeile Ber/in, grande sarta, e i tessuti laminati d'oro: ma si minacciò una ri\'Oita dei setaioli di lione e delle sarte di Parigi quando la Regina, obbedendo al gu"sto campestre ispirato da Royseau, prese a vestire di lino inamidato, di campagnuoli per· calli, di casalinghe battiste. Le si attribuirono frasi sciocche, e si disse che, supplicata da una turba di donne perchè concedesse ai loro figli pane, avesse detto, candidamente, «dale d11nque loro delle brioches ». La si accusò di vizii orrendi, si perseguitarono le amiche, giovani come lei, e gaie, che le si raccoglievano intorno, in quel Petit Trianon dovè si credevano, ingiustamen~e. profuse somme fantastiche. E questi misteriosi rancori, questa g rande ondata di furore popolare, si mescolarono, oscuramente, per creare WJO scandalo enorme intorno alla Regina durante un processo destinato ai romanzi di Dumas ed alla fantasia d'appendice, l'affaire d11 collier d e le ,·eine. Era veramente una meravig liosa collana, con tanti lacci, nodi, stelle, grovigli di diamanti : il primo gioielliere di Parigi era venuto ad ofirirla, umilmente, in uno scrigno di velluto, alla Regina, che ne era stata tmtatissima, ma alla tentazione a'•eva resistito, perchè il prezzo richiesto - un milione e mezzo - le era: parso eccessivo, e, mentre il Re, sempre più innamorato e amico, insisteva per olfrirgliela, Maria Antonietta aveva rimandato il g ioielliere. <M. d . c.) ( CONTINUA A PAG. ~9.\)

251


IA FOLLIA DEl. CIOU O

• Il cùater• 4\ drwentato toilt:aeate alkl moda che a fo a tuth, perh.r..o a que1 c:agnol.iru che 10no i fcnonh deUe no.-tre belle acerveUate •· (Ca:ncotura

e

testo

eh

un

otomale

pangtDO

del Duelloroo)

LADY HAMILTON (Ratsatt.) da Romr.ey

Nu~oono. CJ1ery ,

Londra

St. IN QUEL tardo e tumultuo~ St.ttcc<:nto inglese, non avesse vissuto Emma Lyons, sarebbe stato necessario mventarla, pol(hè L• sua bellezza, la sua msolenza, la sua voluttuosa leggerezza dan•ero espnmono l'eso;enz.l del tempo, favoloso. negl 1 affres<h1 ,la Thackeray Emma: poteu chiamusa lkcky o Rc.xanc. e, come ogni vera avventuricr.l •v nw& dal popolo, fabbro suo padre, serva sua madre, oscura la nascata a Neston, nel Cheshare, ti 26 aprile del 1763. pot l'anfanzta, a Londra, servetta in case modeste, ptene d1 bambini piccoli e strillanti, po1 venditrice d1 verdure, in St. Hames Maket, pot futura cor· tigiana tn casa da mrs. Kelly, corttg1an.1 lei stessa, che la preparò all'awemre con gel<>sta e previdenza, infine una specie d'andipendenz.~, serva d'ostena, modella dt pitton, mima. Aveva anche un amico, ti tenente Payoe, comandante di una na' e dt galeottt, che Le regalò una bimba, qualche bel vestno, ed uo successore, sir Harry Featherstone, abbastanza ricco, ma non tanto da assicurare l'avvenire di Emma che decise di unirsi ad un grande ciarlatano: Graham. Insieme, girarono I.- Inghilterra, giurando Graham di guarire le malattie nervose dei gentiluomini, semplicemente facendoli dormire in un letto dove la Dea Igea avrebbe dormito con lcro, recando ~~­ tagiosa giovinezza. La dea era Emma, st m· tende. Uoo dei guariti, il giovane Grèville, la tolse dal carro:uooe ambulante, e le offri un palazzctto io Half Moon Stret, una ~.amerista f ranccse, una scimmietta, un calesse, un groom neg ro : bastò, per f,ar di lei una donna veramente alla moda, e durante sette anni, Grèville potè ,-antarsi di aver con sè

amcm1o dt Lody

Hamilton da cut ebbe u.no h9Ua chiamato Horatia.

la più bella donna d 'Inghilterra, che Romney prediligeva a modella, e Lawrencc, c Reynolds. Grcville, rovinato, e deciso a sposarsi giudiziosamente, offrì Emma allo zio, sir W ilham H amiJton ambasciatore presso la Corte di Napoli : Emma si mostrò riluttante, poi segui, nel 1789 l'ambasciatore a Napoli. _Hamilton geologo, pedante e notoso, l'amava molto, incoraggiava i suoi balli, i suoi estri, aiutava i suoi successi. Perchè la corte di Napoli, con la nervosa c mediocre Maria Caro(jna, adotta\•a la ragazza ing lese per uno strano snobismo. Speravano di farsene un'al-

kata, incoraggiando Hamtlton a sposarla : rna la stessa speranl<! aveva HamiJton, che imJlldginava, grazie alla sposa, dt entrare oell;~ \era intimità della Corte di Napo(j_ lungo, lento gioco, td Emma servi,-a,.ora glt una, ora g l1 altri, placida, un poco stupida Hamilton, dopo il matrtmonio, l'amava anccr meglio, e a Capodimonte :~.veva ordinato un prezacso servtzao da tavola che 10 ogna pezzo riproduceva una diversa immagine della nuova lady Harnalton. In questo mondo, provinciale, intrigante e tarde, l'arrivo di lord Nelson portò l'avventura, la soluzione. Emma lo amò, riamata, com·inta di trovare infine l'uomo propont<>nato a Ila sua bellezza, per una gloria ricono- • sciuta, lc:d Hamilton lo considerò con ami_,zta. Maria Caroltna ne trasse vantaggio, p<M<hè oHrì la. sua flotta alla famiglia reale, cht d4 Napolt potè, durante la ribellione, fug,!:tre 10 Sicilia, e lady Hamalton che sulla na· ''e ammiraglia s1 sc.-ntiva, assolutamente, padrona di casa . dedicava alla Regina una tenerezza orgogliosa, da e&uale. Poi Nelson, colpe-ole di aver OUJlcalo aa pattt dal Cardtnale Ruffo stabiliti con i ri'oJ·osi repubblicani, fu n chiamato in Inglultcra, e con lui parti l'Ambasciatore, c, naturalmente, Emma. A Loodra, vissero insieme, tutti e tre, dopo il divorzio di Ndson dalla mcglie, e, dopo la morte di Hamilton, gli amanti abitarono insieme, a Merton, ~ ebbero una bimba, Horatia. Nell'Inghilterra stretta dal blocco, privata di zucchero e di giovanotti, la vita era ormai secca e tediosa : Emma si accorse di aver perduto la sua giovinezza quando, morto N e.son a Tcafalgar, si trovò sola ed inutile, nella città che un . tempo era stata sua. Come tutti g li Inglesi gii famosi, e . poi decaduti, andò in Francia. V-isse a Calais ancora q<~;d­ che anno, poverissima, sfatta. Le piacevfl bere, giocare a carte, mettere deUe piume stinte e sfrangiate sulle sue cuffie, mostrare l'ultima tazzina del servizio, che tal dava splendida. in costume di Baccante. cM. 4- c.1 ·

•• 1


L ' lMP ENETRABIW: !n a.1o Aulornrollo con'l'lVI"Jt ,·,·:: ~J.·:J' • r l . •"'";'li<•ry d 1 l.ondriJ l dt li C 1 . t·) fl' 1 J!'O C ~ f'TY 110 Flit U 111•. 1

DtSe-Jno

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P n :io

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'lu-•dro md•pcmlente , era un'am.•b•lc l'goost.I, .tppena le pan e , hc b Franua fosse meno ,i, urJ. menc ~Jt.t , .1ppcna le ,ommis,.on• ,j, <Jll·tJr, dumnu•rono, lasuò Pan~-:o, rn'Sc .t !.!"·•re l'Europa. ga•amcntc, fermandos• a Na· rull. J O\l la lrJgorosa wne d, M.Iria Cuot.na ft- J'af\L p1Ù graJC\O)C ( hc non 9ueil.• d1 Mm.1 Antvnietu. sordl.t della Rc~ma d1 N Jpolt, c g i.i pro>slma Jlla ,~:luglrotlln.t -'i.td.tmc V1géc Lebrun J ipmsc M.tm <...1ro lmJ. cd Emma L•onJ c m1ss l'in ponenJo nd !.: loro .!1ta p•ume, Joamanh e t Orollc, w me 3\ t'H f.ttto per l.t su.t protettn, c, M .oro:~ Antonll-ttJ : ma NJ DJ< •d, celato d tetro L ll,l finestra. a di>eJ.:IllrC: l.t Rc,gma M.ut•rc, dte Jintta sui!J u ~rctta. 1 <.lpdl, hoJfllho. d <col to :.c n Jto. a.mb< ,, 'c:r>O IJ morte ( ,;, 'h,· starebbe a r:~pprc:>ent .trc un dr:.t,,, . t.O di stile, ponendo di fronte il «Luigi XVI» e lo « Impero » : ma anche una graziosa forma di indifferenza e di opportunismo. Del resto, Elisabetta tornò a Parigi appena il pe· riccio fu scomparso; ottenne la protezione della nuova Corte Imperiale, fece iL ritratto d i Carolina Murat poi, tramontato anche Napoleone, si accostò a Luigi XVIII, e le si attri· buisce la risposta data aJ Re che, canticchiando, le chiedeva come giudicasse il suo canto : « Vcus chanra, Si re, c:ornme un Prince ! » l Cotto Giom.i, la Restauraz.ione, Luigi Filippo, la trovarono ugualmente osscqujosa, e sazia di onorificentt., di auguste lodi e di im· portanti in,·iti. Morì vecchissima. pur sempre fri,·ola e mondana. c• . •· c .1 <:,

I l. ~LO .1ulo11lrJltu ll,l!lii J " Hilllll tlllUII t ntl · la camua d, landullc . on J\j'lfJzron• ,, .. Sltche, c tcrnhd, nprodunon• , ,,lor.rtc: n• •t opli, ano •tut:! dlt: . omunt mt ntt- \JUI~ .nn"Jerato un prod•J!•O IJ lrmp•duzJ ddlo ' .l(u.rrdo. Lt tra,pJ Ulld ddiJ <.trnJ,I!IOnt. l.1 f re: "'htzz.t dd \J')() O><:rc:rno d1rt , ht •1ut1 n t r Jtto lt: :.orn•,~:ha . c non w lo j'l'f< hc: u mo· 'tra l.t >U.I htu.•rrJ .tt<Oil<1.11urJ l Lt su.J ,1.:101J d1 '"<: 'l'. lllJ per 'J"c:l t,mto J 1 ••pru..u0\0, J o .1crco. ,j, <o!Jntc, cht " rot rm.t 111 ttlltt , "'0' <Ju.tdn, c:, un l><><O. ndl.l '"·' 'ot.l Ve· due k ,Jonnl', lc: .1(10' •nc:ttc. d1c d.tll.t td.t pu,nnunenH· \Orndcno, '1u.do.: .t!;IIJn,lo un manicotto, <{W le un ventaglio, una piwoa: o, come la Regina di Francia, fermamente reggendo una rosa. Elisabetta Vigée era nata a Fa: igi nel 1755, coetanea quindi dell'arciduchessa Maria Anto111etta di Austria : Le piaceva dipingere ed il padre b. incoraggiò a farlo, mentre Doyen, Priand e Vem.e t su:.-:ssivamcnte le davano ~zioni Ebbe ufU carriera facile, di bimba prodigio, di fanciulla prodigio, di pittrice prodigio avvolta sempre di tenerez.u leggermente stupita e adorante, e a\•eva vent'anni quandc J"AccaJemia di Francia le d iede un incarico ufficiale, \'entidue quando sposò un critico rinomato, il signor Lebrun, C\•itandosi cosl le cattive recensioni,' i deplorevoli biasimi. Ci dicooo che noo fos-

se felice, come moglie : se ne consolò dando dei pranzi, modesti, e degli appuntamenti, immodesti. Fu galante, secon~o il termine gonbc e grazioso di aUora, senza scandalo e senza dolore. Era importante in società, benvoluta a Corte. D ipinse moltissi.rne volte la Regina Antooietta, sob, con i suoi figli, con un cane, con un uccello, con un fiore. Le grandi dame, i Ministri, gli Ambasciatori, sollecitavano l'ooore di esser ritratti da lei, pagandola considerevolmente, dodicimila lire, talvolta, d)e il signor Lcbrun puntuaiiDCilte spendC\•a,. al gioco, secondo un costume del tempo che la moglie, troppo occupata di leggiadrie, noo a\'rebbe pensato a studiare in un

253


LIJIS.O. DI PIUSS!A

MADAME IIOI.Alro

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o diJ Napt')!t"--n sorhdif:'va St."r.tr,re p l .tto q ..ooe\4Jr) r1a mO!flf t '!t lnf,.hc• lunctò lo 'TIOd(l d••l VPio dt p.~ro IC·:J'lln sot'o d mt'nt1

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t.• d

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Ltone. CTeb,

tornato o

q~;el salotto da Rue Guoo~1'l.l.t.:G00 eh~ o1 ma:,1o deve s.ernre cb •toniol.:> • d1 s.~ ror:o f ro uno $p.plenjado donno, cort~QIOtlutm<a l ~a

PotH'JI

hqm ·C"ll'Jitavano o c:htamarlo Ucm'liJ ~hhpor1

lmm<lqtnand.> d1 farle dLSpet· to, ~ olfnbULvano ti a.uo matnm~ruo

n1 \.no .. nobtsma ovado d1 pa:rtleeUe nobthon Mar.on 51 rl1le-ndeva dalla ce1o1e ocC"U~ luccond?t.. chlomare • t-' :1 ~ame •bla"lrl • so n tu c la ?So· •tf'

LA PmKCJPESSA uaunOK· c La ~..., l!c:çro11cn. q\14 dorma d.. bols 6 loul• I'EuroJ» . .. • e quasi nienfaltro r ..ta di le1. di questa gaia, Of9oghosa, lnc:anteyole donna, divorato òa un' ambizicrle IDÒDdcm<1 che ripeteva i fasti dei auoi antenati 01iatici, e cmtidpcryo lo. adenzo delicata e bnllante, eli uno ducheuo di Guermantes. ln un'~poca dedicata a i Coog reui. sonoro ancora del faato no. poleonico che vani•~ apeqnendosi. la prlndpeuo ebbe pola::t:ZJ •n tulle le capitoli d ' Europa. ric:e•ette .Re • Miniatri, aa 1Uuae dt pnare auUa pahtico wtemaziona)e. E tuHo &i ri&olYeva. per le i, tn una festa d a dar-e. in faori da appRD.det.. a gb.irlcmda; in onore d<ltlo prindpeuc di Liev.n o di N ettemich. loabey , queoU ateuo ehe prima de1 balli di Corte IJ.IICIYO, ai clic., amallore Il vollo e le apalle. atiorltl. dello lmperotri"" l~lùne. la rìtr0$141, goiuetamente. tra fiori e sciarpe, e riese. fa.;Uè auppone, dietro le aue spal.. rotonde, la ~rimcmio.a ~pa di uno Qr<mda • garden- party, • all'uoo inot... [Oioeono dt l.abey. qt6 utlo raccolto dal principe r~ AuerapervJ.

'n s~or m

sem~:"ho:ò

T..r.:~

~n~ nvt lunonc.n•l r::tq&onevole, uno anuchevole nbella: 1l aonque. le :;tra~ qi. la d1J19uelorono. quaoi ollese ollu aua oootiJez:a da brava :nasso:ia . di buona lll~lle, di IC'rittrtee rutuosa. SI ntrovb. <lavcmb ai Gtocobiru inlerarnent• Manon Phlipon. con il suo bi· aogno dt ordine, d i gtuallzio. di J>U· ltzla: e lu imprigionoto . G;ò le e ra motto li caro marito, pericoli orrendi m.i nocciavcmo o U anuc:i, gU ld..ali 01>' parhcmo faki e smarrih. Wcmoo. nel

suo carce,.., p-epal"6 lo aua dife..a. che volle P'QPUDc:iar-e do ;:olo. dovanti ol tribunale. ru una dtlesa om· mi.revol• . pocatca. IGQgaa, e ::.""" :;.i penacrva, ,eppure J:er un ot imo, che la g ioYcme donna lfttita di :,tOilcJ lottaaa. per la auo Ylla, :Da 30k> xt la dUesa da un .aono. No tu :on· dc:mr>ato 8QUolm.,.le.

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~che ag.li occhi del volgo incarna la perfel:ione femmt· mie deU epoca Impero? Commemoriamola con le parole dell~ st~sa dama che con femminile perversità ci ha tra?tto ti segreto delle sue orecchie, e che qui ce la de· Scrtve nel momento della sua apoteosi come Prindpessa Borghese, recante sul vestito di velluto verde tutti i dia· manti della casa principesca sì da formare quella che allora si chiamava «una Matilde »: «Di diamanti era l.t sua acconciatura, ella ne portava al collo, alle orec· chic, alle braccia; raggi ava, e raggi ava soprattutto d'una gtoià che le permetteva :~ppena di parlare. L'emozione che provava neH'entrare le · dava un'agitazione interiore che: poteva farla passare per una giovane e timida sposa. Non l'ho mai veduta ptù bella; e se era sua intenzione di. dare uo dispiacete alla cognata (Giuseppina), .il suo tnonfo dovette esser completo, almeno nell'animo suo, chè essa era principeSJa, la ptù leggia.dra delle donne, posseditrice delle più belle gioie che una privata pote!;Se avere in Europa, e di due milioni di rendita. Venne a sedersi presso di me perchè non perdeva alcuna occasio· ne di camminare per mostrare il suo magnifico vestito. Era il paYone che faceva la ·ruota : « Le vedi, Lauretta, mta piccola Lauretta? Crepan di gelosia. mia cara! C re· ptno pure ! Io son principesse, e una vera principessa» Ccme Paolina nella sua apoteosi, tutte vorremmo pen· sarte belle. beate, olimpiche. Ma Paolina ci ammorisce: « Io muoio in mezzo ai crudeli ed orribili dolori d'una Lunga malattia», e cose più tristi che liete troviamo nella \'ita dell'altra grande beltà dell'Impero, quella Madam~ Récamier, «la cui bellezza e le cui grazie», al clire dt Bernadette, facevan «pensare a Vencre » - anch'eli< semhrava «discesa daii'Olimpo ». Sicchè, considerando quale fu la sua vira, col suo matrimonio bianco, coi suoi

la vlta d6llo belhssuno Costanza J:X)trebbe, inscmma. ndur&a ad una delle ttor;elhno . cand:dOtnento lllustrate, che nelle terze pc.gme dea giornali van tono le- c;urlltlà d t un denufncto, avvolgendole tntorno alle dtagrOZJ.e-. gene· ra;nente a.moro~. di rcJQ<tZZe e!ltremamento ben p~ttl.nato o dl glovanoth con cravatte o nohe~ ~ MJo coro. perchè non cooauhat• un dentista circo il vostro alito? » 1 utte- le sue dlsqraz.~e 're-nnero, precaeOJD.enle, dal fano che nessuno osava porre al conle Perticari unà •amale domcr.da. meno da lutti Coaton2:a poehcamente occupata dt commenti dantesch• ma solo ora mente, dr cérh cerotH J:er 1 colh. cha ansio,<D'Iet'lt6 ebtedev<:l al IUO tener..) amtco. at marchese Anto1dt. fu;Jha cb V•ncenzo Monh, e della bella, invola CJOIOSC Tcresina Pickler, Costan.%Cl era nato o Roma, nel 1792, 3, bambino mcc:n:evcle, ç<>t 9'->v~netto aquunto, ero atata tenuta 1n conven1o dalla ma· dro, segret:unente gelos:a e or.cora Teresa l'aveva, precocemente, cpotata al c:onte Perhcau, creando un matnmomo mohncontco e nervo~. Coalanza, bC::>ntcn•o dolusa tu poetena med.octe, lllogHe inquiete, e donno tnfehce o conttash> con uno vita gri910, tn fondo. e tetro , la morto precoce fu ap1en· dtdo per soUerenze o per rosaegnaz1one. To1'turato do cento malattie, Co· stanza mori poo dL cancro . nel 1&40. (Quadro dt S Aqricola, G<:rllerla. d'!u1• Modern::t, Remo) IL a:.Oiatr<>: VmOBIA CILJIDONI (tela dt Heinrich Morio -von H""" · Muaeo di Lubeceo).

amori appassiti in boccio, fuor che l'ultimo, quando, secondo un fercce epigramma, «ella non poteva donare ciò che il suo amante [Cha· teaubriand) non poteva prendere>>, considerando la dimessa atmo· sfera claustrale dell'ultima parte della sua vita, diroenti~iamo la svelta figura di Grazia che David ritrasse adagiata sul sofà,. coi pic;di ignudt, per ricordare soltanto la leggitrice ritratta dal Dejutnne nella stanza dell' Abbaye-aux-Bois, castamente vestita come un'educan· da dimentich'amo la ninfa dello Chinard, che si stringe la veste al st~o semi·scope~o. con un lascivo sottinteso degno del G~euze, per ricordare piuttosto la mite signora matura dal volto chtuso tra .• merletti della cuffia e quelli della baverina, ritratta dal Gros ve~so •l t825 mentre incrocia le braccia sul petto imbottito dalla \'Oiummos: veste gialla. Bellè furono, anche se non proprio al mo<lo neoclass•· co in cui le v'clero g li occhi degli, artisti del tempo. m~ beat:<~ c: 255


PAOLINA IIOMAPAIITE BORGHESE

Wod di \lD orribile ccmcro. guardandosi, ancora allo SJ;lecchio. e lu dunque uno .lllOrt• fedele au·amblztene della IUQ OlS..Iate.nza mtera, Paotirlo, ~ Pautene • . ed U 11ome eteuo eta od indicare la tenererza, l'inclulgenzo della lamiQha Bona· pc:rrte, che chiamò le alt re sorelle, aamphcexnente, Elisa e Carolina, ~enza d1mi· nurìvi. M.a seppe anche euer coroggio•a. quando, apoaa al oenera ie Leclerq, ~ &egul

m isole per quel tempo remotissime

e davvero lemibiU, ae d marito

le mori, di febbri, l017giù. Tornata in Europa, " consolò presto, sposò 1l principe Camillo Botghe... tu, dal lr<rtello, cro<>ta principessa d1 Piacenza e Guao1alla, • · dall'opi.ruone pubblic:a, regina d• elegan:!Q e bellezza. Canova la nttane, nuda neUa celebre statua della « Venere Vincltrice •· ora alla Galleria 8or9heee d1 Rol:Do Coal• perletla avevq. smnbra, deUe orecchie bruthne, che prudenlet· celava dietro le bande U..cie ddi capelli, a con 1 grancll oreccbllli lucenh dJ diamantale 1fi."\gi IQO<Iceme.nte amminlstrando cosl 11 suo slngolare splendore (R. !..efevre· R•tt<lllo d i Maria Pool!na Borghooe. parhcolcne).

LA VENERE VIMCITBICE 01 ANTOHTO CANOVA • Lo modella d• qu. .la celebre statua fu, come è noto, Poohno Bonaparte A cht le chtedeva se non a i. foue vorgognata o pesare nuda dovcnt 1 oll'orttsla,. ella nspondeva. ~t Perchè? Lo aludlo era be11 rusealdato • Sotto, a alni.stro: • LA BELLA GRECA • dol Caunis flfenze. Ulhzl.

olimpica, oltrechè impeccabilmente g reca, possiamo pensare soltanto la sconosciuta chiamata « la Bella G reca » dipinta a smalto dal ginevrino Counis nel !810, nella più popolare miniatura della Galleria degli Uffiz.i : e possiamo pensarla beata e olimpica, poichè della sua vita non sappiamo niente. La sua mano imita il gesto della V enere dei Medici; forse è Venere stessa rcipcamatasi e scesa dal p'edistaUo per far piacere al pittore di S./d. la Granduchessa di Toscana. E se non proprio beata e olimpica, gaia dovette esser la vita della Principessa Bagration dagli occhi cesii a cui la miopia conferìva un misterioso fascino (ancora non si parlava di fa.scino slavo) : bionda, cicconfusa da n~li di tulk fra pallide rose, l sabey ci ba tramandato il suo volto bianco come alabastro irradiato da un roseo lume in una minìat\lra che spira la lieta atmosfera del Congresso di Vienna, allorchè « i sovrani, simili a scolaretti che per la prima vqlta si sottraggono alla ferula del maestro, godevano estaticamente la felicità! di vedersi padroni a casa loro», come ebbe a scrivere la Contessa Potockt. Nipote di Caterina' I e di Potemkin, vedova del famoso generale caduto alla Moscova (di cui si ricorderà il robusto profilo in G11emz e pau di Tolstoi).


,, la ~r~ncipessa Bagration fu uno degli astri più luetda del Congresso: in lei la mollezza orientale si sposava alla graz a andalusa, l'~p parente timidezza (quel suo sguardo azzurro velato e distante) a una natura socievole e antraprendente; colla caratteristaca duttilità sia,-~, pote,·a passare per una 1•iennese, e non sa penta va da rtcitare commedie frances1; ma eccell~va nelle danze nazionali russe per le qual; mdossava i tradizionali costumi. Il Congresso danzava, e la Pranci pessa Bagration , <<con le sue tolette e i, suoi equipaggi d'inaudita originalità», n'era come lo spirito incar nato; più tardi, a Parigi, brillò. ne siam cer· ti, come la più parigina delle dame, e quando ebbe sposato il generale lord Howrlcn, cha dubiterà che non apprendesse le perf.:tt•: p,a. niere inglesi? « Ho visto Afrodite incoronata », scnven Je:tn Pau! dclh Regina luasa da Prussia, e tale potrà forse sembrare nel morbado, tr<~ppo morbido ratratto di Gauseppe G:assa colei che fu mwntrastabilmen:e la più bella delle sovrane dell"cra napoleonaca. Ma nei busto dello S<.hadow. forse per '.~ di quel soggolo che ella m·se d 1 moda, luasa di Prussia, piUttosto che Afrodite_ ,, p.trc una santa giovinetta o una fata. «Nel tono della sua voce » - osscrn.va ol Ségur «era tale balsamo d1 gentilezz.t, ndle sue P·•· rolc un fascino sì amabile: e commovl'ntc, ntl suo contegno tanta WJZI.t e m.tc~tà. 'h" 10 •.

Mauo·ios~rhe-Hose-Taschcr de lo Poqene nacqu(.• o Trol:>· lieta (Marllr:aco) 1l 23 Qtuçno 1763 Sposò q1ova ni.ssima nel 1779 1! v1sconte Alessandro da Beouhor

nou. .. hqho da un onhco qoverno!ore delJa Morttn1ca

M-a nel 1783. dc,:o la nCJiictla dt>. hQh Euqem? -"d Or tonsto 1 due spos, ~~ seporor..,no ('er nconC1hatsJ sole. n~l 1791 A quell'opaco la bftllo G1usep-pno ~sord

L

.-

• MAB.lA LUISA D'AOSTB.lA Gra:s.sa. roseo con occh1 ouurr• un poco •porc;rentl, c n'*pouMz jama.. qu'une Allemande •· dJcevo Napoleone durant8 la luna di miele, ·• ellea 1011t doucea, !raichea et naiYe • ··· Ed il matrimonio davvero Mmbtava feHce. Napole<>ne aaeistna alle lezioni di ballo. o; mootr<rva anche 9eloso con moderazione. mentre Moria Luisa acc::ettava, pla~ ctda la sua aituaz:lone di Imperatrice. Stremo a d.i.ni. ::ai :am·

men~b eli esser nipote della Regina Mmtire , Maria .~tonietta,

e quindi OTYena al Franoesl e o Bonaparte. generale defta Repubblica., aolo qu<mdo cominciarono le diagrozle di Napoleone: al mostri>, allora. crudele con dol~ e dls1acco. SI cllce c:he quando un gentiluomo di camer<J pn•occupolo o doJe'nte -.enne ad <mnUDdarle, poco dopo il ouo rioYeglio, la morte di Napoleone, lei faceae dondo!O.e fuori dalle lenzuola lt auo piedino aofflc. di bella donna matura. c le crolo !>ien que YOta ad.mirez mon pied •. d.ieeodo cordiale. Fu una nag~ gla ducbeua di Parma. una fedele moglie del coole .,darno di Neipperg prima, e del ciambellano di llombelte, coi. ReSia. nel euo nome. un gusto. dopplc> • fondente, dl violetta pallida e di parmigiano. (Da un quadro del Rouzet) .

nello gran VJIO 90Jante ponqano naturalmente ;m'). navo l ·orpa o ttotfnva d.t lanQu.)fl r ~:h rostalqlo c-:.or:1che quahta che SI sfumaron:> d1 ero1smc; ptu tard1. quando . doJ)O al Torrore che t·avevo reso .re-dove. l'li racolosamente t15parmlandoJo. fu <muco d1 Modame Tolhen ed 1! llmtdo. maQro. nervoso qc-nerale Bono parlo l'amavo con 9eloato f!' con luror(: rerché ~re !"amante dell'onrupoleole Barrali Quando e1 Sf,J!Saron

Napoleone proTVide, ne1 documenu ufhciah a nng1:>· vanir lei ln-.ecchlando &e ateaao. Subito dopo ecjJ'Il partiYa per Ja campagna d ' Italia ac:rtvendole le ' u · riOH l•ttere d 'amore che tutti conoacono. Poi lo :-ao·

giunse a Milano. Durcmte la campognQ d "E4!1to :rodi pii> Yolte ~ ed eotr"ò In una lolta oorda ~

tenace co~ la famiglia di lui che , tomato, Yolevo ~1. pudiarla. Ma oi lasclb vincere dalle ICJ9rime di G;u. aeppna e perdonO. La d.Uferenza d' etò. però, non JX)teva cancell<li'Wi e .òen pt'.Slo ella fu accanto o) glO'rin• imperatore una gioviÌlo donno :fiorita inca· pace di <n'er Ugll. non potendo loqi.camenle, quelli del primo letto, ered,ltare l"impero. Con dolce raglonevol~ Giuaepplna acc<olto 11 diYOnio (1810). ma l"lmperator. coneerrb poi aempre per lei uno amo1'050 devozione. Ella fu per. lui la migliore amica, 9H oflrl il auo aiuto e mori penoandolo nella • ua \lilla della Walm.alaon, t.etro e malaugurato nome, il 29 moqltlo 1814. (Quadro di P. P . Prud"bon. Parigi Louvre)

lfAPOLEOJre SPOSO · Il plil eouberonle. Il piil meticolooo, il pii> fiero d~h sposi: aembra che f0&14t lanto impa:z.iente di conoacere peraonalmante l' Ardduch•caa Wario Lui«J, la tidanzata che da V1enno in gran ]:Ompa ai dirtQ:e•a a Parigi, d :t correrle incontro, per •ederlo di naacoa!o, e che poi. ledotto da tanta lroacbez:r.a, lo apoaaue, prat.i:camente, p:ima anccra dei

grande matrimonio ulfldale. Certo e che orgcmil:::zà cerlmextia e cor1eo con mlnu:zla .

e che Ieee addirittura UDa ripetizione g eo nerale obbllqcmdo le ooreUe regine, l moreeclalli 1 mlnlotrl, a lnclosoare gli abili di gala; a pro't'are i J)CJNI e g ll inch1n1. seguendo l coraig~ di Talma, g rande onore o grande regi.ata. (Sopra: l' Imperatore . do un quadro d ! E. L. Gouel.

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rava d'aver veduto nella sua lamera da letto il ritratto del bell'Alessandro di Russta. Lo spirito di Luisa era indomito ; ma l( suo fragile c:orpo non resistè alla terribile prova. « lo son regina, ma non posso muovere il mio braccio», diss<:, lentamente spe/!nendosi a trentaqu.tttr'anni. «O bella rosa regale. anche te lld abbattuto la tempesta' » cantava lo Schenkendorf. Luisa di Prussia merita sì d'esser chiamata « la più grande e la più ìnfelict del suo secolo e del suo sesso», definizione che. inventata per Costanz;1 Pf·rticari figlia di Vmcenzo Monti, Ci sembra per costei esagerata alquanto. Bellisstma e infelicisstma fu anche Costanza. d'una bellezza ~a incuter paura in almeno uno dci suo1 innamorati (il Mustoxidi), ma da non incutere rispetto' in altri, \ he, re~pint> , bassamente la calunniarono ; una specie di Madame Récamier pro,·inciale. leg.ll:t da un male assortito matrimonio, assediata da numerosi tO rtet:_ui;ltori. e senza un amante (se non forse. quand'era g ià tardi, lo Zatotti), satura d, lettera~ura fino nei più spontanei moti dei cuore, involontana autrice di gran parte delle proprie disgrazie. Consigliata di godersi la vita. sdegnava « di stan(are e logorare la migliore sua età nei falsi piaceri del mondo g:tlante, nserbando agl 1 studi ed a più sagg<: occupazioni li tardi suoi anni » Chi I'JHebbe salvata posci.t dal giusto biasimo dei buoni? Cosl andò sc iup<~tc ti suo dono Jt bellezza: nè doona fata l<:. né Jonna angelica, questa horghcsucua consumò la sua mtserabile esistenza a compianger se stessa. Al bel ntrano che le fe(e l' Agncola potrebbe accompagnarsi il motto Jella favola: S~d rercbrtllll nnn l>t.bi!l. Potrebbe quel motto ripetersi .mche per la più ritratt,lta Jelle b<:llt:ae nccclas~tLhc, la con:adina Vittoria Cardoni, che, scopcrt.t nd 1!l20 dagli artisti tcd~c hi nei Monti Albani. tspirò un mezzo cen· 11naio di qu.\Jrt ! Sit:<:Ome 1 genitori non \'Olevano eh<: Vittoria seguisse la p;,ricolos.\ carnera d, modella, Frau von Rcden la prese sotto la sua protez~one. LOnstJerando!J come un membro ddla propna famiglia. Così classici

sotollo d, Napoleone, moohe aa Gloacch~:,o Murot. Lcr ledellà contugate non fu una :lc.l,.. sue Vtr1u, ma l tmp:erotor6 st nhutò semrre o credore che Caroluto "on avC!;.se uno conoon:: degna della j• laml9lto • Dopo lo tragtca nor ~· del manto st rtfuqu!• m Auslrt:J do\"C sposò ~. scc,:,nde noZ7.c ,1 9 enerale Mac Donold qtò ~1.... tane d t M u rat d t cu1 e ro stola o.rnante l B1::s: ~ del Canova, Carodtr.'lomol

mt credetti dinanzi a un.t dt quelle app.tn ztoni la cui immagme tncante,olc Ct vicn dt · pmta nelle fiabe dei tempi andati». Tallq rand. temendo cht· Napoleone ''inutore dt E) lau e dt Fnedland potesse uS<.ir \lntO J.tl coll!Xjuio con l'amma.Jiatrlle regina nel lu ,r:llo 1807 a Tilsit. lo ammonì : « Strc. do· vran dire i posteri eh<: per vi.1 d'un.t bdl.1 donna non :tv<:: e convenientemente sf rutt.tto !.1 più grande del l~ ,-o~tre conquiste ì » M.1 N .lpoleone, dopo il colle<juio, scrivc,·a :t Giu :-.eppma di non esser gelosl, chè tutte le graztc dcii.~- Regina Ji Prussta non. lasuavan ptù traccia su di lui che acqua su tela cerata. Sola concessione del vincitore alla be!tà della supplice: I11U rosa. « Al~eno c~n Ma_gdeburgo », - implorava Lu1sa; e 1 poeti facevan rispondere a Napok-one_ che quella fortezza valeva per lui cento rezme. Nata per le gioie domestiche e la pac.: _d'un'id!llica Corte, questa « regina della graz1a e de1 costumi» nell'ora del cimento del suo popolo rivelò l'anima d'una Giovanna d'Arco, fu la Pulcella d'Orléans dello Scbiller resuscitata per combattere Napoleone; e ~onobbe la sconfitta i disagi d'una drammatica fuga, la umiliazi~ne e la calunnia. Le caricature fran· cesi Ja rappresentavano come un'amazz~e assetata di sangue, istigata dal demomo alia pugna; NapoJ~~e la p~ragonava ad Arm•da che incendra Ji propno palazzo e sussur-

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LE CUCITB!Cl IN IIIAJICO VAJ!INO A ÌETTO !Stampa francese del Oirelloriol

romantici, pagani e nazzareni pote,•ano adorarla a loro agao, vaga come \Jn:t Madonna di Raffaello, e arrovellarsi a r iprodurne le fattezze coi pennelli e gli scalpelli ; , ma il volto celestiale di Vittoria vinceva tutti : dinanzi a quel capolavoro del h\ natura gli scultori Thorvaldsen, Tenerani, Bystrom, Ruaolf Schadow, i pittori Horace Ve.:net, Wilbelm Schadow, Julius Schnorr, Johann Baese, Edùard Magnus, Overbeck, Heinrich Maria von Hess, Kestner, e altri sentivano le umilianti limitazioni della loro arte. Villa Malta fu il teatro dei suoi trionfi.; Luigi I di Baviera pensò di (Ollocame il ritratto nella sua galleria di bellt-zze che, fossero di sangue reale o plebeo, tutte avevano in comune la stessa monotona idealizzazione neoclassica. Più tardi, chi volle ammirarla, dovette, come il figlio di Goethe, recarsi in pellegrinaggio ad Albano, dove la paradisiacJI Vittoria seppe contentarsi dei suo u· mile e anonimo destino terreno. E ci piacerebbe immaginare che almeno lei conoscesse la vera felicità. Non sappiamo se e come inv~ ch.iasse ; e almono questa parte del suo destino dovrebbe esser!t invidiata dalle bellezze celebrare o blasonate. Abbiamo souo gli occhi una litografia perugina del 1863 riproduccntt: una donna molto anziana vestita d'un. giub-

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accanto e una rocca laz.tale nello sfondo campes~re, la ,Flocenzi nei suo ~~ vestito di dama orlato di pelliccia, presso alla fontana di Villa Medici, col cupolone di San Pietro incamiciato dall'arco di verzu~a. Del resto, ent~ hanno il volto raffaellescamente piegato d.\ una p;trre, l'occhio velluuro e languente, e un 6ore m mano. Luigt [ d t Baviera dovette contentarsi del ritratto della Cardani; ma l.l Florenzt, come è OQ(O, non figurò solo nella sua ga.l,leria di quadri. Non sappiamo, se ti signor Evelyn Waddington, secondo marito della Florenzi, adottasse lo stile del Marchese di Botssy che, tmpalmata un'altra famosa ~ezza neoclassica, Teresa Gamb:l Gwccioh. h presentava, st vuole, come ancim11e 111aJtreue de lord BjfOfl; certo ti nome della perugioa è per sempre legato a quello del re di Ba· viera, come quello della ravennllte al oome del pellegrino Araldo. Curioso il destino di questi mariti autunnali di bellezze per sempre •pcrecate! l n occasione della notizia del suo matrimonio col Marchese di Boissy, Teresa Guiccioli scri,•eva al Conte Giuseppe Pasolim per· chè sorvegliasse l'annuncio sui giornali: «E soprattutto non si fac eia allusione alla mia conoscenza con L. Byron, episodio della mi.t viu giovJnile e poerica che sono lontana dal rinnegare, e che po· crebbe anche piaccrmi menzionato altrove, ma che non figurerebb-: bent 10 un Jnnuncio di marcimonio ». Alla sua vita giovanile e, J suo modo, poetic.t, doveva ripensare con nostalgta la sagnora molto .mziana dal mento sorretto da una ~oda scura, allorchè verso la fine della pnmaver.t del 1868 un fede! servitore di Luigi l, morto a Nru~. nel febbraio, giunse a Perugia e ;:onsegnò alla moglie di Evelyn Wad· dangton un paccherto suggellato su cui era scrmo con sctalbo incloto~tro : « Scarpetta della Marchesa M arianna Florenzt, ricordo del prtmo baJIO IO Casa Torlonia, 1820 )), MAIIIO PIIAZ

betto alla zuava con .tiJmari turdleS<.hi (ricorJo Jdla guerra di Crimea); una bend.1 scura le si avvolge intorno alla crocd1ia contenuta Ja una rettcella, e le passa poi sotto t! mento, co· me quelle ~ndc (hc costr10gono le mascelle Jet cadaveri: d \'Oito serba nobili fJttezze, mJ l'occhio pare smorto e natan· te. Marchesa Florenz.t WaJdington, reca la leggenda. La M:uchesa Florenzt er,\ comparsa sull,1 scena del gran mondo nello stesso momento 1n cu• Vittona Cardoni era stata scoperta su• Mont1 Albant. He10nch Marta \'On Hess ha ntutto entram· ~: la Cardon• 10 \este dt nociara con la mezzin;t dt rame

MADAME IIECA.MIER SOL LETTO DI MORTE (D&s.Qno dJ Dovena) [ aub11o SI pen.sa a9ll apazz.accmliJU, che le

davano la mauro del suo laac:lno

truato

aneddoto ormm , ma p1ace ancora rolhgurorea

la donna aplend1da • ahonlo. che 11 doleva, • J.a petata ra:~Ìloneura ne me au\vonl plua, d0111 la rue1 •. O~uheua, IQJl\Utcrrmente detta lo • D1vtna •· apoaò. gtovaniulma. un bcm... cbiere. senza che st. copltaero bene le ragioni del matnmon10. rimaato bJanchluimo, • Glu· hetla ere, sembra. vero1ne hno al tordo ln• contro con il poeta Chateaubriand Ebbe D>olb an:ucl. un oalolto Illuminalo dalla aua .ncr6dlbile grazio la ai CT*ielle atupida, Ul omaggio a legg1 d& equtU.brio. che vogllon ìnlelligenh solo le donne brulle. • apeuo le •• contrappose, appunto, lo grouo ed elo-quente 81QDOra dt Stael Ma ICIOC'C'O non ti'Q, e pot~ moatrarlo quando, pentuta la ~~'"'""' alle bellezza. apentl l mer<rrigh.,.. occhl. C:moora tDcantava quanh l'occoatcnoano. la~ 1 pù gran<h arhalu Canova fece di lel un lD.<J9DWCO busto; Dcrrid tl ntratto l.,.._ qui riprodotto (a alniStra) ora al muMO del Lou· Yre; C.ard ua altro ntratlo eaegullo por U pnndpe Augualo •dt Ptuala ed In ad 6 npreaa. tulto la gra:ùa Ideale <MI modello. Anche la 1110noo rlaponb la auo belleua

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levavano il bicchiere in ono:~ di mrs. James, che con cenni graziosi ringruiava, chinando il pK:colo capo ornato di dt.unanti e di piume. Il captano James, lusingato dapprtma, fu tnsospetttto poi, gli rincresceva ~sser nominato continuamente aiutante di campo dll un generale o <la un altro, devoti sempre a sua mogti~ : gli rincrescrevano i rallegnunenti dei coll~ghi, e immaginando Maria Dolores innocente, ma compromessa da troppe ammiraztoni colon•ali, la riportò a Londra, nel 1843: e fu qui, scoraggiato ormai, che si deo:ise a chiedere il divorzio contro id sposa accusata di adulterio, confessa e condannata. Si suppone che la giovane donna non ne soffrisse troppo, intenta com'era. a trasformarsi, e non ci sono, infatti, consolaz•oni migliori dell'aoommato, della mascheratura. La signora James scomparve da Londra, una dama 1gnota, velata, e seguita da una grassa v«:chia dipinta, si ritirò per qualche tempo m un • ouage di campagna : ogni sera, a tendine tirate, caricava una hotle à IIII!Jiqul!, e guardava la v«:chia soUcvare eco Jue dita le gonne nere, per d•segnare passi di fandango o di seguiJilla, pot la tmitava, gravemen:e, ma senza eccessiva preoccupazione. Quando l'anttc.t ballenna le ebbe insegnato una scienza facile di piroette, btsognò ancora scegliere un nome, un passato, delle vestt : valendosi di una remota antenata spagnuola, dei capelli neri, delle lunghe ciglia, e d'lltra parte costretta ad utilizzare balli unicamente spagnuoli, Marta Dolores Gtlbert dtvenne Lola Montez, ma s.i può giurare che se la sua maestra fosse stata Russa o Parigina, Lola si sarebbe c:htamata Tatian,t, oppure Moùche. Appena apparsa sulle scene, fu ~ lebre, e prese a p.trare l'Europa in un fragore di scandalo e di entusiasmo, che assunse tmportanza dt leggenda quando, nel 1847, Lola Montez dtvennc l'amante ufficiale del Re Luigi l di Baviera, sessantenne, e dotle ,.Ili ognt c:apncoo di le1. Lola fu lreata baronessa di Roseothal, e que~to nome, aneggtante le porcellan~ c:d 1 biscott~ la completò bent..stmo. pur ~uggerendole segni di potenza politica. Sempre avvolta

1

Celebre danzotuce

ovvontunero, lu lo fa· vonto del -.euo.ntetme

re LuiQI di 8av1ero cM !o nomlnò baronnso d1 Roaenth.o1 e conteaao

d• Landsleld

Podrona

aaolulo dell'antmo do l Sovrano, con le aue po::tZ.te, l tUOI favon e J auo1 intnohi lu una delle couae dello ,.vo-

luvone clel 1848 l.lorl povero o

New

York .

LUlCI PRIMO BE DI IJIV!DIA

IL NOME, le mantiglie nere che nei quadn la cucondano di ombre vellutate, un ricordo confuso di nacchere e dt garofani rossi pongono Lola Momez nel centro di una Spagna conven· zionale e ardentissuna, e la si pensa imparentata con Carmen, con Concha, capriccio spagnuolo, msomma, per un vecchjo Re. Invece no, era nata an Irlanda, nel 1818, da una fanuglia borghese e puritana, e la sua mfanzta somigliò a quella delle ra · gauine che Jane Austen ci Cece conoscere in delicate prigiont di (rttonnes sbiadite, dt mobili virtuosi, dove lo Sule Impero. appena nato, già moriva, con le sue sfingi, nella compatta opacità del Lutgi filippo. Tuttavia, sbocCiando bellissima dalle sue mutandine con il fiocco, dai suoi scialletti e dalle sue cappelhne, Maria Dolores Gilbert, si sposò precocemente con un avventuroso capitano, James, ed msieme partirono per le Indie. E' facJie immaginare come la giovane signora James seduces..~ con faciliti 1 colonnelli det Lancieri ed i maggiori det Fucilieri: e forse anche qualche prmcipe indtgeno, di seconda ca tegona. At ptanzi di gala, nei palani di legno che i geoeral stavano facendo costruire m Calcutta o in Bombay, o sotto le tende di gal.& erdte dalle eruppe di confine, gli ~fficiali deco1au~~imt e b.tffuti, dopo aver btvuto alla $alute dt Sua Ma,~à

LA PAJITENV. DI LOLA MOHTU PEB L'AMEIIICA NEL 11141

dt pi:ui neri, splendente Ji grandi brillanti rosati, la baronessa .;:reò e disfece 1 Mini$1eri, provocò la caduta dt von Abel, protesse i moti liberali, e tutto questo con fa~tas_ta e medtocrità, S<:ontentando gli uni e g li altri, causando, mfine, la abdJCa.ztone del Re, la ~ua propria rovina. Eppure anche ti nuovo estho non k dtspiaceva. A Londra conobbe l'alfiere Heal, e lo sposò, d "menticando che il divorzio dal primo m~rito non era stato rtconosctu to : fu accusata dt bigarma, fuggl con Heal in America, e le piaceva molto_ sbal~rdt re u~ ~aese ancora fresco e selvaggio con daborate stravaganze, con ncordt, fantasiOSI ed orgogliosi, di generali indiani, di re monacensi di tmmaginarie corride. Quando Heal morl, si risposò, con un giornalista ric~o, incar:cato di moltiplicare la sua fama. Guadagnava moltissimo, era graz1osamente nevrastenica: seguitava a ballue male c a vivere splendidamente. lmprovv1samente, mcontrò una compagna d' infanzia una risecchita ~ nera zitella i~land~, che,_apparendole ossuta e grigia, le f~ comprendere il passare degl1 .ann•, e f~lmente la convertl ad un'esasperata religione, ad una furente Cllfltà, ail'assJ5tenza di malattie incu.rabm. Lola Montez accettò questa 5Ua nuova interp~az1~e, come aveva accctuto le altre: ripose in fondo ad un baule nacchere c soalh, lettere del Re e diamanti rosa, divenne infermiera: non per molto tempo, poichè rnorl ad Astena, (N. Y.), nel 1861. 111• D. c.1

:me.


UMA SERATA ELECAJCTE PABICJJCA VE8SO n. 1140

dello • Nacch1o » lo *domo da cuon • nel 91u O C" dlplomohco d1 Cavour

l

MANDATA DA CAVOUR a Pang• con d comp•to preciso Ji vegltare alla politiCa 1ta tiana ed entr.m: nelle _grazie di Napok-one Ili. la contessa di Castiglione detta <<la bt:lLt N:.chia ». non dovette soffrire eccessivamente roe! suo or~o~lio di donna per la maniera in eu• sj presentava a lei la capitolazione amorosa dell'Imperatore. Fu durante l"estate dd !l'l~/. a Compiègne, dove J'amtccrazia era wmenut.t per l'inauguraZIOne dt una giost:a. Nel po· mr:riggio Napoleone a\'(.\"a trovato un ts·.wtr per bac1are sul collo e ~ullt labbra la tekbrt· bt:llezza ita!tan.t, :.baflatd re<.entemente a P.tng•, c dopo il pranzo. la ste~sa ~Crd, 9uakuno k sussurrò che per le1 erd :>tata p~cp.u.u .• « la camera azzurra ». Il conte di Cast•gliom· fu allontani\to (On una 1mponante m•s>•one da svolgere .1 Pang•. the lo an~bl:::e tenuto lontano per quell.t no te. Tutta t rcpida d• emoz1ene la contessa V•rJ.!IOI.l ,, ntirò nd l'app.utamento Jcs•gnato. so m•se a letto <spense le luc• : aveva (apllo cht l"lmpera· tore sarebbt: entrato Ja una po:tJona J" s;mulata nella tJppc:aerJa. Ed ecco all"tm;t t mezza d, notte appanre l'amant<: l(lcalc. sotto forma di un uomo dai grandi baffi sottili, fa· sciato il corpo da un sontuoso vestimento da notte che Virgioia non dimenticò mai: «L'abito che nascondeva le sue forme auguste era una specie di veste da camera: una blusa o una camicia amplissima con pantaloni quasi alla zuava, il tutto di seta viola. Sulla blusa, dalla parte sinistra, faceva capolino l'estremità di un fazzoletto che usciva da una piccola tasca, ed al bavero brillava un'ape d'oro ricamata». Vedete dove arriva la rapida e mi-

po. La Contessa di Castiglione da quel momento si sentì lmperatnce e cominciò ad agire con politica, ricordandosi che infine era venuta in Francia non soltanto per far apprezure in degna e ricchiss•ma cornice la sua meravigliosa bellezza ma come vera <: propna ambasciatrice ufficiosa della diplomazia sarda, e che era gran tempo di spingere Napoleone 111 ad aiutare la liberazione dell'Italia. La notte di Compiègoe ebbe un seguito quando la contessa tornò ad abitare nella sua romantica palazzina, nascosta nei . giardm, di Passy, distante solo mezz'ora di carrozu dalle Tui· lenes, dove l'Imperatore arrivava tutte le sere. Un seguito amoroso strettamente unito a un seguito politico. Nicchia, o per meglio dire Mina, come il suo amante la chiamava nell'intimità, ·ebbe magnifici doni, per esempio uno smeraldo del valore di centomila franchi, una collana di perle che dopo la sua morte fu venduta per quattrocentoventìduemila. franchi . Ma alla sua vita dispendiosa non potevano bastare i diciottomila fran. chi di rendita del buon conte marito Verasis di Castiglione. E il ministro Menabrea raccontò che una volta, a un pranzo di Corte, la bella fiorentina si presentò « io un semplicissimo abito bianco che le modellava stupendamente il corpo perfetto, lasciaodone scoperta una gran parte ; non aveva nemmeno un gioie~o. Soltan~o attorno -al collo ed ai polsi portava un gallancioo d'oro simile a quello della livrea dei suoi servi. Meravigliato, rlmperatore le chiese la ragione di quello strano ornamento, ed ella rispose con un sorriso : - « Maestà, le mie attuali condizioni m'hanno costretta a d isfarmi delle mie gemme : debbo contentarmi del gallone che orna la livrea dei miei lacchè... ». Inutile dire che il giorno dopo gli astucci della Castiglione erano regalmente riforniti. La sua situazione le conciliò come era da prevedersi mol:e invidie e inimicizie, fra le donne, sue rivali in bellezza, in eleganza e in amore, fra gli uomini a causa del potere che le attribuivano sul sovrano. Tanto che qualcuno scrisse di lei che io realtà, di Napoleone essa non aveva mai amato altro che la cassaforte, ineotre un anonimo assicurava che l'Imperatore pàssava a Nicchia cinquantamila franchi al mese solo « per i confetti e i guanti ». Non si può dire esattamente fino a qual pun' o IIAPOLEOJO: m la Castiglione potè influenzare Napoleone nelimperatore dei franceai e ammiratore dolio Ca.tiQtione le questioni di politica estera, certo è che d suo primo successo fu la presenza di Cavour nuta indagine femminile, da poter N icchia al Congresso dì Parigi, dove la questione itavedere queste cose in una camera semibuia liana, uscita dai conciliaboli rivoluzionari delmentre si stava preparando uno dei più im· le società segrete, fu posta finalmente e uffiportanti avvenimenti della sua vita. Poi tutto cialmente dinanzi -alle cancellerie d'Europa. e si svolse rapidamente al buio e nel silenzio discussa. Dopo questo trionfo, la Castiglicne pii! fondo, e la portiàoa segreta si richiuse confidava a un'amica. '"· o., dietro l'Imperatore, esattamente mezz'ora do(CON TINUA A PAG. 2941


...,,.

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i GI11SEPPINA I'ElUIOtll Attrice di atroordmarla beUez:za, Hoho di couud, pcuve oU'epocd' de\ suo debutto. destinata a qrandl aucceui sulle scene draxnmatiche. lnvece aa

innamorò del owtto Enrlco Coppe1li che 18QU\ a Pariot dove ' due, dopo vario peripnie, naulraqarono in una vita miserabile: (Stampo del Muaeo del Burcardo).

CIWlnA PASTA L' ombra d' GiudJtta Po&ro ha accoropognoto te m1a

mfan1Ja, troscorea In una ••Ila d'Albo.ro prossUDa a quella dove una erede di GiudHta prolungava al culto della cantatrice lnaerendone 1 proli1i marmorea tra g!i ~t~trighi litH dell'edera, e f<tccontandone le vicende con un tono tra fam.Ware e solenne, c.bo lo rendeva nc:amuima: noa mi sarei meravigliata otfa1to di UO· 'fOlla 1\, UD bel gt.OmO, vestito dJ gt)CJJO, C'Or\ veletta, ~me le altre parenti che orrl•ovano an Yl&lto cL qualche oLomo. C'erano. IU dJ lei, BIOriO l.Dlportanli : e per esempio quella deUe perle. assolutamente lo· \OIOM. che per te.tamento ave-.o lasciato od un M useo :ntlon.... dove, pr1ve del calore dJ uno pelle umana :noravano, come muo1ooo le perle, focendOII oialle, o quaa1 lebbrose. Glt eredi avevano intentolo un pro. ceno, ottenendo cM ù Nuaeo aerbaase, a\, lo copio eaattiaaama. e (atta a loro apese. delle perle, reati· nuttt a.n r~ltQ. oUa tamiQHa· la nostra YIClnO ne S)Or·

1r.fatt1. u.n fi1o, pc-odigio.o sul mode1to abito nero, o sotto ìl oremblulone che indoasavo per occu· par11 del c;riardinaggao, sublto apieoando che anche Giuditto aw.•a adofato le piante. G1uditta ero nota. lo sapevo. a Saronno, ed anche lo data non aembrava pol troppo lontcma, 9 oprlle 1798, la 1rovavo mciaa aotto i medagliorù. ba i ra:mpiccmt1. $aptvo anche che era stata dali9entlsatmo, preoccu· pota a.mpre eli r.a.cter amPLa • l1et.s~b.1le lo •uo oi'OCe, lt.:ni.! Oia P*f oaturo, e dura. ae c:mche prolondo Avevc ..:udlato molto, e a.empre, ti auc~sao non le era :atato tac1le, e , giovane o:nccra, aveva toscaa:o :e scene. ):'erch. ·sentiva prou.lmo il declino. ..1;\'ttVQ ViaggiatO :t mondo, nvale delle Grai, d1 Mar-ia MolUnan: e ao )UO • De.demona • aveva IUJ:'eroto quella di Marta. Ressin1 componevo per le a c S.muamide •. Pocuu cNiobe• S.Uint c.co eouoce en ascorpans•. lo re9olava • Nonno• e cSonnambu1a•. Ma ara bello pensare ::he u o tonta mu.ica seròa.ae noato)qie di a.ementi, di ~·antagioni, e lorM vedevo 10lo, nea 'U0l suceeu1. la botcu:uco gtoio d.t nc:ever m0%2i compoah di tìort <an. Nel 1832 laaciò le aeeno, poi, per blooqno di denaro, accetfb nel 1&40 una acritturo ln Ruaaia. ce.n za ottener grande aucxeuo. W:o non &e .1e doltva. Tomb al suo 9ia:rdino aul lago,· compia(:.luto da u.n.a sem· photò. dJ una aoùtuchne che lo riposovano de1 trionfi: un mu11ciata s traruero, analo.o d, conoscer la canta.. tnc:e: aureolata d( tanh co·p olovori, la muso di tontl :nwtclaU, al reco, u.n giorno, allo sua villa, e, scor; -,endo uno donna aporoa di .erra. mlooonota m una v"te d1 te la. acarpe afondate aa piech, co.lzo b1anche penzoloni • mocçhu:rte c buona ctonno. le c hlese. ml sapreste d1re dove si trova la s1qnora Penna? •. La sfiortto olordime ra alzò gli ocd:u, nparotl dal capo. po'Ione di paoUa, cl puU le maru terrose, e • aon 10, qvroh~9iò aquaattom.ente, aon 101 • (M , d. C.) (Da uno lnctaione d1 OomCTCht, Muaco d el Burcardo). tovo,

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MUIA TACUOin Celebre ballenna italiano, nota tn Svezia nel 1804. morta a Londra nel 1984.

SI PUO' DIRE che la grande epoca della coreografia e della danza musicale comincio~ nel 1827 con l'apparizione sulle scene di Ma· ria Taglioni. Quando Maria discese dalla Sve· zia e si affacciò, splendente di gioventù sul palcoscenico dell'Opera di Parigi un solo en· rusiasmo accese pubblico e stampa. In pochi mesi la Taglioni divenne una celebrità mondiale. Essa portava nella danza, impastoiat.t dalle mille tradizioni di una scuola ormai superata, una freschezza inattesa, un'arte nuova fatta di levità e di inattesi atteggiamenti. Maria era figlia dell'italiano Filippo Taglioni che, stabili rosi in Svezia dov'era maestro dl ballo al teatro di Scoccolma, aveva sposato la figlia di Karsten, attore e cantante assai ce· Jebraro nel suo paese. Egli fu il primo maestro di sua figlia. A I.onàra, Filippo Taglioni stava preparando la stanza d'allenamento del· la figlia, un salone col pavimento Jewrmen· te inclinato, quando l'inquilino del piano sot· tostante lo avvenì di non prendersi troppa pena poicbè egli era disposto a tollerare sulla testa il rumore dei passi della celebre Mari1 . .i Si dice che il padre rispondesse orgogliosa· ~ mente : « Signore, io, suo padre non ho mai udito il suo passo! Il giorno che ciò accadesse la ucciderei! ». A Londra, Maria Taglioni ebbe i suoi più grandi successi. Il pubblico ed i cronisti impazzivano per lei. Un giornale cosl scriveva: «Una piuma dell'uccello d;· paradiso, una foglia · di ro.~a librat2 nell'ali dello zeffiro, una farfalla che si libra su di un fiore, la rondinella che rade b. superficie deiJe onde sono emblemi di leggerezza e di beltà, ma la Taglioni è la beltà e la leggerez· za medesima ». Ad evitare le conseguenze dei paurosi cr<>'li


... che erano frequenti fra gli impresari dell'epoca, era S~?lita esigere per contratto che le fosse versato ogni manina il pattuito compenso. A Londra non avendo ricevuto al mattino la consueta busta dall'impresario Lapone, non si presentò all'ora dello spettacolo al King·; Theater. Il pubblico che aveva subodorato qualcosa rumoreggiò e all'impresario, presentatosi al proscenio per scusarsi, gridò : « Pagala ». Si sposò nel 1,832 con il visconte Gilbeno des Yoisins ml'• la loro ·unione nòn durò più di un anno. Venr'anni dopo, inconrrandola io casa di comuni amici a Londra, il visconte chiese a qualcuno di presentarlo alla danzatrice. La Taglioni prese la cosa con spiriro e disse porgendogli la mano : « Mi sembra, signore, di aver già avuro queSto onore nel 1832 ». Ma già nel 1840, a Londr?. dovette dividere gli onori del trionfo con Fanny Cerrito, allora astro nascente. Nel decennio che segue, le sue appariz!oni si fecero sempre più rare. Nel 1860 si ritirò definitivamente dalla scena. Qualche anno dopo chi vedeva uscire dal n. 6 di Connaught Square una signora matura ed elegante non sospettava nerruneno che la stessa donna era stata capace di fare impazzire il mondo. 1u. d. F.1

FAKNY ESSLEII Famosa ballerina au.&t.riaca.

IL DUCA DI REICHSTM>T omante

Or9oqlios<nnente Napoleone chlamò H hgho avuto

del Barone ~~essantaaeenne federico von Gentz. il fiero avversario di Na-

nel 1811 da Maria Lulgia • re da Roma •· Luaoa Napoleone. in memoria dJ lua a.saunae nel 1851

poleone o fido amioo di Mettert.ìch.

Fu l'unico amore del Duca di Relchstadt.

il titolo di m invece di 11. ru un oìovine pallido e triste, schiacciatO dalrun.Horme o dall'etichetta au

striache e aognò 1}Tcmdi coso. Mor' tisico o 21 annt.

UN Al11liCE : un'attrice italiJlna: un'italiana, semplicemente, che il suo genio pose, con

M>ELAJDE RISTO.RJ CAPRANICA MAIICHESA DEL GRILLO La più celebre allnce

tragica hoHana d.el secolo dedp1onono , nata nel 1822 a Cividale, morta a Roma nel lSKlS. Cavour oosl le scrisae nel 1861 c Se ne serva di questa Sua autorità c- pro della nostra Patria ed io applaudirò in Lei non solo )a prima artista di Europa r.10 il più effacace nostro cooperatore. nei nego%1 diplomatici».

devozione, agli ordini della Pauia, valendosi della sua voce come di uno strumento, dell a sua bellezza come di un dono. Era nata, verso la metà deii'Q<tocento. in un carro di comici vagabondi, che nei villagg1 del Fr~ufi, del Veneto, , portavano complicate tragedie mitologiche, o farse bonarie : un ariro d i lustrini sbiaditi, di pepli rammendati, di lucenti nasi in artooe · rosso. Adelaid< debuttò a tre mesi, sostituendo, in una commed:a lacrimosa, la uadiziooak bambola d, cartllpesta. P iJlngeva, in scena, e piangeva benissimo : il pubblico di contadini e di pa.stC'Il l'adorò sub:to, regalandole laue fresco, e tintinnanti collane di nocciole, come· più tJd t i grandU<hi, i miliardari, avrebbero gettato ai suoi piedi fasci d i orchidee e scrigni di d,iamanti. Fu ·un• bellissima fanciulla. Oli la vide, a Napoli, nelle vesti nere di M ariJ Souuda., gr:dò al prodigio, e, durante le rappresemazioni romane, il marchese G iuliane• Capranica del Grillo. discendente di antichiss:'rna famiglia patrizia, s'innamorò di le•. la ch òes~ in n10glie, J'onenne, rompose con ki una famiglia esemplare. Ques1:10 appunto fu la ugione del successo, dd la fortuna di Adela.ide: la sua virtù, la sua perfezione, di attrice, di moglie, di patrizia: era impeccabile senz'esser noiosa. ern squisita senza far pesare d suo merito. uvour fu tra i primi a riconoscere le sue possibilità di propaganda. G ii. la poliua austro-ungarica la considerava con sospetto, poichè a Venezia, a Livorno, ~ r•u· scita a modificare, con un solo accemo appassionato, le battute, bnoali, di un dramma banaliss•mo, trasformandolo in un est3tico inno di pauiortismo. Il pubblico l'aveva accl.t· mata, riconoscendole J'ispirauooe, l'esempio, e i grossi gendanni eran intervenuti, a far sgombrare il teatro, a far partire, in tutta f~ta, J'amice rivoluzionaria. Ed anche il generale Garibaldi ne aveva ricevuto un incoraggiamento, un a2uto, non soltanto anrav<"rw la rappresentazione che la marchesa Adelaide aveva organip:ato in suo onor<", ma per il dono, sontuoso, di una somma che affretmse l'equipaggiamento deUe truppe garibald•n~. Era quindi giusto che il conte di Cavour riconoscesse il .valore di tante iniz.ativc, e ne suggerisse altre, maggiori : Adelaide redò in Russia, per volere del Ministro. e volse tutte le si mpatie spontaneament!l fiorite per Fedra e per Mario Antonietta, alla sua causa, vera. aUa causa italiana. Girò tutto il mondo. trionfando. In ogn: tragedi<o. la sua angoset.l armoni~ la sua disperazione elegantissima, Si facevano allusive, e mai s: senti canlar<· In libertio, l'amN di patria, con più melodios~ accentò: una tournée di Adel3ode Riston giovava all'irredentismo italiano quanto una vinoriosa 'campagna militare. Morì, in tarda età, a Roma, nel palazzo Capranica del Grillo: la sua Italia era «•mpiuta, orm;Ù, la sua m.iossione si concludeva in luce di apoteosi, ed il Re Viuorit> Emanuele veniva a farle visita, da Sovrano a Sovrnna, e tutto il paese guardaya a lei. teneramente. come ad un'eroina vecchissima e fet:ce, come ad una nonna nazionale. ORTENSIA

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L'ASSEDIO DI GAETA Dalla !l~e. del 1860 al 21 febbt<llo 1861, Gaeta In eui si ero rUu91<rto. dopo le disfatte nel . Mend.ione. francesco 1f con 1l reato de• auoi eserciti, tu aaaedlato dalle !or:ze Ua~ane per te"a e per mare. La nvela:z.ione dell'aue<l.io fu la reqlna Mario Sofia~ « l oq\nletta .bavara • com& la chiaalò poi Cmduccì. che lu verruoente t'!natcmca· bile arumatnce della àlfesa borbonica. Ncrpo1eon111 Ili cercò ~nutilmeate di :ndurre Francesco 11 ?ila resa; o per lo meno a far uscire la reglJ'l.O dalla piazza aued.iDio Il re borboruco cos\ napondeva al corte-se invito dell'Lmperatore francese: c Ho tatto ogni sforzo per persuadere Sua Maa.tà !.a Regina a aepar<Uai da me ma · sono stato vmto dalle t~ore su& preqhiere e delle generoa.e auel risol.uzienl ' Ella vuoi dJV\dere me= ltno alla fine la mia fortuna, conoacranW..~ a dirigere· »-.,11 osped~h: le . cu~e deol~ am.mcrlah e da1 feriti. Do questa aera Gaeta avrb una 3UOra d o cariJÒ di paù ... Il 9e<l&rale c..,ldln.l,\ che dlrÌljeva le lor2e lfallor.e ooaed.lonh pregò U comandant& d t Gaeta • d 'inna!=e ixmdi.era più alta delle altr. aul polcuzo dello Rog111a la quale per rango e per oesao, merifo O!Jn( mlo rl9uardo. MariO. Soha volle che tale bandiera fosse. innalztxta su una ch~sa( di Gaeta e abitò In una CQ3amat1a.

VERSO LA FINE del !858, semendo ap· prossimarsi l'ultima crisi delr!ralia assoluti· stica ed insieme l'esaurimento delle propne for:ze, Ferdinando Il Re delle Due Sicilie. pensò di consolidare la propria dinasti~ .con una nuova e più forte alleanza faauliare. Il 25 dicembre il come Guglielmo Ludolf, suo incaricato d'affari presso la corre bava· rese, chiedeva la mano della principessa Ma· ria Sofia per Francesco, Duca di Calabria, erede al trono. Era costui figliuolo della santa regina Maria Cristina di Savoia, figliuola di Viuorio Emanuele l . In verità egli aveva derivato il suo carattere morale più dai Savoia del ramo primogenito che dai Borboni · Si· cilia: era un giovane estremamente pio, di animo dokissimo, di perfetta signorilità; se a quesre doti avesse poruto aggiungere quelle del carattere e dell'intelligenza, indubbiaroen· te sarebbe stato un ottimo Re. La diciottenne Maria Sofia era una delle numerose figliuole del Duca ~m~li:wo Ji Bavieca, famoS'> gaudente ed uno degli uomini più belli del suo tempo: l'altra sua figliuola, Elisabetta. era la tragica consorte di Francesco Giuseppe. Nella corte di Baviera erano in auge i culti della libertà individuale, della indipendenu spiriruale e della bellezza artistica : una prin·

cipessa allevata in quest'atmosfera non era, dunque, la più adaua ad entrare in una .corte, come quella di Napoli, che era indubbiamente la più retriva, bigotta ed ignorante che fosse m Europa. Tuttavia, Ferdinando II si lusingava di aver tanto tempo innan:zi a sè e tanta energia, di poter modificare ìl carat· tere e l'educa:zione della nuora secondo i suoi intendimenti. Celebratosi per procura j l matrimonio religioso a Monaco di Baviera 1'8 gennaio del 1859, il giorno seguente la in· cantevole sposa lasciava la casa patema accompagnata dal fratello Luigi, dall'Impera· trice Elisabetta, dalla sua corte bavarese e dal· la famosa Nina Rizzi, sua cameriera personale mandatale da Napoli. Il t. febbraio, dopo un soggiomo a Vienna, si celebrava 'l Trieste, nel pala:z:zo del governatore, la cerimonia della consegna della sposa da pane d~ ~o.mmissario bavarese Recbberg al com· mtssano napoletano duca di Serracapriola. Il gwrno seguente, la Duchessa di Calabria, a bordo della Ft~Jminanle, scortata dal Ttll'lffedi, mosse alla volta di Bari. Durante la. traversara, il contegno di Maria Sofia preoccupò gravemen.te le due dame napoletAne, la Du· chessa .d1 SUl Cesario e la .Principessa dt P~na, sc~lte tra le più bigotte e reazionar_te. Cosa maudita per quei tempi, Maria Softa fumava sigarette, chiacchierava familiar· mente coi più giovani ufficiali di marina si faceva spiegare il funzionamento delle ~i­ glierie, ammazzava il t~po tirando di Olra·bina. ll regale suocero non ebbe nè tempo, nè modo di esercitare la sua aurorità sulla "romantiOI nuora. Ferdinando, durante il viag· gio da Napoli a Bar~ era stato colpito dalla malattia che doveva condurlo direttamente alla tomba.. Infarti. la Duchessa di Calabria sbarcò in Puglia che il Sovrano era già in grave stato. Il 23 maggio dello stesso anno Re Ferdinando moriva, non senza aver visto l'ini:zio dell'opera che in poco più di un anno Vittorio Emanuele 11 e Cavour dovevano con·


durre a termine. Durante il suo breve regno, durato poco più di quindici mesi, Maria Sofia portò nella decrepita società napoletana una ventata di giovinezza e di allegda. Il mondo crollava mtomo alla dinastia borbonica, e rutti gli sfon1 che tentava l'imbelle Francesco Il contrtbuivano ad aggravare e ad accelerare la rovi· na. Maria So6a era l'ultima a rurbarsi per il rapido processo di dissoluzione : la sua allegria e la sua animosità perduravano, in parte per na· tun.le intrepidezza, in parte per la sua giovane età. Si nana che aizzasse allegramente i giova· nissimi cognati, Conce di Trani e Conte di Ca· serta, a giocare tid mancini ai più vecchi e barbogi cortigiani. Liberata la Sicilia dalla spedì· lione dei Mille, mentre il Dittatore si accingeva IL sbarcare in Calabria, e la Regina Vedova, Ma-

Nel.la prima mel(> doll"800 anc~ lo Verwrl divennero prll pallide o aena•hve, aeeondo la modo d•l tempo.

sistenza. l cento giorni dell"assedio di Gaeta costituiscono una bella pagina della storia italiana. Nessuno dei difensori potev.l farsi illusion1 sul valore pratico e sulla durata della resistenza. Erano cimasti intorno a Francesco Il gli ufficiali migliori: i · soldati dimostrarono di sapc!r fare, se ben comandati, eroicam<:me il loro dovere. Era, dunque, una battaglia che si combatteva unicamente per l'onore militare: e non pro f.omta, ché da una parte e dall'altra il tiro . delle artiglierie era cruentis· simo, e il tifo e la malaria facevano mage. L'esercito sardo en. comandato dal Cialdini, cavaliere romantico nel senso pi\. largo. L'assedio si svolse tra cortesie e riverenze. 1A. c.1 (é.ONTINUA A PAG. 293)

No VITA -----

ESSENlA .REALE MARIA BASJ:IRTUFF Fu la ~i~ lncantevole e la plÙ tnlopportab1!e delle lo.r.c\ulle, che appunto nella meta deli•Ottocento veruvcmo pundendo un'importanzo aoetenuta dallo fem.aun•ato & dallo poeteue. Maua era ruaaa, e viveva a N1.UO. . con una lamioha adorante. deJ grcrnd..t. levriera biCD")Chl, ed mer.dlbili omb,zaoni. Voleva d1ve.ntare una grande Plftr\ce. uno orande acrUtrlc:., una 9ran.de amorosa, una orande ••onora: e non ottenne nulla. quasi: 1 1uol quacin, am.meui per quo.khe tempo al l.ouvre, ord aono atah.~olh 0 i grou1 volumi del auo Diario liPtrano eolo un'trntctta ten•r•z:za Preocccupa:ta dt be411h abitl, di oraldtcà. lnnatnorah, di jtnportanh uommi d1 Stato, corse atlrav•rao lo Francia. IQ Ruula o l"llaha, con ololgoranll •? mullh capricci. morendo po1, di 1101. a •oli venhquauro anni.

ria Teresa co1 figli e molte personalit1 lasciavano la capitale, Maria Sofia continuava, imperturbabile, le sue cavalcate e i suoi bagni di mare: i na· poletani che passavano per la Salita del Gigante, potevano vederla saltare dal trampolino gil nello specchio d"acqua della Darsena. Dopo le infauste giornate di Capua e del Garigliano, Maria So6a volle seguire Francesco Il a Gaeta, ove i resti dell'esercito borbonico si erano chiusi per l'estrema re-

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DELIZIOSO PROF UIIO ~ t c

M~G~t110 DI BOSCO

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Sall al trono il 2 dicem.bro 1848 in seguito od un intnqo dt Corte, ordJto eta aua madre. contro 1l cuqtno Fcrdmando l, malato dt ep.le!1Su!2. Parve un innovoloN!. mo lu mvece 1l ma&$Ìffi'J rappresentante delt'Austna as.solu1LSta e mihtar~s:a Doveva sposare la pr-inc•P&ssa ElenCt dt Bovutra mo prefer\ lo sorella a:tinore Ehsahctla_ l1 mal:'lmomo, cho f'U un matr .• mon1o d'amore. non tu fohce. Il carattere ous:cro. lo rigtd•tà dei costumi, l'alto ... senso della dtgn•tò 1mpenale d1 lut contrcrctovano col ca-raHere fantastico e SOQnatore de1l'!mperainco . • che aveva lendenze erec:h tar1e ad un cer1o squahbrao nerv.J&~ Squ•libtto ch e trov?> eco nell'Arciduca Rodolh d ' A sburg.,J. suo fiqho scomparso lra(JtCOmente a MoyerlinQ nel 1889. L' m cuuon~ qul rtprodotto ritrae l'lm~rotore- fra-ncesco G 1useppe o 40 onn•

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«QUALE ELLA FOSSE in realtà, e che ron in lei generMJe /anta seduzione e tatrto fascino, non v'è ;calpello nè pennello che posJa render/o : .er;~ coJa Ili/la Jlla. Ei/a t•iz•rà nel/a leggenda e non nella ~loria... ». Fra le tanti! poesie, le tame canzoni, le tante calunnie, dedicate all·Imperatrice, queste parole di una sua dama di corte, la marchesa Ftirsteoberg. stabiliscono l'enigma di Elisabetta con tranquiLlità, senza desiderio di altre domande: era cosl, e non parliamone più. Ma chi rinuncerà a tentar di comprendere il segreto di una donna destinata dalla bellezza, ·ial· !"amore, dal rango, ad un·assoluta felicità, ed amarameme infelicissima sempre? E' troppo semplice tentar di spiegarlo attraverso 1~ chiave del suo tempo, il romanticismo o il do· lorismo, o il W e/tJt"hmerz, le sofferenze d i lusso, insomma, e delicata_m ente private: e neppure vale il gioco inverso, fa lsament~ scientifico, che. con la greve eredità dei 'Wittelsbach stabi lisce inevitabile ogni s'ravaganza ed og ni cap riccio : che spesso capriccio e stravaganza non furono, ma necessità di fuga, di solitudine. Cissy, secondogenit:l di Massimiliano e Ludovica, duchi ir1 B,wie· ra. nata la vigilia di Natale del 1847, er?. una bimba di incantevole g raz_ia, semplice, gaia e piuttosro ignorante. Crebbe felice, odia patriarcale e semplice coree di Possenhofen, il castello in riva al lago di Stamberg. poco distante da Monaco, ed il suo destino di giovinetta restava incerto, mentre quello della sorella maggiore, Elena, pareva . decisis· simo, poichè l'arciduchessa Sofia, sorella di Ludovica, aveva scelto la nipotina a sposa del fil(lio, Francesco Giuseppe, Imperatore d . Au·

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suia. Come tutte le: madra thc per il tiglio 'i ..ono s.tcnfirJtt·, amhe Sofi:l., ranunoando al trono quando ,\\c\,t obblig.uo il m;,rno ad abdicare in favore dd figlto, era ben deCisa l re· st-.ue imperamce dt fatto, \C: non dt nome Ll dook·, ragia· r.c:vole Elena, cr.t nuora tde.tlc. s1 preparù 11 decoro all'tdillto imperiale, ,\ hchl, e Franccsto Gtuseppe .unvò. oblx:dìentl\· simo. Ma la duchessa Ludovtca :l\·eva ponaco con ~t- anche C.issy, çhe da poco aveva comptutO dictasst'tte ann1. e retava C'~ndida, l!:g_gera, cunosa d t veder J' cmOZJOn<: dc.:ILt ~arella, del futuro cognato. FrancC\lO Gtuseppe, fin dal prtmo momento, gu.udù lei ,ola, <lunemicò Elena, la madre. t piant ben prestabilitt, c la ,lcmentéJ SC,I(uentc, C.issy, attontta c rosea s• preS<:mù con Funu-,.co Gìu~epp<· d.wanti all'.tlt.uc, fCr la formale promes'>a di m.mimonto. L'amo:e, tmpro,vtso, a,<c>o. cd mcredihtlc tn per,on.t t.mtn posata c tranquilla, d, l'ram~<O Gtuseppe per Cts>y non s'interruppe nè l'impcratrtCc, pur tra 1<: brusche partente le lunghissime :t\senze, i <Onttnut dtstalchi, <esso dt J(.-..lttargh ur. bene tenertssimo. B"ogna dunque cucare le ragtont dt t:.l'tO dolore da.pprim1 nell.t durezza dt Solù suoc<:ra \Cr\O l~ nuora tncapace di :t\:Vcuarst dlla ng1da cuchctta spagnuol.l, i•'1perantc nella corre <i• V1cnna nè si ucd.1 <he fo!>:>cro fu t!lt inmgh1, p•urtO>tO un .umo~fcr.l d1 Jifftdt:nza. dt con!(iur.t. d t disprezzo, ~·, lcnt.tmmtc ~ul1.1 ,l!tO\ants~Jtna spo-..t. col l'<-"'ole :>olu di amar troppo i cani, 1 CJ\,tlh, ,!t .mnn•.ust du fonte Ì baiJt <h corte J1 \Ofìme f'<'r Ja troppa ~U!IO\Ilà ddb folla. Manie dapprima trasLurabth, po• morbose·. .~~sali­ rono Ehsabctt.l detesta' a ~lt >guardi. c >t nparl\":1 dtt:tro Hmaglt t parasoli e sctarpc, con una pr<:mura cht- \Oio ( ,rct~ G.~tbo ha ritrovatO: \OIC\,1 con-erurt t·d .Kcr<:sçcrc J., 'u

"·'· 1<: \Ollcro bcn<:, ~enza gdu\1,1, t qua" cot ttncre:t.za · tllttt !.t tomp.tuvano un poco. <)li< 't" poYera, qut>t.l mvtdJabilc Lll>abett.l. l..l monc dd figlio, che nel casma Ji ( J.C<t.t. ,h !\.iayerlmg fu trovato uc(i<oO con la baro nc,\tna \'cltt·r.t. porrò al (Olmo \.1 ~u.1 lrt.tu 1.1 • nun \ITIJSl ptù ~li abm ,]t luuo. ripr<-sc tOn .tcne,(lulo furore, a ~trare ti mondo, '" J!n.mdo ,\, ft-rnurst, ulvnlta, m bruti< 'ti' dtc be<:\ .1 <o>truJre m luo~lu tllustn, ,, ( or fù. per e't:mj'•o. o na~t}!.tndo \U pKcol• pan fld O Ll\.llonJo .\ltra\"Cf\0 1<: I"30UfC Ul1).!h< n:" l"On d''I'Cr.ttd clcg.mo Tale, .lppunt~>. ' l tmma~mç {he comunemente rt:>l<~ ,t. lt 1 In ungh<:rt.l, dov'era popobrissim.1, tma,,t 11n.t <t:riJ p.l<C, e Frances<o (,·useptx·- m.<rtto ,\c\oto e p.u. ::nte, la raggmngc' a p<:r tr.t'• ,, rcre con lei vacanze pacificamente borghe~•GLI ARCIDUCHI CARLQTTA E MASS!MILIANO D' AUSTBII'. NEL MESSfCO (1161) Aveva sessant'anni, ed era ancora increthbilmeme squisita, alta, fragile, liscia, quando perfetta bellezza, c l'acconCiatura dei lunghissimi capelli, i bagni d'olio caldo, gli impacchi \'anarchico Luchcni l'u~ise con una pugnadi fro~golc schiacciate, soprattutto le diete rigidissime, che stabilivano il suo peso tra i qualata al cuore, il \0 settembre 1898, do~nntt ramaquattro chili ed i cinquanta, occupavano ferocemente le sue giornate, nè può sfuggire all'approdo dei vap(>retri di Ginevra. V c,tt ta il contrasto tra le sue mani e la. cura di una belleua che si tiene nascosta, e diviene egoi.· ·di merletti neri, i meravigliosi capelli auort t stica, gelosa. Ma, quando si degnava di apparire in pubblico, abbagliava: aveva cinquant~ in trecci~ pesanti, l'Imperatrice fu una morl.\ anni, la sua primogenita, Gisella, si era già sposata e le aveva da!O un nipotino, quando lo meravigliosa: l.a si pianse molto, e mt.t madri. Scià di Persia, ospite della Corte di Vien.o a, dichi:uò di non aver mai ' 'isto simile splenancora racconta di averne portato ti lutto, cc-me moltissime Austriache. 11111 . a. c ., dore. L' imperatrice Eugenia, la Regina Vittoria, la Regina M argherita, l'lmperatrict di Prus· (•


largando il cerchio famigliare dei Coburgo-Gotha e degli Orléans poichè, in seconde nozze, aveva sposato Carlotta, figliola di Luigi Filippo. Questa amabile regina in omaggio alla prima moglie deL marito, aveva YO!uto che la primogenita nata nel castello di Laecken, nel giugno 1840, si chiamasse Carlotta: «sarà », diceva di lei il padre, «la più bella principessa d'Europa », anticipando, evidentemente la propaganda destinata a concludersi davan:i agli altari. Non la più bella: ma bella, semplicemente, si, e l'areiduca Massimiliano, fratello di Francesco Giuseppe, che la conobbe quando compiva i sedici anni, la trovò tanto gradevole da chiederla in moglie. Leopoldo (che si compiaceva nel venir chiamato Nestore), considerò i vantaggi dell'unione. e fu soddisfatto, perchè l'imperatore Francesco Giuseppe .t1'e1·a un solo e:ede maschio, l'arciduca Rodolfo, e restavano, quindi, molte probabilità per Massimiliano, o, almeno, per i suoi figlioli. Contento Nestore, contento francesco Giuseppe, contenti i due giovani, «la mia vita è tutta rese,\ », scriveva alla nutrice Carlotta «e inutilmente mi sforzo di trovarle un'ombra, pur sapendo che non tutto può andar bene nella vita... >>. Massimiliano era stato nominato d:ù fratello· Governatore del LombardoVeneto, e, con Carlotta, si sforza dj ottenere le simpatie milanesi: senza riuscirei, e scontentando anche l'Imperatore, che, rammentando la vocazione marinara di Massimiliano, lo invtò a comandare quattro o cinque miseri nnxiglt. Restava, alla coppia. la gioia di veder compiuto il castello di Mit.lma·e e di rifug;arsi là. tra decorazioni di ancore e di vele, a sognare rc:tncte potenze. Si :tmavano molto: e Massimiljano, che nella Buida barba bionda nascondeva la mollezza del mento, e nella compitezza ironica celava una cimid;t~ dolorosa e contmua, era g;:.ato a Carlotta per l'immaginoso entusiasmo, l'orgogliosa prontezza, che usava a colorare la spagnolesca noia delle loro giornate. Certo il progetto messicano incantò prima Carlotta di Massimiliano: c nelle sillabe cantati Jella parola imperatrice, che ripeteva al suo cuore in tutte le lingue, per paragonarsi alle rivali, si regalava la gioia di raR_~iungere. finalmente, Elisabetta ed Eugenia. <M. d. c .1

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CARLOTTA IMPEBATBlCE DEL MESSICO (tn allo) e Beruto Juor&Z (&opra) capo deJhnswrezione che provocò la fine dell'tmpero del Meastc<> o decretò la lucilat.lone d.i M-:J&S1mlùono

LEOPOLDO I del Belgio, ·decano dei sovrani europei, aveva il genio delle parentele, e, spo· so un tempo della Principessa Carlotta, erede del treno d'Inghilterra, e morta giovanissima, era poi riuscito a concludere il _matrimonio_ di suo nipote Alberto con la 8JOvane Regma Vittoria, ritrovando cosl una particolare auto· citi presso il Governo di Londra. Appoggi~to da Vittoria ed Alberto che gli erano devotassiJnJ, e meglio ancora da una sua personale, vanitosa e solenne dignità, seguitava a diri· gere gli intrighi nuziali ·di tutte le corti, al268

llVVISO PUULICITAJliO DI lJlf F1LM llMEBICA!fO StJLLll DtSl1111lEZlOME MESS!CllXA DE1 1117


fu sempre evitato con una dignitosa ~bilità, ed i Viennesi accertarono volentieri l'idea di Wla confortatrice posta da una moglie sempre assente a fianco di un marito coscienziosamente legato al suo posto ufficiale : l'estrema naturalezu che i tre protagonisti ponevan_t> nei loro rapporti valse quanto una spiegazione. Per il genetliaco di Francesco Giuseppe, Elisabetta usava fargli doni che gli rammentassero Caterina, una miniatura col dolce volto di lei, un quadro ad olio, un volume rilegato dei drammi da lei interpretati: e, quand:> Elisabetta si trovava a Vienoa, Caterina non mancava mai, al mattino, di chiedere alla sua dama d'onore una breve udienza, regolarmente concessa. Fu proprio Caterin11, durante una visita mattinate, a raccogEere tra le sue grasse e tiepide braccia, Elisabetta prostrata per la notizia ddla morte di Rodolfo: la imperatrice pianse sul cuore della signora Schratt, poi la pregò di recarsi presso l'Imperatore, beo sa· pendo come la vista di lei potesse essergli di conforto. Dopo la morte di Elisabetta, ogni giorno, i cavalli bianchl dell.t vettura imperiale si fermavano, scalpitando, davanti alla villa d~ Caterina. E bisogna rammentare che il Kronprinz Carlo, volle, durante l'agonia di Francesco Giuseppe, far chiamare la signora Schratt, ed accompagnarla, por· gendole solennemente il braccio, al capezzale del morente. Poi Cater'nà rientrò in un decoroso silenzio, di vedovaru:a serena e discretissima. Fu anche povera, per qualche anno, privata di certi suOi beni, e seppe rifiutare coraggiosamente, le cospicue offerte dei giornali americani che chiedevano di pubblicame le memorie, legata ai suoi morti da una fedeltà perfetta. Infine riebbe la sua agiatezza, la sua casa ampia e calda, le sue dolcezze di panna montata e fiori : dit Gtz4edigste, diceva ancor:~. l:~. CUQ.Ca ostessa, 1a vivere molto bene. Si, lo crediamo, e ci piace tanto, per lei, l'aggettivo divenuto titolo, e ndl:~. lingua tedesca gentilmente ossequioso : dìe GnaedigJte, la GrnioJiJJima. (M. d. c.) Unica li~Jlla n<rturale del principe Rodolfo d'A.bu19o, nell'Immediato dopoguerra l u una fervente aoclallata e lu eletta al PtrrlcaDento dt Vienna: ebbe settecento mala voti di donne e cinquecen1om.Ua di uommt.

HO CONOSCIUTO bemssimo la cuo:a da Caterina Schratt, che, pensionata dalla sua pa· drona, aveva aperto, nei dintorni di Merano, Ulla piccola osteria, appesa ad una collinetta, con un complicato sistema di palafitte, di fi. L'IMPERATORE PRANCESCO GIUSEPPE NEGLI ULTIMI AN· nestrine, alta ed aperta su prati verdissimi. Nl DEIJ.A SUA VITA Q1.1ando appena sposa. ci andai per la prima volta, la ostessa. rivolse a mio marito parole graziose e risatine furbesche che intorno al Herr Leutnm~t ricostruivano una Vienna provvisoria e galante, e volò di là, a prendermi una torta ed un mazzo di fiori già pronti per me, una Lin.sertorle, ed un mazzo di fiori tondo e compatto: « Die Gnaedigsre » disse solennemente « mag d-al aJJes so gem! ». Alla Gnaedigste tutto questo piaceva molto, e la Gnaedigste era naturalmente la signora Schratt, che, florida omb;a, dominava con i suoi sorridenti ritratti tutta l'osteria. Bella e buona: chi la conobbe non parlò mai altrimenti di lei, che, piccola attrice debut ante al Birgtheater nel novembre 1883, conquistò Vienna. scmplice·menté serbandosi sulla scena, uguale alla Kati di ogn~ giorno, fresca ragazza viennese, con la parlata molle e cordiale, i bei capelli sempre un poco scomposti, il pronte sorriso. Intei:pretava: commedie bonarie, che le perm:ttevano di ridere e di· piangere con identica spontaneità, fino ad un inevitab;le scioglimento fdicissimo: era Lorle in «Villaggio e città», oppure Elena in «Mani di Fata». Questo secondo ruolo, appunto, le valse l'ammirazione e la simpatia dell'Imperatore Francesco Giuseppe, che, prima di conoscerla personalmente, padò di Ici con l'Imperatrice, e fu proprio Elisabetta a presentare Caterina Schratt in quel ristre~tissimo cerchio di Corte deve la vita imperiale assumeva unà semplicità. burocratica e borghese. Mentre gli intimi, e la famiglia stessa, accettavano con semplicità questa. s~ana amicizia a tre, che l!!gò definitivamente Francesco Giuseppe, Elisabetta e Caterina, non manca,:ono, nelle varie reggie di Europa, commenti spesso crudeli. Lo scandalo

l.'IMPERATOBE PltANCI'lSCO GIUSEPPE A PASSEGCllO CON L'AMICA. CATEliiMA SCHIIATr VE11S0 l P11IM1 DEL t00


La lamo.a peltù>atu.ra alla Cloo, che la <Uva lar,. cìò ::on grave ciìoappunto del parrucçbien del tempo. SOTIO. Re U.Opo!do Prwo del Be~ che amnurò e protaua C'leo de M~rodo.

Una fra lct ;:=ù acclamato C'<Dl20neursto d&l pru:oi del '900. amante dl aovra:ni e di çranduch&, dottò htqqe n~ll'eleqanza lemmu,.le.

NATA A PARIGI da madre austn aca ~: da padre greco, rotonda, grassoccia con un vtso da madonna si portò appresso tutta la vtta la fama di avere le orecchie mozzate sdegnando, per dare una smentita, di sollevare sia pure per un istante i bandea11x che scendevano a coprire le parti sospette. Tutte le donne dunque· di quel tempo si divertirono a voler intrigare allo stesso modo, e adottarono la pettinatura alla Cléo de Mérode, che fino alla vigilia si era chiamata «alla vergine ». Oltre che alle orecchie, Cléo doveva la sua fama a ·varie attività : era una danzatrice che aveva trascorso infanzia e adolescenza alla Scuola di Ballo dell'Opéra di Parigi, ma si sussurrav:t anche che scrivesse versi. Una sera, all' Opéra, essa danzava in qualità di prima ballerina nel balletto intitolato « La maledetta », quando dopo il ·primo atto qual· cuno ,·enne nel foyer ad annunciarle la visita di un re, e particolarmente di re Leopoldo del Belgio; bellissimo uomo con la grande barba bianca, gli· occhi azzurri nascosti sotto p~ lpebre pesanti, che già nel suo paese godeva la fama di grande a111atore. Fra tutte le ccmpcnenti il corpo dì ballo egli quella se1.1 270

aveva distinfo Cléo, e non aveva resistito al desiderio di conoscerla subito e scambiare qualche parola. E mentre il pubblico attendeva impaziente che il sipario si alzasse per il secondo atto, il re e la ballerina si erano lanciati in una litta conversazione cbe secondo le apparenze doveva essere di estrema importanza per tutti due. Nessuno dei direttori naturalmente osava richiamare l'attenzione di Leopoldo Il ·sulla necessità di continuare la rappresentazione, i cenni fatti da lontano· alla ballerina si scontravano col suo sguardo lontano, estatico, già completamente partito per la grande avventura, e gli spettatori intanto che ignoravano le ragioni del ritardo, davano segni di insofferenza, chiedevano il rimborso dei biglietti. Finalmente dopo un'ora di colloquio, il re del Belgio tornò nel suo palco, e lo spettacolo potè ricominciare. La storia non mancò di passare rapidamente dal palcoscenico fra il pubblico poi fuori del tca-

tro, e i fogli mondani furono spmtosi e ptccanti. Dopo qualche settimana Oéo de Mérode rassegnava le dimissioni dal teatro del· l'Opera, desiderosa di una maggiore libertà, e subito le furono offerte scritture a prezzo elevato per tutti i paesi del mondo. Guadagnò sempre di più, e corse per il mondo, dal Belgio in Olanda, negli Stati Uniti, in Italia, Austria, Germania, io Unghena, la cifra dei suoi contratti andava sempre aumentando e Oéo viaggiava, viaggiava infaticabilmente, poi tornava a riposarsi in Europa, con una speciale predilezione per le ville perse nea boschi delle Ardenne belghe. li galante sovrano divideva il suo tempo fra il ridotto de1 teatri e il castello di Balincourt .dove viveva la baronessa Carolina di Vaugban ch'egli aveva sposato marganaticamente. Non potremmo dire dunque esattamente quale durata avesse la vampata che aveva acceso di nuovi ardori i! vecchio re assistendo alle evoluzioni sulla scena dcli'Opéra. di Cléo de Mérode, e non saremmo lontani dal sospettare che in realtà tutto si fosse limitat~ alla famosa conversa· zicne nel foyer de!la danza e i giornali e le lingue abbiano creato la leggenda che nessu· no, e tanto meno Oéo, aveVano interesse a smentire. Oéo non fu proprietaria di un castello come quello di Balincourt, ma ebbe una collana di brillanti, brillanti del Congo, indubbiamente, che le fasciava il collo con numerosi ranghi di pietre scintillanti. Alla morte del vecchio protettore, detta collana sopperì largamente alle prime necessità in at· tesa che un successore altrettanto munifico la ritirasse dal Monte di Pietà. Molto peggio rimase la baronessa di Vaughan che, :aduta in miseria, dovette vendere il Castello al multimilionario Basi) Zaharoff peJchè vi instal· !asse la sua amante. cN. c.)


La BeUa Otero celebre ballerina e ca.ntanto • pa-;a-nuola c he

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8Cità en tusiasmo nelle platee e amor-i folh dl prme.Pi o granduchi Vt'r&o i P<imi del RIVale di Clco de Mèrade, bellezza più de-

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licata . la Bella Otero peraenifu::b la belle:z:za opulenta deUe grand) c manlenuto • d1 una Eur-opa teUee.

l N l~~U~O Id dua.mi1 ma, ~ol ,uo nom.: ,h C.uolm.\ . u.1 Il 1\dt.• Otcru ,empiK<:tlltntc, a~etlti'O dtvenuto nome, simbolo, profcs~•une i\ n. ma r.t ~azzuu ~pa.gnuol.l, molh>\tlllt annt fa, hgt.a tlle~tlllma dt p.hfrt· ,;.:r.:,o. 111\o,,\ ptr <Ju.tkhe :empo m ~om·.:nto, ma. ne '"·ade, a, a. dte., a.nnt, l.t nçttc p< • orrcrc. tOn la tomp!ltttà d t un ptctolo amtco, a ballare nc 1 t,tlll "'tgitano dc1~ r.!ppr<:'>t'flt.l\J. un 111nnero partt~olarmente attrJcnte <:>tk .m,or.l, 11. ~,;,. p<:rfetta nell.l >Ua kAAcrczzJ infantolc. < .Kuat.t dal convento "' Jedtcò con pJ.Sstonc ad un mcstttfl; th<: lt pcrm<:t 'Cl'.\ dt mo~trare 1 ct11tlnat,\ dt pcrsont un.1 bcllczz.1 J, <.Ut <:ra hcn>smu, t', pcrtorrcndo raptdamcnte le tapp<: tnt·nt:~htlt nella ca.rm:r.• <ldk tlmutnu mtdtatn, .,, mro1·ò un gtomo a dcbultart m un IIIIIJIC·h.dl Jo Pangt, Jo,c (,a>lOil UlllKUe Ùl\'CI\CnJo 1l >UO anUnt<: utnua.lc, COO~.t,rù JchOili\'J.Olt:nlC L\ su.1 fama. Prt~l.: J gture tu \\l tl tnondo, tra gran 10l.tr~ dt .ctallo \.irtO· pmtt c ,lt tOIIJ.JtC pr<:zto'>l.": pre~to t mantf~to annumurono souo 11 ~uo nome .cntto a ta.rattcro tubttalo, 1 caratt dct suoi sm<:raltlt. !.1 lunF,hnu t!u \UOt 1<:zz1 d t perle, ti '':Ilorc della. ,or.tZl.\ d t rubin t t hc pont' a. nel quaJro h naie della sua ~plendtda nudità. <.;are strant~~tme )l a,,tndt:, ano ra t )(CJ.ll · Julht J, PKtroburgo cd 1 mtloar..laru d, Nu01 a York. part:\ a l he Oj!.OI uomo ponesse tutta la sua vanità ndl'olfnrc un gioocllo •Ila lkll.l Oté:o, thc con gla<.~alc mdilfcrcnu nceve' a ou il dtadema della Paov.a, ora la lOIIanJ. d t nozze dcll'lmpcratnle Eugcnta Er.t J\'\CU.a alla \p<:rduta J.rnmtrJ.4tOn.,, J.ll,, cen<:ros t~ pronta eJ abbandonat:l una scu, entr.mJo 10 un ostorante ..!t Vit.nna, so era lamt'tl'ata ad alta vOt.c di aver freddo, c, pocht mmutt dopo a1·cv.1. nccvuto, da due prtnup: Jo\Crsi, due mantclh rcg.1h, dt ermdlono l'uno, d• volpe .tzzutra l'altro. Qualche l'alta, St ntordav.l dt essere un'arhsta i suor çaprtcct muta1aoo aspetto, e non chi<:deva ptu d•<~ornan\1 , ma teatri : fu Carmen, con la sua voce bassa e rauca, a.II'Opéra Ccmique, e. nessuno lisch iò, tanto opulento e saldo. era i~ <otpo della cattiva cantatrice. Invecchiando restò ricthissima, e ~osamente desiderabile. <11. d . c .1 (CONTINUA A l'AG. ~97)


POCHI LIBRI ci hanno dato il senso del l'Harem quanto il «Costantinopoli » di dc Amicis, dove davvero la frivolità, la pigrizia, le rivalità di un ambiente per se stesso conge. stionato e te:ribile, assumevano, con ottocenteschi colori, un gusto di zucchero e di pro· fumo per capelli. Si sa come i Sultani, e via via fino agli uomini di mediocre condizione, tenessero un proporzionato gineceo, dove, aJle diecimila donne di un Imperatore si opponevano le due sparute donnette del mercante di noccioli ne: si sa come ci fossero degli ambiziosi, e per esempio Giulia Gonzaga, signou di Fondi, venne assalita, una voha1 dalla banda del p i rata Barbarossa, ansioso di portarla, in dono, al suo signore. Si sa meno come alla corre di Luigi XIV si favoleggiasse dell'amo· re avuto dal re per un'araba, dono, appunto, di un sovrano orienrale: e, morca I'odalisca in terra di Francia, lasciando al Re una bimba, questa piccola, per il colore della pelle detto~ la Mar~reue, dovette venir d1iusa in un convento, dove il rispetto delle Regine, la venerazione delle suore, crearono intorno a lei, una regalità fittizia, che prolungava, tradotn in castissima compostezza, la impossibile atmosfera dell'harem da CUi sua madre veniva. Sembra che i Sult~ni belli, o almeno, di aspetto gradevole, avessero harem irrequietis· simi, dove le donne si disputavano la felicitj di dormir per una notte all'anno, vicino al loro unico, e comune marito : rutti i mezzi erano ottimi, dai tentativi di avvelenamento, agli spruzzi di liquidi corrosivi. Al contrario, i Sultani brutti, rudi, o avidi di dolorose singolarità, avevano harem dove i sentimenti fraterni predominavano, ed affettuosamente le diecimila mogli cercavano di sopportarnt: la presenza senza troppo soffrirne. Meticolose gerarchie, gravissime présetmces, dominavano queste corti inverosimili, e gli eunuchi, le governanti, i Ministri di Palazzo, vegliavano sulla fedeltà, sull'ordine, perfi1N sulla pulizia di queste troppo voluttuose collegiali, costrette, ad esempio, a dormire sempre in sale illuminate, perchè la vicinanza (e l'assenza di ogni naturale tentazione) non le inducesse ad innaturali peccati.

Odaliaea derlva dalla corruzione {rancese tf oda!isque • del termln• turco (l od.(l].yq • che signilic;o camerìerc Dalla conqwstc di CoatantinopoU. nel 14~3. i Su hanl ottoman1 ev1larono dt controne matrimonio con donne tu.rc:be libere e vl~evano invece in concubinato con

sebiove di loro proprietb riunite lle<JII hotom . l hgh che nascevano erano 1e.git1ltnì~ le achicrv• c:he genera· vano Jn'ioctpi imperlalf rlceveYano li titolo dt lavorita Se uno di q'U.e$h prlnclpl diventava sultano la iavo-nta ~umeva tl ucolo dJ aultcma madre pror lo durala del regno del ligho. Moho rari sono, nella lllorla ottO· mano 1 cosi di sultani che abb•ano sposato ocluave Jnadrt de1 loro hgli~ dopo averle emcncipote, come "lt;e tn &\mila ca.•, tl dinUo muaulmano (A deatrÒl

• L'odollaoa • dì ln9""


EserCiti dt l:>ambtnt ,·cstitt sontuosamente, SI aggtra\'a· no tntorno a loro, figli tutti Jel Sultano, e desttnatt a camere d1 pagg1, d1 guernen, talvolta, se ti p~d.re amava particolarmente loro, o la loro mamma, addmt: tura al trono. Ed ancbe intorno at troppo numeros• princtpini nnascevano guerre, rtbellioni, dove i graffi cd 1 pcttegol<:nt prendevano dramrnattca importanza. Abdul Ham1d, ti sultano Rosso, ebbe J'ult1mo h;uem \eramente notevole. ed il stgnor Pierre Benoit si com· ptace, nei suot truculenti roman:tt, dt narrare come il Sultano pazzo c crudele, St regolasse nei suoi trasporri am·Jrosi. Ma pruna di lut ti stgnor Pierre Loti ci aveva gtà detto che lo harem sta va trasformandosi, le. r~· clu>c leggtvano romanzi, usavano 1 profumi dt Pangt, l lmperatnce Eugenta era stata, probabtl~eme, l~ prima donna btanca che tsptrasse loro destdeno dt emulazione, t pot di libertà. Le Rosellane, le creacure ~egrerc ed mvt~tbtlt, che dall'Harem avevlno ~apulO g<>vcrnare l Impero ed il mondo, non usavano ptù · si ~ogna\ .t la pubbltocà. ti clamore, la faccia libera ed c~posta al vento, .11 sole, aglt SE,•uardi. M.1, cadutt i veli. scomparsi glt ampi manrellt, ci si avnJe di quan10 la segrcg:\ltone, la pignzta, la gola, .we,sero 1mbrumro le reclu~c. e di quanto h fantasia le .n·essc imbcllttL Dovettero, coraAA•osamcnte, tmpa· r.m; 1.1 gmn.IStllJ. d1 Muller, le dtete, glt spJrts: ora, un poco goffamente dapprun,l, poi con quJ.Ichc suetesso. le 01\tl\camate tenrano dt ~omtgli.uc alle gtrls Jei ballertt ameno..J.nt . nmptangcndo, (: prob.lbtlc. l: \'OttiCI redus'Ollt' dt Un tempo. IM d C l

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MJ.LLE E UHA NOTTE. Dopo lo c:umpo..,..C. d'E.q,uo dt Napoleone, l'AlriCO <ùventl) tl mouvo più coro Ot pittori • - Ch poeti doU'800, le cdaUache. ' ·c:o.-or, barba:resc:h• e l• leo9ende orter.tall entn:rrono nell'ar:e • n91la Mtter01ura t-Otpmto eh lnores).

tL SULtANO BOSSO AIOIJL HAMJD. Il :14• a\lll<:mo ouomo»o. celeb"' per la aua crudeltO . e l auo, &w1em\ p6h'Z!~ du Sono t\ auo r4t9no comLnoò ll1:Do.VUIIe»lo per \' •manc:tpao.,one -de\lo dOnT\o lurco. fu depac.lo 1\ 24 <rçnla 1901'

.. ____________

- - - - - ' ' - - ..._ ,...,

...


le lettere, il film, le fotografie:, possono sou testimoniare, e lo f.utoo ton amb1guità: della sua a rte restano unicamente il ricordo, le preziose inflessioni di certe dicitrici mediocri. Geni Sadero, come tutti i suoi amici, accresce la nostra incertezzà, dicendola talvolta bellissima, tal'altra decisamente brutta, ventenne oggi, ottantenne domani, buona e cattiva con eguale convinzione, nè si può, nella· storia della sua vita, trovare elementi di giusto equiltbrio. Era la figlia di attori girovashi, Alessandro Duse ed Ange. lica Cappelletto e nacque a Vigevano, il 3 ottobre 1859: reçitò, come Adelaide Ris!o~i. ancora in fascie, e la sua apparizione commoveva sempre il pubblico, pronto a doni di latte, di uova, per la piccolina. Anche il suo debutto- ricordò la Ristori, a quattordici anni Fra11cesca: la quattordìcenne Eleonora fu · Giulietta, ;n una rappresentazione memorabile, ali" Arena di Verona, e la sua carriera fu facile, da alloca, anche se ia povertà, la scootiosità, la magrezza della fanciulla, l'ostacolavano, nei grandi teatri avveZZI alla presenza di r.moroJe floride ed impennacchiate. Al T eauo cle. Fiorentini, a Napoli, Giacinta Pezzana la consacrò grande attrice: nella stessa, memorabile stagtone, si può collocare anche il primo amore di Eleonora, per il giornalista Martino Caliero, che l'abbandonò, poco dopo, madre dolorosa e coraggiosa. A Marina di Pisa, Eleonora ebbe un btmbo, che mo~l quasi subito, e tornò al teatro: ma la sua vita amorosa:doveva restare triste: si era sposata con un compagno di lavoro, il buon Tebaldo Otecchi, quando conohbe Flavio Andò, e si staccò dal marito, lasciandogli la llglia, Enrichetta, per seguire, attraverso il mondo, il primo amorow dai bellissimi baffi. Era ora un"attrice di fama mondiale: ri•evcva doni meravigliosi, omaggi imperiali e popolari, vestiva con f.!,to c singola~ità, cercava nuove ragicni di sofferenza, era, io'omma, prontissima aJ incontrare Gabriele d" Annunzio, che fu lt~ sua grande passione. (M, d . c.) !101\TINI'A A PAC •.

La paU 9ra:nde

oltnc~

drom

1tahana sa ;;.pocnse ol Pmsburg :1e l 1924. [lotoçroho eseguita noi 1892). [A ~nn1stro Gobrtele d'Annumao di cu1 Jo Duse mtorprctò lo maqqtor ~te d e1 dromm1 Il Poelo rocc;,nlò le !;Ua relaztonc cor. l'attrice nel celebre romon~o « Il Fuoco • cbe destò grande sc:clpore negh ambtenh letle· ran del t90J A destro lo Duse nel 1889 a trent'anm1

~nahca

SI PARLAV A, teri sera, di Eleonora Duse, in casa d> una sua amica, la cantatrice Geni Sadero, che era, poi, la sola fra no t ad averla conosciuta, perchè particolari ragioni di eti. di lontananza o magari di povertà, aveva impedito a tuni Ji vederla anche solo su l palcoscenico. Ma nel salotto Sad ero restavano eloquenti testimonianze deUa devozione che la Duse seppe crearsi intorno, e non soltanto il calco delle sue mani reugiosamcme posto su un tavolino, le sue fotografie ornate di fiori, i suoi telegrammi incorniciati ed appesi al muro, ma anche la commossa voce della padtona. di casa stavano a provatci un culto che solo la sincerità dt quest'amore salva dal ridicolo. « Qt~eJI.; poso.ra », diceva di lei Ferdinando Martini, e proprio SI stenta a ctédere che le sue malanie, (sempre decorative e rariss•me}, le sue msonnie (che solo la musica poteva placare), le sue manle (meticol~ ed organizzatisstme), fossero espressioni ùi una personalità potente e genuina, e non di una vanità VI· g1le e cleplore' ole. Ma ci manca, per lei, una. misura; un metro :

~Q71

L J ~


LYDA BOREI.Lt celebre e belliss1ma attnce drommoltca . Debuuò nP.I 1901 ·1ell..:1 :-ornpagn1a d1reuo dc Francesco Pc:- ~a La sue mterprelazione d1 favetta ::eila 411 fu~ha d1 Jorio ,.._ (totulla di ve:rde rru voglio vestire ... •) decretò !a &U-:1 fame 6! per un de-ce nnto Lydo Borelh dettò legge nelreleganzo femminile :tah:mc fu la J:~lMO Qrand e ')1~nce del noslr.-> cmema mulo Ha losctal~ }c sc~ne nel !9 18

UNA CAVALIEBl , cole, che Gabriele d'Annunzt.-> chtomò « lo mo.ssuno teshmomam.:a dt Ver.ere m ter:o •· tu lomosa trenta trentocmque anm or sono per lo sua be !h~7.:za, i suo1 success1 dJ cantanto e le atroord.tnano eleganza. Sp::>sò successtvamente un pn.nctpe russo. u n m~honario amorìcono ed un ~e nore 1taliano dtvoru.ando da tuttJ e tre. S1 n arrttlo :li le1 storie estremamente romantiche: un nobtlo $ICOiano, ad esempio per esserle v1cino si ieee osRumere como outi$ta" e per d u e me~' le v1sso a c· conto senza rivelanl Pot spcrrl losctondo m una busta l'importo de• due menstli od, in W'l astucc1o, u n meraviglioso gioiello. Dopo e Here stato une ::ielle donne più ammarate del suo tempo, :s:i ~ ritirato in WlO villa nei dlntom1 d1 Roma 411 lo Cappuccina • ove vive attualmente~

TIMA DI LORENZO. Bellis&imo altrice dra:matolica nota c Torino r:el 187;.: morta a Milano nel 1930. Esordi a 1-4 anni come prima a!tnco 1n « Dtonasta » di Dumas rip>rtando un grande auçcesso. Poi fu aceonto a Vtrginic Ma:im Sp:>SÒ il cugir..o Armando Fa lconi che si era fallo suo paloda.no bc1tend0$i. !:-:. -:!u~llo con un giomalU;tcr 800r18$Ell a Budape$1. Gtrò tutlo 1l mondo ou enencic trionfi specialmente in Russia o nell"Aroenca del Sud. •

VEBA VERGANl, una delle aurici più eleganu \! nole hno a d1ec1 anni fa. debuttò nel 1912 reca· tondo nello compagnia venota di ferruccio BenUlf. Dopo passò CO:"! VtrgU\to Talli. con cu1 rim0$e fmc al 1916, anno in cut entrò nella compaQo.ia. di Rug. 9ero Hugoer1. Lavorò anche nel cin ema,. a .a ;,emp. del muto, interpretando una quindicina di hlm d 1 s:OQç,etto drammatico («Doro o le :Jpie » fu il p 1-:. celebro) . Tornata al tecJtro, sotto la d areuone d l Dario N1ccodem1. nel 1924-27, colse innumerevol• tnonli mterpre!ondo un repertorio esclustvamentc. itaJiano che portò anche all'es1ero in quattro c toumHs • americane ( Argentina. Urug:uay, Bra· ~•le e Cile). fu la pnmo acclamato lnterpret~ d1 ... Sot personaggt tn ceroo d'autore • di Pirand.ello. Nel 1932 si è ritirata da1le scene.

FRANCESCA BEBTINl lu lo mos.s,mo «stella •

del cmema muto europeo deqli anni c he vanno dal 1910 al 1920. Nata c ftronu da padre nopole· IO.."lO e do madre tos.::<lrla, debuttò quindu:ennnc con l'« HLStoiro d'un PlQrrot » e poi percorse una s lrcda trionlale. Si può c:iJre che 1l • diviamo • ogg1 apponnoqgio d elle $Ielle d 'oltreoceor.o, coro nei con lo1. f"u la Berti.nt od ottenere po9ho ritenute, per f es::oca. favoloso: 10 un contrOitO, per OtiO film, conch.so r.ol 1920, le iu accorciato un compenso dt due m1honi di liro. Fu lors.e lo più b41la donna de. suo !om)X): e creò u no «stile • non soltanto ne• cmemaiOQrafo, ma anche nella vuo· a com1ncaor., dalla cclltgraho alto, angolosa sa.n o o i orand! cor J:elli piumoh . Si tthrò Pf"&Sto dall' arie per sposcr!'l;i Ho lotto qualche breve appariz.lonft m film p...1rlotl


in due bande simmetriche sopra le orecchie veniva " raccogliersi in un pesante nodo sulla nuca. Rimase fedele all'abito tradi~ionale del balletto d'opera fino alla 'morte, Anna P.wlova, anche quando nel 1907 formò una compa· gnia di balli russi e cominciò a g~rare il mondo, e la sua personalità si affermò al di· sopra di quelle di tutte le danzatrici dd l'•.· poca. Vedendola cosl leggera, quasi in~or-porca. irreale, nessuno sospettava il lavoro quotidia· no nascosto dietro tanta grazia leziosa, cppurt Anna Pavlova era una accanita, tenace, infaticabile e paziente lavoratrice. Nella « Vna » di Isadora Duncan, alcune pagine raccontano il suo inconrro a Pierroburgo nel 1905 con la grande danzatrice Pavlova. L'aveva vista danzare al teatro dell'Opera, e nonostante perso· nalmente fosse contraria al balletto classico che le pareva privo di qualunque .swl!ml'!l!.) umano c artistico, non avcva potuto fare a meno di applaudire calorosamente l'appari· ziont della celebre Anna, la quale pareva trasvolare sulla scena Poi vi fu um cena in casa della Pavlova e per nulla sta.nca, in apparenza almeno, della lunga rappr:sentazicne. Anna danzò ancora fino a tarda ora per i suoi ospiti, e quando verso le cinque lsadora si alzò per andarsene, dovette promettere di tornare alle otto della stessa mattina per assister(' agli esercizi quotidiani della russa. Inutile dire che non fu puntuale, e quando arrivò \'erso le undici, trovò la Pavlova che da tre ore già stava nel suo studio in sott.anina di tulle, lavorando alla sbarra, eseguendo gli esercizi più faticosi senz'ombra di fatica sul bel \'Oito, mentre i l celebre maestro Peti t Pas çol ~uo \'iolino le seg nava il tempo, il ritmo,

~NA

PAVLOVA .;elebre balterano rus&a . che loco C'OJ=PlO con NtJU'l!Ì.a (c destra} nel coq;~ d. Callo 1mpera'::'!' d: P1el roburço Ni)tnsk.l, conaadoro to Il ;::.tu <;ranco bolle nno deqh :mn: d~H anlequerra

dtvenne ;:azzo nel 192l.

ALLA FIGURA dì questa danzatnce scom· parsa dieci anni fa è lega1a non sappiamo esanaroente esprimere quale aria di sofferen2:1 docilmente sopportata, di lavoro assiduo, di femminile dolce:aa. Era nata a Pietrobur· go il 31 genn:uo 1885, a sedici anni era già danzatrice di balletti, a diciannove, prima ballerina nella famosa Scuola Imperiale di Ballo. E non cambiò ma1 divisa, sempre con la vaporosa sotcanina composta da mille strati di tulle sovrapposli che formavano una candida e llilporosa corolla artorno ai fianchi, e da cui emerge\ a il busto strcno nella sua armatura

di seta, lt gambe tOrnite cd clastiche chiuse in maglia di seta. Come una grande farfalla bianca, Anna Pavlova passava sulle scene dei grandi teatn, sfiorando appena la terra sulla puma dell'alluce incastratO nel rigido pun:ale dello scarpino di raso i cui lunghi nastri venivano a intrecciarsi attorno 1lla caviglia. Le gambe erano un poco mu.scolose, ma le braccia cornice e bianche muovendosi nello spazio · avevan~ serpenrine ondulazioni, grazie accennate, flessuosi movimenti di al i o d i coJio di cigno. Il volto dalle linee purissime era incorniciato nella lustra capigliatura nera divisa al cen· tro da una scriminatura, e scendendo


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ELEGANZE 1902: collo dt ctgno tnvlltblle con ateeche d1 baleno, c:ente•aml EO LA MARCHESA CASATI. no1a Amm.Jn ,.umt.J r.ì ~he del marchese Car:nllo, è. o1'Jto veuo 1 ;w:.. del 000 donr..a dJ estremo e b112orro ele,Janzy: Lo mo.rche•c qu• • n1rotto dal pt11ore Zuloa,o .tn un clama O?Yeaco

1nCoragg1andola a dare d magg1ore sforw Pavlova lavorò ancòra tre ore, pare\,1 posse· <kre un (Orpo d 1 acoaio, e, d suo 'ISO J\'t:\ 'J l'espressione sever.1 di una martire. Fe:ero colazione ins1eme, c la daozatnce russa, bianca e pallida toccò appena le vivande c il vino, poi dopo aver accompagnata l'amica americana al suo albergo, proseguì per il teatro Reale dove avevano inizio le intenn inabdi pro vt. Erano queste le sue g1ornate Fok 111 1deò per lei la danza della «Morte del Cigno» d1 Saint-Saens, e fu il capolavoro ch'ella portò suJle scene del mondo 1ntero, tanto eh<: oramal la composizione è strettamente legata al ricordo della grande danza~rice che tutta blan(3 muove le braccia, le apre ondulanti al ntmo de.lla musica, si raccoglie lentamente ~u se stessa, ripiegandosi come un grande uccello ferito, e dopo qualche sussulto rimane inertt al suolo nella schiuma de1 suoi veli candid1. E si pensa che dovette monre ccsì. o-1

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l9'25. co~obbe o Pouq1 l sadora

O;,;n-:an e sa annamor ò coo lrer..Gsaa de-Ha ba lle r.na, non piU gtovanu;suna olia ::t'tOIA dediC-Ò o! cune po•.::$aC A 'Sints!ra lsadoro Duncon verso J trent o.nn1

nel

costume

usato

j:.er

una

d anzo

·:;reco Cc.mQ e noto la Duncc n, per ;:mma, Plporlò su f<l!cctcon•cv le Danze cloSS1che che da~l'Jn­ mc nor. o11ennoro otcw. succe:.so. PoL ti ,1ronoe eh1t"t8SO che ~· l<'ce in torno o l~t accusato d1 cc contn=liO ~ d1 esléh:::mo e l'n,lercsso.mou\o dt poetl c:· d! orl1 ~11 coro!" Htlke . d'Anr:un;:_ao '-'1crrc

Loti ~d ohrt uuscuono od imporra la ~Sua onc al grunde rubbltco. St reorono !#C,..OI(' di danzo lleo-qrccc 1spaolc allo _t.oc tecmca l ) 'TIOhe '.>V ::.e<Jua c, {po,chè s1 hr.t col c~eoro uno iipacie d' se1to ~ d•.m conaano .. ) , nnunzaorono allo vtla borc;hc15C' r-er 10dossore u peplo. co\wrr 1 sandoh ~~trtlo

dello Nuovo EHo:de. cr!'-:J!O

ç('):

S:ICÒI da quesla :,:;lrana dònna por meta

a-;tnano e J=.er rnetò

m ttsto M orl 19?.7

q;comenle r.e~

ECCO SBARCARE in Europa attorno al L9UO ls.tJora Duncan col suo gracile corpo dt efc- , bo, bene intenzionata a mettere in nvohtZoO· ne la danza, a stupire il vtcehio mondo r. verente da\anti al classico b:l.lletto d'optra. ai veli luminosi di Loie Fuller ed ai mag!Joni color salmone che fasciavano ~trett:unente t pudicameme le gambe delle ballerine car~ a Degas sotto gl. sbuff1 di tulle dei tu!ù !sadora danza in tunichetta trasparente, mo~rl i l corpo nudo che non ha nulla da nascondere, e i suo1 piedi sorvolano, leggeri e liberi l'erba dti prati, il pavimento degli studi di .misti ~tnornati, le tavole dei grandi palcOS<enici. senza pantofola nè sandalo. La gio,•ane americana. il capo grazioso circondato d1 ciocche arricciate come viticci, interpreta ltberamenre coi movimenti delle. braccia meravigliose, delle man1 seosibili c:- delle lungh<: gambe le poesie degli esteri. le mus1che d1 Chopin, di Sebastiano Bach e di Beethovm. Viaggia per I"Europa con la madre, la sor~ll.t, due frarelli, ha il senso della famiglia, ma un senso assolutamente personale, che se non le consenre di sposarsi. le impone la Crequent.lzion(· intnna di geni. da cui la 1;ua anc esce sempre ptù raffinata, col peso di tr<: maternaà consecUII\"e. Da Gordon Cra1g ha una bambina, Deirdre, da un milionario IO· glese il p1ccolo Patnk. dallo scultore iraliano R il quale OAAi ancora parla con compiacen· za della straordinaria sua avventura con la celebre danzatrice, un altro bimbo che ptrò visse sohanro poche ore. Ogni ranco poi la f.1miglia DuncJn si scioglieva. la madre rornava a S. Francisco, stan:a di ass1stere ai rapi d i mutamenti de~ li amori di lsadora. CN . c.1 ot"OS "I/'I(ill

.~

P.iG. 23')


MATA HAlU In una celebro cancolura ÒJ Mellvel, a:f:gu· ron~e la danzatrice m un auo caratter.tahc:o atte-gg1amento.

La crilica dei g iornali parigtni confermò al mondo l' indimentico~l:>rle trionfo della danzatrice. fino allora stonoscaura. che non portava sul palcoscenk o 1 soliti balh coreografici ma esibiva, in una fantastrca eb· brl!zza dei ~ensi, le sue classiche forme di donna bellissamd c affascinante al suono di musache c:sonche o ulrramoderne, ìstrumemare con squima raliinàrez.za, fra autentiche decoraz.ioni orientali o malesi; le mo· \"enze straordmariamente flessibali ed espressive della danzatrice nspecchaavano una tale groia dei sensi, qua· $i ru:a sfacciata affermazione della vira e dell'amore, che gli spettatori non sapevano più conrenere rl loro entusiasmo ». Marghenra Zelle, Margherita Mac L:od erano dunque morte P dalle loro spoglie era serra tutto a un tratto questa straordinaria creatura. (N. •:.) (CONTINUA A PAG. 29')

VORREMMO parlare delia bcllezz.1 Ji Mar~ Hari, della sua vera autentiCa bellezza, ma come togliere dalla mente di rutta rl cliché che ormai ne è rimasto dal film in cur la ce· lebre spia incernazronale er.1 personrticata da Greta G-arbo? Per quanti sforzi noi faccr.l· mo, è cerro che al nome Jr Mau Harr una tigur.t si disegnerà, quella dr una crearura SOt· rile, aJta, dalle spalle l:ughe, fianchr e perto di efebo, le guance ombrate d.t lung he cig ha artifioali e ciocche bronde dr capellr nel collo. Eppure Mata Hari, per amore della venrà dobbiamo dirlo, Mata Hari era diversrssima, bruna, robuSta, una olandese eccezronale per· chè non bionda, ma una olandese senza discussioni. Da ragazza il suo nome era Mar· gherira Zelle, poi nel 1895 avendo sposatO un capitano dell'esercito olandese divenne Margherita Mac Leod, andò con lur a vivere a Borneo, dlbe una bambina, tornò con 6gha e marrto ad Amsterdam e dopo poco tempo

LA SIGNORA MAJIGA.RETA Gerrru1da Zeli, .1-avenuta ~:;,1 M'l IO Ha1 .1.lf eçoc-o j~ "..JO J::tOCe.._o por p1or.oqqa n~l 1917. ~ de-~tro Mota H an nell' antert'""~·nlone da un-:I danzo sacra g1ovane.so

scrollò rl g ruogo comugale e tornò a vivere nella casa pJrerna. Ma quest;l vita non era fatta per lei, e dopo un esordio alquanto masero nella vira ga· !ance, eccola a Parigi e sulla Costa Ju.. zurra, drnanre di un ricco industriale. Qu.1Jche anno dopo nel 1905 doven presentarsi a un pubbli::o ristretto dr inwati nella personalità di Mata Hari, danzauice rndiana. « Il successo fu completo, asserisce un nostro coJiega


IL~ IPIBUl1CClliPII~~A ~())1JJ~<DlJJIP<Dirir \IELLA NOTIE dd 16 dicembre 1916, Ra'putin fu invitato ad una cena nel pa.lauo Youssupoff: poichè la lunga inimicizia dei prioci~ tendeva diffidente il Samone, fu necessario offrirgli tentazioni importanti, e gli si annunciò la presenza di una donna da tem· po desiderata. Su questa donna, rimasta •gnota, si crearono grandi leggmde, e chi la disse addirittura figlia dello Czar avversa al favorito di sua madre, chi la granduchessa Elisabetta, chi, con maggiore vecisimiglianza, la padrona d i casa, principessa Youssupoff, spo~.1 da poc<?. e celebre nell'ambiente di Corte, per una bellezza impeccabile e glaciale. Centomila, tra romanzi mediocri e film mediocrissimi, ci banno descritto l:t morte, orri·

Il 30 lugbo 1904 durante lo 11uerra ruuc"ijioppone.. nascevo Alue) erede bel trono d\ tutle t.. Ruuae. l 11enltorL Al...andro • Nacola S.. condo. che avevcmo attuo con tmpazaenza la na&c:l'a dell'erede, si CJCCOI'HI'O Mn pr. .to con tenore che il bam.bmo ~rt:n-a cot'l .. ll qerm• d.i WJO mohntlu 1ncurobtle, l'emohba. lnlatb la pii) plecolo 1-on• pot.-.o - r • letu. appena ut1CJYO <»l brocoo o col l'lede c:oolro qua:lc'-a 11 lonDCIVO UDO emorroo•a trJerna con un tu::more li•..do molto doto1"010 Po1ch' ne.\Ul meclko rnwavo o 9ucr.-ue lo mrevatc, • .ntcmto a dillc.ndava aempr• ,:Ha lo lama <H, mtrocoU dt Gri;orr lehmonvicb Rc:apuhn (a allllatra) au c:onalglla di qi'QCducheeeo l'tmpercnr- Ale..andra lo 1nntb a vwtare il llglla Ot-'lol Mtc l'iiJDperatore Nicolo 11 a:nnotavc •ul auo diano~ c Ho fcmo COD = ttM di"" Uomo di O.o. di nome <ln9orT. della ProT\nao di TobolK •


bilmente lenta e difficile, di questo monaco siberiano, dalla vitalità imm~a ed animale: si sa che i dolci erano avvelenati coo abbon· danza, ed avvelenato il bicchiere di Raspurin, e rurri sorridendo tremanti lo guardavano mang1are e bere, menrre la donna promess:1 gli stava accamo, e lui non accennava a sof~ fure, neppure un poco, anzi incoraggiavà 1 ~uonJtori, carezzava la bella, rideva era la v.uta barba sporca. Infine, avvicinandosi Il m.tggiore pericolo per la principessa (princi· ~sa sempre, imperiale, oppure no) si ag· greJì lllsputin con una brutalità incerta e paurosa, a colpì d1 pìsrola, di coltello, di sti· v~Je. Il principe Youssupoff, il granduca mirri Pavlov1c, il depurato Pariskewich, ne portuono il corpo fino aJ fiume, e lo lasciaronu cadere in un buco praricaro nel ghiacCio; for:.e davvero si muoveva ancora, forse fu solo un sogno degli assassini :trterriti. Dopo il ''iolenro dolore deii'Imperarrice, do· po l'inchiesta, dopo la rivoluzione, dopo una fuga avventurosa, il principe e la principessa Youssupoff aprirono, a Londra, una modesta casa di moda, col ricavato della vendita di alcuni gioielli. Poi il film iniziato da un imprudente produttore dì Hollywood, il processo iotentato dagli Youssupotr per •mped~re che si rievocasse sullo schermo la morte dì Rasputin, la loro vittoria, li resero ricchissimi, e la penale di venti mihon1 pag.tta dall'americano restò proverbiale negli rtlldtoJ. l giornali pubblicarono, io quell'occasione, le foto· grafie della principessa: e da"vero non si riesce a sovrapporre l'immagme della volencerosa b.ucanle che affascinò e stordì Rasputin .1 questa discinta e diritt~ stgnora \CStira di fla· neiiJ, calzata d1 scarpe p•atte, un rane al fianco, e un'indifferenza intim:t e raccolta, da far pensare subito ad una .:asa 10 campa· gna, un canile esemplare, un roseto, delle vis•te dt beneficenza ed il signor \·icario a pranzo, ognt sabato ser~. <M. d. c.,

o,.

LO ZAll 01 RUSSIA lflCOLA Il ' la z:rora 1\lao ·ondro nel 1915 durant~ .l aoqq1(')tT1C ~n C:;.oeo

<

Eta una bolhutma donna, alto. maqro, .:un qrand1 occht gr1QIO·azzurrl aotto :Ì'!J

Johe caglio. tnlellettuale quanto balta per ftequ•ntare

~10cevolmer:te

le

celebotO del mondo mtJaHco e scnvere due volumt da • Memone •~ N~U

ulHmt temp\ dello aua vua do.,eva recaraa a Ultervolll ha.s1 d1 un b&eruuo "' c1U'\Jche parao~ne dove la charurgta eatehca afhdato tn mari a.blhUlawt n mcancovo di aurore • atondere la peli• del auo v11o auicurondo p.r quolchor an.n, ancora hnch• foue poasibtlie, allo tJUa bellezza. q ualche .,a.rven&o d.t otoventù Ma occos:to le cr..ce•ano holt e hghe. cresceYano l .upoh. oJ. ognuno co!lhccqndo lo..aÌe da colore nel auo cuore di madre e dt nonna r•n· dava Mmpre più ardua !·opera degU lallluU dt b<ollezza. A BuC<ll'Ht ;aecon· l<mOi che durar.te una h te tremenda avvenuta tra re Corol e euo fratello, 11 ç:lnctpe NtcOla - forSe a cauoa .HUa LuP"cu. lo111e a cauaa della .>Ignara S<Jveanu che N•oola volevc:' apoeare - ti pnnape apara- W\ colpa di rf· voltella che ferl al ventre, LDYec. del fratello, :a regine Mano frappo.ta&l a M· parare l ftgll mvelenlh Non at può affermare che queeta a;a verll~. ""' • c:ert~ c:he da quel momento la regina ttaacurb le cllnlc:he di chirurgia estellc:o per tra· .ctno....a, in quella J'Ù1 repu,tat• d.'Ewopa a eu.r<D"e Ul'll male ~h• lentamente

la oondu- hno alla mane. Qucmda MDII giW\gere l'ulhmo latan:e, <14 Drudo dove •• tro•ava. r:oooetante ti parer• cootrar..o dei med1ct •oDe *"tra.. prendere Il vtcoggio di ritorna a Sm<Ua per martre Ira f auo1 f'u un doiOroo aJ..fmo c:ol.-arlo; alla bontlera rumena t1 treno dov'!Ile fermarti tredla, o• e perch• la regtna .,.,.... una forte emonagla, e quando fJDalmente glun~e ~Ila meta ella era all'..tremo delle aue lorw. Worl tra 1 llgli, le hg:! • 1 generi e 1 nipoti: mancava aolo Il principe Nicola partito ID eatUa a Venezl<J con aua moglie, e qu..to fu Il -uò ultimo dolore Di •• 1\eao<~ <rfeva ocu!ttl' • Io ho amato e eono etata CJJCala •·


JL \ :>J HARLO W

piace·n agli uomini, a tuttt gli uomtn t. Stabilita questa verità molte donne vollero cercare al segreto del suo successo e non es1tarono ad attnbuirlo ai suoi lummost capellt. Nacque così il mito del biondo platino. Qualche milione di ragazze in tutto ti mondo mt-scolarono acqua ossigenata cd ammon1aca m una bcccetta da cui ogm ~eu , ..,antt .ùlo spccchto, traevano le più as~urde speran ze per ti loro anen1re Il mtto di Jean corse il mondo. E il biondo platmo seguitò a fue effetto sugli uomini anlhe quando ~tl Ja moJ·o tempo l'attrice ·•' c'a rinunziato alla chtoma quasi candids l he ~~ e:a trasformata tn un caldo color mogano. Quando ~runse la notizia della sua morte tutte le donne b1onde piansero. A un anno dalb sua \lOtnplrsa, almeno cosi ci IOformano 1 bollettin i pubbliot.m. continuava-

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c:m ....a.ase oltre le 5"J.e lan,u,.je o !oltni!! oc chaa1e W • vapero • e 1 suo1 SOUI&I cn.sas.s~.n 1 Pe: un c:orto pori?do ~:uve rC<XC'JhHe l ere ai:Q oel!e lt'CmdJ donne fa1a:1 del ~!o Xl)!. ma le LOancnva , ( ~ehco da quello. C orQ U1 ie~ qu"21coaa d i morbo.<> e 1, r~<ìnatc ln&le ale , ~1Urova 8 reePtnge va r..ello a:ouo lempo; PIU che una donn-:;, v eru atm.brovo lo ~~htna porfo 1ta crea 1a da uno d&ou ulO!>ISIJ dJ • Metropolis •. o dalla fredda lan;;;ia eU \.In J)Oela nordlco. Fu lo diva dello "":""'a lnflcmoplalica e l'Ideale d! tultl l

don~,taY<:rnnl d1 provincia. L' ultimo auo gran. de .u.:n fu • Atlantide •· e Il pubblico ricorda ~coro la pottlo01wa di hn, lspbata o quello dr Moaaallna, o rlp!'"esa poà dQ.i parrucchJert pe: !igno;o. l a dorn o c: ~tamp • d 1 d ied annt ~':l t 090 , •u.a ;:o citlcc madre dJ ;om!7liC" zr;~;.e .:1 t.;;., --e;iJ'•-: ede~ co

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donna bizzarro e decoderte, m.aqJco o foiso che la leueratura (.Veva !m? allora rappnJ-

enla1o F'e ce u.n ·ult.ma oppo-rwono eu l lilm parlato • Unm0<,1hche uebe • ma non ebbe grande IUCCOMO, La sua parabola era ormai

concluuaa; l'epoca da lei segnata finita per sempre. li cinema parlato balteva ormai altre &trod.e, Q li Ottou e le attrici dovevano eaa.eré P'IÙ umani, pJ.ò aobri. più veri, perché 911 opetlalor! orano pìl scaltrlli. Gli atf099famenti esagerati, lo occbioio profonde, lo piu· roe, qll atra:scichl. ' luatrini, ebe avevano fat. to daL 1910 al 1920 la fortuna dolla Naeloen, era auaatcvano aoltanlo il aorrilo.

MAE NUBIIAY. Mano Adriana Koem9, d.,. Ma è Mumry, lnonlb n&l cin.. matografo quando er<> gib celebre como dcmzatz!oe. !.a lancib Stroheam in te Fem.mtne folli • o raogìunae l'aJ:~ice della caniero: .:.ella « Vedo'YO alle9ra •· Tutlo q uecto fra U '20 o tl '25. Era elevanlluima, biondi&aima. lez!o.laalma. l crontsh dell'epoca la definirono • farfalla • o, m091io • faleno •· E' otata l 'ultama • diva • di otlle floreale, un po' J'Qri9!na e on po' americana: le auo complteate· conci":llure, costoaiaa.ime, divennero ~· lebri: ac:canto od eua Roy d "Atcy imporaonavo il Granduca pazzo, pro-dloo e galante d~ o rovmarsl por lei. Gtà prima d&} hlm son~ro .,on oi p:nlcvo piìl d i Mae Murray,


POLA MEGBJ. DebuttO durante la 9uena nel fllm muto: divenuta moglie di Rodolio Valentino, raqgiunae preato la celebrità nelle parlt di gitana, al dor.na fatale e di apia. E' alata, prima di Greta Garbo, la donna PIÙ popolare del cinema cnner!• l'attuce ancora 1-.gata ai vecehi schemi oeduuone femminile del primo '900. La •u~ · vita sentimentale è stata molto agttata.

ANMY ONORA • la ,moglie del celebre pugllator3 !edesco Max Schmel.lng. Eaorcll ln hlm co:nlc:a sostener.do piccole parh di ballerina, poi chven:1e prl· ma attrice rappr8$entctndo la parte della ragana allegra, sentunentale e pratica vittima df epen.aie· :-cte avver.ture a lieto tine. Dopo una breve .osta

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LYA DE . PUTTI. ·Attrice ungherese; a anni av"v~ già cambi<rto marito due volle. EntrO nel Cinema ne·

gli ultlml anni del dopoguerra, e <Jcoanto a Emil fannigs interpretò U famoso hlm • Vf:R'iet6 •. 11 cine~a !-.:!esco deUa BerUno caotica e convulsa eh queql. annJ, fece di Lya de Puttl il nuovo personaggio: e Clo.è la tt ~· • con $Oitane corte e Jrar.getta h· ada cho suacltb m tutto il mondo un.ttotnci. E' meri" glovanissima.

no a giungere migliaia di lcrtere di ammirate ci ; p er la Pasqua del 1938 un F:~·tbtr " le spedl dall;Africà un uovo d i struzzo. Le biografie ci dicono che era una ragazza di buona famiglia a Kansas City. Herlean Carpenter si chiamava a Kansas dove \'Ìve ancora il nonno John Carpenter, un vecchio misan~ropo che non esce mai di casa e che per tenersi in esercizio cammina per le stanze e nel giardino, misurando esattamente il chilometraggio percorso e non fermandosi mat pn· ma di essere giunto alla distanza che ~epJ·"•l Kansas da Fort Wort, che era una volta la sua mèta preferita. Quando ha terminato la passeggiata il fedele cameriere gL oglu: le scarpe e prepara un pediluvio. .A sedici .anni Jean era uscita di collegio per sposare Charles Mc G rew, figlio di un medico di Chicago. Cop il marito si stabilì a Be"erly Hills, 'dove conobbe qualche personalità del mondo cinematografico. Le proposero dei provini ma non li ·accettò che più tardi, quando i dissensi con il marito la obbligarono a chiedere il divorzio. Il vecchio Carpenter intervenne personalmente e d issuase la nipote dal fare del cinema. Ma per pcco tempo : Jean non seppe resistere alle nuove offer~ c, assunse il nome di Harlow ·e debuttò in un filtu d i cui era protagonista Clara Bow. Nel 1930 con Ang~li d e/l'infe•no salì al ruolo di stelb di prima grandezza. Con Trt: !lttmiere d'amare si fece conoscere in tutto il mondo. N el 1932 si sposò nuovamente. Il marito era Paul Seme, discreto reg;s·a e ottimo uomo d'affari. Questo avveniva il 2 luglio, mentre Jean iniziava la lavorazione dc Lo Jfh;affo. Due mesi dopo !l matrimonio, Berne si ucctse. Neo era del resto questo il primo colpo di u; DOLLy SJSTEB.S. Durante un certo periodo. parvero rc;~ppr...ntare la vita brillante cd eceez,onale dd· l 'Europa. Una doUe due, a turno, facevano ogn:J tanto qualeo•a d.i &ensa:io[',aJe. vtnceva du• mi&ioni a Mcn· m:cltella nella vita di Jean. Qualche anno teccrrlo, poaa un milionario: il denaro .. appunto aureolava sempr-e le lo.ro 1mpre1e, es~!amente çome a Pl!n.. 0 1 P_rt.ma a New-York ella si era legata di ami- nacchi di atrul:zO, le collane di perle, t bulh strasc•cn• che parltvana dalle loro gonne brevl..tma. Ora IC>r.O scomparse e non tNicmc e1;e l loro manlchlnl di cera, nel :nu.eeg dl Madamo Tuasaud, <IZtl con un coinquilit~o, un certo Bill Hanter


LA DONNA CRISI A :-.r.... n~IO ç "...Cbl1~a:a.uo -it

a d"l 19"..8

'1.':JO

d1 b1anchena

, hL una no:tc entrò nellJ sua camera tentando

LA NA.RCHESA DI CBEtlSOL hn oltol ru ~ r MOlte tempo l"am1ea da EdoardO DoJadler ,_....., ro Dopo la morte eU aua moqU. l rx pr1mo mmtafro lrano.se ai lCDC16 a.edune dallft orozle d olla bionda mOTchesa cb Creu801, .... d ova dl un mlltocrauoo frcrnc:ese. Eta Jigha 11 un qrande commerelante d& ea:rdtne ln ICO· to la e 1 pario~rti aeherzcrtano tul •uo nome: la c ~uo:nc.~·ano • la aard.ane quj H erut aole • 81ond'l, d 'aaperto QlOvanJ.le malqrado

l'~tà

Jt\a· ••ua. avevo preao o~to o~ ç.aeere • oJ. l es"rcano del potere. Affettava una gronde pau1one per le teone ecooomic:M • aoclaU; aapcvc atOTe Ln ciapa.r1e,• ma tac.va Mnti:-o c::J rt. ..... ecto o;:~r."JJlo la su:r tnll"'enza Ané·6 J.!:-.-cn• raC'C'Onta c Un QlOfDO in C\ll in p ltml'l ~l ~oynr ~d c:- ;'l::a~ una no=U\a po~ 1ttca crs&a1 reco c~~rtt.O.."'lO cho era :atato '"l t~ d o Oabd1et, Reyn,crud diue: • la D.OI:ll· na v•nno e!leuuata non da IUa, ma da Je1 •• ll•pllcoi· " QuHta • lòna ocuoa ", RisIIOsplrand" " Vo1 non aa~t• quali cose un •Jo::no che ha duramente Javoro1o tutto \l QIOU':O h.ru.soa co! faro per etaore aaeuro di ato r• tranquillo per tutta una aerata " • · Ma l'lthvah~ d•l1a mache.a da Creuaol pe-ab 1\U ti~atane della Francia moho meno;) di queH'l :io1.a « nte:lc: d 1 Po~ea. l'lt\tr1qcrnt. ed ambi· :!osa a::>lea di Roynaud ,

AllLETTE STA VISXY. moghe del famoso • Monsteur Ai•· .xo:nd..ro • l"ultLJDo gta:nd• tr\:Uator• deila 1orza repu.b~ bUco. 11 suo nome d1 rCJQa:z:za era Su:oone Ariette. e fu. al tempo dello maau::a poten:o d1 auo manto, una delle donno più amm.rCJie o cort"9gaate dJ Paragl. Elo· gcmti.UU:na, coad.Juvava. nel campo monaano. la nt.c:.1 atù•Uo!a del bell'Alusandro, offrendo sontuoat rlc.v1· menu a mlniotrl, dopuloU o diploulatl~. Nouuno reai atna al ..,o la.cino: • qu•to lu m-..o al aervmo do! marito. Fo- ora uno donna noto per un d&atlno di· verso • le> dlmcetro Il tenero a!follo di cui Mmpro or. canclb l figli Cl'nltl da S!OYiaky. Wa la tempeata acate· nota dallo occmd.ole travolM OD.c:he lea.

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d 1 ~orrrtndcd,\ nel sonno, Jcan era energica, p1C:oe L1 rivoltella dal tavol,no Ja notte e sparò fcnndclo al braccio. N<. nnnc fuon un noioo;o processo che fu messo a t.Kerc come fre· quLntemente an-iene negl1 S. U., in seguito 1ll"tnterwnto dr un Jlto pu><>naggto. Dopo la scomp;~rs;a del se<ondo marito Jean non b'orò per qualche tempo. Por venne Il pe11colo pt~bblir~ ad accrescere la sua fama. Il mondo sembrava mnamorato di lei: era un:~ bella ragazza, molto .1ppariscente, che saf<.va cantare e danzare, e sopratutto aveva una gran sete di vrvccc e impersonava quel che di più aggressivo, e forse di più volgare, ,.'è nell'anima amencana. Al g rosso del pubblico sfuggh-Jno le raffinate qualità di attrice <he ella rivelò m Pranzo alle olto e L'11omo fh, poglto. Specialmente tn Pramo alle olio, in un complesso di atton di gr.~nde fama nuscl a sostenere degnamente ognj confrooto. Nel 1933 Jean si sposò anfOra una volta : il prescelto era un operatore, Rossou. Un anno dopo si separarano. Da quel tempo un affettuoso legame la univa a WiUiam Powel. M orl mentre girava Sararoga e il fil.ro fu termina:o con l'aiuto della sua ' ontrofigura che gtrò di spalle, le scene indùpensabili. U Mal:ttTO Oli l'ltAIICtSCtS

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:r..loss~·:1~1 ~e;::esche 11 pre~crano per lo proa.entauone dei modelli di una casa di modo.

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LA DO~II DEl GMasTEÌI Hope Dare amante del famoso bandito americano l. R!c..,a:d Dawlo, dot:o

Dhtie . La Dare • &tata cttrtee eh variett\ dt Wl grande locot. nctlu.rno d2 Cicho;o. dove fu eauurata dalla polWa in t-ouilo all'art"esto c:Mil'amant... &' o!ata uno delle daone plù ammirato dJ Cblc<19o negli ultlllol anni, • fu più volte cuJtata per euerai mostrate Mmin~a in pubblico. lA ainlalro) Dopo la moda dei copeUi corti, 1 parrucehled utomarono a lla vecchio modo dei capelli ondulati Q'tO:Zie all'aiuto dt aleur.e divo einematogroHehe. Dolio antica ondulazione a ferro caldo d e l parrucchiere pa:rlgino MarcoU, al • olunti ora allo ondulazione permanente: la foto;rafla mottra un parrucchiere del 1928 menlre eaperimento uno nuova conciatura.


DORIS DURAHTJ. Le cronache narrano chfl, do~.., aver fatto le Scuole magtstrah. Dous Duranti, 1:vornese. scappò di c:a.sa per iare dol C'Uletna. i succesat, s:us.scguthsi Imo ad OQQ1 anin~erroltamente hanno llìusUI.C<Jto quella lugo. Debuuò »el 1936 tn • V1vero ·~ ma la sua a!ferm~one tu • Senti. nella dt Bronzo , duetta da Morcelhm, m cut la gra1aa dol suo corpo scrJftore;.> utcantò le platee. Era nola, cosl sulle torude riv6 somalo, m meno alla boscogha · tropico le una attrtc:e nuova e or1gl.flole. Da al!oro il deatmo di Don.s Duranti c-?me attrice era segnato: si col'llrocevano a le1 partl d1 donna avventurosa ma dolce. rn cw cJ loss.e un poco di esotismo e un pi..zuco W uonta; le pcrrh caoè adatte od un'all:tJce ncco dt sentJmento e cif :..er:~~balltò S~J:rVtta io une holleno squi:uto

MAlllENE OIETRICH. ÒO<I•cc aanì or oono, accanto all'astro aplendente di Greta Garbo, sol:, sul firmamento de1 ctneRJ.a mondiale ..ma 11ello deennatc o diVIdere quet lavora deiJ~ folle che Imo aJtora erano andati tncontr:~ stot. aJI'enlgmataca Grela. Fu m un h.lm 1edesco, aocanto alla stranpanre potenza cbammahca d'Emi! Jannmgs çhe appc:xrvero per lo pnma volta il voho lotolo e :e meravtgho3a gambe d..t Marleno Detrtc::h- anz.s questo, pul dt quoUo, aHtTarono i sema degt1 spettoton eh tutto t l mondo. A quell' epocQ l'umantt6 soflnva sotto l colpi della plil grande cruu rtconomico che Ja slona nc:ordL e Morlene tu .a diva del momento. l'eroina di (I'VYenturo patetiche e lataU. L"Amortc<J se l'occoparrò c la lenne per dieci anni lfl9ata con caten\l d "o"'. Gli spettatori lecero reeo dinann al d.nemaiOQrafi per oeclomare « V enere S)on· da •, • Mmoeco •· c Il giardino c\1 Al! oh •. c Il ccmtico del cantici •. • Caprlc:c:o opa~nolo •· c La Grande Caterina •. c Shangay. Expr... •: in osai Marlene, fatale oempre, era aempre eçruale e •empr• divena. Lubitteb ad un certo momento, copi ehe non al poteva canttnua:re all"lnflnjto su quoUa atrada: e le Ieee allor~ lnlerprelare • k>gelo • una commedia lieve, glocooa uonica • laslo&cr ehe riDnovl> la lama dell'attrice. Ora sono annt eh• d! llarlene Dietrtcb nOD .al oente plil parlare. SI d.ioae c:he avrebbe interpretato del

tilm 111 O.rmonia. ma 11 pubbùco (lQ>eUCI an·

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cera e aopette~ loru IIIUIII.alente. Anche U .UO .Wia Bionda ' lr<liDontcrto. (A liMbo: W<lrlne Dletrich In •• klgela ").

CLARA CALAMAI. Debuttò Interpretando la pat!o dt una elegante cortigiana d•: Rinascimento in c "Et·

tor~ Fieramosca •= ma anche se recentemente h.:: ottenuto un buon successo in u:1 altro fllm ln \.-o-. ltume (~BoccacciO •), non è nelle Vftti di MCOlJ remoti che Clara Calamai put. dare tutto )a m\Suta dolio aua belle= e della sua arte. La aua calba e qrmor:.tosa bellezza sJ)tcct: ancor pal nelle accon· cto:ure della fine del sec XIX e in quelle det prl11>l onni del nostro: acconciature complicate ed tnge:2u• nello stesso tempo. cOTiche d! iiorl, di nas1rl, dt ptwne. Il mondo delle lucetcanh unilorml diploma· ttche, delle oqarçiantl d.ivls& d6g\i ufficiali d.i cavollena. delle quadrìgllo , è Jl suo mondo, E 111 esso ello v1ve perfettamente, eedue.ondo minintrl, 9 .. .1erah ., focos• .soUotenenU.


di W1 OTctnOJ eli Berlino:

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SAFFO

.CON1/NUA710Nf DI PAG. 201)

SAFFO era una donna onesta, tanto è vero che l'c:mulo suo Alceo la chiama p11ra. Di tan:o in tanto qualcuna delle belle allieve se ne andava a nczze, si staccava Jacrimandc dalla scuola ÒO\'C aveva t rascorso tante ore felici e dalla maestra che le ave\'a insegnato tante belle e dolci cose. La maestra rattristata pensava spesso alle alunne eh~ ella aveva educato nel culto della bellezza e, presa la lira, esalava la sua melanconia in tristi e dolci canti. E can·tlva:

Sebbefle l11ngi. non io mi scordo - ""';d'A· IIft/Ioria. - Oh, /'inceuo 11ago di lei 11edere. - oh, la /11fe f"lgida dd Jflo !IliO, - pùi mi gradirebbe chi! .l lidii carri, - che Z/lffe ed armi. Un 'altra se ne andò sposa a Sardi, in Lid1.t, e Sd(fo ricordandola sospirava: Eli<~ sogginma - ora a Sardi remo/a: - ma q11i Jovenle if S/10 pemier ritorna. - alla 1•ita di 1111 tempo. Eri /IlM De.t - per /e1: della 111<1 nola piJì che d'ogm altra cosa ella godea.

E un'al: ra stao:andosi da Saffo:

IIJJai paroie e, fra le moli.?, ljiii'Sie - mi d1· reti fra le lacrime ;- ~< Ahi. Saffo. ah1 'f"'mto misere - siamo! lAJtiarti m'addolora ass.1i » - Rùposi io: Di b1101~ animo - parli. e til me sii memore: - rhé, ljfltlll/e cure ebb1 per le ben sai. - Pur, se sarai dimentica, - io rit ordarti l'opere - che imiem compiemmo. e grate e belle. voglio; - che tfl molti di mammole - serti e di rose e salvie - it~trec­ riasti a me preuo, e di cerfoglio, - molti in· oecriaJIÌ calici - primaverili, e al morbido - rollo cingesti, e s'effondea l'aroma. - e preziosi baiJami - soavi di basilit'o - spargelli sopra la 111a bella chioma>>. Le alunne di Saffo dovevano pensare · alla scuola lasciata come al paradiso dell'infanzia perduto e che mai più avrebbero ritrovato. (L . D. P.)

LA CHIOMA DI BERENICE (CONTINUAZIONE DI PAG. 201)

A PIEDI nudi penetrò nella camera di sua ma· d re e vide cose che i figli devono sempre igno· rare per quanto concerne i genitori con l'aggravante di trovarsi davanti al prop~io fidanzato, fedifrago già. prima, delle nozze. Fu per Berenice un colpo terribile, che in un momento scatenò in lei mille ire e desideri di vendetta. Diede ordine agli schiavi di uccidere Demetrio mentre era ancora fra le braccia della regina, e nella stessa notte partì seguita da pochi fidi alla volta dell'Egitto. Nulla più si opponeva a che ella realizzasse il sogno del vecchio re di Cirene sposando Tolomeo III, nè l'amore, n~ il rispetto alla volontà materna, perciò, giunta in Egitto, Berenice ne divenne regina. Tempo e gioventù sono i balsami migliori per le pene del cuore: dopo qualche anno essa aveva dimenticato il tradimento di Demetrio e della madre e poteva compiere in buona fede un ges•o destinato ad assicurarle la celebrità pet i secoli futuri . Tolomeo lJI partiva per la guerra contro 1:~ Siria, essa lo amava ogni giorno di più, gli aveva donato tre figli ; ma ora cosa non avrebbe dato agli dei per 1mpetrare il felice esito della g uesra e i l ritorno del suo sposo vittorioso? La ceri· monia fu piena di solennità. Seguita da •utta la Corte, dai familiari e da una gran folla di popo\(Q la regina Berenice sempre più bionda

si recò al tempio di Afrodite a Zephirium e, · non serve più, bisogna immolarlo al nuovo giunta davanti al grande altare, si recise la alleato, Luigi Xli, che esige per sè il regno lunghissima chioma che fra tutta quella gente napoletano. l 'ordine scocca: ed ecco il crudele dalla pelle scura e dal crine cresputo aveva assassinio consumato in due tempi e conclusO sempre costituito la particolarità più luminosa nella stanza delle SibiUe in Vaticano. A ludella sua bellezza. Sull'ara, il fiotto de; ca- crezia/amara vergogna e lo spasimato rimorpeJ]j recisi cadde con lampi di luce. Allora la so suggeriscono un motivo d' indipendenza : regina si coprì con un velo come usavano le piange; e con questo umile mezzo si afferma tanto volontariamente sola che per la prima fan~iulle di Cirene e tornò a casa coi figli ad \'Oita nella sua vita il padre l'allontana da sè. attendere il ritorno dello sposo. Da quel momento la sua personalità parve «Adesso il papa non l'ama tante » dicono i tela'ori. E' il momento che la vedremo cosvanire nella leggenda. la famosa capigliatura scomparve un giorno dal tempio e nessuno sciente, che la sentiremo ferma almeno nella potè mai ritrova da : si disse che in un raggio sua umiliata rivolta? Sul suo- passato di · donna ventetu1e , g ravano il divorzio dal signore di di luna fosse salita nel firmamento e là avesse formato la costellazione che da quel momento Pesaro, la morte di Pedro Caldes, l'assassinio prese appunto il nome di « chioma · di Be· del duca di Bisceglie e le altre cose oscure renice ». Almeno cosi affermò un celebre per le quali gli umanisti le riferiranno i miti peccaminosi di Mirra di Biblis di Pasifae. In astronomo di quei tempi, e i poeti furono beati di potere in mille maniere cantare il me- verità ella è proprio Ja signora « savia e liberaviglioso avvenimento. E sarebbe molto bello rale » e « degnissima », come dicono due ampoter •erminare così la storia della bellissima basciatori per niente sospetti di simpatie borregina Berenice, bionda fra le nere, ma per giane; ma non è detto che sia senza peccato. esse:e esatti dobbiamo ricordare ch'essa fu Solo, il suo peccato è incarnato in lei profonuccisa una notte, se non precisamente per mano do ed elementare, sta nel legame che la unisce del proprio figlio Tolomeo IV, per opera d1 alla sua famiglia e che la porta ad un conqualcuno da lui comandato. E Demetrio così sentimento contro il quale non le vale ragiofu vendicato. ( N . c.1 ne. Parlando il sangue, ella potrà non perdonare i delitti del fratello, ma, assai peggio, ~imenticarli ed è cosl cbe la vediamo apparire LUCREZIA BORGIA 10 Vat~eano appena un anno e meuo dopo (CONHNUAZIONE DI P.1G. 119) la morte del duca di Bisceglie e danzare col MA A FARE l CONTI con. se stes- Valentino, a pochi passi dalla tragica stanza delle Sibille, le più gioiose e calorose danze sa tutto le torna male e, travagliata dal· la vergogna del divorzio e dall'angoscia che fremono nel loro piede spagnolesco. Pa· per J' as~assmio del frateIlo viene naturale ai tisce di se stessa tutte le contradizioni : è ge· suoi diciassette anni sbagliare per amore. Tan- nuina nel corruccio, quando, alla proposta d1 to, le viene naturale, che vorremmo meglio un nuovo matrimonio, dice di non volerne sadefinita la sua breve storia con lo spagnolo pere, essendo tutti i suoi mariti « malcapitati »; Pedro Caldes familiare del papa, proprio per e genuina poco dopo, quando, caduta la .ribeldarle meglio ragione; non sappiamo invece di lione, cede ad un consiglio più cauto e s'avquesto segreto che poche noti~ie : la morte di vinghia al progetto delle terze nozze: ha caPedro ferito dal Valentino e gettato in Te- pito che questa volta si salverà davvero. Con Alfonso d'Este si salva, infatti. Il severe, e nel mano 1498 la nascita di un bambino di Lucrezia. Cose soffocate : perchè on. do- condo periodo della sua vita che s'apre all'inimina la vir.t del Vaticano quel terribile Ce- zio del suo viaggio per Ferrara, 6 ~naio sare, dal taglio della bocca così impietoso, che 1502, appare meno agitato ma più intimaatterrisce ed esalta anche suo padre. Lasciata mente vissuto : non più la storia brutale di la porpora, mosso da un demone predace egli una creatura gettata a vivere nel torbido di cerca alleanze, saggia ogni terreno per pian- avvenimenti .tra i quali ella si dibatte con una tarvi la bru)diera della sua ambizione, fa spo- innocenza ambigua , accettandoli per distrugsare la sorella ad un principe napoletano, gerne in sè la memoria, ma la storia di un'aniAlfonso di .Bisceglie, primo passo verso una ma che si riconosce con l'andare delle stagioni, più stretta alleanza con gli Aragona che do- storia complessa, necessaria anche per l'intenvrebbe portare Cesare stesso sui gradini del dimento del periodo romano della vita di lu· trono. Per lucrezia il nuovo matrimonio, per crezia. Se i ponti sono difficilmente gettali politico che sia, è un salvataggio e una buona fra lei e la sua nuova famiglia, se il marito la lascia sola e i cortigiani e gli estensi resta· avv~tura; tsova il g1ovane Alfonso bello di quella bellezza meridionale fatta per il piaceie no su posiziÒni di diffidenza, ella non avvizdelle donne: crede che il nome e il gtado di zirà per questo; e la sua intesa con Ercole lui, figlio di re, lo riparino dagli attacchi Strozzì, cortigiano e poeta, abile a cogliere nei <Stremi della ferocia: pensa di poter abbando- so.6smi femminili quanto vi s:a di più torbido, narsi ; si abbandona; scopre ad uno ad uno i è una difesa dell'istinto: difesa ancora il suo paradisi dell'amore tenero; e perchè le cose \'alersi dell'adorazione di ~no come ' Pietro le si compiano bene le nasce un figlio che sarà Bembo,uomo tutto splendori e delicatezze, che bat•ezzato di mano cardinalizia in San Pietro colma e allegra il terrtpo solitario e svampato c che ripeterà nel mondo il nome del nonno. sospeso sul cas'ello d i Ferrara. Varrà, il Un ritratto di lucr~a di questi tempi ci Bembo, soprattutto al tempo della catastrofe darebbe forsé un viso non più incerto come borgiana, quando, morto Alessandro VI e tra· quello della Santa Caterina del Pinturicchio e volto il Valentino, si udranno correre voci di non ancora sigillato come quello di Londra ripudio e si vedrà la Borgia lasciata sola col attribuito a Bartolomeo Veneto (ammesso che suo lutto da scon•are come una ignominia. i due ritratti la rappres<.'lltino davvero). Ma GQiosa di pietà ,come tutte le donne senti· non ci fu tempo nemmeno per questo. Già mentali, aver le lacrime consolate da un remutata la politica del Valentino, l'aragonese stauratcte paz'ente e \'irile, quale il poeta \•e·

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neziano, sarà per lei una ragione nu0\':1 per più ta rdi celebrarla come poetessa ne! suo costose pol\'eri di amido, adcperavano il legno amare la vita; e se cadrà ques·o amore per la Dialogo. L'inimicizia dell'onnipotente Pretro <J; quercra imputridito e ridotto in polvere im· Aretino però non le rese la vi:a facile, tanto palpabile, il che da,·a loro uno sgradC\·ole cosorveglianza degli Este e per la ragionata (anche troppo) prudenza del Bembo, l'amici- è vero che la sua posizione a Venezia non fu lore rossiccio. La moda di incipriarsi era apzia amorosa con Francesco Gonzaga farà dolmai delle più solide. A Venezia il Moretta la parsa con le prime pettinature a radice diritta. cemente forza, a questa innamorata dell'amore, ritrasse nel quadro che ora è osprtato nella Una grande bellezza consisteva nell'avere le per molti anni : fino a decllnare in una tenePinacoteca di Brescia: dal dipinto apprendi~­ -sette punte dei capelli molto regclari intorno rezza devota e pia. Tanta ostinazione a voler mo quanta poca sembianza çortigianesca aves- alle tempie e alla fronte, e questa, per la riesistere denuncra travestita e velata la vitalità se la p:ù .:elebre delle cortigiane dell'epoca. . cerca del fascino filosofico e intelle~uale dodei Bo;gia, la prepotenza e la tenacia del loro A quel tempo TuHia si propose d : n SC3 tare ''eva essere alta e spaziosa fino all'esage;aziotemperamento. Corrono gli anni, e la vit:1 di la sua vita con l'opera dell'ingegno. l e giovò ne; perciò le donne si facevano radere o addiLucrezia si racl'oglie nei do\'eri del suo grado, in parte il soggiorno a Ferrara durante la rittura strappare i primi capelli. Ll cipria non nella cura patetica e gelosa dei figli, nelle prapermanenza d i Vittoria Colonna ; i suoi casi era gettata leggermente sul capo, come lo si tiche ~i una religione intesa come la p: omessa cominciarono ad essere noti t: Citati nelle poet:- fece più tardi, essa veniva invece incollata sulle chiome medianÌe una mucillagine che di una vita futura . E' una doona quieta: sem- che riunioni. Rimase a Ferrara fino al 1 ~-l 1 ~endeva la capigliatura simile alle piume di bra. Ma l'ombra di un suo segr~:: o la segue di do,•e si trasferì a Siena due anni dopo, tra: anche in questi tempi assicurati ; e il ricordo, sccrsi in una vita oscura. Si unl poi in matri- una gallina bagnata. Ancora in Francia, verso la stessa epcx:a, appare finalmènte e per la pri. quando le si fa vivo, sobbolle in lei con una monio con un tal s ·h·estro Gui,'Ciardi, ferratorza acre e primitiva che la rende straniera rese. Del marito non rimase nessuna tc·acd.l. ma volta all'orizzonte l'importante personag· al suo presente. Conosce i l valore della sua Nel 1544 fu . processata per avere indossato J;io che è il « parrucchiere per signora ». Fino allcra le dame si erano fatte pettinare dalle solitudine; quando muore il Valentino in Na- abiti proibiti alle cortigiane ma riuscì a ;:avar' arra nel 1507, il pianto di Lucrezia irrompe sela. Nel 1546, dopo che la sua casa fu sac- ,amciere e nessuno avrebl;e osato pensare che mani non femminili potessero toccare le loro solo al riparo delle notti, al chiuso delle mura; cheggiata dalla plebaglia in ri,•olta, si tcasferi quando le muore a Bari il fig lio giovrnetto Ro- a Firenze dove di venne amica di Benedetto splendide ::hiome. Accadde invece che un drigo di Bisceglie, cerca la taci: urna discre- Varchi, protetto dei Du: a Cosimo e letterate uomo di genio, nel suo genere, inventò la zione del convento. Sempre silenziosamente ri- di grande fama. la sua vit.l scorreva ormai speciali!à delle acconciature femminili e di para presso di sè qualche spagnolo, qualche tranquilla nei piaceri delle lettere e in altri cclpo divenne celebre: Si chiamava col nome amico del Valentino, qualche parente, e l'o- ' meno confessabili; si innamcrò del ,-cotenne euforico di Champagne e basterà a ~ip: ngerlo poeta Niccolò ManeUi e per qualche tempo fu questo passo di Tallemant de Reaux. scuro Infante Romano, sospettato figlio di ler e di Pedro Caldes, legittimato prima come molto fel ice con lui. Ma la maldicenza minò <~Questo facchino, con la sua abilità nel pet· figlio del Valentino e poi come figlio di Ales- nuovamente la sua posizione e la costrinse a trnare e nel farsi valere, si faceva ricercare e carezzare da tutte le donne. La lo;o debolezz~ ~andro VI . Terziaria francescana, porta il cililasciare Firenze nel l HS e a ridursi a Roma. lo rendeva talmente insopportabile, elle egli cio sulle carni: ma a t rentanove anni la morte A Roma la sua vita proseguì senza splendore. le arriva addosso . come un tradimento, avvi- Qualificata e tassata come cortigiana, la sua diceva loro ogni giorno cento insolenze. Ne ha lasciate alcune pettinate a metà; ad altre, stata, temuta, combattuta minuto per minuto, situazione economica non era delle migliori. fino all'fstremo piegare dell'ora. Muore il 2~ Il tempo degli splendori era passato e Tullia dopo aver acconciato un lato, diceva che non g;ugno l St9 murata nel suo segreto. dovè accontentarsi di una vita modesta, senza avrebbe finito se non lo baciavano... L'ho senla ce-lta cerchia che l'aveva circondata fin d~i tito dire a una donna che aveva il naso grosso: Ques·o fan1oso segreto. Ed è forse, meglio e " Vedi, in qualsiasi modo · io ti pettini non più sottilmente che di fatti avvenuti, fatti che primi anni della sua vita. furono sempre in lei alla vigilia di ac;:adere, Dc.po la morte di sua sorella e della m,1dre starai mai bene finchè avrai quel naso! ". Con - di pcss'bilità portate dalla corrente del sangue lasciò la vecchia professione e si ritirò rn ·t·ra- tutto ciò esse gli corrono d:etro ed ha guadaa ptsare sul suo cuore. Accordandosi alla qua- ~tevere, dove la sua vita si concluse il 12 mar· g nate dei danaro passabilménte ... ». MARIA CAMILLA lità donnesca di una verità così difficile da zo l~ 56. Dal suo testamento si apprese dell'esistenza di un figlio, Celio, affidato alla cogliere, la sua storia resta modulata su un L' ACCORAMBONI motivo misterioso che chiamerà sempre l'inti- tutela di un certo Chiocca. Fu sepolta nella (CON7'1NI.iAZIONE. DJ PAG. :H) ma attenzione degli uomini. Gente salirà sem· chiesa di S. Agostino il 14 marzo, accanto alla pre alle stanze Borgia in Vaticano ad interro· madre e alla sorella. Tutto sparì con lei, i IL DUCA morì nel novembre di quell'anno, gare la Santa Caterina del Pinturicchio: o si suoi versi, la sua fama e anche il figlio che ucciso da quella Lupa che gli •era nata in una ::n lasciò traccia di sè. E' giunta fino a noi gamba a cui non bastavano, a quel che pare, chinerà sui medaglieri cercando di decifrare la linea di quel cognito profilo nelle medaglie qualche cesa delle sue rime insieme al mira- le carni che egli le forniva. Morì a Salò, prima bile ritratto che dimostra quanto la sua fama che la moglie potesse, come era sua intenzione, del tempo ferrarese. Gente numerosa si fermerà sempre, come oggi si ferma ,davanti alla non fosse u.>urpata. eu. d. F.) farlo passare in Svizzera, per sottrarre all'ir.i fredda vetrina dell'Ambrosiana, dove la ciocca e alla rapaci:à dei parenti le ricchezze che egli cara al Bembo, delicatamente prigioniera in con un testamento degno della bellezza di lei RICETTARIO SEGRETO le assegnava. Rimasta sola, ella sentì subito una teca ingioiellata, manda quel po' d; luce ! CONT/NÌ.IAZIQNE DI PAG. !18) levarsi contro sè l'odio e le minaccie di ludobassa, SOttOVOCe. MARIA BELLONCI QUANDO IL CIELO rimaneva cope,to e Yico Orsini, generale della Repubblica veneta, nella brutta s· ag1cnt, sede,·ano ;:oi cape! l' parente del morto, uomo terribile anche lui. TU LLIA sciclti dinanzi a un gran fuoco. li biondo ve· che aveva dovuto lasciar Roma, vedendo, per i (CON1'/NUAZIONE. DI PA<.. l!lo ne-.liano non ha altra origine. suoi molti delitti fllfnar contro di sè g li sdegni NON SI SA per quale moti,·o Tullia interrup- Ma ch i voleva risparmiarsi tanto. fastidio r·- della corte papale. Vittoria chiede proteziope il soggiorno Ferrarese, quello che è certo è correva più speditamente all'uso dt:lle par--uc- ne a Venezia, chiede al Papa che l'aiuti a enche. Margherita di Francia che era scura ave- trare in un monastero. L'inverno ha empito cho nel 1534 lasciò la città estense per Vcnezia dove stimava forse più facile assicurarsi ,·a sempre al suo serYizio dei paggi biondi a Salò di nebbia e di un senso di abbandono che c"ui faceva tag liare i capelli per i suoi postic- sembra dovere durare per sempre. Vittoria s1 un tral}quillo avvenire. rifugia a PadO\'a col fratello Flaminio, un fanVenezia del cinquecento era per antonomas ia : i, con quanta scddisfazione dei paggi non la città del piacere; ne fanno fede le undici- sappiamo. E' alla stessa principessa che si deve ciullo ancora; e mentre si avvicina il Natale, un'altra inno,•azione che fece furore alla corte si prepara ai casti pensieri del chiostro, o somila seicentocinqu_antaquattro cortig1.10e esistenti per una popolazione di trecentc mila abi- ,t. F·ancia verso la metà del ·:;oo: quella del- g na un altro 111blime maritaggio; non è bene l'ipr:a. La si profumava di violetta per le accertato. Ma una sera mentre se ne stava in tant i_ Tullia ritrovò l'atmosfera mig liore per i suoi su(Cessi. A Venezia era 'g ià Bernardo brune e di ireos per le bionde, c il suo suc- camera a dire il rosario « sj sentì circondata Tasso (che dal l ~32 era passato al servizio cesso fu i aie fin- da principio che tutte le da molti assassini, i quali con oo:be postÌLc~ di Ferr~nte Sanseverino), il quale la introdusse classi r adottarono con eguale frenetico entu- ed anni d'ogni sorta. serr•t'glis: Intorno, _g h nel migliore ambiente letterario. In quella OC· siasmo. Le contadine perfino e le donne del fecero vedere t'Spressa nei lcro volti ~ mano b liS.one conobbe. Speroni Sperone che don-va ropolo che non potevano pagarsi il lusso delle morte. E avendogli comandato che sr scopns·


se il petto, come fece, per mezzo della smzstra poppa lrajiJJergli il cuore... non levando lo stiletto mai finchè non la vide spirare e morire». La Rc:pubblica Veneta fece pagare: a LuJovico O~sini il delitto: circa sedici dci suoi ucmini furono giustiziati. ed egli « quan(:o gli fu detto che avea da morire da suo pari in prigione et non in pubblico, incominciò a render gratiae a Dio. Sedutolo sopra un<l scranna, il maestro di giustizia li av,·olse una corda al collo et a manganello tirando forte l'uccise», si specifica nella cronaca che quella corda non era uria cord~ ma « un laccio di seta cremisina, ordinata per quelle honoranze che anco in tali estremi sono usa·e dalla giu· stizia ». Erano tempi vulcanici quelli; da un momento all'altro potevano aprirsi nella vita Ji ognuno voragini che vomitavano sangue. odio, ira, così da sembrare in dircttl comun'cazione coll l'Inferno; e così accadde a Vittoria Accoramboni, alla sua bellezza, fie re adatto a quella stagione proter\'a. (o. N .)

LA MANCINI t CON"II.'<I!AZI UNE DI I'AG.

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Al PRIMI di giugno del lof.O luigi XIV celebrava . il matrimonio coli'Infanta Maria Teresa. Maria richiamata a Parigi per assistere alla cerimonia, fu vista impassibile e dura tra le damigelle che seguivano il fastoso corteo reale come un'estranea, mentre gli occhi di tuni si posavano su di lei con in~lstcnLa c compassione. UOl sola cosa desiderò allora: lasciare la Corte <; andare il più lontano possibile. Celebrato il matrimonio per procura con il Principe lorenzo Colonna, luig i l'accompag nò all'nlt.uc c volle che cento guardie a cavallo l'accompagnassero lino a Milano o ve l' aspetta 1·3 lo sposo. Della sua vita avventurosa e infelice rimangono documento prezioso e commovente le Mmtorie che elle scrisse nel rifugio di Madrid nel 1676. Dopo brevi anni di fredda unione. Maria con la sorella O.rtensia, fuggì da Rema colla spqanza di vivere in Francia so~­ to la protezione del suo antico amante. Ma sbarcata oei dintorni di Marsiglia dopo un viaggio av..-enturoszssimo sopra una povera barca mentre stava per avvicinarsi a Parigi le giunse l'ordine di fermarsi. Ritiratasi nella Abazia di Lys, poco dopo andò a Lione quin- · di a Torino. Frattanto il Connestabile Colonna ctteneva dal Re di Francia l'ordine a tutti i governatori di frontiera di non !asciarla entrare oel regno. Caduta in un tranello tesole dal marchese di Borgomaneiro fu persuasa ad andare io Fiandra. A Bruxelles fu arrestata dalle autorità spagnole che· la rinchiusero in un convento d'onde potè uscire soltaJ}to dopo d; aver promcs.:o ch'ella acconsentiva di an-

dare a Madrid. Quivi però tentò inutilmente di rimanere libera. Costretta a scegliere p referì il Convento di San Domingo el Rea!. Le era stata posta come condizione che se fosse uscita sarebbe tornata a vivere con suo marito. Sembra che sia ~imasta nel convento molti anni. Spesse volte la sera riusci\'a ad eludere la sorveglianza, si travestiva e accompagnata da qual· che giovane dama di compagnia. anda1·a al Prado a perdersi in strane e pericolose avYCoture. Stanca alla fine riuscì a fuggire, ma ripresa fu rinchiusa questa volta come pri-

gionier.l davvero, nel castello di Scgoda. Con un cci!Cllaccio tentò un'inutile resistenza; sopra! f.ttta fu tr:m inata per i capelli e seminuda in una !aida prigione. Era prigioniera quando il Connestabilc giunse a Madrid per le nozze del suo figlio maggiore con la li~lia del Duca di Medina Celi. La regina Maria Luisa cercò nell'occasione di pc rtarli ad un accomodamento. Ma il Cannestabile pieno di risentimento non volle accet:are alcuna condizione e propose che Maria si facesse monaca mentre egli sarebbe diventato Cavaliere de ll'Ordine di Malta. Ella entrò di fatto nel monastero di San Girolamo c si vestì da suora, ma madama d'Aulnoy racconta che sotto le lane di rei igiosa portava sempre stoffe riomate d'oro e d'argento. N el 168-t nusci a fuggire ~nche da questo convento e sconosczut.l potè passare i Pirenei e tornare in Francia. Dopo la mo;-te del Conncstabile ( 11)89) M.tria torna rn Italia inquieta e sccntenta di qualunque dimora. Come 1 i1·esse ncn s! conoscono molti par:icolari. Sz s:1 solt&nto che fu continuamente in viaggio lino a far perdere le sue tracce e Jd ignorare t·:tnno e il luogo dd la mort<:. 1T . o,

LA LA VALLIÈRE fCON1'1NL'.1ZIONf: DI PAC. 2<•1

QUALI FECERO sprgcre la voce di un tenero interesse del Re per' una da•n •gdla dd ld cognata, sp et:ando con quest' mtrigo k· f requcnti l'lsite regal i a MadJme. S~ il Re ne fosse informato e contento, s;c scegl:csse, a pretesto amoroso, la signorina J e la Vallière, o se p uttosto dimenticasse Enricheaa in f:l\'ore di Luisa, è cosa che non sappiamo con certezza. Certo è che Luisa de· Jicò al Re un amore lungh:ssimo, umz!:.-, tenace, folgorato dj rimo.-si, d;dmantato di lacrime, tFpure umano, c&rnoso, fragrante, un amore inscmma., abbastanza completo e vario per trattenere lunghi anni il Re. Era un rl). zoppa. ma sapc1•a camrnioa re con lcggerezzl I'Oiante; un port de reine, si diceva di lei, c davvero randatura, il gesto, la morbiJa llterigia del .:olio, rendevano lei as~ai più regina di Maria Teresa. Infama d• Spag na, e Regina di Francia: pc\·era regina, gra~sa c .~olosa. che a ravola ordinava ai commensali di non toccare un piatto di suo gusto, temendo di non averne abbastanza, e ai suo grand k,·er. annunòava desohra, le roy n'a par rourbi Jt'er moi, o, raggiar.te. il a courhé. i: a cou.-hé! Luisa de La Vat:ière ' .JF:.-va sparire, per non offendere la dignità deJIJ Regina, sapeva nascondere la sua gioza, e perfino la nascita del suo primo figlio, nel 1664, fu addirittura clandestina, e si ignorò quasi il bimbo, morto subito: invece il Re volle che la bimba nata nel l 666 portasse il 1itolo eli nw.l~moi~el le de Blois. f,//e de Frauce, e cosi il piccolo conte di Vermandois, nato nel 1667. Piaceva al Re abbagliare C<lO dimostrazioni pompose la sua trepida e discretissima amica: la creò duchessa, diede io ~uo onore feste e tornei, mentre Luisa, soavemente cercava ancora il segreto, continuamente pentita della sua colpa rinnovatis· sima. Nel !670, Enrichetta d'Orléans moriva avvelenata; Madame se me111'1. iWadame nt morte diceva per Ici Bossuet, e la core era piena di pettegolezzi funebri e tetri. Fu allora che Luisa, per la prima ·volta fuggl ;

... Cht·~ /e.r Bencdi.·tion rle St. Clo111i, Cdt le N.:-J alla t11 pet'JOnue J~ la fai r.,. •·er;,/re, p••«t a commander d e bniler le conveni. Tornò: ma già rosa da una tristeua che la gelosia, improvvisamente, rendeva, amara, e la duchessa temeva di aver perduto, insieme, la sua anima ed il suo an1ore, poichè il Re considerava con comp1acenza ropuleota e vivida signora di Monh!sj>an. Fugg1 ancora, a11x Fil/n de 5dÙife Marie de ChaJIM, otì le Roy ei/IIO)'a M. de Lauum, ·soli .capita;,le rieJ Gar-

J.:.r. t.1'::c main-foru pour eufoncer le COIII' !'JII. qui la •amen:'... Era :' ultimo ritorno: circondata dai suoi figli, Luisa si fece ·ritrarre da Mignard, in grande abito di gala, ma una bolla di sapone, nell'angolo, portava la scritta « Sic m.nsu gloria mundi >>. Nel 167'1, Luisa, solennemente inginocchiata davanti alla Regina Maria Teresa, domandò perdono, e, si chiuse nel convento delle Carmelitane. • Il Re serbò per Ici 111/f! eJlime el 11ne co111ideraliou Jc:ch..r. td esigerre che la Regina, e po; le due Delhne. andassero · in convento a visicarla, abbastanza spesso, e sempc-: facendola sedere, come comportava il suo rango di duchessa, non queUo di suora. Del resto le préuauces non finirono, con la morte di Luisa, che nel convento aveva voluto dimenticare i fJsti del mondo, portando il cilic!o, rinunciando per un anno, ad ogni bevanda, e morenJo proprio di questa privazione ec~essiva : m,l, duramente attaccata ai privilegi dei Grandi. sua fig lia, divenuta la principessa di Conti. chiese ed ottenne di poter draper, di poter \"el<tre c ioè Ji nero lo stemma di famiglia. Sembra che i figli de lla Montespan soffrissero molto di questa concessione, di questo l utto, che a loro non era stato permesso. ( M. d. C.)

LA MONTESPAN (CONTINL'AZIONE D/ P.1G. 24))

IN REALT A' amava il Re scio per il prestigio che pcteva derivlrgliene. E lo st ano era che il Re stesso, in fondo, l'amava poco: sole1·a dire che il Re non ptt.eva fare a meno di avere per Favorita la più be lla e spiritosa dama di Francia. Ncn riu.o;cì difficile a Bossuet; durante il g iubileo del 1675, di ottenere che i due amanti si separassero e facessero penitenza. Il Re aveva avuto dalla Montespan già tre figliuoli, :utti ticonosciuti : il Duca del Maìne, il Conte di. Vexin, Mademoisclle de Nantes, che fu pci Duchessa di Borbone, e· MaJemoiselle de Tcurs. ·Ma la Montespan conservava il suo rango di dama di corte. L'anno seguente il Re non seppe resistere al suo fascino ancora potente. l 'amore rinverdì, ed ebbe due nuovi frutti, che furono la futura Duchessa d'Orléans e il Conte di Tolosa. Tutta\'Ìa, il prestigio della Montespan aveva ricevuto un primo colpo. Viveva sotto il suo stessa tetto la vedova Scarron che fu poi Madama di Montenon, educatrice dei suoi figli. A Luigi XJV cominciò a piacere il carattere uguale, l'intelligenza solida e profonda di costei.. c.gli cominciava aJ essere stanco dello spirito violento, appassionato, autoritario della Montespan. E la bella e ormai matura Ma rchesa cominciò a fare l'e· sperienza della povera La Vallière. Anche lei si avvinghiò disperatamente al suo posto, dc· eisa a resistere passivamente a tutti g li aff.ronti; a tutte le umiliazioni. Nel suo smarrimento osò recarsi daUa b Vallierè a chiederle con-



:"orto, ma non ebbe il coraggio di imitarne la Jecisione. Spesso il Re le faceva presente la inoppor:unità delle sue insistenze a mezzo delia stessa Montenon e dei suoi stessi figli. Arnvò persino ad escluderla dalla l'sta degli in\"Ìtatj alle cerimonie intime. Alfine, nel l 684 le fu tolto l"appartamento c;he aveva a Versailles. Si dette alla vita devo' a, tentò invano di riconcil'arsi col marito e mori a Bourbonne nel 1707. ca. c.1

LA POMPAOOUR (CONT/NU11ZIONE DI P11G. HN)

di Ici la face,·a impazzire. E allora ricorreva a filtri micidiali, a Ùbe assassine, si rovinava la salute per vincere quelle che il re chiamava «le sue freddezze di folaga». Di tutto ciò, ella si consolava nella amicizia degli artisti e dei pensatori più illustri del tempo: Voltaire, d 'Aiembert, Diderot, Montesquieu, Duclcs furono da lei benebcati; cercò di indurre il re ad essere, come già Francesco I e Luigi XIV, il protettore dei grandi contemporanei. Ma il re se ne infischiava. Però di le; Voltaire scriveva a Duclos: DanJ le fond d11 roeur elle hail dn 1/0JireJ... E spesso negli appartamenti de!la marc:hesa, a Versailles, si riunivano e discutevano, analizzando con diagnosi precisa i mali della Francia, Diderot, Qut-sney, Hélvetitis, Tu-· got. Essi prevedevano le tempeste che sarebbero scoppiate di lì a qualche decennio; e M adame era convinta della giustezza delle previsioni. Però il presente l'attraeva più del futuro: e ~llora pronunciava la frase famosa, attribuita ad altri : Ap•·èJ moi le deluge! Anche le arti decorative ebbero da lei un valido impulso; specialmente le porcellane di Sevres. Nacque con lei un genere nuovo; un tororò << elegante e volutruoso » che portò il suo nome. Le sue acqueforti sono ancora oggi ricercate; la sua biblioteca, dopo la sua morte, divenne la mania di tutti i bibliofili; aiutò a stampare con le sue st~SS:! mani. a Versailles, una tragedia di Racine. E ben a ragione, nel pastello famoso La Tour poteva ritrarla, vestita di raso bianco, con in mano un quaderno di musica, ai piedi una cartella di incisioni, dietro a lei un vaso di porcellana d; Sevres, e accanto, sul tavolo, un volume dell'Enciclopedia.

E COSI" IL CAPRICCIO di'"entò la legge di eone: il re e i cortigiani, c;he prima asfissiavano ai pranzi funerei della regina Maria Leninska, si ·videro trasportati da Versailles a Crecy, da Crecy a Bellevue, da Bellevue a Fontainebleau, con rapid; viaggi, e deliziosi soggiorni rallegrati sempre da nuovi e impreveduti divertimenti. Il famoso lealro dei piccoli appatlamenli fu una invenzione della Pompadour. Agli spettacoli assisteva il fiore della nobiltà francese : e la favorita vi spie-. gava la sua sensibilità d'attrice e la sua splendida eleganza. Una volta ella appariva in costun •.:- di pastorella, con un abito di tltffettas bianco guarniro di nastri azzurri (l'azzurro era il suo colore preferito); un altra volta in un piccante cosrume di raso rosa creato da Colin; oppure in vesti di sultana, abbagliante di gemme; o, più semplicemente, da giardiniera, con un largo cappello di paglia, ornaco di nastri celesti, un vestito bianco tempestata di roseUine, e un canestro di giacinti al braccio. Luigi XV applaudiva, finalmente divertito. E la regina Maria Leczinska, chiusa nei suoi appartamenti, accettava questa nuova prova che il Signore le mandava, con cri* * Ma nel 1759 il suo declino cominciò. La stiana rassegnazione. Ma la Pompildour ebbe salute era irreparabilmente perduta; e con essa sempre, nei suoi confronti, un contegno delila freschezza e la bellezza. In una HiJtoire de cato e non permise mai, in sua presenza, alMadame Pompado11r, pubblicata a Londra in cuna allusione irriverente per la regina. Al quello stesso anno, è detto: « Il viso di ma· contrario degli altri cortigiani che deridevano la vita ordinata ed ascetica di Maria Leczin- dama Pompadour non è più capace di attirare l'attenzione... Ella è diventata di una magrezza ska; al contrario delle stesse cameriere che non lasciavano passare occasione per ricordare spa,·entevole... ». L'agonia durò cinque anni e durante la sua ult;ma malattia Carlo Vanloo, alla sovrana le infedeltà del marito. Quando uno dei pittori da lei ptotetti, dipinse invano morì la favorita Chateauroux, Maria Leczinska, c:he era superstiziosa e credeva ai fanta- le Ani inginocchiare ai piedi del Destino, intercedenti la -Vita per lei. Non pcrdè perciò smi, una notte presa dalla paura chiamò la lo spirito. Agonizzante, al sacerdote che dopo cameriera. «Mio Dio, le disse, se quella po'!verle somministrato i conforti della religione, vera Chateauroux m 'apparis~e! Mi par semsta-:a per uscire dalla stanza, disse con un pre di veder! a! >>. Ma la cameriera, se-;("ata per esse~e stata svegliata, le rispose irriveren- sorriso, l'ultimo": Un m omtll/ moJ1Jie11r le 1 temente: « Eh, madame! Se quella signora ruré: nOuJ nouJ er. irom enumble. L'agonia e la morte della favorita non scomposero !Ornasse su questa terra, non sarebbe certo minimamente Luigi XV. E la mattina dei fuVostra Maestà a ricevere la sua prima visita!» nerali di lei, llna mattina di vento e di pioggia, vedendo passare il corteo funebre, il re * * * La Pompadour trionfava: ma quante lo:te, disse cinicamente ad .un çortigiano che gli quante fatiche, quanti sforzi per tener acceso era accan' o : La marquÌJe 11'ama P"'I beati l'interesse del re, che ~ra un monumento di l t m p1 pour 1011 voyage! tD. M. 0.1 arido egoismo, un uomo dal cuc-re f, eddo e stanco! Per difendersi, fu costretta a occupar': Ji politica, l~i che non ne capiva niente; e (CONTINLAZIONE DI PAG. H9) talvolta, ha osservato qualcuno, riuscì a illum'nare con il sue bucn s~nsc bcrghese le stes- ERA, DUNQUE, vano sperare che il sogse intelligenze degli uomini che, allora, go- giorno di G 'ovanna in casa l a Garde p:>vuna,·ano la Francia. Ma donne meno inteltesse trascorrere pacificameme. Una notre, al buio, il primo figlio della "edova, entrato in ligenti di lei, forse più belle però, intriga\'ano nell'ombra: la Co'slin, la D' Argenson, camera della bella letrrice, cade nel:e bracpromettendo .ai sensi moribondi del re rruove cia del proprio fratello. Putiferio. Dopo quesro scandalo, fu messo da parte il sconosciute gioie. La Pompadour non era una sogno di fare di· Giovanna una signorina del natura eccessivamente sensuale : ma il pensiero che l:.uigi, libertino raffinato, si disgustasse bel mondo. La rirrovia.mo, inf.ltri, nel grandt-

LA CONTESSA OU BARRY

negozio di mode di Labille, ambiente ruì <adatto al rigoglioso sviluppo della sua bellezza e della sua leggerezza. Infatti, sostengono gli storici del costume, che Giovanna Vaubernier si comportava come, dal settecento in poi, · si comportano tutte le ragazze della sua condizione: cioè, non le dispiaceva affatto di essere invitata a cena· o di ricevere in dono un cappellino. Pare, inoltre, che sapesse mantenere i migliori rapporti possibili con i ticolari del12 Ditta Labille, signori Buffeau e de la Vauvenardière. Anzi fu con quest'ultimo che Giovanna ebbe il primo legame continuativo e di una cena durata. Ma la futura amante di Luigi XV doveva entrare nel gran mondo amaverso la porta ufficiale del vizio. Nella stessa strada dove abitava la famiglia Rançon, una certa madame du Quesnoy teneva uno di quei caratteristici salotti ~ella Parigi settecentesca. In apparenza, ci si recava in visita dalla signora du Quesnoy e si passava la serata giocando a picchetto e al lanzichinecco. In realtà, la casa ospitale non era che una .:;u;a equivoca, ove si incomravano persone di tutti i ceti : dal duca al baro. La signora du Quesnoy invitò Giovanna a frequemare la sua casa, convinta che la sua straordinaria bellezza avrebbe servito da richiamo. Venne subilO norata da un gentiluomo di Tolosa, il come Giovanni Du Barry, avventuriero-e baro di professione. Con abile tattica, l'astuto meridionale seppe inebriare la fanciulla, facendole· in tra vedere una vita di straordinaria opulenza. Poco dopo, la bella sartina era la "''' lreJ.re eu litre del Con:c du Barry. La relazione durò sei anni : Giovanna ebbe un appartamento, domestici e vestiti a profusione. Cosa si nascondeva dietro questa relazione? Ce lo dice senza tanti prcamboli, un rapporto al signor de Sartines : « Questa ragazza e il signor Du Barry vivono insieme di amore e d 'accordo. Per meglio dire, Du Barry si serve di lei come, d i un podere che affitta al primo venuto in condizioni di pagar bene, riservando tuttavia a se stesso un privilegio assoluto, dato che egli trascorre tutte le notti nella sua casa. Le giornate sono libere, a parto che la ragazza si lasci guidare dai suoi consigli e che i proventi vengano goduti in comune. Presentemente il Du Barry ha subaffittato le g razie clelia sua amante, per il giorno, al Duca di Richelieu e al marc:hese di Villeroy. 1_1 primo la riceve in casa propria e il secondo va da lei nel pomeriggio ». Cérto il rapporto è piuttosto duro. Qullche difensore del regime monarchico fa molto a:ssegnamenco su alcune lettere nelle quali Giovanna Yaubemier manifesta il suo odio e il _ suo d isprezzo per lo sfruttatore. Pare che fosse, malgrado rutto, una buona ragazza, di sentimenri semplici. Durante la sua convivenza con Du Barry, destò una violenta passione nel giovane figlio di costui, Adolfo, pa~io di corre. La buona Giovanna si guardò bene dal far soffrire eccessivamente il giovanetto: si può aggiungere, però, che lo acçompagnò mtta la vita con il suo affetto e la sua protezione. Un g iorno, all'inizio del 1768, Giovanna si recò a Versailles per essere ricevuu dal Sovrintcndenre. Mentre era in istrada, fu .1c:ata dal Re, c:he passava. Luigi XV la_ ~­ gnalò al famoso Le Bel, suo domestico d1 fiducia e p_rovveditore degli affari di cuore. L~ Bel, assume le debite inform:~zioni, si reco direttamente da Du Barry, al quale parve di toccare ;r cielo col diro. Le Bel aveva gh stessi obblighi dei medici di coree, che er:tn


tenuti Ji sperimentare sulla loro persona i cibi e le bevande che Sua Maestà doveva trangugiare. Compiuro con soddisfazione questo assaggio, Le Bel introdusse la Giovanna dal Re. Si narra che la disinvolta conigiana, invece di lasciarsi sopraffare dalla timidezza, gertò le braccia al collo del cinquantasettenne monarca e lo baciò sulla bocca. In realtà, Luigi XV non era un allegro crapulone, come lo dipinge la bassa pubblicistica giacobina, ma un uomo ammalaro di noia. Solo le cose straordinarie potevano scuotere la sua tedia:a indifferenza, e la fresca semplicità di Gio· vanna Vaubernier era per lui una cosa real· mente straordinaria. Infatti, ordinò a Le Bel di riportargliela la sera dopo. Facto senza precedemi: d'ordinario quelle interviste terminavano con un irrevocabile sbadiglio. La dignità di Favorita del Re di Francia, personaggio di importanza internazionale, era vacante dalla morte della Marchesa di Pompadour. Non era certo .una ragazza di facili costumi che poteva r!coprirla. Le Bel, preso dallo scrupolo, informò minutan:! nte il Re del passato e del presente di Giovanna. Ma Luigi XV per nulla impressionato, ordinò che entro un mese le venisse dato marito. A questo provvide l'ingegnoso Du Barry, che tirò fuori d.1ll:t Guascogna un fratello alcolizzato e matto, il quale si prestò, mediante pecunia, a trasformare Giovanna in. legittima contessa Du Barry. Si dice che il marito putativo strepidasse un po·, per ottenere un compenso supplementare in natura. Giovanna Du Barry venne regolarmente installata a Versailles. Ma non era ancora la Favorita. La presenrazione ufficiale non avvenne che il 22 aprile del 176 5. Alla sua ascensione si opposero molte forze. La principale fu quella del Duca di Choiseul, Primo Ministro, che spera,·a di spingere · qualche parente nell'alcova del Re. Altro ambiente nemico di Giovanna fu quello delle figlie del Re, intorno alle quali si stringeva il gallicanismo, la bigorteria, il puritanesimo. Ma venne creandosi intorno al nuovo astro un partito non meno forte, formato dai nemici personali di Choiseul, Duca di Richelieu e Marchese d'Aiguillon: si dice che nell'ombra manovrassero anche i gesuiti. Avvenuta la pre· sentazione, il Re si sforzò di conciliare la Favorita con Choiseul. Costretto a scegliere, congedò il Minisrro. In seguito, l'opposizione alla Du Barry, fu rafforzata dall'adesione di Maria- Antonietta, Delfina di Francia. L~ Du Barry, in effetti, non ebbe ambizioni politiche, ed esercitò moderaramente la propria influepza, preoccupata unicamente di distrarre i! Re e di difendere la sua posizione. Naturalmente, questa relativa modestia di atteggiamento è da attribuirsi, non a rettitudine, ma a naruralì incapacità derivanti dalla sua umile origine. Fece abbondanti masseri· zie, e quando, dopo la morte di Luigi XV, e un periodo di formale reclusione in monastero, ordinato da Luigi XVI, rirornò nella vita mondiina, era enormemente ricca. A lei rimase legato da tenere amicizia il Duca di Cossè-Brissac, Comandante degli Svizzeri. vecchia figura di soldato. Questo legame, durato lunghi anni, fu agitato da qualche pa rentesi, come una grossa passione per Lord 'Enrico Seymour, e un capriccio r:er una bellissima danzatrice negra. · Non volle emigrare, legata. da donna del popolo quale era, ai suoi castelli e ai suoi beni. L'8 settembre 1792. una folla di giacobini

inferociti irrompe nel Castello della Conres5a MARIA SOFIA e getta ai suoi piedi la testa recisa di Briss \C. (c_ONTIN UA:t:IONE DI PAG . : 6$) Il 7 dicembre del l 793 Jeanne Vaubernier, ci-de, ·anl Contessa Du Barry, è condannata a NAPOLEONE III non essendo riuscito a per· morre dal Tribunale Rivoluzionario. Morì suadere Francesco II alla =esa, vclcva che almalissimo. Ricoprì di urla, di invocazioni, di meno mandasse in salvo la giovane Regina. imprecazioni, la cella, le strade, la piazza. Si . Il 1e r1spose: dibattè furiosamente fino all'ultimo. L'eme<<Ho fatto ogni sforzo per persuadere Sua ma, imperdonabile colpa d i un rappresentan.te Maestà la Reg ina a separarsi da me, ma sono di quel vecchio regime era, appunto, questa: stato vinto dalle tenere sue preghiere e dalle non saper morire. tA. c., generose sue risoluzioni. Ella vuoi dividere meco sino alla fine la mia fortuna, consacran· dosi a dirigere negli ospedali le cure degl: l GIOIELLI ammalati e dei feriti : da quesra sera G:~eta DI MARIA ANTONIETTA avrà una suora di carità di più ». ( CONTINUAl/()NE DI PAG . 2 )1) Maria Sofia, in abito da amazzone, durante QUESTI, mcstrando il vezzo alle altre clien- i più gravi bombardamenti, saliva sugli spalti della fortezza,- ed una volta un proiettile cad· ti, tentava di svegliarne l'emulazione dicendo de a brevissima disranza d<! lei. Cialdini derre ~e me la Regina avesse dovuto rinunciarvi: ed d Card'nale P;incipe Luigi di Rohan, da tem- ordine ai suoi arriglieri che avessero evitato po in disgrazia presso la Cor:e, e innamora- di sparare sui punti dove appariva la bionda te della Regina per un labirinto di diverse Regina. Fece di più. Scrisse al comandante della difesa: «Penso debitO di cortesia pre· passioni (l'ambizione, il rancore, il desiderio, gare V. E. d'innalzare bandiera più alra delle 11 dispetto), ricevette, dalla contessa Jeanne de la Motte il consiglio di acquistarlo per do- altre sul palazzo della Regina, la quale per Parlo alla Regina stessa, ed ottenerne così la rango e per sesso mçrita ogni mio riguardo ». Maria Sofia volle che questà bandiera di sasimpatia. Jeanne de' la Morte era una Valois: se anche il suo albero genealogico presen:ava lute fosse inalberata, invece, su una chiesa d i Gaeta: abitò in una casamatta, i cui abitanti lacune, se anche l'origine della sua famiglia non rimasero immuni dal rifo che decimava era illegittima, se la sua vi.a era. poveramente la guarnig ione e la popollzione. losca, pur sempre il sangue dei Re di Francia Dopo la resa, la famiglia reale si ritirò ~ era il suo : e le riusciva dunque facile far sup· Roma, ospite del Papa, che mise a sua dispo· porre al Cardinale che la Regina l'onorasse sizione il Palazzo del Quirinale. E per un di confidenza e d'amicizia. Mescolando .il vedecennio si attese che i buoni napoletani ave~ · ro ed il false, Jeann~ combinò una commesero cacciato gli « usurpatori l>. A promuovedia inaudita: fe~e acquistare dal Cardinale la re la reazione, si profusero g li ultimi scarsi collana, lo invitò a recarsi, di notte, nel parquattrini e si assoldarono ed armarono bande co di Versailles, dove una figura velata gli di guerrilleros spagnuoli specializzati, di br i· si fece incontro, accettò il gioiello, porse una ganti e di romantici leginimisti innamorati d : mano delicata, regalò una rosa ed un 111ttrci Maria Sofia : metà della guarnigione di Gaeu soffocato, subito sparendo tra gli alberi. Il aveva combatruto pei begli occhi della l:)ionda Cardinale ne fu dapprima felice: poi, veden- Valkiria bavarese. Certo questa leggenda chC' do che la Regina, ignara naturalmente di tut- si era andata creando intorno alla Regina delle to, s~guitava a mostrarsi gelida con lui, pre- Due Sicilie giovava non poco alla causa leg it$!' a dolersi, a mormorare : Maria .Antonietta, timista. Era, dunque, comprensibile che i proappena ne ebbe notizia, chiese al Re una cla- motori <lei movimento unitario se ne preoccumorosa g iustizia, ed il Cardinale fu subito passero, specialmente negli anni in cui il proImprigionato, creando, per le eleganti di Pa- cesso d i unificazione e di assimilazione delle rigi, un nuovo colore, le cardinal sur la pai/le, energ'e meridionali apparve più faticoso. elegante incrocio, cioè, di violetto e di gialVenne, dunque, formandosi una copiosa lctlino. Il processo svoltosi nel 1785 'rivelò, at- terarura libellistica contro l'«eroina di Gaeta». traverso l'indulgenza dei giudici verso gli imIn realtà, la corte esule era lacerata dall'anr:tputa:i, attraverso la compiacenza che · il pub· gonismo mi. la Regina Vedova e Maria Sofia: blico mostrò nell'ascoltare le peggiori caluni pettegolezzi derivanti da questa rivalità of. ../" nie sulla Regina, attlaverso lo scatenarsi di frivano spunti e parvenze ai denigratori. Maria pam phlels e di canzoni, quanto odiata fos- Sofia era dipinta come una Messalina sanguise Maria Antoniet'a, e quanto debole la mo- naria e crudele : di un colpo di carabina da Ici narchia. Jeanne fu condanna~a al carcere, e ne tiratO COntrO un gattO nerO, pei quali gli ZOO · evase, ispirando, con la sua fuga e la sua fili Wirrelsbach avevano un orrore superstiziò · strana mutilazione. un lirico amore a Gabrie· so, si fece un rumore immenso. Venne poi di f. le d ' Annunzio, che stranamente ne cantò le fuso un trucco fotografico che fu , forse, ii gesta. Il Cardinale fu assolto e andò all'e- primo del genere: sulla fotografia di una m<:· stero: la collana, ridotta ormai dai ladri in 'tetrice ignuda fu adattata la resta di Maria frammenti, fu ricos: ruita recentemente nel Sofia. L'esule Regina era, invece, una generosa e impulsiva fanciulla che avrebbe meritato un museo di·cera di madame Tyssaud. Maria Antonietta, dei11Sa ormai, amara- desti~o migliore di quello riservato ai Wirtel mente saggia, legata profondamente al ma- sbasch, agli .Absburgo, ai Borbone. Si narra rito ed ai figlioli ed alle poche amiche, sor- che nei primi tempi dell'esilio romano, la inretta un attimo dalla speranza che Mirabeau fluente C<~meriera Nina Rizzi si avvide per pc!esse salvarli, e. dalla morte di lui desola ·a. molti segn~ :non ultimo la isterica instabilità si -preparava, inconsciamente, ad una morte di umore della Regina, che il matrimonio non tragicamente magnifica. La sciocca e leggiadra era stato consumato. E ·fu Nina Rizzi eh:: Delfina era divenuta. con tanto dolore, una additò ai due la legittima via della procrea1.i0· w ande Regina: lo mostrò salendo, tutta b ian- ne. Ebbero una figliuola che morì di pochi ca e splendente al patibolo, il 16 ottobre 1793. mesi. Maria Sofia si spense a Parigi, nel 1925. a ottantacinque_anni. (A. c., (M. d. C.)


NICCHIA tCONTII'>t!AZION/i DI p-1(;, lCtll

<<MI A MADRE fu un,, ~noet;l, Se 1m·ecc: d• lcga•u, C.ast•gltont ed 10, l'uno con l':1ltra, ,IH,>t .nuto la buona •sp•r~z•onc d1 tondurm• m hant•.t qu,tlchc: anno prun.1, non ,;ar<:bb:: una •r.1gnola ma un it.tl an .• a rq~n.m: .dtt l'ullt.rlc~! ». Ma i suoi !>Ognt da dommatnt~ Jllloro~J 1: da p<r>onaggio politKe non tbbuo iungh•>>1mJ dUJ.liJ , tJU~J 1f ltlll(X:Uilllll t • Olul> le dd· l'imp<: atmc. Dopo 1! C..onw<>so Ji PM•,I;• '' reti• J Londr.1 pa>>e dt:t tJnS,Illll .u11.t'l, prt· tt.duu tblb f.ml.l dt << f.t\'OII!J dlil<: Tudt:· nts », c là. f<:Mei;gJ,\l,l d.t tutt.l l'.tmtO.J' tZ1 •• t<•nobbc Ennto d'Orlé-.m~. Juc.t d' Aum.<ll, nomhè l.utg, Est.tn..etm t h~ pt:r Lx.n <luar, n t.lclntlllt: .11mi ,.:h nm.lst· amlto fttÌtll""1•0 Es'·' ,!;h .•pp.tn c m tu' t,l la skll!orantt btiI<ZL.l dt1 \'t:nt1 mm, \eSill.l dr mu,.,ut. ncr., cen nl>t 1 d'oro. con un ,~;randt •.lpft:llo d• ra.t.:ha ,!, hrenzt: cirt'ondato d.\ un na\lro ,1:1<11lo. l..t \u.1 bellezza. aSSil'ur.mo. rntt:rt:ssavct o!trt. ogm drrt:. cd aneddot1 mnllllltrnoiJ, l• m.•~•cr p.lTtc ae.lti dl.lb fant.tSil, crrtol.n·.. no, SJnhe ogni >ua app.trilionc d..:st.t' .1 la prù '"a nmosr:à E mentre Il ~uo '0~1orno rn lnghdterrJ. SI pro:raC:\J sereno c trronfalc, ecco ~iungcrc d 14 gcnna•o 1856 la terribile notwa dd l'attentato dell Ors1111, N1tdlt.t tcmprl·'c ,uhto che l'an tnlmtnto pott\ a .mnull u. un >ettilc l.noro d•plomattco d1 lun~l11 mm ncn.ht gl, d flth della J.:uerra d· Cnmca c: dd (un,!:rcsso d1 Parig1. Pm mcntrt ~~ prc~r.l\ •. rl pratCS>a centro Omm, g•unsero a l~i come a C11our notJ~ic più ra~twrant1 , tutta\ Il c>S.i tcmt\a cht nel corso <lt:ll'•strut ori.l emcrge>'uo fattr capaci dr allontan.trc d• nuovo le

s mp.ltle d1 Napolcont: per la questione ìtaha· na. Dec1se d1 Il a pcco d t tornare: a Pang1, ma s. t.rmò con Estanceltn a D ttppe, tor.>c pt• una luna d1 mie te, porchè molti seno del p.~ .uc the h .t lei e il gtovane cavalie re nofl ,or· 1es:.uo m definitiva che rapport1 da pu r;~ al kzront. Er.u1o '" corso le pratiche per il d i· ,·crz•o c.Jdl~ 1....-<~llgltont- dal conte suo man to, J11·orzro tllc tu pronunCiato solo nel ll:l6ù, <.: l~ quL)tton~:: it.ti tanJ era p1ù tht: ITI.lt d t mod;, c .t.tk. quand" hnalmente ella giunse a Pa· (lg1. Rttornat,l f r,t le b=acCJa del suo .IPJ>'.I.>SIO· n.ttv .un.ultl., N•tthta ntcmtnciÒ ad agm: tn stanc.lbdmcnt;,: .>ul suo animo, servendosi delle do·, J, bdku.1, d1 >pmto e mtclhgcnu lht: la n.ttura le ave,•a dato con larghezza veramen. te prodtgtosa, e <JUCSta volta la sua \'lttoria po· hltt.l fu rm,cntro Ja Ca\'OUr ton N.\polconc 111 .t Plombrèrc~ « Le <atttl'e hnguc alf<:rm•. no eh<: la ",~;nora t'Ontes!>a dr Ca~tJghon::- h~ bi~gno dd le .Kqu..: di Plombièrcs: io ne du· bno. pcllhè m: pare cht d stdu'tt:rt non <: 11oppo sctluccnt <: » wsì .1\'C\ a !>C ritto la pnnupess~ Potod.. a, cne non ammuavct molto N •• paitone, alla tOnte~.l Sofia Wodzicka, alludendc 311.1 pre>tn7.a nclf& :olitztont- drmat•t.• dt Flombrér<:' della b<:lliss,ma comes~a. M.t gir ""·Lnrm<:ntl prcop1tarono, 1: .ULt notJZid dd l .umi~'tlJO d1 VIllafranca. la Clsll~lìonc non mancù J, ma n• festarc tutto .t suo :>tuport. d suo sdegno. t: prob.1brlmcnte con una certa \IO· lcnz.t, al p.ll i do lmpcrato'e. Fu !'m;lio dcii •. su.1 d.sgraz1l: pcxh• ~tomi dopo l'lmperatncc Eut:tn•a f.l(t\a togliere dalb camera dc:l manto un t:r·•nde mratto della conle.>sa. d quale da un pctio d'a no• vegliava i sonm e le •m· prese crot1thc del sovrano. Poi un a ttcnt.lto (('ntro l'Imperatore, ordito propno nell'app. r tamtnto di NICch ia. e molto prcb.•brlml:nt~ ••·

mulato allo scopo d r comprome terla rmmed•3. b !mente, determrnò la sua espubione dalh Ftancia. Vi ntomò nel 1860 e ne ripartì l'anno segu.tntt; uapparì nel '62, msomma sj di· ~t\'a che ptr ttnei' sempre VIVO rmteressc, per r.cn rischrare di annota re e di passare inosservata, d ia eli<ogltasse quesco sistema di spanr~ <1 t.mto 10 tanto. La sua vrta e ra ora ass.11 ptu hbera, forse perchè la pohtica non la occupa· ., più come pnma, ma tuttavia, all'mfuori del grande e breve amort ch'ella isprrò all'lmpe· ratore, non le s; conoscono altre avventure.galantJ. Era p robabllmentc solo innamorata di si: tessa, e le piaceva raccogliere l'ammtraziont di tutti anzichè d i uno solo o di pochi. Pas,.~va ere intere davanti allo specch io a cantcm plars1 nuda, curava le collezioni delle sue fo· tografie che po! factva nprodurre tn mmiaturJ da artisti d 1 valore con sfond1 romanti;:t e st~;mficat• allegorici. Le piaceva curare la pro· pna eleganza, ma staremmo per dire che . 1? faceva rn manter.t polem•ca, allo scopo ctoc d 1 schiacCiare una male, dì sovercbiame un"aJ. :a in audaci.t e n cchezza, di arrivare la pruna a Lmci are certe mnov.lZJOn• della moda, d1 stupare, scandalizzare, m agari, purchè tutti gh sgu.udt fossero per le1 ~ola. Cosi una volta s• alt•rò i l malumore dell'Imperatrice facendosi pttt· nJ re con 1.1 stessa foggia. Le piacc:vano ~opra ogni altra cosa 1 balli maschenb, ed .1\ eva una pass•one assai vi n per la t2ppre"·ntazione, ch e s1 organtzza\'a assai spesso .. Corte, di quadri viventi, dove la sua comparsa ua sempre una sorpresa c dove .uo.a sera •l Slp;tno s 1 alzi> per mostrarla fra 1l mormorio generale ccm pletamcnte nuda con un' anfora sulla s palla: rappresentava il celebre quadro dJ rngrc.s la (( SollrU )), . Un ballo r•mJSC famoso pert.:hè la Nrcchia apparve vc~t•ta JJ roma na d e_ll' epo.:a_ ~ella de,adcnu. con !.1_ 'en ea ca p1gltatura dt.SCIOlta ~ulle spalle, c l.t tunKd che, aperta_ su uo tO mo!otrava IJ gamba inguamata m una,lun ght~s1m.1 calza <h SC"a, 1l ptede perfetto sovrac:·anco di andh prczrosissrmi infilati a tutte le dita. Assicura il conte d1 Maugny, che « Pre· ttd u:a dal conte W alcwsk i, il quale si adope· rava ad aprire la folla, e al brac~io del conte di Flamarens, ancora assar decoratn•o PUJ' av~· do da tempo oltrepassato l'età ~la galantena, la contessa d, Castiglione arrivò verso le due del matt•no, dopo la partcnu delqmperatrtce, causando un tumulto mdescn vibile. Per megho ,.cJerla, la gente salt\'a sulle sedie, e gli uoau· ni eran o add1rittura ipno:1:zzat1 ». .. l'cti Non si potè mai stabilire con. P~~~~ r della contessa VJrg m ia di Casttg honc, l unpo · tante è che tutti la videro sempre nello s~l~· dot:! della' sua bellezz.1, radiosa di una ~10''~ nezza che pareva n on dovesse mai fill:tte: quando alla minuta sorveglianza di ognt S'or: no, di ogni ora, qualcosa apparve ad 11011un Ciarle il principio della decadenza. essa d~ che nessun testimonio al mondo avrebbe JJUI • E~ . . potuto raccontare la fine det suo1 annt.. rinchiuse in un appartamento della P~ Vendbme col fe .. mo propcs1to dt non ~ · • a d a111ma · · La cosa ooo mancò mat. ptu vrva. di suscitare ancora molto interesse attorno a lei. Poi dovette cambiare dimora una· v~~ due dovette ricevere quakhe persona8810. • . dt· 00. Ma .,• av pc!Un.te cui non poteva dite viava alla fine, ircequieta, nen'OSI, inolpace di \'in·re di noord• c io

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P~ ~ecdu, ted«"sA l- une "__.. • ~ so{feron•• logl•, pelle oml<tle, bn,c_, WIJOP' " Como ev>l..-.lulfo coò'" Cl" c h..do le formulo è ,_.p/,~

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.ncntre 1:1• sua 'iag•one dava segni progreSSIVI

J, squilibrio. Morl il 28 novembre 1899, in una Cllfllela del!" albergo c ristorante Vo•sin deve aveva finito per appartarsi qll<ll.:he mese prima, di apoplessia cerebrale, assasttt:.l dal fedele Estancetin. Aveva laséiatc disposizioni per •l suo apparato funebre : «Camicia da nette d i Compiègne, quella conservata fin daiJa memorabile notte d~l l8}7, battista, rnerle'ti e vestaglia lunga rigata, velluto nero, felpa bianca. Al collo, collana di pede da bambina, nove file bianche e tre nere, collana solita ·che ho sempre pcrtata, col soldo buca:o al posto del fcnnaglio di cristallo, iniziali e corona che tutte le mie abbigliatrici cnnos::evano. AJ· le: !::::accia, nude e sciolte, i miei due brace a· letti, uno di ooice con perla al centro e uoo di smalto nero cun stella e bri.lbnti • · Volev;~. <!oche cbe i suoi cani Sanduga e Ka.sino, m:m: e imbalsamati le fossero ~i sot-o i piedi r.ella stessa bara, ricoperJj della veste Invernale azzurro e viola., e ~e al loro collo fossero poste collane di fioÌ:i. Nessuna delle sue ~ volontà fu rispet:ata, e la famosa camicia di Ccmpiègne cui teneva tanto, andò in vece a finire fra le reliquie di Robert di Montesquiou il quale scrisse in proposito : «Questa tunica l"ho rinchiusa •n una scatola di oro e cristallo dalle iniziali <tlebri, anch'essa proveniente dalla Bella che s~ ne servì per chiudervi le sue lettere. Il tes· su' o l::,ianco si mescola con quel.l o nero di un ultimo velo voluto dalb Morta per le sue ncne con l'Ombra. E le due stdfe, soffici e 1ipiegate nella gabbia cristallina, runangono sccnfitte come due uccelli nem'ci : la cokmba dd' Amore il corvo della Morte». '"·O.)

l: andò a Romi. L'accolsero con fiac(OI«te e cortei, il cardinale Giacomo Antonell1, min•· stro degli Esteri. andò a trovarla, augurandole il benvenuto, e ripe'endole, sottc le amab;lissime lodi a Mass1miliano, il rifiuto di P.o IX ad aiutare l'Imperatore del Messico. Il ~7 settembre, alle undici, Carlotta fu ricevuta dal Sante Padre, con ooori imperiali, ed ancora una vclta sentì pronunciare la condanna dei ,nazito : ma neppwe rispose, e urlando si but· ò ai piedi del Papa, supplicando dt esser salvata dagli avvelenatori che la minacciavano. ~io IX riuscl a calmarla, a rimandarla in albergo, c l'indomani pac\'e rinsavita, ricevette la visita de! Papa, pur respingendo ogni cibo, ogni bevanda, e solo mangiando, COJ1 voracità scimmiesca, ddle noci. 11 30 settembre, s~·e­ gliata prima dell'alba, ~ arsa di sete, SI ieee portare alla Fontana di 1 revi, pc;r l::erc, finai· mente, l'acqua di tùtti: po~ si pcecipitò io Vaticano, ottenne di e55(J ammessa m pre· stnza del Papa che face\·a col:Wcoc, afte. rò una tana di cioc.:olata, fece per berla, SI f61Ù, domandò un gatto, lasciò leccare a lui un poco di cioccolata $W piattioo, osser\'Ò se roorisse, infine ~'Ve. Per tre giorni, rifiutò di lasciare il Papa ed d Vaticano dove, in· frangeodo ogni legge. dormì con la sua cameriera. Rifiutava sempre d i mangiare, pirò, e solo visitindo le cucine delle suore di San Vincenzo, dove in una gran marmitta sta\'01 cuocendo il lesso, i~ improvvisamente le

bra~o2 nude nel brodo bollente; afferrò la (arne, la divorò, bruciandosi orribilmente le man1 t le labbra. Portata con la camica di forza al Grand Hotel, fece legare tre polli v1vi alle gambe della scrivania, esigendo che la camen~ra ammazzasse e cucinasse ;n sua presenza, e facendo prima assaggiare l'arrosto dal gatte. Be\'eva scio alle fcntane pubbliche, dtnttc un bicchit:re rubato in VatiCano. Sue fratello, il conte di Fiandra la npo:tò a Mi:amar, oscillanfe ancora tra una lucida coscienza del pericolo che minacciava il marito ed un rerrcre, un"ingord•gia, una d11hdenza, tet[amentc orribili. Pc1 sua cognata, l'lng:lica Regina. M.uia Enrichetta la \'Oile in Belgm, c r.el castello di Ten•ueren l'attendeva un pupazzo in uniforme, con la barba biooda, k du:orazioni, il bfrretto di Mass•miltanO. Bastò, lungamente, a rendc:rla 'felice: e quando ,SI:Ì. ntl 1868, la salma di Massimiliano, riporta·.a ou Eurcpa dalla NofJara, riposava nella .:ripta dc• Cappuccini, a Vicona, Grlotta gtocava con la sua cara bambola. Sòprawisse all'incendio del castello, alla guerra, alla fllOrte di '1Uanti, amici o avversarii, le erano stati ' 'icini. Moò a cttantasette anni, nel cas:ello di Bouchcut : lasciava una quantità di pastelli, che ho visto. qualche anno fa, in casa di un'arciduchessa morganatica. Sono dei dipinti dolcemente ir· reali dol'c tra morbide brume fiamminghe, s• acc~dono' fiamme ioarcse, i ricorJ t della Mcrte Messicana. ,.,.. d. c .1

.

e

CARLOTTA b..

