MEMORIE STORICHE 2004

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

Autori vari

STUDI STORICO-MILITARI

2004

ROMA 2007


PROPRIETÀ LETTERARIA Tutti i diritti riservati. Vietata anche la riproduzione pa rziale senza autorizzazione seri/la . <9 2007 Ufficio Storico SME - Roma

I ,a collana privilegia i saggi che, per la valenza dei conte nuti , abbiano il caratte re di studi inediti nel campo della storia militare e dcll ' unifonnologia. Gli autori sono responsabili delle idee espresse e dell 'originalità dei lavori in viati , nonchè dell ' esattezza dell e notizie e dei dati citati.


SOMMARIO Nicola PIGNATO Antonio ROSATI

Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

5

Alessandro VIELLO

Le Scuo le Reggimentali nell 'Esercito del Regno Italico ( 1803- 18 14)

97

Elio RICClARDI

G iovarmi CECIN I

Eros Clll ASSERINl

Sergio PEI ,AGA LU

Anton io ROSATI

Pier Paolo RAMOINO

Luigi Emilio LONGO

Ciro PAOLEITI

I Bersaglieri in Dalmazia e il Battaglione Bersaglieri "Zara"

18 1

Ehrei e Forze Armate nel periodo fascista

335

Una terra chiamata Eri trea 1885-2000

397

Esecuzioni sommarie durante la Grande Guerra

437

Il DC Grnppo Semoventi da 105/25 alla difesa di Roma

46 1

11 bombardamento di Durazzo del 2 ottobre 1918 nel quadro della strategia globale nazionale della Prima Guerra Mondiale

473

Paolo Berard i, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito dal novembre 1943 al fehhraio 1945

499

La vita quotidiana dei Subalterni veneziani oltremare a metà del Settecento

58 1



Gervasio Bilo.ui: 11rimo romandante della Cavalleria Carrista

5

Nicola Pignato e Antonio Rosati GERVASIO BITOSSI: PRIMO COMANDANTE DELLA CAVALLER IA CARRISTA

Quando nell'ollobre 1933 il colonnello Gervasio Bitossi fu nominato 25° Comandante de l Reggimento Cavalleggeri Guide, già era programmato c he sollo il suo comando sarehhe ini ziato il processo di meccanizzazione dcli' Arma. Proprio in quelranno, infatti , si andavano concludendo le prove di accettazione del mezzo meccanico con il quale, per la prima volta, si sarc hhc sostituito il cavallo: il carro veloce Ansaldo, noto come mod . 33. Lo Stato Maggiore aveva deciso per la meccanizzazione di un primo reggimento di cavalleria; un secondo lo avrehhe seguìto a breve. Non c he il decl ino delle truppe mon tate non fosse ormai nell 'aria. Già nel XIX secolo rare volte, dove la cavalleria era stata impiegata, arrise il pieno successo , come a Montebello e a Balaclava. Più freq ue ntemente, l' impiego si era risolto in uno steri le sacril"icio. La Grande Guerra, con l' introduzione dei reticolali , delle mitragliatrici e dell'aviazione , ne aveva ridimensionato le possihilità. Nelr ordinamcnlo posthcl lico, difatti , i nostri reggimenti furono ridotti da

Gervasio Bitossi. tenente in Montehello.


6

Nirolll l'ignlllo - J\111011io Rosati

30 a 12. Né poteva servire a molto il prospettarne l'aumento de lla potenza di fuoco , con l'adozione de lle arnù automatiche (4 rnjtragliatrici S.J.A. per squadrone di 123 sciabole, anche se si ventil ava la sostituzione di parte de i moschetti a ripetizione con 12 moschetti automatici Rc vclli ) 1• Nel contempo, purtuttavia si continuava a sostenere l' impor1anza della cavalleria considerata ancora un elemento importante, una possente massa di esplorazione, di urto e di manovra, da utili zzarsi anche come riserva mobile e ci si attivava per creare. in realtà, quella che di lì a poco sarebbe stata la "divisione celere'·. Nel quadro di questi sviluppi , con dispaccio del J9 settembre 1932 il Ministero de lla Guerra - Coordinamento -2 si decise in un primo tempo di assegnare pro prio al Reggime nto Guide - ai primi de l 1934 - i 20 carri veloci Carden Loyd Mk VI (poi C.V. 29) che equipaggiavano le due compagni e carri veloci, in attesa che venissero consegnati i primi 100 dd nuo vo tipo\ il c.:ui allestimento aveva subìto dei ritardi . Con tutti questi il Guide s i sarebbe avv ici nato ag li organi ci di pace, già fissati in 138 carri. Tuttavia già ne ll'aprile del 19'.B un nucleo di ufficiali, tra i quali il Ten. Col. di S.M. Hitossi, veniva in viato a segui re "un corso di automobilismo teori co pratico e di prati ca de i ca rri veloci Carden Loyd presso il btg. autoblindo del rgt. carri armati di Codroipo". Chiuso il corso con le esercitazioni estive, si passava all' attuazione del programma e, come si legge nelle Memorie Storiche de l 1934. Alla data del I O gennaio è comandante del Regg imento il Colonnello Bitoss i cav. Gervasio, nominalo il 6 ollobrc 1933 col compilo <li creare in Italia - mediante la lrasl"ormazione temporanea de l Reggimento - la specialil à carri veloci, ed esperime111a11do la possibilità di introdu1Tc i carri veloci ne ll'organico dei Reggimenti di Cavalleria.

Sotto la direzione degli ufficiali già preparati a Codroipo iniziava quindi a Parma la formai.ione tecnica e morale della nuova specialità. Le prestazioni del carro - completamente italiano - e l ' impronta ardila de ll'impiego, permettevano di sfruttare in pieno le possibilità della nuova arma in modo di suscitare l'ammirazione degli stessi costruttori. In allcsa de l mate riale per l' armamento de i nuovi reparti , il personale si perfezionava nell'uso dei pochi cimi già inviati

1

Gift nel 1924, il colonnello Carlo Fcllarappa, comamlanlc del Reggimento Monferrato, in un suo articolo(// problema della cavalleria nel nostro esercito. in "La cooperazio ne delle Armi", ottobre 1925) , aveva auspi cato il rinforzo de l reggime nto su due gruppi , c iascuno costiluilD dal cLmnmdo, un plolom: esploralori, uno collega111e11ti e due s4ua<lro11i annali di mitragliatrici leggere più un terzo armalo di mitrag li atrici pesant i) con una squadrig li a di 4 autoblindate (se non addirittura "qualche cosa di più potente, come un carro armato leggero e veloce" ) ed una batteria " leggerissima" pe r l'accompagname nto irmnedialo. " I tempi dell'esclusi vismo sono passali" egli affe rmava. "Oggi la g uerra è falla di cooperazione Ira le varie armi." 2 A .U .S.S .M.E., Fondo Diari storici Memorie Storiche Rgt. Guide 1934 - n. 9, Avvenimenti Straordinari . 3 li carro era nato nel 1930 come "carro armalo d' accompagnamento della fanteria" cd era chiaramente ispirato al c itato C.L. Mk VI. del quale manteneva l'armamento.


Gervasio Bitossi: primo co11w11.dan1e della Cavalleria Carrista

Il / ('flt'llll' rnfomwllo IJitossi ad 1111 concvr so ippico 11d 1930.

7

Una celebre sc11/t11ra allegorica raffiguran-

te il passaggio dal cavallo al carro veloce. donala o/ Reggimento dai s ubalterni (S.ten. - 1mi g rneralf' - Silvio Campioni, Valentino Olivari e (ìas1wre / ,<11/uca) allafìne del loro servizio di I" nomina. Fino ai dolorosi avvenimenti del set1e111bre 1943. essa decorava l'atrio della Pilotta ; trafugala dagli orrnpanti tedeschi in ritirata. è stata poi ritrovata e ricollocata anni fa nella nuova sede del Reggimen/o Guide a Salerno.

dall'Ansaldo. Di pari passo con l'istruzione tecnica, procedeva, si affermava e si sviluppava il relativo pensiero tattico. Il 5 gennaio il Guide auuava le tahe lle di formazione di pace del rgt. carri veloci, costitue ndo un comando di rgt., un comando di gruppo , col 1°-2°- 3° sqd. C.V., un comando di gr. a cavallo (San Giorgio) col 1° e 2° sqd. Cavalieri; seguiva il 5 aprile la formazione del 11 1,,•rnppo col 4° - 5° - 6° sqd. (San Marco) e -il 26 giug no, il Ili col 7°, 8° 9° sqd. (San Martino) , poi trasferiti il I gruppo a llologna (Div. Ccl. Emanuele Filiberto Testa di Ferro) ed a Codroipo (Eugenio di Savoia). Il Gruppo a cavallo passava alle dipendenze della Scuola Centrale Truppe Celeri di Civitavecchia, con una formazione sperimentale su I sqd. cavalieri su 3 plotoni , I plotone mitraglieri e I plotone c.v. Nel ,dicembre il Comando dcllc Guide compi lava e diffondeva un ' istruzione tecnica sul C.V. 33 approvata dall'Ispettorato del materiale automobilistico; in febbraio 1935 usciva il primo fascicolo s ull'impiego, apprcaato dall ' Ispettorato delle truppe celeri, allora retto dal Generale di Divisione Vittorio Ambrosio (che diverrà nel 1943 Capo di S.M . Generale). Si provvede-


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Nicola PiR11ato A11to11io Rosati

Parma, 11 novembre 1933: ~fila a cavallo il ReRRimento Guide.

va intanto ad inlcnsificarc l' addestrame nto, dapprima alla guida, toccando i limiti de lle possibilità del mezzo, quindi al tiro di gue rra in movime nto ed infine a lla cooperazione fra carri , cavalle1ia e be rsaglie ri. La preparazione veniva interrolla dalla prima complicazione internazionale degli a nni Trenta: l'assass inio de l Cancellie re austriaco Dolfuss (25 lu glio 1934) ed i conseguenti perico li per l' indipendenza del Paese amico indussero il Governo italiano ad in viare divi sioni ai confini nord e nord est. ln loro appoggio fu spostato a Bolzano il 4 ° Squadrone c.v. ed a Tarv isio (UD) il 2°. Rientrata l'emergenza, si riprese la normale atti vità. Così , in agosto, immediatamente dopo le esercitazioni con la divisione cli fanteria ciel Po e con le due divi sioni celeri, veniva il momento per le Guide di partecipare, con il Gruppo a cavallo, il I Gruppo carri veloci e il 7° Squadrone c.v. di nuova formazione. alle grandi esercitazioni estive sull'Appennino 'l'osco-Emiliano dal 9 al 27 agosto. Pu11roppo, proptio durnnte que lle manovre perdeva la vita, per cappollamento de l carro in cui si trovava, il sergente Rcmondini del 3° Squadrone. Nel mentre, in autunno, si traevano da lle eserci taz ioni svo lte gli oppo11uni insegname nti, iniziavano a svolgersi i primi corsi informativi per ufficia li dei celeri e i primi tre gruppi passa vano a far parte delle Divisioni celeri. Segui va la diramazione cli una nuova edizione cie l fasc ico lo sull'impiego de i carri veloci per norma di coloro c he dovevano provvedere a ll ' inserimento de i carri nei reggimenti di cavallcria.4

4

Per dare un nuovo indiri zzo al comhattimento della cavalleria e dei hersaglieri, no n a caso l' incarico di "guidare ancora e in ispecie la ca valleria bel nuovo impiego" fu afli daro a l Rg t. Guide.


Gervasio /3itossi : primo coma,u/an/e della Cuvulleria Carrista

9

Il carro veloce 29 (Carden I D_yd ) .rn/ quale .fu istruito il colon11ello Bi/ossi .

Era stato anche g irato un docume ntario con la collaborazio ne dell'I sti tuto Luce - su queste atti vità per una migliore conoscenza de lle stesse d a parte dei corpi celeri. 11 colo nne llo Bitossi, nonostante avesse qualche ri ser va ne i confro nti del mate riale, s i impegnù con entusiasmo nella trasformazione dei suo i sq uadroni. Ehhe pe rù la rranchezza di evidenzia re in un articolo le difficoltà inerenti all'impiego del nuovo materiale e c he, a d ire il vero, dovevano essere riscontrate già da an ni, in quanto esso non differi va molto, ne lla formul a, dal Carden Loyd , a mpiamente sperime ntato dal 1929 in po i. L' artico lo 5 , dopo un breve ex<.'ur.,·u.v dove si riassumeva brevemente l'impiego dei can-i armati nella Grande Gue rra, entrava se nza altri preamholi in media.,· rcs :

.. .le differenze che debbono rilevarsi fra i carri a rmati ed i <.'arri veloci stanno sop ralfulfo nelle dùnensioni, o me~lio nell 'ingomhro che fanno sentire a chi li impiega; nella velocità; nel numero degli uomini di equipaggio - nel numero delle a rmi e loro genere - nel grado di visibilità dall 'interno - nella vulnerabilità conseguente dalla rispettiva massa di bersaglio offerta - nella capacità di percorrere terreni difficili e di occultarsi ecc. rilevando che: A meno che in avvenire non appaia la con venienza di mettere in una coraz-

5

Hitossi, G., Carri Veloci, in Ri vista di Panleria. Anno I

O ,

n . 4 , maggio 1914, pp. 'i47-'i'i I .


IO

Nicola Pigna/o - i\nlonio Rosati

za semovente un uomo solo, difficilmente si potrà desiderare un carro di dimensioni più ridotte del carro veloce Ama/do 33, dimensioni che gli permettono già di nascondersi, anche su terreni notevolmenle scoperti, dietro semplici cespugli o leggerissime pieghe del Jerreno. S i può quindi dire che il carro armato Ansaldo 33 è una realiz,wzione ilaliana del combattenle corazzato. E, osservando c he il carro era destinato al combattime nto ravvicinato, corpo a corpo, così continuava: Si può affermare per conseguenza che il.fuoco, di massima , per il carro veloce è azione complementare, mentre il suo scopo dominante è di avanzare. Il carro veloce è nato per ''.fare la strada". Qui, pcrù, sorgono i primi problemi. Bitossi specifica: {. . .} Ma perché l'a vanzare implica il vedere, il problema della vi.vihililà r uno dei piiì importanti da risolvere per la condotta tattica del carro veloce (assai pilì di quello che non sia per i carri amwli nei quali il punto di vis/a è più elevato). Si deve vincere il terrnw per vincere il nemico e per vincere il ter reno bisogna sujjìcientemente vederlo. Ora, lefessure limitatissime, il trahallamento del carro in. molo, l'altezza dal suolo del punto di vista dell'equipaggio (meno di un mt>tro) sono gli elem enli che agiscono sfavorevolmente sul fattore "visibilità ", ma a vantaggio di un ultro fattor<! di importanza pure grandissima : la '·protezione". Bisogna acquistare la rapacità di vedere ed apprezzare il terreno attraverso le feritoie ; per ques/o non c'è rhe l'esercizio, ma in caso di necessità , bisogna avere il coraggio di aprire gli sportelli quel tanto che bas/a (mi si conse11ta /'espressione) per non avanzare con la /es/a nel sacco. Mi sia permesso anclze, a queslo proposi/o, di esprimere il parere che, si è abusalo, nelle eserciJazioni di pace, ne/far la strada al carro mediante uomini a /Jiedi incaricati di segnalare premurosamen/t' al pilota quello che deve fare . Questo sistema è dannosissimo per /'abili1azione del pilota. S i deve invece, spiega il Bitossi: Dare ordini chia ri al pilota fuori dal carro , prima che cominci il movimento , ed abbandonarlo poi, anche nelle istruzioni, al suo destino, stabilendo unicamente dei segnali di allarme o di interruzione del movimento per i casi in cui il carro corra estremo pericolo. Pertanto , rilevato che: Talvolta il terreno è solo apparentemente proibitivo, talvo/Ja, visto alla lontana sembra di una facilità estrema, mentre invece un solo ostacolo trasversale, invisibile e inllspettato ne limita ad un certo punto, inesorabilmente, la Jransitahilità.


Gervasio llito.ui: primo comandante deJ/a Cavalleria Carrista

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Il colonnello llitossij,1 la co11osce11za del suo epigono i1alia110, il carro Ansaldo m0tl. 33, ancora armato con la .vtcssa mitrai liatrice Fiat 914 tipo aviazione del Carden l ,oyd.

/,'acqua profonda pi,ì di 65 crn, i pantani o gli acquitrini. i ghiaieri umidi o melmosi .wmo pemiciosi per /'andamento di veicoli cingolati come quelli di cui si parla. 1i.1 lvolta, / 'estensione delle fronti di a ttarrn suhisce ddle strozzature che implicano tra.\ furmazioni, inrolonnamenti, spiegamenti. Queste strozzature devono essere il più che sia possibile previste dal comandante che predispone l'azion e e possibilmente riconosciute e sondate, per evita re che costituisr.ono inlllsam enti o trappole irrim.ediahile perdita dei preziosi mezzi impegnali. L'articolo te rmina , dopo 4ualchc altra considerazione, con l'indicazione " (continua)" , ma invano se ne cerche rà, nei numeri successiv i, il séguito. Rv idenLcmc ntc. lo scritto era spiaciuto a 4ualc unu. Va anche sottolineato che nel numero di maggio 1934 della stessa "Rivista di Fanteria", cioè quello dove sarebbe dovuto apparire la continu azione del saggio di ilitossi, appariva una breve recensione (MUS. Scarso valore dei carri armali le!!,!!,eri), nel 4ualc, riprendendo un articolo della pubblicazione tedesca " Militaar Wochenblatt", N. 23, del diccmhrc 1933, si scriveva che i nuovi carri leggeri britannici non avevano allatto il modesto valore sostenuto da alcuni . " L'odierno Carden Loyd , non è paragonabile a quello dd 1927. I pe rfezioname nti negli ultimi ann i hanno molto mig liorato le sue capacità tecniche e meccanic he.", si affe rmava. In particolare, il Mk n a I 5-20 km/h era sufficientemente stabile, pur se la capacità di superare fossi e scarpate restava minima. lnoltre il campo di azione dell 'arma non si limi tava ai 30° del modello precedente, ma arrivava a 360°6 . Senza giri di parole, il cami dd 1927 era il C.V. 29, da l quale cra stato derivato l'Ansaldo 33. Stranamente, mentre il progellisla ùt:l 33 - l' ingegner Rosini


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Nicola Pigna/o - Antonio Rosati

l'arma, Caserma della Pilotta , 24 feh/Jraio 1934. Si .festexgia il com11ll'lume11to del primo gruJJJ"' di cavalleria carrista .

si era sùhito preoccupato di reali zzarne una vers ione con torrelta cd un nuovo tre no di rotolame nto, l' Esercito non prese in considerazione qu esta versione e si continuò a produrre in grande serie il modello originale, g ià ritenuto dagli uti lizzatori largamente insoddisfacente. È ovvio che ad un cavaliere, avvezzo ad osservare il terreno circostante a 360° e ad un 'altezza di oltre due metri, la visibilità este rna del carro veloce A nsaldo appare in nitta la sua scarsità. Perfino l' iposcopio. finalmente generalizzato sui carri L 35 rimodern ati ne l 1942, non poteva ovviare agli incon venienti riscontrati e che verranno puntualmente descritt i e ribaditi da Ritossi, alla fi ne de lle sue esperienze bell iche . Certamente, se in un reparto di carri veloc i qualcuno fosse stato dotalo di torretta g irevole, molti degli inconve nienti riscontrati si sarebbero attenuati. Va pcrÌ> messo in conto che l'aumento di peso avreb-

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li tenente colonne llo Adolfo Infante . addetto mi litare a 1.ondra. aveva segnalato ne l suo notiziario politico mi litare (Lo ndra. IO ottobre 19)2) mmc ne lle esercitazioni di quell'anno nell a Brigata corazzata il battaglione carri armati leggeri avesse ricevuto materiali nuovi - i Vickcrs 3 ton Liglll Tank Mk Il - di cui trasmetteva le fotogra fie . riferendo altrcsì c he essi potevano raggiungere i 45 km/h. Il peso era risultato però magg iore: 45 ton. Sembrava si fo sse particolarmente soddisfatti de l suo siste ma di sospensione che permetteva una buona stabilità all a piauafonna di fu oco. li carro - come appari va dalle fotografie allegate - era dotato di apparecchiatura rad io (per i carri comando) e di altri mezzi d i segnalazione. Le caratteri sti che del carro era no ancora segrete . Infante supponeva che l'arma in torretta fosse da 12 mm , invece era una 7 .7 con 4000 cartucce. (A .C.S. Ministero della Real Casa, 1° Ai utante di Campo del Re, Serie Speciale. B. 73) .


Ciervasio Bitussi: primo co111a,u/a111e d,,1/a Cavalleria Carrisla ~

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~

li

!

Il cavallo, pi11110.,·10 pe,plesso, l/S~Ù/1· ul passaRRi<> del suo rirnlc. il carro veloce 33.

be costrello ad installare s ul c:am1 un motore più potente, riducendo am:or più la mo<lcstissi ma autono mia 7 . Non vi è d11hhio che i di scorsi da lui te nuti ai suoi uomini s ulla trasformaz ione in c:orso non potevano mettere in risalto g li aspetti negati vi ri sc:ont rati , per ridurre la loro g iù diffusa sfiduc ia ne l materiale. De l resto, la meccanizzazione del Reggimento Guide aveva suscitato notevole allarme nei più trad izionalisti . Prova ne sia la " interrogazio ne con risposta scritta" presentata dal Senatore Gen. Sani Navarra, contrario alla dimi nuzione dei reggimenti a ca vallo e all a quale rispose c01t esemente il 4 dicembre 1934 lo stesso Sottosegretario Bai trocchi riconoscendo" l'opportunità dell a trasl'onnazione operata Jal Ministro Gàzzcra di uno dei reggimenti tli cavalleria in reparto motori,J,ato . Occorreva dare - egli sottolind> - un indiri 7.z o nuovo. Questo Reggimento ha assolto benissimo il suo compito. Ourantc le grandi manovre anche le missioni militari straniere hanno potuto constatare come i nuovi mezzi che no i diamo alle truppe celeri rispondessero alle esigenze del momento.'· e , per tranquillizzare l' interrogante (e forse non solo lui . azzardiamo), aggiunse. : "Oggi il Keggimento Guide ritorna ad essere un reggimento d i cavalleria. Ma q uesto no n signilica un ritorno all ' antico, bensì preparazione per il futuro. Tutti i reggimenti di cavalleria sono in via di trasfo rmazione. Ogn uno di essi sarà dotato d i mezzi che li renderanno perfertamentc adatti ad assolvere i compiti che saranno loro assegnati". li Sollosegretario alludeva ce1tamcnte a ll'immissione nei reggimenti dello squadrone carri veloci. Eppure l'episodio è indice di un certo conservatoris mo che, nono-

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St saprìt poi che il caJTo i nglese

aveva un peso di 4.080 J..g e un motore di 66 I IP.


Nicola l'ig11a10 - Antonio Rosa/i

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XXV

COMANQ,'\t--Ji r·

stanle le apparenze, ha contribuilo a ritardare una più sostanziale modern iz;,.azione dell' Esercito Italiano a pochi anni <le lla Seconda Guerra Mondiale. Fatto sta, che ne i reggimenti <li cavalleria g li squadroni meccanizzati <lurnrono pochissimo. De tto per inciso, qualcosa <li analogo avve rrà ne l 1936 con i "bcrsagl ieri motorizzati", anche se rimaneva loro qualche carn > ancora nel 1939. Eppure. ai primi de llo stesso 1934, il colonnello Renzo Dalmazzo sosteneva, dalle colonne di "Le Forze Armale" c he i

carri vrloci sono elemellfi preziosi per i ber.mglirri. Debbono in parte sostituire le pe.mnti mitragliatrici dei reggimrnti" in parte formare reparti di rinforzo; i motomitraglieri non reggono al paragone ; sono oggetlo di lusso di scarsissimo rendimento nrl comba11i111e11IO; sottraggo,w mezzi 1iotevoli ai reparti con risultato i11adegua/o; i <·arri veloci i11vece sono mezzi di grande rendimento nPI movimento e nPI combollimento.

l/111edag/ionerinmlo delXXVC0111mu/a111e.

Nel dicembre 1935 (ìervasio Ilitossi, <lopo aver fonnato, a pa1tire dal 5 gennaio 1934 ben cinque gruppi squadroni (3 passali il 2 gennaio 1935 alle dipendenze <lclle <li visioni celeri8 più i 2 coloniali, disciolti dopo la gue1w etiopica) nonché i 12 squadroni reggimentali , sull'impiego de i quali stenderà interessanti re lazioni , la,;cerà le sue Guide che peraltrn, come sopra anticipalo, <lai gennaio 19 35, pure rimanendo "Centro di addestramento carri veloci" avevano ripreso la formazione a cavallo. Ma il <lestino di Bi tossi doveva essere comunque legalo, dal 1933 in poi , alla meccaniu azione de ll 'Esercito ed in pa1ticolarc , de ll ' Arma di Cavalle ria.

Chi era Hitossi Nato a Li vorno il 2. 10.1 884, e ra entrato ne l 1904 alla Scuola Militare d i Mode na. La sua carriera e ra ini ziata con il grado di sottotene nte in Montehrllo, ne l 1906, e il 1909 lo trovava lcncnte ne llo stesso Reggimento, comandante di plotone mitragliatric i. Rimasto fe rito in comballimcnto e g uadagnatosi una M.A.V.M . ( 191 6), e ra stato promosso capitano. Rientrato in Montebello aveva frequentato con successo un Corso pratico di e rvi.lio di S.M . e in seg uito un Corso di integraz io ne presso la Scuola di Guerra

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l'er le prev iste formazioni di guerra i tre gruppi squadroni sarebbero stati dal 1938 al

J<)40 . riun iti in un regg ime nto d i cavall~ria carris t:i .


Gn·vasio l:Jirossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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nue CV JJ impegnali in 1111a ripida salita. Si disringue la colorazimw in tinta unila.

Esperimellfi fH'r superamento di ostacoli. e.ffe1111ati 1t1i/izzando 1111 altro carro vdocc dal quale sono .1·/ali smontati i pam}lmglti e rimosso l'armamento. I due carri hanno assunto la coloru::.ione mimetica. Un terzo carro (a sinistra, sotto l'albero) j, mnW'herato con w1 telo da tenda mod. 29.

<li Torino, per essere poi chiamato a svolgere incarichi <li presti gio presso <li versi comandi , dapprima col grado di maggiore ( 1923) e poi tenente colonnello ( 1926)9 . D estinato <lai febbraio 1927 al Reggimento Piemonte Reale per il

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Fu in quell'anno c.:he il ten. col. Bitossi puhhlicò nel numero 5 (maggio 1929) della Ri vista Mili tare Italiana il s uo primo scritto, A proposito di un caso d 'impiego del nucleo

d'esplnm zione vicina divisionale.


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/\gos/o 1915 , Porlognwro (VE) Il ten e11/P Bitossi . con valescenle da lla sua primo fnita, iµurtulll in cm11batti111e1110. sul treno mpedale 11°XV.

Nicola J>ignalo - Antonio Rosa/i

li maggiore flitossi, nel primo dopo?,uerra, ritratto insieme olla fami?,lia. /11 unijàrme, il .figlio Marco, che ne seguirà le onne in Cal'alleria .

periodo di comando di gruppo squadroni . era ritornato a svolgere mansioni di S.M. per conti11uan: la sua carriera di ufficiale superiore, come abbiamo visto , a l comando delle Guide. L, sua esperienza in fatto di unità meccani.a.ate gli valse nel dicembre 1935 la nomina a comandante de l I O reggimento misto de lla Di visione Motorizzata Trenlu , mobilitalo in J ,ihia per Esigenza A.O. R.ic nlmto in Italia ne ll'agosto 1936, assumeva nel novembre dello stesso anno il comando della Scuola Centrale Truppe Celeri. Passalo a lla Divisione Cele re EFTF in qualità di vice c omandante nel settembre 1937 , conseguiva la promozione a generale di hrigata nel lug lio 1938 e nel novcmhre successivo raggiungeva Cadice (0.M .S.) per assume re il comando della Divisione d 'Assalto Littorio, in sostituzione de l generale Bcrgonzoli . Ferito in combattimento e dive nuto generale di di visione per meriti d i g uerra , alla conclusione de lle ostil ità rimpatriava ne l g iugno con la sua Grande Unità, che dopo essersi illustrata con il C .'f.V. (Corpo Truppe Volontarie), era stata destinata a divenire la terza div isione corazzata. Durante la trasformazione egli veni va invitato a mantenerne il comando, e I' 11 giugno 1940, mobili tato con detta divisione ne l quadro delle operazioni svoltesi sul fron te occidentale, dapprima in Val d ' Aosta e quindi ne ll a zona di Venti miglia , pronta a scattare dalla Cornice su Monaco e Nizza prima che intervenisse la sospensione delle ostj)jtà. Ma non doveva esser<.:i una lunga tregua: la sua Divisione , dislocata dal fohhraio J94 l nell ' area di Postumia, partecipava alle operazioni contro la Jugoslavia, e il suo Comandante si meritava la Croce dell' Ordine Militare di Savoia. Rientrato nuovamente in Patria nel gennaio 1942, raggiungeva l' Africa


Gervasio Bitossi: primo ,·omandanle della Cavalleria Carrisw

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lfn carro veloce nel superamenru di osllll:oli. espone al tiro avversario, la parte venlrale, laddove in genere (e su tu/li i wrri), la blinda/w·a è pitì debole. Nel caw ,/PI C. V. 33, dopo la sezione inclinata di 14 mm, la lamiera oriv.ontale è spessa solo 6 mm.

Il cappot1a111e1110 del carro, ww degli incidenti più temuti. In quesru caso, verijica/osi a J,"ornovo di Taro (PR) nel 1934 al primo carro consegnato al Reggimento, per recuperare i malcapiwti (come appare dalla fotografia) si è dovuto smomare un porle/lo e to,<liere il sedilr. /,'u11eggiurne1110 sorridente del/ 'Ujjìciale indica che s/avolta è andata bene. Ma 11011 sarà sempre così.

Settenlrionale sempre con la Littor io, las<.:iandone il comando nel luglio dello stesso anno ma restando a di sposizione di De lease (Delegazione Africa Settentrionale). Tornato nuovame nte alla testa della sua Grande Unità nel setLembre 1942, in tempo per partecipare all a battaglia d i el Alamein , nel novemhre dello stesso anno, dopo la rottura del fro nte veniva nominato Comandante interi nale del XX Corpo d 'Armata. In tale veste, dopo aver partecipato alla manovra in ritirata , veniva impegnato in Tunisia lìnché nel febbraio 194 3 era costretto a rimpatriare per molivi di salute. Nominato il 5 sette mbre del 1943 comanda nte del TI Corpo d ' Armata a Sie na, a causa dei tragici avvenimenti del periodo fini va inte rnato in Germania, da dove solo nell 'otto bre 1945 riusciva a rimpatriare,


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Nicola l'ignoto - Antonio Rosati

ma per essere collocato in congedo nel gi ugno dell'anno successivo. Morirà a Roma il 26 g iugno 195 1. Ma torniamo a l suo definitivo rientro dall ' Africa, tre mesi prima della resa della I A Amiata in Tunisia. Una volta in Italia, Gervasio Hitossi, deluso per la sfortuna che l'aveva perseguitato e per gli eventi che avevano indotlo gli alti Comandi dapprima a smembrare e poi a portare all'inevitabile distruzione la sua creatura, come peraltro è ampiamente documentato nel Diario Storico del XXI Corpo d' Am1ata fo1tunosamente pervenutoci , riordinerà in grosso carteggio buona pa1te dei suoi scritti . Il punto di partenza sarà l' impegno profuso nella meccanizzazione delle Guide; passerà quindi a rievocare l'esaltante successo nella battaglja di Catalogna e, infine, la travagliata trasformazione in corazzata della "sua" Divisione seguita dalla rapida travolgente avanzata in Jugoslavia, dalle speranze di una vittoria in Africa e dal doloroso capitolo della sconfitta, dall'Egitto alla Tunisia. Il voluminoso dattiloscritto, dal titolo Frammenti di una esperienza decennale di guerra motorizzata 1933-1943 10 , sarà riprodotto in IO copie ed inv iato, il 20 maggio 1943-XX, ad un ristretto numero di personalità. Lo riceveranno, tra gli altri, l' fspettore dell'Arma d i fa nteria Umberto di Savoia , il suo addetto Sartoris, il Comandante della Divisione di eavallr.ria corazzata Ariete Cadorna, il Capo di S.M.G. Ambrosio (anch 'egl i prove niente dalla cavalleria), il Segretario del P,utito Nazionale Fascista ScorLa, il Capo di S.M. dell ' Esercito, Roatta, il Sottosegretario alla Uucrra, Sorice). Esso è in buona parte la sin tesi dei suoi ricordi desunti corredata da alcuni documenti che egli aveva conservato. Uno degli autori , Nicola Pignato, ha esaminalo la copia microfilmata dagli " alleati" e conservata all'ACS (JA I A, Job 163) , più una seconda - che sembra anch'essa originale - conservata presso la brigata corazzata Ariete; l'altro,Antonio Rosati, ha rintracciato quella che dovrebbe essere la prima stesura e - grazie a ll a collaborazione dell a famiglia - numerosi documenti di estremo interesse.

Nuovamente in guerra. La narrazione prende l'avvio da un documento datato Parma, luglio 1934 e dal titolo " Innesto degli squadroni carri veloci nei reggimenti di cavalleria." La pagina è di notevole interesse, in quanto pre lude alla circolare 46/2 del Ministero della Guerra, del 7 gennaio 1935 11 , con la quale si preannunciava appunto l'inserimento, nel reggimento di cavalle ria , d i una componente catTi veloci. 10

In realtà, più propriamente avrebbe dovuto dire "di gucn-a meccanizzata", dal momento che - come di sposto dalla circolare N. 4485 emanata nel 1929 dal Comando del Corpo di S.M. "allorché l'arma fa parte integrale del mezzo meccanico, ed agisce in combattimento senza disgiungers i dal veicolo automobile", di meccanizzazione e non di motorizzazione si tratta (cfr. Pignalo-Cappellano, Gli Autoveicoli da Co1nha11imento dell'E.f. ,U.S.S.M.E. Roma 2001 , documento N. 37). 11

Ln Cavalleria dell 'Anno Xlii , Roma IQ1.'i -

xm.


Gervasio RilOssi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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Bocca di Orimenli, Val d'lradvi (CO). Il carro co1nando del Reggimento Cavalleggeri Guide 19, bat1ez.:a10 l'a.rnhio. in salita durante una esercita::,ione estiva. Siamo <mcom nel / 934.

Roma. 18 mar-:.o 1935. Carri C.V. 33 delle (ìuide allo "scivolone" di Tor di QuinlO . IL carro di destra rischia di capovolgersi. Da notare la barra bianca sulla corazzatura superiore dello scafo e lo .~te111111a dello Staio sulla parete i11cli11ata della torrellaji.ua .

Alle espressioni relativame nte moderale di Ili tossi.

L'avvenlo del motore, dopo aver reso coesistenti e concordi un 'esplorazione aerea ed u11 'esplorazione terreste, ed aver con l'au/ocarreggio consentito maggior indipendenza dei rifornimenti e dei servizi, apporta ora alla cavalleria, medianle elementi veloci e corazzati, una capacità di pene/razione e di c ope rtura od un raggio di azione e di autcmomia r:he prima non avevano.


Nin,la Pigna/o - Antonio Rosati

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Nella stessa ocrnsio11c. il Capo 111-/ Governo si co11gm111/a con rm UJ]il'iale che si è distinto nello dimostrazione. fra gli ospiti, si rico110.w-1J1w /11 Principessa di l'ie111m1te e Costanzo Ciano. A destra, il colonnello Birossi visibi/111en1e c11mpiaci11to.

Genasio Bito.ui in sella a Valdagno. fHWo prima di lasciare il 1·m11t111do del Rcggi11w11to .

E ancora:

Il carro veloce ha molte più probabilità cli seguirr o precedere il cavallo, che n011 i ciclisti e le ft.111terie nutopor/ate, cosirrhé, ,011 l'assegnazi011r m~anica di imo squadrone c.v. al reggimento di cavalieri, :,m:~e la possibilità di interventi tempestivi di carri e di <'OJIS<'~uenti riprese di azio11i a cavallo; senza appiedamenti lolalitari . farà eco, e in maniera più entusiastica. il Sottosegretario Baistrocchi con una sua c ir1,;olarc. laddove leggiamo:


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Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

Tuui gli ufficiali devono essere esercitati al comando di unità a cavalli e mrriste. L'ufficiale di cavalleria non carrista è oggi incompleto - e percù), a Modena, a Pinerolo, e anche a Tor di Quinto, il carro veloce non si separerà mai dal cavaliere. t:cco il soffio ardente di nuova vita che pulserà nell 'arma rinnovata e ringiovanita per i Jiauri cimenti. A dire il vero, gli sq uadroni in parola, mmc anticipato, ebhero vita breve: costituiti a partire dal I 935 12 , saranno disciolti nel l 938. Resteranno i tre gruppi delle di visioni celeri, destinali peraltro in guerra, per forza di cose, a svolgere compiti secondari. Per completezza, ricorderemo che con circolare 53600 l'.ì. lo stesso Baislrocchi ordinò di sperimentare nelle esercitazioni dell'estate 1936 un nuovo tipo di squadrone di cavalleria, su un plotone cavalieri. uno mitraglicri ed un carri veloci. Evidenteme nte i risultali non furono lusinghieri , se tale formazione non risulla adottata. Meritoria fu senza dubbio l'opera del Colonne llo Uitossi nel compilare una particolare normati va sui carri veloci. Puhhlicata come Addestramento dei Carri Veloci in data 1° luglio 1934, riassurnc in sé le idee di hasc che egli si era fatto c irca la nuova arma. I ,a hozza è riprodotta nel manoscritto, e dopo essere stata sinteti zzala (con qualche modi fica) nella Circolare 900 14 dc! 1n feùùrnio 1935 a firma del S . Capo di S.M. Pariani, essa servirà più lardi alla compilazionc di due pubblicazioni ufficiali: /'lstruzio11e formale dei carri veloci e l' Addestrwnento e

Roma. Il g iugno 1935. Co11 il So/fosegrelario flaistrocchi, al Campionato Carri Veloci, /' Il giugno 1935.

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l'uletti. Rodolfo, Carini/!, Capito!. Bologna, 1973, p. 281. RPggimenti di cavalleria. Formaz.ioni sperimentali, Roma . 15 luglio 1936. 14 Mini stero della Guerra - Comando del Corpo di S.M. - Uffic io Addestramento. N. 900 di prol. all'OUUEITU: Impiego l'azione dei carri veloci, Roma, I t"ebbraio I 935. 11

O


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Nicola l'ii;na/o - Antonio Rosuli

impiego dei carri velori (N. 3025), approvato il 16 settembre 1936 dal Sottosegretario Ra istrocchi . Vi rintracciamo molte delle considerazion i espresse da Bitossi nei suoi scritti e nelle sue memorie, e che no n saranno interamente a1x:cttate nelle pubblicazioni ufficiali , in quanto fortemente critiche de l piccolo crurn armato. Detto per inciso, l' inosse rvanza di talune disposizioni della Circolare 900 causerà nel dicembre del 1935 il doloroso episodio di Dcmheguinà (Eritrea) in c ui fu a nnientato quasi tulio lo squadrone Cavalieri del Nilo del IV Gruppo Coloniale c.v. L'impresa etiopica, com'è nolo. detemùnò l'ostilità nei confronti de ll ' Italia di alcuni Paesi, tra i 4uali la Gran llrclagna . Appunto per premunirsi da una minaccia proveniente dall'Egillo , lo Stato Maggiore dell'Esercito decise la creaLione di una brigala motomeccanizzata. E privi come si era di esperienze pratiche al riguardo, si volle c reare, nell' ambito della Divisione Tre11ro, un I0 Reggimento motori zzato, formalo da fanteria motorizzata, reparti motociclisti e carristi. Venne ro condotte, a pa1tire dal dicembre 1936, numerose esercitazioni , ma nel suo memoriale Bitossi non ne parla. Occorre rifarsi ad un promemoria da lui preparalo per il Generale di C.d'A. Giuseppe Oe Stefanis - ne l rrattempo nominato allo S .M .R.E. Sottocapo di S.M. per le Operazioni - ed in vialo al medesimo il 14 maggio 1943, ove Bito. si ricorda: Il mio ,·0111riburo per la gurrra dell'Africa Srttentrionale rimonln al 1935. al/orrhé le "sanzioni" stavano per shnrcare in un conflitto ai co,~/ini con L'F:gi1lo. Proposto dall'allora lspellore dell<' tmppr celeri é'cc. Vittorio Ambrosio per l'avanzamento a Generale di Brigata per meriti rrcezionali, jìti chiamato in Afrira a comandare il / Reggimento misto di carri armati, motomitraglirri e fa nti uutotrasportati. La preparazione .febbrile di questi reparti si allarP,ò in numerosissime eserciiazioni divisionuli. Così fui/a la divisio11r motoriu.ata Trrtlfo aifrontù derisamente i problemi nuovi della P,uerra motorizzata e vide ruotare nel I 0 RrP,P, imento. li turno quindicina/e, tulfi i battaglioni difanleria; i gruppi di artiglieria furono per la prima volili felicemmte accoppiati nel campo tauico ai 1110/uri, nelle nuove esigenze di spazio e di tempo , al ritmo, al/'appOP,P,iO ed a/l'arcornpagnamentn delle armi motoriu.ate. Non mi insuperbì il Generale Pintor, roma11dante del Corpo d 'Anna/a in Cirenaica, ,·hiamandomi "a11tesiP,na110 della mecca11izzazùme ", perché ne spiegò la riuscita per un loP,i<.:U 'jenomrno di osmosi", alludendo alla mia provenienza dalla cavalleria. 0

Nel Memoriale, Bitossi , si limita a rammentare un episodio che mclleva in evidenza le norme da seguire per la sicurezza in marc ia (un punto debole del nostro addestramento dal 1935 al 1943), stigmati zzando" la tendenza a muovere su strada - quando , specialme nte i haltaglioni carri d ' assalto XXll e XXXIT potevano agevolmente uscire da queste abbreviando i pe rcorsi - e il combattimento, ovviamente, avviene fuori d elle rotabili o delle piste". Ricordava anche un suo appunto, c he risal iva al 1933 l Jm111do seguiva il Corso a Codroipo , dove


Gervasio Bitossi: primo commulante della Caval!Pria Carrista

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sottolineava la d iffe renza tra celeri veri e pro pri (cavalleria e c iclisti) e truppe aulopo rtate, que ste ultime so lo " te mporaneamente" veloci. La ca mpag na e tiopica terminò prima che la brigata motomeccani zzata fosse pronta, ma presto si doveva aprire un nuovo fronte , la S pag na , dove hcn presto i volontari italiani si resero conto che non haslava l'e ntusias mo e l' improvvisaz ione dei legionari , ma occorrevano truppe motivate e preparate, che so lo l' Esercito poteva offrire . Dopo che la divisione d' assalto formata da volontari di tale provenienza , la Littorio , ebbe d imostrato il suo re ndiment o, si pensò di affidarne il comando a Ilitossi, da poco promosso gene rale . Torni amo a quanto esposto per il periodo successivo ne l pro memoria per De Stefanis:

Dopo la guerra per l'Impero, e dopo ava tenuto il comando della Scuola Centrale Truppe Celeri,Jui per un anno vi<:ecomandatlle della 2" Divisione celere testa di Ferro . Nel l 938 fui chiamato in SpaRna a r·omlmdare l'unica divisio ne di Legionari italiani che doveva riman<'r<' dopo Guadalc{iarn. Si trai/ava di riqlfem w re il principio del volo11tarismo e delle ar111i italiane . Va Vi vision f' d'Assalto Littorio prese su di sé la parte pilÌ dura e rischiosa e/ella battaRlia di Catalo1-11a t · 1,·1111e testa dal principio alla f ine. per 45 x iorni di a van zata a .forzo di co111i11ui comhattirnenti, ad un nemico coraRRioso e f anatico. Il Coma11da111e alla presa di Gerona f ii f erito a tu/I ·e due le ,:ambe ma no11 lasciò il Comando . Ripm ve le operazioni nel centro Spagna , la l .ittorio da 'J'uledo balzò auda ceme11/e sola , a liberare Albacete e poi /\ lica111e e Valen za . I miliziani, a miRliaia , p ercossi e an11ichiliti da così decisa .soprajfa::,irme, dopo breve re.sister,za sncco111he11a110 . 111 Spagna , il ~e11 . Ritossi si g uadagnò la promozione a generale di divisione 1wr m erito di ;;uerra . Le as pettali ve. difatti , non furono deluse: la Divisio ne Littnrio si comportò brillante mente e d iede il meg lio di sé ne ll a villoriosa battag lia di CaLalog na (25 d icembre 1938-febbraio 1939, 28 g io rni in prima schiera , 16 in seconda) . Un eielo operativo carallcri zzato da ardimento e rapidità: la Urande Unità, s pingendosi isolata in avanti per c irca 40 g iorni , con l'appoggio de l grosso de l raggruppamento carristi , si contraeva in una colonna celere motorizzata , sempre appoggiata da

Conclusa la breve parentesi africana . Gervm·io Hilossi è in Spagna al m mando d ella sua l)ivisinne d 'As.rn/io.


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Nicola Pigna/11 - Antonio Rosati

li ge,wmle Bitossi a c111/oq11io con il Co 111a11da11/P del C.T. V., g<'11Prale Gambam , ed altri U.fficiali.

carri, motoc iclisti c autoblindo quando il ne mico appari va ormai scosso. Le pe rdite non furono modeste (circa il 20% su una fori.a media di 9000 effellivi). Interessanti sono le considerazioni che seguono la narrazione degli avvenime nti : dapprima sull 'armamento della fanteria , giudicato suffic ic nle , poi dell 'artig lie ria, per la qu ale Bitossi auspicava l' assegnazione al regg ime nto di un 4ua110 gruppo e criticava l' insuffic iente gittata contraerei dell a mitrag lic ra da 20 mm. Circa l'artiglieria di corpo d'annata, Bitossi si limitava ad osservarnc l'i nsutti ciente azione di conlrohatte ria. Molto spazio cm ded icato a llo scar issi1110 rendimento de i c:m·i veloci, aggravato dal fatto che i governativi disponevano di cani più pesanti ed annati di cannone. Ricordiamo che la Lillorio, secondo quanto ripo1ta José I .uis Alcovar Nassanes 15 , aveva inserito , in ciascun reggimento di fanteria, un plotone carri d'assalto. Tra le osservazioni , veni va messa in ev idenza la scarsa preparazione per il tiro di artiglieria (carenze in fatto di pattuglie O .C., di ca1te attendibili , squad re topogralìc he e te lemetri) e l' ottimo rendime nto de i mezzi radio in dotaàme. li Comandante concludeva con acute notazioni circa il personale (volontari , quadri , sottuflìciali ecc .). L' interesse che riveste questa Re laz io ne stil ata personalmente da Bitossi (specie nell'ultima parte, g iacché lo svolgimento delle operazioni è noto) 16 , ci induce a ripo rtarne uno stralcio come documento N .4. Si tratta ovviamente di un

15

Alcovar Nassanes, .J. L., Los legimwrios italianm· en la f? tierra civil espaì'iola 19361939, Dupcsa. 1972, p. 17 1. 16 Rovighi-Stefani, La par1edpazio11e italiana alla (ìuerra Civile Spa1:nola, U.S. S.M .E., Roma, Voi. Il.


Gervasio /3itos.\i: primo co11u11ula11te della Cavalleria Carri.via

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/,e esperienze spagnole dei 1111s1ri carri da 3 tonfleliate, mworché riarmmi con 1111 abbi11a111e1110 ca/. 8. 11011J11ro110 x1·111pre positiv<', 1w11osta11te il ,·a/ore degli equipasaii.

1/11 carri:,ta iwliano del C.T. V. in

1111a

sosta dPi co111batti111e111i.

documento "asettico" se così si può dire, e quindi è interessante citare anche quanto scriverà Ritossi nel 1946:

Alla .finr di sel/e111brr 1938.fui intrrpellato telrgraficw11e11te in forma iiffìciale prrché accelfassi il comando dell'unica divisione di volontari ilaliani da costituirsi [sic , ma già operante sin dai primi del 1937] in Spagna dopo /'infausw pagina di Guadalajara. J::ro allora Vice-comandante della 2" Divisionr Celerr; 1m ge11emlr in simile posi-:.ione di quietismo in secondo piano 11011 rifiuta una tale o.ffrrw: mi vidi presce//o per una missionr di fiducia ed io senza discutere partii in aereo r coslruii in Ca.vliglia la divisione di assalto di soldati volonlnri italiani, chr comprendeva anche un reggimenlo di camicie nere (allora 11011 era w1a colpa, ,·ra un dovere morale 11011 rifiutarsi) .


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Nicola Pigna/o - /\nlonio Rosa/i

Sierra Grosa, Calalogrw, Spagna, il J ge1111aio 1939. Il generale IJilossi, colpilo da una raffica alle gambe, viene .wccorso dai suoi gregari per es,çere lmspor/a/0 all'o.,pnlale da CG/1/J)() .

Madrid, 19 maggio 1939. Il Genernlissimo concede al C.T.V. l'onore di aprir,, il Dcsfi le de la Vic.:toria. Qui. Bi1ossi, se,:uilo dai Carabinieri. dallo Si a/O Mag,:iore e dall'Insegna della l ,illorio.

L 'azione df'lla Divisione d 'assalto Li/Iorio, durata 44 giorni ebbe un andamento rapido , travolRente. Lo slancio dei legionari r la superiorità drlla nostra organizzazione su quella nemica mi indussero ad operare con spregiudicato ardimento r he presenlllva [anche] qualche rischio perché soprattullo riservavano, ad obiettivo mR~iunto , la reazione.furiosa , aN·anita, diciamo pure "eroica " del 'a vversario che r:ercava di rivinrrre e di ritoglier,1 quel che gli era stato carpito . Era in queslo secondo tempo che la mia divisione, quasi sempre isolata, doveva versare SflllRUe e tenerr duro con sistema unico, guardandosi da /111/e le parti. Organi?2azio11i di fuorn nemiche ben falle, studiate ed a J/uale da uffi


Gervasio Hitossi: primo co11u111da11te dl:'l!a Cavalleria Carrista

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/ ,t1 cerimonia fi nale al rimpatrio della Vi visione. Il labaro e i gagliarde/li dei Re1,11rti che la co111po11go110 rice1·0110 gli onori p er /"ultima l'olla.

eia/i <' tecnici slmnieri, ve1111ero pNÒ se111pre sup<'rate dalla nostra superiorità di bocche da fuoco e dal mordt'nle d,,; reparti legiv11ari 1110 /10 meglio armati.

/ ...J /.,(_/ disciplina ('d il cvmportam enlo lodevo/1' de lla Vi visione . cv11va/idato dalle perdite subite f urono largamente appre:zati in Italia, talclu! la Divisione, sebhen<' unità di Jor111az.io11e che ovrehhe dovuto essere disciolto, col rimpatrio, fu invece 111onf<'nuta ne Rii organici e pr<'se pos to nf'II 'ordinamento del/ ' /:,:;ercito. Ne llo stesso 011110 fii tra.~formata, almeno di nome, come si usava fare alla lrggera. in divisione corazzata. lo dovei/i mantenerne il co111ando per disposi:ione 111i11istN iale, e/ara la mia preporaz.ione carrista g ià dimosrrata 17, dico "dove/ti" perché a/l'Rff. Pariani, Mini.~tro a quell 'epoca. dichiarai apertamente al ritorno dalla Spagna <"he 11011 gradivo il co1110 11do di una divisione corazza/a r he di "cornz.z.ato " nvn avrebbe avuto che I' <' fic he/la qualiji<·ativa ;

17 St:rive

ancora Bilossi: Se vogliamo essere franchi <:on noi stessi. scrissi in una relazione che il <:,mu Ansaldo (copia del Cardcn Loyd) nacque in Italia sen7.a sapere quel che se ne doveva fare. Venne fuori dalle o l"licine Fossati e quando lo s i dovev.i dare al co lonne llo prcs<:cl lo per la trasfonnazione del rcggi111ento Guide, wsa doveva fa me, non gli si disse proprio nulla e si rimase in attesa di vedere <:o sa nasceva da quella 1rasforma1.ione in reggimento rnrri veloci. Nessuno f"iatava, nessuno ardiva esprimersi, si stava a vedere come quell"ufficiale superiore se la sarehl1e cavata. Per parte mia. stabili i 11er prima cosa che il carro non può operare da solo e in proposito mi richiama i ad uno studio ordi natomi di fare dal S011ocapo di S.M .R.E. sull'impiego di <:arri o ltre frontiera, su lnnsbrnc;k , nel 1935 .


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Nicola Pigna/o - i\nwnio Ro.1·a1i

lf carro del len. Montecchi, sa/Jato su una mina sul Fronre Occidentale il 20 fiÌtt}{fIO /940

rnl Piccolo San Benum/o.

ma il Ministro mi affermò che entro l'anno la divisione avrehhe ricevuto un materiale nuovo da 15 [sic ma 13} tunnel/ate. Hilossi vi accennerà più tardi 4uando esaminerà i problemi che aftliggevano la Littorio all'atto della sua trasformazione in cora:,.7.ata, ricordando che quando fu ricevuto a Roma, era ancora claudicante pe r le ferite ma era stato appena promosso divisionario per merito di guerra.

La Seconda Guerra Mondiale Nel citato Memoriale, non è compresa una relazione sulle operaz ioni sul fironte Occidentale del giugno 1940, 4uando all'az ione della Littorio , allorc hé fu deciso improvvisamente di passare da uno schieramento difensivo ad uno offensivo, era stato assegnato un ruolo primario. Ne troviamo però un duro giudizio nelle sue ca11e private , in cui si fa rife rimento a quanto contenuto in una lettera indiri zzata dal Comandante Bi tossi al Generale Sen. Ottavio Zoppi 18 , g ià Ispettore dell ' Arma di Fanteria e il "padre spirituale dei Celeri" il 3 febbraio 1941:

In quel preludio infausto la mia Divisione doveva senz'altro improvvisarsi

18

Ottavio Zoppi , senatore e generale des ig nalo d 'armata, aveva pubblicalo nel 1933 un saggio s ulla gucm1 di movimento , / celeri, che ebbe notevole influenza sulle dottrine el aborate in quel periodo , pur non pronuncia ndosi dichiaratamente a favore della meccanizzaz ione di cavalleria e bersaglieri.


Cerv11sio Hitossi: primo comandante del/" Cavalleria Carrista

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Fini' ;.:iugno 1940, ::.mw di Aosta. Il f'rinripe Erediwrio, accompagnato dal generale Rit11.u i. ispe::.iona I" 133" Littorio, f'"s.1w1do in rassegno .. .

... il /33° carristi.

primo sca~lio11e di una colonna d'invasione! F, mi trovai , tanto per cominciar<>, i11co/01111ato su di 1111 'unica stradll di.fondo valle, c:011 1550 motori dietro più di altrrllanti della dil'isione mo/oriz.z.a/a Tries/e, la 1es1a tra le nevi l' le nuvole del Piccolo San Bernardo da dnv<> 11011 si mosse perché t111 avversario già quasi son1111erso dalla Germania moloriz.z.ata 11011 lasciò libero il passo. Mi caddero le brru-cia. Non val<> la pena ai .francrsi di me11ar 1•n1110 di ciò; 11011 jimmo loro a .fer111l1rci sulla soglia de/In loro patrill , il nemiro nostro 110 11 era in loro, mn in noi stessi f ... / Ma se avrssùno incontrato resiste nze verr e proprie, saremmo


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Nicola Pignato - Antonio Rosa/i

.. . la.fanfara del reggim;mto ...

. . . e i bersaglieri motociclisti.

andati incontro ad un disuslro clamoroso. Si pensi ud un 'unica colonna 1500 motori che a 20 mdi distanza l 'uno dall'altro formava un nastro di 30 km (velocità 20 km ora); frazionuta in esplorazione, avanguardia, scaglioni e unità di marcia, tale profondità sale u 40-50 km, senza coniare allungamenti ed escludendo errori e disperdenti [sic] che non sono avvenuti pur non disponendo di carte topoira:fìche. Ma questo calrolo sommario non è cht! teorico e superjìciale, se non si tien conto che l'autonomia dei vari mezzi era svariatissima: quella delle molociclette e degli autocarri a henzina era di I 50 km - quella degli autocarri a nafta, di 250 - 300, i trattori dell'artiglieria non superavano i 100 km ed i carri /, cingo/ali i 60. mentre per i carrP.!lnli era di 250 . Vi era poi una


Gervasio Bitossi: primo comandante dello Cavalleria Carrista

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piccola aliquota di 8 o 10 carri M in esperimenlo , pure carrellati che marciavano con w1 'a11/u11omia di /()() km e rimasero indietro. La messa in moto dei mo/ori alla temperatura sullo zero con vento, neve, pioggia, è stata fonte di serie apprensioni: basti dire c he un solo autocarro non pronto a partire cusliluiva un impaccio nella ristretta sede stradale al procedere dei mezzi che seguivano. Qualche settimana dopo , il Comandante de lla Uuorio elaborava un dettagliato doc umento , Note sulla Divisione Corazzata - Agosto I 940, parte del quale qui ripo1tato come documento allegato N. 5 e c he me rita di essere allentamente esaminato. Anz itutto, una spietata requisitoria ne i confronti del carro L 35, soprattutto a causa dell a scarsa visibi lità este rna da parte dell 'equipaggio, con le inev itabili complicaz ioni taltiche che ne scaturi vano e la possibili tà di incidenti che ne erano deri vati anche in tempo di pace. Dopo di che, se ne evidenziava la limitatissima auto nomia (allora non esistevano presso di no i le tre taniche da 20 litri con le quali in A fri ca Settentrionale e ne l 1941 , gli equipaggi la raddoppiavano). Non s i ri sparmiava una dura critica a lla situaz ione del personale, il cui addes tramento era reso scadcnte dalle economic di carburante e d alla mancanza di "raffermati". Era il capocarro c he doveva pilornre. e non il mitragliere, c he vedeva ancor me no. A questo proposito, ricordava che ne lla hatlaglia della Catalogna, il carro del capita no Arpaia era stato bloccato probabilmente per aver perduto il co llegame nto con i gregari per la mancanza della radio. 1'J Proponeva pertanto che tali caiTi venissero re legati a compiti secondari e m ai senza accompagnamento di fanteria. Seguiva una severa criti ca ne i confronti di certi ufficiali - specialme nte carristi - troppo tecnic i e poco comandanti . Auspicava quindi che fra i fattori che caratterizzano il carro, e cioè mobilità, armamento e corazzatura , la priorità venjsse assegnata a quest'ultima, che lo mette in g rado di agire anche con il solo "urto" 20 . Passava quindi ad esaminare, basandosi su valutaz io ni francesi, le prestazioni entus iasmanti delle divisioni corazzate tedesche contro i polacc hi e s postava quindi la sua attenzione sulle can:nze della sua Uttorio . lncongrne nze nell'inqu adramento, addestrame nto superficiale e non spec ialisti co, eccessiva leggerezza de lla componente bersaglieri autoportata, mancato inserimento di motoc iclisti e autoblindo ne lle formazioni

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Osvaldo Arpaia, M.i\.V.M. fu fallo prigioniero e trucidato dai "russ i" il 16 gennaio

1939. 20 Era questo un retaggio della cavalleria, ancorché non semhra che questo metodo di attacco fosse più un auspicio che una possibilità vera e propria e chi.: 13i1ossi ogni tanto vi alludesse appare in conlraslo con le sue realistiche constatazioni dei limiti del nostro piccolo carro veloce. Purtullavia, nell'Impiego delle unità carriste (dicembre 1938) si legge ancora (§ 23) 1--- 1" I carri di qualunque tipo , quando non riescano, con le loro armi. ad avere ragione dei carri nemici, e la sin1azionc contingente imponga di immobilil./.arli , devono tendere ad averne ragione con la maggior abilità di manovra, non esitando, ove possibile, ad investirli negli organi di locnmm.ione, per provocare la foruscila e/o la rottura dei cingoli ."


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Nicola PiR1wto - J\n!onio Rowti

carriste, come invece si era a ttuato in Spagna. Pe r l' artiglieria, re putava inadatto il 75/34 (con cu i s i prevedeva di sostituire i 75/27 dei primi due g ruppi) s ia perc hé a traino meccanico a nziché semovente, s ia per insuffi ciente capac ità di pe1forazio ne in caso di impiego controcarri a medie distanze , s ia infine per g ittata, che Bitoss i rite neva dovesse essere leggermente maggiore (un massimo di 11.500 m invece di intorno ai 12.CX)O 111). Pe r il 100 mm che armava il lii !,'TUppo, a uspicava l'adozione di ruote gommate c he re ndessero superfluo il carrello clastico e più immediata la messa in batte ria , cruTi portamuni zioni più capaci ed una migliore o rganizzazione per l'osservazione de l tiro , con carri o sservatorio corazzati. TI Comandante rite nne opportuno far pervenire a Zoppi - forse rite ne ndolo ancora molto influe nte - copia di questo s uo studio. Ques ti lo segna lò all 'Ufficio Addestra mento dello S.M.R.E. il quale a sua vo lta c hiese a Zoppi d i invitare Bi tossi ad adattarlo pe r la pubblicazione sull a rivista "Comando", smorzandone però i toni cd e limin ando "ciò c he non s i poteva dire". Il Bi tossi se ne r isentì e rifiutò, lamentando c he no nostante s i fosse prodigato per la meccanizzaz ione de ll ' E sercito in pace e in guerra , tutto il suo impegno - del quale ricordava g li episodi salie nti - fosse s lalo e logiato a parole e misconosciuto ne i fatti; con l'occasione ribad iva in una lu nga e c ircostanz iata espos iz io ne le s ue vedute realis tic he, improntate al massimo pragm atis mo ne lla condotta delle operazioni . Lo stesso atteggiamento, amichevo le e nell o stesso te mpo scettico sarà riservato ad un a ltro importante protagonista dell'evo luz ione della cavalle ri a : Raffae le Cadorna. Scriverà Bi toss i, ne i s uoi appunti del I 946:

Dal giugno '40 al marzo '41 [ma è stata rintracciata so lo qua lche lettera del periodo marzo-luglio I 94 11 , uno srambio epistolare di idee e di sentimenti mi ricollegà a ll'amico Generale Cadvnui2 1 , che av<!Va assunto il difficile compito

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Raffaele Cadoma, nipote di lb ffa ele, il conquistatore di Roma nel 1870 e tiglio di l ,uigi, condottiero e Capo di S.M. ddl ' Escrcito Ital iano lino al 1917, era nato a Pallanz..:1(CO) il 12 settembre 1989. Entrnto a Modena, dove riceve la nom ina a sottotenente nel 1909, e destinato in I ,ibia in Lancieri di Firenze. partecipa a quella campagna meritando una M.!3.V.M . Nel 19 14 diviene ufficiale di ordinau:1.a del Capo di S.M. dell" Esercito; comandato alla Scuola di S.M., merita alt.re due onori ficenze al Y.M . Nel dopoguerra va lnnsbnrck con il XIV C.d' A. Da capitano, nel maggio 1920 è a Berlino con la Commissione Interalleata di controllo; rientra nel 1924 per assumere il comando di uno squadrone di Savoia fin o al 1926. Maggiore. passa ali 'Ispettorato della Cavalleria di Roma: nel 1929 è promosso tenente colonnello e Addetto Milit are a Praga . Nel 1934 rientra in Italia per comandare un gnrppo in Firenze. Colonnello nel 1937 in Savoia, nel 1941 lascia iI comando del reggimento per la Scuola di Cavalleria di Pinerolo. dove dal 1° maggio 194 1, iniz ia a funzionare il Centro addestramento autoblindo. Nello stesso 194 1. divenne generale di brigata. La lascenì nel marzo 1943 pe r assumere, sempre col grado di generale di brigata , il comando della lJivisione corazzata Arie/e Il a Ferrara unità che nell'aprile dello stesso anno si trasferirà a Roma. Dopo i noti avvenimenti e il suo contributo alla guerra partigiana, sarà nominato Capo di S.M. nel 1945, carica da mi si dimetterà poco meno di due anni dopo.


Gervasio J:Jitossi: primo comanda/Ile della Cavalleria Carris ta

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di tra.\ fomwre la Scuola di Cavalleria a Pinerolo in Centro di addestramento Autoblindo per la f ormaz,ione di nucle i meccanizzati, eredi de lle tradizioni de i vecchi regghnenti dell'Arma . Dalle lellere traspare tutta la mia amare zza e il mio pessimismo per il tardi vo impulso tentato per ridare alla Cavalleria la fiaccola del/li meccanizzazione che io a vevo acceso e che avevano lasciato spenxere. Cadorna stesso riconobbe il suo torlo di avere r(fiutato nell'autunno 1935 di succedermi nell'opera da me condotta a buon punto di meccanizzare la Cll valleria, e che do vetti interrompere per andare u comandare un reggimento misto in Africa. Bitoss i infatti ave va spe<lito a Cadorna un suo promemori a mirante ad una totale meccanizz azione della Ca valle ria. Tale prome mori a - come legg iamo dalla ri sposta di Cado rna in data 4 marzo - era pie name nte con<li viso: Lo. lapalissiana tesi dell 'adattllhilità del mezzv ul/ 'ambiente non entra nelle cervici dei nostri dirigenti perché da anni manca un capo che dia una direttiva e tulli sbarc ano il lunario gareggiando nel darla a bere. La scena africana doveva essere prrvista: non si combatte in mare senza laflolla , così non si comhatte nel deserto ove lo spazio e quindi le possibilità di manovm sono illimitate senza la massa motocorazzata. Ma sulle Alpi in vece e dappertutlo ove il le rreno limita la manovra bisogna ritornare al.famigerato attarco frontale, pe1j"ezionandone i procedimenti non ignorandolo come si è f allo durante il lroppo lungo periodo della "guerra di rapido corso " . Così si è di111enticato al!che quel poco che si era imparato nel 1915-18 . D 'accordo quindi sul principio della meccani:u.azione della cavalleria. Si tratta ora di f ormarsi un conce/lo delle modalità di alluazione, di decidere anzilutto se la parie ca valli dovrà essere completamente aholita o se se ne dovrà conservare una parte per rag ioni di parata o sentimentali, come da molte parti si sente dire anche per salvare la Scuola di Tor di Quinto, l'equitazione italiana, i concorsi ippici, tutte cose che nell'apprezzamento in alto hanno il loro valore . F, motorizzcmdo, r·he genere di unità costiluire, con quante armamenlo, con quali 111ez.z.i di trasporto, con quale Jim z.ione fallica - esplora::Jone o urto? Se hai in proposito idee già convalidate, ti sare i grato di f armene cenno. A Roma ho visto il tuo figliolo che ha completalo con onore il suo Tor di Quinto piazzandosi in tesla ai buoni con tre. /\nche la piccola prova finale l'ha fatta hene.22 Successivame nte Ca<lorna chiedeva 1'8 marzo success ivo a Bitoss i:

Ha i qualche pubblicazione di addestramento rig uardante la motorizzazione , sopralllllto circa le recenti esperienze di g uerra tedesche ed inglesi? Ho interpellato a Rom.a /'Addestramento ma con esito completamente negativo.

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J\nche il figli o di Bitossi, Marco, era ufficiale di cavalleria, e inizialmente in (ìuide . Parteciperà al la guerra e dovrà sopportare cinque anni di prigionia quale "non collabora-

tore" . C om.:lu<le r~t la sua carriera con il g rado di G e ner:ile .


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Nicola Piwwto - Antonio Rosati

Probabilmente tu avrai fatto delle istruzioni per le varie unità motorizzate che hai comandato e per la corazzata. t un argomento che mi interessa per l'applicazione che se ne può fare sui vari teatri d'impiego. La trw,forrnazione dell'Arma diventa sempre più attuale. Si stanno.formando battaclioni di autohlindo attingendo personale misto della cavalleria e dei bersaglieri (così si esaurisce il mef?lio del nostro personale senza avere neppure assicurato la continuazione delle tradizioni. Ma a furia di attualità siamo arrivati a questo punto. Sto facendo quanto mi è possibile per salvare il salvabile, ma è tardi e le disposizioni ad ascoltare non sono molte.

La risposta di Bitossi, datata Alassio, 14 marzo 1941, non ru molto diplomatica. Prima di commentarla, riteniamo opportuno riportarla integralme nte : Caro Cadorna Rispondo alla tua dell '8 corr. Quello che certamente avrai letto qua e là sulla guerra cosùldelta lampo è impreciso e soprattutto è giornalistico. Guardatene. Non è esperienza quella che è apparsa alla nostra lettura , è invece una fal,\·ificazione, una deformazione e una complicazione di una semplicissima prepnrnz.inn.P. fatta dai tedeschi di lunga mano a raKion veduta su quei terreni per quei nemtct.. Trasportare in Italia la meccanizzazione sta bene; ma mi ripor/O al promemoria che ti mandai. Non allingere all'estero - abbiamo in Patria l'e.\perienza necessaria ed il materiale didattico occorrente. Abbiamo in fanteria de i carristi ottinzi tra 1;/i ujji<:iali ed anche Ira g li uj]ìciali superiori. Possiamo fare dei reparti perfetti tecnicamente e per ora si tratta di ciò fare. Falle le unitùfondamentali poi entreremo nel campo de/l'impiego e qui mi riporto di nuovo al mio promemoria. Trasformare la rnvalleria è un onore per i cavalieri, non per i rnvallerizzi. Se è un onore e l'arma lo sente. i primi quattro reggimenti dovrebbero essi chiedere di /ras.formarsi. Se non lo fanno, vuol dire che l'onore non è sentito. Meglio veder hen chiaro in questo principio morale e agire in conseguenza. lo mi guardo bene dall'entrare in merito. Se l'arma vuole salvare le tradizioni. bisogna che chi più ne ha (di tradizioni) più le offra ai destini dell'arma sui campi di batta1;lia. Si crede ancora all'azione a cavallo"! Si risponda e si agisca in conseguenza. Ma occorre marcare "il punto di coscienza". L strano che l'unico re1;1;imento che ha avuto gloria in questa guerra è proprio il mio, 21 quello che guidò l 'arma alfa meccanizza zione ; era l'ultimo, il / 9°.

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Le Guide meritarono una medaglia di bronzo al Y.M. per il loro comporlamento sul frontre grr.co-:-ilh:-inc'.~c'. ai primi del 1941 .


Gervasio Bitossi: primo rnmandante della Cavalleria Carrista

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L'altro, il Milano, un risuscitato . Proprio quelli a margine . Credo che la cavalleria sia sftHata profondame nte nello spirito dei suoi ujjiciali . Rinuncio a spiegare a me stesso la situazione dell 'arma di fronte alla guerra. Non abbiamo nulla da imparare da taluni forestieri, tolta la "serietà" . Niente regolamentazioni estere, articolo, tu/la roba che non fa per noi, per le nostre risorse, per i m,.~tri terreni, per il nostro spirito. Ti senti Tu l'esperienza e la competenza per guidare l 'arma alla meccanizzazione? 'J'i accingeresti a fare quello che un giorno d i autunno del 1935 non volesti intraprendere quando stavo per partire per l'Africa e ti rincorsi su per l'Appennino emiliano per offrirti di succedermi nell'opera da me condotta a buon punto '! Bene, mio caro Raffaele - sono passati 6 anni e sono perduti - hai del coraggio - io sono pronto ad aiutarTi: ma il tempo perduto non si riguadagna più: Si è marciato molto in questi ultimi mesi . Quando la guerra d'ora ha me.Ho in primo piano la ll'l<'Ccanizzazione, la valoriz-:.az.irmc del carrismo e dei carristi ha trovato assente la cavalleria che nt:t-:li altri eserciti era protagonista ed è. Se vai nrllr unità tedesche e domandi ai quadri ( e così in quella inglese), essi si presentano tulli (i più ver:r·hi) come ex Kavel/erist. Cosa vuoi.fa re'! Ormai per questa guerra non ci si può appa rtare - bisogna far tutt 'uno rol carrismo in atto. della.fanteria. li voler fare da sé (un carrismo di cavalleria) sarebbe.fuori di luogo; sarebbe più costoso; bisogna corifondersi con la pianta in sviluppo . Se vogliamo che la cavalleria parlecipi alla g uerra , 110 11 c'è che offrire del personale - dare il jìore dei nostri uj]h:ia li e sottufficiali; ma non pretendere di costituire ex-novo delle unità nostre. Ormai è tardi. For.~e potremo telllare di.farlo dopo la g uerra. È molto triste per me parlare co.vì ; mi par(' di sroperchiare una tomba chiusa 6 anni fa<' in quella c'era la passione per la mia arma. E pensare che passai per il suo carnefice. Credi pure, amico mio, sii profondo come sei onesto; In rolpa è nostra se l'arma è oggi un peso; è bensì "una riserva di energie morali", alla quale si attinge come quando si cerrn l'arqua brnedetta con la punta delle dita. O/limi elementi escono dall 'arma ed entrano nelle altre e brillano. Ma l 'arma intera è attaccala alftlm "Cavalleria" 24 e 3/4 degli ufficiali son tulio meno che cavalieri. Mi duole il cuore a parlarTi così. Vorrei invece incoraggiarTi; credi a me, per servire l 'arma non c'è che un mezzo: uscirne spe da/mente ora che la g uerra esplode. Saprei bene come si deve fare a trasformar [la] in nuova cavalleria . Ma non è il momento .

24 In questo s i rievocava pc::raltm la figura del M aggiore Baracca.


Nicola Pignolo - Anlonio Rosa/i

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Ora bisoF,na unirsi agli altri e partecipare alla forma zione delle prossime creazioni carriste. Spingere gli ufficiali ad occupare nuovi posti, avere una forte percentuale di cavalieri nei nuovi reparti autoblindo e carristi, /a/ché si possa poi pretendere che si chiamino squadroni e che assumano nomi nostri e nostre tradizioni: prima di sciogliere ref!,F,imenti viventi, costruirne di nuovi col sanF,ue. Occorre che le glorie dei fu/uri combattimenti di macchine poggino sul sacrificio dei caduli di cavalleria e che ciò costituisca diritto di palemità e di continuità nello spirito della nostra cavalleria. Così non andrebbe se 6 anni f a 'f o avessi difeso l'opera comincia ta. Ogni reggimento di cavalleria ebbe uno squadrone di carri - uno squadrone bellissimo e lo ebbe da me. Era il seme, c 'era il nome; bisognava tenere duro. Ringraziamo25 coloro che concorsero allo sfasciamento. F.ssi ora saranno degli imboscati o dei riassunti, incapaci di sentire neppure il rammarico. Non ho altrv da dirTi e quello che ho delto è schiello e posso scriverlo perché io ho rappresenw l'arma sempre senzafi.ire la boccuccia - accettando tutto, passando Ira i .fànti e nelle macchine pur di occupare quel posto avanti che spelta all'arma nostra. Laviamo in casa i panni poco puliti. La colpa è nostra; la cavalleria si aholiscc da sé lentamente perché si adalla a vivacchiare ed ognuno tira e si indugia a tirare invece di saltare il fosso e dare l'esempio. Ti avrò seccato. Ti invio il mio amichevole ed < iffettuo.1·0 saluto. Passami lo sf<,rw e .wprallulfo tira dritto a lavorarP per il meglio. Tu non hai bisogno delle mie povere idee. Quanto a sentimenti, siamo unili Alassio, 14 marzc, 1941 XfX P.M. /33

Ritossi

Cadoma non se ne risentì e così rispose il 16 marzo: Grazie tua lettera. Scarabocchio due righe di risposta pochi minuti prima di prendere il treno per Roma ove sono chiamato a discutere la formazione presso questa Scuola di un Centro di Cavalleria per addestramento e f ormazionP di reparti autoblindo di Ca valleria. Sto recuperando dunque parte del tempo che [!lIJ. ragione dici aver noi perduto. Poiché riconosco in pane il mio torJu - rifiutai allora non perché non condividevo idee e necessità, ma per un meschino fatto personale nei riflessi di quell"ispettorato che qualche anno prùna mi eliminò quando sostenni qualche idea nuova. Condivido tutto quanto scrivi, ma sono meno pessimista. Credo che potremo salvare ancora l'arma creando reparti - cominciamo con le auJoblindo, poi vedremo - cui cercheremo di dare il nmne di Reggimenti disciolti - poi in secondo ternpo cercheremo di trasfàrmarne dei vecchi. Irifine la costituzione di grandi unità esploranti. In somma corro troppo con la fàntasia ... Ma volevo venire alla Scuola per-

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Ne lla minuta il verbo era più duro .


Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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ché ho sempre vissuto nel mio brodo, fra i miei soldati od in missioni. Mi ci hanno messo per forza: ebbene fui r.ostretto a follare con quella tenacia che d<:riva da concetti pienamente maturati e da idee del 111110 disinteressate. Mi occorre in vece il sosteg no rn.orale e l'apporto tecnico di quanti condividono gli stessi ideali ed hanno più esperienza di me. Ti terrò al corrente ...

Così continuava il 22 marzo: Grazie della lenera e del tuofìgliuolo . Sono soddisfatti.\·simo d'averlo qui tanto più che se riesco a formare qualcosa d'ej]iciente penserei poi di prenderne poi io il comando e di piantar qui la stecca . Ma io non posso chiedere a nessuno, tanto meno al mio Savoia, altrimenti il mio amico Poccetli resterebbe al massimo coi ...cavalli. Vi ' quindi a Marco di fare la regolare domanda di essere assegnalo al Centro Addestramento Autoblindo di Pine rolo raccomandandolo all 'Ufficio Adde.wramento e poi al tutto ci penso io. Sono tornato swnutle da Noma , uve le cose si mettono piuttosto bene. Se non Ferrà pronunciato - cosa che mi mtendo - un r·ontrattarco dei hersaglieri - ti unisco un riassunto di quanto è stato sinora .~tahilito. I ... I Nicordati del materiale didattico. A Roma non hanno nulla. Devo quindi impmvvi.mrP tutto pPr quPsto R.F:.r. P N.F..r. {Raggruppamento F:splorante Corazzato; Nucleo Esploranle Coraz,zato], dalla sosta allo 4ruttamento del successo e fun zionamento dei servizi e dei collegamenti. E ancora. il 3 aprile:

Grazie per la flla lei/era collaborativa! Sono lieto che tu abbia ottenuto per tuo jiglio. cosa che mi era staia già detta - ier l'altro - a Milano dagli ufficiali del Reggimento. Sono co11tento di riaverlo qua: si troverà in compagnia di colleghi del Reggimento come Laura. Manca, d egli Arguni ed altri di complemento che stanno affluendo. Poi in questi giorni il Reggimento si sta trasferendo ad oriente. Come materiale dida11ico ho già nmo e con abbondanza. Il Minislero e la Spa mi hanno j<Jrnito non solo le Jabelle. ma anche il maleriale sezionato: non riesco ad avere ancora le 15 macchine che sono a CPnova - per l 'armamento. f. .. ! Intanto 110 11 ricevo una risposta dallo S.M., che dovrebbe confermarmi per iscritlo q11a111u ji., concordato a voce - cosicché sto ancora costruendo sulla sabbia. Siccome neppure riesco ad avere elementi di studio e di esperienza per indirizzare l'addPstramento lattico altrettanto importante di quello tecnico - neppure hanno copia dei relativi regolamenti tedesco, inglese e francese . F:ppure nell 'altra g uerra si avevano gli uftìciali di collegamento proprio per riferire direttamente al Comando ogni genere di dati di esperienze. Ma le esperienze del passalo pare non servono a nulla.

Così continua Cadorna il 5 aprile: Caro Bitossi [non più Caro generale come nelle prccc<lcnli I, [. .. ]


Nicola Pigna/o - Antonio Ro.wili

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Il Ministero sempre silenzioso. Sarò coslretfo a fare un 'altra scappata a Roma, ma, è cosa penosa dover continuamente piaLire. lntunlv il gruppo di islrutfori giuntomi il I aprile - misto di cavalleria e bersa!!,lieri - sta xià lavorando intensamente nella parte teorica, in attesa di ricevere le autohlindo. Ed ecco l'esito del viaggio a Roma ne lla missiva del 17 aprile. O

Rientrato a Roma ho trovato la tua le Itera. Marco verrà a Pinerolo dopo aver compiuto la trajìla perife rica ed il corso superiore a Roma. Così hanno stabilito perché !!,li ufficiali abbondano in proporzione alle disponibilità di macchine e c'è quindi il tempo di curarne l'addestramento tecnico. In complesso la mia opera si è arenala per mancanza di ordini dall'J\lto Stato Maf!.r:iore. La parte tecnica (r:enerale Manera) funziona er:regiamente. Tutte Le mie proposte sono state approvate da/l'addestramento, ma manca la sanzione dall'alto perché i capi sono a spasso lunxo i vari.fronti: Mi hanno promesso un pror:ramma per il primo magr:io, Si tratterebbe di riunire alla Scuola personale misto (213 cavalleria - 1/J bersaglieri). I primi dovrebbero formare nuclei esploranli per divisioni celeri e CA . ordinari. I bersaglieri, 2 nuclei per le /QrQ__divisioni corazzate. La mia lotta per escluderli anche da questo impief!.O esplorante e rele!!,arli nel loro vero compito -fanteria d'assalto - motorizzata non ha poi dato esitofavorevole: L'azione è poi ancora in corso, mi dispiace perché si protrae . Lu confusione delle altuali /ruppe celeri e dei rispellivi comandi ed azioni concorrenti è nociva per le due armi. Ma - ammetto che il problema sia complesso ed una soluzione radicale difficile. I lo ancora lempestato per risuscilare i nomi dei vecchi Reggimenti ai creandi lllK.l.fi: mi sembra la chiave di volta per ipotecare L'avvenire nel senso di conservare tradizioni, ambiente ecc. I Reggimenti a cavallo sopravvivono soprallutto per inerzia. Si disse che lo scacchiere balcanico era il solo Loro adatto e quindi conveniva conservare per quella guerra che ora è in atto - vedremo - o meglio - stiamo vedendo. Io poi non ho.frelta di distruggere o trasformare , anche per ragioni morali, creare del nuovovecchio e Lasciare che l'esperienza dei cavalli sia condotta sino infondo. Così si persuaderanno più infimamente. Qui le difficoltà non mancano: nllluralmellle lui/i mi scaricano il personale scadente ed inadatto per impiego così delicato (piloti, radio ecc. ecc.). Anche il personale permanente della Scuola sta piano piano prendendo il volo, attratto dalle vicende della g uerra ... I bersaglieri, dopo compiuto qui il loro addestramento alle autoblindo, se ne devono andare, non si sa dove, per formare i loro nurlei. Qui naturalmente sono a<:<·olti con tanta fraternità. t.'hbene vedono l'organizzazione della no.1·/ra scuola che loro manca tollllmente e la nostra ricchezza di ufficiali in s.p.e. mentre loro ne d(fettano . Molte care cose e auguri per la Littorio. Terminate le operazioni della Divisione corazzata di Bitossi nell 'ormai ex Jugoslav ia, che esamineremo più avanti, riprendono i rapporti epistolari tra Hiloss i e Cadorm1. Questi scrive il 3 g iugno:


Gervasio llitoss·i: primo comandante della Cavalleria Carrista

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Grazie tua lettera . Naturalmente non ho ricevuto nulla! Pare incredibile , ma è vero: a Ire mesi di distanza, lo S.M. non mi ha ancora fallo tenere nulla circa l'impiego di quesle macchine, di questi reparli esploranli. Situazione a tufi 'oggi: devo formare col personale qui presente i R.E.Co. per la Divisione Ariete, con personale bersaglieri ed un RE.C. per la divisione Frecce con personale di cavalleria - ma non mi han.no comunicato l'organico di questo reparto, per cui f ormo piloti, mitraglieri, cannonieri e radiotelegrafisti in at/esa di formarne degli equipaggi. Di blindo ne ho cinque in tu/lo: di autocarri pochissimi, e in buona parte, "scassoni". I radiotelegrafisti li sto improvvisando con personale della scuola , quelli che hanno mandato - rifiuto dei reggimenti - sono molto peggio. Malgrado ques/a difficoltà, spero che i due primi reparti saranno discretamente efficienti. La buona volontà qui non manca; l'organizz.azione e la disciplina della scuola puà far testo. Aspello Marco col prossimo corso. Savoia sia qui emigrando e poco per volta,fedele al suo colonnello.[ ...} L' ultimo biglie tto ritrovato di Cadorna a Bitossi è de l 7 lug lio l 941.

Grazie per la relazione di Wundsdo,f· ero già riuscilo ad averla dallo S.M. Sono cose fatte razionalmente e con visione e mezzi adeguati, come - in miniatura - facciamo anche qui a Pinerolo . Ed. in proporzione . .,·i fanno miracoli. Trovo soprallullo interessante, perché coraggiosa. l'osservazione del capoverso 7 di " Notizie del ror.1·0 per equipaggi italiani " F., la base di tutto perché noi abbiamo cos/ruilo marciando verso una specie di nazione armala, mentre bisognava basarsi su di un esercito di professionisti che custodisce gelosamente alcune tradizio11i - evidente1nen1e importate - di serietà , di ordine, di disciplina. La forza di ques/a scuola è proprio quella di essere una forlezza ben ci murata, attraverso la quale nessun ir!flusso pénetra. Ed ù,jafli questo complesso di scalzacani che essi ci mandano a frt!quentare i corsi, in porhi giorni .fìutano il vento e cambiano abito esteriore ed interiore. Marco sta benone: ha chiesto ed ottenuto di andare coi carri L 6. SlJ[fre di non poler portare qui i cavalli, ma è impossibile creare un precedente. Abbiamo avuto ordine di forma.re un 132° battaglione auloblindo per Reco, con personale di cavalleria e centro di mobilitazione Nizza. Quel i 32° ha gelato un po· tutti, ma le idee dello Stato Maggiore sono per ora impenetrabili. Da quanto precede si constata la di stan za tra periferi a e lo Stato Maggiore, dove pure nu merosi erano g li sludi chL: VL:ni vano comJolti c IL: rel az ioni chL: vi conflui va no ma dei quali s pesso no n s i faceva cenno ai Comandi dipendenti . Cadorna si sentiva trascurato e seguiva probabilmente soltanto que l poco che si poteva a ppre ndere al rig uardo s ulle ri viste mii ilari . EppurL: sL:mbra ig norassL: che fino a llora nella vigente regolame ntazione no n e ra no sta te previste unità esploranti meccani zzate, ma soltanto il concorso d i un ità carri L nei nuc lei esploranti celeri. Del resto, autoblindo non se ne avevano.


Nicola Pit?nato - Antonio Rosari

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Una volta deci sa la produzione di moderne autoblindo nel marzo 1940, sorgeva di certo il problem a di regolamentarne l'impiego, non senn, però, avere con la distribuzione alle truppe - un ' idea delle loro cffdtivc possibilità. Equeste, trattandosi di un modello del tutto nuovo, richiedeva tempo . La situ azione venne comunque risolta ne l g iugno 1941. Come s i evince da un documento rintracciato all ' U.S.26 , il Capo di S.M. intendeva affidare solo all'arma di cavalleria il compi to di esplorazione pe r le G .U. e che, pe r il mome nto, occorreva utilizzare anche i bersaglieri in corso addestramento a Pinerolo e cors i preliminari. Le previsioni erano c he i 4 reggimenti d i cavall eria d estinati ai R.E.C . - ragg ruppamenti esploranti celeri (per le division i di cavalleria) e ai R.E.CO - rag gruppamenti esploranti corazzali - per le d ivis ioni corazzate dovessero sc indersi in due e far parte organica delle ris petti ve G.U. e dare ai secondi mezzi regg ime nti la bandiera lsic, ma s te ndardo] dei 4 più distinti reggimenti di cavalleria sciolti dopo la Grande Gucrra.27

In azione in Jugoslavia. Tra la fine di febbraio e i primi di marzo de l 1941, la Di visione Corazzata Uttorio lasciò la sede di Parma (dove era rie ntrata dopo aver pa11ec ipato a lle operazio ni s ul fronte alpino occidentale) pe r trasferirs i in Li guri a . I ,a prima dislocazione fu ne ll a zona Taggia - Diano Marin a - Cervo San Bartolomeo, più tardi estesa l'ino a comprendere Imperia cd Alassio. Ben presto gli avvenimenti maturati in Ju gos lav ia tra la fin e di marzo cd i primi di apri le richi esero un fo rte concentramento di Grandi Unità italiane a lla frontiera orientale, non lardando a g iungere l'ordine di trasferime nto ad est anche per la Li/Iorio . TI movimento ru e ffettuato pe r ferrovia cd ebbe iniz io il 28 marzo; occorsero otto g iorni per ultimare il trasferimento dell a Divis ione nell a zona di Basov izza-Corg nale - Marcossin a. I .a Uttorio e ra composta da un primo scagli one , co stituito eia: Comando 33° Rgl. Ftr.- CarTista; I Btg. C arri L; 133" Cp. Mis ta Genio; 133" Cp. Can non i A .C.; ll/133° Art. da 75/27;

26 S.M.R.E. - Ufficio tkl Genera le Capo del I Repa,10 - Promemoria pel Generale Sottocapo di S.M.. in data 12 giugno 194 1. 27 Notizie , sia pure molto sintetiche, relati ve alle vicende della Scuola di Pinerolo ed alla meccanizzazione della cavalleria durante la 2A Guerra Mondiale si trovano nel saggio di Brignoli , Marziano, Rajjàe/e Cadoma /88- 1973, edito dall'Ufficio Storico dello S.M.E. nel 198 1 e in Pignato N.- Cappellano F. Autoveicoli da combauimento dell' IU ., ¼,/. Il, sempre ed ito d:ill'USSMb nel 2 002.


Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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Oguline (ex Jugoslavia), /J aprile 1941. L 'incontro dd generale Bitossi con il comandontl' di una divisione alpina germanica.

Laque (cx Jugoslavia ). sempre il 13 oprile. A Bilo.ui viene presentato anche il.futuro capo defl 'e,{fi111ero Stmo Croato, Ante T'ave/ù·.

Comando divisione. Un secondo scaglione, destinato a costituire il grosso, formalo da: Quartier Generale e CC. RR. (meno un nucleo); I Gruppo da 76/27; li Btg. Carri L (meno I cp.); 111 Htg. Carri L; 133" Sezione Sanità; 141 ° Ospedale da Campo; 507° Ospedale da Campo; I33" Sezione Sussistenza;


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Nicola Pignolo - Antonio Rosati

133° Autoreparto Misto; Nucleo CC. RR. Come si vede, all'iniz io de lle operazioni la G .U. manca di lutto il 12" Rgt. Bersaglieri, di una compagni a anticarro e di una c p. Carri L carrellata, che è già in marcia per la c ittà d i Piume. Le operazioni ehhero iniz io il 6 di aprile; il g iorno 9 la Littorio fu ispezionata dal Capo di S .M . dell ' Eserc ito cd il mattino dell ' l l si mise in marc ia verso il confine orie ntale. Preceduta dai bersaglieri e carri L, s i trnsferi nella zona di Postumia. La sera dello stesso giorno , il 12° raggiunse Fiume, e qui , ri nforLalo da elementi dei carabinieri , g uardia di finan za, camicie nere, varcò il ponte di Sussak. Alcuni sbarramenti anticarro , situati tra le prime case del sobborgo, costrinsero a lavori di una certa durata per rimuoverl i, me ntre colpi d'arma da fuoco veni vano sparati in direzione de lla colonna. Superate comunque le resistenze, la sera stessa del! ' 11 essa poté avanzare per Dc lnjcc su Karl ovac, dove prese contallo con truppe tedesche provenienti da Zagabria. L' indomani, il grosso della Di visione, passata dal Corpo d 'A rmata Autotrasportabile alle dipende nze del V Corpo, come unità di prima e poi di seconda schiera, per Villa de l Nevoso, Fiume e Sussak , avanzò su Mrzla Vodica. La località venne raggi unta a sera , e nell a giornata del 13, l' intera Lilforio riprese l'avanzata su Otoeae per Vrbosko, Ogulin e Jczcranc. La testa della colonna sostò ne l pomeriggio a Ogulin , pe r dare alla truppa la poss ibilità di consumare il rancio e d i rifornire g li automezzi di carburante. 1 reparti del 12° Bersaglieri, dislocato a Karlovac. s i riunirono al grosso della l)ivisione, eccetniati il comando del reggime nto e un haltaglione autopo rtato che rimasero a presidiare la località. Verso le 22 del 13, lo scaglione di avang uardia raggiunse Olocac; i successivi scagli oni , data la forte pendenza per superare il colle di Vrkapele , coperto di neve, le difficoltà del rifornime nto carburanti e la minore velocità dei c inque carri M impiegati (su 15 complessivame nte in dotazione) , sostarono allcstati s ul colle.2ll L'avanzata fu ripresa, sempre se nz a opposizione, al mallino de l gio rno 14 . All a Littorio ru assegnato come obbiettivo Sebenico, da raggiungere attraverso l' itinerario Gosp ic-Cracac-Tcnin-Dernis. L' Un ità arri vò ne lle prime ore de l 15 al hivio di Knin, ma l'occupaz ione di Spalato e di Sebenico era toccala all a di visio ne 'forino. La nollc sul 16 fu trascorsa dalla Littorio sempre a Knin , per la necessità di riattare il ponte della stessa localiLà danneggiato dai serbi in ritirata; il movimento poté riprendere il mattino del 16, avanzando su Mostar per Sini-Ugliane, Opana, lposki. Il g rosso era preceduto dal battaglione motociclisti de l 12° Bersaglie ri , con una aliquota di arli glicria e c arri 1,.

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C 'è da sottolineare che tra le varie d ifficoltà che la Littorio dovcltc affrontare. c'era anche quella deri vante dalla grande elerogencitì1dei veicoli di cui era dotata: no n meno di trenta tipi differenlj tra aulOvctturc cd autocarri leggeri e pesanti e a lme no dieci tipi di versi tra moto mono e biposto e moto tricicli. Si può quindi immaginare quanto difficile fosse offrire una adeguata manutenzione a tutti questi mezzi diversi anche per caratteristjc he.


Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrisla

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Mentre questa colonna d'avanguardia e ntrava in Mostar alle ore 20,30 de l 16 aprile, il resto della divisione sostava a Siroky- Briye. a qualche chilometro dalla meta asseg nata. Quindi, alle 5 .30 del giorno 17, nitta la divisione entrò a Mostar. Superata tale località, abbandonata dalla guarn igione jugoslava senza alcuna resistenza, ne lla notte sul 18 la colonna della Li/Iorio raggiunse il ponte di Trebinje sulla Trchinjcika. dove rimase fino al mattino seguente, prendendo contatto con clementi motorizzati della Divisione Corazzata Centauro, che, vinte le res iste nze ne miche ne l seltorc di Scùtari ed occupate t\ntivari, Ccltignc e Cattarn, proseguivano verso Ragusa per congiungersi alle truppe provenie nti da nord . Nelle prime ore del pomeriggio, ricevuto l'ordine di rie ntrare a Mostar, la Lillorio riprese il movimento, preceduta dal battag lione bersaglieri motocicl isti , per l'itinerario Ragusa-M etkovic-Domanovici. Da Ragusa, tra il 19 e il 20 , Lulla la Di visione rientrò a Mostar. Ele menti sbandati nemici tentarono di riorgani zzarsi a Ncvcsinjc (a circa 40 c hilometri da Mostar) e nella notte fra il 22 e il 23 apri le , bersagliarono il capoluogo con scaric he di fucile ria e mitragliatrici , il che provocò un 'energica reazione da parte del presidio. Come cons iderazione finale, si può dire che la prec ipitosa ritirata nemica non pe rmise alla /,i11orio di mi surars i in quella battag lia che le sue origini , tradizioni e caratteristiche di unità d' assa lto avrchhcro meritato. Tuttavia, arditi, carri sti . bersaglieri , artig lieri e genieri della Divisione. percorrendo in 7 giorni mjlle c hilo metri in territorio nemico. sconosc iuto e in condiz;ioni particolarmente difficili . cooperando all'occupazione de lla Dalmaz ia , confermarono le doti di audac ia e resistenza di cui l' Unità aveva già dato prova in terra di Spagna. Ad ogni modo. non appena rientrata in sede dalla Dalmazia (6 magg io 194 1) , a pa11ire dal IO lug lio ven iva intensificato il lavoro ad<lcslrativo volto a studiare , approfondire e correggere le manchevole zze verificatesi durante le operazioni nella stessa Dalmazia, specialmente per quanto riguardava l' azione dei reparti e sploranti. La Divi sione si spostava poi a Pordenone ultimando il trasferime nto il 30 lug lio e riceve va - a seguito della circ. S.M .R .E. in data 17 - il 133° ftr. c. su compagnia comando reggimento e 3 btgf. M 13/40; il 33° assumeva la nuova formazione su 2 btg. di 3 cp. e il 12 reggimento bersaglieri attuava - come da circ. 12 lug lio 194 1 dello SMRE, la sua trasformazione per assumere la formazione motorizzata tipo A .S. e c ioè: Comando , pi. Comando di reggimento, 12" cp. motoc iclisti, XX I htg. a.a. su 3 compagnie (7" e.a. da 20 mm, 8" mortai da 81, 9" da e.e. da 47/32). XXIII , XXXV I btg . Autoportati , autoreparto di reggimento, 133" e 143" compagnie cannoni da 47/32. Provv isoriamente il 3 1° Reggimento artiglieria rimase su Comando di reggimento , R.M .V., I e Il gruppo da 75/27-911 , 7" e 8" btr. da 20 mm. Ben presto così , nel quadro del suo adeguamento ai nuovi organic i stabiliti ne l 194 1 pe r le Grandi Un itù corazzate, la Di visione Littorio, e bbe , la propria


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Nicola Pii nato - Antonio Rosati

componente esplorante , il CXXX III Rattagli one autob lindo (più lardi dal 15 febbraio 1942 Vlll Btg. Be rsaglieri Corazzato), costituito a Pinerolo il IO agosto 1941 . Ma questo, giunto in Africa, passerà alle dipendcn1,c della divi sione motorizzata Trieste. Intanto, come si legge ne l! ' Allegato 26,29 nel mentre al Reggimento di artiglieria della Divisione veni vano assegnati i due gruppi semoventi da 75/ 18, s i precisava:

E' assolu/amente vietato trarre l![fìciali, sollufjìciali, truppe, automezz,i e materiali dei reparti, per assegnarli ad altri partenti, senza esplicila autorizzazione di questo Stato Maf!,f!. ÌOre. Veniva però dato ordine, il 9 scllcmhre, di assegnare ad altro Corpo d ' Armala (VII), il I btg./33° carri " per esigenza speciale". Il 33° veniva quindi tolto definitivamente alla divi sione il 27 nove mbre (del resto. già in ollohre i 2 haltaglioni I, erano stati trasferiti in Sardegna). Questo rappresentava pe rò obielti vamenlc una diminu7.ione di e fficienza nel potenziale dell a di visione, in quanto all' epoca era ancora ritenuta convenie nte l' utili zzaz ione dei carri L insie me ai can-i M - spec ie ne lla versione con sospensione modificata. Tale convin zione era stata infatti autore vo lmen te sostenuta appena qualche mese prima <lai Co mando della divisio ne corazzata Centauro in base alle espe rie nze tratte durante la campag na sul fronte g reco-al banese. E fu l'inizio del gradua le impoveri me nto della 133" divisione cora1.1.ata.

In Africa Settentrionale. Il IO gennaio 1942 la Littorio era ormai comunque un poderoso strume nto di guerra. Al completo in uomini e mezzi (v. Docume nto A llegalo N. 7), e perfettamente addestrata nell ' insieme - per quanlo era stato possibile nella pianura friu lana - alla g uerra nel dese110, essa e ra pronta a comhallcrc. Le eccellenti prove g ià fornite durante la Uucrra di Spagna e nell'i nvasione de lla Jugoslavia racevano sperare in una sua buona affermazio ne anche in quel difficile teatro d'operazioni Sarebbe slata, per di più, la prima volta c he una Grande Unità corazzata scendeva in campo a pie ni organic i e senza compless i d ' infe riorità per a lTiancarsi a li ' !\riete ed alle due Panzer Division di Ro mme l, le qua li da sole e g ià logorate in un ciclo operativo di quasi un anno, avevano comunque be n di mostrato di saper tenere testa alle s perimentate forze corazzate britanniche. Nelle carlc di Bi tossi non abbiamo trovato molto che ci possa far conoscere lo stato d 'animo di un ufficial e <li cavalleria che si trovava a coronare il sogno della sua vita: cercare la pratic a conferma a lle sue intui zioni, alla testa cli una

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S.M. R.E., Ufficio 0.M. , 3 sette mbre 1941 , all 'OGGETIO: Tra,vf'ormazione della

Divi,1·ùme "Ullnrio ".


(ìervasio Birossi: primo cm11(11ula11te di-dia Cavalleria Carrisla

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Uttorio fi na lme nte eq uipaggiata con quanto aveva de ·iderato d al mome nto in cui g lie ne e ra stata affidata la guida. Anche il più pessimista avrehhe nutrilo fid ucia - se non altro - di arrivare ad essere messo all a prova. Ma il destino aveva di sposto a ltrimenti . Che il trasferimento in Africa della Divisione fosse ini ziato sotto una cattiva ste lla. lo s i constatò s ubito: lasciata Po1tog maro , il X li battaglione carri M , s i imbarcèi a Napoli per la Lihia il 13 dice mbre ma Il: d ue navi furono s ilurate presso Taranto .30 Il 12° bersaglieri s ubì anch 'esso un naufragio per un attacco di aerosiluranti con la perdita di c irca 200 hcrsaglie ri e di tutto il mate ria le automohilis tico di un hattag lione. Ma, come vedremo , buona parte dei reparti appena sbarcati fu trasferito immediatamente a lla Di v is ione corazzata Ariete . La reazione d i Bitossi non si fece attendere . Troviamo ne lle sue carte:

Mi trovavo a Salerno in attesa d ell 'imbarco quando appresi da vnri credihili la sorte dei reparti rhe sbarcavano a Tripoli. Questo doloroso sme111bra111r•mo della divisin,l(' si ripercuoteva damw.rnmente sulle unità che stavano per imhnrrnrsi rd io. come co111anda11te. ritenni di i11tervr 11ire. IL 14 gennaio. da N.0111<1, nwndai al Generale Gamhara. magna pars del Comando Superiore in J\ .S., perché :,co11gi11rassr il persistente e pernicioso smemhrume11to della divi.\·ùme. li 15 mi prr.\·emai al Capo di S.M . del/'J:.:sercito <:enerale Roalla r in presenza del Sollo<'apo, Generale Rossi. mi dolsi prima di tutto di quanto ero venuto a sapere imlirelta111rm e, per caso, poi chiesi di partire subito per la Uhia per difendere /'inscindibilità della mia divisione. Rossi appoggiò immNliatamente la 111ia r·au.rn; il Generale Roana se ne immedesimò, mi lessr liii progetto del Gr11rrule LJastico - Go vrrnatore della Libia - e aggiunse: " D 'altra part<' è il Comando S upremo che ha deciso rosì : tutta via proverò. Ma la cosa j, stata cuncordata rosì con l'J:.:cc. Cavallero: la sit11azione in A.S. è cri tira e tale da gi11stifirarla ,.. lo so~giu11si : Si pote Fa al111e110 r hiamare , informare. ascoltare anche me: si trai/a dr /la sorte della 111ia divisione." Il 17 il v enerale Ga111hara mi jàceva domandare se <ll'rei f;radito il tra.\f'erirnento al/'Ariete . lo ri.\posi che desideravo ricei•ere ordini. e 1w 11 offerte. Il 19 con una telefonato, il Co111a11da11/e, il vi('(' mnwndante e il capo di S M. della / ,i11orio venivano trasferiti al Co111a11do della Divisione J\ri<'le con l'ordine di partire subito. Il 22 f;emwio prendevamo tnn1 a/l'aeroporto di Tripoli , ma qui, il f; iorno

JO Come si legge nella relazione del Coma ndo del Xli btg. Carri M 14/4 1 ( magg. Cesare Lasagna). indiriu;1ta al 13 1° Rgt.(OGGETIU : Sinistro mariuimo .rnhì/o dal Xli btg)., ,111damno pe rduti 33 mili tari (di cu i 2 sollulTiciali ) e i due piroscali con lutto il materiale (tra 5 I c.irri M 14/41. 5 I rimorchi Vi be rti e tranori Lancia 3 Ro. più altri 19 I .ancia 3 Ro. 2 Spa D0vu114Ut:. 5 vetture Fiat 1100. 2 furgoni 1100. 20 motocicli , 12 motocarrelli . 7 autocarri Ro N ,. (cli rni I a111ottic ina . I porla allreui e I soccor.;o), I Spa 38 (autobotte),


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Nicola Pigna/11 - Antonio Rosati

dopo, veniva revocato l'ordine: 11011 prn trasferiti llll 'Ariete ma riconfermati C1lla Littorio che si ricostituirà integro/mente e suhito in 'J'ripolitania , dove il Comando doveva completarsi ed esserr raggiunto da tutta la divisione, Esacerbato /ul/avia da questa inaudita vin/azione del prin<"ipio di inscindibilità della divisione, tanto sostenuto alla Scuola di Guara e qui hoimttato, il 29 mi presentai al Generale llastico r francamente mi dolsi di dover assistrre al depauperamento della mia a favore di altre divisioni, li Governatore e Comandante Superiore mi rispose assai risentito che era inevitabile ed aggiunse: "Come faresti tu - sentiamo - nell<' nostre condizioni?" . Risposi con gram/e semplicità: "Dal momelllo che 111e fu domandate, io continuerei a sostituire e rimpolpare in linea i reparti dell 'i\riete con quelli della Lillnrio in arrivo: ma giunti al punto in cui questi raggiungessero, come sta avvenendo, la prevalenza su quelli de/l'Ariete, allora.fare arretrare il comando de/l'Ariete e farei entrare in linea in pieno il c:omando e tulla la Li/Iorio dispo11ihile, con vantaggio di ambedue le divisioni e del servizio." L'esposizione di questo semplice progetto fu troncata dall ' Eccellenza, con 4ucste testuali parol e: "Sai cosa ti Jico? Se sei venuto in Lihia per rognarc, li faccio rimpatriare subito". Così Ritossi abbou.ò, e la sorte iniziale de lla Littorio in Lihia fu segnata. Eppure, le premesse erano state fa vorevol i, Come narra Bitossi, 11 21 sellemhn• 1941 a l'urdenone. la divisione c:orazzata /,i/Iorio riceveva in forma solenne le drappelle offerte dalle do1111<'.fasciste d 'Italia ai tre reRRÙnenti. La preparazione e l'approntamento per l 'A,S. erano culminati in una grande esercitazione di varie giornate, diretta personalmente dal Capo di Stato Maggiore dell'Eserc:ito e presenziata dall 'A.R. il Principe ereditario, che avevll con/rullato il grado di ej]ic:ienza dell'unica G ,U. corazzata veramente rn111pletn rd or,:anizzata d 'Italia ; nulla ad essa mancava ; aveva in proprio anc:he 1111a squadriglia da ricognizione. Pochi giorni dopo la divi.vione ejjìciente e vibrante cmne non mlii, iniziava il trasferimento in f errovia per a vvicinarsi ai porti d 'imbarco p<'r / 'l'l ,S, I primi a partire, in dicemhre.furonu i due gruppi semoventi da 75/ 18; vera '·artiglieria volante" essi realiu.avano la un(ficazione del movùnento c:ul jiwco, del cannone col motore; nel primo combllttimento in.fatti ebbero il sopravvento sui carri inglesi meno armati dell'epoca. Ma appena giunti in Africa, questi due gruppi furono sotlratti alla divisione Littorio e consegnati all'i\riete. Fu questo l'inizio della demolizione sistematica delf 'edijicio divisionale portato tanto fa ticosamente a compimento I ... / !\fine dic:embre si imbarcò il Xli Battaglione carri. come girì visto Ai primi di gennaio fii la volta del X llattaglione carri c:he, non appena arrivato , fu privato di tulio il suo materiale che f u interamente consegnato alla Divisione Ariete. li personale del X, assai demoralizzato.fu ra(.'(:olto in un Centro d 'Istruzione; ne derivarono gravi mancanze disciplina ri da parte di ujjìciali, [ ,,, I

Intanto, sempre sul finire del 1941 , cominciava ad imharcarsi anche il / 2°


Gervasio Hitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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ReRRimento bersaglieri. Questo ottimo reggimento, approntato alla Ruerra coi rarri sollo tu/Li i riRuardi, subì anch'esso un naufragio per siluramento con la perdita di circa 200 bersaglieri e di tutto il materiale - anche automobilistico di un battaglione. f'er di più , appena sbarcato, Rii vennero sottratte e passate all 'Ariete tutte le armi controc:arri del lii battaglione e parte deRli automezzi. / ...J Inoltre, ai primi di marza, per ordine superiore.fu costituito un autof.:ruppo divisionale sottraendo l'autoreparto al 12° bersaglieri. L'autogruppo divisionale, appena costituito, passò all'Intendenza il IO maggio e poi messo a disposizione del Comando Superiore. Occorre riconoscere che qualcuno si accorse dell'errore che si stava commettendo e cercò di giustificarlo. Tra questi il Generale De Stefanis, al quale ripetutame nte si era rivolto il 28 febbraio, il 5 e il 6 mar1,o Gervasio Bi tossi, e c he così g li rispose: Per quanto ha tratto ai nostri carri, anch'io vorrei che dessero per completarmi reparti e materiali non della Littorio, .wpendo con quanto intelletto d 'amore tu te li sei ji111i, allevali, istruiti .; ma nella mia situazione debbo prendere lui/o quanto mi mandano e rinRmziare, chiedendo venia a te per le ...involontarie sottrazioni. Certo io a vrei prefe rito r:hP. mi mandassero dalf'Jtalia batta}{lioni di carri M 14141 che, pur non conoscendoli, tutti mi dicono più veloci e meglio organizzati degli attuali M 13/40. Qui nel deserto per combattere contro gli inglesi e con i tedeschi la velocità è un fai/ore importantissimo. I conti si sono sempre risolti piombando addosso agli inglesi il più velocemente possibile da più direzioni: quando ri vedono in rapido movimento e decisi, dopo qualche colpo di cannone se la squagliano. E siccome i tedeschi delle branche della tenaglia in cui intendiamo chiuderli, si prendono quella che punta più al tergo degli inglesi, così fanno bottini abbondanti e noi ... prendiamo gli avanzi che qualche volta, però, sono sujjicienti ai nostri bisogni del momento e di qualche sellimana dopo. Comunque, in tutti i romhattimenti sostenuti dall 'Ariete dal novemhre ultimo scorso, e sono circa una ventina, una so la volta e con qualche carro si è verificato l'urto; le altre volte a lle distanze in cui si è determinato il collasso inglese hanno variato tra i 1500 e i 400 m. I r.omhattimenti tra mezzi r.orazzuti hanno avuto per protagonisti più l'artiglieria che i carri, i quali hanno avanzato nella fonna zione prescritta nella direzione per essi fissata a priori, per quanto è staio possibile sotto la protezione della nostra artiglieria ostacolata essenzialmente da quella avversaria. Da qui la mia teoria di dare alla divisione corazzata multe artiglierie mobili di grande Ritta/a e di discreta potenza. L'88, per esempio, ha fa tto miracoli in questa ultima controffensiva e i semoventi anche . Credi, pure un combattimento tra carri è essenzialmente combattimento tra artiglierie: chi ne ha di più e chi può agire più Lontano ha già per 2/3 la vittoria in puJ!.nO. All'urto come ti ho d etto non si arriva quasi mai: r.ome in mare, chi si sente di es.1·ere meno.forte taglia la corda. In conseguenza, le tue preoccupazioni per la manovra dei battaR lioni possono essere attenuate, tanto più che rumore interno, ristrettezza di .1pazio,funz,ioni multiple del capo-carro e del marconista, disposizione della radio e un


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Nicola PiRnato - Anlonio Rosati

forzato maneggio jànno sì che il tempo in cui tutti debbono stare chiusi si riduce a poco e anche durante questo poco qualcuno può tirar fuori la testa per vedere dove sta. L'esperienza falla mi ha detto che il plotone può evoluire per imitazione anche alle brevi distanze dalle medie e alle grandi tutti necessariamente i carri sono con sportelli aperti e il capo carro può re?,olare la manovra . Ciò non toglie che io cerchi di ollenere sia / 'addestramento al chiuso che l'ad de.1·tramento radio il quale nei carri è più utile e conveniente: a) per seniire gli ordini del comandante del plotone e di compagnia e perciò per orientare tutti nella direzione dell 'obiettivo, sulla località di raccolta ecc.; b) per informare che il rnrro è stato colpito o si è f ermalo e indicare q uindi la località dove è rimaslo e il guasto riportato, per consentire le operazioni d i rer.upero o d i riparazione; c) per chiedere lo sgombero diferiti; d) per sostituire il carro del co111a,1dante di plotone o di compagn ia che si sia guastato o che abbia la radio che 11011 funzùma. indispensabile in vece ritengo la radio per la trasmissione di ordini j ìno al comandante del plotone e per questo si fa strada una corrente che chiede una t·m1frmnazione interna dd carro /aie da miJ::liorare l/Ueste possibililà. Per esempio, un carro collegamenti come quello dei semoven.ti ...'J'e la do' come informazione, Cerio il funzionamen/o radio suoi carri così come è rm1J::egnato è molto prohln natico, difficile, di scarso rendimento, perciò occorre impiegar lo poco ma bene, per sentire piiì che per parlare. Concludendo. Concordo con la tua circolar<' "carristi" si cui ti ringrazio e che ho riassunto per i miei carristi. però 110n mi preoccupo per ottenere un pe1fe110 addestramerllo all'evoluzione con la radio perché la pratica mi ha detto che .. s i ottiene sempre lo scopo che si desidera e bene. Per ricambiare la tua r·ortesia ti mando una copia delle mie recenti direttive in fallo di addestrmnenlo. /1 quale ora si svolge per i carristi r.on l'istruzione del ploto11c: taflica e tiro. Quello che è indiJpensabile è la compagnia riparazioni e recuperi: per questo ci vogliono men i ultra-potenli e carri rimorchio .1peciali: i Viberli non vanno assolutamente. P.S. Pensa che i carri tedeschi e alrnni tipi inglesi hanno poco sopra la base della torretta o lungo alcune generatrici della torretta stessa delle finestrelle a vetri dalle quali il r.apo carro può g uidare il suo carro e seguire quello degli altri. I nostri iposcopi fanno perdere la lesta e venire nausea. L'M 13/40 non va, bisogna cambiarlo. Per il deserto ci vogliono carri resistenti, veloci (40-50 km su terreno naturale). Con motore di potenza tale da averne esuberanza per dare al complesso grande durata. I nostri dopo 100 km son.o per me1àfermi perché sforzano e perché hanno al loro attivo da 1000 ai 1500 km . La demolizione della Li1torio fu arrestala dall 'offensiva sfe1rnta da Romme l e che doveva portare, una volta caduta Tobruch, all'a vanzata in Egitto. Ani vala alla stTetta di Ala rnein in cond izioni precarie, la Di visione cominc iù gradmù mente ad esserc ricostituita medi ante l'a ftlusso di nuove unità. Ma dopo l'iniziativa di /\ lam Haifa , in c ui rip01tò alcune perd ite e che fu bruscamente interrotta dal Maresciallo gennanico, le sorti dell'intera Armata Corazzata, come si sa. fu rono segnate. G li


Gervasio Ritossi: primo comwulanle della Ca valleria Carrisw

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Il ~enera/e Bitossi nell 'estate 1942, decorato dal Maresciallo Rommel della Verdienskreu::. des Orde11.1· vom Deutschenadler mii dem stem und mit .YChwerterrr (Cm1·e de/l 'Ordine de/l 'Aquila Tedesca con stella e spade).

Carri M della I JJ11 Liiiorio in marcia verso e/ Alamein.

avvenimenti sono troppo noti per soffermarvicisi ancora , ancorché Bitossi li rievochi puntualme nte nel suo memori ale. Pt.:r un brt.:vc periodo si era allontanato dal comando della sua "creatura", riprendendolo il 2 1 sette mbre, poco prima della battag lia decisiva in cui essa verrà completamente di strutta. Nominato il 29 novembre 1942 comandante interinale del XX Corpo in Tu11isia, vi si tratterrà fino al 26 febbraio '4 3, in te mpo pe r assiste re all'ultimo successo della Centauro , anch' essa destinata a soccombe re di fronte alla so verchiante potenza americana. Si concludono così l'avventura " corazzata" d i Bitossi e , in pari tempo, la stori:i cle lle nostre unità cornzzate in Africa. Le ultime resistenze in Tunisia,


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Nicola Pignato - Antonio Rosati

dopo la forzata partenza del generale, serviranno soltanto a ritardare di qualche mese l'attacco "alleato" alla Pe nisola . Anzi, uno storico 31 che - a breve distanza dagli avvenimenti - volle anticipare qualche considerazione s ulla condotta della guerra , non es itò a considerare un errore l'aver voluto continuare ad oltranza la campagna d'oltremare. Era stata infatti un 'assurdità, egli sosteneva, essersi ridotti in Tunisia cd immettervi nuove forze, dal momento che era impossibile la riuscita di una duplice offensiva, verso l'Algeria ed il Marocco e la riconquista delJa Libia. Il tempo - circa sei mesi non era stato sfmttato per addivenire ad una soluzione politica del connillo, e solo se in Sicilia fossimo stati preparati a sostenere una efficace azione di contrasto al potere aeronautico del nemico avrebbe avuto un senso la resistenza in quella regione, dopo aver abbandonato al nemico la parte migliore delJa colonia e cioè la Tripolitania. Tutta la campagna, a partire dall ' offensiva di Rommel condotta senza avere alle spalle una riserva considerevole da lanciare per lo sfruttamento de l successo, fu costellata di e rrori. Tra le molte cause de lla sconfitta, troviamo l' impreparazione dello strumento di lotta nel particolare scacchiere nordafricano e le enormi distanze da superare in una campag na nel deserto. E non va sollaciuto che la perdita di buona parte degli uomini e dei materiali dopo l'offensiva avversaria di cl Alamein fu determinata dalla penuria di mezzi di trasporto lasciati in proprio a lle unità. Lo stesso errore, ricordiamo, che era stato commesso da Graziani nel 1940. Proprio in base a tali disastrose esperienze, al momento della trasformazione delle divisioni corazzate del 1939 in quelle previste dalle "formai.ioni 1941 " , per ogni unità carrista e di artiglieria semovente , lo Stato Magg iore aveva saggiamente previsto l'assegnazione alle unità corazzate di altrettanti carrelli ed autocarri trattori per quanti carri e semove nti avessero in distribuzione. Ben presto, però, tali mezzi - nonostante le rimostranze dei comandanti - furono però loro sottratti per essere accentrati a li vello supe riore. Le conseguenze di questa improvvida iniziativa - mai abbastanza deprecata e messa in rilievo - furono esiziali, specialmente pe r i pochi reparti corazzati . Valga, a tal proposito, ricordare la fine di uno dei gruppi artiglierie semove nti della sfortunata Littorio. Ne ripercorriamo, sulla base di quanto riportato nel diario storico32 , il progressivo annientamento:

Forza iniziale: uj]ìciali 12 ..wmujjiciali 17, truppa 200; comandante lJel lJuce. Perdite: I motocicletla (RCTL 027) il 23 ottohre. 23 e24:n.n. 25 - 1 carro pezza (len. Nico/etti), dopo il combattimento, in officina. 26 - I rimorchio Viberli (RE 9539), 1 moto Alce (RCTL 0169), carro n. 2 dell'officina mod. 37 (RF, 68297 SI'A).

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Maravigna, Piero, Come abbiamo perduw fa guerra in Africa, Tosi, Roma 1949, pag. 434 e passim. 32 A.U.S.S.M.E., U:126, 133?" Reggimento Artiglieria Divisione Corazzala Littorio, DLVT 0 g ruppo <li hattcrie semoventi da 75/18 , Diario storico 23.10.1942./3.ll.1912.


Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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Khor e/ Bayat ( El Daba , Ei itto), 30 iiuino 1942 . Quel che resta della torretta del carro comando del Li Banaglione Carri M . sul quale il ten. col. Salvatore Z,appalà - cadde meritundosi la M.O . al V.M. alla memoria .

La torre/la è stata sbalza ta a tre metri di distanza dallo scafo, co,ne si ved e in quest 'altra immai itre.

I caduto. 27 due carri (ten. Spera, ser[!,. m. Rosa) in officina; rientra il carro del ten. Nico/etti. I f erito I caduto. 2R - rientra carro ten. Spera. 1 ferito. 29 - 2 feriti. 30 - I ferito trasferito deposito. 31 - I .ferito ricoveralo, I rientrato.


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Nicola l 'ignaw - A11tonio Rosati

Un altro dei venti carri che si trovarono di fronte lo sbarramento inglese. colpilo da

w1

75. È un vecchio M 13 del /940. co11w si 1101a dal contrassegno su{{a sovrastrullura, poi

ridipinto sulla torretw.

Un terzo. f'M l3 targa 3388fra gli undici carri M che si sacrijicarmro per ll/Jrire la strada a{{a loro Grande /hiillÌ in qudl'occasio11e, con la torretta divella.

1 2

J

nov. -I ferito riwverato. 2 rientrati. - I carro, di Nico/e /li ( U/:.," 4604), colpito, quindi incendiato perché ina movibile; I <'arro in officina; ritirata su e/ lJaba , interramento munizioni El'. Abbandono di munizioni e rimanente materiale. - danneiRiamento , a causa del Jiro di artiglierie e di bombardamenti aerei, di quasi tutte le macchine da combatlimen.to efficienti: 3 AS 37 (RE 127069, 12722 1, 12 7227); I SPJ\ 38 R (RE 680569).1 carro comando gruppo (RF. 4fi2fì) , I rorm comando/2" cp .. 4 carri pezza (RE 4606-


Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrisw

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4603, 4604 ...... ), 4 moto monoposto Sertum ( RF, 35R2, 35101, 35/05, 35107) ; caduti 2 ,feriti e rimverati 4, trasferiti 9. rientrali I , dispersi o trasferiti: 8 della / A htr. 2 ujf. 3 sol/ufficiali., IO truppa, R.M.V., 2 sottufficiali., 12 truppa. 3 - 3 feriti rientrati 4 - distrutte I Guzzi biposto ( RJ:; 37767), I aulovettura ( RF, 39752), Iricoverato. 5 - spostamento base a Marsa Matruh. Con in più: 2 carri comando e I semovente del DLIV gruppo (Barone). Carro pezz.o di riserva (RE 4457) abbandonato per diminuila efficienza del carro rimorchiatore, carro pezza 2°/2A (RF, 4600), come sopra. / 0 carro pezza// A (RE 4599), c.s.; carro pezza 4 °// A (Rii 4606), carro comando ( RF, 4627), c.s.; 2feriti. 7 - n.n. 8 - perduta per incidente vettura 508 del R.M . V. (RE 39822), i ferito ricoverato. 9 -1 ferito ricoverato, I rientrato. IO - 2feriti rientrati. Il - 3 ° rnrro pe::ol l" btr. (/<I:,· 4601), abbandonato per avaria e incendiato. 12 - carro comando del 554° gruppo abbandonato per avaria e incendialo, I autocarro Spa 38 R (RE 68057) del R.M. pt'rduto per incidente. Gruppo ridotlo a 7 4/iciali, 13 soltuffìciali 165 truppa.

43 - Accomiatandosi dal s1w gniemlP itolia110, che rimpatriava per motivi di salute, Rommel volle donargli quPsta ji1to co11 d edica. Pochi mP.,·i più wrdi. lo fiirà rinchiudere in 1111 campu di co11ce11tramento.

44 - Gervasio Bitossi, appi'na promosso generale di di1•isio11i', i11 una bella fotografia del 1939.


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Nicola f'ignaw - Antonio Rosati

È implicito che la perdita d i questo prezioso materiale, l'unico in grado di affrontare i nuovi carri nemici forniti dagli americani (e assistiti da offic ine sempre dell 'Esercito degli Stati Uniti), sarebbe stata evitata se essi fossero stati forniti (o lasciati loro) i mezzi per il trasporto carrellato. Questo avrebbe conse ntito senza dubbio una rapida ritirata su una nuova linea di resistenza, possibilmente a Sollum dove riordinare i re parti, raffo17.arsi cd attende re gli eventi . La sfortunata carriera de l generale Bitossi non termirH'> con la scomparsa della sua amata divisione. Finì , ne i tragici g iorni del settembre 1943, tra i reticolati dell'ex alleato, a domandars i il perché di tutte le disgrazie che l' avevano perseguitato. E. una volta rientrato in Pa tria, a cercare una diflic ile risposta in un nuovo memoriale che non riuscirli nemme no aù ultimare prima dell a mo rte.


Gervasio Bito.u i: primo comandante della Cavalleria Carrista

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DOCUMENTI ALLEGATI

N. I - Col. Gervasio Bilossi: La volontà dell'attacco che si fa strada (saggio

sull'impiego del carro veloce del 1934). N. 2 - Col. Gervasio Bilossi: Innesto degli Squadroni carri veloci nei Reggimenti di cavalleria, Parma, lug lio 1934, da "Frammenti di una esperienza decennale di guerra motori zzala 1933- 1943 (Roma, apri le 1943 XIX). N. 3 - Ministe ro della Guerra - Ispettorato delle Tmppe Cele ri: Proposta di promozione a generale di brigata per meriti eccezionali del colonnello di cavalleria in s.p.e. (R.C.) Bitussi Gervasio - A firma del Gene rale D. Ispettore.

N. 4 - Divisione d' assalto LiUorio, Comando - " Considerazioni personali tratte da11a battaglia" . stralcio da Relazione sulla battaglia di Catalogna: 25./2 .19384.2 ./ 939. - Impiego dei carri con la fanteria. N. 5 - Ge rvasio Bitossi: Stralcio dalle Note sulla Divisione Corazzata ( 1940, pp. 1-6). N. 6 - Comando Divisione Corazzata Li/Iorio (1333 ) , maggio 1941 - XX,

Composizione della Divisione corazzata Relazione sulle operazioni per la conquista della Dalmazia . N. 7 - La hattaglia di El Alamein nella relazione del Generale Bitossi.


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Nicola Pignuto - Antonio Rosati

LA VOLONTÀ DELL'ATTACCO CHE SI FA STRADA Non tutti conoscono l'ori gine della parola " tank". Per conservare il segreto della fabbricazione del loro carro gli inglesi lo avevano inizialmente battezzato "water carricr" ma co n la mania delle iniziali, il nome apparve ben presto sconveniente (W.C.) e lo si rimpiazzò con que llo d i '·tank" che vuo l dire serbatoio. Ricorrere ad un vocabolo straniero non è necessario in Italia dal momento che noi disponiamo di un vocabolo "carro", dal latino "carrum", di antica nobiltà. fam igl iare ai nostri padri per designare l'equipaggio di guerra deg li dei e degli eroi, vocabo lo che trova più redenti re miniscenze in quello di "carrocc io" al quale dà onore la nostra patria. I carri inglesi fecero le loro prime am1i il I 5 sette mbre 191 6 a Flc rs con una prematura e stentata apparii.ione , che fu un vero fallimento . Essi non servirono altro che a richi amare sui di sgraziati re parti contigui. una valanga di proiettili di artiglieria. Nonostante il discredito derivante dall'insuccesso Francia ed Inghilterra misero in costruzione a ltri carri c he nel 191 7 diedero a loro volta i primi esperimenti ne i quali però si ricadde nel medesimo errore di impiegare le tanks in piccolo numero, senza riservare ad esse una missione speciale adatta a lle loro possibilità, senza scopi ben precisati , e senza riguardo a lle condiz ioni del terreno c he le condannava alla perdiz ione. Soltanto nel novembre 1917 s i vide il primo impiego razionale dei nuovissimi mezzi secondo un progetto studiato in precedenza, su terreni possibili . Furono 126 carri che attaccarono su di un fro nte di 12 km. senza preparazione di artiglieria. Parlo della battaglia di Cambrai - 20 novcrnhrc -6 di cembre 19 I 7 - che segnò un ind iscutibile successo per le nuove arm i. Nel 1918 si tornò tuttavia a ripartire le tanks su larghissime rronti, fino a 90 c hilometri, vene ndo meno in tal modo a l principio de ll a massa ed isolando l'azione di ogni carro al punto da renderlo per il nemico un fastidio quasi trascurab ile. Ben diversi ri sultati si conseguirono riù tardi ne lla memorabile offensiva di Mai:,rin I' I l giugno l 9 I 8 allorché i francesi con 160 Schneider e Saint Chamond, travolsero i tedeschi che con 14 divisioni speravano di prendere Compiègne in 48 ore. Tornati così alla Lattica di Cabrai, ottimi ri sultati si otte nnero anche più tardi ad Hammel , a Moreuil, ad Amiens. AJla fine del 1918 la causa dei carri può dirsi definitivamente vinta.

* ** Questo modesti ssimo mio te ntativo si limita a considerare il " pe rché" dei carri am1ati nel combattimento, a considerare c ioè la ragione per la quale la loro adozione - in rroporzioni molto varie, ma in tutti i paesi è onnai decisa.


(ìervasio Bitossi: primo romane/ante della Cavalleria Carrista

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Le differenze che debbono rilevarsi fra i ca rri armati cd i carri veloci stanno sopra tutto ne lle dimensioni , o meglio ne ll ' ingombro c he essi fanno; sentire a chi li impiega - ne lla velocità - nel numero degli uomini di equipagg io - nel numero de lle armi e loro genere - nel grado di visibilità da ll ' interno - nella vulnerabilità conseguente dalla rispettiva massa di bersaglio offerta - nella capacità d i percorrere tcn-eni difficili e di occultarsi ecc. A meno c he in avvenire non appaia la convenienza d i mettere in una corazza semovente un uomo solo, difficilme nte si potrà des iderare un cami di dimensioni più ridotte del carro veloce Ansaldo 33, dimensio ni c he g li pe rmettono già d i nascondersi. anche sui terreni notevolmente scoperti . die tro semplici cespug li o leggerissime pieghe del te rreno. Si puù quindi dire che il carro veloce Ansaldo '.B è una realizzazione italiana del combattente corazzato capace di fare a meno del fuoco di artig lieria per avanzare sotto il fuoco de lla fa nte ria. Ncll ' addestra me nto de l fante bisog na riconoscerlo , la baionetta ha un posto appare nte mente assai modesto: ma la presenza de lla baio ne tta nell'armame nto de l soldato è pcrù di una eloquenza senza equivoci: essa significa implicitamente che si deve finire corpo a corpo. addosso all 'avversario. Orbe ne , si può affermare subito - pe r assoc iazione di idee - che anche il carro veloce dice a lla sua guida che bisogna arrivare con l' urto a sopraffare l'avversario. Si può a llcn nare per consegue nza c he il fuoco, di massima, per il carro ve loce è azione co mplementare , me ntre il suo scopo dominante è di avanzare. 11 carro che si fe rma p1.:r sperare rinunc ia a proseguire , trad isce le caratteristi che e lo scopo pe r c ui è nato che è 4ue llo di " fare la strada" . Le azio ni di fuoco competono, se mai, a lle truppe c he seg uono e non al carro. Con vcrrù indu bbia me nte usare il fuoco alte rnato al mov imento in freque nti circostanze, come, per proteggere altri ca rri infortuna ti od altra truppa amica. Si può d ire che di massima contro nemico fermo è preferibile agire co l movimento finc hé il te rreno lo consente. Contro ne mico in movime nto in vece è redditi zio anche il fuoco da carro ferm o. alte rnato a movime nto. Il fuoco de l carro in movimento è un fuoco di puro effetto morale senza effi cacia alcun a.

I nemici del carro Le offese c he un carro ha da te mere sono: - quelle opposte dal terreno, comprese le d ifese poste dal ne mico; - que lle delle armi anticami, de ll 'a11ig lieria, congegni e esplosivi mitragliatrici avversarie. Per le prime, que lle de l te rreno, esse devono essere considerate prima di impegnare i ca rri. Una volta impegnati , se que lle <li rese impediscono l'ulteriore ava nzamento del carro, l'eventuale suo ripiegamento od arresto implica una tremend a rcsponsabilit?i morale da parte di chi lo decide. responsabilità c he deb-


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Nicola f'ignato - Antonio Rosati

bono esse re hen considerale fin dal tempo di pace per le enormj conseguenze che possono derivarne. Se l' offesa è delle armi anticarro o dell ' artiglieri a o di altro Liro, il carro deve proseguire ancora più decisame nte all'obbietti vo prestabilito. In questo caso , il fuoco del carro anche in movimento, de ve essere diretto sui serve nti dell ' arma anticarro appena questa sia visibile. 11 fuoco in questo caso, come nelle generalità dei casi, non è fine a se stesso; il fine è sempre: " AVANZARE'". Ma poiché l'avan1.are implica il vedere, il proble ma della visibilità è uno dei più importanti da ri solvere per la condotta tattica del caJTo veloce (assai più scrio di quello c he no n sia pe r i carri armati ne i quali il punto di vista è più elevato). Si deve vincere il terreno pe r vince re il nemico e per vincere il te rreno bisogna sullic ie nte mc ntc vederlo. Ora, le fessure limi tatissime, il traballame nto del carro in moto, l'altezza dal suolo del punto di vista dell 'e4uipaggio (meno di un metro) sono le tiran nie esercitale sul fa ttore "visibilità" in omaggio ed in vantagg io di un 'altro fattore <li importanza pure grandissima: " la proteLione". Bi sogna acquistare la capacità di vedere ed apprezzare il te rre no attraverso le feri toie; pe r questo non c 'è che l'esercizio; ma in caso di necessità, bisogna avere il coraggio di aprire gli sportelli quel tanto che basti pe r non a ndare (mi si passi l'espressione) con la testa nel sacco. Mi sia permesso anche , a 4uesto propos ito, di esprimere il parere che si sia fi nora abusato, nel le esercitazioni di pace , nel far la strada al carro media nte uomi11i a piedi incaricali di segnalare pre mu rosame nte al pilota quello che deve fare. Questo sistema è dannosissimo pe r l'abilita1.ione del pilota. Il s istema deve essere un alt ro; deve essere quello di dare ordini chiari al pilota fuori dal carro. prima che incominci il movime nto ed abbandona rlo poi, a nc he nelle istrnzio ni. al suo destino, stabile ndo unicamente dei segnali di allarme o d i interruzione del movime nto pe r i casi in cui il carro corra estre mo perico lo. È assurdo pensare che in combattimento un uomo possa precedere a piedi il carro. Ilisogna avere il coraggio di g uardare in faccia la realtà del combattimento così come la deve affrontare l'equipaggio che è nel carro. La questione del movime nto e della co ndotta del carro è capitale , essa si riferisce al terreno assai più che al nemico . La corazza dife nde dal nemico, ma dal te rreno deve difendersi il pilota e deve di le ndersi attaccandolo. aggredendolo intelligente mente, con ardimento e con garbo, parte ndo dal principio che vinto il te rreno, il ne mico è vinto. Pe r decidere sull a opportunità d i impiegare i carri bisogna innanzi tutto saper giudicare con sicurezza e con senso di responsabilità se un terre no antistante è percorribile o proibito. Talvo lta il terreno è soltanto apparentemente proibiti vo; talvolta visto alla lontana , se mbra di un a fac ilità estre ma mentre invece un so lo ostacolo trasversale, in visibile ed inaspettate, ne li mita ad un certo punto im:sorahi lmente la transibilità. L' acqua pro fonda più di 65 cent imetr i, i pantani d i ac4uitrini, i ghiaieti umidi e melmosi sono perniciosi per l' andame nto <lei cingolati in questione.


<iervasio Bitossi: primo unnandante della Cavalll:'riu Carri.çta

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Tal volta l'estensione della fronte di attacco suhiscc de lle strozzanire che implica no de lle trasformazio ni , incolonname nti , spiegamenti . Queste strozzature devono essere più che sia possibile previste dal comandante c he predis po ne l'azio ne e poss ibilmente riconosciute e sondate ad ev itare che costitui scono intasamenti o trappole con irrimediabile perdita de i pre ziosi mezzi impegnati . Tutto questo insie me di indagini , di induzioni e d i deduz io ni si riferi sce sempre al terre no , quindi lo studio del te rre no - in un senso diverso da quello comune me nte inteso in tattica, c ioè più pl astico, più mate ria le, più pedestre se vogliamo , ma non meno d iffic ile - è indispe nsabile ed inseparabile dalla condotta e da ll ' impiego dei carri veloc i.

I carri armati, nel complesso quadro del "'materiale" È palese o rma i c he l'offensiva non ha i mezzi per o tte nere que lla duratura supe riorità sull a difensiva che consenta la continui tà de ll'avanzata , senza la q uale no n vi è s viluppo di capacità offensiva. E questa superio rità non e 'è nonostante c he nella I guerra mo ndiale siano state introdotte alme no qua llro innova zioni del la più alta impo ttanza e cioè: gli aeroplani, i carri armati , i gaz. gli autotrasporti . che ne l campo strateg ico possono a ragione , specie per !' artiglierie co nsiderarsi come un ' arnia. Nella gue rra sta bilizzata se noi volevamo avere il modo di avanzare contro il nemico , bisognava sviluppare questi mezzi di lotta pe rché solo il loro svilu ppo poteva fare ottenere tale scopo. Ciascuna di queste quattro armi infatti si dimostrò capace di esplicare una azione decisiva dell a guerra. Esse sono state sv iluppate tardi vamente, parzialmente e timid amente . Tuttavia è stato a ffermato autorevolme nte: - che le artig lierie autotrasportate hanno reso invi nc ibili molte difensive; - che su il lancio di bombe degli aere i anz iché di 5 to nne llate fosse stato di 500 tonne lla te sulle c ittà e sugli stabilime nti ne mic i, il ri sultato sarebbc slato di caratte re decisivo: - che se i tedeschi all'inizio avessero usato gaz vene fic i in proporz ione sufficiente me nte vaste e prima c he l'a vve rsario avesse le masc he re di protezione, ess i av re bbe ro probabilmente inf"ranto il fronte occidentale; - si è a nc he affermato che se g li inglesi avessero sviluppato le tanks fino ad averne qualche migliaio e le avessero poi impiegate come ne lla hatlaglia di Cambra i. in proporz ioni più vaste e con ri serve di fanteri a a l loro seguito, avrebbero probabilmente spezzato il fro nte nemico, obblig ando i tedeschi ad una continua ritirata. Siamo dunque in presenza di nuovi fattori , c iascuno dei qua li possiede qua lità decisive. Ma tulio questo va bene se c i riferiamo alla gue rra sta bilizzala: può diventarlo ma c i vuole la vo lontà o la sottomissio ne sufficie nte dei rispetti vi contendenti pe rché taJe sia. Ri sogna po i ricordare che il totale delle nostre riso rse è limi tato e che la


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Nicola l 'ignuio - Antonio Rosati

decisione sarà presa ne i riguard i del lo sviluppo de lle nuove arm i. tanto per g li uomini quanto per il malcriale, deve e ffclluarsi pe r la maggior parte a spese elle vecchie . Non è il caso di soffermarsi a considerare la convenienza di creare un esercito essenzialme nte diverso dalla sua attuale cosliluzione e nei suoi metodi di lotta , e per quanto riguarda la meccanizza zione. bisogna riconoscere che noi procediamo con cautela anche perché dobbiamo tener conto de lla natura dei nostri terreni , oltre alle esigenze ed alle d iffico ltà nel campo costrnttivo e fi nanziario. Dobbia mo però esser pronti a liherarci dalla tradizione de i metodi con venzionali e capaci di prevede re te mpesti vame nte ed in modo adeguato la condotta da te nersi per evi tare di fare costo se esperie n.le e di esporre le nostre idee ad essere conosciute al nemico.

I carri armati e veloci nell'attacco In hase all 'espericnza de lla guerra, per q ua nto riguarda i carri arn1ati ordinari. dobbiamo conve nire con francesi ed ing lesi che g li attacchi a massa su grandi fronti sono sempre riuscili e solta nto essi so no riusciti , mentre azioni sminuzzate d i pochi mezzi non hanno dato alc un frutto. Per qua nto riguarda il carro veloce, che è la minima espressione d i una via d i mezzo tra il carro annalo e l' autoblindo . si sente che esso partecipa dello stesso principio , ma in un quadro propor7ionato a lle dime nsio ni de i campi di hattag lia de lle az ioni prelimi nari, di uni tà celeri , di d istaccame nti incaricati di mi ssiu11i speciali co me a nche di avanguardie di grand i unità non cclt:ri, cioè a dire con la fa nte ria. Il ca rro ve loce è, in circostanza culatte ma non rare, per le truppe celeri o ne lle avanguardie in gene re, un mezzo che sosti tuisce con va ntaggio d i te mpo, il colpo di artig lieria che annienta e ne utra li zza il fuoco di una o più arm i automatic he ne miche e che avanza malg rado il loro fuoco. S i presta perciò alle azioni d i presa di contatto .

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Ma p rocediamo con ordi ne: secondo l'espe rto pens iero di Lord Churc hi ll , pri mo Lord de ll' Ammirag liato dal 19 11 al 191 6. il movimento offensivo di grandi unilit può essere aJTcslato: - dalle pallottole e schegge di proie tti li che annulla no negli uo mini e ne i cavalli la capacità d i movimento; - dalla confusione de lla lolla. Le pallottole e le schegge sarebbero meno te mibili durante la notte. ma d 'altra parte , la confu sione sarchhe mo lto più grande. Se d ura nte la notte vi fosse qualche mezzo per dom inare In confusione esso sarchhe e norme mente van taggioso . Al lo stato delle cose, l'allacco du rante la notte è quasi impossihile: tutti pe rdono la strada cd ogni cosa abortisce.


0 er vasio flitossi: primo comlmdonlf' della Cavallerio Corrisla

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È ce110 che durante la notte, l' attacco, se potesse a ver luogo av rebbe tutti i vantaggi: la difesa non potrcbbc muove re fino all'alba. Non pote ndo e ffettuare l'attacco , la fanteria può tu ttavia a nzi deve , conside rare la possih ilità di effettu are durante la notte alme no la massima parte de lla preparazione de ll ' attacco in modo che la sua situaz ione de l mattino sia la conseguenza de ll'az io ne svolla ne ll ' oscurità. Se a tale va ntaggio si agg iungesse una immunità relativa de lle " punte d i attacco" co ntro le pallottole e le schegge, puÌl dirsi, c redo c he si sare bbe fatto un passo avanti sull a via de lla vittoria . Orbe ne. i carri armati in genere , realizzano una e fficace protezio ne di accia io c ontro i piccoli proiettili e , per il lo ro impiego, teorica mente non si dovrebbe te mere che l' urto d ire tto di una granala se mpre qua ndo s ' inte nde, il terreno sia concil iante.

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Nelle o perazioni di tru ppe celeri ammettiamo pure che vi sia una iniziale fase di velocità , una spec ie di gara rra g li opposti de l te rreno il c ui possesso sia vantaggioso per le ulte riori opcraz io n i. La fase critica de ll 'operaz ione tattica anche per le truppe celeri, non è in 4ucl la incruenta gara d i velocità. li conllilto non cominc ia che al mome nto in cui avv iene il primo contatto col nemico. Ind ividuare distinti vame nte quel momento. de fi nire ora le linee generali e le generic he circosta nze in cui avverranno i primi contatt i, non è possibile. Di solito ne lle eserc itai.ion i di pace, sono uomini d i punta, saranno pattug lie che vengono prese d ' improvviso sotto il fuoco di una o più an ni automatiche appostate, in vis ib ili: una scarica che in veste due uomin i lii punta o c he, avendo trascuralo gli uo mini di punta, si abbatte su d i un reparto di avanguardia. Questa scarica in caso vero arresta istantaneame nte la truppa più valoro a del mondo e se a ltri uom in i si fan no avanti , seguono la sorte de i primi . Alla prima ra ffica è cominc iata la presa lii contatto : si tratta di continuare l'avanzata in qua lsiasi modo, di penetrare con un minimo di velocità; c i si contente re bbe di poco. di pochissimo "avanza re o non avanzare", questo è il problema. ll comnndante lici reparto cele re può preferire è vero, e spesso deve evitare il combatti me nto: in ta l caso dopo un rapido esame del terre no , egli di spone per una variaz io ne de ll'it inerario e se un re pat1o è di cava lle ria, abba nllonando le strade cerc he rà di raggiungere il suo obietti vo aggirnndo la prima resistenza incontrala. Ma inevitabilmente , ad un certo punto, i suoi uo mi ni d i pun ta , od a ltri suo i clementi cli sie urcz:,,,a , sono fatti segno nuovame nte .id un fuoco che arresta . In bre ve: il re parto prima o poi, avrà un progressivo incontro di resistenze. Non si tratta più d i teni.ire di quà o lii là ma cli combaucrc. 11 proble ma in definitiva sta nel progredi re ad og ni costo co ntro il fuoco mic id ia le lii arm i automat iche avversa rie e, per le truppe celeri , non è tanto il fuoco llcl l'art ig lieria nemica, qua nto le raffiche de lle mitrag liatri c i che arrestano il movimento.


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Nicola Piw wto - !\nwnio Rosati

li carro veloce Ansaldo :n rappresenta lo scudo avanzante. Se questo scudo avanzasse solo sulle strade sarchhe poco , ma sarchhe g ià qualche cosa. Orbe ne, quest'arma ausiliari - corazza semovente - esce dalle strade con sufficie nte disin voltura cosicché coordinando i propri atti con que lli de lle truppe celeri , può creare l'amhiente nel quale queste ultime possano esplicare la loro caratteristica di mobilità. L' uomo che è dentro il ca rro veloce è inviolabile. Per contro, la zona de lle traiettorie nemic he non lo è per lui, perché il carro prosegue e prosegue fi no ad opprimere con l' urto e la confusione l' orig ine di que lle traiettorie. I carri costituiscono dunque un eleme nto di attacco che potrà di venire il primo ordine perché g ià , ripeto, essi escono dalle strade e se arri vano attrnverso il terre no vario, e spesso arri vano, la loro a7.ione di urto e di fuoco è particolarmente ricca di effetti mora Ii. L' azio ne dei carri veloci. a breve e lungo raggio, linirebbe però con lo spegnersi ste rilmente se non fosse inquadrata nella manovra dei celeri e di punto di fa nteria; in altre parole: l'azione de i carri non può essere fine a se stessa. Hanno grande peso sui risultati del la coope razione dei carri veloci: I la scelta de lla dire7.ione di impiego dei carri ; 2° - il g iusto mo me nto de lla lo ro entrata in a:1.ione; 3° - il giusto momento per l' amplificazione e lo sfruttamento del loro successo da parte delle truppe che devono decidere della riuscita de l di segno d i manovra . O

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* * * La ma novra deve delinearsi c hiara ne lla volontà di chi impiega i carri ve loc i, te ne ndo presente che la scarsissima visibilità del carro impone grande semplicità di compiti. Le azioni compl icate devono essere scartale senza esitazioni. I carri veloci, una volta visto il proprio obietti vo (ne mi co), non hanno che da trovare la via per oltre passarl o e prosegui re fino a c he a loro volta, non sono so rpassati dalle truppe celeri o dall a fa nteria sopra vvenie nte. L'appari 7.ione de i carri veloci, deve presume rsi, determinerà nel ne mi co atti di reazio ne e di di l"esa c he ric hiedono senza dubbio un certo te mpo: ne consegue che se il movimento dei carri è lento e se si altera con soste troppo frequenti adottando gli sbalzi, viene fa vorita con queste perdite di te mpo la reazione avversaria cd i carri , fermi , si espongono al ti ro di artig lie ria. Necessità , quindi , di spingere l'avanzata de i ca rri a que lla velocità massima media che le esigenze tecnic he, la natura de l terreno, i collegame nti fra ca rro e carro de termineranno ne l loro insie me. L' a7.ione dei carri contro fante ria, in confro nto di azio ni contro truppe celeri, si esplica di un ca mpo più compli cato per la intensità del ne mico (fante ria) e per le mo lte plicità de lle sue armi , non esclusi gli autocarri . Contro la fa nteria in fom1azione di comhattimento ogni carro deve sopra ffare successivamente più di un centro d i res istenza avversarie ed in questa mischi a si vale de l fuoco oltre che de ll ' urto. In questa fase in cui reca lo scompig lio ne l


Ger-vasio Bilo.ui: primo comandante de/fu Cava/feria Carri.1·w

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nemico e lo ohhliga ad esporsi o scomporsi , scaturisce l'occasione e la possibilità dell 'entrata in az ione col fuoco delle truppe cooperanti coi carri ed anche dell' a1tiglieri a. In questa pe netrazione, la corazza del carro difende per ciò l'equipaggio più che altro, dal fuoco delle truppe amiche e della propria arti glieria che tira senza tener conto, per lui , di di stanze di sic urezza . I ,'cquipaggio del carro veloce procedendo, passa dunque per un a prima fase di movime nto nella quale sfida i proiettili del ne mico c he si ahhatto no sulle sue corazze rrontali; entra poi nella seconda fase nella quale le corazze posteriori sara nno le più esposte al fuoco delle armi ne miche.

* * * li collega me nto dei carri fra loro e fra le truppe coope ranti ed i carri veloci, si mantie ne dall ' indictro all 'avanti. I carri non hanno il dovere di segnalare le posizioni raggiunte; sono i re parti che ne sfruttano l'azione c he devono te nersi collegati con i carri. Questi ultimi devono essere serviti , alimentati , sfruttati nel loro successo ... mai fre nati.

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Ho bastantemente insistito sull a stretta relazione c he lega inseparahilmcnte q ualsias i progetto d ' impiego di carri con lo stud io del terreno; non sarù tuttav ia inoppo1t uno, penso, un accenno all'impiego di carri veloci sui nostri terreni di confine Orie ntale. 11 terreno boscoso e montuoso. pro prio de lle nostre frontie re , valorizza, è vero. l' uomo a piedi e l' arma indiv iduale ... non le macchine. Tuttav ia, il carro veloce, a diffe re nza dei carri armati di maggio r mole, può trovare passaggi e campi d'azione insperati do po un soggiorno prolungato di ricognizio ne nel bosco ed ai suoi marg ini , in pross imità delle nostre fro ntiere. li di fensore, con qualunque mezzo, può tro vare in q uesto te rreno un grande am ico, purché lo abbia sa puto conoscere de ttagliatame nte , pro f'ondamente in precede nza . Le asperità del bosco, i suo i segreti , si schiereranno in favore di quell ' avversario c he meglio li abbia saputi indagare e vo lgere a proprio vantaggio.

Ora è in facoltà nostra di addo mesti care fin dal tempo di pace le zone di confi ne, migliorarne la rete delle comunicazioni anche nei riguardi della pncurrihilità per i carri veloci. Sarà di scutibile che ciò possa esser vantaggioso sotto qualche riguardo, ma sta tli fatto , che con poche g iornate di lavoratori e senza spesa, al mome nto oppo1tuno, quasi tutte le comunicazioni del tratto di frontiera orientale e di altri tratti affini , si rende re bbero totalmente percorribili da carri veloci. Se si decidesse in questo senso , con verrebbe, pre munirsi nello stesso tempo da inc ursioni di carri avversari e poiché questi ultimi hanno un a carreggiata su perio re ai nostri Ansaldo 33, se mbrerebbe buona difesa accessoria intercalare


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Nirola Pignato - Antonio Rosati

acconciamente nei punti di più probabile ed obbligato passagg io verso confi ne , delle strozzature a guisa di "sagome lim ite", larg he od alte tanto da lasc ia re passare il nostro carro veloce (metri 1,40 pe r m. I ,IO) e no n i carri avversari di maggiore carreggiata cd altezza. La strozzatura potrebbe essere eseguita con pilastri e mediante grossi alberi g ià esiste nti . Il carro veloce nella zona di frontiera, quasi ov unque, è il mezzo ideale per im bastire con carattere di improvvisazione una copertura difensiva, talvolta anche una copertura offe nsiva in corri spondenza dell e comunicazioni e deg li sbocchi naturali. Carri veloci disposti in profondità cd a scacchiera, con disposizione topogra rica prestabilita, anche se limitati nella possibilità di movimento , costituiscono pur sempre altre ttante schegge, organismi supplettivi che possono con probabilità di successo superiore agli altri comuni mezzi, ingaggiarsi con carattere di sorpresa in uno scambio di offese preliminari con l'avversario. Quandanche si neghi ogni possibili tà di avanzata ai carri veloci sulla nostra frontiera, resta pur sempre in loro una grande attitudine a tenere in rispetto l'avversa1io integrando l'azione d i rade truppe app iedate e mcrcè, le opportune predisposizioni resta a loro sempre la possibilità di ripiegare per la strada per la quale hanno avanzato. In questo caso emerge la opportunità di una mitragliatrice posteriore, per il tiro in ritirata, mitragliatrice che oggi manca nei carri veloci. Entriamo ora un po' in fam iglia dei carri.

I quadri Ne i carri la missione dei quadri superiori al grado di capitano, nella battaglia, è più organizzativa c he combattiva tecnica che tattica, ma essa si estrinseca in una importante parte artistica sotto l'aspetto della collaborazione, della consulenza presso il comandante della unità cele re o di fanteria alla quale i carri sono assegnati. Effettivamente , come azione <li comando, una volta c hiusi g li sportelli sul capo degli equipaggi e sigillati dal fuoco avversario, ben poco influisce sulla operazione. la presenza de l capo. Pe rciò s i puù d ire che l' az ione di coma ndo del comandante di squadrone, è ide ntica tanto se i plotoni agiscono riuniti. quanto se agiscono separati . Il co mandante tatti co più elevato in grado ha possibilità cl condurre un ' azione con qualche indirizzo personale è il comandante de llo squadrone. Non è tuttavia da esclude rsi che il co mando tattico salga al comandante di gruppo ed anche al comandante di reggimento, ma l'azione di comando; in tali casi, si arresta al momento dello scatto dei carri e si sminuzza nelle singole azioni d i squadrone e di plotone. In effetto, l' azione di comando, ripeto, può esplicarsi forte mente anche durante l'azione da parte del comandante <li gruppo e di reggimento, ma è l'azione dell'esempio, è l' idea della presenza del capo che condivide il rischio: "Miei soldati, io sarò con voi" questa frase, eserciterà grande effetto per tutta l'azione. È bene stabilire chiaro dunque, che il comandante di una unità qualsiasi di carri veloci che riceve ordini di ripartire i suoi mezzi fra differenti dipenden ze,


Gervasio Birossi: primo comm11/w1/e tiella Cavallaia Carrista

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qualunque sia il suo grado, partecipa col suo carro all'azio ne più importante perc hé soltanto così , conferisce ad ogni equipaggio la fiducia del successo ed un altro coefficie nte volitivo alle singole azioni . L'esempio trascin a tanto più , quanto più e levato è il grado e l'età di chi lo dà.

Gli equipaggi L' indi vidua lismo dei carri veloc i caratterizza le loro azioni . C hiusi gli sportelli, l'equipaggio in visibile; inaccessibile è abbondante a se stesso: tutto dipende dal battito di due c uori e di un mo tore . Attraverso le anguste fessure , dalla bassa e scomoda positura , nel frastuono assorda nte de l motore , un po' ciechi ed un po' sordi , quei due uomini , devono lrionfare de l terre no mante ne ndo la g iusta direzione dell'attacco cd il collegamento a vista con gli altri carri. Essi sono protetti da buon acc iaio, questo è mol to incoraggiante deve inspirare alla calma. Solto il tiro della granata dell'arti glieria: il carro cerca sal vezza nell 'avanzare più dec isamente . Sotto il tiro innocuo e trascurabile a shrapne l o di mitrag liatrice, il carro procede impcrlcrrito. preocc upandosi soltanto delle accide ntalità del terreno da superare. Il capocarro deve essere anche brevettalo pilota e deve avere la facoltà di fare da pi lota quando crede. Il pi lota dev'essere a nche mitrag liere. La figura de l capocarro , quando non g uida egli stesso, può essere paragonala a quell a de l cavaliere, me ntre il pilota sarebbe il cavallo generoso, tutt ' uno col carro. li capocarro è se mpre il comandante del carro veloce. Egli giudica l' itinerario più conven ie nte e lo prescri ve al pilo ta , fi ssandogli sul te rre no successivi pu nti inte rmedi pe r raggiungere con mov imento ininte rrotto l'obietti vo. Il pilota si regola poi di sua iniziativa per superare gli ostacoli e per portare il carro laddove vuo le il capocarro. I rifornimenti in comhattimenlo

I riforn ime nti " cingolati" per carri veloci non rappresentano ancora oggi , per i reparti una necessità imprescindib ile . Le azion i dei carri veloci sotto il fuoco si presuppongono relativamente brevi dal momento in cui i carri le i.njziano, avendo possibilmente il completo. Sarà diffic ile c he l' az ione d uri nel suo complesso più d i 150 c hilometri su strada o di sci ore in terreno vario. E vi è anche un limite alla resistenza degli eq ui pagg i c he può essere considerato vic ino al limite di autonomia del carro . La necessità di un riforn imento c ingo lato con altro carro corazzato , presupporrebbe dunque una permanenza de i carri veloci sotto il fuoco che và al di là della durata c he umanamente può imporsi all 'equipagg io. Si deve anche ammettere che durante la notte e ove il terre no non sia totalmente scoperto , <Jll~l c.he portatore~ piecii può recare al ca rro 10-20 li tri di he n-


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Nicola l'igna/o - !inJonio Rosa/i

zina come del resto i fanti portano sul campo di hattaglia una marmitta, una cassetta di cartucce, un bidone.

