3 minute read
CAPITOLO 1 STRUTTURE E CONTINUITÁ DELLA
CAPITOLO 1
STRUTTURE E CONTINUITÁ DELLA POLITICA ESTERA
Advertisement
ITALIANA: DAL RISORGIMENTO ALLA PRIMA GUERRA
MONDIALE
La rigidità della diplomazia francese è in netto contrasto con la mobile diplomazia degli italiani. Il modo italiano deriva dalle tradizioni degli stati italiani del Rinascimento e non si basa su un solido concetto degli affari, né su una politica di potenza, né su una linea logica mirante al raggiungimento di certi scopi. È più che opportunistica: si basa su manovre incessanti. La politica estera italiana mira ad acquisire mediante negoziati un‟importanza maggiore di quella che può essere giustificata dalla forza materiale di questo paese. È l‟antitesi di quella tedesca, perché invece di basare la diplomazia sulla potenza, basa la potenza sulla diplomazia. Ma la sua concezione dell‟equilibrio dei poteri non è nemmeno identica a quella inglese; in Gran Bretagna quella dottrina viene utilizzata per contrastare qualsiasi paese che possa cercar di dominare l‟Europa, mentre in Italia la si vuole equilibrio di contrappesi tale che il peso di questa nazione possa far pendere la bilancia. La diplomazia italiana… combina le aspirazioni e le pretese di una grande potenza ai metodi di una potenza piccola28 .
La politica estera di uno stato sembra possedere delle linee di tendenza piuttosto riconoscibili, senza dubbio più evidenti di quelle che caratterizzano altri aspetti della vita degli stati, come ad esempio la politica interna, così che, pensieri come quello su riportato, benché contestabili nel merito, hanno quantomeno il diritto di esistere29 . Federico Chabod definisce gli “interessi permanenti” d‟un Paese come una sorta di divinità ascosa, delle pure astrazioni dottrinarie delle quali nella storia non vi è traccia. Senza contraddire questo pensiero, che è sia supportato da valide argomentazioni, che opportunamente smussato nelle sue implicazioni più estreme30, si potrebbe ugualmente affermare,
28 H. Nicolson, Diplomacy, 1939. Cit. in Richard J. B. Bosworth, Mito e linguaggio nella politica estera italiana, in R. J. B. Bosworth e Sergio Romano (a cura di), La politica estera italiana (1860-1985), Il Mulino, Bologna 1991, pp. 35-36. 29 René Albrecht-Carrié, Storia diplomatica dell‟Europa. Dal congresso di Vienna ad oggi, Cappelli, Firenze 1970. 30 Cfr. F. Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Laterza, Bari 1965, pp. 10-16.
evitando di cadere in un mero determinismo (geografico, storico, culturale, strategico), che è possibile individuare, nella storia della politica estera di tutti gli attori del sistema internazionale, un profilo lineare derivante da una serie di fattori permanenti di lungo periodo, di carattere geografico, culturale, psicologico, economico, demografico i quali, in combinazione con fattori congiunturali (uomini al potere, cicli economici, rapporti di forza nel sistema internazionale, correnti culturali), contribuiscono in modo non indifferente a definire la cornice contestuale entro la quale l‟azione esterna di un Paese si svolge31. Del resto, ogni svolgimento storico mescola continuità e rotture, e lo svolgimento della storia della politica estera dell‟Italia liberale non fa eccezione. Lo scopo del presente capitolo consisterà, pertanto, nel tentativo di dimostrare che la storia della politica estera dell‟Italia liberale, pur avendo avuto, in apparenza, caratteristiche contraddittorie, contorte e ambivalenti, pur apparendo continuamente in balia delle emozioni degli uomini al potere e degli eventi che di volta in volta si sono presentati, ha mantenuto, nelle sue linee–guida strategiche, una linearità, che deriva appunto dai fattori permanenti suddetti i quali ci permettono, senz‟altro, di qualificare la politica estera dell‟Italia liberale come la politica estera di una media potenza32 .
31 Una recente conferma di ciò, benché non di valore prettamente scientifico, la si legge in un‟intervista concessa da Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio), alla rivista “Ideazione”, al 6° numero (novembre-dicembre) del 2002: “Di norma la politica estera di un paese è fatta di interessi nazionali di lungo e lunghissimo periodo che non cambiano quando muta il quadro politico interno. Esiste una continuità dettata dal tragitto storico compiuto da ciascun paese all‟interno di un determinato contesto geopolitico”. In maniera analoga, Benito Mussolini nel discorso alla Camera del 15 novembre 1924 affermava: “Respingo la definizione che si è data della mia politica estera, quando la [si è] chiamata originale. Una politica estera non è mai originale. Una politica estera è strettamente condizionata da circostanze di fatto nell‟ordine geografico… storico… economico”. Cit. in B. Vigezzi, L‟Italia unita, cit., p. 230. 32 Il periodo che ci riguarda è quello che precede il 1914 e dunque, le osservazioni che seguono riguardo le continuità della politica estera italiana tendono a trovare le maggiori rispondenze rispetto a questo spaccato storico. La mancanza di contestualizzazione cronologica di alcuni spunti contenuti nelle pagine successive tende a soddisfare i propositi di “sguardo sul presente” enunciati nell‟ “Introduzione”.