(CONTINUAZlONE. DI I'AG . 268)

ERA PROPRIO EUGENIA di Mon· ijo ad incoraggiare il p•ogetto dell'•mpero messtc<>· no, retto da un sovaoo europeo e cattolicissimo, a bilaociue la crescente autorità degli Stati Nord-.Amei'ic-.uti. Fu lei ad assi..:uc:•.re apfOggic, >1d offrire aG:cglienze imperiali, in Parig~ a Massimiliano e Carlotta che si prepravaoo partire per il nuovo lmpero," tr:; fantasie liriche d i Messìcani chiacch;uoni <: podami \-ihtanti di Mcssicani esuli in Eu· ;c.p-.t, ignari di Juarez e di r;voluzioni.- Ma t'u ancora Eugenia a disiUudere Carlo' ta., che ne: 1866 veniva in Europa per supplicare N a· F( k coe lJI di rimandare le sue truppe al Messico: Eugenia pianse, ma c'fiutò, lasci~~•· do Carlotta ripartire, ansiosa, afftanta, in cerca di nuovi aiuti per il marito. Graziosa ancora, <:legante, pronta a sorride.re, se la s! acdama,.a, a discorrere spiritosamente del Messico ; ,·eotisei anni, delle grandi crinoline scozzesi, · ;ndicatiss·me per •l viaggic, una cuffie'ta su• capelli ra-:colti in treccie encrmi, e ogni tanto ch1amava il suo ciambellano, F~r dirgl~ ph>.· cidolmente, che sapeva di esse:: stata avvelenata dall'Imperatore Napoleone, con un'aran· ciata offertale. a Saint-Ooud. Scriveva al marito, in un tedesco scorretto ed amabile: · ~Tesoro mio diletto, anzitutto sto benissimo, sii tranquillo... Ho presentato a Na~leone l'ultimatum, ma non ho ancora gioc:~to con lui l'ultima carta... Se la cosa qui va, va anche a Washingtoo ed a Roma. Ti abbraccio çlal più prcfondo della mia anima »...:

a

RIVIERA i_IGURE Tutto sorride, in quest'angolo di lerr~ incant~ta, 1lluminolo eternamente dal sole e ove i giardmi sono sempre in fiore

S. REMO· OSPEDALETTI- BORDIGHERAPEGLI . NERVI - RAPALLO - S. MARGHERITA LIGURE- ALASSIO- PORTOFINO: p1ccole città, mo così straordinariamente belle

IN .. ORMAZIONI I

ENTI PROVINCIALI P:OR IL TURISMO AZIENDE AUTONOME OISOGGIORNO E TI,JTTI GLI UFFICI VIAGGI


sue. piti celebrate interpretationi " Venere Bionda,


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LA DUNCAN

LA B.ELLA OTERO ·

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t CO.VTINUAZIONE DI PAG. 271)

(CONTIN UAZION E DI PAG. !78)

ÀYEY A UNA MERCEDES azzurra, una delle prime,. a Parigi, e si era fatta costruire un tetto altissimo, che contenne, senza sciuparle, le sue acconciature dt asprì, le sue tiare di topazii. Abitava un gran palazzo ingombo di grossi mobili, di grevi tendaggi, con intarsii, dorature e damasd1: dovunque. Si era circondata di vecchie amiche sfortunate ed umili, che le componevano una corte ossequiosa e perpetuamente adorante: ogni sera in casa Otero, dopo la visita del finanziere maturo me aveva l'onore di mantencda, succedendo a ministri :! scvr.m t, Cuol:na, attorniata dalle sue donne, si p,-eparava ~d un pranzo. succolento, dc.ve il puchuo, ti piatto· nazionale degli spagnuol1, . acqutstav,\ proporzioni incredibili : polli, tacchini, agnello, fagioli, cacciagione, pimento, grevi salse: odorose, componevano medievali magnificenze, e Carolina, robusta mangiatrice, ne divora\' 1 tre piatti, facendoli ~guire da un gelato, da un caffè, riunendo così le tre passioni spagnuole. Gliene restava una quarta: e ballava, hallava ,come sui palcoscenici non aveva fatto mai, con sensualità e con furore, con grida, con brusche contorsioni. Le amiche la vedevano coprirsi di un sudore meravig1iosarnente fragrante, che le in<Oilava sulle spalle, sul petto, la veste leggera, e si avvedevano di non averla mai trovata più bella, questa cinquantenne paga del suo cibo, della sua solitltdine, del suo amore di sè. Nel 1918 si trO· vò un poco impoverita, non troppo, e si ci- · tirò a viveri! in Riviera. Aveva una villa, molti gatti, ur. chirurgo le aveva reso una giovinezza artificiale, che la rendeva diversa della Carolina di un tempo e quasi inumana. Ma era sempre molto felice, mangiava f111the,.o si prese anche un giovane marito, seguitò a ~alla re: forse balla ancor oggi, dopo pasti razionati, in una Riviera intristita, forse è morta, ignorata: non si sa. ,M. d. c.1

LA SORELLA Elisabetta rimaneva a Parigt, a Berlin o a Nizza o a Londra con le allieve della scuola fondata insieme alla celebre sorella, i fratelli litigavano, si sposavano, divor-liava· no, correvano anche loro d ietro i loro sogni di pittura o di tearro, salvo poi a riformare dopo quald1e mese o qualche anno il nucleo familiare. Isadora era bellissima, si dice e lo afferma lei stessa nel racconco della sua vita, sentiva di impersonare il genio della danza, e quando incontrava un altro genio la sua preoccupazione era di formare con lui qual· cosa di completo nella carne come nello spi· rico. E siccome il mondo è pieno di geni, Isadora ebbe moltissimi amanti rimanendo pur sempre un essere di estrema purezza. IJ corpo soffre, spiegava, il corpo decade, in· vecchia, si ammala, i denti finiscono per ca· riarsi, il dolore incombe su di noi, perd1è non !asciarlo godere appieno, questo corpo, nei suoi momenci più felici? M a and1è nel· l'anima soffrl molro a causa dei suoi amanti eccezionali, i quali, quando non ~rano dei geni erano ricchissimi oppure bellissimi. Lo scultare italiano era allora soltanto un bellissimo ragazzo, perciò lo pregò di renderla madré, ruttavia per l'occasione Isadora intravjde in lui un nuovo Michelangelo. 11 tempo le ha dato torto, ma già ella aveva soggiunro in un secondo momento che d i michelangio!esco egli aveva la figura, che pareva discesa dalla volta della cappella Sistina. Grosse tragedie l'avevano già provata nei suoi affetti più intimi: nella primavera del 191} le avevano riportato i cadaverini delle sue creature annegate nel laghetto del giardino. Per ·questo pochi mesi dopo d1iese allo scultore italiano, di darle un'altra creatura, ma cc-me abbiamo detto l'ebbe per poche ore. Nel 192 1 Isadora si recò in Russia, invitata dal gover. no dei Soviers che le aveva telegrafato affer· mando che i comunisti soltanto erano in grado di comprendere la sua arte dì danzatrice. Vi si rc:ò. aveva pre~s· a poco quarant'anni, e là conobbe il poeta Sergio Esseni n, g iovane biondo e di sana stirpe contadina. Provat? dagli amori e_dai Jolori, lsadora lo isolò in una torbida atmosfera di passione, lo cham· pagnc, il caviale e gli stupefacenti fecero il resto. Gli amami passavano lung he ore in stanze profonde, dove nè la luce del sole nè

LA DUSE (CONTINUAZIO.NE DI PAG. Z74)

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FREDESTlNAZIONI, armonie, affinità elettive, destinavano la Tragica al Poeta, e anche nei loro rapporti è difficile scernere l'impeto dal calcolo, la fatuità all'abbandono. . Eleonora Duse non fu solamente l'interprete ideale de; drammi di d 'Annunzio ma anche l'ideale interprete del suo s· ile, e' certi gesti, certi panneggiamenti, certe decoraz'oni della casa e del cuore giunsero direttamente da d'An· nunzio alla folla attraverso Eleoncra, permettendo ad oneste borghesi, di scoprire raffinati tormenti. Perchè Eleonora soffrl moltissimo: il dist:u:co da d'Annunzio, il libro di lui, quel « Fuoco », che minutamente narrava la loro vicenda,· una minaccia di cecità, l'avvicinarsi della vecchiaia, una durevole nevrastenia, al-, lontanarono, per die.:j anni, Eleonora dalla scena: ci tornò nel 1921, recitando la «Donna dei mare l>, e recitò senza trucco, con i capelli interamente . bianchi, tra un generale deli rio. Per qualche tempo ancora, alternò le recite a periodi di riposo nella sua Asolo : poi .m dò in America, stanchissima, malata. Morì a Pittsburg, il 21 aprile . 1924, e fu sepolt~ ,td Asolo. cM. d. c.1

j

del . 1 5 settembre 1927: « Ieri sera lsadora Duncan uscì per una passeggia.t a nella. s~a aucomobile da corsa. Ma la sc1arpa eh essa portava :11 collo, trascinata dal ~eoto f~ a un tracro presa nella ruota posrenore e v1 s1 avvolse. Senza poter chiamare aiuto nè fare un gesto, Isadora fu stretta cosi violentemen· re da soccombdie quasi subito strangolata. Ma la sciarpa seguitando a [Ìrarla indietro, il corpo fu sollevato e· cadde sulla strada deJ· la pl'omenade des AnglaiJ. La raccolsero irriconoscibile, coperta di polvere e di sangue... » [N. C.)

MATA HARI (CONTINUAZIONE DI PAG. 179)

PIENA di un fascino misterioso, distruttore, el· la era Mata H ari «donna fa: aie». parlò molto di lei, della straordinaria s~a arte di clanzatrice, e del numero incredibile di uomini che Fer lei si erano rovinati finanzia riamenre poi venne la guerra e l'attività di Mara Hari Cdt~biò c.aranere .. Beninteso ella era se~pre ~gl1 occh1 d t mtt1 la bellissima danzatrice la bellissi~a cortigiana, ma nell' ombr.t ope:av,, m tutt altro settore, al serviz.io cioè delle aucorità germaniche. In quesco petiodo le ca· pitò un'avventura ancor più straordinaria eh·~ non quella di essere diventata una spia: conobbe cioè un ufficiale ru5so ricoveraco all'o· speJale di Yittel e divenne perdutamenre innamorata. Fu questo forse l'inizio del suo smarri~ento, poichè come avviene per rucri 1 cuon m amore, allora solra.nto Mata Hari divenne più ten.era, cordiale e propensa alle confidenze. Prima di ciò nessuno avrebbe po· tuto pronuncrare un'accusa nei suoi riguardi lo stesso llllelligence Sert;ice che aven for~ mulat? qualche sospetto, pur sorvegliandola e pedmandola non aveva potuto scoprire oessuna prova della sua attività. Anzi, di fronre al pericolo, Mat.a era subito corsa ai ripari, 'era divenuta l'amante di un personaggio mo lto in vista del Ministero deg li Esreri francese, aveva dato altre rappresentazioni a gran successo e infine si era fatta infermiera. Chi avrebbe mai più potuto sospettarla? Le fu allora messo alle costole una mnccente fanciulla col compito di divc-nime l'amica intima: Mata H ari non fiutò il pericolo, que· sra volta, si abbandonò alle confidenze, cuore innamorato. e confessò di lavorare per la pcrenza nemica. Non fu facile riunire le prove per il suo :uresto; per <Hrivare a questo ci i rumori del mondo potevano raggiungerli vollero mesi di appostamenti, di vigilanza per i pesanti tendaggi e i soffici tappeti : il minutissima seguendo i viaggi che la balle· bellissimo efebo, la sirenata baccante che rina compiva tra l:t Francia, la Spagna e l'In· aveva danzato fra i colonnati del Partenone ghilterra, e minure perquisizioni nella casa. erano ora una creatura sfiorita dal gesto ienei bagagli, nelle sue stesse vesri. Fu arrestata finalmente, il processo si svolse a Parigi il ratico ::he si aggrappava disperatamente alle ultime speranze di amore. Poi si sposarono 24 e 25 luglio 1917, dopo di che il Pubbl i~o e partirono insieme. Essenin seguì lsadora Ministero chiese la pena di morte. La rnarnelle sue tournées in Europa e negli Star! rina del 1 5 ottobre, pallida, rassegnar~. av· Uniti, pieno di nostalg ia per il suo paese, volta in veli neri, bella al punto da far sus· la campagna russa e la vecchia casa: sultare il cuore di quanti J'accompag~avano, Mata Hari uscì dalla prig ione di Sa10r La· Oh. patria mia. t .ora zare e si diresse verso il palo g ià prepar~to 1 felu·e e senza Jc~mpo. plotone la. prese d1 m1ra . . , . [' . , b /1 per 1 CSCCU2:100C. 11 N11II:J e nug rore e pru e o aie del comandante fece fuoco, ma . h. d . e a1 sego d l l dei lrtor ocr 1 r mila a. ~ solo colpo la raggiunse trapassan o e 1 . . · • , ~ _, Il' : soldato la Ma d1vorz1arono presto : Essc.un corno :,;:J!}Jore: quello sparato ua uo co o cui mano non aveva cremato. (N . C.l Russia, si sposò una seconda volra e nel cembr-e del 19:?5 si ~uicidò in un albergo d ~4,~ RIO GORJIESIO ' Direttore respon .-abile·· VITTO . olli & c . . aoMA Leniogrado. La fine di Isa dora f u cOSI• .na~> "'~ .~f: _

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RIVISTA OU l N DICI NAlE AN NO 111 ·N. 11 - ROMA 30 G l U GN O 1941- X IX ESCE il l!> E IL 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E RECAZIONE Roma Cirr• UniverStlaria- T.. lelono 490-832

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1: r:e:-:cralo "feoooro Lech t

Il qcnera!e Domentco Ptno

®1111 n~~IIJllllmu u~ rnw~~ lllll ~1111110011~ NELLA PAGINA forse più geniale di M:t:>simo _d 'Azeglio -- quella scena dei« Miei RIcordi» in dialeno piemomese, .che si svolge: in un vecchiq pai'\ZZO di T orino nel 1820. compart; un reduce della campag na di Russia, tratteggiato così: «Capitano marchese di Rubiera, già maggiore del l8" Dragoni, eh~ ha perduto un grado come tutti i napoleonici. Per poter perdere questo grado in Piemonte avev;t dovuro perder prima mezza spalla in Spagna e due dita rimaste nella neve della Liruania ; nè aveva mai capito come le due p rime pcrdire dovessero aver per necessaria conseguenza la terza. Quaramatre anni rlopo non lo capisco neanch'io ». E' la cronaca e l'umorismo. Dietro la macchietta vi è però la tragedia· e l'epopea. L'esercito italiano, agl1 ordini del vicerè Eugenio Beaulurnais, assieme a due corpi d : bavaresi, costituiva il «centro » della Grandt: Armala. Esso comprendeva la « Guardia Reale Italiana >>, comandata dal conte Teodoro Lcchi, bresciano, due reggimenti di cavalleria

~~ cc!onnollo d.e t cocc!oton Antom o Bcr.r:-"

P'~ante (Drlgonl Re.ll t· Oracon1 ,Jell.l Re~1 n.1). un:~ diVI~Wnc d1 FantC'rl.l..tj:ll ordmt dd ,~:c:ncrale Oomemco Pmo. milan<·":· una bn j:ata d t cav.tlleggcn, un rq.:glmemo di wan;t tien, qualche reparto del (,cmo c: una buon.• Anigliena con 58 cannon1 : un complesso d: 27.39 7 uomini e l 0.000 cavalli. 11 23 giugno Napoleone passava iJ Niemen e faceva il suo ingresso a Vilna, capitale della Lituania, fra l'enrusiasmo dei polacchi. L'esercito russo era comandato da due generali: il Bagration, moscovita fervente, entusiasta, semp re voglioso di anacrare ; il Barday de Tolly, di origine tedesca, un tattico netto e metodico, convinto che la Russia avrebbe vinto srando sulla difensiva. Il suo consiglio prevalse : i russi si ritiravano, bru ciando tutto sul loro passaggio, e non dàndo luogo che a brevi sanguinosi scoocri. Persino Smolensk. la vt;neranda fortezza, che tanti assedii ave\'a sostenuto nel XVI e XVII secolo, cedette all'invasore dopo soli tre giorni di resistenza ( 16-18 agostO). Ma Napole<.>ne non era contento. Egli. che aveva spera w di schiacciare il nemico in una folgorante decisiva battaglia, ~emiva di essere « l~ascinato » nell'interno della Russia, e si accorgeva con terrore che la Grande A,.,n.:ta, nelle marce interminabili, lontana dalle basi, mal rifornita. minata dalle malattie, pareva fondere a vista d'occhio. Dal Niemen a Mohilef,· quasi sen · za combattere, essa aveva infatti perdutO l 00

1: cotonne llo di fon teno fra·nce-sco Bore·

md.t uom1n1. L1 'ol.t divtswne f>mo, d.t uonlln 1 era n dotta .1 ~ .000 Ippurt' l avanz.u.1 conunua. N~.:an<ht la mi• l.< b.magli.l d1 Borodino cht 1 f r;tncc,1 d11anurono <<della Moskova >) dm e, m parri quasi uguali, rimasero sul campo 70.000 combattemi .e Napoleone come Koruzov (il . vecchio popolarissimo generale russo, che lo tsar Alessandro l aveva finalmente messo alla tesra del suo esercito) gridarono al mondo h loro vittoria: e invece non fu vittoria del Russo, che dovette retrocedere ancora, ma neppu: re di Napoleone, che solo ne v(;(Ule irresistibilmente proienaro su Mosca. Mosca: altro ingresso solenne, altra parodia di vitroria, in realtà inizio della ritirata, con turte le sue nuove inenarrabili sventure. Nell'avanzata sempre gli italiani avevano compiuto brillanremenre il loro dovere: a Velij sulla Ovina, dove fu ferito il « cacciarore » Benedetto Giovio di Como, l'amico di Ugo Fostolo ; a Bie~oi, dove J'u• cavalleggeri, composto rutto di piemontesi, comandato dal ventiseienne colonnello Casabianca, ob· bligò una retroguardia russa formata da due reggimenti di cacciatori e da otto squadroni di ussari a riparare dietro la Drissa (purtroppo del suo eroismo il Casabianca resrava vittima!). E a Viazma il coionnello de11'arti,.;Jicria italiana, Gaetano Millo, torinese, marciando all'avanguardia del IV corpo, enuando nell'acqua sino a mena vira, piantava in faccia 303


l!ani e il colonnello Boutorlin, aiutante ddlo z.u scrisse nelle sua opera sulla campagna di Russia : << Non possiamo fare a meno di confessare che il combattimento di Malo-Jaròslawetz fa il più grande onore alle truppe dd Vrcerè che sostennero gli attacchi ampctuosa dei Russi con un valore ed una costanza ammirevo le ». Ed u n altro scrittore militare il Bermingsen, sempre assai parco nel ricoooscere il merito degli a.vversari, notò: «la Guardia Reale italiana fu particolarmente impiegata in questo macello ed essa perdette la più g ran parte della sua gente. La città fu p resa e n presa und ici voi: e durante la giornata ». Il corpo dei coscritti, in ricompensa del valore ~pi egato durante la battaglia ottenne dall'Imperatore la denominazione di Cacciatori della Guardia. Sedicim.ila italiani batterono ottantamila russi. Intanto il ritorno era fatto sempre più arduo Jal freddo, d alla fame, dalle conrinue aggressiono Jei cosacchi. CadevaRo a migliaia i soiJat o ,fino t i d alla fame e dal digiuno; la stra· da per cui passavano i resti di qut;lla che era stata la « G rande Armata » era un immenso cimorero, e dove la sera p rima era stato un bivJcco, J l ma ttino erano srriscie circolari di ngod i cadaveri ~ttorno a un muccltio di cenere Si era sperato in un breve riposo a Smo· len\k. mJ non fu concesso. Invece il 16 dJ. <..t:mbre a Krasnoi nuova battaglia arrendeva quelle larve d o uomini. N apoleone e la sua Guardoa e rano appena passati, cile i russ1 ag· gr<'discono le colonne in marcia. Primo a ~­ >tener l'urto è un cori:<' misto di francesi e

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T .d nunoco ti pr~mo palo Jo un ponte.: per tra· :!,-· •• port.tr~ , ,uoo ..:.tnnono Am lK ~ "vro, " l tnu 1~ :.· br~llò ii 'almt: Jc.:l-'1' ttJloJnt. Glo uugiiC·rt ,:el ._,. .olonndlo Mollo << da nJo prova do ordonc. ,lo c s.HCC"'Lta, d1 .tfll,)uno ~cntuncnto n1duarc >> "" ><:gutte con on.tppumabok prontl:u.t tutte.: IL m.l!lOH<.\ .lj'CI\dno l'altacw, mentre ti Il ' · t o! C>l" do Ione.<. tOmpo'u do ,olo I!Jlo.mJ, f., . ·endo .tito ,,,uofino do ,f:. ,. lanu.l\',mo 1 .,. 1111 su due r~done renure ,bi russo e con ,;r.!· 'e olocausto dt rru ppe c do ufficiali le occupavano. << A v.lnll, .tHmo, bravo pief'(luntt:>t: date nuova giona al ,·ostro nome! » g r~d.tv ·' Jt nomi proJo il generale Logthamp, menm: nel natìo dialetto lo esalta\ J e mcitava ti ul· lonnello piemontese Gaspare Ji Bellcgarde. Ma le pagme poù iosog ni g li italiani do, evano S< ri\'erle sulla vra del ntorno. Sulla collina d1 Malo-Jarò~Jawetz 1 russi so erano salda mente ompiantati. risoluu a c:JiuJere ai napoleonio la strad a di .Ka louga. Quando ol vice rè d ' Italia vi arrivò ( 23 settembre) alla resta d ella Guardia Reale, già cr.t ompegnata la battaglia. Subito l'artigli~ria italiana- e i reggimenti del generale P ino f urono gettati nell'azione. Impavidi sotto il fuoco nemico, puntando e sparando colla fredda calnu che ~vrebbero avuto in un poligono. a nostri artiglieri contrastano i cannoni nemici e li riducono al silenzoo. Si avann la 1· brigata, condotu dal Pino in persona e dal generale brigadiere Fontana, mentte la 2' guidata da un prode corso, al generale l.evier,

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prtnde d o hm,o l'.tltura Ncll.t ntt:o .1 lun.co ,\ lunt:o ftnc la mosdua. i: un ,omb.tttonKnto corpo .t ..:orpo. è: un Suùeder>t do pro..h,t::o do 'alcrc. <~Jet! ir.lldlo dd gc·ncr.tle P mo, udt d Lencr e d <apot.mo Font.m,t. .\lu:.mte J o umpo Jcllo LIO. L.t ,.;ena .tlroLc:. grandoos.t ~~ wolge tr.t o ba.cltoro ddk lin_gu<: .lo l oOLo. -\11 · d~t: Pmo, ieroro ropetutamtnte, de' c: Ltden d wnundo .d colonnello (;altmlx-rlo. l ntJmu 1 r.ttUJtoro, .C'"d.nt J.tl tolonnello Pcra!Jo, ' ' nuto J o ronr.dzo. >1 J.!l1t.tno 'u' russo. L inrr( poJo Pcr.tldi, .tll.t tC\t.t Jd rc:,~:guncnco, W' da <<Non 'f>"'.tCe. <acCtaton ~ L'arma ,\elo.. l;u.trdi.o. t la baoont:tta: All.t b.uonetta, it.diano' » Solto d formodabile urto 1 russo tndic· trcggoano m disordine. Ri prendon o la lotta all'.trri \ O d o frest hc truppe... M ocidiali. terribilt , tOmoattomenti durano sino .ùla sera del 2-1 : ma 9uando so a..:cendoqo i fuOt h i per temperare o! ,gelodo s<·reno <<le .6amme illumonarono le bandoere tricolori deo reggimen ti ital ici che ; nostro .ùtieri ,,,e,·ano r,iantaw nel suo lo comi' ' sogniferi del l'antica Roma usavan piantare le aquile >> ( Gene rale O. Guerrini). « Le trup· pc Italiane - g mdicò p1ù rard i il geneule francese Rapp - s i c~rirono di g loria. Questa giorna(a di Malo-J roslawer:z d eve dall'armata d 'Iralia essere se l[ta nei suoi fasti ». Il De Laugier, racconta d 'aver udito Napoleone dire a l vicetè all' indomani della battaglia: «L'onore di cosi bellà giornata appartiene tutto a voi e a1 vostri l>ravi italiani », e questo gmdizio egli consacrò nel Bollettino. Persino gli scrittori nemici parlarono con universale amrrurazione della condotta ~li lta-

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di ttaliani dle tent.l. resiStere poi cerca un punto d'appoggto in una boscaglia. Lì sostiene un assalto e lo respinge; richiesto di arrenderst, formò invece un quadrato; il quale, d'improvviso, lanciandosi tn avanti, tentò rompere il cerchio moscovtta. Tant'era l' tmpeto ero:co che ,; riuscì, lasciando però moltt morti sul terreno. Intanto al grosso del IV corpo era sempre chiusa la strada.. Si combatteva, ma la resistenza russa appanva invincibile. Allora il Beauhamais, mentre il combattimento durava, pensò dt sferrt~re all'attacco uno scelto manipolo di gagliardi; e chiese a gran voce chi volesse tentar~ la prova inaudita. Fu allora che st fece tnnanzi Cosimo del Fante livornese, capobattaglione dei coscritti della Guardia. Tosto altri duecento prodi, tuttt italiani, st offnrono di accompagnarlo. Epico fu lo scontro, ma \'ano. Eppure non uno retrocedette, tutti preferirono morire. Cosl riviveva in epoca moderna l'eroismo di Leonida e dei suoi trecento. Domenico Guerrazzi ne celebra la memoria. Alc~e ore dopo, favorito dille tenebre, il vicerè ciusciu ad eludere il nemico e si rtcongiungeva a Napoleone. Nella campagna di Rdssia il 16 dicembre restava designato col nome dì «battaglia degli eroi ». Il passaggio della Beresina, sotto il fulminare dell'artiglieria e della fucileria nemica è l'episodio p:ù tragico della grande ritirata; non ~ però l'ultimo, chè anche la marcia su Viloa prosegue tra sofferenze inaudite e sanguinose scaramucce coi cosacchi. Eppure anche Il si rivela q~ traccia d, quello spirito di disciplina, dt quella rrup-ziale prestanza <he caratteriZzava le belle truppe di Ptemonte e d' ltaha. Così ti colonnello. Gian Maria Narboni cercava riordinare gli avanzt dei suoi ·Dragoni della Regina, mostrando costante interesse pei superstiti e assistendoli con paterna tenerezza. Così i cavalieri napoletani comandati da Florestano Pepe e dal colonnello CaraccioJo di Roccaromana,. chtamati a scortare l'tmperatore dei francesi, indossavano fa grande uniforme, che avevano conservato fra quelle larve di soldati truccati •n tutte le fogge ptù strane. Il 28 dicembre gli italiani giungevano a Marienwerde. Era la

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fine delle loro sofferenze. Ma dei 27.397 u~ -~ •'·~~~ mtni partiti sei mesi pnma, poco più di mi!- • le ritornavano. Pochi erano prigionieri, gli ;" altri mancanti tutti periti in combattimento o sulla via del ritorno. Quanto ai diecimila superbt cavalli fomit i dall'Italia non uno tornò. Ma il bilancio di una guerra noo si fa conIando i supemiti. Dalla campagna di Russia gli italiani riportavano - sperimentati e cemcmati col sangue - esempi di sublime ~loi<tsmo, forte tirocinio di virtù militari, e quella coscienza <kl valore italiano che consenti al nostro popolo dt consegUire il suo Risorgimento. Quasi simbolo di questo ideale resoro essi riportavano anche le «aquile». A Parigt, prima della barraglia di Austeri:r.z. Napoleone aveva solennemenre consegnati) al generale Lechi gli stendardi dei reggimenti del Regno ltalico, cui sormootavano le aquile tmperiali. Soli della Grand~ Am141a questi Stendardi, af6dau aglt italiani, furono riporrati in patria, msegne ~oriose intorno .1 ognuoa delle quali si stringev.ano 50 o 60 • spetrci coperti di stracci che era quel che restava di un reggimenro. In una scena indimenticabile i vererani, sptccari dagli stendardi le aquile, le affidarono al generale Lechi, che, gelosamente CUstoditele durante gli anni della dominuione austriac:~, le rimetteva a Carlo Alberro all'alba del '·18.

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Lt\ SERA del ìO .1gosto 191'1 l"a11n:tt 4 o.id russo Samsonof. dopo cinque gtornt ,t, lo:ta, era completamente circondata <: fran. tu~ata. L' invasione della Prussia Onentaie. t~tztata <on tanta sicurena c orgo,Q!IO si era n'cita 10 una dtsfatta <ui .glt stori<.t dt domam non rro,·eranno che un t onfronto da po~le ac.:anco, quella romana di Canne S.tmscnof. \aloroso soldato del resto. quella sera ha d?' uto pronunciare le dure parole di ogni ,,onhrta d « s1 salvi chi può » cd è nmasto •ulo con pochi ufficiali, dieci in tutto, del suo '.110 maggiore. ·Essi si sono strappati reCipro' .l mente. per non fa rsi nconosccrc ì distinti'"i ,jc( .~rado c le ~.k...:orazioni. 1 gal!o~i d'argento

,L'~n~rale

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campagne della Prussia Orientale». A Stallup<men e a Gumbinncn (20 agosto} i tt'deschi dopo valida resistenza venivano sopraffatti e costretti a ritirarsi verso Koenigsberg. La situazione si faceva più seria due giorni dopo allocchè il confine \'eniva superato . anche dall'armata di Samsonof che, avanzando perpen· dicolarmente alla prima, minacciav~ di recidere in due il saliente della Prussia Orientale. A. Prittwitz, comandante dell'VIII• Armata tedesca, non sfugge il pencolo, anzi lo esagera. poichè temendo di essere preso ~Ile spalle o rdina d i disporre d' urgenza il ripiegamento fino alla sinistra della. Vistola. Ma due g iorm dopo al Quarrier Generale deii"VIll' ArmltA giunge la notizia che con un treno speciale viaggiano verso la Prussia un nuovo coman· dante, il . generale H inden burg, c un nuovo Ctpo di S. M .. il gen. Ludendorff. Von Moltke comunicando a Ludendorff la nuovJ carica scriveva : « Vi è imposro un gra,·c compito, più gra,·e forse della conquista di Liegi. , on conosco altra person~ in cui io possa :~,·er fiduci.1 pari a quella che ripongo 10 .-oa. Forse ' 'oi potere ancora sah·are ta situazlv!'\e neii"Esr... ». Oafficilmente nelb storia di ognt guerra si sono trovati ~ue .:api .1 colla·oorare strettamcn:e insit.me e da così d t\'Crso temperamento. Ed è questo un caso r.trissamo 'in cui l'uno abbia poturo ~sere al complemento dell":•ltro. in un.1 perfetta compenetrJZione. La lucidissima e fredda intell~genZJ da Hindenburg può-com· pletare quella più a rdara c ri)chios:t di Luden·. dorff che a mille cnilometn di dis:anza per· cep:sce nettamente la situazione'. elabora un piano, dà disposazaon 1 c rie.ce a capo,·olgerb. Il piano H indcnburg· LuJenJorff apparirà ~i critiCi · eçtremameme semplice. Cosi semplice <hc: ancora una volt,1 ~arà in,·oca:a a giustifi· care una grande vattoria la buona fortuna. Pri· ma sarà l'arm.lta ùi Sam)onof, la più temibile, a cadere colla classica manona dell'ac· cerchi amento; poi quella t! i Renncnbmpf. Ma nella bauaglia da TJnnenberg non fu solo l.t fortuna che si schierò dalla p.me Ji capi piu mtelligenri e :udau. n giocarono altresì tuni quei fatton che sono cs~cnziali ad ogm ,·iitoria. L'l apitl1tà colla yualc !"enorme impero degli Zar avcv,t potuto effettuare ta mobilita· zione e ra rius.:ita .1 meravigli a re i più sce:tiCI. .mche se la sorpre-sa fu di breve durara. Ma ~ le 'pallanc, dae na~wndono in una pinola allorchè i due eserciti sa trovarono alla fine los,a. pruna ,Ji inizaare la marcia nel bosco di da,·,·ero di f rontc allora solt.1nto si ,·ide qua n· K,tltenborn nl"i tentauvo di r•ggtungcre tl terto l.t guerra sia poco il tozzo bruto di due n tcno rus>O. ~te>t J,, <a,·allo sono ~.ost rett1 a masse an·erse. Quanto insomma prevalg:1 su d1 nurciJrt tr.l ,cro' a,~;!, 10estricabdi e 10 una una natura prunitiva e quasa selva~ia un.t oscuntà profonda 10 fil.t •ndiana .:oll"aiUtO di più alta e organizzato~ civi!·à. umana. una bus,ol.t Jandosa da tanto tn tanto. la \"OCe La modesta vi ttoria clt Gumbinnen è serviu per assa.:urars1 da c,~ere ancora nmi. Dopo al><>ltanto a porre in uno ~tato di profond~ cune or<· ~ono nma;.tt infato sohanto sei. fin · euforia il generale Rennenka.rnpf cui il ma rag· thè ad un altro appdlo. lo ste--so Sam,onof ~io eli K oenigsberg ri,st"e a togliere ogni altra \'lene .t mancare. O,cni ricerca, ogni ritorno \'Ìsione ed iniziativa. Nulla mfatci egli sa del su1 pro!' rt p.tssi l- nu~cho 'ano. Un soldato di nc:mico che ha di fronte; null.l di Samsonof .rtiglieria r.~rcomò poco dopo da .werlo incon· che ha quasi di fian:o. Koen igsberg non è trato 'eduto nel bosco. stanw e qu11si .1llucina· mclto lontana, ma egli non ha al coraggio da to. çi era la~taro !><Hreggere .mcor.t per alcuna avvicinarvisi e di occup.ula. Di quesra sua in· .. pass1, qutndt " era 'e<luto di nuovo. e .lbbancertezza e inerzia a l'profitta H,indenburg il quaJonato alla hne tomrleramente dalle forze, le con pericolosa audacia ritira le rruppe dal gli .wevd ordtno\tO da proseguire da solo. Ri· fronte di Koenigsberg !asciandovi soltanto un chaamato da un colpo di piswla il >Oidato erl sc:tile ,·elo di ca,alleria, e le ammassa centro tornato 1nJaetro c lo ,\\'C\',1 tro,•ato morto. !"armata di Samsonof che annza a rditamente. l tentocinquantamila uomin i di H indeflburg Il matti no del l 7 agosto la )·' Armata russa al sono ora di fronte ai cenronovantacinquemil3 comando dt R~nnenkampf ,·arca\'a al confine di Samsonof. Questi che ha a sua disposizioJle « precipitandosi come una tromba devastatrice quattro corpi d'annata e mezzo ordina lo schie· sui piccola "illaAAt e sulle tranquille civi!tssime

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ramento lOn Jut torp1 al ctntro t du~ Jl fu.nchi ;t mezza g1ornlta dt marna ptù .t.ldH:tro Il 23 e 14 agosto le truppe: del tentro hlnno d pnmo 's.:omro col nemico ~ul fronte Michalken-Franktnau-Orlau. Dopo una lottl accanill i tedeschi sono costretti a ritirarsi in direzione nord-ovest. S.unsonof tmOOl danzito l.t insegue m;\ sen2.1 cuu.rst eccess•nRJentc dei fianchi che st dtstanuano c~ì sempre: ITUg&iormente. l Russi ripetono quas1 ali~ lettera l'errore dc1 Romani a Canne che« farlo piegare il centro di Annibale, sì incunearono con le loro masse compatte, ma. stanche dello ~forzo comp:ulo, in mezzo allo >ehte·amentu ca.rtagmcse. le cui 31i, tOmposte di truppe Cre-

,rhc h ,tnnscro in mezzo anntentlndoli » Il g10rno dopo Samsonof sicuro della ,-ittoria, (erano caduti nelle >UC mani molti pngionieri) cambia,·a la diretmct"" ili marc1.1 precedeme:mentc· stabilita puntando ptù a nord-ovest tra :\llenst<.in e Ostcrode <: spostando il VI corpo ucll .tla J~:str.t io postztonc eccentrica, nella reg 10ne Bt><hofburg-S<:n!>b.Jrg. Il 26 agosto la situazione era gtl c:tpo,olta nettamente in fa• vore di. Hmdenburg. <Ome egli l'aveva voluta e prevista. Arresratt 1 corpi del centro contro una muraglia di ferro t· di fucx:o, il VI corpo 'eniva at~accato. sopraffatto e respinto oltre Bischofburg, mentre ahrettanro si ·ripeteva con quello d1 sinistra (l ~.:orpo d'Armata) ricacciato a Sud di Sold.w. &:operte le ali ti grosso dell' armata dt Samsonof era condannato al

wmplew agg1ram~mo. E' solranro nella tard1 scr.1 del 27 che Samsonof il quale commettett· do un gr ,l\ e errore si è spinto col suo stato m..tggtore fino alle prime lince del centro, ha notizt..t Jd!J ritirata Jei corpi d'ala. Forse a quell'ora potrebbe: antora tentare il sah·amcnto dell' arma:a ordinando un ripiegamento. m;l perde· tempo e quando a oò si deCide, nel pomeriggio del g 1orno dopo. è troppo tardi. L'un~ dopo l'altra k ,·ie di npiegamcnto ven· ,!(Ono chiuse da Mackcnsen, ,·on François, von der Goltz, ''On Below. Verso le 7 di sera del 29 con l'incontro Ji due corpi d 'annata tedescht a Villemberg l" anello è definitivamente chiuso. I russ1 incalz.1t1 dappertutto han lOmbattuto con un furore mnedibìle neUa ricerca dì una v1a Ji scampo finchè presj dalla dispe· r.1zione al sopraggnmgerc della notte si abbandonano « all'irreSIStibile btsogno di sonno nel· la traditrice oscurità della foresta ». Il ~O agosto il dramma dell'armata di Sam· sono f era finito. I tentattvi ripresi nella matti· na per aprirsi un varco non dovevano che aumentare la grande ecatombe russa. Pochi uomini poterono sfuggire: 90 mila prigionien, tra i quali due comandanti dt corpo d'ar· mata, 70 mila uomini tra mort1 c feriti.

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L vttrona di Tannenberg aveva persu~ il comando tedesco, se pur fosse srato necessario, che la disparità del numero è un fauore tun'altro che decisivo nell•es•to della lotta allorchè manchi la prep;uaz.ione tecnica negli uomini, la coesione rra i diversi repanì ed unità, un polso valldo ed una mente .luci!U in colui che li guida. Il comandante in cap<' deUa l e Il armata russ.t, il generalt: Giliruky. « il cadavere vivente » come (o chiamaviJIO.


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si era momato profond.tmc:ntC' ineno. Troppo lontano cl.d rerreno. o non era in;er\'cnuto, o avt:v.t a~iro in rnoJo intempestivo e contr.tdd~torio con un risultJIO .tJdirinur.t · Jisa.stroso. ·Rt:nnenk:trnpf. Jopo il successo iniziale. er.l rim.tSto al Jo~ono del suo compito. Glo uomino, che pure avev.tno sJpuro comb,urere ardorameme, una volta ~opr.1-ffJtti. erano stJII facdi Jllo !><.Or.tmento e nc:lrimp<lS,Ootbilirà d i riprendersi. L1 forrun.1. 111tine. a,-e,•J dimosrr.t10 .tnrora ul'la volta dt t-s~ere dalla parre degli aud;tc1. Dalla p;tm· osst,t do Hllldenburg-Ludcndodi. l qual. non e>lfarono un momemo a ri,olgcrsi contro <.JUella l Armd ,,· t he aveva iniztato l.t guerr.1 vinono,.lm(:nte l tedeschi infenori di numero della meta, m.t tt-cnic.tm<-nte ~o:nz.d p.~ragone surerhlfl. ora avevano anche l'inconrentbilc: ebbrt-LZ.I Jt una gr,tnde viuoria. E a~salt rono Renm·nbmpf frontal mente .:on :re (.orpt d'Armata mentre col re~to delle forze rentavdnO un d~ir.tmcnto dalla parte det Laght M.ISuriant. f:rd il selle set cembre: dopo Jue g•orni di lotra acc.tnita, manifestando le ste<sc· defiCienze, i russi veniv,tno sopraff.llti cd erano costrt:ttt .t ntirarsi. Un piccolo reparto eli cavalleria rede,ca con una bartena di cannoni dense dcll.t ,-itroria pcnetr.tndn decisamente nello schieramento nemico .tttraverso un.t I.Kuna indifesa e occupando la st.tz.ione dt Gumbinnen. Renncnkampf cernendone tmpedite le comunica:ziom tra· il <~to rsernto e ti cerntono naztonale, non solo affrettò i tempt della rittr.tta gene rale, ma perduto ogn• dommio dt si:, Jbbandonò il suo ~tato maggiore, corse· all.t frontiera russa e ~i rifugtò in Kovno. Fu un miracolo. dovuto al valore singolare dt Jlnmi reparti. se ai Laghi Masuriani, non si npetè il disastro di T :mnenberg. Il groSS<I era nuscito J ripassare il Niemen. anrorcht- le pcrditt fossero state

gravissime. Il 13. il gr:tnJc· cid o orcracivo er \ compiuta, l.t Prtts~ia oriemale al sicuro da un.• completa inva~ione.

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Li b.tttaglia Ji Tannenberg, t hiamJt.t tosi J.tlla località donde Himk-nburg dat.n•a t suo• ordini durJnce lo <voiJ:!ersi dell'azione. produsse nd mondo un'enorme tmpressione. A parte i! i.tUo, d! ~;rande import.tnza, C"hc ''c·ntu climtn.uo per sempre ti pcnwlo dt una im.lstone della Germania eia parte dct RuS>t c che due forti>s•mc armdte 'cni,ano po•!C fuori tombdttimento con un' usura dt .?50 mil.t uomm• fra morti, ft'riti e pr:~iomen. il colpo al prestigio militare russo e alla sua postztone :.trlte~ica erJ stato tale l he. te le trJC<e dt tale colpo non poterono essere un,ell.tte tn tut J la dur.1ta della cuerra » Aveva infatti n~n saio . nvel.tto due ,~:r.mdts­ simi capt attorno .ti qual. St sareblx· JXII s,·olp tutta la grande guerra. n;~a Ja· .t l.t misura precisa di due imperi. di due di,ersc civtllà. intanto la leg,!!cnda del « rullo ..:omprc$sore » veni,-J clamorosamente smentita. E gli errori che in tutta Li lOndorta russa si erano mani festati fareY.u~ sv.mtre fin dall'inizio delle operaztoni qualsiasi speranza su un apporto de(ISÌ,·o. ai fini delb guerr3, Jdla potenza russa. Da una parte un esercito gutdato da •api prepar.tttssimo wn una loro dottnna m!lit.trc solida c prcCt~a. un orgamsmo che nsponde'-." .1d ognt nc'\:essttà nei suoi paù minuti part•. colar~: dall'altra uon1m, ,-alorost si, ma- S<-nu la nac-ssaria preparazione .td una guerra moderna. senza il genio dell'organizz.uionc. stnza sptrito dt inizi.t: tn. senza la tiduct:t rcoproca, nè dei loro gregari nè det pr~pn su: periori. Anche a Tanoenberg, come tn ognt sconlitt:t, aleg,!tiò lo spettro del t·adtmcnto.

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pope 11.1$$0 bone<ltço , aolàau pruno della bat· taglio dt Tannenber9

M.t Rennenkampf fu condotto al disastro sta dalla sua incapacità sia dalle condizioni ddl'esercito che comandava. pletorico al punto che il nurr.ero annullava ogni possibilità dt raptdi mo,·imen~i tanto più g ravemente quanro più alle spalle aveva un paese arret rato e qu.tsi in.:i,·ile. Nt: pote,·a ,-alere l'eroismo per-anale di San1sonof cui mancava la contropartita eli una vi~ione chiara delle insosriruibili e-sigenze che . ogni (apo dC'\·e avere. l'essersi portato quasi nelle prime linee del centro glt tmpedì lo sguardo sull' insieme Jell' azione· frantumando in 'tal modo l'und nece-ssaria. lasciando che ognt corpo d'armatJ agtsse quasi per conto proprio. « Se si vuoi ricercare esa tramente. scrive un insigne storico militare tedesco, a cht spetti il principale merito di Tannenberg, bisogna tener conto anche dell'azione dell'awersario, i cui errori soltanto hanno reso possibile runo il no<tro succe..;so » · Ma Tannenberg non è rimasta soltanto •l prototipo di una classica ma~ovra. E_' ~i~ast_a ,dtresi il s•mbolo della pc..'"Uhare gentaltta m•litare di tutto un popolo che si manifesta net suoi capi e nei suoi soldllti. Semplicità di r~nee nella concezione, ardire straordinario nella esecuzione senza pre,·alerc )lll freddo ,akoio delle proprie ed aJtru t possibilità. Una uottrina che sperimentata sul <arnpo Ja Fc·Je.-ico Il, viene o.:odi6cata da uno Schltcffen . attuata ancora da un Hindcnburg-l udendorff, fino ai marescialli di oggi del grande Reich. mutevole secondo le esigenze e la tecnica du tempi nuo,·i, dei luoghi Jiversi: m~ ~pre profondamente uguaJe come _è_i<k'llttco ti. gento del popolo che in defintttva la -:spnme. TOMIUSO BOZZA


nità di stipulare la pace coi tedeschi. Almeno tre correnti si erano delineat-guerra ri,·oluzionaria ad oltranza, pace negoziata, pace di capitolazione. Andìe durante la campagna contro la Polonia il dissidìo tra Lenin, Trotzki e Bukarin fu aspro e continuo. Rivediamo ora quale era la posizione dei componenti della classe d irigente sovietica ntl 1924, e vediamo poi che sorte hanno a\•uta. I membri del Politb11ro. - direzione politica del Parlito Comunista Russo, arbitra della sorte politica di ogni istritto e, quindi, supte~ moderatore -dello stesso governo SO\'Ìetico, erano i seguenti : · l) TR01ZKI - Commissario del Popolo all'Esercito c alla Marina · ex Commissario del Popolo agli Affari "l:sreri e ai Trasporti . Membro del Comitato esecuti,·o del Comin· tern . Espulso dal Politb11ro nel 192~ · Deportato nel Turkestan nel 1928 · Esiliato nel 1929 · Ucciso nel 1940. 2) KAMENEF - Vice Presidente del Sor·· narkom ·. Membro del Comitato Esecucivo dd Comimem · Espulso d.tl Politb11ro nel 1926 · Giustiziato nel 1936 . 3) ZINOVIEF - . Presidente del Comitato esecutivo del Comintern . P residente 'del Soviet di Leningrado · Espulso dal Politlmro nel 1926 · Giustiziato nel 1936. l 4) BUKARIN - Direuore delh Prarda ~ Membro dCI Comitato Esecutivo del Comintern · Espulso dal Politb11m md 1929 • Giu· sciziato nel 1938.

?·:r~zt ai rroraqanda on1\~p1· ·o hs ;a 1n ..m t-m co U l " c .... _:a e d1 d!vertimento • a Mosca

M~n;t..alo SO\"tOI1CO

di propoqondo., Ma 1 contadm i co~e tl monHosto vuoi fa1 credore, tanto a!fez1onau a lle forzo armate del bol•covlSmo che ha tolto toro la: terra e toghe ohro&l contm ua ~en lo a.le masse rurali i frulh del loro duro lavoro.

:u.s1t1 non sono .

L'UNIONE delle Repubbliche ~ialiste !)o. vietiche afferma di es~ere l'unica au!Orizzi\l:t interprete de! pensiero di Leni n e d t · C.1rlo Marx, l'unica depositaria degli ideai! rivolu· zionari <iel proletariato mondiale. Che cosa Sta, in effetti. l'U.R.S.S. è molto dtfficile dire. Solo i risultati della [>rescnte guerra po· cranno finalmente chiarire il g rande, mos: ruoso equivoco che si stende dalla Vistola aii'E~tremo Oriente. Ma una cosa è certa : èsso non ha niente di comune con quella coorte di ideologi e di rivoiiUionari che spazzarono il regimc zarista. La disfana di Lenin c dei suoi 312

ccmpagni d'avH:ntura, il fallimento dcll'c>pen. memo comunista, sono stati molto ptit vasti e r.tdicali d i quel che noli s'imm.tgini. Una mcstruos.t r otcnza, - l'U.R.S.S.. - ha sfrut· : diO per cltre un qumùicennio. 'lÌ propn fmi unperialtstau. IJ malsana suggestaon<· l he l'idea , omun1sta escrotava sugli strati più torbadi e S<.ontenti delle masse mondiali, su1 settori più morbadi c infrolliti degli am':>icnti intellettuali. Il fallimcn·o c la disfatta di cui sopra possono essere facilmente documentati, analizzan· do la l Omposizione dei due supremi or~ani so· 'ietici, il S01'11arkom e il Politb11ro a me:à del 1924, poro dopc la morte di Lenin. Nel suo testamento f-Oiìtico <ostua 3\' CVA prescritto lhc in nessun ( a50 bisogna,·a ncorrere alla sanzione di morte lCntro uno de1 suoi "eéchi compagni. Il primo dit:.nore rosso \' O· le,·a l he i capi del bolscevismo costituissero una sorta di oligarchia e che nel seno di queSt.l la libertà di discussione e d: critk a fosse illimitata. Ne aveva dato una prova nella p rima,·era del 1918, quando i diri_g enti del Partito a'·evano violen:emente discusso l'opportu· ,


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.5) RYKOF - Presideme del S&m.u·kom - Presidente dd Supremo Consiglio Economico - Espulso dal PoJ#bNr& nel 1930 - Giustiziato nel 1938. 6) TOMSKI - Presidente dell'Unione dei Consigli dei la\'Oratori - Espulso .nel 1930 - Suicidatosi in seguito ad un ordine; di arresto oel 1936. 7) STALIN- Segretario Geoeralè del Partito Comunista Rus. so - Membro del Comitato Esecutivo del Co!IÙ.nternl - Membro del Presidium Supremo dell'U.R.S.S. - Attualmente Presidente ciel So•ma!leom.

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Vediamo ora la composizione nel 1924 del Sotmarleom, cioè del Consiglio Nazionale dei Commissari del. Popolo, che corrisponde al nostro Consiglio dei Ministri. L) BRIUKANOF - Commissario ali'J.!imencazio!le fino al 1924 - Commissario alla fina.nze fino al 1931• - Sparito. 2) OCERIN - Commissario agli Affari Esteri . Destituito nel 1930 - Morto nel 1936. 3) DZERGINSKI - Commissario ai Trasporti - Capo della G.P.U. Membro aggiunto del Politb!lro. Morto nel 1926. 4) K.R.ASSIN - Commissario al Commercio Estero fino al 1924 - Ambasciatore a Parigi e a Londra fino al 1926. Mort:> nel 1926. 5) KUIBISCEF- Commissario ai Lavori Pubblici fino al 1926 - Presidente del Supceroo Consiglio Economico fino al 193;; Membro del Po/i/liuro fino al 193.5 - Presidente della Com· missione del Piano Quinquennale dal 1931 al 193.5. Mono misteriosamente nel 1935. 6) LUNAOARSKI - Commissario all'Educazione fino al · 1929. Morto nel 1933. 7) SCHMIDT - Commissar!o al Lavoro fino al 1927 - Vice presidente del Somarkom fino al 1930. Sparito.

Sam Karp. 009Dato di Molotol, fotografato a Waslungton ti 18 settembre 1939 mentre dlchill:a: al com.ltato Dies d 'aver speso negli Stati Uniti 100 milioni di dollari per canto dei Sovoetl.

8) SMIRNOF - Commissano ali~ Post~ ~ Telegrafi fino al 1927 - Manbro del Contiraro Esecutivo del Comintern fino al 1927 Deportato in Siberia nel 1928. Giustiziato nel 1936. 9) SOKOLNIKOF - Commissario alle: Finanze fino al 1926 · Membro aggiunto del Polilburo lino al 1926 · Ambasciatore a Londra dal 1929 al ~933 - Commissario aggiunto all'Industria Pesanr~ dal 1935 al 1936 - Arrestato nel 1936. Imprigionato aell937. (Di Kamenef, Rikof ~ Trotzlci, membri anche loro del Sovnarleom, abbiamo dato notizia tra i componenti del Politburo.

•••

Ed ecco la sorte degli altri compagni di Lenin: t) ENUKIDZE - Segrewio del Comitato Centrale Esecutivo dell'U.R.S.S. fino al 1935 Destituito nel 1935 - Giustiziato nel 1937. 2) FRUNZE - Commissario Aggiunto all'Esercito e alla Marina - Morto nel 192.5. 3) GAMARNIK - Presidente del Comiraro Rivoluzionario per l'Estremo Orieot~ fino al 1925 - Còmmissario Aggiunto alla Difesa fino al 1930 · Promosso Maresciallo nel 1935 Suicida nel 193 7. 4) KALININ - Presidente del Comitato Esecutivo Centrale dell'U.R.S.S. · Arcuale Presidente del Presidi11m. ~) KAR.AK.AN - Ambasciatore in Cina tino al 1927 - Commi~rio Aggiunto agli Affari Esteri fino al 1934 - Ambasciatore in Turchla fino al 1937 - Giustiziato nel 1937. 6) I.ITVINOF -- Commissario agli Affari Esteri dal 1930 al 1939 - In dis,ltrazia. 313

31E:


L \ \ t \ dd tnwn- t: la sola dtt si apra rhnna nt.o a nna c noi non possiamo c\·itarla. C Hllc p•>tct,- immaginare di vincere senza il rnrorc nvoluzionario bnttale, privo di fr~· 111?, Oneste parole furono dette da L~nin :ul un l!n;pprJ <h commtssan dd popolo (fra cut erano Trotzkv " Dimitrievsky che H: hanno roprodottc IMo libri) verso la metà dello nttohrc l!)t;. E Lcnm aveva ragione: il terrnrl .-r.t d -•JIQ mezzo che pok-sst: dare ai h..l•c<' :chi '" ,-itturia. Es<;o si accordava con ::!1 '''"ltt popola n: cr01. una. buooa tattie<L ac· "u:.rl" , iarn, m t progrnmma, clw le

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7) MlNGINSKI Capo Jcll.t G P U dal :•)~h .ti 193-1 Mono nel 193'1 :-i) OSSINSKI Commo)>mu Argoumo lil .\~rocoltùrd - In prog1onc J.ll 19:1!1 Y) PIAT AK()f' - Vtce pre~odwtc Jel Con· >igl!o '\uprcmo Fconornico · Giusriziato nei

1937 IO) RADI:K

Sej~r~tario del Comttaro Esc<Ut:~o del Comìncern - D• toce deii'IJtt'JIJa • D~:pcmJto in Sibcm nel 1928 • Condann.uo

all.t pngoonc nel t9n. Il) RAKOWSKI - Ex Pres1dente del Sor 11a.J.om Ukraino Commts~mo Aggiunto agio .Affan Esteri d~l 1923 ~1 1927 · Amlxucia· rorc .1 Londra e Amlxuciatort a Pari~i • De-

..

In condusoonc. dco << comp~gna Jo Llntll >> promotoro c: dirogcnta deiLt rivoluzoonc bot ~cncd, sopr.tnwono poltucamcme >Oiu o: vccchoo e 1mbeik Kahnin e Voroscdof Sta· lm fino al 1921 non ebbe ol mmuno malro. nC:· LI manoma influenta nellA ,fcrJ dmgtnte so\lcuca. Che Jtre do que>ta coortt do utori >Il c do ,.,~1onan . tra 1 quala non >Ono m.tn· cata glo uomono formto do qualu.ì -eccezoOnlL vittime Jeglt introgho do un ex semonJrìsta cauc.uoa.no? Lungi dalr.ner fondato t consoli· dato un regime nuovo e costruttovo. 1 «compagru do Lenin •> non hanno ~aputo 1mpedi:t al più furbo e al me:no bnllantc: della classe, d1 stabilire 1f propno poter<: personale sul massacro Jo tutta una generazione- di capi pohtic• Il pottre che egli ha o1ssunto non solo non ha niente d• comune (On gli anteressi dd prole-tanaro mondiale, ma è: la ,,)n· tinu.uione degli Jsj.-.eu• crimin.1li e ne~ath i dello .tari~mo. a c.


ione !~esllali scatenate nelle stra<..lc lo <:~1"1!·

~ano. Lcnin, abile opportunbtt non YOl~•a

mettersi c<>ntro le masse che d~minavano la piazza. Il partito comunista non fece c~ trasformare in formule la volomà c;:.prcssa dalla folla imbe&~ialita, canalizzarla, ordinarla : però, erigendo a dogma questo· processo di annientamento gli conferì un aspetto di crudeltà cooccrtata, quasi scientifica. E così il 7 novembre 1917. due settimane dopo la cadutà del governo provvisorio Lenin, nella sua qualità di presidente del consiglio dei commissan del popolo firmò w1 decreto che •sutun•a una c commissione straordinaria per combattere la controrivoluzione, il sabotaggio e tutti i tentativi di intralciare l'andamento dci pubblici servizi ». L-e due prime parole, cfie in russo si scpvevano T rhereu•itchnài.a Komiuiia valstro a quc~ta nuo,·a commissione il nome, sim srr-.uncnte celebre di Trheka (Ceka secondo la grafia italiana). Lé sue attribuzioni erano iormulatc molto vagamente: essa dm•C\'1

.:ito!m. dtnni!O t:-r01tlt!r~ct· Jeil'ag~co!:uro 'slo: ...a dl S.

Mer.i:onro{ !>Ulla p1c:-.zo centrale deU'espoi1Z~C'IH~·

agr.cola do Mosca no! 1S39l

anzitutto a•utare il tnbunalc rivolu~onano, a cui tino allora incoml,;e\•ano t utti gli <>bblighi della polizia politica. Bcnchè la sua sedc centrale fosse ben presto trasporrata .1 Mosca, il suo principale campo <.l'azione rimas.: a Pietroburgo, o1·c ~~ trova,·ano ancora riu· niti i partiti socialisti, l'alta borghesia et! ck· mcmi antibol-scevichi dt ogni specie. La fondazione della Ceka non comportò molte difficoltà; ma non in così per il sue. funzionamcmo. li primo din:ttorc, Fchx Ojerj mski. appena nommato, cbiese al governo quali m<?zi COilta1·a di mettere a disposizione d<:l nuo1·o urgamsmo. :\la non cbbc altra risposta che un silenzio tmbarazzato. ~e Le· nLn. nè g-h altri commissari <.lei popolo ave,·;ulo la rntnllll<t tdca <li qualt io~~.:ro i mcz'' " gli organi dt nna polizia p<Jhtica. Cosi si I'IJbcro dclk sttttazton• ndicole. La Ccka an,.a <lirnlv ad "'l'Te auwmol11li provnc? Come tra~ portar" la g-eme in pngiom·? :.1,1 ,1 go· <·crno rnssn non a1-c<·a 1 elturt! di,ponihtli I .11 stesso acca<..leva per tutto tl resro. Fu soltanto alla fine <.], <..l•cembrc, dopv Ìl)nmncrev<Jh pt·ripcztc, intrigln c discussion, eh~: st •n.:ommciò a metter su qualcosa. Era tempo p•:r· chè le corrcmi conrronvoluz10nanc ,·erano gonfiate, minaccta,·ano <.J, ~lranparc ,. d pc· riwlo dil'enta\'a " :mpn: pii• grand<·. Nelle .cantine deli'Isrituro Smolny, CJ\(: sot· Lo il regime zari-sta avc-\'a ,;c<k un dq!ant~ istituto d'istruzione femminile t•d O\'e 1! g, .. n:~n1o bohccl·tco a1 eva stab1lito la ~na sede, la Ceka aveva condotto in arresto mig:hai:t di persone e v( regnava una confusione coocme. Fn:quemcmcnlc ~ucccde,·a che glt usci~­ ri dd go,·crno c i guardiani delle pngiont not·. riuscissero a distin!niCfc un ministl"o da un prigioniero. E spesso accadeva che sì rifiutasse l'ingresso a gruppi di prigionieri c alla torn scorta, perchè si credeva eh.: fo•scr?

urupp, dt contronvoluztonarj n:nuli p~r un colw• dt mano. L:na ~cr<~ lo stes~o Trottky non potè uscire dal palaLzo Smoluy poich~ era >Lato -cambiato per un banchiere. c :\Ll ~ono io, Trotzky, Trotzky ~--· " urlava mferocito 11 famoso rivoluzionano bOtto il naso de! comandante della guardia. c M ili~ scuse- r' sponde\·a flemmaticamente l'altro ~lill t scuse compagno. ma il vostro non1c mi è per· f.eltamentc sconosciuto e voi Tton potete u~c·­ rc •· :\1 contrario, det prigionieri· generali, e.'t·miuistri zartsti, ambascìaton, riusch·ano rrauquillamente a prendere il largo: vedendoli p.1ssare con un'aria tanto imponente e autoritaria, la guardi!. rendeva gli onon. ere· ùcndoli alti {unzionan l>ohc<:l'ich•. :\la {j\lE·


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ociANO ATLANTICO

l RAN

l.-utiiOE DELI.E IIEPUIIUCIIE SOCIAUStE DEl SOVIEtS ba una auperfic:le di 21.175.250 '(mq. ed una popolazione di circa 170 mlllc-ni di abitanti. L1JDione • formata principalmente da 11 repubbliche: la RepubbUc:a IIOc:iallata lederatiYa dei Scrrieta deUa Ruaaia (au~ Kmq. 16.5111.500; abitami. 109.278.61.); la Repubblica di Uc:raiIIQ (M&5*flc:le ~. 44S.DI; JICiliOicuiaoe 30.9110.228 abilanli); ta fte. ~ÌJIICO della &u.ia B6cmca (wpertide Kmq, l26.IDI; popolaz'ooe


• • GLACIAl 'E ARTICO

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• rusbechislan (euperiicie 378.300 JCmq~ popolazione 6.282..446 abitanti);

la Repubblica dal Tagiehistan (superficie 1-43.!01 JCmq.; popolazione · 1.485.091 abitanti) e la Re,pubblic:a del Turtmenietan (euperlicie 443.650 JCmq.; · popolazione 1.283.985 abitanti). Organo federale aur:-mo dell'U.R.S.S. 6 il Conai9lio Supe.1110 CICIIIIpoOo di 2 CJ181t11lblee: Consiglio dell'U.R.S.S. di 5&9 membri eletti per 4 anni con suffragio uniyeraale e Consiglio delle Naàanalilb di 574 memlnt sucidrYWi fra gli

Stati, l territori e 1 distretti dell'U.R.s.S. A. capo del Cou.tglio Supremo y't una pr•idenza di 24 membri c:on u_n prealdente e 11 VJce~dentl in JQP~n!len1CDl%Q deUe 11 repubbliche che compc1090110 l'Unione. Capitale 6 Wosca (4.137.000 abitanti). Altre cittò importcmti sono Leningrado (3.191.1nl abttanU): Gorki (644.1nl abitanti); Stalingroa (~.Wl abitanti); RoetDY aul Don (510..000 abitanti); Now..ibirak (436.WJ abitanti); Kìew (846.WJ abitanti}; Xharkcw (833.000 abitanti) ecc:.


-cunl< mihtart. fra gli a\'\'ocalt, fra k ~ignoce horghcsi. ~ta ~rano rutt~ .C?spir~z•on• !nfanti li >enza ne:suna posstbih tà d1 rnrscna. ,. ()u'ntsky CIÒ 110n importava e migliaia di~~­ •o)ll~ furono massacrate brutalmenh:. Pero 1l capo della Ceka si ~nde,:a co_n~o che con i mezzi rudimentali a sua dtspostztone non potc,·a domare l'inquietudine che serpegg~an nel p«ese. La Ceka non aveva metodo, noa a,·e,·a organizzazione. Ouritsky propose allora, in un rapporto ai commissari del po~o. che la ~ sicurezza dello Stato • fosse asstcu· rata con esecuzioni in massa. E cosi per la confessata incapacità del capo della Ceka ad nrgan1zzarc un •·ero servizio di poliz!a~ mi· gliaìa di vittime inn<><;c~ti:furo~ sacnftcat.:. Tmt1 gli scrupoli teono dt Ountsky sulla pena <lt mone scompan·ero: e gli o rdini di e~­ cuzione si m o ltiplicarono. Agli occlu del'~ folle. la sua figura prese le proporzioni èt una h<:sha mostruosa, assetata di sangu.:. Perciò la mattma del 3 agosto 1918 alle t l uno Studel\lc ebreo, Leonida Kaonegiesser, ,parava contro il capo della Ceka e l'ucxid~· Ya. La sera stessa la studentessa Dora Ka· plan in un attentato contro Lenin, lo fcrìY~ leggermente al braccio. _ 1 dirigen ti bokce,·ichi decisero allora dii .!art· un {'SCmpio. &l 01tobre 1939 L arnvo tn E:atoma jel capo O~l1a ::o•·o ru.uo MeDelS..~otf. Alloro •• sperovc ne,;c pr.~ r~:a ~u U R.S.S. c:be aYeva hrmato .m a~d .. con ic pu::c:ola rePubbi,ca bathca Ma gh ovvona·

:z:.er.ti postenou hanno dìmoatrato Il valore delle por:aHu .ovtehche. lA d ..tra) 11 oeneral~ Luhu• <ol. qo6 capo della Chepeu per la Stht.u'l, r.lu· 91a1oe1 nel G-toppone narra oa qiornoh•h le sue avventure

•la sp«u.: dt a llegro carnc,·ak, fini allorch: la d irezione della Ccka d t Pictrobttrj!'o ,., n ne affidl.ta al compagno ~1osè ~alOml•n•J\'ttCh l)uritSI..). ~lt >i ri,dcì hcn prc~tu il gcmu dd tcrrf)n•, In ~trume.mo necessario al r.,J,cc. 'tsmo 111 qud momento. Ount,ky era ebreo, c avC\a n·nuqual'r, anui. ~cl parttto era cono>Cllllo anche "'tl< rnoltt altri numi; Kou>mttch. ::)alomon. Gom.. floretsl..~, :;atsky ccc. La sua figura tozza, la •Ut gaml>c arcuate, ti suo lungo na>o •ormont;~to da un [Mto dt occhialt a prill<f·lh'::. era· no iamiliarj a tutti i ro voluztc>nan ru~si. Er:t nato a K ie" da un piccolo hottcgatu c 'IL' 11adrc »lk!ra\'a di farne un rabbmo. Il g •ovi· lll Ountsky, im·cC(', s'era iscritto Jl partito ><>eial·dcmocratico e aH\'a pt:rcorso le t re tap~ ti' ogni r iYoluzionario russo r.~p~ttabtle · pngionc, c~•ho, tJ cmÌgrazionc. Puù la IlO ltzta zarista non In prese ma1 111 c<Jnsidcraztonc c nrgl1 archi,-, ..cgretj deli'Oknwcr, ,, tro\'a\·a, act<ìDtn al suo 11<1mc quo.:st01 annotaztont-: c pÌ«<Jlo horghc~. commcretantc in legno, nrm •la l"tmprc,tonc d'<·•serc -•·rio "· L ~1101 compagni ri,·olu~•onari aano ddlu >Ics · "'' pàn·rc. Ciò Jq tnvclcni: Jl\<nne Jifii<knt<• e atrahiltarc; a llo SCOJI)ltO cldla rt\'oluztonc d.:) IQI i SI ~ettÒ dalla pan(' Ckt mCII>CC\ l(:ht. l'oi [la>SÒ ai bolscc,·icht, iu i<·rito 111 un attentatn. dtvenne comandante dd l'ai«Z>•l d 1 Tauridc e infine capo della Ct'ka. :\oh an\'a niente at suoa nrdini; nè trup)K', nè mezzt. n~ rJrganizzaztonc. Pure gh nuM:Ì <t mettere tn piedi una delle p:ù i croct iorntt: dt terrore du.· il mondH abbta mat conosdnto. Pochi giorni dopO la presa dt possc>so ddla -ua canea di capo della Ccka. sulla Pranlu \cnnl pubblicato un decreto dd go\'erno bolscn·u·u che prtscriveva a tutti i cittadini, sot to pena di morte, di s<.-gnalarc a1 50\'let tuttt• qm:ll(l che ad essi sembrava ,aspetto. Nella •IC•su tcrn(IO la ple~lia dominante nelle strade, era ufficialmente Ìn\'itata a {ar giusti· z•a liOmmaria di qu:ùsia i criminale sor[>rc~o u l fatto. Era questo il mas.s1mo sforzo di • 11 rl!i:l che potc\a~i allora pcrmettc:re il ~-

''-'nh' ..,n h.:ta:o: m;t l. .......u 1at·1htù t.:"l'andt•flt\·Jtt~..: ·• CJurÌ<•k) il n·dutamcnt. > '<1 ·1 •uoo1 ~nll.dw raton. >J>Ìl ,. hma. ( ra k 1"- '"'"'' dw 'l> IL· :,:,t\ :tllf1 tut:'' i) l'Jru .zdo nlll't .. l'CUz.lnrtc I..· l okcn·tu ~urnp.u•u ,uiJa /'r,,. .1,, ltht;oll,uo nel •\IIHUU>II p.1lazz.. dd 1 tllhtii'•J •ldl'lnto·rnoo, 11dJc ,aJt l IIOtt <Il~·, 11{1CÌ1 1 f llllllllll<lrt /it· rt~ll. ti 11110\" pa<lroFtr u 1 l'tdroburgo. rÌCI.'\ i.· 1 )lrlllll arruolamt·nt 1 \'nlont.lr 1 tH Ila Cci.. 1, emi~~.: 1n ntas~a mandatt d',u'Tl'!'ft,. nla .. , n· fiutò ò1 lirmarc l~ ''"Jttlllll dt "'"rt•· l'rrv :: tttolo d'indìcaziont 1, «Utorn., nc~n·ttnn -1 permesso d1 spaure sut prt}ltOntert che tenta,·ano dt fuggin· Ba"a òan un'•x:chiata a1 girJrnalt rus.,i dcll'cpuca per vcclcr<' J'enormt numero di l'rigiontcri 111:ci<•t durante « tcnt.\

a, fug:t \la Ouritsk)· \'<>lc<·a guadagnar>t la giona

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li >ah· are la ri\ olu7Ì(JllCJ :'l:cll'mvemo del 1917-tS Pietroburgo nholli\a 'otto ti terror..: rosso e tutti ~i <('nti\ auu 'pronti a 'acrificarsi per !'ah·are la Y~chia Ru.<Sii& Co,pirazioni s1 annuda,·ann d~ppcrtutto : i ril i cadlltti olclk

\IJ., L\·ka iu affidato ti cnmJHto dt J•rdc· 'ar, un. tntJXhta olt •angue ». Tutte le :;::: 'ian t 'l"'r~t u.:ll.t Ru~~•a n n' ettcro ordmc h iu(llar• un nrtn nu!llcrn <lt persone. ira qudlc dctrlllll'. m nparilztum: ddl'ucciston• d1 lluru ... k, ~ tltll'atttntatn contro Le n in. :-laturalm,nt." la pcrc.:ntualc òell'c tmposta tli •ilnl(uc • per ''~Pll ,cztun~ della Ceka •·rot. sta· 1a ~alcolata con quella matematica c!>llttezn dH· dn l C'~erl· qua"'ita peculiarl· di ogni buon marxi~ta. E cominciarono ad arrivare 10i· gha1a lh rapl)l}rlt d1 questo tenore· « ~ :1 Comune d 1 X... sono statt fucilali, in espi~.­ zton~ d 1 Ouritsky e d1 Lenm: tre pr~ti, otto uffictali, chcci connnerctanti, qumdici intellet· tuali ,._ Finh·a così J'infanzta della Ceka. Fatta adulta dia don~,-a generare una figlia c_bc a\ rebbe conservato, trasferendo,; su un pla: no di organizzazione scientlfit.'l, tutti i SU?1 i~tinti ,ani!Uirtari. Quc~ta figlia celebre 1n tutte, 1l mondo ,j sard•lx- chtamata Gltcfft


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le k>ro stesse mani degli esseri inermi ,.a TI· cercata in una espressione marxista : t: Lotta di classe». In nome di -essa la Ceka e la Ghc· peu, ufficialmenu, fra il 19l7 e il 1923, hanno mandato a morte 1.700.000 persone. Però Djerjinsky ebbe degl; attacchi di isterismo' quando si trattò di firmare la condanna a morte del rivoluzionario Savinlcof. Il ruolo della ~ka consisteva nell'annientare la t: classe » nemica, che, secondo Leni n, rappresentava la barba'Tie. c Per combattere la barbarie - egli diceva - non bisogna esitare Jl(']la scelta dei mezzi più barbari ». E eia buon marxista questi mezzi dovevano essen scientifici : la Ceka, quando la sua organizza. zio~ fu complotata risultò mta matthtna e perciò fu priva di ogni sentimento; di\'enne un apparecchio d'annientamento che funzionò automaticamente. Questo spiega i motivi delle uccisioni che accompagnano l'elenco del. le vittime: c fucilato perchè figlio di un gcnerak. Età, anni 12 "; c fucilato perch~ ha detto, durante un incendio, che esso -era opera dei bolscevichi»; c fucilato perchè ha asJIOr· tato un sacchetto di tre chili di farina dal deposito dell<' ferrovie». L~s, ' po~va tran· quillamente scrivere nel suo Terrore rosso: c E' inutile ricercare nelle motivazioni delle nostre sentenze se l'accusato ha combattuto o ha agito o ha parlato contro il potere sovietico. La prima domanda che noi poniamo ad un accusato ri-guarda la clas.se a cui appartiene, la sua origine, la sua professione. E' questa domanda che decide"della. sua sorte. E' in essa che esiste il senso 'profondo del terrore rosso». E Zinovieff, che dove,· a anch'egli cadere sotto i colpi della figlia della Ceka, la Ghepeu, dichiarò un giorno: c La luce, la gloria del nostro partito si devono intt>ramente alla Ceka "· (A ainlstro) Novembre 1935 · Slallll' •

Molo1ol

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<JYViano verso la Piazza Roao per a.sstater• ad una parata uuUrare: celebrativo delle nvolunone do) 1917 (Sono) Ttpo di priqionlero nuso cattrato tnlorno a

Trasferita a Mosca dopo la morfc di Ouritsky, la Ceka n10mù sotto il dominio di Djerjinsky; ebbe aj l>uoi onlmi un distacc.'\IIlcnto dj soldati lelltoni che fu il «primo bartaglionc della Ccka :. c inc:;.minciò metodicamente le perquisizioni, le confische dei beui privati, gb arresti su indicazione di agenti pmvocatori. L'oro, le pietre preziose, le llleT<:a.ll2ie di ogni gell('rc affluironv alla sede contrale. Ma l'au· mento del lavoro indus~ ... Djerjinsky a riorganizzare la Ceka è .1 stabilire un regolamento di 5erviz10. Essa fu divisa in quattro sezioni e i .sci membri del collegio dei rivoluzionari che •l'avevano fino allora diretta si divise ro le varie aurihuzioni. Djcrjinsky divenne caJIO della sezkmc per il sabntaggio. Drougof -capo della sezione d"operazieni, ChtchQukine capo della ;ezione che: si occupava della controrL voluzione; Fornine di quella che indagava bulle speculazioni, Petcr.fu nominato tesoriere e Xenophontof capo della Segreteria. La. sede a Mosca fu installata ndla famosa Lnbianka c di là si partirono gli ordini eh(' dovevano sommergere tutta la Russia in un bagno da S!,Dgue. Si èt -cercato più volte di spiegare questi orrori con il carattere asiatico della Russia; si è ricorsi ai ricordi dell'impero dei Tar· lari; si.~ parlato degli eroi 'di Dostoievsky: ma l'unica spiegazione che abbia_ permesso di vedere chiaro e che faccia comprendere cornc degli intellettuali (quali sono stati in gran parte i veri capi della C_eka prima e della Ghepeu doJIO) abbiano potuto macchiarsi dei pcgI:IOri delilti e scendere nelle prigioni della Lubianka e torturar(' con

Byolistock


H tcunoao r&Q91me.nlo corazzato dt Mosca. orgOQhO dot dirigenti sovlehct, r.umero d'att.rm.lone di ogD.l rivista mihtare, è stato polverizzato dalle armate ted.e-acho ovanUJDU.

PropcaatiOJ:>e alla guona c:blmlco In un vWagçrlo doll' Ar..beiiJI<m.

Ecco alcune foglie, della corona di alloro che la Ceka ha procurato al partito. Nel gconaio 1918, a Tagaurog. cinquanta ufficiali furono gettati vivi negli alti forni accesi. A FeoClosia, piccola città della Crimea di a.ppe· na quakbe migliaio di abitanti, ottocento persone furono uccise ·fra il 15 e il 20 gennaio 1918. Le esecutioni avvennero con queste mo" dalit~. I conda1111ati vennero condotti sul pi· 320

roscafo Tro-uvor c chiusi nelle stive. Poi vennero,. ad uno ad uoo, portati sul ponte, spogliati dai marinai e distesi in . terra mani e piedi legati. I marinai tagliarono aHora ad ognuno le ·orecchie, il naso, le .l abbra, gli organi genitali, spesso anche i piedi e le mani, e gittarono a mare il tronco sanguinante. Ognuna di tali esecuzioni richiedeva da quindici a venti minuti. Un marinaio, tale ·Koulikof, battè il rCICOI'd arrivando a sessanta esecuzioni in due notti.

,\ Rostov, nel 1918, furono fucilati tuni 1 ragazzi horghcsi fra i 14 e 15 anni. A Omsk, in seguito ad uno sciopero, tutte le famiglie degli operai che vi avevano pre50 parte furono sistematicamente fucilate, com· presi i veechi. 1 bambini e le donne incinte. Nel territorio deii'Ouspuri, nel luglio 1918, furono trovati moltissimi prigionieri ceco: sfo,·acchi con il oranio fracassato, le parti sessuali strappate, gli occhi bucati e la lin· gua tagliata. A Pctropavodsk le membra squartate dei oootadifli furono e9p0Sie nelle macelleri(• della città c i cittadini forzati ad acqu'istarr quei miseri resti. Si potrebbe ~Jil: tìnua'fe pn centinaia di pagine con ci~JOD~ di questo genere: che prm•engono, st badi bene, tutte da documenti ufficiali russi, ingltsi e americani. Gli esecutori <klla Ccka, che in gran partt sono passati poj alla Ghepeu, costituiscO~ ogg1 l'aristocrazia del pMtito comunista. SI ritengono 1 sa)Yatori della rivoluzione. E SO: no stati dci veri mostri. Parleremo qui. d~ più ceLebri. A Kharkof dominava un gtO\'J· nastro di nome Saienko. Si era specialiuato nelfuccider~ le sue vittime, dopo aver lo~ S!rappato la pelle delle mani, con un sol col po <iì barra di ferro che fracassava la.~~· A Odessa, il capo della Ceka locale, <flt:D1' . vili, era un georgiano dai ea.pdli n~L ~ sua carica gli impediva di uccidere ~ pn· gionieri con le proprie mani. Però ogn• 5e;' domandava che gli portassero c tre n~lll1~ ael proletariato, i più grassi • . E li ~ctdC\~ con raffinati tormenti. A Odessa v era ~ re una donna specializzata nel tagliare i pn· gionieTi, ancora vh•i, a peZT.i. Si chiamava


\:cr_a Greb<:nn~uuk_a: l n alt~a. che .• lanJra,·a » a Mosca s'era sp<'Ctahzzata neli ucctSJOnc dc1 malat1. . \ltre due don n<' arrestate a Kin, Rosa c Sonia, che erano capaci di uccider{! cinquanta persone in 1111 giorno, dichiartlrol)o «che cssr la,·oravano ~olo quando a\'1:ntno. pr~so la. cocaina». :-.:~1 Xorù !ldla Russia si' parla1·a con ammtraziOllE' Ùt Wla C<'rta f'la~tinina, mogli<.' del cechista K<.'dro,. eh<· poi finì in un mamcomto..\H:,·a commciato con l'uccidere con 1.- proprie mani tutta la famiglia del primo marito. Si fece 1111 nome ad . \rcangclo. faccn<lo imbarcare n11 giorno cincJnec<'nto uffictali su 1111 hattcllo che [l?i fn colate a picco con le stin~ chinSl'. Xèll:1 stessa città l'Ila in JX>CC• tempo ucci~t novantascttc ufficholi c ventitrè ch·ili. La Ccka la1nro fino al JQ2.3. Essa rius<:i artrarl'r'o dl'litri incomllll'nsurahih a distrugger~: la \'cechi~ Russia. Il suo compito l'T<• fì111to ormai. Il 15 n':lvcmbr.: 19l.~. il giornale ufficiale deii'C.R.S$. V11hblica1·a una legge rdatÌnt alla creazion(' dell'« .-\mmin:strazÌom· Politica St:.:al<· L'nifieata,. cioi! della Chcp,·, ~O.G.P.c>u. OPIJilrc G.P.Ou. sono lc~.niziali dt'lll! parol<' russe che ~ign:ficano .\mministraz.iuuc politica stata!.- umficat<~). La Ccka era stata l'a,·anguudm della ri,·ofuzirmc in Rus~1a. La Ghcpcu don•, a cssurlo t"tt:l mondn. II terrore a1·e,·a vinto all'olltt'rno: mm ua tlt'ccs~ario fucilar tutti: ormai .:ra tliffu~.t la com i'nziune che lutti port::,·ano csscr"e ftfcilati' E qucs>n ha~tava. :-;c~ 1923 J'L'.R.~.S. Jlt::llS<l ad <~nnrxla.rc le rclazm.. ni con l'ester<>. }~ penJ<a anche a creare la Ghcpeu che ~~ compon(' dd l,· l-egucntl ,elioni: La scztOUe comrorh·oluzionaria ( K.R.O.); la scztunc >tranil·ra 1LX 0.) la s~zionc segreta (S.O.); la sczicm~ ~tranr­ dmaria ( 0.0.). La S\:ZJOllt' sp~·dalc ($. P.E.KO.); J'anuninistrazion<· ccnnomka tE.K.L-.)~ l;t 5czirmc d'informazioni (I.X.F.O.): la sezione d'OricJrtt• (_x .O.l; la. st~ionl.' dcii~ from_icre_ ( l~·?)· La Gh~p.eu ~c­ ncficia J>er 1 traspon1 t:: le comumcaztont dct ùmttJ delle umta mth· tari cu ha prupne trUPtJC. La Casa della Lullianka prese r~spcttn di un tjualnnqm· ministero. Là si annodano le file ddla più ,·asta CO'Jl'raziouc contro lat pace del mo_ndo che la storia ricordi. L'opera <lt.·lla s<·zion~· s.tranicra ( l.X.O.j , ,,pera deleteria t! immensa. lJ corriere tlclla m3AAior partè clc:lll.' legazioni t· delle amba,cial<' passa 1~r k sp<' mani. Il capo ù 1 9ucsta sczion,, potè d~re un giorno,, noo sçur.a fit:rczz;a che. s~: l'Inghllt\'rra l'olc' a essere t_llnnun~ta sul~ attlntà deg-li aj!"cnti brnannici in Egitto non a\·c,·a mcntc th megho da fare che chiedere in forma?.iont all'1.:-.: .0. E' .qu(·sw UJJ piccolo esempio. Ma la !Storia moudtale di qucslt ul: timi anni ;, piena dell'azione della Ghcptu c gronda del sang_u~ d<·• S\11lt ddini. :\cssuu pa-ese. nessuna attività. nessun potere cwtlc ." militai'<'. ha potuto ~ÌI1!!J:"irc a questa pÌOI'Ta. :\la <lllChc J>Cr t'SSil d mnllll'lll;, cll IJa rl'>a dci conti è arri l :tlll. S I LVIO PLATEN

Mo•cn. novambr Ml1 ~ lA oqulle aU1periaU vengono tolte daa rivolu%1onart ·dalle- mura del KremUl'\o


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LA l AMO!)/\ lonut.t di

Mo,lJ , ,r.n.t. del rc~tme urist.l. 1l simbolo p•ì• conosc1uto dell'oppr('SSIOnc t della ur.u1n1.1 L'a,·vemo del bolsccv•~mo m Ru~s1.1 nt>n h.• cambiato d ,,~mtic;uo del s•mbolo ·'"" oggi all'mrerno Jcll.• ,,,sta clttJdellol, " muo v ono t ag1scono uonHnl eht sanno c~crCit.t. l la urann1a molto ptù ferocem<:me de~lt anr• clu ur. Perì' manc.• .dia Vlt.t de1 nuOY! 11 r4nn1 d fasto !'>.trbaro che toncornava l'esi· ~renz.t degh .tnucht d basso tcno[(· J, ,., .1 d1 rutt.t IJ Ru~>•·•· (dopo vent•quat!ro an n• d • nnmcm1 ed muuh ,,,cnlin !) ~~ n percuote .m cht nel Kremlmo E nell Jnuca fortezza tutto '' "olj.:t· m un.• .umosfera gngta, triste. op pnmcmt· MJ non b1\oena dimenuc.uc cht gl1 .lbttJnll dd Krcmlmo ,~:(>dono d1 rullt qudle comoduà dt <u• sono privi almeno il 99 'i d<·• sudd111 >O\'tdiCI : e_,s, hanno al !ow ~en 1110 Je, ,f,>nwsr•c• c: delle lussuo'e auto mob•lt .tmenc.mc. consum.1no pas11 ccccllr·ll!l, 'estono 1n man1era .td.ma al fero(l: clm~.t russo. L sono, m ultmu an.tllsJ. J,., p1rceh borghesi. Pcrch< d >ogno d1 08"' proletano che SJ nsp<:Jti e che vuoi far carriera neiiJ pohuc.• bolsce' •ca, e d1 nusc1re ad .1b1tarc ;d Kremlmo Com1· quello di ogn1 borghese· oc cidem.1lc è: d1 a,·crc: un pal.tno in uu:. t·d un.1 'd h m (.lmpagna all'tpo<~

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Al Kremhno ab1tano qua.~' tuttt 1 membn del governo ru\\O e gh :1l11 dil:(llltJn del pa.r uto comumsta Ad ognuno di e.ss1 vengono tonccss<: due o tre stanze. l grand1 cap1, pur godendo del pnvilc~-:10 d1 un appartamento al Kremhno, posS<·ggono .lnchc del!<: VJIIc m camp.lgna: come Stai m, ad esemp1o, che prc ferisc<· spesso .lbitarl· al famO>O castelt<> « Gurk1 )) on Lcnm tr.lSCOrSt' gh uh1m1 mc" del!.t ~11.1 vn.t l ' duve morì. Quando d dittalO re: ros'o " trov,, 111 questa villa, tutte le srradt ClrCO>tlntl. JXr un ra.l(giO d1 parecchi ch•lo mctn, 'ooo sorvegliare da una fittiSSima rett d1 agcnu della Ghepm Ma s1 dice: anche .t Mosca. lhe 1 bolsc~ tcht abb1ano mrovato l rlstaur.tto. per ogn• cv('n•enn, ,~o:l1 ant1chi pa> sagg1 wtterranci che una volta lc.~:a v.\nfl d Kremlmo alla Ctlt.i. An11 1 giornali. un tempo parlarono molto di questo fatto e dcuc:ro eu nos1 dettagli Pareva eh<: Si l assero ;copcnt delle nuove usc1rc di questi passagg1. nel P·•· lazzo del principe Gahtz•ne, d famoso favo nro della zanna Sofia. Certo è che al Kremli no. che ~ pure artmramcnu: wrvcghato gior no e notte, dentro c fuori, i tiranni rossi non .sembrano essere ecccsslvammre sicur1. Ncs· suno può entrare nella fortezza nè uscicnt, senu uno speciale lasci.1 passare, valevolt per una sola volta. Solo gli abitami del Kremhno, alti dignitari di CUI si è pià parb· to e impiegati fedelissimi hanno delle: tessere pcrmanenh. , Allorcht· un v1sitatore arriva nella fortez· u, la ~ntinella della porta d'ingr~so comin· eu col ,·eri fìcarc le n ne tessere d1 cui bi~ p;tU essere prO\'\ isti e che provano dell'ide·•· ticl. ptrsonak. Poi si telefona per sapere se

O. DEMUNO Oa parola vuoi dire genericamente. in naso, rortezza) • un complesso

c• a pianta triangolare, situato nel centro di Mc·~ca. su una apecle di altura. Ira la Rossa, la Moaoova e il g•ordino di Alessandro. E' circonda1o. per tre chilometri, da medtoevale all'Italiana, alto dai IS ar 20 metri, coronato da merli ghtb.Uint e lierOillenle tn mattoni roesi. Il muro • interrotto da pareech:e tom. grandi e ptccole. tutte quadre con tett) a forma di tenda, ricoperti da mallonelle verdi di malacblte. questo recinto si sono avolll. da sei "ecolt in qua. gli avvenbnenti ptù importanti rio rusaa Oggi Il Kremlino è la aede del governo sOVlfthco e Stalin ha 1 suot ulftct de Palazzo (nwnero l del diSegno eopra nprodotto) ove abitarono gh Zar dt R.-la loro lamlglie dal 1849 al 1917. Davanti alla po~lone del muro di cinta P.azza Rosea. al centro, è ••lualo U mausoleo di Lenin (2) che • nello no d'onore per gli alti digntlor! aovie!lc: e gli oapiti uflicimj del governo politiche • mlHtor!. All'Interno della cmta va notata. a:ru•tutto. la Cattedrale .un·•- -


può d1rs1 ti cuore del Kremhno. Essa fu coatrutla nel 1475 a fu pre usata per l"incoronaztone dagli Zar. Poeo lontano da tale Cotale ~ ti campanile dt lvao il terribile (4) at cui p1edj s, trova la :grande campana del mondo. Era detta la zarina dalle cQl)lpane. l'a otto metn d'altezza per altrettanh dt diametro e riposa su uno olo di granito. Fu fusa nel 1735 e pesa 201.924 chilogrammi. Non !1e mat issata s!.ll campanile perchè troppo pet~ante. A sinistra del ,.pantle v·~ la Cattedrale dell'Arcangelo, (6) costruita dal milanese !,se. tn cui furono sepolti 1 princiPI e gh Zar della Ru..ia, dal gran' • Jvan Kalita fino allo Zar Pilltro Il. l/t tlposano anche lvan il ter,, e suo hgho, da lut ucaao nel 1S84. A poca distanza v'è la Cat1,18 deU'A.unzione (7), opera anche questa di un Italiano, il Fiotinti dt Bologna, che racchiude le tombe dei pa1rlcm:bl e dei me-

t

li.:>JJOiih della cluesa r\lsSa Ne.l'anhco Arsenale, (8) usato come deposito di muniztont lino al 1917, abitano alti dignitari bolsc:evtchi e impiegati d; Stato. Nel Ptccolo Palazzo (9) ha sede ora il Soviet delle nazionalità. Mentre invece nel Palazzo del Tesoro Imperlale (10) è stato aUeshto un muaeo che conserva i resti deU'anhco splendore impanale moacovita, tndicali al visilator1 come rea1dui di barbarie. Nell'antica Corte di G•ustizia (Il) era una volta lo studio di Lenin e vi sono al· t'talmente la rea1denza e gli ullici dj Molotolf. Sulla cupola del pa· lano (12) sventolo giorno e notte la bandiera rossa. Dal c:or11le di Sant'Andrea (13) si accede agli uWci del Soviet Supremo, che sono collocali r.ello stanz. intorno a quella antica del trono. L'ingreaso uauale per i vlaltaloJ1 avviene dalla Porta Spa1111kl. 04! aulla Piazza Roua.oveanll· camente, venivano giustiziali i condannali a mor1e.


la persona, che il visiratorc desidera vedere. è in eliSa, se essa conosce il visitatore :: se vuoi riceverlo. Coloro che vengono per afhri di servizio sono formalmente pregati di pre· sentare i mandati speciali rilasciati dai l.,~o uffici. Finalmeme, esaurite rutte queste hr· roalità, si varca la soglia del Kremlino. Ci si trova allora in una piccola piazza. bert teoura, il fondo della quale è perennemente occuparo dalle magnifiche automobili ( J i marca american.1 o inglese, Packard. Rn/1".• Rflyre. Catlillttr. ccc.) che .1pparccogono .11 padroni del luogl). Al cenrro della piaz.u, c'è un giardmo, sul quale- le bambina1e dei dominatori rossi, spingono le carrozzelle dc1 b1mbi, amoreggiando con 1 soldati della gu.ordia. A sin1stra si leva d p.tlazzo del governo. a destra l'amico arsenale: più lontano c'è lA caserma della Stuoia m1tr.lglien a cui, ms1em~: 'ad un regg1mmto. scelto dell.l Ghepelf. è con lidara l.t difesa della forrezza. Una bauo::n.l d1 cannoni è allineata da,•anti all"arsenJlt:. Uno di ess1 porta incis,\ una datA: 17!W. UotJ iscnziom: sulla culau.t informa che d come polacco Potozki fece costruue il pezzo e ,., fece l5Cnvere questo motto : p,,l !>1:'11" )e.J IIIIIUfU.:l/11 w ili. (Per la guerra. m.1 ma o per l.t guerra civile). Ora questo cannone so trovl proprio d1 f roncc al palazzo o ve mi cd t ol governo responsabile della ptù ,grand~: guerr.o uvile che la sroria ncordo. Sc,guendo i lari di que~!O pdau~. che: ì: d1 p1anta triangolare, ci s1 trova sub1ro lll"ingresso del C. / . K . (Con111aro esecutivo centrale). Il portone deliA facét.ua cht di1 <ull.t piazza. è sempre ap<:rto. Es~o d~ .t(Ct-s<o ~1 corrik d' onore CO\) il ;u(l ce!c·he colonn.•:o classico. Attraverso un.\ ;.cala srren~ e srorc.l si sale al prtmo p1ano t si mcomr.l un.1 <e•• tinella: bisol(n.t mostrare ancora un,, volr.t il lascia passare. Poi si ~bocca in un oscuro < mal tenuto corridoio di preicttura do prO'""' eia. Q ui <l aprono g li ulfio del S111111arkou,l della Repubblica Federati,•,\ Russa. chl. in qualità d1 territorio puramente russo. fa p.1m Leopoll < h.:.ghv 194 i. Un aspettç òeat~ rotta ,.<; viettca Cose 1r. ftal::l:r.e- ne· -:it:-.torru o~l•c. .:11t-::

dcii"U. R. ::,. ~- Salt·ndo un altro piano, s1 HO· va un"altra sentinella, e bisogna mostrare, d! nuO\'O, il proprio lasciapassare. Qui sono gli uffici del presidente dei soviety, del suo capo di gabinetto, e degli altri capi secondari. Salendo ancora si trovano alcre sentinelle c il lascia passare ordinario non serve più: ce n~ vuole uno speciale. Noq serve nemmeno quel· lo di servizio dei funzionari. Jn questo piano, si svo lgono le sedute del governo, in una vasta sala di conferenze; preceduta da una sala in cui aspettano i relatori sulle varie questioni. Oltre i membri del governo, solranto i comu· nisti più influenti, possono essere amroesst, senza preventiva convocazione, nella sala del· le conferenze. l semplici mona.li, chiamali a riferire su una questione che ioreressa il governo vengono chiamati da uno dei· segrerari e soltanto al momento in cui viene in discussione l'argomento per cui sono srati convoca· ci. La procedura è rapidissima, non dura più di tre minuti. Si domanda al relatore, che è sempre uno specialista, la sua opinione sulU questione, e lo si rimanda senza che gli venga comunicata la decisione presa. Spesso non si domanda niente e lo specialista non viene nemmen<J ammesso alla sedutl!.. Una persona. magari convocata d' urgenza dal più retll(llO


Durante la notte la peante porca da ferro, che unisce le due principali astituzaoni dello Stato sovietico, è chausa e M>rvcglia1a dJ -encinelle. Questa parte del palazzo è arrc.Jata più lussuosamente dell'altra: i corradoL e le scale sono copem dt spes:;a 1.1ppetl wlor ungue; altrt tappeti, mobsla moderni, quadn ss trovano negli uffJCt dea componenti del Comilalo Esecutivo. Il palazzo principale del Kremlino è riservato alle cerimonac ufficiali dello Stato· specialmente al ncevamemo dcbli ambasciatori. In tale occassone al presidente dei commissari, il minmro degla affari em:n e gli altri ministri sa vestono all'europea. Perchè abirualmente sono molco 1rasandau nel ves1ire e ostentano una mise proleraria: ca· micie con il collo aperto e senza cravatt.1, scarpe pesanti ;' oppure camaciom Ja oper~: e o~lti stivali. Le conferenze panruSse e quelle del Kdmmtern si tengono nella M>muosa S.lla Andreevsky, racca ~i ori e di stucchi. Poco lungi si 1rova l'antica sala del trono o ve si 1engono le riunsoni meno numerose Fu an questa sala che si d«ise della sorte da Stalin, quando, nel 1924, i dirigenta comunasu discussero il lestamemo di Lenm. JJ momento era tragico: il testamento diceva, oel rn<'do paù chiaro possibile, che Scalin doveva andarsene, doveva cioè lasciare LI Comitato (<"!1trale. Rassegnato, Stalin sembrav• prorto .. lasciare il po1ere. Ma fu salvato dJ Zir,;wl!ff e dalla stancheua ds Trotsky. Stalm re:.,ò .•1 suo posto e non ebbe pace tlnchè non si ~ba· rauò dei due suoi salv.uora.

«Sl, stiamo male - diceva un operaao .Ad

un visilatore europeo nei primi anna dell'esperienza comunista - ma stiamo male tuui ». Era quella l!"a illusione diffusa'illlo~a fra_ le masse; ma la evoluzione del bolscevasmo ss è aff re([ata a smentirla. Sta male soltanto il popolo; stanno male i 120 milioni di conta· di n i russi ; i 26 miliona da operai; i 12 milioni

angolo della Russia, e che ha fatto un vtaggso da qualche settimana, e che pensa che la sua esperienza potrà dirimere una quesrionctmportante, aspet1a un'ora, due-, tre ; ss impazienta, daventa nervosa, passegg•a su e giù per la sala. Finalmente la porta ss apre, un segretario compare e dice freddamente: « Compagno, la vostra questione t, passata, tuttO è andato bene, non c'è bisogno da voi. Potete ruornare al vostro posto». Oppure : « L1 vostra ques1ione è sta1a aggiornata. Sarete convocato fra qualche tempo». c:. sala Jes relatori è sempre ingombra di 1a•·oh e d1 seggiole. Va si serve il 1he a rulli e con11nuamente. Vi sono giornali, nviste, giuochs ds scacchi. La sala di solito e piena J1 gcnt~che aspetta muulmeme, che è ner•·o.sa, fuma, beve, e fa un fracasso d'inferno. Spesso si fracasso è t~le cne un segretario S I precipna dentro e gnda ad alta voce: « Compagru, fate silenzio l Non è possibile lavorare, co;ì 1 ».

.Attraverso un corridoio, st pass.1 dagli uffi. ci del Sou·narJzomt a quelli occupau dal Wrll (Comitato esecutivo deli'U. R. S. S.).


Sdd.a•, ~ntr•

acvuruc: sorpresL dcll.:.:.:m:..: a ... l?sca m un :J..J.s._..e!.!o ::a!J~oo::c erano ~r~ <r'o 4 de ·e .1n1~orm1. e !a"

pn9ìom,.r

d t uommt sena prof~:sstone, m.1 non \t,tnno male le pocht dccint· dt nugltata dt ebu, non scanno male i pnvtlegtan del Krcmlmo. u prima domanda che gli str.mtcn .un· vau dt fresco a Mo~a. ianno .11 loro conoStenti, è questa : - Estste una vtta mond.ma al Krcmhno? La risposta è negau v~ Non VI sono, al Kremlino, come nelle altre residenze di Stato dei paesi europet, pranzi d a gala, ncevamenu, balla : tutn a ditntora rossa affenano, all'in· rerno dell 1 g rande fortezza una apparente <~ustentA di vita. Però fuon del Kremlmo ci sono, per i pochi pnvtleguui dell.t classe .~o­ mmante, a b~h. ' tlcevimemi, glt ~p«ucoli d'opera La vit.a mondana gira sovraruuo in· torno •Ile rappresentanze diplomatiche Ne· re. Ad esJe ti Narkomindel (ooè il Commissariato del popolo per gli Affari esteri) offre, e offnva .ancor paù in passato, dei ricevimenti

d, un l J\IU grandìo~o c volg.m: da~: non ono- nH:nto Jcll .tmO.t't\.tJtor<: tn~ltsc presso 1 ~­ cd '~ (<:rtJmemc 1 c.tpt deliJ dtplom.tzta )0· ' ttll. Ne venne: fuon uno scandalo fonruda· ,.,cua Così, per cscmpto, m occJstone det btle. Allor.t l u <knso J, u~are 1 servizi della thl' ut'fioalt, la bc!l.t sal.t solt· dtreuono del- casa unpenale .tlmeno non \ 1 sarebbe dettO d1c ' bol~(e' 1d11 usavano p tartl e bicchieri l'Hotel dt Khankonenko. st trasforman in rubau .1!le amba.scta~e. Ma , comunisti più una 'pccre dt n~torante. l tavolt )('IT]bravano fervenu " ~<:nuvano mag,!ttOrmente umaliati, .tddmtrun CUCV.HSI SOt(O J! pe>0 det obi dt ognr specte, prc:puall da una <JUindtcma d t ndl usare ptatci e bacchicn con l'aquila am· pc: m le, che nell'usare quel! t rubati alle am· cuocht dt famtgltc pnnopesc:he, salv.1nSt dalla bufera rivoluzion.trta Ma 1 strvizr dt tavo- b.tSCtate suantere presso lo z.ar! la, davano spesso molte note. C...osl accadeva S. Dmuricvsky racconta che una volta, per dt vedere bere 1 rappresentanti dt porem<: • festeggiare un giubileo dell'Accademia delle Mranrere, osptti ufficiali del governo del- Scaenze, fu uraro fuori, dalle casseforti del Kremlino, ti magn ifico servazio da t.avola di l'U.R.S.S., 10 btCchtcn a cahet portanti iniAlessandro 111. Dumnte cucto il banchetto, a ztala e scemmt p n va11. Tah·olta al Btraubm (ufficio del ~r\· tzto etero) cercava da utiliz- c.:ui partecipavano un centinaio di tnvttati, zare i servizi che una volta erano suri dt !Ulinine sembrò fuori di se; s'agitava, SCUO" propnetà delle rappr~manz.e d iplomatiche teva la testa, corrugava le sopracciglia. Fina!· presso lo z.ar. T ra gh altra, questo ufficio, menrc, compreso che questo suo nulessert possedeva il prezio~ ~rvizio da tavola del· proveniva dalla p resenza del )('rvizio impeJ'anuca ambasciata inglese. Ora avvenne che riale, ci si abituò e CU[[i cercarono dt tale servizio fosse usato proprio al ricevi· al pranzo nel rn1gliore •'e• moclt.


rcomum~ta di Pittroburgo. che: aH•va Gurki per red.utore CJrJJ. Qu•ndv il giornale fu SQppresso dal governo zarisra, b 01rtlione generJ.Ie di polizia venne a sapere il mio nome e mi ùiede la cacci~\. Allora mi indirizz:ai al comitato cer.tra ~ del partito per~hè mi venisse affidato un altro incarico dd ~c:n~re. Per ordine del comitato L B.. Krassin, che fu j:'Ol .unbsciaro re det Sovteti a PMigi e a Lo ndra, mi propose, a mra >eeltJ, o di •ccompagnare Gorkr in un giro dt prop3gnèa 10 Amt·rr<a, o di vccuparmi Jella vendita e del tr•s;>orto Jelle armi destinare ai rivolrosi del Caucasu. Scels• quest'o> rima impresa. Fissai il mio ufficio a Parigi, con l'aiuto del caucasiano Famo, rivo luzionario attiv issimo. e mi accorsi ~n pr<-Sto che do vevo lottare cor.tro difficolr:l non indiffetenri

~lflf~illll

)]&jtrlJ:illil C:r,/u, .-b, '"110 il uome di Wttl/.ur.\fur fu anill~lo .1 Pdrrgi' ti JS genii.JI<J 1908 per .ln ttllo e J<aHo a una bu11to1 dt Tif;t, t J"J,JJd/1110 di /renJadut tm/lieg.ui tra un ebreo, di notr.c Finia•Ì· :tlu. t/Qr n .J dit ~111ar,1 più l~rdi S. E. LùvinoJf. com 11: ' '·"''' d~l pnpoi'J 11gli lff/.Jri Ellffl e upprtun/am< Ùi · fC. R.S.S. lf1 '""'' " " " S•J<iel.ì d<ll< l\'azio1u. Nel 1 ~34 . nel!. t di:uHu d~/ l ' t•ahio Boluevifo UHir·ano le' JNe ,unW flt m· litola!t! ,< L prime~ tng.nJÌ.;.:a:ione boiJCn•Ìfd di combaur uuutiJ ~). D.J r• ·t tt;g/it.~mu J/ p,tHrJ tJI~Ì r~prodouo che nlt iU in /u,·e .'.J p.·r tfJu.Jtit;; ,·ompltHJ t ttJrtltiO'a J~lt11omo politù. o rrJJ•~J ~ 1 m,lJI?di U fJIÌ dru rit·Q/u ziur1Jf l .

!L PRIMO SOVIET dt Pierroburgo è sta to SCIOl to. la rivo!'> ormata di Mo~<a è s.>ffocato nel ~•n!!ue. l giornali soc:alùemocuuci S\mu costretti a StJspenderc le pubblicazio""\;. L.Okr.utd vr~.mizza con risult:lto dea po~rOm$ antl-semi·.t ~nti-intelleuuall. l mensceviChl SI affrettano a disalberare 1~ handier•. si imboscanu. proclamano urbi et o rbi la fine dc:!1 prima rrvohwone ru.<SJ e si preparano alla liquid•zione d<: p:.trtito. l .;;oli ~ertari di Lenin non abb3ndonano ' posti d1 comb:.ut imtnhl e ~~ rifiutar.o J:i posare le .umi. • $e<1trrcre pa rlare di noi! • dicollù. E' gente, per l• magg:or parte. delle prnvoncic ,ir uate al di là dei·CaucaSQ, che oppo~" un.t reslstenz.- fero<.:e Per essi 13 lotta ver2. comincia Ou e prc:parft:"IO•una n voha .trm.ttn più lar&a e considerevole d~:·a prirm. Raccolrn qualche migliaio d• rubli lo mandano o: comll31u centrale di Piet roburgo .tffinchè acquisrj armi all'cstcm e le spcdisc.t lo ro al più presto, con lo scopo d1c ~~ indt)Ylfi3 .

Abitd\'0 oli<"·' a Pietroburgo col nome di Ludwig Wilgue.movic N itl t: .Hevo tn t.tsca un p-a5saporto f.d so. Sotto qucslv . nume fui .tff iltato-, come o rganizzatore e amministratore l i!·

legaw. Jlla V11a 11110 r·J. il primo organu u_fficiale del partlt~

~e volevo :adempiere pienamtnt~ all"incarico avuto.

L'uffensiva del governo reazionario di Russia ebbe: le sue immediate ripercussioni in Euro pa per quello che riguardava j<l• emigrati. In lng h tlterra. per esempio, non si era ancora dimenticato il fallito tentativo di Gapon, famoso pope fuuruscito, il quale aveva cercato d1 far pervenire ai rivoluz10· nari del Caucaso un3 r.ave intera di munizioni e di um1. E poichè il governu z.trista aveva mandJtO a Londr. una nota patticolare in merito, i poliziotti britannici stavano sut cbi vive. Quanto alla Francia, la stampa. ben pag«to dallo zansmo. stava sviluppando in suo favo re una forte campag'\.1, atta a giustificare presso l'opini"••• pubblica d prestito MI _l906 che stava per essere lanciato. ' In Germanra, paese MI quale la polizia d i Gu!!lidmo Il era andoua sempre d' accorlu· run fOkrana rus~:~. la persccuUone contro glt emigr.tti riv J· luzionari si accrebbe:, specie nel 1906, anno criuco pel nost: > movimento. In tali condizioni l'acquisto claz,destino di anui. o! loro trasporto attraverso il continente, il loro imbarl:o i • qualche porto europeo, era, secondo gli specializzati in materia, quasi impossibde. Ma noi. sollecitati da Lenin che -r aven msegnato a non preoccuparci degli ostacoli, di qualun que genere essi fossero, ci mettemmo alacremer.te all'oper~. Pensammo quindi al piano di impostazione dell'impresa. No'l potevamo ·~quistare i fucili cosiddett.i ~russi"· perchè ur. ordine del !!enere, di armi fabbricate esclusivamente per 1'~!­ mata russa, Jvrebb<, significato il fallimento dell'impresa >i suoi primi p3ssi. Ci decidemmo allo ra per i MauJer e per " '" quantità non indifferente di mitra!!lie e di rivoltelle. La vigilia della mia partenza da Pieuoburgo, Krassir; mi scg· geri di e!amioare il nuovo tipo di mitraglia portatile MartC'\~­ Sembrava offrire seri vantaggi sulle altre per il suo ptSQ minimo, che superava di poco quello di un fucile normale. Poichè la descrizione che ne feci tra di suo pieno gradimento, Kras 'iin mi incariccl di finanziare nella rnaniera che più rilr~ ÌIUJ!pe VIQ

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nesss upportw.o l' smpresa 9gti JOjzs e sn male acque. Andai da lui a Z u rigo e potes v~ere 1 rssuha!s pr:uio della sua arma. Essa non lasciava nulla a Jesiderare per si peso ma aveva il gra~~de difetto ds non poter ~parare neppure un colpo: Abbastanu confuso, Martens mi promise di riparare quanto prsma quel psccolo Jiftllo della sua snvenzwoe. Quar.do ritornas da lus qualche tempo dopo 1 usul· lati ddlc espencnze non f urono più felici c per ds psù, siccome la sua attiviti avc-·a atti.-to ratrcn. uonc della polizsa locale, Martens fu costretto a trasportare la sua officina a Londra. Per quant•J

continuassi 3 finanziare le sue ric~rchc, mi acco;-,, ch" avrcs spr«ato Wl tempo enorm• ad attenderne i risultati A quei temps, le m11raghc daness cra:.u considerate le psù leggere del mondo • per tramuc dì una ca.<a ds Amburgo so mi msss a contatto co.1 la fabbnca d>< JJl;oJJdò vo uffsCJale ad Amburll<' per le prove. SICCome il danese non doveva avcrt dubbi ~ull'uso della sua merce, ms presenta• m qua litl d'ufficiale della r~ubblica ddi'Equatore l C2Jtlptoru che mt furono fatti vedere mcontrarooo si gradjm•uto mso e dei msei compagr.1 ed 10. sedur,, stante, p.usaa si primo ordrnc Per 1 fucili provv1de, come pure per le muniZIOO<, la ditta Schroedcr c C. Debbo dsre che • t• le nsuitltO contribui C.millo Hu1smans, allor• scgreranu geocrale deii"Ufficio socialssra cenuale e che più tardi seppe abil mente mutar band1era. Gl1 ordi.11 p~sati oel Belgio porta,ano 1l nome di Bruchker, socialista milllante. l MurerJ furono aff,dati a ~na fabbriu belga e le cartucce alla fabbrica nauor.al., tedesca di Carlsruhe. Poi~ ìl successo dell'smpresa poggiava tu tto sulia coosesna sm~tat2 e sull'<mbuco dell.t mertt iissammo rumc ulumo termine l'agosto 1906. Sospetll non furoao <ollevatr, nè dubbi, perchè la fabbrica . belga era una delle po ù serie e delle p1u in vista e ao •isitavo la ditta tcdnca di cartucce CO<M rappre· ~cnt~nte uflscul~ della stessa fabbCJca belg.. Gli ur· dins ~rano pronta alla data sub<lita e le prove a •· YtoniiCI'O alla prc-senu d1 alcur.1 stunati perib, eh:. non aYendo dubbin alcuno sulla mia adentati mi IJutarono a "port~ 1 termine con sicurezza l'im· Daaacc uaa msa Yl$11& 1 CatllniM si svo\Jc

'" qudla fabbnca una scena molto curiosa. EntranJo nell'ufficio del dJCcttore, che m• ha sempre credu.u belga, sento la nollzia poco piacevole dell'arnvo .n citti di una commissaone mslitore russa. D i nu\l1 Jubnando d dJCeiWr~ m1 prel(Ò d, accompagn~rlo ad uwitar~ la missione ad <~Ssistcre alle prove Ò< collaudo Jel maten~le. Nonostante la mia mtimJ riluttanza >ono rostrcto a fart la conoscenza le. ros«. dJVCJ,tammu buoni .urua per qualche or~. m1 dsedero de1 consi,llh utiliSSimi è furono l">SI a d«odermo al n f<uto J1 qualche cassa di prtuettdo.. Contemporaneamente 011 occupavo do una wsa d, estrema 1mportanza dovevn far c"m"·enar~ in un solo porto d'Europa tutto d m1tenale "qUJstato m t.wte fabbnche, '" pae.1 d1ver" c farlo uscJCc senza che sorgesse Il m1mmo sospetto. ~on m• p~~<Ò neopor<· per 1.1 tt"''t~. hcnmteso, ,1, ombarcarlu '" qual· che nave che fan:"c solo a Batum o '" quAlche J.ltru portu Jd M3r ~f!C\J. tu c • rnaea llli11Ca (\t'n>.t-

vamo a un trasbordt> 10 alto mare, presso la co," turca o caucasaca, con l'aiuto d1 piccole feluche :nanovrate da nostCJ et>mparnou Vari Jnt~rroMAU\· a ~rRro quil~ ca.pu:a.no avrt:o'.>e arrisch<ato per nO< la propna vira < quella dd 1uo equapaggll>' Saremmo uuscit1 • mascherare <l cari· co? Avfftllmo potuto eluder< la .. ,~,lron ru».1 tanto atti•a nei porta nazaonah e in quel h stran1eu > Come ir.&annare le dogane che devono conoscere la qualatà c la destinazione della merce dea p!Cosafi facenb scalo nei va n porti? La mia visata fu accurata e mmuz•o~a m quas. tut:• i porti belg1, f rances1, e aumoungariCJ e i camerata dei smdacat1 con cui potei parlare mi ass<CUI~· rono all'unarumiti che il mio piano era srrealizza· btle. :-.fon posso duncnticare, a tale proposito, un episodio che d.Jmostra chiaramente come i sociali~:i degli altri pac.i siar.o di Wll pasta del tulto dive;s' da quelli nostri . A Rotterda:n andai a trova re il <eg retario generale del partsto socialista per ~po;. gli il moti• o della mu yjsjta: cortesmtentc, con u.H calma sorprmdente. egh mi pregò di ripa<\arc ìl ,l!iomo 'doro perchè «la domenica non si pula•a d i affari"· E~lu" dal mio piano tutti i porti dell'Europa occidentale, Jovett1 ~are unicanlftve alla Bulgaria. Mi misi a contatto cor. i rivnluzion•ri mladoni fra i quali lrovai un a~mte prcz.io~~

nella perwna d, Nasam T ui«ticff e li deQcleromo dJ ricluederc al governo bulgaro la auroriJzuione ufficiale per s pedire le armi a Wama, da dove. ds cuntrabbaudo, sarebbero passate nc li"Armenja turu. Il colpo doveva sembrare prepa rato dai rivohwonan macedons nell'antento d i orgar.iz:zare una riwlta armena contro a Turchi, nemico comune. Tufec· 11eff era sicuro del successo dell' impresa pcttilè •llora • macedon, f ruivano del favore e del compktD AppoAA•o della poliz1a bulgara, Ed dlbe ragione. lo non saprc1 dire, snvero. se i p u.d sentimenti pa· triottia e l'odio verso , Turcbt o altri motivi meno nob.t. spmgessero i furwonati bulgan ad un 111tet vento in nostro favore, Il fan o sta che noi avemmo la nostra licenza d'imbarco. Allora i nostri fornitori ncevettero l'orruoe pr«iso dt effettuare la spc d•z.•one per la Bulgana. Fatto aò non ci restau altro che pensare al trasporto delle armi a Wama, ampresa daabol<camente complicata. l Bu lgari no' avevano navi d1 grosso tonncllau•o c le ca« co,.,. pagruc marittime locali- non vollero in nessun modo> metterSI d'accordo con no a a meno che noo ci f<» ;e una autorizzaziOne spec<ale da parte delle auro iù ontercssate. Ancor meno, po<, volevano iocariurn Jcl tr•sbordu clJndesuno in • lro mare cbe potev~ portare alla perd1ta completa dei battelli e deg:i equipaui. l r•ostri msistenti richiama al loro pi· tnotttsmo, alla n«esSità ds infliuere un brutto col· po alla Turchia per mano degli Artneni, non 2PJI!Odarono a nullo. Decisi allora di acquistare uri ba:· tcllo c d, far venire appositamente dalla Russia Wl eqwpaggio di uomini fidati. Breve, m1 riuscì di comperar~ a Fiume, per unJ cifra relatiV11nente bassa un piccolo )'lcbt appcoa giWlto dall'America e che era perfettamente a~t.t1 a.i nostri disegni. Lo acqwstai a mio nome, utshr zarodo, t.n tale occasione, a Fiume, un tltro pa~· porto falso, q uello del fratello di N aum Tufeètidf· Portate a termine alcune riparu ioni n«t$sant ano s<afo, lo portammo a W a ma col suo v«ehio equa" Pl88io. l vi la cu;a fu smemata m mo.l<l che le a:· mj venissero inviate in Russi~ a lla fine di IUBliD 0 " ' agosto, al più tardi. Ancora oll8i 10 SOCIO ~ che tutto ~rdlbe filato perfettamente ~ le COM sero state fatte a tempo. MalousuralaiDCIIIe puramente finanziari 5Convolsero i IIOIUi


Ecco quello che •<c"JJe. lu ~ru stato inc.r•c•to dd,, facn·nd:. ogl. inizi Jel 1906 dal Comitato c<·n<r.ll·. Jel partito socialdc.·rr.t•Crdfico o ve 1 bofsct"vichi er.;.. no in maggioranzJ. Qualch• mese dopo a Stt•C· colJP.a, n fu un·•.,,cmblc-J plenaria nella quolt- 1 menscev•ch1 ebberc• la rne1~ lio su Ji 001. Conosciut.• talt' inatteso nsull;.tto. ne ricavai ch< l'incauco :1ft.· t.IJtomi vt-ntva :1 tadere t' ~crÌS$i la mia Jenem J: di!"1~sioni :~1 C<Hllltato cer.trale del partito. M.t ;,, m1ct sorpre!a fu n·aggiurt- quando >Cppi che il \.,,. 4

m1raru n'li ncnnft"rmav.a. l'lll(J. ricu e mi pregava d1 p-ortare a fmc l'1mpresa cvminciara tantu favore,·l•l mente. ~fa. pur rtconferrr.andumi, cessò di in\'ll. · n1i i ncl"essari sussidi . A~l i inizi io ero sraro mol: .. prudente rrafugand,. all't'Siero gran parte del olt· naro s~anz-i~uo dall'organizzazione caucasiana. In t:li\.. modo. fino al n'ng:r~so di Stoccolma, nun avevl' :n·uto difficoltà finanziane di nt·~sun p.enere, in m;: niera che avevo p<..ltutv pagare tutte le fatture c Jc. . c:tponarm• la fiducia delle Jirre con le quali t.,.,, ra\'0. Ma qu:1ndl' il com1tato centr:J.Ie passò ai mcr, :;cevlcllJ le cuse mut:J.rono d:-1f giorno liJa f.Oac:. Lcrtere. relegr.tmrn1. snll('dtatoric invi:~.fl a P~t:tlt>· hur~u non t·bheru nsuhato alcuno. Proh:~rai. giurJi, .lft'erm •• i senzJ mou s rancarmi, che ti successo de~. r. mpr<<,l Jipendt-a unicamente dall'mvio del:c .umi Ìr'l un momento favnrttvnlt:" allA rau;;.~, nch.L 'r.as:iont' buuna. quando. cioè, non ancor.• c:ran\3 cc.nmnCJarc ltt tt·mpok ò'::a.utunno cht' inficnscoa1,1 :-.ul t..lar Nero. Visto che per iscrittCl non concludP.-.. nulla mi re<ai d1 persona n Pietrt\bu r~:o H\'c riusu1 a StrJpp:Hc: con ditficohl <:nonni al C(troi r.tto .. rt·sto deli.t ~omm:t sunz.i:ua dal mov1mento otUCl· \tant'. Runrn.u u, Bulgaria a metà Jell'autunnv. QU.1ndu la \tllgtullf' fdvort"vulc;- t:'lfl g1j trascorsa. r~..ol forz;Hu, qUindi. a un imbarco fretrolosu. ~enza co;,. Urt' che non nutr1vo molla fiJucia sull'cqutpag,::h' in,'iliOmt da Odes)a. X\'"oo avendo il tt-mpo neo:.• satrh ) per ~nsrituire il c:.paano con uno de1 m tl ! uomu.1. fond.ti ruttc l(' mie speranze su,z.h uomtn' che :J\evo Jj,s~minato ne·• varl !.e"on di bordo '-' eh<: s~tp<-\ v ri\t.tfuzìonari di vecchia data, deHll1 .rlt1 (3 ' 1SJ.. D a terra. rc:~t:'ll una mattina sul mola' finchè- VH.h ... ,amre Ju y:tcht ( he portava n'n sè da:.. ,

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me.;;i d1 un laVC)((I dccanito. Ma. ahimC, ue giou;1 Uopo appresi che in una violenta hufera . dur.l~ t:-t.. l" quale il capi1an<1 diede d• sè una prova mcschi.>.<. d bastimer;to er:1 andato :t tinin: in un~ $rt'Gl dd iJ c,1.q;t romena. L'cquipag[.:io ~i Jisperse ai qu au.o 'cnlt. w) penc,Jo dr cadere nelle mam dcii• i>••· liziJ u>mena Le .um1. poi. che mi .tvevano procur.l. v t an t t grattacapi. f uruno rubate dai pescaton dc:.Lt r uqa Parcii immt"dtàtamente per Bucatesr. 111.1 sen2a risu'ltar·u. chè l"amlxasciature russo. avuru 'c:n · rore della cosa. 3\C\' J pre.sv immcduHe d1~posizu..~ ;J. Allura protc:=r:1i v1olcntemtmte al comitato centrah· dd partito che r~sr responsabile d el l'msucces.<.>. Qu.1lche rtm!'o dopo il capitonu dello yacht ... Jrre'"f:no a Odtssa e dt là cra.sfenro alia pri~ioPt.. dei Santi Pietro e Paolo a Pierrobur.~:o. Durante LI. inrerrogatorio. egli fece onorevole ammenda c d.u~ci..: ompie delucidazioni sullo parre che io avevo avul'1 nell'impresa. Se non mi inganno ciò porrò a "" piccoln incontro diplomaticu. di una certa acutez.·•:t f r~ b B"l<·oria e la Russia zarista. Per la vcn.:. hi,u.~:no di~c che al deliuo parleoporw>o oh'·· .td alcuni funziOnari hul,czari anche alcuni l'hembr: del governo. Discussi della cosa a Pari,(!i. qu•k'•~ tempo dopo, con M . Savoff. allora Minislro ddll ;:uerra di Bulgaria, cui offrii l'acquisto del bre_:e~· ro ~lartcns. di cui non sapevo che fare. Così fini il secondo ed ultimo tentativo di intro durre ddJe armi dJndesti~amente in Ru,,...i~L ·· primo fu fatto dal famoso G apon ed ecco in q u.; . le modo ·:i oresi o3rte. l'\dl'est3!e d~·l 19Ò5 io abiravo 3 Riga e Bure~··, vf"nne 3 rro,·armi espressamente per rendermt 10w ch" Gapon. è.t"intes::a coi rivoluzionari russi. •t v.:\ .r .1pprontato ul un porfo scozz~e un caricfl d"arm; Qu3ntunquc il carso J ohn Graftor; fosse in sr:.IJ.I per ra~t:IUOl!;èrt"' Jl f>i'rtn non cmnn o:;t:tti or~;,mu.L. :~,r,cora n l: lo sbarco. nè 1.1 pr~3 "h conse-,~Z.na Jt h .. m(.·tct: Bu renirr veniva tUJ. per inc:uicn d~l c ~.r.• t.Jt•r cc:n UJit" ;;tt~".;;o :t preg.trmi d i intmprendert l .. t· f,,,. '>ruJl.IIJ cc,m cura 1.< carla dci Pile<< baltiCI. h.·· li<t.i b mia scelta ~ull'isola di i'\'ar~o. vicino a R~..· ::l! Partii immedintnmente a quella volca per vedrll: .c condizioni del paese. d <istcma di <orveglianZJ. :~ f"'"'bilira Qu3ndo il dus:aniecpo. detri~la '•'' " ' L:ltol ' 'l u.-, 1:\ttJ dì e~~a era fncilt:\sbarcare 1:. mt rc,.. <u quelln opJX"(<> senz~ «>llcv~re il mirumu > ·• "'rttto. Di nnue. poi, non c'era ronda alcun=t. F<C;' 1l pi3n<• clw (onrretlli: prt'p:trazio nt· .lnriop.l!.. eli u<:o serie di fu~<c alle ad acco.~:li~re le arn11 .•. n ,·o J~l piro,c.lfn 3 fuoch~ · ....... remi. ormcK..:.so del' •

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rJit' l'a:tc11Zhmt' della ~ulrdia c .lppcna la nottt )ll,u

moltrat~ co an·rammo armati di badili a scavare •• f,"çe 'ull'<>rlu della çpiagsia. a riempirle pri!l13 .ii kgna '<:rea. a rrcoprirle quindr di terrt 10 su,JC!' iocie. Ma tolr lavoro durarono ben pocò. Otto gror· ni J,,po eravamo informati che il argo John GrJ· ton era andato a finire suglt scogli oguni deliA Finlandia. Non sapemmo mai corne il battello f~ 110 finito nelle acque finlandesi. E <>eppure Slpcll\• se i W<:ialosti ri~oluzionari si erano messi d'accxml3 con Gapon pq fà.rgli prendere la direzione dei l~· vori di Nargo. se il apiuno del OLrgo avesse scc·· lo vo!utamente un percorso sinuoso per sfuggr:t alla sorvegl;.nz.a o se, semplicen'lente, si trattan di un tradimento. E' rimasto un mistero che p<!..





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CìLI INCìi...ESI

J\ L4tNDRJ.\ CHI, LA SERA del 7 settembre 1940 fosse stato in ascolto d~Ua radio di Londra, avrc:b~ udito il n()(O annun<iator~ William Forr~ presentarsi al suo pubblico con quesr~ parole: « P~rdonatemi, sigaor~ ~ signori, ~ sono un po' senza fiato. Vi posso dire eh~ quella di venire a parlarvi :.1 microfooo è stata un'impresa da togliere il respiro. Ho dovuto camminar~ ~ miglia e miglia lungo strade d~e. ~ ripararmi o~-ni tanto in qualche cantina di palazzi a oc::o piani. Mentre camminavo ~tivo le esplosioni di bombe cadute ndle vicinanze». La ~ra stessa, ad asco!~ una suzion~ tedesca, alla medesima ora si sarebbe potuta cogliere la radiocronaca d'un corrispondente di guerra che, imbarcato su un Heinlel in volo di"bombardamento su Londra, descri~a l'azione parlando ad un microfono insta.llaro sull'apparecchio. Attraveno la radio di bord~ era scabilito un collegamento

con la stazione ricevente di un aeroporto, unita a sua volta alla carena radiofonica del Reich. L'eccezionale radiocronista diceva : «A mezza scrada per Londra, la nostra' squadra di bombardieri incontra puntualmente gli apparecchi da caccia e gli altri bombardieri che ci dovranno accompagnare su Londra. Già vedo soao di noi il nastro rilucente del Tamigi... Oti ha detto che gli squadroni aerei lavorano con perfetta fe80iariti non ha dettO ~ra rutto : ogni squadra ha un determinato tipo di proiettili che scarica su determinati obbiettivi; non viene sprecato un. colpo... Sorvoliamo un grosso canr i ~·e ... Ora si riprende «la posa della nan · ». Siamo nuovamente sul Tamigi che risaliamo velocemente... Sotto di noi è una lunga striscia di fumo e di fuoco... Un largo giro ci riporta sulla via del ritorno : ora, gi~Utti aUa costa della 'Manica incontriamo le squadre di aerei germanici che vanno a loro volta sugli obbiertivi. Non a tono il pil()(a mi dice che è stata stabiiita una nuova linea « ~ passeggeri e merci », di andata e riromo, fra le coste francesi e Londra... ». La grande offensiva aerea cootro la capitale inglese era cosl cominciata. Essa era stata preceduta da una f~ di intensa preparazio~ che ne aveva consentito quell'cccdlente

organizzazione ,·amata dal radiocronisra lante: tra 1'8 e il lO agosto i t<:deschi avevano cercato di precisate bene gli obbiettivi da colpire· e a tale scopo avevano compiuto innumerevoli {()(ografie nel corso d'una serie ininterrotta di voli di ricognizione, mentre caccia e bombardieri procuravano di conquistare il dominio del cielo inglese abbattendo o distrvggendo le fot7.e aeree avversarie opportunamente provocate con attacchi al suolo. Il 2~ agosto la lotta di sterminio dell'opposta aviazi~ assun~ un rirmo più intenso e fu particolarmente diretta ;.Ila distruzione degli. aeroponi più vicini a Londra dove si trovanno g li apparecchi da caccia acquistati dalla Raf per la difesa della capitale. Tali appa· r~chi, agili arrampicatori ~ salire subito in quota, erano stati cOStruiti con sacrificio dell'autonomia per asikurare la qualità es~ziale al loro impiego, sicchè a~ano bisogno di avere sotto di sè ur. accogliente aeropono. La metodica distruzio~ d~i campi attorno a Londra li a~a pertanto paralizzati. Nel frattempo, gli aviatori tedeschi imparavano a bombardare Londra a tavolino. Alle scuole dei bombardieri sul fronte ddla Manica erano stati all.estiti, in base a minuziosissimi calcoli, grandi plastici di Londra, attorno ai quali si radunavano i piloti che

335


mille o re u ascorse nei rifugi ; una st:rtiJTWU dopo, il 9, òuemila ae roplani lanciaro no un milione di chilogrammi di bombe. Il 28 il bombardamento durò tninterrott&me~~~e dieci o re, dalle otto d i sera alle ~i del matuno; il 7 mano si giunse aJ 500" aJ iar~, e per la prima volta i ~ 1edesch i ammisero che l artacco era stam comptuto coo IUDpiego di aerei in massa, come se soltanto aJI~ra si ~ ciasse a. fare sul serio, mentre dal canto loro glt mgli!SI acaasavano ti colpo d ichiarando che era star<~. tniziau ua& «nuova» serie d i incursioni. La no" ità consisteva nelle maggio ri pro porzioni dei bombardamenti che, compiuti iD massa furono 23 nel solo mese di rn.1no. Durante uno di 'luesti: scoppiarono a Londra, in una notte, 1780 tncmdi, << ... ma non fu g ues!O il numero più alto registrato», cfi. chiarava il comandante dei vigili del fuoco londiDesi 2!1 di marzo. Nella notte sul l 7 aprile, 722" attacco, il bombardamento du rò dieci ore; il 13 di maggio furono latiCIIIIt: oltre 100 mila bombe incendiarie e centinaia d i ronneliD èt bombe dirompenti, con tale risultato che un ~ ttdesco, preso in caccia ''erso l' ~ba da un aereo tnglele, potè sottrarsi all' mseguimento e a~ fuoco del~'avversar» nascondendosi nelle dense nuvole d • fumo che SJ elevavaao dal sottosrante mare di fiamme. E no n fu questo l'ulàmD <!tacco : 1l 27 lugho fu compiuta un'azione che per la du· r.1ta e per il tipo delle bombe impiegate, ebbe c~tri . i ~­ lUI delle mcursioni 10 grande stile. Con g tW.i nsulWJ) « Indubbiamente grandiosi - ha n ferito un co rrispondente d1 guerr.t. d1e ha preso pane al vulo - poichè in una mruopoli eh~ ha l'e<~tl'llSione della provinCia d'Assia c'è set1l' pre qualche cos.1 d 1 buono da colpire ». . ! bombardan1eori, d 'altra parte, misero alla prova crootStl e corrispondenti J 'ognt naz1o ne che dovettero cimentarst ~ un nuovo gc:nen: di prosa descri ttiva di o rrori. Nuov• sul~ riornaltstici e metafore ardo te fornirono modelli ed esempt

a

(Sopra) Uno &peuoc:olo ob•tuole a Londra

1'1ncen<.11o

da ~rte d1 t.;O aereo tedesco,

dl uno d et tanta pallonL dJ sbouamento che non 5ono nuacall o a:barraro Il p<u.s0 allo forze aeree oormanlC'he lonc10te aH'aasoho (A deatro) ... Oqm m.mtedt. alle- 21 45. danze per oh utlte•oh e 1 mec-hn dol Serv1:uo d1 conllò delle fone da Sua Mae,.tà

Bntmvuca "

Annunz.o l ubblu:cto dal qaornale 1n9lese • Porode •

nnpuavano cosl a conoscere la fis10nom•a della cap•rale mglese guale >.1· rebbe lo'" apparsa da una de~erm• no~ta ahcuo~. e .1 diSimguerc senu po>Sib•lirà di l'q_UI\OCi gli obb1elllv1 miiJtJrl e industriali, gli 1mpiant1 por· ru.tli, 1 gasometn, le centrali elett nchc, eccetera. l p•lori imparavano .1 memo n a la pi.1nta della l llt:i. c swJ•avdnO tonremporaneJ.mlnte 1.1 >tC>~ zona riprodo!ta in pla~uco, su centmau d1 lotogr.tfie .u:ree, pre<~e m d1· verse o re, da Jifferenu .Utczzc m une tonJ1z1on• cl, \ISibilaà. Compietua cosl IJ preparazione, erano partiti tn ''olo J i bombardamento l' Jopo le prime az10ni i piJStio vennero am·ntam('llte .IJ!~iornJtl m bas..: .1i nsuhar1 nlevau dalle sucte'\51\'C aeaofmograf1e. Con tale cosc ienzio:.~ preparaz•one, il 7 d• >etu:mbre, come abb1.1mo deuo, fu imz1ata l'offenSiva contro L!lndra che fu condou a p<:r tre 1nes1 mimerrouamente a una {adenu d1 J uecento tunnellate d i bombe lanCI,m: 111 medi,, I{IOrnalmcme sugli obbtemvi della città. Questa era stata g •.i m pre.edt'llza duramente colpna avendo subito, pnma del 7 \Cuembre, 170 in~ursion1 e ricevuto una do:.e cosp•cua de• 23 mlliom d.t lhilogr.unmt d1 bombe cht a quella data erano stau lanciatt sulr l nghllterr.t n<:l wrw di 900 .lt· tJcchJ. l 'az1one. rulta\'1.&, fu o~ncor.1 mtensitic~ta e l ondrA non tbbe p1ù reguie · aJ 12 onobre le s1rene d,l\;mo alla cm.i al segnale della 2~()' HlC'llr~ione aerea tedesc.l: il 7 no,c:mbre si era gJUnn .ti ~ Il " allarme c· pér l.1 sedtce<~ima volta daU' imLio dell'offensava i londmes1 non ebbero un momento di tregua nt- di g1urno n~ d1 notte:, f'OIChe le ondate d1 bombMdieri si ~uclc-d<tttro con la f requl'llZ3 Jt un~ ogm Juè m1nun; l'I l no,·embre .,1 era al H7" allarme 1l 1ft gh appan:,ch• tmpicgati rurono 500, il 21 pion<: ~u Londta unJ bomba vgn1 due manuu, tl :!9 SI c:bbe 1l 377"' <~ llarmt: e 1l giornu succt..~i,o, ':luJndo furono IAncwe 3C• Ulf\llcllate dt bombe J1rom~nti e 100 d1 ~piO~I\ e, ~• a rrivò .11 3ll l . Il 2 ÙILcmbrc - ~·orno dtl tOCl" ~ll.mnc 1 lcm,l tnc>~ lOmp•rono

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GEZIRA SPORTING CLUB (by kind P8l1llission ol lhe Cbaùman and GeMral Comlllillll8l

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ADMI'nANCE: 1y ba..ualola OJU.Y ncept tor ()fiala

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ENTBANCE : P.T. 5


(Sopra) La pnJJUUva ea1alent.a degh ab•lanh d1 une c1t16 della coste: cudoecidentol• 11'191. .• . N'elle 9rotte m ~VI uno voha ~~ no!condevano i controbbondteri 0901 9h abitanu della cthO pos· sono la ncue Ln caso dJ attacco aereo (A, desrro), Il pu) qrande rnagaznno dt Oxlord Street, quello d1 Peter Robmaon. dopo un

bombo.rdwnento ledesco.

primA d'ora scvnosciuci : «Nella nou(" ncrd come l'ala del corvo -- scrisse un giornahst.t americano - l'onzzoncc s, tinse dd colore d un'aflncaa matura ». Era il riflesso degli ancendi. «Dagli squadrona aerea, al cui rombo copriva il fragore ddle defl.tgr.tzioni, si ro,•esr11'1 un Niag.1ra da esploSI\'0 >> • .cris~e un alcro. Un terzo. da più modesta f.tnt.tsra, nnunoò J descrivere· lSsacurando a• suoi letton : «La realcà super.t o~ni Jesrrizaone » e molci ne seguarono l'esempao, ~fruttando wct'.tl ptù gt·nt'ftChe bJtrure che divennero l:><:n presco luoghi comuna. l.jUali ,<un allucanante diluvio da fuow 11 0\'\'t:ro « un.t no!le di tregenda >>, o «un anferno d'e~plo~tom 1> ed alrre ~imilt . Non mancò tuttavia t hi cent.t>Se Jr nMntt:· nersi all'.tlrezza del compno su l.tndo pezza da bravur.1 come: questo dedicato all'attacco dd .2 1 dt marzo :: « D,t Whicechapel a Tower, i magazzani ponualt .ono un ,olo interminabile braciere donde si levano ti.unme dltt~\lnK tra ricorrenti c laceranti esplosaona p.ttiro>e. Il Tamaga i: •lluminaco a giorno dal bagliore degli mcendi ~ tuuo costell.uo Jagl i scoppt delle gran.u<· dd l'anr1Jerea : i: uno 'p<:nacolo grande e rcrribilc >>. Ed l'C<O l'alba dell'undici Jj magJ(tO Jes<ticta da un tomspondenrc: della R~11/er : «Quando i prim1 bAgliori dell'alba si cambiarono nella dtiara luce del giorno. 1 u zzoni rossi sa accumulavano dando alla scena quakhe ,os.t dì f.tmasttCo, come s<: in una pamomima miriadi di taocchi dt neve fossero mescolati ad arancie rosse e .tllc luca blu della ribalta. P(>t dnra,erso il fumo il sole :.i è ,tlzato come una palb di fuoco, e il suo ~lobo brillance " rosso assomigli.tvJ a. un.t gigamcS(d granata lOntornara dall'11ide dell'alba». Ora. lasciando d cido, qual' he cenno suiiJ rerra : « l 'eruzaone vukan•c.t ,-ontanu~


a squarciare in ogni senso il corpo smisurato della citrà rencacolare sommergendo 11 vo~Sta estensione sono vere e proprie colate di fuoco». E così via. Dal florilegio si comprende che le disrruzÌoni sono eli una orren· da grandiosità, come confermano dd rcsro precise testimonianl:C. Il 3 ottobre ruuit~J Pre-.iJ informava che in certi punti della City e del Wesr End era impossibile camminare perchè le vie erano ingombre di rovine o interrotre da ·vocagini. A Bond Street le cue era scomparse, polverizzate; Regeot Stl:eet era chiusa alla circolazione; Oxford Sueet anch'essa devastata e ostruita ; la SaviiJe Row demolita e incendiata. Illusui edifici colpiti o distrutti in quell'attacco erano poi: il palazzo reale a Park Lane, la casa Bowne Hcllingworth, grandi empori John Levis, (Sol rll) Nel •olo mese 01 novombro 1940 sono s:ou gttiOH ~u Londra, come a:s1.1llo do q uesto par~ hcolo:-oqgia!o 9rahoo 3.1781Xl0 ì:çr d1 esplo51vo ad allo potenziale. ln soh 13 qrandl atta cchi sono stati ampleçati 2 664 <XXJ k.gr. ::h b?rnbc. ( A des!ra) Noltl. londtnes1. !l grondo oifoUaoento o la J)ronuacu~tò d, un !rotto dello ler~ov!a sotterranea. (SoHo) Un ahro Jrano della ferrovlo colterranoo di Londra od1b1to a :'tc~vero anttoeteO e a dormitorao pubblico. La mogQior parte :ici trequenta ton pocsed.evano una volla case in qceU"e norme cerchio m:orno o Plc-cadilly , dislrctlo òaQh al!accht germanid

D. H. Ewans, ed altri di Bullington, oltre ai grattacieli di Berkeley Square e -a un famoso ritrovo notturno a suo tempo frcquetl• taro da Edoardo di Galles e dalla Simpson. Il 7 di novembre molte case urono distruue nella zona portuale : una sola bomba di grosso calibro polverizzò una trentina di edifici. La sede di una banca, nODOstante aveSse mura spesse più di un mdJO, rovinò anch'essa sotto un colpo solo, e, secondo ciò che scrisse il Daily Sketcb, quel giorno andarono in frantumi vetri di finesac e di mostre di negoLi per senantarnila srerline di valore e per parecchie tonnellate peso, tanto che al trasporto dei rottami no impiegate decine di autocarri. Il 12 cembre La Reuter valutava a 400 milioni sterline i danni subiti dagli edifici, il 10 febbraio il BerlingJke TiJendt di ghen calcolava a 400 milioni di nesi i danni subiti in un mese. Il 21 il corrispondente dello St·tmke W scriveva che i danni inflitti a Loodra ra\'aoo quelli patiti da Coventry; lo giorno, l'inviato del Nya Dagligl batteva il concorrente sul terreno ddla maticità asserendo di aver assistilO ali&


· na c.li crecenco edifici in una sola str:tda e inf~rmando c~e cran~ stari colpiti cin'lue 'rif ugr conrracrer pubbltci e un elegante locale sonerraneo, ricovero e ritrovo del bel morido. Il 18 di aprile I'United Preu regimava di peggio: l'esplosione di una bomba maoùò in franrumi tutle le vetrate per un miglio incomo, per effetro del semplice spostamento d'aria. «Si sospetta - aggiungeva il corrispondente - che l'aviazione tedesca abbia usato un novissimo ripo di bomba di porenza eccezionale e a duplice· effetto, incendiario e dirompeme ». 11 sospetto rimase una supposizione tecnicamente inconrrollabile, ma in pratica nessuno più ne dubirò, specialmente Jopo il bombardamento del 13 di maggio, quando, scrissero i corrispondemi americani, « trascorsero le sei ore più spavencose della


l rssuhah d1 un ot tacco lede5CO con 1ro Londra Dopo due q.orm. una wno mduslnole bru

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pOm;>ter• sono an

coro al lavoro

noscra esistenza ». Per chilometri imeri file d i caseggiati erano r.LSe al suolo : gli edifici più solidi erano stati suitolati come fragili scatole di fiammiferi. Per la prima volta, poi, quel giorno fùrono confessate dalla Re11ter distruzioni di pubblici edifici : fu ammesso che la Camera dei Comuni e ra stata ridotta in condizioni tali da non p01ere più servire, essendo state devastate la sala delle riunioni e quella dei passi perdt,ui, danneggiati l'ing resso, lo spogliatoio e le stanze dei guardiani e rovinati i soffitti di quasi tutte le altre sale. Churchill visitò tristemente le rovine, e poi fece annunciare che si iniziavano i lavori per una nuova sede del pJrlamento : appena pronra la seconda - aggiunse - si sarebbe posto mano ad allestir l<c una terza. Questo tono frddo anebbe dovuto, nelle tntenzio· n i, esprime re una ><:rt:na sicurezza : in realtà l'Jnimo J c i governanti dovevJ essere profonJ .,mear< .tngosciato, a giudicare dalle dichiaraL to ni ,leJ.:Ii stessi miniscri. Il 18 di ottobre:, ~be Do n.IIJ a\' C\' a detto : « Le prove che 31· mllmemc sopportiamo in <JU<:Sta città cosi .lurdmc:mc bombarJatJ, non wno il preludio 340

della disfatta e non 'segnano l'agonia della Gran Bretagna, ma sono piuctosto i dolori terribili del parto dal quale nascerà una nuova Gran Bretagna ». Questa speranza dolorosa d'una nuova vita non parve rurtavi;a es· sere condivisa da Churchill che il 9 di novembre parlò anch'egli di vita ma in differenti termini. Egli dis.'òt' : ~Tristi disastri, rerribi li assalti e · minao:e e perrcoli mortali hanno colpito l'Ing hilterra, sicchè oggi- pos· siamo dire solo <jUestO: che siamo ancora v:vi ». Vivi, sl, ma qUJJc vira è stata quella degli sventurati londin~si che veramente non s'aspettavano tanta svemura. l primi tempi, • infau i, 'lu.mdo ancoro~ gli at u.cchi contro la città non avevano a:>Sunto la tremenda violem.a che poi ebbero, si disserrava, si divagava sull'argomento delle incursioni e della protezione con l'ingenuità tipicamente inglese:: ..Ila fine d 'agosto, per escrripio, CJUando si intul che l'offensiva a... rea sarebbe stata ~.tltnata con vioknza mai visra, il go,·e m o <~nnunciò che non ,.·era motivo di rc:mere di>lruz'oni de lle ric(hc:zze d~lla capitale poichè i l.tboratun delle Indie a\'febbero for.lito un

.tltro contingente J i ses~anu milioni d r !>lC· chi di juto~, che . riempiti di sabbia avrdx>ero prort'lto gli edifici lo ndincsi. l londinesi s 'entusiasmarono e fu una gara di suggeti· menti c di proposte inviati ai quotidiani e alle rivtste e da questi pubblicate neHe ce· lebri rubriche delle Lellei'J lo the Editor. Una di queste, apparsa nt:l Picl11re Posi cal· deggiava r istituzione di corsi .tccelerati p<•r sonarori di campane. In Inghilterra il suono ne fu vietato sin dall' initio del (Onflirto, essendo esso riservato a segnalare ti pericolo di ·attacchi aerei. « Ora - osservava il propo-• ncnte non tutti SOt\ù capaci eli sonare le ( ampme. Può darsi che an(he un robusto sold.tto, ricevuto l'ordine di sonare a stormo, pur aggrappandosi con rutta la propria forza alle corde non riesca a far sentire nemmeno un rintocco. F.' perciò necessaria l'istituzione Ji reparti specializzati J i assolutJ · fiduci~ istruiti da quakhe esperto Pasrorc o da qual· c he maestro campanaro. in modo cht" siano in grado, al momento opportuno, di dare il segnale dell'imminente pericolo che sovrasta il paese ». Di un altro ~rave problema si oc· cupa,·a il signor T . P. C. Mulholland, abi· tante in un paeserco del Chesire: « Non esi· sco: - egli scriveva - un tipo di sapone g:LI· leggianre? In questi giorni la sirena J 'allar· me può sorprendermi immerso nel mio ba· gno. Un tempo prezioso va cosi sprecato nella ricerca del sap011e sfuggito ne lla vasca, men· tre si p01rebbe impiegarlo meglio pc:r ras$C(· tarsi convenientemente in modo da non do· versi presentare nel rifugio in disordine e senza dentiera ». Un a ltro signore, F. K. James, abitante a Londra in Holland Road, proponeva che il Governo impiantasse a ~ spese:, in ogni giardinetto, dei p'ccoli r .un.h· rifugio conveniet1temenre corazzati e da chtl· mari i « Andatevi! », incitamento da rivol~· si ai cani. Er;a una prova di buoo cuore, ma pare che il Governo non abbia pr~ in c~· siderazione la p roposta. Allo studi'} auJò an· vect quella del Dai/1 Mirro• che pet alle'\:•~ la crisi deg~i orchestrali londinesi suggen d.• organizzare una serie di concerti nei ricoven: e il Governo promise che ne avrebbe assun~r millesercecenro per le celebraz:o ni del p~· mo Natale : poi noo se ne fece nulla. e ·~ ogni modo il ·o aiiJ Herald ossen:ò che ~h o rchestrali disoccu'pati ermo oltre rl doppao. 3500. Ma problemi più g ravi si imponevano. pòno fra rutti, a quanto pan·e, quello ~~ mang iare : lord W oolton, ministro dell'a!•· mentazione, ordinò che si a llestissero ZOO paC· coli caffè destinati a rimanere aperti gior~o c noue in vic' nanza dei ricoveri e li formrt a i rifugiati panini caldi e birra fresca. Poi .'~ crisi alimentare mise in pericolo la stessa d e· t?. Qucxidiana sicchè nessuno potè più spe· rare ·in tali supplementi. fu il desti~o dd poveri, chè i ricchi s i organizzarono marabalme~­ rc. N~: diede esempio il Re che, secondo (ÌÒ che scrisse il Ne,; Y ork Tilues alla fint Ja o~gosto, fece ammobiliare le cantine del pJ.I,u· zo di Bucki.1gham con poltrooc <. divana 10 se'le impero, foderati di broccato rosso. « l J•· vani sono molto larghi - precisava il f~Jde cronista - c pieni di cuscini e coperte, SI cht è possibile dormirci comodamente. Vi è pure una toletta per la Regina, fornita d; s~~Je e pettini d'avorio, di bottiglie Ji prolu_m• ' di gingilli vari. Vi è poi un ra,·olo Ja .'e <<lll un boll'torc elettrico e un scn·izio J t tJ7J.e di porcellana bianca filctrata d'oro. una ra<lto, un gioco di scacchi. un m~:uo ,h rane e unJ


Allocchi g~icJ aull'onaa del Tamigi. ObbieltiVl m•lnon centrali


(Sopra) Un o s pelto della eatt6 dt Coventry do.po uno de l. ternb1h bombardamenti del settembre 1940 CA al· mstra) Londra. Alba sulla City. Funzioncui ·eU uno Qrande banca inglese. portano in salvo U poco cbe hanno JX)Iuto ntrovare doi loro orcbivl.

piccola biblioteca ». Di un aluo ricovero di lusso,. quello dell'albergo Dorchester: la rivi· sta ufe vantava invece un diverso ma non mtno importante requisito, la solidità: «Tra il_pianterreno e il primo piang vi è una volta dt cemento armato dello spessore di un metro e mezzo, e gli altri sette rian~ dell'edificio SO· no pure corazzati da lastroni d'acciaio della g rossezza d'una spanna, sicchè gli esperci du· birano che una bomba di mezza. tonnellata possa sfondarne più di due o tre in fila »· Naturalmente, il Dorchester fu accaparrato dai ricchi e daj ministri, vi abitò lord Halifax lino alla sua partenza per l' Americ~ e ~i .ave· vano appartamenti Duff Cooper, ti lliJntstr~ sir Andrew Duncan e alrri illustri pcr50nag81 d'alto rango. Costoro, in genere, non hannO avuro molro da patire. In casa di ·ford Oslow, ma,·a come si seppe da un processo, ~· co_nsu 0 carne ""r r- un valore di 45 sterltne · toto elu~. ctoe della quantità concessa dal raztona , pure · P""' per 1 5 sterline. Lor~ ~low: s• se r- ve • dal Dail)· f.xpreu, dKhtàrÒ d essere un par· g} · · d'altra tariano. Nei risrorantt sor~ec.ran~l, . oè r j ·n si conoscevano liuucazwnt, pe · d" e . ntrov• re, no cibi. nè per~e .bevande. l~ un~, ;o~u ~.·elll"8 apttò un mvtaro del Il aJh_ g descrisse: scandalizzaro. cos• lo . . otta,rneo.te e • S''" ehe, « L'orchesrrina suon:t 11''""'rr


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danzatori sono per la maggior pane ubriachi. Le conversazioni attorno ai sccchielli dello spumame hanno una cor.cituiooe isterica, ma la geme che qui gozzoviglia non sacrifica la propria vira alla patria. Menrre qui si balla, fuori il cannone ruooa e i !DOlori degli amr plani artaccanri accompagnano la musica. Que· sro ~ come un film di cattivo gusto, e certamente rra i presenti c·~ qualcuno che si vergogna ,., Ottimismo americano : nessuno probabilmente si vergognava e molti invece era· no prolirtarori delle stesse distru:zioni londi· nesi : crescendo senza posa il numero dei sellia tetto, . vi fu, per esempio, un propriecario di case che chiese una pigione mensile di 2~00 lire per un alloggio di due vani. Il Daily Telegraph denunciò lo scandalo e il DaiiJ Sketch e il DttiiJ ,\tirror gli fecero eco, ma r abuso continuò sen:u che il Governo potesse o volesse· porvi un riparo. Il .Governo dd resto fu soverchiato dali" entità sressa dei problemi che si imposero con un crescendo · impressionante a mano .1. mano che l"offnui· va aerea aumentava di intensità. Un redauore della rivista svedese Vecko Jonma/ si trovò una notte ndla centrale di controllo della difesa antiaerea Jondioese e registrò le notizie che vi giungevano da ogni ·quaniere della città: «Ore 22: sei case distrutte. Ore 22,7 : incendio in un sobborgo. Ore 22, 1~ : una st!zione bombardata. Ore 22,1 O : nove bom· be in un alno sobborgo. Ore 22,30 : bombe incendiarie su un imporrante centro di affa·

ri. Ore 22.3 7 : altre se:i case disrrurtc a sud ovest di l.ondra. E così via fino all'alba... ». Che cosa avrebbe potuto fare il Governo ? fare sgombrare I.on:lra dalla popola:ziooe, cosl come s'erano allontanati fin dal 20 ottobre i principali uffici dei minisreri, e come ne erano partiti, il 31 dello stesso mese, i citta· dini americani. Ma lo sgombero avrebbe determin~tò una profooda disorganizzaziosie ge· nerale nella inrelaiaturJ. rnilirare, industriale, commerciale e politica dell' ln8lJilterra, e d'altra parte si dimostrò crul difficile a effettuareche il 2~ dicembre si apprese che su una popola:ziooe urbana di circa nove miliooi erano stafi inviari .in campagna non più di 200 mila bambini. « Pare che la buona volootà dei governami riiD3nga soffocata sotto il cumulo enorme delle macerie • Strisse il DaiiJ Express che il l " di novembre chiese al Governo di impiegare non meno di mezzo milione di sol· dati per spalare le rovine della città. l soldati non furono concessi, ma quam:o giorni dopo furono adibiti alla bisogna i rifugiati ebrei provenienti da paesi stranieri. Il Nnu Chro· . nide. sempre in ruatèria di buooa volootà. dice: «Tolti pochi c-.si; i provvedimenti presi dal Governo res~:aoo una coogerie di buone ioten:zior.i ridicolmente inadeguate alla sirua:zione. Siamo convinti che !"unico modo di far c~re · lo SCindalo ~ di costringere i membri del Goyerno a j>assarc 24 Ort' in un punto qualsiasi tra Aldgate e P:uking. In tal modo, il problema sarebbe risolto da

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la precia1one cle! tiro delle bombe ;ermanJche su Lor:. d.ra; Maloraòo la VlOlénza deH'aUaeco aereo. lo bo. allloa di S<m Paolo è rlmast" llltatta .

un giorno all'altro,._ Son fu risolto im·ccc·

o~de tu~ora resta da af1ronrarc la pve que~ stlone d1 provvedere çase ai senza tetto, e fornire un rifugio a un milione e 6oo mila londinesi che ogni notte, anche se non v'è allarme si recano ai ricoveri. Non c·~ posto per tutti, viceversa, ed ogni sera si ripete « il medesime) spertamlo di questa massa che si pigia davanti agli ingressi, ansiosa di porer entrare... Quindi comi.1cia la rnigruione at· traverso la città in cerca di un luogo qualsiasi dove poter riposare. In queste condizioni si trovano decine di migliaia di persone, a l.oo· dra, e d'altra parte r .umosfera dei rifugi ~ ipferta ». Tanto infetta che non tardarono a scoppiare c :~cl infierire epidemie di tifo e difterite, tanti> che si pensò d'imporre la vac· cinuionc .1 tutti i cittadini : non se ne fece nulla, e· il r~ di gennaio, secondo ~uanto scrisse il D.ri!, Mirror. il numero di decessi per difterite f;. esattamente il doppio di quello registrato) nel genn:aio del 1939. Aggiun8ete la crisi .llimeman:, il venisinOiiO aUJTK:n· to dei pre:u.i. c, come denunciò il Neu·J C.~m· nirle il 24 di novernbrt', « l'arroganza dci fumiooari verso le vittime dellt i"ncursiooi aeree •, arrogaoz.• che giungC"'a in qualche c:.~so a quesli estremi : « Alcune donne furo· no cosl violentemente apostrofate da funzio· 343


llfttii~S'I,I(~ Sl'l,tJJ~I~I

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«BUSINESS AS USUAL », affari come il solito è stata, nell'ormai lontano ' settembre 1939 la parola d'ordine faw. circolare dal Governo britannico fra le masse. C'era la gueua? Ma questo non signi&ava niente. La florta britannica en sempre la prima del mondo, l'esercito francese e l'invincibile linea. Maginot, non avevano nienre da temere dal nemico. Il blocco della Germania avrebbe rimesso rutte le cose a posto e nel più breve tempo possibile. « B11siness as IIJIIal » e il mondo sarebbe stato ancora inglese. Le cose, è noto, sono andate in maniera di· versa. E gli affari non ci sono stati. Anzi la stessa situazione alimentare della Gran Bretagna è andata progressivamente indebolendosi fino a crasformarsi, come ha dovuro constatare Winston Churchill nel suo ulrimo discorso, da carnea in vegetariana. Eppure il ''ecchio Lloyd George, nella diffusissima « Pict11re Posi » del 2 marzo 1940 aveva in tono apocalinico ammonito: « Aumentiamo i nostri raccold! L'ultima guerra fu vinta e perdura nella dispensa! Fummo quasi sul punto di perderla nel 1917, ma non perchè fossimo sconfitti per terra, per mare o per aria. Le forze militari degli alleati, nell'aprile del 1917 superavano considerevolmente quelle della Germania e dei suoi associati. La no· stra flotta era padrona della superficie dell'Oceano. La nostra forza aerea aveva una supremazia effettiva sul fronte occidentale. Ma la guerra tedesca dei sottomarini contro le nostre navi mercantili, unjra alla oosrra incapacità, nei primi due a~nj di g~ecra, di svilupp:tre la nostra prodU210ne agncola lo-

Eaerc:Houont d•ilf' dlfoaa ter:1to:iale bntcmnico ~r un oven.tuale _lentotlv_o di tnvasione doU 1So:O. O Je!t:r osc:c:tla:: tom si sono s-volte ne1!e prune s~th~ z:Jana di lugJ.o. (A c!eS"!-ra} le' iobb:-:lo othVllà dc;h mglest solto l'tn~.lbo acl· l'in·ta•ion~. Fr~roen•t cit •·..;bi dt c::l:lohz:auont u:bano dissez::una!t su ccn:~.pt dz gol~ P!!' lt:li)Odtre ever.tl.oah c-cterrag-gt notlumi d1 apparecchi çermomc1.

n.1ri dello Stato. che svennero davanti agli sportelli di un ufficio pubblico ». Aggounto 9ucsto, non stupirà che un giorno una folla di massaie esasperare .tbbia stretto di blocco il Ministero dei rifornimenti tanto che la truppa dovette intervenire per liberare i funzionari asstcdiati ; nè stupirà che il 28 novembre una turba di senza tetro, cui fu precluso !"ingresso nel rifugio dell"albergo Savoy, ~bhia fat;o irtuzion~ con. la forza nel locale e l'abbia totalmente ~ev_astaro. Non stupisce, ma è servito a qualche cosa? non P:lre, pt•1che dopo otto mesi, il 28 luglio, radjo Londra annuo· coavu che il numero de1 rifugi anriacrei )iUc:bbe stato in futuro n~te~o.lme~te aumentato... Così, per ora, continua il dr:unma « di mogloa1a do _pers?ne che ogni giorno abbandonano Londra per tro~arc un nf~goo nelle grotte che pullulano -nei dintorni della capotai~. datmco dal rempo preistorico. E quesra geme forse cova 8!à l'a onorce nelle vene». Il Nt'u York 1'nJ/eJ. così scrivendo. as:.ume u_n cono bibl;co, e proprio nella B'bbca, al XVIU capirolo dell A•"'-·.11 . c, s1· trova scntto: · . ,..-, •ss « Gua1. "Uao. alla c1rtl\ grande che ha h' . . . . ' <> ilrrocc ltO <: SI e arncch1ta · che spiccava navi su IUIC(· lC :U:que Ù J d ' . e ·ol mon. o ;: che •n un artimo è precipitata nella rovma <· nella dc . 1210 s.th"o· d 1 > ' nc:. Esulta. o lJelo, sul suo destino· rea. ~ )tll)~rc o ru 1 d ' l.t >U.I 't:Ofl'll • l . ra, rer .t SU.I ca U! '· Dio ha pronunciatO 1 t.l. ~ ' >cntenz.l do Doo non lOOOSC<: revisione '>· PAOLO YOOO


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Gran :par:o doJle cascrmo di Londra è ·sta1a dctmoh1o dagli attacchi aDroi e le truppe ccrca::ao di rtcovoran.i ha le macerie come meglio possono. Oueata fotografia. che risale al gennaio di quea1'anno. mostra un gruppo di soldati britannici Intorno ad una stufa lmproVTI&ala mantr• ll barbiere di c:ompagn!a rade un c:om. pagno c:on mezzi d! Jortuna.

cale, ci avevano portato ad una siruazione così disastrosa nelle. ,scone ,di derrate alimentari, che- ci trovavamo--a poche ~imane dall'essere costretti ad.-'lrrendttci vigliaccamente per fame». E continuava il vecchio ·Uoyd George (sedici mesi- or sono, non· bisogna dimenticarlo) : « Siamo _in guerra, con milioni di tonnellate di vettÒvaglie che, durame il v!aggio verso le nostre rive, sono regolarmente mandate a nutrire i pesci. Per il momento abbiamo ancora una riserva molto ampia : ma dove andremo a finire se la guerra dura, come dice il signor Churchill, « per molti lunghi anni?». Dove sono andati a 6n'rc gli inglesi, in fatto di alimentazione, dopo -che . più di· un anno è trascorso dalle geremiadi- del vecchio Lloyd George, cc lo dicono gli stessi giornali britannici. Il «commercio nero »· dei viver', come informavano il « Daily Hcrald » c il « Daily Express » del 25 c del 26 aprile di quest'anno, è fiorentissimo, anzi, a stare al secondo d!:i quotidiani c'tati « si è sviluppaw, qui da noi, in maniera egualmente sfacciata e l::ene organizzata come il traffico dell'alcool durante il periodo del proibizionismo americano ». Interi convogli di autocarri, pieni di ,-iveri, spariscono frequentemente in maniera · misteriosa; colonne clandestine macellano di notte nelle campagne inglesi il bestiame ri- masto abbandonato e ne rivendono le carni a prezzi asrronomici; l'organizzazione annona-

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uno di questi oggetti non può Ottcnerlo se non si carica di uru. quantità di maschere :ut· tigas, acquisto perfercameme inutile dato che il nem:co non lancia gas asfissiami. Lo stesso avviene nel campo delle vendite di scarpe per bambini. L'acquisto di 1111 rolo p<lio, di tali scarpe è condizionato all'acquisto di un "Certo numero di paia cJj scarpe di tela da tennis, completamente superflue perchè nessuno a Londra, o in altre parti ddl"lnghil· terra, pensa più a praticare il tennis o altro sport. Continue sono le procesce del pubblico contro tali abusi; e inutili. Gli organi govr:r· nativi si son limitati a ricordare al pubblico le leggi che controllano i prezzi (Priu Contro/ Actr) e lo hanno invitato a rivolgersi al Celllral Prire Reg11latiou Commillee. Questa Commissione centrale per la regolamen· tazione dei prezzi, interrogata in proposito ha dichiarato sl che il sistema delle vendite concU:tionate è illegale; ma ha anche dkhia· rato che essa era impotente a menervi freno perchè il consumatore è sempre il miglior collaN>ratore del vencUtore ed è il primo che, pur d' onenere l'articolo desiderato, si sorto pone all'arbitrio del secondo. E con questa decisione i compratori si son vista ribadita sul collo la catena deU~ co•1ditional JaleJ, che allargano sempre più i margini di pro· fitto dei grandi commercianti. Ma è poi vero che il comprarore è sempre il migEor collaboratore del vendicore? C'è un altro settore in cui lo sfruttamento è ancora più esoso: ed è quello delle lavoratrici a domicilio, le cosiderte knillerr, che confezionano in casa propria, per conto cJj grandi cUrte, ~;i!lie, guanti, calze, ecc. Anche a queste u~uh !a· voratrici che a Londra e nelle alrre Città •n· glesi so~o migliai3 e lavorano per sal.a ri di fame, pesa sul collo la catena delle conditionai

o ria e m condizioni pietose. Per consegt:enza gli erb.tggi marciscono, _i formag:

ga vengono distribuiti arbitrariamente, i lavoratori addem alle and~str1e pesantJ

sono privati delle loro razioni straordinarie, e impera ovunque l'1mmoral_e s~· stema delle vencUte condizionate (roudiltonal JaleJ) che è un vero e propno SI· stc:ma di sfrunamenfO delle classi meno .1bbienti. Il si~tema è sempi:~e ed in~e­ gooso. Un compratore, ad esempio, si presenta in un negozio d1 erbagg~ e frutta .a chiedere, poniamo, un limone. I limoni, dopo la cessazione delle unporta>:iooi dall'lcalia c dalla Palestina, ~ 'n seguito al ruefarsi di quelle della Spagna, sono divtrmati una merce pre:z•osissima. Alla domanda del compra~ore il negozi~nce fa il viso contrito, risponde che i limoni sono rari ma che, m fondo, egh vuoi bene ai suoi vecchi clienti amici (o/d CIIJiomer frtendi) e che_ cercheri (in via del rutto eccezionale) di soddisfare l'acquirente. Ma poicbè egli _h a delle s~, · bisognerà venirgli incontro. Egli è dispo~to, sl, a vender_e 111 : lrnrone. ma •l cliente dovra acquistare molti alui articoli, di cui c"è per t1 cromento una relatiya d"sponibilicà, ma cJj cui (informazioni riservate) ci sarà fra poco grande scarseua. E il cliente che ha veramente bisogno del limone è co~tret~o a ~aricarsi di moltissima roba inur le ·pagara a prezzi esosi, pur di a\ere •! des•derato limone. Ora quesro sistema delle corrditionaJ raler dal set· tore al~tare · · · bu . . . . . • v1su • om nsulcau, onenud si è esteso anche ad alm set· t S pec·almence a on. ~l d l" · ' · · · confo . . . qu. o eg • anacoli necessari a pass11Ie con un m1mrno d"1 n:o 1e rernb•h nott1 lond"·~es•· ne1· r·J ug•· am1acret. · · Y1· è sempre, d a parre del pubbl" tamoJ ~a affannosa ncerca di borracce, fiaschette, borriglie rascabili, 01 1 ' gomma, «c. Però chi si presentl in un negozio per acquistare 346

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l) Per m..isura di Sicurezza, queato palazzo dj Londra~ già fortemM)te cl<mnegg la".o :ia una incura.i.cll,. del giugno 19-!1 1 v1ene Jotto saltare dai 'Vig ili del. fuoco in9lui 2) La famosa bibflotoca della Holkmd Houoe d i Londra dopo un bombardamento -

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3) Il P<lmo mlnfstro auoll'aliano M enzioo (a tin!atra oon U bastono) · accomJXIVDaiO

dal Lord N ayor di Londra, durcmto· la aua vioita in ID9hlltorra nel mano ocorao, constata gli effetti di un bombardamento todooco sull'ansa del Tamigi - 4) Sol· dati di sanità lng leoi rimuovano lo vittime di un aliacco getmGrllço au. un 0<1roporto nei dintorni di Londra. E' chiaramente viaib!le la !1'0UCI carc:aaa di un autocarro militare distrutto. ·

sa/es. Se "vogliono lavorare esse debbono procurarsi la materia prima necessaria, e cioè la 111112. di cu.i in Jnghiltttra v·~ grande penuria. /J momenro deU' acquisto delle ma w~ queste povere donne si vedooo unpom anche l'acquisto di enormi quantilà dj profumi, ros.sem, nastri, bottoni, dj cui non hanno assolurameore bisogno. .Ma in fondo esse, e i molti milioni di lavontori inglesi, condannati, C<>~M ha rivelato Olurchill, a cood1ziooi di bvoro penosissime.. non 347

47


.:avalli. Non molto tempo fa, un lettore dd Timt!.J. inviava al direttore del magoc Qrg•·

no della Cicy la lettera seguente che traduciamo integralmente: « Sir. molli vostri let· tori, hanno dovuto, come me, provare un senso di indignazione leggendo che il Governo ha approvato la riapertura della sta· gione delle corse al crotw. Mi permetto di elencare alcuni farri che mi sembrano in aperto contrasto con il concegoo del Governo. l) L"insufficienu delle nostre razioni di lane e di uova si attribuisce quasi completamente alla scarsità dei foraggi. Se un cavallo da tiro, come rutti sanno, ha bisogno di una razione giornaliera di almeno settanta libbre di fieno, a un cavallo da corsa occorre una razione aJ. meno doppia. 2) 'G si esorta continuamente a rinunciare ai viaggi non indispensabili. G si ripete che la scarsità di viveri e di combusti bili si deve attribuire in parre alle difficoltl dei uasportl; e intanto si autorizzano le corse dei cavalli, imponendo agli impiegati ddle . ferrovie e alla polizia nuovo lavoro inutile. 3) Una quanticà di mano d'opera che potrebbe andare a vantaggio della difesa nazionale verra monopoliuata dall'organizzaz.ione delle corse. 4) Ancora : mi dicono che: la Società degli autobus londinesi stamperà, per rispar· mi are seicento tonnellate di carta all'anno, bi· glieui tini, leggeri c più piccoli Quèsta mi· sura è forse adottata per lasciare agli orga· aizzatori delle corse la possibilità di stampare biglietti e ricevute? >>.

***

Non come questo !errore del Times la doveva pensare quel giovine c affasc.inante depurato alla Camera dei Comuni, di nome Cunnin· gham Reid (Aiec per gli amici) che è scato, non molto tempo fa, il protagonista di un piccante scandalo. Il molto onorevole membro d el parlamento, Cunningham Reid, è an~ capitano della R.A.F. Un anno fa, propno

tSo~ra) l retti df un g.ronde •tabJiimento metallurgic::o di Barmlt\gham dopo un'ouone di aerei ted..ehl. (A deltra) 1 Jamoet maga.zzlnt dl opprovv.91onomento di Londra. in eul aUluivano 1uUe !e Tirx:hezze alimentar• dol mOndo. aprotondano in \IO mare di Ji~me.

~anno voluto Ja guerra t la subiscono. Gli alrri, quelli che l hanno voluta, ci informa il Daily Express. crovano sempre da sfamarsi abbondantemente in un certo numero di noù « _sp~ak~asy • rutat~rants » ove, ad altissimi prezzi, si ottengono p~atCJ dt uo~"· di carne, di pesce, e dolci sopraffini. ed ottimo vsno. Sono 1 frequentatori di questi locali che la pensano allo stesso modo del maggior generale Slusber, ritratto davanti ad ~n pran~o succulenro, in un disegno del Daily Expr~ss. «Non e vero che noi imponiamo aJ lavoratori di sacrificarsi per nle,lte. - egli dice - . Noi offriamo loro una ricompensa: noni 0 scanchiamo di 'annunziare che Hider l>l'rderà la guerra nt' 19~0 » In attesa d"1 .più grand"· . d . . quest? 19)0, e mentre Londra e le , in . • ctt . 10&1cs• sono udotte a muahi di fumanù ro· e, m 1ngh1herra s·• organ1zz.mo · come 5anpre, corse di


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(Soprq) Ouel c:be reata ~Ila via di un ~· indu.olriale di Londra CA deatra) Medicazioae di Wl f•rllo leggero in 1m po.to di polWa.

f\tl luglio l ~40, nella sontuosa residenza di Honolulu della signora Ooris Duice - CromweiJ, cittadina a::nericana, er~e di u~ enorme forruna, arrivò il sorrideme capitano Reid : bell'uomo, ottimo sportivo, perfetto gmtlnnan. la visita fece scalpore e le riviste mondane americane cominciarono a malignare. Che cosa faceva quel deputato, aviatore per giunta, nell~ villa principesca della Duke- Crom•teJI, mentre l'lnghilterr:l combatteva e rischiava di scomparire? Si diceva (o meglio le diceva egli stesso) che il capitano Reid avesse da espletare una alu. missione militare su cui conveniva tenere il massim? riserbo. Però un redattore deii'American Wukl] ebbe il catt!I"O gusco di mettere il naso nell'esistenza che il valoroso manbro del Parlamento britannico conduceva sulle rive dei ~ari del Sud. E seppe cosl che la ricca Doris e il bel Reid vtvevano una vira idilliaca, rallegrata da un'orchestra hawaiana e ~a un avvenente balletto di indiaene. La cosa ebbe un seguuo al parlamento di Londra. Un depuuto laburista chiese che cosa fosse andato a fare ad Honolulu il deputato conservatore Cunni"ngham Reid, che missione gli era srata affidata e chi .gli avev• concesso il visto. E allora, a nome del Governo, il 'orr~grerario all'Ammiragliato, Geoffroy Shakespeare fu costretto a dichiarare che nessun ufficio di passaporti aveva appo>tO il vi~to sul passaporto del cap. Cunningham, che cvidemcmenre se lo era fabbricato da sè e segretamente. Il r;tppresenia.nre del parùto conservarore promise, inoltre, d i meueui a conratto con il sorridente capitano Reid per avere • -~pic:E)azioni su! suo viaggio. Nella seduca successiva della Carner~ dei Comuni, scoppiò U. tempesta. Infatti fu comunicato un te-legramma del Cunningham che diceva: ·« Tutto bene. Svol :;..> qui tr:marive con mistress Duke - Cromwell per il trasferimento dei bambini evacuati ». Un telegramma simile era

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l·( capace di far saltare anche i sotterranei blindati della « Houu of Commoi/J ». Il sortosegtetari'! Shakcspeare dovete.; dichiarare che il Go,·crno non avevl affidato alcuna missione al Cunningham ; i suoi nemici lo chiamarono J isenore, i suoi amici stessi chiesero la sua e5pulsione. La censura. cercò di soffocare lo scandalo, ma non potè impt-dire al DiUiy ,\firror di scrivere : « Il capitano Cuoningham si è e,·acuato nobilmente dall"lnghiherra in una carrozzella da bimbi». E allora Cunningham fu costretto a rilornarc in patria. lasciò HonoluJu in aereo e .al momento J i partire J ichiJrÒ ai g iornalisti: 349

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denunciò con violenza le manchevolezze dCI diplom.uici inglesi. Un cerro A. B. Emden SCTisse una lerrera al Tim~J in cui era detto: «l'impreparazione e, diciamolo pure, l'insipienza non sono i soli difetti dei nostri am· basciatori e ministri : questi sono anche ciechi e sordi»; e il 19 maggio il Daily HHIIld citava in proposito l'opinione deJ conosciu10 SCT:ttore Somerset Maugham il quale diceva, di ritorno da un soggiorno all'esrero: « Tuno è diverso nel mio paese ~ ma una sola cosa -è rimasta immutata : jJ Fo••eig11 Offire. I suoi funzionari e impiegati sembrano recalcicranti ad ogni riforma. Quelli che ho incontraro in sociétà mi hanno sbalordito con il loro tono superficiale ed irgnico, specie nelle convers.tzioni di argomento politico. Secondo me questa geme conduce una vita cosl lontana dai comuni interessi e dai comuni bisogni umani che ha addirittura perdur-o la capacità di prel)dere sul serio le cose serie ». Questa eu · una voce autorevole. Ma ecco una voce ano~ n ima : « Le tradizioni della vecchia diplom.l· zia, giusrilicare in un' epoca in cui .Ja politica estera era un privilegio degli aristocratici pesano oggi come ferree catene sui nostri rap· presentanti all'esrero », scriveva al Timn un altro lettore, allarmato, nel mese di maggio. « Non è necessario in questo campo copiare i metodi degli Stati rotalitari, ma una cosa sola è cena: l'Inghilterra ha bisogno di avere come occhi, . orecchie e lingue, nei paes! stranieri, un genere assai d iverso di persone ». E cosl sir Robert Vansittatt ha ahOOndOIUIO il suo posto di consigliere supremo djpl~· tico del gabinetto inglese. Ma una nouZJa, · 1 nd d ' "eri Lotvinolf o Eden al Conaiqlio dello Socletà dolte (Sopra) Imma9U'U de tmo o b l t 1935 Oqg• i due ~~ci sono dr nuovo contro l 'Italia, tJazjoni, a Gmevro, no sotttm :~erote . neo:elandese f:o~rg comandcmte da Crete:'. che wuti come Jeri. (~ de.stra ) l 9od AJeuandtfa ovo poi ripreS-e 11 comando dei '89911:Denh (u U pnmo a f_ugqllro. ~ a(S:,~) Il r• d'lnohi1Ìerro salu1o un ufliciale del rinforzi indiani neoalandest uc:oet tutts. sbarcali in lnqhlh•rro

« Rir~me.r?..Vado a Londra non chiamato, ma di mia propria iniziativa. la '_Dia m~e ~ srara fruuuosa ». Via.. New York, Bermude, Azzorre, il sorndeote Rerd arrivò a Londra. E non si S.l che fine ha fatto.

•••

.Molte ·mg1C3r· sono stat<' travoJre dalla guerra. E C()SI••e :u:cad .tipiche D"'•re o~ 1 quel sir Roben Vansinan che dominò per unro rempo il ~locergn Offid.ce • c· che· è srato . il .res~-~1-..:Jc d1· rutti i dj,astri in~•esi ·-campo,~ . ~•..,....,.. 6' • Antbony Ect! ~rm, 10 questr uJurru anni. Il S.lcrifitaro doveva essere 6 ~ · m.l nelle VIOlente drscuss.ioni :.vvenure ai Comuni il cbe ~()fSII). Chwchrll si ~u!ò di separarsi da Jui, Bisognava pur lt- ha ~r· IJ P'_lli>Jaco. ~ng~ese era SUDCO della diploma.ùa cM a.., ~·nrr condiziom. Il giornale ?OJ'Oiare The PeoJII'

';:0


J~ftNIJIIil

J)I N ()'1,'1,1~ IN UN DRAMMA metà satirico e metà ap· passion,tto del l926 << The road lo Rome » l'americano Robe re Emmec Sherwood descriveva con un umorismo gustoso, ma forse inadatto al tema, lo scompiglio che dovette cogliere Roma :Ula notizia della sconfitta di Canne. Era il nemico alla pona di casa, li· bcro di fare di Roma ciò che egli credesse e la città, che fino allora aveva dominato, si temette tondannata. Cornc andassero in seguito le cose rutti sanno, ma è ceno che se in quei giorni vi er~ a Roma qualcuno colpevole di incuria nella cose dello Stato o nella prepauzione dell"esercito dovette passare ore poco liete. Quella dei lopdines.i d'oggi è una situazione da « Annibale alle porte». Le nosere informazioni ~ulla vita di Londra durante la guerra attuale, sono naruralmente assai frammentarie. Provengono io massima pane da giornali e rivisre americane che giungonQ da noi con un cerco ritardo. Ma non sono per questo prive di imeresse. Poco meno di un anno fa, nel cele~rare il primo anniversario dell'entrata in guerra, Florence Farwell inviata dal gruppo Hearsr a Londra, constatava con soddisfazione che, malgrado l'intensità delle azioni aeree, la vita londinese scava riprendendo il ritmo della normalità. Diceva fra l'altro la brilhnce prosacrice americana: «Gli aviatori boche che sorvolano Londra e scaricano su essa il loro carico di bombe, non immaginano certo che molti cittadini inglesi in una sranza sotterranea siano intenti alle loro normali occupnioni. Molti giornali han· no trasportato, è vero, le loro tipografie fuori della citta ma le agenzie di informazioni, insediacesi in locali sotterranei, · cootinuano a lavorare febbrilmente durante i bombardamenti. Sono stata testimone dell'arrivo di un fattorino ciclista che aveva actraverfito Piccadilly per portare una notizia urgebte mentre il centro della cicrà era sotto intenS'O bom-

~Ach~~~:/1~ «mf:~''~eti:'~ì~:'o~~à ~~~t~:) C:~~~~ 1

oddu d, Church.U e Halilax prima della parteJUa di que,t'uhu:no per t•amboe.ciata ds Wcr.1hlngton

comunicata poco dopo la sua caduca, ha dato un indice prezioso della leggerezza con cui, in altro campo, vengono condotte le cose in Inghilterra. Infarti il Ministero inglese della guerra ha ordinato la mobilitazione generale di curti i cani dell'isola. Tutti i cani vengono radunati nei concen· cramenti di AJdershor « famigliarizzaci con la tradizione ingLese» e alla line di un allenamento, sottoposti ad un esame. Che cosa si insegni a questi cani non si sa: è un !;egreto militare. E l'uomo della strada, stanco di privazioni, jnebetiro "dai bombardamenti, oppresso dal pensiero dell'in· vasione, non sa più che dire. Troppe cose della grandezza c della tradizione inglese sono sparite. Persino il vecchio Bix · Bm, !"orologio di Westminster, danncggiaco da un'incursione aerea tedesca, non suona più le ore, come una volta. Solo le lmcerte continuano a camminare. Ma il silenzio della suoneria ha, per l'uomo della strada, un lusubre significato. SILVIO ~LATEN


'l.m 'tspcuone a reparti della d!· eh1ede spteQazioni 'ul tunzionamc.\:ltC delle nuove armt amoucane. (A 6intstra) li genera!o

iea.a co~hero,

WtllKttns t8pez.aono per l'ultama volta, noi gtu;no 1$41. un aoropoMo delrl.alando Poco dopo, come at sa.. ar· nvorono i soldab americani.

bardamento ». E appresso: « La borghesia londinese ha perfezionato gli impianti amiaerei e, quasi ogni famiglia o gruppo di famiglie ha un suo ricovero privaro munito di piccoli !erti o di Jmache sicchè si può dire che il riposo venga rurbaro solo minimamente. Al mauino tuui sono riposati c pronri ad affronurc la nuov~ giornara ». Gli inviari americani uascurav,mo però di parlare dei quartieri popolari; essi preferiscono fermarsi ai quartieri eleganti o alle villerte che i bor. ghesi hanno edificaro alla penferia. Sarà forse perchè è proprio d<~i quarrieri popolari, man· canti di comodi ricoveri, che il problema de· gli arracchi aerei norturni e diurni è maggior· mente senrito. Ma già prima della guerra l'alta socierà inglesç, quella che concava politicamenre e finanziariamente rrascorteva assai più ore fuori che in casa e molte più ore al circolo che in ufficio. E' appunto dei CINbJ londioesi Che si occupa una corri,spondenza di Davide Hume apparsa nella Chicago J'nblll!t' del 6 dicembre 1940. «Qualcuno dei Oubs loodinesi ha chiuso i suoi battenri : SO· prartutro quelli che non vanravano una grande tradizione, m;1 erano soltanto locali ovc I'Jira borghesia si riuniva per giocare e bere.


•>111> rimasti aperti i Club~ aristocratici, qucf. J, J1e da un StCOlo ormai risiedono negli stessi locali. La guerra però ha operato 11 miracolo di trasportare la sede dai piani aristocratici alle cantine. Il risrorance, che è soprattutto un bar dell'amico Madow, è insediato in una spaziosa co~mina intonacata a nuovo. Vi si possono incontrare ad ogni ora personalità del mondo finanziario e ufficiali in licenza che vi tras.:orrono alcune ore di relativa pace•.. Qualche notte però i soci sono costretti ad accamparsi sulle poltrone ed il pdvimento poic.:hè gli aviacori tedeschi impediscono loro Ji tornare a casa >>.

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Pure una cena virlt notturna bene o male continua ad esistere ancora. Ma nella notte di Natale del 1940 un gruppo di funzionarìi h .. indirizzato J.l l'mrtJ una lettera riportata poi dai giornali .une.ficani. Si lamentavano i funzionari (erano tuni coloniali a riposo) che la uanquillirà della \'Ìa dove abitavano fosse stata turbata nc:lle prime ore del martino da un gruppo di giovani in abito da società e di donne in costumi poco verecondi, tutti ubbriachi, i quali aprirono il cancello di un (O/Iage disabitato, di proprietà di uno dei componenti della comitiva, entrarono e ballarono, suonarono, schiamazzarono fino al mattino moltrato. « Se non si rispetta neppure quest'anno la santità della ricorrenu - dice il testo della lectefa - non sappiamo davvero come i cittadini potranno farsi dei do\'eri delle necessità defla Naz:one in guerra». Purrroppo la lettera non è stata pubblicata incegralmeore : il redattore del Timn ha creduto opporruno censurare un periodo, forse quello che dettagliava gli svaghi della gioventù ariS{ocrarica. Però la vera vita elegante

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!Sor;ra) Il gon. Wavell {a olnlotra),

d defeneatralo

« Napoleone del deserto • aceompogna all'aereo ebe lo rlporlerà nel Sud-Airloa Il generale Smula (o deatTa) d'.>po un colloquio avvenuto al Cairo. (A olnlalra) Lord e Lady Halil<Dt in Vlogglo per gli Stati Uniti o!.>lb nave da banco Ha a Giorg.o V ...

londinese era compromessa fin dalle prime avvisagl'e della guerra, quando le famiglie aristocratiche si trasferis<..Ono, non più per fine setfmana, nelle residenze di campagne. E poichè le rispettive ville sono assai dist.tnti l'una datrahra e i tragitti campestri sono S<"omodi a percorrersi di notte, è facile dedurre che la vita di società non è conrinuata in campagna. Gascuno si annoierà fra le mura della casa avita passando la serata a sentire decan· rare dalla radio il generale benessere di (ui gode il paese. Però le mtgliaia di piccoli borghesi, ex-ufficiali e fun~ionari modest.unente agiati che hanno passato la loro vita nt1 più lontani angoli dell'•mpero con l'unica spc· raou di acquistare un villinc> alla periferia, curti coscoro sono rimasri .1 Londra hanno attrezuto un locale a rifugio c vivono nd costante terrore che una bomba venga a distruggere la loro unica proprietà. Qu<-~ti pen••onati fanno, fummisri al popolo, 1.1 fila davanti ai negozi d• generi alimenr~u. non s•

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) pita. Dd ~o qucsro è un proposito &bi»· StanZa ragioonok dopo i crolli vcrificatisi proprio oei rifugi fatti cosuuire a cura dello

Stato.

spingono mai, dOpo l'imbrunire, oltre il rag· gio di procczionc della P':Opria casa c frc· qucouno i pochi cinematografi rimasti apcni. L'America, premurosa, non la.Kia mancare i films. Poca è la geme che va .al cincmatogr... fo; molti loali sooo ~ti costretti a chiudere e quelli ancora apcni ooo fanno grandi af. flri. lo compenso sono stati ilisfttati anche i scrvi7i re~osi, c poichè l'imcrpreuzionc 354

della Bibbia è personale, ciascuno preferisce farla a casa propria. Malgrado le limitazioni c le rcsrrizioni, la via londin~ <Ri quartieri popobri è riliWla., però, immutau. Le bcct· rolc ch'wc dalla poru principale wno aperte d.ail'couara posteriore. La povera gcnrc che sa di oon avere a casa propria sufficimtc riparo esa la sera ~ ha sempre farto c: passa la none se c'è l'allarme, dove gli ca-

Sulla Y ,.~, Rn•~ dello- scorso ottObtt JDCS HcaJy, uno stùdcntc amcric:ano reduce dal· r Inghilterra, C05l descrive una 5Ul escursiooe in un quartiere popolare londinesc dopo un bombudamcmo : <( All'albe., quando suona· rono le sirene del cessalO allarme, dalle bel· .tolc del pono wcirono molte centinaia 4i per· sonc ubbriachc, uomini c doonc. Le doone ridevano istcriamcnte come b.mbini dopo una carastrofc. Non si vedeva ancora nulla dei d.aooi prodotti daJ bombardamento ma qua c li si alzavano fiamme c fumo. ·La geo· te usciva tutta in strada c dagli occhi di ~u· no si poteva capire che non aveva dorm•~o. Su una cantonata c'erano due persone fcnre che attendevano avanti al poslO dove erano state medicate alla meglio, cbc arrivasse l'~· bulanz.a. Il cmtro della città era scuro e SI· lcnzi0150. Le finestre erano chiUSt' e nelle vie ooo passava nessuno. A Piccadilly Grcus ~ poliziotti guardavano in aho quasi per ass•· curarsi che g li acropl=i tedeschi se ne fossero verammrc andati ». UM.Etn'O DE ~IU·CISCIIJ

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subite sono superiori al quantitativo che si può prod.urre in runi i cantieri dell'Inghilterra, da quelli del Clyde a quelli che si trovano alle foci del Tyne e della Wear, dal Tees al Tamigi, fino a Belfasc, nell'Irlanda set· ccnrrionale. Per questa ragione gli inglesi si trovano di fronte ad un grande pericolo, cioè quello di non pocer PRIMA DELLO scoppio deUa alruale rict"·ere i rifornimenti dall'estero e di guerra tra la Germania e l'Inghil;escare isolati, la qual cosa potrebbe terra, quest'ultima era la nazione più basrare da sola ad infliggere una sconpotente sul mare e aveva la floru merfina all'Impero britannico. cantile più importante del mondo, il E' vero che la Gran Bretagna, escui tonnellaggio ammonrava a circa 20 sendo un'isola ed avendo una {orte milioni. M.t dopo l'inizio del conflit· marina, aveva costruito varie basi nato, con ì bombardamenti aerei e l'aziovali con impiego di larghi mezzi, anne dei sortomarini germanici e italiache quando le condizioni geografiche ni, la marina inglese si è vista molto del paese non erano le più adane a diminuita nella sua potenza e fra po· queUo scopo. Però queste basi, dopo co il suo primato passerà ?Jl'America. lo scoppio della guèrra e specialmence Anche le ultime statistiche sulle per· dopo il crollo della Francia, sono sta· dite della marina mercantile britanni• re sottoposte a violentissimi, quotidiaca dànno circa 13 milioni di tonnellani bombardamenti aerei da parre del· te di naviglio affondate. Certamente la Germania, cosicchè, se non addiricl' AmmiragHato britannico ha pubbli- rura rese iourilizzabili, esse sono state cato sraristjche inferiori a quesre, pe· almeno gravemente danneggiate. Querò, pur cosl facendo, le personalirà an- sto farro ha dimosrrato agli inglesi la glosassoni ammettono che lè perdire necessità di cercare di costruire altre

PERI(~Cti... I

INfìi~I~SI

(Sopra) Glad~s Esme Croham MurTOy. ho ho del vtoconte Dunodm è la prima donna inglese arruola1Cul ne:l corpo per la dJlesa contro 1 pc::uccodullt:i. (A s.nistra) Cilladuu te-. d.escht condotta in un campo d1 concentramento. nell'mtemo del Conaclà, partano dalla St<lZlone do Ouebec

basi più riparare e che si possano proteggere meglio dagli attacchi aerei. Ma lo sforzo dell'Inghilterra non tende solo a trovare basi navali più convenienti, ma anche a. costruire nuovi aeropor:i in località più sicure. La Gran Brecagn.t non er.1 e non è nemmeno oggi una gr.tnJe potenza aerea: le stesse personalità in: glesi h.tnno dovuto ammettere che ti numero det loro apparecchi è: inferiore _a quello dell'aviazione gf:rmanica, e a maggior ragtone a quello <;t>mbma: co delle d ue potenze dell'Asse. Fmora 1 reparti aerei brirannici sono concenrracl in gran parre nel sud-est dell'isola: quesra dislocazione ha uno sco~ d, offesa verso il continence europeo ed uno d1 difesa dagli attacchi aerei dei tedeschi, che bombarda.n o soprattutto i centri dell'Inghilterra sud oriemalc. Un altro compiro dell'aviazione briranuica è quello di proteggere i convogli che ~ro· vengono da rucce le parti del mo~do <: spectalmence dall' America del nord, comptto diverso da quello <lell'aviazione germanica, che invece deve anaccarc proprio quei convogli. Lo ~~ dell~ aviazione inglese è quindi di annullare l aztone d t quella tedesca, e inoltre di contrastare i sortorna· rini dell'Asse operanti nell'Atlantico. . Da quanto abbiamo derro sopra nsulta chta·

365

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rameme che sia la marina che l'aviazione britannica hanno il compito quasi principale di proteggere i convogli provenienti daA)i Stati Uniti per rinforz~re la poceou mililare in· glese. Sia la marino~ che J'aviuione però non possono agire con successo se mancano di buone basi e non bisogna dimenticare che quelle sono state in gran parte danneggiate gravemente dai giornalieri bombardamenti tedeschi. In seguito a ciò g li .inglesi hanno costruito ultimamente nuovi porù militari e aeroporti nella parte nord occidentale deJI•isola e anche nelrlrlanda del nord. Dalle ultime dichiarnioni delle personalità americane e particolarmente del d iuatore della Casa Bianca, si è saputo che ingegneri e operai spe· cializuci americani sono occupati alla costru· zione Ji queste basi a spese del governo bei. tannico. M~ ci si può chiedere: percht: gli inglesi vogliono ora costruire canee basi in quella pane del loro paese ? Le ragioni sono evidenti e semplici : prima di tuyo le località del nord-ovest deii"Inghilcerra e dell'lr· 356

landa settentrionale sono più riparate di quelle del sud-est, sempre esposte a violenti at· cacchi tedeschi, poich è prima che g li aerei german ici possano bombardare per esempio le basi dell'Irlanda del nord, devono attraver· sare la Scozia, se non vogliono prolungare eccessivamente il viaggio passando sul mare. Questa via attraverso il cielo della Scozia per arrivare alla cosca occidentale e all'Irlanda del nord ~ più pericolosa perchè obbliga a superare gli sbarram~nti antiaerei britannici. Ciò dal punto di vista passivo faciliterebbe la dif<.>sa inglese di quella zona, ma da quello attivo, lo scopo di fondare queste basi aeree e navali è di avere ona maggiore possibilic:i di protezione dei convogli. Infatti la zona più pcri(olosa per la navigazione britannica e in cui sono state affondate tante navi è proprio quella a ovesr dell'I rlanda. Per questo fano gli inglesi volevano e vor· rebbero tutt"ora delle basi aeronavali anche nell' Irlanda del sud, ma finora non le hanno potute ottenere benchè abbiano usato verso

la Repubblica irlandese vari metodi, dalla minaccia al ricatto, fra cui i l blocco economico e la force pressione sul governo irlandese at· traverso quello americano. Ma poichè gli inglesi non sono riusciti fi. nora nel loro intento, non hanno potuto fa· re altro che comuire le b asi nelrirlanda del nord, pur riconoscendo la loro inferiorità di fronte a queUe evenruali nelrtrlanda meri· dionale. Le basi nell'Irlanda del nord hanno \!n'altro significato che forse è il principale, specialmente dopo l'occupazione americana dell'Islanda : esse non s<.>rvono solo agli in· glesi per il suddetto scopo, ma anche agli amcrioni che vogliono utilizzarle per un lo· ro eventuale sbarco in Inghilterra. Ciò si è visto chiaramente dalla r«ente dichia=ione delrex candidato repubblicano Wilkie, secondo la quale le truppe americane vorrebbero sbarcare nelrUlster, cioè nell'Irlanda del nord e nella Scozi1. Un'altra cosa dl cui tr:l· pela questa intenzione è la p:utec:pa.ziohe degli ingegneri e specialisti americ.tm alla co·


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IJ I Ct NCtN SI «PERCHE' IDDIO non si intromeue?» era tltuolo J, un opuscolo che etrct dieCI m~i fa un certo miSier Montague Goodman pubbltcò J Londm e di cui, grazie ad una piccola inserzione nel Timn. ~· vendenero in un paio di settimane 16~ mila copie. Lo opuscolo t:ta il fruuo di un curioso stato d'animo. Il popolo in~lese vedeva eh<:.• i « georne per la preghiera » non davano akun effetto e se dom3ndava perchè il buon Dio, questa \'Oita, non par· tcggiava più JX·r gli mglesi, come aveva fatto da tanti secoli a questa parte. L a~tu10 Goodman nel suo opuscolo rispondeva aUa domanJa m questo modo. Il buon Deo, al tempo dell'altra guerra, avè\a .11utato l'lnghtlterra c le aveva dato la vrttona. Ma si t-ra eng.~nna to sulle posstbtlità mor.1le degli inglese: perchè la ,·ittona non condusse a nessuna rinascita spirituale bmann·ca. Que~ta \'Oitl, se glt mglest volnano <:.'Sser ceni dell'aiuto J , Deo, do''evano (natur.tlmeme dopo la deSti'Ul;ione dell'Asse!) asstcurare la nasctta d, una nuo,·a umanità in cui non et S.J.rt:bbero Sldll più nè umtltau nè offcs•, nè nccht nè ponri, nè sfruttati nt sfrut· r.uon. l 'aurore dell'opuswlo sapcn. bentsstmo qualt sono le in· renztoni mglest tn ca~ di viuona e qu.~lc la sorte nserbata alla Europa. Ma seppe sfruttare il momento psKologtco e fare un buon affare. Che: inv«e debbano su~istere umdiau ed offesi, riccht c povert, ,frurtau c sfruttatori, lo :lffcrmò, con molta più .lUtom~ del Goodman qualche mese dopo, m un.1 leuera al Tmtu. un noro b.tnchiNe londinese: Maunce Helly, deputato del parttto (Omcn·atore alla Camera dci Comuni, membro mfluente ( A s1m•traJ F:st'lrc.taz..ont d t sclvoloqç~io det pompiett dt Lcndro (Sotto) GU efJeth aa uno éet pmnt atlacch• oerel au Londra

struztone delle nuo,·c onquama bast. Tuuo ciù dà l'imprcss•onc che l' Amenca voglta usare l'lrlmda setrenrnon.tle per uno s barco .ti tine di inrerventre neglt Jff:m' t'uropct. Si porrebbe obtcrtare che dopo l occupazione dclt'ldanda t cOn\'Oglt anglo-norJamericani possono bentssemo gtUngerc m Gran BretJ· gna arrravc:rso l.t Groenlandta, l lsbnda, le ràr · Ocr, le Shetland c le Orcadt, a nord J ella Scozta, pc:rch~ quest.t vta Òl\tSa m vane tappe ~ più pr01erl.t, ~pcc tdlmcmc fr.. l'Islanda e la Scozt.l del nord. A CIÒ posstamo n· sponde re che qu<:.-sra 't a i: ptù esposta d~l i attacchi aerct J allc bast della Norvcgta. 'e non .1 qudlt dci sottomano•. mentre al contrarto la 'ia Jcll'lslanJa diretta Jll'l rl:t.nJ.t del nord i: ptù riparara dai bombardamenti aerei ttdesd11 pcrchi: i: ptù lontan:1 dalle basi germaniche della NoncJ:i.t e Ja qudlc lun~o la Manica. Per porl·r bombardare le navt che, vcngon'l dall'Islanda all' Irlanda del nord, i tedeschi che partono JJII.t Manica infarri do· vrebbeM. come .lbb1amo g•à c.lecto. superare lo ,barr.Jmeomo antiaereo Jelle stesse tsolc britannithc. Concludendo, multa chtaro che sia a 'Lùpo dtfensi\O che offensivo queste bast \Ono più al ~tluro per glt .1nglosas.\Oni c con questo st Jimosrra che glt inglest ~ ranro ptù glt americani non "ogltono incorrere m troppt pcncolt Con ciò ~s. vogltono o~nche trJ:.emarc aJ unJ. guerra totale ti po· polo •rlandese Jcii'UISter, che tinlua era sr.uo in partt rtSpUmJJtO Jall,t /;Ulff.t CALVIN L.


(Sopra) Lord Haùlox, la « .san1a volpe • ptogo per ll:'lt~hllterra 1n una ch1e1a dt Ameneo (A dMtra) Uno "' WRE • (donna volontana ) aJuto m una baH navcde mglese, un marana1o nella puhrura d•ll• ama.l

del famoso Oub Cal'llon, e discendenre della gr.&nde filmiglia degli Earls of Oonoughmore. Il banchiere era seccato di tutte le promc-»e che il governo britannico andava fa· cendo alle masse popolari e sfogò il suo ma· !umore nell.a cataca lettera al Tint~s in cui

en detto: « L'espressione gù111izia sociale «'liiene impiegata da qualche rempo sempre « paù spesso nel linguaggio pollciro. VoCTei

« menervt in guardia contro l"uso troppo fre« qucme tanto c:kll"espressione suindicata « quanto delle seguenti : sìc11rtzza colldtia·a,

«o obbltgo socialt de/111 rìcçhtzza. Espressi~ « ni di questo genere sono semplicemente dei « surrogari di idee chiare. AnzituttO \'Orte! « dirvi che an fondo esse non sostengono che « dci tcnt.lttvi di uguaglianza. Non esiste ric« chezza senza una guida intelligente. Do· « mando : chi ha oggi questa direzione ed in «quale modo devono ventre scelti coloro che «dirigeranno le riccheue del popolo? l ~­ « rcggiatori, che trOVJ.nO naturalmente i pnn: « cpali appoggi presso le classi nullate?entt «dicono: Voi, della classe di rigente, co1 vo« stri Jmsts e con le vostre banche, con le «vostre P11blìr Srhools e con la vostra casu « di brahmini, avete in mano i posti-<:hiavt «e godete di una partecipazione ai beni as« solutamcme non conforme alfaniviù. da «Voi svolta. Se le cose andassero secondo la « nostra volontà, allora - come è detto nella «vecchia canzone britannica - il cocchiere «di una vettura pubblica ed il vagaboadct « della strada sarebbero in rutto pari al 'fe« scovo di una chiesa a.ngliana. Quella c concezione bisogna combatterla. Il nostCO c sisrc:ma attuale di ad ognuno la c di salire. Se il controllo delb prc1pr1~ • sempre nelle stesse mani, lo si «bui re alla continuità del carattere dei c rnetari. Predicare l:a sicurezza IOCialc


«singolo md1viduo ~ lo stesso che permettere alla nazione la « sicurt'U.l collertiva. Il popolo in quesco modo viene educato a « fidarsi degli altri e non di se s:esso. Se la giustizia sociale non c vuok rappresentare alrro che parità di ricchezza, allora non « la si raggiungt-ra di cerro stendendo rurri su un letto di Proc c:uste. Nella nosrra opera di rinnovamento del dopoguerra do« vremo liberarci della menzogna che dice che rutti gli uo!Jlini « baono gli sttl>Si diritti». Era una fnlllca dichiarazione di fede, bisosn.1 convenire : ed una dichiarazione di fede prettamente britannica. Faceva il paro con !"altra, egualmente britannica, di Lord Derby: «Questa è una guerra deliziosa!». E infaui ramo per il reazionario Maurice Helly, quanto per il cinico Lord Derby, la guer:a (e compresa quella che si sta combattendo) ri~ sempre «il migliore degli affari :». E così per le poc~ centinaia di persone che detengono il potere in lrighilterra. Queste poche centinaia di persone, anche se discendemi da an· tiche ed iJiusrri casate, sono strettamente le:gare con le industrie che lavorano per la guerra. Non si conoscono ancora i dividendi dell'esercizio 1940-41 ; ma sono note le cifre di quelfi del precedente esercizio, 1939·40. Così la fonderia Thama.t RicharJ ~ C. ha guadagnato nel 1939·40 3H mila sterline; nell'esercizio pr<:· cedente ne aveva guadagnare sole 20 mila ; la ArmJirong SiJdl~y ha disrribWto nel 1940 ai suoi azionisti un dividendo del 20%; nel 1939 uno del 13 o/c· Secondo la testimonianza dell'Economùl il CaneJio Dunlop, il quale, olrrechè della gomma si occupa anche dcll"acciaio, nel 1940 ha guad<~gnato 2,8 milioni di st<-r· line ; neJ 1939 soltanro 1,5 milioni. E la lisca potrebbe continuare a lungo. E si potrebbe ricordare che Winscon Churchill è fortemente interessato in indusrrie di guerra come lo ( urono, a suo rernpo, Bonar Low, Uoyd Geocge, B'lldwin, Chambeclain, ecc Si sa che SCMldalo scoppiò alla Camera dei Comuni, nel 1900, all'epoca della guerra boer11 quando la famigl ia Chamberlain fu accusara di aff.ui poco lec'ti sripulati profittando dcll.1 congiun· (A dHtra) Scola.ri del CollegJo di [ton dov·c::mh ad un ru:overo antiaereo (Sotto) Sotto J'incubo dell'invasione, 9h inqlett viqjlano. Ecco un ndotto tort•fleato. c:~n un peuo anticarro, aulla C0$1a occidentale mQlese.


A eccrnao olia sua orma, queslo aoldato inglese, stanco m atlesa dell'lnvostone , SI t aci Jormentaao (Sotto) La prtma donna tnçJiese onuolotasi nel corpo delle veàe!t• antta erH Dorothy Tru mbell vaga ta amperte-rrita.

tura favorevole ; e si sa che il segnale dello scandalo fu dato da un disegno allusivo pubblicJto dal giornale umoristico PNn(h, con questa dicitura: «Più si espande l'impero inglese c più crescono gli affari della iamiglia Chambcrlain ». Ma la classe dominante inglese che attraverso banche e industrie comrolla il governo, è ormai corazzata contro avvenimenti del genere. Conviene piuttosto esaminare qui quelli lhe suno swi gli efietti della ,.i,.oluzùme industriale con cui il governo mglese ha cercato di far fronte alle enormi esigenze imposte dalla guerra. Come è noto Be\•in, il minimo del lavoro dell'attuale gabi· netto, vista la non eccelfente riuscita dell'assolma libcrta lasciata ai vari senori industriali, ha creduto bene far macchina indietro e riservarsi un genera;.., controllo sulle attività produttrici hritanniche. Ma g li at· tacchi, per questa sua politica non gli sono mancati e nell'aprile di questo anno egli è stato violentemente accus.tto di non essere riuscito a portare, all'economia bellica inglese, nessun contributo apprezzabik. Inoltre una misura di Bevin (di,·ieto ai datori d! lavoro di licenziare i lavora10ri) ha dato la stura alle più velenose critiche da parte della clas· '~ industriale. Bevin, si i: detto, hd favorito soltanto la indisciplina e la svogliareu • degli operai. i quali, anche nelle industrie più diretta· mente imeres.~ate alla guerra. si rifiutano di fare ore straordinarie. Dal camo suo la dasse operaia ha ribattuto, aura' erso i giornali socialisti, eh~ sono i d~10ri di lavoro a dimostrare poco zelo e a non voler inten: sificare la produzione. Manca l'inccnrivo del maggior guadagno perche la tassa sugli t-ccessi dei protini giunge sino al 100 <Jié . Il Daily HtraiJ ha rec<:memente denunciato il fano di una fabbrica di materiale ferro· '' iario che bvora solo 4ì or(· se:w manali. Lo stesso giornale ha lamen· tato l'inattività di moltissime acciaierie e cantieri. Il Daily &p,.eou. a sua volra, ha accuslro i darori di lavoro di provocare essi stessi le as· ~enz<: degli operai, con il volere un.t rigorosa osservanza dell"orario an· che in caso di bombardamenti notturni. Stando a dichiarazioni di ope· rai sperializzJti ra((olte d:t quesro giornale, le macchine la"orerebbero


in media 90 ore la 5e!1imana in vece delle 168 ore previste. E in molte fabbriche i turni Ji noue sono così ridotti che centinaia e centinaia d1 macchine rimangono inauive. Anzi in una sola fabbrica 900 macchine, ogni none rimarrebbero ferme. Anche il TimeJ ha affrontato la spinosa questione. E il 21 m<Lggio scorso pubbl:cava una accurata indagine sull.1 situa:zicne industriale in· glesc che en tutto u.J attac.:o alh politica governativa. Jnfaui le nume· rose complicazioni burocratiche decerminano gravi nit:udi nei r fornimemi e lunghe stasi nell~ produzione. Si è c-ercato di · ovviarvi allungando l'orario di lavoro : ma c·ò, invece, data la stanchezza degli OJ>!-!· rai, la difficolrà dei trasporti, l'obbligo dei st-rvizi volomari per la di fesa civile 1.on fa che aumentare le assenze. L"altissimo prezzo a cu• vengono pagate le ore straordinJr:e favorisce la svogliatezza degli ope· ra1 nelle ore norm.tli di lavoro. Sono stare aumentate le fabbriche : man . cano, però, i dirt:rtori t:Sperti per mandarle '.~ Vanti. E il Timn conclu· de : • Da un punto JIJ"alrro del paese industriali e lavoratori protestano dichiarando che l'assoluto controllo della produz:one da parte del go· verno ostacola anzichè favorire la produzione. Il controllo centraliizaro ha dimostrato di essere nienr'altro che un costoso fallimento>>. Le indagini della Commissione speciale per le spese nJZionali, r·assunre nell'ultimo rappono re50 noto il L6 maggio scorso. sono arrivate alle m<:dt:Sime conclusioni. Gli alti salari e le forri retnbuzioni · p~::r ;J lavoro notturno e festivo dice il rappouo - provoano la .13scnza dd l O e a voi t(· persino del 20 ~ degli operai ; i qu.1li Ja, o· rano solo quel tanto che bast.t per soddisfare i loro comuni bisogni. Naturalmeme si perdono così migliaia e migliaia di ore lavorat!H·. t.ujto che la Commissione proponcv.\ addirinur.1 l'abolizione del IJvoro festivo nell'industria aeronautica per il vamaggio della produzione stessa. E il D.1ily Telegraph, in un lungo commento al rapporto ci· tato, >cri,·cn nel suo editoriale del 27 maggio u. s.: « E' un fauo in · contestabile che noi siamo ancora ben lontani dall'avere raggiunto la produz'onc bellica del nemico. Ogni giorno gli evemi sia milit3ri che diplomatici ci dimostrano che H itler mantiene la prerogativa deU'iniziamva strategica data la preponderanza dci suoi armamenti. Ed è inamm iss;bile che in qut:Sta situazione ci siano ancora delle fabbriche che non uovano operai (il giornale cita il caso di una fabbrica che da due mesi cerca inutilmente due mila operai) c degli operai che non erovano lavoro, e restano inopcrosi nelle fabbriche stesse, mentre ahri approfiuano degli alti ~alari per assenrarsi senza giustificaziOne alcuna da un lavoro da cui dipende il destino della nazione »·. Se è così ha ragione Dio a non intromettersi. Ma perchè il Timn e la Commissione Sp:.ociale per le spese nazionali e il Dt~ily He1ald si lamentano di questa indisciplina, di questa mancanza di spirito di sacrificio? Non hanno educato il popolo a credere che la libertà serve solo per cercare di re-.!Jizzare il massimo di utile individuale e che lo Stato ha un solo dovere : quello di assicurare la felic;rà del singolo?

ADDIZIONATRICI

*** Dio non si intromette, pensano con malinconia i grandi industriali britannici, primi responsabili di un cale stato di cose. Ma se Dio non si cura degli inglesi c'è un personaggio misterioso che turba i sonni, in Inghilterra, dallo scoppio della guerra in poi, a tanta ~-te. Ed è il famoso « Lord Hau•·Hflw » che ogni giorno, alle 5 pomendaane parla, in un inglese c:ccelleme, agli ascoltatori britannici d alla radio di Amburgo. Vemouo mt:Si fa, e pre-cisamente il IO aprile 1939, questo signore, verso le ore 17, mentre qualche milione di inglesi aspeuava da. Amburgo il coosucro, raffinato programma musicale, cominciò le sue conversJzioni con queste: pa.role : « Signore e Signori, è inutile che io vi dica il mio nome, perchè è quello di un uomo a Voi assolutamente sconosciuw. Vi prego, nonostante questo, di volermi ascoltare, perchè ho qualcosa di ia.teressame da comunicarVi. Ogni giorno, a quest'ora, mentre sorbirete il Vostro tè mi permetterò di intrartenerVi per Jieci minuti, parlando\Ìi di tutto un po'. Ma quello che Vi dirò sarà ben difficile che lo troviate sui giornali che stanno sul vostro cavolo. Non crediate che venga a farVi della maldicenza· politica: anche se parlo da una radio ~uatl!era, io 'sono e resco inglese. Per oggi non ho altro da d :rvi. Signore e Signori, arrivèderci a domani ». L'insolito ·•ppello eblx: un vastissimo successo. Il g iorno seguente, t L aprile milioni di ingltsi alle 17 aspettavano la trasmiss:one di Radio-Amburgo. E alle 17 prt.:ise il misterioso pcrsonaggio cominciò a parlaJe di un soggetto che era stato discusso alla Camera dei Coml!Jli nell'ultima seduta ma che non a\eva ancora varcato ufficialmente le soglie del palazzo c che era conosciuto soltanto dai deputati presenti alla seduaa. Questo episodio brillantissimo destò un enorme interesse. Quali erano le fonti a cui auingtva l'uomo di radio-Amburgo ? Chi lo informava? E come? E chi era quest'uomo? La domanda, lino ad oggi è rima.wa senza risposta. L'/nJe/Jigl!nre Stn·ire non ~ riuscita a scoprire chi si

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L'Eimitolo è un antf. settico efficace dei reni, della vescica 8 delle vie urinarie.

cdi di~ro :I mi~f?no di ~burgo. Le voci più disparate sono state messe m_gu~. S1 _d1c~ che Sila Bai.llie Sru~rt, ufficiale inglese condanruuo a. d1vers1 anm d1 carcere per spionaggio a favore di Potenze straruere. ~I-tri invece sost~g?no che si crarti di William Joyce, fondatore de! ~aru_to na:z:1onalsoaahsta britannico; altri lo ritengono uno dei ~nnopal1_ luogotenenti di Mosley. Ma qualun•jue sia la sua identita, l uomo d1 Amburgo, bane:z:zato da un ignota radioascoltatore inglesé LorJ J?aw-Haw_e chiamato così oggi dai miuoni di inglesi che lo ascoJ. tano, e uno. dCI commentatori politici più ascolcari da tiuto il Regno Un:to. Dali Il Apnk 1939 ti~o allo scoppio del conflitto attuale egli, nella sua ~ conversaZIOne del te » d1ede sempre notizie g hiottissime di natura po~nca c mondana, indiscrezioni, anticipazioni, che gli crearono una fama •nd1scussa. Tanto t he una volta il defunto Neville Chamber· la1~ ebbe_a chiedere. durant~ una seduta ai Comuni : « Ma per quale ragtooe s• ascoltano an lnght!terra quei bestiali dicci minuti di Radio·

Amburgo ? ». E un deputato fspose: « Perchè in quei dieci minuti si dicono cose assai interessanti e che noi ignoriamo ». Scoppiata la guerra il misterioso Lord H aw H aw si dedicò al com· · pito di smantellare ogni ventiquattro ore le noc:zie che la propaganda inglese ammanniva per uso interno. Le sue dichiara:z:ioai ebbero sem· pre !"avallo degli avvenimenti e le sue profezie si avverarono sempre con matematica ptccisione. Nè valse a distogliere da lui la' cosrante at· tenzione degli inglesi la mozione approvata dalla Camera dei Comuni e con cui si vietava, nel Regno (Jnito e l)ei Domini, l':lSColro di Radio sq·an'ere. Lord Haw-H aw era ormai la voce prÒfetic.t degli inglesi. che in lui trovavano più verità, più obbiettività e più spirito che non negli uomini di Duff Cooper. l d iscorsi di Winston Churchill hanno sempre la replica di Lord Haw-Hav.-. Una volt.t accadde che il premier inglese annunciasse l"im· mineme arrivo di munizioni, ,·iveri e a<:ropiJni dali" Americ:1. Quattro ore dopo l'uomo d i Amburgo annunciava al mic.rofono che le munizio. ni, ·i viveri e gli ae•oplani attesi er.tno finiti in fondo al mare. Ed era stato proprio così. Durante il periodo di calma che si este-se dalla iine della Campagna polacca e l'inizio deiia Gmp3gna d'occidente, Gior· gio VI decise di v'sitare il fronte francese. Ma, presente Churchill, alcuni generali e tre o quamo alti funzionari del ministero degli esreri, il re disse che la notizia dovcvJ essere diffusa. Non vok·va insomma che gli inglesi ~·cn'ssero :t conoscenz.1 del suo viaggio dai commemi di Lord Haw-Haw. Churchili volle opporsi ma fu costretto a cedere. Tre ore dopo il misterioso uom•> di Amburgo riferiva la conversazione al suo microfono ringraziando S. M. Britannica delb f iducia accordata al servizio di informazioni a CUI ègli attingeva le sue notizie. ·E' evidente che un servizio radiofonico dì questo g'-n~re non può non incontrare il successo che incontra. Un alrro esempio. Si sa che il 27 dicembre 1939 Churchill tenne a Birm,inghdlll un discorso che non ebbe quella che si chiam.t una accoglienza entusiast;ca. Anzi ··ora· tore ·fu costretto a fuggire tra una ondata di fischi . La stampa inglese non fece parola delfavvenimcnto. Ma il 28 dicembre, alle 17, Lord Haw-Haw chiese a Chùrchill perchè la sua stampa non avesse riponaro il discorso. Forse a causa di qualche leggera e irresponsabile opposi· zionc? Se era per questo Lord Haw-Haw era lì per acconteilcare la curiosità degli ascolrarori inglesi. E infatti Radio-Amburgo trasmise la registrazione sonora del discorso e del p.mdemonio suscitato, comprese le parole del!" annunciatore inglese, « Il signor Churchill, profoodamco· re deluso della accoglienza fatta alle sue parole h<1 preferito andarse· ne »,·debitamente registrare. Perchè la cronaca della manifestazione era stata raccolta ma non trasmessa dalla radio inglese. Altri avvcnimcori destinati a rimanere segretissimi Lord H aw·Haw ha sempre puntualmente rivelato: come le vis;te in incognito di Churchill al fronte fran· cese, i suoi sposu.menti all'interno dell·lnghilterra ecc. lord Haw-Haw h~ ormai un posto nella vita inglese di oggi. E ne avrà senza dubbio uno nella storia d i questa guerra. o. • · o.

Diretto, e reapoo: ab•lo; VlTTORIO GORRESIO Iatitulo Bo"""'o di A.tl Gtafid>e di T--.lti & C . - IOMA

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l ma nosu1tti enche •• non pubblieeli non si restituisc:ono.

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L' Elmitolo è un antisettico efficace dei reni, della e delle vie urinarie.

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1 GRECI face,·ano risalire b. danz.t ( orrheJirir,1) alla più alta antichità. Luciano cspri· me un'opinione corrente quando dict· rhe h danza è ~! l'origine sressa del mondo ed è antica quanto l'Amore. Essa fiorisce già nel· l" epoca omerica: è uno dei piaceri fa,·oriti dei Feaci e vediamo danzare i fratelli di Nausicaa e i pretendenti di Penelope. Ma non è che nel V secolo che J"arre dell' OJcheJirirn r.~ggiunge la più alta p~rfezio· ne. L'elemento mimetico, già imporrante in principio, tende a prevalere sempre più e la danza propriamente detta sparisce nelle raffinatezze della p.tntomima, appettb alla quale, a d ire di Luciano, l'orcheJirira così come l'aveva conosciuta Socrate non era che t.: n·arte infantile (Luciano, De .ralt .. 25). A dire il vero, la pantomima, che fiorisce soprarutto sotto Augusto, è un'arte che si sviluppa dalla danza antica che la conteneva in germe.