*** Conclusione 1\Jtta l'arte militare oggi è perplessa dinnanzi agli ultimi 400 metri da attaccare. Popoli ritenuti imbelli , come il cinese, hanno tenuto duro su lince trincerate all'improvviso e difeso da armi automatiche. Si è detto - per esempio - che tali armi sono "eminentemente offensive". Questo non è vero. Ma g ià S.E. il generale Grazioli piazzò sul tappeto chiaramente il suo "problema centrale" consistente per la dottrina tattica moderna, nel ridare all 'attacco il perduto predominio sulla difesa. Orbene questo problema che si erge terribilmente davanti alla fanteria è lo stesso che stronca alla cavalleria ogni possihilità di attraversamento del campo di battaglia. È lo stesso che si presenta alle truppe celeri in presa di contatto. È lo stesso contro il 4ualc si schiaccia il servizio di avanguardia. È il prohlema di ridare la continuità alle azioni di punta, affinché non avvenga più l'arresto e lo sfiancamento delle masse nel senso laterale, sfiancamento che è il principio della guerra di trincea. li problema origina dalla vu lnerabilità, dalla fragilità della carne, che limita materi almente e deve limitare intelligentemente l'audacia dell'uomo combattente. Fin dagli antichi guerrie ri ved ia mo impug nare con la destra l'arma di offesa e con la sinistra lo scudo difensivo. Più tardi i cavalieri medioevali si coprirono la persona e coprirono il loro cavallo di corazze; sacrificando la mobilità alla vitalità e per poter insistere nella lotta conferendo all 'arte e alle doti militari la superiorità che in tutti i te mpi esse hanno avuta sulla forza bruta. Sono passati 4uei tempi, ma i problemi si ripe tono e non si risolvono sulla base degli stessi principi. Alle storic he armature si so stituiscono oggi congegni assai più complicati ma quasi viventi e di una impressionante capacità di pe1fezionamento e di progresso. Certo , essi non sono meno degni delle antiche armature di entrare trionfalme nte nella storia della guerra o nello stile della cavalleria. Per hen prepararsi alla guerra b isogna soprattutto "credere" alla sua prossima realtà cd avere fiducia nei mezzi che dohhiamo impiegare. Se non si c rede, non si impara. Questi carri veloci che io ho avuto l' onore di prendere in consegna e di organizzare in reparti, sono destinali alla guerra come noi uffici ali , come la nostra truppa , come i nostri cavalli e le nostre armi. Tutto questo insieme di uomini , di cavalli e di macchine deve essere un sistema unico, ohhecliente ad 11110 spirito


Cervm-io lJitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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o ffensivo pratico. Lo spi rito offensivo pratico è quello che tie ne conto dello scudo oltre che dell'arnia. Il carro veloce Ansaldo 33 non è un punto di arrivo; è una prima realizzazione italia na del combattente corazzato capace d i fare a me no del fuoco di aitiglicria pe r avanzare sollo il fuoco e idoneo ad avanzare nell'imperversare delle opposte traiettorie d i armi portatili. li carro veloce su forme di terreno non molto accidentato può mettere fuori causa più di una mitrag liatrice avversaria come farebbe un cannone per fanteri a. 11 carro veloce pennette in vi rtù della corazza di cui è fornito , all 'artiglieria amica, di continuare il tiro shrapnel senza tener conto, per lui , de lle distanze di sicurezza. Il carro veloce è di per se stesso un 'arma, la c ui efficacia, la c ui potenza, d ipe ndono dalla sua mobilità in terre no vario; può produrre effetti con movimento, con l' urto, col fuoco e in virtù de lla sua corazza di acciaio e del suo piccolo ingombro, pull mescolarsi alle formazioni delle altre armi senza recare loro danni . Le truppe con le quali esso opera, trovano in lui un vero mezzo di trazione morale. li carro veloce - inso mma - è la volo ntà dell 'attacco che si fa strada. Arriverà. Colonnello Bitossi


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Nicola Pigna/o - Antonio Rosati

INNESTO DEGLI SQUADRONI CARRI VELOCI NEI RE(;<;IMENTI DI CAVALLERIA

Parma, Luglio 1934 La inserzione di uno squadrone C. Y. nel reggime nto di cavalleria, seg na l' esito naturale della evoluz ione organica dell 'arma . La possibilità del combattimento a ca vallo a veva J"inito per essere confinata a ll 'eventuale scontro di pattug lie o tutt' al più , di squadroni . Gli estremi sti sollevano dubbi persino sulla possibilità pratica di dare al la cavalleria. potenza di fuoco med iante la cooperazione di cicli sti e di fa nteria autoportata, pe rché qu esti reparti hanno caratteri stiche di movimento troppo di verse per essere pronti a l mome nto oppo1tuno. L' avvento del motore. dopo aver reso coe sistenti e concordi un 'esplorazione aerea ed una esplorazione te rrestre, ed aver con l'autocarreggio consentito maggior indipende nza da i rifornimenti e dai serviz i. apporta ora alla cavalleria, med ia nte e lementi veloc i e coraaati , una capacità di pene traz ione e di copertura ed un raggio di azione e d i autonomia . che prima no n aveva. A conforto degli estre mi sti , la presenza dei ca1Ti veloc i fra i minori re parti, può ridurre ed ovviare le difficoltà che essi vedono ne l problema de lla riunio ne delle di verse rorzc celeri a l mome nto decis ivo. Infatti : il carro veloce ha molte più probabilità di seguire o precedere il cavallo, c he 11011 i c iclisti e la fanteria autoportata, così che, con l'assegnaz ione orga ni ca d i uno squ adrone C.Y. al reggime nto d i cavalleria, sorge la possibil ità di interventi tempesti vi di carri e di conseguenti riprese di az ioni a cavallo; senza appiedamenti totalitari.

Cooperazione dei carri veloci con la cavalleria La ca valleria, dal mo me nto in cui si stacca dai cavalli , non è più caval leria e lascia il posto ad una medioc re fanteri a. Questa verith assiomatica spiega la te nde nza de i re pa11i a mantenersi a cavallo o coi cavalli a mano, possibilme nte fino al ragg iungimento del compito ricevuto. Lo squadrone carri veloci, integrato quando occorra, da pochi appiedati, è il nuovo strumento di c ui dispone il comandante di cavalle ria per aprire a questa la strada e conse ntirle di prosegui1·e a cavallo dec isamente , approfittando del successo de i carri, senza appiedare. In vicinanza del nemico , dopo le prime pcnlitc, le pattug lie cd i re parti di cavalle ria "sulle strade" rappresentano cose de l passato. Di punta sulle strade c i possono stare 2 carri veloc i, non due uomini a cavallo e tanto meno se questi tengono il moschetto in " alt-arm" . Gli uomini a ca vallo servono in quanto non stanno sulle rotabili . I carri veloc i, seguono la cavalleria fino a questo essa non è arrestata da l fuoco, la precedono allora, nella direzione più opportuna e si lasciano nuovamente sopravvanzare quando la vulnerabilità de i cavalieri non sia proibitiva a l loro movime nto.


Gervasio Bitossi: primo comandanti:' della Cavalleria Carrista

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L'appieda me nto non può essere che pa rz iale, compleme ntare e sempre in teso a favorire l'azione essenziale a cavallo. Allardarsi localmente, su lle resisten1.c supera le è un errore. Solo oltrepassandole ed agendo in profondi tà si colgono i frutti dello sgretolamento pre liminare. S'intravede ne l sistema cavalleria-carri una progressiva avanzata ne lla quale i carri agiscono per ridare lo spazio necessario alla ma novra a cavallo. La concezione tattica del sistema in movimento , presenta a mpie e spigliate alternative d i carri e d i cavalli in primo scaglione, con libera scelta di d irezio ni dei singoli nuc le i per raggiu ngere obietti vi lontani bene definiti e obiettivi intermed i di semplice riferimento. La tanica è la medesima della fanteria, vista con lente d i ingrand imento e a tempi accelerati . Le modal ità per la cooperazione tattica de i carri sono espresse per essere esperi mentate, nelle "bozze" dcl i' Addestramento dei carri veloci.

Il personale e la cura del materiale Gene ra lmente. c hi vuole contrappo rre il cava ll o a l motore, cominc ia con sentenziare c he sul terreno il motore non sempre riesce ad accedere laddove il cavallo procede agevol mente . Invece il punto dcholc, il ta ll one d ' ac hillc della meccanizzazione sta soprattutto nella subordinazione all a volontà, a lla capacità tecnica, alla manutenzione ininte rrotta da pa11c del personale c he ha in consegna e conduce il ma teriale . Nessun cavaliere riesce a fcnnarc il suo cavallo q ua ndo lo squadrone carica, nessun cavallo si ferma fino a che un residuo di forza lo sosti ene. Al contra rio nessun motore si sposta , se il centro a nimatore che è nell ' uomo , 11011 lo sollecita e non lo governa ininte rrottame nte. li cavall o generoso nonosta nte le fe rite e le pri vazioni , prosegue , muto; in vece i congegni meccanic i accusano gene ralme nte l' imperfc llo funzio na mento di un organo; ma se l'occhio vigile e l'orecchio esercitato del pilota, non racco lgono in tempo I'avverg imento e se il personale non provvede consegucnlcmcnte, il motore si ferma. 11 materiale di consegna a ll ' inesperto, al pigro, a li ' impreviden te, a ll 'i ncosciente. è votato prima e dopo a ll ' ine rzia. Le ripe rc ussioni della mancanza di cura e d i tecn ica del materi a le, sono inesorabili , di incalcolabile peso e in gue rra hanno consegue nze funeste. Il motore vive, come un organi smo comune; esso è lavoralo con una certa tolleranza c he varia da uno a qualche centesimo di mi llimetro. I reggime nti lo ricevono " in fasce" lo accompagneranno ne l suo periodo di g iovi nezza (puledro) , poi ve1Tà adulto , in vecchierà, e prima o poi, a seconda di come è stato trattato, si ovali zzerà. in terverrà allora la rev isione totale che lo fa rà ritornare bamhino, quindi ancora "rodaggio", giov inezza, elc. etc. Questa vita è nelle nostre ma ni (man utenzione. impiego) . Il motore è un buon a mico de i cavalieri e dirà loro onestamente tutto que llo


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Nicola Pignato - Antonio Rosati

che prova ( ... a una candela ... a una ll angia ... picchia ... batte ... affolla ... soffia ... scalda ... starnuta) bisognerà far l'orecchio al suo linguaggio e fare a tempo quel che il motore o altro organo chiede. Ci vuole pratica, sì, ma senza una premurosa e amorevole attenzione, la pratica troppo si prolunga e va a scapi to del materiale. Chi non ascolta il motore, prima o poi trova il segno nelle sue parti di quello che esso ripetutamente ha lamentato; ma allora è troppo tardi. È gi usta la tendenza ad affidare ai militari permanenti o a ferma lunga i mezzi tecnici, perché sono più atti a valorizzare i mezzi stessi ed assicurano una conti nuità costante all'efficienza del poten ziale hellico. I movimenti di quadri ufficiali da uno squadrone all'altro in pratica sono inevitabi li e nei riguardi dei reparti c.v. sono necessari per una opportuna rotazione periodica senza la quale il nuovo strumento di guerra non verrebbe conosci uto da tutti coloro che dovranno impiegarlo. J sotn1fficiali invece costituiscono l'e le mento della continuità del reparto , essi non dovrebbero mai staccarsi dal materiale dello squadrone pervenendo così attraverso gli anni , le vicissitudini e la conoscenza di ciascun carro, a quella pratica del mestiere e del servizio tecnico e quell'attaccamento al proprio reparto, sui quali riposa la buona conservazione del mate riale. All ' ufficiale compete la fusione organica dell'addestramento tecnico con quello tattico e il conferimento di un allo coefficiente di forza morale al reparto. Nello svolgere l ' istruzione, bisogna parlare adagio, breve, con terminologia tecnica, ma con qualche frase alla huona, di quelle che rendono bene l'idea. L'istruttore non cada ne ll ' errore di gi udicare la massa alla stregua dei migliori. È buona regola prog redire all 'andatura dei meno bravi , non fidarsi di colo ro che vantano precedenti automohilistici e producono patentini civil i di duhhio valore, ni ente fretta e prolungare le ore di lez ione sino a 6 al g iomo se occorre. Pretendere ripetizioni da tutti, trascurare, se mai , i pii:1 bravi; i vera mente bravi sono quelli che non presumono di se stessi e riconoscono di non saper mai ahbastanza. l patentini militari si conferi scono, ai singol i. a mano a mano che raggiungono la maturità. Nessuna data prcstahilita. Si persegue uno scopo, no n una data. li numero degli istruttori deve aumentare sempre e la ripartizione de ll ' insegnamento deve essere estrema per e levare la massa. I buoni quadri danno i buoni reparti. Preparati i quadri si spi ngeranno i reparti verso le mete già raggiunte dai campioni! Elevare la massa all'altezza dei singol i, dissipare l'incertezza sulla possibilità di stretto contatto fra il motore e il cavallo . 11 rendimento tattico di un re parto (squadrone) carri veloci è in ragione diretta delle qualità di chi lo addestra, lo esercita, lo comanda. Verità questa che deve rendere cauti nelle assegnazioni , paiticolarmente all o squadrone e al gruppo. Anche la truppa ha bisogno di un governo disciplinare che non tutti gli uffic iali sono idonei ad intendere, ma soprattutto a praticare. I ,'esempio, il carattere, l'energia illuminata, la capacità tecnica, l'ardimento, l'esuberante qualità fisica, sono i requisiti dell ' ufficiale di cavalleria nei carri veloci .


<icrvasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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I ,o squadrone carri veloci - Scuola Reggimentale di Meccanizzazione T,'innesto de lla specialità nell'arma sembra avviato sulla buona strada; ma le

sue mele più cospicue sono affidate all'attività dei reggimenti ai quali viene tlevoluta la di vulgazione e l'affermazione pratica del nuovo amico del cavallo , il motore armato. Non tutti i quadri possiedono in modo sufficiente i requis iti necessari all'ufficia le di cavalle ri a moderno; la nuova specialità si presterebbe , in alcuni periodi dell 'anno al qui eti smo; in quei periodi si deve per altro riaffermare nei quadri dei reparti carri veloc i, l'attaccame nto al cavallo; essi devono partecipare alla vita degli squadron i cavalieri. Il " quie to vivere" non è nel regime della cavalleria moderna che rivela in quest'epoca una tendenza ad aumentare il suo raggio d ' az ione, si ispira ad una dottrina d ' impiego tutta pem1eata di animazioni, di sensibilità, di vivacità, ha uno spirito offensivo <:he è sinonimo di manovra , di a udacia dj "sorpresa". Ancora oggi la cavalleria , assai più delle altre armi , riserba a ll ' ufficiale un vasto campo alla parte artisti ca dell'azione di comando. ma è altrettanto vero che per esplicarla occorre un alto grado di compete nza tecnica esteso a tutti i mezzi celeri aumentati oggi con l'assegnazione dei C.V. ai reggimenti . La specializzazione dei compiti, spesso inevitabilmente sovrapposti sulla medesima persona , la molteplicità degli armamenti, impongono oggi all ' ufficiale uno sforzo di coordiname nto mollo superiore a que llo del passato. Q uesto coordinamento sempre necessario pe r rispettare il principio de lla massa, esige una tecnica immensamente complessa che è condizione imperiosa d i riuscita , ne lla condotta delle operazioni lattiche di truppe celeri . L' uffi ciale di cavalleria moderno deve prima di tutto conoscere ed usare <:on indifferenza tutti i mezzi cele ri di movimento pe r sapere organizzare rapidamente il siste ma dei suoi re parti con cognizione di causa ed a ragio n ved uta , cioè dopo la indispensabile ricogni zione personale sul ne mico e dopo essersi reso conto delle possibilità delle forze di cui di spone e della situazione tattica conti ngente ne ll 'ampio raggio de lla sua sfera d ' azione. Gli squadroni C.V. che si innestano ne i reggime nti vi si presentano teoricamente be ne addestrati e pronti ad ini;,.iarc esercitazion i talliche anche in terreno di ffi cile. Gli ufficia li de llo squadrone sono al caso d i svolgere ne l reggi mento corsi di addestramento automobilistico e carri sta sulla traccia degli insegnamenti ricevuti nel reggime nto Uuide dal quale potranno ricevere a ncora qualche aiuto in materiale didattico. Ogni squadrone ha un sergente motorista, teoricamente utilissi mo per montaggio, smontaggio, fun zionamento, tenninologia, nomenclatura del carro veloce. Lo squadrone ha inoltre da 3 a 5 sottufficiali piloti e capi rimessa <:he costituiscono l'ossatura del repaito e la continuità della buona manutenzione e della respo nsabilità. Lo scambio di sottuffi ciali con gli squadroni a cavallo sarehbe certamente ò;i nnosissimo .


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Nicola PiRnato - Antonio Rosa/i

Il sottuffi ciale, rende tecnicamente solo a cominciare dal 2° anno de l suo ingresso ne lla specialiti1; nel fra ttempo, la sua incapacità tecnica rispetto alla truppa giìi bene avviata, ne me noma il prestig io del grado. Per ogni eveni enza, ufficiali e sottu ffic iali degli squadroni a cavallo , devono gradatame nte formarsi un grado di conoscenza tecnica de l mate riale necessario per una efficace cooperazio ne in combattimento e per essere al caso di perfezionarsi rapidame nte se c hi amati a prestar servizio ne llo squadrone speciale. A questo si può provvedere dando allo sq .ne C.V. funzioni pe rma ne nti di centro di addestrame nto reggime ntale per ufficiali e sottuffi ciali. In questo addestramento, estese a tutti i quadri del reggimento , i comandanti di corpo devono mettersi in g uardia contro la tende nza a conclude re sub itamente con la scuola guida trascurando l'esame e lo studio della macchina. Questo studio poi non deve essere limi tato al motore, ma esteso a tutti gl i organi de l carro perché tutti suscettibili tutti esigenti di cure e meritevoli d i considerazione . Ogni parte de l carro veloce ha una missione meccanica, nessuna è superflua. L'insieme è una corporazione di pezzi di ferro bene orga ni zzata, che procede in pe rfetto accordo q uando chi la govern a, ne conosca l'anatomia e la curi con amorevole compete nza. Pe r questo. bisogna instillare ne l personale, mediante l'esempio cle ll ' 11ffici<1lc, quel senso di ri spetto per il materiale senza del quale non vi può essere sp irito di re parto ed il carro , ne lla mente degli equipaggi, resterebbe una fredda materia anziché elevarsi all ' idea di un ' arma vivente per virtù loro. In qu anto alla condotta del carro, si dovrà te nde re a ottenere esattezza, sensibilità, sic urezza di manovra su terre no gradualmente più difficili e meno conosciuti , evitando le strade e le piazze d 'armi piatte . li buon pilota, fa bascul are il carro e regola lo sforzo ed i fre ni con dolcezza per otte nere superamenti clasti c i. senza scosse, col minimo tormento e rumore.

Fusione spirituale degli squadroni C.V. nel reggimento I nuovi cavalieri de l motore s i presentano al reggime nto , senza glorie e senza passato, non hanno di sacro ricordo che il nome di qu;ilche pio niere scomparso . Dispa rata è la fiduci;i che ad essi è concessa dall' opinione pubblica milita re, ma il giorno c he dovranno ri spondere all ' appe llo della Patria, non si tro verann o soli; il loro successo sarà strettamente legato a que llo degli squadro ni a cavallo. Affermato bene questo princ ipio, che segna lo scopo comune e fin ale dei cavall i e dei carri , possono estendersi alla tesi de lla loro fu sione, tutti i buo ni argome nti che militano in favore della stre tta unione della ;irtiglieria a lla fa nteria, dall e arm i automatic he ai fuc ilieri , dalla potenza a lla mobilità e che si ri assumono nell a odierna tendenza al dece ntrame nto dei mezzi di fuoco verso i mezzi di movimento . Ma il cavallo e il carro sono e ntrambi mezzi di movimento , la mi tragliatrice sta al cavallo come sta al carro . I ,' urto è la forma preferibile natu rale più reddi tizia per il carro ed è la sola c he ridoni all ' arma lo slancio naturale. Non può sfugg ire acl alcuno l' infl11enw che uno spirito di ca merati smo può


(il'rvasio Bitossi: primo comandante della Ca volleria Carrista

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apportare nella felice combi naz ione deg li sforz i dei due clementi per con vergere verso un unico scopo. /\ facilitare l'altaccarnenlo al nuovo mezzo d'acc ia io, è parso opportuno dar subi lo ad ogni carro un nome e l'an imo d i un eroe e il prestig io di un fatto d'arme e il segno di una esaltaz ione spirituale. La macchin a abbia dunque il suo spirito , sia amata , portata come un essere vivente e coope rante attrave rso pericoli e conqui ste, si glorific hi. L' ani ma este rna della cavalleria, si trasonda nella nuova s pecialità , J'ardenle anelito de i cavall i si accompagni con l' ansimar possente dei motori c , nelle caserme. i nitriti de i cavall i ed i canti guerrieri, si armonizz ino per una intima comprensione con la calma, tacita, compatta delle g hiacc ie rimesse dai veloci proiettili strisc ianti . Anche q ue l silenzio ha i suoi suoni e la s ua poesia - e quando e motori e cava lli , si muovano con an ima unica, la gran voce de lle nostre tradizion i si a mplifichi al d i sopra del rombo possente dei motori umani e metallici per le g lorie di un unico avvenire. Col. G. Ritossi 8 Giugno Xlii


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Nicola Pigna/o - Antonio Rosa/i

MINISTERO DELLA GUERRA ISPETTORATO DELLE TRUPPE CELERl

PROPOSTA DI PROMOZIONE A GENERALE DI BRIGATA PER MERITI ECCEZlONALI DEL COLONNELLO DI CAVALLERIA IN S.P.E. (R.C.) BITOSSI GERVASlO li colonnello BITOSS I è ufficiale di così r icche vi11ù milita ri e di così e levate qualità fi siche e morali , manifestate nelle più svariate contingenze di pace e di guerra, attraverso 29 a nni d i ininterrotto servizio prestalo con abnegazione , slancio e passione non comuni , c he io reputo mio dove re proporlo a V.E. per la pro mozione a generale di brigata pe r meri ti eccezionali , che costituisca giusto pre mio e tangibile riconoscime nto delle molteplici benemerenze acquistale. Le brillanti qualità e la multiforme att_ività, svolta in ogni campo, da questo disti ntissimo ufficiale, sono incise nel suo libre tto personale e testimoniano l'e ntusiasmo, l'ardimento, l'alto senso de l dovere prodigati sempre con inesauribile slanc io, con lusinghieri risultati , ovunque e comunque egli sia stato c hiamato a prestare la sua opera. Sottotene nte nel 1906, istruttore di 9 classi di reclute, è stato il primo ufficiale c he, con capac ità e solerzia, ha comandato e poi esperimentalo in mo ntagna la sezione mitragliatrici del reggimento Lanc ie ri di Montebello, la c ui assegnazione venne poi estesa a lulti i rimanenti reggimenti de lle di visioni di cavalleria. Entrato in g uerra quale comandante del la sezione mitragliatrici dei la ncieri di Montebello ed assegnalo al 142° reggimento fa nteri a (brigata Catanzaro) , combatte con i fa nti sul Carso , è ferito, mutilato, decoralo: la motivazione de lla medaglie d 'argento al v.111 . concessagli , sinteti zza luminosamente le sue belle qualità di soldato e la natura ard imentosa del suo spirito audace e intraprende nte. Più lard i, partecipa col reggimento alla presa di Gorizia poi, facente pa1t e di comand i di Grandi Unità, rende non meno segnalali cd appre7.7.ati servizi ad Asiago, a Plava, durante il ripiegamento del ' 17, su Grappa, in Dalmazia , ovunque riconfermando le sue doti di solcr1.ia e d i abnegazione, la sua intelligente capacità, l'alto senso de l dovere. Fini ta la guerra, per completare la sua preparazione professionale e culturale, freq uenta , con ottimo ri sul talo, il corso inte!,.>rativo della scuola di g ue rra e, poiché un perfetto ufficiale di cavalleria e di s.m . de ve accoppiare alle solide qualità dell'intelletto e de l sapere una salda e temprata ag ilità fisica, si dedica, con tenace impegno, ad ogni forma di sport, conseguendo, anche in questo campo di attività, lusinghieri ri sultati e concrete affermazioni , quale quella di far parte de lla squadra del pentatlon per le olimpiadi di Parigi nel 1924. Und ic i ann i dopo, a R oma, nel I O campionalo carri veloci per truppe celeri , con un brillante percorso, si classifica al 2° posto, dando nuovo lumjnoso esempio di cosa possa la volontà e la tenacia in un an imo forte e generoso, instancabilmente temprato ad ogni fatica e ad ogni ardime nto.


(ìervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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Nel 1923 sostiene g li esami per l'avanzamento a scelta al grado di maggiore ed è g iudicato idoneo con hrillante classifica . Trasferito quindi al comando del corpo di s.m. cd assegnato all'ufficio addestramento (1924), vi rimane fi no al 1926, assolvendo tutti i delicati e complessi incaric hi affidatigli con diligen le attività, vivo interessamento, alto senso della responsabil ità, fattiva collabornz.ione. Dopo avere comandato per due anni , in modo lodevole, il gruppo squadroni nel regg imento Piemonte Reale, nel 1929 è richiamato in stato maggiore e destinato al comando della divisione di Chieti, ove, in quali tà di capo di s.m., per qualtro anni, dà nuove prove de lla sua capac ità e della sua sole rte attjvità, merilandosi l' encomio dei suoi capi diretti , l'affetto e la simpatia di quanti lo conoscono c<l hanno modo di apprezzarne le innate qualità di carattere. di me nte e di cuore. Ma l 'opera ne lla quale il colonnello BTTOSSl si è affermato in maniera o ltremodo encomiabile e c he ha messo in piena luce le sue preclari doti di orga11izzatore, di animatore e di non comune istruttore, è stata quella - hc n nota a V.E. - re lativa a lla trasrormazione del regg imento Gu ide cd alla costituzio ne delle unità carri veloci, che oggi sono e ntrati a far parte viva ed attiva delle G.U. celeri e dei reggimenti di cavalleria , portando in essi quel soffio ardente di vita e di progresso c he è stato uno dei più efficaci fattori de lla rinnovazione materiale e spirituale delle truppe celeri , ogg i saldame nte fu se in un granitico blocco di uom ini , d i cavalli e di macch ine . Dal 1933 ad oggi . trasformando prima il reggimento Guide. costituendo poi i gruppi squadroni c.v. delle div isioni celeri, dando vita infine a quel centro di addestramento <li c.v., fucina inesausta di perfetti piloti e di saldi reparti, volgarizzatrice convinta delle nuove idee e <le i nuovi potenti mezzi di lotta, il colo nnello BITOSSJ, superando diffi coltà materiali di ogni sorta, dissipando prevenzio ni , conquistando ogni animo, ha saputo <lare la misura della sua capacità organi zzativa ed addestrativa, della sua passione , de lla squisita dutti lità della sua mente. Ai reparti costitu iti per esigenze in territorio , si so no, in questi ultimi mes i, aggiunti que lli di nuova formazione per esigenza A.O.; ai corsi informativi per ufficiali superiori cd in feriori de i reggime nti bersaglieri e d i cavalleria, hanno fallo seguito que lli di preparazione tecnica per ufficia li e sottufficiali dei nuovi gruppi c.v. destinati in Africa; a lla costituzione e all ' addestramento <li unità compl ementari s i sono accoppiati , con ritmo incessante , la co stituzione e l'addestramento già in corso dei 6 nuovi squadroni c.v. per reggime nti di cavalle ria indivisionati. Tutta questa complessa non facile e delicata ope ra , il colonnello BITOSSI ha compiuto continuando a mantenere, in modo encomjabile , il comando de lle G uide. - L'emblema dei c.v. - che oggi il ministero ha sanzionato istituendo i gagliardetti de i gru ppi c.v. - simboleggia la parie altamente spirituale che questo reggimento ha assolto in questi ultimi te mpi e di cui il colonne llo RITOSSI è stato l' alimentatore inte lligente instancabile. convinto. Sono carnlteristiche di questo ufficiale una modestia pari al la sua capacità,


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Nicola Pi~nato - Antonio No.m li

un ' inte lligenza versatile da cui consegue il forte ascendente che egli esercita sui suoi dipe nde nti, una bontà, una cord ialità c he g li conqui stano subito l' affetto e la stima di quanti lo avvicinano. Ed io sono convinto che i suoi supe riori e colleghi saranno lieti se la promozione c ui lo propongo e per la quale faccio i più vivi voti, sarà accordata. Essa verrà a pre miare l'opera diuturna, fattiva. coscienziosa ed appassionata di circa 30 a nni , prestata con ardente entusiasmo , senza mai nulla chi edere, al servizio della patria e dell 'arma cui appartie ne. Per il complesso de lle cons iderazion i suesposte, a mente dell'ai1icolo 94 della legge 20 giugno 1934- XII n . 437 per l'avanza me nto degli ufficiali del R . Esercito , propongo che il colo nne llo di cavalle ria in s.p.e. (r.c.) BfTOSSI Gervasio venga promosso per me riti eccezio nali al grado di generale di hrigata con la segue nte motivazione: " Ufficiale di e levatissime virtù militari , valoroso combattente della grande g ue rra, animatore inslancahile ed educatore entusiasta di uo mini e di re parti, ha dato in ogni campo le più convincenti prove de lle sue non comuni doti di mente , d i cuore e d i carattere, affe rma ndosi quale comandante di primo ordine. Incaricalo della trasformazione del reggimento Guide e dell a contempora nea costituzio ne e preparazione de lle prime numerose unità c.v., ha assolto il dilfic ile. complesso delicato incarico con alta capac ità organizzativa ed addestrati va e con i più lusinghie ri risultati". Roma. 23 otlohre 1935 - Xlii Il gene rale di Divisione Ispe ttore (Vittori o Ambrosio)


(iervasio Bi/ossi: primo conwndan/e della Cavalleria Carrista

DA: RELAZIONE SU LLA HATfAGLlA

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CATALOGNA: 25. 12. 1938

IMPIEGO ORI CARRI CON LA FANTERIA Il fatto che il nemico di sponeva di carri russi di mo le notevole cd armati di cannone da 37 con gittata sino ai 3000 me tri , ha ridotto alquanto l'aggressività dei carristi e la loro fiduc ia ne l mezzo. I nostr i carri , salvo poche brev i parentesi, hanno agito sempre su strade o carrarecce, in colonna e in tal modo sono stati controllati e attesi in luoghi acconc i de ll' itinerario e qui vi subito colpiti , arrestal i, cattu rati. Le numerose interruzioni stradali che il nemico operava prima di riti rarsi , sono state proprio quelle che doveva no va lorizzare la capacità di andare ruori strada dei nostri carri i quali in vece hanno trovalo in esse ragioni di arresti , noc ivi anche a l resto delle colonne. Impiegati - quando è stato possibile impiegarli - in stretta collahorazionc con i reparti di fa nteria, secondo mie disposizioni dettagliate, distribuiti a ploto ni sull a fronte come ne lla fase di rottura (Seròs) e in que lla di Toledo , oppure gettali avanti in qualcuna delle rapide e audac i puntate della divisione (S. Coloma de Querah) hanno reso hene: ma sempre ripeto a stre tti ssimo contatto e mutuo appogg io con le fa nterie. Avvie ne però col procedere dell 'azione che la fan te ria in attacco che vede arrestarsi il carrista corazzato, si ferma a sua volta e viceversa: JimoJm:hé ho finito per rinunciare volentieri a lla collaborazione dei carri sebbene il terreno delle nostre azioni tulle in Spagna , sia da considerarsi come un insperato campo d'a:t.ionc percorribilissimo e faci lissimo in confronto al terreno della nostra Italia; v ie ne da domandarsi come sarebbe stato l' impiego se invece di un terreno ideale come questo avessimo av uto un terreno irnpercorrihilc. È inoltre provato e riprovalo: I) che l'uffic iale e il sottuffic ia le ne l carro in azione non fanno sentire affat to il pro prio valore di quadri , di capi perché essi, quali capicarro co me è prescritto non pi lota no e lasciano pilotare ad un gregario. che diviene così arbitro de ll a rotta , il ché è dannoso da l punto di vista tecnico , morale e dello spi rito. 2) che i capi carro , seduti a sinistra de l pilota non vedono asso lutamente la rotta da pe rcorre re né gli obiettivi ; cosicché non posso no dare indicazioni né ordi ni ai piloti , i quali perseguo no arbitrariamente e senza competenza, scopi automobilistic i anziché tattic i. 3) che i capi ca1Ti, qual i mitrag lieri non possono dare alcun esempio di slanc io e neppure far buon uso delle mitrag liatrici per una diffico ltà di puntamento, maneggio e osservazione che è l'acile a constatarsi anche in tempo di pace schhcne inc redibile a chi non se ne re nde conto personalme nte . 4 ) che quando ("impiego de i nostri carri d'assalto supera il plotone (4 carri) esso diviene di tale difficoltà in una azione non potuta organizza re dettagliatamente, c he l'insuccesso è ce110 se non si è in una piazza d'armi . Non esito a riconfermare, che sino a quando non sia cambiato il materiale, si imponga d i ripartire quello allu <1 lme nte rnggruppato per reggimenti carristi fra


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Nicola Pigna/o - J\nwnio Rosati

i reggimcnli di fanteria o , fra le divisioni in modo che fanti e carristi siano ancor più uniti d i quel che non siano fanti e artig lieri e si prestino continuo reciproco appoggio; i fanti stessi devono fornire i carristi come forniscono i motociclisti del reparlo. Occorre de molire gran parte delle difficollà Lecniche c he fanno del carri smo una cosa difficile, appartata.


Gervasio Rilnssi: primo comwulanle della Cavalleria Carri.1·1a

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STRALCI DA: NOTE SlJLLA DIVISIONE CORAZZATA Agosto I 940/XV111 PREMESSA Generale Gervasio BITOSSI Allorché, rimpatriato dalla Spagna, fui ri cevuto dal Sottosegretario aJla Guerra, l' Eccellenza volle sapere che cosa pensavo circa la costituzione avvenire della Divisione d' assalto Littorio c he pe r volontà del Duce non dovev a sciog lie rsi. Dopo varie ipotesi e prospettive l' Eccellenza mi manilcslò infine che era nella sua intenzione di trasformare la Divisione d'assalto in Divisione corazzata. Mi limita i a dichiarare che no n gradivo un tale comando soprattutto perché sotto l'etiche tta della " Divisione corazzala" vedevo a ncora i vecchi carri veloci o carri d ' assalto. o cani L sui quali , pe r esperi enza, sapevo quale onesto assegnamento si può fa re con truppe celeri e quale non si deve fare con U.U. corazzate. Il carro veloce o d'assalto o leggero fu da me introdotto nei reggimenti di cavalJeria ed in genere nelJe truppe ct.:lcri in mezzo alle quali cooperava efficacemcnlt.: . Dal campo dclk azioni di truppe cekri il carro veloce, cambiando nome, passò, a battaglioni , in fa nte ria e la cavalleria bisogna riconoscerlo, fu ben lieta di tornare integralme nte ai suoi cavalli. Io anda i in Africa e poi in Spagna wn la coscienza tranquilla di aver fatto per an imart.: t.: indi rizzare il carrismo italiano , quello c he con il carro d'assalto si poteva desiderare. Al Sottosegretario all a Guerra di ssi apt.:rlamente c he una Di visio ne basata su battaglioni di carri Ansaldo 35 no n potrà mai essere una Divisione corazzala e t.:hc perciò non grad ivo una tale trasformazione della Littorio. L' Eccelle nz.a mi rassic urò immediatamente dicendomi t.:ht.: nell' ottobre o novemhrt.: de l 1939 la Divisiont.: Littorio si sarebbe costituita in "corazzata" ma non già sui carri L/35 be nsì su carri di nuovissimo modello medi e pesanti . Di fronte a tale asserzione del Sottosegretario dovetti rinroderare ogni obiezione. Inutile dire c he la Divisione Littorio si costituì ed è tuttora costituita con cani L/35. Intanto la guerra del motore a scoppio ha av uto sviluppo. La Germania ha sorpreso nemici cd amici. "La Germania ci ha imbrogliato ...". I carri sti della Littorio hanno capito c he la loro arma è superatissima, che il nostro carro, al cospetto dei carri avversari ed alleali , non è né armato, né corazzato. Il sollotenente di complemento appena g iunto comprende c he di questa Divisione Littorio non c'è c he lo spirito e la volontà e la di sciplina che possono ancora farla pesare ed ammirare; ma non vi è uo mo il cui morale non soffra


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Nicola l'ig,wlo - Antonio Hosati

vedendo se stesso impotente , davanti ad un a vversario munito di armi e di mezzi pre vale nti , nell 'accingcrsi al compito che gli è stato ric hiesto. Al momento in cui il nemico e ra alle porte, ogn i dubbio , ogni obiezione, ogni difficoltà rappresentata sarebbe stata viltà. Ciù non toglie che la realtà de bba essere messa in c hiaro prima per un dopo eventua le, non fosse a ltro che per docume ntare a priori , con una specie di testame nto, che se il successo non sarà brilla nte , no n si parli di manchevolezze nel comando o nelle truppe, ma si vada subito diritti a lla ca usa cli tutti i mali: essa sta scritta am.:ora , sin dal rimpatrio dalla Spagna, sull 'etichetta che si è vo luta , anzitempo, appiccicare sulla Divisione de positaria del lo spirito legionario " Oi visionc Corazzata" .

li Carro L/35 (Ansaldo) li carro armalo è il prototipo della meccanizzazione, c ioè dell 'automobilismo militare spinto incondiLionatamente ne l campo tattico e fuori strada: carro c ingolato e nel tempo stesso anna per la sua potenza d ' urto ed armato per offende re col fuoco; infine , corazzato pe r resistere nella lotta in mezzo a i ne mic i ed ai proie ttili. Dunque: carro cingolato , armato . corazzalo.

Carro cin1:olatu (anim a - movimento - urto) C ingoli o ruote, poco imporla a l combatte nte , a lui hasta che il costruttore g li dia modo di portare il mezzo attraverso terre no vario con la minor limitaLiom; possi hil e. Sotto q uesto punto di vista il carro U35 andre bbe abbastanza bene. Tutti ricordano il comportame nto de i carTi del Reggimento "G uide" che si esibirono piì:r volle a Tor cl i Qu into , a Lanzo d'Inte lvi. a l Bre nne ro , a i Casoni di Ro magna <love io e bbi l'onore di ricevere dal Duce un regalo di 50 lire* per il modo col quale pilotavo il cam>, 4ue l carro ste so , dall ' alto de l quale ai Tre Poggio li il Duce lanc iù al modo uno de i suoi piì:r espressivi ammonime nt i. li c arro U 35 è e ffelli vame nte agilissimo ed a nc he veloce; ma, co me carro destinato alla battaglia nasconde dietro 4ucste sue be lle qualitù un grand issimo difetto c he scaturi sce fu ori con tutte le sue consegue nze deprimenti soltanto in combatti mento. Q uesto difetto è " la sua statura". Il carro L/35 è alto un me tro e IO e c iò significa che gli occhi degli uomini chiusi ne lla cabina vedono, in te rre no vario, que llo che si può vedere stando in ginocchio in campagna e se la campagna ha degli an fratti o qualche cespuglio, l'equipaggio non vede altro c he sino a 4ue ll 'anfratto , a que l cespuglio, al di lù de i quali non sa se convenga avve nturarsi. Può esserc i un precipiz io, può esserci il mare (per modo di dire ) . Ma non è tutto. l due uomini de ll'equipagg io non vedono nella stessa maniera e questo è

• Si trattava di una moneta d 'oro (emissione 1933 ritirata nd 1935). Oggi tale moneta FlJC è va lutala € 1.190.


Gervasio Bitossi: primo commulanle d ellll Cavalleria Carris1a

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grave perché difficilmente possono intendersi: l' uomo di destra - iJ pilota vede meglio , ha una finestra alla quale ti ene appoggiata la fronte, così eg li nel senso orizzontale, nonché nel settore superiore del senso verticale, vede bene, resta per lui mo lto limitata, come ho g ià detto, la possibilità di vede re la superficie del te n-eno nel settore inferiore perché i suo i occhi so no ali 'altezza di un uomo in ginocchioni e nell'impossibilità di alzarsi. Ognuno può rendersi conto di quello c he si vede in campagna , procedendo in terreno vario, in ginocchio. Assai peggiori sono le condizioni di visibilità dell'altro uomo , quello di sinistra; da questa pa11e il carro ha l'armamento d i due mitragliatrici abbinate ruotanti , a volontfi del mitrag liere, e facenti parte di un s istema unico con la casamatta. Questa , ruotando nel senso ve11i cale, apre e c h iude uno spiraglio allraverso al quale l' uomo ha il suo campo di vista. Ma l' ingombro delle mitragliatrici impedisce, da questo posto, di avvicinare la faccia all 'ape11ura, di modo che, praticame ntc, col carro in moto, con le mitragliat1·ici puntate, l'uomo seduto da questa pa11e non vede quasi null a e non può osservare, né rendersi conto della situazione. Queste sono verità assiomatiche; sono pronto a dar prova convim:cntc, nel carro, che quanto dico è vero. Che cosa deri va tauicame ntc da queste qualità negati ve del carro? Deriva questo: che il carro Ansaldo 35-40 per procedere in un terreno che non sia piatto come quello della Cirenaica, che non sia un biglia rdo, ha bisogno di qualcuno davanti c he gli indichi la strada da seguire. Oifatti, chiunque abbia praticato re pa11i carristi ricorderù ceitamente quanto sia abituak anzi indispensabile praticamente il sistema del manovrare il carro obbede ndo ai cenni di appiedati che precedono e c he vedono il terre no come per delega del pilota il quale è un po' come il macchin ista sprofondato nell' interno della nave. Che cosa è av venuto spesso, troppo spesso in combattimento? che cosa avv iene? Avviene che l' uomo davanti al carro per indicare la strada da seguire non c'è più , non ci può starc perché il ne mico fa fu oco, allora il comandante del reparto carri, dalla sua posizione co n g li occhi ad un metro da temt non vede più sufficie nte me nte bene, va ad intuito, s ' imhattc in un ostacolo o sceglie unitinerario che fatalmente lo conduce in cattiva direzione, il repa1t o segue come può, spesso finisce per mettersi " per uno" e questo è il principio del disastro: l'arresto del primo carro segna l'arresto e l' intasamento di tutti. Me ttia moci con l' immag inazione nell ' interno di un carro L/35 sotto il fuoco , immedesimiamoci dall a situazione dei carristi operanti isolatamente, senza cioè l' ausil io este rno di chi può vederc meglio; sia davanti che d i fianco che indietro e soprattutto senza la possibilità di comunicare con nessuno e quindi senza poter beneficiare dell'osservazione degli altri e senza pote r ricevere ordini né darne. Io dico c he, in queste condi zioni, si capisce come molti carristi e , specialmente molti comandanti di reparto siano giunti all 'estrema decisione di uscire dal carro sotto il fuoco pur di tog liersi da quel carro funebre c he altrimenti non si aprirà più e s i trasformcrà in sepoltura. Meglio morire all 'aperto, comandando e vedendo che non brancolando innocuamente macabri.


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In tempo di pace, nelle istruzioni , tutto questo non compare, il Lerrcno è arci noto e preventi vamente riconosci ulo. Ci vuole la guerra pe r capire queste cose; bisogna averli visti i carristi sul c ui ardimento si sarchhc messo la mano sul fuoco; quelli stessi, in hatlaglia non si riconoscono più , i carri sono lulli eguali , non si distingue più quello del comandante da quello dei gregari , il terreno con le sue insospettate sorprese non favori sce l' uno più degli altri , il nemico neppure; dopo pochi minuti dallo scatto, l'ondata si diluisce, si rarefà, si scompone, fra i carri più avanzati e quelli più arretrati la d istanza si fa enorme, molti sono obbligali a fe rmarsi, i più fortunati proseguono sempre più rari sino a che debbono considerarsi come isolati tanto sono sperduti. C he cosa è che dete rmina questo sfaldamento , questo sparpaglia me nto ? Soprattullo , sopra al ne mico, è il te rreno; ma non il terreno del campo reale panoramico visto da noi in senso assoluto, no! È il te rre no visto da ciascun pilota dall ' interno del suo carro. Ogni p ilota ha un punto di vista sempre infelicissimo ma appunlo per questo, sempre dive rso, ogni ilinerario incontra ostacoli diversi che visti dal di fuori sembrano e possono anche essere evitabili e sormontabili, ma visti dall'inte rno del carro, con quelle limitazioni che abbiamo prima descrillo , sono di obbligato proble matico superamenlo e, viceversa, certi passaggi c he visti dal di fuori conducono fatalmente alla pe rd izione . visti invece dal di dentro del carro sembrano invitare il pilota ad entrarvi, se addirillura non lo obbligano, e spesso conducono a trappole o a "cui di sacco" senza via d ' uscila . 1---J


Gervasio Bitossi: primo comandanle dell1.1 Cava/leria Carrisla

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COMPOSIZIONE DELLA DIVISIONE CORAZZATA L'espe rie nza <lcllc ultime operazioni della divisione "J,ittorio" in Dalmazia cd Erzegovina ha dimostrato c he per terreni monluosi dove non si esce fuori strada occorrono colonne piccole e non inlicri reggimenti incolonnati su unica strada pe r cinquanlinc e centinaia di km . Colon ne piccole e fortemente corazzale con altissime prestazione pe r ma rciare su strada e superare oslacoli slradali ed interruzioni. Inutile la massa di numero d'armame nto se non si può uscire dalla slrada. Importantissima la velocità e l' autonomi a. Si può dire che l'esperie nza Dalmata è l'opposto dell' esperienza cire naica la<ldovc si possono far muovere in ogn i direzione e normi masse molomeccanizzate con aperture di compasso che sarebbero impossibili in terreno montuoso . Ad ogni terreno corrisponde un comportamento di verso. Questo mi convince che prima di formare la G .U . corazzata, bisogna formarne e addestrarne g li ingredie nti che la devono comporre, e questi ingrc<lienli devono essere studiati sul terre no , a massa, quella massa che è però una "dose" una " relatività" e non una cosa fi ssa, massiccia organicamente e rigidame nte determinata. Dalla dose, caso per caso, si passt:rà alla "ricetta" e le ricette saranno differenti e non sempre si chia meranno "divisioni" perché non è da escl udere che nell ' impiego questa G.U. debba sezio narsi pe r valere di più. Invano c hiederemo ai mezzi meccanici di svolgere un lavoro superiore alle loro possibilità. li terre no d 'azione va dunque be n studialo. L'esperie nza dalmata ha dimostrato c he una G .U. corazzata deve essere messa in grado di compiere l'esplorazione tattica e de l campo di battaglia. Quella strategica è <lisimpcgnata dall'aviazione. L'esploraziont: tallica affidata soltanto a motociclisti è quasi inutile talvolta d annosa. li motociclista non esplora , fa mo lto rumo re , è in condizioni di inferiorità in caso di incontro col nemico appostato. L'arma automatica incavalcata sull a macch ina non è una cosa seria . Si prete nde troppo da un motociclista. Si sta confondendo lo sport motociclistico con la micidialità della guerra. L'arma automatica deve essere piazzata su un veicolo che abbia stabilità. L'esplorazione non è di simpegnala da motociclisti , bensì da autoblindo veloc1ss1me. Ci vuole un corpo di truppe esploranti che vada avanti in estensione ed in profondità sul terreno indipendentcmt:nlc dalle colo nne retrostanti meno spregiudicate. Noi non abbiamo ancora fatto addestrame nto su qut:slo gene re di esplorazio ne celere con immediata lrasmissionc di notizie. Adesso dovremo fa rlo intensamente per essere pronti al primo impiego: mancano le autohlindo. Queste sono indispensahili.


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Nicola l'ignalo - Antonio Rosati

All 'esplorazione deve corrispondere una unità a se stante compre ndente autoblindo e motociclisti . Il rgt. hersaglieri attuale è ibr ido. Il btg . mo toc. non trova impiego coi btgg. autoporta ti . Sare bbe quasi meglio c he il btg . moloc . si addestrasse coi carri armati ne llo stesso regg ime nto sino a tanto che non avre mo autoblindo. Il rgt. be rsaglieri dov re bbe esse re su tre btg. a utoportati e non esclude re del tutto le biciclette. Il rgt. carrista è unità ammini strati va. In operazione contano i btgg. È inutile parl are di milioni qu ando no n si hanno che poche centinaia di mezzi. Limitiamoci a fare uno alla volta dei buoni battaglioni ; la qualità val p iù de l numero in q uesto caso. Que llo che inte ressa è la liquidazione del carro L attuale che non è un carro , nè armato né corazzalo . Il carro M/13 in Dalmazia non ha seguito. Oife tti .il c.imbio di velocità, allo sterzo, alla pompa d 'alimentazio ne lo hanno fermato. Occorre provvedere subito altrime nti non arrivere mo sul nemico prinrn che il nemico arri vi su di noi. Occorrono ca rri pes.:inti pri ma che il nemico ci sorprend a con i suoi e con le sue anni controcarro. A ca rro armato di peso maggiore corri sponde arrrrnmcnlo di calibro. Maggiore. Rigorosame nte parla ndo noi non abbiamo "carri annati " dici.imo d i averli ne lla di visio ne, ma non ne ahbi amo, ruttav i.i ci chiama no "di visio ne corazzata" . Unisco un progetto pe r la costituzio ne della Di visione C orazzata da modificarsi secondo i te.:itri d 'operazio ne .

PROGETTO di costitu1.ione di un tipo d i d ivisione corazzata da modific.:irsi secondo il terreno d ' impiego. NUCLEO espluranle per Divisin11e Corazza/a (N.t,".D.L'R .) di costi tuzione permane nte e di impiego normale al comando di un colonne llo addetto al Comando Di visione (costituzio ne mod ificabile per <.:asi eccezionali): I com.:i ndo del N.ED.CR. con nucleo colleg.ime nti radio I btg. hcrs. motociclisti I gru ppo a utoblindo su 2 squadriglie I c p. cannoni .:inticarro traina ta da trattore pe r ftr. (in costruzione) I pi. milizia dell a strada (in so stitu zione del N.M.S . della Di v.) I squadriglia aerei da ri cognizione sezio ne carbu ranti su mototricicli pi. gen io onti eri con e lementi di ponte di lk ncdcllo. CARRI ARMATI 2 reggimenti ciascuno su 3 btg . carri M carrellati ciascuno su 3 compagnie. REGGIMENTO BERSAGLIERI AUTOPORTATO su 3 btg. d i 3 cp. ciascuno (uno de i btg. dotato di biciclette autotrasportate)


Gervasio Birossi: primo comandante dc/La Cavalleria Corrixw

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I cp. cannoni anticatTo (di visionale)

REGGIMENTO ARTIGLIERIA su due gruppi cannoni ùa 75/27 di tre baUe rie c iascuno ed un gruppo obici da 100/ 17 su 3 htr. 2 btr. da 20 e.a. (divisio na le) c iascu n gruppo proprio reparto munizioni e v1ven. NOTA: organi di comando, collegame nto e osservazione dotati di autovei coli blindati oppo1tu namente attrcz;,,ati a i rispetti vi compiti ; aumento munizioni nei cassoni al seguito, necessario e consentito dalla pote nza del trattore L37 ora non sfruttala convenie nte me nte. GENIO: I btg. su una c p. artieri e una cp. collegamenti. SERVIZI: Quartiere Generale (compresi i CC.KR.) come l'a ttua le Sanità 12 autoambu lanze di tipo attuale e attuai<.: costitu zione Sussisten::.a come l'attuale con autofomi Autoreparto misto come l'alluale con 6 unità carburanti e lubrificanti anz iché 4 trasportate su 2 sezioni pesanti e 2 sezioni mololricicli (una be nzina e olio e l' a ltra gasolio e olio). Nucleo sorrorso .,·tradale dotato d i La nc ia RO aurc zzati a soccorso e 2 autocarri pesanti per traspo110 materiali. VARIE: - Tulle le a utovetture blindate e armate - Un carre llo porta fusti munito di pompa in dotazione a ciascun a cp. o unità corri sponde nte per il riforn ime nto in marcia. - Autoc uc ine per tu tti i reparti de lla Divi sione.


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Nicola Pi~na/11 - llnwnio Rosati

LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN NELLA RELAZIONE DEL (;ENERALE BITOSSI* 25 NOVEMBRE 1942 - XXI lmrm:<liatamente dopo il ripiegamento dall'I..::gillo, l' istintivo bisogno di Lrovare una pronta spiegazione de lle cause dell' insuccesso, i11duce i più a polarin..arsi sulla superiorità dei mezzi di guerra impiegati dall 'avversario: si è parlato di carri armati di 52 t.; proiettili incendiari anche di carri M (a nafta); di proiettili ave nti potere perfornnte insospettato attraverso multiple corazze, in cntrnta e uscita; di pmicttili cometa per indicare obiclli vi da battere; di migliaia di bocche da fuoco, aerei, camionellc, ccc ... Le imprecise va lutazioni sono però, senza dubbio, ragguardevolmente rondate, se pur esagerale tal volta, m a le premesse sostanz iali che spiegano la necess ità del nostro ripiegamento possono esser cereale anche in altri campi.

l. Pochi giorni prima dell'offensiva inglese ( 19 ollohre ) mi fu richiesto dai Comandi S uperiori un hreve s tudio di a1.ioni di contrattacco da effettuars i ad est , c:ioè davanti alla nostra fronte , in caso di offensiva nemica. Si era evidentemcnlc nella conv inzione che in caso di attacco inglese s i sare bbero indi v iduate le colonne nemic he in modo da poterle contrattaccare a te mpo tra i nostri campi minati e quelli avversari , ciò c he invece non fu possibile né tentalo di fare . Si presupponeva, prima dcll'olknsiva, di sorpassare le truppe di 13 schie ra con reparti di 2a schiera (alla quale apparteneva la "Littorio"). aprire varc hi ne i nostri reticolati nella direzione <la sceglie rsi e passare al di là in fo rmazione già adatta al contrallacco, o ppure da attuars i subito dopo lo shocco. Studi e manovre coi quadri svolte insie me da ll a Divisione "Littorio" e dalla 15" Panzerd ivision, avevano pure per s uppo sto l' azione di contrattacco preordinata e comhinata ins ie me dall e due G .U. in seguito a rottura della fron te. Era evidenlemente convinzione de llo Stato Magg iore c he l'offens iva de l nemic o , pe r quanto lclice, avrebbe sempre <lato il te mpo alle due D iv is ioni corazzale di 23 schiera di muove rs i, assumere la voluta formazio m: e direz ione e colpire a massa, sul fianco, l' attaccante. La convenienza d i far tutto ciò era evidentemente, a priori, impmhahile in direzione nord-<:st, verso il caposaldo nemico di Alamein e le rng ioni erano: la mancanza di spazio, la vicinanza e l'andamento delle opposte occupazioni <lai mare sino alla nostra sacca K (Sanyet el Miteiriya - El Qasaba el Gharhiya). Ern invece pmbahile di dovere contrattaccare il nemico in dirczione nord e nord-est, ma non fuori , bensì dentro le nostre linee, contm avversario, cioè, g ià penetrato e c iò s i è poi rcali7n tto, per quanto è stato possihi le, senza grandiosità e con carattere fmmmentario e confuso specialmente per l'mtiglieria, che non ha potuto esplicare la sua azione prima di essere soffocata. L' uni ca probabil ità da prenders i in cons ide razione per contrattacchi esterni ,

• Copin in Archivio /\ulori .


Gervasio Bi/ossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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poteva essere a sud dell'anzidetto allineamento Sanyet el Mileiliya - El Qasaba el Gharbiya e precisamente dal settore tenuto dal I/6 1° ilaliano e 1/433° tedesco (Divisione "Trenlo" e Divis ione 164" e di 1a schiera). Tale eventuale nostro contrallacco sarebbe bloccato con difficoltà per cause ritardalrici dipendenti dalla necessità di aprire ampi varchi nei nostri campi minati, esposti al tiro ed aJ la vista; sarebbe stato esposto al Buweishat appena sboccato; avrehhe avulo 1m fianco esposlo; non avrebbe potuto fare assegnamento su altra via di ripiegame nto o di rilomo nelle nostre linee minale. I medesimi effetti ricercali con una simile azione problematica di contrattacco esterno avrebbero potulo essere conseguiti più agevolmente e prontamente con elementi di I " schiera; ma anche più semplicemente e prudentemente con una predisposta manovra di fuoco d 'artiglieria anziché con l'impiego di formazioni di 2" schiera per quanto qucsla 2" schiera, in pratica, fosse fusa e interrata ormai con la 13 schiera. La manovra di fuoco in vece non era prevista, né nell 'ambito divisionale, né in scala più ristretta, nei "raum". In conclus ione non vedevo la convenienza di predisporre contrattacchi davanti alle nostre linee e li rilenevo più conveni enti nell'interno con forze di 2" schiera. A tale scopo esprimevo però il parere c he le più mobili di queste forze (carri armati e semoventi) avrehhcro potuto vantaggiosame nle predisporre a simili azioni se fossero stati spostati una diecina di chilometri 11<l ovest, cioè indietro, dalle attual i di slocazioni , g uadagnando così in lihcrtà di movimento ed in sottrazio ne dalle azioni dell 'artig lie ria nemica in cui sarebbe (come furono) inevitabi lmente stati coinvolti nella situai.ioni in c ui si trovavano. Quanto sopra fu scritto e presentato, su richiesta, al comando del XX Corpo d 'Armata in un mio promemoria in data 2 1 ollobrc 1942/XX .

2. Dopo la partecipazione alla incompiuta offensiva in forze del 30 agosto-5 sette mhre 1942/XX, la Divisione "Littorio" pe rm ase in zona delle quote 115- 193125 a sud sud-ovest di Deir el Munassih sino al 15 settembre, giorno in cui , a seguito d ' un rappmto dei Divisionari e come di sposto dall ' A .O.K. su ordine del Comando di C. d ' A. (fonogramma 11. 3723 Op. data 14-9.XX), s' ini ziò il movimento per la nuova zona. La nuova sistemazione della Divisione è fronte ad est, tra la litoranea e il Ruweishat, in 2" schiera con la 15" Panzerdiv ision, mentre in I " schiera erano schierate la Divisione "Trento" e la 164" Divisione tedesca. La organizzazione a difesa era conforme alle direttive impartite dall 'A.0.K .. Concetto fondamentale del nuovo schieramento italo-tedesco era quello di eliminare differe nziazioni e separazioni fra i due alleati: niente di totalmente tedesco o di esclusivamente italiano in fatto di dipendenza per l'impiego, dal battag lione in su; tutto era inteso all a eliminazione di incomprensioni, all'affiatamenlo, alla fusione, al cameratismo, alla emulazione, alla conoscenza reciproca. Nacquero così, in 23 schiera, speciali gruppi di combattimento misti italiani e tedeschi . Per quel che riguarda la "Littorio", questi gruppi, c hiamati usualmente "raum", erano tre e costituiti e schierati come risulta dall'allegato grafico descrittivo n. I .


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Nicol" Pigna/o - Antonio /?o~·ari

Il Com ando Oi visione s i d islocò a no rd di L)cir cl Murra , in pos izione centrale rispetto ai due " raum" no rd e central e . li "raum" nord comprendeva solo il LI Htg. carri M . de ll a " Lillorio" il qua le per l'i mpiego era a d ispos iz ione de l Com andante de l Rgt. di Artig l. tedesco schierato a ca va ll o dell a litoranea . S u que sto '·raum" sclle ntrionale, contenente il LI bLg. ca rri , non ave va giurisdiz io ne lattica la Oiv is io ne "Lillorio" e il btg. obbedi va al Comandante de l "raum" tedesco. Il " raum" centrale compre ndeva: il Comando de l 133° Rgt . Ftr. Carri. (Com.Le italiano de l "raum" ); il IV btg. carri M . il XXIX g r. art. da 88; il DI.VI gr. 75/18 ari. semovente; il 332 bis g r. 100/ 17; il XX III btg. bersaglieri; infram 111c1.1.ati fra ques ti reparti erano altrellan li re parti tedeschi , meno nume ros i ma più mobili ; vi era po i dell'artig lie ri a cl i Armala. li " raum" me ridio nale comp re ndeva: il Comando del 12° rgt. bers . (Com .te italiano de l " raum" ); il Xli btg. carri M ., il Il g r. 75/27, il DLIV g r. 75/ 18 ari. e movenlc; il XXX VT btg. bc rs.; il XXI btg. e .e .. Anc he qui i reparti e rano infra mmezzati a que lli tedeschi . Ve nne ro immediatame nte presi accordi con le unità tedesche ( I5a e 164a D ivisione) e italiane (XXI Corpo d 'Armata - IJi v. "Trento") pe r l'immediata organi zzazione de l terreno e sistemazio ne a difesa e , cosa precipuamente d' importanza, appianare subito le difficoltà deri vanti da questo connubio cl i forze, ilalo-t.edesche e loro dipendenze tattiche nell'inlcmo dei g ruppi di combattimento. I collegame nti rad io, pe r ordi ne concorde supe riore, serbarono il s ile nzio . Venne immediatame nte stesa una fitta rete te lefonica tra C omandi di O. l l., tra com andi divi s ione e comandi di " raum" e , nell ' inte rno di og ni " raum", tra re parti d i uno stesso raggruppame nto, re parti itali an i e reparti tedeschi , ramificazio ne s ino a i repa1ti di Ia schiera antis tanti lo schieramento nostro. Questo schieramento aveva le seguenti caratte ristiche: a) dista va c irca 400 km . dal confine (Ba rdia): 520 km. c irca da To bruk , I000 da Reng as i, 2000 da Tripo li . h) tanto in I" schiera come in 2(1 schiera i rrparti tedeschi e italiani si compe11e trava110 , alternandosi ballaglione a battaglio ne, g ruppo a g ruppo . - Ne ha sofferto l'azio ne di comando; è venuta a mancare l'unità spirituale del reggimento. L' occupa zio ne dell a linea era a capisaldi incastonati in sacc he, campi mina ti , g iardini del d iavo lo. La distanza med ia tra i re parti di Ia schi era e quelli di 2a schie ra e ra iniz ialmente in media di 8 km. , ma in un secondo tempo , in seguilo ad un arre tra mento de lla I" linea , s i ridusse a 3-5 km .; c) interramento di tulle le armi , compresi i carri armali , con predis posta poss ibi li tà di uscita e raggruppamento di reparti , battaglioni e g ruppi italiani e tedeschi in tre "raum" avente un comand ante italiano cd un comandante tedesco, ma ri spettivamente dipe ndenti dal Comando della Div is ione italiana o tedesca; d) dipendenze: il Comando d ' Anuata dava gli ordini al Comando de lla 15" Panzerdivision; il Comando del la 15" Oivisione ne dava comunicaz ione al Comando della Div isione "Littorio" a mezzo di ulliciale di collegamento e radiofunckstelle . Per az ioni da decidersi nell ' ambito delle due divis ioni la collaborazione era affidata allo spirito ed all'intelligenza sia cle i m mand,mti itali ani e tedeschi dei singo li


Gervasio fli/0.ui: primo comandante della Cavalleria Carrista

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" raum", s ia dei comandanti della Divis ione; in pratica le intese furono istantanee, nessuna discussione , la collaborazione de i comandi e de i reparti ita liani fu dal 23 ottobre al 4 novem bre ispimta al più entus ias ta cameratismo; le richieste e i desideri espressi dal Generale di brigata Von Waerst, Comandante della 15" Divisione tedesca, erano considerati come ordini del Comando d ' Armata del Generale di Divis ione della "Littorio"'; analogamente si regolavano gli altri comandanti di questa Unità. Circostanze che possono concorrere a far comprendere come si esplicavano le relazio ni d i d ipende nza tra i comandi italiano e tedesco per la massi ma possibilità e cameratesca coll ahorazionc, sono le seguenti: a) il Com.te della Di visione "Littorio" è andato frequen temente a conferire spontaneamente col Com.te dell a 15" Pan zcrd ivis io n sempre per ragioni di collaboraz io ne tattica ; non è mai avvenuto c he il Com.te della 15" s ia venuto al Comando d e lla Di visione "Littorio"; h) noti zie , allarmi e soprattutto ric hieste di interventi di forze italiane per ri so lvere s itu azio ni critiche sono sempre state comunicate al Com.te de lla Di visione " Lillorio" a voce dal te nente tedesco di co llegame nto . c he le riceveva per rad io. e sono sempre state esaudite immediatame nte. Tipico il caso della noltc sul 29 ottobre (vedi mlffazione) allorché il Generale Com.te la "' Littorio" venne con ansia invitato a preoccuparsi personalmente per ricondurre in linea un hattaglione che secondo il comando ted esco avrebbe 1i piegato. t\ lle parole allarmanti dell ' uffic iale di collegamento tedesco, il Generale parte e s i reca in linea dove trova situazione normale, battaglione combattivo e tenace in perfetto ordine s ulla s ua posiz ione. Il Generale s tesso fu raggiunto in linea ne l sopraluogo notturno da un m ess aggio dell a 153 tedesca chi edente sc usa per il fa lso allarme e contenente lodi per il battag li o ne. Si trattava di un e rrore. Quanto all a dipendenza de lla "Littorio" dal XX C. d'A. , essa praticamente è stata pe rduta da l 23 ottohre al 4 novembre . li Comando d e l XX C. D' A. aveva la respo nsabilit~1 d e lla di resa ne l tratto a sud del Ruwe is hat , me ntre la " L itto rio" era schierata a nord. dove la responsah ilità ri saliva al general e Von Thoma, Comandante del C.T./\ .. e) /r artiglierie italiane e !edesche non avevano possibilità di manovra di ruoco vera e propria per rag io ni di ampie zza d i fro nte, di g ittata, di collegame nti . e tc. Ogn i gruppo aveva pred is posto azioni normali cd eventua li ; i Comand i di artiglieria no n aveva no parte ne ll a ha ttag li a. r) men/re le u11i1à tedesche avevano un grado di pronta m obilità, quelle de lla Divisio ne " Littorio", ad eccezione de i tre battagl io ni carri armati , ripartiti in tre " raum", no n avevano alcu na possibilità di movime nto per mancanza di automezzi. i qu ali , in misura molto inrcriore alle necessità , erano tenuti in posizione alquan to arretrata in mano al Com ando della Di v is ione.

3. Forze nos tre in carri armat i, me7.z i blindati e artig lieria: - Carri armnli - 111° rgt. carrista su tre battagljoni (IV, XIl , LD. totale n. 116 carri


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Nicola Piinato - Antonio Rosati

M ., suddivisi in tre " raum" indipendenti tra loro; il Comando del rgl. era di slocato, come si è detto, nel "raum" ccntrnle e distava , in linea retta, circa 9 km. dal LI e dal Xli btg ., che erano nei "raum" estremi, e circa 2 km. dal IV btg., ncl "rnum" centrale. - Sem oventi - gruppi DLIV e DLVI 75/18, ci ascuno s u due batterie: totale n . 18 semove nti da 75/18 indipendenti e facenti parte dei " raum" centrale e meri dionale. - Carri L/6: III Gruppo Corazzato Lanc ieri " Novara"; organicamente appa rtenente alla Divisione, era però di staccato presso il Com. XX C. D ' A . - Artiglierie - 3° Rgt. Articelere s u tre gruppi (esclus i i già cons iderati g ruppi semoventi): XXIX gr. da 88/55 su due batlerie ; totale IO pezzi, dislocati nel " raum" centrale in pos iz ione centrale, in corris pondenza dell'inte rvallo fra le sacche I e L. 332/bis g r. da 100/17 su due battute di 4 pezzi più una sezione da 88/27 p.b .; totale IO pe zzi , schierato nel "raum" centrale 6 km . a nord del predetto XXIX gr. U gr. da 75/27 su tre batterie : totale 12 pezzi, di slocato ncl "raum" me ridionale ; c irca 10 km . a s ud del predetto XXIX gr. da 99/55 . Il C.do del Rgt. e ra dis loca lo presso il Comando della Divisione, c irca 5 km . ad ovest del " raum" . Non ave va alcuna possibilità di c oordinare le azioni de i g ruppi per gli enormi intcrvall i fro nta li .

4. Forze nemiche Data la vastità e la frammentaria dis locazione della Di visione " Litto rio" su 20 km. di fronte , non è facile compe ndiare in c ifre i mezzi a rmali nemic i venuti a contatto. Si è avuta la sensazione che il fu oco di pre para zione di artig lieri a della nolle 23-24 ottobre sulla fronte della Divis io ne s ia s tato effettuato da un centinaio di batterie (circa 300 pezzi), calcolali s ulle notiz ie del serviz io I., s ull a vis ibilità de lle vampe e s u una cele rità di o ltre 3 colpi al minuto per pcu .o durante il fuoco di preparaz ione. Ca rri armtlli e artiglierie semove111i - Eserc itanti generalmente a zione di fuoco in accompag namento di fanterie, più che di urto. Potrebbe ro sommars i a non più di 200 cingolati . Si è av uta la sensazione che un maggior nume ro di 4uesti mezzi s ia stato impiegato forse in modo più imponente e decisivo su altri tratti di fronte neg li ultimi giorni della battag lia. Mezzi blindati (camionette) - ()uesli mezzi sono compars i ncl settore de lla " Littorio" allorc hé lo schieramento nei nostri " raum " era già compromesso e rimanegg iato: ma sono stati sempre respinti dal 2 3 ottobre al 2 novembre; a questa data però è slato notato a s ud ; e cioè s ul fi anco de lla Divisione, la presenza di camionette armale di piccoli calibri con g ranate incendiarie, le quali , infiltratesi a s ud della bretella minata e incontratesi col battag lione del genio autoc arrato de lla Di visione "Trieste", proveniente d alle retrovie a rinforzo, annientamento col fuoco una diec ina di auto mezz i. Altre camione tte furono vi ste ne ll a giornata del 4 , allorché la Divisione " Littorio" si spostava a sud per to rnare alle


Gervasio Bitossi: primo comandante della Cavalleria Carrista

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dipendenze del XX Corpo d' A. e ne lla no tte tra il 4 e il 5 più inte nsamente operanti in azione avvolgente a sud del XX C. d' A. Si notava, subilo dopo il tramonto del g iorno 4, il successivo accendersi di incendi di automezzi progressivamente da est verso ovest ad opera di mezzi blindati nemici: saranno stati complessivamente avv istati una cinquantina di q uesti mezzi.

5. Consumo delle munizioni - Q uasi insignificante è il consumo delle arn1i portatili de lla fanteria. I gruppi d i arti glieria hanno sparato complessi vamente i seguenti colpi : 39272 di cui: - 1843 1 gr. ord. - 1640 E.P. - 12 19 perforanti - 2469 e.a. da 88 mm - 128d.c. - 10 22 mod . 32 - 7042 e.a. da 20 mm . - 286 a.e. li consumo d i munizioni da parte de l nemico deve essere staio inge ntissimo sia per il numero delle bocche da fuoco, sia pe r la durala della battaglia ( 12 giorni) , sia per la celerità di tiro dell 'artiglieria ing lese. S i può affermare che il successo sia stato determinato , sulla fronte della Divisione "Linorio". dallo spregiudicato rovesciamento di colpi specialmente sulle zone di schiera me nto ravv ic inale e pat1icolarme nte sulle posizioni delle nostre artiglieri e non prolclle da pred isposta nostra controballcria. debo lme nte coperte dai lavori in terra assa i appariscenti agli osservatori e all'attività aerea avversaria. In questa battaglia il bombardamento aereo e l' artiglieri a avversaria si sono vantaggiosamente accoppiate a nostro danno di giorno e di notte.

6. Tattica di combattimento dell'avversario Non ri sulta che il successo delineatosi progressivo dal 23 ottobre al 4 novembre sia da ascri versi a un qualche procedimento tattico che abbia sorpreso i difensori de i caposaldi. Si puìi in vece affermare c he il ne mico ha basalo il proprio sforzo sopra un preventi vo calcolo dei mezzi occorrenti ad avere effetti materialmente irresistibil i prima su un tratto di fronte, poi sull' altro. Sta di fatto che me ntre facevamo grande assegnamento sui campi minati per trattenere il nemico, ed in questa convinzione si erano promosse riunioni e visite a caposaldi "tipo" organizzali da lla 90° Panzerd ivision , i campi minati stessi, organizzati su tutto lo sviluppo frontale della nostra occupazione fi.1rono superati nella prima notte dell'offen-


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Nicola Pi,:1w10 - Antonio Rosati

siva, a poche ore di distanza dall'inizio de ll 'attacco durante o poco dopo il Liro di preparazione. Anche le truppe di Ia schiera di slocale ne i vari caposaldi furono in huona patte travolte o scosse duramente ne lla stessa notte fra la sacca I ed L, in corrispondenza all ' intervallo fra il "raum· ' centrale e que llo meridionale di 2" schiera. Al mattino del 24 le unità di 2a schiera in corrisponden7.a di que ll'intervallo erano già coinvolte. La fanteria austra liana o neozelandese non rivelò spec iali procedimenti di attacco; ebbe però una felice lc mpesti vitì, di irruzione, e nfatica, ma ade rente alla cessazione ed all ' allungamento del fuoco d'arti glieria. I combattime nti che seguirono da l 24 ottobre al 4 novembre sulle posizioni di res istenza (così divenute in effetto) delle Divisioni di 2a schiera , furono lulli di stretta mi sura sull'avversario: la nostra aitig lieria ripartila sull'ampia fro nte non solo aveva rinunci ato a priori alla manovra del fuoco de i gruppi , ma le singole batterie e i singoli pezzi dovette ro rinunciare allo sfruttamento di que lla gittata che è sempre staia riconosciuta scarsa e si sono dovuti impiegare nella difesa vic ina senza avere prima colpilo l'attaccante con fuoco d ' interdizione o di sbarrame nto , essendo mancate la richieste della I " linea somme rsa in gran parte nella prima notte de ll'offensiva. Ne i procedimenti offe nsivi avversari ha avuto largo effetto la predizione di Churchill , già venti lata da lui ne lla g uerra 15- 18 per la attivi tà notturna sia dell'aviazione , sia de ll ' artiglieria, sia nell ' allacco de lla fanteria . I carri armati invece hanno profittalo della notte per po1tarsi su posizioni rav vic inate ed hanno poi attaccato di giorno non in grandi masse e ca utamente, preferendo il fuoco al mo vimento cd in cooperazione con la fanteria. Cospic ua è stata la parte assegnata ne ll 'offe ns iva alla coopcra7.ione aerea. Di noue , i nostri comandi e i campi d"aviaz io ne erano gli o bietti vi preferiti , me ntre di g iorno l'aviazione agiva ne l campo tallico sulle posizioni delle artig lie rie e sug li itinerari di consueto transito. Col prolungarsi de ll' offensiva sminui va la controffesa de ll a nostra aeronautica e le incursioni nemiche , di gio rno e di notte, si facevano sempre più ardite e decise con scopi ben dclìniLi e particolareggiati . Un e leme nto di notevole impo rtanza, introdotto su larga sca la dall' av iazione avversari a , è stato l' uso di bengaloni potentissimi (così detti da noi " lampionc ini") c he, oltre ad illuminare a luce diurn a, eserc itavano s ulle truppe a te rra un 'azione sconcertante e paralizzante. È stato chiaramcnlc notato che il ne mico considerava la nostra a1tig lieria da 88 mm . come il più temibile nemic o schierato pe r tiri a terra e contraerei e pe rc iò ha concenLrato contro le postaz ioni di queste artiglie rie tutte le offese atte ad a nnientarle. Il g r. da 88 della " I ,ittorio" è stato perduto e ripreso dai nostri carri armati e poi annientato come un obiettivo predestinato.

7. Possibilità dei carri armati propri e del nemico e delle armi anticarro Le cond izioni ideali di percorribilità di questo teatro di operazioni sono pari


Gervasio Rito.u i: primo comandante della Ca valleria Carrista

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per i c ingolat i delle opposte unità corazzate. La distanza d i queste unità dalle rispetti ve basi d i rifornime nto era tran4uill izzante per il nostro ne mico me ntre per noi era preoccupante cd a nc he questa considenr1.ionc ha concorso indirettame nte sui crite ri d' impiego. Quanto ad armamento ed a protezione, il nostro catTo M . si era già dimostrato notevolmente superato nelle precedenti azioni , dall' armamento dei carri avversari, dalla loro corazzatura e dalla loro velocità. l nostri carristi sapevano per esperienza che i carri avversari potevano aprire un t iro preciso contro di loro a distanza quasi doppia di 4uella necessaria ad un razionale impiego de l cannone da 47 installato in torretta sul carro M. e sapevano anche che il colpo isolato del 47 con proiettile E.P., e ra di effetto considerevole ma già in dipende nza e sempre subordinato alla gittata , utile, di tale eseguità da frustrare il pregio del proiettile. /\ I combattimento di Fuka (30 giugno 1942) i catTi nemici , sebbene inferiori di numero, avevano potuto , pri ma di esporsi ai tiri de l 47, colpi re re iteratamente i nostri carri con effetti d i d istruzione insospettata . L'a rmamento calibro 75 dei carri nemici e ra contrapposto e general izzato di fronte al vecchio 47 de l superato cam> M. Tutte queste considerai.ioni ridonda no a gloria ed onore dei carristi dell a "Littorio" c he, dal 23 ottobre al 4 novembre, da soli o in unione ai camerati tedeschi, pur consci dell ' inferiori tà risaputa del loro mezzo, si sono prodigati senza esitazione in un a battaglia senza tregua tutta sostenuta e frazionata in combatti menti a base di contrattacchi a stretta misura in tutte le direzio ni . In questa strenua lotta resta ancora da dornandarsi per q uale forza morale i carristi hanno tenuto fron te aggressivamente ai carri e all 'artiglieria avversaria quando l'esperienza di tutte le guerre ha dimostrato che no n vi è morale che non crolli di fronte alla evidente inferio rità materiale del proprio armamento ri spetto a quello avversario.

8. Reazione difensiva italo-tedesca Escl usa la possibilità della manovra di fuoco di artig lieria pe r le ragioni g ià dette, limitata l'azione cli controbatteria pe r ragioni d i g ittata, frustrato in modo insospettato il va lore di intransig ibilità dei cam pi min at i, nella notte da l 23 al 24 ottobre i prel iminari dell ' attacco ne mico avevano potuto stab ilire le bas i avanzate per ulte riori procedimenti dai punti prescelti pe r le irruzioni ulteriori . Il giorno 24 si combatteva già nella posizione di resiste nza italo-tedesca , specialmente in conispondenza del trauo tra la sacca r ed Le la sacca J. Uiuva osservare c he la distinzione tra I'' e 2" sc hiera era praticamente inesistente: in suo luogo esisteva una posizione di resiste nza dove dovevano cooperare prima la Di visio ne "Trento" e la 164" Divisione tedesca, poi la Divisione " Li ttorio" e la 15" Panzerdi vision. Senonché lo schieramento ch iamato d i 2" schiera non aveva tutti i re4uisiti d i una posizione d i resiste nza e presentava so lu zioni d i conti nuità rra un "raum" e l' a ltro. in effetti la dislocazione in 2'1 schiera rispondeva a due diverse caratterist iche dei hattaglioni delle due di visioni corazzate e cioè:


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Nicola Pigna/o - Antonio Rosa/i

i battaglioni di fanteria o be rsaglieri tipo A.S., incapal:i di muovers i, erano sistemati a caposaldi di compagnia e plotone, decisi a resistere anche se sommersi, mentre tutti gli altri battaglio ni e re parti , comunque capac i di pronto movime nto , erano bensì interrati a scopo prote ttivo, ma e rano destinati ad azioni di contrattacco nelle direzioni c he sarebbero apparse nel corso dell a battaglia. lnutilc dire che nessuna possibilità di contrattacco fuori , cioè ad est, delle nostre linee si verificò e neppure fu possibile organizzare formazioni di visionali né della I5a , né della " Littorio". Se queste formazioni fu rono chiama te ad operare sul nostro campo di azio ne esse furono della 90a, della 2 I a Divisioni tedesche o della Divisione "Trieste" provenie nti da lo ntano, cioè non coinvolte " in primi s" nella battag lia. È infine importante osservare c he nel corso della battag lia, al ve rificarsi di falle attraverso i nostri " raum", il Comando tedesco d ovette ordinare alla " Littori o" d i spostare battaglioni d i be rsaglie ri tipo A.S . ed anche gruppi di artiglieria dai loro caposaldi chiusi pe r a ndarsi a Sl:hicrare non pi ù a caposaldo , ma in linea, a chiusura di sacche o di falle pericolose. Questi spostamenti e successivi sl:hie rame nti implicavano im piego di autocarri, pe rcorsi nel senso de ll a fronte e sotto il fuoco e bombarda mento spesso mil:idiali . I ,'operazione di schieramento di questi reparti nel punto c ritico e ra tutt'altro c he semplice, specialme nte nel ri stabilimento di contatti laterali nei combattimenti in corso. Sono appunto tali re pa rti , cioè i bauag lio ni XXlll e XX XVI bers. ed il Il gr. da 75/27 del la Divisio ne "Littorio" che sono caduti prigionie ri col Comando del 12° Rgl. Bers. (Colonnello medaglia d 'Oro Amoroso G aetano) e sono proprio quelli che per ordine superi ore hanno dovuto abbandonare i lo ro caposaldi per andare a schierarsi, dopo problematico trasferimento , a salvaguardare situazioni ormai compromesse. È evide nte che me ntre un battaglione siste mato a caposaldo pu<'> resiste re ad oltranza anche se sommerso, lo stesso ballaglione deve, suo malgrado, crollare se all 'improvviso è sl:hicrato altrove linearmente e poi avvolto per le al i. Meno gloriosa e più sfortunata ed ing iusta dunque la sorte di questi magnifici re parti rispetto a 4uclla dei carristi della "Lillurio'". La costituzione organica, priva di mezzi di movime nto , dei nostri battaglioni bersag lieri ti po A.S. e ra già stata ripetutamente segnalata come contraria a qualsiasi norm a d ' impiego di G .U. Corazzale. Resta da do mandarsi se nelle esigenze della battaglia fu un male o bbedire alle ric hieste tedesche per l' impiego di 4uesti battaglio ni nel modo g ià de tto o se il male ri salga alla costituzione o ri ginaria de l tipo A.S., negato ad ogni azione d i movimento nel quadro d 'impiego di Unità corazzate Italo-tedesche tanto più se condotte e, diciamo pu re, l:oma ndante col c riterio tedesco. li Generale di Di visione Comandante (G . Hitossi)


Gervasio Bi/Ossi: prinw comandante della Cavalleria Carrista

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Bibliografia I - Puletti R ., Le Uuide dalla fondaz io ne a i nostri g io rni , Salerno I 995. 2 - tc n. Col. Bitoss i G ., A proposito di un caso d'impiego del nucleo d'esplorazione vic ina di visionale. In Rivi sta Militare Italiana , maggio 1929 . 3 - Te n. Col. Bitossi G. Confine Italo-Austriaco (Passo del Santicolo) Ricogni zione a scopo d ' impiego dei carri veloc i, 1935. 4 - A.U .S.S.M.E. - Diario Storico del XXI Corpo d 'A rmata. 5 - A.U.S.S.M.E. - Diario Storico del OLV l/ 133° Rgt. A. Divisione Corazzata Littorio , 1942. 6 - Cartegg io Bitossi - Cadoma, 194 1 (g.c. degli eredi Bitossi). 7 - Gallinari V., Le operaz ioni del g iug no 1940 s ulle A lpi Occidentali , U.S .S .M .E., 1981. 8 - Loi S., Le operazioni delle unità italiane in Jugoslav ia ( 194 1- 1943), U.S.S .M.E ., 1978. 9 - Montanari M ., Le operazioni in Africa Sette ntrionale, Yol. lii - E l Alame in , U.S .S.M.E., 1990. IO - Alhancsc A. , Nella Bufera Spagnola, con le CC.NN. de ll a " Divisione d ' Assalto Littorio", Bande ttini Editore, Firenze 1940.

Ringraziamenti Gli autori sono grati alla Famig lia llitoss i, e seg natamente a l Generale Marco Bitossi, fig lio di Gervasio e al nipote lng. Gius to Bitossi . Un riconoscente pensiero va anche all a memoria del generale di cavalleria Sil vio Campioni , s uba lterno in Guide all ' epoca de ll a trasformaz ione in reggimento carri veloci.


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Nicola Pignato - Antonio Rosa/i


Le Scuole Reiiimentali ne/l'Esercito del Regno flalico ( /803- / 8/4)

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Alessandro Viello LE SCUOLE REGGIMENTALI NELL' ESERCITO DEL REGNO ITALICO ( 1803- 18 14).

L' istituzione e il coordinamento dei Cappellan i M ilita ri dell 'Esercito Italico, nel periodo compreso fra il 1803 cd il 18 14, fu possihilc soprattutto grazie all 'az ione congiunta dei mi1ùsteri della guerra e del culto: in passalo le uniche rcpubhliche giacohine dotate di Cappe llan i Militari furono la Repubblica Partenopea e la Ligure: collaborando con la repubblica, il clero gianseni sta manteneva in osservanza le corre nti laiciste. L' istituzione del corpo dei cappellan i era comunque da ricollegarsi ai delicati rapporli traslalo e chiesa, ma anche in relazione a lle numerose misure conciliative adottate da l governo verso i coscritti come la proroga di un mese del termine slahilito per ragh>i ungere i corpi , gli appelli ai ritardatari , le esortazioni ai funzionari affinché si adoperassero per risvegliare sentimenti mar1.iali e hcllicosi nei giova ni , e anche per tranq11illizz,1re le fam ig lie preoccupate cte i pericoli mmessi a ll a vita militare, che potevano effettivamente turbare la morale delle recl ute. Con una circolare a proposito dei Cappellani Militari , il vicepresidente della Repubblica llaliana Francesco Mclzi D'Eril ( 1753- 18 16) scrisse , «sarà severamente invigilato sui costumi ; ed i rninislri del cullo del lo Stato addclti ai corpi dei quali faranno parte, custodiranno in essi quella re ligione che professa no i loro padri» 1 • In queslo modo, con l'isliluzionc de i Cappellani M ili tari era permesso a i soldati di continuare a «godere di tutti que' comodi , e vantaggi per l'esercizio del culto cattolico apostolico romano, che godevano nelle proprie case»2 . li pri1110 rapporto del 111i11islero de lla g unra sulla creazio ne de i Cappe ll an i Militari risali va a l 3 marzo 1803. Il 12 marzo, l'ex-cappellano magi stral e dell'Ordine di Malta, Ignazio Carnevali C ileri , suggerì a Me lz i di istitu ire i Cappe ll an i M ilitari con un priore. L' idea del priore, forse un 'a ulo cand idalu ra, non fu acco lta, ma l 'i stituz io ne dei ca ppellani , decretata il 9 maggio 18033, do veva essere intcrprelata co me l'esenzio ne dei semin aristi dal servi-

1 Serino trallo dal 2° e 3° capitolo della tesi di laurea di Alessandro Viello .. I Cappellan i Militari del Regno Italico ( 1803- 18 14)"'. U11iven;iti1 Callolica del Sacro Cuore. Milano.dicembre 2003. 2 Minuta di c ircolare se nza data (J\.S.Mi , Md,:i. Vicepresille11~a. cari. 12). in Della Perut,1. Frnnco, "Esercilo e sucie11ì nell'eltÌ rivul11ziunaria e 11aµuh·u11ica " , Napoli. Morano Edi tore. 1990. p. 59 . Mclz i ne l giug no 1804 scrisse soddisfatto del buon successo ollenuto dai cappe llani <li istruire nella lettura e nel la scrillura le reclute , che prove nienti «nella massima pa11e dalla campagna», erano analfabete e quindi «naturalme nte incapaci di avanzamento a pos ti cli sottuffic iale» in A.S .Mi ., Guerra. cari. 2363 . 1 Decreto portante la creazione dei Cappellani Militari. ') maggio 1803. in Hnllt'lli11n dt'llt' lt'ggi, I KO:l, pp. 86-89. Vedi miche Zanoli Alessandro. "Sulla milizia ci.m/pi110-i1a/ia11a. Ce1111i stnricn-stalistid 1796/8/4" , voi. I. Mil.u10. Bommi e Scolli, 1845. p. 13: Ilucci. Sante. "La .Ktwla ira/ia11a 11elf'età 11apo/eonir11: il .\'i .,·11•mn nlurnlivn ,, wn/11.,·tù·IJ frrmn•.,·,,

,1f'I R1-•gnn ,l'lt11/ia" , Rrn n;·1. R 11I /JJn i P,lilore, 1976


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Alessandro Viello

zio militare, in rapporto col laborioso negoziato concord atario in corso a Parigi . 11 3 1 marzo 1803, il ministro della guerra rispose al vicepresidente riguardo all ' ordine per la formazione di un progetto sopra i sacerdoti da darsi ai corpi dell'annata della Repubblica. Egli pose l' accento sulla cura con c ui ccrcù di conciliare il mante nimento dei Cappellani Militari con l'economia del Tesoro pubblico, nonché la premura di fare eseguire il progetto se avesse meritato la sua supe riore approvazione. Il modello di decreto sui cappellani compre ndeva inizialme nte 23 a1ticoli sudd ivis i in sette titoli, mentre il decreto finale del 9 maggio avrebbe previsto diciotto articoli ed alcune importanti vari azion i rispetto al progetto iniziale4 . Lo stabilimento dei cappe llani della Repubblica Italiana prevedeva innanzi tutto un numero di venti sacerdoti per ciascu n corpo in servizio nell'armata con la seguente ripartizione: un sacerdote per l' artiglieria (a piedi , a cavallo, pontonicri e treno); uno per gli zappatori; uno per la guardia del governo (poi guardia del presidente); due per le mezze brigate di fanteria leggera; cinque per le mezze brigate di fanteria di linea; tre per reggime nti di cavalleria; due nei magg iori ospedali militari di Milano e Modena; cd inlìne uno per la casa degli invalidi ed un altro per i veterani (quello dei veterani serviva anche per l'ort·anotrofio militare). Il regolamento prevedeva che quando più corpi avessero avuto stabile residenza in un comune, poteva a i medesimi essere assegnato un solo cappel la no. I cappellani dove ndo marciare ricevevano durante il cammino una razione di foraggio oltre l'indennità di via. ln campagna avevano o ltre il foraggio anche il vitto. Quando un corpo fosse stato diviso in diverse stazioni , il cappellano segui va il di staccamento che aveva maggiore forza d ' uomini, e nel caso della parità di forza avrebbe seguito il distaccamento c he fosse stato indicato dal capo del corpo. I distaccame nti che non a vevano con loro il cappellano del proprio corpo erano assistili dai cappellani degli altri reggimenti che si trovavano ne lla medesima stazione. Se non e rano re pe rib ili , o se il loro servi zio era troppo laborioso erano assistiti dai parroci locali o dai loro coadiutori. Il loro vestito consisteva in un abito a due petti alla francese, di colore g rigio-scuro o in ogni caso di colore sc uro a loro piacime nto, con bottone contornato da un piccolo ricamo d ' argento con le lettere C.M. (Cappella no Militare). sott'abilo nero e potevano indoss,U'e gli sti va li. Po rtavano il cappello a tre punte (tricorno) con coccarda nazionale, e un fiocco d'arge nto da ufficiale. Portavano un a croce d'ebano latina con angoli contornali in argen to, sospesa al collo da un cordone di seta verde e pendente sul petto sotto l' abito. Il cappello era simile nella forma a quello del cappellano maggiore, e circondato da un cordone di seta verde e d 'argento con fiocco s imile alla sola apertura dell ' ala destra. Potevano portare la can na d' india con pomo d 'avorio, cordone, e fiocco di seta verde e d 'argento. Il loro servi zio presso i corpi d ' annata consisteva principalmente nel

4 Il progetto <.lì decreto sull ' istituzione dei C1ppeI1a11i Mi litari è cunlc nuto in A.S.Mi .. Guerro, cart . 2095.


Le Scuole Reggimentali 11el/'t:sercito del Regno Italico ( 1803-18 14)

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'fab . I - Stato nom inativo dei cappellam dell armala nominali <kil vicepresidentt :on Decreto del 15 OR.Osto 1803. I" I /2 Brigata d i L inea I 2" 1/2 id. I 3" 1/2 id. I 4" 1/2 id. I Fan teria 5" 1/2 id . I l" 1/ 2 Brigala Le!!!!era I 2" 1/ 2 id . I I L egio ne llaliana l" 1/2 Brigata Po lacca I I O Re ggimento C acc iatori I C ava lleria I O Reggimento Usscr i I 2° id. I R e gg imento Pol acco I A Piedi /\ Cavallo Arti g lieri a O perai I Po nto nieri Tre no Opera i - A1t isti Ge n io M inatori I Zarmatori Inva lid i I Veteran i c d Orfanotrofi o I Gu ardia de l Preside nte I Gendarmeria Nazionale I O speda le di Mi la no I O speda le d i Mode na I Tota le 20 Fonte: A.S.M i., Guerra, cart. 2095 .

d is impegno de lle funzio ni de ll a re lig io ne de llo stato (a norma degli aiticoli 1° tit. 0 I, e 11 7 , tit. 0 15 della co stituz ione) , di rigendosi in lutto c ii'> che poteva loro occo rre re a l co mandante del corpo , di c ui d ipe ndevano . Il mini stro della g uerra avre bbe fo rnito le istruz ioni re la tive al m odo de l serviz io , che i cappe lla ni dovevano pres ta re , co sì in g uarnig ione c ome in campag na . Per q uanto concerneva le nom ine e promozio ni , il m in istro della guerra sceglieva, con ap provazione de l governo , i cappe llan i sopra le liste deg li e legg ibi li fo rmale d a l m in istro per il c ulto. In tali liste e ra no incl us i so ltanto quegli ecclesia stic i , in larga maggioranza seco lar i, c;he dai ris pettiv i vescovi e rano stati rico nosc iuti id one i all a cura d ' anime. infi ne le corris po nde nti lettere di serviz io sa rebbero s tate sped ite sia ai s acerdoti s ia ai comand anti de i loro corpi di desii-


Alessand ro Viello

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nazione. Era in ogni caso garantita, ove necessario , l'assistenza spirituale dei distaccamenti militari isolati da parte di parroci e loro coadiutori . Il progetto di dec reto ini zialme nte prevedeva in vece c he le proposte di no mi na provenjssero d al cappellano maggiore e la nota dei concorrenti , che per og ni piazza prevedeva tre soggetti , rosse rimessa al ministro della guerra. Il loro soldo e tratlamcnto era lo stesso di quello corrispondente ad un capi tano di te rza classe di faJ1te ria, ossia di L 1800 annue. La presenza di un assegno mensile fisso , fu sicurame nte molto appe tibile da molti parroci del regno c he vive vano in condizioni di miseri a, come dimostrano le molte domande di nomina pe rvenute al ministero prima e dopo il 9 maggio 1803. T cappellani avevano diritlo al ritiro con le segue nti pensioni d 'anzia nità: dopo ve ntiquattro anni di serv izio ritenevano la metà del soldo; dopo trenta anni ne rite nevano i due te rzi; compiuti quaranta anni di servizio e ra loro accordato il soldo intero. Un anno di servizio in campagna e ra valutato come due di pace. La guarnigione e ra avvertita del luogo, e delle ore nelle quali il cappellano , o c hi ne faceva le veci, eserc itava i di versi «officj » relig iosi; queste o re erano determinale dal comandante d 'anni avuto rig ua rdo, al bisogno del servizio militare, cd al comodo della guarnigione. Tn caso di guerra sare bbero state costruite delle tende ad uso di cappelle portatili ; il loro numero, le loro dime nsioni , mezzi di trasporto e costruzione erano dete rminati dal ministro della g uerra. I gene rali coma ndanti le armate in ca mpo avn.:hhcro prcscritlo ai sacerdoti i luoghi e le ore, nelle quali dovevano eserci tare i diversi uffici di religione e le truppe ne sarehhc ro state avvertite pe r tempo. pe rc hé ognuno di loro potesse approfittarne·". Diversamente dall' esercito austriaco, l'assistenza all e !"uni.ioni relig iose come la messa non era obbligatoria per la truppa . 11 ministro della g ue rra si premurò di precisare che l' assistenza dei cappe llani doveva limitarsi ai militari c he la avessero espressamente ric hiesta, e c he no n si doveva forzare nessuno a professare esternamente il culto dello stato6 . Infatti la c ircolare del ministro della guerra del 27 agosto 1803 diretta ai Cappella ni Militari , li avveniva che: «Al momrnto che andate a rendervi al Corpo. cui v' ha destinato il Governo, trovo essenziale di darvi alcune avverte nze particolari p<.:r norma di Vostro contegno. Il Decreto 9. mag .0 accenna lo scopo che s' è prefi sso il Go verno ne ll'i stituzione di cui fate parie. Desso è pe rché il Coscritto trov i all'Armata e in campo i socco rsi di quella relig ione in cui è allevato dall ' infanzia. Misura di saviezza e conveniente ad uno Stato che ha sanzionalo coslilu zio nahnente il suo culto . Ma il nocciolo dell'Annata è composto in parte di Soldati che servono la Repubblica dal suo nascere né vider mai rra loro mini steri di religione; non pochi di essi professano anche c ulti stranieri ; il Vostro ministero è dunque necessariamente estraneo a questi ind ividui. Le più rigorose mi sure sono

5 C ircolare

del ministro de lla guerra ai Cappellani Mi litari, 27 agosto 1803, Milano, in A.S.M i ..

(;u<'rr a, cait. 2095.

" Della Perula. rranco, ·· Esercitu e MJcietlÌ ,wll"età rivoluzionario e na pnlenni ra ·· . c it.. p. 59.


Le Scuole Reggime111ali 11ell 't.:serci10 del Regno Italico ( / 803- / 8 /4)

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però state prese onde troviate indi stintamente presso la truppa q uel rispetto e q ue lla considerazio ne che è dovuta a l Vostro carattere, e in questa parte po tete viver tranquillo. I prim:ipj sono poi adottal i da l Govt:rno in fatt o d'eserc izio del c ult o dello Stato esigono che verun individuo venga forzato a professarlo esternamente. Vi limiterete perciò, Cittadino, ad amministrare g li atti di vostro ministero a quc'militari che spontancamcnlt: si faranno a richit:dt:rwnt:. Qui m'asterrò dal darvi alcun consig lio sui sentimenti che dovete ispirare e colti vare nell' animo del Soldato. La scelta che di vostra persona ha fatto il Governo non lascia dubit are che in voi non s'accorpino lumi , prudenza e attaccame nto alla prosperità de lla Repubblica. Og ni Stato ha de' speciali doveri, ed altro li nguagg io deve tenersi al Coscrillo che impugna l'armi e a sangue freddo dt:ve accostumarsi ad affondare la morte , che non g li te rreste ne l pacifi co suo ahituro. Ma io mi riporto in questa part e a ll a Vostra saviezza ed al Vostro discernimento . Siete g iit prevenuto d 'un 'ahra importante funzione che il Governo vi vuole affidata; ed è la Sc uola del Soldato per leggere e scri vere, esso conta sul buon risultato di questa misura per lo zelo cd impegno particolare che v' impiegherete, e la ravvisa come mezzo sicuro d' uti lizzo moll i Soklali , e renderli suscettibili d'avanzamt:nto , che st:nza q ut:sto soccorso dovrebbero, malgrado le più fe lic i naturali disposiz io ni, rimaners i per sempre semplici comuni per esser illetterati. I Capi de'Corpi s' occuperanno dietro l 'ordine loro g ià dato d ' un progetto d i metodo orario e d isciplinare di questa Scuola. adottato il quale comincerete senz' a ltro le vostre lezioni. Rilevanti sono per l' Armata i serv ig i che da voi esigono . Mostrnte a l (ì overno c he non s i è ingannato ne ll a sua aspettazione, e dategli occasione di esser sodd isfatto in particolare della scelta di voi fall a all ' attuale vostra carica. I lo il pi acere di salutarvi»7 . U n ' ulte riore conferma si evi nce d a ll a le tte ra de l 26 sette mbre 1803 , in c ui il c omandante del 2° Reggime nto a rti g lie ri a italiana stan z iato a Pavia , il c apobrigata La Ha lle, infonnò il mini stro della g uerra Alessandro Trivulz io ( 17731805) che tutti g li uffic ia li e qu as i tutti i so ldati avevano spontanea me nte c hie sto di assiste re a lla messa cclc h rala dal cappe lla no holog nc sc Macchi avclli 8 , e di averli pe rc iò condotti nella chiesa del C armine inquadrati a tarnbur battente. Così infatti scrisse l' ufficiale: «Ho l'onore d i rendervi conto. Cittadino Ministro, che il C appel lano Sacerdote Bernardo Machiavelli da voi destinalo a questo corpo si è presentato il g iorno 23 corrent e ed ha incominc iato questa mattina i suoi servizi. Avevo d i g ii1 avvertito della sua nomina cd al suo arrivo ho radunato gli Uffi ciali

7 Della Pcruta. Franco, ;' F.serci10 e socieià 11ell'e1rì rivo/uz.io11nrio ,, 11o poleo11it·a··, Napoli, Morano F.clitorc, 1990, p . .59. Cfr. la ci rcolare a i Cappellani Militari, 27 agosto 1803, Milano, A.S.Mi ., ( ;uerm, cart. 124. 8 lJ lteriori notizie sul cappellano Macchiavell i si trovano nel capitolo <le<licato ai primi venti cappellani dell ' Esercito Italico <li questo volumt:, in A.S.M i., Guerra . cari. 2096.


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avendo loro parlato a questo riguardo con le precauzioni come voi m'indicaste nella c ircolare del 17 agoslo p.p. N. 1075. Tuil i di unanime voce hanno approvato il proposito , manifestando la riconoscenza verso il Governo ne ll 'aver loro c iò compartito. Il Reggimento nell 'ordine del giorno del 24 è stato da me prevenuto che il Cappe llano suddetto alle ore IO della mattina susseguente celebrava messa ne lla chiesa del Carmine, in consegue nza tutti coloro che desideravano a ndare potevano prolittare di una tale ora. Questa mattina medes ima nel momento della ispezione ho parlato nuovamente agli uffic iali istessi o nde fa re esplorare la volontà dei Soldati su quanto si era detto ne ll'ordine del giorno, quali avendomi rapportato che quasi tutti volevano andare termi nata J" ispezio ne ho manifestato che partivo pe r andare a ll a chiesa alla qual cosa lutli gli Ufficial i e generalmente quasi tutti i soldati hanno risposto che veni vano ancor loro , dal che avendo rilevato la buona intenzione di tutti ho ordinato di andare a ripolTe le armj e chi voleva venire fosse di sceso nuovame nte , al che essen do ritornati tutli ho ratto formare di nuovo il Reggimento e si siamo po11ati a tamburo battente ne ll'indicata chiesa , dove con soddi sfazione del nominato Cappell ano si è ascoltata la messa. 'le nn inata la quale pe r conoscere che effetto faceva ne ll 'animo dei Soldat i una tale cosa mj sono reso nuovamente al quartiere per inte ndere pa11ico larmente come ne parlavano e sono restato contento nell'avere ved uto che si è presa in buon princ ipio q uesta superiore determinazione. Da questa fun zione se ne sono esentati i soli di servizio e qualcheduno restato infe rmo nelle camere. Mi occupo presentemente , C ittadino Ministro, o nde trovare un locale ne l quale formare la Scuola per quelli Indi vidu i del Reggimento che saranno disposti di apprendere a leggere e scrivere. No n manche rò di rendervene conto come di mio dovere. I lo l'o nore di salutarvi»9 .

Oa questa leltcra sembra mostrarsi c he l' istituzione dei cappellani rispondesse ad un reale bisogno spirituale della truppa. Sicuramente acquistarono un ruolo d i primo piano nell ' istru zione delle recl ute soprattutto quelle più sva ntaggiate culturalmente, attraverso l 'apposita creazione dell e scuole reggime ntali , poiché gran paite della truppa no n sapeva leggere, scrivere e far di conio. Sui fondi da assegnarsi d alla legge a norma de ll 'art.127 della costituzione sare bbero stati provv isti degl i Arredi . necessari all 'esercizio del c ullo catto lico a comodo dell'armata in campo. Il ministro per il culto fu incaricato di provvedervi, e fame eseguire la consegna ai cappellani che erano responsabili degli effetti , e c he dovevano rende rne conto ad ogni richiesta, e restituirli alla cessazione del servizio. I Cappel lani Mili tari e rano inollrc «a movihili dal Governo per demerito » . Potevano essere rimossi solo dal ministro della guerra in seguilo alla domanda del cappellano maggiore a pprovata del governo. I sacerdoti dell'armata infine

'> Il comandante del 2" Reggimento aniglicria italiana, ca pobrigara L1 Halle al minis tro Tri vulzio, 26 sellembre 1803, Pavia , in A.S.Mi .. (;uerra, can . 2096.


Le Scuole Reggimenlali 11ell'F:sercito del Regno Italico ( /803- / 8 / 4)

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non potevano esigere dal personale militare alcun tipo di elemosina (propine) per l' esen;izio del loro mini stro. Pe r quanto concerneva gli ospedali militari , ogni nosocomio poteva avere uno o più cappellani in proporzione del numero degli infermi fi ssato dalla pianta dell 'o spedale stesso. Il cappellano maggiore, ed il ministro della guerra erano autorizzati a proporre , e nominare i cappellani occorrenti nel modo prescritto per quelli dei corpi dell 'am1ata 10 . Qualora per la grande affluenza degli ammalati negli ospedali militari o per qualunque altro moti vo i cappellani del medesimo non fossero stati sufllcicnli al servizio deg li ammalati e non potevano essere suppliti dai cappellani dei corpi di guarnigione. erano loro assegnali dei coadiutori. Questi erano nominati come all'articolo 7 , e ottenevano un assegno da determinarsi dal governo, il quale aveva inoltre pe r loro uno speciale riguardo all'occasione della nomina e be nefici di Giuspadronalo Nazionale. Il scrvi,-.io dei cappellani ospedalie ri era regolato secondo le direttive del commi ssario ordinatore di guerra a vente la «Polizia deg li Ospitali » , cd avevano lo stesso soldo, trattamento, vestito e distintivi stabilito per quelli degli altri corpi d 'armala 11. Quasi conte mporaneamente furono emanate dal governo altre disposizioni a completamento delle precedenti ; la figura ciel cappelh1110 rnar,r, iore ri sultò piÌI complessa rispetto al passato. Il cappellano del Palazw Nazionale riuniva in se la carica di cappellano maggiore, e prevedeva soldo e lrallarnenlo economico simile a quello dei capi brigata di fanteri a. Egli pe rò non poteva ritenere che il solo soldo e lrallarnenlo o di cappellano maggiore o quello di cappellano del Palazzo Na zionale. L' abito del cappellano maggiore, c he comprendeva vestilo e distintivi, era tutto nero alla francese. Portava una croce d'oro appesa al collo che gli pendeva sul petto. 11 cappello era quello prescritto per il clero secolare interamente circondato da un cordone tutto d ' argento e fiocchi simili alle due estremità delle aperture laterali. Poteva fare uso di stivali e della canna d'india con po mo d 'oro, cordone e fiocc hi d'argento. Il cappellano maggiore prese ntava al ministro per il c ullo un progetto di di sciplina da te nersi per gli esami , e per riconoscere i titoli e qualità dei concorre nti pe r il posto di Cappellano Militare. Approvale queste di scipline dal ministro suddetto rimanevano stabilite pe r sempre, ed avevano vigore di regolamento , il quale se rvi va di norma e di base, alle operazioni de l cappe llano maggiore . Egli vegliava sulla condotta morale dei cappellani , e poteva proporzionare loro delle punizioni secondo i casi, facendone sempre rapporto al ministro della guerra 12 .

to Erano comuni ai cappellan i degli ospedali militari i seguenti artico li de l Decreto::, , 7, X, 11 . 13 e 14. 11 Decreto portante la creazione dei C1ppella11 i militari. 9 magg io 1803 in /Jo/letti110 delle /efifiÌ, 1803, pp. 86 89 e in i\ .S .Mi. , Guerra , cari. 2095. 12

lhìd,•111.


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L'istituzione de i Cappellani Militari . su rappo110 de l ministro della guerra , si attuò con decreto ministe ri ale de l vicepreside nte della Re puhhlica Italia na, il 9 maggio 1803, formalmente perché «Considerando c he per la prossima atti vazione de lla Legge 13. agosto verrà ad essere d i molto accresciuto il numero degli individui ne'Corpi am1ati de lla Repuhhlica, e che quanto è rag ionevole che i Parochi dc 'Luoghi dove s i trovano le Truppe non sia no eccessivame nte caricati di travaglio, altrettanto è giusto che quelli , i quali per servire la Pa tria seguono l'Armata, continuino a godere di tutti que'comodi , e vantaggi per l'eserc izio del Culto Cattolico Apostolico Romano che godevano nelle proprie case, e che loro garantisce la Costinizione all'art. 127» 13 . Il consig liere segretario di stato , Luigi Vaccari ( 1766- 18 19), inviò il l O maggio 1803 al ministro della guerra Tri vulzio alc uni ese mplari del decreto perché ne disponesse la corrisponde nte esecuzione, mentre i I 13 maggio fu trasmessa una circolare con rel ati va copia del decreto ai generali Antonio Pasquale Fiorella ( 1752-1 8 18) e Domenico Pino ( 1767- 1826) a Milano, ed il conte Teodoro Lechi ( 1778- 1866) a Rimini . I lavori , con l'avv io ufficiale de i sace rdoti verso le ri spetti ve destinazioni , procedettero vo lutame nte a rile nto in attesa de lla definiti va concl usione del concord ato. Passati già due me.si dalla promulgazione del decreto, il 13 lug lio 1803 , il ministro Giovanni Bovara ( 1734-1 8 12) ri spondendo ad una richiesta del ministro Tri vulzio di presentare il q uadro compl eto de i futuri cappellani , ri levò c he mancavano ancora le notificazioni di ben ci nque diparti rm.:11ti per questo 110 11 poteva ancora proporre i concorre nti eleggibili alle cappe llanie militari , affrettandosi a nzi a diramare ai rispetti vi pre ld ti con un a nuova circolare che avrehbe comunicato le nomine «con termine perentorio brevissimo» . li 15 agosto I 803 , il vicepresidente Melzi no minò i primi vent i ca ppe lla ni , quasi tutti secolari , ma la lista ru puhhlicata solamente il 30 sette mhre 14, ossia due settimane dopo la firma de ll 'accordo fra la Repubblica Italiana e la Santa Sede. La nuova convenzione vide lo sforzo tenace dei suoi protagonisti , ossia da un lato il preside nte Mclzi, il primo console Napoleone Bonaparte ( 1769- 182 1) e il ministro degli esteri rerd inando Marescalc hi ( 1754- 18 16); da ll'altro il sommo pontefice papa Pio VII ( 1740- 1822) e il cardi nale G iovanni Rattista Caprara ( 1733- 18 10). I vantaggi per e ntrambi i contraenti fu rono e normi : da un lato la chi esa c he accolse con estre mo favore il concord ato no n ledendo più di tanto i suoi antic hi privilegi; dall ' altro lo stato che ottenn e un ' unitù ecclesiastica sul territorio e la pace tra relig ione e ri voluzione , secolarizzando defini tivame nte le tre Legazioni (Ferrara, Bologna e Rave nn a) oltre le province ex-venete (Rergamo, Rrescia, Rovigo e parte di Verona) sottraendo i loro vescovi a lla nomina diretta di Roma 15 . 11

Ibidem. Elenco dei cappcl la11 i dcll ' annala. 30 scllcmbrc 1803 , Mila110. in /Jullellinu delle leggi, 1803 . Noti1.ie politiche. p. 152 . D0c u111en1o riprodotto in appendice N. I . 15 Zaghi . Carlo, " l'utere , Ch ies a e sucil·ttÌ . S 111di ,, ricerche .rn/l'/ 111/ia gi11cubi1111 ,, 1wpuleo11i ca .. . c it .. pp. 592-593. 14


I .e Scuole RPggimenwli ne/l 'é,'sercito del Regno !ralico ( / 803- 18 /4 )

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La convenz ione fi ssava nel preambolo, «uno stabile regolamento di 4uanto spelta alle cose ecclesiastiche e volendo c he la Religione Cattolica apostolic.1 romana sia conservata intatta ne 'suoi dogmi >> confermando ali ' att. I che «la Religione cattolica apostolica romana continua ad essere la reli gione della Repubblica Italiana» . Gli a1ticoli 5 e 6 obbli gavano al g iuramento di arcivescov i, vescov i e preti «nelle mani del Presidente dell a Repubblica» 16 . All'art. IO invece si ribadi va che «l' insegnamento, la disciplina, educazione cd amministrazione de i seminatj vescovi li sono soggetti all'autorità de i vescov i rispettivi, secondo le fom1e canon iche», mentre all 'art.15 «non s i fa rà alcuna soppressione di fondaz ioni ecclesiastiche , qualunque esse siano, senza intervento dell 'autorità della sede apostolica». L'art.18 conferma va gene ricame nte, dopo ben un anno di proteste da parte della chiesa, che «il clero sarà esente da ogn i sorte di servizio mi li tare» 17 . li 17 agosto 1803, il ministro per il culto trasmi se finalmente le corrisponde nti lettere di nomina ai nuovi cappellani dell'annata , avvertendoli che era loro cura presentarsi al comandante de lla rispettiva brigata (o nosocomio) al quale aveva già passato l'ordine di farli rice ve re nelle debite forme affinc hé potessero godere subito degli emolumenti diritti e prerogative annesse alle loro fun:,.ioni . La presente serviva anche da brevetto provvisorio in attesa di quello regol:1re e definiti vo c he sarebbe staio spedito successivame nte nelle forme prcscrittc18. Appena ricevuto il comunicato, i cappell ani, dovevano quindi portarsi «senz'altro indug io al Corpo cui erano ri spclli varnenle destinati , per ottene rvi le pie fun zioni del veneralo loro istituto» . Ana logamente, lo stesso giorno Rovara inollri'i a l generale di brigata Jean François Julie n (comandante per interim la r•Divisione) lo stato nominativo dei cappellani, incaricandolo di far perve nire le di sposiz ioni di servizio ai comandanti dei ri spettivi corpi affinché presentandosi i cappe llani al corpo, fossero ricevuti senza difficoltà godendo appunto quei diritti e prerogative che il loro ministero competeva 19 . li ministro de lla guerra rimise alla ragionalcria generale, il 20 agosto 1803, lo stato nominati vo de i venti cappellani e i ri spetti vi corpi d ' :irmata, diciotto dei 4uali nei corpi . e due per gli ospedali militari di Modena e di Milano20 .

16 «Io gi uro e promc1to pci Santi bvangeli ubbidien.ta e redeltà al go verno de lla Rcpuhhlica Italia na. Similmente promelto che non terrò a lcu11a intell igenza. non interverrò in alcun consiglio e non prenderò parte in alcuna unione sospelta o dentro o fu ori de lla Rcpuhhlica che sia pregiudizievole alla pubblica tranquillità e 111aniresterò al governo ciò ch'io sappia trattarsi o nella mia diocesi , o altrove, in preg iudiLio dello stato». Melzi d'Eril , / Carreggi M e/zi, voi. V, p. 157. 17 Mel.ti d ' Eril. / Carleggi Me/zi, voi. V, pp . 159- 160. 18 Minuta della c ircolare di nomina ai Cappellani Militari. 17 agosto 1803, Milano, in A.S .Mi ., Guerra , cart. 2095. Lettera di nomina de l cappellano Zaccaria Caldarini riprodotta in appendice N. 2. 19 Lc1tera del ministro per il culto al generale di brigata Jul ien , 17 agosto 1803 , Milano, in A .S .Mi., Guerra , cart. 2095 . 20 I .ettera del ministro della guerra alla ragionateria generale di Milano, 20 agosto 1803, Milano, in A.S.M i .. Guerra, cari. 2095.


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lah. 2 - Stato nominativo dei venti cappellani dell' Fserclto ltalico e dei ri.\ pet•ivi corpi d'armala cui urono a.u e.f!JWti. Nome/Cognome Dipartimento Com une Corpo c ui sono addetti U irolamo Ronenzi O lona Mila no I" J/2B rigata di Linea Luigi Cittadella Basso Po Ferrara 2" id . Ottavio Ferrighi Mincio 3" id. Verona Giovanni Battiloro Olona 4" id. Antonio Bartoli Croslolo Re!!!!io 5" id. Angelo MaQQi Olona Legione Ital iana ~accaria Caldarini Olona I" I/2 Brigata l ,e1>1>era Ridolfi Giacomo Mella Salò 2· id. Giuseppe Bombelli Olona l O Reggime nto cacciatori !Giuseppe Vclzi Lario Como I O Reggimento Usse ri Giuse Doe Zerbini Panaro 2° id. Bernardo Macchiavclli Reno Bologna Artiglieria Vincenzo Vigada Lario Chiavenna Zannatori lciiovanni Nazzari Olona Guardia del Presidente G iovanni Francesco Olona Invalidi k:astiglioni Stanislao Pialli Olona Orfanotrofio e Ve tera ni Franco Comandelli Mella l" 1/2 Brigala Polacca !Giovanni Maria Gritti Serio Valsecca Reggimento Polacco Gaetano Pergami Alto Po Cre ma Ospedale Militare di Milano lcìiovanni Uallista Serio Vi lla d ' Adda Ospedale;: Mi lit,u·e :Colla di Modena Fonte: A.S.Mi., Guerra, cart. 2095 . 1

li medesimo stato fu spedito dall a I" Divisione, il 22 agosto, anc he al generale di divisione e ispe ttore generale di fanteria, Antonio Pasquale Fiore lla. Lo stesso giorno il generale d i brigala d ' artiglie ri a a Milano , Gian Pao lo Calori ( 1769- 1809), fu informato che il sacerdote Macchiavelli era stato nominato all' impiego d i cappellano per il corpo da lui comandalo e di tenersi 4uindi pronto a riceverlo . Per quanto concerneva g li ospedali , il 25 agosto 1803, la I" Di visione scri sse al commissario ordinatore, Giovanni Tordorò (1755-1 836), che le epistole di nomin a di entrambi i soggetti erano state trasmesse al ministro per il culto destinando il sacerdote Gaetano Pergami all'o-


Le Scuole Reggimellfali nel/ ' F:snàlo del Regno Italico ( 1803- I 8 / 4)

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spedale militare d i S .Ambrogio, e il sacenlolc Giovanni Battista Colla a quello di Modena2 1. 11 30 agosto , il capobrigata Sant ' Andrea, comamlanlc della 3" brigata di linea confessò generale Trivu lzio non senza dubbi e perple ssità che anche lui attendeva «il Cappellano per farlo conoscere a norma de ll ' ordi ne col quale mi onoraste nella lellcra 27 agosto 1803 , eh' oggi ric evo cd ho presente quanto contiene per porre in e secuzione: impiegherò al bisogno pre sso i soldati , uffi ciali e sottufficia li affinché questo sacerdote venga rispe ttato tutti quc 'dirilli che il governo mi a ffidò , allorché mi erette degno del grado c he conferirmi . Mi fo lecito c hiedervi in g razia, per mia norma se toccherà a me invigilare se siano eseguili i doveri d i questo nuovo funzionario, e quali i mezz i per chiamarlo aJl'ordine»22. Un c urioso quesito fu posto, il 26 maggio 1807 , dal ministro Bovara quand o informò il ministro del la guen-a, Marie François Caffarelli ( 1766- 1849), che «diversi Cappellani dimandano di venerare un santo per particolare protettore delle Armate sull'esempi o di quanto si pratica d'altre Armate cattoliche degli esteri stati. Prima che io prenda qualche determinaz ione per que llo mi può spettare gradinì c he V.E. mi manifesti le savie sue inte nzioni» . Non è stato possibile rin ve ni re alcun seguito su questa interessante questione 23 . T cappellan i non furono istituiti soltanto per faci litare la concl usione del concordato del settembre 1803, ma a nc he perché erano realme nte necessari nel nuovo eserc ito d i leva. Una circolare ri servala del 22 agosto 1803, sugli effetti della loro presenza, dimostrò che favoriva l' ambienta mento de lle rec lute, in massima parie provenienti dalle campagne, dove, d iversamente dalle c ittà, il parroco e ra ancora un forte punto di rife rimento per l' intera comu nità. In ,malog ia con i compiti tradizionali de i parroc i di campag na, già ne l luglio 1803 , fu proposto di a ffidare ai cappellani militari anc he l'alfahctizzazionc de lle reclute, almeno di quelle più idonee alle man sioni di caporale . Con circolari del 26 marL,O e de l 25 maggio 1808, il ministro della guerra Caffarelli autori zzò i co lonne lli ad istituire presso i ri spettivi corpi d ' armata una scuola e leme ntare per insegnare a i sotto-ufficiali, so ldati e figli di truppa a leggere, scrivere e far di conio (ossia le quattro operazioni matematiche basilari : addi zione, sottraz ione. moltiplicazione e divisione). l colonne lli dovevano affi dare la scuola in primo luogo a l cappellano, che ric opri va la ca ric a di direttore spirituale, ma se necessario potevano prendere un maestro este rno e anche un aggiunto, imputando la spesa (solitamente L 100 a l mese) a carico dell' assegno generale 24 .

21 Per equ ivoco fu (fato cognome Berg;imi , e dietro av viso del min istro per il culto fu corrello in Pergami, in A.S .M i., Guerra , c,trl. 2095 e Re gistrn Cappellani Mi litari , ( ;upr ra , c;irt. 125. 22 Lettera del comandante della 3" brigala di linea, capohrigata Sant ' Andrea al ministro della guerra, 30 agosto 1803 . Novara, in A.S.Mi., Guerm , carl. 2095 . 2 ·1 Adami, Villoriu. "/ rn11pellm1i mi/ilari d11m111,, il pn indo napoleonico" . cil. , pp . 474-49 1. 24 13ucci. Sante. '·La scuola ilalimw nell 'età napnlennit'a: il sislem a edun lli m e Ko laslico jiwiC<'S<' 11el R egno d '/1alia" , Roma. Bulzoni Editore, 1976 .


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1.2 Gli anni repubblicani. Il 12 Nevoso anno 10° (2 gennaio 1802), fu steso un lungo rapporto da l capo de lla I" Div isione al ministro dell a guerra ne l quale, in particolare, si dubitava de lle reali capac ità organizzati ve del capo-uffi cio d ' istruz io ne militare praticoteorica e generale di hrigata, G iuseppe Palombini ( 1774- 1850). La re laz ione rimarcava i segue nti punii: rite neva necessaJio lo studio del la <<piccola tatti ca» attraverso i regolamenti militari francesi, nonché di primaria im po1tanza il buon ordine delle truppe e la disciplina de ll'ufficiale a comandare, e del soldato ad ubbidire gli ordi11i supe riori; «Non solo non trovo, Cilladino Ministro, di d iffic ile esecuz ione l'incarico affidato al C ittad ino Palombini come Capo di un Uffizio d ' isiruzionc militare pratico-teorica , ma oso d ire che tanti ed ostacoli di ta l natura vi si oppongono che la rendono quasi impossibile. Aggiungo solo, che quando anch'essi fossero superabili si correrebbe il rischio , c he il risultato non fo sse corrispondente non solo alle mire dell 'istruzione ma bensì di qualche notahi le pregi udizio. E' per queste considerazio ni che il Scgrcta1io Centrale sull a crcrlc1m1, che l' istruzione pratica militare non poss:i cadere c he in relazione all a picco la tntticn, cd alle manovre proccrcdcnti dai regolamenti milit ari francesi osservati. ha proposto di restringere le operazion i del sudd . Uffi zio di retto dal Pa lo mbini ad un maturo esame dei cennati regolamenti , modificando li con accrescere quasi possa esser uti le, o con togliere il riconosc imento superfluo, imharazzante , o pregi udizievole: ed in somma fac endo quc'cambiamenti , c he passino condurre all a perfez ione. Prima di tutto rispettosa mente vi dirò , Cittadino Ministro, che 11011 è nell a sola tatti ca che l'uffizialc cd il soldato devo11 essere istruiti , ma che devono l'u n l'altro esserlo ancora nei più minuti dettagli di te nuta, servi7.in ed alt ro come per esempio devono sapere come si conservano puliti e in buo no stato i generi vestiario, di annmnenlo e d i bardatura. Non devono ig norare tutto ci<ì che è necessario a conseguire il buon ord ine la disciplina e la suhordinazio nc; quale s ia. ed in qual modo si esegua il servigio nell"interno delle caserme, e qua1tieri, nell e piazze. ne \ :ampi d'islru~.ionc, agli assedi. cd in ogni simile caso. I primi per prescriverne, i second i per prestarsi a ll'esecuzione de'medcsimi . In secondo luogo non lascerò di dire. che io reputo pe r la più ardua impresa quell'assunto c he si propone di addossare all ' ufficio del Palombini . quantunque colle suddcscritte restrizio ni . I sistemi di tattica abbracc iali in oggi da lle più bell igeranti nazioni del nostro secolo sono 11011 so lo il risultato delle medi tazioni di uomini illu stri, ma bensì de ll'esperienza dc'più rinomati generali . Si pot rebbe quasi dire , che sia stato a quest'ora esaurito quanto mente umana possa immaginare su quest'arte. abbcnchè al pari della musica ella non abbia limiti [... ]. A tale considerazione in no n saprei proporvi, Ci tt. Ministro , che di rinunciare per ora a quest 'oggcllo, limitandosi alla semplice lraduzionc dell e citate ordinanze, cd all ' invenzio ne di voci italiane, che dasscro anima ai comand i. Non resta per quanto, che le ordinanze suddette non possino essere susccllibili di qualche modificazione. ma g ioverà sempre riportare questa fatica a miglior tempo, e forse potremo prol11larc dei migliorame nti , che il consiglio dc 'gcncrali in Franc ia. son quasi sicuro, non lascerà di fare alle medesime.


Le Scuole Reggimentali nell't:sercito del Regno Italico ( 1803-18 /4)

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Senza che <lun4ue l' ufficio suddetto s'immerga in questo scabroso lavoro, ne rimane tant 'altro non meno grande , e nec.:essarin, di cui potete, C ittadino Ministro , occuparlo. Divida per ordine <li materie tutte le leggi del giornale militare francese; !"accia di esse la traduzione , separi tutto ciò, che riconosc iuto vizioso è staio di già , o merito d'essere soprassatn e s' applichi a scegliere, riunire. e compilare quanti regolamenti possino essere necessarj , cd utili ad un ' /\rmata. Quindi presenti un progetto di lutto ciò , che abbracciando ogni ramo di disciplina, d ' istruzione , d'amministra.r.ione sia necessario a comporre un codice militare degno di riscuotere la Vostra , quella del Governo , la pubblica approvazione. [ .. . ] io ardirei proporvi di commutare il titolo <lei surnmentnvato ufficio di istruzione militare teorico-pratica nell 'antico di compilazione di un progetto <li codice militare cisalpino»2-'. Il generale Domenico Pino presentò le s ue cons iderazioni s ull a costituz ione della nuova scuola reggimentale al mini stro dell a guerra , il 9 piovoso anno 10° (29 gennaio 1802), incoraggiando an zi l'attività <lei ministero, «l'is tituzione di una Scuola Militare o nore rÌI chi ne seppe formare il progetto», suggerendo di a mmetlerc secondo i requ is iti determi nati dal governo solo «Giovan i A llievi ». Scçondo lui , non poteva «certamente un Allievo in meno di tre anni açquistare le cogni zioni volute da l pi:ino inoltratimi all'epoca del la s ua sortita un a llievo, se abbastanza istruito , dovrà entrare in un Corpo in qualità <l ' Ufficiale, o Sott' Ufficialc , se forma r s i vogliono differenti class i» . Il pi ano però non g li semhrava adottabile «pc' nostri Ufficiali , e Sott'Uffi<.:ia li , sia per l'età loro, d1c per il gene re di vita a n,i sono giìi accostumali , e più ancora per non essere a loro destinato una s icura ricompensa» . Lo studio dell a matematica. del genio, della topog rafia , dell ' artiglieria e delle fortil"icaz ioni militari , «richiede gioventù , assiduità al travaglio , e talenti particolari». I capi de i ri spetti vi corpi sarebbero stati particolarme nte responsabili. «per l' is truzione di teoria , e prati<:a in ciascuna arnia» , ma <:o ncludendo la sua lcllera confidò c he «a mc sembra, c he l' istituz ione qual si presenta non sarebbe de ll a maggiore uti litÌI all a Repuhhlica no stra nascentc» 26 . Pochi giorni dopo, il 12 Piovoso anno 10 ° ( 1° febbraio 1802), il rnpo de lla I" Divis ione informò il mini stero della g ue rra di aver immed iatamente eseguito la hozza di dec re to per la çostituz ione de lla scuo la eleme ntare per g li ufficiali di fan te ria 27 . Ins ie me a l rapporto da sottoporre al governo, unì il progello discusso, ed acecllato d alla commi ss ione incaricata all'uopo e pres ieduta d allo stesso min istro. li proble ma prin<:ipale per i dirigenti lomhardi era s icuramente s<: iog liere il nodo s ul metodo d idattico da adottare.

1 ' !{apporlo ùd capo de lla l" Divisione al 111inistro de lla guerra. 12 Nevoso a nno 10° (2 gennaio 1802). Milano. in A.S .Mi .. Guerra , <.:art. 2363 . 21• Lcnera del genern lc Pino al m inistro de lla g ucm1, 9 piovoso anno 10° (29 gennaio 1802) . in

A.S.Mi .. Guerra , eart. 2363. 17 Progetto <l i decreto sull ' istituzio ne delle scuole reggimentali . Documento ripro<lotlo in a ppe ndice N. 3.


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Alessandro Viello

La Di visione prima di c hiedere l'approvaz io ne gov<.:mativa, e la corrispondente autorizzazione per attivarla, info1mù «che dei due Generali Comanda nti le Divis ioni, a c ui rimise copia de i due progetti di scuo la pe r esaminarli » ed cst<.:mare il loro parere , il gene rale de lla 2\ Pietro Teulié, «ncll ' addottare la massima, si esclude il metodo come lento, pan:ial<.:, ed im barazzante , e ne propone un altro riputato più so llec ito, generale, e facik». S i rite neva probabile c he anc he il generale Pino potesse suggerire «tldle nuove. e fors<.: di verse osservazio ni riguardo a l metodo , g iac<.:hé la massima può di rsi, come la è indis pe nsabilmente necessaria». In un tale stato di «di ssonanza d ' idee , no n sapt:ndo se que lle de i descritti due generali siano suffi<.:ie nti ad in validare il preso concerto sul prog<.:tto in questione, ed a rame sospendere il pre parato rapporto, vengo ad esporvene, C itt. Ministro, il caso >>28• L' 11 piovoso anno 10 ° (3 1 gennaio 1802), l' incaricato del portafoglio per il ministero del la g uerra scrisse un conv incente rapporto al comitato di governo sull 'approvazione del progetto della scuola d ' istruz iun<.: militare pe r la fanteria o nde ott<.:ne re la re lativa autorizzazio ne ad attivarla: «Gli Allori, ai 4ual i l'Armata C isalpina ha pa1tec ipato ne l corso della passata g u<.:rra, non v ' ha dubbio che sono dovuti al valo re de i Vostri g uerrieri . Una sola scintilla del Sacro Ardore tiella Libc1tà era capace di destare anche ne i più torpidi un ' atti vità<.: du n coraggio senza esempio. La bra vura, la d isciplina , de lle sempre invinc ibili Falangi Frances i non poteva che risveg liare nei loro pe tti la più utile, e la più grande <.:mutazio ne [ ... 1. Q ueste glo riose azioni , ta nti falli d ' Armi che ill ustra no i fasti della nostra Repubblica Italiana , non sarebbero avve nuti se non fosse ro state dirette dai più espert i General i de lla Gran Naz io ne a cui i vostri si studiano di avvici nar i I ... 1- Quanto più gli Uffic iali saranno istruiti in Lutto c iò che rig uarda la tattic a, tanto più agevo lme nte si otte rranno gli e ffe tti per i 4uali è istituita presso tutte le Nazioni una rorza Annata. Convinto di 4uesta verità io vcggo, Cittadini Uovcrna nti , c he ma lg rado sia stabilito in Modena un Liceo per formare o ttimi A lliev i nel Genio e nell a Artig lieria , che in questa Centrale vi sia un ' a ltra lstituz io n<.: per fo rmare il Cavalie re, e che con que lla de ll ' Orfanotrofio d i S.Luca si colti vino mo lte tener<.: pian te , che diverranno util i a lla Patria , pur no ndime no io v<.:ggo, che esiste la maggior parte degli Ufficia li d i Fante ria scevra , di que lle e leme ntari cog niz ioni di scie nza, indis pe nsabi li da ll ' arl<.: che professa no. Profi ttando pe1tanto ddl ' arluak stato d i pace. cd ani mato da lla più lusin ghie ra spe ranza di un più fe li ce avvenir<.: mi sono occupato a trovare i mezzi opportuni , o nde la Nostra Fanteria agl i altri ottimi titoli di cui è freg iala p<.:r Amor di Patria , per val ore , e pe r disciplina , unisca ben presto 4ue llo di po te rsi dir<.: perfetta me nte istruita.

28 Rapporto del capo de l la l" Divisione al ministro de lla guerra, 12 Piovoso anno 10° ( 1° fchhraio 1802), Milmm, in A.S.Mi. , Guerra, cari. 2363 .


/ ,e Scuole Reggimentali nell'f:seròlo del Regno Italico (1803-18 /4 )

li I

Eccomi dunque, a presentarvi un progetto di una Scuola Militare per gli Ufficiali di Fante1ia affinché mi autorizzate a mandarlo a effetto qu alora meritar possa la Vostra approvazione» . Diversi mesi dopo, il 12 frimale anno I0° (3 dicembre l 802), il ministro della guerra Trivulzio, attraverso il commissario ordinatore, comunicò alla segreteria centrale di aver stabilito presso il suo dipartimento un «bureau» (ufficio) d'istruzione teorica per i corpi di fanteria e cavalleria, «utilizzando i lumi e le condi zioni non ordinarie che ha in questa partita il Ge nerale Palombini», già confermato in qualità di capo per le truppe cisalpine il 9 pratile anno 10° (29 maggio 1802). Ordinò quindi di notificare al dipartime nto questa disposizione col primo ordine del giorno , dando «subito particolare avviso alla 1" Divisione c ui questo oggetto più prossimamente riguarda», e facendo disporre «un locale convenie nte pel dello Bureau possibilmente ove trovasi quello di compilazione, lasciando però all'ufficio del Casermaggio la quantità di stanze di cui abbisogna». li locale adibito a questo scopo fu stabilito nelle stanze conti gue ali 'archivio del Ministero. 11 18 Frimalc anno 10° (9 dice mbre 1802), il Palo mbini scrisse al Trivulzio c he gli occorreva una raccolta di libri c.he avessero argomentato sull' istruzione delle truppe «d'ogni arma», quali ad esempio «il Trattato di Tattica Elementare e Sublime di Uhibert, come anche il sistema militare del Re di Prussica di Mirabcu >>, pregando di autorizzarlo anche «a potere scegliere nella libreria di 13rera que lli che crederò confacenti al mio caso » . Il ministro de lla guerra, dal canto suo, informò il ministro dell ' interno, di diramare un avviso al prefetto delle biblioteche nazionali affinché al presentarsi del general e Palombini ric hiedente «varj Libri , cd Opere militari, dc'qua li diffic ile e troppo le nta ne sarebbe in questo mome nto la compera» , fossero secondate «le di lui ricerche a questo ri guardo; assicurandovi in preveni enza che oltre alla garanzia delle di Lui ricevute parziali , rimarranno i lihri , cd opere de lle quali trattasi , in sic uro deposito presso il ministero della gue rra fino al momento de ll a restituzione che seguirà il più presto possibile » . Lo informò anche dell'approvazione, sua e de l Comitato cli Governo, dell'imminente istitu zione di una scuola d'i struzione teori ca militare per gli ufficiali c isalpini ; «si sta ora disponendo il tutto per la di lei attivazione ne l Locale medesi mo di questo Palazzo Naz ionale» . Lo stesso Tri vulzio mise comunque i paletti all 'attività del generale Palombini . Co me g ià rilevato all'inizio dei lavori , egli s i sarebbe dovuto occupare solamente di organizzare un piano elementare e generale della piccola lattica, attenendosi semplicemente ai regolamenti militari francesi attualmente in vigore: «Frattanto considerando l'aUribuzione dell'Ufficio di cui siele Capo, non posso tacervi. che trovo di dil'ticile esecuzione una pratica istruzione de l militare, perché codesta istruzione deve farsi ad individui, cd allorn converre bbe distaccarli dai Corpi, ciò che non potrebbe piacere ai Capi , i 4uali altronde hanno c11rn di pmmuove re l'istruzione


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medesima , o deve farsi ai Capi, e questo produrrebbe una ragionevole gelosia ne'Gcncrali , ed esigcn:bbc c he vi foste investito di maggior carattere. O ltre a c iò considerane c he l'istruzio ne pratica no n potrebbe cader che in relaz ione alla piccola tattica . ed alle manov re procedenti dai Regolamenti Mi litari Francesi attualmente in vigore, cd osservati generalme nte, non vedo nece~si1;1di un pa11icolare istituto a questo riguardo . lo penso che l'oggetto p1i ncipalc di cui dovete occuparvi. debba essere l'esame il più maturo di codesti regolament i. e il giudiL.io se questi possa110 essere resi più pe rfett i col toglier o colraccrescer alla piccola tattica, alle manovre, ed agli esercizi. che ivi sono prescritli . Quindi ladclove i vostri lumi teorici e pratici vi facciano conoscere necessai·io o utile un maneggiamento nc' metodi fin qui praticati, voi dovete ste nderne una memoria ragionata, ed all ' mx:orrenza farne espe rienza con que'mezzi, che io non lascerò di prestarvi. o nde anche in questa parte ridurre a perli:.i:ionamento la dirlicile arte Militare . Il Vostro travaglio dovrebbe presentare un piano elementare e generale della tattica, ed eserc i~.i de'soldati ne lle di verse masse in cui possano radunarsi. sia ne llo staio di pace, che in facc ia alr ini111ico, il qual pia no offra utili innovazion i, maggior prestezza ne'rnovimenti , e più grande semplicitii per la comune inte lligenza del soldalo»2'l_

Il generale Palo mbini da l canto suo rima rcò il s uo im pegno ne ll"istruz io ne del soldato incoraggiando in ogni caso il mi nistro ad in formarlo su nuovi pareri giudi z i e s uggerimenti c he po tevano provenire dai va ri addetti a i la vori 30 .

29 Leuera del minislro ddh1 guerra nl generale di brigata e cnpo ufficio d' is truzione tcoricn Palomb ini. 28 Frimalc anno 10° ( 19 diccmhrc 1802). Milano. in A .S.Mi ., G11('m1. cari. 2161. 30 «Lu stabili mento d'un Uffit:io d ' istru1ione tcoric;i per l' Armarn , nel me ntre che fa somma gloria al savio is titutore , che ha saputo proporlo. promcnc ne l suo sviluppo i più lusinghevoli vantai:gi per ris1ruziom., delle truppe . Se in tutt i i Gove rni d' Europa . che sono rispettahil i per la loro forai militare, tnnta c ura prendesi per l' ist1111.ione degli eserciti. giii dn lunga serie d 'anni istruiti. ed ammaestrati sull ' arte della gm:m 1: qual premura esigcr non deve la propaga1.ione de' lumi in uno staio militare del tutto nuovo. e clic p,.:r la popolazione polilica-gcogrnlica cd esle nsionc del suo paese a111mn1.ia inte rame nte il hisogno estremo d i avere all'uopo un· Armala impo11c111e. piil per l"ar1c, e la bravura, c he per il

numero de suoi guerrieri.

()uestc ragioni un ite a moltissime a ltre furono scnw dubbio scriltc, e mcditntc matur.unentc da chi regge gli affari mi litari. onde venne a promuovere 1·enunciato stabilime nto , e se Voi. C inadino Ministro, ne l nomi narmi capo dite nl Onorevolissimo l Jflic io aveste presente assai più il uriu 1.clo . e la mia huona voloutà per il servizio ,-Jella Repubblica. che le mie deboli forze: vi parime nti a nimata dalla fiduc ia che in me avete riposta , e riconoscente al lus inghie ro incarico di cui mi avete onorato, m'impegne rò per quan10 valgo. e mi darò tutta la premurn per non deludere le Vostre spcran1.c.Crcde re i utile, C inaclino Ministro. essere informalo di tutte la me morie, innovazioni , migliora menti , cd altro che varj individui poss ino avervi già fotto conoscere, e che vi prese nteranno anche per l"avvenire riguardante il mestiere. Presi in considera,:ione gli e nunc iati proh<ressi, e recando quanti un vantaggio sens ibile al servizio, ed ag l' interessi de lla Kcpuhhlica C isalpina s i potrchbc qui ndi con perfetta cogniz ione <li caus a. venire a clclle utili , e salutari rifom1c ; rifonne c he stahiliranno uno de ' principali oggetti d ' ulteriori travag li». Lettera del generale Pa lombini al ministro della gue rra, 2 1 frimalc anno 10° (2 1 dicembre I 802) , Milano, in J\ .S .Mi ., ( ;uerm, cart . 2363.


Le Scuole Regginu>nlllli 11ell'F:serci10 del Regno 1/alico ( 1803-1814)

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1.3 L'attivazione della scuola del .w,ldaJo nei reggimenti. Solo all"inizio del 1804, con i Cappellan i Militari ormai ben integrati nell'esercito della repubblica, il ministro Trivulzio, con un rapporto al vicepresidente Mel zi , c hiese l'approvazione delle spese complessive annua li di ci rca Ll5.000 per il mante nimento della scuol a del soldato, c he nel «leggere, scrivere da fars i dal Cappellano Militare in ogni Reggimento c he s'alimenta colla coscrizione >>: «Fu Vostra mente, Cilladino Vicepresidente. ne ll'istituire i Cappellani Militari presso i Corpi , che o ltre il servig io proprio del loro carallcrc, si prestassero ben anche all ' istruzione dc'Coscrilli nel leggere e scrivere; tratti essi ne lla massima parie dall a campagna, se sono fo rniti d 'a nimo docile e volenterosi di d iveni re buoni militari, trovansi però quasi tutti illetterati , e naturalme nte incapaci d i avanzamento a posti di Sollufficialc, a meno poi a quelli d'Ufficiale. L' attuale loro situazione li ha illuminati sull 'importanza di questo svantagg io, ed hanno in proporzione saputo apprezzare la provvidenza del Governo che offre loro il mezzo d 'apprendere nc 'Corpi i primi e le menti dell ' istruzione, e con ciò di ri nnovare l'ostacolo prima insormontabile al miglioramento de lla loro so11e. A ccntinaja infalli sono accorsi i Coscritti alla Scuola del loro Cappell ano, e se dessi ne riporteranno un beneficio di cui in add ietro cran pri vi, non minor utile ne risentirù il servigio per la possibilità d'aver con ciò maggior quantità d'indi vidui idonei a coprire i posti di sottufficiali. Quest' affluenza però del Soldato ha rauo vic ppiù conoscere la necessità di fissare un pi ano normale da seguirsi presso tutti i Corpi , massi me in circostanza c he la 2" Leva va a rinforza rli d'altri Coscritti ; non che per provvedere in modo regolare alle spese occasionate da tale istituto qualunque sia la loro entità. Il Regolamento qui unito provvederà ad ambedue questi oggetti. Per l'articolo d i spesa. ho calcolate che sarà approssimativamente per c iascuno dc ' 15 Reggime nti che si alimentano colla Coscrizione , qualche cosa me no delle f. 1.000 annue , e così di circa f. 15.000 in tutto. C hiedo pe11anto l'oppo11un a autorizzazione, C illadino Vice-Presidente, per pote r erogare per qucsl'oggcuo altrcllanta parte de'Fondi a mia disposizione salvo di rcttilìcare l'assegno dopo l'esperienza di qu alche tempo . Trattandos i d ' un servigio di g ià decretato dalla Y.ra saviezza, non mi fermerò, Cittadino Vi<.:c Prcsidentc , ad allegare ulterio ri motivi pe r provocm·e la vostra adesione allo scopo de l presente Rapporto». Il 22 gi ug no 1804, il generale di brigata del gen io e segretario generale del dipartimen to della guerra, Giovanni Salimben i ( 17 19- 1808), informò il ministro de lla guerra che sulla base di un rapporto del cappellano Battiloro della 4" ? brigata di linea rimaneva da stabi lire una norma generale, «per la Scuola del Soldato ne l leggere e scrivere, che il Governo volle affidate ai Cappellani dc' Reggimenti» .


Alessandro Vie/lo

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<'~~ere e scrivere press

importo annuo pe r

Osservazioni

o 1 ni Cor o. !'..24. Si è calcolato che t,--,,--~ - - -- -,--- - -- --+--,--- - - - -- -1 1-'------'---"---...;._--..:....;_-"----+-f_.7_8_7_._I0'-·- - --1 la Sc uola di ogni Corpo possa essere .C.66. frc uentata d a

Per 15 Ke " imcnt i*.

f. 14392. 10.

*7 mezz~ brigate,_3 Regg im_e nti di cavalleria, I_ artig lieria, l legione italiana , I zappaton , I guard ia del prcs1c.Iente, 1 orfanotrofio. Fon/e: A .S.Mi ., Guerra , cart. 2361.

Il ca ppellano testimoni ava il considerevole numero di soldati che partecipavano alla Scuola, dimostrando la necessità «d i provvede re ag li oggetti economici della medesima». La segreteria del ministero :ive:v;i fa llo redigere per tale servizio un progetto di regolame nto che il Salimbeni unì al rappotto per «Vostro esa me, e Vostra superiore approvazione». Orte nuta l'approvazione, «sono e.le i subord inalo parere che dovesse rassegnarmi con apposito rappo1to al Vice-Preside nte c hiedendog li di approvare in genere la spesa che seco porterà quest' Istituzione fino a c he l'espe rie nza d i qualche tempo abbia sommi nistrato i dati necessarj per poterla circoscri vere». Allo stesso tempo suggerì pe r convenienza, che facesse sentire al cappellano Ratti loro «la Vostra soddi sfa zione pel di lui ze lo , e pel conto dettagliato c he ha reso detto stato in c ui trovasi questo servigio presso il Corpo cui è addetto». Il 5 luglio 1804, fu presentato il così detto «Piano normale per la scuola del Soldato ne l leggere e scrivere». Il regolamento definiti vo che sarebbe e ntrato in vigore di concerto con il ca ppellano «colla magg ior so llecitudine, attesa anche la circostan za e.le i prossimo arri vo del corpo e.le coscritti della 2° leva», che avesse te nuto costantemente informato il ministero «della sua atti vazione e del ri sul tato della medesima I ... I e.la cui mi riprometto i più grandi vantaggi pel servig io non fosse che per la sic urezza d ' avere con tal mezzo in breve te mpo huona copia e.l' indi vidui capaci alle fun zioni di Sott' Ufficiale: 1. La Scuola e lementare de l Soldato sarà divisa in tre clas i; nella ,, s' insegnerà a rile vare le le ttere, a compitare ed a leggere; ne lla 2" la callig ratia, l'o1tografia e la grammatica; e ne lla 3" l'ari tme tica, esercizio epistolare , ripetizione de'c.Iovcri mil itari. 2. Il Cappellano del Corpo è il Maestro di quest' istruzione, sotto la direzione de l Capo Uattaglione incaricato e.le i de ttaglio. 3 . li Cappellano è assistito da due Coadiutori pe r ogni classe, presi fra i Sott ' ufficia li del Corpo .


Le Scuole Reggimentali ncl/'Jisercito del Reww Italico ( 1803-18 14)

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4. Il Capitano presenta al Capo del Corpo i nomi degli indiv idu i de lla propria compagnia, che desiderano profittare della Scuol a. Oovran no questi essere di buona condotta e mostrarsi atti ad a pprendere. 5 . Il Capo del Corpo sottoscrive in doppio questo stato , uno de' quali si passerà al Cappellano , onde conosca g l'individui c he concorreranno alla di lui Scuol a. 6. Seguila la loro ammissione non possono ritirarsi da lla Scuola vo lontariame nte. Vi saranno soltanto di spensati dal Capo de l Corpo, sopra rapporto de l Cappellano, che annurn;j la loro incapacità ad apprendere. 7. Uli Ufficiali e Sott' ufficiali di settimana invigile ra nno e daranno mano perc hé i soldati si rendano alla Scuola, alle ore stahilitc cd ivi si comportino con saviezza. 8. L'Ufficiale Superiore Direttore invig ilerà perché sia mantenuto il buon ordine ne lla Scuola e punirà quelli , pe' qua li non hastasscro a contenerli in dovere le ammoni zioni dell ' istruttore. 9 . Ogni Corpo avrà una o più sale destinate alla Sc uola . 10.11 Direttore, di concerto col Cappellano assegne rà le ore più propizie a ll ' istruzione. 11 . 11 sabbato e la dome nica, e tutte le fes te comandate saranno giorni di vacanza per la Scuola. 12. 11 numero de ' concorrenti alla Scuola non potrà o ltrepassare lì 24 per ogni cl asse. 13 .1 figli di truppa dovranno tutti intervenire a questa Scuo la. L' Ufficiale preposto alla loro educazione invigi lerà perché non vi manchino. 14. Il passaggio da una ad altra classe si farà secondo il giudizio de l Cappellano e per ord ine del Capo de l Corpo. 15. 1 passaggi degl'indi vidui da una ad altra classe e la loro sortita <falla Sc uola saranno sempre fatti conoscere al Corpo , coll'ordine del giorno. I più capaci de lle classi otterranno il prem io di un libro o di qualche ornamento militare e quelli che al sortire de lla Scuola meriteranno dal Cappellano una fede di di stinta abilità, vista dal Direttore, avranno diritto di avanzamento al posto di caporale, quando pure sieno di buoni costumi. 16. 11 Capo de l Corpo riceverà mensilmente dal Cappe llano il rapporto, visto dal D irettore, sulla condotta deg li indi vidui che interve ngono all a Scuola , sui loro progressi negli studj. 17. 1 li bri de 'q ua li si servirà la Scuola per la lettura e per i premj , saranno a prefere nza i seguenti : 1° L' istruzione clcmcnlarc pc' Gucrricri. 2° La Scuol a del Soldato. 3° li Regolamento concernente il servig io interno , la Polizia e di sciplina. 4° Il Codice Militare. 5° I libri pe r le Sc uole Normali di Mila no adattati a lla Scuola del Soldato. Il Capo del Corpo potrà valersi peì Pre mj anche di qualunque altro libro


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i\/essandro Vìello

egualmente atto ad ispirare sentimenti di coraggio e di s ubordinazione. 18. Le spese che occorreranno per I ibri , cart a ed altri oggetti per la Scuola , e

per i premj , saranno provvisoriamente compensate dal D ipa11ime nto de lla Guerra sopra strati trimestrali presentali dal Cappell ano, certificati dal Direttore. 19. Una Commissio ne apposita d ' Ufficiali e Sott'Uffic ial i del Corpo, de lla quale il Capo Battaglione incaricato de l Dettag lio ne sarà il Presidente, interverrà in ogni trimestre all 'esame che il Cappe ll ano farà i11 loro prese nza a tutti gli stude nti ; ed appunto in tale c ircostanza si farà la di stri buzione dei prcmj» 3 1.

I primi problemi per la mancanza di materiali didattici si verificarono il 20 agosto J804, quando Tordorù informò il ministro Pino che il generale comandante d 'armi , tramite il commissario della piazza, lo avve11ì c he dovevano «atti varsi presso i Corpi di questa g uarnigione le scuo le normali di 72 indi vidui pe r ciascun Corpo» . ln rispetto a tal ordine domandò «un numero di tavoli , e panche, ragguag liando la lung hezza in rag ione di due piedi per cadun indi vidum> , ma non esistendo simili arredi « ne' presso l'economo dc Gaspari , ne' presso l' appalt.atore del casermaggio», c hiese prec ise di sposizioni ministeria li in propos ito. Intanto il 9 luglio, il gcm;ralc di visionario Fiore ll a fu invitato ad informare qua le g rado d'istruzione avessero raggiunto i depositi di c avalle ri a, e se occorrevano degli a ltri istruttori tanto pe r il serviz io a piedi , che per quello a cava ll o: «Il ri scontro qui unito assic ura , Eccelle nza , che quest'oggetto procede regolarme nte ogni mattina per gli eserc iz i a ca vallo; e per quello a piedi in ogni dopopranzo. C he non occorrono istruttori giacché gli Uffic iali sono dotati dell e necessarie cog ni z ioni . Che si disting uono fra questi ne i C acciato ri a Cava llo il sollo Le ne nte Re rthon , ed il Te ne nte M anLOli , cd i Marescia lli d ' alloggi Arceri, e Sonnani, e nei Dragoni Napoleone i C;i pita ni Conca , e Pc lli sson , il solto tencnte Cecche tti , ed i Maresc ia lli <l ' all oggi Rocco, e Re rtrnm. C he la te oria e bbe luogo fin d 'o ra pe i Sott ' Uffici ali e che essendo cresciuto il numero degli Uffic iali si fari'! anche pe r questi tre volte la settima na. Finalmente c he i Cacciatori a Cavallo potranno fornire alla prima parata due Plolo ni, cd i Dragoni un Ploto ne a Cavallo cd uno a piedi. E qua le eccitatomi essendo stato fatto a l sig . Genera le Milosscwitz perc hé info m,asse sull a tenuta ed istru zio ne del I O Rattag lio ne Dalmata , ha que sti riscontrato coll ' unito ed assicura che per la tenuta il Ballaglione Da lmata può stare a li vello di qua lun4uc altro Co rpo de ll 'Armata, c he l' istruzione è avanza-

1 -' Rapporto firmalo dal ministro de lla guerra e dal segretario gc.;m:rak Sali mbeni, 5 lug lio 1804 . Milano. in /\.S.Mi .. Guerra , cari. 2:16:l . I .o stesso giorno il ministro ddl.i guerra spedì una copia

:lnChC' al cnpo fldhl I;' f> ivi'-.ione .


I ,e Scuole Reggimentali nell 'Esercito del Regno /1alico ( / 803-18 14)

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ta fino a lla scuo la di Uattag lione che è hastantcmc nte assic urato il mane ggio ddlc braccia; c he manovra fin ' ora al passo ordinario, e c he raddoppia soltanto ne lla scuo la di Plotone; che è iniz iato a tutti i piegame nti e s piegamenti , ai cang iame nti di f"ronle, e di direzio ne ed ag li allineamenti a contromarc ia . fin a lme nte osserva il sig. Milosscwilz c he fra un mese c irca sarà rassodato questo Battagli o ne in tulle queste manovre e po trà co noscere le a ltre poche formanti il complesso dell ' accennata scuola di Battaglio ne: egli fa rimarcare nel te mpo stesso con quanta di Ili col là dcbbiasi tutto c iò o ttenere attesa la mancanza di vecchi is truttori , che avendo non ostante fatto e se g uire l'eserc izio a fuoco; que llo di Ploto ne mostrò il bisog no di rettific az io ne , a que ll o di mezzo Battag lio ne , e di Battag lione intero non potrà andar pia d ' accordo» 32 . Ne l 180 5. fu rono stabiliti metodo , orario e di sciplina per l'istituzione de l soldato ne l leggere e scri vere.

1.3.1 Il 1° Reggimento di linea. Le pri rne notizie sull'istitu zione de lla scuo la ne l I O Reggimento di linea fu rono doc umentate da una lettera de l maggiore Ange Pie rre Moroni ( 17621835), al coma nda nte cavali ere Carlo Z ucchi (1 777- 1863) , scritta il 22 aprile 1808 d all a c ittù di C remo na: «ho l' onore d i rende rle conto, che dietro le s ue disposiz ioni cd inseguito degl' ordini di S.E. il sig. Min istro della Guerra, il giorno 11 a nda nte venne stahilito la sc uo la de l Reggi mento ne l locale dell a Pace, e fu provveduto d i tutto l'occorrevole». La scuola , freque ntata «presenteme nte», comprende va 48 ind ividui fra sotto -uffic iali , caporali , tam buri , so ldati e fig li di tru ppa. li cappellano Gerol amo Hone nzi, principale incaricato de ll ' istruzione , «no n esse ndo per se solo suffic iente , atteso il numero , a d isimpegnare le re lative runz io ni» , fu scelto per s uo coadiutore il capita no M iche li , e pe r aggiunto il sergente Nang hester, che per le loro qua lità , «ed inte lli genza influi ranno mo lto a l buon <mJinc alla d isc iplina ed ai progress i dei suaccennati sco lari>>. G li a lunni furono d ivisi in tre classi «a norme del la loro ca1)acità». Moroni testimo niò <<l ' assid uitù e la huona volo ntà, c he finora si rileva nc' mcdesimi , fa nno sperare, c he le di lei premure , e q uelle che si danno i s uddetti maestri ne ll ' insegnar li , produrranno de i fe lic i successi», cd in virtù che alcuni «avranno acquistate que lle cog niz io ni, che sono sufficienti a l loro stato, verranno rimandati alle loro ris pett ive com pagnie , e saranno rimpiazzarli per altre ttanti scelti da coloro che dimostrano le migliori d ispos iz ioni , e che si credano s uscettibil i di qua lche istruzione» 33 . li g iorno seg uente, lo stesso colonne llo del Regg imento 7.ucchi , inrorrnò il

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Rappo rto al ministro della gucrrn , 20 luglio 1806. Milano . in A.S.Mi. , Guerra. cari. 2363 . Rapporto <lei 111aggiore Moroni al cavaliere Zucchi. 22 aprile 180 8, Cremona. in A .S.Mi .. (ir,crra. ~.irt. 2363. ·11


11 8 ministro dell a guerra Caffan.:lli che si sare bbe occ upato lii trovare la camera necessaria pe r la s1,;uola «ma avenuo ritrovato delle difficoltà particol arme nte d'otte ne re il locale, non si è potuto incominciare c he il g iorno undici dc ll ' andante ( 11 apri le 1808)». Quasi tre anni dopo , il 26 mari.O 18 11 , il capobattaglionc Bartolo meo Cavedoni unì in un a lellcra al ministro della guerra Danna , un dettaglialo rapporto del cappellano Ronenzi con l'annesso prospetto no minati vo e le note di condolla degli alunni del Reggime nto (ora stazionalo a Como), dimostrando a l ministro le dive rse situazioni ne lle quali si trovò la scuola di lettere reggimentale , dall 'epoca de lla sua istituzione fino a quel momento: «Per le epoche anteriori all'anno 18 10 non es iste al<.:un registro, ne 'alcuna tabella , che possa forni rmi le cognizioni ne 'degli individui che freq uentano la Scuo la, né dei loro particolari prog ressi ma ritengo che g li stati mensili relativ i a quest'oggetto saranno stati da Comandanti del Reggimento de' tempi andati inv iati particolarmente al ministero di V.E. sen7.a ritcrnc traccia agli uffic i del Regg .to se pure l'assenza del Corpo in Regioni , o in Regni stranieri ; e lo stato d i g uerra guerreggiata nel quale trovasi quasi sempre il Reggime nto non ha arenata. cd impedita questa trasmissione. !)·ora innanzi V.~. potrà contare sicuramente sull'impegno mio di fa rg li conoscere mensi lmente lo stato personale politico. e morale de lla Scuo la medesima. colle indicazioni del progresso indi vidualt:, e da lla assidu i1i1degli istruttori rnn quella precisione che esigono le premure paterne di V.E. non meno che l"imporrnnza d i così benefi co stahilime nto. Correlati vamente all' eccita111cnto. che si è compiac iuta di ranni per informarla dcll"epoca, e progressi della scuo la milita re dopo la s ua istituzio ne. ho l'onore[ .. . ] che tino dal 1801 in Valenc iennes dietro i venerati ordin i di V.E. il sig. Ministro dell a Guerra fu istitu ita la scuo la di leggere, callig rafia. e calcolo. Varij furono , e rapid i i prog ress i . che s i facev ano in que ll'ep<.lC,1 dai scolari 111ilitari. i d i cui stati no minativi furono settimanalmente presentati al sig. Colonne llo d ' allora . Seguì la parte nza per Calais, ed ivi pure si avesse con equa! metodo la Scuo la ; intervennero più volte ad esaminare la d irezione il fu sig . ( ìeneralc Tc ulié . e il sig. Colonnello , e loro si presentarono lì stati voluti d a S.E. il Ministro. per la prorittevole risultan za dc ' quali parvero soddisfalli . Si partì indi poi per l' Olanda. Ge rma nia , e Prussica, e da allora la Srnola fu sospesa per e ffetto di g uerra , ed a fro nte d ' ogni dilige nza lì stati esemplari di detta Scuo la andarono smarriti in forza delle marcie . co ntromarc ie, e catti vi de positi dc' nostri equipaggi. Arrivati ne l 1805 a Cremona, lo organizzò col medesimo metodo mettendo la predetta Sc uola , si ottennero i medesimi vantaggi, ed i st,1ti furo no presentali per decade al sig. Colo nnello, per cui nacquero vari avan,.amcnti negli al lievi d i N. Scuola . Traslocati a Trento ad onta de lla Ristrette7.7.a de ' locali militari, e della manca11zi1 de' rnobili necessari a dett a scuola, pure dietro g li o rdini ferm i diretti a ll ' ammini strazione rispetti ve da lei sig. Maggiore se me ne ottenne feliceme nte l'erezione, e lo stato nominativo degli indiv idui inte rvenienti ho r o no re di sottometterg lielo. Rit ornati poi a Cremona venne sospesa per un mom~nto la Scuo la, perché occupati


Le Scuole Reggimentali nel/'t:sercito del Rexno Italico ( IR03-IX 14)

I 19

gli antichi nostri locali , e mobili d i pertinenza alla <.:omune dagli altri Cappellani in Guarnig ione malgrado le istanze fatte alla municipalità di un nuovo provvedimento, a cui però in forza delle di lei istan,.e si sarebbe alla fine adottata, se la partenza pe r Como non fosse sopravvenut a. Arrivati appena in questa Guarnig ione la Scuola riottenne felicemente il suo corso , e la d i cui provvida istituzione spero, che otterrà i medesimi fcli<.:i risultati pe r l' utile de ' Militari Coscritti , e secondo la mire paterne del Governo» 34 .