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er.t l'espressione degli stati J'animo più belli ed elc\'ati. Il nome di coro deriva dalla parola che significa gioia. l Greci attribuiscono agli Dei finvenzione dcll.t danza: secondo Luçiano. è Rea che prima l'insegnò ai Corib~mi in Frigia e ai Cureti in Creta (Luciano, De Mil.). Si diceva che l.t danza pirrica fiosse st.ua inn~ntata da Arena e dai D ioscuri, ai quali si attribuiYa J'im·enzione delle danze sparrane più celebri. Pan, Dioniso, Marre, Apollo sono sovente chiamati danzatori, c tutte le divinità in genere- non.. disdegnavano di istituire dei cori. La danza greca non- per· mette soltanto ~gli uomini ..li rendersi favore,·oli g li D ei; ma h:1 un nlw valore educati w> e S\'iluppa sovratutto la bellezza. PIJtone può quindi d ire che l'uomo bene educ~to saprà ben cantare e Janzarc (Leg., II) e che la corc·tica nel suo insieme abbraccia tuna l'educazione. L' orriJeJiricn greca si compone di due elementi essenziali : i movimenti c i gesti, Ie figure, le attitudini. Qu:J.Si rurri i movimenti ginnastici del w rpo erano di dominio dell'orrbnll{ca. e i mo1·imenri di questa non differiscono da quelli che i fanciulli eseguiscono al suono del flauto nella palestra e gli efebi e gli atleti nei ginnasi. Nelle palestre infatti i fanciulli imparavano la danza pirrica e la chironomia che p;li efe~i e gli atleti apprendevano nei ginnasi. La chironomia, nel senso

f'T"i'fiO ,ldl.• p.trul.l tr.l l ,.,,.,liZIOllt rltl111< ,!u 11101 l lll~fl[l Jdk br.lCli.l ~ J<:l!e m.1n1 rro

prii al combattimento. In reJltà, la danza non è per t Greci che una parte della g innastica, e quindi l'arte di f.tre eseguire: al proprio corpo moYimemi che si inquadrano nell'armonia e nella bellezza. Vi erano diYersi modi di danza, che A. Croiset nella sua ope:a (La P'JeJia de Pindarr) cosi qualifica: «Cera la danza grave, calma, religiosa: poi la danza vivace, gaia; infine la danza appassionata, rapida, trascinante. Nei drammi questi due ti pi erano rappresentati dall'emme/eia, la rorda., e la .rikinnÌJ. Nell'arre lirica propriamente dette esse si chiamavano la ginnopedia, l'bJ· porchema e la pirrica ». Lo studioso Em:~nuel ha potuto ricostruire tutti i movimenti dci danzatori greci. così numerosi che il loro elenco ci condurrebbe. lonrano; essi avevano già tutti i movimenti dei nostri ballerini mo' derni, le battute, le pirolette, ma pure che evirassero (ad eccezione delle Baccanti e dci Satiri) la danza sulle punte. In quanto ai tipi di danza, Meursius ne ha catalogate ben. duecento (Joh Meursii,

Orchn lra, .rive de JaltaJionibuJ t•e/erum in T hnauri/J graer. Allliq.. Gronovius, t. VIli). J mpos~ibilc definire per ciascun tipo la loro origine etnica, che in molte è oscura. Facciamo due g randi distinzioni corrispondenti alle due principali funzioni sociali : la danza guerriera e la danza pacifica. La danza guer-


ballata mentre Arena suonava il flauto. La si ballau al suono del flauto e della lira ed era accomp.1gnata dal canto del coro su un vero e proprio modo lirico. La pirrica hyporchema!ica ha carattere di lotta di due avversari alle ~:rese. Un testo di Platone ci permette di farci un'idea esatta dei movimenti della pirrica : l'autore ce la dipinge come una mimica guerriera che descrive le di.Yerse fasi di un combatùmenro (Leg., VII). Frequentissime sono sui vasi greci le rappre· sentazioni di questa danza che si ballava sia con un avversario reale rappresentato eia un alcro danzatore. sia con un avversario figurato. Nelle feste delle Panatenee ad Arene si trova il miglior esempio di p1C· rica eseguita in massa. Essa doveva la sua celebrità al favore in cui era tenuta nelle due principali città greche; e figurava infatti a Sparra alle fesre dei Dioscuri e in quella dei Girnnapedi e ad Arene in quella delle Panarenee (Mommsen, Feste della rillà dt Atene). Le altre danze g:nniche erano in onore sopra turto a Sparta e rune per il loro carattere potevano essere considerate danze guerriere, benchè di carattere più calmo della pirrid.. Le danze pacifiche ave· vano carattere religioso: secondo Luciano, non si ttO· vano antichi misreri che non avessero avuto accampa· gnamenro archesrr:co. Troviamo quindi il peana, on· ginariamenrc cantaro in onore di Apollo, che è un inno d'azione di grazia, animaco di gioia contenuta. l'hyporchema, elemento essenziale delle fe~e .di polo. le parrcnie. l'cmmeleia, le danze di Karya1, 10 onore di Artemide Karyaris, e altre danze -velare ove figu· rav.mo donne. Le danze dionisiache e bacchiche sono il tipo più noto di danze orgiastiche, ballare da b~c

(Scpra} Baccante (scultura anhca • f~renzo, Gollena d.egh Ufhzl] (a $tnastro) Danza'nce lstatuet~a d1 'fo.:1aoca • Museo del Louvre, Pongl],

nera è soprarurto b. danza armata: Plarone la designa col nome di p m ll.t, • ed essa i: il tipo più cara~terisrico della prima categoria. A questo si riallacCiano tutte le daryze ginniche, espressione di un corpo esercitato, ben fatto, generoso, pronto alle più alte prove. Quanto alla danza pacifica. essa rappresenta, secondo Platone, Lo sraw d'animo nella prosperità e nella gioia; per mezzo di essa si onorano gli Dei; e i suoi vari i ripi si possonO' raggruppare sorto il tipo generico dell'emmeleia (Leg .. Vll). Ma Platone distinguz con cura tutre le danze di camtrere ambiguo, come le danze bacchiche e tutte quelle che prendono il loro nome dalle Ninfe, da Pan, dai Sileoi, dat Sauri, così le danze degli iniziati e quelle ispirare dall'entusiasmo or811\StÌC.o, perchè questi ripi non si possono comprendere nè nel genere relig1oso, nè 10 quello pacifico, e qui odi non interessano l'uomo politico (Leg .. VII). Una delle forme più antiche di danza armata era la danzi dei Cureti, personaggi mitJCI dt origmc oscura che si riatraccano al culto di Giove e Demetra. Era cerramen!e una danza rituale, religiosa. Non così la danza pirnca, che era un vero e proprio esercizio guernero, famosa in rutta la Gr~CJa. Le SI atrribuiva origme divina: a Sparta si cita,·ano i D1oscun come i suo1 invenro::i e s1 diceva che CSS\ l'avessero un gtorno


(Sopra)

Danzatrh:i [antica scultu.ro .

ftrenze, GaHeno deglt Uthi..J

(a destra) Danzatnce pompetana [olfr•sco di Po:npeJ conservato · e • M useo Noz:onale d1 Napoh].

omi e menadì per lo più in delirio, accompagnate da suon.J Ji timpani e crotali e da scuotimenro di rirsi. le danze bac chiche avevano anch'esse carattere religioso ; accompagru>ano la processione delle feste Lenee e le falloforie dionisiache dei campi e dei Pireo. Danze bacchiche eseguire da uomini camuffati da Ninfe, Baccanri e Ore figuravano alle Anresrerie. roco nora - a differenza della danza bacchica raffigurata su innumerevoli vasi - e una danza del coro dclico, il ditirambo, che veniva danzato in cerchio. Es~o era probabilmente analogo a quello del dramma satirico. Infine, eccoci alle grandi danze teatrali che si possono dividere secondo i teorici greci in tre generi : remmele1a. propria alla tragedia, il Kordax propria della commedil e la .rikynnù, particolare al dramma satirico, corrispondenti spettivameme alla danza ginnica, a quella Jetrhyporchema e alla pirrica. L'emm e/eia. qi carattere calmo e grave, t-ra una danza del coro, con rari movimenti ispirati a nobiltà e adatta ai sentimenti che doveva sottolineare. Ad essa si riattacca• ~ no ancora il peana, il kommos. specie di trenodia funebre. Queste danze erano, come fu detto, eseguire dal coro, ma a volte gli attori stessi danzavano, come Giocasta che rivede d figlio Polinice, Elettra nell'Ornle. La danza comica per eccellenza era il kordax. animar1 e lasciva, con movimenti smodati delle anche, accompagnata d.1 pirolerre e salti presi alle danze popolari come l"eklaklùma. l<r bibaJù, l'ok/auna. Il kordax veniva eseguito soprarurto nell' e.rodo.r delle commedie, e Aristofane suole fare della fine delle .commedie un vero sperracolo a sè, vivace e diver· rtnre (Le Ve.rpe). La danza del dramma satirico era la .r:kim1i.r, danza vivacissima dei Sariri, com'è rappresentata sul celebre vaso di Ruvo, dove si vedono sariri e sileni e la danza è accompagnata dal canto dei satiri. Nel Cirlope di Eurip:de il coro fa irruzione sulla scena danzando la .riki111JtJ. U loro camo ha il carattere saltellante e saccadè che è quello della danza; si odono appelli allegri e scherzosi, .~:rida e pe~o fischi! (Croiset, Litt. grecq11e, III). Trasportiamoci ora a Roma e al suo complesso mondo in cui h danza ha, nel settore del teatro e della vita relig'osa, una !(tan parte. Roma, come prese dalla Grecia gli dei inreUet·

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cazione nazionale e spesso incompatibile con la gravità dei cosrumi repubblicani. Certo con l'Impero le cose mureranno, ed i: nella Roma Imperiale che bisogna cercare il meraviglioso fiorire di mimi, ballerini, saltatori, musicisti e virtuosi di ogni genere, che dilettavano i ciechi romani e la plebe nei circhi, nei teatri, nei banchetti, nelle ville patrizie. Nella Roma ancora incorrotta abbiamo contro la danza le censure di Scipione Emiliano, Ji Cornelio Nepote, di Cicerone stesso, che la chiamavano mmÌJtra roluptat/J. res_cimonio di ebbrierà e follia. Per quesra ragione, i repubblicani non amavano associare la danza all'arre della guerra ; abbiamo però in Roma antica una pirrÌ'Cl militare, che era d:~nzata a volte in spettacolo pubblico, e abbiamo il Marte danzante del Campidoglio, conosciuto sono il nome d; Mane Ultore, che fu spesso riprodono in gemme e cammei. Alle danze romane religiose già elencate prima aggtung!amo guelle che venivano danzate in giochi e fesre pubbliche,

{Sopra) Oanza:r~co e lO ....onotOie dt flauto (;llUuro \'O • ~:colore grecoJ {a des1r-:1) Dan:.otuce dt lonaçro [~!Il tue1ta nel M useo del Louvre ~ Pangd

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tua!J e r:u.ionali e tant1 elemenri cultur.lli, così ne prese il carattere delle d.tnzc; ma le propne originane rimasero. Risaliamo, per ritrovare 1! carattere romano vero e proprio, agli Etru~chi. L'orrhestrrt"a non ebbe in Ecruru la s(essa importanza che in Grecia: dobbiamo cercare la danza etruso sopr.ltuuo in "'nmonit funebri, come nei riti della protheJIJ. 10 cui le prefiche danzano al rirmo del flauto, come si vede nel bellissimo bassorilievo i:le! cippo di Chiusi. Ma non manc.1no le danze privare, in festini e cerimonie, come mostrano le pitture sulla tomba dei cacciatoYI. sulla tomba degli a11g11rii, su quella del I'Ìiareda, su quella dc-Ila leoneua, ecc. Nelle rombe del colle Casuccini e in quella della JCimmia vediamo vere e proprie danze. pirriche, come presso i Greci. Le danze aurocronc romane hanno carattere religioso e riruale, data la natura del popolo e il suo ordinamento sociale. Al fondo orchestrico nazionale appartengono Ja danza riruale dei Salii, la danza degli Arvali c Ja bellicrep,a. una danza arm.tta che si diceva isciruira da Romolo. A Jaro di queste danze teligiose si eseguivano in privato danze rozze, virili e gravi, simili a quelle che Scìpione, secondo la testimonianza di Senec:t, eseguiva ancora a volte (De tranq.. 15). L'introduzione a Roma del graec11s rÌ/111 condusse i fedeli che vi partecipavano a impa· rare la danza sotto la guida di maestri greci. Infine la pantomima, forma che prese a Roma grandi sviluppi, oon si è sviluppata dall'antico ,·anJtC/1111 dei romani. ma è diwmata un genere indipendente, appropriandosi gli elementi dell'orchestrica greca. La grande r~utomima romana che fiorl massimamente sottO Augusto non è che l'ultima c•pressillne della mimerìca greca, e della sua orchntrtè'a, commista ad elementi psicologt<i, satinci e sociali com:tni. u danu appam·a ai lomani un'arre dt pudileao, senza rdaztone direrta con l'edu-

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(Sopra) Dama ntuole [p1ttura pant.·tolo campana c·>n s.ervata nel R Museo Nozaonale dt Napoh] (a destra) lnterpretaztone moderna d: una danza classica

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ai Llrdt tl1agni, a1 Lud; Apolimare.r. a1 L;,,i; 1\fegalemn e Auguslemcs. Ma 1 romani l0l1vano mischiare al solenne aelle d:tnzc l"oncsra buffoneria plebea. Nei Lud1 ,\J.1gm, Jopo il correo di gio1·ani e fanciulli e 1 gruppi dci dnnzacori, ecco i ballermi comiCI 1·esri[J Ji pelli d1 montone o eli capra (senleae o riJ01le1) che eseguivano la siA·innh grt'Ca o Jan 1..1 dei satiri. Danze, panrom;me, virtuosità cl'ognt genere sono la deftzu delle fcore impenalt, non più frenare dal burbero moraftsmo Jdl.! Roma repubblicana. l mtmJ ebbero onon c ricchezze da re, c f'.tccusa fatt.l a Nerone dai suoi nemici fu d1 aver voluco essere .more, cantante, mimo. La forma più tndmonale c perfetta delro~t·heJ/fJca a Roma fu la p.tnromima, portata sotto Augusw da Pilade c Batdfo al suo alto fiorire. La panromima era aflou d.1nza~a da un solo attore che faceva alternativamente e successivamenrc più parti, oppure an-:ht. da pareccht attori che·recitavano tnsteme la danza istiruira da Batillo, che proveniva dalla JlkmniJ, e dal kordax greco, era vivace e gaia; quel· la di Pilade, grave e rrisce, essendo questi il fondatore della pantomima tragica. La panromima appariva nella vira privata, per esempio nei funerali di grandi personaggi, dove, come dice Dionigi di Alicarnasso, i cori degli attori satirici eseguivano la JikùmiJ buffoneggiando come nei cortei trionfali e imitando in modo burlesco le danze serie.

Nei funerali viceversa veniva eseguita anche la nttenia, che, almeno fino alle guerre puniche, era cantata dalle prefiche, sull"accompagnamenro orchesrralc. Lo stesso canto accompagnaco d:u flauti, ma con carattere più gaìo, si udiva nei cortei nuziali, nella cerimonia della ded11rlto. Mimt e danzatori infine ave-


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(Soprc) Dcil.:c!ore etrusco {aHrcsco ne:b :c;nb·.:: cc. Leopard 1 ne~ d!ntoma .:h iorqllmlal (sotto) Dan::e ~l Conbanl! [aot1ca sC'..:.!t~.ua. net Museo Vottcano.. l Conbor.h erono .::hvan~tà mltlOt l 'lfCChf?' .l· nnr:·r:~ !n710; erano t:nma.q1n011 1~ numero di nove e aJ osst sa o'tnbuwo J tnvt"n~aor.e d t dan-ze che r:·o-: . :cvar~o. m ch1 boha•ta. un effetto dt stor~h:r.ento e .::11 esta.sa V t "J:vevar.o anch~ grc.ndc porle lt: artm

vano grandissima parte ai divertimenti del ban·:hctto Le danzatrici di Siria e di Gadn erano particolar· menre celebri per le loro danze voluttuose c Jasciyc accompagnate da crotali e casragnette; e quando Properzio vuole dimenticare Cinzia, fa venire p resso Jl sè la danzatrice Fillide. Molto amata era nei festim la danza velata, di cui si vedono frequenti motivi m:gli affreschi di Pompei. Essa non aveva significato mirologico, ma unicamente estetico, e mostrava dei corpt di donne velare da nubi vaporose; o· ancora si ammirava l'abilità mostrata dalle danzatrici nel muovere 1 ricchi veli e farne delle figurazioni, all'incirca come nelll danza luminosa di Loie Fuller. Spesso i convttatt si da-vano essi stessi alle danze e alle pamomime, e st dice che il console P laneo, tinto in azzurro, con la coda di pesce e la testa cinta di giunchi, eseguisse la danza del dio marino Glauco in un banchetto di Cleopatra. Di un gran numero di danze durante le feste privare, sempre ispirate a quelle greche, è giun· !O il ricordo fino a noi. Erano delle farandole del tipo dell"hormas, o molli danze joniche che piacevano particolarmente alla gioventù romana, erano danze rustiche come quelle che irniravano il passo dei Ciclopi e dei Sariri, o come la danza bacchica della vendemmia che si vede eseguire, con raffinatezza d orgia, da Messalina e dai suoi compagni. (Tacito, Ann.. XJ, 31.10). All'origine i danzatOri a Roma erano, salvo che per le danze rituali, dei professionisti greci, cui si aggiunsero più tardi quelli romani. Alcuni di questi anisri erano celeberrimi, come quella Srephanion menzionata da Plinio per aver danzato nei ludi se· colari celebrati d.1 Augusto e da Claudio (Plinio, I-fiJI. nal .. 48.159), o Barillo, Pilade e Paride che godevano di immenso favore come panwmimi. Anzi la passione di Roma pe-r Pilade e Batillo assunse forme addi rittura parossistiche. Le più gravi quesrioni di stato venivano trascuratt: per essi. l loro intrighi scott:vano Roma come più tardi gli intrighi dei Verdi e degli Azzurri dovevano scuotere Bisanzio. A Roma e-rano rutti Banllesi o Piladiani. E un giorno che Augusto rimproverava Pilade per le sue eterne risse con Bacillo, il mimo rispose audacemente: " Cesare, è wo interesse che il popolo si appassioni alle no; strc- con rese: ciò gl i impedisce di badare ai fartt tuoi ··. Quando Augusto esiliò Pilade, il popolo St rivoltò e per amore Jella pace l'imperatore dovette richiamare il danzatore. Sulle cause della disgrazia Ji Pilade gli antichi scrittori hanno a lungo discusso. Diane Cassio l"amibuisce agli intrighi di Batillo; Macrobio alle dispute fra Pilade c Hylas, Sv:ronio alla sfronratezza del m1mo che una volta mtnacciò con la mano uno spettatore che lo aveva fischiato. Anzi secondo lo stesso Svetonio l'ardire del bai-

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lerino sorpassava ogni limite. Una volta, rap· presentando Ercole furioso bersagliò gli spct· tatori con le f rccce. E ripetendo poi quella ~cna al cospeno di Augusto egli si permosc lo stesso scherzo senza che l"imperatore se ne risentisse. Un'altra volta, ripetendo sempre la stessa scena alcu ni spettatori lo apostrofJrJ· no vivacemente. Allora Pilade levandosi la maschera g rodò loro ·· Sciocchi, io rapprt"Sen· to un furioso". In genere si nota che mimi, danzawri e anori appartenevano di solito al· la classe umile, plebea, servile, a quella de· gli sch'avi importati da lontani paesi. Da ciò il disprezw del romano per questa profes· sione, anche se i loro cultoro erano ammira· tissimi per la loro virtuosità. Si ricercavan•.> e si coprivano d'oro e magari di onori fu· gaci, ma non si ammettevano nella socictl eletta. Il senso del peccato che presso i cri· stiani accompagna indelebilmente la professoO· ne dell"anore ha fld'ce oscura anche in que· sw disprezzo del patriz'o e del politico per il

ddnzatore e il momc:, accanto ad altre ragioni rdigiose e morali cne qui non è il caso di i·1· dagare. Concludendo, si può dire che presso i Greci la danza era t"Spressione di bellezza, di forza ed armonia fisica e come tale elemento morale cd educati vo, presso i Romani t"Ssa era elemento rituale e religioso in p rincipio, più tardi elemento decorativo e teatrale puro, sva. go, divertimentO di ricchi annoiati o ru· stico sfogo plebeo. In Grecia parrecipa del sentimento t"Stetico, politico e guerriero, in Roma diviene con l'Impero virtuosità, tea· tralità, passatempo, come da noi moderni i numeri del varietà, i ballerini sulle punte o sulle clacchene, le buffonerie dei comici, le trovate degli eccentrici. Infine, è interessante notare in generale come nella danza amica manchi quello che si potrebbe ch;amare il umo ~·oltro a due di noi moderni ; uomo o donna si sfiorano appena ballando imieme, si tengono per lo più lontani, e se g li

spettatori in teatro e gli ebbri com·itati del bancheno si eccitano nel vedere le molli lascivie delle danzatrici orientali, se la plebe sghignazza nel circo alle satiriche al· lusioni della pantomima, questo senso della vo. luttà non è mai cercato subdolamente a due. come nel valzer e nel jazz moderno. Espres· sione erotica anch'essa come tutte le da:lZe d i tutti i paesi, la danza antica lo è, se mai. in senso individualistico, personale, o riportato come suggerimenco e suggestione dall'esecu· tore allo spetratore; ignora il cercarsi e lo stringersi più o meno pudico delle coppie nel salotlo moderno. Ma se manca di qut"Sto ele· menco erotico la danza antica, in compenso. è ricca di bellezza, profondità, complessità re· li,~tiosa, estetica e guerriera, che dà ad essa ad di rirtUfl J";mportanza di un atto reJigiv.;o na~osto fra le: magie del ricmo e dell.1 me· lodi a. LIVIA DE ~ADLIS


ID~N~iln mimiDu®mr'~~ILU LE INVASIONI barbariche provocarono, in.sieme alla fine di mohe altre cose, anche la .fine della danza a Roma e il giocondo popolo di mimi, di danzatrici c di suonawri si disperse dinanzi ai cavalli dei vindtori. Ma nelle altre provincie del cessato impero, la danza continuò a fiorire: così nella Gallia, ove ballerini e saltimbanchi avevano ancora un pubblico appassionatO. Ad essi mancava però, nelrarte loro, quell'eccellenza eh~ avevano avuto i danzatori romani. Fra i nuovi dominatori furono i Franchi e i Cori quelli che rimisero in onore la danza. Ma non va dimenticato un fatto importante c cioè che il culto cristiano aveva, nelle sue cerimonie, adortam la tradizione biblica e pagana della danza come elemento del rito. E infatti nel 1683 10 una sua opera dedicata alla danza il padre gesuita .Menestrier scriveva, riferendosi alla vir.t cristiana di quei secoli: « L·ufficio divino era composto di salmi, d1 inni e d1 cam1ci, poichè le lodi del Signore erano rt-cirate cantare e danzate... l l luogo dove si rendevano g li omaggi 1 Dio venne chiamato coo·u a simiglianza di quclk pani della commedia c dell,, tragedi,t in cui la d.mza si univa al camo per form.tre gli intermezzi. l prelau furono ch•amari 10 !.trino pr.1e11des a praesi/rendo pcrchè essi facevano nel coro, per le lod.1 dd S•gnore, qudlo che nei giochi pubblici faceva colui che cominciava la danza e che 1 greco chiamavano chm·ago.r ». l primi vescovi ,·coi ,·ano chiamati pr,leJ:tieJ perchè, nelle solennità, guid.tvano la danza: e il nome maliva molto addierro. lnfatu anche il capo dci sacerdoti Salii, ismuitì a Roma da Num,J, S1 choamaY,1

So;-ro) P1e1ro Brcughel - Danza carnevalesca ParhCOIOre [f1renze Museo Sdbbert} (a: ... nis:r>::~) Holbem. Dan'Z.a macabra La morle e :1 cOvallere.

praesul. Sul cararrcre sacro della danza nelle prime epoche crisriane abbiamo una preziosa testimonianza: un rimprovero, cioè, di San Gregorio di Nazianze all'tmperarore Giuliano per il cattivo uso che questi faceva della danza stessa. «Se ti piace il ballo - scrive il padre defla Chiesa se la sua inclinazione ti porta a codesre feste, che tu sembri amare con furore, balla pure fin che puoi; ma pcrchè rinnovare sorto i noscri occh• le danze della barbara E~odi'ade e dei pagani! Eseguisci piuuosto l~ danze del re Davide davanti all'arca: balla per onorare il Signore! Quesu e~ercizi pacilici e pii sono aegni di un imperarore crisciano ». Dal canto suo San Basilio, in una epistol:t, dice che la danza è l'unica occupazione degli angeli in cielo e chiama fortunati quegl.i uomini che potevano imitarli. in terra. Da quanto abbiamo esposto appare evidente come nell'~lr~ Medto Evo, la danza ebbe uo carattere sopranutto religioso: era, cJOe. una sopravvivenza di amichi riti nel culto cristiano. Nella put dopo che papa Zaccaria ebbe abolire le danze religiose, esse colltÌllluaJ!QGOO: ad essere praticare per lungo tempo. Al tempo di San nuova, si ballava davanti al Samo Sacramento nelle chiese di TolcJo c di Valenu. In Galizia, il ,giorno del Corp111 DOIIIint


baUa~ la p,Ja, specie di passo religioso, eseguito in tesa alla processione da un uomo di alta statura recante sulle spalle ua fanciullo riccamente vesciro. Ma in Spagna il sentimento religioso non si contentò, duo lo speciale carattere del pPpolo, delle sole danze; volle qualcosa di più. E così, nel Medio Evo si ebbero le f~~rsas sanlas y tillliosas (far~ sanre e pie) che venivano rappresentate nelle chiese e nei conventi ed erano una specie di composizioni devote, in cui si frammischiavano allegri inte:rmezzi e danze che .ben poco avevano del re. Jigioso. A Siviglia la tradizione della danza religiosa, auroriaata verso la fine del Medio Evo, nel 1439, da una bolla dd papa Eugenio IV, è conservata an- . cora e precisamente dai seises, ragazzi del coro della cattedrale, che appartengono a famiglie di operai e di artigiani. Vc:Stono ancora !"antico COStume quattrocentesco, coo berretto rosso, liWltello dello stesso colore dai risvolti auurri, giustacuore bianco e azzurro, maniche di trina, pantaloni corri a sboffi e calze di seta bianca. Essi danzano nelle processioni .dd CorpKs Domini. E quando doo Jayrne de Palafox, arcivescoyo di Siviglia cercò di sopprimere tale usanza nella sua diocesi, il capitolo della cattedrale allesti una nave, vi imbarcò i uisn e li porrò a Roma ove, guidati d2.l maesrro di cappella, danzarono davanti al Papa per mostrare al Capo della Cristianità che i loro costumi e le loro danze a'·evano un carattere esclusivamente sacro e non potevano che accresceR lo , splendore delle cerimonie religiose.

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.stioli

Ma nella vita del Medio Evo la clama, man mano che ci si aVVJana ii più tardi, diventa sempre più un coonubio di sacro e di profano. Abbiamo çosl le còrcngratie ambuJarorie, vere rappreS"enwioni teatrali, di spunto religioso ma di svolgimento profano ; e i ballerei religiosi -.;eri e pròpri. Nel 1462 il re Renato di Provenza organiuò, per la vigilia del CorpKs Domini, una processione che era

un vero balletto ambulatorio, ricco di scene allegoriche, combattimenti figurati e danze. Jjna Fama, montata sopra un cavallo alato, apriva la marcia suonando la tromba, seguita da cavalieri armati di lancie. Venivano in seguito il Duca e la Duchessa d"Urbino montac.i su due asine, figuraz'one allegorica e satirica che per tre secoli ha segulto in Provenza il balletto del Corp11s Do.mini. Naruralmente in queJrepoca di incipiente umanesimo, non potevano mancare le figurazioni mitologiche: Marte e Minerva, Pan e Selene, Plutone e Proserpina. facevano parte deUa processione con il loro seguito di fauni, ninfe e rritoni danzanti al suono di pliferi, crotali e tamburi. Veniva quindi il carro deii'Oiimpo con Giove, Giunone, Venere e Amore. Le Par.:he chiudevano questa prima parte del correo. Nella seconda parre sfilavano gli ebrei danzanti intorno al vitello d"oro; la regina di Saba con un brillante seguito; i Magi che seguivano una Stella ondeggiante in cima ad un~ lunga pertica; ed una rappresentazione del massacro degli innocenti. Infine avanzava Gesù recando la Croce sulle spalle, accompa(A &iniatra) RondO d1 dame e cavaheri davanti al re Carlo VU e lo regma [miniatura del XV MC".J. (Sotto) Contaduu Lrancesi che danzano la « Branle • {miniotura del ~ Je<:.J.


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Beato AnQehco • Dcnz.a da a.n geli m Parod110 ( Parhc:o.

laro del • G iudwo fmole •. fire nze, San N arcoj.

gnaro dagli .Aposroli ; ballnini, muzieri, uomini d'anoe eli Re Renato ecl ultima (ricocdo ddla Dmza maabra eli cui parleremo in seguito) la Mone che coo la sua 8faode fa.ke caroan dinanzi • sè quesu folla di esseri divini e infemali. di eroi, di re e di santi. La Francia puna in quel tempo il peae priTiJegiato della danza. Ma od B 73 appane proprio iD Francia. e nelle Faaodre, (a puniziooe, scriYooo gli antichi crooisti delle profa.oazioni compiute con le ~ sacre) una ma1artia i~ : era una specie di frmc:sia ddla danza. l malati si toglin'aoo Jli abiti, si corooaYaoo di fiori, e tencodos.i per mano in lunghe file, giruano per le l'M; le piazze ed entravano anrando e ballando oeiJe chicse. Molti, a furia di girare Ydoèemmte, restanDO senza fiaro e cadenoo a terra spos-

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sati. c Tale agiruiooe - seme UD cooremporaneo - li facna talma.te gonfiaR, che sarebbero scoppiati se ooo si aftlte awto la precauzione di senu loro il 'ftDtre coo buooe fasce • · A.ociM! quelli che prela- i claozatori erano presi dal1a sussa furia .e si uninoo ad essi. la ~ prae il DOIDe di Ùllz4 Ji S1111 Gin . ,;. l aooisti na.rr\.oo di persone prite coo p eiOrCismi e Mb:cny dice che c qucsu puoiziooe ba d.isautto in Fraocia

P!otro Lorenatt~ - Figure femminili damoaooti [Parucolare dell'alb-..co « u J;luori. ao.....o • -


fuso di ballue davami alle chiese Ja domeo.ica e le a1qe ftse ». n <be 000 ua· 'W:rO per:chè durante tutto il postuioce periodo dd Medioevo la danza cooànuò a far paro: dci d.iveuimeoti popolari che aveva.oo quasi sempre una sols occasiooe : 1.: fesu n:liBiose. Joban Huì.zio.Ba ricorda nd suo c AMt11nno tM MMioet·o » che la viBilia delle fesu si ballava oéiJe chiese al amo di caJ)ZOQi lubriche; cosa. questa, tescimooiata aot::be d,. un rooumporanco, NJOOla de a~u popolo, se tedarguiro, si giustificava affermando che i gran ~goori, i chiepci, i prelati, facevano lo stesso. .

E' inluessant.: rileure come nei s«oli dell'aito Medioevo, la danza fosse ritenuta oosa ooo coofw:eme alla dignità maschile

e ri~ata esdusivammre alle donne. Perciò le prime e più veo:hie canzoni a bAllo furooo mmpilatc da .~ e mette• vano in scco.:o solo persorlll8gi femminili. Gli uomini &WC· davano solunto le doone ballare. Ma a poro a poro, specie f1e8li strati inferiori, aoche gli uomini parteciparono alla danza. E a loro volta, al principio dd du«auo, quando i cosrumi alleotarooo un poco l'antica rigi<Jezza, le classi signorili imiwooo quelle popolari. Cosi dame e cavalieri si prendevano per: mano e giravano formando cin:oli chiusi e aperti. Queste focroe di danza (chiamate F•amlok) SODO state riprodotte poi dal Beato AnBCfioo in un particobn: dell' Affresco del Giuciizio Universale. ).bncavano però, gli saumeori per la _musica : e si suppliva allora coo il battito ddle mani o con il canro. Le bdllau sa:itte in origme per il ballo, veniVUIO cantate oosl : un solista intnoav.a la srrofe e il coro cantava i rirorndli. Questo aanmpagnamcnto permetteva di dantare 111: &IIToie di cui si parla in tutti i poemi e romanzi medioenli. Si danzava solihunmre alla fine del pram;o : e mentre i cavalieri ooo mutavano d 'abiro, le dame iovc:o: ~i ' •r-

(Sopra) FI'Cl Filippo Upps • Fanciulla et.. --.gue UA di danza !PmtiC<>lw• c:lell'alfn.eo • u CODYito d! Erode • M Ua cattedrale d! Pralo) (a olmatru) Coolmo llo&elli • Coi'Po di d00WI10ri (Particolare dell'alfn.eo • Moù """'"' le tcrn>le dello 1-vge • · Vaticano, Coppella Surtina l.

nanno d.t vestA speciali. Alle canwoi a ballo si acroq~pagn6 in . t o anche la musica di srrwtlemi a corda : musica, pero, assai povera ' e molw poco espressiva. Assai curiosa

è Jr spiegazione, diremo così igienica, che uno scrittore medioevale francese, il Tabourot, dava della danza : c Le dame SODO praùcatc: per vedere se g li innamorati sono sani e vigorosi. Alla fine di esse è permesso· ai giovani di abbcacciare le loro donne affincbè teciptoc.amente possano smùre e odorare l'un J'alrro se hanno il fiato gwlevole. Da quCS{O lato, oltre a tante altre comodità che esse offrono, le danze SODO necessarie per ben ordinare una società».

Fervido di vita ed avido di piaceri cerrmi appare all'ossecvarore il Medioevo. Ma è questo solo un aspetto della vita del tempo. SiJsa invece, come scrive l'Huizinga., che nes-.sqna epoca ha coltivato l'idea della mone qm tanta regolarità ed insistenza, come il .quanrocento. La n:ligione avevà anche prima ioculcaco con serietà il costante peostero ddh mone. Ma i pii rrattati del primo Medioevo raggiungevano soltanto quella cer· cbia di persooe che s' ua già rititara dal moodo. « Soltanto quando col fiorire ~ ordini meodicanti si sviluppò la predicazione popolare, l'ammooimmro diveooe un coro minaccioso che rintrooò attraverso il moodo c.oo la veaDell2&- di una f"K" ». La figuuziooe della morti; non alle ani e alle lercere dei secoli precedenti, inrominciò ad assumete fra la f"tae del '300 e i primi del '400 un aspetto nuovo, originale impensaro. Sorge la parola fm1Ubr11 c Qualunque ne

isnoc


sia l er mologia, molto discussa - scrive ancora l'Hu21ng.l - certo è che la parola è un nome proprio. Solo molto più tardi si trasse da la Dan.a Macabr~ l'agget· tivo che ha preso per noi un significato cosl pccu· liare e definitivo, che con la parola ~macabra» pos· siamo designare l'intera visione del basso Medioevo ». La danza macabra rimase una delle grandi idee aùturali dell'epoca: «il pensiero reugioso, che dominava su rutro convertì subito tale elemento in motivo morale e lo trasformò in un m~mml mori, ma non sdegnò di servirsi della raccapricciante suggestione provocata dal carattere spettrale della rappresentazione». Noo è ~ sibile dire con precisione se !"idea della danza macabra sia nata prima come espressione drammatica o prima come epressione figurativa. Ceno è che prima o dopo essa fu eseguita sulla scena e rappresentata in figure ed incisioni contemporaneamente. Si sa che nel 1449 il Duca di Borgogna la fece rappresentare nel suo palazzo di Bru~s ; e nel 1 48~ uscì a Parigi ornata di incisioni in legno a cura dello stampatore Guyot Marchant la prima edizione della Dame m<Kabrc. Il Medioevo, al~e soglie della trionfale epoca del Rinascimento, si concludeva con questa cetra visione in cui la mone, simile ad una scimmia, sogghignando, con il passo di un vecchio maestro di ballo, comanda di seguirla al papa, all"imper~rore, al nobile, al bracciante, al monaco, al bambino, al buffone. lo origine (forse anche sulla scena) la danza macabra raffigurava unicamente uomini Essa non era « soltanto una pia esortazione, bensl anche una satira sociale>>. Ma quando si ebbe anche una danza macabra delle donne, vi apparve anche un elementO sensuale, il lamento della bellezza perduta, delle gioie non godute. E poichè per le donne non potevano esistere, come per gli uomini, le quaranta dignità che la mone portava seco, nella sua danza inesorabile, veniva· no considerati anche i uri stadii della vita femminile: vergine, amorosa, fidanzata, sposa novella, incinta, ecc. E sempre ricompariva il rimpianto delle. gioie termae. degli amori non vissuti. della bellezza svanita. Ma a poro a poro, passato il primo tragico effettO queste figurazioni pittoriche e drammatiche, ci si abituò al pensiero della morte. E il cioiitero degli Ioaocenti a Parigi, per esempio, dove si troVavi effip il più completo modello di <Ww macabra dol .Mel!io E~ divene un luogo di passeggio : accan10 .t,gli OISIQt

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c'erano piccole botteghe, sono le arcace si in· c~nttavano donnine allegre in ceréa di clientl. E la morte e

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l. Figura di danza (Particolare de • Le nozze d. BocC<lcdo Adimari con. la La.aa Riea:soli • di Scuola fi(). renllna. Firenze, R. Galleria Aotiea o Moderna} - 2. l pécoriJ del mondo: la danza (aflre:oco di Andrea da Firenze In S. Maria Novella). - 3. Andrea Manlegna Lo muse danzanti ow Parnaoo [Particolare dell' .xllreoco c 11 Pamcuo ~ . Parigi, Muoeo del Louvrel .

la vita si confusero senza timori nè diffidenze. Gli ultimi decenni del Medioevo videro le prime di quelle coreogafie che dovevano trionfare poi nclle grandi {(!Ste del Rfuasà_ mento. Si sceglieva un soggetto, tratto da una favola o dalla storia ant.ica e con cosrumi appropriaci si formavano un certo numero di quadriglie che con le loro danze interpretavano il soggetto. Presro, però si ebbqo, neJle corti priccipesche, i ballerti allegorici, che permisero di sfoggiare un lusso inusitato di costumi. l più cclebri furono quelli dati in occasiooe delle nozze di Carlo iJ Temerario con Mugherit.a d 'Inghilterra e l'altro di cui parlano lungamente le cronache, dato da Bergonzio di Botta da Tortona per le nozze di Galeazzo duca di Milano, con lsabeiJa d 'Aragona. Il primo era una lunga pantomima con intermezzi danzanti. Si rappresentarono le cose più bizzarre. Uno spettatore, Oliviero De la Marche, narra che il primo inrermeuo era formato dalfingresso, nella sala del banchetto nuziale, di un liocorno, «grande com'e un ca· yaJ(o » coperto da una gualdrappa di sera con le armi d 'Inghilterri, per cui era un leopardo che teneva nella mano sinistra una bandiera inglese e nella mano destra « un fiore di margherita». A passo di danza, aJ suono di trombe, il liocorno fece il giro della sala; poi fu condotto davanti a Carlo. Uno dei maggior<lomi prese dalle mani del leopardo la margherita e la presento al Duca dicendo che il

La Oanux del bmpano.

« remuro leopardo d 'Inghilterra» ven~Ko a visitare la compagna per la consolazione del duca stesso, dei suoi paesi e dei suoi sudditi, gli faceva ptesen(e di una nobile margherira. Poi fu la volta di un leone d'oro, anch'esso grandc quanto un cavallo, cavalcato da una ·nana di Madamigella di Borgogna, Madama di Beaugrant, che fece pur'esso a ~so di darZ.1 il giro della sala, e si venne ad inchinare


ri colori e delle nzu più scooosciute si spar~ per la sala.

Il sccoodo ba.lldto era una specie di·paotomima eroico-gasaooomica pm:hè la preseotazio.. ne di ognuno dei piatti dd banchetto muiale dava ori8ine ad aziooi danzanti in cui intervtnivano personaggi mitologici che tmevano, coo i loro movimenti e le lorò figurazioni. felogio della bellezza della sposa e del vaJore e della saggezza dello sposo. La fesu fu conclusa da uno spettacolo ancor più originale. Orfeo emr6 nella grande saJa dd coovirp presc:fllando Imeneo e gli Amori; e le ~ condussero coo loro la Fede ccoiugaJe che si po~ al servizio d'Isabella. Ma allora inrenmnero le amanti più celebci delrantichiù, Semiramide, Elena, Fcdra, Medea, Ckopatta che cmtarooo le gioie dell'infedeltà. La Fede le ~~Cacciò e avanzarono ~ loro posto I.ucrezia, Pmelope, Giuditta, Sulpiòa che offrirooo alb sposa le palme dd pudon: da essa giwwnmre meritate. ~paoi, Sariri e Ninfe, coo una danza sfrenata nllegrarooo la fine dd balletto, la descrizione del quale CODe mae le Corti d"Europa, suscitando una viva ammiraz.iooe. E questa, si può dite, l'ultima grande allegoria danzata del Medioevo. Di là a qualche anno, dalritalia, si sarebbero spane in Europa le danze moderne, le grandi cortOgrafie complicate e macchinose.

(Soprol Pousam • Dan= <h lane>ulle (Ptmicolare d e l q t.:adro • Scena daasica •. Ridunond, Ganena Cook) . . Sotto) Stefano della Bella · Oanzatri~ (d!aeono con· OOrYa!o nella Gallona degU UUizi).

alla sposa. la nana offri a Margbcr1ta una Vet"~>hma da ~ocella ed un pulieu, simbu J ella Vinù. U terzo intcrJDeZ20 'Vide un gran dromed.u:io, bardato alla saraaua, entrare nella sala pottaodo sul dono due gundi puùeri 'fra aù era un uomo riccamente e bizzarrammte wstiro. Jl dromedario fece anch'egli il suo bdletto, giro per ie tavole e quando fu dinanzi a quella degli sposi, l'uomo che era fra i paniui sollevc\ il coperchio di asi ed una moltitudine di uccd li dei più T .l·



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goo, continuo e dureYOie, di affidarsi a resole, a legi moodanc:, ma inflessibili : Messer Rinaldo Rigooi pubblicò, nel 1468 a Milano, il « Ballarino perfetto», ope:ra ormai perduta. che stabiliva, sembn, la profondità degli inchini o la qualità dei sorrisi con prc:cisiooc: di miJJimetro, e Castigliooe, nel l ~28, con il c Conegiano », Guano nel 1)74, con la c Civili Conversazione», Giovanni della Casa con il c Galateo» nel l~H. dedicavano particolare attc:nziooc: alla danza, considerata dovere prima che piacere. BisoBna dire cbc:, specie nei primi tempi, si ballò con c:swi, ma senza abbandono : intanto, le vCSli ooo si differenziavano da quelle indossate in altre occasioni se ooo per un maggior peso di pas·

'QUEGU STORICI complicali che nelle frivolezze sembrano cercare con prc:dilc:ziooc fll()(ivi di puntigliosa pedanteria si sono spc:s- · so compiaciuti a comporre minuscole, ma pcsantissime, antolosie di versi classici che si riferiscano al ballo : riducendo, s'intende, un piacere certo troppo frivolo e riprovevole a proporzioni di figura geometrica o di esercizio scolastico. E per esempio ecco Dante : Co111e si 11olge ron le pitiTIIe slrtlle - a terr11 ed intra sè, donna rhe balli ... E Senuccio del Bene : ..... BaldtiTI:zosa e Jerllrll, - rtiTIIIIrulo in dt171-u bei lln'Ji d'amo.r~

samantcrie e di omammt.i. le signore port1· vano grevi broccati, armatune di merletti, impacci di piume, i gentiluomini scrbanno il cappello (c'erano balli che esign-ano la scap· pellatura), il mantello (al massimo apeno, Dl.l sempre saldato alle ~palle), la spada (la mano doveva posare sull'elsa). Il timore di accaldarsi, di scomporsi, contribuivano ooo poco alla riunata 501cnnità delle cerimonie, ed almeno tre secoli dovevano ancora passare per giungere alla voga degli scarpini di seta, delle eJe. ganze amabilmente frivole, minuc:tt.i, s'intende, intitolati alla c Boone Amitié », accoociaturc: « à la simplicité », conversazioni alla Voltaite.

...

E Franco Sacchetti: &Jiate f orlt, td alto lt ma11i 111, - st r'r il gallo, rmli 01 c11 rioì,e u c'è l'oca dita p11r co ro. E Dino Compa8fli : Cominciano a t ioirt gli amadori, - E jtiTino tlolci Jan:t i sonadori, Ed i versi popolari : Fate~~i ali'11Hio, madon na dolciala, - cht rlho portato 1111 u ilo d' inJalala, - il primo aJ rht in11amorai di 11oi, s} j11 111111 11olla, madonna, a ballart ... Ed infine la satira latina di Buoncompagno da Signa, professore .a Bologna. dedicata a Fra Giovanni da Vicenza, il predicatore serenissimo, che dal pulpito invitava alla gioia : Et fohannes johanniual, · el salltiTitio rhortizaJ, - motio salta, modo salta • q11i u lorllm pttis alta! Nè, dopo tante citazioni, riesce difficile agli studiosi spiegare le rasioni, del tutto narurali, ed in un ceno senso meccaniche:, che, finendo il Medioevo, facevano fiorire, insieme a mille altre arti pompose, anche quella dd ballo. Le donoe, si sa, coosiderate dai Crociati e dai T rovatori, crc:atuJ:C angeliche: ed astrali, cominciavano a scc:ndere dai loro troni

Non si creda, tuttavia, che ·ai balli del Rinascimento mancassero spirituali delicatezze : il c Convito Gonzaga», del Guazzo, IDOSlra i convitati cOStretti ad un c Gioco della Solitudine », per cui ciascuno esalta i plegi della vita soliwia, e solo dopo cosl eterea lizu può sed«e a cena, e prender pane al ballo. Si stabiliscono i diritti ed i doveri dei piedi : spetta al destro o110rar4 pigliare, .Morllrt: al sinistro fermart, camminart e ,iflerirt. Ca· roso, dopo aver limirato a 3 il numero delle riverenze (grave, minima e sc:miminima), ne aggiunge una quarta, in sei tempi, attribuendole il titolo di grave, mentre alla &rave primitiva spetta il nome di lunga. Uguali glic:zze circoodano l'immobilità, dem c Con· tinc:n.u », la « gr1111t ~ la minima», e peri· no le occhiale sono fermamente prescriite :

som·

« oc:illades desrobées doukc:mcnt et discretemcnt ». Usando motivi antichissimi, di passegsiata, e di 8ioco, e di torneo, i nuovi maeStri li stilizzano, per offrirli a principesse che ne saranno madrine oltre che n'trooc : Dominidùno da Piacenza sceglieva o~d c:mk della

di cristallo, cd a partecipare più anùcbl:volmente ad un'esiStenza che la lunghc:na stessa dei banchetti, l'imponenza dei aDi, la vigoria delle bevande, ed insomma, una gagliardia popolarcsca anche quando araldica, rendevano facile unicamente alle dame provviste di appetito intrepido e di spavaldo umore. Se anche i dotti traxura.oO queste modCSle circOSUDze di ottimo Stomaco e di felice carattere, sono. tuttavia in grado di aggiungere minuziosi dettagli generali oppure domestici : i viaggi, divenuti abbasta.nu comuni, attivano possibilità di scambi culturali (e le danze ita· liane si incrociano coo le Spagnuole), mentre le sale dei palazz.i, ooo soltanto forti.ficati all'CSlerno, ma anche ornati all'interno, permertooo ampie:u.c: di ricevi.mc:nti. Si vantano perfino i betleficii di un'ilh•min•ziooc: meglio

l":'1'JrO di ballo • lftclo~ Dello Serle • La Dana. 6 la V.U. • di TModoro O. Bry [XVI MeOlo)

diffua, si awunge dlC spesso i pittori di Corte si occupavano, diretumeote, di dirige:re le fc:Stc:, e ti cita Lc:ooardo, occupato a comporre i trioo.6 di Ludovico il Moro. Accanto a dettagli minuziosi e sicuri, sfugge però a questi osservatori troppo profondì la causa. tuceote e semplicissima ddla nuova pa.ssiooc:. cosl rapidamente diffusa oc:Uc: Corti

~ n~l popolo : la felicità di vivere, wWa, quasi tunJdamc:nte, ad un ouovo ed ambWoso amore di ~. che agli uomini di arme ed alle casttllane suggeriva il desiderio delle belle parole e delle bc:Ue movenu, dai ricchi abiti e dei cappelli impc:nmcchiati, di musiche e di fanrasia tradotte in una maestà ancora infantile e dolcemente incerta. Si spiega C05l il biso-

sua scienza Anronio Comazz.ano, che nella secooda metà dd quattrocento dedican ad lppolira Sforza il suo « Libro dell'arte dd Danzare », e Domenico da Ferrara affidavl a Guglielmo Ebreo di Pesaro una coltura mi· nuti, che a lui permetteva poi di scrivere quel « Trattato d ell' Ane del ballo », dove si ritrovano le canzoni composte da Lorenzo il Magni1ico. Spesso il mutare: delle fortune im· poneva il mutare delle edizioni, e la prima del « Ballerino », di Garoso sembrava com· posta per Bianca Capello, ma la ristampa, per la morte e per l'assoluta disgrazia della Gran· duchc:ssa, si rivolgeva a Don Ranuccio Far·

»ex c a .Marprita Aldobraadioa, Duchi di Parma. Coreografi frdtolosi ù amaea&a..-aoo, in gcnera1c:, di offrire una danza unica : ecco la c Pavana Mattei in lode dell'illustre signora Giulia Bandini .Mattei, GmriJdonna romana» : c il ~uomo afferri coo la mano destra la sinistra della dama, rimanpao fermi ~ tempo di fronte, poi ri..-erenza, poi due coea-



posu m quadrato, e finte, e spaccate, e ftn· denti. Se anche la Branle. SC!Illbra venire d• Francia, e la Pavana di Spagna, e la More· .rea. o la Canaria, da più lontano ancora, durame tutto il qualUocenro l'Italia resta, con squisita superbia, maesr_ra e dominatrice dei divertimenti aulici o popolari, e solo· nel cinquecento il privilegio passa, almeno io parte, alla Francia, per meriro, comunque, di una haliaoa, Caterina de' Medici Regina Ji Francia. Quèsta grossa, questa taciturna, questa ipo· crita, ma possenre eroina: cosl occupata di dissimulazione e di inganni, chiusa tra uomini a lei nettamente inferiori, e su lei pre-

• Bo1lerl.n1 grotleschj [Incisione- dJ Callotl.

nenze, poi passeggiata, partendo col piede sinistro e muovendo due passi l'uno verso l'altra. Il passeggio si ripete due volle, indi due continenze, segue quindi la vivace sciolta della sonata, e· dopo due riverenze ed altre due continenze, si fa il giro della sala, con otto seguiti spezzati, due ripre~e in cerchio, iniziando quindi le varbziom, 6~rerti e campanelh ... ». Ballo almeno apparentemente misterioso, ma non si dimentichi che par·ana viene, sembra, da pa~·one, e che alle dame era raccomandato di par·oneg· giarJi: certo la bella Giulia Baodioi MaHei avrà usato con sagace arte la lentezza del suo ballo e la vastità del suo strascico per apparire, regalmente, una pavoncella accesa di diamanti. E bisogna ancora cercare al!re donne, lucenti e perdute, negli ahri dolci nomi: Reale, Pellegrina, Principessa, Aletsandresca, Flandnca, Giol11·a. Ginevra, Pialosa, Cupido, Dafne, uggia:ira, Giocosa, Duchesca. Prigiomera, Marchesana, Belfiore, lngraJa, Graziosa. Oppure la suggestione è di commedia mondana: Bel riguardo, Partita Crudele. Sobria. Mercanzia: nella Sobria cinque uomini corteggiano una sola donna, lei ne disprezza quanro ed accetta il quinto; nelle Mercanzia le dame si scambiano i cavalieri, fa· cèndo, avverte Cornazzano, mercanti::. d'ama/Ili; nella Gelosia, abbandoni ritmati e riconciliazioni moderatamente saltellanti. Volete sapere come Lorenzo il Magmfìco ballava il Za11ro, da lui srtsso composto? Continenza maschile e femminile, due passi semplio e due passi doppi, sempae cominciando col piede sinistro, due riprese oscillare, a ,j. nisua e poi a destra, ancora due passi semplici ed uno doppio, una ripresa a destra, in una continenza, poi i due danzatOri si dànno la mano, e, levando il braccio, fanno un grazioso passaggio. Sulla stretta delle dita si basano il Furioso, il Contrppasso, il Ballo del fiore : una anche elementare conoscenza delle buone regole impone l'uso del guanto. Una variazione della Moresca ha stile spadac:ino, tra due falsi duellanti e due false amazzoni,

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(Sopro) Lui.gt XlV nel coatume d.l • Re Sole • Jndoe· sa1o nel 1653 per 11 balletto c La notte • (a dn1raJ Scenorao per un bollet\.O &ecenteaco.

porenti, con un compito sproporzionato e crudele, ed il sangue che fatalmente le zam. pillava intorno, non dai protestanti della notte di San Bartolomeo soltanto, ma dal· l'occhio del marito, lo scioccamente cavalle· resco Enrico, caduto in torneo, IJlJl çlai corpi dei figli, Francesco II, Carlo IX, Enrico 111, che dalle orecchie, dal naso, daUa pelle tut· ta, o dalle ferite del regicida Clement, si dissanguavano squallidamente spaventosi. MAIIIA DEL COIIaO (CONTIJ\'U~

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, annoiato .cd indulg<:me con la moglie, seguitava ad JOnarnorars•, talvolta d i pericolose adolescenti, e supponeva di onorarie dando grandi gale ceri.moniose, dove g li fosse pos· SJbde sfiorarfe, lO una figu.;a «Canarie». o durame l'•mpetuosa confusione della « ~ranfe ». Se Enrichetta d i Entraygues, o fa pnnc•pessa di Comi gli eran venute a noia, oppure lo facevan troppo languire, prcferiVJ. restarsenc a bere con i compagni, vecchi Guasconi copeni di cicatrici, reumatizzari c chiacchieroni, capaci di camare, con voci an· cora fresche, Lou bet Ctu de Ptt~~, appurc Aq11ello1 Motmi1111ÌoJ. La corte, favolosa sor· 10 Francesco, complessa sotto Caterina, bonariamente eroica solto Enrico, diventa, con Luigi XIII, scmplicemeore noiosa :. ruua la prima metà del seicento risente il peso Ji quest'uomo goffo e permaloso, d i questo ma· rito senza figli, di quesro riranno senza splendore, di questo ~varo senza virtù. L'obbcdien. za sdegnosa J i sua moglie, Anna d'Austria, f.t compficirà orgogliosa del suo ministro, d

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LA CORTE DI FRANCIA aveva raggiunto, 50tto i Valois, uno splen· dore i.nuicaro c solenne il cui merito spetta, ugualmente, a Francesco I c a Caterina dc' Medici, al suocero impulsivo cd ali~ nuora calcolatrice. Francesco si era circondato di meraviglie per un suo gusto avido, cd in fondo cgoisca, per un amore al ruorJ, inteso come pcrsooale soddisfaDooc, cd i ma~ artist;, le donne d 'eccezione, i capolavori d i pietra, di ounc, di suono, dovevano appartenergli, per diriuo : «eu: td est mon bon playru », formula, non dimentichiamolo, inaugu~ta da lui. C'era dunque Slata la pelile bande,, composta da incantevoli fanciulle ct.H~ grandi famiglie francesi, incaricate di presiedere, elegante-. mente, agli svaghi ufficiali : c'erano state le Favorite, le collezioni; i ca· stelli, le cacci; il c.mpo d'oro, c, strettamente unite ad un'esistenza di fasto goloso, anche le battaglie, le sconlitte e le vittorie, c la prigionia spagnuola, e le nozze con Eleonora, la sorella del vincitore, Carlo V: giochi cavallereschi, in fondo, e la Corte se ne era arricchita, ogni volta, di nuove rcsidCIUC e di nuovi costumi, di nuove danze e di nuovi inchini. Caterina, tanto obbligata alla dissimulazione quanto Francesco era stato autorizzato .11 clamore, volle, rurtavia mantenere intatto il prestigio sovrano : due mesi dopo la mone di suo marito, Enrico Il, la regina vcdon diede una cena a Fontainebleau, apparendovi in grandissimo abito di lutto, ma indiamantata, e pronta alla gagliarda risposta, al malizioso sorriso. Il marrimonio di sua fig lia Margherita p retcdcttc di poco la strage di San Bartolomeo, c l.a rirolta dci Protestanti fu tenuta lontaru, durante ben due anni, da un seguito di feste cbe la Regina Ìlnposè a turt.l la Francia, conducendo il giovane Re a visitare le provincie, tra nsto fragore di uombc, c balli sull'erba. Ci fu il ballo per la monc di la Mole, cd il ballo per la morte di Guisa : là dove Francesco l a'l'cva veduto un. motivo di divcnimcnto, Caterina uovava un rncno di impero : c la c perire bande :t cn sostituita, nello stesso anteoto dall'.:t esadroo volant :t. Enrico IV, succedendo ai Valois, si confe:uO iDQpacc di raggiuogcroc la pomposa fantasia : al suo fianco, Maria dc' Medici, grassa. bionda, pasticciooa, si compiaceva vcnirosa delle pavaot ben regolate, dci banchetti lenti e studiati, dci tmù, insoouna, adatti ad ispirare Rubms; suo piaore ufficiale. Il Re stesso.

Ab1to do ballo ael

XVI

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1n lttQno 81 b.1o ~h. N01 Pou91

(Sopa e sono) Bolb eU Sfeuania (Partlcolon da une stampa dt Callo!).


~$opot .~o.,

Madar.lJ')C'Hc A :lora n~i bo.Jo « Uhsse e PC' (d1scgno rieWe~oca·. ( A des~ro 1 PIP'rr• l..on')h 4

Il f:'l;O:::estto ·l. oollo {Ven•.-ZIO F. A cco.1f'"l:.ioj

Ctrdtnale di R•chdicu, la nascita dì due figli, non lo guarirono: tetro, Luigi XIII am.tva, senza peccato, il bellissimo Gnq· Mars, Jcrto M. Le c,·,mde, e destinaw .ti opestro: qucstJ gelosa passione si ritrova anche ntt di,·emimenci del tempo. c ptr e:,empto al b.tllo del Pnncipe di Condé il Re d1 Francia intervenne sotto condi· tione che ne fosse te:nuta loncana la signorma M.~r1un d,· Lormc, .tmamc m tiwlo J 1 Cinq·M:tr>. Qu.tmo :~Ile feste del Lou vre, poca ,os,t. c Jiffus.tmeme r.tccomat.t dal signor Dum.t>, con fantomatiChe appa rizion1 Jet Moscheu ien . t pum.tlt di Ji,tm.tnu restitUiti .tll,1 Regin.t tra una figura e J'Jltra della Pav.m,t Loderemo pinnosto le noni ricamate d.ti v10lmr, Jagli inrrighr nt·r g rardrn• delle Tuilìcrie> do l'e la Grande Mademoisclle, fig lra di /Wo11rielll . c dungue nipote del Re. rrcevcvJ faswsamentc, offrendo un.t lrbertà a Palazzo Reale >tonosciura, pro· t.•gon•sta dt g•ghe c sarabandc. (Jduta in d•sgraz1a per aver preso p.ute alla con· giura dei!J Fronda fu csiliat.t •n provi n eia. L:t nobiltà si sperdeva 1n campagna, madamc dc Scvtgné scm·ev.t .1 sua fi~l.•a. ma· ,J.~me dc Grign.tn , dissimulando appena mondane nostalgie: «Il 1111o pu.~ gtwl t.tlll/1/at-irn è <'he 111 IIUII poua redNe come i ronltulit~~ e le contadi11e ,IJ qui ba!l.mo /., « bo!ll'rh »: ron tm UI!JO /1/ltJtcale maggtn re d</ /110 e del mio. ,. quaula maggio1 !tu it,ì e de.rtrez~a.' ]\'e 10110 /,ulfo mcant,;ta che .spendo rolc1Jite1 i 'fii.JIIro Jo!Ji. •gni .<e•.1. per j.tt t tmire 1111 dolino ed fili t,unbmll/o. a far b.J!Iat·é 1 paes,mi... ».

(Sopra) Anno1az1om coreograh..:he per ti mtnuetto « Del. fano ~ Do1 u Pnnc1pu d 1 coreoqrofta » di Magny, (A ~umstro ) Pass1 d1 danza tn une~ lezione d scherma. diti

1700 (Stampa dell'epoca }

Se la Corre mancava, per la contjnua guerriglia, per la minore età del Re, per la rigidità. di Anna e l'avarizia di Mazarino, una passione eccitata ed accesa per i l ballo si dif· fondeva dovunque. Balli disordinati, senza leggi sicure : fin al 1661 non si rrova un solo scritto d i contemporanei sull'argomento, e, d'altra parre, lo vecchie regole erano ormai scadute, dimenticare le Canariu e le G.tgliar· de, solo gli anziani amavano ancora «L'alta regina», importa{a dalle Medici (C.òXT/.\'1:.1 .~ P.u;. ul)

Jll . D C.


)

SPECCHIO della delicatezzt del gusto, dell.t raffinatezza ICi&era e morboSa dell'epoca, frivola, seducente, aerea quasi, la danza, nel sertecenro rinunzia alla solennità e al f asro che l'hanno cararrerizzara nel secolo precedente. Le donne si liberano delle veste pesanri, si vestono di stoffe leggere, ornate di nas~ri e di fiori , dai colori cangianti c deli· cari; la tappezzeria dei salotti è di toni chiari, perlacei, cosparsa di fiorellini ; gli orefici rivelano forme nuove, varie e sovrarutto «graziose »; i pirtoti alla mod.r si chiamano Watreau, Lancrer, Longhi. Boucher; e le danze che furoreggiano non possono essere che ii Minuetto, nobile e « gr.rzooso », l,1 Gavotta, vivace, piccante, e ol << p.•JJ<'· pted » veloce ed ardito. 11 Minueuo non era ib>nOto alla fastosa e complicata corte di Re Sole. « In origine - scrive Gaston Veutllier on una ~·oa documentar!! opera sulla Danza - il M inucrto era una danza gaia, semplice e non privd di nobilrà. Introdotto .tll.r corte perdenc la sua grazia nativa, la vi,·autà c ol brio per divenire un passo lemo c ~ra,·e, ruttavia ~cm· pre pill grazioso delle alrre Janze allora on uso». Così fu ballaro da Luigo XlV. Ma sotw il regno di Luogi XV, un gr.rnde b.dlerino f rancese, Pècour. lo rirondusse :tll.t primitiva eleganza ed ebbe .tllora il primo pvsro fra turcc le d.rnlc. furorep.J!ib a cortt· e in citrà. fu ol p.rsso prderuo non ~olo on Frmçia, ma in rutta l'Eurora occodentale. (Souo) &!.cbenna Camponant. detto la Borbannc., celebre donzo1r1Ce sefl&cenu~sca omtca dt feoderu.:v Il

' l

M usousu ne ,criss<.:ro music1: c le loro pagme. divent•L<.. oggo cla,sochc. >Ono la te>tunon•.rn· La pill armon1os~ che il Suteccnr:> co .1bbi<1 l~;ciaro. li Muwctw ddl.1 Corre cr<~ bJ!laro da Jue person.tg· !!i un.r dama ed un cavaloer~·. su ~"; mo' i mento modeo,ltO, in tre temp: . .\!a VI erano altri tipo di Mi:wcil<> : il Minuclto all'inJietro, ol ,\ fonucrro J, fianco, (duro Jndoe ~~ onuerro aperro) ; poi quella .rnto· ,ioo: d Minuerro del Delfino. d .\linuuw della Regina ; e ol Minuerro di fx.auder. l manualo J,l\·,mJ indKazooni prt-cise sut passi deo danzatoro, 1.1 posozione del volto, il numero Jclle ri ,·crenze : e la pedante· rid Jeglo amichi maesui, rmvenur., oggi neo lobri ingialliti, ci p uò far neJere che quella danza f ossc una cosa pesante e noiosa. Ma bastano le musiche d1 Boccherini, o una tela di Warreau, a farci intendere quale La pr•mo h9ura del Mtnueuo (d•aeono d1 Gtovelo•l -.- La. bollerJJ"'Q avanzo pcama H P•ede t1nttfro, e P••· squisito giuoco di passi, di _ri' eren- gandoaz nel çaro~unore tormer6 un mezzo quwt~ a al• ze, di inchini fosse un Mmuetto; ntstro, poJ at elev·ertl su1Ja punta dej PJ.edt Uumdi avanzerò •l piede de11ro che tnnai;~~trà nel fare H poMO e quale somma di eleganza e di >i· .,,;.gherà J)01 il pi.de stntltro, lo mc..'!\d*rò ovanu p.r gnorilità esso richiedesse ai danza- eotnmanote e J)Ol Jo mnolzorò. f'lnalmea. t• oYanzer() 1! pted• dntro • po.tertl la punlo del p.ed• • IDo1 • Pn.n tori. la Gavotta, che era anch' essa cipsi dl Coreogrllho • d1 MoQhYI


• ,ou.o del m\t'lu:ello d

un ballo non ignoto al Setcento ~erso la metà del Settecento era divenuta un passo da palcoscc'llico, danzato solo da ballerini di pro· fessione. fu la bella ed infdice Maria AntonieHa a rimetterla in onore. Provetta danza· trice di Minueno, ella s'era grandemente appassionAta ad una musica di questa danza,

Jork: (cancalura anon1ma d•! 1770J

che Getry faceva eseguire nell'opera C~f,/o e Proc11 ~u un mot1vo d1 ·Gavotta. Mana Antometta volle che anche la Gavotta ntorna.sse ( ra 1 bai h dì Corte. e fer· t1aulr, nella sua 5tort.t dt'll.: /Janz.1 così la descm•e: « fj. glia saptcnte e p1acevole del Mmue«o, è a volte gaia, ma spesso lenta e tenera cd tn esu le donne c i cavaJi<:ri <1 scambiavano bao ~ fion n Aveva det punt1 dt somt

il P.zJu-pit'ti. o;iginari6 della Bretagna, di ri::no assai mosso, in tre tempi. Mad~ dc Scvignè. già ai suoi tempi, ce ne ha lasciato alcune preci5C descnzioni c il celebre N;rverre, eh<: riformò a Parigi, nel secolo XVIII, b. coreografia, scrisse che ti PaJJe-pmJ dev'essc.e ballato << vohndo rerrl terra ». Era, io fondo, una specie Ù1 Minucuo, ma molro p iù vin· cc e Clratterìzzato d.U fatto che 1 piedi, si mcrooanno c rincrociavano. scivolando, coh grandtsstrru. rapidi1à.

glianza con il Minuetto, era StriSCiata, s6volante, un po' grave : Lulli, G luck, Getry ne snissero le musiche più note ; e tu tu, sotto il regno del mite Luig i XVI, la ballarono con foga. Doveva pot. il suo trionfo al fatto di avere un ritmo ben marcato, qualità preziosa per _i ballerini comuni. Più vivace di tutti era

danza di Mozart, di Gluck, di LuJii, di Gètry. di VivaJdi, doveva avere le sue grandi danza· triei, i suoi ballerini celebri. E li ebbe. Ebbe madamigella SaUè, la « Tersicore francese » che anr:cij>Ò i trionfi della Taglioni, che vid~ gli s~a1ori, p iù volte, alle porte dei teatri in cui danzava, contendersi i posti con le

386

.!.

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Ma un secolo come ti Setrecemo, percorso da cima in fondo, dalle armoniose musichè d1


{Sopra} Eaero~, m1htan o tempo d, danza. (A amLStra e ~Uo)

Il valzar nel 1796 u: due du~egn1 anonrma del tempo Ne1 pr!UU trent"anm del sec XIX il valzer fu la vero mania ·del mondo elegante: manjo che tu calmata alquanto dal1 'mtroxluZlone de.Ra - • , .. • Polka •· Venne ne! 17'9S dalla Germarua e &J c:Wiuae 1n tuttG

Europa.. Ma era tn r&altò uno vecchio donz.a lra:r:u::eae la •Volto

che Ennco 111 baJI6 per pnmo a Corte lo descrizione che ne dò Thomot Arbe<ru nel 1589, mostro cb.Jaramente che qu" do lul ch1amato • Saltello duorum an gyrum • • preasa:m4rnte C\Ò che noa m.dadua:mo con Il nome dr valzer. H canonico J..an.. Qres m una sua opera riveiG non eoltanlo una onaloqta tra kJ.

.., Volte " e •l Valzer. ma <Umoatrò eho la • Volte • era prQpno d

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armi alla llWlO; e che una sera, a Londra, alla fine di una rappresentazione si vide piovere sul paJcoscenico borse piene di ghinee e di gioielli per un valore di duecentomila franchi Ebbe la Camargo, nata a Bruxelles, discendente da nobile famiglia spagnola e che mentre mandava in visibilio i suoi spetrawri e ne bruciava, alla luce della sua bellezza, i cuori, aveva in Spagna uno zio vescovo di Pamplona, che bruciava gli ebrei e le streghe ; la Carnargo che sollevò polemiche furiose fra i frequematori de• teatri c i musicisti e che iniziò nuove mode (calzature «alla Camargo ») e chiuse la sua lunga vira nella solitudine e nel raccoglimento, tanto da merirarsi, alla sua morte, un funerale biauco come una bimba. Ed ebbe la famosa italiana « Barbanna » (Barbara Campanini) e il fiorentino Gaetano Ves1ris, appartenente ad una famiglia di ballerini (quatuo suoi fratelli danzavano al· !"Opera di Parigi) e che dal 1748 al 1800 non ebbe nvali. Fu uno degli uomini più belli e più amati dell"epoca sua c-d anche uno dei più presuntuosi. (Egli di<:eva: « Non ci sono che tre grandi uomini. lo, Volraire e il Grande Federico»). Fu chiamatO il «Dio della ùanz:a l) e la sua a.ne aveva un'impronta di gnndc:zza-e di nobile grazia. Ed ebbe M:tddalena Guimard, !"ultima delle grandi mime dcll'ancim regime, la prima ddl"epoca nuova ; protettrice di pittòri e di. artisti, amica e m«enare di David e di Fragonard ; caritarevole ed intrigante; che sJpeva imporsi alla Corte, ai coiJeghi, .al pubblico, e che non rollt>rava nessuna rivale .acamo a sè. Alle sue rappresentazioni affluivano le più belle don.n e di Parigi, i principi del sangue, i più importanti uomini politici, e perfino, celati nell'ombra compiacente dei palchetti, pre~ti ed accademici. Era amica di principesse e di duchesse e Maria Antonietta le chiedeva consiglio in fano di mode e d i acconciature...

Concludendo un secolo che aveva tanto amato la danza, il pe· riodo rivoluzionario non poteva fare a meno di essa. E !"immagine dle per tanto tempo accanto alla ghigliottina rappresentò la R.i'rohu.ione, fu proprio un'immagine di danza : il popolo liberato .che so rotte le pane danzava la Carmagnola inrorno all'albero -della libenà. Ma anche le cerimonie ufficiali della rivoluzione ebbero la loro imponente coreografia : fu un ritorno

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Vall:l!r t.n

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temps.


ai balleni ambulacori, canto cari al Medioevo. E cosl si vide h maccina del 20 pratile dell'anno H della Repubblica, la rappresentazio· ne della festa dell'Euere Su/Jremn. decretata dalla Convenzione, diref ca da Robespierce con la regia di David. Alcre coreografie celebri dell'epoca rivoluzionaria furono un ballo «Guglielmo Tell» ed una rappresentazione della « Marsiglie se» daca all'Opera sotto la dir(!zione di Gardell. Il terrore mitigò alquanto l'amore della danza ; ma passaco quel sanguinoso periodo, essa di venne a Parigi una fren;:· sia : ' 'entitrè ceacri e milleotrocento sale da ballo accolsero i seguaci di T crsicore; c si avevano riunioni, f requentissime. per essere am -

{Sopra)

A n1on1eUa Pallennt

o lhevo d1 SaJ-

volore V1çranò . celebre coreografo de t pnmt trent'onm d e ll' SCO, lu una ::ielle t.lant olr tct ptù ammnote dell epoca 1ua ~...,rdt o MJ ]ano. a 14 annt e nel 1913 a lla Scola !'t con· qu1110 una lama trnpro,-vtso rw·l .. P:-om~tPO • Dol 181.5 a l 1819 h. :a dtvo o:" ~,..,-:;"J r •.m a serae d1 bolh quos, . "· a Of';-:7..-", ~ "(.;.~<"!

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messi alle quali bisogna,·a pro' .t· re di avere avuco .tlmcno un parente stretto f ca le vittime dell"ghiglioctina. <l La morte di pa~en­ ci meno prossimi non dava dtnt· to di assistere a tali feste ». scrive i'vkrt "<:r l." .me n~wra l mence, i:l tu tto uò non L l"l1Hava. E d Con· solaro t l"l ml'er,, non videu gr.wd t lll\' t f.tr<: tmpazzir<: le platee, nè speci.t1i progrC'ssi della corcog raf ta. Pure N apoleone ebbe semp re .t LllOre ).t d.tnza Anzi all'epoca della ;pedtzione d"Egitt:>, in un.t lunga lista di rifornimen't, mandati a .:hiedcre io Francia, ~ ,.. noc(l a margine, d i suo pugno : «una compag nia d1 ballerine » . F. si interessò ai successi del ballenno Duporc, che sembrava vol:r ri nnovare i fasti di Vescris. Ma nience di nuovo c'è nella danza, durante il periodo napoleonico. Però la Gavona tornò in onore ~l

l

tempo del Direnorio. E i balli a Corte, ·con la loro etichetta, erano cerimonie non prive di noia e di fascid;. Non era lontano però il periodo d'oro della danza e delle danzatrici; 1'Ottocento romantico e malizioso, l'epoca della Taglioni e della Fanny Essler, di Lola Monccz e degli innamorati farali e inconsolabili. D. 111. D.

Carlotta Grisi, nel eo<slume d i • Farfalla ~ nel ballo • G10eWo • Fu eua un'altra delle grandi danzatnci Italiane del pc. XtX e strappò a poetl ed. ort11h. oltre çhe a maae• immenae di pu.,_.. blìco, la pi(l completa ammii"O%Jone. Th. Goulhìer, dopo averla v1sta n"Ua • Peri • d1 Burgmuller, acrioM. c Com ·ella shora li txrlOC>II.,.mco aenZCI toccorlol La 11 w•ebbe una. logha w rooa Clll'"" tal<! dol vento e tuUana c:htt nervi d 'occialo m quel.. gambe sol t ili, quanta lorza in que\ piede... Com·• mera>ri!lh<>N là olla l'l cadula oulla punta di quel ouo sottillastmo 0J>Il099101"'"-


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GOYA • SCENA CARNEVALESCA (MADRID

ACCADEioiiA DI SAN FERNANDO).


WAl1l1Jl lli®ID~l1~llCCU TRA l SUCCESSI òtplom:ttici che Ja Principessa di Lieven, ambasciatrice di Russ1a presso la Corre di Sainc James nei primi vent'anni deii'Ortocenco, poteva narrare, orgogliosamente. al suo amico, il Cancelliere Merternkh, ci fu anche l' incrodu:lione del u:aJzer nei più chiusi ambienti della aristocrazia inglese. L' Almack Cl11b, infatti, circolo conservau;>re e chiuso, ammise che la principessa ballasse, una sera, tra tempeste di veli ricadenti sui <Orurni ancora greci, il primo walur ufficiale, traduzione saloniera di mo,•imenti vorticosi, dnche se goffi, e paesani, anche se spiritosi, conosciuti un tempo sotto il generico nome Ji Allemande. L'l· principessa Daria di Lievefl, detta anche la Regina dei CongreJii. portò dun9ue il ll'ttlur. insieme con le sue sciarpe, i suo• diam~nti, i suoi amanti, i suoi intrighi. in turri i luoghi di Europa dove ci si sforzava .1 nusci r<:, con ctichenosa fanrasia, I'Eu.ropa splenJidamenre sconvoltJ da Napoleone: si ballò il walzer a Vienna e ad Aix-la-Chape.lle, ,, Verona ed a Bath, a Pietroburgo ed a Berlino. lnt.1nro. nelle \1amJ Slre~:t delle cirradine pmvinu.tli, vecchie maestre: assolutamente simili a quelle di Barrie, msegnavano la coonpo~tt'ua c: la leggiadri:~ delle movenze, la prt·osione del passo. Beck)' Sharp lo baUò. c· l.t pri nei pessa Bragration : i musicisti puri, inunto, sr.lbili,·ano alla nuova Follìa delle D.tmc: un solido albero genealogico. asserendo rh<: ti primo u·.1/zer si trova nel Ballo del moz.utuno /)nn Gwi'.JJJIIÌ : là. tre· orchestre. alA '> .l ht

CSopra) ll<ùlerìna do! porlodo o.acloaaic:o tn cotlume mìtologi·

co, (A ainlalra) Amaba Taghono, m0<;1lte del lr<rtello della coleLre Maria, • soliata dell'• Opera • di Berlino in un quadra di f" w,. lhelm &.IO<Juilo nel 183<1

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ln iGhn) \krr :n!crp· f l l c: l C • r~P' 1 JO' l

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una deHv sue più :a·

• c:1 ,l .oa'lerino Maz1h er. {SoHo) <. o S\ -c; a. una Janzo popolore.


colo di compatta, _e talvolta noiosa vmu, a\·c-. va ben ragrone dr anaccars1 alla sua danza. nonostante apparenti oblii, il walur dove'Va accompagnarlo, più o IT'Ièno. fino alla fine.

F~ v~rso il ~~~O che l'rmponazrone, quasi P·'·

trrotnca, quas1 rntdl<.~ruale, d 1 danze na:uonali parve far dimenticare il tra!zer. l nfugrati poJ.tcchi, raggruppali mtorno al palazzo dell..t czartoryska, a Parigi, ed aurc-olatr d1 poetica malinconia, prolungavano rl ricordo di una p:mia perduta con le Krakoti.tk. le KIIJ.tll·tak, le Oberek, le Mazttrek. ed i Frances1 adouarono balli e ballerini con uguale entusiasmo, traducendo i nomi troppo irti dt kap/Ja JO sono· rirà amabili: la CrartJtÙnne. la Polon.u.rt. mentre PoU·a e Ma:::urkJ drvenivano parole c passioni internazionali, cur si inritolavano anche r cibi, ed i cappelli, c le pettinature (la frmm! à la Crar•ll'imlll! esigeva un complicaIO intrico di trecCie, e ~i commentò lungamente l'apparizione. 111 un p.1kheno dell'Opera, della duchessa di G. le: cu1 lun!:he chiome sr anolgevano, addirittura sotto le braccia, nsalt:ndo lungo candice spalle verso una. nuca orgo~lrosa, verso una f rome coronat;t d01 barb.1· mo Jiatcma) l tre Maesm mono;ci1 ti, ì tre .ubitn Jdla ,itu.17rone erano Ccllarit:, Markowsky e Laborde, nniJ rra loro con la sressa fcro...1a che: opponl:n. trd 1 p1~nasu, Thalberg e Lrszt. S1 può nconoscerc >enz'ahro la superiorità di Cellanus, il CUI llbreno, Dallft? du Salon.r, con incantc,olr dr~gn1 dì Ga

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(A &lnistro) Fanny Ctr1110, lo ravole da Mano l" ?l1on' r.et oVtohno dol D1ovolo .. (htOltOho doll'e(()eo,

ternandosi, c ralvolra fondendosi, ;KtO>tano d m1nuetto J, Ort..tvro .td Anna ,1ll.t contnddanza d r Don Grovann1 c Zcrlin.1, cJ rnfrnc al baller10 popol.trc d r Leporello e MAsetto: una allemartdt!. Nel \Oiumc Ji M.trtrnr « L.t roJa ». eduo nel 17'/1'.7. t'è un pnmo wa/u, trascritto: ThomJS ~'dson. nel 1!!16. pubblica'"d «Der, ctptum oj the riJrrtct method of lf'afzmg >>. e questo mondo, nuovo, anche non perfctl..tmenrt bra t e. questo mondo frivolo e fresco del pnmo ouocento, che sontrllante SI pr<:parav.t po1 ad un se:-

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(Y.pro} Un mov~menlo della • Cachuca • dcuuo di ora91nlf" -.cqno!c ln V09C cl l•mP<> l.uig& FilippO (A alni•tra} ~ya F19ure danzanh !Madrid Prado}

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,·arni, fu pubblicato da Lavieille nel 1847. Innumerevoli bali publiu si aprivano io ogni angolo d1 Parigi, rl Renelagh ed rl Wauxhall, la Chaumière ed il Boutin, e Tivoli, e Chanrilly, e Frascati e Prado, e Delta. e Flora, e Mars, e Marboeuf, e M.onceau, fino agli illustri, agli saorici: il Ba! Bullier e la a~rie des Liw. Se anche la conosciamo orgoglrosa, ci piace molto immaginare donna Cri· stina Belgioioso apparire, una \era, .tlla Closeric,


per lui una limpida luce da02aoce. In ognr modo, Fanny era considerata preziosa arnica .cd importante sostegno dal Governo di •Sua Maestà Imperiale, e le sue touroées nell Impero avevano valore di ambascerie: jnvecchiara, ma non decaduta, Paolina di Merternich, la nipotina e futura nuora del Cavaliere della Santa Alleanza, la incontrò un giorno nel salotto del nonno: e l'apparato dj ricevimento era tale che si sarebbe creduto alla rivista di una principessa. Maestosa e sorridente, sedeva fJnny in una delle doratissime sedie curuli che ricordavano lo stile, doporutto Primo Impero, del padron d i casa, ed il principe e la principessa Meccern·ch la circondavano di delicati om.<ggi, invitando la nipocina Paolina a mosrr;;re la sua migliore riverenza. in onore della dama. Paolina, diligente allieva di un maestro Ji ballo, si inchinò con g razia, e la signora !e rivolse lodi che deliziarono i nonni, invitandola po• a recarsi !"indomani nel suo palcheito, per vederla ballare: quale onore, disser<• i vecchi princ;pi, cerca di non dimenri· eMe questo momenro, Paolina~ E Paolina non lo dimentico: vent"anni dopo, ambasciatrice alì;: Corte d1 Francia, rammentava ancora il ptanro, convulso, di rutto il pubblico, quando Fanny. legger:~ eJ inghirlandaca di fiori, si .lHJcin6, piroettando, alla romba. M"ria Taglion1. magr.t, e forse meno bella di F:t'lny, l"avc.:va ;uper.~ta in perfezione: indimtnticablle .mche le1, c solo suo marito, il visconte G ' lben dc Voisins mostrò di averla ~cordata, quando, dopo la tempestosa fine del lorl) matrimon•o, dopo il divorzio, dopo la sena. azione, si ritrov.Hono, ed uno sciocco volle pre;entarb : <(Conoscere forse già la massima b,tl'crm.J. viscome? ». Sembra ancora una scenJ di balleuo: il Visconre rocce lo sguardo ed d musracchto, « m& foi, c"est bien possible », t"tsponc.Je. Oh. il crudele, !"ingrato. Nun erano mancao alla viscontessa conforti di

(Sopra) • • Il valzer • (diaegno trallo da • Le Pne • del 18991. (A des.tra) (dis&gno dt Mwcollo Dudov1c:. n~"l c Suopltctsstmus ~+)

Cam~vole 1911

velata di una sciarpa nera. il volro troppo bello, appoggiata la piccola mano al · braccio di De Musset o di Chopin, meglio ancora: !"orchestra, riconoscendolo, avrà attaccato subito una Polkà, una Polonaise, costringendo la principessa :1 baUarla, forse, con lui, omaggio piuttosto alle sue sventure che non concessione al suo amore. Ed ancora la Polka baUavano le belle cospiratrici di Milano, di Genova, di Napoli, ancora la Maz~.trka o la Varsoviana : ballavano mormorando graziose parole di congiura, o di inciramemo, o di approvazione, o di ripulsa, spingendo i loro cavalieri alla partenza, alla lotta, all'opposizione, offrendo ·il languore dei begli occhi, l'illanguidirsi dei fiori pumati tra i capelli, la langueme soavirà delle morbide spaJJe: trepide eroine in abiti stellanri, pronte a resistenze inartese, a disperati coraggi. Nè si poreva sperare di vincerle proprio attraendole a quei baUi che apparentemente amavano ranco : lo seppero il Vicerè e la Viceregina, quando, in Milano, offrirono alla aristocrazia feste grandissime, e puntualmente diserrate : i .Borromeo come i d 'Adda, i Visconti come i Belgioioso provavano, improvvisamente, i~ desiderio di ritirarsi in campagna. Mentre le donne opponevano agli stranieri un composto e combattivo ritegno, i loro uomini manifestavano uguali sentimenti abbandonando o disapprovando le apparizioni della ballerina Fanny Elssler : e per un momento davvero i rutù svolazzanti di Fanny viennese, e di Maria italiana, parvero bandiere di combattimento.

Questa morbida, flessuosa ed orgogliosa Fanny. Si diceva che il Cancelliere Mertemich le portasse canta nconoscenia e canto rispetto solo perchè la motte precoce del giovane duca di Reichstadr era dovuta a.i suoi amorosi talenti : ma forse no, è scoria troppo adatta al cattivo romanzo per esser degna di un sa· sace ~iniscro, e certo il piccolo duca sarebbe morto lo stesso, anzi Fanny fu


belle membra., ed il sapore, tiepido, da !atte e di menca, di giovinezza c di mistero sembra esser rimasto, per sempre, nel ~ondo di un noll'e tanto piumoso e chiocciolante, il Cova. I nomi dei ballerini raccol80f!o eradizioni e promettono innovazioni : i PaJlerini, i Vestri, Salvatore Viganò, Maria Conci, e la plejade della Scala, Bocci, Baderna, Domenichetris, Fabbri, Ferraris, Fuoco, Granzini, e Gaetano Gioia, e Blasis, inceoto ognuno a porcare oltre uno srudìo di equilibrio e di fatica e di grazia. Le leggi stabilite dai secoli, e, apparenremeoce, dalle possibilità umane, decadono e vertiginosamente si annullano, quanro sembrava impossibile si realizza, gli spettatori assistono, ogni sera, a nuovi, alti miracoli : Cesadni immagina UUJ. specie di triplice saJro monale, da lui stes.<c• chiamato salro condo solto il corpo; Pirroc, dopo h piroena di due minuti complicata, da incredibili ball~ntenfs el Jordichamps. riesce a ritrovarsi immobile, di colpo; Magri· bactc il suo entrechal 16 volte, (e solo Nijinsk!'· nel 1909, saprà ripetere tanto prodigio); ed è: ancora Magri a creare il Gran Gorg/1glii. di cui si è perduro il segreto. r gli.uh. i tlerelopph, i pas fouellis, i pas tle bas'f11e. innumerevoli alui disegni precisi e delic.1tissimi imprigionano, definitivamente, l'infanzia delle Silfidi per eredità o per vocazione. l piccoli piedi si fat~~~o d'acciaio. muscol.aturt' formidabili tramano la lunga sncllezza delle g.1mbe, ma il volo resta obb:i (A oinu.t•a) lnlorpreta:ziono 1940 do! valzer.

adorazione : a Milano, la si contrapponeva, con delirante cnrusiasmo alla Elsslcr, ed i suoi sentimenti patriOttici le davano un'aureola di più. Era, del resto, il tempo favoloso del Balletto : si sa come la gioventù brillante di Milano bevesse, ogni manina dal Cova, il latte profumaro dove le danzarrici usavano bagnare le

l l

~

(A ain~lra) Danzatori di<vaber etei 1830 fda un dJHgDO'deU'opocal. (Soi'I'Q) ' U bollo a Par1111 sotto Il aeçondo Impero. Una copp!a al •lardtn d'HIYW •· locGJ. aJ)D moda '"" il 1855 e Il 1865,

393


,.;np."l) LTJ • ;,.• .,o~~~On·~ do! <.:on·Can 1n una rivista

19J3. l A w>i:tro) Il C.:.Jn·Con do! 1902 (diooqno c!c .. l'A l>t:I.Cft~ n.l BE"urrc • de!f·s fobbrato l902j

d;!

t:·llono. c " wnos..e L~ nsposta d.tta dal padre dJ una ballcrin.1 dlusm: al proprietario di cas3, che, accuglienJoh nel nuovo al loggip, assicura· va dJ non St'm irsi dJsturbaro, ma onorato quan· do gli eserciz1 della danzamce dòvessero anche far srrep:to sul pavimt·nro : « Sign01e. Je mia ftglta. Cf"anJo bt{lla. potnu t mir udita 11011 diro nel pt.mo JfJ/IfJJI .tllle. ma nell.t c.;mera prouima :1 lf"t?li,J dm t' lut ora. to, 1110 pddre. e cn11 q11e·

Jle ma111. la 1/Utde•ei .ren:r."allro ». Naturalmente IJ V.o·Jm ;e""" e le Jhre danzt· na· zionali rrionfa\'ano .tnchc sui palcoscenici: la squisica Baderna ballò una C.tchJIC,z. preludio ad ogni esori~mo, c dali.! Scoz:a. c Jall.1 Spa8fia, giunge>.lno nuovi rirmi, nuovi cappellini e nuo· vi incanti.

* Scozze,e p..r merà, e per merà Spagnuola, Eugenia di T<ha, concessa di Montijo, inquietante rag.u.z.l cosmopolita c ~plendida, ballava la Shot· ti.rch o il Bnl""'· .1i ricevimenti di Coree dove non si sapeva se considerarla fidanzata o favorita. lmper.urice. predilesse poi le danze gravi, le quaJriglie dove la distribuzione dei danzatori equivaleva spesso alla formazione di nuovi partiti o di nuovi Ministero. E con esualc incante· voJe dignità hallav.mo, su pavimenti usu,.Lmen· cc: specchianci, e con Minisui ugualmeme noiosi ed imporranti, aicre due donne regalmente splenàide, Marghcrica di Savoia ed Elisabetn di Austria. Ma Nicchia, contessa di Casciglionc:, ospite delle Tuilieries, aveva scelto mo.venze assai più flessuose ed ardite, -tali da accompagnare la sua . incredibile perfezione, le sue mcrcdibtli ~·esti, e <JUando, a tardissima ora, giovandosi dell'attesa prolungata intorno a lei, del disordine caduto sul·


(Sopra) Mo"~~••N)nh d t Can-Ca n osaguih d•l una danzo.. tuee doi no--:ht giorni. CA s1nìctra ) « Fronch·Cancan .,. ;Fl

t

un lorok- nouurnn ornoricono (dU:. eh F:ri::, Jrot;j

le llue d.1mc, giungeva impeccabile alla ~est,l, i g•ovani uffKiali o le signore provinciali salivano addirinura sulle seggiole, per vedcrla passare e ripassare. cigno tutto bianco nella lentezza della rr.azurka, o grande aquila nera nella fureme leggia. dria del walzer. Co111e/le, Cza.iue. Net~·a, 0JienJ"'r<'. /111 p,:,·,alt. Emter<tlda. erano i nomi che fre(1uemi rkorrcvano nei carnet>-de-bal delle signorine. cd è forse in <Juesti libretti d'avorio un poco ingiallico, J 1 seta un poco svamta, di velluto ~biaditissimo, che bisogna cercare la malinconia amabile e remota di un tempo concluso, ormai, sotto l'ala, morbida ed t'Vanesceme, che ancor oggt, palpitando, risuon.1 dt cristalline dolcezze, una Vienna zuccherina e candita, molli abiti agitati da armoniosi venti. nostalgie volanti, alitare di venrag!., di giochi, d 'amor<·. Bel Darwbio biN. · l i.Anrùm. alua msignc danza romantica, appaiono per la prima ,·olta ne• manuali di ballo del 1850: sono poi adottati, sotco il Secondo Impero, a Corte, e si addicono allo spirito fastoso ed un poco impettito, predileno Jai nuovi So'•rani a contrasto con le accuse di semplicità quasi grossolana mosse da Corti assai più antiche e ferme. I i.Ancieri si ballavano a quattro coppie, le riverenze erano profonde, la pamomima obbligatoria c imponente, per mec:ì conversazione e per metà correo. Cinque giri: Dorset, Vicroria, Moulinet, Visite cJ infine Lanciers, passeggiatina, scambio Ji complimenti, at·anl de11x. /OJif de mai11, trat•erJÙJ. ed ancora visite, grand~ chain~. et•ollltion, promenade. Par di vederli, con le crinoline co~ste, i balli languidi, i guanti immacolaci ed ' fiori montati sul fil di ferro, quesci danzatori imperiali e minisre· riali: precedevano una decadenza insomma ra· pida, ed ancora ieri, nei salotri borghesi del sabaco sera, non mancava mai lo spiriroso, pronto ad ordinare i lanciet1. tra le risarine delle ragaue cd i' compiJcimento dei commendatori. '"'"• a 11111


IIIL ID~ILIL<D ID9 ®IPIEIB~ DI VERI e propri ballt sceneggtatt st puù parlare soltanto verso la metà deli"SOO: Ctoè all"epoca di Rossini, di Auber, di Adam. Nello stesso tempo la tecnica teatrale compte grandt p.1Sst in avanti e nel 183~ si può vedere nell' /Jola dei pr,-ali di Nourit per la prima volta un bastimento avanzare sulla scena, c he rappresenta il mare. Comincia l'epoca del ballo d'opera che non è più uno spettacolo imperniato intorno ad una sola danzatrice ; ma un fatto :misuco complesso, a cui. con la dna. prendono parte masse di ballerine e di comparse, e spesso anche cavalli, cani ed elefanu; in cui ~~ svolge un'azione che ha un andamento più o meno logico e una risoluztonc finale. Il costume si modifica .1nch ·esso : t: non poteva t:s.>ere di versamente. Perchè con le mas<:here e glt abitt a falde non si potevano certJm<:nte ottenere gli effettt ai quali noa, o~t, stamo abaruau. t poi c'è ancora una grande modtficazione, nella seconda metà deli'SOO. li canro e la_ poesta sono scomparsi : il ballo è dtventaro sol1amo azione. E" rimasta solo la danz.1, e con essa, insostiruibile, la musica. Tutto ciò richiedeva un numero non mdiffer<'nre dt danzatrici e di danzatori che coadiuvassero la diva; e che non fossero solranro comparse, ma sapessero realmente ballare, conoscere realmente l'atte. Ecco nascere la danzatrice d'opera, dal corto gonnellino di _garu, sorridente, maliziosa che ha popolato In poesia, la pittura, e le cronache galanti deii'ROO, specialmenrc francese ed austriaco; la ballerina dt fila, che ha passato lunghi anni, dalla più tenera infanzia alla giovinezza, m una scuola che l'ha perfezionata nei passi, negli ~g-mbctri, nei salt;, nella spaccata; e che, dopo il .. passo d'addio · - che è una speca.: d'es.tme di laurea, :mcor oggt in onore

Cleo de Mero&~, fu ..nza dubb•o una deUe bgure pu) note della Ime dell'SOl • dei prlau CD)nl del Meolo no atr-o, pti~ come canzoneUllla però, che

come ballerina. lnv~ commctO la euo C'CD'Tiera. g loYonl.aauao. proprJO come

ballenna all'c Opera • di Par~ç~i, ove una aera, in camerlno, •enn• a tro.. varia re Leopoldo <lei S.IQio elle l"ave-va ClllliDlrata nel ballello • Lo male·r:~eua ». Da allora la aua vlf<l al avol. M fra avTentw. mOJidane clamoroee e Ouc:c:eMI artiotld egual.o>ente clamoroel, raccolu ill tutb l pa. .l del mondo. Londh, Ira molte altre ~. la pet-

tinatura alla Clea che oc.ndeva, come • noto, a coprire l• orecchie. l 111011-

!JDl dlcwY=o che la peiiiii<Jiura MrriYa

a cojlrtre le .......tue IDODG!e della balleriua: cllermazioae """ Cl-a de "'-ode àgDO dJ oontrobbattare roleiWII>dola troppo atuplda, Re Leopoldo del S.lgto le clclal> una 1110vnWca collcmo dJ briUaa11 • 1 ' cleUa ...a benevola pro.....,... U che t... OOOfVeT• una quaalll6 dJ Yod lllaligDe che -llri.bUirOIIO """ poco alb baa dell"artlata CA deotra) • La larialla a, ....,a ciJ danio ID Wl Dia llal- del 1114.

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nelle scuole di da.nza annesse a rutù i grandi teatri del mondo - è: entrata nella vit.t artistica per conquistarsi il suo posto, sognandc• di diventare nna Taglioni, una Grisi, un:1 Zucchi. Come nasce un ballo? Vi collaborano tre artisti: il libretrista, il musicista e il coreografo. Il primo crea il libretto in cui r azione è descri11a, ma sen:ta alcun :~ccenno alla parte puramente coreografica. Il musicista scrive la musica sia per le parti danzate che per quelle pantomimiche, libero da ogni preoccup:uione coreografica. Il coreografo, a sua vol. ta, srudia il librerro e la musica e tien conro delle esigenze di essi studiandosi di interpretarli nella maniera più chiara possibile c compone i passi che verranno poi danzari dalla solista e dalle masse. Una volta, invece, tutto il lavoro si faceva prima che il musicista aves. se scritto una sola nora. li coreografo, srudiaro il libretto, gli diceva dertagliaramenre ciò di cui aveva bisogno. Gli domandava per esempio venti barrute di un movimento animato, poi sei in un tempo lento ; quindi un valzer, un minuetro e via dicendo. La collaborazione fra musicista e coreografo era inrima. Ora non più. E il compito di chi deve predisporre (e predisporre minuziosamenre) il movimento del corpo di ballo, ne risulta molto più difficile. Terminato questo lavoro sono convocati gli artisti che pr~deranno parre alla rappresentazione. Le cose non si svolgono però, come per un:t opera drammatica o lirica; in cui rartore o il cantante, quando si merre in scena un lavori) nuovo, ricevono la loro parte scritta e la portano con loro per studiarla e venirla poi a provare in teatro. Tutto il lavoro preparatorio si fa io teatro, con rausilio di un pianoforte e dura mesi e mesi. Il maestro del corpo di ballo fa ogni

(Sopra) La. dOJ\20 al callè con~rto (disegno dt M1nartz ne «L Asstel1e ::ru Beurre », 8 febbraio 1902. H dts&gno ero accompagnato do vere1 molto omon su.lla banolit6

dt toh apottocoJi lo eu• sola attrattiva ero dalo dalla beUeu.a dei~$ dan:rotrtCI ~d in cua «lp cu1sse o le télon remplocent les bons mote ». (A de1tra) Audocut ..:11 ballenna ò~l 1880. Le lunghe muland& d1 pazzo che .sa anlrovvedevono nello •fo:tolh > delle vesh sembrarono allOJro vno cosa cc:cessJVcunente ecandoloso.

• Il ntralto del protettore (ctiHgno oohr~ pu.bbticoto dalla riviata • Ule • nel 1911).


' Sopra) S•1.od•o per un nuovo paUQ d1 danza ot Teatro deU'Or~&ro dt Roma

10n1e '"'''""' s;_'()trocoJo al Tecnro dell"Opera d1 Roma l}:Jmlc, oliPndono Q, er,!rore m ra: h

gesto, ogni passo cne desidera far eseguire e lo chiama con il suo termine tecnico ; e il ballerino, o la ballerina, o il corpo di ballo, riproducono i gesri e i passi che vengono indicari, decine e cenunaia di volte, fino a che non si raggiungerà la perfezione. Ecco una lunga, vivace descrizione delle prove di uno dei più famosi balli <iella fine ddl'SOO, l'Amor di Luigi Maowrri, datosi nel 1881 alla Scala. E' riportata da un volume di Gino Monaldi sulle " Regin<· della d;ln:<a del S«<io XlX ··. « Entriamo per un'oretta alla Scala, in una sera 10 cui Manzotd dtrige una •prova... La sala vasta, alca e vuota, è immersa nell o~uricl. .Alcune lampade a luce elettrica, rischiarano invece ab· bondantememe il palcoscenico, spccialmence nel fondo. Al po-

scena

(Sotto) Du·

Le dontotnc• de l balletto . nelle

CA S1n18tro) Uno de1 tem1 prefenh d01 caricatu-

l•!o'rol, francesa Il rrod•oo ohbonoto de-H'• Opero ,. . 'ti&Ueqq,aro dalle ragon.e del bot1e:to. !Dtseqno -.::,, Sti"tnlen ne • L Att.l&lt~ ou Beurre oo dell'I l luolio 19011.


\

sto della buca del suggeritore, un casouo posticcio, con un rialzo di legno, una specie di tribuna, sulla quale quauro o nnque suonatori d'istrumenri a corda, sbad•gliano. eseguendo forse per la centocinquantesima volt.t un ballabile. Si prova il quadro d<:II'Org1a rumana. Manzotd gira di qua e di là, imparttndo ordini, dando sch•a~imenti, facendo raccomandazioni, rivolgendo preghiere con 1.1 su;~, clava 1n mano... Gld, propno un.1 da"·' che serve ora per segnare 1 movimenti, ora per battere il tempo, ora per comandare l'dii, ora per mtimare il ~ilenzto. « Finalmente le masse sono a posto : ognuno h:t preso la sua posa, il quadro è composto. Manzotci, come un generale è presso la ribalta cd ordina all'orchestra di cominciare. Musica!'E con la clava dà i segnali delle moV(;nze e con la voce seguita ad ordinare, a dare avvertimenti, J fare raccomanJazion1, inflettendo Ja voce a seconda Jei scnumemi che vuole manifestati da vari gruppi ... su ... su ... allegri! {con voce animata). AJesso aJ.lgio, languenti (coq voce misci.1nte). Alte quelle braccia! Cal:1tcle, ma kma... h:nt lmente... lenta... mcente 1! Così ! ... « Eccolo, si interrompe con una <:sclamazione... vivace. Ma come? Quelle b.1llerine l.ì tmgono il ventaglio in modo che: non s• vede la lasuina d'oro del centro... ·· Così. così dovete renerlo! ·· (e corre dalle due distratte c dà loro lezione) .. Il pubblico non devt· perdere l'effetto dd luccichio. Sp(nJe apposr,~ l'Impresa. E voialtri - esLLtma poi rivolro ad alcuni nobili romani ~dratati in terra nel puos.~istno dell'orgia non state là come turchi che recitano IJ. preghiera. Non siete turchi, siete romani. Animo, dunque, ra-

gazzi! ". «Si 'ricomincia c rutto deve abbracciare coll'occhio vigile, fulmineo. Non un dettaglio gli sfugge. Quella comparsa là perchè non ha farlo il movimemo delle braccia? Quelle ,fuc· ballerine si sono ~!zdtC mena banuta do-

($os::ro) A. ado Bonl, lon.oso don~olrace della .. Scala ..

( A destro)

[$etCIZ1

'llla sbarra delle • piccolo • del1o

:..L·oolo dt danze d""l T~ouo dell"Opero da Roma.

po. Quel gruppo non h,1 voltato la testa In tempo ; quei tamburinist•. quei citaredi non fanno vedere abbastanza glt srrumcnti ... poi lì t i; un custino in rerra che s'è spostato; e quel cappero di Pcrsta è troppo coperto dalle ,gambe delle tomparsc chc vi sono sdraiate sopra... Le: lnfore laggiù in fondo com'è che non luccicano? Biwgna spostarle, metrerle in luce meglio... Avanti le ballerine ! - La dava batte il tempo <: quelle brave ragazze ballano con la prt"Ctsione che non si vede che nel corpo d, ballo della Scala... - -Bene, bene, bene... Manzotti è sorridente, contento. .. Ah ! per carità! - grida ad ur. trarro ruth) scombuinro, ,·olt.mJosi ,Jll'orchcstra - rhe ;Kcidentc mi f:u<:·!! Ptù l~rgo qui!... Le ballcrinc ~oho tn ginocchio, biso· gna dar loro tempo J';~lz.trsi !". E questo lavoro dura per tre, <.juattro ore... ». E ancora oggi, com<: allora, la preparazione di un ballo ridtit"Je le stesse cure, gli ~ressi 1ffanni, le stesse fatiche. -~--~---- ~9


l poeti hanno cantato su rutti i toni il fascino dei " candidi tigni "; delle d:mzatrici con la corra, vaporosa sottana di •do. Ma quante discussioni non suscitò il costume delle baiJenne d 'opera ! La prima ad imrodurre nel costume, data IJ novità e l'arditezza dei suoi passi, i panttloncini, fu la celebre Camargo, verso la fine del settecento. Cosa che fu posta in ridicolo dalla Sallé. ·· la Tersicore francese", sua 1.\•ale, che tro,·ava quell'indumento del tutto gr<>«esco per una danzatnce. Il bello è che la Sallé godeva fama di es;.e:re una donna esageratamente casta, tanto che per lei Voi· 1.un· S<."risse qucs10 epigramma : o.. 10111 ler coe11r.r el d11 1ien la mailreue E./1(!1 allmne dn fmx qui l11i IOni inronn111 De Dùme r'nl la pre~ri!'Jte Dalila nl .IOIIJ /es lraitr de V t'IIIIJ ... ,\la poco dopo a causa di un'avventura roccara ad una ballerina, alla quale il gancio di una quinta aveva una sera. in piena scena alzato le vesti e il guardinfante nella mar,rera più arrischrata, ci fu un ordinarua della polizia che t•l>bligò ogni arrrice e ballerina ad indossare i pantaloncini, da cui venne fa maglia, mventata da Mailfor, " bonnelier de t Opéra ". completata poi dal .. /tJ/11 ", inventato da Dupuonchel. Esso era di color rosa carne : nu il Papa volle .-hc negli SLati pontifici fosse di colore azzurro cielo e il re di Napoli orJinò invece che le danzauici del San Carlo lo indossassero di color verde, più fungo della vestina di \'elo! Della loro uniforme rradi:r.1onale le danzatrici d'opera sono state sempre fierissime: tanto che, quando si dovette rappresentare aii'Opéra di Parigi la Karrigane di F. Coppée c di Widor, e fu necessario mettere alfe ballerine l'aa:oo· ciarura delle contadine brettoni, ci fu una mezza rivolta. AlCLine piangevano di rabbia, altre gridavano indignate: "Sem· hreremo tante serve! ". Solo dopo molti sforzi fu possibile c.onvincerle. Ma la ballerina d'opera, la classica ballerina è quella dalla corta veste di garza bianca ; quella che vive nelle tele e nei disesni di Dega.s e ,Jj Renouard.

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ModcnnoLOelle Hlrscl\, pnmo boUermo an· • Opero • dl PoniJI nel 11195 e Won&leur Housen maeolro del bolleuo o quell'epoço (Sopra) Lo apogltofolo delle bolle....;. di fila all'• Op6ro ~ <Il Porov! nel 11195. Lo secondo a Olnistro ~ Cleo de Merode, non OIICOI"CC celem. • <:he allora non ood. .a di protez.onl Nqall.

400

*

Oggi i noscri ~:eatri non rappresentano più quei compliati b.tlli che fecero la delizia dci nostri padri alla fine del secolo scorso; e le poche opere-ballo che si san rappresentalC

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l


negli ultimi ~noi non hanno Ja coreogralia complicua c mac?'IDos~ ~be fece scrivere tante pagine osannanu a1 cron1stt del l 881 all'epoca della prima rapp~tazi~ne del baJJ~ ExceiJior e nel 1886 per la pruna dell Amor. Ogg1 nessun giornale compilerebbe più, come fecero nel ! 886 il «Corriere della Sera» e « l'lllusuazione ltatiana » per l'Amor, numera unici per la prima rappresentazione di un ballo. Non si può negare, insomma, che la danza sia in decadenza e che le folle non impazziscono più per le prodezze di una ballerina della « Scala >> di Milano o dell'« Opera » di P.arigi o di Vienna. Ma gh ultimi anni dell'800 furon'o gli anni · -d -~ della danza d'opera. ~el 1877 rutta Parigi delirò per il Fandango, su musica di Gasron Salvayre. la coreografia era stata curata da Meranre e si ebbe allora la rivelazione di una grande ballerina ·italiana, la Sangalli. la quale Sangalli nel 1879 trionfava, sempre a Parigi, nella Y edda, su musiça di Mètra, d 'argomento giapponese. Nel 1881, poi, era la volta del famosissimo ExceiJior del .Manzotci. Il quale lasciava da parte, con questa sua creazione i l fatto swric<> e fantastico per dH corpo .1d idee astratte << mettendo sorro gli occh i del pubblico nella forma più evidente - come scrisse un critico del tempo, Ugo Pesci - e rappresencaciva le grandi conquiste dc-Ila scienza e della civiltà... Ebbe toraggio e gli riuscì di comporre un « ballo grande » il cu1 argomenw era la lotta fra due principi sociali senza tirare 10 scena il soJiro Arimane e gli altri ferri ''ecchi della coreografia ». L' ExreiJior per cinque anni, fino al 1885 girò uionfalmence il mondo, poi, nt:l 1886 fu la volce di quell'Amor, a cui si è accennaro già p1ù volce. Ideazione grandiosa realizzata in un gran numero di quadri, ebbe alla «Scala» un. allestimento

.~ ·i:ta}

3-oJocuna 1111... a, DoçosJ ~A ::nmstro ) Una d1vo della danza dea r;.rlma onm del ·~ Gausepprno Gandm1

(he rimase, per 1 tcmp1, eccc:z1onale. Il palcoscenico del teatro fu ampliato in modo da farlo diventare, allora, d più grande del mondo. Le prime parti furono affidate ad Antonietta Bella, Erne>~ina Operri, Enrico Cecchetti e Carlo Copp1, fu rono imp•egace 72 ballerine, 32 ballerini, 64 rramagnini, 48 bambine, 48 corifl'C, 350 comparse, dodici cavalli, due buoi ed un elefante, che venne da Amburgo e il cui arrivo ebbe l'importanza di un avvenimento politico. Si è parlato di « Tramagnim ». Che cosa erano? Erano una classe di persone partecipanti allo spenacolo che, come le corifee, stava fra 1 secondi ballerini e le comparse. Il loro nome veniva da una famiglia dt macellai fiorentini, Tramagnini. che appassionaci sportivi avevano fondaco una >ocietà gmnas11ca. Questa rocictà <Ominciò a figu' are sul teatro 10 balli e panrotmme >pcccacolose, facendosi applaudirt: « m combattimenti straordmari ne' quali uno de' più bravi roteando una spada o una >Ciabola attorno li corpo st difendeva da quattro o cinque assalirori ». A poco a poco figurarono in tutti i balli c "' <hiamarono Tramagnini per antonomasia quei mezzi ginnasti e mew ballerini che anche facendo qualche gesro da mimo, prendono parte ad evoluzioni coreografiche senza ballare. Nell'Amor, i seguaci di Galerio e i Cristiani che nel tempio di Venere vengono a bartaglia formando bellissimi gruppi, apparrenevano alla socied. dei Tr;un:~­ gnini milanesi. Anche l'Amor fece il giro del mondo trionfalmente la musica come quella dell'ExceiJior era di Romualdo Marenco. Nel 1897 si ebbe l'ultimo dei grandi balli dovuto alla colllborazione di Marenco e di Manzorti, lo Sporl. Ma declinava ormai il tipo di sperC;teolo e il genio coreografico di Manzotri. Il secolo XX avrebbe vtsto pocbi balli d'opera : e nessuno ricco di canti simboli come qut-lli che avevano estasiato il pubblico degli ultimi dieci anni dell'800. D, M, D.

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ANTICHE ed austere erano le uadizioni della Scuola Imperiale di Pierroburgo, dove le ballerine di rutto il mondo erano apparse come didattici arcangeli, e si erano appl,tuditi i voli di Maria T aglioni o d i Faony . Essler con proposi1i quasi feroci di imitazione nazionale. Pumualmcme i maestri di ballo giungevano dall' Italia. con seçchi baswncini des1inari a segnare il

(SoPfO) Lo Povlov'o come oppar,va nel 1909 o} !eo1ro dello Chatelet ne1 « Pov11lon d Arm1de », bolle. Ho :h Machel folone. Anna Povlova feçe copp1o con N!Jmsk.y neL corpo d1 ballo 1lnpenale d1 P1etroburoo. am.bedue allle'Vl del famoso Marius Petttpas, d1rettore della Scuola. (A destra) Tre astri del secondo periodo del balletto russo· froncas Poulenc ( ti primo a ainietra). 1! muaiclata d• « Lea BJch.. •. lo dan.za1rice Vera Nemta~ chmova (ol centro) o S.r9e Ltfor (o d . .tro)


Bal.st

ftQurmo per )o • Fedro " dt d An.num:to

tempo, o .1 colptre i garretti degli allievi Jistracti. e già alle fe~te dt Caterina la Grande prendc:\·ano parre truppe di docili ninfe, e dt elfi obbedientissimi. Solo nel 1847, tuttavia, il marsiglit~(· Petitpas dove:\,\ assumere la direzione della scuola, ufficialmente fregtata Jel utolo Jo Imperiali!: e la disciplina St fece ancora più rigida. ptù accurJta l.t scelta dei ragazzini, delle bimbe, che:, raccoltt talvolta nelle tribù degli zingari, tal'altra nelle famiglie Jella piccola borxhesi.l o Jel pop(>lo.

~ pu) NtJms\y .n uno donz.o Q'rttca. (A unl.51ra) Un curtoso doeu· .ontl) do-gli . ';""11 C"''!''na dello VIto del Qrande boJJenno che come " •toto r't'Ori lolle. Nella foto r1prodotta •• vede tl Nih.naty~ poco tmo deUo malatlaa o consulto coc una chiromante eh• gh' l~oo Il d.oatmo ne11e llneo della mano

davano affidamento di leggerezza e di forza. I.a severità, la rigiJezza. del tut· l to monacali, di un'esistenza infanrile consacrata al digiuno, all'acrobazia. :~gl i stilizzati inchini, contrastava singolarm ente con le necessità subito imposte all'adolesecnza di danzatori e danzatrici. E si- sa come le: Imperatrici previdenti scegliessero sempre nell'Imperia! Corpo di Ballo, la fanciulla descinata, per un.1 timida, ma promettente saggezza, ad esser la prima amica dello Zarevich : scm· bra che le granduchesse, e le dame della Corte in generale si r(·golasstro .tllo

\resso moJo. e che le candide giovinette, perennemente lil•rate sulle punte dt minuscoli piedi d'acciaio, fossero uffilialmeme designate a déniaiJer la giovenrù elegante della cntà. Chiuse tra regole insomma inflessibili e noiose, le Janzatrici restavano leggendarie e freddissime. Si applaudivano i loro giochi quasi meccanici, che concludevano le >Crare del T('atro di Corte, a Pietroburgo; i Russi ne par· bvano con fierezza, vantandone l'agilità; le piroette, glt efdrechat.r. /es grands pas de deNx 011 de qNalre, una tecni· ca muscolare e danzante negli altri palcoscenici di Europa swnosciuta, e le conquiste che anno per annQ si onene"~no sulla consuetudine, sulle leggi del capogiro, della g ravità e dell'equilibrio. Sui primi del 1900, il barone Sergej de o :agbileff, cosmopolita, e vagamente inquietante, monocolo nell'occhio sinistro, s'impadronì di questa scuola, avviata a sempre maggiore austerità ed eleganza : nuovi bambini portentosi venivano educati, con rigidità miluar~. a scolastici voli, ed il barone, subito immaginando felici contrasti di disciplina e morbidezz.1, seppe comporre incredibili cornici ai suoi incredibili struml>nti umani : alla


ni. le signore del Faubourg imitavano le mniche ed i diademi delle danzatrici, menrre i filistei, i borghesi inguaribili si alzavano a meti spettacolo e si allontanavano, sbattendo il sedile, c'nJ Jrop fori, par.ble11, 011 _se moq/Jt de nous! Un duca scommeneva cmquantamrla franchi sulla suola delle scarpe d1 Nijinsky, asserendo ~re. un ~n~r":le srrato di gomma, la sola sp1egaz1one dt s1m1h balzi, e Nijinsky, per rurta ri.spos12, ballava, la sera seguente, scalw. Shehuaude ~ una intonazione cinese, .Anna Pavlova si incoronava cosi pesantemente d 'oro che la tesrina uccellare si piegava all'indietro, e la sensualità gaiamente profonda di Apr;s-midi d't~fl fal~ne p<;· netrò camo gli spettatori da cosmngerll al SI· lenzio, prima degli applausi di fin d'atto: un lungo, remibile, volutt~oS? silenz!o: Nijinsky restava ruttav1a maccess1b1le a quante si innamoravan di lui, custodito con falsa ·negligenza da Diaghileff, e dalla sua ~lc:s>a amabile distratta noia. Anche Ceccheru, del resto, v~gliava sulla saggezza. del Balletto! riducendola, è vero, piuttosto ad una questione di forma che di virtù: il vecchissimo Maescro, diretto erede di Petirpas, confinato da D iaghileff in un ruolo secondario eppure essenziale, seguin di rappa in tappa i danzato~i, ferocemente appoggiato al suo bastone dt gottoso. t.A stnJ3tra ., sono) Du• a1teo9iamenti cfi Seroe lifa.r noi baUollo • Jcm • ·

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•oppre~nlalo dm Balle th d1 Montecarlo nel J938

Kessmskaya, che sulla scena portava gli smeraldi dell'Imperarore (giusro compenso alla sua gemilezza di iniziatrice), alla Karsavina, amata da un granducl gigantesco e ·barbuto, ad Anna PavlovJ., cigno eternamente estenuato, a Vasha Nijinsky, infine, i! pr<odiletto, il perfettissimo. Figlio. di due ballerini randagi polacchi, Vasha Nijinsky era nato a Kiew nel 1880, e, chiuso prestissimo nella Scuola Imperiale, conosceva del mondo solo quanto a Diaghileff era piasciuto mostrargli. Non si ricorda corpo quamo quello di Vasha ammirevole, muscolaru.ra altrettanto delicata e possenre: e neppure St ricorda cuore più di questo ambiguo e gencile, pervcrsion<:, meglio sfumata di affettuosa innocenza. Ai suoi discepoli Diaghileff offrì l'alleanza con i maggiori musicisti, i maggiori sarti, i maggiori disegnatori, e le musiche di Rimsky Korsakoff e di Debussy, di Borodine e di Satie, di Strawinsky e di Faure servirono a scandire le impennacchiate marce degli arcieri persiani, le fu· gbe dei fauni, le apparizioni di rosati fantasmi, tra le preziose luci immaginart da Benoist o da Baksr, e gli strascichi drappeggiati da Jeaone Lanvin. Nella primavera del 1909, il B..tlcr Russe debuttò allo Chntt>leJ di Parigi, tra discussioni che rmnovavaoo il tempo delle battaglie wagneriane, c Marcel Prousr si i: farro lo storico dt queste rappresentu.ioni, tempestose sulle prime, liricamenr<; deliranti poi. Il barone Roben dc Montesquieu immaginava B<Jiil p,Ji:7404


Ungheria con la moglie, Vasha fu dich i.traro prigioniero di guerra, c ne parve felice : cominciò a mangiare solo spinaci, a lc:gger ~olo lJ. B1bbia c Tolstoi, a vivere in sorridente ascetismo, mentre, con febbrile tenerczz.t, ci " oct:upava do' unquc della su 1 :.orre. Il Papo~, ti Re di Spagna. i Granducl·.i, Diaj!htleff s1csso, desolatO, clucdev.lno la ~"·' l1bcrtà, c: si tentò di flrlo c·vJ.dcrc, si c>f-

ben dcriso ,\Il.\ >trc-ua O~>C.:rl.lnL.l d1 tOntor'IOnt t <\'ol.tLLI . la Jurcn>k d1su plina d• un maestro, la n>ntmu.l f.u-:t:hl.t tkll .litro, un mer.l\'Ì!!iiO>o .ltCorJo .:1 possibilità c di sforzi accn·bbcro. J1 giorno 111 1-(iorno !.1 potenza dd 13.tlkuo, <.: wua Europa l'accolse: con un dclmo .ti no,tr, Ot<hl 'propornon.uo, sint<:tl\~1· mo, ceno. Profonda è la tratua che: 1 cmtum• esOtJti. lo splender<: de1 perso naggi, il fragore Jelle musJCht. la~u.uo no n<:llo '\tlie J, allora, prolung.mdos; fino a noi: tra le cose m1glior.1 d1 PJCasso figurano, .tJ escmp1o. le sue Steno~rafic, e non :.i immaginJ, senza il B.dkrro, lo S\'duppo d1 un Dunoyer Jc Se· gonzac o di un Dufy, o Ji un Juan Gns. ( o~ì J'v1.mc L.1urenun. thc nd 1909 cr,t ancora una fanoul la 111 f1orc, ,osì Léger, così (s.tk}'. così molt1 tr.• ,!(li ult1m1 surrcalisri, e musicisti stessi d1 cui Oiagio• kff si cr.1 :.crv•to. ot[(:nnero nuO\'C isp•· razioni Ja un c'ale•dos<Opio accesissimo: li gc·111o, \'lvido ma l'eJanrc Jt un Rlm· sky Korsakoff ave'"·'· con ogni probabilità, b1sogno d1 scmirst tradotto 111 favoloso g ioco . Bisogna .1nchc dire che l'in fluenza del Balktto non fu unicamcntl' postuma, ma, e con immediatezza, contemporancJ, cd li Re di Spagna c d' An · nunzio, Eleonora Dusc cd i miliard.ui americani se ne . preoouparono non wn ammirazione solr;mtd, ma quasi devot'lmenre. fino allo sq>ppio della prima guerra mondiale, i Russi pen.orscro t! mondo, splendenti le danzatrici, chiuso e remow Nijinsky, sorvegliaco, per ordine di Diaghileff, da un cosacco, Wassili : solo in America del Sud, durante una breve assenza del suo padrone, Vasha si lasciò commuovere daWamore di una ragazza ungherese, Romola de Pulsky, e la sposò, quasi segretamente. La loro bimba, Kyra, nacque poi a Vienna, esattamente nei primi giorni del luglio 1914: e già Diaghileff aveva cacci!ltO Nijinsky, già il Balletto si avviava ad una prima decadenza. Recatosi io


frirono poi dicci prigionjeri (tutti ufficiali superiori), contro la sua sola person3. Finalmente potè lasciare I"Unghena, imbarcarsi, con Romola e Kyra,. per l"Arnenca, dove il Mctropolitan aveva ing-.tggiato 11 Balletto, e nprcndere a ballare F' J•ff•c•lc, ma vogliono wrnare quelli da pruna .tnche se Nijinsky è- sposato. padre di famiglia rnisteriosament<· mutaw , anche se Bakst è prigioniero, Strauss boicottato, Tamara Karsanna mCtma, c Suawinsky chiuso in Sviuera, anche se in Europa si comh.ute, anche se in Russia la rivoJuzaone ì: pross•rna. Ecco lo S pectre de la Rou. onde di walzer, fanciulle vel.ue da bianco, chiaro di luna, scenarii Biedermeier ; Nijinsky s'innalza, ricade, rn111111e rm roi fJNI dncend. dice Claudel, e con un solo bal:ro at· traversa la scena. Breve tempo di falsa screnuà: la rivalità nera e silenzaosa da Diaghileff c di Romola esplodeva in pretesti minimi c volgari, che ponlrono alla seconda rottura del comralw, ed i Nijinsky percorsero, con una senc di réril•.zli. le due Arncn,hc, tornando poi m lspagna, dove VJ~ha ~tud11'• le danze popolari, le catHJr.lla e lt opere di Tolstoi, chiU50

La Torta)oda , donzotr1ee • ;.oqnola eh(; a, J:U ITU del lfJJO huoreq71Ò auo polC'05Ceme' d1 Pnr1Q1 con uno 5ene d1 dan%e anspuote oli~ corude e specaa:mente pae$.1 deqh

• espada •

Lo Dant", bailenna •toiJana 111 VO!Ja nel 191)0.1905 e che nportl> ouU. - · d .. ~~· «>n<:erlo • dal Yarieltl le vec.:lue danzie ila 1-., r<J991UDcJ•odo W>a raro J»rlezi.._ eopratutto oella • Fwkma • e nello • Wool•nnaJ>. (A <t"tra) Ou-a era la baller111a ttpJca del priQcip,o del noetro MCOio la ballerina che otroppr:rva '""'"'"" applaui, ai lr•· qu*'ll010r1 del con..Ho: • 01ella ltalonapolekma •· come era acritto aui manilnh deU'Odeoo, alternavo al canto te clanu; la taranteUa ...., la • tequJcbllo o, 11 toooburello' napol.tano COD le natthere &~rivh-. St o,_a d; ...,lì<l noau • ""'"" oohcli protet• 1or1 lta alti buroaat> e deputati """""'""'"· ScvnaYO lo pat~qlio • car._ loderate d; Wa ,., oolo quGQdo le 9QIIIbe OYe....., _.t111o I'Cintlca elaobellb e t buti acm bc.taY- a con'-r• l'opul*ftm ua po' delle ...., 1.......

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fanny Lona nomo coro aJle pla1ee eli qua~ ranta o cul.qucmr·anru or sono. Era bnma.

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procurat1e il mogglOr

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cesso. occh•<J~O • CISsas&li'W! •

t questa • lo ballenna dal 1914 canea cll pume, cL nastri. cL luatruu. IOYlDO ciel 9""

'nJDOtb cL b._., faanglla, llorida generoea

dallo otomoco -.o e dalle canu .ode. So<· nde•a ..~. eornde'f'a a tuth.: .,on •• """mponeva ~r 1 lladU che talvolta oaluto· V<JDo qualcb• - o foloo • non "' ..attavo 1?-' g!; opplauat ciMI and<n>ano pb allo tuo oeUeZZ<t che allo tua arte Ero lo donna del tempo di Giolilll che aveTa mutato a ..,.der popolme l'llllpreea <t• t..bta laoc:iandool l h011chi pode...,., con una band;ero tncolore • )>On<llldoà aul capeiU un capJ>etlo da bel· J,OQÙere~ Sapeya che eea.ate•ano n~.;.ova tr;: cb dOII>Q; che oltre daone, artJale st>l Mrio ai Cllllalran011o Q ovec<:tuar l arte Ma Q Jet DOn lmporlcnu n ..... te. Era PG90 <MI ,...... medioc:H e dogU <IPP<ru&i delle barcacee. Ero il mondo. - . ~.• IQtllar.> .u cui ai ......bbe tra-~ lo .......


ormai in un cerchio che nè Romola, nè Di.tJhilefl avrebbero potuto rompere. A Sils }.fil. ria, dove la piccola f:uniglia si era rifugiara, aspettando che la guerra finisse, V~a prese .d uscir salzo sulla neve recando in braccio un crocifisso : esattamente, dissero i montanari come un altro signore, che era poi finito pazzo, e si era chiamato Federico Nietzsche. Diede ancora un concerto di danze all'Albergo Suvretta, di Saint Moricz, accompagnato dal~ 1 pìanìsa Berta Asseo, e, dopo un indugio abbastanza lungo da far remere che non avrebbe mosso un piede, ball6 poi come mai in vita sua aveva fatto. Era la fine della sua arte : qualche giorno ~opo, bisognav;j chiuderlo nella casa di salute Kreutzlingen, sul lago di Costanza. Schizofrenico, si disse, e si parlo di ereditarietà di un frat_ello morto pazzo, di dnrc_privaziont sopportare nella prima infanzia: forse la spiegazione era più facile, bascava cercarla nel conrcasto tra Diaghileff c Tolstoi, ua la croce di Sils Maria c gli sfondi dc:l Prmre Igor, tra Dio ed il Diavolo, infine.

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*

Scomparso Nijinsky, il Balletto continuò: invecchiato, ma sempre ornato di monocoli e di sorrisi, Diaghildf scopriva Serge Lifar, incor-aggiava il cubismo, si sforzava a dominare Ja Parigi 1925, cosl terribilmente go1il amérù:ain, come aveva dominato il prjmo anteguerra. Fu ancora lui a \'Oiere, nel 1929. un raduno dell'antico Balletto, al reatro Sarah Bernhardt di Parigi, im·irandovi Nijinski (accompagnare da due infermieri), nella speranza che la luce poresse rornargli. Arrivò dunque l'amico Fauno; vestito di rurchino, assorro: nella clin;ca, conrinudva a ballare, secondo incomprensibili ritmi, o disegna"a ar-

Almut Dorowa, deve lo sua Celebnta alle danze spo:Jnole . dJ cu1 essa è acclama1a tr.terprate. Ma non t ,ato m Spagna è d1 onqtne nordica Perè, èS.$Gndo vhsuta lungamente do bambina nello penisola lberico sentl, comt: ella stessa confessa m un suo scritto autoh1ograJtco. un des1der1o trrelrenabile di balklre: desider-io sveqhafo dalle pnme tmpressiom che de-atorono In lei • Sole. c1elo azzurro. hori lucen1i, balli • nacchere •· Dcbut:ò a Barcellona e do alloro ha danzalo quasi ea;lusivamente danz.e spagnole. (A &tniatra) La Cochucba (lncostonQ del p.-in<:'ipio del aec XIX). (Solto) ti Joleo [quadro d, John Sor9enl!.

chi e srelle, forse felice: cerco parve riconoscere gli antich1 compagni, e se stesso, nelle vesti di Pelrruka che ora Lifar nobilmente in dossava. Per lui, piuttosto che per il pubblico, ballarono rurti : Karssvina sfiorita, ma intrepida, volle essergli :iccanto nella fotografia al magnesio che Ji raccolse rurti, decorarori, danzatori, coro volante, e dall'alrro !aro di Vasha si po!oe Dia-


l.E.Il Nl.lli: O E' W\<1 daruatrlc:. tedeaca che oi ~ fatta applauditO apecialmente in danze esoticbef apaqnole e portoohest. Riportiamo alew:ù suoi interessanti cenni auto. biograffd:' « Sono nata ad AmbWQo - et10a oalve tt e mia madre, e.x·4-trice, è stata lo mia prltDO ma•c stra e coJlabora.triee o:riietioa. Mia madre, ' nolo c nell'Isola febrman e diacende da una antica fama• glia di coetruttorl, di pillorl e d'artigiani, Mio pa« dro era peralano. lo ballo dall" età dr tre anru od c ho debuttato od Il anni. !:lo otudfato l'et10enza delfa « danza in tutti i paesi euror>eJ. in C:lll ho dalo O.pét· « tacoU. A 13 annf, nel 1921 detll una serio di ral>J,re« Hntazionl dal titolo ~. La ·canzone popolare tedesca c nella danza " che destarono un vivo entusiasmo in «molte olttò germaniche, Nel 1925 mi roea! in Spclç(na « o nel Portogallo e colà creai 1e mie •• danze s1orlche « e rappresentali""' .. ehe furono accolte nel teotro c nazionale df Liabona. furono molto applaudate e dopo « questo successo potei, aotlo la guida· dt mia madre. « creare un mio gruppo lootrale e con1inu<ne i mie! .c spettacoli in Spagna e Portooallo, Un QJOrno Uh gior· « nalisla tedMca attirò su d.t me l'a1teruione del gen•· « rale Primo De Rìvera che venn$ la sera Slesaa nel (t teatro in cui danzavo. E U generale, in nconoscenza c del mio omaggio, tttso alla Spagna attraverao le mie · « Qan:.e. mi permise di orQanizzare una serle di tappre~ c aenta::zioni per l'Esposizione Mondlalo di Barc;eUona. a Dedicai poi olcu.nl anni ea.cJus.iv·omenlo. alle da:nz.e « apao-nuolo. e port()9besi, lavormdo tul posto, Dopo c tre anni volevo rinuncaare, ma a llora CODlJ)fHJ che le u dan.ze spagnuole non ai poaaono imparare senza ave.r c compreso lo spirito che le anima: E continuai. Queato (( spiega Il mio amore per la Spagna e n Por1ogallo; « amore riconoscente perchè q·ueaU paeai hanno fa1to «.maturare in me, e mt hanno. rivelato. quel che era « $0ltanto intuizione. Sia in Germania che. in Spagna, c la danza viene d6l popolo e dtve ando:re al cuore « del popolo; viene dalla vlla, dalla gioia, daii'<Jll!ore « e non dal cerveno C'è solo una atmosf'era in cu1 « si poasa veramente· ballare. C'è solo una possibUil~ « di godere la danza: ctarst completamente ad easa. « Queato vale anche per lo •pe«a1ore •. • (Sotto) LISELOnE KOSTEB.. uno delle più h.ll• • vivaci' d<m zòlrid germankhe della nuova genera:ziona. «. IJ ballo è per mo una cosct naturale - essa scr1ve - e non zr.:ì piace dne a questQ proposito molte parole. Qual~ siaai parte mt attiro. sia essa uno corta IJcena di bai· lo o quella prtncìpole in un balletto. Nella pc1ma m1 attira il rivolarst della creazione di un maestro e la collaborazione od una grande opera, Nel balletto tn .. vece mi affascina ti porenn1 1mpe:rsonthcore in un CO· rattere a cui dore l'imp.-onta della mta personalità. lo lavoro molto perchè non mz coskl nessuna fa1ica o perchè ti lo v'oro la parte della ·mta VJta Ma mi pos.~ so entusiasmare per qualatoat mam(eatazione at1jslica.. ballo, opera, teatro. cmerna, oqnz esemp1o di arte ve· romente gronde, anche se appartenente ad un campo

daverso dal mio. è- per mc una !eliClt6 e lo considero uno sprone alla mia altivuà ».

ghileff, che amorosamente ancora ordinò Va1h:1, reztel/1, Joi11 de ''"! Ma lo Spemo della Rosa scosse la tesb, c je ne pe11x jl<tJ, Su,~ei. rispose gemilmeme, rar 7e JJtir jf)ll.

E' mmra pazzo. E' anche molto po"ero. c: sua moglie Romoh mise, qu.ll· che anno fa, un'inserzione sul 1'11nes per ch,edcre a quanri .wevano ammi·aro tl marico, del denaro che le permeucsse di pagare ancor.~ il suo 3Silo. ~el 193!!, a Parigi. vidi una rappresentazione data d.1 Lifar ,. Jal .Balletto in favore d, Vasha, e fu ancora Lifar ad immagin.1re un fdm<·Hn ,u Nijin~ky: speuacolo orribile, di un grosso uomo opaco. che, rumrnosso d 1 un'onda di musica, riprende a ballare, legg<·rissimo ancora, g1à l'.tnciuto. c del tuno grigio. Somiglia ora a Diaghileff. per un tcncbro,o ratorno. A Diaghileff, morto nel 1929 in una pensioncin.1 .Jel L1do Ji Vcncn.a. solatario, sranchissimo. E stanc.t era anche Anna Pavlo\',1, che ìn un .drr,, corwmetraggio Cl app.1rve. Morte del Cigno. legnosa. accademica, estrern.1: ed ora è mona. come il Balletto stesso, anche se a Mnnrt'<'arlo, .t Panpi. in America, si (, tenraco e s1 rema di conrinuarlo. Jl danzatore Leonida Massine rinnova i fasti della regì.1 di un D1aghilcff : la sorella di Ni1insky, che fu la coreografa del Sogno J, 1/J/a JIIJIII! d, mez:..a EJiale. la figlia di Nijiosky, Kyra, sposata al violin1sra Markewitch, semhr.lno cuswdtre la poetica e notturna forza di Vasha, e la scuola Jell una :1. H ollrwood, dell'altra a Fm:nze, prolungano un'eredità d, el/lrerhaiJ dc·Ji. caoss•m• · Liubo" Rosto\'a e Mia Slavenska riportano, senza decadenza, Karsavina o Kess~nskaya: ma il loru rempo è passato, il mitico temro del 'Halleuo. nè tornerà più. M

D. C.

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LA LETTERATURA tntcrnaztonalc Jet IYI2 :.embr.t lluast csdu:.t,·amt:tHL preoccupata del tango: e, dalle libertine, ma deprimentt, illusuaztont ddl.t Vie Pa,.iJimne si arriva alla desoi,uione clericalc t poetica di Paolo Bou~­ get, mentre la p.ssa Lucien .Murar trova .Kcenri J, apostol.t, e la scriunct? per fanciulle Delly ne soffre con cloquenu <: furore. Ceno gli Ambasci1· cori, i predicatori, 1 poeti, le duche»c non rrov,tno tmgltor .1rgomcnto, per lettere imime, orazioni quaresimali, od 1 <: pettegolezzi. e le gr.tsse, nere tn · ~amantate Argeminc, perennt ospitt di P.trigt ~ono poi le :.ole .1 riftut.mi dt ballarlo, dicendqlo imponaco dalle infime bctcolc dt Buenos Ayres, mtntre i loro compatrioti, lustri, in<.hmevolt c sagaci tntroducono, proprio gr.l· zie alla loro abilità di t.mgbiJtt il personaggiO del gigolò sudamencJno tn Europa, fa,·orendo lo sviluppo della brill.lnrin.t nei capellt. dell.1 catenella d'oro al polso sinistro, del baciamano frequente. della generosa m,moa al dallJmr mond.1ù1. Comparso dapprima sut palcoscenici dd varierà, fu r.tp:damente adoccaco dai saloni: nei romanzt, ormat storiCI, dt Diego An· geli, s'inconrrano ballerinette in"itate daJI',tmrocrazta per dar leztoni, o JliO· vanj addetrj. d'ambasciata promossi ad JnsegnJnu : ne1 'lu.tdr, del Sa/1')11 s1 vedevano donne, velate di tullc nero, con rose appuntate nei capelli, e concoree in posizioni stranissime ai piedi dt ,tdett àzlle lunghe basecce e dai pantaloni rigati, Perfino la virruosa Leffm·a dedic..và arncolt leggermente pedanti allo svolgersi delle diYerse figure, con v1gnctte didattiChe, El rorte -el medio corte. el parco · la medi-zi!IIJ.J · el t·eteo · d rmzado corrado · el rmzado pez ocho. erano le principali, sotrodi,·ise, però, in altre dioanm>· ve figure secondarie, mentre il Ja11geur poteva scegliere tra diverse attitu· dini,. ed essere « caJJo, e condurre la ballerina per le punta delle dita >>, op· pure «languido. ed avvicinarsi molto alla ballerina, dondolandosi sulla per·


Le powe a S.rlmo .,..u·ottabre del 193S del ballMto c Le naodta del moro • cbretto do Lotte w-d•. (A destra) c DarlzQ al Yl.llogg10 • balletto esegvlto a Berlino dal TCIDZ<Orgnsppe dell'Opera dì Stato . _ la cbreZiODe di 1..az:a Naudrict,

sona, qtn.si a wllare la donna in un sogno, intrecciando le gambe con arte voluttuOSa » ; o ancora amoroso « e t:.Jlue disordinatamente, pet dimostrare il proprio rurbamento ». « C'tsl IIÙ>rs, scnve un romanziere mondtno, qNt l'hommt hiNrtN.~ ptNI stnlir frlmir JOIIJ sa II'J4in llnt tr/4/ltrt

:rit lllltt, tJonl IOIIJ

lts mo•r·tmtnls so11ples el ardtnls, prot~o·

q11h par l'harmonie, cldtnl tm:< sens; ti il se laise 111/tr aN bonhtllr dt jollir dts ll•s bt4Mx momttJis Je la ·~:~e. C't.rl illors ljllt la femme, Jans 10111 le orgiiJme de son exq11ise sensibilnl, u Jtnl/1111 so11lnle ti tnlrainlt par "'" main lJIII la litnl prtsslt coni" Nne poitrint, en 1/oigne so11 sein, ltdpiiAnl, 10111 tn r oNialll, cepeni/mi, itre p/11.1 ph mco-

re..... ». Ahernativa e posiziooe ccrUmcnle difficili. Ma d'altra parte anche la donna aveva gravi responsabilità sccoodo quanto ci spiega il prC2Ì050 manualerto Hoepli di Ga· vina e Giovannini : « L'al/Naie moda fe11J· mini/e apr-1 alla danza d' ollrtffliiTe le porte de1 palazzi dorali di Francia e d'l~ghiltnr<~, le s11uinu r·nti donnesche che in~o nello strellt7 ed attillato im•oiNtro Ji stia il corpo femmineo e si JiJiendono comt 11na garza molle swll'trffNsolamtnto dell'aneli, t allacciano il b•slo e le membra tnlro llfla m<l· glia che rir·ela 111/la la ltggiadra tn41lfnlf4 Jti musroli in movimento, sembrano ideale •P· positamtnle per le nllotùsimt dtm:~~, lt quli ·non consmlono rhe piUsi lenti e giri modt· raJi, ma nigono Mntt mimictt s,.pm~;,, ~ slanci, e ttbbttndoni, t g•i:ui, cos1 d<1 ctJslt· 111ire 1111 insieme di atteuit1111tnli ,,nrtstt~14/iti che non possotJo essert rir•t141i eH tÙ t•esli sNuinte •· E' naru.rale che dDaDti • simili r~taziooi gli uomini dÌftDlÌDO, sempre secondo il MantUle Hoepli, dci « 1«c•uhio/i » : a loro è destinato il liDittJ Jtlf'niont. tt blUe Ji f•rlit:t tKtbitllt JJ/.Ikl ili b.Jso sNILz propta 6alkri114, ed il IMl#l •


btrJino, ide41o da 11omini sJagion41i, ma non ancora

goJJori.

Accanto al tango, e messi un poco in ombra da tanto splendore, nascevano ruttavia altri balli: nascevano in una luc~ turchina, ardita innovazion~ delle sale da ballo, na· scevano durante i thh damallls ed i Jéienners Jinatoirn: erano il dolfble boston, il triple boston, il royal boston, la maxixe, l"oire step, il passo de/torso cd il passo del tauhino. Diamo una breve descrizione del BalllJ dell'Orso, avv~rtcndo che Hoepli la riporta, ma non la raccomanda : « l' Figura: Il cavaliere si avanu, oscillando in caJmu da dtslra a sinùtra, t da sinùlra a destra. e ltnendosi per q11anto i possibile s11lla puma dei piedi, a fine di ditTe al SI/O movimento maggior moderaztont ed tleganu. LA dama fa gli stessi movimenti, indielreggiando col piede sinislro q11ando il i11o cavaliere avanu il piede destro, e viceversa. Il cavaliere e la dama si avanuno ed indielreg· giano alte~'!ativamente. Le gambe tjtvono esser lt1111te leggermmte piega/e, allo .rcopo di imitare, per q11anto è possibile la tralura di Messer Brown. E però di cattivo gusto piegare le ginocchia con esagerazione ». Tra l'indignazione faunistica e morale apparve anch~ il Passo del pesce: le riviste illustrare bandivano referendum, l~ attrici della Comédie concedevano inrervisre, e l'annuncio st~ d~lla gu~rra non inrerruppe che brevemente un f~rvore canto musicale e saltellanre. Si ballò da Maxim durante le battaglie, si ballò a Bordeaux durante il mag· giore pericolo, e nei locali notrurni di Londra nascevano <;(lmplicati idillii era iiglie di duchi e figli di bottegai, tra ballerine ed eredi di Pari. Il dopoguetra vide apparire i n~gri, gli inquiecanri strumenti del jazz, ed una passione, leggermente epilettica, di movimento, colse an.che le madri di famiglia, anche i vecchi signori ragionevoli. Le rivisr~, tenaci, non ebbero dunque mai modo di incerr<?mpere . Jl prediletto argomento delle inchieste, un poco scandal1z· wc, un i'OC<> piccanti, un poco puritane : si face_vano pa: ralleli storici, per stabilire che, dopo le catastrofi, dopo 1 pericoli, la mania appase inevitabile, citando gli. ~ocent? ritrovi di ballo della Parigi di Termidoro, o addimtura n· salendo alla Grecia ed a Roma. l reduci di guerra e gli imboscati, le infermiere americane smobilitare, le ragazze di morigerata origine ma atterrite al pensiero di un possi· (A dMiro) Il ballerino Ham Rauseb. (Sollo ) Una rappcese ntazlone. a lea!ro Hoiat w-1 di Berlino, della <»lebro ocuola dt danze d l Mary Wlgman (al centro. vestita da nero ). ·


(Sopra} E:'iercllozionJ d~Ue oilicve d1 una scuola d1 danza amcncono ( A deslro) Haç:Joz7e riello Loqc~-S·:h .•.~ d 1 Hannover m ,ma sN•e d1 escrct~t d, gmnc:rshca nlmica. (So:lo) H"'mY fau:m La:o..Jt · Gruppo d k•nn" dan;conh (PonQt. Louvre).

btle ucellagg•o, percorrevano, instancabili, chilometri e chdomem d1 paviment• luscn al ntmo semplice, se anche saltellante di Broken Doli. il primo fox ufficiale, desunato ad essere il fiume collettore di tune le successive

innov~zioni. Il. Bordighera gli ulrim1 convalescenti, accompagnati da nmur bionde e rosate, ballano al suono di grammofoni portJ· tilì sugli spiazzi all'ombra dei vecchi ulivi, ed a Roma le pelose e tenebrose eroine di


Salvator Gotta oon pcxevano aver sfondo mi.gliore, se non, forse, quello dello shimmy, apparso nel 1922. frima lo baii~Zt~ano IMIl' erba, ora Jlllla stoffa piii Iliperba, dei salon ... si cantava, per spiegarlo, nella &jaJera di Kalmao, cd una nuova era di sgambetti e di seni craballanti s'iniziava con una certa solènnità. Jimmy,. Jimmi, 1111oi balhlr con me lo shimmy, canticchiavano ragazze magre c scrpcnrinc dedicando inaspettate contorsioni a giovanotti vestiti di color pcrvinca, un bottone solitario a chiusura della giacca estremamente imbottita. Si portavano molti capelli sulla facc.ia, due grandi ciuffi sulle 80fC, uo'ooda enorme sulla frootc, Pitigrilli dedicava versi audaci alla poetessa Amalia Guglielminetti (considerata dalJa c Scena Illu-· strata » la migliore promeua della giovinezu ita/ia11a. La « Scena Illusuata » era, del resto, la sola tra le riviste a non scandalizzarsi per lo shimmy, perchè, leggermente arretrata, si desolava ancora per il tango : probabilmente il Ou.rleston la raggiunse come la luce di stelle scomparse, press'a poco l'anno scorso). Sl, era scoppiata la rivoluziooe del Charleston : nel 1926, a Viareggio, due Bagni avevano scritturato dei maestri e delle maestre, cd una coppia si poteva ammirare al &ietlll, l'altra al Nell11no : la folla· de.i ba$fianti si assiepava a vcderli, c'era spesso rumore di litigi, i padri volevano allontanare le figliole, le mogli i mariti, si diceva che un (Sopra ) Eaereizi della scuola tedeaca d i danze d i· giovanouo in .tuta avesse voluto entrare nel1a retta da Yutta Klaml. (A destra) Allegoria d ella dcmzo in un d lsegnd d l Watteau. cabina della maestra bionda, e che il prommproveri, le discussioni si calmavano, tut-. prietario avesse licenziato la ragazza, e quanto al maestro, si giurava fosse l'amico della .tavia, quando ciascuoo tentava, issandosi sulle ~pàlle del vicino, o appoggiandosi a due segmoglie di un co~endatore. Le rivalità, i

gioie, di imitare l'abilità dei profmort : i contorcimenti abbastanza facili ad una cena distanza dal suolo divenivano quasi impossibili, quando si posavano i piedi a terra, e le d<inne dicevano sdegnose che per riuscir bene bisognava avere, di natura, · le gambe storte.· Gambe, comunque, magre; cd ioguainatc di set,;. lucida : la terra sembrava popolata di donne quaranta chili scarsi (tanti ne pesava .Milly, protagonista del giallo musicale Broadfllay), di parole siocopate e riassuntive, di otroni e di sassofoni. Collegiatt, il primo Charleston, crovò un traduttore italiano ispirato : Friu h, nifrh, oggi i mollo sciuht , ~~mare e non sposar/ Come già intorno al tango erano apparsi balli minori, se ancbe intonati ad un'identica audacia, anche il cbaYieston fu accompagnato da un Passo Jtllo Str11zzo, da un & nantiJ 413


Le ooreU. liedi • Wczrvot Hoplner, banno ballato Nmpre U>SÌe~Be. lnaieme banno cmcbe iD<»mlociak> l Iom primi pau! neUa acuola di balla pe< bambini deU'Opera di Berlino. teatro, quealo, a cui -.o r. .tate ledoli cmcbe quaDdo _ , di......,tal<t celebri in tutta la Germcmia e fuori. &ao riuscito a creonl uno .Uie proprioo, fatto di •trema 1.-ritò o proocialcme; I'Upellot3 deU• forma !nMili<>aal.ì ma penoaso do un grande opirito D!Odemo.

4t4


doYC mancassero le scupe da un ciabùtioo ~ e modesto adattate alle llUOYe acro-

bazie. LI cL.tJ•,Itrs erano ind.ispcmahili, la figlia di Citroco, indwtriaJe pui&ioo, era una

dacchenista bbvissima, il ~ lo dichiaro orgogliosamente in uo'ioten-isU: Mi stnro s#llltrr oc~!"'o Jrlf~ntir1 tln wrili fitli, tn "uttn-li m trtiJ/Jo "' p.U,-si IH'IIIIIIIi"'"''' Lz viu, ~ tni11 fitli•, ollr~ " ~D1IOICIF'I ~ lhrtNI st,.anin1, 11i Il g•iiiiiTt fU· IWt ''l'O ti'illllomoili/1, 111 ba//,, sfJIIfllliii.Winlll: lui 4•1Uf111 lrr rorli1 al s•o •~o ~ Mi l•s;,tgo rhl '"'" 1crilln• ntnr 11 """'~h,.,;

"!''

1114i._.. Anche Sarah OmrdùJ.1 llrbbandooan

P:W'I. asa e famiglia per danzare. io Ame-

nca, cosl che il titolo ddla canzooe di AJta.ire

(Sopa) lJa1 Spaimlow, oohota dell'Opera cl1 Stato eli BerliDo. ~a. dm gar· rwltl d '- o, ~ clan. dr c:arott..., allegro e .,...""'"· (A d - ) Wana Wlr, ollle•a della GUnther Scbule cl1 Wonoco. ba un ouo ollle - - e •• r..a 1-.aea Jnterpr91ando le musiche eli Gwulcl l:eetm.auD.

Sumss si riaffamnaoo n~ intenalli dd Ca·Allmo Billllco : Vienna, dcr:istmmt~, t.àeYa l'Africa. oodat~ I'OC'm"ricbe ~lanno nei teatti ~ Dei salotti, cd a Napoli il duca Pupeno di Sirignano, dopo una scommessa coo gli amici, saliva sul pakosceWco dd T roead~' o per

ballare una IHP14tion coo la bdla Edmoode Guy: JalottJi~, J41olt1il, ~ i Yiolioi, cd il duca guadagnava, si disse, ventimib lir~. Na Lupe Velcz, ma Lawrma Tibbcrt, mai i 61m mcssiOUli o cubani (assai meglio me 000 i serpenti piumati, o l~ pinure primitive del Messico). ioau&UDnoo l'era di fa.uoletti rossi, di c:araas, di ardori tropicali : la e la ~arioc• furooo accolte coo gioia, specia.l· IDeDl1: JUIIe terruze degli srabilimcnti balDClli, oe.lle fcstine domcoiali e negli alberghi di mezza mooo.gna. l genitori, i mariti, le mosJi, k rivisae illustrate, riesumarooo vecchie parole di fuoco per

,..,btJ

bollare si

manifestazioni canto ind«eoti ed incivili, nominando,

int~eni<ore, ed i doveri che si h:moo verso una Dea unto

compo.r.a ~ posa, oltre che veno la mor.ale e la famiglia.

Na Dei variai doone formose, e~ acaldate passanoo fiDOicai colonrissimi d.ieuo le spalle, sorto le ascdk e sulle coscie. I09aÒàodo la u:sb a simulare clla:aza e pessione, menbe i loro com-

P&Di ~ irragionevoli speroni &&li ~ fanoletti biuarra·

~ IIDDOCiari Slll apo. Pumlls tlnUtK, la Rltt~~INI JriU A""""'· F11st., 1.1 c.~••N, la c1Mnoero impronisamente anti·

G..;,...

~ epodo Fred Aoi.re ~ GiJJ&u :1osas laociatooo il "'!• nei loro falm fuoambolcschi e lisciati. Non ci fu teauioo don UDa doona •eRica da marioaio, o un DOmO in J-Biidta, o un buobiDo con i ria:i. DOD ballassero, .aabaodo un JOUiso eslltic», "'~'; ooo ci fu cua bor&hese, noo pmsioociaa. noo ICDOla di «<OOmia domestica


(Sopra) Brengbel - Danza rvolica, (A ~Ira) BalJo di o~i CJO<:lari, [Stampa dl B. Pm•lU).

Sha/1 we danr1? puve invitante, oltre che proferico. Fu ancora Astaire a la.noare la Continmla/1: più facile, più semplice, più corretto, da ba.Uarsi con moodaoa afferruosHà., guancia a guancia, durò fino al lambeth wai!, alla «passeggiata in lambeth », cbe, rievocando un sordido quaniere di Londra, suggeriva ai commendatori del romano A B C moodlerìe minute, dì ditini a.Lu.ti, dì smorfie:ttc c di gridolini. Le donne si pettinavano all'ìosù, ndl'invcmo del "39, curti avevano molta voglia di' divenirsi, i luoghi di ritrovo erano affoUaci, una cordialità fitti:tia raccoglieva ptc sconosciuta nel movimentato giro linale, cd una ragaua brurta cd inclc83Jlte, capitata allo Excd.sior con una comitiva di giovani sparuti si trovò, per la bizurria del ballo (c lei certo pensò «del Destino»), a stringersi per qualche minuto sul petto del divo Amedeo Nau.ari. Ma c'era sempre qual-

(Sopra) Tarantello napoletana (Utogralla dl OwQJ. (A ouuotra) Ballo d1 vecdue donne della Vlrg~nla.

cuno, in un an,golo, a rammentare che Parigi era mta cosi nel 1913, nel 1914, e che, al momento di Serajevo, si era applaudito lA d~i" T ango come nel 1939, dopo i fasti moncùni socialisti dell'Expo di Lcon Blum, alla vigilia della più grande cacastrOfc della Francia, era in voga una danza « assassina •· dal passo cono, con la 8kavolta a rovescio, laociata da Jean Gabin, idolo delle p.lacee francesi. Dilla periferia quesca dama dci « baJ Musette » era saJita grazie a Renoir ai fasci del cinema. Davvero un senso di fine io· co~a sugli eroi del Big A!!k, del Llm· b1th Wali!, del Boom .i DmJ, dei girotOndi rumorosi, animati di figw:ui~ appena 1111 poco oscene, su quanti ballavano, a Loo&· champs, a Mootecado, a Cowes, in casa di lady Mendl o della duchessa di Win<bor: .sembrava cbe dovessero affn:darsi cos~ ia giri ~pre più saxnposti e moci, ocl ti· more che le luci . si spcpc.ssero, che la fala fosse 6niu, che, comc a Waterloo, si doftsle combeaete io scupio.i di ruo. Ora si balla, a I..oodra, JOio Dei rifvai dei

graodi alberpi.


("->pro) Saltanollo, -uito da contadini della Campoona romana Allo ongml ora una anltca d<DUG cinq....,..,luca, di ritmo mollo rapido. Ma 'lltuaiD>ento ,..r oaltarello Il Intende quello clcmaoto nella CamPCJlllla romana. Ha lo alesa<> rumo del ballo cmquecenteaco (3/8 o 6/8) ed • to da coppie o da gruppo c1l pù peraone che al tengono alla<:<:~Oie con le bracaa aull• i ODI'pl leggermente c:urTi In CJYanU e le teate che QU0'5i 11 ahorano al centro del gruppo la potlllalOne non permette che 1 corpi aaltino wlle eatrem.ttà, le quali, invece aoYOlono oul t.reoo, "ILIO quael atac:carai, e da.ncid l"lmpreUJone dJ un mo1o morbJdo e o:rmontOtO. La carc;rt. t.wtù:u ~ aaltanollo romeno, o aoc.=o. • data proprio da quMto ondegg•are. Il ooltaroUo ol

ballo g~ente

all'aperto. au11e

me,

apec1almente in est01e, alla aera, dopo C4trU

lavon

avncoll: la baltlturo del grano o la mondcrtura del granoturco. t· accomJl09tlolo dal ouono della fi8a:rmc:wt.iea e apesaq li tuonato.,.• auono anch.. lui oddouandosi o' QT\.IPPI per ecatare la dcmzo. (A dMb'a) Pietro Longh,; Scena ruanca (VeneZia, Proprjet6 Gatu.Caaazzo) Gente d1 MezokovHd • Ungheno,

(Sotto) Ballo della


......,ri-

(A lli.nlotra) La celebre danzatrice tedeoca La lana. (Sopra) Bmmrie cane Qu&<to coppia dJ botlerinl, prodotta~~i ID UDO çe11acolo di beneflcelu:a a chicago era vestita per met6 normalmente e per meta di c•llof~e che, C"'Gl8 si ..-.de nello lotogrofia, rhekn-a tutti l oegreU del loro abb1911ameAto.

DUIMNTE un giro in Arp.tina, nd 1887, venne al moodo la nuova Antooia, minuscola, delicatissima, con immensi ocx:bi e pelle di magnolia.. Figlia di da.nzarori, la si consacrò, naturalmente, alla da.nza, ed a cinque anni, riconosciuta abilissima, a.veva. il suo primo contratto, nel Teatro di Cordoba., col nome del paese natale. A undici anni, eccola Prima Ballerina al Reale di Madrid, esile, vastissimi oo:hi, larga boca IUICOra pallida. cbe nd sorriso scopriva denti meravigliosi, ed una dolce2:Za a.mbigua d'irooia.. Ribelle. però: i tutù candidi, gli enJrt~bat~ battuti dieci o dodici vohe, l'aoooiavaoo, ugualmente. e, abile ad

ogni cb.ssico escrcilio, sognava di potersi solo abb&odonue a.U'estro, improvvisato e splendente delle sue Gitane: putmo nel decoro vca:biocm e comervatore dell'Opera le riusd

di inaodurre passi, gesti, innova.tori e liberi, «Javi.ocmdo a.l del suo giusto UtintO i genìrori. Anlooia fu libera di a:ra.re ispirazioni


a 1IIIDIC anrichiscime, di aa:osursi ai . coollldini decrepiti. in RIIMiti -rillagi per im~ da loro qodle che enDO state le claalc quasi reliBi<Jse. destinate alle noue. ai funerali, alle messi, alla pioggia. ,Scopri cosi la formula destinata ad essa la sua forDIILl: ~ alla danza sp-gouoJa il suo annue ouiooale. Pam dopo. nd 190.5, una scrittura le fu offem, a Parigi, in una spcac: di .Music-ball, cbiamaro u J•Jm J~ Pris, piacque, ma 1100 troppo. la si confondeva coo uoa delle lllDte ragazze madri· Ime (o puigioe tradotte in scia.Ucui e nacchere, che, sull'esempio di Caroliaa Otero, si ornavano di sigarette e garofani ugualmente accaa). Per lei, cbe aspirava ad una gloria assolulll, fu uoa deJusiooe, e se ae consolò con lunghi viaggi in Inghilterra, nel BelBio. in Germani• cd io Russia. Laggiù appunto ta sorprese Sera· jftO, e Ja guena Ja cosuiose a rifugiarsi in Ispagna, prima, nel-

..

f Ameria del Sud poi. Gli anni passavano, ma la potenza di ADtooO aacc:u, il suo viso ~golare ne acqu.isran nuova nobihi. dolorosa e mo~ e, nell'America, scopriva danze che gli Spagnuoli avevano trasporbto laggiù coo i galeooi dimenticaocloYele: aci movimmti delle umili peone, o d~e ~ dame di Lima, la sig.na Metd scopriva la tra«ia danzante della Nricbole. Dopo l'armistizio, tornò in Francia: e suile prime piac-• qoe solo per un suo cacaaere esotico, aiJa folla, trepidante, incena e fragorosamente soob, che avrebbe appbudito con lo stesJO calore, e di n a poco, il diverso esoòsmo di Josepbine Baker. Ma Anrooia, coosàa ormai d~a sua qualità rarissima e fiera, ftlliva Jauamente perfezionando la sua propria oomicc, sce· glieadosi a compagni, dne grandi artisti, quale il pianislll Joa· quio Nin e la cantatrice Dolores de Silva : con loro, neJ 1927, si produsse in un primo riritlll. La grande critica, il piccolo pul>blico, Ja seguivano già da . tempo, e le dedicarooo un entusiasmo -rigoroso cd incantato : Antonia fu cdebre, da un giorno all'a.lao io rutto il mondo. Non era giovane, non aveva mai avu· tO una ftf'a bellezza, ma una fiamma la illuminava, un'agilili

L.. .\.'-

Le « ..,.Ue-. OcysteU e Priaàlla deliti

d ei franc.,.l. Don erano ..,...Ile ma madre • tiglio locali nottunù destra) nel DWI1eri di d=ze moderne 11 • • madre P!VciJia (a llgUa: a-.e"a lo oteaoo brio. la 81. . ; : :.:.~ueÌa In niente daUa (A •iniotra) Lezlon., di danm. • a ·~ agilitò. (Sopra)

I!

geniale e feroce, spremeva la Spagna intera come un frut~o, to8li~done i c~ori, lt musiche, i ritmi, gli accenti, 1 eostwru, che meglio potevano sedurre le foUe. Turina, Manoel de Falla, Albenin, RaveJ, Rimsky Kona~of,_ le re~~· volta per vollll le loro ispirazioni, e l uJwna pagma dt Grenados fu dedicata proprio a Ici, che d_dla D~Z4 d~gli Orchi Vmli seppe fare wa passe&gun ~~e, ~ solenne_ f:U~o d'infanu. Saggiameme a Pangt, tllustn confercruJcn le c:hiedc:vano aiuro per ii)US(.r arc Goya. Il suo Balletto Spagnuolo era cekbre e le sue coreo8flllie degne di un maestro : perconna il 'moodo tra gli applausi, c, in America, ballò per un pu.bblico dt ciechi, <.be, attraverso il crepido ~e sue naa:bere, dei ~oi tacchi sonori, ebbero l'illusiaoe di vedere lei, -.eraa:ence. Noi la vedemmo nel suo uJrimo anno di 'rilll od 1936. Atgmtina avn-a raWunto una ria:be:zza di meni ctua1e finora DOil aveva avuto mai, il suo scialle palpiu-n come 1!11' ala, squ.illnano k nacchere, balma-n il pertine. lurivava ciabAttando, nelle vesti quasi anciose della Fr~­ gond, pareva pronta al dramma, aiJa strage. ma no, balzava in avanti. e, fatlll fiore, rurbinando wlava. Riccmpa· riva ornata delle collaae scintillanti di " Olamada ", od grc:mbiuJeuo popo.Luesco di MAI4pnu, dei ~eriosi veli della Chw/4, del diadema di &/no, o delle al~ tiaR di GoJ#Sr4J. l\ob gli ornamenti. di bad».rica è raffinata elcpma, quasi non contavano, c:ran superflui : bastava infatti l'arteggismento, l'inchino che Atgc:Drina volta ;pet ~ adottava rioBJUiaodo pubblico aalamante, per fu_ da lei la zingara spanlda, la timida ~ o l'or~ sipra madril-. Aveva m.oUJJoCiaro, sul pogamma. dodici danze, dofttte coocedeme nm.raquamo. cd ~ pub; bl.ico si ostio6 poi lungamente odia sala, .mcotre l ..~ si spegDC"aDD e le prdarobiere si 'Bitavaoo impezKnrl. ... o. c .

u

4t8


Loie Fiiller era un.t giovine americana che aveva avuto l'idea di met· tere la luce elettrica al servizio della danza. Non come u n elemenro scenico, ma di retrJmente, inrimamente in modo da modificare, per mezzo di essa, l'apparenza stessa della danzauice. Ella danzava drconfusa di veli, fact-ndoli ondeggiare sapiencememc, e la proiezione, su questi veli, di luci variabili, produceva uno straordinario effetto di poesia c dr mistero. Si narra che, avendo inteso parlare, da una

(Sopra) Maria Gambarelll [al c<~n'!'>l,, _lamooa danza). !..U:. l!allQna e l\ IUO COrpo dJ DQUO. (A, lllllalrC Bianco e nero. Scena li.nole del primo tempo dJ uraa Q'rande rivista Jtaliana.

amica reduce daiJ"Onence, di alcune daru:c bizzarre di quei lontani paesi, una sera, davanti ad uno specchio si ornò di un aJJlpio e leggerissimo mantello e provò a danzare agirandolo .morno a sè. La finestra dellt stanu era aperta. Il caso volle che il sole, tramontando, ripercuotesse i suoi raggi luminosi sullo specchio, irraggiando il mantello dei colori dell'iride· e " mentre il sole incen· diavasi e circondava la danzatrice di un'au· rcola di fuoco, il manto, mosso dalle abili mani della FiiUer roteava come due ali gigantesche di farfalla ". Cosl, stando alla leg· genda sarebbe nata la da11za .rerpe11tina: che non era una danza come l'intendevano gli ammiratori deiJe baJlerine classiche. Ma questo nuovo, meraviglioso spcrtacolo della Loie Fiillec scatenò subito un indcsc:rivibile mtll· siasmo di cui le cronache dell'epoca (1900) d hanno lasciato un'eco clamorosa. JJ ~ blico semiva di trovarsi in prcseaa di


qualcosa d'assolutamente nuovo; di qualco~a

d.e era il prelu<lio di una rivoluzione nell'arte ~anca . .E quando la Loie Fi.iJler ritorni)

aUc scene europee dopo qualche anno di as· senza, dia aveva ancor più perfezionato la sua " invenzione ··, sosutuendo la pwiezione laterale con una specie di sorgente luminosa, collocata $Otto d t lei e che 1'avviluppava di luci pià irreali c di una bellezza nuova e $0rprenderne. Era la famosa danza del j11oco, che ra· p1va l'immagin.tzione evocando ogni specie di cose proJigiose. E la pove~a artista per mantenere il suv prestigio si sottoponeva ogni tera ad un ''ero supplizio: perchè ella danzava su unl placca di verro portata ad una temperarura rale che i suoi piedi ne erano bru· ciati e 1 suoi occhi, accecaci da ranra luce per· devano a poco a poco la vista. Posseduta dal suo demone del nuovo, dell'inedito ella cercava senza posa effetti sconosciuti ; ebbe così l' idea di aggiungere alle sue braccia delle lunghe bacchette che le permct· cevano di fare ondulare una più grande m:lSs~ di ve:!J. Sicchè allungata, magnificata, la sua figura occupava rutta la scena, e suggeriva l'idea non più di uo essere umano, ma ~! i qualcosa d'elementare e d'immenso. PoLla Fiiller ebbe ancora un'idea: aumemare l'tmpressione estetica moltiplicando il numero delle figure sulla scena. Creò così una scuola. Ciò le permise di ottenere effetti ir.comparabili, tra cui quello realizzato in um specie di balletto cosmico d1e portava lo spi· rito degli spettatori in mezzo agli spazi cclesn. Nebulosa centrale, ella generava fram· menti a simiglianza della sua Jmmagine, d'e subito si muovevano intorno ad essa seguen-

(Sopra)

B•onde

o

brune.

Sc::enc d~ rivtsta francese (A

desuol Lo1e Fuller, lo creatrice dello àanza sorpentma m un a1seqno del 1900. Lo f'ùller $pesso, nelle sue danze

ll'Yl.f!O

m1t1V1

1

dello

movtmenll Vlla.

pn~

l-ondulare

d~lte

mcrec. la fuga dell-e- nub1. la forza del vr:n!o (Sotto) Vcr<:::~ Zorma m

une

scena di ballet!o dossko.

Jo la legg<: d'attrazione delle sfere, in una d iffusa chiarità d'Empireo. Quando la Filller morì, bructata si può dire da una vita febbri(· mente dedicata a perfezionare la sua crovar~, il pubblico l'aveva un po' abbandonata a fa· vore di altri idoli. Ma se nessuno ebbe il C:.O· raggio o l'audacia di riprendere le sue d~e, l'influenla che ella ebbe sulla presenlaZione .della danza in tearro dmase immensa. Pcrchè è a lei che si deve l'impiego della luce incens.1, vadara, mobile che è oggi cosl grande ra.r:~ eli tutti gli spettacoli coreografici. a.


non è giunta affattO o vi è giuma atrenuara, la danza, invece, ha conservato quel carattere d t gravità . e di religiosità che essa possedeva già nell'antichità class~ca. L' India, _b~amini: ca, ad esempio, si disungue fr.a tuttt 1 p.t~t Jel mondo per la sua concez1one teocrattca della vita. Qui ·la donna è molto rispctrata a causa della sua posizione sacra nella famiglia. E' l'eroina favorita di tutti i grandi poemi ep:ci i cui episodi sono d:t secoli, iovariabHmence e fedelmente riprodotti nei bassorilievi . dc.~ rempli e, nello stesso tempo nelle evol~tont J<:lle dn·adassi (schiave degli dei), le ballerine s:tcre. Qualsiasi Indù può consacrare sua f1gli.t, o le sue figlie, :tlle pagode " Ma !.l legge - scrive H. De Forment - ne :mpone espressamente l'obbligo .ai ~embri. d~­ la ClSt.l dei Ka'id-Kolen (teSSitOfl) a CUI VIene impo'to di consacrare. alle divinità la !or? quinta figlia, o la più g10.vane delle loro f,. glie, se ne hanno meno d1 cmq~e.. A~esse nel tempio lll'er:ì di nove o d1ec1 anru, Le .hn rJ.m1 porc.mo un monile in segno di matrimonio: è: il l al;, g ioiello d 'oro traversato d.t un cordone di 108 fi li m omaggio alle to:-! f.!ccie dc:l Jio Roudza. Questo cordone (: ro,sparso Ji z.tffcr.IOO in memoria di Lacm\·. l.1 Jea dell.t g101.1. Tre volte al giorno, le' de~ad,mi danzano nella pagoda nelle ore del po11 dja. La loro danzl è una pre~hierl J ·.tmore : la loro estasi significa l'anmentamt:mo dell'anima individuale nella grande .mim.t divin,t " . M.t l gli europei non è .per· mes~o prender ,·isiont: di quesre d.t~ze : possono però farsi un'idea del Yalo~e _dt esse artr.werso I'Jrte delle sorelle tnfertort delle der.ul.rssr : le Soulr.rJ.u si e le Narllchmys. Que~te tbnuno presso 1 raja. 1 gran~i perso~ag· g • e ~;li stranieri d, .tito rango .m occasiOne di talune cerimonie .ti suono d1 una orche;rr.l compostil d.t quattro o .cinque strumenti 4A

l~ l pu ':7mO'!H d.an'DtC"Jr t da G10Ya. 1:,~ ...;P'1) Uno fotoqrafo~o d'uon td tona ~uo rop-•:r.:~. :or.c o- B.-.r·u,~ 'lv! 193~ t Sotto) Danza saa:mose

O·.icn M a;:; !oc.liD:-1•1 1:

IL CARATI'ERE SACRO della danza, scomparso da canti secoli da1 pae,. occidentali, si ritrova .mcor oggi quasi incarto nell'Oriente. Ma \'a subito osservato, però, che, a differenza di quel che accade io Occidente, l'oricn· talé non danza, fa danzare gli alai. La dam,a è per lui uno spettacolo (ma di carattere spesso sacro) di cui egli organilllla frequenti rappresentazioni; per cui mantiene a sue spese dei veri e propri corpi di ballo (almee, baiadere) ma a cui per mente al mondo consentirebbe a partecipare. « L1 danza orientale - scrive F. de Miomandre - carata, ai suoi inizi, dalla schiavitù, non soltanto non cerca affatto di spiciruaJizzare le sue espressioni, ma, al contrario, s1 sforza di caricarle al massimo di maceriJ.· hsmo. E' pe.~ame, lenta, non 13.l>Caa mai la terra». Questa osservazione vale per i paesi islamici e per quelli dell'Africa del Nord che hanno generato la danza del ventre.-: ma nel vero Oriente, ove l'influenZJ deii'Islam


(viole, Aauti c tamburo mdu) ~e eseguono con una pazienza infaricabile delle note sempre: eguali e incomprensibili per le orecchie profane. Le danzatrici sono ricoperte di vesci sonruose, dai gràndi arabeschi d"argento; di vel1 cosparsi d'oro e di ricami di pietre pre;oiose. L"agirare di quesri veli, !"ondulazione serpcmina delle braccia, e qualche movimento (molto semplice d'alrronde) costiruiscono !"essenziale di queste danze, il cui sogget~o è dato dalle leggende religiose. E cosl fanno le danza~rici del Cambodge. che

Don~a dcll h;olo dt Bab tS'::II n l l - ...,l Il• li~ t. Jr::/JO .tc!:q J. •il ' \) rs- •t· t Il Ma;,;tr :••!.t; cou monio che d1nge l don:o..aton il ... , lf JL 111!_11~:o 'h':\ l;., :b .. r'•'th..ì··ntJ ·• C::ìmf.·ho:u!. ofitum. prende PCXrto Qtla cenmon1a J,>Crc~P. : 11 ~t.n1 1•·1·l w.1.~:1c, mi.-: don:a 1.n -;~r:' •· J,JrO~TlO ~o~a!'"~'c ntuale. · (A destra) Jt gronde darr:-:Jtorc I!"..ÌI(":IIII h .":r1110r 1y..,n ~la dc!'Pttlr•cc- M'·:!'lko n·-·lla 4-don..:a Jl SJVQ>-.


qualcosa che si avvictna a noi. l danzaton e le danzatrici sono vesuti sempre sontuos.tmente, ma tanro i loro cosrumì che i loro movimenti hanno meno rigidità, più S\•elcezza, permettono passi più variati e. più rapidi, e sono ricchi di sign~ficati emouvi: Per? c'è, in più, nelle danze d• Ceylon e dt B~h, nei confronti di quelle mdiane e cambodgtane, una grande varietà di temi. Esse ra~pre: semano sì scene religiose, ma anche eptsod• della viu famigliare, satire, scene farsesche, rutu gli as~tì, insomma, dt una comuniù um.1na ingenua e primniva. Su cui, però, SO· ,·rasta l'enorme pn-senza della foresta vergiM, immensa, misteriosa, popolata dì mostri c dt spiriti di ogm spectc. . . In Giappone si nuova, nella sua •ncegntà - h.t acutamente osservato uno studioso d•

n dcm:atore QlOppc>noso MtSC.O l~ut..cht

cho r.~Ue sue Ln~N~C1'T.':ICnl ~Hl potentemon1e nvelo

U cqrouore dolte dan2.e d'ol suo J-aC; o. '" C\J\ tutto ftl svolqo &e:)uoncb una caùon;..a dt grandcltntozz-:r por dare una tmpreaa1ono quc.. t d&vma da d1gmtà e di maes:O, o m cui t sen11menr1 :.iOn.o rtdoth .soltanto O'.l otlusloni, ma cotiche d 1 .17:- 1l. ,lo

sono mantenute a spese del sovrano e formano ·una specie Ji collegio, ove ricevono una educazione severa, sotto l'implacabile direzione di una ìstirutric.~. N.eme, nè un batmo di ciglia, nè un gesto della mano è affidato, nella loro danza, al caso o alla fantasia. Dalla loro entrata in scena, smo alla loro uscita, rutto quel che esse fanno ha un significato : la loro presenza e i loro movimenti msomrna costituiscono un geroglifico vivente. Il loro cosrume ricchissimo, la tiara scintillante che appoggiano sulle chiome, le alette che sorgono dalle loro spalle, l'ondulazione delle loro braccia, meravigliosamente snodate e che sembrano due serpenti, viventi fuori della loro persona: il movirntnto delle loro mam, di cuj ogm dito è prolung.uo da unghie dorate; rutto h~ una eststenza personale, significa un fatto, evoca un sentimento, un·idea. La loro arce • talmente sotcile, talmente raffinata che è quasi dtJfiiiMI1izz..JI.J., - scrive ancora F De Miomandre - non p11<\ piacere che a degli 'piriu sapicnti e meditarivi, per cui !.1 carne non esiste p•ù c per 1 quali l'amore non i: che un pretesto per delle fantasticherie sempre p•ù astratte e simboliche··. nelk danze giavanesi, come quelle di Bah e dt Ceylon. SI nuova in\·cce


ls.hl, dtm;c1riçc o•apponeso, molto applaud,:o Q::tch'-

toc.n ouropm, pOr lo ncchcz:a e l'olc:,cm=o dcJ la graz.ia e d caroltcre tullo p~n::onolc deho sue danze. (In alto a dostro) l\ntica mo::c·hor1

llOI

cos~um1 ., per

teatrale g.:.oppono::.c

Stona della danza - d pn.nCJplo che 1 grcc1 tJ.m.t genialità avevano applicato :!Ila loro tragedia. v, è una conLtZIOnc egu.dc .1 quetl.t greca, che si preoccup.t di ruui gil clementi della rappresentazione, per f.une un msiemc omogeneo e supremameme espressivo della semibilir.ì e del pen~icro della razl.l. Tutto si collega, si C''JUiilbra e si imcrpreta. muSiCl, coreografi.!, poc$1a, arrcJ,. •mcnro scenicv, costume, ,viluppo Jell'azione, in maniera d1 provocare cert1 determinati ef. fettl dì bellezza e di speciale sign1ficaro esoterico. E poichè tutto è previsto nella teSSItura movimentata dd 1\"o. è l.t J.wu che ne è 1:1 regola e l'animJtrice costante. Come in Grecia, il coro e i Januton si muovono seguendo un cammino mJcrogabik, simile a quello degli asrri in cielo. Però manca la passione nella danza gi.1ppom:>C c tutto s1 svolge su una cadenza di infimt.t !cntezz.1; tutti i movimenti sono ~uggcmi ÙJ pause calcolare e da una specie Ji frememe immobilità, su cui si stagliano dei gesti e de1 pas;i carichi d'accani significlti. In Cina, attualmente la danza non ha più nè l'importanza, nè lo splendore degli antichi tempi. La danza sacra è scomparsa e J, guelle tradizionali sussistono ancora il Ping-V011 e il To-011, specie di ballo guerriero in cui gli esecurori, vestiti di costumi dai vivaci culori, e ricamati di figuri! terrificanti, con il capo coperto da elm1 piumati, e il v1so orribilmente tatuato, si dimeuano come diavoli, percuotendo lo scudo con una spada. Vi è poi il Ou-117ang, specie di balletto drammatico che rappresenta una rivolta conrco l'Imperatore tl quale riesce infine a domarla. Ma tutre queste danze non vef:!gono eseguite isolatamem~, sono inserite nelle rappresentazioni teaual1. Gli spettatori le apprezzano, le applaudiscono, ma non le imitano. 1 cinesi, oggi, non ballano più. Il loro paese, che pur sembra immobile nel tempo è in ùn periodo di pas~g­ gio fra la vecchia e la nuova vira. Le anrtche danze sono dimenticate, le nuove non sono S. P • .\ncora nate. CO:l

Ro?Presontcniono dt danz.atno

combod9ton~ o Peno• oll'opoea della esposizion• colorualtt. Anche U1 t.:wopa

Je dan:alrJcl C'OllÌinuarono lo loro •evera u.iltonzcr


•. (Sopro) Jo:t~ Clemente Orozoco: Dolto di sobborgo (A destra) « Rctt " la dan:o~ lnce lanctata da Mornou nel film « Tabù » danza a Berhno (Sotto) n to~o come lo immogmano 1 d1rct1on d1 rtVlS!c o grondo; 'petlocolo Dello danza pnm~!lvo nçn è rimastd che la mu~otco· 1 paS!:i sono se:npte dovuh alla fonto.!UO det do.ntaton, non hanno una regola ha~o e vanano secondo 1l pubblico e lo $taio d'an•mo de1 bol!erinl.


1,.,1.\ l"l.\c. l/./ù.\"1.! DI PAG. 1h)

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EPPURE to~nte cure di bende e di rimedi, di ri J~he e di tnuighi, non disrraevano Caterin:t da una robusta simpatia per i piaceri terren i, e non solo si circondava di astralo· !!"' m.1 di pasticcieri, opponendo ai maghi Jcr profuma, (e forse dei veleni), gli orali cJ i tessitori, gli esperti della pasta fr·angip.uu e q ue lli della pa11ana reale. Si ballò molto alla sua corte: con la bu:11/e si iniziava la serata, con la br.mle la si lini,•a, c la gagliarda imponeva il movimento, la parrana la solennità, e la canaria « Jea passaggi srrani c bizzarri che rapprescnt:wo i selvaggi ». Fu Enrico Il a lancia· re. con l'approvazione cerro di Caterina, ormai ,·ecchaa, ma sempre avida di luci e fa)ta, sempre sagace!_l1enre convinta della ne· C<:ssità di trattenere a corte i giovani ger>tiluomini, .:an ceneri lacci di fanciulle scelte ac· c-.mnamentc a comporre l'escadron r•ol.mt. fu En rico 111 a lanciare il Gran Ballo di Corte 'J il Ballo Mascherato, dove egli stesso inu:r\'Cniva con singolarissime vesti, da rivelar chiaramente la s'ngolarità dei costumi, odali:.ea, dunque, o paggio : ciò che non ~li impedì di essere un grande Re. E si rammenta ancora il ballo imposto da Caterina i. S\11. figlia, la bella Margherita, da poco Regina di Navarra, quando il suo innamorato la M<'ì le era appena mono sul patibolo, accusato di cospirare concro il Re di Francia: nè a Margherita era concesso por· tarnc il lutto, o alla sua amica, la duchessa di Nevers, amante di Cocconato, complice di la Mole, e con lui giustiziato. La Regina di N,l\arra e la duchessa di Nevers andarono dunque ,11 la festa di Caterina: ma portarono lunghe e cupe vesti nere, ricamate di lacrime d'argento, mencre le collane, i braccialetti, si componevan di testine di morto, d 'avorio, finissime, e, assicura un contemporaneo, gra;.inJ.mrmte tintinnanti al ritmo della nuuica.

Se anche si accettavano aspllazioni fran<:esi, non si scordavano, in Italia, danze regionali, la Veneziana e la Bergamasca, la Fiorentina c la Polesina, la Monferrina e la Friulana, la - 1'3Jovana ~ quella Tarantina che, sembra, divenne poi la Taramella. Il seicento era prossimo, ormai, e si rifletteva nelle pavane: Il passar degli anni non le snelliva certo, complicandole, anzi, di inflessibili leggi, la ,-olonrà di un principe, la lieve zoppaggine di una principessa, la pompa spagnuola importata da uti'Eieonora di Toledo, la deformità di un'arciduchessa d'Austria, la civetteri~ Ji una Favor'ta. Le Regine stesse scriveuno libri severissimi, come la Regina Mar!!herita d'Austria, ed affidavano il .loro orgo· g liu alla misura delle riverenze. La musica, i m3drigali. i passi, si gonfiavano, si arriccia' .<no, si .tlum:igliavano : ed il Rinascimento, Jd resto, r.1ggiungeva, culmine e limite, il ..L _

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~state C)Jeneziana V E N E Z l A: città d el sogno, è quella che appaga il desiderio di bellezza ed il bisog no di quiete e di silenzio. Fino al 30 sellembre- Mostra degli lncisori Veneti del Settecento D al 30 agosto -Esposizione Internazionale d'arte cinematogra f,ca de " la Biennale di Venezia" -Rassegna del Tessile. Manifestazioni d' A lto 6- 7 settembre Moda solto gli au spici dell' " Ente Nazionale della Moda ". Presentazione di Modelli delle principali sartorie italiane. -Man ifestazioni musicali de "la· Biennale Settembre di Venezia". Ideale soggiorno '61 mare sulla incantevole spiaggia del lido di Venezia.

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RID(tZIQNI FERROVIARI E DEL 50°/o

INFORMAZIOf6-a PRJSPETTI • E N T E PROVIN C IALE PE R IL T U -

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COMPOSTO il dissidio ddla Fronda. >COm· parso Mazarino. la f.rancia ha di nuovo un Re, ed .tpparentaro con il Sole, c ardcnre, c:d .msioso di vita. A ucdiCi :tnni, nel 165 J, aveva . eià ballato in pubbliw. nr: lla Maschc:rara di C~s­ ~andrJ, e v1a via prc:se p.me a ben 27 ballc-ui, •ml'<:r<onando una volrJ perfino un ladro, e, nel l()i!I, :1Cc:tnro a Lulli, :1titorc Jd TnomfJI>e de I'AmQto. Luigi fu :tddirittura protagonist.l femminile, ma. nel Carroscllo, n<:l 1(>{,2, conduceva le schiere: dci Romani, mentre il fr.ltello app.lri,·a capo de1 Persi. E le sue belle amiche avevano, una dopo 1".11tra .1 pplaudiro, am.tbilc collana thc il vinli!Or<: si componeva d 1 .mn•> in anno": c'erano st.l· re fest<: per Mana M.tncini, c poi per Enrichetta d' Inghilterra, e poi per Luisa La Valliì:re, c poi per Athcnais de Monrespan, c poi per mademoisellc dc Fanranpes. Infine era apparsa Francesca d"Aubigné. v(·dova Scarron: il Re ~ invecchiato. non prende più pane ai ballcrti, poichè ha temutO di riconoscere la sua mania nel Nero11e di RaCine. In compenso, :1bbiamo ormai la Corte, corpo costituito ~ cui_ c~ntorni_ sono appHenti e pre-cisi, con mc:mch1, serv1zì, usanze. obblighi. Una dist'iplina minuziosa ed infless1bilc circonda il Re, voluta da lui stesso, che ne è il primo schiavo, ansioso di estenderla ad ogni alt ra forma di esistenza: per il dizionario c per la pitrura, per la decorazione e per il giordino, fonda Accademie i cui membri debb.tno vigibre, strc((am<:ntc. lo sviluppo d, OJ<ni .ute. Non poteva man(arc I'AccaJem•d dc·IL1 Danza, e sarà att<:nta, sevNa, e da l giorno della sua fondazione, nel 16() l , s'è detto, fior: rono i R.eflleils de.r danres le Coré"fi'""PI"e.r: Feuiller, Pécour, Rameau (non il mus1cistJ, m.1 il maestro di ballo dci p.1ggi della Regina di Sp,1gna), Magny, D t·bcuisse, Compans, s<:n · za contare gli innumerevoli minori, s i continuano, di anno in anno aftidandosi e~perien7.C <: regole, fino a Martincr, che nel 1797.

noncurante, dunque di ri"oluzioni e di Consolati, pubblicava un ultimo libriccino, dedicato al Minuetto. Bella folla di Corte, rallegrata da un improvviso abbandono alla fantasia, quando il Re a passi misuratissimi si allontana : allegra, colorata, avida di vini e di di· scorsi, di galanterie e di suoni, con le vesti ric.1mate, ornarissime, ma leggere, camo di,·erse da quelle che imprigionavano i cortigiani ·dei Valois: ora gli accessori di ogni eleganZ.I sembrano swdiati unicamente per mettere in valore frivoli pregi, per concedé" re inchinevole agil"tà, e comunemente si dice. ·' sommo elogio di un uomo, il ~Il bellejambe, elogio, insomma, della calza di sera, del panralonc .d gino( chio, della giovinezza e della gir.tvolra. Ttmil la vita amorosa di l uigi XIV è stata rivolta a donnt· grasse e resistenti, cap.lci di accompagnarlo ,1 caccia ed alla guerra. di sopportare il freddo o la polvere, gli enor· mi banchetti c le lunghissime passeggiare. Le altre, h: el'apotées non gli piacquero mai (sembrò miracoloso infatti · il suo estremv dll10ie per madamc de M.1intenon, freddolosa, pigr·1, casalinga, come miracolosa era srara !.1 sua tenerezza per Luisa La Vallière, timid.l e zoppa, ma pronta sempre a se-condario, e. nonostante il suo difetto, cacciatrice e ballerina not("voliss:ma). Sl, le danze del Grand Stèc!e si ~tdeguarono a ballerine gaie e vigorose: la lunghissima Comw;te d11 roy per prima, che non ,g•ustificava capogiri nè abbandoni. Sembra che i l nome le venisse dall'itali:ltla « correme >>, e ~resse a significare: «quella che corre sempre ;;vanti >>. La si ballava a coppit, ed in due modi diversi, p<:r mano, cioè, oppure di fronte, ed il sc""Condo stile era pii1 difficik: il passo ddla COIII"cl!lle era pii~. e/eu:. -;liJJé. le mo,·tnze laboriose, i giri infiniti. e 1ra co•nplicaz1oni che ,bvvero evocavano J"idea d1 una ritmnta t•tcrnità, i b.dlerini perw rrevano, in rondo, chilometri e chilometri Ji lucentissimi pavim<:nti. Si prder1vano, giustamente, le dan ze figurare : le botm ées d"Acìulle, Vers:tilles, Princcsse d~ SJvoye. j\f.uié:e. Conti, .Forlanc, Bretagne, Bor.e.ogne, Ri_l!<tudon d'AIIi:lllce, de la Paix, des Vaisse.lUx ; la Conti, ad esempio,. si vale di un antichissimo motivo veneziano, in sei quarti, e la J'Qr/mu riprende una musica famosa, v.l· ridndola con introduzioni di biJIII"IÙ. La grazi~. la malizia, p<:rsonali alle giovani donne, ai

loro am!>iziosi cavdlie~i, variavano all"infinu. questi divertimenti staccatt d~lla vera ?l'mi' ·• della Corte.

*

*

Cerro piacque anche la Com;Jry Dance. del· ta in Francia la con/re; ed in !talil, sembra sia divenuta ronlmddmiZil. Ancora una v~lt.l ed il nome stesso lo dice. si ricercava un di· verrimcmo paesano, illudendosi di serbarn<· la non -formale qualità anche in Corti formalissime. La contre si balla pure: oggi, appcn.1 mutata, col nome di Cotdlon. le mdodie onginali erano assolutaineme popolari. e le fi. gure si basavano su ricordi di svaghi inf.m. tili, un passo avant~ un p.tsso indietro. da· revi la mano, metterevi in tcrchio. scamb•:t·

tevi }(' d3me. Quali tempi di libertà e .Ji indulgcnza, di amarezza, e di e leganza siano stati quelli del · la Reggenza, è inutile ript>tere: segno del nuovo oma~io è subito il nome di una con· Ire. detta la « Jolie d"Orléans ». dove non solo si ritrova il desiderio di una protezion<:, o almeno di una simpatia, auguste, ma anche il segno Ji un gusto decisamente volco all.t pastorale affettazione, ed è probabilmen· re la prima, quesm. delle centomila Si/ti< sparse poi nella lcrterarura settecentesca. può seguire, nei nomi dei balli, lo sviluppo del secolo stesso, con i suoi congressi. le sm· manie, i suoi monumenti, i SJ.IOi viaggi : .. ,/elice.• de /<1 paix. la Bonne alll!él!. /,t !'·,"oli·

s,

u.

t'elle Jnri.:IJ, /es Boulet.mls. In No11vell1' r.:Jcade de Sdl!ll Cioud. HesJoise, M oJCoriiL'. Mar.reiii.JiJe. EchoJ d~ Pa.rJy. Arradn, t\foetm J11 lt:mp.t. la r:r.mcfurl. ia SlrtiJbnurgeoise. h .' jele.r de ViuremteJ ...... Del lesto le conlre.r si sono diffuse do,·un· quc. suggerendo nuovi motivi ad anti<h : us,tnze. fondendosi con l'essenza dei dJvers• por•oll : in Jcali.t la Tarlntella, la Boscarecci.t la Furlana, la Regina, trovano applicazion• superiori per l'istintivo talento dei nuo\'1· in · tcrpreti. In Ispa,gna lo stile è più teatrale, c più compassato: diventa d ifficile disringucrt le metamorfosi delle mntre da danze prcc~•· ~renri, la Jora, la Cachuca, la Follia, 1.1 Su~ · banda, le Seguidilla.5, le Manceg.ts. Si comincia a distinguere il genio della danz] dal semplice talenro, d dilettanre dal proft~ sionista: nuovo mito. nasce, brillanrissimo !.1 ballerina di scena. M . o. c.

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ANNO Ili- N . 15 - ROMA 30 AGOSTO 1941 - XIX

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE : Roma, CittA Uni•orsoloroo Telefono 490 832 49D-933 490·93~ PUBBLICITÀ: Milano, Vie Monzoni n. lA- Telefono 14360 A880NAMENTI lteri• • Colante Annuale l. .CO Semestr. l. 22 Eatoro Annuale . . L. 6(J Semoatr. l. 33 F A S C l C O l l A R R E T R A T l L. 3

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432

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Moodl!M d -.:1 nmum• orf<rt• scone'rOie QIJ'WIO

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CARTAGINE: questo nome evoca oggi per noi l'audacia astuta d i grandi capitani c la avventurosi ti di a rditi navigator i; le suntuose descrizioni flaubertiane di Sakunmbo, dove sembr a a tratti affacciarsi, nel fasto orie ntale, quell'aspetto tenebroso che da molti storici ha fatto attribuire agli adoratori di Baal, di Ishtar e di Moloch un carattere demoniaco, contrapposto alla iimpidità dello spir ito latinD. Una contrapposizione che avrebbe fatto d i Cartagine e di Roma i due tennini opposti d'una dialettica, 4n cui il t r ionfo larino, che doveva infioe sboccare nel Cristianesimo, avrebbe salvato e poi ripla.srnato la civiltà mediterranea. Non è da discutere qu i se questa costruzione ideologica 9ia da ritenere ancora valida : è certo però che, nel suo periodo di ascesa, Roma non conobbe avversario più forte di Cartagine o che Ja mettesse a più dure prove; nessun'altra lotta più delle ~rre pttniche ebbe per Roma il arattere assillante d'una questione di vrita o di morte. Per questo, anche quando la città rivale usd prostrata dalla seconda guerra, pensiero fisso di molti Romani, soprattutt o del la classe mercantile, rimase la d istruzione materiale di Cartagine, e, cont.ro il dissenso di pochi, l'ostinato voto di Ca~ firù per trionfare. Delcnda Carthago! La pace seguita alla seconda guerra punica

in1posln

rt• guerra ag-Io ;oli•'<t!U di Ruma. 1.,1 luu~. dd r.-sro sfortull<tf<o, eh•·. 111 'rolazll•th ddl:u·· cnrdn, l'S~J llltrapn·~(.:Tf • cnn1rn Ì\Lt:o.,lnl'"''"'· offrì a Rom;, rl ck"<krato pn·t~'c" l'or eh e,·itart.· un-. ~w.····,, eh,· ~a)h.>\ :t nn d 1 nun JH•· tcr !>1"-tcncn. i l.rtrtal('rnt·,, accdtarnnn pronramcnll· la r·chrt·,ca d con,e~rnart· rn ,.. 'laggw JOO g-rm ;rn,·nt ddl1• farntglr, ptit co· sprcm' ,. promr't'ro dt '"""l!'llln· J,. altr,· .:••nd tzlnnr eh,· 1 con"'" avrdlht'ru rmpu,to; lllit Roma non so~pc>c P<'r o.ò l"rmharcu udl"<·· sercito c l'invio della flotta. Poichè nnn c~i­ steva stato di guerra, i Romani, al comando dei conroli Mania Manilio per l'est·rcitto ,. Lucio Censorino p<•r la Clona. JIOlt•run" sbarcare in Africa senza oppe9izionc t• quan· do chiesero, come una delle condizioni •li pace, la consegna di tutte ~c anni "' della fl ,. · ta, i Cartaginesi obhedirono : ai pi<'<li clo•i consoli lli accumularono 3000 balistt· ,. .z••• mila annaturc, mentre tut h' le navi 't·n i' ;t· no consegnate. La rivclazion,· del '' rril,j], tram•llo in cui erano caduti, essi la '"'''" r" quando i consoli chiesero. come ahra rnrulizione di pa.cc, la oistnu:ionc della c' u:"t. Il popolo cartaginese usciva allora da m ,;, J!llcrra perduta, si sapc,•a onnaì inc rnh:, " JI!Jun·. apprendendo la richiesta, si sollt·,··ì a furore. Si mandò a pregare Asdrubak eh.: aveva abbandonato Cartagine perchè r• rnt rario alla sottomissionc. di voler tornare. n tcctcndu al sen•:zio della patria la sua abilirà e la parte di esercito che lo aveva seguir ' · Ma ai Rn· mani nulla si lasciò intcnd<'rc: fu domanda· ta umilmente una dilazione •li trenta g"lnmi per mandare un'ambasceria al :-..:nato di R.nma con lo scopo di ottenere. ,;r J.Ossib:lc, una <lOndizione più mite.. l con,•Jh. sapendo 1:. città onnai inennc e sotto la l· u·ro sorvcglian· za, concessero. Avvenne a llnr 1 <(nalch,· Ct>Sa cht" ha de'l miracol(l. Chiusa 11dla città. 1111·

1,1

1.1 pupolaztntk ~i clit•1h· :. Ja,·nr:trl J\·Pl !"•! l" r "llrtllilr'i. \Juan<l" il lq:rnoo 1 rl

1111"111.'

nH·Irtllo 1l1Jil h._l'\lftrrHH\ 1 :">J to}~ero t rtl\ 1 \ '

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pvrcur.· a~rl! t·c~ frn puhhlt.:t. qu~n<l•• ,., , nll• r .. iunr per 1, ha listo·,. lt- ahrt macchlllt• dit l:ll<'r r:~. 1,· don n,. >l r,·ctS.'t·r• • k chr•Jm•·. !.- fuc111t rngJ_!arnno ~1•nnn t.' noth· Jt~:r lor){tar,· arnl 1 ,. armar un. ' g rorno t nottt. <ti r.parn d1•l J••r· tt, 1ntl·nu•• si lavon'> a custn11r, na\ 1 Ttuto· CIÒ ""n7it eh,. t ~umam. aCCdlllp;tt i :1 J••ch,· m1J,.!'htt. nr a' c.·.,~-.·ro 1l mJnJmq ~~n ton f..)u t ''" l~manno •·stn·mo ,. Qtl<lSi p:!LZCiiCt> di d1· ft·sa ùa part•· cii un JlOJlllln condann<tt11, ha wramcnt~: ddl"assurtlu ,. ùt·l ~uhlimc. ~uandu. a1 tt•nnin,· dt·i tn•nta l{Ìurni, i cnnsuli rumanj mos.o;('ru ),. Iom {orz.- ndla p.-r· ~uasinnt• di dun·r snl,, scal-.r,· mur:~ nmlt ,. indif~st·. si accur!'l.·ro C(ltt svanntu cht·. :.1 loro approssimarsi. qudlt- mura . si curon;•· va1111 di armati ,. ,.: fact•,·anu int· tli lanr,· ,. di macchin,· dii gm·r~<t. ~; •·r:t sullu seo>r· cio dl"ll"anno 14') a. l ".

L'inizio dt>ll'assedio non rin.-cì fa,·orc1·ok ;u Romani: iuron,., cond•Jtt,. a ziuni pu~·" frm · tnosc cnntm cìrtà minnri d~l H·rrill•riu, mcn· trt· l"asst-diu si trasci1irì fra tt'ntati,·i tnucili d~R"Ii assalitnri c sorpn•st· deR'Ii ns,..·diati. dtt· nvn dj ra<ln ehl~t:m 1:. mt:~tlio. senza rht· il blrJCco riusciss,· ad iS(Jiart· \"cramt'llh la ciilà : mrntrt· dalruna ()flrt•· ,, •lalrahra ci i n· ronu dduinni di capi ,. di annarì eh,· l'"'" sarono al campo a\ vt·rsariu. l'•"ta !'<l)lra tllln Jl('nisoletta. con nn portll '""tt·rllll l nnu 111" tcrn ... ÒÌÌ('l'a in varto· .Ja 1111 la~:u cht• a\,.,·;, un"angusra comunicar"ottt· l'<tl mar,·. Carc;o)!l nt· occupava un;~ JMoSÌ l ÌUIIt• ruuuralmt•nl(- inr· 11· cht" mal sì pn·sta n • ;~d una li1wa imuH·r· rorta di a~~roùin. ~c<odntu il luro 1t·rm11tt , i du,· cunsnli furnnu sostituiti 1wl q~ tlll l.n· ciu Pismtc- Jk"r l"t·scn,ito ,. J.uciu :\Jannnu )k:r l;, · il>Ili :t ; ura ,. i primi tl11t "'"'"':t li<>


: nuovi non conduserl' ne·lla con~l~so poco. • che i Cartaginesi l~>tcro· addlnrtura, tanto . . trattative di alleanza con popono. av_v&a~e. rnvece di occuparsi dell'as· laZJOJll VICJJle. ' 't d' . della sottomissione dell esercl o ' sed10, o . . dì'_.. _ ad assalire e anAsdrubale, P1smte SI """"' ' h la magg~r pane senza successo,. 1e c. e pel rcittà fenio:e marittime: così fu resp•n· p1oco e .· · d lppone d Clupea e dovette nt1rarsJ a . :giar:ito, dopo aver perduto tutta l'estate dJ· nanzi a essi, e dopo aver avut? per d~ volte . ue le macchine d'assedio. .Ma mc~nto d ~ru · an~~ Cartagine involava amb~ene,. (l'!r dì .M • trattati d'alkanza ai re d• Nt.mudJa e : au ricania: e al re dj .Macedon•a. Un? sce.cc? numida, Bi.trà. passò. dalla .parte de• cartag•· nesoi .con 8oo cavalli. Pero non. ~ncav~o lotte intestine nell'interno della CJ(ta. assedJa· ta: Asdrubale, ancora em•graco, re~e so_spet· per la sua .parentela con Massmrssa 11 ge 10 nel· l• dello stesso nome, che comandava Mra• , ,. h la <:ittà e lo fece assa!l!imare. .._mco ano,. c e per poco non volse a male, fu l'occupazJOne romana d'una roccia scoscesa, lon&na ~alla ~ ~na abitata, incom:ro al lato meno li;Ccess•~:l-: -1 Ila citrà esterna di Magalia. Ma gh assediati 'spinero l'attacco ch_e da li fu !ent_ato." ac: .~rch~~rono sulla roccia gh assahton, rUllaSti quasi senza viveri. Fu a qu~s!o_ punto (147 a. C.) che giunse da Roma Sc1p1one. Em•l~a· no. clp•to console innanzi temi?" e mvcstll~ del e• ando snpremo. Per pnmo, atto, cgh riusci _. salvare le truppe acc~rciY:~te, man· tenendo il possesso della roc_c1a. ~nsald,ata poi 1a disciplina del suo esercno, strtnse l a~· ~eclio. In un attacco n()(turno contro la c1t·

tà esu•rna. i Romani riuscirono a passare da una torre sull'alto delle mura e. per una porocina, entrarono. l cartaginesi abbando narono allora la città t'Sterna ~ a ftidarono ad Asdrubale il co· mando supremo dei loro .W mila uommi. Il m1ovo capo inaug~trò un regime ferreo, ~ per (}:mostrarlo ie-ee condurre sulle mura i prigionieri romani che, al cOSJl<.'tto de~li assedianti, fu rono cru· dclmente torturati e prectpitati p<>1 di sotto. Poichè per questo atto si elevarono fra i Cartaginesi voci di biasimo, Asdrubale fe<:e applicare anche contro 1 >uni concittadini un regime di terrore. Da parte sua Scipionc, per isolare la città, stabilì un campo sull'tstmo che uni\·a la penisola ca rta~: nese al continente; ma dal mare continuavano a gtungcre agli assediati na''i cari· che di ,·i.-eri. Partendo dall'istmo tra il lago e il golfo, Sc:pione costruì allora nel golfo "tesso un argin~: ùi pietra largo· quasi trenta metri, sbarrando la ,·ia ali<' na\'1. Opera cLClopica, come quelle cui ·Ì Romani erano avvezzi; ma che fu derisa dai Ca11taginesi. Quando la diga [u compiuta e ;1 porto sbarrato. dal porto stesgo uscirono nel golfo, tra lo stupore degli assedianti, cinquanta triremi di Cartagine. Che era accadutO? );[entre i Romani lavora\·ano a costruir la diga, sbar· rando il porto verso sud, i Cartaginesi a\'C\'a.tlo scgr(.'(ameme sca· vato un canale verso levante. do\'e la profnndità ùel mare an'l:bbe reso impossibile ogni ostruzione. Se le triremi non si fossero limitate a una parata derisiva, la flotta romana. all'àncora e im· preparata. sarebbe stata distrutta. Invece tre g-:omi dopo, quan· do le na,•i deglt assediati uscirono di nuo,·o per dar battaglia, i· Romani erano pronti a ricever le: l'esito del combattimento ri· mase incerto; ma riomtrando nel porto attraverso il canale, la flotta cartago:nese fece rcs~a e molte navi andarono distnttte. Vedendo sventato il suo piano, Scipion.e assalì allora la strada esterna al margine del porto, c i suoi ari<--ri aprirono una breccia; ma i Cartaginesi. rassando audacemente a guado i bassi· fondi, scacciarono le truptX' avversarie e distrussero gli arieti, procurandosi cosi il tempo di chiudere la breccia, mentre gli a"Ssedianti ricostruivano le macchine. Scip1one potè cosi inccn diat;e le torri di legno dei nemici e infine, la strada c il porto caddero in potere dei Romani e la Città fu chiusa da ogni parte. Per assicurare completamente il blocco Scipionc feci! as!oalire da un suo valoroso uffic:ale. Caio Ldio. il campo presso Neferi comandato da Diogene. Esso fu conquistato con uno stratagemma e le grandi forze ivi radunate dl,trulte. Scipionc, col !10praggiungere dell'inverno, so>t~ le o~-raz1c>nJ, lasciando alla fame e alle epidc,.ic il C<Nill)lto c\i aiutar l'opera sua. E che


qursti alleati lavorassero in favore di Roma, si vide nella primavera del 146, quando furono ripresi gli attacchi. Gli assalitori poterono 5ealare le mura, difese appena dal presidio affamato, c penetrarono nel porco interno. Da quel momento ta città era virtualmente conquistata. Ma ogni casa e ognuna ddle anguste strade erano mutate in fortezze che b!sognò espugnare una per una: furono sei giorni di lotta, spaventevoli per gli a bi· tanti della <:ittà e durissimi per gl'i assaiitorj. Per aprirsi un pas· sagJ:~:o più largo, Scipione ordinò di bruciare le case conquistate e spianarne le rovine. Perirono cosi atrocemente tutù coloro che nelle case si erano nascosu. Finalmeme, il resto della popolazione, asserragliata nella rocca, chiese grazia. Si trattava di 90 mila uomini e di 20 mi.la donne: un decimo della PQPOiazione di una volta. Solo i 900 disertori romani e Asdrubale con sua moglie e i due figli si rifugiarono nel tempio del Dio della Safute in cima alla roccia. Il resto della po· polaz.:one che si era arresa, ebbe -salva la vita, per finire però sui mcrcat_i d_i scJ:Ua~i. ~olo qu~do nel tem\>io si cominciò a morire di farne, 1 nfugtatllo mcendtarono. Ma omnanzi alla morte, Asdru· bale perdette coraggio: fuggi dal rogo e andò a inginocchiarsi ai piedi del vincitore Soipione implorando la vita. Lo vide in quel l'atto la moglie che, sdegnata, g~i raccomandò con amara ironia di aver cura della propria salute e si preoipitò con i due figli nelle fiamme. Quest'atto tragico ed eroico, come ultima vampata del valore cartaginese, chiuse il dramma. l più importanti cap!, come Asdrubale ad esempio, furono, come prigionieri di Stato romani internati in Italia e rrattati con benevolenza. Dai tesori dei templi, il bottino tolto in più felki tempi da. Cartagine alle città siciliane fu a queste restituito, come u Toro di Falaride agli agrigen~ni; l'oro, l'argento e le sacre o~ferte divenner~ proprietà dello Stato. Eseguendo non -senza riluttanza lo sp1etato ordine del Senato romano, Scipione rase al suolo lo città, che nonn~t antc gl'incendi e le rovine 'dell'assalto era ancora quasi tutta in piedi: c sul suo territorio fece passare l'aratro. .

(S o llo)

SALVATORE ROSATI


<.;E Il. T EC:-.11<.:0 potrà spieg;arci che il triun· i·• rnn,ulmano contro le munitissime mura di c..,I.Uitiuopuli fu dovuto alla superiorità ,chiacciame delle artiglicr.:C di Maometto Il, .<Ila bontà delle sue truppe, sopranuuo dei t• rrihili giannizzeri, c all'auività del SOHano d 1c comandava personalmente l'esercito as· ~c,liante trascinando' i suoi 150 m:la uomini ; ul ritmo dell'ambizione che accend~1·a i so· ~:n i di g-loria d<•: suoi 1·enticlllqnc anni: lo sto· rit·o Ci tl:rà che tntlociò <·ra a ~ua •·vita l'd· ictiO di più profonde ,. 1·a•tc .:an>c..\nche la ciu;\, che rcsistl'tlc cinquanta g-iorni, fu di· f<:>a valorosamcnt<' dai Greci l' dai Genovesi; ;mchc l'imperatore Co,tantino X lf Paleolo1:'' prese personalmente il comando. c le trttp· pc che si battc,·ano sul tt,:plic<'. fortissimo ba<tione costruito da Tcodosio I l, viòero spcs· ~·J il loro imperatore sul suo cavallo arabo accorrere òovc la lotta era più ardente, rincnvrando le truppe fino a quando si lanciò sulla breccia contro il nemico ormai penetrato, c c.:rcò c trovò quella monc che preferì alla re· ,a. Costantinopoli si sarebbe forse auco~a una ,.,,)ta salvata. st• I'O.:o:dcnlc cristiano si fos· 'l' mosso. Alle richieste di aiuto, i sovrani oc· cidclttali risposero innce con richieste di .:oncessioni ccrri1oriali c anche qnaPdo ebbe· rn ottl·nnto la promc>sa ti: ciò che chiedeva· IH>. rimasero inerti. E mentre i Greci cumhattcvano contro nn nemico da cn1, in fondo, ,i ~cmivano meno lontani eh~: dai Latini, c i l ;t'llOI'C>i miravano soprattnllo a proteggere il loro quart.' ere di Calata. ~ra le. file. d~l. Sul: rann militarono alcune d~c1ne d1 mtghata dt tri·tiani, forniti - per ohbligo, t: vero - dai .,. 1<,; èhc ~laomctto Il a1·c,·a già assoggct·

1;1 ., ; 'l capo ddla >Ila .<rlÌJ'Iieria. llrl••u•.•·ra ua .:n::ht·n·•c in~gilu da L'•btanttnul~lh , pcrchè insuddis fatto dc~ li sllpcmli cht· g-li arn· 1a1·anv falcidiati dalla rap;.cità dci hurtllTati. Era dunque nn mondo •lccrcpi1o c >cuza più \1:talità che doveva difendersi contro 1111 nemie(> ~io1·ane in pil·na fase cl'•·span~iom·. ;!Ilimalo ·da idealità fanaticamente rclig-iusl·. In una parola: la caduta di <.:oscautinopuli fu la sustiruzione di nn mundo nnm·u a 1111<1 vcc· èhÌol rappresentato dalla spleml:da cittù imperiale. ove anche il bastione teodosiano che la pruteggc ..a da terra csccntlcndosi per 41H1si Sl'tlc chilometri d~l Corno <.l'Oro al ~la~ di Marmara, ai'CI'a <1ualchc cosa di anacrontstico. Poichè se la sua altezza, i suoi fos~ati, le SUt· wrri. a\'C\'ano formato nu! secoli una harriaa insuperabilc per gli Arabi c i nulgari. nvn t'rano in1·ulncrabili contro la nn<Wa forza dellt· arr:glierie. !l!aornctto Il .:urò JWrsonalmente la postazione dci suoi molti ~anno­ ni che fin dalla 11rima metà tlcll'aprilc 145.1 rnminciarono a martellare le mur;~ dl'lla clttà. ~la i danni non l'rano irrcparahili c ucm hastal·ano a slo~giar" i dofcnsori. 1\ i Jl<>>ti di o•mbattimcnto del bastione tcudnsianv ,i arri' wa attra1·erso stretti e lunghi passaggi ~he ,·cnintno sbarrati. chiu~ndo la ritirata ai soldati, cui non restal'a cosi che resp:ngerc il nemico o morire. Molti furono gli assalti cla cui )!'li assedianti tornarono inutilmente d.:cimat(: ma le gra•·i perdite non faceva· no che esasperare d loro furore. Tuttavia, se dalla pane di terra l'assedio poteva tlirsi ~trct­ tissimo. dal mare i difcusor j potevano <tncn· ra riccl'<:re aiuti. I tentjliivi mariti imi di ~!aomctto erano fall:ti: le na\'i genovesi ave· • \'ano facilmente rcspincq le sottili c leggere iuste musulmanc. i\!a ajl'alba del 22 aprile. i Greci chl' 1·igilavano dall'alco delle mura c i Gt'nm·csi che proteggevano Galata, stentarono a credere ai loro occhi, vedendu le pie· cole na1·i degli assedianti • arrampicarsi stt per le colline prossime. Trasc;natc da lunghe iile di bttoi che le facevano scorn·rc su tavo· lt: ingrassate. mentre gl: cquipa)!gl, come uu· g0li di ionnichc, spingevano a hraecia, l~ na1·i salirono sotto gli sguardi dei difensori che null;~ potl'vano fare per impedirlo. ~cc­ scro poi le chine opposte c g :unscro iniinc al

.

l'umu d'()ro, ,1.,, c rc.rnaruuu ud loro naln· ralc dt·m,·mo. ~è i Lit·novcsi rin~cirulhl più " ,lu~giarlc o distrug!:'= rlc. l'n qul'sto .:olpo di sceua. dovuto a un ingcgnt·rc (auch'csso aistiano) al servizio di Maometto. l'assedio ,.; ieee più rigoroso, ma !a <lifcsa non dimi· nuì a H atto di vigorc. :-.!nn lontano dalla Porta di ,\driano110li ~or· ):!'c\'a il cclchrc monastef() di Chora di cui ri· 111<1nc ancora la l':ccola chic~a. che ha serba· to racchiusa nell'armonioso interno la sua ricchnza di mosaici c di a Hreschi, sc~m­ panclo per miracolo a lla furia dci vincitori. ,. ai t<:rn·moti che ro1·inaruno il munastcro. In quella chiesa fu J>nrtata l'immagine della \'crgint· che la pia tradizione diceva dipin· tn da San Luca c che eta vcucrata come pr )lettrice di Costantinopoli: il pallad:o cri· -;t..ano <Iella città. Eppure la situazione dci t.:fcnsori ('ra delle piÌI tragièhe: si combalteva contro un nemi· <:<~ cui aa facile colmare le perdite, che era patlronc della situazione c poteva prolungare l'asst'<.lio inddinitamentl', mentre le speranze di aiuti per {!'lj assediati impallidivano ogni J.:"iornu più. E quella delle na1•i che superavano le colline non do,-e,·a rimanere la sola sorpresa per i difensori. Venne il giorno in cui la loro attenzione fu richiamata tla un insolito a ffacccndamento nel campo nem:co: l ncontro a quella che era la Porta San Romallo appan·c un lung-o traino di buoi : dapprima confusamente tra la moltitudine, poi distintamente. quando i preparativi f'llrono t~rminati, si .,;de rivolta coni:To le mura. che in quel punto erano meno solide, una mo~trnosa bombarda. Era questo il capolavoro del famigerato Orban: potc1·a tirare pochi t·olpi al giorno, ma lanciava palle di durissi· ma Jlictra .:he pesavano 1200 libbre. Era stata fusa ad Adrianopoli. I cronisti narr mo che avesse un metro di diam·.-· .., Ci ,-olicro due mesi. cent•:naia di buoi c un esercito di •)pera·:, di terrazzicri. di carpentieri per por· tarla sotto le mura di Costantinopoli. Dopo og-ni colpo la si copriva di pesanti pezze di la· ua c si facevano colare in essa fiotti d'olio. La hocca da iuoco. per quei 'tempi gigantc>ca, s; dimostrò terribile negli effetti: ad o· ;...,1; colpo, intni pezzi delle torri cholla1•ano

.,

..


,. J,. cortin~· dcll1· mnr<~ ~i ~)!rl'tolal'ano. i hastioni rimanl'l'ano sven-

trati. Infine )m:sso la porta la br<.-cci<l ~i allargò in modo irrcparalt'lc. Contro tjucsta hreccia puncaront> J,. -schiert• turche. c la hattal!'lìa divcnu,· il'rocc. .-\Ile urla con <:ui si cccitaYano gli assa-litori, rispondn·a il clamore dci difensori che sul terreno della breccia c dall'alto delle mura mterne del bas~:one hersagliavano i Turchi sem~a tregua; c >n tutto dominava, col fragore delle a r mi da fuoco, il rumho dl'IIc innumerevoli campan~ della città cht· )X'r l'ultima l'oJta chiama1·ano alla preghie-ra c all'implorazione la popolazicmc termnnata. Da molti attacch' i soldati d i Maometto dm·etten• rc:tmceùl'rc decimat i JX!r riorganizzarsi: ma sup<·rando i mucchi di caduti. dnv<' musulmani c cristiani, morti c ferit•! si accumula1·aur, in tragic1' orrorl', le •Jndatl' dell'assalto si rinnoYa· l'ano in~saurihili, scmprt· C'<)ll nnm c lnlliJlC dettr:zzatc dal fanatismo l' dal mira~io del huuin<~. l'o•tn·tti :ur.n,• a cedere la hrcccia, i <lifensori <"ostruirono ripari ÌlNprun<sati cun tmnchi d'alht·ro, casse: pÌ<!nt• di terra ~ hall<· di stufia. sbarrando lo stretto pa~­ s<tggiu che dalle mur;, imcrn,• dava acct·ss•• al vivo drlla città. Ma u n ceno numero di soldarj di .\laomclto .,:u~cì a forzare la difesa: mentre i cri~riani continua\·:mo la resistenza. i nemici irtfiltrati5i salimno per gli an1{usti corr.doi snll'altu della cinta "'interna del bastione c scagliarono <li suth> i difensori. Tolto di mezzo questo pcriculu, le JUJOI' l' schicr., d'assahu pol<:runn concentrare tutta la loro l'iolcnza contrt• la p1>rla. /\ccadd,, alla citr:i ciò che avviene in un cur po vi1·entt·, dm·e una ft"r:ta richiama intorno a sè i l sangue: così la piaga ap<'r lasi con la hrcccia rli l'orta San Romani) richiamò da altri punti i di fcn~Mi ;, St·rrar~i Ìnlorno alJ'impcrator,• che Jl comhatlt \'a tra i ;.uui snida: i. In tal- modn fu posg!hile a un reparto di Turchi ,coprire eh.. un J>li>Sa;:"J!'it• ndk mura. prr~so la l'·.>rta di . \drianopoli, •·ra r imasi n ahhand•m:Htl. IJa quel pas~agg-io pcn•-lrarnno ndla ci'tà " ,; a1 \"l'ntanmn contro il cnm(·IHo <1. Chnra.

(Sopra ) Maometto II. ritrouo 01 GentJI& BeUanl "'.ntoretto Lo s~ondo conqutsta d. Costonunoooh

·· ~ tl pnmo l·<hlil~iP itnJ>4•1"l:t11lt' in c:ui :,'imha1h' r ...,,n~,,. La "'~hil·,a. CUIHt.~ ~~ l· dc no. ft 'l··

·"' t,dnl1' ;1

q~l:t"l int;itl(l: Ulf• la pn:%io:;;a jmnlt\J!"IIIl· lk114t \ \•r J.!nl.. r'or~t I'"-'J" cit"1..:a. furia, iorsl· nelht cupida ric,·"•\

anrlr• .J',rrutta. La traJ!'<·dia ,·r<t orma' aJrq•lll•l'•• : , nun g-•it )"T qm·>ta intiltraz1on,. St'c1mdaria ,, poco "' ~ m, r"''' : cnm ro i di frnsnri d;' l'nrc11 ='an R nmann .\J.,,. lll<"lln Il an·1·a im;ull•> lanciat•J i suoi giamunrri. t· 1:1 1h· 'l"'rlt!a n s ,u·nza. clw ;n·cl'it displltatu il terrcuh a pal 1•1" a palmu, 1 <"lllh· intint· travolta. Cad<k allnra. •!:t 1 ;, },,ro ...o. t ,,..,tantrnu. l'nlt•nlu lffilH.'ratorC' d'()nl!llh:. J·.ra b1 lll:lltllltt dd 2\J Ul:t~J!ÌO 145.\, C11lt11l(tltl{'~llht g.ÌnJIIto

tldl';"''·d•n. Tra k l) , . l1· HJ. i 't'nr,·h; ÌHT<Jll~< JO:Uhlllll ch:ll.t , .u:'t: tna nnn prJJlla di tlh.·zzot.dnrnu cc~~t, il rna ... <an.. ck::l: ultimi o~tin<<ti dric.:n:;or· c <ldla ))(tpnlnrio~lf<". t·; ,.,,JJ.. un nrdin<· cb :O.Iaom,·tt•l Il P< r rnNil'r,• ti ne alla C'tlnh:tì~.~:ntc. cui ~t1Ct.:l·dt·th·rn i lrt• giorni di ~a.cdtq!ci" pr•nn~· '" ali.- lniJ•I'<'. Il ~ultan•· I'Ìncùur,. t·mrù in :o;;nll.t S•llia ,. in qud rna~,imu tt•mpin della c ristianit;Ì •I'U· n<·Jik prnnunciù. ri l't>h• l alla .\kcc.o. la prq~hicrit i, la mica. l>a quell'ora tra~•-=•• < ~nl<•)lno· la c:hil'~a di Co ,taniJnn. 1) to·mpi<> ddla ~ag~tozza l>i1·ina dii'Clll1< uua fll•l>t'h,·a. s,·~antamihl prigi•llllcri furono \'('llduti (l 1:··<llllt C<>llh' >ciH<t\' Ì a' Yincitori c la soldati'SCa mu>sulma lt.J ,,·;,t<·n•) la >na Ju,.~nri« non ~nlo sulle donne < 1.- fan,·iull, ddh· mHdiur, iami~li,· di Hi,anzio ma anch_,. MI!!"~ ;,.),.), "'•·l n i , 1 f;JIIcinJF: i C«Jii n,· dettau 1\·:;c.:mpi<J.. l h ::i• ,J, l gran dura :-:mara, paJ:arnno cun la u·~ta ·:1 d• Ju• .. d l'l"<' l• rir,· la mnrll- al di~ono1n·. _Le immcns~· rt<·. , );,·, '• :orll>lldh. accumulai<- ol:t sccnh nella Ctlta ok1 1 • ,,,,., , ur.. •~<• <l"l'''l'>• : J, hihliott·ch,· eh.: Clllll~ll<·l·allf> ,, 1t1a duhhi.. · l '''"'"'' cklla sal:'~l·rza c dcll'ahc amichi. :·n r.m.. .t"' nllll. come· :meh<· ),· m era dgliusc miniatun .;, 1 m;'""'critti ~acri. ::>opra gli incomparabili mnsairi. --•pra ).'IJ spl•·vc~:~h aiir<"~chi ddlc ch!c~c. l'Jslam ~~r~·· ,·..n.. 1lll ~mlarii, i1111chr•·. 1111 n·lo ùi ÙlaDCil ..:alce. l·11 la '"'' ,lt·lla •·i1 iltù bizantina eh,· pur a\·cva, ad 111tcn•alh <11 ;.·mt•". t:lllatn un CO\Ì \'i1•n splendor,• c 3\'C\'a pro !un:!:t:... lin qua,; alla sllgli,, dcll'cJ)I)C3 m(l(lcrna l.t i,!r.n• ;, Pmhra dcll'lrnp<"ro Romano. 11"1" \,, , uton.t ·: Turchi non tnccnrono 1111:1 plt'rr:t Jdl .. ,.,r·n!llai11it· muragha su cui ~i ,•ra cosl tieram~nt,· con1· :•.• : ·1: ... Il tna..si~ciO basrionl·. ancora oggi. sorrc.:~lia il c · ·Hl" tkll"d~S<."tlio. coperto òt cipre~si c di mini. :'oh• • , h;, of•<:ratt• >Il di c~", la stw lcnt;t r iu,·~nr;, CLIO


t l'ç .. :·o t.l'l..;.• t l\tJ l 1 ~.:~lt 'l""1llr1 , h.:uu o·n]p., <h lll.tlhJ '1111ik " ;Jtll·lln rht l'l"_. ,j l t!,. li nu .. cHo :1d !lla~;t~) ~,.lJ <fu c annr prnn~l cd l ;.,rJ>olh" t"nlllro; Rn1n<1. :'\\·Ila nut:c dal IO all' J 1 lhl\<. tnh:·... 1,· n11ltt:l·. "'l't l.· "ikn.zi,lS«·

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d cnmhtlllttlll'11to. Era

qu ...... rc.t ~:un1c. la pnmit prn\ d ~l'IH:ralc Jaqllt t :d ]1o.:ncolo ~ la 1111~ura d~llc <.lifticol!à che H)rangc anc:hh,· l'~""' a to andw se gli iossc r iuscito di entrar,· in (iuà. L:n altro giorno le mir zic. ,JI comando di :-;tdano Colonna, u scite dalle: lllllra, a>>al:ronu il cam· po trine,· raro di :'i. Donato in l 'uln' msa c ,·i icco:ru una tl"r r iùilc str;1gc. Onesti idici successi, memrc dcprimc,·ano ·gli anim' drg"l i a ssedianti, a lr rc·ccanw rendevano fiduciosi i ùi fcn~ori . presi da nna specie d i misticismo 'lctl(l

M 1chelongelo Buonorroh, che daresse la costruz.1onc delle opere fortihcate da faenze durante l'assedao.

rau,to m bronzo altr1bui1o o D. Racctarelh do Volterro l

rrancesco f'errucca, l 'eroe dolio difesO horenllllO ca· dulo o Gavmano al 3 aqosto 1530. [Partacolare della .statua da P Aomonelh).

dn1 111n di j,·nd~:n'. " l':s<~ lil o il \" alda rno ,Jo!1•1 .t' c:r la~t.:iatn inà:ctrn Conuna c .\rezzo ~l.· nz:t c:omhattt·rc. ~i chiude\ ;t in Fin:nz<.~ insq,(lllfol dag-li lmpniali eh,·. rra la fine d i ottnhr~: ,. i primi di nov~:mhr,· dd '2<1, occupa' allo h: JH•~.%iuni (ttlcJrnu ;dia cittù . che in

g-ran lrl:tta a\'c\·a alzato hasooni aihdandollc !:1 1il !~:,a a 1(1 Commi<sari dd l.- mura. l

i l. _r (; JL"(;\o ! 52') a llarcdlona nnn·a tir'J.I.•J un patto di amicizia l ra Clcnll"lllc V Il , . . : 11·Jo \ ". L'Imperatore riconoscc,·a che i .\l,à.ci o·rano stati ingiu~l<~nwntc cacciati da FH<' lll.c c si irnpc;:na,·a a ricunùun l'li. \;nel g-tornu la fine della g-iOI"<lllc rq!llhhlica tio· r~tHina era segnata p~r s~mpr~. .\lalatcsla Raglioni, capitano ~utnal c <il-i tio· n · m ini, ahband,maca Pc ru_c:-ia. dll· and,!Jc

prim 1 ,cnntr1 ddle fanterie t· d i cavalkria dis1lln-;an :ossa i prc>to g-li a>scdiami che c rcdc,·ano di poter r ' pct<·rc iacJÌmcntc· Jl S<1cco di l~nm;1. :'l"nraltrn fnrnno rig-c11at i con _c:-ran JH: nlit<·. L"accanlnlclll•J col quale i iiorclltl ni :,j ,c-t·Uft\·ano ndla intta pnma li !)Ur· pn.·..:e <..' pdi li irritò, al puuro tla suso:tare nn cl(li" dh' ~t!la fine non face\·a rispt·ttarc 1~' ;•pur~..· 1 pri1.!ionit·rj, eh~ vcuivano rl.·~nlarn ,t·n·

l"<' u<:<:IS' . Il princip~: d Orangc, comand. IHC ok;:li lmpt·r.ali, ,.;,w innrik il IK1111harda·

c:hc i !i'ia\'tHtaroli;tn: (~hllll'llttl\';\ tl(J cnn iniuo· t.:at; discursi. Giur;,,-;,no, 1 saYt)naroliani. dt a ve r ,·isto gli ang"di cun le s pade lnmiJtosc difcnùcrc le mura liurtmim·; la celebre p rofezia di fra Girolamo, che Firenze dopo aver s ubito dunssimi castigh.i si sa rebbe r iavuta c aneb~ l"issuto òi Yita novdla, si face va s trada: ~ la S ignoria da quel m iscicismo tr~c\'a argomento per riconfcrmarc gli animt m·lla dellhcraztonc di r esistere ad ogni c•>sto. Nulla di d\'ciSI:vo nè all'una pane n è <di'altra a\"Cvano portato _i d nc primi m<.'si di

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• !.(Utili della se~~da metà <l: marzo. Anche le condizioni ~c~c m~omlll~Ja~ono a farsi difficili per la diffic()ltà dcJ nformmenh_ d;':~utj ra~ssimi e per t:uuni casi di

ve_src. appars_j cor pnmt calo~. Una sortita invece ai primr di ~aggro al comando drrerto del Baglion.; verso il C?l.lc_ dr S~n Dor~ato, ~corchè non ottenesse risult4ti posrhV1,_ reco gravt perdtre al nemico c giovò a ridestare lo sp.rtt:o combattn·o. Fuori di Firenze fin dall'ini;:io un'altra lotta_ si rombatteva non meno dura cd eroica: Le tmprc~ ~~ Francesco _F_erntccio sono troppo note per essere qut ncordatc. Egh tmpersonò veramente tutto lo spiri_to ~roi_co che a~im~ 9uella estrema lotta per la liberta d1 Frrenze. E op:mone comune che se i fiorentmt fossero ricorsi a lui fin da princ:pio c non quando le case erano già compromesse forse gli a'l-venimcnti avrebbero preso un'altra piega. Certo che lo scontro di GQvinana c la morte dell'eroe preC:pitò irrimediabi-lmente la sorte della città assediata. La fine del Fermco:o gettò Firenze in una profonda costernazione. In due partiti si divise la città, coloro che \'Olevano cercare il modo di evitare l'estrema rovi· na di Firenze venendo ad un accordo prima che gli im· penali imbaldanziti assalissero la cinà, c coloro che avrebbero voluto forzare il dcsrino con una decisione suprema: affronrare il ncmrco in campo aperto con tut· le le forze disponibili. PrC\ alsc alla r:nc il primo partito. Allora la Signoria combattuta dentro le stesse mura della città rimise nelle mani del capitano generale il proprio destino mcar1candolo delle trattative per la resa, La mattina del 10 agosto quatrro ambasciatori f:orentini si presentarono al campo imperiale per trattare con Ferrate Gonzaga, succeduro all'Orange ucciso a Gavinana. c con Baccio Valori. le condizioni. L'n i ca· pitoli ddla resa furono approvat! dalia Signoria c dagli ottanta. il 12 fu sti pularo il contratto. Resa onorevole che rispanniò a Fitenzc le atrocità di una oonqui· sta cl a pa rtc di quegli stessi soldati che avevano partecipato al Sacco di Roma. Le stragi e le ,·endctte av· ,···rranno dopo, col rjr.orno dei Medici_

;.,,,.,!Jo. L'na cn,a ~unhra1 a cara: thc Firc:nl< In qudlc comhzwm, al-rt·hht• IXlltllo rc~IHt·r,. a.sa: lungamente. F1rcn7<· in iatu non l'fa ..:ircondata cumplctamc:mc. La ,.,;, di l'i~;,, eh,· Franccs.:o Ft·rrucrw d1 icndc\'a tamo \'iduro,amtnce. era '>c.'rnprc l:hera. :\la non por"' ;1 J.a,tarc •l 1·alor1• dt·l singoli quando ;nauca\.t tuw ~n<.:ntl' coordinatrll'oC c stra· lt·g-ic:tmt·nlc dotala. < lo >tt·,sc> capitano gc'H;ral~. ""~nntinua\-~t a (.k~tan..· '0~1-Jt'l[j ù fcdclta. lnt,l!lto 1 t'Ili\'~ no rnmmes,t g-ra1·issmu <rrnn. come l'ahhandono di l'r,tlo <: l'isouia <:(Il prctnl<l <h I'Oit:rc r,lccnghac k forze per la 'o!a •.li ksa dd la C!ltà. quando oll\<:t'c tale pcrdt<a çhuod<·l·a una pn·r'osa ,.,a d'apiHO\1 i~ionanwnto. S1 ag-gn111ga che :l l'rmcipc di ( >rall;.!'c: :l\ ~,.•,· a oltl·:uui g-rn~si rirn*orzi di uo· min• ,. munt7::om c potenti amgltcrH.', mcntr, l·•ruD·,. a\TI'<l p..:rduto multo uomini c alcuni dt•t JIIÌI ardtti capna111. ,\1 principio del 15.l" tn·nramila :mpcnali asscd!a,·ano fo'ircnn·, 11 dupp10 o~s:.t di due m<·l>i prun.a..\hro t:rron: 111 la rit:lczJUllt' <h :\lal:uesta Baglionr a capnano gem:ralc. Stefano Colonna san·hhc 'l<ttn cnramuuc migliore di lui, se il Fcrrucc o ~~ l'o! c\' a lasciare alla da fesa o alla riconquasta del perduto Dominio. Nè l'anno si iniziò icliccmentc. Durante l'investitura <Id comando supremo nella perSQna del Haglioni )!iunsc la norizra .che :-iapoleonc Or· sini, ;l quale a capo di bande armate aveva n'>" nt11m1 scrv~i alla Repubblica, era stato sco n iitto cd era passato al nemico. L'asse· diu scc>sn, per colpa del Baglioni, in<:omi~ciò a prendere un'andamento fiacro e scolortto: le solite scaramuccic quo~:diane senza nes· ::.una azione seria. Solo a carnevale ~i e~bero scontri di una certa importanza ma t Frorc~ t·n, chbcro la peggio. l'gualmente sfavorevoh

Goorglo Vasari: EaJNQnoztone del Caatello di 'Einpoll (firenze. Palazso Vecchio). Lcr attll. cll cw. oU"111121o del 1~30 .,...... <aallato e fomhcato le dtt.... ero atala g1uclocata dal ferruccl Imprendibile • M la vogluxcheno non prendo glo uomonl del tutto • Ma Il 26 aprile IS30 Penucç, au ordine del Cona19Uo det Oi.ct. cl<>'.-.•a la· acoore Empoli ~r to«<rrere Volterra Andtea Giugno, che l'ero. avna lcndalo a guardia dellcr cittè'l. ol ao:<:Or. dava mvece con due luoruatlll fiorentini e la conaegnavd alle tru~ a-ole del Mcrreh.. del Vaato


IL 26 SETTEMBRE 1fJCl9 C:uu.lia, dopo quasi Hnticlllquc anni di as~cdioJ, oi arrcmlcva a c condiztoni onorevoli». La guarnigione ~arcbhc uqcita con gli onor-i delle armi <' con tutte le artiglu·ric; la llOJl<llat.ionc ci n le ancbbe J)()luto ~cgutrt• mn i propri an:ri 1 'inti; i Vt•ncz~;tm anchhcm conscnatu le tre f<>rtcz?e ddl'•isula, Suda, Gr<thu!oa, Spinalun ga. ~è in verità qut'st;1 ,nlta >i ripetè il lr;t· chmcnto avvcnnll> nn st·C<!IO prima alla rc~:t ahrcttantn onnrnnk eli Fam:tl{chl<~ allon:hè i Turchi \ ,.n,·ndn menu alla pamla commise· ro 1111<> dt·• delitti più raccapriccianti che la stor' a ricordi: l'imJnCcal{wnc·•li Lorcnzn Ta·I>Olo c il ma·--acm •lqd 1 altn dift-nsori eh•· culminò col ~upplinu di ~l are'. \ntunin P.ral:'admo. ocuoiatu '1\'n. La 'na pdlc \-enne cnndotta a gui':t d1 truicn p< r J,. strade di L'n~tantinupuli. ~la ~•· Canò a >t'J!nÒ la iine eli un \':t'IO l' glorlll'll 1111JICTil durato rx·r '' coli e cht· ancora ron,cna profon<k traccl' m·lla lingua ,. nc·i monumenti, J;, sua lunga gucrrél c il ~UIJ ot'~(.·cllo ~c..·rvirunu a scnn:n J,. piÌI ht:llt• pagint: ddla "tnna rnarinaril cl! \'cnc,.a ,. dd '11" t·T<JJ,mn. ~cnta thrc il \a· l un· d fnncrn <1<-lla \ ltluria nt·m•ca eh t• \'al,,. ,ultamo a un irrq,;1rahilc lo~ono di f<~rn·

(5opl'o) Pletro ub.n La Bonavho del Ootd.""*lll. (Ve-

nezoo. Pol=o Ducot.l CA oonlotro) La bcxto dJ Sudo lD

c:<l a se-gnare l'ini1io rlcl tramonto dt•ll'impcro lltll>ll\.11111.

11 \O aprile 1645 unu flmta ùc q114ltroccuto nav• con cmquantam•la uomm: lascta,-a gli ~ncoral:l!i dd Ros foro c dnzza\'a la prua nr><> l'r\rcipdago. lira ~lato annu nciato con ~randc solennità che la florta del sultano Ibrahim sar c:bbc andata a n ndicarc un gra· ,.c atto di piratcr ia commtsso sette me-si prima da una squadra maltcsc tra Ccrigo c C a nelia comro una flot~'gl ia turca carica di pcllcgn:ni, donne del serragho c molli tc•nn clc>tinati ai :,antnari della ,\lecca . .\l a dopo due m~>i eli nolnzioni lungo k cn~tc de-lla ~l••-

rt·a la fluita turca muta\'a improv\'i~amcntc rotta c prcscntacas1 la mat:ina dd ~.1 giugno da\'auti a Capo Spada, ucll'i<ola d1 Candia. la sera gcrta\'a le ancore nella rada d• Gog-nà dopo 1111 ,-iolcntn bombardamentn. Candia. isola sotto il dominio d i San Marco, era colpc\'olc di aver dato rilugiu a lle na,·i maltcs: ; in rc:ahit e ra una s fida all'impero ol!mnann clw, portali i ·confin i dall'Algeria al Golfo Persico. d:tl ~udan atl'l:nghcria, dalle coste: albanesi alla C rimea. non pote\'a so1>portare ri,·a li in prossimità delle su e coSI<'. Cosi \'cniva rotta llllil pace lunghissma tra la R<•puhlolica di Vcnez.a l' la Suhlimc

una anttea corta v.neliana

P urta c ~i m•z•a' a quella ~rucrra c~ dm· ~\'a durar.: per tulln 11 S(•colo. Dopo lo sharco a Gc•J.,'llà i Turchi avevano occupato il forte di San Todaro, quindi la Canea c J>O• Reumo. Dal giu~l\0 t647 l'ass~­ dio si stn:nsc attorno a <. andia, la ca pitalc. ,\ San Todaro .! nemtco cbb<: la m isur a dell'a,~ ,·crsario che a\C\'3 di fr onte. Bia~o Zulìan. comandante del forte, pmttosto che arrender · ~i. a\'c\·a fatto saharc •n a ria il ~stcllo con la guarnagione facendo ~trage dci Turcho: che lo ave-,·ano g1à occupato. La conquista della Canea c il sopraggtunto assedio della capitalc ave,·:~ riempito di tcr· rorc non solo mtta J'i,;ola. ma Ven ezia e l'Eu· ropa. La Rcpuhhlica fu posta in a llarmi, for~~~:cate c messe in dhcenz<1 le basi navali e • castelli de1 con fini, r ichicoh amu aJie po· lenze cristiane, che dovevano JlèrÒ fonurnc in modo insu fficence c precario. Raccolb. in fretta g li nomini 'ahdi dell'isola, gùtnu da \ 'tnczia anni e vivcn, la c ittà s1 preparò al lungo asseo'o dectsa a difendcr s1 s•no a ll'n•' 'cros•m•lc. Poichè non snlo la c1ltà ' '"nne giorno per giorno sottoposti! agli assai ti del nemico e la sua Cintura d i forti sgniolata dalle grosse artigrerie c dalle mine, ma i di· Censori furono decimati da epidemie senza un mom ento di sosta. Ma Candia a lla fine d i,·cnne quasi un pretesto alla )ll(ta monale che i due 1mpcri a ,·evano ingaggiata. Il Mc· ditcrraneo orientale fu .;1 suo vasto teatro o,·c due flotte potentissime si incontrarono c si det:ima rono in battag lie tra le più glnrios<'

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~hc Vcnczia ahhia mai comhattuto nella sua storia sccolarc. Focea, Paros. i Dardam·lli v•:· dcro il navig-lio turco sopraffatto c distrutto. La seconda hattaglia dc; Dardanelli (t657), durata tre giorni. \" dovc il capitano generale Lazzaro Mocenigo trovava morte \'roica fu il più g-rande scontro dd secolo, paragondb'le alla stessa battaglia di Lepanto. Sconfitte co· sì gravi che i Turchi non disdegnarono di chiedere la pace com\·ttti di ot:cnerc la sola città dj C.tndia attorno alla qtÌalc si combatte· va ormai per ,il prestigio di un impero. L 'assedio Si prolungò così fino al 1666 fra un tentativo di pace, una sortita cd un as· salto, quando venne chiamato al comando della piazza Francesco Morosini. l hastioni di Can<fa l'uno dopo l'altro erano. stati fatti sal· tare; i .soldati decimati c così le na,·i. le mtt· nizioni, i vi,·eri. Mentre la Sublime Porta, conclusa la pace coll'Austria, 'potcva rovc· sciare nell'isola gran numero di uomini e ar· r:glicrie. Morosini si dette con grande cner· gia a (icostruirc le fortificazioni smantella· te. a riparare le navi, a rifornire la piazza di nomini c mezzi. Il suo passato serviva a .,:animare i di fensori. la sua presenza continua nèlla di fesa e nelle sortite era un incita· mento irresistibile. Il suo coraggio però e la sua perizia non dovevano riuscire a mutare il cQrso degli avvenimenti, a compensare l'enorme sproporzione d i forze. A nche se i mesi del suo comando dovevano restare tra i più g loriosi dell'assedio. Quando nel maggio 1667 il gran visir Copruli _apri.'•a il fu~o Cl_>" le po- · tenti nuo"e battcrte dt cannont e dt mortai Candia non contava che seim:la u_omini. e ~ne· mila ,·olontari c la milizia cittadma. ~ampo· Jo di uomini decisi a tutto, ,-aloro~JS9.ml, che sapc,·ano hcn comhattere se twlla ~oln estate

di 1)11\'St'anno uccisero al nemico b~n ,-cntimi· r,· assalì improvvisamente la flotta turca eh~ la uomit.Ji <' nell'anno sq:cucntc frentasl-im ila incrociava al largo ptr impedire che le nnvi contro scttt"mila V cn,•ziani. Il ri1mo della lotta veneziane portassero aiuto agli assediati. Il prese nn aspetto feroce. Era un combattcn: combattimento fu durissimo. Abhordata il cono:nun. 1111 perd~rc c riacqu "stare di forti, Momsini la nan~ del corsaro Ourac ,.i fcc~:. uno scoppiare spa,·cntoso dj mine che getta· entrare i suo: uomini al lume di coree. Durac \'a in aria assalitori cd assaliti. l corpo a cor- · fu ucciso, la nave incendiata. cinque galen·' po erano di un accanimento senza pari; nella turche prese prigionicn· cnn quattrocento città ogni fabbrica demolita, gli abitanb: vive· uomini c più di mille schiavi. Ma rimasto solo \'ano nelle caverne, i soldati o stavano espocon quei tremila, che ogll: giorno diminuiva· sti sopra k brecce a tutti i per icoli o mal no, resi ormai impossihili i rifornimcnri da sicuri nelle fessure delle muraglie; i cim:teri Venezia, ogni altra difesa rlsulta\"a inutile pieni dj cadaveri. gli ospt'dali dj malati o fementre da part-e ncm:ca si moltipJicavano gli rici; i guastatori quasi del tutto consunt.: per assalti. Un consiglio di· guerra autorizzò .\l<>· il l;n·oro senza riposo. 11 nome di Candia suo· rosini ad aprire trattati\'!' di pace che fu con· na,·a famoso in t una l'Europa. tutti g li occhi cessa alle note condizinni. Candia o;i arrende· erano ri,·olti a quel brc,·e spazio di terra: •il ro· va avendo a l sun altÌ\'0 i duecentomila nem:man zc~co dell'impresa. il desiderio di gloria a c· ci caduti davanti a.: suoi hastinni. 1111:1 storia ccndeva molta nt>hilc gio\"Cntù ad aecnrrcrc militare difesa c mamcn(Jta. Venezia :wc,·a volentcrosa in quel luminoso aringo. Pan·c perduto la piit grande c la più fiorente ddlc infatti un momento che le soni di Candia si sue colonie del Le,·antc. In Candia a vc,·a •!irisolvessern in fa,·orc di Venezia allorchè feso il suo onore 'militare in conformità cll'l· Luigi X IV, il Pontefice, ,j Cavalieri di Malta le sue migliori tradizioni guerriere, riscattando un secolo intero di storia nilitare ita· si decisero a mandare oomini c ''ascclli. Ma l'çuforia fu di hrcvc durata. La guerra di Jiana. Con tllln sfono che doveva però inciderE' profondamente ilei suo a\'\"enirc. Era Candia era estremamente difficile e paurosa. stato un pauroso logorio d i uomini di finan: Ogn: sortita cnstava uomini senza fine: c il zc fino all'esaurimento, accresciuto dalla pater reno s'apprnfondiva, sbalzava sotto i pie· di dci soldati e Jancia,•a in aria uomini, hatralisi completa dei tra ffioi e dei redditi coi tcric, cannoni e quanto vi si trovava sopra». possedimenti d'oltre mare. Il disastro apparIl 'corpo d: spedizione francese così dopo una ve così più vasto e in •apporto diretto ai sa · critici c alle speranze. Sicchè Morosini. cbl' dura pro\"a si riti rava dalla lotta e riprend·:ya la via dell'ocò lcnte ; altrettanto facevano i di qu~lla lunga guerra era stato l'eroe fu Cavalieri di Malta, le navi dél Pontefice. :\1o· giud:cato t raditore c accusato d'imperizia e rosini rimanc,·a solo con tremila veneziani e prevaricazione. Cn'ingiustizia inaudita che pochi tcdescho:. Ardito combattente di terra sarà cancellata alcuni anni dopo richiamancome cr.t stato \'i!loroso capitano in mare ave· do l'eroe di Candia al comando supremo lld· va saputo moltipliearc il valor\· dci suoi nomi· la flotta nella gu erra 1·it!oriosa ·dj Mnn•a. ui. l'na notte nscitr1 d;tl porro con I'\'11IÌ gak· SA NDAO FERRI

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JL r. rrrTOHIH. t,5i8 l>nn Gto\iuttt·. <1',\w •:r ..< fratdln dt Ftlippo Il c: !:'Onrnat<Jrl· tlti l'a " lla"i, m• ori\ .t. ,\ll't:ru<' d 1 I.c:pantu iu t'~uo pc:r ~llC'Ct.:''on· un gulvtnl' princ.-IJh: ro ~ ::tano, tu:-ltu !!t .\l.irl!hl'rna \usrna c: '" nt t.n ·" F .. rn'''- t:tpotc: d1 Carlo \', 1!1 appena 'l'llltqu.Htru anni. ,\lc~"andro Farrttc'<', prm cip.· ,. 1••i due 1 11! l'arma c l'taCI'IIIa ,. cl1< pmprtu rw, l'.tt''t Ba'>s1 don·'a d.trl· 11• 11111 'l'kn<llll<· prm c: dd "'" gcntn 1111 hta n•. J.,. F!iHtdr,· •·rano. allora, la t~th l'rll ra d'l·.u rop.< ,. hltppo Il k govc:rna< a r.gtdamt·rlt<' l nn d,., uwm 1 pnncipalr dt Ak,,andro htr· m·st· tu qudlo d t ;n a fano dd tutto pt:r tlllugar<'. l' tah nh,, addtrtnura rnardarc:, glt •trdmt ,,., •·ri"tm, che gh giungevano da .\1a· <lnd. Il .lo ""' <mhrl• 15i9 potchè la rthdlion,· d et fiammutght 11011 riu,ci' a ad c:sscr du11tat.t ., Gug~.clmo d'Oran!!'e. deuo ti T unl11rt~o .,cm· lora\ a mthautlulc, dato che )'anno prima ··ra r.u~ctto a tcncrc in iscacco lo stt'sso Don ti;o· ,...;tn, d'.\t"trtil. Fthl'iJO Il imtù ad Alcssan· dro un ethttu che metteva il Tacl/unoc fuort legge c stalnltva un premio di 25 mtla scudt d'oro a chi lo a,•cssc assassinato o agli l'rcdt dl'IJ'uco.sorc se <tuc\tt non fo~sc supravv" utn all'assassinio. Il vcnticinquennc principi' Far· nese, senza curare k ire del re, di fronte a cui tutti trcma,·ano, ritardò di sci mesi la puh· blica~·onc dell'editto. E quando , -j fu coStretto da una pressione imperiosa dello stesso Fi· lippo l l, gli scnssc srnza tema: c E' da crcdo:rc che possa sl.'mbrarc un'azione ha<n ·! indecente per u11 pnncipc così g-rande, rloprt an•r comtnc.ato contro di lui (i/ Tat'ilurno) la guerra c avcn·i adop<"rato tali forze ui >( '" ~ltcrc adesso tale rimetEo ... Giammai ho :1p· pro,·ato questo rdi11o ,., lnviandolo ai g.,, .·r natori il Farnese scri\'C\'a ancora: c S iccome il Re, con sue lettere itcrar., ci ha ordina to

.r.

ftlappo Il re dt Spac;Jna lntrnuo dt RuWns. Modnd, (;ar'eno deJ Prodo) Il monarca &f"!!c;Jnolo fu un av-

voraono ,mplocabale d1 G uohelmo d Oro.no•. d•uo 11 Toctturno. l ero. della uvoha de1 Poea1 Soast.

l1~&~~JEJ])Jl® IDIIM1"YIIIB~~

"''pre~-anwnt<·

<lt i;tr JHthhlu:arc imrnedtata· mcnk la prc,criz onl· dt qu•·sto editto, noi non pos,umo astcn<·rci pn uhh<:t.l•r, al comanda· mt·mo tlt Sua .\Jantit, di m;utt.lan·elo ».

L'q>hodto> ptu damor.,,u ddla lotta ne• Paesi ll;c,,j in r~-"·dt<J <h ;\n,·cr>a a cui .\lessancru l arn•·'c atte'< vttturiosamtntC nel t~84 e nd 15R5 l eh.: ti .\lichcll·t ddun la ptù gran· dc t~pcraz•<mc mtl.tarl· del >CC. X\'1. Ann~rsa t•ra allora una g-r<md~ ctttà d 1 85.000 ab:ranti, ìornudabtlm<'lllt· forttficata dalle opere co'truttc nd ISH dal ht·rgama-.co Donato Boni <k' l'dltnuolt c raitorzata da una celebre cil· taddla costrUita da Francesco Paciottoda t.:'r· hinu c dal <Inca l·ahrto St.:rhcllnni milanese Il Duca d':\lha \';t\ eva battezzata c la rcg:na dd le iortczzc ... E dupo l'a!>Sl'dio del Fame~~ qul'lla mtrahtlc opera t.lell'mg.:gncria italia· na '"~tenn" altn "''t~lt mcmnra11di nel li46, nel 1809 c nel 1832 :'~:cl 18;o. ncorda L'm· bcrtn Sih·agnt. lo Statu ~l aggtore belga la n · tcnc'a ancora uttlc opera d. difesa. Contro il .Farnese, antmatore della resistenza st<t\ a colui che Federico Schillcr chia mò 1'./rdtlln<'dc d 1 .-lm·crsu, 11 mantovano Federico G:anibclli. Gui{liclmo il T(ILituruo a,·e,·a dtchiarato che se il Farnese a,·csse assedtato Annrsa c ,.i ancbbc t rovato la propria ro· ,·ina •· E la partita non iu certo fa.cile. Ales· sandro disponeva dt sol; 10 mila fant i e di app<ena 1700 ca,·alli. In un consiglio di guer.-a i catuani di quel piccolo <~Scrcito che cottta\·,t ndlc sue file il m<eglio delle milizie italiane c spagnole, cercarono di di>snaderc il principe dall'impresa. Due soL! ufficiali la approvare· no: l'italiano Capiwcchi c lo spagnolo ~ion· dra ione. L'assedio cominciò con la co· i!Cruzionc di ,jlno sha rramcnto sulla Schel· da per impedire l'affluire dei rifornim<·nti

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dal mar<'. L"op~ra fu ,>:scgmua dal Farnese >t<'S· so cd eseguita sottn la guida degli iug-egn<·· ri Giambanista Piatti. milanese, " Properzio Horac· ci, toscano. Era costitu:ta .da un immenso ponte di harchc lungo cinquc~ento metri, appoggiato a due io nili2>i eretti sulle opposte rive, ed l'ra protetta da ro navi c da 120 pezzi d'artiglieria. l tcncati,·i de i difensori della cictà per infrangere quel iormidahilc sbarramento furono numerosi cd ingegnosi. Fu prima huciato, abbandonato alla corrcnrc del fiume , un enorme zatterone carico di esplosivi che dove,·a in· ccndiarsi per lo sparo d i colpi di fucile ~alle oppo· ste 1': \·c c far saltare in aria il pont~ di har.che del Farnese: ma la corrente infranse lo zatteronc con· tro le sponde. Il fiammingo den Boschc immaginò al· !o ra un altro grosso galleggiante armato di cam~on i c su cui erano imharcati mille an:hihugicri. :Vla an· che esso non potè discende re il fiume c si sfasc;ò dopo - le prime cannonate. De n Bo!;Che gr a,·c,·a dato un nome augurale: Fin<' della gu.:rra . Gli assediati la chiamarono invece Denaro pt:rdullJ. Entrar ono allora in azione le rtw n·hi,.e infernali dì r:._,~lerico G'anihelli costituùe da «·quattro barconi rì· vieni di polvere da sparo. col fondo piaito e pareti r obustissime, una platea di mu ratura sul fo ndo d al· lo spessore di 33 centimetri, contornata da un cana· krto r i<!mpito di polvere, e sopra, grosse bombe ca· riche, pietre di mulino. lapidi scpolcral:. pali., di mar• mo, catcrw, chiodi c grosse lame taglienti, il tutto coperto da un tetto di macigni uniti da spranghe d. ferro ,. celato alla ,.;~ta da l,•gno l' fascine inca· tramatl' ~ cosparse di zolfo, aflinchè fossero credute macchi m· mcendiarie comuni». Per provocarne lo scoppio ol Gianihelli usò lunghe m:cce mo~uratc ,, tem po c <>rologi eh~ « all"ora stabilita acccndc,·;m., la tìamma •· Tre <li queste macch:nc infernali non pro· 'ocarnno gran danno allry •harramento innalzato dal Farncs<:. La quarta. la SpatJn::;u, fece saltare ottanta metro dd ponte, -<•lllvolsc le acque, prmocò un mcz· l:t\ h.·rrl'mfHn in tttl raggH) <-r quatcrn c:hil'ltnt:tri lH:

(SoP<a) La fr..,a<a • rln d• lo querre ,. con CUI Qli os-

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acl Al••6andro ror ne1• a Ploeenza [fronc,.sco W.ochd

, 1- n~tuccntu unmulj l' pnco mancò cht.~ l<J ~tesso l·"ar,, .., nnn lascrassl· la nta ndla catastrofe. \t., ;onomatry da u:~a ,·nagoa ,.,,·rumana il princit>e mma nr~ 111 tn: g1run 1 ice..- ru:n~tn11rè In "harramt•nto. mentre 1arnltnn c· t rom h..· -;nona' çuht g-1nrnn t' nnttc pe-r nascon· Ja,· '" do ftohon <h \nvcr•a l frac<ts'o dci la,·ori. L« ilntt,, ·•land~'C non S<'Jl!>c apprntittarc d<:l momento fa· ' .. r._ ntll· t · t:"h a ...... ..,·diati t•hhcru nottz1a del danno i'ro.lollll '"l" dnpo eh~ ol Farnese chhl• ncostrurt•> lo shar· ram<·mo. E tra alt,·rn,• ncende. 111 cn• ti G ianihclh as· ,nf.oto ~ ol Farnn•· assfdlante pan·crn supera"; nel· l"onuna~on:or,· 1 poÌI ont{q!n•>'-• l" snttolo accorg•mclltl gner· n.·..;.chi. l'a-""'<-~c.llo .... prorrass<• per altri quattro mt':'ti c; nJ<·ao. .\la ao primi d ag-nstn del 151!5 ol (l~stino <!~Ila eu t io p••t<'' a c<>lhldcrar'' 'fgnatn. l n 'cgnito a un attacco ;.:<·lla~k. m c111 ·l FaroW'i<· comhattè ira le sue trl1ppc co· :ow nn "·mplocl· ,o! dato. \m·cr>a cap1tolò. C i furono cin''"'' '',,alto •.tt,. mura c tutti mictdiali · ma nel C(•T~O del •1uomu ol rom;,no lapt>uccha JXlnc,·a piede nella ciaa· !Iella ~ la lunua IMnl!a ili conclusa. Il li agosto a\'veui· nt la n·sa. Entrando nella ciii il .-\lcssandro Farnese, che a'""" 'aput<1 J!uadagnars, la stinta t la rin~renza dei suot ncm"ci ,., ,·cn·v;, accolto più da sovrano che da ,·inc·rorc. f'ul famoso sharramento ~i banchettò pt;r tr•• gmrou. \Ila festa mancava snlo l'eroico G~ambellj dt no· non >Ì ehhc più notizoa : c forse - rypinò uno >1<>rocu - morì d t fcndendu c•m la ~p:uln la città ondarno prc~aJmta cui grand,· in;:~~:no c J'in<Jomtto 'alo re O. M O.

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L,\ CITTA:'" di \'icnna dovette la propr•a nascita e il proprio rapido sviluppo all'importanza geografica del sito dove fu fonda· ta e che dom•:na uno dei ~tangl i maggior; delle comunicazioni naturali dell'Europa centro· orientale. Il valore commerciale c strategiço della posizione, già noto fin dai tcmp: preistorici. attirò hen tosto l'attenzione dei Ro· mani. i quali se ne imr>'>sscs~arono all'epoca dt Angusto. inscdiando,·: dap(>rima la h,tst· della loro flottig-lia sul Danubio c stabilendo· vi p111 il campo militar<: della prm·incia Pannonia Supcrior. Il nucleo r<Jrnann della ciaà. dcnnmmato \'indobona, sor~t: alla confluenza del fiume \-\-'ien con uno dt': hrl!.cci del Danuhio. c al tempo di \·espasiano divenne :\lunicipw. Lo 51-.azio compr.:so tra il fiume \\'icn ,. il Danuhi•> è deno ancor ogg; • dic Stadt ~ : la città. La pos1zionc di \'iJtdohnna. iin da quando cominciarono a ~catcn:-or;i le gramh •rruzit•n' dc; P''l>()(; oril-ntah. uon:\'<t fal«l· mcntt· i are ddla c11tà nn11 dci principali ""'''t (A dottro) Costru:none dt una bat1et1a d 'as.sed.ao oHa

hne del '600 (Stompa d1 G1ovann1 Auqueto CorV1nual (Sotto) Giovonm Sob1esky all'as.seòto d1 V1enna [pat· hcolore del1'affreaco d1 Jean Matejko- Roma Vot1cano)

t" 1 degli allacchi barbarici c il card:nc della diiesa c d'ogni contro>iiu"" « da partl· delle ~enh europee. Già nel ,. secolo ""·' thhc- intat11 rnoltu a -.oifrin· per k invasioni degli Unni. :-.:dl'alll>n ~~~ 'l ri,cnntra per la prima ,·olta il nome di Venia c nd Il .\<' qmll•• di \ ' icm. in due documenti che accennano alla c1na cr;mc campo d1 hattaglil!. tra Tedeschi e :\tagiari. :-:d Il,\;' \ ·icnna d;,·ll'll<: «Città fortificata • c capoluogo d'una c :\l arca <h cnnf.ue ». :-<c1 ,.eco!, successi\ i, suo compito CS$eDziak >arà qudlo <.li >t:n-ir~ da baluardo alla civiltà tede~~a e crisi tana. dapprima contro le im·as oni slave c magiare, poj nella lntta contro i Turch1. La pnma gra,·:ssima minaccia turca com n> \ 1cnna $Ì ,·crificò nd 1529. con un assedio che durò dal 11 Sl'ttcmh.re al 16 ortobrc di quell'anno. e ne( quale i \'a· lorosi difensori ebbero l'inspcrato soccorso d'un pre<:oce im·er· no, che contribuì efficacemente a detcnn:nare la ritirata dell'esercito mussulmano. La cinta fortificata della città \':nne in ~c~u-to notevolmente accresciuta: nel 1610 (a,·orarono al suo rafforzamento !('li ingegneri mihtari toscan: Pierpaolo Floria.11, GiO\ anni Pieroni. Baccio del Bianco ,. Alessandro del Borro. Ma hen p·ù diretto e imnuncnte fu H pertcolo corso daila città c dall'intera civiltà europea per dfl'tto del scrondo gra!l· de a.sscdio di cui Vicnna fu cinta dai Turc;bi nel 1683: e la \'Il· tor.osa battaglia di liberaz•one che ne seguì ,·cntte sempre .:rut· siderata uno dci fatti storici di capitale importanza nella lo•ta tra l'Oriente e J'Occidt>nte. 11 grandioso evento s'inquadra nella fo;-ca ~:tuazione d'animosità e d'esaurimento creata in Europa dalle guerre di predomin:o di Luigi XIV: specialmente da quel· la di « de,•oluzionc ,. delle Fiandre c a quella condotta dalle forze associate franco-inglesi contro l'Olanda, la Spagna c Yimpero. Qucst'ult!mo sarebbe stato il solo che a'·rebbc potuto con· ll'astare le usurpaz:oni perpetrate ancora da Luigi XlV, subito dopo la pace di Nimega (16]8), ma non l'osò. pcrcbè in qud tempo era gra,·cmente molestato· ad ortente dalle annate turche. le quali, sconfitte in Polonia dal valoroso Giovanni Sobiesk; (che in pr.emto della v.tttoria fu dai Polacchi create) re), s'erano gettate sull'Ungheria, alleandosi con le popolwoni in· sorte COJllrO l'abolizione d'ak\mi privilegi rutzionali. Nel 1683 ·:.Ofine, cbli'Ungheria J'inva$1one $Ì rovesciò sugli ,gati ered:tari dell'Austria, e il 14 luglio la -stessa capi~e dell'Impero fu itwestita d:a un numerosiuimo ~rcito turco al conundo del gran 'istr Kara llusta{à. La strenua difesa della guarnigione, al comando del conte Starhcmberg, permise all·imperatore ~l


di porsr in salvo; ma rcroica città sarcbbt: Slata costretta " capitolare per fame dopo circa due mesi d'assedio, S<' qul'•t<• non fosse stato spezzato daJJ'accorrcre d'un cser· CJJ"ione m ra:J:D• dr G C. Bodenebrj. (Sotc:ro di soccorso, comandato anch'esso dal coraggioso re to) li pnna~» Euq""10 do SaYoia che di Polonia Sohicski l ' composto per due rerzi eli truppe all'.auedto di V•enna comond<rYo il imperiali c degli stati ereditari c per un terzo di. ~ lacchi. Tutti gJ, esponenti gt·ncrosi l'd onesti dell'opmronc pubblica europea s'erano commossi dinanzi aU'immi· nentc pericolo che incomhcnt sulla città dcfmita c proJ.mgnaculum ath ersu~ Turcorum irruptioncs », c moltis· s mi l'olontari. tra i quali numero>i italiani, erano cor~i ad ingrossar<· k schi<·re poste agli ordini del Sobicski., G:o1·armi ;o;obieskj mosse ycrso la città assediata con 110 esercito di 35.000 uomini. Lasciandonc 20.000 in Un· gheria. egli pr()segui con 12.000 ca1·alieri e J.OOO {anti, ai quali si unirono l'cscrciro austriaco del duca di Lorcna, i ba,·arcs• del duc<t :\Iassimiliano (7.000 fanti e J.ooo ca1·alli) " l'clercorc di Sassoni~ con 8.000 fanti e 2.000 ca1·all:. In turto, eTano cirça 6,;.ooo uomini, con una proporzione quasi eguale di fanti e di cavalieri. Jl 12 settembre. il !'obicski schierò il proprio esercito, di· slocando a destra le truppe pola('chc, al centro le aus:liarie c a sinistra il cllrpo del duca di Lorcna. Costui, <1 CJuatrro miglra dalla citrà, ice~ occupare iJ con.-ento di Kal~mbcrg- dai Yolollla TJ c cl ai granatieri del marchese Parella. il quak. dopv a1crc respinto per più ore i rcit~rati assah._ turchi, molto •uperiori <h numero, mfine, ricc\·uti rinforzi, nusd ~ rilmuart• :1 n{'mico, che arretrò nel t<·rrcno omlul;~to tr?. la città c il monte. Qui· ,.i gli Alleati mossero ad a11accarlo, avendo alla testa il l'arella. s~guiw suh.tu dopo da un migliaio di coraz· zicri d'un altro l'aloroso generale italiano, il Caprara. l Turchi iurono r~spimi iiuo a Xusdori e poi. dopo lot· ca accanita. cacciar; anche d: là. l'n corpo di sptrhis si lanciò contro la sinistra cristiana, ma il duca di Lorcna lo ieee caricare da tre squadroni di corazzieri ira· liani (Cauriani. Piccolomini c d'Arco), che lo sgomi· narono: il nemico n:nne cosi ricacciaco anche da EJin· scadt. Il Sobieski al'e,·a fratranto domto lottare acca· nitamcnte contro il grosso dell'esercito turco: riuscito a prendere un'altura occupata <lagJ: a•·vcrsari c a dilaga· re nel piano, fece attaccare la ca1•aUeria turca dalla propria; ma, circondaci dai nemici i ca1·alieri cr:istiani do1•et:tero essere liberati dalla fanteria tedesca. Infine, verso le ore 17, il duca di Lorena nuscÌ\•a a penetrare nel campo degli assediati, do1•e ben presto Io segui1·a il Sobi.esl:i Nella notte, ì1 gran visir si diede alla fuga col grosso .del suo esercito. Senza esitare, jJ re polacco ,·ol· le completare iJ successo con l'inseguimento dei yjnti, che raggiunse e battè di nuo\'O presso Buda-Pest, ri· a.cciandoli fino al centro deii'U1rgheria. •hani • Jwchi davanu la c•ttà (da un "in-

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lDillB®WA\ I.'S FEHF\l{,\10 t8.j•) era slala prodatll<lla ,, Roma la rqttthhli<.:a. 011c mcsj l' mcuo dopP, ti 21 a)11Ìk tl'l.j'J 'alpa1a da !llarsiglia all" ,.,.lta 4li J\u:na una gro~sa !)pcdiziorh: france..·· ,, all·omandu cld generale Ouùinot. ::\1a1.?.Ìni. UWI lkl trittm\'iri romani av('\'a ~pcralo du: la rq~t~ht.lica francese a1 n·hl)(' aiuta hl qudla romana. Ln Francia invt:cc.· ~i prcpann a a t.hft-ndcn la Rmna p;qrak cnntru qudla ira· liana irmkn<lo all'i<lc;~ della Hostr« un rtit n:r· ztn11ail. F l.ui~t ì'\apnlc:ouc, il futuro NapoJ· lc:om: Ili, eh< ~ià Yaghq~:.:i;n a il col t H.> di Stato ,. il\ n a hisog-llo dc:IJ';q>JMl):~in dd par· (\.lo clt:ricak. non c~1tava a gt."ttan• le arn1i frai1Cl':;j cont ro Rorna. Il .z<J a prii,· OuLlinot da Ci' .c;" t·ccria con·

1i11tn dtc ;1\·rchl><· tT<ll'ilto tkhok resist<'rtl.a. mos~~.·

con 1t· SUl' truppt· ,-c..·r~ola t'ilCÙ E 1crna .

.\la ti .\" aprik 1 .:ni1 ,, •luraml·ntc: lo;ttllll<> s•>t· to l'una San l'artCI'il?.in, L,• f•1rzc oli \'ni rli· <ponna la Rl'pnhhlica Komana erano slat<· d n iot· •n [rt pani. l.'na prima hrtg-<tla, na ...,tat~1 aii:data a (~ariha1t1i, Hnminalu gt·nt·r;•k: una ~cconda al culf,nndlo ~ra ...i : l•• 1n:::i• • 1h: rotnana ~...: il primo rcggtnll_·ntn d1 lint·;, al

Galletti. Scartato ti concl'lln ,Ji nna dift·nsil·a in .tperln c.ampag:nt~ tffl ~tato ;tclnttaln in,"'"'

il concctt<> d l'ila dr i c'a ;,nll;o de>' ra ti ti T t \l'T<..

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tcrnn al1\.· mur;t di l'r·

ha no \ ' 111 eh t· de~ l'on a l 'nrksc l'ut ta :->an Pancrazio l' Port.L C;n·aUt·gJ,!'._·ri an< la' a fin11 a l'una . \ng-d rca. E la nrattin;o ti d .~" il pnh 1 soldati d,·IJa rqmhlolit·a rornana. pnr oli<,po· tlt.'ndu <1 1 arn1i infcrinri. pur l.~ ... t.·ndn minori t11 Htttnt:rn alh· nllhzt~.· irauct~l ~,·,g-lit·\;iiHI lilla fulg-i<h 'llt<)ria. lmntnt<:rcnolt in qutlla iill tdtc:r 111 tllllla d'aprile, !di t·p',odi d'uni· ... mn: Cotnha1dl fu ad nn tttHpo ....u)dato ,. g( •

l · nd tttgll;l tLL 'l~tlit 11\got•ata dal rrnnHll\1 r:tln ,..,n l<nlrnalllloo f),. I.,·,>L'Jl> eh~ dnp'> ~ttakht· ati\In ~~ san.:hhl n -..q 1llu:-.trt.. tag-lian·

lu it:r1tn (.' :-olo a ~t·rct. quandu 1! th n1•co t·ra rn fu~a, ('l"clt~Hlo alit ilbt,tc.·ntt.: th.:l dou l<a pctn, ~ i ckci~t· a tno,tr.lrt· Ll J;~ll-!'it. B1x1o ft·c~,.· da ~olo pri,Kittllieri un nl;tggìort·

do '"' pi.tll okll'u.olt.tllll :\tgrl'lil, ti canak •l1 o....ul./. La trq.:u.t ... r;ttk\a Il -l gu1g-no: tn«

fntncl· ..c.· c tn:Cl'lltn nonnui. C)udulnt fu c:o -,cretto a ripiq:ii rt· :--u Ctnta\ c:c-:-hia la:,c!au tln sul lt'rrl'nn tn:Ct'lllo tnorti t' cinqllt'C:t"lltn

ol ; \Jud rnut uoll I'Lb:tl:t pcriult<t rompo~va l'.trnu ... H/.111 c. rq.n·ndl·,·a le o~tilitft ..q. urc Jlflllh< dd it>,alo.. \ll':dloa. 'rtiaur. 1 ronranr

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tn·nta it·riti. l di f<:n,nrj rli l<uma t:hh.:ro _..,.

turotlt, ...urprt'l nd :.onno dal ,:anuollL' frau·

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feriti. La 'confrtta fra ncese ,i ;ard>hl' mutata in k 11 più g-ra,·c disfalla ~t· 1'.\ s>emhka an'"' '" ~uito rl consig-lin di Carrhalùi ,. g-li a' ' " l IJtrme.,so di i•1sc:g-uin: c ùispcrcln,· il ncmr cn r i1•:cgamc• >li Civita1·ccchia. :'Ila il Trium· 'irato si volle illudere a ncora nt•i ril!'uan li della Francia, ta11to che rimandò lihcri i tre· cento prigionieri f rancesi. E com:ncib allora qud mese di ma.ggto che tante epiche prPve dr ardimento doveva vedere sotto le mura romane. Gli austriaci rioccupata Ferrara a· 1·anzavano su Bologna, si impadronivano cl' Ancona c puntavano su Roma. ma erano fer· mari dai f ranccsì che ambivano per sè l'onore di rimetter~ P io LX sul trono. Un cor· po d'e:.crcito s pagnolo, dopo una fugace apparizione, riprendeva il mare per la penisola ihcr:ca. Ferdinando l I di Napoli \'areato il confine pontificio si spingeva fino a Velletri. ~h le sue t.ruppe vcnivanò battute da <.iari!Jaltlt pruna a Palestrina, poi più gran~ ltl<'lllc " \'dlt:tri ,. costn·tlc: a ri~:rarsi. Rimallc\ a un i accra a [accia sol<J italia n t c Iranct'>l.

ti h:ttl:t~l ionc .\ldar:t ~nprafiatto, la \ rlla l ';unphtlj o~cupat.o e ic l~>~izinn i di Por· la :O.an l'<tncr:tztll , dd CasÌnn dc:i ~Juattn • \',·m , m nacciate. . \i primi colpi Garibaldi. diii 'uo nrod'~'" aii•>~J!lO di via delle Carro1· Zl loalza 111 sella <' >i precipita ~ul luogo dd· l'attacco. segni[() dalla Lt·ginne italiana c po· co .dopo> da t hcrsaglicri di Man ara c dal n !· >tilllll' delle forze disponibili. La lotta in fu ria violenta, feroce fra il \ "ascella c Villa Pamph ili ; le posiz,:oni >Uno prese e ri prese tre volte, si combatte fino a sera: ma contm il ' nu mero c l'amramcnto superiori nulla puù il l'alo rc: dci di fcnsori di Roma . Cominò'J cosi l'assedio di Roma che du·e· va durare 2i g:orni. Padroni di, Villa P amphrli i f ra ncesi intrapresero l'investimento della Città Eu:rna qùas i si fosse trattato di una piazzafone munitissima. li qumoneggia· mcmo cominc:ò la mattina del 5 giugno c continuò inintcrrott~ fino al 1 luglio. Di fuori i francesi, che avc1 ano potenti artiglierie, ri fumimenti cOSJJ:cui e ininterrotti, ed un ~c­ ncrale del g<.'fliil fra i m;~rl ion del suo tempo (il generale Vaillant) avanzavano mctoùicamcntc le loro po~i zioni, chiudendo la città scm·

)l l't·

prn 111 un ccrchto di inocu ; dr dentro gli iwltani cost n.:tti a d:fcndcrc, quasi scnz'armi una citt;! che non t•ra fortificata ed entro cui era una populaziouc civile numerosa, cerca· va nf) come potevano d j opporre « intrepidi di· f<•sa ad offesa, crinct.•a a trincea :t scavando ':c coperte, :tl7ando cortine, restaurando sen· za '""a le hatterie smontate, tentando sortite c colpi di mano. Gli asscdia nLi non avcl•,tno rrguardo alcuno per i monumenti, tanto che i T riurm·iri decisero di lasc•arc, la notte, la cn· pota di San P ietro scintillante di luo: onde c1 ita.rlc i danni che agli altri edifici non man c;n·ano. ln otto g iorni. però, i f rancesi erano r'usciti a ri zzare sci batterie c a collegare le trincee ai lo ro deposi t i ; gli assediati avel'ano resistito come potevano, risposto colpo per colpo, ma la sera del 1 .~ i francesi sco· prirono o!m~rovv isa mentc trema bocche da f uoco c batterono per sette giorni di seguito il bastione sesto c settimo dci romani riuscendo a smantellarli. La notte fra il 21 ·e il 2~ lo conquistarono alla baionetta. Divc'lta· vano cosl padroni delle mura di Roma, poichoè agli assediati non restava che il Vascdlo c il tratto dci bastioni di San Pancrazio c Porta A ngelica . E intorno a questi ultimi ba· luard-i, c a V illa S pada al'6c furiosa la lotta. 11 Vascello fu difeso con eroismo leggendario dal Medici pietra per pjétra, fino ali:cstrcmo delle JJ(Jssibilità umane; V illa Spada (0\'C rn un capanno di stuoie incurante di o~ni pericolo, calmo scn•no, scdc\'3 quasi in permanenza Garibaldi) resistè hra\·amcntc alla tempesta di fuoco che si ro-


sciava su Ici. ~la dal 27 al 21) giugno 11 homhar· damcnto divenne p1u intenso: c all'alba del 21) il Casino Savorelli era distrutto, Porta San Parrcrazio sfiana.ta, Villa Spada e le sue batterie granmente danneg~iatl e i difensoni ave' ano perduto in tre giorm 185 uomini. Adesso i francesi moovono all'attacco e i romant li rcsph· gono con la forza ddla dis~razione: gli artiglieri si fanno uccide-re su.; ~zzi ma non s'arrendono; le fanterie, esau rite le mumzioni, spezzate le baionette. fracassati i calci dei fuc:li, resistono con i pugni, con le unghie; ma infir.... si deve ripiegare su Yilla Spada 01 e si decide la sorte di Roma. Colà Garibaldi, ~lanara, il Sacchi, i lcg1onari, i ber· sagl~ri si preparano all'estrema di fesa. Il tetto. le mura. le porte della \ ' illa, bombardati senza tregua. rovinano uccidendo quelli che le palle ri>pdrmiauo; c qui Manara cadde agonizzante fra le braccia d! Emiho Dandolo a cu1 31'CI'a detto all'mizio della lotta. come Ney a Watcrloo: c .\"on ci sarà dunqut! una palla anche p~:r mc?"· E impavido comhallcva fra 1 suoi Garibaldi. )la a mc:z· zogiorno tutto era fimto c im•:tato a presentarsi ali'As<cm· bica, Garibaldi galoppò, copeno di pohcrc c di sangu<: fino al Campidoglto ove espose lo stato delle cose: La difesa oltre 11 Te1·crc era 1mpossibil<-. Si potc1·a tentarln .ti di qua del liume, purché la popolaz•onc SI fosse intcmata nella citta entro due ore. . \nche così, paò non anebbe potuto durar che pochi giOrni. Egh non 1edera altra via che usczr con le sue truppe da Roma c c tener alta la bamhra della Patria fino all'estremo . L' \ssemblca n:· spmta ogn1 1dea di resistenza votò 1! D('creto famo;o: c Jn nome di Dio c del l'o polo: L'.\ssrmhlca Costituente Romana cessa una difc~a d11cnuta impo~sibilc c sta al suo posto •. Eppure ancora una volta. malgrado Il •·alore dc1 ~ol· dan di Roma, Oudinot mostra\'a la sua pcrfid:a c nelle trattative di resa nc,::-a• a ti supremo diritto alla incohmm:i. ddlc vite c degli ann che pure l'austnaco Gorgowsk, ;1\T· ,.~ nconosc1uu .1 Bolo,::-na. E la maltlna dd 2 lu~ho Gar:. b~lth a piaxz~ del \ 'at zcano arringa1·a le sue trupiK' prn· m,acnùtl loro soltanto c fame. 'etc. marcic f•Jrzatc. hatta· ,!!'hl· c mort(' . La sna d, quel grorno. S{'J!liiW da tr,·r H li< uumm. u~c11 a da l'orta San Gw1 an n r. SILVIO PLATEH ( A alnaetra) Il c:ombauun•nro del 22 apnle J8C9. l lronc.al al C'CIIDando del gen

Oudrnor npc~ano (SoUo) • Souo Roma nel )849 11 quodro d1 Gerolamo Jnduno


fl1nct sacrifil

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Sebastopoh (do uno htooraha detrepocal: l) Mar Nero, 2) Batter~ J'U&MI, 3) Te&.grafo; SI Il forre Co.tanllno. ~~ Il forte Carenno 71 .t lorte Sukoro 81 Crtt6, 91 llotl.no Giardino; 101 Bo•:rono Ili Bo11ona Contnno 121 l forio Paola 131 Caserme 141 Ospedale ISI lotrluta mrhlcue, 16) r.U>co. n?l•~t. 17J 1r•nCf"' d appoooao ver5o ~ Mame1on. 18i Tr1nceo veuo te cave d1 peeho 19) Botterio lngleee.

~pet'l d onecho 1ntorno a

~~ Il torto Nord

IJOPO L.\ B \TT.\GLIA dclr \Ima ( ..w s<'t· tl·rnhr~ 1854); 1 Russi persero ogtu fidu<:' a di poter comrastare con fortuna gli anglo-francesi in campo aperto e decisero di r:tirarsi d tetro la cima dr Scbastopoli. Città forti ft· catissima, rint<'lltgcnza e l'energia del gene· ralc Todleben, con grande pcrspicacra c feb· brilc atr..,·ità ne avrebbero fatto in brc' c tempo un baluardn <aldisstmo <fruttando 1 diversi c adattisstmt appigli del terreno. Sic· chè, quando il t7 ottobre gli alleati tcntaro· no prendcrla d'assalto, s i accorsero di tro· varsi in condiz.iont insospt:ttate c imprevr· ste. Iniziato un furibondo cannoneg~:tamemo con barterie da terra, sostenute dalla flotta. dopo cinque ore di inutali e logoranti tentati· ''i donttero convmcersi che se la cmà sa· rebbe un g to rno stata presa lo sarebbe stato soltanto dopo un lungo e faticoso assedio. P iazzaforte formidabile dalla parte di ma· re, Todleben a veva saputo improvvisare an· che dalla parte di terra un baluardo ove gli aUeati sarebbero andati a coz.zare per mesi e mesi. Sospertando poi che, nonostante le poderose fortificazioni manttime, da quella parte sarebbe venuto con ,:curezza l'assalto più duro, Todleben a\'eva fatto chiude-re l'ingresso del porto, affondandovi vecchi vascel· li. Conseguente mutamento quindi del primith•o piano di azione e schieramento delle forze alleate tra Sebasropoli e Balaclava. Così, il ò:ciassene ottobre, si iniziava quel famoso assedio che, per la potenza dei mezzi offensivi e difensivi, per la tenacia dim~ata dai due anersari, per l'energia

collot qual~ lu '<l~tf·nuto lino all'ultrmu, per le perdtto: mtìnc gravissame dall'una parte e dall'altra, do,·c,·a rimanere uno det più nott negli llltimi secoli di sroria militare. Cent111aia da bocche da fuoco di ogni caltbro sparano giornalment<' sulla crttà e sut ba>tiom, eh,• ri'[lllndono con alrrcttann vtgore. l'n la nlr<l t·nnrmc dc,·c così ""tenere il ~:cn:o, notte e giorno. a ricostnurc lt iortcnt· smamdl.lll'. ad aprire trmccronr. a toglterc l~ man·ra, chr mgomhrano le >tracle c im pediscono qualsiasi munmcnto. L'nan:mi le narra~iotll d~t contcmporant•a nd dcscrtYcrct la rabhl<"atà della lotta. L'mtt•ra popolaz:on< dt ~tha,10p<11 ncnc moha htata pu la dtil·· sa; 1 rthst fanno sortitr notturne ~strema · mcntt' ,·ig-orrr~t·, tenendo contanuamcme an al larmt al counpo an·er,arao. Soprauutto la città, come i: na.turak sofire <lt quc>to incessan· te combattere. Di noue il suo aspetto è ter· camc, cna vastissimi incendi che tutta la illumi.naoo. col fragore delle arnglierie e del· le case che ~~ abbattono. La lotta è ugualmente dura c da fficile per ambedue le parti. Pri ma eh sr inrz. l'inverno, ncevuti grossi rin· forzi dall'armata del Danubio, 1 russi teora· no inutilmente di gettare in ma re l'avycrsa· rio. La battaglia di Inhrmann, nella quale gli allea( vengono assaliti di fianco, mentre gli assediati fanno un'audace 'IOrtita che h impegmt di fronte, è vinta dagli alleat1 soltanto dopo una lotta durissima. L'inverno, al quale i franc~:nglest non erano sufficientemente preparati, perchè c rede\·a· no nella brevità deU'impresa. rese penostssima. la vita degli eserciti. 11 .freddo impedi\'a qual:t:asi uione importante, i soldati cadeva· no facilmente malati, le frequenti tempeste falcidiavano il naviglio addetto ai rifornimenti, con frcquenri e grossi .flaufragi.. Una paurosa c per>:colosa falcidia. Dopo tre mesi di assedio, metà dell'esercito inglese era fuori combattimento: alle v itrimc ddle irruen-

nr

u >Ortttc russe ~~ erano aggiunu 11 fo, >c<Jrbuto c iehhr:. Ma l'anvcrno era val'IO anche a portare in Crimea altri fortissimi contin· genti, più grosse artiglierie, nuovi alleati, an· che se nel frattempo la difesa di Sebastopoli non era r imasta da v vero inattiva sotto la gtlida del Todleben. :\ pnmavera I'O!sercito al· Icaro poteva contare almeno cento trcntamila uommi.. con più d a cinquecento pezzi d'art1· g~.cna. E ra tvideme che l'estate avrebbe por· lato ad un'azione dccisi,·a. S mo a maggio l'assedio si e ra protralto dun· quc senza risulat1 positiYi per L'una e l'altra pane. C n tentativo del generale francese Can· rohcrt. il 9 aprile, non solo non era riuscito a 'calftre minimamente la rcsislenza russa, ma a,·e,·a provocato gran perd ite. Eifcuivamen· te i due comandi, francese e inglese, cosi c<>m'crano costituttt, non a\·rebbero ma·: otte· nuto un serio succe>>o. Un segreto risenti· mento scmbra,·a colortrc ogni loro azione ed erano quasi sempre animati da una reciproca di f iidenza, s> cc h t: o non volevano o non '<apnano metlcrst d'accordo. Solo a maggio l'a~~edio incomtnc•ò a riprendere movimcn· to.. ~la prima Canrobert dovette essere sostitu=IO dal generale Pelissier, più capace e più deciso cd a nche più diplomatioo; più adatto quindi a mettersi d'accordo col flemmatico Lord Rag lan .. !llon bisogna però dimenticare che o erano arr.vati o stavano per arrivare fortissimi contingenti d1 soldati francesi, 10· glesi, piemontesi c turchi. Dall'ultima deca· de di magg-:o il ritmo andò via \'Ìa accelerandosi.. Con un'az.ione ben condotta e fortunata il Pelissier, prima d i tutto, occupò la cinta deUe opere esterne costruite dal Todlcbcn, mentre Canrobcrt con la sua di,•isionc:o avanzò nella valle della Cernaia e cacciò : Rus~l da Sc.iorgun. Ai primi di giugno altrt' imponent.: fortificazioni caddero sono il bom· bardamento e gli assalti ordinati dal Pelissier; come le cosidette fortificazioni bianche


-·-·l

r la lunctta Kamciacca. Il nuovo comando frarn:ese non aveva scrupoli ed era deo~ a sacrificare qualunque numero di uomini, an· che contro la volontà dcll'imper'Jtore, pur di "enire alla conclu~ione d i qucll'assed:o o"e si moriva ormai, non tanto per il fuoco nemico, quanto per una tremenda epidemia, il colera. Così nella sola azione del 7 giugno caddero quasi seimila francesi ed alrretlant•! ru!;Si. Dieci giorni dopo un altro violentissi· mo assalto da"anti al Grande c Psccolo Re· dan e al bastione Malakoff non fu meno san· guinoso e non concluse nulla. Era stato tal· mente violento che tre generai·:, due francesi ed uno inglese, vi lasciarono la vita. Nonostante che Sebastopoli non fosse com· pleramente circondata e la popolazione ina· datla ai lavori fosse stata evacuata, le con: dizioni .interne erano diventate quanro mai grav.i. Intanto anche il generale Nakhimoff, comandante della piazza ed anima della di· fesa, era stato ucciso, e ferito gravemente Todleben. L'idea di una resa a poco a poco si faceva strada, non ·solo tra i difensori del·

la piazza. ma nella stessa capitale russa Il diversivo del generale Gorsciakoff per al•eg· gerire la pressione attorno a Sebastopoli, at· racando gli alleati aUa Cernaia, non fece al· tro che procurare altre perdite gra vi di uo·. mini. Con ripetute azioni i francesi erano riu· sciti a portarsi ad una quarantina di metri dal P iccolo Redan c dal bastione Malakoff, il f ulcro della difesa rn:mica c l'obiettivo che g>:à il.generale del genio Niel aveva indicato come essenziale per la presa della città. In un consiglio di guerra del .3 settembre fu de· ciso d'iniziare il 5 il bombardamento, di pro· seguirlo per tre giorni e 1'8 di dare l'assalto generale. Gli effett: del cannoneggiamento furono t erri bi~:; i Russi persero quasi otto· mila uomini ; scoppiarono innumerevoli incen· di; della città solo quattordio: case rimasero in piedi; le mura c i valli delle fortificazioni crollarono. A mezzogiorno preciso del giorno otto, cessato improvvisamente .:t fuoco, il ge· nerale Mac Mahon alla testa della sua di: visione ÌTTIIPpe contro i't bastione MalakofL L'assalto fu cosi rapido e la distanza era .così

(Sopra) Durcmle J'aqec!io di Seboslopoli. Un g iorno di qW.Ie, (Solto) lA

piccola che i Russi a quell'impeto opposcrr> debolissima resistenza; ma fl:avutisi dallv smarrimento i ncominciò una lotta terribile. durata due ore, fìnchè te singole parti d~lla grande forrezza non furono prese. Caduto il forte Malakoff, la sorte di Seha· stopoli era deci.sa, quantunque i Russ.; non ave•~er<> ceduto in nessun altro punto. 'Dat Malakoff si dominava tutta la ci.ttà cd or· mai rimaneva inutile ogni tentativo dj dife· !Sa. Su un ponte di barche già preparato. Gorso:akoff fece ritirare i resti delle di\·i· sioni che avevano per undici mesi resistito molto bravamente, "erso Severnaja. Quando a mezzanotte dello stesso giorno J'evacuazio· ne era terminata, i Russi fecero saltare tutt<' le fortificazioni, bruciarono ·i magazzini c le navi rimaste ancora intatte nel porto. Alle tre di notte il generale Pétissier telegrafava a Parigi : c Karabelnaja e la pane mcri~iu· naie di Sebastopo~i non esistono più». All'a l· ba la città era completamente nascosta da un'impenetrabile cortina di fumo.

"'"'"X di Seba.topoll con gli accampam..,ti delle ~ alleole.

S . F.


(Sopro) ru:mcesco Il. ti dlfen'lr.re d, Gaeta. aul letto di morte. CA s.nts!ra) l assedio d1 Gof'!O m una &tampa ç.opoJare.

ltrt.< : i napoktitni Hnncr<> re,pmlt snl Ga~>igliano t 1., iort•·"" di Gaeta in tmr<ttta dal Corpo d'Armata •li Ci.dtlint. Le opcra1.iom dt ao;sedto vennero dir(ttc tla t ~~·n•·rak dd ~enin Francrsco Mcnabrea.

l.a "uarnigionc, comandata prtma dal generale Vial l"'' d.tl Ritucct, comprendeva circa ventimila uomini. l 'iald111i nnn ne a \'C\' a, agli mizi, che diciottomila.

11 &~~lEIDil® 9

IDII ~~rm~~ \IE:\TRE (, \RIR \LDI coi o,uni \nlmuart rapulc marc1· sulla ca(•:tak. Frauc, -co Il :t\'C\ a oMinaraml·nto: respinto ti ,-.,11· •tJ:hn dd J:'Cncralc Piancll di a~snmcrc ti eu· ' m<~ndtt ddl\sercJtu in camp:t"nil. S.,(,. il 1,5 '''l!t mhrc tl('li rkcid..-va dt ahhamlon<~r•· :\a· r•olt, ord111andu all't·•crctto <h cont·,·mrars. 111 ' l~ura dì L:t\'nru. Prima dt :tllmltanar,i, in· ohrtu:\\ a nn :~ccoratc• proclama <Il .tuili poli l ~ra "Ila llt!l'117.1olll' di ~cioglkn l'•·scr· <' to c eh nttrarst in lnl('hthcrra u in Bad,·ra. ' ,,u.ntlt-rn un mutam~nto eh rortttnil. \la il suo prnrlama de~tl> cntnstaSln<l, c dtctro ti :t\'.mz;l\a a

ro·

t ;ariglt;wn, tntornn alla fortcna di t'apna, " radunarono in pochi ~tor· 111 tn·tHam.h nnnttnj che ùivcnncro pui cmqnantamila; per questi uornt· nt la causa della rcststCn7a non era ptù qudla dd Rqtuo dt :\apoli o del R,· Horhonc ma la causa dell'onore. :-'i rkc•~•·. dumrnc. <h combattere. Glt dfctll rh qul'l n.,vcgho òi orgoglio miltt<trc ncll'•·~crcllo napoletano si eh· hcro Il .!.~ .,dtcmhrc a Caiazzo, ovc la di' i"unc Tiirr fu hattuta, c la ba t· taj::ha <Ici \'olturno. faticosamente 'inta eia Garihaldi: Il- ~orti della g:or· nata ~ar~hhero state dtversc, se i na· polcra11i io"cro ~tari meJtlio coman. llati ,. i ~:arihaldini non avrsscro avu· tn l'aiuto di alcum reparti di bcr"<l· gl'cri picmunte~i. Questa inaspettata rcsistl'llza horlwmca, persuase Gan· haldi ridia impo~sihilità di conquista· n· il Ht·~no crm le 'u.: forze Yulonta· rt<', ,. ;.i i rcii<Ì la marcia dell'c..,crcim s.mlo attr•w•·rm' lt· ~!arche c l'Um·

l ;m·ta l'f,l eon:i:dcrata, 111 quel tempo, un capolavoro dt tngcgncrì:t mtlitarc. Sarcbhc risultata veramente tmprcndthi le. <c l'esercito picmontcJc non fosse stato largamcnk fornito di cannoni rtg-ati, di cui i borbo· n.ci erano prn': queste nuove artiglierie consentiva· nu a~tli as~cdtanti di haltcre la fortezza da posizioni innn tiro. Gaeta sorgeva alla base dt nn cono, Monte <lrlando, collegato al con t mente da uno stretto istmo tlt ,,1hbt<t : esso opponeva all'assedtante lln solo fron· l< dt tl'rra la cu1 prima linea era formata da ba· 't•:unt alti vcmi~ci metri; tutto il dcchvio del monte, tino alla cima, era sparso di munitissimc batterie. li fronte di mare non era nn·no difel!O. l tt<l\'antaquattro giorni d t as~eclto furono per l'Eu· rnpa uno 'traordinano spettacolo drammatico: su· J:h ,paltt eh Gal'ta ,·enne formandosi un romancio:<nHl l<:glltnm't", che cl>h~ poi mamfe~tazioni di guer· n~tlia o ù 1 bng-anta!('l(''" fino alla line do:l secolo. Que· \tu attc)(giamcnto romantico nccveva •ncremento d.. lla gm,·anc c bella rcgma .Marta Sofia che, sorda a tutte k csorta7ion 1 d1 prudcl17a, a\'Cva voluto par· t<'ctparc at rsschi dell'assedio. In Gaeta 9Ì erano rin· chiuse alcune bande papaline fuggite dai domini del· la Chtcsa innanzi all'avanzare dei sardi, composte dt ~oldatt pcmufici, di av,·entut'lieri, ma anche di gen· nluomiui o;ognatori, fra i quali il conte de Chri· sten c ti \'tscome Maricoun . )\on ~. può dire che la camarilla di Francesco li non nut n~sc qualche speranza. I \'Cechi ricordavano che gtà due volte i Borboni erano stati scacciati da );apol:, e due volte erano n<aliti sul trono, in \'Ìrtù Mila murata ~ìtnazionc mtcrnacttonale e delle forze dd la r~hgione c del lcgitttmtsmo: forze che erano, p<)Ì, quelle del hrìgantaggto. An7.i, la fede neJla tra· dt7.tonc del hr:gantaggso c della guerriglia aveva 'cmprc msnato la serietà dello Stato Maggiore na: poletann · ~u l Volturnn c sul Garigliano ì soldati SI •·r'ano otumamcnrc hatluts. nwnrn• , vc:-<:chi generali rmmnnan<l pcrsna~t che hi!>Ogna\'a atlcndcrc la rea·


7.ionc dei comaòini, come nel l i99· Si era fatto persino il piano di gettare una parte dell'esercito nello Stato Pon tificio. ovc a1• rci~Jc dovuto attendere, in armi, l'inizio della «santa fede :o. Infatti, il generale Ruggiero, con un intero corpo d'armata st era presentato il 5 novembre alla froncicra pontihcia. Ma a Roma Pio IX govcrna1·a ormai col beneplacito di Napoleone 111, e sono la custodia delle armi francesi. Siccome non bisognava dare a Vittorio Emanuele un legittimo pretesto per risolvere anche la questione romana con le armi, il corpo d'annata napoletano fu disarmato e disciolto. Come l'assedio di Scbastopoli c la guerra di Crimea, l'assedio di Gaeta si svolse con csnheran 7.a di gesti cavallereschi. Cialdini st:~bi­ •:va un contrassegno perchè la residenza di Maria Sofia fosse risparmiata dai suOi a rti· glicri, ma la bionda Valkiria poneva il suo contrassegno sulla chiesa di San Francesco. Del resto, i due re erano parcmi c i combattenti erano tutti itdJani, c quel modo di iiquidarc in un duello d'onore la separazione terri toriale. poteva sembrare 1m magnifico mezzo per cementare l'unità della patria. L'assedio andò per le lunghe (dal 6 settcmIJrc 18oo al 1 2 febbraio 1861) a tagionc dci fumosi machiavcllismi di l\apolconc lll. Co· stui, sempre fisso nell'idea di attirare l'Ita lia nella sfera d'influenza francese, vole1·a che la caduta di Gaeta apparisse provoca,tq da una sua decisione: quindi, mantenne una

borbonico non a1·essc opposto una efficace resistenza, il mol'inlcnto a1·rehhc ceno att•irato degli interventi stranieri in halia: vice1·ersa, (a,·our potè approfittare sia della nuOI'a situaZIOne militare, sia d'un principio di anarchia delineatosi nel go1·erno pron •isorio napo lctano, per spedire l'esercito a rimetter l'ordine. Tuttavta, era assolutamente in· dispensabile che l'assedio non si prolunga~se troppo. l l gcnera.Jc Menabrea pensò di denlOiire le eli fese del fronte di mare con l'impiego di due piccoli piroscafi trasformati in b rnlot~i, affidati al comando del Saint Bon c dell'Albini : ognnua delle due: macchi11e infernali al'rcbhcro bruct'lto cinquecento barili di poll'crc. Alla vi· gilia dell'operazione, il generah .' Cialdini ritenne che le ultc~ ro:ori possibilità di resistenza deJla piazza non giustificassero l'impiego di cosi inumano mezzo di distruzione. Sebbene un abile ufficial e del gemo napolc· tano fosse riuscito a trasformar e una macchina per riguc viti -in macchina per riga re i can-

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squadra nel porto della città assediata, impc· noui. la città non pote,·a p:ù reggere al horndendo il blocco da parte d; mare, e la ririrò bardamento, che in una sola giornata vomi~olo dopo le premure di Vittorio Emanuele. ta,·a tino a dodicimila proiettili, c al 11fo, che mo pace ai prodi che durant<' questo mf'mnPrima che J'ammtraglio Pcrsano proclamasse: rah:Jc :t~st•tliu perirono combattendo tanto fra in ventiquattro ore mietè no1·anrasc:tt(' ••irtiil blocco, il corpo diplomatico ~i imbarcò, salle nost re file quanto sui bastioni nt'mici ,._ me. Gli stessi cortig>:ani che avevano consi· vo il ministro di Spagna, che era Sal\'ador Fr:utcesco l l e .Man:a Sofia, con gli alt n memgliato la resistenza ad oltranza, mdussero Rf'rmudcz de Castro, Marques dc Lcma: hri della famiglia n•alc, sbarcarono a CivitaFrancesco I I alla capirolazJOne, che fu conqu.esto hidalgo dichiarò che se F rancesco Il vecchia, donde si trasferirono a Roma, ospicessa da GaJdiuj iJ 1.3 febbraio 1861 ;t con· fosse rimasto solo, lo avrebbe difeso 1ni. con ti del Papa. L 'esule re stabilì la sua residenza dizioni altamente onorevoli : agli nfficia~: fu la sua spada, contro l'esercito del dia1•olo! prima nel palazzo del Quirinalc, poi. nell'al'iofferto il p;rssaggio ncll'cscrcito italiano o il La inaspettata resistenza dei barbonici aveva t~ palauo F~rnesc, dove per un decennio specongedo con pensione. Negli ospedali della prodotto un l>cnelicio. lmomo a Garibaldi, ro che guerrrlleros spagnuoli mcrcenaroi, fra n· piazzaforte giacevano seicento feriti. rutt'aiC'ro che li ne politico, si erano assi9i Maz<"t'Si lcgictimisti innamorati di Maria Solia 1.' çialdini :ndrrizzo alle sue truppe un proclazini repubblicano c Cattaneo federalista : amaurentìci briganti di Terra di La,-oro, d'A ma in cui fra l'altro era detto: « Soldati not senso anti5ai'Oiardo e incohedue agivano hruzzo c del Molise gli riconqtristassero il raggia\•a no il dittatore a svolgere il suo procombattemmo contro italiani c fu questo neregno. g ramma fino a Roma.· Se l'ttltimo esercito cessario quanto doloroso uffizio. fjrcghcrc-

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la c<noaua a Parigi durante l'aa..dio. Il ouppllzio d i ·

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Tantalo (dio, di Roblda).

I.L L SETTI:.:\! BRE 1870 \'<!nl\ a di>trtnta a :->t·tl;111 l'ull!ma armata d t :-;apolconc l l l 11 qual, doHttc arrcndcrst al re Guglielmo l Il ).(tornr> .l la notizia venne conoso:uta a ParÌ).(t: t1 4, il Gm·erno •m penale era rovesctatu: un [!rupp., d t deputa t t repubhhcan 1 't co>lllui 111 c G<l\crno della Difesa Xa:D.onale » sotto la presidenza del generale Trochu. L'as>cllio della capitale era imminente, pure il )!On:rno restò a Parigi in\'iando a Tours una c dd.eg~zionc • per imporre alle pro\'incie il sacrdicto, più per Par igi che per la Francia. Le armate tedesche II l c IV, rèduci dal trionfo tli Scdan. marciarono su Parigi senza affrettarsi : si ritcne,•a imminente la pace. Ma ~c trauati\·c fallirono e si preparò la guer ra m pro,·incia, di cui Gambetta e Freycinet furono l'anima. :\[a gli sforzi grandiosi com· piuti non valsero che " ribadire la sconfitta. Ciò, principalmente, perchè questa seconda parte della guerra fu dominata dal pensiero fisso di saltiDre ad ogNi cosio t soJWaluJ/o Parigi. Questa ossess!one fece il giuoco dei tedeschi i quali, stabilitisi fortemente attorno alla capitale, in posizione cemrale, poterono schiacciar.: una dopo l'altra le armate repubblicane che sorgc,·ano in provino:.. In questa s:tuazione i Tedeschi erano, d'altra pane, s'curi che Parigi avrebbe ceduto prima o poi per fame e quindi l'assedio fu in realtà un blocco accurato da cui •i F rancesi cercarono di sfuggire con \'ari tentativi di sortita che dettero 'l uogo a battaglie, tutte r~r essi disastros~. Parigi era difesa da una dntura di forci poderosi. Le truppe francesi a difesa della capitale, <~gl i ordini del gcn. Trochu, erano costitu!té dai Corpi d'Annata XIII e XIV, ultimi resti dell 'cs~rcito ~mper:alc, oltre a 135 mila Guu-

&c..,. deU'a....U.O d• Portgt Oli abttanb d•Do • butt• •

dt Santa G.nov•Ua "' u.a rtluglo tmproYYilcr!o, duran•• 1 bombardamenti pcuulanl

du: ~azmnall mobili, 6o mtla Guardie nazio· nali sedentane e vari c corpi franchi • : in tutto circa 550 mila uom:ni dt cut for~ IlO mila ,·cramerue atti al combattimento. Nel· la Senna erano 27 cannoniere fluviali. I T~ deschi schieravano la IV Armala (Corpi di Armata 1\', Guardia e XH) c la Il/ Anno/IJ (Corp: V, VI. XI, la sola XXI Di\'isione, Il Ba,·arese e Divisione Vlurtemburghese) più 5 divisioni di cavalleria. Più tardi giunse a rinforzo la 17. Divisione. La IV Annata, comandata dal Principe di Sassonia ~m·estì la piazza pro\·enendo dircuamente da nord-est cd assunse' il setrore settentrionale. a nord cioè della linea Senna-Marna. La III Anna· la. al comando del Principe ereòilario di P russia, provenendo dall'est e dovendo assumere il settore di investimento meridionale, comp'e una audacissima marcia di fianco per occuparc- le sue posizioni. Il generale Ducrot, che comandava le c forze mobili:. di Parigi cercò il 19 settembre d i attaccarla di fianco con it XIV Corpo ma venne battuto a Clt6· lillon. L'investimento fu compiuto e il Comando Supremo tedesco, con il Re e Moltke, si installò a Versaglia. 1 Tedeschi iniziarono e portarono a termine alla fine di sertcm· bre la costitu:D:one di un cerchio di investimento mtnt~rrouo su tre linee : avamposti, linea di rcs:; tenza. riserve, coperte alle le dalla cavalleria. e organizz:.rono una dt· fensiva paziente e sistematica, intesa ad affamare Par ig':. La guarnigione, in questo frattempo, riparava pavidamente nella cer· chia dei forti : passati poi i primi terrori vennero preparate delle sortite. Ma il comando

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Corpi d'Armata. ·coadiuvata dalle unità dei rendimento effctti,·o e che Parigi si sarebbe militare non era libero, parlava troppo, susettori laterali c appoggiata da artiglierie sta· arresa a suo tempo per iamc. IJi,·a troppo r in fluenza del tempestoso a m· hi lit~ nell'ansa di St. 111aur e sull'a.ltipian'> di l n realtà. le opere del fronte orientale, di h\~nte popolare e non aveva {eùe nella sal· .M. Avron. La battaglia di V iUicrs che ne quello scttcmrionalc c di quello merir.ioua:c dezza de,lle truppe, aHre.ttatamentc cosdt~ite. Perciò i tentativi di sortua ebbero tuttt nsul· consegue è una nuova sconfitta repubblicana. della. piazza subirono gra,·i danni, ma, neltato •Jisastroso ·: tali furono quello del 31 ot· Poco dopo, 1'Armata della Loire è sconfitta, l'insieme, il bombardamento non raggiunse tobre su Chatillo" e Bagne-ux, quello del 21 e ffetti decisivi. Poichè le penunia di \'Ìveri e Orléans presa dai Tedeschi. Ogni ragioneottobre su Buze,.vai-Malmai>[On e quello del diveni,·a acuta, il partito popolare parigino vole speranza di rompere le linee asse<lianti 28-30 ottobre su Le B()Urget. Quest'ultima doveva con9'dcrarsi caduta, ma. come al soimpose un nuovo tenta[ivo: le Unità vennero sconfitta seguita immediatamente dalla notilito, il partito estremista ha il sopravvento c ancora rimaneggiate includendovi 42 mila zia della capitolazione di Metz da parte delspinge Trochu a una nuova battaglia che il Guardie nazionali che si proclamavano invin· l'Amtata del maresciallo Bazaine, provocò a 21 e 22 dicembre viene combattuta invano cibi li. La battaglia fu tenta.ta. sul fronte di Parigi un movimento insurrezionale e l'amM. Valérien nel settore occidentale e dcue contro le munitissime linee forti ficatc tedemut-:namento della Guardia Nazionale: i rische del Bourgcr: A Parig~i le ripetute sconluogo ad una nuova e prevedibile sconfitta a \'Oltosj arrestarono il gen. Trochu e i minifitte venivano attribuite a tradimento nè si Bu;;enval ( 19 gennaio). La sconfitta pro,·ocò stri, che vennero liberati dalle truppe fedeli voleva vederne la causa, che <Ependeva sol'insurrezione popolare del 22 dicembre, in se· 'solo dopo varie ore. La difesa della Piazza prattutto dal pessimo funzionamento del Coguito alla quale il gen. Trochu cedette il coviene allora riordinata sulla base di criter: mando: si combatteva così senza un concei- . mando militare al gen. Vinoy. Ma oramai le sempre più demagogici : il Comando deve to ben chiaro, dando di cozzo, come era avrisorse dell'i~eusa metropoli erano ésauriagire sorto la spinta dell'opinione pubblica. venuto al Bourget, contro la parte più forte te. Dopo inten,iste preliminari, il 28 gennaio Le trattacive condotte dal Governo naziona· dell'investimeno. Il gen. Ducrot, che era la ve1me firmato a Versaglia un armistizio gele con Bismarck faiJirono: d Governo comm;gliore mente mi•icare da parte francese, nerale di 21 giorni che comprendeva ia capie allora un grande sforzo creando l'Arma· aveva compreso che in quelle circostanze un pitolazione di Parigi e la resa della guarnita della Loire cui, al solito, affida il comsuccesso era impossibile, e si ·era rassegna· gione come prigioniera di guerra. Il 29 genpito d.: sbloccare Parigi. A Parigi, con .utti to alla parte puramente esecutiva di com~at­ naio i Tedeschi occupavano i forti imp:.dro· gli elementi atti alle arnù, si costituiscono tre tente. Col nuovo anno giunsero ai Tedeschi nendosi di 6os cannoni da campagna, 1370 da Armate (Tromas, Ducrot e Vinoy). Si dispoi parchi d'assedio e comino:ò il bombardaposizione c i 177 mila fucili. ne di 400 mila uomini oltre 200 mila Guarmento. Circa questo bombardamento vi era Così Parigi capitolò traendo con sè nella cadie nazionali. Ma anche l Tedeschi si rafforstato un vivace dissidio fra Moltke e Bizano e contano 250 mila uomini di trupduta la Francia intera cbe deponeva infine le smark : il grande ministro, per ragioni di po- • armi, mentre neH'interno della metropoli scoppe agguerrite, appoggiate a un sistema di lilio:ca . internazionale, voleva che l'assedio finee di difesa perfettamente coordinato.•Dopo pia,•a la Comune, tremendo epilogo di una nisse al più presto e spingeva fortemente il ,·arj progetti, alla fine di novembre Trochu guerra disastrosa che produsse quanto è T e· Re per impiegare contro Parigi il bombardadecide di attaccare ad oriente nella valle deldeschi avevano costantemente ,·oluto e\•itare la Marna, per rompere il cerchio e riunirsi mento. Moltkc, per . principio non ammetteva con la loro misurata condotta durante l'asse· all'Armata della Loira che contemporaneaqueste imerferenz~ e, nel caso specifico, di:ho, e cioè un immenso bagno di sangue e mente cerca d.i avanzare da Orléans. Affida chiarava che rl bombardamento avrebbe imgravissime rovine alla magnifica capitale. il compito principale alla I! Armata su 3 posto uno sforzo di ri iornimY:nti superiori al EMILIO CAflfEVAft


Un episodio d.tta lotto lntq<'OJ no a Port Mh ~.ar, \n uner ll tompo QlCIJ>POn•" d•ll'e poca.

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prim'ordine nella guerra russo· ~:~pponese del I9'J4·If)Oj ~ia per ragioni po· louchc 111 qu:uHo rappresentava il baluardo della potenza russa ncli'Estrc:nw Oriente, sia per ra~ioni militari in qnamo era la base della flona mosco,·ira. Cadurà la p1azza. qne· sr~ _non a' rcbbe anrto più scampo e •l do· m m.o dd mare sarebbe stato incontrastata· mente nipponico. Come è noto, le operazioni si iniziarono con lo sbarco in Corea della 1' :\rmata giapponese (Kuroki). donde questa anrnzò pas~ando il confine con la ~1anciuria c?n la r:uonosa battaglia dellu Yalu ( 1 mag· gro). Il 3 maggio la 2' Armata giapponcst . (Oku) sbarca,·a nella pcnisOld dd Kuan·tung a,·cndo com<' prima missione di isolare Port Anhnr. Il 13 magg1o la pia1.1.a t:ra isolata. Oku :l\·:rnzò fino all'istmo di Chinciu O\'c cra· si tr incerata, a difesa di quel forte punto oh· bligato, la 4' ·Divisione siberiana rafforza:a: il 26 maggio, con la ~angumosa bauaglia di Kancian il gen. Oku si impadroni\'a dell'istmo occupando sub:to dopo i porti di Oalny c T a· lim·an dv,·e dvvcva sbarcare la .~· Armata, destinata alle operazioni di a~~cdio. Il mo· vimcnro av,·cnne come segue: Oku sdoppiò

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~torto lJt.:r 1>hlo~..·..:.·tre la p .itZL.'l c llhlrt.\ano

\'Cr'>O sud a tal uopo nn th,t;;ccamclllo cosn· tuiw da l l Corpo ~ibe riann raiforzato, al comando del gcn. ~lakclhcrg-. ~Jucsti fu at· taccaro da Oku. ~ battuto il q c 15 gmgno a Vufilllgu. Dopo questo tcmati,·o. la piaua r i1pase abbandonata a 5C •tcs•a poichè d grosso russo, il cui t entro era a Liao-Y:tng. \'enne a sua \'Oita concentricamente artacc:l· to dalla t • Armata, dalla 2' c da una nuo' a Armata la -t' (~odzu) sbarcata (ra la 1' c la 2 ' . Jt prcùlio di Port Arthur consisteva nel Il l Corpo sibt·rl~no rafforzato da ele· menti tecnici, in tutto 15 mila uomini cui ,i :,g-giunsero 10 mila marmai della flotta c 5 mila milirar:zzari: in tutto 50 mila uomim al comando del gcnt·ralc Stocsscl. L'armata assediante comprcndc,·a, come •i è clcnn, tre Divisioni 1'• 9• c 11' cui più tarùi, nel n•H·cmhre, si ag~itutsc la i"; tuuc cube· ro la relativa Brigar~ di riserra e .;r rin for· zo di truppe tecnichè· c di marina, cosicchè da una forza iniziale di 6o mila uomini l'ar· mata di Xogi fu portata a c:rca too mila tctiur i oostantemente a numero da forti uni· tà complementari. continuamenle in\'iarc a coprire le gra,·i perdite. Il parco di assedio fu perduro ·perchè i tra~portt \'CIIIlcro a ffon·

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Il· c ut:hz· z;tJtdu anch<• le amiche opere cinc>t c, per lll<'nto principalmente. del gcner;;lc Kondra~ tl'nkn. comandante cl' una delle Divisioni d1 Stnc>sd. che fu l'anima della cliicsa, <1uando 1 nipponici cmninr~;.rono l'attacco rro,:aron~ le po>izinm cgregiamcnrc organi zzat~. •rtc d1 opere d1 ngn narura c protette da <hft•sc ac· cc~>or:e di .,~ni J!cncrc. La piaaa era lar· g-;11ncnte appron 1gionar~ in ,·i veri ma scar· samerue 111 munizioni. I I 20 1!iugno :\ogi at· taccò i po~ti a,·anLtt[Ì russi c li n:~p·nt.;c "ulla loro prima l'nc·a di r<:s·stl·nzH. eh~ >i . •~<· n· ,te,·a a tt raverso la penisola. da Tap1·sc1an a s,·aiall!aikn. Da questa linea i ruSSi tenta· remo conrrauaccarc il 3 e 4 lu,::-lio ma vcn_ne: rn ricacciari. \ loro ,·oha il 20 .: Zì lugho l )!tappnn~ ...: auaccarono e prc>cro la _linea rus· <a. l di fcn~ori ripit:garono sull'ultima lm~a di dijNn rslrmu, che si estendeva dalla bata d' Taché per l'altura dd Lupo c k ,\lomagn_c \'adi iino alla h:ria Luisa . .\la ~u questa h· n<'a la rcs•srcnza fu breve ed es~: si raccol· scru sulla linea a\·anzata della dif.:so r·ici11a: colline di Takuscian, opere della P~god~ · o;>erc della Collina Lunga · alture-d• R?m: ~an. Padrone della Collina del Lupo. ~o~~ ne fece il caposaldo dell'attacco c "i stal,lh lr.: battt'ri<' d'assedio. Egl; a ,-n ·hhc potuto .,

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!'>Yolgcrc mctoclichc operazioni d t a~scd•o, ma do1·cuc sc.ll·tar,· lllll''·'' ra·'olll•· lungo p.:rchè dal ll~ltico Stani per partire la 11UO\'a :.:c.tlldc flotta 111\ .Ila dalJ:• Russia c, se la Squadra dell'Estremo Oriente si ios:-e potuta con)!inngt·r,· a 1p:t; la, i Giapponesi avrebbero perduto il dommio dd mare. Era quir li 'uùispcrt-.thilc cht• 1.1 ~juadra di Port .\nhur • '"'""• ..... ucn'atlt .,.. ,.,eh~ .<lllln t•rtlll< eh t· l ilott,1 ha Inca !:llln!:C''c t~l'l h<· l111< 1 ,,,, l.•r• n dll· tcnlt>'• all"an1nur.~~ltu Tngu- .:he hlocca,·a '·, 'nrtc-tta d.L) Hl1•'" 1 • • M•t: ;;t•> t!dlc 1-nle l·llua - oh n parare le -ne n an. lo:.:or;•lt· t!,,l!, lun:.;h, , "• r. 1•cr l;()h::r aifrniU.trc an ptul;t t•ii l~u·nt.a la hatta(!'h~t \l~.·ct,l\.t l'•ht 111 "'" ,,n •u L•:t ..'l'(lto Ut Purt \rthur a''l1JI .. l' un t:.tr.tt:~..:rc.· ùt c~tru·1a \ !nh:tl/.t •ìJlp1111f ' P' r . 1ra~ic-" ncct·"ità eli iar pn-sto che incnmbt·,·a '"' :\tppulllt'l tJrt a, 11 1 r, • 1.dla l'.,ll·na .!ti 1.111•• tK•t<·lasi hvmhanlare imhr.-rt,tllltlllt' 11 ;.,i w H!ll'ÌL C< rri> ,dlora d, iorz<~r.- 11 hlo.:co pt-r ponar-1 ~''H .t 'tll ,Jr 1 lnt;tl;,, a \ 'l,ul11"'tock t' .JtluHkrt· colà la floua loaltl~<o. li t~ l ' ' l ' t h: t l l:tog-o alla hrllloi:IIM "''' .d,• d<l IO ".'1"-''"• 111 n1i l'a1111111r.tl:lt, 111 "< '" , l.1 ::'quadr'a hall uta c!OIT!It' col t:r"''" rl< mr:~r.: nd t•mu lll<tllr tln1 " '·• paraYanu tll'l porti lll tnri ·• \'Uli\ ano d•~annncc. 2\.J:t i Ru~!'oi .... , a.:.:tlb<:ro i:llcH.T\'tll<.:IHt· a rlpar:trt· l~ n:.\ ;,,,,n:\._ 111 hndult 111 po-lztoni dondt· !,• arllg-hcrtc n:plw•niCht• 111111 poLC\ a nn ancor,, r.o..'..:! Ili t:< rl• In coll,<·t:ucllt;\ di ctil, \ot:t d,.:i,c d; unpadronir,, <li VI\ •• j,., '·' !.l. l"·'"·' t d:l) }() :ti ...q .tt~n'!'ltU ~~t rrn Ul ,"l"illlf..l t~IIH<-t'O !Ja'llt'f(l{,~ d <J11ot1 \ ~ 1 l h. 111 l''1111 Jli\.· ..... u, ':'o:l1l~\111111..,a1lll'llll' rc~puuo, rl'~tanùo iu po!>~l·~,o dt·t.!f a' t ' \ ' ' '1 .....),, h pv-illr •11 oh T.d>u•c•an ,. <Id la l·oll-:na Lung<1. l >.11 1'J al .!.!. '''1lllllhn\ .'ft·,·u~rdo ulluct:"o gcucruJ"'.. con ~n. 'lllllt'f•' • •:h •u:ca 1t1t port,lllll n•uhall . .:mnplll.t:: {><11 da az inni mdoclicht·: da <t n <l ltlo'll< 1 101 Il lo•IJII ltard<lll'.tll' tll\1'1111<' .:on:tnuo. l>ill :!:6 al 31 ottohn·. t.-r=<• ultth , '''"' rcr,. .hc •1, t rl't•<'l. \ lllll<· ,h,u;a:.l allura, a nniorzn. la ;• DI\ 1'1<>11(', , ,, pro•c•·kll< al qu,n:,, l.<.<,! t ti tti'lh r,d, ai pr.m1 •Il nmTrnbre culi'lmporLtllll n-·tlta ru c!,·ll., l'r'':l dd la l"•·llllla <kl .!ll,; m et n dtnl<ll' po:C\ a~ i al ii ne lonml..tn!.trt Il I''Tl<l o\

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di truppe mobili c ' pertanto nella stessa uut· na ta dd grande ~. i\1., conosceva per iett~ · l<' sul ò an,·a r ichiamato sulla ~:n~a dd(, mente i particolari dell'azione. =-:ella notte sul o le brigat<> do,·cvann eseguir.: un colfJII di Gétt:. '"'<' si era raccolto il ~rosso. t.antu la Oivisionc che la Brigata. Il mm·imt'ntu. >i penl'lrandn di so rpresa tra i forti ,. im· compìè indisturhato. li go\'cmalnrt• di Li,.. padroncndosi della città c delle sue comuno:gi, gt·n. Léman. si recò al forlt.: Loncin. d•m· ~azioni . Le Brigate Miste n. ,34. 27, 14, 11, JH, dc dir.·ssc l'ultima d ifesa dci forti. In tal ·H ricn cttcro così ordine di entrar<' in Bel· gio il mattinu del q. Appena passato il conmodo. il colpo di mano dcii<· St:i bril:atc Il• • nostant'-· j rovesci parziali. a,....,.;\ in c~)m· tim·, CS S<' si trovarono intralciate da intcrru· "ioni di ogni ~orta. Analof(hi <1staculi trnl'<'l la pl~~sn ragginntn In SCUJHl ; i ponti di Li<~:i <· lt· lim•c fcrro,·iaric crann <ntatti: l;, cadu· ca\'alleria chl· era stata im·iata a noni ,·erse• Visé con la~· Brigata mista ())i vi~ion,. pnwta dei foni L'Ta questione di tempo. visoria di ca\'alleria liarnicr, com[Hl~ta cun i Entrn Liegi. frattantn. il g~ll. \ ' on Emmkh, reparti tliSJ><mib:li dd!,· Di\'iSiuni ;z' l' -4') ,. a (JT<..~I collegamento cnn h· altre brigate. fa· sud con la 3W Brig-atll m ista (<)' Dh·isitJnc di ceva a\·anzarc la 1 l .a poi la 2~.a c n•parti ca,·alh.•rial. La 3-4' llrig. cm1 la ))i\'. Cav. (iarvari. !\cl pomeri~iu dl'll'H ca<ll',·a il pr:m.. rùr, giuntrl a \ ' isè, trol'c't il J~lntc rotto e la fortl', qudlo di /3urc/rou. attacc:tto alla t:o· località occupata da nott:,·o~; fnn,· trinc<·ratt· la. c cioè d i HIHSCitl. l m·gli aJ•itati : il pa ssaggio della Mnsa era im· Il Comando Snpn·mn Tcdcscn informato <);, pnssihik. Solu qualltln g-iun~l' rol gli cqr)ÌpagLndendllrf i, che er a ritornato >Uhito ad :\ · j.!'i da J!tlllk d ella c:l\'allcria - il mattino <kl quisgrana presso il Comandante della :.!.a :; - si JHllto pas~an· il fiunw prl'sSn oil cnnfinc Armala. la mattma dell'S. dispQS<' che il R CII. ol~ndl'~"• a Lixht, iacendu po i traghc ttarl· la \'nn Eincm, cnmamlam1• dd \ ' Il Corpn. in sola fantt·ri<c. Al Ct.: lll ro. le hrigat•· 2;' q' " anò·o. cui n~nncrH suhordinllti a tal UOI"' l 1• Ìtcllo S:lt'S:"-Cl ginnth 5 a\an zarnuu vcrsH il anche i Corpi d'Armata IX c X . pure in ar· ÌT<tllh' Urll'ntalt· della pia zza ma i lnrn all:l<"· rin•. assnmi'>S< la din·zinn•· delle up~rali"' chi vcnnt•ru arn·~tllti cnn g-r~' i perdite. :\l ni J><.' r la conquista d1·i furti, " f,·c,· imnw· ~llll, le hrigat<: .~R' l' -4.~· ,. la <f' !);, .. Ca\'. J?iun· diatam•·m•· a\'anzan·. a ~ua disl~'~izicnh·. S(·r•• appc:n a ai H )urtht· ,. all'.\mhl~n·. di cui <lell'arti,l{li<' r a pesante ,. J>t'santi~sima. l ' ri· CICClllY~Till\<1 i pa ~sag,::i . :-;r((a notte ~UJ O, la ,\4' ma p•:rù clw tali trupJlt' entrasscru in at i... Brigata, giunta sulla sini>tra clelia :\Jn,a. si m·. il g"<'llt·rak ,·nn Emmich. agendo dall'in· spi n~,. audact.:nll'htc su Lic gi passamln tra i tl'rno: a,... ,.a iatlcl t'S(JUil:llar c il fort<· h n · fnrt eli l.i,·r~ ,. Ponti,,..·, ma all'alha. strema.'JIIèc·. aprendn così tutto il settore noni C>l ta dali~ pe rdiu· dun·tt•· rip[<'gar•· ~11 1 JM•mi di tlt·lla pia1.za. !\l'l p<1lllt'rig~:"io dd l.l entrò m Lixlll·. L,• hri)!illl' 27' , t t ·• . .~8' ,. 43'. lUI!<· t m · ar.:mw l'arti!!'liaia pesante del IX Corpo (morpcj!1llll•· in ,::ra,·i . comh:mimrmi n d la nott,· ,. tai da ~8 ('cannoni corti da -42) contro i furt i fJolllì.,·.,·,· ,. Fléron il primo dti quali cadde· all'aJJ.a SIICCCS,i\·a C<tntrn ITliJIJil' lllllll<'ro>t', rip;.r;,tc· m·i 1kn~i g-mppi di ìthitatì c nd il tòornn ~lcs~tl mentr1· pTl'$So il secondo la 1\:rrcnu rotto <la husch1 forrt ,. ~tabilimen1i lottll durò futo al mattine! cld 14. 11 l X t'~~r industriali sist•·mati a diic·sa. dtl\'t'llt'r" rapit·· pc• vas~ù la :\losa t· ndlu stc~~~~ ~iorn" dd gare· do(Jt• an·r suhitn g-ra,·i p•·nlit•·. in ispt·· 14 espuJ?nÌJ il forte l.i<'rs. Cit• di ufficiali. :\ncht• J'~ttacco J~•rtalu nd Il \ ' I l Cnq><• ~tt.accò i fnrti di ChcwdfiJH/Mifl la notte dallo Zcppt:lin Z. \ ' 1 iu uwfticac•·· ,. di EmtJ11r.q i qu:~li, schiacciati dallt• )(rm· il d irigih],. JHltè lll'II~Ì tnrnare a ~cmn. ma ~~ artif(lieri<.', c~ddcrò la ~.. ra dd 1,\· Resta· (tt.:r (,• a\·ari•· ~nhìt,· n·~ti• inntilizzahik. ,.a da cnnquis1a re il f rontc ovest d(:lla pia1. L 'opcra7.illllc cnntm Lit·gi l'fa co; ì fallit ;< al za. E$:.ct n :nn" allaccato dal CorJM> \ . l::ln nord <' al ~n<l : tllll<l dip<:ncl•·' ,, u~a <lall'anmich ,. dalla t ].a Oi\'isinnc a nord della Ùllrnt•ntc• delh· co!lt: al c•·ntrco. , c io(• alla q.a fcrrnd~ Li eg-i· Rrusscllc ,. dal \"Il Cor p11 ,. B r igata. Qm·sta. t•ra M'j!llita dai gen•·rali ,.. dalla .•~.a Brigata a sud di qul'ila. 11 l~ Emmich ,. J, udcndorff. E»a "'· scontrò ccm t mattin<> cominciò il bombardamento) contr" Belgi a Rétinn... tra i inni d'En·gné,· ,. Fh-tut tt i ioni che ancora rcsi~>tcn\nC>. Il i" n'· mu. Il C()mandam t· ddla hrij!ata cadok, ma di Boncrllc.r " il /.mtdll. cntrn cui ~i tro r r.-ncrgicn intt•rn·ntn di Lud\'IHiorff, eh·· 111' , .a,·a ·il gen. J.,·man, caddcru nel mattine· a ssunse il c omando, j_,, ,. SIIJJt.'rare la crisi. stcS>O. Jl Loncin. sotw i colpi da 42 l>iiltit Con ahi li man<wn·. <luramc· la nott<·. i nidi in aria: il gcn. Lématt venne raccolte• fr.t k di n·<i~ll·nza ll<' fllic i \' t·lllll' ru pn·st: a ll'alb;t rovine. Gli ultimi dnl' forti. Hollog11. drl tt fu conqni~Ìatn il \'i llaf(~:"Ìn Ji <Jm·.. ,·. Fl~ma/1~ alzarono bandiera hiiult:a il matti· du-l:loi'. La linea d•·i furti <·ra atlra\'t·rsata. no del tò. Cosi, dopo 10 J!lorni d i l ott~. L ic•· A nlcz:.t.:nJ::-i<•rnt> Jn Hri~:ua, J..'1.ti..lal._. c.Ia L ugi t:rà in 111ano a i 1..edcschi; appunto in ~"-""1 dcndnrfl, f(iun >e pn·sso l~ l'<·rt"'"· sgombra j)O per l'avanzata n• rso la zona di schwrw dal nl'mico, l'S'•·n<lo Jll'rÌI riclntta a 1.;\\1(1 un· mento. oramai iniziata dall'esercite~ tt·d•·•r" mini. Durante la , uoltt• alcun' r<·parti t•ntra· mobilitato. La via d ella Mosa era ~bcra ,. 1 rono nella c ittà c si spins<'Ttl ;~i pont i: al tronchi f e rrovia ri. rapidamente riatt;i,.i. fun · mattino del 7 la Hr4:-ata auravcrsù i pomi zionarono dal giorno 15 stesso. imatti e uno dei n:ggimenti cnn Ludendorff ll merito principale di qu<'Sta impresa ~n· alla testa si spinti' fino alla c ·:uadella. 0\'l' dacissima va a.; generali ,·on Ludcndorft '. la guarnigione h~lga: di eire:• 1000 uomini von Ernmich: la conquista r apida dt'i f·tr~ ' si arn·se. Che cosa era a\'vcnuto? Il Cofu do\' ula a lla. sorpresa costituita dall'a m · mando Supn•mo k lga. eh,· li\' c\'a dcst·:nato glleria pesan~issima, di cui nessuno cnn... a lla difesa di Litgi. comt· ~i io detto, ohr< sce\'a l'esistenza. Il 17 a sera t utte le tnrpJ• alk trupJll• della fprtezza anch~ la J.a Dì::i· ddla t.a c della 2.a Annata, giunt•· n<'H•· località assegnate per ~o schieramento in•: sio11 d'Arméc <' 1a 15.a Bn:f(ata de lla 4 .a. zial.-, .:rano pronk per ra,·anz;\la cht• ~· t~mè che l'accrrchiamrmu cht· minaccia\'a Licgi (aziont> d1·1la .~. a Rn~at.al p ri\'ass•· iniziò il mattino dd tl<. MAUIIIZIO CLAIIaMOIIIS l'cser ciJO di campagn;c d i una ion,. ahquota

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JL PROGETTO dj campagna J!crmanico dd Il} q in (l~citl~ntt (UC\' CdC\·a. COme è notu. il passagg>!o di una )>Qt cm c ala dc.-stra anran·rsu il lkl,::i•1. L,• :\rmatr l (' Il. in particolare, .to,·c,·ano pas<ar,. la ~!osa ira Huv c il con· tin,. o land<·sc: si n·ndc\'a quindi ~tc.,ssario. \><'rchè il modmcnto di così grandi masse a\'· vcniss,· con rapidità, conquistare pr<.'vemiva· 11ll'l11l• la l•:a 1.1.a fortt· di l.i~gi, approfittandu <ki giorni nt•ccssari alla tadnnata ,. allo ~chi··· ramcntu ddt,. .'\ rmatc. OccMr1· chiarir,· cht· la radrtmrlcr ( :\uimard1) C• >mprcnd~,·a il tra· ~ptlrl<l In sharco ,. l'accantnnanll'lllfl delk trtlJlP<' mohilitatc , Sl'OlJlh' in' tcrritorio tede· sco. Lo .<c·/rh•rc~m<'u/o ; Il\. l'Cc ( B~r<"it stcllu:~g) <·ra l'articnla1.inn,. d(·ll.: Grane~: l ' nità in nna zona stahilita dal pruj!l'll" di campagna. iu att<·S<t dcll'nrdin1· di .,,.,,.,:;,,/, t \'m1narch): tal,• schi<"ram•·ntu JH IIe\ a '" ,.r htngn quindi in località di~tant,• d;dla zona ~li radunata c an· eh(' 111 a •rri w rin m•m:cn c~tm 1· a,.,..,ni\'a ap· punttt 1••·r la l ,. la I l .\rmata germanic;o. il cui schieranwu to doveva a,., l'lli rl· in pienn \l'rrituriu hclga, da =-:ni ><·aux sull'Ourchc a Hu~ sulla :\le""· lino a Ha ~~dt. Esso dm,.,.., t'S~t· r,. Chmpintn pt·r il 1; «f.,:'Cl~t(• c Jh0 J!inrnn d•·lla mohilita~:onl') in modo clk ra,·~nzata J•H•·'s,• ini1.iarsi il 1R. .\ talt• data, infa11i. il prng-<·tw \'Cnn,· e~attanll'nl<' c<mcretato. "'n· za la mcnnma J><:rclita eli tempo, nuno~tantc la valorosa ma infrulluo~a r•·sistenza tli Lie!!'Ì. La pialla fnrt1· d; Lie~:"i compn·ndeYa una po· tcntt cintura di 12 forti c">trniti ira ìl 1~ t• il 18()1. l'n la lorn mOt.la~;rà dr custrn7.Ì••m-_ essi appari,·ano in\'ulncrahili: cia,cnnu t·ra ar· mato di :z u -4 cannoo: d i m••din calihrn. p iù ohici d« mt:dio calihrco c canno ni di piccc,(u calihrn a tiru rapidu. In tutto. l'artij?lil•ria ,.,,. w corazza era di 78 pcui non compn·si i p ie· coli calibri in cupola. Tuttad a ~:"li ~ntcrvalli fra i fort i non erano stati. in temp" di pan·. ~istcmati a di k sa : la città po i era dom inata da due \'CCchic oper1· : la C~ri0>3 l' la ( ,'Ila· d ella. l TcdcS<hi calcola\'alht che la fort.:zza fosse pre~idiala da t1 mi la nomini circa della guarnigion<· di pac.:. oltre a .\ mila guardie cittadin e. Di iartn. il Comando hclga "i dt·· s~'nò il 1. a~:"nstn la l Il Dnùif'll d'Arm<'c rafforzata dalla 1 ,:;. Brigala di'Ila 1\' r>it·isi"" d'Armt.·. c la ,::uarnigion•· salì quindi ad ol· tr,• Jll mila nomini. l'uicht: ('ra neccssariu cnmt· è stat(l l'SJ>CIStc>. cii<· i passagj.!'i sulla .\·lu~a fossero liheri al più tan~i Jll·r il matti· no d,·( t6 aJ.!"~'''• il Comando tedesco d•·stinù alla operazion,• di investimento ed espugna zio· n•· di Li~l!i un Co rp<' prtt\'visnr:n composto di 11 Urigatc di fantl'r:a di SIJ<'cial" formaziOI)<' t Brigate Mist i'\ eh,, partironn ~enz'ahro dalle g\rarntgtnni, nun mobilitai<-, e il grc»so del ~. Corpv di ca\'alleria, tuttv agli nrdi ni d,·l cornandamc dd X Corp(l. j!"C:ll. di fant~ ria \'IJ n Emmich. :\d cs~o \'t'llllt· a>~Uat<• dal t.:nmandu ddla li Armata il t)uartic:rmas trn g-cnt'Talt· d ell'Annata. maggior J!'Cllt·rak Ludt·ndnrii il quale. già capo d el rcpanu Radu·

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Tedeschi fu comJileta. lJ t• settcmlm:, in,·ccc dt cominciare, con l'apertura delle '"ti lità. la hatt.<Jglia per il Corndoio che i.l C'or mamln polacco - tenuto dal prcsuntUOltCt ma· rcsc'allo Ridz:Smie:ly attcndna - comincri• la battaglia tlcll:~ \·istola allt' sut.: spalle. Cmwerge,·ano su Varsavra l'armata JII"Ìnct· pale c cioè la 10' al comando del ge-nt:ralc ,·on Reichenau. coperta a sinistra dalla go (g-cn. Blaskowitz) entrambe proi'Cmenti tlalla Slesra. mentre la ,\' Armata del gcn. '"" Kuchler puntava dalla Prussta oricntall' alle spall~ c.li \'arsa\'ia ,·erse, oricnt(, cssrndu cc) p< rta ati occ'dcnt(' dalla ,\' Armata dl'l !:<" rwralc ,·on Kluge, proveniente dalla Pomera nia. La 14' Armata tedesca dt:l gcn. von List a~·va, infine, dal bacino dell'Alta Slesia va· so obiettit·i particolari: il bacino industrialt polacco, Cracovia r la Ga~:1.ia. essendo coa· dh"·ata da formazioni alpine scendenti dai Carpazi. La campagna che, tic\ resto, coglìc,.a l'esercito polacco ancora non interanwnt< mobilitato, era ~à risolta strategicamente fin tlall'i•r zio. TI gross<> polacco era condannatll a combattere a fronte rovesciato. c cioè f run le a \ 'arsa1·ia. sen7a speran7a di vtttnrta La sorpn.·sa stratc~ica venne compiMata da sorprese tattichr di ognj genere: e cio{·, an·

l1~~~~I:mlDll® IDII ~~m~~~II~ Il . 1:1~1 \ 1:-.."'1 .\l tl '""'" ·• d• \ u,J "'tt11nl11, d, l 1'1.\IJ ':•n·•,J,, 1111 l'l""""" dr 11l1J~lri<Ulla rd.1t11 a 'C:~r':' '<' ncm S! conllt·ltc"c all'in>xmc ddla c;unpa~lla d, ~u,·rr;t, ddla ~lll·rra J:<'rlllalln-polacca co· ',"''~"'" c cln ~~ Cltllt<l ~:nnu •· \'ar>;l\·fa costituì infatt: 1' nt ru cl <'i tlhtj!IICJ ' ' r;I!<J!K" )!amamcu. non ~ià ll;<lllral.mllll' 1,1·r 11 .1 ' . · 'llu ',, nrt· 1111 nn"'-t'CU nla pt:r la '"a "'""/"'n' n'Jil'Cl" al ~"""' Jdk- trnpJK' polaccht·. Il { ••manti•• polacr". lltilucnntu dalla ~trate~ia lllt<·a· r, ,. ••·rntllrt<~lt· ( ra11cn<. >UJlJKm<·, a che , Tcdc;.chi 11!'r.a;,crn ~uprartUI!II alla lll.'Cllp<tliUnc dd Cnrritlmo ,. l'Ili~ dt·lla l'ru;.;.•a Occttk·utal<·. che era stata causa <~<:· Cil,hlllal,- ddla gu<-rr,,, 1 ltllcnt <tnind, pl'r ccrtu che

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"' ont·nH·. l'<·rtallto, raccnbcro la lurn principak armala nel ;••' clllt• della Jlo;.natua p<·r attaccare tli fìancn la prc' l;.ta a,·an/ata tld 11cmicn: ,cJuaaronl) un'altra armata nd Corridoio pcr n:si•tcrc dtreuamcnt1· e in lMrt lcmt"' disJ~N~'rn due ahr1 fort 1 g-ruvpi, uno a sud, tlltll a '~t<l .l'St tldla l'russia oric:ntal<-, per invadere <kt· ta J~TI>I meta •.sulaca. A sucl, 'crso la Slcsia t Cracovia la~ctamno forzt.• st.-condaric. Il Comando tedesco acct:rtato~i di queste •nkn7Ìoni polacche si propose' invcn l'anrttcmam<:uto completo l' rapido Ji tulle le forze ar· matc :W\'CJ"5aric, da ottcncrsi con una grande manm r;, ·•l 1olg-cntc. Perciò, memrc i Polacchi li attendevano lfot 1111rd c>r•c'JI, avan~anti sulla linea Kolbcrg--Ncu Stclliu Hrumh<:rg-\'ar$avia c etoì: dalla Pomcrania. i Tcd.:schi flllrt;mmo la massa ddlc loro forze a sud 01•cs1 in Slt· ,i.t, ,. ;nauU!rono lun~o la ltnea Kattovitz·\'arsavia. l l'ulacchi pn·,upp<mcvauo una batt.<Jglia od Corntkio cd l'\ cntualm•·nt<, 111 caso tli insuccesso, un riptcgamcuto ~1tlla lim:a 1\arcw·Vi~tola·.San con cemm a \'ars;n·ia. 111\"l'CC, dopo la pnma sctrìmana dt opcrazioni 'i trn· 'arnnu il J:rosso ll•de"o ~aJ.tu dalla .Sfl-sia già :.llt· lorn sp.1llc sulla \"istola. La sorprna strat<.ogtca inn:u.• tlai

16 MlteDibte 1939 l oobborgha dt Varoavaa durante il bombardamenlo.

zimtto, dalla rmmcdiata conqursta gcrmantca del dominio dell'arra da p.utc dcii<: t.luc Flotte aeree dei generali Kesselring e Loehr e poi dalla ma.pcttata jl(' lenza c mobilità delle Oivistom corazzare c motorizzate messe in linea dai T,~ deschr e lanciate avanti :.enza alcuna preoccupazionC'. In queste condtzioni, le Ofltraz:om prevtste dal Coma.ndo ~cnna111co M svolseru con straordinaria regolarità. Cci J 0 settc.-mbrc le crnquc Armate, raggruppate nc:l GnrpJKI Nord al comando del generale \'On Dock e nel Gruppo Sud al comando del generale von Rundstcdt, avanzarono secondo il progc_tto. 1:-"~ ~era Jcll'S scttcmhrc J'e~o;rcito polacco era già aggirato alle spali.- e dt• l !M• 1 .. \'an troncnni, in parte accerchiati. A quella data, una parte deJl,, crupp.: t><>lacch•


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:tl!o rno a (.;dy111a il porto da essi creato sul Baltico, nnnchè a Vars;w ia c a Modlin. Il 17 >l"ll<·mhrc la Russia interveniva c le sue truppe. ,,·n%a <rna si tm1·ar resistenza. t·n:ravano nelle provincie uri,·lllali c ~nd orientali disarma ndo le formazioni po· I;H:clw . mc n t re masse enormi tli fuggiasch i sj rifug ia· 1ano in Homar.ia. in L ituania c perfino in Ungheria. Il 18 scttt'mhrc il g-o1·crno polacco e il comando suprc· tll<l ingg:,·ano in Romania dove vcni,·ano internati. . \ \'a rsa,·ia si t·ra no raccolti, come al centro di un vort ic,·. i resti delle a rmate hattutc c i rimasug li tli cle-

Ebrei polacch1 condo lh at camp& ClJ. lavoro, dopo la c.-adula d 1 l..eopoh .

)lll"llli mobilitati c llisp.::r si un tolak ~~: 1,\ll mila soldati. Il ::q scttemhrc Il l"oo· m:. ndo supremo trdcKo d :chiara,·a nel suo Bollc'ttino la campagna di l'nlc>nia termina ta aggiungendo: « Attualmente non ,.,.i ·tonu più, di tutto !"esercito polacco che tlc hol·i fr azioni chl' comhauono una partita disperata a Varsa via. a :\1odlin (" nella penisola di ll cla. Se qucs1 i resti sono ancora in g rado di com. ha n ere è soltanto in 1·irtù dl.'lla nost ra · volomà di an·r rsguartlo alle nostre truppe t•d alla popolazione civile polacca » . -Infatti i Tt·deschi a vevano cercato tli non comprendcrè \'ars;l\."a nella zona clir<·tta delle operazioni : essi avrebbero potu to t·ntrarvi fin dalla seconda scr.:imana ddlc operazioni ma prcierimno e1·itarla c ,.i g' rarono attorno. ad nvc<t


:ul ,.,, :.la lf\tl ~~ \ t rll~t·o"a Hl1to tka tkhll> <il astit:-aton ,. r~~J•>n>ahal ):'li laa;:!lt•-a. f.,. raù " an;:-lesa, apj>rniltt<~ndu th:l iauu clw !a cltlà ua crnnplt·tamtnt1 asulata. diffu,,•ro mst;t~lcahilmcnt,· una "ri1· da m~nz<>g"IH an nuncaandn grandi cr···nf1 alkata, l'immincntt· sharcu mglC'se nd llahico c incitando ali;, rc~istt·nza f_ino all'ultimo. I diplomatici an· glus;tssoni n ma sci a \ 'ar"a' ia icccro l•• ~~~·;· ~~~- li cumando militart• c •:l gun:rnu ci,·j),· di'Ila città proclamarono allnra che prdt· ri· •·ann scppdlir,j sottn lt· ro\·int· piutto>:'tn .:ht arrendersi. l'ochj giorni prima, 1., ritdÌ•• di 1

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Direttore reopon;ablle: VITTOIIJO GORRESJO

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ADDIZIONATRICE SCRIVENTE ITALIANA A TASTIERA MODERNA RIVISTA

QUINDICINALE

ANNO Ili- N . 16- ROMA 15 SETTEMBRE 19.41 -XIX ESCE Il l..S E Il 30 DI OGNI MESE DIREZIONE E REDAZIONE• lt<><no, CiH. Univorollorio Telefono 490-832 490-933 490-934 PUB_BLICITÀ• Milono, Vlo Monzoni n. 14- Tolelono 14360 ABBONAMENTI h eli• • Colonie Annue le l. 40 S.mttlr. L 22 ulero Annuale . . . l. 60 Semoalr. l, 33 fASCICOli ARRETRATI l. 3

A riapermio delle m-ooiori IP4M di veg•i.t verure l' lrn· porto degli tbbonementi o delle copie erretrete tul CONTO CORRENTE POSTALE H. 1/24910 TUMMINELLI E C. - ROMA Viele Univ•nit-' 38 fCint Unlvtr~itari•) Non tP4dire • perle una leUert o una certoline con le in· dicttioni relative el verstmento quando leli indk.azioni pot· 1

~o:i v-::-~'mC::~~"'d~l ~:~t:C:o !fl2;!'.;'~o:r'!~t:;:.~:l': OGNI fASCICOLO COSTA LIRE l manotcntti anche M

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non pubblicati non •l reslhuis"C.ono.

TUMMINElll E C. EDITORI - ROMA


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1140. SETrEMIRE ~· Truppe itallCIM oca..pano Buna nel Chenia. a 90 chilom&tri da Moiole. BombardameniJ oeret ted.Hchl sulle CCnlee da Kenc, Eapex • U verpool 133 apparec· eh! tnlll••l abbattuti o dlatrutta al auolo. "74 palio"' :r•· nati dwtrutti.

3. Baalogha aeronavale anqlo.ttoliano nel Medater·

raneo centrale. Una nave portaerei inoleae.. una uovo do battQ9UO, un lncroctatore e un cacciatorpediniere

sono duramente colp.ti da noalri bombard.Jerl. .S apparecchi britann1ci vengono dJitruttl, 4. Dtscorao del fuhror o Berlino per la tnououf'O'Zione dttll',aais,er.za tnvornale. Le truppe ungheresi varcano l'antica lronhera rumeno miZlando l'occupa:tiono del terratar1o dello Transllvaruo ceduto in aequito alrac· corcto di Vienno. Ool co~nunicato 1edesc., ai rileva cha aono alato alfondato oltre S1.$(11 ' · da naviglio bri1annico. S. Fru\tuosl ottacehi di formazioni aeree haUane e dJ

0 1 .~.: c.c~ .. ~,:.