11 6 apri le , sempre Cavedoni costat() la mancanza di di versi alunni , poiché «i quattro Battag lioni distaccati nel Cantone Ticino non possono senza inconvenienti lasciare indi vidui di staccati al 5° Battaglione pel puro oggetto d' istru1.ione calligrafia , ed aritmeti ca, e che i figli di truppa appartenendo in massima parte ad Ufficiali hanno seguito i loro genitori ne' ri spelli vi accantonamenti, dove hanno sotto la direzione paterna un 'educazione pri vata si, ma non me no preg iata di quella che se rimanessero alla scuola Reggimentaria» 35 . TI 3 magg io 18 11 , il capobattaglione del IO Reggimento certificò che la scuola comprendeva 38 alunni, di cui 35 fucilieri , 2 tamburini figli di truppa e I caporale. L'età era compresa dai 13 ai 24 anni . Il colonnello Bdlotti scrisse il 23 apri le da Verona: «Il cappellano è stato incaricato di assistere, ma siccome io non posso intieramente ripromettermi del medesimo, non pe r la di lui mala volontà, o catti va condotta, ma soltanto per la scarsezza de di I ,ui tal e nti , ho creduto bene di aggiungere provvisoriamente oltre un ufficiale due sottufficiali per ottenere un favo revole risu ltato; qualora piaccia all ' E .V. ho fissato per questi sottufficiali quindici soldi al g iorno , fintantoché mi si re nde rà possibile di ritrovare due Maestri fuori del Corpo capaci ad insegnare quanto prescri ve il precitato Ordine del giorno; sarà però diffic ile in ragione degli emolumenti, ed io sa rei di suhordinato parere , purc hé aggrada all 'E.V. di ricercarli nel Corpo de ' Veterani , e mettere egli a profitto 4uc' sollufficiali incapaci di servizio allivo, e che trova nsi ne l caso di coprire simi li impieghi ; da ciò ne deriverebbe un'economia all ' assegno Generale su c ui g ravita la spesa, e que' sottufficiale che forse pe rcepiscono il soldo di sempl ice Veterano, avrebbero un non piccolo sollievo alle loro ristretlezzc. Non omette rò frattanto di rare le più esatte ricerc he de maestri ... >> .

34 Lettera del capohauaglione Cave<loni al ministro della g uerra , 26 mart:o 18 1 I. Como, in A.S .Mi.. ( ;uerra. cari. 2363. li cappellano Boncn7i certificò che la scuola aprì il 14 maggio 180'.l, il 27 fchhraio 1807, e riaprendo infine il 2 1 aprile I X IO. Gli alunni in 4uel momento erano 3 1: 6 in I' classe, 2 in 2• classe, ed il restante in Y classe. I giorni 4 e 8 mart:u 18 11 gli alunni erano sempre 3 1. 15 Rapporto del capobattaglionc Cavedani , 6 aprile 181 J. Como. in A.S.Mi ., Guerra, cart. 2363 . Dal 1° marzo al 1° aprile gl i alunni (:li) avevano un ' età compresa dai 13 ai 28 anni. Vi erano 25 fm.:ilit:ri , I caporale . 2 volteggiatori e 3 tamburi .


120

11/essandro Vie/lo

Emico Giuseppe Rozzolini , maggiore al 1° Reggimento <li fa nteria leggero italiano a Ve rona informò così , il 19 maggio , il mini stro de ll a g uc rra: « Ho l'onore di significarle, c he la Scuo la Normale di questo Reggimento è stabilita , ed è in pie no vigore in co nfurm itit de ll 'ord ine del g iorno di S.A. I. il Prim;ipe Vice Re 19 mari.o. Essa è com posta da centoventi uom ini tulli a ll a Scuola del l:fattagliunc, fra i qual i sono compresi 36 Caporali , nume ro compatibile culla forza del Reggimento all'inte rno. In q uesta Scuola s' in segna la h::llu ra, la sc rittura, le:: qu attro Regole d i aritmetica e la teoria. e tulio c iò che deve servire per formare dei buoni Sott'U ffi c iali . Questa Scuo l;i è fi ssata dall e 6 alle:: 8 dell a mattina e da lle I a lle 3 pomeridia ne. Gli individui di q uesta scuo la sono esenti da qualunque servii.io ad eccc::z io nc del le ma nov re. li locale è assegnato in casa partico lare in mancanza d i locale in q uartiere . Un Uffic iale è allaccato a questa Scuola per dirigerla, e sorvegliarla. Questo l Jlfa:iale ha sullo i suo i ordini un numero suffic iente di Soli "Uffic iali i più istruiti cd abili per ammaestrare i soldati nelle rispe11ive loro classi. li Cappellano de l Reggimento ha la direzione particolare di questa Scuola, la quale è divi sa ne lle Ire seguenti classi: l" classe: le quattro regole d i aritmetica e la teoria. 2" c )a$se: leggere e scri vere currellamcnte . i principi di aritmctic:i e l:i teoria. 3" classe: i princ ipi di le llura scri ttura e la forma zione de i numeri . La I" classe è composta d i 20 so ldati e 15 caporali . I ,a 2" classe 20 e 2 1. I ,a 3" clas~e 44 e 00: totale 84 e 36. Sui g io rnal ieri rapporti che mi pe rvengono trovo che in c iascuna delle sopraindicate classi i secondari vi fa nno de progressi. che s i applica no con di ligenza . Non po sso che d ichiarami contento sulla condotta di tutte le persone che so no incaricale della loro istruzione, le 4ua li mostrano molta pre mura». U n rapporto molto de ttagli a to s ulla scuo la g iunse al m inistro Danna 1'8 g iug no 18 11 , sempre da Enri co Rozzolini , il q uale avvertì c he in conformità de ll'ord ine dc! g io rno de l princi pe vic e ré de l 19 mari'.<> la scuo la normale de l Regg ime nto c ont inuava « ne l s uo pieno vigore». e il segue nte me todo: I. Organizzazione: « La Scuola è s ituata in una casa particolare pe r mancanza di locale in quartie re. E. aperta dalle 6 alle 8 de lla malli na, e dalle I alle 3 pomerid iane. Un Uffi ciale è addetto a questa Scuola per d irigerla , e sorvegliarla. Questo uflicialt! ha sotto di se· un numero sufficiente di Sull 'U ffic iali lì più istruiti per ammaestrare i Soldati ne lle ri spctlive loro c lassi. li Cappellano del Reggimento ha la direzione pa11icolare di q uesta Scuo la». 2. Composi~.iunt!: «Questa Scuo la è composta di cento veni i uomini nmi a lla Scuo la di Battaglione, fra i quali sono compresi trentasei Caporali. Questo numero infer iore a que llo stabilito da S.A.I. è però proporzionato colla fori.a del Reggimento per i tre Battaglioni all ' interno .


Le Srnolf' R"gg i111c11tali ne/l'Eserciw del Regno Italico ( / 803-1814)

121

3. lstru~.ione: «In questa Scuola s' insegna la lettura, sc riltura, le quattro regole dell'aritmetica, la teoria, e tutto ciò che concerne a form are dei buoni Soll ' Ufficiali. Essa è divisa in tre classi: I" c lasse: s' insegnano le quattro regole dell 'aritmetica , e la Teoria . E' composta di 40 Soldati e 25 Caporali . 2" classe: s' insegna leggere e scrivere corrcllamente. i principi di aritmeti ca, e la Teoria. E' composta di 15 soldati e 2 1 Caporali. 3" cl asse: s' insegnano i princ ipi di lettura, e di scrittura , e la formazione de i nume ri. E' composta di 19 soldati».

Dai rapporti giornalieri che gli pervenivano , e dalle frequenti v isite che faceva ne lla sc uola si assicurò de i progressi che gli scolari faceva no ne lle diverse classi, «e c he Essi si applicano con diligenza» 36 . Il 12 giugno, Cavedoni inviò sempre da Como a l ministro della guerra, lo stato della scuo la che comprendeva in que l mome nto 5 I alunni , di cui 7 tig li di truppa, I caporale, 2 tamburi ed il restante da fuci lieri . Ne lla I" classe vi erano 11 scolari , ne lla 2" classe 18, e nella 3" classe 22. L'età era compresa tra i 6 e i 24 an ni . Fu se gnal ato che molti passavano al battaglione di guerra; un tedesco di 20 anni , Giuseppe Gonzen, fu definito dal cappellano Bonenzi come «tede sco atlivo, ed impara discretamente anche la lingua italiana». Il 4 luglio, giunse il prospetto dei giovani militari del mese di gi ugno. Nella scuol a erano presenti 35 a lunni di c ui 9 caporali , 7 tamburi, cd il restante fuc ilieri. L'età andava dai 7 ai 40 ann i. Il 3 agosto 181 1, il magg iore Rianchi inviò il consueto stato nominativo , come disposto dalla c ircolare de l 26 marzo 1808, al ministro Oanna37 . 11 4 ottobre, la scuola presentava in tota le 2 1 a lunnj _I fi gli di truppa erano 9 di e tà compresa tra i 7 e i 40 anni, fra cui I caporale, 14 fuc ilieri , e 6 tamburi . Ne ll a I" classe vi e rano 3 scolari, ne lla 2" classe 4 , ne lla 3" classe 13, e solo I nella 4" c lasse. li 1° dicembre, nel 5° battag lione stanz ia to a Como e rano presenti 6 ;ilunni , di c ui I aiutante sollo-uffi c iale, 4 sergenti , e I caporale. L'età era compresa tra i 2 1 c 33 anni. Al 4° b attag lione erano presenti in vece 22 a lunni , di età c ompresa tra i 15 e i 27 anni , di c ui 4 sergenti magg io ri , 3 sergenti , 4 fuc ilie ri . 6 caporali e 5 furieri . La scuola elementare di «Leggere, Cal li grafia ed e leme nti di Aritmetica» prese ntava a ltri 32 alunni , d 'età tra i

36

Rapporto <.Id 111aggiorc Rozzolini al 111inistro de lla guerra , 8 giug no 18 11 . Verona , in A.S.Mi .,

Gut'rra , carl. 2363. Lo stesso H01.zolini scrisse se111prc da Verona il 1° aprile 18 11 : «Numero te nue d i caporali 5, carabinieri 4 , cacciatori 22 . volteggiatori 2, e i profitti non son o tali. tjuali potrebbero essere . io mi riprometto di poterne asso ggettare un altro al I mo <..Id l' e ntrante g ia<.:ché adesso ten go sotto i mie i ordini tre forti Hattaglio ni e la Scuo la sarà organ iuata conforme al d isposto dell'ord ine <le i giorno di S.A .I. ctc l 19 marm». 37 R;1pporto del maggiore Bianchi al ministro <.!ella Guerra. 3 agosto 18 11 , Co1110, in A .S .Mi. ,

Guerra, Catl. 2363.


122

Alessandro Vie{{o

Negg tmento · i m ea prr Gradi

Età

3 Caporali 10 h1cilicri 6 di Fanteria 4 Figli di tru a

I "classe: Dai 6 ai 37 2"classe: anni del 3"classc: sergente 4"classe:

mese l

1

Osserv azioni del cappellano Ronenzi

Classe

I Sergente I C ap. tenente

I

3 6 12 5

L ' uomo di 37 anni , «comincia a leggere»; i figli di truppa «assai giovani <li età, che da qualche speranza; nel complesso buona dil igenza e buon talento» .

Fonte: A.S.M i., Guerra , cart. 2363.

6 e i 4 1 anni , per un total e genera le <li 60 alunn i. Sempre Bianchi , il 13 dicembre inviò al ministro Fontanell i lo stato nominati vo degli indiv idui che frequentavano la s<..:uola mi litare <li Lugano eh<.: comprendeva 78/79 alu nni , tra cui 2 rigli di tru ppa <li 6 anni d"età e un sergente <li 40 anni . Vi era no 7 sergenti , 17 caporal i , 11 granatieri , I tamburo , I pi ffero. ed il resto fuc i lieri . In una lettera del 28 di<..:cmbre 18 11 , era no presenti sempre a L ugano 24 alunn i (età dai 15 ai 28) , t ra rni 4 ·ergenti maggiori , 4 sergenti , I gran atiere. 6 <..: aporali e 5 furieri . li I gennaio 18 12, il 4° e 5° battaglione <lei 1° Keggirnento cli linea presentava: '.B alunni , di <..: ui I sergente, 3 caporali , 6 tamburi e 23 fu<..: ilieri , con un' età compresa <lai 13 ai 37 anni (in I " classe vi erano 4 scolari , 8 in 2" classe, e 16 in 3" cl asse). li 12 marzo, il maggiore del Reggi mento. François C irot (cx <..:api tano istru ttore di fanteria alla Scuola Militare di Pavia), comuni<..:ù al ministero il consuelo stato nominati vo del mese <li febbraio sempre dalla stai.ione cl i Como: 54 alunni , tra cui 6 sergenti , 11 caporali , I tamburo cd il restante rucil ieri. L'età andava dai 7 ai 34 anni . La I" classe ne conteneva 7, la 2" classe 19, e la 3" classe 28. A Lugano il 1° marzo. vi erano 47 al unni , di cui I sergente, 3 caporali , 6 tamburi e 37 fucilieri . L'età era compresa tra i 6 e i 36 ann i. li 14 maggio 18 12, Cirot ce11ificò <..: hc allo stato del 30 aprile erano pre ·enti 47 alunni , con un 'etì1 dai 14 ai 26 anni . di <..: ui I caporale, 5 tamburi. ed i l resto fucilieri. L a I " cl asse aveva 12 ragazzi , la 2" classe 22, e la 3" classe 13. Per il mese di maggio, Ci rot comun icò i l I O giugno, nuove variazioni : mentre i soggetti erano sempre 47, l ' età variava <lai 7 ai 27 anni , w n 2 caporali , 5 tamburi , ed il resto rucilieri ; 11 scolari erano nella I " c lasse. 15 nella 2" classe, ed i l restante nell:i 3a classe. Nel mese di lugl io si contavano invece 52 alunn i con un età compresa tra i 7 e i 26 anni , tra cui 16 caporali , 5 tamburi , e 27 f uci lier i. 11 I O agosto 18 12, il maggiore Ferrol i consegnò il prospetto dei giovani mililari intervenuti «alla Scuol a Elementare di Leggere di Calligrafi a, ed Elementi O


I ,e Srnol e Rcggimenrali nell'Esercilo del Regno Italico ( 1803- /8 14)

123

11 ab. 5 - Stato della scuo7a del soldato nel I u Reggimento di /111ea per il mese dt [uQlio /8 12.

IN .

Gradi

!Alunni

Classe di scuola

Età

6 caporali J"classe: 13 La maggioranza 15 tamburi 2"classe: 33 tra i 20 e 2 1 33 fucilieri 3"classe: 8 anni , uno di 27 e cinque fig li d i truppa tra i 5 e 9 anni.

54

Osservazioni del cappellano sul profitto dei giovani studenti Maggior parte di huona volontà ad a pprendere con qualche profitto, altri distratti e di poca volontà.

Fonte: /\ .S.M i., Guerra, ca1t. 2363.

di Aritmetica fatta ne l mese di lug lio 18 12». TI dire ttore responsabi le era sempre il cappellano Honenzi38 . Il maggiore Fe rro li , certificò il 22 ottobre 18 12, lo stato della scuo la normale e d i contabi lità nei distaccamenti di Corde nons e Latisana: I ) Conta bi I ità: Cordenons, 3 1 sette mbre 18 I 2, 23 alunni , clà dai 19 ai 26: J sergente maggiore, 7 se rgenti , 7 caporali, 5 furieri , 2 fuciliere, e I volteggiatore. 2) Leggere, scrivere, e calligrafia: Latisana, 3 1 luglio 18 12, età dai 18 ai 32: 4 sergente, 4 caporali , 4 granatieri , 3 volteggiatori, e 16 fuci lieri. 3) Contabilità: Latisana, 3 1 lug lio 18 12. 21 alunni , e tà dai 2 1 ai 29: I serge nte maggiore, 7 sergenti , 7 caporali, I volteggiatore, 4 furieri , e I fuciliere. 4 ) Leggere , scri vere, e calligrafi a: Cordeno ns, 30 sette mhre 18 12, 36 alunni, età dai 19 ai 32 anni: 4 sergenti , 7 caporali , 4 volteggiatori , 3 granatieri e 17 fucilieri. 5) Leggere, scrive re, e calligra l'ia: Latisana, 3 1 agosto 18 12, 31 alunni , età dai 18 ai 32: 4 sergenti .4 capo rali , 4 granatie ri , 3 voltegg iatori e 16 fucilieri . 6) Contabi lità: Latisana, 3 1 agosto 18 12, 20 al unni , età dai 2 1 ai 29: 2 sergenti magg iori , 8 sergenti. 6 caporali, I volteggiatore, I cap. furiere, e 2 l'urieri 39 .

Dal distaccamento di Lugano, il 2 1 sette mhre 18 12. fu certificato che «lì

-18

R.ipporto <lei maggiore f'erru li al ministro della guerra , 1° agosto 18 12 , Como. in A.S.Mi .,

Gm•rra. eart . 236:l his. 39

Rapporto del maggiore Ferroli al ministro ciel la guerra. 22 ollobre 1812, Como. in A.S.M i ..

Guerra. eart. 2363 bis.


llfpssw1dro Vie/lo

124

eserc izi a fuoco s i sono fatti varie vo lle e con buon successo, e no n s i trascura ce rto d ' istruire anche i Soll' Ufti c iali. Le Sc uole di Ca lli g rafia e Aritmetica 0 110 s tahi lite tanto al 4° hattaglione a l:kllinzona , che qui a l 5° e dirette dal cappel lano, si g. ajut. Maggiori , e da que lli , che hanno mig lior carallcrc e competenLc , e freque ntale da un co mpetente nume ro di so ldati e caporali i quali vi fanno de progressi». A l 3 1 d icembre l 8 l 2, nella scuola d i c ontahilità de l 4° ballag li one v i erano l 9 alu nni dai 2 l ai 25 anni , mentre ne lla scuola di legge re calligrafi a cd aritme tica v i era no 26 a lunni , con un 'età compresa tra gli 8 e i 30 anni , di c ui 2 Gtporali, I lamhuro e 23 fu c ilieri . Ne lla J·' classe vi e rano 6 studenti , l 2 ne lla 2" c las se, e 8 ne lla 3" classe . Il 18 gennaio 18 13 e rano prese nti nella sc uo la di calligrafia del 4° battaglione 39 a lunni d ai 17 ai 30 anni. 11 14 febbraio , ne lla cons ueta rela,.ione fu riportato c he mo lli scolari erano passati al 4° battag lione di presidio a Uc llinzona . A l giorno I O febbraio g li alunni de l 5° ballaglione e rano 33 e lutti fu c ilie ri , di c ui 5 a lla I" clas se, 22 alla 2" classe . e 6 all a 3" c la-;sc . L' ultimo rapporto de l 1° Reggimento di linea fu sc ritto il 1° marm 18 13 sempre da Lugano: g li sco lari e rano 39. lutti fi g li d i truppa dag li 8 ( in J' classe) a i 22 ann i e tutti fu c ilieri , di cui 5 di I" classe, 30 d i 2" c lasse , e 4 di 3·' c lasse.u1.

1.3.2 I.a 2a J/2 brigata di linea.

Il capobattaglionc coma ndante la 2·' 1/2 brig ata cli fan te ria cli linea , Paolo Castaldini , ri spose il 9 sette mbre 180 3 ad una c irco lare d e l ministero d e ll a g ue rra che il corpo che provv isoriame nte coma ndava , «è quas i tulio compos to d ' Uffic ia li , e Sott' llffic ia li italiani eccettuali tre Capitani che sono Frances i ,e pochiss imi Soll ' UfTic ia li di ta l Nazione , m a c he g li si può d ire c he hanno in possesso la lingua lla liana per il lo ngo tempo c he sono in Ital ia. ed al serv iz io ne lle nos tre truppe , e c he pe r quanto s ia a lla comunic az io ne dei co mandi si conte ngo no a ll 'equa) me todo che usano g l' lta lia ni nati v i, c ioè s i s pi ega in Italiano il puro no me l ;ranccse c he equivale a l comando. ed il rimane nte ass ic uratevi , C illadino Minis tro. che g li s i parla s e mpre in questa lingua , ed a nz i s i proc ura di conoscere i loro di vers i lin g uaggi 1• •. 1 pe r vie ppiù rischiararc i . e rende rc i me n cliffi collosa l' app lic azion e al co ma ndo , c he s tre ttamen te ne us ia mo tullora in france se ». Inoltre, per quanto fosse og ni g io rno testimone ocu lare, «g li v ie ne il tutto s piegato t:olla mn gg ior mani era in ling ua italiana, e per que lle semplic i con clusioni di com an do in frances e non c i resta niente diffici le, perch é g li s i dice prima la forza de lla parola France se come eq ui va lga in Ita li ano . Quantunque v i r innovo a ver li tu tti atti

-Ili

Rapporto al m inistro de lla gucrr:1, 1° mar.w 18 13. Lugano , in J\ .S.Mi . .(iuPrm , ca11. 2363 bis.


f ,e Srnolc Reggimm/a/i ne/1'/:,'s ercilo de{ Regno //alico ( 1803- f 8 {4)

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a ll ' Istruzione ri cercata, giacché Vo i ne 'csigcte una nota dei più istru iti , e c apac i, io q ui ve lo compiego ». Rassicurù infine il ministro che «è comune nostra inte nzione di rende re me no che ia diffici le al Soldato d i nuova leva il pe o dell ' Esercizio Militare, per ti rarne a nche più presta mente un vistoso risultato>>. Lo stato nominativo degli indi vidui soggetti all 'istruzione compre ndeva: 6 te ne nti , 4 capitani , 3 sottotenenti. 2 se rgenti maggiori , 3 sergenti cd I a iutante maggion.:41 . Jl 29 dicemhn.: 1803, il capohri gata Foresti presentù al ministero un progetto pe r l' isti tuLione di una scuola ne l suo corpo, da inaug urare all 'inizio de l nuovo anno. Il 9 gennaio 1804. fu approva il progetto d ' istruzio ne per la mezza bri gata, considerato come un ordine de l g io rno piuttosto che come un regolamento, soprattutto per quanto concerneva le spese d i ma nte nimento della scuola a carico del ministe ro. TI 16 agosto , il capobrigata inl'orrnò il ministro de lla g uerra che con sollec itudine, «mi sono dato tutta la premura onde att ivare prontame nte l' Istruzione Normale per i Soldati del Corpo che ho l' onore di comandare, ho fatto la di manda in conscguc nLa al Comandante il Poro, ed anche a l Ge nern le Comandante d'arn1i per un numero di Tavole. e Banche occorrenti per la sala destinata al suindicato scopo, ma rin d 'ora non mi è riuscito di averle, e ambedue mi ris posero di no n ave r alcun ordine per ta le fornitura , im possihilc essendomi dare pri nc ipio a ll a Scuola se nza esse re fornito deg li occorrenti mobi li». Preg<l pertanto il ministro. di comandare la consegna dalle autorità compete nti , «con tutta sollecitudine »42 . li 23 ottohrc, presentò al ministro «quattro sagg i di C allig rafia», che gli furono «sottoposti» dal cappellano de l corpo C ittadell a, «affi nché da questi potessi rilevare il profitto , che in pochi gio rni si è fatto da a ltri de. Volontari affidategli pe r la di loro istruzio ne». Scri sse ancora , «Amo lusingarmi, Ge nerale Ministro, che riporteremo la vostra soddisfazione, no n po tendovi d issimulare dc 'avere g ià accordata la mia tanto a questi. c he ag li a ltri tutti , che per la loro condotta, e dili genza lasciano spe ra re d' avere in essi fra breve te mpo a ltrettanti individui ca pac i a lle fun L.io ni di Sott'lJrJicia le»'1 3 . Quattro giorni dopo, il capobrigata c hie se c he fossero a mmessi all a scuo la normal e , che sare bbe inizia ta il 5 novembre, il maestro di callig rafia Ri va e dieci soggclli tra soldati e so tto-ufficiali scelti , secondo i s uo i o rdini , tlal cappellano

41 Le1tera del capobauagliune Paolo Caslaldini al mini~tro della guerra. 9 seltcmhre I 803, Cesena, in A.S.Mi .. Ci11crra, ca11. 2363. 42 Lc11cra del comandante la 2° hrigata d i fa11te ria di linea capobrigala Foresl i. al min islro della guerra. 16 agosto 1804. Milano. in A.S.Mi., G11erra. eart. 2363. 43 Lellera del capobrigala al min is tro della guerra. 2:l ouobre 1804. Milano. in A.S.Mi .. Guerra, cart. 2363. i\Jrinlerno clclla lellera ho rinvenuto molli rugli con calcoli ma1emalil:i. e diverse «SenlenL.C Morali» come ad esempio 4uella del soldato Faggion della 3' Compagnia: «Il vero amico non si trova che tra gente dabbem: e non appartiene che alla virtù di formare una vera amicizia. Il viz io può prod urre amicizie apparcnli ma non vere,,.


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Alessandro Vil'ilo

militare «garantendo si comportino saggiamente nella Sc uola». Questo permesso sarebbe stato accordato dalle autori t~l munici pa li 44 . rt 27 ottobre 1804, il cappellano C ittadella scrisse al Tonduti da Foro llonaparte:

«Con vero piacere, Colonnello, vi rapporto rilevar io sempre crescente il vantaggio che ricavano 4uc' soldati da Voi scelti alla Scuola Normale di calligrafia ed aritmetica, di cui v'ho giorni sono presentati g li espe rime nti. Nel momento stesso vi faccio presente, che il maestro Ri va da cui prendono lezione lì soldati vostri , nonme no che altri del Corpo de'Cacciatori a Cavallo, e de lla Guardia Governativa: all ' apertura delle pubbl ic he Scuole Normali , c he sarà il di 5 novembre, non potrà seguitare la lezioni al m ilitare, o del Prefcllo delle Scuole pubbliche da c ui dipende per ragioni d' ufficio. Siete qui ndi pregato a scri vere al Ministro de lla Guerra , pe rché come c rederà espedie nte faccia sapere a ci spetta la di lui determinazioni in proposito per la conconian:1.a delle reciproche convenienze>>. Il 26 dicembre 1804, il comandante Foresti comunicò a Pino di aver stabilito una commissione che alla fine di ogni trimestre avrebbe passato in esame Lutti

44 Ra ppo,10 del l:apobrigat.a Foresti al 11,inislm della guerra. 26 dicembre 1804, Milano. in /\.S.Mi ., (i1,r,rm. ca,t. 2363. Vedi anche la lellerJ della commissione incarirnla dell 'Esa me degli /\llievi della scuola di Calligrafia ccl ,1rit111etiea sta bi lita nella 2" brigala di linea al colonne llo Foresti :

«In eseeul ione di Vostri ordini ,;i siamo ie ri po11a1i . Ciuadino Colonnello. nella Sc uola di Ca lligrafia ed /\ri lmetica, ccl ivi abbiamo passalo in esame ind ividualmente t11tti que ll i d1e la compongono. Abbiamo generJlmente ritrovato. che lo t.do cd esattc7..za del C iii. Cappellano. e del Maestro Riva. era be n scco ndata tlalli Coadiutori , e d.igli M.:ulari. i quali approfillavano non poco, ne l breve 1~111pu. l:he conta dopo questa saggia ls titu7,ionc, Molli sarebbero s tati i Militari. c he meritano premio. ma atte ne ndos i alle particolari vo~tre istruz ioni . abbiamo scelti quell i. d1e per ass icl11it~ condulla. e hravura s i distinsero il pi ù cd a lt ri che hanno i111parnlo. per cosl cli re, a fur.ta di fati ca; e cli buona volonli1. e che e ra no de l tulio ignari al lorché pe r ordine vostro furono :1m111c,si allo s tudio. I.e osservaz ioni poi che li accade d i fare. C ittadino Colonnello. s ull 'organi77.17ione e metodo tenuto nella Scuola , i riducono alle due seguenti : l" Che 110 11 si debba ammettere a lc un militare alla Sc uola di Calligrafia cd Aritmctil'a ,e il suo fi sico non s ia atto a trarre profitto nel Corpo. e che si escludano quelli cli un fisico imperfetto, mentre la mira di tale istituzione essendo quella cli dare ai Corpi di Armma de' buoni Sou'Uflieiali. da un militare che s ia d ifettoso nel suo personale non s i potr:t certame nte trarre profitto alcuno. 2° Che i libri con c11i s i esercitano . o s i apprendono agli alunni il leggere , trallinu. o di militare, o di istoria , udi vite cli cccelle nli uomini per così m:1ggiormenle entusias marli, che culla lettura delle favol e d ' Esopo e 1-"eclro, Crediamo in tale manie ra , Citi. Colonnello. di avere esaurite appieno le vostre inte nzioni» .


Le Scuole Reggimentali nell 'Esercito del Regno Italico ( /803-18 14)

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gli alunni della scuola, distribue ndo pre mi a coloro c he dimostravano magg ior profitto, non dime nticando di e log iare il lavoro del cappellano: «Affine di animare il Soldato a trarre il dovuto profillo dalla scuol a stabilita ne l Corpo , ed introdurre nella stessa quel spirito di evoluzione, senza del quale i progressi in qualunq ue rango, ed in qualunque mestiere sono lenti, cd incerti, mi sono dete rminato a nominare una Commissione la quale alla fine d 'ogni Trimestre dchba passare in esame tutti gli alunni della Scuo la, e di stribuire dei pre mi a que lli c he destano di maggiore profitto. Questa commissione composta dal Capo Battaglione Pisa, del Capitano Magistrelli, e de l Quartier Mastro Tesoriere ha passalo il l O esame il giorno 22 del corrente mese. Dal rappo1to della stessa, che ho l'onore di qui compiegarvi unitamente a vai:i saggi , rileverete, Generale Ministro, lo slalo soddisfacente della Scuola, ed i nomi di quegli individui , ai quali vennero attribuiti i differenti premi e non potrete ce1tamente scorgere senza non poca compiacenza i progressi fatti in così breve spazio di te mpo, da giovani tolti dall'aratro, da una piena ignoranza. Per tale felice risultato devesi però mollo al zelo , ed attività costante del Cappellano Di rettore, quale non lascia né pene né travaglio perché la Scuola abbia que l lustro, e riesca di que ll ' avvantagg io c he ragionevolmente si deve permettere»45. Il 30 marm 1808, il colonne llo Paolo Castaldini d ichiarò di aver ricevuto il dispaccio sullo stabil imento ne i corpi della scuola normale, riferendo anc he al ministro della g uerra che effettivamente voleva creare una scuola, ma che dovette pe rsuade rsi della impossibilità di tale stabilime nto per l'assoluta mancanza del locale ave ndo anche interpellato il Comandante d ' armi. Il maggiore Pietro Pisa (1774-1813), del 2° Reggimento di fanteria, testi moniù al ministro de lla guerra, il 26 mar.1:0 18 11 da Macerata, che non si poteva «c he essere contenti della condotta, ed Mtività» de l cappellano Cittadella, «istruttore di tulle le classi», e «deg li aggregali a lla Sc uo la». Nella sc uola vi erano un tenente, un sergente maggiore per la calligrafia e conteggio , un sergente pe r la teoria di leggere e scri vere, cd un caporale per leggere . Gli alunni erano 36, di cui 4 sergenti , 8 caporali , 2 vicecaporali, I volteggiatore, 19 fucili eri , I zappatore, ed I tamburo. Ino ltre scri sse c he «a tutte le classi si legge ogni giorno la storia Ro mana, cd ogni g iovedì il Codice penale. Alla 2" e 3" classe ogni giorno si fa scrive re un rapporto immaginalo dall ' istruttore e si insegna loro l' ortografia italiana» 46 .

4'

Rappo,10 del capohrigata l'oresli al rninjstro della g ue rra, 26 ctieem hre 1804. Milano, in A.S .Mi ., Guam . cart . 2'.>6:\. 46 Rappo,10 del maggiore Pisa al ministro de lla g uerra , 26 marzo 18 11 , Macerata, iu A.S.Mi ., Gul'rra , cart. 2:\6'.> .


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Alessandro Vie/Lo

1.3.3 IL 3 ° Reggimento di linea.

Il 29 marzo 1808 , il colonne llo Joseph Levié, comandante il 3° Reggi me n lo di linea rispondendo alla lettera della I" Divisione del ministero de lla g uerra scritta in data del 26 maggio, dichiarò che la partenza del 2° baLLaglione del Reggime nto per la Toscana fece sospendere la scuola «che avea di già formata al Corpo a Venezia» . Sperava di ristabilirla a l suo arrivo a Bozolo, ma la «subitanea pa1tenza del suddetto Battag lione» lo privò di tutti «quelli indi vidu i che erano.stati di già designati». G ià da l I O apri le confidù che la scuola sarebbe stata attivata, «assicurando l'E.V. che non tralascerò alcun mezzo onde quest' utile stabil imento produca tutto il buon effetto immaginabile» 47 . Come promesso, essa fu riorganizzata e attivata al 3° Reggimento leggero , tra l'altro con buoni risultati da quanto si e vince dalla seguente lcllcra: « I lo l'onore di sottometterle che d ella Scuola continua nel Rcgg.to che ho l'onore di comandm·e, con vanlaggiosi evidentissimi progressi; essendo stati scelti fra i mig liori alliev i di d etta scuola 24 snidali per in viare col grado di Caporali al 4° Regg imenlo Leggero d 'online di S.A.L ed essendone scelti molti altri per capire il medesimo g rado nel Regg imento per le vacanze che ebbero luogo 11cll 'occasionc dei avan7.ame111i avuli in Sott'uffi c iali. La Scuo la è sempre diretta dal sig. Tenete 13ajardi eccelle nte Ufficia le (pe r tale incarico) ed il Sig. Cappell ano continua ,id esserg li aggiunto.

Il locale è slalo scelto nella Caserma di Sanla Catterina dove alloggia il Q uinto 11attag lionc, il migliore che si è polllto trovare a confro nlo delle altre Caserme (ma pe ro poco comodo). Sono imp iegale, per la Scuo la me ntovala n.20 Tavole , e n.50 13anche fo rnite dal Comune, con sommo stenlo ottenute per la scarsezza d i la li oggetti . Assislono alla Scuo la in quali tà d ' lslrullori , orto Sergenti , dodici Capora li , e tre Soldati. Nei sergenti ve ne sono Ire ca pac issimi per l'/\ritmelica, tre oll im i per la Teoria , e due passahilmcntc istru iti ne lla Calligralia. Nei Caporali ve ne sono quattro Capaci pe r l' Ari llnct ica. due istrutti pe r la teoria. e se i sulTicicnti per la Callig rafia, e I ,etl ura. I miei so ldali conoscono bene la Lettura , e l'Aritmetica. Ris ultano in tutto 8 islrutlori pe r l' /\ ritmetica, .'i per la Teoria. 8 per la Calli gra l"ia , e 2 per la Lettura . Oltre tutti quesli islruttori la scuol a è composia di n.70 Caporali , e n.130 soldati . Tutti sono alla Scuola di Battag lione . ed ese nti ad ogni ser vizio , eccettuati g l'eserciz i, e le manovre. Concorrono alla Sc uola un giorno per l' altro da c irca 50 allievi volo ntari. i quali la rrequenlano nelle o re in c ui no n sono impiegati. Nei 70 caporali . ve ne sono 30 circa c he hanno bi sogno d i perfezionars i

'17 Rappo110 del comandante colo nne llo Le viè al 111inis1ro de lla guerrn , 29 in A .S .Mi ., Gt11'rrll , cari. 2363.

marzo 1808. Ilozolo.


Le Scuole Reggi111e111a/i 11ell 't:.1·ercito del Regn o //a/ico (1803- / 8 / 4)

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nell ' Aritmetica. Call ig rafia, e Teoria, egli altri 40 circa sanno tutti leggere , e scrivere. ma hanno bisogno d i tutte le quattro lezio ni , e particolarmente dell ' aritmetica , e call igrafia che co noscono poch issimo . Lì 130 alliev i sanno tutti leggere e scri vere, ma abbisognano d 'essere perfezionati in ambedue lezioni , s pec ialmente nella scrittura. Quarant a conoscono hene l'Aritmetica , s i vanno perfezionando in questa ut il issima lezione , lì altri tutti che n iente la conoscevano hanno acquistato dei lumi . e fanno dei progressi. T utti questi all ievi soldati vengono istruiti freq ue nte me nte nella Teoria d i cui hanno il maggior bisogno e molti di essi fanno o nore ai loro istrutto ri . De i 50 alliev i c irca che fre4uentano volon tariamente le Sc uo le in quelle o re che 110 11 sono impiegati, poch issimi sanno leggere, e v iene lo ro insegnate q ue lle lezio ni a cui spiegano maggior gen io. La Scuola ha princ ipio mattina e sera alle ore 5 durando l'ino alle ore 7 . La sera del g iovedì e sabato non vi è Scuo la. Ma il s ig . urficiale Direttore , ed il sig. Cappellano Agg iunto fanno le ri petizioni agli istruttori, e li perfez ionano in quelle lezioni che sono mancanti . L"ora della Sc uo la è segnata dai Trombette dei Vo lteggiato ri per cadun Hattaglione. G li istrutto ri cond11cono in perfett:1 1·ego h1 t111t i r,li a llievi per Rattag lio ne, che a seco nda de lla is tanza delle caserme d el loca le . dov 'es iste la Scuo la , si partono per trovars i tutti uniti all 'ora indicat i. Tuili g li islrutlori sono forniti d ' una teoria, d "un Ahhaco, e un e~e mplare per carattere . G li al liev i fi ss i so no fo rniti d 'un abbaco. d ' un libro da sc rivere , ed un libro intito lalo l'estratto de i ser vizi di piazza . ( ìli a ll ievi volo ntari che freque ntano la Scuo la straord ina riame nte sono forniti del suo dc· quei libri che credono necessari per le lezioni che g radisco no d ' apprendere. La Scuola è fo rn ita di lutto ciò che occorre, ed il sig . Sott ' Uf'fic ia le Diretlore Amministrativo la d istribuzione d "o gni oggetto. r prog ressi c he si rilevano da questa saggia istruzio ne sono evide nti . e generali . Dei poveri soldat i eccd lenl issirni nel mestiere de l I' Ann i, ma che no n conoscendo la lettura, ne·scrittura sarebbe ro stati costretti a servire sempre col loro se mplice grado. in oggi si vedono coprire quello di Caporale , e risultano ottimi nel loro nuovo impicgo » 48 .

li colo nne llo Salvatore Varese, com a ndante 3° Reggime nto di fanteria le g gera a Ve nezia , me n tre il 16 maggio 1808 aspettava le in formaz io ni dom andate a l mini stro d e l c ul to per i sacerdoti c he aveva no dom a ndato di esser no mina li c appe ll an i , il g iorno 2 1 aprile 18 11 , scri sse da A ncona a l mi nis t ro d e lla g u erra Dann a c he: «Fino dal mese di giugno I 8 10 fu ape rta la Scuo la elementare al Corpo, che ho l'onore di comandare , e co 111i nua lUUorn , avendo somministrato un huon numero d i Caporali , e Sottuffic iali. In essa gl' allie vi, o ltre il leggere, scrivere, tracciare stati. e rap-

48 Rnpporto scn7;l ,farn . in A.S.Mi ., r.,wrrn , cnrt. 2161.


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Alessandro Viello

porti , e le quattro principali regole dell'aritmetica , apprendo no la teoria. cui presiede il sig. Tenente Griffini , e vari de ' più istruiti Sottu ffic iali. Ho fatto og ni sforzo. per uniformarmi inticramcnte a quanto vien prescritto dall'o rdine del giorno dello stato maggio re Genera le dell' Armata dc 19 mar,:o; ma il penoso servizio de lla piazza , la separazio ne di due Battaglioni , e la mancanza di locale no n mi hanno permesso di fare ascendere il numero degl'indi vidui , concorrenti alla Scuola, che a soli c inquanta , i quali no n osta nte trovansi molto risi.retti , sebbene siasi procuralo un locale più ampio. Colla lo ro assiduità , e colle c ure del s ig . Cappe llano, e degli istruttori , danno luogo a sperare che saranno fra poco in stato di d.ivcnire buo ni Sott'Uffi ciali»49 .

11 20 agosto 1811 , il consig lio d'amministrazione del 3° Reggimento assicurò il nuovo ministro Fontane lli d 'aver già organizzata la scuola, secondo «le sovrane prescrizioni comunicate coll 'online del g iorno 19 marzo p.p. dello Stato Maggiore Generale dcli ' Armata» , comunicale con un dispaccio del 17 corre nte mese daJla segreteria gene rale del personale. Avendo «per tal oggetto impiegato un Ufficiale del Reggimento assistito dal Cappellano, e scorgendo della buo na volontà nei Sott'Ufficiali», dic hiarò di non aver bisogno di «Maestri fuori <lei Corpo» 50 . Tre giorni dopo il consiglio confermò al ministro che «grazie le assidue c ure <lei sig. C appellano <lei Reggimento, e degli Istruttori aggiunti alla Scuola Eleme ntare Reggimentari a, si sono ottenuti i più felic i successi tanto nell'istruzione teorica militare , che nel leggere , scri vere, e calcolare, avendo procurato l' avanzame nto di mo lti indi vidui a caporali, furieri , e sergenti» . li consigl io, unì due quadri analitici sull a forma zione , e metodo d' istrnz ione della scuo la durante il 2° e 3° mese di quell' anno , informa ndo che per <<il mi glior andamento dell ' istruz ione » era necessario «l'inte rvento d i un maestro di Calligrafia quale il Consiglio ha di g ià rin venuto allo stipendio di f.30 mensili , e che comincerà dal I O sette mbre salva l'approvazione del sig. Parma, .Sotto lspc llorc alle Rassegne». Lo «Stato nominativo e i Progressi» de i soggetti , c he partecipavano alla scuola, duranlc il secondo e terzo trimestre de l 18 11 a Padova e Ancona, sotto la direzio ne del cappellano l •errighi contavano 70 alunni , provenienti da be n 5 battaglioni , trn c ui 6 fi gli di truppa, 3 dei qua li promossi a caporale. 11 13 sctlcmhrc 1811, il cappellano Ferrighi reclamò a ll ' ufficio per le rassegne arretrate alla 2" Divisione, a lc une spese per la scuo la reggimentale nel 1° e 2° trimestre dell'anno 1805 . Ricorse per essere indennizzato di f. 170.13. 11 18 settembre, i servizi straordinari all ' ufficio delle rassegne con una nota <lei 13 corrente certificò di aver rimesso alla 2" Divisio ne le carte relative al cappellano del 3° Reggimento

49 Rappo11o del colonnello Varese a l m inistro della guerra. 16 maggio i 808 . Venezia. e rapporto de l 2 1 aprile 18 11 , Ancona , in A.S .Mi. , G11l'rra , ea11 . 2363. 50 Le ttera del consiglio d 'amm inis trazione del 3° Reggimento di Fa nteria di linea al ministro ,Jella g ue1Ta, 23 agosto IXI I , Padova. in A .S.M i., G1wrm , can . 2363 . Una lettera scn1.a data del çolo nnello del 3° reggimento de i cacciatori a cavallo a l m inistro della guerra recitava così: «È sta ta istitu ita la srnola composta da IO brigadieri. e 50 Cacciatori, i qua li sono diretti, ccl istrulli dal Sig. Capitano Aiutante Maggiore Desbon , Maresciallo (l'A lloggio Colombin i, e dal Cacciatore Laz1.:ari della 5"' Compagnia>>.


Le Scuole Reggimmwli nel/' F:sercilu del Rel{IW Italico ( 1803-1814)

1.3 1

Fcrrighi , che «riclama l'i ndennità de lle spese sostenute nel I e 2° semestre 1805 pel servizio della scuola elementare del corpo colla lettera de l Consiglio» . La risposta fu che: «dalle di ligenze praticate presso l'Archivio Generale per rintrncciare gli antecedenti citati degli uniti ricapiti , si venne a cognizione che i medesimi fu rono passati alla cessata Ragionaleria del ministero , in oggi 1• sezione della l" Divisione e si ignora l'esito che possono aver sortito . Osserva la Divisione eh 'ella non ha alcu n fondo a disposizione per coprire le spese in discorso. Opina però qualora lo credesse anche codesto Ufficio conveniente, che le medesime potrebbero essere sopprnt aLe dall 'ass. generale e gli ritorna gli allegati che andavano un iti alla nota precitata». O

,

1.3.4 /,a 4" 1/2 bri,:ata di linea.

li capo della 4" 1/2 brigata di linea, Tonduti, comunicò gfa il 6 febbra io 1803 al ministro Tri vulzio che per risposta alla sua c ir colare del 31 agosto , «il saggio e l'ind ispensabile metodo in essa preferi to per l' istrn zione », era già stato praticato «in questo Corpo», in cui da più d' un anno lutti gli uffic iali , «alle quasi giorna liere lezioni dell a Teoria erano obbligati di enunciarsi e di spiegare esa usti vamente, e con tulle le particolarità in ita liano , e d i così insegnare n SoH' Ufficiali e Soldati ». Decise di continuare a adotta re que l metodo: «gl' Istruttori principali sono g li offic iali, e tult' i presenti al Corpo senza eccezione, facendo ognu no con sufficie nza e zelo il dover suo in proposito». Con rammarico ri levava però come, «non v'è che l' imperi zia dei più fra i pochi Sott'Ufficiali presenti, che ri tarda l' istruzione, no n solo, ma la disciplina e il huon ordine interno» . I migliori, ossia «i pi ù vecchi , i più capaci, e i più senza paragone, sono a l Battaglione d i Campagna; senza riunirsi a l quale, non prevedo possan così, malg rado le più indc ressc pre mu re degli officiali , disciplinarsi a dovere i coscritti» 51 • Il 6 giugno 1804, il ca ppellano della 4" 1/2 brigata stanziala a Forlì ,

' 1 Rappo rto de l capo hrigala 'l'onduli al min is tro della guerra. 6 fcbbrnio I 803. [mola, in A.S.Mi., cari. 2363. Sempre Tonduti. divenuto Maggiore e comanda nte il Reggimenlo della guard ia sedentaria d i VencLia. scrisse al rninìslro della guerra il I" giugno 18 11 dal Lido di Ve neLia:

G 11l'rra .

«Ordini de l giorno replicati dell' annata d' flalìa, ed in particolare l"orctinc del giorno di S ./\.1. il Princ ipe Viccrc del 19 marzo 18 11 . e gli onlini dc li' Armala del 2 e 2 1 maggio p.p. hanno ordinato lo slahilimento in ogni Reggimento Frnnccse ed Italiano di una Scuola per impamr a leggere e scrivere. Non ho creduto dapprima questo Reggime nto compreso nel presenle ordine, alteso ch"egli è cornposlo di e le me nti di versi ctcgl"altri Corpi , e che non si trova la medes ima propensione ne ' volonti1 in soldati vecchi ed inval id i per imparare, che in coscrini g iovani nondi1neno per obbedi re agl 'ordini s uperiori ho desiinato li Soli "t Jfficiali ccl Ufficiali , alcuni soldati hanno certificalo il d' imparare e profittare di un iale stabì lìmenlo. ma non s i sa con qual foncto s i deve provvedere a libri , ca rtc,ccc ., necessari a tal oggelli. rapporti pressanli sono ricercati sullo stahilimcnto progressi il tutto rassegno a V.E . e dipende rà dagl'ord ini suoi i11 pruposilo». Il Capohattaglionc B. Giorgi, comandante i Reali Cannonieri marinai . scrisse il 2 1 luglio 1813 da Venezia circa i progressi scolast ici al primo se111c stre anno 18 13. Gli alunni e rano 66. tra cui 8 sergenti maggiore. 8 cnporoli . 27 sc.r~cnti. ') artificieri e IO forieri . In A.S. Mi ., Guerra. cari. 2363.


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Alessandro Vie/lo

Giovanni Vim:enzo Ratti loro, scrisse al ministro della g uerra c he appena si presentò al corpo, «a tenore de lla Vos tra lettera , il Citt. Tonduti , Comandante la 4" 1/2 Brigata stabilì un metodo orario e disciplinare per la Scuola del Soldato di leggere e scrivere. Cento e 14 soldati concorsero a 4ucsta Istruzione. Per adattarmi a lle diverse capacità, credei necessario il metodo norma le, che abbracc iasse lì seguenti oggetti: I° Cognizione delle lettere. 2° Compitare. 3° Leggere. 4° Call igraria. 5° Ortografia e Grammatica. 7° Aritmetica. 8° Ri petizione de'doveri mi litari . Se è riu scito a l pre lo dato Coma ndante fornire la sala d' Istruzione de'Banchi e Tavole da scrivere senza spesa, non si è potuto fare a meno di spendere 4ualchc tenue somma per le tele , cd altro che è portatile . Ora l'espe rie nza fa conoscere, che vi bisognano de' li bretti, carta per l'utilità de'studios i»52 . Il 30 g iugno I 804, il sergente generale Salim beni si congraturò vivamente per nome del ministro Trivulzio con il cappellano Battiloro:

«li Conto che mi avete reso , Cittadino Cappellano , dello stato fiorente di codesta Scuola elementare nel leggere , e scrivere, m 'à vieppi ù convinto del Vostro zelo pc! puhhlico scrviggio , e del vostro impiego per corrispondere a ll 'aspettativa del Governo. lo conserverò memoria de'Vostri buoni se rvigi, e vi animo intanto a continuarli con sempre eguale interessamento. Riceverete in breve il Piano normale pe r la Scuo la c he provvede ne l te mpo stesso alle spese che ne sono indispensabi li . Vi ripeto, Cittadino Cappell ano, la piena mia soddi sfazione nell'atto d i salutarv i con di stinzione» 53 . Il giorno 8 novembre 1806, il cappellano Giovanni Maria Gritti passò da l Reggime nto polacco al 4 ° R egg ime nto di linea in sostitu zione di Battiloro . Le notizie s ull 'andamento della scuola reggimentale s' interrompono fino ad un rapporto datato I O apri le l 808, conseg na to dal I O ufficio de lla I" Divi s io ne in cu i si affermava c he il colonnell o co manda nte, il 4 ° Reggimento di linea come ri s posta ad un dispaccio c he prescri veva lo s tabilimento della scuola normal e ( «di leggere scrive re e delle 4 operazio ni pe r: Sott'Ufficiali, Caporali poco istru iti , T amburi eri, Figli di Truppa, g io va ni Soldati»), informava che g ià dirigeva un a sc uo la formata da 30 sergenti, 30 caporali , e 60 fra tamburi e soldati . Essi erano istruiti dal cappella no, e da altri maestri del corpo sotto la sorvegli anza di un «intelligente» uffi ciale, in tre diverse ore de l giorno, per non essere il locale abbastanza grande, «o nde adottare un metodo mig li ore» . TI 9 maggio , il maggiore Rernanlo Peri ( 1772- 181 3) scrisse un rapporto a l

52 Lettera de l cappellano tta rtilom al ministro de lla g uerra, 6 giugno I 804, Forlì, in A.S.Mi .. (;uerra, cart. 2363.

53 Lellera del ministero della g uerra a l cappellano 13alliloro, 3 0 giugno I 804, M ilm10. in A.S .Mi .. G11erra. carl. 2363.


Le Scuole ReRRimentali nell'Esercito del Revw Italico ( 1803-18 14)

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ministro della guerra, su relazione del cappellano d irettore Battiloro, indicante i nomi di coloro c he si e rano particolarme nte distinti «nel progresso dell'analoghe istruzioni ». Si sarchhcro av uti «dc' rig uardi in occasione d 'avanzarnenti per quelli che si di stinguono per assiduità, qualora la loro condotta corrisponda», me ntre fu evidenziato come «il progresso nell ' istruzione non è stato celere stante l'ord inario servig io, e lì molti distaccamenti a cui furono soggetti». La situazione numerica dal I O aprile al IO maggio I 808 comprendeva: 20 sergenti, 30 capornli , 60 soldati e tamburi, per un totale di 11 0 unità54 . Un mese dopo, secondo il rapporto del mese di g iugno 1808, nella scuola reggimentale erano presenti: 20 sergenti, 30 caporali e 77 tra ta mburini, soldati e fig li di truppa, per un totale di 127 mili tari . Il 4 g iugno, sempre Peri presentò il consueto rappo110 del cappellano indicando i nomi di coloro, «che specialmente si disti nguono nel progresso dell'analoghe istruzioni» , soddi sfatto che «coll 'arrivo degli ultimi Coscrilti è stato a umentato il numero degl'interventi di 17 indi vidui , la c ui assid ua attenzione lascia luogo a belle spera nze». Circa due a nni dopo, il maggiore del 4° regg imento di fanteria di linea Pietro Sant' Andrea, scri sse al ministro della guerra Danna, c he «i progressi della scuola normale presso questo Deposito fa nno prova dell' indefessa c ura, ahi lità, e zelo tanto del Cappellano G ritti Direttore della medesima, quanto coadiutore fu rie re Casari. Sessanta all'inci rca sono gl'indi vidui che la freque ntano. Molti di essi che al principio del corrcntl: anno appena sapevano unire le sillabe, o scrivere a ste nto, in oggi leggono, e scrivono passabilme nte e possiedono le due prime regole dell ' aritmetica da essi pe r l'addietro ignorale inticramcnll:» 55 . 11 16 gennaio 18 11 , i I comandante del deposito di Cremona elogiò chi aramente il lavoro del cappellano: «Quantunque la Scuola Norma le in questo Reggimento sia stata ne ll'ultimo semestre del I 8 10. privata di sua solita frequenza per la partenza del 3° fl allaglione e success ivamente del 4° flatt.aglione ad ogni modo non posso a meno d i comme ndare all'E.V. l' instancabi le zelo de l Gio Maria Gritti. Cappe llano Diretto re della medesima . provando abbastanza la di lui attit udine, cd assidu it ìt, i vantaggi. e prog ressi risult.lltevi in quei pochi che la frequentano. I Concorrenti a questa Scuola hanno ri cev uto un notabile incremento col mezzo di molti co scritti , che ven uti ultimamente si diedero a freque ntare la medesima, è molto soddisfacente in alcuni la buo na volontà c he d imostrano d' imparare e fanno sperare che saranno in questo per c01Tispondcrc alle providc cure del Govemo» 56 .

La scuola, a causa di una malattia del cappel lano ru sospesa per un certo

5'1 Le tte ra ciel magg iore Peri al ministro della (ìucrra. 9 maggio 1808. Milano, in A.S.Mi .. (;11Prra , cari. 2363. 55

Lellera del maggiore Sani ' Andrea al ministro della guerra. 23 luglio 18 1O. Cremona , in

A.S.Mi .. Guerra . cari. 2363.

"' Rapporto de l maggiore Sani' Andrea, 16 gennaio 18 11 , Cremona, in A.S.Mi. , Guerrn , cait. 236 3.


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Alessandro Viello

periodo , ma fu riaperta 1'8 maggio. Gli scolari aumentarono fino a 138 unità: «la loro huona volontà ed ass idu ità, non che l' indefcssc c ure del Cappellano , e dei Sott'Ufficiali e Coadiu tori vien d imostrato dai notab ili progressi c he hanno fallo in questo lasso di tempo mo lti Concorrenti ; po iché ri sulta che vari d ' essi c he in pri ncipio leggevano, scriveva no a stento , ed appena conoscevano i numeri, in oggi leggono, e scrivono con maggior facilità, e chi arezza, e posseggono la pri ma regola dell'aritmetica» . Il 20 luglio 18 11 , risultò dalla piazza di Ilozzolo che la parte nza del 3° Battaglione aveva ri dotto a me no di un terzo i concorre nti alla scuola , i quali da l 1° giugno scesero a 11 0 unità. Questo nonostante, «essa ha luogo qu otid ianamente coll'i slcssa assid uità, e fe rvore tanto per parte degli istruttori, c he degli allievi. e veramente sensihili sono tutt'ora i vantaggi che ne risultano; alc uni individu i c he per loro insufficie nte letteratura, e rano fuori speranza d'ottene re alcun avanzame nto, od alc uno in epoca molto tard a, e lontana, sono sì a quest'ora resi suscetti bili del grado d i Caporale non so lo, ma ben anche di Furiere. La loro attitudine acquistata è dovuta intieramente all 'cfficacia, ed utilità delle giornaliere istruzioni» . Pa rticolari ringraziamenti furo no attribuile al coma nda nte del battaglione, il capita no Rurtini , «interessato a dirigere. e sorvegliare pa1ticolarmente un si be nefico stabilime nto», mentre «quelli fra g li allievi che maggio rmente si distinsero in progressi mercé la loro costante assiduità trovansi a quest'ora pre miati d ' avanzamento a tenore dell a loro capacità» 57 . li l 4 ottobre, fu stil alo il rapporto per il 3° trimestre dell ' anno 18 11 . La totale «d ispersione» del 4° lfallag lionc, «per l'assistenza d i tanti e sì forti d istaccamenti», aveva ridotto a circa 8 il nume ro degli allievi, c he in principio del trimestre ascendevano a più di 40. Nonostante lo scarso numero di studenti , «essa vien fatta impreteribil mente ogni giorno con pari zelo , ed assiduità per part i dei maestri e con molto impegno , e fervo re per parte dei pochi intervenienti ». In quanto ai risullali scolasti ci ottenuti nel corso del trimestre essi erano alquan to limi tati , «atteso il piccolissimo numero degli intervenie nti alla Scuola; i pochi che si d istinsero nei progressi vengono nominati a piedi del presente». Ne lla re lazio ne, fu suggerita l'opportunilà d i ri unire il 4° battaglione per restituire alla scuola i suoi «pristini allievi», in modo da pote r spe rare dei va ntagg i di maggiore entità 58 . Secondo una lettera del 23 settcmhre 18 12, il maggio re del 4° Reggimento leggero docu mentò da Chioggia, c he «l' istruzione militare e letteraria del so ldato viene insegnata 5 o re del g iorno, e ripo1tandone g iornalmente del profitto» . L' ultima lettera sulla situazione scolastica del Reggimento fu scritta, il 7 ottohrc ad /\ncon a, da l colo nnello Sant' Andrea. Egli ccrtiricù che su circolare informativa del 19 sclLcmhre c he la scuola del corpo era freque ntata da 28 indi-

7 -~ Rapµorto s ullo stato del 4 ° Kcggimcnto d i linca ,20 luglio 18 11 , Bozzolo. in A.S.Mi .. Guerra, ca,1 . 2363. 58 Rapporto µc r il 3° trimestre dell'anno I X11 , 14 ol1obrc 18 11 , Bozzolo, in /\.S.Mi., Guerra. cart. 2363.


Le Scuole Reggimen1ali nell't:sercilo del Regno llalico ( /803-18 /4)

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vi<lui , tra caporali , fuc ilieri e fig li <li truppa , alla cui direzio ne ed istruz ione presiedeva no g li uffic iali: te ne nte Oantane e sotto-le ne nte Mercatelli . Ancora una volti rimarcò l'assiduità, e lo zelo, nonché la buona volontà dimostrata dagli studiosi. S i riprometteva 4uindi «un otlimo ri sultalo, pe r cui mi pon-anno nella soddisfazione di umiliare all'E.V. i vantaggi, e progress i. c he faranno dclii individui successiva mente, servendole, Eccelle nza, che detta scuola punto non altera l' istruzione militare, la quale si fa con prospero s uccesso due volte al giorno»59 __

13.5 Il 5 ° Reg!(imento di linea. Le prime notizie sulla scuola del soldato del 5° Reggi mento di linea gi unsero quando il cappellano Carlo Butti aveva sostitu ito già da tempo il suo collega Antonio Ri ccardo Bartoli. Il giorno 3 1 marzo 18 11 , partecipavano all a scuola reggime ntale gli a lun ni de l 4° e 5° battaglione per un totale d i 45 unilà Ira cui: I sergente, 5 granatieri, I caporale, 2 tamburi e 3 volteggiatori. I fig li di truppa erano 9. Lo stesso cappell ano scri sse il 15 maggio da Venezia, che g li alunni il giorno 29 aprile erano 87. tra cui I sergente. 8 granatieri. 1 lamhuro. 4 volteggiatori, cd il resto l"ucilicri. 1 l"i gli di truppa al 15 aprile ris ultavano ancora 9. li 1° lugli o 18 11 , il cappellano llulli scri sse un rapporto s ulla situazione scolastica ne l reggimento e s ul progresso degli scolari: «La Sc uo la prog redisce con del vantaggio , e per la fin e dell'incominc iato trimestre ho fond ata speranza di spedirle, Signor Conte Generale. un soddis facen te Rapporto. Nessuna innovazione riguardo al Dire ttore, ed ass istente . Il locale è lo stesso, e reso adattato. Ogni scolaro ha il proprio luogo. Ilo 111esso all 'ordine del g iorno il pia110 della Scuola con tulle le progrnmmatiche necessarie. onde impedire i disordini. Di 24 è il n ume ro degli scolari esenti da qualunque serviz io. eccetto le manovre , di 56 quello deg li allievi volonlari. flen inteso che. e ne l primo. e nel secondo numero vi sono compresi lì Sotto Ufficiali e Caporali. 15 sono all a prima cla~se. 24 alla seconda. 4 1 all a terza. 8 sono i lìg li di truppa. La prima c lasse, ha g ià avuto l'estratto del Regolame nlo s ul servi zio di piazza, coll' aggiunta degli onori Militari. e la scuola de l soldato , e del plotone. La seconda . e la terza gli occon-cnti libri»60 .

li 3 agosto , fu s pedito al ministero lo slalo degli allievi di linea <lei mese di luglio. li tota le generale comprendeva 86 unità fra c ui : 2 sergenti , 17 granatieri,

59 Lettera del colonnello Sant' Andrea a l ministro della guerra , 7 ottobre 18 I 2, Ancona, in A.S .Mi ., G11r,.,.a, cart . 2363 bi s. 60 l.cltera elc i cappellano Ru11 i al minislro de lla gue rra. 1° luglio 18 11 , Venezia , in A.S.Mi ., <;uerra. cart. 236:l.


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IO caporali , 5 tamburi , 28 vollcggialori e 23 fucilieri . Alla I" classe vi erano 11 scolari , alla 2" classe 26, e alla 3" classe 46 , di cui 3 «principianti ». Il 3 1 agosto, Rutti presentò la situazione de l 3° e 4° battaglione, sempre de l 5° Reggime nto di linea. Gl i a lunni erano 83 , di c ui 2 sergenti , 11 caporali, 17 granatieri , 2 tamburi , 30 volteggiatori , e 20 fuci lieri. li cappel lano in una nota scrisse: «alcuni della 2" C lasse hanno attualmente l' istruzione della l", e mo lti della 3" q ue lla de lla 2"; ma non si so no ancora falli passare nelle nuove loro classi, aspettando per questa fo rmalità la fi ne d 'ogni trimestre, in c ui si eseguiscc , previo esame de lla classe, che abba ndonano alla presenza de l sig. Comandante iI Reggim ento». Il I O ottobre 18 1I , fu esposta una situazione abbasta nza completa della scuo la reggimentale di Venezia. Essa compre ndeva all'epoca 9 1 alunni. T1 totale alla l" classe era 15, alla 2" classe 36, e alla 3" classe be n 40. Gli studenti prem iati furono 12, mentre 2 sotto-ufficial i e 3 caporali passa rono alla scuola di contabilità. l promossi dalla 3" all a 2" classe fu rono 16, me ntre dalla 2" a lla I" furono solo 3. Facevano inoltre pa1te della scuola 18 caporali e 4 sergenti . Il totale de i promossi al grado di caporale furono 5 , mentre il totale dei proposti per so ttoufficiale rurono 2 e per caporale 5. I «soprin tende nti » alla scuola, oltre al cappe ll:ino clin~ttore e i~truttore Butti , ern no il sergente Mozzi, l'aiutante sollo-uffi ciale Mercgalli , e il coadiutore Fock. Lo stesso cappellano aggiunse c he i libri adoperali «per leggere gli indi vidu i della 3" classe» erano «l'abbeccedario di Soave» ed alcune volte dei libri intitolali , «Necessità della Coscrizione Mil itare, de lla g loria militare», e di questi ultimi «il Capo de l Corpo se ne serve anche per i prernj negli esami , che si fanno al la rinc d 'ogni trimestre, e qualche volta anche il Direttore, quando fra il trimestre lo trova utile ». A que lli di 2" classe si faceva leggere «l' Estratto del regolamento sul servizio di Piazza» e «le Istru zioni per l' esercizio e manovre I ... I. i quali libri si fanno anc he imparare a memoria a questi, ed a que lli della l" classe». Per le lezioni di aritmetica, il cappellano scelse «qu e lla cli Guilla re», a suo giudizio, «la migliore per og ni rapporto» . Il resoconto concludeva c he oltre g li scolari promossi, «ve ne sono stati nel Trimestre deg li altri, i quali sono passati alla Scuola di contabilità de' Sott'Ufficiali . che sebbe ne nello stesso locale, si è divisa dalla Scuola Rcggimc ntaria, de lla qual scuola di contahi lità il Direttore si riserva a fa rne prospetto separato, tosto che sarà organ izzata anche questa ne l mese, onde ottene re bri llanti ri sultati»60 . Il I O novembre, il cappe llano in viò a lle autori tà ministeria li il consueto «Cenno sulla Scuola Reggime ntaria, e di contabilità de'Sott' Ufficiali del 5 ° Reggimento di linea italiano del mese di ottobre 18 11 », rimarcando successi e

60 Kapport.o <lei cappellano Rulli ~I min istro de lla guerra. 1° ottobre 18 11, Venezia , in A.S.Mi ., (;uerra. e art. 2J6J .


I ,e Srnole Reggimentali nell'Esercito del Regno Italico ( I 803- 18 14)

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problemi incontrali , cd avvisando di aver fina lme nte aperto la scuol a di contab ilità dei sotto-ufficiali : « Malg rado il gravoso servizio dei soklati nello spirato o ll ohre, e raddoppi ato ancora dalla presenza degli illustri personagg i ne lla guarnig io ne la Scuo la ha p rogredito colla soli ta rcgolaritì1, con numero d iscreto. e con numerose discrete , e con soddisfacent i successi. Fu anzi dessa accresciuta d i 7 indi vidui , che coll ocai ne lle di verse classi, a norma delle loro cogniz io ni . Non si è d istribu ito, durante il mese. alcun premio, sebbene p iù indi vidui ne siano stati meritevoli; no n si oblieranno però questi alla fine dt:I lrimest re , perseverando a distinguersi. Non si sono pure fall i passaggi d a una classe all 'altra . attenendosi perciò il so lito esame trimestrale. I lo frattanto credute util e d ' iniziare i più merile vol i ne lle istru7.ioni dell a classe, cui hanno ragione d'aspirare , dando a quelli di :r classe alcu ne addizioni , cd a quelli del la 2a le mollipliche semplici, e qualche faci le rapporto. Giusta i venerati o rdini Minis teriali ho ist itu ito la Scuola di Contabilità de' Sott'uffi ciali; d ividendola totalmente da lla Scuola Reggimentaria: e lla è composta attualmente di 17 ind ividui, alcuni rie' quali sc ie lti dalla Scuo la Rcggimcntaria, cd altri dalle Compagnie; ma in breve po11erassi a 24, numero prcfissomi, se non riceverò ul teriori istruzioni , od o rdini . Ho stimalo prudente cosa l' a nda r cauto , e di premette.re lllttc le indag ini poss ibil i nella formazione di questa Scuol a, onde non ingannarmi nel far la scelta dei soggetti . che sono suscc1tibi li di d ivent are perfett i Sergenti Maggiori, e Buoni Amministratori . L'esame trimestrale anche per questi ne c spcrimcntcr:1 i progressi in genera le. ed i pa11icolari di ciascheduno . G li istruttori coadiutori sono ani mati da uno zelo discreto. q uale, mi lu singo, anderi, aumentandosi in propor7.ione che i medes imi penetrati <lei l'importanza della cosa. Starò intanto col vivo desiderio che le circosh111ze della guarnigione possano permettere l'esenzio ne <lei servizio ai Scolari; ed in all ora vivo be n certo che otterranno essi ancor maggiori vantaggi, e gl' istruttori maggior soddis fa zione, e g loria»6 1 .

Il 2 gennaio I 8 12, nella scuol a del 3° e 4° battaglione. risultò nel 4° trimestre c he me ntre il cappellano llutti conservava ancora la qualifica di dircllorc e islrullorc scolastico. Mazzi d iventò sergente maggiore e Fokc sergente. Gli alunni e rano I 00, tra cui totale 6 sollo-ufficiali e I 8 caporali ; 16 scolari erano in I" classe, 38 in 2" classe , e 46 in 3" c lasse. In distaccamento vi e rano 25 soggetti , 16 in permesso , e 8 in coscrizione; erano presenti 50 unità. La scuola di contabilità dei sotto-ufficiali presentava 12 alunni, di cui solo 5 presenti , per un totale di 17 unità. li totale generale della scuol a reggime ntale era di 117 militari. Il cappellano osservò che «il numero dei scolari in permesso, in di staccamento, ed in coscri zione avendo nel con-ente mese supe rato quello dei presenti, si è credulo di definire il solito esa me trimestrale all'arri vo della maggior parte

1' 1

Rapporto <ld cappellano Butti al minis1 ro elci la guerra, 1° novembre 181I, Venezia , in

A.S.Mi ., Gu,•rra, cart. 2363 .


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fab. 6 - Stato della scuola del soldato nel ) f<ei1wnento di linea per il mese d1 nttnhre 78 71 . Classi Sott' ufficiai i Caporali Soldati Tamburi e Figl i di Tota le trombetti trunna Ia 2 5 8 15 12" 3 7 28 I 39 3" I 2 39 I I 44 tfota le 6 17 72 2 I 98 !Scuola di 17 17 icontahilità Totale 25 17 72 2 11 5 l l!.!enerale V

Fonte: A.S.Mi., Guerra, cart. 2363 .

di questi , onde ciascheduno possa concorrere agli avvantaggi risultanti dall'esperimento. È per questo titolo che nel presente pros petto non trovansi, come oltre siate promossi di grado, e di classe, ne ' premi ati . Per ugua l titolo, a nzi maggiore (come vedesi dai so praccitati totali di 4ucsta scuola) non s'è per a nco po rtata la Scuola di contabilità de' Sott'lJfficiali a llo stabilito numero di 24, e non si puù tampoco pronunciare sui medesimi un sensato g iudi zio; ciò c he s'avrà tutta la premura di fare , allorché le circosta nze del Reggimento lo perme tteranno» . Rutti s pese anche due paro le per il sergente magg iore Mazzi che aveva «coadiu vato all ' istruzione de lla Scuola per quanto g li pennisero i doveri de l di lu i grado, e l'alterata sua salute» e sul sergente Fock , «andato in Coscriz io ne venne suppli to dal furiere Lombardi. Questo giovine de lla mi glior indole e volontà, è suscettibile di divenire buon istruttore, come in poco te mpo si fece ottimo Sott' Uffiziale>>62 ._ Le noti zie sul 5° di linea si perdono fino al 12 ottobre I8 12 quando da ll a piazza di Palmanova , Carl o Rutti agg iornò lo stato della sc uola a 4 7 alunn i, di c ui 13 sotto-uffic iali , 8 caporali e 26 tra fuc ilie ri e tamburi. Molti erano i l'ig li di truppa. Erano presenti 36 scolari mentre 11 erano in di staccame nto. In I" classe vi erano 3 militari , alla 2" classe IO, e all a 3" c lasse 34. Le «Osservazio ni» sulla situazione scolastica documen tavano che: «ne l presente stato non sono stati compresi altri 8 indi vidui passati in diverse e poche ai Battaglioni di campagna; come pure tutti quelli che mancano ne l presente in confronto coll ' ultimo prospetto trimestrale, sono passati ai Ballaglioni suddetti . Non vi sono accennate le di sposiz ioni , e la volontà degl'individui da ultimo ammessi all ' istru zione, no n potendosi ora dare dei medes imi un sensato giudi z io. Nu lla pure di positi vo posso affermare in ordine ai due presenti coadiutori da poco tempo trascclli , esse ndo i primi passati agl'a ltri Battaglioni . Non sono altresì ma.ncati i scolari

62

Rapporto sulla scuola de l 3° e 4° I3a1taglionc del 5" Reggime nto sul 4° trimestre. 2 gennaio

I 81 2. in A.S.Mi.. Guerra , c a11. 2363 hìs.


Le Scuole Reggimemafi nell'F:.1·e1à10 dd Regno llafico ( / 803-18 14)

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promossi di grado essendosi c iò effettuato al passaggio dei Battaglioni accennati» . I proble mi erano molti anc he perché da poco era stata ri aperta la slrultura scolastica: «la Sc uola che da più d ' un mese non si è potuto fare, essendo le compagnie di vise e sparse in diversi villaggi, s'è ora qui ri aperta al solito, malgrado tutti gli ostacoli incontrali per mancanza d'effetti ne l magazzino a ta l uopo necessari . ed a ll a magg ior pa rt e de' quali , donde evitare un dannoso ritardo , mi fu forza di procurare pcrsonalmcntc»63 . Il 3 1 di cembre 181 2, il maggiore de l 5° Reggimento certificò , che vi erano 74 alunni tra c ui 2 sergenti , 5 caporali , 13 tamburi c d il resto composto da fuc ilieri . Mentre il cappellano scrisse che tutt i g li alunni e rano presenti alla scuola (compresi 2 fig li di truppa) osservò che: «Non s i sono accennate nel presente stato ne' promozioni di grado ne' di classe per essere la maggior parte degli individui entrati da ultimo ne lla Scuo la . Pe r ugual titolo i più de' medesimi sono man.:ati alla T classe, sì ancora perché non sono ora s uscettibili d ' avanzamento , e perché trovo necessario affrancarsi bene nel cara llere normale riformato , onde trov ino maggior facilitazio ni nel carattere corsivo. Sebbene la partenza del Reggimento, asportar seco tutti g li indi vidui abi li . abbia anche compreso q ualunque soggetto capace di coadiuvare a ll' istruzione; no pertanto. e malgrado l'in fel ice mia salute, la Scuola è in piedi numerosa compatibilmente al numt:-

ro d el 11auaglio ne e si accrescerà sempre più colla sortita dei soldati de i 11attaglioni di campagna degli Ospitali , e col ritorno de'So11 ' l Jrticiali . e Caporali dalla coscrizione rego lare , e istrutti va. Il so lo Sergente Castig lioni coopera ne lla medesima per quanto la d i lui forze ti siche, e morali lo permettano. G li scolari sono pure per la magg ior parte sortiti dagli Ospitali. ma pure alcuni di essi mi sommini strano g ià la dolce lusinga che rimpiazzeranno nei di vers i 11ureau , ne l Regg ime nto . e nella Sn1ola il defi c it , che lasciò la parten~.a sudde tta. La Scuola fu traslocala dal quartiere di S.Catterina in quello di San Francesco , ove t: alloggiata tutt o il hattaglione ed ove ho potuto addo ttarc, cd abbellire un locale , che non può essere ne· più comodo. ne' più ameno . Ho ammess o mo lti tamburini affatto illetterati alla Scuo la. potendo mi occupare anc he de" medesim i. Accresce ndosi pe rò in avvenire il nurnt:ro de'Soldati . e de'Sott ' Uffi cia li b ilancerò , se s ia rrnrgg ior utile al Regg imento l'amm in istrazione di questi , o il danno pel dislllrho , che arrecano al rimanente; mass imaccht: la maggior parte di essi snrto no o all ' Orfanotrofi o Militare . o d alla Scuola di Cantù , ove avrebbero prima d 'ora potu to con faci lit ìt istruirs i, se no n fo sse loro mancata la volont1t. Non s i escluderanno però in verun mo do quelli che esterneran no discrete di spos i~.io ni d ' apprendere. S i è accennato che frequ entano la Scuola di pochi g io rni quelli che, sono stati ammessi dopo la metà da l mese corrente. La brevità del tempo non m 'ha quindi lasciato

6J Rapporto del maggiore <lei 5° Reggi,m:1110 sul 3° trimestre , 12 ottobre 18 12, Pa lmanova, in A.S.Mi .• Guerra , cart . 2363 bis.


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Alessandro Vielto

g iudicare sull a vuluntì1 dc' mcdcs imj . e mo lto meno sui loro progressi; moti vo per cui nella casella dei progressi lasc iasi vuota que lla di questi. Per l' accennato tito lo de lla coscri zio ne pochi Sotl ' ufficiali , e C aporali frequentano attualme nte la scuola , bastando appe na quelli . che sono rimasti a coprire il scrv iggio giornaliero della g uarnigione, e d i distaccamenti pcl passagg io de ' eoseritti. Il lodevole desiderio d 'alcuni però lo porta alla Scuola ne' rnnimmli di libcrtì1, onde cercare d "istruirsi ne ll a contahilità, riportandosi scco i quesiti , che loro vado somministrando, e sciog liendo , dietro le rego le preventi vamente spiegate; nella loro rispetti va sta nza. Questi non furono mancati nel presente stato, perché 11011 sta bili alla Scuola. Nulla s i è invocalo sul metodo. sulla classificazio ne, e sui libri di quanto si praticò pcl passalo , avendo l'esperienza dimostrato essere il medesimo abbastanza buo no ed efficace. Tutt o in Jine contribue ndo a rendere sempre più istruito, e brillante lo stabil imento. oso compromettermi di poter dare nel fllluro rapporto de i ragguagli assai lusing hieri e s(X)di sfaccnti»64 .

ll I O febbraio 181 3, il resoconto s ul mese di gennaio imfo;ò che «malgrado lo straordinario rigore del la stagio ne , la Scuo la restò costante mente a pe rta in tutto il mese» . La fe lice posiz io ne del locale , «e l'ajuto d ' una stuffa secondarono oppo rtuname nte i voti dell'i struttore, e de' scolari ». Verso la metà de l mese di gennai o, 5 militari su dis posizione mini steri ale, passarono alk Guardie, «o sedentaria di Ve nezia. o dipartimenta li»; il 22 de ll o stesso mese a ltri 11 , furono destinati al Tre no; me ntre 2 furono congedati . In agg iunta a questi , qualche altro distinto scolaro . «venne occupato ai Bureau. pe r c ui la Sc uo la sarebbe stata ridotta a 44 . se non si fosse ro aggregali nel corso de l mese altri 8». L' istituto era perc ii'>c omposto a l 1° febbraio da 52 alunni . «alcuni dc' 4uali dell a mig li or vo lo ntà, e già suscellibili avanzamento , se si apriranno piazze ne l Ballaglione». Fra i «traslocati» furon o pure cornpn;si alcuni soldati semplic i , «che si distinsero ne lla Scuola , e che potranno essere utili nell a loro nuova destinazione». Agg iunse i1101lre c he ,,cessando i distaccame nt i, e col mitigar de lla stagione accrescendosi la sortita dagli s pedali , si potrà anche aumentare il numero de' seolar i». Concluse c he in que l periodo «essendosi ri volta su pochi tutte le premu re, e le occ upazioni , se ne devono a ragione atte nde re da questi maggio ri vantagg i» 65 . Un mese do po, il cappe llano , nel s uo cons ueto «cenno» alle a utorità c ivili scri sse: «La Scuola è composta sullo il g io rno d 'oggi di n.56 indiv idui , compresi attualmente all ' Ospedale interno. Benché il gravoso servizio della g uarnig io ne no n pennell a l' esenzione da q uesto

6 1 Rapporto del maggior,:, dt.:I 5°

reggimento. 31 dicemhre 18 12 , Treviso, in i\.S.Mi .. Guerra.

can. 2161 h is. 6 ' Rapporto Ilei maggiore del 5° reggi111<.:11lo. 1° cari . 2363 bis.

febbraio 1813, T reviso, in A.S .Mi. , G11,·rr11.


Le Scuole Reggimentali nel/' F:sercito del Reino Italico ( / 803-18 14)

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agli addetti alla Scuola. non t! pertanto me no frequentata, giacché le ore des1inate alla medesima compre ndendo e prima e dopo il n,e.,.zogiorno. può ognuno approfittarsene, o prima di montare la guardia , o dopo smontata. Qucsla circostanza mi somministra allresì delle prove sicure, onde poter giudicare sulla volontà, e sullo zelo di ciaschedun scolaro. Ho fallo nel mese varie promozion i di classe; ciò che f'omrn un argomento favorevole . In generale. se la Scuola non è numerosa, come all'epoca della partenza dei 13attaglioni di guerra, non è però meno regolare, meno attiva , e forse ne risultano in proporzione maggiori vantaggi; come avrò la dolce soddisfa'f.ione di dimostrare dcllagliatamenle nel sotto prospcllo gene rale all a fine del trimestre. Giacché al momento lo pcrmclle, continuo a tenere aggregati alla Scuola i tamburini , sebbene la vivacit11 . e di ssipazione dell 'età loro apporti qualche disturbo al maestro non me no che agli altri scolari, e non si ollenghino da medesimi lusinghieri ri sultati generalmente. Tu11avolta 11011 potrei sen'f.a ingiustizia lagnarmi di due, o tre di questi . che mollo promettono. e da cui si otterrà molto. se perverr() a penetrarli . e convincerli dell' importanza della cosa, e dell'utilità . che ne deve loro derivare. Mi duole solo di 11011 aver. dopo la pa1tenza degli acccnnélli hattaglioni. potuto ancor scegliere un soggetto. che per 'f.elo. e cognizioni sia capace di coadiuvare alla Scuola; ciò che sarebbe assai van1 aggioso alla medesima. ancorché il numero presente non ecceda le forze d 'un istruttorc»66 . Dopo il rrimo trimestre del 181 3, la scuola contava 59 alunni tra c ui 6 sottouffic iali , 8 caporali , 29 fuc ili eri, 4 tamburi e 2 fig li di truppa. Alla I" classe vi erano 12 sco la ri , 18 nella 2" classe e 18 anche nell a 3• classe. Tra tutti vi e rano 11 princ irianti e ben 17 promossi alla nuova classe. Il cappeUano, essendo l'unico istruttore de lla medes ima, concludendo il suo rappo110 , chiese un <<gius to compenso» di f. 300. 114 lug li o 18 13 , il maggiore del 5° Reggime nto di linea , Dionig i Chauvcnct, certiricò che a lunni erano 70 tra c ui 4 s otto-ufficiali, 3 capora li , 17 tamburi e 46 tra soldati e fi g li <li truppa. La I" classe aveva 7 sco lari, la 2" classe 17 e la 3" c lasse 37. I princ ipianti erano 9 mentre i «distaccati » dal corpo be n 35. 11 magg iore, da un lato testimoniò al mini stro dell a gucn-a la profonda stima che aveva de l Butti ( ,, rotrù S.E. rilev are la straordinaria fatica c he con costa nte zelo sostiene il Cappellano unico istruttore della me desima. O so quindi rinnovare all'E.V. le mie istanze per una gratificazione a di lui favore; massimichè scad e ora un ' anno , <la c he non n'e bbe più a lcuna»), dall 'altro diede un breve resoconto della vita scolas tica della truppa:

«La Scuola s' è fatta nello spirante trimestre con buon successo. Non si perve nuta a l numero d 'ottanta scolari, com 'erasi divisato, e come vi aveva enunciato nel cenno sulla

66 Rapporto del maggiore de l 5° reggimen Lo, I" marzo 181 '.l, Treviso. in /\ .S.Mi ., Guerra , carl. ?.1(,'.l hi s.


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Alessandro Vie/lo

Scuola del mese passato, perché 1xx:hissi fra l'ultimo convoglio si sono trovati s uscettibili d ' istruzione. Il Sergente Vcrgadas, che ru inc luso qui sopra come sco laro, coadiuva anche a lla Scuola , almeno per ciò che riguarda la pulizia della medesima . Si è pure orora attaccato alla stessa il sergente Abbuzzi ndla quali tà di coadiutore nell" istru:r.ionc, ma nulla fi nora s i può affermare sulle d i lui cognizioni, e sullo zelo suo. Pochi Sott"llfli cia li sono nel trimestre intervenuti alla Scuola, sin perché scarso n'era il numero di essi, come perché la più forte fu quasi continuamente in distaccamento, o in co scri zimw. Ugualmente dicasi dc 'Capora li , ma una decina dei sopr' acccnnati Fucilieri ne disimpegnano già le funzio ni »67 .

Il 4 agosto, il Rutti , dopo aver ricordato c he «la Scuola fu ri aperta in Venez ia al principio dello scorso luglio in un bello , ed opportuno locale, sebbene a l4uanto ri stretto, nel Quartiere di S.Salvatore I .. . I sufficiente per capi re 72 indi vid ui , che la compongono», scri sse soddisfatto c he «l' unione del Battaglione ne llo stesso qu artiere fa si, c he l'istruz ione si rende sempre più metodica , ed efficace; e c iò tanto meglio, in quanto c he i coscritti , i 4uali formano la parte maggiore de i scolari , sono esenti da l montare la guardia» . Sebbcnc si fossero fatte ncl lo scorso mese luglio molte promozioni al grndo di caporale. «comc si farà vedcrc ncl prospetto generale alla fine del trimestre, tuttavia havvene qualche altro indi viduo ahi le, e d altri c he s'occupano fervidame nte per divenir in brevc ta li» . Concluse che «linalme nte se non ho motivo in gene rale di lagnanze, devo partit:ularmc nte co mpiacermi uclla decisa vo lontà , e dellc buo ne di sposiz ioni di molti de i coscrilli , i 4uali mi confermano sempre più ne lle di g ià ua me concepite lusinghie re speranze»68 . TI JO sette mbrc , Chauve net sempre da Ve nezia confermò che l'istruz ione aveva hen progred ito ncl corso del mese d i agosto coll a so lita regolari tà , e con buon successo. Il cappe ll ano dircllore rimase assentc ual Reggimento 15 giorn i per recarsi ai bagni di Mont'Ortone per moti vi d i salute. e ncll ' assenza fu sosti tuito provvisoria mente dal sotto-tenente l •ina li , «e corrispose alla fa vorevo le opin ione, c he ne lla scelta ebbe di lui il Capo de l Corpo». 11 nu mero dei scolari in 4ue l periodo no n crchhc, continua ndo però a non essere rnc no di 62 unità. Dopo il 3° trimestre de l 18 13 , il Ru tti in viò a l ministe ro il nuovo «Prospetto de lla Sc uola Rcggimentaria». G li alunni erano 53, di c ui I sergente. 13 caporali , 29 fuci lieri, e IO tamburi. I promossi all a l" classe e rano 13 , mentre a lla 2" e rnno 27. G li indi vidui «distaccati » da ll'istituto nel corso trimestre erano stati 20. Nelle osservazioni finali , il cappellano scrisse c he «la Scuola non è stata interrotta , durante il trimestre , da verun acciucn te, e. ma lgrado il non leggero

1' 7 Rappor10 del maggiore C hauvcnc t al ministro uclla gucrrn , 4 luglio 181:\, Ve nezia . in i\.S.Mi., Gul'rra, car1 . 2363 bis. 68 Rappor10 del maggio rt: Chauvcnct al ministro ut:lla guerra. 4 agosto 1813. Ve nezia . in A.S.Mi .. Guerra. cari. 2363 bis.


Le Scuole Reggimenwli ndl'csercilo del Re?,no Italico ( 1803- 18 /4 )

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serviz io de lla Guarni gione, si è fatto , mediante l'interessamento del Capo del Corpo, con regolarità, e buon ordine». Non e ra stato possibile ancora avere fra i sotto-uffic iali , un coadiutore «attivo cd intelligente», per cui continuava il solo sergente Vergada ad assistere «nel mig lior modo di cui è egli capace» la scolaresca. Finora non si erano rimpiazzati i «vuoti» lasciati da quelli c he furono nel passalo trimestre distaccati dalla Sc uola per mancanza di militari , «che somministrino qualche lusinga di riuscita». La promozione a ll a prima classe «però di molti dei rim asti attaccati all a medesima re ndendo più faticosa l'istruzione, si ha campo d ' occuparsi di loro più seriamente» . Nonosta nte si fossero ottenute diverse promozioni , indipendentemente da queste, «havvcnc ancora qualche individuo abile per e sserlo quando il hisogno lo richieda dal Reggimento». li cappellano rimarcò che in generale non ci si pote va lamentare de i progressi dei scolari , «specialmente se si ri nette, che la maggior parte provie ne da dipa,timenti , ove la Nom1alc non è ben conosciuta»6". L' ultima lettera presentata dal maggiore Chauvenet , sempre scritta e compil ata dal Rutti , ri salì allo stato scolasti co del mese di ottobre del 1813 . I ,a scuo la era stata aperta come al solito tutto il mese, e non era stata mai meno fre que ntata, sebbene «non siasi accresciuto il nume ro dei scolari, che di due». Si e rano svolte diverse promozioni , «specialmente di Ci!pori!li, il nome de 'qua li si farà conoscere nel prospe tto G .le alla fine de l trimestre >> . Per quel tito lo si eserc itarono, «e si esercitano, specialme nte i promossi, nella contahi lità, la quale e ra da questi poco conosciuta, per essere la maggior patte coscritti ; sui progressi de'quali in generale non havvi luogo a lagnanza»70 .

1.3.6 La le~o11e italiana e il 6 ° Reggimento di Linea. Il generale comandante della Legione Zanini , scrisse da Portol'errario a l ministro de lla guerra che da ormai mo lto tempo, costatava la necessità di stabi 1ire una scuol a militare , «ponde rando ancora l' utile c he si sa rebbe fatto da una tale istituz ione» . Alcuni motivi «troppo forti », gli impedirono di stabilirla, «il primo de' quali fu l' impossibilità di avere un locale » . Anche in questo caso , la necessità di trovare una sistemazione per gl i alunni ed insegnanti fu dcterrni nante ne l successo o insuccesso di questa lodevole iniz iativa, come fu testimoniato dallo stesso generale . In primo luogo, «pe rché gl' Uffic iali intessi o non trovavano a lloggio, o sono pessimamente alloggiati», ed in secondo, perché «la ristrettezza de llo stesso 4uartiere, mi ha fatto decide re di distaccare in accampame nto tre Compagnie acc iò la moltitudine dcgl ' a liti , non corrompesse affatto l'aria della caserma». Lo Zanini concluse con un promessa: «Non tralascerò,

,,,, Rapporto del maggiore C hauvcnet al ministro della guerra , I O ottohrc I X13. Venezia, in A.S.Mi., Guerra. cart. 2363 his. 70 Rapporto del maggiore Chauvenet al ministro della gue rra, I" novcmhre I 8 13 , Venezia, in A.S.Mi., Guerra. c ari. 2363 bis .


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Alessandro Vie/lo

C itt. Ministro, di raddoppiare le mie premure, onde superare l'ostante circostanza, e potere, con tulta la precisione far porre in pratica quanto è voluto dal Regolamento , e discipline, che mi avete inoltrato» 7 1• li maggiore del 6° Regg ime nto di linea scrisse da Mantova, il 5 aprile 18 11 , che «a misura che arrivano lì cosc ritti al Corpo» , si faceva particolare premura «per conoscere que lli , che sapevano leggere e sc rivere ad oggetto di farli andare alla Scuola, che devesi stabi lire nel Reggimento, petfezionarli e pe r fargli apprendere ciò che potevano ignorare». Egli istituì la scuo la in ossequio alla ci rcolare ministc1·iale della segreteria generale del pe rsonale datala 13 marzo 18 1l, la qua le ricordava «l'esecuzione della circolare 26 marzo 1808 , e l'ordi ne del g iorno di S.A.l. il Principe Viceré che presc rive c he in ogni Reggime nto vi sia stabilita una Scuola anche formare dc ' huoni Sott' ufficiali » . Dichiarò di occuparsi «di questo importante oggetto e la Scuola va ad e ssere stabilita». Il proble ma princ ipale erano le spese della medesima: «ignorando però lì mezz i onde provvedervi alle spese indi spensabi li per questo stabilimento, ardisco inviare a V.E. il rapporto che mi è stato fa tto dal Capitano Bianchi , nel quale rileverà quanto occorre pregandola vo lermi degnare co noscere le sue determinazioni su questo particolare e se approva l' acquisto e le spese me nsili progettate , e so pra quale assegno debbino grav itare» . Inoltre , in esecuzione degli ord ini ricev uti dal ministro, e di concerto col cappellano , il direttore della scuola Bianchi , si occupò «della classificazione degli indi vidui, c he lì sig. Comandanti le compa g nie mi hanno proposto per formar patte de lla Scuo la da stahilirsi, e per quant'io credo, di 140 che s i so no presen tati compresi 16 caporali, 96 l 'avrebbero a ritener per la prima , oss ia in prima classe , 32 per la seconda , e 12 per la terza». Questa ripartizione in tre classi gli se mbrò conveniente per il rilevante numero di duecento scolari , no nc hé «conforme ai lumi presi dalli sig. Maestri della Scuola de' Veterani , e de lla Pubbl ica Scuo la Normale», fi ssa ndo cioè: • «Che si insegnino gli e lementari principi de l leggere, e scri vere, e la consegna si dia de i nume ri a c hi non ne sa del tutto, o pochissimo». • «C he si pe rfezionano li secondi ne lla lettura, e scrittura o ltre l' insegnamento delle quattro re gole arilmcliche» • «C he si perfeziona no finalme nte lì più esperti nel conteggio, da istruirsi nel tempo stesso ne ll'arte di forn,are stati , tabelle» . A tutti poi sarchhe insegnato c iò che rig uarda va l' istru zio ne militare analogamente , ed in proporzione de lla diversa capacità, e l,'Tado di cultura. Chiese al maggiore i più capaci e di sponibili sotto-ufficiali «per siffallo difficile impiego, ed anzi credere, che ad ogni modo , e specialme nte pè primi momenti , e rinochè non siansi fatti degli allievi, occorresse un abile maestro ch 'alle teoriche cognizioni uni sca la pratica co noscenza del norma le metodo da segu irsi» . Relativamente poi alle spese «io stimo di sottometterle un prospcllo approssi-

71

Rapporto del comandante generale Zanini al ministro della guerra, Portofcrrario, senza data. in A.S .Mi ., Guerra, cart. 2363.


l,e Scuo le Reggime111ali ne//'é'serrilo del Regno Italico ( 1803-18 14)

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mati vo di quant' occorrc pcl primo allestimento, sia pc' s uccessivi continui bi sogni, e c iò dietro l' infonnazio ni che mi sono c urato d ' ass umere. e le consegue nti deboli mie ritless io ni» 72 • Il colonne llo, confidù il 16 magg io 1808 , di aver da to «le opportune di sposiz ioni » per la messa in opera dell ' istituto, ma solo il 7 maggio 181I , il ministro dell a g ue rra Danna ricevette dal ca po battaglione Giuseppe Venturn il prospetto dell a sc uola mili tare (stabilita in esecuz ione del decreto vicereale 11 marzo 18 11 ) allo stato del 1° maggio. Alla reggime nta le concorreva no gio rnalme nte c irca 25 scolar i. Per il mome nto non si ern avuto luogo «a lagn arvi del loro impegno», alcuni <<si pcrl'czio nano , a ltri leggono mediocremente, si eserc itano ne l mo ltiplicare, e fo rmano il caratte re mezzano» . Il consig li o d 'ammini straz ione de l hattaglion c colo nial e italia no a Portol'crrario , in fo rmò il ministro della guerra Fontane lli , il 20 luglio 18 12, di aver sospeso la scuola reggime nta le da l 15 de l corre nte me se, poic hé il battag li one, e ra in que l mo mento accampato fuori de lle mu ra della c ittà esone randosi dall'affitto del locale per la scuo la . Conclusero pregando «la ho ntà de lla lodata E.V. s uoi o rdini qualora non fosse d i sua volontà l'abolirnento provvi sorio di della Scuola»71 ._ Il 23 sette mbre dello stresso anno il 6° Reggime nto di linea ad Ancona comunicò per mezzo di generale di di visione italiano Luig i Peyri che l' istru zione su ord ine de l genera le comandante la Di visio ne aveva luogo sola mente una volta al giorno, «ma con csaltc1.1,a , e preci sio ne, cd a vantaggio del corpo» . I numeros i distaccamenti , «il servig io consegue nte» . che rendeva alla piazz.a, e «la ma latti a degli occhi », erano le ragioni c he po rtavano «un qua lche inca g lio», ma nonostante tulio «V.E. puù essere pers uasa, che il grado dell'istruzio ne è sodd isface nte ». La scuo la di calligrafia, cd aritmetica e ra aperta tre o re a l giorno, «osserva-

I l Rapporto del maggiore del 6° Reggimento di linea al ministro della guerra. 5 apri le 181 I. Mantuv,1. in i\ .S.M i .. Guerrn. cari. 2363. N.3 tavole di legno inverniciate all ' uso normale , f. 11 5. N.48 abbacedari , f. 8.20. N.24 esemplari=trattato cle111ent,1rc de i viveri de Jruomo, f.4.60 . N.12 csemplari=dei doveri mili iari, f.8 .20 . N. 12 csemplari=elementi della pronuncia , ed ortografia . .f.4.60. N. 100 abbachi . L6.40. N.4 esemplari=guida de·sou 'Uflì ciali it,iliani . .f.28.40. N.4 Risma carta notarile, f..2 1.80 . N.2 e semplari d ' aritmetica di G uillare, l. 14.80 . N.2 esemplari il Maestro de'Canti, L 14 .80 . Calama i, polverini, lapis, penne, temperini, regoli , spugne, vasi per acqua, scoppc f.6.'i.XO= tot. 2X.'\.XO. Spese mensili , maestro esterno , L40 . Manutenzione. e rinnovazione degli oggetti che si consumano, L60= tot.1 00. 7:I Rapporto del consiglio d ' amministrazione del battaglione coloniale italiano al ministro della guerra, 20 luglio 18 12, Portoferrario, in A.S.Mi .• Guerra , cart. 2363 bis


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Alessandro Vie/lo

l an. 7 - -Stato rle71a scuola del soulatu nel 6 ° Reggimento d t lmea al I maggio O

18 11 .

..

N. maestri maestri scolari scolari k-Jcl estrane i I • 2" k::orpo al classe classe C omo N.

N.

5

N.

I

120

34

N. Totale Progressi scolari 3• classe

13

167

Osservaz ioni

Nel numero dei cinque Maestri li caporale appartenenti Strnda, ed il al Corpo granatiere contanti Cattaneo anche il av uto cappe llano , rig uardo ed il alle poche Capitano direttore , c he lezio ni av ute, a pur essi si distinguersi occupa no per la loro d ' istruire per intcl Iigenza, quanto fan no assiduità e Ma ncano buona ancora i libri volontà opportuni per di regola re apprendere l' istruzione 1iguarcla ntc la stati ca mi litare, non trovandone in Mantova.

Fonte: A .S.Mi ., Guerra , cart. 2363.

ta rigorosame nte, e gli allievi fanno qualche progresso ». La scuo la di scherma , ancora non esisteva ne l corpo ma promise c he sarebbe stata organi zzala già d al 1° ottobre 74 . Cito infine un ' interessante tabella scritta dal comandante del battaglio ne coloni ale italiano ind irizzata al ministro della guerra sullo stato del medesimo, il 3 novem bre 1812.

«Doma nde del Capo cie l Corpo su ciaschedun Articolo : S i domand a a S.E. sig. Ministro della G uerra e Marina un chirurgo pe r il

74

Rapporto del generale Peyri al minis tro della guerra, 23 sett.emhrc I X12, Ancona , in A.S.Mi.,

G ue rra, cart . 2363 b is.


Le Scuole Reggim enlilli 11ell 'F:.vercito del R egno Italico ( / 803- 18 14)

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1 ah. 8 - Sta to della scuola del soldato nel ba/taglione culuniale italiano al 3 novembre 18 12. I Stato de l Reggimento in La condolla generale de l corpo è huona generale L' ordine è quasi rientrato nel Corpo mediante le punizio ni inflitte, ed i varj Odini del Giorno. La te nuta à bella ed il Corpo è ben disciplinato . L'istruzione si pe1feziona ed il soldato è disposto ad aoorc ndc rc . 2 Spirito de l Corpo IS 1 è stao1l1ta ne t s1gnon utltc1al1 la buona armo ni a, e ne t Sotto Ufficiali e Soldati va eguando una buona concordia, mediante le punizioni esemplari che gli hanno servito da stimolo. Ulliziali Suneriori 3 La di lui lcnula è mediocre. Materiale cono14 AJutant1 Maggion scenza ne l mestiere dell'armi , e molla allività. 5 UITiziali Suhallarni Alcuni hanno una buon1ss1ma condotta ed un talento particolare , cd una bella tenuta. Alcuni altri sono disestati ne lle loro finan ze, hanno mediocre eone.lolla e tenuta. S i è economizzato l'ordinario dei signori Ufficiali subalterni a f. 36 italiane al mese . Tutti lì sig. Ufficiali generalmente si prestano ne i loro doveri, ed il SolloTcnc nlc Bonacina è esattissimo ne l dis impegno delle di lui fun zioni come addcllo al dettag lio . lo AJutant1 sottuft1Z1al L'AJulanlc lkll i è slalo promosso SottoTe ne nte d ' ordine del sig. Ministro della Uuerra. 7 Sotluffi ziali li Sergente Maggiore Zantborn è stato promosso Ajutanlc . Di simpegna bene le di lui funzioni , ed ha molla alli vilà e conoscenza nel mestie re de ll ' arm i. Molti sono ben istruiti . Molli altri sono poco intelligenti , cd hanno buona di sposizio ne e volontà di apprendere. La condotta di loro è ge neralmente buona ad eccezione di qualcuno c h'è aneo mal proprio. 8 Capora li Pochi sono gl'istruitt, e poc h1ss1m1 san no leggere e scrivere il bisogno. La di loro morale è molto eq ui voca, ma la retrograd azione di due o lrc Caporali , ha ecci talo gl 'altri ad essere circospetti, più esempl ari e meno familiari col Soldato 9 Soldati Molti sono g l' esempi dati per ric hiamarli all 'ordine. Molti persistono ancora nei loro vizj, ma le punizioni rorli loro inflitte li fa nno cessare di commette re reati . La maggior parte di que lli provenie nti dalla Polizia hanno una condotta cattivissima, ma l'esperienza de i castighi che gli vengono inflitti con fermezza li fanno più tranquilli e hra vi. La tenuta è buona e le diserzioni sono a uasi cessate. IO Tambun e musica I Tamhurri sono henissimo istruiti. Fonte: A.S .M i. , Guerra, cart. 2095.


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i\les.mrulro Vi;,l/o

Jattag 10ne co onta .e 1ta wno a .

Scuola reggimentaria di scrittura ed aritmetica

Quella del Battaglio ne si rende necessari ssima. Q uesta non esiste più mentre il Capitano Miovilovich quando provvisoriamente coman.__ __________,dava il Batta.,lionc, la distrusse.

attag ione e quas i tutto acquartierato, e 111 breve sarà tutto riunito nelle caserme del la c ittà. Il I O Battaglione trovasi presente me nte ben acqua11ierato a Pordenone. Il magazzeno generale tl'ahhigliamento, è situato nella L - - - . l - . - -- - - - ~ -- -~ -1Caserma così detta Na oleone.

e are una

eccezione <1 qua e e o convmt1 a gu1 are 1 SI

111g ie na regg1mentana r,<;:r ciò _che ri guarda I' 1stru z1one ggett1 1vers1

Corpo, mentre avvene uno provvisorio, e l'autorizzaz ione di creare nuo vame nte la s<.: uola Rcggimcntaria la quale è utile e necessaria per istruire Sotto Uffic iali e Caporali»75 . Tl Capobattaglione Ventura sempre del battaglione coloniale ita liano

75 L<:llcra dal cormmdante del ballaglione coloniale italiano a l ministro rlc lla gue rra, i l 3 novcmlrn, I RI) , in /\ S Mi , r.11, ,r.-:1, 1:;trl ?161 bis


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Le Scuole Reggime11111/i nefl'é'sercito d el Re?,no Ita lico ( 1803- 18 14)

comunicò da Lo ngone la seguente lettera al ministro de ll a guerra, il I O agosto 1811 :

«CoU' ultima mia 1° luglio p.p. ho avuto l'onore di rar conoscere all ' E.Y. i progressi della Scuola Reggimentaria, che hanno avuto luogo nei Caporali Helinzani , e Rigo. e nei fucilieri Monari , Borclli , Merlo , Mana, Lanza ed il Figlio di Trnppa del sotto Tenete I1ellnni i quali cont inuano vieppiù a dimostrare dcll'assidui1ì1; in questo scorso mese di luglio hanno cominciato ad annoverarsi fra i suddetti il Caporale Foni , e il fucil iere Grassona ... » .

13.7 La

r

brigata di fanteria leggera.

Pe r quan to concerne la l " bri gata di fa nteria leggera stanz;iata a Re gg io , ahhiamo r invenuto solo una le tte ra. Il IO sellcmbre 1803, il capo de l Reggimento , Jacques Fcrrcnt , inoltrò a Tri vul zio una lettera in cui dichiarò di aver ricevuto la sua c ircolare de l 3 1 agosto e no n aveva «m ancato punto » di prendere tutte q uel le misu re necessari e , «onde sieno comp iutamente rea li zzate le Vostre sav ie pate rne mire ». Gli fece però o sservare, che col piccolo numero d' istrutto ri c he aveva a dispos iz io ne , «l'i struzione no n può esst:re sollecita al pari de' miei desideri»; infatti , tutti i «buo ni uniti ass ie me non bastano ad ammaestrare nel tempo medesimo tutte le Compag nie>> . Loro ne poteva no istrui re appe na una a ll a volta . Adottò un q uind i un s iste m a pai1ieolare: «gl' istrutto ri med iocri ad istrui re le Re clute senz ' armi; a ppena sta biliti i principi passano sotto i buoni ad eserc itarsi col fu c il e; e quindi infine agli Ufficiali per la Sc uo la di Plo to ni . Di già le Compagnie I" e 2" all a suddettn terz a classe, la 3" è alla seconda , me ntre che le altre sono a lln I"». Ferrent assicuri"> rrancame nte, che «i progress i non so no indiffe re nti, avendo riguardo ass icurato numero d ' istruttori, e d a lla b revità de l tempo: come altresì, che né d u rante l'istruz ione, ne' mai, parlando colle Reclute, s ' im piegano Pnrole Frances i; non o vvi, che il comando d 'esecuz ione. pe rché in questa ling ua: cd il progresso medes imo m i garanti sce abbasta nza da li 'asserzione» . Ul i istruttori erano 2 I : «tutti i vecchi Soldati a iutano secondo la loro capacità se ne trova fra i Coscritl i c he uli liaano lo stesso » . Concl use scrivendo che pi ù di 4uaranta buoni istruttori erano a l I O battag lione 76.

I _1.8 /,a 2" brigata di fanteria leg~era. Il magg iore del 2° Reggimento leggero Cornetti, scri sse il I

O

maggio 18 11 al mi ni stro de lla guerra: «relativ amente poi a quanto viene indi cato dal 4° paragrafo de lla mini ste-

76 Rappo rto <lei capo <ldla I " brigata di fontcrin leggera tembre 1803. Reggio , i11 A.S.Mi .. Cuerra, cn,1. 2363.

1-'crrent al ministro <lclla guerra,

I O set-


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Alessandro Viello

rialc succitata, debbo pn:vcnire l'E.V. c he ho creduto della maggiore economia dj stabilire un indenni zzazione mensile di f. 15 per caduno di questi Battaglioni per l'andamento della Scuola medesima. per questa so mma totale , che vie ne corrisposta alla fine d 'ogni mese a l serg. Maggiore Faretti , che ho scelto per Maestro, deves i dallo stesso provvedere i li bri , carta, penne , e tutto c iò pu<'> occorrere per l'istruzione de'giovani soldati . Tanto il Cappellano Direttore della Scuola, che l'i ncaricato dei studi vi assisto no costan temente, e cooperano per detta istruzione , in vigi lando anche, pe rché nulla manchi a llo scolare di c iò , che per quest'oggetto ne potesse occorrere. lo stesso verifico il metodo da me prescritto , l'assiduità dei maestri , i progressi degli scolari , e finalmente le occorrenze tutte per la regolare istruzione>>77 . 11 cappell ano della scuol a reggi mentale era Giacomo Ridolfi. Sappiamo che dal 21 marzo a l 30 aprile 18 11, g li alunni erano co mplessivamente 104.

13.9 Il 7° Reggimento di linea. Le prime notizie sulla scuola reggimentale del 7° Regg imento di linea g iunsero dal suo comandante , il colon ne llo Giuseppe Rellotti. Egli trasmise, il 7 marzo 181 I , al ministro de lla g uerra Danna , i «tre stati nominativi gl' indi vidu i che compongono delta Scuola, dimostran ti i loro prog ressi per ciascheduna delle tre classi , non comprendendovi que lli del 2° e 4° Rattaglione distaccati in Tirolo». Il cappellano Paolo De Ambrogi ed il te ne nte Grifoni che era no a lla direzione dell'istituto, «sono assidui e si occupano con inte ressamento». Alla I" classe, vi parteciparono I02 soggetti, alla 2" classe 80 ed infine a lla 3" c lasse 72, per un total e di 254 alunni. li 2 maggio, il colormcllo comu nicò al ministro della g ue rra c he: «la Sniola al giorno d'oggi è numerosa d i duecento sessanta due indi vidui ; il Cappellano, un Ufficiale e due Sott' lJrlìc iali sono lì Oirettori , e lì Maestri ; il numero de concorrenti è composi ii di un Sottufficial e; cinquanta de i Caporali , un Tamburo e duecento e cinque Comuni ; la I" classe che impara a leggere, scrivere e l'aritmetica ascende a cento e nove uomini ; la seconda che f,1 numeri , leggere e scrivere è forte di sessanta olio soldati , e la 3" che impara a sillabare, e compilare ascende a sessanla c inque teste. Dal momento della sua istiluzionc venti della I" classe si di stinguono nell' arilmetica, e scrittu ra; otto della 2" C lasse so no passal i a lla I" e cinque de lla 3" sono passarti alla 2"»7X.

Un mese dopo . il colonne llo ce11ificò lo stato dell a scuola al IO giug no 1811;

77

Rapporto del maggiore Cornetti a l ministro del la guerra, 1° maggio 18 11, Milano, in A.S.Mi .,

Guara, cart. 2:,61 . 78

Rapporto elc i cornanda111e colon ne l lo Rellotti al ministro de l la g ue rra, 2 maggio 18 11 . Verona. in A.S.Mi .. <:uam, r.a r1 ?161.


Le Scuole Reggimentali ne/l 'Esercito del Regno lwlirn ( /803- 18 /4 )

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vi partecipavano, I sotto-ufficiale, 49 caporali e I 08 soldati, per un totale di 159 unità. Alla I" classe appartenevano 77 militari, a lla 2" classe 52 e a lla 3" classe 30 . li cappellano De Ambroggi, era «Maestro Direttore de lla I" classe di leggere e scri vere » . Il te nete Grifon i «per callig rafi a cd aritme tica delle 3e classi». Il sergente Z ini «pe r leggere e scrivere di 2" classe» . Il sergente Solfarin i «per leggere, e scrivere d i 3" classe», ed il sotto-te ne nte Sanfcrmo per la teoria rnilitare. Nel rapporto , dal I O maggio al 1° g iugno , ben 10 individ ui della 2" classe passarono alla I", mentre 14 della 3" classe passarono alla 2". 11 5 lug lio 18 11, il maggiore Giovan ni Rattista Casella certificò al ministro Danna che il numero degli scolari dopo la partenza de i battaglioni era al I 0 lug lio d i 43 soldati, dei quali 3 di I" classe, 10 di 2", e di 30 la 3" classe. li cappella no de l Reggimento, un ufficiale, e due sollo-u fficiali incaricati della sorveglia nza ed istruzione del la scuola, erano rispettivamente il direttore e gli istruttori. Il 4 agosto, Casella scrisse che la scuola del Reggimento «è numerosa al giorno d'oggi di cin4uanta uno ind ividu i; de quali tre sono di I" classe, quattordici d i 2", trenta quattro di 3")>. Ricordò al mi nistro che la l" classe «legge, scri ve, e fa le prime rego le dell' aritmet ica>), la 2" classe «legge, scri ve di scretame nte, cd ha li principi di aritmetica», ed infine la 3" classe «princi pia leggere , scri vere, e conteggiare» 79 . Al 1° scllcmhrc , sempre a Verona, g li scola ri e rano 56: 3 al la I" classe, 14 a lla 2" classe, e 33 alla 3" classe. Aggiunse c he la I" classe faceva anche «le 4 operazioni de ll 'aritmetica>), mentre la 3" classe comi nciava a «compitare, e formare il carallerc». In tutto 3 studenti passarono dall a 2" alla I" classe, due da lla 3" alla 2" classe e 5 furo no «aumentati» alla 3" classe (il le ne nte Grifoni fu considerato d irettore della scuola insie me a De Ambrogi). Le notizie sul Reggime nto c i po1tano fi no al 3 giugno 18 12, quando il maggiore Giulio Collin scrisse c he il cappel lano , un le nente e due sotto-ufficiali si e rano trasferiti a Bozolo. li d irettore era se mpre il De Ambrogi, «che ha sollo d i se ' un Sott'Uffic iale, ed un Caporale coadiutori; Pascoli e Varisco». La scuola era a perta dalle 6 a lle 8 antime ridiane, e dalle 3 alle 5 pomeridiane. Il nu mero degli scolari era d i 24 cioè: I caporale, 3 tamburi e 20 fucilieri . Gli a lu nni in I" classe erano 8 «è questa sa leggere hcnc , di scretamente scrivere, e conosce le quattro regole dell'aritmetica» ; 9 in 2" classe «leggono mediocremente, e scri vono poco; cono scono le pri me due regole dell 'aritmetica»; e 7 d i 3" classe «che comincia a leggere, scrivere , e fare li numeri )>80 . TI 2 agosto 18 12, Coll in in f'o rrnù il ministro de lla g uerra da Coito che c'era no 29 scolari di c ui I caporale, 2 tambur i e 26 fucilieri; 6 alunni erano in I" classe, 14

7'1 Rapporto del maggiore Casella al ministro de lla gue rra , 4 agosto 18 11, Verona, in A .S .M i., G11erra. cari. 2363. 80 Rapporto del maggiore Collin al minist ro della guerra , 3 giugno I R 12, 13ozolo. in A.S.Mi .•

Gut'/'m , cart. 236 3 his.


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Alessandro Vie/lo

rTab. lJ - RegLStro dei progressi fatti n ella scuola normafo del 7° Reggimento ne, ·orso del trimestre. Mov irrn;nti I" classe 2• classe 3" classe Totale Risultavano le classi 4 12 14 30 ial IO aprile Aumentati ne l 4 8 12 24 .rimestre Totale 8 20 26 54 Diminuiti durante 3 9 8 20 ·i trimestre Rimangono le classi 5 11 18 34 lai I O lugli o

Fonte: A .S.Mi ., Guerra, cart. 2363 bis.

c he sapevano «leggere bene, discretamente scrivere, e conoscono le quatlro regole de ll 'aritmetica» a lla 2• classe , cd inf"ine 9 alla 3" c lasse. Il rappot10 me nsile de ll a scuola al I O sctlcmbre 18 12. doc umentava c he la scuola reggimenta le di call igra ria era stabilita in una delle came re della caserma. Il direttore era come sempre il cappe ll ano de l corpo. che aveva sotto cli se un sotto-uffi c iale, ed un caporale coadiutore. La sc uola era sempre aperta dal le 6 alle 8 antimeridi ane, e dall e 3 alle 5 pomeridi ane; il numero degli scolari era di 3 1 individui c ioè cli l caporale, 3 tamburi e 27 f"ucilie ri. La 2" classe contava 19 a lunni c he conoscevano le pri me due regole de ll 'aritrnclica, 9 in I" classe. e 3 in 3" classe. Mentre il 1° ottobre 18 12 ru redatto un bila ncio de ll a situazione 8 1, il comandante della 3" Divisio ne Peyri, il 3 gennaio 1813. certi fi cò che al 1° gennaio 18 13 le c lassi erano così composte: l" classe 24 a lunni , 2" classe 44 e 3" c lasse 56, per un totale di 124 unità. Nel corso del tri111estrc, arri varono be n 33 studenti , passando così da I06 a 139 unità , ma ne pattirono l 5, restando ben 124 persone ne lle classi al IO genna io I 8 I 3. li maggiore Coli in tornò a scri vere, sempre da Mantova , il 1° febbraio 181 3. La scuola era aperta dall e 9 alle l I antimeridiane. e da lle 3 a lle 5 pomeridiane . Gl i alunni , sempre 124, e ra no composti da 7 caporali, 3 tamburi, e 114 ruci li eri. In l" classe vi erano 24 militari , 44 in 2" c lasse, e ben 56 in 3" classe. Ancora al l O giugno 18 13, il direttore dell a scuola aveva in sua assistenza un sollo- ufficia le ed un caporale. La scuola con l' orario estivo era aperta da lle 5 al le 7 de lla mallina, ed alla sera dalle 2 alle 4. G li alunni erano 3 1: 5 in I" classe, IO in 2" classe e 16 in 3" c lasse. I ri spettivi g radi era no: 13 caporali , 15 tamburi e 3 soldati semplici . Il ri assunto trimestrale dei progressi fa tti ne lla sc uola norm ale del 7° Reggimento di Mantova, dal I O aprile a l I O lugli o J8 13, redatto <.la De

81 Documento ripro<lollo in appendice N. 4.


Le Scuole Reggimemali 11ell ' F:.1·ert"iLo del Regno Italico ( 1803-18 / 4)

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r1 ah. IO - Bilancio ejjeltivo della scuola normale del l" Reggimento ( Lh l,;\mbmr.>r.> i , I O ottobre 1813 , Mantova) . 34 Restano le classi a l I O luglio alla scuola 13 !Aumentati durante il trimestre Totale 47 22 Diminuiti durante il trimestre 25 Restano le classi al I O ottobre 18 13 Progressi nel corso del trimestre 5 Restù la l" classe al 1° lug lio 3 Passali dalla 2" classe all a I O lu glio Totale 8 3 Passatili alle ris pettive compagnie 5 Resta la I" classe al I O ottobre

Fonte: A.S .M i., Guerra, cart. 2363 bi s.

Ambrogg i, po11ò il seguente ri sultato: Un mese dopo, la I" classe contava 4 alunni , la 2" classe 9 e la 3" classe 17, pe r 1111 tot:lle cii 30 militari con i seguenti gradi: I sergente, 6 caporali , 19 ta mhurini e 4 so ldati . li rapporto mensile de lla scuola di calligrafia, ali ' epoca IO settemhre 18 13 , conseg nato a l ministro de lla gue rra segnalava che « la Sc uola Rcggimentaria di ca lli grafica è stabilita in una dell e cam ere della case rma» , ed il d ire ttore aveva sempre in s ua assistenza un so tto- uffi c iale ed un caporale , m entre g li orari erano dalle 6 a lle 8 a lla mattin a e all a sera dall e 2 a ll e 4. li numero d ' indi vidui erano: 5 a l la 1• classe, IO all a 2" classe e 16 a lla T classe, per un totale d i 3 1 militari , tra c ui I sergente , 6 caporali , 19 ta mburi e 3 so ldati per un totale di 3 l scolari 8 2 .

1.3.10 Il 1° Reggimento cacciatori a cavallo. Sia il c apohrigala Caraccio lo ( I O Regg ime nto c acc iatori a cavallo, 5 sette mbre 1803) c he il capobrigata Rertoletti (comandante la 2" brigata fanteria d i linea, 4 sette m bre 1803) dissero <li avere ricevuto la c irco lare del 3 1 ago sto del mini stro della g uerra e che avrebbero provveduto a formare lo stato no mùrnti vo degli impiegati all ' istruzione. Le informazioni sulla scuola del I O Reggime nto cacciatori a cavallo giunsero so lo il 23 ago sto 1808 dal cappe lla no del reggime nto Vi ncenzo Yigada: «Mi faccio un dovere , Eccellen,.a , di trasmetterle alcuni Esemplari di quel poco pro-

82

!{a pporti al ministro !le lla gue rrn 1° agosto e 1° scncmhrc 18 13 . Mantova, in A.S.Mi .,

(;uerr a. cart. 2363 bis.


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Alessandro Vie/lo

g rcsso fatto nella Calligrafia ed Algoritmo dagli Allievi del Reggime nto Cacciatori a cavallo , che intervennero alla Scuola, e che dimostrarono maggior premura, ed assiduità ne ll'appre ndere. Se non fossero i medesim i stati occupati ne lla parte essenziale d'un Militare. e che giornalmente avessero potuto intervenirvi, mi sare i lusingato di un magg ior profitto. Potrò chiamarmi fortunato , se daU'E.Y. potrò ripo rtare quell'aggrndimcnto. e soddis f"azione, che mi è stata 1,>n1ziosamente di mostrata dal nostro sig. Colonnello Villata; cui pure trasmessi altrettanti esemplari, come da lettera 12 luglio p.p. che in copia le compiego»8:i.

Le informazioni sulla scuola del IO Reggimento cacciatori a cavallo giunsero da Cremona solo il 3 1 magg io 18 11. dal maggiore Alessandro Olivie ri ( 17671847): «o ltre poi la surriferita Scuola, che ha luogo la mattina, e la sera di c iascun giorno, si fa quotidianamente, eccettuate le domeniche, la teoria a tutti i Marescialli d'Alloggio , e Brigadieri ». G li alunni erano 24, <li cui 19 cacciatori e 5 brigadieri , ove «tutti possono di venire istruttori» 84 . 11 maggiore al ministro del la guerra scri sse i I I O lug lio 1811 . che «<lchho con questa occl:lsione esporre all ' E.V. c he avendo ri conosciuto , che il Sott' Uffic ialc incaricato addossatogli, ho dovuto prendere un Maestro borghese fi ssandogl i l'onorario <li f. sessanta Ita liane al Mese. Questi è il sig. Nicola Anziani , persona versatissima in de tta partita>> 85 _ <ìli alunni in totale erano 17. di rni 3 brigadieri e il resto era composto da cacciatori . Tutti mostravano delle disposizioni a di venir buoni istruttori per le reclute , ed in più 20 scolari frequentano volontariamente la scuola. li 31 luglio 18 11, gli alunni erano 13 di cui 4 della 4" compagnia, 4 dcli ' x• compagnia, e 5 della 9". Vi erano 4 brigadieri e 9 cacciatori. Un mese dopo, gli alunni erano sempre 4 de lla 4" co mpagnia, 5 de ll '8" e 7 della 9", per un tota le <li 16 a lunn i di cui 3 brigadieri e 13 cacciatori. li I O ottobre 18 1J ,gli alunni erano 15: 3 de lla 4' compagnia,4 de lla 8", e 8 della 9". I bri-

8-'

Lc,lle ra <lei colonnel lo Yillata al cappc lla110 Yiga<la. 12 luglio 1808. Mii.mo:

« Ho vi,to con piacere , s ig. Cappellano. coi fogli , e h· Ella mi ha inviati. i progressi , che si f:111110 <la <li lei Alunni. Sia lode al benemeri to lslrullore. lo non polca ripromette rmi . che sod<lisfnccnti risultati vcggcndo a lt:i affidato l' importante, stahilimc nto della scuo1'1 ci i leggere. e, scrivere de l Reggimento. F.ll.1 reutli noto a suoi i\llievi. 4uan10 io sia conte nto tlc,ll ' impcgno, ch' c,ssi mos trano. coltivando 4uella partita, che, li pone stri sentie ro dd premio , e degli avanzamenti . Se lt: gravi occupnzioni . che, mi asrnstcllano. m i hanno impedito di procedere alla distribuzione de'pre rni ue llo scorso mese, rimetto all"occas ionc ddla decorrenza de l nome de ll'Augusto uoslro Sovrano di compensare questa involontaria clc roganza a 4uanlo venne già da me stahilito . Fra i molteplic i doveri . c he m"incombono. il più di Lulli , c he s ia gr.ilo al mio c uore, si è quello di rimunerare quelli, c he sanuo con zelo, e lodevole, condona rendersi degni dc' mie i riguardi». ~ Kappor1o del maggiore Olivieri al mini~lro de lla g ucm1. 3 1 maggio 18 11 . C remona . in i\.S.Mi.. ( ìtwrra. carl. 2363. R'\ !{apporto del maggiore Olivieri al ministro della guerra. I n luglio I X11, C remona. in A.S.Mi .. Guara, cart . 2163 .


Le Scuole Reggime/1/ali nell'f:sercilo del Regno Italico ( /803 - / 8 14)

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gadieri erano 4 ed il restante composto da cacciatori . li I O novembre, gli alunni raggiu n~ero quota 16 , <li cui 4 brigadieri, 11 cacciatori e J trombetta. Lo stato nominati vo al I O dicembre 18 11 , vide confennato il nume ro <li 16 alunni, 5 brigadieri , 9 cacciatori e I tromhctticrc. L' ultima lettera che giunse dal I O reggimento cacciatori a cavallo di Cremona, fu il 1° gennaio 181 2, quando si certi f"icù la presenza di 15 alu nni , tra cui 5 brigadieri , 8 cacciatore e I trombetta86 ._ Una Lettera da l Oeposito generale dei Cacciatori a Cavallo a Lodi, datata 23 settemhre 1812, annunciò: «Ho l 'onore d' informarla , che l' istruzione ha luogo lutti i g iorni si a pied i, che a cavallo, essi fanno le tre prime lezioni si nell' una, che ne ll'altra istru zione. Quindi V.E. è pregata di essere persuasa, che non si trascura nulla per spi ngere avanti tutto ciò c he concerne l' istruzione» . C irca un anno dopo , sempre dal deposito generale caccia tori a cavallo di Lod i, si ce11ificò che: «Avendo posto a questa s<.:uola d i equi ta/.ione molti g iovani volontari. che per la loro educazione e studio, potrehbe ro acquistare d elle nozioni d i contabilitì1, o ltre quella che si insegnano d ' istituto della stessa scuola, e trovandosi la galleria bi sognosa d i avere un fondo di questi contabili , tani o per le success ive fo rma7.ioni de' Corpi, quanto per il rimpiazzo a mancanli. Propongo a V.E. che il Quartier Mastro d i detta Scuola , il d i cui impiego polrebbc pcrmetlersi qualche ora di libe rtà. potesse occupars i col dare q ualche opporlun a a/io ne a questi g iovani allievi, cd in tal modo fondere una s<.:11ola rli contabilità ad uso dei corpi d i cavallcria»87 .

1.3.11 Jl 1° R eggimento ussari. li 16 luglio 1803, il ca po brigata Pietro Luigi Viani ( 1751 - 18 11 ) scrisse da Bo logna al ministro Trivul1.io , che «possa la grand'opera, che vi piacque addossarm i esser ultimata ben presto, e con sodd isfazione Y.ra , e prof"itlo dell a Repubblica. che io un istante non lascerò scorrere per restitui rmi al mio Corpo (c he e ra a Modena), e travagliare all ' islruzionc militare. sorvegliare all 'economico trattamento . e coltivare l'educazione morale d i quest' Alunn i della Milizia Figli diletti de lla Patria» 88 . Lo stesso Yiani da Forlì teslimoniù a Tri vulzio ne lla seconda e ultima le ttera de l 6 sette mbre 1803 che: «Tale si è il troppo necessari o precetto , che ci dellale cli non dover to lle-

86 Rapporto al ministro de lla g uerra, I O gennaio 1812 , C re1110na . in A .S .Mi ., Gw•rm , cart . 236'.,

his. 87 Lette ra tlal de posito generale cacciatori a cava llo , 8 giugno 18 11. Locti , in A .S.Mi. Guerra. cart.2363 bis. xx Let1era tlel capobrigata Viani al mini stro de lla guerra, 16 lug lio 1803. Bologna. in A.S.Mi ., Guerra. 1:art. 2363.


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Alessandro Vie/lo

rare , che nell ' istruzione annalit ica usar dc bbiasi di lingua straniera , e con voc i nostre , e con e spressioni le più adatte a ll ' inte llige nza di chi s 'istrui sc e , venga in ogni sua più minuta pa rte con tranquill a ca lma annunz iato , e ripe tu to tutto c iò, che apprender c i deve, riserbando alla sola vihrazion de coman di il francese idioma 1-.. I che in que sto Reggime nto un tal me todo fu sempre scrhato l-- -l i singo li c apitani si prestano eglino stess i al la istruzione delle Compag nie ri spettive, quando i loro s ubalterni , ad essi offrono que' Pluto ni , di cui hanno particolar conse gna già addestrati abbastanza per unirsi alla Divisione ; e questi subalte rni Ufficiali sorvegliati dal capitano attendono tutti, perché il Brigadiere, e Sott' Uffic ia li dirozzino lì nuovi alli evi, lì ammaestrino ne lle prime lezioni , cd atti lì rendano ad unirsi al Plutone. Pe r tal modo a mc' è tolto di poter vi presentare rapporto , che singolarizz i alcun nome» 89 .

1.3.12 Il Reggimento Dragoni Napoleone (ex 2 ° ussari). Le prime informazioni sull a scuola del soldato del Regg ime nto Dragoni Napole one ci pervengono d a un a miss iva de l 16 marzo I 8 I I , scritta a Novara dal comandante caposquadrone Ilouc hard al ministro Danna. li cappe ll a no de l Reggimento era Pie tro Vita lba . D a l I O gennaio a l I O marw 18 1 I g li a lunni erano 35 , tra c ui 9 i fi gli di truppa. I brigadieri erano LO ( «conoscono le 4 operazion i»), più 16 drago ni. Il magg iore Mcranesi scrisse , il 4 aprile 18 1 I , che il giorno I aprile g li alunni erano 26 . di c ui 17 Dragoni e 9 fi g li di truppa . La scuola fu istituita con ordi ne de l g iorno de l corpo , il 15 aprile 1811. 11 I O maggio, gli scolari erano 32 , tra cui 4 brigad ie ri. 20 dragoni e 8 figi i di truppa. La maggior parte, scrisse , «conosce solo la prima regola alcuni anc he la terza ». Il 31 luglio , il maggiore Meranesi spedì al ministro Danna lo stato nomi nati vo degli individui de l Regg imento con i dettagli de i loro progressi in contabilità . e teoria Militare a l 1° lug lio 18 11 . Uli alunni e ntrarono ne lla scuola rispettivamente il 15 apri le, il I O giug no e il I O lug lio . Ne l rapporto era anc he scritto: «la maggioranza scrive e legge passahi lmente» . Ne lla relazione del 2 settembre, Maranesi comunicù che al I O ago sto 18 11. gli alunni erano 14, di cui I hrigadiere , I maresciallo d'al logg io, mentre il resto erano dragoni. Su relaz ione del I O ollohrc vi erano 15 a lunni ossia 12 dragoni, 2 brigadieri e I maresc iallo d ' a llo ggio al l'epoca 1° settembre. Il 3 dicembre 18 11 , sempre da Novara, fu inviato lo stato nominativo degli indi vidui all 'epoca de l gio rno 1° novembre 1811. Gli a lunni erano 13 (2 il 15 O

8'> Le tte ra de l eapo brigata Via11i al 111inistro de lla g ue tTa 16 sette m bre 1803, Forlì , ì11 /\.S.M i..

Guerra. car1. 2363.


f,e Srnole Reggimentali nel/' F:,yercito del Regno Italico ( i 803- 18 14)

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apo eone a

12 ·· lunni

Gradi

Epoca in c ui sono Progressi nel leggere e scri vere entrati

12 Dragoni

5 il I O febbra io

18 12 7 il 1° genn aio 18 12.

I ,a maggioranza scrive e legge passabilmen te o discretame nte, alcun i

Progressi ne lle 4 regole del l'aritmetica Conoscono in pa ri numero la l " e la 3" rego la

Fonte: A.S .M i., Guerra , cart. 2363 . l ah. 12 - Sta to della scuola del soldato nel Reg~imento Dragoni Napoleone 0 ]

ai

/uglio IX/ 2.

Progressi nelle Progressi nel leggere e scrivere 4 regole de ll' ari tmetica Solo 2 alunni 1° aprile 18 12. La magg ioranza 12 Dragoni 9 il 17 conoscono le 4 seri ve e legge Brigadieri 7 il 1° genna io 18 12. 5 alun ni regole , la passab il me nte o d iscreta me nte, di magg ioranza ne co nosce due cui 4 bene.

N. Uradi Alunni

Epoca in cui sono entrali

Fonte: A.S .M i., Guerra , cart. 2361.

aprile , 2 il I O maggio, 6 il I O lug lio , 15 il I O lug lio e 3 il I O ottobre), di cu i 11 dragoni , I brigadiere e I trombettie re. Anche il mese success ivo gli scolari e ra no de lla s tessa qua ntità e ri pat1iz io ne. Lo stato no m inativo dei fi g li di truppa annove rava 8 ba mbi ni da i 4 ai 9 a nn i. li pros petto al I O genna io 18 12 com prendeva 19 a lunni , d i cui 13 dragoni , 5 brigad ieri , e I trombettiere . JI I O aprile 18 12, il maggiore O livie ri spedì al mini stero la consue ta relazione scritta d al direttore Vitalba il 3 1 marzo J8 I 2, ali 'epoca del 1° aprile 18 12. Lo stato no m inati vo al 1° lug lio 18 12, secondo il rappo rto de ll a situazione a l 3 1 lug li o 18 12, comprendeva 17 alunni , tra cui 12 dragon i, mentre il resto composto d a brigad ie ri.

li gio rno I O sctlc mbrc , fu spedito il seguente stato nominati vo, sempre redatto dal cappe ll ano Vitalba, il 1 1 ago sto 18 12. Il 26 s ette mhrc , il caposquad rone del Reggimento D ragon i Napoleone, Francesco Uuald i, scri sse:


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J\lessandro Vie/lo

riab. 13 - Stato llella scuola del soldato nel Kef!,gimenlo Dragom Napo leone a, 0 / Qf!{)SfO 18/2. IN. Gradi Epoca in c ui sono Progressi ne l Progressi ne lle Alunni entrati leggere e scrivere 4 regole dcli 'aritmetica 16 IO Dragoni 8 il l O apri le 18 12 . La maggioranza Solo 2 alunni alunni 6 Brigadieri 4 il 1° gennaio 18 12. scrive e legge conoscono le 4 4 il I O gennaio 1809. passabilmente di regole, la cui 4 bene e solo maggioranza uno mediocremente ne conosce d ue Fonte: A.S.Mi ., Guerra, earl. 2363.

r1 ab.

14 - Staio dilla scuola del soldato nel Reggimento /Jragom Napoleone ai I O ,çettembre 18 12. N. Gradi Epoca in cui sono Progressi nel Progressi nelle Alunni entrati leggere e scrivere 4 regole

17 alunni

14 Dragoni 8 il 1° aprile 181 2. La maggioranza 3 Brigadieri 4 il 1° gennaio 1812. scrive e legge 6 il I scttemhre 1812. passabi lme nte o di scretamente , di cui 4 bene c due mediocremente. Fonte: A.S.Mi., Guerra , carl. 2363 bis. O

del l'aritmetica Solo 2 alunni conoscono le 4 regole, la maggioranza ne conosce una

«Mi prendo la li bertit di dirle fin dove è s pinta l'istru zione delle Squadroni sotto i mie i ordini. A cavallo faccio la Scuola delle Squadrone e manovra al trotto. Faccio saharc il fosso per uno, pe r due, per quattro . e pe r rang o di plotone. e li esercito al serv ig io delle riconoscenze. pattug lie. ed in tutto ciò ch'è contenuto ne l servizio di ca mpag na.

A piedi faccio la scuola d i battag lione . Il s ig. generale Halahhio, che mi ha fatt o l'onore di portarci in rivista ieri , e che c i ha fatto manovrare a cavallo , ed a piedi per la manovra dc ' Dragoni per co111ballcrc a piedi. Potrà assicurare l' E.V. del grado d ' istruzione in cui ha trovato lo Squadrone. I ,a Scuola di leggere e scrivere si è sempre fatta e se ne ottengono discreti progrcssi»90 . O

11 I ottobre era no prescnti 18 alunni , tra cui 5 hrigadieri e 13 dragoni , dei quali 9 entrati il IO gennaio e 9 il IO aprile.

'XJ

Rappo rto del capos4uadrone (ìualdi al minist ro de lla guerra, 26 settembre 18 12. Senigallia .

in A.S.Mi., (,'uerra , cari. 2363 bis.


/,e Scuole Reggimentali nell'Esercito del Regno //alico ( /803-18 /4 )

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Il capo comamlanle del deposito Dragoni certificò il I O gi ugno 18 13 che al 1° maggio c'erano IO alunni: 5 brigadieri , 4 dragoni e I lrombettiere. Dal 1° giugno al l O lug lio vi erano 12 alunni: 4 brigadieri , 7 dragoni , e sempre I trombettiere. Dal 1° al 31 luglio gli alunni erano l I: 4 brigadieri e 7 dragoni. li 3 set0 lernbre fu confermata tale quantità mentre su rapporto del 30 settembre (dal I sette mbre 18 13), gli alunni erano aumentati a 14 (6 brigadieri, 8 dragoni). 11 2 novembre I 8 13 , nel Reggimento gli scolari diminuirono a 6 (un maresciallo d ' alloggio, 3 brigadieri, I dragone e I lrombetliere, di cu i 4 pa11iti col 5° squadrone, uno in distaccamcnlo). L' ultimo rapporto del Reggimento Dragoni Napoleone, fu in viato il 2 dicembre 18 13 (3 alunni di c ui 2 dragoni e I brigadiere)91.

13.13 Il RegKimento nragoni Regina. li 24 gennaio 1807 , il colonne llo .lean Pierre ( 1779- 1829), del Reggi me nto Dragoni Regina, infonnò c he:

«L' istruzione del Reggimento tanto a piedi come a cavallo avanza rimarchevolmcnte, che se il tempo continu a a mantenersi huono per un allro mese ancora spera di presentarle il Corpo in uno slalo da meritare l'aggradimento di V.E.; e la soddisfazione di S.A.l. C he pcrciù mattina e sera sono g li Ufficiali , ed i Sott'U fficiali occupali all'istruzione teorica, e pratica. Che ha messo all'ordine del g iorno del Reggimento che i tre Sott'Ufficiali che risponderanno meglio alle domande, che verranno loro fatte all'esame. che si è pre fi sso dì tenere, riceve ranno un pajo di speroni d' argento per c iascuno. Ch 'egli è soddisfatto dell"aiutante maggiore Revc l. che S.A.I. gli ha accordato, e che il medesimo istruisce con dolcezza . e profitto. Che 11011 ha avuto dopo il suo n~ingrcsso in Rcgno dìserLÌone. Che il Soldato sta bene, e fa l' ord inari o due volte al giorno. Che i cava lli sono nel mig liore stato des iderabile. C he lo spirito del Corpo è buono. e che regna l'armonia fra g li lJfficìa li »92 .

Il comandan te confennò, il 28 marzo 1808, che avrebbe istituito aJ più presto la scuola ne l corpo. Solo ne l gennaio 18 1 I , sappiamo c he gli alunni erano 75 di c ui 42 , «possono leggere, e medioc re me nte scri vere» . invece 23 «non sapevano affa tto scrivere». Duranle il mese di febbraio diversi indi vidui de l

91 Rapponi contenuti in A.S.M i., Guerra, cart. 2363 bis. 92 Rappo110 del colonnell0Ja4uel al rninislro della guerra, 24 gennaio 180 7. Milano, in A.S.Mi .. Gut'rra , cari. 2363 his.


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Alessandro Vie/fu

Reggi mento passarono da lla scuola di leggere a q uel la di calligrafi a, ed aritmetica (da 75 a 134)93 . Il 18 marzo 18 11, il colonne llo del Reggimento, Giova nni Maria Narboni (1776- 1846), informò il ministro della guerra che: «Dubitando che la non curanza d" istruirsi de l Soldato m'avrebbe dati poch i soggetti. che volo ntari andassero alle Scuole, e per potc1m i assicurare della suscettihilità d i ciascheduno ad apprendere, onde fa rne una scelta, ord ina i che tulli i Dragon i nelle rispettive Compagn ie rosse insegnalo a leggere. Fornii loro i me7.7.i, somministrando abcecdarj e tabelle, e distrihuendo ne lle varie compagnie quelli che erano capaci d 'insegnare ag li altri . Questa misura generale finirà col Trimestre per lì squadroni d i G uerra. e la riprenderò per la IX" Com pagni a, quando i Coscrilli avranno apprese le cose. Più necessarie al Soldato. Ebbi circa cento Soldat i, che da lla Scuola d i leggere falla alle Compagnie, passaro110 a quella di Calligrafia. che avaven loro serv ito di maestri per leggere. che erano circa cinquanta. lJn altra cinquantina ne avrò a lla fi ne del mese. Dalla scuola di Call igrafia fanno il loro passaggio a q uell a d ' Aritmetica, dove poi impareranno anche a gabell are. e dove fa rò ai più capaci insegnare anche l'ordine amministrativo mi litare»94 .

11 22 apri le 18 11 , sempre Narboni sc ri sse . che <<allorché compiegai lo Stato no minati vo dei Sott' Official i e Soldati che frequentano la Scuola di leggere e scri vere fra questi ho scelti 40 individui c he credo più suscettibili d'apprendere , e due volle al giorno sono istru iti ne i principi di eleggere e scrivere delle quattro regole dell ' aritmetica. e della Teoria , non togliendo pe rò l' adito a nc he a tulli lì altri che la freque nta no d' imparare se a loro piace». Il 15 giugno , ne lla Scuola erano presenti tra sollo -ufficiali e dragoni , 140 unità. 11 colo nnello rimarcò i segue nti progressi nel corso de l mese di magg io del 18 11 : «n. 42 d i questi sanno discretamente scri vere il carattere corsivo in seguito alle regole normali che vennero loro praticate, dei quali 8 appresero le

93 Rapporto Lici colonnello Narhoni al minislro de lla guerra , 22 aprile 181 1. Cremona. in A.S.Mi .. Gul'rra, cari . 2363. Spese occorrenli 111e ns il111e111e per la scuola di leggere, scrivere a 40 individui: N.40 libri in ragione di uno per mese a L20 centesimi cachmo, f.8. N.40 lihri per i conti in ragione di uno per uomo a l mese f.20 centes imi caduno, f.8. N. 120 penne in ragione di 3 al mese ca<lunu f.4. lolale L80. Sabbia. L2. Inch iostro L7, totale L60. N.20 crenci. L.7.60. N.2 tem perini al mese L2 .50. totale f.5 N.400 fogli di carta Lia tabellare a centesimi 4. lotalc ±:.1 6. l<ighc cli legno, f.4. Maestro cli arilmctica , f.30. Spese tota li, t. X9.90 . ')4 Rapporto del colonnello Narboni al ministro <lella guerra. 18 marzo I X11 . Cremona. in A.S.Mi .. Guerra, cart. 2363.


Le Scuole Reggimentali nell'Esercito del Regno Italico ( 1803-18 14)

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quattro regole d ' aritmetica, IO conoscono le prime tre , e c inque sono alle sottrazion i. Oltre a quest' istruzione n. 36 dei quali applicano al tabellone, e la maggior parte mi riprometlono un ' csito feli ce, poiché a 4ucst' ora d icci di questi sanno copia re passabilmente le Tabe lle vo lute dai veglianti Regolame nti ammjni strativi , ed in breve spero di aumentarne il numero. Rapporto poi al restante dcgl' lndi vidui sono quasi tutti a i principj normali , ma ho rilevato che molti d i questi possono gi ungere al g rado de i 42 me nz ionati , che mi riservo dettagliarli alla fine del corrente».

1.3.14 /l 4 ° Reggimento a cavallo.

11 29 febbraio 18 12, il 4° Reggimento cacciatori a cavallo presente a Crema, annoverava 25 a lunni , tra c ui I maresciallo d 'alloggio, 16 cacciatori ed il restante brigadieri . li 3 1 marzo, il I O squadrone era composto da 17 studenti tra cui 5 brigadi eri , mentre il 2° squ adrone da 16 alunni , di cui 4 brigad ie ri ed il resto da cavalieri dove la maggioranza cominciava a leggere e scrivere. li 3 ottobre 18 12. il colonnello del 4° Reggimento de i cacciatori a cavallo riferì che l'istrn zione del Reggimento v;i sempre progrecle ndo ;ill;i s11;i pe rfezione95 .

1.3.15 Gli Zappatori.

Il 15 sette mbre 180}, il gene rale di brigata e ispe ttore generale de l genio italiano , G io vanni Hattista Hianchi d ' Adda scri sse al ministro de ll a g uerra ( IO battaglione Zappatori ) che in ade mpime nto d i qu anto imposto da Trivulz io con la c ircolare de l } I agosto della segreteria ge ne ral e, fu da lui comunicata a tutti i capi de i corpi annessi a ll ' Arma. li capubattaglione Ordiuni gli aveva già trasmesso in cop ia , quei soggetti scelti «posside nti le due lingue Italiana, e Francese, e c he sono abili ad istruire le reclute tanto nel maneggio del fucile che ne lle evoluzio ni» . Gli istruttori erano 22 tra tenenti , caporali e sergenti . Il 9 lug lio 1804, Rinnchi d' Add;i, co muni cò a l mini stro della guerra che dal comandante de l battaglione zappatori , gli fu rimessa una copia di una circolare ministe ria le d iretta a tutti «i Capj dei Corpi , coll a q ua le accompagnasse loro un piano normale per l' istru zione del Soldato ne l leggere e sc rive re». Siccome il battaglione degli zappatori si trovava sparso nelle di verse piazze del Regno, «re ndesi necessa ri o che vi compi acc ia te s ignific armi se questo nuovo Rego lamento de bba in esso mettersi in vigore ne' sei mesi che si troverà riunito in Mila no , ov vero cominciare fin d'adesso». In quest' ult imo caso, Bianchi d ' Adda pregò d ' indicare il mese, «ond'eseguire 4uanlo avete a tal proposito prescritto, comunic andomi se debhiasi far

•i 5 Rapporto del colonnello del 4° Reggimento a cavallo al minis tro de lla guerra, 29 fehhraio 18 12. Crt:rna. in A.S .Mi .. Guerra. carl. 2363 bis.


Alessandro Vie/lo

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venire da ogni Compagnia un d istaccamc nlo a Milano ove trovasi il Cappella no de l Corpo: se questi di slaccamenti riunjti de bbano essere formati in de pos ito, oppure allaccati a lla Compag nia qua stazionata». Il mini stro scrisse c he la scuola s i sarebbe fatta nel battag lio ne allorché rosse stato riunito. Fratta nto il cappellano si sarehhc occupalo deg li zappatori stazio nati , o comunque se il generale avesse pensato meglio di mandarlo in un aJtra stazione ove il Reggimento fosse stato di forza m aggiore 96 . Le notiz ie s ug li zappatori c i portano fino al I 2 maggio 18 11 , quando il capobattaglione de l genio Tog no li , da M antova informò il ministro del la g uerra che: «Essendo a ciascun Reggimento assegnati dal Vice Reale Ordine del giorno n.200 indi vidui , ad in proporzione toccando al Hattaglione de' Zappatori n. individui 40; io non ho potuto ritrarre un tal numero dalla sola Compagnia presenti in Mantova. Per la prossima partenza poi della 7ma compagn ia non rimane qui che la 2", e la 9-', la quale è ridossa a scarso numero attesi i di staccamenti eh 'essa fornisce a Legnago, Peschiera, e Rocca d'Anso, ed atteso un buon numero d' individui che ha clasi alla 7ma per ridurl a al completo; per lo che tanto menu potrò mancare in seguito il numero prescritto senza ledere il serv igio della guarnigione . Per non rendere quindi inefficace il Vicereale Beneficio, e per distribuirne le influenze s u luUo il Corpo invoco dell' E.V. delle istruzioni s' io debba richiamare delle compagni e d istaccate un numero d' individui proporzionalo per Compagnia qui in Mantova all 'oggd to di an1111ellerli all a Scuola Nnrmale» 9 7 . Gli alunni del battaglione erano compless iva me nte 3 1, ossia: 7 caporali , .5 tamburi , 16 zappatori e 2 aitisti .

1.3.16 La guardia del presidente. Il 23 novembre 1804, il capobrigata e comandante la guardi a de l preside nte Pietro Lu ig i Viani ( 175 1- 18 11 ), scri sse così al minis lro della gue rra: «Le Scuole Norma li , che me rcé la provviden7.a vostra furono istituite , e c he hanno corso anc he in questa Guardia , cominciano a rendere qualche profitto . li Cappe llano, Cittadino Nazzari , mi offre, un saggio delle o perazioni d i alcuni degli alunni in Calligrafi a , ed Aritmetica. lo li umilio a Voi, Mio Ge nera le , cui appartiene questo piccolo tributo, e come promo tore de ll ' utiliss ima Istruzione, e come il Padre, e protettore dei sold ati tutti dell 'Armata Ita lia na. Degnatevi accogliere con la grandezza de ll a V.ra hontà la tenue offerta.

% Rapporto del generale di brigata ispettore generale del genio italiano l:lianchi d ' Adda a l ministro della guerra , 9 luglio 1804 , Mila no , in A.S.Mi., ( ;11erra, cari. 2363. 97 Rappoi1o del comandante il balfag lione degli zappatori 'l<lgnoli al ministro della guerra. 12 ma33 in 18 11 , Mantova, in A.S .Mi.. (;unra. cari. 2363.


Le Srnole Reggimenwli nel/' F:sercito del Regno Italico ( I 803-1814)

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Incoraggiate questi G iovani col benigno aggradimento Vso , saranno, son certo , ogni sfoi-.w per meritarsi con l'assidua applicazione il V.ro compatimcnto»98 . Il 13 lug lio 1804, il comandante Yiani chiese al minjstro della guerra il «provvedimento dc' libri , e panche ad uso della Scuola normale per i soldati della Guardia».

1.3.17 Il Re~gimento cacciatori polacchi. Giovanni Maria Gritti era il cappellano militare del Reggimento cacciatori polacchi. li 4 maggio 1808 , scrisse un rapporto di condotta sull a scuola per il mese di marzo e aprile dello stesso anno: «Al princ ipio della detta e poca , alcu ni s udde tt i non conoscevano le Lc ltcrc, cd alcuni non sapevano formare le S illabe ma ben si leggere d iscretame nl e e lal uno m1corn rar formare lì Caralleri grandi, e cors ivi. A ltri leggeva no malame nte. e sen za sentimento , ora leggono con pausa. e con rego larità di s int ass i: quasi tu lli poi o s i e rano dimenticati dell'J\ritme tic a , n non l' a vevano m ai sapu lc bene ; presente m e nte m o lti sono g ià pratic i de lle prime due operaz ioni , ed alcuni a nc he de lla ler/.a. in generale ltllli hanno nel la Scuola dimos tralo buona volont~l, diligenza, e disciplina. Me ritano pe rò d 'essere disl inti , per il loro ta le nlo , e per la loro dili genza»?9_

11 2 1 marzo 18 I I, il colonne llo Sant' Andrea, inoltrò in gennaio al ministero il rapporto sui vantaggi e progressi de lla scuola norma le. Fu segnalata, «l'assiduità , e ze lo del sig. Cappellano Grilli direttore de lla medesima». Egli osservò per a ltro , c he l ' istituto aveva dovuto «soffrire sul finire dell 'anno una 4ualche inte1Tuz ionc per la solcr presenza in a llora a questo deposito di pochi sold ati, vecchi invalidi , ed incapaci d'istruzione , ma che l' arrivo frequente dei coscritti aveva di he l nuovo fatto insorgere un numeroso concorso di studiosi». e che le assidue c ure del cappellano, «non men c he la buona volontà d imostrata dai concorre nti a lla medesima l'avrebbero in breve messo a portata di far conoscere a ll ' E.V. i pro1::,YTessi e vantaggi risultati ne» . Dispiaciuto , il colonnello confessò che avrebbe provato la «massima soddisfazione di dimostrare all'E.Y. i progressi ripromessi, se una lunga malattia sopraggiunta al Cappellano non avesse nuovamente interrotta la Scuola, c he fu a ltronde riaperta li 12 con-ente, e dopo l' immediato rislahilimento del prefato sig . Cappellano». Il 2 giug no , sempre il cappellano Gritti inviò il consue lo rapporto sui «van-

98 Rapporto del comandante la guardia del preside11L c Viani al ministro della guerra, 2:l novcmhrc I X04 , Milano , in A .S.Mi. , Guerra , cart. 2363. 1 '~ Rapporto del cappella no Gritti al ministro della guerra , 4 maggio 1808. Milano. in A.S.Mi .. Guerra, cart. 2363. Rappo rto del la scuola del soldato di marzo e aprile 180 8.


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taggi» otte nuti nella scuola dai sotto-uffic ial i e soldati , nel corso del mese di maggio: «Pendente la detta epoca s i è procurato parlicolanne nte d ' insegnare la Call igrafi a. l'O rtografi a e l'Aritmetica; cd in lutli q uesti rami s i sono assicurati no tabil i progressi. Quelli della l" cl asse quasi tutti o ltre ad un carattere compit o, e coretto sono arrivati ,illa 4" operazio ne del conteggio , e ci nque alla regola detta del tre. Que ll i della 2" classe scrivono in caratteri chiari. leggono bene, e sono alle mo lt ipli che con lì rolli . Que lli de ll a J' classe copiano d iscrclamente; cominciamo a leggere co ' qu alche sent imento, cd alcuni fann o le addi zioni. Lì coscrilli e ntrati di nuovo ne lla scuola vi app licirno con pre mura e danno vantaggiose speranze. Il buo n ordi ne, e la discip lina è stata costantemente osservata Meritano poi i maggiori eloggi per la loro attivitìi, e ,-.elo gli lstrnttori assegnatami, e sono Rorgassi sergente. Secchi , e Polla rucil ieri , fanno migliori progressi sono lì seguent.i» uwi_

1.3.18 Il 1 ° battaglione dalmata.

li IO luglio 1806, il generale d i hrigala Andrea Milossewitz, scrisse al ministro della gue rra Caffarelli: «L'inchinato dispaccio di V.E. del 9 corrente mi chiama ad infonnarla circostanz iaime nte s ulla tenuta , ed istruzio ne del 1° Battaglione Dalmata . Ri guardo all a prima posso . senza esi lanz,1. assicurarla esser e lla ridotta a quel grado o ltre il quale le occupazioni del soldato prnt erebbero. a detto di G uibert, l' impronta della mollezza, e futili tà; in una parola la tenuta de l 13at1 aglione Dalmata è ridotta a livell o d i q ualunque Corpo di linea de ll 'Armala. R ig uardo all ' istruzione ell a è g ià avanzata alla Scuo la di Ratlaglio ne. Tutto ciò che dipende dal maneggio delle brrn.:cia è hastantemente assicuralo. In quanto alle gambe il B attaglio ne manovra tult'ora. al passo o rdinario: non eserc itando il raddoppialo che nell a scuola di plutone. Egli è in izialo a tutli i piegamenti . e spi egamenti [ ... ]. A questo punto non posso tacere a V.E. le d iflìcoltà incontrate nel propagare a sei cento e p iù uomini , nello spazio di tre mesi appena. l'istruzio ne richiesta . Pri vo di qualunque sotto istruttore ho dovuto tenermi al metodo di anticipare ag li Uflì ciali e Sott' Ufficiali un ammaestramento di venti g io rni , e quindi appoggiare ai medesimi l'istru zione elementare d e' propri snidati senza lasc iare di accrescer quo tid ianamente, in ora li ssata , la sfera de ll a loro conoscenza . Q uesto metodo mi condusse ad un qualche favorevole ri sultato. Non conviene dissi-

HM> Rappo1io del cappellano Cirilli al ministro della guerra , 2 g iugno IXOX, Milano. in A.S.M i.. Guerra. ca11 . 2363.


Le Scuo le R eRgi111e11tali 11ell 'K1·ercito del Regn o Italico ( 1803- / 8 14)

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mularsi però che degli istrutti di venti giorni non possono esattamente ad empire le mol teplici loro o bbligazioni. Tanto è vero che il saper fare una cosa, non basta per sapere insegnarla. A miei so tto istmttori mancando a dunque quella elegante attitudine, quell'esperienza, quel tatto sicuro, e co ll 'cscrcizio , eglino no n potevano trasfomlc rc nei loro allie vi tutti quei princ ipi c he promeller possono un esali.issi mo risultalo su di og ni rapporto. Prima di d istaccarci da Bergamo ho fatto però eseguire al Battaglio ne l'esercizio a fuoco, col doppio fine di fami liarizzarv i il soldato nuovo. Il fuoco di plutone mostrò il bi sogno di rettificazione; quello di mezzo Hattaglione, Hattaglio ne intero non potea andar più d ' accordo. Ebbi a rimarcare con compiacermi il caso che, in una scarica di rne:u:o 11attaglio ne, un colpo part ì prima del comando d i Feu ; nulla ostante l'intera scarica non ebbe luogo che a ll 'enunc iato comando. Orn passando per un istante all'oggello amm inist rati vo non posso dubitare che allorquando !" ispezione central e avrà liquidato i conti del 2° trimestre; supportata la ma ssa di seco nda porLionc; e que lla d i biancheria, e calzatu ra , non po sso dico. dubitare che il llat taglio ne 11011 ahhia un fondo sulTiciente a com p le tare il sacco riel Soldato; ed a far fronte a que i periodi c i co ns umi, c he d e te rminarsi vengo no dai Rcgolamc nt i» 101 .

Il 26 marzo 18 11 , il colonnello de l Reggime nto reale dalmata di stanza a Treviso, Martin Lorot , ccrtiricù che g li ufficia li , i sollo-uffic iali cd il cappe llano, incaricati de lla direzione e sorveglianza della sc uola , «adcmpiscono con tutto lo zelo e secondo le loro facoltii alle proprie incombenze» . I loro nomi erano: il sottotenente Jvanovich , il sergente Donnav ic h , il caporale Bezzo cd il cappe lla no Zattach. Il IO battaglione era composto da 3 alunni: I caporale e 2 trombette. li 2° battag lione era invece composto da 50 alunni di cui 9 tamburi , 2 caporali , 2 pifferi, 8 volteggiatori, 5 cornette cd il resto da carabinieri . li 3° battaglione d a 9 alunni di cui 5 tro mbe tte, 2 pifferi e 2 cornette. li 4° battaglione, da 3 alunni, ossia I tromhetta e 2 piffe ri 102 . Il 3 lugl io 18 11 , il ministro della g uerra scrisse al consiglio d ' amm inisLrazio ne del Reggime nto Reale Dalmata c he si approvava il complessivo assegno mensile di ±:.270 assegnalo ai maestri c ivili della scuola Rcggimentaria, «non potendosene valere dei Cappellani che pe r essere di nazione Dalmata , sono igm,ri de lla ling ua itnli ana».

IOI I .ctlcra ciel generale d i brigala Milosscwi1z al minislro de lla g ue rra , IO lug lio 1806, in A.S.Mi .. ( ;unra. cart. 236:l. 1112 Letlera <lei colonne llo Lo ro! al ministro della gue rra, 26 marzo 18 11. Treviso. in A.S .Mi., Guerra. carl. 2363 . «t. 60 furono attribuile ai maestri : Speziali: call igrafia. alla aritrnelica, e grammatica italiana: L u~Li: leggere ~cri vere aritmclit:a , c<l cle111e111i <li g rat11111atic..::,1; Spi ncùa: leggere scri-

vere arilmelica, ed elementi di grammalica; Dall ' /\sta: leggere scrivere aritmetica. ed elemenli di grammatica: Delicati, leggere e scrivere». Ce11ificato dai membri del consiglio d'amministrazione del batlag lione. 20 g iug no 18 11 , Treviso, in A.S.Mi ., Guerra. ca,1. 2363.