:·; !!~Uc b!'ltannlca. A Bucarest, r e Co·

rol abdico in favore d.,l Gran Voivoda Michele, ouo ligtio. ehe lu 9fò re de, rumeni dal 1917 al 1930. Berhno anr.unclo l'aUonda.n~nro .,)h •emc-re da 99.(Q) L di novlg:lio morcanlile brt'annico_ 6 . lncu,.ionl italiane au Malta Aden e autl'alto Sudan. Bombardamento inglese d1' Tonno. 7. Bombardamento itaHano di Caifa. F11ma a Cratova dell'accordo bulqaro-ru.m eno relativo alla retrocessione della Dobrugio meradtonole allo Bulgaria. Da BerUr.o ai annuncia che nel mese d1 ogoato 1940 t'orma auboc· queo germanlca ho allond01o complessivamente 503 mila l. dl navagho britannico. la Morano 93.500 t. 12. Da Berhn!) SI comunica l'altondament.J di 47 mno tor..nellate d1 navig:Uo mercantile. Incursioni britanniche au Berlino, Amburqo • Brema. 80 veli'foh Ulgle'li abbattuti, 20 aere1 ted.-chi mancano. 13. Un sommerQibile italiano rientra dopo aver aJ. fondato in Atlantico 18 mila t. di navigUo inQ"leae_ 1•. Si c:omunico da Buc:are'lt cbe \Q guardia di :eno ha assunto H potere e c he verrà orgaruzzato lo Stat::> legoionario lS. Avanguardie italiane occupano ed oltrepaaaano

~~~::;r~'!o -:~.:~;f~b~: ~~~~:et :t!~~~~~e\ 11. lA truppe uanane metropolitane e indigene. in· lrangendo la res1alenza lnoleae. occupc:lllo Sich el 3m· rani, o c::lroa 100 km. dal .-ecch\o confine 09Wano. IS. Goun11• a Roma il mlnialro deqll ,.Ieri del Reich Jaochim von Ribbentrop. 20. Un oppareccluo itoUono d,a ncoonaz.aone marittimo attacca nel Mediterraneo un aommergJbale aUondand~to. 21. Da Berlino 11 comunica J'aflondamento di 80 milo tonnellate dJ navtgllo merca:ntlle britanntco da por1e di sommer9iblli 11•nnanld. 22. Violenti allacehl italiani ou Aleooandri<S d'f:!~Utc.l e au Caifa.

2.3_ Incrociatore britannico affondato nel Medllerraneo do aereo lla\l.ano. li generale De GauUe ai presenta davanti a Dakar. con una aquadro navale inglese re· cante truppe br\tonni.ebe e rivolge un • u.himatum • alte autorità tranceai c::hledendo lo conaogna della città. L'u. ulthnotum • 6 reapinto e lo l\o!ta inglese apre tl Juoco. 25. Si comunica do londra l1 rltirv delle Ione ope. ranti davanti a Ookar. • %7. A S.rlino, nel nuovo palonzo d•lla Cancelleria viene firmato Il pa"o <li alleanza Ira l'halaa. lo Ger· marua e ù Giappon• (pollo tripartilo). P•r l'ltoha ha fumato il conte Ciano, per la Germania il ministro von Rabbenttop. per Il Glappane l 'ambaaclatore nipponleo in Germania. 30. La tors-chnlera itahana • Coaen't ., cdfonda nel Mediterraneo \In aommergibtle inot.... 1140 OTTOIRE

l . Da Sofia v iene comunico1o che l'intero Oobrugio me!'"idionale • ormcn ritornato allo Bulgaria. .~uocdu aerei ted. .chi au Londra e Ll'lerpool, 68 apparecchi britor.niCJ abbattuti, 31 tedeschi mancanti 67.960 ton· n•llat• di navi9llo ln9 leu allondat•. 3. Neville Chamberla.n &i dam•11• da Lord Prosadenle del Con&19llo nel 9obln•tto Churchill. ' · Incontro cxl Brennero tra U Duce e H fiihrer che ha.nno u.n c:oUoquio di tre ore, 8. Due .ommer9lbiU lh9l. .i aono allondati nel Me· diterraneo da aomm•rv1bili ..,. maa italiani. l. Vedelta in9l. .e allondal~ nel Medil•rran.o da un aommergl.bile itaUano. 1:1. Si comunica da Borllno eho. rl•pondendo al desiderio romeno, n Governo del Relch ha lnviato in. Romania una missione miHtare tedesca. Le formaz.ion1 militari tedeKhe che venoono altr••' inviate eervi· ranno come truppe di istruzione e di addestramento nella rioroania:azion• del• foru ortD01e romen•. 13. Attacco di aUwantt Uolicme contro rile•ante tor· ma:z.ione navale lnglese nelle vic\nanze di Maha. l in· c:rociatore britannico dt tipo • Neptune • è affondato. Altri IIIVYi danni aU. unllll della tormaz!one. 2 torpe· diniere ed un cccda itaUan\.' .ono affondati. lA ateuo formazione navale "f'iene pol bombardata da forze aeree italiane che colpaacono una portaerei e danneggiano UD inc:rodatore pnante, Da Berlino al comunica 1'af loadamenlo di ~.7~ l tonn•llal• di navi9Uo bnlonnico. Il. Il 110mmerglba!. Italiano • Totl • allonda In Medi· terraneo <topo b r••• ed 1ntenao combattimento d aom· -t~~lbil• 1D9le.. • Pe .... ua • . 211. Il boUettino italiano annuncia eh• lormcnionl da bombardamento pesante dopo un Yolo d i 4500 km. cltca bCII\DO eftettuat:l un'az:ione offen&IYO auUe isole di llahr.in aul Gollo Peroico. colpendo raUinerle, ol.o. dotti. deJ)Ol\h e Mrbato, d1 carburante. 21. Da S.rllno 1.1 comunica che un ~crodo.tore auai· harao di IO mila t. e tre navt merc:a:nUU per 20 mila toD· 4

CCIB<DNA~A

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AN11® lDl1 CDUJliiBIB~ neJlate sono alate affondate lncuratonl aeree eu B.r· Uno e altre locahtèl d•l Reach: 19 apparecchi ln9l..o abbanuU 4 1edeschi mancanu 21. Nel Mar Rosso 1ilurcmtl Italiane affondano Mi piroacolt britannici, Jaceoti parte di un convoglio for· teDle.nte acort01o. Si Informa da Berllno ctle durante il IUO aoooiorno in francia il Nhrer ha rlcev\JtO il vice· pesidente del Con1iqlio Jranceae Lavai. 23. 1\ fUhrer e H Caudillo franco ai incontrano al conhne lranco·apOgnolo. 24. Si comunica da Berhno che \1 FUhrer ha rìce· vuto a Montoire 11 znarecc1crllo P6tam. 21. Il Duet~~ e H FUhrer a\ ~nconuono o fuenz.e . Notu italiana alJa Grec1a. in cui, dopo aver contestalo a l qoverno greco la politica di.retta a fare del paese uno baM: di azioni belhche contro l'Italia do porte dei auoi nemie1. il governo llahano chiede la facoltà d s occupare c;on le PfOprle toru ormote per la durato del pr-esente conJùtto punta atrategict t.n terrilorlo gr.co . 21. Il boll•ltano llallano comunica che all'alba del giorno 28 le truppe cb•tocote In AlbcmlQ t1anno "lat· cato la trontiero greca e eono penetrate per •or• punti ne} territono nemico. Az&om aeree IU Po1rauo. il canale di Corlnto, lo baie navale cfi Pre•esa e l'aeroporto d1 Tatot (Atene) . Do Londra ai comunica che ln attacch1 di .ammerglb1li ln Atlantico, durati cinque oiomt, sono Ilote crifondote 3'2 nav, per com· pleuin 146Sill lonnellale.

• IMI. !IOVEIOBE l, Le truppe ital1one OTonzando neU' Epno, raggiun ~ gono il tìumo Kalamas tn vari puntL 2. Le truppe itoli<D'Ie rOQ'OIUngono 1l nodo stradale di Kolibaki. Attacchi aerei tedeachJ 1u Londra e contro importanh centri tndustrlaH dell'lnghlltena meridio· nole. 47.t))) t. ds ncv,glio mercantile lng)eae otfondoto . 4. SI annunoa ufficialmente da Londra che truppe britanniche sono sbarcate a Creta, 5,. la truppe itaUane raqqiunoono lo testata della Vojuasa. Sommergibile inglese aflondato mentre tenlava di oltaccare un convoglio Italiano in Mediterraneo centralo. 7. Il hume Kalaftlas • olttepauato dalle dlvitloni italiane. 11. A.ttocco d' un aommergibtle l\ohano contro una rilevante forzo navale ingl"e nel Medatena:neo. Gronde unità. colpita. 2 pirO&Cah aUondatl. Attacco cereo in· glea e contro la base nava1e di 1oranto. 12. V1olonh attacchi aerei auU' tnohilterro. 7 puoacoh mercanUlt brHannlci per « .OOl tOMellote affondati; ~ per 16.500 tonnellate dcmneqgtatl. IC. Molotolf lascia Berlmo diretto a Mosca. 15. Trec:tici velivoH nem1c1 abbattuh e cutque dtatrutU al suolo •W fronte greco do tormazion' ita!Jane. Il eommerqibile • Cappona • c:olpi.ace nel Canale di Slciha con tre siluri una nave do bo1taqlia tipo • RamUhea • · 4S84Q tonnellate di n<JV\q\to mgJese affondate dai lOm· me1'91bili t~. .cha. Il. Vjolenle cnlona da crrtlglieno e dl fanteria aul Ironie 11<eco. Un sommet~~lblle Italiano in Atlantico affondo un . cacaatorped'n'ere inglese. 17. Conhnuano sul fronte 9reco VJolenti auacchi e contrattacchi, •pecie nel settore della IX armata. Il. Importante diaeorao del Duee o Palazzo Venezia al 9erarehi provinciala del P.N.r. 11. 'Fallito tentati•o nemlco con1ro l'iaola di Goidau del Dodecann"" italiano. 20. A Vienna, l'Ungheria odenace al patto tripartito. 22. Lo lruppo di copertura italiane. lormatel da duo divisioni. che all'inizio del eonllltto llalo-gr.oo oi orano attestate in dileo.aha a l conflne greco-.olbanese di Korcia, al ritirano. dopo li oiorni di lotta, au una Unoa ad ovest della cUtò. che viene evacuata. 23. A Berlino la Romania aderisce al patto tripartito. 24. A B•rlino la Slovacchla aderlace a l patto tripartito. 25~ Berlino comun1ca \'affondamento ln mari lontani di 95 milo wnnellate <il navi9llo in9leM 21. TentatiYo oreco di abotco aul litorale eplrota vae· ne aventa1o dalle forze Uollane. 2'1. Do Bucarest li ho notizia dell'ucdaionoe, nelle prigioni di lllava <il 64 d•lenuti palltld da parte do legionari_ fra 9ll altri vengono ucciai il famoeo •torico rumeno . Nicola Jont~a e l'e:a ministro deUe finarwt Ma9d..,.u. 21. Batt091ia di Capo Teulada: un inerociator• m· 111. . . tipa " Kent" ed un altro tipa "Birmin9bam" sono dunmoente colpita Il coccia Italiano "Lanciere" colpilo in modo IJI'OV• • rimorchiato alla baaa. Lo oquadro britannica venJvo po\ au.ahta da formazioni oeree ito· hane che colpi.•ano con bombe di grouo collbro una portaerei. una na.e do bot1oglia ed un incrOCtatore. In Mar Rosso U aomm•"'labile "Galll.o fetTOris" altonda con salarl U. pboocall in9i<tlli. 21. Cootrattaccbl d•lla Xl armala llallana tu! Ironie

9r.CO Grandioso bombardamento di cenlri • vie comun"icazione 9 reebe compiuto cont•mporaDe.oaente 300 appar..:dù. 30 L"Alto Comanda tbailand- annuncia che le lrUP. pe ~a21onali hanno Yarcalo Il corilin• prouo Froya· occupando tr<o dlattelti indoclneti.

IIND. DtCEIIIIIE J. Pa S.rlino sa comunica l'aflondam.,.to da porte dj un incrodo1ore OUIJiia:rto tedHco opeTcmte \n oltre. Uto:re d i 15 tonnellate d i ncrnglio nemJco. 5. Un som.mer9ibil• ltalicmo roentralo alla baM an· nunzio di aver alloodato in Atlantico Il piroKalo inIli&.. '"Lylian Mo!ler" <ii 5CXXl t. Si ba da B~•t che Horia Simo, comandante c:lel mov1mm10 legionano. ho sciolto lo poliz.io legionario ed ordinato una revi· aaone degli itcrltti al JJlOvimento. S.rllno comun-co l'alfandamento da pari• di aommot~~lblli di 110 mila tonnellate d i naviglio inglese e delltncroctotore auai · Uario "Coledonia'• di 17.406 ·l. Altri aommer9ibili annunziano l'allondamenro di 2 pirosca!J in9IMI per 20.247 tonnellate. 6 11 Moresdallo d 'Italia Pietro Badoglio ceNO. a 1ua d o.;.ando, dalla corica dJ capo di Sta.o M099iore Generale. Lo soautulace il Q"enerale d '"armata per t:Derit:> eli 9ueno Ugo Cavallero.. 1 . La continua prec.t.iono greca contro l'es r~ma ala ain i1tra ilaUono eul gruppo d~ mon.tagne ad o•"' da Pogrodec 4 ovunque oontenuta. Il conte Cesare Maua De Vecchi di Val Cismon ceua, o auo domando. dalla -eot\co di Comandante delle fo~e Q.l'lDOI& deli' Eoeo o di Governatore. Viene sostituito dal generale d 'armata per merito d i 9uerra Ettore Boslico .. l. l 'O'Dlmiragho d 'Armata Oomen1co Covognan ceuo o tua domanda dalle cariche di capo di Slato M09· giare e eli sollost.t9retorio per la a.4orlna ed ù ooatituilo dall'ammiroglio d ' Armata Arturo Ric.:otdl. Sot1o:apo da Stato N ooo1ore viene nominato )'o:mmtroqlao di ,quadra lnigo Campione. Comandar>!• della llotla an m<>re !"ammiraglio do aquadro Angelo lachino. t . Anocchl grea nel ..nere della lX l.nDatao ~ta· hana aono ovunque respinh, L' X_I Armota itohana !'l· paego nel SDatsimo ordme au una lin~ o nord dl ,,,. gtrocoatro. ~ 10. Doaconoo del Fi:tbr~ an una 9rand• olbcina del· l"induolroa bellica <Il S.rhna. Fra l'altro Hatler dace· 111 Quel che deve a.ccadere. occodrO:· queno di CUI poaso osaJcurarvi. lavoratori tedeschi, t che la Ger· mania non 5arò sconht\a n6 mil\1onnen1e n• oconom'· camente_ La parola c:Jpitolcnione non eallte • . 114.500 tonnellate d1 nc:rviqlio mercantile inoleae a:Uondate da aommervibili tedeschi. li. In seguito od allocco da parto di divisioni cora:z.za1e ingleai truppe libic;he dello achieramento o sud est di Sidi El Barrani J.Ono toprotl01te e coatrette a ritirarsi. In successivi combatt.imentl, code alla tnto d elle sue truppe jJ generale Maletti, ~ 14. Per mezw di un measagqlo radiotonico. H more· aciallo P•tain annuncio c he Lo•ol non io più pcute ~~ del Governo f:rancMe e che il porta:toglio d~ù eaten .. ~ • t toto ouunto do PJerre [tienne flandln, ,./""';;' lS. Continuano neHa zona desertiCO Forte Copuzz.;r Solhun·Bordia violenti com..bathmenti italo--i.ngleal. A t• / " ... ; \ tacchi greci eonttc le ~Won\ ltallo.ne vengono ti· / ·;.'· ~-· 9ettoti con gravi perdite per gli attacccmt 1. L'Lncr~: ') ~ dator. inglese "Southompton'" 'a1lu.ro1o al largo d~",'\. • coste egWane ciot sommergibile Ua)1ano ""NSQhelh.::..:{". ·"'~ Voolento bombardamento in9I• M au Napoli. 1 ~ ~ A..: 17. Un inc:rodo1ore ingleae, davantL a ~cna. vlene ~').#": • otfondato da oeroeiluranti ltaJiam. ...... 211. Pro.eque la battaglio italo-ing!.u nella z.ono di • .. Bo.rdia. In un discorso alla Comero Wmaton Churchtll annunna che le forze concentrate dalla· GTan Bretagna contro l'Italia in Altica Settentrionale ammontano a 1500 aerei. 4'1.5 mila uo01i.nJ e mez:ro mibone d i ton· n•llat• di na'riglio da 9uerra. Sommer91blli tedncht art· numiano l'alfondomento d1 208.7'95 tonnellate · di :tovaglio mercantile inglese_ Z2. Lord Holifox. mlnlltro tnQiese deQii ..,.,., v1ene nominato OJDbasdatore d 'lnqhihena a Waablngton. Ed•n lo 508tituisce al "Foreign OffJce". 23. Un aerosilurante ttaliano affonda tn N ed.Herraneo un 1ncrociatore aua.iliario in9leM. 21. TI bollettino itaHcmo annWlzia c he nella notte Ira il 20 e il 21 di~mb... il aommerglblle "S.r9ent•" ho adurato e aJtondato un inaodo101e 1-ooero nemico. Il FUhrer ho J)O'Sao'o il Natale fra 1 eoldaU e l lavor<Jtori del Fronte. 21. 52 mola l . di novi9Uo in9le1<1 aflondate dall'mma aubacqueo ledesca. In un ouo ordine del 9lomo ali• Ione armate 9ermanlche o.lJcr chluour<r d•ll"anno 1940. il Fuhrer ocrive: lo< L'anno l!Ml apporterO il eouaplela· mento della ph). grande vlttoria del\a noetra atorio •·

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INl. OEKKAIO Dal bollflltinl tedeachi •l ha notizia dell'allonda· meno, n•l Pacilico. di l~ t. di navl111io ingl.... 4. Allocco in9leu in lotz41 contro Bardia, SI rlac· cende con nlrema vìolenza la battaglia che dwa dal 9 dicembre. Un eommergibile italiano comunico dl CJYer allon<iato ID Atlantico 15.(0) t. di navl9lio ne· mico. Do Vichy l..i comunica lo oeoalltuzktne dJ un trium•irato minia·t eriale, munito dJ ampi poter) co.ti· luito dal 9en. Hunlzinller da Pierre E11onne Flandln e dall'ammir09lio Darlcm. n• acuii U p<ellideole • ouumer6 cmcbe lo oarica d1 m.lniatro degU interni. 7. Il bollellino italiano comunica: • Gh ullomJ eopo.aldi che retil:tevaoo ancora o Bardia aono ccxlu ti •erao la aero del S andante. Le nostre truppe hanno durante ~ 9 iorni scritto pagine atlbllmi di ardimenlo ed inllitto perdite !orti al nemJco • •. n Governatore g.nerale dell' lDdocina Decoux d i· chiaro ebe. di fronte alle povOC'QZiont della ToHcmd1a, l"lndoctna ~derO le armi. pur ,..lancio popenoo od una compoai%lone. ~.

che

(CO.VT/SV.f A P.fG <fOJ



lA dfttra) 4 aeHembre 1940. Atta.cc:o di u.o oer.o qermonl· co ad u.o meN:'CintiJe inoleM

oulle .,._te cleU'Atla:ntlco.



(SoJ)r'D) Uno rio del c.allo eli l..oDclro dopo W>O d.lt. gi'ODcb lneurao>l - " i..S.Che del primi giorni dJ ollobrw. (A auùallo) Pluloootlcl 11'1 .,....tino • Il -

all'O oo•emo ha manooio al -

compito_

s. ..._

J)IO'<malo dl llfiOql t . . - p l

cii golf, noi """ al~er- ~ qui Ira U popobao • · (O. a cli E TDIIJ nel c SIJilpliciUlJDIM • del 29 • u-hr•l


16 otoobre 1940. c,unktno . Un asp&lto della città dop.> oU ulll·· m• attacchi aerei :;Jlappones, Uno dì aali a.tacchl durò tnm· terrottamenle ctnque g•orn1 e clnque "'lOtti , con terrìblle eUicocio. Ma la vtolenzo del bombordamento non .acomponeva la ca.lma

de1 vend1tore d'acqua che sl scor9e nel primo piano della fotogrc:dta. Come tulh , qtorni, cnche la mattma dopo la hne del bombardamento egh si ov~anq';l•llo al suo lavoro.


25 oltobre 1940: Il vioeP<e•idente del

Co.na.igUo franceae Lavai ai incontra,

dopo user stato ricevuto dal FUhrer con il miniatro degU esteri tedesco Von Ribbentrop, (A destra) L'incon-

tro del Caudillo Franco con il ma:re seiollo P6tain, che già fu auo profeuore alla Scuola di ouerro che n Caudillo lrequentà in Francia. (Sotto) 18 ottobre 1940: Uno d119ll attacchi 4

aerei germaniCI aùU 'anao del Tamigi.



26 ottobre 1940. Londra: Il primo mlnlalro iD111eae Wlnatoo ChurchUI lapezlono lo cfifoa coellera tn~~leoe aul Canale Mila Manica. lA deatra) Apparecchi redeaehi <tel tipo • Me 110 • In -.olo verao l'ln9hllterra.


211 novembre 1940. Vienno; Al Caatello <MI Belvedere rUngherio aderisce ol Pollo TriJ'Qrllto Il conte C.ab ministro degU estwi un<;~bereoe, ol mometuo della hrmo



n mareaciallo mglctse dell'ano 8yrd lotto prigioniero tn Siciha col •uo Stato Mog-

1Jlore il 24 novembre 1940 (A destra) Novembre 1940. Chicago • Dlmoetr=onl per la 1ena rielezione di Rooseveh a Pre&l· dent• della Confederazione nord--a.meracana, In un auo discorso rh·oho alle UnìonJ operaie nel meae d1 settembre.

ROC>Mvelt proclamò: • No1 non por1eàP<>· remq a guerre atroniere a non manderemo l"e..rcito, la manna e l'avicn!one a combattere fuon delle Americhe tranne il caao che la.almo attaccati ".

Waohington 8 novembre 1940. Mr. Smltb, arruolato con il S, battagiiObe del corpo di riMna della marina par<e ""' il ouo ..,...izlo militare • tutta lo lamillUa Smllh lo aoe<>mPQIJDa alla Sta:Done. (Sotto) 2S DOYembre 1940. Un comunicato di Berlino comunica l'al· fondamento dt 99 milo t. di navi~Jlio lt>gleM. Ecco uno dei piroocal, lt>gleSI cbe cdlonda.

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Londra Il dtcembre 1940. Conhouano Yiolenti.aunt 1 bomba:rdameml aerei ted...ehi e il Segretario

9enerale dell& Trade Unioos in un suo diacono dlchocna eh& 91i atlocchi t&deochi hcmno c mutilato l'mduotria ln9leu • Nello loto uno vialone dello oona induotriole di t-dro.

(A d ..tra)l IO die&mbre 1940. S.rlino • In uno atabUllllento deU' in· duotrla bellica, il Fiihrer rivolge agli operai tecleocbi un ~ dia<O.-.ò in cui lru l'altro dice: c Ouel che dne aooadere accadrà: quello di cw ONlcurarvl. laYoratori tedeodoi, • che la Germania noo ocnèl aconHIIo M &eenomlcamenle n• mlU!anaente. La pcuola c:apòtol-• non ealate •· (Sopra) Hollywood 23 dlc.mbre 1940. Il mondn è In 9uerra e l' AJilerica potrebbe - r e coln'fOlto nel coolllno da un mOD>enlo all'altro. Na l'attnc. Gerla Rozan rleece ad att!rar<t con la oua clamoroso pral. .to contro 9li h11preomi l'onenzione d09ll Stati Uniti .



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J1 mJ.nittro canadne delle mu.nLZioni Clarence C. Howe. s campcrto al ailuramento di uu piroscao 1ng~e••. da parte di un eottomarino t*<l,eeco ne i pda:~l g torm dJ gennaio CA tlniltra) 3 gennalo 1941. Bardia ~ Prigio~ n1eri inglul con un compaono ferilo.



. ,leb,bt<:zlo 1941. Roma - Dlo<:Ono dal Duoe al Teatro Adriano dJ perdi.. ~ ooao altiaalme, menta Ira pooo aatò • come vuole la otaglone, lct noatra otaglone, verrà VI dico che verrà IT bello • verrà ln agnuno del quattro punii cardinali • .


13 mano 1941. Vicby - Il nuovo aiçrillo del C~ dello Stato francese, P'tain, c:on le iniziaJi del Wareaciallo e le inHqne del maresciallato.

/ Ma:rzo J94l. Truppe- italiane nella SirtiCQ. durante )a preparcn:lon• ct.lla controUenaiva in Cirenaico: .

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marzo JS41. Il capo delle forzo brìtanruche in Alnca Settonlnor.ole. oen Archabcdd Wavel (a d~stro) con uno <te1 suvi uff1c1ah d ordmanz.a

Sir

-... ae !z' "'Ca

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2 mano 1941 Per prevenire i tentativi ingl~i di . .tende re la guerra ai Bal(.'Qili e per tutelar<> 1 vitaU lnter-1 della Bulgaria, con il pieno consenso del çro...m.o di Solia, truppe tedeocb. lcmDo Il loro ill9,....o In territorio bulçraro. In dn· que giorni il qiqanteaco 190"' atamento di armati era com· piuto e tutti çrll obiettiVI taCJ· ghmti con quella c:ron01Detnca pred.llone propria del g81'· :nanic:i. Il particolare ~taeolo offerto dal Dcmubio alla mOT· da h.• auperato con la 9ittcrta di ponti 1unghi talvolta anche mille metri Eoco Il paaaaçrçrlo di una d.IYI&ione corazzata ted!eec:a attraYedO un .Ulaçrçrio bulqaro di ITOntleta. (A ainiatral Eaercit-e dl truppe tedeecbe nella Sirtica. ment~ •t pnparUYa la controlf..uivc:~ ltl Cir.,Ciica.



26 opile 1941. De1roit: In luth oh S lolt Untlt contmuano gli eciopen. Nello foto 11!1 ritratto un episodio delle nasequot.idiane lta sctoperantt e operru che cercano dt oltre~ pauare l ptcchet h e reco.rst al lovoro. (Sotto) Quoto 131. sul fronte greco~olbonese, ove più duro Ju lo 1ot1o nel mese di mano • IU cu1 aorqerà ti Socrono dei

Coduh nella oueno d1 Albaruo


(Sopra a olnlatra)

ed equipaggiO cl> W> ......,..1ile 1119\eoe allooda1o In AOaatlco r.-111 da Wl lacrodalaN Mdnco.

1 ..,....,-rvlh•ll e J"arma _,_ ge,.....,oea aiJODdaror>o l ....... d1 r. dr Dcrt>llbo aemlco.


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18 III<>IJ!Iio 19U. R01111a: Dopo la de.ignazione del Duco di Spolelo a Re ~ Croazia. et Paknzo Ve!IGa ba luogo lo firma di Importanti oc:a>rdi polmei. economici o tor · ritoriall fra l 'Italia e U nuovo Slato. La foto mostra ADite PG"''elic al momento dello luma

Nel di ~ lo O.a11 lino'- ebbe ai!Oftdate 746 mila IOIIJ!ellote · di naYigl;o merc<mtile. Ecco un piroRafo -..tDilleee ....,tre oi inobiua neU'Atl-t!cc.

19CI. Tn~ppe italiane a Lublcma. (Sotlo~ Uoa riUDicme del c-italO anlinten.,tiota ..,(!:_,.riOCDoo • America F'ant • per poot•tare conln:> la !JIOlitlc:a belliciata di Roooenlt. i• cartello alle opalle dell'oratore clloe: • Sal'l'ate i ligi;. Miete ca>1ragli, niente ... guerrG. niente ~· per i gioYc:.i americalù • .

(A oiDiatra) Il Ouoo di Spoleto. de.ig~~ato ll Il - l o Re di Ctoaz;o. (A cleatra) Il 0uoo d'AD.tcr, Il .w.-. deli'Aaba Alo!Jj. cb. Tolle aeoguire Dello poivi-io le oue lnlppe.

~AVE o~R S ·oN'S

No

CON-VOYS

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WAR. . l DEATH FOR AMERICAN BOYS !

AMERICA Fl HELP US

..JOIN

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T COMMITTEE UR F'IGNT

Truppe da oban:o italkme oecupcmco l'lloola cii S...ta Mauro. Nel "'"• di maggio 'l'ennero cmc:be oecupale C.lalonia e Zante e le ioole dt Amorgo, Aoafe, lo. Tero, Nmoo o Paro del gruppo delle C\<:ladi.


)8 Qlugno 1941. Atrlco Settentrionale. Dopo J giom1 dJ v1olento \otto, 9li inglesi çhe aveYano att<lC'C."'to sul fronte da SoUum sono posti in luqa perdo:ndo 2(1) carn <nmatl e .f.2 oere1 Una vla1one delld ridotto Capuuo dopo l" ba1togho,


12 luglio 1941. Fronte or*>toJ.: Dopo lo sfondamento della hneo Stahn sovi•tict c:liaarmah ollluiscono verso le linee tedesche- arrendendoa1

24 luglio 1941. Fronte orientale: Il figlio -glore dJ Stalln, Jacob. p<i· gionlero dei ted.Khl. laeob Stalln ero ooltoten.,.te in un reggiJDenlo di oarn armati.


(C01\"TII•W.4Z/ONI! DI I'AG.

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lD. Sommergibili italiani allondano 2 pirOKOII ne.mid in Atlap.Uço e ne silunmo altri due ID Mediter-

raneo. Due eommeroibil.i nemici Ye090DO pure ~ton­ dati do unità ailurcmti italiane: uno di ..ai. • il :rcm-

ceoe "Narvalu•• al servi.Do dell"lnghilterro. n. Bali<>!l Ua aeronavale nel Canale di Sidlk. a cui pa:rtKipano. con le forze itoHcm•. cmche lomumona del Corpo Aereo tedMCO. Due portaet"ei, Wl inc:roc'iatore

17. Violenti ~ di truppe b>gleei, eoo lcugo Impiego di mezzi ~. """'"' G;arcl,ub, Yen-

VOOO lalrcmti daUa

--..ma oetruito il

d&Ue lruppt italiane. U . Dopo ...,., completam.,te POrto le truppe .amale di copertura h<mDo eYCX"Uato la base di Chialmaio nel cul aenore .t ~tinua o combattere. Il Duocr d'AGata • JliOIDC>DO genuale d'armata aerea. In wm. locaUIIII dell'Impero bcmno luogo grandi oduoate dl natiYi: i maggiori oapi.dtJedooo di combattere per l'Italia. Oich.iarazioa.e di =ic:izia turco-bulgara in cui • affermato c:be i .governi dei due poee; con!l· derano oome fondamento immutabile della loro pohtica • tera di oateneni da ogni. ogoreuione. lt. Le tr<Jt:ative di pace Ira la Tailandia ~ l'lndocina, N<."'fldo informazioni da Tokio, ~iacono in maniera eod~iafacente. 23. Oiscoroo del Duce al Teatro Adriano di Roma in cui ai riaffermo la volontà italiano di Vittorro, ;;i dichiara che dopo la fine vittoriosa de1la 9uerra io rivoluzione lasciato rorà un altro paaso decisivo in tema di raccorciamento delle d.istcmze sociali e si proclama solennemente che le p::>tenze deli'As.ae non vovl.i ono attocccrre l' America. c Nè a Roma nè a Berlino - dice il Duce - si covano fantastici pr09et1i del genere. 'fah proo-elti non potrebbero partire che da una ~nclina­ zione manlcomlale. T.>ta.litari certo lo JiO'Ulo: ma coi piedi •ullo dura terra • . . 24. Formazioni del corpo tedesco d'AJnca venoono iD contatto per la prima volto con forze in9lesi a :1ud· eat di Agedabia volgendole in tugo. 25, ~7 milo 1onnel1ate d i naviglio 1nqleae c!fondate da aommergibill tedescht . 21. In Somalia, le truppe italiane. sgombrato M»ga· diacio, continuano a ba:terai valorosamente a :l:>rd dello città. Viene rico.nquiatala do truppe italiane di sbarco r isola d i CastelfOBSO oocupata dag li inglesi il giorno 25. Muore o Roma l'ex Re d i S~~gna .-\1fonso Xlii.

ed un cacc:iatorpediniere colpiti. Sul· tronte greco ~­ tìnuano azionl di carattere locale nel Httore del! Xl Armata 12. Scontro, nel Cano\e di Sicilia, tra cacciatorpedlniere atalkmi e una formazione navale inglese. Un incrodalore inglese oflond01o, due or::s.o:iatorped.i niere c;olpati. Un eacciatorpodinieJe itcrliCD'\o aJfondato. 3, Il oenercde Uboldo Soddu, per rQ9iOnl di o:alute chiede di eaaere esoner<rto dol c~mando de\ grup~ eli arm01e d ' Albania. Il comcmdo viene o:seunto dal Capo di Stato Moogiore (;eneral~ Ugo Cavallero, 14. L' Agenz.ia Tole<Jralico Bul9o:ra smentisce . H paa•oogio di truppe ted~sche at1raverao Ja Bulgana. 11. Il Corpo Aereo Tedesco . bombardo Ma.l ta. !..<:~ portaerei "IUustrious". un incroclatoro ~ \Ul puon"Cfo •ono duramente colptll, 11. Visitando Glascow in eompaQnio di Harr_y Hopkins inviato personale di Roosevelt, Ch_urc:h11.1 pro: tlunC\O un d iscorso In cui dichiaro che al _dur.' colpt aullo due c 1ttà e l suoi distret1i industriah, l inghilterra non è in grado d i risponder~ in misu.ra adeguata. :IO Un comumcofo ufficiale dà notizia di un incontro Jro i.l Duce e il Fi.ihrer alla presenza dei ministri degli es1erì de ll'Asse. A Wos hmgton, aulla scalea del Palazzo · -del Congresso, il presidente Roose v elt pro.sta QIUromento come pres1dente de<Jli Stati Uniti. 23. Il bollettino italiano dò notizia della penetrazione, nel ~.,merig9io del 22. di repar1i austroUani. :\ell'abitato di Tobruck, dove tulto era s tato dato alle 11141. MAJIZO fiamme e la nave "San Giot'C]io" fotta saltare nel porto con la dtnomite. Un comunic:oto ufficiale greco J. A Vienna la Bulgaria aderisce a l fxltto tr~par:ito. onnunz.a c he dal 2tf ottobre s.ono caduti al !ronte &rlino comunica che nel mese di. febbroto sono alale 158 utfici<lli e 7.565 souulliciali e ~oldati. a:Uondate 740 mUa toMellate di naviglio inglese. 25. G li ultimi reparti itahani che nel settore occi· 2. 51 annuncia ufficialmente a Berlino che per preder.tale di Tobruct opponevano ,ancora uno disperato venire 'i tentativi ingJeei d i estendere lo guerra ne1 re•ì<tenza <!ll'attaoeo britannico oono sopraffatti . J.n Balc<!Di, • per tutelcre i vitali intereasi della Bulgaria, battaglia. s e condo atnm)tsioni inqlesi. è alato :duri6col pieno conaenao dal governo di Sofia. trupppe fede. ache hcmno fatto j) loro ingreuo in territorio bulqaro. aimo. Sommer9ibili itaUOl'.li annu11ziano l"ationdamento di un piroscafo gTeco e d1 un inCTOCiatore ausiliario 3 . Dopo un mese di aaaedio. truppe italiane uss.errainglese. glioto a Culro sono soç~"affatta do forze auperi.>ri. Uno parte delle formazioni italiane, però riesce a rompere 29 Si annunc1a ufhcialmente d!o Atene che il primo il oerehio e a ritornare nelle proprie linee. Le truppe .mmi~tro Metax:as è spirato in seguito ad una operaamericane occupcmo la più ìmportanti isole d e Jl'orc:izìone alla gola. Alessandro Coritzis, ex-presldente pola9o delle Bermude. della Banca Ellenico a:aaume lo carica di primo mi· nis tro. S. Continuano s ul fronte greco violenti bombardo· 30. Oi5corso del fiihrer a Berlino in occoail?ne del· • menti italiani. l'ottavo annu ale dell'avvento al potere dei Nazional· l . Forze inglesi attaccano nuovamente Giarobub. soc:ialismo. Hitler afferma: • G li avvenimenti in1litara ma aono respinte. l movimenti delle truppe tedesche del 1939 e quelli del 1940 hannv già praticamente de· in Bulgaria proaequono con il ma:aeimo ordine. BerC'iso 10 querra • . lino annuncia l 'affondamento di 62.200 tonnellate di naviglio m•rean.lile nemico, 31, In Ctrenaiea. a llo scopo di evitare l'aqQiramento l . Dopo 17 giorni di animate di&euuioni, il Senato deHe proprie pos izioni, il Comando Superiore Italiano ordina l'evacuazione della ci1t6 di Bengasi. Viel\e' an. americano approva con 60 votj contro 31 la I&Qge di nundoto da Tokio che l'armistizio Ira la Tailandia o «prestito e oflitto • oll'lnohilterra. il Giappone è stato firmato a bordo dell'mcrociatore , 11. Ostlnati attacchi gr&Cl n el &ettore della VOJUSSO "Tatoi". sono respinti dalle nostre truppe con gravi perdite per l'attaccante. 11141. FEIIBIIAIO 15. Nello notte tra il 14 e il 15 due aerosiluranti inoJesi colpiSCQnO e allondano la no-ve os pedale « Po » 2. Sul fronte greco azioni di pattuglie favorevoli alle ancorata a tre chilometri al laroo di Volono. chiaraforze italiane. Gravi perdite Qrete=he, specialmente in mente illuminata e con tutti i aeqni internazionali dì Val Tomorlzza. Formazioni del Corpo Aereo Tedesco riconoscimento. o:Uondano a Sordio un piroscafo da 10 mila tonnellate. Un sommerQibile italiano a.ffonda in AtJontico 3 piro18. Riprendono gh attaectu U'lqlea.i coniTo Cheren. 39.000 t. di naviglio mercantile ìnQle&e affondate da •coli por 15.000 l. aommergibill tedeschi . t. In Afri<:a Orientale le trupJ)e italiane occupano una nuova llnea ad est d i Agordat s di Bmentu do 22. Dopo quattro mesi di s trenua resistenza il presi· cui res.pinqono un attacco di conì annoti inqlesi. .o\tdio dì Giarabub è aopra.ffa'lto dallo prevalenza dei me7:zt e delle forze avversari. Nel Mediterraneo Orientocxo di silurcmti italiane ad un convoglio :~rternente tale un C.:>r'IVOQlio inglese è atlacca1o da formazioni scortato. Sette piroscafi silurati. 110 milo tonnellate dt naviglio nemico affondate da sottomarini e navi da del corpo aereo tedeaco. Una petroliera da 12 mila L e un Piroscafo da 8 mila t. affond<Jti . Altro poroguerra tedesche in morì J,nlani. scalo dannegQ1ato. Negli ultimi tre giorni i c.ommer· S. In un auo discorso o Croydon il primo Lord delgibili e. le navi da bati<JQ'Jia tedeschi hanno affon· l'A.mro.ircgliato Alexander allerma: • l:' una lotta di dato compleuivamente 273 mila 1onnellate dl no. vita o di morte quella nella quale ci troviamo im.peTigllo nemico. L'<D'Ula aerea a sua volta ha al9DOti. Le prove pii) dure non so·no allatto quelle tra· fondato 31 milo tonnellate. eoorae bene) que lle che ci attendono !!' . 11-1 milo tonnellate di noviqlio ingJese affondate in mari lontant 13. GitmQe o .Mosca il minielro dooli Esteri · Motau oka diretto a Berlino, da uno nave do 9uerra tedesca:. 7. Violenta battaglia in corso nel .euçi bengasino lro 14. lnC'UHione del Corpo aereo tedesco eu Malta. con truppe itaJiane e lormazioni iJl9lesL Sì comunica che IIC'Orta di CCX"Ciatori italiani. Ven9ono rlpetutamente col~ la aera del 6 forze britanniche 'hanno occuçcno Reo· pi.ti con bombe di 0 J"01560 c:alibro un incroclatore. due gasi, egombr<rta dalle trupp& italiane per riapo:rmiore piroocali di grande tonnellogglo e 2 piroeoali di Pic\e popolazioni civili nQZi.onoli e indigene . colo tonnelloggio. JO. Una aouadro navale inç~lese bombarda ,elle 25. A Vienna la JugoaiCJYìo aderisce ol paJto ' ri· ]XJJtito. prime ore del mattino Genova, colpendo sovrattutto obbiettivi civUi . Il qovemo brtannlco com.un~ca l'ov· S. Matsuoka dopo Mdfci Qiorni di viaggio giunge venuto ritiro del Miniatro di Gran Bretag:oa a Buca· a Berlino. rest. Da New York sl informa c:he finora le pedìte com27. Truppe italicme e tedeache occupano El Aghf'ila ples.sive d.eH'Inqhilterra aono di lOO.flXI morti. (Sittica) . Un sommergibile itaUano operante in Atla.."l12. lncon1ro a Bord.iohero Ira i1 Duce • il Caudillo tico affonda due piroscafi per compl:euive 12.500 !onFranco. nellate. A Berlino il F'iihrer riceve il mi.nlstro degli esteri nipponici Matauoka. Colpo di Stato a Belgrado 14. Il f'Uhrer riceve al Berohof alla presenza del ministro von Ribbentrop U pres idente del Consiglio ove il governo Zvetkovic preeenta le sue dimia.aioni. 11 re Pietro scioglie U Consi9lio di reqç~enza, auume del m inistri jugoslavo Zvetkovic e il ministro deg'li peraonolmente il potere regio ed Incarico il oenerale tnten di Jugoslavia Zinzor Markovic. 90 milo tonnel· Simovlc d i coctituite H nuovo QO'femo. Jote di naviglio inglese aHondate da unità novoli te· deache al largo d e lle coste portc:>ohoa1. 21 n Bollettino italiano informa che nella notte s.ul 1.5. Da Bucarest el comunica che un decreto reale 26 marzo mezzi d' aasaho navali sono penetrati nella -abroga la legge 14 settembre 1940 con la quale venne baia di Suda (Creta) infliggendo g ravi perdite al n"coshtuho lo Stato nazionale 1"'9ionar1o e n !'DOVi · mico. Una nuove do guerra affondato. A Belgrado Re mento legionario venne riconoaciuto come unico OJ'9aPietro Il ~te giuramento. nlu.oz.ione poUtico romena... 21. Reitera1ì attacchi dell'aeronautico italiana in Ege o 16. Attacchi inglesi nel .attore di Cheren. in Africo contro convogli , formazioni navaU nemiche e navigHo orientale. vengono nettame nte reaptnll. Continuano nel alJa fonda. Uno nave portaerei e due tncroctatori inBono Giuba i combatrimenti nelta =ono di Ch.ieimoio. OlMi colpiti con aifuro: u.c o d\ es.a1 d e ve rite ner5i af-

fc>aclmo_ Si ID!orma da Belgrado che 11 capo dei Crooti Nocel:, à è rifiutato di oc:cettare l'innto di Re p,0 u ,:; che lo dliam<Jyu a BelgTodo. al, Il Bollettino. ila~ d4 nQ~mq di 11110 battQOua naYal• i~iDQ"loee an'enuta nel Mediterraneo centraie nella no"" dal 28 al 29 mano. Ua gro.oo inc:roci<Jtore ingleM 4 aUODdato, due altre UDIIIII oono O«lam.ate colpite. Tre lncrocl.atori di m«tdi.o torm.ellaggio Ualicmi e due c:occ:io ,affondati. Vloleate di.a>oetr~ C<llllro tedeecbl e itaUanl ID JugoaiOYia. Il 1t1inimo degli eoten nipponico ç~ìunge a Roma. 11141. APB1LE l . Si ha da Belgrado che Zvtttkovic e Markov1c aoflo in e1ato d'ane•to. 2. ln AJrico Settentr1oo.ale una po.izione avcmzata inoleae viene occ:upa.a da formazioni tede~ehe appoQ· oiate d o U'arma aerea italiCD'Ia e tedesca. Nel Mcdi· tenoneo orientale bombardieri e siluranti i~aliani colpi ~ acono e affondano !) p iroaca:fi inç~lesl. Ad ovest d1 Creta vehvoll del CAT colp iscono e aU,pndono altri 2 piroec:a.L. 3. La mobibtazìone jugoslava è stcrto co~npletata. Muore o Budapest. i1 conte Paolo Teleki. ~. Cootinuono le operazioni di colonne mo.torizzote Ha1o~tedescho à.n Cirenoica. SI comunico che la ~a­ ~one çli Germania ha lasciato Belorodo. S. Truppe italiane e tedesche rioccupano Benoas1 e spingono le loro colonne oltre delta città. Berlino comunica l'affondamento n e l mese d1 marzo d 1 i'l8 milo tonnellate di navi91io ingle«e. l. Noto dell':ltalia alla Jugoslavia. Nota delta Germania alla )ugoslcvia e allo Grecia. Truppe italiane e truppe tedes.che varcor.o lo fronliera serbo. Quelle tedeacbe anche quello qreca. 7. Violenti attacchi aerei italiani, con gravi dar;ma a obbetti'fi terrestri navali e oeronouticj greci e JU90· alavi. Addis Abeba viene sgombrata dalle truppe italiane per evitare ddnni a lla popolazione C1vile. l . Occupazione .m Cirenaica di Baree e Tocra do parte di forze corazzate e motorizzate italo-tedesehe. Secondo informazioni attendibili il governo serbo in· lrieme con l'alto comando sì è troaferito in uno ioca.Htà della media Moravia. t Elementi avanzali itolio:nì occupano Kranjaska Go;a in Val Sava. Sul fronte libico truppe italo-tede5ehe rioecupano Oema. 6 g enerali, 2. colonn.eUi 6 2(0) prigionieri. Reparti cora%ZOti te<leaehi OC"CUpano Solo· nicao e ragQiUDQono l'Eqeo. L'arma1a qrecc ad ost del Vardar depor:.e le armi . 10. Truppe italiane avanzano in territorio jugosaavo, v'e rso est per incontrarsi con le colonne 1ed:esche. Za· qabrla viene occupata do truppe tedesche . 11• .t'rQEe<Jlle l'avcmz.ato delle truppe itahone in territorio juqoelavo . In Cirenaica truppe italiane e ted.,... sche inseguono gli ingle11 verso est c.atturando armi • prigionieri. fra · questi il generale Neame. comandante d 'arma ta. 12. Le truppe italione oc:c:upano la città di Lubiana. In Albania vengono occupai& Dibro e Oc:rida, realizzando il congiungimento delle forze italiane e tedesche Ante PCJ'f'eUc viene nominato capo - dello Stato C~to e pa:rte per Zagabrio. Formazioni tedeach.e battono ~orz.e jugoalov• o Nìs h e puntano su BelgTOdo. 13. Collegamento o Karlovoc fra truppe UaJ.ia:n• e tedesche. In Africa Settentrionale truppe itohane o tedeoebe, incal:umdo gli inglesi in rltir<lla. aocercbiano Tobrucl: e rioccupano Porto Bardia. BelgrCJCio Vlene occupata da truppe tedeache. A Mosca. Urmo di un patto di neutra.lità tra il Giappone e l' Unione sovietico. 14. Continua l'avcmzata ltalo-tedesca In Jugoslavia. Sul tronte 9 reco la IX armafo italiana, auperota la re. siatenza nemica avanza nel Korceano. Dopo 12 gioml di duri combattimenti l'mtero Cirenaica. meno To~ bruk. • completamente rioccupata. Nello Greci~ settentrionale dopo duri combattimenti contro le truppe inglesi formazioni tedesche occupano Tolemaide e Kozani. 15. Sul fronte greco le truppe itoUane entrano in Corcia. Occupazione d i Sonum in Africo Settenlriooale . 16. Truppe italiane occupano Spolato in Dalmazia e avanzano nello J<eOÌone dei laghi d.eHa Voyuasa. Trup. pe t.-deache raggiungono Seraje vo. In Grecia le truppe britanniche e greche ai ritirano verao J'Olimpo. Da Berlino ai comunica c~ dall'Il al JS aprile sono Gtcrti diatruHl 135 apparecchi inglesi. 17. Colonne mo1orizzate italiane puntano au R09u10. Sul ln>nt• groeo truppe dell'Xl armata avanza!!Q da lago di Presba aii"Adri<Jtlco. Uo bollettino straordinario italiano annunzia c he l'intero fronte. greco è m criti. Lo HCOIJ.da CII'JDQ't.a aerbo, eo,!.ola nel -;.ei-ri· torio dJ S.rajevo d1 fronte allo truppe tedeacbe. Viene composto a Zagabrio il primo govemo croato. 11. Si Informa da Berlino che il protocollo di arlllletizio fta la Germania . l'Italia e la Jugoslavia G atoto firmato alle ore. 21 , Truppe italiane toQgiu.ngono Nestor e Cettigne. Il. Proc89ue au tutto il lronte oreco l'avanzata it..a· Uano. In Grecia truppe tedesche ai sono apinte o :1ord MI del Pindo e s ino aqli abocch.i ' tnerid iona.lj del· I"OIImpo. ID. Le divisioni dello X e Xl armata italiano !OI;Jgiungoao le frontiere del Regno d'Aibanlo. 150 aereo bombardano t ·e..,rcito ç~reco in ritlrata. Combattimenti tedeechi vittorlosi nella Teuaglia. 21. Re Giorgio di Grecia rinunZia alla pt"esidem.a deJ nuovo gabinetto oreco che viene ascunta do Zudef'OoS_ Giunve a Getuaalemme, proven.iertte da Atone l'ex~re Pietro di Jugoslavia. Truppe tedesche avan· zano verao il aud della Grecia. Nel Mediterraneo aetoaUW'CIIlti italiane aHondano un incrociatore ausiHàrio i_ngleM ed una petroliera da 15 mila tonnellate. 22. Le truppe Ualiane inee<Juendo tl- neU'lico. penetrano il) territorio greco. Lamia e Volos occupate da truppe tedetcbe. Sbarco inqlese a Bardia respinto.

!l


• 23. Un comuDic:oto atroordlnario ltallano annunzia: "'L'armata nemioa deU'Epizo • della Wacedonla ha -depoooto le armi. La capitolazione • alata pr-tata len aera alle ono 21,4 da una dei.qazlone militare gre·ca al Comandant. della Xl annata Uallcma aul fronte deU'EPin>. Vengono ora atabllit• nei parHcolati le modalltò della reea in compl.to CIC'COrdo col Comando ·alleato tedeaco • . Da Salonieco ai IDlorma che Re Giorgio di Grecia e il go...mo greco hanno laaciato Atene per l 'laola di Creta. Battaglia tedeaca viHorioaa c:on le retroguardie lngl. .l alle "fermoplli. 24. Truppe teneatri te<leecbe penetrano neUe Termo)>ili. 25. In Grecia le truppe ltallcme completano l'occupazione deii',J::piro aeHentrional.. 21. Le truppe bulgare coollnu<mdo la loro avOIUala in t.lacedonia preaidiano Wonaatir, FloriDa ed altri centri minori. Proeeoue l'ayanza.ta qermcmJca in Attica e Teaaaglia; Yengono occupate' Calcid• In Tracla. Traao e lAm.no. rl. Operazioni di iaatrellamento Italiane In Epiro. Truppe te<l"che entrano ID Atene. Re Boria di Bulgaria continuando il auo viaggio nelle lene redente dal 9ÌO!JO aerbo, naita la ciH~ d i Starizzo. 38 mila t. da nOYigll'! ingleee alfoodal• -ln Atlantico. 21. Occupazione Italiana di Preveea e Corfù. In Africo Orientale, attaccbl Inglesi contro l'Amba Alagl, ut· tamente rnpinti.

O...i• Yiene •vacuata.

21. Si rlunlace a Roma, aoHo la pr"ìden2<1 del Conte • Ciano, la Commluione generate. previata dal patto Triparlilo. Le truppe ledeache oltrepauai,o Tripolla. 30. La radio di Atene annuncia che Il generale :lolagiOC'Ju ba formato un nuovo gove;rno, d 'accordo con 1 9enerali dell'eaerc!to greco e basato aulla volont~ del popolo greco. INI. MAQQIO

poeti d ' ogni tempo, da Virgilio ad Orazio,

da Dante a Goethe, ca.ntarono

il severo splendore delle rive del

L! GO DI

GARD

l. Paracadutisti !talloni occupano Cefalonia e Zante; truppe di fanteria l'laola di Santa Waura. Ultimatum del governo di ila<;ldod a quello di Londra, chiedente il traalerimento deUe truppe gi6 sbarcate fuori dell'Iraq nello apazlo di due settimane. 2. Inizio delle oet!Ut~ anglo-iraquene. Le truppe ger. maniche compiono l'occupazione del Peloponneso e lanno complnaiv<DDente 8200 prigionieri inglesi. 3. Berlino comunica che duranle il me. . d'aprile i somuae1"9ibiU •

r arma aerea germanici hanno otlon-

dato oltre l milione dj tonneUat• di nCJYiqllo nemic:> df cui 400 mila 1. in acqu• greche. 4. Importante dlacorao del Piihrer al Reicbalag oulla campagna balcanico. Radio Londra comunica che

sono in COJ"'I tmportcmti combattimenti fra truppe ~n­ gin! e iraquene nel preul dell'aerodromo di Salda. vicino a Bauora. 5, Bagdad annunzia la ripreaa delle relmioni di· plomatlcbe coo Berlino.· Attacchi aerei oull'lnghiltem,. l. Tentati•o inql... di lorzare l'acc:erchiamento di Tobruk fallito per la pronta r.azlone delle truppe italo-tedeache che infliggono 9ravi perdile al ;Jemico. Re Giorgio di Grecia radia dal quadri del· l'..ercito il generale Zolaglogu. nuovo capo del • go'vemo di Atene, gi6 comcmdcmte del fronte dell"Eplro, Il governo romeno riconoace lo Sta1o croato. Occupaz.ione italiana di Amorgio, Anafe, Jo. Tero , Nasao e Paro del gruppo delle Cicladi. 7. Violenti attacchi lngleai contro l'Amba Aiagì reapi.nU. In un dtacono ai Comuni Churchill dichiara che Tobruk e Creta aarcmno dif. .e Jino all'esl'r emo. l Da Bogdad ai comunica che in seouUo ad un vioÌento attacco inglese. le forze iraquene hanno abbandonato l'aeroporlo di S.M•ldebbane. l . Attoc:eo di a.roeUuranti ttaUo:ni ad un convoglio ingl.eee fortemente ecortato nel Mediterraoeo occiden· tale. Due incrociatori. un· cacciatorpediniere ed u n groseo piroscafo ailu.ra1i, Uno oaYe do battaglia, una portaerei e due altri piroecafi bol'D.boJt::latj, Viene lirmato il lrattalo di pace h-a Tailandia ed lndoclna. 10. Il Re Imperatore raggiunge a bordo di un aeroplano l 'aeroporto di Tlrana per compiere la aua p-imo viaita al R~o di All><mio. 11. Formazione nava1e i.nq)eae bombordata da aerei italiani nel Mediterraneo. 12. Si comunìoa che Rudol~ Heu • partito il IO mOQoio dall'aeroporto di Augusta pet' un volo da cui non ha fatto pi\) ritorno. 13. Le truppe llallane completano l'occupcn!one del· I'Epiro, dell'Acamanla • dell'Etolia . Pinna a :logabrio del primo accordo internaziona le del nuovo Stato aoato, accordo che regola la delimitazione delle frontiere germano-croate. Da Berlino ai c:omuniea che allo scopo di t*ali.zzarec con un iDterTento personale una intesa fra Gennania e Inghilterra. Rudolf Heea ·• giunto In una locoHtc!l della Scozia ed è etato raccolto ferito. 5 o 6 mila t. eli naviglio mercantile ìnglese altondate in Atlantico. JS. Si proclcxma a Zagabria la re-staurazione dell' an · tic:o reQno croato. Incrociatore ausiliario inglese aJfonda1o in Atlantico_ · li. Continua l"indomita reslstenz.a delle truppe i~a­ liane all'Amba Alagi, animale d.a Ua p<eaen%0, del Duca d ' Aosta. A Roma al annunda ufficialmente . che il giorno 18 giu.D9erà in ItaUct una del-oaz.ione croa· ta guidata da Ante PaveJic pe-r chiedere al Re lm.per<:~tore di deaiqnare un principe di CCI8a So· voia o clnç~ere la corona del R89no dì Croazia. 17. Le !ruppe del generale O. Gaulle. impadronitesi di Tahili ne espellono i lr<mçHI I~•U ql Governo di Vichy. Il. In Africa Orientale ' le forv Inglesi battute ripieQano. ProMgue la raiaterua del diJensori del· l'Amba Alagi. La mlaaione croata. guidala do Ante Pavelic giunge a Roma. Al Qulrlnale Il Re Imperatore deaiqna Aimone.. di SOYoìa.Aoala, re dJ Croazia. A polcnzo Venezia il Duce & Ante PaveUc lir&~ ac·

.' che oggi due strade tra le p1U belle

del mondo, la Gardesana orientale e quella occidentale, circondano permettendo di godere un panorama di

In-

comparabile bellezza. lauri ed olivi, limoni,· cipressi e palme sono segni caratteristici di un clima dol.cissimo.

RIVA:: liMONE ::TIGNALE :: BOGUACO GARGNANO:: TOSCOLANO:: S.' FEliCE MADERNO :: GARDONE RIVIERA:: SALO MONIGA:: DESENZANO:: BARDOliNO SIRMIONE:: PESCHIERA :: lAZISE:: TORRI DEL BENACO :: GARDA :: CASTIONE BRENZONE:: MALCESINE:: TORBOLE INP'OIIMAZIONh ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO DI BRESCIA E TUTTI GLI UFFICI VIAGGI


eordl territoriali. miUtorJ. economici e cu11urali ;,a · l ' Italia e la Croaz1a. Le ciltà di ~ebenux,. 'fraù, Spaiato e- Cattaro. con ahri territori • Isole daJmote ven gono onneui oll"ltolia. )9. In Alrico Orientale l'eroH~o p-eaidlo dell'Ambo Alagi ricevo ordlne dJ ceNare fa lolta. Le lruppe nc&vcno l'onore delle armi, 11 Duco d'Aoa:ta seçue Jo ~rte delle sue truppe_ Auacchj aere1 -.e-deschi a Creta. J incrOClatore e 2 cacciotorprdiniere danneçg iotl. 2 ptroscafi affondot.i o 6 danneoolol, _ ~1. Il Governo germmt.lco, per tramite deli'Ambo$Ctoto degli Stall Vniti o Berimo, no invitato Jl Goverr.o amene-ono a ntlrare Ja proprìa rappresentanza cLplomatica. a Pangl doJ JO giuqno. Z3. Una torpediniera itahana, a l comando del capitano di tre-gato france.sco Mimbelli, scontratosi con 6 &nctOCJatOri e coccìa torpechniere IJlQleal, sdura <.m : ncroeJatore e riesce a dlstmpegnan.t. l )0.30J t. d.l merconhle mqlese aUondate 1n ~Hcmlic:O_ 24.. JJ boUetttno alaliano comumca che dal 20 al 25 maqq1o gU inglesi hanno perduto in Mediterron&O 4 mcrocialori. Da Berhno si comuruco che parocoduu~ ati tedeschi. discesi a Creta il g1omo 20 combauono r.ell' Jso la c..Jntro reparti ll19'lesi , :xmo sto11 allondch 3 e occ•ororpedmiere .tmtanmc&, .S vedette rapde ingles1 e danneggiali altr i 3 cocctotorped..niere. la corano .a 1nqlese · rlood .. ~ aflondata m Allanllco daJ,a a ave d o bortoglla lede sco .. B1smarck ··. 2.5. fori"é nÒVÒh ed aeree 1tohane combattono m sueua COIIoboratlone con quelle ç-ermamc he çer l'Isolo 0 1 Creta. 2ò Contmuo lo balloglio aeronavale tntorno a Creta Dal 20 maggto le perd1te navoh ino les1 in quelle .acque sono . 'J IOCTOCiatOr•, te C0CCIOlOlpG01niBr8, J SOmm&rglb 11e e 3 motos1luranli o tlondah da forze tedesche: 4 1n crOCIOIOfl a Uondoti dQ torze ilahane. 21. Prosegue t'avanzata delle truppe tedesche a Creta, oppogqtote da lormazlon, a e ree _ '/0 m tlo •. dJ nav&glio Inglese aHondoro in AUanhco. 21 Vlttoriose azioni italiane sul lror.te di Sollum. ..:>cc~pauone tedeaC<J di la Canea. 29. Sba.rco di lruppe italiane neH' isola d i Crea... Quelle teaosche rogo1unoono ta baio di Armini. Le Jorze ingleai abbandonano la boao da Sudo. _:,2 nua l. di naviglio bratannico affondate da lncrociatora lede&Chl in mari lontani. 30. For2e navali i ngJesi wno in ritira a verso A le ssondrio. li cacciotorp&damere britannico "HorewarJ'' colptto da aere1 atauani salta in ano. Ne ll' isolo d 1 Gre ia o>qhl re sistenza è vinto. Heraclyon occupato da1 tedesc hl. 31. Continuo o Creta l' inseguime nto del n e mico bat. tu lo. Le truppe Hohane avanzano do U t.

1941. GlVGifO l. Truppe Hahane e germaniche sì conQtUnyono a Creta. lU m11a mqlesl pngionteri. 11 pnmo lord dclJ"AmmaraQ"lialo britannaco d.Jchiara che ta llotta inq1es e sta s ubendo perdite orovìeime_ 2. Il Duce • rl f'U.hrer si mcontrano al Brenr.ero. E' computloto l OCCupo-tiOne di Creta. 3. Berlino comuniC"4] che nel mese di maqgio s ono ctate ailondote 746 mila t . di naviglio inglese. 4. Si SJ)e9"ne a Doom l'&X· imperatore d i Ge nnama Guglielmo Il di Hohenzollern. · S. Il Govemo lrancese dt Vichy accu5a, in una di· chiara:Cone solenne, l'lnghilterra di preparare un 'aggressione- contro la Siria. 6. Incontro fra 1l FUhrer e Pavelic a S.rchtesqaden. ' 7, Il fi.ihrer riceve alla presenza dì Von Ribbentrop 1l re d i Butqoria, l . Invasione inolese della Siria. IO, Sommergibili italiani In Aùanttco affondano 63 mila t. dl ncnriglio inole&e nav"1gcmte 1n convoglio. Importante diacorao del Duce alla Camera dei Fasci a dette CorporazJon1 in occa1ione del l Annuale deU 'en· Irato in gouena dell' Italia. 15. La Croa.z1o. o Venezia aderisce al po:.lo tripa..rUo . Il. Dopo tre oiomi di bottaqlia s ul tronto di · 5.>uum, g li ingleai 50no poeti in fu9a dopo aver aubito la perdito d1 200 corri armati e di 42 aerei. li. Il Governo degli S. U_ comunica all'ltalio cho ch.lede la chiu• uro d i tuttl g li uflic1 C'Onsolari o 'iUri.sU.ct es iatenu nel terrilorio degli S. U. ~2.500 t. di na · viqlio inqlele affondate dai sommergibili in AtlantiC":). 2:l. Dalle ore 5, 30 l' Italia e la Germanio sono in alalo dl ouerra con J'U.i1.S.S . Le truppe germaniche, insieme con quelle finlandesi e romene hanno varcato la lrontiera rusaa iniziando lo ostilità. Som.meroibiH Ucdioni in un crttacco durato più giomi hanno affon· dato in Atlantico 98.600 t. d' novi91io inglese. Damasco -.lene occupata dalle truppe inglesi. n J'(ccolo presidio d l Gimma cede Ja città al\e forze inglesi con l'onore delle armL 23. Continuano orand.Josi combottimenti oUa trontieto sovietico. L' Ungheric rompe le relazioni con Ja U.R.S.S. 24. Il ptMidio di Uolchetit aace dal co-poso\do e pe· netro prolondomente nelle linee nemtcbe catturando p-i9ìonleri cannoni armi e muniz:)onì. Anche kJ SlovaççhJo entra in guerra contro l'V .J\.S.S. zs. S\ informa da Helsinki- che Wolotov avre bbe dichiarato al minia:tro finnico a WOICO che U Governo JWVietico non può più riconoscere to Finkmdia come stato neutrale. 26. ln una citlò della Valle de\ Po H Duce poi· so ln raaae-gna la prima d ivlsione motori.nata del Corpo itcdiano d1 spedizione in Russia. 27. In'' ~uito od attacch.J. aerei aovietiei c;Qntro U ~errltorlo unQbereee l'Ungheria conside ra eubentrato lo $1010 dl guerra c:on \'U.R.S.S . %1. ln lO succenivi bollettini il Comando Supremo

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delle forze armate te-d.e-scbo dò no:izia dei s u«easi cons&gulh ne. pruru se; 9lYtni di lotto conho l'U. R.S .S . Gro d.no. J:Srest Ì..lltJWalt. \t li ,a, h.ounas:. Ouemòur9 conquistate, il hume O.ma raggiunto. ~~ avanza &u !...e ... • poli, Mmat • • tata raggiunta. Due otmate soviettc:he ctrc:ondate, 40 m1la pr-•o~onleri, bOJ cannoni_ zn:s corr~ armati, 4017 Q_pJXU6CI:hl diatrutti o caUuratl, 30. l.eopoli • •loto occùpata, Ubau anche. Continuo J'ovon%-oto. Neqli uJtimi ue giorni .e-ono staH affondate 255 mila t. d i naviglio m&rcant,le bnlannico.

IHI. LUGLIO 1. Due cocdatorpediniere ingles i a:Uondati nel Me· dit..-raneo, J tedeschi raog1ungono Jo Bereaina e varcano in più punti la Ovma, Jl generale Wawel ass ume Il pOsto eli commt.dante in capo in lndia. Nel .Medio Or.~ente lo sos ritui•ce il oen. Auchinlect. 2. Due pirosea1i alfondati, l incrociatore legger-o e l cacc•a1orpediniere dann&Qqiafl do aerei italiani i.n Mechlerro:nee. Su l fronte rus.so a Byoltstock i ~edeschi colturano 400 carri annali e 300 cannoni a fanno IO... mila prigionieri. Occupazione di Aigo e Willdau. Truppe tedesche e linmche varccmo la frontiera ru aau· Jtnland&sc_ 3. tt Duce pa$SO 10 rass&gno un'ohra grande umtò mo lon:uata destinato al Jron1e russo. 'frupPft ·,edeGChe <~: romene varcano il Pruth e avo:nz.ano verso d i>n1e· ster. Do Berhno SI annuncia che ne 1 mese d t QIU· g no lo Gran bro1agno ha perduto '/1:)9.000 t . j1 .lO· VIQho.

4.. Le truppe. tedesche v-arCano la Bt;reslna. Violento dis corso contro gli Stati totalitari del Presidente Hoosevelt. &, In Africa Orientale lru p pe del Galla • ;;i<I<UDQ cedono con l'onore delle a rm1. A Gondar e m aure località la lotto contmuo. Sul fronte rua.so proseouono l e operaz.tont contro lo linea Stolifl. ln '/ g1ornì , :ede•c-hi hanno tatto 300 milo priqionieri. 7. A var.zata tedesco· rome na in Bessorabio . Romeni e ungheres i roggtun9ono il Dnlesler in Bucovtna_ CerQOVHZ occupata. a. In un messOQgio o! Congr•sso Roo&&volt annuncio che truppe americane aono s barcate in Islanda. Su) Ironie orientale }e operazionJ procedono reqoJarmente. 10. Conclueione della _battoglio di Byalistock. e Mina.k . 323.8(() priQIOnJeri. 3332 carri armoh, 1809 cannon1 catturali o d1s tru ttì. ll. AllOcco aereo 1tahano &u Calto. 12. La linea Stalin è stata s fondato dalle trupr:e tedesche. Witebesk occupata. A Cetllgne 1'assemb1ea costituente montenegrina dichiaro l'mdipendenza dello Stato chiedendo a l Re d ' ltaUa lo designazione di un reooonte. 13. Patto di .mutuo assistenza o.nglo-russo. A San Giovanni in Acn. armistiZ-io anqlo-trancese per la Siria. U .. L'armalo linlande se passa all'attacco au11e due partì del laqo lod09a. Le operazioni d i stondamento della bnea StoUn proseguono regolarmente. Jl. Bom.bo.rdamento italiano d i Cipro_ Sul fronte russo Smolensk. b d,al 16 Acidamente in mani tedesche. 'Vie J!le forza1o ti passagQio del Dniesler. Z3. Il pres1dento del Portogallo, oenarole Carmona. a i imbarca a U s bon-o per un 91ro d'ispezione a lle AzzDrre . 24. Bonagha aeronavale itala-inglese nel Mediterra~ neo. 2 puoscafi ingle si oftondat1 e 2 mcrociatori :;.ilu~ roti l nave da bottaqL.a, l incrociatore ed l cacciotorpedime re OOmbardah. 7 v elìvol; ne m1c1 abbattuti. l grande unità e l cocciolorpediniere oUondah dcn

o cattur<rto J3. 14~ carri armctli, 10.38.8 conr.on., :aae2 oeropJant, occ:upato (.)strow , Yorkow e t>lykau a sua de1 'oo~J ttelt:us; m Estoo:a cooquis tato L>orpat. :-· c t hn, lk>mau e Topt': n&ll'aio meridior~ale raggaunlo f>chaaomir in unione cn rumeni liberc:rto la tse.arobta. ~•l eeuore di Stnolenù. si è concluaa v'ttorlocamenle uno gr<Jlde battaglia d 'anmentamento_ 1. Wuore in un incidente di volo. per cauM non an· coro aeoerlate. il capitano pllota bruno Muuolini. l. 30.0001 prigionieri rusai in Ucraina. In Estonia We. senhuro voene ~upata. t. Conclusione della Battaglio di \Jman in cu1 1en~ nero annien1ate la 'Il e la X.H Armato aovielica e pani della XVIII Annata ooviellca. 103 mUa prlglooien. 3J7 cani armati, 858 cann.:mi, 242 cannoni antiaerei e MiieorTo, 5250 outOc;.'(Jn"i e 12 t reni cadono nelle mani de\ vir.--d torL Le perdi.• del nemico &up.trono i 2(M) m1la uomini. 11. Audace USCita, dal ca~~do d1 Culquaber: d -'l premdio itchano che in.IJiqge gravi perd.le al 4\em .c_, Berlino co-muntca che doJ 22 giugbo al JO agosto le torUt aeree sovtetiche ba.nn..> p&rdUio oltre 1D mila op. parecch; 13. 1:-. .l.t!anUco un 5ommergibile italiano affonda due r:OVt me rcantili moleai per complna.ve 17.212 t. NeU' Ucralna meridionale le tona rueae ai ritirono aul porti del Ma.r Nero. 14. Kayvoi.rog viene ooeupata da truppe ted&tiche. Odesaa è circondata da tJuppe rum.ene. Nicola)ew ~a truppe un.gCIJ"Oo-tedeache. lA lort.e antibol.toniclte raggiungono la coe,ta deJ Wor Nero fra H Buq e Odecsa . Si mforma da Wash.ington e da Londra che il Preti· dente Roo.sevelt e il Primo Ministro britannico Chur~ chiH si aono incontrati in mare a botdo del cPotomac•

per ur. eonv8lJno. Il IIIIDi.otro AtU.. parlando alle rad!o d,i Londra dichiara cbe noU'inconb'o aono state eaom.i.

nate le que-srioni dei rifornimenti delle munizioni di çuerro <llilpoati dalla legga dei prestiti e affitti. Si l) anche trattato il problema dei rUornim.enti all'Unione Sovietico. E' skrta inoltre letto una clicbiaraztone, emo· nata aJ termine deJ conveQno. per rendere • noti certi principii comuni della politica ncuionale del ri.apetti•l paesi • . 15. Sul h-onte orientale proaeguono i combattimenti in tuNf i •Noti

17. Truppe tedesche e ungheresi OCC\ Ifl "1l'I.J io ~;ttò di Nicolajew , 1ul Mar Nero. Nuo•o pa:Mo :-usso·ir.q!o•a a Teberon. per l 'espu)•ione dei c:ttadint tedesc:-ht dal terr-itorio ironico. 11. Continua, 5U) fronte orientale, l'in.ae9u,ment;> C.e1 sovietici, i.n direzione del baaao Dnieper. Il. Nell 'Ucraina truppe italiane. tedesche. romeno e ungheresi occupano U · territorio aq, occidente del Dnieper. Nel porto di NicolaJew eono otc:rte .r.>· vale e c<rUurate in oantiere lo aOQuenti unit6: l :lO· ve da battaglio da 35 mila t., l incrociatore do IO milo t.. 4! cacciatwped..iniere. 2 eommerogibiJi. Nello: reoione d 'i Kiew vengono tatti 17.750 pngionleri o oatturou 142 corri armati. 123 cannoni e altro ma· teriale .bellico. 20. f"ine della battaqlia di Gomol. 78 milo pri-gionieri. t« coni CITDlatl e 700 cannoni cadono nelle mani delle (orze antibolsceviche. 21. Sul t·r onte orientale Chereon aUe loci deJ Onieper Yiene occupata_ A nord 501\o ocC\Ipcrte Novgorod, Klngasepp · e NOJVa_ Da Berlino si comunica che ne i primi due mesi d i ouerro i .aviefici ho:nno avuti 1.200JXX) prigionieri e 3.600.001 lra morti e teriti. 23. Da Berlino si comunica che doU 'inizio delle ostiHtà in Rus-sia. nella sua « no-eto~ffens:ive -.. lo · Gran Bretogna, nei cieli dell'~la nei cieli iptomo Mao. all'isola, sul territorio del Reich e 8u quelli dal Reic'h 15. Allri attacchi aerei a navi mg:1esi nel Mediterra· occupati, come pure in Alrica settent.r ionole, ho per~ neo: 2 p iro.ca1i ed l petroliera aUondati. l lllcrocia-. duto IOU apparecchi, 1ore silurato e bom.bardo1o . 25. Le tr.uppe britanniche hanno varcato lo frontiera dell'Iran. Sommervibili e navi da guerra tedeschi. 21. n bollettino italiano comunico che nello battahanno d istrutto 2.5 navi ingleta per complenive glia i.niziatosi il 23 luglio sono stati! complessivamente 148.200 t . affondale al nem.1co 70 milO t. di naviglio mercantile • 2 navi da gueno. Altre dieCi navi so no &tate don21. Vitto-rioso combaUlmento delle truppe di Gonddr n&gglote. 21 apparecchi nemici obbottuli_ Un comunicontro preponderanti Ione nemiche. Le truppe ..aviecato straordinario dà notlzia del fon-amento della base tiehe sono penetrate in territorio ii"CIItiano. !.o cittò d i · <ti Malta da parte di unità d 'Css alto della R. Marino. )ekaterino.slav (Dniepro-pe:rovsl:) è stato occupata dc Otto grandi esplosioni hanno documentato il ;;uccesso truppe germaniche. dell' impre.sa. 'l'l. Dimiuioni del Governo dell'lrdn. A Vellklie-Luki 30. Conllnuano vit1od ose le operaz.ioni tede!K'he i tedeschi catturano 30 IJlilo prigionieri e 400 cannool. Gli am..bo.actotori nippon.ici a Lon<lro. Moeca e Wa: aul (ronte onontale. 116 mila tonn_ di naviglio !llercantile inqlece, l caccìotorpediniere ed l torpedis hington protestano per le forniture nordamericane di m e ra naviq cnti in convoglio, affondati in Atl<mtico da benUno ai SoViet, 'Via Vladivostok_ sottomarini germanici. Il Ouc:a poua in rivis to una le 21. Due unitò do guerra britanniche, un incrociatore q-ione di CC. NN . d e&tinata al JfQflte ruaao. leggero ed un incrociotore ausiliario venoano colpile n e l Mediterraneo da aerosiluranti italiani. Nell'Iran H 31. Continuo l'avanzato tedesca in Ucraina. In Enuovo Governo decide d i aospendere le oc-tilitò per JUonia i russi s ono r•apLDII a Nord. A.ttocco aereo a evitare. un inutUe spa:roìmento di sangoue. Attentato a W:osca. Venoglia contro Pierre Lava1 e Mar-cel D•at. Lavai rimane ferito da due colPi di rh·olteHa. INI, AGOSTO 21. Vien:e comunicato oqgl che t1 Duce e il f"'ùhrer 1. Sommergibile ingleM Qffondato in Medite naneo do ai aon.o in-contn:rti a\ Quartier Generoltr del F'Uhter tra picxhiateUi italiani. Bombard,a:mento di Mosca. Sbarco i1 25 e i) '29 agoeto. 4 somm.ergibiU lnglnì affondanella Gujono inglese di truppo d e qH S. U- Accordo ti in Atlm'1Uco. Si comunica che iJ 3) ogoato le mppo-tailandeae. truppe tede6C'he 110no entro!e in Re•al (TaUin) _ 2. Le forze rusae aceercbiate od est d l Smolenak 30. Caociato~ere lngleae li'PO c }erris • offondoto •seno atote ancor p iù eenate nello morsa. Gronde batin Atlantico da un soGJmergi.):)ile italiQno, NeJ settore taglia i.n corao dinnanzi a Kiew. nord del honle orientale colonne finlandesi oc:cupar~o 4. Il S()Jnmergibile inçlese c Cacbalot ,.. di 1500 t. Viipwi _ La flotto da trasporto so\'ietico per lo ag;)ftlbero dì tnJppa _che cercava di uacire dal porto di Re• aperona1o e • pezzato in due, nel W:eclttenaneo do un cacciatorpediniere italiano. lo Ucraina truppe c:e•~:d t!alll.nn) at ~ trovato in mezzo allo a.barramento lerl qermanle:be ed unoherni tag-liano le coJDunlcazioni dl ma~e ted.eaehe. 21 trCIIIporti 8000 affondati. Altre lerrovlarie del nemico neU'olo di accerchiamento, Di·a~22 nCJY'I da carico troaportanti truppe tono atate aflon&corso del Duce a W.antova alle CC. NN . in parte 3 <la a-p}XIreC'Chi tedeschi. 41 navi dCJnbeQ'oiat81 dc: per U fronte or~ntale. e bom.bm-damenU aereL · S. Si comu.nka da Berlino che nel m... di lugli ~ l. Continuano -rio~ti e Yittorioei combattim.•nti del~ t1nghiltena ba perduto 467.500 t . di nOYiglio \r~:· truppe antibolacevJche sul Dnieper.

l. In Qermcrnieo quattro bollettini atTaordlnari il Comando Su· /, "'~:-::::-:-----~------------------premo. d6 Dotizia delle operazloni in Rus· ~ ttore z:ablle: Vl'M'ORIO GORRESlO sia. Smora l tedeschi (aggiungendo le cilre già dat,.;:::0 di Atti Grafiche di Tuiomlnelli 6 C. ~ Citt6 UniHraltarla • AOIDG l ' Il lWJiio) ho:nno fatto 89S tuila priqionieri. d~(;;.

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TIl T:\ tl .l ADDIIIOHATIICI SCBIVEJITIITALIUA A TASTIDA MDDDil RIVISTA

QUINDICINALE

ANNO 111- N. 17- ROMA 30SETTEMBRE 1941-XIX ESCE Il 15 E IL 30 DI OGNI MESE

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OIUZIOH[ [ IEOAZIOHEt CIIU Unl....lter!. r ...,_ 490-132 4~f33 -490-f34 PUBIUCITÀt ~ Vie-·-'~. 14- Telefono 14360 AUOHAM[HTI llolilt • Coloftie ..._...L -40 s-..tr. L 22 [JIHo Aaftuelo • • • L. 60 s-str. l. 33 'ASCICOll AII[TI4TI L. 3 A rispermio delle meggk>rl apoH di veglie verMro l' im· ,orlo degli ebboftemeAtl o deffe copi• erretr•t• "'' CONTO COIJU.l[ POSTAU M. 1/24910 TU-IHUU [ C. • IOMA Viale u,y.,.,.u• 31 ICI"' Unlver&U.rle) Non J~ir• • perte vne &eHere o une certolifta con te i,... diçuk>ni relellve el . .n - l o """"" lell lndic.•k>nl poa·

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OGNI FASCICOLO COSTA LIRE l ...oteriltl .me M

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pubblic:Mi ~ t i resttt.lacCHto.

TUMMINElll E C. EDITORI - ROMA

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LA PIRATERIA ~ antica quanto l'umanità. Si cominciò a parlare di essa contemporanea· mente alla navigazione e al commercio. Quando gli uomini iniziarono il trasporto per mare, da un paese all'altro, delle loro mercanzie, sorsero subito altri· uomini intraprendenti che pensarono di impadronirsi di quelle merci durante il viaggio, senza pagame il prezzo. In tutti i mari del mondo, ed in tutte le epoche, la pirateria ~ _passata attra.verso cicli ben definiti. Anzitutto troviamo individui appartenenti alle popolazioni delle più povere zone costiere. i quali si riuniscono in gruppi possedenti uno o più battelli e attaccano i più deboli n.avigfi mercantili che ad e!lti ~ dato di ragiungere. La condizione di questi individui ~ quella di proscritti, e ogni uomo rispettoso della legge si fa un dovere di stenninarli non . appena li ha avvistati. Poi tegUe il periodo della organizza·

zione: i pirati Jllll fort1 assorbono quelli p1ù deboli oppure h costrmgono a rimmc1arc alla loro onorata professiOne. Nascono cosl grandi organ1sm1 pcrfcz1on.1ti ad un tal punto, che nessun gruppo d1 Yasccll1 mercantili, per quanto potemcmemc armato e scortato, può ritenersi al sicuro dai loro attacchi. E' il caso dei corsari barbareschi. di Morgan e dei suoi bucanieri. dei marinai del Wild-West agli inizi del r egno di Elisabetta d'Inghilterra. Contro tali pirati qualsiasi autorità si dimo· stra impotente. Segue poi uno stadio ancor più perfezionato: i pirati arrivano addirittura alla costituzione di uno Stato indipendent~ e questo Stato ~ in gudo di svolrere UDa politica di alleanze contro gli Stati suoi nemici. Quel che era stata solo pirateria di· viene allora guerra : e in tale guerra i tirati sono solo i combattenti della parte avversa. E' · in questo periodo della evoluzione della pirateria che sorgono dall'ombra uomini come il terribile Kheyreddio, più conosciuto con l'appellativo di Barbarossa, che portò la mezzaluna in tutti i porti, anche i più sicuri, del Mediterraneo, e c:he registrò per6no una strepitosa vittoria sulla flotta imperiale spagnola.. Della stessa ~ra della pirateria sono gli audaci marinai della Cornovaglia e del Devon; gli uomini di Lemarck e di ConcU, c:he fecero la guerra allo Stato e alla Chiesa in

An-enturl4n fr(:'n~~n: J!'f~:l•xV(,j lofon d•l~!'t·

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nome della Libertà e della Riforma. la ,·inona d, una delle parti in lotta rompe l'organizzazione navale dell'altra: è 11 caso della battaglia di Lepanto, in cui Don Giovanni d'Anstria distrugge la potenza navale dell'lslam e con essa quella dei pirati barba-· reschi. Gli elementi della parte battuta sono di nuovo ridotti alla condizione di bande di proscritti e continuano la loro azione fino a che non sono de6.nitivamente dispersi.

La pirateria non ~ solo una caratteristica dei tempi più antichi : la troviamo altrt-sl· anche alla soglia dei tempi moderni ; anche agli inizi dell'epoca cont·emporanca. Ma gli ultimi guizzi della potenza della pirateria vanno ricercati nella storia di quei c Fratelli della Costa,. i cui ricordi hann.o per tanto tempo acceso le menti dei lettori di tutto il mondo attra.verso gli innumerevoli libri che i c Fratelli ,. ispirarono a scrittori di tutte le lingue. Le origini dei c Fratelli della Costa,. sono strettamente legate a certi aspetti particolari della politica europea del XVI e del XVII secolo. La Spagna andava perdendo lentamente il suo rango di prima potenza del monùo e le altre nazioni non erano affatto disposte a rispettare ii suo monopolio del commercio


lonia, che viene implacabilmente distrutta da· gli spagnoli. La stessa sorte subiscono gli inglesi nella Virginia e nelle Antille. E scopo pia cosl la guerra fra spagnoli e frances~ in· g lesi e olandesi : una strana guerra in ·cui i governi non int>ervengono che raramente, ma di cui seguono le sorti con malcelata ansia. Sicchè la pirateria che rose lentamente la potenza economica e marittima spagnola si può dire che sia nata... in nome del libero com· mercio. l precursori delle grandi imprese dj Morgan e degli altri eroi della c Omfratcr· nita della Costa ,. furono i bucanieri : specie di commercianti . franco-tiratori che si stabilirono ad H ispaniola (isole H aiti), la secon· da delle Antille per estensione, quando, conquistati il Messico e il Perù, i roloni spagnoli si diressero verso il continencc:. Essi aveva· no lasciato dietro di sè grandi mandrie di bestiame. A poco a poco avventurieri francesi c inglesi, uomini sel.-aggi, irsoti sporchi e c:oa un passato non sempre rispettabile, si stabili· rono nell'isola, per dare la caccia a queste mandrie di bestiame. seccare la loro carue e venderla alle navi di passaggio. l luogfli in cui la carne veniva seccata e salata si ch iamav.ano c bucan • e da ques!a e~rressione venne il loro nome di c bucanieri "· Erano cacciatori di professione e selvaggi per abi· tudine. U loro nutrimento preferito era la midolla cruda delle ossa delle bestie abbattute.

(SoF&"a) mc.ndJo o ICJCCI>egç,oo dl una atlà c:o.llera omencaoa da parte dJ hhbusn•u fTa:Dc:esa. (A de-stra) Combattimento ira OYVentw1et1 t.rances1 • aJXIOQoli IlA due 1nciaion. 11000 del hç,lo eh 8rr noll"opcra « Grandi Voyoç,eo •l.

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nelle Antille c nel Mar dei Caraihi. Il monopolio che gli spagnoli volevano esercitare era troppo stupido: come tuili i popoli all'inizio di una impresa coloniale essi cerca vano di impedire qualsiasi relazione fra le loro colonie e i paesi stranieri. La Spagna era convinta, facendo cosl, che ne avrebbe ritratto il massimo vantaggio: ma dtmcntica va, però. che non disponeva dei mezzi necessari per fornire agli abitanti delle sue colonie tu:ti i prodotti di cui essi avevano bisogno. V'erano poi, oltre a queste ragioni economiche, altre ragioni religiose : t urti gli c eretici» si era· no visto inter<k:tto l'accesso nei domini occi· dentali di Sua Maestà Cattolica; c ai corsorios lutero"os era stato proibito di prender terra o di commerciare nelle colonie spagnole. In un primo tempo, c cioè verso il 1 s6o. gli eretici colpiti dalle proibizioni di Sua Maestà Cattolica vi ripararono con il contrabbando. Poi minacciarono da vicino la potenza •pa· gnola colonizzando territori adiacenti a quel· li del dominio coloniale iberico: e nel l s6z i francesi fondano nella Florida la prima co(Sotlo) Veliott nella tom~la (lnca.ono di Humblot).

Dormivano sulla nuda terra; o su roni tron· chi d'albero appena squadrati; non avevano altro tetto che il cielo caldo e scintillante delle Antille; erano vestiti di cuoio e a'rmaci di pesanti sciabole, di lunghi coltelli e di mo· schetti che tiravano palle di due once. La loro attività. tra inoffensiva per i g randi interessi spagnoli. Ma ciò non valse ad impedire la loro cacciab, da Hispaniola. Allora i cacciatori di bestie divennero cacciatori di uomini. conservando il loro antico appellati· vo. T rovarono sede a la To rtuga, un'isoletta rocciosa, a qualche lega al largo della costa nord-occidentale di Hispaniola; vi foaclaroiiO ana specie di repubblica o di c:oafrateraita;


cn,trutrnno eh 1 tnrtl. luronu .ttlacr.;tti cl,tj!h

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L'isola divenne celebre in Europa nel 1678 per opera di un libro scritto da un bucaniere, un giovane france~ di Honfleur. Alcxandrc Olivcr Exquemelin. Egli era arrivato nelle Antille venti anni prima nel 1658: c il suo libro intitolato: c Boucatticrs d'Arnrrique ou redl veridiquc 4es plus rrmarquublcs ugrcssions comm-ise~ • ccs dcrttièrcs cmnérs contre /.es colt's dcs .1ntilles par /es botccanicrs de la Jamaiqur · et de la Tortue, attglais aussi bil'ti qKe français » ebbe un enorme successo c fu tradotto in inglese e in spagnolo. Esso descrisse per la prima volta quella emigra· zione di disperati c di avventurieri di lltlli i bassifondi curO[H!Ì che venne ad alimentare . lt file dei c Fratelli della Costa:. e che può essere paragonata all'emigrazione suscitata nel 1849 dalla scoperta delle miniere d'oro californiane o nel 1897 da quelle del Klondyke. r c Fratelli» erano genti di tutte le specie : uomini d'arme disoccu~ti per_la fin~ delle guerre di religione: mannar dtscrtor! dalle flotte europee; cadetti di Gua~cngna, d1 Normandia, dr Fiandra; cattolici inglesi c l'nritani scozzesi; protestanti di La Rochellc 0 di Dieppc; volontari di t~c anni che ave·

Abbiamo dcrto che a la Tortuga s'era creata una spec:e di rcpuhblica. E infatti i buca· nieri erano organizzati secondo cene regole che essi scguil'ano disciplinatam~m.: quando erano sul sentiero della guerra. Ed Exquemclin ci dà testimonianza di questo con le seguenti righe: c Prima di prendere il mare i pirati dànno an•iso, a coloro che debbono prender parte alla spediziOne, del giorno prc· ciso nel quale pr-enderanno imbarco, imponendo altresl ad ognuno l'obbligazione di por· tare quel numero di libbre di polvere c di proiettili valutato necessario per il compimento dell'impresa. Una volta saliti tutti a bordo, si riunisce un consiglio per cleci-:lere il luogo in cui ci si rifornirà di viveri: c SO\"ratutto di carne pcrchè i pirati mangiano quasi esclusivameutc carne di porco ». Questo rifornimento di vi1·eri, testimonia il no· stro Autore a••"eniva sempre a danno di quakhe stabilimcmo spagnalo. Appmv••igionata la nave si riuniva a hordo un altro con· siglio per stabilire il luogo in cui la nai'C sarebbe andata in ~rea di fortuna. Ndlo stesso tempo si stipula•·a un documento, in cui veniva stabilito c in maniera dettagliata la somma di den;uo che ognuno anrbbe ri-

'pagnnlf l ' 'C:fiCCftlti m;t ntnrnarunu : l' dalle-t Tnrtu~:a. dal rl>40. IK·r ullallla annr. lt·rmn7.·

oll assalto d' Conoq· no !'le. d•

r. do BryJ

cn nto I>CT ti 1 raggw ». La iont(' t),., P"l!" mullr era Cll~titmta dal prudnllu complns• 1 u th h tifa la 'l'''<hzorllll'. l'neh(, ancht: t htt canicri obbedi,·ano alJa lcg~e di tutta i pirati : Nirnl~ bollittO, rai('tt/(' soldo. In qucst<t sùpulazionc vcni•·a anche stabilita l'indennità per gli eventuali infortuni profcs~i(>nali in cui pote\'ano incappare i partecipanti alla spedizione. Philipp Gosse nella sua c S loriu dcllu pira l ei"Ìa:. riporta da una rivista a mc· ri-:ana. 1'/PJsura~<ct• Fic1d. il seguente prospt•tto che mostra il confronto fra le indennità medie stabilite dai pirati (ridotte in dollari) ,. quelle pagate in America dalle modcrn<· compagnie di assicurazione agli operai in caso di infortunio: pirati operai doli. Perdita del braccio destro 520 379-00 Perdita del braccio sinistro 520 4112.50 Perdita della gamba ckstra ,.Sz.so 520 Perdita ddla gamba sinistra J86,(.l(l 520 Perdita di un occhio :z8o 9().5o 126 Perdita di un dito 9().5" Si noterà dal confronto delle due tabelle che i bucanieri facevano differenza fra la perdita del braccio sinistro e qudla del braccio destro, mentre le assicurazioni moderne non la fanno. D. M. D. (CO.\' TI.\'VA A P.4L . 5>4)


vane, non appena il suo benefattore cbJuSt gli occhi per l'ultima volta, vendetre la bara e corse ad arruolarsi con Hawkins, prosegu~ndo poi per proprio conto il mestiere r~ munerativo di pirata. Questa la sua storia fino al giorno in cui la Regina d'Inghilterra lo chiamò a sè. I bassi natali del gionne filibustiere non impressionarono .Elisabetta, democratica all'eccesso quando le conveniva. Francesco Drake le aveva fatto buonissima impressione, tanto buona che ella accolse con entusiasmo il progetto, da lui accarezzato sin dal tempo della giovinezza, di penetrare nello stretto di Magellano e assaltare le ricche città sorte sulle coste americane del Pacifico. poco difese poichè si ritenevano già al sicuro per la continua tempestosità di quell'Ocea· no che teneva lontano dagli approdi le navi corsare. Gli diede 5 navi completamente al· lestite ed equipaggiate, e il 17 dicembre 1577 Francesco Drake partl per la brigantesa~ impresa che chiamò c viaggio intorno al mondo». Cominciò col catturare tutte le navi spagnole che incontrò sulla rotta costeggiandÒ l'Africa, poi fece vela ,·erso il Brasile, visitò la Patagonia c, nel porto di S. Giuliano. \'enuto a sapere che il suo capitano, il vecchio John Doughty, aveva cospiratò contro di lui, lo fece strangolare. Finalmente il 21 aprile 1578 la spedizione di Draké." passò il famoso stretto di Magellano

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La morte cb r Dro.ke: il celebre cor.o;ro lDgt. ._ K'MO all' Isola del Granchi, nel Vennu.la, Y.uM drcoodato e $branolo da queati mottruoei C'T'Oal~ (Sotto) Uoo anllça pianta dell'iaolo della Tortue,

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I:\11\IOBlLE ~d ancma, le mani stn·tt,· at braccioli dell'alto seggio, Elisabetta. ascolta· va il racconto straordinario del corti~tanu. l suoi occhi splendevano t· sul 't~o le curr~· va una espressione eli dura \'Olontà: «Voglio cono9Ccrlo,. ordinò. Un mnrmo1rin corse fra gli astanti che le facc,·ano corona d'onore. Ma come, Sua Maestà desidcra,·a ricevere l'avventuriero Francesco Drake da poco sbarcato in Inghilterra? Con le sue na,·i c la ciurma, reduce dalle scorribande ladresche compiute, sul finire del luglio 1572, sulla città di Nombrc·dc-Dios egli a\·c,·a riportato per sè e per i 150 disperati francesi che l'accompagnavano ingenti ricch~zze. Era inaudito) ma la Regana non ,-ollc in:cn<iere ragione, memore di quanto dovc,·a ad altri briganti da strada, i cavalieri Stncli c Gobban' per esempio, che sulle coste della Galizia, avevano per lungo tempo svaligiat o le navi provenienti dall'America cariche di te· ·sori, e avevano diviso con lei, Elisabetta d'Inghilcrra, i frutti di queste loro imprese. Non dimentica del suo debito verso il pirata Hawkins, il primo negriero cui con il dcnaro della cassa personale a veva allestilo una nave di 8oo tonnellate carica di 140 uo· inini pcrchè potes~e meglio solcare i mari :\Ila incetta di schiavi, essa ·r iceYeltc a Corte. al cospetto dei nobili c dei baroni, Francesco

Drake. Un pensiero segreto si era insinuato in Ici : forse il coraggioso corsaro del quale a,·cva udito le gesta, avrebbe potuto prende· .re il posto di Hawkins, <:he gli spagnoli avevano sconfitto c al quale ella' anva perciò dovuto togliere la sua grazia sovrana. Francesco Drake, nato a T avistoch nel 1540 nella stiva di una vecchia nave, e ra stato allevato da un pescatore che l'aveva adot· tato, c morendo gli aveva lasciato la barca aflinchè si dedicasse al commercio; ma il v. io-

c da quel giorno le sue bravate non si con· tarono più. Eccone le tappe gloriose : cattura, sulle coste del Chili, di una nave caric<t d'oro, sacchegg:o deiia città di Santiago, sbaragliamento e affondamento, dopo anrle prcdate, di 12 navi ca riche dei loro equipaggi incatenati agli alberi e ai parapetti, nel porto di Callao (13 febbraio 1579), assalt~ presso il Capo Fogo di un veliero carico dt gemme, d'oro e d'argento. Soddisfatto del risultato del suo viaggio, decise di far ritorno


in Inghi.lterra, e dopo una breve sosta in Ca· lifornia, un breve soggiorno a Ternate e una tregua a Giava Mayor ove giunse il 10 febbraio 158o, oltrepassò il Capo di Buona Speranza giungendo il 3 novembre a Plymolith. A-ppena la notizia del suo ritorno in Patria giunse a Corte, Elisabetta, pervasa da sacro entusiasmo desiderò rivederlo, ansiosa di ricevere la sua parte del ricco bottino. Corse a Plymouth, sali a bordo della nave di Drake, c non appena se lo vide d inanzi, gli gettò le regali braccia al collo baciandolo dinanzi ·a tutti come av.rebbe fatto per un trionfatore. Alla sera, a bordo del veliero, venne alle· stito un grande pranzo in onore della Sovra· na. Seduta fra i corsari essa fu fiera di sco· tirli gridare, a l brindisi: c Viva la nostra · Regina l », ridendo delle facce costernare dei suoi nobili i quali, p\lr intascando con vero piacere il denaro proveniente dai più loschi .commerci, tenevano moltissimo alla forma , delle- compagnie eleganti e ari~tocratiche. Finito il lauto banchetto, Elisabetta chiese .a Drake di cederle il glorioso veliero, sul quale aveva trasportato ovunque l'onore in· g lese, perchè lo voleva col~ocate nel bacino di Deptfond, come monumento imperituro della grandezza marinara della Gran Bre· tagna. Tutto ciò doveva indignare talmente la moralissima Spagna ch e, per dimostrare all'Inghilterra il suo enorme disprezzo, si 1mpadroni, senza preav,·iso alcuno, di tutte le

navi di Albione in rotta per i mari ~pagnoli. A difendere il buon nome dell'Inghilte rra oJt.raggiata si ofierse subito Drake, e la Re· gina, commossa, lo creò su due piedi viceammiraglio, affidandogii il comando di 23 navi con un complesso dl 2300 uomini. n 15 settembre 1585 egli lasciò dunque- la nebbiosa Plymouth .e si diresse ancora una volta verso t'America del Sud, l'America spagnola, catturando tutto ciò che gli capitava d'incontrare strada· facendo. li 16 novembre è nuovamente a Santiago che mette a ferro e a fuoco, dopo Santiago ~ la volta eli San Domingo che sfugge al sacco contro 25.000 ducati, dopo Santiago tocca a Cartagena subire l'ira di Drake cui deve ver· sare, per far cessare la strage, 100.000 pe· sos. Per salvare da tanta rovjna le sue città, F ilippo di SpagtÌa a llestisce una flotta che chia ma pomposamente l'clnvincibile Armata• e parte contro Drake, ovverosia contro l'Inghilterra. Ma l'c Invincibile Armata,. è ben presto sgominata a Cadice dal terrib:le pirata, che giunto al culmine della fortuna, ca· rico di denaro e di gloria, ritorna da Elisabetta, e la convince a tentare a mezzo suo una nuova impresa nelle Indie Occidencali. Cosl il 26 agosto 1595 Drake lascia Ply.mouth per la seconda volta, ma a Porto Rico viene sconfitto. Folle di rabbia non pensa che a vendicarsi della disfatta. e il 1. dice-mbre assalta Rio de la Hacha. città senza difesa, che rade

VaaceUi inglesi del sec. XVI [da W> quadro d l Holbeinl.

al suolo ma lgrado le suppliche degli abitanti che gli offrono, come prezzo della vÌlol, .\4 mila çlucati. Drake prende il denaro ma continua egualmente la selvaggia Opt'ra di distruzione. Il 19 dicembre egual sorte- tocca a Nombre-de-Dios c a .Santa Maria. Neppure la spedizione su Panama ~li riesce, sicchè. furibondo, naviga, il 2 giugno 1596, verso Porto Bello. L'ira lo do;nina, e tanto gli gonfia le vene che ad un tratto stramazza al suolo ucdso da un colpo apoplettico. Q uesta la versione comune circa la mort~ di F rancesco Drake, ma dc Baw nella sua opc· ra intitolata: Ricerche filosofiche suoli _..,me· rica, i gli dà una fine ben• più tremenda. In· fatti questo scrittore afferma che c essendo egli sceso nell' Isola dei Granchi (nel Venczuela) venne circondato da questi mostruosi crostacei, i più grandi che si conoscano sulla terra. Stretto alle braccia, alle gambe, al col· lo, non potè liberarsene : venne divorato vivo c il suo cadavere fu roso fino alle ossa ... La regina Elisabetta, quando si persuase che non avrebbe mai più riveduto il suo beneama· to Dra ke, si dichiarò inconsolabile; ma lo di· mcnticò presto invece con Walter Ra leigh. pirata ancor più giovane dell'altro. innalzan· do quest'ultimo; pei piaceri de l cuore, dell'alcova c della cassaforte, al grado di faIl . D. C. vorito.


tornato in Inghilterra c,ol cuore_ traboccante di odio non solo contro la FranCia ma contro la c cattolicissima Spagna » che aveva favorito Io scempio dei protestanti, Waltcr riprese gli studi, seguendo a Middle Tempie un corso di diritto che doveva per altro abbandonare a metà, l'anno seguente, per accodarsi a Si:r John Harris nella guerra contro Filippo II e ii duca d'Alba nelle Fiandre. E il suo eu ore si senti trascinare al gusto della vita avventurosa, tanto che al ritorno dai campi fiamminghi decise di recarsi assieme al fratello Gilberto a Terranova in cerca di imprese arrischiate. Nel Js8o parte cnntro l'Islanda. vi si copre di gloria, in breve eccolo divenuto l'uomo del giorno, e tutti parlano di lui, non esclusi i poeti che ne teSSODo l'elogio guerriero. Fu la fama delle sue gesta. che arrivata fino alla regina Elisabetta, invogliò la bramosa sovrana a chiamare a sè il giovane, oppure fu lui precisamente ad anelare e provocare l'incontro? I pareri sono discordi. e la leggenda narra che nn giorno di pioggia, appostatosi al passaggio della regina, il giovane audac~ gettò ai SU?i p!edi il largo mantello di velluto per impedire alle divine estremità della signora di sporcarsi di fango: questo gesto servile pare bastasse. ad assicurargli la suprema indulgenza di Eli~­ betta la lasciva. U n'altra versione narra mvece che trovandosi un giorno Raleigh in una ,ala del palazzo reale, avvi.s tata la regina, aspettò ch'ella gli passasse acca!lto per voltarle le spalle e scrivere con un dlama.ntc che aveva al dito, sul vetro della finestra: «Volentieri salirei, ma temo di cadere:.. Colpita profondamente, c divertita da simili parole. Elisabetta scri~~e a sua volta servendosi del medesimo mezzo: « Se il cuore ti manca. non salire:>. Di certo vi è una sola cosa : che una volta ottenuto il favore della reg:na Elisabetta, Walter Raleigh cominci~ effettivamente a salire. c il cuore non gb fece mai difetto. Nominato dapprima baronetto. poi vice ammiraglio della Cornovaglia c dt>l Devonshirc, luogotenente della Comovaglia e capitano della Guardia del Corpo. (A smalTa) Un vascello mgleoe deUa fine dA>I MC. XVI.

(Sotto) Elisabetta d 'lnghiherra (inciaione ottoc.ntosc:a dal quadro di Francesco Porbu• j) vecchio}.

STRANO UOMO, in ''erità, c prima di narrame le mirabolanti a.-venture è bene ascoltare quanto dissero di lui i numerosi biografi. Hakly, per esempio, fece sapere ch'egli c fu il tipo <lei perfetto gentleman :o, Ben Johnson invece rivelò ch'egli c stimava più la gloria che la coscienza :o, Hume caricò la dose affermando c~ W alter Rale1gh c fu un'anima molto confusa :o, • intendendo dire inquieta, c Coke, più decisamente, lo chiamò c ateo, scellerato, ragno d'inferno, vile, abqletto e traditore :t. Ma si sa come Coke fos~ stato ai suoi t~pi sostenitore dell'arringa contro il pirata .nel processo di Londra, e qlllndi è conveniente fare una generosa 1ara sull'attendibilità di tali ingiurie. Tanto più che lo stesso Shakespeare, nella Dodiusitno NDIIt, dttinllc parole ddl'aceusatore di Wal-

!cr Raleagll m cnr' altro che 1111 «abbaiar di cane :o. Per le menti serene prdcriamo quindi proporre il riu-atto del famoso filibustiere, emnc fu elisegnato dallo storico Augusto James: c 11 suo carattere fu una strana mescolanza di Yizi e di virtù. Egli rappresentò la sua parte, in questo mondo, alle volte con nobiltà, ora magnanimo c generoso, ora st,risciante, ora altero, valoroso sempre, ardito fino all'eccesso c poco scrupoloseo :t. Walter Rakjgh nacque nel 1552 a Hayes nel Dcvonshire, e studiò, naturalmente, in un collegio di Oxford uscendone nel 1569 per prendere parte sino al I 576 alla lotta contro la Francia. Agli o rdini dell'ammiraglio Coligny si trovò a Parigi prwrio la famosa notte di San Bartol~eo allorchè venne ordinata la strage degli lJgonotti dei quali faceva parte. Scampato per miracolo all'euidio e


L "ulttmo ep.$0ClJo del duello anglo~spognolo: ~ hn• dello Grande Armato nel 1588 (lncJaione conlemporanea da Franceaco HO<}en.bergJ. ( A destra) SujJtllo della Reqma Eh&ahe1ta d'lnqhlltena (meta dello grandezze% ouqtnolel

dl\·cnnc rapidamente l'uomo più cclchre d'Inghilterra. Avendo nel 1584 equipag-gialO con l'aiuw di Richard di Cramville c Wtlliam Saunder~on una sufficiente flotta, parte per I'Am<'rtca provvtsto di INtere c pri\'ilcgi sovrani, si spinge oltre il Capo Hattcras c scopre una nuo,·a terra alla quale, in omaggio alla « 1 t·rgrnc regina dd le isole occidentali ». di cui si n:pnta se n· o fedelissimo. impone ii nom<· di Virginia. Non hasta. però, ancora esplora l'isola di Roanoak la qual<- dil'lcnc la prrma 1·cra colonia inglese. Solo allora nrorna rn patria, c nel 1586 ne riparte Jkr studiare il mondo c riportare le notizrc più rmportanti al riguardo. Non era una crociera di svago, ma Elrsabetta non potendo sopportare oltre la lontanar.za del suo affascinante protetto. allo scopo di impc1ltrgli ulteriori partenze gli toglie di punto 111 hianco con ferocia amorosa le patemi, , pm·ilcgt, c, qud che è Pl'J~gin, i lasciapassan·. Ma il nostro an·enturicro non si commuove per così poco c nel l 592, armata a proprie spt·s(' una Hl IO\ a flotta. corre a combattcrt: contro la Spagna, mentre altra pirati rngksi sul tipo di Clifford, Drake e Norton assaltano le colonie spagnole. Attacca c sgornina la g rande nal'c ddl'lnvincibilc t\rmata, la «Madre dc Uros ~. c la disfalla degli spagnoli è tak da stimolare l<· brame c l'avidità inglc"· indirizzandola verso il Messit:o, il Pcrù t: il mitico Eldorado. Ecco H.alcigh nuovamente in patrta, preceduto dalla fama. delle rcccnta vittorie, ed Elisabetta, dimcru.icaudo il tra dimento m considerazione del trionfo, gli va t.nCOJUTo, lo abbraccia e si accontenta di prdevare soltanto la. quinta pa.rte delle ricchezze che - non si sa mai ! - prudentementc egli le getta a.i piedi. Per ..olere espresso della régina, la. c Madre dc Dios ,. rimane per molti mesi an· corata a Plymouth, affinchè il popolo tutto la consideri, l'ammiri c dalla contemplazione tragga un grande l.nsegnamcnto. Meno indulgente però Elisabetta dovette mostrarsi ' 'crso il suo beniamino quando apprese ch'egli si era innamo· rato di una fanciulla casta e pura; anzi, quasi impazzita per l'ira e la gelosia, fece rinchiudere l'amante fedifrago nella Torre di Londra c ve lo bsciò a me· ditare sugli ioconvenienti determinati daglj amori coronati, per ben due mesi. Ma l'amore ha ragione dci più tremendi divieti: l'avventuriero sposò egualmente la fanciulla dci suoi sogni, indi corse oon essa a prosternarsi ai piedi della ·regina, giurandole la d.e vozione più assoluta. Conveniva a Elisabetta credere e perdonare, e tauro più volentieri quando seppe che Wa.lter era in pro· cimo ili partire nuovamente per l'America, non per esplorare ma qu<.sta volta j.ll'r -una ,·era c propria opera colonizzatrice. Non si fece pregare per eone~ dt>rgli permessi e patenti, contenta di sapcrlo lontano dalla moglie, e cosi rl :; i.:hbraio 1595, Raleigh che compiva allora i1 quarantarreesimo .anno, salpò

una volta di più da Plymouth, andò a. visitare a. fondo l'El· dorado donde tornò carico di ricchezze c di prodotti come non mai. Gli piovvero in comeguenza da tutte le parti del mondo offerte in danaro pe1"chè organiua9Se altre profit· tevoli spedizioni, ma. egli non accettò nulla, e prderl nel 1,596 farsi lui stesso finanziat!lre di un viaggio nel Nuovo Mondo, affidando l'impresa a Laurent Keymis, trovandosi lu' stesso impegnalo in una battaglia conrro gl( spagnoli nelle Azzorre. Impadronitosi di Fayal, riprese la via dell'Inghilterra dove diede alle stampe un libro contenente le sue più note avventure. Orama.i il favore della regina pa· rcva non doverlo più abbandonare, poichè morto Drakc essa sentiva come non mai il bisogno di aver vicino il suo Walter; e il conte di Essex, che invidiosa di tanta for.una aveva cercato di nuoccrgli servendosi di calunnie, fu p,e r questo condannato a mone nel I~>I . A. o. (CONTINUA A P.4G. 1'4)


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Folibuotier' che pes<:ano la tarlGr\190 a San Dom11>90 (lnclooloae rlpoodotta <lal •olume: • K.to,re g..,.rale des AAtiUoa par le R. P. ) Bapb&te du T•ru.. A l'an$ MDCLXXI •l·

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c CHF. VUOI?» disse aspro Morgan quando si vide da· vanti il suo antico luogotenente. Pietro il Picardo era troppo preso dall'orgasmo per accorgusi del .tono col quale Morgan lo aveva interpellato. c In piazza stanno dando lettura di un bando per il quale tuili i pirati debbono lasciare al più presto la "Giamaica! • · c Lo so ! Sono io che ho dato questo ordine l •· c Tu? :t. c Sl, io! c con questo?». c Ma la Giamaica è la nostra isola: l'i5ola dci filibu· stieri :t replicò Pietro il Piccanlo. c Un tempo, quando ancora non vi era nessun gO\·ernatore! •· c Ma il governatore sei tu, Morgan il capo dei pirati! •· c lo pirata? ora sono cavaliere, cavaliere di S. M. Bri· tannica •· Il Piccardo se ne andò indignato e l'indomani c:ominciò l'esodo verso l'isola della Tortuga dei corsari, che avevano pur fatto tanto assegnamento sulla buona sorte toc· cata al loro capo. Questi, condotto poco prima in JnPilterra per esservi processato e condannato. non solo era stato assolto da ocni accusa, ma eletto in riconoscimeDlo delle sue prodezu al grado di maggior cittadino eia· maichesc, e, insignito di un titolo nobiliare, aveva sposato la figlia di un alto funziooario del Parlamento di Londra. Nessun filibustiere rimase nella grande isola delle Antille, e Morgan, circondato da onorevoli e rispettabilissimi signori, venuti da altre tern:, attratti dal buon nome del Governatore, và pot,è vivere uaoqaillo. dedito ai sa«P ed avvednti lavori d'aunniaistruicl.e pubblica e privata, sino al 16M aimo in cui. uel _.. • arosto, morl a Port-Royal, capitale della Giamaica. Le parole con le quali il 100 JUgior biornfo. il


pagni usaU i conventi fuori ~ baluardi e impadronitosi di moaache e frati, li coscrinse a portar sotto le mura deUa città delle luafhe scale, a salirvi per i primi per far scudo dei loro petti ai corsari Centomila piastre costò a PortoBello il suo riscatto. oltre tutte le ricchez.zc di cui i filibustieri si uano impadroniti durante il sacco. Il Go'•ernatore di Panama, Don l'erez de Guzman, fece quanto potc,·a per difenckre Porto-Bello, ma nulla riusd a fermare l'irruenu. dei pirati. Dopo la sconfitta, Don Perez espruse il desiderio di vedere le anni, certo prodigiose, dci vittoriosi COr5ari, e Morgan gli mandò una \'eechia pistola con un bigli~o nel quale lo as· sicurava che sarebbe venuto ad insegnarglicne l'uso l'anno seguente. Il Governatore capl il sigtlificato di queste parole e rispose che Morgan non sarebbe mai riuscito ad entrare in Panama : il pirata accettò là sfida. Dopo la 5pedizione di Porto-Bello i corsari tornarono a Cuba O\•e si diedero allo sperpero del bottòno: in brc· ve t<-mpo ogni loro sostanza ' 'enne inghiottita, tanto che nel gennaio 1669 il capo dovette organin.<lrc una nuo,·a impresa., quella cioè di San Domingo. Duran~e la rotta incontrò un ,·eliero di corsari f ranccsi: qucllti. come .-id.:ro k- Da \ti di :\torgan. lanciarono alte gnda di giubilc, il loro capitano •·olle conoscere il Camo$(\ pirata.. e parlando gli rivelò che tanto lui che i suOi uom:ni aveva assaltato poco pr1ma un •·eliero in· l!lcst· impadronendosi di quanto conteneva. (Soç.o) La ocblcm!O olio An~l!. nel MC. XVII lnYenZJono d, w. fraru:eM per e"fitare la h.aoa d~h eehtcrYi; • Khio'" con uno gambo CUDpulato per o.-w t.ratoto da d ...rtate (inasiOih deU'epocaJ. (A dutra) Uomo • donna coralba hncia.tone dt Le Clerç per lo • Storia

delle AnnUo • dJ Tortro, q•à CJtatal.

ùtc•J Oexmelin, che o:hhc gran \ cntura di conoscerlo p<:r••>nalmcntc, chtuùc la storia del b'Tandc ptrata, meritano di essere ripnrtatc : ~ (,Jucstr> insaziabtle inglcso:. sozzo d t ogni l'i1.io c arricchitosi col derubare i suoi stessi compa· gni. finì la sua \'ita fatt<l st·gno alla stima dci suoi cum· pat rintti pt<r i ttuali m t uomo qualunque è stimato quando è ricco». Di tutti 1 filihustit·ri che fra il secolo XVI c X\'1 Il infestarono il mar Caraihico. ti più celehrc è st·nza tluhhto qu<·stll Ennco ~l•>r~an, popolarizzato da un'infi· nità di romama che fcccru do lui il più crudele dei ror· ,.aro. Xato nd Galles. mtornu al IÒJ5, da una P'>•·era fa · m t gita di aJ!"ncolwn. Enrico ~lorl:'lln mani fcstò suhitr· la sna natura dt"lll<''ta ,. a\'n:ntnrnsa. quando nrso i 15 aom 1 ,capp<Ì di casa. \ ' os,c alrancntura come un •·aga· hnmlo nnchè un ~i•>mo su una ptccola barca raggmn5e l.t Gtamaica. l'i">la do tuttt 1 sur1i ;ogni, rifugto dci filt· hu,ti~:ro. l'<r un l"'c" ''l"'rb con quc<tl, prendendo J)i•rte a p;ccoh: ::.cnrn.. rit.·, ma (te ,,deruso di rendersi indipt:n· eh· nh. ..- compn·n,h:ndu <il n,n llOt<·rlo <Jj, cnirc s"~nza una imltare.• m.n< prnprta. <t a harare al gtoco, c hcn pr.-,ln ~~·tè c<lll1111.'rar,1 1111 'clt .. ro ~ul qualt· salì cnn pocht enmpajl'lll. Cnsi urg-aninalu si unl a quelli che conduce' a nn una ~pcchzHlllc a Camt>èchc, spediZione ere riuscl dd r•:~to lucro.,ssima. St>artito il hottinn. EnriL-o Mnrgan cnmpcr<i tma grande nan·, ma avendo coscienza di non J><ltl'rla condnrr<' da !olo, chiamò ad aiutarlo un \'Ccchio pirata. un ccrt<J ~l answl'ld. ~i dir<'SS(' •·crso la deserta 1sula tli Cuha c J't)CCUJIÒ. facendone rifugio per se\ c t una la ""' ciurma. :'l:on tardò a rendersi como della propria furr.a c a st·ollire ti fk:SO di Manswcld che si ostina\·a a , ukrlo trattar<' come nn no•·izio. Un giorno il vecchio pirata fu trn•·aro morto: 51 parlò di omicidio c si fece il nnmt· di Morgatt. ma nessuno osò accusarlo pubhlicamen· te pntchè Kià tutti lo tcmc•·ano. Questo sentimento, del rcstn, trowò la sua conferma quando 700 pirati •·enncro a lm chi.·dcndoglt di opcrarr sotto la sua bandiera nera, istnri:lta da un grande teschio fra due tibie inc•ociatc. Fu allora che con 1500 uomini di seguito. Morgan tentò la prima \"era tmprc~a: l'assalto cioè ùi Porto Principe eh<' saccheggiò dnpo a,·er torturato in modo inaudito gli ahitanti. onde strap1>ar loro 1.1. ri•·claz.ionc del luogo in cui t•ssi a n:vann nascosto i loro tesori. J)opn questa hravura :l\·vcnuta nel t6o8, le mire di Enrico :'llor~::an si ,·olscro a Porto-Bello, opulenta città non molto ahnata ma ricca di magazzini, dcpo$hi d'ogni 'ort:l di ' merci <' JK'rciò fnrlemente difesa. Scgulto eia pochi com·

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leguò lontano. avviandosi sicura verso la Giamaica donde il 24 otrobrc 1670 prese il largo per la più fonnidabile e pazza scorreria, vale a dire l'assalto di Panama. Prima però fece una punta all'isola di S. Cate~ina, iuogo in cui sorgeva un penitenziario spagnolo, e tutti i prigionieri \"cnnero liberati dai cor sari e si unirono ad essi. Per due ore le tTuppe spagnole in difesa di Panama si opp;>sero accani· tamente ai pirati, finchè, decamate dal fuoco spietato dei compagni di Morgan, dovettero geuarc le armi e darsi a precipitosa fuga. La grande città, ricca di oltTe duemila case belliss1me, venne saccheggiata ; tutti i sUOi abitanti scannati, tranne le donne giovani e belle- che ·vennero rispettate ptrch,ò potessero subire l'oltraggio di Morgan. Dopo questa brillante impresa, desiderando ritirarsi a \'ÌVere di rmdita, Morgan chiamò i suoi seguaci, c da.n do per primo l'esempio. li obbligò a mettere in una barca tutto quanto possedevano, precedendo poi ad una scrupolosa cd equa spartizione dei beni. Ma nessuno suppose che, prima di dare tak ordine, l'astuto filibusticr" aveva provveduto a mettere al sicuro J>er sè la maggior p:.rte delle gioie c del denaro di Panama. lndj partì• ..: con la sua masnada fece ritorno alla Giamaica, ove si ripeterono le orgic c gli sperperi cui i corsari non potevano rinunciare. In conseguenza, malgrado la ierma volontà di non battere più i mari e vinre del suo, Enrico :Vlorgan ,·enne trascinlHo per necessità di cose a tentare ancora una ,-oha la fortuna. Ma 1>roprio m"ntrc si apprestava a salpare. una na\"C da guerra inglese giunst> alla G'amaic;t con l'ordine di Sua Maestà Britannica a tutti i eor~ari di non .:scrcirarc piit il loro mestiere, dato che la pace fra la Spagna c J"lnghiltcrra era stat:l conclusa. ~lorgan venne arrestato e condotto a L<mdr.a per rispondere· dci snoi innumcrc,·oli delitti. Ciò thl' a Londra Idi toccò, lo ahbiamo detto al principio di quo:sta c un poco oscuramente, se si pensa alla vi,·a e prcstigiosa i pcrigli. L'irrèquieto ).{organ Lcr· JOSt TORTUGA

ll copllano Mor,an aU'assalto d\ Panomo [lneJS:onr. inq;ese del sec. XV[JJJ. (A destro) Lo .coppto da uno na''O parota colpato m pteno dalla bordata di una nove spagnuola .

.\fnrgan ascoltò allt·nt;mH:ntc s~:nza mostrare ri~.,ntimcnto alcuno per l"oift·sa reca ta :•Ila :.na nazione, anzi in,·itò a cc-na ~ulla sua u;,,·e tutti 1 corsari irancesi; nla ad un tratto,

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mentre, di~annati. C)lll'Sti ultimi scd("vano a ta,ola, vennero circondati c incatenati. li tradimento dci corsari inglesi ,·enne pc•rò giu· >t a mente punito: a notte la J.:rand-: nave di ~lorgan. per cause mist<'riosc. saltò in aria c tutto l'equipaggio, sah·o lui c una trentina di uomini, perì nel disastro. l fi libustieri, ridotti a mal partito, non potendo con tinuarc il ,·iaggio nrso S. Domingo, dovettero tor· narc al più presto alla IMo :sola, ma qui :\iorgan ebbe la grata sor;Jrcsa Ji :ro,·ar c ad attenderlo h~n 14 na,·i di pir;,u, dcsiJcro•i anche qu611 di np(r:trc ~nt:o il ~uo caman· do. Piit forte di prm:a. eg-li mosse a!lùra ~'ln­ cro :\larac:tibo che :n brc,·e si :urc~c. ~ pni· chè i suoi abitami si erano strenuamente Ji· fesi, egli si Hndicò «torturando! i in modo inaudito, fendendo il ,·entre alle donne, sgoz· zando i bambini, strappando loro le unghie c i denti, precipitandoli in cisterne,., raccon· ta il signor Ocxmelin. Peggio a.ncora ieee c•m gli abitanti di Gibrahar, nel Vcnczuda: donne impalate, uomini tagliati vi,·i a pezzi c divorati dai corsari ebbri di sangue, le ossa date in pasto ai cani. Ma il 29 aprile 1609, mentre i filibustieri si apprestavano a la$ciare quest'ultima ciuà, si videro dinanzi quat· tro grandi navi spagnole che imposero loro la resa. Morgan non si scompose, tornò a GihraJtar e per sci giorni fece lavorare i suoi uomini intorno a un vecchio velièro che "-'' e· ,.a trovato abbandonato sUlla costa. Sul ponte di questa cucassa furono collocati dei tron· chi d'albero vestiti da pirati, il fondo venne riempito di poh·ere da sparo, e di notte. spinta contro le navi av,·ersarie, essa fu fatta saltare come una polveriera. L'esplosione dan· uc.:giù enormemente la flotta spagnola, e nel parapiglia la na\·e di Morgan passò c si ui·


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-- --~ Ma&saao dec;:rh ob•tanh d1 Gabrohor nel 16691 od opero dei f~llbu&tler•.

mo di aver scco il nipote.. Il giorno stesso il veliero prese il largo. ed ecco che a vendo incontrato sulla rotta una na \'C spagnola fu deciso I'aiisalto. In tale occas1onc Montbars compì i primi prodigi di ,·alore, fu primo a lanciarsi all'arrembaggio c a correre sul ponte dell'imbarcazione nemica gridando come un pazzo, alzando la spada insanguinata: • :-Jon sia di quartiere!». Terminata la lotta, egli non si occupò affatto del bottino. c mentre tutto l'equipaggio bada,·a alla divisione eli qu:.nto era stato tro,·ato di prezioso. afiacciato al parapetto del suo veliero ~tontbars cont('1Jlplava avidamente i cadaveri dei nemici che gallcg· giavano sull'onda. Dopo questa impresa, la fregata di Montbars si a\·,·iò verso Porto Margot. sulla costa d1 S. Domingo, apprestando~i a ingaggiare battaglia con altre due na\'i spagnole cariche di tesori. spinte dalla tempesta in quel luogo m fcstato dai pirati. Per trarlc in inganno e potcrsi an·i<"inarc ad esse. i francesi a,·e,·ano alzato la ban· dicra di Spagna. Arri,·ati a S. Domingo, Montbars scese a terra c si incontrò con alcuni indigeni i quali presero a lagnarsi del trattamento ckgli spagnoli. Montbars si offersc subito di condurli contro i padroni

Rurotto d1 Montbars (tncisi one d1 Raaco1on)

L'OlJfO DI MONTBARS per gli Spagnoli è un odio mistcnoso, terrib1le, senza perchè, così come senza perché è la sua simpatia per gli Indiani. Questo furore sordo egli lo manifesta sin dai primi anni c lo alimenta CO)I lA lettura di libri che della Spagna parlano molto male. l genitori avrebbero voluto fare di Montbars un uomo di mondo istrui to ed elc· gantc. Ma il ragazzo aveva una sola passione per la quale rrascurava ogni studio: l'e· serc1zio delle armi. Qualcuno avendogli chiesto un giorno a che gli avrebbe servito un simile allenamento, egli rispose torvo: c Ad uccidere gli Spagnoli ! " S uo padre tentò in· vano persuader!o a mutar d'ideali: il gio· vane ambiva solo correre gli oceani alla caccia di navi e di città spagnole da espu· gnare. Una volta maturabl la sua decisione

Montbars fuggi di casa e raggiunse un suo zio che si trovava a Le Hàvre con la regia nave di cui era capitano, e che fu felicissi-

Un altro oeleb-e pUata; il CXIJiitcmo Roberù, ..., le due -n da lui ~ • La lo<tuna ....,le • • il • Rauger • 0\llle cleila GuiMcr. A cWI......, dooi auol colle9hl ...., wa . .• ........., eoltcmto lt, DOD aiD· -~ . . _ . a bordo, e '""""" ai ouol pirati di 91_.. a _ . o a dadi a.! giorni fftllri. Coaùsu:ib come tralticaat. di odli<ni: ID _..ilo ou~ lviii i ~~~~bustieri del ouo - p o cattw-.lo • ~gicmdo ~m Dari. Wao-1 MI 1192 ID ~to.

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diera. Fortt! di ormai 1000 uomini gli al'\' enne dj sbaragliare un'intera flotta spagnola. Per molti anni lo si vide correre il mare delle Antille aDa caccia dei suoi nemici i quali, terrorizzati, finirono per non navigare più iD quei luoghi Allora Montbau, non incootraado più spagnoli in mare. li andò a cercare nell'interno e attaccò le forti e ~Ue città costiere che saccheggiò sistematicamente, rac· cogliendo ingc:oti ricchezze di cui serbava però solo una minima. parte lasciando rutto ai suoi uomini, pago della gioia che gli dua la vittoria. Egli scomparve ad un tratto, e la leggenda si impossessò di lui. Qualcuno che si incontrò con lui a Honduras così· lo <kscrive: c Era vivace, svelto e pieno di fuoco, alto di statura, diritto e fermo. Il colore dei suoi occhi non si vedeva : le sopracciglia folte si incurvavano ad arco e li coprivano, di modo che sembravano nascosti come sotto una oscura volta. A prima viSQ si poteva dire che doveva essere terribile: coll'unemcnte cominciava a vincere prima del rombattimento col terrore che incute"a ~. Un tipo poco raccomandabile, insomma; e forse per que~to non gli si conobbero, nonostante la pr~stanza fisica decantata dai più, grandi amori o duelli ·all'ultimo sangue per un faz· zoleuo profumato all'arancio. •· c.t. (A aiolmol n porto d• la Tortue. la lamooo llol4 In cui si rilu9lcmmo • lillbuallm. (loc:lliobe del MC. XVIRJ. !Solto) Maria Read c:.lebre • della • uc:c:id• un ti.Jnonier• che l'aveva lnaultato. [Utogratia

..,,.Jia

romantico).

di qudle terre, e 51 aYviò con i nuovi compagni. In una pratena, una numerosa schiera di cavalieri spa· gnoli si parò dinanzi agli indiani condotti da Mont· bars; tl giovane avrebbe voluto lanciarsi di col~ su loro e massacrarli, ma il capo degli indigeni vi SI oppose e preferì usare la tattica del luogo: rizzare cioè le tende e. preparare un accampaTTH!nto, fingendo la consuetudine dei nomadi. Gli spagnoli caddero nella trappola ; senza diffidare si avvicinarono agli uomini di Montbars i quali, con rapidità fulminea. trassero le armi gettandosi sugli spagnoli di cui fecero ~cempio. La vittoria arrise facilmente agli indiani che già sognavano raggiungere, con iJ loro intrepido condottiero altri successi su gli odiati spagnoli, ma il rombo di una cannonata fermò Montban. Era un segnale di richiamo accordato con lo zio, e senza: indugio egli si avviò verso la costa seguito dagli indiani che lo a"evano supplicato di accoglierli fra i componenti del suo equipag· gio. Lo zio, ben contento di vedere i nuovi rinforzi, caricò tutti sulla nave movendo contro una grande ga· lera spagnola apparsa all'orizzonte e che senza lotta si arrese. Questa nave fu offerta a Montbars, il quale vi trasportò i suoi indiani, riprendendo poi il viaggio. Per otto giorni navigarono senza incidenn, ma al termine dj essi incontrarono quattro grandi bastimenti da guerra spagnoli, n:e dci quali avanzavano contro la nave dello zio e uno contro quella di Montbars che non tardò a libe-rarse~ per accorrere subito in niuto del suo pare11te. Ma per quanto preuo facesse. non giunse in tempo, chè accerchiato da tatte le parti il vecchio aveva già dato ordine di dar fuoco alla Santa Barbara, c ·Montbars vide con imroeMO dolore saltare in aria la ~tla nave su cui aveva iniziato le sue eroiche gesta. La morte dello zio per opera degli spagnoli esa· sperò l'odio del giovane che non conobbe più nè li· mite nè tregua: nessuno spagnolo venne mai gra:riaro, nHsuna nave spagnola fu risparmiata.. Ciò gli merit.} j) JOprannome di c Sterminatore • per quanto egli preferisse segretUMnte quello più romantico di c Vendicatore dqli Indiani :.. Un'impresa tentata contro S. 0&milllro aumentb la sua fama c fece accorrc.re a lui c:cntsnaia di pirati clesiclci'OU di battersi sotto la sua han-


XATO :\ PARIGI da una famiglia di piccoli nobili verso il 1659, Ravenau de Lussan è uno dei tipi più sttaordinari di rorsari che siano mai esistiti, poichè in definitiva egli si arruolò nella filibusta per ragioni di onore, per riuscire cioè mediante guadagni più ra· pidi c ingenti che non ne consenfa una qualsiasi altra impresa o professione, a pagare un debito. La persona responsabile in un certo senso di questa determinaotione era il signor Francquesnay, ,-ice-governatore di San Domingo, il quale, dopo averlo liberato da Wl tirannico c crudele padrone .che per tre lunghi anni aveva sfruttato il povero Ravenau, aveva poi tenuto il giovane per sè per sei mesi. Di questo grande favore Ra\·ena\l dc Lussan aveva voluto sdebitarsi, ed era perciò entrato nella filibusta. In realtà, fin da bambino ;l\'e\·a dimostrato una grande voca· zione per la vita di rischi e d'imprevisti, gio,·anissimo aveva preso parte aU'assedio di ~ondé, poi, assunto fra i cadetti del Reggimento di Marina aveva a\"Uto per capitano un uomo tanto severo che. non reggendo più

aUa insopportabile disciplina, aveva rhiesto a suo padre di riscattarlo, il che fu fatto al più presto. Ma poco dopo eccolo di nuovo in im· prese di guerra agli ordini del conte d'Ave· gean, all'assedio di S. Giuliano, ritornato dal quale si imbarcava, il 5 marzo 1679, per San Domingo. lngaggiatosi nella fj!j. busta coi nohili propositi cui acc.:nnammo, agi coi « Fratelli della Costa» agli ordini del corsaro Lorenzo di Gra ff, c con essi il u novembre 1684 parti per raggiungere una flotta di filibustieri che si trovava all'Avana. Passato Curaçao, Lorenzo di Graff si diresse con i suoi uomini al Capo della Velia. ma il vento li sospinse invece a Cartagcna, dove per altro poterono mettere la mano su <:normi quantità di vÌ\·eri. Raggiunta l' Isola d'Oro, decisero di seguitare per via di terra \•crso il Pacifico, c questo allo scopo di evitare le pericolose correnti e gli ancor più pericolosi incontri. Ed eccoli a Panama, dO\·e trovarono ad attenderli le navi dci compagni che li trasportarono verso Lima. dove dovettero com· battere gli spagnoli. Tomando a Panama per atcaccarc la città. ebbero un viol<'ntiss•mo scontro con la forte e ben agguerrita flotta del Pcrù che non tardò ad allontanarsi bat· tuta. L'isola di S. Juan de Cueblo avrcl>be o fferto un ottimo a silo a Ravenau dc Lussan c ai «Fratelli della Costa» se non \'i .a,·essero incontrato già installati dei pirati inglesi. i quali essendo assai più numerosi presero in un primo momento a farsi beffe dci francesi, poi ricordandosi che l'unione fa la

Cru.ùlt6 de;U S~l -.tro IJU lndlaai. (ladalooe ct.l aee. XVII).

forza li invitarono a seguirli nell'impresa di L~n. Ma la scarsezza dei viveri co:nincia,•a

a farsi sentire, tanto più che S. Juan non aveva gran che da offrire ai pirati, e fu giocoforza mettersi a percorrere la costa alla ventura per approvvigionarsi prima di partire per Léon. Ma questa città era troppo ben difesa per potcrla espugnare, e senza perder· si di coraggio i filibustieri anglo-francesi voi· scro allora le mire al Porto di Realeguo. e dopo una breve sosta proseguirono yerso la piccola città di Nueya, dove, oh meraviglia !, il nOS(ro Ra,·enau doveva cadere in estasi davanti a delle banane che vedeva, e soprattutto gustava. per la prima volta in tutta la sua spcricolata vita. Ma nonostante l'alto po· tcre nutritivo del frutto. la fame fece retro· cedere i filibustieri fino a S. Juan, poi ancora fino a Chiriquica, pacifica cittadina che non ebbe la forza di resistere ai corsari af famali c si arrese. Però la gioia degli im·asori fu amareggiata dall'apparire all'orizzonte del la flotta del Perù decisa a nuove battaglie, perciò necessità volle che prendessero il largo, progettando di espugnare la ricc11 città di Granada, nel Niçaragua. Era l'aprile del 1686. Nonostante una lunga e coraggiosa resistenza. Granada capitolò ; tuttavia, temendo un attacco in massa da parte spagnola., Ravcnau dc Lussan e compagni se ne allont.'llla· rono, paghi de.ll'importante bottino. n go-


Giamaica, cambiò rotta in seguito a un lauto compenso, facendo vela per San Domingo, dove finalmente fra clamori di gioia dell'intera filibusta gettò l"oin· cora il '7 aprile. La loro schiera si era assottigliata da dU«ento uomini a una cinquantina, e i rimasti erano stanchi, stremati, desiderosi di lunghi riposi e di sonni riparatori prima di correre nuovamente altre avventure. 1 loro patimenti del resto peusò a descriverli Ravenau de Lussan. il quale finalmente pote\·a accingersi a stendere le sue c Memorie,., anche s.. accanto a lui mancava ora la musa ispiratrice sotto le forme di uJJa ardente spagnola itmamorata. c Avevo ci>sl poco sperato tornare a Sarr Domingu - conclu· deva - cbc per più di quindici giorni credetti .che il mio ritorno fo•sc una illusione, ed evitavo persino di donrure, nel timore che aJ mio ri<\ocl'l"' dovessi ancora trovarmi nel paese dal quale ero riuscito a fuggire ... Possiamo dire che i ricordi del filibustiere Ravenau d.e Lussan sono un docu· mento altamente interessante per quanti nella lettura cercano accanto all'av· ventura e alle vicende amorose la parte seria e in un certo senso istruttiva. Poichè il nostro amico si dilunga volentieri sulla fauna e la flora incontrate O<'l g:ro dei suoi viaggi, sugli usi c costumi delle popolazioni, in particolare degli indiani e delle loro superstizioni, nonchè sulle bcllene naturali ck.i Tropici che a quei tempi rrano presso che inesplorati. E tutto è raccontato in uno stile chiaro, candido addirittura, che dà Ufla precisa idea dell'ammirato stupore dell'Autore di fronte agli spettacoli di una natura cosl di,·ersa da. qudla in cai era nato. Le c Memorie,. di de Lussan fanno già presentire i libri settecenteschi sui mari del Sud e spiegano, in un certo senso, il fa~ino che quei mari esercitarono sulla società del tempo. Le c Memorie », pubblicate per la prima volta a Parigi nel t68c), a spese dd l'Autore, furono ristampate re· centemente, nel 192'8, sempre a Parigi a cura di Maaricc: Besson. M. Cl:ltT.

(A airtiatra) Co,_n:io di odWrri ID Africa. IIDc:i&iooe dello fine del ""· XVllj. (Sotto) n capitano A•ery o::rttu.ro: lo Do•• del Gran Woool. Oueato ptrato, c:onoeciu.ao anche IIOtto il DoaM do Honry Evory e ootto quello d 1 Bngclmaa lu uno del pirGti più celebri del ~lo. O...iel o. roe be fece ···~ dello rua opera • VttO, czyyeotw-e • pi.taterie de! Coptcmo SiDgt.toa. • Charlea Joh.nl:on lo pr... o protagon~ta deU'opera • U pilato lelk:e..-. rappr41Mfttota al Teatro Rea!. di l..oo>dra.

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vcrno spagnolo ha dato ordinJ: agli abitanti del luogo di distruggere le loro dero ate ali· rncmari non appena i c Fratelli della Costa» fos· scro an·istati, ma che in1pona? l pirati hanno già fatto razzia, c poi hanno degli ouimi allcat: fra gli indiani. Andarono a svernare nelrisola di Puna nel golgo di Guayaquil sul Pacifico c gli ozi furono dolci, spec1e per Ravena~ che aveva contratto dol· ci vincoli d'amore con la bellissima vedova del Tesoriere della città, morto è vero per mano corsara, ma il tempo è una gran medicina! Non è una ba· naie avventura: la vedova spagnola vuoi far le cose sul serio, vuol redimere Ravcnau eh: è bello. audace e giovane cd ha diritto a rifarsi una più onorata esistenza. La bella di cui igncriamo il nome, annodando le braccia profumate al coiJo del seduceme avventuriero propone la fuga, l'abbandono dei c Fratelli della Costa,., il matrimonio, e il posto di Tesoriere lasciato vuoto c dtsponibilc dal marito defunto. Ma la vita di sposo c di funzicna· rio non era per Ra.-cnau de Lussan il quale aveva da scrivere delle c .Memorie,. per passare alla storia, c a primavera, con animo e forze rinnovellate i corsari si diressero nuovamente a predare le terre dell'Oceano Atlantico. Dopo miJJe peril>ezie dovettero abbandonare le loro navi per non cadere in potere degli spagnoli, e prostguirono a picdt, o sui fiumi in fragili imbarcazioni di sc:on:a d'albero. Per colmo di sventura, aspri dissensi scoppiarono fra pirati di diverse nazionalità, c due inglesi che avevano perso a1 gioco tutto il loro denaro, uccisero cinque francesi derubando i cadaveri ancora pal· pitanti di quanto portavano indosso. Dopo questo incidente, i capi decisero di mcttffe in comune i bcnL Viaggiarono ancora per circa dae anni dal g~orno in cat avevano lasciato Puna. lasciando sul loro cammino molti compagni morti di stenti o annegati, e finalmente MI mano 1688 riuseirono ad imbarcarsi sopra un veliero iDgleae che, diretto alla

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LA MATTINA del 19 aprile 1693, un 'ufficiale di marina quasi ignoto ai cortigiani di Versailles veniva introdotto nella camera <la . letto di Luigi XIV, attrnerso la famosa porta dd salone de "L'Ocil· de-Bocuf ». Entrato, e non senza una certa emozione, !"ufficiale vide alla sua sinistra il letto regale, imponente con i trofei di piume bianche ·che sormontavano il baldacchino, con le pesanti tende dì damasco e separato dal resto della stanz:~ da un basso colonnato di legno dorato. Davanti a sè l'uffiCiale vide Luigi XIV, con il gran cordone dell'Ordine dì Santo Spirito sull'abÌto colar c tabac d'E~pa­ gne », la testa capena· di un feltro nero e le mani calzate di guanti bianchi di pizzo. Dietro al monarca, stavano, disposti secondo l'im· placabile etichetta della Corte di Re Sole, il ministro della Marina. alcuni alti ufficiali dell'eserCito e della marina, in giustacuore blu o rosso, ooncbè vari dignitari dell'Ordine reale e militare dj San Luigi, fondato l'a.nno prima e di cui il re aveva distribuito le prime croci proprio in quella stanza. Alcuni rappresentanti deiJe più grandi famiglie francesi erano egualmente presenti quella mattina del 19 aprile 1693. Luigi XIV faceva l'onore di consegnare personalmente la croce di cavaliere di San Luigi al più audace dci suoi marinai, un curioso impasto di pirata e dì soldato: Jean Bart. L'ufficiale di marina s'inginocchiò d:~vamì al re. Giurò di vivere c di morire nella religione cattolica, apostolica, romana; di restar fedele al suo re. di obbcdìrgti e di difenderne l'onore, i diritti e la Corona contro tutto e contro tutti ; di non lasciar mai il servizio del Re di Francia per quello dì un sovrano straniero; dì rivelare tutto ! quel che poteva conoscere di contrario alla persona di Su.t Maestà · e allo Stato e in6ne di osservare 'te leggi e i regolamenti dell'ordine da buono, saggio e leale cavaliere. Pronunciata la formula e ricevuto il giuramemo -Luigi XlV, con quella nobile imponenza che affascinava i cortigiani, con un gesto fiero, sguainò la spada e toccò il neo-ca,·alìere su ogni spalla. Poi gli appuntò sul petto la croce che gli porse un personaggio che si teneva alla sua destra. Jean Bart si alzò. La cerimonia era finita. L'antico pirata di Dunkerque era diventato un n~Jile cavaliere: e i frivoli marchesi che ai suoi primi ricevimenti a Versailles s'erano beffati di lui, erano ora suoi pari. Ave,·a percorso una lunga strada il ma rinaio diciassettenne che da bordo di una delle fregate dell'am· mìrat!IÌo olandese Ruyter anva assistito. nel lontano giugno 1677. allo ~ba rco in Inghilterra, criticando l'operato degli olandesi e pen·

llitrOito\ dl N . J.a:n Baro. caYaliere dell'Ordù:e Reale NUitar. d i San lul9l, Capo di oq11adro delle Armote NCJYah e comandante della Warlna a Duntorque. l nct.o do B. llrcd.l ou un quodro orl9anaJ. poueduto dolio lazai9llo • :led>ca1o • al aoqn«i IDO!flatratl di Dunkerque dal loro umiliaaimo e obbedlentiNUDO Hn>1tore Brodel. eo.. Prl.-!l.glo del Re • .

511


.. Il colp..,> della po:nenzo • hncuaone haneeH della Ime do l 11ec. XVII l

sando che essi do,·evano spingersi fino a Londra ! E non si compÌ\'a. con la creazione a ca"alierc di San Luigi. la sua carriera: egli a,·c,·a da,·anti a sè ancora stette anni; •ettc kn·idt anni di combauimenti, di ablx>rdaggi, di crocicn· auclacissim~. in cui, fcdek alle sue origini piratesche. J<'an Bart. carico di ricchezze, di onori e di titoli. avn:hh" comc S<'Tllprc, pagato di 1>ersona.

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:;::w~~:::,J'T!,~ :;:;a.~o l'C

Nella sua fam'glia da tre secoli, tutti cr.t· 110 stati pirati: un ' "o a\·o, :'vltchd~ Jacoh· scn. creato dal re <li Spagna \ 'ice-ammiraglio. era stato •oprannominatll dagli OlanJ<-si, da lui tagli..ggir.tt in tutti i modi, la c Volpe dd Mare •; un pruzio jcan J acohscn, pi· rata anch'egli. nd 1022 era saltato in aria con la sua na,·c. dovo nn eroico comhattimcn· to contro forze prepond<:ranti olandesi; un altro parente. un capitano Bart non ~gEo id<'nti ficaw, era morto il 27 agosto 1652 salt-nJo llcll'abhordaggio del \'a~c<:llo dell' Ammiraglio inglese E\adiley da,·anti all'isola di !\lo11tecristo nel llinliterraneo; c il nonno dd futuro ca,·alil"re di San Luigi, Michele Bart, era morto assalcnòn il z:z novembre 1644 una flotta di 23 ,·ascl'lli mcrCélntili olandesi. Il padre di Jean flart. Coruil, (lirata come tut· ti i Bart, ~ra caduto anch'egli ju un combat· timento in 1)1are. Jean Bart morrà nel suo letto, come un buon mercante : ma avrà visto la morte da ,-icino migliaia di volte e ~arà scampato sempre per miracolo. La famiglia Bart era originaria di Dun'lterquc. La città della Manica, !in dalla metà del Cinquecento, da piccolo porto di pesca s'era trasformata in un tcmibilc nido di pirati.. Per un seguito complicato di successioni la città era passata dalla dominazione di Borgogna a quella di Spagna; non aveva seguito i Paesi Bassi nella ribellione contro ~ladrid ed era stata continuamente in l<>tta con i fiamminghi, aveva visto massacri, inccudi, stragi scnz:a fine. l suoi uomini avevano la guerra nel sangue, c· ranu p'rati per \'C)cazione: c Filipt><> Il aveva •fruttato questa tendenza nella sua lotta contro l'Olanda, rome la sfrutterà poi Luigi Xl\' noo solo contro l'Olanda ma anche con·


tro 1'1nghilte1'ta. Quando il 21 o!tobre. !65~ nasce Jean Bart, il più_cel~bre .di _tutu 1. ~~· rati di Dunkerque, la catlà e ~tto il _domuuo spagnolo; il 24 giugno 16,;8 ntorna an mano dei francesi per opera di Turenna: m~ come dicono gli storici del tempo, quel g1omo Ja citti appartenne Ja ma~tina al_re di Spagna. a mezzogiorno al re eli Francia e !u ~ segnata la sera da Luigi XIV al ~e d lngbtl· terra.· Quattro anru dopo; approfittandO appunto degli imbarazzi finanziari del re d'Inghilterra la Francia. il 27 ottobre 1662, l'acquistava 'per conservarla definitivamente alla Corona di San Luigi c Re Sole » proclamò subito la sua volonti di porri: tenuine alle c piraterie » degli abitanti di Dunkerque e Colbert dal canto suo annynciò la sua inten· zione di farne il miglior porto francese sul· l'Ocearu>. Sembrava dunque che non ci fosse più niente da fare per i pirati: i quali se ne an·darono ad ingrossare le file dell'ammiraglio olandese Michele di Ruytu e ciò spiega perchè Jean Bart, che ~à il. più peri~loso nemico degli olandesa, abbia partecipato nel CSotto> Spaco<rtq c11 "" .......,.11o a:rmato ..t eQUlJ>09· piato (XVU ...,. ~ ttallo da un manoocrillo delia b;bllotec:a di Con-t!

Varo di un vaocello di IJnea nel MC. XVII (d~M!Jao

tratto da un manoocrlno della biblioteca di CoU..rt).

16n alla spedizione degli Stati Generali delle Provincie Unite contro l'Inghilterra. Ma quando nel 1672 Luigi XIV dichiara guerra all'Olanda Jean Bart ritorna a Dunkerque e in sei anni si guadagni:rà una grande noto· rietà come pirau. E guadagnerà, logicamente, la prima parte della sua ricchezza. Qual· cuno a'·eva fiutato nel giovane ventiduenne un marinaio fuori dell'ordinario: era l'arma-

tore deii'AIIilra doraJa, una goletta olande~c su cui Bart ave,•a serYito come secondo ufficiale. Prima che fossero iniziate le ostilità fra Olanda e Francia l'amtatore olandese riuscì a far fimtare a Bart UJY arruolamenro come comandante di caravella. Ma Charles Keyser, l'inseparabile amico eli Ba rt, si accorge del raggiro. 1 due imbavagliano e pie· chiano di santa ragione l'armatore, riprendo· no i loro fogli di arruolamento, si impadroniscono di una piccola imbarcazione e ritornano a Dunkerquc. Qui viene affidato a Bart il primo vascello della sua carriera: il -Re David; una modesta galeotta di trentacinque tonnellate, armata di due cannoni e di 34 uomini d'equipaggio. Alla prima crociera il ca· pitano v"~:ntiduennc cattura sette navi con una preda del valore di 26o mila livres. Di colpo Bart è classificato fra i primi pirati di Dunkerque. Pa~sato tre anni dopo al servizio di Jean Ornar, uno dei più potenti armatori della citrà, a venticinque anni Bart si vede affidato il comando di una superba fregata, il Mars, eli 250 tonnellate, amtata di 26 cannoni. Gli Olandesi cominciano a temerlo. Il 26 gennaio 1675, in barba ad una potente fregata, la Speratu:a, Jean cattura tre vascel· li mercantili che navigavano in convoglio. La fregata olandese, più potentemente armata del Mars si gitta su di lui per obbligarlo a lasciu la preda : Bart si scaglia a. sua nlta risolutamente sull'anersario, elimina la sua inferiorità in fatto d'artiglieria monta.n do al· l'abbordaggio, uccide il capitano, un ufficiale e diciotto marinai nemici e la grossa (re· gata olandese viene rimorcbiara a Dunkcr· que. Nell'agosto dello stesso anno 1675 c.!f· tura dopo un durissimo combattimento un altro grosso vascello « L~ armi di rln1btlrgo t> carico d'avorio, di zucchero e di polvere d'o!· ro: il tribunale delle prede di Dunkerque gli liquida per la sua cattura Il 2.000 livrts. Se· guono una quantità di altre gesta egualmente audaci culminanti nella cattura del v.a· scello da guerra olande.e Nrlltmo, armatiJ eli trentaduc cannoni. E Luigi XIV invia al pi· rata di Dunkerqne il primo segno della sua benevolenza; una pesante catena d'oro • po11r ruompn~se scrive Colbcrt aJl'intendente di Marina deHa città di Ban - dc l'octiOJJ qtJ'i/ a failc -.. Nel 1678, alla fine della guerra, Bart ha 28 anni, ha vinto dieci battaglie, catturato quatrori:lici navi fortemente armate e fatto ottantuna prede. In ogni abbordaggio egli ha ~mpre camminato verso il capi· tano nemico e l'ha ucciso o gravemente ferito. c Re Sole ,. è contento e inquadra Jean Bart nella Marina Reale. h 5 gennato 1679 lo nomina luogotent>nte di vascello. (A olaJotral Bat...-.. di , . - I l o , _ - dM (XVlU - . ! . . - - d i J. JligaudJ.

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Robmso!l Cn....oè in una incl&iOn• d.l XVIII a.c. Come è nolo DanieL O. Foe uosse l'ispirazione por Il ouo roman:ro dall<1 aYYeatur. del fllibuotl.,.. Aloandor S.lk irk contenu te neUa eeconda .diliooe pubblicata nel 1718 di • A. Crui&iDg Voyage roUDd tho World • del capit<mo Woodes R-n. Il romcmm obbo noi 1715 un gnmdisolmo aucceuo • pochi m. .i. dopo U O. Foa Yi tec. eeguire le • Farther Adveacu.res a. ClDqtoo anni dopo noi 173l De Foo -de•a di nuo•o un lllibuotiO<o acl o!Oo dl

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La pace portò la disoccupazione ai pirati ili Dunkerque. Ma Ban era ricco. Però non era fatto per una prospera vita a tcrnl. Nel r68o Luigi XIV lo manda contro i pirati barbareschi ~ anche questa missione è assolta lodevolmente. Però Co!Mrt, con la sua idea fissa di fare di Dunkerque un grandt' porto, rischia di rovinart' Bart. li grande Vauban invece che dirigere i lavori di fortificazione del porto, lo conosce, lo ammira, ha con lui lunghe conversazioni t' scrive quella c M e· "IIWÌre sur kl. cnprerie » (capre è parola fiamminga e significa pirata) in cui si fonnula· . no i principi della guerra di corsa. Nel 1686 jean Bart è promosso capitano di frCP.-ta leggera. Ma questo non vuoi dire che rinun· cerà a fare il pirata: lo farà al servizio del re. E quando nel 1688 scoppia la guerra fra Francia ~ lnghillerra, Lutgi XIV dichiara che ha .l'intenzione di c faire lo g.erre e• corsoio-e » e invita i grandi personaggi dello Stato ad investire grossi capitali in arma· menti di corsa. r gTandi personaggi, con Colbert in testa, seguono l'invito rt'gale. E durante le crociere originate da questa nuova guerra, Bart si lega d'amicizia con un altro pirata celebre deU'cpoca, il cavalit're di Forbin, gentiluomo provenzale coraggioso, scal· tto, elt"ganle c raffinato ma di temperamento opposto a quello dt'l pi.rata di Dunkerque.

un'altra opera sua: • 11 capllaoo Sn1g!eton • - Nouo:mo q w eh• Ja parola • filibu·

•ti••• • oembra derivi dalla COIT\I.&ioao ._....la della ~ iDgleM « r-bootera• (!iberi J)Ndaa.l). Questa locuzioae era a sua YOita Wl termiDe te:::leeco entra1o ..Il''*' inglooe al INipo della GuorTa cloi P....l ~. ootlo U ~qr.o di Elaobretta. TaiUD.i eti.aoioqiati iDYece fcmno dertYGre c ftlibuatiere • dc.; ) , Jr.:!ese c FlT • (bar= l0119ora) .

l due combaueranno a lungo insieme : la prima impresa fu una cosa pazzesca. Si tratta· va di portare da Calais a Brest 30 mila libbre di polvere e altrettante di mkci.l e piombo, passando in 111ttz0 ad una dozzina di fregate inglesi ed olandesi che incrociavano nel· la rotta. Le due navi comandace da Bart c Forbin non solo riuscirono ad evitare il ue· mico; ma, incuranti del pericoloso carico, at· taccarono e catturarono due navi spagnole, una carica d'oro ed un'allra carica di grano. Ma al ritorno la fortuna sembrò abbandona· re i due amici : diedero in pieno nell'intera Bquadra inglese, il :z6 mano 1689, e dopo due ore .d 'accanito comba~o. con i vascelli ridotti a pontoni in fiamn;e, furono fatti pri· giooieri e condotti a Plynìouth. Ma evadono, ritornano su suolo francese e vengono ambedue nominati capitani di vascello. Però, per Ban. il re vollt' c joiredre - dice un documento ufficiale dell'epoca - a celte marq11e

de distittcli01$ celle tf••e graJificalw• de dowse ceffls lit.rres • · Onnai Ban ha cessato di amare gli inglesi: ora li odia come gli o· landesi. Ed eccolo inviare al ministro della Marina progetti su progetti ptt uno sbarco in lnghiltt'rra. Ricorda la spedizione di Ruyter a cui ha partecipato nel 1677 e vorrebbe fare qualcosa di più gTande ed efficace. Pensa ad un attacco su Newcastle: la corte di Versai!-

les ques volta dà il suo consenso. Bar! vi~!l messo alla testa di una intiera squadra di utto vascelli: al largo di Dunkerque, bloccata dalla squadra olandese, incrocia una flottiglia di corsari impazienti di unirsi all'ancico pirata e di combattere con lui. La notte dal 25 al :z6 luglio 1651, Bart elude il blocco ed esce in mare aperto, sbarca a Newcastle distrugge un castello e incendia due villaggi. Poi fila verso la Norvegia, distrugge le flotte peschereccie olandesi e inglesi. AJ ricomo Bart ha fatto preda per 400.000 livres, affondato 6o vascelli nenuci e messo il terrore in Inghil· terra con il suo sbarco a Newc.astle. Nel r6c}3, come vedt'lnmo, Ban fu nominato cavaliere di San Luigi e partecipò alla spedì· zione degli ammiragli Tourville e d'Estrcés nel Mediterraneo. L'anno dopo, Lu•gi XIV. che vede\"a, malgrado gli splendori di Ver· saglia e le vittorie clamorose, lo spettro del· la fame levarsi sulla Francia, affida a Bart un compito delicatissimo: procurare gran~ allo Stato e sbarazzare le rotte dai vascelh inglesi e olandesi, che saccheggiano e affondano tutte le navi francesi. Ancora una volta Ban spit"ga te sue incomparabili quali!~ d~ marinaio e di corsaro e sguscia dalle mant di'gli ammiragli inglesi e olandesi. SII.YIO I'UT•• (CONnNU.I .l r.IG. l~)


« VAN HORN è morto: io prendo il suo posto, .e da questo momento Lorenzo di Graff ed 10 comanderemo i pirati:.. Le parole del CaYaJiere di Grammont non furono bene a~colte dalla ciurma che, se a-reva detestato d mo~o, detestava ancor più q~~sto francese per il quale solo i titoli nobthari parevano contare. Pochissimi c Fratelli_della Costa » che formavano l'equipaggio di Van Horn accettarono di seguirlo ma ~li aveva già i suoi uomim, e con essi' fece ritorno alle Tortuga. La sua storia fu raccontata da Roubaud che cosi lo descrive: « Rovinato dalla dissolutezza aveva portato fra i corsari le alte qualità che in Europa avrebbero potuto inna!zarlo aJJe prime cariche militari, c le qualità amabilj c.h e lo aneb· bero fatto distinguere e ricercare da tutti: ma egli aveva adottato tutte le loro sirenatezze». Il carattere di Grammont è d'altronde definito dal seguente fatto che determinò poi tutta la sua vita. Era appena adolescente quando sua sorella si fidanzò con un ca-

(Sopr<a) Il centro della liUbuslerla: il forte dell'iaola de la Tortue. (A d ..tro) Filibustieri di ritorno da una spediziorut. llnciaione del oee. XVJI).

pitano di ventura: indignato, poichè aveva sognato imparentarsi con un uomo di più alto lignaggio. invano tentò di convincere la madre e la sorella a tron· care il fidanzamento, finche una sera. si lanciò artnaro di una spada sul capitano che dopo tre giorni morì. Morì, il poveretto, lasciando al suo uccisore una forle somma per intraprendere la carriera militare, 10.000 franchi di dote alla a fidanzata, c una lettera in cui dichiarava di essC1'Si battnto con di Grammont in onorevole duello, scagionandolo cosi da ogni colpa rispetto alla legge. Entrato nella Marina Reale, di Grammont, fece rapida carriera, sì che in breve ottenne il comando di una fregata. Ma la passione per il gioco e per le donne era tale, che oh... rato dai debiti, e perseguitato da mariti e padri vendicatori, dovette fuggire in America dirigendosi alla Tonuga ove subito, col denaro che ave,•a potuto portar seco allesti una nave cor~ara, ingaggiò qualche centinaio di pirati c nel 1678 piombò sull'ancora poco difesa Maracaibo facendovi un bottino assai rallcgrant~. L'anno appresso 1cntò l'impresa di Pucrto Cavallo, ma la sua alterigia gli aveva già alienato tutti gli animi. tanto che riuscl a radunare per questa nuova spedizione soltanto ISo uommi. Il numero esiguo dei corsari che lo seguivano gli impedl di trionfare, e gravcment~ ferito dovette battere in ritirata accontentandosi di portare con sè ISO prigionieri per i quali sperava tut· tavia ottenere un buon prezzo di riscatto. Un uragano affondò la nave in cui gli ostaggi erano stati raccolti, c le speranze di Grammont croiJarono. Tutti lo abbandonavano, cd egli fu costretto a ritirarsi alla Tortuga in attesa di essere guarito della ferita riportata. Triste convalescenza la sua, tormentata dall'a.nsia del domani Scoraggiato decise di arruolarsi come semplice pirata al comando di qualche filibustiere più fortunato di lui, e parlò di questo progetto a Lorenzo di Graff e a V an Horn ch'erano venuti a complimentarlo per la sua guarigione. Non vollero averlo come dipendente, gli offrirono un posto aJJa pari, gli diedero il comando di una nave, e tutti tre con un seguito di 1200 uomini salparono verso Vera Cruz, nel Musico, ove approdarono faci1mente avendo camuffato i velieri da pacifiche navi mercantili spagnole. Si divisero in tre colonne: una al comando di Van Horn rimase suUa costa per portare 1'-eventuale rinfono. l'altra al comando di Grammont marciò nr.10 15111

Ci


péchc, indi attese la risposta. Non vedendo· la arrivare, abbandonò la città doJlo a\'Crla incendiata, c i pirall ripresero la rotta ,-er· Vera Cruz c l'ultima. al comando di Lorenzo so la loro isola, rimcltendo a epoca migliore di Graff, si avviò verso 5. Giovanni de Lux. l'impresa di Cartagena. Giunti a S. Domin· In meno di due ore Vera Cruz cadde, c al· go una ,;orprcsa li attendeva: approfittando trettanw kce 5. Giovanni de Lux. l tre pidella )oru as5<·nza. alcuni spagnoli entrati nel rati si ritrovarono sulla costa c dcciscr.:> di porto a\·cvano rubato delle navi francesi, e partire l'indoman! mattina. Ma un diverbio al signore di Cussy, ~overnatore di S. Dominscoppiò fra Lorenzo di Graff c \'an Horn, c go, aveva scritto al re di Francia spiegan· nella notte il primo approfittò del sonno del· dogli che solo i filihustieri sarebbero stati ca· l'altro per uccidcrlo, forse istigato a ciò dal paci di vendicare l'affronto, c aveva chiesto Grammont desideroso di prendere il posto per di Grammont e Lorenzo di G raif i bre· dell'olandese. Dopo qu<:stO fatto di ~anguc i ,-etti d1 luogutcn<·nza go,·crnativa. due filibustieri fecero ritorno alla Tonuga, Lorcnw di Gr a fl accettò roff.,rta e l'inca· per farvi una brC\'e sosta c puntare poi vcr· rico, ma una volta inquadrato c condottiero so Campéche a rifornirsi di viveri p<·r muo· regolare, ~rsc quabiasi abilità e poco dopo vere all'attacco di Cartagena. venne destituito. La leggenda narra che inve· Il governatore francese di S. Oomingo da cc di Grammont, intuendo perfettamente ciò cui !al Tortuga d1pendeva. ,. eh~ nd fratt~m· che si voleva da lui, giocò di asruzia. Chiese po, per la pace firmata tra Francia c Spail permesso, prama di decidere, di compiere gna aveva ricevuto da Vcrsailks l'ordine di far rispettare le città spagnole, tentò di opun'ultima scorreria e, lasciata con 200 com· pagni S. Domingo. non si fece più vedere porsi a questo progetto, ma di Grammnnt gli nè diede mai più notizie di sè. Forse aveva rispose che non era soltanto il padrone ma an· che il condottiero dci suoi corsari, i quali de· raggiunto alla Giamaica quei c Fratelli della sideravano :ndentemcnte questa impresa. E Costa c che, desiderosi di conservare la loro nella notte del 16 luglio 1685 gettò l'ancora indipendenza, avevano là creato il nuovo ccn· odio Jucatan, a 16 leghe da Camj)tche, alla tro della filibusta. La vuiti ~ divena. Il go· volta della quale marciarpno a piedi, di pieno vernatore era convinto che ormai l'epoca giorno, facendosi passare per dei semplici d'oro della filibusteria en. tramontata. Come mercanti. Entrati nella città i pirati ne iniLia· lui la. pensava anche il cavaliere di Gramrono il saccbeggio, ma rimasero molto delu· mont. Il brevetto di luogotenente del Re, in si non trovando che immense riserve di lefondo, non gli dispiaceva : lo riabilitava e gname di cui gli abitanti facevano commer· lo ri~J~Ctteva in circolazione in quel mondo cio. Già i filibustieri avevano deciso di la· che aveva. abbandonato tanti anni prima. Ed mre l'inospitale contrada, quando seppero ecco l'antico pirata dirigere e anuniniatrare che 900 spapoli condotti dal governatore di ì ~ri della nuova colonia francese, poYericla marciavano contro di loro. Non vopolati per la maggiw parte di ex..filibustieri. lt:ado (ar credere che si ritiraVI, per paura, Nessuno li conosceva meglio de4 cavaliere di di Gnmmont inviò al Governatore un mea· Gtammoot: aeasuno poteva amministrarli agio dic:ea4ocli che se si allontanava aaeclio di lui. ..... Sb<srco a So-n

-.a i -.i ..W, awrdlbe istca«N•m Cam-


JÌ IL IF Il mCD CC Il (I)IL<Dllii~ll FIGLIO di un certo Naud, commerc.i ante onorato, Francesco l'Olonese nacque intorno al 1630 aUe Sabbie di Olona, nel Poitou: da ciò la ragione <Ici soprannome che s'ebbe nella filibusta. Causa la sua pessima condotta, i genitori finirono per scacciarlo di casa. ed egli allora si recò alla Rochclle ove un piantatore lo convinse a lavorare con lui in qualità di associato. Invece cominciò a trattarlo peggio di uno schiavo, e poichè nel frat· tempo il giovane aveva fatto la conoscenza di alcuni bucanieri di S. Domingo giunti alla Roehelle, si unl a loro e, giunto in America, accettò l'offerta di un con· ciatote della Martinica, che lo obbligò per sci giorni la settimana a scuoiare buoi. e il settimo a trasportame le pelli al porto per l'imbarco sulk navi. Un giorno, non potendone più, Francesco osò protestare: venne picchiato a sangue c poi, cosi dolente, obbligato a ~·eguire il padrone in una partita di caccia. Non reggendo allo sforzo cadde, il crudele conciatore acciccato dall'ira lo .colpi al capo con il calcio del suo fucile, abbandonan· ooJo in un lago di sangue. Lo credeva morto, invece il giovane riprese i sensi e si diede alla vita raminga. Ma un giorno incontrò un gruppo di filibustieri e prima di lasciare la Martinica insieme ad essi si vendicò dell'ex padrone, ricercandolo e uccidendolo. Questo fatto gli procurò la stima del Capo, un certo La Place. il quale gli affidò una nave che una tempesta dovc,·a gettare sulle coste di Campeche ove i corsari

(Sopra) UD ""''""~o di Jllt<rll priiDa di W>O apedioic>na. lA alniai?O) La liM <NU"OioMM: U Jl<rala • alcuni auo. 00111pagnl. dopo W>a •~• Jalll1ca. d>arC<Iti nel Goito di Dari- per procurani et.. n ...ri ~-ro ""-ali ri~l dal ..ITooggl.

vennero trucidati; tutti meno Francesco Naud che si salvò fingendosi morto, essendo divenuta questa una sua specialità. Finita la bartaglra l'Olonese spoglia il cadavere di uno spagnolo, nr indossa le vesti e si avvia verso la città ove riesce a convincere un certo nnmero di schiavi a unirsi a lui e a fuggire verso l'isola della Tortuga. Là giunto, pieno di livere contro gli spagDOii, allestisce un fragilr schifo e si dirige, con pochi compagni e gli schiavi di Campeche, verso Bo--..a dc Caravelas, nell'isola di Cuba, ove riesce ad impadronirsi di una grande e forte barca con la quale va ad appostarsi fra le isole dette Caié del Nord, ad aspettare pazie.ntcmente il passaggio delle imbarcazioni dirette all'Avana. Ma i legni hanno cambiato misteriosamente rotta : I'Olonese, sta per abb.andonare il nascondiglio, quando viene avvisato dell'arrivo di una fregata spagnola. La sorte gli fu propizia, poic:hè la nave avvistata, vinta dai corsari. passò in proprietà deii'Oionese che vi caricò la sua gente mandando poi nn biglietto ironico al governo spagnolo che, dice,•a, aveva pensato ai poveri pirati e aveva procurato loro uno splendido bastimento. In segnito Frances.co Naud si proclamò Ammiraglio dci c Fratelli deJJa Costa ,. e associatosi con Michele il Bosco, ex ufficiale, e M.o$è Vauclin, ebreo, al quale diede il titolo di vice-ammiraglio, si die<!e a m~­ giori imprese di pirateria. Ben 400 avventurieri erano accorsi a lui da tutti i punti del Mar Caraibico, e altri lo ~·ano aJb Torrup e alla Costa di Baja. Juochi di conv-egno dci corsari. Di là JtJ<me verso Mara· caibo. Marciando con la sua colonna. forte di trtccnto 110111ini, verso la città, I'OJonese fece distribuire ai fi.libustitri due pistole 0f11UJ10 c:oa


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NELLA -5TGRI-A -della -fil~bu'Hcr~a <Hl e -don· ne hanno lasciato un clamoroso ricordo di loro: Maria Read e Anny Bonny. La prima era londincsc; la madre. s posa di un marinaio, per ragioni di interesse familiare l'aveva allevata vestendola di abiti maschili fino aU'ctà di quindici anni. E ccme uomo, Maria venne sistemata, JlCr sbarcare il lunario, io qualità di valletto presso un no· bile signore. Ma quest'ultimo di natura ·ca~a­ linga si contentava di trascorrere una plac1da (A !Wli.stta) Nave da querTa inglese del XVI aec. (lnclaiooe contemporanea di i911oto autor.].

-=-trenta cartucce cd una corta sciabola dalla lama larga. l saluti scambtati con un'altra colonna che monta,·a anch'essa all'assalto furono particolar· mente drammatici: sembra,·ano gli addii estremi di gente che non dovesse più rivedersi. Un cittadino di Maracaibo, venduto ai pir~ti, e~rro di guidare gli uomini dcll'Oionese verso le vie segrete della cittadella : ma erano tulte ben guardate e non fu possibile passare. Ncl!o stesso tempo le batterie d'artiglieria cominciarono a tuonare spargendo la strage fra i pirati. Il solo contento di ciò era I'Oioncse il quale badava a dire: «Tanto meglio se si battono, vuoi dire che hanno qualcosa da diiendere! ». ;\lalgrado la disperata lotta, Maracaibo. con una asruzia delI'Oionese che simulando la fuga costrinse gli spagnoli a uscire dai forti, fu espugnata, i cittadini che non erano riusciti a fuggire ,·enne chiusi nella chiesa, e obbligati a ,·ersare 10.000 piastre per il riscatto della città. I sacerdoti, costretti dai pirati a raccogliere le oifert~ dci fedeli, non riuscirono a procurare tale somma nel tempo stabilim, c allora il prezzo del riscatto venne cle,·ato a 20.000. ):on contenti di ciò i filihustieri tolsero al tempio i quadri e gli drredi ri'pondcndo a coloro che tentavano di opporv1si : «Vogliamo engere una chiesa nella nostra isola dcdtcata alla Madonna delle Vittorie. perciò abbiamo bisogno di oggetti sacn». E si diressero verso le città del Nicaragua. ma il ,·ento contrario fece loro im1>rovvisamcnte cambiar rotta, spingendo il veliero verso il Golfo dell'Honduras. l pirati, fatto huon viso a cattiva sorte, cominciarono con l'aggredire Puerto Cavallo. deposito delle derrate dd Guatemala. Ahimè, non chhcro fortuna: la loro preseru:a aa stata segnalata e all'arrivo trovarono la cirtà deserta c i ma· gazzini yuoti. Stremati, affamati, non avendo la forza di marciare verso Gua.lemala ove aVTebbero certamente potuto rifornirsi del necessario, i pirati dovettero accontentarsi di assalire un'orca, ovverosia una nave mercantile di grande tonnellaggio, ma questa, ancor una volta ahimè, non eontene,·a che ferro vecchio c carta. La fortuna si separava ormai da Francesco Naud, la discordia comin· ciò a serpeggiare tra le file dei corsara di cui molti, presi da nostalgia, volevano far ritorno alla Tortuga. Mosè Vauclin si mise alla testa dci rivoltosi e con essi, di notte, abbandonò I'Olonese. L'indomani un altro capo, il Piccardo, fuggi, segu1to da mofti, e ah' Ammiraglio d(i c Fratelli della Costa ,. rimasero appena 350 compagni. Ptt colmo di sciagura la SUa frqat:a Timase impigliata nei par.uni delLas Par!as. _non lontano da Gracias·a- Dios, e gli s{oni per l'_isolctta h~rarla riuscendo •nuttli, Si dov(tte procedere alla sua demolizione e fabbricare col materiale ricavato una grande barca. T_erminata ~a .quale. s~ constatò ch'essa non avrebbe potuto contenere più dJ 300 uomuu e fu g•ocoforza tirare a sorte il nome di quanti si sarebbero imbarcati. L'Olonese, manco a dirlo, era fra questi e i favoriti dal destino prima di salpare, giurarono sulla Bibbia e sulla 'croce di far ritorno non appena possibile per imbarcare i rimasti. Invece non tornarono più, poichè incontratisi suU'estuario del fiume di S. Giovanni con una armata di spagnoli, furono decimati di un buon terzo, e i sup«stiti dovettero riparare alla cieca nel Golfo di Darien. Scep sulla riva alla riceeea di cibo, vennero circondati dagli indigeni antropofagi, legati agli alberi e divorati. Queata fu e non altra. o lettori, la tl'C~Mnda fine dell'Oioncsc e dei IIIOi Clllllpagni.

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vita di gentiluomo di campagna. Maria Read stiere inglese, e Maria Read si arruolò agli ordini di lui senza che nessuno, nemmeno era presa invece dalla sete di avventure, dal desiderio di una esistenza più attiva. Il registavolta, si accorgesse del vero suo sesso, e si legge che durante le azioni c nessuno era me campagnolo non le andava, ed abbandopiù risoluto e attivo di Ici». lnnamoratasi di nato il padrone sedentario si ingaggiò. pasun marinaio, ne divenne l'amante dopo aversando sempre per un giovanotto, come moz· zo a bordo di un naviglio de.lla marina reale. lo messi ben s'intende al corrente della sua - non si sa quamo esteriormente almeno La dura disciplina le grava sulle spalle, non femminilità. E un giorno che l'amico disputò resiste, diserta la nave e si a rruola in un con un camerata fino a dover prendere le reggimento che guerreggia nelle Fiandre. armi per un duello, ella r iuscl prima che il Sempre sotto aspetti virili prese parte a mol· duello avvenisse ad irritare tanto l'avversati combatt.imenri, ma trattandosi di un regrio da provocarlo ed esigere che si battesse gimento di fanteria, e non sopportando le subito con lei. Era questo nn timor.ierc for· dure fatiche che il servizio imponeva, lasciò tissimo; ma le sciabole non dettero risultati picca e alabarda per arruolarsi nella c Fla· concreti e i padrini decisero di passare alle mand CavaJierie » del P rincipe d'Orange. pistole. Il timoniere sparò cercando di colQua incontrò un giovane cavaliere che dorpire l'avversario in viso. Il colpo falll ; Maria mendo con lei non tardò presto a scoprire Read scoprendo il seno fra la viva meravi· il suo vero essere, e le offerse di sposarla. glia e incredulità dei presenti, grida : c Tu mi .Maria Read accettò volentieri; l'avvenimento fece gran<Je rumore : gli ufficiali credevi donna, e hai cercato di colpirmi nel· la guancia per sfregiarmi. Ebbene, proprio del reggimento offrirono prima una somuna donna ti uccide perchè anche gli altri ma per riscattare il . congedo degli sposi imparino a rispettarla », e premuto il g rillete quindi una seconda somma necessaria to fracassa· la testa del timoniere. a impiantare una azienda. Nacque cosl A bordo della stessa nave era anche Anna nei pressi del quartiere della c Flamand CaBonny o Bonney, figlia illegittima di un vallerie » una bettola all'insegna dl c Mars quacquero irlandese stabilitosi alle Antille Amorc:ux » chiamata c dei militari amorosi», dopo un dissidio matrimoniale violentissimo. molto frequentata dai vecchi compagni dei Allnata per molti anni con abiti maschili, in due sposi e da altri soldati. La pace di RyAmerica la ragazza vestl le soctane ma conswick disperdendo le truppe rarefece la clienservò gli usi di un uomo e i modi. Un giotela di Maria Read la quale un bel giorno vane marinaio la chiese in moglie, e avendolasciando sposo e cantina si imbarca su ne avuto rifiuto dal padre la rapi portandola un vascello ddla Compagnia olandese delle aU'isob della Provvidenza. Ben presto caIndie. All'altezza di New Haven la nave pitò l'uomo che l'avrebbe resa felice, John venne catturata da Rackham, celebre fi.libu-

Raclcham o c Kalikojack », celebrato corsaro inglese. Eta l'uomo ideale per Anna Bonny, bruno, prepotente, fortissimo. Anna abbandonato il marito, romanticamente fuggi col suo bel pirata su una nave rubata, fa· cendo rotta per la Giamaica. Per molti anni corsero il mare insieme, lui nella soggezione della moglie che in abiti tra il maschile e il femminile, sapeva lavorare di pistola e di coltdlo come nessuno a bordo, Anna innamorata di Maria Read che aveva creduto un giovanotto, sino a che il marito non conobbe la verità e allora, secondo il costume del tempo, servì da unico gagliardetto per due navi. Una corvetta agli ordini del Capi· tano Barnctt da tempo faceva la caccia alla nave di Rackham c una sera che a bordo si festeggiava la cattura di un !Jattcllo carico di rum, le cannonate inglesi si fecero senti· re. A bordo erano tutti ubriachi, la resistenza fu minima, e quando gli uomini di Bar· reti saltarono all'arrembaggio sul ponte non c'era quasi nessuno. soltanto le due donne si sfogavano a sparare. Era la fine della carriera ; l'equipaggio, compresi i novizi, vtnne condanna to a morte, il capitano corsaro fu impiccato subito al primo albero della navt. Ad Anna Bonny, come moglie, fu permesso di salutare Rackham prima che morisse, ed ella scorgendolo ancora semiubriaco framez· zo la sua gente, presa da violenta collera si d ice esclamasse: c Hai combattuto come Wl cane, non come un uomo ; ti meriti di essere impiccato proprio come uu cane ». Maria Rud e Anna Bonn)'. ricoDOKiute incinte, vennero graziate. ......no •"'"'

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una enorme quantità. di merce, franca da ogni gabella, che naturalmente gli assai più del prevedibile. A Londra negoziò le sue merci, ma si innamorò <iella \'ane figlia di un {annacista. Gli affari erano tanto proficui che in pochi mesi gia in possesso di un discreto patrimonio, ma d'improv\•Ìso ecco la catastrofe. denunzia anonima mise la giustizia sulle sue tracce: la sua nave fu c la polizia lo cercò per arrestarlo in casa del futuro suocero. n farmacista lo a\'vcrtire, imponendogli di non rimettere più piede nella sua casa. Thuroc passò rre uotti .nsonni negli infimi quartieri di Londra cambiando continuamente di domi• ciiio. Finalmente incontrò un mannaio che si offrl di ricondurlo in Francia; allora il g:nvane tornò di notte in casa del fannacista. persuase la bella Sara a fuggirr con lui e riuscl a riguadagnare la costa francese su una piccola imbarcazione. Gli inglesi dovevano ora ridargli le ricchezze che gli avevano tolto ; decise co~l di farsi corsaro. Non era questa la sua prima fuga dall'Inghilterra. Imbarcato nel 1744 su una nave da guerra catturata dagli inglesi aveva trascorso la sua prigionia ndlo smdio della lingua inglese, poi era fuggito attraverso la Manica, da solo, su un h:K~tcrissimo schi fo, facendo vela con la propria camicia. Senza denaro, non gli restò che la guerra, c riprese a fare il corsaro. Nel 1755 ottene il comando della corvetta c Friponne,., con la quale in pochi mesi catturò ben sessantatn vascelli mglc~•. E quando la corvetta, ormai sfasciata, non potè più servirlo, andò a Parig& do,·c rmsd a farsi affidare dal Governo i mezzi per una ardita imp~: la distru· liOne del porto di Portsmouth. Impresa che non riuscl solo perchè un delatore {ecc cono~ccre il progetto agli inglesi. Allora tornò a nav1gare al comando di quattro na\lcclli e le ~uc corse si iniziarono con il più brillante dei bilanci; in soli quaranta ~iurn1 la sua flottiglia catturò p1ù di duecento navi inglesi. Tra una crociera t (A lln1atro) Il ccp.ta:no FranceKO Thurot. uno deo4 u1trml bllbuatlerl. che ..,._. alla pirat.,ta dali ••~raz:~o della prolou1one di chltunJO (Sorto) Mare . , - nel Mano del Ho<d (Ù>oolOile oland. . del MC. XVIII).

~IIl'C!JIBCD~ lliL IPIB~l1NCCil~l1Lm

ACCUSATO di furto, Thurot, fuggì di usa ~vanissimo c si 1mbarcò come chi t urgo. ~cl 1 i53

riumsce il poco denaro di cui dispone lo investe in merci che imbarca su w1a nave e fa vela verso l' Inghilte rra. Per sfug· g•rc agh alti dazi allora in vigore non gh rcS(Ò che scrvirs1 di una banda di contrab· .hand1cri c m poco tempo riuscl ad 1mponarc

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l'altra, sostava qualche setLimana a Parigi dove avcn installato la sua Sara in un lussuoso appartamento e trascorreva gh ozi in piacevoli accademie musicali, cantando, suonando d flauto, la tromba e il corno. La sua ~lebrità intanto cresceva di pari passo con la incredibile fortuna che accompagnava le sue 1mprese. In quattro anm. dal 1756 a l •700. le ~esc effettuate dalla sua flottigli. assommarono a ducmilacinquccentotrcntanove, cifra che potrebbe apparire fantastica se non fosSe riscontrabile sui registri inglesi di quell'epoca. Nella fortuna e nella notonetà Thurot rimase, pct gusti c ambizioni, un provinciale. Al cugino Giacomo, rccatosi a vi· si tarlo' nel momento in cui la sua fortuna era nel massimo splendore, confessò che ammassava denaro per poter acqui· stare delle proprieti in una città tranquilla e ivi finire w rcnamente i suoi giorni. Eppure la vita parigina non <'~ avara di soddisfazioni per lui. oltre l'essere ricco c quu• celebre era anche un bell'uomo e k sue fortune m aJII()n non si contavano: molte dame dell'aristocrazia pangina ~~ disdegnarono di accogliere il bel corsaro nel più intimo de• loro salotti. La benevolenza della Pompadour fece ekvarc Thurot a più alti incarichi. La sua squadra diveniva sempre più forte c più temuta. soltanto a sentire il suo oomc i ca· pitani inglesi fuggtvano. Egli sì era creato le insegne da ammiraglio, e sulla sua lunga spada, che ancora si ~onserva in Inghilterra, ueva fatto incidere la sua Jeclenda: un bracco che rincorre una mandra di cervi. Si era du~ la guerra dei Sette AMi e il C1'Cditrt cklla


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L'AhborclagQlo (inc:ia~ dl Bauge<JDJ. !Sotto) Descrizione di =a !regata

eta quaranta cxmnonl lD uo YOium• Mtlec.nteaeo dJ CD1e della guerra in :aare

Pompadour era fortemente scosso dalla serie di disastr. in cui si concludeva la guerra da lei voluta. La favorita accolst! perciò con entusiasmo la proposta di Thurot che meditava una arditissima impresa: uno sbarco in Irlanda; un colpo che avrebbe potuto anche essere fatale alla potenza inglese. I~ 15 ottobre 1759 la squadra di Thurot, composta dt cmque fregate e una corvetta, salpò da Dunkerque; favorita da una litta nebbia essa riuscì a sfuggire alla sorveglianza inglese e andò a gettare l'àncora davanti a Ostenda. Sostò in questa città qualche tempo e poi fece vela per la Danimarca; la manovra era fatta, naturaJmente, per ingannare il ~mico. Mentre gli inglesi lo sapevano ancorato a 'Gothembourg egli partl di notte e traversò il mare del Nord senza incappare nella son•eglianza nemica. Dopo pochi giorni la squadra di Thurot apparve avanti alla costa scozzese. Tutta la Scozia fu messa in stato di assedio e una squadra, al comando del commodoro Boys, battè disperata· mente il mare in cerca dell'introvabile corsaro. Tutto il mese di dicembre trascorse cosl: a i primi di gennaio Thurot fece una breve puntata avanti ad una città scozzese e dispan·~ di nuovo; il 24 gennaio tj'6o era davanti a Derry, in Irlanda. :Ma intanto i dtssensi minavano l'efficienza della squadra. Il comandante delle trttPPe di sbarco. brigadiere Flobert, non soltanto non si sottometteva all'autorità del comandante, ma una \'Oita lo minacciò perfino di farlo arrestare, e Thurot dovette la sua salvea:za soltanto alla decisione con cui impugnò le pistole. La permanenza in mare era stata incredibilmente lunga c le truppe erano stremate. Era necessario prendere terra, comunque fosse. Il 22 febbraio le truppe sbarcano in Irlanda, nei pressi di Carrickfcrgus, saccheggiano le fattorie e contro il parere di Thuroc che voleva marciare diretta· mente su Belfast. nprcndono il mare dopo quattro giorni. Il 28 piomba su loro una squadra comandata daJ capitano Elliot; la battaglia si presenta con una certa sproporzione di forze, ma. Thurot la affronta ugualmente. l comandanti ddle altre due fregate, però, non lo second~no e fuggono. S:Jlla RtU4! -fs/e si combatte per due ore, disperatamente. c quando gli ufficiali propongono la resa, Thurot minacc;a di far saltare le cervella a chiunque abbandoni il suo posto. Pochi minuti dopo viene colpito mortalmente e il suo equipaggjo s· a rrende. La fedele Sara avvolge il corpo dell'amante in un tappeto e i vincitori lo gettano in mare senza cerimon:e. UllaiiiTO ... I'IIA.CJ8Cie


gli impedisce di approdare e 1'8 dicembre è in vista delle isole Andaman. E qm la for· tuna gli viene finalmente incontro. Una nave inglese manovra contro l'Emilio : giunta a tiro, la navc.spara contro il vascello _francese un colpo di cannone. Sourconf rtspOndc con tre colpi. Il nemico allora segnala che si arrende. E' il Pingui-no, porta un carico di legna. E Sourcon f lo spedisce a ll'Isola di Francia con un equipaggio da p reda. Questo episodjo, banale a nzichcnò. init.ia la car: riera piratesca di colui che i comemporanet dovevano chiamare c Roberto il diavolo :t•

Il 19 gennaio ' 796. Sourconf assale da solo tre navi inglesi che venivano dal Bengal~ cariche di riso e le cattura dopo un'ora dt combattimento accanito. Nove giorni dopo è la volta <li un altro grosso vascello inglese: il DiaKa, ben armato e riccamente carico. Sourcou f aspetta ch e siano calate le tene· brc sale con i suoi uomini all'abbordaggio. ma~sacra l'equipaggio e cattura la nan. Poco rempo dopo, passato dall'Emilia al comando del Cartir r Sourcou f attacca il Tritone della Compagnia inglese ddle lndie, armato di 26 cannoni. Dopo aver manovrato per tagliare la strada e venire all'ar!'cmbaggio della nave, (A airuatro) Orieux ufficiaJe dt Sourcoul, oll'abbordOQ~ gio det "Trttone" (Sono) Sourcouf durante iJ combattimento sul " Kenr· [incisioni lrancesi del sec. XIX).

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COL UI che dove,·a essere l'ultimo pirata (' si chiamava Roberto Sourcouf, nativo di Saint Malo, non ebbe una fanciullezza tran· quilla. Fu una specie di dia,•nlo scatenato che terrorizzava i maestri ~ impensieriva la propria famig lia. Il ragazzo (ch e disc~ndc,·a dircttament\: eia un altro pirata cclcl>r<.' , Du· guay· Trouin) a\·eva però nna grane !t- passio· ne per il mare: passion,· che· la famiJ:"Iia non Yollc contrariare. Sicchè il .~ marzo 178<1 alla ,·igilia della Rivoluzione Roberto Sourcouf, a sedici anni lasciava la Francia a bordo di un grosso naviglio armato per le Indie, 1'..-l u· rom. Andava in cerca di avventure che potessero placare la sua sete di azione: ma i primi due anni della sua carr iera di mari· naio furono tranquilli c opach i come due anni della vita di uno scrivano di porto. E' solo nel 1 i93 che Sourcouf. a vent'anni. si vede affidato a Mozambico il comando di un c brick,. e si dà alla tratta di negri. Non gli mancano delle difficoltà : ma sono le difficoltà di tutti i trafficanti di « avorio n ero » alle pre· se con i commissari della Repubblica che ha abolito la schiavitù nelle colonie. Niente di straordinario dunque. E Sourcouf incomin· eia a pensare che il destino l'ha tradito e che nella sua famiglia i pirati sono finiti con Duguay Trouin. Però la guerra con l'Inghil· terra ha aperto grandi prospettive alla guerra di corsa. Soun:ouf accetta il comando del· l' Emilio, un vascello di 40 cannoni con un equipaggio di 300 uomini : ma al momento di partire dall' Isola di Francia, si vede rifiutare dal governatore MalaTtie le c lettere di

marca ». Ciò significava che non poteva fare il corsaro con le debite autorizz.azioni. Non fu questa formalità burocratica a fermarlo. Corsaro o pirata, Sourcouf era deciso ad arricchirsi combattendo sul mare. E il 3 set· tembre 1795 I'EmiJia esce dall'Isola di Fran· eia con tut,t e le vele spiegate. E ' diretta alle isole Séchelles per fare un carico di tartaro· ghe. Alcune navi inglesi, però, le impediscono d'approdare. La nave allora fa rotta verso le Indie: Sourcouf, imprecando al suo destino, sembra deciso a darsi al connnercio dei cereali. Ma un seguito di tremende tempeste

Sourcouf dissimula la sua nazionalità e alza sull'albero di trinchctto l'c a eh t » britannico, segnale dei"brick piloti. Contemporaneamen· te ordiria ai suoi diciotto uomini di nascon· dersi e resta solo sul ponte con un ufficia_le. il pilota ed un marinaio. Giunto a mezzo oro di pistola del TritoNe Sourcouf alu il trico: lore francese, fa :sparare una bordata dat suoi pezzi e sale all'abbordaggio. Prima che i centocinquanta uomini del Tritotte po{sano rendersi conto di quanto avviene, i pirati francesi banno im·aso la na~ e Sourcouf ba ucciso il capitano inglese. Un tentativo di


ni. Un bel giorno si presentò a Sourcouf, accompagnato da un suo \'Ccchio amico, un giovine che all'aspetto e ai modi si rivelava subito diverso da tutti i marinai venuti in cerca d'arruolamento. Era il pittore Garncray, che si doveva guadagnare in seguito una discreta fama come autore di marine, e che allora ave,·a inutilmente tentato di far fortuna con la pirateria. Sourcouf prc$c a ben· volere il pittore-pirata c se lo tenne a bordo in qualità d'aiutante di campo. Garncray, che doveva essere lo storico della crociera della « Confiancc » così descrive Sourcouf nel suo l ibro At'V<'11I11re e combattinwnti: « Poteva avere vcntiquallro o n~micinquc anni. Sebbene alto di statura appariva massiccio c corpulento: pure si indovinava dalla sua vigorosa strmtura che don,·a essere straordinariamente agile. I suoi occhi piccoli c brillanti, si fissavano sulle persone come se volessero penetrare nel profondo del loro animo. Il viso coperto di lentiggini era leggermente abbronzato. Aveva il naso lieHmcntc camuso c sortili labbra che si agitavano sempre. In ultima analisi sembrava un gaudente, un allegro commensale c un buon marinaio». La crociera della c Confiancc » fu lunga c avventurosa. Sourcou f battè sovratutto i mari d'Oriente c spesso dovè fuggire di fronte ad incrociatori inglesi d'alto bordo. Ma si prende la rivincita assalendo un grosso vascello inglese. il K""'• armato di Jl3 cannoni. Sourcouf sale con i suoi uomini all'abbordaggio: e il combattimento è il più duro di tutti quelli da lui fino allora sostenuti. Il Ke111 è una nave da guerra: il capitano Rivington che la comanda è un uomo che vale Sourcouf e l'equipaggio si rivela molto più numeroso di quel che sembrava in un primo tempo. c Ad ogni solco che il nostro furore apriva nelle file nemiche - racconta GameIl suo destino era ormai sul mare. Dopo averay - nuovi combattenti ruzzolavano, simire. al comando della ClarisSG, catturato 8 navi ( t,"'ad una valanga, dall'alto del casseretto del in un anno, ai primi del 18oo, Sourconf stava • Kc:,.,. e subentravano ai loro amici che giacevano esanimi sul cassero. C'era da perderarmando per la guerra di corsa una eccellente nave, la C011_fiance. I migliori e più spre.:- vi il senno per lo stupore e la rabbia ». Figiudicati marinai francesi, specialmente brenalmente il capitano nemico viene abbattuto. I;;~ l'ultiuJo assalto. Garneray Io descrive cosl: toni, accorrevano per arruolarsi ai suo~qrdiresistenza di una parte deJJ'equipaggio è srroncato dopo mezz'ora di lotta. Nessun marinaio, a vcntidue anni, era mai riuscito a compiere tanti audaci imprese cd in cosl breve tempo. Ma Sourcouf era destinato a combattere sempre con la carta bollata. Infatti le auwrità delrisola di Francia, non dimenticando che il governatore aveva negato al pirata la « lettera di marca ,. dichiararono illegali le sue prede e le sequestrarono. Ecco allora Sourcouf stilare ricorsi su ricorsi per ottenere il riconoscimento del suo buon diritto. Ma all'Isola di Francia non ottiene niente. Allora s'imbarca su una nave genovese, scende a Cadice, nel dicembre 1i9ò è a Parigi e perora la sua causa davanti alle autorità supreme della Repubblica. li 20 floreale il ricorso di Sourcouf. accolto dal Direttorio, vicn fauo oggetto ùi un messaggio al consiglio dei Cinquecento in cui era detto: « L e prese fatte dalle navi mercantili con permesso di navigazione [era il caso di Sourconf] e non con patente debbono essere confiscate a norma del decreto del t69t, a profitto della Repubblica o dei catruratori? Se le prese appartengono alla Repubblica il Direttorio Esecutivo Ì! egli autorizzato, come l"antico governo, a ricompcnsan· il coraggio dei marinai con I"abban· dono di tutto o parte delle prese, secondo lo splendore <' l'utilità della vittoria?» I Cinqucccllto prima c il Consiglio dc~li Anziani dopo riconobbero il diritto ùi Sourcouf. Le prede da lui fattè gli vennero liquidate per la somma di t.i00-000 franchi. Ma iJ pirata avvertì la Commissione delle Finanze che si contentava solo di 6oo.ooo franchi e che cc· de,·a il resto al tesoro della Repubblica. Il che Jo rese impro\·visamente celebre.

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In una oOYe da gueno ai primi del aec. XJX. Le amoche lnstallc>te per lo noli• all'lnlemo di una bcrtlerlo (Dioogno di MoTel Fallo).

« Sourcouf si getta a capo fitto sul nemico. La sua sua azza lancia lampi e un vuoto si forma intorno al raggio percorso dal suo braccio: nel vederlo io credo agli eroi di Omcro c comprendo le gesta di Duguesclin l Il combattimemo non è più un combattimento c diventa una grandiosa carneficina; i nostri uomini scalano, ingrossandola con i cor: pi di taluni, la barricata formata d'i cada,·crJ che li separa dal castcUo e dal cassero. La lotta ha perduto ogni carattere umano, si lacerano, si mordono, si strozzano!... ». finalmente la battaglia è conclusa duoriosamcntc per Sourcou { eh.- trasborda un equipaggio da preda sul Kc111 c lo spedisce a Mozambico. Il carico valc,·a parecchi milioni e il 13 aprile r8o1, a ventisette anni, con una enorme fortuna Sourconf si imbarcava per la Francia.

i\ vcntisette anni la carriera attiva ùi pirata

di Sourcou i si può dire conclusa. Si sta bill in Francia e vi stette a lungo perchè la pace di Amiens gli impcdl di riprendere il mare. AJiorchè le ostilità vennero riprese Napoleone gli offri il comando di due fregate .c un a lto grado nella marina milit4rc ma il ptrataj l>cnchè lusingarissimo, rifiutò. Divenne invc• ce armatore c lanciò molti corsari che fece~o una guerra spietata agli inglesi. Nel 18o7 ri1 prese il mare a bordo del FoniQ.S1na ,di diciotto cannoni c catturò in tre mesi otto .navi con un ingente bottino. Con il FaniDS~JJa terminò la sua carriera di navigatorc portando a termine la più audace delle sue imprese: la cat'fltr:l, a nord di Giava, di una nave portoghese di sessanta cannoni, la C~nceiçu~. Dal t8o9 al 1815 Sourconf tenne in mare ben ott~ navi corsare contro gli inglesi. Ma orma• era solo un ricco armatore. Morl 1'8 luglio 1827 c un ammiraglio ·inglese che m~lti anni prima aveva giurato di catturarlo, mviò dei fiori ai suoi funerali


l FRATELLI DELLA COS'r.A (CO!o.'1/,\'I:JZ/0.\'E DI P.fG. 4")

L'I:-IDENNITA' per la perdita di un occhio era più bassa di quella moderna: questo perchè di pirati con un occhio solo, e validi, e fcmci, la storia cc: ne ha tramandati una lunga lista.

l} capo pirata doveva essere un buon mari-

naio, un buon soldato, un dominatore ed un animatore dei suoi uomini, un sott1le diplomatico per non lasciaTSj omhrogliare nei mercati O\•e vendeva il frutto dc-Ile sue prede. Gli uomini di tale tempra sono rari, m \'erltà, c poche professioni rispctlabili possono mostrare tante personalità di primo poano come la pirateria: c specialmente come la pirateroa del Scocento ,. dd Seuecento. \'i tro,·iamo uommi di ogni specie: come quel Lancclot Blackburnc, che divenne in seguit<J arci,·csco,·o <h York c la cuo spada è stata recen· temcme offerta a Christ Chur~h, t· che fa il paio con un altro handito inglese: John Popham che d" enne Lord Capo della Giustlzoa d'Inghilterra >otto Carlo Il; come quel capitano Roherts che si Vl'stiva nccamcntc di dama,co quando, a capo dci suo, unm1111, monta,·a all'abbordaggio c che portava sempre sul pdto una grossa croce tcmpcstata di hnllanu: o quel capitano Daou:l che, essen· dosi 1mpadroniw durante una dcii~ mc scnr· rerie di un prete, se lo portò a hordo per fargli cclchran· una Messa, c uccise uno elci mcmhn della sua ciunl'.l pcrchè s't•ra pH· messo una frase scon\'Cnicntt• durantt• la Ct'· khrazione del servizio rchg10~0. Nm• mancano gli utopisti fra 1 c FrateU. della Cost;, •: come quel capuano Mison che fondò, cinquanta anni prima della rl\·oluziOnt• f ranccse, una repubblica di pirato dedrcata alla Libertà, ali'F..guaghanu c alla Fratellanza. Cna funzione storica, pur attraverso tanti orrori c tanta ferocia i filibustieri la ebbero: c fu per mento loro se le naz'om curop<·e si re· scro conto dello stato disperato dd commcrci<J ispano americano e delle possibilità che esso aprh·a, qualora fosse caduto in altre mani. E' questa una delle ragioni per cui francesi inglesi c olandesi si sostitui<cono a poco a poco agli spagnoli ndle Antille. l porati francesi, poi. ,-anno spccoalmente ricordati perchè gettarono le fondamenta di quel· la che fu la p•ì• hella colo111a francese dcll'A"Cten Rrgimr: San Dumingo. Ad un culo momento, ao primi del Seuecento, i c Fratelli • di origine francese si tramutarono in c abitanti», ritornarono alla corte di \'ersailles 111 carrozze dorate c le loro figlie sposaron_o rampolli delle più nobilo famiglie francesi. Ma lasciavano, i c Fratdli deUa Costa • degli eredi: i corsari, che 'nelle guerre del Settecento e fino alle campagne napolconiche, ebbero cosl grande importanza. Però il • corsaro • degenera facilmente in c pirata», scriveva un inglese che se ne intendeva, i l reverendo Conon Mathe. Sarà solo l'avvento· della naviga.z ione a vapore e l'abbandono della navigazione a vela. che porterà il col· po fatale alla piratcria. D. 11. D.

RALEIGH CONTINUAZIONE DI I'AG. SOJ)

MA COME avviene per tutti i favoriti e i principi consorti di questa terra, la morte del· • la regina Elisabett., detta c la grande,., pose un punto fermo alla cre&«nte e spudorata fortuna di Walter RaJcigh. Giacomo I non domandò di meglio che far tesoro delle YOci di ffamatoric corse sul cdebre filibustiere c 4p1esti, accusaro di tradimento al trono d'Jnchilterra in favore: di Arabella Stuard, fu """""auato a morte. Per inten:asioae dei

la pella ftlllle ........,..•• oella recluaio-

ne a vita nella Torre di Londra ch'egli già conosceva, e dove rimase dal 1003 ai 1616, occupato a scri,•ere. non potendo far alrro, le sue memorie. Molti monarchi tuttavia. fra cui il re di Danimarca, si unirono per otte· ncrgli la grazia, c finalmente venne liberato alla condizione però che si recasse ancora aii'Elòorado per far bottino. Accettò di buon cuore. contento di rivedere la luce e il mare dopo tanti anm di prigionia, e con una scorta di dodici vascelli, il t8 marzo 161 7, Ralrigh riprese a 'clcggiare. Ma preso da scrupoli c rimorsi, pcntito a un rratto di una sl gran· dc indulgenza, Giacomo I avverti segreta· mente gli spagnol1 dell'arrivo del filibustiere. e J• incitò a muovere guerra non appena aHcbbcro scorto la flotta di Raleigh. D'altro canto - oh, deplorevole contraddizione ! fece giungere a quest'ultimo l'ordine di non a~taccare mai nè navi nè città spagnole. !'\cl chcembre eh quell'anno, Waher R~leigh si tro~·ava alla ~uiana. da do,·c scacciava gli c htdalgos ~. ndcndosi bellamente degli ordì· n i di _Sua Mat·,tà, _cosl come in altro tcm;>i so ·:ra nso deglt ordmi di Elisabetta. Tuttavia '(ucsta 'olta le cose dm·~vano procedere assai •li\'ersamentc. ,. quando il filibustiere nhcllc ft·ce rotnrno a l'lymouth s1 ,•idc hrutalmcntc arnstan· per insubordinazione, condurre nd castello di W estminster do\'c, all'alba del 2f) ·J~t<Jhrc 161R fu ~enza rcmis>~onc dccapirato. \ uolc la leggenda che al momento di conce· dcrc ll ,capo alle estreme cure del carnefice. cgh usasse le ultime risorse d 1 bravura nH>lgcndnsi a1 presenti con queste parole : c Ogg1. clisst·, ho la fehhre terzana, perciò St• mn~trerò qualche debolezza, attribuitela. ve ne prego, alla mia malatlla "· Ma d1 questo. naturalmente, come di tante altre cose. mancano le pnwe. " · o.

JEAN

BART

(CDXll.\'l.fl/ONii DI P.U; 114)

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È in vendìta in LIMITATO NUME· RO DI COPIE la raccolta dei fasci· coli di questa Rivista dall'inizio della guerra a tutto il 29 Giugno 1940.XVIII

SCORTA la flotta francese del ~.,rrano senza perdere in navigazione nè un uom .è un sac· PRIMO VOLUME co di grano c salva la Francia <i...la carestia. rilegato in meua tela a ~ L. Ma l'anno dopo la squadra olandese del coutrammiraglio llrdde de Vries è di nuO\'O on agguato sulla c rotta del grano ,. francese, fra Texel c Goederccde. e s'impadromscc di cen· l collezionisti che roventi nav1 francesi. Ban stavolta giuoca la hanno iniziato tar· p1ù grossa posta ddla. sua carriera. O "ince e rip~cndc la _ Ouua del grano o... è pwmo di le raccolta della ~ l~scoar la \'lta salendo all'abboròaggio: ma c. SICuro anche do tornare ..iuonoso. E il HJ Rivista possono gmgno a Tcxcl, con le insegne di ammiraglio completarla unica• c con la Croce di San Luigi sul petto, Bart c~mbauc in prima fila c monta all'ahbordagmente con questo g•o come quando a\'eva vent'anni. E vince. distruggendo la flotta olandese e facendo volume essendo prigioniero l'ammiraglio nemico che scrive in Patria: c L'unica consolazione che io ho è che sono stato hattuto da un eroe • Gli ultimi anni della vita di Bart sono pu:· ni di crociere pericolose e di servizi impor tanti. L'antico p;rata ~ la figura saliente delVersendo L 100 sul la marina francese del suo tempo. Ha un pa· trimonio di due milioni di livres, uno splendiConto Corr. Postale N. 1/ 24910 do palazzo a Parigi, Rue de Bar· uno dci suoi figli, che ha spesso combattu~ c:on lui è ufficiale della mar-ina reale e sarà Vice: TUMMINELLI & C. ammiraglio di Francia. Medita altre crocière, altre battaglie sui mare:. Ma il 17 aprile 1702. EDITORI • ROMA in seguito ad un banale colpo di freddo, Jean Bart muore come un borghese qual!Jnque nel suo letto. Inglesi e Olandesi danno un so:~p~·a.~._ ro di sollievo. Con la morte di Bart la TUMMINELLI & C tuna incominciava ad abbandonare EDITORI. ROMA gi XIV,

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Beste una )eggere frizione di Acque di Coty, per dar forza e benessere al vostro corpo e v pensieri. Voi sentirete penetrare nel vostro org1 sezione di freschezza che predisporre feliceRM deHa vostre giornate. Milioni di persone la usano e ne sono entusiaste vono sostonzielmente diverse de ogni altra. Pil leggera, l'Acqua di Coty è la sintew. perfetta d· elfluvi della primavera: infaHi essa c~nt;ene ;·;!~\ Pori e delle frut'~a pui scelte. Se invece preferite un'Acque e. Colonia più ero meta, domandate l'Acqua . •· '·::olonie Coty, Cap2 pur serbando i pn gi della t prima, unisce il vantj mare più ir.lt'-.nsamente e più a lung•

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RIVISTA QUINDICINALE

ANNO IIJ - N. 18 - ROMA 15 OTTOBRE l 941 -XIX ESCE IL 15 E IL~ DI OGNI MESE DIREZIONE E lEDAZ.o •-•, Ci~ Unìvo<aUorio Tololono -490-832 -490-933 -490 -934 PUULI CITÀ o M llono( Vlo Monronì n. 14 To~lono

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SECONDO VOLUME delle Raccolte di queste Riviste che contiene i lucicoll del 6 luglio el 28 Dicembre 1940 · XIX Il Volume rilegato in mezze telrrrflie'lo viene spedito lrenco di porto in ltelie versendo , sul Conto Corrente Postale H. 1/2491 O e

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LA COSTRUZIONE DI UN IMPERO DIMENTICATO L'L\1PERO del :.\lessico fu la spiritosa invenziork di un gruppo di esiliati mcssicani che a Parigi vivevano in ristrettezze. I loro beni erano stati confiscati dal governo repubblicano: ed essi non potevano brillare come vole1·ano ai rjc~vimemi delle Tuilerres e fra la elegante società parigina del secondo impero. Colui. però, a cui si deve la prima idea non era un esiliato. Era un uomo sulla- quarantina, elegante, con il viso orlato da una bella barba, la fisionomia ·dolce ed attraente: si chiamava don Josè Hildago ed era segretario d'amhasciata della rappresentanza diplomatica messicana a Parigi. Questo elegante signore era stato compagno d'infanzia della contessa Eugenia de Montijo, dtvenuta nel 1853 imperatrice dej francesi. Nell'agosto del 1858 era di passaggio per Biarritz proveniente dalla Spa~~ c dirc_tto a ~:'-rigi. Un giorno, un pomertggao brucaante, lampe-

ratrice si reca1·a in carrozza scoperta alla pla:;a d.· toros di Baiona. Sulla strada che essa percorreva oltre ai soliti poliziotti e ai soliti curiosi, ,·'era un signore elegante che non nascondeva il suo entusiasmo per l'imperatrice: anzi lo esprimeva in maniera così espressiva che Eugenia ne fu colpita. Ma osscn·ando meglio l'ardente suo acclan'latore un giocondo sorriso si dipinse sul 'oho dell'imperatrice. <E' don Josè Hidalgo! - disse Eugenia a :'11adamc dc La Bédoyèrc che l'ac· compagna1·a un mio amico d'infanzia ! fate fermare! » La carrozza s'arrestò. L'imperatrice fece un cenno allo straniero e questi si precipitò \'Crso la carrozza. « Hidalgo -- fece Eugenia cordialmente - sono molti. anni che non "i \'Celo più. Che cosa n'è di ,·oi? » - « Per il momento sono frero di de· porre i miei omaggi ai piedi di \ Tostra 1\Iae· stà! » - c Come mai siete a Biarritz? » incalzò l'imperatrice. «Vengo ualla Spagna - s'affrettò a rispondere Hidalgo. - Sono stato nominato segretario d'ambasciata a Parigi dopo a1·er corso pericoli d'ogni genere, essere stato minacciato d'esilio». - "E per· chè? » - <Vostra Maestà sa che il mio povero paese si dibatte fra le unghie Cl un miserabile che vuole strapparlo all:a sua fede!» - Eugenia scosse gravemente la testa. « Sl, il Messico è in pericolo ». - « E la chiesa, e la razza latina... » aggiunse con ben s:mulara emozione don Josè Hildago c Sentite, caro amico - disse l'imperatrice

Indigeni meaa1c nullenan motiv1

-sono attcs a lungo. Ma orgaruzzato t anche su voi re ! » Eugeni. al diplomatic. tl: c don ]o basciata dell< rigi rientrò : grandi. Era l'indomani, s' ceva la corti non: !ungi da do di ritorna parlando con vacemente e t commessi dal abolire e rovi· SiCl\llC, distrliJ zia per prod cortigiani d'E la sua calda lo trovava ir della principe su di lui ness1 la sua malva mandare: cC liberare il Me al pensiero eh vratutto il su l'istante. su qt


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• -'"-. · la gente fri,·ola e felice, esclamò: c Maestà • ~ • sarebbe necessario che una grande nazione, · • generosa e potente, consentisse ad accordare al Messico la sua tutela! :o c E' anche il mio avviso :o mormorò Eu;. '.;.. genia. c Pensate Maestà - riprese ancor t p1ù . emozionato Hidalgo - un pac.se splenl · d1do, con un suolo di inesauribile ricchezza... ~• Un clima delizioso, edifici magnifici... Il po· ·:. ~·.' polo messicano è di pura razza latina, Maestà; è pio e laborioso; ama la calma c l'ordine e non vuole soggiacere al regime di anarchia che Juare~ pensa di imporgli... c Oh, sì, comprendo benissimo... - disse Eugenia - parleremo di ciò all'Imperatore :o. Queste sono le origini dell'impero del Messico: un incontro fortuito fra una so'· rana ed un diplomatico in cerca di fortuna. :\.Ja dovettero passare ancora sci anni prima che la fregata NIYilara partisse dal golfo di Trieste per il golfo del Messico recando verso il loro tragico destino Massimiliano d'Asburgo e sua moglie, Carlotta del Belgio. Sei htn· ghi anni durante i quali Hidalgo e gli altri emigrati messicani a Parigi fu rono· di una attività straordinaria; e durante i quali lun· ghc ncgoziazioni si intrecciarono attraverso le cancellerie europee per la scelta del nuovo imperatore. E v'erano poi problemi d'ogni genere da risolvere: politici, finanziari, militari, dinastici. Tutti erano innamorati del Messico, a Parigi; ma nessuno sapeva realmente di che cosa si trattasse. 11 Messico usciva a llora da una sanguinosa guerra civile cd era go,•crnato da un indio, Benito Juarcz. atzeco puro sangue e fiero di esserlo. Era un uomo Juarez che era entrato fin dai suoi pii1 giovani anni nella dura lotla politica mcssicana. in cui crude!539

tà, a,·idi1à e patriottismo si mescolavano curiosamente c che conoscendo bene i suoi nemici era pronto ad essere più crudde c più patriota d'essi e, se era necessario, anche più a'·ido. Inoltre Juarez, in un paese in cui tutti erano generali, ostentava di non esserlo: e il suo ingresso. l' 11 gl·nnaio t86o, nella capitale messicana era stata una cosa inaudita. Il senor Juarcz non era entrato a cavallo alla testa delle sue truppe, co11 una uni i orme ros· sa carica d'alamari d'oro, come tutti i suoi predecessori. Si era presentato. per la prima volta nella storia mcssicana, in una ~empii­ ce vettura nera,. scoperta, trainata da cavalli neri, ,·estito anch'esso di nero, impassibile e silenzioso. Per la prima volta, insomma, il Messico era governato da un civile c non da un militare. 11 quale ereditava una tesoreria vuota ed un paese in rovina. l funzionari e i militari non erano pagati da mesi: e inol· tre il gettito delle dogane era vincolato a ga· ranzia di un prestito che finanzieri inglesi avevano fatto al suo predecessore. l clericali. scottati dalla confiséa dei beni ecclesiastici, si agitavano pericolosamente e il sciior presidente non era sicuro nemmeno d~ ll'appog­ g-io dei liberali, in nome dei quali aveva con· quistato il paese e con i metodi dci quali aveva sperato di gm·crnare. I ministri delle fi. nanze dimissionavano uno dopo l'altro: ai creditori britannici si univano quelli francesi, le potenze europee minacciavano, i generali sconfitti da Juarez continuavano 3 tenere alcune pro,·incie c a massacrarnc gli abitanti senza pietà. In Europa il Messico era di moda: c come s'è detto, nessuno ne sapeva nien· te. E non se ne seppe di più neppure quando le potenze decisero di intcrvemrc e nel dicembre 1861 un distac,camcnto sp<~gnolo, al comando del generale Prim. arrivò a Veracruz. seguito nel gennaio 1862, da contingen· ti francesi e inglesi.• Però i me~sicani di Pa-

rigi erano contenti dell'ignoranza generale europea che favoriva i loro piani.

Nessun principe europeo par.cva disposto ad occupare il trono vacante nella «valle dei quaranta vulcani». Tre prin<:ipi tedeschi, interrogati, avevano rifiutato con il pretesto di non poter abiurare al protestilntesimo. Cn vecchio duca di Modena con il pretesto della sua salute malferma aveva scaltramente aJlontanato da sè l'amaro calice che gli ve· niva offerto. In Italia c in Germania non v'erano dunque candidati. Ma in Austria? Quegli Asburgo erano talmente romantici! La perdita del Lombardo Veneto aveva fatto del bel Massimiliano un disoccupato che pas· sava il tempo a sognare dall'alto delìc terraz· ze del castello di Miramare. Inoltre, pensava scaltramente Don J osè Hidalgo, « deus ex mad•ina » di tutta la combinazione, quella candidatura sarebbe stata appoggiata da 1'\apoleone che, facendo un tale onore agli A· sburgo, sperava di far dimenticare il 1859 c l\Iagcnta. E un giorno, essendo unico ospite della coppia imperiale francese alle Tui· leries, Hidalgo fece a Napoleone il nome del· l'arciduca austriaco. L'imperatore ed Eugenia stessa non furono entusiasti della sceita : sapevano che Massimiliano non avrebbe accettato. Ma Hidalgo era invece convinto del contrario. Però allorchè fu interpellato l'am· basciatore austriaco a Parigi, quel ' principe di ~Ictternich, nipote del grande cancelliere. che aveva una brutta moglie c delle bellissi· me amanti, la risposta fu sconcertante. « Quanti colpi di cannone bisognerà sparare per mettere un imperatore su ·un trono stra· nicro e quanti bisogna aggiungerne per man: tcncrvelo? » Ma Hidalgo aveva intanto in: viato a Vic11na il più facondo dei mcssicant di Parigi, Gutierrez dc Estrada, il c giurista dello Yucatan" come lo chiamavano i pari·

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gini, con una ,·ahgia piena di notè segrete. Fu interpellato, intan.to. il cavaliere Hiiscl· mann, ministro d'Aust ria a 'v\'asnington e se ne ebbe un'altra rjsposta negativa: c sa. rebbe imperdonabile - scriveva il diplomati· co austriaco - impegnare il nome c la per· sona di un arciduca, fratello del nostro lm. peratore, in questo affare pericoloso ed esporlo ad un disastro ine,·itabile. E inoltre è inammissibile che la SOrte di Sua Altezza Serenissim..a dipenda dalla buona o cattiva volontà di un corpo <li spedizione francese». Gli austriaci più avveduti, insomma, non pen. sa vano come Eugenia che c la rrancia » cioè c: offriva agli Asburgo una magnanima ricompensa per tutto quello che essi a'·evano a rimproverarle ». Però Massimiliano e Carlotta la pensavano diversamente. Sovratutto l'arciduchessa che, g iovinetta, aveva scritto in un suo diario: c Dio chiederà un immenso conto a quei principi ai quali ha confidato una parte della sua g randezza e della sua potenza c imposto il dovere di vegliare alla salute dei popoli che governano ». L'impero, la gloria, ari t avano come immensi fantasmi la mente dei due spo. si. I nvano Leopoldo l , padre di Carlotta, moltiplicava i consigli di prudenza c dava a lla figliuola istru zioni precise o nde ottenere dalla F rancia solide garanzie finanziarie c militari. Il sogno imperiale si era impossessato di Carlotta e di Massimiliano e I. signo· r~ggiava dispoticame nte. Alla metà del I86J la cosa sembrava ormai compiuta. Una commissione di sedicenti patrioti messicani capeggiata da Estrada e da Hid,dgo, ~i riunì a Parigi, per pre.ndere il cammino di Trieste. Ma non mancavano. in seno alla commissio·

ne, le discussioni ,·iolente e gli intrust m cerca di emozioni : tanto che uno dei compo· nemi della commissione Francisco ~liranda, ebbe a dire un giorno: c quc M~":rico at•ait

Dayton, ministro certo punto il chiarò all'imper c Maestà, la guc ,·erso la fin e e Francia deve ablc Messico, altrime11 dei gravi fastid1 Eugenia cambiò i rrigidl. Rispose c P<:rmettetemi d sico non fosse ta bambino, lo mett l'esercito france~ spada una dell~ storia di questo c Maestà - eone mente l'amcrrcan Messico sia così brandisca, per o gno... ». L'impe· come l'arciduchc~ glio ragionevole. gente. !Ila diYers geYano le due d gloria. Eugenia i mericano sotto l mentassc il pres• nel mondo. Pcrci• dell'imperatrice, ~ c Miramarc un n gio sulle questio Francesco Giuse1 tranquilla fidu.çia tello era stati' ( sa~gttc freddo eg

maintenanl /oli/ d!' sarn·crs, qu'il était f'l'ut élre malhonnétc de lancer wn paut·rc élra~ger tsolé dans etili' cacoplronic ». Un banchiere ebreo, Achille Fould, iu incaricato di stipulare Je convenzioni finanziarie che ad un occhio meno ingenuo di Massimi· liano sarebbero parse inaccettabili. Ma anch'esse furono accettate. Francesco Giuseppe consigliò suo fratello ad aproggiarsi non solta nto sulla Francia, ma anche sull'Inghilter ra e la Spagna. JI che mise in imbarazzo Massimiliano d'Asburgo, senza però aprirgli gli occhi. Tutte le obbiczioni più sensate non sembravano, al suo romantico ottimismo che sinistri pronostici. Pe rciò le rigettava. Il console degli S tati Uniti a Trieste, Richard Hildreth in una sua breve nota si permise di scrivere: c So che i mcssicani hanno un odio innato c te nace per i re e gli ari~tocratici. Pcrmettetemi di aggiungere che chiunque sognerà il trono del Messico e perverrà ad occuparlo, anà una fortuna stupefacente se riuscirà a !asciarlo senza rimetterei la Yita ». Ma tutto intorno a Massimiliano lo au rae,·a Ycrso l'ignoto e l'av\·cmura. Non soltanto sua moglie, ma anche il suo segretario Scher· zcnlechner si adoperava a mostra rgli i lati seducenti dell'impresa, nasconden<logh le lettere scoraggianti sulla situazione del !I·I essico. A Parigi si seguiva la stessa tattica. Al rice,·imemo del t• gennaio 1864. l'imperatri· ce Eugenia impegnò sul Messico una conLa grande scalea de versazione molto seria con \.Villiam Lewi~


na c che. Sf suo padre YcllÌ\'a a morire, "' era la possibilità da una lunga reggenza. Fra la sorpresa d1 tutti gh intcr~ssati, ~tassimi­ liano si nfiutò di firma re la rinuncaa. misure necessarie per evitare a MassimihaL'imperatrice Eugenia venne alla riscossa con no ogni guaio e nello stesso tempo, nella priun gesto curioso. Fece confezionare dal mimavera del r864, inviando a Miramare un glior sarto militare di Parigi una fastosa umagnifico gioiello, una spilla da cravatta in niforme di gala, su disegno ~uo, per un mibrillanti sormontata dalle nuo"c armi impesterioso maresciallo rocssicano. L 'uniforme riali del Messico, chiedeva all'arciduca la riaccompagnata da un magnifico complesso di nuncia a tutti gli eventuali suoi diritti alla marocchinerie e da una sella, il tutto con le Corona austraca. Questa richiesta sor prese Massimiliano e lo rattristò. Parve per un iarmi degli Asburgo sormontate dall'aquila atsta nte che il roseo velo, avvolgente l'av"enzeca, fu inviata in fretta a Miraroare in setura messicana, si squarciasse per lasciare il gno di amicizia e di stima da par te di Sua posto alla cruda realtà. 11 Messico, insomma, Maestà. Carlotta corse a Bruxelles a consulera soltanto un pretesto per riemparr la sua tare Leopoldo l. E il re del Belgio consivilll vuota e allontanarlo dall'Europa, pen· gliò sua figlia a temporeggiare sulla questionva malin~onicamente Massimiliano. Egli ne della rinuncia e a domandare l'assicuranon aveva mai pensato di abbandonare i suoi zione che, qualo~ i due arciduchi non fossediritti alla successione degli Asbu~; e soro riusciti ndl'impr(sa d'oltremare aHebbevratutto non v'era disposto ora che il prinro ritrovato in Europa il loro ran~o e ;: loro Cipe ereditario Rodolfo aveva soltanto sei an-

l.o poNIOne d1 Craato

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e;Lttochna d•l Mea.slco mend1onole

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privilegi. Carlotta ritornò a Miramarc più serena. Sua madre era soltanto regma. Ella sarebbe stata imperatrice! Questo importava. A Miramare Massimiliano non c'era ancora rimesso dal malumore causatogli dalla richiesta di Francesco Giuseppe e tutte le spiegazioni del Ministero degli esteri viennese non riuscivano a convincerlo. Ma seppe invece convincerlo una lunga lettera di Napoleo· ne III, portata personalmente a Miramare dall'aiutante dell'imperatore, generale Char· les-August de Frossard. Il quale aveva, fra l'altro, avuto da Napoleone JII istruzioni segrete e precise: non doveva tomarsene a Parigi senza aver ottenuto l'accettazione di Massimiliano. Frossard andò oltre le istruzio. ni ricevute e prese nei saloni di Miramare l'aria di un prefetto di polizia. Il che esasperò fortemente Carlotta che un bel giorno disse al generale: <Noi sappiamo molto bene, signor generale, che andando al Messico rendiamo un g rande servizio al Vostro Sovrano~- Frossard la guardò freddamente e replicò: c Un servizio, Altezza, che è, alme· no io credo, reciproco. ~ Carlotta sorprese nelle parole del generale una mancanza di deferenza irritante e riprese: « Forse avete ragione, signore. Ma dovrete riconoscer e che, nel nostro caso, i-valori non sono egual i.~ c Et madame l'archidu.cllesse vcr11 dire pa.r là r » chiese candidamente il generale. c Voglio dire - rispose Carlotta con le !ahbra tremanti - che noi rischiamo la nostra salute c la nostra ,-ita in un paese lontano. .E questo è molto pericoloso e molto più importanre delle scar.toffie diplomatiche del vostro imperatore. » Ma l'arciduchessa non vole,·a con ciò rompere le trattative: voleva soltanto mettere quel rude soldato francese al suo posto. Le importa,·a troppo di essere imperatrice. E cosi fu scritto a Vienna chiedendo quel che Leopoldo I aveva consigliaco. Non fu rono troppo chiare le tre successive risposte che Francesco. Giuseppe inviò: ma con uno sforzo di buona volontà si poteva interpretare come una accettazione della riserva di diritti chiesta dall'Arciduca. Superato questo

( Sopra ) Ponatrici d 'acqua delle regJoni del MeasiC<.. cenlrolc.

(A sani.slra) Accampamento dt guardiani dt

beatiamc messicani.

scoglio. eh~ aveva minacciato di mandar tnt· to all'aria, le cose ripresero a marciare c un professore di spagnolo fu chiamato a Mira· mare, mentre la biblioteca del castello si popolava di opere sul Messico; opere però che . non davano un immagine precisa del paese. delle sue genti, della sua storia c del suo destino. L'arrim della deputazione messicana a M iramare era stato fissato per i primi di aprile. Ciò lasciava a Carlotta c a Massimi· liano il tempo di fare una serie di visite diplomatiche ncJlc capitali d'Europa e specialmt' nrc in quelle o,·e delle spiegazioni erano ntoccssarie. Così gli arciduchi furono per pri· ma cosa a Londra. La regina V ittoria li ri· ccvè amabilmente ma non promise ncmmc· no uno spillo al « Cher jrune 111ètwge >. La ndova di Luigi Filippo che abitava a Londra nello stesso palazzo in cui, da )!"io,·anc aveva 533


striaca, i rnessicani venivano presentati agi• arciduchi, seduti su poltrone dorate SOtto un baldacchino anch'esso dorato, dal marcltc!C Corio, maestro di cerimonie. Massimiliano vestiva l'uni forme di ammiragljo austriaco c portava le insegne del Toson d'Oro e la gran croce dell'Ordine di Santo Stefano. Carlotta affascinava gli astanti con lo splendore ddle sue spalle nude e il suo abito di velluto rosso coperto di merletti di Bruxelles. Porta\•a la corona arciducale, una grande collana, un braccialetto di brillanti e il nastro nero dell'Ordine di Malta. V'erano molti amiCJ au· st riaci, ad assistere alla cerimonia, e una delegazicne ufficiale francese. V'era anche l'am· basctatorc del P.elgio in Austri«, MonSJrur Munier. Quando le presentazioni della Com· misstone furono terminate, i messicani si di· sposero a semicerchio attorno al trono arei· ducale. Guticrrcz de Estrada, il meno qualificato fra i mcssicani per condurre un tal giuoco, prese la parola e si assunse uffictalmcnte la responsabilità di inviare verso la morte c la pazzia quella giovine coppia inof· fcnsn·a t raggiante di bellezza e di entu~ia· smo. Estrada mancava da ventiquattro a1101 dal Messico; ma lo dipinse come un Eden, un Olimpo, un Eldorado, lo mostrò bruCJan· te d1 lcalismo e pronto a gittarsi sotto le ru()tc della carrozza regale. Non dimenticò od •uo discorso, da buon retore, nè l'occhio del· la Provvidenza nè il dito di Dio; fu enfa1.1eo, os,(:qu1oso, rumoroso, commovente. Poi par· larono Francisco Dc Pau! Arangoiz y Berzahal ,. Pahlo Martinez del Rio. E infine la corona fu offt"rta a Massimiliano. Questi ndla sua rispo>ta iu si ncero c solenne: • La.

• 1

M~ss 1co

Una rogona ç.ççortenente od uno

(Sopa) o~ralole lo ~II(Ìa~~~:·~.,k, Stato BI reco o Pled.J nudi .n peltegnnrtç:QIO ue••• p1u oustocra1•c e 11 . del Meaatco ol sontuano deUo Madonna d1 Gua· tl 17 dtcemb~v~~ 4~ f~eo de.t torbad. r•ho•a.i (A smistro) ~ellognna ,n pre• dOìupo, per delta VerQtne dello <;uodo\upa, durante te .unz.~<.:ma :ele 1 qh e: a dmoMI a 1 ~,~,':~el 1930 per Il IV centencmo del sonturuao 0

v~ssulU L~n1 ooldu dt:l Belgio c a cu1 1 due arc1duch1 si ..recarono a far "'""· dis'c loro, levando la sua mano os>ula: • \ 1 ncctd~:· rauno! •· Poi fu la ,·olta di l'arig1. ;.;apolt·nnc <·d En!!t"111i< fuw~o molto cordiali; l"Imperatrice donò a Massimiltano una medagl1a è <o· ro della )1adunna c a Carlolla una manttglta 'pagnola l"ti nn ' l l l · 1agl 0 dJ lcJ(OO di sandalo f1ligranato d'oro ~ d'arg-ento.. Napnl_wne donò aglt arciduchi un. grande ser~· 1z1o da te. t da caf~c _fa'>lmcaw dalla famosa Casa Chn~toflc su eu• erano anctsc le llllllall M. l. :11. 1:\'lass miltano l del Messico), c una corona tcmpcstata di J'imdli. A Londra si fecero degli spintosi parallela sul valore c,aguo dd servizio da tè c da caffè di Christoflc c su quello dell'impero a cui ~1assim 'ltamJ era destinato. Ma le acclamazioni (non tutt~ spoma· nee) delle ne dt Parigi conquistarono la giovine coppia. Eugcma e Carlotta pregavano tnsieme nelle Chiese più eleganti di Parig1 c Hidalgo. elle teneva un minuzioso diario, notò uno di questi giorni che c 11 Suo.,/ s,Lprcc, l"rrnperaJrice Eugcnit" cut un l t/ IJCU< dc fl'r-

vcur rtl.gicusc quc, se fra.y~tn.l un chcmi" Il /ruf•t'rs la foule dcs fidè/1!1, elll! pril te érucifir e le boisa! après .., gro"d dmnrsliqur n.ègrc en li-vrèe ». Dopo Parigi gli arciduchi si portarono a Bruxtl-

les, ovc ebbero acclamazioni, discorsi e piogge di fiori e dove al princ'pe ~reditario del Belgio, il futuro galani~ Leopoldo Jl, disse loro, con aria lirka: c Gli Asburgo quando si uniscono ai l,oburgo, trovano sempre delle nuove occasioni di esercitare la loro legittima pass'one del bene a beflefiCio dei popoli più diversi l>.

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n 9 aprile, in una scena patetica, fra lacrime e abbracci fu Iinnato a MiramaTe il famoso Patto di famiglia degli Asburgo e MassimiFa· no, in definitiva, rinuflctava ai suo: diritti di arciduca austtiaco· per quelli ben più aleatori di imperatore <lei Messico. ll 10 aprile, verso sera, ebbe luogo il ricevimento ufficiale della Delegazione m~si· cana nd grand~ salone da baiJo del Castello di Miramare, ove nessuno aveva ma1 danzato. Secondo la più implacabiJe etic!tena au·


nostta Casa non può essere che lusingata aJ fatto che. non appena la parola monarchia è stata pronunciata, i vostri compatrioti si sono immediatamente rivolti verso un discendente di Carlo V. lo son pronto ad accettare il trono incoragg•ato dal consenso del Capo della mia famiglia ~ confidando nella protezione deU'onnipotence :.. Dopo questa dichiarazione Estrada si inginocchiò c rese omaggio al suo nuo,·o Sovrano. Rialzandosi gridò: c Vit•a su Maiestad Ferttatldo..MaximillaKo. cmprrador dc Mcjico l,. cui fece eco tutta l'assemblea. Lo stesso gesto c la stessa acclama· zionc furono ripetute per Carlotta. La band:cra impcnalc mcssica.na sall sulla più alta t<1rrc del Castello e tuonarono i cannoni delle na,•i ancorate nella rada di Miramarc. Infine tutti si recaron al Te Dc"m cantato nella cappella del Castello. 11 resto della giornata fu impiegato all'espleta· zionc degli affari più urgenti: firma della convenzione militare già parafata a Parigi, approvazrone ufficiale di un prestito di duecento milioni di franchi su cui contavano molto i banchieri ebrei di Parigi, nomina dei rappresentanti diplomatici del Messico in Europa. Massimihano offrl l'ambasciata di Vicnna a Guticrrez Estrada, ma il c giurista dello Yucatan» rifiutò come aveva già rifiuca:o di tor· narc ;\1.imstro al Messico. Proclamava che la sua missione aa finita orma, c che desiderava solo il riposo. Se ne sa· rebbe andato a Roma, ove possedeva un bellissimo palaz· zo. In realtà aveva una paura folle di Benito juarez, detto /(1 bclt•a. Don josè Jlildago domandò insistentemente di non lasciare Parigi, Eglt ottenne perc1ò di essere ambasciatore presso Napoleone l Il c si affrettò a far portare i suo1 c· molumenti da sessanta a novanta mila franchi . .\ lui non 1mportava più nicntl' dell'impero del Messico. lmporta\·a, in,ccc di non ahhandonar più la diletta Parig1. n giorno seguente alla proclamazione dcll'tmpero, :\las· similiano, affaticato, depresso. nervoso non fu 1n grado di uscire da1 suoi appartamenti c la~C"Ò a Carlotta la cura di presiedere un banchetto c di far gli onori di casa. La partenza fu rimandata perciò al t 2. Fu Carlotta che prc· s•crlè anche , rtcc\"imenti off~rti agli im·iati spcc1ali chl'

Mor10 Lande de V1dcl che tu elella • !.tua Meuico • nel 1!128 Spoal> m M<Jullo Il

generale Vtdol, lo ucciae a colpl d1 r-avoltella ma fu auoha dai tnbuna.b tDeutçanl.

portavano le fdicitazionj di Partgi, di Roma, di Bruxelles. di Londra. di Madrid. !l:apolconc Ili, inoltre, im·iò questo telei!Tamma: " Mi fcltc1to d1 tutto cuore con Vostra Maestà. Essa può contare sulla m1a amiciz"a c sul m1o appoggio:.. Ma l"indisposizione di Mas· ,unii ano. d1 natura nervosa, persisteva. E allora, scartando il 13, pcrchè di catt1,·o augurio, fu deciso di partire il 14 aprile. Ptan· gcndo, ~1a~~imillano percorse un'ultima volta il castello di Mira· mare, costruito sui suoi disegni. Piangendo prese congedo dai suoi genitori. Piangendo lesse il telegramma di sua madre l"arcidnchessa Svfia: c Papà ed io ti inviamo la nostra benedizione. l nostri pcn· su:ori c le nostre lagrime ti accompagnano, Dio ti protegga e ti gu•di. ,\ncora un addio dalla tua casa natale, ove forse noi non ti incontn:rcmo più... Ti bcnedic•amo per il presente e per l'avvenire dal fondo dci nostri cuori addolorati. • E la mattina del 14 aprile, Massimiliano e Carlotta scendevano dall'imbarcadero di M•ramare su una lunga scialuppa che li portava rapidamente verso la fregata austriaca Not,'OrcJ. Vicino alla fregata un altro incrociatore austriaco il Bellona spara,·a delle salve d'onore a cuj rispondeva la fregata fran· cese Thcmis, l'unico vascello europeo che avrebbe accompagnato la .Vot·ara fino aJ Messico. Quando Massimiliano sall a,bordo risuonarono le note dell'inno austriaco lente e solenni: poi quelle sconoscmte dell'inno mcss1cano. La Not!ara prese il largo spiegando la bandiera mcssicana. Carlotta e MasSJmiliano guardavano rommossi Miramare e l'Adriatico e si chiedevano angosciati se sarebbero tor· nati a salutare quei luoghi <:asl pieni dei ricordi della loro fehcità passata. OOMRIIICO MAIUA DR MRla.


Un c:antaatorie popo\ore meu1cano. aeque u:na proceuione r.ligu>sa oanfondo inni ~i.

L! RIVOLUZION8 !L MESSICO TRA IL 1876 e il 1910, per un periodo di quasi tremaciqnue anni, il Messico fu governato dittatoriamente dal generale Por· lirio Dìaz. Nei pencgtrici più o meno ufficiali dei letterati del tempo il nome di Porfirio Dlaz veniva accostato correntemente a quelli di Cesare, di Cromwell e di Napoleone, la sua epoca pa· ragonata a quella di Augusto. Un di1>lomatico americano, eerto Root. segretario di Stato a Washington, affermava, nel 1907, che il pr~sidcntc Dìaz gli pareva, tra tutti gli uomini viventi, il più degni d'essere visto. c Se io fossi poeta» scrive,•a, c canterei le sue lodi nei miei versi; se fossi musicista, comporrei degli inni tr:onfali : se fossi mcssicano, riterrei mio stretto dovere ri; mancrgli incrollabilmente fedele sino alla morte, per ripagarJq di tutti i servigi che ha reso al Messico :o. Forse non è superfluo vedere se e fino a che punto i fatti giustificassero questo entu· siasmu. In una vasta composizione murale dipinta da Dtego Ri· vera nel Palazzo delle Belle Arti di Messico, il generale Dlaz appare come un bel vecchio solido c atticciato, 1COn le spalle larghe, i baffi bianchi, c, sotto le sopracciglia aggrottate, lo guardo duro e privo di bonomia. Ha il petto coperto di decora· z'oni c la sciabola nuda in mano. Intorno a lui, lo spazic è grem;to di figure. come nel Paradiso del Tintorerto, ma non si tratta, come in quello, d'un bene ordi nato stuolo di angeli e di santi sibh~nc d'u na folla composta di guerrilleros col grande cappello mcssicano piantato sulla nuca, la cartuccera a tracoUa c il fucile io pugno di intellettuali rivoluzionari con gli occhiali a molla c di ufficiali rivelanti nei lineamenti e nel colore del volto l'•>riginc azteca. Questa parete è una pagina di storia; è il qua· dro sinott ico del regno di Portirio Dlaz c dei venricìnque anni di guerre, di rivolte, di pronuncum:ienlo.r che seguirono alla caduta dd dittatore. Un occhio pratico vi riconosce a pr•ma vista Madcro c Carranza, Hucna e Villa, Zapata e Obregon, vale a dire i promotori è i capi di quelle guerre, di quelle rivolte, di quei pronu11cimnientos, e, accanto al generale Dlaz, Jo~è Y. Limantour, che fu min:stro delle finanze mcssicanc dal 1894 al J<) 1n. Limantour si fa notare non soltanto per i suoi baffi can· didi alla Francesco Giusoppe c per l'c5prcssione di fredda e corksc ironia del suo volto, ma, anche c soprattutto, perchè ha in testa un magnifico cappello a cilindro: den fatto di chiedersi come quell'uomo c specialmente il suo assurdo copricapo si trO· ,•ioo lì. Eppure, per spiegare i caratteri dell"epoca di Por6rio Dìaz. la SCiabola nuda del generale non basta, ci vuole anche la tUba del finanziere. Con la sciabola, negli ultimi mesi !el 18]6,_ il generale D laz s'è aperto la strada al potere costringendo alla fuga il presidente Lcrdo de Tcjada, primo successore di quel Benito Juàrcz che ha vinto e fatto fucilare Massimiliano d'Au· stria, c con la sc•abola ha governato il Messico per un trenta· cinquennio scarso, imponendo di quattro in quattro, poi di sei in sci anni, la propria riclczione. Non c'è da farsi grandi illusioni - nè g li storici in buona fede se ne fanno - sull'essenza del regime porfirista: Porfirio Dlaz fu uu dittatore militare, il pi~ duro e intrattabile che si conosca. Può darsi che ai suoi tempi il popolo messicano non potesse essere governato diversamente: Ancora nel 1914 una scrittrice americana che conoscenva assai bene il paese e i suoi ab·tanti, Editb 0' Shanghnessy, affermava nel suo libro c A dip/.omat'.r wife In Mexico »: c Soltanto una mano d i ferro può avere ragione di questa razza impulsiva, osti. nata. misteriosa, piena di qualità, è vero, ma indisciplinata e composta d'innumerevoli elementi refrattari gli uni agli alcri »· Tuttavia, un vero uomo di Stato, cosciente delle necessità sociali del suo popolo, avrebbe potuto lavorare all'elevazione di esso. Al contrario, l'epoca di Porfirio Dlaz è quella nella quale le miserabili masSe messicane, composte in prevalenza di irtdws e di meticci, toccano il fondo dell'abiezione umana. Gli irtdios che, s:n dall'epoca della conquista, vivevano liberi sulle proprie terre, vengono scacciata, ridotti a1Jo stato di ~e(HUs o, peggio ancora, venduti schiavi. Le trìbù dei Yachi cbe occupano lo .Stato di Sonora, uno tra i più ricchi del Messico, son'J stermi-

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come avvenissero le elezioni attraverso le quali questo regime garantiva la propria continuità: chiamati per nome, gli elettori stilavano uno per uno dinanzi al tavolo dello scrutinio e Il pronunciavano ad alta ·voce il proprio voto. Naturalmente, non era consigliabile far udire un nome diverso da quello del candidato ufficiale, ben pochi lo osa,·ano, e quei pochi venivano ingiuriati, percossi e arrestati dai gendarmi sotto l'imputazione d'aver lanciato grida sedizionese. Tuttavia è doveroso riconoscere che nel ~ porfirismo" non tutto fu passivo: vanno infatti ascritte a merito del governo del generale Dìaz la costruzione di numerose strade, la bonifica della valle di Messico, la soppressione del banditismo che ridiede sicurezza alle vie di comunicazione c alle campagn<'. Ma anche qu•,. dopo aver ammirato i resultati conviene accennare ai mezzi con cui furono ottenuti: i lavori stradali, in regioni spesso inabitab:li, sotto soli spietati, vennero in gran parte compiuti dai prigioni<'ri politici, che vi morirono a migliaia; quanto al handitismo, ch'era una delle granJi piaghe del Messico, per abolirlo il dittatore non seppe trovar metodo migliore di quello consistente nel tramutare i banditi in agenti dell'ordine: n:~cque così il corpo dci ruralcs nel quale furono arruolati tutti i briganti del paese. Ma la protezione di questa strana milizia non s'estendeva, come sarebbe stato logico, a tutti i Messicani: col contadino, co[ pcòn, con quanti insomma, non fossero in grado di far valere le proprie ragioni, l'improvvisato agente dell'ordine tornava bandito. e bandito tanto più temibile in quanto godeva d'una investitura ufficiale. Una legge speciale. la Jcy f~<ga, autorizzava i ruralcs a fuci lare i prigionieri affidati alle loro cure che tentassero fuggire; è facile comprendere che cosa significasse una simile facoltà concessa a simili uomini. Secondo uno scrittore recente, nei. t rentaeinque anni del regime di Porlirio Dìaz, la ley fuga fu applicata circa diecimila volte! E' certo, per contro, che

(Sopra) Vadre Morelos, reroe dell'tnauneZIOn& mesSI·

cona del 1813 in un quadro del lempo. d1 1qnoto autore • A d~"strc j • La querra •· pcn1acolOTe d..l tnonumenlo aJ oen. Obreqon m St Anchet

note o depor tate nel Yucatan, per dar modo agli imprenditori stranieri ~i sfruttare .i giacimenti minerari su cui s1 stendono • loro campi. E intanto nascono a profitto . degli , amici e dei fedeli del dittatore, latifondi sterminati: quattro famiglie, scrive Henry C. Parkes nella sua « H•story of Mc.tico "• si dividono dodici milioni di ettari nella Bassa California; nel Chihuahua un lotto di sette milioni di ettari è aggiudicato a una sola persona. Un quinto della superficie totale. del Messico, qualche cosa come quaranta mthoni di ettari, è nelle mani di diciassette hact:'ndadoJ. Si aggiunga a tutto ciò una giustizia talmente asservita e corrotta che soltanto gli stranieri, gli amici del dittatore e, dopo questi, i cittadini che fossero in grado di pagar largamente una sentenza favorcvol~ pote.v~­ no sperare di vincere una causa; ~na pol_tzt~ vessatoria presente in tutte le mamfestaz1om della vita pubblica e privata; _si ~ommi alla tirannide centrale quella per1fer1ca, spesso sanguinosa, esercitata nei vari Stati dai jtfeJ polìlicos intenti solo ad ammassare .da.J?aro ~ a soddisfare le loro più basse passmn•, e SI avrà un quadro abbastanza preciso e.d efficace del regime instaurato da P~rlir1o D~. Uno scrittore francese, A. Vermèrl!s, C1 dice


(Sopra} Covolleno repubblicane Ll1 morcta con1ro l rabelh detl ;enerale Aguure duranto la nvoluZI.on& del 1929. (A destra) Annanutn'o ed. equ..tpoQ'QIO.O'U!tnto delle truppe del generale A9u~r-re La loto moatra uno de• primi report1, coslltvi'O a Ouranço 11 3 aprile 1929.

quella del generale Dìaz fu per il Messico un'epoca di grande pro· gresso indu~rriale -finanziario. Ma ciò avvenne più per forza di cose che per merito del regime. Tra la fine del XIX e l'inizio del XX se· colo, la nascita e lo sviluppo delle grandi industrie internazionali, fecero sl che il Messico, paese ricchissimo di materie prime, divenisse la mecca dei capitalisti stranieri. Gli impianti elettrici per l'illuminaz~ne pubblica e privata sempre più numerosi in tutto il mondo, de· terminarono sui mercati una grande richiesta di filo di rame. Il prezzo di questo metallo aumentò in modo tale che rese possibile lo sfruttamento di giacimenti poveri che altrimenti sarebbero rimasti inutilizzati. Coll'avvento dell'automobile, l'esportazione del caucciù dal Messico, ch'era d'un milione di piastre nel 1893, salì a un mas· simo di 10 milioni di piastre nel 1!)08. Nel t<JOI fu inventato il me· todo di trattamento al cianuro dei minerali poveri d'oro, che fece salire in breve la produzione messicana di questo metallo da 3 mi· lioni a so milioni di p:astre. In linea generale, tra il 1893 «' il 19<)8, grazie ai miglioramenti tecnici che permettevano lo sfruttamento in profondità dei giacimenti, la produztone totale dei metalli preziosi e industriali salì da 40 a 170 miliolli di piastre. Nello stes~o periodo dt tempo o quasi, l'esportazione saliva da 84 a 300 milioni di piastre. Un posto a parte, per l'importanza che doveva assumere nello svolgi· mento ulteriore della politica e della storia del Messico, va fatto alla scoperta dei giacimenti petroliferi. Al principio del secolo, gli Americani erano gi,à stabiliti nei pressi di. Tampko, ove sfruttavano gli immensi campi petroliferi acquistati a prezzo vile da Edward L. Doheny. Più tardi giunse Rockfeller e più tardi ancora la ditta inglese Pcarson and Son. Cominciava così, sul suolo messicano, quella guerra tra Stati Uniti c Gran Bretagna per il possesso del petrolio della quale si vuole che le varie rivoluzioni messicane non siano che le man'festazioni più appariscenti. A questo ampio movimento finanziario e ~n~ustriale si Pl;IÒ attrib~ire come ~ata d'inizio quella dell'arrivo al numster~ delle Fmanze dt Jo~ R. Ltmanrour. Con questo figlio d'un av~ent~ner.o francc~e eh~, venuto in America per cercare l'oro, s'era pot arncchito con l acquiSto delle terre ecclesiastiche confiscate dal

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gover-

go,·crno messicano nel t8s6. giungeva al potere tutto un gruppo di amministratori pieni di idee e di progetti nuovi, che restano nella storia del :\lessico coll'appellativo di cienOficos. Positivisti, convinti che civiltà e progresso tecnico siano una cosa sola, i cientìficos diedero il massimo sviluppo alle possibilità industriali del pae~, ottìmi amministratori, essi aspiravano prima di tutto a presentar ~ dei bilanci che quadrassero, e sin dal primo anno della loro gestione questo risultaro iu pienamente raggiunto. Se si consideri che per il passato i bilanci dello Stato messicano avevano presentato sempre dci passi,·i enormi, non si potrà negare che questa fosse, per i cicnt}ficos. una vittoria autcnuca, ma come ottenuta? Con l'aliena;~:ione sistematica al capttale straniero di tutte le ricchezze del paese. Il metodo era redditizio non solo per le casse dello Stato, ma anche per chi lo applicava. Infatti, a ogni concessione fatta ai gruppi finanz•ari americani e inglesi, rivoli di dollari o di sterline venivano a colmare naturalmente le tasche capaci dei cientìficos. Cosi, sopra il soUdo terreno offerto dal ft'rreo go,·erno di Porfirio Dlaz, c:ascuno di questi abilissimi amministratori elevava l'edificio imponente della propria fortuna personale. E' stato detto perciò, con molta esattezza, che i cicntìficos furono i profittatori del regime di Porfirio Dìaz. Naturalmente, nè Limantour, nè i suoi collaboratdri s'occuparono menomamcnte del paese e del suo popolo. A mrsura che il Messico si vent\'a industrializzando, si moltiplicavano sul suo territorio le strade ferrate, le linee telegrafiche e telefoniche, ma sia le prime che le seconde erano costruite unicamente in vista delle nccessrtà industriali c degli interessi stranieri, senza tener conto in nessun modo dei reali bisogni della nazione. 11 peòn messicano nob traeva nessun ''antaggio da tutte queste tnnovazioni e continuava a spingere il proprio mulo per strade impervie che datavano dal tempo della conquista. Ma per i ctentlficos, gli tndios e i meticci costituivano nè più nè meno che una massa « laillob/e et coroèoble à merct :o ; es~i si proponevano, anzi, di escludere prima o poi i meticci dal po~ere. Porlirio Dlaz e i suoi collaboratori erano usciti quasi tutti dalla gran massa popolare neUa quale il sangue indw e quello spagnolo s'erario mischiati per secoli. Il dittatore non era mai riuscito a parlare cor-


(Sopra e a suualra) Fuctlcnlonl duran•• 1o gueno etvi!e che mtunb al Mess1co dal 19'23 ol 192:5

rarsi il possesso della terra che per essi è la \'Ìta, e in fatti il motto della rivoluzione •arà: c TiarCI y ltbcrt<Ui •· Su un piano più ampio, la ri,·oluzionc del 1910, che fa tutt'uno con· quella del 1914, va considerata comc un supremo tCr\tativo d'incivilimento; si trattava - ma di questo nessuno si rendeva como - di compiere una rÌ\•oluzionr sociale che portasse il popolo delle campagne allo stesso li,·ello cui era pervenuto quello delle città grazie alla ri\'oluzione industriale. La rivoluzione trovò il c;uo capo, anzi il suo

rettamente il castigliano. :>.la tanto lui quan: suoi più fedeli compagni erano or.m~t vecchi e sarebbero fatalmente scomparsi 10 un giro di tempo presumibilmcnte ~re ve; dopo di che non sarebbe stato dJffic1k: ac· centrare il potere nelle mani d'una vera e propria oligarchia creola. Josè Limantour si vedeva già presidente del Messico. La rivoluzione del 19 10 mandò all'ana rutti que!Sti ~i sogni. Le cifre hanno spesso una spaventosa eloquenza: Humboldt, basan· dosi sui dati fornitigli dai registri delle par· rocchie circa le morti, i matrimoni e le na· scite, affermaYIL che le rane indigene del :Messico erano tra le più prolifiche del mondo. Prendendo per base una popolazione d'un milione d'anime per il 1650. epoca odia qua· le ai suole far finire il periodo tragico della Conqui~a. il grande naturalista tedesco g1un· 10 j

se alla conclus1one che nel tSoo •l )Jess•co, anche a non tener conto degli immigrati, avrebbe do,·uto contare 30 milioni d'abitanti. Orbene, sempre secondo Humboldt, nel 18o4 la popolazione del Messico non g1uogeva a 6 milioni. li censimento del 1910 dà una cifra di poco superiore ai 15 milioni. E' evidente che la forza demogrllfica della popolazione messicana non riusciva se non in parte ad aver ragione delle deplorevoli condizioni in cui la maggior parte di tale popolazione era costretta a vivere. Le malattie e la fame, soprattutto que!St'ultima, spopolavano letteralmente le campagne. La rivoluzione del 1910 ha le sue radici in questo terreno di sofferenze, di miseria e di morte. I contadini che seguiranno i (at«liUos per combattere una tra le più atroci guerre civili della storia americana, mireranno soprattutto ad assicu·

promotore, dove nessuno se lo sarebbe aspet· tnto. Francesco I. Madcro usci,•a da una an· tica famiglia creola, ricchissima; era un uomo fine c colto, educato in Francia e negli Stati Uniti; le idee umanitarie e progressive che professava, lo avevano messo in roUa coi suoi, che lo consideravano un po' pazzo. )tolti lo hanno paragonato a Matzini, di cui anva la malinconia e la grazia un poco fem· minee; ma si trattava d'un Mazzmi senza idee e senza nervi_ Nell'azione rivoluzionaria, egli non cercava nè vantaggi personali n è popolarità: era un temperamento ealmo e riservato, inadatto al comando; non diffidava abbastanza degli uomini, che considerava fondamentalmente buoni e nobili ; e questo gli fu fatale. Nel t\)08 Madero aveva pubblicato un libricciolo - c LrJ .N'Ctssiò" puidtnciol de 1910 » - per affermare che nelle prossime elezioni presidenziali, che dovev~ aver luogo appunto nel 1910, gli ekltorl avrebbero dovuto esser posti in grado di scegliere liberamente il nuovo capo dello Stato. Porfirio Dlaz non aveva dato grande impor· tanza alla cosa, anzi. dopo un colloquio COli Madero, dichiarò che questi era DD puao inoffensivo. Ma l'attività politica di MadeiO aumentava di giorno in giorno: polla la f1*


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(Sopra) La !ue;:o:z:IOI\e di un U;)mO poh.hco · ca .tohc:: ne\ 1926. {A ae~ ·~c l Lo fucilazione di un ribe lle durante i moti seguah aH'ucClaione del preaidente Cor·

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pria candidarura alla presidenza, egli cominciò un giro ekttorale che agitÒ· il paese in profond ità; le dimostrazioni maderiste o, come si diceva, antirielczioniste si moltiplicavano. Allora, un mese prima delle elezioni, il g1!nerale Dlaz fece arrestare Madero che fu rinchiuso nel carcere di San Luìs Potosì. nello Stato omònimo. Com'era naturale, Dìaz fu rieletto per la sesta volta alla presidenza del governo; Madero ebbe, attribuitigli dallo stesso Dìaz, meno di duecento voti. Posto in li berrà senza cauzione, grazie all'in flucnza della sua famiglia, Mad{'fo si rifugiò nel Tcxas, d'onde, il 7 ottobre 1910, lanciò un manifesto per affermare che le recenti elezioni erano nulle, annunziare ch'egli assumeva la presidenza provvisoria e proclamare l'insurrezione generale del Messico per il 20 novembre. Il fatto che Madero potesse compiere un simile gesto, decisamente rivoluzionario, sul territorio degli S tati Uniti, il quale diventa,·a in qualche modo la base strategica della sollevazione contro il generale Dìaz, significava che alla Casa Bianca non si vedeva di malocchio quel che si stava preparando. La cosa apparirà più comprensibile, quando si sappia che già da qualrhe anno Porfirio Dìaz, preoccupato dell'influenza sempre maggiore che i capitali americani andavano assumendo nel Messico, s'era messo a favorire i petrolieri londinesi a svantaggio di quelli di New York. Per questa ragione, gli ambasciatori che Madero aveva inviato a Taft, allora presidente degli Stati Uniti, per chiedere aiuti, trovarono la migliore delle accoglienze. La rivoluzione scoppiò puntualmente il ~iorno fissato, ma parve dovesse risolversi in un tragico insuccesso: Madero, pas~ato ' l confine tra il Texas e lo Stato di

Cohauila per mettersi alla testa degli insorti. non trovò che poche decine di uomini, male o punro armati; qualche sollevazion~ parziale qua e là fu prontamente repressa. lJ sangue scorreva già in alcuni Stati del centro, ma era sangue versato jnvano. Madero, disperato, ripassò il confine deciso a imbarcarsi per l'Europa. Ma ecco. quando ogni speranza pareva perduta, qualche notizia più consolante: lo Stato di Chihuahua, del Nord, uno dei più vasti del Messico, s'era ~allevato tutt'intero: guidavano gli insorti, sempre più numerosi, Abraham Gonzàles, Pascual 0rozco e Pancho Villa. Il 27 novembre le truppe del governo subirono una prima disfatta. A.Jiora anche il Sud si sollevò: gli ittdios che lavoravano nelle piantagioni di canna da zucchero degli Stati di Guerrero e di Mordos trovarono due capi in Figucroa

e m Zapara. Al fianco del primo marcia,·a una ragazza che fu subito battezzata la Giovanna d'Arco dei Maderisti. La città di Cuernavaca, che si irova nello Statn di 1\·l orelos a poco più di 100 chilometri da Mexico. fu conquistata dai rivoluzionari. Intanto an· che altri Stati, quelli di Sonora, di Sinaloa, di Veracruz, di Oaxaca, ecc.. prendeYano fuoco. Nd Yatacan si sollevarono le antiche tribù dci . Maya; nella bassa Cali forn:a arparve persino un'effimera repubblica comunista fondata da un g ruppo di anarchici anwricani. La rivoluzione era nata con un con· tenuto del rutto politico: Madero e i suoi amici miravano principalmente a rtstabilirc il suffragio popolare, a ridare libertà alle elezioni, infine a distruggere un regime dittatoriale che aveva fatto di Porfirio Dìaz poco meno d'un sovrano. E' lecito affermare,

a P~ 541


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~~ ;orzo 1930. Il pres\denle del MesSICO Posavo! o .. IIZ u •o lenlo m un otlenloto, parla Q 1 g:iornolish suo programma pohhco

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tutt altre rag10ni; prima di tutto per afier· mare Il_proprio. diritto a una vita più uman_a. anz1: alla v1ta stessa. Ben presto, infatti, gli_ elcme1\ti sociali presero il ~oprant'nto c la nvo luz1one a ssuns<· il carattere ù'una vera c propria rivolta proletaria. l capi uscivano da l popolo: Orozco era un piccolo bott<·gaiO. Zapata un contadino, Villa un 'i-'llquao na'.O e cresciuto in un runcho e di,·entato bandito dopo aver ucciso il seduttore della sorella. Di quel popolo, miserabile tra tutti, che gui· davano alla riscossa contro i ricchi proprie· tari, contr o i go,·ernatori dei vari Stati, cont ro i mrules di Dìaz, costoro conoscc,·ano tutte le sof fercnze; i suoi nemici erano i loro nemici; i suoi rancori, i lo ro rancori. Questo spiega la particolare l'iolcn7.:t c l~ crudeltà con cui condussero la guerra. :\'ella riYoluzione mcssicana, la co~<t p'Ìl dii· fici le da comprendere per nri Europei, sono appunto gli uomini. Ci tr0\' iamo di front~ a caratteri che nè Tcofrasto nè La 13ruyerc hanno classificato, estran~i al nostro ~ondo culturale c alla nostra pratica quoud·ana. Una conoscenza, sia pure approfondita: del la psicologia spagnola non basta: d1dro l anm~~ llidalgn e crudele dcf conqtnstador. D10 _sa <Jnanto complicata, apre le sm• "orag•n, ~n­ 'ondabili, il suo gr;~n nero vuot~, dtce D. H. L awr encc, J'amma azteca e ma) a. Dalle Jrofondità di qm·s~a ~algono al_la supcr· c .l d' quella moti e tmpulst eh~. c• !~sciano n c le l • p h V 1Jia e forse

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ccmdil/o mes· ,J_ Jllll lt' si ch;am;wa Doroteo Aran· · un ranclto dello s1cano. n rea a , . to e crcsc11110 111 . go; er a na l tS-7. ancor giOvane. 1 • . Durango ne d stato 1 . • ·'è accen nato lo avcYa . t ~>'!CO CUI s l'incidente ra,. . Ila montagna. Il suo campo costretto a darsi ad . e ra stato il Chihuahna: n tto . l. T c r razas che ,., d 'azione come ba 11 fam1g 1a . feudo d c a · d' bcstwme. A 1l· verO . . armenti 1 . a llcvaYa tmmens_, . della vita conùott:t m biamo una dcscrt~tOne un capitolo ùd Jtbro 1 . anni da V Illa u. El aguiltt y l11 s<r· qucg)t •· Guzman • · · 1· d' Martìn LuJtS . . , attendibili tr:l l mo ~~ t uno dc t p•u lO. vita di conti· », J m 'SSICal · · P'•f/IIC . . sul genera e " , i ilanza, co1 r~1rw scnth . d'incessante g "stn f'cr1odo . Jlarrnl, Fu qu• .f Jltll a alle calcaglla.. e e spietato. dt . tcs srmP;evilla l'uomo au ac f;rre dJ 11

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però, che tutto ciò interessava assa: poco il

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Il qenerale Alvaro Obreqon

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assossma to durante un bandhetto pohhco a Cit!Ò ae!

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presider.te del Mes.nco.

MessJco il 17 luglio 1928.

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fiùeme e astuto caval iere instancabile e tira· tor c infallibile 'ch e ci d<'scrivono i suoi biog rafi. L a guerra civile lo prese trematrecn· ne, in piena forza. Egli fu t ra i p rimi a se· condare il movimento di Made ro. 11 Guzmàn dice lui, che la sua an ima, « màs que hombrc. rra dc japua r ». Immagine sommaria, c, co: rnc tale, imprecisa. Certo, nella carriera dt Villa gli atti di fredda, meditata ferocia non mancano. Nelle descrizio ni che ci restano d1 lui lo \'CdÌamo sempre armato, pronto a im· pu~nare la pistola per SJ>acciare chiunque, con w 1 g-t·, to o éilH:hc souanto cnn un s~u;tr~~· ab. bia avuto la di>g-rar.ia di d<-stare 111 hu ti so· spt•to. Tutti ci parlano dei suoi occhi inquk· ti, mobilissimi. che. di sotto l'ala dell'ampiO cappdlo, spiano tutt'intom o, scr utano i Yol· ti cltgli uomini che g-li stanno vicini e. dal ,·olto. passano alle mani, rapidissimi. Si di: n:bbc ch'<-!'li sia ossessionato dal terrore dJ c~se re ucciso all'improvviso. Di nessuno si fida in teramente. l più fedeli possono tradire, perciò cg'li sorv<·glia tutti, con una t en sione ininterrotta d i mtto il suo essnc che senza la lunga consuetudine e quel che v'è in essa d i na•.ura lc. di spontaneo, sarebbe stremante. Natura f<·fina, certo. J suoi col1aboratori lo sanno e stanno in guardia: si muovono in· torno a lui proprio come il domatore nella gabbia della bc!Ya che una mossa brusca può irntare e n·ndcrc pericolosa. Il Guzmàn esprime bene t uuo ciò quando scrive che il con t arto quotidiano con Villa « supo,.ìo mayo· rr.< dificrt/.tudcs y ricsgos qu c d del màs infla· mablc de /os csplosi?•os ~. Lo stesso autore a fferma rcciamcnte che V illa «era inco,.cr· biblc como ba,.dcra dc "" movimienlo puri· ficador o rcgc11crador » , c noi riconosciamo con lui che la lt' ggenda, con la migliore \'O· lontà del monrlo. non può fare del vaq11cro di Durango un g uerrier o dell'ideale, sans lo· che el S<lliJ rcprochc; ma v'è for se in tutta la storia del caudilltsrno messicano qualcuno che si presti a essere così idealizzato? La t ragedia di Maùcro fu appunto di suscitare, da quell'ingenuo apprc,.ti sorciu ch e era, un insieme di forze brute e d i passioni primor· diali, ch'egli, con la sua dolcezza e la sua buona fede di santo la ico, l'espressione è del Cccchi, non poteva nè c-ontr ollare nè dinge· re <' delle ouali, alla fine, dovc1·a fatalmentP cadere vinima.


Il regime di Porfirio Dìaz era inveèchiato col suo capo. E' interessante sapere che tutti i posti di comando erano coperti da uomini la cui età andava dai sessama agli ottant'anni, L'esercito era stato metodicamente in. debolito allo scopo di mettere la dittatura al sicuro dal pericolo dei pronunciomietllos. Il compito dei rivoh\zionari fu dunque abbastanza facile. Già alla fine di novembre, Orozco c Villa avevano inflitto una Jura sconfitta alle truppd del governo nel Chiiluahua e avevano tagliato ogni comunicazione tra la capitale dl questo Stato e Ciudad Juàrez, sulla frontiéra americana. In aprile si verificò l'avanza~ di Zapata e di Figueroa negli Stati di Guerrero e di Morelos cui s'è già accennato. I"À maggio Villa prese Ciudad Juàrez: fu un'a:spra battaglia, combattuta sin dentro la città, di strada in strada, per snidare i soldati federali che si erano asserragliati nelle case, Villa ricorse aila dinamite. Alla fine, il generale Navarro, che comandava la guarnigione, si arrese. Secondo le buone regole della guerra civile messica-

cavalleresche. Ma, per fortuna, turto fu rapidamente appianato. La presa di Ciudad Juàrez, seguita a breve distanza da nuove vittorie di Zapata, segnò la fine dd regime di Dlaz. Negi .ultimi giorni del maggio 1911 il vecchio dittatore s'imbarcava segretamente per l'Europa ; una settimana più tardi partiva anche josè Y. Limantour. Il i luglio Ma· dero faceva il suo ingresso trionfale a Mes· sico e il 15 ottobre veniva eletto presidente costituzionale. Sua prima cura fu di emanare un decreto (:q novembre) che vietava la rielezione del presidente e del vice-presidente della Repubblica nonchè dei governatori dei vari Stati. Per Madero la rivoluzione e ra finita, per gli altri cominciava appena. Madero s'era mosso per ridare al popolo messic:ano il libero esercizio delle funzioni politiche. Ora che questo scopo era raggiunto, tutto il resto sarebbe venuto per gradi, attraverso le leggi liberamente accettate e discuss<!. I c cittadini :o che s'erano spontaneamente tramutati in soldati della libertà politica, c che questa libertà a·v evano conquistato consacrando-

relazioni con la famiglia Madero. i cui membri occupavano ormai le cariche più importanti dello Stato, esercitavano ancora una notevole ingerenza nel governo e i latifoudisti creoli o meticci non avevano perduto nemmeno un iugero di terreno. La delusione delle masse fu rapida com'era stata rapida la loro esaltazione. Si aggiunga, fatto più grave di tutti, che Washington, dopo aver aiutato Madcro, si era resa subito conto di come questi non fosse il presidente ideale per gli interessi americani al Messico e si mostra,·a perciò disposta ad appoggiare un nuovo moto rivoluzionario che mirasse a toglierlo di mezzo. Washington non aveva che l'imbarazzo della scelta. Già nel novembre del 1911, Zapata era di nuovo in armi coi suoi peo11es nello Stato di Morelos: egli voleva che le terre illegalmente tolte ai villaggi e un terzo dei possedimenti dei grandi hacendlUlos

na, egli avrebbe dovuto essere fucilato, ma c'era di mcizo Madero, capo sentimentale e umanitario, e il vecchio generale potè, grazie a lui, passare negli Stati Uniti. Questa so· luzione urta\"a talmente le consuetudini messicane, che i due eroi del Chihuahua, Orozco e ViJla, decisero di marciare contro Madero per togliergli dal capo certe pericolose ubbie

la col proprio sangue, a ncbhero dovuto dcporre le armi, rientrare ·nella vita privata c att.cndere. La conclusione fu che Madero, bcnchè animato dalle migliori intenzioni c da una sincera volontà di bcuc, non fece nulla per quel popolo che aveva creduto in lui come nella Madonna di Guad.alupe. Per un altro verso, gli odiati cictllìficns., grazie alle loro

fossero sequestrati e distribuiti ai contad in i. Nel dicembre, il generale Bernard Reycs, entrato in Messico attraverso la frontiera dcgli Stati Uniti, cercava di sollevare il Nuo1•0 Leòn. La mossa, voluta da Washington, e ra prematura, e fini miseramente con la cattu- _ ra del Reyes. Nel marzo 1912, Pascual Orozco si sollevò nel Chihuahua, Orozco invitò

Dimostrazione di donne a Ci11à del Meuico. o lavore di Jo$4 Vaa.conceUos durante le elezloDi presiden%ioJi

del 1929.

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va meno della sua fama. Nel 1901 egli aveva letteralmente sterminato i Maya del Yucatan, fierissime tribù che per secoli avevano difeso la propria indipendenza contro gli Spagnoli e a un cer,to momento avevano per· sino sognato di restaurare l'impero azteco. Questa campagna, condotta con selvaggia crudeltà, era il maggior titolo di gloria del generale Huerta. Per il resto, egli era un ubriacone che faceva largo uso di stupefa· centi, pronto a tradire tutto e tutti per soddisfare la propria ambizione e la propria avidità di danaro. E' probabile che s.in dal primo momento in cui Madero ricorse a lui. anch'egli pensasse di giocare la propria partita per il potere, ma non già a colpi di pro· rwncinmierl/oJ e di rivoluzioni, s;bbcne, più abilmente, sfntttando gli errori degli altri. l'na prova d i questa sua intenzione va fo(Sc ricercau.. nel fatto che, finita la campagna contro O rozco, egli cercò un pretesto per lo· gliere di mezzo Pancho Villa, al quale risa· li,·a in gran parte il merito del successo del·

(Sopra) 3 novembre 19'29 Truppe uòelh c..:lnqutstano la

chtò da Nogoloa dopo :;ongutnost scontn con le fone 90\"&motave l 'arnvo da nnlorz1 01 nhelh (A deslro) lo catturo dJ un po:rh9iano del COJX) aqrano Satur· mno Cedt11o a San Luts Potos1 Il 31 m09QlO 1938

Villa, ch'era >lato suo luogotenente. a unir" a lui offrcndogl, in compenso JOO.Ooo p~St•>. Villa che, non ostantc tutto, era un uomo leale, respinse sdcgnosamcnk la proposta recatagli dal padr,· di Orozco che fu congedato con queste parole: c Dite a ,·ostro figlio che noi ahhiamo comb~ttmo insieme per una causa nobile. ma che d'ora inuanzi l'antico com· pagno diventerà il peggiore dci suoi nemici». Fedele a questa promcMa, \'illa prese pane alla repressione della rivolta affidata al gc· neralt> \'ictoriano Hnnta, che nd luj:lio sconfis~c drfinitivamcntc Orozco. :\1arkro avcl'a esitato a lungo prima di dc· cidersi a servirsi dell'opera di Hucrta. La fa· ma ddl'nomo non era buona, c l'uomo Yale· (Solto) La rohzia di CIIIÒ del MeSSICO prende d'asoolto I'Umvertulò durcnle 1 mo!1 sludPntoGChl conuo

la ntorma scoiashc:o nel 1934

la carnpaf{na stessa. Villa, capo popolarissimo fedele a Madero conduttore di bande im~arcggìabile, potev~ essere un ~v,·ersa~io pericoloso. Non si sa sotto quale tmputaztone Villa fu arrestato: certo si è che senza l'intervento di Madero, Huerta lo avrebbe fatto fucilare. Chiuso nella prigione di San· tiago Tla ltclolco, il guerrillcro riuscl a scap· pare e a riparare a El Paso. nel Texas. ln ottobre vi fu un nuovo tentativo di ro· vesciare Madero, compiuto da Feliz Dìaz, nipote di Porfirio. La cosa non ebbe nessuna gravità e l'ordine fu subito ristabilito. Madc· ro non fece fucilare Dlaz come, pnco meno d'un anno prima, non aveva fatto fucilare Bernard Reyes. Egli non ri uscl mai a con· vincersi di questa semplice verità: che il solo mezzo di rendere inoffensivo per sempre un nemico è quello di sopprimerlo. In un pae· se come il Messico, nel quale il plotone d'ne:. cuzionc era ormai una ist~tuzione nazionale,


(Sopra) 30 apule 1927. Pa.rtenza da C11tà del Messico di truppe oovemahvo por ~~ del motl insune"Ztona.h KOppta1\ nello attà <b Guodalatota. (Sot\..)) 3 r,ovembre 1929 Pattughe d1 pohuo nelle atrode di Jua::rez. (A deslro) 8 aeuem· bre 1929. Perqulsrztoni dJ paaaanu per le YIO cb Città de) Messico, durante lo c:Lm~ s1rOZJont per lo hbertò religio&a.

repreu1one

ì\ladcro rifiutò sempre di valersi di questo pratico ed efficace struml'nto di governo. Reyes e Dìaz, prigionieri a ~lessico, contlJluarono a complottare, mentre Hucrta auende\'a nell'ombra il proprio momento. E' or. mai certo che l'ultima sommossa antimadcrista fu preparata all'ambasciata degli Stati t.:nni, finanziata c dtrctla dall'ambasciatore americano H enry Lane Wil~on, che aveva fatto tutto il possibile per indebolire diplomaticamente il governo di Madcro. Il presidente Taft era venuto convincendosi ogni giorno più che Madero non era disposto in nessun modo a favorire il capitale messicano, nè basta: gli interessi della famiglia ~!adero erano in contrasto con quelli di alcune potenti imprese americane con le quali il Wilson era strettamente legato. Ne consegue che l'ambasciatore amencano, combattendo Madcro, mentre seguiva le istruzioni di Washington, serviva i propri amici e probabilmente il prop:io interesse. La ri voluzione si iniziò 1'8 febbraio 19 13 con la iberazione di Bernard Reycs e di Felix Dlaz. Rcyes fu ucciso quello stesso giorno in un tentativo di impadronirsi del palazzo del governo. Dìaz diven uto unico capo della rivolta, si chiuse coi suoi nella cittadella. Huerta fu incaricato di costringerlo alla resa. J due uomini erano d'accordo. L'ambasciatore americano assicurava il collegamento tra loro. Per dicci giorni, essi combatterono coscienziosamente l'uno contro l'altro, badandc a fare il maggior danno possibile alla città e ai


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2S oenncuo 1935, Guodalupa, Sona1ola dt rOOazll oot· tolici, durante una dimoatrozione di h·ont• al ~lobr• 1antuorio.

cittadi ni. Furono queste le c dieci giornate tragiche », in capo alle quali Hucrta dispose tutto per l'arresto di Madero e del vicepre. sidente P ino Suàrcz, poi, quando le due vittime designate furono al stcuro, fece un bel discorso alla popolazione terrorizzata da dieci g:orni di bombardamento e di strage, per annunciare che la pace: era ris.tabilita. l due capi della rivoh.olione, quel!o palese e qudlo occulto, Olaz c lluerta, trovarono modo di conctliare le proprie contrastanti ambizioni, grazie ai buoni offici dell'amba· ·sciatore Wilson. Piìt tardi, nella serata, l'impagabile rappresental\te della Casa Bianca, presentò il generale Victoriano Hucrta alla stampa internazionale c a l corpo d'plomatico r iuniti nei locali dell'ambasciata americana, come c il salvatore del Messico>. Henry Lane W ilson avrebbe potuto almeno adoperarsi per la salvezza di M adero e di Pino , Suàrez, ma qua ndo qualcuno gli s uggerì di chiedere a Hucrta assicurazioni in questo senso, egli rispose che la correttezza diplo· matica g li vietava di intervcni~ negli affari interni del paese. T due uomini furono, dun· que, uccisi il 22 febbraio in circostanze non m~i ben chiarite. Ma prima, Huerta,' con la promessa d'una amnistia generale, a,·eva potuto ottenere che Madero desse le d'missioni. Con ciò la sua assunzione alla presidenza della Repubblica, assumeva una pan·enza di legalità.

L'azione di Huerta per impadronirsi del potere aveva trovato. come s'è ,·isto, il più attivo sostenitore nel rappresentante degli Stati Uniti. Ora. memre tutte le nazioni riconobbero de facto il nuovo governo, soltanto W a-

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shington se ne astenne, rasoluta, cosl si esprime la già citata Edith O'Shaughnessy riportando una frase d'origine ufficiale, a non concedere un tal premio all'ambizione che s'eleva sull'assassinio. Può darsi che questo cambiamento della politica americana fosse dovuto all'ingresso alla Casa Bianca di Woodrow Wilson, ma non è da escludere che il petrolio e altri interessi del genere c'entrassero per qualche cosa. L'Inghilterra era stata una delle nazioni che per pri· me avevano ratificato la posizione di Huerta, al quale sir Lione! Carden, nuo\'O ambasciatore britannico al Messico, s'era affrettato a presen•are le credenziali. Sir Carden era stretto da anuche relazioni, non meramente amichevoli, con Lord Cowdray, capo del trust inglese Pearson che aveva grandi interessi nei bacini petroliferi messicani. Cosi, i plutocrati della City, per Je agevoli v1e della diplomazia, si assicuravano la benevolenza del nuovo presidente che i plutocrati di Wall Strect avevano imposto al Messico. Dal momemo che Hucrta diveniva il pres:den· te ideale per Londra, cessava di essere tale per Washington. Ma forse anche questa non è che una spie· gazione parziale : se dobbiamo credere alla signora O'Shaughncssy, quello che i diplomatici amencani definivano, parlando tra di loro, c il nostr'J piccolo giuoco» (our little game»), mira,·a a risultati assai più vasti che non fosse un cambiamento di padrone nel palazzo di Chapultepec. Washington badava soprattutto a mdebolire al paese rifiutando di riconoscerne il governo; così, quando il :\lessico. dissan· guato dalle continue guerre ci,·ili, fosse entrato in agonia, gli Stati Uniti avrebbero potuto rendersi padroni della piana senza fatica c facendo l'economia d'un costosissimo ùucn·cnto. Tutto ciò ~rpetuava nel Messico quello stato di cose che la signora O'Shaughncssy paragona a una ve ra danza della morte di cu1 gli Stati Cnui pagavano la musica.

Cenmon1e della S.tumano Santa o! Meuu~o: un ~an-

1ocao au:nulonte Gtuda tel~eg"Q1ato a onorato> primO.

della cremQZlone.

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Un ulttctale dt polWa lo fuoco contro uno Md. alndaoale a ClUb del Neuico, durante i torbtd> couoau dalle elezioni pruJdeozlaU dei Mllembre I!MO.

~e Huerta aveva sperato di goder~i in pa· ce il potere, don:tte disilludrrsi subit_o. Tra la fine del febbraio e il marzo tutto al Messico fu di n\10\'0 in rivolta. Zapata, nel Sud. non ave,· a mai deposto le armi: non v'era dubbio su quale potesse essere o! ~uo atteg-giamento nei riguardi del nuovo governo; Zapata, rappresentava in qualche modo l'e· strema sinistra del mo,·imento insurrezionale: gli scopi ch'egli si proponeva erano il riscatto degli /11dics dalla servitù creola, il ritorno delle terre nelle mano di chi le aveva sempre coltivate, la libertà politica. Egli era rimasto in istato di ribellione durame il goHrno di Madero e perdurò nel suo atteggiamento sotto Huerta, ma intensificò le proprie op..,razion;, sconfiggendo a varie riprese le truppe federali e allargando il proprio raggio d'azione dal Pacilico all'Atlantico. Nel Nord, la rivolta prese proporzioni anche più ampie: il 5 marzo, il Congresso dello Stato di Sonora, con un manifesto firmato dal viceprcsidente dello Stato stesso, dichiara di non riconoscere Hnerta. Il comando delle truppe che dovranno combattere contro l'esercito federale è affidato a un gio-vane ronchuo chi.', l'anno prima, ha combattuto contro Oroz:co. Ah·aro Obregòn. Intanto insorge anche ill!overnatore dello Stato di Coahuila, Yenustiano Carranza, e ti 13 marzo, a meuanottt, con soli otto compagni, Pancho Villo~ rientra

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in patria per menersi alla testa delle forze del Chihuahua. \ "illa sarà il vero eroe di questa seconda r!voluzione. Le battagl:e decisive saranno vtnlt" dal suo esercito. la cosiddetta. Dit-iJiot~ del Nortc. Egli ha un ,-ccchio conto da regolare con Huerta, c conduce la guerra con una risolutezu e uno slancio su(>eriori a quelli di tutli gli alcri caudillos con espedienti che a volce sembrano nvcta.:C in lui un. vc~o genio tallico, dirigendo, come a Torr~on •l 2 aprile 1914, battaglie campali che . tm~egnano più di 100.000 uomini. La -ton~ dt Panch? Villa nasce in questo periodo, quella stona che, sulle Jabbra dei suoi solda_ci p:ima, ~uo la penna dci suoi biografi JlOt, diventera una leggenda grondante di sangue, splendente di eroismo offuscata da crudeltà raccapriccianti che 'riscattano di l~tlto in t?~to, gesti inaspettati d'umani;à e dt generostta. Lo stato maggiore di Villa era ~omposto delle persone più disparate : vi fi~tra,:a•. per esempio, il generale d'artjgliena f·ehpe Angclcs, ex allievo di Saint-Cyr co_lto. c serio, diritto e leale; ma accanto ~ In! -~ cr~ Rodolfo Fierro, che una volta giu· stt.zto d! s~a ~ano a colpi di pistola trecento pngtomen, po1, venuta la notte, fect stendere una . bran?a sotlo una tettoia aperta sul corttle 111 cu1 giacevano a monti i cadaveri c dorml pacificamente sino al mattino. C'er~ ·'!!che un gruppo di intellettuali, i lice,cia~os. ~?me_ li ~hiamaya, con rispetto non pri' o d 1roma, ti cat~dilw. Costoro stavano dinanzi a Vii_Ja tra ammirati e sgomenti; vcde,·ano in lu1 una forza della natura scatenata e sentivano oscuramente che domani quand~ tutco fosse finito, quella for t a incon: •rollabtle e incontenibile avrebbe rappresentato un perenne pericolo per ogni governo che volesse far rientrare nella legalità il paese. La campagna di Villa fu un susse· guirsi ininterrotto di vittorie. Con un mig~iaio d'uomini risoluti, s'impadronl della p1azu forte di San Andrès di fesa dal generale Terrazas; prima dell'autunno aveva già sconfitto sei volte, in altrettante battaglie campali, le truppe del governo: tutto il Chihuahua, meno qualche città, era ormai in suo potere. Allora, in ottobre, penetrò nello stato di Durango, dove prese Torrcòn. Risalito ,·crso il Nord, simulò un attacco alla città di Chihuahua. poi, con rapida mossa, si gettò su Ciudad Juàrez e la occupò di sorpresa. Vinse ancora i federali a Tierra Bianca, a Ojinaga, a Torreòn, a San Pedro y Paredòn, a Zacatccas, prese Saltillo, nel Cohauila. e Chihuahua. Frattanto Obregòn e Carranu scaccia,·ano i federali dal Sinaloa e, at~ra· 1·crso il Nayarit, costeggiando il Pacifico, cntra,·ano nel ]aliseo. La situazione di Huer. ;a dh·entava sempre più_ criti~. Q~asi che le rittorie degli eserciti nvoluztonar•. non ba: ~tassero l'atteggiamento di Washmgton st f ce,·a ~gni giorno più ostil_e al!a sua perma· a 1 cere Gli Amertcanl non poteva· d'uno stato di co· ncnza a po . • d mmettere 11 per urare no a l l . ·ivo dei loro interessi ~he poneva ~e cos_ c> l vita e .,ti averi dct lor~ con: 111 ~mc~lo ab'l't· nel Messico. I divtdend• 1 1 · naz tonah sta. l d'bit ormai auas•· umcamen· delle ferrovte. ~ ;l ~ruppe. diventavano nulte al trasporto e e delle miniere si faceva Agi•' Stati Uniti un for· li.· lo sfruttament~ ·• precar1o ptU d · .,..r J'inccrvento. ma ~'J sempre . propen eva ,... ·• Cl te partitO . o Ile tentare v te ptu. pa . • idente Wtlson "' un ambasciatore 1 nreS .. a ~~ esstco . - · h e invto L' d per ncgoz1arc 11 rt· 0 st~a~rdinario, ceQrt~cst:n p~rve dispo~to ad ac· . di f{uerta.. . Ila Casa Btanca. ~a uro . cons•1h • de mano,•rò ID cetra re t . cni dell'ottobre ;?'3tutta rispoSta. alle e~ez•~arsi rieleggere. h eral suo avvento modo a lsc l'embargo c e. .. . r: lcnn to

(Sopra e souo) T1p1 d1 ra_gazze messtcone m due d•· aegni dt }osò Clemen:e Orozco, dello il .- Goyo rnes· 5 1Carl0 •

al potere, aveva posto sulle armi c le mun:zio~i destinate ai rivoluzionari, poi, il 25 apnle 1914, approfittando d'un piccolo incidente che aveva valso poche ore di prigionia ad alcuni ufficiali c marinai americani sbarcati a Tampico, ordinò alla flotta d'occupare il porto di Vera Cruz. il che fu fatto dopo un breve combattimento che costò la ,·ita a qu~lche centin~io di soldati messicani. è\on ostantc ciò, Huer.ta si sostenne fino al luglio: al 15 di questo mese, convinto che la partita era persa, diede le d imissioni e p..rtt per l'esilio. Egli lasciava dietro di sè il ricordo di una tirannia più feroce di quella di Poriirio Dlaz. Come correttivo, egli aveva offer:o ai cittadini della capitale lo spettacolo d'un presidente della Repubblica in perpetuo sta-to di ubriachezza per çui, i bravi Messicani, pur essendo in diritto di rimprovcrargli"'la di· sinvoltura con la quale aveva fatto uccidere prrxlitoriamente qualche senatore e qualche giornalista colpevoli di aver criticato in un discorso o in un articolo i suoi metodi di go,·erno non pote1·ano dimenticare ch'egli ave· ..-a da'to loro modo di disopp:lare la bile fa· cendoli ridere alle spalle dei suoi ministri co. stretti sovcncc a correre da un'osteria all'altra per rintracciare il capo dello Stato atteso per qualche cerimonia solenne. . Fuggito Huerta, la guantigione di MesstC? si arrese: il 16 agosto Carranza, come pnmo capo dell'Esercito rivoluzionario, e~trava nella capitale con Obregòn. Villa e~a Immobilizzato a Zacatecas, perchè Ca11ranza, per precederlo a Messico, gli aveva tagliat~ i rifornimenti di carbone. La rottura tra 1 due capi era ormai consumata da tempo : da quan: do, cioè, era apparso !!vidente che entra~bt aspiravano al potere. Una presidenza Vtlla, sarebbe inutile dirlo, non era nemmeno con· cepibile. Carranza era un uomo senza gran· di idee e senza grandi risorse, un hacendadc di vecchia razza e di bella presenza, che nascondeva la propria ambizione sotto un'appa· renza di superiore scetticismo, ma aveva ac: canto a sè in Obregòn, in Luls Cabrera, del collaboratori di prim'ordine. L'avvenire do,·eva dimostrare che la pace del Messico, una pace ancora per molti anni affatco relativa, era nelle mani di questo gruppo. Ma c'era Villa e c'era Zapata, il quale ultimn, benchè privo di asplrazioni personali, s'opponeva a Carranza, ch'egli vedeva come un probabil~ nuovo Porfirio Dlaz, per ragioni idcah. Inoltre altri caudiUos sorgevano in questo o quello Stato decisi a sfruttare a proprio van· raggio personale la situazione. Orizzontarsi in questo periodo della rivoluzione messicana non è cosa facile, comunque, l'elemento essenziale della situazione, quello che domi· na e determina tutti gli altri. rima,.e la lot· ta Villa-Zapat.a contro Carranza-Obregòn. Il 1. novembre, ad Aguascalientes, dove in ottobre caudi/los e uomini politici s'erano riuniti per cercare una soluzione che evitas· se la nuova guerra- civile, Carranza e Villa si videro privati dei titoli rispettivi di primo capo dell'Esercito ri\·oluzionario e di capo dell'Armata del Nord; a un generate sin U ignoto, Eulalio Gutièrrez, fu attribuita la presidenza provvisoria della Repubblica. Il Gutièrrez sperava di farsi sostenere da Obrcgòn, ma questi preferì seguire Carranza che, respingendo le decisioni di Aguascaliente, il 21 novembre, s'era ritirato a Vera Cruz da poco evacuata dagli Americani. Il Gutièrrez dovetce accontentarsi di Villa e Zapat.a, i quali, per ironia, divennero cosl i difensori



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della nuova effimera legalità, e, in dicembre, entrarono trionfalmente nella capitale. Messico vide nelle sue vie e nelle ~ue piazze i selvaggi rombattenti venuti dal Nord e dal Sud; t urbe d'uomini sinistri, laceri, con larghe cart uccere a tracolla, grandi p1stole alla cintura, che guardavano incuriositi di sotto l'ala del vasto cappello di foglia di palma tutto quello che la città aveva per essi di nuovo e di meraviglioso. l generali facevano suonare i tacchi degli sth•ali adorni di enormi speroni sui lucrdi pavimenti del palazzo nazionale, e uno d'essi stupiva, divertendosi come un ragazzo della sua scoperta, che la c siIla ~ del presidente fosse una poltrona c non una sella. Con due terribili protettori, quali erano Villa c Zapata, non v'era speranza per il presidente della Repubblica di poter governare. Il generale Gtttierrcz doveva assistere senza protestare alle violenze degli ufficiali villisti e zapatisti che imponevano taglie ai cittadini più ricchi, ne rapivano le mogli e le figlie, e uccidevano chi si opponesse in qualche modo a lla loro volontà. Per uscire dal vicolo cieco nel quale s'era cacciato, nel gennaio del 1915, Gutièrrez si decise a fuggire da Messico. Villa mise al suo posto un tal Roque Gonzales Garza, e non ci fu nulla di mutato nella capitale, tranne il nome del primo magistrato della Repubblica.

Ma l'effimero potere del r:aquero di Durango s'avviava alla fine. Sin dal dicembre, Carranza, con un proclama lanciato da Vera Cruz, aveva fatto sue tutte le aspirazioni sociali del popolo messicano. Un decreto uscito il 6 gennaio fi ssava le grandi linee d'una riforma agraria per cui i villaggi indios torna ,·ano in possesso delle terre tolte loro illcgalmcme, aumentate. se necessario, d'una congrua ' porzione di quelle appartenenti agli hacrndados. Con queste misure, Carranza si assicura,·a l'appoggio delle mas.se per ogni sua ulteriore azione. Dinanzi alla minaccia, i g randi proprietari terrieri c<.>rcarono un uomo da opporre a Carranza, c non trovar ono che Villa. Così si determinò questa situazione paradossale: che mentre un possidente, qual'era Carranza, s'atteggiava ad assertore dci diritti del popolo, l'ex pcòn Pancho Villa diventava il generale delli\ reazione. Questo capovolgimento di posizioni, indeboli Villa c lo costrinse ad abbandonare la capitale: Zapata se n'era già tornato nelle sue terre del Sr,d ; egli risali verso il Nord. A Messico riappan·e .Carranza per rimanervi e preparare la propria definitiva assunzione al potere. Contro Villa mosse Obregòn, che alla fine di gennaio, a Puebla, riportò una prima grande vittoria; contro Zapata, fu indato il generale Pablo Gonzàles.

Lo piramid• del sole a

Tootihua:.:t:l

Obregòn era un uomo abile: questo ran chert> diventato prima meccanico, poi generale. aveva delle reali qualità militari ; nella campagna comro Villa, egli si ,-alsc, per la prima volta al l\lessico, dei metodi di guerra dcgli eserciti europei entrati da poco nel vasto conflitto che doveva passare al!a storia col nome di Grande Guerra; l'irruenza generosa dei Yillisti si spezzò contro le trincee~ i reticolati, i nidi di mitragliatrici. Il 6 aprii~. a Celaya, Villa perse una g rande battaglta durata Ire giorni. In una sola notte la sua caYalleria, i cosidetti dorados, caricò trenta ,·olte r iuscendo solo a farsi massacrare. Bcnchè sconfitto \'illa non si arrese. Come una beh•a ferita ~orna alla sua tana, così egli ri· sali verso il i':ord, verso le sue terre. Obrcgòn gli si mise alle calcagna : a Trin~dad, ad Aguascalicntcs. a Torreòn, lo costnnse ,.ad accettare battaglia, e lo vinse. Venuto l mverno, Villa, attraverso le montagne coperte di neve, entrò nello Stato di Sonora dove un altro caudillo, May.torena, combatteva contro il generale Elias Calles. ma anch~ qut fu sconfitto. Allora si rifugiò nel Chrhuahua, tra i suoi dove era sicuro che nessuno avrebbe avuto 'il coraggio di andare a scova rio. Difatti, egli tenne in scacco le forze del go·


verno sino al 1920. LI suo centro d'operazioni era Ciudad J uàrez, dove a \'eva istituito una specie di ~averno indipendente. Ma ormai le sue azioni, più che del generale dell'Armata del l\ord, erano degne del bandito ch'egli era stato in altri tempi. Pancho V illa riwrnava alle origini. Nel 1917 una sua incursione oltre confine. durante la quale prese c incendiò la città di Columbus nel Nuovo ~lessico, prOYOCÒ un intervento a rmato degli Stati L'niti. Il generale Pcrshing entrò nel Chihuahua coll'incarico di prendere \'illa viYo o morto. Carranza protestò, minacciò di far la guerra agli Stati l'niti, pa1 l'crshing, che 3\'C\'a invano in!'t:guito Villa attraverso il Chihuahna, venne Tichiamato per essere inviato 111 Europa, e l'incidente fu chiuso. :\cl 1920 scadc,-a il mandato di Carranza

ch'era stato eletto presidente della Repubblica nel maggio 1917, ma egli non 3\e\'3 nessuna intenzione di rinunciare al potere. 'Era disposto ad abbandonare il titolo di presidente in omaggio al dogma della non rielezione per affermare il quale Madero aveva iniziato la rivoluzione, ma si proponeva di far eleggere una sua creatura che gli sarebbe stato facile dirigere a suo piacimento. Ma il gioco. già sfruttato da Porlirio Dl.iz all'inizio della sua carriera, non poteva più riusci· re. La rivolta si delineò subito, iniziandosi col sollevamento del governatore dello Stato di Sonora, Adolfo de la Hucrta, attorno al quale si strinsero anche i fedeli di Carranza. a cominciare da Obregòn. Si iniziò la marcia su :\<lessico, che non trovò resistenza.

Coniadt.ni ~aa.ieoni

(CO.\'TISU.I -~ P.4G. ss6)

Conoo aul l090 dj Chopala.

CESARE GIARDINI


Cr~t.to

d. Arnoconeca

(A smas1ro) Palazzo IIQnortle

c,tto dal M••rnc~ 11) ''Ile Ch\lrriQU•r•sco

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COMBATTIMENTI DI GALLI AL MESSI CO A T AZCO d recinto dei combattimenti stava nell'orto ù1 un· antica chiesa sconsacrata t rovinata. Sulla sogl1a del cancello dell'orto, dove un tempo non entravano che frat1, stavano due soldah dalle uniformi kaki assa1 sdrucite ma con la baionette luccicanti inastate nei buoni funti !>en lucidati c ripuliti. l b1gliett1 li vendeva un meticcio m pantaloni turch101 e maglietta seduto ad un tavoli netto sgangherato: erano biglietti di ogni colore ma non c'era che una qualità di posti. Passaj tra i soldati che si appoggiavano sui fucili e chiacchieravano con gli oziosi e andai a sedermi sotto la tenda rappezzata che ombreggiava il recinto. C'erano ,già una trentina di persone sparse intorno certe assi che limitavano lo spazio rotondo de1 combattimenti, altre arrivavano alla sp:c. ciolata. Al di là della tenda si intravvedeva il muro bianco e merlato della chi~ la cupola tou.a, quasi araba, qua e là ancora smaltata di celeste. L'orto intorno il recinto era invaso dalla gramigna; all'ombra di uo gran fico c'era una baraccM!ta verde per i rinfreschi, più in là certe gabbie dalle quali partivano i canti bellicosi dei galli che vi stavano rinchiusi; la gente beveva appoggiata al banco e osservava i galli. C'era anche uo'orchestrina di tre soli strumenti, gli arpeggi si mescolavano in un brusio festivo con i versi acuti dei galli morituri e con le voci degli spettatori. Si aspettò un


pezzo sotto il sole che scottava le spalle, mentre pian piano quel centinaio tra sgabelli, panche, seggiole e scranne disposti in tre file intorno il recinto si andavano popolando. La maggior parte degli spettatori erano meticci in abiti civili, i quali sooo quelli che hanno il denaro; ma entravano pure alcuni indiani con il cappellone di paglia e i pantaloni di cotone bianco. Finalmente appanero nel recinto due uomini, ciascuno con un sacco di ·tela tra le mani. Si chinarono e con precauzione tr~ro dai sacchi due galli. Mi sporsi a guardare. Erano galli speciali, alti, con certe zampacce robuste e coturoate, daJia coda corta e marziale, ritta sul codrione come un pennacchio sopra un elmo, dalla testa piccola e scarni6cata, priva di cresta e di bargi8li. Bianco e biondo l'uno, nero e iridato rattro. Due galli guerrieri, insieme stupidi e feroci. Il nero lo teneva tra Je braccia un enorme grassone indiano dalla faccia liscia e senile di eunuco, a cui tutti gridavano : « gordo, gordo », che appunto vuoi dire grasso; il bianco una specie di mi. litare, tra il gendarme e il soldato, in stivaJoni gialli, pantaloni bianchi da polo e camicia kaki. Aveva costui una faccia magra come un teschio, di espressione crudele e malata, con la pelle itterica tutta bucherellata come un brodo grasso, dagli occhi ciechi ~ untuosi dal vaiolo; sotto le ossute arcate sopraccigliari strizzava nel sole due piccole pupille nere e spente. Le mani che stringevano con delica· tezza espe.rra il corpo piumato e palpitante del gallo erano enormi

(Sopra) Chte•a do CIII<!~ del Meulco. (A alnillro) La

Cappello della t"onlana a Guadalupa Hidolgo.

e nocchierute, con certe verruche c: certe: cr.o ste luetichc ad ogni giuntura; di modo che le dita parevano piegate anche quando erano dritte. Questo soldato pieno di morbi avC'Va negli atteggiamenti e nei gesti un bellis.~imo stile insieme fercx:c e neghittoso di me~ce· nario di ventura; guardandolo non agli ese·· citi moderni veniva fatto di pensare, bensl alle compagnie dei !anzi spagnuoli e imperiali del più fosco Cinquecento. A costui e al grassone si avvicin6 poi un terzo magro, nero c bruciato con un altro gallo meno grosso, il quale capii che non combattevd ma serviva ad aiuare ed inferu. eire gli altri due. Ora il soldato e ora :1 gordo avvicinarono a più riprese al becco di questo gallo provocatore il codrione spelato, scarlatto, quasi violaceo degli altri due e glielo fecero aspramente beccare; e i galli furiosi si rivoltavano in braccio ai padroni con occhi iniettati di sangue e becchi sem•· aperti, pronti ad ammazzarsi. Poi li aizzarono runo contro !"altro avvicinandoli e conéedcndoglr qualche beccata al collo e alla testa. l galli cercavano con ogni forza di sfuggire alle mani che li trattenev;UJo; il loro odio capar· bio e la loro smisurata stupidità mi pareva· no incredibili, non bestiali ma mostruosi. Jntanto scommcttitori di professione girava· no per il recinto offrendo biglietti di banca piegati; i galli lasciati in libertà cantavano a gola spiegata e razzolavano nella polvere, le scommesse venivano gridate da un capo all'altro del recinto. Nel mezzo dj questo schiamazzo l'orchestrina attaccò ad un tratto la ~Cucaracha ~>, ci fu un movimento e senso di sospensione e vidi allora entrare il governatore della provincia; un omc:tto ~­ gaJigno, tra il medico e l'avvocato e la ttsta calva. Lo seguivano due erculei meti<ci dalle facce gialle e biliose, vtstiti tetrammtc di nero; sulle loro pance, per le giacche ap&-rte


pc co

potei vedere le due cinture sovrapposte e intrecciate; quella sottile per i p;mtaloni, quella larga, trapunta di cartucce di ottone per la rivoltella. Andarono tutti e tre a sedersi tra la folla che li applaudì appena; J'orchestrina smise la «Cucaracha>> e attaccò l'aria della « Paloma ». Accanto a me, seduto zitto cd immobile ad un tavolinetto, c'era un giovane 1mpomatato dalla faccia sagace, il quale ad un tratto fece un segno al soldato e al gordo. Questi si avvicinarono coi loro galli tra le braccia. Vidi allora il giovane aprire un astuccio nero, simile a quelli in cui i chirurghi tengono i loro ferri ; dentro scorsi allineati e incastrati nel velluto turchino tanti wltellini lunghi un dito, aguzzi, taglienti e ricurvi come tante piccole scimitarre. Il gordo e il soldato tolsero ciascuno un coltellino e presero ~d assicurarlo con uno spago alla zampa sinistra del loro gallo. Poi riposarono le bestie in terra le quali, impacciate dal col· tello, si muovevano male e non cantavano più. A questo punto cessarono d'improvviso le scommesse e il recinto si svuotò fuorchè per il soldato e il gordo; i quali trattenevano i galli per le code; e, ad un cenno del governatore, li lasciarono andare. Non appena le mani che li ritenevano ebbero lasciato la presa, i due galli si scagliarono l'uno contro l'altro con tutte le penne del collo irte e sollevate, le ali aperte e i becchi tesi a ferire. Tanto fu l'impeto che si scon·. trarono a mezz'aria in un nuvolo di penne e, urtatisi con i petti, ricaddero ciascuno indietro. Poi, come due lottatori che chinati e raccolti si guardano e spi31l0 il punto debole dell'avversario, i due galli con il becco a ter· ra, il collo proteso e irto, le ali aperte e le


grosse zampe annate moventi in giro in lenti passi guardinghi si fissarono a lungo con odio feroce. Arru1fati e ispidi sul fondo del terreno polveroso in quella cerchia di spettatori rustici e scamiciati mi ricordarono un momento il miglior Goya dei disegni delle feste popolaresche. Ad un tratto si riaz.zuffarono con il medesimo impeto, volarono altre penne per l'aria, ma questa volta fu chiaro che il ga.J.Jo nero aveva ferito con il coltello il bianco. Quest'ultimo ansimava, mal si reggeva sulle zampe, un po' di sangue sgocciolava sulle penne del petto e si mescolava in terra con la polvere. H nero lo sorvegliò un momento, poi gli risaltò addosso e acchiappatolo col becco sopra il collo a lungo lo stincchiò e lo trafisse; senza che l'altro accoccolato sotto il suo carndice reagisse in alrun modo. Ci fu una nuova interruzione e poi un nuovo assalto; al terzo assalto il gallo bi m co p iegò flebilmente il capo, le ali gli riccadero lungo i fianchi, un po' d i sangue gli uscì dal becco. Subito il gordo afferrò il gallo vincitore che accennava ·rizzandosi sulle zampe ad u n chicchirichì trionfante e toltogli il coltellino g li soffoc.6 quel grido nel sacco di tela. Il gallo vinto venne raccolto dal soldato ; ruen-

tre slegava il coltello il sangue gli sgocciolava sulle mani e sui bianchi pantaloni da poln; asciugandosi il sudore con il dorso della mano si diede una gran strisciata vermiglia attraverso una guancia. Staccato che ebbe il coltello buttò sotto la mia sedia il gallo moribondo e ciondolante; il quale cadde con la testa sul piolo e durànte tutto il pomeriggio non fece che sgocciolarmi sangue tra i piedi. Ora l'orchestra aveva riattaccato una marcetta ardente e violenta come il sole che mi dardeggiava per i buchi della tenda, gli spettatori ridevano e commentavano il combattimento, il gordo correva qua e là, grasso e sudato, con la faccia di eunuco piena di gioia e rispondeva alle domande aegli esperti. Sporco di sangue, sudato anchl!' lui, il soldato stava in piedi da parte con la mano coperta di galle e d i ulceri appoggiata sull'impugnatura della rivoltella; in una posa marziale e abbandonata che mi ricordò quella di certi soldati del Mantegna in- una pittura famosa. Poi trasse di tasca un sacchetto di tabacco e certe cartine e pur girando intorno i piccoli occhi neri prese ad arrotolarsi una sigaretta con le dita nocchiute. Entrarono sei soldati e andarono a sedersi tra gli spettatori con i fucili tra le

g inocchia. Ci fu un tafferuglio per una scommessa, udii voci irate, vidi una mano andare alla rivoltella; ma la gente non ci fece caso e continuò a parlare. Tra gli spettatori c'erano molte donne ed erano quelle che si appassionavano di più per il combattimento e per le scommesse. D urante quel pomeriggio combatterono ancora sei coppie di galli. In uno dei combattimenti il coltellino di un gallo tagliò di netto la testa all'altro, la quale rotolò nella polvere, tra gli urli di gioia degli spettatori. Un altro combattimento fini con la fuga di uno degli avversari, che fu coperto di fischi e di insulti. Un terzo ebbe una conclusione indecisa e controversa; e segui una lunga discussione risolta finalmente con bonomia dal governatore; ma la gente accanto a me mormorò che aveva dato ragione al gallo della sua città nativa. Finiti i combattimenti uscii dal recinto che era già il tramonto. I primi razzi della « fiesta » salivano altissimi nel cielo pallido e sereno, esplodevano, ricadevano mollemente sopra i tetti del borgo come tanti bianchi fiori appassiti. AENZO O IODATI l u serpenti p:umati·• nella cltttl dei Mcryo acop9Tta =teHo Yuca·an (Messico) .


LA RIVOLUZIONE AL MESSICO

Prossimamt11le

(CO!VTI.VUAZIONE DI P.4G. s;o)

Carranza, in fuga, venne ucciso a Tlaxcalan· tongo, nello stato di Puetila, il 21 maggio, da un tal Rodolfo Herrera che lo aveva accolto nella propria casa con le più grandi proteste di lealtà. Dc la Huerta fu nominat o presidente provvisorio e venne regolarmente sostituito da Obregòn nel dicembre. Caduto Carranza, Villa negoziò la propria sottomissione, venne amnistiato e si ebbe in dono una /tacendo nello Stato di Durango. Obregòn dovette anch'egli far fronte a vari /'ronunciamùntos, ma, tutto sommato, il pe· riodo in cui egli tenne il potere può essere considerato come quello in cui 6nalmente il Messico ritrovò una parvenza di pace. Il suo mandato scadeva nel dicembre del 1924 e si prevedeva che a soscituirlo sarebbe stato scelto il generale Elias Calces. Qual.;uno pensò che questa scelta potesse non andare a genio a Pancho Villa; c'era sempre da temere che il vecchio bandito, diventato poss'dente, fosse preso dalla nostalgia della vita a~titata e rischiosa d'un tempo. In fondo non ~··eva che quarantatrè anni c l'esistenza del hacendodo non lo a1•eva ammollito per nul· la. Il Messico non aveva nessun bisogno di una nuova guerra civile. Persone adatte ebbero dunque l'incarico di sopprimere l'ex capo dell'armata del Nord, il che fu fatto sen· za troppo chiasso nell'estate del 1923. Que· sta, per lo meno, è la spiegazione più attendibile che si dà della morte di Doroteo Du·. rango, più noto col nome di Pancho Villa. Zapata, catturato a tradimento dal generale Pablo Gonzàles, che aveva invano sperato di 1•incerlo lealmente, era stato ucciso sin dal 1919. Per salvare quel che v'era di salvabile nella rivoluzione mcssicana, i nuovi capi a-vevano giudicato necessario toglier'! di mezzo nel modo più radicale, i due uomini che di · quella rivoluzione, a un determinato mo· mento, erano stati gli esponenti più genuini ~ spontanei.

Dlrouoro roa[>OnZO.bile: VITTORIO OORRESIO laututo Romano di Arti Grafiche di Tummlnelli & C C\ttb Um••rsi1aria . Roma

ALDO FERRA BINO

.NVOVA STORIA DI

TRE VOLUMI IN ROTOCALCO CON C I RCA qoo I LLUSTRAZIONI Que~to Stori3 SC'{:!\.e l'espandersi !!d dC'minio Rom~no: .b:ta prima forte conquisu d'oltre Tt·vere all' ultim~, che valkò msiemc il Danul-io e l'Eufrate: du nque da C3millo a Tnianu. Tale e~p;tnstone ebbe pou~, ncn •·bbe ritorni E: sa fu la realtà di cin..ue se.:oli cc:n-

tinui. Cc-llol-orarcno all'i m pesa i dinatori e i .:onsoli, i triumviri e i princtpi PoFoli dianzi nen.ici od t;mon ricevo::tero tutti da uhill'•' una lej!~e sola e ccn: uue: • snlrts frtl>lira mptrmn ltx • . Per con:odo ~el kttore, il u cconto sarà distri.~uito nd modo se;:uent.::

PRIMO VOLUME

DA CAMILLO A SCIPIONE SECONDO VOLUME

DA SCIPIONE A CESARE TERZO VOLUME

DA CESARi:: A TRA/ANO

TUMMINELLI

BA N.CA co -M MERCIAlE ITALIANA MILANO CAPI TA.LE L. 700.000.00

VERSATO

RISERVA

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DI IERI E DI OGGI

RIVISTA QUINDICINAlE

ANNO 111 · N. 19 • ROMA 30 OTTOBRE- 19_.1 -·xx

c5portWi della

ESCE IL 15 E IL~ DI OGNI MESE DIIUIOHL E ltDAZ.o 1 - . Cilt6 Unl. .rsiton. , ..., _ 490-832 .. 90·933 490 ·934

I'UIIliCITÀ t M IIOIOO, VIe , .......... 14360

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ABIOHAMEHTI ltolie o Colonie Annuolo l. 40 S...Oall'. L. 22 Woto . . . _ . . . . l . 60 s-o.lr. L 33 FASCICOli AIUTIATI L. 3 A riapor•lo -tlori · - 111 wogllo ... ,..,. r iMporto dog~ o~~-~ o c1o11o copto orroll'ole wl

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TUMMINELLI E (. EDITOIH • ROMA

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CIOMACHI DILLA GUIIIA

BARDONECCHIA SALICE D'ULZIO t. In Yendite in LIMITATO NUMERO DI COPIE Il

CLAVIERE

SECONDO VOLUME delle hccolle di queste ltl•l•te che contiene l feaclcoll del 6 luglio el 28 Dicealbre 1940 ·XIX ft Volu- rilegeto in mezze .... e rilirto

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viene apedito frenco di porto In belle .,.,..ndo • .,l ConiO CorrenN Pottele M. 1/24910 e ~ E C. EDITORI-ROIIA

l eollulonlsll che henno inW.to tercll le reccolte ct.H. ltlvbte pouono completerle untc.-N con questo volume euendo

INFORMAZIONI: ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO DI TORINO AZIEND*-· DI SOGGIORNO DI BARDONECCHIA E CLAVIERE TUTTI GLI UFFICI VIAGGI

ESAURITI l FASCICOU SEPARATI • .......,.:,..és,

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~eno. lucio a voi la. facoltà di giudicare, a vostra discreZIOne •· Fra tante allUSIOni e reOcen.ze destinate come dicemmo a sviare il lettore, risulb però chiaro che più di uaa volta l'ambi~ ~rto _si appropriò del danaro di COGJpapi morti du~e d v~o•. ~ che si fece inoltre rimborsare da maci· strati e gen~ creduli quamo aritateYoli, presuute somm_e ~- .a lui ~ briganti immaginari. E poi, ooa ~ pro~ 111 Su:i~ che Jmbattutosi nei c:adaveri di due signori penti tn duello SI affrettò - lo raeconta c:aadidamente - a frugarne le tucbe e a impadronirsi delle loro borse di seta co~me di pistole di S~? c •.. il mio cuore balzò di gioia. pot dopo aver sfilato cmque anelli dalle quattro mani. sotterrai Il tesoro a cento passi dal luogo per tornare a riprenderlo qualche ora più tardi. E in quanto a sapere se ciò che ho fatto è legittimo o meùo, non mi fermerò a pensarci :.. La sua ric.cheua, William .Lithgow se la portava cucita fra 1elo e te!o ~ella che ~va. ed era tale da permettergll di ~re tnbuta c. convementi a un principe più che a un ~rmo •, e di proseguire tranquillamente iJ viau'io dopo gb sconrri peggiori, in cui rimaneva vittima a sua volta <li rapine e bastonature. Più recentemente - abbiamo detto che i viaggi di William si svo~aoo nel primo venteruùo del 16oo qualcuno rileggendo attentamente la prosa acida, malevola e canwnatoria delle RMe Adv#fllt4,.es Olld Paitwf.U PffegriMticrcs, sj è format1 la convin.tione che le macni6cenze del sarto di L.ulark fOSsero pura invenzione, atta a ~ impor~nza e sap<ne di avventura al ncconto, e si trattasse, a conu fatt~ di uno che girò, sJ. il mondo, ma da sarto an1bu· !ante, da povero pellegrino, rattoppatOre di brache e fanetti. Sicurame-nte egli andava raccogliendo anche ricordi caratteristici al suo passaggio, ricordi da vendere poj con qualche

bianc!teri:a

UVENTUIE DI WILLUM LITHGOW CHI FORL.'JISSE a William uthgow, aJ sarto scozzese daJ pessimo carattere, i mezzi per correre mezzo mondo durante dic'asscrte anni c in tte viaggi co~cativi pagati a caro prezzo, artraverso ogni sorta di regni, isole e continenti, per uno spazio totale magg10re di trentasei mila miglia, il che equivale quasi aJ doppio della circonferenza della terra intiera » ·- come denunciò lui ste-sso nel racconto delle sue Ra,.e avt•Mt.,,., e dolorose pe,.eg,.ittasiOiti - chi gli fornisse i mezzi per concedersi tanto lusso, non si seppe maj chiaramente. Nè si può dire che viaggiasse in povertà o con meZZI di fortuna, chè, volendo prestar fede alle sue parole, William Lithgow aveva molte esigenze, e gli piaceva anche riempire di meraviglia e rispetto al suo passaggio albergatori e guide, distribuendo generose mance di zccdlini d'oro, per iJ piacere di venir scambiato per un nababbo o un princ:pe in incognito. La fonte di taJU ric:cbeue bisogna desumerla fra le npe. con l'aiuto dd buon semo praOc:o, poicbè dalla lettura vera e propria delle sue mirabolanti avventure non se ne cap~Ke gran che. Più di una volta anzi egli si diverte a lasciare interdetto il lettore con frasi del geoere : c. _..e b cosa più stupefacente di tutta questa sroria è, per me, sapere come mai pote't-o essere fornito di tante grosse IODUDe ~bonate giorno per giorno •· Oppure, dopo aver narrato, ad esempio, come il Governatore di una città eli offriste una somma rilnurte per ricompensarlo di aver denunciato una banda di pirati, condude : c. ••• quel(() danaro, se l'ho accettato o

-profitto tornando in patria ·al re Giacomo e ai suoi cortigiani: frantumi del labi· tinto di Teseo, del pala.uo di Priamo o ddle colonne del tempio distrutto da SaDsoae, fiale di acqua dd GiordaDo e ramoscdli di &:rdlinto colti odia pianura di Gerico... COSlHXC che nessu110 gli impediva di vendere lungo iJ cammino a seconda ddle occasioni e dei biiOpi, salvo poi a rinaovame la coUeziooe coo meno rigorosa autenticiti. Retta a sapere per quale ragi00c si fosse dato alla vita errante questo strano uomo inacerbito e inc:olto, senza curiosità di !!Orta, questo spirito malevolo che tutto disprezzava e aveva in odio, e di tutte le g(enti e i paeti attra· venati parlò per dirne male. William Lithgow era senza orecdlie : glie le avevano rec:iJe i fratelli di una certa lllÌSI Loc:k~ per ragiooi di onore probabilmente, ~e rionne ancora qli si accingeya a metter 1a. una bottega di sarto nel paese naavo, a Lanark. Poteva, oosl mutilato all'età di venti anni rimanersene sul posto ad asciugare la- vergorna del castigo fattogli subire da quei c quattro lupi sangui-


nari • e sentirsi chiamare da tutti William· Senza-Orecchie? Volle conos«re il mondo per meglio spargere su t:utte le genti il vdeno dei suoi rancori, e nelle sue memorie non dimenticherà miss Elena Lockart, anzi in cospetto delle rovine di Argo inve:rà contro l'antichissima omonima, colpevole soprattut· to di aver trasmesso il nome maledetto a dei c serpenti che si pascono della soffercn· za dei loro amanti, e sono degli abissi di malizia, di delitto e di spreuo ,._ Cosl, munito di strani copricapi studiati specialmente per nascondeM l'orribile mutila· none, turbami persiani o abbondanti panne· che, nel 16o9 troviamo il sarto scozzese all'inizio delle sue peregrinazioni, a Parigi. ch'egli definirà in seguito c un nido di bricc:ooi, an luogo tumultuoso, un covo notturno di ladri ,., e t:utto il resto della crosta terre· stre da lui percorsa non si gioverà di giu· dizi più bennoli Tre furono in tutto i suoi grandi -riqgi : il primo si svolse attraverso la Francia, l'Italia, l'lstria, la Dalmazia, la Grecia, Creta, la Macedonia, la Turchia, l'Asia Minore, la Siria, la Palestina, l'Egit· to, Malta e la Sicilia; tornato in patria nel ~612, ue riparti l'anno appresso percorrendo i Pa~ Bassi, la Germania, l'ltUia ancora. poi Ttmisi, Algeri, il Marocco e il deserto Libica, indi l'Austria, l'Ungheria, la ~ nia e la Danimarca. Nel 1619 iniziò il teno viaggio ..UO ICOpO di visitare in Abissinia 1111 llli•erio.o Prete Gionmù, ma giunto in S..,..., e ~o come spia al senizio 4Wi'bcbilterra, venne arrestato dalla polizia

di KaJ.p. taniiiD in pricioae e 111ttopoato a tali da taclierP per -.wc il cle-

giungere dunque a mettere insieme la cifra dei diewsette anni di viaggio di cui si vanta, è necessario dar credito alla sua a ffennazione di altri itinerari percorsi in precedenza ma di cui c non crede opportuno intrattenere il leuore •· Quale fosse in seguito la sua esistenza è <Osa che rimane nascosta fra le pieghe del tempo, ma è assai verosimile che oltre la vita a Corte impiegasse oramai le giornate a rivangare i ricordi, elaborarli, arricchirli con la straordinaria fantasia volta al male, a scrivere infine la aoria dd1e proprie peregrinazioni che furono pubblicate, non sappiamo se lui vivo o morto, nel 1632 dall'editore Nicolas Okes a Londra. Queste memorie di William Lithgow furono assai cdebri, ebbero moJte edizioni e una grande diffusione, ma poi finirono per ca· dere ndl'oblio 6nchè al principio di questo serolo non vennero riesumate di bel nuovo. Erano divise io dieci grandi capitoli, ognuno dei quali proceduto da un preambolo in poesia e corredate da una serie di ~e,.; ~­ girici che Lithgow si era faai scrivere dai penooaui più cdebri del tempo allo scopo di interessare maggionnente ù pubblico e la Corte alla sua. pr01a. Q testo era auc:he abbondantemente ilJIUtratu con ritratti dell'aato':e Yestito per esempio da turco, c:oo un segwto ~ schiavi e la scimitarra in pugno, oppure ~ sulLe rovine di Troia, o Del dexr· !D Libica, solo e con fare da c.ouqu.istatore, m mezzo a un nugoto di -ripere e di sciacaJli. Altre incisioni lo IDOitrinno a Fez, accanto al Saltano, o in Moldavia, legato a un albe· ro c circoadato da .a .....W inlaati a

scaricargli addosso dei moschetti più grandi di loro stessi. Non era questa evidentemeute che l'illustrazione del ~o lnttto della sua ~avventura Moldava ,., poichè nonostante il numero degli assassini e le proporaioni dci moschetti, a distanza di anni egli pocen !11'\ · lame, ma ci voleva, per mostrare il suo aa:lgue freddo, la sua calma davanti al pericoto. Prima ancora difatti ch'egli fosse colpi!">, giungeva un eroico cavaliere, un barone moldavo, che dopo averlo liberato e ospi~· to nel suo castello, lo compcusava ta.rgamente di rutto il danaro che gli era statO rubato. Rieorderà con gratitudine il barone Molda'o che lo salvò da tanto 5CmJ1lio? La grat:itu· dine non è fra i sentimenti propri dell'inv~ lenito sarto scozzese: quello che gli vien da tq è dovuto, fl chi dona è sospetto delle peg· giori intenzioni. Per esempio mentre viag· gia in Siria, doJ» aver notato l'intelligenu, l'attività e la devozione del capo carovani.!re, un armeno, conclude che dopo tutto cr sendo stato pagato com'era pattuito, qadl'•10 mo si è p~upato di proteggerlo e di:+ gerlo llllÌcalnente per un eentimentu di ntpacità. A Creta, an vescovo lo accoctie n-lla propria casa e lo copre di ogni JOrta ii doni, ma tutta la gratitudine di Lithgow lÌ riassume nella notazione cbe c praso i cr~ ci delle classi su))fflori, usa di 11011 lllciar mai partire uno straniero senza avcrcli offerto doai e mezzi di toa-nioae ».


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presa magnifica : ta spedizione di cui faceva parte si era im(lldroaita della Giamaica, che diventava colonia inglese; ma altre imprese faU1rono, e l'ammiraglio Penn al suo ritorno fu degradato e chiuso nella Torre di Londra. Queste avventure appassionavano il fanciullo; meno però delle giornaliere letture della Bibbia fatte colla. mamma, o delle prediche che udiva nella chiesa puritana di Wanstead. A undici anni ebbe una visione, send che il Signore lo chiamava. e imponendo sn. di lui il suggello della divinità, lo invitava a vita religiosa. Ma intanto la Restaurazione del 166o (che, dopo l'intervallo repubblicano di Cromwell, rimetteva Carlo Il sul trono) ristabiliva pure la fortuna dell'ammiraglio Penn che aveva serbato feddti al re in esilio. Ric:t"..o e famoso volle che il figlio adisse il più aristocratioo dei oollegi di Ox(ord, sperando farne un uomo di corte e un ambizioso. Ma Guglielmo, già im· bevuto di idee puritane, cozzò contro quell'ambiente di presbiteriani, e solo tornò a respirare quando a Oxford eomin~iò a serpeggiare il verbo di Giorgio Fox, il calzolaio fondatore de.J qtta«hertsmo. Era Tomaso Loe il c. ministro » o c amico pubblico,. che predicava a Oxford il verbo dei qua«heri (Fox era allora in America), e Penn, e molti. giovani con lui, vi si sentirono attratti, un po' perchè era cosa proibita e pericolosa, un po' perchè persuade irresistibilmente la predica di un uomo che per la sua fede sa soffri.re. L'entusiasmo dei neofiti deve sempre manifestarsi rumorosamente; assieme a Roberto Spencer, più tardi conte di Sunderland, Penn un giorno mise in bran<felli le cotte dei presbiteriani. Scacciato da Oxford, picchi .f) dal padre, parve c rinsavire,. durante un soggiorno a Parigi, da cui tornò con vesti eleganti e portamento mondano. Ma non molto tempo dopo, a Cork, egli udiva una predica di Tomaso Loe : c C'è una fede, diceva il predicatore, che vince il mondo, e c'è una fede che è vinta dal mondo •· Al giovane !>cnn parve una voce mandata dal cielo, e da quel giorno decise di farsi quaechero. Fu perseguitato, il padre di nuovo to cacciò di casa. Ormai Peno aveva 24 anni. Si diede a pubblicar libri per sostenere il verbo di Giorgio Fox., per richiamare i suoi compatrioti a q•Jella religios.ità pura c totalitaria dei primi cristiani, cosl lontana dalla loro ipocrita bigotteria. Fu arrestato e ripetutamente chiuso nella Torre di Londra, una volta fin per~ sette mesi di seguito. Allora le prigioni inglesi erano luoghi malsan~~ c. di una tetraggine atroce, Guglielmo, dj più, era segregato in cella; "

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Ritratto e hrma autografa di Willìam Penn.

W. PENN A CHI negli ultimi anni del secolo XVII avesse percorso la campagna tra Filadelfia e Pennsburry ~rebbe spesso accaduto di incontrare un uomo sulla cmquantina, di bello e nobile aspetto, qua~i sempre montato s~ un gran cavallo bianco o seduto m una arroz~a ~~­ data da un negro, che percorrendo quelle grand1 dJstes fertili vi riceveva il saluto di quanti lo incontravano: s~ori o contadini, pallidi yankees o indiani dalla •pelle di rame. Talvolta anzi che percorrere le strade, quell'uomo di autorevole e cortese aspetto correva colla sua chiatta sul Delaware, e poichè un giorno navigava contro vento, avendogli uno chiesto perchè facesse cosl : « Tutta la vita ho navigato contro il vento e c~ntro la marea ,. rispose il padrone della chaatta. Quell'uomo era Guglielmo Penn il pr~ettore dei Quaccheri., e la marea contro CUI aveva dovuto lottare era l'intransigenza di_ una mentalità conservatrice, la grettezza _da ':'".a società ferocemente attaccata ai suo• pnvtlegi. Era nato a Tower Hill, nella parrocchia di S. Caterina il 14 ott~re ~~-; ~uo padre era ufficiale della manna bra~n~ca~ rana di gentiluomini e di avventunen di ma~;e; sua madre era la figlia di un mercante di Rotterdam. Il ragazzo aveva passato l'infanzia e t'adolescenza nelle_ eam~e delI'Essex vicino alla mamma_ Da ~to m tan~ quel padre c:he correva i. ~n, salendo_ di grado in grado sempre_ pau_ ~· eoi?panH, raccontava di lontani m1ster10st ~~· to~a­ va a sparire. Una volta racconto dr un nn

(Sopra) La caoo dl Ptmn o fllod<tllia. (A olnlm-o) p...,. neU'et6 matura. Ritratto dl Wllllam Ploe..

ma non per questo Penn cedeva. Al vesoovo che gli faceva sapere che doveva sc:onfusare il quaccherismo o rassegnarsi a morire, egli rispose che la Torre secondo lui era il peg· gior argomento del mondo, poich~ se tgli aveva torto, quelli che usavano ~ forza non potevano aver ragione. Intanto ti padre, disgustato a sua volta da alcune esperienze c mondane» s'era un po' mutato d'animo verso Guglidmo, e quando questi fu scarcerato lo mandò per un anno in Irlanda a~ amministrare i suoi beni; poi volle che Il creasse un protettore, e lo trovò nel Duca di York. fratello del re. Quando pooo dopo l'ammiraglio morl a Wanstead, iJ 16 sertem: hre 1670 sapeva che suo figlio troverebbe det protettori nella casa reale.


la dominazione olandese nel Nuovo Mondo, il New jersey toccare al Duca d'York che lo vende a due lord inglesi, dei quali l'uno a sua volta, lo cede al quacchero Fenwich ; ~ c'era di m«:zzo un fallimento, e Peno, nouunato curatore, fatte mettere quelle terre (Jersey occidentale) all'asta, se ne rendeva, con dodici altri quaccheri acquirente. 11 quacchero Barclay fu il primo governatore della colonia. Poco dopo Penn, scopriva chi! il padre suo aveva imprestato al re, allor a in esilio, 6ooo sterline, che non erano mai state rimborsate. Di buon g rado il re consentl a1 desiderio di Penn di essere ripagato del debito con terre d'oltremare, ed ecco il Peno proprietario di quell'immenso territorio posto tra il Delaware e il Maryland, ricco di acque e di selve, che il suo proprietario volle appuDto chiamare Sylvania, e che più t~rdi, in memoria di lui fu detta Pennsylvan ta. Mai non volle Guglielmo considerare quel territorio come sua proprietà privata, ma solo come un possedimemo a lui affidato dagli uomini, e, prima, da Dio, perchè egli vi creasse l'esperimento (c holy exper iment •) clcllo stato ideale, fondato su principii di umanità d i eguaglianza sociale e di pietà reli!;iosa. l'n certo nume ro di ola ndesi c svede'' vi•·na già sulle rive del Delaware; qual.:he qua~chero inglese era venuto fin Il dal J c rs<:y occidentale. Altri coloni non tardarono a g-iung-err. Per t uni costoro Penn stese l"imp•>rtant c documento che fu detto c Frame nf Gm·crnment ». Il Governo- scriveva nell" Introduzione - mi sembra una parte della stes•a religione». S uo proposito era che il

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( A ami&tra) Buato d 1 W Htiam Peno vecchlo, opera eU

Sylvanu.s Bevan. (Sotto) 11 pa.lca:zn del primo qo'l'en:lO deila Pen.n.aylvcmia a fj\adelfia.

Gli a n :' a la:)Clatu un n eco vatrimonio: tanto più la gente s1 stup1\'a eli n•dcrlo quasi sempre in compa~nia di J>onri straccioni mal , es ti d; c tigurar~1 come la smorfiosa ar~.:;to­ craz•a londmese do,·cttc arncciar,• il naso quando Guglielmo, di ri10rno da nn lungo soggiorno in Germania ffi in Olanda, sposò • Culi •. (Gugticlma :\!aria Springett) giO\'a· ne c graziosa quacchcra. La c Dichiarazione d'Indulgenza., emanata in quei giorni, cons<ntì alla gio,·ane coppia una luna di miele 1ranqnilla. c La pace - disse allora 1\:nn è ricompensa supenore a tutti i t<·sor• della 1erra! •· La circostJnza che spinse Pc nn ver<O la corte. e mutò la sua atti,·•tà da pura· mente rclig•osa in religioso-politica fu l imprigionamento di Giorgio Fox tornato allora dall'America. Per otrcnerne la liberazione, Penn si presentò al Duca di York, c al re stesso. Tollerante e in fond'l un po' scettoco il re a vrcl>be perdonato volentieri; ma Fox non voleva esser p<!rdonato, voleva che si riconoscesse ch'egli aveva ragione! Fu un periodo di inasprimento verso il quaccherismo; si arrestavano tutti i SOS)J<!tti di appartenere a11a nuova setta; t se non c'erano prove, si rÌ<:orreva a un mezzo molto semplice: s';nvitava l'accusato a giurare che non era q:Jacchero. Ora la nuova setta proibiva il giuramento come peccato gravissimo. Il rifiuto a giurare equivaleva a una confessione. Sem· pre più intanto Penn s'infervorava nella sua ftde, di cui apprezzava lo s pirito evangelico, ma for~ ancor più il caratt.,re di democrazia sociale e intellettuale; perciò quando Fox fu liberat-o, coo lui ffi altri c amici pubblici», si recò in Olanda e Germania a predicare il Vangelo, e fu Il che Elisabetta. principessa

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Palatina, nipote di Giacomo l, divenne sua devoca seguace. Intanto nella sua mente si maturava il progetto di dotare i Quac:cheri di una colonia d'oltre mare, progetto che aveva già tentato la sua giovane fantasia mentre era a Oxford, e il padre favoleggiava della colonia cbe i presbiteriani avevano nella Virg:inia e i puritani nel Massachussett,. Ed ecco·, nel tumulto creato dalla caduta del-

popolo fosse libero proprio per mezzo <kl· l'obbedienza: « giaccbè libertà senza ~ dienza è confusione, e obbedienza ~dov lìberti è schiavitù :t. Benchè la coloniA esse essere la roccaforte del quaccberismO volle che vi fOSSe accordata a tutti h"bertà di coscie.n za.

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verso Milano, ove si arruolava immedta

,·aJteria. Egli era ormai un giovane ua bile conversazione. Laborioso e disciplliu proposto per iJ grado di ulliciale : una b ooasidcrava solo Dd JDODdo e SSJDZ'altra vivace. Ma fu l'illusione di un moment ~ si dimetteva improvvisamente e l Effettiv~ente aveva· scoperto in ~ qua

a Praga, l mcontro con una fiovane.yedcn ma denari altresl, che gli permettevano v~ re c lieto come 1m imperatore-. p gurto O'YlmqUe da due servi e un l'f"UIOSO gr~ioni, curiosità. di artisca e gusto d gbt di moda, era di mani liberalissime ·

cuire infallibilmente vittime femminili' c tile quanto furbesca e diabolica. Torna~o abbandoni che assai spesso parvero trava avventuriero per forza e succube di un tornare alla casa paterna e sottometten notte, .su& strada di Bologna, qud suo pare più scaltro di lui, lo aveva derubato un vestito. Ma, alla casa paterna, sopra o un amore lungamente celato pér una fa della sua infanzia. Il perdono del padre maltrattamenti e le pen:osse noo riuscì l'amore che era infinitamente più forte d lomto.. n quale però, preso da una forma il figlio lungo la strada e tentò di ucci• fuoco. Boetti, rimasto ili~ per miracol• mirevole si allootanò da quel luogo e pe pagna come un uomo maledetto. Dopo q1 tutto il paese, negatagli anche la donna ,·ita, riprese a girare iJ mondo, abband amore e di famiglia.

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MANSUK GIOVAN BATTISTA BOETTI nacque a Piazzano nel Monferrato il 2 giugno 1743

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nello stesso giorno in cui, all'altro estremo d'Italia, vedeva lz luce Giuseppe Balsamo, il futuro conte di Cagliostro. H padre, Spirito Bartolomeo, notaio e podestà del paese, che godeva fama di uomo volgarissimo e aveva fatto morire di pcro>5se e di dolore una !!posa giovane e madre di molti figli, un giorno prese il figlio maggi~re e lo chiuse in un severo collegio di Casale. Di ingegno prontissimo, raa:ontano che il giovane Boetti si mostrasse di umore chiuso e taciturno e non nascondesse una profouda avversione per la sua casa della quale portava con sè l'immagine dolorosa di una mamma morta e quasi uccisa dai maltrattamenti, l'eco degli urli delle sorelle terrorizzate e delle bestemmie paterne. Un giorno, contrariato anche deDa volontà del padre, che lo voleya medico, mentre egli avrebbe preferiro gli studi di legge,.DOD potendo piÌl sopportare le minacce, non volte rimandare più oltre il proposito di liberarsi da una vita imposs.a'bile e decise di correre da un capo all'altro l'Italia e finalmente perdersi nel lontano Oriente. Ma il tradimento di un amico, cui unicamente aveva svelato il suo segreto, fece arrestare il Boetti, nel giorno precedente la fuga, da un uomo c in abito nero e una gran parrucca-. e lo fece rinchiudere, per un mese, nelle carceri di Porta di Po a Torino. Ritentava, con più fortuna, la fuga tre anni dopo, nell'aprile del r76r, allontanandosi senza denari e senza bag~gli,

St fermò a Roma, ove era giunto per via di mare da Genov vuto senza simpatia da alcuni parenti, volle andare a Venezia

Durante il viaggio, entrato nel Santuario di Loreto, -fu colp tiratosi in un angolo oscuro del tempio. lo prese una gran gogna delle sue avventure amorose e tutta la vanità di qudl riggio del 25 luglio 1763, neUa chiesa dei Frati Domenicani religioso. Circostanze insignificanti lo avevano condorto nell il quale egli, ignorando qualunque genere di vita religiosa, r simpatia. 11 duro anno di noviziato piegò il suo animo rìbel per lo 'tudio deUe scienze sacre, fattosi un carattere lieto e pagni cd amato dai superiori per il suo abaccamento alle le che egli chiedesse insistentemente di essere inviato missionari cattivava ammirazione ancora più profonda. Nel t769 Boedi partiva per la missione di Mossu.l in Mesopo che l'inizio deHe sue straordinarie e incredibili avventure. A V della naTe per 110riente, incontrata una donna perduta si pose Ella invece voleva convenir Boetti. Aila fine ne nacque una davanti a un segretario di Stato della Repubblica e gli fece c i Piombi. Il suo 'ftro pericolo, che sanbbe stato poi anche


sul suo cammino. Benchè in gran parte fos· se un'atroce calunnia. Boetti veniva nuova· mente cacciato ed accusato presso la Santa Sede e il suo Ordine. La sua carriera missionaria questa volta era davvero finita. Rientrato in Italia non volle sottoporsi alla sentenza di un tribunale del suo Ordine e · riprendrova quindi la via dell'Oriente. A Costantinopoli si trasformava nel medico Plaffis. Salito in altissima fama fu chiamato a corte, diventò ricchissimo, fece ancora al· · l'amore, finchè un .giorno spari e nulla si seppe più di lui. Era andato a Trebisonda, quindi ad Erzerum, in Armenia, a Tiftis, S<:endendo fino a Derbent nel Daghestan. Tornato indietro penetrÒ ancora ndla l'et· sia, a Teheran, si affacciò sul Golfo Persi· co, visitò Bassora, risali la riva sinistra del Tigri fino a Bagdad, attraversò il deserto, giunse a Damasco. Conoscitore perfetto delle diverse lingue, studiava i costumi dei pae· si che attraversava, la rdigione, frequentan· do moschee e santuari islamici. Dopo infini· te peregrinazioni fu ripreso dalla nostalgia <lei convento e rivesti l'abito, ma, accusato di eresia, fuggi e riprese quel viaggio che ai primi dd 1,782 aveva semplicemente sospeso. Un giorno di aprile del 1785, con un negoziante persiano e tre europei lasciava Costantinopoli e si avviava verso Erzerum. Quivi giunto, mentre il persiano proseguiva per Bagdad, egli, solo, penetrava nuovamen· te in PeBia. V estitosi stranamente, percorse ancora una volta rutto il paese, stabilendosi, alla fine, nella piccola città di Amadia, nel Kurdisran. Prese in affitto una casa e, come ogni altro profeta, volle, prima di incominciare ·la sua missione politica e religiosa, rimanere lungamente separato dal mon· do : novantasci giorni, chjuso nel più assoluto isolamento. Quindi uscl per le strade di Amadia, incominciò a frequentare le moschee trattenendovisi lunghe ore, scrupoloso osservatore della legge di Maometto. Fermandosi nelle piazze parlava di cose divine, e quando vedeva che la gente gli si era rac· colta intorno numerosa, si accendeva. si agitava. scongiurava e minacciava l'ira di Dio. Talune esperienze fisiche comunissime, ma i~ote a quel popolo di pastori e pi-edoni, lo fecero ben presto ritenere un uomo asl'Oiu· (A &iniatra} Do=a criaticma di Wooaul . (Sotto} L'ba· •em doli profeta lolanaur Uncial<JIIe del oec. XIX).

era la sua non comune bellezza e il suo fascino. Npn molto alto, !l1a di aspetto presume e virile, gli oechi neri, la bocca di un taglio sottile, di modi suadenti e delicati, generalmente taciturno finchè non era preso dall'ira. diventava eloquentissimo all'occasione con una parola irruente e immaginosa. Eloquenza e fascino per cui le donne si sarebbero attaccate alla tonaca di Boetti come le spine. Cosi dovette abbandonare Aleppo ove una donna, frequentatr.ce a;· sidua della chiesa ov'egli predicava, aveva suscitato mormorazione e scandalo. Dovute fuggire da Beregik, ove, guarita la figlia del governatore, volevano costringerlo a sposarla, perehè essa ne era innamoratissima. Giunto a M055Ul, vestito da mulattiere armeno, dopo sette tnesi di vita tranquilla ed operosa, durante i quali era divenuto amicissimo del pa9cià. un g:omo, mentre somministrava un elisir a un notabile turco, il malato gli moriva tra le braccia. La figlia praeDte grida al vcneficio, il popolo si solleva, invade e saccheggia la missione, Boctti è incarcerato e punito con cinquanta colpi di bastone sulla p'anta dei piedi e immediatamente sfrattato. Si rifugiò ad Amadia nel Kurdistan, passò poi 'a Zacu e quindi in Persia. Ottenuto alla fine un c. firmano-. dalla Sublime Porta, tornò a Mossul, ma sulla via del ritorno il paacià gli mandò contro ses· santa cavalieri che lo assalirono, la sua scorta fu battuta e dispersa ed egli stesso, dopo aver lottato come un esperto cavaliere del deserto, fu lasciato sul terreno quasi morto. Rientrava a Mossul qual· che mese dopo, ma ben presto, ancora una volta, si trovò una donna


(Sopta) Bassorilievi neU& costruzioni appartenenti ad una civiltà scomparso nella Valle d, Trek. CA destra) !l profeta Mansur festeggia Ja v1 Uona d1 Kur

[incisione deii'SOO)

tamente straordinario. Quando credette di aver accesa la loro fantasia un giorno inconunciò a gridare: c Io sparirò senza che voi ve ne possiate accorgere, mi cercherete e non mi troverete». Clrc~>nda· rono la casa per rutta la notte: la r:natti~a il profet.a era sp~nto. Finalmente scelse novantasettc uommi gtovant fortt e dectst e co~ le armi che gli avevano mvtato i tre eur~pci rimas.ti a Erzerum lt armò, li addestrò, quindi a ~vallo marciO ve~so ti confi.nc turc?· Aveva promesso Costantinopoli. Fu come un ctd?ne che Improvvisamente si abbatte su povere campagne. Nel pnmo scontro ~e:a· mente serio il governatore di Ak.eska fu sc~nfitto e, pr eso pngtO· niero, impalato. Boetti, dal ,suo p1ccolo es~rctto e~altato, fu proclamato Mansùr: il vitcorioso. In tempo breviSSimo 1 novantase~te uo: mini erano saliti a 40 mila. Il governatore di Er-:erum, ~tter~1ro, g~• aprì le porte ed egli vi entrò tnonfalmen~e alla. testa d.e• suo, uom•· ni, sopra un cavallo bianco: Orgamz~aro l eserc•t~, f?rttficava la. ~e­ tà, marciò verso la Gcorgta. Conqu•sta_ta Cars. s! d1re~sc su Ttflt~. Nella valle del Kur battè cinqu~nt~mtla. n_em.tcl,_ ucctdendo venti· duemila gcorgtani e facend~ diecm11l:!: ~mgtomen che. furono_ venduti sul mçrcato di Costanunopoh. Ttfhs fu ~accheggtata e l~cen­ fra. i monti del Caucaso. Nel 1787, riaccesasi la guerra fra la Turchia diata; i principi della Georgia ~ della Caucasta fecer? arto dt s~t­ e la Russia, il Mansùr scese nuovamente in campo e invase la regione tomissione, Boetti assunse un titolo fastoso c mtstenoso : ~<;hetk fra il Terek e il Kuban, spingendosi 6no ad Abasio. Per ctnque anni Ogan Oolò. Tornato ad ~rzerum, procl~mò un~ n~ova rehg10~e, continui molestò le guarnigioni russe con scorrerie e audaci colpi di un miscuglio di cristianesimo e maomet:ttsmo. ~ordm~to l'ese.rct~o mano. Ma la. sua fortuna era. orma; in declino. Net 1791 si spinse con dichiarò guerra alla Sub~ime_ Porta l~ quale, tm!>res~10nata, mv1ò quindicimila uomini 6no ad Anapa, non !ungi dalla Crimea, vi si ch.iuse ambasciatori allo straordinario conqUistatore e nusct a . farlo su? ed aspettò il nemico. La fortezza, assalita dai soldati di Caterina II alleato nella guerra contro la Russia. La fama de!le sue ampres_e s1 con grande impeto, cadde e la città fu invasa. Boetti dopo aver comera diffusa per tutta Europa. c Chi voleva che eglt fosse un Indiano battuto valorosamente fu preso prigioniero e condotto davanti a l'imapostata dai Bramini, chi uno dei sa~elliti _del_ Gran L~ma e Po?· peratrice la quale c trovatolo più frenetico che ragionevole, ordinò che tefice del Tibet; chi infine un granatiere dt Pu~r~onte r~gato 10 fosse custodito con diligenza e con buon trattamento senza veruno straAlgeri. Comunque si fosse, acci~tosi qual_ ~anatt~ vatJ_etnatore a pazzo :.. Anzi Caterina alla fine «lo onorò con testimonianze di fa· edicare tra i Tartari accese net loro antmt la ptu funbonda an- vore, gli assegnò una rendita vitaliz•a di centomila franchi annw, gli destinò la città di Solowestsk a residenza perpetua :.. ~retà di scorr ere, invadere, depredare. 11 primo scontro coi russi fu favorevole a~ _Mansùr. Le truppe d~ Boetti visse nella lontana isola e città del mar Bianco 6no at r798. generale Aprax.im, decimate, dov_ettero r•tJrarsi nella f~rtezza. dt Sette anni di solitJJdine giovarono a r-icondurre il misterioso avventuKosgar. Ma sulle rive del Terek, d 28 o~tob~e I?86, Boettt. fu ~: rier<' del settecento all'antica fede ch'egli ritrovò nella comtmanza di strosamente sconfitto e fu costretto a nfugtarst con pocht uomtm vit~ che ebbe con alcuni monaci armeni cattolici che lassù vivevano. SAIIDIIO ...11111


zione dell'incoronazione in un antichissimo convento, qua. do sul suo capo era stata posta la corona regale. Giacc:hè quel detenuto della prigìone londinese per debiti era Teodoro I, re di Corsica.

Veramente non era venuto al mondo con quel nome Il : si chiamava Teodoro di Neuhoff ed era nato a Colonia da famiglia baronale della Westfalia; una di quelJe famiglie nobili c povere, piene di orgoglio, attaccate ai pregiudizi di casta, che vivevano nei loro più o meno diroccati castelli, conservanti pur nella decadenza l'aspetto dei c. manieri » della vecchia Gennania. Suo padre era stato capitano alla guardia del Corpo del vescovo di Miinster, più tardi, scendendo a più democratico consiglio, aveva sposato la figlia di un fabbricante di panni di Liegi, discretamente ricca. Tutta la vita di Teodoro recherà il segno di quel doppio atavismo: lo spirito ambizioso e militaresco del padre, quello fertile in risorse commerciali della madre. Fu alunno per sei anni dei Gesuiti di Miinster; a quindici anni lo troviamo a Versailles fra i paggi! che Madama la Duchessa di Orléans, nata principessa Palatina, aveva portato -scco dalla Germania. Ave\'a bell'aspetto, sapeva cau..rcr, ma con gran dispiacere della Palatina, ,che cercava di tener desti in lui gusti c virtù gennaniche, 'il paggerto, a quella splendida corte di Luigi XIV, apprese soprattutto a tessere intri'ghi e a giuocare, facendo grossi debiti, che paga"a per lo più con frottole. Dopo lo si trova in Svezia, in Spagna cd in Olanda, ma mai con cariche ben definite.

TeOdoro di NeuhoJI, :nclaione eonaerva1a nel Gobmel dea Eatampes allo Biblio-!eca Nazionale dl Parigi (A destro) Altro ntrotlo dJ. Teodoro di Neuhoff. (Da una atoria del reqno d1 Conr.ica stamp::rta all'Ala nel 1738}.

RE TEODORO NEGLI anni 175<>'51, a Londra, nell'alta società era di moda visitare nella prigione per debiti - o come là si diceva al Banco del Re un .uomo sui cinquantasei anni, di alta e imponente statura, di volto rub1condo tra maestoso e bonario, che, poveramente vestito, in quella sua cella semibuia, riceveva quasi con degnazione le nobili c ladies », i baronetti, i letterati e i commedianti di grido, che, venendo a tro· vario, gli davano il titolo di maestà, ma andandosene gli lasciavano un'elemosina. Più volte vi venne Orazio Walpole, quarto conte di Oxford autore di un immortale epistolario, e Garrick il celebre interprete di Shakespearc, e pare che ci sia anche venu'to Hogarth, il famosissimo incisore-caricaturista. Seduto sul suo miserabile lettuccio, il detenuto parlava, parlava instancabilmente, e, su richiesta dei visitatori nchiamava il passato; ritornava cosi per l'ennesima volta il racconto del suo sbarco nell'isola radiosa, sonante al bacio delle onde mediterranee tra lo sparo dei cannoni c lo scoppio dei mortaretti, in mezzo a una popolazione giubilante cui egli faceva distribuire oro e munizioni; seguiva la descri·


della sua isola. Negli ultimi secoli la Corsica aveva mutato pi~ volte di ~.1· drone, passando dalla S. Sede a Pisa, a Genova, al Banco d1 S. Grorgro, poi di nuovo a Genova. Ma tra l'isola e la Serenissima Repubblica non era mai stato buon sangue; anzi l'incompatibilità era andata sempre aumcn~audo. n 1729 vide la sollevazione della Corsica; grazie all'intervento di \·arte potenze, le co~ 11 per U si aggiustarono, ma non era che una pace appar~te. lnfatti nel 1732 una nuon e veemente sedizione scoppiava, cui parteclp~­ rono tutti i maggiori capj dell'isola: Lwgi Giafferi, Gerolamo Ccccaldi, Simone Aitelli, Simone Raffaelli. Genova li fece arrestare e chiudere nella fortezza di Savona. Poi ci fu una amnistia; ma sotto sotto l'isola continuava a essere in subbuglio. c La Corsica - dice un suo storico - a quell'epoca era in uno stato di attesa messianica, come la Giudea al tempo dei Maccabei, la Frmcia prima di Giovanna d'Arco:.. Quando il Rufino ebbe esposto al barone Neuhoff come stavano le cose a -casa sua, questi non esitò. Tosto persuaso, persuase anche il francescano che il liberatore atteso dai suoi con· terranei non era altri che lui, che aveva ardire, peruia di guerra, e, alle sue spalle una grande potenza che lo appoggerebbe... E poichè far questi discorsi a Genova non era prudente, si diedero appuntamento a Livorno, dove il monaco mise il Neuhoff in relazione coi quattro insorti scarcerati da poco e accesi contro Genova dall'ira dell'onta patita. Ai discorsi e alle promesse del barone, i quattro patrioti corsi aprirono l'anrmo alla speranza. Seguono quattro anni in cui non è ben chjaro che razza di imbrogli il .:-.Jeuhoff ordisse, !Da che restasse in contatto coi capi della Corsica non fa dubbio. Al principio del 1736 una nave francese Io sbarcava a Tunisi, dove egli, con denaro preso non si sa ben dove, si diede a liberare i corsi quivi ridotti in schiavitù e fece acquisto dj parecchie casse di fucili, casse di sciabole, barili di polvere e 1500 stiYaloni alla turca. Il console inglese si portò garante per la spesa, ma i conciliaboli avevano luogo presso certo Buon-. giorno, siciliano. c Lì - dice il Le Glay, il più autorevole biografo del nostro eroe - tra un siciliano, un tedesco, uno spagnuolo e un tunisino si eia· borò il gran disegno di sbarazzare la Corsica dalla tirannia genovese ». (CONTINUA A P.IG. Sf!)

<Soll<a) Disegno oatlrioo <»Dtro Teodoro di Nel.lbofl Da un

o~)o okmd. . . dsl I"'DJ>>. (A destra) c Tbeo·

1"UI Primua Corstcae Rex •·

ritratto di Jabac:h tnci8o da Mlc:hel llaone.

Da paggio di Vcrsailies era diventato un rqué della Reggenza; e già era cominciata

~uclla s~a vi~ di segreti intrighi e di cabale

m~crnaz10nah, confinanti da un lato con lo sptonaggio e dall'altro con lo scroeco che doveva fa_r_ di lui uno di quegli agenti s~greti della poht.tca, di cui i governi si servono quando ne hanno bisogno, salvo a sconfessarli appena si sono messi n~ pasticci. AU'Escuriale, dove intesseva le sue cabale all'ombra del Cardinale Alberoni, avvenne al N~uh~ff di imbattersi in lady Sarsfield, fig!la di un partigiano di Giacomo l lì .rifugtato. La corteggiò, la sposò; ma la donna era brutta e l'ex-paggio volubile· fu una coppia disgraziata che presto si se~rò. Pare accertat~ ~e! andandosene, il marito portasse seco 1 glotelli della moglie. S_egue ~~ il Neuhoff un periodo di disgrazie. ~~~ e a ~ndra, e per procurarsi il pane quottd1ano, fa d musica, il chimico e il cri· ti~o d'arte; in compenso impara cosl bene l'mglese, come - ci dice un suo biografo nessuno straniero mai vi riuscl salvo Vol· taire. Poi lo troviamo in Italia, 'dove si conqui~ta l'amicizia e la ·stima di due virtuosissime suore domenicane, che fino alla fine ere· deranno in lui e lo appoggeranno · nonchè di un banchiere di Livorno <:ui est~rce una fortissima somma. Finalmente nel 1732, a Genova, dove si fa passar per inglese, Neuhoff, che ormai ha trentott'aruii, incontra un tal Rufina, frate laico francesca::Jo dei Minori Osservanti, nativo della Corsica, che lo mette a giorno delle tristi condizioni

8Aft8AIIA ALLAtON


Cagliostro nacque a Palermo il 2 giugno 1743 da Pietro Balsamo e Felicita Bracconieri. Abbandonato l'abito talare, che aveva vestito a quin· dici ann~ dopo un tirocinio infelice, iniziò immediatamente una vita che la madre, vedova, non aveva cenamente sognata per lut. Risse, falsificazioni di biglietti di banca e testamenti, truffe furono il suo primo e lucroso mestiere. Fuggito da Palermo in seguito a denuncia, un giorno racconterà dl avere viaggiato l'arcipelago greco con un chimico sapientissimo, di essere stato a Rodt, ad Alessandria d'Egitto, al Cairo e quindi a Malta. Un fatto è certo, che il truffatore Balsamo recatosi a Roma, ove alloggiò tra l'altro all'Albergo del Sole alla R&tonda, non stentò a procurarsi illustri c potenti conoscenze. E a Roma appunto, il 20 aprile, doveva sposare quella Lorenza Feliciani, ragazza di straordinaria bellezza e fascino che tanta importanza doveva avere nella sua vita. Per un altro, il matrimonio con Lorenza sarebbe stato. la definitiva tranquilla sistemazione; per Caghostro uno strumento qualsiasi per nuove e anche obbrobriose avventure. Poichè il giovane palermitano non solo tornò alla falsificazione ststematica di cedole, carte, sigilli, patenti, lettere e testamenti, ma con sottile e repugnante depravazione fece della bella Lorenza un semplice mezzo di guadagno. Fuggito da Roma per evitare un arresto che probabilmente lo avrebbe portato sul patibolo, attraversò tutta I'Itaha, passò in Francia, quindi a Lisbona ove Lorenza, facile ormai a concedere le sue grazie, accertò la corte di un ricco viaggiatore che prima condusse i coniugi a Madrid e quindi a Londra. E' una lunga, monotona serie delle piu volgari avventure la giovinezza di Cagliostro che, in definitiva, avevano sempre lo stcs~o marchio: la truffa ordita in mille modi diversi. Una vita facile e pericolosa che lo costringeva a mutare assiduamente città e paesi, attrnverso il Belgio, la Germania c l'ltalta, inseguito ovunque da mandati di arresto, lui avventuriero irreperibile e fortunato. Xci t7i6, tornato a Londra, Balsamo abbandonava ii suo vero nome per assumersi quello che lo avrebbe accompagnato nei suoi gtorni mi· gliori c tramandato alla posterità: conte Alessandro di Cagliosrro. A Londra mtanto avc,·a mcominciato a circondarlo un'altra fama, quella di medico, mago e profeta. E' ancora difficile seguire Cagliostro nelle (Sopra) G1uaePJ,» BaiJamo • denommato 1l conte d1 COQhostro • [do un volume su Coqhos1r? pubbl•coto 1n Roma nel 1791) (A destra) Eapenmenh dJ moonebamo da CoQhOltro an uno stampa colorata deli'SOO

CAGUOSTRO VERSO ti mezzogiorno del 21 aprile 1790, sotto la scorta di sei uomini armatissimi, Ca· gliostro giungeva al castello di San Leo. La benignità del Pontefice Pio V l gli aveva com· mutata la pena di morte, richiesta dal Tribunale della Sacra Inquisizione, nel carcere per· petuo da scontarsi nell'amica e solidissima fortezza. Se il castellano Sempronio Semproni, abituato ad una lunga e diversa serie dei più volgari assassini, poteva conservare dub· bi intorno alle informazioni sulla ecceziona· Iità dell'ospite, si sarebbe certamente presto disilluso. Poichè davanti alle richieste impe· riose del condannato dovette alla fine con· cedergli non solo una nuova cella meno u· mida e illuminata dal sole, ma un vitto speciale, che andav.t dal pollo arrosto d'ogni giorno, ai crostini al burro, alla frutta, al vino c rosso e abboccato :o. Cagliostro, ancor· chè perduto ormai irrimediabilmente, non a· vrebbe voluto smentire davanti a nessuno la sua' posizione di uomo superiore, la sua pre· sunzione di profeta e maestro. E' ormai cena la sua identità personale con Giuseppe Balsamo, il figlio del commerciante pa· lermitano, il novizio dei confratelli della ca· rità, il volgare avventuriero, ma per lui, una volta ripudiato un passato di uomo comune e delinquente, rimarrà sempre, andle davan· ti al crollo completo delle più assurde illu· sioni e misti ficazioni, la sua personalità. di genio benefico.

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sue incredibili peregrinazioni. Egli non misura più le distanze; un giorno si può trovare all'Aia, quindi a Venezia, poi a Norimberga, a Berlino, a Lipsia, a Mitau di Curlandia, a Pietroburgo, alternando i vecchi sistemi di truffe alle nuove imposture della sua massoneria ch'egli appunto aveva denominata egiziana. All'Aia truffò 500 scudi a un ricco olandese col sistema del presunto segreto per vincere al lotto; mille zccchin; d'oro vendendo a un mercante di Venezia un altro segreto per trasformar la canape in seta, i più vili metalli in oro; a P ietroburgo volle far credere di aver _resuscitato un bambino morto, mentre in verità era riuscito soltanto a sostituirlo con un altro bambino. La sua fama però cresceva e a Varsavia, ove giunse nel maggio 178o otteneva accoglienze trionfali e veni,-a ricevuto solennemente dal re. I suoi viaggi non erano pitl ormai fughe precipitose, ma clamorose e festose apparizioni. Di lui si raccontavano guarigioni stupefacenti, rivelazioni e operazioni magiche, quasi incredibili. Non solo accorrevano al suo albergo malati che avevano perduta ogni speranza e ne partiv.1n0 guariti, ma uomini di ogni età e d1 ogni classe sociale solo per vederlo e udirlo, come il famoso Lavater, che volle visitarlo a Zur!go.

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Nel gennaio 1785 Cagliostro si stabiliva a Parigi. In Inghilterra aveva probabilmente conosciuto la mas;·J· neria, ne era diventato seguace, infine aveva egli ste'so istituito una particolare associazione che aveva chi:tmato Massoneria Egiziana e di eu; egli era il c Gr;.n Cofta » c Serafina (anche Lorenza aveva mutato nome) la c Regina di Saba ». A Parigi Cagliostro toc•·,) l'apice della fama e della fortuna e con lui LorenzJ, poichè non è facile trovare altre donne che godittcro altrettanto celebrità ai suoi g:orni, quanto la compa· gna dell'avventuriero palermitano. c Ella, scriveva un anun_irator~, è bella: di una bellezza che non apparten· ne gtammaJ a una donna, essa non è punto un modello di tenerezza, di dolcezza, di rassegruuione, no, per· chè ella non sospetta nemmeno i difetti contrari e la sua natura offre a noialtri poveri mortali l'ideale di

una perfeZione che noi possiamo adorare, ma che non sapremmo comprendere>>. La ciarlataneria di Caglio· stro era davvero insuperabile se la sua.medicina, le sue esperienze magiche erano ormai unjversalmente prese sul serio. Ma egli aveya in grado eccezionale alcune altre e più vere virtù che fanno la fortuna degli uo· mini: l'audacia, una forza di lottatore incredibile, e, possiamo dirlo, un'accentuatissima sfrontatezza. Audacia c sfrontatezza ch'egli alla fine, eccessiva· mente inorgoglito dai successi, non _seppe trattenere nei giusti limiti, e che lo condussero in fine all'irreparabile rovina. Poichè è certo che la famosa beffa giuocata da Madama La Motte- al cardinale di Rohan e che portò al famosissimo c affaire du collier» fu organizzata nei minimi particolari proprio da Cagliostro. Ma il castello di carta costruito con imprudente audacia, bastò un leggero soffio di vento per capovolgerlo. E fu inutile che i parigini accogliessero con feste ent~siastiche la sua liberazione dalla Bastiglia. Il suo prestigio ne usciva incrmato e segnava l'inizio della sua fine tragica. Da allora Cagliostro fu co· stretto a riprendere le strade dei suoi lunghi vagabondaggi sempre con minor fortuna e maggior discredito anche se le sue millanterie si moltiplicavano ed egli continuasse a predicare le sue origini favolose, le sue virtù taumaturgiche, i suoi contatti e rapporti con le forze occulte, le sue riforme radicali nella vita e nei costumi sociali. Colra fama Cagliostro perdeva le gran· di ricchezze accumulate, si rendeva vile abbandonando Lorenza nella profonda miseria e sola in una grande città come era anche allora Londra. E l'Italia nella quale tornò, infinitamente più scettica di qualunque a.ltro paese, nulla offrl al profeta disarmato, se non curiosità delle sue molte se non sempre liete avventure. Nè è possibile spiegarsi l'imprudenza di stabilirsi a Roma se non è -proprio vero cile giunge alla fine il momento in cui il destino afferra ogn1 uomo e lo conduce ove egli proprio non vorrebbe. ~­ renza infatti che era stata più vittima che volontarta 571


e futuro "· E dopo un lungo periodo di vaneggiamenti volle che non fosse più chiamato Si· gnor conte ma semplicemente o: Giuseppe il peccatore •· Il 23 agostn 1795 Cagliostro fu colpito da paralisi che. gli lasciò impedita tut· là la parte sinistra. Tre giorni dopo, colpi· to più· gravemente, fu trovato a terra quasi morto. Agli tnviti ripetuti di riconciliarsi con Dio e con la Chi-esa rispo:;e sempre sdegnosamente finchè nella notte tra il 26 e 27 agosto Cagliostro moriva. o: Sepolto fuori di luogo sacro e senza formalità alcuna ecclesiastica», la sua vita e la sua fine furono c'r· condate dalle più curinse e incredibili leggende. Casanova che conobbe i coniugi Cagliostro in un albergo di Aix en Provence cosl li descriveva. t: Trovammo la pellegrina seduta su una poltrona, con l'aria di persona vinta dalla fatica e interessante per la sua grande giovinezza, per la sua beltà che una tinta di tristezza faceva singolarmente risaltare e per un crocifisso di metallo giallo, lungo sei pollici, che essa tenevà tra le mani. Al nostro arrivo essa posò il crocifisso e si levò per farci una graziosa accoglienza; il pellegrino invece non parlò. Di· mostrava 24 o 25 anni, era di piccola starura, assai ben fatto, e il suo aspetto annunziava l'ardire, la sfrontatezza, il sarcasmo e la ' fur· fanter ia, tutto il contrario di sua moglie che affettava nobiltà, modestia, ingenuità, dolcez· za e quel pudore timido che dà tanta grazia a una giovane donna >. TOIUIASO BOZZA

(A destro)

Cogh06tro a.solato do due credil01i a

Londra (lnCI&Jone setr&centescal. (Sotto) Caglioatro ill

un n1ra1to all'epoca dei suoi trionfi porigi.nl.

collaboratrice, forse prtsa da un profondo rancore per la \"lta disumana cui era stata SJ>Ìnta, forse sollecitata dai parenti pii e dnoti che disapprovavano la condotta di Cagliostro cd cr11no adirati delle antiche offese al sno onore C:i don na e dei presenti maltrattamenti, un giorno denunciò senz'altro il C<impagno della sua vica errabonda al non cercamente mite tribunale della Sacra Romana Inquisizioni.!. Nè fu pos!l-ibilc a Cagliostro sottrarsi que-sta Yolta con

quelle fughe che lo avevano tante altre volte tratto d'impiccio. La sera del 27 dicembre 178<) c per ordine dei Superiori fu arrestato da un picchetto di grauatieri del reggimento de Rossi e condotto eon una carrozza nella fortezza di Castel Sant'Angelo ... Fu panmenti arrestata la sua consorte e condotta per ordine Santissimo nel monastero di S. Apollonia c dopo un rigoroso c: perquiriatur » furono sigillate le sue carte c biffate le pone della casa ovc ah•· lava. A Roma egli, ove non riuscì a trovare segurto come medico, aveva rniziato immediatamente la sua opera di mas,one fondando una loggia della quale è rimasta famosa una seduta in cui Cagliostro avrebbe nientemeno che profetato la tragica fine di Luigi XVI esclamando: c Non andrà molto che Lui'gi XVI sarà assalito dal popolo né! palazzo di Versailles, un duca capitanerà la folla, la monarchia sarà rovesciata, la Bastiglia spianata, la libertà succederà alla tirannide». Il processo di Cagliostro fu assai lungo se soltanto il 21 aprile 1791 giunge,·a al Castelio di San Leo, ma non eccessivamente se· vero se volendosi colpire in lui la massoncna che egli sembrav;f allora impersonare gli fu salva la vita. Tentò invano di commuovere i giudici chic· dendo una corona per dire il rosario, libri dì preghiere, un confessore: una commedia insomma che sarà ripetuta nei lunghi anni del carcere ma a eu• nessuno das:à mai il minimo credito. Un giorno, verso la fine del 1791 fatta la confessione generale, al momento dell'assoluzione gridò: c Alto là, padre, che io questa non voglio, perchè a nulla serve, non credendo io nè nel pon· tefice, nè nel vescovo, nè in ,·oi,.protestandomi scismatico ed appellandomi al Sacro CoUegio dci Cardina.h "· In verità è più che evidente ehe le stranezze che di lui si raccontano non s1ano state altro che una forma di pauia. Pas· ~ava molte ore disegnando sui muri cabalistiche figure massomche; digiunava lungamente e molto spesso dormiva sul nudo pavimcDto quando non urlava all'inferriata deJla finestra bestemmiando o gridando che lo volevano ammazzare. l.ìna volta si fece cucire un rozzissimo e stranissimo vestito e iniziò ùure penitenze con digiuni e macerazioni. Spesso diceva di avere straordinarie ri· veluioni da connm;care al Pontefice che c: avrebbero prodotto la gloria del sommo Dio, GUella uclla sua chiesa e l'a,•vantaggio del mondo rutto presente


, Amsterdam hanno cieca fiducia in lui e gli LA MATTINA del 15 marzo 16.49 Via Giuprestano 15 mila 6ormi. Avutili c _S ua Ec~l­ lia a Roma era il teatro di una sceru. emolenza il Cavaliere Giuseppe Borri" spansce zionante. Dall'interno del Collegio dci ~ di nuovo. Va in Danimarca, e diviene Alchi: suiti, che in quella strada aveva sede, giunmista di re Federico III che spende per lUI gevano alte grida e di tanto in tanto si udi2 milioni di scudi onde metterlo in grado di vano risuonare sor<bmente colpi d'archibufabbricare l'oro, come ha promesso. Poi gio. Sulla porta del Collegio un certo nuBorri si allontana anche da Copenaghen, va mero di sbirri teneva a bada i curiosi che cerad Amburgo e truffa la regina Cnstina di cavano di vedere quello che accadeva all'in. Svezia, sempre promettendo .la fabbricazione temo. Ad un tratto uno dei gesuiti si affacdell'oro e facendone appanre qualche gra~ò. ad una delle finestre del primo pian-a e tnCltò la folla ad entrare, ma nessuno si nello con abile trucco nei suoi esperimenti. Rito.:Oa a Copenaghen' e qui scrive un intemosse. Tutti in~e domandarono al sacerdote che rosa fosse avvenuto: e si seppe cosl ressante Libro di consigli politici per il re. che i convittori avevano chiusi a pane ed Alla morte di questi nel 1670, l'aria della caacqua i gesuiti e non volevano liberarli. Era . pitale danese diventa irrespirabile per l'avstat~ chiamato il Bargello, ma ;Lile intimaventuriero italiano, cd egli riprende .il suo zioni degli sbirri, i convittori insorti avevavagabondare. Alla fine del 1671 v:ene arreno risposto con una scarica di archibugiate. stato per sbaglio nella città di Coldningen. come reo di aver organizzato una eongtUra Per or~ ~ssi erano i padroni del' campo. contro l'Imperatore d'Austria. Viene ricononotuJa era straordinaria e fece Il giro di tutta Roma. Il Papa, subito informato, sciuto innocente: ma il Nunzio pontificio, (che sarà poi Innocenza XII) sa chi è Borri dopo che per una giornata intiera i convittori avevano rcsis,tito · agli assalti degli sbirri, e chiede in nome del Papa la consegna del prigioniero. Borri è un valentissimo medico: mandò a parlamentare con essi il Cardinale 11 cavalle-ro G•u!utpr-~ Sc:rri (htoqro~~a ottocentc 1 da Lin r.trcllo c::m .. orva'<J J MaJr.dl guarisce l'Imperatore caduto ammala•.o e Vicario. Bisognava andar cauti con quei raquesti non ne vuoi sapere di maridarlo a mogaz.zi,. t~ti figli di nobili e di persone inrire a Roma, per mano del boia del Santo fluent!sstme! Le trattative andarono per le Uffi:r:io. Ne nasce una lunga controversia d'lunghe con grande pena dei gesuiti che non plomatica e finalmente la Santa Sede vince. mangiavano ormai da un paio di giorni. E: fiBorri viene trasportato a Roma sotto buona nalmente si approdò ad una specie di armiscorta. Sa che la protezione dell'Imperatore stizio: i convittori avrebbero beneficiato di lo salverà dalla pena capitale : ma sa che la una amnistia generale; i gesuiti sarebbero sua carriera è finita. E allora abiura a tuili stati. liberati, il rettore del Collegio avrebbe i suoi errori nella chiesa della M'nerva; palasciato Roma. Nessuna pena era comminata re ritornato ai fervori religiosi della sua a~ C2po _d~ll'insurrez1one, un ragazzo di segioventù. Ma la fortuna gli offre ancora la dki o dictassette anni, Giuseppe Borri. chioma. lJ cardinale d'Estrée, ambasciatore Questa del Collegio, fu la prima delle indi Franc•a a Roma, si ammala. Alessannumerevol.è avventure che doveva incontrare aveva ordinato di armare, si sarebbe messo a fabbricare l'oro. vcpoèa della c pietra filo' dro lfl invia all'illustre infermo benedizioni nel corso della sua vita movimcntatiss'ma il sofa~ » era tramontata da un pezzo. Le e indulgenze : questi chiede invece l'opera di Borri. Cacci_ato poco dopo dal Collegio, studiò scienze, alla metà dei seicento, erano in pieBorri, che langue nelle carceri dell' lnquis:per ~reccht anni chimica, fisica e mcxlicina, no rinnovamento. Pure Borri riuscl a conzione. Il Papa tentenna, il cardinale insiste: e acquastando una cultura per i suoi tempi vevincere un gran numero di persone, a trovaBorri, accorso al capezzale deJI'infermo, lo r~mente eccezionale. Un certo genio, ah Bor~ re denaro, a metter su un laboratorio, a spasguarisce. E' un trionfo. L'avventuriero diviert, non mancava. Ma gli piacevano le belle sarsela allegramente. Poi, un bel giorno ne medico personale dell'ambasc'~tore frand~e e le lunghe serate al tavolo .da giuoco. sparl da Roma, insalutato ospite. E comincese, viene trasferito a Castel Sant'Angelo, Stcc:Jtè nel 1654, a causa dei mez:r:j non ec· ciano rosi le sue peregrina:r::oni e le sue invi riceve i suoi dienti (ben 7300 persone accesSivamente onesti con cui si era procurato credibili avventure attr<U>erso tutta l'Eurocorsero a lui in pochi anni), rifiuta le prod~l dena~o, e per evitAre di finire alle carceri pa. Lo troviamo anzitutto a Milano, ove poste di un frate che gli proponeva di fugdt Tordinona, Borri decise di · farsi frate e gire e pare ritornato a giorni migliori. Ma !i rifugiò in un convento non lontano b. - crea una specie 9i conffaternita religiosa, San~ ~a~ ~iore. Fu visto a tutte le che si adunava di nottetempo. Però un certo muore Alessandro VII e sale sul soglio vonabate Bartolomeo Piazza denun:r:!a il Borri ti6cio Innocenm XII, il Nunzio di Vienna. f!lnnons rehg10se, scrisse operette di asceaccusandolo di voler sollevare lo Stato di Le condizioni di Borri cambiano. Ora è veratica e di morale, si fece vedere in chiese Miiano contro, -la Spagna. Borri fugge in mente un prigion·ero : la sorveglianza aumenfuor~ mano ~ battersi il petto o rapito in una Svizzera, dimenticando ·però di -r~tuire ai ta, il vitto peggiora, i libri g{i vengono !alti. estUt celestiale, che gli illuminava il viso suoi seguaci' i denari che gli avevano affidaLa vecchiaia d'altronde è alte porte con i 'suoi bellissimo e intelligente; insomma fece cato. Molti di questi illusi furono condotti a innumerevoli acc;acchi : e Borri non si fa ilpire a tutti che, ormai, era proprio rinsavito. Roma ove - scrisse un contemporaneo di lusioni. Castel Sant'Angelo sarà b. sua tomba. Poi un bel giorno disse che aveva avuto dei Borri, Gregorio Leti - c se non sono morti Pure un altro avvenimento straordinario c'è, colloqui con l'Arcangelo Gabriele e mostrò -! tutti una .spada miracolosa, avuta proprio languiscono fra le sozze pareti delle carceri nella sua vita. Innocenza Xli si ammala di 'tleli'Inquisizione :.. E mentre era in Svizzera, podagra. Borri segue la malattia dietro le ID dono dali Arcangelo un giorno che gli era il 2 marzo 1659. Borri fu invitato a compascarse notizie che gli pervengono ndla pri.apparsa nel cielo una g~ - palma lumirire eJ).tm_nove giorni al Tribunale dell'lngione. E un bel giorno scoppia la bomea finosa. Borri disse di esser stato iocaricàto di quisiz:ooe. Tale intimazione rimase per lui, nale : il pontefice vuoi servirsi della sua opereal=zzare l'unione c dei fedeli con gli infecome è naturale, lettera morta. Fu ripetuta ra di medico. Borri visita Innocenza XII: il deli • : e ciò a mezzo d'un esercito di cui egli il 2 ottobre 166o con lo stesso risultato. E papa è ormai avviato verso la guarigione. ~a~bbe . ~~to il condottiero. Queste, o-altre Ma l'astuto medico ordina un rimcd'o spettafolhe, ev~tarono al Bor,-i i guai che gli pro- allora il 3 gennaio ·1661 fu bruciata a Roma l'immagine di Giuseppe Borri. coloso : un bagno di sangue di lepre. Innocenmetteva il Bargello, il quale non aveva diEgli disse che mai aveva avuto freddo come za XII ne ésee vispo e arzillo come un bammenticato il vecchio conto. Ma il nostro amiqut'l g:orno. Però ·se in Svizzera i suoi afbino. E' il tr-ionfa.. Sta per aprirsi davanti a co non aveva proprio uno spirito del tutto fari andavano bene, la pacifica Elve:r:ia non Borri una placida via di agi e di onori. Il mistico: gli piaceva la vita oon tutto quel era proprio il campo ·ideale per un uomo corigore della prigione si allénta. Forse lo noehe poteva offrire. Sicuro omiai dell'impume lui che aspirava alle truffe in grande mineranno Archiatra dei Sacri Palazzi Aponità pensò che fosse giunto il tempo di rr.etstile. E allora Borri si trasferisce mOlanda, stolici. Il dest,ino juvece tradisce: il vecchio tere a profitto le Jftoprie cognizioni scienad Amsterdam, centro commerciale e finane stanco avventuriero. Il IJ gennaio 1695 tifiche, (che erano, è bene sottolinearlo ancoziario di prim'ordine, e vi esercita la profesBorri muore a Ca~tel Sant'Angelo di cui, ra uru. volta, superiori a quelle del suò temforse, stavano per aprirsi le porte. Fu seppo), per far denaro, molto denaro. Avrebbe sione del medico con grandissimi successi. Si fa chiamare Eccellenza, ha turbe di pellito in una tomba, ora perduta i.n Santa t>Qtuto fare il medico. Ma la vita professioMaria della Traspontina a Borgo Nuovo,.. clienti, guadagna moltissimo, la città lo pronale metodica non era per lui. E allora si clama suo cittadino onorario, si. parla per oggi via della Conciliazione. buttò agli imbrogli. Annunciò che per finanIILYIO P'LATall• lui d'un ricco matrimonio. I banchieri di ziare !"esercito che l'Arcangelo Gabriele gH

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CASANOVA -c SAREBBE un bellissimo uomo se non fos.

se brutto - scrisse di lui il principe di Li· gne - ma di una bruttezza che piace alle donne: agile, maschio, costruito come un Ercole: un metro e 86 centimetri di altezza. Un volto di colorito africano, dall'ovale non perfetto; la fronte larga ma troppo sporgen. t~; un naso rapace sopra una bocca sensuale c dischiusa così da mostrare i denti ; un mento poco fermo e iion volitivo: volto da pirata di mare, solcato da cicatrici, ma voluttuoso e bonario». Figlio di due attori, Gaetano Giuseppe Casanova e Zanctta Farusi detta c la Buranella », nacque a Venezia il 2 aprile 1725; la' sua inianzia si svolse fra gli intrighi della ma· drc e gli esorcismi della nonna Marzia. La madre, desiderosa di essere p'ù libera e ambiziosa di quel suo bel maschio inteili. gente ed ardente - ultimo dei suoi rampolli - volle farne un ecclesiastico, secondo la !noda del tempo. A tale scopo, infatti, lo Iscrisse :~ll'Università di Padova ove, tra

l'amore con Bettina, povera ragazza semplice e Alcina, soreJlla e strva del misero abatino che lo ten~a in pensione - riuscì a prendere la laurea in c utroque jure » c ad ottenere, dal Patriarca di Venezia, i quattro ordini minori. Gli vengono tagliati i riccioli, ma una parrucca ed un bel vestito lo com· pensano dd sacrificio. E' un abatino magni. fico che tutto emozionato" c fa la Quaresi· ma» alla chiesa di San Samuclc, con grandc ~onsolazione della nonna. Ma la madre muore: il nobile ·Malipiero, • che per amor di Zanetta lo protegg~a. non vuoi p'ù saperne di lui, e lo caccia a bastonate, obbligandolo ad entrare nel Seminario dr V cnezia; e pokhè, insofferente della clausura « Giacometto » fugge, lo fa rinchiude· re nel carcere di San' Andrea dal quale evadc per raggiungere a piedi, e ricorrendo alla carità dei frati accattoni, il Vescovo di Martorano che gli ha offerto un posto di segretario. Squallido è l'episodio di questo vescovo poverello, triste, gelido: c poichè Giacomo Casanova ha bisogno di sole 'e di vita, esuberante com'è, riprende dopo poco la sua strada, diretto a Roma dove un po.. tentissimo prelato, il Cardinale Acquaviva, lo assume tra i suoi impiegati. Ma nè Roma, nè la giovialità di Papa Lambert'ni, nè l'amore di donfta Lucrezia lo sanno trattenere : egli ama l'avventura, rapisce una fanciulla ed è licenziato dal rigi· do cardinale di cui ha osato corteggiare la

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bella amica. Torna a Venezia senza Wl soldo e si arruola tra i soldati della c Serenis· sima ')) diretti in Oriente, buttando per 1sempre alle ortiche l'abito talare. Però la disciplina militare non gli gl'rb~, s cchè date le dimissioni ritorna a Venezia con negli occhi l'incanto di Costantinopoli e del Bosforo. Miseria: non sapendo chefare, suona il violino nell'orchestra del Tea· tro di San Samuele. E' il 1745: una sera, uscendo da un ballo popolare, urta il piede contro il" corpo di un uomo svenuto, di Sua Eccellenza Bragadin, una delle figure più rappresentative della Repubblica. Casanova lo porta a braccia a casa sua, lo cura, e il Senatore .riconoscente lo adotta come figlio rivelandogli in seJ!'uito la sua grande passione per l'occultism· Giacomo, che si ricorda le an:.-..o+' pratiche di magi~ della nonna Mania, lo asseconda, gli dice di essere negromante e si fa attrezzare un laboratorio pieno di storte e di alam· biechi per fabbricare la famosa pietra filosofale d ' cui, dice, è riuscito a scoprire il segreto. 'Indi sicuro di essere protetto, ri· prende la vita scapigliata resa facile ormai dagli scudi del padre adottivo che paga, senza neppur rimproverarlo, i debiti di gioco. Ma il demone dell'irrequietezza è in lui, Venezia lo anno;a malgràdo gli amori, per una c Monaca per forza~. per la cantante Teresa Imer, per la bella e volgare Lucia Pasian; e ~l 1750 si dà ai viaggi, aiutato da un

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gramma 'finanziario in verità, ed era aJUioso di conoscere c quale fosse qucs~a su~ idea :., quella per lo meno che gli .•ss aUri· buiva ben deciso a chiudersi nel psu msstcr.oso 'riserbo se ti signor Duverney gli avesse .detto cose incomprensibili o fatto ,domande compromettenti. c Ecco ciò che pensavate ieri - gli dine con sicurezza Giuseppe Paris Duvemey tendendogli un foglio - e chi vt ha prece· duto è il signor Calzabigi :t. Giacomo Casanova lesse avidamente il docn· mento su cui era scriuo: c Lotteria di 90 numeri con estrazione ogni mese e premio ai cinque numeri usciti ecc. :.. Ebbe un sospiro di sollieYO: si trattava del gioco del lotto, già popolare nella sua Venezia, e che portava se<:o la cabala, con i suoi calcoli complicati e le piramidi di numeri magici. Su· bito animato, dopo un sospiro di solJievo ben d'ssimulato, si mise a discutere con il Duverney e il Calzabigi, sopraggiunto nel frattempo, di estrazioni, di probabilità, di combinazioni, rivelando in materia una tale competenza che tre giorni dopo l'ideatore del gioco del lotto in Françia Si recò da lui, proponendogli di fare insieme l'affare. Toccò al Casanova, abile parlatore, sostene· re le discussioni con i finanzieri scettici; e tanto seppe convincerli che la c Lotteria della Scuola Militare » venne approvata e cominciò a funz·onare, con grande aJJegrezza del popolino il 18 aprile 1758. Gòacomo Cas;:.nova venne nominato Direttore Generale della Lotteria Reale, ottenendo inoltre la garanzia di vari botteghini. 11 gio. co del lotto r 'stabill le finanze reali, ma non quelle della Francia per cui occorreva ben altro: un prestito cioè dalla ricchissima Olanda Incaricato di portare a buon punto la difficile missione, Giacomo Casanova, grazie alla fama che si era fatta come ora· tore, venne inviato ad Amsterdam con un (A smiltra) Scene •enez:~ane dell'epoca di Casanova~ lppolllo Cafh: Lo reç,ato dl RloliO. (Sono) Ritratto d1 ColOnOva do un bualo dt Berko ritTovoto al Castello

<L Woldtleln

assegno mensile di Braga.din c dalla fortuna nel aioco c con le donne. ~ Parigi conosce i letterati e i comici del Teatro italiano, legandos1 spe· CJ~Imcnte con i con ugi Balletti, a Lione si iscrive alla Massoneria, da Ltone va a Dresda, a Vienna, a Praga. Lo ritroviamo a V~nezia nel lì5.l, legato dal segreto di avventure licenziose a•vcnute nel Casinetto di ;'.1urano con l'abate Conte Francesco Gio· vacchino Dc Bernis ambasciatore di Luigi XV presso la Serenissima. Tutto va benissimo sino al giorno tn cui il Grande Inquisitore riceve una denuncia anonima che accusa Giacomo di empietà, d1 magia e lo rivela un pericolosissimo affiliato della massoneria. A rrcstato. è chiuso, luglio 1755, nei Piombi. Ma le fughe sono la sua SJ>CC•alità, e anche dal tragici c Piombi,. nesce ad evadere dopo qumdici mesi di rcclus one, ri· fugiandosi a Parigi dove, povero ~ mal vestito, abbandonato da rutti perfino dal padre adott ''o eh<· non vuoi fastidi, arri,·a il 5 gennaio 1575. St recò dall'antico compagno di orgtc, l'abate De Rcrnis. che dopo averlo accolto pieno di giub1lo, gli diede un rotolo di cento luigi, lo raccomandò a Choiseul, astro di pr·ma grandezza nel ciclo della politica di Luigi XV, e lo presentò a Corte ove conobbe c il bel Re,. e la Pomvadour, dalla quale però non riuscl ad ottenere niente più di un grazioso sorriso. Nulla fece per lui iJ signor di Choiseul, e il Dc Bernis allora pensò di mandarlo dal Controllore Generale, il S!gt:•! di BouJogne presentandolo come c uomo capace di trovare qualche cosa di veramente utile alle finanze rcah ,. allora pencolanti. Fiducioso nella sua buona stella, Giacomo Casanova va dal Controllore Generale il quale a sua volta lo presenta al grande finanziere Giuseppe Paris Duverney, imbarazzariss·mo e assillato dal desiderio del re che vuole avere la sua Scuola Militare e non può, perchè per fondarla occorrono venti miJtoni. c lo ho in testa un progetto che dovri!bbe dare al Re non venti, ma cento mil'oni » affermò con tono sicuro casanova quando si trovò dinanzi al finanziere, che lo guardò attentamenre, sorrise e disse: c So già a cosa pensate, ma venite a pranzo da me domani e vt mostrerò il vostro progetto :t. L'indomani i) nostro mtraprendete giovane si avviò, preoccupat:ssimo dal signor Duvemcy: non aveva avuto nessun pr~


(Sopra)

Seene veneZJane dell'eJX>eo d1 Casanova:

del quadro dl

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Guarda. (A SlnJSiro) La luqo !mct.Bion.e contemporanea).

lHglietto u ffic1ale che lo presentaYa al banchiere ebreo ltl:ope, dio ùdla llorsa e della finanza olandesi. Per sua fortuna la figlia di l Jope, la bella Esther, si invaghì dell'attraente venez1ano, entrato nelle simpatie del banchiere gra· zie a qualche gioco di cabala ben riuscito, c in conclusione il bel Giacomo non solo ottenne il presCito di venti milioni per il Re e 100 milioni per la Francia, ma l'ebreo gli offrì la mano di Esthcr. L'idea del matrimonio non sorride però a Casanova: c po1 egli pensa troppo alla piccola figlia dei Balletti, la diciassettenne Maria .Maddalena detta Manon che lo ama, gli scrive rutti i giorni lettere ingenue: pensa anche, e soprattutto, alla bella figura che farà a Pangi tornando vincitore dalla difficile impresa, c lascia l'Olanda senza curarsi delle lacrime di Esther che gonfiano lo Zuider Zee. A Parigi, con i denari guadagnati allestisce per sè e la sua ptccola corte una casa magnifica, chiamata, Dio sa pcrchè la c Piccola Polonia • nel sobborgo Saint-Honoré presso la Madelcine. Non è Più semplicemente il signor G acomo Casanova, tipo di avvemunero, ma il cavaliere di Seingalt, titolo che si è elargito da sol9 a~ndone assolutamente bisogno per ti lustro e i rapporti con la nobile società. Sicuro del domani, con solide protezioni c largq credito, avrebbe potuto vivere c honoratamcntc •, ma aveva il gusto dell'intrigo c degli amori, degli imbrogli e delle mistificazibni: intorno a lui, nella sua casa somuosa, circola~no avventur~ri, donne galanti, nobili dame un poco pazze, maniache di esorcismi e Invase da erotismi tardivi per il bel cavaliere, mago e: maestro della Cabala, Rosacrpce della Massoneria. $-pecialmente a lui dev1>te sono in questo tempo la madre d1 Caterina di Russia, S. A. Serenissima Gianna Elisabetta di Holstein, vedova del principe Ankalt-Zerst, cinquantenne prodiga e leggera, El'sabetta O'Bnen contessa di Lismore, che vive dei -fa~ori_ di Monsignor Saint Albin ·arcivescovo di Cambrai la ~~}i ·Roumain e, sopratutte, la marchesa d'Urfé. ' Quest'uloma, detta ., la Decana delle Medee francesi :t dedicatt~i con pa~i~>ne alle scienze occulte, fu l'ultima p'rotettrice di G14eonw Cà~a. al qual~: immolò volentieri gran parte del suo denaro, lp'a~ di r!ce_vern6 in cambio elogi sperticati per il suo laboratona d1 alch1m1a, per i suoi manoscritti magici senza valore alcuno in ventà, per le sue sensazionali e. assurde scopene


nd mondo dell'invisiblle. Di aver approfittato delle vec· c:bie dame, che in nome della stregoneria, allegramente truffò, egli si scusa nelle sue « Memorie,. con un giro di frasi dalla morabilità dubbia: « Se avessi creduto di poterle disilludere e porr:are allo stato ragionevole il loro cefveJJo, penso che l'avrei fatto, e quest'opera sarebbe stata meritoria. Ma ero persuaso che la loro infatuazione era inguaribile : e credetti non aver nulla di meglio da fare che secondare la loro follia e profittarne. Meglio io che un altro ». Il mago Sangermano fu per un-éttimOsuo temuto concorrente nella speculazione della vecchia marchesa d'Urfé, .ma poi questi pensò bene !asciargli il campo libero, occupato com'era a rurlupinare con esperimenti magici e filTri la Pompadour c Luigi XV. L'attività di Giacomo Casanova al ritorno dall'Olanda fu prodigiosa g•acchè, oltre alle pratiche di stregonene e al lavoro di direttore del Rfgio Lotto, aveva aperto nel quartiere del T empio una fabbrica di tessuti stampati che ancora fino a qualche anno fa andarono a ruba fra gli antiquari e i collezionisti, in più giocava nella casa di Angelica Lambertini, che si faceva passare per nipote del Papa e teneva in via Cristina una specie di bisca c ad usum delpbini ». Ben poco gli restava da dedicare alla piccola Balletti, anche percbè altre donne lo avevano attirato amorosamente nella .loro orbita, come -ad esempio la fredda e calcolatrice Baret - e la_ bella peccatrice Giustiniana Wynne. Co~l. quando nel 1759, dovette tornare in Olanda per cercare di ristabilire con un prestito personale le proprie finanze, pericolanti malgrado la cabal4, stanca di aspettarlo, Manon fini per convolare a -giuste noz· ze con l'ottimo signor Bionde!, architetto del Re e membro _d elrAccademia. Era una liberazione per Giacomo

(Sopco) Caoanova a 65 anni [acquaJort• conlempor<mAKI]. !A oinialra) Scene ven&zlane dell'epoca dl Caoanova: Piazza San Marco con mOIICbere, particolare del quadro di G . Rlchler.

Casanova tuttavia quando ad Amsterdam gli giuns; inatteso il suo commiato, sj disperò: ciò che io lui soffriva non era l'amore beninteso, ma l'amor proprio, come avviene del resto nella maggior parte dei cast. Con la scomparsa dalla sua vita di ;Mari~ Maddalena detca Manon, tramontò 1St puo dire la buona stella di Giacomo Casanova. 1J secondo Yiaggio in Olanda non fu .fortu· nato. Doveva tornare dunque a Parigi? Non era possibile di fronte alla .r?vina finan~a­ ria ~ al fatto che ii De Berms, era partito. La vita randagia lo riprende allora: e<:COJo in Germania ove Federico il Grande gli of· fre - cosl dicono le Memorie - un ottimo impiego a Corte che egli rifiuta, e poi in Inghilterra, ove non accetta neppur.e la. buona sistemazione che gli propone Gtorgto II, ma accoglie invece l'amore di ~na .~erta CharpiUon perfida e perversa, ~ d!. un !gnota portoghese. Anche in RuSSia SJ sp:nge, nella speranza di ricevere un'accoglienza entusiasta da Caterina II di cui ha tanto conosciuto la madre: la Zarina non solo non lo ricevè bene, ma neppure gli concede aiu· to di sorta, e a Casanova non res~ alt~ che consolarsi con la schiava selvaggta Zaira che lo amò del resto, è provato, più di tutte le altre donne. Da Pietroburgo andò a Varsavit, <!a dove dovette fuggire qbpo un due~o con. il generale Branicki per una quest!one di _donne. Nuovamente in Francia, a Aìx-les-Ba_ms conobbe il suo più grande amore : Enr~hcrta, fuggita in precedenza da un chiostro per segu ire un vecchio capitano ungherese.

a a C«NTOIIZa

11 11

(COA'TINUA .l UG. ~,a)


L'O~ORlTO 4VVE~TI RIEKO 1

(Sopra) Venezia s.ottec.nl&SCO; apettatorl del Corte.:» nqyale per 1o aposohza.o con ti mare (particolare dl

un quoèro del Canalet1oJ ( A ~antatTa) Antonto Long:>.

ANTONIO LO~GO IN UN FREDDO martino del 1814 un bar· eone proveniente da Mestre deponeva sulla riva di Canareggio un vecchio macilento dalla barba bianca, due ragazzi, una ragaz· zotta sui vent'anni; due cani e una passera in gabbia completavano la comitiva. Il vce· chio c la ragazza trascinavano ciascuno una valigia sdruscita; tutti poi era n ves t i ti poco più che di stracci, avevano ai piedi scarpe che ridevano e le calze mostravano pei buchi che la pelle era bianca. Entrarono da un venditore di vino in Cana· reggio, dove consumarono un po' di pesce fritto e bevvero un po' di vino anacctuato; dopo di che il vecchio attaccò discorso col ,·inaio e tanto seppe empirgli la testa di bc1 discorsi e racconti cd elogi di quel suo mediocrissimo vino, che l'esercente - che dap· prima aveva guardato quegli stracc'oni con diffidenza, - finl per interessarsi vivamente alla loro sorte c si offerse di alloggiarli presso un suo conoscente, almeno in via provvisoria. Veramente l'allogg'o era una specie di spelonca, c abbandonata da tutti fuorchè dalle pulci e dai topi •; ma poichè il vecchio, pagato che ebbe con due taUeri il primo mese di fitto, non ne aveva più in tasca che un terzo, non poteva pretender di meglio. Aiutato dai figli e dalla ragazza pone a terra le imposte delle porte tolte dai car· dirti e vi sparge poca paglia; cd ecco i lett:. Leva dai gangheri gli c scuri» che minac· ciano di cadere, ti ferma con alcuni chiodi a:l.la murag'lia e servono da tavolini. In cuci· na non vi sono che due sedie e un macinino da caffè mezzo rotto: la legna pel focolare la fornirà il resto degli scuri. Ma intanto sul tavolino della camera da letto è comparso un calamaio, delle penne, un manoscritto in· cominciato; e mentre la ragaua e i fanciutli speuan legna o preparano alla meglio delle

Dal vol. l della aue ~ Met11one • stampate a Vene%1o • appreaso Antonto Cwh nel 1810 • . (A dntro) "Ma. achere vene%'ane del Settec:ento con bautta (portico· lore dt un quadro dl Pietro Longhi).

stiacciate che cuociono sul focolare, il vcc· chio scrive, scrive infaticabilmente: scrive di giorno alla luce del sole invernale riflesso dalla parete al di là del canale, scrive fin nel cuore della notte al lume di un candelotto infilato in una rapa. Giacchè quell'uomo che oggi muore di fame e di freddo i! stato per molti anni uno dei belli spiriti, improvvisatori, editori più apprezzati di Venezia, si è seduto, desideratissimo, alla tavola dei più grandi signori, è stato accolto a braccia aperte nelle loro ville, ha avuto occa.lioni di straordina· ria fortuna... Tutte queste sue vicende pas· sano per la testa del vecchio mentre egli scrive le sue c Memorie», d'l'egli concluderà con un mta culpa : c lo non posso omettere di supplicare i leggitori a riflettere sopra le stravaganti vicende della mia vita, e come da uno stato dovizioso e brillante, a poco a poco mi s'a ridotto nel più misero e luttuoso. Es· sendomi proposto di giovare altrui pubbli· cando sinceramente la mia storia, sono certo che una tale riflessione non sarà. loro inutile, e potranno conoscere il comun bisogno d'usa· re in qualunque st:ato quello moderazione ch'io, fatalmente, non ho mai conosciuto •. L'avo di lui era stato in Venezia ragioniere ducale e aveva lasciato un discreto patri· monio; suo padre, ultimo di quattro fralelli, aveva persuaso i maggiori a entrare negli or·

ùini, c, raccolta quasi tutta la fortuna, aveva sposato Teresa di Saussois, una bcllissi· ma portoghese. Figlio dell'amorosa coppia, Antonio fu educato nel peggiore dei modi; fino a dodici anni non fece culla di nulla; viceversa ogni sua monclleria era salutata dai genitori come prova di rarissimo ingegno: così quella volta che nel caffè, preparato per cinque solenni senatori, intinse u1a bisuma papalina che diede un formidaWe vomito ai padri coscritti. Buon per lui che, sui diciotto anni, fu posto a scuola da un uomo dotto e intelligente che seppe destare nell'alunno l'amore delle buone lettere, e ,la allora, c per parecchi anni, dicci ore di la· voro al giorno parvero poche alla smania di apprendere del giovinetto. Finchè, risentita· scne la sua salute, do,·ette ridurre un po' le ore del tavolino; colmò però la lacuna assi· stendo assiduamente alle migliori rappresen· tazioni teatrali o conversando con uomini dotti c geniali, tra i quali basterà nominare Gaspare Gozzi. Una grande e bella villa che i Longo possedevano alla Mira, lungo quella deliziosa riviera del Brenta che un•sce Pado· va a Venezia, fu un altro luogo di delizia e ristoro per l'adolescente, che vi passò qualche anno dedicandosi a studi di agricol· tura, botanica e veter!Oaria. Viceversa quan· do gli tocca scegliere una carriera, il padre, aperto per proprio conto uno studio notarile sotto le Procuratie Nuove, fa di lui un n~ taio; ma poichè, com'egli dice: c quell'u!fizi~ non era fatto per me» e quel formularo di atti c più in lingua bergamasca che toscana» non poleva che disgustarlo, il giovane Longo comincia a svagarsi in amorazzi e a buttarsi ad avventure che temùnano quasi sempr~ con qualche smacco. La prima fiamma gh porta via la fulgida e ben ricamata uniforme nuova; la seconda gli vale altri guai ; la terza si conchiude in uno matrimonio che lo lascia precocemente vedovo.


Ma neanche i guai inf~avano la 1 che ormai s'era destata in lui, e che Venezia altn:ttmto fastosa e bella qt A Venezia tutti ridevano, burlavano dove si ·raccoglievano i più felici Ìllj <iella vita fastosa de!Je corti cinqueco squisiti palazzi che specchiano le lor balconcelli di marmo e le altane 6or palazzi, che, quasi a significare ii cru veneziana, hanno per centro e cuore Una delle più famose fra queste case òove non c'era celebrità d'Italia e fc prattutto gli artisti, gl'improvvisatori, erano accolti, carezza ti, protetti. II L Jietro le spalle il tabellionato egli s'~ ruroso che ·oggi scrive una commedia, drammatica c magari il suo impres; trascorre mesi nella villa di un mece banditor di mascherate o poeta auJi, Fra i gentiluomini che in quel tempo cizia è il conte Alessandro Pepoli, so di cui dice ii Longo che era : c inde l'esercizio delle belle arti, e della gi1 matico, epico, ballerino, guidatore di e una dozzina d'altre -cose ancora. Er, Teresa Depretis Venier, donna bellis nella danza, nella decJamazione. Altre tempo Costui sua vii di acq ranta , le part versazi pranzi ininter: fortun; venuto Zola, • provvi! di pori una ma ma a l manca rie » d moribo1 aveva esser v riero di affront; ze mai non puo carriera pre qua vita si e non ~ Risposal figliuoli, ria, per lari: si tipograf zione di bel) da tutti i c;

pistico p famiglia all'agric• zione di e si chi virtù. II sortoscri1 pubblicai la carta, rai e da un anno mi manc a monte, che ritin


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tempo. Gli spagnoli di Monterey, che morivano d1 noia e che spesso organizzavano rivoluzioni da operetta per di· strarsi, lo avevano a.ccolto bene, lo ave,•auo festegglato Io avevano fornito di attrezzi e di viveri. Ed egli dopo un mese di banchetti e di ricevimenti, era partito per ri salire il corso del Rio S~.Cramento e scegliere un terre· no su cui cominciare la sua opera di colono. Lo avevano accompagnato due concubine canache, dieci indigeni e tre bianchi. Aveva lavorato nove anni duramente, sempre fu lite con i fornitori che non gli davano tregua, sempre m lotta con la natura selvaggia. Ma aveva creato realmente qualcosa: c il forte Sutter, grandiosa cosuuzione di argilla ornata di cannoni, provvista di una vasta corte, di belli ambienti, di una ricca cantina, e di una organiz· zazione economica che ora diremmo autarchica, domina· va un territorio di cinquecento chilometri quadrati, su cui biondeggiavano le messi, fiorivano gli alberi da frutta, si contorcevano le viti cariche di grappoli, pascolavano grandi mandrie di bestiame. La primitiva popolazione era cresciuta : uomini di tutte le razze europee lavoravano agli ordini di Sutter e questi, fiaccato dallo sforzo di nove anni, era divenuto per tutta l'America c il vecchio gentiluomo della California,. ospitale, cortese, delle cui ricchezze si dicevano meraviglie. Ma Sutter non era ricco. Lo poteva incominciare ad es· SUI"C solo in quell'anno 1~, iniziatosi serenamente alla ·c Novella Elvczia ». Il raccolto si annunciava buono. Tut· ti i deb!ti sarebbero stati pagati : e la c Novella Elvezia,. avrebbe cosi premiato gli sforzi del piccolo droghiere di Kindern. Invece il destino tradl Sutter. Il 28 gennaio di quel fatidico anno 1848, durante una fur:osa tempesta, uno dei luogotenenti del pioniere svizzero, Marshall, che sorveglia\'a, ad una quindicina di miglia dal forte Sutter, !Q. costruzione di una diga e l'andamento di una segheria, arri,·ò al forte fuori di sè e domandò di parlare al suo principale. Questo Marshall era sempre apparso una figura un po' enigmatica agli abitanti della c Nuova El\'czia •· Ma ora, \'Cdendolo arrivare, dopo una furiosa cavalcata di quindici m•glia attraverso la tempesta, con il suo cosrume di pelle di daino coperto di fango, il grosso sombrero per traverso, il cavallo dai fianchi insanguinati, gli uomini del forte credettero che fosse veramente im·

Giov<:lllnj Auqualo Sutter, c t' Jtnf"erctore dello Colifonua a m uno .tampa: franceH del 1851

L' l MPERATORE DELLA tALIFORXIJ L'lu~NO 1848 era cominciato 9erenamente alla c Novella Elvezia », la colonia fondata dallo svizzero Giovanni Augusto Sutter in Cali· forn!a e celebre in tutta l'America. Dopo nove anni di accanito la· voro, il pioniere era riuscito a trasformare una vasta di3tesa selvaggia in una grande impresa agricola, aprendo oosl la. strada alla civiltà. Sutter era arrivato in California, a Monterey, il gruppo di case d'argilla costituenti la ridicola capitale della regione che allora appartenevA ancora al Messico, il 5 luglio 1839, dopo aver attraversato tutta l'America dall'Atlantico al Pacifico. Era, a quel tempo, un uomo di • 3() anni, elegante ed energico, a cui piaceva imbrogliare il prossimo ~. ancor più, le donne e il vino. Lettere di raccomandazione lo avevano preseotato. come c un gentiluomo, un uomo di prim'ordine, di carattere leale, antico capitano delle guardie svizzere di Carlo X •· La realtà era molto diversa : Sutter non era un gentiluomo, non era mai .r.ato ufficiale di Carlo X, era un piccolo drogh~re dt K.indern fugo rito daJla Svinera carico di debiti lasciando la moglie e cinque fiati. Ma l'era gi1 fatta aD& rinomanza nella romantica America del


San f rancJ.Sco ali 'epoca dt:~l!a scoper1o dell'oro· (GOpro) Uno nunaonc poUnca (A smu;.tro} Battelli a ruolo del _...,, .., ••. ,o cos' UHO, chtt lraoportavano l cercalorl d 'oro.

pazziw. .\far,hall quando fu in prcscnz.; di ~utrer, suhih, accorStl, con una rudczza 1rri· >pdtus~. a cui d capo n•m era abituato ch'csc

eli p.trlarc a lui St)lo, •·d in un luogo (;,.c non •·i fo~~c pericolo di indt>crezioni. :-;uncr, bt·nchè. S<lrpn•so dalla richiesta, ton· du-;>c ~larshall nella •ilta camera da letto. \la anche qui, il lw>~ot•·ncnte, che sembra\'a iuori d i ..;è, IIC)n par' t: .;;icuro. bpez.iuuù l ul·

t,· lt· port•·. chiuse tutk le finestre. urigliì> a tut t i i m un. E quando pan·c rassicnra:u, >i dt·cis<: ion.tlmt·llt<: ~ p.trl~rc. :\llnra la gran· dc not'zia >C<lppiù come ttna homha: sul Rio S:tcramcttlo :\larshall .tn·,·a trovato l'om 1 E ca,·ò dalle tasche '"' ptccolo involtn, che cont,·ncva qualco~a dt g-i.dlastro, dal lucci.:hìn nH· tallico. L'oro! Suttu es~rninò i campitoni che gli port;11·a ti swo lnogokncnte con un intt:nSfJ in te rl'~~~..-. l'oi ricorse ad una vec'-=h:a t·diziou,· dt:ll'.: Euciclt>pedia Americana • e dt>JIO avn letto atkliiAmeutc tuttt> l'arttcolo c oro » sottomtoc la mistniosa sostanza portata da l\lar-;h;tiJ a qudlt• reazioni che era poss.bilc dkt;uarc cco11 i mezzi rudimentali della farmacia del forte. E lutto confermò la prima scoperta: qttco sassolini giallastri erano veramente oro! E allora? E tutti i suoi pia11i di colouiT.zazionc agricola, pensava Suttcr, tutti i suoi sforzi, tutte le sue speranze di paci fie; commerci? Tutto era fiu ico. La notizia, malgrado q11alu nque misura, non sarebbe rimasta segreta. Avrebbe corso l'America, il mondo. Sutter sapeva che l'oro cor-

rompe gli uomini : nessuno, avendo la fortuna a portata di mano, avrebbe continuai•> a lavo~are nei campi, nelle concerie, nella sv ghena; nessuno avrebbe pascolaco il l!c~tia­ ~e, ~tato le viti, falciato il grano. Era !a fme dt una epopea del lavorO> che aveva n :;o Suttcr famoso in tutto il mondo. Era, inso:n· ma, la rovina sua e della sua opera Marshall, malgrado la tempesta eh~ continuava ad imperversare, riprese quella sera stessa il cammino del ritorno. Sutter non lo segui s~bito. Passò ancora qualche ~iorho al fort~, m ~pc ~ifl~ss~oni. Perchè in questo cunoso ttpo dt piOntere, i nove anni di lotta durati per creare le ·istallazioni agricole della ~Novella Elvezia » avevano fatto s~arire. l'imbroglione che egli era stato in gtoventu; e avevano fatto sorgere l'utopista. Per lui l'oro non aveva nessun valore : ma ne a_veva uno enorme la segheria, il mulino, la ~ga che si stavano costruendo e che era· no Jl coronamento dei suoi sforzi Tutto questo ora non serviva più. Bisognava andare a vedere che cosa accadeva sul fiume ove Marshall aveva scoperto l'oro. ' Sutter il 2 febbraio 1848 raggiunse il suo lu~otenente e do,•etre convincersi che aveva ragtone. L'oro c'era: e se ne sarebbe trovato in quantità enormi. Tutti i sogni di Sutter crol_lavan_o. Quello stesso giorno 2 febbraio veru~a f_ 1 rmato il trattaco di Guadalupa, che sanctva iJ passaggio della California dal Messico agli Stati Uniti, Sutter tedesco di origine, svizzero di nascita e cti mentalità fra~ces~ per i~tenzione, messicano per natu: ralizzaziOne, dtventava ora cittadino nordamer:cano. E la California stava per di ventare la scena di uno dci più inauditi baccanali che la storia del mondo ricordi. Gli sforzi per teneT celaco il segreto furono, com.e era da prevedere, inutil;. Il 9 febbraio, uno dei garzoni di Sutter, che conduceva un carro di merci attraverso la città di Socoma si lasciò sfuggire la no.tizia. Non fu· credutO Allora mise sotto il na~ del suo interlocutore una pepita d'oro. Ma questi era scettico. La pepita fu portata da un fabbro che la so•topose alla prova del martello dinanzi ad una piccola folla di uomini barb~ti e di donne dagli occhi scintillanti. Quando la matc· ria duttile si appiattl, prendendo rapidamcme la forma di un pezzo da cinque franchi, dai petti degli asta.n ti us<;l un lungo ululato, simile al grido di guerra dei Pellirosse. Ridendo, cantando, fischiando, piangendo, quegli uomini e quelle donne si misero a ballare intorno all'incudine del fabbro di Socoma, come indemoniati. L'oro, l'oro, l'oro! Fra gli uomini che lavoravano agli ordini di S utter alla costruzione della segheria e della diga vi era un gruppo di c Santi dell'Ultimo giorno », cioè di Mormoni. Fedeli alla loro fede e alle loro idee, essi aveva!\'l intenz'one di non parlare a nessuno dell'oro che trovavano nel fiume. Ma avendone, dopo soli sei giorni, ammassato per un valore di duecento dollari, la febbre dell'oro Si impadronl abche di essi, in barba a tutte le loro. credenze religiose. Cercarono "di nascondere ipocritamente, però, i loro disegni : e mentre ostentavano il più grande disprezzo per i compagni che si abbandonavano . sfrenatamente alla ricerca dell'oro, con il pretesto di anda-· re a caccia se ne andavano alla ricerca di giacimenti più ricchi di quelli finora scoperti E ne trovarono, perchè in quella regiunc c'era oro dappertutto. Il _lOTo capo, allora, Henry Bigler fece questo ragionamento : Oato che t'OnniJX>tente a~a wn.cesso· a lu~ c


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ai suoi compagni una grazia così meravigliosa, sarebbe stata una empietà non approfittarne c non farne approfittare anche gli altri compagni. Fu invitato un altro gruppo di Mormoni che lavoravano ai limiti della concessione di Sutter e per una settimana i « Santi dell'Ultimo giorno,. raccolsero la' manna celeste con santo fervore, per nulla differenti, però, narrano le cronache, dagli altri cercatori. Fu il loro esempio che fece scatenare la valanga: essi furòno i primi ad abbandonare il forte e a non volerne più sapere di lavorare alla segheria e alla diga. Non volevano contrastare i disegni dell'Onnipotente ; non avevano il coraggio di assumersi questa responsabilità. L'oro era stato mandato da D'o per arricchirli e fare di essi i portatori della sua parola in terra. L'empio, l'eretico era Sutter il quale voleva evitare che tutti partecipassero della grazia divina. Va notato che la notizia non s'era diffusa eccessivamente : era r ·masta, invece, nei confini della concessione di Sutter e della città di Socoma. t-;on solo, ma allorchè nel mese di marzo apparve nella stampa californiana un piccolo annuncio riguardante l'oro scoperto nel Rio Sacramento, nessuno lo vresc sul serio e qualcuno, anzi, insinuò che quella era una notizia fatta propalare a hella posta da Sutter per aumentare il suo ere-. dito. Ma quando nel mese di aprile uno dei capi Mormoni di San Francisco, Sam Brannan, a rrivò al forte Sutter e fece una rapida inchiesta e si convinse che l'oro, effettivamente, c'era, allora la notizia cominciò a circolare con una ,·elocità vertiginosa. Al suo ritorno a San Francisco, Sam Branoan

si mise a correre per le strade gridando, c011 una voce che assomigliava alle trombe del giudizio universale: «L'oro! L'oro! L'oro! Nel Rio Sacramento c'è l'oro!,., L'annunzio arrivò in un baleno ai più re~ot( angoli dell'America. Alla fine di mag· gto del •848 San Francisco perdeva un quar· to dei suoi abitanti, che si lanciavano con tutti i mezzi di trasporto allora dispo~ibili, \'erso il sud. Vecchie barche, che potevano a fatica portare venti uomini, ne pOrtavano -cento. Asmatici piroscafi a ruote, che non avevano posto per più di cento passeggeri, ne imbarcavano cinquecento: e i rimasti a terra, con le pistole in mano, esigevano di essere imbarcati. A Monterey la vecchia capitale della California, il governatore Mason si vi· de piantato in asso da tutti i suoi soldati. Quindici minuti dopo che una sentinella era stata piazzata ad un posto, generalmente questa era scomparsa., portandosi dietro il fucile, e scomparivano anche gli uomini inviati ad arrestarla. La febbre dell'oro non risparmiava nessuna professione: il fabbro rovescia· va l'incudine, il contadino gettava la zappa, i campi di g rano maturo erano calpestati dal bestiame che nessuno più sorvegliava. l commercianti nella fretta di partire lasciavano aperti i loro negozi; i medici abbandonavano il capezzale dei morenti ; g li eccles'astici le loro chiese; i giudici il loro tribunale. Il 29 maggio il Calif<l1"n1411, il più vecchio giornale della California dove,•a sospendere le sue pubblicazioni, perchè non aveva più nè ti· pografi nè lettori. E cosi il CoUfornJa Star. Un fiume di torbida umanità, ma in cui prevaleva l'elemento ya,.kec venne a stagna·

La querra cwalc omencona tmpedl o Suuer di far volere 1 t;;uOa d.mth .sulle terre da lu1 colontzzate. Ecco una della grandi banagHe di quello guerra: la batta· o lia di Atalanta.

re intorno al forte Suttcr. I contadini, i ma· oiscalchi, i fattori, i mugnai, i conciatori, i pastori, che prima lavoravano per il c vecchio gentiluomo della Cali forni a :o lo abban· donarono per andare ih cerca dell'oro. Tutte le installazioni agricolo-industriali furono rovi nate. La corte interna del forte che a ve· va visto i piccoli indiani, vest:ti di una ca· micia bianca e di pantaloni azzurri, manovrare come perfetd soldati ai tempi idillici della « Novella Elvezia :o vide il movimento turbinoso delle carovane di cercatori d'oro, le risse sanguinose, i balli delle prostitute. Nei granai, nei fienili, ner magazzin i la not· te dormivano o litigavano quelli che avevano fatto fortuna e ritornavano, e q••elli che arrivavano in cerca di fortuna. L e piantagioni furono distrutte; il diritto di proprietà di Sutter, sulle terre ove era stato scoperto l'oro, contestato. E al c vecchio gentiluomo della California,. non restò che affittare i magazzini del forte ai negozianti improvvi· sati che speculavano sulla febbre dell'oro. Abbiamo detto che Sutter era diventato un utopista. La rovina dei suoi sogni di colonizzazione agricola gli dette l'ultimo colpo. Malgrado la enorme opera compiuta, egli era un fallito e non aveva la foua di combatte· re contro la brutalità e la prepotenza ya111tee esasperate dall'oro. E mentre accadeva tutto ciò nell'agosto di quell'anno · •1148 arrivò al forte il suo figlio maggiore, G'ovanni Au· gusto ;u,.;o,., un · giovane di ventuno a-nni,

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pieno di energia e di coraggio, che rimase dolorosamente colpito dallo stato di abbandono in cui trovò il forte e dalla prostra· zione in cui suo padre era caduto. Il mondo parlava di Sutter, re della c Novella Elvezia », come di un grand'uomo, ricco, conoe, affabile, dina~ico. Giovanni Augusto j..,.jo-r, si trovò invece davanti un uomo moralmente esaurito, quasi sempre ubriaco, sultano di un nutri~o serraglio di concubine indiane, inca· pace di fronteggiare la situazione creatasi con la scoperta dell'oro. E allora il conflitto fra padre e figlio scoppiò irreparabile. Ne approfittarono gli americani, per favorire i loro interessi. Padre e figlio erano nemici, ormai. La loro inimicizia si manifestò più violenta nella fondazione di due <:ittà : Sut· tcrville e Sacramento. Giovanni Augusto ju· tticw dopo lunghe trattative era riuscito ad ottenere dal padre una procura gener:ale per rimettere in sesto i suoi affari. Era rimasto ben poco del vasto dominio di un giorno : truffe, ipoteche, debiti e imbrogli avevano ridotto il grande patrimonio di una volta a poche migliaia di metri quadrati, su cui non c'era oro. Ma poichè la popolazione della Ca· lifornia cresceva sempre più, era possibile sfruttare ancora quel poco che era rimasto fondando una .città. l piani dc:l giovane Sutter erano giusti : ma anch'egli fu tradito da qùegli uomini, nri banditi, che avevano presa in mano la cosa pubblica in California. Ndlo stesso tempo il -p adre non sapeva darsi pace della capacità del figlio: l' revocava la procura e rivendeva gli stessi terreni Yenduti dal figlio per fondarvi una

nuova città sul fiume Sacramento. Cosl, mentre sulle terre che erano state sue uomini senza scrupoli si creaYano enormi' fortune, Sutter, tradito dalla fonuna, affogaya la sua delusione nell'alcole e finiva di distruggere il suo patrimonio. E quando nel 1849 la moglie e gli altri figli di Sutter vennero a ra~;giungerlo, gli era rimasto ben poco di quel che era la sua ricchez:ra di una volta. Ma l'ipocrisia americana ment.r e con una mano lo spogliava dj quel che ancora gli era rimasto, con l'altra lo colmava di onori. Il 13 ottobre 1849 egli fu scelto per con· segnare al governatore nordamericano della California, la costituzione. Fu poj nomi· nato generale di brigata delle rruppe dello Stato di California, coneggiato, adulato. E cosi era facile ottenere ancora da lui gli .,). timi brani del suo dominio. 11 6 setteml>re 1854 a San Francisco, durante le feste per il quarto anniversario dell'ingresso della Ca· lifornia neli'Un'one Nordamericana Suttcr sfilò aJia testa delle sue truppe, fra 'salve di cannoni e una pioggia di applausi. Ma erano già cominciate le sue liti con il Governo degli Stati Uniti per ottenere il riconoscimento della donazione dei terreni fattagli durante 'a dominazione messicana. Di quei terreni non restava a lui quasi niente ma egli era :~n ideal'sta. A lui bastava sapere che il suo ti· tolo era stato riconosduto. E qui si svelò ·utta la ferocia dci conquistatori nordamerica'li. Le pretese di Sutter erano giuste : ma la concessione era stata fatta da uno Stato vinto. ~icchè il Governo di Washington n·•n Yolle nconoseerla. Per anni e anni, ritronn·

L'arrivo de; cercatori d,'oro al forte SuHer nella primavera del 1848.

do l'energia degli amichi tempi, riducen.!o.>si sul lastrico a causa delle enormi parcelle di avvocati ingordi, Sutte-r lottò contro gli S~ati Uniti. Poi ci fu la guerra di seccssione. Quando questa fini, Sutter, a cui lo Stato dt California, che tutto doveva a tu~ aYeva \ ·ecretato una pensione di duemilacinquanta dollari mensili, tornò all'attacco. E lo cootinuò fino al t88o, sorretto da una 'fede cieca, ma deluso sempre dalla procedura parlamentare, dalla malafede americana, dall'a,-i. diti degli uomini politici e degli avvocati. Nel 1879 la questione paTYe che fosse sul punto di regolarsi. Ma non se ne fece niente. Il 188o era un anno d'elezioni. Sicchè stanco delle querele di Surter, il 6 giugno il Con· gresso degli Stati Uniti rimandò rine die la discussione del ricorso del pioniere della California. Fu l'ultimo colpo. Il 18 giugno, Sutter moriva, povero e deriso a Wasb~on. L'America, che s'era esaltata al c vecchio gentiluomo della California » quando egli apriva la California alle vie ddla civiltà e del lavoro, ora se ne dimenticava. Sulla sua tomba il generale Fremont disse: c ~i è mono. all'ombra del Campidoglio del popolo a cui rese tanti eminenti servizi Gittando uno sguardo sulla sua tomba, io . soo preso da un grande sentimento di meraviglia e di tristezza, pensando che una tale carriera, una Yita cosl pieno di buone azioni... sia stat2 l'oggetto di una dim~ticanza cosi crudele e di una cosi dura ingiustizia,., DOIIItMICO IIAIIIA Dlt llltiS


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GIACONO 1• m TBIHIDAD

OBELIO DI AUBACAIIA

NEL Il!8o circa, i circoli parigini tr~manù al L'otiOOOnlo tu <ic<>o di ,. • per IJTCIIIa • YOiaotà popria • . ADc:he q-lo aJvnore -Uuto qui oopra elfi· suono di un nome : Giacomo Aloisio Harden- q1ato ~orme alla categoria. Si cbi-a AntoDIO Hicken. A ~nda del tempeTameoto c'è chi di T o -. _... liqllo di "" c:<>atadloo ed .ra augura a qu~to signore la peste, chi, mosso ie Fronda ,., 11120. SI eaaqWol6, .,.,.. -ltl lll..,tl. ...... ~ la g~..n.prudeaaa ed eMfdll> IDfa. da furore meno violento, si contenta di m:mb;J • lode, per diCi_., OIIIDI. lo ~ nacciarlo ~ chi tenta di danneggiarlo. l mi- di aY't'oçaiO. Ma a quarcmta - • DeU'cmlmo del eillco di proftocia "' ........ il '*-- dei nistTi temono di perdere il loro posto, gli 'f'io!r91. E Al>toola di T - glnr il mondo • oaimpiegati corrotti dal denaro hanno paura di plta Del CII•. Qui lmparv a OOIIOOClefe lo atlrpe degU CS!ICre smasch~rati, e tutto ciò perchè Gia- A..-!, ne atudia gU uoi, 1 oc.tuml.. la ~ 11 iolkiMe • o1 c:<>aY!noe c:be quel popola .-petta da lui como Harden-Hicken pubblica un giornale d l _ , . . o1'9Q111na!o In ua regno !Ddlpeodoote, E'-' umoristico! Ci si affolla per avere questo Al>tonio di ToWleno oala aw lr<lao d'Auracxmia • 'ri dice .mollo di lui. giom.ale, ma è difficile ottenemc un esem- " - -* cmnl. 14 atada p - dopo l ..tte - ' il . . . . ~ ad cogllarw, plare poichè viene regolannent~ proibito. Le .,.ncotoeo. Allora le - - c:IJoDe lo dlchioautorità politiche 1100 possono sopportare .......... e lo rimandala>o ootto buODa acorto a Pql, più f lungo quest'individuo e un bel giorno lo spiacevole giovane è ritenuto straniero molesto. A Bruxelles egli solleva uno scan- ) Crea un ordine c La Croce di Trinidad,. che può essere acquistato da tutti al pru'zo di dalo a causa di un duello, poi acquista una 200, 400 o 6oo dollari. Ci furono parecchi caravelia e s'imbarca. Per dieCi anni gironsciocchi che se lo contesero. Ma l'affare pr:n. zola attraverso tutti i mari; va in ,Australia, cipale è una specie di JOcictà anonima il nel Mar del Sud, in Cina, in Giappone, in cui scopo è di dissotterrare un tesoro eh.: si India. Ma un giorno gitta l'ancora a Tririteneva fosse stato nascosto dai corsari. Le nidad e da qu~o momento incomincia il veazioni costano 2000 dollari. Il terzo progetro romanzo d~Ua sua vita. Trinidad, omoto di Harden-Hicken è la produzione in nima dell'isola ingl~ delle Antille, giace tolitaria in mezzo all'Atlantico, lontana più di grande di conserve di tartaruga poic:hè, secondo le sue dichiarazioni, le tartarughe a 1300 chilometri dalla costa brasiliana. E' di Trinidad sono tanto numerose quanto i graorigine vulcanica, lunga solo 5 chilometri e ni di sabbia nel mare. larga tre. Harden-Hicken s'informa pres50 i lo principio tutto promette bene; il mondo circa cento abitanti cl!e la popolano e viene ride allegramente del Re Giacomo; però, in a sapere eh~ noo devono pagare tasse ~ che seguito, l'affare non rende più. Nessuno vuo'non esiste un capo della città. le più comprare tanto facilmente le azioni, L'audace redattore del giornale umoriSiico rianche il commercio di conserve non è più parte ma un'idea avventurosa si è impadrostraordinariamente brillante, c il ricco manita di lui ~. quando dopo pochi anni egli trimonio del re finisce con una separaz'ooe. ba sperperato tutto il suo denaro, questa idea Harden-Hickcn può fare tutta la reclamc che prende forma con più forza. Egli ritorna a vuole, ma ottiene solo che gli ingl~i si acTr:nidad e nel settembre del I&}J il mondo corgano di lui c facciano valere le loro preapprende con stupore che Trinidad ha ormai tese su Trinidad. Per mantenere la sua d:un re che esige d'essere riconosciuto sotto il gnità regale Oiacomo I cade in disgrazia e infine l'usciere arriva nel suo ufficio di Ncw nome di Giacomo I. Lo spirito commerciale ereditato dal padre Y ork e sequrstra tutto quello che può avere comincia a manifestarsi in lui. Un ufficio u'n certo valore. Allora da quella mente ingovernativo viene aperto a New York dove gegnosa, da questo speCulatore pieno di fanil nuovo re di Trinidad emette disposizioni tasia sparisce il buon umore e il suicidio che firma quale c Dittatore Militare». Per mette fine alla sua vita. La cassetta con gli sanare le sue finanze pone la propria d 'gni- ordin.i da lui fondati venne sepolta insieme tà reale su di una solida base economica. al suo corpo.

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LA BE81HA DI PALMIBA VERSO la metà dell1!oo, il principe PùcldcrMushau, celebre orticultorc, uomo zelaote c appassionato viaggiatore, durante le sue peregrinazioni io Oriente, raggiunse una vetta del Libano da cui s'apr:va uno straordinario paesaggio di fiaba: su un colle erboso, appariva una strana costruzione, metà fortezza e metà moschea. L'edificio era vasto, eostnaito forse nel medioevo, poi appesantito da altre costruzioni più recenti e cillto da V:l!te muraglie sulle quali si stenlkvano verdi giardini : era il castello di PaJmira. U viaggiatore raggiunse la porta del ca,. ..tcUu, dupo un'ora di cammino, <: bu:t:tò. Dopo un'attesa lunghissima, apparve uno schia''0 negro, e il viaggiatore fu guidato nell'intemo dd vasto cdi ficio fino a un interminahile corridoio che portava in una stretta anticamera dal soffitto a cupola; qui attese ore e ore, fìnchè s'apr) una stretta por- · ticina di bronzo, nella quale entrò : in un ricchissimo salotto, colmo di stucchi dorati e di azuf.ejos variopinti, su un vasto cascina di cacltcllfir verde. era adagiata una giovane donna, in lunghi e ampi calzoni orientali, con un giubbetto ricamato d'oro e Ùn bianco turbante di seta; la giovane, che teneva {ra le dita la cannuccia di un rwrgAilet, dappri· ma parve non accorgersi dd viaggialore, poi sì volSe verso di lui e prese a fissarlo da capo a piedi con occhi vivaci. Puekler, allora, si sprofonda in inchini· e attende accanto alla porta: il moro lo avverte che di fronte a loro sta la regina di Palmira.. La regina, finito di osservare il viaggiato~ nel più londincse degli accenà, raccont:a di essere inglese, di aver molto lottato per il proprio paese. e di essere stata mal trattara dalla Regina Vittoria, di cui comincia a dirne d'ogni sorta. c La regina non ba mai risposto alle mie lettere, in cui l'assicuravo che la regina di Palmira riconosceva la corona d'Inghilterra ! • esclama con amarezza la giovane sovrana in calzoni. Fin qui il viaggiatore; ma ehi era la misteriosa donna che si permetteva di insolentire Vittoria regina d'Inghilterra e d'Irianda? La regina di Palrnira non era altro che la nipote di Guglidmo Pitt, il primo ministro inglese! e si chiamava Lady Estlter Stanbope. Essa discendeva da una grande famiglia britannica e le sue manle, i suoi strani at· tegg;arncnti li aveva ereditati da suo padre che, a suo tempo si entusiasmava agli assalti della Bastiglia di Parigi c bruciava

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l" sue patenti di nobiltà per dimostrare ai ri' oluzionari francesi quanto egli si sentisse democratico. Lady Esthcr era una strana donna: in ogni occasione voleva aver voce in capitolo, si dava pma di tutto ciò che non la riguardava e un bel giorno abbandonò, dopo una furiosa serie di litigi e di battibecchi, la casa paterna. Ma Guglielmo Pitt riconobbe la sua grande imelligenza e ne fece la sua segretaria. Di colpo Lady Esthcr divenne una <klle per!IOO.e più influenti Ileil'Inghilterra c tutti cercarono di entrare nelle sue simpatie. Il suo trionfo, però, durò quanto la vita di Pitt: alla morte di questi nessuno si curò più di lei. E poichè iotanto in lei si era destato il gusto della politica e la febbre del dominio, una tale situazione la esasperava. Ma dovette accorgersi ben presto che, per lei, in Inghilterra non c'era più niente da fare. Allora il 10 febbraio 1810 parte per Gibilterra. La incontra il figlio di un finanziere Joodinese che si innamora di lei e decide di seguirla dappertutto. Lady Esther è di circa dieci anni maggiore di lui e considerevolmente più alta, ma il giovane è cosl aninto dalla sua personalità che si accorge appena di quanto differi~ no. Dopo essere stati ad Atene iJ viaggio continua; visitano Costantinopoli c quando Lady Esthc:r arriva al Cairo, ella dà un addio definitivo alle connnz.ioni europee : ~ ora in poi indosserà calzoni turchi c fumerà le lunghe pipe. L'impressione che prod~ in quei paesi è prodigiosa. Ben hmgi dal deriderla o dal beffeggiarla, la si ammira in ogni città in cui passa e sulla sua figura nascono subito leggende di conio prettamen-

te orientali. c Essa è della stirpe dci profeti,. si sussurra. <Forse è un'inviata dj Al~ la h l ,. Presto la stessa Lady Esther incomincia a credere ad una ule missione. Ricorda la regin01 Zenobia e il suo potente regno di Palmira sotto la cui influenza, un tempo, stavano la Siria. l'Asia Minore e l'Egitto. Sul Libano, cosi dice la leggenda, devono ancora esistere le rovine dell'antico castello ~. sotto di esso, imrpensi tesori. Malgrado gli ammonimenti del Pascià, Lady Esther si avventura nel territorio abitato dai briganti; e il miracolo accade! 11 potente principe ~i beduini, Mahama, capo dei predoni del deserto, non solo la lascia andare pacificamente per la sua strada, rpa stringe persino ami· cizia con la strana europea. Veramente il tesoro non viene trovato, ma in compenso iJ popolo Druso vide in lei una nuova Ze~ bia e nel 1813 portò trionfalmente Lady Esther a Palmira perchè prendesse subito lo scettro in mano. Ella si occupa con passione di politica; finalmente può mostrare che c<r sa ha imparato da Pitt l La Turchia ricon<r sce ufficialmente, con speciali atti pubblici, il regno dì Palmira. Ora Lady Esther è all'apice della sua potenza. Viaggiatori di tutti i paesi vanno a lei in pellegrinaggio, ma solo pochi riescono ad avvicinarla. Packler è uno di questi eletti ed ella sembra trovare in lui gran diletto poichè al termine dell'udienza gli off{"e una giovane schiava e il principe deve usare tutta la sua diplomazia nel rifiutare il dono senza offendere la regina. Ma incominciano le difficoltà finanziarie; il lusso di una regina regnante su Palmira in-

goir somme enormi e cosJ, un giorno i meni di Lady Esther sono esauriti Fl1a dticde aiuto a Londra, ma inutilmente; i debiti d.ventano. sempre più pressanti. Infine ella deve vendere tutti i suoi gioielli e licenziare quasi tutti i domestici per non dover soffrire la fame insieme a loro. Oltre il suo palauo reale sul quale, per mancanza dei mezzi necessari a riparare i danni incipienti già si vedooo i segni della decadenza, resta ben poca cosa. Lady Esthcr è, ora, a cinquantacinque anni, una donna vecchi.. e curva : gli anni della febbrile attività politica durante i quali tramava continui intrighi tenendosi sem1>re pronta ad affrontare qualsiasi evento, l'hanno indebolita. Solo pochi fedeli domestici le sono vicini, condividendo spontanca~ntc la sua 111Ì5a'Ìa. Una febbre violenta costringe la regina in letto e quando ordina ai suoi fidi con voce fioca di uccidere i suoi cavalli, di murare le porte dd palazzo e di lasciarla sola al suo destino essa non è già più del tutto cosciente. I domestici sono abituati all'ubbidienza e nessuno osa contradirla. E cosl accade che la fiera regina di Palmira, la bella .Lady Esther, aspet· ta in solitudine le sue ultime ore. Quando più tardi il COD501e inglese a Beirut lo viene a sapere, si reca in gran fretta al castello di roccia seguendo la strada più ~ ve; abbatte la porta murata di frHC» e si precipita nella stanza di Lady Estber, ma trova la regina nel suo più aontooso turbante già piombata nel sonno eterno.


AVVBNTVIlE DI W.ILLIAM LITHGOW (CONTllotUAZCONE DC ,AG. 17*)

ALDO FERRABINO

NVOVA STORIA DI

ROMA TRE VOLUMI IN ROTOULCO CON ORCA 1500 UUSTRAZJONI

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Questo Storio segue l' espondersi del dominio Romono : dolio primo forte conquisto d'oltre Tevere oli' ultimo, che volicò insieme il Donubio e I'Eufrote: dunque do Comillo o Troiono. Tole esponsione ebbe pouse, non ebbe ri· torni. Esso fu lo reolt~ di cinque secoli continui. Col· lobororono oli' imprese i dittotori e i consoli, i triumviri e i principi. Popoli dionzi nemici od ignoti ricevettero tutti do ultimo uno legge solo e comune: c salus publica supreme l ex,_ Per comodo del lettore, il rocconto soril distribuito nel mo'do seguente:

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PRIMO VOLUME

DA CAMILLO A SCIPIONE SECONDO VOLUME

DA SCIPIONE A CESARE TERZO VOLUME

DA CESARE A TRAIANO

TUMMINELLI

MA POl, chi si aalva dalla sua maJevole:t· za? Secondo lui, i diciassette anni di viacgio sono stati una sequela di dolorose peripezie. di angherie subite, di spettaooli disgustosi of· ferti alla sua vista. Nessuna opera d'llrte è capace di commuov~rlo, e piuttoso che abbas· sarsi ad amm1rare un quadro o una statua, egli invoca a gran voce Ja maJediziooe del cielo su questi orribili idoli pagani o tt~tiJti. l più vari ed incantevoli paesaggi non lo in· t~ressano, nè i costumi dei popoli, n~ la bel· lezza delle donne, e sappiamo benissimo per quale antico rancore anzi egli si soffe.nni spesso a parlare di queste ultime con un scn· so di disgusto che vorrebbe a\•er l'aria di pu· dor~ oltnggiaro. Il quale pudore non gli impedis~ di fare raccolta di aneddoti pornografiCI da sussurrare poi all'orecchio del re Giacomo, fra altri wt c segreto divertente a pro!l05!to di donne~>, colto al suo passagg:o m Libra. Tutto dunque era pessimo rutto in· sopportabile, e il suo viaggiare un iristiss'mo vagabondare, a tal punto che uscendo dal Santo Sepolcro di Cristo, a Gerusalemme, egli prorompe in una imprecazione : c ...ah ! sia dannata la ci~ca stupidità di quanti crcdond che i viaggwori non hanno spese, van· no dove vogliono, e sono ospitati liberamente dovunquè : questo è falso come un errore ~retico! • Era tutto quanto gli aveva suggerito il sacro luogo. Dopo di che non stupirl.ill giudizio mediante il quale affida l'Italia e.,te sue città alla considerazione dei postéÌ"i: c Roma è vergognosamente priva di navigazione e di traffico, e sarebbe Ja c'rtà più mi.;erabilc d'Italia se non avesse la triplice piaga dd cle~, ~egli ebrei c delle cortigiane, che forma lms1eme della popolazione... A Pado ~a !Ìina.si tre mesi per apprendere la ~ Italiana. Padova è Ja città più malinconica d'Europa. a causa della stretteua delle vie. delle lunghe gallerie c delle oscure file di colonne messe a destra e a sinistra in rutte le strade. Di notte gli studenti commettono nu· me~osi assassini contro i loro nemici perso: nali.. oppure, troppo spesso, contro gli innocenti srranieri, sia col fucile, sia col pugnale. In quanto alla bestiale sodomia. essa è frequente qui come a Roma. Napoli, Fircnu, Bologna, Venezia, Ferr.,-a, Genova. P1-nna. ~n~ ccceuo.nc per il più piccolo villagg'o 1tcl.iaoo. Aggiungete a questo una sporci:tia mostruosa; eppure, per questi italiani tutta la viu è un piacevole passatempo ch'e~i occupano facendo canzoni c cantando sonetti 1>. Ma sarebbe un errore adombrarsene. abbia· ~ detto che per lui il mondo intero è putre· dute e orrore. e non c'è paeSe che non susciti il suo sprezzo. Dopo aver visitato l'Irlanda afferma che c gli Arabi selvaggi, i Turcornanni idolatri del diavolo, i Caramini :.dora· tori della luna. vivono una vita meno bestiale degli irlandesi ~>, mentre d'altra parte sul· la stra<k che lo wnduceva a Gerusalemme aveva constalato che c per la magg:or parte gli Arabi sono briganti c ladri, i Mori cru· dcii e grossolani, e che i Turchi non valg , .., più degli altri ,._ ~ i Turchi hanno inoltre un grave difetto. quello c ioè di piegare le gambe sedendosi, alla maniera dei sarti, e William L'thgow non perdonerà mai questo loro c contraffare impudeot~ la lodevQIe abitudine dci sarti industriosi •. Il suo ea·. rattere ombroso pare sospettare nella ~ cenre quanto antica consuetudine chi sa qu.l· le irriverente aJlusione penonalc! E Se Costantinopoli gli dà l'impressione di c una prostituta dipint.a . vera ma.scbcra dd peccato mortale, con le strade strette e le co-

struzioni più contorte e punolenti dd mondo,., la bella, celebre c raffinata Vienna lo disgusta fino alla nausea per la c sua pi:coleua e la sua miseria •, c via discorrendo, sempre sullo stesso tono di amaro dispreuo, nulla c nessuno salvando dal suo dente av· velena.to. In fin dei conti poi, William Li· thgow si riteneva vittima della corruzione un.versale, tanro è vero che i suoi viaggi s1 raccolgono sotto il titolo di ~erwse teregri• flo:JiortJ: vittima della ragione che lo sospinse !ungi dal suo paese, vittima di predoni, di as· sassini e di gente corrotta, vittima infine dd· l'episodio poliziesco spagnolo che sul più bello gli interruppe l'attività di viaggiatore dalle avventure veramente rue. Sul suo cammino, oltre g)j oggetti. raccoglieva certificati ufficiali c privati, elogi alla sua persona. da gente e pa~i che la sua penna non avrebbe poi risparmiati, c tutta questa letterarura costitul Ja massa di allori sulla quale si adagiò ostentatamente di ritorno in Patti.a, servendoscnc altresl per meglio appoggarc la futura celebrità del suo genio, c il suo favore presso il re. Era pur semp~ Wi!Fam-Senza..Qrccchie ma il sarto scozzese rientrato nel covo di' La· nark, era divenuto ormai un tcmibilc personaggio che scriveva memorie in prosa c in poesia, ingiuriava l'intera umanitì con un vocabolario ricco c sanguinoso, andava a Corte a racrontarc storie piccanti al re, e ooDOSQnte fosse stato perseguitato e m.llmcnato da tutte le raz:te dd vecchio mondo viveva .ancora in buona salute, senza appa: renti dtfficoltà di ord'nc pratico. AltTOittarra OltA80

PBNN (CONTINUAZIONE DI PAG. J74)

c-OGNI UOMO che abiterà qui potrà professare .liberamente la sua fede, adorare Dio nella maniera che crederà più accetta a Dio ». Tutti questi ordinamenti Peno concretò pri· ma di partire per la sua terra. Vi andò nel 1682, a bordo della nave c Welcome ,., assie· me a un centinaio di compagni quasi tutti quacchcri; una terza parte di essi peri in viaggio per un'epidemia di vaiuolo; Peno con gli altri arrivava io America il .28 di ottobre. La sua vita in Pennsylvan~ fu l'appli· cazione dei suoi priocipii; nel 1683 il !UO Tratuto cogli Indiani mostra come i suoi sentimenti umanitari non fossero una vuota parola c come veramente tutti gli uomini per lui fossero dei fratelli. Due anni Penn ri· mase in America, incoraggiando l'agricol· tura. predicando il Vangelo, sviluppando la c città dell'amore fraterno • (Filadelfia) c.on· quistando i cuori c tutti ac:cogliendo nella .sua casa ospitale, di qualunque razza e di qualunque èolore. Nel t684 Peno tornava in Europa ·per difendere còntro lord Battimare i suoi diritti transoecanici. Vi rimase quin· dici anni, in cui l'avversa sorte parve acca· nirsi su quest'uomo di fede. Gli mori la moglie e cinque dei sette figli ; fu accusato lin d' truffa e a due riprese rifece conoscenu col suo vecchio domicilio: Ja Torre di Lon· dra; gli fu tolto il governo della sua colonia; minacciato di nuova prigionia, per tre anni rimase nascosto. Sé ne consolò scrivendo un bòro che è di un filosofo e di un religioso: c Frutti della solitudine,., cui tenne dierro un c Piano per la Pace dell'Europa ,.. Final· mente nel 1693 la sua innocenza potè esser provata e il re, ricordandosi della sua fedel· tà nei giorni deUa sfortuna proclamò pubbli· camente la sua amieiria per lui.


Risone a Ull<l nuova vita; s.i risposò c.on Hannah CaUowhiJI, una qua«hera di Bristol, il cui padrigno era amico di Milton. Quando. nel 1699, Penn tornò in America trovò che Filadelfia era ormai una città di 700 case e aveva ]000 abitanti; ma la popolaziooe era depressa da una recente epidemia di febbre gialla, la pirateria imperversava e i negri, importati in istato di schiavitù conducevano vita miserrima. Peno riformò qnalcbe legge rendendola più severa e liberò tutti gli 9Cbiavi che bvoravauo nella sua proprietà. Aveva una bella grandc casa a Pennsburry, si dilettava nel piantar viti e potar alberi. Diceva: c La campagna è il giardino e la libreria del filosofo; e in essa egli rontempla la saggezza e la bontà di Dio:.. Dovette tornare in Inghilterra dove lo assalirono nuove amarezze e nuovi guai; per colpa di un a~nte imbroglione non gli giungeva il reddito delle sue possessioni d'America; le sue (;ondizioni si fa~ano difficili. Deluso, stanco, sfiduciato decise di disfarsi delle sue terre d'oltremare, e già -stava trattando per cederle alla Corona per 12.000 sterline, quando lo colse l'apoplessia. Visse ancora sei anni. a Ru.scombe, nel Berksbire, circondato dalla sua famiglia; di giorno in giorno si faceva più debole, ma il suo animo era pieno di suenità. C<lsi morl il 30 luglio 1718, a Kttantaquattr'anni ...CCAIIDO GIOIIGIIII

RE TEODORO (CONTINUAZIONE DJ I'AG. 179)

TEODORO con pochi seguaci arrivò in Corsica, ad Almeria, il 12 marzo 17.}6. Da un pezzo, come dicevamo, manteneva relazioni coi maggiorenti dell'isola ed era atteso. Non si sa però se quei fieri isolani si aspettassero l'arrivo di un personaggio cosi stranamente truccato. Ecco infarti il costume mezzo orientale e mezzo europeo che il Neuhoff aveva escogitato pel suo sbarco: lungo abito lino a terra di color scarlatto, lunga pa· land.r ana foderata di pelliccia, gran parrucca a canclloni, tricorno, al fianco una spa<b: spagnuola, in mano una lu~~ga canna a becco ricurvo. Ma prima di sbarcare il Neuhoff mandò a terra un messo con una lettera per il Giafferi, dove gli annunciava di esser venuto c a liberare la Corsi<:a, Dio permettendo, dal giogo di Genova :.. Lo invita,·a a venire ad Almeria ron Costa, Paoli c gli altri capi per concertare il piano di azione. c Se Ini eleggerete re - concludeva - porrò una sola condizione: che sia data libertà di coscienza a chiunque vor.rà sostenerci nella nostra impresa ».. l capi vennero seguiti dai loro partigiani ; la condizione posta, sul tipo dell'editto di Nantes - certo suggeri1a al tedesco da t a sperata analogia rol Re Sole - li avcv un po' preoccupati 1 ma un religioso ave calmato gli scrupoli: anche il Papa accordava libertà di coscienza ai ~uoi difensori! La nobile roncione con cui il Neuhoff li accolse, la vista delle munizioni, la promessa di altre munizioni in arrivo finl di conquistarli Corcione, dopo AJmeria, accolse il Liberatore e l'antico wnvento di Alesani fu scelto per l'incoronazione. Presso l'altare innalzato al centro della piazza del villag· gio1 con un serto di alloro, Teodoro I fu incoronato c sovrano, priino re del Regno:.. Giafferi lesse la costituzione, cui il re giurò fedeltà. .Poi tutti i magnati del nuovo regno e i gene.r ali misero un ginocchio a terra e resero omaggio alla maestà.

Costa la copia dj un manifesto al c suo poLa Corsica si era dato un re: restava però polo:.. La barca parti, e presto la Corsica dlll fare il più, da scacciare i Genovesi. Ed è non fu più che un'0111bra confusa agli occhi a questo punto che la feeria si trasforma in di colui che pe.r pochi mesi era stato un'om· burletta e .rivela tutto il suo vuoto. Teodoro bra di monarca. sbarcando aveva promesso l'arrivo di nuove forze; effettivamente una nave era pronta e • • doveva giungere poco dopo; ma i Genovesi, Eppure il fantJisma di quella c;orona doveche intanto avt.•vano saputo dello sbarco, la va gravare su tutta la sua esistenza. Da quel carturarono. Altri rinforzi non esistevano e dl infatti tutta la vita dell'avventuriero non non potevano ar:riyare, sebbene il re si desse fu che un seguito di tentativi per riconqui· l'aria di scrutare l'orizzonte per lunghe ore, stare la regalità : tentativi deboli, sproporcome se fosse in attesa di navi. Ad ogni mozionati, che si fermavano al primo allarme, do dello sbarco di Teodoro i.n Corsica, Gealla prima minaccia di una seria azione; ma nova, che dietro l'uomo intravvedeva qualche per ricominciare di Il a pochi" mesi, .Quando formidabile potenza straniera, era rimasca le condizioni finanziarie di Neuhoff tornasgomenta, che se il Ncuhoff fosse stato ri· soluto e continui dissensi non avessero divivano a scendere verso lo zero; e allora ricoso i capi corsi, scacciar i Genovesi dall'isola, minciavano gli imbrogli, i carteggi, le intcr· viste, le cabale. E poicbè la Corsica è uo anche col solo aiuto del piccolo ma audace punto saldo del Mediterraneo che fa gola a esercito locale, non sarebbe stato difficile. Ma molte, potenze, volta a volta vediamo il NeuNeuhoff non era un abile stratega e ancor hoff trattare con la Spagna, col re di Sardemeno un coraggioso capitano. Lanciar progna, con Francesco di Lorena, cogli Olan· clami e pronunciar concioni, passar con desi. Un priino tenlativo di ripigliar la Corun'aria di sovrana degnazione sotto archi di triohfo, di questo era capace. Anche non gli sica è finanziato appunto dagli Olandèsi, che disp:aceva abbozzar leggi e creare regola· credono di scorgervi una buona operaz.ione menti ; arrivò persino a sistemare una specie finanziaria. Nel settembre 1737 troviamo il di zecca e a batter moneta ; ma combattere Neuhoff in faccia alla Corsica, a bordo dd· sul serio era l'ultimo dei suoi pensieri. la nave c Demoiselle Agathu di Flessinga, A vaozarono benslle bande di Paoli, e, questi, su cui Teodoro fa issare volta a volta la ridotto aJ silenzio, dopo una certa resistenza~ bandiera ingkse e quella olandese. ..Ma di i.l forte. dei Cappuccini, stava per prender sbarcare non si fida; e quando un veliero geo Bastia, quando l'improvvisa notizia della novese spunta all'orizzonte, il Neuboff, pumorte del proprio padre gli fece abbandona· sa su una piccola nave svedese e fugge. re il campo. Il re voleva condannare Paoli Una seconda volta gli Olandesi gli o:-i.'"'!a morte, ma Giafferi ne lo dissuase. Rendenizzano una spedizione. Questa volta lo forre gli onori al proprio padre era· in Corsica niscono di quattro navi, tra cui l'c Agata,. sacro dovere che non si poteva tralasciare. con 12 cannoni grandi e due p!ttoli, e il Anche Portovecchio, baluardo delle forze di c Preterod ,. con 6o cannoni. Importante era Teodoro si arrese; n il tradimento del gepure il carico delle munizioni; inoltre il nerale Lucc:ioni era manifesto c Teodoro otNeuhoff, preludiando alla gJJerra- chimic.a tenne che fosse fucilato; ma il parentado del aveva fatto portare a bordo 36 grosse sirinmorto giurò al re la c vendetta». . ghe c per siringare l'acido nitrico negli occhi Intanto anche Teodoro assaliva Calenzaai Genovesi :t sistema ch'egli giudicava ecna e stava per prenderla, ma la mancanza cellente, soprattutto contro le sentinelle, di rinforzi e fieri dissidi scoppiati fra alcuni c che saran cosl messe fuori combattimento capi lo obbligarono a desistere dall'impresa. senza l'aJiarmc che cagionefebbero i colpi di R.iusci invece a costringere Corte ad arrenfucile:.. Eppure anche questa volta Teodoro dersi, ma era sterile vittoria : contro Corte esita a lungo prima di sbarcare nella c sua ,. aveva dovuto marciare soltanto per soffocare isola e si contenta d! ricevere capi, diramar la rivalità scoppiata fra i suoi stessi parti· proclami, impartire ordini Sbara fill<llmeo· giani. In agosto il re volle recarsi nella parte te il 18 settembre, fra le acclamazioni dei occidentale dell'isola, ove giunse per vie iJD.. Corsi venuti in gran numero a ricevere il pervie, costeggiando le fiere giogaie del loro re che ritornava. Il di dopo nuove accia· Kyrie e del Christe eleyson. A Sartena creò mazioni, nuovo Gran Consiglio. Ma quando l'Ordine deUa uberazione che distribul lar· si tratta di sbarcar le armi e le munizioni, ·gamente fra gli isolani. Ma O -la minaccia solo un nipote del Neuhoff viene a terra con di Genova - che ormai aveva preso il suo una piccola colonna. Poco dopo le navi partito e messo una grossa taglia sulla testa olandesi col sedicente re scompaiono all'orizdel Neuhoff - gli piomba addosso e lo sgozonte. Intanto la faccenda della Corsica si è menta. Non ha più che un pensiero: riguada· innestata sulla guerra per la suctess.ione gnare la costa orientale, per poter cvcotual· mente imbarcarsi pel continente. Diflicile fu ·d'Austria che ba diviso in due campi l'Europa, e mentre Genova sta coi Gallo-ispani, il ritorno attraveno la macchia selvaggia e le lande desertiche, solo frequentate da pa· per la Corsica indipendente stanno l'Austria e l'Inghilterra. In quel periodo troviamo il stori, c dove il re, per sfamarsi, non trovò Neuhoff che tesse raggiri a Colonia, poi a che cacio e c broccio:. (latte di capra rapFirenze, visita spesso Orazio Mann, -l'inviato preso). Cosl giunse a Salenzara sulla cosla inglese alla corte di Toscana; ma il diplomatirrenica. scgulto ormai da poche centinaia tiw çolro e intdligcotc - come scriveva il di uomini. Quando una va~ a vela. battet!· te bandiera francese j'\ a~cbstò alla spiaggia, Walpole - presto si disgusla c di quel re Teodoro chiese al cotuandante di venire im- incomodo sempre in moto e sempre bugiarbarcato. Per depistare i possibili inseguitori do». Auche presso il marchese d'Ormea, mia vcva rivestito un abito ecclesiastico. Il re nistro del Re di Sardegna, troveremo il Neo· preSe congedo da Costa, iJ più fedele e assihoif che intriga per entrare in relazione con duo dei suoi partigia!\i ; salutò e riograziò gli Carlo Emanuele III. Egli si vanta, per poco uomini, a cui lasciò la polvere ·e le poche che lo appoggino, di prender la Spezia in munizioni che reslavano;, poi consegnò a otto g:~orni; Il lo raggiungeranno i suoi Corsi

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fedeli ; dopo di che si potrà pensare a un colpo di mano su Genova. Ma per l'impresa di Corsica, a Teodoro, divenuto ormai la fa· Yola dell'Europa, il Re di Sardegna preferì· so: ricorrere a un altro avventuriero, il IO· varola, dlc infatti non tarda a entrare a Bastia. Eppure ancora una volta vediamo il nostro eroe tornare in auge: nel 1747, men· tre gli Austt:iaci assediano ~nova. il Neu· hof{ ottieae da Francesco di Larena, il ma· rito di Maria Teresa; . che gli allestisca una nuova spedizione. c Gli avevano preparato 24 abiti di livrea verde - narra un biografo - con paramenta gialle e vesti gallonate d'argento,._ Ci furono i soliti. proclami ; hcn provvisto di denaro il Neuhoff potè ritirare i suoi gioielli daJ Monte di pietà, e tra l'altro i suoi n•ali suggelli. Ma ancora um volta egli esita, tentenna, si ritira in una dlla presso Pistoia. Ed ecco - colpo di fui· mine - la sua espulsione dalla Toscana, l'ordine di rimpatriare nella natia Wcstfalia. Ordine, come poi si seppe, emanato dal Lorenese, che spesso soleva pagar di quella mo neta i complici che non gli servivano più. : . . C.O.l il ruolo che il Neuhoff aveva tappresentato per tanti anni in Europa finiva per sempre. Per vivere non gli restava più che la carità dì qualche anima fcdelt1, lo scrocco quotidiano e le improvvise vampate di postuma curiosità. Una di queste vampate gli toccò a Londra, dove si era recato nel gennaio 1749, e dove un articolo di Orazio Walpole lo mise improvvisamente di moda. Ma per vivere a Londra, COb un decoro ançhe relativo, Neuhoff si gravò di debiti, ~--'Che, come vedemmo, lo condussero al c Ban· co del Re ... Neuhoff rimase imprigionato dal 1749 al 1755 - sei anni - che se in prindpio furono piacevolmente variati da vi· site e soccorsi, alla fine caiarono sull'infelice: con tutto il peso della miseria e della soli· tudine. Nel 1755 Teodoro fu ammesso nella serie dd debitori amnistiati dal Parlamento. Condotto davanti al m2gistrato, come voleva la legge, gH fu dùesto quali fossero le sue attività. Ebbe un ultimo grido d'orgoglio: c Non ho nulla, tranne il mio 'l"e-gno di Cor· sica ,.. Firmò la cedola in cui abbandonava i suoi stati a garanzia dei suoi creditori; poi con ultimo sacrifizro regalò al Walpole la ~upentite reliquia, il suggello del regno di Corsica. Per non si sa quale ferocia dei suoi

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creditori fu ancora imprig;onato. Quando usd era il 5 o 6 dicembre. Era ammalato. Nevicava. Poicbè durante il pre<:edc:nte pe· riodo di libertà tutti lo avevano respinto, egli co:rcò asilo presso nn sartorello che ave· va lavorato per lu;. Questi lo accolse con bontà, lo riscaldò, lo alloggiò con quella carità di un povero verso un altro povero che sempre ci commuove. Sul letto del misero sarto di Soho, colui che era stato re di Cor· sica, l'n dicembre 1756 chiudeva gli occhi 8AII8AIIA ALL.A8011 per sempre.

CÀ.SANOVA (CO/IITINUAZIONE DI P.4G. sJ7)

Da Ai.x·les-Bains, ove incontrò Cagliostro, altro mago del tempo, passò in Spagna e vi gustò l'amore ardente di Donna Ignazia, danzatrice di fandango, e quello della bella e tragica Dolores. Già presso la cinquantina, non è più l'aitante cavaliere amato dalle donne di Parigi. Nel 1774 si trova in Italia, a Trieste, al servizio della Serenissima in qualità di c Confidente ,. e ne riceve 400 scudi di compenso. Con questa notizia terminano le c Memorie • ma non la sua vita che &i fa oscura negli ultimi anni. Vive a Venezia. legato quasi marttalmente con la cucitrice Buschini che tradisce madrigaJescamente con Ja capricciosa e viziosa Caton. Sempre almeno due donne alla volta, questi e rano i suoi gusti e cosl voleva il suo destino straordinario. Nel 1782 la sua città nativa lo scacc:a, per aver egli scritto un libello in cui confuta la c Storia del Governo Veneto • di Amelot, e stanco, quasi sessantenne, riprende l'affannoso girovagare, puntando verso le città del nord orientale. lncootratOSI con il duca di Waldstein, questi, inte~sato vivamente dal racconto di una vita tanto eccezionale, commosso da quel vecchio che dopo aver tanto goduto e dilapidato si trova nell'in~genza, lo conduce e lo ospita nel sao castello di Dux in Boemia, eleggendolo segretario e bi· bliotecario. Tristemente, nell'ombra polverosa dj grandi silenziose stanze piene di l~ri, si conclude il 4 giugno 1798 la sua vita, di cui adoperò le ultime scintille a scrivere le c Memorie» e a far· del bene alla piccola canonichessa ventenne Cecilia di Roggen. dorlf, ultimo amore, candido questa volta, per necessità di cose. •••• ea•To•za

L'ONOilATO AVV&NTU.Rl&RO ANTONIO LONGO (CONliNIJAZlONE DI UG. Jlt)

DA QUEL MOMENTO tutro procipita. Tentativi dì spec:ulaziooi arricole non banno altro risultato che di obbligarlo a veodere la tenuta della Mira per pagare i Creditori. A Treviso, dove ricerca nuove vie, niente gli riesce; ancora tuttavia capita al giOCOPdo avventuroso di ridere e burlarsi pe1 primo dj quell'ostinata ·avversa fortuna. Ma anche la seconda moglie gli muore, il figlio primogenito, andato volontario nelle truppe francesi, parte per la Russia, nè il padre sa più nulla di lui. Ed è aUora che il vecchio avventu· riere pensa di ripiegar le vele, tornare alla sua Venezia, deve egli ha calcolato di avere scicentotto amici che, tutti o quasi tutti gli devono ~n po' di gntttudine, e che non lo abbandoneranno. Abbism vit«o in che arnese arrivasse a Venezia. Nè gli amici, ad uno ad uno invocati, risposero ai suoi appelli. Solo più tardi alcuni conoscenti a caso incoo· trati gli fornirono tanto da potere terminare le sue c Memorie • in relativa tranquillità. Neanche la pubblicaziooe del curioso libro gli diede l'agognata sistemazione finanziaria. Visse un po' meno peggio; ma ancor per sfa· mar se stego e i 6gli dovette affastellare aneddoti ringuardanti k prerogative dei c cit· tadini veneti originari», dirigere una cGaz· zetta urbana veneta ,., che naturalmente falll, e finalmente intentar liti agli usurai che, mol· ti anni prima, profittando della sua inesperienza, gli avevano estOrto la massima parte dei suoi capitali. Fu ancora, di tutte le sue imp~ la più fortunata. Tanto almeno gli ritornò da non morire di fame. Una cosa gli rim&K fino alla fine, la spensieratezza, e il buon umore. Infatti nelle ultime righe delle sue c Memorie • annunCia che fa· rà dipingere un candlone da appendere da· vanti alla sua porta di casa COb queste pa· role : c T ,o~n~a acct,itu, n aqwDtll IMge aJ,iltislrobil • che secoodo lui Yoleva dire: c Ti sarà fatta accoglieoza coo polentA, ed avrai acqua in abbondanz:a •· Colne latino non valeva gran dte; ma può anche esser degno di ammirazione che restasSe ancor tanto senso di fraternità e s) giovale umore in un uomo di sessant'anni al quale nè gli uomini nè la vita avevan risparmiato le botte.

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RIVISTA QUINDICINALE ANNO 111- N. 20-21-ROMA 15-30 NOVEMBRE 1941 - XX

ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE DIREZION E { REOAZ.: Roma, CittA Universitt11e Tololono 490 832 490 933 490 93 4 PU88trCUÀ: Mihno. Via Manzoni n

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Tolelono 14360 ABBON AM ENT I lt11i1 e Colonie Annuele l. .CO Semestr. l. '11 Estero Annuale . . l. 60 Sernestr. l 33 fASCI C Oli ARRETRA T I l 3 A riJP4rmio defle meggiori spese di vaglia versare r 1m porto degli abbonamenti o delle

copie e rre trale sul CONTO CORRENTE POSTAl( H. 1 2 4 910 TUMMIN Elll E C. • ROM A Vtale U nivuuta 38 (Citt• Unive nilerie)

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TUMMINELLI E C. EDITORI - ROMA

C RONACHE DELLA. GU'ERRA

È in ven d ita 1n LI MI TAlO N UMERO DI COP I E IL

SECONDO VOLUME della Ra ccolta di ques1a Riv i sta che conliene i fascico l i dal 6 lu g l io al 28 Dicembre 19 40- XIX

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C l t m a d o l c i s s 1m o a n c h e i n 1n v e r n o. P:GLI ARENZANO COGOLETO VA R~ZZE CEllE LIGURt ALBISSOLA MARIN A S'\VONA SPOTORNO NOLI FINALE LIGURE PIETRA LIGURE lOANO· DIA N O MARIN A ALASSIO LAIGUEGLIA ARMA DI TAGGIA IMPERIA SAN REMO ALBENGA OSPEDALETTI BORDIGHERA.

TUMMINELLI E C. EDITORI - ROMA 1 collezionisti che hanno iniziato tardi la raccolta della Rivista pos.sono completarla un icamente con questo volume essendo

ESAURITI l FASCICOLI SEPARATI

INfiORMAZIONI: ENTI PROVINCIALI PER IL TURISMO DI GEI'jl OVA. SAVONA. IMPf::RIA E TUTT I GLI UFFICI V IAGG I .•


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LA STRAU ,~ DEL GIAPPO NE GLI L'O~ll :\"l t! i Stato americani che nel 1853 uwiarono l'ammiraglio Perry con quattro na,·i tla guerra al Giappone per indurlo ad aprire 1 suoi porti al commercio con l'occidente, prohabilmcntc s'erano lasciati montare la test:l dalla frase di un inglese, Sir Edoardo Creasy, il quale commentando nel 185 1 1 risultati finali della battaglia di Saratoga scrh·e,•a: c La conquista della Cina c del Giappone da parte d ella flotta c degli eserciti degli Stati Uniti rappresentano avvenimenti dei quali saranno probabilmente testimoni molù dei nostri contemporanei». Pe r glt americani del 1853 il popolo giapponese era costituito da una razza decrepita c decadente. Non immaginavano affatto, gli uomini allora s~enti alla Casa Bianca di Washington che cinquantuno anni dopo la sped1zione di Perry il Giappone avrebbe clamorosamente battutto uno dei più grandi imperi della terra, la Russia degli zar. Nel Giappone, alla metà del sec. X IX viveva 1111 popolo primitivo, patriarcale, ancora medioe\·aJe: ma non viveva un popolo in deca1icn7.a. Esaurito era soltanto il sistema poli-

ti co t! ello c shogunato ~ che lo regge,·a. Dall"occldcntc, con le « nav i nere » americane , e nne proprio il colpo che fece. crolla re quel sistema politico e d1ede al popolo giapponese la scnsa1ione nettissima del pericolo che incomhc,·a sopra di hn: dl\·entarc, cioè, una «colonia dei hianchi >>. essere assen•ito a poco a p<.Ko da quella Jlarte del mondo che esso riteneva « 1mperfetta ». Lo spirito di indipendenza dei giapponesi, maturato a ttra,·erso lotte secolar1 c nella conquista quotidiana dclln scarso necessario alla propria esistenza iu allarmato tlag-11 anenimenti postenori ·al 1853: il trattato con g li S. U. del 1854: quello ddlo stesso a nno con l'Inghilterra: quello del 1~55 ciJn la Russia, <1ucllo del 1857 con I'Oiantla; la prepotenz:~t.,del 1858 da parte ciel console degli Stati l'niti Towsend I !arn s, che riuscì a rendere a ncora pii• gravoso il trattato del 1854; lo sbarco nel 1863 di truppe inglesi c francesi a Yokohama; ti bombardamento di Shimonosaki nel 1864 da parte delle flotte francesi c mglesi. Alla forza degli occidentali non era possibile opporsi con le armi tradizionali. c La classe dirigente del Giappone- ha scritto recentemente un acuto osservatore italiano delle cose nipponic he -- comp<lsta nella quasi totalità di uomini molto anziani, i quali per la loro età medesima erano poco inclini all'avventura avvertì l'inanità di una simile resistenza e cercò istintivamente, per la naturale tendenza del popolo g'apponese a girare gli ostacoli, un mezzo che permettesse al Giappone di sfuggire al destino di tanti altri popoli di colore ». E allora piuttosto che resistere all'occidente, si pen-

sò d1 gittarsi in braccio all'occidente, per riU-.;:~~_.,.._9:.....: kntare prima, e rendere Impossibile poi, la temuta conquista. A questa occidentalizzazione ~i oppose. come è naturale, il potere politiCO rappresentato dalla c S hogunato »: potere che. fin dal 1185, era qaello effettivo, esscntlo il potere imperiale soltanto nominale. Ne seguiro no anni tli lotta: fino a che il 27 gennaio 1868 non si arri•·ava alla battaglia di Fushinu. in cni le forze shogunali \'enivano hattut<-. Cominciava la storia del Giappone moderno.

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l..e 1appe dell'espans•onc giapponese dalla fine del sec. xrx sono note a tutti c si chiamano guerra con la Cina del •894-95; guerra con la Russia del 1904-os; partecipazione alla guerra mondiale nel 1914-18 ; inizio del conflitto in Cina nel 193 l, adesione al patto T ripartito, 1940. La guerra scopp'ata 1'8 dicembre 1941 contro gli S tati Uniti e l'Inghilterra è la svolta fi na le di questa espansiOf!e. Una sconfitta significherebbe effettivamente la fine dell'impero nipponko. La storia e la cronaca delle tappe dell'espansione politica giapponese sono, come si è detto, più o meno largamente note. Ma non è nota, invece, la storia di quell'altra espansione nipp<lnica che si è svolta paraiJelamente a quella (><llitica ed ha minacciato seriamente le posizioni occidcntal• in Estremo Oriente; l'espansiom, cioè, industriale e · commerciale. L'industria giapponese- è una tklle più giovani del mondo. .Nasce dopo la guer-


~ltro

m.ltono: dt k•nncllate annue. La produzione di acciai•J è di J milioni di tonnellate, quella di carh<.mc d1 so milioni di tonndla[e. Su quest<· h.1si. eh,. sono quelle di tm pat•sc ad alto poll'nzialt• economico, si sooo c<JS!rutte k intln~trie meccanica c metallurgica. l cantien navali, ad <·sempio, dal 1<)00. ,,nno

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cn1 non ..:sistcva praticamente una

marin:-t !{iappu1lt.'S\', hanno crea to con \111 la-

' oro ac.:anito la !Hitt'nn na,·ale del paese: la flotta da J,!'Uerr:t Ì: )a terza ùcJ ffi0000. quella m<·rc.ltlttk è ~nch'essa la terza del mondo, dopo qutlla mgles., e quella amt'ricana, con -1 milioni <li tonnellate di ,·apori ed 1 molion,• d1 tonnd!.tte di vcli~ri. Nel campo delle C•lstruzioni icrm,·iarie si prooucon.o ogni anno 8oo lucunwt"·e. 200 motrici cielt rich..- c <)lJO« \'agoni. .\la per costruire una locomutl\·a, in t;i,q•pone ci ,·ogliono solo 5 ~.:oor111. mentre ,e ne impiegano 28 in lnghiltlrra e 1.1 nc!(lt ~lati Uniti. Il primo prtr •lnrtore di l>!ctcktt,• nel mondo è il Giapptr ne, sc!(nitn dalla Gtrmania, la F ra ncia, l'ln((hihcrra. gli Stati Uniti ecc. Perfezionatis•tma i: la fahhricazione delle macchine tessilo tanto eh<' il >istema automatico di tessitura To111uda. st~tcma g iapponese, è ritcnul() tla, tecnici il migliore esistente sul mercato mnildtak. (Jucslt hre,·, cenni bastano a dare nn'1dea. ''a pure ,ommaria. d<'ll'industria pe-ante nipponica. ;\la egualmente impressionante i: ti quadro t>ff<'rto dall'industria non pcsanlt'. che " llil>a tutta sull'energia elettrira. La IH>tent.talità idro-cl<-ttrica del paese è ~.Jlcolat;~ m q milioni di ca,·alli-vapore, dei <Jnah (, mtlwn, grà sfntttati. Il costo dell'energia ..it'ttrtt'a i: ha!>si>simo. Ne consegue che il .p '1, dell'<·nergia motrice usata in Giapl""'e è • ncrgia eltttrica: che su t2 milioni e n te n•> d1 ca,e. 1 1 milioni c .~ 4 hanno la luce ··kttrrca e .:he la produzione di lampadine •>scilla fra i 40 ,. i so milioni di g lobi l'anno. l.'tn<h"trt" dtttro-chinuca presenta cifre q::u;don, ntc ,,,lo>~a lL Per il consumo della t:"mm,. >l Giappone è ti terzo pa<'se del monln. c lo 'tes-u l""t" <>ecupa come produttore

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t~ smu~lro) Guernoro g10ppone5e del XVIII aec. con lo 5uc armatura (solto) Anhco elmo qtapponese m f~uo boltulo o legno doroto

ra ~ 011 la Cina dd 1K<13· llnrantc nn'ahr;, J.:ll<·rr.<. 'l"' 11 .. <'"lllru la !<11'~'" <Id I•)(<.J-<>5. incont;nc: 1" a tnun,·erl· 1 ..,uot prunt P""""'' 1'11ulustna pt"·.,antc c quella chimica. E' in <Jnd Jlerl<><ln. c.he rl \.rappmw '.' ontln•trr,tlon" cnmplt·t;uncnk. Il .gon rno ù<'l tlmpo rnanlht nu~hò\1a tlt ).!'IO\ ;Hl l ;dlt·~h rn (Otl <l llt.'"tJ. con ...eg-na: « pruna studtarc l' un•>a<in>norsi dei nll'IO<h ucci<lnHali. 1"11 omH.trlt >. :O.:cllo 'tesso tempo c~m inaia tl 1 tecnici stranicr 1 , enl\·;-ulu in' t t,\ l l in t~·t..tplw>th.': ..,. trtttta' a suyratutto d t ;uncricant. lllJ,:lc» c tt·ùnclu. OJ.:I(I Il '. ''H;IInre ucc•tkntal~ ciel :\luwo Commcrcoale dr Os~ka , .:ti.:

.,iilare sotlo> o snor u.:cln. pt·rfl'ttamenk >motato (pcrflllo nel colore c nel u po ddk etichette:) uotto o pmdn1ti eh<· cralhJ una \'olla monopolio dd l'uccidente: i motori marini ingll''t ,. 1 hnttnnt d, .\lol<tno, le lame do ~hcffidtl c tl \'ermut dt T•>rinc>. 1 tn()tori cletoric1 tcdc.chi <: i macchcrnno napoletani. Il funzionario che accompagna il ,·isitalore occidentale ùà nntiric di quc>to genere. ):d Il) IO il Giappone importa 1 a 1c aniline dalla Gtrm:uua. :O.:d 1915 tncominciò a fahhrtcarlc sul suq territorio. :-\d 1925 si iniziò la loro esporla7.ione c otto anni dopo, nel 19JJ. ti Giappone Ycndc,..1 quetlç ~tesse aniline ~Ila G~rmaoia. Le ~acchi.nc per le industr!c tessili, che 11cJ , , ~ erano n~tportate ùall lnghtltcrra c dali Amen~a: nel 1925 alnnentavnno una certa csponaztonc e nd 1939 furono '·cndutc addu tttura aglt Stati Uniti. Se s~ pensa ':hc all'epoca della battaglia di F.us~imi del t868 il grado di sviluppo cconomtco raggn.m to d":l Gtap~ne era m? h? Stmtl,c a quello dell'Inghilterra dd XV secolo. c: che glt scarsi scambt commcrc1alt con l estero erano complcta1n-te 111 · · · c•· s•· ~enderà sub'rto. conto de 11"mcrro·tbllc · cammino percorso ~.. dall'ind mano agr1 st~all'er.•, strt~ mpPOntta ~~·almc.~te cons tdcrando, come osserva F. C. Joncs eh 1 . unaztonah <ono mtcroscoptchc a confronto di quelle degli S tar1 U 1 e ~ rt~rs.e l'ali pac~i d'Europa. Oggi il Giapponc produce annualmente ' ~1 . 1 0 d~ PrtnCIlatc ù• ferro e sono in costruzione nel Manciukuò impianf un m i J()ne ~ tonnel1 per a Pfoduzrone o:l'un

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quc, . in quarantaserte anni, il Giappone ha r,ag?mnto e spesso superato, le industrie dell « ampcrfetto :. mondo da cui \'tnnero le « nav! nere ». uell'ammìraglio Perry nel 1853· La ncostn121onc dì Tokìo. dopo iJ grliiUk terremoto dt'l 1923, è stata la prO\'a lampante dell'energia giapponese. La mattina del 2 sctt~mbre 1923 il Giappone non aveva più ~~ttaJe. Il ~ ottobre dello stesso anno l'Uff~ao per lrr r~cOslru::trme creato presso il mìn.tstero degli mtcr~, iniziava la sua opera che st concludent u~ctaln;tente i_l 1 0 marzo 1930, data a lla quale. l uffi~to ~·entva sciolto. Oggi ~a g!~nd_e ~okt?• eot sobborghi, conta quasi J mtllom dt abllanti ed è, dopo New Yorlc la seconda città del mondo; mentre è la ter: za per estensione dopo Ncw York c Berlino. Tutto, nella capitale giapponese è colossale V'è un albergo in cui, con la chiave della ca~ mera. consegnano addirittura la pianta topografica; un teatro che ha nel suo interno quattro ristoran6. Nei magazzini Ghùr:ra si può trov_are_ tutto, con migliaia di commessi con ccntmara di migliaia di articoli con un~ organizzazione perfetta che fa ì~pallidir<'

(scpra) Lo sport nazionale del G1appone, il .Ket.ido, scherma eserctla-to- con lun9ht bostonì òi botnb\J e uno speciale ceumomale . (a de11ra) Arc:1ere gz.:J~ponestt con armatura in ferro battuto del XVII sec

di arllc:ol i di gomma. Ed è uno dc:i m;,ssimi proclnnori mondiali di solfato di ammonio. !Ifa l'industria che fa paura agli anglosaseoni, è l'industria tessile, tipicamente giapponese. L'impero nij)ponico come consumatore di cotone grezzo occupa nel mondo il secondo posto. E' al primo posto come produttore di seta naturale. E' al rerzo posto come produttore dj seta artificiale. Inoltre il capitale nipponico controlla fortemente l'industria cinese dei filati. Il valore della sola produzione di lilati raggiunge complcssi\'amcntc gli 1:! mtliardi di lire l'anno, qul'llo della tessitura, dieci miliardi di Jir<'. :\cm solo, ma ne:) campo della sera artificiale sono stati fatti progressi shalorditi,·i. Infatti nel 1926 il Giappon<· importava .3 mtlioni c mezzo di libbre di seta artificiale ogni anno. Sette anni dopo nel •9.1.1. ne t•sportava cento milioni eli libbre per oltre trecento mil oni di lire. Nel 1937 il \'alorc dell'esportazione di seta artificiale ragg-iungc\'a i 440 milioni di lire. L'industria tessile giapponese è fortemente razionalizzata. Sicchè mentre nel 1922 undici ore di Ja,·oro erano necessarie per produrre 18 mila metri di tessuto, nel 1930 hasta\·ano dieci ore per produrne 39 mila metri. Nel 1933. con una migliore razionalizzazione otto ore c _men_o di lav?ro davano - mila metri di tessuto. Alla razlonaltzzaztone corrrspondc una 4 ~gtaale vcrfezione tecnica d_~li impianti: Su 3~. mila . telai giap~o­ nes•. 150 mila sono automatici. Su 650 mtla tela• rnglest, solo 30 mrJa sono Jntomatici. Que-sto spiega perchè. a detta di S. Pearce, seg-retario della Fedl•razione internaziona le dci filatori di Manchester, l'industria cessile nipponica è la migliore del mondo, e perch.! gli 8 milioni di fusi <.lei Giappone producano e vendano molto più tessuti dci 50 milioni di fusi d~li'Ing~i lterra. . . • Lo stesso ragionamento puo far~t, per le al~re mdustne.: la chimica. l'elettrica, l'alimentare, l'edtle, la vetrarta, la cartana. o ·.•un-


cnmmerciali naYali; nel gig.tntesco quartiere degli affari cht· 1 edc un mol'lmcntu di 3 miliardi di lire l'anno. Nelle sole Cass~ di Risparmio giapponesi Yi sono depositi per 6o miliardi di lire; in ~lanciuri<t sono stati itwestiti 12 mili~rdi di lirt·. La g-rande cas<t tki :\1itsui ha fatto recentemente una donaziun,. allo Stato, di 12:; milioni di lire italiane. Però un preiettn ha une~ ;tipendio Zti Soo lire al mese, il capo della Poltzia di 2 mila lire al mrst·, i ministri di 2400. E un operaiu. in 1nedia, può \ ÌYerc: con 112 lire.

Eppur, tanto sforzo nun è h.tstato a dare al Giappone la SI· curr zl'a ti<-lla sua esistenza. :\el t80ll il Giappone a\"CYa Ullll ,uprrficit· di 1511 mila miglia quadratr cd una popolaz•one <h .15 miliunt di ahitanti. O~rrd ha una superficie di 265 mila mi::lia qnadratt· " 95 milioni di abitanti. La sua superficie i· raddnppiata, ma la sua popolazione è triplicata. 1\el Giappnn,· vi '"'"' 2;-.14 abitanti per m1g-lio arabile, mentre ,.c ne "m" 1/t~J nel Bel::io. 8tl) in Italia, 407 in Francia, 229 in Rtb>ia. \ "i na>C<>Ilt> 45 hambini ~l minuto. L'agricoltura del p«<"St· non può bastare alla I"Ìia d i tutti i suoi abitanti. Oltre il rt>u t la eu• cohil"azione è nl>bligatoria) non s i conoscono n~ l Giappon~ . altre coltil"azioni accessorie: c la coltivazione >te»a rid11ctlc nn ing-l·ntc numero di hr;~ccia. La grande \'all ula di >icureua era 1111a \'Olta l';tlle1·arncnto del l>aco da ,:,·ta. 1\·rù, già prima ddlo scoppio dd conflitto attuale, il 1:1ag~iur m"rca\o di sbocco della seta nipponica, g li Stati l "ttiti, >11e1·a chin,n k >uc porte. E prima ancora lo S\•iluppo 1ati~illo>o dell'indnstria della set:1 artificia le, a cui s 'è fatto (Cnno pii: ><•pra. a1 c1·ano dato «gli a!Jc,·atori d i bachi un dnro colpu. La razionalizzaziane degli impianti industriali, la 'J>arwna ,empl •c•til di 1·ita. 1 sacrifici d'ogni ~cncre nou '""" rtli>Ctlt ,, <listrng-gcre la brutale clO<jnenza dci dati gcograftet e dt·mog-ralìci pii· ::opra riportati. 95 milioni di giapponcst """ pn,sono vi1·en• ,. prosperare nelle Isole, a Corea, a ForttH><<t. ll~nno bisogno di spazio e di materie prime. Se il cou,umn del carhonc clo1·c~se ~riungerc nel Giappone al con>nntn raggiumo dalla Germania nella pienezza della sua cfficienz" industrink, la ri,crra nipponica si esaurirebbe in quaranta ;umt. E 5(' il ferro esistente in Giappone fosse con"'m.l!o allo ,rcssu ritmo u><tlo dagli .~tati Uniti, si esaurirehh,· in tH· ann1. Il Giappone, eccetto il cotone e il petrolio, ha 1ntt~ k materie primt• necessa rie in tempo òi guerra; ma le ' ".,,,. materie prime non :,ono bastanti i n tempo di pace pn a iirntlt.trt· 1 tl'orl!>-amcntc b lotta sui mt·rcati mondiali. E ,,. il Giappone non 1 tn<ie non può ri1·ere. II cotone in-

(sopra) Un raro M>empw di architettura orientai•·

la torre b1anca d1 Pa1tatzu.

(a de•tra) Viaita medica aUe reclute giapponesi a Kobe

qu\'lla òei più famosi magazzin i americani e franc_csi. E a Tokio nel Kt::!IÌ Club è possibile incontrare quel barone Kakiroemon Mitsui che ha una fortuna personale valutata in sei miliardi di lire c che controlla cinquanta miliardi di affari. E' il capo di .una. dcii~ d~c grandi clinl.stie d'affari del Giappone (l'altra è quella det M ttsubtcht) che da quartroccnto amu dà all'Impero grandi banchieri, grandi capitani di industria tinanZJcn >Citltriti, sempre al serYizio dell'Imperatore, misticamente na: linnalisti cd impenalisti. :~ Osaka, la capital_e dell'industria giaP:' punesc. che co.nta ,5700 fabbrtc~c c ~ma popql.aztonc di due miliòni c mnzu dt alutanu, lo sfouo mdustnale del G tappone è evidente nell'enorme numero. d~ aut?m~_ili che percorrono rombando le ''ie della città. tl<·t grattactdt scciJ dt mnumcrcYoh soctetà bancarier indusrria_Ji,

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no che giustificare la tc~i del Giappone ~tes­ so. E cioè che de1·e esscrd una più alta ~iu­ ~tizia distrilmth-a. Cento milioni di giap~te­ si (come ottana milioni di tedeschi c quarantacinqnc milioni di italiani) hanno di ritto a disporre della Joro esistenza c del loro destino senza che su di ~ssi pesi la mano di fe rro della plutocrazia internazionale. Se nou ~arà così. il ritorno cldJe c nal'i nere » dell'c JmJX'rictto ,. mondo degli occide-ntali. si produrrà c ·<1uesta w lta con consegnenze fatali. Gli aiuti degli anglosassoni a Ciang Kai-Scek sono stati il primo passo di quel ritorno. Le estenuanti tractati,·e diplomatiche degli ultimi mesi, s1·oltesi ira \~'ashington e Tokio, dove•·ano esser<' il secondo passo: e le c na,·i nere" erano t· sono già io costruzione nei c.anticri degli Stati l:niti. Rompendo risolutamente gli indugi, il Giappone non ha fatto che difendc:re la su;t strada. Nel 1902 fra Londra e Tokio si stiptùa,·a una alleanza dur:tta fi no al dopog-uerra. Dopo la battaglia di Tsushima Londra, in un impeto di entusiastica ammirazione, donava all'ammiraglio T ogo una spada d'onore che era una esatta riproduzione di quella offerta a Orazio Nelsan dopo Trafalgar. Se qualcuno ricorda ancora questo fatto, a Londra, dovrà sentire nel cuore una grande ondata di malinconia. !n trcntasci anni l'allìeYo asiatico ha raggiunto il maestro hritannico. Ed nra minaccia di ro,·inarlo.

(sopra} ToC8tef Ar::che neJle vie dJ Tokyo grandt cartellt murah invttCD\O la popolo::zione a non nvelaro $Ggreh mihtan. ( a de15tra) Gtappone moderno. PubbliCliÒ dl una orande dtfta dt Yokobamo sulle spa11e d1 un fattorino.

tatti ,·iene importato, lo stesso accade della lana, d ello stagno, del piombo, di turti gli a ltri metalli pregiati, della gomma. del petrolio. L 'occupazione di Formosa prima, della Corea e della Manduria dopo, hanno risposto ad imperati,·i di carattere economico. Ma il solo· Manciukuò ha corrisposto alraspcttatÌ\·a c incomincia a rcmunerare i capitali, enormi, impiegati dal Giappone. E -~la necessità di proteggere questa fonte d1 ncchczza delfim pero sono nate le gue~re in C:ina e in Mongolia. Xon si è trovato ti petroho nel ;\ianciukuò ma hl ricchezza degli scl1isti di Fushum ha' permesso di creare un grandioso impianto per l'estrazione del ~~olio da qu': sri schisti. La strada su cua st è messo d Giappone è la strada che lo deve condurre al possesso delle terre e delle materie prime. come pure dci mercati necessari alla sua esist~nza. Quando gli anglosasson i parlano del perenne stdtll di crisi del Giappone non fan-


L! GUERRA RUSSO GIAPPONESE

..-

:-.: ELL:\ G U ER R.'\ cino-giawonc~c t t 8<.1489 ) il Giappone si era per la prima \' <llta :ff~rmato come Potçnza milita:e c na~·a~c tn Estremo Oriente, ma i vantaggt matena.h eh~ a,·c,·a rica,·ato dalla gue~ra cran~ sratt. nulli, almeno per quel che r tguar~a ti ~onttncn­ tc 1J Trattato tli Shtmonosakt (apnlc tfl9S) 3 ,.'e,·a ceduto, in nrità, al. Giappone. la P<'lllsola del Liao-Tung, con ti porto d t Da:rcn (Dalny) e la hasc di Port .Arthur, o)tr~ all'isola di Formosa: ma suht~o. dopo la fmna ciel trattato una fort" oppoSIZione s1 t;ra •nanift·stata in Europa, particolarmente t~'. Russia, contro l'applicazion~ del trattato: l r.1 l~ sua firma e la sua ratl h ca la Russ•a t ro,·o modo di fare cutrare la Francia c la Germania in una azione diplomatica dir~lla contro il GÌàppon<:, che fu obhligatQ a rinunciare alla cessione del Li a~Tung, c a Port Arthur, e contentarsi della sola isola di Formosa. Questa a1.ionc, che a\'e,·a per scopo e,·id~nt.e di escludere il Giappone dal conttnentc astati~" nella quale le l'otenze cnropee acquosta,.~0 sempre maggior piede. in seguita, dopo il moto xcnofoho d~1to dci Boxcrs, c he '"'c,.3 dato alla Russia il pretesto per coprire d i truppe la Manciuria, l!a un accordo ?ttcnnto 0 strappato dalla Ru~s1a stessa a lla C ma, per il quale la penisola del Liao-Tung e' i port~ di l.>alny e di Port Arthur vennero affittati .tlla Russia per un periodo di novantano,·e anni. In questo modo la Russia otteneva una 5eet>11da base navale, che con quella, già da parecchio posseduta, di Vladivostok, costituì'" una gra,·c minaccia per ti Giappone, e

da,;.: pratlcamc:ntr tut•a la :\·lanciuria mcritliunHle nelle nuni della Russia. Subito dopo :-q~utva il prolungHmento della ierrovia Tran~ihenana fino a ~lukden. e la Russia incomincian~ un'atcÌ\'a politica di cspanslonc Jil rnr~a. Il Giappom·, <lavanti a qnestc minaccie per la sua JXllltica continentale, che contenl'va•m, Inoltre, anche una ~rave m'naccia pt r b sua intq('rita insulare. tentò la 'ia dilJhHnatint. :\on mt.·nn d1 dicct ddf~rcnti ahhuzzi di trattatt vennero discussi tra Tukyu ,. l'ietrohnq('o tra ti t<l!\1 ed il 1904, ma ntln cn•u.lu~!3t:ro a tll's~ttnn .a_ccordo. ~cl frattc.·m1'" ti Giap:~mc :.i preparò accuratam~nte ad nna ~:m· rra, il cui -cnpo dmTva es>cr<."dt uhhli~:,.rc la Rus,ia ad ::hhantlonan· Pon :\rthnr t i suo. piani p<:r la :\lancinria c la l '()fCa. Il mmistru ru,su ùdla gncrra. Kuropatkuì, nnn cr~t ;gnaro ch:gh accur~~ti preparatil't giapf•lne>i. e allo ~tesso tempo non potc\ a ottenere eh~ t! suo paese si pn· parasse ugualmcnt~: egli propose qninùi al suo Gorerno l'abbandono dei progetti nella :\1anciuria meridionale c la retrocessione di Port .\rthur alla Cina. La sua proposta fu anche accertata, ma nn intrigo diplomatico sul quale non <'>istono m formazioni, dissua"c la Corte di Pietrohurgo dal seguire la linea pacifica: è stato solo pnhhlicato in pr<>posito che c una 111 fhttnza laterale si fece stntire c il risultato, inartrso per tutti, fn la guerr~ ». Le negoziazi<~n! tra Tokyo e Pietroburgo furon~ r'?ttc •.~ffi~talmcme ti 5 febbraio 1904, c l~ d tchlaraZton.' di guerra furono scambiate .'1. 10 fcbbr~t.o del~o stesso anno, ma Je ostthtà erano g ta commciate, perchè il giorno 8 la SQuadra dell'ammiraglio Togo (giappone~) aveva già attaccato la squadra russa dt Port Arthur. L'opinione generale e~e~sa sulla_ gllerra ntsso-giapponcse dai tccn.tct ~mOJ>Cl è. eh~ es~a, pur segnando una sene dt bnllantt \'tttone a ,·anta<rg'o d . . · f • .. 1 et g'laJ>P?~CSt, u l':' realtà \'nota di risulta!' t gtc: noteYnh: che le ,·ittnrie ,.; t s. rate... apponest, ac-

N'colo Il. z<:~r di Russ\a, o bordo dl uno na-1e Milo Squadra del BoltlCO che doveva euera d.iatruna dall' ommaragllo Toqo nelle acque dl T1uabima tl TI magg'o 1905

qnistate a ,:rezzo tl1 ingcmi sacrifizii in vite umane, furono delle vittorie di Pirro ; che alla fine della J!'Ut'rra l'eserc'to russo e la Russia stessa erano intatti nella loro forza, mentre tanto l'esercito r:iapponesc quanti.) il Gtapponc eranu >l n·m:;tt, e che l'arhitrato americano, t:scrcitatn nel trattato di Portsmonth, ha in realtà salvato il Giappone da inevitahili rn,·csci . Questa opinione non regge nn solo minuto all'esame dei fatti. :-1 d Ci1111Jlll strat~gico puro, tutti gli obiettivi <fef c · apj~IIIC fnrurto raggiunti, p<rchè 11011 soln l'on :\nhur, ma l'intC'ra )l<:nisola del Liao-Tnng trano, al!a ftnc di una gucrr<~ relatl\·am~nte hrc,·c. nelle mani del G ia ppone, mentn· l'esercito russo '" C\'a dovuto evacuar~ anche ~!uk!lcn, la capitale della :Manciuna, c conseguentemente ah.bandonare ogoi sper~nza dt penetrazione in Corea. Le perdite g tapponcst furono relativamente ingenti ma esse vennero superate dalle perdite russe' lo Stato ;\l.aggiore russo non avendo mai sa~ p~to s.ceglterc tra una campagtta puramente tbfcnsl\·a e u na campagna o ffens1va, . . d ma a' cn o costantemente seguito u na • condotta m.'s.ta ~el.l'uno ~ dçll'altro principio che gli ass~curo '.1 masst.mo ùi perdjte col ~inimo di reststenza effettivamente opposta Ali r della guerra l'esercito . . a •IDC va dirsi stremat gJap.poncse 11011 i'(lteMukden l'ult im o,dpellrchè nella battagli.~ di • neo• ancora . . ... , esso :1Ili, a e a eampamta 3 0 000 russ.i, e le sue ~erdi~~omm, co~tro altrettanti tagha minori di Il furono tn questa bat· · que e ntsse· l' · gtapponese aveva inco . . ' ora estralo un contingent• . rm.ncJato la guerra CAIIl S l ~ previSto di 2 o o se lo Stato Ma . 70.00Q tuto portare nellil ~~~o~e ~usso forze doppie di CJUna settentr~tllllllt~ a Mukden . quelle allineate dai SI sa~bhc JlOt\ tto parlare


sibili rovesci g ap(l()nesi; e anche in questo ca.s o i rovesci sarebbero stati assai dubbii, perchè i giapponesi avevano aUe loro spalle il Lia<rTung completamente occupato, e l'intero dominio del mare, che non possedevano all'inizio della guerra, mentre i russi non avevano aggiunto alle loro comunicazioni nulla, e non potevano contare che sulla Transiberiana, come all'inizio dc-Ua guerra. Di più, l'esercito giapponese era, alt.,. fine del!~ guerra, nn esercito che aveva già raggiunto tutti i suoi obiettivi, e cui sarebbe bastata una sagace difensiva per tfflere in iscacco indefinitamente i russi. Se a questo si aggiunge che lo scopo prinçip.;ale della guerra, assicurare l'integr:tà insulare del Giappone, era non solo raggiunto, ma assai superato, colla distruzione totale della squadra russa del- Pacifico, e con quella della squadra russa del Baltico, avvenuta a Tsushima, cosl che da allora incominciò .quella incontrastata supremazia navale del Giappone 1n Estremo Oriente che ha cambiato tutte le posizioni in quella parte del mondo, si concluderà che l'opinione dei tecnici europei è appena difendibile nel campo tattico, non è sostenibile nel campo strategico, ed è assurda nel campo politico. Quello che si nota invece nd metodo giapponese in questa guerra è una estrema limitazi<r ne nel servirsi delle risorse dei paese, soprattutto in uomini. Q~­ sta l"mitazione, partita da una concezione eccessivamente sci~nti­ fica e meccanica della guerra, ha fatto si che, una volta fissato a :i!JO.OOO uomini il fabbisogno, lo Stato Maggiore giapponese non si è concesso alcun margine per bisogni imprevisti, eventuaEtà sfavorevoli, e simili. Le truppe preparate per la. guerra non sono state che ii quinto di quello che la legge sulla coscrizione avrebhe permesso di preparare, cosl che, sebbene lo Stato Maggiore non si sia mai trovato in difetto di truppe, ha però dovuto gettare neg!i ult"mi tempi al fuoco truppe non sufficientemente preparate.

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(tn alto) ln Mandurta. Il giapponese: Non mangi. • ••• aempre bo11U1o. li russo: Verrà pure il momento in cui cbj deve pagare pagher6. (di$: dl Ual da Camara in « Le rlre • del settembre l 90S). (Qui sopra) La moqlte gelooa: E vostro marito? Sempre sea.za notizie algnora Fior di c::ili.egio? Sempre crntca mio. E nesauno mi leYa dalla testa eh• ai stkr dando alla pazza gioia, a Port Arthurl (dii.. di Henry Somm in • Le rire • del settembre 190S). (a s.n.stra) Stampo popolare giappon...., dell'epoca delf"auedio di Porth Arthw-.

e nm1 compar;~hili a quelle del corpo di spedi;taoue originano, che erano tutte scelte. Questa forma leggermente micromaniaca ~m­ hra peculiare delle preparazioni giapJlQncsi, e anche adesso, nella c::mpagna cinese, il Giappone impiega 1111 numero di tmppe incomparahilmentc mmore di quello che sarebbe giudicato necessari<> in Europa per 1111 fronte cosl ,·asto. )oJessuno può dire tuttavia ~c questo metodo non possa essere il più adatto per lunghe gncrrl', c se lo Stato :\!aggaore giapponese non abhia le sue ragioni per non sfruttare al massimo le possibilità del t>aesc. In o~ni caso, è CJIICSto 1111 argomento che chiude la controversia " IliIn « "tremamento :o del Giappone alla fine della guerra russoJ,?iapf")nesc. Descritto cosl sommariamc:nte l'importo reale ddla J;IICrra, resta da descriverne le fasi militari. S ubito clopo la mrprcs<t dell'S. febbraio la flotta giapponese incominciò una tattica di continui attacchi alle due squadre nasse, lUla delle quali tra ~ Vlatlivostocl.:, l'altra a Port Arthur. quest'ultima attirò di pii'1 la sm: attenzinnc, pcrchè trovandosi concentrata all'estremità del Liao-Tung, in huona posizione strategica, pote\a impedire gli sbarchi che l'cs~rc1to giapponese do\"e\•a eseguire nella pcni:ola. Quello che i tecnici europei non cnnsideratlo in questa gucrr;~ è che al suo inizio i giaflponesi non avevano un solo soldato Mll continente, sul quale i russi im·~cc possede'· ano posizioni di prim'or<linc. icrrm·ic c basi 1\llvali, dalle quali t>Otevano e do\"C\"IIftO


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s....:unoo rHo!lr001..t;JO, o : ..:;a w

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Ootto ghe saremuw .-.:...~.scoh od onenoro una ,nuenn.ttò det 1905).

dal Glopp:mel {d1s' del • Lushge Blalter •

,·;unente distrutta dalle hattenc eli terra piazzate dai gtapponesi sulla Collina :.!03) c lasciò ai giapponesi ti <lomtnio òcl mare. Il pr:mo sbarco giapponese ebbe luogo a Chemnlpo, in Corea, sotto gli occhi dell'incrociatore russo ~ Variag •· che fu diSI mito il giorno seguente, e d plano giapponese era cosl preciso che lo sbarco ebh" luogo il primo giorno delle ostilità (8 febhraio). Tnlla la l Armata (Kuroki) nntH~ >ncccssl\·amemc sharcata, è attra ,·erso strade di fficih, andò ad ;:,tes arst a Wtju, >tdlo Ya-Lu, alla hasc dcii« penisola del Liao-Tnng. Dall'altra pane tl generale Kuropatkin. nnn credendosi "' misura di g-ettar subito i giapponesi in mare, decise per 1111a cnncent raz1onc a Liao- Yang. dall'altro lato della pemsnla, tn attesa dci rinforzi che do,·e,·ano g1ungen', è JÒnngcvano continuamente, dalla f<ussia, attra,·cr~o la Tro:nsilienana. Ma. tndcc1so tra la difensiva c l'offensiva, 11011 sq>pe impedire al gt·nerale Zasulich di tentare con nn contrattacco in forze di tmpedirc ai !Òitpponest di passare il complesso fluviale Ai-Ho-Ya- Ln. Il con· trattacco Zasulich iallì cnmplctamente, i giapPQncst, che ;wcvano avuto tempo di prepar::rc i pnnti tra i due iium>, li passaron, in forzl', ohhligando Zasulich ad 11nil r ttrata disordinata, ,. vmccndo la prtma ,·itwria della KUerra, c della loro ,,oria mtlitan· (h;:!taglia dello Ya-Ln, JO aprtle). La hatlaKiia dello Va-L n ehhr per risultato di chiudere K nropat kin in una imrnnhilità di attesa nel g rande ~;unpo tnn~c• alo di Liao-Yang. e di permettere llullvi sbarchi dci giapponesi, qm·sta volta nun più in Corea. ma direttamente nel L1ao-Tung, anzi alla sua lta,e, tra l'cst•rcito rns<(, c l'ort .\rthu r. La Il :\r· mata gtappones,· (Oku) incominciò lo sllarco ti 5 maggio, presso Pitsuwo, alla rrt.<liCl' della >triscia di terra che lcrmma il Ltao-Tung, c 111 fondo alla quale si trcwa Pon .\rthur. Ila PitSIIW'> la Il Armata attraversò la striscia di terra c

t\

{sopra) Lo zar [d1seqno d1 Olot GuJbrousson nel , Stmphci&SJillUS • del 1905) {o: destro) N teolo Il m oU'epoC"l doUo guerrc.s rus.so·gtapponese

::; mec 11

1mpedirc a! ~i"plJt>ilt'"'i dt tr~~svo~tart" g~an­ di 1nasse di uomini in un(, spaz1o re14-lt'\'amcnte ristretto. La rtn•t~ giapponese inncl· dov<'nl proteggere ,. gar~tttire gli sbarchi. c

imped. re alla flotta russ;: di lasciar le sue hasi, prohkma doppio, tlll'tllre la. sna superiorità in a rmamcnln ,. tnnnellaggto era leggera. La marina giapponese provvide ;; queste deficien1.c coll'aggressività. La squa<lra di l'ort Arthur venne provocata, c mantenuta sotto una minacc a continua. Uno dci mc:odi impiegati fu di obhligarla ad u scir~ c a passare per campi di mine abilmente preparati. In una di queste manovre, tuttal'ia, gli stc>S giapponesi persero sulle proprie m· ne <lue corazzate, l'c Hatsuma » e l'cYashim;:» (maggio). Questo disastro era st:1to però preceduto da un segnalato ;;ucccsso, nel quale la cPetropavlovsk», la nave amm1raglìa russa, attirata su una mina, aflondò ponando con sè il più audac~ e abile ammiraglio russo, MakaroH. Da allora la •quadra d' Port Arthur, disanimata, assun•e un'attitudine di passività (che peraltro "''" lr giovò, pcrchè essa venne successi-

l


frontare i russi a mezza strada. Sebbene disponesse di forze inferiori, per aver dovuto ceder parte delle sue truppe a Nogi, il risoluto Oku marciò verso il nord e affrontò il corpo Stakelbcrg a metà strada, in località chiamata Telissa o Wa-Fang-K eu. L'impegno cominciò il 14 giugno, e terminò in una netta vittoria giapponese, la terza della camIJagna (battaglia di Wa- Fang-Keu, g iugno). Isolata cosl completamemc Port Arthur, i g iapp<mcsi disponevano di due concentraz'oni, una ( l Armata, Ku ro ki) a Feng-ChangWcng, coll'incarico di fronteggiare la concenrrazionc russa di Liao-Y '!ng, l'altra a :-lan-Shan, attraverso l'istmo di Port Arthur, più gruppi minori, dei quali uno a Ta-KuShan. Queste concentrazioni eseguirono 1111 movimento convergente per attaccare il campo trincerato di Liao-Yang. Kuropatkin tutta,·ia preferì d i dar battaglia fuori del cam· po trincerato, e questo condusse ad azioni sulla linea eli .\.lo-Tien-Ling, che tuttavia si chiusero cm> una ripulsa dei russi, ma occuparoIl generate Kuroçotbn (dw. di Lial da Camara no molto tcmpr>, anche perchè il piano giapm • Lo rlre • dell"oqosto 19051. ponese non era ancora hen definito. Dopo cerchiamento completo. Essa cominciò il 21 questa fase, il xlaresciatlo Oyama assunse il febbraio •905· Le forze erano prcssochè c<:ornando generale per un atracco concentrico J:l>ali (310.000 uomini da ciascuna parte) c sulle lince di Liao- Yang. Qui tuttavia egli si arnhedue i fronti erano fortemente trincerati. trm ù in di fcttn di truppe per attaccare una Kuropatkin a 1•eva anzi pensato ad un attac co hasc così ,·asta, t' ùo1·è contentarsi di ottener della lin<·a nemica, quando fu preceduto da la ri i rata dci nossi da Liao-Yang. senza poun ntracco della V Armata giapponese (Katcr pensare ad acccrch'amento o cattura. La wamura), formata di truppe venute da Port battag-lia di Liao-Yang cominciò il 1" settem~ Arthur c di altre venute dallo Ya-Lu. La lm:, e <erminò colla decisione di Kuropatkin rcsistt'IIZa russa fu al principio notevole, e si di c1·acuarc Lian-Yang c di nllrarsi su svolse soprattutto sotto forma di contratlalè\1uk<.len (battaglia <li L;ao- Yang, scttembo <:.). chi. Lo s1·olgimentn delia battagl.ia fu lento. L'nltim;: IMtcaglia della guerra iu combattuIl 7 marzo, Knropatkin incominciò la sua prita a :VI ukden, •·d d>be per d fctto la risohtma ricirata su Mukdcn. l giapponesi lo set.ion<- fottak. Knropatk in non avrebbe voluto guirono lentamente, allargandosi costantedifender Mukdcn, ma temè di indebolire mente sulle ali. Seguì a questo un movimentroppo il morale' delle truppe con una nuova to di concentrazione ordinato da Oyama, e il ritirata. La hatlaglia di Mukdcn fn nna ri9 Kuropatkiu decise l'e1·acuazione di Mukd<'n (' la ritirata su T ieling, peti>.ione di quello di Liao-Yang; un auacco convcrgcntt' su un campo trincerato. scuz!l la CARLO SCARFOGLIO possibiftà materiale di proccdcre ad un ac(Cli.\'TIXU.l .l I'.IG ,,. l (sopra) tJ Mak<rdo ldts da Olal Gulbrausson nel ~ s 1mplictesimus .- del 10051 (a destra) Lo zar Nacofa Il J1 rCU'ICIO deiJa llottct del Bohtco m uno

ossoqgaa

tspez1one computa nel settembre 1~4

<talnlì nna catena di hlocco da l'itsuwo a f'nrt Adatns, nella P,a·<l della Soc>dà, dall'altra parll' della penisola. :V1a per far que~to dovè sloggiare una forte colonna russa cnn; cerata sulla collina di ;-.lan-Shan, a mera strada. Oku attaccò r_isolu_t,~mentc questa C'l· Jonna c ohi,Jigò i ntSSI a nt1rars1 111 threziOIIt' nord. lasc1anùogl l'as•oluto comro!lo _de lla cstrcrna penisola, c p~·nnettendo~IJ d1, clnu<kr fuori !'ort .\rthur d:.1 contatti coli eser~rt<• prirrcipalc (battaglia di Nan-Sha.n, maggro~. La tattica di attesa d; Kurnpatkm a\·ev_a Il· cc 1·u:o urr gr:l\·e colpo, e questo la dccJ3c a tcnt.:rc di rialzare il suo presCJgtO, c, se pos~ibilc, ristabilire i contatti con Pon A~thur. 11 tcnta~ ivo (lltta1· a fu fatto con forze m~uf. · . · e co11 ordini l'oco chian. fl generale f JCJell 1, · · Stakelherg, con una forza di 35.000 uomm!, ·t.-rchbc dol•uto ric(lnqutstare Nan-Shan, TI· ~tabilirc le comun cazioni con Port. Arthur~ e, allo stesso tempo, non conc<·~trarsl per. e v ttasu d t sè· le re nn a. (lacco iu forze e attirare , si trovavano nell estrema pemsoChe truppc ., d · l' l l giapponesi avevano g•a provve uto a J· a. 1 lÌ Armata (Oku) sbarcando part~ hcrare a · · f f 'd 1l della Il/ Armata ( Nog•) cu• a t arono "t d' attacc•re Por t Arthur, mentre compr o l ~ · · d f O k u d iven ta\'a libero dj rJs:tltrc a nor e a -


[soptol Un canese dt Nan

chano cotluroto dallfJ trupee da

Ca:a.,Q Ko1·Scek

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tuglao d: coH09amento (solto) Uno de1 pruru do·

cumerda della codu'o dt Hankow l ruppe Q'IOpj::IC)

combottono per !et v.e dello e.!lò Il l7 novembr• !938

TH!Sl

~l

J)JECllNNI UIGUERRA IN CINA

1931·1941

c GLI r\:\IHASC IATORI dell~ :-!azioni maniere, a,•enùo sollecitato un'udienza impena· Je, ,·olevano entrare nel palazzo portati ir palanchino c domandavano che l'Imperatore discendesse dal trono per ricevere in mano propria le credenziali. Jl commissario Wen~iang fu cosl indignato per la loro audacia che spezzò, gettandola a terra, la propri<~ tazza di tè, e li rlmproverò severamente. Alla fine, fu convenuto che avrebbero visto l'imperatore il quinto giorno della sesta luna m·lla sala dei tributari. Il giorno prima, al Tsong-li Yamen [Ufficio degli Esteri] fu iatta fare loro una prova della cerimonia. In questa occasione i ministri dimostnrono un disdegno altero, risero, scherzarono c non presero nessuna pena. Il giorno dopo furonCI introdotti dagli alti funzionari del Tsong-li Yamen. Portavano le loro spade. Quando furono entra t ·, fu chiusa la porta. Essi salutarono l'imperatore non prostcrnandosi, ma chinando s<'mpliccmente la testa. Accanto al trono ~ra un tavolo, da,•anti al quale ogunno doveva, secondo il proprio turno, leggere le lettere credenziali. Cominciò il ministro d'In~hilterra. /\vcva appena letto qualche parola che fu preso da un tremito che gli impc.JI di continuare. lll\·ano l'imperatore lo interroJ!Ù con benevolenza: nessuna risposta. Vcnnt•JI> gli altri a Iom volta. Furono presi da 1111 tale tn rorc che lasciarono cadere le loro ktterc c non potnono nè leggere nè parlare. Jl pnncipc Kung ordinò allora alle persone c.ft palazz" tfi prcndcrli sotto il braccio per ,,iutarli a 'ccnderc i gradino. .. L nostri hanno con fcs;:: .o che una virtù trascendentale, cmatoank <blf'irnperatore, li ha atterriti •· Cosl un upusculo popolare cinese del t87.a descri,·cva la pr ma udienza concessa dall'imperatore tldla Cina nel padiglione dei principi soggdtt ai ministri delle potenze occi:kn•al i. Qul'll'nnnn l' mperatore Tung-ci »i


(sopra)

di

10 ouerro Il corpo della dile•o (a destra} Truppe- 9Joppor..os1 ovanza:no sulla hnea di Lunohaa nel luoho 19:38

Donne ctr1e!1

Canton

era ;posato e il suo rninistrn, il principe Kung, ;n·e,·a crcduco di nnn poter più a lungo re;pmgcrc le note che 1 ministri d'Inghilterra, cl Russia, di Francia e degli Stati Uniti prcs,·nta,·ano ircqu,·ukmcnte per chiedere di esser, riccntti dall'imp<:raton•. La '·ersione in;.:clluamcm c fantasiosa dell'an·e11imento :.veva lo scopo di sah·are il prestigio del sovrano. Cer:. poi rl f:ttlu autentico che i diplomatici nano stati trattati come vassalli. ncevuti come trilllltari. La Cina era già assediata dalle Potenze europee. Continue proposk, domande più o meno pcrcnrorie, offerte p:ù o meno ingannevoli venivano presentate agli scaltri. ma imro:cnti, dignitari manccsi o cinesi. 11 j.lrlDcipe Kung e L i Hnng-ciang erano uomini di alta levatura intellettuale, ma non potevano ferm::re la decadenza della Cina, c dovevano cedere_ E il Giappone? Il Giappone si era appena liherato della n·cchia organizzazione feudale c comincia,·a ad assimilare i ritrovati scientifici. i metodi di guerra, la tecnica degli nccidencali. Proprio in quel tempo a,·venncro i primi scontri fra le due patenzc asiatiche, fra l'immobile e conservatrice Cina e il quasi rivolur.ionario Giappone. Dopo meno secolo questi due paesi dovevano divenire i protagonisti del grande dramm~ dell'Estremo Oriente, facendo arretrare quasi fin dietro le quinte le nazioni europee, un tempo dominatrici. Si vedrà poi quali siano le caratteristiche -lei l""~


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~çonhnn sul hurne àcllc Peri.: (a ">m:slfa) l.'mcendto d1 un dcpostto '"tncse h arm 1 .:h po· ·~ ,j')\lc lor2e CHaf)yoncst ne1la Btas Bay ·

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1,,

tag<Jnisti c iino a che punto s1a ~tat a cnn~t·n· atricc la C ina e ril'of!tzinnario il Giappone. ,

*

Senza r isalire lunl<tuo non si spiega l'attuale cnnilotto. Nel 1871 il Giappone avcl'a iatto r:conosct•re alla Cina i propri d iritti sulll' isole dd Ryu-Kyu, Una me d iazione occidentale avc\'a ohhligato la C •na a pi~garsi a lle <~s igcnze nipponichc. P.1chi anm più tardi i due paesi furono in conflitto rih la Cor ea. Su questo paese il G iappone ,·olcva met<crc mano per compiere il primo passo nel cont inente asiatico. La Cina ri vcndica,·a. In vece, l'alta snvramtà sulla Corea. Nel '94 le truppe dei tlne paesi si tro,·arono di irolllc in Corea, dm·c erano entrate per soffocare nn'in-

804

li••·· l !'"Ittiri dd pcrt11d11 t·dnarclt.ut<~, 1\ali<Jllr, l.:tnsdo\\ lh , :\ v 1utt, (~re) . nun ptJtt·,·:nlo prevl'dcre ('OSa s~· n ·hhc act.:aduto pr>;. :\l'.. ~llll ''~ all(lra , tn-rehhc lmtnngl~ nat11 che una quarantina dt anni d"i"' i g-iappu•ICSI :t\ r.·loloe rn nhbltg-at<) co1 im·ili spi ;~ n all i sndditi hrit:~n­ nic1 a spogltar>i d ina1111 ai can celli cldl:l .:onccs~ionL nl-. g lt'S(' d i Tientsin. Gnu spregi udicato r~alismo. molteplici . e 1·igorosi impulsi mossero la politica giappmwse dalle prct~sc snJI., piccole iso le dd Ryu-Kyu ai contro llo tlell~ hasi in lndocina. i>la i fatti si legano gli uni a~ li ahn con una perfetta coerenza, come \'Cd remo. Il G iappone era d unque d: fronte alla Cina sulln stesso pied~ degli stati ct•ropei. A ve\· a concessioni, polizia LOnS<)Ian·. magistrature proprie, inten·ssi commerciali c maritt;mi. l suoi soldati parteciparono alla rcpn~s• one della ri,·olta dci boxer. La Manciu r ia mt:!riùionale caddt· sotto l'influenza nipponica e Daircn e Port Arthnr. il


1\.nantung, pòt~sarnno 'irtnalmen:c soao la sovranità ;.:"l:l1•1•o.•m:se, dopo che la Russia fu battuta per t.:rra e p~r mare. Il prestigio e gli !ntercssi nipponici crc~cc­ ,·:trw. La Corea passava sotto la piena sovranità ~iaJ>­ I'"ncsc ( 1910). E gli imperialisti della scuola di Joscph Chamhcrlain, a Londra. sorridevano hcne\·oli. Il Giappone non era 1111 fedele alleato? Lo si vide nel 1914, .quando attaccò la base tedesca di T s ngtao. L'influenza germanica 'iu distrutta, i sudditi tedeschi, più tardi. furono cspnlsi dalle concessioni. Nella sua furia. an tit<~ dcsca Llnyd Gcorge, a Londra, sorrideva, ma già doveva :n·crc qu:.lchc preoccupaz•one. Era un funesto esempio di fronte a tutti gli orientali, qudla cacciata dei tedeschi c dci loro alleati. Proprio allora il Giappone formulò il suo programma d'espansione continentale. La C na era governata, se cosl si può dire. da un ex-generale impaialc:, scaltro c autoritario, salito alla presidenza della repubb1ica c alla ditt.).tura, Yuan Sci-Kai. A lui i rappresentanti nipponici presentarono in .Jorma perentoria. pochi mesi dopo l'inizio della pr'ma guerra mondiale, le famose « ,·cntuno domande». Era la hase proJ!'filmmatica dell'espansione gi.apponese. La Cina \'cniva snttopo~ta a una specie di alta \'igilanza n'pponica. l sudditi del Tl·nno ot tcne,·ano estcs: privilegi di ogni g-cucre in ,·arie regioni. L 'influenza gi::pponc$e nella Manciuria era consolidata. Il tentativo del governo di Tokio non l·hhc per allora seguito. Gli :nglesi cnminCÌal•ano a capire che il Giappone non era un docile satellite. l problemi dell'Estremo Oriente furono definiti a \.1/ashington nel 1921-1922. L~ nove Potenze dircll amcntc interessate alla Cina dichiararono solcnnemtn'c che la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale della Rcpuhhl'ca don~vano essere rispettate. l principi della "f'''"t door l' dell'eqtl<ll ofrporltmity. («porta apcr:a» e «pari poss;hilità • per tutte le ~azioni di commerciare c hwora re in Cina) \·oluti dal capitalismo c dalla tradir.ionc americani, furono consacrati nel trattato, di,·enncro legge inkrn;:zionale. Con altri atti furono J'm;tati gli armamenti navali, sanziommdo la superiorità an~;lo­ ;uncricana. e fu <kciso il mantenimento dello statu quo uellc hasi na1·;di cnloniali fra le Ha wai e Singaporc, t·sdnsl· queste ISole. l'er dicci anni gli anglo-sassoni pot<·rono snrridere ancora. Caano, sì. paicnli e ansietà. l holse<,.·ichi a,-e,·ano inviato ;-.genti e generali in C111a. l n;:r.mnalisti cim·~i SI agitavano per l'abolizione dei , tra!tati ine!!"uah •· Le concessioni dovevano essere di-

(sopra) PerQUl81Z10ne d1 cmesi

sospetti da parte della

poltzia mume1.pole dt Sc1onça1 durante qli- o :h terro· rLshc• del marzo 1939 (a s1mstra} Truppe oiap~neSJ avanzano nel Che·K1an9 dur:::mte l"oftensava del

1uqho 1941

{,·,e col filo spinato c: qualche 1·olta cnn le nHtragliatrici. )la qnesto è nn oucrc incYitahilc pl'r chi ha grossi interessi mondiali. (;randi rnicoli llllO cc n'era. La n:toric,, di ;\lac J)onald, d 1 1\riand, di Kellogg ~ra di mnda. Il mondo semhrava prosperare. E il Giappo11c, dopo quakht• hurrascosa polemica con J':\111erica, ~la1·a tranquillo, pareva ~od­ disiattn, dimc:J)tico dcllt· «\·entuno domande:.. L'impcratorl' a,·e,·a chiamato al go,·erno ministri che la stampa internazionale dcfinÌ\·a lihcrali. L'esercito, tradi~ionalmcnte fa,orc' nlc all'csl):tnsionc continentale, dic~Yano gli osscn·atori europei, «è tenuto a freno ' . Cosl, quando nel scttemhrc 1931 l'esercito giapponese della :\lanciuria si mosse, l'imprcssiouc fu grande. Il segretario di stato, cioè il ministro degli esteri amcric.11W, annota\'.! nel suo diario: c Il prohlcma che mi pongo è di far saper,· ai giapponesi eh< li sorvegliamo e nello stcSSC'I tl·mpo di farlo in modo di aiutare Shidchara, che è dalla r~ute ddla mgione, l' di nml fare 1l ~iu<)CO dtgli


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lsopal t:occupalaone deila ctua di Kwehn da pone det QlOppones! nel tebbrOJo 1940

(a stnlstra) Un nlUQtO an!aaereo 10 una C11tO dotlcr provmcta dt Canton

aglt;tl~)fl na.tlun;tli~tJ "· ~a~gl.\ politica, troppo saggta c

<ottok per :1,·er successo quando eran•J in gouoco f•>rzc ~:k·mcntan e immt·diate. \Vashin1-rtnn ~prrava che Shi-

tldrara t· il nwdcrato )!ahine!lu giappont·se, age\'olali da 11n prudentt• atteggiamento delk I)("ltcnze. tale da non ,uscitare \·ampate di paorinttismn in Giai'I~Hlc, pol6.'Lr<> omhrigliarc l'aLiont· <lcr militari. Calcolo logicamcntl' esatto, ma praticamente >hag-hato: gioco di sfumatur.: ,. di tcndomze, poggiato sul noto contrasto fra i -:ivili l' 1 militari di Tokio, comro re:dtà pol'tiche assai PIÙ tnnsist~nti ~ vive. Fu l'nror,· <.!l'gli occidentali, particolarom·nte dcglr anglo-sassoni. e degli stcss: cinesi: sperare nelle manO\'T'', n.:i compromessi, ndle formule. meutre era in atto, dall'altr<1 partt·. una politica decisa cd armata, all'estremo rcalistica. ,\llora, come se111prc poi, l'alternativa era una sola: riconoscnt·, e possibilmente hnitare, le aspirazioni giappl)nesi: oppure prepararsi a combattere. Le potenze europcc c gli Stati Uniti, irll'cce, preferivano le proct:dnre gincnine, i ,·oti, le mozioni. E i trattati di Washington persero ogn· ,·alore.

Le operazioni in Mancinria furono relativamente (acili. Un incidente che non importa ricordare d'ede motivo all'azione nipponica. Il figlio di Ciang Tso-lin, Ciang Hsut.ofl-liang, esercitava allora una satrapesea autorità di fatto in Manduria, limitata dagli interessi nipponici, al sncl, e da quelli russi al nord. Questi interessi si accentravano mtorno alle due ferrovie sud-manciuriaoa ed orientale cinese. e corrispondevano a due ben limitate


sfere di in tluenza. Con l'azione di forza del H)J 1 i giapponesi, non solo travolsero facilmeme le truppe c i magistrati dell'imbelle figlio di Ciang Tso-lin, ma estesero la loro dominazione a tutta la regione. Gli interessi russi furono successivamente liquidati con la •·rndita della ferrovia orientale cinese. L'alca sovranità cinese sulla ~lanciuria (le c tre pro,·incie del nord-est,, come le chiamavano i cinesi), che Ciang H sueh-liang aveva riconosciuto inalberando la bandiera della repubblica, decadde completamente. Le potenze occidentali non \'OIIero riconoscere questo nuo,·o stato di fatto, ma non ·mutarono perciò il corso degli an-cnimenti. l giapponesi ebbero facilmente ragion.., ·!elle soldateschc di Ciang, e i centri più importanti furono presto occupati. Da Dairen, da Mukden, da rutta la zona della. ferrovia sudmanciuriana gli imperiali si arridiarono in -Qgni direzione. Per anni continuò la guerriglia, facilitata dal terreno e da molte compli-cità, ma la partita militare era decisa fin dagli inizi. Restava il prohlema politico. Quale regime com·cniva dare al paese conquistato? w Manciuria è la .culla della razza guerriera che conquistò. tre secoli fa, la crna, c che impose all'impero, lino al 1911, la sua dinastia c la sua casta militare. li-la i manciù ~ono una stirpe decaduta, corrosa dagli ozi, vmla dalla superiore civiltà cinese. E la stessa ~anciuria, dalla fine dcll'Soo in poi, è stata popolata ~ fecondata dai coloni cinesi. Pure, c'era un grande tentativo da compiere, una .antica tradiz'onc da ringiO\·anire, sotto il segno delle armi nipponichc. Così Pu Yi, che hamhinu a1·e•·a regnato sull'immensa Cina fino alla ri•·olnzionc, e, pitì tardi, caccialo da Pechino, era stato ospitato dai Giapponesi. assunse il potere in 1\lanciuria come regxcntc (marzo 1932). Poi il gi01·ane principe tornò all'antica dignità, fu proclamato imperatore del nuo\·o stato del ~lanciukuò. :-.1aturalment<' l'c armata dd Knantnng », alla qual<· f;tcel :o capo tutta la politica di cs;>an-

Soldati

delle

ormate

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C1ang-Kcn· Scek

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d1 Honq-Konç

sio11e giappoiiCS<' nd continenh·, mamennc le sue truppe 'itroriosc nel paese, c fra Giappone e ~lanciukuò iu sripulato uno ~tretto traitaio di alleanza c collahnrazic)ne. Le opaaz10ni unn ,i limitarono alla ~1an~iu­ ria. ::;; est<·sern al J<·hol. ~Juesta prm incia mungola fu conqutstata nel ';n c annessa al l\1anciukuù. Giil. 1111 altro episodio, l'anno prima, proprio nt:l cuore della Cina, là do1·c sono più cospicui gl, intt:n•ssi strani,·ri, a,·e,·a rolto al conilitto, se mai l'a'''-'''" antta. la 111«sch<ra di una gnerrcaa J)(.•ri ferica. A ScianJ;:<ti per reagire contro il hoicottilgf:!'io, le agila/.tnn, <le-Ile masS<·, ,. i llHII'imt:nti delle rrnp-

(sopra) Uno de1 tanh cap1 della c;JUerTuiJha che le fonA d~ C•ung-Kmg conducono inuulmente contro 1 GiOJ ponesi (a s•mslra) Il ritorno doqh abilanli di w vlllQQQIO da poco conqulJrato dalle truppe ntpponrcho nello Cmo centrale

pc cinesa, p;,rlendo dal loro ()uarticrc ndl, concessione intcrnazionak. i giapponesi .n·e •·ano attaccato i cantonesi fidia l(f .\rmata asserragliati a Ciapci. Fu l'epi~odio pit drammatico e più delicato della campagm :-.lei fiume, accanto alle na1·i Ila guerra imp..· riali, c'erano quelle delle potenze straniere E nella concessione intt·rnazionale . c'eran' anche truppe occidentali. I cantonesi della 19" armata si difesero eli spcratamcnte ed obbligarono i nipponici sbarcare rinforzi c ad aggirare le lorn posi zioni. Alla fine dovettero cedere alla supcrin rità dell'av,·ersario. La loro resistenza fu 111 '-'Pisodio isolato. La massa dci cinesi era ri masta estranea alla guerra, si era limitata manifestazioni di protesta ed al l>oicortaggil antìnipponico. Clang·Kai-Scek. pur rilinran do di riconoscere le conquisrc a\'\'ersaric, noj si era ìrrimediabilmcnte compromesso. Tn ti avevano interesse a riportare la queMio11 nel terreno d'plomatico. Gli occidentali gliarono da Ginevra, col concor!-0 no, le loro folgori retoriche sul capo tlci poncsi. E Tokio si ritirò dalla Società Nazioni ( •9.U)· Il connitto si chiuse cnn


(~opro) Scamb1o dt soh.1h fra soldah gtapponest e contodmi c1nt11

(a smts1ra) Uno donna pohztotlo c1nes:e o Sctanqol nello wna occupola da1 mppomct (o destra) M embrt dell'orgomzzotione QlOVOrulè cmer>e del goverJoo d1 Nanchmo, che Si recano volonto~ nomente o coslrune una strada

,l'•"lltU%1<\Ile d<:J .\Jall<:tUkUÌI ,. con J'~pt>OtiJo, 111 fondO ... en;a ~.:nn:-..t.·guent.t.', di ~..:iang-ai. ~nn t.•r:l la ~uerra to-

tak ira la n·puhltca Cllll'~C ~ rimpao nippon·co. Noi og-g-i sappiamo çJ,,. co~a <Ta in realtà. Era una speciè d1 pr<l\'a g-<·ti<Tale. . \zton1• ~iappone~c lll·lle provincie dd noni, rip,·rcu,~totk al sud: que,to lo schema degli a1 IT>Pnt<·nti, nel '.11-'.11 com<· pure nel ·.17· Ma la sc.:onda ,·.,Jt,, la npercus<ionc fu hcn più !("rave. Fu la g-uerra ;,pcrta. Ctan~ Kai-Scck si .:ompromist. Il Giappnnc lt> n>i>c al haudtJ. Fissiamo quesk dat(•. 1921 : c.onferl'nza dt \~'ashi ngton, accordo g<'nnak, pacifismfl, litnitaz:onc degli armam<·Hti, stahilità dci confini. 0'1 allora, dieci a1111i di pace. La gu~rriglia prrpetna dei Wn, cl<- i r: ~ng- ,. <i<' i l'iang n nn conta ai fini dd nostro di'corso. I<.)Jt: a%innc giappollt'S<' in :-.lancinria, reationc cill<S<', intcrn•nto diplomatico d~lle potenze. Da allora tli<·ci anni di gn~rra piit o mcrh• aperta e mai ufficialmcnk dichiarata. I()J.!: Sciang-a•: tCH3: Jehol, ostilità n<·lla Cina del noni e tregua di Tangku. La tregua 'di Tang-ku pos~ un limite all'al'anzata uipponica: la c ~raJI(k muraglia ». Gli imperiali si Impegnarono a tornar<' al di là della "'murag-lia », sah-o il diritto che i\\'CI'<UlO di tener<' truppe nelle concessioni e negli altri luoghi stahil'ti, per Iom come per le potenze occi.lentali, dal protocollo boxer c dai trattati. Era una tregua. un armistizio, nn patto fra militari, fra l'c armata del Kuantung • e i rappresentanti di Ciang Kai-Scek: Durò quattro ann•. Que5ti quattro anni non furono ~· vera pace, ma di guerra mascherata, di pressioni continue, di minacce armate. Nessuno ne ha scritto la storia. nessuno forse la scri,·erà mai. Ciang Kai-Scek ri:::e,•eva l'ambasciatore giapponese e negoziava. Doika~a, il generale nipponico detto il c Lawrcnce della MancJU• ria •, andava a Sciangai e diecine di fotografi e di ,.,. portcrs lo aspettavano al Yarco, armati di macch:ne e di taccuini. l ,·cechi seguaci di Sun Yat-Sen l:une'ntllivano che il partito nazionalista cinese, il


fosse caduto sotto la dittatura m litare di Ciang. L'australiano Donald faceva la spola fra il salotto di Madamc Ciang Kai-Scek e il c quartiere generale • del suo pupillo Cianh Sueh-liang. Un vecchietto paonazzo •n volta, sir Frederick Maize, uno scozzese impaurito da quegli avvenimenti troppo grandi ~r lui, Si teneva disperatamente aggrappato 31 suo tavolo d'ispettore generale delle dogane, esautorato al paragone dei predecessori che di Il quasi dominavano la Cina. C'erano conflitti in Mongolia, voci di alleanza cinorussa, movimenti di truppe nipponiche. Il barone Amau, portavoce del governo di Tokio, non adoperava circonlocuzioni. Diceva agli stranieri, in sostanza, c Via le mani dalla Cina », e la grande c Hong-Kong and Skanghai Bank •, naturalmente britannica, liquidava i suoi averi in Cina, a poco a poco, prudentemente. I giapponesi dicevano a Nanchino: c Accordatevi con noi, fateci concessioni economiche, unitevi alla Manciuria·e al Giappone contro il comunismo •, e s'intende contro le potenze europee, Russia, Inghilterra, Stati Uniti. Ma Ciang Kai-Scek, non diceva sl e non diceva no: navigava, assistito tlalla moglie c dagli altri membri della dinastia Sung, il banchiere Kung. la bolsceviZ?.antc vedova di Sun Yat-Sen, lo scaltro e ricchissimo T. V. Sunf. Cosi passarono quattro e più anni. E i giapponesi rafforzavano le guarnigioni, e mandavano truppe in Mongolia, c instauravano in qualche zona della Cin:t -del nord regimi locafi a loro favorevoli. A Tokio i militari chiedevano un'azione energica. Orn1ai, in Estremo Orient<:, c'erano d~c soli protagonisti : Cina e Giappone. Dietro a loro stava la Russia. lontani rutti gli altri.

Un soldato giapponese. ntomando al fronte mo1tra a.i suoi camerati \l scritto auguri di Vittoria.

Pochi mesi prima dell'inizio della guerra cino-giapponese, nell'im·erno '36-'37, Ci<tng Kai-Scek subl la più grave perdita di c faccia », cioè di prestigio, della sua lunga carriera politico-militare. Egli fu rapito. La parola è strana, lo ammetto, per un comandante in capo e dittatore. Ma altrettanto strano è l'av· vcnimento, dovete ammetterlo a vostra volta.

Ciang Kai· za, con la liang nell; Scensi. Il : ne maresc estrema p1 nientare i ra la infcs


1 m general::r'~o,'oYlSlo alle truppo nel

Ht, Htro ·H1to eslra) Il n1ppon1co.

• copo del Covorno

Jirctt~. ~la seqm·strarc i:: una brutta c rapare ». ~osì la stampa anglo-~as­ stampa da tutto il mondo, dopo il b•es chbc quello Ji un celebre ·Yt·nco sfondo mistcrtoso di una lun~1nismtcrna. politico dcll'~n·cnimcnto. L'alleanza > ' c i comunisti, fra un ckspotcllo c di un fortunatissimo bandato, e C<}omlatori di un num·o mondo sociale, brida. l'n solo punto di contatiO era e nell'odio contro i giapponesi polè.a che l'odio è una potcntis~ima lr,·a, tutto sommato, swpire chi ha una

;i·ravamondo. . . -· i rapporti tra la Cma e al G~aJ>d !l'altro Ciang c dci comun•~"· :t._· t·agia;penesi, ma tergiversava, dava sinceramente un cnm-

forse Allora cercavafu « rapJtO . '· Ch . c .~sa ,n~· d' l Sembra certo che c•ang fliclle sr O; c al Giappone. La rnoJora di ressster la Cina. ]..:aus.ralian~ )ttosopra tutta .allo,, passato at c giovane marc~iatore. Dopo .aver ai-Sccl<, fc~ da Ciang Jlsuch-hat~g, cerro ternl'0 • . • il ....encrahs. lì'er.t, · nla~clv .,. ' nofl .·r uIlcoJ'lSlg marcsciailo e ~~ il c gtova.Pe he a" e,·:, telO. JY•a l capo supremo c audacia di

oattzi a . egli paga la sua ottenuto il . . a,·e-·;~no d' ~cbe oggt l comuossh. k speravano ' jonl~· c· pg J(at-Scc. ,5con\'otgcn.. la '3 fiJ!e dt scoP" fonda~

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dura la tale dcii<

bre. La t comunic; Le dìretl sud eran che colh del cenu agevole del resro bilire un senso in· zurro ve erano su ho o Fit principio Sciantun 28 dicen porto di li inten grande l Azzurro, strade m alla qua dernc di ualmcnt~

nella reg ferrovia! provincil (o ainiatrc piano a c

L' cmuulrog

flolla d"'JI ln

mentale. Cominciarono, allora, cert1 negoziati russo-cinesi che avevano come fine la conclusione di un'alleanza fra Nanchinn ,. Mosca. ."'a la ~ucrra impedì che fnssno conclus;.

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Può darsi che questa interpretazione ·!egli avvenimenti di S ianfu (tale è il nome della caritalc dello Scensi) non sia in tutto conforme alla verità. ~on posso escluderlo. Ma credo che sia l'interpretazione più legittima. Fatto sta che i rapporti fra Tokio c Nanchino peggiorarono rapidamente. Fin dall'ottobre del '36 le conv.:rsazioni fra Ciang KaiScck c l'ambasciatore nipponico si erano chiuse senza risultato. r-:c1 Suiyuan (Mongolia) c'era stata una gncrrerta e le truppe di !\anchino se l'erano ca,·ata bene. Nella Cina del nord la situazione era delicatissima. Fra ::-:anchi1m, che dcsidcra,·a riaffermarc la sua autorità centralizzatrice, e la franca volontà d'espansione giapponese non erano possibili i compromessi, La guerra era già in a tto; manca,·a solamente un'aV\·enimento che troncasse definitivamente la tregua e rendesse impossibile un compromesso, e totali le ostilità. L'incldcnre accadde, 1l 7 luglio '9.V. a Loukouciao, presso Pechino. L'esercito giapponese agì subito. Dalla Manciuria, dal Kuantung, dal Giappone cominciarono ad affluire nuovi rinforzi per le gu;:rnigioni in Cina. Pechino. Tientsin fnrono occupate alla fine di luglio. La ferrovia Pechino-Ttientsin fu presto in mano giapponese T cinesi furono ricacciati dal passo di Hankau, uno dei principali luoghi di transito Jra la Mongolia e la Cina propria (agosco). Colonne giapponesi cominciarono a ras trcUarc l'interno, a penetrare nelle provinric.> mongolc, acl a.,•anzare nello Sciansi. Sui-

.yuan, capitale della provinci;t omonima, e Pa~tau, capolinea della ferrovia Pcchino-Suiyuan, furono prese. l giapponesi avanzavano anche \'crso sud lungo le due grandi ferrovie Ticntsin-Nanchino c Pechino-Hankau. L'avanzata netlo Sciansi, che avveniva da due parti, da settentrione c da meridione, non fu facile, sia a causa del terreno, sia per la resistenza del nemico. ~ truppe del goYcrnatore dello Scia n si, maresciallo Yc n Hsiscian; furono rinforzate da reparti del go,·erno centrale e da comunisti (VIII armata). La massa era eterogenea, ma rese difficile l'avanzata degli imperiali. Specialmente i comunisti, allenati daUa lotta contro Ciang

della lin \'CrSO J'ù

nea Tier ciò a T: 24 marz• Gli impe ponesi a tcggiava1 lora, si ' fra le d grande 1 comple.taJ nesi foss po duran aprile i


battaglia decisiva, una specie di Canne o di Tannenberg. l centri p·ù importanti della Cina settentrionale, salvo la capitale .idio Sciensi, erano in mani nipponiche. 11 collegamento fra i due corpi di spedizione, quello del nord e quello del sud, era assicurato. Dopo di allora, in quell'immensa regione noa ci furono grandi combattimenti, ma soltanto le azioni iastidiose continue della guerriglia, del rastrellamento, delle imboscate.

Cosa succedeva, intanto, al centro e al nord? Lo schema degli an•enimenti è noto fin dal '31-'32. Azione nipponica al nord, reazione c;nese al centro c al sud, c consegttenre estensione delle ostilità. Q uesta volta gli avvenimenti ebbero uno sviluppo assai più grave. Anche qui alle origini del conflitto sta un incidente, accaduto c1rca un mese dopo qnello di Loukouciao. Q uesti incidenti hanno una sorte strana, che è poi quella del novantanove per cento dei c grandi avvenimenti», per così dire, giornalistici. Sulle prime attirano l'attenzione universale. Poi tutti se li dimenticano. Cosi il più delle volte non vale la pena di ri ferirli. Fatto sta che nell'agosto del '37 la guerra riprese anche a Sciangai dopo cinque an ni di tregua. Il 13 agosto ebbe inizio la seconda battaglia dj Sciangai. Dapprima le truppe da sbarco della marina nipponica si tennero sulla difcnsint. :\la il 23, con l'arrivo <lei corpo di spedizione del generale Matsui, l'iniziativa passava ai gia pponesi. L'11 settembre i cinesi cominciavano a ritirarsi sulla linea CiapeiLiuho. L'offensiva frontale giapponese era ostacolata dalle pioggic, il terreno fangoso rendeva d itlìcile l'impiego dei mezzi meccan•zzati. Ma alla fine Ciang Kai-Scek dovette abbandonare C•apei (28 ottobre), già teatrt> della dura lotta del ·32· Pochi giorni dopo nuo"i rinforzi giappo~csi, sbarcati a sud di Sc1angai, sulla costa settentrionale della bai~ di l13ngciau, fecero cadere tutto il f ronte Clncsc della regione di Sciangai. Anche questa città, la più importante della Cina, per i ~uoi traffici. le sue industrie e la sua popo(a simslra) Leuerat.& corean-. che 9-iuocano a ~~~L (sotto) Nel porlo di Hon9.Kong: una delle mogUaoa

di famiçhe che Vtvono nelle bcrrche.

gion1o 7, Ta1atc al COITI:Jll~ gen erali, Lt ,0 nesi conv~r­

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lazione. era nelle mani degli imperiali. La guerra si estendeva là dove più intensi sono (od erano) gli interessi stranieri. Il traffco alla foce del Fiume Azzurro, il commercio .su questa principale arteria della Cina, il lavoro negli opifici, nelle banche, neg li empori di Sciangai erano interrotti o gravemente disturbati. l cinesi avevano lasciato cadere bombe sulla concessione internaz'onale, c~n­ tro degli interessi anglo-americani. Anche questa volta le truppe straniere assistevano impotenti al confliuo, limitandosi ad assicurare la neutraftà delle concessioni dove affluivano a centinaia di migliaia i fuggiaschi cinesi, torme di affamati, ossessionati dai bombardamenti, sen za vcst·i, senza. danaro senza casa.. E con questi sciagurati qual· che riccone, che aveva grossi depositi neUe banche straniere e trovava. comodo alloggio nei quartieri alla moda delle concessioni. La battaglia di Sc.anga.i, nella quale Ciang Kai-Scek aveva gettato una. ~otevole parte delle sue migliori divisioni, fu l'avverùmcnto fondamentale della campagna. ndla C ina. centrale. Il resto segul come un coroUario di quella sanguinosa premessa fondamentale. ~l 13 dicembre 1937 la eapitale cinese, N~eht­ no era occupata da l generale Matsul, e G~ng Kat-S oelc trasportava il go"verno P!"ima a Hankau, poi a Ciunking, sempre sul F1ume Azzurro ma 9empre più nell'inte rno. Il 1938 i.u l'anno della estensione ~~ll.a co~­ quista giapponese. NeU'estate fu mtzJata, a sud-ovest di Nanchino, la grande avanzata

Un genere sul Fiume Azzurro. Gli sbarramenti cinesi pr.c;rblere nel fiume, l'accanita resistenza lungo le sponnel dù:lton de furono superati, piegati dalla simultanea azione aerea, nava le, terrestre degli imperiagolfo de rono pu· li. Ci fu una breve parentesi, una specie di tung al diversivo a causa del conflitto nippo-sov:etico al confine tra la Maneiuria e le estreme provincie orientali russe. Poi l'avanzata riIl confl prese c Hankau fu occupata il 25 ottobre no a tu1 1938: Hankau, chiave della Cina interna, taglia ir perno del sistema ferroviario e fluviale delmilioni l'immenso paese. Ciang Kai-Scek continuò a gliaia • ritirare le sue truppe verso l'interno, per dinegli a fendere la capitale, Ciunking, netl'immenso dei pri1 Szeciuan. Altre provincie e altri centri ''e· grandi nivano intanto interamente o parzialmente Kai-Sc occupati. Cosi il Ce-kiang, sulla costa, c delle r nell'interno l'Anhuei. il K·angsi, lo Honan, ricam< lo Hunau, il Kuangsi. guerre Nella Cina del sud l'occupazione giapponese co. l ha avuto lo scopo principale di tagliare le e tutt vie d! rÙornimento, di esercitare il blocco: ci pali Cosl gli imperiali sono sbarcati nel!~ isole ~· altri, Ciansdan e di Amoy e nei porti dì Pakho•, T a lUI di Suacad e di Canton. Quest'u~timo cen~~o, dican culla del Kuomintang ed Cf1190TIO de~a C~na fine del sud a fiOChi chilometri dalla bntanruca naror Hong-Kong, f u preso il 12 ottobre del , 1938~ da l• . d. Han'·au dopo uno sbarco nel sono poco prama 1 " • d. la baia di Bias, un tempo famoso c'?vo . ! Più : . H ...;cordato solamente le localatà P!~ sui p r au. o •·• . · ngere )limportanti, alle quali. b•so~na :lggllld; grande sola di Hain~n c le. asole p:r ~~~tr~llo del importanza strategtca per


suka e di Kure posseggono ba-cini di c:ar~ naggio per navi di oltre 10 mila tonnell:~tc:. V edi amo allora come è composta questa flot~ ta nipponica che in questo momento domina incontrastata il Pacifico. P~rò non va dimenticato che dal 1937 le costruzioni navali giapponesi sono tenute segrete e che: quindi i dati qui sotto riportati sono solo approssimativamente rispondenti al vero. Spina dorsale della flotta nipponica, c:ome in tutte le flotte del mondo, sono le corazzate. Il Giappone ne possiele : 4 della classe Kongo. 11 loro dislocamento è di 29·330 t., hanno una \•elocità di z6 nodi ed una autonomia di 8 mila miglia alla velocità di 15 nodi. L'armamento pesante è costituito da 8 cannoni da 356 mm. e da 16 <la 152 mm. Hanno inoltre 8 cannoni antiaerei da I'Z'/ mm.; 7 mitragliere antiaeree, 4 tubi lancia· siluri e portano a bordo 3 aerei. Le due corazzate della classe H.uo hanno anch'esse ua dislocamento di 29·330 t.; ma una velocità (o ouuatro) La corazzata clegU Stati 1111111 "OI:.loboma"

di 29 mùo t affondato dai nipponid. (ootto) La " W..t V>rQinla'' di 31.800 t .. cmch'eaaa aflondota daf glap. poneoi nei prim1 giomi del CC<lflltto nel Poclllco.

LA POTENZA NAVALE

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NIPPONICA SE LA GRAl'\DEZZA mrlustnale del G•apfJOne ha stupefatto il mondo, non può J1rsi che la formazione <Iella sua pOtenza n a vale abhia prodotto un effetto minore:. Quando il commodoro Pcrry arrivò, nel t853. il Giappone a,·eva soltanto poche navi a nla. armate di lanciapallc in legno. Nel 1905 quelle na,•i a vela si erano trasformate in una flotta che batteva clamorosamente, una dopo ra~­ tra, le due squadre russe del Pacifico. Ogg1 1l Giappone possiede la terza ~lotta del mondo. Le prime na,·i da guerra mppO~Jchc furono costruite in Olanda nel ~~ .c: ti tcne~ue dt vascello britannico Haves tu Il pnmo tstrut. . l dell'Impero del Sol Levame. Ad tore na'a e . . . · .. t. rdl. 'l. sostltul una mtssJOne. . . f(a,·es ptu a • • . ' lese di trenta ufficiali di marina ca· pure .u~g dai comandante Douglas.•N~l ~~ pegg1a a V creo 1 pnm1 architetto francese, e~y, O i i un . . l. di Kurc c di Saseho. gg '. canuen nav.a I 1' dell'lolllpero sono m 1 dodici canile~• nava tt'1 1· bisogni della flot• . odd1sfare a Ili d grado 1 s d d' essi. quelli d1 Yokota da guerra e uc l

(a &ìnlalto) La nave da battaqUo brituuDlca

"llepulae" di 32.tDl l., a!JOII<Ialo lnllame alla "l'rioc!pe di Galleo" di 35.000 l., dagU -.1 nlpponlci nella QQqu• della Moleala.

minore, 22,5 nodi, però sono armate da. 12 cannoni da 356 mm. -ed hanno una autonomia di 9000 m!glia. Il resto dell'armamento è eguale a quello della classe precedente. Costruite fra il 1912 e il 1917 furono radicalmente rimodernate e trasformate nel 1932-33· Le due unità deUa classe ls~, banDO quasi le stesSe ca.ratterìstiche di que'k dd1a classe. Hv..so sia per armameato che per velocità e corauatura. Hanno però un'autonomia di 10 mila mi-glia e furono rimodernate nel Mentre inveee le due u.nitl della se Nagato sono molto più sloc:ano 32·700 t., hanno IlDa


Bcrtteria coattero ptC(II'It& cie9U S

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di 23 nodi e una autonomia di 10.000 miglia. Il loro armamento principale è costituito da 8 cannoni da 400 mm. c 10 da 140 mm. Hanno inoltre 8 -cannoni da i27 mm. antiaerei, 7 m!tragliere, 6 lancia siluri e portano 3 aerei. A queste dieci corazzate sono da aggiungere quelle del programma 1937· Si tratta di due corazzate di caratteristiche ignote, che in quell'anno erano in costruzione nei cantiéri navali di Kure e di Kobe. Su di esse non si sa niente di preciso. Pare si tratti di unità da 40 mila t. armate con cannoni da 400 o 457 mm. Come pure niente si sa <ielle altre due corazzate del programma del 1938 e anni seguenti. Ma si può credere che siano anch'esse di 40 mila t. Le portaerei, il cui imviego si è rivelato cosi efficace nelle recenti azioni svoltesi nel Pacifico, sono nove, di dislocamento variatbile: le due più grandi I'Akagi e la KagCJ. sono di 26.900 t. e portan~ la prima 6o e la seconda So aerei. La velocità della AkCJ.gi è di 28,5 nodi,


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(80Pf<2) Formaziooe di aMel glapponm iD volo • .,.., il nemico. (a ainlatra:) Sentinella oiapponeae rael centro induatrlal.e c:ln. .e di Toao-Cbwcmg, rlaltlvcrto da loa>ici. nipponici.

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. a dì' f{erenza di · ponest d' rtaerei gtap_ hanno il ponti: Il po le . merJcane I 11 . CL ~ • lest c a · · vrastruttura. quelle tng b da qualsiaSI so uno specia1 sgom ro .stemato su . vo o d' comando, sJ . soltanto in quCJ edpe. on si prev e pO nte J rc vt' ene fuor1 · cu1 n di · 50 le asct~ a~igazione '·" v· sono poi un Cl ·odi <h n areccht. t nte di volo, ~~i lanciare ~:p aerei, se~z~ s':no la Noto,.o 11avi aPij~1~ due magg::;;rto di idrqvo~~ tle qua t dibita a tr . e la Kolfl~l Le de t. a J6 aerCJ 6 aerei da 14-o ò portare portare l ·i t. ti, ch~l p~ che pdu.òlot;:~ento di 9'"to fili a tS t a · t7_--Jfl hanno Ilo

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arta d1 vere e prop 1 ·~~ . <>; sti•1. t Per r anto r;.,.,,a,rda. gli mcrOCJaton la qu -... . ·

. nese ne ha m ser:v1zto 1 7 pc-· flotta gtappo di Jocamento da 7 mila t. ti 4 hanno un s . . san · . __ dì'5}ocamento che SI aggtra sull' altn un 1 g' '\ t Ma nel 1938 si par ò anehe di le 10 nu. \ ·. in cosJruzione che dovevano 5 incrOCI: orie caratteristiche delle famose avere tu e tascabili • tedesche. 11 disl~ca­ c corazzate sere alquanto supenore t doveva es ·--1 di 6 men o l' rmamenw princt~""-'e op( t6.soo t.) e ~da Ma lo stesso mistero 305· g cannont ·1 -c:orazzate da 40 m1 a t. h a pure . che ctrconda 1e 4 .

circondato questi cinque Incrociatori. . Forse solo la guerra attuale potrà svelarlo. 29. nel 1938, risultavano gli incrociatori leggeri, ~r~ i quali i più moderni avevano una velocui. di 34 nodi. Alla stessa data il numero. d\:i cacciatorpediniere era di 101 ; quello delle t{)rpediniere di 36. Ma il numero attuale di tali tipi di navi deve aver subito forti variazioni. La flotta sottomarina era nel 1938 di 65 unità, fra cui molte di tipo modernissimo, con una autonomia di 16 mila miglia. T due sottomarini I 0 e I, di 2000 t., poi, oltre ad avere un armamento di calibro superiore a quello dei tipi · similari delle altre marine erano dotati di un aereo, il cui hangar era sistemato al posto che nelle altre unità è occupato dal cannone. poppiero. Ufficiali ed equipaggi della marina giapvonese, espressione di un popolo cile vive su 3000 isole, e che quindi è sempre a contatto sul mare e sul mare cerca la sua via e la sua fortuna, non hanno niente da invidiare agli ufficiali e agli equipaggi delle altre grandi marine del mondo. La loro preparazione tecnica e professionale è curata con la stessa pazienza e lo stesso fervore che vengono spiegati nella preparazione dei quadri dell'industria e della banca. Ma in confr~nto. ai l?ro avver~ari, i marinai giapponesi hanno tl vantaggio di una grande luce ideale che li illumina. Essi sanno che è al lo~o valore che è affidata gran parte della sicurezza dell'Impero. •Le fortificazioni del Giappone sono a bordo delle corazzate non in terra ferma. Perciò il loTO addestra~ mento è sovratutto offensivo. La ma-rina del Tenno tiene feock all'ammonimento di Togo :

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«La ragion d'essere di una nave da battaglia è la .guerra, non la pace». La potenza. navale nipponica, espressa dall'imponente numero di navi che siamo andati sommariamente illustrando, risponde a questi tre scopi : difendere l'isolamento insulare dell'impero; garantire le comunicazioni con la Corea, la Manciuria e la Cina; essere in gra5io di appoggiare l'espansione verso i mari del sud. Perciò l'ammiragliato giapponese si è preoccupato di .costruire una grande . flotta da battaglia; una poderosa f lotta di incrociatori per la. guerra di corsa ed una numerosa forza di cacciatorpediniere e sottomarini per difendere le coste e i mari dell'Impero. Secondo le cifre degli almanacchi navali la flotta nipponica è la terza del mondo. Ma se si considera che questa flotta non combatterà che diffici lme~e in mari lontani, come avviene per la flotta britannica o per quella degli Stati Uniti; se si considera che essa opera in vicinanza di basi vicine ed efficienti, si constaterà che essa è, nel Pacifico, la prima del mondo. Non solo: ma gli avvenimenti di questi ultimi giorni, la conquista cioè delle basi avanzate americane, ~a caduta di HongKong e la minaccia su Singapore e le Indie Olan<lesi h anno reso ancor più evidente tale supremazia. ln che maniera le forze navali anglosassoni, impiegate in così numerosi e lontani teatri di guer ra potranno riaversi dallo scacco iniziale lo mostrerà l'avvenire. Per ora la flotta giapponese, intatta, domina il panorama asiatico. Il duello nippo-anglosassone nel Pacifico è giunto alla fase finale. Nel 1907 a Londra, parlando in un banchetto offertogli in oc-c.a sione della consegna alla marina giapponese di due corazzate costruite dai cantieri di Tsushima, l'ammiraglio Togo ebbe a dire senza perifrasi che la vera guerra sarebbe fatalmente scoppiata un giorno. « Allora - disse agli inglesi Togo - uomini della mia razza si troveranno a combattere contro uomini dels. P . la vostra razza». Quel giorno è arrivato. (a dutra) Avanzala da colonne nipponiche. nel ma'QQJO 1941 , nel Chung-Kicm<J. (sotto) A. bordo della corat2ato giapponese "Mutau"" .di 32.720 t E" visibile al largo kr portaerei ""A. Ka9i""

dt 26 900 t.


IL SOLDATO ORIENTAtE Cl LI.M~TE.REM,O a dare alcune norizte sui ~ld~ta cme.st c. gta~ponesi, poichè essi sono.

a ~ soldati oncntals, quelli più in vista nella st_ona contemporanea. L'organismo militare giapponese ha come sua prima. fondamentale caratteristica, quella di d'pender~ dalla sacra . persona ddl'lmperatore di fronte a cui tutti, g_enerali, ufficiali, ~oldati sono come membra di una famiglia nei crm'rronti dd capo, come figli rispetto a un padre. Ess1 personalmente non hanno notevole importanza, J><llchè cht conta è l'Imperatore c lo Stato. l~ltra .carat:teristica è dala dal fatto che ''gm cattadmo gaapponese ~ in potenza un soldato. Dal 500 al XVII sec., essendo di anno in ann.o aumentata notevolmente la potenza dc1 capa delle milizie mercenarie, in corrispondenza all'indebolirsi dell'amministrazione centrale, i soldati sembravano aver dimenticato che l'Imperatore era il loro capo supremo e che essi dove,·ano servirlo. Durante il periodo feudale ogni « tnhù » aveva il suo

(oop.a) Duranlo IG campocJna del 1939 nella C ona centrale. CCim au un ponte di barche, w:a hume n el preul dJ Haichow (cr d ...tra) Fantorl<r. ni9Paftiea. armata dl luCili mitroglsatorl. durante un·cmono contro lo truppe di Ci- g-U..sc.k. d..r'ln.att. oìapponM\ in attesa di paaaare .

Dopo la conclusione della guerra del 1894 fra la Cina c il Giappone. quest'ultimo pensò che l'unico mezzo per salvaguardare i propri interessi e assicurare la pa~ al· l'Estremo Oriente, consisteva nel mettere insieme un esercito e una flotta capaci di difendere il paese. Durante la ri,•olta dei Box.er i Giappon esi ebbero occa· sione, difendendo le l-egazioni, di dar prova delle ~oro capaci[à di fronte agli stranieri. Nella guerra contro la Russia del 1904-o5, dedicando la maggior parte delle entrate del paese alle forze a rmate. il Giappone ~scgul

orlo do\lCI QOn•nel torrll Il oJpPODid _.. (aliDO Il 10ro Jr>gf) Genieri telefonia _..,.,. .. t ~tra Cln ft11pPe q~...,, Sc\CID!Ics!· a ~lz1<>11• In a

il dal signorotto, coroandato c. sarouche era __.~; cavalleresco . rticolare, odo il wwce . toria . questa rtaP" - erdto. pa 111...-.rlava. ~co ri:tione obbliga ·~a caduta del "" 1"'"- ptu cose XIX con · mcn· 51 c0esisteva tà del §CCO'V • temi moderlll. quale . tJott o la 11\t . zata con SIS . \ti per essere

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la vittoria dopo quasi due anni di lotta. Le 13 divisioni di dieci anni prima furono por· tare a ~- Fino aJI'epoca della guerra russogiapponese l'esercito occupava una po~izio­ ne predominante nella difesa dello Stato, ma durante quel periodo assurse ad egual potenza la marina da guerra, sempre però sotto il diretto controllo dell'Imperatore. Da allora i1l poi la marina è venuta occupando il primo posto ma l'esercito ha conservato ugualmente una grande importanza. Per. molti aspetti l'esercito n;pporuco si difJerenzia da quello degli altri paesi; prima di tutto il soldao giapponese, come si è già detto, ha un legame particolare col suo imperatore, poi esso conserva uno spirito feudale usando invece una tecnica modemissim11. Questa specie di anacronismo non trova riscontro oggi nei soldati di nessun'altra potenza mondiale. Inoltre l'esercito giapponese esercita una grande influenza sulla condotta della politica del paese e la parola dei capi militari a volte decide dell'andamento delle questioni interne ed ~sterne. Ma il soldato nipponico è soprattutto guidato dalla sua fede relig:osa. Quando un giapponese va a combattere dice al suo camerata : c Io ti incontrerò davanti all'altare di Yasakuni,. - il luogo a Tokio in cui, se egli fosse ucciso, verrano divinizzate le sue ceneri. Per un soldato del Sol Levante, cadere in battaglia non significa morire, mal al contrario diventare immortale; questo si può leggere negli l>puscoli mil!tari dove è detto che: Morire per

J fqnti

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l'Impera ficarsi p dato gia imperate solare l nei doge


parte <le1 soldati giapponesi 'cngono dalla campagna c ogni anno centocinquantam•la g1o\·ani d1 venti anni fanno il servizio mihtare. A '·enti anni ogni ragazzo del Giappone ha già a\·uto una severa educazione fisica. Il sistema è esteso ed energico; nessuno può essere fa,·orito c nessuno può sottrarsi ad esso. Ogni città, ogni distretto nel paese ha la sua quota; i contadini dai campi, gh impiegau dalle c ittà, figli di diplomatici o principi ereditari, tutti indifferentemente sono sottoposti alla selezione. Non ,.i è alcuna distinzione d1 classe, di partito o di privilegi. Solo la salute e la legge decideranno chi dovrà prestar servizio. Per quanto riguarda gli ufficiali essi non rappresentano più come una volta una casta. In Giappone, .non esiste una c classe di uffic1aiJ :t come quella famosa prussiana; ma la gran maggioranza dei giapponesi che hanno un grado anche elevato nell'esercito, proviene da famiglie umili ~ raggiunge solo per meriti personali le alte cariche. Meno del dicci per cento degli ufficiali giapponesi moderni discende da nobili o da Samuni, sebht-ne lo spirito di essi domini tuttora. In tempo normale il loro stipendio è molto basSG nspetto a quello de-gli ufficiali di altri paesi. La promozione dipende dal merito piuttosto -dlc cbll'anzianità e l'avanzamento può esse-

re rap1diss1mo. \'1 ~ono colonnelli mcredlbilmente giovani ., generali di quaran•asei anni. E' da ricordare, moltre, che nessun ufficiale può diventare tem:nte generale senza essere stato 'Prima addetto militare all'estero. è detto che i giapponesi non sono armati come i soldati delle altre potenze moderne: lasciamo stare se c1<Ì sia vero o meno, ma una cosa è certa ed è che lo spirito comhatuvo dei nipponic1 è insupcrabile. Un ufficiale del Giappone non s1 lasc1a ma1 catturare; se ciò an·cnissc cgh dovrebbe suicidousi. Questo anche in conseguenza della propaganda intensa fatta prima e durante il servizio militare. Una ,·olta un ufficiale nipponi<:o disse ad un collega straniero che nell'istruzione militare non si dà importanza alla tattica <kUa ritirata, perchè l'esercito giapponese non de'·e ritirarsi mai.

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Anche l'esercito cinese, come quelli di tante altre nazioni, ha la sua lunga storia. Fin dal 2700 av. Cr., il primo imperatore cinese aveva vittoriosamente combattuo e resp;nto le grandi tribù barbare del sud-ovest della Cina. Il servizio militare veniva introdotto per la prima volta verso il 47o-370 av. Cr. La potenza militare'cinese da allora raggiungeva ~r tre volte l'a~: prima


quando la Cina compiva la sua unità, tn u 246-210 av. Cr.; la seconda volta nel 14<>-86 av. Cr., epoca in cui fu respinto il maggiore nemico della Cina, vale a dire i Mongoli ; e infine tra il 627-650 d. Cr. allorchè !a potenza della Cina veniva estesa fino all'As•a '-entrale. La storia cinese conta molti esperti e valorosi generali e scrittori di cose militari. fra cui il più famoso è Sun-Tze, vissuto nel VI se<:. av. Cr. Il contenuto dei suoi scritti d'a~ militare può paragonarsi alla strategia dei Romani. L'esercito cinese moderno, invece, ha una storia recente. Durante l'ultima dinastia, la mancese (16.$.4-191 1), d'esercito manciù delle c otto bandiere ,. era ormai ridotto tn tali condizioni che non poteva C()mbattere senza subire sconfitte, qualunque guerra ingaggiasSe con gli stranieri, nè riusciva a dimostrare la sua superiorità sui ribelli dei Tai-pitng, che volevano cacciare i manciù dalla Cina. Solta-nto con i volontari de.ll:e provincie di Hunan e di Hanhwei, cioè volontari cinesi, fu possibile ai manciù soffocare nel t8so la rivolta dei Tai-ping. Questi volontari erano meglio organizzati c più disciplinati delle truppe regolari, ma non avevano a lo.ro disposizione armi moderne e si servivano ancora di archi, lancie e sciabo-le con poche armi <la fuoco. Le truppe cinesr modeme hanno avuto origine da questi volontari, che presero a quei tempi l'appellativo di c t-ruppe sempre vittoriose » e che furono successivamente comandate dal francese Burgevine, dall'americano Ward e dall'ingJese Gordon. Queste truppe mostrarono ai manciit l'infinita superiorità delle armi da fuoco sulle lancie e su .g li archi. Nel 1884 il generale Li Hun-Chang fondava a Tientsin la prima scuola militare cinese, che ebbe istruttori tedeschi adottando anche sistemi tedeschi. Questa scuola dette più tardi alla Cina repubblicana i suoi primi generali. Ma durante la dinastia mancese non aveva dato risultati soddisfacenti. Nel 1&}6 Ynan Shih-kai, poi secondo presidente Jella

Cina, organizzava "~?ve tn duati della scuola militare d poraneamente scuole militar il vecchio minister~ della mato uno Stato Maggiore pleto per l'organizzazione < programma erano già stati . voluzione, .:on la .qua.le ven riale in Cina. Ne• prtrnl an furono accaparrate da .val compiuto in GiapPOne 1 le Quindi la maggior parte ' sercito giapponese.. Ma. qu non si era avuto •l mlllm Molte altre era.oo .le f>tii_OL è quella di Pao T1ng, "':' a numero di generai•, 'ka;~Shek. Nel 1924 il <lo.t .!. re d" Wampoa, nel m• sta .• . fficiar d usciti i giOvalll li . Teoncamente estste ~~ I l non è ma.i stato ~en~me denti: con un ter~ttorlo c e questo ststema. ' enorm • olo 'à molti si offr.ono v g. . o obblig:a.tono sembn . "'~ è •~ta tormentata · Ctna 5 ""è · stata attuabil !are non


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Ll GUERRl NEL PACIFICO LA GUERRA nippo-anglosassonc è scopptata con un fulmineo attacco aereo giapponl'sc contro le hasi mihtari americane delle Hawai. Questa azione è stata grave cd è ancora graw per la rnHina dcglt Stati L:niti, pcrchè nc>n solo ha reso Impotente la flotta americana dd l'actlico, ma ha rcs" piu facili gli sharcht ntpponici dTettnati contemporaneamente SII \ ' art punti ùdlc coloni<· anglo,assoni c olandesi del stt<l. l giappom·~i hanno annunztatu di "' ~r af-

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(sopra) Settembre 1941

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(o atntslra) La cora:z:zc1a amencona

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fondato c danneggiato nd porto di Pc<1rl llarho11r parecchie na\'1 pcsantt. come portaacr~i, navi di linea l' incrocialori, tna naturalmente gli arner.cant non lo hanno ammesso, hanno detto anzi di aver perduto solo d11c coraz?.atc, una affundat<t e l'altra danm·gJ:"iata. Se ciò fo,;~c \'l'ro. pcrchè la flotta ùegli :-;lati t : niti non ~• t, mostrata finora? Se non it>sse vero, come si p11ò ammettere che le autorità riescano a nasconder<' il disast ro al popolo amnicatlf), che è stato definito mmc c il piu <lemocratico :o elci mondo? ~L'Condo notizie da Tokio. la marina americana start:hhe concentrandosi alle Aleut'nt:. Forse è quc~tn un di,·crsi\'o? Cioè si anchhe l'intenzione di prendere il Giappone alle spalle, dal nord, per far spostare la Aotta niplJOnica dai mari ùel sud verso la madre patria? Ciò avrehhe lo scopo di alleggerire la pressione giapponese verso le Filippine c la Malesia. Ad ogni modo, finora la mar·na americana non è entrata in funzione in. nessun campo e, anzi, il Giappone aumenta i suoi sbarchi. E il {atto che questi sbarchi avvengono ancora con una certa facilità. significa che la flotta nipponica domina sovrana nel Pacifico, sovranità ottenuta in conseguenza dei danni arrecati alla marina americana, ma anche in conseguenza della quasi totale distruzione delle n a vi pesanti britanniche che si t rovavano a S ingapore. Le perdite navali anglosassoni hanno reso Impossibile iJ congiungimento delle due marine a!leate a S ingapore : con una base fortissima c~ me questa, ed una forte marina, sarebbero state possibili molte azioni nei mari della Cina meridionale. Cosl, dal punto di v ista strategico, i nipponici hanno potuto conseguire, all'inizio della guerra, un primo gran~ssimo vantaggio fo rse decisivo per ogoi operazione nel Pacifico occidentale. Un altro colpo grave per gli anglosassoni, e che ha dato un secondo vantaggio strategtco ai nipponici, è costituito dalla inaspettata azione aerea contro gli aeroporti nemici, che ha messo fuori comb:lttimento buona parte deU'aviazione americana. Se l'arma aerea anglosassone noo avesse subito un cosl grave colpo fin dal primo momento. anebbc forse potuto assumere il oc:ompito della marjna, specialme!Ut' eli


q uella Jcvvcra Ili silurare cwè o bombardare "" giapponesi ' d'tr"'u ~= a 11e zone d1 1 c•>n,ng-li -b•H<''> con ,;o luogo tragitto. Perchè p~opno n•·l I'~tcifico in una zona di guerra cost este~a r.IViazio~e assume una importanza superi~rc non solo a quella dell'esercito. ma ~ volte anche a quella della marina, perchè g~1 aeroplani hanno la possibilità di ~postarsl, t>iù ''eloccmente. Un altro vantagg1o conseguito dai nipponic1 è dato dall'avanzata fulminea in T:Ulandia in seguno all'accordo fra il governo del Gi~ppone e quello T~i. Ciò ha sconvolto naturalmente il piano mglese di guerra nella ~1alacca, che pre,·cdeva u.na resistenza da parte tailandese contro una '": vasionc nipponica, cosl come speravano 1 francesi nel Bclg=o al momento dell'attacco tedesco. Tn tal caso i britannici avrebbero potuto guadagnare tempo per rinforzare con le truppe di altn fronti la potenza militare della Malesia che è piuttosto debole sia riguardo al numero delle iorze che al loro 1.'quipagg1amento: t l che è stato ammesso ufficialmente anche da orgam responsabili in-

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J!l~si. Se gli iugles; :1\·es~l'TO potu.n ri niorza-

rc la Malo:sia. :wr.:hlx:ro · --"".m to meglio i giapvonesi che n :ngonò dal nord. Oggi, con !'occupazione nipponica della Malesia del tiOrd e st>ec'almcnte con quella di Victdria f'oint nella Birmania meridionale, nonchè dÌ l'eua n~. ~ più diffic;lc per gli inglesi rinlorzan: ti loro territorio sulla penisola di Mal:~cca. Sia ndla locaJità birmana che nell'isola di Pcnang i ~:i a pponcsi dispongono ora dei molti campi d'aviaz'one abbandonati dagli inglesi. <'osicchè gli aPrei nipponici con-

trollano agevolmente l'Oceano lndano e spec'almente lo stretto di Sumatra, attraverso il quale pot-rebbero giungere rinforzi britannici, provenienti dall' India. o dal vicino Oriente. Insomma, essendosi affacc'ato il Giappone sull'Oceano Indiano, gli inglesi di Singaporc non possono ricevere aiuti con truppa facilità perchè i convogli provenienti da ovest costituiscono buoo.i bersagli per l'aviazione nipponica, che ha potuto perfino affondare la Prmce of Wales. La perdita dell'isola di Guam da parte degli

p1am sia str CacciOt rchbcr ti C:\11< Indie a m1gl anche il cau< te d.JI

Se gli mar· c I'Austr Hawai battere mente dare o della l


(sopca} Un torneo unwersLiarlo d1 lo no g~apponeae oli' Ateneo di l 'otio. (a simatra) Pesca1orl giapponesi ol lavoro.

ci scmhra. sovratutto lo scupo C'Conomico di raggiungere una certa autarchia hellica. Se, ~ccondo gli anglosassoni, i giapponesi non hanno la possibilità di batterli dcfiniti,·amentc in territorio proprio , perchè dispongono di uno spazio di manovra imponente e distante dal Giappone ·stesso, anche gli anglo-americani non polranno aggredire i nipponici nella loro terra, con uno sbarco, per l~ ~tesse ragioni e troverebbero anzi l'insormontabile ,resi· stcnza di tutta la massa <!ei sudditi del Mikado. L'unico mezzo per sconfiggere l'Impero del Sol Levante sarebbe allora il blocco economico. Ma questo dipende soprattutto dalla superiorità della marino: c finora non si è vista tale superiorità dalla parte anglosassone. Anche nel caso che essa possa riprendersi col tempo, che efficacia potrà a vere allora un eventuale blocco economico? Per qnantn riguarda la questione alimentare cj sembra poco probabile che il Giappone possa essere affamato, anzitutto perchè le risorse del paese stesso sono notevoli e poi con quello che può arrivare dalla Manciuria (che non potrebbe essere bloccato dagti anglosassoni) e con ciò che eventualmente potrebbe giungere dalla Cina occupata, dali'Tndocina c dalla Tailandia (i maggiori produttori di riso del mondo) i nipponici non cor-rerebbero pericolo di rimanere sprovvisti di alimenti. Si potrebbe obiettare che se gli anglosassoni riuscissero a tenere le loro basi nei mari del sud tenterebbero di interrompere i rifornimenti dalla Tailandia e dal· l' lndocina al Giappone, ma questo. con l'occupazione di quas1 lutti i porti lungo la costa cinese, potrebbe mantenere ugualmente le linee di comunicllzion e verso questi paesi di produzione del riso. E' appunto anche per ciò che le prime azioni giapponesi si sono svolte in quella zona. Ma se è difficile affamare il Giappone un'altra arma del blocco economico sarebbe per gli anglosassoni quella di privare i nipponici delle materie prime belliche. d: cui hanno bisogno. Questa fu senza dubbio una delle cause pr"ncìpali delle prime azioni contro i térritori anglosassoni e olandesi produttori di petrolio, ferro, stagno e caucciù. L'esito di esse dirà se questa arma possa avere qualche efficacia. E' JIOSSibile che gli anglosassoni tentino altre v.i.c, cioè di coiavalgerc runione Sovietica nella guerra contro il Giappone percbl: .in


(Jucsto caso si oifrireh~<:ro loro grandi ';"ntaggi strategici. Nel campo aere?, con l uso delle basi russe delle pro,·tnctc. estre~v­ orientali. e sovratutto di quella dt Vladtvostok l'aeronautica sO\·ietica c quella anglosass~ne potrebbero raggiun~ere e d~nnegl;ia­ re gli obiettivi delle isole gtapponest, spectalmcme i grandi centri urbani, perc~è il .materiale da costruzione delle case mppomch~ è sempre leggero, spesso di legno a ca~tsa dct frequenti terremoti, e qu·ndi più ~actlmcntc danneggiabile con gli attacchi aerct. Nel campo navale Vladivostok è senza •luhhio la hase migliore per una offensiva cot~­ tro il G:appone, specialmente per ~nanto n~ guarda l'attività sottomarina. S t dtce che la si trovano numerosi sottomarini dlla flotta soviet'ca e ncll'e,•entualità dell'entrata in guerra dcli'U. R. S. S. contro i nipponici. Vla.divostok potrebbe diventare una base anche pcr la marina leggera ;~mericana. Nel campo terrestre, l'Unione Soviet:ca ha ammassato un esercito indipendente sul confine manccsr. ciò che potrebbe costituire una minaccia per i territori giapponesi sia dal lato offensivo che da quello difensivo. Un eventuale sbarco degli anglosassoni in Giappone potrebbe av\'Cnire solo da questo lato c l'unico tcrritor'o in cui potranno a\'er luog-o grandi combattimenti terrestri fra una potenza occidentale c i giapponesi è proprio ht Manciuria. La decisione della Russia di iarc o meno la guerra dipende dalla necessit-i di questa o dalla possibilità dt sostenerla. Certamente gli interessi so\'ietici sonn contrari a quelli giapponesi, dal punto di 'ista economico vi sono \'arie di,·ergenze fr:t i du.· Csol1o) Ro.gazz.e ctnest cho odoltono la modo gJappo· ne•• (a destra) La corattenstica occonctoturo da uno

ragazza di Oshtmo

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che tori; q1•e: ~pO!

Jlacsi, dal punto di ,·ista ideologico il GuJ·ponc è un implacabile a'·versarin del con~t:­ nismo. Ora non si tratta di mettersi d'ace Jrdo ma di considerare la maggiore o minore opportunità di entrare nel conflitto. Tal:-: ~op­ portunità dipende anche dagli s\'iluppi della situazione io Cina, t">Cr-chè l'U. R. S. S. non ha interesse che questa regione sia compi<.'-

tameotc dominata dai nipponici, ma nemmeno che essa sia goycrnata da. un regime nazionalista con a capo Ciang Kai-Scek sotto l'influenza anglosassonc. Perchè io ambedue i casi la Russia un giorno potrebbe vedersi minacciata dal suo confine estremo orientale fino al confine della Siberia occidentale, '·icino al Sinkiang, d'onde potrebbe ''enire

cam gra t seh< lo c coni cnn

del del Nel dcgl rus~

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guerra lunga o pace Immediata: :\h . qu.csto potrà avere più successo se la Ctna d• Ctan~ Kai-Sct•k con l'aiuto anglosassone non sara diventata un peso troppo grande per ~l Gtappon1·. ltwccc è prn11rio in ciò che gh angl'-: sassnni vedono la possibilità d, trattent'rc ti Giappone: perchè essi sanno che la Cina dt Ciang Kai-Scck dispone di .una grande massa di uomini e di un t<-rntorlo adatto ali~ mano v re militari. Hastcn•hbc soltanto ri fornirla di armi e eh uo gran numero di tccn'ci. ~a l'esecuzione di questi piani anglosa;som è snhonlinata ad un i ateo: russi c cinesi. cioè. lasceranno d1sporrc d t loro? Per Ciang Ka•-Scek non esiste: forse tale duhhio, per i russi invece la cosa è dtvcrsa. E' vero cht· i soviclici cornhat1ono insieme agli anglosassoni cnnro r /\~se, ma questo cameratismo d'arnli è soltanto militare e niente a f i atto politico. E tanro russi cht· inglt:si, come è nc>to, non appena s1 prt·stnta l'nccastOIH.'. rnanten-

(sopro) Moschero 1eotroiEt 910p.ponese usata :1elleo porh d1 donna paz7.a (sotto) Altro maschPro ~r lf> porh dt donn'l

(soprf1)

::tongol•! 033tslono alla Wor.qlu

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(o destra) Donne Q10p-

dell" epoca d1 Tokugawo lstor:1pa del XVIII se<- l

JX>nes1

gono l!ll att~gg1amento multo indlp<:n<kntc. Con l'arrivo clcll'mvnno c quill<li con il ramhiamento della guerra di mm·irncmo m gm:rra <h po,izu1111· 1· con lo scoppio dei co11 flitw 111 Estr<"mn Oricntc, t russi devono riesaminan· la loro posizione c la lcJro condotta eli guerra, nel ptann gt·neralc. La situa/.ione attua !t- dc1 russ1 i: la ~egu~ntc: il irontc occiden~;d~ è alleggerito, i rifornimcnt 1 anglosass.mi prumcss• sono diminuiti, ti GiapJJ'llle. dopo lo scoppio della guerra con gli americarn, ha dichiarato il suo <ksiderio eli mantenere il patto di neutralità con la Russia. Che cosa faranno i SO\'Ic·tici di ironte al Giappone? Concentreranno le loro forze in occidente. mantenendo la neutralità col Giappone? E allora le l>OSslhilità nippomche di f rnntc :•g:l1 anglosassoni sono aumentate. Oppure concentreranno le l"ro forze 111 E. O. approfittando dello stato di guerra di posizione in occidente. E allora i giavponesi devono calcolare su un C\'cntuale attacco sovi<:tico alle spalle. Oppure i r11ssi, non intraprendono nulla sui due fronti per guadagnare tempo fino alla pnmavcra. ~a gli anglosassoni hanno interesse che i russi combattano contro il Giappone? Si può rispondere a ffermath·amcnte per quanto riguarda la guerra orientale. perchè, come si è detto, dalla Russia orientale si può attaccare il Giappone da bre\·e distanza. Ma dal punto di vista della guerra europea gli anglosassoni pre\crirebbero forse che i soviettci sostenessero tutto il peso dei tedeschi ~ome hanno fatto finora. Loro stessi potrebbero combattere da soli contro i giapponesi, per eYitare un congiungimento delle forze tedesche e nivpontche in Russ1a. Sarebbe un grande errore dal punto di vtsta tleUa gu~rra generale per gli anglosassoni spingere i so,•ictìci ad entrare in ~:uerra col Giappone se 1 primi non possono tenere seriamente due fronti: perchè ciò pr•wocherehbe la loro sconfitta e poi il congiungimento dei loro anersari occidentali e orirorali.


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omnastica


nel r8.tl. con Jl trattato <h Nanchrnu. che mis1· ti ne alla prrrna « guerra dcll'oppw ~ : con qm•lta gu<'Tra il gonrno imperiak· dnesc a, cv a tentato dr nppor~i a l commércto dell'oppio ma era sta~o sc•m~tto. Acquistando llong Kong l'Inghilterra r ntcn~lc,·a crear' ' una hast· n:n a ie a\'an?.ata net marr dell'Estremo Oriente c nello stc>sn tempo co>truirc una grande centrale cnmmaci;,lc:, in cui l'oppio si san·hhc trafficai•> lih<'ram~~l1.'j:.ola, cnnw s'è detto. uon e ra un posto rd tIc 11 clima .-ra. ,ccondo t'cnc rgtra espr.:•,innc d r un ufficiak ingksc. il più tn fa·nc dl'lla terra. Bisogn:wa honificarla altrimenti il suo acqutsto >arehbc stato inutile. E così iurono suhrto ini11atr i la\'Ori per fare di ..,uegli ~J km.' d r terra fetida un posto ah•!ahilc, -;istcman r ttll porto c costntin·t un <'l·i•tro al,itarn. dmarn di tutto il c comfort>) r:ci•iesto dagli on<trt\ nlr commercianti di uppro. E' hcne drr suhrto che l'1mpresa non fu racde. (ilr operar cmcsi ingagg-iati nei la\t>rr 11101 • \'allo come mosche: ,. mori,·anu andll· ).!'li i n.~ksi che lr dirige' ano. l:na nra <h"lett;, Ltn•o cht· nel 18~-1 ' ' pensò ad ahh.IIHionar<· l'isola. Però par..cchic ditte hri""""ch~ avt,·ano prnfn~o '" quel fetido palnu• dr ren" olcnnt mtlronr d' ~tcrhn<· c non l\ t..'\·anu ne ... ~una •ntc..·n,iuul' <.h tnrnan· indie· tru. l la\!1ri inr<111o pn>S<'J.!'IIIII. 1 c rnc~• cmlt!-

(sopra) Tok1o, 011.1gno 1941 Studentesse gaoppones1 por1ec1pctnh aci un c1do d 1 operO'ZIOnl l o protet.lone cr.noerea (a destra) Uno Qlovmeuo n1ppon.c-a nel costume no~ona)t"

HONG KONG PERLA DELLA fORONA FlNO AL 1841 per r cm~:si e gh onentaJi 111 genere l'isola di Hong Kong c 1:. regione retrostante ad essa, sulla terra fcrn1a, non aveva huona fama. La • laguna odorosa •· cosi SI chiamava l'isola, era non solo un luogo malfamato per la presenza dr pirati e di handiti d'ogni genere, ma era anche un luogo infetto. malarico, inabitabile. l cìncsi si meravigliarono quando udirono della scelta degli ioglt>si : ma n:ln sapevano i figli del celeste impero, pessimi naviga tori, il valore che la posizione della c Laguna odorosa • ave\'a però per gli mglesi, naviptora c pirac1 di tutti i mari, La cesstone dt Hong Knng all'lnghiherra, anennc


nuarono a morire a migliaia, ma finalmente si wccò sforzo disp<!rato c i nuo\•i quartieri sorsero sulle ossa decine di migliaia dj c coolies :o. Vittoria si chiamò la 1 alla c graziQsa regina :o che sedeva sul trono di Looo' ieee com·crgere sull'isola, or mai abitabile. quasi tunc gazionc per l'/\sia c Hong Kong prosperò. Fra il tl! acqui~ato il terreno n:tmstantc all'isola, <:l)n la penisol furono create industrie c a Vittoria sorsero banche, commerciali, alherght di lusso sistemati nei sontuo! Kong di,·cn ne inoltre famosa iu tutto l'oriente per la f1 notturna, per la libertà dd costume dei suoi abitanti colore. per i tr;1 ffici illeciti che si S\·olgcvano nel suo misteriosi suoi stabilimenti. Fino a qualche anno fa, porcva acquistare a Hong Kong, sotto la protezione d~ glcsc, con qualche sterlina, una graziosa schiava cinese e naturalmcnLe, garantivano i venditori, vergine. llong Kong era poi la sede di quello che in Oriente • «l'impero segreto,. britannicO. Lo sfruttamento delle era praticato con gli stessi metodi usati nelle altre : ~ottomessc politicament(• c militarmentc alla Gran H iede proprio una donna inglese, Elinor Burns, in nn alcuni anni or sono a Londra, dal titolo British /mpe• In qubro volume è dato di leggere. ad esempio. che n l long Kong ,. del rctroterra, si lavorava tredici ore a paghe ~rano irrisorir. che k donne veni,·ano tmpiegal ~osì pure i hamhini di sci o st•ttc ann i. 11 rapporto dei l ri ai dodici anni col compksso degli operai era del t 7% di proprietà inglese ,. del 1.~% in quelle cinesi. ~1a qul ali,• mduscric di d i~trihuire lautisstmi <li,·i·dcndi che fin dd Tomigi. La • Soctctà dì Na,·lgazione Jdla C111a » nd 11)12-t6; il Sll$'(- nel 1917-22: c negli anni succcs~ • Hanca di finn!!' Kong c d i Sctan_g-ai » d;wa un dl\·i annuo: c· cioè (dato che a\·c,·a un capitale di 2.500.000 ce\ a ogni anno •·ssa sola cento milioni d i lire all'econor .\ la negli ultimi anni si erano \'Ciluti a stabilire a Hong n11mcro, ricchi banchieri cmcs1, i quali a\·e,·ano ritrc ,Jclla protezione inglese, la pace insidiata loro dai regirr riti 111 Cina nd 1926-:?ì. Costoro di\'tnnero. a causa tn'natc ricchezze. i migltori clit·nti delle loanche in_g-h {a s•mstro) Donna ol baqno StomJXI dell'epoca Tok.uoawa (sotto) E

d'oggl. In nposo sullo sptaqg1a.


(sopra e a 1\0!Sira) o,_c o6polh d l un padlqhone del PoTCO di divertimenti dl Smqopore. fondato do un vecch10 cmew arriceh\toSi ~n 1t commerc1o d1 un portentoso balsamo, buono per tuttl l Jllah tt conosciuto m tu11o t'Onente con d nome d t " Won-wm-yn ••. Le du• 1otograhe mos1rano una !tpeCle d1 cunoso presepiO m cui l Vlsilatorl di. tutte< le razze, Clnca:, males1 mdlam ecc trovano eaahall \ propn de1 e ncord.:Jte 1mmagm1 del propno paese.

Se~angh;n cadde ndk mani 1ki (;t<~l'JXIIlt'si si ,·erificò un :litro flus,o di çiO('~Ì: st·~uÌl•> da un'ultima ondata all'epoca olell'occupazinnc di Canton d« parte delle truppe nipponich<·. ~Jucsta ultim~ ondata. però. non era formata soln t!;~ ricchi hanchicri. ma anche da mighaia di po,·eri dia'uh. Es$t iurono rinchiusi in campi di contentramcnto. Però cnn la caduta di Canton cominciarono le preoccupalioni per i gm ernant 1 britannici dell'isola. l Giapponesi nano ormai "icini. troppo \'icini. E t'an·enire non si annuncia,·;~ sereno. Hong Kong non era fonificata abbastanza. San•hhe di,·entata, imprcndihil~. dissc<·u gli inglesi Così snl "Picco» furono rese più dlicicnti le iortifica~ioni ttdl;~ rnccia ùi tipo affine a quelle di Gibilterra; arrivarono nn g-ran numero di cannoni e dt idroplani: sulla penisola dt Ko" Loott in creata ttna linea inrtificata. Si spesero molte dccitw dt milioni di sterline. L'n centro commerciale cott ttn giro d'affari di quasi due m'liardi di lire l'anno "aie\ a pttr quella SJ>esa. Però i rìco,·eri antiaerei furono pochi. Ci iu anzi un grosso scandalo, perchè l'appaltatore aveva <lilapidato le somm~ affidategli e un certo colonnello l'erk111S \'Olc,·a denunciarlo. ~la pui le oneste ire dell'uf• ficial.: hritannico furono 11lacate dalle carezze dell'etera cine~e Lin :\1ci-Mci, crouta a lui datrappaltore in cambio del silenlÌII. Oggi Hong Kong è caduta dopo pochi d'assedio. E il colpo non è grave solo per la Gran g-na che \'ede così iniziarsi lo sgretolamento del ma difensi\'0 asiatico. E' grave altrcsl anche per alleato <li Londra, Ciang Kai-Scck. Infatti tra i r ncsi che avevano clett{) dimora ad Hong Kong. · molti personaggi influenti della Cina del ad ~:scmpio C. T. Wang, già. Scek n Washingcon, che si occupava del k armi; c'era D. Kung figlio di un ex 11rimo Gang Kai-S~"t·k; "'era il fratdlo della moglie


sciallo T •. V. Sung, con rncarichi ufficiosi c misteriosi. E v'erano molte altre figure, più o meno in vista; più o meno attive. Tutto questo mondo è stato spazzato dai cannoni nipponici in pochi giorni. .Le enormi banche, dalle luccicanti griglie d'anone che le fa cevano s.:mhrarc curiose cattedrali, sono ridotte a cumuli di rudne. E cosl pure gli innumerevoli locali notturni che fiammcggtaYano, di notte, di scritte luminose in tutte le lingue occidentali cd orientali; i grandi depositi inglesi di merci, le ville dei commercianti britannici. Per gli inglc$i Hong-Kong era la c noce troppo dura <la schiacciare» oltre che la perla della Corona. P;:r i giapponesi, im·ece, era, pitì modestamente, « una mosca che ntol pungere una tartaruga ,., La mosca è stata schiacciata. E la tana ruga ha fatto sapere in che meticolosa maniera a\·eva allenato da lungo tempo i reparti che deStinava all'attacco di HongK<>ng. E' stato ri\·elato che il terreno della piazzaforte \'Cnne studiato con minuzia metro <.1uadrato per metro quadrato c che manonando la municipalità della città, erano stati fatti fare hl\·ori e modi fiche stradali -che hanno facilitato non poco gli spostamellli delle trlljJ)lc attaccanti. Non solo, ma dicci reparti cl'as~alto a \'C\':tll<> ricc\'utu una spcctale istruzione proprio in \Ìsta <ldl'azionc da SYolgere contro Hong Kong. Fra questi dieci n.~ pani era una compagnia che le cronache internazionali di qqesti ~riorni hanno reso c,·Jt.hrc: quella di Wakahasci. lstrnttori di css;~

erano stati due uomini iar sporti m: i sottotcnenti Koik tentori ciel titolc> olimpionico lino c a Los .\ngcles. l mc paJ!'nia ,·rano anch'essi, nn 1 ni di nuoto. Ed era stata cal• te la l'clocità del tratto di Kaw-Loon clall'isola, rn mo tori iosscro capaci dr •>ricnt; di notce. Così infatti è a\'\'C l'cr iattu hrillan: le mine, i 1 !!ÌI!ati ira i m·mici all'anll;< ~andonc lo scnnrprj!'lio e apr sopra n cn'enti fanterie. Il J:C se eh(• per due ,·olte a \'C\ a r zÌ()IIc di resa 11Ìpponica qua1 ~alale alk lt> ••W. le truppe zìarono l'attacco g,·nerale C< destino rlell;t piazY.a forte era alle ti, dopo solo mezz'ora • u f ficialr ing'lcsi recanti una ~n·ntolante 111 cima ad un 'as par\'Cro su lle rm·ine <lei V incontrarono con ufficiali poiché non erano latnrj di lll ta, il comando nippo nico \' O) tatto con il g,•uerale Young, la piAzzil c con il ~:enerale dante delle tntppc. Questo 17,JO. ~ualche tempo dopo, ti dj anticipo sul termine fis Young si pn·sc11ta\'a all'alh lar » di Kaw Loon, i cui an schiarati dalla luce gialla e cune candell· che allunga\'an rose omhrc. Il colloquio fra gotencnte generale Sakai, Cl truppe g iapponesi àttaccanti l nella serata stessa Y oung l breve tratto <li mare che <Jil da Hong Kong, • per collabo mento dell'ordine ... Dopo cc di Natale del 1941, cessant il snll.t c Laguna odorosa».


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rt::m.,,r• corrono ormatt delle loro spade verso la caso 10 C'H

PETROLIO ESPEZIE

credono st !\IO nlugtato lo spmto

l r :'l'l· /.l L~ iur<Jno la ragiOne prima della imperi coloniali rlel p.l>'<llr> c lu iurono. na!llralmcmc, anche Il 'IIIClln olaack~c. Gli ahitanu elci Paesi ft,ts'1 erano. '<.'rso l.t tiue del '500 1 più ).!'rau· <11 cnmmercl;!llll dcii'Eumpa Occidentale c nel 15/li l.uclm Ì<:•> Guicciardin1 così scr iYCV:I ,, propnsno di \m>tcnlam: c 1\ questa terra 'l l.t una s~,·ala et un porto mirabi le et S[U· pntdo, 111 tantr> che tah·olta gli ,-cdrai auor· no più eli jO<t gros~i n a" ilii d'ogni pro\·tnc la, ma la maggtor parte ~ono ulchc hollan· deS1 et aprartl-ncntt massimamente agli abitatori di quc•ra città, che nel \' ero rendono uua \'l~ta ~uperha et magmfica... Et è ,-era· mente cosa amm irabile et quasi incredibile che ,·cnuta una delle sopradettc f rotte di duJ.!:ento et trecento gros~c navi, i terralzaru siano sì ncchi. che loro medesimi in un ~ hito comprano et appellano tutte <1uellc mero cantic, 111 guisa che le na,·i sped:te fra citqm• o sci g iorni d i poi a rri,•atc, a casa ne possono ritornare"· Ma gli olandesi non trae,·ano le merci elle trafficavano e specialmente le spezie, da ~ possedimenti d'olt remare: e rano solamend distributori di quello che veniva prodottu61 ,-asto impero di un'altra nazione europea, af• facciantesi nell'estremo sud, suii'OccaaiY Atlantico. E questa natione era il Port~ che per sottrarsi al monopolio ,·cnc:ziaao diii,.: le spezie, nel 1511 si era impadronito Malesia e di altri territori La guerra con la Spagna, ~ vcaDe rreatlnn~,· rlt mnlt 1 ).!'ran di


tt•rromp~rc ogni traffico con il l'ono~allo: centinaia di navi ol:mùesi furono catturate. migliaia di marinai iatti prigionieri; il commercio dei Paesi Bassi pan·e agonizzare. E a ciò si aggiunse anche la '•iolenta ostilità dei pirati britannici. l commercianti di Amstadam. di Rotterdam, ùi Utrccht, allora, compresero che la loro prosperità e quella del loro paese erano legate intimamente alla espansione coloniale di questo, N';~cquero così \'arie Compagnie che tentarono l'an·emur;l in Africa c in America, lino a che, fuse in una sola c Compagnia generale delle Indie Olan<le<ii », il 20 marzo 16o2. cominciò la r'cuca delle spezie c in tutti i mari accessibili dalla parte del Capo di Buona Speranza è d.l quella dello Stretto ùi Magellano ». L'origine dell'impero coloniale olandese in Estremo Oriente, che è la sola parte dell'antico imiJ(:ro che sia rimasta a ll'Olanda fino ai giorni nostri. è do\'nta all'azione di questa Compagnia. :\la l'azinne di essa cominciò 1>roprio mentre si iniziaYa l'espansinne britannica: sicchè nei mari delle Indie, c nelle isole delle Sllezic, si comhallè lungamente .fra ingle-

(sopra) Ecco uno atrono ritratto come ae lo immog1hano oIl tnd.ic

Lo stregone del vlU<l!lgio con Ran9da attorno a cui sarò danz di gioia.

si c fJiaudesi, come pure i toghcsi che tenta vano di di la loro antica ricchezza. I i primi ad essere sconfitti; po parve in un primo tenip battuta nel 1682 si ritrasse re asiatico, ovc si gittò conquista deli'Jndia. L'Oiru potenza europea dominan La :-.ralacca, le fa,·olosc is Giava, la maggior parte della nuova Guinea, un g• le minori costituirono cosi mercanti c gli armatori c Rottcrdam c di Utrecht, chieri de I'Aja, trassero i: Tutto questo durò buona ~ to. Poi scoppiò la Rivolu iniziò la lotta fra Fraoci. l'Olanda, suo malgrado vi vi fu coinvolto tutto il sue Dal 1795 al 1814 le Indie in mano all'Inghilterra. I di V ienna ritornarono al i due passaggi vitali dell' lo stretto della Sonda e lo : continuarono ad essere in desi. Parve strana ai pii con cui l'Inghilterra restitu lonie cosl ricche e passag1 mente importanti : però la : gapore, avvenuta in quegl bito la pretesa onestà bri1

Ma l'Olanda non poteva 1 l'lnghilterra. Il suo impei armi che lo avevano con significava anche, in defì.D del monopolio delle spezie. comuni<:auoni, i principi t ro scambio lungo tutto il


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d1e Olandesi non a,·c:,·anr> nè ilotla, nì: <'Scr-.umc llét '"~' """" mcrC.tl t dd r~trotnr.l cito nè <1\'iazionc. Cinquantamila soldati, asiatico, in cui t·ra già arri,·ata la società di Rnckdclla. la • Standard ». Però il rapido quattro incrociatori, una decina di cacciatorpediniere cd una donina di sottoma rini non diffond<'rsi de\ moll>re a scoppio delle agli contribuirono largamente alla llccatknza tJOtc,·ano tenere a bada il ue1nicn che si ana ffari della :::.ucidà un indirizzo molto din:rol:~ndcse. S icchè la politica Ilei l'Aia fu semnunc!a,·a tcmihile, con i suoi milioni di snisn da qudln prc,·istn. ~la ,··e ra un'altra sopre subordinata a quella di Londra ; la didati e la sua grande fi•Jtta da hatt~glia : il cietà, ri\"ak della c R••yal Dntch :o operante fesa delle: Indie Olandesi si andò sempre più Giappone. Uuando nella \lrim:\\"era del 1940 nel llorn~o : eli Na una snci<:tà inglese: la intimamente connettendo con quella dell'Inl'Oioonda fu ,·inla dalla Germania, le Indi~ c Shcll Transport and Tracling Co. Lt. :o cht· dia Britannica: e affacciandosi alle soglie O landesi rimas("To abhandonatc a se stesse. a\"e,·a ottenuto ,·aste c<mccssinni dal gon:rno <le\ sec. XX con un impero coloniale vasto E poichè la Madrepatria a,·cva Sl'mprc con· dell' Aja. L'antica rivalità angl<r<>landcse dal di un milione e mezzo di km' (laMadrepatria tato sull'aiuto inglese, le colonie per non facampo del traffico delle spezie parve spostarsi ha 33 mila km• di superficie) e popolato re la stessa fine si gettarono in braccio all'!na qudlo della produzione del petrolio. Ma da quasi sessantasette milioni di abitanti ghiltcrra e a ll'America pensanclo che Singal'Olanda n:~ tmppo debole per poter resi(sette volte di più, cioè, della metropoli) por<·, Ca,·ite c Bata,·ia messe insi~mc a\·rcllstere. Così nel 11)02 si arri\'ava ad un primn l'Olanda sapeva di dover affrontare in un hero potuto resistere alla minaccia giappoaccordo e le due compagnie rivali addivcni· avvenire non troppo lontano due lotte. nese. Furono elahorati complessi piani stra,·ano alla formazione della c Asiatic Pct roMa la fortuna, doveva ancora una volta 11'1,-ici in cui cntrav;~no in misura maggiore lc:um Co. Lt . .. per la distrihuzione del \letro(era forse l'ultima) favorire l'Olanda. Rcnle forze inglesi c statunitensi e in misura milio estratto. Finchè nel 1907 le due società chè il suo dominio orientale partecipasse da nore quelle olandesi. Questo curioso impero si fondevano in una sola e imensiftcavano il solo per oltre un terzo alla produzione moncoloniale <di capitale importanza per il comloro la voro nei territori ottenuti in concesdiale della gomma, per oltre la metà a quella mercio universale » come ebbe a dichiarare sione. Le Indie Olandesi scesero così in camdell'olio di palma e per circa un quarto a ufficialmente nella· ·~rimavera del 1940 il mipo accanto ai gnndi produttori. Nel 19 11 quella ddla copra, come se ciò non bastasse, nistro Corddl Hull, si appoggia•·a scmprc"più venivano e strette 1.6oo.ooo t. di petTolio ; alle soglie del secolo XX si scopre nelle Indi~ 01lle forze dì altre potenze, c non potc,·a faTI' undici anni dopo, ne\1921, si arriva,·a az miOlandesi il petrolio. Nel 18c)o un gruppo d1 a ltrimenti poichè il Governo che esso ricolioni e :zoo.ooo t.; nel 1931, a 4.6c)S.ooo; nel finanzieri dell'Aia costituis~ la prima comnosceva, quello nominale olandese di Lo~dra, 1939 a 7·943·000 t. In tale anno le Indie: pagnia petrolifera, la c Royal D.ut~h . Co. :o non aveva nè navi n~ uomini. Era pere1o un Olandesi erano al quinto posto, nella produ· che ha un capitale di I.JOO.OOO f1orm1. Tal~ impero destinato a "cadere al primo urto vi()o zione mondi:~lc:. socictà si proponeva di sfruttare le notevo\~ lento portato al sistema difensivo inglese e r;sorse petrolifere di Giava, di Sumatra, dt americano. E' quello che sta accadendo. Ma Ma chi avrcbhc < li feso le spezie, il petrolio, Borneo e del Seram per il petrolio lampante:. non è privo d'interesse seguire le fa.si anra· la gomma c lo st~gno dcll'lnsulindia? ~ InVoleva cioè vendere petrolio per l'illumina-

MAn\re :1 Gaoppono. pu r vo!endo lermame nP• to ;..'<le:• sa tenevo pronto od ogru eveotuahtà dl oueuo. Qh

operol americcm.l ac1operavano. Ecoo una lobbnco d1 aere1 da New f•raey ( U$~A.. t occupato dalle truppe.


'c:rso cui le isok delle SJ)ézte c del petrolio sono venute a tro,·arsi in mezzo alla tormenta che infuria l'lei Pacifico. Fino a rutto il 1940 Giappone c Stati t;niti, i grandi antagonisti del Pacifico. dichiararono concordi per bocca di t\rita c dì Cordcll ilull che non volevano portare iu guerra le Tndic Olandesi. L'[nghiltcrra aveva lo stesso interesse: il Giappone nelle fndie Olandesi :wrebhe significato la caduta. o la neutralizzazionc, di Singaporc e la rottura della linea che va dall'Australia all'India. Nell'ottobre del 1940 una missione giapponese iniziò, guidata dal ministro del Commercio, Kobashi, ueUe trattative economiche che durarono moltissimi mesi senza approdare a risultati concreti. Durame: l'acuta crisi che nd febbraio t!).p sembrò dO\'e5!SC: far scoppiare la gucrra nel Pacifico, Tokio ,·olle distinguere fra il Governo nominale olandese c quello delle Indie Olandesi. ~fa il Go,·cmo nominale di Lc.n. dra dichiarò che il Governatore delle lndìe era solamente un funzionario "della Corona c che l'indirizzo generale della politica estera olandese (comprese anche le colonie) svcttava soltanto al Governo centrale. Il Governo giapponese accettò. Però dietro tale mossa c'era qualcosa di più di \ma questione giuridica: c'era il tentativo d(l Giappone di considerare le Todie Olandesi come rientranti nella sfera del proprio c spazio ,·italc •· In nome di ciò Tokio chiedeva un trattamento preferenziale. Invece il Governo olandese faceva presente che trattamenti preferenziali non ne aveva concessi a nessun Paese c che le Indi,· non intc:mlèvano entrare nel nuo,·o

blocco dell'Asia Orientale c pur desiderando contribuire alla prosperità dci Paesi compresi in questa zona del mondo •· A maggio del 1941 le trattatù·e con il Giappone duravano ancora e noo si era arrivati a nessuna con· elusione. Gli ambienti giapponesi erano di,·isi: da una parte si voleta tagliare il nodo con le a rmi ; dall'altra im·cce si consigliava di continuare pacificamente l'espansione Ycr· SO' i mari del sud. Alla fine di maggio parve di essere alla stretta finale. ]n tale epoca il vice ministro giapponese Ohashi presentava al ministro d'Olanda a Toldo, gen. l'abst, le proposte finali del suo Governo. li 7 giugno il ministro degli Esteri del Governo nominale olandese, van Kleffens, in viaggio negli Stati Uniti, in un discorso tenuto a Chicago dichiarava: c Noi non siamo dei pacifisti c non 'vogliamo la pace ad ogni costo; ma vi sono dci limiti definitì,•i che non possiamo ,·areare. In crc~lo che anche il Giappone lo sapp!a c che si renda conto che noi non ri fiuteremo nulla entro limiti ragioneyoli. Noi ahbiamo assicurato il Giappone che potrà a,·crc gomma c petrolio fintanto che verrà mantenuta la pace •· Però la risposta presc~tata al capo della missione nipponica a Batavia, Yoshizawa ed esaminata accuratamente dal Governo di Tokio, non fu considerata sufficiente. Entrate nel giuoco inglese e americano, le Indie Olandesi erano solo una pedina dd famoso sistema A. B. C. D. che dove\•a strangolare il Giappone. E ciò si dimostrò chiaramente quando aderirono all'embargo sul petrolio contro l'Impero nipponico. Ti primo passo Ycrso la guerra era fat-

to c la tormenta non questa ,.oJta, le isole trolio. Illusioni sulla sr<~lnc:nezl ne c sulla poccnza anglc>sasSl>ni no anche a Batavia nell'estate si proclaman che l'azione c sarebbe bastata da sola a parai del Tenno. !\la si pensaYa giu olandesi che se essi erano de americani don~Yano pur pcns loro ed esser forti Le Indie ( il bastione avanzato clelia l\lah lippine. Se cadevano esse e2d1 e le Filippine: ma il iS per c gno prodotto nel mondo sarei mani giapponesi, come pure della gomma greggia, il 40 p canapa, il 70 per cento dèl ka cento della coneccia di china, 1 degli olii cssenzia.li c quei 7 m aimui di tonnellate di petrolio permesso alla macchina bellica girare all'infinito, verso rlndia chissà. la CaJìforn•a c il Can• Non potevano, gli olandesi, • secolo e più a considerare la 1 sassone come la loro stessa po tevano gli olandesi credere d inglesi non volessero prO\'VCdc di tanta ricchezza. Perciò qual guerra, dissero ch(' anch'essi qualche fucile c qualche migl li avevano: c il loro dovere lo ro. Ma il più dovc,•ano farlo g: All'e1poalzione uoliana a Tokio. Le


(s.opro) Un

olp!CO

pat:aagQ10 QJOpponese. (a Tin.iatral

Un tnodemiu1mo natorcmte di Toho

Sua Maestà Britannica e della Repubblica degli Stati Uniti d'America e magari i soldati del maresciallo Ciang K.ai-Scek. La tempesta è scoppiata ed ha lasciato tutti ~a 6ato. La guerra, che non vi approdava dal t8t6, è ritornata sulle isok delle spezie ciel petrolio. Borneo, Sumatra, Giava, che

in un secolo e più avevano visto solo insurrezioni di indigeni e pittoresche caccie grosse di ricchi signori annoiati, ma che avevano dimenticato la voce del cannone, vedono oggi i bombardieri giçponesj incrinare con il loro rombo il cielò purissimo e ~rani fiori, più strani di qudli della foresta tropicale, fiorire

1ll'l crcln: i paracadutisti. Al largo delle coste si profilano le corau.atc del Sol Levante che non hanno incontrato, sulla loro rotta, nè una mtn• inglese, nè una na\'e americana, nè tanto meno, una na1·c olandese. l giapponesi sbarcano c dilagano ontnque: 1·engono a pigliare il petrolio, la gomma, lo stagno che non hanno potuto a1·erc con le trattative di· plomatiche. < Je maoticndrai ,. dice il motto araldico dell'Olanda, sotto il leone rampame. Chi mantnrà all'Olanda le Indie Olandesi? Oe,·c esser questo il malinconico inccrrogati,.., che non dà treglta ai ricchi olandesi che a1e1·ano Ìn\'estito in gomma, in petrolio, io ~tagno, i loro 1•:~trimoni. ~{a qualcosa dd genere era già balenato alla loro mente nella prima,·era del 1940, all'epoca della sconfitta dell'Olanda. Era stato, però. soltanto, il pen· ~iero d'un istanci! di debolezza ; il peos1ero dominante durante la ruga angosciata dalle foei della Schelda fino alle rive del Tamigi. Una \'Olta messo il piede sulla buooa terra inglese il pensiero era passato: e al seguito della regina Guglielmina, della principessa Giuliana, di Bernardo di Lippe i ponatori grossi pacchetti azionari <Ielle società ti a GiaYa, a Sumatra, a Borneo, a'•evaJIO formato una corte, ignar,~ forse delle regole dell'etichetta, ma solida. Oggi tutto crulla. Pearl Hatbour. Hong Kong, Manila, port hanno un suono fum~~o. Gli au:ltl'lalà~ ni impazziti dal terrore si ritirano da Darwin verso l'interno. Gli americani


n~etluno rn<llto e non dÀ n no ni<•ncc; gli ingl~­

sono rl'g-olarmentc battuti; c i g iapponesi ·n·anzano. Xon solo, ma la bandiera inglese, ()~•cii' «: Union Jack » che era la seconda bandiera olandese, si ,.a ammainando un po' dappertutto: nel Canadà come in Australia. L'Australia! Era anche questa una grande illusione degli olandesi. Notizie recenti dicono che il contincme nuovissimo sta per diventare una hasc ang lo-americano-olandese. Ma nessuno crcd.., JYiù a niente, ormai. li c continente vuoto" se così \'Orrà il corso della guerra, non potrà offrire una eccessi\"a resi· stcnza a lle forze giapponesi. Sette milioni di abitanti non possono difendere decine di migliaia di km. di coste. Gli australiani scontaQo così il loro egoismo, la tenacia con cui hanno chiu>o g li altri popoli bisognosi d1 "pazio e d i lavoro, le immense pianure deserte del loro paese scontano la fiducia troppo lungamente adagiata sn Singaporc c la Ilotta inglese. Poichè il mito di Singaporc era il massimo mito della potenza inglese nel Pacifico." I'Attstralia mandò i suoi scarsi soldati in Cirenaica e nel Mcc:)io Oriente. Oggi s'accorge dell'errore c sa che è forse troppo tardi. E poichè gli uomini d'affari olandesi non hanno peli sulla lingua. ripetono anch'essi, fra i denti, la frase volgare che la mattina dell'8 dicembre Roosc\"elt gridò a ChurthiU attraverso l"Athmtico: « Those tlam11~d P'gs sl

{sopra) Il centr>O COI&mereiale d'uno- citta nese di provmcia. (a sinistro) Carri aH~ una :nc:rufestOZlone a Tobo.

lw~·c tione i t 011 tts,. ( « Questi da1 ce l'hanno fatta:.. T porc1, natura: n·hhern stati i giapponesi). Ma gli a ifar1 olandesi sono ignoranti. E male non solo b. storia degli altri anche quella del loro paese. Dimen alla line del sec. XVIJI l'Olanda a na ~ milioni e mezzo di abitanti. non arri\'a ad 8 milioni. Mcmrc p~rcc·ntuale d~i nati ,-ivi è in prog minuzione. Era dd 33 per mille ne 28,,3 pn mille nel 190')·1913; del 26 le nel 1918-u: c scese a 22,6 per 1928-32 per continuare ad abbass anni seguenti. Un popolo così pie così bassa natalità non poteva aspir: tenere un impero coloniale così n ricco. Il Giappone in meno di un SCI ~ato ùa 38 a 95 miFoni di abitru eguali hanno fatto l'Italia c la • }c manticndrai ». Ma quando qu, divenne il motto nazionale d'OlancL era ancora una forza viva deii'Eur l'Olanda non lo è più. Gli imperi no con le armi e con le armi si ma Secondo gli uomini d'affari oland era soltan to uno dei tanti motivi Pl stici degli Stati totalitari. Tutta la gli ultimi centD anni stava a dimo: gli imperi si tengono con g li acco matici e bancari, con l'oro -c non c gue. Era un paradosso della storia : curezza olandese riposava su quel ! Però un certo giorno il paradosso Una crudele realtà non fa dormire ni d'affari di Amsterdam, deli'Asil tcrdam rifugiati a Londra. E due d assillano. Chi porterà le armi per Chi manterrà all'Olanda le Indie


consumo ùi carburante che esige l'uso di questa linea di comunicazione è immenso. Si a ficmlit che è necessario tah·olta far accom,=on~ del fronte pagnare ogni autotreno da una carovana di : compita relatit5 cammelli che trasporta la benzina, data :ra perduta, c la la mancanza di posti di rifo rnimento. l ci:ito russo 9/.0QO nesi hanno ricorso anche ad altri e più ant>Crdut i dai g iaptiquati mezzi di trasporto, alle giunche c aJie Liao-Tung, col>.attere sui fiumi, ai cavalli, perfino agli uoera nelle mani di mini, gli infaticabili c miserabili coolics. Ma 1ali ohiettivì crala strada dd Turchestan, tutto sommato, resi s,·olgevan') le sta poco praticabile, richiede mt continuo e r thur, completa,·iolcnto sforzo logistico. .! ita dalle truppe Neppure i più accalorati sostenitori di C ang : inn:stimento coCARLO SCARFOGLIO Kai-='cek neg ano che la Cina è stata battusulle colline che ta. Ha perduto una dozzina di hattaglie e 110a ;iug-no il gc1lcrale CINA E GIAPPONE IN GUERRA, cifra imprecisata, ma certo altissima. di uota difesa all'aper(COXT/.\'L'.I,7./(J.\'/i Il/ I'.U i. 6l1 ) m ini, da due a quattro milioni, secondo qual:. c si chiude,·a che osser vatore straniero (mancano, da una GLI lt\J PERI!\LI . sono saldamente stabiliti a circa 47.0QO diparte c dall' altra, per quanto mi risulta dati dall'estate scorsa netl'lndocina francese ed amentc. Le forze ufficiali). Metà della pnpolazionc è so;to il hanno tagliato una delle tre ,·ie di comunica'" c~tali, se non regime m ilitare nipponico. Un nuovo goverz:one d(·fla Cina, quella costituita dal porto rtig-licria trasporno è stato organizzato a Nanchino, e lo pr<.'indocim·sc tli Haipong e dalla ferrovia che .ol utamcnte inadcsicdc \Vang Cing--we!, un famoso capo del sale: di là fino a Kunming, capitale della proli prende r la iorKuom:nta ng, un \'ccchio discepolo di S un \'iucia cinese del Yunnan. f fronti marittimi o perdite enormi Yat-scn. Questo governo. riconosciuto dal sono in mo,·imento, assorbono attenzioni ed ò :.!lora portar sul G i<tppone nell'autunno scorso, ha firmato un energie più di quelli ter restri. Le potenze an: procedere ad un tratt.ato che definis~e compkramente i raptodico. Dal giugno ~o:losassoni, che fin dagli inizi YOtarono la llQrtt cmo-grapponcst. [l tn.ttato stabili5c-c che 1dodici, pure a\·encondanna ddl'aziPne nipponica (conferenza i due go\'erni dovranno strettamente collannn avC\'ano :lato di Bruxelles. 1<)]8), alimentano la resistenza hor>tre. E' previst>t l'occupazione di talunc cinese. Altri aiut.j ,·engonn alla Cina dalla 5 dicembre 111\ atzone del paese pt·r pro.. vedere alla difesa dicclc nelle mani Russi<:. La Cina ha due strade apert.: sul contro il comunismo, indipendentemente da20J, che da sola mondo e due armi per combattere il Giapgli S\'Ìluppi della presento: guerra. 1uesta la cun-a ,;e-pone. Le strade sono qnclla britannica della Riconoscendo il go\'erno di Wang Cing-wci, e, postata sulla 203, B!rmania e l'altra so,·ictica del Turehestan. 11 G1appone ha def'nitivamentc: sanzionato la u i resti della squaLe armi sono la gucrri~.Jia c il terrorismo. s ua decisione, annunciata da mollo tempo, di IIC di Ehr Lung, la La ,·ast ità. del suo 1erritorio, l'inatteso lcalimettere fuori legge Ciang Kai-Scck. Cosi la ·ittà. Il hastione di ~mo di ,·ari generali c capi politici (con l'ecguerra in Cina è un problema puramente mila mina c ;;ssalto cezione di Wang Cing-wci e di alcuni altri), litare, un'operazione di grande polizia, non un Sun~~: Shu fu fatto l'iniinita paz:cnza delle massc, l'ininterrotto l 2 ~cnnaio t905 il é dichi<:rato aiuto anglo-americano, l'amici- conflitto tra dm! stati organizzati, secondo l'imcrpretazif>nc dd governo di Tokio. la città, dopo una zia dci comunisti, non sono in sc stessi armi, S i diceva che la Cina ha due armi, la gucre era costata 2J.(l()(J rna cond·zioni fisiche, umane, economiche c n gha c il terrorismo: quella contro i presiS.ctoo agli assalitori politiche che hanno reso possibile l'impiego di c le vie di comunicazione del nemico, queeriti e dci morti per di quelle due armi, l'uso di quelle due strade, sto contro gli aderenti al nuo,·o regime di ·adma di Port Arlhur insomma la continuazione della guerra. Wang Cin~-wei. Il terrorismo fa vittime spoPacifico non esisteVediamo di cosa si tratta. Chius~ la ,·:a lnradic~c, mant'cnc in allarme Sciangai ed all' anta più incomprendocina-Y,mnan, inibito ogni contrabbando tre crttà (sovente gli agenti del Kuomintang 'e di Pietrohurgo, di marittimo, restano alla Cina solamente la v1a hanno come base le concessioni straniere), tic<• nel Pacifico, dodella Birmania e quella del Turchcstan. La ma non può dare risultati decisivi Le homdistrutta alla batta,·ia ddla Birmania restò chiusa per qualche hc dei terroristi non potranno b!la~ciare mai . maggio t905). La tempo, ma fu riaperta nell'autunno scorso. la potenza dell'esercito di occupazione. ·ormazione rlisordinaE questa. riprcs:. dei S<lccorsi britannici alla ·clocità c arm<lmcnto, La guerriglia infastidisce continuamente i Cina fa c~:identcmcnte parte di un programfianchi e le retrovic del corpo di spedizione tlttOhre t904, quando ma comune di azione mondiale anglo-amerinipponico. Ciang Kai-Scek, persuaso dai coche non avrebbe più cana. Da Ciungkng, ca-pitale di guerra e guerra, e che non munisti, si . è deciso a questo ripiego, a quecentro della resistenza cinese, a Lashio, doCJllO Oriente nè appogsta forma secondaria di guerra, solo dopo la ,.e la strada birmana finisce, dopo aver atando dell'ammiraglio caduta di Hankau e l'esperienza negativa di travcrsa~o il Kueiciau e il Yunnan, inncstanlr« russa giunse nello dosi nel sistema ferroviario della Birmania, una serie dì grandi battaglie. Un generale cie fu a ff ron(ata ùaila c'è una distanza di 22<}6 chilometri. nese di<:hiarò tempo fa a un giornalista ana formalione, al coLa via del Turchestan è molto più lut~ga e. mericano di simpatie cinesi e comunistegTogo. Non vi fu nelgiante, che Ciang Kai-Scek disponeva di I) disagevole, attraversa territori desertici, si rùinc nè collaborazioserve in qualche tratto, per economizzare milioni di soldati addestrati e di 1 milione ia combatterono is~lacarbu~ante, di giunche e di traghetti. Da Tadi guernglieri. Evidentemente, si traaa di 1tori, che scor,avano esagerazioni. Lo stesso giornalista americano sceng, alla frontiera fra il Sinkiang, o Tur, fine della battaglia le - Edg:ar Snow - crede di poter calcolare a. chestan cinese, e l'U.R.S.S. a Lanciau, capitale del Kansu, provincia della Cina nord· mezzo milione i guerriglieri. Questi, second<> ; a,·ano con gran disorun generale comunista, opererebbero par~co­ occidentale, corrono 2611 chilometri. Da Taa Id maggior parte dclsceng a Ciunking la distanu è di oltre _.700 lal"!!lente a nord del Fiume Azzurro, nelle lio Togo radunò la sua 1re il lavoro di distruchilometri (ma forse è stata abbreviata di prov=ncie di Hupch, llonan, Anhuci, Hopeh un tJOO chilometri mediante la costruzione c Sciantung meridionale. Esiste una scuola nrante l~ notte. Nè delnella quale: viene insegnata la tattica della. dei convogli si salvò di un'autostrada diretta Kansu-Szeciuan). L:. via segue il tracciato dell'anùca «.strada guerriglia. Ma il problema più difficile è giaJ>ponesi occuparono della scla ~. grande via di comunicazione fra ta tolta loro colla forza quello di mantenere contatti e rapporti favol'Asia estrema c l'occidente, percorsa da Marrevoli con le popolazioni delle provincie oci non possedevano una 1cl frattempo i ripetuti co Polo, dai conquistatori mongoli, dai pricupate. pcrchè senza l'aiuto dì queste la guermi missionari, <W mercanti del medio-evo. n riglia è destinata ad esaurirsi. Dice Edgar onc scoppiata in Russia

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persuaso ' to Czar ad accettare la proposta di concilia1.1onc degli Stati Uniti. Le negoziazioni furono condotte a Port· smouth (New Hampshire, U. S. A .) e il trattato fu firmato il 23 agosto t<)OS. Per questo trattato la Russia retrocedeva al Giappone la metà di Sakhalin, rinunziava all'affitto di Port ,1\rthur e del Liao-Tung, evacua,·a la ~1anciuria, c riconosce-· a la in flucnza giapponese in Corra. Immediatamente il trattato apparn· <li scarsa soddisfa?.ionc per il Giappone: ma è sul Trattato di Portsmouth che tutta la successi ,.a politica gia pponesc si è

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QUINJHUì\AI.E JJ.- . LlJSTRATO J>1 01\'t:LfiAZIONE. LA STORIA INTERESSANTE E OIVERTENTE IUCCONTATA E ILLt:STRATr\ f)..\ SCRITTORI SPECIALISTI

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TUMMINELU E C. EDITOm - ROMA - CITIA UNIVERSITARIA


::;now, con immag.nc pugilistica: « Il dragone [cioè la Cina) è anelato giù sul tavolato del ring parecchie •·olte dal '37 in poi ma scli1prc ha potuto rimettersi in pit'di »... E' tutto quello che possono dire i sostenitori di liunking. La Cina· di Cang Kai-Scek produC<· una 1·entina di aerei al mese, ma senza i mOtori. che dehhono essere tutti importati, 20<) mitragliatrici al mese, un numero limitato di munizioni e di fucili. Difficilmente potrchhe continua re per molto tempo senza i soccorsi che vt·ng-ono da quelle due strade. .·\nche molti dei piloti sono russi c senza di loro l'aviazione imperiale· anchbe incontrato una n·sistcn1.a minima. S now (per queste iniormazioni conirontare .4,-i,z del novembre 1940) aggiunge che i russi sono di qualche .msiliu com(' consiglieri nel campo tattico c addestrati•·o, ma nessuno di loro ha una •·era influenza sulla condona strategica d<'lla guerra. l cinesi hanno perfino due di1·isioni legg-er<· corazzate, ma una di queste perse quasi tutti i suoi mezzi in tlll •·ano contrattacCQ contro Uanning (Kuangsi) nel 19,19. Così i cinesi di Ciunking non possono aifruntan: ragg-uardcw>li iorze nemiche in campo aperto, ma clchhono limitarsi alla gutrri~li<t. FQrsc il loro destino non sarà deciso ira i monti scoscesi e i fiumi senz'argini della Cina inkrna. ma in una grande partita motHI:ale.

*

*

Cna grande ri,·oluzionc sta scom·olgcmlo la Cina, una ri,·olnzionc che in Giappont• non è mai an·cnnta . .Il Giappone ha realizzato un singolare e difficile compromesso fra il passato c la tecnica moderna, ira le tradizioni ,. l'adozione dci me-zzi produtth·i, bellici, di trasporto. dell'occidente. Al centro della ,·i t a nippon!ca è rimasto l'imperatore. Un'aristocrazia guerriera ha dato i quadri, la classe dirigt'ntc per questa trasformazione. fn Cina, itwecc, non c'era una classe eletta che putesse assumere il comando c circoscrivere le riforme, allargando ma non spezzando il quadro tradizionale. L'imperatore è caduto, il paese è stato sconvolto dall'anarchia, avven: tnricri senza scrupoli, ideologi immaturi, hriganti eli strada sono saliti al potere. La ri~·olt;Ò)ne è stata più vasta, ha 5eom·olto tutto. La .:u~rra ha esteso -a tutte le provincie e ha reso più intenso r più rar)ido il proct·sso rivoluzionario cinese. La famiglia, que-

5\0 nucleo iondamentalc della soctcta cinese, si spcua. Wang Kch-rn' n, uno dci capi f:worevoli al Giappone, ha 1tna figlia eh~ cllmbacte contro gli irnpt·riali. Emigrazio11i !orzate, fughe, carestie. imprmTisi contatti con gli ordigni c le macchine di distruzione u di trasporto, di cura o di produr.ionc che !'uomo moderno ha modellato: molteplici fa:tori sconvolgono l<t Cina interna, ancht> Qllella più lontana dalle. grandi vie fluviali c ferro,·iarie. f templj St'fi'OTll> Ìn qualche luogo da magazzini n da ;tlloggi. l CQmtmisti predicano lih~ramcnte k loro dottrine. Dov'è più il senso di equilibrio c di misura che raccomatH)a,·a l'onluciu? Ciang Ka;-Scek è il punto d'incontro di mr>llt· discordi forze. della 1Jiutocrazia e dei comunisti, dci tradizionalisti e ùci discepoli dci missionari protestanti. E' capQ dd go•·cr11n, comandante supremo, capQ del Kuomintang. c OnlllQIIC' io 1·ado - dice - là sono il gnn·rnn ,. i l centro della 1esistenza. Il risultato ddla gu{·rra sarà deciso non dalla perdita eli qualche città, ma da comc il capo dirige il popnln nella rt·sistcn7.a ». Cmm· si verlc, Ciang è 11n uQmo amhizioso c supcrho. Pure, egli, secondo un <>!ISen·atore straniero, go•·crna più attra1·crso un processo delicato c utt gioco di equilibrio ·che non per mezzn di se1;1plici ordini, ai quali nessuno uhbidirchhc. Egli non ha la pienezza dt poteri ncc{'Ssaria al capr> ùi un governo in guerra. Manona. combina, didc le opposte forze interne c cerca di sintctizzarle ndla propria azione. Ormai la guerra in Cinil è un episodio del colossale cQnflitto mondiale, un f rom<", un settore. forse secondario della ~igantcsca lotta contemporanea. OOI>I EOIICO 8 A ~ T Ol. l

IL SOLDATO ORIENTALE (I.'0.\1J.\'L'.17.11l.\'f.· 1>1 P.~G . 6:1)

NEGLI L'LTIMl anni si è tentato nuontmente, ma soltanto i contadini hanno risposto all'appello, mentre gli ahitanti delle città ne sono rimasti praticamente esenti. Da ciò si •·cdc che le truppe cinesi sono costituite essenzialmente da ,·o!ontari. :'11a questo •·olontarismo non diretto da nn governo centrale ehhe, spcc c nei primi tempi, i suoi difetti, poichè i soldati di ogni pro1·incia comhattevano per il loro capo e non per gli interessi della nazione tutta. Essendo stati preparati !n scuole diverse i generali della

Cina d'()ggi hanno ,·arie tendenze. Inoltre alcuni hanno studiato a ll'estero, spccialmcmc in Giappone. ~uesto premesso, diremo qualcosa sui generali cinesi più noti dal 191t ad oggi. Fino al 1924 godevano larga iama Ciang Tso-lin, detto il generale manciuriano, c v\'u Peu-fu, il J<•tterato. Acerrimi nemici fra di loro, alimentarono la guerra ci•'ilc c diressero le due più tremende IJauaglie di quel periodo: la prima fu vittoriosa per \Vu Pci-fu c lo sarebòe stata anche la Sl.'con· da senza la ribellione del generale cristiano f.eng Yu-Hsiang, poichè in realtà il generale manciuriano non ,·aleva molto, e poten tener tt·sta all'an·crsario solo a causa della ricchezza della regione ove si trovava, che gli consentiva larghe disponibilità per il rifornimento delle a rmi alle truppe, ccc. Morì vittima di un attentato mentre si ritira,·a in :Vlanciuria rlopo la conquista di Pechino da parte di Ciang Kai-Scek. Uno dci vecchi generali che ancor oggi occupa un posto importante in Cina è il generale cristiano suddetto, che non è uscito come g-li altri da alcuna scuola militare, ma è ,.enuto, come suoi d:rsi, «dalla ga,·etta ». Era ag-li ordini di Wu Pei-fu cui si ribellò. Benchè aiutato dai sovietici non si è mai impeg-nato a fondo con esst; ha collaborato anche con Ciang Kai-Scck, ma ribcllandoglisi più volte. cd è perciò famoso come uno che camhia spcssQ bandiera. Oggi è di nuOI'o agli ordini di Ciang Kai-Scek. Un altro dei piit •·alorosi è Pai Chnng-Hsi, il generale nmssulmano, che ~ stato nella Campagna de\ ~orci, capo di Stato Maggiore di Ciang Kai-Scek, dal quale più tardi si d:vidcva. Tra k varie dificrcnzc che si notano fra i soldati del Giappone c quelli della Cina, una delle princip;tli è ques\a: in C'appone il militarismo trova la sua ragione di essere nciJe stesse dottrine c nei dogmi rcligioso-lilosofici, su cui poggia lo S tato giapponese, mentre in Cina la cosa è diversa. Oggi i ~iapponesi combattono contro gli anglosassoni e questa è una mtm·a grande occasione per dar prova del loro spirito tr~di­ z.onale di c Samura.i ». I>I A~IO I>IO OERI

Direttore respon:ablle· V11iORIO GORRESIO l.!s:tituto ~omo.no d1 Ari\ Grafiche di Tumminelh & C. Città Univarsìtaria . Rorno

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Il POTERE E lA GlORIA CHIESERO a Leonardo da Vinci se era possibile per un governante avere il potere senza corre re pericolo per sè e per il potere stesso; c il saggio Leonardo rispose con un proverbio: Chi vuoi donna o cavai senza difetto né a1'Tà ca1·allo in stalla 'o donna in leno.

A Francesco Sforza fu domandato di rispondere· alle domande: c Che cosa è la gloria e che cosa è il potere». c rispose: c La caccia mia ma il bottino degli altri • ·

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consolava delle mortificazioni. Un suo amiço frate gli disse un giorno : c Ma voi a\·ctc gloria per un milione, perchè vi tormenta!~ ptt averne un altro soldo solo? :t. c Vedete » rispose, c io comincio a contar<' proprio da quel soldino ».

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Dissero a Lorenzo il Magnifico che un tale sparlava sempre di lui. c Mi maraviglio », rispose, « non gli ho mai fatro alcun beneficio. Forse si tratta d'un attacco di gloria anti.c ipata? ».

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Dlotell • DIMqno per un Ubro di l~

c Bravo», esclamò il re. «Se l'avesse scritto contro di mc, il libello, lo avrebbero lasciato in pace molto 1•olcnrieri ».

Parla ndo delle classi sociali, Carlo V disse un giorno: c l poveri mi leccano, i mercanti mi arricchiscono, la g loria dei letterati mi spoglia >.

In alcuni villaggi dell'Aragona il giorno dell'Epifania si usava incoronare un re per la durata della festa. T rovandosi a passare per quei distretti Carlo V, un brav'uomo d etto re d'occasione, rendcndogli omaggio, scherzosamente gli disse : c: Maestà, siamo colleghi nel potere, oggi »; al che il Sm•rano rispose: c Avete scelto un gran brutto mestiere, vedrete che non ci starete molto».

San Carlo· Borromeo subh·a gli elogi di un signorotto il quale gli parlava della gloria >dei cieli che senza dubbio a lui cosl benemerito fra gli uomini non sarebbe mancata: t' San Carlo Borromeo alla fine. per fargli capire che ancora non gli importava molto della gloria futura, gli raccontò : c Ad un banchetto. offerto da un capomastro per la copertura del pa lazzo. si osservò _eh~ un ~a­ navale davanti a l suo boccale dt vmo ptangeva. Gli fu domandati~ perchè, e questi rispose: Non lo posso fintre :t• .

Re Canuto di Danimarca era intento a prendere un bag no sulla ri va del mare quando giunsero messaggeri c ambasciarori dell'Imperatore di Germania. Costoro per adulazione si rivolsero prima· che a lui personalmente, alla sua famosa potenza. al suo infinito parere, chiamandolo anche « il più potente dei re potenti». In quel momento un'ondata ~o­ praggiunta lo investì coprendolo. Giumò a riva, e rivoltosi agli ambasciatori, il re disse: c Guardate. se io fossi potente come voi aI'Cte detro, le onde non mi avrebbero certamente sommerso. Il mio potere è solo in potenza {le lla vostra_11dulazione ». '

Giovanni d'Alembcrt diceva: c Un filosofo è soltanto un matto Che gira intorno alla macina della gloria perchè cominci a girare dopo che lui è morto ».

Fu domandato a Sant'Ambrogio che cosa pensasse della gloria e della immortalità : «Quando durano trent'anni, in ter ra è già molto:..

Torquato Tasso parlando COli amici diceva: c Bisogna aver gran considerazione della propria gloria perchè ci creda anche il nosrro servitore ».

In Spagna Cristo foro Colombo era noto per i suoi studi, e se nessuno voleva ascoltar~o ~r portargli amto nei suoi progetti di l'l'aggto allc- Indie. trovava sempre qualcuno che lo

Carlo V vide un giorno che trascina1·ano alla berlina un poveraccio, e ch~tonc il pcrchè, gli fu risposto: c Ha scritto un Ìibello contro il poter(• dci vostri ministri, Maestà».

Fu chiesto ad Eugenio di Savoia a chi spetra il pote~. c A chi lo conquista, a chi lo mantiene, a chi lo detiene, e a tuili coloro che ripetono il ciclo ».

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A Fernando Corcez si presentò un soldato che era stato fatto prigi!>Riero dopo aver disertato ; e costui chiese di essere graziato. Se ne appellava alla futura gloria del conquistatore. t Bene » rispoSt' Cortcz, se tu me la assicuri... ».

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,.i darò niente, allora, perchè io sono re, figlio di re e non intendo guastare il mestiere dci re». "Quante parrucc\le per un uomo seni a testa! », esclamò essendosi tro1·att> un giorno a far VIsi fa a un co,ne; <clebrc per l'deg-dt\za quanto per la stoltt·zza, che and;~Y.a orgoglioso di una ricca collez;onc di parrucche dr C)gni foggia. Vestiva quasi pm·cramcnte, c fu grande la· sorpresa di uno straniera di passaggio alla Co~tc di Prussia. il quale, avendo chiesto di poter ,·isitarc il guardaroba de! re, apprese che questi. oltre all'unico l'estito di gala indossaw ass:ti raramente in Yerità, possedeva solo i pilfil.ti che an·1·a indosso. c Lo scherzo è l'olio col quale ingrasso le ruote della mia onacchina », diceva per ~;iustificare la sua ahitudinc di rivolgersi familiarmente ai soldari e al popolino. L' n giorno, incon-

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FEDERICO Il DI PRUSSIA S ECO/\()() l':o ifc·rmaJiuol<' iluculllt:lltata eli Franz Kliiger. .olloor-

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''""'"' male, :'v!aesti •, rispose il soldato, convinto di incorrer~ ndla mas-sima puniz'onc. « Fammi ancora un giorno di credito, gli propose calmo il suvrano. domani tenterò un'altra battaglia, e se anche quella andrà. male diserteremo insieme, te lo prometto». La sua naturale semplicità lo portava sempre a diminuire i propri meriti, come quando dice-· a che: c E' molto più facile vincere una battag-lia che far danzare un corpo di hallo ». .\lorcntc, mentrt• il medico annuncial'a un lcggern miglioramento nel suo stato, ~i riYols., al nipote: c Scusami. caro nipote, se ti faccio tanto aspettare!:..

1 • tnnt-

tt·Unl· ~e:d ì al trono. a '"•' n~tHirc che.· rt\ ulJ.:"t'IHio~ll la parub lo chio.tmaxa ~~l.n.:stil . il Kiu,·cuh" rl· rl~pose dolcemc.·ntc: : « ( 'hlallluteml ;IIICOfa \:' '\enlpft,• \' OS[fn figlio, dh

il titc)lo ptù prt.·zin"if• possiat(.· mai dann1 ~.

questo è

·· ,

\Juando H~niamino Franklm 'ennc a chil'dergl; .tinti tina11z1aro JK'' 1'.\mcnt:a, il re volle ~apt•ft.' Cttl1e\.' a\'rehhc unpieg-ato tallt() tlan;,ro. amml·ttew.lo che l'gli a\·c~se '~'Hl~

disiattu l;o "'a richonta. Il ruadoutnrl' d 1 \\' <~shi ngtnu •JHl'gÒ : h t

la somma S&trchh~ Sl'fVIta. per c,,n-

quistare b lil><"rtà ;omcricau;o, C' dO!"' un istante di nwditaziune 1·, · ~k:i~..:.•' il Cra n(lc ~h ri••q )"~' : "' \

(Sotto) Busto dJ fodonco 1l Grande oaegu.itG

u

ttol

1186 daHo scultore Joban.o" Eck•tein.

Il volto ~ modellato sul1o maschera m"nuoria.

federh:::o U Grande o 2-4 ann1 (ulratto di Geof9e Wenzeelaos von KnobelsdorUJ (a ••·

Federico ,J '"Grande a 52 anni all'epoca della guerra dei Sette ann1 [ritratto d, J. H Chri•tian Franke l .

n.iatra) .

trato nei giardini della residenza un ufficiale che, contrariamente agli ordini impartiti dal sovrano vestiva in borghese, fiingcndo di non averlo riconosciuto, attaccò discorso e gli chiese chi fosse. Poi esclamò caden-· do dalle nm·ole : c Siete dunque un ufficiale? Ma allora correte. presto a indossare la d =visa: guai se il re vi vedesse così vestito ! ». Durante la guerra dei sette anni gli fu condotto un soldato, colto in procinto di disertare : « Perchè volcl'i abbandonarmi?» gli chiese guardandolo fisso. c Perchè i vostri affari


VOLTAI RE ARGOMENTO principale delle sue satire: ~a la religione, ma ne deplorava la progrcs-

sH·a decadenza fr-a b. gen~ : c E' una ,·er~t disgrazia, poichè finendo la religione, di che cosa potrò più dir male?». Gli risposero p~r confortarlo: c Vedrete che a\·Me sempre modo di dir male di qualche cosa: gh argomenti non vi mancheranno! ». Voltai re pareva inconsolahilc: c No, no, amico mio. all'infuori della Chiesa non vi è salvezza per mc! ». Quando ,·enne alla luce una traduzione del Gcrcm~u di Lefranc, disse: c Capisco perchè Geremia si lamentava tanto : come profeta prevedeva di essere un giorno tradouo da Lefranc ». Quando gli fu richiesto un parere su certa orazione funehre, così si cspr~ssc: « Mi fa pensare alla spada di Carlo Magno : lunga c piatta ». A Pirnn che credeva doverlo consolare d<Jpo la caduta della sua tragedia ZaircJ, risP<JSC non sen za una certa fierezza : c Ma non sapete che cadere è il 'Privilegio delle belle ?». E a un adulatore che rihatteva infastidito:

Voltaire MCJU ulliai anni della ouo vita (b. .to di

lfoudoal.

c Mi trovo nella stessa co~dizione d~l pove-

ro marito di una donna c1vetta: tutu la godono. ma è lui che fatica a mantcnerla ». Quando a lcuni ospit~, entusiasti delle ace?'" Francesco gl .ten ze. ricevute dal s1gnor . . l Mana . Arouet _ e ra questo ti nome dì Vo t~lre -:nel suo castello di Fcrney, cspresser~· d dcs~­ derio di rimanervi ancora, .si . sentirono rispondere: «Voi non rass<?nugltatc affatto a Don Chisciotte che pren.deva le. locand~ per castelli : voi prendete .'~v~ce. l ca~teUa per delle locande •· Gli ospt!J mdiscreu seppero

a qual partito attenersi. A Boisgelin che elogiava la chiarezza del suo 5tile rispondeva: c Anche i ruscelli' sono chiari. c sapete pcrchè? Perchè non sono profondi l>. Nemico di Gian Giacomo Rousseau, quando questi volle Jeggergli l'Ode ul/<1 ~osten'tà, di sua recente composizione. non si trattenne dal mormorare : c Ecco una l~ttera che non arriverà mai a destinazione». Odiava in genere i letterati, o, come li chiama,·a, i c mcstieranti delle lettere». Gli csordiemi erano stroncati senza pietà. Uno di questi, dopo avergli letto una sua opera, confuso, di fronte a l silen7.io di Voltaire, credclfe di giustificarsi timidamente dicendo : < Lo so, non è molto bello, ma devo pur vivere ~. Non prevedeva di sentirsi crudelmente rispondere : · c Amico mio, non ne vedo proprio la necessità ,., A un memtiro dell'Accademia di Chiilons. fiero di appartenervi : « D~ve essere una huona figliola questa ,·ostra :\ccademia poichè non fa mai parlare di sè ». Mentre si trovava alla corte eli Federico J l il Grande, 1111 generale lo pregò di correggergli certe memorie : sul tavolo di Arouet si trova vano anche dei ve!'si che il Re di Prussia aveva affidati al g.rande scrittore francese per la stessa ragione. « Ora devo lavare i panni sporchi di Sua .Maestà, disse sorridendo \'oltaire al gCf'teralc : laverò i vo-

seri più tardi ». Durao~ le prove deiJa Meropr, di notte ordinò ad un servo di recarsi dall'attore! Paulin che doveva sostenere la parte del tiranno in una sua tragedia, per comunicargli alcune modifiche al testo, c al. l'ohbiezione del . servp che, -a quell'ora, era forse inopportuno disturbare il sonno del grande attore, ribattè ostinato : c Non deve dormire! l tiranni non dç>rmono mai! ,.,

.

-

Un tale Andrea, parrucchiere celebre ai .suoi tempi. scrisse una tragedia c Il terremoto di Lisbona » c la mandò a Voltaire perchè gl'iene desse il suo giudizio. Voltaire gli rispose così : c Signor Andrea, fateci delle parrucche, fateci elette par rucche, fateci delle parrucche, parmcche, sempre parrucche e niente altro che parntcche •· Voltairc fu m«.>sso alta Bastiglia per dei versi che a\'CI'a scritto contro il Reggente. Il duca di Brancas gli ottenne il perdono e lo portò con lui per andare a ringraziare jl principe. .Mentre. facevano anticamera Voltaire si mise a guardare fuori della finestra. Il tempo era pessimo: veniva insieme pioggia, neve e grandine. Allora Voltaire rivolto al Duca che lo accompagna,·a gli di-sse : c Toh! Non si direbbe che anche il cielo è caduto sotto un Reggente ? ».


\'edcndo qu~sto, il p·ccolo Giuseppe, geloso, si mis._. " stare. c·~~ .. zitto ». J!li di~se la madre, « ce n'è :~nche 1~er

t\ M ..ria T~n·~a piace,·a seguire personalmeme i la,·ori per costruzion~ dd palazzu ·d: Schoenhrunn. Un giorno ,.i una frotta di ragazzini che stavano facendo un gioco per losu a rischio di rompersi il collo. Il capo della banda audace hionclino c l'lmperatnc., l>e1" dargli nna leziOne gli somministr;<n: parecchie frustate. Qualche anno dopo. vcnh·a 1latn 1111 CCJilC<'r•o In onore di Maria Teresa c si do,•eva ~ J!nire una comJW>Sizionc del g à cclehrc Giuseppe Haydn. l..a composizione piacqu<· tanto all'lmper;.trice. che volle le si pre-scnlass<· Il g111\ an._: autor•. :\ prima '·ista, guardandolo. esclamò: « .\l;. io qm·~to hiondmo lo conosco. Dove l'ho mai n·duto? ». • :\lacstà "· rispuS<' l la) dn. c mi -..v etc conosciuto quando , ro hamhino c mi a\ et~ fatto fntstare "· c Ehlxene, non rimpiango quelle frustate. Mctte,·a conto di un-pt·din·i di romp<.·n i il <!<>Ilo ».

~Juando .\lari<~ Tn<·~a >i mns<rÌl per la prima vnlta, dopo 1-. morte dd ""' amaus,imu mar to, alla cork, ,·ide la principeS>;o .\n~'l"'~"l!· J'nltnna fa, ori t a dr l morto im1xoraturc, tutta in lacr:m<·, a ,.,..,ha 111 'eli m·ri eh~ sc.msata da quelli stessi eh<· tint• ~llora )';" nanu ""'C<IIIIala ,,. 11~ stava sola io disparte. .'vi aria Ta,·•a , "'' ~<:ini> pr<.·murosamell!c all'infelice. le dicci. la ma11o e di"'' ad ;:!:" ,·occ: .c ,\hhiatn<> n·ramcme pertht•u nltJhn n1ia c.ara ~ J. Pni cum1 nc ~ò di nuuYn n convl• rsare con lt: altr.· dam' ,. con 1 l{entiluumini che nra tornavauo ad afiollarSJ anch<· intt~rn., alla iav•>rita.

MARIA TERESA 1.'1\II'FR \TRI( 1-. .\lana Tn,.,,. '' ran·••ll ,, ..1;,·" al \t'Cdii" pnnc1pe di K.lll'/ di llnll d:tr\ Lt pru!H•)Z11Jllc,: ag-11 ~affin.·h liiH:rtinl. « .\ l;u:stà ». ri:-pn:o-l d ).!"t'nc.·rai<.·. ' ...1.: \ n~lrn padrt .n e''( ··' lit11 !t '-["·'~ Jdc.·,· 'o~trl'. "'arn ;tOCI•fa '"ttuh'lh:Utc.·

Hl

l n gi"ruo ~l;.rta Tcr<·~ft p.t~.... t.·~g,l:t\ a c..-nn .i JHct·nln \ ~Ht'-CJJPl' per Ji ).!'1:11"· dtnt~ dd pal:ttzo. L'n;, dnnn~1 <kl pctpolo ;... , it\ unnC1 l,c,rtando nl ltr;.,ccij] il :iglio qua"' mnn:111e da 1.1111e. J:nu·n:r.tlriç,:. 11npictnsita. ll· n:Krtlò \ltl;t l11!~0d.t d'uru. . \i eh~· lot dnu11~1 d1-. l : l'hl· 1UC llt' farrtn dt nn;, moneta. qnttncln ho d pl·tlu ' ""''':('l,."fltf• d;il paltmcnu? ». _.\Jlora .\l;tria ·1\·rl·..:t p lafll!"t'lldo di p·d;'l ;t~,.·~.,.·""~tl• 11 h nulnn" .d '11n petto l ' lo :-iouHÒ. onn1 [rttrauo dt Thoddous Hetbling) e c (A smtatra) Mozor1 al dOVl• padre Leopo\do e la sorella. NannerJ,

dl Dorts Stock)

MOZART Ul'.\:\ ()() s' tlt,·de ht prima dd /)uo; (;Ìt/7'<1111/i, J'lmty:ra·

tu re ieee 'en ire n<.:l ~uo palco :\lozart ç si congratulò COli lui. :\la il mnnarca non an·,·a capito nulla delìa musica, tamo che l'unico complimento che scpp~ fare al mae-<tro in questo: « ~Juant~ 1111te, però!~. E ~J.onrt: « ~ire, n l'm meno una di 1 ropp<) » .

G:i "' ,·t·r,;Hi <li .\luzart riuscirono a far r?mandare ancor~ di "" mesi l'cs<·cuzionc ddl'opcr..t Do11 G•<n•cwni. Alfine, la '•olontà dell'Imperatore intervenne e il Do11 Gio1•a11111 1111dò in scena ; ma non piacque. L'Imperatore GiuscpJI'· <lsscn ò: «L'opera è tli,·ina, forse anche più bella cld F'fl"r"; ma non è ciho per i denti dci m•ci ,·~nncs• ». . \1 .:h~ :\lo.r.art rispose: c Lasciamo loro il tempo di nm~ticare "·

..

La prima ,·olta che :'.lozart andò a Pari~i a\·Cn\ appena sette anni c mezzo. Fu chiamato a corte: il re lo accarczzù, la regina lo riernpl di dolciumi c perfino la Pompadonr ,.~>Ile ,·ederlo e, per esaminarlo meglio, 10 fece salire sn di una ta,·ola. Il ragazzo le tese la guancia per iarsi dare 1111 hacio, ma la favorita non si degnò di rispondere a qucst:l offerta. E allora il piccolo :\lozart che era ~tato harialu a \'ienna dalla imperatrice Maria Tl'resa si irritò e dis!;e: c Chi 'è questa donna superba eh._• non vuoi h..tciarm;.•,. l'impcratric...· ste~~a mi ha baciato?"·


<li casa e a rcC'ar<i alla messa nella catrt-dralc di \stl portando 111 cal)(> l'odiata r<:uoella. In qudla ncc:~s'onc, ti piccolo ,\1ficn, do1)f) essersa dihattuw or· rihi lmt•nt< per sfngg<re dalle mant dell'aio che lo accomp:t· ~11;1\·a. non trnvò di meglio. una volt,. guanto sulla piazza dt·( IHI<~ <'d in chtd:t, tlO\·e la 'Ila 'an11à cd 11 ~no orgoglio gli tmpedi'\'ano da farsi ,·edere alteratu daa cnnn~ccmi c citta· timi, di re,tare J><:r rutto il tcm,,., ùella fno~imu: ad occhi ch'usi, per 11on H'<krt: ch1 a\C· , .a visto la sua 'crgogna. l>l'l resto, questa mnrhosa ' 'n· 'ihilatà riaif1or:~ anche nd ca· rattt"rc deii'Aifit·ri itdnlro, che spesso <"•piode in eccessi di m·n·osi,mn h di irritaiHJotà. Famoso fra gli altra è I'<·Jnso.lio dd sen n Elaa, accaduto a ~1a­ clratl dumntt: il pruno \'Jagr;:-iu S]I<IKflolo ddl':\lficr• . .\Jcn1n: il Jl<lela cena\'a in cumpa~ma di 1111 amico spagnolo, il ft·<lck wrnlnr.., Elia eu t rò JX'r agJ!':nslilft la pe.tinatur<t del suo pa· tlrnnt· pt·r la nH!I<'. Disgr;r71a· ~IIIICntt• COli 1J pettme tirò lroiJ>-

d'tra dK -.cm,. il bisogno da '<'usa rsi <' eh chieder<· umilmt:nte perdono al ~en n.

J)urant,• 1111 ~onC<·rt<> a Corte Il paccr.lu ~lo­ zar! allciampi> e cadde lungn distc'"· Da tut· ! C le pcr,o11c eh t· as'lstn·ann ;dia prm '' dd iancinllo proda):'~•>. snlo la prancipe'>Sa \lana \ntnnal.'lla, qua" coclanea del mn~ica>ta, '' ,li\nciù per aiutarlo. Egli allora k dh'l' «Siete molto J:'t'IHik. 1 i Sl"'''·rò ; , \n·mlugla ch:e.,to l'ampentlri.:t• ~lan" Teres.1 il p~:r­ chè, riSJHl>t': l'a nconu,ct nza. E' slata Cf)"'.i hu•>na con 1Hl' ! :t.

AlfiERI

BACH

L.\ G I(J\'E:-.lTl" ,. la fan canlkzza da \ ' itw· nn Alfin1, narratt· dal pnda \le<;~o nella '"a . lllfobinqrufiu , furono mnhn turhoknte e stra' <tK<;IIta. l't·r esempio. t·gl, ndi;" a 1! h'< l·

l l

~

In. t·d t·cco t:t)IH,· r conia Il· sm· prime lczio111 di danza l'd d '''" maestro: c l'resa ad o<ha· n· ... il hallo p01. pt•rchè io p<·r natura g aà lo ahorrl\ a l' \i >l aggannKe,·a per piìa comra· nc.•tà ,l tntu.·stro. iranc:e...e, uno vcnunt'llh: 't· nutu da l'ariKi, che co11 una certa ar•a ci\ iJ .. ml.'ntt• scorll''<· l' la t:<tncatu ra pc:rpelu;t dei <noi mola <' cli'>l'orsa, ma quadruphca' a l';,hhrutimcnlo innato cht t•r:t in 1111.' p~r rc.tleStil arte hurall'n~:<t:a E l.t cosa andò a -.<:gnu. che io, d01>0 alcuni mesj ahhandonai affatln la lezione: c non ho mai saputo hallar,. ll<'Jr pu rc un mezzo minuè: quesra sola parnla mi ha. fat to sempre fin da allora rider<' e fremere ad un tempo: che son o i due t'ffctti che mi hann o fallo poi sempre in appresso i francesi c tutte le çosc Iom, che altro nun son o che un perpcuao c spesso mal ballato minuè "· Un altro episodio deJia sua fanciu llezza è quello d ella reticella per .::tpdli che il padre lo co~t~in~eva a ~rtar~ !"'' vuniTi•me dc~lc su~ hmch_matc. L ~l fieri odiu\':t ,pc;:" rcu ~··lla 111 maancra quaSI morhosa P<'r 1utta la ,·ita si r icordC'rà di quel gio'ra;n dj t!nmenica che fu costrctln ad uscire

L'n l<tlc sa mt:radglia,·a cnn \'itltlrin Alfieri chl' clopo c•~t·r~ •rato ~rn O<lt;ttorc dei tiranni a<k~sn fosSe: contro la Ri,·ohazinn~ irancc'''- c o\\'cvo ·prima cono~ciutn i grandi, rispose l' \1 fren. ma a.lf:l-· sn ho conosciuln i picct.li ,.,

H.\t' lt affidava 1111te k cure Ilo· nK,tichc alla mnglte. Quando ella mnrì il musici,w s a trmò nclln l"" complt•ta d''llt'razltlnc. ' l'n giorno nn \'Ccchw ~crnr <.li ca'" '<:nnt• a chttdagli i~ denaro wr aC<Jui<.tan· un ,·eln da hnt<>. A l che lladt. con la tesla fra k mani l

4