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Alessandro Vie/lo

Il colonnello l ,orot scrisse, il giorno 8 lug lio 18 11 , a l ministro della g ue rra un lungo rapporto sullo slalo di serviz io dell a scuo la: «Tuili i militari del Reggin1e nto, che hanno frequentato la Scuola durante il decorso 2° Trimestre. Q uesta Scuola è <lirclla con tulla la possibile intelligenza e zelo dal Capitano Aiutante Maggiore Trautman, il quale ne è l' istruttore in c iò che concerne l'esercizio , cd i differenti rami di servigio, in tempo d i g uerra . o in guarnig ione. In considerevole numero di 198 scolari co mpresi i fi gli d i truppa , che no n sono educali presso i loro padri, e l' imposs ibilità di trovare nel Reggimento dc 'Sottuffic iali alli per esserne i Maestri , mi ha obbli gato d prenderne 5 del paese, onde più rapidamente sodd isfare le benefi che intenzioni di S.A.I. il Principe Vicerè . D'altronde pel Reggimento l)almata ci vogliono dc 'Macstri conoscitori della Ling ua italiana , o nde insegnarla ai Sott'Ufficiali e Soldati , alla maggior parte de' qua li essa è ignota lolalmen le, ciò che non ha luogo nc'Rcggimcnti Ita liani . Rig uardo ai travagli d' a1tig lieria , ed alla costruzione dcll 'opere delle Granguardie in campagna, io attendo ancora l 'csec uzione del l' ordine del g io rno dell' Annata de' 19 marzo spiralO. I ,'ottima direzione del Capitano Aiutante Maggiore Trautman , l' assiduità del Tenente Stipanov ich che g li ho agg iunto pel buo n ordine e d isciplina, lo zelo de' Macstri ben scelti , e sopra tutto l'emulazione e la più buona volo ntà , che regna fra i 198 scolari , m 'assicurano, Eccellenza, non meno felic i che rapidi prog ressi nel 3° Trimestre. • Direttore: Capilano Aiul anl.e Magg iore Trautman , incaricalo dell ' istruzione nella Teori a, e d ifferenti rami di servizio. • Sorveglianti: Stipano ivich Tenente. 3 Sergenti e 4 Caporali. • Maestri : Zatlach Cappe llano catto lico e Vladis lavlievich g reco, Delicati, Dall' asta . Spineda, Suzzi, Spezia li . Q uarta classe: Spez ial i: 32 alunni. Osservazioni : tutti questi individui hanno assai bi sogno de ll 'ortografia italiana , poiché essendo questa ling ua estranea alla magg io re pa11e d i loro, 110 11 possono conoscerla . A misura ch' ess i conoscono le 4 regole d' ari1111etica , passano ad imparare que lla del Ire , sì semplice che composta, nonché varie altre che fanno seguilo a questa. La 4" classe deve forni re s ino alla fine del 3° trimestre un considerabile numero d' indi vidui mollo istrulli , che cessera nno di freque ntare la Scuo la. Te rza classe: I" suddi visione: Luzzi: 27 a lunni. cognizioni : leggono passabilme nte , scrivono poco, conoscono l'abbaco e le prime due regole d'aritmetica , co minciano ad imitare i caratteri callig rafici. imparano la pronuncia e l'o rtografia italiana avendone grave bisogno. Nel 3° tri mestre passeranno ad apprendere le allre due regole d'aritmet ica. 2" suddi visione: Spineda: 26 alunn i. Seconda classe: [)all'asta: 29 alunni . Cogniz ioni: sanno compitare, cominc iano a leggere. scrivere, cd appre ndono l'abbaco . Prima classe: Delicati : 24 alunni. Cog nizio ni cominciano a compitare a scrivere. Prima classe 2" suddi vis io ne Vladislavievivc: 24 alunni . Prima classe 3" suddi visione Zallack: 29 alu nni.


Le Scuole Reggimentali 11ell'Hsercito del Regno l1alirn ( 1803- 1814)

167

Tab. 15 - Stato della scuola del snidato nel 1 ° battaglione dalmata durante il 2

•rimestre (08.07./R ll , Tre viso) Indicazione clelle class i

Sergenti Forie ri

Caporale Soldati Tamburi e cornette 8 66 3

3 10 2 16 IO 2 6 20 4 33 Fonte: A.S.Mi. , Guerra, cart. 2363 bis.

Prima Seconda Te rza Oua ,ta Tota le

22 19

7 114

4 6 7 20

fig li di trunna

Totale

4

81 31 54 32 198

2 I

7

Fig li di lru ppa: 7. Osservazioni: il rimane nte de' fi gli di Lruppa in n. di 13 sono presso i geniLo ri , ck' qua li alcuni sono presenti a Treviso e loro danno l'educa?.ione prescrilla, altri passati o esistenti ne'Yeterani. Vi è po i il fi glio dell ' ex lenente Mo lin , e quello dell 'ex venclo lenente Pctrichciv ich, ambedue presso le loro madri 101. LI I O gennaio 1812, LoroL da Ve nezia in v iò lo stato de lla scuola, frequentala da 16 1 indi v idui de l 1° e 2° Batt aglione ne l Trimestre: « Essa è sempre di rclla dal Capilano aiutante Maggiore Trautman , di c.:ui il zelo infaticabile e l'inte lligen~.a favorevole ad un sì ulilc stabilime nto. so no degni d'og ni locle . Eg li ne è al medesimo tempo l' istruttore, perc.:iò d1c rig uarda la Teoria , cd i d ifferenti rami di servizio , c.:on lulla la mia soddi sfazione. L'o ttima orga ni 7.zazione d i l11le sc.:uo la dov ula alle d i lui cure. nonché il fervore e la mi glior volontà con cui v' inte rvengo no i sudclelli indi vidui, unila alla capaciti1 de ' Maeslri mi predicono i più felici risultati d' un si benefi co stabilimenlo. Il sergente Corsari de'Voltegg ialori del primo Ballaglionc che per la sua capac ità vi ho impiegalo fra gli altri per insegnare a leggere , scri vere, e l'arilmclica, vi si applica indefessamenle ». li maggiore del Re ggime nto rea le Da lmata comunic ò il 9 gennaio 1812 rimarco il proble ma della ling ua qual e princ ipale impedime nto a ll a pie na compre nsione de lle lezioni:

111 1

!{apporto del colonnel lo I ,orot ,il ministro della guerra, 8 lugl io 18 11 . Treviso, in A.S .Mi. , Guerra. cari. 2JoJ bis. 4° trimestre 18 11 : 1° e 2° 13auaglionc: l" classe, 34 alunni: «leggono e scrivono s uffi cienle mentre, ma hanno bisogno dell 'orlugraria, conoscono J' o 4·' regole d' arilrnetica. imparano la Calligratia , e si esercitano a formare rapporli . modelli, e s tati di servizio e contabililil». 2" classe, .1 I a lunni : «leggono e , cri vunu passabihnenle , conoscono 2 o .1 regole d'aritmct.ica, imparano le ri manenti . e s'istn1iscono specialmente nel leggere e scrivere correttamente». J" classe. ] X alunni: «cominc iano a leggere e scrivere passabi hnente, imparano l' ahhaco. e passeranno fra poco all'aritmetica». 4" classe, 30 alunn i: «sanno compilare, cominc iano a scrivere, ed imparano l' abbaco». 5:i classt!~ 28 alunni : «principianti ne l leggere e scri vere da un 1nese e m ez.1.0 circ.;:m .


Alessandro Vie/lo

168 - Re f?Ùnento

enezia (

).

22 30 8

4

23

49 24 161

Fonte: A .S.Mi., Guerra, cait. 2363 bis.

«Recherebbe meraviglia se il progresso ne llo studio dei soldati Dalmati corrispondesse del pari , agl'altcri soldati Italiani : maggiori ostacoli s'attraversano che non si possono con passo rapido superare. Lì Dalmati parlano una lingua la di cui radice è indipende nte dall a nostra , e la pronun zia alTalto di versa. Obbliate inoltre queste popolai.ioni da molti Secoli , altro lor non rima sse che il patrimonjo del valore rra què tanti neni c he possedevano. Presentemente sotto la provvida Paterna c ura del nostro Augusto Sovrano vene ndo ammaestrati ne i erudime nti de lla Letteratura, mi sembra scrhabilc c h'abbiano a succede re vantaggiosi sviluppi . Nel passalo Estate la febbre attaccò la maggior parte dc lii scolari per c ui costretti a non poter inte rvenire ne lla scuola ne risentirono un riflessibile pregiudizio . Fino dal 1° dice mbre dopo il ritorno da l Campo d ' Udine fu ri ape1t a una Scuola in questa Piana, cd una in Venezia pe r i due primi Battaglioni . È di quella di Treviso che io rassegno il presente rapporto all'E.Y. essa è sotto la direzione, del sig. Tenente Dircllorc Stipanovich. ed è stabi lito il metodo di questa elementare istituz ione, c he a v.e. assoggetto con lo stato nominativo di tutti gl'Individui che la freque ntano, e del loro progresso. Oltre il Cappe ll ano I ,atino del Reggimento, Zatlak N essandro, sono stati scelti tre Maestri , il sig. Delicati Luigi. il sig. Luzzi Vincenzo, e il sig. Spineda Nicolò. Lì Sergenti Palombito Giovanni, Burlot Giuseppe, e Brnlich Antonio sono g l'assistenti . Il sig. J,uzzi insegna la pronunzia. le prime regole de ll' aritme tica, e la Geografia. 11 sig . Spineda la Call igrafia normale, la Grammatica, e l'alta aritmetica . 11 sig. Cappellano (morale, leggere, scri vere) e il sig. Delicati a sillabare, compitare, e il Catc<.:hismo. I lihbri scelti sono quelli c he la Direzione Ge nerale di puhhli<.:a Istruzione ha già approvati pe r le Scuole nonna li» 104 .

lfl4

Lettera del maggiore Lorot al ministro rlc lla guerra, 9 gennaio 18 12. Treviso . in i\ .S.Mi ..

GuPrrn, carl. 2363 bis.


Le Scuole Regginwnlali nell't:sercito del Re!!,nO /Jalico ( /803 -18 14)

169

13.19 Il Battaglione Reale d'lslria. li capitano Giuseppe Tordo, comandante interinale il corpo del Battaglione Reale d' Istria, rispose il 21 maggio 1808 da Capodistri a, al ministro de lla guerra che la circolare del 26 marzo n.4208 spedita dalla I " Di visione, ( I " sezione, l ufficio) concernente l'istituzione di una scuola «di leggere scri vere e proinci pij de ll 'aritme tica», partecipò, che a te nore de ll 'Articolo 7 1110 de lla circolare mini ste riale del I 6 dicembre 1807, «appena giunto il cappellano fu già in questo corpo istituita detta scuola, ed ho il piacere in oggi di vederl a frequentata da 42 ind ividu i, dai quali posso prornettermj qual che progresso» I05 . O

io_, Lettera de l comandante interinale del hattag lione Reale d' Istria Tordo al ministro della guerra. 2 1 maggio 1808. Capodistria . in A.S.M i .. Guerra. cart. 2363 bis.


170

Alessandro Vìello

APPENDICE


Le Scuole Reggimentali

ne l ' Esercito

17 1

del Regno 1/alico ( 1803- / 8 14)

Documento N .1

Ele nco dei cappe llan i dell'armata della Repubblica Italia na no mi nati dal vicepreside nte con decreto del 15 agosto 1803, anno Il° . 30 sette mbre 1803, Milano.

Dipart ime nto Olona Rasso Po Mincio O lona Crostolo Olona Olona Mella Olona Lario Pmiaro Reno Lario O lona Olona O lona

Nomi Ronenzi Girolamo Cittadella Luigi Terrighi Ottavio Batliloro Giov. Venanzio Bartoli Antonio Riccardo Ma1rn:i Angelo Caldarin i Zaccaria Ridollì c x Parroco d i Caino Ilombe lli Giuseppe Vel zi Giuseppe Zerbini Giuseppe Maechiavelli Bernardo Vigada Vincenzo Na1.ari Giovan ni Castillioni Giov. Francesco Pialli Stanislao

Me lla Se rio

Comandelli Francesco Grilti Uio. Maria

Alto Po

Pergami Gaetano

Scrio

Colla Giambattista

I Cannellani Militari dell'Esercito ne l 18 13 . Ronen zi G irolamo Ci ttadella Lui gi Terrighi Ottavio Bulli Carlo Ma2.2.i Angelo De Amhrogi Paolo Caldarini Z 1ccaria Ridolfi G iacomo Massimi Francesco Zaverio Zattach Alessandro Vladislav ic vic h Macchiave lli Bernardo

Corpi Militari l a MR linea 2a MB linea 3a MB linea 4a MB linea Sa MB linea Legione Italiana La MB le!!!!era 2a MB leggera 1° Re!!!! . Cacc. Cav. l O Re!!!!. Ussc ri 2° Re <><> . Usscri Como d ' Arti2.lieria Coroo de ' Zannatori Guardia del Prcsid. Invalidi Veterani e Orfanotrofio la MB Polacca Regg. Cacciatori Polacchi Speda! milit. S .Amhrog io Spcdale militare

Stazione Milano Cesena Novara C remona Pavia Ferrara Reggio Mode na Vigevano Modena Milano Pavia Bergamo Milano Milano Milano ···-·····

.... ... .. Milano

Modena

Vigada Vi ncenzo Cclentani Ge rolamo Vita lba Pietro Velzi Gi useppe Ongaroni Franco Marc hi Marco Aurelio Vragnizan Ambrogio Nazzari Giovann i Ramgnak Carotti Carlo Medini Andrea Castillion Giovan ni Francesco Sararde llo Giovanni Battista


172

Alessandro Vie/lo

Documento N .2

Lettera di nomina a Cappe lla no Militare dd sacerdote Caldarini Zaccaria. 17 agosto 1803, Milano, Il Ministro della Guerra al Cittadino Z1ccaria Caldarini, Vi prevengo, Cittadino, che il Vice presidente con suo decreto del 15 agosto 1803 anno 2° vi ha nominato Cappellano nella I" '! Brigata Leggera c he trnvasi a Reggio. Sia vostra cura di presentarvi indilatamcnte al Comandante la sudde tta ? Brigala, al 4uale ho già passato l'ordine di farvi rice vere nelle de hite forme affinché possia te godere in seguito degli emolume nti , diritti , e prerogati ve annesse alle nuove vostre fun zioni . La presente vi servirà da brevetto provvisorio in a ttenzione del regolare, e defi nitivo, c he vi verrà spedilo nelle fom1e prescritte. li Capo della l " Divisione e il Ministro della Guerra.


Le Scuole Reggimenlali nel/ 't'sercilo del Regno Italico (1803 -1814)

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Documento N 3

Progetto di istituzione della scuol a reggimentale . Milano , lO piovoso anno 10° (30 gennaio 1802), Raccoltis i nel suddetto g iorno nella Segreteria centrale del Dipa1timento della Guerra sotto la presidenza del ministro, i C api della I", della 2" , e 3" Di visione e de lle Sezioni isolate di marina, il Direttore del Burò topografico , il Capo dell'ufficio d'i struzione teorico-militare per pre nde re in esame e definiti vame nte dec ide re sugli articoli di un progetto di Sc uola Militare per la fanteria presentato dall' Ajutante Comandante , Cilladino Tibelle, e fattasi lettura de l medesimo, dopo le avvenute discussioni sugli argome nti di c iascun articolo è stato ri soluto : I . Vi sarà una Scuola Militare di istruzione ele me ntare per gli Ufficiali di Fante ria del la Re pubblica. 2. li Ministro della G11e rrn nominerà un Ge nerale o un Ufficiale Superiore di sua scelta per la soprinte ndenza di della Scuola a titol o di Direttore. 3 . La residenza di questa Scuola sarà destinata dal Ministro della Guerra. 4. O gni Corpo di Fante ria manderà quattro Ufficiali ogni anno a ll a della Scuo la pre ndendoli per anzianità da ll a classe dei Te nenti , e così di mano in mano sino a ll ' ultimo SoUotenente, cosicché c iascun Ufficia le subal terno profitterà di tale istruz ione. 5. Nel caso che gli istrutto ri e Maestri ri velassero in alcuno degli a llievi de lle difficoltà di apprendimento ne'informerà il Direllore e qu esti il Ministro, onde l'incapace sia rilevato da c hi lo segue in anzianità. 6. La Scuola d' Istruzione Elementare per la Fante ria sarà attivata nel prossimo germile, e periodicamente sarà ripresa in ogni anno a lla stessa epoca. 7 . Saranno addetti alla citata Scuola i segue nti maestri: • Un Ufficiale del Genio . • Uno di A1tiglieria. • Uno di Topograria . .. .c he appre ndano gli e le me nti della ri spe ttiva arte. • Un istruttore ne lla tallica, nelle operaz ioni militari. • Un Uffic iale per dimostrare l' aritmetica, la geometria e la trigonometria piana. 8. Ogni volta che un Corpo ita lico si troverà d i guarn ig ione ne ll a Centrale de lla Scuola gli Ufficiali potranno intervenire delle J ,ezioni . 9 . L'orario, lo studio, la disciplina, e si mil i saranno regolati dal Direttore dietro l' mnorizzazione de l Ministro. 10 . Die tro il Piano generale, che sarà compilato da quesla Com miss ione, i differenti Professori comporranno un trattato ch iaro, e succinto re lati vo a c iò, che devono dimostrare ne lle ri spelli vc Scuole.


174

i\le.uurulro Vie/lo

11. Aù ogni Ufficiale dell ' Armata si distribuirà copia del corso de'studi per sua particolare istruzione , quando approvati saranno messi alla stampa. 12. U maggior o minor profitto ricavato dall'istru zione che verrà approvato mediante esame sarà valutalo in fun zione di promozione. 13. Il suddetto esame sarà fatto da ùue Ufficia li Generali a scelta dal Ministro 14. l Comandanti de i Corpi si prele veranno degli Ufficiali più istruiti di ritorno dalla scuola per l' istruzione de i Sotto-Ufficiali . 15. Una Commissione composta come la suddetta esaminerà g li a Uievi prima della fine de ll'a nno scolastico, e presenterà rapporto analogo al Ministro della Cìuerra. 16. Gli Ufficiali Professori av ranno un proporzionato aumento di soldo a misura del loro, zelo e questo sarà fi ssato dal Ministro della Guerra.


Le Scuole Reggimentali ne/l 'Esercito del Regno Italico ( / 803-18 14)

175

Fonti e Bibliografia completa: Fonti

Fonti archi vistiche: A) Archivio di Stato di Milano: A.S.Mi . - Ministero della guerra: C2095 - C2096 (cappellan i militari). C 125 - C 126 (registro cappellani militari - matricole uffic iali). C l345 - C I 35 1 - C l409bis - C l433 - Cl455 - Cl46l - C l 472 - Cl475 - C l591C l652 - C l67 1 - C i682- C l784- C l 800 - C l 801 - C L937 - C l937 bis - C l739 - C l947 - C l955 - C l97 1 - Cl973 (personale). C2323 (polizia- matrimoni-stati e nomi ne). C2363 - C2363bis (scuole - corpi o reggimenti). Ca1telle consultate: C 1337 - C 1449 - C 1450 - C 1532 - C 1533 - C 1636 - C 1637C I638 - Cl665 - C l 676 - C l707 - C l847 - C l848 - C l958 - C l 943 - C l959 C l960. B) Archiv io storico diocesano di Milano: /\ .S.D.M. - (ufficio: cancelleria, oggetto: ordinazioni ): R250 (registro delle ordinazioni anni 1773-1789). R3 IO (registro delle ordinazioni anni 1790-1808). I\ .S .D.M. - (archi vio spirituale : sezione III. Atti della cancelleria: 2a classe ordi nazion i): Y 19 11 (in verno 1776) - Y3840 (inverno 1779) - Y2396 (primavera 1784) Y65 29 (estate 1786) - Y6529 (estate 1786) - Yl 330 (in verno 179 1) - Yl365 (pri mavern 1792) - Y26 I (agosto 1792) - Y6444 (estate 1792) - Y3844 (autunno 1792) - Y747 (inverno 1794).

Carteggio Ufficiale: C213 (1 802 catteggio vario - lettere e memoriali vari) C2 I5 (gennaio - maggio 1803) - C2 I 6 (giugno - dicembre 1803) - C217 - C220 (scttembre - dicembre 1804) - C22 I (corrispondenza protocollata col governo 1804) - C224 (ccmispondenza protocollala col governo 1805) - C225 (corrispondenza protocollata col governo e gennaio - marzo 1806) - C226 (aprile agosto 1806) - C227 (settembre - dicembre 1806) - C230 (luglio - dicembre 1807) - C23 I (ccm-ispondenza protocollala col governo 1807) - C232 (gen naio - luglio 1808) - C233 (agosto - dicembre 1808 e corrispondenza protocollata col governo) - C235 (carteggio vario - lettere e memoriali vari I 809) - C236 (corrispondenza protocollata col governo) - C237 (corrispondenza protocollata col governo 1809 e gennaio - marzo 1810) - C238 (aprile - dicembre I 810) - C239 (corrispondenza protocollata col governo 1810) - C240 (corrisponden1.a proto-


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;\/es.mndro Vie/lo

collata col governo 18 10) - C242 (carteggio vario I 8 11 ) - C243 (corrisponde nza protocollata col governo 18 l I) - C244 (carteggio vario 1812) - C245 (corrispomlenza protocollata col governo 18 12) - C246 (corrispondenza protocollata col governo 181 2- 1813 e ca1teggio vario) - C247 (giug no - scttemhre 18 13) C248 (corrispondenza protocollata col governo 18 13) - C249 (gennaio - agosto 18 14) - C25 I (sette mbre - diccmhre 18 I4) - C252 (corrisponde nza protocolJata 1814). A.S.D.M . - Milano Sacro: J\lmanacco per l'anno 1795, dedica/V al venera bile clero secolare e regolare in Milano, d allo stampatore Luig i Veladini in Contrada Nuova, id., J\lmanacco per l 'anno IH07 a tutto il clero secolare , tipografia Motta al Malcantone.


I .e Scuole Reggi111e111Uli nell'F:sercito del Regno Italico ( 1803-/ 8 14)

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Alessandro Vie/lo


I Bersailieri in Dalmozia e il hallaglione bersaglieri "Zara"

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Elio Ricciardi I RERSAGLIERI IN DALMAZIA E IL BATl'AULIONE BERSAGLIERJ "ZARA"

Premessa

Quale bersagliere, figlio di un hcrsaglicrc e di una Zaratina , sono sempre stato profondamente grato ai reduci de l btg . Bersaglieri "Zara" per il legarne che li unisce a ll 'o monima città. Questo legame deriva peraltro da motivi be n individuabili , quali: l'essere vissuto il battaglione per un determina to scopo , c he trova ri scontro ne l nome c he lo identifica: la difesa della città di Zara; l'essersi trovato in un a città particolarmente vic ina spiJitualmente ai he rsag licri. Sapevo c he il dott. Carlo Steinbach , zaratino e g ià valoroso ufficiale del "Zara", aveva raccolto , per una storia del battaglio ne, copiosissimo materiale , quali doc ume nti e testimonian ze di reduci. Purtroppo però non fece in tempo a scri vere la ricostru1.ione degli avvenimenti . Interpre tando i desideri dei reduci del htg. " Zara'·. ho cercato di ricostruire g li avvenimenti dai doc umenti raccolti . Ilo pe nsato poi , atti ngendo ad allrc fonti cd in particolare all'archivio de ll ' Uffic io Storico dello Stato Maggiore de ll' Esercito , di unire alla storia del btg. "Zara". vissuta anche al di fuori dell a Dalmazia, 4uclla vissuta in Dalmazia dagli altri re parti bersaglieri e 4uclla del bcrsaglie rismo dalmata . Ho cercato anche, innanzi tutto appoggiando mi all 'opera monumen tale di Oddone Talpo "Dal mazia , una cronaca per la storia", di inserire la storia dei bersaglieri in quella più gene ral e della Dalmazia. li Comitato cli Gorizia del l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha pubblicato nel 1999 il frullo di questo lavoro ne l libro " I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri Zara" , consente ndone la diffusione negli ambienti magg iorme nte coin volti . Mi si presenta ora l'occasione di portare a conoscenza degli avvenimenti trattati un pubblico più vasto e particolarmente qualificato, grazie alla disponibilità de ll ' Uffi cio Storico dello Stato Magg iore dell' Eserc ito. La presenza, fra le pubblicazioni di quest'ultimo, della predella opera di Oddone Talpo , mi consente peraltro di ridurre le dimensioni del mio scritto, rimandando il lctLore a lla stessa per eventua li approfondimenti sull a situazione generale. Questo mio scritto potrà quindi essere un ' integrazione a 4uanto già pubblicato dall' Ufficio Storico, ne lla quale la storia dei repaiti bersaglie ri risulti un esempio di 4uanto fecero i soldati italiani. Peraltro per qualc he particolare non reperibile in questo lavoro né ne ll'opera del Talpo si potrà ricorrere al mio scritto citato. Ho vissuto g li avven ime nti con l' animo del bersagliere e del Dalmata italiano coin volto affetlivame nte nella storia . Ho com unque te nuto come obbligo mora le la ri cerca cd il rispetto della verità storica. Se in fine ho visto la stori a


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t.'/io Riffiordi

rivivendola dalla parte de i bersaglieri , degli Ttaliani , ho inteso farlo nel rispetto di chi ha combattuto contro di loro. I miei ringraziamenti vanno a coloro che mi hanno aiutato in questo lavoro , cominciando dall'Ufficio Storico de llo Stato Maggiore de ll'Esercito e dai hersaglieri de l battaglione "Zara". Vanno però anche a mia moglie, Maria Luisa Galzigna, che, condividendo i miei sentime nti, mi sostiene in tutto quanto cerco di fare per i Hcrsaglieri e per la Da lmazia. Questo libro intende ricordare quanto hanno fatto i hersaglieri dalmati e i bersaglieri di tutte le Regioni in Dalmazia. Dedico questo libro a loro , ma anche aJla mia famiglia che mi ha dato l'onore di essere e rede di questa storia: innanzi tutto a mio padre , bersagliere fino al più profondo dell 'animo, e a mio nonno materno, Antonio Dworzak , " bersagliere" de lla fanfara di Zara prima del 1915 e che ha dato la vita per l' Ttalia come prigioniero politico de l regime jugoslavo.

La Dalmazia La Dalmazia geografica comprende, con le isole antistanti, la tcrralcrma inclusa tra l' Adriatico cd il crinale delle Alpi Bebic (Vclcbit) e Dinariche, che costituiscono lo spartiacque con il bacino idrografico del Mar Nero, nonché dei monti che I più a sud, a strapiombo sul mare, la separano dall 'Erzegov ina e dal Montenegro. Si considcrn che il limite settentrionale sia all 'altez:rn della baia di Buccari (45° 18 ' di latitudine) e quello meridionale sia costituito dal lago di Scutari e dal fiume Bojana. La Dalmazia storica, quella c ioè considerata da 4ucsto libro, ha limiti parzialmente diversi sulla terrafe rma , come figura dalla carta a pagg. 332-333. Ta li limiti sono quelli ereditati da lla storia del le Rcpuhhliche di Venezia e d i Ragusa , conservati pressoché ina lterati ne l periodo austriaco. ln epoca protostorica il nome Dalmazia indicava la zona , c he debordava ne l! 'attuale Erzegovina, compresa tra i fiumi Narcnta (Neretva) e C herca, a nord del quale era la Liburnia. I Romani estese ro il nome di Dalmazia lungo tutta la costa fino a lle sue dimensioni attuali. Lo estesero anche nell'interno molto a l di là dei monti e quindi dei suoi limiti odie rni . La vita della Dalmazia al di qua dei monti continuò comunque , come g ià ne lla protostoria, ad essere molto più legnta con l'opposta sponda adrintica che con l ' interno. I ,a siniazione fu modilicata drasticamente dalle invasioni barbariche . La Dalmazia era stata rispamùata dall'invasione de i popoli germanici che, nella penisola italiana, si sovrapponevano ai Latini venendone successivamente assorbiti ma inlluenzandone la civiltà. Nel VII secolo giunse però l' in vasione degli Avari seguiti da grandi masse di Slavi . Quest' invasione, quasi una moderna "pulizia etnica", spazzò in modo drastico la precede nte popolazione, affermandosi però solo parzialmente sulle isole e senza riuscire a superare le mura di una parte delle c ittà costiere. Si generò così una profonda frattura tra la pa11e più interna, ahitata da Slavi, principalmente Croati , che fu denominata Sclavoni a o Schiavonia, e la parte marittima abitata da Latini. Mentre la prima parte si organizzò in modo feudale, nella seconda, che continuò ad essere della Dalmazia, rimasero in vii.a i Munic ipii


I IJersaglieri in Dalmazia e il bauaglivne bersaglieri ''7,ara"

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latini che, inclusi nei dornjni di Bis anzio, s i trasformarono in Comuni come nella penisola italiana. Questi Comuni , gelosi delle proprie a utonomie, si appoggiarono per difende rle allcmativarnenlc a Venezia o alJ'Unghe ria, fino a quando, nell a prima parte del XV secolo, il dominio di Ve nezia divenne ufficiale cd incontrastato , tranne su Ragusa che rimase a utonoma come rcpuhblica. I Comuni dalmati non si opposero più a Venezia; era passala infatti l'epoca dei Comuni ed ini ziava, come in tutta l'Italia, l'epoca degli Stati regiona li: le Signorie. La netta di stinzione tra isole e città latine (o italiane) e campagne slave (o croate) si era comunque note volmente attenuala. Le città avevano infatti improntato della propria civiltà le campagne, cominc ia ndo con il convertirle al Cristianesimo; masse slave si erano introdotte nelle città, specie nel '200 e nel '300, cominciando dai ceti più umili e conservando la propria lingua nell ' uso fami lia re. Da notare comunque che g li Statuti dei Comuni dalmati , fino a que llo di Budua, il più me ridionale, continuavano a fare una ne tta distinzione tra i propri cittadini e gli Slavi . O a notare anche c he il periodo dei Comuni è quello al quale ris ale la maggior parte delle più be lle chiese della Dalmazia (successivamente Ve nez ia dovette pri vilegiare le fortificazioni) e sono tutte chiese in stili puramente italia ni . Quando successivam e nte , nel Rinascime nto, l' arte ital iana s i rifece maggiormente ai mode lli classic i dell 'antica Roma, la D almazia, c he fino ad allora aveva più ricevuto c he dato arc hilclli alla penisola italiana, mandò grandi architetti in tutta l'Ital ia. Questo anc he pe rc hé la cultura dalmata, più indenne da barbatismi e quindi più latina di quella de lle varie regioni italiane , era più predisposta ad accogliere il Rinascime nto. Dal 1468 s i abbatterono sulla Dalmaz ia la pressione e le incurs ioni turche , c he ne spopolarono quas i completame nte le c ampagne di terraferma. Le popolazioni s lave s i ri versarono nella maggior pa11e ne lla pe n isola italiana ed in Istria. li domjnio di Ve nezia fu caratteri zzato dalle continue guerre contro i Turchi c he, vittoriose, si conclusero nel 17 18 porta ndo il dorrunio vene to ai limiti c he abbiamo da principio attribuito a ll a Da lmazia s torica. Venezia ripopolò la Da lmazia inte rn a soprattutto accoglie ndo Morl acchi I e Slavi c he s i sottraevano al dominio turco. Consis te nte fu anc he l'afflusso di Italia ni , che ricos tituirono la borghes ia ed il ceto artig ianale delle ci ttadine e dei borghi maggio1 I Morlacchi della Dalr11azia vi furono sospinti , dai monti circosrnnti. dall'invas ione turca . Furono accolti dalla Repubblica cli Venezia clella quale furono fedeli rnmballenti . li loro norne deri va dal greco Mauro-Blacoi, corrispondente al n0111e Ialino di Latini nigri . Sono infatti di origine neolatina come le numerose popoln ioni neolatine clclla Halcan ia, de nominate Valacchi o Vlad1i , stanziale dalla Romania al Pindo (Grecia). I Mo1facchi giunsero in Dalmazia frammisti a popolazioni slave e conscgucnlcmcntc slava è la loro lingua. Anche allualmenle comunque s i defini scono " Vlasi'' (Latini). Sono in maggioranza cristia ni greco-ortodossi e consegue nte me nte si consiclerano e sono considcrat i Serbi . F.. infatli fondamentale la te nde nza degli Slavi in Dalmazia di considerare di etnia croata lulli i callo lici e di etnia serba tulli gli 01todossi, attribue ndo spesso all'origine etnica un valore s imile a que llo attrihuitn a suo tempo dal nazismo. In quesl ' ambito nasce la cosiddetta " pulizia etnica" persegui la durante ed al termine della 2" guerra monclialc , anche a clanno clegli Italiani , ed anc he recente mente ... Pul izia etnica" che ha costrello all'esu<lo nel lugl io-agosto del 1995 le popolazioni 111orlacche della Dalmazia. La realtà è che tra i Oal mat i clcllc clivcrsc nazionalità (ltaliani. Croati , Scrhi , Alhanesi) non scmhrano esistere sostanziali differenze antropolog iche. I dati antropometrici sembrano abbastanza uniformi lungo tutta la costa orientale dc li' Aclriatico, con forti s imilitudini con la costa occidentale e differe.nze rispello all ' entroterra balcanico. Ricerche antropometric..:hc pcrl1ltro , m.:i t.crrilnri de lla cx-Jugoslavia, sono sempre state ostacolate.


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t}io Rirriordi

ri dell' inte rno, quali Scardona, De rnis , Sign, ccc., ma c he nella parie settentrionale non mancarono anche fra i contad ini . Dai 50.000 ahitanti del 1650, si passò quindi ai 288.320 del 1795, fra i quali gli Slavi era no divenuti larga maggioranza 2 . Ma non esisteva Llll prohlema di nazionalità inteso in senso moderno. I Dalmati erano i sudditi più fedeli <li Venezia e c ii', ri sultò magg iormente evidente alla caduta della Repubblica quando le milizie schiavone, costitu ite essenzialmente <la Slavi (inclusi i Morlacchi) furo no le ultime a difenderla. La lingua italiana era la lingua degli uffici e quel la prevalente nell e cittù e nella v ita puhhlica, quella slava prevaleva nelle campagne. Venezia aveva iniziato ad amalgamare i nuovi venuti con le popolazioni autoctone, ricostituendo quell ' uniLarietà che si era spezzata nel VII secolo. L'opera di Venezia fu inte rrotta dalla dominaz ione au striaca che le suhentrò ne l 1797. Nel 1800 poi, specie nel periodo napo leoni co, che si succcdcllc in Dalmazia con il Regno d'Halia da l 1806 e con quello <l ' Illiria dal 1809, si diffusero i nuovi concetti di nazionalità. Questi ultimi furono strume ntalizzati dall'A ustria, che era nuovame nte subentrata nel dominio ne l 18 14, portando a llo scontro tra Ita liani e Croati che vide i secondi prevalere ed emanc iparsi anche culturalmcnlc (spesso però manipolando la storia) in una regione dove fino ad a llora la cultura italiana era stata pienamente egemon~. I ,a Repubblica <li Ragusa, c he era sopravvissuta fino al 1808, seguì da a llora le sorti del resto della Dalmazia. Dalla situazione descritta prendera nno le mosse g li a vvcnirnc nti che saranno narrati.

2

Vedasi "Storia di Dalmazia" di Giuseppe Praga . pag. 2 IJ .


I !Jf'rsailieri in LJa/mazia e i l bollaglione bersa!?,lieri "Z.ara "

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Avvertenze

Grafia Pe r i no mi geografici si sono generalmente usati , qu ando esistenti , quelli italia ni , senza c itare per quelli maggiorme nte cono sciuti la con-isponde nte forma slava. Quest' ultima è in vece citata per le locali tà minori insieme a quella italiana. l nomi sla vi della Dalmazia sono spesso l:itati con la grafia italiana: ad l:scmpio Mctcovic h. dove "eh" ha il suon o della "c'' dolce. Peraltro i nomi inseriti in citazioni riportate da altri scritti , sono trascritti m mc in questi ult imi. Q ua ndo i nomi sla vi va nno letti con un suono di verso da quello che avrehhcro secondo la fonetica italiana, sono stati scri tti in caratteri corsivi. Pe r la loro le ttura si descri ve di seguito la pronuncia delle le tte re e dei grupp i di lettere con patticolari segni dial:ritici o c he comunque hanno un suono d iverso da quello posseduto in italiano: - e: come la "z" di "speranza"; - é: come I~ "e" <li " pace": -e: come le "e" di "braccio"; - dj o gj o dz: come la "g" di " giorno"; - g: come " g" di "gabbia'' anche se precede la " i'' o la "e"; - lj : come "gl" in "gli"; - nj: come "gn" in "pegno'' ; - s: come la "se" di "scena"; - z: come la "s" di " rosa"; - z: come la ".i" francese di "jour";

Abbreviazioni S i sono usate le seguenti ahbre viazio ni relative a talu ni de i termi ni magg iormente usati. Unità e gradi dell'Esercito e di altre formazio ni mili ta ri : - C.A .: Corpo d ' /\miala ; - D.: Divisione; - B.: Brigata; - rgt.: reggimento; - btg.: hattag lionc; - c p.: compagnia; - pi .: plotone; - gr.: gruppo (unità di artig lieria a li vello btg.); - btr.: batte ria (un ità d i artiglieria a li vello cp.); - Gen.: genera le; - Col.: colonnello;


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Elio Ricciardi

- T. Col.: tenente colonnello; - Magg.: maggiore; - Cap. capitano; - Ten .: tenente; - S. Tcn.: sottotenente; - Mar.: maresciallo; - M.V.S .N.: Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale; - B .A.C.: hande anticomunjste (corri spondenti a compagnie); - V.A .C.: volontari anti comunisti . Toponimi: - Ros.: Bosanski (Bosniaco); - U.: Gon,ii (Superiore); - D.: Donji (Inferiore); - q .: quota .

Numerazione delle unit.~ militari Come in uso fino agli anni '70 sono indicate: - con i nume ri romani le unità di li vello plotone, hattaglione, Brigata; - con i nume ri arabi le rimanenti unitù.

Riferimenti Pe r i riferimenti all'ope ra in tre volumi di Oddone Talpo " Dalmazia, una c ronaca pe r la storia", edita da ll ' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell 'Esercito, si è usata l'abbrev iazione "O.T.", o me tte ndo di indicare il volume e sottintendendo che g li avven imenti relati vi al 1941 sono inclusi nel 1° volume, 4uclli de l 1942 nel 2° e 4uclli del 1943 e del 1944 ne l 3°. Qualora i vari documenti militari, quali Memorie, Diari storici , Noti ziari , o altri , s iano citati senza fare riferimento ad altri testi è da intendere che siano stati consultati diretta mente presso l' Archiv io de ll ' Uffic io Storico de llo Stato Maggiore dell ' Esercito. Una certa aliquota di docume nti (quali testimonian ze , ecc.) , raccolti in massima parte da Carlo Ste inbach, è conservata presso l"'Archi vio Musco della Dalmazia" della Scuola Dalmata de i Santi G iorgio e Trifone, a Ve nezia.


I Rersaglieri in Dalmazia e il batwglione f,ersag/icri "'Zara "

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Capitolo I

LE SOCIETÀ DEI BERSAGLIERJ li 13 agosto 187 1 nasceva a Zara, con 12 adere nti , la Società c illadina del tiro al bersaglio. Suo fòndalorc fu Enrico Matcovich , nato a Stretto (Tijesno) nell'isola di Morlèr v ic ina a Sebenico ne l 1830, tenente di cava lleria nel reggime nto " Pie monte R eale" nel 1859 e come tale ferito a Solferino, garihaldino nel 1866, mo1to a Trieste nel 1898. Lo statuto dell a società e ra stato redatto ne i primi mesi del 1870 ma era stato approvato dalle compete nti autorità ne l 187 1. Scopo ufficiale del la Società era naturalmente l' esercizio del tiro al hcrsaglio. Lo scopo vero era d iverso. Pe r comprenderlo bisogna accennare alla nasc ita de ll ' Irredentismo. Nel 1848-49 l'Austria si era resa conto delle d iffico ltà che le sarebbero venute dag li Italiani. Possedendo però ancora la Lombard ia cd il Veneto era uno Stato in parte italiano. La s ituazione camhiò nel 1866 dopo la cess ione de lle due regioni. L' e le mento ita liano era di venuto allora una minoranza da cercare di e li minare il più possibile e questa azione fu compiuta , s ia pure copre ndo la gene ralmente con una parvenza di legalità, in modo sistematico specialmente in Dalmazia. In questa reg ione es is tevano in fatti pres upposti favorevoli per una s imile azione; nella maggioranza delle famigl ie s i parlava infatti lo s lavo, c he era la rgamente prevale nte nelle campagne mentre l' ita liano prevale va nelle c ittà, ne lla classe colta e quindi impiegatizia ed imprenditoriale , nei rapporti uffic iali e negli scritti a nc he tra g li S lavi. D'altra pa rte non esis teva ancora una contrappos iz io ne tra Italiani e S lav i. La popolazio ne, s ia italiana c he s lava, era talme nte affezionata al ricordo di Venezia , c he l' Austria , ne ll a prim a metà del seco lo. s i mostrò quale sua c rede. Dopo il 1866 l' opera de l!' Austria fu quella di avvantaggiare l'e lemento croato, asseco nda ndone il nascente naz iona li smo, in contrappos izione ed a danno di quello itali a no cd anche d i que llo serho. I Croati s i erano infatt i dimostrali i s udditi più fedeli. In iz iò così la caduta dei Comuni itali a ni , sostituiti ad uno ad uno da que lli croati. Nel 19 15 era rimasto ital iano il solo Co111u11e di Zara, dove anz i la maggioranza italiana era divenuta sempre più compatta. G li Itali ani si opposero all 'opera di snazionalizzai.ione e nacque così l'l!Tedentismo. ln questo fu fondamentale la nascita e l'azione di società ed associaz ioni , principa lme nte sportive, ma anche cu ltu rali , tutte comunque con un fine nazionale e pat1i0Ltico. Di lai i sodali zi il primo a nascere a Zara fu la Società c ittadina del tiro a l bersag lio. Nel 1880 la Società cambiò nome in quell o di Società dei Be rsaglieri. La Socie tà con il passare degli anni ass unse un caratte re sempre più hcrsagl icresco. Per si ntetizzarne la sto ria e constatare il predetto carattere sembra opportuno riportare quanto scritlo ne l 191 7 da un rapporto della polizia austroungarica 1:

1 Cosiddcllo .. Rapporto Neubaucr" su l"'lrrcdcnli smo italiano in Dalmazia". compilato in tcclcsco dall'U fti cio lnfonn azìoni uclla Difesa costiera cli Mostar nel I9 I 7, , ulla base di dcllagliatc informazioni fomite <lai comandante della ge ndarmeria di Zara. rranL. Ncubauer.


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F.lio Ricciardi

«Questa società ave va lo scopo di istruire la gioventù nel maneggio delle arm i da fuoco e princi palme nte nel tiro a segno. Nel 1880 la socie tà camhiò nome in que llo di "Società de i Bersaglieri" e nel 19 J I a ll argò il suo programma anc he al l'educazione de lla g ioventù ne i vari rami de llo sport. Lo scopo ori gina rio della società non venne sempre mantenuto. Negli ult imi te mpi la socie tà si occupava poco del tiro a segno e , contrariame nte agli statuti , e ra passata sempre più sul terreno politico-naziona le ita liano. In tale cam po la società sviluppò una viva atti viti:1 coll 'organi zzare g ite, feste, divertimenti e col prendere parte ad a na loghe o rganizzazioni d i a ltre soeietà italiane vicine, ne ll ' A ustria e ne l regno !d ' Ital ia - n.d.a.l , provocando spesso dimostrazioni nazionali . Dopo lo scioglimento si è rilevato dal suo carteggio c he la Soc ietà de i Bersaglieri apparteneva a l partito italiano democratico c he, com 'è noto , a veva sempre un contegno radicale 1•••] . La di visa della società era sim ile a que lla dei bersaglie ri de ll 'esercito italiano e pe r questo l' autorità di po li zia dovette intervenire 1... 1. La società esortava i fo rnitori <la ll ' Jtalia a fornire le piume simili a que lle de i bersaglieri ita lian i e cercava a tale scopo di avere dei contani con e nti a caratte re militare. I soci in d ivisa cercavano di imitare i hersag lieri de l regno ne lla nuu-c ia a passo celere e nel far suonare " La Bersagliera·' <la una propria fa nfara . Tale marc ia veni va suonata particolarme nte ne i corte i, e allora la fanfara era salutata dalla parte itali ana de lla po po lazione con giubilo e ova zioni [ ... ]. La società costruì a Z1ra una propria casa - la "Casa <le i bersaglieri" - nell a quale avevano le loro sedi anche a ltre socic tù di sciolte, perché pe ricolose a llo Stato, qu ali la "Socie tà Ginn astica", il ·' Veloce C luh Zaratino" e la "Soc ietà Libera". Le relazioni de lla Società de i Ber agi ie ri , tanto colle delle società. quanto colle a ltre di Zara , erano mo lte intime l ...]. Ne l 1907 la Socie tà de i Bersaglie ri si iscrisse a nche alla " Lega Nazionale" pagancio il canone ann uo di corone 25 . La Società dei Bersaglieri <li Rorgo Erizzo era quasi una affi li azione di que lla de i bersaglie ri <li Zara , perché org an izzava in comune gite, di vertimenti , ccc .. La Soc ietà dei l:krsaglie ri d i Zara stava in re lazio ne colle società de lla VeneL.ia Giulia ed era anche iscrina a lla .. Federazione Sportiva Interregiona le" <li Trieste l...J. A ll o scoppio de lla gue rra ne l 19 14 le S0c ieti1 dei Be rsaglie ri in Dalmazia, ne lla loro quali tà di soc ietà di tiro a segno , vennero milita rizzate 1... 1. Lo scioglirncnlo de lle socie tà dalmate de i Be rsaglieri avve nne appena ne l mese d i marzo 1916 (<licc i mesi dopo lo scoppio della gue rra c oll ' Italia) [ .. .j"» . D' altra parte non è da merav ig liarsi che il pri mo sodaliz io italiano sorto a Zara con fi na lità patriottiche, dopo il 1866 , si rifacesse a i be rsag lieri ita liani . Questi ultimi infa tti anche per g li ita lian i ollrc confi ne rapprese ntavano un simbolo dell' lla li a, così come lo erano stati in tutta la Penisola durante le gue rre de l Risorgi mento. La Socie tà de i Be rsaglieri di Zara e bbe un ruolo im po1tantissimo ne lla v ita c ittad ina, senza che risultino periodi d i fl essione , fino allo scoppio de lla prima guerra mondiale. Parlicolare importanza conferiva all a Soc ietà la di sponibilità d i una palazzina a ppositamente costruita presso la R iva Dcma,


I ner.mg/icri in Dalma zia e il hu11aglione hersai lieri "Z,am"

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dove diversi altri sodalizi erano ospitali e vi svolgevano attività c he and avano da 4uel le sport ive, alle feste da ballo , a lle conferenze. Nel 1880 era già nata e si era già a ffermata la Società dei Bersaglieri di Spalato , tanto c he, quando, in 4uc ll ' anno , l' Austria scatenò que i di sordini che avrebbero g iustificalo la fine del Comune italiano , rcllo da A ntonio Bajamonti, i disordini cominciarono con le provocazioni dei soldati di un reggimento croato contro i " bersaglieri" italiani di Spalato 2 • Nel 1896 nacque la Società de i Bersagl ieri di Borgo Erizzo, sohhorgo di Zara, per ini z iativa del "capovi lla" Pie ro Marussic h . Anc he i "Bersaglieri" di Borgo Erizzo disponevano di una propria sede, ne ll a quale erano o spitate anche le a ltre organi zzazioni italiane del sobborgo. La Società aveva anche una propria fan l'ara cd un proprio coro. L' imporlanza della Società dei Bersaglieri e ra a Borgo Erizzo proporzionalme nte anc he maggiore che ne lla città di Zara. Questo sia pe r il mi nore numero di sodalizi esistenti nel sobborgo, sia per l'elevalo numero degli iscritti . che raggiunsero i l20, numero veramente elevato se raffron tato ai circa 3.000 ahilanli. Una società dei Bersaglieri esisteva anche a Salona, sobborgo di Spalalo' . Interessante è quanto si deduce da un esame delle fotografie disponibili dei " bersaglie ri" delle varie località dalmate. Le uni formi andavano sempre più somi gliando a que lle del Corpo militare; in paiticolare il cappello che specie dopo il 1900 per i ·' Bersaglieri" di Zara e di Borgo Erizzo era quello classico da bersagl iere. Nel 19 11 però un 'ordinanza di poliz ia prescrisse c he, per differenziarsi dall'unifòrmc del Corpo mi litare italiano , i piumetti dovessero essere messi sulla sinistra. Nelle fa nfa re, che prima del 1900 ri sultano includere anche stru menti diversi (ad a nc ia) sono successivame nte presenti solo gli strumenti classic i delle fa nfare dei bersaglieri . In una l'o lografia del 19 12 vedia mo ci rca 140 "bersaglieri" di Spalato: hanno un cappello di foggia piuttosto borghese , ma con il piumcllo; la fanfara, multo consistente, comprende solo stru me nti he rsaglie reschi. li 2 1 luglio 19 12 fu celebrato a Zara il 40° anni versario dell a fo nda zione dei "bersaglieri" con un grande raduno su hase regionale. li g iornale di Zara, "Il Oa lmala'" ùcl 24 luglio 1912, descrisse l'avvenime nto riportando la notiz ia in prima pagina.

2 Il 17 agosto I 880 un grup1X.l di soldati croati del rgt. "Weber". s u Ila riva cittadina provocò i Rcrsaglicri <li Spalato che rientravano dal tiro a se1,'110 e che reagirono. Quanto ne seguì e in pa,ticolare il processo fu s trumcnializzato dalle autoriti, governati ve. Pe r avere scritto s u tali avvenimenti , il 20 settembre 1880 , venne aggredito e ferito da un un gn,ppo di soldati il direttore de "L'Avvenire·· <li Spalato, il giornalista e poeta zaralino Arturo Colautti che nel febbraio <ld 1881 riparò nel Ancona. Dello stesso. Ca rlo Steinhach scrisse su "Fiamma Cremisi"' (periodico <lell ' Associazione Nazionale Bersaglie ri) di settcmhre-oltobre 1985 che «Nominato più tardi ufficiale presso r 11 ° Keggimenlo Bersaglieri dedicò a tale reparto un inno che viene consideralo tra i più e pici de lla gloriosa storia del corpo» . Di que.•;t' ullima notizia non s"è peraltro trovatu riscontro altrove. 3 Nel rapporto di cui alla nota 1, che si d iffonde s ulle predette Società dei Her.;aglicri, troviamo anche citata. fra le Società dell ' isola di Braz.za lcgate al partito italiano , una Società dei Bersaglil'ri a Neresi. Sono anche menzionati i rapporti tra la Società dei 13ersaglieri di Z1ra e la Socie ù1 Tries timt dei Bersaglieri .


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Dall'ele nco de i partecipanti possiamo vedere c he non si trattò di un raduno di soli " bersaglie ri", ma di un raduno patriottico su base " bersaglie resca" . Le fotografie mostrano un avven ime nto imponente che sembra di potere dcrinire il primo raduno regionale dei bersaglie ri . lnteressanle anche la presenza di un gruppo femmini le tra i " bersaglieri" di Zara. Se mbra evidente che, come il primo nucleo associativo di bersaglieri in congedo nac4ue a Torino nel 1886 , i primi nuclei di "bersaglieri", include ndo que lli c he oggi sarebbero definiti "simpatizzanti" dell ' Associazione Nazionale Bersaglie ri , nacquero c si svilupparono in Dalmazia be n prima c he nel Regno d' llalia. Il 28 o llobre 191 8, quando Zara insorse, ricomparvero alcuni superstiti "bersaglieri " con le loro di vise , forma ndo il nucleo di 4uclla "guardia civica" che assunse i poteri in attesa delle navi liberatrici 4 . D ' altra parte ugualmente tra i "simpatizzanti" possiamo includere anche i battaglioni pre militari bersaglie ri costituiti nel 1919 dalla Società del Tiro a Segno Nazionale. Ad uno di questi battaglioni (quello di Napoli), che erano composti da g iovani che non ave vano ancora compiuto il servizio militare per ragioni di età, apparteneva il giovane Giacomo Schirò alla memoria del quale venne conferita l'unica Medag lia d ' Oro al V.M. conferila ad un appwtenente ad una associazione d'Arma, o simile, come tale. Poco conosciuto è che il noto inno " Be lla Dalmazia", con le parole « Bella Dalmaz ia , ricevi un addio r... ] dal legionar!» adottato n Fiume dalla Legione Dalmata ''dnnnunziana" , era nato cil'cn 40 anni prima fra i " be rsaglieri" di S palato con le parole «Bella Dnlrnazia, ricevi un addio L...J dal bersaglier!» 5

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Lettera del 1971 di Gui!lo Calhia ni . Si ndaco de l "Libero Com une di 1/.1ra in esilio''. al Presi!lente de ll ' Assoc iazione Nazionale Be rsaglie ri , ripor1ata in " Bersag lieri sempre", pubblicalo dall'Associazione Nazionale Bersaglieri nel 1986. 5 Ye!lasi Luigi Ziliotto in "Lettera ad Enzo Hctti 1.a . La risposta !li un !lalrnata di Zara ali' "Esilio" (pag. 5 1).


l Bersaglieri in Dalmazia e il bollaglione hersaglieri "Zara "

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Capitolo II llEKSAGLIBRI IN DALMAZIA DAL 1918 AL 1941

Bersaglieri "dannunziani" La presenza magg iore <li Bersaglieri in Dalmazia dal 19 18 al 192 1 è quella d i reparti partec ipanti all'impresa " fiumana" e dipendenti quindi <la Gahriclc D' Annunzio . Quest ' ultimo infatti, pe r ass icurare Fiume al I' llalia, vi era e ntrato il 12 sette mbre de l 19 19 partendo <la Ronchi (Goriz ia) con un battaglione di formazione <li granatieri del 2° reggime nto. Fiume, sotto la sua guida, si resse in modo auto nomo cost itue ndosi, dall'8 settemhrc 1920 , in " Reggenza italiana de l Carna ro" . I ,o stesso giorno di D' Annunzio g iunse a Fiume !' VIII btg . bersaglieri ciclisti , il battaglio ne che era stato di Fra ncesco Ri smo n<lo , rima nendo in c ittà fino al termine dell ' impresa l"iumana. li 25 settembre giunse buona parte di due battaglio ni <le i 4° rgl. bersaglieri (il XX XVII ed il XLIJJ) e <le i XLVI htg. del 5° rgt. be rsag lieri , per una fo rza complessiva <li 5 1 u ffic iali e 1.58 1 sottuffic iali e militari di truppa. Tra gli uffi c iali <lei reggimento erano il Cap. Armando Mo roni ed il Ten. Re nato Lalli , g iunti rispetti vamente come comandanti della cp. mitrag lieri del XLIII blg . e della cp . ardili del XXXVII btg .. Li ritroveremo in Dalmaz ia, il pri mo con il 9° rgt . be rsaglie ri ed il btg. "Zara" , il secondo con il 9° e con I' 11 ° rgt. bersaglieri . Ai reparti giunti a Fiume si aggiunse un buo n numero <li hersaglicri dc ll ' l 1° rgt.. Con tutti q uesti apporti si formù il Reggime nto Bersaglieri di F iume (oltre all' VIII htg . c iclisti che restò autonomo), co ma ndato da l Magg. G ua ltiero Santini e c he fu impiegato princ ipalmente in Oa lmazia: a Zara, Vegli a (Krk ) e Arbe (Ra b) . Numeros i, anche al di fuori de i predetti reparti g li uffic iai i <le i bersaglieri, tra i quali a nc he il comandante delle forze dannunziane: il Gen . di Brigata Santi Cecchcrini 1. li 14 no ve mbre 19 19 giunsero a Zara, per rima ne rvi, una c p . bersaglieri d i formaz io ne del rgt. " Bersag lieri <li Fiume" cd una cp . del btg . "Ra ndaccio" . Altre forze giunte conte mporaneamente, con Gabrie le f) ' Annunz io torneranno a Fiume dopo pochi g iorn i. Scopo di questa spediz io ne era cercare di scongiurare l' abbandono da parte dcll' llalia della Dalmazia , in pa1tico lare della pmte occupata dalle Lruppc ita liane in base a l trattato di Londra . L'A mmi raglio Enrico M ilio , Governatore di ta le zona, promi se, <l 'accordo con l) ' Annunzio e fra la commoz ione ge nerale degli Zaratini , che non !"avrebbe abbandonata . La zona promessa da l Patto di Londra comprendeva la Dalmazia centrale, con la terra-

1 Il Gc n. Santi (o Sante) Ceccherini aveva comamlato l' X I btg . bersag lieri cicl isti, che nel 19 15 con lu i conquistò per primo il M.S. Michele (seguito dall 'Vlll btg . cliclisti nel quale era Pranccsco l{ is mondo) . Q uale Col. brigadiere coma11dù dal 19 17 al 191 8 la Ili B. Rcrsag licri .


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forma de limitata, grosso modo , dall'allineame nto Obrovazzo (Obrovac ), Tenìn (Knin) incluse e Traù esclusa e le isole adiace nt i, nonché le isole cosiddette Curzo la ne, da Lésina (Hvar) a nord a Méleda ( M ljet) a sud. La ep. bersaglieri , comandata dal Ten. Re nato Ricci 2 , e la cp. "Randaccio", costitui vano insieme la Legione "Cam aro", comand ata fino al 19 novembre dal Magg . G iovanni Uiuri ati e successivamente fino al sette mbre 1920 dal Cap. de i bersaglieri Luigi Corrado. La c p. bersaglieri dislocò per alcuni mesi un di stacca mento a Borgo Erizzo. Le fo rze dannunziane a Zara , c he vivevano in pieno accordo con quelle rego lari , comprendevano anc he la legione " Ris mondo" formata sul posto co n vo lontari dalmati e comandata dal Ten. dei bcrsaglieri Raffae le Tonacci. A causa de l calo di fo rza, dovuto anche alla spedizione d i Zara, il reggime nto Be rsaglie ri d i Fiume, con ord ine del I 3 gennaio 1920 , si riordinò su tre compagn ie. Il 12 novembre 1920 fu sottoscritto da ltalia e Iugoslavia il trattato di Rapallo, c he prevedeva la costituzione di Fiume in Stato a utonomo , e la cessio ne alla Jugos lav ia: de lla D almazia assegnata all'Italia dal Pa tto di Londra , ad eccezione di Zara e de lle iso le di Lagosta e Pe lagosa con gl i isolotti vicini; delle isole di Veglia e di Arbe , escluse come Fiume dai terri tori assegnati dal Patto di Londra, ma occupate dalle truppe itali am; ne l novembre 19 L8 su richiesta degli abitanti dei ri spett ivi capo luoghi . La Reggenza de l C:arnaro, pe r scongiurare la cessio ne alla Jugoslav ia di Veglia e di Arbe , vi inviò proprie trnppe, tra le qua li la parte maggio re del Reggimento Bersaglie ri di Fiume. I bersaglieri costituirono la parte maggio re delle forze dannun ziane di Veg lia , dove comandava lo stesso comandante de l reggimento Magg. G ualtiero Santini . Distaccame nti di bersaglie ri furono presenti a nche in Arbe. Il 20 d icembre , dopo c he il Trattato di Rapallo era stato approvalo dal Parl ame nto itali ano , il Governa tore de lla Dalmazia A mmirag lio Millo fu costretto a lasciare il comand o e le forze "dannunzia ne" d i Zara vennero assedi ate ne lle caserme "Carnaro" e "R ismondo" J . li 2 1 dicembre si rico ng iunse con le forze assediate la Legione Dalmata, composta eia 77 uomini , in massima parte vo lontari dalmati , giunta al co mando del bersaglie re Cap. Cal ava lle da Fiume via mare fino a Castel Vc nie r (Vitijerac) e quindi a pie di eludendo il blocco. Il 24 di cembre le truppe rego la ri attaccarono quelle legionarie, a Zara co me a Fiume . Iniziarono così quelle trag ic he giornale che furono de tte del " Natale di sangue" e con le qu ali terminò il ge neroso tentativo da nnunziano, che comunque ebbe la sua importanza ne ll ' assic urare Fiume all ' Italia.

2 Renato Ri,x i divenne successiva mente rnmandantc dell ' Opera Balilla . Luogotenente Generale della Milizia Volontaria S icurezza Nazionale e Ministro de lle Corporazioni. 3 Caserme vic ine e collegate con un sotte rraneo. Pre 11<levano il nome da lle legion i che le ocrnpavano. I .a Caserma "Canmro" era il vecchio Co nvento S . Domenico che successivamente fu utilizzato dai carabi nieri. La "Risrnon<lo" cm in Piana San Giovanni.


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "Zara"

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Altri reparti Bersaglieri dal 1918 al 1921 L' 11 ° rg l. bersaglieri cd il XV III htg. de l 3° regg ime nto bersaglieri furono presenti ne lle isole di Cherso e di Lussino, quindi a i limiti de lla Dalmazia. In particolare I' 11 ° regg imento vi g iunse dopo avere staz ionato , ne lla primavera de l 19 19, ne lla zona di Muggia. Il Comando del reggimento rimase a Lussinpiccolo fino al 10 feb braio I 92 I , quando si trasrerì a Udine. Il XVIII htg. del 3° staz ionò a Cherso , con di staccamento a Lussi npiccolo, dal luglio del 1920 a l fe bbraio del I 92 1, quando ricntrù a Livorno. Il XXXTJT btg. de ll ' 11 ° reggimento bersaglieri fu di staccato ne ll'Isola di Vegl ia dove ri mase la maggior parte , con due compagnie ne ll'omo nim a c ittadina ed una a Castelmuschio (Omisalj), inviando una compagnia, la 5A, ne ll ' isola di Arhe. Dopo l',llTivo delle forze "fiumane" il XXXJII btg. lasciò grad ua lmente Arbc e Vegl ia. Rimasero pcrù fino all ' ultimo con D ' Annunzio a lcuni nuclei de l battaglio ne . Durante tutto il periodo il Deposito 4 dc li ' 11 ° rg t. rimase in Ancona. Nel 19 19 la Societì1 G innastica Zara o rganizzò la " Settimana del Fiore ll alico" che comprese, dall '8 a l 13 luglio, una serie di competizioni sp01tive a li vello nazio na le alle quali parteciparono numeros i sodali z i dell a Dalmazia. Il comitato organ izzatore chi ese ed o tte nne c he a ta le manifestazione intervenissero anche dei reparti bersagli eri , queg li stessi che, pochi mesi prima, avevano accolto fes tosamente in Ancona i calciatori zaratin i de l C lu b Pro Jadcra. Così I' 11 lug lio del 19 19 alcuni reparti de ll ' I I O reggimento be rsaglie ri , comandati dal Col. Grazia ni , giunsero da Ancona con g randi accoglicn:1.c, al pennello de ll a Ri va Vittorio Emanue le di Zara 5 • A seguito de l Tratlato di Rapa ll o , del 12 novembre 1920, so lo una piccola parte della D almaz ia fu assegnata all'Ita lia: la Provi nc ia di Zara, costituita da ll 'omo nimo Comune (A llegato "A"), con l' isola di Lagosta e gli isolotti vicini a lla stessa; le isole di Cherso e Lussino con g li isolotti vic ini , uniti all a Provinc ia di Pola.

XXV Battaglione del 3 ° Reggimento Bersaglieri Partendo il 27 aprile 1923 da Livorno, sede del 3° rgt. bersaglieri, g iunse a Zara il XXV btg . di detto reggimento. 11 battaglione era appena stato ricostituito; precedente me nte infatti il 3° reggimento. come i rimanenti , era rimasto per un certo periodo con un solo battaglione in vita ed i rimane nti "quadro".

4 I Dcpo~ili erano. fino a pochi anni orsono, J--;nti con fun zio ni cli mobilitazione, di Colllpleta lllento ed a111111i11islralive. 5 "Fia1J11J1a C re m isi" (pe riodico dcli' Ass. Naz. Ilers. di sellemhre-onohrc 198.5). Nello stesso periodo un pi. con il colllandanle del rgl. si recò anche a Sebenico , come trovato da (lddonc Talpo in ctocumcnti de lla Marina Militare.


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Il battaglione fu accolto con solenni festeggiamenti 6 e restò <li presidio a Zara assieme al I 57° rgt. fanteria. TI 2 1 settembre 1924 il XXV, composto da una compagnia su comando, ploto ne zappatori e plotone collegame nti e tre compagnie (4\ 5A e 6A), cambiò nome in XX. li 23 ottobre 1925 rientrò a Livorno.

9° Reggimento Bersaglieri li 15 aprile del 1929 il desiderio degli Zaratini di riavere in citlà i bersaglieri fu esaudito dall'arri vo <lei 9° reggimento bersaglieri, proveniente da Asti e costituito <lai batlag lioni XX VIII e XXX , oltre c he dalla compagnia comando. Comandante era il Col. Giovannj Messe, che raggiungerà il grado di Maresciallo d'Italia, dimostrandosi uno <lei migliori comanda nti di Armata fra tutti gli eserciti in guerra. Durante la I " guerra mondiale, aveva comandato il IX Reparto d 'assalto (a rditi) che con la sua guida si guadagnò la Medaglia d'Oro al V.M .. Durante la 2" guerra mondiale comanderà il Corpo di Spedi zione Ita liano in Ru ssia (C.S .I .R) , dalla sua partenza quale Grande Unità autonoma, nel 1941 , ali ' l novembre de l 1942, quando era g ià inquadrato ncll' Armata Ita li ana in Russia. l)a notare c he il C.S .I.R . era stato formato sulla base <li quel Corpo d'Armata autotrasportabile c he, come vedremo, aveva dato ottima prova di effic ienza con la rapidissima avanzata da Fiume a Ragusa di Dalmazia. TI Gen . Messe comanderà poi la l " Armata in Tunisia fino al 13 maggio 1943 e sarà Capo di Stato M aggiore Generale durante la Uucrra di Liberazione. Il comamlo <li reggimento si di slocò ne lla Palazzina del Capitan Grando (Caserma "Gen. Papa") in Calle de ll' Armamento; il XXV III btg. nell a Caserma "Vittorio Veneto", a Porta Te rraferma; il XXX btg. nella Caserma "Vittorio Emanuele lii" , adiacente al Parco " Regina E le na". Considerato il compito difensivo che il reggi mento avrebbe dovuto assolvere a Zara, era necessario un mutamento ordinativo c he aumentasse le unità mitraglicri. Già nel lug lio ven ne costituita una nuova cp . mitragliatrici pesanti, la 9". Dal maggio del 1930 il reggimento adottò un nuovo ordinamento, c he lo differenziava dagli altri 11 rgl. be rsaglieri e che preve deva una forza in guerra di 110 uffic iali, 11 5 sottufficiali e 2.850 militari di truppa, nonché l'articolazione in tre btg. mitrnglie ri (natu ralmente bersaglieri) cd un btg. c iclisti. Per ogni battaglione mitraglicri erano previste 3 cp. rnitraglieri (ciascuna con 5 plotoni di 3 squadre con una mitragliatrice pesante ognuna) ed I cp. bersaglieri. Ogni btg. mitraglie ri disponeva quindi di un notevole potere di arresto, fornito dalle 45 mi tragli atrici pesanti , oltre c he da lle 9 mitragliatric i leggere de lla cp. bersaglieri; era quindi in grado di difendere un settore de ll a posizione difen siva. Il btg. cicl isti fungeva da riserva. Le suddette diverse funzioni saranno assolte, dopo la

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Oa "Zara e i su oi Re rsaglieri" di Oddonc Tal po.


I Bersaglieri in n almazia e il battaglione bersaglieri "Zara"

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pa11en za del 9° rgt., da unità di nuova costituzione: i btg. mitrnglieri della Guardia alla Frontiera ed il btg. bersag lieri "Zara" . Ne ll 'ambito de l riordinamento previsto il 9° dal magg io del 1930 si ai1icolò in: plotone comando; XXVlll btg. con I", 2", 3" cp . bersaglieri e 4" cp mitrag lieri ; XXX blg. mitraglicri con 5" , 6", 7" cp. mitraglieri e 8" cp. bersaglieri. Ne l marzo 193 1 vennero costituiti il XXXII btg. mitraglieri con lo stesso organico del XXX ed una sz. autoblinde regg ime nta le . Nel novembre del 1931 venne costituita un 'altra cp. milraglie ri , in più ri spetto all'organico dei btg. esiste nti . La forza de i bersaglieri all e armi andò c rescendo con gl i anni , rimanendo co munque sempre mollo al di sollo di 4uanto previsto con la mobilitazione. Dal mome nto c he la fe rma era di 18 mesi e la chiamata alle armi della maggior parte del personale avveniva a primavera, si aveva un a forza diversa secondo i mesi de ll 'anno. Nel 1935 fu di 70 ufficiali (de i quali 7 di comple mento), 119 sottuffic iali e 939 uomini di truppa il I O gennaio; 67 ufficiali (dei 4uali 20 di complemento) , I 00 sottuffic iali , 17 volontari e 1.692 be rsaglieri di leva il 1° lug lio. Il Deposito del regg imento distaccò dapprima, ne ll'agosto del 1930, un distaccamento da Asti a Se niga llia, per poi trasferirsi lullo in 4ucst' ultima città, nella caserma die tro il Duomo. I ,a simpatia dalla qual e il reggimento era circondalo è dimostrata anche dal numero veramente ele vato di matrimoni avvenuti tra ufficiali e sottufficiali dei bersaglie ri e ragazze zaratinc. I ,a fanfara , comandata dal Mar. Apruzzese, suonava ne lle sere d'estate in Piazza Laurana e in 4ucllc d ' in verno in Piazza dei Signori , sempre attorniata da lla popolazione. Durante la permanenza a Zara il 9° rgt. adottò un inno che nel Lesto sottolineava il legame tra il reggimento e la città . Autore, alme no de i versi, dovrebbe essere stato il Te n. Col. Baccari , in seguilo colonnello comandante dcli ' 11 ° rgt. bersaglieri. Era anche cantata una canzone, probabilme nte nata spontaneamente dai bersaglieri, le cui parole si riferivano a Spalato. Il moti vo s i rifaceva alla nota canzone romana '"Nannì Nannì" (Na g ita a li Castelli). Nel 1933 il XXX ed il xx:xrr btg . si trasferirono rispettivamente ndlc caserme " Luigi Cadorna", a San Giovanni , e "Armando Diaz", a Cereria. Si trattava di nuove case rme del tipo "casermette fun zionali" , che veni va costruito in 4uegli anni in tutta l' Ita lia e costituisce un felice esempio di architettura militare, ancora fun z ionale . Nel settembre 1935 il Col. Messe lasciò il comando al Tcn. Col. Dc Blasio, che venne promosso il I O gennaio successivo . li 2 1 gennaio 1936 il reggi mento lasciù Zara. Dall 'ele nco degli uffic iali de l 9° rgt. nel 1936, subito prima di lasciare Zara, si vede trattarsi di un insieme di uffici a li di alto livello. Alcuni , di essi gi ungeranno a i ve11ic i della gerarchia militare, come: il Tcn . Vc rando , che comanderà tra l'altro la Regione Militare Nord Ovest; il Ten. Ricciardi (padre del lo scri vente), che comanderà 1'8° rgt. bersaglieri quando questo e ntre rà a Trieste nel 1954 e, successivamente, il V1 Corpo d ' Armata d i Bologna, lo stesso C.A. che ,


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dall a stessa sede, aveva avuto a lle dipendenze il 9° rgt. bersaglieri e gli a ltri reparti di Zara; il S. Ten. Vigli one , che d iventerà Capo di Stato Maggiore dell 'Esercito. Altri diventeranno ufficiali di stato maggiore e gene rali , come i Ten. Calise e Ch irivi no. A ltri scriveranno in guerra pagine di leggenda , come il I O capitano Tanucci Nannini, a Rir el Gohi in Africa Settentrionale al comando di un gruppo di hallaglioni di volontari adolescenti 7 . A ltri ancora si distingueranno in guerra in posti di rilievo, come il Ten . Col. Solinas c he troveremo prima come comandante del 5° rgl. hersaglieri in Grecia e poi a Roma, come comandante di Grande unità nel settembre del 1943, come il Magg. Adabbo c he comanderà 1' 11 ° rgt. bersaglieri in Dalmazia. 11 9° rgt., lasciata Zara, si lras l"crì ne l Friuli a Tarvisio, con il XXX btg. a Pontebba. La dislocazione al confine italo-austriaco, che durò fino al 1937, era motivata dallo stato di te nsione esistente tra l' Italia e la Germania, per l' intenzione di quest' ultima di annettersi l'Austria. L' Itali a dislocò all a frontiera unità particolarmente mobili . come que lle di bersaglie ri , che ne l caso la German ia avesse occupato l'Austria avre bhero potuto precedere le truppe tedesche il più avanti possihile. Sappiamo c he poi le cose cambiarono procedendo diversamente.

Associazione Nazionale Hersaglieri Anche Zara, come le a ltre c ittà ita li ane, e bbe la sua Sezione dell 'Associazione Nazionale Bersaglieri. Fu rondata durante la permane nza in città del 9° rgl. bersaglieri. La sede era ne lla palazzina del Capitan Grando, insie me con il comando di reggimento e con quell o di Presidio milita re. Presidente ne fu , un a volta te rminato il servizio di " I A nomina" a Zara , quale so!lolcncnle del 9° Bersag lieri , lo zaratino O limpio Rougier. Il labaro della Sezione, intitolato a Francesco Ri smondo, fu donalo da i Rersagl ieri di Loreto che si recarono a Zara nel I933, accolti con entusiasmo insieme ad al tri de ll a provincia cli Ancona ed alla fanfara in congedo d i que st' ultima c ittà: ne l complesso più di I00 persone inclusi i familiari .

Il Battaglione Bersaglieri "Zara" dal 1936 al 1941 Il 9° rgt. bersaglieri fu sostituito all a sua paitenza: pe r i s uoi compili dian-esto da due btg. mitraglieri no n del la Specialità; per i suoi compiti di rise rva

7 li ""gruppo di battaglioni" e successivamente reggime nto "Giovani Fascisti", costituito da "Giovani Pascisti", adolescenti che insiste.nero per essere arruolati nonost,·1ntc la g iovanissima età. Inquadrali nell 'Esercito con mostreggiature proprie, adott,irono caraltcristichc ccl actdcstramento "bersagliereschi"; furono inquadrati in Tunisia nella stessa 11ivisionc c1cll'X rgt. hcrsaglieri e sono attualmente inseriti nell 'J\ssociazionc Nazionale Rcrsaglicri. 0


I Bersaglieri in IJa!mazia e il ha11aglione her.mglieri "Zara ''

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mobile da un btg. bersaglieri <li nuova costituz ione. Quest' ultimo venne costi tuito a l princ ipio del febbra io 1936 nella caserma " Vittorio Ve neto", presso Porla Terraferma, <love rimarrà anche in seguito. Il suo pri mo nucleo si basi'> su e leme nti lasc iati a Zara dal 9° rgt.. Il nuovo btg. assunse la denominazione di "battagl ione be rsaglieri Zara". Era un btg. appiedato cd aveva come armamento indi viduale il fuc ile mod. 9 1 8 . La numeraz ione delle cp. coincise con que ll a della 10", de ll' li ", della 12" e della 13" cp. <lei XXXJT btg ., e questo contribuì a ri cordare la derivazione de l nuovo btg. dal 9° regg ime nto. I numeri <lall ' I a l 9 furono peral tro assunti dalle ep. dei btg. mitraglieri di nuova formazione dell a Guardia alla Frontiera che, come il htg. "Zara", avevano quale comanda nte di Corpo 9 il comandante del " Fronte a Terra.. delle 'Truppe Zara" (la composizione del " 1.-ronte a Te rra" e de lle "Truppe Zara", una vo lta completati , nel 1941 , è descritta nel successivo Cap. 111). La 10" , I' 11 " e la 12" c p . de l btg. "Zara" erano cp. fuc ilieri, la 13" mitrag lieri. Nel giugno t.lcllo stesso anno il battaglione venne dotato di biciclette ed il fucile ven ne sostituito dal moschetto mod. 91. La de nominazione cambiò conseguente me nte in " hattag l ione bersag lie ri c iel isti Zara" 8 . Le ricerche esperi te non hanno consentito lii definire con precisione l'ordi namento del btg .. Oalle testimonianze dei red uc i sembra però di potere a1Tcm1are che l'ordinamento di g uerra dovesse coinc idere più o meno esattame nte con que llo dei btg. bersag lieri c iclisti ripo11ato in Allegato "C". Gli automezzi et.I ancora più motomezzi e rano accentrati or<linati vame nte ne lla cp. coma ndo e decentrat i per l'impiego. Ne l btg. "Zara··. destinalo a hrcvi spostame nti e ntro il confine di Stato, gli auto e motomezzi erano estre mamente limitati. Anziché una compagnia esiste va consegue nte mente solo un plotone comando. Il primo coma ndante del btg. fu il Tc n. Col. Ma rio Matteucci, sostituito successivamente da l Magg. Gino Lu ziani, da l Magg. Armando Moroni e <lai Magg. Pietro Testa 10. 11 btg. sostituì nella vita cittadina il 9° rgt. bersaglieri, peraltro ne ll a misura consentitagli da lle minori dimension i. La fanfara del btg . continuò a suonare , secondo le stag ioni , nelle piazze De i Signori o Laurana. Sempre continuando la tradi zione, le esibii.ioni te nninavano con la fanfara che. dopo aver suo nato " la ritirata... tornava di corsa in caserma seguita <la i bersaglieri che rie ntravano e t.lalla " mu laria". La componente zaratina era particolarmente numerosa specialme nte tra gli ufficiali e, in misura minore, tra i sottuffi ciali. Questa compo ne nte contribuì a dare a l battag lio ne uno spirito l'ortemente influenzato

8 Testi111oniar1La ùi Rocrn Pisciuneri, sottufficiale del hlg. "7.~ra·· ùalla costituzione allu sciog limento. 9 Diccsi " Corpo" un insie111e di reparti riunii i sullo il comando di un comandante, generalmente un Col., con particolari funzion i disciplinari ed a111111inis lrali ve. 10 Nato a 1/.ara nel 1906. deceduto a Civitavecchia nd 1964 mentre comandava la Scuola di G uerra dell"Esercilo. Ricoprì, Ira gl i altri incarichi , quelli di comanda111c ùel I O rgl. bersagl ieri, delle Divisioni corazzale ··Pozzuolo de l Friuli"" e "Centauro··. di Capo di S1a1u Maggiore del C omando Fora: Te rrestri Alleale del Sud Europa (Verona).


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dalla città dove aveva sede . A ciò contrihui vano anche la sensazione di isolamento c he il htg . viveva insiemt.: con la città, il nome del btg. che identificava lo scopo della sua esistenza, i I particolare calore con i I qual e la cittadinanza ci rcondava tutti i re parti militari , ma in parlicolart.: i hnsaglieri ,e lo spirito zarati no stesso, particolarmt.:ntc " be rsaglieresco" . Per quanto riguarda lo spirito zaratino sembra importante sottolineare c he il fortissimo sentime nto nazionale, forst.: insuperato tra le altre città italia ne , no n era accompagnalo da animosità verso chi era di nazionalità di versa, a nc he se s i trattava di nazionalità con le qu al i vi era stata un 'accesa compe tizione politica. Le fa mi glie del centro cittadino che si senti vano slave, che erano ben note dato il loro limitatissimo numero, vivevano pe,fetta mente inserite tra gli altri Zaratini c he ne rispettavano i sent ime nti nazionali . Anche questo influsso contribuì a fare sì che nel htg. " Zara" il forte patriottismo non fosse accompagnato da ani mosità vt.:rso gli appartenenti ad altre nazionalità e convivesse con que ll 'u manità e quella gene rosità c he sono prorrie de i soldati italiani ed in particolare dei bersaglie ri.


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Capitolo m LA DIFESA DI ZARA E L'OCCUPAZIONE DI TENÌN

La posizione difensiva e l'assedio di Zara La posizio ne difensiva di Zara disponeva di un complesso di apprestamenti di notevole consistenza che avrebbe dovuto assicurare il te mpo necessario pe r lo sharco di una D. di fanteria, proveniente dall e Marche, con la conquista delle isole antista nti . li campo trincerato poteva essere rappresentato da tre archi di circonferenza concentrici su Zara, più di sta nziati ne l tratto meridionale, consideralo più pericoloso. Le forze a presidio della po sizione dipendevano dal Comando Truppe Zara, re tto dal Gen. Il. Emilio Gig lioli e comprendevano un "fronte a te rra" ed un "fronte a mare". li primo era di viso in tre settori (a nordest il " Diaz", ad est il "Cadorn a", a sud-est il " Rismondo") , ciascuno affidato ad un omonimo btg. su tre cp. mitraglieri ed una fucilieri . Tra i vari settori erano inoltre suddivise quattro c p. mitragl ieri d i un btg. da posizione e la cp. mìtraglie ri della coorte autonoma di Zara della I07" Leg ione della M.V.S.N .. La m assa di ma novra era costituita dal btg. bersag lie ri cicli st i "Zara", da una cp.

meccanizzata di carri leggeri Ll 3 e dalle tre cp. fucilieri dei htg . "Diaz", "Cadorna" e "Rismondo". li fronte a mare era costituito da un btg . mitrag lieri su due c p. e da forze del Comando Marina : 1111 pontone armato, un a cp . di formazione e una btr.. Adeguate le forze di artiglieria (un rgt.) , del genio (un htg .) e de i servizi . La difesa aerea e ra affidata ad un gruppo su tre btr. della milizia d ' artiglieri a contrae rea. Gli Jugosla vi dominavano la città dal monte San Michele dell'isola di Ugliano e dal Monte Croce (Krii ) a sud-est 1• Un piano j ugoslavo elaborato nel 1940 prevedeva "un rapido e rorte attacco contro la hasc italiana di Zara". Esisteva no inoltre due linee di resiste nza munite, sia pure con discontinuità, di opere campali e di calcestru zzo: la prima da l mare di Cari no (Karinsko More) fino a Pacostane; la sernnda da Tenìn (Knin) a Slosella (Pimvar.). In Jugos lavia la monarchia aveva quale "reggente" , il principe Paolo , zio de ll 'anco ra minorenne Pietro Karadjordj evic. La Jugos lavia, circonda ta da Stati, che uno dopo l'altro, aderivano al Patio Tripartito (sottoscritto a Be rlino il 27 ottobre 1940 tra Ge rmania , Giappone e Italia) e s i allineavano con lo stesso, aveva firmato i I 25 marzo 194 1 un trattato di adesione che le consentiva il minimo coi nvo lg ime nto possibile. Non era ten uta infatti a concorre re ad ope razion i militari contro altri Stati ( in pratica contro la Grecia) e nemme no a consentire il passaggio d i forze militari . Nella notte del 27 marzo il Gcn. Dusan Simovié portava a compimento un colpo di stato, portando sul

1 Nelle opcrn1ioni 111ili1ari del 1991 -92 da questa altura ( 156 m ) i Serbi hanno a lungo dominato dalla collina la città.


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trono l' ancora minorenne Pietro 11 . Il colpo di stato e ra nato in a mbienti serbi cd aveva sollevato larghi entu siasmi in Serbia . Molto diversa era la s ituazione in Croazia e in Slovenia . li 6 aprile l'aviazio ne tedesca homhardù Relgrado ed il 7 le truppe tedesche passarono la rrontiera. Nelle primissime ore del 28 marzo il comandante delle "Truppe Zara" ricevette l' ordine di occupa re la cinta forti ficata. Il 3 1 giunse l'ordine per la " chiusura de lla fron tiera", da parte dello Stato Maggiore dell ' Esercito. Le " Truppe Zara" passavano alle dirette dipendenze de llo stesso , co nse rvando il compito esclusivame nte di fe nsivo. Al 31 marzo la fo rza de lle "Truppe Zara" era di 8.043 uomi ni , de i quali 7. 126 presenti. Dal 1° apri le ini ziù la mobilitazione, con la quale furono mobilitati non me no di 700 Zaratini . Dato il numero di mobilitati, esuberante rispetto alle esigenze d i completamento d e lle unità, si costituì anc he una "compagni a di richiamati". Oltre ai richiamati d ' autorità numerosissimi furono anche i vo lonta ri . Quanti no n riuscirono a fa rs i mobilitare ne lle Forze Armate, vi riu scirono con la coorte autonoma della 107A legione della M.V.S .N .. I più g iovani, non ancora di leva, vennero mobil itati attrave rso il comando dell a Gioventù Ita liana de l Littorio (G .1.L.). Furono am, ati i Giovani fa scisti , i pre mili tari e i preavieri. Le Giovani italiane e le Donne fas<.:iste vennero impiegate ne lle strut ture di supporto. I ,a c ittà era predi sposta per sopravvivere ad un protratto isolamento. Per il rirornime nto idrico, era presente in porlo una nave cisterna carica di acqua, la " Lina Ca mpa nella", ed era stato approntato un dissalatore marino . D a l! ' I aprile ini z.iò com unq ue lo sgombero di quella parte di cittadinanza c he non e ra necessario rimanesse in città e si fece in te mpo a sgo mberare ci rca 12.000 profughi . Questi furo no ricevuti nelle province di Ancona , Macerata, Ascoli Piceno e Teramo, con un'organ izzazione cd un ' ospilahilità c he sono rimasti per gli Zaratini un ri cordo pienamente positi vo. Ve ni va no sgo mbe rati anche, con appos ite navi , c irca 2.000 cittad ini italia ni da Spalato, o ltre 400 co mp lessivame nte da Ragusa e C urzola e 130 da Lagosla. Alle 23 ,50 de l 5 apri le giungeva, da llo Stato Maggiore dell 'Esercito , l 'ordine d i inizio de lle ostilità per le 6 de l mattino successivo. TI btg. "Zara" lasciava la caserm a e si attendava nel Parco Reg ina Elena. I giorni de ll 'assedi o ru rono caratteri zzati dall'attesa d i attacchi te rrestri che no n investi rono la cinta fortificata. Movime nti cons iste nti d i truppe jugos lave furono segnalali più vo lte da Roma dal S.l.M . (Serv izio Informazioni Militari) ma , contrastati dall'azione de lla nostra aeronaut ica, non g iunsero mai ad invest ire Zara, forse anche perché insuffi cie nte me nte determ inati. Il mattino del g io rno 8 g iunse così notizia di «circa 18.000 uo mini in movime nto verso Zara» . Altri movi menti fu rono segnalati il giorno 9. Negli stessi giorni si susseg uì sulla città il passaggio di aere i italia ni diretti contro tali colonne, passaggio c he continuò il giorno I O. Ne i gio rni 8 e 9 s i ebbero sulla cittì1 quattro incursioni di aerei jugoslavi. Due di esse giunsero incontrastate in quanto conrusc nel passaggio di aerei itali ani. Da notare che l'aeronautica jugos lava era largamente dotata di aerei di produzione italiana e tedesca , tanto che il 5 aprile lo Stato Maggiore de ll ' ae ronautica aveva comun icato c he gli ae rei italiani e germanici


I Bersaglieri in Dalma::,ia e il ballaglione bersaglieri ··zara "

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sarchhcro stat i di stinti da diverse colorazioni in giallo. Esplose buona parte dd mun izioname nto di una polveriera, compresi ci rca 30.000 colpi di artiglieria 2 . La c ittà suhì notevoli danni, oltre a due morti e numerosi feriti . Pu richiesto c he, per evitare confusioni , g li aerei italiani si tenessero ad almeno IO km dal territorio zaratino. La c ittadinanza sosteneva questi avvenime nti ne l modo migliore possibile. Ul i uffici rimanevano ape rti, fino a quando lo consentivano le incursioni aeree, e coloro c he erano rimasti in città svolgevano al meglio le proprie attività. Così i Vig ili del Fuoco. le squadre de ll 'U.N.P.A. (U nione Nazio na le Protezione Antiaerea) . le organizzazioni sanitarie e di assistenza, nonché que lle della O .l .L. (Giovani fasc isti , (ìiovani italiane, Donne italiane). Le legittime preoccupazioni e i timori erano uniti alla trepidazione che si realizzassero le speranze per l' ita lianità della Dalmazia.

La conquista di Hencovazzo (Benkovac) e di Tenìn (Knin ) Il IO apri le i Tedeschi , con un antici po di due g iorni sui piani comunicati , iniziarono l' invasione della .Iugoslavia pa11endo dall ' AustJ"ia. /\ Zagahria ru proclamata l' ind ipendenza dello Stato croato. Anche l'invasione ita liana fu anticipata, parte ndo da ll a Ve nezia Uiulia, alle 12 dell' 11 aprile. Il 12 il C.A. autotraspo11ah ilc ini zi<\ scavalcando il V C.A., quell ' a van zala attraverso la Dalmaz ia c he lo porterà a superare in soli 5 giorni hcn 750 km su strade e tetTeni molto d iffici li e nonostante le resiste nze ed i pericoli . Nel mattino dcli ' 11 aprile il Sottocapo <li Stato Magg iore de ll' Esercito chiese per telefono al Gen. G iglio li , lasciandogli "piena libe11à d i decisione" 3, se le "T ruppe Zara" fossero in grado di attaccare Rencovazzo o qualche a ltro obie tti vo. Il Ge n. Gi glioli sapeva che le "Truppe Zara·' erano poco idonee, per costituzione ordinativa e per mancanza di addestrame nto specifico , a condurre a zioni offensive. Sapeva pe rò anc he «che poteva contare sicuramente sull 'entusias mo con cui le truppe avre bbe ro accettato questo ardi to tentativo» 3; e questo valeva particolarmente per que i 700 Zaratini a lle armi che attende vano da l 19 l 8 il supe ramento di quel confine troppo stretto. La colonna di attacco fu costituita dal hlg. bersaglieri "Zara", da un htg . di formazione (le 3 c p. fuc ilieri), dalla cp. meccanizzata (su 3 pi.), dalla centuria mitragl ieri della M .V.S .N ., da a11iglieria (un gr.) genio e servizi . L'attacco iniz iù a lle 6 de l 12 a prile, soste nuto da l ruoco dell ' at1iglie ria: circa 100 pezzi di vario cali bro, dal 47/32 al 149/47 de l pontone arn1ato. Ohielli vo d 'attacco era Nadino , a 13 km , obiettivo eventua le Rc ncovazzo, a 27 km . La colonna procedeva con il btg. di formazione cd il btg. bersagli e ri spiegati in for-

2 li S. Ten. Albino Rignto, elci comando del blg. "Zara". c he si trovava "all'osservatorio" (presumibihnente del btg.) ripo11a incendio polveriera dalle 11 :n alle 20 ,00 . :i Vedasi O.T. - Cap. I pag. 3 e nota 2 11.


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mazione di combattimento, rispetti vamente sulla sini stra e sulla destra della strada. Il btg. "Zara" ebbe alcuni feri ti ndl ' altraversare un campo minato. Poco prima di mezzogiorno, dopo ave r percorso 11 km attraverso i campi e le masiere 4, non avendo incontrato resistenza, fu adottato un dispositivo c he consentisse, con un movimento più rapido, di raggiungere in g iornata l'obie tti vo eventuale. Il btg. fucilieri avrebbe proced uto con gli automezzi dell 'arti glieria , che avrebbero effettuato la spola; il btg. bersaglieri a piedi ma sulla strada. Nel pomeriggio fu occupata Bencovazzo. Le autorità locali oft"t-irono collaborazione, come la gendarmeria, trovata impegnata ne l contrastare i saccheggi. Civili e militari iniziarono a conse gnare le armi. Ne l frattempo si erano cominciate ad impiegare, per l' occupazio ne del te rritorio ci rcostante Zara, anche le forze rimaste sulla posizione difensiva. Queste e ntro il 15 aprile avrebbero occupato Lulla la terraferma fino ad Obrovazzo (Obrovac) e tutto l' insulario. Pe r occupare l' isola di Ugliano furono impiegat i anche 248 giovanissimi: 233 premilitari e 15 avanguardisti . Il 13 apri le, a lle 7,30 , il Col. Morra con vocò g li ufficiali pe r impartire gli ordini conseguenti agli ultimi ricevuti . La colonna, ridotta al btg. "Zara" rifornito delle biciclette, alla 9" cp. fucilieri (btg . " Cadorna") resa autotrasportata, alla ep. meccanizzata me no un pi. carri. alle due btr. a utotrnin:ite e :irl un pi. genio, per un complesso di ci rca 750 uomin i, doveva raggiungere il prima possibile Tc nìn , passando per Chistagne e Stara Straza. Si trattava di 65 km in salita durante i quali , avv icinandosi all 'obietti vo, sede di una Di visione di notevole forza, e ra prevedibile incontrare resisten za anche consistente. 11 rimanente de lla colonna rim aneva pe r il presid io di Bencovazzo e pe r occupa re Zaravecchia (lliograd na Moru). La colonna gi unse in formazione di movime nto fino a Rudele, 5 km dopo C h islagne, e si fem1ò pe r riposare. Dopo essere stata raggiunta dal Gen . Gi glioli , riprese il movimento con un di spositi vo che fo rniva la massima sic urezza, ma non ido neo a pe rcorre re rapidamente i 23 km mancanti. Consegue nte mente a circa I km dal quadri vio di Stara Strafo il dispositi vo aveva perso la sua coesione ed il Col. Morra, in testa alla colonna, si era fermato pe r fare ass umere una forma zio ne adatta al combattime nto, qua ndo un btg. jugoslavo aprì il fuoco dalla boscaglia. Sfortunarnmente l'agguato si manifestò proprio al te rmine di un movime nto condotto in rnodo errato e prima di riordin ar si. E ' da ritenere che l'errore sia dipeso da un a sbagliata val utazione della distanza, in qu anto non appena la formazione mosse il Gen. Gi glio li corm1 nicò allo Stato Maggiore dell 'Esercito che la colonna era g iunta a 5 km da Tenìn . Ciò è solo in parte spiegabile con il fatto che il Comando "Truppe Zara'· non era addestrato a condurre operazioni o ffensive e non aveva quindi una conoscenza preve nti va della zona. I ,a colonna seppe però reagire in modo piename nte adeguato grazie al comportamento del btg. "Zara", al suo battesimo del

4 "Masìere" è la denominazione dialettale dei frequentissimi murelli a secco (mucchi d i pie 1re) realizzati per delimitare i terreni e togl iervi le pietre.


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fuoco cd appoggiato dai due pi. carri e dal gr. d i a rli glicria , subendo più di 20 fe riti e 2 caduti : il caporale dei bersaglieri Altilio Longo , prim o cadulo in Dalmazia e decorato di Medaglia di Bronzo al V.M. "alla me moria", ed il Serg . Magg. di a11iglie ria Carmine Gianfreda. li Col. Morra fu ferito in modo grave ed il comando della colo nna fu assunto dal Magg. Testa, comandante del btg. "Zara". La colonna si attestò per la notte. Il S. Ten. Albino Rigato, del btg. "Zara", a nnotava nel suo diario: «Pasqua. Marcia su Knin - combattime nto a q. 356 e pem ottamenlo - morale altissimo - fiducia massima» . Sintesi che corrisponde ai ricordi della generalità dei reduci, nonostante la situazione di grande isolamento ed incerte1.za che avrebbe giustificato la demoralizzazione. Il ne mico non attaccù, nonostante la situazione vantaggiosa, anche pe rché tratto in inganno da un movimento di automezzi dell'arti glieria simula nte l'arrivo di nuove forze. Nel pomeri ggio ciel 14 la colonna riprese il movimento e, dopo essersi ricong iunta con la D. auto portata "Torino" proveniente da Graéac , a tarda sera entrò a Tenìn , così come una c p. mitraglic ri giunta in rinfo rzo da Zara. Il 15 mattina a Tcnìn, con i re parti schie rati , si procedette all'alzabandiera. Si stava concl udendo quel ciclo operativo che, insie me con il successivo pe riodo di pace, resta fra i ricordi più graditi dei Dalmati italiani e dei reduci che, conseguente mente, ne ricordano meglio g li avvenime nti . Per detti moti vi questi avvenime nti sono ricordali molto esaurie nte mente nell ' opera fond amentale del Talpo e nel mio libro già citato, consentendoci in questa sede di essere più brevi. La D. ''Torino" proseguì giungendo nella notte sul 15 a Sebe nico e nel pomeriggio successivo a Spalato, in mezzo all a fredda benevolenza" 5 della popo lazione. E' da notare in merito che circa 2.000 cittadini italiani 6 avevano lascialo la città prima dell ' ini1.io delle ope razioni. L'occupazione della te rraferma dalmata fu completata e ntro il 17 aprile, quell a delle isole dal 22 al 24. Era ancora un 'occupazione a larghe maglie. Dove le truppe non erano giunte prima del crollo de llo Stato iugoslavo, il controllo era stato assunto da improvvisate autorità e fom1azioni militari " ustascia".

5 Dal Diario storico della D. 'Turi110" . Vedasi O.T., Cap. I, pag. 6 1. 6 Nel 192 1 e 22 g li Italiani ehe 11011 avevano partecipato al primo esodo dei Oalmali avevano potuto ottenere la cittadinanza italiana pur rimanendo in D.a lrrw·/i.1


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Capitolo IV

ANNESSIONE DELLA DALMAZIA Il 16 aprile (con provvedimento ufficiali zzalo il 17 maggio) venne nominalo Commissario civile per le zone dalmate Athos Barlolucci, Segretario federale del Jiascio di Zara (era g ià stato a Zara nella cp. del rgt. "Bersaglieri di Fiume"). Egli , con un numero ristretto di funzionari mandati dai vari Ministeri , costituì a Spalato un Commissariato, affrontando nel modo migliore possibile una situazione veramente complicala. Nominò Commissari straordinari civil i, preponendoli ai vari Comuni ed alle principali organizzazioni ed imprese, di preferenza Dalmati già conosciuti ne ll ' ambiente zaratino. Fu una scelta felice. Provvide al ripristino dei servizi pubblici cd alla costituzione di centri di assistenza affidati alle organizzazioni del Partito fascista. Provvide all'ordine pubblico, tra l'altro comunicando «ovLm4uc e a tutti che qualsiasi allentalo alla vi ta dei militari e borghesi italiani è punito con la fucilazione». Gradualmente vennero destituite le locali a utorità e formazioni ustascia.11 :m aprile tornarono i cittadi ni italiani a Spalato, Sebeni co, Traù, Ragusa e C urzola. Si trallava comunque delle poche migliaia sgo mberate prima dell ' inizio delle operazioni e non delle diecinc di migliaia che avevano lasciato la Dalmazia dopo il primo conflitto mondiale. Il rientro massiccio di questi ultimi pm1roppo, come vedremo. non avverrà mai. li 18 maggio venivano sottoscrilli a Roma accord i tra J'ltalia e il nuo vo Stato croato . La ripm1izione del territorio tra i due Stati era definita solo sommariamente e così rimase in attesa di accordi successivi. E' quella delineata ne ll a carta geografica a pagg. 332-333 e lasciava alla Croazia buona pa11e della Dalmazia, come Ragusa e le isole di Pago, Lesina e Ilrazza. Tale rinuncia, do lorosa per i Dalmati italiani , era un compromesso per conservare l 'amicizia della Croazia. L'amicizia non fu raggiunta anche perché il partito ustascia , al potere in Croazia, era assa i poco adatto. L' Italia aveva fatto affidamen to sulle affinità tra il pa rtito fascis ta e que llo ustascia; questo in realtà si era ispirato al fascismo ma, come aveva fatto il nazismo (con il quale aveva grandi affinità) se ne era notevolmente differenziato. Allo scopo di limitare i territori annessi, evita ndo così d i includere un maggior nume ro di Slavi, era stata esclusa dall'annessione la parte più inte rna dalla Dalmazia. Proprio in tale zona però le popolazioni , in buona pa1te di origine morlacca, di re ligione ortodossa e quindi identifi cate come serbe, richiedevano di essere a nnesse ali ' Ita lia. Una petizione plebiscitaria g iunse in tal senso dalla zona di Tenìn e Obrovazzo . Era anche rite nuto che a Ragusa la maggioranza della popolazione avrebbe ben visto l'annessione all ' Ita lia , purc hé nel quadro della millenaria autonomia cittadina . D 'altra parte l 'annessione di territori più vasti avrchhc aumentato le difficoltà per l'amministrazione italiana, poco abi tu ata all a gestione di naziona lità diverse c he avrcbhc richiesto un largo uso di autonomie. Questo era però al di fuori dell a me ntalità dell'epoca (anche all' estero) e in particolare del fascismo. Particolarmente dannoso si dimostrerù così l' insegnamento in lingua ital iana anche a chi lo respingeva. Il 6


I Bersa1:lieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "?,ara "

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giug no il Commissario c iv ile per la Dalmazia, Hartolucci, rientrava a Zara rimanendo "federale". li 7 iniz iò a fun zionare a Zara il Govenatoralo della Dalmazia, con a capo G iuseppe Rastianini , che co mpre ndeva le zone dalmate annesse nel 1941 (meno le isole di Veglia ed Arbe, assegnale alla provincia di Fiume), nonché i comuni di Zara e Lagosta, già appartene nti a l Regno d' Italia. Oal Governatorato dipe ndevano le provinc ie di: Zara, con 3.719 km 2 e 179 .858 ahitanti ; Spalato, con 976 km 2 e 1()9.052 abitanti ; e Catlaro, con 547 km 2 e 33.802 abita nti . Il Uovcrnatorato svolse positivame nte un ' attività verame nte complessa, conciliando nei territori annessi la legislaz iom: italian a con la precedente jugslava. Tn particolare no n fu mai definita la c ittad inanza dei cittadini ex-jugoslavi . Difficili ssimo era operare con dipe ndenti in parte proven ie nti dall 'organizzaz ione jugos lava ed in parta dalla Penisola ed a ll 'oscuro della realtà dalmata. Questo proble ma era aggravato dalrimpossibilità di utilizzare gli Ita li ani esuli dopo il primo conllitto mo ndiale. li loro rientro era stato infatti scoraggiato da l Governatore. li motivo addotto e ra stato quello di non aggravare i problemi economici con un aumento di popolaz io ne. Non è pe rò da escl udere che non si sia voluto riacutti zzarc 4ucllo scontro naz ionale che a veva costrctlo 4uegli stessi Italiani a ll'esilio. Fu un errore di valutazione che il Governatore corresse quan do pe rò e ra troppo lard i. In realtà l'odio-amore de i Croati da lmati verso l' Italia, ed in particolare verso g li Italiani da lmati , è compl esso c diffici le da capire per chi non conosca a fòndo la Dalmaz ia . L'ottima prova data dai Commissari civili nominati dal Bartolucci dimostra le possibilità d i collaboraziom: fra Dalmati . Pe r 4uanlo riguarda i prohlemi economici, oltre alla so luzione de i prohlemi a limentari , è da sottolineare la grande quantità di opere pubbliche realizzate anc he per alleviare il problema della di soccupaz ione. Basti pensare che nell'aprile de l 1942 nelle tre provincie ri sultano occupati ne i lavori gestiti dal Ge nio C ivile e dall'Azienda Naziona le Autonoma Slatalc delle Strade ben 5.859 operai . La mo le delle alli vità diminuì, fino ad annullarsi ne ll 'estate del 1943, pe r il deteriorarsi de lle condizioni di sic urezza . li deteriorame nto era cominc iato nell' estate de l 194 1, continuando nell 'a utunno con una serie di attental i a Spalato e peggiorando in seguito.


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T;;/iu Ricciardi

Capitolo V AVVENIMENTI AL DI FUORI DELLA DALMAZIA ANNESSA FINO AL SETTEMBRE 1941 Il 19 maggio, a segui to delle pression i croate, un messaggio a firma <l i M usso li ni s tabili va che le Forze Annate italiane che s i trovavano ne llo S tato di Croazia assumevano <lai 20 «il carattere di truppe stazionanti ne l territorio de ll'am ico c<l alleato S tato ind ipe ndente d i Croazia ,,. I coma ndi ita lia ni cedevano i pote ri c iv ili , i carabinieri e le g uardi e cessavano d a l servizio d i istituto. Immedi atame nte iniz iarono le s tragi contro le popolazio ni serbe. Il dovere assistere senza possibilità di intervenire all e strag i perpetrate dag li ustascia , determinò ne lle truppe italiane uno stato d i d isagio c he le po rtò gradualmente a prendere le d ifese delle popolazio ni 011odosse perseguitate , s pesso in contrasto con le diretti ve politiche determina te d all'alleanza con il govern o ustascia. A nche se g li ordi n i ri cevuti costrinsero spesso le truppe italiane al ruo lo di spettatori inerti e <la mo lti ritenuti consenzie nti dei massacri, la lo ro presenza e la loro reazione salvarono le popolazio ni serbe da conseguenze be n più gravi che, a lme no in d iverse zone. avrebbero poh1to rngg iungere l'annienta me nto. Di tale sal vataggio resta tra le popolazioni ortodosse de ll a Dalmazia una proJ'on<la riconoscenza. come ho constatato persona lme nte du rante la pe rma ne nza in Dalmazia d al g iu gno a ll'ottobre 1992, prima c ioè <le ll 'esodo di ta li po polaz ioni avvenute a segui to de ll 'offens iva croata de l 1995. Il 26 lug lio iniz iò l'ins urrezione serba , c he in Dalm azia e ne lla L ika ebbe essenzialme nte il caratte re di reazione e di tute la contro le s trag i usta sc ia. I capi de ll ' insurrezio ne furono in genere ex-uffic iali, le guide spirituali preti ortodossi . Nell ' insurrezione s i intromisero però, in izia lmente com e piccola minoranza, i comunisti , in linea con le diretti ve r icev ute <lai Cominlc rn il 22 g iug no a se g uito de ll ' attacco tedes co a ll 'U.R .S.S .. I .'insurrezione non ru priva di atroc ità . A Drvar, dove e ra s tata proclam ata una repubblica comunista, furono uccise 400 persone, in m ass ima parte Croati. 11 29 luglio le a utorità croate abba ndo narono Tenìn to rna ndov i il 3 1, do po c he i Serbi erano stati fermati d alle truppe ita lia ne . 1 ri belli serbi no n avevano allaccato le tru ppe italia ne (e questa resterà la loro linea di condolla); avevano anz i c hiesto protezio ne a ll ' Itali a. Co n g li ultimi avvenimenti le truppe ita li ane avevano iniziato a proteggere i Croati da lle vendette dei Serbi ed a consentire alle autorità croate <li no n essere travolte dalla ri volta. Dalle zone dove non erano truppe italiane g iungevano noti zie di strag i di mo lte mi g li aia di Se rbi . Gli avvenimenti ric hiedevano la riassunz io ne de i po teri da parte italia na a l di fuori de lla Dalmazia a rrnessa a ll'Ita li a. Me ntre era in corso il re lat ivo lavorio diplo m atico, il VI C. A. aveva fatto pres idiare da l 3 ag osto il centro di Gracac con il htg. bersaglieri "Zara" (come vedre mo), con il Il btg. de l 152° rgt. fanteria e con reparti della 73A legione camicie nere. li 4 ago sto arri vò a Gm èac da Villa del Nevoso (//irska Ristrica) , in prov incia <li Fiume, il 6° rgl. be rsaglie ri . L' 8 g iunse a Graéac il suo c omandante, Col. Umbe rto Sa lvatores . Ass unse il comand o de l presiciio militll re che , o llre a tale regg ime nto , co mprendeva repar-


I BersaRlieri in Dalmazia e il battaRlione bersaglieri "Zara"

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ti de lla D . "Sassari" comandata dal Gen. Furio Mon ticelli (proveniente dai bersaglieri). 11 6° reggimento assumeva un ruolo di primo piano nelle operazioni e nell 'opera di pacificazione nelle zone della Lika e della Bosnia confi nanti con la Dalmazia, fino alla sua partenza al principio del mese d i novembre, quando rie ntrò in Itali a per riorganizzarsi e ripartire subito per l'Ucraina dove si coprì di gloria come successivamente in Russia (guadagnando alla sua Bandie ra ben 2 Medag lie d' oro al V.M .). La storia del 6° è ben narrata nel volume " Bersaglieri sul Don" di U. Salvatores. Le stragi croate fu rono fermate e la zona fu pacificata medi ante una profi cua opera politica e militare svolta nei confronti dei Serbi della Lika. 1 Croati , c he g razie a questa azione poterono conservare l'autorità sull a zona, sospesero le attività militari. Pe r iniziati va italiana si strinse un ac<.:ordo, perfezionato in due convegni ( Otr ié il 23 agosto e C histagne il 30 ago sto) con i quali i Serbi si impegnarono di <.:essare le operazio ni militari e di impedi re infiltrazioni co muniste. Dal 7 al 25 sette mbre il reggimento pa11eeipò ad un ciclo operativo, coordinalo d al comando della D . "Sassari" che portù, attraverso Stem1izza (Str mica) e Bos. Grahovo a eliminare la repubblica comunista di Drvar. Dopo l'occupazione di Drvar il 6° rgt. , lascialo il VI C .A. e ti entrato nei ranghi della 2" D. celere "Emanuele Filibe rto 'lesta di Ferro", pene trò con quest'ultima più in profondità nella Bosnia, liberando dall 'ac<.:crchiamento i presid i croati di Ros. Krupa e J.Jihaé e pacificando la regione. In tutto questo ciclo operativo, il 6° reggime nto , che aveva tra l'altro salvato la vita di diverse migliaia di perso ne, in massima parte Serbi, ebbe un solo caduto, il bersagliere Nello Gu bellini Medaglia di llronzo al V.M. alla memoria. Q uesto conferma le capacità operati ve e l'addestramento del 6°. Quando l' isola di Pago fu rioccupata, a Slana, dove poco prima era.no 4.000 prig io nieri serbi e 900 ebrei, si scoprì una fossa con 1.500 morti. Nel frattempo gli avvenimenti a vevano reso indispe nsabile il passaggio ai coma nd i italiani dell 'autorità nella zona occupata dalle nostre truppe al di fuori della Dalmazia annessa. 11 governo croato, al quale la ri vo lta aveva reso impossibile esercitare i poteri , aveva accettato d i cedere gli stessi, ouenendo pcrù che le autorità civili locali ri ma nessero in c.;arica e dipe ndessero dai coma ndi italiani attraverso un commissario civile croato, che aveva sede presso il comando della 2" Annata a Fiume. L'assunzione dei poteri civ ili in questa zona , detta "demilitari zzala" avvenne il 7 settem bre.


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t:lio Riffiardi

Capitolo VI

IL BATTAGLIONE "ZARA" DAL 15 APRILE AL SETTEMBRE 1941 11 mattino del 15 aprile, g iorno s uccessivo a ll 'occupazione di Te nìn , davanti a ll 'edific io g ià sede de l com ando de lla div isio ne "Jadranska", ne l centro de lla c ittadina , si proccdcllc a lla cerimonia dcll'alzahandie ra . Ve nnero c onlro llate le caserme (a nord e d a sud del l'abitato) dove era ac ca ntonato il battag lio ne, riord inando e ac catastando l'eno rme quantità d i materia li repe riti . Al pome rigg io, dopo che furono riatta ti a lla meglio i ponli dal plotone del genio, a fflui rono nella piazza di Tenìn i c arri armat i, gli automezzi e l' artig lie ria della colonna " Morra" 1• Ne i giorni successivi , mentre si estendevano le operazioni di rastre lla me nto , si presenta van o a l co mand o de l pre sidio gruppi di uffic iali supe ri ori ed inferiori jugoslav i 2 in uni fo rme, c he a vevano applicato al fregio de lla husti na copricapo una coccarda con i co lori croati , dic hiarandosi ustasc ia ed insiste ndo per voler collaborare con le forze armate italiane . li gruppo og ni g iorno si face va pi ù nume roso rag giunge ndo qu asi il ce ntin a io di persone, con l'evide nte intenzio ne di costit ui re un presid io militare c roa to. Dopo averli convocati a l comando di presidio ad un ' ora stahilita, fu ne cessari a un 'azione di forza, spiegando ne lle stradt: princ ipa li le forze di sponihili in fo rmaz io ne di pronto intcrvrn lo cd inti ma ndo agli uffic iali jugoslavi di abbandonare Te nìn e ntro 24 o re. Dopo poco si vide ro gli ufficiali recarsi a lla stazio ne fe rro via ria con le valig ie . Le attività c ivili a vevano ripreso norma lme nte in tutti i settori dopo un paio di giorni di inte rruzione. La po po laz ione non e ra ostil e e d acce ttava l'occupazione italiana per esigenze di g ue rra, dimostrand o di pre ferire le forze a rmate italiane a quelle tedesche e, ancora di più , a que lle croate. Il btg . "Zara" nei g iorni successivi venne impiegalo ne l rastre lla me nto de i soldati jugoslavi, de lle anni e de lle muni zioni . li 18 a prile la J2A compagnia de l battaglione rin forzata si portava a Derni s, come comun ic ato al crn11ando "T ruppe Zara" dal comando presidio di Tenìn co n un "colo mhigramma": «considerato c he ne lla regione di Derni s esistono gruppi armati, no tevole quantità armi da recupt:rarc e da sorvegliare località S iverich, ho rite nuto opportuno costituire di staccame nto con la 12" compagni a be rsaglieri rinforzata dal Lrecte: da un - n.d.a.] ploto ne mitraglieri località Dernis» Firmato : Ten. Col. Ro iatti. Il giorno 20 la 547" cp. di posizio ne si portò da Zara a Oe rnis sostitue ndo la cp. bersaglieri (con il ploto ne mitrag lieri) che rie ntrò a Tenìn. A Derni s, nello stesso g io rno , g iunsero anc he, da Tenìn , la 9" cp. de l btg . " Cadorna" e la com-

1 Il diario del S. Tcn. Albino Rigato ripo11a: « 15 - Arri va anche il 12° Rgl. Oersaglieri . Accantonamento. Ingente bollino di materiale J ...] ». 2 Relazione de ll' allora Ten. Oorsari .


I llersaglieri in Dalmazia e il bauaglione bersaglieri "Z,a ra "

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pag nia di formazione comandata dal Ten. Bo rsari 3 . Quest'ultima, con g li automezzi che a vevano portato la 547" ep., rientrò a Zara dove nei gio rni successivi sarà sciolta restituendo il personale ai reparti di provenienza. Il 24 apri le il comandante delle "Truppe Zara" dava ord ine con un fo nog ramma a l presidio <li Tenìn <li provvede re all'invio <li una colonna composta dalla compagni a meccani zzata e da una compagn ia bersaglieri autotrasportala a Erven ico supe riore e<l inferio re, dove si sarebbero dovuti trovare delle bande annate e dei depositi , con l'incarico <li di sarmare lulti e di ritornare a Te nìn dopo avere raccolto armi e muniz ioni . Come compagnia bersaglieri venne inviala la 10" comandata dal Ten . Steinbach. La compagnia, dopo avere udito in lontananza avvicinandosi al paese alcun i colpi di arma da ruoco, procedette al rastrel lamento prima di Ervenico Infe riore e quindi di Ervenico Superiore ma senza trovare nulla <l i importante. li giorno 29 aprile il comando del VI Corpo d ' Armata assunse il comando delle truppe di occupazio ne de ll a Dalmazia ed il g io rno 30 di spose che la Divisione " Sassari" si trastcrisse ne lla zona di Tenìn con il comando in detto centro. Limite di settore con le "Truppe Zara·' g rosso modo a metà strada tra Be ncovazzo e Chistagne . Le forze de lle "Truppe Zara'· rie ntravano da Tenìn ne l loro setlore , ad eccezione del htg . "Zara" che passava temporaneamente alle d ipendenze de lla D. "Sassari" pe r l'este nsio ne della zona di occupazio ne verso nord . li Vl C.A., con comando a Spalato e compete nza a nord fino a ll'allineame nto Gospié-Graéac, andava così assumendo la propria di slocazione comprendente anche la D. " Bergamo" ne lla zona di Spalato e la D . " Marche" ne lla zona di Ragusa. A nord del Vl era il V C.A., anch 'esso dipendente dalla 2" Armata. Dopo uno o due g iorni il maggiore Piero Testa, accompag nato da tre uffic iali subalte rni (Stcinbach , Marsich e Vig iak) e con un plotone <li rormaz ione del hattaglione pa,tirono pe r un a ricognizio ne lungo l' itinerario Drvar, Bus. Pelruvac, Kljiué, .lajre, Bugojno, Livno, Signo (Sinj), C lissa (Kli s). I partec ipanti alla ricognizione il gio rno 5 maggio giunsero a Traù , dove il 9 4 g iunse il btg. "Zara" trasfe rito da Tenìn . La I0" e la 12" c p . erano accantonate presso la scuola elementare, me ntre l' 11 " era a Castel vecchio, sulla Ri viera dei Castell i, e la 13" era subito fu o ri di Traù. Da maggio a tutto luglio il battaglione fu impegnato in attività di presidio ed addestrati ve: addestrame nto al combattime nto, al tiro, eserc itazioni , attività ginnica, marce a piedi e in hi cicletta. I rapporti con la popol azione furono subito cordiali. La fanfara suona va la sera sulla ri va davanti al ponte che collega Traù con l'isola di Rua (Ciovo). li JO giug no il battaglione partec ipò all a cerimonia celebrativa "dello Statuto" a Spalalo, srilando di corsa

3 Tale cp. era stnta costirnita poco pri111a dell ' ini~io delJe operazioni per allivare il caposaldo. rimasto sguarnilo , del cimitero di Zara. Il 14-4 era stata in viala in rinform alla culurma " Morra" ferma solo Te nìn . Appena giunla era cntrnta in cittù indipendentemente dal blg. "Zara" e presumihilmente poco dopo. 4 Dal diario del S. Ten. Rigato.


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Elio Ricciardi

lungo la riva, riscuotendo vivissimi applausi da lla fòlla e dalle autorità mil itari presenti , tra le quali il comandante del VI C. A., generale Renzo Dalmazzo 5 . Quest' ultimo e bbe modo di constatare nuovamente l'ottimo li vello di preparazione del reparto il 18 giug no successivo a Traù, quando il hattaglione celebrò , con una superha mani festazione g innica, la ricorrenza del la fondazione del Corpo. Il 2 1 luglio il Diario sto rico de lla Divisione "Bergamo" riprnta: «Lunedì. In data odierna il presidio <li Traù costituito da: battaglione bersaglieri "Zara"; LVI gruppo da I 05/32; XX V1 gruppo <la 149/ I 3 <lei 6° raggruppame nto arti glieria di corpo <l'armata, te nenza CC.RR. [Carabinieri Reali - n.d.a.], tenenza Reg ia guardia di finanza, di staccamento vigi li del fuoco, passa a lle dipendenze di questa divisione. [ ...] . In seguito a incidenti provocati da atti di sabotaggio è stato disposto per la sorveglianza delle linee ferroviarie nel territorio <li giurisdizione». Quindi la situazione fino ad all ora non aveva rich iesto nemmeno la sorvegl ianza de lle linee ferroviarie. li deterioramento della situazione era frutto dell'attività rivoluziona ri a comunista , disposta il 22 giugno come ri sposta all'offensiva contro l'U nione Sovietica e che coagulava con sé le altre forze ostili all'Italia. Quanto detto è confermato <lai seguenti docume nti in viati dal comando della "Sassari" a l comando del presidio di Traù. Il primo, del 21 lug li o, <lava disposizion i relative alla «Vigilanza nelle zone a cavallo delle comunicazioni rotabili , Leld"onic hc , telegrafiche, ecc.» stabilendo tra l' altro i limit i del presid io di Traù: da Castelvecchio, al nodo ferroviario di Pcrkovich, al mare. Il secondo, del 31 luglio, dando ulteriori disposiz ioni delineava questa situazione: «I ... I I) Agitatori comuni sti , spalleggiali da consistenti fonnazioni di nazional isti c roati della Dalmazia contrari a lla cessione della Dalmazia all'Italia. E' in atto un notevole lavoro <li propaganda contraria alla nostra az ione, è svolta da agenti prezzolati filo-ing lesi, comunisti, sedicenti filote<leschi e da altra gente, tutti uniti <la una sola volontà di azione ai nostri da nni r...1». Il giorno 2 agosto il battaglione si trasferiva a Tenìn come dal seguente ordine pervenuto ne lla stessa data dal comando <lei VI C. A.: «Seguito ordini te lefonici g ià impartiti a l Comando battaglione bersaglieri "Zara" a ll Comando hattaglione bersaglieri "Zara" si trasferisca in giornata a Tenìn alt movimento effettuato via ordinaria fino Spalato smistamento cl proseguito ferrovia a lt Tre no pronto carico ore 15 a lt Paitenza ore 16.00 alt». Il battaglione, giunto a Tcnìn il giorno 3 agosto alle dipendenze della " Sassai·i", proseguiva alle ore 6 per Graéac 6 dove giungeva alle 17.30. La "Sassari", che dopo la cessione <lei poteri civili ai Croati aveva trasferito il proprio comando a Sebenico, lo aveva riportato a Tenìn il I agosto riassumendo i poteri. A Gracac ai bersaglieri si presentarono degli spettacoli orrendi : cumul i di cadaveri di donne e bamhini svenO

5 Già comandante dd 6° rgl. bersaglieri a Bologna dal 1927 al 193 1. 6

Vedasi pag. 206.


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri ''Z,ara "

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trati, ferocemente mutilati 7 . Una grande confusio ne di uomini , di mezzi e di cavalli alla stazione. Qua e là colpi d'arma da fuoco, grida di donne e di hambini. TI 6 agosto , all ' arrivo a Graéac de l 6°rgt. bersaglieri , il btg. " Zara" si spostò ad Otrié dove svolse vigi lan za sull a rotabile, sulle c omunicazioni telegrafiche e telefoniche e sull a ferro via. li 9 agosto il ballaglione ritornò a Gracac dove continuò il perl ustramento stradale. Jl 13 agosto il battaglione partì da Gracac: alle 12,45 g iungendo a Tenìn a lle 2 1; ripartì alle 9 del giorno successivo per Traù, dove g iur:se alle 20,30. Il 29 agosto il comando de l VI C . A . inviava il seguente o rdine al maggiore Tesla: «Col hattaglionc "Zara" e con la compagnia meccani zzala lraslcrilevi in giornata a Ragusa passando dipendenze del comando di vis ione "M arche". Il trasporto dei re parti predetti si effettua con gli automezz i posti a disposiz ione da questo comando seguendo l'itinerario: Spalalo, Slrohczio, Blalo, Sestanovié, Yrgorac, Metkovié, Ragusa. IJa Metkovié in poi disponete pe rc hé il movimento si effettui con misure di sicurezza intese ad assic urare prontezza di azione contro eventua li offese di nuclei rihclli , senza fermare o ritardare il movimento». La partenza ebbe luogo al le ore 5 ,30 8 . Appena giunto a Ragusa il battaglione fu impegnato in operazioni per paei ficare le zone interne in pa1ticolare ne ll ' Erzegovina. E' oppo1tuno a questo punto cercare di comprendere la situazione locale. G li ustascia smohi litati come tal i dal go verno c roato , erano stati accolti o nell'esercito croato , o «nelle amministraz ione prefettizie e comunali a l posto degli 01todossi licenziati oppure erano stati nominali commissari governali vi delle a z iende sequestrale ai serhi»9 . Le formaz ioni ustascia che lasciavano la zona costiera dirigendosi verso l'interno della Croazia lascia vano il loro strascico di violenze. Tali violenze sono riportate dalle relazioni de i comandanti italiani che parlano di parecchie migliaia di vittime , come riferito dal Talpo ne l Cap. V del I volume de lla sua opera fondamentale. Come riportato da una relazione della 2" Armala la D. " Marche" ri lcriva che: «il comando generale ustascia ha ordinato, fin dal 3 1 agosto, che l'epuraz ione degli 01todossi, nel te rritorio di nostra [italiana - n.d.a] occupazione doveva essere ultimata entro il 6 settemhre e che entro tale data villaggi, bestiame e terreni già apparte nenti agli ortodossi dovevano entrare in possesso di famiglie mussulmane o c roate ». A questo punto lo scoppio di una rivolta era ne lla logic a delle cose. Alle 7 ,00 del 2 scttcmhre circa 200 ribelli allaccarono la stazione ferroviaria di Puljice , lungo la ferrovia Trebirije-Mostar, disarmando il reparto croato di guardia e facendo sapere di non

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li S. Tcn . Rigalo. gi unto/\. Graà tc il giorno 4. sffi vt:va 11cl s uo Diario sempre c,stri:11i.1111e1111c: si11Ldico «4 - [ ...J S i ve!luno molti orrori - 5 - Si:mpre barbarie' 6 - Il Btg. va Otrié - io reslo, ospi te dei carristi - A ncora atrocità».

8 E' quind i presumibile che l 'ordine scritto, come spesso avvie ne , fosse la formalizzazione di ord ini verbali g iiì impMiti. 9 Dal " Notiz iario 1,15" del V I C .A. Ved as i O.T.. Cap. V. pag. 535 e nota 27'1.


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volere presidi c roati . Un plotone croato, chiamalo in rinforzo dal presidio croato di Trebinje, rimaneva bloccato ne ll a sta zione di Ilum. li 3 sellcmhrc, in base agli ordini trasmessi il gio rno prima dal comandante de lla D. " Marche" Gcn. Amico, due colonne italiane, a l coma ndo del Col. Pignatclli del 55° rgt. fanteria , paitivano una da Trehinje ed una da Ragusa, prendendo collegamento alle 9,30 nella zona di Hum . La colo nna autocan-ata provenie nte da 'J'rebinje e ra costituita da: XLIX htg . CC.NN., uno sq uadro ne carri meno I pi. , una sezione da 65/ 17, e le me nti del genio; quella da Ragusa dal btg. "Zara" meno una c p., c he risultava "appiedata", pi ù un pi. carri . I ribell i furono messi in fuga ed insegu iti fino a .lmenica; i reparti ita liani rientravano in serata nelle rispetti ve sedi 10• Avendo rilevato c he i ribelli avevano occupato varie loca lità tra Poljice e Lavala , il 4 settembre fu svolta in ta le direzione un 'altra azione sempre con due colonne, provenienti una da Trebitije ed una da R agusa . Oi quest' ultim a faceva parte, anz ic hé il btg . "Zara", il XXXI htg. de l 4° rgt. bersaglieri (su 2 c p. rinforzate ciascuna da un pi. mitraglieri), la cp. motocicl isti dello stesso rgt., un pi. carri leggeri. Come da rela zione giunta alla D. " Marche" , in un incontro a JJileéa (nordest di Trehinje) il 5 sette mbre, gli esponenti serbi dell a zona avevano promesso di deporre le armi «a ll orché ug uale trattame nto verrà imposto ai gruppi cetnici 11 di a ltre razze cd agli appartenenti ad altre re ligioni ». Avevano inoltre «espresso il desiderio che venga dato a ll' Erzegov ina, dove i serbi sono in forte preponderanza, la stessa dipendenza e lo stesso lrallamento amministrativo de lla provinc ia di Callaro». Analogo stato d ' animo veni va manilcstato da a ltri rappresenta nti de i Serbi . Assumendo i poteri c ivili e militari dal 7 scltemhre, il comando de lla 2A Armata emanò un proc lama con il quale diceva, tra l 'altro, c he «Lutti coloro che per moti vi vari hanno abbandonalo il loro Paese sono invitati a farvi ritorno. Le Forze Armate italiane sono garanti de lla loro incolumilà, della loro libe,tà e dei loro beni ». L'8 settembre si cominciarono a costiluirc nella zona i nuov i presidi italiani . TI btg. "Zara" era riunito, a di sposizione, nella zona di Brgat-Jella 12 • Il 9 settembre il comando de lla D. " Marche" prea nnunz iò che avrebbe provved uto a presidiare alcune de lle più importanti locali tà di propria g iurisdizione avvalendosi anche dei reparti disponibi li della D . "Cacciatori de lle Alpi". Due battag lioni bersaglieri (tra i qua li il htg. " Zara") era no destinati ad essere impiegati per estendere la zona di occupaz ione. La Di visione croata "Jadranska" (Adriatica) comunicò c he per ordine de l

IO Il liiario <.le i S . Te n. Rigato ripo11a: «3 - Puntata p<::r li berare la stazione d i Hum · a?io ne riu scita bene». 11 Inteso nel se11so originario lii appartene nti a bande. indipendentc1m:11te <.lai l' etnia lii appartenen7.a. Successivamente il lerrnine ha finito per esse re riferito solo a Serbi . 12 r.rn in zona dal giorno 5. li liiario lic i S. Ten. Rigalo riporta infoltì: «5 - Si occupa Brgat -

rimaniamo in posizionP.»


I flersaglieri in Dalmazia e il ba/taglione bersaglieri "?.ara"

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maresciallo K vaternik 13 • ne lla zona delimitata secondo l 'accordo italo-croato , dovevano essere allontanati tutti g li ustascia che non facevano parte della milizia regolare croata. Mussulmani capeggiati da c x-uffi cia li continuavano i saccheggi; promettevano pe rò che, appena fossero g iunte le truppe italiane avrebhcro consegnato le am1 i. Il 13 settembre il comando della D. " Marche" impartì il seguente online: «I l Com .te del 56° regg . ftr. effettui il rafforzamento, con i reparti del btg. " Zara", dei presidi di Stolac-Ljuhinje in re la7.ione allo scopo di provvedere a lla appli cazio ne del bando. Entità dei reparti di rinfor1,0, loro di slocazione saranno dcl"i niti d al comandante di battaglione secondo situazione esaminata in posto. Comunicare le decisioni prese. Movime nti il giorno 15 corr. mese». Il 15 settembre il battag lione partì in treno per Mostar, dopo a vere precedentemente caricato le biciclette sui carri ferroviari. Giunto sul posto si siste mò nella caserma a nord. La I 0" cp. si trasl'crì il g iorno seguente a Stolac sostituendo il m btg . del 56° fante ria. La c p. era comandata dal S. Ten. Serrentino fino all'arrivo del Cap. Vincenzo Rizzarri . Ogni tanto i ribe ll i spara vano cormo i nostri posti di blocco. Dal 16 al 30 settembre il battaglione svolse attività di presidio nella zona di Mostar. Vennero eseguiti alcuni rastrellamenti. Un g iorno l ' I I" c p. venne incaricata di compiere un controllo in un castello dove verrnero requisite delle armi . 11 proprie tario, un professionista del luogo, ed altre pe rsone vennero poi fucilati , pe r ordine superiore , da un reparto dcll'll " cp .. Sempre detta compagnia venne incaricata un giorno di raggiungere un a pattug lia di "osservazione e collegamento" sperdutasi in una zona impervia. Nel complesso la vita di presidio, sia a Mostar che a Stolac, procedeva abbastanza tra nqui lla.

l.l

Slavko K vatcm ik: cx-ufficiale austriaco, seguace <li Pavt'lié e Ministro dcli~ gucrrn dello

Stttlo croalo.


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t:tio Ricciardi

Capitolo VII 1°, 3°, 4°,5°,6° E 12° REGGIMENTI BERSAGLIERI IN DALMAZIA DAL 1941 AL GENNAIO 1942 A Ila rapida offensiva del C .A. autotrasportato, c he provenendo dalla Ve nezia Giulia occup<'i la Dalmazia in soli 5 g iorni , raggiungendo Rag usa, parteciparono il 3° ed il 12° reggimenti bersaglieri. Il 12° bersaglieri era costituito <lai XXI btg. motociclisti (su pi. comando e 3 cp.), dal XX III e da l XXXVI btg. a utoportati (ciascuno su pi. comando e 2 cp.), dalla 133' e dalla 143Acp. controcarri da 47/32. Il 5 aprile del 1941 , provenendo dall a zona di Pa rma - Reggio Em ilia, si era portato in Venezia Giulia con il comando a Erpelle-Cosina. Il 14 aprile il XX I btg. motociclisti con la 133" cp . controcarri vennero inviati in esplorazione sulla fronte della D. corazzata "Littorio" . Alle ore 4 del 15 g iunsero in prossimità di Te nìn, superando in un solo g iorno una distanza di 200 Km in linea d 'aria, scavalcando l'altopiano della Lika, su strade difficili cd in amhiente ostile. Trovando il ponte s ul Cherca interrotto, non entrarono a Tenìn, dove era g ià il btg . "Zara", ma de viarono s u Bencovazzo, dove sostarono. Alle 18 ripartirono per Tenìn, dove g iunsero a lle 19, pernottando in caserma. Il giorno 16 il XXI btg. e la 133" cp ., sempre in esplorazione per la D. " Littorio", ripartirono per Mostar, dove g iunsero alle 20 ,30 dopo essere passati per Signo (Si11J) e Imoschi (lrnots ki). Avevano q uind i raggiunto Mostar, dall 'entroterra di Trieste, in meno di 3 giorni. li XXIII htg . autopottato e la 143" cp. controcarri, seg ue ndo il movimento de i due re parti predetti , g iunsero a Pagene, dove si accantonarono, alle ore 8 del 15. Il g iorno 16 ripartirono e, dopo avere sostato a Sirok Brig , g iunsero a M ostar alle o re 6 <le i 17. Lo s tesso giorno 17 il XX I btg. motociclisti e la 133A cp. controcarri pa1tirono da Mostar per Ragusa, g iungendo a Trebinje, seguiti dal XX111 btg. e dalla 143' c p .. A lle ore IO del 18 ripartirono per Ragusa ma, appena g iunti , il XXI htg . ri cevette l'ordine di lornarc a Mostar (che raggiunse a ll e ore 2 1) passando per Mc tcovich , mentre la 133Acp. restava a Ragusa. Nel fratte mpo il XX III htg. e la 143" c p ., gi unti il 18 a 15 Km da Ragusa. a vevano ricevuto l'ordi ne di sostare, per essere inviati nuovamente a Mostar che ragg iunsero alle 14 del g iorno 19. La 133' cp. controcarri il g iorno 20 raggiu nse Metcovich e d il 2 1 si riunì con g li altri re parti a Mostar. Nelle so ste de i continui e rrcnetici spostamenti questi reparti del 12° rgt. erano s tati impiegati in azioni di rastrel lamento. JI comando del 12° rgt. con il XXXVI btg. autotrasportato, mentre le rimanenti forze de l reggimento operavano in Dalmaz ia, il g iorno 15 avevano ragg iunto Karlovac. 11 giorno 16 ricevettero l'ordine di raggi ungere Spalato, ma il movimento venne suhito sospeso. Il g iorno 2 1 il comando di rgt. ed il XXXV I htg. raggiunsero Abbazia cd il 22 si accantonarono a Laurana (sempre in provincia <li Fiume). TI 27 aprile i reparti che si trovavano a Mostar ini ziarono un movime nto che, passando per Sig no o Sign (Sinj), li portò a Tenìn, dove furono raggiunti dal comando del reggimento. Dal 30 aprile a l 3 maggio il 12° pa1tì in treno tornando nella zona di Panna e Reggio Emi lia.


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "Zara"

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Il 3° rgt. bersaglieri era composto dal XVIII, dal XX e dal XXV btg., dalla 173A cp. mo tociclisti e dall a 173A cp. cannoni. A ll' iniz io de lla guerra con la Jugoslav ia scese anch 'esso con la massima rapidità verso s ud. Era inquadrato in quella 3'' Di visione celere con la qual e combatte rà fino al 1943, ma durante questa offensiva operò alle dirette dipendenze del C.A. autotras po1tato. A lle 18 del g iorno 15 la c p. motocicli sti aveva raggiu nto Signa. Ne lla notte del 18 il reggimento era a Verlicca (Vrlika) ; il giorno 20, dopo essere passato per Te nìn , era a Traù , tranne il XXV htg. c he era a Signo. li 22 aprile la cp. motociclisti era a Spa lato. 11 g io rno 24 il XXV e il XX btg. andarono rispettivamente a Livno (in Bosnia) ed a S igno. Il giorno 27 la cp. motocicl isti era a nch 'essa a Livno. Tra il 5 ed il 7 maggio anche g li altri reparti de l rgt., passando pe r Sebenico e Dcrnis, si recarono in Bosnia, dove il 3° , operando anch'esso per la pacificazione de lle popolazio ni , reste rà fino ai primi di luglio quando rientrerà in patria. Trascorsi poc hi g io rni di riordi namento ne lla zona di Ba rdolino (Verona) il 24 dello stesso mese il reggimento partì per ricoprirsi di g loria in Ucraina e in Ru ss ia. 3° e 12° e rano stati entrambi in Dalmazia per una ventina di giorni , dando prova di umanità, di e fficienza e dando . in pa1ticolare, un esempio di mobilità che potrchhc essere considerata eccezionale anche auualmcnte . Il IO rgt. he rs:ir,lieri ( I, Vll e IX htg .) a ll ' inizio de lle ostilità con la Jugoslavia si trovava schierato a difesa della frontie ra albanese a oriente del lago di Seutari. Era inserito dall a fine di mar,-.o nell a D. corazzata " Centauro", nell 'ambito dell a quale si e ra riordinato in due btg. autopo1tati ed uno c ic listi, ripianando le notevoli perdile causate dai combattimenti precedenti. Sin dal principio di no ve mbre del 1940 il rgt. era inl'atti stato duramente impiegato ne lla difesa dell'elevata zona mo ntana del confi ne g reco-albanese. Operando ne ll a zona del monte Kalase, dalla fine de l mese di novembre, aveva g uadagnato un a Medaglia d 'argento a l V. M . In questo periodo aveva operato con il rinforzo di 2 htg. de l 4 ° rgl., dal mome nto che aveva ceduto due dei propri htg ., il I cd il VII , ad altre unità. li I btg. a lle dipendenze dell a D. a lpina "Julia", aveva tra l'altro combattuto, sube ndo considerevoli perdite, ne lla d ifesa di Po nte Perati. All ' ini zio delle operaz ioni con la Jugoslav ia il nostro atteggiame nto s ull a l'rontiera albanese no n poteva c he essere difensivo. I ,a .Iugos lav ia infatti, conoscendo la scarsità de lle nostre forze su quel fronte , aveva predi sposto una forte azione offensiva che mi se in atto nonostante il proprio cedime nto nelle a ltre fro nti. Dopo una tenace resiste nza il 1° rgt., sempre nell 'ambito de lla D . corazzata " Centauro", contrattaccò , raggiungendo prima Kopliku, passando qu indi il confine jugoslavo, vincendo te nac i resiste nze, attestandosi il gio rno 16 di fronte a lla linea difensiva nemi ca pe r attaccarl a (verrà però abbandonata da i dife nsori). Ne lle operazioni , che dovevano po1tarlo a Rag usa, il I O rgl. bersaglieri guadag nò una Medaglia d ' argento a l V. M .. Il 4° rg t. bersaglie ri giunse in Dalmaz ia s barcando a Spalato a ll e ore 15 del 22 ago sto del 194 1, dopo essere partito al le ore 12 del 2 1, s u tre piroscafi , dal porto di Du razzo. Precedentemente il 4 ° aveva operato in Albania, prima nella fase dife nsiva all a frontiera greco-albanese, poi partecipando all ' offensiva contro le forL.C jugoslave che, r,om P. ahhiamo già visto per il I O rgt. bersaglieri, s u


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questo fronte avevano comhanuto con tenacia. Dopo essere penetralo nel Montenegro fu richiamato verso sud per partecipare ali' offensiva contro le forze greche. Per questo ciclo di operazioni il 4° guadagnò una Medaglia d ' oro al V. M. alla Randiera per la sua azione sul fronte greco (novem hre -dicembre 1940) , sul fronte jugoslavo (7- 11 aprile 1941 ) e di nuovo sul fronte greco ( 16-22 aprile 1941 ). O Il I rgt. con la sua Medaglia d'argento g uadagnala sul fronte jugoslavo ed il 4° con la sua Medaglia d 'oro, g uadagnata in parte sullo stesso fronte, saranno gli unici reparti bLTsaglieri che riceveranno decorazioni collettive durante tutta la guerra condotta ne lla ex-Jugoslavia; guerra dura e comhalluta con valore , ma c he evidentemente, per la sua natura non classica di controguerrigli a, non si prestò al confe rime nto di decoraz ioni collettive. Non a caso le due decorazioni predelle furono guadagnate durante hallaglie c lassiche. Il 19 aprile 1941 il 4 ° rgt. aveva perso il suo comandante, Col. Guglie lmo Scognamiglio, Medaglia d ' oro a l V.M. alla memoria. Terminato il c iclo operati vo il 4 ° , con comando rgt. a Tirana, si era dedicato a ll 'assestamento ed al ripianamento delle perdite. Il reggi me nto appena sharcato, alle 16.30, sfil ù per le vie di Spalato e passò al le dipendenze della D . "llergamo" . Il comando de l rgl. con la cp. comando. il XXXI btg. e la cp. sergenti a llievi (provvisoria di istruz ione, che sarà sc iolta 1'8 ottobre) si accamparono in zona Firulc, ne lla periferia orientale della città. Il XXV I btg. ciclisti e il XXIX btg. si accamparono ri spetti vamente in zone Prcdgrade e Zernovizza. Il XXVI era afflitto da numerosi casi di malaria, c he continuarono a manifestarsi fino ai primi g iorn i di settembre. La cp. motocicl isti era rimasta in Montenegro. Il 27 agosto il rgt. disponeva di 92 uffic iali e 2.239 sottufficiali e bersaglieri di truppa (su una forza organica prevista di I06 e 2.698). Disponeva inoltre di 49 autoca rri, 87 mototricicli , 160 motociclette , 4 autovetture e 738 biciclette (nel XXVI htg. e nella cp . comando). Comandanti dei btg . erano: del XXVI il Ten . Col. Ugo Verdi , del XXIX e del XXXI htg . ri spe tti vamente i Magg . lJmherto D e Ma1tino e Siro Bemabò, che raggiungeranno entrambi il massimo grado della gerarchia militare. li 14 e 15 sellemhrc pattug lie del rgt. furono comandate di serviz io in cillà, insieme con carabinieri , per ordine pubblico, dopo i primi attentati con vittime avvenuti a Spalato (un carabiniere deceduto, alcuni militari ed una donna feriti). li giorno 16 il 4° rgt. si imbarcò per Ragusa , partendo all e 5,45 del 17 e giungendo alle 19,30 . Il 18 il rgt. , meno il XXXI btg., era sistemalo in zona Lapad, alla periferia nord di Ragu sa. Il giorno 20 settembre: il XXXI btg. era dislocato a nord di Ragusa, con due cp. rispetti vamente a Siano e Ravno ed il rimanente a 7,avala; la cp. motociclisti, arrivata dal Montenegro , era a Gravosa (pcrifc1ia di Ragusa); il XXVI htg. si trasferì lungo la costa tra Rag usa e Ragusavccchia (Cavtat). Il giorno 22 il comandante del rgt. , Col. Oreste Moricca, assunse il comando del presidio militare di Ragusa.


I !Jf'r.mglieri in Dalmazia e il battaglione bersaxlieri " Z.o ra"

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Tra il 3 ed il 6 ollobrc il XXIX btg. e la cp. motoc iclisti si tras ferirono in Erzegovina . li 9 il XXXI paitì in autocarro per Spalato, dove giunse il gio rno successivo proseguendo poi per Vark ar Vakuf, in Bosni a. Il 23 e il 24 ottobre la cp. comando reggimentale e la 3• cp. del XXV I btg . si ac4 uarticrarono nella locale Accademia Navale Croata. Il 6 novembre la cp. motociclisti si trasferì a Trehinje ed il su<.x.:cssivo giorno 9 la 1• cp. del XXVJ btg., ad Hum. Sul linirc di novembre diven nero frequenti i ras tre llamenti e gli appostamenti , cominciando con un rastrellamento condollo il 2 1 dalla cp. co mando del XXV I btg. con due pi. mitraglicri. li giorno dopo un plotone de lla 3• cp. effettuò un appostamento in zona Malfi (Zaton). li g iorno 25 quattro colonne per c omplessivi 492 uomini tratti dal XXVI hlg., dalla cp . comando e dalla cp. motociclisti e ffettuarono il rastre llamento d i un ' ampia zona compresa, a nord di Ragusa, tra la ferrovia Mostar-1lum ed il mare. I .'azione portù ad un modesto scontro ed a ll ' arresto di sospetti. Il 26 due pi. rurono attaccati in zona Coblac e si ebbero le prime perdite in combattimento da quando il 4° aveva lasc iato l'A lbania: 3 caduti , 4 fe riti e 2 prigionieri. La fo rza del rgt. che fino ad ottobre era calata di poco rispetto alla fine di agosto (i l 3 I ouohrc risultavano presenti 70 ufficiali , I 68 sottufficiali e 1.900 bersag lieri di truppa) , diminuì notevolmente nel mese di novembre (presenze del I O dicembre: 72 ufficiali, 149 sottufficiali , e 1.560 di truppa), ma riaumcnlò dopo che ne lla seconda metà di dicembre giunsero complementi dal Deposito de l rgt. , s ituato a Tori no (prcscn;,.c del 28 dicembre: 74 ufficiali, 154 sottuffic iali , 1.759 bersaglieri di truppa). li I O ottobre il Magg . Oe Martino risulta già esse re stato sostitu ito nel comando del XX IX btg. dal Magg . Ugo l3izzarri c he pe raltro lasciò dopo un breve periodo il 4° rgt. (assumerà il comando del 4° rgt., da Tc n. Col., nel 1944, comanderà successiva mente, tra l'altro, 1' 8° rgl. bersagl ieri dal 1949 al 195 1, il Comando designalo della 3.11 Armata e diverrà Preside nte dc ll ' Ass. Naz. Bersaglieri dal 1965 al 1968) . Nei g iorni I , 2, 3 . 4 e 5 dicembre la cp. comando reggime ntale partecipò, con a lme no un pi. in bic icle tta, ad az ioni di rastrellamento , o di protezione trasporto fe1To viario, sulla strada per 1Juzi-1'rebinje, insie me con una compagn ia del 5 1° rgl. fanteria (il giorno 5 anc he con uno squadrone carri L). La c p . comando reggimentale sempre con un plotone , ma autoportato e rinforzato con 4 carri L, effettuò se rviz i di sic ure zza nei giorni 6 ,7 , I O, 11 sulla strada per JJuzi. L-' 8 dicembre il Col. Moricca fu sosti tuito nel comando de l 4° dal Col. Nicola Straziola. Quest'u ltimo il 15 era al comando di una colonna costituita dal XXVI btg. c iclisti , da a liquota della cp . comando , dal I btg. del 56° rgt. fanteria, da un squadrone carri L, da 2 btr. di artig lieri a . da due pi. mortai da 8 1 e da un pi. de l genio, che operò contro i ribelli fino a l 26 raggiunge ndo con combattime nti Hileéa. Il 2 ge nnaio il Col. Straziola assunse il comando della difesa di Ragusa dopo che il XXV I btg . si era portato a Bergatto (Brgat, 4 Km a est della c ittà) . li 14 gennaio la 1• e la 3• cp. del XXVI effettuarono una scorta di autocolonna fino a Trehinje.


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Dal 26 al 29 gennaio i reparti de l 4° rgt. si trasferirono per via ordinaria e per fe rrovia in Erzegovina. Il 4° ris ultò conseguenteme nte riparti to con la cp. comando ed il XXVI btg. c ic listi a Mostar e s uccessivamente a .lahlanica, il XXIX btg. a Konjic, il XXXI btg. a Varkar Vakuf alle dipende nze de ll a D . "Sassari". La cp. motocicli sti era rimasta a Rag usa all e dipendenze de lla D . "Cacciatori delle Alpi". L'azione del 6° rgt. hersaglieri (già descritta ne l Cap. VlJl) riguardò essenz ia lmente le zone della Lika e de lla Bos nia confinanti con la Oalmaz ia e solo marg inalmente (nei dintorni di Tc nìn) quest' ultima reg io ne. L'efficienza e l'umanità dimos trale dal reggime nto durante l'opera di pac ificazione, durate da agosto ad ottobre, contribuirono comunque a r inforzare i sentimenti d i gratitu dine e di simpatia esistenti per le truppe itali ane, in particolare ne lla zona di Tenìn. Il 5° rgt. bersaglieri fu in Dalmazia solo per un mov imento logistico. Il 6 giug no e ra in Alhania inquadrato ne lla D . Corazzata "Centauro", quando questa ricevette l'ordine di rientrare in Italia. Alle 11 di domenica 8 g iugno il rgt. (XI V e X XIX btg. auto po rtati e 13 1 cp. canno ni ) partì in autocolonn a, g iun gendo la sera in Dalmazia, a Budua, ed accampandos i. TI XX II btg. motoc ic listi si imbarcò per Ilari. li 9 la colonna r, i11nsP. nell,i zona montana di lmotica, presso Ne um, e il giorno IO, passando per Kosica e Cabrovac, si accampò a 3 km da Spalato. Ripa rtì in ferrovia per S . Vito al Tagliamento: i primi tre scaglioni il 14 arrivando il 15 e il 16; il quarto il 16 giugno arrivando il 19.


I Bersaglieri in Dalmazia e il batlaglione bersaglini ''7,nra "

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Capitolo VIII IL BATTAGLIONE "ZARA" IN ERZEGOVINA E IN BOSNIA

Avvenimenti al di fuori della Dalmazia annessa fmo alla fine del 1941 La rivolta in Se rbi a e ra divenuta tale che i Te deschi cercarono di porvi riparo con impegnati vi provvedimenti di carattere rnjJitare e politico. In concomitanza con l' az ione militare di repressione, era stato richiesto da patte germanica c he le truppe itali ane presidiassero il territorio c roato fino alla "linea di demarcazione" con la zona dove era previsto il presidio da parte delle truppe tedesche . C iù av rebbe evitato c he la guerriglia trovasse possibili tà di alimentazione e di fuga in zone limitrofe. Il 25 sette mbre il comandante della 2" Armata, generale Arnbrosio, impartì al V ed al VI Corpi d 'Armala l'ordine di raggiungere la " linea di demarcazione". occupando cioè que ll a che ve rrà denominata "3" zona" (come la "zona demi litarizzata" verrà prc fcrihilmcntc c hiamata "2" zona" ). Dovevano essere costituiti solidi presidi (d i a lmeno un battaglione) in grossi centri abitati e presso importanti nodi ferroviari. Il V Corpo d'Armata, c he doveva agire nel settore nord-ovest, ricevette per l' occasione, o ltre alle Div isioni '' Re" e ''Lo mbardia", anc he la l " e la 2" Divisioni celeri . Il VI Corpo d'Armata doveva agire nel scllorc sud-est, compreso tra la rotabile Donji /,apar -Kulcn Vakuf - /Jos . Pelrovac - Velajici - Sanski Most e il margine di contatto con il X l V Corpo d ' Armala c he presidiava il Monte negro. Il VI C./\. occupù il 9 ottobre /Jos. Petro vac , il 13 KUuc, il 19 Sanski Mosl e poco dopo Varkar Vak uf. S i riproponeva ora , per la 3" 1.ona, il problema c he si era g ià posto ed e ra stato supe rato per la 2". I comandi italiani non potevano infatti assumere i poteri c ivili ne lla zona di nuova occupazione. Questo li poneva nuovamente nella diffi c ile situazione di chi assiste , senza intervenire e facendo q uindi la pa11e del complice, alle vioknzc cd alle stragi compiute dalle vari e fa zioni, ma in pa1ticolarc dagli ustascia. I soldati italiani comunque non accettarono questa posizione immorale. Un " prome moria riservato" invialo il IO ottobre da l comando del VJ C. A. alle Oi visioni dipendenti prescriveva infatti che «occorre scivolare gradatamente ne i poteri c ivili , senza farlo apparire, prendendo spunto dal preciso nostro mandato: assic urare ad ogni costo il mantenimento dcll' O.P.» !ordine pubblico - n.d.a.]. Gli animi delle popolazioni erano peraltro esacerbati anche dalle stragi che avvenivano in altre zone. Era di quei gio rni ad esempio la no tiz ia che nella città di G lina (nel cui distretto. tra Sisak e Kar/ovac , erano stati uccisi 18.()(X) e più Serbi) erano stati sgozzati nella chiesa rntodossa 417 fedeli. I comun isti sfruttavano per la propaganda, con argomenti diversi riferiti ai di versi gruppi nazionali, i vari aspetti della situazione, riuscendo così a trovare una quantità se mpre maggiore di proseliti . Alla fine di ottobre il governo c roato si lamentò de lle ingerenze dei reparti italiani in campo c ivile. Le lamentele riguardavano anc he argomenti norma lme nte impensabili . La D. "Sassari" era ad esempio c riticata per avere agevola-


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to la ricostruzione di chiese o rtodosse. Questo era inl"atti in contrasto con il programma c roato di conversio ne a l cattolices imo de lla maggiore quantità possibile di orlo<lossi. I comandi ita liani ricevettero quindi o rdine di non intervenire. lasciando completa libe rtà di aàmc alle a uto rità croalc. fl governo croato arrivò a do ma ndare la cessione dei polcri civ ili , da paite dei comand i italiani , anche nella 2" zona . S uccessivamente soprassedellc a tale richiesta , ammorbidendo anche il suo approccio nei confronli de lle popolazioni serbe e g iungendo a concedere, nel mese di dicembre , un'amni stia, pcrallro larga menle di satlcsa dalle auto rità locali . Da parte ita liana si corris po ndeva a questa linea più morbida consentendo il ritorno ne lla 2" zona di un numero limitato di reparti uslascia, sia pure posti alle dipendenze dei nostri comandi. Questi reparti non si astennero dalle violenze. Era opiniom; dei comandi italiani che ta le compottamcnlo , così come la scarsa collaborazione de lle autorità civili croate (che comunque aveva le sue eccezioni), avessero lo scopo di screditare i comandi itali ani . Tullo ciò era utili zzato, come ahbiamo detlo, dai comunisti per mig liorare le proprie posiz ioni .

Il Battaglione "Zara" in Erzegovina e in Bosnia li 5 ottobre, a Mostar, il Magg. Piero Testa lasciò il coma ndo del battaglione " Zara" e venne soslituito dal M agg. Ernesto Nardecchia. li 9 ollobre ini ziò l'occupaz ione della 3" .tona . I ,a Divisione " Marche" in iziò il movimento su due di retlric i: a) M ostar-Kunjic. Le forze, ag i i ur<li11i de l Col. Ru sso, erano composte da l I btg. de l 56° rgt . ftr. (meno una cp.), appoggiato da una htr. da 75/ 13. che doveva agire ne lla zona di B(ielo P u/je-Rujste sgombrandola da nucle i ribe lli ivi segnalati , nonché dal blg. he rsag lie ri c iclisli "Zara", rinforzato <la un pi. carri L de l l btg. del 3 1° rg t. carri , da una sezione da 75/13 a utoc arrata, da un pi. mo toc iclisti e da un pi. arlieri . li btg. "Zara", con g li a llri re pait·i, doveva marciare s u Jab/anirn occupan dola. Solo la Hl" cp . rimase di presidio a S10/ac. b) Plu vine-Lugo. I ..a colo nna che marciava in ta le d irezione era compo ta dal IIl btg . <l<.:l 55° rgt . fanteria , da un plotone carTi "Zara", da una sezio ne da 65/ 17 a utocarrata e da un pi. motoc iclis ti . Il btg. ·'Z1ra" g iunto a Jab/anica no n vi sostò g iacché il comandante la Di visione " Marc he" chiese a i hersag lie ri un ulteriore sforzo fi sico per occ upa re Konjic prima de ll ' arrivo de i Te deschi . La gara con i 'lè dcschi si ripeteva: prima a Tc nìn ed ora a Konjic. Anc he questa volla i hersaglie ri ormai stanchi pig iano forte s ui pedali ed attraversano a nche il po nte de ll a Narenta in un baleno destando l'am mi razione de llo stesso G e n. Am ico. Essi erano appena giu nti a Ko11jic quando poco dopo vi cntrù un re parto tedesco che , visto il paese ormai occupato dalle nostre truppe, si ritin'>. fl Gen . Amico, nella sede comuna le di K o11ji c comunicò alle autorità c ivili e mi litari croate che le truppe de lla 2" Annata erano venute in armonia con l' amic iz ia esistente fra il Regno <l ' Italia e lo Stato indipe ndente croato e che i


I Rersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "7.am"

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reparti e la mili zia croati dovevano c ollaborare con il comando militare italiano. L' 11 ottobre passò in ri vista le truppe croate del presidio di Mostar e prima della pa1tenza riunì a rapporto i loro uffi c iali per un cordi ale saluto. Venne costituito in tale giorno il comando "Zona Narenta- Mostar" (comandante il Conso le gene rale Lusana) che avrà alle proprie dipendenze i seguenti presidi facenti capo al comando del 56° rgt. fa nte ria: Mosta r, Nevesenje, Plui ine, Stolac, Ljubinje , nonché i neocostitui ti presidi di Konjic , .Jablanica e Ulog. Alle o re 9.30 il generale comandante ordinò a l comando Zona Nare ntaMostar d i predisporre fra l'altro i seguenti movime nti: - il XXIX btg. bersaglieri (4° reggimento) sostituisce il htg. ciclis ti " Zara" nei presidi di Konjic e Jablanù:a. Il movimento deve aver iniz io in giornata per ferrovia e a scag lioni di compagnia; - il btg. bersagl ieri ciclisti " Zara" si riuni sce a Mostar, pronto a muovere per ferrovia per S palato il 13 ottohrc. TI htg. "Zara" il 13 ottobre si trasferì con autotras porto da Mostar a Spalato; il 17 otto bre da Spalato a Tenìn in ferrovia. Oltre tale s tazione esisteva una ferrovia a scaitamento ridotto per Drvar, Sanski Most e la valle della Sava. Era però inefficiente. Sarà rimessa in effic ienza fo10 a Drvar nel mese successivo per rimanere chiusa per la neve dall '8 gennaio , quasi inintcrrollamcntc, fino nel febbraio successivo. Il battaglione proseguì quindi il 18 su auto mezzi, per Bos. Urahovo, Drvar, llus. Petrovac, fino a KUuc; il g iorno 20, in bic icletta, arrivò a Sans ki Most. Il " Znra" , come gli allri reparti nella zona. e ra passato alle dipende nze de lla D . "Sassari", responsabile del settore . Ne llo stesso g iorno g iunse a Sanski Most una btr. da 75/1 3 del Ili g r. del 24° rgl. artiglieria che il giorno 30 si trasferì a Drvar. A Sansk i Mosl era presente anche un battag lione c roato 1, con il compilo di sorvegliare le vie di comunicaz ione, compresa la ferrovia fun zionante verso no rd . U na paite de ll e compag nie di 4ucsto re parto era dislocata nell 'abi tato, l' altra parte nei dintorni 2 . L'am biente trovato a Sanski Mos t ed il primo impatto che ne ebbero i bersag lie ri so no così descritti da un reduce del btg. "Zara" 3 : «Tutti i paesi sono ahi lati in prevalenza da Serbi, numerosi i Mussulma ni , pochi i C roati (cattolici) 4; moschea e minareto conferiscono agli ahitati la caratteri stica principale.

1 r'ino al 4 novemlm~ 194 1, il VI btg. de l 2° rg t. "1/.agreh'". soslituito in tale d ata dal 11 btg. del 10° rgt. " B a 11jaf11ka": e ntra mbi re parti cli " clomobran7.i'" o '"domohrani'". lruppe non d i partito. 2 Il 4 novembre 194 I risultavano nella c ittadina un piccolo comando d i btg. ed una cp. di 290 uo mini arm ati tut1 i cli fu cile e con soli 2 fu c ili mitragliatori. 3 Te stimonia n7;1 clc ll'allora caporalmaggiore 13runo De Monte . 1 Il Noti7.iario de lla O. "Sassari", il 27 otlobre d el 1941 riporta che il 90% clcl la popolazione de lla 7.o na è co stituito da mussulmani. la parte rimanente è croaw , tranne qualche c hreo e pochi Serh i che hanno optalo pe r la relig ione cattolica. S i ritiene c he la noti7.ia possa essere spiegala, ohre che con le s trag i. anche con la fuga dei S erbi per sfuggire alle strag i. lnfaui il Diario sto rico del g ior no 28 rife risce l' afnusso a Sans ki Most di profug h i: sono g ià arrivate 400 famiglie. Presumibilme nte però no n s i traila solo di fu ggitiv i che rientrano in paese, in 4uanto esiste il problema d ell'alloggiamento e del vettovagliame nto cli tali profu g hi (o almeno di una parte di essi).