~~~~~hiU/ZftOh.', fi ~J)flSC:

c Uatdn a mia mngl;e ».

BE LLINI QL .\:-.JDO s . rawrcscntò al San Carln d i ~apnli l'oraera Ritii!Ctl c

OlOVANNJ SEBASTIANO BACH

po una c inn::\ dei c:-.tpl.'!li. L',\ltiai, st·nza parlare. si alzò tli scatto c, afferrato un l'lesant e candc·liere che era su lla ta\'nla. lo picchiò cun 11111a la forza sulla testa dd sen·itorc, prodncl.'ndogli u na ferita molto sanguin osa. A questa ,·ista, anche lo spagno lo bal7.<1 in piedi per di fenders i da quello che ere· dt'\'a u n pazzo, ed anche il huon Elia, r iml'S· sosi dal colpo si hutta con t ro i l padrone per n n dicarsi. Alfieri sguajna la spada: ma per fortuna tnrn:t in lui la calma e ogni maggior Jlericoln di rissa è ~congiurato. Anzi, p<JCO doJ"l 1'.\llicri è cosl )X'ntito del suo sca::o

l'trnmulo di Bellini " l'esito era incerto il Rt: Francesco l, .:hl' ass~1t:1·a alla rap~ presentazione, préso da entusiasmo, gridò; ~ Fuori 'u guaglione! ». Fu l' inizio <kUa sah-a di applausi che con>:t· crò l'npt·rr• del nmsicista.

l><· :\1n~s<'l l'etlendo t'lllran· nd saiut10 ddla w incirc.~"' Hclgio iosn Vincenzo Relliui, lan· to 1·e sti1o appuntino con le scarpcttc tli nr· nin·. (, sahl'al'a chiamandolo : « un soup;r t· n

...-~ca rpins ...

/


Giocando a carte coi suoi generali, N a poleone- a un tratto • mise a prendere manciate di monete d'o ro che passava da 11111 mano all'altra. c Ai prussiam » intervenne un genera le, c J)Ìic· ciono molto codesti p1ccoli napoleoni~. ». c Sc:n za duhl>io, senza dnhh1o più del ~randc », rispose J"Jmperatorc.

*

A Marsiglia vennero presentati a Napoleone nuovi ufficiali in

partenza per Pangi on: anda1·ano a pr estare servizio al MJ. nistt•ro delle Finanze. L'no di costoro si chiamava Rnbb.a.nte, e l'l mperatort· fece osservare che per un funzionario delle finanze quel nome era curioso: c E' una m inaccia?». c Maestà, il m'o nome ha due b ». c Peggio, la minaccia è dopp1a ».

*

Primo Console. !\apoleone adottò il figlio di Luigi Bonaparte; t' in una riun ione di fam iglia, prendendo il hamhino sui ginocchi. gli disse: « Sai che hai ~oltc probabi~lcn tr"era ancora

Tre atleQQtOmenu dt Napoleone

l'tmperorore dorme. l"tmperolore ntr011o, 1'1mpcrotoro ar;t:ste .:Jd uno ·l'CliO

Il PRIMO IMPERO \1 E;>;TRE a vVag-raam :'olaJ•>Icnne dava nn unione a Clopowsk1 e questi salutando si wg-lina il cappdlo. un prn1elt1lc ghdo trllse di colpo.« Non lamcntMev, fHÌI ora, di lltlll c'sere :dt'> un altro palmo», disse l'imperatore.

• :\ Foma·nchk-au una .:umpiiJ:nia recital" <1,11 rlllll illl"lmperatore Le 110:;:;,· d1 Fl!JIIro di lkaumarchais. In un intt·n allo il miln·sciallo d1 Lanlll·> O>Snvò che quella comm,·dia una n>lta l"arcva fatto ridt·n.· nlolto. l' ora non capl\'a iJ perchè t.·gli non la tfO\'a\'a più nè di,·ertt•ntt· nè sp1r11ma. L"lmpt·ratort ~-:h rÌ'fH>Se: " \rete provato a paga n· il hig-lietto? •. ~

Quando \"a1•>ko•w iu ddtu lllt:mhrn tl<·ll".\c,·ademia <Ielle ~cit·n~c. si recò ati llllil St·dnta ,. pre>e po>to sul hanco dd fis1cn :\mpèrc che Slill.t legg-endo qualco>a ali.. calt<"<lra c<·ntralc Fn1ito che t·hbe, costui ritornando al hanco trnnJ il pusto oCLnptt.lo da HHo ~conoscit110.

ma nd :-enllre chl.' lo -,conn:,t.:JH1u era ~apnleonl· ' l ... cnsù che.· a causa tlt'lla sn;1 m :opta non L.t\'C\ a mtti 1")tttto n:dert: h<.·th:. « E' tlll tllCoiH'enJenk che capua spe'3:-.o H ch 1 1\1)11 frequt·nt~'

1 cnllcg-ht, qtu.:..;.lo ~ n~po~e :\apoleoth:, « tna ~ ..· dom:l.lll volete ,·enire a

pran1u ... :..

D1ce'a :\,q.,lt·•>nc: .l',r t·l•nl!nart· n "'fi•><"arc rapi<Jamcnte k qut·stiuni g tullzmrÌl' ~~ dovn·hhl'rn pa)!arl' glt ;.,, \'OCat 1 ~oln quando \'in·

c•mo !t- ca u;;;e •.

Nopol&enft Pnmo Console nel famoso ntralto di David_ (A slnJ.. stra) Napoleone e Hudson Lowe o Sor.t'Emena {stampa del se<:. X.lX).

l.

hilità <l"esscrt• fano Re un !'iorno? •· Murat che aveva un fil' l in d' nome .Achille. chiese: c: E Achille, allora? •· « Oh. :\chille sarà un ottimo generale di questo Re>, rispose; ma ,·isto il malumore dipi ngersi in volto a Mu· rat c a sua mogl=e. volgendnsi ancora al figlio adottivn e nipote. lo cons1gliò: « Ad ogni modo sarà bene che tu eviti i pranzi che ti offriranno i luci cari cugini •·

*

*

,\Ila Confncnza di Vicnna. Napoleone in mezzo ai Sonani dettava le sue ,·olnntà: durante il discorso gli >iuggì un c quand'no sottotenentc di artiglieria... » ma acconosi come la i rase a H'ssc suscitato un curioso stu· porc fra i presenti. riprese: • Quando avevo l'alto onore di essere sottmenemc d'artiglieria ... :. . ~bdamc de

Stael non era hclk e ne soffriva: ma a1 e,.a meravigliosé braccia e le mostrant volentieri dicen· do in confidenza: c E' b<:ne scoprire la prop1 ia faccia. dovunque essa si trovi ! :.. Allorchè decise di scri vere le \Temorte, un'amica le chiese come "' rebbe fatto a par· larc delle tante sue an·enturc ga1anti: c :\.Ja io, nsposc,


ho d~ciso di diptngermi soltanto a mnzo busto». L'astronomo Lalandc tronllld<>si un !("Ìurno s~duto fra Ici c ~ladamc de Récamicr. si credette m clo,·cn· di fare nn c<~mpl:mento cht• perit non risultò troppo iclicc. Disse infatti: <Come si sta bene ira la hdkzza e J'in~~no ~ . E .\l aùamt· de ~tael pronta: c ç~uando non :.i p<lsS .-de ll~ rnna nè l"altro • .

E'sscndu n·nnt<> a C<Hl<IScenza tkll'<><llo d1<- :\1adamc de Stael nutriva per lui. :\at>OIcxme le , >C<Iì tnt ' intcrmcdiario a chinlcrt· cosa voknt per cli,·entargli amica. c :\on 1 si tr<ltt:t di ciù ,·hc vogl io ~. rÌSJW>~t· coral{gÌtls<tmentc. <ma di qttello che p·cnso ». l'na , ult::, in prncnza di \-!aria Luisa. :\apokonc trattò il padre di lei da gcHittdtc, che era cum,· darKlt del rammollito • .\!aria Luisa chies~ allora il significato della

Touch•. m.inlatrò dl pollzja di Napol.ono.

oarola, e l"'r prccaur.ione le si ~piegò che guJHJc/u· significav~ c nom~ Sa\·to. cd acl rt Così an·enm· che l'neo t<·n•pu dopo, mentrt• ella prestedc,·a ti Constglio dj co 11 ». · · · · d' lo l U· Stato. ,·edClttln che nessuno ~l':i mt.msrri rtu~l\'a a me~erst ~ccor~ con ~ i a n, • . d alta voce Carni»!ceres Jt mter\'cntrc: c ... vot che s•ete ti maggtore ga· prego ,, . . l . nat:h<' Ji tuttn l'lntpero •· Se ne n sc mo to.

Alle Tuillcries ~faria Luisa si annoian c per iar passare la noia prendeva lezioni di pittura dal famoso Prud'hon. Si lamcnta,·a tuttavia che l'odore dei colori le da\'a fastidio. cSiete contento della \'OStra aJJjc,·a ?,., domandava un amico al pittore. c E' una bra\'a ra~zza •· .: Ma i a progrcsst? ». c Ah, questo Jl<l• no. Sua Maestà dice che il disegnare le sporca lt' dita c: non \'UOI toccare le matite: ,. c E allora che c<»a fa durante le lezroni? •· c Dor~ ».


QUATTRO MUSICISTI ALLORC HE' Carlo Felice nel t825 insistette pcrchè Paganini, il prodigioso violinista, ripe~ un b111no musicale improvvisato poco prima, si sentì rispondere con alterigia dall'art ista: c Paga n in i non ripete». Questa battuta arcinota di cui pochi conoscono l'origine, valse a Niccolò Paganini ~ anni di espulsione dallo Stato Sardo e una. cdebriti !aDa alcun nesso con la sua fama di esecutore. E' poco nora in•·ece la risposta da lui data a un cocchiere parigino che, a'•endolo riconosciuto, gli chiese venti lire come prez~o della corsa. aggiungendo che un uomo il quale guadagnava quattro!!'ila franchi per suonare sopra una corda, poteva senza esitare concedere vcmi franchi a un umile vctturino. Paganìni gli tese m•·c:cc i due franchi stabiliti dalla tariffa e promise: c"tilhitri diciotto li avrai quando mi porter ai su una carrozza a una sola ruota ~.

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Cacciato dal regno di Sardegna, fu cacciato anche dalla c;ttà. di Ferra ra, quando. in pieno ~atro Regio. durante un conceno mancò la cantante Marcolini, ammalatasi improvvisamente. La direzione si era affrettata a sostituirla con la celebre danzatrice Pallcr ini. Il pubblico non ne volle sapere. e subii>&Ò di fischi la po1·cra Pallerini, che: come ballerina aveva fatto del suo meglio. Allora compan·e sulla scena Niccolò Paganini. che, sdegnato del trattamento facto alla danzatrice, in,·ece di attacca re una delle: indimenticabili sonate, cominciò a imitaré col suo strumento il grido di tutti gli animali d<r mcstici c feroc i. Imitò il raglio dell'asino, poi, ri,•olto al pubblico disse: c Questa è la voce di coloro che hanno fischiato la Pàllcrini ». E fu cacciato dalla città.

A Ettore Herlioz. in pumo di morte un amico diceva, alludm-

do ai successi che non giungevano mai: c Vedrai, vengono,

NKxolb Paoa:niru (da uno tlampa contemporaneo] CA d"lra) PogQIUOI nel reqno dea Otovoh e dea

Coboldi (stampo popolare del t812)

Chi si rammaricava invece delle SI enturc di Napoleone ~ra Benjamin Constant. lo scrittore, oratore e uomo politico famoso. Quando più tardi l'aulore di Adolphe fu condannato all'esilio dal governo di Luigt XVI II. scrisse una eloquentissima lettera al sovrano c riuscl mediante: la brillante missiva a ottenerne la grazia. c Avdc: a,·uto una bella fortuna, a persuadere il re, gli dissero gli amici ». E lui di rimando: c Questo è niente : il pil! straordinario è che con quella lettera w nn quasi riuscito a persuadere mc stesso ».

*

Recandosi a ••isitare un amico Fouchè fu visto da uno scrittore che. scherzando, gli gettò un cornetto dalla finestra. Il ministro si fermò immediatamente:. c Perchè non continuate?» gli chiese il letterato. E Fouché: «Aspetto per passare. che abbiate finito di pcttìnarvi •· Fouché era molto ghiotto di spinaci - al burro. Un ~:orno. avendo un ospite di cui conosceva i gusti raffinati, aveva ordinato d11c piatti distinti della pietanza preferita. Quando il camer iere venne ad annunciargli che l'ospite non poteva più partecipare al pranzo perchè morto improvvisamente, il mini.stro disse : c Va bene, andate in cucina ed avvertite che gli spinaci siano cotti tlltti al burro».

fnvit~IO ad un festino in casa di D' Aligre.

ove 11 faceva molta maldicenza, Fouchè rifiatò dicendo : • Sono stanco di mangiare il mio prossimo con catth·~ salse e pane secco».


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FRANZ SCI!UBERT

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alle donne nè all'amore, e quando Adelina Patti, allora gÌo\'attissima e bella gli offrì in cambio di llll autografo un bacio o una fetta di pasticcio, egli scrisse sull'albllm della cantante una sola frase : Oporte/ pati. c Ma il mio nome si scri"e con due t. c con la P maiuscola~. disse eli~. « No, k spiegò il musicista disincantato. non sì tratta di voi. Ho scritto : portate il pasticcio».

*

Mentre suonava in conspetto dello Zar N icola I. Listz si accorse

GAETANO OON!2ZET11

girò intomo all'italiano che lascia cadere il hicch-iere e impallidisce:. Il c~meriere accorre ·premurosamente, asciuga. pulisce. Quando tutto è a posto l'italiano domand a: « Ma che cosa è accaduto?». Il cameriere spiega : « Non è niente. 11 signore è certamente nuoyo di queste parti. Noi ci siai'Tl<i abituati. E' un terremoto . Jn questo momento uno o due quartieri di Città del Messico saranno sicuramente un cumulo di rovine ~. c Ah, bene, bene! », fa ritalianq

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Ludwiq von Beethoven (do un'incts.ione in rame di Reyehr].

,-cngono... ~. c Sì. è ,-ero, essi \'Cngono, ed io m~ ne vado » rispose il musicista. Una Mrssa soll'111U. la snill prima composizione, gli era costata mìlkdueccnto franchi di spese, più la perdita della pensione di centoventi franchi al mt>Se che suo padr~ gli passava: il vecchio genitore voleva che suo figlio facesse il medico. Per poter seguitare gli studi al Conscn ·atorio di Parigi, fece il corista in un teatro di terz'ordine. Neppure Mendelssohtt lo volle mai comprender-e,. .e mentre Berlioz scrivendo a un amico dice\'a: « Mendelssohn è nn grilndc ingegno, straordinario, superbo. prodigioso~. Mendelssohn dal suo canto scriveva : c Berl!oz è una ,·era caricatura, senza un'ombra dì ingegno: egli ce re:~ a t:!swni fra le tene~re, c SI crede il creatore dj un nuovo mondo. Scn,·c della pessima musica. pur sognando continuamente Bt·cthO\'cn e :\lozart ~ -

*

Berlioz trov~ndosi a Praga per dare un concerto, andò qualche sera prima ad ascoltare le composizinni del grande Beethoven, rimanendo colpito diti fatto eh~ nc"uu itpplauso ne corona,·a la es"c uzionL' Incuriosito. chiese a una signora che gli sedeva ~cc~mo la ragione dell'ostinato silenzio, ed apprese che il pubblico di Praga non applaudiva a causa ~ppumo d<>l grande rispetto ispirato dalla musica heethm·eniana. • Spt'Tiamo che mi si rispetti meno ». con fidò a un amico atruscita dal concerto. Quando venne il suo turno, ehbe rrwltissimi appl~nsi; ne fu felice, ma non si trattenne dal commentare: « Per mia fortuna non a,·e,·o titoli su ificit•nti, sono stato trattato dunque secondo J'u>n ,·olg-are. con gli applausi meno rispettos: ».

..

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SL· udi,·a qualcht· lmona parola per la sua musica, ·esclama,·a con aria ras.segnata: c Che volete: n nn si può scontenta re. wttt ». E par~va scusarsi di una su~ imllCrdonalnle msokn7.a. !\ on crede,·a

FRANZ VON USTZ

ETI'ORE BERUO Z.

che il sonano anzichè ascoltarlo chi~c­ chic:rava animatamente con gli altri inter\'cnuti; troncando dunque repentinamente la suonata. disse ri,·olto allo Zar : c Quando J'lmpcratorc parla, tutti debbono tacere», c non ci fu \'crso di indurlo a riprendere il concerto interrotto. Assistendo una sera· a ll'esecuzione dei Maestri C11ntori, al punto eli ~ui Wagncr aveva inserito a lcune battute di L istz, commentò: c Ecco fina lmente qu<~lcosa che r esterà. della mia musica».

*

*

Donizetti raccontava ,·olentieri questo an<·ddoto. l 'n ita liano, esule nel Messico dopo i moti del 1821 . pranzava un giorno in una locauda poco distante da Città del Messico. Tutto andava per il megl;o quando... un~ impron·isa scossa ... la sal~

tranquillizzato. c Bene. Se è solo questo! Teme,·o d'aver a ,·nto 111~1 svenimento ! J>.

Donizetti festeggiava ogni anno una certa r icorrenza con 1111 banchetto: cd era tradizione che in tale banchetto si mangiass<· del cerYello f ritto. un anno la ricorn·nza calld<· proprio di \'enerdì Santo. Donizctti non ci hadò ma i giornali clericali, risaputa la cosa fecero un gran bacc~no accusando. il critico di essere un libero pensatore. c Ma perchè libero pensato re ». si l~mcntò Donizetti con un amico. c Caso mai sarò un libero mangia tore .,. .


~!orno. solo rt.::scrcito an:;tri(lcn ~pan'• scssan;amila colpi di cannone. E siccom~ l'esercito au:-;rnaco ...-ra ,l ppt·na nn tt·rzu dd l'esercito al1<-at•• ,; puil affermare ciH: quel g iorno. òa

una parl< c dalraltra. siano state sparate ctrcannonate. .\g)!:ungeteci diidici " (fUÌilllic i miliunj <h fudlal< c di1·idetc · utla <(ltCsta roloa l>t'r k d'e<·i nrt: che durò il comhanittt~tlto, e potrete Ìar1·i un'id<·a tlel rnonorc eh< ia la caduta di un >ol uomo. :\alttralmcnt.: pur eh.: (fttl'SI'uomo Sia della >la• tura di ~apoh:ont~ :t.

c;, t ren·ntomila

~.\:-<00. dopo la rll-•>lll>to >nC tl:tl~>ll'lana dd 1820. il n·cchi<l re Fatltnand" di Horhon~. fu rim"sso sul trono dal c,mgress11' di Lnhiana, il t>nncipc di Mctternich di>se: • E' la ~.-conda 1·olta che S()no incaricato di rintdtcrlo in pi.:di, "iseo che ha la cattiva abitudine di cadere sempre. Ci sono dci re che· pensann che il trono sia s<>ltamo una comoda ()(>ltrona su cui si può dormire tranquilli. Ma. nel tR2t, il trntt<l ~ ttna pnllr<ma un IX'' durctta 1• mal imhott•ta, sn cui si durnw assai male •·

l 'n J{iurnu. parlaudn della battaglia di Ltvsia di c-ui ricnrrl.'l a l'annilet'lartn, <hsso:; c Quel

i )i lui :\ apoleone d icc,·a che era « laure-. .to tn iurhcria »: Ferdinando :O.Iartini im·cce lu tldinì " tut grande impi.:gato c null'ahro •· l ' na s<:ra. al casccllrr di Fontainehleau 11li .,.. spiti <li :-\ap<>leonc Ili e dell'imperatrlc~ EuK•·ni<t si riunirono per passatempo iu una sa· la, attorno al ta\'olo, a scri1·crc un dettalo nccademico che Prospero ~·lériméc '" Cl'a luru prl>t><•stn per \'eder.: chi a1·rehhe fatto metto ururi di ortografia . .\iolti in\·itati ai'C"&• nu ricusato di snuoporsi alla pro1·a c oltrt: ai Sovrani Jl<X:hc t><:rsone consegnarono il loro >crittu allo scrutinatore che lesse ad wx:c i o;egt1enti ri•ultati ; c :"ua ~laesd


pcratorc, ~5 t•rnJrÌ ; :->ua ~~ at:stà r l mJICratr;Ct:. tiz: la princitoessa di ~letteruich, ~: il signor Alessandro Dumas, 24; il si~or Otta\'ÌO Ft:uillet, H) etc. etc.•• e r•rndamò ··incitore ddla t•rm·a il princi1k dj ~h·ttcrnich con soli tre .erruri. Il Dumas si alzò c disst: al Mctternich : c PrincÌflC, quand'è che porrete la ''ostra candidatura all'.\cc,.tkmia per inS(:gnarci l'ortografia ? •·

*

La principessa di ~l ettt·rnich pn·scntò un giorno al marito il conto della sua sarta: 112.ot'll franchi. Il ministro austriaco pagò. La tlrincifll.,;sa poi porse anche il contu della crestaia, che ammunta,-a a 2250 iranchi. E Sua Eccclknza pagù anche questo, ma con una osser•·azione : c ~l :a cara. mi accorgo cht· cun la t•ml•urzium· con la quale i tuoi cappelli di,•cutanu più picc<>li. i conti ingrossano. Un giorno o l'ahrn arri,·eremn a questu: che la crestaia non ci JK>rterà a h ru che il como •·

*

L;t moglie di Mdtt:rnich. del resto. 111 quantn a sp1rttu nnn era inferiore al marito. Cera tra i suoi amici il GaiHet, chl· at·endo riportah• nell;o. g uerra di C rimca una ferita era adcss<> in licenza di Cilll\'alcscenza a Parigi. . \d un hallu masch('raw, l"ufficiale si era trat'<'stito da spaiate <!di'epoca di .\1olièrc e, naturalmente. IKortava al fianco ln strumento ..:ht· ~olièrc ha reso ins~·paral>ile dal costume di spezia le: un cl ist~re. Il Galli fct, valendo•i dcll'inco~ni tn <lc·lla nm>chera, nsù avt•icinare la principcs>a e mostranclnlc In stru-r: Principt·ssa.

~apl."te ,·oi

ntl'ltfo

disS\.":

arma

è q ul'Sla.? z. c Cl·rta111entl', rispose ct.-

che

stei che aveva ricwousciutn l'u fficiak. i: d cannone che ha ferito il p<n-crn Galli il-t in C nmc.ot ~.

r1~eve 1l

pteb,s.cito del P'Oi)Olo cb Roma nel Jts70 (Aftre•eo (A sinistro) V1ttorio Emonuele Il 1r.

della Su1nona d1 S1enaJ \.ma totoqraf1a

...,~,..,!

1856

\JH;o.ndn G;oroh;,ldi Hllnl' a Rwna nd t87.' il princlj><· l:ml><:rtn si n·cò a fargli , isita Hdl.t nH><.I~ta casa dot·e era allnJ!gtaw.. \~sistcvanu alla \'Ìsita i figli più picculi <kl Genera!t-. Clelia c .\lanho. La piccola Cldia tacn;~ e Manho. ancor più mtimoot<i. si ..asco•ndl'\" dietro al s<·g~mlunc <Id padrl·. Ma Garihaldi lo fece usci n : l' Klt dis>e : c Rttg-azzo non aYl'r paura: è snltant(J il l un fuhtrn n·! >

• ~luhis>une s~nurc chtede•·ann a Garohaldi una ciocca di capelli in ricordo. Pur-

troppo i capelli non c rc~c<JtHI da un giorno all'altro r Garihaldi non pote\'a sempre soddisfare le richieste che gli t'('llit·a.no da !tlllll il mondo. Un giorno a Lad) Shufteshury. che gli scri•·e•·a impaz•ente. rispose: c ~ohilc lady, i mie; ca(IClli crescono: non appt·oa potrò w~liarmdi n· lt manderò ».

*

La principessa di .\ll'ltcrnich era t~starda uei suoi propositi. l.ìna \'Oha, mentre dir-t.'C•·a dci quadrl vl\·~mi. che allora crann di j!Tan moda. la signora di Perigny, che non l·ra soddisfatta della sua parte, pcrch~ i suoi hellissimi capelli hinmli cran() sacrific..ti da una cuffia, si lamentò con Ici. U01·ctte int«rporsi l;t stessa impcr,.tricc Eu~enia. ma anch~: essa con poco successo. c Lasciatela fare, diccl·a rimp<:ratricc. chi sa che ridea non piaccia al puhhlico ... c ~o. no, rm·in.-rcbbe t11tto l'cfft·Ho dd quadro ... c. i\ccontentatcla. r•rincipessa. Pensate che sua madre è pana ... « ~ sua madre è parz:o . chhcnt.> è pauo anche mio padre; e siam11 J>ari ... Infatti il vadrc, cuntt· ::;andor, era •e non proprio pazzu per In meno mohu stra,·aganle.


Cf\r&~snno

11

~no tli'c~p1 tl11

Quadrio. Il ~IU\ t\Ut· ;n l'\ a im!•tt·

ratn alla m~J!hu l>artcchoc longu,· e co t<n<\'a: ma .\lazzini lo caumn;" a 'ulemieri dicendo: « \', pn·s~ntn ~ l ;t~~ri>to ~Juadr '"· j:"rande poliglotta. Conosce tuu,• 1,· lingth', meno quella iy cu1 !:'li parlate».

L:n giorno Sir lludson. amha~ciiltllrc mg-ksc a Torino, pr~gò il Conte tli Camur d1 nceverc un suo compatriota che avc\'a d;1 t·sporgli certe 5~ idee sull'Italia. Cavour diede appuntamento a ques.to straniero alle CllliJllc del mattino c puntualmente a quest'ora ddc entrare nello studio un grave 5tgnurc:, 1l perfetto tipo del gcrll'luomo ingle-:e.. t:hc.- gli cspo'c un suo plano per liberare l'Italia. Il Cavour rest<ì ammirato della profondità e della luciduà di Hdutc. ddl'artlttezza dci p:trticolari e della vcrfctta COili>SCCfl~a di l>gtli questione na'<ionale. Siccome llèfÒ il l';gnnrc ;11 n a parlato in inglese, il Ca\'0\tr, a cui qualche frase <·ra siugg1la, domandò allo straniero se n<1n poteva rip~~­ tergh il suo piano in fran~. Allora il gcn·

tilnomn gli nao;snnsc OJ.,"lli cnsa In •~.,h:t11t). t: S1gnun·. t·sclo-tnlÒ il Cnvonr anlnll· ra•n, n11 pcn,atl' coml' :\lachta,c.-lli c parlate et.ehano come .\lanzoni, Se 10 a\'t'Sl.Ì in

Italia 1111 u•>m•t come voi, me lo metlt·rei al fìanl·n com l• al\tto-tnt~ ».

:\n, nspo"C '''CCamentc il forcsllcro, a11zi lo mctten•stc in prigione come sov,·ersÌ\'0 ,.. F. te--e il suo l>iglicllo da ,·isita sul quale era saittn: G.•,..uppl' .lfu&::i"i.

Il .l() marzn 1R49. mentre Vittorio Eman~ Il' Il 'ali\'a a Palazzo ~!adattla pe,- giurare ft•dehà alla Costitm:ione, accompagnato dal gc.-ncralc :\h•nahrca, uno dei rosoni della volta, pesante una diecina d• chìlogrammi, cadde tmflr<lnisarncnre c •fiorò k spalline dd generale. lm1>c·rtnrbato il re, a~sicurato~i che ::u'lche il generale era incolun~. gli d•sse sorridendo>· c :-.=on ha,lj a quc,te incxic: ne ndrC'TTIO delle p<·ggio l ,.,

\'ittorio Emannrle Il si tro\'ll\'a a caccia in \'al ci'Aosta con alcuni gentiluomini quando.

La lomo>to seduta del 18 apl'lle 1861 al Parlam•l'>

Italiano. m Tormt~, che vtde a controato Gatf.ba)dt • ti Conte d, Cctvour

nn JMl MancP, andò cun il suo g~'fl('rale aiutante a riposarsi in nn pagliaio. Non. nusci,.it però a tugltersi gli stl\·ali inzuppati d'aclJUa. Allora si ri,·olse al gen~ale: c Generale. m1 fate il fa,·ore di farvi togliere gli stivali da mc? •· Sbalordimentn di questo. c Dunque? •· c Ma. Mac.-stà, pcrchè mai? :o. c Pcrchè dopo. ,.i dirò di toglicrnti

Uu giorno davanti a Pio IX il padre G:tll'i della Compagnia di GesÌI dice\•a molto mlil• del Re.- \ 'ittnrm F.manudc.-. ]) Papa lo iatw:f• ruppe \ 1vamcnte dict•ndo: c Padre, io ncft voglio sentir parlare così di una person:1 ·1tc Mimo nn bra,.·uomo 1 :o. Una signor;1 tedesca cattolica." dopo il l~ si era recata a ,•isitarc il Papa. Pio IX chlfiD alla signora !le' Ruma le era piaciuta e risposta affrrmari,·a le domancl6


che a Roma ,..,.•«mo io, \'ittorio En1anuele e Garibaldi senza di,·orarci a ,·icenda ...

.

...

.

!\;cf 1853 i ,·ari Stati di Europa si minacciavano continuamente di guerra ma non se la dichaaravano IT.ul forse per timore di agitazioni inter2 ne. L'Imperatore ;'l;:ipoleonc lll dice,·a: < Ecco la scena di un dramma che non si rappresenta mai ,. c ù'A· zcglio, dal canto suo, in un; lettera alla Pcruzzi Toscanclli, facc\'ll no1 are: < Le Poten~ fanno come un indi,·iduo che ha ricc\'uto uuo schiaffo c chiede ai testimoni: non è mica un

ccr.w.• belli?».

Dopo la morte della prima moglie Giulia .\1anzoni, figlia del romanziere, ~Jassimo D'!\zq~uo sposò la zia di questa. Luisa Rl<>ndel. La sposa, perù nOt\ convisse a lungo con lui, poichè, secondo il suo carattere ca· priccitiSO c volubile, condusse una vita molto crrahonda. Quando Massimo fu sul pun!o di morte. la Bionde!, a\ Hrtita, tornò a casa per assistere agli ultimi istami dd marito. Questi, appena la ,·itk, le disse: ~ Buon g-iorno Luisa ! Come ,-edctc s;amo alle solite: appt·na \'Oi arrivate io mc ne ,·ado».

Finita la cerimonia dd hattesimo della neonata principessa :'11aria Pia, lav<lta al sacro fonte di Pio IX. il ~e \'i1torio Emanuele Il ai poehi tnrim! eh~ lo circoncla,·ano dopo la cc rimf)nia. disse tutto raggiante d. )!'iQ'~ : < Sig-nf)ri, ora io ho l'<~iw •mor<· di :n-ere per compare ti Papa!».

*

Ent da pochi giorni an•ennto il cnmeguo di \'enezia fra l'imperatore Franc<'Scn Giuseppe c il re \'irtorio Emanudc Il. Pio IX ncll'accen113 re a la(,. incontro disse: c Potete immag'nare se io ho dci pensieri per la te>ta. Pure ho tro,·ato un po' di temJlO p<'r pensare all'iscrizione che io porrei in ricordo di tale incontro.

la cosa che a\l•ssc tnwa_ta 111u meravigliosa. ._ Pi ·tro ~ rispos..· la stguora. Il Papa eroi~· ir c~po. ; 11 Foro, i.l J;>alati110 .•· .11 santo Padre crolla\'a sempre 11 capo, P01 ~~·~,. sor~ ridendo: c :\n, la c<>sa piit mera\'lj!'ho~a e

L'l prcuderei da quella che è stata messa presso Roma nel luogo O\'e si incontrarono S. Pic1ro e S. Paolo c quiudi iu quel lingu:tggio antico direi che i due Sovrani c s'incQntronto, s'ahhracc:oruo e se caruonorno :o.

Gorib<tldl In uno stampa popclcrre del 1849•

Quando le cose di Toscana c•lmÌnciarono ad andar male. nd 184<). il Guerrazzi \·olle a\·cre 11110 scambio di idee con l'Arcangeli. La cum·crsazionc cominciò con (JIIestc JX<rolc del Guerrazzi: ~ L'uomo ouesto cle\'C sempre dir,· la veri1à. do,·esse pure costargli cara :o. Quaudo l'Arcangeli chbc risposto che era ,-er:s~imu, egli· continuò: « Ed è conscguemm di questo principio che l'uomo onc:· sco de,·e pnre udire da parte altrui la n~rità che a Jni fmsc amara... :t. Quindi cominciò a criticare aspr:nncnte l'opera c le idee del suo interlocntorc.

Nel 1852 k truppe austriache, che già acc:m>J)avano in Toscana. do,·c,·ano entrare da nn momento all'altro in Firenze. Un gionto il marchese CaJ)poni, cieco, era in istrada insieme <ti suo amico Giuseppe . \rcan~di.

quando si seml in luntanan~a nn rnlla.rc di 1amburi. Gino CapJ)(IIli domantlù: « Son loro? :o. « PnrtropJlO ,, nspo><' l'Arcangeli. E il C<tpJ>Ont: ., \Imeno tll>n la n-d... !».


A \'Cv a nominato generale un nohilc roma n11 spianta to, ver vcnirgli in aiuro in qualche modo, t: pn·wn•~ndolo un giornn a ceni ufficiali pll·moutrsi. qut:sti, vrcnckmlnlo sul serio, gh rl\·oJ,.·ro la domantla dì prammatica: ~ \Jt"HIIe CO<Illf>~llC ? ~. « ~ ~ 3\'C\'a multe, """ , oh a . po1 1 crcd!lort ~:h hanuu rna11giaw tut m • ri spn~,. l'in \'li.

f.

()uandu er,, "ncura card mal, t;rq(oriu X \ ' 1 •~•contrò nt:t K•ardmi \'att<'aOI un altro canl'mde cht' passe~J.! !a\·it su1u \' ~c•nhr;,, a ass urto 111 J!"'' i peu~u:ri. • Che i ate? • chtc!>e il ftuuru l'untdice. c :->to> parlanclu C•lll m,· stesso • nspusc il cardìna-

h:. "' .\ttl·n;,iun\·, nun ascf~llate\'t trnpJMl, voi parlit' c.· con un ;u.lulatnn· » .

• Che <"'" ne •hl<

•~<'l

1~•tcre

t,· tnporalt·.

Santo Patir~ ? li tu c.lonl.!lltL,ru uu J'"urno a CrcJlnflo :\ \ "1. c (•re f"·n~, . SUJ!Ilttrltt paultr.:-t•' eht·

\ t'dl·rl o •.

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dt CavolletU.

ht·raluà. e costoro a intervalli qua'' rl'l('t>l.tri \'cmvano a spilla re denaw. C n )(!orno 1:. nipote, chr era eratu>sa

c poss<"dt'\•a una voct 'CJUI>Ita. antlèo a t rov~rlo c gli e'i"'"~ che s,· non

tA Slnh UO ' p,o Vtl (urr orr~ dt [)avLd) fSo llo) Leone aul •ello d 1 moti"'

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Gt•oouo XVI (d1a

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fosse ,·cnulo lui, Sua Santitil, a sah·arl. COli pronto 1uh·n l·n tn. t:Ih, sarchht· stat(t co-

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TRE PAPI PIO V Il che :.l'e,·a cunsacra111 :'\apuleom· cd era po i stato dall'Imperatore messo a l bando, dnpu la cadula napoleonica tornò negli S tati Pontifici. Ccms·gli:ttu di cmanart· un edittu di n·,·uca dall'impiego di t utti coloro che a\'enno serl'ito :-.iapolcone,' commentò cosi : ·c lo l'hu unto, gli altri l'ha nno lecc:~tn • · ""-0

\ ' ('1111<' ìndi~ata " l.eortc X l Il. 'l"'"l<l'qdi <'r:t ancori\ c~trdinah.·, uattt signtJr~t che prrn t:~i­ J'lava fUJ un ricl"\'1Hll'1lf1 ) CCln uu ahitu !'>,,,.~,.·r~ chiamenl<· scollato ,. porta\:. sul pcrtu nn;o crucc: di m hini. c Anche: la sÌI('Oora ha la crucc , En1inenzd • · c ~1. 1H:' il cah ariq mil('linr,· ~ rispost' il c;,nlinalc: Pece•.

:-.:nn passa\'a per un uumu g~n··rusu; l' al' e-

\'a akuni ni)'~>l i che ,·in-l'ano della sua li-

strl"tta a l."fHU:trl' Ul"i t:(l ffi: cont:l:r tu. E tt llmtnciò eh,· 1~ a\'("l'<trtn oiicrto un contratto Jl<'f

l'alh1r~ celd>rc Salm1" :-.iarghcrita. .. Dil..-ua figliola, come mi dispiac•· tli esser•· Papa \.' per di più già n'Cch in. \ ·,·rrci tauro noknticr i ad appl;mdini ~ .

N('lle Clln n:rsa zìoni a ristocratiche di Roma nn alto prelato non manc;.•·a occasione di criticar,. Kli atti ponti fi.:ali. ,. 01111 ~sscndo


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San G.rolamo d-oli Schiavoni e l'antico porto da Ra· petto. a Roma, alla llne del aec. XIX.

uno sciocco c avendo diversi meriti, Leone XII l lo nominò lnternunzio in una città <Ici Canadà. Nella visita di congedo. il prelato ,·ollc esprimere a l Papa il suo disappunto per simile nomin;:. così lontano da Roma. E Leone XIli in risposta. disse: c E' un 1·iaggio che vi farà molto bene. Q uando voi dite male eli me, qua a Roma, entro sci or c tJ dieci al mass·mo lo so; quando direte male di me aJ Canadà dovrà passare aln}eno un mese prima che io lo venga a sapere; c forse 110n lo saprò nemmeno sempre».

Un'attrice rice\'ltla dal Cardinale Pecci gli rivolse una domanda, tra il curioso c l"interessato: c Eminenza è 1·ero che fare all'amore è peccato mortale ? ». c ) Jortale? !\la 1·oi do1·reste esser(' morta da molti anni, allora... ».

Si parlava d i fronte a Papa Pccci d'tm illustre prelato che era in cura a molti mcrlici l''·r una sua malattia. c L'na lepre può scappan· a un cacciatore solo ma quando i cacciatori sono oltre i tre, non c'è più scampo ».

Raccontai· ano a I..eonc Xli l di due persone eli sua conoscenza entrambe morte da pocht giorni. una perchè aveva ~cguito le prescrtzion j mediche e l'altra per non averle se~u•r.·. «Santità, che cosa dovrebbe fare; 111~ ammalato? ,. c Ah, non so. E' noto che v• <uno dci huoni r imedi, ma iguorn che esi~tano buoni medici ».

:'Il elle pubbliche udienze Leone X l Il si Ui,·erti,·a a riconoscere dagli atteggiamenti la

naz'oualità dci pellegrini. l,jn giorno avVIcinatosi ad uno di questi lo interrogò : c \ ' o i siete spagnolo? :o. c Santità, ho questo onore... :o. c A bassa ,·occ, a bass;; ,·oce: sarebht· crudele per coloro che non t'hanno ».

Uno dci nip<>ti ùi Leone XII l, nella speranza di qualche dono pre1.ioso. gli augurò di ,·il'ere cent'anni. c Figlio diletto, perchè fissare dei limiti a1la oontà ,)ella P roniden1.a? :o.

..

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Di Pio IX, L(·one X Ili amava raccfJiuare t(trt·sto aneddoto, riferito anche in una lettera di Gio,·a n Fra ncesco Maguire del 18;;6. Pio IX, un giorno si tr01·avà nel palazzo della Polizia (che era allora a Montecitorio) quanùn. sp0rgemlosi p.:r caso da una finestra ,·ide una numerosa schiera di contadini eh<: eia più di un'ora asvcuavano i loro passavorti mcmre l'impiegato addetto mangial'a tranqnillam cnt~. Il Pontefice lo fece chiamarle ,. dopo an rio aspramente redarguito aggiun;;e : c Ora voi do1·cte dare a questa povera gcnt,· cinquanta paoli J>t'r il tl·mpo che al't:lc loro tolto». c :\l a io non hu a tlesso cinquanta pani i » rispose l' impiegato. « Eccoli :o disst· Pio IX • cd essi saranno ritenuti da l vC)Stro stipendio».

.\nch.: il seguentt• aneddoto, riferito al cardinale Ugolini Leone X III ricorda l'a spesso. Il cardinale, persona distin ta ,. probo satertlote, amava la con\'ersazione. gli oggetti antichi c non djs<kgnava la buona tavola. Era spesso ospite di Giuseppe Vannutelti. appassionato collczionist<t tli opere d'art,·. e eh,· la-

sciò una famosa raccolta dt gt·mmc mcise, greche t' romane. Sùl caminetto dclla sala da pranzo del Vannutelli due fxJI~rc etrusche fiancheggiavano un grande orologio della fine del Seicento. lt ca rdinale Ugolini a\'c· l ' il messo l'occhio sulle P••lerc e andava spesso dicendo a mezza voce. c-ome se parlasse ira s~ : c Eh queste put~r" un bel giorno mc lt· prendo... Eh sì. me le prendo... ». E tanto disse r tanto fece che il Vannutelli il giorno Mila sua festa gliele mandò in dono. l ringraziamenti furono molt.i e sinceri. .\la qualche tempo dopo, durante una partita a carte in casa Vannutelli. il ca rdinale, col'~ ndo con occhio cupido l'or ologio, cominciò a horbottar~ fra sè: c Eh, quell'orologio sta.. rdllll· proprio ben~ sul mio caminetto... :o. c Ah. na• ! » scattò allora GiusepPe \'annutl'IF. c Quello lì, Eminen za. sta proprio hene sul ,..un inetto mio».

Ui Pio . IX. aut:hl·, Leone XIII rico rdava quest'altro> fatto. L'n giorno del marzo I!4i due prct;, arrino •i in una carro1.za d 'affitto tlomand;o ron•; il permesso di visitare le scuole di una contrada ndle vicinanze ùi Roma. Gli inseguanti non sembrarono gradire la richic~ta ed uno di essi disse : « Siamo sicuri che al Pontefice non piacerebh~ che tlegli stranieri iossero ammessi ad assistere aiJe kzioni senza un suo speciale bencstan· ». • Voi s:l'tc in errore » !{li fn risposto. c Eccone la pro1·a ,., Così diceudo uno dci du~ preti chl' aveva interloquito allargò il suo mantello: era Pio fX. Egli entrò in tutte le daisi, nn'! I'Ollc sedersi in cattedra, ma in uua sempl·c.: sedia, si informò di ogni cosa. esaminò ~:"l i alunni c distribul premi ai più meritCI'Oli.


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(ID aho a dMlra) Due r~tratti <L Gaoaccluno RoasmL ()ueUo a liniltro • degli ulfilni anni ct.Ua sua rila.

segne "· Ecco un brano di una lettera di Rossini alla celebre cantante Isabella ~­ lica Colbrand : c Il mio c Barbiere • guadagna terreno di giorno in giorno; la sera. non si ode nelle ''ie che la serenata d'Aimavtva... Ma ciò éhe m'interessa ben altrimenti che la mus:ca, cara Angelica, è, la scoperta che h~ fatto di una nuova insalata deJia quale m1 a ifrctto a im·iarti la ricetta"· E, scritta la ricetta, aggiunge : c Il Cardinale Segretario di Stato, del quale ho fatto la conoscenza in questi ultimi giorni, mi ha dato per questa scoperta la sua benedizione apostolica •·

ROSSJto.U

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AD UNA graziosa s'gnora che gli c hiedeva, durante una delle sue f ainose serate di P arigi : « Come dovrei chiamarvi? Grande Maestro? Principe dei Compositori? Genio Divino? ». « Avrei molto più piacere, rispose esasperato, ma sorridente. Rossini, se mi chiamaste « mon petit lapin ». Se ''oleva e\•Ìtare le seccature, cercava di farlo con spirito. Ad un amico che tentava di fargli sentire una giovane che studiava canto, dicendogli: c Vi assicuro, Maestro, è una ragazza che ha un tesoro in gola :o, egli rispose : c E perchè volete pori aria da me? Portatela da un chirurgo, che le estragga .subito il tesoro, e poi da un banchiere. Sarà la sua fortuna :o

La sua franchezza sincera era quasi cn1dcle: un gio,·ane compositore si recò un giorno da lui per chiedergli un giudizio su certe sue composizioni. Rossini diede un'occhiata a l manoscritto e con un sorriso pungente disse: c Pare impossihile! Così f("iovane e tante vecchie melodie! ». Un altro compositore si era rec<ito da Rossìni per fargli sentire una sua opera. c Vi piace, Maestro? •, chiese ansioso l'autore. dopo an~r passata la sua composizione al piano. « Molto, tanto che l'ho inserita tale e quale nella mia " Italiana in Algeri ». «Vi giuro. Maestro, che io non l'ho mai sentita! :o. « Vuoi dire, concluse bonario Rossini. che. a llora, tutti c due ahhiamo copiato da un terzo. Non è mica difficile ! :o.

VICTOR HUGO

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lina nota ditta modenese di salumi si vanta d i una lettera che Rossini im·iò ....-.1 proprietario della suddetta ovc questi è chiamato c Aquila dei Salsamcntari Estcnst » e che co-

mincia cosi : « Voi a\·cte voluto spiegare nn volo altissimo per me. privilegiandomi di zamponi e cappelletti appositamente laYorati ... ~. E più a,·anti: c Trovai la collezione delle ,·osi re opere compkta ;, tutti i sensi ... ; voi sapete tocc.. re certi tasti che s<xldis fano il palato, giudice più s icuro dell'orecchio. perchè si appoggia a lla delicatezza del tatto nel suo punto cstrcmn che è il principio della vitalità».

Tutti sanuo che Rossini era un bnmÌgustaio. Si dice che. un !('iorno, trovandosi a Modi:na, pregò il Gran Ciambellano di procurargli certi salumi speciali; custu! si sentì in do· \'ere di ottcnergli dal Duca un'alta insegna cavalleresca; ma il ~!aestro rispose con tre righe secche: « Sig uor Come, vi chiesi dei salumi. non già delle onorificenze. Di queste ne t ro,·o o,·unqu<·; i salumi, invece, sono la vostra specialità. Vi rimando hre\'ctto e in·

H UGO ama,·a molto la popolarità e solcva dire: « La popolarità è la gloria in soldoni •· ·s i parlava tra amici di Alfredo de Musset. c lin bell'ingegno, disse Victor Hugo,. ma trop1>0 orgoglioso. Figuratevi che crede d~. essere uguale a me ».

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Durante le prove di J1ario, Delormr un al· tore che si picca,·a di essere un p11rista si a,.. ··icinò a Victor Hugo c gli fece ossen•are che una parola usata nel copione dal poeta era secondo lui un errore di lingua. <; Questa parola, concluse, non è francese:>. « Ehbene "· rispose Vietar Hugo. c Non r<' 1w preoccupate : lo diventerà».

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Qua n d<> do,·e\'a rappresenta rsi l' Emc111i il campo dei classicisti fu tutto a rumore, sem· brando tmo scandalo inaudito che si potesse in .-crsi tragici parlare di scope, di armadi c altre cose simili. [l loro accanimento era tale che interessarono il re Carlo X perch~ inter\'Cnisse ad impedire la rappresentazion<': :via il re con un sorriso rispose: « In fatto d• tragedie io non conto che per il min postO in platea"·

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ONORATO DI IIA.LZAC

BALZAC BALZAC - eh~ morì a cinquant'ànni - si credeva destinato alla longevità. Nar ra Tcofilo Gauthier che spesso, cogli amici, tracciava progetti d'avvenire: av.r~bbe terminato la « Comédic Humaine •· scritto la « Théorie de la Démarche •· composto la c Monographie de la vertu • c una cinquantina di drammi, avrt'bbe messo assieme una grossa fortuna, si sarebbe ammogliato e avrebbe avuto due figli; «Due figliuoli - diceva -: stan bene sul sedile anteriore di una carrozza ». Gli si face..-a osservare che t'ra un programma enorme, che, compiuto tutto questo, avrebbe a lmeno ott:anfanni. Rispondt'va: c Ottant'anni? Ma è il fior dt'll'età ! ».

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E' noto che Balzac lavorava enormemente (come a,·rebbe altriméllti potuto cm~durre a termine tanti ,·olumi in sì pochi anm ?) e lavon:va ~.recisamente dall'una di nottt' all'u.na del pomt'rigg:o, contentandosi di ~ormrrc cinque o sei ore ogni sera. Pt'r formre. qu~­ st'immenso sforzo gli era indispeosabrle 11 caffè. Ne ha scritto l'elogio: c ... Jl caffè cade nel vostro stomaco, ~ ecco che tutto si agita; le idee si mettono IO moto come i reggimenti della Grande A~ma­ ta sul campo di battaglia.. e la. batt~gl!a sr svolge. Arrivano a passo d• car.IC~ .d' ~~c.or: di; la cavalleria leggera delle s•m•!rtudl,m ~· svolge con magnifico. galoppo. arr~va l artiglieria della logica co1 St_J~I car~no01 e le sue munizioni· i tratti di sprnto grungono come le truppe 'd 'assalto; l~ figure ~i drizzano, la carta si copre d'inchiostro; g1acchè ~~ lo~ta cominciatà col caffè finisce collmchtostro... » .

AUSSANDRO DUIUS PADRE

Viceversa, come Goethe, Balzac noo J>O(eva soffrire il tabacco. E' di lui l'aforisma : c Il sigaro infetta l'ordine sociale», e la frase : « Il tabacco distn1gge il corpo, intacca l'intelligenza e incretiniscc le nazioni •· Ancorch·è rapido, il suo lavoro non era, perciò, frettoloso. Scritte in tempo brev issimo le sue opere, le rivedeva con amore. Informa una delk sue tante ammiratrici di aver corretto il l.ouis Lamberl : c Come un'orsa ho amomsament~ leccato il mio piccolo ».

Per Dio ~a qual capriccio, come se a l suo ncme non facessero il massimo onore le sue opere, ami>iva a discende-re da ct'rti Balzac d'Entraigues, nobiltà di Tours. Qualcuno gli disse mi giorno: c Ma sapete bene che è uno scherzo e che non avete COn essi nessun rapporto». c Ah ! - rispose Balzac. Ebbene tanto peggio ' per loro! ~.

ALESSANDRO DUMAS PADRE PARLANDO dell'ambiente dd teatro di Scribc, Dumas dice: c Non si erano mai ,.edute n·dove come quelle. nè colonnelli simili. ~on si aano mai sentiti parlare così i vecchi soldati, nessuno ave\'a mai incontrato domestici così fedeli ». Dumas uon perdeva nessuna occasione di fare dello sp· rito ., si dice che al matrimonio di sua figlia, Maria Aless.·mdra, egli leggesse a voce alta il contratto c aggiungesse con tono serio: c Gli accusati non hanno nulla da dire a loro difesa? ~.

Nella sue Memorie parla con grande affetto e simpatia di Carlo Nodier. della sua famig lia e dei comuni amici e racconta: c Un giorno lo trO\'ammo umile, imbarazzato. ver-

gognoso. L'autore del c Roi de Bohème et ses sept chateaux » era stato òominato accademico. Egli se ne scusò umilmente con Victor Hugo e con me. Noi gli perdonammo. Victor Hugo- dopo cinque rifiuti - venne alla sua volt:a, qualche tempo dopo, nominato accademico. Egli non se ne scusò .con me. Ed ebbe ragione : io non gli avrei mai perdonato». ~-

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Egli racconta, nelle sue Memorie, che quando Byron morl, uno dei capì d'ufficio ove egli lavorava come copista, chiese : c E chi era Byron?». c Quella domanda mi fece pena e piacere insieme, - egli scrin. - Avevo trovato un uomo più ignorante di me; e q~n·uo­ mo era vice--capo ufficio. Se fosse stato un sempliee commesso oon me ne sarei mai consolato. In quanto a me, la morte inattesa di uno dei più g randi poeti dell'epoca, mi aveva profondamente colpito».

L'n 'giorno che il grande scrittore aveva pranzato in casa di un ministro, di ritorno fra i suoi amici questi gli chieSt'ro: c Ebbene? Com'è andata ?"· Al che egli rispose: ~ Benissimo! Però se non ci fossi stato io, come mi sarei annoiato! ». Sempre nelle sue Memorie egli scrive: c Credo di essere stato io il primo a dire che Waterloo fu· un grandc disastro politico. ma una grande fortuna sociale ». Egli diceva di Meyerbeer che era un ·uomo di spirito, non fosse altro che per aver messo il suo cospicuo patrimonio al servizio di una straordinaria reputazione ; c aggiungeva che certamente Meyt'rbet'r aveva lavorato più alla propria r<"putazionc che non alle pro pne opere.


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ROBEAT SCHVMANN

ARTHUR SCHOPENHAUE!I

l ROMANTICI ACCADDE ad Arthur Schopenhaurr di ,.,._ nire interrogato da un gruppo di dam~ le quali volevano conoscere se fosse più astuto l'uomo o la donna. c Le donll1! ». rispose il filosofo pessimista. « Le donne, perchè e~sc

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sposano gli uomini, mentre gli uominj non

sposano· che delle don n~ ».

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Schopenhauer da gio•·anotto pranza•·a. si dice. in un gruppo di amici e si tro•·a ,.,. s~mpre fra un tedesco asmatico e dal respiro a ff;.nnoso, e un austriaco afflitto da una fistola lagrimalc. Commentando tal<' fatto che ormai si ripete•·a :.d ogni pranzo in comiti•·a.

EUGENE DELACROIX

Pnichè restiva da uomo. a G~org~ Sand venne domandato che pena ella ritenesse più gra •·e contro la higamia : « D n<' snoc~n· » rispose la scrirtric<'.

Una sera H ebbe l stava pranzando al ristorante quando fu avvicinato da una signora che disse essere parigina e di aver letto tutte le opere del filosofo. c Prego sedetevi, ,.i a~si­ curo che non ve ne serbo rancore •·

Schumann una sera in un salotto assisteva a una partita giocata da alcune signore di cui non si diceva molto bene; e poichè le signore si mostravano agitate, avvicinatosi ancora chiese se la posta era alta. c Alta? ». rispose una delle g'ocatrici. c Altissima. giochiamo l'onore». c E fate tanto chiasso per nulla ? •.

Dopo la pubblicazione del «De l'amoMr •· Balzac domandava a Sthendal notizie del libro. c Si direbbe cb,: è sacro • rispondeva questi, « nessuno !<? tocca •· George sand" venne' invitata a pranzo presso gente molto ricca ma borghese che voleva dilettarsi della conversazione della scrittrice, nota pel suo spirito. Era presente molta buona soc:età, ma per tutta la durata del pranzo George Sand res(ò cheta, intenta a mangiare. Il Prefetto che le era vicino, offrendole il vassoio' dell'insalata stamutò nel piatto: • Maiale » disse la Sand, e per il resto della ~era non a prl hocca.

rRitDRICH HEBBEL

gico m·e si dimostra•·a come lui discendcs~ da rederico Barbarossa. •Mio caro parente» disse Friedrich Wilhelm, c dato che io ''iaggio in incognito. perchè non fate altrettanto?».

~chumann itn·it;.ln a cortl' con su.a moglie:

•·ema· più volte complimentato 1>er l"ahilità della sposa · nc:ll'esegnirc: alcuni pezzi di hra•·nra che il sovrano credeva fossero della cse<:utrice: c nel corso della com·ersazione il re, ri\'olto a Schumann, lo interrogò: ~ E anchl· •·oi siete musicista? ». ~ Sì. Sire, tal,·olta, <1uando i Sonani sono lontani ».

un amicu di :\lenze! a;·cva dipinto qualch<· quadretto duranti.' la Yillcggiatura, c al ritorno si affrettò ad andare a trovare il pitton· per fargli vedere le sue open:. Po!chè Menzd restava freddo. il postulantt• an·ertì che t quadri li a\'e\'a dipinti durante un perio<lo d• h"''"<' maldidenti. « .\h ~ rispose. c Cap•scu. l snffcrenti mi fanno sempre tanta pena».

Si rappresenta•·a una comm<."dia ,. Dclacruix era i11 palco co11 l'autor~. :\ 1111 tratto un

jUSTUS VON UEBIG

ADOLPH MENZEL

Schopenhaucr disse: c Una volta di più mi accorgo di stare fra i sospiri e le lagrime » e indicava a destra e a sinistra.

....

STDIDHAL !HENAY BEYLE)

Diceva un signore parlando con Hebbcl: c Quando un povero mi chiede l'elemosina. subito metto le mani in tasca ... » « ... e ce le làsciate », rispose Hebbel.

Si parlava in 1)resenza di Eugenio Delacroix di due amici che si erano bisticciati e tolto il saluto. c Dò tre mesi di tempo perchè si riconciliino "· disse il p'ttore. c Godouo troppo a tagliarsi i panni addosso».

Balzac, aveva serino su Stendhal un vivace articolo che a,·eva tolto si può dire dall'oscurità lo scrittore per renderlo noto a tutta Europa. In.:ontrato l'amico gli chiese se lo scritto gli era parso buono. c Caro Balzac, non potete immaginare quanto mi ha fatto ridere... ». c E perchè ?'o. « Mentre leggevo i vostri elogi c la vostra ammirazione per me, pensavo alla faccia che avrehhcro fatto i miei nemici leggendolo ».

. . ..

Fricdrich Wilhelm rrt un giorno che viaggiava in incogn'to ricc,·è la visita d'un tale che .tra l'altro gli mostrò 1111 all>ero !('enealo-

.Justus Yon Lil· hig fu an·icinato un ~iomu

rR!EDRJCH WUJ!ri.N Il!

CHARLES DICKENS

lungo fischio colpisce si può dire gli artori e li impietra. « E' il colonnello» dice l'autore. c. Un mio nemrco che mi odia». Alla fine del secondo atto il teatro è in subbuglio, fischi eia .tutte le parti. c Mi pare • dice Dclacroix « clie il colonnello ahbia condotto nnto il suo reggimento».

a Berlino da uua ,-<:cchia amica cantant<'. « Sarete lieto di ri,·edermi? ~ chiese: e lui: ~ Sì cara. Ma non di sentir,·i ».

*

*

justus ' ' 011 Liebig. pregato di raccontare un aneddoto, disse : • In uua azienda il diretto«' manda a chiamare du<" impiegati c dice: c Voi siete i miglior; fra i dipendenti, la•;~ rate assiduamente siet<.· puntuali, fate sen•rzi straordinari, et~. ». l commessi ringra1iano soddisfatti. Ma il direttore continua: « perciò ho dec'so di licenziarvi tutte e due. Non voglio gente elle venga ad imparare come si dirige una azienda per pOi andarsene e impiantare un casa concorrente».

Trovandosi in campagna ed entrato in una osteria O\' C avevano soltanto lenti e bistec· che. Dickens accorgendosi che tutto era crudo, visto che mancava anche la legna, prese un Ercole {n legtio che ornava l'osteria e buttatolo sul fuoco disse: ~ Mio caro, oggi credo che dovrai compil:rc la tua trcdicesim:~ fatica contro le lenticchie e la biste<:ca •·

Una sera che Dickens ..-ra ospite di alcune signore la conversazione e<~dde sul teatro. c lo ~crittore fu richiesto di un giudizio sulta ultima commcilia francese n.~itata a Londra. c Il primo atto mi ha dato soddisfazione, il secondo piacere ». c E il te rzo ? » chiesero. «Ah, il terzo? Non so. ,.rn andato già a letto».


!lnrotnte una tli qlt<"Sk ~~~Il' la Regtnil ~i 1·idc ,-enirt• 1nconrro un'alrra r~rr<>Ua !<COpert~ 111 cur •·ra seduto un ~IJrllnre con una maKJufic;~ J, .rba bianca. l'rnencncJ•• il -.aiuto la Regina sorns.· c inchmò lie1 emente 1! apo. c l'h, è .\laestà? tlum:mdò la dama che In acc·nmp:IJ..'fla 1 ;1. c Qne>tOJ 111111 lo "'· .\li !>aiuta coa1 tanta curtesia <la nmlti anni, tutti i J:innu e tro\ r) gcntill' far ··~ere che lu ricrlnnsco ».

UMBERTO DL' R.\XTE una partita di caccia un nr1hile meridionale trm andosi accanto a l: rnllcrto, allora J>rir;cipe Ereditario, lo interrogò disim•oltamcnte : & .\hena, come sta IOStro padre?"· Il Principe atteggiò il •·olto a grande s•·,·erità, cosa insolita in lui. e rispose st·cca•m·me : c Sua :\laestil 1) Re d'Italia sta hcne •·

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H 17 no1·embre t8i8 Passanamc attentò alla ,-ita di Umberto l Rientrate le carrone real, al Palazz;J un mini-

J\dolph .Aienzel parla1·a di pitliJra in un salotto ; il discorso taddc sulle donne, e a l pittore venne chicsto se non aveva avuto qualche volta un po' di cuort per le sut· modelle. c No» rispose. c H o a\' uto sol<, l'occhio per le modell e ~ .

s u muri crollanti c in meno alle macerie. Un alto u rr~cialc al suo seguito gli fece nt>tarc che non c.om·eniva esporr~ la pers()na del Re a simili pericoli. c Non c'è Re che tenga •, rispo~t! Umberto l. c Davanti alla s1·~nrura tutt1 glr uommi sonn u~ali! •·

Parlando fra gente di aCfari, Justus von Liehig espresse duramente le sue idee sugli accaparratori, sui banchieri, sugli usurai in genere; ma vedendo che il malcontento si disegna ''a in viso agli astanci. disse : c Cosi parla1·a S an Girolamo, ricordate ? "·

LA REGINA MARGHERITA :\ELL.\ pnma\'era del 19 1.5, quando già si parla1·a di imcr\'ento itahano, il Principe Bi•low, che conta\'a icdeli amicizie a Corte, fece fa re un passo presso ~larghcri la di Savoia onde adoperasse la sua in flue nl a sul fi~lro a scong mrare la definitil·a mttura della Triplice. L'in~a ricato, dopo un lungo prcami>OIu, a1·e1·a appena wccatu il 1'i1·o d~l­ la cosa eh<' la· Regina i\_1 ad re lo 1n- . terruppc: « Ricordate1·i scmvr~ • <.!ossc cun la rnassitua lrl'tltilczza ~ che i ~avena rq!nttno uno alla l'olia».

RE UMBERTO t

stro portò la notizia che l';;(l,·nlaton· era staIO arn·~tat11. rhc· :n't'l'a dichiarato di t·s~cre <li

i; appari1 a in cMrozza sc_uperta al. Pincio 1nrantt· l'nm della passcggrata. L1 rolla. al ,no passaKg-io si .in c h in a ~·a ~~rtcso<mentc e !!'li uomini si togh c,·ano rl c•h.nd ro. :\ltrctta nto iac<'l'ano coloro che venr1·ano in carrozza nella clin·ziont· im·crsa.

l 'mhl'r!rJ l iu l ra i primi ad acco rrere a Casamicciola per co11inrtarc cd assist•·r_, gli ~cam pati dal terrt•mmn. Dur:tnt,· le operazioni d i sa h·ata~~iu. il Re s i a l'nll!nrù sp•·~sr ·

f)urance la guerra 1<)1 ,5-18 un alto personaj!;:in. connrsando con la Rq:ina ~ladre. l~ façl'l·a notare come \'ittorio Ema.nuck III s1 l'>l"'ncsse spesso c troppo al pencolo. « ;';e non f:~cesse così non sa rcl1~e un Sa1·nia ,. r ispose gentilmente la Regma.

Onoti(ii:~namente !'. :\1. la Hcgina :\largheri-

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FRANCESCO GIUSEPPE

professione c"' '~" e di nnn appa rtencrt· ad alcnn partitu. Il R•· era prcssn la Rcg"ina :\Jarghenta. ancora 1 i1·an1~11tc tu rhata tl:lll\·pisodio : •·gli ustcnta1·a hu1111 nm11re e prcndel'a la cosa in ~chcrzo per Jrantlllillizzarla. l'oichè l'ora del pran/.o era passata da n11 pezzo. Cmhcrto. a 1111 certo punto. pn·se tJt·r 1111 hraccio 1:~ Reg ina aiutandola a snlll'l':trsi. tliceJHlo: « ~111' ia. lll<'ttiamnci a ta1 11la e non iacciamo piil a>pl'WITt· i cur>chi. E;~i. l';n t'h' ,-isto. S<llln capaci di ulttn! :..

Nel 1898. fu organizzata I'Espos•z·one Industriale di Torino per celchrdrc il cinquantenario dello Statuto. Contcmpora11eamenct' fu ordinata una ~1ostra di Arte Sacra, collegata alla prima da un ponte che il poJX>lo. in relazione ai rapporti ostili fra Stato ' Chiesa, battezzò subito c Ponte della Concor dia • · Il giorno dell'inauguraz•o•ic della Esposizione il Re. passando sul ponte disst". c So come chiamano questo ponte e 1•oglru sperare che il nome porti fortuna alla cosa • ·

L'X G IORNO, alla corte d, \'icnna, '" cndu 1111 signore molto miope scamhi:ltO il drapl'"ggio d i un salotto per il muro l'd es~ 1·isi appoggiato cadde pa terra, c Questu ~ quclro che c;opita a eolnm che si appoggiano• al po tere degli altri • commentò Franc"sc11 Giuseppe <tnnamlu ~li in ri ft·rito il fatto. Cn giornalista i11glese parlal'a una I'Uita con Francl·sco Gius<'l'i><' " !(li <1ice1·a: c .\Ja,•;tà. uccurrl' ~ran iurza d'animo per dispn:zzare ;l potl·rc ». « .\leno di quanto si Ctl·da • rih:~ttè l'imperatnre. c Basta pensa re in <Jnall mani finisct·. multl' \'olt.· ».

c St• in <101·es~i iare nn 1·iaggio pt·r mare :o, llicc1·a Franccscr> Gins<'I'Jl<' ad nn suo ministro. " partir,· cnn cinttnecento hanli. E<l essi sarebbero il sc~no dclla mia vnten7.a. :\la una \'nlta a hordo tll'lla nai'C mi a fii(lt·rei al potere ùi un uomo che l'ia):"gia con 1111 han le solo n dm· : il comandante"·

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NAPOLEONE 111 PER Q l A/liTO romantico imperacorc, :\apoleonc l Il da giovane non aveva idee romantiche. La regina Ortensia aveva domandato ai figli giovinetti che cosa anebhero fatt'l se fossero caduti in ponrtà. "' lo farci il sold;Ho > r ispose il figlio maggiore. c lo andrei a •·cndtrc violette alle Tuillc· rics >, rispose invece N apolcone.

mutata. Si tlit..~t.' che una vulra i soldati salutandolo ahbiano anche gridato «Viva l'Imperatore>. Commentando il fatto e la frequenza con la quale si mut;n·ano guardie e ufficiali, Napoleone disse : c Poco alla ,·olta tutto l'esercito francese dovrà passare per il castello di Ham >.

ÙI)Vcth." cssert·

Kaccontando in un gruppo di diplornaticr :). tempo trascorso ad Ham, Napoleone 111 SO· Jt>va dire: « Sei an tu di uni\'ersità senza

Tro,·andosi il Principe J:l;apoleonc ad Arcmhcrg c a•·~tdo veduto una hella servecta da corceggiare. andò a chiacchierare con lei mentre io cucina sta•·a sciacquando i piaui. Dopo aver chiacchierato a lungo ~ aver can· tato un po' la ragazza rivolca al principe disse: c Basta, ora ; aiutatemi ad asciugare i piat~i • · c Volentieri > rispose il principe. c Preparcro in tal modo la mia cand idacura a consigliere cantonale>.

.

La regina Ortcnsia si diletta va di r•'ttura; a•·eva acquistato un cascello in Svizzera dove raramente si reca\·a. Il principe Napoleone commentando il fatto, diceva; c Mia madre ha compralo un castdlo per farne un acquarello>.

( 'ondanna!o alla prigione .,erpetua dopu lo scacco di Boulogne, il principe Napoleone, a Perryer che gli comunica la noci zia, chie~e : • E tlura mnltn, in Francia, la pcrpetuità ? •·

Prigion iero nd castello di Ham. il principe )(Oth.•va manifeste s:mpatie degli ufficiali e dei sPirla ti. tanto che più ,-olte la guarnigione·

hoheme ».

Saputo cht· la c~nditatura sua a Presidente della repubblica era stata posta perchè si credeva che egli fosse un principe inctto, da me· nar facilmenl(' pel naso. Napoleone sorrise. c c. Una repubblica di cartapesta ha sempre bisogno d'una sciahola di cartone o legno>, disse. l

Dopo il coltJ<• di stato del 2 dicemhre, un consigliere chiese a !1/apoleonc Il l pereh è non facc:sse arrestare Dupin. presidente ddla Carnera. c Non ahhiatc fretta, quello si arrestè· rà da solo>.

• Passeggiando nd Bosco di Boulogne con un ufficiale, Napolc·one l Il incontrò un ragazzo che giocava col cerchio, ed essendo finito il cnchio fra le gam~ dell'Imperatore, questi lo restituì al hamhino cercando di fargli una c;lfczza. Ma il ragazzo si schermì. L'ufficiale d'ordinanza mera,·igliato, chiese: « Ma sai che qucsro signore è l'Imperatore? • « L' lmp<·ratorc? allora no. nnn voglio: papà dict• scmpn· che è cattivo >.

r..:o~c-l...one IH t'im-peTOtrite [uqenlo e i1 prmcipe im· P\:H Oie neUo d1mora di Chullehurat, o pochi ch1lom•tfl do Londra. dopo la 5COnlitta di Sedan .

c Che cosa fa tuo vadrc? :.. < Il senatore >. c E come si chiama? • insisteva l'ufiiciale ? c Basta. basta » interHnne N a poieone III.

c In Francia la ncerca della paternità è vietata».

..

Richiesto di un giudizio su Lord Palmerston, Napoleone Jll disse: c Ha detto di mc che mentisco anche quando taccio. Di lui si può dire che mentisce anche senza star .Utto >.

Dopo l'att~ntato .Orsini, non essendo colpito, l'Imperatore sces~ di carrozza e cesc la mano all'lmpèrat rice per aiutarla. a scendere. Il seguiro si era fatto d'attorno ai Sovrani per confortarli di premure. dep rcçando l'accadu- , tu. Seccato, Napolroric disse: « O ra ba5t.>, occupatevi dci' feriti e degl,i alt.ri. Questo <kgli ancntati ma l riusciti è il nostro mestiere>..

• Dm·eva essert· deciso l'acquisto di un quadro intitolato L'amu:;::tJftc eh,· avrebbe dovuto decorare gli appartametlti di Eugenia di Montijo, e il Prefcrto di P:alazzo chiese l'an-: torizzazionc all'Imperatore. Saputo questi del prezzo alrissimo che se ne ch iedeva, se ne dichiarò stupito. c Il pittore ha dovuto mantenere a sue spese un cavallo di razza J~ r molto tempo, prima di finire il quadro > gli rispose il Prefetto di PalaFo. « Vada, ma che prezzo avrebbe voluto allora il pittore :;e avesse dontto mantenere anche l'amazzone? >


EMILIO ZOLA PARLANDO con F laubert. Znla disse di :-l'apolc:Qne Ili : • Di solito la stupidaggine i: ch iacchierona, c la sua è invece la stupidaggine muta. E in questo è 1:~ sua foru, ognuno può permettersi di immaginare qualunque cosa ». Tr:~t tando

clcll'esper~nza

c del ml·sticn·, Zola raccontò questa SIIJria : « Ero in omnil>us c fra i passegger i si trova\· :~ un a signora vestita a lutto e talmente afiranta di dolore C'he alcune signore le ri,·olsero la parola pcr consolarla c dmnandarle cht: cosa la affliggesse. E questa, fra la commossa attenzione dd pnhhlico disse che il suo primo figlio pochi giorni prima era morto nella Senna, un a ltro fig lio era stato investito da una Jocomoti\'a ed era morto il giorno dopo, il terzo era caduto dalla finestra resta ndo sul colpo, lo stesso giorno. L'att enzione del pubblico diminui,·a intanto gradatamente; e quando la signora annunciò çhe il quarto figlio, l'a\'eva saputo da un'ora, era morto sulle rive del Nilo mangiato dai coccodrilli, il pubblico cominciò a ridere ». E Zola concludeva: « Per noi scri ttori, quindi, dovrebbe essere utile imparare almeno a far morire la gente in un certo tempo ,.,

Ospitr del Principe Odescalchi. a Roma, Zola conobbe tutta l'ar istocrazia. In una conversa· zione gli fu chiesi<? qual'era il romanziere che egli p referiva. « Balzac» rispose. Il Principe Odescalchi che era presente fece allora una nuova domanda: «Lo preferite a voi stesso? ». c S i capisce, io, non mi rileggo mai ».

Dopo a1·er tentato di essere ricevuto dal Papa, il Segretario di Stato rispose che il Pontefice non accordava l'udienza richiesta e nemmeno poteva farlo assistere ad una udienza colleu iva. c Se volete una sua fotograiia . però... ,. disse « posso farvela dare». «No, grazie. Mi basta la negativa,., r ispose Zola.

L'attore comico Montfleury era tanto grasso che Zola nn giorno disse: « Ha messo su· pcrbia perchè non si può bastonarlo tutto in nn sol giorno ».

ALESSANDRO DUMAS fiGLIO AL ESSANDRO DUMAS figlio pran;~;ava spesso a casa di ~rges Docquois ovc la ~rvit ù era abituali! a r icevere laute mance dagli invitati. Le frequenti ristrettezze di Durna s non gli permettevano di essere mu· n ifico : c una sera che la cameriera porgcn· dogli il pastrano ,·olle dagli una lezione di· cendogli che si era sognata che avc•·a rice•·uto da lui nn Luigi, Durnas dopo averci un poco pensato. rispose: « E' troppo. ma 1>er stavolta tenctelo pure».

OollWO ZOLA

Accompagnato dal Conte Benoldli, Zola si rei:ò da un medico per farsi praticare un salasso: e a l momento del taglio, lo scrirtore tirò indietro il hrac.cio. c Mi pare che abbiate un po' paura del salasso,. ossen·ò Ber· tolelli. · c Oh, no. E' elci salassatore che ho paura».

In una conversazione fra Dumas padre e Dumas fig lio, al primo scappò detto: « Gli affari, che cosa sono gli affari ?,. • Papà, ma sonn soldi degli altri, doHesti hcn 'sa perlo... ,.,

Rice\·ettc una ,-olta con la posta la lettera di una ammiratriee che per motto <Q\·cva scelto il •·crso : «O prima•·era, gioventù dell'anno.,., e eh ... chiede,·a di essere ricevuta. Avendo

acconsentito. Dumas si vide arrivare una •·ecchia signora tinta e male abbigliata. « E' vostra figlia che mi ha scritto? ,. « No, no sono io che ho scritto. Vi piace il mio motto? E voi ne a\·etc uno?» c Sl. meglio mai che tardi ».

Dumas padre aveva ricevuto la visita d'un giovane giornalista, presuntuoso e . c_hiac· chicronc; e qualche tempo dopo quesll m un salotto, non accortosi d ella -presenza di Du· mas figlio, osserva,•a: • Si ragiona tanto Jcll'intelligenza e dello spiriro di Dumas padre! ma io da lui non ho sentito che cose comun• c volgari ». « E' la prova che mi? padn· sa parlare seco.n· do chi 'ascolta». rrbatte Alessandro figho. che avel'a udito. Dopo il successo di Drmi-Monclt_ J'att~icc Elisa Rac:hel si offrì a Dumas figho. « Non ho moti,·o alcuno perchè io faccia cosa sgra· dita al Principe :--lapolc:Qnc ». « Ma io l'ahbandoncrò... , « Fa lo scesso. Sccglictevi un altro amante, che io non conosca: c <tu ello, se ci tenete. pazienza, Jo tradirò». Dumas padre era vanitoso, Y;Ulitosissimo. Un giorno suo figlio che era a ndato a trovarlo per a\'ere denaro, si accorse che l'ascoltava sì ma pensando ad a ltro, visi_bilrnente. «·Ma che cos'hai ? a che pensi ? qualche nuo. p ,.o romanzo? » «No, no: pensa\'o a quello che drrò al a· dreterno quando saremo a tu per tn... ,., c Ma diarnin~ -- rispose il figlio - ci ,·no1 poco; caro colle)!a sono qua... » .


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pararc a cavalcare e a tirar di !'Cherma. Se ,·olessc poi proprio addestra rsi al suo mcs•iere dovrehhc imparare a stare molte ore su due piedi e a r.\'oll!'cre ad ogni cstranl'O una frase gradcvolc. a mentire: di dire ''erità sgr~de,·oli non ne h~ ma; bisogno.

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Il colpo menatoglì da Guglielmo Il quando

lo licenziò lo fece soffrire . e si sa che tardò un paio di giorni a mandare . le richieste dim<ss·oni: poiehè il gio,·anc impaziente monarc" sollecitava, rispose : c IJopo ventotco anni di attività t·he " 0" è rlrnast., f>rinr di efft'/to f>er lu l'mssiu r I'JHapero ho bisogno tli ttmpo per r<·digerc una doma.nda di d•mi!lsioni eh~ mi giustifichi anche di fronte alla s1oria •. L:n paio d'anni dopo. rim~ratore ~,·endolo nuovamente invilato a corte, il vecchio corazzien· volle rinnovare e mettere a punto l'antica uni forme. All'ufficiale venuto p<·r consigliar l": c Da che parte si afferra la sciabola del nuovo regime? • chi~sc iron;canu:nt\'.

~ l ordacc,

•pit·tato lo spirito di CUI darà prova, quando. ,·rnta la Francta, a \'ersailles, ripr<•ndc con Jules Fa,·re le trartative sospese da 1re m~sr. c Lo .'lapcre, s·gnor ministTo, che da allora sier,. incanulito? D'altronde siete IJ ;:;.rmo,::o d, 81S!J'IOtck neJj:J SIJO VJl]o dt rrscduchsr;.;h, (A ddlra)

BHsmard:

lettore d1 Qtomah

fda::..cqno

uno nvu.to Oualnaco del 18731

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BISMARCK

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~ .'\ELL.\ m~d nalur,, llOJl c 't· la ...,1ott.1 d'un repuhJ,Jrc.:tno. l't'f lr:ululunc· dt J:anliJ..d'-<4 aJ mfo ht·ne ......cr~.- tcrn·tlo occorrl· uu moflftrca:

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lt· m·e 1dl"t· nt111 1•olr:ttHln lr;nnantbr... J an ,·n·clltà: nnu crnln (ht: 'l'Olli)J.trlranru 1 mnn:arduct. ma h11 J•itura t..~hc. pt·r manrau;;t dt "'t •_t:"a.r~.·tt , adat•s "'l-olllp;uann J r<~ ». t ·o~Ì BJ-iBltln:k ('"iprurwnt d '1111 pt'Jl"'t't:fl) C:Uil ):t prUll"lpl'"-"it \'ili orli< rnoc-1<1• ;dl'allnr:. l'nnnlk F.r<-dil~rin Fedt'nco, ed t·ra. ~..-nnh· SI r~qu~(·e. Hll<t iormfd;dHie punt;H;l rnnt rn ti ~n' rano d· domani. d H1'1n;,rck. 1\(tll ~~·~o,..,t'(h:\ a l t·

dlt', :o.tTotuln

nt·ce ....... ,fll' '1rtà dt 11n rqcnantc.:.

Dc. l SP\ rann rq,!nrult<;, ( ;uJ:hdn1o tll('eva pt·rchl· 'l'dt· 1n lnt· 1'\IIH·u da hn tkw•;)tu t' co,·:t1o x-: Jl du. nnn f4lg-)ic dh .tnche nm lu• d\·t.·~se irc.·qu· nlr attnll. • l.t C<ht pn le· qu~h og-~:r d re ,..... ..;cher~.::,nclo: ~ ~11 th-' 1l caro

n,. esaha1o. gl<d~ hu 'rrappat< ad una .ul un:, <"011 JX"fltl

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dirà in \tll(l Jeth:f:t

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()uandn a1l un ht11' ...i J!rida oh ' c.:~\\n nt a tlc.·::totra. c.· se: glt ...; gnd·t uh .' t·~St~ \'a a suu;.;.tra: il \'Ccch io l H\ CCc._• non Jfohenluht.•. e an cnr-.

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capisc< nè "" .' nè " l'! La geni< rum '"' quel che c; n10le a tirula avanti con un ,·ccchio Dio dell'Oiimpo per dic:otto anni ! Ci si riesce soltanto tcnendogli sempre IXtlltato addosso il revoh·cr delle dimissioni >.

X el periodo che pn.'cedc· lo scoppio della

guerra franco-germanica egli misura tutta l 'an~•a di ;\;apoleont'. c \'cdete ~. confida ad un amico c io mi sento un po' come un domatore di leoni, l' NatXlkone III mi fa l'effeuo di qncll'lngl...s., che ogni sera si reca ;,l circo da\'allti alla gabbia, c COli \'Oho impassibile aspetta il momento m cur le bd,·c tlivorerann<.~ il domator... •· A uu hallo sj accorge che gl; sci,·ola giù il nastro dell'Aquila Rossa. Se lo fa fissare. c

mentre asp<:l!a paziente, dice acécnnando ad nn principe : c t\ quei signor; le decorazioni stan sempre a posto: a me mai. Credo che costorn ci abbiano nella pellt' una special< forza aspirante p~r ICIICrt' ;t posto simili ciondoli».

*

A un dl•putatn pacifista che protesta coutrn le eccessive spese difensi,·e militari: c Siete molto eloquente, <' non ,.; nego che la vostra eloquenza mi tocca. Dovreste però garantirmi che saprebbe anche trattenere nn t'Scrdto determinato ad im·aderci • · ~on si può dire che vene rasse ciccamen"' la monarchia : c Un Principe. iu fondo, doneh· he esser.,. educato all'uso persiano, cio~ im-

arrivalo in ritardo. Dietro quella t><>rra ,-; è il nuo,·o amhasciatore di Napoleone. Preferisco tratta re con lui. Pcrchè dovre; trattare con ,·oi? Perchè dovrei dare un riconoscim,·nto di legalità alla ,·ostra Repubblica? 11 ,·ostro Imperatore to·rnando ha il diricto di fan·i fucilare tuili come traditori ».

Famosa è la prontezza c l'acutezza con cui SCP!>C semprl' rispondere al Reichstag agli attacchi degli oppositori. A un deputato del centro agricolo che proclamava esecratissi· ma un'imposta da lui consigliata c richiesta : « Eh,

caro signore, \'oi ne conosc~t~ di im-

po~te che faccian t»acerc a chi s..· k

pioppare ? ~.

vede ap-

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d'argento, ed egli, postasela in capo di sghimbescio come Calcante nella Bel/~ Hélbt~ fece allegramente il giro delle tavole dicendo a tutti : c L'Italia mi ha incoronato! , lo mi volsi a un reporter straniero e sussurai ridendo: c Ecco Rossini battuto, anche nel facezia re! ». Amava parl'\re e scherzare nel linguaggio natio - in quel tedesco così caratteristico dei sassoni - ; cosi lo senù spesso scherzare Nietzsche mentre raccontava aneddoti o rifaceva il verso ai direttori d'orchestra; e in buon sassooe riSpose alla gente che a Mannhein, alla vigilia di un memorando conceno, si accalca,·,a alla stazione con bande musicali e grandi c Hoch ~och ! ,. : c Gesùmmaria, non son mica un principe! ,., Esclamaz1o~ che naturalmente, raddoppiò calore al'ovazioM.

Specialmente si rasserena,•a nell'amhiente domestico e se per Cosima c la compagna ideale,. non aveva che parole' di tenera venerazione, diventava scherzoso parlando dei figli, specialmente <li c Fidi ,. (Sigfrido) che si era rivelato prepotente fin dal giorno del battesimo e crescendo negli anni si mostrava sempre più petulante e manesco, c il che,. confessava Wagner c mi riempie di sper,anze "· Versò ~pesso la sua mordace ironia nella polemica. Nietzso:he per aver scritto l'Origine deUa Tragedia., che era in fondo un'esaltazione della musica wagneriana, si attirò la violenta critica di nn illustre grecista il Wilamowitz Moellendorf. Gli rispose Wagner. facendo una gustosa caricatura della filo~ gia: « A che serve la. ~lologia ?... Non direi a innalzare il U··elk> della lingua te<lesca, se leggo i nostri libri e giornali, dove, (>er la maggior parte, <lei vocaboli e modi di dire che s'incontrano c'è da domandarsi se siano veramente tratti dalla nostra madre lingua o da un giornale di borsa del Wiscon-

R1ccordo

Wogner e Matìld• Weaendonk. all 'epoca del c Tristono •

l•olto •.

(A de·

stra) WOQner nel 18'15

WAGNER r\NCHE \NAGNER non manca>·a di umorismo ; ma era un umonsmo tutto suo. con durezze e ironie consone al suo ~nio. Poteva essere allegrissimo: il nostro Panzacchi, assistendo nel 1876 aUa solenne inaugurazione del Teatro di Bayreuth, che iniziò i suoi spettacoli davanti a una platea di sovrani, di principi. e di quanto l'Europa e il mondo avevano di più squisitamente intellettuale, fu testimonio di qualche manifestazione di quel suo buonumore scatenato. Egli racconta : c Le due grandi sale del ristorante annesso al teatro rigurgitavano di convitati. fra cui molte belle signore. Alle sette e mezza giunse nella sua carrozza Wagner con la moglie e l'abate Liszt. Fu molto affabile con tutti c indicibilmente gaio. ma la sua gaiezza aveva un carattere strano cd esorbitante... a un certo punto, mentre si aggirava per le sale, la nostra ìàmosa cantante signora Lucca gli offrì una bella corona

sino... Finisce per venire il dubbio .se. la fil?l~la _ser.v~eci q~ ces'altro che a fogg& are dei filologi, l quah, ptenl di nico compunzione si istruiscono vicendevolmente, ~empre c~ ude 1. · ' de1· nuovJ· fil.0log1 ' scopo di preparare alla soc1eta . · Come . SI "e5 1_ brahmini dell'India .non erano circondati d, maggtore a pe taz'one! ». * .. • . . . .-ialmente c mus•ca "· Benehè tutta la sua vita sta stata arte, e, s,...101 nte Proaveva. contro questa sua ,·ocazione delle ))attute '' e ·

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un tcnurt· cht·. anche parlando con lt> signore. usava termin, ,. parnle poco decenti. c Fi)!nratt·vi • <llcc\·;~ la cantante al Maestro ~ Fl)!Uratn 1 eh,• l'altro giorno si è "permcs'" di dire in mia pn·senza una parola che prcknrt·i an·r,· m qual~·asi altra parte del ••trtH> fnorchè m·lle orecchie • .

d1rt1 ;,hha"i.t:tllì':t t:ht. llli~t:r4ihilt· musit·n lo 1111 'enta. 11 J.:inrn t· he ma rlltng-u ~1..c~~H un as-

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dt nu·! •. Prupnll qu~ta roha ù,n re 1 an<.·ura alle,:o.t , .. re c.: fnrn su th.·ll<i nu1~ 1c~ i' :o e.;;cl..-m;• a qnt.t· 1":\nta!-ICI anru. Jupo <-tn:r "'~t ..·su 1l Jl ano cld l'a rsffal, ,. "' a nc 'a~:"llatu tutto il contenuto 41

sp1ritua k e oimholicn. E a l.istt 1l glflrnn del suo quar•t ntesrmo compleanno an:va !tCrl:to c Sa• eh ... '·urre1 rihatlczzarma? pcrchè non saresti tu il mio vaònno ? E Jl01 piamar qua baracca e bùutlini e andarcene, noi due, pd mondo, e sia . pure per far naufragio, ma allegramente, m un precipiz'o pieno di cose >divertenti ! ».

Le definizioni umoristiche che i suoi am1c1 dà nno della sua musica lo fan r:dere di cuore; cosi quando Lenbach la definisce: c un carro-bag~gli diretto al regno dei cieli », o <juando N1etzsche dice: che Wagnc:r è il più maleducato di tutti i geni, pachè al suo ascoltatore: rim rona l'orecchio ripetendogli ~nto volte la stessa cosa, finchè bisogna per f~rza che l'abbia capita e imparata. Ama che L1szt . lo incoraggi instancabilmente: per -escmp1o che, appreso il vasto progetto dell'anello. del Nihelungo, g_li scriva : c E adesso coraggto! c la\•ora r st:nza paura e ~za rigu~rdi all'esecuzione del tuo programma, che

puo fa.r pensare a qtH:llo che il capitolo del Duomo di Siviglia impose all'architetto : Costruiteci un tempio che, al vederlo, le future generazioni dicano : che paui dovevano essere quei signori dd capitolo a intraprendere una cosa simile! Ma la cattedrale oggi. sta Il. e l'ammiriamo». E Wa~r no'n ave"" trupJI<> bisogno di essere consigliato in

Frezznlini. prima interprete dci LOm·

hardi. si lamcl1lava della poca edncaziont di

C:O.ima Waqn-. !ritratto d o f ranz LAnbaehJ.

questo senso. Diceva : c Il mondo ed io siamo due tesconj cocciuti che si cozzano; la testa più molle naturalmente resterà fracassata: si spiegano così, credo, le m=e ~ri6ill émicranie:o

Odiava tune le ipoçn s1e e non risparmiava le donne che si calavano gli anni. Si parlava in sua prescnu di una celebre attrice. c E' ancora giovine • diceva. qualcuno. cNon deve aver neppure varcato la trentina». c La trentina! Voi scherzate • disse un altro. c Ella era con me l'anno scorso a Londra e l_$i stdsa diceva dj avere quaranta annt . » . c Sl :o fece allora Wagner. c Ma stavate in Inghilterra. Non avete calcolato il cambio! :o

.,

Ma aniava la gl~ria. t ~pq il successo del J>arsifal una sera che era tra amici a pranzo, e ~i parlava di lui disse di se stesso: " Guardate questa creatura straordinaria, baciata dalla gloria che si diverte come un uomo qualunque, come un uomo che nemmeno mi CO!l<lSCa! ».

verso la fin,· del t 885 \'t·nll comin· c•ò a seri\ ere l'Otd/., l'e..lltorc Ricordi inviò ,.Jrallustrc mu"c >t;< un'cnorm,· p:lllettone, ma ,, differenza di tutti gli a ltri panettoni esso oun "'"'a la >II Jlt:rfic ~e superiore liscia c dd color,· hru niw dei marroni : ave,·a in\'C· c<· un pa<'~agj::IO falt<t <Il l rutta canditi ricco di pa lme. di cedri e cnn uno spicchio ceru· ku <Il ma n· nel meno. l>a quelle onde tuccht•rat,· ,·en;, a fnor a una minuscola testa di m••rn o, pinllosto, un t·mh rionc di testa non hcn formata ancora, con k grosse labbra appena accennate, con il naso fatto a metà. c<:m in capo poche c rade ciocche di capeUi neri e crespi. Sarebbe stato un moro perfd· , to più tardi, per ora non era che un mostri· ciattolo. L'arguta allusione al suo lavoro fece r 'dt'rç di cuore V erdi. Ma dopo un mese, ai p rimi del 1886, arrivò un altro e più grosso panettone : te· pal~ e le altre piante erano smooratamente creseiute, lo spicchio di mar~ allargandosi si ~pezzava in seni ed in golf• e il moro non tra più tenuto immerso nel· l'aequa ma scd~to sulla spiaggia sgranava i terribili occhi. Non sarehbe stato in grado di strozzare ~sdemona perchè gli manca· vano ancora le braccia ma il corpo c'era. tutto gagliardo e ben proporzionato. Un tcr· zo panettone arrivò a Verdi verso la fine dell'inverno •886. Ricordi, dalle poche lettere scrittegli dal Maestro e dalle confidenze di &ito, ave-.•a capito che l'opera era onnai quasi completa e aveva im·iatò il terzo pa· nettone. Le palme questa volta avc,·ano veri datteri, il mare era dh·cntato molto più gran· ~. ma ancor più grande delle piante e di tuno ;l rt'SIO era l'atletica figura (fatta di canditi) di c Sua morcsca Signoria » Otdlo,


,,·cstita come presso a poco a\·rcbbc dovucu \•estirsi più tardi Francesco Tamagno, il primo interprete dell'opera verdiana alla Scala.

Kcl 1893 iJ Fol.stoff dopo la pril1)a trionfale rappresentazione al Teatro della Scala fu rappresentato al Costamd di Roma. Verdi dopo molte insistenzc acconsentl ad assistere alla rappresentazione che fu un \'eTO trionfo. I Sovrani e la Corte assistevano dai r)alchi di prosçento: la Regina Margherita dal primo palco. il Re Umberto e lf Principe di Napoli nel secondo. Quando Verdi premurosamente invitato salì nel palco .reale, dopo il primo atto, il re, alzatosi, gli andò incontro, gii strinse con festosa cordialità le mani poi, chiamato a sè il Principe di Napoli, disse al Verdr: c Permettete Maestro che ,.; presenti mio figlio?"· (SoP<a) Oiuuppe Verdi. (A dootra) Te. rM<I S16l~ In uo paoteUo di Garlboldl (A ainabo) Margberi1o Bareul la prima

moglie di Verdi.

del Paradiso. Verdi era presente ascoltando gli altri parlare ed cmertere 1<più curiose idee. Ad nn certo punto Teresa Stoltz, ch-e gli sedeva vicino, gli domandò: c E voi, M~stro, non avete un'opinione su queste gra,·i questioni?». « Un'opinione:? No cara amica. Ma una preferenza. Certo mi piacerebbe molto il Paradiso per il clima. Però l'Inferno deve essere innnitamente più piacevole per la compagnia •.

Un autore: si scusava, davanti a Verdi, di un'opera molto scadente da poco rappresentata a Firenze. « Non avrei dovuro firmarla! » dice,·a l'autore. c Ma no, ma no!» protestò \'erdi :t. Era graziosa. E poi l'i si avrebbe certamente riconosciuto ».

Nel 1856 Verdi si trovava a Parigi. Una sera in una casa di suoi amici si discuteva se l'amore per il genere umano soffocasse quello per la propria patria. Una signora presente disse: • lo sento che questo non è 1·cro. Sono

li tt·nort• Carlo Haucarùè fiorencinu, era 1111 magnifico artista ma anch~ un lwslt'lllmiatur,· famosissimo. Egli fu prcscelto dal !\lat·,tm come primo interprete clelia parte di Manrict> nel Tro•·•"on· al teatro r\pollo di Roma. L:n giorno a lk pro' t· il tenore non riusci,·a a ca\'arsl'la in un c~no ingarhugliato passaggio di tono in tono: e il :\laestro iusistn·a p~r farlo tornare ùa capo. Fatica inutile. .'1. tllt C<·rw punti) il Baucardè - racconta Eugenio Cht·cchi - arrabbiacn gridò tiorenrinescam~ntc « IYo »... e codesta parola si tramutò suhito iu un;t ht!stemmia 1>crch~ l'artisti! i111·ip('rito l!'li misl' acc;uno il nome ddl'animale che si snol din· sia l'amict, fedele dell'uomo. E \'adi scattò: c Ma lascia stare Dio! qui di c;tni, non ci sei che tu!"·

Verdi assiste\'a una 1 olta a Parigi alla rappresentazion(· dell'Opera ùi un suo amtco. L'interprete era una hella donna, ma ave\·a un filo esilissimo tli I'OCc c· canta1·a abbastanza ma l('. \'olgendosi all'amico. Verdi disse: c Ecc" una donna a cui affiderei \'Oientieri il più terrihile segre!o! Pur gridando. non la sentirebbe nessuno ».

lJn giorno, a .\1cmtecatini, in un albergo si J»trlan• della ,·ita fucura, llcll'lnfcrno e tld

(Sopra) Verd1 -1 1861. (A ainiotra) Erminia frezoolini, prima Interprete d•i « Lom.barcb •

una buonissima frances", ma mi sta pure a cuore la felicità di rutti i popoli :t. c Già, capisco» fece Verdi che per tutta la sera no~ ave,•.a aperto bocca. c Vo• siete francese lino al busto c cosmopolita nc:l 'resto ».

Verdi ama\'a spel>S<l ricordare questa frase di Fontenelle. r>opo che il c~rdinalc Fleury venne .nominato ministro, Fontcnelle ebbe occasione di andarlo a trc>\·are c passò in sua compagnia molte ore piacevoli, tanto ~he ad un certo rnvment~ Jo scrittore, quasi nJcra~•­ gliato si rivolse all'anfitrrone c c Ma come » gli d~sc c nonostante iJ potere SJete sempre allegro come t•na volta ? •· c Il po~ere l'ho in mano,. rispose il cardina.Jc « ma il potere non ha In ma11u me •·


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colo: io abito ~Ila Capponcina, questo è il mio indmzzo, e col \'OStr<J permesso mi ci reco suhito » .

Recatnst a ~lontccatint tx•r alctnu giorni, Gabriele d' Annun 1.to alloggiò m un albergo non e'·identemcnle ass icurato dal proprietario contro gh mcendi. Infatti su un cartiglio era scritto: « :"llon fumate in camera. ricordate\' i dell'mcendio det Magazztni Bocconi "· D'Annunzio scrisse sotto: c i'<on sputate, ricordate,·i dd Oilll\·io Uni,·rrsal<- "·

GABRIELE D'ANNUN'liO

D'ANNUNZIO AL TEMPO della c ~pponcina :t il poeta era stato invitato a Firenze ad un banchetto. Alla fine del pranzo tutti i convenuti aspettavano una sua parola. Il presidente della società che av~a promosso il banchetto, si infervorò tanto nel programma ddla società c nelle spiegazioni relath•c dtc finl oltre le dicci. D' Annunzio che era stanco di tutte le chiacchie« <' non \'Oic:va rincasan tardi, quando ..-bbc la parola, alzatosi disse : c Signori, amici, il discorto ckl presidente. mi iuvita a dani un indirizzo. Ec-

Capitò una sera a tl'Annunzio di pestare inavvertitamente lo strascico di una signora. c Siete una bella bestia "• si risenti la vittima. c E' vero, ma la coda è tulla per \'01... "·

Una graziosa attrice chiese di essere ricevuta al Vittoriale dal Poeta, e ottenne l'udienza. Venuto il giorno ddla visita, l'attrice si presentò al Vutoriale, e un domestico ancrtl il Comandante della visita : c La signorina è accompagnata dal padre :t av\'Crtl inoltre. ~Dite alla signorina che per me le attrici sono tutte orfane •, rispose.

- -~---

Sull'esempi() di H) ron che ave\':t nuotatu tl:.l Lido fino a Venezia. d'Annunzio volle tentare la trave rsata. Partito dal pootilc di Santa Elisabetta nuotò fino alla riva degli Schia,·oni c quindt alla Piazza San Marco; e stanCtl stava per approdare. c :'llon è qua, non è ttua ch" Ryron a pprodò, <'gli fece a nuoto anche tutto d Canal Grande» gli fu detto. c Ahi, questa non è più letteratura, questo dl\·enta sport, allora » e il poeta prese terra.

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ELEONORA DUSE ELEONORA DUSE fu sorpresa una mattina da Portoriche in un abbigliamento trascurato che la faceva apparire assai brutta. Lo scrittore meravigliato glielo disse, e la Duse rispose : • Amico caro, io sono bella quando voglio:..

L;. Dusc non S I ungeva i capelli, c li a,·eva tutti bianchi. Un cronìsta francese int~rro­ gandola in casa di Madame de Polignac le chiese come mai, ella attrice. non rimedias-

Essendo morto un attore della Compagni& Dnse, Eleonora andò a trovare la vetova per le condoglianze. Tra gli sposi non era m·u esistito un vero acc;ordo; e la vedova si lasciò sfuggire alcune frasi che non erano di rimpianto; disse anche: c: Ha fatto bene a morire... ». c Mia cara, se la pigliate su questo tono, vi dirò che a me personalmente non importa proprio nulla, meno che a ''oi ). Un rltraiiO di Tolatoi all'epoca da • Guen<> e Pace o (Sotto) La lamiqlia del romanzi..., a lonai<J-Pol'-a:

Si parla\'a di Rossini, e a,·endo citato la sua ghiotloneria e la sua bassa statura. la Duse esclamò: c Cigno? direi cignale... ». Uno degL. uhillll ritratti cll Tola101 (A destra) H ro~ mon~ere otl"epoco della ·sua tuga da.lla fami91:ia.

~e in qualche modo al colore dei capelli. E la Duse: " Fiamma tinta, fiamma spe11ta:. spose.

*

R<"catasi 111 un ,·illaggio ùi montagna a confessarsi, il prete sorpreso dei molti peccati <Iella penitemc. alla fine le chiese il nome. La Duse che voleva serbare l'incognito, ripresasi subito, disse: « Ma padre, il mio nome non è un peccato:..

Davanti alla Comédie Française Eleonora Duse scorge gran numero di persone. « Che aspettano?,. chiede ad Antona Traversi che l'accompagna. « Aspettano gli artisti». « Come anche fuori li fischiano?».

In compagnia con la Duse era una attricett:l nota per la sua spaventosa magrezza ma piena di capac=cà. Al Carignano di Torino una sera che pioveva c si doveva andare in scena, l'attricetta non arriva, si aspetta e finalmente essa giunge. «Che cosa è successo?:. ~hiede la Duse. « Eh, quest'acqua, non sapevo come fare, non trovavo una 1=arrozza. Sono bagnata fino all'ossa» si lamenta l'attricetta • Non ci av.rà messo molto .tempo l'acqua a passare » n batte la Dusc guardando l'attricetta.

Di una propria fotografia fattalc a Brescia, Eleonora Duse diceva : c Più che una calunnia ,·era e propria è una modesta maldiceo~a ».

Richiesta di 1111 giudizio sttlla storta antica, Eleonora Dusc rispose : c E' la reclame dei popoli».

TOLSTOI c LA MINORANZA ha bisogno di Dio pcrchè possiede tutto il resto, e la maggiorauza perchè non possiede nulla » .

c Federico di Prussia disse, giustamente: c Ognuno deve salvarsi ti so ftJçOn "; ed. anche : c Ragionate come volete, però obbedtte>: Ma, morendo, confessò: «Sono stanco d~ governare degli schiavi! "· l cosidetti grandi uomini sono sempre tremendamente conrr:additori. Vanno perdonati per quest~ loro s~oc­ chezze benchè contraddirsi non s1a da. SCIOCchi: lo sciocco è caparbio, ma non sa con~ tradire. Sl, Federico fu un uomo strano: e considerato il più grande monarca ~cdesco, ma non potè soffrire nè Goethe nè W1eland». c Terremoti, epidemie, infermità e ogni g~ nere di tormenti. colpiscono l'uomo.. ma '" ogni tempo la più dolorosa tragedia fu, e sarà, la tragedia della camera da letto :.. L'ingegno è amore. ~h i ama ha. ingegno: gt~ardate gli innamorati, hanno tutt1 talento». 11


" Dostoit'"wsch l ha :,critt•• che unv <h:1 st.oi personaggi pazzt ,·in:\'a ,·rndicando sot.ra ~ stesso c gl~ altri il peccato d i an:r scn·ito CJualcosa a cui nrm cr~Je,·a. QUI·sto lo h;, serino di sè. o mt"j!liu ll\'rchl,.; t~•tntn di rlo oli <e ~t rssn.

• l francesi hanno tn· • .:ritturi: :;temlhal, Balz11c. F lauhert, diciamo anche .\laupass:ont. ma Ctcof è mcKlin d i lui. l Gt>ncuurt sono pagliacci. solo eh,· fingono r.h ,·s,en· ;eri •. Parlandu di Dnstuicwski : « E)!"li :n· n·hht· do\'tllo far~ la conoscenza Coli la dmtrina di Confuciu o dei huddisti. ~i sarclthe tr anquilli7.7.ato. Era un uomo di natura ,·iolcnta : ttuan do s'adira,·a, gli si fnrma\'alln certe protuberanze su lla

cah·a. e lntiU\'l'\'a Il·

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"n·cchic. l suni St'nt imcnti •·r ann profrmd i. ma ('ensm··• male: imparò a J>Ctl>arc d ai fnurit•ri>ti, <la Rutascit"l"ic cd altri. dw odiò ;••i p<:r tutta la ,·ita. :\d suo sall)!"ll(' ,.·era qualrosa d'chreu. Fu snspl'ltosn, K•onfih d'amnr proprio. r.esaroto e sfnrtunatn. E' strano che lu , i lcg)!"a tanto : nun capisco pereh è ' E' faticoso c s cur.a utilità. poich~ tutti i suni Idiota . .•fdolr.«·c"ll. l<a.r/cullllkll{. ccc. 110n erann ta li, nella n·altil tutto {- piìt "·mplic<·. Jriit cnmprensihilt- •·

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Parlando di tlun nc: c \ 'e ),. dirò io la \'erità sulle donn.o, ,.., la dirò quando •arò con un piede nella tumha: ve la dirù, f.rò un hai w nella hara. m i coprirò col cnpl'rchio. e poi acchiappatem i~ ».

c Tutti no! siamo dci tcrrihili tn\·cntori. Ecco, anch'in, a \'oh c, scril·o e a un 1ratto ho compass ione di qualcuno, allnra \''aggiungn qua lcosa eh,. lo migliori. ,. a un altro tolgo. pcrchè quelli chto gli sono acc<tntn non clin·n,::-a· no troppo cupi •·

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Con il presente fasci cole termina questa

serze di ;; Storia di zen e di oggi··. _\ella nuova imminente sene. '" Storia di ieri e di oggi ,. verrà arricchita e trasformata nella ceste e nella periodicità.

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LA MODA G R E CA

E ROMANA FG ~OSTE~ l TO da cgrq{a filolngi che.: , Greca c.:d 1 Romana an·\'ano c un coslumc.: "· ma 1gnora 1·ano c L a Moda » , la capriccaosa dca, sagnura dc.:a gu~•t c.: ddlt· ahiwd ani. che c rea i modcll., della t· irn1)(]nc.: il taglio c al c'Ororc a <·ssuta c g-la ornamenti, con un despotis;no che »>rpassa qut:llo. di qualun<1ue pnncipc assoluto. .'vi a •.n ~cguu~ ques_ta. teoria da rispc.:ttahil; studtosa dcii anttcha•a, da altri c paia n•ct:nta filologi fu ,·ittnri'Jsamt:lllc.: combattuta. Solo 1 popoli sel-vaggi i~norano la ~l oda. cnntmuandn per sccol; a restare.: ostanaa;unc.:ntc.: attaccata alle s·cssc fogg<' c alk st<·~sc ahatudini: un popolo ad alta cui ura ne e m.:sorahalmentc soggetto. Come '" r.:hhcro dunqu<' potuto sfujtgarlc due pae, 1 da ,uprcma raffinatezza. alla te_sta d~l: la ca' altà, qual a iurono pnma la Grecta e pm tardi Roma? \h, l<' nostre hasa\'ole romane non san·bh<:ro stato: donne, quelle seducenti e affru;c1nama donne ~hc intravYediamo attranrso a nrsa da Catullo c Properzio, di Ovidao c .\larztak, 'e il c nuoYo •· il « moderno,. non an~~sc eserci talo su di esse un fa,cino arrc.:sastihilc. se la loro iantasta non

r1ourine di Tanooro (Parto•. Muatto del avesse creato <' lavorato in quel campo che è di lUtti il p tù >quisatamentc femminile: l'ahbigl.am~n o,· l'acconcaatura. donna grc.:ca si crrappeggiava nel c pcplo » E pancnza la Grc.:da, paese più legato a un ampio c lungo, c si vcla,·a la testa. La c Danpassato nu u:u, a una vita socaalc ancor più za•rD.:c di Ercolano» del Museo di Napoli ci rudimentak: ma Roma, Roma nnpcraalc. cnn presenta un bellissimo modello di peplo tutto la sua corte spl<'ndida c.: fastosa ... c sa sa che a picgoline so11ili, ç noi sappiamo che quela .:urt~, ogna corte, è l'amhaell'c _an cui faste p•egoJ;ne eran fatte dalle schiave all'untalmente tiorascon•> le dcganze, sa propagano ghia. C'era però un sist<'ma più spiccao di le etichelle, s'ampongono 1 dettami, c precipieghettare le stoffe: si immergeva il lino samente a de·tama della .\loda. E' \Cro: attrain una -soluzione amidacea, sa torceva accun:rso il pcruxlo storico greco-romano SI può ratamente, e lo s; faceva asciugare cosi. <!tre che la c l n~a ,. dcll'ahha~tlmmcn•o. tanto A Roma, c anche in Grecia nea mcsa freddi, maschile che fcmmmalc, non muti. In Grecia al pcplo si prcferi,·a il mantello - in greco si ch'amerà ~cha nne.t, an Roma ctuntca» quel c himation » - : anche questo, in fondo, non capo e>scnzaalc dell'abbagliamento donnesco consisteva che in un gran rettangolo da lana, che serve da caanicaa c da veste: pezzo di ma la c;,,etteria delle Ateniesi c delle Romas·offa rc.:llangolarc, oca tempi anttchissima di ne spiegava un'arte consumata nell'adattarsi lino c più tardi d; lana. trattenuto ;nllc spaladdosso quel mantello, liberando per solito la le da due fihult-, l' cucito lungo al fianco sispalla deostra e buttandolo sulla spalla sinin:stro. Talvolta, c certo in origine, questo stra. in modo che un gran lembo ricadesse indumcn·o era liscio c semplice; ma presto suJ davaa\ti. Così c i appare la Sa Ho di Villa le donne g reche s i presero il gusto di ritaAlbani tanto nobile di faccia come di profigliare il loro chitone molto più lungo della lo, nell'eleganza perfetta di quel ricco paludapersona, c di ri,·oharlo a lle spalle, si che mento che dai piedi alle spalle sale per sucscendesse tino alla vata, che veniva stretta cessivi piani, dal chitone che copre i piedi da una cintura, dc.:tto c zoster » o~ c mitre ». .al so,•rappostn mantello, al c sinus,. che scenQuesto cha•one doppao comportava ancora una de sotto il braccio destro, all'c umbo,. che CO· c ricchezza ,. sul seno, formante uno sbuffo , prc la spalla sinistra, dando a queHa figura o tasca; ed c-eco già un ahito infinitamente f<'mminea una nobilt:\ c una gra1ia di cua si più comple55o c aggrazaato che il primitivo trovano pochi modellt nella stoha secolare ahito talare. La c tunica ,. della romana corridal costume. Se il gusto delle J>(rsonc, la sponde al c chitone » della donna greca: anmaggiOI"-<l minor ricchezza t: ampieua dellt' ch'essa è a llacciata alle spalle, anch'essa. sestoffe, il modo di compor le pteghc consencondo le epoche, può aver le maniche o estiva già una discreta varierà negli abbigliaserne pri,·a: ma, a daffcrenza del chotone, menti ftmminili ancor più ne consenll,·a l'acpresto si orna del c patagium », una banda raconciatura del capo. Pc.:r la Grecia, t ,·ero, camata a colori, che va dal collo fin gtù alnot ci compiacc<amu a immaginare come fonl'orlo della veste. Quando usci\ a di ca~a. la damentale l'acconciatura di Venere - le


l segni della .\lpda c delia sua lcgi~ tirannica gli s:udiosi dell'antichilil li tro\"1111 ad ogni passo in Roma imperiale, ma ancllc i:! P.•-ma repubblicana ne abbiam chiare tl\c ce. Si pensi un po' che nell'anno 2J5 a. C. - cioè nel bel mezzo dei fastidi e dei guai della seconda guerra punica, su proposta del trihuno della ph:bc l\1. Oppio fu promulgala una legge che proib1va alle donne quclk • \' cstes ver$icolores » che noi chiamaremmo oggi • vesti cangianti ». Si sa che in Origl; n~. ~ per nn pezzo. il colore della veste in Grecia c in Ruma in il bianco e cioè i\ colore naturale del lino c della lana alle quali tntl'al più t·ra concesso di \'Cnir sbiancate t re:;<· più candide. Il bianco per i Romani era proprio il colore nazionale, c i veri quiriti lo const·n·arono ostinatamente anche sotto l'lmp•·ro. ~la per k donne non era cosl: ,vrn•'anni dopo che le ,-est i « ,·ersicolores » eran ,tate prnihitc per legge, incalzando e premcn· do le donne sul voto dci mariti c degli aman· 11, fn chiola la rc,·oca di tal legge, c Li,·w• ci ha con se.· n ;\t o l'orazione di Catone, 'Hnanll· cnntrr· la rcv'>ca. ~Già -dice Caton< - alle ; ignon· questa legge non piace per· chi: le "!!!!nag-lia allt poverettc. E chi sa J>Cr· chè. hrontula la riccona, non posso d1stin· g-n.-rmì da quelle stracciun<·, cd esse, soru il manto della l~gg-c han da a,·crc l'aria di \T stir>l motl<·,tamc·n\t sol pcrchè la legge \'nn' cu,;ì. ma, ,,. la kg-g~ non lo proibisse. !)otr~~ J.,·rn anclù·s>~ es~crc t•l<·gantì? » Dalle quah pn rolc :<Ì ,hrd>ht· che nelle ricche donne romant· una ddk le,.,. più potenti dell'eleganza fu,sc: la .. m;tnia di di~tin~ucn:.;, di non CS!i'CI." con iu''' cnn k pnpnlanc. Ma nni ,-oglìam cn> tll· n · cht· n•tH qtwsta s· up:(h~ uhh:il, ma JlÌttl· lA ZIO

' b((IHk· ~ol...: h_ mpu.:, 1l ma1zut:l"h1o -.u\1a n uca - -.1.1 eh\: n;:, .. tn• ((l( ltll1a ,. l n tl th:ukma 1 o( ~l\· l~llll » ~t fl mitra »}. ~la 111 n .· ahit andll' ndk lt.''ll g rtt:hl' n :Ùtamu ahrt io;..:g l·. t:u~Ì uc.· ll'« l!u.:· •gn not » c.h..·l .\ln~t.·u th .\tt.•tu..· che ha h.: clllonlc fittamcnlt' ond~d:Hc l n~adtnh 1n camu..·llot\1 osnlh: :-.palk. co~ì nell'« .\rll·m>dc » elci :\\m,·o <h :--;"!")" che ha 1 capelli rHcultì 111 tr~ ordini th r.cc1 rigidi c n·golans" "" eh~ part~11do dalle on·cchi<:, le g1r<tn tu ta la frolli~. ' In Roma, p01, 1l Frohhch . l:ht.· nt.· l'-·ct.· uno studio :,pccialc, ci a!'w~icura clH· hbo;!na •':t:rcarc a lungo fra t hu~t i c i ritntl.ll femmìnilt pnnta di dover trn,·ar tlm.: <1onn t.: colla stc:,sa pc...· t·inatura, ;utzt la stessa donna ritrattatf\ .n età d,,·crsc è qua" i M'tn prc diversamente a~conc,l\l<l. ('lSÌ dì Livìa, rimclligcntc c adorala mu!(ltc th ,\u):\1 s to. egli tro,·ò sc1 d. f icrcnn acconciature, c si che ella fu una de-lle pìit ,empite' c nr uosc donne dct Ccsan; della meno virtnnsa Giuha le l'ctunaturc di\'cr><· a

no1 giunte so11 due, c tre quelle d1 Mcssahna. E,·;dcntcmcntc la moda della twt ll· na ura camhi:<\'<t so' ente, cosa di cui ci informa anche Q,·idìo: .: l\l ai potrei <111110vcra r une h! logg~ d1 acconc;arsi, giacchè ogni giorno succc,~h·o ne port<~ 1111<1 nuova » : c il poeta degli c Amori » deride la moda recentissima delle c pettinature alte come torri ~- Quando poi le guerre coi Germani fecero conoscere ai Romano le Tu~ne!Jc e le Else non pure le forme delle pettinature camb1ano, ma anche la moda del colore dei cavelli; anche in Roma < ì signori prefer;rono Je bionde,.; c dopo che Nerone cb~ cantato in versi deliranti l;; «chiome d'ambra» eli Poppca, non c1 iu donna - dice Plinto, - che non anelasse a esser bionda. l n una cosa sola queste acconciamre antiche furorr costanti: !endevano- tutte a copnre in parte la fronte, a farla più bassa; il che corrisponde\' a forse a un'opinione di Trogn • sotto gran fronte abi'a spirito lento, ,·ivace invece sotto fronte hassa »; ma par<: soprattutto che derivAsse dal fatto che le fronti basse e im•ase dai c~pelli erano con~idcra• c nn segno di gtoventit. ll cappello fu per molti scono'cllltu <.a 111 Gn·cia che m Roma, nmancndo limitato ai ,•iaggiatori c alla gente dtlpupnln che f:tcc\ a lavori di fa tic<• alla pioggia cd al sole.

suustr~)

A Ptcc •o Porz1a tnOQhe dl Bruto [Vone· Paia~zo !):;colel (Solto) Costumi dell' età ougusten {Bas so n hcvo f renze . Celleno deoh UlhZJ]


alle persone un carattere ieratico mentre i ri.cami c le stoffe istoriate non ;i peritano dt nprodurre le scene e le figure più augush· della sacra iconografia. Fino al secolo Xf si può dire che il lusso cresca. Il r:ra!IO dell'imperatriec !rene ce la mostra coperta di perle grosse come nocciole, che ornano il sintt.r e l'runbo del suo manto, c le incorniciano il viso calando in gros~e file da una parte c dall'altra del volto, mentre il clatOJIS è' una moslra di rubini e smeraldi di ;ncalcolabile valore. Paragoniamo la Saffo nei suoi nobilissimi panncggiamenti a questa donna imperiale : attraverso sedici secoli si è conservata la lin ea, nella ' ·este di Irene ri troviamo il chito- · ne delle ateniesi e il manto delk romane, ma alla monocramia è success" il colore all'armonia delle linee morhidamen·c fluenti la pc.santezz;: ieratica dei metalli c delle materi<p~eziose. E' ancora w:ta forma di chgniti c dt bellezza, quale i secoli seguenti non conosceranno più, ma colla semplicità si direblw c~e sia dileguata la vita, come se a 1111 pcnodo di quas; divina libertà ne fosse succe- ~~~alli du'o un altro di splendidezza unicamente terrena.

(Sopra) Costumi bJzanhnJ [Mosa•co netla Boall1co eh San Marco a Vene:tto] (A destra) Abb1qha:men1o femmant!& b12anHr.o (Mosaico nello b:l.satu;a di San Marco o Vcnez.aa.).

to>lll J'umanis;imo gn>to di

piacere c di esser belle facesse desiderare alle Romane i n\'act colori ddl'ahhigliamcnto. Ma regina dei colori era la porpora, di cui si potrl·bhe addirittura tracciare la storia. e Plinio ci dice che al tempo di Corndio :--:epot<' era in augc la porpora sc\lra, quasi del color ddla ,.;ola. soppian ala poi dalla porpora rosso ,.i"o fabbricata a Taranto; quanto alla genuina «porpora tiria ,., portata a Roma da Lcntulo Spintero l'anno 63 a. C. ebhf rosto tale f;n·orc che Giulio Cesare si ,·i<.lt- costretto a emanare un dcere 0 per l.rnnanw !"uso costOsissimo. :\nche le calz;~tun.· furono un portato dt lla moda, chè gli antichi Romani, , omt gli amich; Gn·ci. ne rifuggi,·ano. l\la poi, ,. specialmente le donne, adolw ronu k « crepides •. sona di panwfole, per casa. i sandali per uscire. c tosto k ioggc lallio si moltiplicarono che, dice il Manini: «;n nessun campo del ,.(·s iario si fece ~cntirc come in questo il gusto della novità e 11 predom;nio della moda » . Fra i « ~limi ,. di E.rottda è di,-crtcmis.simo quello del calzola:o che \'anta la sua merce alla bella cliente: « Guardate, vi son novità d'ogni genere: scarpe di Sicionc, di Amhracia, scarpe lisce. can apine, babbucce, sti,·aktti ionici, bnrz:.cchini, scarponcelli, sandali argivi, stivali,., dov'è ad ogni modo da ricordare che ttllta questa \'arictà di calzature lasciava semp•, scrperte le clita dei piedi. Dopo la Grecia, anche Roma tramonta o mcgli•1 il ~olc di Roma nsorgc ad Uricme cd ecco la civiltà Bizantina affermarsi. E', s'intcndl', il costume romano quello che detta legge e impone la linea anche a Cos1an•inopoh; ma alla fnrm<! r:masta identica, al taglio del chitone c del pcplt1, d<·lla tunica e della ·oga l'influsso orientale aggiunge un'estrema ricchezza. c quel carau<>rc di straordinaria sontuosità, di pesante ornamentazion e che è tipica del pcr:odo Bizantino. Le tuniche delle donne son così cariche di ricami da rcstarnc rigide, c ·anto grevi che le infelici che le portano sembrano piegar sotto il peso. Il mosaico di Sant'Apollinare in Ravenna ci mostra ques c creature raffinate c longilinee, che sulla tunica hanno una dalmatica di estrema ricchezza: sòtto scende il c patagium », l a banda colorata elle già trovammo sulla tunica delle Romane, ma qui a Bisanzio è di porpora e d'oro. Le spaJic sono sormontate dal « super-umeralc » che è una specie di stola, pure ricchissima, un .lu.ngo velo a fran11e co.pre .il. capo, spesso gemmato ~ ornato di diadema. Ttptco del costume btzantmo e ti c clavus ,., un rombo dt stoffa r:cama'o più o meno splendidamente, incastrato nel mantello o nella tunica tra il seno c il ginocchio, dal lato opposto al cuore. Ma, come dissi, il vero caratrerc dell'abito bizantino è la sua magnificenza. l vestiti di seta pcsan'e o di porpora tiria e i tessuti d'oro cht> cadono a pieghe rigide dànno


f)l Ol"EGLI LiO~ll'<l del Trcc~n:u cht ci apjtaiono così ~travi cò ~nigmatici m:gli afiresclu c ndk tavnlt; tki pitturi, possiamn dire <h sapere assai piit cose d i quello che lorn a nchhcro ,·ohttn tramandare i. Chi kg-g-c k novelle dd 1:\occacciu n 4udk elci Sacch.:tti, gli scritti <Id P.urchidln ti del \'archi, ;\\'Vicina nella CIIOhÒell<;t ddla ,·it~ di tutti i g-inrni quc.,;ti uo-

appan:ntèBl\.'lll~ ("USÌ lontant drl noi, cooo~Cl' i VIZI ._. l{· tniscric, k hc.iil· l' l(lt in~rannt: tutto n·niamo a sapere di ln-

nuni lh..'

ro, tklla lurn ,·ita, delle loro ahituJ111i. <' l><·rtlno dt qu< 1 lnrn ,·cstiti cosi chtusi ,. scgn::i, riusciamo a connSCl'fl' o~tli itui· mitit. p<·zt.n pa pezzo cnlll<' il :\lerkcl ha tlunn:;tratu nd suo ::,Uu.tio sulk nlot.k l' i co:-lnnli del J)cnllncrout•.