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Dappertu tto prima di noi erano passati gli ustascia croati e dovunque a vevano compiu to eccidi ed effera tezze nei confronti de i Serhi ortodoss i. L'occupazione di queste terre da parte dei soldati italia ni suscitava in quelle genti indiffe re nza ma anche qualche speranza, comunque un momento di a tte sa e di pace temporanea. Al nostro arri vo il paese di Sanski Most appariva deserto; case e negozi chiusi, sile nzio cd ari a di sospetto e mistero. Il posto è bello, al centro di una vasta p iana ri gogliosa di mcli , castagni, famosi susini della Hosnia, campagne ben coltivate. Il fiume Sana 5 c he corre impetuoso verso il D anubio. Il Rattaglione si accampa appe na fuori del centro I ....]. La nostra fanfara intanto esce a suo nare per le strade de l paese e così la popolazione un po ' all a volta esce dalle case e comincia a co ntattarci. Fatta qualche amicizia vengo così a sapere il pe rc hé di tanta diffidenza nei nostri confro nti al nostro arrivo. C i dicono che non sapevano ancora chi e rano gli Italiani. Loro aspettavano i fascisti e, siccome prima di noi c'erano stati i Tedeschi e i fasc isti croati, pensavano che noi dovessimo essere, se non peggio, alme no come loro. I Tedeschi, [ .... I, per prima cosa arrestarono quelli che risultavano essere stati socialisti o comunisti o quanto meno ebre i e ne impiccarono nella piazza principale una decina e questo fu il loro hi gl ie tto cli presentazione. Via i Tedeschi arrivarono gli ustascia c he in pochi giorn i ammazzarono nei cortili della scuo la elementare quanti Serbi poterono e, in più tornate, ne fucilarono qualche centin aio. Noi pote mmo constatarne le fosse comuni che erano ancora fresc he e avere le testirnonian1,c dei fam iliari». In effetti il Noti ziari o della "Sassari" del 27 ottobre va lutava che nella zona d i Sanski Most fossero stati uccisi circa 2.000 Serbi. Ri fe ri va inoltre che si diceva che Mussulmani della zona avessero in tenzione di ini ziare rappresaglie contro i C roati ed i Serbi cattolici. Il capo dei Mussu lmani venne conseguentemente avvertilo che sare bbe stato ritenuto responsabile di ogn i eventu ale disordine provocato da i suoi correi igionari. Nel vicino presidio di Kljuc, dove risultavano essere stati uccisi c irca 500 Serbi, I' I dicembre 194 1 erano dislocati il l btg. del 152° fanteria , il VO btg . squadristi " Milano", la 9" btr. da 75/13 del lii gr. del 34°rgt. artiglieria, la 62 1" sezione autocarrette. A Varkar Vakuf, circa 35 km a sud di Sanski Most, era il XXXJ btg. del 4° rgt. bersagl ieri. In breve tempo il btg. "Zara" si guadagnù la simpatia della popolazione, g razie alla fa nfara che spesso suonava nell'abi tato, al comportamento de i bersaglie ri in libera uscita, agli sforzi del comando, che si adoperi', per fare ritrovare un accordo tra le varie compone nti etn iche e religiose raggiu ngendo, anche in questo campo, i ri sultati mig liori che si potessero sperare data la gravità della situazione. Le di sponibilità alimentari erano, almeno a l principio, abbastanza soddisfacenti . Andarono progressivamente diminuendo, senza peraltro mai determina re la fame che vi era nelle zone vicine. L'i nverno rigido e nevoso, in

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Il nome di Sanski Musi significa appunto ·' ponte del fiume Sana".


I Bersaglieri in LJalmazia e il battaglione bersaglieri

''7,nra"

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mi sura eccezionale anche per il c lima contine nta le dell'interno della Hosnia, isolò il presid io per c irca tre mesi generando i di sagi maggiori. li Dia rio storico della " Sassari" riporta nei g iorni 9 , 10, 14, 18, 20, 2 1, 23, 24 e 29 gennaio temperature minime variabi li tra i -20° e a nche al di sotto di 30°. Particolarmente sentita fu l' assoluta mancanza di posta con le fa miglie. Il Diario storico della "Sassari" riporta che: «La situazio ne politica nella zona permane molto confu sa. Parte de i cetni ei, organi zzali in bande nei boschi , si mostrano a noi favo revoli , ma ne mici irriducibili dei croati con i quali sono frequenti le scaramucce. Delle bande sono rimaste fedeli al primitivo carattere del movimento di rivolta serbo inteso a sottrarsi da ll 'oppressione croata. Altre bande ha nno uno sfondo nettamente nazio nalista a favore dell 'ex-regno jugoslavo, pertanto sono ostili agli Italiani . Infine bande comuniste sono dappertutto , specialmente ne lla zona di Drvar, Petrovae, ccc .. L'accordo tra i pres idi italiani e le autorità politiche croate è mol to lontano dall'essere perfetto. Queste ultime vorrebbero l' intervento pieno delle truppe italiane contro tutti i ribdli , mentre la politica da noi condotta tende a con4 uistarc le masse con la persuasio ne, evitando dove e 4uando possibile sparg imento di sangue». Anche la popolazione ortodossa, che ne lla "seconda zona" era te ndenzialmente favorevole a li ' ltal ia , era magr, iormente ostile e filo-comunista nella " terza zona". a lla 4ualc apparteneva Sanski Most . Quest' ultima era quindi un 'oasi di relati va tranquillità , isolata pe rò dal resto del mondo non solo dalla neve, ma anche dalla presenza dei ribell i. Le operazioni del btg . "Zara" per il controllo del territorio circostante non furono prive di scontri . Seguiremo in merito quanto riportato dal Diario sto rico e da i Notiziari dell a D. "Sassari", trascurando di citare que lle ricognizioni dalle quali la situazione risultava tra nquill a. Il 5 novembre una cp. del battaglione, in no rmale ricognizione, trovò nei pressi di Dosenoviéi la popolazione in ferme nto per un furto di pecore e di avena e per limi tati incendi ad opera di circa 30 cetnic i. Nella stessa zona, a Kamengrad, nella notte tra 1' 8 e il 9 novembre, bruciarono c irca 100 case. Il 17 novembre vic ino a Sans ki Most furono viste a colloqu io alcune autorità croate (tra le quali il capitano distrettuale) con un capo cetnico che, all 'arri vo dei bersaglieri. si diede all a fuga. TI 15 dicemhrc una cp. bersaglieri, rinforzata da un pi. mitraglicri e da una sezione da 75/13, si recò nell a zona di Kamcngrad (a ovest di Sansk i Most), dove il g io rno precedente nuclei ribelli avevano minacc iato militari itali an i recatisi ad acquistare il fieno. A circa 6 km da Sanski Most un violento fuoco proveniente da q . 207 arrestò il plo to ne di Lesta ; mentre il resto della colo nna venne in vestito dal fuoco di numerose armi automatiche situate sulle alture. I ,a compagnia reagì al fuoco e intervenne anche l'artiglieria. I ribelli furono valutati nell'ordine de lle centinaia . Sopraggiunte da Sanski Mosl un 'altra cp. bersaglie ri e d un'altra sezione di artiglieria il nemico venne ridotto al silenzio ed i reparti , a causa della sopraggi unta oscurità, rientrarono in sede. 11 "Zara" ebbe ne ll' azione d ue be rsaglieri fe ri ti ed a ltri quattro caduti prig ionieri , dei quali uno ferito. S i trattava degli "occhi" che precedevano il reparto di testa. Il successivo giorno 16 una colonm1 , ag li orcti ni ciel T. Col. Ricldau, coman -


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dante de l III btg. del 152° rgt. fa nteria e composta dal hlg. "Zara", da "camic ie nere" del htg . " Milano" e da una btr. di artig lie ria eseguì un ras trella me nto della zona di Kamcngrad. Si videro g ru ppi di armati darsi all a fu ga evitando lo scontro. Nei g iorni successivi vennero svol te inte nse trattali ve per ottenere il rilascio dei quattro prig ionieri,che i ribe ll i volevano utilizza re per scambi . Tra l 'altro il g iorno 22 i I comanda nte del " Z ara" , seguito da adeguata scorta , si recò a parlamentare in una località indicala da un capo ribe lle , ma non trovò nessuno. Sembra comunque che de i quattro hcrsaglie ri caduti prigionieri: almeno due siano rientrali al hauaglione ne i mesi successivi. Dalle informazio ni raccolte a Sanski Most risultò che l'atlacco condotto contro gli Ita liani era deplorato dalla popo lazione che avrebbe anche inviato una le ttera di protesta ai capi ri hclli . L' iniziativa veni va attrihuita a comu nisti mussu lmani presenti fra i ribell i e c he sare hbero stati i primi ad aprire il fuoco contro g li Italian i. Il 23 di cembre venne segnalata la presenza di una banda comunista in zo na Rravsko 6 . ln reall~t nello stesso g io rno un reparto addetto allo sgombero della neve incontrò tale formaz ione: non si trattava di comuni sti in quanto portavano sul copricapo un distintivo con aquila bici pite e fecero ca pire di non avere null a contro g li Italiani . Sopragg iunse però a cavallo un capo pmtig iano, accompag nato da un gregario, con s ul copricapo la ste ll:i ross:i e che riferì notiz ie s ui quattro bersaglieri prig ionie ri . I ,a posiz ione delle bande cctniche e di que lle comuniste della zona no n era quindi chiaramente distinta. La politica dei comunisti era infatti o ltremodo abi le. Il Diario storico dell a D. "Sassari" del 4 gennaio 1942 riporta che i comuni sti diffo ndevano noti z ie di vittorie ru sse sulle truppe tedesche in vitando la popolazione a tenersi pronta per la sic ura vi tto ria russa ed ang lo-americana e pe r il rito rno d i Re Pietro s ul tron o de lla grande Jugoslavia. Il 29 genna io i rihclli d istru ssero c irca 500 metri di linea e lettric a pe r Sanski Most, interrompendo quindi l' illuminazione de i paesi della zona. l ,o stesso Diario s torico del 9 fehbraio riferisce che la popolazione serba, ne lla 3" zona era nell a maggior parte conquis tata dalla pro paganda comuni sta. Una pmte contraria al comuni smo si trovava ne i paesi presidiati dalle tru ppe italiane; la zona al di fuori era in mano ai comunis ti spec ialmente intorno :ii presidi di Drva r, Petrovac (attraverso i quali passav:i no le comunicazioni con Sans ki Most) e Varkar Vakuf, che s i potevano considerare praticamente iso lati dai comuni sti . Ne consegui vano grav i difficoltà ne ll'approvv ig io namento di foragg io, hiada e viveri. La situaz ione a Sansk i Most era mig liore, tanto che il Diario del l 8 febbraio riporta che in tale località esisteva «una fo1te scorta di farina che si sta tentando con tutti i mezz i di trasportare a Kljuc: e Yark ar Vakuf. Te ntati vi finora non riusciti per alta neve». In questo periodo si colloca la mi ss ione veramente avventurosa compiuta da l Ten . Giuseppe Ca112ia, c he si recò da Sanski Most al comando Divisione a Tenìn

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11 diario <lei S. Tc n. Rignro. che è riferito al so lo 1941 , tc m1ina scrivendo: «25 - Nat,tle: un po ' <li festa - sono o spiti uffic iali Croati».


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "'Zltra "

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per cambi a re il codice cifralo scaduto e quindi co nsentire i collegamenti radio, nonché per prelevare le kune (monete croate) necessarie per pagare i fornitori locali . li coma ndante del battaglione, Magg. Nardecchia , lo prescelse anche pe r la sua buona cono scenza della ling ua serbo-croata. S i trattava in parli<..:olare di raggiungere <la solo il pres idio di Drvar, a piedi e sfuggendo ai partigiani , con un ca ppo tto da contadino c he copriva la div isa militare e con un paio di "opankc" ai pi edi e ritornare a Sanski Mosl ne llo s tesso modo. Da Drvar a Tcnìn il viaggio fu compiuto con au tomezzi scortali . TI Te n . Canzia raggiunse Drvar da Sanski Most, dis tante c irca 50 km in linea d ' aria, superando un ' alta cate na montana ancora innevata, evitando di utili zzare le strade ed orientandosi con la bussola , in un solo g iorno , da un tramonto al s uccess ivo. Si fermò solo nella seconda parte de lla notte, in una casupola isolata , otlcnc n<lo l' ospitalità di un vecchio contadino a l quale s i presentò come un abita nte della zona. Un viaggio senz'altro eccezionale , così come il ritorno , di una distanza leggermente inferiore , compiuto, da ll 'alba al tramonto, da Drvar a Klj11c', dove consegnò il c odice c ifrato del XXXI a que st'ultimo reparto . L' 11 fe bbraio un plotone croato d el presid io di Sanski Most, in movime nto fuori de ll ' abitato, fu attaccalo da un centinaio di ribelli . Morirono 21 militari c roati e 4 caddero prigion ie ri. D a l momento che be n 20 caduti erano mussulmani, la popol azio ne mussulma na <li Sanski Most protestò con il comando c roato e minacc i<'> ritors ioni sugli abita nti serbi . Il com andante itali ano del presidio aumentò consegue nteme nte la sorveglia nza. Il 22 febbraio il btg. "Zara" , lascia ndo re pmt i pe r la difesa effeLLuò una pun tata vers o nord ne ll a vall e de l Sana, in concorso con le truppe croate e tedesche c he ope ravano per sbloccare il presidio tedesco di Prijedor. Il 15 m a17.o, come riportato dal Diario storico della "Sassari": «A Sanski Most il nostro presidio (btg . Bers. "Zara" ) ha iniz ialo il ripiega mento su Kljuc servendos i pe r il tras porto dei materiali di c mTi c ivili noleggiali. Il ripiegamento è l' ini z io <li una serie di r ipiegame nti <li Lulta la y, zona (no rd) allo scopo <li non te ne re le forze diluite e di restringere la zona di pe rtine nza. Molta ag itazione ne ll a popol,rzione locale c roata e mussulmana , in qua nto all a partenza delle nostre truppe seguirà l' ini zio delle ven<lcllc da parte de i cetnic i e comunisti. La popolaz io ne di Sanski Most ha indiri zzato al Pog lav nik !Ante Pavelié: n.d.a] un teleg ramma c hiede ndo che il presidio ita lia no rimanga in poslm>. li messaggio, consegnato dalle a utoritìi e dai notabili di Sanski Most fu inviato, tramile il coma ndo d e lla D . "Sassari" al XVIII C. A. 7 , con preghiera di trasme tterlo a Zagabria. Il 16 m ano il Diario storico della " Sassari " riporta c he: «Alle ore 3 è g iun ta a Kljuc la prima co lonn a carreggio reca nte i ma te riali sgombe rati da Sanski Mosl. Domani si farà un secondo viagg io». I be rsaglie ri de l "Zara" coprirono il

1 1()4)

11 XV III C.A . aveva assunto il eoman<lo <lei settorc, comc vedremo a pag. 232 <lai 18 febbrai o


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percorso , una quarantina <li chilometri , con le biciclette . La strada pe rò, una carrareccia , con il disgelo era diventata oltre modo fangosa e le bicicle tte, con lo zaino e l'armamento , dovettero essere spinte a mano per buona parte del percorso. I pochi automezzi furono spesso ai uta ti da cavalli per uscire dal fango. Kljuc è stretta da colline che la do minano ed agevolavano la presenza <lei rihcl 1i. Dopo qualche giorno giunse ripetutamente un aereo che sganciò po sta e materiale vario, specialmente scarpe. I bersaglieri ricevettero così finalme nte notizie da casa, non e bbe ro però modo di rispondere perché non era possibile spedire la posta. Il btg . "Zara" venne poi in viato a Varkar Vakuf 318 , in una conca tra alti monti a circa 40 km di di stanza (percorsi in pa rte a piedi ed in parte in hiciclclla attraverso zone ancora innevate), per agevolare lo sganciamento del XXXI btg. bersaglieri , che aveva trascorso un inverno difficilissimo con freque nti comba ttimenti contro i ribelli . Anche la situazione degli abitanti del paese era difficilissima per la fame , assai pi ù g rave di quella che i bersaglieri del "Zara" avevano lascialo a Sanski Most. La situazione alime ntare del XXXI btg . era me no diffi cile grazie ai rifornimenti aerei, uno dei quali giunse ne i giorni <li presenza del btg . "Zara". li "Zara" lasciò quindi con il XXX I htg . Varkar Vakuf, tornando a Kljuc~: dovrebbe essere stato il 25 aprile . TI 27 erano a Kljur. insieme a un htg. fa nte ri a (T del 152° rgt.) , un hlg. "camicie ne re" (Vll squadristi " Milano''), una htr. d a 75/27, la ep. cannoni da 65/ 17 "Zara" (così detta perché proveniente dalle "Truppe Zara") ed altri reparti minori . 11 4 maggio il comandante del presidio ottenne lo scambio di dodici nostri prigionieri (uno del btg. "Zara") con tre partigiani comunisti . Nello stesso gio rno il comandante della fante ria div isionale della "Sassari" si trasferì a Orvar pe r assumere il comando delle o perazioni volte a sbloccare il presidio <li Bos. Petrovac (sulla strad a tra Drvar e K~jucJ ed a ritirare quello di Kljué, c he doveva po1tarsi a Bos . Petrovac. Il mattino <lei 4 due colonne mossero su Ro.\'. Petrovac, una da Drvar e l'altra da Kljué , coma ndata dal Magg. Bernabò e composta dal XXXI btg. bersaglieri.dal btg. "Za ra", dal VII btg. "Milano", da una btr. da 75/27 , da un piccolo re parto <lei genio e da una ci nquantina di civili (si di ceva fosse ro prigionieri croati, li berati dai Tedeschi , che cercavano cli raggiungere le proprie case con la nostra protezione)9. Il btg. "Zara" muoveva con le biciclette sulla strada, c he era circondala da un alto bosco <li faggi e larici, insieme con il genio, i civili e qualche autocarro . Il movimento era molto rallentato da inte rru zioni strad ali e da abbattute di alberi . I civili rimuovevano gli alberi ed il genio riparava le interruzioni. Il XXXI btg. fi ancheggiava la colo nna a destra, il btg. "cami cie nere" a sinistra . Prima del tramonto venne ragg iunto l' abitato di Bravsko. Il VII btg. " Milano", che lo raggiu nse pe r primo, incontrò resistenza, la supcrù cd inccndiù un g ruppo di case sulla sinistra della strada; il fuoco dilagò rapidamente dato c he le case

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Jn data 15 aprile il btg "Zara" risulta già dislocato a Varkar Vakuf. Testimonianza dell ' allora caporalmaggiore Antonio Pasquato.


I Bersaglieri in Dalmazia e il batta1;lione bersailieri "Zara"

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erano in legno. I bersaglieri del "Zara", giungendo , videro alcuni civili in fu ga sull a montagna a destra. La colonna si fermò e si accampò dopo un paio di chilometri. lntorno vennero scavate postazioni , al centro venne posta l'a11ig lieria. Alcuni bersaglieri si spinsero fino ad un gruppo vicino di case per cercarvi d a mang iare. Gli abitanti delle case, appostatj sui monti, aprirono il fuoco uccide ndo due be rsaglieri. Alle 14 del 5 la colonna riprese il movime nto lasciando sul posto il VII " Milano" e l'mtig lieria. La colonna era fiancheggiata sulla destra da una cp. del XXXI btg. hersaglieri che, da poco dopo la partenza, iniziò ad incontrare resistenze crescenti. Ad un certo punto questa compag nia venne arrestata da un fuoco viole ntissimo; anc he la colonna fu raggiunta da un fuoco nutrito , sia pure da una certa distanza. li comandante della colonna fece proseguire i reparti il più velocemente possibile fino a circa 1.500 metri dal luogo dello scontro, recuperò la cp. del XXXI, c he aveva subilo gravi perdite, e contrastò una manovra nemica facendo occupare una collina sulla destra dalla IOA cp. del '?,ara", comandata dal Ten. Stcinbach. Terminato lo sganciamento della colonna, la JOA cp. ricevette l'ordine, tramite motociclista, di ripi egare veloceme nte . Il I ed il Il plotonc, ri spettivamente a destra ed al centro, raggiun sero di corsa le biciclette sulla strada e, agevolati dall a di scesa , riuscirono a sganciarsi senza perdite. Il III plotone (27 bersaglieri) si trovò la strada sharrata dai partigiani , che fronteggiò ripiegando. Questi ultimi furono poi costretti a ripiegare dal blg. "Zara" che aveva cominciato a muovere verso il lii plotone . J,a ma novra di sganciame nto, riuscitissima, costò alla JOA un caduto, alcuni feri ti non gravi, i mate riali e le biciclette del lii plotone. La colonna, recuperata la salma, riprese verso le 17 il movimento per Bos. I'elrovac , che raggiunse che cra om1ai notte. Nella mattinata del giorno 7 il VII btg. "camicie nere" fu attaccato daj parti giani comunisti, valutati in circa 1.000 elementi (le forze ne miche conOuilc tra Pctrovac e Kljuc erano valutate in circa 3.000 unità) . Nel Diario storico della "Sassari" si legge che: «Il battaglione ha resistito validamente scnonché un plotone di una cinquantina di cc. nn. lcamicie nere - n .d.a.] che era stato inviato a prende re acqua per il btg. a circa 2 km di d istanza è stato sopraffatto: 24 mo11i e 19 feriti . Risulta che ad essi sono state fatte vessazioni di ogni sorta e torture». li btg. " Zara" venne invialo in soccorso al VTI " Milano" insieme con una cp. carri L., una btr. da 75/ 13 autocarrata e una btr. da !05: giunse alle 14 e subito attaccò. Il nemico si ritirò con g ravi pe rdite. Le perdite del "Zara" furono 2 caduti e 5 fe riti. Durante la notte, sotto una piogg ia torrenziale, il btg. "Zara" prese posizione sulle quote soprastanti. 11 tempo era talmente proibitivo da tenere lontani i partigiani che al mattino si trovarono in soggezione di quota3 • 11 g iorno 8 comjnciò lo sgombero dei mate riali da Kljuc, con il concorso di un'autosczionc di 24 nuovi autocarri Fl AT 626. Il movime nto venne protetto dai reparti c he, come il "Zara", erano scagl ionati a protezione della strada, nonché dai tiri della nostra artiglieria. Peraltro alcuni colpi di questa caddero anche sulla J2A cp. del "Zara" . Il Diario della " Sassari" del I' 11 maggio riporta: «Stamani è stato ultimato lo sgombero del materiale del presidio di Kljuc. Alle 14.10 le


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truppe rimanenti del presidio a l comando del Ten. Colonne llo Riddau iniz iano il mo vi mento. Al passaggio per q. 663 la colonna rileva il ballaglionc bersaglieri "Zara" e prosegue pe r Bravsko» . Sul Diario de l giorno 12 è scritto che: «Prosegue il movimento ini ziato il g iorno precedente. Alla colonna si riuni sce il ballaglio nc squadristi " Milano·' 1... 1- Giunta all' altezza di q . 1.097 la colonna si arresta proteggend o il recupero de lle salme dei caduti nei combattimenti de i g iorni precedenti. Alle 11 ,30 la colonna riprende la marci a I ... !. Alle 17. 15 tutti i reparti sono gi unti a Petrovac». S i concluse così il ripiegamento de l presidio d i K~juè su Bos. I'etrovac costato, dal 4 al 12 maggio, 40 caduti e 45 feriti 10 • Le autorità croate di Klju/ avevano in vano rappresentalo al proprio ministero della difesa c he, con la parte nza de lle truppe italiane, sare bbe stato indispensabi le l' arrivo di rinforzi. Il 14 maggio i I hlg . "Zara" partì da Bos. Petmvac e si disloci'1 a metà strada con Drvar , a protezione del passo montano di Ostrelj, in mezzo ad un bosco fittissimo dove giunse sotto un a pioggia a dirotto. Ostrelj prima della g ue rra era slala una località di villeggiatura, come d imostravano le rovine di alberghi lussuosi. La zona era particolarme nte idonea pe r az ioni di guerriglia e, no nostante le mi sure di sicurezza, gli attacchi agli a utomezzi in transito continuarono in tullo il periodo di permanenza del ballaglionc. Il primo avvenne già nel primo pomeriggio de l 14, quando fu attaccalo un automezzo che trasportava il ranc io e coperte, causando la morte di un bersagliere, due o tre feriti e la sottrazione delle cope rte. I partigiani spoglia ro no compl etamente il motto, così co me facevano frequenteme nte . Avvenne così in que i giorni , come ricorda un reduce de l battaglio ne 1 , che un bersagliere della 12" cp., colpito al petto «cade dal camio n e rimane a terra sulla strada. I partigiani lo c redono morto e lo spogli ano lascia ndolo complclamcntc nudo. Dopo l'azione fu lminea, dileguatisi i partig iani , lui si alza e con un polmone trapassato arriva dopo qualche ora a l nostro accampamento comparendo davanti alle nostre sentinelle come un fantasma nell a notte. Riuscì poi a salvarsi la vita e a tornare al ballaglionc dopo qualche mese)>. li Dia rio de lla D . "Sassari" riporta attacchi agli automezzi ne i gio rni 16 e 17. Il 16: «Fra O stre lj e Pe trovac due a utocarri del hattaglio ne he rsaglieri "Zara" sono stati attaccali dai comunisti. La scorta ha avuto 3 morti e 5 feriti ». Il 17: <<a lle o re 14.30 due autocarri provenie nti da Drvar, con una scorta di 20 militari vengono attaccati dai rihe lli ad un km da Ostrclj . Alla prima raffica di mitrag liatrice cade un bersagliere del ballaglione "Zara" 1.... 1. JI comandante la scorta, schierati subito gli uomini fronteggia i ribelli permettendo agli autocarri di proseguire per Ostrc lj in colonna. Il battag lione "Zara" inlcrvcnulo tempesti vamente rallenta la pressione dei ribelli che si dileguano ne l bosco. Alle ore 16. due autocarri con I 8 uomini di scorta pmtiti da Ostrelj per recarsi a q . 897 a rifornire di acqua la compagnia ivi dislocata vengono falli segno a raffiche di armi automati che da parte dei ribe lli . Nonostante la pronta reaz ione la scorta

IO Vedasi O.T., Cap.

lii , pag. 413.


I ner:mglie ri in Dalmazia e il batwglione her.rnglieri ''7,ara"

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subisce pe rdite. Dispersi i ribelli con l'aiuto di plotone be rsaglieri 1... 1. I morti cd i feriti risultarono colpiti da pallottole esplosive» lproihite d alle conve nzioni internazionali - n.d.a.l. Le perdite furono 3 caduti e 2 feriti. Il mattino del g iorno 17 uscì da Bos. Petmvac una cp . del XXXI btg. bersag lieri , rinforzata da una sezione di aitiglieria da 75/13, per occupare una quota e dare protezione ad una autocolonna . La compagnia, come riporla il Diario storico della "Sassari" , «attaccata da forti rormazioni ribelli, impegnava combattimento in condizioni di inferiorità, tanto che i ribelli riuscivano a catturare i due pezzi, da Petrovac usciva una compagnia l...] e dopo combattimento riusciva a prendere contatto» sbloccando la prccedenlc cp. (dello stesso btg.). Da parte nostra si ebbero 3 caduti (tra i quali il Cap. Lombardi) , 16 feriti e 17 dispersi. li Diario de lla "Sassari" del 17 maggio (domenica) ripo1ta che era stato disposto il movime nto per Drvar dei battaglioni bersaglieri XXXT e "Zara", della btr. da 65/ 17 "Zara" e prevede: «I movime nti in atto entro domani 18». Il Diario del 19 riporta: «Nelle prime ore di oggi sono giunti a Drvar il XXXI battaglione bcrsagl icri cd il battaglione be rsaglieri " Zara"; il secondo ha avuto un morto e sei feriti pe r scoppio di mine a pressione sulla rotabile Oslrelj-Drvar presso q. 720>> . Morì il be rsagl iere Zorzctlo di Salzano (Venezia): una vo lta g iunto a Drvar avrchhe dovuto proseguire per casa. congedalo in quanto con tre frMel li al le armi 3. Dal ricordo dei reduci dovrebbe ro essere morti anc he i bersaglieri Ferri e Pedrini 11. Le c p. del "Zara" presero posizione a protezione di Drvar e della rotabile da Ros. Pefro vac . In particolare I' I I" cp. si sistemò a difesa della quota detta J3randolin (dal nome di un capitano di fanteria ivi caduto in combattimento e Medaglia d ' oro al V. M. alla memoria); la 12" cp. a quota 678 ·' . Un giorno un autocarro che portava il rancio a quota Brandolin subì un agguato che produsse pe rdite alla scrnta. Un be rsaglie re ferito riuscì a colpire, uccidendolo, un partigiano che stava per sopraffare il comandante della sco1ta Ten. Stefanelli 3 . Il 22 magg io un 'autocolonna di rifornimenti in viaggio da Tenìn a Drvar venne fermata da un'imboscata all 'altezza del villaggio di Peéi. Con la colon na viaggiavano due uffi ciali del btg. "Zara" che stavano raggiungendo il reparto: il S. Tc n. Ajmone Finestra , appena assegnalo, cd il S. Tcn. Agostino Quartulli . I due ufficiali presero il comando della scorta, dal momento che il comandante si era lasciato v incere dal panico; seguili poi da una parte della scorta e da due capi cclnici-nazionalisti che viaggiavano con la colonna, contrattaccarono mettendo in fuga il nemico. Perdite: da parte nostra 3 cad uti e 3 rcriti , da parte nemica sono noti solo 9 caduti 12 . li 25 maggio ebbe inizio lo sgombero di JJos. Petrovar. . L'operazione si concluse in due giorni , quasi senza reazione da parte dei ribell i, grazie alle predi-

11 La tes timonianza dt:I bersagliere Rino Mioni ripo11a i nomi de i 3 caduti. 4uella di Hruno Dc mo nte ripo11a che vi sarebbero stati 4 morti e numerosi feriti. 12 Vedas i J\jmo ne Finestra "'Dal fronte j ugoslavo a lla Val d'Ossola", pag. 36 e 37 .11 Diario storico clc lla D. '·Sassari" forn isce <.lati <.livers i.


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sposizioni di sicurezza cd al fuoco delle artig lierie e dei mortai ita liani . Complessivamente le perdite italiane furono I motto e 2 feriti. Lo sgombero fu complicato da 2.800 profughi che seguirono le truppe italiane a Drvar. Si trattava in prevale nza di muss ulmani e costitui va.no circa i due terzi degli abitanti del paese. Gli Italiani trasportarono con mezzi militari le donne e i bambini , me ntre g li uomini procedettero con i c arri ed il bestiame. Fu necessario anche vettovag liare i profughi lungo la strada. Il Diario dell a " Sassari" de l 26 maggio riporta che: «E' stato ultimato lo sgombero di Pctrovac. I reparti ( LI e Ili battaglio ne del 152°, ballaglione bersaglieri " Zara", XXXI ballag lionc bersaglie ri) dislocati a protezione s ulle 4uotc c ircostanti alla rotabile hanno ripiegato a scagli oni su Drvarn . L'abbandono di Drvar <la parte delle trnppe italiane fu particolarmente diffi coltoso, sia per la grande quantità <li materi ali da traspo1tare e sia , ancor più, per i proble mi umani che sollevava. A Drvar infa tti la maggioranza de lla popolazione , c he all'ingresso delle truppe italia ne il 25 settembre <lei 1941 era comuni sta o filocomunista, ci era ormai fa vorevole, mentre era avversa ai comunisti e li teme va. Il pericolo dell 'arrivo dei comuni sti non pote va non spaventare la popolaz ione. E' quindi logico che a l mo me nto de llo sgombero vennero tras porta te anche «parecchie centinaia di profug hi con masseriz ie» 13 . Il Diario storico della "Sassari" del!' I luglio ripo rta c he: «Oggi si è e ffettuato il ripiegamento del presidio di Orvar; tutto il 152° fanteria (meno il Il battag lione che era a Ros. Grahovo) , il IIl/34° 1111 gr. de l 34° rgt. artiglieria n.d.a.]; la 42A sezione dei CC.RR. [carabinieri reali - n.d.a.l ; clementi de l genio; due compagnje mitraglie ri de l CVI battaglione; il battaglione bersaglie ri "Zara'· e il XXXI bersaglieri ed una compag nia carri " L". li ripiegamento è riuscito benissimo da parte nostra gra:t.ic ad alcuni "trncchi" [ ....], i quali sono riusciti a distrarre l' attenzione dei ribe lli . Una violenta reazione di ess i a q . 745 è stata di breve durala per il pronto intervento de lla batteria e dell ' aviazione. Lo sganciame nto dalla linea dei capisaldi a nord di Drvar si è effettuato durante il bombardamento ae reo della zona s ubito a nord di ess i; altre molestie non si sono avute essendo lulla la wna sotto il contro llo de ll a aeronautica che die tro ric hiesta delle truppe effettuava spezzonamenti e mitrag liamenti. A sera tulle le truppe erano a Bos. Grahovo; il XXXI battag lione bersaglie ri ven iva a utotraspo rtato a Strmica». Con le truppe italiane c he to rnavano dall a Bosnia furono trasportale in Dalmazia anche le salme de i caduti durante i mesi precede nti. Il rie ntro in Dalmazia del htg. "Zara" è così descritto ne l racconto di un reduce 3 : «Noi, come al solito, proce diamo in retrogu ardia per guardare alle spalle il grosso della colonna. Questa volta siamo a piedi per maggiore sicurezza e avendo spedito in anticipo le bicic le tte a destinazione. Ogni tanto dai boschi vic ini ci accolgono fuc ilate che ci obbligano a soste non prev iste, ma sono solo az io-

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Vedasi O.T., Cap. TI! , pag. 4 18 e nota 247.


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione hersaglieri "Zara"

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ni di di sturbo ; prohabilme nte anc he i ribelli pre feriscono lasciarci andare senza rischi are ulteriori comhaltimenti . A Bos. Gra hovo c i atlentli amo e riprendiamo le nostre bicicle tte. Di qui la zona dovrebbe fars i più sicura , sentiamo già odore di Dalmazia e non vediamo l' ora di arri varc i anche perché c i promettono un periodo di riposo. Sem pre in bic icletla c i portiamo pertanto prima a Kn in e con un ' altra tappa a Sebenico, c illà porto di mare e g rosso centro c ivile e milita re. Qui però c i s batlono a 10 km di di stan 7.a da l centro in un fortino de lla Marina , a pochi passi dal mare; non possia mo nemmeno a ndare in lihera uscita , cosa che, dopo tanti mes i di llosnia, agognavamo in modo particolare. Pe r fortuna uopo qualche giorno si passa, con armi e bagagli , in una he lla pi neta a i marg ini della ci ttà. La nostra vita ora si trasforma completamente: ùai boschi della Rosni a a lle pietraie de lla Da lmazia si apre un nuovo capito lo della nostra vita mil itare» . li htg. "Zara" era stato raggiunto a Orvar ùa un cont ingente ùi complementi a live llo cp. c he il 7 giug no , duran te il movimento. ne ll a zona di C histagne, avevano avuto il loro battesimo del fuoco. La cp. complementi ùe l btg. "Zara", che mentre il hattaglio ne si trovava in Bosnia era rimasta in O alrnazia , l' 11 magg io si trasferi va da Zara a Sebenico. 11 12 maggio un plotone de lla co mpag ni a si tra~reriva a Hra111i 11a , ~ull ' isola di Mo rter, cd un altro a presidio de ll ' 1sola di 7.larino.


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Capitolo IX

EVOLVERSI DELLA SITUAZIONE NEL 1942 L'atteggiamento del le aulorità croate verso i Serhi di veni va gradualme nte meno du ro, così come si andava manifes tando una maggiore collaborazione ne i confronti degli Ita liani. Questa nuova situazione si manifestava però chiaramente solo a Tenì n. La posizio ne dei Serbi a ndava dal chiaro ori entame nto fi lo italiano (motivato dalla grat itud ine per essere stati salvati dalle strag i degli uslascia) esistente in parti col are tra i cetn ici d i Tenìn , guidati dal po pe Momàlo Djujic', ali ' orientamento filo-comunista prevale nte ne lle fo rmazioni de lla Bosni a. Il Ge n. Mihajlovic, rappresentante de l governo jugoslavo in esilio a ncora appoggialo dalla Uran Bretagna , capo delle fomiazioni " nazionaliste" e punto d i riferimento pe r tutti i Serbi, non ci era ostile . Era pe rò pron to a schierarsi con la Gran Bretagna. Nella prima metà del 1942 vi furono notevoli cambia me nti ne ll 'ambito del comando de ll a 2" Armala cd in quelli d ipe ndenti . li 19 gen naio il Gen. Vittorio Ambrosio, comandante la 2" Armala , cd il (ìcn . Mario Roatta, Capo di Stato Maggiore de ll'Esercito , si scambiarono i ruoli. Dal 9 maggio la ?." Armata , con le forze della Marina e dell'Aerona utica comprese ne lla stessa arca, costituirono il Comando Supe riore delle Forze Armate "Slovenia e Dalmazia". Dal 18 febbraio il VI C.A. si Lrasf"crì a Ragusa conservando nel proprio settore la zona a sud del fi ume Narenta, con le D. " Marche"c "Cacciatori delle A lpi", cd includendov i la prov incia di Cattaro con la D. "Messina". già de l Comando "Truppe Mo ntenegro''_ li scllorc a nord della Nare nta passò alle dipendenze de l XVlTI C.A .. Con il cessare de lla neve i co mandi italiani poterono reali zzare i piani che tendevano a ri dmTe i presidi pe r acqui stare magg iore mobi lità. Le forze italia ne av re bbero dovuto assicurare principalmente il possesso de lla Dalmazia con le Alpi Dinaric he; al di là di qu este avrebbero dovuto partecipare ad operazioni pe r l' anni e nta me nto delle forze pa rtigia ne . L'abbandono de lla 3" Zona (la più interna) era stato ri chiesto dal governo croato, ma al momento de ll 'atttrnzione e rano i coma ndi croati, non di sponendo di forze suflìcic nti , a domandarne la sospensione. Le po polazioni spesso segui vano in massa le truppe italia ne c he si allontanavano. Nume rose furono le offensive condotte contro i parti giani , come la "Trio'', condotta da 3 D . ita liane, I tedesca e da ballaglioni croati , e la "Trio 2", che ind ussero a lla fine di giugno le formazioni partigiane, entrate in crisi tra Uosnia e Montenegro , a tras lcrirsi nella Croazia centrale allravcrsando faci lmente la 3a Zona rimasta presid iata da scarse forze croate. Importanti anc he le operazio ni "A lhia" (agosto- sette mbre), nei monti Albi (B iokovo), a lle spa lle di Makarska, e Dinara (5 - 24 ottobre) in Erzegovina e tra questa e la Dalmazia. Notevole e ra l'apporto dato dalle formazioni a nticomuniste serbe, alle quali cominciavano ad agg iungersi alc une mussul mane e croate. Alla collaborazione con le formazio ni serbe cominciavano a partecipare anche i comandi croati. L' incremento di queste formazioni era però cond izio nato dal timore che, in caso d i sbarco degli " Alleati" sempre più probabile, potessero passare d all a loro parte . Particolarmente leali e rano le forma-


I lll:'rsaglieri in Dalmazia e il battailione bersaglieri "Zara"

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zioni serbe de lla zona di Tenìn , che ad agosto raggiunsero i J 2.500 uomm1 . Nella Da lmaz ia la situa 7.ione si andava dete riorando . Le continue azioni terroristic he, spec ie ne lle campagne, consenti vano sempre meno lo svolgimento delle attiv ità lavorati ve. Peraltro la situazione era a ncora mig liore, e continuerà ad esserlo f'ino all ' 8 settembre , di quanto fosse ne lle altre zone del la c x-Jugoslavia. Le pe rdite italiane lino all'8 scttemhre 1943, fra caduti e di spersi, risultano infatti e ssere state J5.371 , delle quali solo 823 nella Dalmazia annessa 1• Quest'ultimo numero non può peraltro comprende re i nume rosissimi abitanti sprovv isti di c ittadinanza italiana uccisi , specie ne lle campagne, perc hé favorevoli all ' Italia . Sorse un dissid io tra il comandante del XV III C.A. , Gen. Quirino Arme llini , per il 4ualc le province da lmate dovevano essere considerate zona di operazioni , ed il Governatore, Bastianini , per il 4uale dovevano essere tute late come le altre province de l Regno. Si formò come un piccolo esercito, alle dipe ndenze de l Governatorato tram ite un Gabinetto mi lita re (formato dal Col. Morra in c on valescenza per le ferite subite), che comprendeva 4 btg . squadristi , 3 btg. mohil i carahinieri e 2 btg. guardie di finan za. Motivo di lamentele della popolazione fu il comportame nto indiscip li nato e arrogante te nuto talvolta, splx:ic ne lla zona d i Spalato, dai predetti htg . s4uadristi 2 . A i reparti del Governatorato si aggiu nsero le formaz ioni di Volontari Anticomunisti , che cominciarono a costituirsi alla fine di giugno per merito di Bastianini e del Col. Morra che ne divenne ·'comandante di corpo" . l volontari erano suddiv isi in " handc armate" (forti compagnie con impiego mohil e) e "paesani armati'', destinati alla difesa

1 Vctlasi Sai valore Lo i. ··te o perazioni clc llc uni là italiane in Jugoslavia ( I 941 - 1943 )". Cap. X IV. 2 1 btg. '·squadristi" . si tliversificavano dai rima nenti htg. camic ie ne re per il recluwrnento . maggiormente politic izzato c formalo pri ncipalme nte tla quarantenni meno portati a lla clisciplina mi lita re. Furono impiegali dal Governato re, c he li cons iderava i più itlone i per l' ordine puhhlico . 11 V II hlg . squadr is ti " Milano" dimostrava una solida i111poslaLiu11e militare e fu impiegalo in Hosnia. D ' ahra parte g li eccessi non e rano comuni a tutto il personale de i btg . "sq uadris ti" e la nlo m eno ag li ahri reparti tie lla M.V.S.N .. l Jn esempio indicativo è quanto accaduto atl un mio z io , Giorgio Nicos ia. Do po essere slalo uflic iale subalterno cli compleme nto de i bersaglie ri di venne capilanu de lla M .V.S .N .. prestando servizio ne lla zona Ira la provincia cli Catlaro cd il Monte negro. Rientralo nelle Marche , dove risiedeva. venne am!slalo nel 1944 per la s ua passata appa,t c nza alla Milizia e rinchiuso. senza processo. in campi di "criminal i di g uerra" gestiti dagli Inglesi. Questi ultimi , molto uopo la tinc clc lla gue rra, s i stancarono di tenere questi prigionieri , tlele nuti senza valicli moti vi. Una ma llina i prig ionieri trovarono i cancelli ,1pc1ti e capirono di essere liberi . L'onta di questa prigionia. mai riparata da una sente nza o eia nn provvedimento, pesò per lulla la vita sullo spirito di una perso na buo na di grantle moral ità. Circa trent' ann i do po la fine della guerra fu raggiunto tlalla kltera del pre le ortc.xlosso tli Zcmon irn, presso Zara. Era il prete de l paese dove mio zio era staio in g ue rra. Diceva c he, essemlo vecchio. voleva rivederlo prima clclla fine. Lo invitava per un cerio giorno al porto di Z1ra: a vre bbe anche trovalo una sorpres a. M io zio si imharcò per 7.1ra , dove al porto gli venne ro incontro due poliziolli : che si fosse trallalo de lla sorpresa? I polizioll.i crnno stati incaricati dal pre te cli accompagnarlo a Zem o nico. Qui mio zio fu fes teggialo con una granclc tavolala dal pre te c he ringraziò p11bblica111cnte l'ufficiale ita liano pt.,r tutto il bene che, con il suo reparto. aveva fa tto a l s uo paese. Trovò anc he la sorpresa: il suo attendente. Nel 1992. in servizio in Oalmazia, cercai il sacerdote per ringraz iarlo a mia volta: purtroppo e ra gìà morto.


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dei propri villaggi e contraddistinti da un bracciale. Le "bande", che avevano una propria uniforme comprendente il copricapo dei contadini slavi, la "eapiza", con coccarda bianco-rosso-verde . dettero ottima prova di sé. Disponevano c iascuna di due ufficiali e di una parte di sottufficiali italia ni (in parte provenienti dal btg. "Zara"), in massima parte dalmati . Furono costituite 9 "bande" per complessivi 1500 uomini: sei catto liche, due ortodosse cd una, dipende nte dalla Marina, mista e comprendente Italiani di Sebenico. L' 8 agosto il Gen. Umberto Spigo assunse il comando del XVIII C.A .. Tutti i reparti dipendenti dal Governatorato passarono alle dipe ndenze del C.A .. Per conciliare le esigenze militari con quell e del Governatorato, tutte le forze o peranti nella Dalmazia a nnessa furono inserite nella O . "Zara" 3, ottenuta trnsformando il comando delle " Truppe Zara" (a li vello B .). L' anda me nto sfavorevole della g uerra sugli altri fronti innuiva tra l'altro sull'alimentazione dei repa1ti della 2 3 A. dove i complementi non ripianavano le perdile. Il concentrame nto verso la costa delle forze del XVTTT C./\. ne modificò i settori . Gli ordini emanati il 29 novembre prevedevano: la O. "Zara" nella provincia omonima fino, a sud , all'allineame nto Pirovazzo, Lisane, fiume C icola; la 13 D. Celere "Eugenio di Savoia" (giunta da poco e con forze minori delle altre D .) nella zona meridionale del la stessa provincia; la D . "Bergamo" in provincia di Spalato, nella zona di C li ssa e nelle zone di Tcnìn e Oernis, in sostituzione della D . "Sassari" che doveva tornare in Italia. Peraltro la "Sassari" riu scirà a partire solo ne lla primavera successiva e fino ad allora conserverà il suo settore.

3 Il comando della D. fu assunto dal Gen . D . Carlo Viale. che sostituì il Gen. B. Ruggero Ca.~sata che era riuscito ad assicurare il corretto fun zionamento delle unità 11u11ustanle i cuntra.~ti trn il comandante del C.A. cd il Governatore.


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallag/ione hersaglieri "Zara ..

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Capitolo X IL BATIAGLIONE "ZARA" IN DALMAZIA DAL LUGLIO 1942 AL Gl<:NNAIO 1943

li btg. "Zara", giunto ne lla zona di Sebenico il 3 luglio e trasferitosi dopo pochi giorni in località Maddalena (Mandalina), nei cosiddetti " baraccamenti Cadoma" in una pineta nell ' inunediata pe riferia sud della città, rimarrà con base a Sebenico fino al 2 dicembre, quando si trasferirà a Te nìn. Taluni plotoni e compagnie peraltro durante tale periodo verranno distaccati . Nel mese di agosto ad esempio una cp. era a Scardo na, con un pi. a Capocesto (Primo§ten) dal 2 1 luglio 1; ne l mese di ottobre re parti erano distaccati ne i presidi di Konjevrate e Verpoglia (Vrpolje). Distaccamenti de lla cp. reclute del battaglione continuavano inoltre a fornire presidi ne lle isole. Nel Diario storico della D . " Zara" troviamo, ad esempio, che il 18 luglio il pi. bersag lieri a presidio dell ' isola di Me lada si tras f'c riva in quella di Se lve, dove sostitui va un pi. gra natieri. Durante tutta la permanenza ne lla zona il "Zara" fu continuame nte impe g nato in azioni di controguerriglia, in parti colare in rastrel lamenti. Dal Diario storico de lla D. "Zara" troviamo che I' 11 luglio il hattag lionc forniva protezione alle forze di poli 7.ia impegnate nelle zone di Dubrava, Danilo e Maddalena, in azion i di rastrellamento ordinate dal Governo de lla Dalmazia allo scopo di fermare e successivame nte inte rnare i fam ilia ri dei ribelli (i rastrellamenti portarono a ll'interna me nto di I03 pe rsone). Il 14 luglio nuovo rastrellamento, sempre delle f'orLe di poli zia appoggiate dal btg. "Zara" (su 3 cp.) , nella zona di Zaton di Sebenico (52 fermati). li 16 luglio nuovo rastrell amento, nell' isola di Mortè r, sostenuto da due pi. del htg. "Zara" e due pi. granatieri . Tutte queste az ioni condolle con le autorità di polizia erano una conseguenza del sostegno che, come abbiamo visto , la D. " Zara" doveva fornire a l Governatorato. Come si è dello la situazione in Dalmazia si andava rapidamente deteriorando e le zone intorno a Sebenico erano particolarmente idonee per la guerriglia, oltre c he per l'ambiente umano, anche pe r que llo naturale. Tali zone infatti, anc he que lle magg iormente pianeggianti , sono estre mame nte rotte e framme ntate da " ,nasie re" molto più a lte e fitte che ne l resto de lla Dalmaz ia. li 17 luglio il battaglione riccvcllc l'ordine di restare a disposizione de l XV III C.A. , ritirando la 10" cp. dislocata tra Vod izze o Vodize (Vodice) e Trebocconi ('J'ribur1;i 2 ). TI 18 luglio una motomaona in navigazione nel lago di Procliano (l'rokljan ), nell' estuario del fiume Cherca , venne prima investita dal fuoco di armi automa-

1 Vedas i O .T., Cap. IV, pag. 626 e Diario storico "Tmppc i'.ara"'. Secondo quanto sentito sul posto , i nomi cli 'l'rehocconi e 'f'rih11nj non deriverebbero fedelme nte uno dall ' altro. Tribunj dcriverehhe, infatti , da ··tre hugne" . Le bugne sono minuscole cos truzioni , frequenti nei clintorni cli Sebenico, di pietre a secco, con fal sa volta da utilizzare 4uali ripari campestri. s imili alle casite islria11e e a 111i11usculi ltulli. 2


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r::/iu Ricciardi

tiche dall a riva e quindi ahhordata con im barcazioni. La maggioranza de i 15 occupanti fu ucc isa o ferita. co sì come fu ucciso un carabi11ierc che aveva cercato di difendere il natante . li 19 luglio iniz iò un ' azio ne di rastrell ame nto da parte del btg . "Zara" e del lii htg . de l 26° rgt. fante ria, della zona d i Rasline , prossima a dove era avvenuto l' ecc idio. fl btg. "Zara'' partì da Vodi zze, ragg iunta via mare , il lii da Gaée/ezi. La notte i due battag lioni pe rnottarono ri spetti vamente a Gaàlezi e Vodizzc , ripetendo il rastreJlamenlo il giorno dopo ma sempre con esito negativo. Il 23 lug lio, da parte de ll e forze di poliz ia a ppoggiate da una c p. del " Zara" e da una cp . granatieri , venne svolto un rastre llamento all a ricerca de i famil iari dei lalilanli passati ai ribelli , ne lle iso le di Z larino e Crappano 1 . Il 24 luglio, in seguito a segnalazio ni pe rvenute , aveva iniz io un nuo vo rastrell amento a nord del lago di Proc li ano , più a nord della zona inutilmente rastrellala il 19 e il 20. Pai1eciparono all ' operazio ne il btg . "Z~u-a" , il lii htg. de l 26° rg t. fanteria ed il btg. "camicie nere" (squadri sti) "Te vere", con il concorso del htg. " camic ie ne re" (squadris ti) " Vespri" e di una banda anticomunista . r btg . " Zara", Ili del 26° e "Teve re " dove vano con vergere lungo le direttric i seg nate in Allegato "Il" , accerchiando i nucle i ribelli indicali nell e località seg nate ne llo stesso e partendo alle ore 5 de l 24 . Allo sco po di impedire la fu ga de i partig ia ni una c p . de l btg . " Vespri", dis locata a Pirovazzo ( Pirovar·) , doveva occ upare la quota V. Yrh (m 180) che dominava la carreggiabile Staneovazzo-Stre tto (Tijesno) cd ha di fronte il Mo nte Gradina , me ntre un ' altra cp. de llo s te sso htg. con una banda anticomunista, di slocate tra Laton e Vodizze , dovevano po11ars i sul Kovca (m 124), dove la rotabil e provenie nte da Mala tisia si biforcava ne lle d irezio ni di Yodi l'.zc e di ·z aton . Il co mando dell 'operaz io ne spe ttava a l C ol. Cardo na, comandante del scllo re di Sebenico, c he avrc hhc posto il s uo co mando a Vodi zze. Il btg. "Zara'", secondo g li ordini ricev uti , g iunse a Trc hocco11i la se ra de l 23 con g rosse motobarche. Tra i bersaglieri de l "Zara" , rie ntrati da poco dopo un duro in verno cd una 11011 me no dura primavera, si era d iffu sa la speranza di pote re tra scorrere un hrc vc periodo d i meritato riposo , anche se dopo il loro arri vo in Dalmazia era no stati impiegali , come s i è visto , in nume rose ma hrev i azio ni d i ra strell amento. Erano state azion i no n paragonabili con quelle vissute in Rosnia . Q uesta vo lta però "radio gavetta'' lasciava intende re che si sare bbe trattato di qualche cosa d i d iverso . Erano noti zie sussurrate in via conlide nziale d a qualche bersagliere addetto al co mando e da qua lc he atte nde nte c he sapevano d i g uadagnarsi così un certo grado di autorevo lezza. Un hcrsagliere toscano. Borghcrc lli , annotava ne l suo piccolo d iario : «d urante il viaggio verso que l posto si sc he rzava con i marina i e s i diceva: doma ni , qua ndo verrete a riprc n-

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Isole abilale da pescatori ris pcltivamenle di coralli e di spug ne. Ne lla progressiva rnn4uis1a delle ammi ni strazion i illllianc in Da lmazia da pa rte del parlilo croato . iniziala dopo il 1866. nel 19 13 la maggio ranza del partilo italiano (o autono mista) resislev,1 solo a Zara e nel l' isola di Zlarino (dove cadde in que ll ' anno).


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaf.i/ione bersaf.ilieri '?nra "

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<le rci, non saremo più lutti presenti . Parole che facevano tre ma re solo a dirle e c he loro pig liavano per barzellette [ ....]. In verità avvenne proprio così». I bersaglieri dom1irono all'addiaccio vicino al paese. Alle ore 5 del g iorno 24 il baltag lione mosse, con 14 ufficiali e 458 tra sottufficiali e uomini di truppa , con obietti vi q. 22 1 di M . Sopalj 4, q. 273 di M . Gradina e q. 103 di M . Malinica. Si tratta di quolc veramente squall ide , pri ve quasi di vegetazione, tranne macchie stentate ed aridi arbusti , dove le p ietre, di un bianco calcareo, di ventano d 'estate roventi sotto i raggi de l sole c he ri verberano una lm:c che acceca. La 12" c p .. comandata dal Te n. B. De Gavardo, con i S. Te n . Stefanelli e Quartulli , rinforzata da un pi. mitraglieri comandalo dal S. Tcn . dc Denaro, muove sulla sinislra. La IO" cp. (meno un pi.), comandata dal S. Ten. F. Cossutta, con i S. Ten. Janni e De Paolis, rinforzata da un pi. mitraglieri, muove a destra. L' Il " cp., comandata dal Ten. P. Aquilino, con i S. Tcn. Canzia, Campanini e Politi, procede al centro leggermente arretrata. Il comando di battaglio ne muove dietro l' Il " cp. con il pi. comando e con due squadre mitrag lieri di rincalzo. Un pi. della I()A c p. segue come re troguardi a. Con il btg. muovono due radio assegnate per i collegamenti con iJ comando superiore e con i btg. cooperanti , no nché un nucleo di carabinie ri per i contatti con i civili eventualmente incontrati nella zona. Pe r seguire lo svolgimento dell'a zione ci affidere mo alla relazione, in data 26 lug lio , de l comamlanlc del battag lione, Magg. Ernesto Nardccchia (omettendo, dove c itate, le coordinate chilometriche). «[ ...1 Per avere ulteriori notizie ci rca la dislocazione dei ribelli nella zona e pe r potere meglio riconoscere il lc rrcno , avevo assegnato quale guida ad ogni comandante di cp. un borghese di Trebocconi . Il btg . pe rcorreva i primi Km celennente senza alcuna novità. Dopo il bi vio di V. Uospa essendosi fatto il terreno più diffici le per la fo lta vegetazione e per i nume rosi dislive lli da supera re la marcia si faceva più le nta anche pe r dar tempo ai reparti di rastrell are be ne la zona - infatti in que lle campagne i bersaglieri rin ven ivano dei piccoli depositi di viveri (farina, pasta, sale. riso, ecc.) nascosti dentro delle tane 5 ne lle rnas iere. La marcia prosegui va senza incidenti . Alraltczza di Spadina la 12" cp. notava un piccolo autocm-ro c he s i allontanava verso occidente. Verso le ore IO il btg . sboccava nella piana di Oubrava antistante le quote di Sopalj e di Gradina. Le pattuglie avanzate stavano iniziando la salita delle pendici del monte allorché raffiche di armi automati che e fucileria svelavano la presenza dei ribcl1i su Ile quote anlislanti.

·1 Nomi analoghi (Sopal, Sopfj) s' incontrano in altre località del la ex Jugoslavi a e sem brano irlent ificare terreni carsi ci. 5 Presumibi lme nte. a lmeno in parte , nelle bugne (vedasi nota l ) _


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t.:lio Ril'l'iardi

La posizione scelta dai ribelli era oltremodo fa vorevole alla loro difesa: terre no carsico con poca vegetaz ione bassa, tutto spuntoni di rocc ia e te rrazL.C c he susseguivano per le ripide pendici fino al c rinale. Su questo terreno avevano apposlato armi loro allcndendo che i bersaglieri serrassero sotto per colpirli con tiro mirato. I reparti acceleravano la marcia ed iniziavano decisa me nte a salire. Dalla prima reazione nemica il concentramento delle forze ribe lli si e ra ri velato particolarmente robusto su q . 22 1 di Sopalj . La 10" cp. si spostava leggerme nte più a destra pe r attaccare sul fianco; la 11 A cp. continuava nella sua direllricc ed attaccava frontalme nte q . 221. La J 2A cp. era costretta ad inviare un plt. su uno sperone di q . 85 da dove un centro di fuoco ne mico halteva il fianco del btg .. Occupala detta quota [vi - n.d.a .] inviava il plt. mtr. affinché potesse efficacemente accompagnare l'azione. Quindi tutta la cp. puntava sulla sella fra q . 22 1 cd il Gradina. Man mano che le cp. avanzavano il tiro de i ribe lli si faceva più rabbioso e preciso. Senza sostare i bersaglieri prosegui vano nell' azione: sfruttando il fuoco de lle loro armi e la celerità del movimento superavano di slancio ad una ad una le nume rose bal1.c che portavano verso la quota. Particolarmente duro il compito della I !A c p. che doveva avanzare in terre no completamente battuto dal nemico, ormai a breve di stanza. Per a lleggerire la pressione su detta cp. ordi navo a lla I ()A e alla I I A di stringere sollo q . 221. r ribe lli dalle loro postazioni sicure continuavano a reagire con fuoco inte nso e prec iso. I reparti continuavano a guadagnare terre no: lulli a vevano serrato sotto: i mitraglieri s'erano portati in linea con i fuc ilieri e sparavano continuamente per facilitare il compito a i compagni . Seni.a esitare la nciando contro le postazioni ne mic he ormai vicine le bombe a mano i bersaglieri si buttarono con impeto contro g li ultimi spalti di roccia. I ribell i, dopo un ultimo te ntati vo di fermare col fuoco di tutte le loro armi sparando anche con i fuci li da caccia, lanciando bombe a mano, la nostra avanzata, temendo di essere presi a lle spalle dai reparti di fanteria che stavano allora iniziando la salita delle pe ndic i nord-ovest de l Gradina, abbandonavano prec ipitosarm:ntc la quota buttandosi sul rovescio del Grad ina c he appariva a ncora libero. Alle ore 12,35 la I JA cp . .iveva occupato q. 22 1 di Sopalj. La J2A cp., che era stata durame nte impegnata, proseguiva l'azione insegue ndo i ribe lli . con fuoc o de i fuc ili mitragliatori che apri vano larghi vuoti ne i gruppi de i fuggitivi . E' da ritenere che anche il capo della banda sia rimasto gravemente ferito ; infatti fu notalo che un gruppo d i ribelli investito da ripe tute raffic he di rn itrag li.itricc, mentre lasciava sul terre no un morto e due feriti , trasporta vii al seguilo nella fuga un terzo ferito. Alle ore 13,45 la 12" cp. occupava la prima quola di Grad ina: contemporaneamente giungevano su q . 273 gli esploratori de l IIl/26° lllJ btg. del 26° rgt. 11.d.a.l con i quali il comandante de lla J2A cp. prendeva collegamento. La JOA cp. teneva l' ultima quot;-i cli Sopalj a lla destra del la [J A cp. e successivame nte


I BersaRlieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "Zara"

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inviava un pll. a rastrel lare quota I03 di Malinica che appariva ormai deserta. Su q . 22 1 e q. 273 venivano trovati 9 postazioni per armi automatic he e numerosissimi ri pari lper - n.d.a.] fucilieri . Dal numero abbandonate [recte abbundante l di bossoli trovati dentro ta li postazioni è da ritenere che la banda sia stata ben forn ita di munizioni. Il btg. aveva ini ziato l'attacco a lle ore 9,30 dopo 5 ore di aspro combattime nto tutti gli obietti vi erano stati raggiunti . I reparti sostavano s ulle posizioni ed iniziavano il ric upero dei nostri caduti. Perdite s ubi te dal btg.: 2 uffic ial i - I sottuffic iale - 8 bersag lieri morti; 2 1 bersaglieri feriti. Le perdite subite dal nemico devono considerars i un centinaio circa: l"ra questi , varie donne di giovane e tà vestite da uomo. Nel rastre llame nto della zona veniva trovata una canna di fucile mitragliatore con due scato le serbatoio, numerose muni zioni e varie bomhc a mano. Sulle pe ndic i s ud-ovest di q. 22 I veni va trovato un accampame nto ancora intatto: veni vano contati 70 posti per dormire costruiti con piccole nicchie ripie ne di erbe e frasche. Veni v:ino trovMe tre hi c. id ette r.he servivm10 evidentemente per port:iordirti

ed informatori. Ven ivano trovate in posto una botte di vino cd una di acqua con altri viveri: nitto quanto occorreva per una sicura, indisturbata permane nza sul luogo I ... I» . Delle "considerazioni" che concludono la predella relazione sembra importante riportare le seguenti: «Il fatto di avere trovato tutto il loro accampamento intatto induce a pensare che i ribe lli pur essendo informati de l nostro arri vo, avevano la certezza di respingere ogni attacco e di potere mantenere le loro posizioni» ; «Se il btg. avesse potuto disporre di qualche pezzo di artiglieria o di mortai l'az io ne sarebbe stata mollo facilitala riducendo le nostre perdite». Me ntre non si è in grado d i valutare la prima considerazione, sembra di potere senz'altro condi videre la seconda. Si ritiene infatti che, anche se l'azione era stata definita globalmente solo un "rastrel lamento", la forza delle posizioni che si sapevano occupate dai ribe lli ed il terreno coll inare e rotto avrebbero senz'altro dovuto consigliare l'assegnazio ne di arm i a tiro curvo, mortai o artiglie rie. L'u ltima considerazione della relazione riguarda il comportamento degli uomini del battaglio ne: «in questa azio ne uffic ia li , so ttufficiali e bersaglieri sono stati piename nte deg ni delle loro tradi zioni : irres istibili nell 'attacco, impetuosi ne ll 'assalto con g rande sprezzo del pericolo . Conqui state le quote hanno guardato i loro compagni caduti: erano tutti i miglio ri: sono già stati vendi cati. Desiderio e proposito di seguirne l'esempio , di e mul arl i ne l loro ardimento e ne l loro valore. I feri ti hanno sostato ore sotto il sole implacabile con g rav i ferite senza acqua: non un lamento, fieri del loro sacrificio, di avere battuto l'odioso nemico». Anche la relazione del comando superi o re conferma il comportame nto pie namente positi vo de l btg. "Zara", che aveva sostenuto di gran lunga il peso maggiore dell 'azione attaccando i monti Sopa/) e Grad ina, scoscesi, rocciosi e parlicolarmcnlc idonei per la difesa. Pie namente positivo era stato anche


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1:/io Ricciardi

il comportamento del IlJ btg. de l 26° rgt. fante ria, c he pe raltro era stato impegnato me no pesante mente, subendo consegue nte mente perdite minori: 3 caduti e 3 feriti. Il btg. squadristi "Tevere'' era g iunto invece in ritardo sull'obielli vo , consentendo così ai partigiani superstiti di sfuggire verso nord-ovest all 'accerchiamento. U comandante de l battaglione, che aveva avuto 3 feriti , allrihuì il ritardo alle difficoltà dell ' azione in re lazione all 'età de i suoi uomi ni compresa tra i 38 e i 45 anni . Le pe rdite inflillc al nemi co erano comunque siate pesantissime e valutate dal Comando "Truppe Zara" in 83 morti , Ira i quali « 16 donne e 5 bambini al seguito banda quali rifornitori 6 colpiti durante azione nostri mortai» (presumibilmente mortai leggeri de l In btg. del 26° rgt.). A questi morti sarebbero da aggiungcrc altri 10 rinvenuti due mesi dopo in una caverna della zona e probahilme nte deceduti a seguito delle ferite riportate in quel comballimento. Il nume ro dei caduti risulta rilevato nel rastre llamento eseguito il giorno 25 con l' impiego di una cp. carabini eri in cooperazione con il f1I blg . del 26° e con il htg. "Tevere" cd è inferiore alla val utazione fatta a caldo da l btg. "Zara" per una parie de lla zona dei comhattimenti . Ollantatre caduti sc mhrcrebbero com unque troppi pcr un difensore che, da pos izioni fortissime , riuscì ad infligg.ere agli attaccanti solo 14 caduti . Tra l' allro è da escludcrc che il numero e lcvato dipenda da prig ionieri " passati pcr le armi" in quanto non ri sultano rccupe rate armi individuali . La situazione av re bbe più normalme ntc portato ad un rapporto di perdite in vertito. I numeri di caduti suddclli sare bbero quindi spiegabili so lo con la grandissima efficie nza del htg. "Zara" . Pe raltro Carlo Stcinbach , c he avc va approfondilo la ricostruzione dcl combattimento con la melicolositì:1 che gl i era ahituale, rite neva il numero predello addirittu ra inferiore alla reallà. In una pubblicazione jugoslava del 1982 7 vie ne riportato integralmcnte il testo della le ttera, in data 25 luglio, in viala dal Segretario politico del Partito Nazionale Fascista di Vodi zzc al Segretario federale di Zara. La relazione valuta i caduti partigiani in circa 120 e la puhhlicaLionc in questione non contesta tale dato. La forma7.ione sgominata dal btg. ·'Zara" . come s i desume da ronti jugos lave~, era una forma7.ione auto noma de l litorale (primorska cela) costituitasi circa un mcsc prima , il 12 giugno 1942. Non viene precisata da ta li ronti l'e ntità dc lla formazione. Si presume perù che sia stata non inferiore a 120 uomini . Occorre inoltre te nere presente che le bande partig iane erano saltuariamente rinrorzate da al tri nuclei volontari de l luogo e da donne e ragazzi c he svolgevano un ruolo ausiliari o (trasporto viveri , se rvizio informazioni, ccc.) e che inte rveni vano a lle volle anche con azioni di fuoco .

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I partig iani si rifo rni vano a Trchocconi mediante donne e ba111b ini . Narodno Os/o/Jodi/11ck11 Horha II n a/111acij 1941-45 Zhornik Documenata (2° volurue pag. 832) dell ' lns titut y, historiju rad11irkng pokrcta D11/macije - Split. 8 Artiwlo .. Par1iu 111sko Ljeto'· puhhlicato sul quotidiano ..Slo/Jodna Dalmarija de l 2 lug lio 1977 . Pag. 83 1 de lla pubblicazione citala alla nota 7 . 7


I Bersag lieri in Dalmazia e il bauaglione bersailiffi .. Zara"

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11 g io rno 25 i reparti , che avevano pernotta lo s ug li obiettiv i, rientrarono; il lii btg . de l 26° e il htg. "Tevere" dopo avere prote tto il rastrell amento. TI "Zara" si re imbarcò a Trebocconi rie ntrand o a Sebenico. ind ime nticabile resta per i reduci il ricordo dei caduti : S . Ten. Antonio de De naro, S. Tcn. Agostino Quartulli , Scrg. Evangelista Donati, caporale Proni , hc rsag li eri Casagrandc , Evangelista , Pasquale De Fre nza, Armando Carassai, Guido C risalidi , Settimio Ciculi (colpito accanto al bersag lie re Bedini , ferito , che ave va raggi unto per soccorrere), Luig i Terzaroli. A l S. Tc n. de Oenaro, nato a Sebenico e residente a Zara, al S . Ten . Quarlulli , d i Terracina , cd al bers. D e Frenza di Bari (già decorato di Medaglia di bronzo) venne conferita la Medagli a d' Argento al V.M. a lla memoria. Alla memoria del bersagliere Carassai, marchig ia no , venne assegnata la Medag lia di Bronzo al V.M .. JI 29 cd il 30 luglio il btg. "Zara" fu nuovamente impegnato con due cp., insie me ad una cp. del btg. CC.NN. " Vespri", per dare protezione ad un rastrellamento, condotto dalle forze di poli zia per ordine de l Governatorato, nell a zona di Trebocconi e Vodi zze. L'operaz ione portò al fermo di 194 persone. 11 3 1 lugl io il btg . "Zara" rastre llò la valle Dubrava: «le po po lazioni sono state trovate tranquille e intente ai lavori agricoli ». Il ?. agosto due c p. ed il comando del btg. " Zara" s i imbarcarono (all a prese nza del Col. Cardo na comandante de l " Fronte a terra" delle "Truppe Zara", dal quale il battag li one dipendeva) partendo alle 15 ,30 per Zara, da dove proseg uire pe r l' Iso la Lunga per rastre llare l' isola insie me con due compagnie di fa nte ria, ris pettivamente dei blg. "Cadorna" e "Ris rnonùo", con due Il.A.e. e con un nucleo di carabin ieri . L'operazio ne e ra una conseguenza di quanto era avvenuto il 26 lug li o ne ll' isola di Eso, dove erano state ucc ise da rivo ltosi 8 persone: il maestro con la madre otta nte nne , l' incaricato dell'ammasso de ll 'oli o , 3 carabinieri e 3 contadi ni del pos to. Si trattava del primo avvenime nto del gene re ne ll ' arcipelago zaratino. Le truppe inviale nell'iso la l'avevano trovata quasi completamente abbando nala , me ntre 383 fuggiaschi erano stati trovali nella vicina isola di Rava. Il giorno 3, alle ore 6,30 , il btg. " Zara" sbarcò a Sale (Sali ), ne lla parte meridional e de ll ' iso la Lunga, cd iniziò il rastre llame nto verso nord . Ci vo ll ero ben tre g iorni per rastrellare meticolosamente l'isola, lunga ben 44 Km , senza però trovare alcuna traccia di ribe lli . contrariamente alle informazioni ricevute. Ad est ùi Guardia Grande (Vela Strai a - q.338) fu trovato un accampamento con 48 persone, fra queste 35 familiari ùi assenti che vennero inte rnat i 9 . Per queste esigenze era stato costituito un campo d i concentramento nell ' isola di M e làda. Il 17 e il 18 agosto il blg. "Zara" (con 580 uo minj) rastrellò l'isola Incoronata, che fu trovata praticamente abbandonata. Gli uo mini e le donne pre-

9 Vedasi O.T.. Cap. IV. pag. '587

P.

nnr~ ( 172) .


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Elio Ricciardi

senti ne ll'isola erano stati lasc iati a guardia <le i deposito vi veri e vestia rio (in nascondigli appositamente predi sposti) c he i bersaglieri dovettero di struggere. Il Diario storico del " Fronte a Te rra" riporta: «Si esclude c he vi sia stata la sorpresa ne lla nostra azione». li 24 agosto la 12" cp . si trasfe rì a Scardona. L' I sette mbre, nell 'amhito d ella trasformazione de lle "Truppe Zara" in Di visione "Zara", il comando "Fronte a Terra" di venne c omando de l 29 1° rgt. fanteri a "Zara"; il comando "Fronte a mare" d ivenne comando del 292° r!,'1. fanteria "Za ra". I reparti di fanteria g ià delle "Truppe Zara" vennero quindi ripartili fra i due reggimenti . Le cp . del btg. "Zara", inserito ne l 29 1° rgt. fa nteria , assunsero una nuova denominaz ione (5", 6 11 , 7", 8 11) segue ndo nella nume razione le cp. de l btg. fanteria "Oiaz". Il htg . "Zara", dalla sera de l 15 settembre fino a l mattino successivo, partecipò con a ltri reparti a un rastrellamento nella zona di Vodizze (Vodù:e), c he peraltro conseguì un esito negati vo. Il giorno 13 la 7" c p . (g ià 12") del btg. era rientrala <la Scanlona a Sebenico, dopo essere stata sostituita per partecipare a l rastre llamento con il proprio htg .. Il 22 il "Zara" si trasferì via mare a Capocesto (Primosten), per eseguire un rastre ll amento, insieme ad altri 2 btg., 3 I3.A.C. e 100 c arahini eri impegnati nel territorio a sud di Sebe nico fino a Capocesto e Rogosni za. Lo scopo era que ll o di svolgere IO «atti vità informati va sui ribelli , in quanto in quelle zone, sono stati compiu ti vari atti di sabotaggio. Esegue varie pe rlustrazioni ed appostamenti notturni , senza però ottene re risultati positivi». L'operazione, nel suo complesso, aveva, comunque , consentito qua lche ri sultato. 11 "Zara", con gli altri re parti , rimase fino a l giorno 30 a presidiare le zone. <lo ve vennero riparate le strade inten-otte dai sabotaggi. L' I ottobre il hlg. era tutto a Sebenico , tranne un plo tone della 6" cp. a Capocesto ed uno de lla 7 11 a Duhra vica. Nella stessa d at a di staccò un pi. fuc ilieri a Konjevrate ed uno mitrag lie ri a Verpoglie. li 15 o ttohrc, però, i due ploto ni distaccati in queste ultime località risultano essere e ntrambi mitraglic ri . Nel mese di otto bre il battag lione partecipò ad az ioni minori , essenzia lmente appostamenti notturni . ln particolare il giorno 18, in seguito ad una segnalazione, una cp . di formazione c ostitu ita con il btg. "Zara" ed il btg . CC.NN. " Milano" e ffe ttuò una perlu strazio ne in Val Duhrava senza ril evare novità. Il btg. e ffettuò poi appostame nti: la notte sul 19 con un p i. in zona Krstaca; la notte sul 20 con una cp. in zona Rupe; la notte sul 22 con un plotone in zona Ve rpoglie ed uno in zona Surdelje; la notte sul 27 con un pi. de ll a 7" cp . in zona Losovazzo; la notte sul 3 1 con un pi. sulla strada per Scardona e la notte sull ' I dicembre con un pi. in zona S . Croce. Il giorno 30 un pi. pe rlu strò la zona di Rasline. Tutte queste azioni no n riuscirono mai ad agganc iare il ne mico ed il loro esito fu quindi piuttosto insodd isfacente, anche se raggiunsero comunque

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Diario storico del 291 ° rgt. fa nteria.


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione her.mglieri ''Z,ara"

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lo scopo di ostacolare le attività avversarie e se è normale che la maggior pa11e deg li appostamenti non agganci no l'avversario. Il g iorno 3 1 la 5" cp. si trasferì a Mala Cista , con un pi. a Konjevrate. Il rimane nte del htg. era tutto a Sebenico , tranne un pi. della 7" cp. a Verpoglie. Alla fine di oltohre i paitigian i stavano raccogliendo una grande 4uantità di uomini (si parl ava anc he di 800 ) ne lla zona di l'uticanje, Pirovazzo, Mala Cista , Zaton , Vod izzc, la stessa cioè dove e rano stati battuti , sul Monte Sopa(j, ad opera principalmente del htg. "Zara". L' I novembre la D. "Zara" di spose un rastrellamento nel quale quattro colonne dovevano procede re verso sud-est parte ndo rispcllivamente da Pirovazzo, I'uticanje, S. Antonio e God uzza (Guduca) e stringendo i ribelli verso l'estuario del fiume Cherca, controllato d alla Marina. Il rastrella me nto doveva essere molto accurato e quindi procede re molto lentamente. Tutti g li uomini dai I O aj 65 ann i e le donne sospette do vevano essere radunati nei presidi della costa (Pirovazzo, Trebocconi , Vodizze, Srima e Zaton) dove sarebbero stati controllati dai carabinie ri . Le quattro colonne sare bbero state composte rispcttivamene da: un btg. di forn,azione, su due c p. provenienti da altrettanti htg. squadri sti, ed una B .A.C.; btg. bersaglieri "Zara", su due cp., una R.J\ .C., un pl. carri L, un pi. cannoni da 47/32; X V htg. dell ' 11 ° rgt. bersaglieri , un pi. carri L, un pi. cannoni da 47/32; un btg. di formazione, su due cp. ranteria (u n.i del btg. "Cadorna" e l'altrn de l btg. " Ri smondo") e una R .A .C.. L'ordine di operazio ne stabili va anche «Non bmciarc le case e no n saccheggiare (responsahili i comandanti di compagnia)». La sotto lineatura è dell'ordine. 11 rastrellamento iniziò in modo sistematico il g iorno 2, dopo che I' I vi erano stat i i primi scontri mentre i reparti si portava no sulle basi di parte nza; durò continuo di giorno e di nolle per be n 8 giorni , in 4uanto nella notte sul 5 e nella mattinata dello stesso giorno le stesse forze vennero sposia te nella zona del Lago di Aurana (Vrana). Il rastre llamento fu reso più pesante dalle avverse condizioni atmosferic he. 11 giorno 7, me ntre i reparti si trovavano in zone paludose, si ebbe ro o ltre IO o re continue di pioggia torrenziale. i ribelli pe rsero complessivamente qualche decina di uomjni; le perdite italiane furono piuttosto limitate. La maggior parte dei rihelli si sottrasse all ' accerchiamento. D opo gli accertamenti de i carabinieri , circa 600 persone ern no state concentrate a Vodizze e consegnate alle autorità del Gove rnatorato. Queste ultime, avendo difficoltà di sistemazione e non sapendo come compo11arsi, misero quasi tutti in libertà 11 , per quanto le a utorità militari ritenessero «che molti ribe lli, vistisi accerchiati abbiano a bbandonato le armi e si siano uniti alle persone rastrellate» 12 . li

11

Vedasi O.T., Cap . VII. pag. I IJ6e nota 123.

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M essaggio delle nrc 12,00 del g iorno 8 novembre 1942 al comando D. "Zara··.


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Elio Ricciardi

rastrellamento ed i re lati vi interrogatori avevano comunque fornito molte informaz ionj utili. Il 13 novembre il btg. " Zara", con il XV btg . dell ' 11 ° rgt. bersaglieri cd un htg. di formazione, effettuarono un rastrellamento nella zona di Konjevrate e Duhrava, per cercare i partig iani che durante la notte avevano sottratto esplosivi in due cantieri de lla zona. Il rastre ll amento fu condotto con le stesse modalità di quelle iniz iate il g iorno I: quindi furono rastrellati e concentrati s ul posto 367 individui , 32 dei quali durante un tentativo di fu ga rimasero ucc isi 13 . Mentre era in corso quest'ultimo ras trellamento il Comando Marina di Sebenico inviò una squadra di 11 genieri telegrafis ti pe r riparare un a linea telefonica interro tta dai ribelli. Come scorta destinò 18 marinai comandati da un sottuffic iale. I due autocarri che tras portavano i genieri cd i marinai, g iunti in località Jeliniak in prossimità de ll ' insenatura de no minata Porto di Schcnico Vecchio o Val Gre baschia (Grehastica Dra~a) caddero in un'imboscata dei ribelli che furono valutati essere in 150. Gli Italiani «Per quanto 1- .. ] ri spondessero a l fuo co ferendo cd uccidendo parecch i assa lito ri » come riferì il Comando Mari1rn , ebbero 14 morti , 7 fe riti , 7 di spersi . I due rimasti riusc irono a dare l'all arme. La compag nia da s barco de lla M:ctrina . s ubito in viata s ul posto , trovò i caduti denudati e seviziati . Da tempo ne lla zona impe rversava la banda di Marko ,<;korin, che la popolaz ione appoggiava la rgamente anche perché te rrori zzata dalla sua violenza ( nei precedenti g iorni 6 e 7 aveva ucciso due abitanti d e l lu ogo). Da te mpo i comandi ita li ani si andavano co nvincendo c he fossero necessarie mi sure severe. Infatti, mentre i partig iani si imponevano s ulle popolazioni con il te rrori smo , le ritorsioni da parte italiana restavano essenz ialmente a llo stato di min acce. Particolarmente significativo (in particolare per la co inc ide nza deg li avvenime nti ) quanto contenuto ne ll a Re laz ione periodica <le i 13 novc mhre del comando fanteria de ll a D. " Zara": «Nuoce al nostro prestig io la mancata attuazione dell e mi s ure di ri gore minacciale con i handi delle Autorità politiche e militari , dalla qu ale è de rivata la co nvin zione che facciamo solo parole; <li consegue nza l'esodo de i g iovani verso i partig iani aume nta , favorito dalla constatazione c he le famiglie non ne risentono danno» . Il 16 matt ina, per o rdine della O. "Zara" cd agli ordini de l Ge n . Alfon so Cigala Fulgosi (comandante de lla XVII Il ri gata costiera), il XV btg. be rsaglie ri , il btg. " Zara", un battaglione di formazione co m prende nte la cp. da sharco, un pi. carri L , 40 carabini eri e forze di arti g lieria o peraro no convergendo s u Capoccslo da due schi era me nti c he gi ungevano al mare a Jel ir~jak e a Rogos niza (d is tanti tra loro c irca IO Km). A lle 7 l'aitig lieria e la torpediniera "Giovannini" apri rono il fuoco che fu proseg uito lino alle 8,30. Tre aerei bombardarono le zone più interne . Cessato il fuoco mossero i battaglioni rastrell ando te1Teno ed ab itaz ioni . In alcune, oltre ad

11

Messaggio del 13 novembre 1942 del Cnmando O . '"Zara".


I Bersaglieri in Dalmazia e il batta1:lione bersaglieri "Zara"

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arm i e muni zioni , furono «rinve nuti resti di corpi , oggetti, corredo ed armj dei militari caduti» 14 . Pan;cchic di queste case, date alJe fiamme, saltarono in aria per le muni zioni e g li esplosivi nascosti in esse. I partig iani naturalmente evitarono lo scontro. I ,a popolazione, colta di sorpresa , suhì pesanti perdite. Gli Italiani che si trovavano in zona (carabinieri , guardie di finanza, insegnanti) la notte prima avevano ricevuto l'online di rifugiarsi presso le postazioni di artiglieria. Le varie l"onti sono discordi nel valutare il numero de i mo1ti e dei rastre llati. La cifra più alta è quella indicata dalla D. "Zara" (100 morti , 200 rastrellati), la cifra più bassa quella riferita dal Commissario Civile di Sebenico, dott. Ernesto Paulovich (55 morti). La relazione di una Commissione di Stato jugoslava parla di 80 morti. Notevoli rurono anche i danni alle abitazioni. Peraltro, come scrisse anche il dott. Manlio Cacc (maggiore medico di complemento e direttore de ll 'ospedale civile di Se be nico, sua città natale) rimasero «completamente intatte le[ ... I frazioni di Siroke e Krusevo dove usavano in special modo concentrarsi i ribelli» . 15 li vescovo cattolico di Schenico inviò una lettera di protesta al governatore Bastian in i. Scrisse anche al Vaticano, che trasmise la lettera al Mi nistro degli Esteri , Ciano. Nella lettera il vescovo scriveva, tra l' altro, c he il capo luogo dell a parrocchia, Capoccsto, era «ahitato eia buoni e praticanti cattolici, onesli ed altamente religiosi, e 11011 comunisti». Scrisse anche che i favoreggiatori fornivano aiuto ai comunisti «perché l"orzati con il pugnale alla go la e con minacce di morte» e che «moltissimi né fuggirebbero né fornire bbero i viveri agli imboscati se avessero tra di loro a difesa i soldati>> . Per mitigare i danni de ll ' azione il gove rn ato re in viò a Capocesto viveri e vestiario, che in parte caddero nelle mani della handa de llo .~korin . Pe r quanto il bilanciare, almeno in parte, la paura c he la popolazione aveva de i partigiani con paura delle truppe italiane potesse avere dei ri sultati pratici positivi, sembra di pote r affermare che con l' azione d i Capoceslo gli Italiani assecondarono il g ioco de i partigiani. E' anche da notare la similitudine tra il bombardame nto in questione ed i nume rosissimi bombardamenti aerei, con i quali gli a nglo-americani colpirono le c.:i ttù italiane e che a ttualrnenlc destano assai poco (o nessuno) sgome nto. Di sicuro quell ' operazione costituisce il ri cordo più sgradevole per i reduci de l "Zara", solitame nte g iustamente soddisfatti dcli ' operato de l proprio battaglione. li 22 novcmhre la 6A cp. con un pi. mitrag lic ri s i trnsferi da Sebenico a Geversche: il pi. della 7A g ià a Yeq)oglie si trasferì a //lici insieme con un pi. mitraglie ri ; la SA cp. rientrò da Mala Òsta a Se henico. La 6'' cp. il 24 effettuò una perlustrazione e durante la notte sul 28 un appostame nto sulla strada Geverschc-Chistagne. Il JO una cp. del ··zara'' partecipò al raslrcllameto di una zona adiacente al lago di A urana.

11 ' Come

d:1 messaggi del XVlll C.A. Vedasi 0.'1'. C:ap. V II , pag. 11 27 e nota (57).

15 Vedasi O.T.. Cup. VII, pag. 11 27 e nota (59).


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/:,'fio Ricciardi

L' I dicembre il XVIII C.A. dispose il trasfe rimento del btg. "Zara" a De rnis ed alle dipende nze della D. "Sassari '" e ntro il giorno 3.

li 4 il btg . era a Tenìn ad eccezione di una compag nia, nonché di due pi. mitrag lieri (quindi con ben 6 delle 9 mitragliatrici Breda del btg .), rimasti a Sebenico. li g iorno successivo, sabato 5 dicembre, i I btg. "Za ra" si trasferì a Ste nnizza (Slrmica). Ste rmizza era una di quelle località per le quali era stato progra mmato l'abbandono da parte deg li Italiani e la cessione alle rom1azio ni cetni che. Era peraltro il paese del pope Djujié e la c ulla del movi me nto eetnico locale , non poteva quindi essere lasciata ai cetni ci (che erano in un momento di crisi) senza dare loro il tempo di predisporsi adeguatamente. I cetn ici necessitavano tra l'altro di un rifornimento di munizioni che giunse poco prima della line del mese. Il btg. "Zara" doveva preparare la cessione ai cetnici e quindi attuarla. li 16 giunsero a Te nìn due pi. di quelli che il btg. ave va lasciato a Sebenico che, anziché raggiungere il btg., rurono trattenuti a Tenìn per cooperare nella difesa di un caposaldo (il n.8). Il 30 dicemhre 300 dei 1.200 cetnici erL.cgovesi giunti in gio rnata a Tenìn furono inviati a Stcrmizza. li blg . "Zara" restò in quest' ultima località fino al 13 gennaio quando furono disposti il suo tempesti vo rientro a Tenìn e la sua sostituzione con cetnici no n erzegovcsi.


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallaglione bersailieri "Zara"

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Capitolo XI 4° E 11° REGGIMENTI BERSAGLIERI UAL FEBBRAIO ALLA FINE DEL 1942 li XXXI btg. del 4 ° reggimento, c he era partito per la Bosnia v ia Spalalo il 9 oltohrc 1941 , continuò ad operare in Bosnia dove lo ahhiamo visto ag ire in prossimità e molto spesso insieme al htg. "Zara". li resto del reggime nto, c he e ra invece partito da Ragusa per l'Erzego vina (ad eccezione dell a cp. motociclisti ) alla fine di gennaio, continuò ad operare in Erzegovina, spesso ai limiti de ll a Dalmaz ia come nella zona di 2.avala cd Hum nel retroterra di Ragusa. Successivamente il reggimento, o meg lio i reparti del rgt. (perché operarono normalmente separati ), tornarono a gravitare verso la Dalmazia. 11 30 maggio il XXIX htg. era a Metcovich e nella notte sull' I giugno il comando con la cp. comando pernottarono a Rag usa. Ai primi di gi ugno comando, cp. comando e XXVI presero parte ad operazioni ne lla zona a nord de lle Bocche di Cattaro. Al termine di tali operazioni , il XXVI si trnsferì nella zona tra Ragusa e Cattaro a presidio de lle lucalilit di Gruda, Rag usavecchia (Cavtat) , Castelnuovo di Cattaro (/-Jercegnovi) e di altre, mentre il comando di rgt., con la relati va cp. , si portarono a Siano (su lla costa cl No rd di Ragusa), dove prove niente da Stulac già si trovava il XXIX btg . 1• Di questo btg. aveva assunto da poco il comclndo il Magg. Bruno Riclnchi . In una pausa delle contj1rne attività operati ve , il 18 g iugno, clnni versario de ll a fondaz ione de l Corpo, i reparti del 4 ° rgt. presenti a Siano sole nnizzarono la ricorrenza sull a piazzetta del paese srilando di corsa avanti al Col. Straziota, conrnndante del 4° , e de l comclndante de l Corpo d 'Armata, Gen . Renzo Dalmazzo , anche lu i bersagliere. Durante la cerimonia furono consegnate ricompense cli valor milita re. li 4° rgt. partec ipò poi all'operazione " Albi a" , sull ' impervia catena dei Mo nti Albi ( Hiokovo), che si al zano ripidi (fino a 1.762 m) dalla costa alle spalle di Makarska. L'operazione fu condotta dal X VIII C.A. con l' impiego de lla D . " Uergamo" e di altre forze dello stesso C./\., dell a O. " Messina", di 3 btg. volontari a nticomunisti e di altJ·e forze del VI C.A .. Tcombattimenti iniz iarono I' 11 agosto con rastrellamenti delle zone limitrofe , proseguirono viole ntissimi dal 28 fino al 2 settembre con la sca lata ed il rastrell amento dei Monti Albi, e si conclusero con la completa di sfatta dei partigiani. Il Col. Straziota dovette lasciare il 4 ° prima de lla conclusione dell 'operazione, in quanto trasferito al comando del 7° rgt. bersag lie ri, in Africa settentriona le. Al Col. Straziola venne confer ito l'Ordine Militare di Savoia (detto successivamente "d ' Italia") per quanto realizzato negli otto mesi trascorsi al comando del 4° rgt. , mesi durante i quali in numerose azioru aveva avuto alle

1

Vedasi Sai valore Quagl ino: ··con il 4° Hersaghe.n nella seconda guerra mondiale". pag . 134.


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t.:tio Rirciardi

dipe ndenze reparti del 4 ° rgt. ma anche di altre unità. li comando del 4° fu assunto dal Ten. Col. Ugo Ve rdi , c he lasciò il XXVI htg. al Cap. di complemento Ciro Raimondo. Nel settembre il comando di rgt. con la cp . comando ed il XXVI htg. si trasferirono a Castelnuovo di Ca ttaro , da dove ai primi di novembre partirono pe r Ragusa. Da qui ripartirono il giorno 18 in tJ"e no fino a Mctcovich, pe r po i proseguiJ·e verso Spalato, imbarcandosi il giorno 19 2 . La cp . motociclisti , che alla partenza del rgt . per l'Erzegovina alla fine di gennaio e ra rimasta a Ragusa , il 2 1 febbraio si trasferì a Cattaro, alle dirette dipendenze del VI C./\., con un pi. a Rag usavecch ia a disposizione della D. "Cacciatori delle Alpi". Il XXXI btg ., anche dopo ripiegato alla fine di aprile dal presidio di Kljiu{ in Bosnia, rimase nell'ambito del XV III C./\ .. Alla fine di oltohre si riunì a Verlicca , dove il 28 ouohre una cp. giunse da Spalato ed un'altra ri entrando dalla rase " Beta" dell'operazione "Oinara"; tale "fase" aveva po11ato alla conqu ista di Livno, oltre la catena del Dinara, partendo dalla valle della Cetina in concomitanza con forze croate partite dall'Erzegovina. li 4 dicembre il XXXI btg., con altre forze italiam: e 500 profughi , lasciò il presidio di Vcrlicca portandosi a Kosovo , tra Oernis e Te nìn. Successiva me nte lo trove re mo , insieme con I' 11 ° rgt. hP.rs,1glicri cd in particol are con il suo X V btg ., nella prolczione della ferrov ia ·1enìn-(;raéac , nel tentativo di assic urare le possibilità di partenza della O . " Sassari" . li rimane nte del 4° rgt. be rsag lie ri (X XVI e XXIX btg ., comando rgt. e c p. comando) giunse a Spalato, prove nendo dal settore del VI C.A., il 25 novembre. Nella ripartizione in sellori divisionali da attuare con l'arTivo della I" D . celere e ra prev isto che I' 11 ° bersaglie ri , in afllusso con tale Divisione, si sarebbe dovuto dislocare nel settore costie ro della D . " Bergamo" alle dipendenze di quest' ultima. In realtà, come vedremo, le esigenze della D. "Sassari" fecero dirottare I' Il O rgt. nella zona di De rni s-Tenìn. Il 4° rgt. lo sostituì consegue nte mente nel settore della "Bcrgamo". li 28 novembre il XXV I htg . si trasferì da Spalato a Ouare (Zndvarje), importante per la sua centrale elettri ca, per torn are a Spalato 1' 8 di cembre. Nei giorni immediatamente successivi il comando di rgt. si trasferì a Traù con il XXVJ btg., che distaccò reparti a Castelvecchio. Castel Vitturi e Marina (Bossoglina).11 XXIX si trasferì a SaJona con una ep. a Ze rnovizza. 11 30 dicemhre il comando del 4° rgt. con il XXVI btg. si traslcrirono da Traù a Derni s. L' l 1° rgt. bersaglieri (XV e XXVII btg ., 111 " cp. motociclisti , 27 1" cp. cannoni da 47/32, comando e cp. comando) giunse in OaJmazia g radualmente con la I" D. celere "Eugenio di Savoia" . In allegato "C" è riportata la costituzione ordinativa prevista per il reggimento. li XV btg. appena giun to in Dalmazia fu assegnato temporaneamenlc alla O. "Zara", con la quale partecipù nel mese di nove mbre insieme con il btg . "Zara" ,

2

Vedasi pag. 138 dd libro in nota

1•


I lkr.m gliui in D"lnwzia

f'

il bollaglione bersaglieri ''Zara"

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come a bbiamo visto , ai rastrell amenti de lle zone di Yodizze-Lago di Aurana (inizialo il giorno 2 e duralo 8 giorni), di Ko11jevrate- Dubrava ( 13 novem bre) e di Capocesto (giorno 16). Per fronteggiare le esigenze nel settore de lla D . " Sassari", il XVlll C.A. dispose il passaggio temporaneo (che rimase stabile) a tale Di visione: il giorno 16, del XV btg. (prevedendone il trasporto per ferrovia da Sebenico a Tenìn nelle prime ore del 17); il g iorno 18, del XXVII btg. in afflusso in Dalmazia, attrave rso Tenìn, dal settore del V C.A .. L' I dicembre il reggimento era nella zona di De rnis, dove fu raggiunto in giornata dal XV btg., che aveva precedentemente occupato posi zioni lungo la rotabile Tenìn-Bos. Grahovo e che si sistemò ne lla vic ina località di Siveric':. Numerosi reparti del reggimento erano comunque in movimento o in sosta tra Karlovac e Sebenico per sco1tare le unità log istiche in afllusso de lla I " D. edere. Si trattava in particolare della 7" cp. e di 2 pi. mitraglieri del XX.V ll btg . che si trovavano sull'allopiano della Lika e delle cp. motocicl isti e cannoni. Il grosso della 7" cp. giunse a riunirsi col proprio btg ., dis locandosi pcrù a Dcrni s, il giorno 17. Le cp. motoc iclisti e can noni muovevano per plotoni , restringendo gradualmente i loro movime nti verso il mare. TI 2 e il 3 dicembre I' 11 ° partecipò allo sgombero de l presidio di Verlicca insieme con il I btg. del 2° rgt. fanteria "Re", il XXXI btg. del 4° rgt. bersaglieri , una btr. da 100/1 7 ed un reparto artieri del genio. L' J I O costituì un dispositivo di caposaldi a protezione dell ' itinerario Vcrlicca- Dc mi s. 11 giorno 7 il XXVIT btg. si trasferì da Dernis a Koso vo. con il compito di dare protczionc alla rotabile ed a ll a ferrovia. L'8 dicembre la 2" cp. del X V btg. fu in viata di scorta ad un autocarro che doveva recuperare materiali in una cava ai piedi della catena del Musei:. Durante tale recupero la cp. fu fatta se1:,..,,o a violento fuoco di fuc ileria e di armi automatiche. Giunse in rinforzo il rimanente dc! XV btg. con una sezione cannoni da 65/ 17, superando le resistenze avversarie e rastre llando la zona . Il battag lione ebbe 2 feriti . Il giorno 9 il XV partì in treno per Ma lovan, lungo la ferrovia pe r la Lika dove doveva sostituire il XXXl btg. bersaglieri , c he vi era appena g iunlo e che si doveva spost:ire a Cnovac, poco più a nord lungo la linea ferroviaria . La notte sul IO il XV pernottò in tre no a Te nìn ed il g iorno IO giunse a Ma lovan con il compito d i sorvegliare la ferrovia mediante robusti pattuglio ni costituiti ciascuno da una cp. rinforzata, prende ndo collegamento a nord con il presidio di Cerovac, c ioè con il XXX I htg. bersaglieri , ed a sud con quello di Zermagna (Zrmanja). Durante tutta la permanenza lungo la ferrovia, sull ' altopiano de lla Lika, i due battaglioni dormirono in tenda. li g iorno 20, fin dal primo mattino, il XV btg., così come il XXXI del 4° rgt. furono forte mente impegnati dai partigiani . La situazio ne fu ristabilita alle 19, dopo aspri combattimenti durante i quali inte rvenne anche l'artig lieria da Gracac . Numerose le nostre perdite 3. li

3 O.T.,Cap. Vll.pag. I 168 e uuta 33 1 parla di 2 morti e 15 feriti. li Diario storico ùell'l 1° r~l.

bcrs,1e licri p~rla cli~ morti" 11 fe,rili snln nd XV h1g cldl ' 11°


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Elio Ricciardi

g io rno 2 1 il X V blg . insieme con 300 cctnic i effettuò un rastrellamento a cavallo ùel la linea ferroviaria, ma i partig iani si riti rarono. Il 20 dicembre g iunsero ali ' 11 ° comple menti provenienti dal deposito dell'8° rgt. bersaglieri (Verona). La forza dell' li O , che I' I dicembre era stata d i 53 uffic ia li , 70 sotn1ffic iali e 1.624 be rsag lieri sarà infatti il 28 successivo rispe tti vamente di 56, 75 e .1.734. Tra il 20 e il 2 l dicembre si trasferirono a Tenìn il comando e la cp. comando de ll' 11 °, con il XXV II btg. che rilevò da un btg. del 152° rgl. fanteria la difesa della c inta difensiva. li 2 1 si trasferì a 'lcnìn anche la cp. motoc iclis ti , c he passò a lle dirette dipe nde nze de lla D . "Sassari". La cp. can noni restò a Sebenico. li 25 i partigiani attaccarono una cp. croata di pres idio a Lovinac, s ulla I .ika ; la cp. si ritirò nella s tazione fe rroviaria, presid iata da due c p. ita liane c he rimasero anch 'esse accerchiate dai ribelli . Il mattino del 26 fu accerch iato anche il presidio del casell o di Ricù:e, s ulla ferrovia tra I,avùiac e Graùu:. Il 27 una colo ru1a compos ta dal XV btg. bersaglieri (meno un pi. pe r compagnia, lasciato a presidio de lle pos izioni), da una cp . carri L, da alcu ni mortai da 81 e da un pezzo da 65/15, fu inviata <la Gracac verso Lovinar. La colonna fu pe rò bloccata a s ud di Rii:i<:r ed i combattimen ti, particolarmente aspri, durarono continui anche durante la notte. La sera del 28 il Il btg. del 152° rg l. fanteri;i , invialo da Tenìn con fori.e cetniche, riuscì a raggiungere il X V btg. dopo avere combattuto tutta la g io rnata. Nonos ta nte l'intervento anche del XXXI btg. de l 4° bersaglieri e di una btr. da 1()()/17 la colo nna non potè comunque raggiungere f ,avinac. Questa ru raggiunta il g iorno 30 da una colonna provenie nte da nord , composta <la 2 btg. fanteria e 2 btg. croati , che il 3 1 si cong iunse con le forze attestate a Rii:i<:e . Nel frattempo , il giorno 30. il XV btg. bersag lieri si e ra portalo per ferrovia a (;raéac, dove aveva sostituito nell a difesa de ll ' abitato un btg. in partenza del 15 1° rgl. fanteria. U X V battaglione ne i g io rni 27 e 28 d icembre aveva a vuto 15 caduti , 43 re rili , I di sperso e 5 congelati . li Diario storico de ll ' 11° rgt. , del 28 , riferisce a proposito <le i bersag lie ri del XV c he si erano battuti «con morale a lto cd il lo ro contegno fu quello che si addice a i prodi ».


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallaglionc bersaglieri "Znra"

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Capitolo Xli EVOLVERSI DELLA SITUAZIONE l)AL GENNAIO ALL'AGOSTO DEL 1943. L'andamento generale della guerra, che dal l'autunno del 1942 si andava mani festando sempre più sfavorevole per le forze del!' A sse. rendeva sempre più probabile uno s barco ang lo-ame ricano. Il movime nto comunista seppe avvantaggi.u-si il più possibile della situazione, cercando di attrarre in un unico f"rontc di liherazionc nazionale intellettuali e masse dei diversi orientamenti politici e delle diverse etnie. La situazione su i vari fronti fu discussa fra Italiani e Tedeschi (18 20 dicembre). I ,e direttive per la cx - Jugoslavia furono imposte da Hitler e prevedevano l'el iminazione tanto del movimento comunista quanto di quello cetnico, dato che entrambi avrebbero appoggiato un possibile sbarco degli Alleati Tali direttive portarono alla pianificazione d i un 'operazione che avrebbe dovuto concludersi prima della primavera, paitendo dalla zona di Zagabria - Karlovac e muovendo verso sud-est fino al Montenegro. L' operazione, denominata "Weiss" (" Bianco" in tedesco), si articolava in tre fasi. Nel la prima (20 gennaio - IO febbraio) tre D. tedesche cd una tedesco - croata avrebbero dovuto accerchiare ed eliminare i partigiani a nord di Bos. Petrovac. Tre D. italiane avrebbero appoggiato l'azione muovendo verso est. Nella seconda fase l' avanzata delle forze tedesco croate sarebbe proseguita, mentre il XVTn C.A . italiano avrebbe raggiunto l'allinamento Bos. Grahovo - Drvar - Livno. La tcr1_.a fase prevedeva l'impiego in Erzegovina del VI C.A. italiano e di una D. tedesca. Per quanto riguarda i cetnici, l'iniziale direttiva tedesca di eliminazione si era l,'Tadualmente trasformata nel disamm da attuare successivamente appena possibile. Nella pratica i comandi italiani continuarono la collaborazione con i cetnic i. pure d im inuendo i rifornime nti di armi e munizioni. O'altra parte anc he i comandi tedeschi cooperavano spesso con i cclnici, anche se in modo incostante e contradditorio. L' operazione " Weiss" si sviluppò in modo molto diverso dalle previsioni . La prima fase sarebbe dovuta ini ziare con una rapidissima avanzata della O. motori zzata S.S. " Prinz Eugcn" ("Principe Eugenio") costituita in buona parte da Tedeschi del Banato parlanti prevalentemente serbo - croato, che in due g iorni avrebbe dovuto percorrere circa 130 km. In rea ltà il movimento richiese 9 giorni , rendendo impossihilc il previsto accerchiamento. Le tre Divisioni italiane che concorrevano alla I" fase furono la "Re" e la "Lombardia" del V C.A. e la "Sassari" del XVlll. Questa, rinforzata da 3 htg. bersaglieri (htg. "Zara", XXV I del 4° rgt., XV dcli ' 11 ° rgt.) operò su tre direttric i: sinistra su Ploi:a, centrale da Grac:ac su Mazin e G. Lapac, destra s u Sucevici-Srb. Occupato il 13 febbraio G. Lapac il XXVI btg. bersaglieri, per una nuova richiesta tedesca, raggiunse il 15 Kulcn Vakuf", dove poco dopo g iunse la D. " Prinz Eugcn". ll 15 pomeriggio iniziò il rie ntro de lla "Sassari", che il 22 raggiunse Mazin superando difficoltà enormi per g li attacchi partigiani, il terreno montano innevato e il freddo. Dal 13 al 22 lebhraio la " Sassari" aveva perduto 909 uomini , dei quali 169 caduti (14 ufficiali) , 656 feriti e 41 congelati. Il XVill C.A. citò la " Sassari" all'ordine de l giorno per il suo comportamento. Da notare che nel


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t:tio Riffiardi

settore de lla "Sassari" le operazioni invernali erano cominciate con intensità g ià dall'8 dicemhre a causa de lla pressione partigiana. Anche la 2 3 e la 3a fase dell 'operazione " Weiss" non si svolsero secondo i piani. La massa delle forze partig iane era infatti sfuggita all'accerchiamento abbatte ndosi sull 'ErLegovina. La situaz ione in Erzegovina fu ris tabilita gra1.ie alle formazioni celniche. L' accerchiamenlo delle forze comuniste fu pregiudicato dall'esigenza di no n porlare i cetnici a contatto con i Tedesch i. Le forze partigiane risultarono comunque fortemente provate e, al termine, furono molli i partigiani , in pruticolare g iovani arruolati a forza, che si consegnarono ag li Italiani. Mihailovié, c he prima aveva accettato le intese con i comandi ital iani so lo per moti vi strumentali , si orientava in modo sempre più favorevole verso l'ltalia. Aveva constatato, come scrisse 1, che dall'Unione Soviclica e <1alla Gran Bretagna gli erano g iunli solo incitamenti, mentre dall ' Italia aveva ricevuto aiuto concreto, anche a limentare , per la sopravvivenza della gente. Data la grave situazione alimentare dello Stato croato, l' Ttalia mandava rifornimenti anc he alle tmppe croate cd a lle popolaz ioni . Ne i primi mesi del 1943, di fronte ad un ' Italia e ad una Croazia indebolite dalla guerra, i Tedeschi cercavano di imporre le proprie direttive sui comandi italia ni e au mentavano sempre più il predominio su que lli croati 2 . Nel mese di febbraio avvennero di verse sostituzioni ai vertici dei comandi italiani ÌJ1 Dalmazia: il Gcn. Roatta passava le consegne al Gcn. Mario Rohotti , g ià comandante dell'XI C.A. in Croazia; il Gc n . Emilio Becuzzi assumeva il comando della D. " Bergamo" (Spala to) . sostitue ndo il Cìcn . Sandro Piazzoni destinato al comando del VI C.A. (Ragusa), rimasto vacante per l' improvviso decesso del Gcn . Ugo Santovito. li 6 febbraio il governatore Bastianirù diveniva Sottosegretario agli Esteri e il 18 gli subentrava Fram;csco Giunta. Questo elimi nò il proprio "Gabine tto mililare". Previde le ritorsioni avv isandone la popolazione e stabilendo che per ogni Italiano o amico de ll'Italia ucciso proditoriamente dovessero essere fucilati due prig io nieri politici, elevando success ivamente il numero fi no a 3 o 4. La ritorsione 3 , come ne l noto esempio di via

1 Vedasi O.T., C:1p. I, pag . 127 e 128. ~ Le forze amiate croate erano siate ~i 11 <lai princ ipio esse nz ialme nte sotto il predo111i11io tedesco. Nel 1943 circa 1·xo % de lle unità croate era110 <lislocale in zone di competenza tedesca e solo il 20 % in que lle <li competenza italia na. La richies ta ita liana <li ricevere una pane dei btg. che era110 sotto comando tedesco rimase inevasa. E' comunque da ricordare la .. Legione croata·' fo1te di 3.200 uo mini c he comballé <la] '42 nel l'amhilo dell'Armata italia11a in Russia (A .R.M.I.R .) fino a lla tinc d i quest' ultima . Questa Legione, costituita da ottimi co mbatte nti che fi110 alla fine del 1942 furono anche ol1imi alleati. fu impiegata spesso ins ieme con il 3° rg t. bersaglie ri . • 11 diritto intc mnzionale prevedeva, e con limitazioni prevede , la " rappresaglia" Ira due Stati e quindi Ira c hi li rappresenta: prevedeva anche la ·' repressione colletti va" qualora u110 Staio occupante non fosse riuscito ad indi viduare i colpevoli <li un attentato non compiuto da una parie riconosc iuta dal dirillo internazionale (così come no n erano riconosciuti , specie fino a quel momento, i pa1tigia ni di Tilo). Dalla dottrina prevalente venne classificala ..repressione colleuiva" (in quanto compiuta in seguito a un allentato perpetrato di propria iniz iati va da alcuni civili rimasti allo ra igno ti) la strage delle Fosse Ardeatine. Successivame nte , co n i condiz io name nti politici , quest' ult ima fu considerata invece un '"azio11e di rappresaglia...


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallagfione bersa,:lieri ''7,ara "

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Rasella, e ra consentita dalle con venzioni internazionali e dal la legge italiana (in linea con le predelle); peraltro era inoppo1tuna di fronte alla g uerriglia comunista , che aveva fra i suoi ptincipal i obbieltivi quello di scate nare le rappresaglie 4 . Le rappresaglie furono comunque applicate in ragione di I , 2 o 3 fucilati per ogni vittim::i di allentati 5 . Tra i mesi d i aprile e g iugno non risultano esserne slalc altuate. La si tuazione della Dalmazia annessa era comunque migliore di quella della Dalmazia non annessa e, ancora di più, di quella de lle regioni este rne dove, di fronte alle razzie, agli arruolamenti forzati , alle uccision i perpetrate dai parligiani ,il soldato italiano costituiva l' unico riferimento e l' unica garanzia di sopravvivenza. Ad un ce1to punto colonne tedesche irruppero nel terri torio dell' Erzegov ina di com pe tenza italiana, senza preavviso, disarmando le formazioni cetnic he e deportando in Germania. Riuscirono però a disannare poche formazioni; le altre, consigl iate anc he dag li llaliani , si sottrassero alla cattura allontanandosi dalle strade. I Tedeschi pe rcorsero rapidamente il territorio lungo le rotabili e poterono farlo perché e ra già stato sgomberato de i pa,tigiani ad opera delle forze italiane, cetnichc cù anche croate e mussulmane. I ,'inc ursione tedesca aveva deterioralo le re laz io ni tra le diverse etnie. Quella che si era decisame nte deteriorata era la situazione tra Italiani e Te deschi , che precedentemente, nonostante numerose riserve mentali d a entrambe le pa rli, avevano comunque collaborato correttamente. Nel mese di aprile la D. "Sassari" completava il suo rientro in Penisola 6 . A maggio il XV lll C.A. cede tte anche la D. celere " Eugenio di Savoia" (meno l' 11 ° rgt. bersaglieri), rimanendo così con le sole D . "Zara" e " Re rgamo" e con la XYIT R. costiera. Il 23 maggio partirono anche i btg . squadri sti. La cessio ne di forze venne compensata solo in parte da un largo arrivo di complementi per la D. "Zara" , che poté costituire tre nuovi btg. fuc ilieri, portando ciascuno dei due rgt. fanteria (29 I O e 292°) ad avere: cp. comando, cp. cannoni da 47/32, cp . morta i, 3 btg. fa nteria, I btg. mitraglicri. Il btg. bersaglie ri "Zara" passò alle dire tte dipendenze del Comando Di visione. La D. ''Z1ra" ricevette anche un btg. granatieri che impiegò nelle isole. Un apporto determinante continuarono a dare nella Dalmazia annessa i locali volontari anticomunisti . Con i volontari di Traù già in forza al htg. squadristi "Toscano" ed altri volontari si costituì una nuova fom1azionc portando le B.A.C . (cp.) cattoliche a 6 e riunendole in un btg. comandato dal Cap. Mario de Vidovich . Due mesi prima anche i V.A.e orlodossi (2 R.A .C. e I pi. autonomo) erano stati riuniti in un blg . L' aumento del-

4

Co111t" nel noto esempio di Via Rasella. Le repressioni italiane non si avvicinarono 111ai a quelle tedesche; ciononostante le prime sono ancora strume ntalizzate politicarnenle. a differenza delle seconde . 6 In Dalmazia ed in partimi are nella provinc ia di 7.ara , che appaneneva all 'Italia anche in senso politico, si usava indicare il n:sto dell'Italia come Penisola. termine che nmispondeva quindi ,1 quello di Continente per la Sicil ia. 5


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Elio Ricciardi

l'atti vità partigiana, anche nella Dalmazia annessa, pmtava ad effe ttuare numerose ed anche notevoli azioni di rastre!Jame nto. In questa situazione giunsero gli avven imenti del 25 luglio 1943: l 'arresto di Mussolini e lo scioglimento del Paitito nazionale fascista 7 . In Dalmazia questi avvenimenti portarono allo scioglime nto del Governatorato della Dalmazia, annunciato dalla radio il 7 agosto e subito attuato. La caduta del fascismo fu accolta in Dalmazia dagli llaliani , civili e militari, con una maggiore compostezza che altrove, anche perché vi era più facile prevedere la gravità degli avvenimenti che potevano derivarne. Le preoccupazioni erano condivise dagli ambienti anticomunisti e filoitaliani , nonché da que!Ji serbi e da alcuni ambientj croati . La M.V.S.N. sostituì disciplinatamente nelle divise i fasci con le stellette e la camicia ne ra con quella grigioverde. Molti uni versitari presentarono domanda di arruolamento al comando della D. "Zara", ma senza ottenere risposta li_ Dal 25 luglio al 20 agosto vi furono be n 275 domande di arruolamento nelle formazioni dei Y.A.C .. Un centinaio di elementi della di sciolta organizzazione fascista di Sebenico e circa 300 giovani provenienti da Spalato, Traù , Sebenico, Chistagne e dintorni si arruolarono nelle formazioni cetniche della Dalmazia non annessa 9 .

7

Mussolini aveva iniziato la giornata accogliendo due domande di grazia per<lue partigiani clal-

mati. 8

9

Vedasi O.T., Cap. IV, pag. 820 e nota 40 1. Vedasi 0.T.. Cap. IV, pag 836 e note 490 e 491.


I Bersaglieri in Da/11wzia e il battaglione bersa1::lieri "Znra"

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Capitolo XIO OPERAZIONE WEISS Il Giorno 20 gennaio il htg. "Zara" g iunse a Grai:ac per l' inizio " uffic iale" dell'operaz ione " Weiss" (" Bianco" in tedesco). La Div is io ne "Sassari", all a quale il htg. era s tato assegnato , aveva ricevuto notevo li rinforzi che compensavano in abbondanza i suo i reparti che non potevano partecipare all ' operazione. U n btg. del 152° rgt. fanteria era g ià rimpatriato. Un hlg. del 15 1° rgt. fanteri a, con una hlr. di artiglieria, risulta essere s tato a Medak (a circa 30 Km a nord-ovest di Grai ac). Alla Divis ione compe teva anc he la protezione della ferrovia dalla stazione di Zermagna (compresa) a quella di Lovinac a 16 Km a nord-ovest di Gracac. Prov vedeva a tale compito con la 73" legione CC . NN ., c on il 229° btg. territoriale mo bile e con gruppi della M .V.A .C.. Tra il 15 e il 20 gennaio giunsem in rinli1rn1 alla "Sassari'", per agire lungo la direttrice Gracac - Bruvno - Mazin - G. Lapac, il l btg. del 25° rgt. fante1ia della D. "Bergamo", il 4° rgl. bersaglieri. con il solo XXVI btg.e la cp. comando.agli onlini del Col. Venli , il btg. "Z1ra", la cp. arditi "Frecce nere" divisionale della D. " Bergamo" . il lll gr. del 34° rgt. mtiglieria, il 4° sqd. crui-i L "S. Giusto" della D . celere "Eugenio di Savoia", un pi. cani Ldella D. "Bergamo" ed uno della D. '7..11rn". Inoltre il XV blg. dcli' 11 ° rgt. bersaglieri era stato a-;sq,rnalo, con n;parti della M .VA.C. e con altre forze, per agire lungo la direttrice Zennagna - S rb -Kulen Vakuf. Era disponibile per intervenire l'aero-raggmppamcnlo dell'aeroporto d i 7.emonioo (Zara). In Allegalo " D" è riportata la w na in questione. Nel settore di attacco della D . "Sassari" le forze ribelli proteggevano un notevo le apparato logistico che gravitava ne lla zona di Lapac e comprendeva scuole alli evi uffic ia li e sottufliciali , officine per produz ione di muniz ioni e pe r riparazioni, ospedali , depos iti e magazzini. Era quindi d a prevedere una difesa c he assic urasse il te mpo necessario per trasferire ta le apparato. Era previsto che la D. "Sassari", così come la D . " Re " e la D . " Lombardia", che come g ià detto ope ravano più a nord alle dipe ndenze del V Corpo d ' Armata , avanzassero verso est operando un rastrellamen to s istematico e progredendo media me nte di 5 Km il g iorno. li 2 1 gennaio il btg. "Zara", al quale era stato assegnato un gruppo di muli per someggiare i materiali a l seguito, ini ziò a piedi il movi mento con g li altri reparti. Per la ricostruzione dell'Operazione "Weiss" non disponiamo di Diari Storici oltre a que llo del XVIII CA., di livello gerarchico troppo più e levato di quello del htg . "Zara". Ci possiamo però avvalere dei resoconti e delle testimo nianze di numerosi reduci 1•

1 Principa lmente del Ten. Ezio Posta l. del capural111aggiore Bruno Demontc , del be rsaglie re Rino Mioni , del S.Ten. f'erruccio Cossulla , del S .Ten. G iuseppe Canzia , del Te n. Luigi Vill in i, del S.Ten. Pietro Campanini. Prezioso il si ntetico diario serino dal S.Tcn. Giuseppe Maras , in partiw lare per stabilire le date degli avve nimenti compresi tra il 16 gennaio 1943 data del suo arrivo al btg.e<l il successi vo 8 seltembre. Utile anche il ruolino della 3" cr . tenuto dal Tcn. Dc (ìavardo.


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F:lio Ricciar di

Purtroppo i racconti de i testi moni , scri tti di versi anni ra, non combina no sempre perfettame nte tra di loro per q uanto rig uarda le date . Essendo purtroppo diffic ile, a ta nti anni d i d istan za, te ntare di fare combac ia re i racconti ricorrendo alla memoria, si è cercato d i combinare insie me i racconti nel modo che è sembrato più log ico ed esclude ndo i ricordi contrasta nti . Non è pertanto possibi le escludere qualche em lre , co munque limitato. Comim;iamo il racconto riporta ndo quanto scritto dall'allora Ten. Ezio Posta l (Aiutante Maggiore del battaglione): «li giorno segue nte, 2 J ge nnaio, verso le ore 14 , il battaglione "Zara" lascia Gracac e, marc iando in colonna, imbocca la rotabile per Bru vno, verso nord. Il fo ndo valle è quasi senza neve , la temperntura poco sopra lo zero, tempo al hcllo . Percors i pochi chilometri , in località Dukic i, nei pressi di un pontice llo sul torrente O tuca, il battag lio ne si ferma e ri zza le tende pe r i1 pernottamento. Mentre stiamo piantando i picchetti sfila sulJ a strada il XXV I btg. bers., de l l e n. Col.2 Verdi c he procede verso Bruvno . Dopo circa un'ora il silenzio della valle è rotto dalle prime raffiche di mitrngli atrice, spari di moschetto e scoppi di bombe a mano : le avanguardie del Ten . Col. Verdi hanno incontrato le prime resistenze dentro il piccolo abitato di q . 616, presidi ato dalle retrogua rdie dei partigiani che stanno ripiegando verso Rruvno» 3 . La colonna si fermò a q. 6 16, a c irc a 7 Km da <:racar.. Il btg . "Zara" ebbe il primo feri to de ll'o perazione. un bersagliere colpito ad un polpaccio da un proietti le vagante mentre montava la tenda. Il movimento in avanti continuò il giorno successivo. Il battaglione proccdcltc , attraversando Dukiéi, fino a poco o ltre Milovanuvic', dove pernottò . li giorno dopo, ripreso il movimento , dovette fronteggiare un intenso fuoco proveniente dalle pendici de l Cmi Vrh, sull a destra e sul retro del d ispositivo, in par1icola re contro i mul i con i materiali. Riprendiamo la na rrazione de l Ten . Postal da l 23 mattina 4 . «Il btg. "Zara" cntrn in azione: rastrellare la w na sulla destra della rotabile, lungo la direttrice Tojagic i, per puntare poi su Bruvno . Terreno quanto mai insidioso , un susseguirsi continuo di vallc llc e colline, un a lternars i di campi con i soliti muri a secco e bosco ceduo . Rare le case, tutte d isabitate. Il battaglione assume il solito schieramento: due compagnie avanzano sulle ali . la tcr1.a compagni a, un po' arretrata, opera al centro; subito dietro il plotone comando con i servii.i vari. Si avanza speditamente: il tempo è bello, la visibili tà buona.

2 S i tratterebbe del 4° rgt., composto però dalla " P- (;Omando e da uno solo dei suoi btg .. il XXV I. Co me abbiamo visto (Cap. X l. pag. 68), ci rca 5 mesi prima il comando del XXVI era staio assunto da un capitano d i compleme nto, mentre quello del 4° e ra staio preso dal precede nte comandante del XXVI, Tc n. Col. Ugo Verdi. Q uest"ultimo dura nte l' opera.t.ione Weiss era già s1a10 prcsu mibilme nle promosso colonne llo. Sc111bra però logico che in questa situazione le diverse testi monianzt: parlino indiffe rentemente di Ten . Col. e Col. Verdi, d i XXV I btg. e di 4° rgl.. .l /\ pag . 139 del li hro di Sergio Quaglino "'Con il 4° lk rsag lieri ne lla seconda guerra mondiale'· è narrato come l' atlacco partig iano, abbastanza consistente. fu supe rato con il so llecito com:orso di un gruppo di carri leggeri e con la pe rdita per il XXV I blg. di 2 mort i e 15 fe riti . 4 I ,a narrazione del Ten. Postal tlirehhc trattarsi del giorno 22, ma una rcla7.ione s ugli avvenimenti compi lata .11l' epoca dal S.Ten. Cossutta quale comandante tlt::lla I" cp. fa ritenere trattarsi del giorno 23 gennaio.


I Bersaglieri in Dalmazia e il ballaglione bersaglieri "?,ara "

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Il conlallo col nemico è presto slahi lilo: le pattug lie dei pattig iani, appostati sempre in posizioni dominanti favorevoli, bene al coperto , sparano con grande precisione e poi 1ipiegano sem:a lasciarsi mai agga nc iare in combattime nto. Ini zia uno stillic idio di rcrili , che vengono avv iali , dopo una prima medicazione, a ll'ospedale di Gracac. Il pomeriggio de l 23 g iunge al comando ballagliom.: un fònogramma col quale il comando operazioni minacciava un'inc hiesta a carico dei bersaglieri feriti, sospettali di autolesionismo . Questo perché, per una fatale coinc ide nza, molti bersag lieri , di tutte tre le c ompagnie , risultavano feriti a lle mani cd ai piedi . Il maggiore Nardecch ia, a nome di tutto il battaglione, invia al comando una nota di protesta per simile insinuazione, esprimendo tutta la nostra indignazione. In effetti le testimonianze sono concordi ne ll 'escludere quanto era stato sospcllalo . La durezza del comhattime nto 1isulta anche dalla testi monianza del S. Ten. Pietro Campanini (comandante del Il pi. tie ll a 6A cp.): «La compagnia de l Ten. Aqui lino , con il plotone a l mio co mando in avanguardia, inizia l'avanzala. Non più di 200 o 300 metri e siamo investiti da un fuoco infernale . Il mio plotone ed i re parti che seguono sono in una zona piana e completa mente priva di ostacoli naturali e protettivi; impossibilitati a qualsiasi reazione schi acciati a terra rimaniamo in ha lia del fuoco nemico. lo ed il Serg . Magg. Principio tentiamo di fare un breve balzo in avanti per ragg iungere un muretto a poc he decine di metri , ma in vano. Principio è ferito all 'addome e sento a pochi metri da me, impotente a porgergli un aiuto , i suoi lamenti cd invocazioni. Sul lato destro vedo un mitragliere che pre nde posiz ione su un rilievo del terreno , ma viene falc ialo, è il cap. magg. Lucenti ni . Finalme nte il fuoco de ll'artig lieria , tiri coiti, troppo corti . Poi meglio. Il fuoco ne mico diminui sce, con uno scallo riesco con i hersaglieri a me vicini a raggiungere il muretto avanti a no i. Con un balzo successivo raggi ungiamo un gruppetto di case che troviamo deserte, me ntre dalla quota 6 12 c he c i sovrasta il nemico continua il fuoco. li Tcn. Aqui lino con i bersaglieri di a ltri plotoni c i raggiunge seguito successivame nte dal Magg. Nardecchia. Riuni sco i miei bersaglieri , sono rimasti in 18. Occorre sn idare gli ultimi cecchini dalla quota 6 12 . Sono comandato ad occupare la quota. i 18 bersaglieri sono poco convinti. ma si riparte alla di sperata. li cap.le Ga brielli è quasi subito gravemente ferito (morirà ne ll 'ospedale di Oracac dopo pochi ssimi giorni) . /\ balzi successivi conqui stiamo terre no, mentre sotto di noi a valle , vediamo altri reparti che anluiscono tra le case da noi lasciate da poco. Siamo sull a quota, vengono lanciate bombe a mano. de lle schegge mi colpiscono a ll 'occhio sinistro, non sono più in condiz ioni di vede re . Me ntre sono portato a l piano altri bersaglieri si uniscono ai mie i». Ripre ndiamo , quindi , il racconto del Ten . Postal: «Purtroppo, il giorno dopo, o ltre ai feriti c i sono anc he i morti: ricordo un bersaglie re, meridionale, colpito da un proicllilc all 'addome: adagialo dentro un fi eni le, pcrrcttamente luc ido, raccomandava ad un compaesano i figli e la moglie : quindi. spirava». Esco dal fi eni le e vedo adagiato sopra un tavolo un altro bersagliere, colpito da un proie ttile alla spina dorsale !alla testa - n.d.a.l : è Stanich, di Pola: il medico puù solo fargli qu alche in iezione per lenirgli il dolore in attesa della morte che non tarda a vcmrc» .


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F:lio Rù"l"iardi

Proseguendo l'avanzata , il 24 sera il htg. "Zara" raggiunge Bruvno, g ià occupato da altri reparti della colonna . Fino a tutto il g iorno 25 si conoscono i nomi anche di 3 caduti e 20 feriti. Riprendiamo il racconto del Ten . Postal: «Anche questo paese è stato comple tamente abbandonato dagli ahitanti . li battaglione si accampa alla periferia est dell'abitato: dinanzi a noi si stende un pianoro cosparso di c hiazze di neve e lastroni di ghiaccio. li comando battaglione con i servizi si sistema in un pagliaio a ridosso delle tende. Viene consumato il rancio, quindi vengono disposte tutte le misure di sicurezza per la notte. I ... I li giorno 26 il btg . "Zara" compie una puntata di ricognizione in una va lle ad ovest di Rruvno, verso Rudo Polje. Nessun contatto con il nemico. Altri battag lioni operano in altre direzioni. In un duro combattimento viene agganciato il XXVI btg. be rsaglieri sulle falde del monte Kre me n, e ancora un a volta si distingue per valore il S.Tc n. Svircich, di Zara , mio compagno nella scuola allievi uffici ali di Pola, già pluridecorato». li g iorno 27 in una puntata in direzione di Radakoviéi, ad est di Bruvno , si notano a distanza alcun i partig iani entrare in un fienile. Il fie nile è prontame nte distrutto dal ruoco di un pi. mo rtai di fanteria, ricevuto in rinforzo dal principio dc 11 'operazione . La sera del 28: «Consumiamo il rancio della sera, quindi il solito raduno <li tutti g li ufficiali dentro il fienile <lei comando battaglione per il normale rapporto; ci si intrattiene poi per le solite quattro chiacchie re in famig lia, qualche barzelletta raccontata a turno pe r mettere il huon umore, qualche canzone cantata in coro, tra le quali non può mancare quella che, dal 16 giugno 1939 , è dive ntata un po' l'inno del battaglione ·'Zara": "Cantiam dell'Italia nuova noi Re rsaglicr", sull'aria della Paloma , parole <li Testa; e l' altra , che narra un po' l'epopea del battaglione, nata a Sanski Most, sull ' aria di I ,ilì Marlèn: "li battaglione "Zara" è un battaglion d 'eroi - al grido <li Savoia va incontro al suo <lcstin" 1---1 Verso l' una di notte si scatena improvvisa mente un pande monio: raffiche di mitra, urla di allarme, scoppi di bombe a mano: bersaglieri si precipitano nel comando per rifornirsi di muni zioni e hombc a mano: ricordo il cap. magg . Bordandini , uno dei più anziani del battaglione, scarpe slacc iate, giacc he tta sbottonata così come era stato colto nel sonno sotto la tenda, afferrare due cassette di bombe a mano e via. [ ...] Un commando partig iano si è fatto sotto le nostre tende ed ha attaccato a colpi <li bombe a mano e di pugnale, riuscendo a cogliere di sorpresa le nostre sentinelle e penetrando fin dentro le tende: nasce un furibondo corpo a corpo: dopo pochi minuti di lotta, il commando si sgancia e sparisce nella notte. Facciamo l'amaro bilancio delle nostre perdite: non ricordo il numero dei morti (due o tre) e dei feriti : ricordo che tra i caduti c'era il caporalmaggiore Bordandini [di Predappio Nuovo - classe 19 16 - n .d.a.] ». Da notare che attacchi di sorpresa, più o meno riusc iti , e rano stati condotti contro il battaglione anche nelle notti precedenti . All ' alba del 29 gennaio (riprendiamo il racconto del Ten. Postal ): «La colonna muove verso Mazin: al nostro blg. viene affidato il compito <li proteggere l' ala destra, salendo sulla cresta del massiccio dell' Urljai. che domina la va lle e


I Bersaglieri i11 Dalmazia e il hauaglione her:saglieri "'Z,(1ra "

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la rotabiJe fino all'imbocco della piana di Mazi n. Il Magg. Nardccchia impartisce le disposizioni alle compagnie, che ini ziano l' avanzata co n tutti i di spositivi di sicurezza. Ci portiamo rapidamente in quota e procedi amo a cavallo del crinale della montagna . La giornata è serena, il freddo sopportabile, spct;ialmente dopo il sorgere del sole. Procediamo lentamente, anche perché lentamente procede sul fondo valle la colonna c he, di tanto in tanto , sosta per battere con l'artiglieria le quote più insidiose, tra le quali q . 8 18, all'imbocco della piana di Mazin . La nostra avanzata è scandita da qualche ta-pum , che rompe il silenzio della montagna: sono elementi della retroguardia partig iana t;hc controlla a distanza la nostra avanzata, sparando dai cocuzzoli che , sulla nostra destra , si susseguono all ' infinito. Data la natura del terreno, l:on profonde vallette tra dosso e dosso, impossibile tentare di aggirare i cecchini c he sparano da posi zioni sic ure con fucili muniti di cannocchiale e si ritirano . Stiamo raggiungendo ormai le ultime propagg ini dell ' Urljai, verso q. I .087, dalla quale si domina tutta la vasta conca di Mazin: si odono alcuni ta-pum provenie nti da un dosso sulla nostra destra: il maggiore Na rdecchia sale sul crinale, a ridosso del quale stiamo avanzando: stiamo osservando fianco a fianco, con il binocolo il costone antistante, quand'ecco il sibilo di alcuni proicltili: il maggiore Nardecchia ha un sussulto violento: lascia cadere il binocolo e con la mano destra s i stringe la spalla si nistra: dalla manica del braccio sinistro penzolante al fianco incomincia a colare abbondante il sangue[ ... ]. Ricordo le lacrime e le proteste del magg iore ancora sotto shok , riluttante a lasciare il suo battaglione: ma poi si avvia, accompagnato dal commosso saluto dei presenti. Il Tcn. /\qui lino comandante della 6" compagni a, assume interinalme nte il comando del battaglione. La testa della colonna è già entrata a Mazin , completamente dese1ta. Il battaglione " Zara" scende rapidamente il versante della montagna e, raggiunta a sua volta Mazin, si accampa nei pressi . Anche a Mazin è previsto qualche g iorno di sosta per compiere delle puntate esplorative nelle varie direzioni, come e ra avvenuto a Bruvno. Il tempo fortunatamente si mantiene abbastanza al bello, la salute del battaglione è ottima. Ve rso mcz;r,og iomo del 3 1 gennaio, arriva, inviato dal comando Truppe di Zara , il nuovo comandantt.: per il nostro battaglione: è il maggiore Vincenzo Bizzarri , friul ano, ufficiale di complemento. reduce dalla prima guetTa mondiale (bersagliere) durante la quale aveva fatto parte dei famosi "caimani del Piave". Lo avevo conosciuto a Zara, quando , ancora col grado di tene nte appena richiamato, prestava servizio presso un reparto di fanteria del Fronte a Terra . Rapidame nte promosso , pt.:r am.ianità, prima a capitano [con tale grado aveva assunto a Stolac , tene ndo lo per breve tempo, il comando della IOAcp. - n .d.a.J e poi a maggiore , era stato assegnato ad un ufficio del comando Truppe di Zara . lmprovvisamcntL: l'ordine di raggiungere il battag lione "Zara", impegnalo nell'operazione " Weiss", per ass umerne il comando: ma ne era all'altezza? Era aggiornalo'! Aveva sufficiente esperienza di comando? Ognuno di noi se lo sarebbe c hiesto: ma il comando Truppe di Zara , no: e ra maggiore, per di più bersagliere, cosa cercare di meglio per mandarlo ad assumere il comando di un reparto in operazione dj guerra? Lo aggiorno sulla situazione dei reparti , fa


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conoscenza con tutti gli ufficiali c sollufficiali , ai q uali chiede la più completa collahorazionc. E' un uomo cordiale, affabile ed anche peti"ettamcnlc cosciente del la sua impreparazione: ciò nonostante si sente sereno perché ha grande fiducia sulla nostra esperienza. Alla sera, mentre ci troviamo a quattr'occhi ne llo stanzi no del comando battaglione, mi confida un treme ndo segreto: il g iorno prima è morto a Zara il figlio (4 ann i) del Ten. Aquili no , suo unico maschio ! Ne ha infom,ato il comando operazioni appena giunto a Mazin, per ottenere che il Ten. Aqu ilino venga mandato in licenza per g ravissimi motivi di famiglia: g li hanno imposto il più assoluto segreto sulla nolilia, perché nessun ufficiale poteva abba ndonare il quel momento il proprio reparto , per nes.sun motivo. Il Magg. Bizzarri evidentemente non riesce a sopportare da solo il peso di quel seg reto e lo scarica in parte su di me! C i di amo la buona notte. Raggiungo una ca meretta accanto, che, fin dal nostro aITivo a Mazin, condivido con il Ten. Aquilino , g ià infil alo nel suo sacco a pelo. Come ogni sera, in attesa del sonno, parliamo degli avvenimenti della giorn ata: ahbiamo ricevuto la posta: egli ha ricevuto notizie da Zara: mi racconta delle sue preoccupazioni pe r le condizioni del fig lio ri coverato all'ospedale di Zara pe r una grave infezione intestinale. Anch' io ho ricevuto una lettera da Trento nella quale mi comunicano che mio padre è stato operato d ' urgenza per un' ulcera pe,forata, con prognosi riservata, ma con qualche spe ranza che possa cavarsela. Ma io so che, invece, il figlio di Aqui lino è morto , che sua moglie è sola nella disperazione e lui non sa niente ! cd io non posso di rglielo! E' la guerra! 1». Durante la pem,anenza a Mazin il battaglione ebbe il compito di occupare, di nollc e rientrando al mattino , alcune alture circostanti. Una di queste, ad ovest di Mazin (probabilmente q. 799), occupata la notte precedente da un re parto di fanteria che vi aveva ricevuto parecchi attacchi , venne occupata dalla 5" c.p. rinforzala da un pi. mitrag lieri della 83 • La sera la quota venne fatta segno , ma senza consegue nze, a colpi d i cannone e durante la nollc venne attaccata. Gli attaccanti vennero respinti con perdile senza consegue nze per i bersaglie ri . Tra g li altri compili assolti dal battaglione vi era anche quello di liherarc le strade dalla neve, cad uta abbondantemente. Riprendi amo il racconto del Ten . Postal «Il giorno 2 febbraio il nostro ba ttaglione fa una puntata fino a nord dell 'ahitalo di Bajci , g ià presidiato da un battaglione di fan teria, all'estre mo della grande piana. A ridosso delle case si estende una conca e rbosa che sale, prima gradatamente, poi più ripida, verso il passo di q. 960: la st rada sale a mezza costa sul la destra della conca, lambita in qualche punto dalle ultime propaggini del bosco sovrastante. Nel pomeri ggio il comando operazioni co nvoca ai piedi della conca il qu adro ufficiali dei repa,ti che avrebbero operato nei giorni successivi per aprire il passaggio attraverso la sella di g. 960 verso Lapac: il btg. bersaglieri "Zara", due battaglio ni fan teria dell a "Sassari" , due plotoni di carri leggeri , artiglie ria e mortai . Uiustame nte si vuole che gli ufficiali prendano visione del lcITeno sul quale dovranno operare alle prime luci dell ' alba del giorno che verrà stabilito» . Nel compil are l'ordine di operazioni i tre comandanti di battaglione, un tenente colonnello e due maggiori, tutti di complemento, furono aiutali dal Ten. Postal con l'espe rienza


I BersagliPri in f)a/111a zi11 e il batlaglione bersa!Jlieri "Zara "

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acquisita ne i due anni passati quale aiutante maggiore alle dipendenze del Magg. Pietro Tesla. Quest'u ltimo infatti , avendo frequentato la Scuola di Guerra , era stato ripetutamente impiegalo dal Comando "Truppe Zara" ( che non avendo uno Stato Maggiore non disponeva di ufficiali di Stato Maggiore) per compilare i piani operativi e quelli di esercitazione. Nel piano operativo fu previsto che il btg. "Zara'' agisse sulla destra, dentro cd a l limite de l bosco, e che al centro cd alla sinistra agissero i due battaglioni fanteria. La conca che porla alla sella da superare, di q. 960, era al centro tutta allo scoperto senza alcun appiglio; ai lati i costo ni della montagna erano coperti da hosco con sottohosco mollo fillo e innevato. Poche forze, be ne appostate , potevano bloccare ogni iniziativa. Era necessario fare affidamento sul ruoco di artiglieria e sul concorso aereo. Per il 5 fchhraio riprendiamo il racconto del Ten. Postal : «Il battaglione "Zara" muove alle prime luci dell 'alba , all' altezza de ll' abitato di Bajéi si porta verso l'alto della conca ed assume lo schieramento previsto: sulla destra la 7A compagnia del Tcn. Dc Gavardo con il compito di penetrare nel bosco: al centro. ai limiti del bosco , la 6" del Ten. Aqu ilino; s uhito sotto, un po' arretrata, la 5" compag ni a del S . Ten. Quadrotta. li coma ndo hlg. procede a ridosso della 6" c p .. Assunto lo schieramento, attendiamo pe r muovere il comando da parte del centro operazioni che controll a tutto lo schieramento: passa de l te mpo prezioso, qualcosa si è inceppato; poi finalmente l' ordine di ini ziare l'avanzata. Procediamo molto lenta mente, perché la 7" cp. si trova s ubito in grave diffi coltà ad avanzare nel bosco per le cond izioni amhientali , già previste, ma più proibiti ve di quanto si pensasse. Quando verso le IO le nostre punte avanzate del la 7" cp. giungono sotto q. 1.064 di Skorica Brd dal bosco si scalena un fuoco d'inferno che investe lutto il htg.: chi si trova in que l momento all o scope1to , vie ne investito da una grandinata di proiettili; cadono , morti o feriti, numerosi bersaglieri delle varie compagnie. I muli del plotone co mando , imbi zzarit i. sfu ggono dalle mani de i conducenti e galoppano furiosamente giù per i costoni della conca , seminando il loro carico: coperte, harcllc , cassette di mun izioni. Anch' io mi hutto pancia a terra, ma mi re ndo subito conto che sono comple tamente allo scoperto: un a gran corsa all'indietro e mi tuffo in una piccola cunclla, dove si era appostato il telegrafi sta con alcuni portaordini del comando battaglione. Dopo un po' anche il comandante del btg . riesce a raggi ungere stri sc iando sul terreno questa posizione: ha già saputo dai portaordini che la 7" cp. è completamente bloccata nel bosco, impossibilitata a compiere qualsias i manovra sia dall 'impralicahilità del terreno, sia dal fuoco intensissimo dei partig iani che, appostati in posizioni domi nanti presidiano tutto il bosco. La 6" cp. suhito sopra e davanti a noi , ha il fianco completamente scoperto e , impossibilitala ad avanzare frontalmente s u un terreno senza alcun riparo , battuto dal fuoco incrociato dei partigiani . sta tentando a sua volta di entrare nel hosco. Il Magg. Bizzarri si guarda in giro smarrito: l'artiglieria spara in continuità, battendo le posizioni nemiche, interviene anche l'aviazione: i caccia mitragliano e s pezzonano a bassa quota. ma non appena si tenta la


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più piccola manovra, i pa1tig iani sparano all ' impazzala. Il comando tattico continua a te mpestarci di radiogrammi , incitam.luci all'attacco: tutta la linea del fronte è ferma, bloccata dal fuoco de i pa1tig iani . Verso le 12 c i ragg iunge il Ten. Colonne llo Verdi , comandante del XXV I Bersaglieri , espressamente in viato dal comando operazioni per sollecitare a tutti i costi la nostra avanzata. li Magg. Bizzarri manda i portaordini ai comandanti di compagnia con un messaggio che li esorta a te ntare l'impossibile per sbloccare la situazione: la 7" cp . potre bbe avanzare solo se di sponesse di lanciafiamme, altrimenti sarebbe un completo suicidio; il 'len. Aquilino a questo punto te nta veramente l' inosabi le , avanzando a ll o scoperto verso il bosco; alcuni cadono colpiti, altri riescono a raggiungere il limitare del bosco ; il Ten. Aquilino, più lento, sta ancora avan1.ando allo scoperto, quando una raffica di mitra lo falcia alle gambe e lo fa cadere pesantemente sulla neve. Il suo attendente si lanc ia in suo soccorso, ma cade vicino a lui, colpito a morte. li sottotenente Canzia che, rapidissimo, era riuscilo per primo a ragg iungere il bosco in una posizione al riparo , vede la scena tre menda: calcola la situazione , si ra coprire per quanto possibile da l tiro di un fucile mitragliatore della squadra che g li è vicino e vola su l terreno allo scoperto; si tuffa vicino a l Ten . Aqui lino . prende un po' fiato, stri sciando riesce a caricarsi sulle spalle il suo comandante l'crito. quindi , con grande sforzo, si rizza in piedi e tenta di ripottarlo al coperto. Ha fatto pochi passi, quando una raffica di mitrag liatrice lo stronca alle gambe e lo fa stramazzare al suolo sotto il suo dolorante carico. 1 bersaglieri della 6" c p. riescono a tenere le posizioni su cui si sono attestati e battono col fuoco di tutte le arm i le posizioni nemiche fino a quando i barellieri riescono a ricuperare i fe riti (compresi il Ten . Aqu ilino e il S.Tcn. Canz ia). Anche l' ala sinistra del btg. tenta di avan zare contemporaneamente alla 6" cp. [ ... ]. Il Ten. Col. Verdi si è reso conto del la situazione: ha visto c he abbiamo te ntato l ' impossibile per vincere la resiste nza nemica, che per passare era necessario studia re altre soluzioni. Rientra al comando operazioni e dopo un ' ora giunge l'ordine di ripiegare. Ci attestiamo su posiz ioni meno esposte: si è fatto sera e ci prepariamo a passare la notte all'addiaccio. Sappiamo che anche g li a ltri battaglioni hanno subito ingenti perdite: un carro armato è stato ce ntrato e d immohili zzato; l'equipaggio. ferito , è stato ric uperato sotto la protezione di un fuoco concentrato della nostra artiglieria . t\nche il nostro bilancio in morti e feriti è pesante: non ricordo il numero complessivo, ma perdere quattro uffic iali, tra i quali due comandanti di compagnia, in un solo combattimento, può indubbiamente compromettere la buona conduzione dei reparti . li giorno successivo rimaniamo ancora sul posto. Piovigg ina, ma il freddo è sopportabile. Ve ngono distribuiti dei generi di conforto: ricordo che abbiamo usato un liquore fortissimo (mi pare centerbe) a mò di carburante con pezzetti di legna per riscald are le scatolette di carne. Nel pomeriggio c i fanno ripiegare entro l'abitato di Bajéi, dove ci accampiamo». li battaglione nella giornata aveva subito le seguenti perdite: I caduto, IO feri ti , 7 assiderati. 1 g iorni successivi sono trascorsi dal battagli one, come dal resto de lla colonna, in rastrellamenti , in scontri con i partigiani per migl iorare le proprie basi di paitenza per il superamento del


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallaglione bersaglieri "Z,ara"

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passo di 4. 960 e della ban-a montana che di vide da Lapac. Nel frallcmpo l' artiglieria e I'aviaL.ione battono le predette posizioni . Dalla sera del 7 a tutta la notte sul 9 febbraio dura un ' intensa tempesta di neve. Per i g iorni 11 e 12 seguiamo il Diario del S.Ten. Maras g iunto da poco al btg.: « I I febbraio giovedì. Si va a forzare la sella per la quarta volta, siamo circondati nel bosco. Non ho mai sentito un fuoco simile. Si ripiega ma riu sciamo a fermarci. TI povero Franco Quadrotta IS.Tcn. - n.d.a.] viene ferito grave mente. Viene ferito anche Muller [S.Ten. - n.d.a.]. li mio porta-arma Diversi versa in gravi condizioni !morirà per le ferite - n.d.a.]. Abbiamo una ventina tra morti e feriti. Giornata tremenda cd indimenticabile. 12 febbraio - venerdì. Si ritenta il passo. Noi oggi siamo di rincalzo. Dopo tutta una giornata di combattimento viene occupata dal XXVI I btg. bersaglieri - n.d.a.] e dalla fanteria [150° rgt. comandato dal Col. Zanotti - 11.d.a.l q.1. 132 5, mentre nel bosco alla destra operano altri 3 battaglioni. Finalme nte il sistema è sfondato cd i crucchi sono in fuga da tutte le parli. Speriamo, quindi , che con questo sia tutto finito. Domani si ripattc per Lapac». Il S.'l'en. Quadrotta morirà il giorno successivo nell 'ospedale di Graéac. 11 Ten. Postal commenta così: «Povero Quadrotta! Rra rientrato al battaglione da pochissimo! Ferito ad una spalla da un proiettile durante il combattimento di Brvsko (maggio 1942), dopo la giacenza in ospedale ed iI periodo di conva lcsccn1.a a casa, rientrato a Zara e ra stato assegnato per un periodo ad un ufficio de l Comando Truppe; saputo che il battag lione entrava in operazione, aveva chiesto di rientrare anticipatamente al suo reparto» . Ripre ndiamo ancora il racconto del Ten. Postal: «finalmente, nella notte sul 13, una colonna al comando del Col. Zanolti riesce a passare con manovra avvolgente oltre q. I .229 (Il ica K .) e prosegue verso la piana di Lapae. La mattina del 13 il btg. "7,ara" entrn nuovamente in operazione, muovendo con tlltta la colonna verso Lapac. Da Bajci seguiamo la rotabile che sale fino al passo: g iunti nella località di Skorica lk. assunto lo schieramento operativo, puntiamo su quola 1.229 , sulla destra del passo. Procediamo abbastanza speditame nte senza incontrare alcuna resistenza. I partigiani hanno ormai abbandonato quelle posizioni, ripiegando verso altre montagne. AtTiviamo in quota verso mezzogiorno e dall ' alto vediamo tutta la piana con i due centri abitati di D . La pac e G. Lapac , dove si sapeva che il comando partigiano aveva organizzalo delle scuole per ufficiali e sottufficiali , magazzi ni ed officine per fabbricazione di armi e muni zioni. Si spiegava pertanto anche l'accanimento col quale i partigiani s i erano battuti per ritardare la nostra avanzata, allo scopo di guadag nare tempo per sgomberare popolazione e materiali dalla zona di Lapac. Sempre indisturbati scendiamo a valle e nel pomeriggio raggiungiamo l'abitato di G. Lapac, già occupato dai reparti della colonna Zanotti. Il XXVI btg. bersa-

5 L, zona di q. J.132 venne ocrnpata dal XXV I htg . hcrsaglicri (vedasi pag. 141 del libro citalo ali., noia 3) c he nella giornata ebbe 4 caduti e 24 feriti. I.a quota in pa11ico lare venne occupata dalla 3Ac p. comandata dal Ten. Saulle Guida.


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glieri ha g ià proseguito verso Kulen Vakuf per prcmlcrc con tallo con le truppe tedesche in quella zona 6 . C i accampiamo per il pernottamento». La sera il btg. "Zara" si attenda dopo aver subito, dopo l'arrivo a Lapac, qualche ferito leggero per colpi di mortaio nemico 7 . Il g iorno 13 g iungono al "Zara" i nuovi S.Ten . Gambardella e Scarpa. Il 14, dome nica, è per il battaglione una giornata piutto sto calma e, come ne l Diario de l S.Ten. Maras «Finalmente dopo tanto tempo si assiste aila Santa Messa». Ripre ndiamo ora il racconto del Ten. Postal: «Il giorno 14 vie ne svolto dai re parti qualche servizio di pattugliamento nella piana, senza fatti rilevm1ti . Nel primo pomeriggio del 15 il comando operazioni riceve notizia c he il XXVI btg. bers. sulla strada di ritorno da Kulcn Vakuf è stato duramente impegnato dai partigiani e si trova in difficoltà nella zona di Roriéevac. Il btg . bersaglieri "Zara" riceve l'ordine di muovere incontro alla colonna del T. Col. Verdi: è già sera quando ci melliamo in marcia da Lapac verso Boriéevac. Avanziamo a cavallo della strada con tutte le misure di sicurezza: il terre no si rivela insidiosissimo, tutte doline, vegetazione intricata di rovi e pruni ed una oscuri tà profonda: è difficil issimo mantenere il collegamento con i repa1ti schierali. lmprovvisarncnlc lampi e scoppi di bombe a mano: da una quota dominante i partigiani , che come sempre controllano ogni nostro movimento, si sono fatti vivi con azioni di disturbo: ancora una volta i muli si imhizzariscono e sfuggono al contrnllo dei conducenti sparendo al galoppo nel l'oscurità. E ' durante questo parapiglia che rimane ferito il maggiore B izzarri: la parte sinistra del suo v iso è tutta una maschera di sa ngue, feri to anche alle mani. Accorre il medico c he, dopo una prima medicazione, lo ra accompagnare a Lapac. Assume il comando interinale del battaglione il Ten. De Gavardo, ri masto l' ufficiale più a nziano de l battaglione. Me ntre sti amo consulta ndoci sul da farsi con i comandanti di compagnia, udiamo un rumore di motori: due carri armati proven ie nti da Lapac con il compi to di prendere collegame nto con la colonna Verdi: una squadra di nostri volontari li affianca e proseguono verso Boriécvac. Non essendo possibile avanzare in simi le terreno così a lla cieca, decidiamo di fermarci, sistemandoci a difesa: sfrutti amo a questo scopo anc he i ruderi di alcune case diroccate. Dopo due ore circa riudiamo il rumore dei carri armati che , sempre scortati dalla nostra pattuglia, rientrano dalla missione compiuta: il XXV I btg. Hers. si è attestato su una col lina per il pernottamento e al mattino riprenderà la marcia per rientrare. Noi , alle prime luci de ll 'alba, occuperemo tutte le quote che fi ancheggiano la strada per prevenire l' attacco dei partigian i. Studiamo bene la carta topografica, ogni compagnia sa come di sporre i propri plotoni . Finalmente albeggia, i hersaglieri si muo vono svelti nel massimo sile nzio. Ad un tratto ecco comparirc sulla strada il bers. Molte ni con il suo mu lo, g li al tri si erano accodati. Quanti e logi al bravo Molteni per il coraggio e l' intra-

fi

Il XXVI btg . arrivò a Kulcn Vakuf nella tanfa mattinata d el g iorno 14 (vedasi pag. 141 del

libro c itato alla nota 3). 7 TP.stimnnianza de l hcrs. Rino M ioni.


I Bersai lieri i11 Dalmazia e il battai lio11e bersailieri 'Zara "

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prendenza dimostrati! Per tanto te mpo era stato addetto all a cucina del battaglione , fin quando, asse gnati i muli , non era stato prescelto e promosso conducente cd era arrivalo anche per lui il momento di g loria ! Senza il minimo d isturbo abbi amo occ upato tutte le quote sovrastanti la strada fin verso Boriée vac: verso le IO ecco le avanguardie e quindi tutta la colonna del T.Col.Yerdi . Con tu lle le misure di sicurezza anche i nostri reparti ripiega no per rientrare a Lapac » . Il btg. rientrò a Lapac ve rso le 15 del giorno 16; dopo circa un'ora giunse l'ordine di ripartire subito , prec edendo i rimane nti reparti, per il passo di 4. 960. Ripre ndi amo , quindi , il racconto del Ten. Postal: «C i g uardiamo in faccia perplessi pe rc hé siamo ri entrati appe na da un'ope raz ione che c i ha tenuti impe gn ati 24 ore senza chiudere occhi o: niente da fare, s i de ve ripartire immediatamente. li te mpo per riordinare rapidamente i reparti , per consumare il rancio caldo g ià pronto e via! Solo i cuc inie ri , non potendo s montare in tempo le cucine, ci seguiranno il giorno dopo. Partiamo che sta imbrune ndo: i plotoni dei bersaglieri , disposti in una lunga fila , risalgono g li innumerevoli tornanti che si arrampicano lungo i costoni del Lumbarde nik . Incominc ia a nevicare e ben pre sto uno strato di neve attutisce il rumore degli scarponi: si sale in un si lenzio leso. I bersaglieri devono serrare sotto perché l'oscurità è talmente fonda , che non si vede un palmo oltre il proprio naso. Sia mo abbastanza tranqui lli perché sappiamo c he sul passo è attestata una compagnia d i fanteria , rimasta di presidio all'andata; d' altra patte i pattig iani non po te vano certo prevedere la mossa improvvisa dcll'anlicipato ripiegamento. La fatica a ttanagli a le gambe, il freddo e la c oltre di ne ve che si fa sempre più s pessa ralle ntano la marcia del battag lione» . Il " Zara" an-ivò al passo verso mezzanotte. I ,o strato d i neve era così allo e la torme nta così intensa che non consenti va di realizzare un allendamento. Infa tti : «il medico, dott. Ristori , esclude che si possa passare la notte a ll ' addiaccio; più di me tà del battaglione , già spossato dalla fatica e dal sonno (non si dorme da 48 ore) assiderato dal freddo, a l mattino non si sarebbe risvegliato» . li Ten. De Gavardo, che aveva assu nto il coma ndo de l battaglione, dec ise quindi di proseguire, oLte nc ndo via radio l 'a utorizzaz ione d al Comando di Di visio ne, e ragg iungendo llt~ii'i verso le 4 del mattino. La c olo nna delle forze rimaste a Lapac , che compre ndeva il XXV I btg . bersag li eri , l' artiglieria e l'a li4uola logistica del blg. "Zara" (con le cucine), comandata dal Ten. Villini, avrebbe dovuto seguire ne l giorno 17. A causa della ne ve riuscì a lasc iare Lapac solo il 18. Per seguire i movimenti di questa aliquota del bLg. ci avvarremo del racconto dell ' a llora caporal maggiore Dcmontc, ripo1tandone dei pezzi integralme nte ed a ltri sintetizzandoli : «Si resta un giorno a Lapae e si parte il giorno dopo. ln testa a lla colonna ci sono 4 carri annati leggeri ; og ni carro ha 4 bersaglieri di scorta, io sono col 3° carro, quindi in testa alla colo nna che si snoda per qualche Km su i tornanti che po1ta no al passo di Lumbardenik . Dietro ai can-i armati c i sono deg li autocarri trainati, per sicurezza, da cavalli dell 'artiglieria, dietro g li a ltri che io non posso vedere. Mentre si sale verso il costone vediamo nella valle un movimento di uomini fra la neve; salgono da un altro lato verso il passo che ci acc ingiamo a passare; li facciamo seg no a tiri, ma sembra che questi neanche si scompongano e li sentiamo chia-


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ramente darsi a voce richiami convenzionali. Si procede con molta fat ica e cautela; io mi rendo conto solo d i quanto avv iene in testa alla fil a e seguo il mio carro arrnalo col moschetto puntalo, come del resto gli altri be rsaglieri compreso fra questi il Ten . Svircich , zarati no , del 4° rgt.. Quando arriv iamo sul va lico, ossia dove finisce la strada in salita e c'è uno slargo ne l bosco, improvvisamente sentiamo scariche di mitra; mi bullo a terra in mezzo alla neve, vedo e sento rami d ' albero cadermi vicino e addosso ; le raffiche continuano; i due carri a rmati che stanno davanti continuano la corsa sen7.a fennarsi con i bersaglieri di scorta che continuano a correrg li dietro. Gli altri due carri rimangono sul posto e cercano di mettersi in posizione per reagire al fuoco avversario[ ...] La sparatoria dei partigiani si esaurisce quando i due carri rimasti impostano un minimo d i reazione e quando dalla colonna più indietro arrivano rinforzi>>. Nello scontro caddero il Te n. Svircich , che aveva contrattaccato con i carri, ed il caporale Magni. «S i capisce subito che in q uelle condizioni è impossibile continuare la strada e attraversare il tremendo bosco con tutti i mezzi pesanti, le artiglierie e le salmerie. Dopo un po' di tempo viene deciso di ritirarsi tutti in un caposaldo un poco lontano dal passo, dove un tempo stanziava una compagni a di fante ria . Attenderemo colà nuovi rinforzi e ai uti dal Comando di Divisione, che si trova a pochi Km da qui nella conca d i Mazi n. li caposaldo è in cima ad un colle, in mezzo al bosco di conifere , ci sono so lo buche e trinceramenti scoperti , tutto pieno di neve. Non so quanti siamo, ma certamente parecchie centi naia di uomini di tulle le arm i; i più sono bersaglie ri del 4° , comandalo dal Col. Verdi che ha dato il nome alla colonna che era arrivata a Ku len Vakuf [ ...]. Ven iamo intanto a sapere c he vi sono stati attacchi a sorpresa lungo tutti i tornanti che si sno dano dalla piana al valico su c ui ora ci trov iamo e dove si sta nno approntando i preparativi per passare la notte 8 . Mi sistemo con altri 7-8 bersaglie ri in una buca sotto un grosso pino; tutto intorno altre buche con dentro altri uomini c he si coprono alla meglio con teli e coperte della dotazione personale . Di notte la strada rimane pressoché sguarnita d i sorveglianza; ne approfitt,1no i partigiani che vengono fino a pochi passi da no i e sparando ci obbligano a stare nascosti fintanto che altri di loro incendiano alcuni autocarri in testa alla colonna bloccandola così definitivamente». Il giorno 19 e il 20 la colonna rimase assed iata nel caposaldo. Il 20 alcuni aere i spezzonarono la zona cin.:oslantc occupala dai partigiani. Un aereo da trasporto la nciò viveri e munizioni , ma i rifornimen ti caddero fuori del caposaldo e furono recuperati dagli avversari . La notte sul 2 1 il caposaldo fu sottoposto ad un intenso fuoco di mortai . Forlunalarn<.: nl<.: mo lte bombe esplosero a ntic ipatame nte tra i ram i dei pini limitando così i propri effetti. «Sentiamo a un ce1to momento il sibilo di una bomba che ci stà venendo inesorahilmcnlc addosso: " questa è nostra" mi dico sic uro , cd istintivamente fac-

K Dal libro citato alla nota ' vediamo che gli attacchi avevano diviso la colonna in due tronconi. Il troncone di coda. comprendente il coma11do <lei XXVI con parte dello stesso btg. e <lella cp.comando del 4° rgl.. <lo vette tornare a U1pac. da dove ripartì il 2 1 maltina ricongiungendosi il 22

a M11z.in con il resto della colonna, dopo aver superato i l 2 1 un nuovo attacco ne mico.