(~h uomint dd Trecento ,·cdiamn che p•>rt;l\all•t k hrach~. le .:alze, il farsetto, la ~nthhot, il uta11h:11n 1l la pdlitcw "' la c u i· ft<l Cllll ti C;tppclt•t o i( CappuCCIO, o ppure c<ill l\lllt ,. dm·. Il iar><'llll ,. la g-iuhha eraHo. ,.,.condo akunt, la ~tcs~a cosa: ~ccon· dn ;dtn dHl' l'thl' d\,c.•n.c. Il iars'-·t:o $i porta' .t dtrl"ltam"·nt"' :--opra la ..:an1icia l«: 'l·dianH' t:h'-· 11 Fortarrig"cl, Ki''catosi é\11· dh· d iarst.:tln. rnnas,: nt l'att11Ci:r' »). l~ra uni""' itn <h h«mh«l-:'·' eh~ riempi,·a il 1"'1tn l' la,t:Ja,·a l1hl·n 1 tianch1. l1 ~\hl non1~ 'l'Il l' ~t ;q•punltJ cb F;trsa dh.· t.•ra ,1 a;otonc ('011

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Il iarsvttn •·ra wh·olt;, (couw <judl<> dt (t,lt i..rn;,t<> ,. quello dt Fra (ipnlla) di 'l·ta t' th \ l·lluto l h :--oli tu l'flt th•lla ... H·s~ .;;t "'tnifa .. tdk :d·n· ''-·sti. n Gu~!"tt ;n una dc·llc • l.dt~;rc • ci dtC<' che .\lcssandra \bcinghi. tnatttland" lnntann il ti~ltn \lat l\'tt, lo inrn1\·., c ... th ltll mantdln no' o ... , un g-n1uh·l11tto paqOilt.:rn, un far:-.l:'ll~t th qndlo utc.·tk,llll'', l' cam1l'l' t o~ni altra ~,.·n­

'

:-01 ~h~..· ll1t p:tr\· ~~ siO\ th hi~of.!llO E sin1i ll•

;, (oltdltnr ,. pi;,ndk ira·,.,chc c palle • · • Intorno :d (olio 1l tarsl·tto a,· ~:, a un cn11a -

r..·ttn t h tcl.t

L' ELEGl ~ Z A

DE L '3 OO

l trnn:uno atu:hl' q\Jcstn ndh: I.-t,.,... <kl l:urdlll'llol eh~ corri,;potuk\a pn>h;tluhHt·nt,· al collo 'laccatn ddk no>lrc a·;.,nlic.(:. 1l far.:-;1 \ ctkr._· 10 ìar:-o1.:t ln dh\ '-'''a t;s-.,·n· poco t·dncatn. Lo faC\.'\' t\ ì1 iatltl· d· l:ra l'tpolb ,. Cistt fornai<> ti qnak « pur ~,.-~~~·1H.l" Ctlf''-'"~"-' ,\ \ mo~li. si i an' a lA santS~tO

10

co\o Xl't

o XV {Paoro dello fronc~<JCO Ignoto · Venez10 l

alto)

CostuOHt

lemzmntle horenuno

del XIV sec (Pawcolore della Madonna d~t ?orto d1 Ptero dello francesca , Arezzo! tO·.H sotlo ..J Il· mstro e o destra} Acconcaature del capo del se·

Are:::o

Donn., Toscano {Ignoto

ctomo del XlV sec

Sculh.rro

tn

legno

poh-

Fuenze. Museo Bandtml

SHII'nsc;o dd suo forno in farsetto. c in qn,·sl:t tenuta scn·ì pertln11 il suo lllloll ,-in hiancn a messer G~ri Spina c agli amhasciator i dd l'apa >. 11 P.nrchicllo. il \'archi <' ~tli Stamti <lclk Gahclk tli S i""" confonòmlo i due n omi, iarscuo c gi uhha. Però in fondu una cena difkrcn za rlo,·c,·a esserci almenn per alcuni. se la donna di :\1esscr T Mello ( /)awll. X 'J 111), ,·olcndn uffrin· delle \'<"Sii ~i~n<>­ rili ai snni nsp;ti, uffcrsc toro c tre Kiuhlx: di 1cnòadn "· (L<J zcndatlo era una stoffa mollo s i1.1ilc alla nostra seta crnòa). ~lcntr( il fars<·t'<l rimaneva nascosto. 1> nnn In si nota' a ah rn che nelle pcrsunc <Id pO(Ktlu. il lussu ùclk ~tinhl"' prm·•,çi) unu Stalul•t che ùtc..:,•a : c L 1 g;uhh..ni nun


che non ~~ puotc cantar ~lessa ». Erano anch~ il th•tin:no dclrautnr;là '·irilc !l/ella nO\t:lla CXX\'111. Honanno <hsuhhidit~ dalla moglie, c l'invi1ò a mettersi le hrachc ». Le calze erano di ,·ano modello: potevano giungere finn alle hrache, oppure: pnle,·ano addirittura ~n­ >fltuirlc c gumgc:re ad allacciarSI al farsetto. ,\,·cvano la suola rinforzata c spesso facc,.;,no le n•c1 delle >Carpc. Da principio a' cvano la fnrma dd p.,·dt·, poi di,·cnncro molto lun~ht· c >o:uh, rip1cnc in punta con pdi di hl1l·. Erano per lo p1ÌI scure. oppure a ,.;,·aci colon pn dlSim~t· rc: gh appartcncnti alle 'ar.c fazimu CJlladmc. T>th·olta erano adornate con fihba· d'oro alla moda inglese. In nna ca,·alc:aca per k nnut· di Bernardo Rucc:llai con :\annma dc' ~h·d1C1, si ndero • quindici ~t·nuh J-:10\ an, cnn calzt: paonazze c altri ct·mocinquilllla con r.tlzc n:rd1, alla dl\·isa th Bar:olomco lknci, il quale era capo della hri~ata <'<l a\ C\" d~onatu qudlc calze». La eillza cadt·ntl' t.'ra ;11

murarun

n~t·n ata t·

a1

me~st.

;u contaclini,

e-u ianu. Erttno dt'Ut· c ctth:l'

alla hrcs1ola ' nppur,· c alla rnartingala •. La moda iranct'''' complicò la iogg1a ddlt· ca l/l·· 1l comune d1 l'cn1gia a un certo momt·nln dct,.,.. ,,. prc~tlun k calze • schachatc. iranctalc,

... tri~Ciall',

•n n:rn

~upral'annall'

pt·r qualunqut· mo<l<o > •\ Guhhiu un'ahra ordinanza pruihi\ a l'tcCc>so dd le imhott 1111rc 11<'1 cnsc;ah ddk calxl'. Lt> scarpe erano di ttb1 o d 1 drapJHt. ~Judlt• di cnuin o di lt•~:no o :ulthrtttur:~ <11 faro. t·rano riS<·n·all' al!li

(A ••n.atro) lo eomphcota <JCC'IOnaOturo

l)(l~~•nn inc.krarl· u ''.lp~apannar..· th tlrap~ !K• eh ~urta alcuna, ne tar,t.g-h ... J.!Uar_nii~•U·.

uomuu d'arme. Sopra al fars~uo, nèl Trcccnro, s1 pona,·a la gonnella. Era una sopran·cstc piuttosto lunga, spc:c;e nei primi tcmp1, serr~ta a 1 fianchi da una correggia di seta, d1 cuoio n Jh argento, secondo la condiz1onc. ,\;cl Vcrumrronc la 110rtano mnlattieri. asinai, buffoni, notai, pr.:tj c guerncri. llt'r cui dohhramo pensare che fosse comune a tuttt• le cli!.SSI 'oclali. l (:'Ucrricr1 se ne coprtvanu l'armatura. Più tardi \'CillH~ro di moda o j!'Onudhn, cort1 c all'anakla ». La ltelhccaa o •l pclliccinnc t·ra iaua con 'ari animali. Il pcllicciunc di \'at<> na il distmllnt dci dnttnrt m mcd1cin;t, dci ~·:1\ allt'ri ~ der

Le hrétchc giungt·,·anu rino a Utl·rza ~aut

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borvh••• hamminga dello fine del HC XV hqnoto

llt, 0 iorlllllll'flta a lenno <11 'l'la, 'ah 11 che una ,c:m(Jiict· 1111pun1ura ».

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C cacume femmtn1le aene"" d el OuoiUocento (lqnoto Terrocotlo chpznla f1ren2:e . M ufleo Bend m )

'"' t·d t·rano <O>IC:llltlc alle 'palle pu nl<tw do hretdlc. :\d /)<'t'<IIII<' I'!IIIC, ..~(;U.tl'<l d CantÌIIII « porta"' k hracht· ali anllcn, a:l<'rtc: 111 g 1 u~o. sì che stando <eduto nella p 1azta dd ~(creato d1 F1rcnzc. un topo li entrò nelle hrach<' ». Le hrachc cr.1!1o 7ornicc di 1a~ca: nel t.HO nn s~n·o a \ encx1;1 in proccssatn pc.rc~è ~ rurll~·c ~c­ ccplt claHS a hra~~rto 1pS1liS d?n11nr ~111 ~· Le hrachc t•rano tiiOitrc ~an. ~cgnn th dlgni!à: J'inquisitort• ;rccu$0 11 prete Luccio pcrchè c secondo h decreti ... senza hra-

autore),

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ELEGlNZE INTIME l~ UN TRATTATO francese del 1300 leggiamo ira l'altro questa raccomandazione r;yo\ta alle giovani spose: «Amate teneramente vostro m:~­ rito<: fate che la sua biancheria sia pulita». Tuttavia l'igiene e la pulizia 1\011 ~ra il forte dell"epoca: ruso della biancher;a, quasi ignota ai G reci c ai Romani, venne <li moda ali" evoca postcla&Siea (S. Agostino è il primo autore che: faccia distinzione tra indumenti intimi di lino c indumenti di lana) di ri· sparmiarc la cura della pulizia personale c l'uso dci bagni. Dapprima sr trana della semplice camicia, come quella di c ioggia femminile» che por· tava Carlo )1agno, tinchè lo sdluppo c il commercio della fabbricaziooe della tela rende più facile l'uso della biancl1eria. Già nel secolo XIII si parla di grandi acquisti di tda per biancheria. li Roman de la Rose e i novellieri italiani ci d!inno ampi particolari sulla moda degli indumenti intimi nel XIV secolo: così l"nso si è iatto più complicato: alla camicia..si sono ._g. giunti « i panni per gamba» c le fasce che string~ndo la vita c il petto precludono a\l"uso del busto. :-<ci corredi il numero dci capi di biancheria va aumentando et. anno in an110: Elisabetta Gonzaga porta in corredo :24 carni· cic, Drusiana Sforza 40. Rianca Maria Sforza ne avc1·a otto con ornamenti di seta c o ro, 25 con orn11mcnti di seta nera, c .=;o semplici. Lucrezia Borgia ne aveva 200. Ancora nel secolo XV la camicia era solo un indumento diurno eh~ si deponeva la sera. Si usava andare a letto nudi, oppure, nei paesi scttcn· rional i, an·olio in un gabbano di pelliccia. Il Rinascimento po rtò h<:n presto lusso cd eleganza anche in questQ indum<·tllo. \ "cdiamo nei ri t ratti dci pittori del ·soo. hianchcria lic,·issirna adorna d o or;n~ c do ricami d' oro. Per averne un"idea hasti scorrere l'inventario dcila

( So pra) Acconc.m uro con ltenlt: ral"o:a .Jt nob1lconno ~o. seCI:nC Og nclO I05COOO · Fu enze , Ull /.-tl l A sm1sho) Co!.n.o~ m~ von~z1ono del Ctnqut>ccnlo con mon•che ovauale {Porh-

colore del dtç;nto ' Sani'Orsolo · dJ V Corpocc o, Venez o)

magis:rati. Gli rrnu:lhni ._-rano n:-ol..'f\ ati erti ca,·ali~ro c alk turo donm·. Il popolo portava p<·llot C<" di agowllo, di gatto o di cmliglio. Sopra a tutto ~i portava ol mantdlo, c<l era l~.>Cn ~ducaw amla· re in g-iro se nza. « ~t.:s~l· r HuoiHh:hnonti, che a' l'· 1·a dd matto, si pr~'~ntò in un C<JII\"Ito <lo g..-milunnuni in gonnella, ché anòava Sl~ mpn: !'1\.'llza mantello -.. Andare senza mantello fu piit tardi una iniziati,·a dci g-i01·ano. l medici lo lM>rt;ovano paonazzo. Cn soprabito più modesto era il taha.rrco, riscn·ato alle classi più umili c ao relig-.o"i. La uloicn·ina era ancora indumcmo più d imcs!'o cd era la •·este d c i pellegrini. Sui capelli si porta,·a una cuiioa ùi lini o di ,da o di tela, legata sotto il mento, soprattutto per la no:tc. Sopra la cufiia so portava il cappuccio. :\el Dcc~mcrollc il scr,·o di Fra Cipolla faceva grosse proifcrte ali;; Nu1a c senza riguardar al suo cappuccio sopra il quale era tanto untumc, che av rebbe condito il caldcron tli Altopascio. Di,•enuto simbolo della ,·ohohilità della moda. il cappuccio fu proibito agli ecclesiastici. l fiorentini non se lo toglievano come noi ci togliamo il cappello in segno di saluto. c 11 capuccio nel fare onore e revere'l'lza a qualcuno non si ~l'a mai se nonogià fussc un ,-cscovo o cardinale. E solo ai magistrati, ai cavalieri c ai dottori o canonici, chinando il ~po in segno d'umiltà, s'alza alquanto con due dita dinnanzi ». Il cappello o c cappelletto » era riservato ai po1·eri Ò era portato dai ricchi sopra il cappuccio. Altrove, soprattutto in Francia. fu invece oggetto di l\lSSO. riù tardi. nella Roma di Cola di Rienzo, divenne simholo di alttorità ; c era di grande autoritade portare il cappello... c chi non purtava il capJ>elleuo •·ra da considerarsi uOtllO da nulla ». z.

U2


guardaroba di Lucrczia Bor!('ia pubblicato dall'Archivio di Stato di ,\'lodena. L'inventario comprende il corredo che Lucrezia portò con sè da Roma c quello che lo sposo Alfonso d'Este ehbe ad assegnar!.: L'agente del marchese di Mantova a Roma nel dicembre del 1501 scrivendo al suo signore, descriveva le meraviglie di questo corred.l: c Ha fra le altre una balzana del valore di oltre 15.000 ducati e -zr,·> camicie delle quali molte del valore di 100 ducati ciascuna: e ogni manica costa da sè sola 30 ducati, con frange d'oro e simili lavori "· Vediamo inoltre lo sfoggio di circa sessanta c gont•le "• indumento che non corrisponde a gonnella, ma comprende piuttosto anche il busto; suno c goncic" di broccato, d'oro fi lato, c de \'cluto negro "• c dc raso pavonazo "; vediamo « sotane ~ c dc pano r asato listato de brochato " o listaie c de ra~o pavonazo" e così via. Anche la

a.u:rv-

CotMitl e>nqu.,..,!MChi con r i = di perle. Doll'...,.,.,..aaturo del una veletta d'oro traa-te IPatUcolon eli un quadro eli O...t!le • A~emia eli Belle Arti).

·

eew.d e Cl,

· giarrcu~ra è uri accessorio intimo che r isale ad ant:ca data. Fu la g1arretuera caduta alla duchessa di Salisbury durante un ballo di cort~ e. galantcm~ntc rac~olta da Edoardo Il I ( 1347) che ispirò al r.e l .~s~JtuztOne d1 un. ordm~ del quale potessero far parte ·soltanto \ ent1CIIl(JIIC cavahen elet h sotto la presidenza del medesimo Edoard.o Ili notato l'i~ciden!e e v isto che i suoi cortig iani ride\'an~ SI chmo, raccolse la gJarrettJer<l: caduta. e disse: Honni soit qui mal Y p~nse. ~achei.' la grande attnce trag1ca, ebbe in dono da uno dei s~o~ a'!lm1~aton ~na giarrettiera di smalto che portava una scritta Simile m d1amant1 : « Honni soit qui po.;nt n'y pe11~,. •·~ L. o. •

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\'-C{l>IIX!JA .{· P.fG : 71 r )


ESISTONO popolaztom che non conoscono l'~so dci ~·cstiti, ma non (.~istono iaz1oni che no n conoscano l'uso dj ado rnare ti propno corpo, per cut, ~e è cons;dt•rarc i scl\'aggi come una vaga immagine delrumanità primiti,·a, dtrc che In storin della cosmetica precede la storia della moda. Sarcbh.: tntcressamc studiare la cosmetica nella mitologia dei vari popoli; alla cosmetica ricorsero J>ertìnn gli dci, Ct contenteremo di ricordare il signi che hanno unguen ti c profumi nella Btbtna c particolarmente nel CIJJIIico d~i ~;,i. :\d Ramcrvcrnn, Sita chi<'<lc ad .\nasoya un unguento per eternare la hdlcna c rend~rla 6Cmpre più cara a llo sposo. unguento che forse non era ~lo come quello tuttora 10 u~o era fidanzatt csqutmesi e a\·entc lo stesso scopo: 1111& specie dt cosmetico composto di J:ra~so di halc na e di o rina. :\elle tomhc del primo periodo dcll'~ti del ftrrn tro,·iamo le prime Jime per le ual:'hic, le prime p mzcttc dqB)acoric c t primi escmpt dt auriscalpia, ferretti per la cura ddlc orccchtc. Trni>Jte tc~umoutanzc ahbtamo sull'amore che ebMro tutti l l"'l"'h oncntali c mcditcrranct rter t profumt e •l belletto: gli Ebrei, gli Egiziani, t Fctuci, i ~ledi (si ricordi il re Ostiagl' btstrato c tmbellettato), e sOprattuQo i Grcct c t Romani. Basti pensare eh.: uno de più grandi poeti dell'anù chità, Ovidio, ha dcdtcato tanta parte della >Ua Oll<:ra poetica alle cure dell'abbigliamento femminile l' all" cosmetica e che la sce,>a pawla cosmdicu J>rcndc nome da un celebre m,·rcan'<' di esS<'nLc c di profum i a Roma, certo Cosmo. · Le carm a ne tra>t•>rta\'ano cnn un lento camnuno d t lunghe g10rnatc di sole i fa,·~ lmt pruiumt ddl'.\rabta fine> alle 'IJOnde del mare dt Siria. Qu(.'Ste e56enzc preziose "·ru• ano alla <'cmiczt<Hll' di CIISml'tici a baS<' <ki più st rani ingredienti, come il "teC<t estrailo dalla lana immonda delle pecore d',\ttica. gli escrementi di coccodrtllu, lo 'tcrco dci ton. <'Cc. Il comico .\ttttfonc ci.Jlarla dt una donna che si pr~ ium;" a • t pt<·di c k ma n t cun pntfumi d'EJ:'HW, le guance c il seno con det proi umi icnl(i, i capdh con la lll:tJ:'J:tC•rana ,. le ~:inocchta c il coli<> con il sermolhno •· \un ..onu una nontit 11 hi:\tro ,. il ros ...4:t~o che.· sa fabbricava con la cerussa, (carbon;ttn tlt ptctmhu) ti cut u'<t clauumt"inlo alla ~Iute ~ <)J:J::i proibito per legge ; nè le JM'tl- <kp.lalont, ~umpo ... tt· 111 J.:t·nc.:u· '-li uht). ,~et..•, n .•.:in a. t' sostanze caustiche.

Beotuce Slorza u;.oos~a ~:t .,c,,lo .::21 \'('.1 :o 'l •rtlSO:f vcnao p m te l' rftC':J vno 1\H \QO C'C'do .~ ...... r-:J•;v-l "''lo'· ccn u n nar.no rouo (Por tacoio r('l ;Je 1 "l p., o S!c~.-~lC<':l tct ei( IQ;

~ ~------------------------~

MOD1 E COSMETICA

dl perle trotta da una tela eMI S.llini (Vene3kl). (Sopra a cuu•lta e o destro) Due pettu~.otur• mo•C'Ìuh horAnl n• del aec: XV

(A •tmstro) Acconclatura dJ f09he e [B

Gozzou . r~renzel

• c :\utt ••an u le Cile ~amhc trtc c.lt dun pdt :o, raccnman~a (),·idio), nè le paste dcncifnci<·, la ptÌt fanl<J~a ddlc quah lra ti mastice dt ~c:<t. Anch<· allora le don11c an·\ano un dchole pn i ncct c le tint11rc. Esiste una ricetta pure di Luc:anu per imhionc.lirc t capdh: c la\ a re 1 capelli con la lisci,·a e impoma•arlt dt unKm·nto com p'lsto di fiori J:'ialli •· D'altra par:e Properzio dice a Cinzia che c è hrunn il hdgico colurc ~~~ un 'iso rumano "· Fiu d'allora si ncorrn a a, JIO>ttcct e alle parrucche (c'erano nei pressi del Panico d'Ot tavia i più famos1 ncgozt del genere) c le fogge delle pettinature erano al tc.·mpo di Q,·ic.lin c iunumcrt come le ghiande d 1 una quercia. come le ap; dell'Ibla, come la selvaggina delle ,\l pi • e al tempo d i Gio\'crtalc cosl monumentali c m~ ,truosc da preco rrere i fasci del scttl-ccmesco tupé. L'uso del sapone non e ra conosciuto. Le donne s t detcrgcqno la pelle con la fanna di fave 0 con quella di mandorle oppure con il latte di asina. Pl:nio ci diceva che Poppea duran:e i suoi \'iagJ:i si face\'a accompagnare da c inquecento asine. Mentre gli istituti di bellezza. sono una creazione dc, nostn tempi ( il primo fu fondato Parigi da Ma~ Lu~s nel •119o) esistevano nel mo ndo greco e romano degli schiavi s.pecializzati dettt cosmcu. Pare che le donne ro ma ne non portassero borsetta per cui una ,·olta uscite di casa non si potevano permettere alcun r;toceo. Pare ~he non portassero nemmeno il fazzoletto, chè una de lle prcrogatl\'e della belleua. muliebre rra quella ~· ~sscrc di c sicco na!IO "• una c sicca puclla ,. come leggiamo in Giovenale e tn Plauto. Questo per sommt capi, che del resto la toilette di una ~ j:f\'Còl u romana do\'e\'a t'~6Cre assaa complicata ~ O•·idio tra i c

a


(A aini5tra) Genbluomo della Cor1e di Slato IV con abito di panno verde e guarnizioni di' martora: pellinatura oggi detta «all'angiolino • LNelono da f'orli - Vaticano} (A delira) Scollatura dl dama nnez!ana del cinque. ce·nto {Ignoto venez.aano .. Pari9i1.

Eppure dice :\Iarziale: Bmch~ mentr~

in suburra i vnzi tuoi pr~parirui in casa tu resti,

Galla, ~ il tuo crin, lung: da t~ s'appresti, ~eh~ alla oott~ i

denti tuoi coi serici abiti insiem dimrtti, e ti ripongll in cento e più vaseu·, bc,r1eh~ il tuo viso mai t~o noo corchisi, pur tu m'inviti ~ adeschi con quel tuo ciglio eh~ al martin rinf=hi.

Con le invasioni barbariche decadde la moda dei cosmetici, per quanto n~n è detto che le donne germaniche ne fossero del tutto aliene; sappiamo per esempio che le donne sassoni si davano il rossetto e i Borgognoni si ungevano i capelli con un unguento di burro acido di brillantina. Tuttavia fu soltanto nel Due c Trecento che la moda di tingersi ri-

(Sol"'a) Ab1to d 1 brocca!o di una gentildon-

na tosconcr in un o.lfTesco del Ghìrlandmo. (A deatra) l) La Dueheuc di feri'OJ'O coa

un semphclasJmO abito di lcmo m un dia•·

d 1 Dosso Dos&! - 2) Dama ferrarese

f.J .ec.bellino XVI con un cbato foder~to dJ zl· (L. Coota, Parigi). 0

amoris,. consiglia a un . uo?10 che ,•oglia sottrarsi al tasct~o di una donna, di cono~cerl~ m me1:zo al suo armamentano d1 unji'Ueot~, poh·cri, oli_i,. essenze. E Luciano 5erivc addmttura che. c se uno potesse vedere queste ISJgnore nel momento in cui final~cn­ te si destano dal sonno ma.~tutmo, crederebbe siasi a lui affacc.'ato un gatto mamrnone ~ un babbw~, ve: dert" il qualé prtma di uscne ~ casa è nella credenza gene.ralc di pessimo augurio :o.

prese il sopran·ento malgrado il severo ammonimento della Chiesa. Dante invel contro le donne dal c viso dipinto» e Jacoponc da Todi satircggiò le c femmine tinte» c le trecce post;cce. Firenze era allora quella che sarà Parigi nell'Ottocento e Franco Sacchett; ci dice che le donne di Firenze erano « le migliori dipintori del mondo». Le ~cnovesi del rcstn non dovevano essere molto da meno se Fazio degli Uberti le paragona nientemeno che ai demoni infernali : non ... cosi n~ri co~ stan d "pint~ donne quivi eh~ più non M sceme eh~ gli occhi ~ il volto, sì son fort~ tint~. l~

::-<on era soltar-.:o in Italia del resto questa specie di mania per i colori. Cosi per esempio il Roman de lt1 Rose raccomandava alle donne di tenere in un segreto cofanetto i colori con i quali potcrsi tingere di nascosto per


Cat$r1na CornoC"o, reqma dJ C1p-o. con un vestito di roao Te.rde [Tllkmo, F1renze. Uff12:1} (A sinistro) Eleganze di corhg1ano venete in un quadro di Corpaccio (Sotto) Acconc.afura cmquecentesco an un dipinto "' Cii Paolo Veronese.

è ra~scaata » .''<cl Rinascimento le donne usavano tingcrsi gli occhi, k sop~acciglia, le guance, e davano J)er.6no un tono di hlu alk ,·cnc per rilevare •la finezza e la trasparenza della p<·llc:-. L:na ricetta tlcl ISSi (notiamo però che anche le streghe si occupa,·ano allora di cosmetica) raccomanda, credo per la cura della pelle, « un piccione ripieno di terebentina, gigli, nll\"a, miei\', conchiglie c canfora da cuocersi e distillarsi m lambicco, filtrando il tutto attraverso ovatta imbevuta di museo c ambra"· Nel Sei c Settecento. la moda dei cosmetici e dei posticci non ebbe più limiti. Si tingevano e si incipriavano tntti, le donne. gli uomini, i preti, fino i condannati a morte. Durante la Rivoluzione francese fu abbastanza frequente il C"dSo di Madamc dc MotÌaco la quale, prjma di salire sulla carretta che do,•cva portanla al patibolo, volle darsi del rosse: li> forse pcrchè c non si potesse dire che era impallidita da· ,·a nti alla morte ». Quando morl Madamc Henriette, figlia di Luigi X\', il suo corpo, trasportato da \'crsailles a Parigi in carrozza, c indossa,·a una ,·estaglia da camera, era pettinata da casa c aveva del rossetto sulle guance ».

rimediare al pallore del volto. Ma tingcrsi fino alla fine del XVII secolo significava sopratutto dare una certa compattcna e durezza al volto con della biacca o del bianco di Spagna o del gi<)llo e fu soltanto la moda della cipria che ptor .amore di conrrasto port<.. con sè l'uso dcl vcrmiglionc ~ quindi quella dci nei posticci. Non vogliamo dire con questo eh<: la cosmetica del medioevo si limitasse all'uso della biacca: tinture, profumi, paste depilatorie erano all'ordine del giorno. Non era ammessa una bellezza bruna, per cui tuctc le donne brune si riducevano i capelli biondi. E .su questo pare che la Chiesa non trovasse niente a ridire, mentre infieriva contro i capeUi posticci perchè potevano essere stati i capelli di una persona impura o in ogni modo dannata, i capelli capi lis fo,·sa" immundì, {Orsa-11 MCctJtis et gehennoe destitJatì. Certo aftche allora la cosmetica doveva aver potere di trasformare i connotati dì una donna (del resto si dipingevano anche gli uomini) se Cecco Angiolieri non consigliava di vedere sua moglie la mattina c quando non s'è posta ancora del fatti-bello" e Giambullari come gii Lucaano era spaventato dell'aspetlo c~ avc:va una donna per -casa c quando l'è sconcia e non



mo oggi: ma era, come nota il Burclchardt, individuale. Nel Seicento, ÙIYe(e. gli eleganti dei due sessi non seguono più il proprio gusto, ma., al contrar&o, ;i vcstpno secondo i dettami di una moda che per la prima metà del secolo ~ di ispirazione spagnola e per la seconda metà francese. Però quando si parla di pompa, di fasto, riferendosi al Se:cento, si deve intendere il periodo della · moda fran~se. Quella spagnola fu severa, tetra addirittura. l vestiti degli uomini erano quasi sempre di color nero, ravvivati appena da collari e paramani di pizzo. Tah·olta, raramente però, i vestiti erano ricamati, I giovani purtavano le calze colorate, c c le legaccie con merletto d'oro o d'arrento. ~econdo che torna,·a meglio al detto colore - scrive 11n patrizio fiorent:no, il 'avaliere Tommaso Rinuccini nelle sue memorie - c gli uomini di 35 o 40 anni in circa por:a\'ano ancora nero il giubbone, ma le calzette sempre di colore». La parrucca, che è l'elemento caratter istico deWabbigliamento ma~chile del 16oo si incommcia a portare agli inizi del secolo in Francia., (se ne ha la prima notizia nel 1615) e finisce per esser usata da tutti, anche da preti, monaci e cardinali. Con l'uso della parrucca scomparvero a poco a poco k hellc barbe c i lunghi baffi che si vedono in alcuni ritratti del Cinquecento; scomparvero anche i pizzi.. e i c modanti » (come chiama\·a Gio. Santa Pagnalminn gli u•>mini alla moda) portarono il '•iso completamente raso. Le donJX;

(Sopra e aotlo) Wano d•' Wedt.CI m due d.aYerse o c· conaalure [Aub.n• e f Porbua)

(A destro) Calerina de' WM1c. in un coo.tume dJ broc:. calo glallo con ricaau I"Oal lJ9ftOto • Uttw)

r.,.._.,

LA POMPA

DEL '600 L.\ MODA era ignota agli uomini del Cinquecento. In tal Kcolo l'individuo aveva, nel vest.in. la massima libertà d'atione e seguiva il siW KUSto sen~a badare eccessh•amcntt a quel che facevano gli altri. La moda. insom.._ aun n~va il silt1fificato che le attribuia-


Abiti deUa fin• del 'liOO ID

di broccato -piuttosto che di sroffe morbide e calde i gentiluomini esigono pesanti guarnizioni di passamanerie e di ricami: il che fa salire le spese (c i debiti) per l'abbigliamento a somme enormi. Ed enorme rumore destò in tutta Europa, ormai abituata a seguire la moda francese, l'editto pN>mulgato a Parigi il 13 novembre 1656 con il quale veniva proibito l'uso dell'oro e dell'argento non solamente per i \"Cstiti, ma anche per le carrozze. Mazarino, nel 166o e nel 1661 si fece odiare dagli eleganti di tutti i paesi con i suoi editti contro la moda ~ il lusso: ma ~ovette revocarli di frome alle veementi proteste degli artigiani che fabbricavano passamanerie, rj.. carni, filavan,., l'oro e l'argen:o e che in virtù di quei due edirti si (Sopo) Du• Stuart In un dapinlo dJ Van Dyck (rir•n:r.e. dNtro) Vara• colzotu.., d•l 'liOO,

nella prima metà del secolo restano in tutta Europa, fedeli alle fogge che ha loro trasmesso la generazione precedente: esse portano dei busti largamente aperti sul seno. terminanti a punta sul ventre c (cnuti rigidi da stecche dì le'gno o d'avorio. Fra la solloHStc e la seconda gonna, molte portano ancora, atraccato alk anche, il Vl'rtugudin che è formato di un cuscinetto di crino, destinato a gonfiare la seconda gonna: ma parecchie signore eleganti abbandonano tale ornamento e lasciano cadere liberamente le loro vesti, confezionate in vesanti tessuti di raso o di damasco. Verso il 1650 la moda spagnola· non è più seguita da nessuno: si inizia il periodo della moda francese c cominciano le stranga.nze. Ogni semplicità è abolita. l gentiluomin. cominciano a coprire i loro \'cstiti di nastri e di ricami c portano dei larghi calzoncini che giungono fiuo al gi>l.>!:chio, carichi di pizzi, c: plus gra11ds quc dl's paraso/s:. ballonzolanti sulle Jorn gambe. Gli stivali sono sostituiti da calze di seta e da scarpine scollate. Nello stesso periodo le signore cleganll aggiungono alle due gonne, che portavano sotro il vestito, una terza gonna aperta sul davanti. ripiegata c gonfia sulle anche per mezzo di nodi di nastro e di fibbie, c prolungata sotto il ,·estito da uno strascico che spcs.~o è sostenuto da uo lacchè. A queste tre gonne vengono dati tre nomi : la Fidde è la più interna ; la FripQ1lnll è quella intermedia e la Modr.rlc la terza (nel t66o quest'ultima si chiamava lu Secrct e). La prima, dicevano le signore c: r.rl jupr dr besoin; elle toucht· du bout du doigt tut poin t du />(trfoit amour ». Doveva portare i colori dell'amante cd essere guarnita di molti nastri e ricami. La seconda era c: juf'c d'écwt et dr porcJdr:. in stoffa d'oro o d'argento c sonaccarica di ricami. Della terza il c Dictiforrnaire des Prt. lieHScs » di Somaize tace. Vittime volontarie della moda c dei suoi capricci. dame e gentiluomini non si lamentano degli ·ìnconYenienti che essa procura. Gli uomini, in fatto di moda, si mostrano più frivoli delle donne Non contenti di portare fino a trecento nodi di nastro ~i loro vestiti essi incor:n:nciano a rivaleggiare con le loro compagne it~ magnificenza e \tsano soltanto broccati, ricam; d'oro e di argento, OPJl'•rc stoff., di seta eh~ costano somme molto forti. Madame de Sévigné, in una delle sue let,tere parla di un c tres b<'att jusluurorps:. di suo genero che è costato 1000 lines. Perfino sui mantelli, in forma di cappa, e fatti


,·c(.lcv:uto minacciati dalla mis~r:a. ~d 16<x•. poichè un anigiano eli Parigi a1 eva donalù a Luigi XIV un mcra1·iglioso pa:o di stivali s<·nza cucitura « ,.,, c11ir d,· /,·1'<1111 musquè », foderati di seta l' ornati d, gigli d'oro, il mondo ckgamc maschill· europeo iu tu:to a rumore. Si :ornava duii(JUl' ag-li stn·ali? Si abbandonavano k calzt di Sl:'ta? L'allarme durò soltanto per la durata del 1·iaggio di nozze del Sovrano durante il quale l"ia~:gio egli usò questi stivali. Poi egli tornò ad indossare calze di seta l' scarpine scollate: Luigi Xl\' :11·~va delle hclk g-amhc l'ci tcnel·a a llll'ltcrlc in mostra. Dal 1665 al 1672 non SI hanno grandi variami nei canoni della moda. :'Ila nel 1672 accade un fa:to sigtuficati\'O: per la prima volta tut giornak L.- M rrcur.- gult~r~/c diretto da Jean Donneau dc \'isé, si occupa di moda c dà dci resoconti di quel che si porta a Parigi c che sono letti ·avidamente a Venczia come a Vienna, a Londra come a Bruxelles, a Madr;d come a Berlino. E così nel 1672 il Mcrcurc avvcrti1·a i gentiluomini del suo pubblico cosmopolita che si portava il giustacuore lungo; nel 1674 invece che esso era pieghettato minutamente. ln questi due anni la foggia c gli ornamenti delle maniche sono cambiati sette od otto vole: si sono portale prima abbottonate fino al polso: poi rovesciate < iì /'aidc dc fraisclles unc/ticolores », poi aperte lungo tutto il braccio, poi sovraccariche di pizzi c di nastri pendenti (tanto che a tavola erano le maniche che assaggiant.no per prime le salse) poi decorate m;Olltaml'nte di bottoncini ccc..!....appelli hanno cambiato poco durante il biennio: sono a grandi f;tldc, con un cordone d'oro intorno alla caloto:t. l guanti a ricami d'oro sono stati in voga nell'estate del 1672: ncll'invcmo del 1674 i gentiluomini usano invece guanti di pelle di CaJil' ricnpl'rti di pelliccia della stcs-


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sa bestia. E per le signore? Il Mercwrt gudell'inventario del negozio di un pellicc:aio non le dimenticava. Così informa che da cui risulta che il negoziante ave,·a in manel 1672 le gonne alla Psiche, accompagnagazzino ben quaranta ~pecie di peilicce: marte da mantelli di t~la d'India o in satin biantore~, zibellini, lontre, volpi di tutte le proveco e rosso, fanno furore. Nel 1673 il busto nienze, lupi, agnelli, gatti di tutte le tinte. lesi porta più scollato sul dorso che sul seno, pri, conigli ecc. Le pellicce piacevano alle sicon grande sollievo delle povere s:gnore che gnore ma anche i gentiluomini ne facevano non potevano ostentare un seno scultoreo. grade uso. Portavano dei manicotti di pellicNel 1674 le calze delle signore sono di seta cia appesi alla cintura: ed erano di pelle di carnicina o bianche, le scarpine sono a puntigre, di pelle di pantera, di lontra, di volpe, ta qu~drata di velluto nero oppure dello stesdi castoro; ed erano foderati in pelliccia anso colore del vestito, ornate di pietre prezioche i loro giustacuori. Dal 1674 al 1677, a se o di nastri color fuoco. Si fa grande uso causa degli editti del Re la moda decade a di collane d'ambra e di guarnizioni di diaParigi : e il resto dell'Europa si contenta di manti. I ventagli sono di tela dipinta : ma si non rinnovare il guardaroba e di portare i usano-anche con ornamenti di gemme e con , sontuosi abiti del •672-74. Ma nel 1678 depiccoli sacchetti d'essenze profumate. Il Merg li editti non si ha più che uno spiacevole cure non dice niente delle pellicce: ma Emiricordo. E allora i sarti parigini tornano a le Magne, in un suo saporito volume sulla creare nuovi modelli: e gli eleganti stranieri vita intima del Seicento parigino, dà noti7.ia possono finalmente cambiar fo!![gia. E' questa ÙMit

Lo R-'Jina loabello di Borbon. IVelooqua • Gouolee • Proclo. Waclridl.

l'epoca del costume classico seicentesco, che durerà poi fino alla fine del secolo, con lievi varianti. L'abbigl:amento di un uomo elegante era costituito da un lungo abito, stretta· mente serrato al ·corpo dal collo alle ginocchia, aperto sul petto e lasciante vedere una sottoveste sontuosamente ricamata. Al collo un pomposo bavero di pizzo, sormontato da ·un nodo di batista o di nastro. Daiia spalla destra partiva una pesante sciarpa che altra: versava l'abito e sosteneva la spada. Gh stretti pantaloni, serrati al ginocchio dalla giarrettiera che teneva la calza, ar~:vava~ appena sotto jl vestito. All'altezza de1 fianch i correva una cintura di nastro, molto larga. SILVIO P'LATKII

(CONTINUA A PAG. ;p}


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IL PREZIOSO SETTECENTO FU IL SECOLO dell'incognito e dcll'imrigo; il rnaschcrotto di velluto nero già apparso due secoli prima conobbe la grande diffusione fosse· o no carnevale, e le veneziane lo perfezionarono nascoste nel mistero della bautta. In or igine questa consisteva in una sora di mantellina applicat~ a un cappucc:o di medesima stoffa che dissimulava le sembianze facilitando la corsa all'avventura c al piacere. Non grandi tragedie. ma m'nuto chiacchierio, pettegolezzo. e tut-

to nauiragava ndl~ minult·ria nl'lla prcziosi·à <kgli acc,·ssor.; n:ntagli, miniature, tabacchicrc. Il guard.n fantc del scdiccsimo secolo si era venuto amplificando c le immense sottane drappeggiarono le .srtc preziose su \'aste armature di metallo, di stecche di halena c di legno tese a dare un'importanza csagerp ai fianchi facendo risaltare la fragilità della ,.;la, Cipria sul volto c sulle mani, cipria nei capelli c nei di velluto applicati sul volto e sulle hraccia secondo un codice esattanU')ltè stabilito. Il cappucc'o della bau:ta di,·ennè tricorno, . ~a ~a~tc:llina fu di trine preziose, e il panno di lana cedette dcfinitiv11mcnte il posto alle sete, al raso cd ai \' t'lIuti dalllc tenere sfumature. Quando una dama si recava al hallo, indossava un abito di seta viola, poniarilo, la SOttana sostenuta da enormi <panieri » - così venne a chiamarsi il guardinfante - attra'versata da str:sce di seta gialla che parevano meridiani su quell'immenso globo, i parallo:li, per rimanere nel paragone. s,·olgcndosi a

ghirlanda serica dello stesso colore. TulltJ l'orlo inferiore, che lasc.ava vedere le scarpctte appuntite di raso a fibbia preziosa era ornato da un Yolante sovraccaricato da nastri e nappinc. Il corpetto era generosamente scollato ed appuntito alla vitll, mentre mussole chiare e vavorose corr evano attorno alle man:che c al collo. L'l pettinarura era ti f<~t· :o importante di quell'epoca, c si può tltrc che ogni anno porta-sse dulie novitil in materia, col nom~ di celebri parrucchieri dalla immagin;~zione i nE"Sauribile c il oom.c 4;1.to alle loro creazioni. Gli specializzati u; maleria, solo vedendo una incisione, un ritratto del '7oo sono capaci di fissare con esattezza in quale anno fu eseguita l'opera d'arte, piuttosto che accertare il nome dcll'atitore. Nella pettinatura sia maschile che femminile risiede una delle particolarità del co~tumc: so·to Luigi XVI, c durante il suo regno si òsò portare la famosa acconciatura detta « ù la brlk f'01tlc "• che era un veliero posa· to sull'edificio dci capelli, o alla « frégalc de ·

.., ....


Jrw<1 n;, che difierÌ\•a di poco. Vi ~ra poi il c puff all'a~ratica », quello c alla pulc.: ,. di cui ignor;amo 1.- ca-

.•

r;,ttcristichc. il cappello alla c nuova Inghiltcrr...., il casco alla c )fincr"a » o alla c Dragona». :-.essuna mcra,·igJ.ia dunque si." utla sera la duchessa di Chartres •i presentò al Loune con un c pu ff al sentimento ,. ,·usi composto: al centro una figurina di donna seduta in poltrona con un bimbo in braccio, rappresentava il duca di Valois al seno della sua nutrice, a destra un pappagallo, l'uccello preferito, beccava una c:liegia, ;; sinis! ra un piccolo negro, immagine del paggio prediletto. Si distinguevano inoltre altr i soggetti ricamati cnn ciocche di capelli del duca di Chartres sua marito, del duca di Penhièvre suo padre c del duca di Orléans sno suocao. e® ognuno potc\·a rendersi como esattamente degli affetti principali che occupavano il cuore della duchessa. La moda dei panieri declinò tutt;l\<a sebbene lentamente. :\leno per i fastidi che quest" so:tane da\'ano nei palchi a teatro, ncllt gondole come nei cocchi, meno p.:r ragioni di morale o di praticità che per il capriccio di un'attrice presentatasi ~ulla scena lihcrata da~lla tortura della grande gabbia. Poco tempo prima, g li S·ati Generali dct Pat'Si Bassi otH'\'ano autorizzato un prcstiw di seicentomila fioritu, desti nati c a sostenere la compagn;a formatasi nelI'Ost-F risia per la pesca della ha lena, il cui commercio '' cs'cndeva ogni giorno di più a causa dello straordinario consnmo dei fanoni o costole di balena adoperali per i cerchi dclle donne "· Le polemiche erano state nuna·rose al riguardo. c la questione aveva preoentpato l'Europa. L~ donne. tolsero le balene dai guardin ianti c le apposero ai husti, che da quel momento dt\'cnnero veri c propri strumenti di tortura. La moda aa una g rande preoccupazione, e vestirsi da capo a piedi richicdC\'a alh: danw un lunghissimo lavoro. :\l.m~ c),. Stael in una sua commedia fa dire a una m.trchesa del '700: c Basta osser\'are in dettaglio com t· trascorrono le nostre grornate. Al martino, quan:e ,Jr,cussioni con gli artigiani c i mercanti per 1];: scelta dd le acconciature ! Quante cure per ot!cncre quel che c'i: eli piir nuo,·o, di m:glior g-usto c per non cs~er prc' ,·unte da una moda! \'it·n·· dopo il lavoro eccessivo di una toletta t'Seguita con tutta l'attenzione richiesta dalla neccssit:i di acconciarsi hcnc... •. E per il resto rimandiamo alla INtura del Giorno dell'abate Parini. ].., moda si fissò 1111 mnm,·nto sulle \'esti alla polacca " .dl'ungh,•rese, jtuarnitt' di a lamar;, poi si videro manllg-lic di ,·elluto, di ras<>, io<lcratc di erm<·llino n•ro " iabo, di pcllicci<t comu nque. l g<·ntiluomini non era"" da menn: ind.,~sa,·ano giace hè di \'clluto foderate (A SJnlSiro) Watteou . Stud1o d1 frgure

(Solto) Enrtchefla dt Fronaa

1n un ob110 di ro.so b aanco e cele5le an un dtp.nlo dJ Nott or (Ver· s01llea}. CA destro, Domo del Settecento tn ur. obafo da VIOQQ'iO ~ s.otct arane ono [Part cola-e c!. ~,;n d1pm c d t Waueau louvre~.

di seta dello stesso colore dalle falde gonfiate c tese da balene, e tutte le tinte erano consentite. Il panciotto bianco a fiori multicolori scendeva poco meno della g iacca, c questa aa ornata da un nastro d'argento lavorato che nascondeva tutte le cuciture dell'indumento e le grandi ~asche. Le man;che erano aderenti al braccio, ma g randi paramani le arricchivano, i pantaloni arrivavano a inetl del ginocchio, ed erano della medesima stoffa dcUa giacca : c-a17.e di seta b;anca, scarpe nere a fibbia d'argento col tacco rosso. Merl~tri preziosi attorno ad collo, .sul pet:o, ai polsi. La parruoca bianca si stringeva alla nuca annodata da un .nastro di seta nera, al fianco pendeva lo spadino. Vi, erano anche gli eccentr;ci. Verso il 1787. un elegante cavaJiere poriava una lunga gi.."icca di stoffa scarlatta rifinita di azzurro c chiusa da bottoni di madreperla h;anca. Sotto di essa apparh·a il panc;ouo di raJO rigato verde e rosa, i pantaloni aderenris.4imi


dette appunto all'inglese, che, dal corpetto abbot:onato lasciavano rirc un piccolo gilè alle tasche del quale erano tr~ttenute ca: d'or<> con vari gingilli. Era un presentimento del ICJJ/ll'Nr attuale, aJD le maniche lunghe e lisce. Un fazzolet:o bianco attorno al collo si aanodava sul corpetto. SI, esse si appoggiavano a un lungo bastone eli ebano u-:fiocchettato di nastri rosa o azzurri, guardavano attraveno l'occh.alino anche se la vista era buona, c parlavano immensi feltri sormontati da cumuli di nastri gialli e rosa annodati con a rte, da dati di pi um~ bianco-azzurre. In un simile assetto i capelli non erano ,acipria.ti, ma l'arte del parrucchiere doveva manifestarsi egualme~ e attra: verso le più complicate arricc:ature. L'importanza dell'acconctatura • era spostata dai capelli al cappello, e si narra che nel!o spazio di Jue anni, fra il 17'4 e il 1786, i cappelli femminili cambiarono foggia bea d!ciaiSsette vol:e. Se ne videro a cuffia, poi altri talmente grandi da dare ombra a tutta la persona come un parasole, e ve ne furono anche di satir:ci, come per esempio quello formato da veli neri, detto alla c casa di scooto :o poichè era senza fondo, e questa a Parigi era un'aUusione allo Sl ato miscrcvole delle finanze, nonchè a lla Cassa di Sconto che proprio allora Ll.veva sospeso i pagamenti. I famosi puff seguitarono acl infierire ancora lunghi aMi, polc.hè ogni signora, come abbiamo viMO, poteva esprimere attraverso di essi il proprio pensiero e il proprio stato d'animo. Se ne videro perciò di quelli dett; c ~Ila circostan za "• edificati per qttalchc avvenimento nazionale, e altri c alla inoculazionc "• quando si cominciò a parlare di siero contro il vaiolo. La cravatta fu un grande pensiero quotidiano per gli uomini, i quali non potevano considerarsi .n pace con le leggi della moda se, c questo verso la fine del secolo. a· torno al collo non erano riusciti a foggiarsi un enorme gozzo di mussola bianca ~ quale obbediva a precisi dettami: la cravatta, dicevano i professori in materia, per esser ben sistemata, doveva sfiorare il labbro inferiore, in modo che la testa ;tpparisse come posata .sopra un solido ~ zoccolo. Pieno di maschcr~, carnevali, feste galanti, commedie di Carlo Goldoni c drammi di Metas·asio, il diciottesimo secolo corst, fino a che la Rivoluzione francese non lo fermò di colpo, verso la più sfrenata fantasia dci colori c degli ornamenti, e tutto andò a sconfinare nella minuteria del rococò, nel più lezioso dei balbertii. Tutto fu lecito e la • ra ffinatczza .:bbe ragioni soprattutto apparenti e teatrali. Nel senso che

(Sopra) rrcqonard: L<r letture [Parigi - Louvre] (A d.stra) EJ.ocnz.e infantili: Luiql XVI bambino m un rttra110 di HaUier. [ruenze, Ullizil.

fin $01.lo iJ. ginocchio erano di tm morbido tessuto celeste, c le giarrettiere, come gli occhielli c il c ponte-le,·atoio :o, erano ricamati con della seta bianca. Due orologi d'oro con ciondoli c catene nei' tasch ini, calze di seta r:gate in lungo a strisce blu e papavero, fibbie ovali d'argento alle scarpe c adle giarrettiere, guanti in pelle di cane, cappello nero aHa Androsmane, che era una varietà del tricorno, provvisto di coccarda. E per completare l'insieme, un immenso manico:to di pelo grigio e nero, gul!,rnito al centro da un fiocco di nastro color papavao. Attorno al collo gii si avvolgeva un'ampia cravatta di mussola bianca ricamata. La sua pettinatura ave\'a richiesto molte ore di posa sotto i ferri del parrucchiére, a meno che non avesse preferito una parrucca : si trattava d i grossi boccoli sis~cmati geometricamente uno sull'altro ai due lati della testa c ton una greca abbastanza alta, fatta a schiena d'asino sul davanti c spaccata a ferro di cavallo di dietro :o. Lega.: i moho in basso sulla nuca, i capelli SC'endevano sulla schiena come una coda lunghissima e sottile. Nei giorni meno tiepidi, un soprabito di panno color limone a righe Y.e rdi, chiuso da bottoni di lustrino nero rlcopri,·a il tutto. Il trattato di commercio stipulato con l'Inghilterra nel t i86, aveva reso più agnoli i rapporti fra i due paesi, così era venuta in Francia una moda che conferiva alle donne un'aria quasi mascolina, con g-iacche a falde, panciotti. cappelli di feltro c il has•on c. come già da tempo usavano le donne inglesi. E allora le signore ebbero vaSI<: sottan<' su cui ricadevano, a!'ch'csse ab'"""lan•i ~ drappcgb>iate, le fald<· di giacche 694

i profumi e le ciprie si SO\'rapposero in strati quoti<.liani sopra le tare o la pelle poco netta, la biancheria - poichè poco visibile - ebbe cure assai scarse, e una manina di avorio fissata all'estremità di un flessibile bastoncello, destinata a raschiare i pruriti sotto la parrucca o di-etro la schiena, èbhe per la sua funzione un significato pieno di eloquenza venendo ad :~ccrcscere il numero degli accessori di vera eleganza, quali il ventaglio, l'occhi~lino, la scatola dci belletti, come questi presentata in forma ci-.~ · utamcnte ar tistica. Si fiutava tabacco, si beveva caffè c cioccolata nei palchetti a teatro o nella camera da letto di una bellezza alla moda al suo primo risveglio, e mentre il pudore di questa non aveva ragione di adombrarsi [>er il fatto .di dover lavare in concolinc <l'argento con acque profumate la punta delle dita " una limitata superficie del volto al cospetto dell'abate e del cicisbeo, era pur piace.volc ritro,·a rsi nel ti<.-pido ambiente ricco di damaschi c di tenui lini ricama-ti, a raccontar<' le


prime notizie della giornata, gli scandalucci c la polit;ca, o c<>mmcntare il melodramma della sera avanti. Languidamente la dama distribuiva sorrisi. e tenendo in una mano lo specchio andava rimirandosi i denti, i riccioli disfatti e lo -stato del proprio colorito. L"\ vita p-rivata richiedeva minor pompa: gli uomini lasciavano la collezione delle parrucche appollaiata sui sostegni a dondolarsi inerte, avvolgevano il capo calvo o rasato in un fazzolet!o di seta annt>dato sulla fronte. e indossavano comode vestaglie lunghe fino ai piedi. le signore port;wano graziose cuffiette <li lino in:~midato e copriv:~no le generose

scollature con scialletti a frange fissati alla vita. E sebbene il busto non fosse mai radia·o, vale a dire in nessuna ora del giorno, pure un certo riposo ne ,·eniv., dalle sottane prive di imbottitura ricadenti in pieghe naturali lungo i fianchi. Così almeno appare in gran parte delle scene di vita intima veneziana dipinte da Pie-ro Longhi (t702-t785). Il resto del tempo pvte,·a procedere al ritmo frivolo e pacato del minuetto, per il quale occorreva s'intende molto spazio alle coppie per evolvere nelk figu razioni della danza consacrata dalle Corti !l'Europa, onde le vesti cielle dame, importanti c gr:wosc a portarsi, con

Adelaide di Fr<mcia 1ft un abito d i •elluto ·· ID<Im>· n• · · guarnito_ di marto ra • manlcM d1 piDo eblua• al gomito da ncatri eal..ti. NotC8'e la crOYatt<r o far· falla di raoo (Dip. di Nattler. Lou•re • Pariql).

tutta l'armatura sottostante a nche quando fu ridotta non avessero a patime. Fu questa l'epoca in cui più la donna dovette soffrire delle esigenze del gusto, c si capisce come allo scomparire della parrucca~ del gua-rdinfante, ella desse un balzo di r inno"ellato ardore giovanile che la lanciò per i prati a piedi nudi e chiome al "ento, come una pastorella di Nattier, fragile ma incipriata ancora. ANTONtiTTA OIUG O


(Sopra) Dama vonoztona del Settecenlo con 9uardinfanre o gonna di damaacu lP Longhl, Vene:t1al. (A &tnislra} Genliluomo in velad.a • tncorno (Venezia, Cò Reuontco).

l PREDICATORI E LA MODA c IL 1)1' DEL GILJIJ IZIO n :rrà cd allora il Signore scalvcrà ii capo alle figl;e di Sion ... torrà via l'ornamcn' o rlallc: piancllc, le calzature iatk ad occhit.:lli c le lunettc c le collane, i monili... cd in luogo di ukzzu vi sarà fdon· di cancrena, itn-t'Cc di cintma che ,.i str;nga, \'i saranno carni squarciate ... ». (Isaia)

« ...le donne nd I•Jro n~stirc dect'nlt· si on ltno di verecondia c mo-

destia, non con i capdli arricciati, né con oro o perle o con n"S'imcnta preziose •· (S. Puu/u)

«Le donm· de\·ono avere una casta condotta c devono ricordar~i che il loro pn•gio più bello, non consisk già nt'i materiali abbigliamenti del corpo, nell'acconciatura dei capelli o nelle n·sti r ;cche di gemme c tl'oro. ma in quella vita in:criorc rifulgentc di virtù e di meriti che solo può n·ndcrlc care a quel Dio cui solo de\'ono studiare di piacere ». tS. Pietra) c Se in fatti Dio an"Sse voluto che le donne· J>Urtasscro \'C Sii dai colori sfarzosi avrebbe <>rdinato ai montoni di produrre lane scarlatt( cd azzurre:>. (Tcrtu/liuna, II sec.)

« Xon so se volsi assuciatti a braccialetti potranno sdpportare il peso

di ca !t'ne, ·dubito che gambe ~pcsso adorne di nastri serici possano sopportare la soifcrenza delle pastoie; temo che una testa costellata di diamanti c di ~mcraldi pieghi sotto la spada onde siamo ol{nora minacciati-... P('r brillare in ciclo è necessario gettare via l'nro quaKgiù. pcrchè è epoca di ferro non d 'oro il tempo di é risto... Donne, appendete alle \'Ostrc orecchie la parola di Dio e al vostro collo il giol!'u di Gesù Cristo... • (Clemente Alrssu11drmo, II sec.) (CO.V TINU.~ A PAG, 1•1•


M~ DAVENEZl ANA L.\ .\1()0.\ a \'cnezia segue ftdclmrntc le ~'>rli ddla ~ cpubhlica. Il gu,w innato dci \'eneziani per la semplicità. resiste anch~: ai primi contatti con l<t cil"iltà Bizantina: c quando i costumi Bizantini di1·rnncro costumi naz;onali, si n ·rcò di moderarnc la rafiinatczz~. La toletta delle \'cnczianc era modest~: non usavano profumi. fra i colori prderivano il meuo vistoso, f"azzu rro. c se· guirarono ad nsarlo a lungo dopo che i commerci fonunati avevano dat<J nno1·a prosperità l'Conomica alla R~pubblica. La Dogaressa Sci\'CI, moglie del D oge l)omcnico Sell·o c figlia di un imperatore di CostantinOjJOii, che aveva portato con sè i segreti do11a moda orientale non tro,·ò seguaci fra le patrizic \ 'cn~:tc. Quando il suo corJ>I> marcì per f"uSo (•ccessi,·o di J>rofumi, la sua mon c iu considerata un g-iusto castigo, ~la col crescere della ricchezza 1~: fogge orienrali furono imi t<~ te ,-olentieri: sfarzose furono soprattutto le stofi<\ imessnt.- d'oro c d'argento. Brocc<~ti d'oro fin:ssirno. \'C1lnti, rasi, ermellini, zibellini si portarono qnotidianarncmt con grande disirll'oltur<P. l vestiti erano lunghi fino a rara, st retti alla l'ila da c:nrnre d'oro ; i mantelli erano ampi t: orla·i di zihcllino. IJnrant<: le cernnonic rclil!'iose le matrone mctte1·ano sulla 1esta nn cerchio cl' oro ccsdla:o, altrimenti nn' berretto 1l'oro che Jascia1·a liberi i capelli. Dal secolo scllirno alla 1m:tà del dccimotra1·o fu sempre in \'Oga il pali io, lung-a tonaca s.-nza rnaniclw d i g usto orientale: sotto al pali io il g:ustacnon' aperto sul S<'"" ,. a llaccia-o con cordoncini, lascia1·a ,·eden'. il pctlll-

"

Gen t&luomo de1 prìm 1 anm del Settecenlo, con redingote- e soltoveste nccamente noamale.

9r<>nc:b pols•ru e tncomo bordalo d 'oro [V. Ghislandi MUonol.

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( A auu•tra) E le-qan:ze del ru:lotto ptm nen au :-a.so b&anco. trtcomo • baullo Il eavahere ha anche t.n monot'Oito di eronelhno tr Guorc:b. Venezia!. (Sopra) La dama in eampa9na . U veahto • aemphciaaimo. eosl pure q uello del marito • del cavaher ••rv•nle. (G B

Tiepolo • Venn>o. Cà Rezzonico).

ralc. Il con tatto con I'Orit·ntc lasciò inn:.:e intatte quelle ahitudtni di I'Ìta ritirata e modesta, che erano sta te proprie delle \'enczi~ ­ ne fin dai ;>rimi ll:mpi della ~l'pul>hlica. L<· donne si vednano raramente in giro per 1<,·ie c nci pubblici passeggi. Le fanciulle era· oo sorn•gliatc sc,·cramen:c : non potcl'aiJu sposarsi prima di a1·cr compiuto n:nt'anni. non poce"ano comparire in pubblico se no11 col 1•iso c huona parte dt>lla fJCrsona copert i da un ampio velo bianco. ~1an mano che le crescenti fortune rncttl'l·:•· no Venezia in rapporto con tutti i f>acsi ci,·ilr, l'nriginaria semplicità di costumi ccdett<'. <· alla modestia dcll'abbigli;~mcn:o si sost ituì un'immensa varietà di moda <: di fogge imi tate da ogni parte d'Enrnpa c d'Oriente. 1>-J allora in poi la moda cambiò cnntinuam ..nrt : solo un fartore rim;os!' imnmtabik: lo siarzu


Accone~alura della Prmc•pessa di Lamballe. ll~:~nolo, Versailleal.. 2) mglese <lei Selle<:enlo [Ganlsboroughl.

Paolo le don11~ sfoggia,·ano i loro vrsllti, c i ben pensanti c->nsiJcra\'allo fra i pq~giori flagelli dolla loro città c la bestemmia et 1 ,·cstimcnli ;dia iranzcsc ». Le patrizic abbandonarono i loro pesan· i n·stiti ormai passati <.li moda c mis(·ro dd le vesti senzca busto guarnite d'oro. In un primo tempo queste HSti furono generosam.:ntc scollate lasciando nudi il collo c k spalle: così sono vestite le \'cnczianc di Carpaccio c di Gentile Bellini, in rosa col breve busto ornato di gioielli. Poi le scollature c dierono un balzo • e ,.c11nc di moda il collarctto, o gorgcra, accollatissimo che andò poi 1nnalzandosi. sostenuto con fili metallici chiamati c ,·ergole • fino al di.sopra dl'l capo, da cui pendeva un ,-cio lungo lino a terra che avvolg(·va tutta la persona. \lauro Lap; Camaldolese ebbe a supplicare il Doge Cristoioro \loro: • :-;c mulieres tam longas caudas in vcstimcntis habcant <:t per terram trahant, quae res diabolica est». Le fanciulle da mari·o copri,•an•) ancora il capo col \'elo hianco, ma nella nuo,·a l.hcrtà dc1 <'OStumi fu loro assai difficile discinguersi dalle donne perdute. alle quali quell'acconciatura piaccn\. Le cortigiane vcnctr l'Ta.rh> cli,·enutc famose per bellezza, eleJ:"anza e per la ,·ita iastosa che conducevano. Il Senato fu obbligato più di una ,·olta a intervenire per porre· un freno alla sfrenata eleganza delle prostitute; di t;mto in tanto pubblicava decreti:

(Sopra) Uhlmo moda oelte<:enleoca In un quadro di M me Guimd (V.,... tGillM). (A destro) Scuola dì Walteau . Studi d• h9ura.

Nè solo a Venezia la moda facc,·a uomini c donne schiavi dci suo; capricci a giudièarc da quel che ne pensa Franco Saccltcui: «Se un nuovo ar:zagogo comparisse con una nuova foggia, tutto il mondo lo piglia... Che fu a vedere già le donne. col capeuale tanto aperto che mostravano più giù ch_e le ditdle ? E pOi dierono w1 salto c feciono il collaretto in fino agli orecchi... Le donne vanno in cappucci e man:elli. l più clei giovani senza mantello vanno in zuzera. F.Jie non hanno se n<HI a tòmc le brache cd hanno tolto rutto •. Ma nessuna nazione tra le antiche uguagliò \'enez1a nell'av,·icendarl>i vc:rtiginoso c nella ricchezza delle mode. In piazza San Man:o nei passeggi di Santo S!dano e San Pietro c 1

,


c nel vedere le mere t rici accresciute in tanto eccessivo numero; le quali posposta ogni erubescenza et n•rgogna pubbl;camentc ,-anno per k strade e chiese e altro,·e. sì hcn ornate c ,-estitc che molte YOlt~: le nobili c cittadine nostre, per non esser differenti dal ves· ire delle dette, non solum dalli iorestini, ma dalli ahitamì non conosc;ute sono le huunc dalle 1riste » imponendo dei lim•ti nella scelta ddlc n~s i. Del resto •le signore ddla buona società gareggiavano " loro ,-olta con k mcrctrici nella corruzione dei costumi c nelle ricercatezze della toletta. Cure sempn· più ricercaté esse dedica,•ano alla p<'ttinalura: i capdli si intrec· ci:tno c <i stringono intorno a una cornnctta alla ducalr Dove la na-

(Sopra) Lo scia Ue "' un dtprnto d'l. B. Hitier. (A de. stra) Cappellino " alla paatorella " [particolare do un quadro di l~ Nico)as, Louvre].

tura non è 9:ata generosa suppli9Ce l'arte. Chi sa di non avere una bella cap:gliatura se la compra. Il commercio dei capeHi fu attivissimo c pare fosse fatto da cer ti v;Jiani che li esponevano c in helle pertichate sopra la piazza de sancto Marco :o. Questo commerc:o di n.uovo genere sca;enò sulle costose teste delle signore l'ira degli ecclesiastK:i ai quali pareva estremamente pericoloso questo appropriarsi e mettersi addosso capelli di morti o pcgg:o di scomunicati c peccatori. Ma le helle non se ne <lavano per in:eso e •la maggior parte delle loro chiome erano comprate. Continuarono a dedicare tutta la loro atten zione alla capigliat ura, \'era o falsa che fosse. Nel 1550 per la prima volta si arricciarono i capelli c com.nciando dalle orecchie et seguendo con ordine d6: to fino in cima <Iella fronte, coprendo poi di a lcnne scuffictte quella parte dei c:tp<'lli che si intrecc:ava », donde scen<le,·a un velo trasparente. Non ancora contente, poco dopo misero in voga i capelli biondi. Per schia rirli c si bagnavano la tes'a con una s ponzctta ligata alla cima di un fuso :t c se li tingevall() con acque d;verse e li lavavano con c liscla forte con mille aromati dentro. lume <li feccia, scorze di marancia, cenere, scorze d'uovo,


mente la,·orate in oro, argento c seta. l collaretti erano iJ1cro~tati di perle thspostc a forma di rosa; i guan!i di morlctto o "'la ricamata o di pelle min;ala erano abbondanrcmentc profumati. La Cl\ cttcria femminile trovò un'arma nuo1·a nei ventagli fatti di piccole penne tnlcssute instcmc, col manico di ~vor:o o di UlrlanJga. Parricolart' attenz.ionc si dedicò alla calza:ura: 1<: calze erano cremisi tessute d'oro. Le signore calza1·ano delle specie di altissimi zoccQJi con cnorm1 $UOlc di legno dette • calcagnetti »; I.'Ssi non al' eva no nulla da nvidiarc alk n()strc scarpe ortnpc·dichc so: si pensa che costrin1 sero k hellc signon· ad appoggiarsi al braccio di dut' cameriere o mcghu di due 1 olcn·crosi ca,·alieri che le pilntasscro incolumi per

d!

le 1 ic all'ora del pa~~eg~io.

Come dul fvsso /'acqrw sbocco, grumdo C /o clrùwicu a perla, t'CCO ,h 'ici 1'•'Y!JÌO .·1 l/Orme a tomi!' f uor d'ogni wl/aia Sbac.·ar le dontll'.

Co,ì Ga,pan· Gov.i nc1 sno1 ,ermoui, S<t il paragon e non è lusillgh~<·rtJ. t·•·rto è :.iKnificatil'o. 11 pa~;:eggio è con la wlctta e le visite l'uccupazwne p:ù importante della ~iorna•a. 1'\ei campi c nofle calli <h motla le don n~ pa,sal «Ilo profumate di muschio, di amhra, di nurra. d, .m•·•H<• o d• al~>\': . nnhdldtalc fino snlk mammclll", scopcrl<' dalle l't'SU :.collacCiat<·, 111!!10ll:llatt· con ,ncrcdihilc :,[arzo: s•udiavano IIHJ\ cnz,· cht· meg-lio le mettessero in evidenza

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l'rado) ( Goya

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Kel !lettccento la moda del tupé n·nnt· a complicare J't'lahorata acconciatura dci capdlt che incerati c sparsi di paln~r<· gialla t•rano rialzati da un pettine di ottone; ma qm·sto non giovò a~l'ig.cnc c alla pulizia: molto spesso tra la poll•crc bionda correvano ~chifo­ si 01nimaktll. Già dal seicento fianchctt i uoHiccj c ~11ardinfant1 alteravano e arroton~la­ ,.ano le r.gurc femmin,li. l ~,..nardinfanti sopra tutto chhcro ndla vita settecentesca un ruolo importan:jssuno: nel 1 ì63 essendo comparse in città delle dame col ~:uardinfan­ te meno voluminoso del solito nr nacque unn scandalo c la città si divise 111 due fazioni. Dalla prima domenica di ottobre alla quaresima, nella festa della St•nsa, ndlc elezioni dci dogi c dei procuratori, uomini c donnl' portavano Il tabar ro o « hauta », una mantcllina di seta nera che copri,·a la testa, sopra cui si pone\'a anche il cappellino a due o tn· punte. Il nso era nascosto da una mezza lan·a bianca o nera. In questa comoda tenuta di str~o incognito, che Pietro Longhi ci ha resa famigliare nei suoi deliziosi quadri di costume, le aristocratiche dame c i se1·cri rappresentanti della Repuhblica si mescolavano spensierati alla folla anonima dèl carnevale. Le « scarpettine » pril'e di tacco, coiJc fibbi<' di brillanti c la punta in su che avevano sostituito gli alti zoccoli di legno, rendevano più facile TI lieto passeggio delle maschere; dol'eva sapcrne qualcosa queJI'amhasciatore che di esse disse al Doge Domenico Contarim. « pur tropo comode, pur trot•O ». Nel secolo diciottesimo gli ornamenti si ianno sempre più leziosi: oltre g li anelli. i hracc;ali, le collane c i diademi vennero di moda spille d'oro c d'argento che si portavano sparse nei capelli incipriati. Le signore portavano le unghie lucidate c lung-hissime c, suprema raffinatezza. dall" dispos;zione dci nei stl'l loro viso si potc,·a indovinare il loro temperamento; c'era un vero vocabolario delle mosche c dci nei: mosca sul naso = sfrontata ; vicino all'occhio = appass;ona·a; .sulle labllra o ncl!a pozzetta = civetta o galan·e; all'angolo dclla boeca = assassina. v." ·

Mo

(Solto) Goya: Donne con 1


.-

ELEGANZE GIACOBINE LA RJVOLl!Z lONE francese nella sua iehhrc di rimuovere « ceppi e catene • dich;arò fin dai suoi inizi l}uerra spietata anche ai c~:ppi e alk catene che aveva imposti alla società la t;rannidc della moda: corsctt i guardinfan(i, parrucche, tacchi alti, ciprie, nas·.ri, fiori, !liume, tutto era condannato a sparire tanto più che questa insegna della peti/e lllarqt~isc c del gi<n·in signore rappresenta.\'ano la tirannide aristocratica. Poichè si trattava non solo di lil>crare l'umanità, sofferente sotto il peso di tante cian frusotglie, ma ;u1chc di creare un vest;to che non riconoscesse dif(crenzc sociali. prevalse l'abito dim~o della horghesia per gli uomini c per le donne la mod.a del nudo o nel migliore dei casi ~a moda inglese. l Francesi attuarono anche la riforma democratica del \'esti re con tale sfoggio da ingannare le altre nazioni, le quali credettero di imitare la Francia mentre in realtà seguivano l'esempio degli I nglesi. Fin dai tempi di Colbcrt, che aveva istituito il figurino francese, la Francia era riuscita :1 conquistare un indiscutihrle primato nel cam~ delle mode c della eleganza, .simile a <1ucll() che ave\'a a\'u' o riel mondo del '500

702

l'Italia della rinascenza. ~la mtorno al 1790 la Francia pare costretta a cedere il campo aU'Inghikerra. Nel 1791 un viaggiatore tedesco di passaggio per Parigi nota che per sci mesi consecutivi non è apparso n;entc di nuovo in iat!o di abbigliamenti. Le donne di Parigi pare non abbiano più tempo di pensare alla moda. Le signo re p;ù eleganti son emigrate. i sarti più in voga seguono l'ingrato destino delle loro clienti. Mademoiselle Bertin la celebre c restaia di Maria Antonictla, s; ritira a Magonza, donde passa a Vicnna c quindi a Londra. Le donne francesi sono costrette a rinunciare ai velluti c alle sete e a so91:;tuirc ogni <rltro tessuto prezioso con le stoffe stampate, alle quali dànno, in compenso, dei nomi fatidici : a/la rcJmbblic<ll)f~t, aU" Car~t~agnola, <i!l'~tgl«lgli<Jm:a. Indice dei mutati tempi fin dal 1791 sorgono a Parigi i primi magazzini di abiti confezionati. Nel 1799 Amburgo segue l'esempio di Parigi. Londra diventa per qualche anno la capi·alc della moda: da Londra \'t:ngono a Parigi le 'ln•'r?•ci/leuses e gli incroyablcs della moda fmpero. Così nel 179.~ quando la Duchessa di York era in a·ttesa dell'crede, venne . di moda tra le signore e perfi.no tra le signor:ne. di ingrossarsi il vent re con dci cuscinetti ap(llicati dircttamcn·c sotto il pNto, che obbligavano a portare ancora p!ù in su la cintura e ad innalzare ;t petto fino al collo. Le \'esti si fecero più lisce, più ~trette ai fianchi e più ampie sul davanti. Ancht' questo uso che è più caratteristico della moda Impero passi\ subito da Londra a Parigi c da Parigi a tutto il mondo come moda francese. Così pure ,·enne da Londra al posto delle scriche calze del giovin s;gnore la ioggia degli sti,·aloni c dci ca·lzoni di pelle, del cappello duro c degli ampi man!clli a più baveri: foggia che ricor. dan: la maniera di ,·cstire dc; postig-lioni e che dove,·a restare ai cocchieri.

I..'cnhco e al nuovo reoime (tncasione parigina dei primi temp, deUo Rivoluzione francese}.

In quegli anni poche varianti potc1·a permeitersi il gusto francese alla moda Hnuta tl'oltremanica. Tut!a\·ia per le signore la truce fantas;a dd tempo trovò una J>iecola variante: il famoso nastri no 'rosso intorno al collo, della moda ti la 1·id;.mc. macabro ricordo della ghigliottina. La moda ebbe for:una e si diffuse anche in Italia, tanto da suscitare il nobile sdegno del Parini. « Oh. bàrbam :t, esclamava il poeta: Oh, naro dalle du •e se!ci. chiunque togliere <la scelerata scure Osò quel nome, infami~ del secolo spietato, E dié funesti auguri al femminile ornato.

Caduto il go\'erno del Terrore le donne francosi ripresero animo: sul trono della moda rimasto vacante con la morte dell'elegantissima Maria Antonietta, salì la famosa :vfadame Tallicn e qualche tempo dopo Giusepp:na Be;~uharnais. Con il pretesto di abolire ogni fromolo e di \'CStirc all'antica le francesi sosti: uirono hcn presto alla moda inglese della St.'fllpl;cità e dell'igiene, coinc abbiamo detto, la moda del nudo. Abolirono fascette, sottane. cam'.ç:c, cal:t.e c adottarono una semplice leggerissima tunica semi trasparente aperta dal ginocchio in giù e i sandali. P;ù tardi la chemise si <:llungò c venne di moda lo strascico lsci braccia per i vestiti da passeggio, quattordici per i v est iti di gala), ricco compenso alle troppo palesi nudità delle spalle e dd pelto; ·mentre per tranquillizzare i salutisii che protestavano contro l'uso delle stoffl! leggerissime in pi~no inverno («. nel giocon· do .'\riete - non venne il sole ancora • dicc,.a Parini a Silvia) \'enne di moda una sccon-


Jncuuone

di

Oarc•s (Paug•. M u.seo

Ccmovalerl

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da run;ca di stoifa ptu pesante c spesso colorata che lasciava vedere in gran parte la classica tunica bianca della moda Impero. La moda del nudo trionfò do\'llnque. c ~cf t8oo. scrive il Bochn, una donna elegante uon doveva avere indosso più di duecento grammi di roba, compresi i gioielli e le scarpe. In alcune corti molto conscn·atrici come l'inglese si mostrò l('rande ostiliti alla nuova

'

moda ohhltgando le signore all'uso dci gu~r­ dm i ami alm1•no per le feste d, gala. ~la a Parrgi c a Bcrltno fn ammc>sa suhrto anche a Cortl· quc~ta moda che a drsvetto dci :imorati riu>cl a mantenersi più o '11<'11\l immutata per <)nasi dicci anni. Piacque agli scultori qu~sta moda. Lr tolse di impaccio quando do,,c,·ano come d'uso prc'CIIlarc sotto le ~pnj::'lic di Diana, dr \'cnuc o dr qualche nurfa, le Signore che posav.mo al loro cospetto. ~h·no pracquc ai romam1crr. Tolswi p~r c~cmpro che amava spesso rir.rodurrc nc1 suo1 rornant., figunni c r itratti d1 modt•, poco putè ,h1narnrsi in G11ur11 ,. /',"·r: la princ1p<:ssa Ekna ha è tlll ahito eh tullc hiam·o ornato di felpa », la principessa Bolkon~k<lla c un .tllllo grigio dcgantc, guarnito eh przzr, cutto '•>l'o al petto da un largo nastro •· L'ornamento pitl hcllo dt quc•ti \'<'s•iti erano scmprl' le spalle o il petto delle rndossatric1. Così '~cl omn ~ le abl!atric1 olimpic » del Jooscol": >l pn~ta ricorda di Luigia Palla vicini c r.ndtca \ 'l'SIC ~ (.' ti « facile bisS(),. che s<·condava le forme del corpo, c 1 < camhth coturnr • c c le trecce nitick - per amhros1a recente», c « 1 monili cut gemmano - dfig1ati dct - inclito studio di scalpelli achei •· ~la con maggiore compiacenza vediamo rocordati quegli c tgnoti \'Czzi che ,fuggono - dai manti c dal negletto - velo scomposto sul sommosso petto:>. Veli. monili, ghirlande. Poco in fondo. Ma a far sì che gli abiti malgrado tanta · ·nplicità ,-enissero a costare abbastanza caro, i sarti ,.i aggiunsero i ricami. IJna ,·este di percallo indiano ricamata c fornita di strascico costava a Parigi dalle sei alle ottomila lire. .Molto ricercati erano i pizzi: famoso il negozio di Mademoisellc Lange, che per mez-

zo del suo amante, il commissario Mandrin, era venuta in possesso dei pizzi di Maria AnIOnietta. Napoleone che a n•va un gra-nde debole per l' eleganza delle signore, e r;nolto spesso faceva notare a una -dama. sul p;ù bello di un ricevimento, di averla già incontrata con lo stesso v-estito, •mponendo alla sua Corte uno sfarzo di vestiti nnico in Europa, restituì alla F ran cia il prima_to che aveva p~:r-

703


:i tlllt t lr loro vccapi tol<j. era ma1 Ile mode 11ré, C la ano pona Parigi ogni ge· 11 S llvala l'arigi noda che .Iella che

~hhc in Francia. Il sarto parigu1o p1ù noto del tempo napolconico fu certo Lerny, pa· zicntc ricércatorc di archivi. ricostruttorc sapiente di fogge dimenticate, ahile calcolatore c giocatore, misog;no per aver \'isto a sa1.ictà spallt: c braccia nude. sprezzame con gli umili c cerimonioso con i potent i, scp1><: rl('l corso di qualche anno farsi un' immensa fortuna c creare alta moda · francese qud la celchrid che pare,·a avesse perduta. \'enuto dal niente gli era riuscito di associars i a .:\ladame Raimbault, alla quale ~ra stata com· messa la fornitura degli abiti imperiali. Poi si era sraccato r iuscendo a portare \'ia mode(. li, lavoranti e clientela alla s;gnora Raim-

ha ult c sostituendosi ad essa ne i la,·ori della Corte. Aveva capi\O che i tempi non esige· \'a no nè capriccio, n<: fan tasia, ma piuttosto la paziente minuziosità di un calligra fo. Si associa al disegnatore Garnerey, ii quale pas· sa le sue g iornate nei musei a copiare le sta· tue. riunisce intorno a sè una quantità di ar· tisti povc.:ri c bisognosi, c di abili tagliat~r~ portati via a tutte le ditte. Ed ecco gli ab1tt concepiti da Carncrcy, tagliati e confczio~a­ ti nel gahinctto di Lcroy, indossati da C1u· seppina c da Ortcnsia, fanno il giro d'Euro· pa in un piccolo giornale edito da La i\lé· sangèrc destinato alla più alta celcbrira: l.t• /ortrrr11/ des Modrs.


umort ~ th nt ran: h~n pre~tn nelle gr:l/.i~ di Giuseppina. ~pokonr. che non era srnza ingcnuit3 in malcr;a, notò le fogge dd sarto. notò pure che t•ra amtco dell'industria francese c pensò chl' fosse l'uomo che faceva per lui. La Bihliotec:t Nazionale dt Panl('i consen·a ti lihro mastro di Lcroy, più eloquente della nud1tà dellt cifre, dci nomt e ddk date di un lihro dt >'<lfla del ltmpo. Tutta la fami~Jia tllllll'rial~ e molte dame ddla Cont' si s<·n· ..·ano da lui. Manca tulta\'la il nume dt .\ladamc Rccamter. C(uello della dcgantt~stma duchessa dt Mvntcbello. Manc:t anche il nom,· di ~latlamt· Mère, ma si sa c!t~ questa ama1·a 1<',liTI' ~ult:t nto cnn 1 \'e~ti• che le fighe Il· dom11·ann. l cli<"ntl più fnldi di Lcroy sono Giusrppma e sua figlia Oncr.sia. i\ Giusc:ppina fornisce dai die..i ai quin· dicim,la franchi al ntl'Sc di vest iti. Giuseppina non in affatto arbitra della moda parig-ma dd •rmpo, conw si dice; fu nn a donna che am:wa mnltis~tmu 1 rsllrc, ma ricordai':\ .\1aria ,\nt•mll·tta più nel capnccio che nel gu~to. ,\ 1<·1·a un cld)(tll' da creola IX'r 1 lustrini, le 1 dc:ttc. 1 falpalit l' 1 cappdh, 'i'l'c,ahncnh· 111 pnnòpio. .\la gmnta ali<· Tuilnal,-r,rs rilt'\ ù un IJ.,nn d t <15stmtlaznJOl' cnsi font· e nn fa-cinc1 così gran<lt, da appann· come la >Ola ~ran<lt· <l:ama dd tcn1po. EltiK na nrahnl'll[l' g-randl'-"'tma J>artt' l A..·roy 111 qm·sta ''w tra,fnrm;IIIHilt' e fu hn senza d thhia che tmm:tJ:'I11Ù 1,. mt•r:n •J:'ItO'<' tokllt, cht Gn""PJHna J••rtÌI llurantt· il suo pnmo 1 •ag-gto •n ltaha " cht k d<~mc vctll'ztal1l' co· Jnaruno inun,·<hatamrntt·. l.'cst<·'tca d1 Cm >cpp•na '' raffinù g'l<lrno p<·r gtorno cnn l';uuto th (~arnrrcy ,. llt L,•rn), ~olio glt ~>c­ eh, tnc:ullall lldl'lnlptratorc. :\la dal l.hru <h Lt•rn) vediamo che Cu"t'pptna dut• annt dnp11 ti dl\·oryoo, nl'l 1812, <pt·nclc per •l l'<'~llrl· qnanto spenll~1 a da rt·gina. (;lt anni 1nù t riSII pt·r :\apokon,· S"ll" g-li anni dl'lk g-randt iollt~ di l;111Sl'JII1111a pl'r 1 IT>titt. :\dl'aprtlc <Id qnando tnttn i:

Se :>:apolconc <ll'l'"'' 1 csto Ll'rc,y all'npt·ra, nl'l "'"' Kahllll'l· to, quando iacn.t sahrt "' tnt apposito p;dco k stgunrc t'SI tantt r tnnuru"· p<.:r potcrk studiare a suo .tgtn, >(jlla<lrark. pcsarlt:. palparlt·, mallr:attark come cn•dt•,·a, c<ln quella :;ua ana di t•s((~ta raffinato o th romano della dccadcn/a, lo <1\'rchhc scn1.'altro cacciato via dall'lmpcm. l m c:cc Lcruy chhc: la fortuna di cap;tare alla Malmaison una mattma in cm Bnn:tpartc si t·r:t al1ato di buon

Moda neoclasscco (Sono) E:l89anze al Boulovard c;lea ltaJtens. (lneLS,one dl Voyaard . Patlgi • GabL

(SoPta)

nello delle Stampe).


') uno topar;t.gnrw, .... , .(t

alcun

a~;all a li:. ta a ~l'un ~-\'iS<',

du

· da !.no~ :o. ,, ddh to dt·>Ì<k:,uc nolt.', "'CC\. 1

di grazi·t

th _\lan.t Lllls:t, ateta di che c<>n>olarsj con ),. ;dtr, d1cllt1. k tre s0rdl~ dell'ImperatOre, Carnhna, Eli~a ,. f'a<Jiina c le due figliastre ddl'lmptraturt•. Ortt·n~:a e Srefania. Carolina cnnw R~:gina di '\:tpoli \'(~diamo che spend,· mult o: unllna a Laoy t'est i ti eh gala C di cacCia. cappdh ,. t·emagli c perfino vasetti di pnm.ttil e il;tconi di acqua di Farina. Leroy "''"k tlllttl ttud cht· può scn·ir.: ad una dama tldJ';tlta -oeil'lù: ,. di quel cht: non produce t:gll >ll·,~o nd "'" gabinetto si fa a caro prt·aro intt·rmtdiarto, dalle pmme alle calle dt ,,.,a. da• gtc11clli ag-li scialli c a.llc mussol:ne d t con• ral•loando. l arnlina t' cdiamo che or<lina C<Jil grande bCllità cumc Giuseppina, 1n:1 d1st:ut..· ~u1 prl:'ZZI <..· contratta. l':whna ia dellt' ordinazioni folli c capricCIUS"-'· J)fH

~t·nza ntJ!Iunc

rifiuta

le contmis-

>tnm; altre \'oltt· ordina una serie di berretti ,. d t cttfli<-: il suo guardaroba, quale ri$Ulta dal hhrn <h Lcroy. è un arsetlalt di nastri c d1 c.an irusngli~. Ortcnsia inve-ce è assai mock;;ta nella sua t'leg-ante scmpliciù, soltanlll per am<Hr ckll'lmperatorc. quando è l)tcessa1'1•> ri::lzarnc 111 qualche modo il prestigio, ordina a Lcro)' l US$UO~i ,·coliti per feste c hallo di gala .. \nchc qualche nome di elegan-t i Sl{!lhlrt' 1tahanl' ,·cd1amo tra le clienti di Lcroy: la famosa can tamc Gra;sini appart· nd dicembre del I815. la contessa Martiuctti, la famosa « \·,·ner,· Bruna ,. dd Giordani, la contessa Tnschini c CJUalchc altra . .\la è 5opratul!o l'epoca napo1<-nnica che pa»a comt· in un calcido>copio pa il libro di conti del sarto Lcroy: .\l aria \\'alcwska. la s ignora Ney, la signora Jkrthicr. (,Jnando :\apolcone cade, Lcroy dopo qualche csit:wunc cedt• alk lusinghe dci nuo,·i clien t i, che giungono a Parigi. l n0mi elci t·incitori si aggiungono a quelli dci vinti; k man·sciallc <1. Francia c~dono il pa.sso a l duca di Berry che ordina, nastri e guanti per un'amica sconosciuta, alla vrincipcssa Metternich, alla duchessa di WellingtOn, alla princ1pcssa di Talkyrand, S tgnorc, come si n:dc, di tutta Europa: autit r iache, inglesi. polacche. oltre le francesi ha nno ch iesto al celebre sarto qualcosa che aumentasse il fasciuo della loro bellezza e rendesse più sicura la loro opera di seduzione. E Lcroy scn·c tutti: le donne dei ,,incit ori e quelle dei vin ti. Per lui la caduta dell'Impero non ha p iù valore del mutare di una acconciatura; la for midabile lotta fra M ette rnich c Napoleone si risolve in un cambiamcn!o d i clien te. Lcroy sa ch e egli è necessario a t utte: com e Mar ia Luisa non poteva fare a m eno di lui così la principessa di ~ietternich c la duchessa di Wellington non polranno ign or a rlo . Le futili \·iccnde della moda t·engono così ad intreccia r si al dra mma della storia nel l.hro di conti di Lcroy com e se i veli della moda lmp<' ro valessero quan to uua campa~na napoleonica.


I PREDICATORI E LA MODA (r:tl:\T/\"L',<.i'/0:\ f' t)J f.~<,. '"')

c n o,·ctc dtmilllnre u cancdlarc lo spk•ndorc della 'ostra esteriore helkzza con una ~pcc.c di nc~li­ ~cnza J>, CTntrtllitllrl), Il sec.).

.

..

< ~]uc>ta fri,·ola passinO<: di mostrarsi hcllt non traH'rna soltanto le donne ma anche gh uomini ... diHnnti donne per i loro costumi lo d:vcngono anche per le n·sti che indossano. Simili agh schia,·• o alle cortrgiane per l'acconciatura dci loro cap~ll. a mala po:na coperti dj vesti leggere c trasparcnu, con la hocca ptcna di mastice, il corpo mondato di proium1... affidano alle mani t·d al{li arnesi di mille schia"i le parti J.hÙ nascoste dd lnru corpo... ,._ (Cicmc'ntc .1/c·ssandmw. Il scc.)

c. \'i

l l l

thrò io qual, d<mnL scandahn1no i Cristianr! S<lllCI <(ucllc che si unpias:r:ccrano guance cd occhi di W>>~) c d r nero, quelle dar \'Ìst troppo htauchi, pcrchè siano umant, <>ndc ci fanno pensare ad idoli quelle che uon possono \·crsarc una lagrnna senza che la stilla lasci un solco sulle g<>le... che st fahhricano una testa posticcia con capelli altrui, che si lavorano una tardiva gio,·entt't ~ul lc rughe :t. (S. Gao/(lmo, l\' ~cc.).

« :\on :1\·crc sui ,-csttlt ~c non qualche filo purpnrco,

pettinarsi ncgligememcntc Jasc.ando pendere i capclli. calz:\rc >Cmplice, avt'r maniche corte, e strette, una sctarpa del colore dtl giacinto, che S\'cntola sulle ~1•allc alla mcrcè del vento, affettare mùolcnza c tra~curatczza nel modo di cammrnarc, ceco in che con~~~tl' tutta la \ erg;nità di ente donne ». ( fd,•m).

c Ti piace la veste preziosa di ,·cllnto? c di seta? :O.Ia

che altro se non rela cd opra dt vcrmi ?... Ecco che lJuclla donna per portare le gemme c le (lerlc è cagione che molti po,·cri m noia no di fame; c quando le SI perdonerà questo peccato?». es. Gio~·ctnui Cri.wstomo. IV sec.).

< s~ le donne avessero a\uto hisogno di coda, Iddio

l'anehbc prO\'\'Cduta lnro ,., C.lfi/fon. ~·cscv1•o di T.-. ranamrc, X r rl sec.).

c Ella non teme mettersi sulla tt•sta capelli d'una pcr>nno che forse è ncJJ':n ferno o n d pnrgatnrio c con

cut non vorrebc per tntro l'oro del mondo passare una sola notte». (Auon. prcdrwtort frc~nasc- del st·colo X Il 1).

l l.

*

~ lo non ho mai t rm·a te~ c:,·angdo eh<' raccomandi le croci d'oro c le pie' re preziose: ho hrne trOni IO : in e hhi sete e tu non m i desti da hcrc, in <hhi iamt· c tu non mi desti da mangiare o>. (Idem) .

c O 1 o i donne! se 'i mettessero le ,·ostre \'c.'Stimema

sono il pre-ssoio ne scoluehh<: il sangue del poHro ! »(Gubriello Bu-rle/t,,_ X l V sec.).

*

c Occorre...

raifrcnarl' et modificare la dcsoncsta portatura delle donne et oll\'iarc il molte offcnsi<•nc dt· Dio et altri incon\'Cnicmi •· ( B,trto/om,·o Pog_qio du Lucca, sec. X\'1) .

*

« Non è solamente ndk ahitazioni, nei halli, ndlc

j

1

strade, che le donne mostrano il collo nudo, per una orribile temerità esse ,·engono ad ;nsultarc Gesù Cris·to tino ai piedi dci suoi altari. Gli stessi tribunah della peniten za che donchhcro essere inondati dalle lacrime di queste figlie del mondo sono profanati dalle loro nudità ». ( ...fb. Bnil/cuu. X\' IJ sec.)

•.

.

.

c Quell'arciduchessa che suole recarsi negli ospedali

di Budapest non donebbe a\'er tanta amb:zione di mostrar~i in f(Uei luoghi di carità con ccr i grossi brillanti alle orecch ie, con cen e piume al cappello, c con certi abiti sfarzosi di seta che fanno un fruscio indecoroso in quegli ambienti"· (Du nn'omrliu dc! / 'r.rccr.·o di Albu Rc<1lc- 1912)

{Sopra) La reqmo Cotenna dJ Veslfa ha moossc '-U ermellmo (Groos. v~ag lla) !Sotto) l C"lJpelh p l U> 1ure femmm1h -:lurante l'incoronczion~ d 1 No~ leone


·l

A

SE ~ esso l'a,·cs~c ta

dell'l mpero im1lmentc trara, stentava a declino della iato la donna, il suo abbiglia' di rivestirla : destinato a reparire sotto la per le pellicce llitarì nei manrono a tumche, ~i donna che dalla ·


(Sopra) Moda atahana 1830 tn

abito

da

vaogoio

(In alto)

Lo Ducheua Do Berry

(A destra) ll Deverta, 1830

buato

litOQraha d1

moda che regna tra il 1811 c il 1817. Soltanto dupo il Congresso di Vienna la moda aspira di nuovo alla snellezza, la gonna stretta e liscia che arriva soltanto al malleolo, e gli alci cappelli cilindrici finiscono per allungar~ la sottile figura della vittima fino all'assurdo. Il ritorno della famiglia reale a Parigi, portò nella moda del tempo 1 prim1 el.-memi romantici: colletti altissimi e cappelli alla Enrico 1\', carich• di piume c di ironzoli. Intorno al 1820 comparn·ro le primt' cinture alla Maria Stuarda, che denotavano la tendenza a portare la vita più in basso. Tra il r82o e il 1822 possiamo dire che ricompare la cintura normale che stnnge tl corpo dO\·c esso si as~m­ tiglia '"eramentc. Il corsetto allora torna di moda e cominc1a l'epoca cl'orn per le fabbriche parigine di busti, Le gonne a poca) a poco si allargano, si rapdoppiano, si ornano di picghettaturc. di ,·olanri, di fiocchi, di crespe; tra il 1836-3i si allungano fino a toccare per terra. Le maniche che fino ai tempi del Congresso di Vierina erano strette e lunghe, diventano p;ù coree c si gonfiano prendendo le forme più strane; la « manica a coscia di montone» diventa addirittura la manica elefante (1830). Le spalle si fanno sempre più larghe e cadenti: enorrn1 ::olletti a triangolo ne aumentano a dismisura l'amp;ezza. La 1·ita si restringe fino a raggiungere il tanto sospirato vitino di vespa. Ma la veste che si va dolcemente allargando in fondo riesce ancora a disegnare, sia pure leggermente, la linea dei fianchi: ancora lascia scoperto il piede conferendo all'insieme una grazie un po' manierata, ehe non dispiace, fedele a quella legge di armonia e di eleganza che un vero artista, il Ga-


:ooeo con cufiia in plt.ro rlco·

1~8.

Cornore delle Damo • 1834). e p>zzo del IIW2

Abdo in aeta roero stre1to allo vito da una fascia.

{Sotto) Caricatwa dello

crmolina. del 1856.

-varni, dettava dai giornali di mode francesi e inglesi del tempo. I modelli del Gavarni giungevano ovunque r tutti si sforzavano di imitare la moda francese, perfino in quei remot·i villaggi della Santa Russia dove giungeva il signor Cicikov desideroso di acquistare le anime morte. c: Pareva che su ogni cosa fosse scritto: no, questo non è un governatorato, questa ~ la capitale, è Parigi stessa». E le ammiratrici di Cicikov <avevano le vita attillata, ... il collo e le spalle scoperte quel tanto che ci voleva per mandare un uomo alla perdizione». Le signcre parlavano di stoffe di ult;ma moda : c le righine più strette che possa raffig~~rarsi l'umana immaginazione, il fondo azzurro e frammezzo alle righine sempre occhietti e zampette, occhietti c zampette, occhielli e .zampette ». Non solo, ma erano perfino in grado di predire l'ancnto delle· cr inoline : c immaginatevi - diceva Sofia lvanovna alla sua amica a proposito dci nuovi modelli - che i corpettini si portano ancora. più lunghi, sporgenti davanti, e ... la sottana è incrcspata tntt'intorno come le crinoline dei tempi antichi. e dietro l'imbottiscono pusino con UO 1>0' di bambagia, pcrcbè ne risulti proprio IIIIC be// e femml' ».


(Sopra) • Corriere delle Dame • 1851, Abili Invernali da IXJU<t9!110. (A deatTQ) La coote. .a Ru~llal In un dJplnto di G . Be:r:zuoh (Firenze, CoU. Ruccellai).

Tn questo periodo, a differenza dell'epoca precedente, la modista c il parrucchiere tornano ad assumere grande importanza. Il carattere della figura in fondo è dato dall'acconciatura del capo: nè in casa, n è per strada, nè a un ricevimento si vedeva mai una donna a testa scoperta : in casa si usava la cuffia che incorniciava i riccioli spioventi sulle tempie, come voleva Ja pettinatura di moda; per strada il cappello che andò crescendo di proporzioni a dismisura raggiungendo le massime dimensioni tra il 1830 e il 1831; per i ricevimenti usava un complicato edifizio di nastri, pizzi e fiori: il più fortunato di questi edifizi fu quel turbante che la tradizione riferiva alla spedizione di Bonaparte in Egitto c che resistè per diecine di anni, menrre pare si dovesse alla \'Ìsita di nababhi indiani 111 Inghilterra.

(A l l.n.Ì1tra) Abiti maschili roman-

Uci. 1838 (A dea tra) Il conte Pip. l'uomo più e1~ante di F"irenu verao il l858.

po ferm1,

Tornò di moda anche la fe-rronière, che donava certamente molta grazia al viso e che piaoque molto in un'epoca di c.osì sfrenato amore per i gioielli. Nel 183t a Parigi, a un ballo in casa del banchiere Schickler, c'e.ra una signora dell'alta finanza vestita di garza d'oro trapunta di diamanti. I gioielli

della baronessa Rothschild a un ballo dalla duchessa di Orléans nel 1!42 furono valutati per un milione e mez. zo. La moda esigeva grande sfoggio di spille, di collane, di pettini, di mazzerti di fiori, di ventagli vistosi, di braccialetti, di anelli, che si usavano portare perfino sopra i guanti, e di nastri preziosi a profusione, in forma di fiocchi, di cinture: di sciarpe, per guarnire i cappelli o per arricchire maggiormente le maniche. Gli abiti scollati portarono di moda le baiadere, che erano scialJi lunghi e sottili di pizzo o di seta e soprattutto i famosi scialli di Cashcmir, che furono prediletti da tre generazioni, sia perchè bellissimi di disegno e di colore, sia perchè poco accessibili a tutti come articolo assai costoso.


1830 un corrispondcnlc di un giornale te· desco, narra il Bochn, scriveva con entusiasmo che mademoiselle Bertin del teatro delle Variétés, in una sola rappresentazione ave~va muta to abito sette volte e l'addJtava ad esempio alle attrici tedesche che in teatro c pe r via erano sempre vestite allo stesso modo». La capitale della moda restava sempre Parig•. ma lo scettro era passato dalle regme alle artrici. Maria A ntonietta era stata l'ultima sovrana che avesse veramente dato il tono alla moda; pare certo che alcune nuove mode siano state introdotte da lei ; i sa rh e le modiste di Parigi la osservavano e la imi· tavano. Ma nè Giuseppina, nè Maria Luisa, furono da tanto c la Corte dei Borbone era ancora troppo sotto l'incubo delle espenen:te sofferte per a'•e rc voglia d i occuparsi di moda. La duchessa d'Angoulème, non potè mai dimenticar~ i g iorni passati neJia prigione del Tempio ed ora, tutta dédita alle pratiche religiose c alle beneficenze, vestiva sempre di scuro e inte rveniva malvolentieri alle feste di Corte. Anche sotto L uigi Filippo, non la Cor te ma ti teatro dettava piuttosto la moda; pe r dare legge alle moda la regina e le sue cognate erano troppo attempa te.

, Sopro e o amtatra) Eleçra:nu tosecme del 18~ 1n due ccuacoture del • Momo • da

r,ren:e

la Hdt• n"aita di damasco nero, cnn una mantellina ddla stessa stoffa c nn capptlln dt crespo hianco. l guanI• luanch, le <lt·lintavano la mano fint· cht· gwcava col manico dd l"nmhrtlhno <LI\ onn cinese c lo Stl\•alino eli s~ta cll'cg"n~' a nn p•cdlllo piccolis~nno. Così " <~llrl<~Ya lentamente preparando l"an·,·nto della crinolina. La trasforma?mn<' in a ffr..ttata <la l ~~~­ -to che ti Romanttcismn -.ndava dtffoml~ndn per l"a n t 1co; a Corte halh in co~tunw ,. rtcostruzion• storichç. a teatro clramm1 e melodrammi stonc•. Il teatrn cominciaYa ad as~nmcrc grande •mpnrtan7.a per In S\"OI!('imt•ntn <Iella moda Siamo ai tc-mp, di ~largh<'nta Ganthlt'r. Le cncollt' ,. le attnt•i ~fngJ!•ann )!randi tolcttt•. ~ "lei

to ragtmc IO· lentache le nno rebraccio ) le vcp•e p1ù tessuti roccato. ;ra gonsottane, ·ine, os· .nolina. :he rigi' alla 'fi. ;li stiva:uanh di ai minu10 c dei •sta, ~ul· ste. Nei la Cos~ua,

(In alto a ciMtra) Ab<lo do ....a di U9DOfO aapoletano ,....., n t&S4 (Sopra) EJ.Qanae tn...rnal! polacehe 18$8

Del resto nessuno ha mai potuto stabilire fi. no a che punto è possibile dettare v~ramentc legge aJla moda, che è per antonomasia, capricciOsa, ossia senza legge. Certo è che le donne ogni 15 anni mutavano aspetto: tutt~ era stretto e liscio nel 18oo, tutto drappegtl c fagotti nel 1815, tutto gonfio e tondeggian· te e capnccioso nel 1830, e nel 1845 tu~ era molle, languido, cascante, quasi lo lplrito del Romanticismo fosse riuscito a iJIIIeo nerire questa dea che i poeti furono coacorif. nel dire sp:etata. La moda mai fu pià CMIIi nella cura affannosa di nascondere le ma• più corrotta nella mollezza dei


(Sopra) Ele<;~ante bor<;~heai tedesche ciel 1860. (A atra) Dal fot0<;1rafo Caricatura del 1850

peggì (' nella seduzione del suo lusso cht. palcoscenico. :Vun ~i parla ptÌI di nazioni, ma piuttosto di grandi citti. :\an si p;:rla ptù dì moda francese o inglese, ma piuttosto di una moda cosmopolita che prende il tono dal contatto continuo con la strada, con le ;!azioni termali divenute di moda, con i centri internazionali ove la presenza delle mondane è più che ammessa, ammirata. La loro storia appassiÒna tutti, anche le donne che 'ivano nei remoti paesi di provincia la loro monotona vita accanto a un qualsiasi medico condotto. Tutto si imborghestsce, si cerca di imitare tutto c tutti; come gli stucchi prendono il posto dei marm, pregiati del primo BraCC'ialetto a sofhetto, del 1860.

impero, così nella moda, spezzate le barr:ere che separavano le classi sociali, si cerca lo sfarzo .più provocante e grossolano. Malgrado le apparenze della moda romantica, è la borghesia che regna. Le stesse applicazioni pratiche della litografia, diffondendo le varie fogge, rendono la moda accessibile a tutti e ne volgarizzano l'uso. Cosi le fragili regine dell'era romantica, anch'esse espressione di un'epoca falsamente poetica, nascondc,·ano sotto la campana della crinolina la prosa e l'es;biz1onismo del secolo prog ressista. Ad accompagnare il ritorno deUa crinolina erano tornati di moda pallori, svenimenti e occhialini. A tavola le signore mangiavano pochiSsimo e per far vedere che non bevevano neppure, usavano deporre i guanti nel bicchiere, uso che durerà ancora al tempo di Madame Bovary. A un pranzo era elegante piluccare soltanto qualche cosa e per dimenticar~ anche qllel poco che avevano toccato, le signore, dopo il 1830, vollero a tavola una vaschctta per la\•1\rSÌ )C mani. AOOLI'O MUIIATTINI

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il modo di ,·olgersi, tulto di Ici fn ammirato e imitato. Dd resto era una vecchia regola in Francia: c'era stato al tempo di Agncsç Sorti i.l n ·gno dc; nasi grandi, solto Anna di Bretagna quello delle fronti sporgenti, sotto Maria Antonietta la moda delle fronti ampie, sotto Giuseppina il regno delle donne hrnnc. L'Imperatrice Eugenia portò la moda del busto slanciato c quel tono caldissimo nel colore dci capelli. che- tutte le donne, non soltanto francesi. tentarono d'imitare. L'fmpcratricc Eugenia a sua volta ammi.raya c felicemente imitaYa la grazia indimenticabile di Maria Antonietta. lf suo ide-ale romantico era ;\!aria Antonietta : st!'flti,·a tante ~cg rctc affinità con lei c ne provava gioia c orrore nello stesso tempo. Quando sale al tro-

no molti sono prcHnuti c aspettano di coglierla in f<~llo: ÌII\'CCC dcn)no riconoscere che ogni sua parola c ogni suo gesto sono annoniosi e misurati. 11 r8s6 segna l'apogeo <.Ici sno trio nfo con la nascita del Principe imperiale. Non ha l'incoerenze di Giuseppina. nè le indi fferenzc di Maria Luisa. n è le tristeuc della Duch~ssa di Angoulème, nè le turbolrn· ze puerili della Duch·ess<~ di Berry. e tuttana ha 11rl'So un po' da tutte. L' Imperatrice am:n·~ tli non essere schia,·a di alcuna abitudine, s1 tli•·erti v" a far cambiare spesso i mobili di posto c a dare aspetto insolito alle sue stan~e. E' naturale quind i che amasse molto cambrare i ,·cstiti c le scarpe. A nzi per le scarpe a,·c•·a addiriuura una ma nia : non calzaya due l'ohc le stesse pantofole di seta c poichè a\'l'l"a il pit·dc straordinariamentl' piccolo. le


pantofole \'Cnivano mviatc al dispensario c ~apolt.'onc Eugenio • per uso delle raga~ze che dovc,·ano fare la prima Comunione. Come l'abito dal!!l vita altissima fu carattcristico della moda del primo Impero cosi l'abito con la crinolina fu caratteristic~ per il secondo Impero. Si disse che fosse una ripristinazione impos:a dal gusto dell'Imperatrice Eugema: ma abbiamo visto che non è ,·ero. Quando Eugenia di ~lontijo salì al trono, nel gennaio del 1853, le vesti tendevano da dieci anni alle proporzioni più spa\·cntose. Sì disse che per lo meno aveva ingrandito la crinolina, quando era in attesa del Principe imperiale: ma anche questo non è ,·ero, perchè le cr:noline paù smisurate apparvero soltanto qualche anno dopo quando nei giornali sa lesse invece la notizia che l'lmpcratrice aveva addirittura smesso la crinolina (1859). Nel t86o le vesti da piedi erano amJl.e dieci metri. Dapprima le donne aumentarono 11 numero delle sottovesti, poi cominciarono a mettersi una serie di sottovesti inamidate c foderate di crine di ca,·allo (la \ ' C· ra crinolina), poi si ricorse ai cerchi di crine compresso, alle armature imhottitc, finchè, visto che la moda continua,·a a gonfiare le signore, ci fu un uomo ingc!:'noso c hcncfico che pensò di sostituire ai cu~cinctt1 da crine le molle di acciaio, riscuott'ndo con questa invenzione tant• ;>l:,liSO che in quali ro

( A 11nlstro) Ratratlo da canh:mte hr1co del 1869.

scu:mane potè guadagnare 250.000 lire. E' propr:o questa specie di gabbia che noi t~ggi chiamiamo crinQiina. Essa permetteva di ridurre il numero inverosimile delle souane che le signore erano costretlc a por tare, aboliva i cuscinetli c le imbouiture e rappresentava in complesso una grande economia perchè non costava molto: una crinolina con vemiquat:ro cerchi, nel t86o, ·non costava che una quindicina di lire: per chi poteva spendtre e amava magg:ori comodità c'era la crinolina del Thomson che pesava soltanto 250 grammi. Più tardi il Dclirac inventò la crinolina magica che si allargava e stringeva a ptacere. La crinolina era il segreto deU'eleganu e la scelta della qualità era affare di grande importanza. Nel 1856 Lady Malet di Francoforte incaricò nientemeno che il Bismarck di procurarle una crinolina a Berlino. La forma cambiava spesso: puntut.a, piatta, rotonda, ovoidale, conica; con o 7115

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~nza cordone per itbbassarc o clcvilrt: il panu~ggio; ogni nnm•a piccola m~ifica o tro-

va! a, porta mucchi d'oro all'mvcnto~e.. L<t crinolina invade anche le poco fcdclt r.costruzioni storiche dei balli mascherati e )}(!Tfino le scene del teatro: cosiccht ,·cdiamo tutte le donne in crinolina, dalle dee ckiJ'OI:mpo alle matrone romane. . La veste naturalmente dove,•a accrescere 111 tutti i modi questa ampiezu così faticosamente conquistata c vi si aggiungevano ,.otanti, pizzi, fiocchi, sbuffi c frange d'ogni gcncr<·. Vediamo· che Mada me Bo,·ary indossa < una nste d'estate a qnattro volanti di color giallo, lunga di cintola e larga di gonna • c « un cappellino con dei nastri pallidi che somiglia,·ano a delle foglie di canna •· Conc:nua la moda degli scia}Ji: e delle stole di pelliccia.

.-hci/l'.f cn ( clamydr.r! Portcz-vous cn blason de grtr/rs ou dc

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1'0S

[r·a~sf »

domanda Baudelairc nell'Album di una signora sconosciuta. Nel 1858 erano di moda le vesti di tarlatana con \'Cllticinque volanti; nel 1859 a un ballo a Corte l'Imperatrice Eug~nia aveva una veste di raso bianco g\tarmca con centotrè volanti di tullc. Le vesti c~e nel 1830 ancora lasciavano scoperto il ptcdc, ora strisciano per terra. E la dh·ina passante del sonetto di Baudelaire cammina( A sinistra) Eleganze lamigliara laziali del 1855

(Sopra) C:O.twui cb lana e eli lar.otta del 1~. (A 11· Abiro tnver-nale con guomiziont • man.ico11i di 1ontro, 1892.

ntarra)

\'a c: d'une.: ma in fastcusc-souk\'ant halançant le fcston et l'ourlet ~' Le maniche ·rimasero all'arbitrio dei sarti, ora corte, ora lunghe, a s,·olazzi o a falde. fiuchè nel 1850 \'Cnncro di moda le iarnosc maniche a pagoda che si allarga•·ano dal gomito in giù ed t•rano spesso guarnite di volanti c di shuffi comç le .-csti. Ccrtamcntè quc.:sti abiti cosl r;cchi c complic;ui csige,·ano un immrnso la\•oro, ma bi~~­ lt"na ricordare chto verso il t85o si vid~ro Ili Eumpa le prime macchine da cucire on•·c_nlatr c iabhricalc in Ameri~. In Gemlaflm, una di queste macchine da cucire eu~ t:~• a ci~· ca JOO lir.-. .-\1 t'<~<'bre sarto LC'ro) tkl 1•rt·


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(Sopra, o &init tra) Abito do Mra 1885. (Sopra c destro) Abito da tealr~ del t903.

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V"espa del •830. c la veste a campana. Così pure tornano in auge il bolero, il rocèo alla Margot, le scarpe alla Luigi XV. Gli ultimi \·enticinque anni del secolo non sono altro che una serie d i tentati,·i, di contaminazio.. ni, di ripristinazioni perchè la moda non sa più come vestire questa donna nata dal « secolo spietato •, sportiva e appassionata. progressista c nostalgica. Vediamo Anna Karcnina c:n un angolo dd terrazzo dietrò alcune piante in un abito bianco svolazzante ,. oppure c in un vestito d i velluto nero. la veste adorna di pizzi punto Venezia, in. testa una ghirlandet:a di viole del pensiero c un mazzelto attaccato <>l naslro che le ser viva di cintura » . E Kitty por· ta un vestito di tutle con roselline, c una piccola pellegrina di merletto, le scarpine ro· sa dal tacco alto e al collo un nastro di velluto nero con un medaglione». Anche la ragazza del Bar di Fol"s Bergère ( 1882) • porta un nastrino di velluto nero al collo, anche lppolita del Trio"fo della morlc (•1194) : chiOme viola... lunghissime calze dì seta nera... un abi~o di panno a minutissim"c che per tanto tempo in buona società si ch iarighe bianche e nere ... un collaretto .di pizzo mò sc:nza tanti eufemismi «le cul dc: Pan s », bianco c un piccolo nastro di velluto nero owerosia l'ultima f~llìa ~el seco~o . . che tagliava con squisita' ,·iolenza il pallore Vediamo il passagg'lo net quadn dt Manet, della cute •. Cosi il secolo nato nella camicia dall'c aman te di Baudclaire » ( 1862) difesa della moda imperiale finiva con Ippolita che un'enorme ,·este a crinolina, al c Balcone • si getta dalla scogliera a picco sul mare:. qua~ ( 86c)) o ve le signore portan? .con molto dc1 si il c funesto augurio • di quel na's:r ino al coro il sellino, fino alla c Pangma. ,. d.c~ 1875: collo non avesse mentito. zuccoNa dove vediamo tornato in auge ti vnmo da

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C~lumo

per il Cameval• del 1900.

La n·ra cl.:ganza, 1•>i. come ogni giustizia, sta nrl mezzo. B rummcl, contrariarnclllr alla k~g-c, si facc\"a notare; ma non j)Crchè era \'estito in modo da non farsi notare. Il gioco dcll'elegaJ:lza è complicato: è come quello degli atteggiamenti di moda, per esempio la noia 1kgli .wob. E' dlxante c di moda farsi 1·cderc annoiati, o inlcn·s>ari, di <Jucllo che ci circonda? A fare l'annoiato c'è il caso che la ~L·ntL' creda inHcc che ci si in· eressi; a fare l'entusiasta c'è il caso chL· tutti r><:nsin., che ci si annoi. E' la skssa cosa pn la m•><la. Se ci " \"l'Ste dcganti tutti dicono che è inelegante andart· in giro così dc~anti; se si è ,-est iti male )(- opinioni sono contrastanti: alcun; dicono che si è cafoni. altri che si è molto ckgan:i a farsi \"edere trascnr<ui. CL·ni, iHidiritt nr<~ , ~iungon., fino al punto di far notare che è pochissimo degani<- mostrarsi disprq::-iatori dell'eleganza pcrchè il ,·nlgo creda chl· sj è clq:-ami. C'è dn perdere la testa. :\l,·glin far com~ hann" sempre fatto tutti gli eleganti. Fare dell'clegan<a 11n modo di l'i t a. La cosa 11011 è filcik; è molto impegnativa,

GLI ELEGANTI «E' VE.R.AMENTE eleganti.' colui che, a mcz<Ogiorno, può pass~g­ giarc da Piccadilly Cir~us ;, Trafalgar Sq11arc s~nza farsi n·>tarc per la sua eleganza». Gli uomini, c forse anche le donne. di ironh· a questa massima immortale si dividono in due categorie: quelli rhc l'acceuano c la pongono in pratica, magari soltanto in via \ ·e neto, c quelli che la ripudiano. Ognuna di'Ile due classi ha, p<Ji. le su... sortospecie: da una parte, ecco avanzare le nutrite schiere dei cafoni che interpretano quelle saggie parole come un invito a ,·csrire tutto di un colore l! che, dalle scarpe al cappello, son iulti grigi o ,·erdi o nocciola - più speS$0, non so per quale ragione, verdi c con il cap.. pcllo peloso- dall'altra, invece, ecco il parvo drappello degli «artisti ,., di quelli che amano e ricercano pittorki accostamenti di Ioni c contrasti d1 colore c che lavorano con sciarpa. soprahito c perlalini come con tubetti di blu o di lacche. Si può esemplificare. Oscar \\'ilde, l'im·entore del ,·cstire c esteta:., appartiene alla seconda ~ot­ lhspccic: gh cst>mplari della prima è facile ritrovar!,, anche senza far nomi, fra lt fill' di tanti nostri conoscenti.

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(S::c~~ ('!"OVdeQ IR UnO CJfOnde S<lriOrtO panqma

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stra) eleganze masctult del 1900

f~ticosa e in fondo triste e piena di mahncoma. Non si tratta, come è ov,·io, di andare alla moda: allora sarebbero buoni tutti. Bi· sogna creare la moda, essere /<1 .l/oda, c non solo la moda; ma l'acteggiamcll!o. il gesto il gusto, lo stile. E' una ''ocaziom· eh<· non tt;tti tocca: sopratuttcJ in periodi come qut;ti, q?an~o la società ha dimen ticato e preso in g.ro ti vecchio stile c ancora non ne ha creato u~10 nuovo. Oggi gli uomini politici dcgantt non hanno ancora inventato niente nd campo della moda c dello stile: gli uffici~li e leganti vivono ancora sui ricordi dcll'otro<ento : i preti, addirittura, su quelli del scicento; i diplomatici su quelli, al massimo, del Congresso di Vienna, se non su quelli della Corte di Luigi X IV. Allora dove,·ano essen· t~mpi facili per gli eleganti. La società hen rtstretta e formata era il natura)(' campo di azione di ognuno che, per imporsi con la novit.ì c la bellezza di un abito o di un gesto, ha naturalmente bisogno di una cerchia piuttosto ristretta anzichè della folla di uno ;ta<iio o di un gran teatro moderno. In fin dci conti, poi. quando comincia la moda e l'eleganza moderna, essere eleganti voleva solamente dire essere puliti e ben eduCAti : i mignon.s di Enrico !Il, per essere arbitri di deganze, bastava che adoperassero la forchetta e il fazzoletto. 'Per quello che riguardava, poi, il taglio e il colore degli abiti. il numero e la disposizione dei gioielli, la scelta dei profumi essi dipendc,·ano dal duca Jacques de Nemour. Era costui il maestro di eleganze di tutta al Corte : c un très bcau prince, s'hahillant des mieux, si <JUC toute la Cour .tn son temps (au moins la jeunesse) pronoit tout

wn patrun d<' S<' bicn habiller sur luy. Et quand on portoit un habillement dc sa façon il n'y avait non plus è redire que quand o~ se iaçonnoit cn tous ses gestes et actions,. come lo definisce Brantòme nei suoi Grand; wpitai11ts. Dunque un vero rafi,.é, con due paia di guanti uno sull'altro alle mani, nn paio speciale per la notte ripieno di unguenti c di erbe atte ad ammorbidire la pelle; il capostipite di quella schiera di braguards, pcti/es 111ait:rrs, lioti.S, n;,.croyoble.s, mu.scordins che per tre SL'COli, dalla Corte reale alla rivo-

h~zi?nc. e all'i~pcro, abbellirono la buona soc•eta dt Franc•~· Le massime della loro elcg_anz:a son~ .cochficate, per il primo, da Matun~o Regnter nella satira ottava: D~r~ Ufll ~mi foiJ : «M /llllira ·l moMrir! •

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Sa baTb# P"'fDier, ttJg#ollh' Ja uie11u Rl~evn ses cb,.'eallx, iirt . • E• ma ;os~ielluf" F"!'' Ja Hlle tn~~i•, moriN "" hollt "' JISS ga,ls. Rirl hort le JHopos, mos/rn 1111 Hllll j 111111 Se rMrH 1~' ""' pi#i, ltu" tUur (l) soli espii Et 1'aio11ctr /" I!IIIX tÙtUÌ qlllllll ioll/llt. MARCO CSSAitllll

(CONT/NU.4 .4 P.4G. 712)

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L\ S IGNORA MENDL, che gio,·inct.a fu presentata alla Regma Vittor ia. reCitÒ poi i v trud<'<·illl!s " J\! uo''" York. si hce arredat rice d'im~rn 1 a \'1c nna, c. ~posato finalmente un diplom,tt..:o ricchlssimn, acquistò una ,·iIla Jlrcs<o \' r r~~ .tles, dedicandosi non senza abn~ga­ zlnnc. all'ospitalità mondana, cd atla durh sima eleganza. ha festeggiato di reenne gh ottant'anni, spalancando per i suo1 ospiti gli immen si armad1 do\'c da quasi mcao secolu cunscT\'a i vestiti che rappre,emano la sua vera prova di nohiltà. Singolare rrruseo, da destare 1l nmpiamo di quante, per povertà o pèr miedelti, per negligenza verso 1) passato o per obbedienza verso il prcscn.,.. hanno di stag10n~ in stagiunc abolito. oppure stral'olto, il Iom guardaroh;t, finendo per ntro\'arsi collettino la ia,tosa pelliccia th corredo, o faz:zolt•r1" l'abito da spo~a. ;-.;è s1 veda, nella co''"""' della signora ~lcndl solo una pcr'"''alt· amb1zwnc: poichè il riassunto ltJ\·nlc, dJ un lJUarantt:'nnio fini'òCe p<'r

rl\ dar, uua certa

lonc,·ole7Za. 1111a

;mabile logicità di sviluppi. E per esempio il primo decennio è intcramcntc ktterar;o (d'Annunzio c Maeterlink, Bourget e Wiklc); il secoado si ispira alla musica (dai balU~ nusl's di Rimsky- Korsakof al tango El Choclo);. !l terzo quas1 puntigliosamemte soSUCll\! l'd allarga una ribt.'llionc generale (ab1U, pettinature, g1oielli, biancheria); ·it quarto i: costwnista in un senso rr~lò­ nario e nostalgico (ritorno del walzer, dl"gli •trascich•, dci nccioli). Il qut~IO po1 non è ancora da raccontarsi tuttana già si annuncia estremamente flii10o tlcvole pc:r noi; per altri pac>i tetro c 5quallidiss1mo.


(A •ìnislial All'aerodromo [Disegno di M. Dudovich, 1910). (Sopro) Abu" da poo&eg9io in seta grl9la • bianca, (Sotto) lolodo mvemali del 1911: pelliccia d i aatrakan per aignora. e peali.c:do d1 lontra per uomo.

c Prosit Neujahr! " scrivt,·ano a giganteschi caratteri le /Uuslril'rtc Btiill.er dd t. gennaio l\)00 ~nllc vignette che mostra,·ano dame >pnmosamentc scollate avvinte da gentiluomini con monocolo. gard~nia e solino altissimo, in atto di al1.are i bicchieri : tnt)ntagne di volantini con icri,·ano code pmn'isoric l'd imponenti anche alle signore prcdilt•ttc da Etchévcrry, che negli angoli dei salotti si bisbiglia\'ano confidenze, e ricevevano il Gran Premio di Pittura al Salon di Parigi. Le: duchesse di Matildc Serao in~ossavano severe tonache fratesche per rice,·ere sconvolti marchesi in marsina, oppure strani abiti interamente ricamati di margherite, compktati da cappello e mazzo di fiori freschi assortiti: m tal caso si recavano al gurdcn-porti.-s. ricevute all'ingresso dagli stessi marchesi, sempre più scom·olti ma in redingo~ta c cilindro. Arthur Mcycr. direttore del Gaul.ois. Jamenta\'a la volgarità del sua tempo, nusurandola appunto ::Ila scarsezza dei cilindri, ~~~· Borù>l!t>ards c si potrebbero contare sulle dita », ma lo Swann del grande ritratto al club eh<' ispira\'a a Proust pensieri orgogliosi, presiede un'apoteosi di tube chiar<'. Il granduca \\'ladimiro pref<'rl\·a il capptlln iln~cin, la granduchessa stupiva l'intero Faubollr!l a ppan•nJn con le labhra <.lipin1c e fumando {SoUo) C~ppelh di voHuro de! J91l qyormt\ d1 P1120 e di piume


(A

a~n;atra)

Ac:condature .,.. Mra del 1912. (Sopro) EJ.gao.. IJX>TiiYe del 1914.

familiare alla diva che io occasione dell'Expo avt·va lanciato la canzone della c Petite Tonlcinoise ». L'inCOgnito di Edoardo, a Parigi, era rappr~ntato dai snoi gilè chiar i, dai suoi cappotti di viaggia ore, da uno stile studiosamente popolare ed accuratissimo: al contrario l'Imperatore Gug lielmo, quando abbandonava k divise ed i mantelli alla Lohengrin, scandalizzava ron le sue innovazioni gli ospiti dei castelli austriaci dove si recava per la caccia, pantaloni rossi, g:ubba tagliata sul modello del frak, ma verde, cintura a fascia, c•m ordini cavallereschi appuntati sopra, fittissimi. Si vantava la sobria perfezione della Regina Elena almeno quanto la sua meravigliosa bellezza, nei grandi abbigliamenti di Corte, raso e merletto bianco, o n<'lle semplici stoffe ruvide deUa sua vita marinaresca. Le regate di Cowes prolungavano la necusiti delle sottane blu marino, delle era\•attioc, denc caschette, comuni queste alle Regine ed ai Re: Mary. principessa di Galles, sempre sinuosamente imbustata, i capelli raccQlti in una crocchia rigida, era appassiol primi cappelli per <J\Itomobile (Dia.Qno dl M. Oudovicb, 19101.

orgogl:osamente in pubblico. Non era il solo scandalo provocato dalla famiglia imperiale russa: a Berlino. la Zarina Alix ne a\·cva creato uno di diversa qualità, ma ugualmente sensazionak, giungendo in visita ufficiale con un abito iQtcramente nero, di foggia maschile. con il collettino bianco e !;l cravatta nera dello smoking. La sera, al pranzo di gala. mentre l'Imperatrice di Germania portava chili d i diamanti, venti metri di broccato azzurro e tutte le decorazioni m sse, la Zarina era in crespo nero, maniche lunghe, collo montante. un solo ordine cavalleresco, e, contravvenendo ad ogni legge di cortesia e di amicizia, l'ordine era russo. Lo Zar stesso prediligeva abiti borghtsi, smilze giacchette abbottonate in alto, una catena d'orologio vistosamente allargata sul gilè, e quell'aria di mugik rassegnato che le uniformi di gala appena potevano sfumare di potenza. Invece Alessandra d'Inghilterra g iunu io Germania drappeggiata negli eriJ1ellini : siccome i cavalli della Berlina dorata che portava le due sovrane si imbizzarrirono tre volte durante il percorso, alla fine bisognò staccarli, e proseguire a piedi. l berlinesi considerarono ammirati la favolosa eleganza della passeggiata, ed applaudirono Alessandra. la sera, a teatro, per il suo nstito grigioviola, la sua tiara di zaffiri ed il suo viso immutabilmente giovane. Del resto una fotografia del Re di Danimarca con le sue tre figlie, l' Imperatrice Madre di Russia. la Regina d'Inghilterra, c la Duchessa di Cumberland, aveva avuto un enorme successo proprio per i particolari der diversi abbigliamenti : sedute con il padre in marsina attorno al tavolo da gioco, Alessandra, Dagmar · e Thira presentavano perfette squisitezze per pranzo familiare, velluto nero, chiffon grigio, e per Alessandra il pizzo nero sottolineato irregolarmente di lustrini, modestamente scollato a rettangolo, due gardenie sul cuore. Le belle amiche di suo marito Edoardo V II prediligevano im·ece scollature vastissime, e quella di sc.aldare i bicchieri del cognac tra i sen i era consuetudine 722

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~ure di guernz 1916 • capPOtti di mocto.llo aulltc.e 1917.

no davanti a noi in 'minuziosi capitoli, la biancheria cifrata, i pantaloni a righine, le mille cravatte, i ligltls grigio perla, la bombetta sportiva, i pantaloni da cavallerizzi, gli stivaloQi di cuoio e gli scarpini di copale. Sapevamo che questi .raffinati signori trovavano sempre a portata di mano una coppa nella quale si ergevano quattro o cinque impeccabili gardenie, a. scelta; il giovane cd ambizioso signor Chamberlain preferiva le orchidee, ma anche i garofa ni verdi stavano a testimoniare la {edeltà ad Oscar Wildc. Con la stessa precisione veniva rivelato il tavolo di toletta dell'impeccabile Isabella lnghirami, carico di pinze, lime, forbicette, vaselli di unguento o di minio. lsabeiif si allungava le palpebre, si .cerchiava gli occhi, si accendeva la bOcca, usava cappellucci ornati di alette in airone, e densi veli, e spolverine, per affrontare la rombante automobile di Paolo, ed i suoi venti chilometri all'ora. Sua sorella, signorina ed infelice, non si dipingeva, portava però delle rose gialle alla cintura, e questa dei fiori era manìa dei due sessi, ·segnalava a nimo gentile ed accuratezza, i fiori si portavano sempre c dovunque, un giovane filosofo si aggirava per l'Univt'rsità di Firenze respirando tranquillamente U.Oil rosa, .e mia madre conserva il vasettino ben equilibrato, e capace di contenere l'acqua, che le serviva, travestito da spilla, per portare al ballo tre camelie sempre fresche. Maria Tarnòwska, esule dalla Russia, perseguitata dai credit~ri e dagli amanti, compariva da Maxim, riassumendo tutti i miti della sua epoca, immenso cappellone di piume nere, da gettare ombre fascinose sulle sue spalle nude fuor dall'abito di tulle nero, uno smeraldo unico e gigantesco appeso alla te!nera gola, un ventaglio, un fascetto di calleyas, un pro-

1916. Moda di guerra. ( A d"tral 191S.20 Abili da paooeggio • =icwtte di creopo_ l

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.nata di fotografia, cd i suoi albums messi In vendita per beneficenza, presentavano l'intero almanacco di Gotha armato di binocolo e calzato di tela bianca. Madame Standish non abbandonava le sue perle neppure per i giochi sportivi, e le perse tutte durante l'incendio che devastò la sua casa di campagna: ma ' gli smeraldi si salvarono, il mondo intero se ne rallegrò vivamente. Si, fiammeggianti st<: rie di gioielli r ivelavano e confermavano ti gusto estetizzato di una civetteria, e le signore di Venezia, dopo aver letto il FWJco, che attribuiva tante meraviglie aa ognuna, quasi puntigliosamente curarono doviziose apparizioni. Se nella massima nobiltà, nell~ g rossa finanza le dame meritavano di fars• soprannommare la- signora dei rubini, nell~ piccola borghesia c'era chi si intitolava la S1gltQra deUe ambre; e con economia si rifaceva simile alla nefasta LoUe d'Aragona, spezzacuo ri autorizzata da Matilde Serao. Era impossibile liberarsi dai ricordi libreschi se eccezionalmente la letteratura aveva ;cce;tato di occuparsi 'tanto della moda: i domestici (sempre inglesi) dei duchi ~rescn· tati da d'Annunzio e da Bourget schterava·


abiti di madame Boni de Castellane, nata Gould. Margot Asquit. rappresentante riconosciuta delle dame inglesi che- sognando di abolire ogni parvenza terrena, prendevano il nome di soul.s, anime pure, compariva con un giglio, unico ed altissimo tta le mani, avvolta di trasparenti tuniche preraffaellite, e chiamava Maurice Ros~and c Cher Maitrc ,., Sarah Bernhardt, già vecchia, ma fasc~nosa quanto un leggendario serpente, consigliava ad una giovane amica di farsi sempre e soltanto delle scarpene d'oro: c Mia cara, le potete portare in città e per sera, io non ne uso altre,., la giovane amica preferiva vestirsi da ciclista, a pantaloni sbuffanti, tessuti quadrettati, cravatte a piselli, e Guido Gozzano si innamorava di Graziella ablrigliata precisamente così: Gozzano stesso, nella fotografia che lo mostra diciasse·~~nne, ha un'enorme cravatta, da scolaro di vignetta buffa. Poi, per~ ~re in India, si vesti di bianco, come d'AnnunLO in Vcrsilia. L'amazzone che in Versilia cavalcava accanto al poeta, usava vesti severe ma romantiche. L'Imperatrice di Germania cavalcava in bianco, sua figlia giovinetta in nero con c:asc:hetta sui capelli biondi fluenti fino alle reni del cavallo. L'Imperatore si \'t-stiva da tirolese, o quasi. C'era, in tutta la famiglia imperiale, una vocazione alla nobiltà di un medioevo ricostruito in stilé liberty. La scrittrice Lucia Delarue-Mardrus comparve cavalcando $.U) pa1-

(Sopa) Ahth eshvl 1923. (Sotto) Bagna dt mare l9'..l3. (A s.tn~&lra) L a tlnee Geo GariMnda con un aontuoao mant•llo do MrO di ermell~o 1918

fumo d'ambra, una sigaretta, e la malinconia ispirata e profonda delle eroine immaginarie: Boni de Castellane ne trasaliva d'ammirazione, e ne discorreva ancora l'indomani m.en~~ come al so~ito un pedicure gli laccava le unghie dei pied~ tn r?sa. palhdo, un direttore di giornale ascoltava k sue 11truzaooa ed un grande sarto prendna ordini per gli


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(Sopra) E•oluzione della moda dal 1900 al 193~. (Sono, o oin~atro) Abito do sera 1930. (A deotra) Alle ooroe 1~.

c:oscenico del Marigny, dove duvc,·a tener<: una ronfere.n za. Il berlinese sarto Drecoll. dopo aver creato le amazzoni bian che dell' Imperatrice Elisabetta, si dedicava ora alle prime aviatr;ci : la pr incipessa Eugenia Czartowslr.y ebbe da lui un ahito hiondo, soffice, quasi dorato, chiuso alle caviglie da un drappeggio che celava l'eleganza dei pantaloni quasi turcheschi, una cintura d'oro, nn ber retto su cui ondulava un fluttuan :e velo, ~cl infine una g iacca tre quarti di leopardo, di che riassumt•re, insomma, la Luce, la Crudeltà, la Velocità e la Bellezza. l simboli pcsa,·ano quasi ferocemente, sugli uomini c su le donne ambiz.usi : e ciascuno, scegliendosi un paio di calze nere traforate, o una cravat:a canottiera. tentava di stabilire parentele con fantasmi lussuosamente rappresentativi cd irreali.

l Balletti Russi, presentati allo Chatelet neJ 1909, avevano suggerito il gusto dei balli mascherati, che lussuosamente iniz;arono un'epoca destinata poi a balli più modesti ed opachi. Ma bisogna rammentare la festa in costume offerta dal pittore Brunelleschi, dove d'Annunzio comparve sotto il domino c la bautta del Settecento V t'neziano. La ContCI3a C., la donna dai pallori gessosi c dalle orbite fittamente nere che itsava abbellire i suoi salotti d'albergo 'sdraiando sui divani troppo convenzionali dei Cristi in colori c grandezza naturali, nudi e sanguinosi f! incoronati di spine, ma talmente vivi da far trasalire gli ignari vjsitato ri, la Contessa C.


;ure di chi//fJ1J, che gimlgeva all'olleua delle ginocchi4, ed i cui orli erano pure sottolineati di perle. L'abito era di ispirOJiitme Impero, e due rmiche rose, c: 1/.mericon-beuties :o 1'"appresent/W0111o il stJ1,o ornamento di Wallis ~. Nella stessa stagione, la signorina WaTfield ebbe un'altra toletta sensazionale, bustino di broccato sfondo oro a grandi fiori multicolori, gonna di velo, amplissima, nel colere det sole ol tramonto, come dice poeticamente la signora Wilson. Caterina Mansfield giungeva a Parigi nell'ampio mantello scuro, che le dava l'aria di una viaggiatrice romantica: aveva la frangetta sugli occhi, e, appena arrivata in Riviera, indossava la sua giacchetta di ricamo inglese bianco. Sottante piuttosto corte, come tutte : necessità di lavoro, di economia, di indipendenza, cominciavano a suggerire l'a· bolizione assoluta degli strascichi, e dall'orlo di gonne abbreviate si affacciavano gli stivali lucidi, che rispondevano a patriottiche civetterie di alamari e di spalline dorate, dei caschi ornati delle penne bianche di qualche reggimento. D'Annunzio, ufficiale nei bianchi Lancieri di Novara, si componeva uno stile idealmente militaresco, di affinata austedtà, il monocolo brillava nella sua faccia scurita dal .sole. Eleonora Duse visitava i soldati, vesttta di fluenti veli grigi: Tina di Loreo· zo, ingrassata, aveva un cappello tondo, coperto fittamente di grosse rose. Una ragazza di nazionalità ambigua, e di nome Lili, faceva il bagno in costume attillato sulla spiaggia di San Sebastiano, atti1938 (Sotto)

dunque si travestiva da Contessa-ui-Castiglionc-in-mantiglia-spagnola, assunto complicate quanto unmoucsto. Dall'America dd Sud, le Argentine perlatissimt.> si precipitano ''erso i pranzi degli alberghi che il signor Ritz apr~ contemporaneamente in tutte le capitali: c 1/.llez au Ritz a" 1/ICtnetr/ du ditrer, dc Jwit /Jea~res el demi à trer.f heures, admire::: Ics femmcs de ~a11/e ell'g~Jnce qui, légl!rement, saa~terat de /eur auJOttiCbile tout enwaitoa,jflées des précieuses fourra~1'"cs, cl/es jetle-nt, lc11rs nw:ntcaux 1111 ~~•lct d, pted, et décom•renl d'éxquiscs épaulcs ruisse'lantcs dc tliumallts rt dr per/es. On m'a nommé t'a1ilre jo11r, che::: Ritz, une Argentine qui portait à sOta ccm P()flr qua/re mìllicns de per/es ... :o. Con queste Argentine, e megt.o ancora con gli strani, bronzatissimi cd infidi giovani che le seguivano giucando di adorarle, giungeva ufficialmente, a Parigi, il tango. Lo ballavano, in sale illuminate di riflessi ros'Si, avventurosi uomini con baselte, pantaloni rigati, giacche lunghe, scure a doppio petto, scarpe lucide, e guanti color burro, da cui si staccavano mah•olen: tieri: le riviste di moda ponevano spesso il quesito se ballando si dovessero aver le •mani guantaie, oppure no. Le danzatrici. avevano gonne con c: l'impat:cio :o, ed era anche questa una eredità dei balletti di Baxst, boa di piume, oppure vasti cappelli con l'aspri. Si accoppiava volenficri il fucsia al crema, abito crema, gilet a punte pronunciate, e completate da due nappe fucsia. I boa divenivano anche scialletti, in tulle marrone, per esempio, con larga frangia di struzzo. La figlia dell'Imperatore di Germania, sposa nel 1913, aveva sull'abito bianco delle cerimonie precedenti le nozze, un immenso cappello bianco, spumante di aig,.ettes: lo stesso, preciso, che l'attrice Francesca Bertini alternava sui mantelli bianchi per le corse, con .un voluminoso ammasso di iUg1'"eJtes nere. Lyda Borelli orlava di nere code d'ermellino i suoi abiti di velluto bianco, e la duchessa di Hobenberg, moglie morganatka di Francesco Ferdinando, prediligeva gli ombrellini rossi sugli abiti di grosso merletto <li San- Gallo, bianchi.: ma non si arriva a comprendere, dalle fotografie che la mostrano abbandonata sui cuscini della vettura come fosse vestita per le feste di Sarajevo. Nell'inverno. del ~914 si ba~a ~o~to, in America, nonostante la guerra: le gtovam debtl.ltants dichtarano che, in omaggio alle sofferenze dell'Europa, si faran?? dei :ve~titi economici e conferiranno un tono modestamente farnahare -at ncevimenti dfferti in loro onore. Il 7 dicembre, al ballo o~nizzà.to nel Teatro Lirico di Baltimora, la signorina Wallis Warfield com~ pariva in seta bianca e chijfofl, ricamati di perle. « Una. fluvolo d~ chiffon le Of,'tJOLgtva le spalk :o, scrive la. sua biogr~fa •siP?ra Edwina Wilson c e d4 questa IHWOW si pDIIwa. tma. sptc'l4! d1 ~ncca.,


neri, a lunghissime frange, le signore se ne drappeggiavano, rabbrividendo, nei giardini : anche i mantelli neri, a peUcgrina, conferivano loro un'aria romanzesca, di fuggitive, da cantarsi su fac;li r itmi. Una tra le più belle amiche di d'Annunzio si fa· ceva suora, c sarebbe morta, qualche a nno dopo, in una tempesta di neve : per ora anche il saio le stava benissimo. Un'altra dopo un tempo di ,ra zzic forse vere, forse simulate, riappariva nel mondo : d'Annunzio s'esso, eroicamente cieco di un occhio, faceva ormai della caramella schermo anzichè vanità. Mata-Hari, che nella vita privata prediligeva i tai!Uwrs a qua· drettini, era morta, in tJna mattina g rigia qualunque: lsadora Duncan seguitava ad otganizzare manifestazioni basat~ sul· l'abolizione delle scarpe, Mistinguett, madrina dell'esercito fran cese, compariva dentro uragani di pennacchi, e si favoleggiava che Cecile Sorel fosse l'amica di un ministro e due generali quando la si vedeva comparire in zona di operazioni. pelliccia di foggia militare, stivaloni al ginocchio, nastr;no rosso della Lcgiott. Le donne erano avide di onorificenze, qualcuna però rifiutava di riceverle adducendo che le altre insignite avevano .reso indegno il I"Uban. Soava Gallone portava sullo schermo il fasto vellutato e lucente delle vestaglie, Italia Almirante Manzini mostrava spalle opulente, ogni tanto si sussurrava che Francesca Bertini si fosse tagliati i capelli. Ma non era an· cora vero: incer:e tra l'audacia e la timidezza, virtuose signore lasciavano intatte le treccie, ma si rasavano le nuche, ed i loro mariti mormoravano di aver perduto per eolpa del rasoio c la parte migliPre deUc K<>slrc d OKnl' • . JnfHie la guerra era finita. Gli uomini smettevano le divise e si prccipitayano, .in smoking, nelle sale da ballo: smoking corti, a un petto bombè, molti portavano il braccialetto d'oro al braccio, e disponevano le gambe in modo da mostrare i calzini di seta. Le donne avevano gambe lucidissime, si parlava molto delle loro giarrettiere, ma i g randi sarti fallivano, clamor osamente dopo aver superato con fatica gli anni dei surrogati c dell'economia : Drécoll. che aveva com· battuto contro le stoffc vegetali c le suole di car tone, si dichiarava sconfitto.

(Sop<o)

Nodo

ourr-hto

1939.

(A dalla)

Wocla

aportiY<II IMO.

randosi l'ammirazione del Re di Spagna : « QwièK es esa damilo!,. e Lili assumeva un

cognome nuovo, e si faceva ehiamare, sugli schermi e nej tabarini di mezza Europa, Ltly Dar11ila. Cappiello, Aleardo Terzi, Sac· chetti, rendevano popolari le siluettc allargate sui fianchi ad ombrello (moda demografica, Si diceva, per riparare prontamente alle perdite della guerra), i capelli rialzati a torre ; ma la signorina Wallis Warfidd li portava divisi nel mezzo t lenti sulle orec· chic. Si sposa,·a, 1'8 novembre 1916, con un ullieiale di marina, provvisoriamente in avia· zione, il tenen:c Spencer : velluto bianco, ricamato di perle. corona in fior d'arancio, velo, mazzo di orch;dee bianche c mughetti. A San Diego, in luna di miele, aveva scarpettc e calze bianche, abito biaoco corto, golfino azzur ro, sul quale uscivano il colletto tondo e le manopole del vestito, alta cintura di ca· moscio nero, a~.ppellino di paglia nera, cal· cato fino alle sopracciglia. Billie Burkc, trcntenne appena, interpretava ruoli di ingenua, e Fred Astaire, con sua sorella Adele, balla· ~a nei ,·ari"età dj Londra, finchè un duca, Innamorato di Adele, non la fece duehessa. c Oh mudentoist!Ue f rom Armenlières, parleyt•oo, parleyroo ... •· cantavano i soldati americani, e le ragazze della Croce Rossa arrivavano con i camion, le uniformi, i primi c:r~lli corti, eccitate d~lle canzoni, dalla novità, dalla sensazione dt poter essere utilissime divertendosi tra il h~r. del Crillon e quello del Meurice. Le loro dtv,sc erano terribilmente fuori ordinanza, e Paquin confcziona,·a abiti da sera ricamatis· simi, dai nomi incoraggiant i, Po wr la Vicloire, Q.~«~nd il ret..èertdra. Il tango era quasi lli· I!J.en·rca.to, in onore del fox, Broke" Doli, comparavano i primi scialli, bianch i, rosa,


(Sopoa): ManichinJ per calze del 1930. (A oinltolra): Abito do ~n;.. del 1931 · ISotlo): SUJe t>aJne<u.e ~·

Pastonchi, in dh·isa, dic~,·;r \'Cni tra San Remo e Sizza. Amalia Gugliclmioetti, snella ~ tanagresca, prendeva il sole a Santa Margherita con \'estiti rigati e senza maniche. Pina Menichelli presentava delle <:retonne fiorate, scol. latura a punta, orlata di pizzo, enorme fiocco di taffct3 nero nei capelli. Maria Carmi ripr~senta\'a una Isabella lnghirami matura, in mussole bianche, occupata a giocare con grandi vezzi di perle. Solomè, cantata su tutti i palcoscenici, su tutti i pianini fam;Jiari, per tutte le strade, conclude lamentosamente un tempc) inizia tosi con PrW.ct Igor : le donne acc~ttano con eguale sodd;s(azione i due diversi :~spetti dell'Oriente, e ballano agitando i fianchi segnati dalle cinrure bassissime, \·oluttuose secondo i decreti del signor Guido da Verona. e

l'ici magg;o del 1921 andammo ad abitare a Genova, e la mia istitutrice ci raggiunse solo due mesi dopo apparendo • a1 miei occhi ammiranti, del tutto trasformata: la signorina Pina era di Montepulciano, e romanticamente mi nutriva di po4:sie e di favole, insegnandomi Pascoli a mente ancora prima dell'alfabeto, era stata dolcemente smorta e trasognata per tullo il tempo che a Firenze aveva vissuto con noi. Fosse pere~ si era di recente scoperta una certa somiglianza ·con Anna Fougcz, fosse pcrchè sentiva di do-


(Sopra): Acconc:ialura per oera 1940. iopin:lla allo moda dlol 1860. (Sotto): El<~garu:e doeUa 1D09Ue del CICIInpione. Lo aiqnora CGracoio)Q cron01111etro l pat• saqql del IDOrito dW'CIIIt• U Groc Premio di Tri· poli 1939. (A aii\Wtro) : Ulli!M eleqaru. dello Parigi antegu.erra.

Modo p>oacolina delle qiocotrid di tennla

versi accordare ai tempi, aveva abolito i ,·asti fiocchi neri che si appuntava sulla nuca, e si era tagliata i capelli: le sue spoJverine, i suoi sti"aletti. i suoi vecchi vestiti lt Otn·

bre/lo erano spariti, e col favore dell'estate si presentava fascinosa in organdi rosa. oppure in organdi billnco, con gonna a tre volanti, smerlati, e orlati di un festoncino in coton pcrlé rosso. Lo stesso ricamo ornava lo scollo e le maniche, ed il cappellino, dj paglia bianca, aveva un grosso nastro rosso, appuntato sul davanti a ca,·oletto. Devo dire che per due anni le mie bambole non ebbero altri ornamenti : anche perchè la signorina Pina utilizzava via via gli avanzi, e poi gli stessi volanti ormai decaduti, e prderiva d'estate il lilla, d'itwerno il ~ro, in marocain e accompagnato, sulle con:e pelliccette, da berretti alla Raffaella. IIIIIN& •~«N (CDl\'TINUA d PAG. ;n)

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: Del resto, Leopardi, nel chiamare la ml)()a -sorella della morte, dimostrò di essere un pessimista, La moda aveva pure avuto nella storia il compito di lenire le umane sofferenze, non solo con la soddisfazione dei suoi capricci, ma proprio là dove la Medicina non aveva più niente da fare. Si racconta che Lu;gi il Buono fosse orgogliosissimo della sua fluente capigliatura; essendo stato costretto per una malattia a radersi i capelli, mise di llJOda i capelli corti lo XIX. Ambrogio Parè, uno dei più grandi fra i nobili della sua corte. Le figlie di Luichirurghi del secolo scorso, trovava nelle 4Ugi IX per nascondere i piedi troppo grandi, ~opsie della sala anatomica della Facol!à Memisero di moda le Ve5ti ·lunghe per coprirli dica di Parigi. molti corpi di donna con le. c la moglie di Filippo li, afflitta da un luncostole avvallate, il fegato abbassato e lo· s!<>ghiss:mo collo, mise di moda le c guimpes maco girato sul suo "asse a causa del busto montantes" -per renderlo di dimensioni aptroppo stretto. Perfino Montaigne, che non parentemente normali. Si racconta che la era un chirurgo, trovò modo di criticare quebella Ferronière, amante di Francesco I, sta moda. Oggi il busto sembra qestinato a portasse un gioiello in mezzo alla fronte (sescomparire definitivamente o per lo meno a condo la moda che fu detta appunto ana Fera modi6carsi secondo tipi più semplici e quaronière) soltanto perchè aveva avuto una si vicini allà fogg;a classica. Continuando ustione in quel punto del viso. t'elenco delle mode dannose, potremmo ricorE se già Enrico Plantageneto, avendo un pie· dare che la moda dei vestiti leggeri, che dide difettoso, aveva dovuto ricorrere alle. lagò a Parigi sul princip:o deii'Soo, portò a scarpe alla « poulaine "• il secolo XVII con una tale epidemia di influenza, da causare la ricchezza c la complicazione dei suoi nella sola capitale, oltre 6o.ooo casi al giorbigliamenti, si prestò più di ogni altro a nano. Da questa memorabile epidemia di inscondere sotto le apparenze della moda i difluenza nacque la moda delle stoffe inglesi fetti di coloro che l'anvano lanciata: stivali di flanella e l'invenzione delle stoffe imperampi servirono a nasconde're i piedi piatti meabili. Così potremmo ricordare le malat· tic a cui por.ano le cure dimagranti, i danni_ dei gent;Juomini francesi e spagnoli, e nutri· te imbottiture- nascosero la spalle difettose che porta l'uso delle calzature col tacco, già delle dame. Lo stesso Re Sole, per nascondeprecato nel Me<l.oevo c nel Rinascimento dere i biton:oli del capo, mise di moda i pare infine, come appendice alle malattie che rucconi che divennero la caratteristica del porta la moda, il caso elegante delle malattie suo tempo. Si racconta che anche la moda di moda, tanto per osservare come la ·:ti panieri abbia avuto origine dalla famimoda invada tutti i campi e influisca glia reale di Spagna, perchè una delle Insu tutti gli aspetti della vita, e per6no fanti ave\·a le anche deformi. la medicina sia talvolta sottoposta al suo caSe molte mode furono criticate, nessuna fu pr;ccìo. Così sulla 6nc deii'Soo tutte le signotanto bersaglia~a dai predicatori della fine re dell'alta società parig;na credettero di ave. del '6oo c del pr;ncipio del ']oo, quanto quelre l'appendicite. c Molti erano malati, scrila delle criardes, dei guardinfanti c dd cerve Axel Munthe, molti non lo erano affatchio. [f P , Duguet la accusava addirittura to c non lo sarebbero mai diventati se non di origine wccam;nosa perchè doveva sermi avessero consultato. 4 mia diagnosi nella maggior parte di questi casi era che manvire a nascondere le gravidanze illegittime. giavano troppo. Probabilmente era la diagnoA proposito di queste mode Si raccon!a che si giusta, ma non incoJ)trava alcun 'successo: esse riscaldassero troppo le reni e « .facesnessuno voleva sapcme, non piaceva a nessero arrossare la punta del naso». Mon si suno. La diagnosi che piaceva era quella di cap;scc che relazioni ci fossero fra le reni e appendici!e. Le appendiciti erano allora di il naso, ma il fatto è che la moda, dopy que. moda fra la gente della migliore società in sta scoperta, andò lentamenet oscurandosi. cerca di una malattia. Tutte le signore l'a\'eScomparve soltan·o con Maria Antonietta vano nel cervello se non nell'addome e ci <:he alla prima gravidanza le dette il colpo di prosperavano sopra e cosl pure i loro medici. grazia abolendo le vesti complicate di seta o Ma Quando cominciò a circolare la voce ch" di broccato cd adottando vesti di tela e dì i chintrghi americani avevano iniziato una ba!ista. Fu ' a stessa Maria Antonietta che campagna per tagliare tutte le appendici deavendo perso buona parte dei capelli in segli Stati Uniti, i miei casi c.o minciarono a diguito ad una malattia, lanciò la moda della minuire in maniera impressionante " · Poco c coiffure à l'enfant" che durò fino all'epoca dopo venne di moda la colite. Ma come esidel Direttorio. Così, secondo il Masson, la stono le malattie di moda, così tro,•iamo mefoggia militare del ~ppotto con le falde dici di moda, come era il caso di Axel Munchiuse sul. davanti dei soldati di Napoleothe, e per6no cure dì moda. Basti ricordare ne l Jl sarehbt- stata imposta da una grave le frenesie per l'idroterapia, le cure magnemalat:ia di cui l' Imperatore soffriva da anni. tiche, la cosidetta cura della sospensione, in Egli avrebbt- infatti adottato le falde chiuse, cui l'infermo stava sospeso per le ascelle ad soltanto per nascondere le conseguenze delun •trepiede per sedute irttètminabili, credenla sua calcolosi che doveva condurlo alla do in questo modo di curarsi la meniogite, il tomba pochi anni dopo la sconfitta del 187o. morbo di Pott, c la atassia motoria. Tut!avia non vogliamo d;re che i benefici A proposito delle cure deli'Soo, ricordiamo prodotti dalla moda ci compensino dei danni che nel 1825 un tale Grabe, stalliere, d;venche essa ha prodotto all'umanità; anche se ne di moda con una sua « cura simpatica che non è proprio ,-ero che la moda fa una peconsisteva nello sputare in bocca ai pazienti"· La moda spinse le Signore deli'Soo a ricolosa concorrenza alla morte come sostiefarsi tutte le mattine l'autoclistere (come ne_ il Leopardi, resta vero che l'una e l'altra oggi ci laviamo i denti) con un opportuno galoppano a fianco sulle strade del tempo, apparecchio che si conserva ancora oggi al c percl>è tutte e ùue sono nate dalla CaMuseo di Storia della Medicina dell'Univerducità -.. COSTANTINO AIIIMAIII sità di Roma.

IL MEDICO ELA MOD A SE E' VERO quello che dice Leopardi, che la moda è sorella della morte, sia lecito al medico parlare di moda, « lo per favorirti, dice la moda alla morte, ho messo nel mondo tali ordini e tali costu· mi che la vita stessa, così per rispetto del ~orpo, come dell'animo, è più morra che viva; tanto che ques!o secolo si può dire con verità che sia il secolo della morte ». Aveva ragione Leopardi, ma non tutti i mali sono da attribuirsi al secolo delle c sorti progressive » : se scorriamo la storia della moda. troviamo 6n dai tempi più remoti, mode esagerate ed assurde che arrecavano gra\'i danni alla salute degli improvvidi seguaci. Lucillo accusa le donne romane del suo tempo di tingersi i capelli in nero corvino, per imitare le egiziane, con grave danno della loro salute. Più tardi, quando i romani conquistarono i paesi germanici, diventarono di moda le chiome bionde. tanto che pernno Marziale c Plinio hanno tramandato .ricette per imbiondire i capelli. Ma se le romane usavano la spuma caustica e la fecc;a di vino. le donne 6orentine giungevano a stare per intere giornate sotto là sferza del sole (come ricorda Casanova) per imbiancare i capelli, «riparando la faccia con un ordigno a larga visiera, di cui tutte le case in cui erano donne, avevano dovizia"· La cGsa-. biasimata 6n dai tempi di Tcrtulliano, nonostante tutto è giunta 6no ai nostri giorni, dove assistiamo tuttora, ogni tanto, a casi di avvelenamenti dati dalle" tinture dei capelli. avvelenamenti che possono portare a paurosi abbassamemi della vista, 6no a }lrodurre in qualche caso la cecità totale, Questi pericoli spiegano il grandc interesse che i mt>diçi dell'antichità ebbero per la cosmetica, la q/tale fu anzi un ramo della medicina, c vediamo special;zzarsi in materia alcuni medici famosi come Archigenc di Apaurea e Critone medico della regina Plotina _che scrisse ben 4 libri sull'argomento. E' noto che i belletti impediscono la traspirazione della cute; la cipria, poi, che nel '.7oo trasformava tutte le capigliature a cominciare dalle odiate cap;gliature rosse, in capi!fliature canute, produceva orribili sfoghi verminasi e irritanti che costrinsero le dame a far uso della manina di avor;o per grattarsi delicatamente la testa. Quanto alle treccie fin: te. si racconta che, non bastando talora quelle che si vendevano le ragazze povere, le si andasse a ricercare nei cimiteri. G. Boccardo racconta : « Quando io · vedo troneggiare sulla bella test;na di ·una signora elegante quella appendice di co~ill treccie, ... parmi -di sentire.al· .micr franco Mefistofele che mi dice : - pOrgi a quelJa donna un microscopio ed invitata ad osservare da vicino il pericoloso ornamento, c poi susstirrale all'orecchio l'orrendo sospetto che l'arte dello scalpo non si eserciti soltanto fr~ i Polinesi e gli U.roni, e che possa esercitarsi anche in Europa "· Il busto, che nell'epoca romana era rappresenta~o soltanto da una semp!Xe benda, dal sec. XV in po;, andò complicandosi_ 6no a diventare una complessa armatura di legno o di ferro ricoperta di seta o di li~o. Sc_omparso una prima \'Oita con. la RJVoluztone itancese, ritornò forse peggtorato nel seco-

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ELEGANZE INTIME (COXTI~·t;.U/0.\'t:

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l'ERFil\l) nella giarrcmcra la moda n on maHcÒ di sbizzarnrs.. Nel! mnntario dd lJuca Ji No rmandia si fa parula di tma gtarn.:ttic ra di seta iodian;;, g ua rnì a di o r u, p..:rlc c thamant •. Nel 1455, ndl'in vcntario della D u f h cssa di O rléans, si parla di gwrrctticrc d ·uro, c che portavano dci pensieri c delle lacrime» lavorate a smalto, ~ sta,·ano a t es. imoniare il dolore d<' Ila sua vt·dm •anza. L·nso dd cavalcare avc,·a allora messo m·Jl.o in mostra le gambe delle: s:gnorc c impasto simili raffinatezze a lle giarrettiere. Del n·sto ruso di porta r e delle g iarrcttit:rc con delle iscrizioni durò a lungo. In una raccolta francese del secolo X V III ved:amo giarrettiere o:hc por tann r icamate scritte di qu,·sto genere: «non muterò mai », «il mio mollo è di ama rvi .- di rcs tarvi fo:ddc • « tu sci il mio htcnc » ccc. Naturalmente le g iarretlie re più brillanti YCili,·ano da Parigi, ovc esistc,-a nel t 6l).l un famoso magazzino di g:arrctticrc di seta ct\u Sign e dc la C roix •· ~la ' "'""n 'ann i dopo la iama delle gia r rettiere iranccs i nun ~ra diminuita. pcrchè \'o ltairc scrin·nùn ad una sua amica critican1 :\ladamc Dcnis ~ che crede non si possa an-re un;; ~'arrcttiera ben iatta senza farla venire da l'a rigi a cos to di g r andi spese». :\ncht· in altn: recondite im!mità la m·,;:l;; itn\MSC per un cnto t~mpo l"nso tklle iscrir.ioni : nei sostegn i · dci hnst;: sostq:-ni ~he prima d 'essere d'ac~ia io o di halcna. fmuno di avorio, di l<'gno, smaltati, scolpi· Ì od in..:is i. Si hanno sostl'g-ni che portano incisi interi sonetti: altri portan o scolpite lire. cun :lll''. pahnc, cuori trafi ti, amnr ini, sc..::ondu i ~rnst. i o i >egreti di qud pctto che· il busto stringcnt. !"\nnt! d'Austria portant !òiul hu~to nn intero d ecalog-o; « l'amore t p:ù t•m.hilc della folgore ». « sc la k ck man ca, ramorc }Je riscc », «\'Cri. n, honté. sagl'S~c. sui\'Cnt ..:l'lte Princcsse " · Il lusso pi ù s f r c·n a•o anche in iattrJ di b ia n cheria c di indume nti itn:rni s i n n· a ai te mpi di L uigi X\' c V l. Allora vediamo a n che la biancheria da uomo fars; di un·dcganza .: di una raA'in atl·zl a ma i rag· g:unt c. Per la cam;cia da uomo fin da l tcn:pn de l Re Sole viene di moda ,l jahot, che è una vcr;: cascata di pizz; p<Jsata sul pe•to della camicia. L<t R ivo lmio nc francese spanò merlcui e r icami. L ' impero m ise di n no,·o itlla moda il lusso d,• lla hianchrria, ed anche in questo l\:apolconc· e G iuse ppina diedero il buon esempio. l cortigiani si mcrav !~:liav;;­ no che Napokon e ogn i giorno mutasse la sua b iaochcria ed ancora più di Gi uscpp:na che la mutaYa t re Yoltc al giorno. V c:nn t·rn di nuovo d i moda i corredi di grande valore, ma n on si tornò mai pi ù- alk. follk d'una volta. I tempi eran o mutat; e almeno per gli uomini veniva da ll' Inghilte rra la lq~gc d ella semplicità: trionfò il colletto inamid:tto. La camicia che un tCIIlJ)Q richiedeva ann i di lavoro c ogni sorta di preziosi ingredienti, ora thventava un indumen to alla por! ata di t utti c quasi un simholo della prosaicità c dell'esosità d ell'era capitalista, come nel canto ad essa dedicato dal poeta ingksc Wood. L. G.

MODA E COSMETICA (t:O XT/A·t.: .U/0.\c DI P.4G. 686)

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LA CIPRIA, il cui uso r isale almeno ai temPi di Enr:co 111 di Francia, ch e rnostravasi per le s' rade • imhcllcttato com e una vecchia civetta. il viso impiastr:cciato di bianco c di ross~, i. capelli coperti di cipra ». non divenne d t moda che nei primi ann i del '6oo. Lo

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stesso Re Sole che si rappresenta c che non potr emmo ptù immag inar e senza il grande p.:rrucconc mcipriato, si sottom ise \ ardi e assa. a malincuore a questa moda, che rendeva i capelli bian chi prim a del tempo. Complicata operaztone quella dell·lllcipriamentoche r ic hicd<·va personale cr>mpetemc c un gabinetto h<·ne :.;, trezzato. Chi non r icorda del resro almeno il Giumo del Parini? Alla vig . ha imm.,diata dd:a Rivolu zione francese. in periodo di carestta, ancora si tr asformavano i·n c ipria ventiquattro mil.otii a!l"anno di ;:mido . La Ri,·oluzionc faticò p<-r detr onizzare quc·s..a moda >ciocca c spor ca. Lo stesso Rohcspier re, noto per la sua eleganza, non manc;;va di incipriars; e N;:polcone st.,sso, solt;,•Ho cloro la cam pagna d·ltalia, abbandonò l'uso de lla cipria. Il trionfo della c;pria coronò nd Settcccn:o il trionfo ddlc pettinatun:: ;lltissimc, già d! moda al tempo del Re Sok. che nel t6c) t emanò un decrc·o di abolizione suscitando vero malcontento . L e monumcntali pcn:na turc ta•lvolta alte 72 pollici dopo un bre,·c periodo tornarono a prender e il sopra"'·et, o c tornò in auge la figura del parrucchiere, pc rchè nessun a camericra per qu;:nto fosse esperta, p()te,·a te ntare pettinatu re cnsì compi ica te come La coif fu re t.Ì la logc cfO pcm o quel po11f "" scnti.ment con cui la duch~s>a di Char· rcs ama,·a ornarsi: ccnsist<· va in una scr:c di figure e perfino di ritratti fatti tutti con dci capelli J.lOSLicci. Ncssun·cpoca po è vantare n el campo delle: pett inature tante ntrictà di fogge quante n e ha sulla coscienza il deprecato settecentesco tupè. lo n·ho veduti crespi ed a mazzocchi ovali, lunghi. larghi, quadri, tondi , e in quante guisa san vederne g li occhi, sottoli in punta e di sotto profondi, tante figure mai non fé Arch mede né l'uorn che ha ritrovati i mappamondi ...

Così Gaspare G ozzi nd """ cap to!o in lode dd tupé . Il :"ettccento cbh~ una vera mania anche p~r i prniumi. Ahhiamo visto che cr;; antichissima nsanr.a. che il mcdioenl non avc,·a smentito, pur avendo dimcmicato rusn de i ba~rn i c dd le abluzioni f n:qucn· i g ii care ai Greci e a i J<oma ni. Cosi i! Giambullari m:Ila su;: interminabile sa t ira contro le donne dice che: nd letto non si può star loro apprc:.,so che le san di zibetto cmne un cesS<>

Il Trecento, tra i pro fumi, ebbe soprattutto cara la lavanda; il Quattrocento la violetta e il muschio, il Cinquecento tu!ti. Esistc"a un profum icre presso ogni corte e si usava mettere il profumo dappcrtut:o. perfino sulle selle dci cavalli c nelle sca rp~ . Erano conosciuti soprattutto g li ltalian; c g li S pagnoli per il gusto con cui sapevano scegliere e usare i profumi più raflù1a ti. Immense ricchezze andava no in profumi. Nel piccolo Por:ogallo dove esistevano, nel 'soo, soltanto quattro ;nsegnanti. prosperavano otto p.ufumatrici di guanti. c . dod.ici cosmcticicrc, ccntocinquantan<l\·c sarti, ccntosettan tatrc calzolai, quattruccntotrcnta g ioiellieri. Allora Maria de' :vlcdici )Xltcva assiste re ~l battes imo del figlio portando un nstito ornato di trc lltano''cmila perle c t rcm>la diamami. :\'la sotto tanto s fa r zo c tanta ricch ezza di vestiti c'era molto spesso specialmente fuori d ' Italia, la più n :tlgare s)Xlrci:cia: E' ben vero, scrivev ..: Guido Postumo dalla Fran cia alla marchesa di Man·ova. ne l 1511, è ben vero c ch e le donne sono qui un poco S]Xlrche cum un ]Xlchc:to di rog-na a lle tnane, et una qualche altro compositionc di spurcitia , ma ha nno

udii voiti ». E<l il Grossino pun· alla nta rchesa di ~lan ova qualche anno dopo >cr.vcva: « Comuncmtme le don n~ iranzesc s:l uo belle di ,·olto, ma hanno quc~tta gent il<•za iu lo ro universalmente che han k man sporche piene di rogna ... ~ . Soltan u nel secolo X\' t L la Francia icmminile, seguendo r~s~:mvin .!ciJ'Jta!ic•, si dr~isc a lavars i .1 ,, i~'> quasi LUtti i g io rn i. l primi anni di regno dd Re Sole segnarono il t rionio per la mod;; dci profum i. E g li stesso scendeva spesso ne! gah. nctto dci suo p rofumicr c (il famoso ~1ar• iaJ. le ~ Lti virtù furono calltatc da :Vlolièr,, c da Cnr neiMc) per a ssis.cr~ « aUo: con fcl une degli odori che egli ]Xlrtava sulla sua sacra persona » . Po ; per al'erne trop]>o ahnsato prese in avversione tutti i profumi ( tranne il profumo dci iio ri d 'arancio) e alla Corte ,·cnn~ d; moda l';:,· vcrsione per i profumi cosicc hè le signore finge,·ano di svenire a lla vista soltanto di nn fiore. :\nchc a i profumi la Rivoluzione francese portò nn co lpo da cui n on poterono più r ia,·crsi: per spirito democratico n on s: parlò più <); profumi, ma di antimefitici. Quanto al resto già al)a vigilia ddla Rivol uzion e 1111 decrc·o d el Parlamento inglese condannava come strega c annu llava il matrimonio del la donna che !o aYcssc con~cgu ito con l';: ;uto d i tacchi alt i, cap,·lli fimi , pro fumi c belletto. :VIa nessuna c rOllaca del tempo c i potè lasciare il numero dei ma'rimoni an nullati

LA POMPA DEL '600 (f:OXTIXU.~l/ONe· /l/ P.~G . ·~•)

LA TESTA era rasa e coperta dalla parrucca à fu cm•ali.'rc. Il cappello, che per tema d i ru,·inare la parrucca si porta,·a quasi sempre sotto il braccio, e ra di castoro n~ro, gngio o bianco, con la piccola cupola r otonda, i ho rdi rialzati, c guarn.tv di ptumc c d i nastri. Una signora clel-(an tc ddla stcss;, cpoe« po rta•·a il cor pc: to decorato di n otlt ui nastro, serrato a lla ,·ita da una cintura d'oro . D a l corsetto s fngg:vano le maniche corte ed ampie di nna camicia che dal gomiro in g iù l;~ sci<t vano vt·dcr e altre maniche r icamatt: c adorn e di nast ri. La n~l<", di stoffa p~san­ ~~. (la veste d; parata) era sormon ala da un·alt ra v est<: aperta c fi ssata a lle anche da nodi di diamanti. da rose di nastro, da drappc"l-(i rot ondi. Intorno al capo si port a,·a uua acconc iatura che copriYa in te ramente i capeli; c lasciava 1·cdcre solo il viso coron ato da i curti riccio li d ella p<:ttinatura alla ltU"ritlbc•·:u. Un;; sciar pa d i seta o di pelliccia, secondo la s:agione, gir a,·a ;ntor no a lla gola. :"u qu tsti due tipi di abhigliam cnto, tipi fon damctntali. cd univc rsalmt•nte seguiti, i sarti ~i sbizzarriscono per Yariare i dettagli. L'abito maschile ~i ;:llunga nel 1678, si allarga nel t(>8o, ri:orna corto nel 1681. Le tasche eh~ ~rano due nel 1682, sono d;ventate qual lro, come informa il Mcrcurc g ul.a1Jie, nel 1684. E la loro foggia è camhiata una infinità di volte: ora suno orizzontali, ora ve r ticali, ora <:hliqn e; talvolta semplici, tal' altra coperte di ricami, o - di galloni s;mili a quelli dei tromhctticri dell'esercito , per cui sono chiamate • à la tr ompettc ». E ' questa la foggia che du rer:ì fino al t6<)9. l pantaloni che n el modello del 1678 non u sci,·ano dal vestito ed erano della stessa stoffa di questo, in seguito si p or tano di stoffa differente, di tin·a più r h iara. con ~randi r icami, o d i velluto ( 168 182); oppur., in damasco lrianco, verde, creJ.t;si, arricchiti di ricami, di passamanerie, di pizzi ( 16&}). F ;no a c he la moda non torna ad imporli <.ldla stessa sto ffa dell'abito c più con; di questo. LO stesso a vv ien e peT' l' abito femminile. Aumenta lo splendore delle stof731

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fé, la ''aril'ta d<·i ricami, cambiano i \'ari minuti accessori che fanno la donna elegante: ma la linea fondamentale dd modello non camhia. Lc gonne si allungano nel t68t , si accorciano n el 1683, sono imbo~tite nel t68.t-'d 1687 la sciarpa cht· si pona\'a intorno al collo c che si chi:m1ava c palatina » sparisct· c \'iene sostituita d;t un fidtt< ricamato che più !ardi. in memoria della ,·itroria dci man·sciallo di Luxcmbourg. lutla Europa chiamt'rà « Stcinkcrquc ». La pettinatura in\'ccc si trasforma : elinma un complicatissimo edificio nel 16&>: nel 1687 si alza ancor piìt e dura così tino al J(l9'). Le stoffe us ate sono di tu:tt" le specie: damaschi, velluti, tafictà. rasi: c S(•mprc cariche di moti,·i floreali, di rie;omi in vm, di ;mpunturc eli cordont•lto. E di tutti i colori: g-ri~:k. rns~<', hlu, gialk. scarlatte marroni. ,·iokt c. E fra la m•.d a masch.lc c 411ella il'lllluinik· \''è sempre una tacita inll'Sl-\: <lueil(· s1oifc t· qnti motwi eh ..· ~c rv.-ulo a fll· gclllllC ft·mmiuili son~l u~aci q~uahncn· e p~r g'li ahiti maschili: 4nando nt:l t6.'l<J si tra:ta d i sostituir~ i nastri ai bottoni dame e J!t:ntilunntini lo fanno di comulll' tlC· cnr<i•>. L'nh imo qnarto <id s,·colo H d~ por•ara al parossismn la riC<·rca dd la ra iiio.atczza c 1~ sp~s~ l"'r la moda pl·sano duramente sni h.lanci fami_gli;;ri. In ltilti i pn,·si <l'Europa si \ ' Hf)) c..·s!'lcre ch.:ganti, a qual~ia~i prezzo. E ;tlla fine del secolo La llruycrc d.rit com·into d1<: • Il y · ,, 4111/11111 dr {11ibi.'.<.<c ,; fuir la morir qu·,; l'uffatrr ». SILVIO PLATEN

GLI

ELEGANTI

IL Qt;.\DRO è compkln: basta pensare "' pesanti ahiti del scc•Jin, alle brache tli \'cllutr), ;~; coJktti Ui pÌ%Xo vcnt>zian o. Gli ch~g-an­ li si ting'ono gli Qcchi ,. leggono la • Bicns(o;oncc de la conversaliQn cn re hommc·s »: • Quand tu te rnnchnas n<'- sonnc la trornJ><'ttl' Ju nc1. ». c cioè: c t\ c huccinac in modum naso pason« >. Cominc.a poi il gran secol•> di Lnig'i. L'cl{·g-an1.a maschile c i<"rnminilr è allc(Jra tntta qnanla francese. Le ua\'i dalle lmL{' portano spezie c piume di stru7.w, rc.•s•Jri e gt·Jnme, cincst:rie c pellicce·. l tess!lnri di Lione ancora non cf)nnscono i ~uai del libcralismo ,. Mllc crisi d; so\'r;;pproduzi•~"c. Il finanziere ~1ontauron è il nuO\'O Paridc c .'\lcihiadc. Denaro da spendere ne ,.,.c,·a, per ramhiarc ahito due \'ohe al giorno " per mobilitare sarti, ricamatrici. cappl'll;~i c spadai da tu:ta la Francia, da Venc7.ia c da Milano, ma non per competere con Gastone eli Nogarct dc Fo'x, duca di Can ~:alc. -.:he gli successe sul tmno della dcganza, mentre lo s1csso Re Sole, ;mharazz::to :lai!a politica c dalle guerre, dO\'C\'a dichiararsi v in·o. Stravinto addirittura, quando c•mtpar\'c sulla scena de'la Corte il nuo\'O ;;s ra: Villcroi, h' <"hurmunl, fa,·oritn del Re, 11:1i ~:trc~c'allo di Francia, «un galani dc pmfcssion » cc:mc lo ch' ama Saint-S:mon. Sé come ~arcscial'o non diede ottime pro\'c, ben le di<'dt" come arhi ro <' moder&tore dd· l;: moda. Fu lui a inventare il malinconico, l'oltremare, il piccolo c s<•nt imentalc romant:cism:> de'la buona Sl)ciet~ sct·cccntcs:a, fu il primo a donare una sola rosa alla sua <.lama, ;: piangere per amore in pubhlico. a scrivere vers; d'amore, a:J amare i primi ro· manzi c le prime StQric d . sventurate pass·:.>ni. Montauron, Foix. Langléc che cercano di ccntrastarlo c di toglicrgli lo scettro appartengono ancor al secolo orma; tramonta'o. quello dell'eleganza fatta a forza di scudi r di 7.ccchini, non per i begli occhi di una don na: ma per far \'edere al popolo la prllfria 732

ricch,·ua ~ potenza. Ekganza politica, non ancora manie ra di ,.i,·cn·. Dove\'ano soccnm~ bere dinnanz~ al nHU\"c), anr.i \·c ra n1cntc, din .. nanzi al prime> c raffinaco ,, uno che am;,,·a la fJO<•Sia come la hella seta frusciau<c c che paragonava una giuhha hen :agliata ad un sonet.o hcn giocato emro le su" fcrrt'c kggi. ;>;cppun' nel s~ttecento italiano si arri,·a a taìllo. Lo stesso Ca:;ano\'a, in fin d,.; .:unti, è llll po' ca fonc. E' clcgan·e soltanto quando ha denaro; si scr\'e dd nstito all'ultima motla per imhrogliarc il prossimo o per Cl)nqui:;tarc le domll'. A un ,·ero dcgalltc ripugnano k conquiste ialle d;d taglio dci suoi ahit,: 1\·lt:Kallza è fine a Sl.' stcs~a, non può amnwt ere Ull•> scopo din·rso da quc!lo di csSl'r(' cll'){anti. !\:on parliamo poi di :\lfi,·ri. Per )ui l'e)('g'(IJ1~;, è sohnnlo una cora;.za, nnot di f<..'S<! con ero l'u'>lllo <:c>muiH.\ hrull~l (,.' ::.lnpidu, un'arma per cenere a distanza il Se· utlo democratico. r\llicr, si \·este cle)!all c pn Oi }.:_nJ!Iin c nt..:n \H.:r umiltà di fronte a una dca ;\<loria eh~ non t·ntra,·a ncii'Olimvo ddla sua classica mit•>l• >gia. f)eJ r<.:>\0. po~hi ;.nni hastanu per fa r p;..ssarc di moda anche \'illcrni L' la :iua manit•ra. 11 tlHlOd•J ~amhia. S,; rg-•,00 OHlh.'nt poran~atllL'Iltl.- l;~ n1nda . Hg-) ~­ $~ (' li « Contrat~o Suciak ». In ult1111a anali -

si, anchL· Rou~SL'a\1 può c..·SSL·rc pn:su Jll'l' un mac..· st ro di llloda. );c>n che ft>~ s~ p:trtic-)larOlL'Ilh' "' !c:g-;llt.L': Jh..·rò i:. . ct.: r1u ..:h..:

k· SttL' dotstato d i nn tura c sull'c à dd l'oro in eu; gli uominl, nudi c ft·l:ci, l'rano t.•senri di .:nlpc c di mal::ni,·, un:. ljllalchc iniluntl.a la dll\'t'ltt:r•) ;:nTrc sulla sccmlpa rSét dl'Jic n ..' huk che qua~i lo..:c;n·;niiJ terra, lh·i husti, d~­ gli abi·; pc:>antissimi ._: ..:omplt-UtlUl.'lllt' chiusi al colln •· :ti pnl,;i d<t lung"hi giri di jabò. La K\'111l' cc;mincin ad andare in giro con sti,·alo~ Ili di pelle al poslo ddl,. caln· o1; s<·la ,. dcj!li scarpini affihhiati, a sguaz%art.· ud i:tnK(J ddlc stradl: L" tki t•ortiJj di poSdt, per correre d ic•ro a lltt<n· i aif<tri L' lraiiic:. E' la ri,·oh:zion c. Il !ll;trchc'c <.li Dr,·ux-Rrhé, gran m" estro di cerinmnil' di Luigi X\ ' l, ncll'imporrc ai rappn·s~nlan · i dd tl'O.O sia l n t!Il mndt·sto ah; w tl<'ro pn la- scdn.a degli Stati Gcn l'rali nd mag-~:i•> dd t789, ;: contra:;to c'm i Jll'nnacchi dci n ol11li c con la purp,>ra d egli l't.."<:h:o,;ia:\tici, con1pi\'a un atto po1itico c ins.cme di ai· a mncla. Gli eleganti si trasfai\'ano, insi,•m,. cun la \'ccchia soc:c1à, in Inghilterra. 1n Francia, con ht rivo1uzinnl', si aprivano i primi ncg<ni Ji ahiti fatt;: Quénin a Parigi trm'll\'a suhito nn imitatore in Korn & Hostrup ad :\mhur!('n. In Germania, ini:mi, con la ondata delle idee nuove, penetra anche un m to,·o nl<'todo di vita e una nuo\'a passione per la moda c l't·lcganza. La Germania di,·enta sensibile e snobistica. l romantici ddla prima maniera sono tutti c!egamissirui c nwndani: Jerusalcm von \Vet7.;,r si nccid~ pcrchè è stato c'sclnso da un :è del cont.t• B:tssc·nheim. Andavano di 111~1da tipi ahi, sottili c fragi li. l figurini di Fran z Ehrenhl'rg, cditorc de l primo giornale d: mode puhh!icato in Lìpsi.:., i1 Frauzrnuucr-a 1mmwdr, scmhran•> gli antenati del giovane Werthcr. Ma la moda, giusto ;1 g,·nio del popo~. viene dall'al' o: l'arbitro per l'eleganza sarà-·p·r~sto lo st<>sso Fed,•rico Guglielmo III, impeccabile sia iu frac che nell'uniforme militare. Egli è il primo, in P russ;a a f.:rsi vedere ;n pantaloni lunghi, secondo la foggia <.Ici marinai inglesi. ai hagni d; l'yrmont; è capace di trova re il tempo. ira una coali7.ionc c l'ahra contro J~!!flJ>Cro irauccse, fra Austcrli· z c la fondaz;onc- oC'IIa c Zollvcrein ». eli sposare Lu 'sa di Maclcmhurgo-Strelitz, la donna più elel{ante di Germania, c <.li dcltarc una tranquilla c r iposata eleganza. forse <IIJpena un poco troppo rigida c fredda. alla nazione. I r int· ~u lln

:O.Ia la nazione non lo scgnc su qucSI.O 'ampo: i pnts:,iani tm·ctHano, per cscmpio, <:cr:i strani panciotti bianchi con su stampnti g'li ordini ca,·allcrcschi di cui il portat or~ d<·l panciotto era imignito; a i\lagonza Jacorx• ;\lc\'erhoff ere« ddle sgrazi<ttt: cra1·attc ad un sol peno che fanno fremere Lo rd Hrnrmnd, i g-io\'au; dcganti di Germania ri.:orrono ;:d ~1n· sistc.ma moltO pratico per hcn tigurare: pagando 4M -fiorini -aU'anno hanno dai sarti di Berlino m1 contratto per un ahito nuo,·o alla sdtimana. CC)n i'obhligo, però, di rcstitu;r!o ancora in buono stato. La moda c l'eleganza, per qualche tempo, n· stano alle gt·nti sassoni: da una parte i succe"ori di 13nckingham, colui che spcn"''"" .~5-000 sterline per ogni ahi:o (c ne a,·cYa trcntasettt') C che n e spese 500.000 per il soli) abito di gala da port:<re alle nozze di Carlo l, dall'altra il nobile re eli Prussia. L:na pun:ata si potc,·;; far,, in L:nghcria. presso il conte Estcr hazy che, per un abito •La hallo, Sp<·se la hdla somma di 2.500.000 fiorini. :\ Parigi c'era soltanto Napoleone, cosi poco cit'gant<·. c Mnrat. così innamorato della su;; hl'llezza c delle sue scintillanti uni formi: ma tantn \'Oig'ar<'. E' il tempo d i Lord Brnmmcl. Dchucnrt, ormai, dcn: smettere la sua canzonatura <linnanzi alla scr;cti e a11'impcgno tki m•m·i c·kgami. Es:;i pronngono, ormai, da F.ton c da Oxiord, u sano tre parrucchieri, nnc> per l.a nuca, uno pcr•Jit 1'ronte l' uno ptr le tempie, due guantai, uno che fa sohau•o i pollici t·d uno l"'r il resto, comprano gli ahìti snltan••J da Catin, i cal1.oni soltanto da :\cahy e i paneilltri solo tl;; Thom<~s·)n. Le ~rava'tc, poi, sunt) la loro ~pccjaJità: ,1 11c)do di Gcnrgc Hryan Hrummd <· dci suoi epigon e int!'ksi Mr. Skeffingwn e cnlonnello :\latlh,·ws suno il nv11 plus ultra. A Parigi, un :al S<d;tnn Dt·m;,·dli dà lcz' oni di nodo alla cr;o\'alla: sci ort' a lire n on' l'una. Il ~ Comic :\lmanach », :-..·1isrcr Punch, Tassa,·rt. Dura, Kaiser Grand\'illc. Cruik~ha •!d c ogni altro ca ricaturis~ a dc" ono tacere: il duca di Bediorel spende per un ahito di gala non meno di 500.000 st~rlim·. ~ltre~tante ne spende Lnrd Coutnnay. Più tardi sorgono gli astri Cllntrastan:i di Or,;;;y c di :<.!nntrou~. La Francia è di n110\'o in lizza p~r il primato di eleganza maschile. ~no,· ; tagli di colle!ti c di pantaloni, nunve fog1gic d i cravatte e di ~uanti si rispondono c si fannn eco da una co~ta ;di'altra ddla :\'lanica. E' giu so ricMdarc. accanto agli ekganti che r hanno sfruttati, anche i sarti che h<tnno ia!tn b I·P> gloria: Jackson a Londril per Orsay, llumann a Parigi per il rivale Montroux. Costui, del rcstrl, se de,·e la sua i·•rtuna al suo sarto, ha paj!ntQ l'artigiano con huona misura: una \'oha ordinò aii'Humann vcnt;cin4llc frac tutti uj!uali, dicendo che mai più nella vita gli sarchhe capitato di trovare frac così ben taglia!; c a così hasso prezw. Le a ltre na~ioni el'Europa cadono ncll'omhra: in cssc non c'è ancora quella s•.>cietà capace di apprnzarc un s imile sfoggio. La Germania, dopo ;l Re Federico Guglielmo cade in preda d•··''' ~·;· moatori ·,r panéiotti e di coloro che 'oglion·> creare un abito na-

zioni!J,.. 1 rdcsc,-,: 1 ..- Sp:.tJ,;na. s<.' mostra auco~ ra onakh<' gran signore nei palchetti parigini, è pu r ~cmpr~ n<'lla. ~ria d .·lla im't;:zione francese: l'Italia in,·cm a mo•k ri,·oluzionarie e oi<'nc d' significai•); ma non uomini cle.ganri: ;1 canucllo a lla calahrcse. il mantello alla G.:ribaldi. la trasrura' cua campagnola dei re di Sardegna c dci suoi ~randi uomini di stato. Se Palmcrs:on ha il potere di lanciare un nuovo cnppcli<>, il contE" di Cavour deve limitarsi a dare il non.~e ad una harha

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~--.-------~~~~~--------~----~----purtat« solo d.t lui. L~ socio:tà borghese, del r ts i<J. n on ~ons<'ntt• sfoggio di no\'i:3 c di rknaru per n·st i r~ uomini d'aliari. Gl. uomint d<·gallll st ritirano dalla ,·ita pubblica r ti11nscono sdo m qualche saiotto UO\'C è malrtg-l·vou:- ;,nll:...rli a rinrracc.::rr. \)uall\ln uasce O>car Wil?c, con i s uoi gran han·ri eli pelliccia, le sue lt·nebrose giaccht· rh ,·l'liuto n ero, i suoi garofani e i suo; crisantemi l'ltOrtlli da por are all'occhidlv, il lll'-lldo non è più pr ..·parato a tanta imprutknza. Oscar Wtldc, pure con la limitazi.mc d~l­ lrt c.;o tlns pcc.c a ~.:ni appartient: che si è fatta in prin..:ip·u. è for;;e l' ullimo dci grandi ck}!otn:i: d 11 osl'r;l, com<.· lui. farsi · ~tg-Jiarc i cap..-11 1 sul moddlo dd hnstn di Neron e dd LoH,·r<·, usare un has~onl· adonu> d, tqrchc· si piit grnssi tli qul'llt che vrna\'allo la mazza di Balzac, pnt•an: cappotti n :rde ha•tdicra orna t i di a st rakan l' di a lam;:ri di Selli nera? Era nn gran signon· ed "" g-cmduomo: ;t \'eva t::onJprt·~u 1\.·lt:ganza, ~ra pcrfc..- t' a -

ml'ntc ,n g-rado ùi d're quale attcggi;~memo hisngna p1'l:'ndcrC' 1wr cssc.: r ~;·l eganti. che cn~a fare c eh<- co~a. sopr<tt u:1o no n fan·. L'na t·olta Shnanl. salito ncll<t sua camna, l<,dò il ;•alt< r atna dw SI pcllC\"a scurgc·re dalla fi. Ju:;)ll'ot. «~;un mi inlt'J"t:!'!Sa afù.tto >, thsst..· \\'il<ll'. « E poi un gentkman non si affaccia lllai alla fint·$tra ~ . La sua \' Ìta. il suu 1nodo <li 'l~~t!r(', di Sl';) it·olare c di par!are è tutta

una in,·t·nzione (kll.: pii.t alta moda: il mo paradosso è ~imik al suo colletto d«i pizz: l'SétJ!~ratarncntc apt•rtì: c lrt p iù g-ra\'c.:

l

p1aga

d cii,• cla,s i eh(' si uhhriacano è il laYoro •· Chi, ~<.· non lni~ ;n·rà 'la ii~tltas;a di po rtare i polsin i ddla camicia ripiega t i sopra k manicht• della giacca. con una moda che conti· n a con l'as~urdo c cuu il surr eak? :--i eppur.· D ' Annunzio, cht" pure si picca\'a dj - •·~se re t'legante, tw: nd quale è facile an·rrtirc I'Pdnrt· di'Ila na·ia ~la :dla. :"\eppure 1111 re, ; 1 più dt:Kantc t' « fa~h 'o nahk • dci r~·. r..:doardo \ ' 11. Ed n;,rdn \' 111, a ca,·allo agli an n i felici <Id n·cchio c dd nuon> sc·cu lo. in,·enta ad q:-n . ~tagiont· un;: mw,·a moda: ne) 1<)02 la pipa, nel •9<>,"1 i ~i~:a ri drll' t\vaua. nel 1904 ;1 g-ikt hianw, n el HJOS la tuha dal g-tro str~tto t· d;tl piat:n supniorc molto lar· !;"1 >. nèl roo6 il « kakc-walk ». E' impc·r turhahik sotto la piog~:a di caricature eh~ lo ùip ' ng-onu in attc~a di un trono chl· la ,·ecchia ~ittoria non s i tl<-cidc ad ahhanclonare: per tntanto è « rhc king- <>f Ha,·ana Cigars ~. sui pacche t i dci quali <tpparc n<'lk monturc delle ~11e di\' (·rs~..· ;:tti,·ità rnondanc: in alta un ~­ fonn e <kg-li ussari. in cilinrlrn grigio e per k cor~c del Derhy, in ahito da Highlan· d cr :o, col h~rretto a ,·isicra e i larg-hi panta· lont elci marinaio clil..-:ttante. Scoprl' a Parigi un ~ar·11 ing-lese quas i sconosciuto, un ta l Pani c e ne fa u n u omo cckl:tr <'; ,-;a~gia per h~ng-hi ùi \'illc:Kg;atura d'Europa portandosi d •l·tro il sarto c la lunga l<'!(gttlù<t ddk sm· at·,·cnture galanti: a Vit·nna, a K ocnigsbacl, a Raclt·n. ;; Vidty. Il suo sarto divcntll uno '~C'i più in flucm · memhri del Four in Han d C'nh: F.doar<lr> crea una nuo,·a etich etta tliplrnnatica. ri,·oht7ion« la cul•ura di tut·i i rn~est_ri di cerimonia c di tut!; i segretari dt lt-g-~zHmt c di corti. ahuliscc i lunghi hanch,•o. t•.' lunghi discorsi, p11nt: le basi di Ili' ti i snc<'e"ivi tè diploma·ici. lancia i ,·ini iranccsi l" lo 'flnmantc in f:n c tavola invece c he il portn ». Un J!iorno appart ,·este ndo la più ::-ro~sa nm· itit 11<'1 ,n·olo. almeno per In hun11'1 ~"Cit·• .'t. quella dt(' era stata tino acl ora r;,,·n ·:na <H~! i a mericani c agli spo rti\'i : i !'" 11 1aloni a lla « knikcrhocker ». Esportando 111 FO"oncia la stofia di c twced ~ ~d importa~d'""" ·.. champagne , pnnc l~ basi ptr ~ l <l'Il n·,. cnnliall• •. E' forse l'ultimo cle· (o(

)iant.: del mondo. :\ncor oggi lo si imi a ..\ncor oggi i r~ sti della società e del mondo da cui Edoa rdo prese iorza cercano d i l'Sprime rne uno nuoYo. Non ci sono riusciti con il uipotc che, se pur per la eleganza si pute· va ancora valere della grande tradizione dei tal("liatori ingles i (1; soprabi1i, cnn le sue pa~:I it• t~ e le sue gh•· te faceva piuttosto r ' d~rr che restare ammirati. Oggi gli e leganti si limi1ano a seg-u:,.~ la moda lanciata dai di\'i del cinema. Qudli più civilizzati si ,·estnno t:om~ Lcslyc ()"arei, quelli più cafoni come Tywnc l'owcr. G!i uomin; politici. quelli ai quali il mondo ~uanh~ di più. 110 0 suno nlé\~­ stri d'd~g-anza: i r esponsahili francesi, ,·cl i socialisti in ispt•cit·, a\·c,·ann gli ahi i taJ::Iiati molto male. Si potrchhc quasi dire che hanno fallito prr chè ; lnr,l erano ahiti borg-hl·si ••P· pcn;: !ruppn j:!"ro~si di spallt' e m11l imholt i ti. MARCO CESARINI

l 9 o o (CO.\'T/~'1 '.-/l/O~·~o

Il/ P.l<;

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Li\ STESSi\ rimht/.innc di dcsi<k·ri ,. di "'·n. tim(·nt; ..:hc ndl;t si~n11r na l ;ina ;t\'t'\' a e<lllcd tato k mij:!"linri t radtz:vn i di \lon t·pulci.,. nn, Sl~on\ol;..:-c,· a naturalnu:nh.: l u ttc k al 1 r~o.· cadt·\ an·> l"llll StJfii('c pe-

dcmnt·, l' n: ll't'CC il'

santezza nelle mani dci parrucchieri ùi lll· to 11 mm1tlo. Lt• signor<..: arr.v;n·ano a case~ con lt• n11chc lol,.·tl', c tl,•i p;.cdll'lli tl, carta nella IH:rsella dJ l· cotn.en c ' ;nto t ca pdil llll· pron·i,amelltt· aniliti c s ptnti. Ci s; pc·t in;n·a ancora a !la bebè, i romanzi di Pi\'rn.· BL"noit t•salta,·a l hl let lilh:raziunf..', la g-io v<'IHÙ r. conllnist .-~ ~a. <: la (,arçv.,,,. d. l"'au) ~lar­ g"ltl'T1 .1 t· ~ uggl..'r:,- a n no\ t' po~!'>ihilità, non mc-

no dc·lla pc· tinatur;o degli stutl,·nti di Eton. 1'\on si potna lodar nw):!lio un;o donna che dìccndok ; ·i 11<'tT!I r r<'dula '""-'·''"" fiy/itl. c sui Varit·t:\ ..:ompari\'linO strant· crca t.urt:' s<'n -

za sesso cht· i ;nanif ..·slin j rin~l~~ ,·ano per madre 1.' figliola, ntH. nc>suuv. tra gli spcttaror i, ~ard>hc arrivato a ddin:rc rc·à ddl'nn:t ,. dell'altra. Si scnpriva che la servitù fcmmini\ · era Slé1ta \'Cramf"nte tlurisslnla, i bu ~ti. lt gonne lung-he, k pcttinaltlra compli~atc app;:ri,·a no s nnnl·nt i nnn m eno cm:ldi di quelli tt>ati dalrlnquis %iont. l' s i scopri1·;nto s;mpatichc ~·lmndi : io ;,nclw nel rossc·tt:> per k labhra: « I1fi,, nlrd, è così fresco f pitJ .-r•·o/r, r poi im{'<dis, c le ,·crrpo/aturr!" Lt..: titnidc giura,·aHo anc:,ra di uSftrc, }Jl'f scopi igit·nici, il hurro-di-caco.n appcnél -colo~ rato. c k auda~i tsibi\'ano in puhltl i·~•> gli astucci che s illlllll'tri~aml"ltl:· contcne\'<tllo il lap s r osso cd il l(ipis nero, ug-ualnH.:nte -;l'C-

chi t• dttri. i\11c.he k ragazze si tr11ccavano. t:d i capelli crt•spi c fitti su!k gote, i cap· pelli cal;.a•issimi, g-' i " lti ha,·er: rlci paktc't las~iavano scor~crc di loro appc:na una Cc."'r-

..:hiatnra d'oct:hi. nera. un sanguigno di,cgno di labhr;<: tra 1~ più fa sci unse rag-ant· di GeoO\'a erano k due figl :c dd g~nnak marcht•s~: Ch:.pp~ty, che aui' a\·;,no una ,·ili a non lont;~na d" ' la nos' ra, c tnrn:on<ln da senola a m cz t:ogiornn Cl' l'Ca ,., di C;~mminart..· pia-

nissinw per tro\'armi da,·<lllli al loro cancd· lo quando ricntnn·ann, C'~JO cene hn:,·i giac-

che di pt'l;t-~ris, Cl:rti abiti da t en ni~ loian· chi a rig-h,•·tl' turchim·. cr>mplc;at i da; fa zzoletti kga ti a diadema sul capo, cht mi suggcri\'ano itn·idi<· afft' ltUUSl' t' commoss<'. ,\l ia madre andant dalla st<•ssa loro sana, una certa s "gnora Lazzarini. ,·ccchissim;~ o rmai, che in Vit-o Dietro il Coro delle Vigne r;:mmentava ancora di aver iahbricalo crino· linc: g-randi gatti fruscianti u scivano dai suo; armadi pieni di sinfonie rosse c nrre alla Laudnì. c ùi triplici nli tagliati a saccu. :=.i u sa' ano ><·mpre molto le pt'rlint;. c io r.

se per compl·nsarmi di una supposta noia, la s ignora Lazzarini mi rqpthl\·a scatole picn" di perle color hronzo, t!ro, argento, t·d enormi campionari di sete. Un ,·es: ito nero, d a gran sera. di mia madre, le arrivava al ginocchio, aveva false maniche di pizzo m·ro. ch e fluttuava no intorno alic s palle, ma \'Cni· ,·ar"' riacchi;qopatc a l p<:lsn con un nastri"" di vl'lluto nero, la schiena scoperta, cd ttn gioiello P'Jsato a segnare la ,·im fo rse quindici ccnt. mctri più sopra dell'orlo. La si).:"nonna J\loscatclli anda,·a ad un ballo vcstit<~ di lamè d'oro, l' h<tlla,·a col Principt·. Tutta la città discute\·a della com·cnicnza. per tma fanciulla, di usare s imili trS>uti, poi si fin iva per darle ragione. La principl·ssa G .. a Rnt na, indossava per il tè un ahi tn in t:ra· mente composto di \'io l<·m·. l fn'altra princ;. pcs;a romana bulla,·;; in chifÌon rosso. mcrita ndosi la definizione ancht· troppo fam'lSi< « /:CCI) (';,,,ccndio di Truia •. che la s igntlra >!Cs>a ripcte,·a con non ~enza soddisfazinm·. L l' f;tl:hrichiuc iscrit' c al Part;to Sr><:ialista avc l' atHI portato ttualchl· tempo le calze d i s.: t a con g-li zoccoli, 'poi nano trion falmctl'c pa s~a 'll· alle scarpinc Luigi XV. in \'ern ie~ rlr' l"r"sa c dnr issimx. La tulo piacc,·a alk Dpcrail: comt a11t· siJ!non:, C'd assumeva ,·a· IIJre prule tari,J oh re che tcononuco ..- spiccia: ivo : sto fia da p•Jco, due cuciturt" solr, paraiId .., i huch; per il cullo <· le maniche. Quando la si volle tH:hil.tarc, >i adottarono s:,,f. it· « cimos~. <' le lmrdttrt' duvcvano s<:rvir,· di g-uarnizione. Gli uomini portal·«no, COli ltslt"~st· final ità l' le stc:;se illusi(Jlli le lui c: 111:1 ;.t• ne s!ancaro llo pn·s o. c tornarono ai com· pkt; ili 'gril("io siumah in intonazioni più Il'· llt·re, fino a rat~~: un~tr\~ il pc.:rvinca. un bol· tnnl· unico, suHa p:1111.:i.:, cam!cie di S{'ta eu· lorara, c ra \'alll' assoni ,. al pona fogli cd a : f;o>.xolt-t to shu f :·ante cnn m·gligen%a fuori d;d ta schi no. t\ 1 m«rc. hrachinc hltt scuro, 111<1 glt;: a r.ghc biauchc c az%urrc, sulla spiag· g-ia p i!!ianw: tali oh a le umi(hl'lh• (mai l~ mrJglt ), ~i flttt \·;nH> con fcz iunarc un pigit-tma uguale. Sp~:sso anche le kuzuula erano nere : i siJ::llo· ri di m czzrt l·tà, c no nr.ttm~nte CCJitissin1i, cit::,·ano, a llll'i':Za ruCl\ un b:'juu ros~ c nu ,.·. 111~1 le signorl· 11011 conuscc,·ano Lo.'u dr 1/ o .

1.-na. oppure la confò11dcvano con Maria dc Valcncia, che: tro\'avann t roppo grussa. Gloria S wanson prcst·ntava g li alùi da caccia, d a gol i, le primt• mazze arrivavano dal· l'Inghilterra. in sacche impor' anti, c ci preoccupava di foderare lussuosamente !tracchette. La .signorina Chanel. sarta, isp:ralit dall\·scmpio storico d ' Lily Langtry. detta lhr jrrscy Lil:y per a\·crc lanciato nn :Jli' o di maglia . liC compllll<',·a tenut e spn rti-

si

' ' l',

o. mcscolaodn oro. arg-ènto c ratnc alln

lana, ahi t in i da ricc ,·imcn tn. Prcst·~ anche l;t hi«nchcria fu in mag lia di seta, c k combi1/a::iolli (ma le c lcg-;uJii dice\·ano combincus. nnnbtnotìou.t. o. fatn:l1arn1cntc, combill<'), ~i pme\"a no lavare anche nelle camere rl';olhc rg-o, Y;cntaggio nn•t·,·olc per un t em po che c>alra\"a il \'!aggio t' k M;.donne degli Slccpings : huc::to ~picci<l, c h t rendev a superflua la st iratura. l' !t- catenin l' d'~ro dcKii spallacc:. su cui lo sporco non faceva pn·· sa, tlirada,·ano anche le pulizie. P11r appn·uan do il lrico/ 11 '"''iraggio. s; <.. : untinua\'a a sftrruzzarc . s ì confc.ziontH'tt.no ;:biti dalla sotlana brev issima, picghcrt<ttot. vita lunga, ma le cinlurc di pelle acct•nna ,·a no a rialzars;. I giovanotti riccve\·ano dal!tmadrì, dalle sordlc, dalle fidanzat~, maglioni a losanghe, a scacchi. a horclure, ,. c:ascun o si scntiYa molto contento delle s11c provri<" esperienze molto duro ,·crso qn cllt: trascorse. Una particolare ansic·à di iml pcn-


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<.l~nza. una a ssolut:1

soddisfazione personale, animavano ogni a spello de lla vita sociale, c le donne sognavano· di sta ccarsi a ssolutamente dai sarll, perlinv da• parrucch.cri, ostinandosi nelle vesti corte c: rnd imcn·ali, a dotta ndo la pelltllatura 11 colpo di N nlu (oppure a dcrrrèrc dr singC), che si eseguiva benissnno da sole. L'estate s. gira va sen za calze, o co n le calzettine da tennis che scivolarono poi anche nelle a lt re sragioni, si parlava d, abolire i cappdli, c le sole concessioni alla c.vcueria erano k g-rosse collane di perle vendute dai giapponesi, e cer•i f•llri 'Lpoplc.tici e gonfi che si potc,·ano appuntare a lla spalla sinistra sia per mat.tina che per sera (anche la bri.lantina . e la c pria ocra a). Atterriti da un disastro che essi slcss, con giovan1lc baJdanzrt avevano provocato, i G1 and, Sarti \'t·devano •·uo.arsi i loro s«loni. e perfino Il· militmarie si facevano confeziona n· dalla camc riem le robes-chcmisrs trovandosi poi a ffasc inanti in così •Jm;;lia semplicità. Pau! Poiret, per primo , cntò una riscossa, c tammcntetnd(, . suui ~empi g! urio~ si. lanciò una collezione di vestiti i~pirati a ncora dal Balktto: tuniche ·li scie su cui rica.rJcvano drappegg. 1-c:rlati e ho rdati di pelhc· -eia, gonne tnrchesche. veli: an,·a calcolato male le reazioni di donne che ammettera nno, un giorno, di adot· are i vestiti delle madri, mai d i riprendere quelli ddla loro propr;; giovinezza, c le qua rantenni del 1925 non potevano dimenticare di avere antto tren a a nni nel 1910. Po irct falli. clamorosruncn •e. c si ritirò a v;ta privata, tra i suoi libri rilegati in pelle umana, le sue amanti éolora c, . .ed i suoi detti solenni « Lo t·oulure c'est l'trmour , un m yotère 14<11 mòruclc. Ma nessuno a veva ancora voglia di mistero nè d i m racoli : piuttosto di orgogliose certezze, di vc rl>osn e ripetuto trionfo sul passaro.

L 'umilt.i, la nostaJglia, l'incertezza, comin' ano esattamente dopo il crollo di W ali Strect : c queste no!Ì' sarebbero ragioni valevoli per sp;egare una nuova obbedienza all'Alta Sartoria, se non si dovesse anche creder che le donne vollero apparire più belle a uom:n i più abbat•uti, c considera re ardua una conquis ta per il passato semplic issima. S i d eve anche dire che il 1930 segnò la gloria di sarti eccezionalmente abili ed arguti, prima fra tutti, ed avremo occasione di parlarne a lungo, l'italiana Schiaparclli. Ma anche Maddalena Vionnet, che c reando Ìc tuniche greche pe r « Amph.i'rion 38 » int rodusse e lemen thk:corati,·i negli spogli ahiti da sera, c ;mponendo poi la lunghezza simmetr ica · preparò il ca mmino ad 'n fin ite variazioni. E N ina Ricci, ital:ana anche Ici. E Cocò Chanel, che ·immaginò di porre enormi c splendenti gioielli fim; sui pull-over d i latta. F. Ven tura. ch e prolungò nel mondo l'ammira?.ion.e dcs' inata sulle prime solo ai HL'Jdell i quintess~n ziati di cer ti d isegni del l'isanello, pni •kll' Esposizione Italiana a l J>rtit Palais. Ma fu la s ignorina S chiaparelli che ;nventò le stoffe impresse in rosa di stampa eta !!''ornali, che a ccettò i disegni di Leonor Fini, che compose abiti molli, la.-g hissimi. s •rc1t, a lla vita da cinture gallo na <', cappelli di paglia a cono. sciarpe b;colori, ~. sopr;: ttutto riprese l'arte di porre in Tilicvo il scn.o, dalle preccdcnt; idealizzazioni efebiche condanna to. ria lzanùolo. ornand•1!o, ingt·mm«ndoln. Le ' 'isitatrici ammesse a lla sfilata dci suoi modt!lli ,·enivano g entilmen·e perquisite per c,·itarc che portassero macchine fotografiche nascoste, precauzione ~ccs­ sari;t probabilmcnac solo nei confron ti degli studiosi di fortezze m ilitari. Una vol·a si scopri, per un leggero c/4c che un'ame ricana

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~ontuosa

i\\'C\'a tlll apparPcch.o minuscolo nascosto ncl•a g•arre tncra; fu arrestata. e processata per furto. La signora Wallis vv'arficld, d1vorz1a.a dal tenente S penccr, c sposata con il divorz1ato si!!'nor Simpson abita\'a o ra Londra. c face,·a lrcquenti g lie a IJang, per rifornirsi d'abiti da Mainbochcr, o, qualche volta, dal capitan o Molyneux, din••ss!onario dall'esercito inglese per una p repotenrc ,·ocaz1onc ·d; sar:o. t'er le commission, del pcmcrigg10, prediligeva l<i<UCurs scur i, con camicet:a chiara, per sport il porpor a (la sua biografia spiega che tale appunto è il colore dci Re).. per sera il nero, talvolta ornato di volani ini bianchi sulla schiena term;nanti in strascico, o ricam<>ti di perle a vividi colori. Le pelliccie predile tte ddla signora Simpson erano la martora cd il v1sonc, modelli Rcv illon, le sue pietre preziose i rub;ni, gli zaffiri, gli smera ldi, e lt a crjucmarinc. Appunto di acquamarine si e ra ornata il giomo della sua presentazione a Corte, il giorno de l primo incontro con il Principe di Galles, 10 g.ugno 1931 : però l'abito non era s uo, ma prestato da un'amica, e così le tre pe nne, le scarpettc ed il mantello d i Corte, Wallys era troppo democratica per far s'mili srcsc in onore della regalità, E' il solo acrtuisto che si perm ise J)i'r l'occasione fu un et·• chio d i acquamarinc da metter sul capo a sostegno delle penne, e la croce di dieci ccnur..etn, ;,n;doga. ì'\on si sa con precisione se fosse mr. Simpson o il Principe di Ga!lcs a regalarlc la grande colla na di br.J:anti intersecata sul davan ti e sui lati di smeraldi con braccialetto assortito. O l'altro hracciale lo di platino, fatto in forma di corda, ed inrerrolto da un ret·angolo d i d:amanti che incastonavano il minuscolo o rologio: o i ùuc anelli triangolari, smeraldo e .brillante, o i lunghi orecchini in form;1 di Cori. 11 suo parrucchie re era A n toinc. ma il suo calzolaio, c cc ne duole per le;, un ame ricano: ciò che significa brutte scarle, a punta tonda, scollate ed alte sui ta cchi, mentre proprio in quegli anni alcu ni siciliani em;grati a Par;gi inizia--ano la moda dci sandali leggeri c degli scar poncini di serpente. Apparentemente una vasta libertà regnava nei guardaroba, ed ogni sar·o, f;;cendo pronosrici per l'im·crno annunciava che s i sare~bcro portati mantelli c boleri, sete c lane. Al mass!mo gli ordini erano poetici. volete inio>ran·i aU.a pri7navcra! Portale il 1:erde m l'io cd il _qiaNn sole. I seta ioli illustri, -quali Rianch 'ni, chiedevano d isegni a pittori ancora più illustri quali Mari,. Laurencin, Pau! Klee, Dufy, Fujita, Matisse: poco prima d i morire, la signorina Lazzar;n; mi preparava un abito da primo baU.o , in uno chiffon fioT<: to che sul bordino portava, firma meglio ch e marco di fabbrica. il nome d i Klee. La pr;ncipessa Marina d i Grecia spOsava il duca di Kent, il mondo intero disco rreva nel 1935 di questo corredo piuttosto che d i que~·o idillio, le vetrine di Via d el Tritone si pavcsavano di « azzurro Marina,., la· signora Simpson non intcrvenivQ alle nozze, ma si recava in J ugoslavia con il principe di Galles, c le fotografie li mostravano sor ridenti (per la prima volta Edoardo sorr;deva), in scarpe da tennis e camicie sportive. Durante le feste dedicate Qi duchi di York di ritumo dal giro del mondo, c i furono protes' c ufficiali pc rchè la duchessa d; Kent aveva portato un cappello g rande, che impediva all:t fnlla di ammirarne il volto: ckl allora Marina adottò i cappellini piccoli, con u na pinm:: di st m zzo. da evocare la Reg·na Alessandra. S ì, le ricvocardoni cominciavano. l capelli si rialzavano sulle nuche, in r iccio!; compatti, ma vaporosi, la cipria erJ~

bianchissitna, il pa11orc opaco. romanti...:v, g•l a b1!i da b<tllo mostravano, oltre agh , .a>C1chi un sospetto di tournurc, s1 comi n'- a\ ano a vedere i g ioielli di Ma rghcri1a, amabum :nte arzigogolati, c le signore, un .empo ansiose d, mantature in plat ino, esuma vano i grossi ciondoli delle nonne. tJ urante le feste esrive, ci si sforzava di apparire. in cotonina, ca salinghe: gli uo mim, dopo aver chiamato lu.redo g li smoki11g, port;>ndoli con camicia floscia, avevano adottato le giacchettine bianche, imitate da qm·lle degh ufficiali di mar.na, chiamandole ditoner: o ra, abbandonate anche queste, portavano nelle sere d 'estate semplic_i g iubbe b:anche di piccato o di lino. S i iniziava per loro l'epoca d ella studia'a trasandatezza. « Gli uomi»i disrinti », d iceva Kitty Foylc « •wrcbbero ••crgognu di farsi slirure i )>unl a/.<;n ì ». Nascevano i miti delle vecchissime flanelle, delle l:':ubbc sformate ma tanto cl)moòe, dello stile che stabiliva un fasto di antica da ta, una provvisoria e squisita povertà. Anche le loro donne parlavano di economia, di arrangiament:, di abitucci. Ma no n si c r:..no mai visti in giro tanti ma ntclloni di ''olPi argentate, tanti cappo:t.i di volpi b:ancht·. l fiori sul capo indicavano giovanile baldanza, la contessa Ma rina Volpi aveva occhiali meravigl:osi, che terminavano a11c tem pie in due grosse farfalle di filigrana d'oro, la p rincipessa di San Fausrino intona,·a ai suoi capelli abiti h:anch; e capJ>e di ermellino. Si ba llava dovunque il Lunrbelh Wulk, l'E u ropa c l'America semb ravano non an·r ai<J·o da fare che so11cvare il di:o indice: la signora Simpson aveva nel 1937 sposato il duca di w ;ndsor indossando un abito lungo d i crespo azzurro, che Ma inboicher aveva f«tto tingere sette volte prima di t rovare ~l colore che armonizzasse con g li occhi di Wallys, ed o ra la coppia (Omanzcsca girava da SaJ:sburgo ;: Vcncz·a, da Parigi a San Sebastiano. Salisburgo era sta'o l'ultimo Carnevale di Europa, ambasciatori, dive dd cinema. ministri, dnchesse, erano apparsi in pantaloni di c uo:o e g rembiuli fiorati: travestimento passato presto anche alla moda generale c se a Salisburgo la sera si videro marsi~e con le rovescie verdi cd i rami di quercia in r ilievo, dappe rtu:to i cappelletti de lle signo rine si ornarono di penne alla cacciatora. Frivoli giochi : ma non· si ebbero mai ta nti balli mascherati quanti a Parig i, nell'estate del 1939.

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Ci dicono che ora le parigine, in manc:~u za di c;:lze, hanno adottato certe vernici di ùi\'ersi colori e le s·cndono accuratamente sulle gambe, levandolc la. sera, con batuffoli di ovatta in t: m; d 'acqua rag ia. Una nostra atmca, rimpatriata da poco, ave,.a, sì, le calzl', ma talmente rammendate da costi' uire una curiosità per il museo d el Mastro Calzetta':> : c la suocera di F rancesco Càllari, che stav~ nei dintorni di Odessa, non ha da dice; ann ~ un paio di scar pe nuove. Ma in Gcrmama. s.' sono trovati rim~di miracolosi alla scaro;1ta di a lcune mare ric, e, per citarne una. l~ suole di _paglia eseguile da i carcerati. Da no1 le rcstriz:o nj dei t~sseramenti hanno suggento a lle italiane una semplicità ferma e serena, ogni risor~ anche graziosamcn·c che minima, cd ognnna, con nn vecc~10 vestito cd uno scampòlo nuovo, sa appar1rc ~~: curata e squisita. Da quasi due a nni la_ P1_u bella e la più elegante delle nostre Pnnc~· • 1a sua thpcssc indossa con in fi m· ta soavtta, visa di Croc~rossina : c tutte le italiane ~ • gnano di somig l:arc alla· Al' czza Reale Maria di Piemonte.

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INDICE

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DEGLI ARTICOL.l PUBBLICATI NEL 1941 ANONIWO, l borghesi d'America . Pag. !l) - La battaglia di Canne . . . IH - Ante Pavelic, capÒ della Ctoaz o » 188 - Nicola Titulescu detto «Il Tartaro» " 189 La Gioconda 217 - V. Colonna . . » 220 • 46) Cronaca del secondo anno di guerra - Il feroce Olonese » )17 » )84 La regina di Palmira - Giacomo t• di Trinidad • ~84 - Il potere e la giona • 64) - Voltaire . 647 - Maria Teresa " 648 - Mozart 648 -Alfieri » 649 Bach • 649 - Bellino » 649 - Il primo Impero » 6~0 - Quattro Musicisti_ . » 652 - Figure del R•sorgimffito 6)4 - Tre Papi . . » 6~8 Ro'ss n• • 660 Victor Hugo • 660 Balzac . . . . » 661 Alessandro Dumas padre • 66 1 l romantici . . • 662 Lt regma Margherita . 663 - Um~rto l " 663 Francesco Giuseppe » 663 Napoleone lll . » 664 Emilio Zola . . . » 66~ Alessandro Dumas figlio » 66~ Bismarck 666 - Wagner » 667 - Verdi . » 668 - o·Annunzw 670 - Elronora Duse 67 1 - Toluo1 . . » 6 71 - M oda e CosmetiCa 684 I predicatori e la moda » 696 )) 24~ A. C. La Montcspan - La con1essa Du Barry » l-19 » 26-1 - Mafia Sofia . - l compagn di Lenm 312 190 A. D. La famosa Lupcsco 19) - Eva - Aspas•a 200 Frine » 202 >) 261 Nicchia L1 Pavlov,\ » 276 )02 Raleigh Il cavaliere di G rammonl ~~ ~ )6il ALL.\SON BARBARA, Re Teodoro La moda greca e romana . 677 » 26 1'1 NIANTE AI"TONIO, Il debi10 della d,sfaua ARIMANI CoSTAI'ITINO. Il medico e la moda » 730 HO A . R .• Giulia Gonzoga A . Z ., Elelt"nze giacob1ne » 703 B. A .. LJ r•uaglia di Lipsia 140 BAilTOLI DoMENICO, Oitc1 anni di guer· 602 ra in Cina 218 BELLONCI MARrA. Lucrc21a Borgia 61 BoTTA PtETRO, Lt guerra di secesswne » 131 La bauaglia di Maratona BoZZA TOMMASO. La bauaglia di TanJ06 nenberg no - Ca~liomo BRJN IRENE, Balli ro manuci . 390 409 - Danze moderne 720 1900 CALVlN HAI KuAN. Lt batraglia d , Tsu· » 1~0 shima » 122 CALVTN LIN, l cinesi negli S. U . 177 - Guerra dell'Asse ne1 balcani .n~ - Pericoli inglesi » 2H CAMILLA MAP.IA, Riceuario segreto UNEVAill EM ILIO. L'assedio di Parigi » 4~2 )07 CE"'· N ., Mo ntbars lo stcrminatorc

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CENT. N ., Pirata per onore CFNTONZE NENE', Casanova CESARJNI MARCO, La dtplomuia ~ i di. plomatici . . - Gli Eleganti CLARE.WOIUS MAURIZIO, L'assed1o di Liegi CLIO, L' oss<dio di Costantinopoli CoLA.WARJNO Gtuuo, Stati Unir • paese s<nu diplomazia - Imperialismo am<ricano - la bauaglia di Francia - La ritirata serba del 19Ì6 CoNSIGLIO ALBERTO, l'ass<dio di Gaeta D., la madre dei R< - La d:tnza ~rpeotina - H ong Kong, perla dtlla cotona DE FRANCISCIS UMBERTO. il mito del biondo plat' no . . La dolce Gabriella - Londra di noli< - Thurot il provmdale DEL CoRSO MARJA, La danza durante ti rinascimento . DE PAOLIS ltVIA, Danze greche e romane D. M . D .. Un ep•sodio di guerra di. plomallca L'uomo che possedeva due mtliar.d i . Il tallone di ferro Un baro'1< d Chicago La battaglia di Sadowa La battaglia d1 Sedan La questione crc>ata - Segrett d• bellezza - La Pump:tdour - - Segreu del Kremlino - D io non s1 inuomttte - Danzt del seHttentu . - Il ballo d'opera L'assedio di Anve rsa - l frarelli della coola - Petrolio ~ spe11e DE MEIS DoMENICO MARIA. Il 1929 - La cost ruzione cJ un 1mpero d1m<·n· t icaro - L'imperate·« della California DtTECTOo. L'a»edio d1 Vienna . I,)JOrfATI RENZO. Cumb-JIIimenll d1 ,~:alli al Mtssicro . . . DRAGO A., La fine degli ObrenoviCh . DRAGO ANTONIE11'A, Avventure d1 \1(1.J. liam L thgow - Il prezwso sttrec<nto . DRAGO N ., Il mste Signor<> d1 Gombals E. C., L'assedio di Porto Arthur FERRI SANDRO, L'assediO di U.ndia · - Il profeta Mansur G. B. B., Il colonnello Lmdbcrg . G. C., Chiesa e diplomaz a . - Lt battaglia del Piave GtANI RENATO, Donne pirate . . GIARDINI CESARE, Lt rivoluzione al M tsSico GtOII.GINI RICCAROO, Gli tlaliam in Russia nel 1812 - W . Pcnn GORITZINA KYRA, (trad. di D . B.) En· trata d; sti"Yizio G. R., l 'onorato avventur ero Antonio Longo . . . lADERCUI PIETRO, lusso americano L D . P., V<nere - Circe

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Clenpatra Messalina La ~Ila Livia Agrippina

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L. D . P .. Teudora -Caterina - Diana Di Poiticrs ' - Anna Bolena L. G ., Eleganze intime . . LITVINOFF M., Affari esteri . . . . LIJPINACCI MANLIO, Il mito di Paneuropa - America e Inghilterra . . . . . M., La Francia al dt'ttaglio . . . . MA~USSJ GAI1184LDO. Intrighi alla Casa Bianca M . C., l 'usedio di Varsavia M . D. C., Salomr - Maria Stuarda -E. Forment La Lavallieu.' . . l gioielli di Maria Antonit'lla Lady Hamilton la Le Brun - Lola Montez - Elisa~ua d' Ausrr a - Carlotta - La discreta Caterina . - La ~Ila Otero - L' Harem - La Duse La principessa Yousoupoff - l balli dci Re Sole - Il balletto russo - L'Argentina . . . . . MoDERJ MARJO, Il soldato orientale MOLZA NJNTO, Banditismo americano M . S., La Marana . . . . . . . MURA\TINI ADOL fO, la moda borghese N. C., Elena di Sparla . - La chioma di Berenice - B anca Cappello - Margot - Cleo Lt Duncan - Mara Hari . ;-.;_ D . C., Il favurito della regina N . D ., Alessdndro 1• di Jug<»lav•a O . N .. Ace<•rambon• . 0RTENSIA. Adelaide Risrori PLATF.N SILVIO, la batraglia di Zama - Infanzia della Ghepeu - Domesric Situation - Danze mcdiovali - L'assedio d1 Roma - } .-an Bart - L'ultimo pirata Borri - La strada del Giappone - Lt pompa del '600 PRAZ MARIO. Bellezze neoclossiche . RoMANO ALoo. La battaglia di Pavia . ROSATI SALVATORE. L'assedio di Cartagine ScARFOGLIO CARLO. La guerra russog•apponcsc S. F .. L'assed "o di Scbesropoli . S. P., Danze ori<ntali . - La potenza naule nipponica . . . TASSI MARCELLO, La guerra nel Pacifico T. B., La Mancini . . - L'assedio di Firenze . . . . TORTUGII }OSE.'. Morgao il pirata U . D . F., Tullia . . . . - Olimpia la Gazza ladra . -. La Taglioni V. A .. Moda veneziana . V1GO PAOLO, La ques1:one maccdonc - Gli inglesi a Londra . . Z ., Eleganza del ·300 . . . . ZUCCONI ANGELA, Moda fine secolo .

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Direttore reoponoabl\e: VITTORIO GORRESI l Istituto Romano di Arti Grafiche di Tummmell 1 ~ Cilt6 Un1versharia . Roma


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ISTITUTO ITALIANO DI CARTOGRAFIA POLITICA

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MILANO . ROMA DIREZIONE . UffiCIO STUDI . lA.BORATO IIO

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MILANO Via MI Croccf;no, 12 . Tol. 14.360

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LUI LEI l 'uomo, mil10n1 d1 uom1n1 nel mondo, considerano l'Acqua di Coty /a più adatta alla lo/ella maschile per il suo profumo f,ne e signorile, così come milioni di donne /a usano e ne · sono entusiaste perchè la trovano sostanzialmente diversa da ogni altra. Più pura, (reka e leggera l'Acqua di .C<fiY .è la sintesi per/ella di tuffi i fragranti efnuvi della primavera:: in/affi contiene l'essenza stessa dei [,ori e cfelle frulla più scelte. Se i~vece preferite un'Acqua di CoÌ~nia più aromatica e più profumata domandate l'Acqua di Colonia Cofy, Capsula Rossa che, pur serbando i pregi della prima, unisce il vantaggio di profumare l l intensamente e a lungo. l l

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