I Rersuglieri in Dalmazia e il battaRlione bersaglieri ''7,aro "

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ciamo quas i mucchio dei nostri corpi. Sentiamo la tenda strapparsi sulle nostre leste; sento il bersagliere sulla mia destra cadere in avanti e restarci ; sento altre grida di dolore; sento un forte bruciore alle gambe. Ma tutto dura pochissimo, è scuro profondo e nessuno si occupa di noi . Muovo le gamhe, rispondono bene, vuol dire che le ferite sono superficiali. 11 bersagliere alla mia destra ha un grosso buco nell'elmetto, perde sangue dalla testa ma è vivo e ragiona. Quasi tutti gli altri sono stati feriti da schegge della bomba che è scoppiala sopra le nostre leste fra i rami di quel pino benedetto che indubbiame nte ha salvato quaJche vita; la direzione, infatti , del proiettile non avrebbe fallito l'obiettivo. Noi non sappiamo che cosa fare oltre che rassegnarci , aspettare e cercare di capire cosa succede intorno a noi. Intanto si avvicina l'alba, c'è qualcuno che gira fra gli alberi come un automa; sentiamo parlare di morti e fer iti , di impazziti. E' lcrito pure il Colonnello Verdi c he è l'ufficia le più alto d i tutto il contingente presente. A1 primo chiarore dell'alba cessano improv visamente i tiri de l nemico e subentra un silenzio che il bosco e la neve rendono ancora più impressionante. Da un posto di vedetta vengono annunciati uomini che a vanzano in colonna e allo scope1to su un monte vicino; sono i cctnici che c i vengono in soccorso e con la loro presen:r.a numerosa hanno evidentemente allarmato i partigiani che ci stringevano d'assedio da tre g iorni . Questi , infatti , L...J si ritirano lasciandoci in breve tempo raggiungere dai tanto attesi soccorsi [ ...]. Si capisce subito che lutto il materiale lasciato in chilometri di strada non sarà più recuperato. Infatti sul la carrozzabile sono potute arrivare solo delle s litte ippotrainate che potranno soltanto servire a l trasporto dei feriti ed eventualmente dei morti » . La colonna, sbloccata, si ricongiunse quindi con le a ltre forze nella conca di Mazin . «Troviamo approntati posti di ristoro, ambu lanze, attrezzature varie pe r accog liere i militari che un po' a lla volta riescono faticosamente a raggiungere questo posto . A noi del btg. "Zara" viene ordinalo di raggiungere al più presto il comando de l nostro hlg. a Mazin». L'aliquota principale del htg. "Zara" aveva concorso nei giorni precedenti per sbloccare la colonna assediata e dava sicurezza occ upando ta lune quote montane. Il 20 , come scrive il Ten. Postal , era arrivato:«[ ... ] il nuovo comandante: è il capitano di complemento Gino Liherati, proveniente dal 4° rgt. bersaglieri, romano. Si ri vela subito degn issima persona , ottimo organizzatore, energico ma cordiale , pron to e sicuro nelle decisioni». li 22 febbraio la colonn a del la quale faceva parte il btg. "Zara" iniziò il movimento da Mazin verso le retrovie, che seguiremo attraverso il diario personale del S.Ten . M aras. «23 febbraio - martedì: ultima giornata di quota. Alle 10.20 si inizia il ripiegamento verso Mazin cd al la mezzanotte si parte verso Gracac. Si marcia tutta la notte senza soste ed alle 7 e mezza arriviamo senza disturbo alla prima c hiesa incontrata nell'andata. Siamo a 6 km da Gracac.[ ... ] 25 febbra io-giovedì: Alle 0.45 dopo aver protetto il ripiegamento di tutta la rimanente truppa si parte verso Gracac. Rivedo finalmente case intatte e persone borghesi.[ ... ] 26 febbraio - vcncrdì :1... 1 Ci rcola la voce che si rientri immediatamente a Zara dopo la disinfezione di Knin: c i c rediamo, però con le nostre riserve , perché sarebbe un sogno troppo bello r... 1-28 febbraio domenica: Alle 8 pa11enz,a per Knin r... l Si arriva a Knin


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prestissimo, alle l 1,30 e ci avviamo al caposaldo n. 2 d ove (come era da aspettarselo) viene smentita la voce c he si va a Zara I ... ·1». Per quanto riguarda l'arrivo a Terun vediamo pure i ricordi dell ' allora caporalmaggiore Demonte che. ferito, g iunge in treno e non è destinato ad un caposaldo: «Qui [ a Tenìn - n.d.a.] appena scesi ci dirottano in un accampamento lontano dal centro per trascotTere un periodo di disinfestazione. Siamo infatti tutti pieni di pidocchi , cimici, piattole, moltissimi hanno la scabbia. Possiamo finalmente toglierci le scarpe che abbiamo quasi inintcrrollamcnte portato per circa due mesi». Ma riprendiamo con il racconto del S. Ten Maras: « J marzo - lunedì: C i sistemiamo nel caposaldo[ ... l. Per ora non si fa niente tranne che cominciano i controlli del materiale I... I. 3 marzo - mercoledì: [ ... ] Il tempo si mantiene ollimo [ ... ] . 6 marzo - sabato: Benché stia ancora male, devo andare la mattina con la compagnia a proteggere il ripiegame nto dei ballaglioni che abbandonano Gracac [ ... ]. 8 marzo - lunedì: Comincio la cura contro la scabbia. Oggi è venuto il Colonnello e ci ha promesso formalmente c he rientreremo fra non molto I ... I. Al pomeriggio abbiamo rappo110 dal Colo nnello dcli' 11 ° Irgt. bersaglieri n.d.a .] e dopo mi fcnno per la prima volta a Knin al c inema. 9 marzo - martedì: Abbiamo la disinfestazione della tru ppa e c'è molto da fare r... ·1». Dopo alcuni giorni il battaglione rientrava a Zara alle dipendenze dell'omonima Di visione. L'Operazione Weiss era così completarm:ntc conclusa, ma per ta le conclusione sembra opporluno tornare ai ricordi de l Ten. Postal : «La grande operazione We iss si è conclusa. Tuili faranno ora il loro bilancio. Molto doloroso il nostro: morti e feriti numerosi bersaglieri , sollufficiali e ufficiali. /\ Itri battaglio ni sappiamo che hanno avuto perdite anche più pesanti, spccialmentc il XXVI Bersag lieri. Come non ricordare , in quel momento giacente in o spedale , il huon maggiore Nardecchia c he a Strmica ci diceva che "er peggio ha sempre da venì?!" Lcome difalli venne! - 11.d.a.] . Da Gracac il Battaglione "Zara" raggi unge Knin , dove rimane per riordinars i e riposare. Poi fina lme nte la grande notizia: uopo due anni di pe regrinazioni attraverso tulla la Jugos lav ia, si ritorna a Zara! TI 19 marzo, S. Ui useppe , in una splendida g iornata cli sole. con il 111orale alle stelle, il Battaglione Uersaglieri "Zara" ripercorre in biciclettn la stessa strada sulla quale aveva avuto, due anni prima , il battesimo del ruoco! Tra il saluto co mmosso della cillà lii 20 marzo - n.d.a.], e ntriamo ne lla nostra Zara e ci accantoni amo alle baracche di S. Antonio>> I presso Roccagnazzo - n.d.a.].


I Rer:mgfieri in Dalmazia e il battaglione bersaRlieri " Z,ara "

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Capitolo XIV

IL BATTAGLIONE "ZARA" DAL MARZO ALL'AGOSTO 1943 Come abbiamo visto, il 19 marzo il battaglione, g ià all e d ipendenze di impiego de lla D. " Sassari", rie ntrò a lle dipendenze del la D . " Zara" nell'ambito del 29 1° rgt. fa nteria "Zara" . Partito da Te nìn , dopo avere consu mato il ram:io a Chistagne a lle 2 pomeridiane proseguì per Reneovazzo. Il 20 marzo raggiun se Zara dove si accantonò in haracchc in località S. Antonio. li 3 1 marzo la 5" e la 6" cp. c on due pi. mitraglieri si trasferirono a Be ncovazzo a di sposizione de l 292° rgt. fa nteria ·'Zara" . li 2 L apri le ("Natale di Roma") il btg. sfilò lungo la Ri va Nuova di Zara e vi fu il g iu ramento del le reclute che dalla cp. reclute veni vano incorporate nelle cp. operative. Il g iorno prima vi erano state le prove dello sfilame nto. Il battaglione stava utili zzando un periodo di minore attività per concedere un po' di licenze e ricostituire le proprie file. li 23 la 7" cp. si trasferì a Smirici (tra Puntamica e Boc cagnazzo), dove era stata fino ad al lora la cp . rec lute. La 5" e la 6" cp . restavano a Puntarniea e 1'8" a S. Antoni o. Il 27 aprile il htg. " Zara" giunse a Chistagne in rin forzo al locale presidio insieme con il btg. squadri sti " Milano" (meno I c p .) e un a htr. da I00/ 17 (meno un a sezio ne). Era partito nel pomeri ggio del 26 (Lunedì d i Pasqua) sostando la notte a Rencovazzo. Nel pomeriggio de l 28 e il 29 a prile il "Zara", con un 'aliquota di carabinieri e con la 4" R.A.C. effe ttuarono una perlustrazio ne sulla rotabi le Raduc iccoStara Strafa eliminando interru zioni stradali fatte con muretti a secco 1• Ma se mbra oppo rtuno integrare le sinte tiche re laz ioni ufficia li vedendo gli avven imenti più dal punto di vista del combattente, così come riportati dal di ario de l S. Tcn . Maras: «27 aprile - martedì . Arriviamo a Chistagnc e c i sistemia mo a lla meglio 1•••1. All a sera si appre nde che doman i mattina bisogna andare fino vic ino a Knin ad esplorare la strada. Ma ... speriamo che vada bene perc hé la zona è inrcstati ssima di crucchi . 28 aprile - me rcoledì. Si parte in bicicletta e si arriva fi n sotto Pagcnc. Vedia mo dei gruppi fuggire e mandiamo qualche raffica con la Imitragliatrice - 11 .d.a.] pesante. Mentre fuggono da i nostri colpi li cominc ia a prendere in pie no l'artig lieria[ ...] prima di sera si ritorna alla base. 29 a prile - giovedì. Andiamo nel posto di ie ri per proteggere la strad a perché il Ge nerale va a Knin [ ...]. 30 apri le - venerdì. Anche oggi si va nella stessa zona. Da Raduc icco in su and iamo a piedi per un terreno quanto mai brutto. Si arriva a Pagene combatte ndo un po' ma dopo, per un errore di manovra di un hattaglione c i inchiodano sul posto ed il ripiegamento va piuttosto male . E' più una fuga. Abbiamo de i feriti , de i quali uno grave.

1

Diari s Loriei del Comando fan teria della D. "'Zara .. e del 2 9 IO rgt. fante.ria .


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Elio Ricciardi

Alla sera facciamo un po' di baldoria al 29 I O lrgl. ranteri a - n.d.a.]. C ' è una magnifica o rchestrina. l maggio - sahato . Oggi finalmente un po' <li pace. Alla mattina faccio la S. Comunione e sono assai contento di aver potuto approfittare di quest'occasione I ...J». 11 30 aprile il btg. "Zara",con il XV btg. dell' 11 ° rgt. bersag lieri, il htg. squadristi "Mi lano", la 4A B .A .C. e con il concorso dell 'artiglieria , operando verso Pagene, avevano comunque costretto i pa11ig ia ni a ritirarsi verso Oebelo Brdo . Le nostre pe rdite erano stati 5 feriti <lei btg. "Zara" , quelle accertale <le i partigiani I I morti 2 . L' I maggio 1 la SA cp. <lei battaglione rientrò autocarrata a Zara, seguita il mattino successivo dal resto del reparto in hicicletta, che si fermò a mang iare a Be ncovazzo. Il 2 maggio giunse a Zara il neocostin1ito battaglione fanteri a che, assunto il nome <li Il btg. "Traù", prese il posto, nel 29 JO rgt. fanteria, del blg. "Zara". Quest'ultimo passò quindi alle dire tte dipendenze del comando Divisione, continuando peraltro a dipendere <lai 29 1° rgt . per la parte amministrativa. Il 5 maggio il battaglione, preceduto il pomeriggio antecede nte da un 'aliquota in autocarro, si trasferì in bic icletta a Zaravccchia, giungendo verso mezzogiorno e attendandosi in una he lla pineta. Ini ziò un periodo nel quale si alternavano , con Je allivilà operati ve, que lle addestrative, i lavori per la sistemazione e la protezione de ll'accampamento, le attività ricreative quali un torneo <li calcio tra le compagnie e i bagni di mare. Sempre ne llo stesso diario leggiamo, per esempio: «9 maggio - domenic a. Oggi è la festa del soldato. Alza bandiera in piazza con tutto il btg .. Distribuz ione <le i pacchi dono ai soldati 1... 1» e inoltre: «30 maggio - domenica . Alla mattina S. Messa cd al pomeriggio si va a l mare . Alle 9 c'è un'appassionante gara di tiro alla fune tra le varie compagnie[ ...]». Continuarono pe rò, come abbiamo <letto , le attività operative ed i movimenti dei re parti. L'8 maggio repai1j de l btg. perlustrarono la zona di Modra vica. Il IO la 6A cp. si trasferì da Zaravecchia a Bencovazzo. 11 14 rientrò al htg., riassumendone il comando, il Magg. Nardecchia che ripartì , trnsferito , il giorno 27. Il comando tornò quindi al Cap. Luigi Villini. Il I 9 (come riportato dal Oiario della D. "Zara"), reparti del battag lione , del 292° rgt. fanteria , V.A.e., e carahinieri effettuarono appostamenti notturnj e rastrellame nti ne lla zona di Nadino. Furono rastre llati gli uomini validi. Tornando infatti a l diario Maras troviamo: « 19 maggio - me rcoledì: Si parte in biciclctla ed arrivati a Bencovazzo I ... I si parte a lle 10,30 della sera e si cammina fino aJJe 3 1--- 1- 20 maggio - g iovedì : Stiamo apposta ti dalle 3 aUe 6 e quindi ini ziamo il rastrellamento inquadrando Lutti gl i uomini <lai 15 ai 60 anni. Parecchi di questi poi risultano ricercati per favoreggiamento. Si pranza a Bcncovazzo e si arriva a Zaravecchi a verso le 4 [...] ».

2 Seconclo il " Diario storico" del Comando fanteria della D . "Zara" i mo1ti partigia11i accertati sarebbero stati 7. 1 Come dal Diario del S.Tcn. Maras.


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallaglione bersaglieri "Zara "

27]

Il 27 re parti del btg. " Zara" eseguirono un raslrcllamc nlo in zona Sanknlnvica. Operava con il btg., come spesso ne l pe riodo successivo, la I" B.A.C.. Si trattava della formazione cattolica di Bencovazzo, comandala dal Ten. Ignaz io Thuringcr (vice comandante il Tcn . Audace Mestrovich). TI 2 g iugno un reparto del btg. con un 'aliquota de lla I " B.A .C. intervennero da Zaravecchi a, con due cp. del 292° rgt. fanteria, in aiuto ad un distaccamento della I" Il.A.e. attaccato da 150 partigiani. lnfatli il diario Maras ripo1ta: «2 giugno - mercoledì: Partiamo alle 3 di notte e sempre a piedi si va in rastrellamento fino alle 3 e.Id pomeriggio. Arriviamo stanc hi morti . Appena arrivati si dovrebbe ripartire per Bcncovazzo; invece ci va solo la 6" [ ...] . Si dorme vestiti» . Il 3 giugno la 5" cp. con la I " B .A .C . paiteciparono con carabinieri ad un 'azione di normalizzazione ne lla zona di Zaravecchi a, Krm6na , S. Cassiano (Sukosan). Furono catturali 14 partigiani , 9 dei quali restarono uccisi in un te ntativo di fuga. Il diario racconta: «3 g iugno - giovedì (Ascensione): Me ntre c i stiamo preparando per la S. Messa la 5", che è andata a S . Cassiano con i carabinieri , ritorn a e questi ultimi I ... I>> danno fuoco a diverse case di Zaravecchia, evidentemente di collaboratori , o rite nuti tali , de i pattigiani . Arrestano anche un hcrsaglierc del htg. per connivenza con il nemi co. «Alla sera non c'è una pe rsona a l passeggio erl a noi di spiace perché ormai avevamo comincialo ad affiatarci>>. Dal Diario storico della D . "Zara" sappiamo che il 5 g iugno una c p . del btg. con la I" B.A.C. circondarono l'abitato di Bibigne nell 'ambito di un 'operazione di contrnllo. Furono arrestati 15 indiziati di favoreggiamento c di appartenenza all'organ izzazione comunista: 4 di questi furono uccisi d urante un tentativo di fuga. Sappiamo anche che il giorno 9 un reparto de l htg. insieme con la I " B.A.C. eseguirono rastre ll amenti ne lle zone di Dehcliak , San Martino e San Cassiano. Vennero rin venute munizioni , arrestati rivolto si e messo in fuga un gruppo di c irca IO partigiani. Come si vede la g uerrigli a si slava sempre più avv ic inando a Zara. 11 7 g iugno il XVlll C .A. autorizzò la costitu zione de lla cp. comando del btg. " Zara'', provvedime nto evidentemente rie ntrante nell 'amhito del potenziamento dell 'omonima Di visione e del btg. c he dall ' l giugno aveva cambiato la propria de nominaz io ne in " Battaglione autonomo bersag lieri c ic li sti Zara" 4 . Cominc iarono anche ad arrivare anni nuove e più efficaci. Durante l'estate giunsero così 6 mortai leggeri da 60 per i quali venne costituito un plotone ne ll' ambito de lla 8" cp .. Il comandante della stessa, S . Ten. Stefa.nelli , unico ufficiale in serv i7.io permanente del htg., provv ide dirctlamcnle per l'addestramento. Giunsero anche i primi due mosche tti automatici Beretta (comunemente detti "mitra") 5 . Dal diario Maras sappiamo che continuavano i lavori di fortificazione del-

4

Vccla~i O.T., "1/.ara e i suoi Bersaglie ri" , pag. 25.

5 Testimo n ianza dell ' allora Ten . Ezio Poslal.


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t:Jio Ricl'iordi

l'accantonamento, che la 7" cp. partec ipò ad un rastrellamento il giorno 6 e che il 9 iniziarono gli allenamenti per le gare previste per il 18 giugno, festa dei Rersaglieri . Gli al lenamenti s i interruppero subito per i vari impegni ; la 7" c p . fu impiegata dal 10 al 13 in un ciclo di rastrellamenti ne lle zone di Mala c:ista , 'h1ton, Vodizzc e Tre bocconi . Il 14 la stessa cp. partì da Pirovazzo per Chi stag ne, con le bicicle tlc che le erano arrivate con un natante: «Sono quasi 50 km . 1 bersaglieri sono semplicemente ammirevoli . I partig iani hanno attaccato in forze Radocicco e Mocropolje ma hanno avuto la peggio . Un centinaio di morti contro 15 nostri. Si cena a lle 11 ,30 di sera mentre abbiamo pranzato alle 08,30 di 4ucsta mattina. 15 giug no - martedì : All e 2,30 s i parte con un hallag l ione de ll ' 11 ° pe r andare verso Ervenico. Marcia mollo faticosa ma fatta bene . Si credeva di rientrare ma invece si dom1e su una quota. Pa piuttosto freddo e siamo senza tel i e senza cope1t e. C i si arrangia pe rò lo stesso con dei muretti , dei rami e delle foglie. Alla notte altro attacco a Radocicco con gli stessi effetti. Noi vediamo e sentiamo ma non ahhi amo combattimento. 16 g iugno - mercoledì: Si rientra a Chi stagne alle 2 del po meriggio e fin a lmente si riposa un po' alla me no peggio. Come sempre a Chistag ne alla sera si fa una gran baldoria; 4ucsta volta però in casa della fidan 1.ata del [ ... J». Era avvenuto che i partig iani avevano attaccato con be n 8 battag lioni . pe r complessivi 1.500 uomini , i piccoli presidi di frontie ra del 29 1° rgl. fanteria 6 . Questi si erano difesi he ni ssimo, consentendo l'interve nto di un btg. del 291 ° rgt. fanteria de l presidio di Chistagne , di fo rze del pres idio di Tcnìn (bersaglieri dcli' 11 ° rgt., fanti e cetnic i) e dei reparti (btg. "Z1ra" , 2 cp. del 292° rgl. fanteria e 2 B .A.C. ortodosse) che, agli ordini del Col. Augusto Lucchetti comai1 dan te de l 292° rgt. fanteria, stavano effettuando rastrellamenti tra Vodizze e Zaton 7 . Sul terreno venne ro contati 153 partig iani caduti 8 . Riprendiamo 4uindi il diario Maras: « 17 g iugno - giovedì. Dopo una matti nata passata nell'incertezza alle 2 arriva l' ordine di parte nza per Zaravccchia. E' una marcia lunga ma fatta molto bene. Si arriva alle 8 a Zaravecchia cantando allegrame nte e dopo cena finalme nte posso andarmi a buttare sul mio le tto fra due le nzuola. 18 giug no - venerdì. Oggi è la nostra festa. Alla mattina si assiste ad una Messa per commemorare i nostri Caduli. Il Cap. Villini fa una bella commemorazione. Peccato che la giornata si g uasti con la pioggia. Oggi dovevano aver luogo le gare fra le compagnie ma non si posso no pre tendere dala la stanchezza de i bersaglieri» . Nei giorni successivi l'attività del btg . continuò con rastrellamenti , scotte e lavori difensivi. li 29 giugno (S. Pietro e Paolo) dopo la S. Messa si riuscirono a svolgere le gare fra compagnie che erano state previste per il 18 giug no. Dalla fine di giug no una cp. al giorno si susseguirono per proteggere i lavori agricoli di raccolta a .Jancolovizza.

1 '

Vedasi O.T., Cap. IV, pag. 77 1 e nota 137. Vedasi O.T., Cap. IV, pag. 769 e nota 120. R Vedasi O .T., Cap. IV, pag. 77 1 e nota 138. 7


I Bersailieri in Dalmazia e il ba1tailione bersaglieri '?ora"

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Dall ' 8 luglio il htg. "Zara" fu impegnato, agli ordini del Col. Lucchetti e insieme con 2 btg. fanteria (uno del 291 ° ed uno del 292° rgt .), i btg. V.A.C. cattolico e ortodosso, 2 cp. carri Le una btr. da 75/ 13. in un 'azione di rastrellamento nella solita zona a nord dell'estuario del Cherca ed a sud del lago di Aurana. Il btg. V.A.C. callolico, comandato dal Cap. Mario de' Vidov ich, il giorno 11 assolse il difficile compito di fare ri velare ed agganciare i partigiani su lle forti posizioni del M. Sopa(;. Particolarmente impegnativo fu il recupero di circa 30 V.A .e. feriti, opera nella quale rimase feri to , decedendo il g iorno dopo nell'ospedale di Zara, il cappellano militare Oon Gilberto l ,.rallini. I partigiani al sopraggiungere degli altri repa11i , si disimpegnarono con il favore delle tcnehre e, dirigendosi verso nord , furono intercettati dal btg. "Zara" che aveva costih1ito una linea di sharramento dal lago di Aurana verso l' interno. L'operazione durù l"ino a l giorno 16. La 7" cp. del "Zara" raggiunse il htg. solo il 12 luglio in quanto dal 7 si trovava a Jancolov izza. Leggiamo infatti nel diario Maras: « 11 luglio - domenica: I ... I Verso sera apprendiamo prima che gli Inglesi sono sbarcati in Sicilia e poi che il btg. ha avuto alcune ore di combatlirncnto. Abbiamo complessivamente I 1110110 e 3 feriti tra i quali il S. Ten. Scarpa. Ve rso me7.7.anotte arriva l'ordine di andare a Zaravecchia per raggiun gere lproseg11endo in natante fino a Pirovazzu - n.d.a.l il battaglione» . Mentre proseguiva la solita attività operati va, il 25 lug lio giunse notizia della caduta de l regime fascista. Il diario Maras è indicati vo dello stato d'animo del momento di un combattente con senso di responsabilità: «25 luglio - domenica. L... ] Apprendiamo che Mussolini si è dimesso e che il Pascismo è caduto. Salute!». La brevità del comme nto sembra indicare, oltre a llo stupore per l'enormità della notizia (che faceva seguito a quella de llo sbarco in Sicilia), anche il non volere soffermarsi su di essa per concentrarsi sug li impegni della guerra che continuava. Non si poteva però non pensare alla gravità del momento e il diario del mese di lugl io, differentemente dal solito, te rminava con una nota: «Con le notizie di questi ultimi g io rni non posso dire che lug lio sia stato un hel mese pe r me[ ...] ». Il 28 lug li o la 5" e la 7" cp. andarono via mare a Vodizzc, in rin liirzo ad un htg . di granatieri . Lo stesso giorno il rimancnlc del htg. "Zara" e la l " B.A.C. rastrellarono la zona di Goriza ( 15 km a sud-est di Zara) dove il giorno prima i partig iani avevano fatto irruzio ne prevalendo sui paesani armati 9 . li 9 agosto il S. Ten. Maras, tornando a Zaravecchia trovò il Tc n . Col. Andrea Minchillo, nuovo comandante del btg. "Zara". I ,e operazioni contin uavano. Nel diario Maras troviamo, Ira l'altro: « 15 agosto - domenica . Si paite in camion di scorta al Col. Lucc hetti. Dopo qualche km si sente il ta-pum. Scendiamo ed io occupo una quota alle falde della quale si di spongono il Comando e l'artiglieria. Su delle quote antistanti si vedono benissimo molti ribelli e tra artiglieria cd aviazione a lla sera si contano 74 morti , 12 prigionieri ed alcune a1111i. E' una delle

9

Vedasi O .T.. Cap. IV. pag. 847 e nota .'\52.


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Elio Ricciardi

più belle azioni falle in Dalmazia. 16 agoslo - lunedì. Rientriamo a Hencovazzo e vi troviamo anche il resto del battaglione che rie ntra a Zaravecchia per un giorno. Tanto per lavarsi e mettersi un po' a posto. Noi in vece restiamo a disposizione del colonnello Lucchelli . Sembra c he ieri sia morto il famoso Drago Zivkovié 10 e che abbiano avuto complessivamente 250 morti)). Dalla fine di agosto il battaglione inizia un periodo di riposo, difatti ne l diario Maras troviamo: «27 agosto - venerdì . Continuiamo le giornate se nza novità. Sembra quasi impossibile che da 4-5 giorni il battaglione stia fermo . Arriva di sorpresa il Generale coma ndante che pcrù ci dice chiaro e tondo che ci fa riposare qualche giorno perché al più presto dovremo essere impiegati. Andava troppo bene! [ .. .] . 5 settembre - dome nica. Giornata magn ifica con un passeggio molto frcqucnlalo 1---1 - 7 scllcmbrc - martedì. La vila procede lranquilla e calma senza alcun avvenimento degno d i nota. Alla sera si esce sempre un po' prima per poter ammirare le bellezze mu liebri di Zaravecchia [ ...] ».

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Capo partig iano , comandante della "compagnia de! Litorale" .


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallaglùme ber.m g/ieri "'Zara "

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Capitolo XV 4° I<: 11 ° REGG IM ENTI BERSAGLIERI

DAL GENNAIO Al PRIMI DI SETTEMBRE 1943 4° reggimento

Il comando del 4° rgt. bersaglieri , con la cp. comando cd il XXVI btg ., che si trovavano a Dcrni s dal 30 di cembre, il 17 gennaio si tras ferirono a Tcnì n da dove il 17 gennaio riparti rono per Crai:ac per pre ndere successivamente parte, come ahhiamo visto, a ll ' Ope razione "Weiss". Gli altri btg. del reggimento rimasero nella provinc ia di Spalato . Di essi si è riusciti a raccogliere solo notizie fra mmentarie. Sappiamo così che nella prima metà d i gennaio ed il 4 febbra io il 4° rgt. fu impegnalo in ricognizioni a li vello cp. e pi. ne lle zone di Marina e verso Rogosniza. Sappiamo anche che tra il 25 e il 26 gennaio un pi. be rsaglieri, rinforzalo con una squadra mitraglie ri e una mortai da 8 1 (in tutto 57 uomini) fu coinvolto nell' isola di Solta in un tragico incidente. In vialo con un rimo rchi atore in soccorso del locale picco lo presidio ed accompagnato dal Gen. Alfonso Cigala Fulgosi, comandante de lla XVTT Brigata cost iera, aprì il fuoco contro un ' imba rcazione con la quale, senza te nere conto di segnali e preca uz io ni di riconosc imento 1, il coma ndante del presidio tornava con i suoi uomini da una ricogniz io ne: il tragico bilanc io ru di 3 morti e 2 feriti . Dal 2 a l 9 marzo un plotone bersaglieri di 40 uomini dette protei.ione a 4 operai addetti a lla riparazione della strada nella zona di Seghetto Supe riore (Gornji Seget) sopra Traù . I partigiani attesero di attaccare di sorpresa il gio rno IO quando un plotone (44 uomini) del 229° btg. territoriale mobile. da poco g iunto in zona, dette il cambio ai bersaglieri. Il plotone subì una strage: 19 morti , 13 ferit i e 6 di spersi 2 . TI 23 marzo il XXIX btg. si trasferì da Signo o Sig n (Sinj) a Mué rima ne ndovi fino al 25 .11 27 una cp. bersaglieri da Traù, insieme con una cp. arditi di fante ria, tutti a utocarrati , si portò in soccorso di un 'autoc olonna aggredita: cadde un bersagliere. Dal 4 al IO aprile un raggruppamento " Bersaglieri" , comandato dal Te n. Col. Francesco Tavani , partecipò ad un 'operazione di rastrellamento, denominata " Punta PI anca" , nella zona circostante detto promontorio e compresa lra Caslcl Andreis (Jadrtovac), Pe rcov ich e Traù. L' 11 aprile il comando del 4° ed il XXV I htg. si ricongiunsero con gli altri reparti del reggimento a Traù. Per un breve periodo quindi il rgt. si trovò riunito e questo costituisce un caso raro durante la sua permanen7.a in D,ùmazia. Il coma ndo di rgt. si sistemò nello storico palazzo comunale dove il 25 aprile, per cause sconosciute , si sviluppò un incendio , spento con il concorso dei Vigili del fuoco di SpaJato. 11 20 apri le fu costituito il presidio di Prgomet trasferendovi il XXIX btg ..

1

2

Come da relazione del Ge11 . Cigala r-ulgosi. Vedasi OT., Cap. Il , pag. 356 e nota 356. Vedas i O.T., Cap. Il , pag . J07.


F./io Rù:ciardi

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L' 11 maggio restarono uccisi due bersaglieri di un pattugliane de lla 9A cp. del XXX I blg. del 4° durante un ' azione di vigilan za lungo la linea te lefonica Salona-Clissa 3 . li 25 maggio il comando e la compagnia comando del rgt. tornarono a Spalato, questa volla insie me al XXXI btg .. Dopo pochi g iorni gli stessi reparti si trasferirono a 6 km da Spalato, a Salona (Solin) paese celebre pe r i resti dell'omonim a città romana, seconda per grandezza (dopo Aqu ileja) sul!' Adrialico . Nello slesso periodo il XXIX btg. si trasferì a Sebenico ed il XXVI a Pergome t, a protezio ne della ferrov ia Spalato-Se benico. La cp. motocic listi rimase a Traù. Il 31 maggio reparti bersaglie ri parteciparo no con ca.rabinieti , melropolilani e reparli lanciafiamme , ad un'operazione cli poli zia in zona Seghetto Superiore ed Inferiore. L'8 luglio un blg. bersaglieri (presumibilme nte il XXX I) ed una ep. ardili di fa nte ria sorpresero una formazio ne partigiana che sta va pernoltando ne ll ' abitato di Zernovi zza. I ,'abitato fu circondato ed attaccato. l ribe lli si asserragliarono nelle case e la loro resiste nza poté essere superata solo con l'interve nto de ll'artig lieria e dei mortai da 81. Vennero contali 63 morti , ma è da rite ne re che molti fossero civili de l posto coin volti ne llo scontro 4 . li 23 lug lio il XXX I blg. prese parte, insieme con il lii btg. del 2° rgt. della D. S .S. " Prinz Eugen" e con il 1 btg. del 25° rgt. fanteria, a ll 'elimi nazione de l btg. d 'assalto partig ia no di Signo. La colonna, c he era agli o rdini del Col. Adriano Costel li , coma nda nte de l 26° rgt. fanteria, accerchiò ne lla notte sul 23 il paese di Lovrec, tra !moschi e Alm issa 5 , con il btg. tedesco ed il XXXI btg. bersag lie ri rinforzato da una cp. mitraglieri divisionale. Il btg. fanteri a rimase in riserva. All 'alba i part ig ian i uscirono da Lovrec diri gendosi, in formazione di movime nto, verso il btg. tedesco. Quest'ultimo aprì il fuoco da breve di stanza e la so rpresa fu complcla. l parligian i, inseguiti dai Tedeschi , si asserrag liarono nelle case de l paese. Tedeschi e bersaglieri cJovcltcro conquistare le case ad un a ad una. li btg. parli giano fu completamente distrutto e sul terreno restarono 2 10 ribelli , compreso il comandante che fino a qualche settimana prima aveva comandato la marina pa rtig iana. Ve nticinque parlig iani furono passat i per le arm i. Da parte italiana si ebbero 3 caduti, 6 feriti e 3 d ispersi. Il 27 luglio una colon na de nominata " Verdi" dal nome de l comandante (comandante anche elci 4° rgt. bersaglieri), pa11ita da Dicmo (tra Cl issa e Sigm>) in un raslrellamento a Ili sko s i incontrò con altre for;,.e proveni enti da 'fri/j. I partigiani si erano però sottratti all ' accerchiame nto sgomberando su Mué. Nei primi g iorni di settembre il XXV I btg . ottenne il desideralo avv icendamento. Lasciò così l'attendame nto siste mato a caposaldo tra le pietraie d i Pergome t per trasferirsi a Sebenico, sostituito dal XXIX btg. Questo avveni -

·' Vedasi O.T. , Cap. 11 , pag. '.l l6e nota 164. 4 Vedasi O.T., Cap. Il , pag. 799 e nota 292. 5 Vedasi O.T .. Cap. IV, pag. 8 12 e 814 e Mauri.cio Bassi " Due a nni fra le handc di Tito·· pag . 95-99.


I Her.wgl ieri in Dalmazia e il hallaglione fw rsagliPri ''7,ara"

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mento sarà do po qualche giorno determinante ne ll a sorte de i due battaglioni . Que lla de l XX VI sarà infatti , come vedremo, peggio re di quella del XXIX.

11° reggimento

L' I gennaio 6 il XV htg. dcli ' 11 ° rgt. hersaglie ri si trasferì dalla stazione l'crrov iaria di Grai:ac a Cerovac, lungo la ferrovia per Te nìn , dove prese posto il comando di btg. mentre le compagnie, rinforzate da ploto ni mitraglieri, si dislocarono lungo la linea ferro viaria a protezione de ll a stessa. Gli altri reparti de ll' l l O si trovavano: il XXV II btg. a difesa de l caposaldo di Tenìn , la 111 " c p. motociclisti anche a Tenìn, impegna ta in compit i di ricognizione e protezione stradale, la 27 1" ep. cannoni a Sehe nico (meno 2 p i. a Tenìn). Il g iorno 6 il XV btg. si riunì (meno la 2" cp .) presso la staz ione ferrov iaria di Ceruvac, da dove il gio rno 8 si trasferì in ferrovia riunendosi presso Zern,agna e sistemandosi a di fesa della stazione e del paese , in sostituzione di reparti di fanteria. A Zermagna fu raggi unto da l XXXI btg. de l 4° rgt. bersaglieri che. svolta un ' azione notturna, il giorno successivo si trasferì a D e mis. Il 9 il X V btg . distaccò la 2" cp . alla staz ione di Plavno. Dalla no tte sul 17 genna io la D . " Sassari" cede tte a l Gen . di Rrigata Ettore G iannuzzi, comandante della fanteria della D. " Be rgamo'' il sellnre di Tcnìn (che dal 22 successivo sarà deno minato " Dinara ..) con il coma ndo d i tutti i re parti cetnici del XVrtl C.A ., sia locali che e rzegovesi . La " Sassari" si trasferì il I 8 a Grai:ac conservando il comando del re lativo setto re. Conseguentemente I' 1l O rgt. venne a dipende re dal Gen. Gia nnuzzi con il XXV li btg . e la 111 " c p . motociclisti , mentre il XV htg. restò a lle dipendenze de lla D. "Sassari" e la 271 " cp. canno ni (meno 2 pi.) a lle dipendenze de lla I " D . Celere. li 19 giunse in rinforzo de l presidio di Tenìn un btg. di formazio ne de l 292° rgt. fanteria de lla D. "Zara" . Da l 2 1 a l 24 il XV btg. si dedicò all a puli zia ed alla d isinfestazione deg li uomini e degli indumenti, ut ili zzando le appos ite apparecchiature messe a d isposizione dalla D . "Sassari". Il 25 genna io il XV btg., insieme con reparti cetnic i, eseguì una ricogni zio ne a l passo Srb . Nello stesso giorno i cetnici operarono contro le forze parti gia ne attive ne lla zona fra Te nìn , Dernis, Mué e Vcrlicca. nonché per insediare un presidio celnico in q uest' ultima località. Al l'o perazione presero pa11e quattro squadre mo11ai da 8 1 mm de l! ' 11 ° rgt. bersaglie ri , costitu ite per l' occasione e riunite in due plotoni . E' inte ressante vedere come i mortai da 81, arma e fficacissima specie in questo tipo di terreno, comparirono nel corso della guerra anche nei reparti bersaglie ri che iniz ialme nte no n

6 M entre per i mesi di gennaio . tcbbraio e marzo si è potuto tenere a base il Diario storico cicli' 11 ° rg1., per il mese cii giugno si è ut il izzalo il D iario ciel comancio ciella fan teria ciella D. ·•zara" e per i rimanenti. altri ciocumenti naturalment.e meno completi di notizi e relative all ' 11° rgt. her sag lieri .


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ne disponevano (in quanto non erano previsti dall'ordinamento). Quanto i mortai fòsscro prez ios i lo dimostra la frequenza con la quale troveremo impiegati questi due plotoni , anche in rin forLo ad altre unità. li 26, la 6A cp. de l XXV TT btg. partecipò co n repa rti cetni ci ed a ltri reparti itali an i a ll 'azione contro le forze parti g iane c he avevano sopraffatto i celni c i che pres idiavano Pla vno , Goluhié e Slcrmizza (località que s t ' ultima tenuta fin o a l 13 genna io da l btg. "Zara"). L'o perazio ne non e bbe s uccesso, fu ripc lula il g io rno 28 e vi presero pa rte, o ltre a form azio ni cetniche, un btg. di forma z ione di fanteria, la 111 " c p. molocicli sli dc li' 11 ° rg t. e uno squadrone ca rri L. Do po Golubié e Plavno, Ste rmizza fu ri presa il pome rigg io del 29 quando « il d is tacca me nto celere, formalo da motom itragl ieri e ca rri armati, g iun geva in paese mitragliando le ultime retroguardie partig iane che fu ggivano verso nord» 7 . Il pres idio di Stermizza fu riassegnalo ai cclnic i per ri so ll evarne il morale che risu ltava essere in un mome nto c ritico (le perdite nei giorni precedenti di Stermizza, di Golubii:, e di Plav no erano s tate precedute da sband amenti e dise rzion i e bisog nava te nere conto che Slcrmizza e ra il paese de l pope Djujié) . Slc rmi zza fu persa nu ovame nte dai cetni c i il 5 febbraio ma ripresa , come vedremo, il s uccessivo giorno 9. Il 3 1 gennaio la 2" cp. si riunì con il proprio btg. a Zermagna. Nella stessa data I' 11 ° rgt. risulta avere avuto 52 ufficiali, 73 sottuffic ia li e 1.943 bersaglie ri di truppa , mentre g li organici prc vcdcvano una forza ri spdtivamcnlc di 84 ,87 e 2.042. La dispo nibilità e ra quindi carente per quanto riguardava g li ufficiali ed i sollulTicial i, mentre e ra soddisfacente e da qualche mese in mig lioramento per la truppa. Comandante de ll ' 11 ° era il Col. Miche le Adabbo, comandanti de l X V e del XXVll btg. ri spettivamente il Magg. Umberto Cipolletti ed il Ten. Col. Re nato Lalli. li 4 fchhraio il XV htg., mantenendo invariati compiti e dislocaz io ne, passò a lle dipendenze del setto re " Dinara" (Gen . Giannuzzi). li 5 la 3" cp. de l XV prese posizione a Ve lika Popina (c irca I J km a nord d i Stermizza) da dove rientrò presso il hlg. il g iorno 13. Il 9 fchhraio chhc luogo, ag li ordini de l Gen . G iannuzzi, un'operaz io ne di rastrellamento della zona di Tenìn, Zermagna, Plavno e Stermi zza (località che fu riconqui stata). Vi prese parte il Col. Michele Adabbo, con e le menti del proprio comando di rgl. , con la cp. motociclis ti ed un pi. mo1ta i de l reggimento , no nché con altri re pa,ti ita liani e cctnic i 8 . li giorno IO il Col. Adabbo, con clementi del proprio comando , con il btg. del 292° rg t. e con forma z io ni cetniche , partirono in fe rrovia pe r Zermagna , ove pcrnollarono , pcr parlcciparc da l giorno successivo a ll 'operazione " We iss". A tale operazione il settore "Dinara" partec ipò infatti con una colonna agli ordi ni

7 Come dal Notiziario i11fon11at ivu 11. 6 del w111a11du della D. "I3e rgmno" (Vedasi 0.T., Cap. IL pag. 373 e nota 45 1) . 8 Il btg . de l 26° rgt . fanteria, btg. di formazione del 292° rgt. fanter ia, due sezioni artig lie ria da 75/27. 3.000 cctnici.


I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "'Zara "

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del Col. Adabbo e composta da lle D. cetnic he "Erzegovese" (con 2.800 uomini) e " Dinara" (con 1.500 uomini) , dal htg. de l 292° rgt. fanteria, da un pl. mortai dcli ' 11 ° rgl. e da una blr. di arlig l ieri a di formazione . La colonna, dirigendo da Zermagna per il passo Srb (q. 790) e Srb s ulla valle de ll 'Una, aveva lo scopo di concorrere con l'azione condotta dall a D. "Sassari" da Gracac verso Rruvno , Mazin e Lapac, nella quale abbiamo visto impegnali il blg. "Zara" e il XXVI btg. con il co mando del 4° rgt. bersaglieri. Il XV btg. sostenne l'azione distaccando una cp . sul passo Srh ne i g iorni 11 e 16 per dare sic urezza ai passagg i delle autocolo nne. Notevole fu l' attività svolta nel mese di fe bbraio dalla 111 A cp. motociclisti. La compagnia infalli svolse servi zi di scorta tra Tc nìn e Stcrmi zza nei giorni 2, 18, 19 e (con 2 pi.) 9 e 27; oltre ad una scorta , a utocarrata, a Spalato il giorno 6. Nu merosi anche i rastrellamenti: in zone intorno a Derni s il giorno 8 (costituendo riserva dopo avere effettualo una scorta); ne ll a zona di Oklaj e Mlastovo (a nord d e l mo nte Promina) I' li e in que lla di Ocestovo il 24 con un pi. mortai dell ' 11 ° e con il btg . di formazione de l 292° rgt. fanteri a. TI giorno 26 la 111 A cp. fu impeg nala in un'azione di protezione stradale. Il 20 febbraio il M agg. Umberto Cipolletti lasciò il comando del XV btg. al Cap. Giovann i Barbaro , essendo stato assegnato al Campo addestramento paracad utisti di Tarquinia. Il 9 febbraio la 27 I A cp . cannoni (come sappia mo , alle dipendenze de lla I A D. ed en.:) partecipò insie me con il rgt. cavalle ria "Saluuo" e con carabinieri ad uno sco ntro con i partigia ni ne lla zona di Bilice 9 . Il Diario storico dcll ' ll 0 rgt. riporta che il 2 1 fehhraio (domenica): «Giungono dalla Patria i doni ai combattenti con il treno " Ape" e vengono d istribuiti ai bersaglieri ». Un altro scaglione di do ni giunse il g iorno 23 . Nel mese di marzo ai compiti di hasc, c he per tutti i re parti dcli ' 11 ° (trnnnc la c p. motoc iclisti ) consistevano nel presidio de i caposa ldi , nei lavori di fortificazione e nei pattuglia menti notturni , se ne aggiunse uno nuovo. Dal 2 marzo in falli il XXV II htg. concorse con due pi. ad un servizio di protezione, dalle ore 7 a lle J7. ai contadir1i impeg nati nei lavori agricoli. A tale servi zio parteciparono anche due plotoni di domobrani croati. li XV blg. dal 3 marzo eseguì pallugliamcnli lungo la ferrovia; il 5, dopo c he e rano sfi lati tutti i reparti de lla D . " Sassari" c he avevano partecipato all ' operazione " We iss", il battag li one lasc iò Zermagna portandosi all a stazione di Pagene , dove pernottò. Il giorno 6 si trasferì a Tcnìn dove si sistemò nelle caserme a nord ex-jugoslave. li g iorno 5 la 11 I A c p . cercò di raggiungere Bos. Grahovo e di prendere contatto con la D. tedesca " Prinz Eugen" diretta da nord verso il Livanjsku Pulje. Le numerose interruz ioni stradali e la bufera di neve costrinsero la cp . a rientrnre la sera a Te nìn . li tentati vo fu ripreso con successo il giorno seguente. Il 7 marzo il comandante del XV TII C.A. visitò il presidio di

9 Vt'J.la si O T., Cap . 11 . pag . 295 e no l;t 48 .


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Tc nìn , te nendo rnppo1to agli uffic iali dell' 11 ° rgl. e de l htg. " Zara" . L' J I O e ra tullo riunito a Te nìn, ad eccezione dell a cp. cannoni c he, con due plo toni , restava a Sebe nico. Il 13 marzo il X V btg., con un n ucleo di carabinieri. eseguì una ricogni zio ne ed un rastrellame nto ne lla zona di Oklaj . 11 g iorno 17 arri vò a Te nìn da G radi sca d ' Isonzo una c p . d i comple menti , recl ute de lla classe 1923: 14.5 uo mini al comando de l Cap. Corhe lli . Il g io rno 26 questa cp. partec ipava, insieme con la 2A del XV btg., ad un primo appostamento notturno di due ore se rali . N umerosi i servizi di scorta effettuati dal I' 11 ° rgt. ne l mese di marzo. In particolare la 11 JA cp . motoclisti c ffcllucì scorte da Tenìn: a Zara , con rie ntro il gi orno successivo, nei giorni 8 (con 2 pi.) e 13; a Slcrrn izza , ne i g iorni 8 e 9 (con I pi.); a Sebe nico, il 19 e il 24 ; a Derni s e Ve rlicca , il 20 . Effettuarono scorle anche, a utocarrate, le segue nti cp.: una cp. del XXVII htg. a Pagene il g iorno 9 ; la 2A cp. del XV, con 2 pi. de lla 111 A cp., a Kosovo il 15; la 3A del XV a Pagene il 18; una cp . del XXVII cd una del XV, rispettivame nte ne i g iorni 22 e 27, a Pagene. La situazione e le attività de l I' 11 ° rgt . bersaglieri nel mese di aprile non s uhirono sosta nziali cambiame nti. Nell a notte sul 12 aprile i ribelli si avv ic inarono a Tenìn aprendo un fuoco di mortai sulle d ifese esterne; m a l' attacco fu prontamente respinto. Dopo a lcuni g io rni l;i pn~ss ione p:irtigiam, sulle difese esterne cominc iò una temporanea d iminuz ione d i intensità, dov uta ad un periodo di stanchezza e di di sgregazio ne. I cetnic i della zona in vece , già dal mese di marzo , si erano ri presi dall a crisi che li a veva interessati. Tra il 24 e il 25 aprile il comando dell a D . " Sassari " lasciò Tenìn , dove era rientrato al termine dell'operaz io ne We iss., e il relativo settore fu sc isso in due: "Tenìn" e " Derni s" . La respo nsa bilità de l scllore "Te nìn" fu assunta da l Ge n . Francesco G iangrieco, comand ante de lla fa nte ria de lla D . "Zara" . Il 26 apr ile, reparti dc li' 11 ° rg t. , insie me con fo rze de lla D. " Oinara", eseg uirono un rastrellame nto ne ll e zone di Swra Strafa e di Golubié (a no rd d i Te nìn ). Un allro rastre ll ame nto fu eseg uito da una cp. dcli ' ! 1° il g iorno 28. 11 30 un btg . de l! ' I I O partec ipò, come a bbiamo v is to , ad un rastre ll ame nto ne ll a z ona di Stara Straia, Oieslovo, Pagcnc ( Padjene), ins ieme con il btg . bc rsagl ieri "Zara", i I htg . squadri sti " Mil ano " e la 4 A B .A.C .. L' 11 maggio I' 11 ° rg t. eseguì una rico g ni z ione nell a zona di Pagene. Il 15 magg io un btg. dc li' 11 ° , con la cp. motoc iclis ti e d un pl. mo rta i d a 81 , eseguirono una ricog ni z ione s ulla strada da Stara Straia a Kas un (ad ovest di Raducicco). Altre ricogniz ioni furono ese g uile da repa rti dell ' 11 ° il 17 m agg io e dal X V btg. rinforz ato da una sezione artig li e ria da 75/ 13 e da un pi. carri L il 18. In quest'ultima ricognizione vi fu uno scontro con i partig ia ni nella zona di Sta ra

Straia . Il 19 magg io iniz iò un ' ope raz ione contro consis tenti forze partig iane a nord di Tenìn. Dal 19 al 22 i cctnici de ll a D. "Dinara" attaccarono verso nord face ndo c re dere cli e ssere diretli a Drvar. Il 22 i cetnici, g iunti all ' altezza di G. Tiskovac effettuarono una con versione a e s t per schierarsi , come pianificato , fronte a sud tra C. Tiskovac e Otrié. L a sorpresa ricercala fu raggiunta e l ' opernzione riuscì con pieno s uccesso provocando ingenti pe rdite


I Rermglieri in na/mazio e il bat1aglione her.wiglieri " 71-ira ..

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tra i partig iani. Nella notte sul 23 il XV btg . bers aglieri con un btg. fanteria IO s i schierarono nella zona di Raducicco per muovere all'alba nella direzione di Plav no. TI XXVTI btg. bersaglie ri , rinforzato da 2 sezioni arti glieria, si spostò la mattina de l 23 a Stara Straia d a <love convergere anche esso su Plavno . Questa fase de ll'operazione ebbe esito negativo in quanto nella zona no n furono trovat i i partig iani , che se ne e rano a ndati ne i due giorni precede nti . 11 segreto <li questa fase <lell 'opc razionc: «E' mancalo <lei lutto 1... 1. In fatti è avven uto che, dato l'enorme lasso di te mpo trascorso fra le proposte e l 'esecuz io ne, la notizia s i è propagata fra i cetnici. Quelli d e lle zone di Padjene e di Oton hanno avvertito i loro fami g liari <li non abbandonare le case perché gli ltaliani avrebbero ince ndiato tutte qu e lle trovate vuote. Infatti gli abitati erano tutti occupat i, malgrado le min acce dei partigian i che, in vista de lla nostra azion e, av rebbero voluto costringere g li abitanti a seguirl i. Una donna di Bender racc ontava che 4 giorni prima, cioè verso il 20 , un s uo fratello era sta to passato per le armi dai pa rtigi ani per tale moti vo» 11 . Quanto predetto è indicativo delle difficoltà nell e qua li si trovavano le popolaz ioni , poste tra le minacce, anche di morte, dei partigiani e la possibile distruz io ne de lle c ase da parte degli Ita li ani . Pera ltro la minaccia de ll a di struz ione delle case si rivelava efficace per evitare c he la popolazione fosse attratta dai partig iani , ma quando ven iva e ffettuata era logico che raggiun gesse il risultalo opposto. Dal 28 maggio al 4 giug no i cetnici dell a D . ·' Dinara", sempre al co mando del po pe Dj11;jié, effettuarono una puntata su Bos. Grahovo. L' 11 ° continuerà invece nelle azioni di rastrellamento e di ricognizione ne l versante dalmata delle Dinaric he. TI 27 maggio furono effe ttuate ricogni z ioni nella zona di Kosovo da una cp. bersaglieri ed in quella <li Mokropolje da un pi. mo tociclisti. Il 30 un btg. bersaglie ri opcrÌ> nella zona di Pagcnc e il 2 e il 3 giug no il XXVII blg. operò ne lla zona di Golubù., e lungo la rotab ile per Siverié. Il 5 fu eseguita una ricog ni z ione <la parte di un btg . <li formazione composto <la reparti dcli ' 11 ° rgl. e <lei btg. fanteria "Cadorna". li 7 giug no un rastre llamento fu effettuato dal XXVII htg. bersaglieri. L' 8 un htg. dell'l 1° e hhe uno scontro con i partigiani durante un rastre llamento nella zona di Pagene-Stara Strafa. L' 11 giugno un blg. dell ' 11 ° attaccò i partigiani fra Stara S1raia e il Debelo Brdo, ricacciandoli verso Plavno. L'operazione, condotta in collaborazione con i cetnici della D. " Dinara", che intercettavano i partigiani in rip iegamento , ebbe esito mollo positivo , nonostante l'intensa pioggia e la fitta nebbia. Nella notte sul I 3 due c p . bersaglieri operarono nella zona de l C he rca. Nella nollc sul 14 i partigiani attaccarono in forLe i piccoli presidi di fanteria di Mokropolje e Raduc icco (Raducié), s ulla sinistra de l Cherca in corrispo n-

ro Secondo la relazio ne in data 25-5- 1943 del comando fanteria della D. "Zara" si tratterebbe del btg ... Badini" del 29 1° rgt.. ma il Ten. Col. Badini risulta avere comandato almeno nel scucmbrc successivo il Ili btg. del 292° rgt.. 11 Dalla re lazione in data 25.5. 1943 de l comando fanteria de lla D . ''Zara...


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dc nza della linea di confine . Questi , come abbiamo visto 12 , resistette ro otlimamentc , d ando il tempo di inte rvenire ad un btg. di fante ria da Chistagne e a lla colonna dell a quale faceva parte il btg. ··zara" e che stava ope rando agli ordi ni de l Co l. Lucche tti. Da Te nìn uscì un a colonna com posta dal XXVII e da pa rte del XV btg. bersaglieri e da tre carri L giungendo, dopo avere superato la resistenza de i ribe lli, a Slara Straza , dove e rano convenuti pure 2.000 cetnic i. Questi ultimi con il XV btg. sostarono , me ntre il XXVII proseguì giungendo a Raduc ic<.:o da dove i partigian i si e rano ri tirati. li XX Yll proseguì quindi per Chistag ne, dove giunse alle 18,30 . Un btg . di form azione, composto d a re parti de l btg. "C adorna" e dalla 111 " <.:p. motociclisti, si unì a lle fo r/,c presenti a Stara Strai a, de lle quali assunse il co ma ndo il Te n . Col. Reguzzoni dell' 11 ° rgt .. Ne lla notte sul 15 il presidio di Mokropo/je fu nuovame nte atlaccato . La w lonna Reguzzoni , superando più resiste nze, giunse a Mokropo/je verso il tramonto . Il giorno 15 (era giunta anche la colonna de lla quale faceva parte il btg . "Zara'') bersaglie ri , fanti, artiglie ri , rnrri st i, V.A .C., operaro no fino a sera ripre ndendo iI dominio della situaz ione. L'aviazione intanto bombardava e spcu.ona va cariaggi e fo rma z ioni pattig iane in ripiegarnc nlo. No no stante c iò ne lla notte segue nte i partig iani tcnlarono un nuovo a ttacco contro Raduc icco e Mokropolje. las<.:iando a ltri morti sul terre no 13 . TI 19 il XV btg. bersa glie ri to rnò a S1ara S1rai a w n form az ioni cetniche e mi nori re parti italian i, ri mane ndovi fino alla sera del 22. Il 25 una c p . deJJ ' 11 ° rgt. fu in via ta in aiuto di un reparto cetnico <.:he a Gu/ubié era sta to a llaccato dai pa rti giani : que sti ultimi fu rono ricacciati. Ne llo ste sso giorno , per a lleggerire la pressione su MukropoUe , il XV blg. con allri minori re parti e con fo rnwzioni cetnic he au accarono da Tcnìn fino a Padjn1e, respingendo le fo ri.e partigiane e <.:oncentrandosi la sera a Stara Slraia. Gli stessi re parti il 26 si dislocarono lu ngo la strada per dare protezione ad una auto<.:olonna <.:he, con il Gcn. Gi angrieco , s i reca va a Zara . li 28 giugno il Gcn. G iangrieco w n 40 ufficiali italia ni e con una scoria di bersaglieri si recò a Koso vo (a sud di Te nì n) dove pa rtecipò alla <.:clebraz io ne de l " Vi dovda n" 14, tenuta da l pope Djujié con 6 .000 c e tnic i in armi . I ribe lli nonostante fossero stati battuti e respin ti, continuarono a premere pcri<.:olosame nlc. L' I luglio. prevenendo la min accia ne mi ca, tre colo nne di re parti ita liani (be rsaglieri ed a ltri) e di cetn ici attaccarono da Tcnìn: a nord verso Plavno , ad ovest verso Padjene ed al <.:entro. L'operazione continuù , con successo , fino al 5 lug li o. Le pe rdite ita liane furono d i 6 caduti e 19 fe riti; que lle cetnichc di 7 cad ut i e 15 feriti; molto superiori le perd ite fra i partig ia ni . L' ini ziati va era tornata e restò pe r un ce rto periodo dall a pa rte degli ita lia ni e de i loro alle ati cetnic i. Questi ult imi anz i, con il pope Dj uj ié, s i erano assicurati una

12 Vedasi C:ap . X V II, pug. 148. 13

Vedasi O .T., Cap. IV, pag. 77 1 e nota 132. ··Viduvdan·· o ·'giorno di S. Vi10··: anni ve rsario de ll:1 grande battag lia d i Kusuvo PoljP (nella Serhia me ridionale) dove nel 1389 i Serbi s i ~c.:unLmrono con i Tun.:hi (perde ndo). Lu battaglia è rimasta con il massimo ri lie vo nell 'epica naz ionale serba . 14


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certa autonomia che li portò a svolgere il ruolo principale contro i partigiani. I partigiani, a ncora per un certo periodo, erano entrati in una rase di crisi nella quale mo lti , reclutali a forza , defezionavano. Verso la fine di lug lio i paitigiani avevano ripreso l'iniziativa e le formazioni cetniche, minacciate di aggiramento da sud . rientrarono in sede. Una Brigata, rimasta isolata sul Dinara, fu disimpegnata da un htg. dcli' I I O rgt.. Il 4 agosto 4.000 partigiani, dotati di cannoni e di mortai pesanti , travolsero alcuni presidi croati della valle della Cctina, tra i quali quello di Yerlicca. Da Tenìn uscirono quattro colonne composte di reparti italiani e cetnici. Tre puntarono su Verlicca, che non riusciro no a riprendere, e la quarta verso sud . La notte sul 10 agosto i partigiani iniziarono l'investimento d i Tenìn anche da nord ed il 14 occuparono il monte Promina a sud di Tenìn , minacciandone l' isolamento. La situazione, che per la piazzafotte di Tenìn si stava facendo critica, migliorò in qu anto parte delle forze partigiane furono spostate verso nord dove erano stati segnalati movimenti di forze tedesche. Italiani e cetni ci ri presero il controllo della situazione, ma ai primi di settembre la pressione dei partigiani era ancora forte.


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/:;/io Ricciardi

Capitolo XVI 8 SETTEMBRE 1943 E AVVENIMENTI CONSEGUENTI Per quanto l'anda mento c.le lla g uerra rene.lesse pre vedihilc che l' Italia avrebbe cercato di uscirne , spec ie dopo la caduta il 25 lug lio de l Partito Nazio nale Fascista, l'am,istiz io dcll'8 sette mbre gi unse, anc he in Dalmazia, come un fulmine a c iel sereno. Come noto infatti il governo italiano e i più alti ve11ic i militari condussero le trattative pe r l'arm isti zio ne l massimo seg reto, ini ziando ad info rmarne g li a lti comandi dipende nti s uhito prima dcll'8 sette mbre, e.lata ne lla qua le gli Alleati resero pubblic a la notizia antic ipando i te mpi. li risultato ru che mentre i comandi tedeschi, basandosi su prev isio ni log ic he, e rano e.la tempo preparati a sopraffare l'eserc ito italiano in occasione de l prevedibile armi sti zio , i comandi ed i reparti italiani facendo affi dame nto su quanto comunicato dall ' alto furono colti dalla più comple ta sorpresa. Anc he in Dalmazia vi rurono ne i reparti esplosio ni e.li euforia contrastate , come dovunque , dai più responsahili , coscie nti de lla prev isione che no n si trattasse c.lc ll a fine della g uerra ma dell'iniz io de lla s ua fase peggiore 1• Di verso ru lo stato d ' animo de ll a popolazione c ivile italiana c he. a diffe renza de i connazio nali del la Pe ni so la , non po teva avere illusio ni su di una sempli ce co nclusione del conflitto. Non è questa la sede pe r trattare d i come la situazione sia slal°.i gestita dal go verno e dagli alti vertici militari, che in pa rte coi nc idevano dal momento che dopo il 25 lug lio il governo e ra presit:ùulo dal Maresciallo d ' Itali a Pie tro 13aùoglio. Di sicuro la situazione ve nne gestita i11 un moc.lo disastroso . Non è neppure questa la sede per approfondire la fi g ura de l Badog li o, sulla quale sembrano lecite quanto meno notevoli pe rplessità. Fu comunq ue l' uo mo c he si addossò il compilo di portare l' Ita li a attrave rso un a scelta c he a molti sembrava obbligatoria. Di sicuro semhra va obbligatoria ai vari politic i che prima di tornare alla ribalta attese ro il compimento del disastro. on è questa ne mmeno la sede per va luta re l'opportunità da parte ita li ana di ricercare un armistiz io. Sembra comunque lecito pensare c he se i Tedeschi si attendevano tale mossa sig nifica c he la rite nevano ri spo nde nte ag li inte ressi ila-

1 Rite ngo abbiano un cen o valore i ricordi personali ddlo scriventi". Subito pri ma clcll'S ~eltem bre 1943, mentre con la fami glia eravamo s follali s ull'Appennino marchigiano, fummo raggiunti da mio padre, maggiore dei bersaglieri in Servizio di Stato Maggiore e Capo Se1ione Oper:uioni del comando dd Xli C.A .. Mio padre. dopo avere co111ba1tulo in Sicilia , dove e ra stato fe rito e decornlo di Medaglia di bronzo a l V.M .. giunto con il suo comando in ripicga,m:nlo a Y~1llo della Luca nia (Salerno) e bbe pochi giorni cli licenu 1dopo de i quali avrebbe dovnto raggiungere lo stesso comando a Treviso. P.videntc mcnte la riclislocazionc de l comando si inst:riva in un rischicrnmt:nlo di forze fronte a norcl in vista dell'armistizio. M io padre però , nonos tanlt: il s uo incarico. non nt: sapeva null:1. Ricordo l'e~plos ione di t:ntusiasmo con la qualt: la noti;,.i:1 fu ae1.colla nel paese. perché "era fi nita la guen.i'' . Ricorclo anche la triste7.7a d i mio padre e l'immediata 1m:visione che 11011 s i trallasse de lla fi ne cld wnnitto, ma dell ' inil io della sua parte più trag ica.


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liani . Ri spondeva pe r contro agli interessi tedesc hi impedire la resa dell'Italia e questo g iustifica gli sforzi italiani per tenere segreta l'operazione. Non so quindi quanto s ia g iusto parlare di tradimento da parte dell ' Italia. Di sicuro i comandi tedeschi s uperarono la loro cris i dovuta alla notevole inferiorità iniz iale di forze in sede loca le addivenendo con i comandi italiani ad accordi, che genera lmente di sattesero dopo avere ac4uisito la s uperiorità de lle forze nelle singole località . La s uperiorità locale fu raggiunta dai Tedeschi s ia mediante la manovra delle forze e s ia a causa del progressivo sfaldamento delle unità italiane. Tale sfaldame nto fu cau sato in mi sura dete rminante dalla carenza e dalla contraddittorietà degli ordin i che i vari li velli di comando ricevevano dai comandi superiori. Tali ordini avevano la costante preoccupazione di cercare un accordo con g li e xalleati , cercando di evitare il più poss ibile scontri armati. La conseguenza fu che i Tedesc hi poterono disporre dell ' iniz iati va, mentre g li ordini che giungevano alle unità italiane finirono per ris ultare molto spesso supe rati e addirittura controproduce nti. Era logico che in tale situazione la naturale inclinazione dei s ingoli (compres i non pochi comandanti) a concludere la g uerra cd a rimpatriare de terminasse un progress ivo. anche se più o rneno rapido , sfaldamento dei reparti. La conseguenza di questa s ituazione fu che il compo rtamento dei militari italiani, influenzato dalle situazioni locali , differì notevolmente da luogo a luogo. Seg uiremo separatamente g li a vvenimenti 4Liali si svolsero nelle sedi, con i relati v i dintorni, de i reparti bersagli eri : Spalato (4° rgt . ad eccezione de l XXVI btg.), Sebe nico (XXVI btg.), Tcnìn ( 11 ° rgt.) e Zara , dove nella vicina Zaravecchi a e ra di slocato il btg. bersaglieri "Zara". Pe r il resto della Dalmazia c i limiteremo ad accennare ai di versamente trag ic i avvenime nti di Cattaro e di Ragusa. A Cattaro i Tedeschi il g iorno 13, dopo avere mig liorato le proprie posizioni , impartirono un " ultimatum" alla D. "Emilia" . Il Comandante di questa, coniando su un aiuto italiano o alleato da lle Puglic , attaccò il giorno 14 con il concorso cetnico, preva lendo in un primo mome nto. Da Ilari giunse però solo un inc itamento a firma del Gen. Ambros io «Occorre res is te re e sempre resistere» . Solo 5. 127 uomini dcli ' " Emilia" riu sc irono a ragg iungere Bari. I rimanenti finirono ne lle maggior parte prigionieri dei Tedeschi . /1. Rag us a il VI C./1.., in conformità agli ordini ricevuti, lasciò entrare in città la O. S.S. " Prinz Eugcn", concordando mis ure di con vive nza e cooperazione. Nella notte invece i Tedeschi tentarono proditoriame nte di disarmare e di pre ndere prigionieri g li Italiani , che reagirono. I combattimenti si protrassero duri per tutta la mattinata. Constatalo che non v i e rano più speranze di villoria, il Comandante del VI C.A. accettò la resa: fu ucciso a tradime nto e di nascosto due g iorni dopo 2 . Negli avvenimenti di Ragusa s i distinse tra g li altri il Ten. Col.

2

Ved asi O .T., Cap. V, pag . 1083 .


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Piero Testa, sotlocapo di Stato Maggiore del VI e.A., che abbiamo trovato all ' inizio de lle ostilità quale comandante del btg. "Zara" . li Te n. Col. Testa rimase a Ragusa fino al 26 ottobre, alle d ipendenze del comandante di presidio tedesco 3, occupandosi dei prigio nieri italiani (circa 30 .000) , ed alleviando la loro difficilissima situazione. In quest'opera, come anche nell 'assiste nza alla comunità italiana, chhe l'aiuto, al di là di quanto si potesse sperare, del Console genera le di Germani a ed ancor più del comandante di presidio tedesco, un Ten. Col. delle S.S .. Successivamente, prigioniero in Ge rmania, il Tcn . Col. Testa si di stingue rà nel tenere allo il morale dei prigionie ri italia ni che avevano scelto di non collahorare con i Tedeschi .

Gli avvenimenti a Spalato e il 4° reggimento bersaglieri A Spalato e nelle immediate vicinanze ave va sede la D. "Bergamo" , che peraltro aveva buona parte dei propri reparti operativi dislocati ad una certa distanza. Vi avevano sede anche numerose formazion i logistic he del XV III C.A. da poco trasferitosi a Zara, nonc hé numerose unità operati ve, tra le quali il 4° rgt. be rsaglieri, dipende nti dire ttamente dal X VIII C./\. o date in rin forzo alla D. '"Bergamo". La notizia dell 'armi stizio provocò a Spalato grandi e incontcnihili ma nifestazioni di folla, che coinvolsero a nc he soldati italiani , con bandiere rosse e inneggianti a Tito, alla Russia e agli Alleati . Le manifestazioni ebbero il loro culmine in quella avvenuta la sera del 9 sul la ri va, c he un testimone definirà come una «manifestazione di popolo che inneggia all'llalia che si è schierata con gli Alleati , cd inneggia soprattutto alla Russia» 4 . Quando come al soli to ru l'ora dell ' ammaina bandiera al Molo Veneto, ag li squi lli di tromba per il picchetto in armi «la folla si ferma sull 'allenti , in sile nzio a capo scoperto>> 5 . li comando della " Be rgamo" si la ciò travolgere dalla situazione, trattando con partigiani , cetnici e, con qualche contatto tclcfòni co , con i Tedeschi . Pre va lsero comunque, ncll ' incertezza ed anche a causa dcli' orie ntamento com unista di buona parte della popolazione , gli accordi con i partigiani . Nel po meriggio del 10 il comandan te del XVIII e .A ., segue ndo il suggerimento del comandante del la 2" Armala 6 , a veva inviato l'ordine «di trattare, all 'occorrenza con i tedeschi affi nc hé nei maggiori centri urhani l'O .P. !Ordine pubblico 11 .d.a .l rimanga affidalo aJle au torità italiane» . L'ordine teneva t.:onlo della necessità di proteggere le popolazio ni civil i. Nel comportamento della " Be rgamo" sembra in vece essere mancata qualsiasi sensibilità nei confronti della sorte <lei civil i italiani , autoctoni (più di 1.000

-1 Vedasi

O .T., Cap. V. pag. 1084. Vt,da.~i O.T., Cap. V. pag. I IJ9 e nota 505. 5 Vedasi 0 .T., Cap. V. pa~. 11 :w. 6 Vedusi O .T. . Cap. V, pag 11 21.

4


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persone}, o immigrati (circa 2.000). Venne conseguentemente disattesa la disposizione superiore di dare loro la precedenza nell'evacuazione via mare. Nel frattempo i reparti andavano sfaldandosi cd erano disarmati dai partigiani. Vedremo in seguito come i reparti del 4° rgt. bersaglieri rimasero invece, finché possibile, sostanz ialmente compatti. li 17 scltcmbrc, dopo le prime partenze via mare, le truppe italiane a Spalato erano valutate in 14.000 uomini , solo 120 dei quali armati e unicamente con armamento indi viduale 7 . Nel frattempo erano com inc iate le stragi dei civili italiani per le quali i morti ascenderanno a circa 150. A Spinul cd ai Cappuccini, dove si e rano riuniti i soldati italiani , erano state poste bandiere tricolori e semhra fosse stata comunicala ai Tedeschi la ne utralità di tali concentramenti. 1\1ttavia il g iorno 19 vennero bombardati da "Stukas" tedeschi . I morti furono va lutati in 205 ed i feriti in circa 300 8 • Nel frattempo i Tedeschi erano bloccati fuori di Spalato dai partigiani , ai quali si erano affiancati minori reparti italiani . La resiste nza si polarizzava per la stessa conformazione del terreno in prossimità della forte zza di Cl issa. In quest'ultima la guarnigione italiana di circa 700 uomini , per non venire disarmata dai partigiani , si schie rò con i Tedeschi resistendo eroicamente a ben 16 giorni di a ssedio , fino a quando cioè i Tedeschi sbloccarono la situazione, e ntrando a Spalato il giorno 27. La notte sul 24 era pa11ito, rimpatriando circa 3.000 militari, un convoglio di 5 piroscafi scorta ti da una torpediniera ed una corvetta c he era giunto dalla Puglia in sera ta. Con il convoglio partì il comandante de lla " Bergamo". Già dal giorno 27 i Tedeschi presero prigionieri tutti i militari italiani 9 . A Spalato , dove ora comandavano g li ustascia, continuava la tragedia dei civili italiani sopravvissuti agli eccidi e cominciava quella degli ebrei. Negli avvenime nti predetti si inqu adrano quelli c he rig uardano il 4° rgt. bersaglieri escluso il XXVI btg .. L'8 settembre, infatti, sorprese il 4° rgt. con il comando di rgt. e il XXXl blg. a Salona, presso Spalalo, il XXIX btg. a Pergomet e la cp. motociclisti a Traù . Il XXVI btg. aveva da poco sostituito il XX IX a Schcnico. Per conoscere quanto riguarda il 4° rgt. ci riferiremo al racconto di Sergio Quag lino , a llora ufficiale subalterno del 4° rgt. , ne l s uo libro "Con il 4 ° bersag lieri nella seconda guerra mondiale" 10 . I reparti , ormai di sarmati , giunsero in città, dove regnava il caos, e si accamparono nella zona di Firule. Successivamente si riunì con il resto de l reggimento il XXIX htg .. Per quest'ultimo seguiremo il racconto dell ' allora Ten . Angelo Romani ripo11ato ne l li bro predetto. JI 9 settembre il comandante del

7

Vcrlasi ( ).T., C:ap. V, pag. 11 '\6.

x Vedas i O.T. , Cap. V, pag. 1158. Prohahilmenle le perdite comprendono anche quelle del 4° rgt.

bersaglieri s ilo nel vicino M. Mariano di cui parleremo in seguito. 9 Continuarono la loro opera umanitaria il 41 ° ospedale da campo e la 19"' sezione di sanità. 10 Del 4uale sono riportali ampi stralci in " I Bersaglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri Zara" .


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F,/io Ricciardi

btg ., Magg Borrelli , rifi utò di consegnare le armi ai pa rtig ian i, informandoli che «il hattaglione si sa rebbe trasferito subito a Spala to I .. . I senza eserci tare alcuna azione offe nsiva verso i reparti partigiani , salvo, be ninteso, di d ifendersi se fosse stato attaccato». La sera del 9 , dopo avere riunito i reparti di slocati rra Pergomet e Perkovié, il btg. s i mise in canun ino sulla massicciata rcrroviaria raggiungendo all 'alha la co sta a Castel vecch io, tra Traù e Salona. Sente ndo che Salo na era i mano ai pa rti giani il btg. raggiunse Traù, tro vandola anc h'essa in mano ai partig iani . Segui amo ora le parole del Ten . Romani : «il colonnello comandante la piazza d i T raù ci comunicò che, in seguito a d isposizioni superiori ricevute d a Spalato, autorizzava il comando di hattaglione a " ri fornire" i partig iani di armi ed equippaggiamento con la co mpilazio ne di regolari buoni di versamento e ricev uta I ... I eravamo sempre stre ttamente sorveglia ti da nu merosi parti giani armati , i qu al i r... I comi nciarono a fa re propaganda fra i hcrsaglic ri per indurli [ ... ] ad un irsi a loro[ ... ] rite ngo che solo tre o q uallro bersaglie ri aderirono I ... I spe rando in qualche futu ra occasione per sganciarsi e rimpatria re». Alla sera il btg. v ie ne imbarcato su tre barconi sui quali «sale una piccol a scorta di parti gian i e q uesto ci fece compre nde re che no n ci si sarebbe diretti subito verso l ' Ital ia» 11 . All 'alha i harconi g iungono all ' ingresso ciel porto cli Spalato du rante l'a ttacco aereo di un a pa ttug lia di "Stuk as". I bersaglie ri raggiungo no la riva chi a nuoto e chi comunque fortunosa me nte. Nei giorni seguenti il btg. fu sottoposto a vari attacchi aerei e si riunì con il resto de l n.:ggimcnto. <ìiunse notizia c he la cp . motociclisti, imbarcatas i a Traù. era sbarcata vicino Ancona. Il 4° rg t. nello sfascio ge nera lizzato si e ra ma nte nuto unito. Ve nne in falli di stribuito un anti cipo sull e spe tta nze in danaro a tutti i presenti e dalle ricevute rilasc iate dai co mandanti di compagni a risu lta che, o ltre ai ci rca 150 presenti del comando e dell a cp . co ma ndo , il XXIX btg. aveva ben 583 present i ed il XXXl btg . ben 549. Vi erano inoltre 23 uo mini d i u n pi. della c p. motocic listi , comand ato da l Te n. Ilru no Mo nc iatti. Il gio rno 19 a nc he il 4 ° rgt. suhì un tcrrihil e mi trag liamento e spezzona mento d a parte deg li Stuk as tedeschi . Il 20 un aereo italia no so rvo lò Spalato lanciando un messaggio che annun ciava l'arrivo nel giorno successivo d i un convog lio nava le italiano che avrebbe recuperato un a parte de lle truppe presenti in città. Fu so11eggiato che il 4 ° rgt. avrebbe potuto imbarcare 500 uo mi ni; g li altri avrebbcro dov uto a ttcndere i con vogli successivi. Il Col. Verdi decise pe r un'estraz ione a sorte, dalla quale uscì favorito il XXIX btg .. Questo battag lione aveva ancora in forza 560

11 Il Col. Pietro Harhicr, comanclante del senore di Trai:i nella sua relaz ione riportata in O.T. pag. I 3 I0-1320 asserisce che la cessione clcllc armi in i1iò nel pome riggio del giorno 11 e che i reparti <lei pres i<lio furono imharcati il 12 mattino ccl avviati e ffetti vamente negli Abruzzi e non , come il XXIX btg .. a Spalalo. Resta da capire (JUCsto diverso trattamento riscrvnto al XX IX btg .. Forse il Col. Barbier 110 11 ebbe la possibili lit di esigere l'i ngresso a Traù del htg. arrnato. Resta comunque il fatto c he c irca la son e del XXIX btg. la citata relazione a ppare quanto meno evasiva.


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallaglione bersafi lieri "Zara ''

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uominj: 60 dove vano quindi rimane re a terra. Si sLahilì c he con ess i rim anesse a lme no un uffic iale e fu designalo l'ultimo giunto al rgt., il S.Tcn. Ri sso. A lui si aggiunse volontariamente per gene rosità il Cap. Conti , comandanlc de ll '83 c p .. li XX IX hLg. poté riattraversare l' Adriatico e, per la compattezza conservata, sarà tra i primi re parti impegnati in operazioni nella Guerra di Liberazione. Il 27 il 4° rgt. e g li altri reparti , furono pres i dalla D.SS. " Prinz Eugen" ed avv iati ve rso la prigionia. Ricorda un testimone 12 : «Mai più dimenticherò la visione d i un corteo interminabile che va a pe rdersi ne ll a notte» e, parlando della popolazione «quanto affetto ebbe a mostrare per i nostri soldati , come fossero uomini loro figli , mariti, fratelli 1... 1. Così il nostro eserc ito se ne andava <la Spalato, no n scacciato, non vituperato, anzi accompagnato dal pianto e dall'amore della popolazione>> . G iunto il 4 ° rgt. a Salona, g li uffic ia li venero separali dagli a ltri e rimandati a Spalalo , 4uin<li a Sign (37 km da Spalalo) <lo ve insieme con g li a llri ufficiali presi prigionieri nella zona, in tutto circa 450, s ubirono un inte rrogato rio , al te rmine <lei 4uale venne ro classificali "aderenti" e " non adere nti" all a collaborazione. Vennero fuci lati a TriU in 46 (in pratica una decimaz ione), incluso il Cap. Conti c he pagò così la s ua generosità. Furono fuc ilati inollrc i tre generali rimasti a Spalato ed il Col. Verdi .

Gli avvenimenti a Sebenico e il XXVI battaglione Bersa~lieri L' 8 scttcmhre si trovavano a Sebenico: il XXV I htg. de l 4° rgt. bersaglieri , un btg. mjtraglieri T.M . (terTitoriale mob ile) ed un a ltro htg. T.M ., un g ruppo artiglieri a da posizione, 3 balteric dell a Milimart (Milizia artigl ieria marittima) e il Comando Militare Marittimo, con base all a Maddalena. Si trattava complessivame nte di più di 3 .000 uomini . Comandante de l settore <li Sebenico era il Cìc n. Paolo Grimaldi , de lla D. " Bergamo". AUa notiz ia dcll'am,istizio, in maucanza di ord in i superiori, dopo le prime manifestazio ni di esultanza de lla truppa e della popolazione , la situazione fu ripresa a ll a mano. J partig iani presero prigionieri una settantina fra Croati ustascia e Serbi anticomunisti , ma l'i nte rve nto del Ge n. Grimaldi riuscì a farli liberare, tranne una diecina già uccisi. Il g iorno 11 , con la collaborazione de l comando Marina , furono trasferiti a Zara i c ivili italiani che lo avevano rich iesto. Dal 9 mattina , in hase agli ordin i pervenuti <lai Comando della D . " Bergamo" iniz iarono conlalli con i partig iani , te nendo però questi ultimi sempre fuori d alla c ittà. Fu disposta la difesa della città contro i 1edesehi e il XXV I btg. prese posiz ione s ul fronte esterno.

12 Vedas i O.T., C:ap . V, pa,g. 1172 e nota 11.


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Nel pomeriggio del lO giunse dal Comando del C.A. l'ordine di arrendersi ai Tedeschi, che stavano avv icinandosi alla citlà. L'ordine del C.A. era in linea con la direttiva impartita dal Comandante dell'Am,ata 6 «di trattare all'occorenza con i Tedeschi affinché l'O.P. [ordi ne puhhlico - n.d.a.] rimanga affidato alle autorità italiane». Il Gen. Grimaldi informò i partig iani dell'arrivo dei Tedeschi e dell 'impossibilità di opporre resistenza. Li invitò quindi ad allontanarsi in tempo da Sebenico, assicurando la liberazione dei prigionie ri politici e che non si sarebbe indicato ai Tedeschi alcun nome dei partigiani: cos1 avvenne. L' 11 pomeriggio i Tedeschi e ntrarono a Sebenico, aprendo il fuoco contro il naviglio italiano che cercava di allontanarsi; il 12 posero separatamente gli ufficiali e gli altri militari italiani di fronte alla scelta tra la prosecuzione della gue rra a fianco della Germania e la prigionia. Scelsero di collaborare una parte degli ufficiali e solo una piccola parte della truppa. La presenza delle truppe italiane a Sebenico continuò fino al 13 ottobre, con un comando, parte dei carabinieri, ci rca 50 soldati del btg. T.M., una btr. del la Milimart (180 uomini ) e nuclei di marinai e dell a sussiste nza. Il IO ottobre i Tedeschi imposero un'altra scelta: combattere con la Gcmiania su qualsiasi fronte o solo in Italia, o andare in prigionia . Nonosta11te la possibilità di rimpatrio poc hi ,1ccett11rono la collahorazione. Sembra quindi evidente c he la prima scelta non era stata fatta per collaborare con i Tedeschi, o solo per non cadere prigionieri, ma anche per non abbandonare il proprio compito in Dalmazia. Per capire bene come in questi avvenimenti si inseri scano quelli del XXVI btg. bersaglieri , disponiamo della testi monianza dell'allora Tc n. Adalberto Spalla 13 • Dalla stessa ri sulta che il btg. si era predisposto con cura, con ordine e con spirito combattivo ad affrontare i Tedeschi. Si era poi sentito tradito dal contrordine che l'obbligava alla resa. Il g iorno 12 ai be rsaglieri fu imposta la scelta: «o coll aborare o essere inviati in Germania a piedi I i caratleri sono diversi anche nel testo - n.d.a]. Un solo bersagliere aderì (aveva i genitori in Germania e te meva rappresaglie)». li giorno 14 il btg. iniziò la marcia a piedi , superato da un'autocolonna di autocarri tedeschi vuoti. Il racconto del Ten . Spalla mette in risalto l'elevato spirito del btg., compatto nel rifiutare di arrendersi senza combattere. Non si può non condividere la delusione di un giovane ufficiale c he praticamente si sente consegnato prigioniero dai suoi superiori. Nel valutare il comportamento di questi ultimi sembra percì doveroso notare che le decisioni prese evitarono alle trnppe di Sebenico la decimazione degli ufliciali e gli attacchi aerei che a Spalato avevano causato centinaia di morti. Evitarono anche le stragi dei civili italiani, c he si erano invece attuale a Spalato, e le stragi, che a Sebenico avevano già comincialo a manifestarsi, dei civili slavi non allineati con i comunisti. Queste constatazioni ed in particolare la seconda, dal momento che scopo delle Forze Annate dovrebbe essere la tutela

l 3 Vedas i "'Con il 4° bt,rs;1glieri ne lla seconda guerra mondiale" pag 14R-1 ~ I


I Bersaglieri in f)a/ma zia e il bauailione bersaglieri "Zara"

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delle popolaz ioni civili , fanno sembrare allo scrivente che il comportamento te nuto a Sebenico dai comandi sia stato il migliore possibile in quei momenti.

Gli avvenimenti a Tenìn e 1'11 ° reggimento bersaglieri L' 8 setle mhre la piazza militare di Tenìn era presidiata dall' I I O rgt. bersaglieri, dal btg. fanteria "Cadorna" della D. "Zara" , dal gr. di artiglieria "Chiarle" della stessa divisione e da 2 btg. di domohrani croati . L' 11 ° bersaglieri, comandato dal 28 agosto dal Te n. Col. Renato Lalli , era costituito dal XV btg. (Cap.Corbelli) , dal XXV II htg. (Magg. Alessandro Bonamici), dall a cp. comando reggimentale, dalla I Il A cp. motociclisti e da 2 pi. cannoni da 47/32. Il Ten. Col. La lii comandava, oltre che l' 11 ° rgt. bersaglieri , anche la Piazza militare. I 2 btg. croati dipendevano direttamente dal comandante del locale settore, Gen . Francesco Gia.ngrieco, che dipendeva dal comando della D. "Zara" ed aveva alle proprie dipemlenze 4-5.000 cetnici, di slocati aJ di fuori della piazza e comandati dal pope Ujujié. Alla difficile situazione operativa che ahhiamo già vista in precedenza, si era aggiunta negli ultimi giorni la presenza dei Tedeschi. I rapprnti con questi ultimi erano poco chiari. Gli ordini prevedevano infatti prima che non si dovesse farli entrare nella piazza militare, successivamente che si potesse farli passare ma senza consentire loro di fermarsi nella stessa. L' arrivo di tmppe tedesche ne lla Dalmazia non annessa era in linea con il ripiegamento del presidio di Tenìn su Chistagne (che come vedremo fu ordinato il 9 mattina) , ncll'amhito di un movimento che avrebbe ridotto la presenza militare italiana praticamente alla Dalmazia annessa . li g iorno 6, come ricorda il Ten. Col. Lalli in una sua relazione 14, il comandante della 1]4A Divisione alpina (o "cacciatori") germanica giunse in visita amichevole con largo seguito. Il Gen. Giangrieco restituì la visita prima di notte. Il giorno 7 , dalle 8,30 alle 13,:m il comandante tedesco con il Gcn. Giangrieco assistettero al passagg io dei reparti della 11 4" Divisione diretti verso Dernis. L' impressione, come rife risce il Ten. Col. Lalli , fu di e fficienza e di dovizia di uomini e mezzi. Minori reparti gem,anici continu arono a passare fino a circa le 17 ,30. Alcune centinaia di Tedeschi la sera rimasero in cinà. Il passaggio dell a 114A Divisione era stato preceduto da una ~erie di avvenime nti decisamente sconcertanti . Il 2 sette mbre, a lle 11 ,30, un aereo del quale non si riconobbe la nazionalità giunse senza il previ sto preavviso sopra il caposaldo n.6. Il caposaldo aprì il fuoco con le mitragliatrici contro l'aereo, che rispose lanciando spezzoni su l caposaldo stesso e sulla Caserma Nord, che anch'essa aprì il fuoco. Complessivamente si ehhero 7 morti e 11 feriti . La

14

Re lazione in data 15/11/1947 su "Bandiera di guerra <lell ' 11 ° rgl. bersaglieri" , inviata al Mi11is lt!ro della Guerra.


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caserma Nord fu sgomherata da buona parte del personale e dei materiali in previsione di nuovi possibili attacchi aerei. Questi si ripeterono in falli , sempre sugli stessi obiettivi e da parte di 2 bomhardicri , alle ore 15 ed alle 17 ,15. Uno degli ae rei dell ' ultima incursione venne riconosciuto come uno "Stuka", quindi tedesco. Il secondo attacco causò altri 3 morti . 'forniamo al giorno 8 , quando la notii'.ia dcll' annistizio venne accolta, come altrove , con manil'cslazioni di entusiasmo subito superato dalla preoccupazione. All'alha del 9 il Ten. Col. Lalli fu avvertito che truppe tedesche si trovavano schierate davanti al caposaldo sulla via di Dernis; l'opposizione dei bersag lieri aveva impedito loro di entrare. Recatosi sul posto vide che nella notte i Tedeschi avevano imbastito un dispositivo d i attacco. Parli'> con un comandante di reggimento tedesco, che assicurò che non av rebbe fatto avanzare i suoi soldati fino all 'arrivo del proprio comandante di Di visione. La mattinata passò così con il Tcn. Col. Lalli che, in attesa di ordini, si recava sulla linea di contatto osservando il di spositivo tedesco rafforzarsi e rifere ndo al Gen. Giangrieco. Alle 11 giunse a Tcnìn il comandante della D . tedesca: «[ ... ] è mollo eccitalo, dice che si presenta in forma di nemico e non di amico come il g iorno 7 [ ... ]». Soggiunse che per le ore 12 le sue truppe dovevano essere in città. Esprimendo si sempre in discreto italiano, concluse dicendo al Ge n. Giangrieco: «L' avverto che in caso di conflitto, dato che nessun dubbio può esserci sull 'esito dello stesso, perché troppa è la superiorità nume rica delle truppe e dei mezzi a mia di sposizione , rispetto a quelli ai suoi ordini , le i me ne ri sponde personalmente». Giunse a questo punto da Zara l'ordine di abbandonare Tenìn e di prendere posizione sulla strada per Chistagne in prossimità di Raducicco. 11 generale tedesco si allontanò senza fare opposizione all 'abhanc.Jo no di Te nìn da paite italiana. Verso le 12,30 il generale tedesco tornò davanti al comando di Settore. Dai suoi gli venne portalo un autocarro italiano carico di munizioni , fermalo mentre cercava di usc ire da Te nìn. L'autista aveva riferito che le munizioni erano dest inate ai cetnici. Il ge nerale tedesco si infuriò, dicendo che l'avvenimento gli dava il diritto di dichiarare prigioniero il presidio italiano. T re parti , già incolonnali pe r la partenza , non erano più in grado di opporre resistenza e non la opposero. Si fece in te mpo a distruggere la Bandiera di g ue rra dell' 11 ° bruciandone il drappo e ridu<.:cndo il resto in piccoli pezzi che furono gettati nel fiume Chc r<.:a. Dei circa 3.000 uo mini del presidio di Tcnìn due ufficiali passarono con i Tedeschi , circa 200 uomini con i <.:etnici , circa 60 con i partigiani e un 60 bersaglie ri con i "domohranzi" croati, gli altri rimasero prigion1en. L' 11 ° rgl. bersaglieri aveva fatto tutto ciò che gli avvenimenti g li avevano consentito.

Gli avvenimenti a Zara e l'omonimo battaglione bersaglieri L'8 scllcrnbre erano presenti a Zara due cp . pres idiaric di alpini, una cp. fucilieri del 292° rgt. fanteria, una haltcri a da 75/13, il gmppo della difesa contrae-


i Bersa{?lieri i11 l)a/mazia e il hauaglione hersaglieri "'Zara "

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rei territoriale (Di.C.A.T.), il comando de lla D. " Zara" e, appena g iunta da Spalato, paite del comando del XVIJJ C.A. con il comandante. Tra uomini dcll ' Escrcilo, dell a Marina, dell'Aeronautica. carabin ieri, servizi logistici , milizie po11uaJe e forestale, ccc., la forza presente poteva essere valutata in 6.000 militari 15 . li comandante del C.A. il mattino del giorno 9 impartì l'ordine di ripiegare su di una linea che praticamente corrispondeva al confi ne de ll a Dalmazia annessa. I ,a rapida avanzata tedesca nello s bandamento generale rese però impossibile la reali zzazione de ll' ordine, così come di que llo de l pomeriggio successivo, che prevedeva la difesa di tre "teste di sbarco" (Zara , Sebenico, Spalato). Per Zara era prevista una linea di difesa dal mare di Carino (Kaiin) al Lago di Aurana. Gli avvenimenti del presidio di Zara vanno visti insieme con 4uclli di tutti i pre sidi di competenza della D. "Zara", in qua nto tali pres idi ripiegarono o cercarono di ripiegare sulla stessa città. LI settore sud-orie ntale de ll a "Zara" era comandato dal Col. Wladimiro Nani del 29 1° rgt. fante ria , con sede a Chistagnc, e comprendeva, oltre al 291 ° rgt. (meno il Il htg., in movimento da Spalato) , anche il btg. be rsaglieri "Zara", con sede a Zaravecchia, cd altri reparti . li pres idio di Chistagne partì vnso Zara la mattina de l I O, con 40 autocarri inviati dal comando Divisione. Dopo circa un'ora la colonna, attaccata da partigiani , stava re agendo, q uando una colonna tedesca, provenie nte da Tenìn, la sopravanzù mette ndo in fuga i pa11igiani. La colonna italiana si arrese. TI presidio di Geversche (Djevrske), costituito dal III btg. "Spalato" (comandato dal Ten . Col. Anto nio Badi ni ) de l 29 1° rgl. fanteria, ragg iunse Zara il giorno IO , con autocarri inviali dal C.A., schierandosi con i Tedeschi a presidio dell'aeropo110 di Zemonico. li se ttore centro-settentrionale della "Zara" era coma ndato dal Col. Augusto Lucchetti del 292° rgt. fanteria che aveva sede a Bc ncovazzo. Nell a tarda mattinala de l IO si sparse la voce de ll 'arri vo dei Te desc hi . Una parte del presidio improvvisame nte si sfaldò. li Col. Lucchetti , non riuscendo a bloccare la fu ga, raggiunse Zara con la bandie ra de l reggi mento. Gli uomini in fuga, derubati lungo la via dai partigiani , furono bloccati dai Tedesc hi a Nadino 16 . Una pane del presidio raggiunse Zara a piedi agli ordini del Cap . Le lio Borsari , comandante interinale del btg. " Ri smondo" del 292° 17 . 1 presidi di Zegar e Rilisane (complessivamente 2 cp. milrag lieri, I btr. e 2 pi..) non riuscirono a ripiegare su Zara. Partiti il 9 mattina da Obrovazzo, furon o fermati dai pa11igiani a Mala Gospa (Nati vità di Maria). Fallite le trattative, tutti i soldati furono disam1ati e molti de rubati 18 . Nella notte i partigiani ini ziarono a raccoglie re le adesioni per arruolare gli Italiani: «Di tutti gli ufficiali soltanto tre» passarono con i pa,tigiani e «de i 550 soldati 349 aderirono, in un primo tempo» . Avviali ad Ervenico

Vedasi o:r., Cap. V, pag. 1099. Vedas i O.T., Cap. V, pag . I I 12 e 11 13 . 17 Te stimonianza dell'allora cap. I .elio Rorsa ri . 18 Relaz io11e dd S. Ten. Gian Filippo (ìiorgi. 1.~ 16


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«si sbandarono con l'intenzione di raggiungere Fiume>>. «Rimasero pe rtanto con i partigiani sollanlo sci soldali 19» . La difficoltà a passare con i parligiani fu una costante per la grande magg ioranza dei soldati italiani in Dalmazia. Quando lo fecero, fu gene ralmente per sopravvivere e per cerca.re di rimpatria.re 20 . È stato valulalo 2 1 che il 75-80% degli uomini della 2 11 Armala acccllù la prigionia con i Tedeschi , il 15 % la collaborazione con gli stessi ed un 5-7% passò con la guerri gli a. li presidio di Zaravecchia fu l' unico (ollre al blg. " Spalalo" da Ucvcrschc) a raggiungere Zara al completo . A Za ravecchia si trovavano, oltre al btg. be rsag lieri " Zara" del quale parleremo in seg uito, la 111 R.t\.C. cattolica comandata dal Te n. Gaio Gradenigo e altri due piccoli reparti: una brigata della Uuardia di Finanza ed un nucleo avvistame nto aerei della difesa territoriale (Di. C.A.T.). Questi reparti partirono con imharcaz ioni pe r Zara. La I " R.A.C. porta ndo anche i familiari dei volontari . Nella situazione di Zara ag ivano eleme nti oggettivi e stati d ' animo presenti anche altrove, ma con un dosagg io tulio particolare. Nei rcparli militari , dove la disciplina era stata infranta dalla mancanza e ancor più dalla contraddittorie tà degli ordini , era logico che il desiderio di finire la guerra tornando a casa avesse un peso determinante. Per tornare a casa era però necessario passare attraverso i partig iani, dei quali era opportuno diffidare . Per c hi non voleva passare dal la parte dei parligiani (cd era la generalità) rimanevano due possibilità: la prigio nia o la colla borazione con i Tedeschi . Pe r quest'ultima, più pericolosa della prigionia, sarebbe stata necessaria una moti vazione che so lo pochi avevano. Tra I'allro fu presto chiaro che lo Stato italiano, con il Re , al quale i militari avevano prestato giurame nto, si e ra ormai schie rato con gli Alleati contro i Tedesc hi , e la fedeltà al giuramento non poteva non avere il suo peso specie tra i militari in servizio permanente, quali gli uflìciali non di complemento e i carabinie ri . Ma vi era un' esigenza particolarme nte sentita nell'ambito della D. "Zara'·: la necessità di difendere la popolazione italiana. Era sentita sia perché un di screto numero di soldati e numerosissimi ufficiali della Div isione erano dalmati , s ia pe rché i re parti conoscevano ed a mavano Z1ra con la sua italianità . La popolazione di Zara capì la gravità del momento. Sgomenta pe r il di ssolv ime nto dei repa11i italiani accol se l' arrivo dei tedeschi senza entusiasmo ma come il male minore: non erano ustascia ed escludevano l' arrivo dei pa11ig iani . Il 9 mattino il comando Di visione diede l' ordine di occupare le fottifi cazio-

19

Stralcio inte rrogatorio del fante Pietro D' Alfonso. Vedasi O.T. , Cap. V, pag . 1114. Lo scrivente , dal 1984 al 1987 , quale comandante del Distretto mil itare di Forlì, nonc hé comandante mil itare provinciale delle province cli Forlì e Ra venna , chhc occasione cli co nsegna re numerosissime Croci di guerra al merito a c x-comhattcnti. Huona parte di essi avevano comhattuto in Dalmaz ia e in Venezia Giulia . La grande magg ioranza di loro, conversando dopo avere ricevuto la decorazione. affermù di avere evitalo di passare rnn i partigiani jugoslavi dopo 1'8 settembre per non tradire quanto fatto fino ad allora . 21 Vedasi "Le Bande V./\.C. in Dalmazia 1942-43" di T. f'n.mcesconi. pag. 37. 20


I Bersaitieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri "711m "

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ni della ci nta difensiva di Zara, per opporsi a chiunque avesse cercato di surerarla: Tedeschi o partigiani. Furono presi contatti con capi cetnici e pa1tigiani. Gli accordi con i capi partigiani fallirono, in quanto il Gen . Viale avrebbe concesso loro armi e munizioni solo se fossero rassati a lle dipe ndenze operative dei comandi italiani. Verso le 11 del giorno IO alle truppe schierate sulla difensiva giunse la comunicazione che i Tedeschi stavano giungendo e successivamente quella che non bisognava opporsi. Poco dopo le 15 entrò infatti in città un repaito motorizzato e hlindato, con qualche carro armato piuttosto piccolo, della 114" D. "Jage r" ("Cacciatori" tedeschi), comandato dal Magg. Hans Te issl. La rorza de i rcrarti fu generalmente valutata tra i 110 e i 200 uomin i (nel cielo però volavano g li "Skukas"). I rappresentanti tedeschi, Ten. Col. Laiiman e Magg. Teissl, giu nsero con una autovettura pre nde ndo contatto con il comando del XVIII C.A .. Subito dopo il reparto tedesco entrò da Porta Terraferma facendo il giro delle rive e passando poi per Cereria e Barcagno. I g iovani studenti di Zara organizzarono una manifestazione di simpatia. Guidati più dall 'entusiasmo che dall a saggezza c he non potevano ancora avere, avevano capito che, come i fatti dimostreranno , l ' unica possibilità di salvare alme no per il momento l 'italianità e la soprav vivenza della c ittà passava allrnverso la col lahorazione con i Tedeschi. TI comandante del C.A. sottoscrisse un doc umento per il quale le truppe italiane dovevano consegnare le armi (tranne le pistole degli ufficiali), i mezzi e i rifornimenti e dovevano rimanere nelle caserme. li documento, che in pratica era una resa, venne denominato "accordo" . Era una 4uestione di forma. I Tedeschi capivano che usando la rcrrcssione avrebbero avuto la peggio di fronte alla reazione degli Italiani. I militari italiani in città erano infatti enormemente aumentati di numero con gli anivi dall 'entroterra: si trattava di 10.000 uomini e anche riù , in buona pa1te sbandati , ma anche appa1tenenli a reparti ancora efficie nti . La 114" D. "Jager" quindi , sia perché seguì il comportame nto riù convenie nte, sia per il comportamento de i comandanti italiani , sia perché a differenza de lla D . " Prinz Eugen" che occurò Ragusa e po i Spalato non era costituita da S .S., di versamente da quest'ultima si comportò in modo sostanzialmente corretto. Anche i comandi italiani seguirono la via più conveniente, evitando così la repressione che avre bbe fallo seguilo alla vittoria c he i Tedeschi avrebbero senz'altro conseguito, sia pure in un secondo tempo, e tutelando nel modo migliore possibile la ciltà di Zara. I partigiani giocarono le lo ro carte, come vedremo, con la massima astuzia, promettendo e in un rrimo momento consentendo agli sbandati di raggiungere la Ve nezia Giulia, utilizzando 4uanti si schieravano con loro ma limitando, con un giuoco seni.a scrupoli , l'esistenza cd il comportamento delle formai.ioni italiane. li giorno 11 , dopo che tre aerei croati avevano sorvolalo Zara lanciando manifestini , in croato, nei quali si annunciava l'annessione della città al loro Stato , una de legazione di Zaratini si recò a parlare con il Magg . Teissl. La delegazione parlando pe rfettarncntc il tedesco riuscì faeilrnente a far capi re all'in-


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tcrlocutore l' italianità d i Zara e l'opportunità di conservare un 'amministrazione italiana. L'8 settembre il btg. "Zara" si trovava in ricognizione ad est di Zara vecchia , come ci conferma il diario Maras: «Si va in bicicletta cd a Sokolusa vediamo scappare de i ribelli. Si spara e si mandano del le pattuglie. Ritornano dicendo che la zona è intestata dai ribell i. Ci assicuriamo anche noi e ripi eghi amo su Jankolovizza dove ci raggiunge il colonnel lo con la 10" 22 . li giornale radio della sera dà una tremenda notiz ia: l' Italia chiede l'armistizio. I bersaglieri gioiscono ma io no perché penso che abbiamo perso la guerra. S i dorme a .lankolovizza» . li comandante del btg. nella notte ricevette l'ordine di ripiegare su Zara con gli automezzi che sarebbero stati inviali dal comando Divis ione. Il IO mattina il btg., rientrato a Zaravecchia, partì per Zara con g li automezzi preannunziati. Per mancanza di spazio sugli autocatTi, vennero abbamlonatc gettandole in mare 23 le biciclette, nuove ed appena arrivate al battaglione, furono abbandonati , per lo stesso motivo, le tende, i mortai e d altri materiali . Giunto a lla periferia della città, il btg. si schierò a sbarramento della strada per Zcmonico per fermare l'arrivo dei Tedeschi, che furono lasciati passare accompagnati da due ufficiali del comando D. "Zara" che erano andati loro incontro. TI comando del btg. si alloggiò nella caserma c he era stata dell'artiglietia. Seguiamo ora il racconto dell 'aiutante maggiore del btg., Ten. Ezio Postal: «Gli ufficiali e sottu ffic ia li del 13tg. "Zara" vengono convocati presso il comando della Divisione: c i viene consegnata una scheda sulla quale dobbiarno segnare la nostra scelta: collaborazione wn le truppe tedesche o campo di concentramento in Gem,ani a. Tutti optiamo per il campo di concentramento». Poco dopo il Tcn. Col. Moroni, g ià comandante del btg., riunì i bersaglieri presenti in caserma suggerendo la collaborazione ma: «il suo in vito cade nel più ge lido sile nzio>>. Continuiamo a seguire la narrazione del Ten. Postal: «li btg. "Zara", sempre con l'armamento normale, viene trasferito all'aeroporto di Zemonico, che già 1' 8 settembre era stato abbandonato precipitosamente dagli apparecchi e dagli avieri italiani , sostituiti altrettanto velocemen te dagli Stukas tedeschi , I ... I. Ini zialmente pensiamo c he questo trasferime nto all'aeroporto sia stato deciso dal comando tedesco di Zara per isolarc i, in attesa che venisse organ izzata la colonna che avrebbe dovuto trasferirci nei campi di concentramento in Germania. invece c i impiegarono subi to, dislocandoci nelle varie postazioni a protezione dell'aeroporto stesso. In ogni postazione c'erano IO bersaglie ri con due soldati tedeschi ». Narra però il diario del S.Ten . Maras: « 11 settembre - sabato. I ... I Cominciano i primi malu mori della truppa che, come noi del resto, non vuole combattere con i tedeschi I ... I. 12 settembre dome nica. [ .. . J Però i bersaglieri non vogl iono tradire S.M. il Re e cominc ia ad essere diffic ile tenere g li uomini ». Ma riprendiamo il racconto del Ten. Postal: «Nei capannoni

2 2 10" cp. secondo la numerazione, che era rimasta nell 'uso, precedente ali' I settembre 1942. Dalla predetta dala la cp. era divenuta ufficialmente la 5". 23 Testimonianza del bersagliere Rino Mioni .


I Bersaglieri i11 Dalmazia e il bo11aglùme bersaglieri ":Lara "

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c'erano abbondanti provviste alimentari ed ogni genere di vcst1ano: canuc1e, maglie , maglioni, calze, ccc. di cui facenuno un buon rifo rnimento in previsione di dover affrontare i disagi delle marce di trasferimento. Rimanemmo a Zemonico alcuni giorni , durante i quali ferve vano a Zara intense trattative tra il comando tedesco, sempre in allcsa di rinforzi , e le autorità civili e militari italiane. Se i reparti italiani non fossero stati disponibili pe r presidiare la cinta di Zara [ .. .] il comando tedesco sarehhc stato costretto a far giungere in città repa1ti croati (ustascia). Ben sapendo quale terribile pericolo avrebbe rappresentato per la popolazione di Zara l'arrivo degli Ustascia, il prefetto Serrentino preme sul comando Div. itaJiano ancora presente perché sia trovata una forma di compromesso che ev iti l' intervento dei repa1ti croati. Il compromesso viene alla fine trovato: reparti di sponibili delle Truppe di Zara presidieranno tutta la cinta del territorio di Zara, con patt icolarc riguardo all'acquedotto di Iloccagnazzo e alla stazione radio, collocali in posizioni molto esposte: non potranno però essere impiegati in operazioni belliche fuori della cinta stessa, né da soli né in collaborazione con reparti tedeschi . E' un compromesso che fa comodo a tutti:[ ...] 16.9.43 Messo al corrente del compromesso raggiunto, il Btg . " Zara" accetta con entusiasmo di cooperare alla protezione di quella che è anche la nostra cillà, della quale abbiamo portato con grande orgoglio il nome in giro per tutta la .Jugos lav ia. Lasciamo pertanto l'aeroporto di Zemonico e ci trasferiamo sulla cinta: le compagni e occupano il settore da Boccag nazzo a Puntamjca, il comando battaglione si accantona nelle baracche di S. Antonio, dove eravamo già sta ti alloggiali pochi mesi prima, al rientro dalla terribile operazione in vernale " Wciss". In una di quelle haracchc era accantonalo anche un reparto tedesco. Non più rastrellamenti, marce forzate a piedi ed in bicicle tta: i bersaglieri hanno preso il posto dei fanti dentro le postazioni della c inta e vig ilano s ull a sicurezza della città. Amministrati vamente dipendiamo da un battag lione della We hrmacht, giunto nel fratte mpo : io fungo da ufficiale di collegamento cd inte rprete e mi rendo subito conto che anche nella loro atmosfera qualche cosa sta cambiando. Il comandante del Btg. tedesco, magg. fischer, renano, è persona molto equilibrata, sempre di sponjbile a risolvere benevolmente i problemi». La situazione era senz'altro strana: un btg . che rimaneva del Regio Esercito era vettovagliato e retribuito da un comando germ ani co. I: 11 setlemhrc il comandante del XVTU C./\. aveva diramato l' ordine: «In base a perfezionamento accordi con il comando tedesco, le truppe italiane conservano le armi , ed i materiali , per il mantenimento dell'O.P. [ordine pubblico - n.d.a.] nell'interno e per la difesa delle cinte difensive da 4ualsiasi attacco esterno nelle piazze dipendenti da 4ucsto comando 1- .. I 24>>. Per i consegue nti accordi presi dal comando Divisione, era previsto che a Zara restassero 5.000 soldati italiani con le loro anni e con i loro ufficiali . Rimasero in servizio i repmti che si erano salvati dal disfacimento: il btg. ber-

24 Vedas i O.T.. up. VI, pag. 1335 e nota 13.


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saglicri "Zara", il 111 htg., " Spal ato", del 29 1° rgt. fanteria, un btg. mitraglieri di formazio ne, un g r. aitiglieria su 3 btr. denomi nato "Zara", il XXII htg. carahinieri (circa 500 uomini), forze di polizia e del g ruppo Guardia di Pinanza, un btg. lavorato ri con c irca 1.500 uomini. Rimasero anche in serviz io il Deposito mi sto, la Sezione di magazzino e la Sezio ne staccala <lei Dislrello militare di /\ncona. 11 pe rsonale dei repaiti fu interpellato per conoscerne l' adesione. D 'altra parte chi restava al di fuori <le i 5.000 uomini destin ati alla difesa di Zara doveva sceglie re tra: regolare passaggio nei reparti germanici , in4ua<lramento in s pec iali reparti lavoratori , deportazio ne nei campi di concentramento. Nel settore di Cemo si era schi erato il htg. mitraglieri che veniva quindi a trovarsi sul fianco destro del btg. "Zara". Comandante del settore comprendente i due hattaglioni era il Ten . Col. Armando Moroni 25 . A difesa del campo d 'aviazione di Zemonico erano il lii htg. del 291 ° rgt. fanteri a e J'8A B.A.C., comandata dal S . Te n. Finestra. Rimasero anche ne i ranghi: la 107A cp. mitraglieri de lla Mili zia, ag li ordini del Console (Colonnello) Pietro Montesi Righelli, a lla 4uale si erano aggregati elementj della Miliz ia po,t uale e di quella forestale, la Mili zia contraerea ( D i. C.A.T.), comandata <lai I O Sen iore (Ten. Col.) Vincenzo Serrentino e comprendente due btr. da 76/-10. S i tralla va di reparti costituiti essenzialmente con recl u lamento locale. Rimase in armi ug ua lmente la maggio r parte dei V.A .C.. Me ntre infatti i militari italiani non dalmati potevano sperare di porre termine a lla guerra raggiungendo prima o poi le proprie case, i militari dalmati , ital iani o slav i (V.A .C.), non potevano contare su tale speranza. I Y.A.C. rimasero quindi nei ranghi per poi passare o nelle formazio ni di volontari ita liani , o nelle forma zioni cctnic he del Oinara, o ne i reparti croati , o in quelli tedesc hi . Que lli che passarono nelle formazioni del Dinara, alla fi ne de lla guerra ebbero la fo1t una di trovars i in una de lle poche formazioni collaborazioniste che gli Ingles i non consegnarono alla .Jugoslav ia <li T ito e quind i allo sterminio. La presenza di reparti italiani a Zara fu dclcnninante, o ltre che pe r la difesa della c ittà dai partigiani , a nc he per neutralizzare le mire annessioni ste croate. Qua lora infatti no n vi fossero stati reparti italiani sare bbe stata necessaria la prese nza cli militari croati per fro nteggiare i pa1tig iani . La promessa di Hitle r di cedere Zara alla C roazia fu neutralizzata da i co mandi tedeschi locali con il parere che rosse necessario soprassedere fino a quando in c ittà fosse ri ma sta una gra nde qu antità di militari italiani . Q uando per le defezioni, ma ancor più pe r i trasferimenti ed il di sarmo di re parti operati dai Tedeschi , la presenza elci reparti italian i si ru drasticamente ridotta, la cessione di Zara non avvenne ug ualmente in quanto ne l frattempo Mussol ini era intervenuto presso Hitle r.

25 " Relazione alla Commissione di e purazione del personale 111ilitare" . firmata a Milano il 3 gennaio 1946. Semhra opportuno sottolineare che i militari per essere riammessi i11 scrvii:iu nd le f'ur,:e Armate dovevano passare il vaglio di "comm issionj di epurazione" . La conseguenza è che buona parte delle testimonianze rese a suo te mpo . circa gli avvenimenti successivi all'8 settembre del 1943,

sono documenti influenzati dalla necessità di evitare discrim.inazioni non sempre obiettive.


I lJer.1w~lieri in Dalmazia e il batta1;lio11e bersaglieri ''7.ara"

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Capitolo XVII DISTRUZIONE UI ZARA E FINE DEL BATTAGLIONE BERSAGLIERI "ZARA"

Distruzione della città e scioglimento del battaglione Dei numerosi reparti italiani presenti in arm i a Zara a metà settembre , dopo quattro mesi non sarebbero rimasti che la 107" c p . de lla M iliz ia, pochi agenti di pubblica sicurezza ed una scarsa c p. di carabinieri . Già il 15 settemhre fu fallo partire per Venezia un primo contingente di circa 500 1nilitari , con il Gen . Spigo, comamJante del XVlll C.A .. Entro il 30 otto bre furon o avv iati in Germania 8.426 militari (compresi i predetti 500) 1• li 15 settemhre i Tedeschi ordinarono la partenza per Trieste del htg. carahinicri; ma le autorità civili otterrne ro che 5 uffic ia li e I 00 uo mini rimanessero a Zara alle dirette dipendenze dell a pre fettu-

ra. Molte furon o le de fezioni dai reparti e mo lli que ll i che passarono dalla parte dei partig iani , principalme nte però pe r potere ragg iungere le prop1ie case passando a ttraverso la Venezia G iulia. Dei 1.500-2.000 uo mini che pa:s:sarono le lince infatti dopo no n mo lto rimasero a combattere con i partigiani poche centi naia 1• I primi reparti a passare in hlocco ai partig iani furono le due cp. a lpi ni presidiarie quasi a l completo, che lasc iarono Zara la se ra del 15 e furono sistemate dai partig iani a Bri scevo (c irca 15 km a nord-est di Zara). Riune ndo anche a ltri militari fu formata la R. "Mameli". Gli urfic ia li erano essenzialmente que lli de lle c p. a lpini , ma il comando fu assegnato al capitano dell' Aeronautica, ruolo serv iz i, Mario Martine lli. Quest'ultimo aveva concepito il disegno , senz'altro generoso , di conquistare Zara con l' appoggio dei paitigiani , scacc iandone i Tedeschi e riportando la sotto la sovran ità del Regno d'Italia. Riuscì a raccog lie re collaborazione e numerose armi e mate riali da quanti erano rimasti e ntro la c in ta difensiva di Zara. Tale collaboraz ione era motivata dalla fedeltà al Re, particolarmente sentita tra i carabinieri, ma anche, per qualche militare e qualche c ivi le, dal deside rio di proc urarsi meriti per quando i partigiani fossero entrati in c ittà . All a fine di sellernbre, ne lla notte de l 29 secondo il racconto del caporale Giuseppe Nepoti e de l be rsagliere Aldo Brig he nti 2, una settantina di uo min i de l btg. "Zara" «scappò p01tando scco le armi indi viduali , due mitragliatrici Breda , tre ruc ili mitragliatori, e d una trentina di casse di munizioni ». La "Mame li" pe rò. nonostante questi e d altri rinforz i, non semhra ahhia mai superato i 200 uo mini a causa delle continue partenze favorite dai partigiani. Non era in falli neg li interessi jugoslavi la prese nza in Da lmazia di una forte unità italiana. c he aveva conservato la sua chiara individualità , senza allinearsi politica-

1

Vedas i O .T..Cap. VT, pag. 1355 .

2

Ved a, i a 11iculu di Q d dum: Talpn sul

11.

'.I del 199'.l della " Ri v ista Da lmatica··. pag. 180 .


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é'/io Rù:riardi

me nte con i parlig iani: non ri s ulta infatti che ne lla " Mameli" vi s iano stati commissari politici o altri delegati dei comandi partigiani. Il 2 7 settembre nella zona di Pelerzanc vi fu una prima puntata offens iva conlro la " Mameli" da parte di una formazione misla Ledesea e di volo ntari italiani. Dal!' I all '8 ottohre la " Mameli" si trasferì a Cos ino (a Nord di Zara), dove fu ragg iunta dal S. Ten. Maras. Nella notte sul IO ottobre tentò l' attacco per la conqui sta d i Zara. I partigiani , secondo g li accordi , avre hbero dovuto fornire un centina io di uomini come ri serva ed effettuare un ' az ione d iversi va verso Zemonico. In realtà quesla azione non avven ne e la "Mameli" venne sorpresa, dovendosi ritirare, me ntre stava infiltrandos i attraverso i reticolati. Secondo i ricordi di p iù prolagonisti 3 la mancata sorpresa non fu c ausata dalla " Mameli". Un periodo d i cri si conseguente a quesla delus ione fu s uperato a nche grazie alla nolizia che dal giorno 13 l'ltalia era ufficialmente in guerra con la Germania. Il I 9 ottobre la " Mameli" fu in vestita da un fo11e attacco tedesco. Secondo il diario de lla D. "lager" le " perdite ncmichc" ammontarono a 59 mo11i (32 italiani) , 53 prigionie ri (46 ita liani) , I O d isertori 4 . I prigion ieri ita l ian i, compresi i feriti , furon o a vv iali a pied i a Zara. Il hersagli ere Pareschi che, ferito ad un piede, non riusciva a reggere il passo nonostanlc l' aiuto d i un carabi niere, fu ucciso . I pri gioni eri furono fatt i sfi lare con le in ani alza te pe r le v ie della c ittà. Per la reazio ne e l' interessa111e11to de lla popolazione di Zara e del Magg. David 5, non furono fuc ilati in Piazza dei Sig nori ma inviati in Pen isola. La " Mame li" continuò ancora ad operare m a gli ordin i partigian i dispersero il persona le tra formaz io ni diverse. li S. Te n . Maras, combattendo in Croazia, pe r le s ue capac ità divenne il comandante di una form azione italia na, la Brig ata " Ita lia", e per il suo v.i lore gu.idagnò la Medag li a d'oro al Y.M .. li C.ip. Martine lli fu chiamalo da i partigiani a Ca ste l Venier (Vinjierac) e non l'u più v isto ; s i presume che s ia s tato ucciso. Non era infatti immag i1rnbile c he i partig iani di Tilo potessero coll aborare per un a con-

1 Ved.isi pag. 186 de ll'articolo di cu i alla nota 2 . 4

I tlali 11011 corrispondono con q ue lli riferi ti dal Te n . Gelm i. (vedasi articolo di c ui alla nota 2 ) c he rife risce di 9 moni , una ventina di rerili e 46 prigionieri. 5 To111111,1sso David, nato 11d 1875 ad Esperia ( Frosinone), s i arruolò ne lla Regia Marina nel I 896 . Nel 192 1 dopo avere guadagnalo d ue Medaglie d 'argento a l V.M ., venne posto, a do11w11da . "in ausiliaria". Ri prese servizio durante la guerra italo-etio pica, venendo successivame nte collocalo ··ne lla riserva", con il grndo d i I° Capitano del Corpo Reale E4uipaggi Maritlimi . Nel 194 1 giunse nella Dalrm.uia annessa. occupandos i di allevame nto d i frulli di mare nel Mare di Novcgradi . Si arrnolò nuovamen te, costituendo una forma'l ionc (l:i 2A B.A.C ., callolica) di volontari ne lla quale confluiro no le guardie giurale de ll'allevamento. Raggiunse i gradi di Sc11iorc e 1° Seniorc de lla M .V.S.N. (corrispo ndente a T. Col.). Sempre al comando d i V.A.C. , nonosta11le i suoi 66 anni dimostrò cloti eccezionali di trascinatore di uomini e di vigore , anc he fi s ico , guadagnando una Medaglia d ' Argento al V.M .. Nel 1956 questa medagl ia fu commutala in Medaglia d' Oro al V.M. , con u11 provvedimcnt.o eccezio nale considerando il cl ima polilico del dopoguerra cd il 111010 in1portante che . come vedremo, l' interessalo ebbe ne i serviz i segreti della R.S .I.. L'eccczionalitii de l provvcdimen lo re nde credibili le voei che lo collegano con la consegua ad Akide De Gaspcri, dopo la gue rra . di docu111e11Li ricevuti da Mussolini: consegna per la quale Daviù avrebbe rich iesto un ' amnistia per i detenuti fasc isti ç lii 1,.;0111111utaz io m:~ dell<.l rnedaglia.


I Bersaglieri in Dalmazia e il baltaRlione bersailieri "'Zim1 "

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qui sta italiana di Zara. Stupisce che il Cap. Marti nelli , dalmata, non se ne fosse reso conto. Importante era per i militari rimasti a Zara, comunicarlo aJle proprie famiglie. Il bersagliere Rino Mioni ricorda che era possibile a questo scopo lasciare messaggi presso la caserma de i pompieri. Si diceva che sarehhc ro stati inollrali via radio tramite Croce Rossa. Il messaggio del bersagliere Mio ni arrivò a lla famiglia. r reparti italiani rimasti e ntro la cinta fortificata di Zara andarono progress iva mente riducendosi. La notte del 26 settembre il btg . "Spalato", schie ratosi a difesa dell ' aeroporto di Zemonico, passò ai partig ia ni a seguito di un ammutina mento guidato da due S . Te n . di complemento. Conseguentemente furono sorpresi e fatti prigionieri una quarantina di vo lontari del1 ' 8" B.A .C. (ortodossi di Geversche). L'avvenimento non poté non pesa re sui rapporti con i Tedeschi. Tra la fine di novembre ed il nuovo anno si di ssolse il btg. milraglieri. Per quanto riguarda il blg. "Zara" un appunto per Mu ssolini del Segretario del P.N .F., Pavolini, afferma c he «il btg . be rsag lieri è a Zara una delle poche FF.AA. che fin qui hanno potuto garantire la italianità dell a cillà» . Grande importanLa per mante nere l'italianità di Zara ebbero anche le forrn aL ion i volontarie. TI 17 sette mbre, Enzo Drago, ultimo segretario del Gruppo Uni versi tario di Zara, bersagliere. reduce dal fronte rnsso ed inva lido di guerra, injziò l'arruolamento di una c p. di volontari. Si arruol arono in pochi giorni: una trentina di militari provenienti dai reparti di sciolti , un centinaio di Zaratini , in massima pa rte tra i 16 e i 18 anni di e tà. e numerosi altri Dalmati fra i quali un gruppo proveniente dalla 9" R.A .C. di Sebenico. Assunse il comando della cp. il Te n. Francesco Vi giak , di Spalalo e già de l btg. "Zara". A llontanato da Zara dai Tedeschi , il Ten. Yig iak s i ritie ne sia cad uto nel maggio del 1945 al comando dell' ulti mo nucl eo di soldati italia ni che difendevano Laurana (1---'iume). Enzo Drago si arruolù volontario nel btg. bersaglieri " Mussolini " 6 che, costituito a Verona presso il Deposito dell' 8° rgt. be rsaglieri in massi ma parte rnn volontari , d ifese la va lle dell ' Isonzo, proteggendo la linea ferro viaria da Auzza a Picdicollc e pagando il suo va lore con 350-400 l:aduti , tra morti in combattimento e deceduti in prig ionia. A Zara, oltre alla predetta cp. d i volontari , che prese il nome di Antonio Vukasina , Zaratino medaglia d 'oro a lla memoria, il S. Ten . Finestra costituì una cp. denominata "Arditi" riunendo g iovani provenie nti dalla Dalma1.ia e mili tari di reparti di sciolti de lla D. "Zara". A novembre la cp. "Arditi" confluì nella

<, Il btg. fu designalo con vari 110111i . Prevalse ,1uello di Benito Mussolini che , ollre a corrispondere con 4uello della caserm,1 dcl1'8° rgt. Bersaglieri e presso la quale aveva prestato servizio lo stesso Musso lini. dava una maggiore s ic urc7.7.a nei confronti con i Tedeschi. Al riguardo è da notare che in Venezia Giulia i rapporti tra questi ultimi e i reparti ita liani della Repubblica Sociale Italiana furono piuttosto tesi (veclasi in particolare "Gorizia 1940- 1947"" di Teodoro rrancesconi).11 btg. aveva anche il prcsiclio di S. Lucia d ' Isonzo. dove aveva il comando. Per tale 111u1ivo è comunen1e11tc conust:iutu come ballagliunc bei saglic1i "\li S. I .ucia".


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" Vukasina", della quale il S. 'fon. Finestra assu nse il comando alla pattenza del Ten. Vigiak. Da notare c he i militm·i già del Regio Eserc ito continuarono a portare al bavero le loro slclleltc. Una terza formazione di volontari e ra la cosiddetta "Banda Obrovazzo", continuazione della 2" B.A.C. callolica di Noveg rad i (Nov igrad) che, a l comando de l Magg. Tommaso Da vid , il 10 scltc mhre era g iunta compatta a Zara per essere immediatamente impiegata nella zona di Obrovazzo. Tutte le formazioni volontarie furono mo lto efficaccmente impie gate in tante azioni a l di fuori de lla c i11ta fort ificata, c atturando numerosi prigioni eri : questi furono sempre trattati come prigionieri di guerra secondo le leggi di g uerra 7 . Quando il Magg. Dav id fu richiamato in Penisola , per a ssumere il comando del re parto speciale dei serv iz i segreti de lla R.S.l. operante nell' Ita lia meridionale , anche una parte della " Banda Ohrovazzo" confluì ne lla " Vukasina" . Quest'ultima dovette partire per Trieste, imbarcandosi la sera del IO o de l 12 dicembre 8 , in linea con gli accordi intercorsi tra i comandi tedeschi e le autori tà croate di Zagabria. Grande fu la de lus ione dei giovan i volo ntari, c he si erano arruolali per la difesa dell'u ltimo lembo di Dalmazia ancora itali ana . Peraltro g iovani zaralini continua rono ancora ad arruo larsi ne i reparti della R .S.I .. L' allora sergente de l btg. "Zara" Rruno Demonle, non volendo continuare. a r.ol laborarc con la R.S.I. e con i 'k dcschi , si imbarcò di nascosto nel dicem bre per Trieste. Ricorda con ammiraz ione un gruppo di giovani 1.aratini che s i recavano a Trieste per arruolarsi e c he lo aiutarono a nascondersi fra i passeggeri . La cp. " Vukasina" di venne la 4 " cp. de l btg. della R .S.l. "Venez ia Giu lia·' . Nella 2" cp. militavano, con G iulia ni e Dalmati, numerosi fa nti del lll blg . de l 29 1° rgt. fanteria . Questi conseg natisi a Zemo nico a i partigiani jugoslavi con la promessa de l rimpatrio, dopo avere patito angherie e soprusi di ogn i gene re furono catturati dai Tedeschi, spogliati e scalzi, in Ve nezia G iulia. Dopo l' ingiurioso trattamento ricevuto dai comun isti slavi non avevano avuto esitazione ad a rruo larsi nelle camic ie ne re 9 . li blg. " Venezia Giu lia " comballè durame nte fino a lla fine del conniuo quando il Ten . Finestra, del qua le i be rsag li eri del btg. "Zara" ricordano l'eccezio nale coraggio costantemente dimostrato, coma ndò la colo nna che, dopo essere scesa dall a Valdossola, si arrese ono re volme nte a Novara alle truppe statunitensi ri cevendone il meritalo rispetto. Per i predetti accord i croalo-lcdcschi , il 13 dicembre furono fatti partire i militi de lla Di.C.A.T. ed il 3 1 il g ruppo di artiglieria "Zara" 10 . Il 2 novembre, dalle ore 20,07, Z1ra fu bombardala. I morti furono 163 ed i feriti 260. Ancora più pesa nte fu il bombardamento di domenica 28 novembre. Non vi fu preavviso; l'avv ici narsi degli aerei, forse controvento, non fu sentilo.

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Vedasi Aimone F ineslrn: ·'Dal fronte jugoslavo alla Yaltlossola,., pag. 17ft. Il giorno IO secondo/\. Finestra: ·" Dal fronte j ugoslavo alla VakJossola,., il giorno 12 seco11ùo Teoùoro 1-'ranccsco ni: " Le Banùe V.A.e. in Dalmazia 1942/43". 9 Veùasi Aimone Finestra : ' 'Dal fron te jugoslavo alla Valdosso la" . pag. 20 I . IO Vedasi O.'J'., Cap. VI. 1>ag. 11R9. 8


I Bersaglieri in Dalmazia e il hallaglione bersaglieri "Zara "

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Testimoni riconJano di avere avuto l'impressione di un forte terremoto improvviso. ! morti furono 160, circa 200 i feriti . Tra le vittime rimasero i bambini c he affollavano una giostra: era una bellissima giornata di sole. 11 bersagliere Lino Mioni , che s i trovava s ulla cinta fortificata in collina sopra Puntamica , ricorda che per molto tempo Zara non fu più visibile per il fumo che la sovrastava: con altri bersaglieri scese in città a prestare soccorso. Era cominc iata la distruzione di Zara, causata da ben 54 bombardamenti che distmssero o danneggiarono gravemente c irca 1'85% degli edific i del centro. Tanto accan imento non risulta comprensibile se si considera la scarsa importanza c he Zara poteva avere da un punto di vista militare 11 • Fu s ubito, cd è tuttora, opinione diffusa fra gli Zaratini che i bombardamenti fossero sollecitati da parte jugosl ava per distruggere l'ultima città dalmata rimasta italiana, allontanandone così la popolazione . Avvalora questa tesi il ricordo di quanti, dopo i primi bombardamenti, si rifugiarono a l di fuori della cinta fo11ificata e raccontano di essere stati preavvisati sulle date di bombardamenti dagli abitanti de i villaggi, spesso parenti dei partigiani . Oi sicuro la distmzione di Zara fu salutata con soddisfazione dal poeta croato Vladimir Nazar, nato nell'isola della Brazza da madre imparentata con Nicolò Tommaseo 12 , presidente del C:omilalo partigiano di liberazione della Croazia . ln un discorso ten uto in ci ttà dopo l'occupaz ione jugoslava , rli ~sP.: «spazzeremo dal nostro terreno le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo ne l mare del profondo oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova Zadar che sarà la nostra vedetta sull' Adriatico ...» . Il 16 dicembre, alle 13,50, vi ru un bombardamento ancora più pesante. Oa allora in poi i nume ri delle vittime, c he erano sepolte prevalentemente in fosse comuni , divengono sempre più approssimati vi. I bombardamenti continuarono frequenti. La città cominciò a svuotarsi , cominciarono i trasporli via mare di profug hi per Trieste, gli altri si po11arono in campagna, anche al di fuori de ll a c inta fortificata. Particolarmente utili si ri velarono i ricoveri cd i fortini dell a stessa cinta. Anche la campagna diveniva infatti sempre meno sicura per gli attacchi aere i. Una testimone, Emilia Calestani, narra addirittura di avere preso l'abitudine di tenere con sé, per quando rimaneva di giorno allo scoperto, una coperta grig ia sotto la quale occultarsi aJl 'arrivo di qualche aereo per evitare di venire mitrag li ata . Oltre ai bombardamenti erano quindi divenute particolarme nte temi bili anche le "ricogniz ioni offensive". l bersaglieri del btg. "Zara" continuavano a vigilare sulle fo11ificazioni, di

11 L'impona1l7.a operativa d i 1/.ara sarchhe aumentata qualora si fosse attuato da parte alleata, come era staio ipolizzato, uno shareo nelle sue vicinanze. Per questa ipotesi sarehhc staio conveniente conservare intatto il porto neutralizzando la cinta fortifi cata <li Zara per impedire ai Tedeschi la realizzazione <li un' isola <li resistenza . Nessun bombardamento fu però centrato sulle fortificazioni. 12 Nel 1945 Vladimir Nawr, trovandosi a Sebenico, ispirò la distruz ione, che avvenne nel la notle dello stesso giorno , del monumento a N iccolò Tommaseo, il più celebre tiglio della città. Il monumento era stato edificato dai concittadini nel 1896, quando cioè l'amministrazione cittadina era già croata.


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giorno e di notte. Molti riuscirono a tornare a casa. I sistemi erano di versi: presentarsi ai partigiani consegnando loro qualche arma, per farsi autorizzare ad avventurarsi verso la Venezia Giulia; confondersi con i profughi in parte nza; farsi traspottare da qualche peschereccio. La maggior patte però rimase nei ran ghi, un po' per non affrontare g li inevitabil i ri s<:hi, un po' per non forzare il destino, ma ancora <li più per fedeltà più o meno cosciente all'impegno preso di rimanere in a1111i pe r non a bbandonare Zara. Puitroppo e ra la stessa Zara che s i andava dissolvendo. Alla fine dell'anno comunque il htg. "Zara" aveva nei ranghi ancora circa 150-200 uomini . Ne seguiremo le vicende attraverso il racconto del Ten. Ezio Postal , questo gio vane ufficiale che si fece carico quale aiutante maggiore delle sorti del btg. " Zara" da prima dell'inizio delle operazioni fino alla fine del reparto, costituendone un punto di riferimento fondamentale con la sua serena signorilità. Vedia mo così c he negli ultimi mesi il comando del btg. venne assunto <lal Cap. Luigi Villini , c he si occupava della parte logistica: «Verso la fine di settembre il comando tedesco provvede a far rientrare I . .. ·1 tutti gli ufficiali superiori r... ]. Così un bel giorno ci saluta il Ten. Col. Minchillo , [ ... ]» . Proseguiamo nel racconto: «Arriva il Natale: Natale di g uerra. E un tri ste Capodanno. Tanti auguri per l'anno nuovo!! 3 gennaio 1944: Gli auguri po1tano effetti vamente qualche cosa di nuovo: la mattina del 3 gennaio il Magg. Fischer mi convoca al suo comando e mi comunica che il comando truppe di Trieste aveva richiesto il trasferime nto degli ufficiali e sottufficiali del Btg. Zara a di spos izione per l'im1uadramento nei reparti del nuovo eser<: ito della R.S.J . [ ... ] Imbarco sulla nave Sanscgo la sera <lei 4. E' una grossissima sorpresa: lie ta per quelli che partiranno, ma per quelli. i nostri bersaglieri, che resteranno??? Alle 18 del 4 gennaio siamo sulla banchina del porto: tra ufficiali , sottufficiali , atte ndenti , portaordini ecc . una trentina di persone. Sempre tutti con l' armamento personale, zaini alla mano , sia mo imbarcati. Ci fanno scendere nella sti va per zavorrare la piccola nave che è completame nte scarica L... J. C'è una grande quantità di gente che sfolla. Quando la nave lascia il porto siamo e mozionati : c i attanagliano tanti ricordi , ma soprattutto il pensiero va ai nostri bersaglie ri che resta no sulla cinta. Ma sappiamo anche c he ogni v iagg io del Sanscgo puù essere l' ultimo, possibile preda dei siluri dei sommergibili alleati che controllano l' Adriatico» . lln realtà finì bombardato a Lussinpiccolo I. Nella notte il Sansego fu fatto segno al lancio di due siluri che passarono sollo la chiglia senza esplodere. «5 .1.44 Costeggiamo fino all' ingresso de! porlo di Pola: gran via va i d i gente tranqui lla: ancora nessun segno della guerra. Che differenza da! paesaggio che abbiamo lasciato appe na poche ore prima! Si riparte [ ...), g iungiamo finalme nte a Trieste. Sono le prime ore del pomeriggio: incomincia lo sbarco» e, dopo una ansiosa attesa, «è arri vato il null a ost,1 per lo sbarco del gruppo di bersaglieri, essendo destinati a di sposizione del Comando Zona militare Italiano di Trieste. Scendiamo ordinali: sul molo ci inquadriamo in un plotone bene allineato, ufficiali in testa . I due sottufficiali tedeschi ci o sservano. Come ufficiale più anziano, assumo il comando del plotone. Attenti - avanti marsh, a passo di carica, da bersaglieri: all'uscita del porto c'è la sentinella cd un sottufficiale


I Bersaglieri in Dalmazia e il baltaglione bersa,:lieri '"Z.ara "

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tedesco. Procediamo sul viale che po1ta a lla caserma. Percorso quak:hc centi naio di metri , fermo il plotone. Nessuno ci ha fatto fir mare alcuna dichiarazione d ' im pegno: l'ultima che ho firmato è stata quella con la quale, all'indomani del la resa dc ll '8 settembre , sceglievo l'invio nei campi di concentramento. Era il mome nto in cui ognuno doveva decidere il suo avvenire. E' quello che dico chi aramente a tutti . Siamo una piccola rappresentanza d i quello che è stato e rimarrà per sempre il "Battaglione Be rsaglieri "ZARA" nei nostri cuori, un ul timo pensiero a coloro che sono rimasti laggiù e, sull 'attentj , con il grido di saluto alla voce "ZARA" rompiamo le righe. C i salutiamo tutti con un affettuoso abbraccio cd ognuno sceglie la sua strada. Ore 18 del 5 gennaio 1945». Seguiremo ora le sorti dei bersaglieri rimasti a Zara, attraverso il racconto del hc rsagliere Rino Mioni: «l.. ,] ad un certa ora del mattino arriva un gruppo di tedeschi c he ci circondano e ci dicono di prendere le armi, le munizioni e le bombe a mano. Noi rimaniamo sorpresi. C i incammini amo [ ... ]. Ci po1ta no nella pi azzetta di Roccagnazzo e ci dico no di buttare le armi in un angolo e così ci troviamo di sarmati 1- -- 1- Passano due giorni [ .. . ] . Viene l'ordine di prepararsi, prende re tutta la nostra roba e andare al porlo, sempre convinti di cette chiacc hie re c he ci avrebbero po1tati in Italia 11 . Al porto troviamo un a nave ahbastanza grande [ ... J_ La nave parte e dag li ohlò vecfo11110 c.he si passa avant i alla Ri va Nuova» . Non era una rotta verso altri porti italiani . lnfalli : <<Dopo poche ore si arriva a Sebenico». I hcrsaglicri vennero condotti in una caserma del centro dalla quale furono ripa1titi nella zona con desti nazioni e per lavori di versi lenendo conto dei precedenti di mestiere. Il btg. "Zara" aveva cessalo di esistere. Zara era rimasta sola. Continu erà comunque a resistere fino al 3 1 ottobre del 1944 qua ndo, partiti i Tedeschi, i p artigiani e ntreranno in città. Iniziarono allora gli eccidi con d iversi metodi: i più comuni la fucilazione e l' annegame nto in mare. Molti furono imprigionati e una buona parie di essi continuò a morire negli ann i successivi. lmpossihile valutare il numero de lle vittime, c he fu sicuramente di qualche centinaio. Queste vennero ad aggiungersi alle vittime dei bomhardame nti. anche esse indete rminabi li: una relazione a firma del Capo di Stato Maggiore dell 'esercito in d ata 16 giugno 1945 14 parl a di circa 3.000 vittime delle incursioni aeree. Tale quantità sembra eccessiva, in quanto g li ultimi bombardame nti colpi vano essenzialme nte le macerie di una città di strutta. Il nume ro complessivo di 2.(X)(l , su poco più di 20.000 reside nti ne l comune, sembra abbasta nza risponde nte per le vittime dei homhardamenti e degli eccidi. Tra i ta nti c he a Zara si sacrificarono sembra indispensabi le ricordare almeno la figura de l suo ultimo prefetto: Vincenzo Serrentin o . Nato a Rosolini (Siracusa), giunto a Zara con la " Redenzio ne", padre del S. Tcn _" Piero de l btg. "Zara", fu

1.1 Da una relazione del Ten. Stc inhach risulta che anc he fra g li ufficiali del blg. "Zara" non mancava la previsione. o forse la speranza, che gli ufticiali cd il co mando di ballaglione sambbero stati seguili a Trieste dai rimanenti bersaglieri. 14 Vedasi O .T .. Appendice al Cap. VI. pag . 1433.


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mohilitalo come 1° Sc niorc (Tc n. Colonne llo) comandante della di fesa contrae rea d i Zara. Quando ne l novembre del 1943 era indispensabile trovare un prefetto, accettò l' incarico riu scendo a conservare l' ita lia nità della città e prodigandosi per il hc nc di lutti fino alla fine in modo inccccpihilc. Catturato, ru l"uciJato a Sebenico nel 1947: un esempio dell'eroico sacrificio degli Italiani coi nvolti nella tragedia delle provin ce oriental i che solo ora (2004) cominc ia ad avere qualche riconoscimento. Tali riconoscimenti sono stati significati vamente preceduti dalla concessione, firmata " motu proprio" dal Presidente della Repubblica il 23 .9.2001 , della Medaglia d ' Oro al V.M. a lla memoria del Com une Ita liano di Zara.

L'Odissea dei bersaglieri del battaglione "Zara" continua I hcrsaglicri del htg. "Zara", intorno all '8 genna io, g iunti a Schenico, erano stati ripartiti con destinazioni diverse e quindi il battaglione, come tale, aveva cessato d i esistere. Segu iremo, per tutte, la storia del bersagliere Mioni anche perché come vedremo fu uno degli ult imi , se non l'ultimo, a tornare a casa dalla guerrn. I .a sua storia è particolarmente interessante , sia per la varietà delle situ azioni sia perc hé è un esem pio <lei comportamento che te nnero i Tedeschi delle Forze armate regola ri e delle S .S ., e gli Jugoslavi , in particolare gli Sloveni . La prima destinazione del Mioni fu, con un'a ltra dec ina di bersaglieri de l htg., in un forte dominante Sehenico per scavare ricoveri sollo le mura de llo stesso. Nel forte erano due pezzi contraerei, uno de i qu a li tenuto da un sottufficiale e tre marinai italiani. L' incari cato della sorvegli anza era un anz iano soldato tedesco. Durante la prima guerra mondia le era stato prigioniero in Italia. Gli Italiani lo avevano trattato bene e lui ora faceva a ltrettanto. Verso metà febbraio Mioni venne lrasl"crito, con a ltri hcrsagl icri , a Vodizze, sulla costa a nord di Sebenico, per lavorare alla coslm zione di postazioni di artiglieria ne l te rreno roccioso. Erano in tutto circa 30 bersaglieri de l "Zara". li lavoro era duro ma era condiviso in uguale misura, come il c iho, con gli arti g lieri tedeschi. La posta funzionava regolam1e nte e così giungeva anche qualche pacco da casa. Alla fine di settembre del 1944 il bersagliere Mioni ed a ltri 9 furono trasferiti a Capoccsto (Primo.~ten), sull a costa a sud di Schenico, dove già altri hcrsaglieri del "Zara" lavoravano ne lla costruzione di postaz ioni di artiglieria. Anc he qui il trattamento da parte de i Tedeschi , un reparto di marina i, era buono. li proble ma fu che da allora in po i non fu più possi bile riccvcrl: e in viare la posta. Ll: donne che veniva no per lavare la biancheria dei Tedeschi in vitavano i bersaglieri a fuggire, promettendo che i partigiani li avrebbero fatti arri vare in Italia attraverso Lissa. Una mattina venti hcrsaglicri fuggirono. La loro sorte è ùubhi a in quanto il Mioni, che ha partecipato atti vame nte a tutti i numerosissimi incontri de i reduci del hattaglione, no n li ha più incontrati. Una notte i bersag lieri furono svegliati per partire con una piccola nave per Sebenico, insieme con il reparto tedesco. Dopo alcuni giorni i bersaglieri de l " Zara" con altri prigionieri italiani furono condotti a pie.di a Dernis dove dom1irono all'aperto, pe r ripartire


I Bersaglieri in /Julmaziu e il battaglione bersaRlieri "Zara"

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il mattino dopo , sempre a piedi, per Tenìn. Peggiore fu la sorte dei bersaglie ri rimasti a Vodizze. Mentre erano diretti verso l' interno , insieme con gli arti glieri tedeschi , furono attaccati dai partig iani e molti fu rono uccisi, gli altri fatti prigionieri . I bersaglieri g iunti a Tcnìn da Capocesto alloggiarono negli scantinati del comando, ormai danneggiato d ai bombardame nti, d i fronte al quale il btg. "Zara", con apposita cerimonia, ave va ricevuto il possesso della città dai reparti jugoslavi. Cento Italiani furono destinati ad and are a costruire apprestamenti dife nsivi . Fra questi il bersagliere Mioni c he però la sera prima venne mandato con altri a caricare su a utocarri il vestiario di un magazzino , dove lavorò tutta la notte. All'alba non rientrò con gli allri. Rimase al magazzino per vendere alc uni capi d i vestiario, d'accordo con un soldato c roa to in serv i7.io presso il magazzino stesso . Un po' di soldi sare bbe ro stati utili per sopravvivere nella situazione che s i a ndava face ndo sempre più brutta e piena di incognite. Quando però rie ntrò fu arrestato dalla polizia militare tedesca, insieme con due bersaglieri del 4° rgt. (forse del XXVI hlg.). Due guard ie li sco1tarono a piedi fino ad una caserm a sulla strada per Dernis, dove rurono impri gionati con mi litari tedeschi. Mioni s i venne a trovare in un a cella con altri 5 italiani e 6 tedeschi. Di questi ul timi due erano ufficiali e due sotn1fficiali conda nnati uno a morie e gli altri a pene detcn ti ve rra i due e i cinque a nn i. 11 trattamento in 4uesta prigione era buono: nessun lavoro, alime ntazione suffi cie nte e mo me nti d ' aria libera, durante uno dei quali M ioni poté a nc he incontrarsi con un suo amico padovano. Un pomeriggio i sci Italiani fu rono fa tti salire su d i un a utocarro che li pott ò al c imitero di Tenì n, dove erano sepolti i be rsaglieri del " Za ra" caduti in llosnia e do ve dove vano seppellire dive rsi cad uti tedeschi, me ntre pioveva a dirotto e si sentivano arri vare le pallottole provenie nti da un vicino inte nso combattimento fra Tedeschi e partig iani. 11 lavoro ru interrotto ed i prig io nie ri fu rono riportali in prig ione . Nel fratte mpo Mioni aveva avuto modo d i incontrare, fra i soldati tedeschi c he si avviavano a combattere, un marinaio italiano con il quale aveva fa tto a mic izia nel fo rte sopra Sebe nico, dove lo stesso era serve nte di un pezzo contraereo. I sci pri gionie ri italia ni ve nnero caricati con Ire domobrani su d i un autocarro scoperto d i un 'autocolo nn a (forse l' ultima c he riu scì a passare prima de ll ' arri vo dei part igiani) che all'imbrunire si avv iò per Pagene e per i to rnanti che salgono a ( ;ra{ac. Face va molto freddo , ogni tanto ne vicava ed erano tutti in appre nsione per possibili attacchi dei partig ia ni . La me ta era un vecchi o castello dove gli occupa nti dell'autocolonna si trovarono riuniti con altri prigio nieri mongoli , partig iani (uomini e donne) , c roati e tedeschi. Qui i sci italiani fu rono uti lizzati per lavori , 4uali il caricamento con esplosivo dei pozzetti predisposti per la distruzione de l campo d 'a viazio ne . Una mattina rurono svegliati a calci: e ra un sergente delle S.S. che li prese in consegna portandoli a Ilos. Krupa, a circa 30 km di distanza . Furono sottoposti ad una pcr4ui sizione durante la quale Mioni ri uscì a nascondere i soldi ; gli presero però il portafogli , l'orologio, un mazzo di ca1t e ed un paio di suole e di tacchi di c uoio (può sembrare strano 4uali fossero i piccoli tesori che pote vano se rvire per la sopravvivenza di un prigioniero). Ern11u e11lrali a far parte di un


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t :lio Ricciardi

reparto di prigionieri gestito dalle S.S .. lJ trattamento era inumano: lavoro durissimo, schiaffi, calci, poco ciho, neppure l' acq ua per lavarsi . La sera della Vig ilia di Natale vi fu pcrù una sorpresa: un ufficiale tedesco entrò nel dormitorio distribuendo a ciascuno una bottiglietta d i vi no , un pacchcllo di sigarette , una scatola di fiammjferi ed un dolcetto. I prigionieri furono invitati a cantare un canto natalizio <li ciascuna nazionalità . I sei italiani, commossi fino alle lacrime, cantarono "Venite adoriamo". Riprese però suhilo il lrallamenlo duro di prima ed il fi sico del bersagliere Mioni minacciava di cedere. La fo11t111a volle che fosse incaricalo di condurre al lavoro il gruppo dei sei italiani un maresciallo tedesco , non delle S.S., che si dimostrò una hrava persona. Amava le opere liriche e se le faceva cantare . Andava a comperare pane per i prigionieri con i soldi che g li dava il Mioni. Un giorno venne un altro maresciallo tedesco che parlava bene l'italiano, anche lui umano, e riportù i sci a Bihaé riunendoli con un gruppo di circa 50 connazionali. Mioni domandò a questo maresciallo di riottenere quanto gli era stato sequ estrato ed il sottufficiale g li riporlù l'orologio ed il po11afogli . A Bihaé gli Ita liani erano impiegali per caricare carbone su carri ferroviari. Oopo pochi giorni, eravamo ormai a gennaio del 1945 e nevicava, il gruppo italiano fu portato a Neblusa, a circa 25 km <la Rihai: verso u11wc. Da qui 12 prigionieri, fra i quali un bersagliere del 4" rg!. , furono mandati in due caselle abbandonate a circa 6 km di distan7.a. Erano comandali e sorvegliati da un caporalmaggiore tedesco che parlava bene la lingua italiana. quella croata ed il dialetto veneto (forse aveva studiato a Padova). Chiamava il hc rsaglicrc Mioni, "Padovan". Il lavoro da fare er;i tanto, ma le casette erano riscaldate con sn1fe e, in confronto a quanto passalo a Hos. Krupa , poteva sembrnre una vi lleggiatura. Una volta però il gruppo fu impiegato per accompagnare per circa I 5 km , fino a L.npac, 7-8 nutocarri tedeschi in crisi per una forte nevicata. Bisogrrnvn spalare la neve e spingere gli autocarri , che per un certo periodo rimasero comunque bloccati . Al ritorno il Mioni ehhe un principio di congelamento ai piedi. Dovette recarsi a piedi a Ncblusc , a circa 6 km , con i piedi fasciati con stracci. Qui un medico tedesco lo med icò e Mioni, sempre a piedi , Lornù i11didro. Per alcuni giorni non nndò n lavorare fuori, limitandosi ad aiutare il cuciniere, ed il fisico forte lo aiutò a guarire. U11 mattino il caporalmaggiore tedesco monlù a cavallo e s i fece seguire dnl Mioni c he conduceva l'altro cavallo del quale disponeva il gruppo. Andarono in un presidio tedesco a 5-6 km di di stanzn, dove il caporalmaggiore fece uno scambio di armi indi viduali con un maresciallo. Tornando, si fermarono in una casn dove erano una donna cd un vecchio c he il tedesco, tene ndoli sotto la mimu..:cia dcll ' arma (un "mitra" Beretta), derubò di una coperta, <li versi chili di fagioli e cie l tabacco. 1 derubati piangevano ma il caporalmaggiore impose a Mioni , c he si sentiva f"orlcmc ntc a disagio, di caricare le povere cose con un sacco sul cavallo. Rientrati alle due cnsette furono ragg iunti dalla donna accompagnata da un ufficiale domohrano. Questo, con un violento litigio, si fece restituire la merce ruhala. Ai primi di marzo i Tedeschi erano incalzati dai partigiani cd i prigionieri dalle due casette furono ricondotti a piedi a Bihaé. Qui furono riuniti in uno stabile con un centinaio di connnzionali . I prigionieri, per squadre, erano utilizzali per caricme e


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scaricare munizioni, anche di notte. Una notte i Tedeschi entrarono a prendere manovalanza nello stanzone dove i prigionieri erano pigiati. Mioni era vicino alla porta e fu uno dei primi ad essere preso. Si trattava di svuotare un magazzino, caricando i viveri (f"ormaggio, zucchero, dolciumi, hurro, ecc .) s u autocarri e poi su carri ferroviari. Quella notte i Tedeschi di sorveglianza tollerarono che i prig ionieri tenesse ro qualcosa per se. Capivano anche che così sarebbero riu sciti più facilmente a caricare tutto. Quando i prigionieri che avevano lavorato tornarono fra gli altri , furono accolti con una profonda invidia. Ma i comhattimenti erano sempre più intensi ed i prigionieri sempre più co invo lti neg li stessi. Così il bersagliere Mioni si trovò più volte a percorrere terreni battuti dal tiro di artiglie ria , di morta i e con proiettili che fischiavano intorno, sia cercando di mettersi al riparo, sia portando feriti tedesch i. In un momento di tranquillità il Mioni era rimasto solo in una casa per lavare qualche camicia pe r due marescialli tedeschi. Gli avevano dato questo incarico tenendo conto dei postumi del congelamento ai piedi. In un cassetto vide il libretto personale del caporalmaggiore che aveva avuto per sorvegliante. Era forato da un proiettile e questo faceva pensare che il caporalmaggiore fosse stato ucciso da qualcuno: Mioni andù col pensiero all'ufficiale croato del liti g io. Sempre con i Tedeschi i prig ionieri italiani ripiegarono. Ormai la ritirata era continua, anche 40 km di strada al g iorno. La strada era piena di soldati tedeschi e di altri: mongoli , ustascia, domobrani. Giunti alla perife ria di Zagabria i prig ionieri vennero sistemati in dell e baracche su una collina. La sera videro la città tulla illuminala in quanto considerala "città aperta" . La sera successiva videro i bagliori delle cannonate c he si avv icinavano a Zagabria. Mioni con altri Italiani decisero di fugg ire e, e lusa la sorveglianza delle sentinelle, si trovarono a camminare nella confusione della strada. Era ormai mattina e ad un hivio furono fermati dalla gendarmeria tedesca che, visto c he erano Italiani, indicò loro la strada per l' Italia. Ormai sulla strada erano solo Italiani . I paesi attraversati com inc iarono a riempi rsi di bandiere rosse e d i scritte innegg ianti a Tito. A Nova Mesto , raggiunta dopo Metlika , una grande fes ta con balli e canti. Qui Mioni i11contrù u11 giova ne partig iano triestino che lo fece attendere l' ora de l rancio e mangiare abbo ndantemente. Si era riunito un gruppo di 7-8 Italiani, fra i quali un certo Retti n, padovano, che era stato fante a Zara dove aveva conosciuto Mioni . La popolazione cd anche i partig iani non si mostravano ostili . Una sera era no stati ospitati in una stalla, ricevendo anche polenta e latte. In 3 o 4 decisero di riprendere il cammino. I restanti 4, fra i quali il Mioni, li lasciarono andare con l 'accordo di ritrovarsi il mattino seguente: erano troppo stanchi. I primi pattiti g iunsero a Lubiana, dove presero un treno tornando senza os tacoli in Ita lia. Fra questi era il Rettin , che a Padova dette noti zie alla famiglia Mioni . Per gli altri quattro le cose andarono di versamente . Poco prima di Postumia, ormai nei vecchi limiti della provincia di Gorizia, in un casello ferroviario domandarono inl"ormazioni al casellante, un Itali ano. Seppero così che non era oppo11u no passare attraverso i boschi dove erano comballimcnti tra le truppe di Tito e le mili zie slovene che collaboravano con i Tedesc hi . A Postumia però gli Italiani veni vano formati dai panigiani. Decisero di passare per Postumia. Era


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F:/io Rin:iardi

pericol oso , ma i partigiani incontrati fino ad allo ra non si e rano dimostrati tanto ostili. Il gruppo del Mioni fu condotto ad un comando partigiano dove uno per uno , con modi bruschi , venne ro sottoposti ad interrogatorio circa il re parto di appartenenza, il precede nte impiego, la collahorazione e la prigionia con i Tedeschi. Al termine dell ' interrogatorio furono invitali a ripresentarsi alle 7 del mattino segue nte per ricevere un lasciapassare per Trieste . Passata la notte a ll 'aperto , il gruppetto si accorse che quel comamlo partig iano non esisteva più e c he si e ra trattato solo di un inganno. Insieme con glj altri italiani che erano stati fe rmati a Postumi a, centinaia, furono messi in fila e per c hi ritarda va e rano schiaffi , o calci , e colpi col calcio del fuc ile . Ricorda il Mioni : «I ... I così ho capito con che ge nte eravamo capitati . Questi e rano Sloveni e volevano sfogarsi dell 'odio che ave vano verso gli Italiani » . La mi sura di questo odio e di questa cattiveria che, come vedre mo, erano inimmaginabili , poteva in parte essere spiegata con il fatto che la grande maggio ranza de i carcerieri era costituita da giovani di 1718 anni , che della vita e degli Italiani conoscevano quasi unicame nte quanto avevano appreso durante !"indottriname nto ricevuto da partigiani . l prigionie ri verso sera ragg iunse ro il ca mpo di aviazione di Vipacco (Vipava). Seguiamo il racconto del Mioni : «In questo posto hanno portato un gruppo di civili di Trieste rasln;llati uluu .:a11du le strade 11e i primi giorni de lla loro occupazione della città. Ge nte in tuta da lavoro, impiegati ed altri . [ ...] Quello stesso giorno è arrivato un grosso gruppo di prig ionieri tedeschi e ho potuto subito constat,ire che loro erano trattati meg lio di noi » . Mioni rivide un hcrsaglicrc veneto del htg. "Zara" e parlò con lui . Si lasciarono pe rché dovevano dormire in capannoni di versi. La mattina alla sveglia dopo la fila per ricevere un mestolo di pole nta tenera , c he sare bbe stato il rancio pe r tutto il g iorno, Mioni ebbe la fortuna di potere prendere la marmitta vuota (un mezzo fusto di be nzina) p er raschiarla, al riparo di un mure tto , con un altro prigionie ro. Intanto: « ... In mezzo al cortile un altro Italiano stava raschiando l' altro mezzo fusto . Nel fratte mpo però avevano ordinato di mettersi in rila e quello continuava a rasc hi are la marmitta. Un pa11igiano molto giovane g li andò vic ino e g li sparò un colpo di fucile in testa» . Successivamente: «Sia mo tutt.i incolonnati e già s i vede qualche colpo col calcio del fucile a qualcuno che non i:: svello a rnellc rs i in fila, vedo che siamo solo Italiani, compreso que l gruppo di civili di Trieste ; i Tedeschi sono rimasti a Vipacco. Si prende la strada c he va a Postumia» . Ne l pomeriggio arrivarono a Prestrane , dove era stato un campo conlumaciale dove Mioni si era fermato per 15 g iorni prima di andare in licenza nel luglio del 1943 . Le baracche erano però tulle distrutle. Durante la notte, passala ali ' aperto , Mioni non riuscì a dormire pensa ndo aJ prigio niero che aveva visto uccidere al mattino e ad altri due uccisi lungo la strada con un colpo di fucile che un pai1ig iano aveva sparalo alla schiena di un Ita liano, trapassandolo e colpe ndo que llo che gli camminava dava nti . Al mattino, i prigionieri dovette ro andare alla stazione di Postumia, dove furono caricati in carri bestiame. Mioni non vedeva più il bersagliere de l " Zara" che a veva incontrato a Vipacco. Ne dedu sse che fosse lui il prigioniero ucciso cu11 uu colpo alla Lesta e fu Lor111e11lalu a lungo da questo dolore. Nel 1963 però,


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Lornalo nella stessa zona con un gruppo di reduci del "Zara", raccontò questo avvenimento ad un bersagliere. Seguiamo il racconto del Mioni : «I ... J mi troncò il discorso e mi disse c he era lui quel bersaglie re e che si ricordava del nostro incontro. Mi disse che lui parlava bene il Lcdcsco e, visto che i Tedeschi erano trattati meglio di noi Italiani , si mise insie me con loro e rimpatriò dopo pochi giorni». Ma torniamo ai prigionie ri caricati sul tre no a Postumi a. Dopo non molti c hilometri furono fatti scendere e condotti in una pianura. Era il posto , a circa 35 km da Lubiana , dove avrebbero dovuto costruire il famigerato campo di conce ntramento di Rorovnica. Una patte furono lasciati in un prato ci1·condato da paletti che non dovevano essere superali. Dopo alcune ore i prigionieri, me ntre erano inte nti a mangiare de lle erbe pe r calmare la fame , sentirono una raffica di arma automatica: uno di loro, raccog liendo l'erba, non si era accorto di avere superato i paletti cd era stato ucciso. Nei giorni successivi arrivarono altri gruppi di militari italiani. Il primo fu un gruppo di mililari della Repubblica Sociale provenienti dall ' Istria. Fra di essi Mio ni riconobbe due suoi vicini di casa di Padova: Ometto e Malerba. TI gruppo successivo g iunse il 25 maggio ed era composto da bersaglieri de l btg. " Mussolini" 15 . Questo aveva difeso eroicamente la va lle dell ' Isonzo. Al termine de l conflitto era rimasto isolato. Gli uflìeiali decisero di acccltarc la resa o fferta dai partigiani , che comprendeva l'onore delle arm i e la libertà immediata per tutti , esclusi gli ufficiali . L'ottimo comporta mento che il btg . aveva sempre avuto con i prigionieri poteva fare ben sperare. Circa 130 bersaglieri furono uccisi nei primi giorni , spesso nei modi più atroci. Qualcuno riuscì ad e vadere. Per i rimanenti iniziò quel Calvario del quale il bersagliere Mioni fu in parte testimone e compartecipe. Erano stati derubati d i tutto, tanto che alcuni erano in mutande. Dopo qualche Lcmpo cominciarono ad arrivare fuori del campo le pare nti dei civili triestini prigionieri. Po1tavano pacchi di viveri che i partigiani in parte trattenevano e in parte consegnavano ai destinatari. Chi poteva cercava di consegnare a queste donne dei big lietti per collegarsi con le famiglie e chiedere aiuto . Mioni scrisse dei big lietti per mandarli a Trieste alla sorella del suo comandante di plotone, il S. Tc n. Racozzi. Non li consegnò perché era estremamente pericoloso. Un finanziere che aveva consegnato un biglicllo fu ucci so davanti a tutti i prigionieri del campo radunati per assistere all 'esecuzione. Le condizioni di vita erano trem ende, il cibo scarsiss imo, il lavoro duri ssimo. Tn vari punti furono posti dei pali con dei grossi chiodi a circa 3 metri di altezza. Servivano per la punizione più in voga. I prig ionieri vi venivano appesi, lasciandoli per circa 2 ore legali per le braccia con del filo di ferro. Questa punizio ne toccò anc he ad un compagno di baracca del Mioni . Si era riempito una seconda gavetta di brodagl ia ed era fuggito. Dopo averlo riempito di percosse lo avevano appeso al palo cd anc he lui ne era rimasto con i tendin i recisi , tanto c he non riusciva a portare il c ucchiaio alla bocca per mangiare. Mioni se

15 Vedasi Teodoro Franccseoni: "Bersaglieri in Venezia Giulia", pag .. 309.


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F:Jio Ricciardi

ne prese cura. Particolarmente inciso nella memoria del Mioni resta il ricordo del 13 giugno, quando era slalo costretto a lavorare sotto una pioggia a dirotto per più di sette ore. Nonostante il fisico debilitato non ne aveva avuto nessuna conseguenza. Riuscì anzi a prendere ed a c ucinarsi un maao di ortiche. Era la ricorrenza di S. Antonio da Padova cd il Mioni continua ancora a recarsi ogni anno a ringraziarlo nel santuario del la sua città. Un giorno un prigioniero riuscì a fermare un alto ufficiale in visita al campo. Parlando un po' di croato g li raccontò della presenza di centinaia di cx-prigionieri dei Tedeschi in precarie condi zioni di salute. Dopo un ce110 periodo furono compilati degli elenchi e furono chiamati quelli che sarebbero stati rilasc iali: fra questi il Mioni. Finalmente, caricati su di un treno, arrivò la partenza. I carri bestiame erano aperti per fare e ntrare un po' di aria: era orn1ai luglio. Dopo alcun i chilometri il treno ne incrociò un altro carico delle donne di Trieste con i pacchi per i familiari. T prigionieri chiedevano da mang iare e qualcosa venne lanciata. Per punizione il viaggio continuò con i vagoni c hiusi. Dopo molte ore i prigionieri scesero a humc. Attraversando la città Mioni ricevette <li nascosto un pezzo <li pane: erano tre mesi che non ne mangiava. A Fiume rimasero due giorni e due notti dormendo all 'ape,10. li giorno dopo l'arrivo cominciò un inte rrnr,Morio rliverso da l solito. Due partigiane scrivevano infalti le notizie dei singoli prigionieri su fogli intestati della Croce Rossa. «In tanto)) racconta il Mioni «si è diffusa la notizia di questo gruppo di prigionieri fra la popolaz ione e le donne, in particolare, si sono organizzale per pmtarci da mang iare e quando arrivavano lasciavano il cibo per terra e scappavano dalla paura». Alla partenza dalla stazione di Fi ume era presente per salutare i prigionieri il Vescovo o un suo rappresentante. Fiume era stata vic ina ai prigionieri quanto aveva potuto. Il treno che po11ava i prigionieri a Trieste si fermò poco prima di Scsana , dove sarebbe stato preso in consegna dagli inglesi, per lasciare scendere la scorta pa1tigiana , che aveva consegnato il carteggio ai ferrovieri. Gli Jugoslav i evitarono così l'imbarazzo di consegnare quella povera umanità così mal ridotta. Da Sesana molle a utoambulanze portarono all'ospc<lalc di Trieste i prig ionieri in condizioni maggiorrncnlc critiche. A Trieste il Mioni pensò <li andare a trovare la sorella, che già conosceva, del suo lene nte. Non lo fece vergognandosi delle sue condizioni (m 1,82; kg 43). Gl i Inglesi portarono i prigionieri in una caserma italiana di Udine. L'accoglienza fu incredibilme nte fredda e delude nte. Gi unto finalmente a Padova il bersagliere Mioni si inginocchiò e baciò la terra. Rientrato in famiglia, raccomandò ai genitori di Malerba e Ometto, i suoi vicini di casa lasc iati a /Jorovnica , di andare a Trieste per cercare di mandare loro qualcosa tramite le donne c he visitavano i civili prigionieri. Riteneva infatti impossibile c he potessero sopravvivere ancora per mesi in quelle condizioni seni.a un ai uto. I genitori di Malerba e Ometto seguirono il consiglio e, dopo qualche mese, i loro figli tornarono. Nel frattempo comunque le condizioni di vita a Borovnica erano divenute meno inumane. Vedremo infatti come nel 1947 tornarono da quel campo molti prigionieri del btg. "Mussolini" che erano riusciti a sopravvivere.


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Vie ne spontaneo di notare che il Mioni si inginocchiò a baciare la terra solo a Padova . Si è abituati a pensare c he si baci la te rra tornando in llalia. in Patria. Ma dove avrcbbc dov uto farlo? A Postumia ? a F iume? Era g ià Italia anc he se occupala dagli Jugoslav i. A Trieste? Era occupata dagli Inglesi. A Udine. Ma il trattamento ricevuto non era que llo de ll ' Italia desiderata: della Patria. Padova era la c ittà della fa miglia e la famiglia era sopravvissuta intatta al disastro della guerra. A nche il ritorno a casa di questo bersaglie re de l "Zara" lo accomuna ai cittadi ni dell'omonima città. Anche questi , che a bbando narono quasi a l completo la loro cillà non solo per sopravvivere ma a nche per restare fedeli a lla loro Patria 16 , trovarono spesso un 'accoglienza delude nte . Ma l'Italia, prima o poi , be ne o male , doveva ri sorgere. I bersaglieri del blg. "Zara", dispersi dagli avvenime nti , si sono ritrovati. Nonostante s iano passati 60 a nni, continuano ad incontrarsi cd a rappresentare il battaglione nei raduni nazionali de i bersaglie ri . li btg. "Zara" è il reparto de ll a Specia li tà costi tuito da personale di leva c he conserva la più forte coesione. Questo dipe nde in buon parte da l legame esistente con Zara, e c on gli esuli de lla stessa. Ta le legame è stato pe r così dire uffic ializzato il 23 sette mbre del 1990 quando a Senigallia, presenti il comandante e la fa nfara de l 29 ° btg. " Oslavia" , erede del 9° rgt. , g li esuli da Zara, nel corso del loro raduno annu ale . hanno simbolicamente offerto ai reduc i de l " Zara" la loro stessa c ittadinanza. Nel 1995 g li esuli dal mati offrirono poi a i reduci del "Zara" il nuo vo drappo del loro labaro. Questo labaro è il simbo lo che ancora rappresenta per le strade d' Italia il bersaglicrismo dalmata e ciò che i be rsaglie ri hanno fa tto in Dalmazia.

16 L'esodo di Zara, inizialo nel 1943 . rnnlinuò 11el 1944, rallemando quando il 3 1 otlobrc di quell'anno l'occupazione della cillà <la parte dei partigiani lo rese quasi impossibile. Riprese ne l 1947 con l' applicazione <le i lrallalu di pace. Riprese nuovamente nel 1953 quando furono chiuse le ultime classi d i scuola in italiano. Agli Italia ni ancora presenti fra i circa 3.000 abitanti ri masti ne ll' ambito del territorio comunale fu imped ita ogni possibilità d i aggregazione. La loro preseuza era cancellata anche dalla storia . Una C omun ità degli Italiani ha potuto com inciare a<l organizzarsi solo alla fine del 1991. precedendo di un anno la nascita <li un ' analoga Cumunilà di Spalato. Succcssivamcnlc ne sono nate a Lussino, C herso, Veglia e Callaro (Dalmazia montenegrina).


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Elio H.icciardi

Capitolo XVIIl ULTIMA PRESENZA DEI BERSAGLIERI IN DALMAZIA E LORO RITORNO DOPO 48 ANNI L' ultimo ricordo, collegato con il 2° conflitto mondiale, di un gruppo di hersag lieri in Dalmazia, si ril"erisce al 19 g iugno del 1947. Que l g iorno un notevole numero di prigionieri che doveva imbarcarsi a Spalato , per rimpatrian.: via mare , fu incolonnato per a tlraversa re la c iltà portando una handiera rossa ed un cartello con la scritta: «Evviva l' amicizia italo-jugoslava». Tra i prigionieri era un contingente di bersaglieri del btg. " Mussolini" sopravvissuti a 25 mesi di prigionia. Ma nessuno voleva portare la handiera. li cappellano del predetto hattaglione si assunse il compito ingrato di portarla ed incoraggiò gli altri prigionieri a seguirlo, ricordando loro le famiglie che li attendevano , e la colonna lo seguì. Ma non tutti i bersaglie ri accettarono . Come narra infatti il cappellano I un «gruppo di bersaglie ri del Mussolini , una otlantina in tutto, composto di friu lani , g iuliani e dalmati, si rifiutò decisame nte di seguirmi anche perché oltre alla "sfilata" con 1a bandiera rossa , bisognava firmare un do<.:umento nel quale g li slav i avevano scritto ch1.: i prigionie ri erano stati trattali he ne e secondo le regole inte rnazionali». Que i bersaglie ri furono ricaricati su di un tre no ed avv iati in Slovenia, a Skofia Loka. Il trattame nto ch1.: su hi rono fu tale che quanJo , per l' inte rvento d ella Croce Rossa lnternaz.ionale, furono fatti rimpa triare, I' I dicembre 1947, al va lico di Tarvisio g iunsero solo 12 superstiti. L' ultima presenza di hcrsaglie ri in Dalma:1.ia non era stata quella di un haldo reparto, ma quella di un gruppo lacero ed affamato di prig ionieri. Questi poveri prig ionieri seppero però concludere la presenza de i Bersagl ieri in Dalmazia ne l modo più degno, con un esempio di eroismo che desta la più grande ammirazione. Nel 1990, nell ' ambito della caduta dei regimi comunisti dell 'Est europeo , an<.:he la Jugoslav ia cominciò a scricchio lare. La struttura di questo Stato, formato Jopo il I O connillo mondi ale al di ruori dall e aspctlati ve italia ne e ricostituito durante il 2° conflillo mondiale secondo la volontà del reg ime comunista di Tito, fu comple tamente rimessa in di scussione. Purtroppo nel 1991 il desiderio di camhiamenti , che si sperava potesse venire soddisfatto con una pacifica evolu zio ne, dette inizio ad uno scontro vio lento, condotto con una cattiveria tale da stupire il mondo. La comunità intern azionale intervenne subilo con una missione di osservazione su base e uropea nella quale il contingente italiano era fon dame ntale (fornendo , tra !"altro , tutta la componente elicotterislica e la maggior parte degli automeu.i con i relati vi conduttori). Un' aliquota di detta Missione e uropea di osservazione operò in Dalmazia con la base principale a Spalalo. I ,o scrivente nel 1992 ebbe l'onore di essere il più elevato in grado della parte ila-

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Padre Guerrino Fnbbri 11e l li bro '" I ,a !rom ba <li Versaz".


I Bersaglieri in /)u/ma zia

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il hallaglione bersaglieri "Lara "

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liana d i tale aliquota e, forse, il primo hc rsagli crc tornato a prestare servizio in Da lmaz ia. Alla Missione di osservazione si affiancarono presto reparti militari inviati sotto l'egida de ll 'ONU. L' invio di reparti italiani fu a lungo evitato: si temeva che le popolazioni locali non l'avrebbero accettato per il ricordo dell 'occupazione militare e di relativi misfatti. Questo parere era condiviso dalla stampa e consegue ntemente dall ' opinione pubblica italiana, condizionate da mezzo secolo di storiografia italiana essenzialmente antinazionale. Le perplessità circa l'impiego di soldati italiani erano ancora maggiori ne i confronti dei bersaglieri , i solda ti italiani più tipic i e riconoscibili. La rea ltà sul posto era però dive rsa. Per 4uanto la propaganda jugos lava avesse operato per mezzo secolo contro l'Italia utilizzando al massimo il ricordo di inevitabili durezze della controguerrig lia, esisteva ancora il ricordo dei testimoni , ricordo c he faceva senz 'altro huona figura rispetto alle cattiverie del conflitto in atto. Ne l 1995 la necessità di reperire truppe suffic ienti da in viare in Bosnia portò ad utili zzare anche un a Brigata italiana. La prima Brigata scelta fu la B . Bersaglieri "Garibaldi" , l'unica Grande Unità italiana g ià costituita da volontari. TI settore assegnato alla B. " Garibaldi" , ultima arrivala, e che poi rimase per le successive Rrigalc italiane, fu 4ucllo me no desiderabile, c ioè il più difficile e rischioso. li rischio era aumentato dal fallo che o gni a vvenimento strumentali zzahile sarehhe stato senz'altro strumentalizzato dalla stampa slava e da quella italiana . li 29 dicembre 1995, alle 6 di una mattinata invernale eccc1,ionalmente rigida , 1'8° rgt. bersaglieri giunse al porlo di Ploce con il comandante, Col. Sandro Santroni, c con altri reparti della Brigata. Alle 8 la colonna di 150 mezzi, suddivisa in tre convogli, era già in partenza per Sarajevo. Partico la rme nte significativa scmhra la lettera inviata 2 al comandante della Brigata, Ucn. Agostino Pedone, dai redu c i de l btg. "Zara", cioè del reparto be rsag lie ri che più a lungo operò nella e x Jugoslavia, anche a nome di tutti gli a ltri reparti della Specialità che vi operarono. La lettera conclude così: «I ... I I Bersagl ie ri si di stinsero in modo particolare per il loro valore e per la loro pecu liare generosità. Fu una gue rra tremenda e spietata, come non è difficile immaginare avendo sentito le notiz ie recenti , dove la guerriglia ci attaccava con particolare ferocia per provocare le nostre ritorsioni ed annullare così la nostra opera di pacificazione. Talvolta non riu scimmo a sottrarci a questa logica pe rversa e sono episodi che pesano nei nostri ricordi. Episodi che la propaganda slavo-comunista strume ntalizzò e d amplificò c osì come il masochismo e lo spirito anti-italiano della parte dominante della storiografia italiana, ma comun4uc solo episodi. Siamo tornati successivamente nella exJugos lavia e ci ha com mossi la gratitudine di tanta gente semplice che c i ha riconosciuto. Pens iamo che anche voi della Brigata Bersaglieri " Garibaldi" possiate ope-

2 Vedasi ·· Fiamma Cremisi", mensile <lell'A.N.Il ., <lei fobbbraiu 1996.


3 16

Elio Ricciardi

rare in Bosnia a testa alta, come [taliani e come Bersaglieri, per quanto noi abbiamo fatto. Ricordiamo con nostalgia la nostra Zara , la simpatia con la quale rummo acco lti nella primavera e nell 'estate del 1941 in Dalmazia, in particolare a Traù (Trogir) dove restammo a lungo, gli applaus i scroscianti con i quali fummo accolti dalla folla quando sti lammo di corsa lungo la ri va di Spalalo, giugno 194 1, per la fes ta dell o Statuto: sono avvenimenti che non possono essere rivissuti . Ricordiamo però anche la simpatia e la gratitudine che ci eravamo guada!,'llati nella Bosni a, come a Sanski Most, dove passam mo l' inverno 194 1- 42: simpatia e gratitudine che siamo sicuri saprete guadagnare nuovamente . Signor Generale, come in una ideale staffetta, vorremmo passarvi il testimone, sicuri di averlo portato con onore anche se con s fortuna, fiduc iosi che saprete portarlo nel modo mi gliore, anche meglio di noi , sicuramente con maggiore fortuna. Noi Bersaglieri del Ilallaglione ·'Zara", w me i Bersaglieri e i so ldati di tutti i reparti che comhatterono con noi, saremo con voi con il nostro cuore .» L'auspicio dei reduci del btg. "Zara" si è felicemente avverato. I bersag lieri dell '8° rgt ., successivamente sostituiti da quelli del 18° rgt., si sono fatti onore , facendosi stimare dall a popo lazione. Un g iornale locale ha scrillo di loro come dei soldati più ben voluti . Si sono fatti stimare anche gli altri soldati ital iani , anche quelli delle altre Rrigate che hanno sostitui to la "Gari baldi" secondo un turno che si va ripetendo nel tempo. I bersaglieri stanno qui ndi peri odicamente attraversando la Dalmazia per tornare in Bosnia e po1tarvi la pace. Vorrei concludere la storia dei bersaglieri oltre l' Adriatico con !"auspicio che il loro contributo riesca a consolidare la pace nei territori della ex-Jugoslavia. Tornando comunque alla Dalmazia, l' auspicio è che la presenza dei bersaglieri in l3osnia, consolidando la pace e f'acc ndo conoscere il vero vo lto dell ' Italia, serva a fare tornare il rispetto e la serena convivenza fra le di verse nazional ità e culture , unico presupposto per una vera pace. Vera pace che deve eliminare le inimicizie accumul ate nel passato, ma che non può essere disgiunta dalla conoscenza e dal rispetto della verità storica.


I Rersaglieri in Dalmazia e il battailione bersaglieri

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ALLEGATO A

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Elio Ricciardi

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Nota(+): 2 autocarri compresi nello specchio sono autofficina regimentale

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320

Rlio Ricciardi

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I Bersaglieri in Dalmazia e il battaRlione bersaglieri "'Zaru "

32 1


322

F:tio Ricciardi

Appendice BERSAGLIERI DALMATI Uli inizi del "hersaglieri smo" in Dalmazia, nel XIX secolo, non comprendono solo le Società dei Bersaglieri , delle quali si è parlato. Dalla Dalmazia infatti, come da tutte le regioni che aspiravano a riunirsi in un unico Stato italiano, accorsero volontari per combattere nelle unità dell'Esercito sardo-piemontese e poi italiano. Come tulli i volontari del Risorgimento, anche quelli dalmati si arruolarono pmticolarmente numerosi come bersaglieri. Per il Risorgimento ahhiamo notizia solo di bersaglieri che raggiun sero una certa notorietà 2 . Mircovich Giuseppe, delle Bocc he di Cattaro, Ten. nel btg. dei "Bersaglieri Veneziani", si distinse nel 1848-49 ne lla difesa di Venezia. Cattalinich Costanzo, nato a Spalato. Fece parte prima del htg. "Rersaglieri Trentini", poi dei hersaglieri dell'Esercito sardo. Fu decorato di Medaglia d ' argento al V.M . quale comandante del 50° rgt. fanteria nel 1860. Carlo Tivaroni , nato a Zara nel 1843 2. Volotanrio nei hersaglieri dal 1859 al 186 1; rnmbattente con Garibaldi nel 1864 e nel 1867; Medaglia d' ar<,;.:nto nd 1866 con i volontari cadorini. Deputato di Uelluno: poi prefetto di Teramo e di Verona. Conosciamo pure due hersaglieri di origine dalmata. Antonio Radovich 3 , nato nel 1837 a Spresiano (TV) da famiglia di origine da Zarn o dintorni. Lui g i Milanovich, nato a Cavarzere nel 1826 da famiglia di Cattaro. Nel 1877 comandò il 1° rgl. hcrsaglicri. Croce dell 'Ordine Militare di Savoia. Fra i 258 volontari irredenti dalmati che parteciparono a ll a I " guerra mondiale nel Regio Esercito italiano, si conoscono i nominativi di 12 hersaglicri: da Zara: S. Tcn. Allarica Antonio, Bers. Andre tta Umberto, S. Ten. Boscarelli Umberto, S. Te n. Oevescovi Antonio , Caporale Giordano Natale, Tenente Gonano Giuseppe; da Spalato: Caporale Rismondo Francesco, S. Ten. Sala Umberto, S . Ten. Tacconi Alberto; da Ragusa: S. Ten. Sala - Spini Umbe1to, S. Ten. Tripalo Alfonso; da Macarsca: S. Ten . dc Sisgorco Uiovanni ; Natale Giordano guadagnò una Medaglia di bronzo al V.M .. Francesco Rismondo , nacque a Spalato nel 1885. Appassionato per il c iclismo, fu presidente del Club Ciclistico Veloce ed uno dei dirigenti della Società Ginnastica di Spalato, associazioni nate ne ll 'ambito dell'lffedcntisrno. Nel maggio del 1915 passò la rronticra, con la giovane sposa, e il 16 giugno si arruolò

1 I dati raccolti , prove11ic111i nella maggior parte da puhhlicazioni cli< Melone Tal po ("Per l'Ita lia . Centocinquanta anni di storia dal111ata 1797-1947" e ··Zara e i s uoi lkrsaglicri") non includono le isole di Cherso e Lussino. 2 Veclas i anche V. Tacconi volume " Dalmazia" , pag. 447. di "Istria e Dalmazia. Uomini e tempi". J Vedasi Giuliano Simionato, "Anto nio Radovich Re rsaglicrc e g,iribaldino dei "Mille".


I Rer.wglieri in Dalmazia e il battailione bersaglieri ;'7,ara "

323

volontario ncll' YI II btg. bersaglieri c iclisti, segnalandosi per il valore. Ferito, cadde prigioniero negli asperrimi combattimenti con i quali il 20-21 luglio 19 J 5 il Monte San Michele (Carso) ru conquistato dall ' Vlll btg. al seguito dell'XI btg. bersaglie ri c iclisti. Riconosciuto quale suddito austroungarico , fu giustiziato ne l novembre del 19 15. Alla sua memoria fu conferita la Medaglia d 'oro al V.M .. De i cinque volontari giustiziati dall ' Austria perché irredenti , ha quindi preceduto nel martirio i rimanenti quattro, giustiz iati nel 1916: Damiano Chiesa , Cesare Battisti , Fabio Fi lz i e Nazario Sauro. Dopo la I " guerra mondiale la maggioranza de i Dalmati italiani acqui stò la c ittadinanza italiana , o come residenti nell a provincia ita liana di Zara, o acquisendo la cittadinanza e rimanendo nel resto della Dalmaz ia, o come esuli . Il numero di Dalmati che prestavano servizio quali bersaglieri aumentò di consegue nza. Considerando la percentuale nazionale di quanti hanno militato nei bersaglieri e ritenendola valida anche pe r i Dalmati (la prope nsione per lo sport, che poteva a umentare la percentuale di bersaglieri , era infatti controbilanciata dalla posizione marittima della Dalmazia e dall'alta statura che aumentava no gli arruo lamenti quali marinai e grana tieri) si è po11ati ad ipotizzare in 3-400 il numero di bersaglieri dalmati fino alla 2" guerra mondiale indusa. Una parte notevo le era costituita da ufficiali , a c ausa dell 'elevato live llo di scola ri zzazione per il qua le Zara pri meggiava in Italia . C i limiteremo a cercare di citare i bersaglieri caduti i_n gue rra e quelli decorati al V.M .. Fra i decorati caduti troviamo: Magg. Bernardis Si lvano, nato a Veglia nel 1903 : Medaglia d'argento in Spagna nel 1938, Medaglia di bronzo "alla memoria", al comando dcl l' VllJ btg. bersaglieri corazzato in Africa Settentrionale; Ten. Brandiele Aldo, nato a Spa lato nel 19 15: Medaglia d'argento "all a me moria", con il 3° rgt. bersaglieri in Russia; 'len. Denaro (de) Antonio , nato a Sebenico ne l 19 Il: Medag lia d'argento '·alla memoria", con il blg. "Zara"; Tcn. Svircich Simeone, nato a Zara nel 1914: Medaglia d ' argento con il 4° rgt. bersaglieri sul fronte a lbanese-jugoslavo, Croce di guerra al V.M. e successivamente cad uto nella Lika (Croazia - 194 3). Fra i cad uti troviamo: Caporalmaggiore Busan Antonio, nalo a Zara nel 1921: fronte rnsso; Bersagliere Dukich Giacomo, nato a Zara nel 1922: fronte russo; Hersagliere Matich Boris ( 1928), nato a Zara: volontario in Val d'Isonzo; Sergente Meterazzi Ferruccio, nalo a Spalato ne l 1919: Tu nisia; Serge nte Maggiore Milutin Ettore , nato nel 1919, caduto , da prigioniero, in Atlantico 4 ;

-l Ve<lasi ·'Dew rati al Valor Militare di Trieste - Istria - Fiume - Dalmazia... <lì Lionello Ferluga, nom:hé le lestìmonianze dei reduci del 9° rgt. hcrsaglieri (Cap . Al<lo Sarto e bersagliere Alessio

I .a:1.:,.ari11) che ricordano Ettore Milutin e Uiorgio Hurin per il loro valnrf':. f':.CCf':.7.inn:ile .


324

Elio Ricciardi

Bersagliere Scomersich Giuseppe, nato a Veglia nel 1921, Germania; Bersaglie re Stipcevich Antonio, nato a Zara nel 1923, Ucrmania; Tcn. Vi giak Francesco, nato a Spalalo nel 19 15, Laurana (?) (Fi ume); Bersagliere Viviani Raffaele, da Zara, volontario in Val D'Tsonzo 5. Tra i decorati al V.M. troviamo (oltre a quelli già citali fra i cad uti ): S. Tcn. Marm; Giuseppe, nato a Selve nel 1922: dopo essersi arruolato volontario nel 194 1, comhattè con il btg. "Zara"; posteriormente all'8 settembre 1943 passò nella B. partigiana ital iana "Mameli" e comandò, in Croazia, la D. partigiana italiana " Italia" . Per il suo valore dal 9 settembre 1943 ali ' 11 magg io 1945 fu decorato di Medaglia d'oro; Tcn. Gazzari Ezio, nato a Tenìn nel 1912: Medag lia d 'argento; S. Tcn. Rossi Sahatini Bruno, nato a Zara ( 1917): Medaglia di bronzo; S. Te n. Seveglievich Renato, nato a Spalato (1911 ): Medaglia di bronzo; Ten. Talpa Oddone, nato a Zara nel 1914: Medaglia di bronzo; Decorali di Croce di guerra al V.M . ri sultano: Serg. Burin Giorgio, nato a Spalato 4 ; Sergente Maggiore C hiari Antonio, nato a I ,agosta nel 19 19; S. Ten. Drutlcr Pinkas Marco, zaratino anche se nato a Ruenos Aires; S. Ten . KorrnirethoAdolfo , nato a Zara ne l 1917; Capomanipolo Orlich Gualtiero, di Zara, già S. Tcn. del 9° be rsaglie ri ; Sergente Maggiore Pasq uotli Antonio, nato a Pola ne l 191 3 da famiglia zaralina; S. Ten. Politi Enzo, nato a Portocivitanova (MC) nel 1916 e residente a Zara; Tcn. Steinbach Carlo, nato a Signo nel 19 12; S. Te n. Vidaich Giovanni , nato a Zara nel 1911. l Dalmati continuano naturalmente a militare nei bersaglieri , anche dopo la 2A guerra mondiale. Non si te nta nemme no di compilare un elenco di hcrsag lieri , dalmati o di origini dalmate, in servizio dopo la 2A guerra mondiale. anche pe rché le origini dalmate si vanno spesso stemperando nell 'appartenenza ad altre regioni di nascita o di residenza.

5

Vedasi " Rc rsar,lic.ri in Ve,ne,zia Giulia 1943-1 945" di Teodoro Francescnni.


I Rer:mglieri in Dalmazia e il battaglione bersaglieri '"L.ara "

325

l .,.1 jtmjàra dei "Bersaglieri" di Zara nel 1912. Al centro il comandante, 01/avio R11immuli. f)i1,tm di lui, o sinistra g1.1nrdnndn, dnvrebhe essere Antonio L>worznk , nonno

dello sc:riw:nte.

Traù , 18 giu gno (festa del corpo) /941: saggin ginnicn sul Castello del Camerlengo.


326

t:tio Nicciardi

'f'raù, 18 iiugno (fe:;111 del 1·orpo) 1941: sagiio ginnico del hlg. "Zara" sulla Riva.

Spalalo, Kiugno 1941 , Festa dello Statuto: il btg. "Zara" sfila sulla Riva.


I ner.wiglieri in Da/nwzia e il battaglione bersaglieri "Znra "

Tenin ( Knin), marzo 1943: un bersagliere accanto alla tomba del Ten. Franco Quadro/la.

'Zara: il btg. "Z,a ra " lfìla sulla "Riva Nova".

327


328

Zara: il blg. '?ara" sfila sulla " Riva Nova".

7.ara, / 940: in addes/ramento.

Hio Ricciardi


I Bersaglieri in Dalmazia e il baftaglione bersaglieri "'Zara··

Zara. / 939: in adde~-iramen/0 verso Boccagnazzo.

Zara, /9/2: le "Rer.mgliere" di 7,ara.

329


Elio Ricl"iardi

330

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Elio Riccia,di


Ebrei e Forze Armate nel periodo fuscisJa

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Giovanni Cecini ERRE! E FORZE ARMATE NEL PERIODO FASCISTA

Capitolo introduttivo La storiografia sui militari ebrei Questo studio narra essenzialmente le sorli <li quegli ebrei italiani che hanno con o nore vestito la divisa <la soldato e , per l' assu rda decisione di Mussolini , no n l'hanno più potuta indossare . In questo senso le Forze Armale iLaliane sono analizzate al loro interno, nel loro stesso organico sul proble ma dell'antisemitismo , ponendo però parallelamente anche altri due problemi per certi aspetti marginali a i fini dell'argomento " militari ebrei", ma allo stesso te mpo sig nificativi: il razzismo ne i confronti <le i neri in Africa e la politica anticbraica svolta (o non svolta) <lai comandi mii.ila ri italiani ne lle regio ni d 'occupazione durante la seconda gueJTa mondiale. I ,a domanda <la porsi quindi è: " in c he modo lo Stato italiano - c<l in particolar modo il fascismo - si era occupato <lei soldati israeliti , pri ma della sciag urata a ll ea nza con la Germania nazisla?" In rea ltà c i si accorge come questo argomento sia stato sempre poco studiato e come ancora oggi appaia strano ai p iù che gli ebrei abbiano normalme nte intrapreso o continuato il mestiere de lle armi anche ne l periodo del Ventennio. Spesso si è tenuti a c redere che il fascismo sia stato antisemita sin dall'inizio e quindi che nelle Forze Armale non ci fosse stata più tracc ia d i ebrei fin dal 1922. In realtà gli ebrei , come tutti gli altri Italiani, continuarono la loro vita , anche militare sia in pace che in guerra, fino al 1938, anno in c ui arbitrariamente furono allontanati da ogni incarico e privati non solo de l loro lavoro, ma di quello che per molli di loro era una missione. Lo sconforto fu ancora più grande perché, proprio dalle istituzioni c he avevano servilo con fedeltà e valore, si sentirono dire di non essere più veri italiani e, per questo, posti ai margi ni dell a sociclà, oggello di vere persecuzioni , attenuate solo formalmente sollo il più consolante termine discriminazioni. Spiccano in questa tragedia la camaleontica duttilità di Mussolini, la debolezza di Vittorio Emanuele III, autore di un tradime nto che ruppe il patto di fiducia Lra ebrei e casa Savoia, sancito novanta anni prima. Nessun intervento reale fermerà il duce ne i suoi piani autoritari , meno che mai in quelli razziali. Se prima della conqui sta dcli ' Impero Mussolini si e ra rive lato indifferente a qual siasi problema razziale, dopo tale data, per opportunità cd interesse, divenne un attivo razz ista senza possihililà di scaricare la res ponsab ilità su Hitler, visto che questi non chiese esplicitamente nulla in proposito fino al ' 43. Da parte e braica, coloro che credettero ad una possihilc clemenza non mancarono; le vane speranze furono tenacissime prima di re nde rsi conto dell'incon-


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sistenza delle "discriminazioni", che si rivelarono inutili se si pensava di farle va le re proprio ne l tentati vo di continuare a prestare servizio nelle Forze Armate. Il più rapprcscnlalivo degli " ingenui" fu il gcn. Gui do LiuZ1.i, fasc ista convinto , che perde rà solo grad ualmente ogni ammirazione per il duce ed il suo regime. Tra le altTe vittime di questa e purazione e mersero i casi singolari de l ten. col. Uiorg io Morpurgo , probabilme nte suicidatosi in combattimento prima d i dover lasciare il suo reparto al fro nte, del s .ten. Bruno Jes i, pri ma espulso per poi essere ari ani zzato ed e levato a ll 'altare degli eroi, e de l pi ù ri servato gen. Umberto Pugliese c he , richi amalo in servizio solo perché insostituibile, in man iera silenziosa tornerà a lla sua triste vita d i ebreo, anche se dic hi a rato aria no per me riti eccezionali. La storiografia sul fascismo ha incluso anche i militari nel calderone della questione ebraica di Mussolini , senza ma i ded icare loro troppo spazio ; in questo senso i primi approfonditi sp unti di analisi sui congedi razziali sono merito di Jonathan Ste inberg in 'Jiatu u n iente del 1997. Solo ne l I 999 il gen. Alberto Rovighi ha avuto il coraggio d i trattare questo argome nto, recuperando un dimen ti cato lihro di Eli Ruhin degli ann i '50 sui generali e hrci, accrescendolo con ricerche archivistiche di pregio. La morte gli ha im peuito un 'anal isi approfonuita, ma allo stesso te mpo ha forni Lo però un con LrihuLo iniziale di alLo pregio. Dal testo d i Rovighi sono partito e da esso ho tratto l'e ntusiasmo per approfondire questo aspetto poco conosciuto della nostra storia , c he se da un lato ci mostra ancora pi ù nefasta la politica di 4ucgli anni, da un altro dà merito alla onesta compostezza di così tanti va lorosi soldati ftaliani. da un giorno ali ' altro trad iti da que lla Patrinfasrista, che con gli ann i aveva sostitu ito e fatto mori re la vera autentica Patria risorgimenlllle. Questo trad imento, ann ie ntando l'emancipazione e l' integrazione ebraica, ruppe la fid ucia cli mo lti Italian i ebrei, c he dopo la seconda guerra mondiale preferirono 1ifiutare la di visa in Ita lia, oppure sostitui rla con que lla con la ste lla cli David nel nascente stato cl' l sraele. Considerata la scarsezza di pubblicazioni in Ital ia sul te ma " militari ebrei", gli spunti del mio lavoro sono stati principalmente que lli legali alla ricerca extra-bibliografica. L' argomento considerato, essendo pressocchè vergine. mi ha permesso di "scoprire" elementi completa mente nuovi , anche attraverso fonti poco ortodosse. In aggiunta 4u imJi a llo spoglio de lla doc umentazione originale ne i principali archivi civ ili , milita ri ed ebraici. l' indagine s i è allargata attraverso il tentativo di rintracciare alcun i parenti di ex-militari israeliti , che potessero avere qualcosa da raccontare o meglio da mostrare; in alcuni casi ho avuto co sì tanta fomma che ho "'scovato" persi no l'autobiografia inedita dell'amm . Augusto Capon. Per quanto riguarda invece le fo nti bibliografiche , oltre al prezioso vol ume di Rov ighi , a quelli di Re nzo De Fe lice e alla preziosa ricostruzione di Meir Michaclis (Mussolini e la questione ebraica), si arriva ri no agli ultimi studi sull'antisemitismo in ltalia. li progresso de lla ricerca ha dato la possibilità di accrescere continuamente il mate ri ale in possesso degli studiosi e quindi garantire delle interpretazioni sempre più autentiche del razzismo e de ll ' antisemitismo di Mussolini. Proprio negli ul timi anni la Shoah è stata nuovamente e gi ustamen-


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te rimessa sul piatto dell'interesse generale, come motivo di riflessione e Memoria . Questo sviluppo della ricerca ha permesso anc he alla storiografia più recente di muovere delle c ritiche a quella passata. Pe r una più attenta analisi dei giudizi, proprio l'ultima edizione riveduta cd ampliata de lla Storia degli ebrei italiani sotto il fa,\·cisnw di De Felice , nonché alcune opere di Mario Toscano, dà un respiro maggiore al problema ed alla fig ura del dittatore italiano. Un taglio diverso acquistano in vece le pubblicazioni de l Centro di documentazione ehrairn contemporanea di Milano. Michele Sarfatti e Liliana Picciotto Fargion hanno dato ele menti nuovi che permettono di correggere alcuni giudizi troppo auto-assolutori degl i " Italiani hrava gente" nei confront i dei crimini contro g li chrei. I loro libri rompono con due miti de lla storio6>rafi a sull 'argomcnto: I' immag ine di un Mussolini non troppo convinto (di fare il) razzista e la mancata collaborazione tra italiani e tedeschi nelle repress ioni post 8 sette mbre. Comunque sia De Felice che Sarfatti (seppur in modo di verso) pongono l'accento sul bmite interpretativo, che vorrebbe considerare la politica ebraica del regime come " un fatto di sola politica estera" e che quindi vo1Tebbe dipin gere un Mussolini razzista solo a metà, solo perché aveva inventato lo slogan da balcone: "discriminare e no n pe rseguitare". In realtà i fatti dimostrano come l'esec uziu11e della n11111.mgna antise mita fu vera e propria persecuzione anche prima dell 'occupazione tedesca: al fascismo non servì togliere fisicamente la vita , pe r annientare l'esistenza degli ebre i, gli bastò di struggere ogn i possihilità di esprimere la loro personalità. Nel proces<;o evoluti vo degli eventi , gl i storici hanno ini ziato anche a porre le debite differenza tra i periodi prima e dopo 1'8 settemhre 1943, per mostrare ciò che il fascismo ha fatto autonomamente e quello c he ha fatto in stretta collaborazione con il nazismo. Indipendentemente da ciò è comunque anche vero che se nel periodo della R.S .I . si è potuta attuare la persecuzione e la deportazione c iò fu penn esso dalla predisposizione italia na originatasi dopo il 1938 e dalla piena collahorazione delle autorità ita liane. Esse, g ià fau tri ci della classi ficazione. del l' individuazione e di una persecuzione autonoma, misero così in condi zioni ottimali le autorità tedesche, che da sole avrebbero concluso ben poco. Vi ru quindi un paralleli smo tra antisemitismo italiano e quello tedesco, che trovò la s ua coincidenza proprio nel 1943. Anche I ,iliana Picciotto Fargion, nelle vru·ie edizioni de Il libro della Memoria , mette in luce la corresponsabilità italiana del Ministero de ll ' Interno e dei tanti questori "Caruso" che pensando loro a lle ricerche domiciliari , agli arresti e all 'inte rnamento nei campi di transito, permettevano ai tedeschi di occuparsi agevolmente solo della fase fi nale della deportazione nei campi di sterminio .


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Capitolo I 1848-1935 : Ualla nazione a l nazionalismo I.I. Le Forze Armate italiane come emancipazione israelitica G li ideali della Ri voluzione e dell 'Impero francese avevano allargato la portata dei diritti dell 'Uomo e, a maggior ragione , della minoranza israelitica c he , rinchiusa nei g hetti, vedeva lo spiraglio di una equiparazione, come cittadini, agli abitanti delle regioni dove vivevano. U ritorno all' Ancien Régirne del conservatori smo della Restaurazione riportò le mu ra del ghetto di nuovo invalicabili per gli spiriti onnai liberi de lla minoranza chraica , che si spinse con e ntusiasmo e vigore nella nuova avventura risorgimentale . Dopo il congresso di Vienna, tra le forti li mitazioni che vennero reintrodotte per gli ebrei, il serv izio militare non fece eccezione: essi erano "soggetti alla le va nel Ducato di Parma e nel Regno Lombardo Ve ne to. - Non soggetti nel Reg no di Sardegna, nel Ducato di Modena, negli Stati Pontifici, nel Regno de lle Oue Sicilie e nel Granducato di Toscana, ove pe rò dovevano pagare una somma per essere rimpiazzati" . Il Risorgimento, con le sue caratteristiche eminentemente democ ratico-borghesi, liberali , laiche ed antiecclesiastiche, risultava ideale pe r un popolo separato in casa per motivi religiosi, c he prete ndeva ormai d i diritto le stesse rivendicazio ni d i tutti g li altri Ital ian i, perché come loro cittadini della Penisola. Evidentemente non si comhatteva so lo per il ri scatto nazionale o pe r l'unificazione d ' Italia, ma anche perch6 il movimento sociale c he ne scaturiva avrchbe fuso la lotta contro lo straniero con quella contro i governi al pote re, garanti di un conservatori smo di estrazione aristocratico-clericale. La partecipazione ebraica alle società segrete ed ai moti rivoluzionari neg li anni '20 e ' 30 fu cospicua ed e ntusiasta in tutta la Penisola. li 1848, a nno di ri vo lte e d i concessio ni di costitu zioni in tutta Europa, anc he in Italia vide germog liare i suoi frutti . Rompendo con la tradizione retrograda - il re di Sardegna - Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo ottriò lo Statuto fondamen tale del Regno, con il quale era riconosciu ta la tolleranza ai c ulli di versi da que llo cattolico, hcnch6 questo fosse considerato religione di Stato . La Liberalità savoiarda dell 'epoca no n si fermò qui , anzi si susseguirono a poca di stanza i diritti civili e politici, tra c ui l'accesso al servizio militare. Proprio quest' ul timo rese non solo ancor più concre ta quella e mancipazione ed integrazione già sentite dagli israeliti italiani , ma ruppe anche con quel antico costu me che voleva il corpo uffi ciali una casta chiusa di ispirazione arislocralico-conscrvaticc, ciù c he invece pcrsislcUe negli altri paes i europei, dove gli ebrei erano tagliati fuori o mal tollerati. In ogni gue rra o molo ri sorgi me ntale vi era una partecipazione ebraica, all'interno delle formazioni regionali di volta in volta protagoniste dei singoli episodi. Appare evide nte come " nel campo militare, è importante distinguere fra soldati volontari e coscritti", quindi, se i coscritti erano proporzionati alla popolaL.io ne (I su JOOO) , i vo lontari - proven ienti da ogni parte d' Ita lia, e 11trnru11u


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nell'eserc ito pie montese e nelle forze garibaldine sotto la spinta di fotti motivazioni ideologiche allo scopo di combattere per l' unità della penisola contro il regime aristocratico degli Stati italiani - erano di gran lunga superiore a tale rapporto. I dati riguardanti la partecipazione dei volontari e dei regolari nelle campagne tra il 1848 cd il 1870 furono recupe rate dal rabbino F. Servi e pubblicati già nel 187 1 su "Il Vessillo Israelitico". Dati analoghi poi ritornarono periodicame nte - non sempre identici - in una serie di articoli e saggi successivi. Michaclis agg iunse che gli elementi numerici rigua rdanti la guerra garibaldina del 1860 erano sicuri, perché confermati anche dal coraggioso attacco ai fascisti nel 1939 del nipote dell'Eroe di Caprera, gen. E. Garibaldi. Quindi in base a quanto riportato, come risulta da questi dati nelle guerre d'indipe nde nza l'apporto ebraico fu notevole: 235 volontari ebrei nelle battag lie del biennio 1848-49. I bersaglieri ebrei della VIII" compagnia salvarono alla Bicocca la bandiera reggimentale; altri correligionari s i distinsero nel salvataggio di Ca rlo Alberto a Milano dall'assedio di casa Greppi. L'ebreo mantovano Giuseppe Finzi, per ordine del governo provvisorio lombardo fu il riorganizzatore del battaglione Ceccopie ri (che aveva disertato dall'esercito austriaco), continuando la guerra accanto agli uomini di Garibaldi . Nella guerra di Crimea, oltre all' onnipresente pluridecorato tamburino volontario Angelo Vitale, che raggiungerà il grado di maggiore, vi era tra gli altri Angelo Rovighi. Nel 1859 gli arruola ti contali da Servi sono 11 3 anche se su i 12 .000 uomini al seguilo di Garibaldi potre bbero esse re addirittura 400. Dei 1089 di Quarto fecero parte 8 ebrei, tra cui 2 (o 3) ufficiali ; il capo dei sottoscrittori per il " milione di fucili" per i garibaldini fu il già attivo Giuseppe Finzi, che poi diverrà il primo deputato ebreo della storia d 'Italia. Nel 1866 i volontari israeliti erano 174 e non mancarono nemmeno a Mcnlana o a Porta Pia dove g li ebrei sarebbero stati non meno di 236. Proprio la liberazione di Roma ri sultò emblematica: la balleria che aprì la breccia delle mura capitoline era comandata dall 'ebreo capitano Segre, come ebreo fu l' ufficiale Mmtara, che comandò il primo assalto alla breccia stessa. Ormai . con ecce7.ione di Trento e Trieste, dal territorio nazionale era stata scacciata de finitivamente l' aquila asburgica, ma la famosa frase di I)' Azeglio su dover fare g li Italiani, dopo aver concluso l'Unilà d ' Italia, mostrò non solo la limitata partecipazione da parlc del popolo al risveg lio nazionale, ma anche la riprova che un vero e proprio se ntime nto unitario era inesistente , quindi era necessario italianizzare (in realtà saranno picmontcsizzali) gli ex borbonici , pontifici , ecc. L' Esercito Italiano rappresentava uno dei mezzi più efficienti per riallacciare il paese legale con quello reale, perché avvicinando giovani di tutte le regioni italiane attraverso una funzione sociale, necessariamente creava quell ' aggregazione nazionale c he doveva rompere lo spirito campanilistico degli stati preunitari: " l' esercito è come un grande crogiolo, nel quale gli italiani di ogni provenienza si fondano tra loro facendo l'Italia unita". Gli ebrei si lrovanmo come gli altri a compiere questo salto verso l' idem sentire , anzi per loro questo obbiettivo aveva più stimoli perché forniva l' opportunità di dimostrare la


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loro appartenenza italiana, nella differenza del loro c redo religioso, per troppo tempo motivo di esclusione od addirillura di sottomissione. La loro nazionali zzazione, essendo essi pa11e essenziale della é lites ri sorgimentale e quindi "cofondatori, insieme agli altri patrioti italiani, di qualcosa di completamente nuovo", era "parallela alla formazione del la coscienza na;,.ionale italiana ne i Piemontesi, o nei Napoletani o nei Siciliani" e per certi aspetti più rapida. Ciò risu ltava rafforzalo dal forte a llontanamento tra lo Stato e la Chiesa, che insieme aJla religione ri sultava di troppo per l' apparato istituzionale di Roma nato dopo il 1870 . Non a caso la riforma scolastica di Michele Coppino del 1877 , escludendo l'insegnamento re ligioso nelle scuole, proponeva al suo posto la devozione per la Patria e per il re , ossia i doveri dell'uomo e del cittadino italiano, per il quale essere cri stiano-cattolico od ebreo risultava indiffe re nte. Per g li ebrei, ai quali non si relegava più come unico shocco lavorativo solamente il vile denaro, la partecipazione alla costruzione de llo stato si rcalizzè> non tanto nei settori economici, ma in quelli amministrntivi e ministeriali con un eventuale passaggio successivo all'allività politica, nella quale alla l"inc dcll'800 raggiunsero anche alcune delle caric he più ambite, basti ricordare - tra i tanti Sidney Sonnino, I ,uigi Luzzatti od Ernesto Nathan. Tale inserimento, così ad a lti li velli e soprattutto di personali tà di altissima levatura e di sano spirito italiano, non solo non formò un ambiente o sti le ed antisemita, ma anzi favorì un atteggiamento di grande e profondo rispetto verso questi Italiani. In tale situazione risulterebbe quindi superfluo precisare l'inesistenza di un antisemitismo in Italia o di una "questione ebraica", che sfiorava solo ambienti oltranzisti di ispirazione cattolica o di becero nazionalismo, che però saranno il germe minimo del l'altalenante politica mussoliniana nel ventennio. De l resto anche il sionismo vero e proprio in Italia si limitava ad atteggiamenti di solidarietà per g li ebrei se nza patria e mai come partecipante alle presunte "cong iure", c he in 4ucl periodo era moda sband ierare dagli a nti semiti di tutta Europa. Tra i rami dell ' impiego pubblico rudi primissimo piano proprio la can-iera militare , che vide alla fine del secolo un numero sempre maggiore di e bre i in divisa. " Ne l 1869 l'esercito ital iano aveva 87 ufficiali e più di 300 soldati israeliti", ossia lo 0,6% degli ufficiali e lo 0 ,2 % de i soldati, rompendo ogni proporzione, se si considera una media nazionale di 0, 1% ebrei sull'intera popolazione, rendendoli mollo rappresentati nelle Forze Armate. Vista la premine nte estrazione borghese, intellettuale e di e le vala istruzione che gli israeliti avevano, ciò poté avvenire soprattutto nel rango degli ufficiali, rendendolo ancor più che rappresentativo ri spcllo ai sottufficiali cd alla truppa. Solo nel 1860 entrarono nell e Scuole Militari 28 ebrei, fra i quali Giuseppe Ottolenghi, che ragg iungerà i massimi gradi ed immed iatame nte prima di morire l'incarico di Ministro della Uucn-a tra il 1902 cd il 1903. Il caso di Ottolenghi non fu che uno deg li esempi più illustri del notevole "spirito patriottico e bellicoso degli italiani ebrei" ne lle istitu7.ioni militari , tanto che l'Annuario del 1895 dell'Esercito llaliano conteneva circa 7()() ufficiali ebrei (" in serv izio permanente Lsir.]''), tra i quali o ltre al te n. gen. Gi useppe Ottolenghi, i colonnelli Giacomo Segre e Teodoro Debenedetti , anche 8 maggiori , tutti decorati , e non meno di 42 capita-


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ni e I04 te ne nti , de i quali 12 arriveranno a meritare la greca da generale. Nella suddetta lista vi erano prese nti anche i nomi di più di 400 uffic iali riservisti , di cui un numero considerevole di maggiori e capita ni . Anche gli esempi ne lle gue rre coloniali di fine secolo non mancarono , uno fra tutti : il glorioso caduto d' Amba /\ lagi, il capi tano Adriano Issei. Nel 1900 il solo esercito annoverava 163 ufficiali in servizio permanente, secondo una testimonian za dell 'epoca. Questa idill iaca condizione di assoluta parità però non escluse sporadici cd isolati episodi di larvato antisemitismo anche in llalia ne i confronti dei militari di fede e braica. Se ne può trovare testimonianza ne lle memorie inedite scritte nel 1943 dall'amm. Augusto Capon, in riferime nto a l suo periodo di istruzione presso l'Accademia navale di Livorno (1886- 189 1) ed a quello di formazione a bordo de lla nave "Vittorio Emanue le". Durante il secondo anno di corso venne senza spiegazione valida messo agli ancsti e, "con lo stesso cerimoniale" del caso Drcyfu s, degradato pubblicamente del gallonc ino di lana rossa, perdendo così l'onore di essere il capoclasse de l corso. Nel 1894 fu coi nvolto in un secondo episodio molto imharazzantc: un cappellano militare, che era stato in precedenza molto cordiale cd amichevole nei suoi confronti, bersagliò con fe roc i accuse di ingratitudine il giovane uffic iale ebreo , quando questi lo informò del suo credo re li gioso. Capon, imharazzato qua nto indispettito , g li rispose "per le rime", controbattendo che, non solo non aveva nessun obbligo di scriversi in fronte la religione prolcssata , della quale del resto era fiero, ma che non permetteva a nessuno di insultare né lui né tanto meno la sua "razza" in sua presenza.

1.2. Una critica alla critica T utti questi dati , le c ui fo nti attra verso vari passaggi concatena ti [Formigg ini-Mi chaelis-(E. Garihaldi )-Foà-Scrvi e Rovighi-( Formigg ini )Rubin-( Yitalc) I risalgono a periodi non sospetti e comunque a c roni sti affidabili, pur se non possono considerarsi esattissime, almeno dovrebbero in maniera più che indicativa fotografare la realtà del periodo ri sorgimentale e di quello liberale. Tutto ciò non vale però per Marco Mo ndini , che non accetta i dati de lla Formigg ini e di Rovi ghi , definendo "questo dato non confortato da nessun a indicaz ione archivistica o hihliografica, che mm pennette quindi di accettare il testo come fonte 1...el che non mi sento di accettare per mero atto di fede" e "va preso con beneficio dell ' inventario, potendo essere veros imile oppure parto della fantasia dell'autrice" . In realtà i due a utori in questione - ai quali si può solo rimproverare di non aver c itato le loro fo nti - hanno reperito i dati (contestati da Mondini ) in maniera non originalissima da opere di altri autori precedenti , che invece sono ugualmente citale, poi, dallo stesso Mondini . Sarebbe lecito domandarsi dunqu e, perché quando Formiggini e Rovighi parlano di 235 arruolati nel '48 c iò è inverosimile o comunque criticahilc e quando lo riportano Foà, Michaclis e Rubin non si ci accorge, poi, che si parla della stessa fonte. Eppure questi autori sono c itati come affidabili da Mondini, che però continua


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chiede ndosi l' origine dei 400 e brei gariba ldini: "arruolati da chi ? qu ale fonte ce lo dice?". Cc lo dicono Foà e Mic haeljs, ossia le statistic he di Servi ne l 1870 e d iI discorso di Ezio Garibaldi nel 1939. Un altTo dato che fa discutere è que llo de i 700 ufficiali ebrei de ll ' Annuario Militare l 895 . E' sicuramente da sottolineare l ' imprecisione di Rovighi sul de fi nirl i " in servizio permane nte", in quanto la sua fonte (Rubin) li citava genericamente, facendoci rientrare evide ntemente anc he que lli in ausiliari a e de ll a ri serva. M a nella critica Mondini infieri sce e si do mand a come " il solito Rovi g hi" se li sia proc urati; probabilmente quest'ultimo do po aver trovato il dato sul libro di Rubin non si è preoccupato di a ndar a ricontrollare questi 700 sull ' annuario. Ma ammesso che lo abbia fatto , il metodo adottato, oss ia que llo di ana lizzare i cognomi ebrei era l' unico poss ibile, in quanto le a/tendibili statistiche di Livi risalgono agli anni 1918-20 e pe r avere dati più completi bisogna aspe ttare il 1938-39, ossia gli elenchi dcl"initi vi de i m ilitari in congedo per moti vi razziali , visto c he le uniche p recedenti indicazioni religiose s ui militari era no presenti solo nelle basse d ' ingresso agli ospedali militari , quindi documentazioni non esistenti per tutti i militari . Da questo punto di vista la critica di Mondini sembrerebbe un po' pretestuosa e - ne lla sua contradditto rietà - poco convincente. li ricorso a i cognomi , che non è suffici ente a "classifica re" gli e brei secondo la lcgisla7.ione de l 1938 - dove ndosi pre ndere in conside ra1ione anche la reli gione professata - puÌl invece essere utilizzato qua rant'anni prima in mancanza, all 'epoca , di altri strumenti scienti rie i. Ma andiamo a anali zzare le fò nti che riporta M ondini ; egli si basa s u auto ri come Li vio Livi ed Eitan Franco Sabatello. li primo fu autore ne l 1920 di una indagine stati stica s ulla evoluzione economica e sociale degli ebre i, ne lla quale ripo1tava che ne l 1895 su 595 1 casi di " Itali ani notevoli", 929 casi era no " ufficiali s uperiori e generali", di cui 5 erano ebrei . Ma questo dato (5), che Mondini usa pe r c riticare i dati di Rovighi (700), si basa solo s ui di scutibili criteri utili zzati per definire un ufficiale come " notevole". In og ni caso Livi , poi, no n elabora dati specifici s ui militari ebre i (come lo stesso Mondini confessa) Pe r guanto riguard a Sabate llo, nelle s ue ope re me nz iona gli ebrei in divisa solo in una tabella, riportando il valo re percentuale deg li ulfo.:iali e bre i nelle forze annate: 5,4 %n nel 1901 e 29, 1%0 ne l 1938. M ondini calcola questo 5,4o/oo in una settantina , ma non si c apisce perché questo dato debba valere più della testimonianza diretta di R ighinj proprio ne l 190 I , sull ' esistenza di circa 163 uffic ia li ne ll'esercito. Benché reputi utile il lavoro de l generale emiliano , Mondin i critica ironicamente le trascuratezze e le lac une de i medaglioni (vite di generali) di Rovighi, mettendoli a paragone con la ricerca di Rubin , o vvero i dati raccolti da Vitale . In realtà la fonte è grosso modo la stessa, visto che Rovig hi per quanto riguarda le biog rafie dei generali , ha sostanzialmente tradotto alcune parti del lihro 140 Jewish .. . Quindi genericamente si può dire che le biografie scritte da Vitale , attraverso Rubin, sono le stesse di quelle di Rovighi; la differenza sta solo ne lle


t:brei e Forze Armate nel periodo.fascista

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due traduzioni che sono intercorse (Rubin scri veva in inglese) e in alcuni nominativi che vengono aggiunti e sostituiti rispettivamente dallo stesso Rovighi e da Ruhin. Considerati questi dementi , non si può più trovare null a di scandaloso nei dati sulle vite dei gene rali , ripo11ate da Rovighi .

1.3. L'età liberale e la Grande Guerra Alla luce dei presupposti considerati, si vede come alla fine del diciannovesimo secolo la popolazione e braica fosse indissolubilmente inserita nel tessuto sociale della nuova realtà italiana, particolarmente polarizzata in poche grandi città del centro-nord: Venezia, Perrara, Milano , Torino, Genova, Livorno, Firenze, Ancona, Roma e nella irredenta Trieste. Era anc he vero però che l'aspi razione a tale inserimento non signil"icava necessari amente abbandonare il bagaglio culturale e antropolog ico di c ui la tradizione mosaica era port,itrice, ma allo stesso te mpo risultò difficile attuare "l'aspirazione degli ehrei italiani I ...di I un a integrazione senza assimilazio ne". Questa via di mezzo per sentirsi italiano senza "ammettere d i non essere più e breo" non sare bbe durata troppo a lungo, facendo prevalere pa1ticolarmentc il forte patrionismo italiano - "quasi l'essere ebrei fosse un non essere comple ta menti italiani" - oppure, in aJcuni casi, uno spirito sionista extranazionale <.:he comunque era minoritario, apolitico cd ininllucnte come ostacolo all'assimilazione. La coesione relig iosa di secoli pe rdeva vigore pe rché era stata soppiantata dal quella patriottico-nazionale, in sostanza non ci si senti va più ebrei integrali. L' allontanamento daHe Comunità locali fu soste nuta: all'incirca il 30 % a cavallo de i d ue secoli . li timore, che ne seguì , di potersi distaccare dalla pratica e dall'osservanza del culto e dei precetti religiosi per gli effetti della secoJarizzazioue e deHa laicizzazione pe rò non impedì l' ulteriore prosecuzione nelle carriere dello Stato e a maggior ragione delle Forze Armate. Nelle guerre coloniali l'apporto ebraico fu ingente, tanto da meritare per la guerra italo-turca in Li bia "due cavalierati del! 'Ordine militare di Savoia, 6 medaglie d'argento, 17 medaglie di bronzo e moltissimi encomi solenni". l 'ora della prova rimase comunque la Grande Guerra che non solo risultò l'e nnesima dimostrazione del valore e dell 'e ro ismo del soldato italiano di religione ebraica, ma il " momento decisivo di quel processo di «snazionalizzazione ebraica e nazionalizzazione italiana»" . La sua partecipazione in tutto il periodo bellico fu ingente e ricca di episodi eroici, tanto da meritare innumerevoli decorazioni: 3 med aglie d 'oro, 20 7 medaglie d ' argento, 238 medag lie di bronzo, 28 encomi sole nni. Notevole fu i_l numero degli irredenti, soprattutto triestini . Tra i decorati ebrei vi era anche il più giovane, il diciassettenne Roberto Sarfatti , ed il più anziano, Giulio Blum , entrambi volontari. All ' età di 70 an ni , il barone Giorgio Enrico Levi si arruolò quale soldato semplice all' ini zio della guerra, d alla cui fine ne uscì con la promozione per merito di guerra al grado di capitano cù una medag lia d 'argento al valor militare. Nell ' intero periodo del connitto mondiale gli ufficiali generali israeliti erano 2 1, tra i quali Emanuele Pugliese, Roberto Scgrc, Angelo Modena


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e Guido Liuzzi , uno <lei militari ehrei più rappresentativi e più gloriosi ne l periodo della g uerra mondiale. Tra i legionari fiuma ni vi erano 79 chrci. Nel 1920 erano nelle amministrazioni dello Stato 3259 ebrei , dei quali 267 dipendenti del Mirùstero dell'Esercito e 11 7 <la quello de lla Marina. Ovviame nte tutto questo patriottismo era tutto italiano, quindi mentre risultavano , intonate, seppur retoriche e propagandistiche le esaltazioni della Grande Guerra come una lotta contro un no vello Nahucodonosor con il picke lhaube in testa, apparivano fuorvianti le accuse di Alfonso Pacifici nc ll 'arlicolo " Una spada a doppio Lagl io" in cui si poneva il problema de lla lotta fratricida tra ebrei italian i ed ebrei turchi , che si era svolta nel deserto libico. La disputa polemica nacque dalla cerimonia del 7 g iug no 1914 nella quale si consegnò la spada d 'onore all'ora cap. Emanuele Pugliese eroe della guerra di Libia, ma Pac ifici non si accorge che i suoi voli pindarici seguivano all ora alcune logiche non del tutto convergenti con il mutato sentime nto di appartenenza dei s uoi correligionari. L'integrazione lra ebrei c<l altri italiani fu ormai cosa normale anche nell'impresa di Fiume, dove Gabriele lYAnnunzio, nell'elogiare i suoi commilitoni ebrei, condannò l'antisemitismo.

1.4. L'avvento del fascismo Se tra Stato italiano e cittadini di fede mosaica no n c'era stato alcun moti vo di avversione, non si vede perché questa avversione dovesse emergere proprio <lai movimento politico fondato da Be nito Mussolini nella primavera <lei 191 9. U fascismo nell a sua critica all a società liberale non faceva differe nze re li giose: il suo scopo rivoluzionario era liberarsi dalle !"orme rappresentative borghesi , attraverso l'esaltaz ione proprio di quei valori nazio nali cd eroici che la g uerra appena conclusa avevano ri svegli alo in grossi settori della g ioventù italiana. Quindi se molti e bre i potevano e ssere considerati nemici perché borghes i, mo lti altri potevano essere cooptati perché e roici g uerrieri. Ecco perché gl i ebrei , italiani tra gli italiani. si suddivisero dopo il trattato di Versailles tra que lli che difendevano lo sta/us quo anle e quelli c he lo vo le vano di struggere, tra quelli che si ponevano in antitesi con g li idea li che il fascismo si proponeva di creare e quelli c he invece li avrebbero voluti conseguire anche con il martirio. A tal proposito Michele Sarfatti preci sa che gl i ebrei furono " rascisti come gli altri italiani , più antifascisti degli altri italiani" , ma questo si spiega con la maggior pai1ecipazione degli israeliti alla cosa pubblica che li faceva riflettere di più su que llo che poi sarebbe divenuta '·ta fede nei dogmi di una nuova religione laica che sacrali zzava lo Stato". lJn popolo, che aveva co me origini stesse della sua identità l'affermazione di un monoteismo rcrrco di 5000 anni, era ev identemen te più restio di altri ad appoggiare una tendenza di politica asso luta . Risultererebbc strnmentalc e opportunistico dare peso dopo mo lti anni a frasi e concetti vaghi e contradditori dello stesso Mussolini, solo per rec uperare le illusorie origini di scelte successive, altrimenti incoerenti con l'evolversi del ventennio. Se nel 1919 Mussolini parlava Lii "razza ariana" c <li "vcmlclta


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dell ' Ebraismo contro il Cristianesimo" c iò aveva sig nificati amhig ui e comunque sempre rivolti al sillog ismo comunismo-ebraismo-massoneria-borghesia, sillogismo, oltre che contraddittorio, anc he non originale. Per di più , secondo Mussolini . il te rmine razza nei suoi svariati significati aveva maggiormente il senso di stirpe o popolo, più che di entità biologico-razzistica. L'analisi dei fatti mostra invece come l' antic lericale Mussolini ed i suoi seguaci . di va.rie tenden7.e ed origini , non solo erano estranei a lle differenze religiose, ma erano attratti solo da ciò che li avrebbe avvantaggiati ne lle loro aspirazioni di potere. Quindi visto che era in sinto nia con i propri idea li e visto che gli e bre i non gli "erano né particolam1ente simpatici né particolarmente antipatici", il ruturo duce non si poneva proprio il problema relig ioso. e meno che mai quello razziale , nella scelta dei suoi sostenitori e militanti. Ecco quindi la presen7.a di 5 chrci tra i 119 fondatori del partito nella riunione de l 23 marzo 1919 a piazza S. Sepolcro; come ebrei furono alcu ni tra i sostenitori dei primi anni. per non parlare della s ua " nin fa cgcria" Margherita Grassini Sarfatti, madre del Rohcrto, eroe della Grande Guerra. In molte occasioni - sempre ponderate dalla contingente opportunità politica - Mussolini non tralasciò nea nc he la loro esaltazione palese. come nel comi zio a Milano del 191 7 in cui elugia11du il sacrifico dei vulu11lari lrie1>tini , volle porre sug li altari pro prio l'ebreo Giacomo Vene7.ian, od in quello del 13 gennaio 1921 in cui proprio il Sarfatti era immolalo come simbolo dell 'eroismo g iovanile italiano. Ne l s uo primo discorso alla Camera riconobbe che ·'il sacrificio di sangue dato dagli ebrei italiani in guerra è stato largo e generoso'·. Tra quelli che poi verranno inna lzati agli altari come martiri della causa e della rivolu zione fascista c i furono tre ebrei morti negli scontri contro i sociali sti tra il 1919 e il 1922 (Du ilio Sinigaglia, Gino Bolaffi , Bruno Mondolfo) . Prima de l 1922 gli chrei iserilli al PNl• erano 590.

1.5. "La cosiddetta Marcia su Roma", ovvero la fedeltà costitu:r.ionale del gen. Pugliese Ne ll 'ottobre del 1922 si profilava lo spettro dell ' imminente colpo di mano di Musso lini . Gli avven imenti di quei giorni vide ro tra gli attori principali tre ehre i: J\ldo Fini.i (d'origine), stretto collaboratore di Mussolini ; Gino Olivetti. industria le filofascista e il pluridecorato magg iore generale Emanuele Pug liese, comandante del presidio della capitale e quindi responsabile della difesa e de ll a sicurezza di Roma. Di versamente da quanto po i ripo1tato dalle leggende intorno alla data del 28 ottobre il numero degli squadristi era di c irca 26.000 e quello dei militari posti a fem,arli erano 28.400, circa i due terzi degli interi effettivi in anni. Di conseguenza Pugliese aveva un numero di soldati più che suffic ienti pe r fe rmare i " marciatori", c he in realtà erano poco più che shandati , "una massa amorfa" , armala alla bene e meglio, "munita in massima p arte. di pug nali , rande lli e vecchie pistole di diversi cali bri". In realtà la marcia su Roma, pomposamente definita dai nuovi in4uili11i dei palaa i governati vi cu111e " ri vo -


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luzione" o "operazione militare", fu un autenti co bluff, come lo stesso Pugliese dovrà spiegare negli anni '40-'50 per scagionarsi dalle accuse di tradimento o di fami li arità con il fascismo, postegli dall'on. Lussu: "Alla dicitura : «marcia su Roma» si è sempre premesso il «così detta», perché, di fatto , questa fu marcia ferroviari a indisturbata, fino ai limiti del territorio di Roma, dove venne, i11vece, decisamente fennata dall'Esercito, e di dove poté proseguire, solamente dopo che l'Esercito glielo consentì , a seguito di ordine ricevuto". Se era vero che molti , anche tra gli alti ufficiali, avevano simpatie pe r il fascismo tullo ciò non valeva per Pugliese, che incarnando la lcdcltà al re cd alla Costituzione, "da vero Soldato, era alieno da atteggiamenti che si allontanassero da quelli che la disciplina, l'interesse dell'Esercito e del Paese imponevano [...l [vero esempio dii quella tradizione apolitica che era un vanto del nostro Esercito". A11zi proprio per questo motivo egli di propria iniziativa sottopose un piano particolareggiato di difesa ne l settembre del 1922 al Ministero della Guerra, in previsione della catastrofe, che poi si realiu,erà. Arrestare l'avanzata dei fascisti appariva facilissimo: bastava farli disperdere da soli ne lle campagne a causa della loro impreparazione cd assenza di iniziativa, fermando i treni ad una distanza di ciJca 80-90 km, senza necessità di spargime nti di sang ue. Tale banalissima idea venne solo a Pugliese, ma "l ' Autorità Militare" che avrebbe dovuto "garantire la tutela dell ' ordine" , ossia il suo dirello supe riore ten . gen. Ravazza banalizzò la situazione, senza predisporre il "piano generale per tulla Halia" come chiedeva Pugl iese. Gli unici provvedimenti che vennero presi in considerazione furono quelli intorno a Roma , per bloccare i convogl i ferroviari. Il governo si se ntiva quindi protetto (a ragione, potremmo dire oggi, se la situazione poi non fosse stata condi zionata dalla paura di Vittorio Emanuele III di perdere la corona), perché Pugliese aveva garantito non solo l'obbedienza alle istituzioni da parte anche di quei numerosi ufficiali filofascisti, a lle sue dipendenze, ma altresì c he non sarebbe sorto nessu no scontro "fra fascisti ed Esercito e conseg uente g uerra civile, che avrehbe provocato l'abdicazione del Re". fl discorso che Pugliese fece ai suoi uomini la mattina del 27 ottobre no n lasciava dubbi sulla fedeltà dell 'Esercito, anzi esprimeva una sottile in-itazione per i dubbi che e rano stati posti dal ministro Soleri: "Signori Ufficiali, alla certezza che il Ministro della Guerra espri me nella fedeltà assoluta di ogni militare dell 'esercito al g iuramento ch 'egli ha prestato di fedeltà non solamente al Re, ma altresì allo Statuto a alle altre leggi dello Stato, risponde piena, intimamente convinta, altrettanta certezza per mia parte. [ ...] Proprio la fedeltà allo Slalulu, 1..:aru a Pugliese, ril.Jc1uivc1 la sua a vvers iu 11t:


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contro Mussolini , so vvertitore dell'ordina mento costituzionale. Non essendo politicizzato, come in vece si volle far credere, egli era " un antifascista e un antidannunziano, [non r er motivazioni politic he ma solo] pe rché disapprovava, senza ammettere di scussione, ogni forma di prepotenza, e in particolare quando veniva fatto contro la legalità". Dopo molti te ntennamenti , il generale ricevette l'ordini di fermare i fascisti , ordine che fu espletato da soli 400 carabinieri senza l'uso della forza, vista la fragilità dei marciatori. Le linee ferroviarie furono intcJTotte a Civitavecchia , Avezzano, Orte, Segni dal giorno 28 fino alle prime ore del giorno 30 ottobre, quando, dopo due giorni di caos politico durante i quali Vittorio Emanuele 111 esternò forti timori di perdere la corona, il Governo ordinò di ripristinare la circolazione. I fascisti entrarono a Roma solo nel pome riggio del 30 , quando ormai la gue rra civile e ra scong iurata, avendo il re già dato l' incarico a Mussolini di formare il nuovo governo. Un'ulteriore opposizione di Pugliese all ' ingresso a Roma de lle camicie nere sarebbe stata anti-statuta ria, proprio come l' eventuale entrata delle stesse solo due giorni prima . Il colpo di Stato era già avvenuto, ed il suo protagonista era proprio il re , non Mussolini (che però ne ebbe il vantaggio) né meno che mai Pugliese, c he sarà per troppi anni ingiustamente accusato "di solidarietà pretoriana nei confronti del fascismo" da provocatori come Lussu. La figura di Pug liese, anc he pe r opera della propaganda fascista, che falsame nte dipinse la marcia su Roma eroica, ehhe da nni immensi, soprattutto nell'ono re e ne lla carrie ra, sia durante il ventennio, s ia nel periodo repubblicano , proprio per queste infamanti accuse. Se il protagonista del temporaneo aITesto delle camicie nere era stato un e breo, ciù non significa che non vi fossero suo i correligionari nell'altra sponda, anzi 230 fu rono gli israeliti (227 italiani e 3 stranie ri) che ottennero il brevetto della "marcia su Roma" e 746 erano quelli c he risultavano allora iscritti al Paitito Nazionale Fascista oppure al Partito Nazionalista , c he poi si fusero nel marzo 1923.

1.6. Il fascismo al potere Dal 1922 in poi molti furo no gli e brei c he rivestirono incarichi di non secondario rilievo all'interno dell ' amministrazione fascista: Maurizio Rava vicegovernatore della Lihia, governatore della Somalia e gene rale della milizia, Guido Jung , g ià deputato, diverrà nel 1932 addirittura ministro delle Finanze , perché " un e breo e ra quello che ci voleva alle Finanze" . Questo "idillio" non sembrava essere minacciato da episodi minori di antisemitismo di matTice cattolica o nazionalista, presenti anche nelle Forze Armate, come il caso di un sacerdote che du rante una cele hrazionc fatta a Roma nel dicembre del 1924 ad un grnppo di reclute esordì in un esaltazione antiebraica. L' accaduto venne rif'crito al Consiglio della comunità israelitica da parte di un gruppo cospicuo di allievi ufficiali ebrei presenti quel giorno, tanto da provocare sdegno ed irritazione da rarlc delle istituzioni e braiche della capitale:


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Sono state istituite presso i reggiment i <le i Regio Ese rc ito conferenze quindici na li ai soldati : esse sono tenute da preti in abito talare: un d 'essi nella c aserma Ferdinando di Savoia ha pa rlato di "prez7.0lati e bre i", <li "spregevoli e bre i" ... a lla presenza di diciannove allievi uffic iali Ehrc i. Uno di questi g iovani ha stenografato le ... spregevoli parole cd è andato dal Colonne ll o, Comandante il regg imento, a pregarlo <li e sime re lui ed i colleghi da certe confere nze. Il Comandante però ha dichiarato di 110 11 poter far 11ie11te ...ed allora è necessario che noi facc iamo qualche cosa; propone pertanto che il nostro Rahhino Maggiore faccia sì c he gli allievi-uffic ia li siano esentali da certe conferenze. Siamo - esclama il Consigliere Spizzichino - in condiz ioni peggiori che col Papa! Si può comunque dire che lai i sporadic i e pisodi non modificarono il sostan1.iale accordo tra regime e comun ità e per il momento non facevano sospettare nulla <li tragico, anche perc hé il reg ime. dopo i Patti Lateranensi <lei 1929, be nc hé confe rmasse la religione cattolica come re ligione <li Stato, non mostrò comportamenti ostili nei confronti degli c hrei; un esempio ru l'equiparazione <lei rabbino al sacerdote cristiano come uffic ia le <li stato c ivile per la celebrazio ne de l matrimonio. Anche la nuova legge sulle Comunità fu accolta con profonda soddisfazione <la parte dell'chraismo italiano. Pe r quanto riguarda la vita all ' interno de lle Forze armale si respirava !"assoluta parità tra c ristiani c<l e hrei. ta nto che quando l'Unione del le Comunità richiedeva penni.:ssi e li cent.e per i militari correlig ionari in vista de lle solc nniti1 israelitiche, i ministeri competenti concedevano tali agevolazioni in base alle necessità <li servizio. Per favorire il regolare andame nt o re ligioso anc he ne lle comunità, i rabhin i, la cui ope ra fosse ri sultata " indispcnsahile ed insoslituihile per l'assistenza re ligiosa <le i fede li affidati alle loro c ure'', veni vano dispensati dal ric hiamo alle armi in caso <li mobilitazione, tramite richiesta espressa ogni anno de ll ' Unione; solo con la guerra <l' Etiopia si sentirà il hisogno di costituire un istituto militare pe r !" assistenza a i soldati israe litic i c on l'arruolamento di alcun i rabbini. Dopo l'ascesa di A<lolf Hitler al cancellie rato ted esco, a rihadire questa condizione imperturbata fu l'alliludine de lla Pe ni sola ad offrirsi proprio come una de lle mete predilette dagli e brei lccJcschi , obbli gali a<l e mi grare. per la sua tolleranza e per il suo "sovrano disprezzo lcontroJ talune dottrine d ' oltralpe" . Proprio nei g iorni in cui Hitler fece la sua prima timida apparizione in Italia ne l g iugno 1934, v i ru una ulteriore testimonianza con la quale il regime di allora inte ndeva dimostrare come il patriottismo non avesse confessione re lig iosa: sulle colonne <le " li Popolo <l'Italia" apparve vi branle una e nnesima esaltaz ione de lla medaglia <l 'oro Venezia n . Proprio in que l periodo , Mussolini non nascose ne mmeno la sua profond a cordialità nei confronti de i sionisti , purché si trallassc <li questioni inlcrna1.ionali ed in pa11icolar modo de lla possibililà per l'Italia di accaparrarsi il prolcllorato od il mandato in Palestin a; quindi l'alta le nante e dutti le fisionomia che il dit-


f:brei

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Forz.e J\rmate nel periodo.fascisra

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tatore volle dare alla politica estera italiana lo portò ad essere sionista od antisioni sta. alternativamente, se doveva rendersi amico dell' ebraismo internazionale , della Gran Rretagna o dei paesi arabi. E ' chiaro quindi "che in lui il pensiero sul razzismo oscillava fra l' indifferenza e un antisemitismo di maniera secondo le opportunità politiche [ ...] S icché si può ben parlare, con le cautele del caso, di un Mussolini razzista riluttante o anche opportunista", come disse per primo Antonio Spi nosa ne l 1952. Il duce "decise di servirsi degli ebrei come pedine del suo gioco: se poi g li rosse ri uscito. con la paura, d i ottenere la fedeltà degli ebrei allo stato fascista , c iò sarebbe stato per lui puro guadagno" .

1.7. La scuola marittima di Civitavecchia: "Il destino dei popoli mediterranei è sul mare" I ,a politica altalenante di Mussolini nei confronti de i sionisti ebbe anche un risvolto molto impo11ante per la successiva formazione militare degli ehrei, infatti fu a lla base della marina militare del futuro stato d'Tsraele. Alla Scuola Marittima di Civitavecchia fu aggiunta proprio una speciale Section juive, destinala ad accogl iere e lement i israeliti come allievi. L' idea di una scuola di navigazione , che accogl iesse ebrei, era so11a g ià ne l 1930 fra alcuni giovani revisioni sti in mass ima pa11e prove nienti dall 'Europa centro-sette ntrionale , confluiti nel movimento " Rethar", una organ izzazione c he si prefissava tre obbiettivi princ ipali: preparazione educati vo-culturale, preparaz ione di autodifesa fi sicosportiva e preparazione professionale. Ovv iamente questa iniziati va, promossa orig inariamente dal movimento sionista anti-britannico di W. Z. Jabotinsky e dal pror. Sciaky, rientrava ne i piani di cordi alità mussoliniana verso quella frangia revisionista intenzionata ad e liminare il mandato inglese sui tetTitori palestinesi. I primi corsi speciali per g li ebre i, " purc hé siano da almeno due anni iscrilli al Hetar·· si svolsero ne l dicemhrc del 1934; lo stesso Jabotinsky ne fu l'animatore ed il coordinatore, mentre il eap. N. Fusco, giovane ufficiale della marina me rcantile italiana, assunse la direzione effeuiva dei corsi. Alla fine del primo <li quest i su ventinove allievi ehre i, vcntiquallro superarono gli esami di teoria; avendo conseguito il titolo di Capitani di medio corso, essi furono subito assunti in servizio in varie Società di nav igaz ione. Al secondo corso parteciparono c irca sessanta allievi. Per alternare lo studio teorico e la pratica effettiva. oltre ali ' impiego di piccoli pescherecci per l'atti vità ittica, si provvide anche a l re perimento di un grosso veliero il Quattro Venti , convertito in nave scuol a e battente bandiera italiana col nome Sara I , per alcune crociere nel Mediterraneo. Jabotinsky cerci'> sempre di tenere in considerazione il !atto di essere in Italia e per questo esortava gli allievi strani eri non solo a studiare rebraico, ma anche l' italiano , perché sarebhe staia la lingua in cui si sarebbero svolti g li esami e perché le ceri monie si chiudevano sempre al canto di inni fascisti cd ebraici. Lo spirito israelita non passò comu nque mai in secondo piano, lo stesso Jabotinsk y ebbe modo di confermare c he " la presenza dei Sacri Rotoli della I ,egge, vi ricorda che la vostra nave è anche il vostro Tempio, perché que sto è il gra nde co m-


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pito d ' Israele , di fare dell a vita una religione". Per una g ioventù a cui "è stata tolta od è contesa una patria , e c he orienta la propria atti vità verso l'idea e la realizzazione dello Stato Ebraico", l'obbietti vo rimane va sempre quello di imped ire che " la scaltrezza hcn nota dell ' Inghilterra" continui a sfru ttare il mare e la te rra di Palestina. li Go verno italiano e ntusiasticame nte approvò questa atti vità, che durò fi no all'a nno 1937-38, periodo in c ui era in atto il cambiame nto di rotta nella politica italiana verso gli ebrei, concludendo così il princi pale rapporto tra regime fascista e sionisti , che sarebbe dovuto poi sfociare in a naloghi episodi nell ' istruzio ne aeronauti ca e militare nel suo complesso .


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Capitolo 2 1936-1938 : Le premesse della Legislazione antiebraica 2.1. La svolta del regime

La guerra <l ' Etiopia si era rivelata un completo s uccesso diplomatico persona le pe r Mussolini ed aveva rafforzato il s uo regime, elevando a i suoi massimi storic i l 'andamento del consenso popolare, allo stesso te mpo aveva fatto capire al dittatore che fi nalmcnle era giunta l'ora di effettuare quella slerzata verame nte totalitaria per la creazione della coscienza <ldl ' ilaliano nuovo e di una "nuova c iviltà" fascista, che rino ad allora era mancata. Da questo momenlo nella mente di Mussolini iniz ieranno a c ircolare alcune idee conlro la borghesia, considerata la compone nte stanca e po ltrona della società. Tra le iniziati ve <li rinnovame nto, poi definite "poderosi cazzotti allo sto maco", appariva necessario imporre ai gagliardi ed intrepidi italiani quell a "chiara, derinita, o nnipresente coscienza di razza" senza la quale " non si te ngono gli impe ri". Se si voleva dar corpo a quesla ambiz ione, le dolci parole rivolte alla Faccetta nera erano ormai divenute scomode e molli , per un popolo che doveva avere ambizioni da dominatore. Quindi , per il de miw~o era opportuno iniziare ad irrobustire sul serio il carattere latino proprio sulla questione del l' Impero, ovvero porre differe nze razziali tra ci ttadi ni italiani e sudditi neri. Pe r d is posiz ione legislativa, si ini ziò a punire chi tenesse "rel azione <l ' indole coniugale con persu11a s uddita dell 'A frica Orientale Italiana u stran iera appaitenente a popolazio ne che abbia tradiz ioni , costumi e concetti giuridici e socia li a naloghi a quelli de i sudditi dell'Africa Orienta le Ita liana". Lo stesso segretario <lei pa rtilo fascista , Achille Starace, per la riforma del costume vedeva pro prio il razzismo co me 1111 e le mento insostituibile: " Se gli Italiani potessero essere imbevuti <li una coscienza razz iale, il sedimento de ll 'antica Itali a potrebbe allora emergere dall' anima del popolo". Anche g li amb ienti militari no n rimasero immuni da questa linea politica; in base ad alcune d irettive dell o slresso capo del governo <lai maggio 1937 vennero esclusi i meticci dalle ammissioni nell 'esercito . Se tutto c iò con gli ebre i non aveva nulla a c he fare, no n venemlo ancora considerati una razza diversa da q uella italiana e meno che mai bersaglio di discriminaz ione , allo stesso tempo peri'l il problema sulle razze era stato così avv iato a nche in Italia, tanlo che da questo momento "la questione africana eserc itò un ' inlluc nza non trasc urabile nella più gene rale svo lla razziale". Ammesso q uindi c he M ussolini abbia abbraccialo le prime idee razziste senza influenze straniere , c iò però sign ifica che soltanto q uando " l' Itali a di venne una pedina del Reich" la s ua dultrina acquistò ele me nti antiebraic i. ln falti il dittatore italiano "poteva avere i più svariati motivi di ri sentimento contro gli ebre i, ma una sola rag io ne per perseguilarli in quanto « razza»: la sciagurata alleanza con un nemico degli ebre i" . La genes i de llo sviluppo della poli lica razziale fascista è pe rc iò da ricercare negli effetti dell' alleanza con il dittatore nazista. Con questi prc-


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supposti, se dopo la g uerra di Etiopia le re lazioni italiane con Parig i e Londra si erano rive late inevitabilmente lese, a Mussolini , totalmente isolato in diplomazia, per forza degli avvenimenti più che per volontà propria rimaneva fatale legarsi proprio con l'unico alleato naturale che g li si prospettava davanti: Hitler, anch 'egli oggetto della riprovazione europea pe r l'occupazione armata della Re nania. Il 9 giugno 1936 il duce nominò ministro degli esteri Galeazzo Ciano, che da quel momento in poi realizzerà una politica di conc reto a vvicinamento a Berlino. A questo punto l'a lleato tedesco, benché non avesse mai rivolto pretese dirette, condizionò tuttavia l'atteggiamento che il fascismo aveva ne i confronti degli ebrei, sia strnnieri che italiani , trovaJ1do te rreno fertile dopo le imprese afri cane. "L'allineamen to anche in questo settore della politica italiana a quella tedesca fu sentito «necessario» e fu voluto da Mussolini e dal.la maggioranza d e i fascisti come indispensabile per una reali zzazione totalitaria dell' «asse»", una sorta di " pegno di so lidarietà I ...e dil fodeltìi". "Non è vero che le leggi del 1938 furono imposte dalla Germania; furono una libera scelta di Musso lini" proprio pe rché "il suo atteggiame nto verso gli ebrei fu essenzialme nte politico. non ideologico o strumentale e questa è una diffe renza fondame ntale fra fascismo e nazismo" . Conformemente a questo stato di cose, in novembre le alte sfere diplomatic he italiane credettero opportuno ev itare !"invio del gen. del U. N. Rabbeno, d i religione ebraica, come messo a Berlino. proponendosi pe r il futuro di disporre s imilmente nella scelta di personale da in viare per missioni in Germania. Mediante una campagna progressiva cd ininterrotta, dall ' eslalc de l 1937 la propaganda del regime iniziò marcatame ute a porre una differenza dualistica tra gli " Italiani ebre i" e g li "ebrei Italiani", ossia sionisti od antifascisti; non volendo quindi ammettere vie di mezzo . Se questi mutamenti ideologici si facevano strada ne l progetto di Mussolini , la condi;,,ion e degli ebre i all'interno nelle Forze Arma te non cambiò nell ' immediato: il regime continuò senza esitazioni a dare ripetutame nte ampio ri salto a lla morte deg li eroici soldati italiani di religione e braica. E' facile quindi inte ndere come, ancora nel biennio '36-' 37, la vita dei militari israe liti fosse imperturbata. Anche il cullo relig ioso degli stessi soldati non era ostacolato, a tal punto che per le festi vità mosaic he le a utori tà militare continuavano con prontezza a concedere i pern1essi ai militari ebre i "compatibilmente colle necessità del servizio" , mostrando ancora una volta l'inesistenza di allcggiamenti antisemiti diffusi nel tessuto statale, meno che mai in quello militare. In questo contesto si inseri sce anche l' impresa iberi ca, che per il fascismo italiano non fu sostan zialmente un successo, fu il primo incidente di pe rcorso della sua storia, e proprio dalla guerra di Spagna de ri vò per Mussolini la necessità ancora più impellente di offrire concessioni ideologiche alla Germania nazista, allineandosi in maniera concreta col vecchio discepolo d'oltralpe, i c ui metodi erano stati giudicati barbari e incolti solo tre anni prima nel discorso del duce a Bari .


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Ebrei e Forze Armate nel periodo fascista

2.2. La preparazione alla legislazione antisemita all'interno delle Forze Armate Nel 1937, constatala l' impossibilità di imboccare un antisemitismo toutcourt di matrice tedesca, perché di fatto escluso da lla me ntali tà italiana, si optò per inglobarlo in un contesto più a mpio, quello del razzismo , ma con una connotazione più spirituale che biologica. Tale precisazione doveva differenziarlo da que llo gennanjco, per evitare accuse d i copiatura, e allo stesso tempo renderlo il più accettabi le ed indolore possibile agl i occhi della popolazione italiana. Similmente al caso del generale de l G.N. Rahhe no, il I luglio si provvide a mette re da parte un altro allo uffi ciale: il gen. Ugo Levi c he al mome nto della promozione a generale di divisio ne "non fu destinato, per ovvie ragioni , al comando di una divis ione, ma continuò nella carica di addetto al i' Ispettorato del genio". Solo l'anno dopo e per "ottempere a lla disposizione di legge" verrìi destinalo ad un "comando corrisponde nte al proprio grado [ossia ... ! al comando della Divis ione Catanzaro (sede di secondaria importanza) allo scopo di avere fra pochi mesi - elementi per prenderlo in esame per l'avanzamento ed elimina rl o dallo s.p.c." . Un caso certo di mancata promozione per motivi ra1.1.iali fu invece que lla che impedì al cap. di vascello U. Pardo di indossare la greca da ammiraglio , ne i primi mesi del 1938. Ne ll' autunno 1937 dal Ministero della Uucrra, della Marina e quello dell 'Aeronautica si ini1.iarono ad impartire delle diretti ve precise, per preparare azioni di epurazio ne arbitrarie con ogn i mezzo a di sposizione, nei confronti degli ebre i all' interno delle Fori.e Armale. Lo scopo era quello di evitare nuove ammi ssioni ai corsi delle sc uole e delle accademie mjlitari - attraverso informazioni sulle famiglie, visite mediche, esa mi orali - e que llo di rendere il più dura possibile la vita per i cadetti e gli allievi g ià in forza agli istitut i. Per l'anno scolastico '37- '38 non poterono essere effettuate scremature, solo perché le selezioni erano g ià avvenute e i rehltivi candidali erano g ià stati ammessi, ma ciò non impedì d i provvedere affinc hé fosse "resa difficile" la loro permanenza per favorire il loro abbandono volontario o una espulsione mot ivata da cause disciplinari o di re nd imento. Verrà comuni calo in seguito (5 luglio 1938) comunque che gli allievi israeli ti non davano motivo per tale acca nime nto, anzi la loro condotta era esemplare nel re ndimento, nello studio e nel contegno, quindi anche agli esami di passaggio o di fine corso, per loro basali sulla " massima severità" , non si trovò moti vo per agire negativamente nei loro confronti. Nell 'anno sco lastico '37- ' 38 i comandanti de lle accademie individuarono 22 allievi e brei (o presunti tali) nelle scuole uffi ciali dell'Esercito , I nell'accademia della Guardia di Finanza, IO nell 'accademia navale, 4 nell'accademia aeronautica. Parallelamente era necessario pe r Mussolini pre parare una li sta affidabi le sui nominativi degli eleme nti già in servizio permanente , da allo ntanare per motivi razziali . C iò portava al problema di redigere elenchi completi nella massima segretezza , vista la posizione di comando di molti chrci all 'inlcmo de lle stesse Forze Armate. L'ele mento sfa vorevole in questo lavoro fu la quasi totale manO


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canza di distinzioni re ligiose all ' interno degli a mbienti militari, infatti le uniche doc ume ntazioni che facevano m enzione al credo re ligioso erano le basse d 'entrala negli ospedali militari , o ssia documentazioni esiste nti solame nte per quei soldati che avevano effettualo ricoveri o degenze. Si "dovette pre ndere coscienza de l fatto, imbarazzante ma tipicamente italiano, c he nessuno sapesse quali erano g li ufficiali ebrei dell ' esercito". Un me todo possibile e apparenteme nte efficace venne rintracciato nell'analisi dei cognomi dei militari , pre nde ndo come parametro l' elenco dei cognomi degli Ebrei d ' Italia pubblicato da "Il Te vere", da " li Quadrivio" di Roma e nel fascicolo 205 (30 aprile 1930) dc " I ,a Vita Italiana" e compilato nel 1925 dal Samuele Sc haerf. Tale elenco , comprende nte I 650 cognomi corrispondenti a 9 .800 famiglie, si fondava sulle registrazioni dell ' Ufficio Statistico de l Keren llajesod (Fondo di Ricostrnzionc Palesti11ese) d ' Italia e proprio in que l periodo reso nuovamente famoso dalla pubblicazione del libro Sotto la maschera d'Israele di Gino Sottochicsa. Anche questo metodo non risultò affida bile , perché accanto a nomi ce rtamente di origine ebraica , che comunque non dimostravano, ormai nel 1938 , null a sulla confessione professata (come detto da Mondini) , figuravano nomi Lalrncnlc diffusi come Rossi o no mi come Caviglia c Graziani che sic urame nte avre bbero creato non pochi proble mi alle autorità preposte alla redazione degli elenchi definitivi dei militari da congedare. Jn questa occasione, affida rsi con sicurezza sui cognomi "Bologna", " Modena" o "Fiorentino", oppure sul nome " Abramo" si rivelò un tranello più che un aiuto. Tuttavia nel febbraio del 1938 ve nne ini ziata almeno l' individuazione di alti ufficia li probabilmente ebre i, attraverso la lista de i quadri d'avanzamento, prendendo come " indizio" proprio il libro di Sottochiesa che aveva forni to il suggerimento , ma con il beneficio di controllare ne l censimento presso l 'Istituto Ce ntrale di Statistica. Dall ' indag ine sommaria a fine febbraio si arrivò al numero di 17 generali e 46 ufficiali superiori con l'aggiunta poi di altri due, uno no n in quadro d' avanzamento (ten . col. Levi de i RRCC di Tripoli) , l'altro con un nome non presente nel libro, ma e vide nte mente ebreo lsic ], il col. Chierieleison . Si verificò anche la consistenza de lla presenza ebraica tra i combattenti in Spagna attraverso degli informatori . Tra g li ufficiali oltre mare venne ro ind icati due te ne nti colonnelli all ' ufficio " I" di Sala manca : Giorg io Morpurgo ed Umberto Ree r. Per quanto riguarda la pre parazione del popo lo, il regime prov vide ad eliminare ogni pubblicità per gli episodi di patriottismo degli ebrei ita liani , ma allo stesso tempo ce rcava di non allarmare troppo gli ambienti ebraici, sopratluUo quelli più fascisti. La realtà appari va però nettamente diversa e, nella sua profonda ambiguità e nel suo "sapore do lciastro", l' Informazione diplomatica n° 14 de l 16 febbraio 1938 " rassicurava, e al te mpo stesso inquietava", evidenziando come gli e bre i fossero un ingombro, essendo così tanti in posti di comando dell'apparato statale e socio-economico italiano; appari va necessario "vegliare" per riequilibrare la parte "sproporzionata ai meriti intrinseci cd individuali" . Quello che in pubblico sembrava pac ificatorio e "conciliante", in privalo veni va definito dallo stesso Mussolini " un capolavoro di propaganda antisemita".


Ebrei e Forze Armale nel periodo fast:isiu

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Durante la visita del Fiihrer a Roma ai primi di maggio il discorso anliscmita non venne toccalo e le misura di sicurezza sia italiane che te desche e rano rivolte esclusivame nte contro gli ebrei stranieri . Forse Hitler non si sarà neppure accorto c he tra le colonne mili tari in parata per via dell ' Impero, che entusiasticamente lo accoglievano, sfilavano rigorosamente a passo d ' oca proprio uffic iali e soldati ebre i. Se ufficialmente il governo italiano non aveva iniz iato nessuna azione antiebraica all ' inte rno degli ambienti militari, a fine maggio alcuni comandi della MVSN pubblic izzarono la lettura per tutte le camicie nere dei Protocolli dei Savi di Sion; tale disposizione creù non poche opposizioni da parte de ll'ebraismo italiano: il gen. Guido Liuzz i chiese polemic ame nte un 'i nchiesta su questa iniz iativa. A partire da cii'i, tullo quello c he accadde nell'estate del I 938 non era che la logica e inevitabile ulteriore tappa di questa tetra v ia che il dittatore italiano aveva deciso d.i intraprendere, con la convinz ione che non avrebbe incontrato resistenze consistcnli. Nelle file nel Ministero de ll 'Interno gli apparati demografic i (trasformati in De morazza) iniz iarono in maniera inte nsa il censimento e la pianificazione dei potenziali pe rseguitahili . In luglio c i fu la comunica:r.ionc a tutti i dicasteri di scegliere solo personale di razza ita li a m1 per convegni e rmrnifestazioni all 'estero, anche se, come s'è visto, in pratica qucsla procedura già era ufficiosamente largamente in uso. Le statistic he ravvisavano nel numero di 58412 i res identi del Regno con sangue ebreo, d i c ui 48032 ita lian i; tra questi , 3724 l erano pubblicame nte ebrei, ossia iscrilli ad una comuni là o dichiaralarncnlc fede li ai propri valori cu ltural-religiosi. Anche i ministeri militari si allinearono per fac ilitare l 'avvio positivo della campagna per le future epurazioni tra i militari . li sottosegretario di Stato Buffarini Guidi invitò i tre ministeri ad " impartire disposiz io ni" ai comandi militari territoriali per rendere più agevole il lavoro di censimento dei singoli podestà ne i confronti dei militari in servizio; la risposta fu una militare pronta esecuzione degli ordini ricevuti . 11 23 agosto il sottosegretario di Stato de l Ministero della Guerra confermò al suo omologo degli lnlerni la piena collaborazione per la sistematica "eliminazione'' dall' Esercito d i ogni e lemento israe lita (effettivi , allievi o aspiranti tali), " non appena se ne offra l'occasione e la possibilità"; ne l medesimo giorno il Mini slcro de lla Marina, oltre a confermare le procedure g ià in atto da due anni nella R. Accademia Navale per gli a llievi, informò i l M iniste ro dell ' [nterno delle nuove disposizioni impartite per identificare i militari isracli li: si ricorse ad un espediente già in uso per l' appartenenza a lla massoneria, ossia l' obbligo per tutti i militari di dichiarare " sotto la propria responsabilità la re lig ione professata , in presente e in passato, anche per quanto ri guarda i propri gen itori" , riporlandola sempre, sia nelle periodiche " note caratteristiche" sia a breve in apposite schede. Per coloro che invece fossero già stati identificati come ebrei già si era provveduto a precluderli nelle carriere e a destinarli nel ruolo de i Comandi Marittimi , o comunque in posizioni di scarsa importanza. Dal dire ttorio del Partito fascista pe rvenne un rappo110 sull'eventuale velo


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<la porre alle promozioni di ufficiali di comple me nto ebrei. Mussolini , visionata una certa relaz ione di Liuzzi, annotò che "nessun a a mmissione fci sarebbe stata] pe r l'avvenire, ne ll'amminisLrazione non debbono essere più dcli ' 1%o, que lli che ci sono ridurli ma senza creare vittime". S i saggiù anche l'entilà de lle benemerenze mi litari de lla popolazio ne e braica; in base ai cako li , circa un quinlo degli e brei ilalian i e rano ex comballcnti , o parcnli pross imi di caduli o di ex combatlcnli , delle quatl ro guerre che l' Ital ia aveva combattuto ne lla prima frazione di seco lo. I me riti vantali dagli ebrei ri sultarono così vasli nel numero da rendere praticamcn lc impossibile la realizzazione di una politica basata sulla proporzione I su 1000, se altenuata da esenzioni a tilolo di me rito. Solo dopo l'ana lisi de i primi dali del censime nto il regime decise di mouiri care l'impostazione della poli tica razziale. La linea propurziona/istica venne inevitabi lmente sostituita d a una pi ù secca, incentrata sulla pe rsec uzione della maggiora nza degli ebre i e sulla discriminazione (una sorla di atte nuazio ne della prima) di coloro c he potessero vantare me rili verso la Patria o verso il regime. L' uffic iosità della campagna preparatoria sulla ra;,.za imponeva tempi tecni ci: le di sposizioni leg islati ve vere e proprie sui militari vennero precedulc e seguile da circolari delle au torità ministeriali per aver pronta cst·.cuzionc delle leggi in vi a di attuazione, precisa ndo che si sarebbe dov uto considerare e breo anche colui che fosse nato da entrambi i genilori ebre i, ma che prolcssasse re ligione di versa. Pe r quanto ri guardava il Regio Esercito, veni va ric hiesto urgentemente ai comandan ti di corpo d'armala <li raccogliere ed in viare, e ntro il 15 sette mbre , delle dich iarazioni per rintracciare quali " ufficiali , sotlufficiali e personali civili de ll ' amm inistrazione dell a gue rra appartengono alla razza ebraica". Per tull i gli uffi ciali ( rino al grado di co lonne llo incluso) dovevano essere comprese, nell'ambito d i questa raccolta dati : - la categoria in servizio permanente effettivo; - le altre del servizio perma nente limilatamente a quel li in servizio; - coloro che erano slali ''riassu nti quali in va lidi cli g ue rra"; - "categorie di impiegat i e salariali non di ruo lo" ; Appariva oppo1tuno ricevere segnalazion i anc he sul " personale segnalato per concessione di onorificenza" . Solo in un secondo te mpo da l ministe ro si dispose di in viare delle schede appositamente prestampate, da far compilare ai d ipendenli per agevolare la raccolta g ià in attuazione tra mite dichiarazione. Per questa nuova raccolta il termine e ra stabilito nel IO otlobrc per quelle " positi ve o dubbie", nel 1° novembre per " que lle del tulio negative" .

23. Le inutili suppliche dei fascisti Ettore Ovazza e Guido Liuzzi Se la stragrande maggioranza dei mi litari in servizio non capì ancora bene cosa stesse per accadere, furono i più fascisti ad implorare pietà. Ettore Ovazza in una sua malinconica lette ra , ricordando nl r.apo del governo come nella


F:hrei e For::.e Armate nel periodo jàsrista

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Grande G uerra non csitù a prendere a "fucilate e a cannonate[ ... ] gli ebre i degli altri Paesi", si chiese quale internazionali smo lo avrebbe allontanato dalla fede fascista. Anche l'ormai vecchio Liuzzi non mancò al ritua le di questa vana supplica; pietosamente rich iese un colloquio con il duce, attraverso una lettera tanto struggente. quanto retoricamente inutile. li generale usò le uniche anni che gli rimanevano in pugno: ricordare come gli ebrei, ita liani come gli a ltri ita li m1i. abbiano dimostrato e pagato con il sangue il loro attacca me nto a li' Italia. Tullo c iò però non aveva più importanza per il dittatore, che ne lla logica assurda della politica filotedesca, in iziò sfacciatamen te a fare orecchie da mercante dinnanzi alle valorose pagine che gli ebrei rivendicavano legittimame nte co me proprie. La Patria risorgimentale risultò in questi frange nti ormai morta e sepolta, avendo poco a che fare con quella che in questa c ircostanza si stava velocemente sbarazzando di un numero cospicuo di ignari uom ini .


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358 Capitolo 3 l 938-1940 : Legislazione fascista e sue applicazioni

3.1. " Il clima è maturo per il razzismo italiano" In settembre ci fu la manifestazione pubblica ed ormai palese de lle intenz ioni del duce, con l'approvazione delle prime disposizioni legislative a ntisemite. li discorso di Mussolini del 18 sette mbre , ne l te ntativo di difende rsi dalle accuse "dei poveri de ficienti" che avrebbero definito la politica razziale italiana c ome l'obbedienza a imitazione, sorte da " bruschi ri svegli", poneva l'avvio a quella campagna di discriminazione e non di persecuzione per gli ebre i , c he non avessero avuto "indisc utibili meriti militari o civili" , e raggelò forse il sang ue ai molti cittadini di religione israelitica. La de fini zione di "compre nsione e g iustizia" come quella dei mc rili fu ampi amente dibattuta nell a seduta de l Gran Co nsiglio del fasci smo del 6-7 ottobre, ne lla quale si fonnarono due schieramenti: quelli degli intra nsigenti e que lli che avre bbero concesso maggiori attenuazioni a favore degli e bre i. Nel documento origina le d i Mussolini sulla " Dic hianizione de ll;i razza" venivano inseriti - al paragrafo " Discriminazione fra g li ebrei di c ittadinanza italiana", o ssia a quello relativo a categorie meritorie (i discriminati) che avrebbero goduto di alcuni pri vileg i [sic] - le segue nti condiz ioni di caratte re mililare: I) famig lie di caduti ne lle quattro guerre sostenute d all'Italia in questo secolo: libica, mondiale, e tiopica, spagnol a; 2) famiglie di mutilali, in validi, feriti de lle guerra libica, mondiale, etiopica , spagnola, 3) fa miglie de i decorati di medaglia a l valore milita re o dell ' Ordine Militare di Savoi a nelle guerre libic a, mondiale , etiopica, spagno la; 4) famiglie dei volontari di guerra nelle guerre libica, mondiale, e tio pica, spagnola;

Non si faceva comunque menz ione, per nessuno , all' impossibilità di pre stare il se rvizio militare. Solo nel lesto diramato a i me mbri del Gran Consig lio tra le limitaz ioni ag li e brei non apparte ne nti alle categorie precede nti era c ompreso anche questo: e) saranno esentati da prestare servizio militare in pace e in guerra; Durante la di scussione, HaJbo, De Bono e Feder1,oni si batterono affinché all ' interno de lla categoria de i discriminati fossero inc lusi tutti i comba llcnti senza distinz ioni. Un Balbo mollo aggressivo, nell'intenzione di dare pe so alle c roc i al me rito di guerra degli ebre i, non ma ncò di attaccare lo stesso Musso lini : "Tu stesso , Duce, hai avuto la croce di gue rra, e non la medaglia al valore. Se fossi ebreo, non saresti discriminato !" .


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In conclusione, i tre oppositori comunque riuscirono a far inserire al punto 3) almeno i combattenti decorati di croce al merito di guerra tra i di scriminati. Nella versione defini tiva cambiò a nche il punto e) , ri guardante l'impossibilità pe r i non discriminati di prestare il servizio militare e che non suonava più come una ese nzione ma come un di vieto, laddove affermava che g li ebrei non avrebbero più potuto "prestare serv izio militare in pace e in guerra" (punto d ). Nella sosta nza tutto ciò perù poco importava, perché " le discriminazioni non contano" come disse lo stesso duce a Ciano, in una pausa della seduta , facendo come al soli to il doppio gioco. Queste parole, come se ce ne servisse la riprova, mostrano ancora una volta come la svolta mussoliniana all 'antisemitismo sia dipesa solo da logiche di machiavellismo e non da convinto spirito di superiorità della razza italica, peraltro assolutamente assente nel Mussolini uomo politico, c he dal congresso di Monaco si trovò definitiva me nte sprofondato nel più avv ilente servilismo nei confronti dei tedeschi . A poco ser virono le testimonianze di fedeltà di " un gruppo di israel iti ro mani ex com battenti" ed il desiderio di poter eventualmente " morire con onore in guerra" , come a nulla servirono le flebili ohhiczioni di Pio XI o di Vittorio Emanuele llJ. li primo si impe nsierì solo della v al idità dei matrimoni misti , a confem1a c he " le proteste del Vaticano non volevano difendere il valore assolu to della libertà", ma soltanto quello degli istituti cattolici; il secondo, be nché non fosse per nulla critico nei confronti della legislazione in atto (tanto da controfim,arc l' intera legislazione razziale), espresse la sua '' infinita pietà per g li ebrei" , dicendo brutalme nte allo stesso Mussolini che , anche lui si considerava uno di quei " ventimila italiani con la schi ena de bole [che ... ] si commuovono pe r gli ebrei" . lndi pcm.lcntemente da questo episodio d i orgoglio momentaneo, il re nella sostanza si limitò a preoccuparsi solo d i alcuni e brei , che si erano distinti in difesa dell'Italia e della corona, come il gen. E. Pugliese. Il comportamento del re-soldato ru assolutamente de precabile, proprio perché acconsentì senza protestare a quella folle epurazione anche nell 'unica istituzione che gli e ra rimasta ormai fedele: le Forze Armate . ll sovrano c hbe il desiderio di complimentarsi con lo stesso Mussolini , define ndo lo se nsibi le e generoso, quando seppe della categori a discriminati. Tramite Buffarini-Guidi fece sapere al Capo del governo c he: [ ...] invitava a presentare a Voi due lettere: una del Colonnello Ugo Modena, Capo di S.M. della Divisione Fossalla, in vocante un gene rico trattamento di pietà, ed una del Te nente Valfredo Segre, g ià appartenente ali' Aviazione Legionaria, che accompagnava la restituzione della medagl ia al valore. 1... 1. Proprio la figura del tcn. V. Segre risulta indicati va: infatti questi, subodorando l'aria che tirava, sin dai primi di sctte mhre, quindi prima c he la situazione precipitasse, si tolse la soddisfazione, onorandosi di inoltrare al Ministero dell ' Aerona utica le sue dimissioni , motivando che no n riteneva "conciliabile coi propri sentimenti religiosi e famigliari e con la propria d ig nità una ulteriore permanenza nella carriera militare" . In aggiunta rinunciava al grado, al 1110 10 degli


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ufficiali in s .p.e. e a quello della riserva. Con la lettera allegò la medaglia al valore ricevuta e la rinunzia alla doma nda di promozione e per altri riconoscime nti.

3.2. La prima attuazione della legislazione antisemita all'interno delle Forze Armate Sin dal giorno successivo dell a fatidica seduta, il Ministero della Guerra, in linea con le circolari preparatorie già fatte diffondere, richiese di inserire sull a scheda-censimento anche " la nazionalità della madre limitatamente al coloro che ri sultano di padre razza ebraica et madre ariana" . Infatti il Ministe ro deve disporre che gli ufficiali appartenenti alla razza ebraica, cd in atto richi amati in servizio dalle varie categorie del congedo, dall's .r.q. o dal f.o ., siano al più presto fatti cessare dal servizio stesso e ricollocati nella loro pos izione di stato . Ad evitare notorietà il provvedimento sarà moti vato " per cessate esigenze eccezionali". Sono da conside rarsi di razza ebraica: - i nati da genitori entrambi ebrei; - i nati da padre ebreo e madre stranie ra; - i nati da matrimonio misto che professino religione ebraica. An aloga disposizione venne presa anche pe r i sottufficiali ebrei richia mati o riassunti . Successivamente si incluse anche la categoria di coloro che avessero dichiarato di non appartenere a nessuna relig ione, ma con genitori italiani di cui uno solo ebreo, e di quelli con un genitore italiano ebreo e l'altro stranie ro italianizzato. Do po le prime indag ini effettuate, venne comunicato dall ' Ufficio Ordinamento e Mobilitazione del Comando del Corpo di S.M . del Ministero della Guerra l' assenza di personale di razza ebraica, am;he tra i richiamati in servizio, ufficiali o sottufficiali. A fine ottobre pe r gli istituti militari , dove i preparativi erano stati avvi ati , si decise "l'immediato allontana mento degli allievi di razza ebraica dalle scuole militari", perché luogo di formaz ione della successiva classe degli ufficiali . Fu dihalluta l'opportunità di applicare i "'te mperamenti" del Gran Consiglio nelle scuole militari, ossia la possibilità d i evitare l'esclusione a quei cadetti cd allie vi le cui origini ebraiche fossero attenuate da meriti militari o civili; queste eccezioni avrebbero c reato però non solo difficoltà - riammissione di alcuni g iovani recente mente allontanati - ma anc he e soprattutto un'incoerenza di fondo - l'..u.f:: ficiale è insegnante e educatore per eccelle nza nella grande scuola dell'esercito. Onde evitare tali inconvenienti , Mussolini accettò la proposta di "tirare diritto", disapplicando così 4uellc attenuazioni inserite nella Dichiarazione della razza. In quella circostanza non ci si volle ricordare che proprio da 4uellc scuole, nelle


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quali ufficiali e sottufficiali israeliti si erano fonnati, era uscita la nuova generazione che aveva combattuto valorosamente per il regime in Africa ed in Spagna . Contro queste ini ziati ve, l'Unione delle comunità, tramite il suo presidente Ascoli, chiese al ministero di eq uiparare "lo stato di fatto allo stato di diritto per coloro c he avevano i titoli per essere insigniti della c roce di guerra", ma che poi non a vevano provveduto ad inoltrare domanda nei termini stabiliti . In particolare pe r tutti quei fe riti e militari che avevano meritato un encomio solenne nella Grande Guerra, per quelli della guerra di Libia, quando la croce non era stata ancora istituita. Altrcsì chiese di inserire nella categoria '·volontari" anche coloro che avevano presentato domanda per I' Arrica Orientale o per la Spagna e poi per vari mo tivi non avevan o raggiunto i luoghi di combattimento. Particolare attenzione inoltre venne chiesta per i possessori di '·polizza di combattente" (potendola equ iparare alla croce di guerra), per tulli i militari che avevano prestato il loro servizio con fedeltà ed o nore, la cui esclusione sarchhc significata una sorta di degradazione, e per i più giovani ufficiali di carriera o di complemento c he per età non avevano potuto partecipare alle g ue rre. Ascol i poi concluse che, escl udendo tutti questi Italiani in d ivisa dalla qualifica di volontario, ciò sarebbe significato per loro essere ridotti in uno stato giuridico pe rsino inferiore a quello dei sudditi dell'Impero, ma fo rse proprio questo era l' obbietti vo dei piani di Mussolini. A conferma di questo accanimento ingiustificato e denigratorio, i numerosi e propagandistici articoli , c he si susseguirono sui vari numeri della rivi sta "La Difesa della Razza", martel lavano senza sosta la coscienza degli italiani sul presunto panciafichi smo e sul fantasioso diffu so di sfattismo dei perfidi giudei. Nel frattempo le decisioni della seduta del 6-7 ottobre vennero incluse nel R.D.L. 17 novembre 1938, n. 1728, che vietava agli ehrei, oltre alla possibilità d i prestare il servizio militare, anche la dipendenza dalle "amministrazioni civili e militari dello Stato" . Da questo momento il ministero attuò un ulteriore giro d i vite nei confro nti dei militari ebrei ed in particolar modo determinando il censimento entro il 3 1 dicembre anche di altre categorie di ufficiali inferiori e superiori e più precisame nte le seguenti: 1... 1

a) - aspe ttativa per riduzione quadri Inon richiamati in servizio); b) - fuori organico lnon ric hia mati in servizio!; e) - ausiliaria ltuttiJ; d) - congedo provvisorio 11Yllil; Contemporancamcnlc a ciò le istitu zioni militari iniziarono a studiare alcuni metodi per escludere definitivamente anche gli stessi elementi ebraici esistenti all ' interno delle caserme; già nella riunione del 3 dicembre al Ministero della Guerra, tra gli argomenti trattati , si fece accenno allo studio di " una forma di congedo razziale per cui tutti gli ufficiali di razza chrai ca dovranno abbandonare il servizio e troncare ogni rapporto con la nostra amministrazione 1...J tanto per g li ufficiali effettivi che per quelli di complemento ".


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Fino ad allora tutti questi provvedimenti non erano suffragati da nessun a norma di a ttuazione, che però non si fece attendere troppo. Solo poche selli mane dopo, tra le varie altre di sposizioni legislati ve, venne approvata quella c he colpì più direttamente i militari ebrei: il R.D.L. 22 dicembre L938, n. 21 J I (convertilo il 2 giugno 1939 in legge n. 739), Disposizione relative al collocamento in conRedo assoluto ed al trallamenlO di quiescenza del personale militare delle Forze armate dello Stato di razza ebraica (U .U. n. 30 , 6 febbraio 1939). Tale norma, seguendo le vie legali , collocava in congedo assoluto a partire dal I 0 gennaio 1939 tutti i dipendenti di razza ebraica delle For.le Armate, della Guardia di Finanza e della Milizia. Teoricamente questa legge avrebbe dovuto valere solo per i non discriminati in base all ' at1. 14 dei Prov vedimenti per la difesa della razza, ma all ' atto pratico il regime la alluerà disinvoltamente pe r tulti i militari ebrei , se nza distinzione di grado , anzianità, me riti e decorazioni. La log ica dei congedi era tutta legata al fatto che anche generali cd ammirag li erano considerali semplici dipe ndenti statali , per i quali la legge non faceva eccezioni, tanto meno per i discriminati. Le uniche garanzie che venne ro concesse ai futuri congedati erano di natura economica; esse si basavano sulla quiescenza e l'inde nnità, relativame nte alla maturazione dei diritti dei singoli , in hasc al loro grado e anzianità, "fino al raggiungimento del diritto di pensione" ; ben poca cosa per un numero ragguardevole di v alidi e fedeli soldati , la cui unica "colpa" era quella di apparte nere ad una tradizione c ultural -rcligiosa diversa e per questo considerati da un g iorno ad un altro sospclli e di razza inferiore. Va agg iunto però un patticolarc interessante, ossia c he se i Mini steri della Gue rra e dell ' Aeronautica attesero la pubblicazione delle norme esecutive pe r ini ziare i provvedimenti definitivi di esclusione dei militari e brei, così non avve,me pe r la Marina, che anticipò la data del 22 dicembre per eseguire i congedi ne i confronti dei suoi dipe nde nti israeliti . Anche per l' esercito però "si rese necessario allontana re fil!..b.i.tQ. dal servizio" il pe rsonale ebreo . In alternativa al congedo illimitato si scelse di: - collocare temporaneame nte in licenza, con assegni , g li ufficiali in s.p.e o f.q. ; i sottufficiali in carrie ra continuati va e i militari di truppa in ferma ; - ricollocare nelle posi1.ioni originali gli ufficiali ric hiamati; - collocare in congedo, con assegni , il personale civile di molo ; - trovare moti vi validi per allontanare i salariati; - collocare in congedo assoluto gli altri sottufficiali e militari di truppa. Sul roglio di congedo la parola " illimitato" do veva essere so stituita d alla dicitura "assoluto" R. decreto-legge 17 novembre 1938-XVll N.1728 in inchiostro rosso .

33. Discriminali, misti, arianizzati, cbreizzati Come si è potuto constatare , le discriminazioni risultarono soltanto un aute ntico raggiro: un espediente per illudere gli ebrei e per colorare di spirilua-


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le un razzismo biologico, brutta copia di quello tedesco. La commissione, presieduta dal prcfdlo Le Pe ra, che avrebbero dovuto valutare le discriminazioni caso per caso, aveva massima di screzione, rendendo abiniale il mercimonio di discriminazioni e di arianizzazioni. In un grottesco colloquio proprio del 22 dice mbre (data della legge sui militari), trn il delegato dell' Un ione dell e mmunità Aldo R . Ascoli e Le Pera, quest' ultimo cercò di convincere in maniera arzigogolata come in fin dei conti i provvedimenti in via di attuazione nei confronti dei militari non rossero così tanto gravi, scaricando però le responsabilità dei congedi e delle radiazioni dalle associazioni d 'arma al Partito ed ai ministeri militari . E. Momigliano no n si asterrà dal giudicare L'affare discriminazioni come un vero e proprio " mercato delle indulgenze". Benc hé fedele al regime fino all ' ultimo, anche l'anun. A. Capon si espresse criticamente nel 1943, rammentando l' illusione dei molti valorosi combattenti, c he come lui avevano sperato invano nella clemenza di Mussolini, sottovalutando la situazione, tanto da credere che i discriminati avrebbero goduto dello stesso trattamento rivolto agli ariani: "la discriminazione, che secondo i primi intendimenti doveva pareggiare gli ebre i discriminati agli ariani , di venne invece una lustra L...J. Tutto ciò non fa onore all ' uomo, al quale io rimasi fedele per amor di Patria, malgrado che questi bestiali provvedime nti mi colpissero nella mia dignità di uomo e di soldato, dopo una lunga carriera dedicala sempre al servizio del mio paese". In ogni caso, una volta ottenuta la di scriminazione non si era neppur certi di poterla mante nere, infatti era possibile anche una sua revoca. All'atto pratico per tutti gli ebrei il diritto-dovere di prestare il servizio mili tare non sarà mai riconosciuto , quindi neanche ai discriminati, onde ribadire l' inconsistenza di questa categoria di privilegio. Lo stesso Capon rimase sbigottito pe r qu esta ingiustizia morale e giuridica quando, ancor prima di essere dichiarato discriminato, venne in formalo del suo congedo e della sua espulsione dal Partilo e dall' U.N.U.C.I. (che lo avev a visto dal 1924 al 1931 vice-presidente!). Polemicamente aggiunse che tutte queste ingiustizie accadevano " mentre veni vano concesse le slellcllc agli ascari lihici ed eritrei! Così me ntre arabi , eritrei, indigeni negroidi dell ' Etiopia, potevano serv ire in arm i l' Itali a, solo noi ebrei ne eravamo esclusi". A riprova di questa 1,,>Tave incongruità " Il Popolo di Trieste" dichiarerà ufficialmente il 25 maggio 1939 che " i di scrim inati di qualunque gradazione sono sempre ebrei", come a sentenziare un conccllo categorico da far digerire velocemente all a popolazione ari ana, che avrebbe dovu to evitare di comportarsi in maniera impie tosita con gli ebrei, pe rc hé così facendo avre bbe perseverato in atteggiamenti poco inclini al rigore da padroni che Mussolini aveva deciso di infonde re nell'a nimo degl i Italiani . Ingenua mente quasi lutti gli ebrei credettero al possihile vantaggio della


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discriminazione. Le benemerenze di carattere politico-mililarc però apparivano anomale , pe rché mal distribuite: am miragli ne erano esclusi, semplic i pia nloni ne erano inclusi. M olti merilcvoli , per inerzia o disinte resse, in passato non avevano fatto domanda per la croce di guerra e nel 1938 se ne penti rono amaramente perché, il Ministero de ll a Guerra , in una sua direttiva del 16 novembre 1938. conferm ava " il tassalivo di vieto di accogl iere istanza pe r la concessio ne delle distin zioni onorifiche [ ...] presentate fuori dei termini fissati". Vani furono anche i tentativi di far vale re titoli equipollenti o analoghi; a chi faceva notare che durante la guerra italo-Lurca la croce di g ue rra non era staia ancora istitu ita e chiedeva di far valere la medaglia commemo rati va col motto " Libia", venne ri sposto che per quell a non era necessario aver partecipato ad azioni militari e co munque secondo la disposizione normativa gli "a ltri ccrlificati sono nulli". Le uniche eccezioni che venne ro fi ssate furono l' equiparazione de l persona le de lla C.R.I . a quello combattente e il voler considerare az ioni bellic he anche i c icli o perativi di grande polizia in Libia . La Demorazza calcolò antic ipatamente che c i sarebbe ro stati circa 11 -12 mil a casi di discriminazione. Le richieste degli interessa li per la discriminazione dovevano pervenire entro il 30 marzo 1939 agli uffic i de lla Dc morazza, ma il s uo ricono scimento era arbitrnrio e faco ltativo. Il discriminato (o un ariano con i medesi mi tito li ) poteva altresì domandarne este nsione anche pe r i familiari , gli ascendent i e disccndcnli fino al secondo grado. Come dello , anche i militari di scriminabili vennero esone rati dagli incarichi ricoperti e congedati, ma c hiunque avesse una min ima possibiliLà di ollcncre questo requisito ci provò, " non si poteva ma i sapere". In totale vennero presentale 8 17 1 domande, complessivamente per 15339 pe rsone. Solo 2486 domande vennero accolte, così si ebbero in lutto 6494 discriminati. Svariali invece furo no i casi di repe ntine conversio ni e battesimi ne l pe riodo lug lio -se ttembre 1938; la s uccessiva legisla7.ione premierà questi ve loci O catecumeni perché stabi lì l'arianità ai misti battezzal i prima de l I ottobre , che non fossero più colti in manifestazioni d 'ebraismo. La legge però non si preocc upava d i elencare tulli i comportame nti che avrebbero comportalo ma nifestazioni d 'ebraismo, tanto da lascia re comunque un margine elastico e soggettivo alle commissioni g iudicatric i in casi particolari. Mussolini - in mala fede , considerando quello c he era accaduto - dirà in seguito che " l' Ebreo patriota perde le earatlerislichc polemic he della razza" : ma se saranno verame nte pochi i casi in cui il dittatore a utori zzerà ad arianizzare degli e bre i patrioti, ci furon o anche alcuni casi di ari ani ebreizzati; infatti se ne l periodo tra luglio e novembre vennero celebrati molti matrimoni tra ebree e ufficiali per salvare queste donne , in alcuni casi la razza della moglie venne utili zzata pe r discriminare anche il marito ariano, come ne l caso di " un ufficiale «ariano » de lla milizia, che aveva chiesto il permesso di sposare un 'ebrea , led i era stato espulso sen za spiega z ioni". Tutto c iò mostra come lo spartiacque tra razza e braica ed italiana fosse labile per non dire ines istente: il mito dell a predominanza di "sangue italia no" ru un " delirio " più che un 'ope razione pol itica; la sua applicazione invece ev idenz iò


F.brei

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ancora una volta come quella, che all'inizio era slata visla come un 'azione da riso lvere velocemente, fosse divenuta un problema vero e proprio , anche perché la faciloneria di Mussolini - e dei suoi collaboratori - ne l sottovalutare la questione aggravò la situaz ione. Facilmente si è potuto constatare che, la propaganda del regime sulla questione "discrim inazioni" abbia creato notevoli malintesi; ciò comunque avvenne non solo all 'epoca per le vittime, ma anche per alcuni storici od analisti di e poca successiva, che erroneamente hanno di consegue nza giud icato Mussolini pietoso od addirittura sensibilmente grato nei confronti degli ehrei fascisti. La poca conoscenza della realtà italiana, ha fallo credere anche ad H .Arendt, c he le "discriminazioni" per meriti patriottico-fascisti esonerassero gli e brei dalle limitazioni imposte dalla leg islazione antisemita. Scrivere, in un periodo esente da possihili franlcndimenti sulla sorte degli ebrei , che «la grande maggioranza degli ebrei italiani furono "esonerati"» pe rc hé fascisti, no n appare solo un grossolano e rrore storico, c he la Arcndt per la sua attrihuita autorevolezza non si può proprio permettere perché degno solo di un revisionismo illegittimo, ma risuona come una fragorosa bestemmia se si pensa alle migliaia di innocenti vittime martoriate e gassate, perché iscritte in origine ne i registri della Dcmorazza. ossia di quel fascismo ilaliano che la Arendt continua a non definire «spietatamente duro».

3.4. Le prime reazioni degli ebrei in divisa Le reazioni della maggior parte degli ebrei e a maggior ragione di coloro che avevano servi to lo Stato oscillarono tra l' incredulità e lo sconforto. Oltre al caso polemico del ten. Segre vi furono episodi di dimissioni da pa1te di ufficiali. Tali potrebbero essere, in settemhre, le dimi ssioni dall a MVSN dcll'ing. G. Dc Benedetti , che quindi non risulterà tra i nominativi dei congedati per motivi razziali negli elenchi della milizia . ln apparenza le suddette dimissioni sarebbero dipese da incompatihili tà con la professione esercitata, ma considerali i vari livelli di volontarismo nella Milizia, appare strano un taglio così netto in un periodo così sospetto. Anche i suicidi risultarono diversi , verosimilmente 5. li rifiuto di continuare a vivere era motivato evide ntemente sia dallo sconfo1to di 11011 poter più compiere il proprio dovere, sia dall ' umiliazione prodotta dall'indifferenza che le isti tuzioni ormai provavano per loro, proprio loro che invece erano stati abituati dal regime a sommi onori per i successi militari in pace ed in guerra. Purtroppo i dati ne lla loro scarsezza non permettono una si ntesi esatta; ci si può limitare a riportare il caso dubbio del gen. A. Modena (14 aprile 1938) che, gettando le medaglie, si uccise sulla tomba del Milite Ignoto , quello di un altro ufficiale decorato che si uccise davanti al Quirinale, dopo il rifiuto del re <li riceverlo, cd infine quello di un colonnello molto amato dai suoi uomini che, chiamato il proprio reggimento nel co1tile della caserma , dopo un di scorso di esortazione al dovere eò all 'amore verso la Patria , si sparò in testa intento ad avvol -


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gersi nelle pieghe della bandiera che poco prima aveva baciato. Molti altri potrebbero essere i casi presunti : tra gli altri generali che morirono nel biennio 1937-38 (in assenza di cause certe) ci furono A . Luzzato, A. Ottolcnghi E. Dc Benedetti . Appare invece più che fondalo il sospetto di suicidio per il ten. col. G. Morpurgo, la cui immolazione eroica avvenne il giorno successivo alla promulgazione della legge che lo avrebbe obbligato al congedo. Egli, uscito dalla Scuola di Guerra, definito uno degli ufficiali più brillanti, rappresentava q ue l gruppo di comandanti con preparazione tecnica supe riore, che in Spagna avrebbe dovuto coprirsi di gloria e di autorità, " per costruire la «scmnda schiera» nei confronti dei vecchi generali di c ui Mussolini , in fo ndo, non si fidava". La sua sorte fu diversa dalle "auguste previsioni": proprio in Spagna, dopo c he il suo comandante lo ebbe informato del suo immediato rimpatrio, chiese di partecipare ad un ' ultima missione alla testa di un reparto di ard iti e morì la nciandosi contro le linee nemiche, falciato d a una mitragl iatrice re pubblicana. 11 suo cadavere verrà trovato dopo la battaglia, "aggrappato ai reticolati che aveva cercato di strappare. Un 'esplosione lo aveva completamente denudato". Ovviamente il regime lo mise sugli altari , nascondendo la verità e concedendogli una medaglia d 'oro al valor militare alla memoria. Ad un anno dalla morte si celebrerà anche una messa di suffragio a Napoli, officiala dal console generale mons . Rubino. Probabilmente Morpurgo era hattczzato, ma sapendo che sarebbe stato un dettaglio inutile per il regi me, preferì concludere così la sua vita, volendo essere ricordato come eroe. I ripetuti sui cidi preoccuparono il Ministero della Guerra che iniziò a tenere d'occhio coloro che avrebbero potuto compiere l'ultimo gesto. Si investigò sull a morte del ten. col. R . Segre, morto il 6 novemhre all'età di 51 anni , ma si ri scontrò una paralisi cardiaca. Tra 4uclli che invece vennero sorvegliati ci fu proprio un collega di Morpurgo all'ufficio " ù1formazioni militari" di Salamanca, il ten. col. U. Beer. Questi , dopo l' allontanamento dal scrvi:,,,io, ru "agevolato", venendo in viato come informatore pe r compiti speciali in Marocco, ma solo pe rché, dopo aver indagato sul suo conto , si riteneva "di poter escludere che pe nsi al sui cidio"; poi emigrerà in Sud Ame ri ca. Lettere di richiesta di pietà e di considerazione per i mo lti anni in di visa giunsero numerose all'indirizzo del duce, di donn a Rachele, dei vari ministeri ed anche dell ' Unione delle comunità israelitiche, ma quest' ultima era assolutamente impotente cd in balia degli eventi . Tuttavia non tutti i militari e brei reagirono così umilmente e sommessamente : il col. degli alpini U. Modena fu il primo ad essere escluso dal suo comando già nel settembre 1938 e non c redendo sin dal momento iniziale nelle rassicurazioni per i discriminatj , si ritirò in campagna in silenzio. Anche per lui si temette il suicidio in dicembre, ma successivamente per coloro che erano preposti a controllarlo egli divenne un caso non preoccupante. Tutt'altro comportamento, rispetto ai precedenti , ru tenuto dal gen. G. Liuzzi che a momenti di umile preghiera per ottenere un ' udie nza da Mussolini altalenò dure accuse al regime; da biografo entusiastico del re, divenne un forte critico anche dell ' abulico Vittorio Emanuele Ili, per aver voluto abbandonare quella


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parte della popolazione italiana così valorosa e fedele alla corona d' llalia. Anche un ebreo genovese ex combattente e cieco di g uerra vorrà restituire le proprie medaglie direttamente a Mussolini l'armo seguente. Un gesto di clemenza venne richiesto al capo del governo invece dall ' amm. G. Segre. generale ispettore delle armi navali in congedo. Questi, essendo un ufficiale di corpo tecnico, non aveva partecipato mai attivamente a comhattimcnli e non aveva potuto guadagnarsi la croce di guerra. Egli non tralasciò di ricordare, in una relazione sulla sua carriera, le responsabilità e g li incarichi adempiuti in oltre quarant'anni di servizio in marina , nonché la paitecipazione alle lolle risorgimentali della sua famiglia. L'Unione delle comunità, col presidente Federico Jarach, sin dal settembre 1938 tentò di prendere conlallo con le autorità statali. Per questo delicato compilo si fece il nome del gen. Liuzzi - tornato all'ov ile dopo le leggi razziali - , ma l'ostilità c he lo aveva allontanato dall'ebraismo ufficiale italia no non g iovò alla fortuna dell ' iniziativa. Un altro espediente per attenuare la tendenza italiana verso l'antisemitismo fu la prosecuzione del lavoro di raccolta per la futura pubblicazione di un " libro delle hcncmcrcn zc", c he mostrasse la pa1tecipazione israelitica alla storia patria. Di queste iniziative se ne parlava in seno all'Unione da alcuni anni, ma in effetti i risultati sperati non arrivarono, perché tali pubblicazioni vennero limitate ad opuscoli e piccole raccolte, con modesta circolazione. Risultò inascoltata l'invocazione dell'Unione per rispanniare i giovani ebrei, " nati e cresciuti nel clima mussoliniano [ ...dal] supre mo dolore di non poter offrire il hraccio cd occorrendo la vita per la Patria". Questo rifiuto, come tutti i moltissimi altri ai quali gli ehrei italiani furono assoggettati , per non permettere loro di comhattcrc, non incrinò la fedeltà di coloro che sentivano ancora grande la fedeltà al proprio paese. Il col. Giorgio Liuzzi, ritiratosi in campagna dopo il congedo, giudicava la sua professione inscindibile dalla propria patria, e quindi , non volendo neppure sentire parlare della possibilità di emigrare o prestare servizio in qualche altro paese, rifiutò categoricamente l 'offerta di assumere il comando supremo delle forze an nate de ll 'Ecuador, fattagli dal governo di Quito. Particolare attenzione và rivolta da questo momento in poi ad U. Pugliese, generale del Genio navale, già discriminato, che ottenne il permesso, benché fosse vietalo dalla legge, di tenere domestici ariani; per l'alto ufficiale di Marina sarà il primo di una serie di piccoli privilegi, onori cd oneri, in considerazione delle sue capacità e doti insostituibili nel campo genio-navale.

3.5. Quanti sono gli ebrei in divisa? A questo punto della trattazione è inevitabi le una considerazione, forse scontata, ma proprio per 4ucsto fuori discussione: le pretese pseudo-scientifiche del razzismo italiano, in quanto spirituale e non biologico, risultavano assolutamente illusorie ed il suo concetto di rnzza alquanto "singolare", dettero dei grattacapi anche alle istituzioni preposte alla esecuzione della discriminazione. Da ciò si


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e vince altrcsì che tra il ce nsimento ufficiale del 1938 e la vera consistenza di fatto dell'Ebraismo italiano vi fosse una profonda differenza , tanto per la questio ne delle discriminazioni (inutili all ' alto pratico) quanto proprio sul criterio identificati vo della definizione di "ebreo" . Si è visto come i cognomi di origine chraica fossero divenutifaux amis, ma similmente altre condizioni e parametri sogge ttivi applicati dalla Dcmorazza sui misti si possono collocare sullo stesso piano. Non ammette ndo vie di mezzo (o ebreo o ariano), proprio sui misti il sistema adottato ne l 1938 fu la riprova del! 'indeterminatezza nella qualt: sia i persecuturi sia le vittime si trovavano. Non tutti i militari congedati erano o si sentivano "ebrei" , mentre al contrario alcuni "ebrei" invece non vennero definiti ta li e quindi rimasero in servizio, pe r qualche cavillo legislativo. Molte furono le incongruenze, le contraddi zioni e quindi le risoluzioni di comodo per questo siste ma discriminatorio. Evidentemente la statistica fascista, rilevando solo quanti fossero i militari dichiarati "ebrei" e quindi congedati , non ci dice quanti invece fossero effe ttivamente i militari ebrei. Un non ebreo figlio di matrimonio misto, di cui un genitore israelita ed uno straniero (od ignoto), veniva disinvoltamente dichiarato "ebreo", mentre un e hreo, hattczzalo magari pcr e vitare problemi ne l sette mhrc ' 38, fig lio anch'egli di rnatrimmùo nù sto e ra definito "ariano"; a nalogamente il fig lio di due ariani , hcnché professasse la religione elm1ica, e ra cu11side ralo aria no . Nell'analisi dei requisiti personali si arrivò anc he a dichiarare di razze dive rse due frate lli o a ri chia mare in servi zio degli clementi congedati precedentemente per scarsezza <li prove. Tutto ciò, ai nostri occhi (ma forse anche allora), appare una beffa all ' interno de l dramma , frutto di quella faciloneria mussoliniana di cui parla va De Felice. Giustame nte Marco Mondini cita le statistic he di Sabatello (gli ufficiali ebrei sarebbero stati il 2,91 %), ma esse s i rifanno appunto a ciò che rile vò la Demorazza e non al numero degli e bre i effettivi. Per chi scrive, quindi, sembra giusto in questo caso tralasciare su alcun i aspetti le fredde statisti che ed affidarsi anche a testimonianze, più v icine alla realtà umana. Risulta e rroneo c redere che l' ullicialiLà ehraica stesse progressiva mente d iminue ndo, sia nurm:ricame nte, s ia "anagraficamente". Mo ndini pone in risalto la sproporzione nel 1938 t.ra le nuove le ve israe lite che a vrehbcro dovuto fornire ri salto e rinnovato vigore all ' inte rno del corpo ufficiali e que lle ormai a carriera pressoché finita. li rapporto - inte rpretando i Bo lle ttini Ufficia li c itati da Rovighj - sarebbe tra 16 [sic] ufficiali inferiori , di cui 7 a ppena usciti dalle accade mie, e " più di 70 uffi t:iali generali e superi ori". ln realtà con questa inte rpretazio ne si vogliono di sin voltame nte usare ne l computo a nt:he i generali in ri serva ed in a usiliaria, ossia elementi che ricopri vano quel grado sin dalla G rande Guerra. Se si dovesse quindi fare un calcolo preciso, gli ufficia li supe riori, da ollre 70 , sarebbero ridotti a 53 realme nte in servizio attivo ancora nel 1938 e quelli inferiori di verrebbero 28, un numero ragguarde vole di ufficia li , per la nuova gene razione senza guerre consistenti sulle spalle. Nessuna catastrofica piramide rovesciata si stava profilando ali ' 01izzonte de li ' ufficiai ità ehrai ca, se proprio Sabatello parla di un 2,91 % <li uffi ciali chrei, prima c he le leggi razziali ne annie ntassero in pochi mesi l'esistenza.


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In un'altra pubblicazione - apparentemente trasc urata da Mondini - lo stesso SabateUo afferma che la categoria comprendente g li uffic iali di carriera fosse uno di quei "otto gruppi professionali per i quali la concentrazione relativa degli ebre i aumcntù dal 190 l fino ali 'inizio della persecuzione", anzi nello specifico proprio per gli ufficiali di carriera " la g ià alta concentrazione rel ativa degli ebrei ne l 1901 au mentò notevolmente fino al 1938". In termini statistici Sabatello chiari sce come "l'aumento dell 'indicc C I indice di concentrazione relativa I da 5 a 3 1 volte il livello d'equidistribuzione della presenza tra gli ufficiali dell'esercito [ ...sia] troppo nello per essere stato casuale" cd in una tabella, ponendo come valore di parità tra ebrei ed altri italiani C= 100, identifica gli uffici ali del l'esercito nel 1901 ad un valore C=514 ed ne l 1936-38 un valore C=3120, evidenziando anche in tcnnini numerici il notevolissimo incremento di questa categoria socio-professionale, esclude ndo così le teorie "catastrofiste" di Mondini. In conclusione quest' ultimo, essendosi preoccupato di chiamare il suo elaborato " materiali di lavoro", indubbiamente lascia intendere la tendenza ad evitare le accuse di superficialità nell a ricerca stessa, ma ciò non lo giustirica dal poter scrivere liberamente giudizi, apparente mente sensati , ma che, riletti co n attenzione, in vece fan no solo capire come l'autore non abbia del tutto compreso il contenuto delle fonti da lui analizzate. Se da un lato Mondini può essere giustificato (anc he perché il suo articolo affronta con arguz ia tematiche interessanti ), in quanto Gina Formiggini e Alberto Rovighi non hanno citalo le loro fo nti , dall'altro non è scusabile perché non si è accorto di quella palese concatenazione di riferimenti, che invece rendono i dati riportati dagli stessi autori come risalenti a molti decenni prima e quindi validamente autorevoli . La vera ricerca va avanti con i documenti origina li o per citazioni, se si manca di fede in queste ultime, riportate ben inteso da croni sti affidabi li , crolla tutto.

3.6. I congedi razziali I .'effettivo in vio in congedo pe r motivi razziali fu attuato in maniera abbastanza puntuale da par1e dei Corpi e dei Distretti Militari, eviden ziando a nc he fin troppa indi fferenza per la sorte di un così gran numero di validi e ineccepibili soldati, distintisi più volte di fronte allo Stato cd al regime. Per quanto riguarda il R. Esercito vennero congedati 25 generali tra que ll i in Ausiliaria od in Riserva , tra cui i già noti G. Liuzzi ed E. Pugliese. Gli ufficiali in servizio permanente attivo che furono posti in congedo furono 81. Va aggiunto che solo 3 generali e 6 colonnel li e tenenti colonne lli del quaùro d'avanzame nto vennero congedati, in relazione all'elenco redatto in febbraio , ricavato dai nomi probabilmente ebraici, rihadcndo come quel metodo fosse assolutamente inidoneo. Tra gli ufficiali non in servizio furono congedali 2952 ebrei , elevando 4uindi il numero a 3057 ufficiali ehrei congedati nell ' intero esercito. Per quanto riguarda la R. Marina g li ufficiali in servizio posti in congedo fi.1rono 29. Per la R. Ae ronautica gli ufficiali in servizio (atl ivo e comple mento) posti in


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congedo furono 38, ai 4uali si debbono inizialmente aggiungere almeno altri 44 militari , tra gli ufficiali di riserva, i sollufficiali e la truppa. In un secondo tempo il Ministero dcli' Aeronautica riammise 13 militari "cx chrci" perché questi avevano nel frattempo dimostralo di essere stati battezzati prima del I oltohre 1938, coerentemente con la legge in vigore. La Milizia Y.S.N. congedò 279 ufficiali, di cui 196 operativi e 8J di ruolo sanit,u-io , ma per essa si decise di attuare una regolamentazione più restrittiva per 4uanto riguardava il personale e gli iscritti delle sezioni di tiro a segno della Milizia; in questo caso ebbe rilevanza la categoria misti, infatti in questa circostanza vennero esclusi coloro che non erano di perfetta razza ariana pura. Nella Guardia di Finanza non si riscontrarono ufficiali ebrei e quindi non ci fu nessun congedo. Ovviamente i congedi erano la diretta conseguenza degli accertamenti che via via ven ivano eseguiti dai singoli comandi e quindi furono dilazionati progressivamente addirittura fino al 1941. All'interno dei reparti i congedi non furono affiancati da atteggiamenti ostili da parlc degli altri soldati, anche se il caso in Spagna di alcuni sottoposti dell'ebreo ten. Bruno Arias rimane significativo. Essi denunciarono il fatto che ci fosse un israelita a comandare da molto tempo una batteria d 'a,tiglieria, senza che il comandante di raggruppamento avesse preso provvedimenti. La protesta si concludeva con la proposta di una sorla di isolamento, perché "tutti , ufficiali sollufficiali e militi del raggruppamento. ci rifiutiamo di affiancare il gi udeo ARIAS. che, tra l' altro, deve essere proposto pe r la medaglia al valore!". C'è prohahilmente del vero nel ritenere che all ' inlcrno delle Forze Armate si levassero malcelate approvazioni alla persecuzione in atto, come tcslimonianza di invidia e sospetto nei confronti della casta ebraica all'interno della casta militare. O

3.7. I provvedimenti dell'U.N.U.CJ. Gli artt. 4, 5, 7 del R.O.L. del 22 diccmhre, ponendo in congedo assoluto gli ufficiali, li escludevano dagli obblig hi di servizio, con la possihilità però d i conservare il grado e l'uniforme, il cui uso era vincolato da autorizzazione del Ministero compete nte o del Comando generale della Milizia. ln base alla ratio della pcrsccu1.ione, la condizione di ufficiali in congedo non poteva essere lasciata alla regolamentazione corrente, quindi apparve doveroso per il regime prendere provvedimenti affi nché si disponesse coerentemente anche in questo senso. A tal fine si era già provveduto precedentemente alla compilazione di elenchi sui militari in congedo prima dell'autunno 1938. Tramite le prefcllurc del Regno e i Comandi territoriali si raccolsero i nominativi per redigere un censimento completo degli ujfìciali in con~edo di razza ebraica. Benché la nuova legislazione non disponesse nulla nei confronti degli ebrei in congedo, le assoc iazioni d 'arma ed in particolar modo l'Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia disposero comunque l'allontanamento di tutti i mili


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tari israeliti. li gen. Pugliese, già indignalo per il collocamento in congedo dei suo i correlig ionari , proleslù sia con lo stesso Mussolini sia con il vice presidente dell'Unuc i, il gen. Boriani. lnutile dire che le rassicurazioni ricevute appari vano troppo vaghe per mettere quicle nell'animo del generale, già ostile verso il regime. Ingenua fu la speranza della sezione Unuci di Verona, che si illuse di poter conservare le iscrizioni . Comunque le lamenlclc di alcun i ufficiali israeliti si sommarono e il 23 maggio 1939 l'Unione delle comunità si decise a reclamare direttamente con l'Unuci per il ritiro delle tessere agl i ufficiali ebrei. L' istiluzionc ebraica sosteneva che appartenere all'unione ufficiali in congedo fosse un "diritto e un dovere, in virlù delle norme che obbligano all'iscrizione dietro domanda o d'ufficio" . Le leggi in difesa del la razza, avendo posto appunto in congedo tutti gli ufficiali israeliti , "non hanno radiato questi dai ruoli delle forze armate , ma li hanno solo posti d'autorità in tale stato di congedo assoluto con diritto a conservare il grado e l' uniforme e restando solloposti alla disciplina mililarc". Si concluse dicendo che l' escl usione degli ebrei dall'unione sarebbe stata una errata interpretazione della legislazione e manata, quindi si domandava di informare dell'errore le singole sezioni per correggere i malintesi. La risposla non si fece attendere: Boriani sollolineò che l'errore interpretativo commesso non era da attrihuire all ' Unuci o alle sue sezioni , ma bensì ai singoli ufficiali , infatti secondo l'art. 2 della legge 28 sette mbre 19 34 n. 1697 (secondo comma), essi " hanno sempl icemente facoltà di chiedere la iscrizione [e ...] Tale facoltà concessa agli interessati implica di dirillo e di fatto la facoltà da parte della Preside nza UNUCI di accogliere o meno le domande stesse". In virtù d i ci<> la suddetta presidenza aveva disposto che gli ufficiali ebrei in congedo non dovessero più far parte della sua organizzazione, difendendo i Comandi d i Gmppo e di Sezione, che avevano agito in ottemperanza a precisi ordini di Roma. Solo successivame nte il Ministero dell ' lnlcmo si preoccupò di integrare la nonna sui mili tari con una dirclliva c he vietava a tutti gli ehrei (anche d iscriminati ) la pcnnancnza ad "enti, sodalizi, organi zzazioni di qualunque caraltcre dipendenti dal Partito o comunque conlrollati o creati dal Regime".

3.8. La chiusura alle nuove classi di leva Ollrc ad al lonlanare tu tti coloro che facevano parle di enti ed organizzazioni militari , in base ai dettati legislalivi era doveroso, secondo la legislazione onnai in vigore, provvedere anche ad imped ire l'entrata di altri ebrei all'interno delle For.1.e Armale stesse. Tramite i prefetti, il Minislero della Guerra volle regolare la situazione dei giovanissimi ehrci delle classi di leva ancora in attesa di chiamata. t\. tal proposilo si dispose: l ) I cittadini che risullino appartenere alla razza ebraica de vono essere indistintamente compresi nelle liste di leva all'atto della loro formazione, previa compilazione delle ri spettive schede personali.


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Le a utorità comunali devono limitarsi ad opporre a loro riguardo sia sulle liste di le va , sia sulla scheda l'annotazione: "appartie ne alla razza e braica" . Per gli appartenenti alla razza ebraica che risultino di scriminati in applicazione dell'art. 14 del R.D. Legge sopraindicato, all 'annotazio ne predetta relativa alla razza devono aggiungere la seguente: "di sc riminato-decreto Min lnt...(data)" I ... I 4) l cittadini appartene nti alla razza ehra ica non di scriminati non sono tenuti a presentarsi alla leva e ad essi non deve essere in viato il precetto personale. 5) l consigli e commi ssari mobili di leva nei ri g uardi degli iscritti c he risultino di appartenenza all a razza chraica e c he non siano discriminali devono adottare le seguenti decisio n i: " non ammesso alla prestazione del servizio militare in applicazione dell 'art. IO del R .D . legge 17 novemhrc 1938 XVT 1728". 6) I cittadini appartenenti a lla razza ebraica che ri sultino di scriminati devo no essere precellati per la leva. [ ...] dopo aver provveduto alla loro visita, adottano le decisioni di compete nza relativamente agli obblighi coscrizionali e rilasciano agli interessati , a seconda dei casi, il foglio di congedo illimitato provvisorio oppure la dichiarazione di ri ved ibilità o d i riforma. Pe r g li ahili arruol ati viene compilato il foglio matricolare con la indicazio ne relativa all 'appait e nenza all a razza ebraica e al decreto di di scriminaz ione e viene trasmesso al competente di stretto militare . 7) I distretti militari , appe na ricevuti i detti fogli matricolari procedono all'iscrizione degli interessati nei ruo li mod . 105 e qu indi appongono sui due orig inali dei rnod. 106 e sul prede tto mod . 105 la seguente annotazione: "C ollocato in congedo assoluto ai sensi della circolare n. 4065 del 3 scllcrnbrc 1939 XVII" . I detti militari poi devono essere d epennati dai ruoli mod . 105 . Gli esemplari de l mod. I 06 vengono conservati in pacchi di stinti con la soprascritta "In congedo assol uto ai sensi della circolare 4065 del 3 sette mbre 1939 XVII (ebrei discriminati)". I comandanti dei di stretti provvedono poi a mezzo dei Carabini eri Reali a rilasciare ai militari predetti il foglio di congedo assoluto 1.. . 1 con l'annotazione di cui sopra trascritta sul frontespizio cd a ritirare il fog lio di congedo illimitato provv isorio di cui essi sono in possesso . r...I In questa circostanza se formalmente la di scriminazione concedeva un trattamento di verso dagli altri e brei, ciò non significava affatto che all'atto pratico i d iscriminati ottenessero favori o trattame nti speciali , anzi il loro congedo assoIulo e ra scaricato d ' ufficio dall e autorità comunali a quelle dei di stretti , senza alterare la condizione finale, ossia l'impossibil ità di prestare il servi zio militare. Più semplicemente se i non di scriminati ne e rano esclusi in base al R.D.L. n. 1728 del 17/ 11 /39,quelli discriminati (per i quali quest' ultimo non valeva) ottene vano lo stesso trattamento invece dal R.D .L. n. 2111 del 22/1 2/39. Accortosi della "fittjzia diffe renza di lrallamcnto" il Ministero della Guerra richiese un ' unica procedura "per ragioni di pratica opportunità" al Ministero dell ' Inte rno , che però " non lo giudicò necessario , rite nendo la legge chiara" . Ancora un a


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volta la burocrazia stoltamente creando un ennesimo metodo di sofferenza agli ebrei di scri minati, produceva danni anche a se'stessa.

3.9. Richieste di ebrei allo scoppio della guerra europea Nel frattempo la politica internazionale ali ' inizio del 1939 e ra in pie na ebollizione, convi ncendo ormai le democrazie europee che la politica acconsenziente dcll'appeasement avrebbe solo rinviato la guerra, non l'avrebbe certo impedita. La componente ebraica anche in questa circostanza , benché esclusa dalla vita civile della nazione, non esitò a richiedere di partecipare attivamente ai destini della Patria, come ennesima testimonianza del valore e dei meriti fino ad allora dimostrati. A fine agosto, quando la pace europea era nella sua massima incerten.a, il sempre polemico gcn. Pugliese si s forzò e nergicamente per esigere dal Ministero deUa Guerra di essere richiamato in caso di mobilitazione e "destinalo a qualsiasi servii.io militare, tanto più ambito, qua nto più pericoloso e d isagiato" . Le risposte furono tutte negative e tra i vari motivi dell'esclusione, il regime in questa occasione si volle anche ricordare del comportame nto ostile di Pug liese nei confronti del fascismo delle origini. Nel loro complesso furono molte le offerte di volontarismo ebraico per la guerra e la massima istituzione israelita dopo tanta insistenza si decise a chiedere direttamente a Mussolini una riammissione coUettiva dei congedati per motivi razziali . Come facilmente ipotizzabi le, il duce rifiutò ogni offerta di arruolamento, rimanendo coerente alla sua spavalda ed arrogante politica.

3.10. I problemi discriminatori del Ministero della Guerra La legislazione, s'è visto, aveva crealo non pochi problemi alle amm inistrazioni dello Stato, nell' intento di dare attuazione a tutta quella serie di ingarbugliamenti burocratici, che si e rano sommati nel tentativo di garantire la veloce esecuzione degli allontanamenti razziali . Su questo te ma s i era espresso sin dal l'inizio di agosto 1938 Bottai; questi , infatti , ammettendo che " Il problema degli ebrei esiste anc he in Italia", non evitava di aggiungere che si trattasse di " piccole proporLioni" e per questo "si poteva risolverl o con dei piccoli atti ammini strativi" . All' interno del caos burocratico che si creò, anche il Ministero della G uerra ebbe le sue noie, in partico lar modo con il personale non dirett.amente dipendenle come quello delle società in re lazione con il dicastero. Molle proteste arrivarono perché alcuni enti militari richiedevano i documenti di non appartenenza alla razza ebraica " ogni qu alvolta le stesse d itte debbano provvedere aJla stipulazione di un nuovo contratto". Tale prassi creava notevol i rallentamenti e intralci alle ditte, no n permette ndo la veloce esecuzione delle prestazioni commissionate. Per snellire le procedure, tramite circolare ministeri ale si dispose che, una volta accertata l'arianità del personale delle relative società, si


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provvedesse a redigere degli "elenchi dei fornitori per i vari servizi della amnlinistrazione militare", con il vantaggio di non dover quindi ogni volta ri chiedere tulla la certificazione razziale. S u indicazione di Mussolini, il Ministero sentì anche il bisogno di verificare l' attend ibilità delle dichiarazioni di quei militari che , avendo il cognome di o rigine ebraica, potevano far sospettare la celata appartenenza "alla razza ebraica" .


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Capitolo 4 1940-1943: Gli ebrei e la guerra fascista

4.1. "La morte della patria" Si è visto come sin dall'agosto '39 le lettere dei maschi ebrei si rivolgessero con insistenza alle autorità competenti per offrire ancora il loro servigio e magari la vita nell ' inevitabile guerra, che avrebbe visto l'ltalia al fianco dell' antisemita Germania. Gli cx militari come i diciottenni , estromessi dalla vita civile perché di razza inferiore , avrebbero accettato qualsiasi incarico, anche rinunciando al grado , all ' anzianità o alle decorazioni, pur di avere l'onore di esprimere attivamente quel senso di appartene nza che li legava ai destini degli altri italiani. Dopo la dichiarazione di guerra del lO giugno 1940 , la stessa Unione delle Comunità nuovamente implorò il capo del fascismo di tenere in considerazione la devozioni e le asp irazioni degli italiani israeliti ; inlalli essa era "certa che i correligionari tutti vorranno mettersi all' occorrenza a disposizione delle Autorità partecipando con n1tte le loro forze al conseguimento degli alti fini nazionali" . Ingenuame nte l'ing. A. Minerbi , pluridecorato nella Grande Guerra, il g iorno della dichiarazione di g uena si volle presentare alle armi, indossando la sua divisa da ufficiale ddl 'cscrcilo, " ma fu rimandato a casa perché ebreo, un affronto per lui assai grave, simile ad una degradazione" . Anche un uomo delle istituzioni quale l'ex ministro delle finan ze .lung ricevette risposta negativa alla richiesta per sé e per il figlio di partire per la guerra, rinunciando al grado d ' ufficiale e assumendo un nome di gue rra. Nel 1940 gli ebrei idonei alla guerra potevano essere circa 7000, ma Mussolini li reputò " indegni di essere mescolati ai suoi otto milioni di armati". Allo stesso tempo però nel cuore di questi uomini emergeva anche un contrasto interno non da poco: essi si trovavano in una condizione di minorità proprio per colpa di quel regime che aveva annientato l' idea risorgimentale di Patria, che i loro padri avevano contribuito a creare, ed allo stesso tempo continuavano a richiedere la partecipazione ad una guerra di conquista, provocata proprio dal ne mico principale dell'idea di umanità, Hitler. All' atto pratico il futuro e g li interessi degli ebrei "erano ovviamente legati alla sconfitta del Reich" , ma ri sultava difficile ancora nel 1940 esserne coscienti in pieno. Per alcuni ex ufficiali ormai inutili alla loro Patria, o per meglio dire a quella Patria fascista che om1ai aveva fatto morire la Patria risorgimentale che si era realizzata parallelamente alla classe dei militari ebrei, non rimaneva che emigrare. Non tutti, dunque, ragionarono come il col. Giorgio Liuzzi, al quale questa considerazione psicologica di Primo Levi calzerebbe a pennello: Questo villaggio, o città, o regione, o naz ione, è il mio , ci sono nato, ci dormono i mie i avi. I... I Ho comhattuto le sue haltaglic, senza curarmi se f"osscro giuste o ingiuste: ho messo a rischio la mia vita pe1· i suoi confini , alcuni miei


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amici o parenti giacciono ne i cimiteri d i gue rra, io stesso, in ossequio alla retorica corrcnlc, mi sono dichiarato disposto a morire per la patria. Non la voglio né la posso lasciare: se morrò, morrò in «patria» , sarà il mio modo di morire «per la patria» . Molti d i loro anzi videro la politica razziale come un "tradimento" . La maggior parte di quei militari in congedo assoluto pe r moti vi razziali che decisero di espatriare chiesero il sovrano assenso per dimorare all'estero, onde evitare di perde re anche il diritto al godimento della pensione, mentre di allri la stessa polizia , dopo lunghe indagini , perse le tracce. Questi ltaliani, per la scelta che rcccro, ossia quella di ahhandonare la nazione che li aveva abbandonati , non pe rsero i loro meriti, anche perché per molti di loro si rivelò essere una decisione sofferta e allo stesso modo traumati ca, ma persero il loro senso di identità; non si riconohhero più in quel sentime nto di appartenenza che li aveva spinti fino a poc hi mesi prima a battersi in qualsiasi circostanza per l' Ita lia e per Mussolini , rendendoli "tiepidamente consci delle proprie origini rebraichc l, ri cri in vece della loro italianità se non addirittura de l loro fascismo". L'emigrazione "innescò una riflessione sul sig nificalo della propria italianitù cd ebraicittt". Stupidamente il fascismo ruppe l'anello di cong iunzione tra Stato, Nazione e Patria, e per gli ebre i fu fatale . Alcuni di loro " furono co stretti a desiderare la sconfitta de lla loro nazione pur di liberarla dalla dittatura fascista" . Indubbiamente la Nazione nella nascente Italia ri sorgimentale fu un prodotto derivato dell'esistenza dello Stato, ma non pe r questo bisogna necessariamente c redere che le due cose siano sempre vissute in simbiosi. li senti men lo di Patria , nato dallo spirito di amore " per la libe11à e l'indipendenza di tutte le nazioni", era stato rimodellato dal colonialismo e dal nazionalismo dello stato italiano, come fu di nuovo stra volto dalla " Marcia su Roma" e daJJa creazione (realizzata o mancata) dello Stato fascista. Se la politica impe rialista di pote nza aveva c reato " la metamorfosi" de lla "concezione de lla nai'.ione fondata sul binomi o «patri a e libert à»", " proprio con il fascismo ebbe ini zio il declino del rnilo nazionale in Italia", e la relati va " identificazio ne de ll a nazione stessa con il fasc ismo". Secondo questo ragionamento, opposto a quello ùi Galli della Loggia, proprio il fascismo avre bbe fatto morire la Patria degli italiani, pe r imporne un' altra di segno opposto. Pe r gli ebre i (militari e non) questo era lampante g ià nel 1938, no n c'era bisogno di aspettare il 1943; a loro era stato violentemente e arhitrariamente negato un passato, pe rché no n ritenuti adatti a quel tipo di ltulia nuova c he i gerarchi del regime volevano imporre. In considerazione di ciò, il I 938 fu profonda me nte distrutti vo per gli ebrei non solo perc hé persero i propri diritti , ma anche perc hé venne loro sottratto quel sentimento di ide ntità, che avevano trovalo ormai allcmali vo a 4ucllo re ligioso . " Il fatto della nostra esclusione resta per noi una fe rita c he non sa rimarg inarsi, un dolore c he non sa placarsi" : queste parole del rabbino capo di Roma esprimo no ottimame nte la rottura che non perme tterà ricuciture; ecco perché anche dopo il 1945 non si sentirà più parlare di e hre i in grig io-verde , ma solo di pochi singoli ebrei


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<.:omc lo stesso Giorgio Liuzzi , assolutamente lontani anche da quel 1%o che già sarebbe stato proporLionato al numero complessivo degli Italiani ebrei. Ind ipendentemente da ciò, per alcuni emi granti l'esilio poteva rappresentare anche la possibilità per ribadire il loro patriottismo contro il fascismo palesemente antirisorg imentale. Nel sud e del nord America , in Gran Bretagna ed in Australia molti ehrei italiani espressero il desiderio di continuare a combattere "sul fronte e uropeo" per l' Italia, ma questa volta in maniera antifascista; nel periodo tra il 1941 ed il 1942 una delle manifestazioni politiche in cantiere fu la possihile <.:ostituzione di una Legione "garibaldina", idea subito appoggiata da Sforza e dai suoi collaboratori.

4.2. La magra vita degli cx militari in Italia Quale sconrorto e di sperazione per quei vecchi soldati ebrei, rimasti iJ1vece in Italia, protagonisti di ogni guerra fino al 1938, la cui so11e ormai era quella di lontani spettatori del conflitto in corso, a cui avrebbero potuto dare invece un apporto importante d'esperienza e di capacità tecnica. La loro esclusione dal mestiere delle arm i era acco mpagnata da un 'esistenza magra, spogliati anche delle minime comodità e soprattutto di quasi tutti i diritti. Le privazioni c he più si fecero sentire furono l'impossibilità di detenere una radio e il divieto di villeggiatura in ·' località di lusso". Alcuni militari rnngcdati per motivi razziali riu scirono a d imostrare il loro passato valore, tanto da avere delle atte nuazio ni alme no su queste limitazioni d i secondo piano, ma accanto a questi "fortun ati", per i quali si poteva talvolta chiudere un occhio perché di provata rcde per lo stato, ci furono però alcuni casi in cui si rifiutarono a nc he queste piccole migliorie alla vita da discriminato. I sospctli verso gli ebrei, che il regime aveva già iniziato a considerare degli xenos e quindi dei nemici soprattutto dopo le ripetute sconfitte delle armate italiane, si accrebbero tra gli italiani ariani, passando da una jòhia-paura ad una fobia-odio. In una sorta di caccia alle streghe, pure molti ex ufficiali dovettero patire sorveglianze speciali . Le de nunce anonime, " un vizio caratteristico della vita pubblica italiana", aggiunsero ulteriori sofferenze agli ebrei già ampiamente vessali, sollevando ogni genere di accusa infondata. Nel frattempo continuavano anche ad essere congedati i pochj fo11unati che erano scampati all'essere dichiarati ebrei sin dall'inizio. Se la vita ordinaria di questi sventurati fu pe1fidamente resa angosciante, per alcu ni ex-militari andò anche molto peggio; questi non solo dovettero subi re il congedo forzato cd una vita squallida, ma mmc molli altri correligionari forono ulteriormente vessati, perché confinati od arrestati . L' unico aspetto positivo di questa tragica situazione fu che alcun i cx militari ebrei , che fino ad allora erano stati indifferenti ali' Un ione delle comunità od addirittura nemici storici, iniziarono ad avv icinarsi concretamente alla vita comunitaria dell 'ebraismo italiano. Esponenti come/\. Finzi (battezzato) ed E. Ovaua, lruppu fascisti fi11u al 194 1 per acceltare di fai· pmte della massima isti-


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luzionc ehraica, compresero ormai, verso la fine del 1942, come l' unico modo di sopportare le sventure era l'unirsi moralmente con gli altri sventurati. Fino al 1941 Finzi, per i suoi passati fasc isti, non chhc troppi problemi, ma la scelta di riavv icinarsi all'Unione fu motivata dal la nascente avversione verso quel regime che, per alcune sue affermazioni polemiche, lo aveva condannalo al confino nel 1941 e lo aveva espulso dal Partito nel 1942.

43. Il Servizio di lavoro civile obbligatorio in sostituzione del Servizio militare

Ad aggravare la tragedia ci fu il fatto che, l' esclusione dalle Forze Armate veniva interpretala da una parte strumentalizzata della società italiana non come una feroce radiazione, ma come la furbesca esenzione da una guerra. il cui peso veniva sopportato solo dagli ariani, benché fosse dipinta dalla propaganda del regime, come vo luta dalle cricche massoniche anglo-giudee. " Il Popolo d'Italia" già nel novemhrc del 1938 aveva subdolamente presentalo nell' articolo Gli ebrei e la guerra una verità di comodo, c he col sopragg iu ngere del conflitto avrebbe temporaneamente mitigato g li ,mimi: "Non solo il giudeo non ha spirito guerriero e sentimenti militari, ma 1--- 1la totali tà di ebrei si è distinta per una percentuale altissima d ' imboscati per cui in definitiva la percentuale dei loro morti è stata per certe nazioni sensibilmente inferiore alle percentuali degli ariani[ .. .)". L'entrata in guerra dell'Italia non foce che diffondere notevolmente questo azzardato stereotipo, tanto che in una relazione al duce della Demografia e razza veniva sollolincato che: " Un altro malconte nto è diffuso tra gli ariani per il fatto che ne ll 'attuale stato di emergenza gli ebrei esonerati dal servizio militare sono rimasti alle loro speculazioni [ .. .]". Con l'evolversi negativa delle ostilità, la situazione della popolazione civile andava sempre più peggiorando. Per cercare di allentare i malesseri sociali le autorità tentarono dj trovare delle giustificazioni , dei capri espiatori verso i quali fosse rivolta la rabbia generale. Tn questa circostanza lo stereotipo dell 'ebreo affarista e pavido venne rinvigorito, infatti la "razza maledetta", già oggetto di estromissioni e <li umiliazioni , faceva proprio al caso g iusto; da un reg ime senza scrupoli e autoreferenziale nelle sue grottesche capriole , i giudei potevano nuovamente essere imputati non solo di mancanza di patriottjsmo perché non.facevano la guerra che invece avevano voluto, ma allo stesso tempo potevano essere accusati di favorire la causa g iudaico-massone, perché subdolame nte asserviti alla perfida Albione. A tal proposito proprio " Il regime fascista" aveva acceso questa miccia: "E' ora di finirla con g li ebrei! Essi che non hanno e non avranno mai più l'onore di portare le armi , oggi non pensano che a far quattrini a palate alle spalJe dei combattenti e dell ' llalia in guerra. Si può ancora continuare così? Costoro sono i traditori della Patria, gli agitatori di tulle le latitudini , che la guerra hanno vol uto sapendo di non farla" . Ovviamente tutto ciò era l'ennesima calunnia per infierire maggiormente e


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gratuitame nte su uomini e donne, forti del loro passato da Italiani, ma incapaci di difendersi contro quel nuovo Golia chiamato fascismo. Sarebbe bastato un poco di senso critico - al qu ale purtroppo gli Italiani non erano più abituati - per comprendere l' autentico hlujf di Mussolini in tutta questa operazione, ma la calunnia ru invece generalmente accettata dall 'opinione pubblica, perché garantiva una valida e comoda scusante alla catastrofica condotta delle armate italiane. Il ri sentimento popolare, seppur moderatamente, si fece sentire e per dare una risposta a quella te nsione che era stata diffusa così scrupolosamente, Mussolini in maniera concreta nel 1942 volle "creare un clima di austerità e di forza nella vita civile del Paese in guerra, elinùnando, anche per ragioni estetjche che non consentono a stonature tra il popolo tutto che lavora e combatte e alcune categorie di indi vidui assenti o lontani dallo sforLo bellico della Nazione, Lquindi a tal proposito! i Prefetti provvederanno a precettare per il Servizio del lavoro gli e brei e gli elencati sfaccendati professionali, togliendo una buona volta dalla circola7.ione indi vidui che rappresentano un peso morto nella vita italiana e che offendono con la loro oziosa esistenza, tanto più quando essa è adornata di benessere sociale ed economico, la dura e combattuta esistenza delle masse lavorative ital iane impegnate entusiasticamente per la guerra e per la vittori a".

Attuando la legge già in vigore sulla "disciplina dei cittadini in tempo di guerra", il Governo ai primi di maggio predi spose il servizio di lavoro coatto per tutti i maschi italiani tra i 18 e i 55 anni già esentati dal servizio militare; in questa categoria rientravano quindi primi tra tutti proprio i.fannulloni ebrei. Questo evento , più propagandistico che altro, ebbe una ri sonanza pubblicitaria molto elevata a c ura del Ministero della cultura popolare. Per tentare di risollevare l'opinione pubblica, tale Servizio di lavoro venne posto "sullo stesso piano del Servizio militare". /\nche l'Unione della comunità cadde nel tranello della propaganda e ingcnuamt.:ntc, tramite un telegranuna del suo presidente Almansi inviato a M ussolini, volle riaffermare " [ .. .I'] incondizionata devozione deg li israeliti italiani alla causa della Patri a sicuro inlcrpretc sentimento correligionari lie ti essere chiamati dare loro opera me ntre tutte le forze della Na zione sono impegnate per la Vittoria esprimo a Voi Duce profonda riconoscenza per annunciata precettazione civile" Per l' alluazione di tale operazione, durante l' intero mese di maggio il Ministero delle corporazioni chiese a tutti i prefetti del Regno di prot.:cdcrc alla raccolta di tutte le informazioni necessarie per compilare degli elenchi completi "degli sfaccendati professionali pe r togliere questi pesi morti dalla società" e quindi avv iarli possibilmente a lavori man uali , perché indegni di quelli intellettuali . Venne specificato anche che i precettati ebrei non potevano lavorare insieme agli ariarù e me no che mai averli alle loro dipendenze; per questo le autori Là locali dovevano sempre tener presente le disposizioni razziali vigenti, in particolar modo le limitazioni che interessavano l'apparato bellico e la difesa del territorio nazionale. In virtù di ciò il Ministero della produzione bellica con la circolare 30/5/42 n.146/454 stabilì che "i cittadini italiani di razza ebraica 11011


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potevano essere in alcun modo impiegati in stabilimenti ausiliari né come lavoratori manuali né come impiegati di concetto, equiparando in tal modo gli ebrei italiani ai cittadini stranieri". Proprio per questo motivo centinaia di lavoratori ebrei già avevano perso il loro posto. Le destinazioni possibili per il lavoro coatto vennero proposte invece da l Ministero dei lavori pubblici, che comunque volle sottolinem·e come l'impiego di questi manovali non qualificati avrebbe ritardalo il termine delle opere già in canti ere. Tuttavia lo stesso Ministero valutò che per i lavori idraulici , stradali e ferrov iari potevano essere impiegati "3.275 operai non qualifi cati di razza ebraica per complessive 1.196.400 g iornate'·. Nell ' immediato potevano già subilo essere sfruttati almeno 1.645 manovali in 15 opere pubbliche già avviate, i rimane nti l.630 sarebbero potuti essere chiamali in un secondo te mpo per altre 14 opere ancora non attivale. Nelle liste, che gradualmente venivano formandosi, vennero compresi anche i discrinùnali cd anche coloro c he avevano in corso la domanda di riconoscimento di non appartcncn;,.a alla razza ebraica. In agosto il Ministero dell' Interno aveva già individuato, lramile denunz ie alle prefetture, 9.865 ebrei italiani (4656 uomini e 5209 donne ) e 1704 ebre i stranieri , passibili di imme diata precettazione a richiesta degli stessi prefetti. Questi ultimi, insieme ad una rappresentanza dei rispetti vi fede rali , questori e medici provinciali , dove vano porsi a capo di una Sezione speciale per l'avviamento al lavoro. Il cittadino precettalo in ness un caso avrebbe potuto sollrarsi al suo dovere ed , in caso di episodi di diserzione e renitenza al servizio obbligatorio, i colpevoli dovevano essere sottoposti alle sanzioni previste , "dall ' arresto fino a ll a denunz ia al Tribunale Militare", senza discrinùnaz ioni di sorta e senza nessuna attenuante. Un primo avviamento a l lavoro deg li ebrei era già stato effettuato dalle seguenti prefetture: - Roma: n° 360, destinati a lavori di puli zia a svasatura degli argini de l Tevere; - Milano: n° 53, adibiti a lavori prevale ntemente agrico li ; - Firenze: n° 23, destinati a lavori di bonirica. A Roma fu data una notevole pubblicità all'evento: fotografi e giornalisti accorsero per immortalare la puni zione per " questi incomodi ospiti che fino ad allora erano stati parassiti , avendo avuto l'esonerazionc dal servizio militare". I quotidiani della capitale per alcun i giorni fecero la cronaca del cantiere sul fiume, annotando sempre il numero dei lavoratori effe ttivi, dei maiali e di quelli che non si erano presentati e quindi passibili di punizione. Nella fase pienamente esecutiva, la precedenza per la precctlazione fu asseg nata per gradi in base all'e tà , i primi furono quelli delle classi tra il 191() cd il 1922, ossia coloro "che avrebbero avuto obblighi militari se non fossero interven ute le leggi razziali". Seguirono gradualmente i senza stabile occupazione, gl i addetti a lavori manuali, que lli occupati nel commercio, negli impieghi , nelle professioni e gli studenti. G Ii enti locali ebbero inoltre la facoltà di effettuare eventualmente dei trasferimenti da a ltre province in caso di esigenze e bisogni specifici di mano d'opera, facendo rigorosamente un "uso adeguato a lle con-


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crete necessità della provincia perché lo strumento s tesso non perda mai la sua forza più vera e autentica". In realtà le prefetture ebbero non pochi problemi ad utilizzare una massa di lavoratori non idone i, di cui fran came nte non avevano bisogno. Quando lo fecero presente, furono ammonite dal Mini stero dell' In terno. che ribadì come " lo scopo della prcccllaz ione 1 ... I ha altresì caratte re politico e le disposizioni imparlilc, quindi , a l riguardo devono trovare la più lata appl icazionc". Quindi fu be n presto chiaro che i I lavoro forzato appariva più come facciata. ad uso e cons umo delle riprese cinematografiche e de lle fotografie e non rea lme nte utile: " questo sarebbe stato abbastanza tedesco". Anche in questa occasione non mancarono le eccezioni ; g li ebrei stranieri vennero subito esentati dalla precettazione in base ad accordi tra i ministeri degli Esteri e que llo dell'lntcmo, stessa favorevole sorte toccò agli appartenenti a fami g lie miste , alle donne ebree con prole minorenne , ai mini stri di culto ed ai medici. In un primo te mpo si pensò di usare questi ultimi come sostituti dj quelli richiamati alle armi, ma ciò avrebbe prntato g li ariani a farsi curare dagli ebrei e ciò per il reg ime non poteva essere consideralo opportuno. Un caso singolare capitò ad U. Basevi che , chiamato con cartolina precetto ne ll ' inverno 1942 per il lavoro come spazzino comunale di Verona, ogni nrnttina s i vide stretta la mano dal colonnello com andante di una caserma degli alpini , che lo volle esentiire ch1lb parte antistante all ' entrata, che invece venne assegnata ad un soldato. Nel complesso tutta l'operazione, comunque, come s i è visto, si rivelò non solo una farsa colossa le, ma anche una inutile perdita di tempo. Dopo molle fotografie e nessun risultalo accettabile, le stesse ditte coinvollc, esasperate dalle contraddittorie quanto impraticabili <lircllivc del governo, dec isero di protestare atti va mente , rifiutandosi di tenere così tanti operai non qualificali in lavori tanto inutili. Ovviamente questi provvedimenti , nella loro cretina inutilità fasci sta, furono meno atroci di quelli omologhi tedeschi. a dimostrazione "che il fascismo fino a l 1943 non ru il nazismo , ma è anche vero che le leggi razziali [comunque ! costituirono una [feroce] rottura del patto del l'emancipazione stabilito tra g li ebre i e lo Stato italiano". Questo ultimo g iudiz io, se ha del vero, però mo stra una realtù so lo parzia le e giustificativ;i dell a politica fascista; va q uindi aggiunto che , attraverso l'eliminazione de i diritti personali e civili , attraverso !"inte rnamento nei campi o nelle carceri, attraverso i pedinamenti cd il lavoro coatto , prima dell 'occupazione nazista s i può concludere che lo Stato italiano non s i s ia limitato a discriminare, che comu114uc sarebbe già stato da solo deprecabi le , ma ha dato attuazione ad una vera e propria persecuzione, sfatando quell 'ormai assodalo ed auto-assolutorio luogo comune - Ita li ani brava gente - che tog lie troppe res ponsabilità solo perché gl i altri hanno fatto di peggio e con maggiore conv inzione.

4.4. Alcuni casi di arianizzazione militare e di ebreizzazione Si è dello come la linea di demarcazione tra ariano ed ebreo fosse cosa vaga e discrezionale, per il regime e per il suo dittatore; proprio questa attitudine sog-


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gettiva <l'interpretazione fu il mezzo per rende re ancora più opportunistico il corso razziale della polilica fascis ta. Oltre ad alcu ni casi di riesame , che pcm1i sero al serg. magg. pilota A . Montebarocchi e a O. Morpurgo di essere dichiarati ariani, c i fu il ca~'(> <li e le menti insostituibili pe r le loro altissime doti, c he vennero ipocritamente rimessi sug li a ltari ed in servi zio attivo, solo perché la situazione politico-mi litare era ne l periodo più nero <li tutto il vente nnio. Mussolini aveva malignamente dello nel 1938: "Ci odieranno perché li abbiamo cacciati . Ci disprezzeranno perché li ri ammettiamo", in vece questi pochi "fortunati", come il gcn . U. Pugliese, c he riso llevò la flotta italiana affondata a Taranto, e il s.ten. Jesi ri sposero entusiasticamente con passione e con la coscienza di essere de i privilegiati , tra i tanti decorati e ufficia li ebrei , c he avrebbero volentieri voluto pe rdere galloni e greche pur di rei ndossarc la divisa in prima linea. A loro vanno aggiunti anche alcuni casi di militari dichiarati prima ebrei, ma po i aria nizzati per nuove <locumenlazioni sopravvenute , che ne ri so llevarono la sorte.

4.5. La guerra in Italia ... è colpa degli ebrei! Dopo la perdita della Libia e di tutte le iso le italiane del Ca nale <li Sicilia , il 16 g iugno 1943 uscì su " Il Tevere" un articolo piuttosto g rollesco, col proposito di g iustifi care la pessima condotta della g ue rra, ormai arrivata "oltre le porte. Annibale è in casa nostra". L' a rticolista rncllcva in risa lto come la causa de lle sciagure bdliche fosse da imputare a lle congiure massonico-ebraiche c he c uravano gli inte ressi anglosassoni e de lla ..cricca di Roosevelt". Egli te ntava di convincere come le valide leggi fasciste erano disapplicate da que lla burocrazia massone che serpeggiava nello S tato fascista , permette ndo ad alcuni "ebrei l<li esserc ...l arianizzati in camera charilatis. per aver dello che la mamma s' era, una notte, shag li ata di prepuz io? Non avete vis to e bre i, con tanto di nome da g he tto, es ibire imperterriti per i salolli e i marc iapiedi la di visa <le ll'Esercilo Italiano, c ioè del nostro eserc ito e no n del loro?" Immediatamente l' Ufficio Stampa e Assis tenza de llo Staio Maggiore <le i R . Eserc ito si preoccupò cli comunicare le lcn<lenziosilà <lc ll'articolo al Gabine tto de l Ministero de lla Guerra. Quesl ' ultimo , sentendosi toccato nel prestig io de lle lsti ruzioni e de ll ' Eserc ito, volle far presente al Minculpo p che "nessun militare cli razza ebraica pres ta più servizio ne ll 'Esercito ita liano da l 1938 (e cioè dall'epoca in cui vennero applicate le note leggi razziali)", a maggior ragione ne lle fi le degli ufficiali . li So lloseg reta rio <li Stato Sorice, <lopo questa rimostranza, si sentì comunque <li g iustificare " Cl Tevere ", interpretando " l ' accenno conte nuto ne l c italo articolo I ...come riferito I a persone aventi no me chreo ma di arcertata m zza ariana" . Calunnie de l genere non erano nuove, a l momento de l disastro di Taranto un certo rag. A. G iaccag lia aveva soste nuto le responsahi lità degli ebrei nell'a ffondamento delle navi italiane.


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Capitolo 5 1943-1945 : Le due ltalie 5.1. "La guerra continua" La gue n-a , che Mussolini in maniera scellerata e senza preparazione aveva voluto pe r fo rza dichi arare era stata un completo fallimento. l soldati italiani ebbero pe rò un merito umano e morale non indiffe re nte, c he si portarono fieramente appresso anche dopo il termine delle ostilità. Infatti se le FF. AA. italiane erano state così militarmente efficienti nell 'espulsione dei loro dipende nti e brei, così non fu con g li ebrei reside nti nelle zone d 'occupazione all'estero . " La cul tura del regio esercito italiano - tradizionale , liberale, massonica e filoebraica - comportava l'esistenza di un ordinamento all ' interno del quale una cospirazione per salvare g li ebrei dai tedeschi , dai francesi o dai c roati , sarebbe stata acccltata". Ecco qu indi che nei ten-itori occupati le nostre autorità militari arriva rono pe rsino a difendere gli ebrei da eventuali molestie a ntisemite filonaziste. Gli stessi tedeschi, che fino a11'8 settemhre non si vollero occupare degli chrei italiani e di quelli residenti in territorio d'occupazione italia no, non potendo aspettarsi "appoggi" dal Governo italiano, continuarono a non fidarsi neanche per questo aspetto dell 'alleanza con l' Italia. Dall'ambasciata tedesca di Parigi si arrivò perfino a sospctlare che vi fossero "ancora in Italia Ebrei e numerosi mezzi-Ebre i, ufficiali dell 'Esercito". Nel fratte mpo in Italia, persa onnai la Sicilia, con la famosa seduta del Gran Consig lio del 25 luglio 1943 cadeva ufficialme nte il fascismo . Gli Italiani , nel loro fragoroso giubilo, c redettero che ormai tutto fosse fi nito, compresa la g uerra, le limitazio ni di ogni genere e quindi anche le pe rsecuzioni razziali . Il nuovo governo Badoglio avre bbe dovuto sa ncire, in prospe tliva, un taglio netto con il passato, ma se l'ambi guità contenuta nel comunicato sulla continuazione della gue rra accrebbe ancor di più il sospetto dei tedeschi , ug ualmente avvilì maggiormente g li Italiani , che iniziavano a chiedersi onnai ad alta voce perché si proseguisse ancora nelle scelte del regime decaduto e perché gli Alleali continuassero a bombardare I' Jtalia. La l'ine del fasc ismo istitu zionale non si rivelò quindi essere automaticamente la molla per modificare la situazio ne degli ebrei italiani . Nel luglio del 1943 vi erano due grossi problemi che il governo Badoglio non seppe o non volle ri sol vere. li primo era la difficoltà di fermare la macchinosa burocrazia che continuava imperterrita nel suo lavoro di catalogazione ed aggiornamento delle informazioni sugli ebrei. li secondo fu la scelta di non voler compromettere la debo le situazione italiana con i tedeschi in casa; una eventuale abrogazione immed iata delle leggi razziali avrebbe aggravato i gi;i delicati rapporti con il sospettoso alleato germa nico. La scelta del governo post-fascista di non intervenire sulla normativa antiebraica nel periodo dei «quarantacinque giorni» se appare «un fatto incontrove1tihilc», e videnzia allo stesso tempo una mancanza d i saggezza, nonché un allo profond amente irresponsahile; lasciare intatta l ' in-


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tera organi aazione anagrafica in continuo aggiornamento non poteva che essere, come poi realmente fu , un grosso regalo alla "soluzio ne finale" degli cx alleati tedeschi , rendendo proporzionalmente colpe vole anche lo stesso governo Radoglio. Questi, oltre ad arrestare e rim:hiudere a Regina Coeli il 27 luglio Antonio Le Pe ra, capo della Ocmora1..za (che acefala continuò comunque nella sua attività come se nulla fosse avvenuto), si limiti'> a circoscritti provvedime nti amm inistrativi, che se re ndevano meno disumana la condii.ione degli ebrei , non certo la normalizzavano , lasciando la situazione pressoché immutata. In questa situazione caotica, molti furono gli ex uflì ciali ebrei che si offrirono nuovamente come volon tari , con la illusoria speranza di vedere esaudito il loro patriottismo, ora che la dittatura era stata bandita. Nell 'n nalisi delle varie lettere ed in particolar modo in unn si evidenzia l 'effetli va realtà contraddittoria della politica dei 45 giorni badogliani . All'indomani della caduta della dittatura fascista e de " l' avvento della libertà" sembrerebbe paradossale per un ebreo il desiderare di "dare il suo modesto contributo alla riconquista dell ' indipcndenza della Patria ta nto amata" se ciò doveva comportare di continuare a combattere al fianco dell' antisemita Germania contro quegli stessi Alleati , già osannati come liberatori nei primi paeselli siciliani , dove la gue rra era sostanzialmente già tiniLa. Questa contraddizione, già peraltro e me rsa nel I 939-40 , non può c he esst.:rc spiegata, a sessant'anni di di stanza. col deside rio da parte di molti ebrei di ri vendicare quel sentimt.:nt.o di attaccamento al proprio Stato, indi pendentemente dalk posizioni vi genti e quindi inconsciamcnLc autolesioniste di un popolo g ià umiliato e calpestato abbondante me nte dalla dittatura del proprio duce. Il Ministero dell a Guerra, coere ntemente con l'ambi guità del Capu del Governo, aveva rifiutalo tan ta fedeltà e valore, ma a fine agosto si preoccupò almeno di richiedere un inte rvento al M in istero della produzione bellica, a rtinché con una circolare ri servata. da inoltrare alle di verse delegazioni ministe riali, abrogasse la precedente , c he impediva agli ebrei italiani di essere impiegati in stabi limenti a usiliari . Al pressoché totale immobi lismo del governo non si allinearono alcu ni singoli orga ni puhhlici, come l' istituto del Nastro Azzurro che, tramite il suo nuovo commissario gene rale Martelli , di spose la riammissione dei decorali chrei all ' interno de ll'e nte. Lo stesso Martelli si rese tramite di una richiesta de ll ' Unione delle comunità per riammettere " nell'ora grave che volge" gli ebrei nell 'esercito. Anche l'U.N .U .C.1 ., sentito il parere del Ministero della G uerra, riaprì le iscri zio ni a nc he per gli " urticiali in congedo assoluto di razza e braica" al la fine di agosto. l i 4 sette mbre finalmente fu la Dire7.ione Generale Pt.:rsonale Ufficiali a chiedere un inte rve nto governati vo su " k decisioni del caso, trattandosi di questioni di carattere gene rale".

5.2. " ...nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione ..." Poc he ore dopo la comunicat.ionc alla radio dell ' armistizio eon gli angloamericani , la fuga di lladoglio e de l Re non solo abbandoni'> Roma in balia degli


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eventi, ma trn l'altro la lasciò piena zeppa di docume nti ri servati e vitali , una inaspettata ulteriore dote per i tedeschi ormai padroni dell'Urbe. La reazione di questi ultimi fu appunto avvantaggiata da tutti g li incartamenti , ormai lasciati alla me rcé del primo venuto. Ad a lti livelli ne fecero le spese uomini come Cavallero , ma a quelli più bassi ne subirà tragicamente le conseguenze soprattutto la maggior parte di quegli ebre i, che orma i avevano c reduto c he la fine di Mussolini avre bbe comportato un veloce miglioramento dell a loro vita di esseri umani. In questi frangenti , il gen . U. Pugliese riuscì a cavarsela solo perché la sua nuova condizione di ariano, obbligò la Gestapo a rilasciarlo, dopo però averlo inten-ogato per otto ore a via Tasso, ma tra le innocenti vittime del rastrellamento del 16 ottobre 1943 , ci fu anc he il semiparalizzato amm. A.Capone lo stesso gio rno a Parma venne an-estato anche il gen . di di v. A. Bachi. Anche in questa ultima c ircostanza, il tentativo , di poter s uscitare nei carnefici un benché minimo riguardo per il loro glorioso passalo, fu inutilme nte esperito. Neppure il vegliardo a mmiraglio si astenne da questo triste e mortificante rituale; egli continuò a portare con sé un a lettera di Mussolini c , benché fosse molto pessimista , sperava di guadag narsi con essa qualche ultimo favore. Capon , addirittura fino al giorno del s uo arresto, provò sentimenti favorevoli per il duce, per il nuovo stato fascista di Salò e per l' intenzione di continuare a combattere al fianco dell'alleata Germania. Tuttavia, senza alcuna distinzione e senza scrupoli anche I'amm. Capon ed il gcn. Bachi, de portati in mal condizio ni ad Auschwitz, come molti a ltri , furono immediatamente gassati. Frattanto , con la disperata difesa dei g iorni successivi all'armistizio, ini ziarono a nascere, " per generazione spontanea da un sentimento prcssocchè generale di sdeg no, di ribellione e di ostilità contro i tedeschi e fascisti e dalla coscie nza vaga ma profonda che bisogna fa re qualche cosa [sic ] e farla presto", organizzazion i e nucle i combattenti nelle zone libere come in que lle ancora occupate. Una delle prime iniziative in questo senso fu quella promossa dal ten. col. Cohen ancora in congedo assoluto per motiv i razziali. Questi si rese artefice del progetto per la costituz io ne del Comitato organizzati vo de lla "Legione Volonta ria Uaribaldi11a" a Lecce, "completamente indipendente dai pattiti" c con " unico scopo [ ...] la lolla a fondo contro i tedeschi e i fascisti, per la liberazione del suo lo della patria L... ] in accordo con le autorità superiori dell' Eserc ito". L' iniziativa vista con so spetto per i suoi e le menti , conside rati pericolosi dalle autorità militari, non venne accolta nella s ua interezza, riservando al solo S.M. del R. Esercito la facoltà di porre concessio ni per le eventuali altre organizzazioni simili. Nel fratte mpo tardi vamente e soltanto a Brindisi il governo, ormai solo de l Sud, si sentì sicuro di poter mettere mano in pie na tranquillità all'e liminazione rlelle leggi anti-ebraiche, avv iando la procedura per la loro abrogazione. Un fatto curioso fu la nomina tra i membri del governo proprio di due politici ebrei, Guido Jung e M. Fano , c he per la legis lazione, che ancora non si era provveduto ad abrogare , non avrebbero po tuto far parte di organi dello Stato. li le nto lavoro per la revisione delle leggi, fu preceduto in taluni casi dal


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reintegro nei diritti indipendentemente dalle norme ant:ora in vigore. li Ministero della Marina da Taranto chiese all'Ufficio Affari C ivili presso il capo del governo a Brindisi dei c hiarimenti sulla «t:omunicazio ne relativa al richiamo in servizio degli uffit:iali di razza ebraica» e se esso fosse stato motivato da una norm a in vigore. Nel frattempo al Nord, il nuovo stato satellite della Germania, la R.S.l. continuò nella logica facilona e contraddittoria cara al fascismo, dichiarando che «Gli appartenenti alla razza chraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica» o, inserendo perfino l'antisemitismo come materia d i studio per gli a ll ievi ufficiali della G.N.R. e sfacciatamente commemorando pomposame nte nel 1944 , come se niente fosse, la m011e di un eroe fascista di origine ebraica: il console A . Liuzzi . Tuu avia anche al Sud il governo darà prova di incoerenza madornale, infatti hisognerà aspettare ben sei mesi dopo qud 25 luglio per vede r approvati tre regi decreti legge c he sanzionavano l'abrogazione della legislazione a ntisemita , permettendo finalmente agli ehrei di riacquistare quei diritti essenziali che harbaramente erano stati loro tolti nel 1938. Il RDL 6 gennaio 1944, n . 9 e quello 20 gennaio 1944, n. 25 prevedevano nell'immediato " la reintegrazione nei diritti civili e politici dei cittadini italiani e stranieri già dichiarati di razza ebraica o wnsiderati di razza ebrait:a", 1m::11lrt: il R.D.L. 11. 26 di argomento patrimoniale in vece fu posticipalo irresponsabilmente a data da definirsi. Esso fu pubblicalo e reso operante solo successivamente con il decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1944, n. 252. L'obbiettivo della nuova legislazione era di dare l'avvio in tempi brevi ad una serie di atti normativi, che avrebbero dovuto in maniera veloce rl'intf:'grare, resti1uire e risarcire tutto il maltolto e allo stesso te mpo di cercare <li favorire quel tentativo di reinserimento degli ebrei nella più vasta vita sociale de lla Nazione italiana. Dopo 6 anni , come n1tti gli ex-dipendenti pubblici . quindi anche i militari chrei in congedo, ri acquistarono il diritto di poter ritornare ai loro impieghi ed ai loro incaric hi professionali . Per qua nto riguarda lo specilìco degli amhicnti militari la circolare n. 11 9/ 10 del 22 marzo 1944 dell a 11irezione generale leva sottufficiali e truppa rendeva operante la norma re intregrali va del gen naio, inserendo tutte le classi di leva dal 1920 al 1924 in que lla de l 1925, soggetta in quel periodo a chi amata. Teoricamente le nuove norme, ormai in vigore, avrebbero dovuto garantire tutto ciò, tuttavia un problema di fondo portò a complicare concretamente la situazione: all 'atto pratico non esistevano ForL.c Armate italiane ben organi1.1.atc e di conseguenza appariva pressoché impossibile permettere nell'immediato questo previsto ripristino all ' interno delle amministrazion i e dei comandi militari. Se già dal gennaio 1944 era stata <lisposta la chiamata a lle armi de i cittadi ni di religione israelitica de lle c lassi di leva dal 19 J9 al 1925 residenti in Puglia, Rasi licala e Molise, solamente in maggio veniva disposta la riammissione in servi zio degli ex mili tari, congedati per motivi raz1.iali . Ovviamente, vista la frammentazione de lla situazione po litico-mi litare dell ' ILai ia, questa riammissio-


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ne risultò poca cosa, consideralo che le comunità più nume rose erano stanziale nelle grosse città del centro-nord, tagliate ancora fuori dalla linea del fronte e dalla lenta avanzata deg li Alleati. Per avere un concreto riordinamento in mate ria da parte dei Distretti Militari hisogncrà poi attendere oltre la fine della guerra; 1'8 ottohrc 1945 la circolare 408/3133 della Div. leva del Ministero della Guerra provvedeva a dare indicazioni specific he sulla sistemazione dei ruoli dei sottufficiali e militari di truppa, soggetti al collocamento in congedo per motivi razziali. Questa vasta operazione di riassetto avrebbe così sciolto 4uel groviglio burocratico di direttive che tanto avevano crealo confusione allo stesso ministero ed alle sue sedi periferiche di leva nel 1939. Nel frattempo, indipendentemente dalle incert ezze politiche-militari che investivano le sorti della Penisola, dopo molte richieste in proposito, il governo di Londra il 20 settembre 1944 autori zzò la formazione in Palestina di una «brigata rinforzata» completamente ebraica, ma non vide di buon occhio l'idea profilata in vece dalle varie agenzie ebraiche, ossia la possihilità di arruolare anche ebrei provenienti dai vari paesi europei . Indipendentemente dalla contrarietà degli Alleati, nelle zone dell'Italia liberata, l'eventualità di potersi arruolare in una unità tutta ebraica ottenne un'o nd ata di entusiasmo . Una centrale di reclutame nto venne aperta a Roma e venne formato un Comitato per gli arruolamenti , nel 4uale tra i vari eminenti nomi della comunità, spiccava l'avvocato Carpi. Molti furono quelli che si presentarono come volontari, tra i quali non poteva mancare il so lito " più decorato d'Italia" gen. E. Pugliese. Diversamente dalla versione ufficiale che voleva l'operazione un fallimento, ru l' ostruzionismo britannico ad impedire a questi aspiranti di essere inquadrati nel reparto ebraico di Sua Maestà, facendo svanire ancora una volta le speranze degli ebrei italiani di poter combattere. NelJ 'Italia a mano a mano liberata sarà anche attivo il CRDE, dopo il novembre 1944, una organizzazione che si appoggiava alla Brigata Ebraica facente parte dell 'Esercito Britannico, la quale si occupava anche di aiutare il rec upero di ebrei dai territori nazisti.

5.3. Ebrei nella Resistenza e nel ricostituito Regio Esercito Italiani tra gli italiani , ci furono anche circa 2000 ebrei, fra coloro che decisero di combattere i tedeschi alla macchia nelle rile della Resistenza, dei quali anche alcuni veterani cx-militari di religione israelitica, che finalmente potevano non solo tornare a combatte re per la loro Italia, ma 4ucsta volta anche contro quei nazisti e quei fascisti che tanto avevano contribuito all'annientamento morale e fi sico dei loro correligionari. Come s i è visto la catastrofe dell '8 settembre, aveva creato un numero ragg uardevole di combattenti non regolari che senza ordini precisi cercava di colmare l'assenza dello Stato nei territori ancora soggetti all'occupazione tedesca. Per colmare questa carenza istituzionale, ma anche per rendere più credibile agli Alleati l'impegno politico-militare italiano nello s forzo bellico , il Regno del


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Sud si impegnò a rende re regol ari molti d i quei combatte nti "sbandati" , costitue ndo e poi rafforzando 6 Gruppi d i combattimento completame nte italiani , da inserire sotto il comando alleato nella lotta pe r la libe razione dell'ltalia. Così in manie ra camaleontica la guerra perduta dall ' Tta li a si trasforma va in una serena quanto bizzarra cobelligeranza con la "cara , perfida Alhionc". Rcnché la J\ llied Contro/ Commission consentisse allo Stato Maggiore de l R. Esercito di poter arruo lare coloro che volevano comhattere contro i tedeschi , attraverso dei ba ndi nei te rritori liberati , essa stabilì anc he che il loro numero lolalc non dovesse eccedere le 360.000 unità. Dopo la lihcrazione di Rom a anche il D. M. della capitale rese noti in autunno alcuni bandi di arruo lamento, che trovarono un certo entusiasmo da parte di molti g iovani. Tra quelli che si o ffrirono volo ntari c'eran o anc he due e brei: Egisto Piperno, che poi verrà destinalo al Gruppo di combattimento "Cremona" e Aldo Pass igli. Oltre a questi due casi sembra che anche un altro chrco di Roma, di cui non è ce1ta l'identità, partecipò da regolare alla campagna d'Italia, come aggregato alla 5" Armala statun itense, comhattc ndo sul fronte adri atico. Parallelamente ai Combal Group , si venne organizzando un gruppo di 240 giovani uffi ciali italiani destinati al collegamento all'inte rno dell '8" Armata britannica . La scelta per gli d e me nti adatti ru molto oculata, infatti oltre ad una notevole padronanza della lingua inglese e ra comunque necessaria no n solo una indiscussa fedeltà alla monarchia sabauda, in quel periodo requisito non troppo diffuso, ma anche capacità diplo matiche adeguate per il delicato compito c ht: li vedeva "soldati di due re". I ,a partecipazio ne ebraica a questo altro modo di combatte re contro il nazi-fascismo appross imati varncnll: rudi IO cle menti .


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Capitolo 6

li secondo dopoguerra

6.1. I militari ebrei, una specie in via d'estinzione Questi sono gli unici cle menti materiali rimasti ancora oggi per rammentare l' imponente e determinate presenza ebraica a ll ' interno delle Forze Armate itali ane, attraverso un apporto costante d all'epoca de l Ri sorg imento fino alla tragedia delle leggi razziali , per poi riemergere fieramente dopo il 1943. La differe nza tra i due periodi non sta certo ne ll'intensità del sentimento, ma evidentemente ne l numero. Esd u<len<lo le vittime dell a Shoah , se prima <le i 1938 la percentuale di mi li tari e soprattutto di ufficiali era di molte volte superiore alla presenza ebraica all'interno della popolazione ita lia na (0,1% ), ne l periodo del secondo dopog ue rra la partecipazio ne ehraica alle ForLC Armate italiane è stata scarsa per no n dire pressoché nulla. Molti concittadi ni ebrei, a to rto o a ragione, no n si vollero riconoscere o non riuscirono ad ide ntificars i più con quel se ntimento <li identità in Itali a e andarono a vivere e<l a comhattere nella " r atri a" Israe le, perc hé sentirono essere que llo la loro P aJri a pi ù autentica. l{isu lta qui ndi assai difficoltoso trovare clementi sufficienti per continuare la storia <lei mili tari ebrei dagli anni '50 in poi. G li unici espo nenti, degni di nota, rima sero i già estrome ssi e re integrati gen . G iorgio Liuzzi e il gcn. Paolo Supino, nonché lo stesso - soltanto <l'origine ge n . Alberto Rovig hi . Pro prio questo ultimo , nella sua ricerca , ha inserito un e lenco degli uffic iali riammessi a tutti g li effetti (i n se rvizio o ne ll a riserva) nel 1948; sarebhero 25 che continuarono la carriera nell'Esercito, 19 nella Marina e 22 ne ll ' Aeronautica. Questi dati , ri feriti ag li ex , però s i sono sempre magg iormente assottigliati con l'andare del tcmro, per la mancanza <li ricamhio generaz io nale rilevante.

6.2. Conclusioni In conclusione a questo studio appaiono ormai fin troppo chiari i moti vi scatenanti che indussero Mussolini ed il suo regime, ne l periodo tra il 1937 ed il 1938, ad avviare anche in ltalia, in contrasto con la posizione socio-culturale precedente , la campagna e la legislazione antisemitiche. Non essendo , come que llo o mo logo nazista , di carattere ideologico, ma di carattere politico-strategico , il razzismo italiano aveva inevitabilme nte uno scopo pratico ben chiaro e preciso ne ll a mente <lei <luce: avv iare la sterzata totali taria per rendere più pote nte lo " Stato fasc ista" a ll ' inte rno ed a ll 'esterno della Nazione . TI punto, quindi , è capire se questo ohhiettivo sia slato raggiunto oppure eventualmente quale ri sultato imprevisto abbia invece conseguito; lo sviluppo deg li eventi successivi, in manie ra palese, ha mostrato come questo ambiz ioso e tetro progetto in realtà fosse solo un 'artificiosa utopia e quindi destinato al fai-


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limento in vari livelli della politica mussolini ana. Innanzitutto l'alleanza con la Germania si rivelò subilo una sudditanza più che una unione alla pari , col risul tato di porre Mussolini al ternativame nte ne ll 'avv ile nte ruolo di "brillante secondo" od in quello forse più veritiero di profittatore. Parallelamente, le sconfitte diplomatiche e militari a ll 'e sterno ri specchiavano la situazione negali va dell ' interno; il te ntativo ri volu zionario di creare l' italiano nuovo ed il fascista perfetto non incontrò la collaborazione degli stessi Ita liani , che veni vano quindi , pe r mancanza di realismo, giudicati a secondo dei casi, pietisti od addirittura anti Italiani dagli stessi gerarchi . Proprio su questo aspetto il dittatore ita liano si sentì ancora più frustrato agli occhi de ll'alleato germanico: il maestro de i fascismi non poteva permettersi di essere accusato di superficialità da uno scolaretto d 'oltralpe, come Gobbels , " in quanto [il fascismo ...] no n fu in grado di inc ulcare un vero e proprio sentimento di antisemitismo nell'animo dei suoi soldati". In tutto ciò quale ruolo invece ricoprirono i perseguitati e quale risultato venne raggiunto sull a loro pelle, il vero mezzo per compiere il.fìne politico di Mussolini? 11 complicato e farraginoso metodo avviato dalla burocrazia fascista rese la vita indubbiamente infelice e piena di privazioni per gli Italiani ebre i, ma non raggiunse - fortunatamente - l' ipocrita e criminale obbie tti vo voluto . L'effetto. per 4uanlo riguarda le Forze Armate, fu che ne l periodo 1939-1943 gli ebrei furono estromessi da ogni repatlo, posti in congedo ed esclusi da ogni possibile ulteriore arruolamento. Di versamente dalle intenz ioni (" Ci odieranno perché li abbiamo cacciati"), c iò non annullò né scalfì il patriottismo e la fedeltà de i militari ebre i per il regime, né tanto meno questa scelta rafforzò lo spirito e l'eroi smo degli ariani a lle rinnovate istituzioni rascislc. Affossare il morale della popolazione e braica con accuse infama nti , con crudeli disagi no n comportò affatto lo speralo innalzamento del la razza italica, c he avrebbe dovuto scatenare un vigore ariano portatore di onori e vitloric. Tullo quello che Mussolini si aspettava non avvenne e non pe rc hé le cricche g iudaico-massonic he proteggevano i propri compari - come spesso veni va detto - ma semplicemente perché si e ra stupid ame nte tentato un innesto estraneo alla socie tà italiana. Questo fallimento fu ine vitabile perché la Nazione da molto te mpo aveva invece accettato cd incoraggialo pacil"icame nte l'emanc ipaz io ne e l' integrazione di uomini e donne, Italiani a n1tti gli effetti . L'Unità d 'Italia era stata realizzata anc he per mezzo della componente israe litica della societ.ì italiana; pe r questo essa inserì gli ebrei a pieno titolo nello Stato e ne lla nascente Nazione e per il loro numero esiguo il sentime nto patriottico ne accelerò l'integrazione. Una situazio ne ana loga avrebbe crealo un caso atipico per la Gem1ani a guglie lmina e weimariana, nella quale " un ministro della Guerra e breo sare bbe stata una contraddizione in te rmini" e dove l' antisemitismo e le successive leggi razziali se non potevano avere " una giustificazione, per lo meno potevano [averel una razionale spiegazione". Indipendente me nte da quello che accadde ne l periodo 1938-1945 , lo sconfitto antisemitismo fascista ebbe purtroppo un colpo di coda non trascurabile; l'effetto non si realizzò subito , ma dopo qua lche anno. Mussolini , inconsapevolmente ma n1ttavia con profonda efficacia, c olpì a morte la generazione sue-


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cessi va , que ll a che comprese meglio il tradimento, quella che, non essendo stata fascista, a veva g li clementi per capire e giudicare c iò c he realmente era accaduto, senza retaggi passionali o nostalg ici. l•u questa generazione che non volle perdonare l'ingratitudine de llo Stato italiano e si chiuse in un silenzioso isolame nto nei confronti di quelle istituzioni che tanto ottusamente avevano tradito i loro padri . Come si è visto , le Jiorze Annate non avevano fatto eccezione , anzi sotlolinca vano ancora di più questa frattura , essendo state esse , per la posizione i stituz ionale che ricopri vano, le paladine dell 'ordine e de lla disciplina , anche nel periodo della dittatura. Proprio per questo motivo un'altra vittima de ll a campagna razziale fu la memoria. La memoria colle tti va delle comunità dopo la seconda g uerra mondiale ha dimenticato che anche g li e brei , come gli altri ltaliani , erano stati fasci sti entusias ti e convinti plaudenti al balcone di Palazzo Venezia, e che il consenso non venne del tutto ritirato - almeno da una parte dell ' Ebraismo itali,1110 ne ppure con le leggi razziali. Anche dopo il 1938 una parte almeno - i militari e non solo - aveva continuato a r.redere ed ad obbedire , con il solo rammarico di non avere il diritto di comhallere. Le ultime conside raz ioni de ll'amm . Capon , poco prima de lla sua de po1taz ione, esorta ndo i suoi fi g li all ' amor di patria '\ :.o n lulla la l<.'.dc cd il krvore col quale la ha amata vos tro padre ", confe rma quanto fosse vivo l' attaccamento al regime anche dopo il 1938 : "Del resto le mie convinzioni e la mia professione di fede non mutarono neanc he quando fui colpito dalle inique leggi razziali" . I ,a continuità dell'esistenza non si adatta alle divisioni artificiali de lla periodizzazio ne s torica ; la fine di ogni regime di massa crea un problema di coscie nza proprio per le stesse masse, che se da una parte vo rrebbero ricominciare ex novo la lo ro vita sociale , dall' altra, nel loro interno , ma nte ngono il peso della situazione precedente. Questo avviene proprio perché quando l'ordine prece de nte viene me no , affiora la realtà che permetteva di reggerlo: il popolo coinvolto aveva ricoperto fino a poco prima il doppio ruolo di s uddito vessato e di creatore di consenso, senza il quale la sola forza dei pochi al governo non avrebbe potuto g.irantire la sopravv ive nza del regime stesso . Ta le consideraz ione valeva per i Tede schi della " Germania anno zero" c he ipocritame nte stentarono a credere a ll e camere a gas , per gli ltaliani di Piazzale Loreto che presero a calci il c adavere de ll'uo mo amato pe r venti anni ed in tempi più recenti per gli Iracheni che da un g iorno all ' altro hanno distrutto le effi gie de l dittato re Saddam llussein , al quale solo pochi mesi prima era s tata plehi scitariamente riconfermata, all'unanimità di popolo, la carie.i che ricopri va ormai da quasi trent'anni . In Italia dopo il 1945 solo pochi ehhero il coraggio di anunettere il loro passato da gagliardi fascis ti, fare il mea culpa e ricominc iare con hasi completamente nuove la propria vita, ma questa verità - ammettere di essere stati fasci sti - appari va disagevole invece per coloro che, come gli ebre i, avevano tanto pa tito ing iustame nte , senza tuttavia annullare la propria fede al regime. La morte di que ll ' interpretaz ione di Patria (cara ad Erne sto Galli della Loggia), c he il fascis mo aveva sostituito a quella ri sorgimenta le , avvenuta trn il 25 luglio e 1' 8 settemhre 1941, rese per mag ia tutti g li Italiani oppositori alla dittatura.


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Q uanti nei mesi successivi andavano a letto in camici a nera e si ri svegliavano l' indomani mattina col fazzoletto rosso al collo? Per questo motivo la verità sul proprio passato fascista venne rimossa, trascurata, abbandonala fino a di ven ire per certi versi ingombrante. Per g li lla liani ebrei , questo oblio era moti vato anche dal fatto c he l'ammissione di questa realtà avrehhe nuociuto agli a nimi , perché avrebbe fatto eme rgere lo sconforto per non essersi ribellati od opposti ad un regime dittatoriale sorto negli anni venti , ma divenuto anno dopo a nno più opprime nte, tanto da ri velarsi totalme nte insopportahilc pe r loro, proprio a partire dal 1918 . Ancora oggi questa verità contrasta con la vulgala che vuole gli ebre i tulti antifascisti sin da subito cd ceco quindi come si spiega il curioso d isorientamento dei più - ebre i e no n - su un argomento come quello sin qui traltato, con la relativa domanda di rito: " perc hé, c'erano molti mjlitari e brei d urante il fascismo?" . Ecco quindi c he tutto il pat riottismo - compresa l'adesione al fascismo-, degli Italiani ebrei fino al 1943 viene oggi rimosso e le nume rose lettere di richiesta di arruolamento ne l 19391943 vengono dime nticate negli archi vi proprio da coloro c he le hanno sc ritte. La svolta antisemita di Mussolini non tolse al soldato ebreo il presente (di allora), ma a posteriori il suo fu turo e più gravemente il suo passalo patriottico ed eroico pienamente italiano. Se dopo la seconda guerra mondiale l'idea di Palria, si è intiepidita nell 'animo degli llaliani , proprio perché troppo legata ad un pe riodo che la re nde sino nimo di dittatu ra e gue rra , ciò è a maggior ragione valido per g li ehre i. Visto c he i cittad ini della Repubblica italiana sono poco portati (eccetto le strumentali zzazioni da propaganda eleltorale) a "celebrare" la valorosa ma ~fortunata sconfitta di El Alamein , perché gli ebrei dovrebbero ricordare con orgoglio i loro correligionari Cesare Ovan.a o Guido Liuzzi? Non è forse sve nturata la terra che ha bisogno di eroi? Tuttavia, proprio l'argome nto trattato permette di capire come la nos lra realtà nazionale mostri un aspcllo più gene rale degno di me nzione: per lutti g li Ita lia ni la Patria - tri stemente - ha perso il suo senso più aute ntico. Risulta lampante c he tra le affe rmazioni di Galli de lla Loggia e quelle di ch i scrive ci sia un ahisso nel definire il conccllo di Palria . Asserire che essa sia morta a part ire dal 25 luglio o dal1'8 sette mbre 1943. s ignifica trovare una continuità diretta tra il Ri sorg ime nto ed il fascismo, il c he - francamente - risu lta assurdo. lndubbiarnenlc le guerre d" Indipendenza, fatte da una élite, hanno creato una realtà patriotti came nte de bole e poco sentita, a cui successivame nte Mussolini , dando un simulacro di concretezza, ha anche imposto arbitrariame nte un significato totalmente diverso. Strillare "Roma o Morte" oppure "obbedisco" ne l 1922 non rese certo patrioti gli squadristi , li rese solamente paladini di una fede verso un nuovo Stato. Gli ideali sociali di lihe rtà ed indipendenza di Mazzini e Garibald i sono agli antipod i di quelli naziona listi e coloniali da "grande proletaria", c he in vece il dittatore ha innalzato come ossatura nazio nale del suo regime. G li antifascisti e gl i ebre i sono stati que lli che hanno perso una "Patri a" mo lto prima dell 'estate 1943, ma allo stesso tempo ne hanno recuperata un'altra: la "vera Italia"; non a caso sin dagli anni venti , poi in Spag na e successivamente ncll'opposi1.ionc alla guc1Ta hitleriana si hattevano da patri oti in


Ebrei e Forze /Irma/e nel periodo jèm:ista

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fonnazioni dette "garihaldine", in c ui campeggiavano i tennm1 Giustizia e Libe1tà, valori poco considerati dalla " Patria fascista". " Per gli a ntifasc isti che c redevano nel mito nazionale, il fascismo aveva rappresentalo per un ventennio lafalsa Italia; era stato l'Anti-na7.ione" 1 e per questo c he l'estate del 1943 non significava ai loro occhi la morte della Patria, casomai il suo risor,?imento. Come detto, l'abisso inte rpretativo rimane e, secondo Galli della Loggia, la Resistenza no n ha rappresentalo quella valida alternativa di idem senlire che invece il regime aveva saputo artificiosamente creare; quindi, egli giudica troppo tiepido il sentimento repubblicano, forse solo perché è lontano da quello fiero e comballivo dei gagliardetti al vento? E come "sarebbe stato possibile fare, dopo il 1945, per indurre i nostalgici del Ventennio ad accettare un ' idea di patria diversa da quella militarista e impe rialista da essi amata e mai esistila realmente se non nella tronfia retorica patriottarda del regime"?2 " La gue rra e la disfatta militare avevano rivelato l' irreparabi le frattu ra tra fascismo e nazione".3 Con il senno del poi si può continuare a dire che, anche nel secondo dopoguerra, gli ebrei hanno mantenuto la stessa indole di tutti g li altri Italiani, in qu anto Mussolini . favorendo il sovvertimento e la m011e dei sentimenti ri sorgimentali di eroismo e di valore militare, di riflesso ha colpito a ritroso buona parte della Patria italiana del Risorgimento, ci11ell;i costmit;l anche dagli ehrei.

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Eros C hiasserini UNA TERRA CHIAMATA ERITREA 1860 - 2000

La Baia di Assab

Quando l' llal ia affermò per la prima volta la volontà di acquisire territori in Africa i maggiori Stati d'Europa avevano già realizzalo in massima parte le loro aspirazioni coloniali e dato un assetto defi niti vo ai loro possedimenti d' oltremare. Inghilterra, 1:rancia, Portogallo e Spagna erano i titolari dei più significativi imperi colo niali , mentre facevano i loro primi passi, Germania, Relgio ed Italia. Prima ancora dell'Unità non mancarono progetti di insediamenti coloniali sia avvia ndo trattative con altri Stati Europei che con capi tribù locali per stabilire possedimenti in te rre giuridicamente ancora "va<.:anti" . Già prima del 1860 il Regno de lle Due Sicilie entrò in trattative con il Portogallo per l' acqu isizione di un luogo di deportazione pe r i suoi conda nnati ed ana loghe iniziative rurono avviate anc he dal Governo Sardo per la fondazione di una propria colonia penale in Afri <.:a. In previsione dell 'apernm1 del Canale di Suez, av venu ta nel 1869, e la preved ibile valorizzazione <li tutta la zona de l Mar Rosso per l'incremento del trarfi co verso l'estre mo oriente, accrebbe la volontà della compagnia di navigazione italia na Raffaele Rubattino di Genova di acquisire una zona indipendente sulla costa arabi<.:a od af'ricana <la adibire a punto di ri fornimento per le proprie navi in transito.

1938 - La Colonia Eritrea


F:ros Chiasserini

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Su suggerimento del Padre lazzarista Giuseppe Sapeto, nato a Carcare (Genova) nel 1811 , esperto di cose africane per aver esplorato e soggiornato in /\hissinia fin dal 1838 e rimasto a lungo nel Tigrè, nello Scioa e fra le tribù dei Bogos, dei Mensa e degli l labab, profondo conoscitore anche delle coste del Mar Rosso, la compagnia genovese decise l'ac4uisto di un territorio posto nella modesta haia di Assah che aveva però il vantaggio di offrire un approdo abbastanza facile e sicuro in prossimità dello Stretto di Bah-el-Mandeb, la porla dell 'Oceano Indiano, e fronteggiante i due empori più importanti dello Ye men , i porti di Moka cd Hodeida. Per la sua vicinanza all'Abissinia centrale c meridionale, la baia di Assab aveva inoltre la non trascurahilc possibilità di attirare su di se le carovane dell'interno c he all'epoca facevano capo a Massaua , Bailul , Tagiura e Zeila. Il 15 novembre del 1869 venne stipulato con i sovrani locali Hassan Ilen Ahmed ed Ibrahim Ren Ahmed, il contrailo di acquisto di quel territorio, per il prezzo di seimila talleri di Maria Teresa (corrispondenti a circa 47 .000 lire del tempo) da pagarsi entro cento g iorni e versandone subito 250 a titolo di caparra. La compagnia Rubatlino attrezzò l' area a deposito di carbone ed approvvig ionamento per i suoi piroscafi in rotta verso le Indie e poco tempo dopo ampliò lo stabilime nto acquistando anche la vicina baia di Buia estendendo così i suoi possedimenti infine, 1' 11 marzo del 1870, con un accordo stipulato con il suita


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Il pnifessor Giuseppe Sape/o

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li !{enerale Antonio Baldissera

no di Raheita, prese in affitto per la durata di IO anni ad un canone di 100 talleri , anche l' isola di Darmakicn, che chiude da un lato la haia di Assah, li I 3 marzo del 1870 Giuseppe Sa peto segnò sul territorio i limiti dello stahilimcnto e foce posare due targhe con indicata la data di acquisto ed il nome del proprietario. Da quel momento iniL.iù a sventolare s ul promontorio di Lu mah il tricolore italiano, Da li a poco il Governo egiziano, venuto a conoscenza de ll'apertura dello stabilimento , elevò lagnanze al nostro console generale a l Cairo sostenendo che tutto il litora le africano fino a Zeila, avendo fatto pa11e integrale dell'impero ottomano, era da considerarsi un loro possedimento fin dal 1866 quando il Khedivé d'Egitto era sube ntrato alla reggenza turca. Essendo la baia di Assab compresa ne ll a luogotene nza di Massaua era di conseguenza da rite nersi egiL.iana. Nel 1874 le truppe egiz iane al comando di Munzinger Pascià estesero il loro dominio dalla costa del Mar Rosso all'altopiano e quindi si spinsero fino ad occupare C heren situata nel bassopiano occidentale sulla via per Cassala. L'imperatore Johannes d 'Etio pia allarmato per l'occ upazione dei territori che geograficame nte e politicamente considerava di sua pertinenza e che comprometteva tra l'altro il suo libero accesso al mare mosse le s ue truppe contro gli egizian i che il 17 novembre 1875 vennero sconfitti a Gudda Guddi e nuovamente i I 7 mar1.o 1876 a Gura. I rovesci militari costrinsero gli egiziani a sgombrare l' altopiano ripiegando nuovamente sulle coste del Mar Rosso a Massaua ma ntennero comunque , anche se in condi zion i precarie, il possesso di Cheren.


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La questione te rritoriale tra il Cairo e Roma per il possesso di Assab si trascinò per decenni mentre la Compagnia Rubattino mostrò sempre meno interesse per il proprio stabilimento. Appianate infine le divergenze con l'Eg itto lo Stato ita liano riten ne oppo1tuno di sostituirsi alla soc ietà di navigazione genovese ne l! 'amministrazione del territorio di Assab acquistandone tulle le proprietà. 11 5 luglio 1882 Assab ed adiacenze vennero dichiarale colonia ita liana. li governo inglese, sempre a tte nto agli avvenimenti be llici e politici nel settore, g iudicò precaria la difesa di Massaua da parte dello sparuto presidio egiziano ed impe nsierito pe r una probabile occupazione da parte dei francesi interessali ad espandere la loro influenza ne ll a zona del Mar Rosso onde prevenirne ogni azione ritenne opportuno di "in formare" il nostro governo c he no n si sarehbe opposto ad una eventuale presa di possesso del territorio di Massau a, Hailul e Zeila da parte delle truppe italiane .

Lo sbarco a Ma.,·smUl

Lo sbarco de i nostri soldat i a Massaua avvenne il 5 fcbbrajo de l 1885 senza nessun segno di resistenza da parte del modesto presidio khedi viale e la handiera italiana salì sul pen none a fia nco di que lla eg iziana. Nei giorni seguenti l' occupazione si estese ai piccoli vi llaggi di Otumlo e Mo nc ullo, rispettivamente a c irca 5 e IO chilo metri a ll'interno, lungo la costa l"ino ad Arc.:hic.:o ed a lle isole Dah lac. Il 24 giug no le truppe ita liane si insediarono ne l fo1te di Saati, situato a c irca 27 c hilometri da Massaua , sgomberato qualc.:he te mpo prima dagl i egiziani .

! 885 - Massaua - !,e navi dello sbarco italiano


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Il governo di Roma giustificò l' occ upazione dell 'entroterra come una inevita bile conseguenza della presa di possesso di Massaua dovendosi proteggere i traffici carovanieri diretti verso quel porto dalle freque nti razzie operate dall e tribù del luogo, dai nomadi e dai predoni. La zona costie ra sulla quale si era estesa la nostra occupazione e ra arida e bassa, compressa tra il mare e l'alto piano, ed abitata da una popolazione e terogenea composta da immigrati arabi musulmani e d i genti aborigene che da sempre si consideravano tributarie della vicina Abissinia prima ancora di passare sotto il dominio turco ed egiziano. Tn un primo tempo le relazioni tra gli italiani e Ras Alula, luogotenente del neg us Johanncs per l' Hamasien, corsero su binari di buona convivenza ma l'estende rsi dei possedimenti italiani non poteva che irritare il negus etiopico ed il suo alleato sotto la cui giurisdizione ri cadevano quei territori c he entrambi ritenevano di poter acquisire ali' Abissinia dopo l'evac uazione da parte degli egiziani . Alula, nati vo della :,,,ona del Tembicn , fedele sostenitore del negus Johannes, si distinse nella battaglia di Gura e per la cattura d i Ras Uolde nchiel alleato degli egiziani ed acerrimo avversario di Joh annes. Tn riconoscime nto del suo contributo all a sconfitta egiziana fu nominato Ras e g li furono assegnali i domini dei te rritori detti del Mare b Mell asc , ossia di tutta la zona montuosa compresa Lra il fiume Marcb cd Asmara, e quella del bassopiano orientale che giunge fino ad AiJet. non lo ntano da Massaua . Inizialme nte stab ilì la sede del suo governo a Debaroa poi si trasferì ad Adi Teelai ed infine ad Asmara face ndone un pode roso campo trince rato dove conccntrù circa diecimila armali . In quel pe riodo la popolazione di M assaua era di oltre cinquemila abitanti , esclusi i mili tari italiani e gli ultimi 180 soldati egizia ni c he il 2 dicembre 1885

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1938 - Massa11a - Veduta parziale del porto


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lasciarono dcfinilivamente la città mentre circa mille hasci-buzuk (i soldati reclutati sul posto) passarono a l soldo dell'Jtalia che affidò la gestione ammini strativa dei territori occupati a l generale Ucné. Usciti di scena g li egiz iani Ras Alu la rivendicù il possesso di Saati e delle zone limitrofe. Al rifiuto degl i italiani rispose, come prima rappresagl ia, con la cattura della missione Salimbeni, Savoiroux , Piano, diretta allo Scioa. Lasciala Asmara alla testa di venti mila armati scese a Ghinda cd il 25 gennaio 1887 assalì il fortino di Saati , ma venne respinto. TI giorno seguente sorprese sul torrente Ocssel, nei pressi di Dogali , una colonna italiana comandata dal tenente colonnello De Crislof"oris in viata da Massaua in soccorso del fòrtino . Investiti dalle soverchianti forze del Ras i 500 uomini che la componevano furono tutti massacrali. Compiuta l'azione rientrò ad Asmara ma turbato per le perdite subite inviò proffcrte di pace a Massaua rnenlre il negus Johannes preoccupato per le possibili conseguenze politiche no n esitò a prendere le distanze dal suo luogotenente accusandolo di aver oltrepassato i suoi poteri con l'attacco ag li italiani . L'eccidio di Dogali produsse enorme risonanza in Ital ia ed il governo venne sollecitato a rivedere la sua politica coloniale cd a considerare l'opportunità di mantenere il solo possesso di Massaua facendone una base navale ed una stazione commerciale pe r le carovane abissine e sudanesi. Uno dei de putati più oltranzisti e contrari alla politica coloni a le de l governo si dirnoslrò il deputato toscano Fe rdinando Maitini che diverrà qualche anno dopo il più fervente sostenitore delle lesi coloniali ed il primo Governatore c ivile de ll'Eritrea. Prevalse comunque la tesi che non si dovesse abbandonare l'opera coloniale e per rronl<.:ggiare preved ibili nuovi scontri con Ras Alula ed il negus Johannes fu deciso l'in vio di un consistente co ntingcnlc m ilitare agl i ordini del generale Alessandro Asinari di San Ma17ano che sbarcò a Massaua il 3 novembre 1887. Completato lo sbarco de lle tru ppe il I febbraio 1888 il fo11e di Saali venne rioccupato e rinforLalo ino ltre, per renderne più efficiente la difesa ed il rifornimento, fu progettata una linea rcrroviaria vera e propria, in sostiluzionc della linea "decauville" usata fino a llora, per congiungere Massaua a lle località d i Otumlo e Moncullo. La costruzione del nuovo impianto venne affidata all ' Jng . Emilio Olivieri. Iniziata nell'autunno del 1887 venne ultimata nel marm 1888. Lo scartamento prescelto fu di m. 0,95 adottando il tipo d i armamento delle comple me ntari sarde. La sua lunghezza risultò di 27 chilometri c irca ed il costo finale di poco inferiore a tre milioni. I 20.000 uomini del corpo di spedizione rimasero a Saati pronti a fronteggiare l'eserc ito di Johannes accampatosi frattanto nella Pia na di Saberguma e con solo qualche avamposto in prossimità deUe lince ilaliane. Infine il 13 aprile 1888 l'esercito abissino riprese la strada dell 'altopiano rinunciando al confronto. Il nuovo preside nte de l consiglio Francesco Cri spi, ferve nte sostenitore della nostra espansione colonia le, ord inò il rimpatrio del corpo di spedizione che avvenne il 2 maggio 1888. Il governo della colonia, con pieni poteri civili e militari , venne affidato al generale Antonio Raldissera c he aveva guidato una delle qualtro brigate de lla spedizione di San Marzano.


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Il nuovo governatore avv iù una decisa riorganizzazione nei nostri possedimcnli iniziando con il riformare il corpo degli "ascari", i soldati nativi , costi tuendo i primi quattro battaglioni comandati da uffi ciali e sollufficiali nazionali che ne l 1892 saranno riconosciuli come parte integrale de ll 'esercito italiano. Aprì nuove strade, costruì fortificazioni e caserme, fondò ospeda li , migliorò i serviz i posta li , po1tuali , c ivili e dogan ali e<l impose regolari Lributi sulle attività commerciali onde sostenere l'economia dei territori . Baldissera aprì fattive trattative con i capi delle tribù stanziali fra i territori da noi posseduti e quelli in mano agli abissini verso il s u<l cd i derv isci ad occide nte. Si arrivò così negli ultimi mesi del 1888 all'annessione del paese dei Beni Amer, situato tra il Fiume Barca e l'Anseba, al riconoscime nto del dominio ilaliano lungo la costa del Mar Rosso, <la Anlìla a Ras Dumc ira , mentre il sultano della Dancalia richiese il protettorato italiano per il suo territorio in caso di invasione da parte di altre nazioni. li IO marzo 1889 una ennesima battag lia lra l'esercito abissino che accorse per argina re l' invasione dei dervisci del Sudan , ebbe luogo a Mete mma. Lo scontro vide la sconfitta de l negus Johannes che fu ucciso in combattimento. Scomparso dalla scena Johannes, il 22 marzo il negus Menelik si proclamò imperatore. Il 2 maggio dopo assidue trattative con il nuovo monarca venne firmato il trallato <li Uecialli tra l' ltalia e l'Etiopia c he con l'aiticolo 17 , secondo l' interpretazione italiana, veniva stabilito il nostro protettorato s ulla nazione africana.

Si occupa l'altopiano Sollecitato da Crispi, da se mpre sostenitore de lla necessità di estendere la sovra nità alle zone interne <lei paese, Baldisscra marciò verso la zona dell' Agamcttà cd il 2 giugno occupò Cheren e tutto il paese de i Bogos nel bassopiano occidentale . Approfittando inoltre dell'assenza <li Ras Alula e delle sue truppe impegnate contro i dervisci , mosse <la Ghinda verso Asmara dove e ntrò senza colpo fe rire nella notte tra il 2 ed il 3 agosto del 1889. Asmara , antica postazione doganale scelta <la Ras Alula come sua residenza dopo lo sbarco italiano a Massaua, assunse in seguito importanza commerciale e strateg ica essendo situata sulla direttrice che da Massaua conduce ad Adua nel Tigrai sette ntrionale e da Massaua verso il bassopiano occidentale cd il Sudan. Rinfor7,ate adeg uatamente le difese ed i trinceramenti di Asmara i mesi seguenti e per tutto il 1889 l'occupazione si estese alla regione meridionale dell'llamasie n , del Seraè e dell' J\cche lè Guzai ossia di que lla parte del tenitorio che <lall ' a ltopiano di Asmara, di Addi Caièh e Senafè scende verso le valli dei fiumi Mareb, Belesa e Muna ai confmi sette ntTionali dell 'Abissi nia. Nella regione del bassopiano occidentale infine , venne costruito un nuovo forte sul fiume Barca in prossimità di Agordat a prevenire eventuali ritorni offensivi dei dervisci provenienti da Cassala. All:i fine ciel 1889, in meno di c inque ann i dallo sbarco di Massaua , venne


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ultimato l'asscslamcnto de ll a colo nia entro i confini che sulla costa de l Mar Rosso si estendevano da Ras Casar fino al territorio francese di Gibuti , da Massaua verso occidente fino a Cassala e verso sud ai confini del Tigrai. Per volere di Crispi, con R. Decreto de l I O gennaio 1890, i nuovi possedimenti assunsero la denominaz ione di " Colonia Eritrea" il cui governo venne convertilo da militare a civile da affidarsi ad un governatore a lle dirette dipendenze del Ministero deg li Esteri e dotandolo d i una propria aulonoma amministrazione. Ben presto sorsero dissidi tra il governo italiano e Me ne lik a proposito del l'interpretazione dell'art. 17 del trattato di Uccialli e per i contestati confini tra la Colonia Eri tTea e l'Eti opia ne lla m na del Tigrai che la convenzione addizio nale di Napoli del I ottobre 1890 poneva lungo i lì umi Mareb-Belesa-Muna, c ioè il confi ne storico geogral"ico tra il Tigrè e l' altopiano crilrco. Malgrado i dissidi politici con l' Abissinia nella nostra colonia venne avv iato un denso programma di esplorazioni e di studi con particolare riguardo alle possibilità agricole e minerarie . Un primo tentativo di colonizzazione agricola con l'impiego di perso na le italiano prese forma nelle zone di Asmara, Godofelassi e Gura sotto gli auspic i di un apposi to ufficio e ritreo creato nei primi mesi de l 189 1. Agli inizi del 1892 il colonnello Oreste Baraticri ru nominato governa to re de lla colonia e qualche mese dopo e mise un decre to di indemaniamento dei terreni da destinarsi all'agricoltura . Con alterne vicende diplomatic he sal iva la tensione con la vic ina Etiopia ed un nostro coq)o di spediz ione venne in viato nella zona sette ntrional e del Tigrai con l'intento di rendere più sic uri i confini meridionali della colonia ma ven ne decisamente ostacolato dalle truppe abissine che lo impegnarono in due disastrose battaglie, quella dell ' Amba Alagi de l 7 dicembre 1895 termi nala con la d istru zione del battaglione Toselli e quella, ancora più fatale per le nostre armi , del J marzo 1896 ad Adua. 11 18 maggio 1896, quello che rimaneva de l corpo di spedizione, ripiegò e ntro i limiti de lla linea Mareb-Be lesa-Muna considerato ormai dal nostro governo come confine defini tivo de ll a Colonia Eritrea. li 26 ottobre fu firmato in Addis Abeba il trattato di pace con M enelik cd abrogato il controverso trattato d i Uccia lli .

Ferdinando Martini, il primo Governatore civile li 16 dicembre de l 1897 il deputato toscano Ferdinando Ma1tini, nato a Fire nze nel 1841 , venne nominato governatore civile dell ' Eritrea. Grazie alla sua guida assennata ed all 'abilità di plomatica di Federico Ciccodicola si giunse infi ne a stabilire notevoli accordi di amiciz ia e di commercio con l'Etiopia ed aJI'ltalia veniva assicurata la clausola di nazione prefe rita per quan to si riferiva ai dazi doganali , imposte e giurisdi zione mentTe si stabilì il reciproco diritto di istituire consolati ed agenzie commerciali in qualunque pa rte dell'altrui territo-


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rio. Da pa rte dell'Italia rurono attivale le prime agenzie commerciali ad Adua, Gondar, Dessiè ed infine quella di Ghigner nell' Aussi. Sempre in virtù degli accordi sottoscritti, il gove rno italiano assunse il controllo e la manutenzione della linea telegrafica dal Marcb ad Addis Abeba mentre altre convenzioni consentirono ad imprese ital iane lo sfrutta mento minerario del Tigrè e regioni adi acenti dal Mareb fino al Lago Tana ed all'alto corso del Nilo Azzurro. Fu merito soprattutto di Ferdinando Maitini se nel periodo seguente la d isfatta di Adua la Colonia Eritrea uscì dall ' incertezza politica, amministrativa, legislati va e gi udiziaria dei primi anni e si poté dare un notevole impulso alle attrezzature economiche e di comunicazione. Nel I 899, per voler de l Governatore, la capitale venne spostata dalla torrida Massaua ad Asmara. Fino ad allora modesto villaggio di poche capanne e qualche costruzione militare conobbe un incremento improvviso dell'edilizia e ben presto fu un fiorire ininterrotto di attività sia a scopi militari che civili . Dopo una pausa durata alcuni anni riprese la costruzione del prolunga me nto della fe rrovia interrotta a Saati e nel 190 I raggiunse i monti di Digdigta dove in iziava il percorso più impervio dovendo superare i contrafforti dell 'altopiano per pote r giungere ad Asmara posta a 2347 metri di altitudine. A settembre del 1904 fu completato il tratto Digdigta-Ghinda di 36 chi lometri . Negli anni a seguire furono esegu iti g li altri tratti fino al capolinea di Asmara dove giunse nel 1911 . In totale 118 chilome tri di binario, 27 gallerie, 26 tra ponti e viadotti principali e 12 fra stazioni e fermate. Pe r l'audacia del suo percorso e per il dislivello da superare era considerata una delle più spettacolari ed ardite linee fo1Toviaric mai costruite. Qualche anno dopo iniziarono i lavori per estendere la linea verso Cheren ed Agordat con l'inte ndimento di raggiu ngere il confine etiopico. Martini propugnò fortemente la creazione <li una organica rete stradale per collegare i vari centri della colonia. Durante i dieci anni del suo mandato vennero ape rti oltre 400 chilometri tra strade carrabili e piste carovaniere. Nel l 903 venne aperta tra le altTe, la rotabile Asmara-Seganeiti di 64 chilometri che in seg uito proseguì verso Senafè ed il confine con l' Etiopia protendendosi verso Adigrat e M acallè, l 'Asmara-A di U gri rivolta ad t\dua e Gondar poi la CherenAgor<lat e le carovaniere dirette oltre confine per attrarre verso la colonia i commerci provenienti dal Lago Tana. Per quanto riguarda l'agricoltura, che riteneva giustamente fosse la risorsa trainante dell ' economia eritrea, pose mano alla riforma dell'indemaniamento introdotto da Baratieri considerando errato il concetto che la colonia potesse essere a bitata e sfruttata largamente dai bianchi , ripri stinando consuetudini ed usi antichi <li coltivazione della terra da parte dei nati vi che di sciplinavano la ripartizione delle concessioni territoriali in varie categorie. Sorsero così sulle pendici e sull 'altopiano fiorenti attività agrario-industriali e nella zona dei bassopiani occidentali irrigati dal Gasc e Barca tentativi di nuove culture come quella del cotone, lo sfruttamento intensivo della fibra di agave e l'utilizzo del nocciolo della palma "dum". Si allestirono nella valle del Barca e nel basso Sahel notevo-


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Jj impianti idraulici e di irrigazione al servizio dell'agricoltura e si diede nuovo impulso alle ricerche minerarie in particolare di oro e manganese . Sorsero nuovi molini ed oleifici, officine meccaniche, stahilimenti per la lavorazione del ghiaccio e la distillazione delle acque a Massaua , non tralasciando lo sviluppo della pesca, specie del "trocas" per la produzione di madreperla, si resero più razionali i sistemi di sfruttamento delle saline, si mise mano all'impianto di nuove centrali elcllriche nella zona di Asmara. Un buon impulso venne dato anche all'allevamento del bestiame in particolare di hovini dopo che il nuovo Istituto Sierovaccinogeno di Asmarn, fondato nel 1905, riuscì a debellare una virulenta forma di peste lxwina che aveva colpito tutte le zone dell'Africa Orientale cd il 1900 - Avmara - Il Governatore vicino Yemen. Si calcolarono per quegli Ferdinando Martini anni una consistenza di 450.0(X) bovini cd un incremento di 16200 canunelli. Ben presto si raccolsero i frutti della benefica ricostruzione civile ed economica voluta dal Governatore Martini e proseguita coerentemente dagli altri amministratori che lo seguirono. Nel nuovo amhiente di sicurezza e tranquillità molte popolazioni dell'altopiano ritornarono con riacquistala fiducia alla vita a1:,YTicola e pastorale di un tempo mentre altri appresero nuove tecniche di lavoro e di impiego nelle aziende e negli opifici che sorsero numerosi nel paese. Da statistiche dell 'epoca venne calcolata una popolazione nativa di circa 282.000 abitanti con una densità di 2,50 per km2 secondo una misurazione planimetrica eseguita sulle migliori carte ufficiali prodotte fin dal 1888 dall'Istituto Geografico Militare di Firenze. Non fu trascurata l' istruzione puhhlica che agli inizi veniva impartita esclusivamente nelle scuole all'interno delle varie missioni cattoliche e quelle protestantj di lingua svedese. Sorsero così scuole d ' arte e mestieri per nativi callolici a Saganeiti, per musulmani a Chcrcn e per copti ad Adi Ugri. Scuole elementari bilingue, dove era obbligatorio l'insegnamento dell'italiano, furono create a Massaua, Assab cd Asmara. Nel capoluogo sorse nel 1917 una Scuola Tecnica e più tardi un Istituto Tecnico inferiore cd un Istituto Superiore per geometri e ragionieri oltre al Liceo Ginnasio per soli italiani mentre nel l926 fu inaugurata la nuova scuola elementare per nativi "V. Emanuele lll" la cui conduzione venne affidata alle Suore della Nigrizia. li nuovo Ispettorato della Sanità e Laboratorio di Igiene e Profilassi si fec~


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1913 - Una panoramica di A\mara vista dalla strada per Ghinda

carico dell ' assistenza sanitaria che provvide a creare numerosi poliambulatori ed infermerie sparsi su tutto il territorio della colonia oltre naturalmente ad Asmara e Massaua e.love sorsero anche i due più moderni ospedali c.lcll'Eritrca: il "Regina Elena" e I' "Umberto I0 " rispettivamente. Negli anni antecedenti il connitto italo-etiopico del 1935/36 fu un susseguirs i di attività e costruzione di opere che si dimostrarono essenziali per la valorizz.azione economica dell'Eritrea iniziata sotto la guida di competenti specialisti durante il governatorato di Ferdinando Martini e quello di Salvago Raggi. Sorsero numerose aziende private, campi sperimentali e concessioni agri cole che oltre a soddisfare il fabbisogno locale incominciarono ad affacciarsi all'esportazione. Furono portati a termine gli acquedotti di Massaua, Asmara, Dogali , Agorc.lat.Chcrcn , Tcsscnci,Adi Ugri; gli impianti idroclcllrici di lklcsa presso Asmara e quelli termoelettrici di Massaua, Addì Caièh e Cheren; furono dotati di piano regolatore ed ampliati nuovi centri quali Saganeiti , Adi Caièh, Adi Ugri , Ac.li Quala, Agonlal, Barcnlù , Tcsscnci, Gullui , Om Ager cd altri minori. Un notevolissimo incremento della popolazione si ebbe ad Asmara ormai divenuta una città a tutti g li effetti con moderni ed ifici puhhlici e privali , banche, cinema e teatri, impianti sportivi strade ben asfaltate e servizi pubblici urbani ed extra urbani. Massaua aveva assu nto con le sue nuove strutture portuali l' importanza e.li un emporio internazionale. Nuove strade carrahili asfaltate lo congiunsero ad Asmara ed a Decamerè, la nuova cittadina industriale, sulla via per Senafé ed il confine etiopico. Nel 1922 venne portato a termine il tronco ferroviario Asmara-Chcrcn e si pose mano al lratlo ChcrcnAgordat e quindi a quello tra Agordat ed Elit che nel 1932 raggiunse Biscia dove ebbe una pausa di arresto dovuta agli eventi bellici . Oltre al potenziamento e.lei mezzi ferroviari con l' introduzione di nuovo materiale rotabile e le moderne " Littorine" per il servizio passeggeri, mentre per agevolare il trasporto delle merci rla e per Massa11a venne costruita una teleferica tra il porto del


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1938 - Nefa.~it-Asmara - l,e serpentine della rotabile verso l'altopiano

193H - Nefasit-/\ smara - Ferrovia e rotabile affiancate

Mar Rosso ad Asmara. Lo sviluppo totale del nuovo impianto raggiunse i 75 chilo metri superando anch ' esso gole impervie ed un dislivello tra le stazioni terminali di 2326 metri . Linee marittime celeri me rci e passeggeri con la madrepatria la Somalia e l'estre mo oriente vennero ulteriorme nte potenziate. I servizi radiolclcgralici e radiote lefonici vennero assicurati dalla pole nte stazione Radio Marina di Asmara per collegamenti con Roma S. Paolo, Afgoi in Somalia, Pechino e le str1z.ioni clell:1 R. Marina di Bengasi Tripoli e Rodi.


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1938 - !\smara - La Stazione Ferroviaria

1926 - Asmara - Inaugurazione scuole elementari per nativi V Hmanuele lii

Il conflitto italo-etiopico li conflitto italo-etiopico 1935/ 1936 accelerò in molti casi il compimento e l'anunodemamcnto di opere stradali , pottuali cd organizzative c he richiamarono in Eritrea un numero sempre crescente di italiani , sia di semplici lavoratori che di specialisti, parte dei 4uali , terminato il conflitto, vennero avviati verso l'Etiopia. Pur essendo notevolmente migliorate le condizioni di vita e di lavoro vivere


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t:ros Chias.,·t-ri11i

Tessenei - Bassopiano Occidentale - Bacino sul Fiume Ga.w:

A:mwra - Industria enologirn Fenili

in colonia non aveva mai significato facili e rapidi arricchimenti. Tutti quelli che erano pa1titi dall ' Italia convinti di trovare comode soluzioni ai loro problemi ne tornarono profondamente delus i. L'Eritrea non è ricca di risorse e la sua terra aspra necessita di un intenso ed amorevole lavoro per dare frutti che compensino la fatica profusa. Ne sapevano qualcosa i vari concessionari che da decenni , in collahorazione con i nativi, di ssodavano le zone delle pendici orientali e del bassopiano occidentale dove dal nulla crearono aziende agricole di tutto rispetto avviando culture fino ad allorn r.omplctarnente sconosciute nel paese coadiu-


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Asmara - 23 marza 194 I - Romhardamento in Via Sacconi

Amba A/agi - 19 maggio 1941 - Resa del Duca d 'Aosta con l'onore delle armi

vali e sostenuti val idamente dag li orli sperimenta li governativi apposilamcnle creati per valorizzare al meglio le risorse del terreno. L'enorme quantità di merci e materiali provenicnli dall'Italia e necessari a creare le infrastrutture o gli opific i della colonia, giu nti nei po1ti <li Massaua e di Assab , proseguiva verso l' altipiano e le altre zone inlcmc del paese usufruendo del la linea ferroviaria e della recente lclderica ma soprattutto con l'ausilio <li migliaia di autocarri che si addentravano ne lle zone più re mote ancora no n raggiunte d:ùle camionali modernamente asfaltate affrontando viagei sn


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strade appena ahhozzate o su piste carovaniere che nel periodo delle piogge si trasformavano in immensi ed indistricabil i pantan i. Il coraggio e la volontà di riuscire fecero l'epopea di centinaia di camionisti che non es itarono a huttarsi nella mischia rischiando in proprio sia in termini economic i che uma ni. Crchhero in ug ua le misura le industrie e le piccole azie nde artigianali che impiegarono cd avv iarono a l lavoro mig liaia di nati vi che ac quisirono nuove conoscenze. li commercio ebbe un notevolissimo impulso ed oltre alle g randi aziende commerciali proliferarono a ltre attività a conduzione familiare t:he affiancarono que lle già avviate da tempo dai nativi e da lle altre comunità reside nti in t:olonia . Quando si pe nsava fosse arrivato il momento di raccogliere i frutti di quelle frenetiche atli vità che avevano coin volto in manie ra indi ssolubi le ita liani e nativi prese l'avv io la tragedia del secondo conflitto mond iale.

Nel vortice del secondo conflitto mondiale li g iorno st:gue nte a lla dic hiarazione di g ue rra. IO g iug no J940, ini z iarono i homhardame nti da parte de lle forL.C aeree britanniche sui territori it;ili:rni de ll ' Afric a Orientale. Se si escludono gli ini.lia li successi de lle nostre truppe nel la Somalia Britannica w n l'occupazione di Rerbera e ne l Sudan con la conquista di Ca ssala , i dieci mes i che seguirono furono esclus ivamente una accanita ed eroica diksa delle nostre posiàmi contro una schiacciante superiorità di mezzi e di uomini del nemico. Isolati da ll a madre patria cd impossibilitati a ricevere qualsiasi gene re di rifornime nto o di aiuto si co mpì il destino de lle nostre colonie in Africa Orientale . Oal rip iegamento italiano da Cassa la , il 17 gennaio I 94 1, iniz iò l' invasione britannica dell'Eritrea. Vennero occupate in stretta successio ne le .lone di Sabderat, Agordat e Rare ntù, ai conlìni occidentali de lla colonia, ed il 2 fe bbraio iniz iò la battaglia di Chcren, una delle più t:rue nte di tutto il contine nte africa no. Per g iorni le batterie inglesi can noneggiarono ininterrottamente le nostre posizioni di difesa attestate s ui monti Sanchi l, Dologodoroc, Zclalè e s ul Falestok mentre reparti nemici tentarono , senza riuscirv i, di penetrare nella gola de l Dongolaas. Ripresero inta nto molto intensi i bombardamenti aerei sui campi d'aviazione di Asmara e Gura cd ancora più intensamente su lla ci ttà ormai in halia degli aerei inglesi per il progressivo indebolimento del nostro già modesto potenziale e per la morte di uno dei più strenui difensori del ciclo d ' EritJ·ea , il capitano pilota Mario Visintini , medaglia d 'oro alla memoria, caduto per un tragico incidente nei pressi di Nefasit. Dopo una pausa durata fino al 4 mar.lo ripresero viole nti i wmhattimenti con a lterna fortuna ma le preponderanti forze nemiche costituite da truppe fresche indiane, sudanesi e britanniche dotate di mezzi ed armamenti moderni riucirono a filtrare ed attestarsi sul Sanchil ed il Dologorodoc. Nel disperato tentativo di riconquistare le posiz io ni perdute si hrnciarono le


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nostre ullimc forLc: i cavalieri del 15° Gruppo, g li ascari , gli alpini , i granatieri, le camic ie ne re, i be rsaglieri. li 17 marzo riprese con vigore l'azione martel lante dell'artiglieria ing lese e la 29° brigala britannica riuscì ad occupare lo Zeban . Fu il preludio della valanga nemica c he si apprestava ad investire Cheren e l' altopiano ve rso Asmara. Alle ore 11 dello stesso g iorno cadde, colpilo dalle schegge di una granata , il generale Orlando Lorenzini anima della resistenza di C heren. Gli fu conferita la medagl ia d 'oro al V.M .. Riposa tra i suo i soldati cd ascari nel Cimitero degli Eroi di Cheren. Le nostre truppe ormai decimate, la mancanza di munizioni e di viveri e per contro una schiacciante superiori tà di mezzi cd uomini ne mic i determinarono la caduta dell'ultimo caposaldo italiano e la consegue nte resa di Asmara che venne occupata d alle truppe britanniche il I O aprile del 1941. Seguirono 1'8 aprile la capitolazione di Massaua e l' 11 g iugno 4uella di Assab. Con 4ucsli ultimi avven imenti tutta l'Eritrea passò in mano ne mica ma non si cessò di combattere . Si formarono spontaneame nte " bande" di irregolari che sfrnttarono il prestig io acquisito presso gli ascari posti sotto il loro comando e continuarono le loro personali battaglie contro le truppe inglesi pungolandole ai fi anchi, nelle retrovie e lungo le vie d i rifornimento con attacchi improvvisi e micidiali per poi scomparire nel nulla. Per mesi costrinsero e te nnero occupati uomi ni e mezzi obbligando il ne mico a di stoglierli da altri fronti do ve ancora infuriava la haltaglia. La fòrmazionc delle bande di resistenza alle fo rze d 'occupazione era parte integrale d i un progetto mai abbandonato, ma elaborato rin dal lug lio del 1940, dal Vi ceré d ' Etiopia Amedeo d'Aosta. Segretamente ne aveva messo al corrente il capo del servizio etnografico dell'Impero, Antonio Mordini, e con lui riprese la pianificazione di un piano politico-militare nel corso del loro ullimo incontro avvenuto in Addis Abeba il 24 febbraio del 194 1. Era previsto che inizialme nte Mordi ni dovesse creare un 'azione di di sturho in un paese del vicino oriente per distrarre la pressione inglese indirizzata verso le nostre colonie dcli' Africa Orientale e qualora i nostri territori fossero stati invas i dal nemico di coordinare la protezione della nostra popolazione in Etiopia ed Eritrea affinché non subisse molestie e di contribuire con le sue conoscenze il mantenimento delle relazioni amichevoli tra italiani e nati vi pe r mantenere sempre v ivo l' attaccamento d i questi ultimi verso l' Ttalia. Prima del definitivo congedo il Viceré ri lasciò a Mordini una credenziale che l'autorizzava a contrarre. per tali missioni, prestiti fino a dieci milioni di lire pe r conto del Governo. Raggiunta Asmara il professor Mordini riuscì ad intrufolarsi nel Musco annesso alla Rihli oteca Governativa luogo che pote va g iustificare la sua presenza in cillà agli occhi sempre vigili della po lizia e delle spie britanniche. Per il precipita re degli eventi e per la mutata situazione, non poté dare corso alla prima fase del piano che venne abbandonata me ntre, secondo le raccomandazioni del Viceré, prese contatti con ele me nti nativi d i ogni razza e condizione c he dimostra vano attaccamento alla nostra bandiera in attesa del momento più propizio per la formazione di gruppi di rcsislc nza clandestina.


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IL professor Antonio Mordini

é'm.1· Chiusserini

IL dottor /..:,'nricv Marzi

lndipcmlcntcmente dai piani di Antonio Mordini , nel bassopiano occidentale prese ad operare, creando non pochi prohlemi al maggiore delle truppe inglesi Harari , direttore de ll 'Inte llige nce in Eritrea, il lenente di cavalleria Amedeo Uu illcl g ià comandante del gruppo Bande Amhara a cavallo. A capo di una formazione di ex ascari per mesi te nne impegnate le forze britanniche sottopone ndole ad un a continua allerta ed a numerose perdite. Nella zona del Barca si formò in vece la banda di Alì Muntaz (Alì Mohamed ld ris Adarà) ex "muntaz", c ioè caporale degli zaptié, i carabinieri indige ni , che aveva combattuto vaJo rosa mente a fianco degli italiani fino alla di sperata difesa di Chcrcn. Una serie di razzie compiute contro la sua tribù , quella dei Ileni Ame r, d a pa11e di una tribù rivale sudanese che gli ing lesi non punirono, lo spinsero a riprendere le armi pe r comba ttere sia gli uni che g li a ltri . La sua personale feroce guerriglia contro l' invasore, durata o ltre quattro amù , gli valse l'appellativo di " Leopardo del Ilarca" per la rapidità delle sue azioni e l'ardire nel comhattimento. I ,a sua fedeltà a ll'Italia rimase immutata anc he dopo la guerra quando sostenne con la sua trihù la necessità che fosse il nostro paese a tornare in Eritrea qual e ammiJ1istratore fiduc iario de ll ' ONU. Anc he in altre località dell'Africa Orientale si formarono gruppi di resistenza alle forze di occupazione: nc ll'Ogaden fu attivo il colo nnello Di Ma rco, ne lla Dancalia il capitano Rugli , a Dess iè il maggiore Gohhi mentre stavano organizzando ,b'TUppi di resistenza c ivile contro gli occupanti il capitano di vascello Aloisi ad Asmara cd il capita no Bellia ad Addis Abe ba.


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Ad Amba Alagi , in Etiopia, dopo eroica e stre nua difesa, confidando sempre in un improbabile aiuto c he potesse g iungere dalle annate combattenti in Africa Settentrionale arrivale nel rraLLcmpo alle porte di Alessandria d 'Egitto , le restanti truppe al comando de l Viceré d ' Etiopia Amedeo Duca d ' Aosta si arresero il 18 magg io con l' onore de lle anni. L'ultimo baluardo di Gondar, caduto I' 11 novem bre, segnò la fine de lla resistenza uffic iale italiana in Africa Orientale. Il 2 apri le si installò ad Asmara l'OETA (Occupicd Encmy Tcrritory Admini strati on) diretta dal brig. gcn. Kcnncdy Cooke quale ammù1i stratore capo dell 'Eritrea . Le prime attività svolte da tale e nte, rimasto attivo fino a l 28 febbraio d el I 943, furono c oncentrate principalme nte , già dai primi di maggio , alla requisi zione cd alla vendila dei materiali trovati a bordo deI1e nav i tedesche rimaste bloccate nel porto di Massaua e ne i depositi d ella sussistenza, allo smante lla me nto delle installaz ioni e degli impianti g ià del governo itali ano degli aeroporti di Gura, Zula, Assab , della base navale di Massaua, ponti, bacini galleggianti e de i macchinari di trazione de lla teleferica. Agli inizi di aprile iniz iarono ad afflu ire al Forte Baldisscra in Asmara numerose colo nne di autocarri carichi di prigionieri italian i. Poco dopo presero il via i rastrclJamenti per le stracte c: ittactine, ne i p11hhlic i locali e g li arresti a sorpresa di notte nelle abitazioni. L'amministrazione ed i pubblici servizi, pur se controllati dall ' OETA , rimasero g iocoforza in mano ai funzionari cd agli operatori italiani cd eritrei in servizio prima d ell a resa ma alcuni, più sensibili di altri , pur sapendo il pericolo a cui a ndavano incontro , rifiutarono di forn ire la loro coll aborazione all e truppe di occupazio ne e rassegnarono le dimi ssioni . Molti nos tri connazionali per s fuggire ad anesti e deportazioni s i resero irreperibili sfollando nelle campagne intorno ad Asmara. al lontanandos i verso località poco battute dalle truppe di occupazione e dalla pulizia ing lese o semplicemente trovando rifugio presso amici o famigl ie insospettabili che malg rado i rischi che sapevano di corre re si prestarono di buon grado a fornire asilo. fJ peri odo tra il 1941 ed il 1943 fu caratterizzato anche dalla creazione de i campi profughi per i nostri connazionali provenienti dall'Etiopia, de i campi cii concentrame nto pe r gli ex combattenti e per i c ivili catturali durante i rastrellamenti che , dopo hrcvc sosta, venivano avviati verso i campi di prigio nia ne lle varie colon ie inglesi in Sudan, Kenya, Sud Afric a , India . Un evento do loroso gettò nel lutto molte famig lie e nella partecipe costernazi one la popolazio ne italiana dell 'Eritrea. Il 28 novembre de l 1942 un inconsapevole U-boot tedesco silurò ne lle acque di Lorenco Marques la nave ingl ese "Nova Scotia" che trasportava verso la prigionia in Sud Africa un consistente numero di nostri connazionali catturali in A.O., 65 I di loro perirono ne ll 'affondamento . T ra l'aprile del 1942 e l'agosto del 1943 , per l'asserita Lesi so stenuta dall'amministrazione britannica che si diceva incapace di garantire la difesa degli itali ani dalle vio lenze dei nativi, migliaia di donne, bambini, vecchi ed infermi ve nnero rimpatriati con le " Navi Bianche" che in successivi viaggi, compiendo


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A'm.,· Chiasserini

il periplo ùcll' Africa, riportaro no in patri a tanti noslri connazionali accentua ndo la di sintegrazione di migliaia cli famig lie. Contemporaneamente iniziò lo smanlcllamcnto sistematico delle più importanti infrastrullurc dell ' economia del paese con il solo evidente scopo cli ridurre al minimo possibile la presenza degli italiani in Eritrea c he all ' inizio del conllitto erano 67772 di cui ben 49340 nella sola Asmara.

La guerra clandestina Sullo scorcio del 1942 il fortunato incontro tra il professor Mordini ed il dotl. Enrico Marzi diede una svolta decisiva all 'attuazione del progetto mai abbandonato di di slurbo all e truppe di occupazione secondo le dircllivc vicereali. Il ùoll. Marzi , direttore dell'Istituto Previdenza Sociale di Asmara, era un cx sottote nente degli alpi ni g iunto ad Asmara da Addis Abeba il 26 febbraio elci 1941 per dirigerne la sede locale. Aveva con se la superiore autorizzazione pe r di sporre dei fondi dell 'Istituto o nde assistere finanziariamente la popolazione civile italiana pii:1 indigente, gli ex militari sbandati , gli evasi dalle prigioni britanniche, ricercati dalla poli zia che si rivolsero a lui sempre più numerosi pe r pote r vivere e così resistere e sfuggire all a cattura . La collaborazione lra Mor<lini e Marzi gettò le basi per l'org anizzazione cli gruppi militari di resistenza cla ndeslina il cui scopo principale era quello di te ne re impegnale il maggior numero di forze nemiche in attesa che le un ità ita lo-tedesche operanti nell'Africa Se ttentrionale giungessero, come si sperava, a liberare i territori dell'impero.

Il tenente Giuseppe Pozza/o


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Alla coppia Mordini-Marzi si aggregò be n presto anche il maggiore Luigi Cristiani , militare di spicco nella difesa di Oebra 'làbor, in Etiopia, dove venne fatto prigioniero. Evaso dal campo di Dessiè nel scttcmhrc del I 94 l , riparò in Eritrea dopo aver disseminato qualche suo uomo tra i capi etiopici a no i favorevoli residenti nella zona tra Dessi è e l ' Amba Al agi. La collaborazione dei tre italiani consentì di aggregare un certo numero di nostri ex militari favorevoli alla costituz ione di bande da rendere operanti nei territori occupati . Nell'intento di espandere ne l territorio dell'impero la resisten za armata cercarono il contatto con a ltri gruppi tra i quali gli uomini della " Banda Aloisi", c he asserivano di mantenere gruppi armati italiani tra le popolazioni Azebò Galla, in Alì Mohamed ldris Adarà, "Alì Etiopia. Purtroppo Marzi si rese hcn Muntaz" - Il Leopardo del llarca" presto conto che alcun i elementi della "banda" non offrivano alcun serio affidamento e cessò ben presto ogni rapporto con essi. Frattanto la polizia inglese non rimaneva inoperosa e non concedeva tregua. In numerose occasioni i tre rischiarono la cattura. Sfortunatamente il maggiore Cristiani cadde in una imboscata per 1a delazione di un graduato nativo, fu catturato, processato e condannato a morte dalla corte marziale britannica di Asmara pe r resistenza am1ata. Dopo due mesi passali in allcsa dcll'csccuzionc in una cella del carcere di Via Teve re , la pena g li ven ne commutata in 18 ann i di detenzione. Per superare la pericolosità del momento Marzi s i rifugiò temporaneamente nella concessione agricola Santini nel Coazien , dove s i nascose sotto falso nome. Periodicamente, per mantenere i contatti con il professor Mordini, rimasto ad /\smara presso la hihliotcca che offriva una sicura copertura , e con i gmppi di resistenza onde concretarne i programmi , effettuò frequenti viaggi ad Asmara spostandosi a dorso di mulo. Il luogo di convegno era la casa di un altro fervente italiano, Ugolino Livi che non esitò ad affiancarsi al gruppo. Li vi e ra un ex caporale uscito dalla Scuola del Genio Ferrovieri di Torino (Corso 1933), volontario della campagna d' Etiopia assiemt; all'amico Rino Pacchetti furono destinati a prestare servizio sulla linea Massaua - Agorclat in Eritre a. Alla fine del conflitto Rino Pacchetti rientrò in Italia dove alterne vicende lo videro ardito protagonista nella Gut;rra di Lihera1/.ione ml:ntrl: il colkga Ugolino Livi . ottenuto il congedo. rimase in


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Eros Clriasscri11i

Eritrea. Allo scoppio del nuovo conflitto 1940 - 1945 venne richiamalo in servizio militarizzalo presso le ferrovie eritree. Personalità di spicco si di stinse in più occasioni cd in particolare si mise in evidenza per il suo comportamento coraggioso quando contribuì al salvataggio nella stazione di Asmara di un convoglio ferroviario carico di munizioni destinate al fronte d1 Cheren colpito da bombardamento aereo. Per tale azione riccvcllc un encomino solenne da pa11e del Comando dello Scacchiere Nord. Dopo l'occupazione dell ' Eritrea (aprile 1941) rifiutò fieramente di prestare la sua opera in favore dell'occupante. Fuggiasco, fece parte di un gruppo armato di disturbo antibritannico. Catturato venne condannato ad un anno di carcere. Scontata la pena e riacquistata la libertà non esitò a porsi volonlariamcnlc cd entusiasticamente agli ordini di Mordini e Marzi divenendo in breve tempo l' impareggiabile braccio destro dei due. Gli incontri nella sua abitazione divennero consuetudine ma ad uno di questi Mordini fu atteso invano. Marzi e Livi si preoccuparono. Lo cercarono ed infine appresero che era caduto nelle mani della polizia britannica ed internato al F0t1e Raldissera da dove ne uscì soltanto per essere avvialo in un campo di concentramento nel Sudan anglo-egiziano luogo cfal cprnle ,e.l i s:ir?i impossi bile evadere. Marzi si rese infine conto che troppe erano le difficoltà per creare un unico gruppo omogeneo e valido per condurre la guerriglia e s i convinse che il modo migliore per raggiungere lo scopo che si era prefisso fosse quello di contattare l'ex zaptiè A li Muntaz che nel bassopiano occidentale al comando di quasi mille uomini e sotto il nostro tricolore continuava a comballcre la sua personale guerra contro gli invasori. L'incarico di tentare l' incontro venne affidato al tenente G iuseppe Pozzolo che alla testa di un gruppo di ex soldati discese verso il bassopiano occidentale perlustrando la zona dove operava il "Leopardo del Barca". li primo tentativo, per l'estrema diffidenza dei nativi cd in particolare dei componenti della tribù dei Beni Amer, non po1tò ad alcun ris ultato, riuscì comunque ad incaricare alcu ni emissari a far pervenire dei suoi messc1ggi ad Alì Muntélz. Mc1nzi e Livi, convinti di avere imboccato la strada giusta per la formazione di una agguerrita banda armata, in attesa di un risolutivo contatto con il fiero Beni Amcr ritennero necessario creare una prima base-rifugio nella zona del Barca limitando così la pericolosità e gli inconvenienti dei continui spostamenti tra Asmara ed il bassopiano. Decisero quindi di acquistare una azienda agricola, già dedita alla produzione di banane, presso Agordat capoluogo del territorio dove effettuava le sue audaci scorribande l'ex zaptié. Dopo due infrnttuosi tentativi , alla s ua terza spedizione, il tenente Bozzolo riuscì f'inalmenlc ad incontrare A lì Muntaz e concordare con lui la data ed un luogo sicuro per un colloquio con Mar1,i per discutere una sorta di alleanza finalizzata alla resistenza armata. Raggiunto un accordo Marzi , dopo pochi giorni, organizzò l'invio alla " h;1n,h1" di una carovanc1 di rifornimenti con vestiario, medicinali e generi di


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Il maggiore Luigi Cristiani

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li caporale del Genio Ferrovieri URolino Livi

conforto qua le primo contributo aJla lotta che intendevano continuare insieme. Di comune accordo rurono escluse le armi perché in tanti vittoriosi scontri con le pattuglie inglesi il guerrigliero e la sua gente ne avevano catturate in abbondanza. La carovana fu il primo com.: relo aiuto che giungeva ad Alì che lo considerò un do no de l governo italiano quale compenso per i lung hi patimenti soffe11i ne lla difesa della sua tribù dall'ingiustizia dei britannici .. Per meglio mantenere i eollegamenti con Alì , l'instancabile Marzi chiese al fidato Livi di trasferirsi in Agordat nell'azienda agricola precedentemente acqui stala cd assumerne la direzione g iustificando così la s ua presenza nella zona senza des tare sospetti. Da allora i rapporti segreti tra Marz i e il "Leopardo del Barca" divenne ro sempre più s tretti e frequenti. Il tramite tra i due fu e rimase sempre Ugolino Livi c he divenne intimo di Alì Muntaz . La loro amicizia e reciproca stima, cementata neg li anni della resistenza armata, proseguì ne l tempo ed entrambi scesero nuovamente in campo per sostenere l'italianità dell'Eritrea quando si trattò di battersi per le sorti politiche della ex colonia. Le spediz ioni di soccorso e l 'assistenza 11011 furono inte rrotte nemmeno dalla cattura di Marzi da parte degli inglesi che lo internarono al Forte Baldissera da dove usc irà libero solt~mto nel 1946 , undici mesi dopo la fine della guerra. Dalla cattura di Marzi e fino al dice mbre de l 1945 , (oltJ·e quindi il fatidico 8 sctlc mhrc), tulle le responsabilità di collegamento e di sostegno ad Alì


Eros Chiasserini

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Muntaz gravarono su Li vi che confidò come tutti , fino a ll'ultimo, nella possihilità del ritorno della bandiera italiana in quelle te rre.

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S i acuirono nel frattempo le prime lotte pe r il futu ro assetto politico de ll ' Eritrea. La B.M.A . preoccupata dall a nasc ila di partiti che dimostravano di essere in aperto conlraslo con i progcll i e le mire de l governo di Londra inte nzionato più che mai ad attirare la ex colo nia italiana sotto la s ua influenza o , in alte rnati va, propone ndo uno smembramento del territorio per annetterne una parte al Sudan cd un 'altra all ' Etiopia. mi se in atto ogni possibile mi sura che fosse in grado di a rginare l'espa nde rsi de l consenso in favore di una possibile amministrazione fiduc iaria da assegnarsi all ' llalia pur sotto l'egida de ll 'ONU. Ottennero così nuovo appogg io cd incremento di aiuti tutte le correnti politic he filobritanniche già ben rappresentate dai nuovi notahili nominali dalle li.)rze di occupazione . Nel hassopiano occidentale, si sostenne l' azione de lla " Lega Mussulmana", trasformata in seguito in "Lega Libe rale", o rientata verso 1' indipcndenza da ragg iungersi sotto la protezione inglese mentre, s ull 'altopiano, ehhe un notevole impulso il partito di is pirazione nazio nalista "Ma hhe r Fecrì


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1946 - Asmara - Corso JJalia già Viale B. Mussolini

Ilagher", inizialme nte nato pe r la difesa degli inte ressi degli eritrei ma che in seguito assunse la denominazione di " Partito Unionista" ed un deciso atteggiamento favorevole all'annessione con l' Etiopia adollando il molto "Eritrea con Etiopia, una Etiopia"; il Partito Liberale Progressista col motto "Eritrea agli Eritrei" cd infine il "Partito Nuova Eritrea Pro Italia" che in poco più di un mese raccolse oltre 200 mila adesioni tra la popolazione italiana ed e ritrea. Agli iniLi del 1947 la presenza italiana in Eritrea si era ulteriormente assottigliata scende ndo a 30615 unità. 23404 dei quali residenti nella sola Asmara .

La tragica morte di Ugolino Livi Cresceva di giorno in g iorno la comprensibile preoccupazione dei nostri connazionali che sentendosi totalmente abbandonati d al governo di Roma, circondati d alle ostili nuove forze politiche e dall' ostracismo della H.M.A., fondarono ne l febbraio del 1947 il "Comitato Rappresentati vo Italiani dell ' Eritrea" (CRTE), un ente apolitico c he si proponeva di difende re g li inte ressi degli italiani e garantirne la sicurezza. La presidenza venne affidata all ' unanimità al medico coloniale dottor Vincenzo Di Meglio che la mantenne fino allo scioglime nto avvenuto il 2 1 dicemhre del 195 1. Nello stesso mese di lchhraio si costi tuì l"'Associazione Halo-Eritrei" con il proposito di aggregare quella paite di popolazione nativa che per vari motivi si sen ti va ancora legata agli italiani e, qualche tempo dopo, anche una " Associazione Veterani" formala da migliaia di ex-ascan. Il 12 novembre del 1947 giunse in Eritrea la Commissione Quadripartita d ' Inchiesta dell 'ONU con il compito di sondare le aspcllati vc della popolazione nativa circa il futuro assetto politico da dare al te rritorio. Nei 53 giorni della sua pe rmane nza , cioè fino al 3 gennaio del 1948, effettuò numerose visite nei centri ahitali più importanti del paese ascoltando, valutando cd annotando il parere espresso d ai rappresentanti de i vari di stretti.


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t:ros Chiasserini

Manifestazione di nativi pro-Italia

Asmara - Il dottor Vincenw Di Meglio presidenle del Comitato Rappresentativo de1-:li //aliani in F:ritrea (CR!E)


Una Terra chiamala F.ritrea 1885 -2000

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GRA;-'.DE GCVEn,'C n_,LIANO

I l d o ttor ièarzi , ritorna t o clull ' Jtalia dove ha vist o e i:&r , oto con Grar~dc Gove :··n o , abbl'acr- i :.! to per m.e e portato per la s e-conda

v olta p.,r ;,ie grande " b _•om , p:i.rola di Gov erno per 'dlutt o 11u,,110

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che l o , con ùottor: ..r~~i r: cor,.1~:~·ioso e forte L ivi , abti.ac,o fu t to ..... ...,._..._ ,-- .......

Ot,,;i che terra +2 ritre.-i è 2r1cori.l :iDtto pericol o di c a t \.ivi n t!:.iic i i.O Al ì !..untaz , ~!On u io cuore vic ino a ~uel l o i ncl là..e ntic [;.to di ~ ,

icvio a l G1-s.nde Go·verno It ;....l i ano q_ae 3to :"..i i o ter z ~ u.es s~ g.io pecr con f {;r m~~re c~e mie. sP:1-dc.1 o mio s1..vsuc

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s a.n eue e a mi dei miei

uomini e mi e genti, sono c001e se:; pre a s c .r vi z io d el G-ranùe Go~,,erno

Italiano per coo.bottc re e scacciare tut t,i i nemici di gente critreE e d i :lla>1dier" I t2licrn~ , Dio Gr ande e Onnipotent e proti,g,<;a e ;;ui'di l i fo r te Gove ,·r_o Jt"li,mr

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Asmara - 24112/ / 947 - La breve cronaca, su un giornale locale, dell'incidente nel quale ha perso la vita Ugolino Livi

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D om en i ca 2 1 c . m . alle ore 15 trovava tragica morte in un in ciden t i! a._;tomol,i listico sulla sti-aàa di C h eren il concessìon<1ri o LlVI UGOLINO. Con la sua mor t e la popola21 o n e italiana di Agord at p e rde uno dei suoi m igliori elementi. Eglì si era sempre ado p e rato per il benessere degli italia n i tutti; ed o.veva perfi n o rinunciato a .Ìrtl·· p atriare n e lla s p e ranza di v eder e un giorno n on lontano il Tricol ore d' Tr,dia tornare su quest e rerre a c u i lu i aveva dato sè stCSS(•. I funeral i hanno avuto luogo i n fonna solenne lunedì 2 :z a ll e o r e ;6 io Cbcrcn . Nello stesso incidente automo· hilistico rimauevano feriti in forma legg e ra Ali l'vluntaz ed ldris H,,.mcd. L. Z.

Asmara - 22/12/1947 - La breve cronaca, su altro ~iornale locale, dell'incidrnte nel quale ha perso la vita Ugolino Livi

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Cheren - 22/12/1947 - Le esequie di Ugolino Livi


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Pistoia

La salma cli Ugo/o,o Liri è to1·rmta in Italia

•ldl.a :rur1a (Cb&'Nll 21.l?.19471.

('l'lllli C1t>Hn)

Per dimostrare alla Commissione quanto fosse forte il rifiuto della popolazione erilrea verso un rilomo ad una amm inislrazione ilaliana, la propaganda della B.M.A. assunse toni esasperati riprendendo i temi già usati dal governo britannico, ancor prima dell'inizio del conflitto in Africa Orientale, basati principalmenle sull'isligazione dei nalivi delle noslre colonie alla rihellione conlro le altre popolazioni immigrate ed in pa1ticolare contro gli italiani illudendoli soprattutto con la promessa che a guerra tern1inata ogni proprietà terriera ed immobiliare sarebbe passala aulomalicamcnlc di dirillo agli eritrei. A lato di questa insensata propaganda, fin dai primi mesi dell'occupazione - durata dal I apri le 1941 a l 15 settembre 1952 - si inserì anche la viole nta attività armata del "Partito Unionista" che con dimostrazioni, aggressioni a singoli cittadini, attentati per divergenze politiche, saccheggi di negozi di proprietà di commercianti arahi , devastazioni di concessioni agricole condotte da italiani, furti di hestiame, cercò impunemente di fiaccare la volontà di coloro che in qualsiasi maniera dimostrassero di essere contrari all 'unione con l'Etiopia. La debole repressione messa in atto dalle for;,e inglesi non risolse mai lali problemi, suscilù invece la sorpresa reazione dei nativi che si sen tirono traditi e defraudati. Riprese in 4ucl frangente l'opera vigorosa di Ugolino Livi che con la collaborazione di Alì Muntaz, percorrendo con ogni mezzo le zone impervie del bassopiano occidentale, adunando ingenti masse di popolazione nativa per sostenere le lesi italiane che miravano ad ottenere l'amminislrazione fiduciaria che avrebbe consentito oltre a sa lvaguardare l' incolumità delle trihù di confine e


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della ancor numerosa comunità nazionale anche a proseguire sulla via del consolidamento delle strutture economiche e produttive dell'Eritrea duramente provate nel recente passato. Fu suo merito se le migliaia di aderenti al movime nto "Pro Ital ia" non si lasciarono impressionare dalla violenza delle " bande unioniste" favoreggiate dalla poli zia inglese e se le manifestazioni filo-italiane del 5 e 9 dicembre del 1947 in Agordat e Bare ntù riuscirono imponenti. Il 2 1 dicembre, pochi giorni dopo quel trionfo di tricolore che aveva sognato per tanti anni, su richiesta del funzionario coloniale del M.A.I. (Ministero Africa Italiana) dott. Barbato, g iunto in Eritrea per coordinare i vari movimenti favo revoli all'Italia, si recò a Chc rc n in compagnia di Alì Muntaz pe r incontrarlo . Durante il ritorno, sulla strada da Cheren ad Agordat, il camioncino sul quale viaggiavano, in seguito ad un improvviso sbandamento, si capovolse ed il Li vi perì nell'incidente mentre gli altri occupanti rimasero leggerme nte feriti . Il seguente lunedì 22 dicembre, in Che ren, si tennero i solenni funerali e la salma di Ugolino Livi venne tumulata nel locale cimitero civi le posto di fronte al "Cimi tero degli Eroi". Accomunali nel dolore la partecipazione popolare fu enorme cd ancor maggiore sarebbe stata se la polizia britannica non avesse proibito la partenza da Asmara d i una corriera della ditta Mutton , stipata di nostri conn az ionali .

Gli anni del terrorismo Agli iniziali episodi di violenza fece seguito il triste sanguinoso periodo del terrorismo che nell 'arco di nove an ni costò la vita a 63 nostri connazional i a 490 nativi eritrei ed il ferimento di centinaia di persone molte delle quali rimaste invalide per il resto della vita. Gli attentati terroristici, gli assassinii . le rapine e le distruzioni compiute in quegli a nni da e lementi "unionisti", banditi provenie nti dai confini etiopici , grassatori locali non suffici ente mente contrastali cd annientati dalla polizia inglese, che in svariati casi venne apertamente accusata di conni ven1,a, determinarono un arretramento economico e com merciale mai conosciuto e la di struzione di tulle le risorse agricole , minerarie cd industriali che precipitarono il paese in una profonda crisi con un drammatico impoverimento della popolazione. Il 26 giugno del 1949 i partiti eritrei contrari alla progettata spartizione <lei territorio tra Sudan ed Etiopia ed ancor meno all'an nessio ne con quest'ultima, fondarono il " Rlocco Eritreo per l'lndipendema". Rientrò intanto nel paese la Commissione d ' Inchiesta dell 'ONU che terminò i lavori della sua seconda tornata il 9 aprile del 1950. Il 2 1 febbraio esplosero in Asmara violenti disordini tra eritrei c;ristiani e mussulmani che per una intera setti mana insanguinarono le strade della città con decine di morti , saccheggi ed incendi. In base ai suggerime nti della Commissione d'Inchiesta dell 'O NU l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite g iunse a ll a determinazione cli adotta-


Una Terra chiamata t:ritrea /885-20(X)

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!\smara - 6 aRoslo 1948 - Tfune rati dei due ferrovieri italiani uccisi dai terroristi sulla linea Asmara-Cheren

Asmara - 21 f ebbraio 1950 - Gli incendi duranle i disordini causati dal Partito Unionisla

re la risoluzione di federare I' Erilrea all'Etiopia, decisione che il Congresso della Pace del Popolo Eritreo, tenuto in Asmara il 31 dicembre, accettò all'unanimità. li 9 febbraio 1951 giunse in Asmara il Commissario dell ' ONU ambasciatore Edoardo Matienzo, incaricato di elaborare una bozza della costituzione eritrea, che venne presentata il 29 giugno e dopo qualche giorno la sottopose e la discusse anche con il ministro degli esteri etiopico. Pmtroppo, in più occasioni,


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Elaherel - Un agrumeto

Asmara - Distilleria-Birreria Melolfi

Matienzo dimostrò di subire notevoli condizionamenti da parte del ministro di Addis Ahcha il 4ualc riuscì facilmente ad imporre, tra le altre cose, l'adozione della bandiera etiopica come simbolo della nascente federazione tra i due paesi ed ottenere che nell'amhi to del futu ro governo di Asmara sedesse anche un rappresentante del governo dell'imperatore. Questi ed altri eventi non furono adeguatamente valutati o furono volutamente ignorati dai rappresentanti dei partili pro-unione e pro-fe.derazione ma ùa li a qualche anno tnttil lii nil7.ione eritre-~1


Una TPrra chiamala Erilrea /885-2000

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1975 - Massaua - /,'ex Palazzo del Governatore dopo un homhardamento da parte dei Mig etiopici

1999 -1:,'ritrea - Tendopoli di profughi dalle zane di confine interessate dal conflitto tra Eritrea ed Etiopia

sarà chiamata a subirne le amare conseguenze ed a pagarne lo scotto con tre nta anni di guerra di liberazione e la totale distruzione de lle risorse del paese. Una amnistia generale concessa nel lug lio del 1951 dall'amministrazione hri tannica pe r tutti gli atti di terrorismo perpetrati ne l paese nel corso della loro occupazione, ottenne un sostanziale calo del brigantaggio, la resa di molti "scifta" locali ed il rientro di molti di loro, te rminata la missione terroristka, e ntro i compiacenti confini etiopici.


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/\ Ila fine di marzo 1952 i me mbri eletti dcli' Assemblea RapprcscnLativa Eritrea presero in esame la costituzione c he venne definiti vame nte approvata il 10 lug lio e, il successivo 28 agosto venne affidato a Tedia Rairu, un ex insegnante di ruolo sotto il go verno italiano, l'i ncari co di capo del go verno eritreo. Poco più di un mese dopo, il 15 settembre 1952, la bandiera ing lese venne anunainata pe r l' uJtj ma volta sostituita dal tricolore etiopico e l' indomani , 16 scttcmhrc, amministratori e truppe ing lesi abbandonarono il territorio senza suscitare alcuna ombra di rimp ianto lasc iandosi alle spalle un paese in ginocchio e spogliato di ogni ri sorsa. Fu una mesta cerimoni a pe r coloro che per anni rurono convinti di poter mantenere all ' infinito il possesso d i quei territori mentre non immaginavano, nenm1eno nelle loro più pessimistiche previsioni , c he d a li a qualche anno av rchbcro dovuto ripclerla innumerevoli volte, tante quant i erano i loro possedimenti coloniali.

Un p eriodo di tranquillità prima della 11uova bufera Per i seguenti 25 anni la comunità italiana partecipò ancora una vo lta attivamente assie me al popolo eritreo alla rinascita del paese ri assettando le strutture agricole cd industriali, sfruttando al massimo le magre risorse del territo rio contribue ndo come pe r il passato al ritorno alla norma le civile convivenza. Nel bassopiano orientale ed occidentale risorsero e prosperarono le a:licndc agro-alimentari che avevano avuto g ià per il passato una consiste nza di tutto rispetto come quelle di De Nadai, Cascian i, Ertola, Acq ui sto; l'ind ustria per la coltivazione e lavo razione de l cotone Barallo lo, 4uclla vi nicola Fen ili, della distillazione e della produzione d i birra Melotti, de lle ceramiche Tabacchi, delle vetrerie Sava-Mirenghi ecc. Non vi fu infi ne alcun settore c he non vantasse una prod uzione bastante alle necessità del paese ed in molti casi affacciarsi nuovamente ad una profic ua espo ,1azione. Dopo quella fe lice parentes i c he fece dimenticare le traversie e le difficoltà del passalo le nubi d i una nuova immane tragedia si affacc iarono all 'orizzonte della ex colonia. Tragedia di cui all'atto della federazione con l'Etiopia si potevano g ià facil men te intravedere le premesse e che, malurati i tempi, puntualrnenlc si verificarono. L' Eritrea. prospera ed evoluta grazie alla lunga colonizzazione italiana era divenuta nel frattempo estremamente impo11ante per l'economia dell 'impero cliopico. Le strade modernamente attrezzate. la pe1fetta linea ferroviaria, le strutture sanitarie di primo ordine , le scuole e l'economia nrtta ed infine il grande porto di Massaua, pur se defraudato di molte importanti strutture dall 'occupante inglese, rapprescnlavano per l'Etiopia una irrinunciabile ed appetitosa realtà. A novembre del 1962, dopo anni di una fin troppo palese poli tica d i emarginazione e d i rimpiazzo delle caric he locali di nazionalità eritrea con quelle di nazionalità etiopica, le truppe d i Addis Abeba effettuarono una vera e propria occupazione mil itare. [I negus Hailè Sellassiè dichiarò uni lateralmente dceac.lu-


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ti g li accordi federali e l'Eritrea fu ridotta al rango di semplice provinc ia de ll' impero e tiopico. Malgrado il cl ima pesante che si avvertiva in Eritrea, la comunità italiana continuò alacremente il proprio lavoro rafforzando costante me nte l'economia de l paese. Il più evidente e lusinghiero banco di prova de lla vitalità e del lavoro dei nostri connazionali si concretizzò nell ' "Asmara Expo 1969", la più grande rassegna de lle attività produttive organizzata in Eritrea ne l dopoguerra. Fu la più chiara dimostrazione di quanto la presenza italiana fosse determinante per l'economia a nc he se in que l periodo i connaz ionali residenti erano già ridotti a circa 9 mila unità, nella maggior parte concentrati in Asma ra . In seguilo all 'occupaz ione militare del paese da parte de lle truppe etiopiche ini zio, quasi in sordina, la rivolta del popolo eritreo che prese il via nel bassopi ano occidentale con la decisione del Fronte di Liberazio ne dell 'Eritrea (FJ ,E) di passare alla lotta armata.

Eritrea addio Agli ini z i degli anni '70 l'urngm10 della g1wrra to rnò a volteggiare prendendo via via maggior vigore non solo sull'Eritrea ma anche in Etiopia e, ne l corso del 1974, un colpo di stato militare de pose l'imperatore Hailé Sellassié che l' anno successivo " mori va" ponendo fine alla dinastia del Icone di Giuda. Prese il potere una g iunta militare di ispirazione marx ista guidata dal colonnello Mcnghistù . La repressione della guerriglia per la libe raz ione dell'Eritrea invece che assopirsi acquistò, sotto il " Dcrg", nuovo v igore con un e norme spiegamento di J"òrzc da parte de l nuovo regime etiopico causando perdite in vite umane mai conosciute dal paese mentre nulla veniva risparmiato: c ittà e villaggi bombardati ed incendi ali , un imponente esodo di profughi verso i paesi confinanti per sottrars i alle atrocità della repressio ne, la re te ferrov iaria complctamc nlc smante ll ata, attivit:1 industriali agricole e commerciali distmtte. le proprie tà confiscate . La nazionalizzazione de i beni , l'o rmai palese aperta ostilità del nuovo governo etiopico, l'estende rsi del conflitto fin dentro le c ittà e il progressivo aggravarsi de lla situai.ione e l'assoluta mancanza di s icurezza costrinsero la comunità itali ana a lasciare il paese in manie ra massiccia e definitiva con un ponte aereo attivato dal governo italiano. Dopo trenta anni di sang uinosi scontri che no n ri spam1iarono nessun angolo del paese e c he inflissero al popolo eritreo imma ni sofferenze, anc he il regime di Menghistù fu costretto ad ahhandonare la scena politica etiopica e la repressione in Eritrea. Nel 1993 si pervenne fi na lmente alla con4uista dell ' indipe ndenza. li paese riprese lentamente e faticosamente la via de lla ricostruzione ma questa volt,1 senza il contributo dell a comunità italiana ridotta ormaj a poche centi naia di persone che ostinatamente vollero restare in quella terra. Quando ormai tutti confidavano in un duraturo periodo di pace e di rutura prosperità, ne l giugno del 1998 una contro versia di frontiera con l'Ftiopi!l mai


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definita, sfociava in un nuovo conflitto. Un accordo di "pace" tra Eritrea ed Etiopia fu raggiunto ad Algeri nel dicembre dell'anno 2000 ma per assicurare questo labile stato di "non conflittualità" stazionano tuttora, ai confini tra i due paesi, i caschi blu de11'0NU.


Una Terra chiamata Eritrea 1885-2000

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BIBLIOGRAFIA

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F.ros Chiasserini


F.secuzicmi sommarie duranle la Grande (iuerra

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Sergio Pelagalli ESECUZIONI SOMMARI E DURANTE LA GRANDE GUERRA

Secondo i dati forniti da Alberto Monticone, il più au torevole sn1dioso della materia, la g iustjzia militare italiana pronunciò nel primo conflitto mondiale 4000 condanne a morte, delle qua li 750 eseguile 1 . Qucsl'ultimo numero 11011 comprende le vitlime di "esecuzio ni sommarie", fucilazioni ordinate direttamente dai comandanti, contro militari colpevoli o indiziati di grav i reali militari , desi g nali a volle per mezzo di sorlcggio ("decimazione"). Nella grande guerra, vigeva da noi il codice penale militare per l'cscrcilo (c.p.cs.) del 1869 . Esso consentiv a, e talvolta imponeva, la reazione diretta e inunediata con l' uso della fo rza e legittimava anche la soppressione violenta degli autori del fatto delittuoso. Secondo l' articolo 40, il "graduato" (vale a dire , chi rivestiva un grado militare) aveva l'ohhligo d ' impedire con ogni mezzo i reali di codardia (nelle mol teplic i fom1e di sbandame nlo, abbandono del posto di combattime nto, mancata possibile offesa , rifiuto di marciare contro il nemico, rifiuto di compiere un servizio di guerra in faccia al nemico), ri volta, ammutinamento, forzata consegna in presenza <lei nemico, vie di fallo a mano armata verso sentinella o vedetta, attacco o resistenza alla forza armata, diserzione con complotto, rihcllionc alla g iustizia, saccheggio, ammutinamento e ri volta di prigionieri. Fom1e gravi di criminalità militare, erano considerate pericolose per il loro carattere colle ttivo. 1,a flag ran za del reato , che comportasse la pena di morte, e ra condizione essenziale per la repressione immediata, che non escludeva - per concorde avv iso dei commentatori - il passaggio per le armi. La "decim azione" (o, meglio, la designazione per mezzo di sorteggio) era lecita se il comandante, ncll'impossihilità di circoscri vere l'esecuzione agli agenti principali e dovendo reprimere senza indug io con misure estreme un reato collettivo, riteneva sufficiente la fuci lazione d ' un numero limitato di colpevoli per e vitare un 'eccessiva effusione di sangue. li sorteggio doveva essere però preceduto da un coscienzioso, per quanto rapido , accertamento delle colpe, estendendosi anche a coloro su cui gravavano semplici presunz ioni o vaghi indizi o anche nessun sinlumu di colpe volezza. L'articolo l 17 puniva il militare presente a un a mmutinamento o a una rivol ta che non facesse uso di tutti i mezzi per impedirli .

1 A lberto

Monticone, li regime penale nell 'Esercito Italiano durante la prima !;tterra mondiale, in Gli ilaliani in uni}<1rme, /9/ 5- /9/ 8. lntellellllali, borghesi e disertori, Bari 1972, pagine 216 e 229.


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Sergio l'elagalli

L'articolo 168 dichiarava non punibili le vie di fatto verso l' inferiore per frenare l'ammutinamento, la rivolta, il saccheggio, la devastazione. Infine, l'articolo 2 delle norme approvate dal ministero della g uerra il l O settembre 19 13 disponeva che l' ufficiale presente al combattimento passasse immediatamente per le armi chiunque influisse dannosamente su commilitoni o inferiori con parole o grida o attj pusillanimi o rifiuto d'obbedi enza. In conclusione, la reazione diretta era consentita o imposta nei casi in cui il reato avesse una ri percussione tale nei confronti del reparto militare, da re ndere pericoloso, o addirittura esiziale, ogni indug io nel la repressione. Mezzi d i coercizione diretta come l'ordine di fucilazione non preced uto da giudizio e da sentenza, in via ordinaria delitn10si, diventavano addirittura obbligatori, mi nacciando perfino la pena capitale agl'inadempie nti . li comando supremo, in mate ria di disciplina in guerra, rafforzò il carattere repressivo delle disposizioni di legge. La circolare n. 1 del 24 maggio 19 I 5 riteneva responsabili i comandanti di grande unità che si mostrassero titubanti nell'applicare scnz'indugio, quando il caso lo ric hiedesse, le estreme misure di coercizione e repressione. Nello stesso anno , la 3525 del 28 settembre esaltava la salutare giustizia sommaria: «Ucvc ogni soldato esser convinto che il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalci tranti e i vigl iacch i. Ognuno deve sapere che c hi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima c he si infami dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quelle dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando no n sia stato freddato da quello dell'ufficiale» . Nella ci rcolare telcgralìca riservata 2 10 , diretta il l O nove mbre 19 16 ai comandi d'arniata, il generale Cadorna, nell'approvare due decimazioni ordinate dal comandante d ell 'XT corpo d'annata [Giorgio C ig liana, 75° fanteria e 6° hersaglieri , casi n. 16 e 171 , soggiungeva: «Ricordo c he non vi è altro mezzo idoneo a reprimere reato collettivo che quello della immediata fucilazione dei maggiori responsabili, e allorché l'accertamento personale dei responsabili non è possibile, rimane il dovere e il diritto ai comandanti di estrarre a sorte tra gl'i ndiziati alcun i militari e punirli con la pena di morte. A codesto dovere nessuno che sia conscio d 'una ferrea discipli na di g uerra può sottrarsi ed io ne faccio obbligo assoluto e indeclinabile a tutti i comandanti ». Il comando supremo interveniva anche nei fatti più clamorosi per approvare, incoraggiare e perfino segnalare all'intero esercito qu ei comandanti c he dimostravano maggior prontezza, e nergia e rigore (colonnello Thermes. c he nel maggio 1916 ordin<'i un 'esecuzione sommaria al 141 ° fanteria, brigata Catanzaro). Nel luglio dello stesso anno, Cadoma scriveva al comandante delle trnppc dcli 'altipiano d ' Asiago: «L' E.V. prenda le più e nergic he ed esti-e me misure; faccia fu cilare se occorre immediatame nte e senza alcun procedimento i colpevoli di così enonnj scandali , a qualunque grado appartengano» . In ottobre, al comandante della 3• armata, in merito alla brigata Ferrara: «Avven ime nti che V.A.R. segnalami con odierno fo nogramma esigono imme-


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diate sanzioni punitive d'estre mo rigore. Pertanto qualora istruttoria tribunale straordinario non conduca accertamento colpevoli ordino che un militare sorteggiato per ciasrnna compagnia del reggimento ed eventualmente del solo hattaglione incriminato sia condannato alla fucilazione et sentenza abbia immediata esecuzione». I comandanti che, nell ' ordinare esecuzioni sommarie, eccedettero i limiti di legge dovrebbero ri spondere di mandato in omicidio, reato di competenza dei tribunali di guerra. Trattandosi però quasi sempre d ' ufficiali generali, la facoltà di ordinare e promuovere l'azione penale (articolo 552 del c.p.es.) sarehhc spettata al comandante supremo. Secondo la concorde opinione dei trattatisti, la sua approvazione o giustificazione del fatto incriminato precl udeva definitivamente il corso dell ' azione penale o la sua prosecuzione dopo cessata la guerra, assumendo efficacia di "cosa giudicata". Quante furono le esecuzioni sonunarie nell'esercito italiano in quarantuno mesi di lotta? L'ufficio g iusti zia militare, nell'estate del 1919, n'elenca 141. li deputato Luciani , in un discorso alla camera il 9 settembre 19 19 , ne indica 148, con le 34 ordinate dal generale Andrea Graziani durante la ritirata di Caporetto. Queste cifre sono sicuramente inferiori alla realtà: le fucilazioni sommarie cominciano a essere comunicale al comando supremo soltanto dal gennaio 19 J7 e il loro numero non comprende le vittime di "fuoco antico", volto a impedire sbandamenti o costringere ali' assalto reparti riottosi. /\ conclusioni più attend ibili porla un documento poco conosciuto: la "relazione" dell ' avvocato generale militare, Donato Antonio Tommasi, al ministro della guerra, reperita al museo del Risorgimento di Milano 2 . Dopo laboriose ricerche negli archivi del comando supremo e delle armate, egli individua 183 esecuzioni sommarie: ne ritiene «giustificate» 64, «non giustificale» 8, non suscettibili d 'apprezzamento le rimanenti, per mancanza d 'elementi di fatto o non più perseguibili penalmente perché, a suo tempo, approvate incondizionatamente ed esplicitamente dai comandi superiori . Altro importante elemento è rappresentato dal confronto tra i due elenchi, sollo riportati , in buona pa1te coincidenti: quello rinvenuto da Alberto Monticone all ' archivio centrale dello stato, integrando due copie deteriorate (opera citata, pagina 219) e lo «specchio dei giudizi durante la campagna» (archivio dell'ufficio storico dell ' esercito, Fl/37 L), esaminato da Filippo Cappellano (Disciplina e g iustizia militare nell ' ultimo anno della grande guerra, in Storia Militare , n. 98, novembre 2001).

2

Avvocato generale militare a ministro della guerra, st:llembre 1919 (minuta non riportante il giorno d' invio), oggetto «Esecuzioni sommarie», risposta a nota n. 368 del 28 luglio 1919. musco <lei risorgimento cli Milano, archivio di storia contemporanea, cartella 21/2.


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anno

mese

1915 1916

ottobre l"chhraio maQ Qio giugno lu glio agosto ottobre novembre marzo maQQio !!iU!!nO luglio ago sto settembre novembre

1917

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5 7 l

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5 20 28 2

7 49 14 1

Il2

La riccn;a si hasa infine sugli studi di Alberto Monticonc (orera citata) , su noti zie ri portate dai generali Gatti 3 e Falde lla 4. su re lazio ni e lettere uffi ciali . Sono stati trascurati quattro episodi, non docume ntati , della " re lazio ne To nunasi" (pagine 94-96) e que lli descritti da scrittori anche e mine nti (due per tutti , Em est Ile mingway ed Emilio Lussu). I casi d'esecuzione sommari a ( in flagranza e/o per estraz ione a sorte) docume ntati da lle fonti suindicate so110 dcscriui di seguito, in ordine cronologico , ome tte ndo i nomi de i passati pe r le armi . 19 15 I) 30 giugno (re la zione Tommasi, pag ine 20-2 1). Il IV battaglione de l 93° reggimento di fanteria (brigata Messina) ripiega con forti pe rdite dopo un attacco fallito . Un gruppo di soldati, a bba ndonate le armi e sventolando fazzole tti bia nchi, va verso le trincee ne mic he per arrendersi . li comandante di brigata o rdina di fa r fuoco nella schiena de i tradito ri . Non si conosce il numero de i colriti . Gi udi zio de ll 'avvocato ge ne ra le militare: «Tratta ndosi d i re primere e, pe r q uanto possibile, d ' imrcdire il vergognoso reato di diserz ione in comrlotto al nemico, l' uso degli e stre mi me zzi d i coercizione co ntro i colpevoli è lcgitti-

3 J\nge lo ( ìatti, Caporetto. Dal diario di guerra i11edi10 (maggio-dicembre /9 / 7). Bologna 1964. 4 Emilio Faldclla. La grande 1-:uerra . volume rI . Da Caporetto al Piave. Mil ano 1965.


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mato d all'articolo 40 del c.p.es. ed imposto dalla necessità del momento: l'azione del comandante della brigata Mess ina è pertanto da approvare senza riserve» . 2) ollohrc: una fucilazione sommaria, di cui no n s i conoscono altri clementi (elenchi Monticone e Cappellano). 3) 5 nove mbre (relazione Tommasi , pagina 22). li comandante dcll ' 85° fanteria (brigata Verona) ra passare per le armi un soldato c he ha abbandonato il posto di comhallimento in faccia al nemico . Giudizio de ll ' avvocato generale nùlitare: «Trattandosi di abbandono di posto avvenuto in fac<:ia al nemi co nell'attualità del combattimento, l'uso di mezzi di re pressione diretta è giustificato dall 'articolo 40 del c.p.es. e pertanto l'esecuzione sommari a del colpevole, avvenuta nella fl agranza del reato, è da ritenere confom1c alla legge» . 1916 4) fe bbraio (elenchi Monticone e Cappellano). Due esecuzioni sommarie, di cui non s i conoscono i dati. 5) 21 apri le (relaz ione Tommasi, pagina 23). Dai baraccamenti della 5" compagnia del 18° bersaglieri partono colpi di fucile e grida in favore della pace e de l riposo. Ri stabilito l' ordine, quattro soldati si rifiutano di uscire impugnando le armi . li comandante del regg imento fa immediatamente fucilare tre di loro davanti alla compagnia. Il quarto riesce a fu gg ire. Giudiz.io dell'avvocato generale militare: «Trattandos i indubbiamente di reato di riv olta. la repressione immediata e diretta da parte de i capi è giustificata dall ' atticolo 40 del c.p.es .. Pertanto il titolo e la llagranza del reato , nonché l'accertata colpevolezza dei mi li tari puniti , rendono pienamente lcgillima tale esecuzione sommaria». 6) 26 maggio (lettera n . 1663 del 16 g iug no 1916, avvocato militare del tribunale di g uerra del XIV corpo d'annata a comando suprcmo-repa,to disciplin a, avanzame nto e giustizia; sentenza del medesimo tribunale, Breganze , 1° luglio 19 16) 5 . Altopiano d ' As iago, durante la Strafexpedition. Dopo un violento temporale , seguito da una grandi nata, il nem ico attacca con irruenza, sostenuto da intenso fuoco d 'artiglieria. Una compagni a del 141 ° fanteria (brigala Catanzaro) è allcndata in riposo nelle vicinanze immediate de ll a prima linea. Sorpresa dall'avanzata avversaria e - sembra - inc itata da graduali , s i sbanda ne l bosco; anche

5 ACS , TS. /\tti diversi. b. l"atli gravi 61-140, f. 99 (in Enm force lla e Alberto Monticom:, Ploto11e di esecuzione . I processi dellu prima guerra mondiale, nari 1968,

pagine 8 1-81 , 448, 4.'i l-4.'i2) .


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Sergio Pelagalli

un sotto tene nte segue i fuggitivi. Sono fuci lali senza processo l' uffi ciale e tre sergenti (come più elevali in grado) e , pe r estrazione a sorte , otto militari di truppa (dodic i persone in totale). La relazione Tornmasi (pag ina 72) e gli elenchi Monticone e Cappellano indicano erroneamente undic i passati per le armi. L'avvocato genera le militare non ha rinvenuto rapporti s u quest'episodio. 7) 12 giugno (relazione Tommasi, pagina 24). Tre soldati de ll a I" compagnia del 69° fanteria (brigata Ancona) abbandonano la trincea dirigendosi verso le retrovie. Fermati dai carabinieri e acce1tata la loro colpevolezza, sono passati per le armi . Giudizio dell' avvocato genera le militare: «l militari durante il comballimenlo si sono sbandati, non opponendo al ne mico la possibile difesa . L' immediata repressione di tale grave forma di codardia costitui sce un dove re per il comandante militare, a norma de ll 'articolo 40 del c.p.es., e pertanto l'esecuzione sommaria de i colpevoli devesi ritenere pienamente g iustificata sia per il titolo sia per la flagranza del reato» . 8) 15 g iugno (re lazio ne Tommasi, pag ine 73-74). U n drappello di militari de lla 3" sezione mitragliatrici , apparte nente al 11 1° fanteria (brigata Laz io) deve recarsi alle trincee di prima linea. Durante l:i m:irci,i , 1111 soldato si rifiuta di proseguire, nonoslanlc le intimaz io ni de l sergente comandante. Questi , estralla la ri voltella, fa fuoco e uccide il militare c he , a s uo dire , ha messo mano alla baionetta. I testimoni dichiarano «che il sergente fece fuoco dopo avere tre volte invano intimato al soldato di proseguire , ma non videro lo stesso metter mano alla baionetta, data anche l 'ora tarda» . Giudizio dell 'avvocato generale militare: «Mancano elementi suffic ienti per stabi lire se i fatti siano realmente avvenuti come sono rife riti , nel rapporto ste sso, redatto probabilmente in base all e dichiarazion i de l sergente e in parte contraddetto dalle deposizioni poco precise ed esaurienti dei testimoni . Pertanto occorrerebbe procedere a ulteriori indag ini per accertare se la reazione immediata da parte del serge nte sia stata contenuta ne i limiti fissati dalla legge». 9) 16 giugno (relazione Tommasi, pagine 75-77). li 14° bersaglieri attacca ne l bosco con il XL battaglione a sinistra e il I c iclisti a destra. Il collegamento fra i due re parti viene a mancare: l'avversario s' infiltra e costringe il XL a ripiegare. In questa fase, alcuni graduati e soldati, temendo d'essere circondati , fu ggono fino all 'osservatorio d ' aitiglieria, dove sono arrestati . li comandante di reggimento fa passare per le arm i tre graduati e successivamente, con l'approvazione del comandante di corpo d ' armata, un sold ato semplice. Giudizio dcli 'avvocato generale militare: «Non ri sultano e lementi suffi cienti per stabilire se l'az ione del comandante di reggimento fu legittima, e le prove in alli dovrebbero essere integrale da nuove indagini dirette ad acccrLare se i militari volontariamente si sbandarono nel momento critico de l ripiegamento del reparto, o se tale s bandamento fu determinato dalla natura boscosa de l terreno e dalla infiltrazione di nuclei nemic i fra i nostri reparti, o dalla erronea credenza da parte dei militari stessi cli essere c ircondati e di doversi salvare dalla


Esecuzioni sommarie durante la Grande Guerm

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cattura con la fuga. Nel primo caso, l'azione del comandante , dire tta a reprimere un reato di sbandamento che poteva avere gravi riperc ussioni sul morale scosso di reparti c he ripiegavano, appare legittima. Ché, se ogni indagine sulla effettiva colpevolezza dei militari pu niti fosse stata omessa, l'esecuzione sommaria, ordinata sulla base di semplici presunzioni , dovrebbe considerarsi illegale. È però da osservare che l'approvazione data dal comandante del corpo d'armata al comandante di reggimento, come ,isulta dal rapporto, rende improcedibile l'azione pe nale per l'esecuzione del soldato semplice» . IO) 19 gi ugno (Relazione del comandante della 13' divisione, generale Carignani , in data 8 agosto 19 16, prot. n. 2037 riservato pe rsonale) 6 . La brigata il arietta ( 137° e 138° fanteria) , da poco giunta in linea sull'altopiano d ' Asiago con reputazione scadente, è al suo primo combattimento. Cade un comandante di battaglione del 138°: il rcpaito si sbanda nel bosco. Per riportarlo in linea , il comandante del 137° fa usare una mitragliatrice. Nessuna notizia circa le eventuali vittime. ll ) 1-2 luglio (relazione Tommasi, pagine 63-64). L' 89° fanteria è impegnato in comhatlimento: si ripetono tentativi di passaggio al nemico, si ordina di far fuoco sui fuggitivi . L'inte ra brigata Salerno (89° e 90°) è tolta dalle lince. Un'inchiesta individua nel ll1 battaglione dell ' 89° il reparto in cui si sono manifestati i reati. Il comandante del corpo d'armata ordina che due militari per ciascuna compagnia (otto, in totale) siano subito rucilali innanzi all'intera brigata. Giudizio dell'avvocato generale militare: «Ogni indag ine da parte del magistrato penale, in merito al la leg ittimità dell'esecuzione sommaria, è preclusa dal fatto c he tale repressione immediata da parte dei comandanti fu esplicitamente approvata dal capo di stato maggiore dell'esercito nella lettera con la quale in data 20 novembre 1916 riferiva in merito al fatto stesso al presidente del consiglio, esprime ndo il gi udizio che il so,teggio dei militari puniti era a vvenuto <nelle due compagnie nelle quali il reato aveva avllto ma nifestazioni collettive così grav i da escludere singole designazio ni: talché si puù affermare con certezza che la sorte non colpì ciecamente , ma conte nne c guidò la giusti zia nella sua esemplare c sic ura azione punitiva>. Tale esplicita approvazione rivela la volontà del comandante , investilo dall ' aiticolo 552 del c.p.cs. della potestà di promuovere l' azione penale, di sottrarre gli eventuali responsabili al giudizio del magistrato, e pertanto l 'azione penale deve nel presente caso rite nersi improcedibile».

12) 26 luglio (relazione Tommasi , pagina 78) . Un geniere della 31" compagnia minatori è fucilato alla schiena pe r aver esploso un colpo di moschetto contro il proprio comandante di compagnia. Giudizio dell 'avvocato generale militare: «Tale schematica enunciazione del

6 Fon.:t:Lla-Monticone, opera citala , pagina 449 (J\CS , TS , Alti di versi, busta fatti gravi , fase. 108).


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fatto, senza alcun accenno alle c ircostanze nelle quali il reato venne commesso e a i moti vi che lo determinarono , non consente di esprimere alcun giudizio in merito all' uso di mezzi ùi repressione diretta da parte de l comandante. Occorre pe1tanto procedere a nuove indagini , dirette ad accertare, fra l'altro , se l'esecuz ione sommaria sia stata giustificata dallo stato d i legittima difesa, nella quale l'aggredito poté verosimilmente trovarsi, oppure dalla necessità d 'infrenare un movimento di rivolta, ùcl qua le l'atto del solùato poteva costituire la prima violenta manifestaz ione» . 13) I O(?) agosto (relaz ione Tommasi, pagi na 27). U n solùato, gi unto da pochi giorni a11'85° fanteri a (brigata Verona), si allontana dalla propria compagnia me ntre si trova di fronte al ne mico in posizione avanzata. Ritrovato l' inùomani , si rifiuta recisamente di to rnare a l suo posto. Visitato da due uffi ciali mcùic i, non gli vengono ri scontrati sintomi di alie nazione me nta le. Ouc graduati, che lo conoscevano da prima , lo descrivono di cattivi precedenti e sim ulatore. li militare insiste nel rifiuto d 'o bbedienza. T1 comandante ùi battag li one, «per ri stahi lire subito l' imperio della disc i pi ina mentre la truppa è in presenza de l nemic o , ne ordina l' immediata fuc ilazione » . Giudiz io dell ' avvocato gene rale militare: «L' abbando no ingiustificato delle posizioni di prima linea e il successivo rifi uto di ritornare al suo posto costituiscono un flagrante reato ùi codard ia, reso pi ù grave da lla simulazione <li di sturbi me ntali . La repressione immediata da pa1te de l comandante de l battaglione è stata contenuta ne i limiti stabiliti d all a legge e pertanto p ie name nte legi tt ima». 14) Agosto (elenchi Monticonc e Cappellano). Ci nque esecuzioni sommarie, di cui non s i conoscono i dati. 15) 23 otlobre (Aussme, E I , 40 e 114). Un soldato del 151 ° fanteria (brigata Sassa ri ) d iserta ùi fronte a l nemico: è colpito a mo11e d al fuoco ùci suo i commi litoni prima di raggiungere la trincea avversaria. 16) 30 ottobre (relazione Tommasi. pagine 65-66). li I battaglione del 75° fan teri a (hrigata Napoli) è in rincalzo. Mentre gli ufficiali sono a mensa, si odono g rida confuse che pretendono il cambio. Non tutti i soldati si reca no a l ranc io , sono scagliati sassi c ù esplosi, senza conseguenze, due colpi di fuc ile. JI comandante di reggime nto, consta tato che la 3" compagnia è rimasta quasi tutta nei ricoveri , fa uscire tre militari, ne rilasc ia uno , risultato innocente , e desig na a sorteggio uno de i due rimasti. Un altro è estratto a sorte tra i 54 presenti ne lla località in c ui sono stati sparati i colpi di fucile. L' indomani, in seguito a ordine del comandante dell a brigata, i due sono messi a mo11e. Giuùi zio dell 'avvocato generale militare: «I militari de l I battaglione del 75 ° fa nteria si trovavano in pieno stato <l'ammutinamento e ri volta, ostinandosi nel rifiutare collettivamente il ranc io e nel richieùere il cambio, faccnùo uso di mezzi violenti (lanc io di sassi e fuc ilate) contro g li ufficiali . Tali gravi atti d ' indisciplina imponevano al comandante l' uso degli estremi mezzi di coerc iz ione per ristabilire l'ordine e il rispe tto della legge, e pertanto l'esecuzione somma-


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ria dei colpevoli deve rite ne rsi giustjficata. Tuttavia non potrebbe il magistrato procedere all'esame se l'azione dei comandanti fu contenuta nei limiti fi ssati dalla legge o da essi trasmodò poic hé, essendo stata tale esecu;,,ionc sommaria approvata dal capo di stato maggiore dell ' esercito con foglio 29-10 del 1° nove mbre 19 I 6, l'azione penale deve ritenersi improcedibile per la manifestata volontà del comandante competente di non procedere» . 17) 3 1 ottobre (relazione Tommasi, pagine 67-70). Ali ' imbrunire, grida sediziose partono dal XIX battaglione del 6° bersaglieri ; una bomba a mano, scagliata nel buio, fe risce un capitano. Il comandante di reggimento giudica la repressione difficile e alla cicca, dati l'oscurità e il te rreno ripido e fangoso ma, soprallullo, a causa d ' una mancata reazione, immediata cd energica, del comandante di battaglione, giunto da pochi giorni e nuovo assegnato alla specialitìi dei bersag lieri . Questi è subito esonerato dal comando. Un' inchiesta sommaria stabilisce che i clamori , pa1titi anche da altri accampamenti, sono stati determinati , oltre che dal vino, dalla voce che l' indomani non ci sarà il cambio in trincea. Il comandante di di visione , presi gli ordini dal suo diretto superiore, fa desi gnare cinque bersaglieri , tra i più indiziati nei di sordini , che sono fucilati. Giudi7,io dell'avvocato generale militare: «Non è duhhio c he i fatti costituì vano vero e proprio reato di rivolta da parte dei militari del XIX battaglione bersaglieri, che con mezzi violenti cercavano di esimersi dal partecipare al combattimento , c he le nostre truppe dovevano dopo poche ore ini ziare. L' imprescindibile necessità in tali circostanze di ri stabilire la disciplina nel reparto per assicurare il buon esito della prossima azione di combattimento, e la natura del reato imponevano al comandante, per l' articolo 40 del c.p.es., l'uso degli estre mi mezzi di coercizione contro i colpevoli. Occorrerebbe però esaminare se, pur essendo consentita dal titolo del reato la re pressione immediata, questa fu contenuta e ntro i limiti dalla legge stabiliti: ma tale esame è precluso dal fatto che, essendo stato l'ordine del comando dell'XI corpo d 'armata esplicitame nte approvalo dal capo di stato maggiore dell'esercito, l'azione penale dovrebbe in ogni caso conside rarsi improcedihile, a vendo il comandante, competente a no nna dell'atticolo 552 del c.p.cs., manifestata con l'approvazione stessa, la volontà di non procedere». 18) 11 novembre (rela;,.ionc Tommasi, pag ine 25-26). Un soldato del 27° fante ria (brigata Pavia), nella trincea di prima linea, uccide con un colpo <li fucile «per moti vo inqualificabile» un aspirante ufficiale della sua compagnia. Il comandante di brigata ordina di passarlo immediatame nte per le armi. Una commissione d ' inchiesta , interrogato l' imputato e sentite le testimoniam:c e la relazione medica , ri scontra che non vi sono impedimenti all'esecuzione dell 'ordine e fa fuci lare il soldato. Giudi zio dell ' avvocato generale militare: «Il reato di insubordinazione , anche se le vie di fatto siano state commesse a scopo di omicidio (articolo 125, 3° capoverso, c.p.es.), non consente ai comand anti militari l'uso di mezzi di repressiom: diretta contro il colpevole , poiché tale ipotesi delittuosa non è com-


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presa lra que lle enunciale ncll 'arlicolo 40 c.p.cs .. L'esecuzione sommaria de lla quale t rattas i dovre bbe pertanto rite nersi illegittima pe r essere stata eseguita oltre i casi dalla legge previsti e non ri sulta ndo nemme no giustifi cata dallo slalo di lcgillima difesa da parlc dell 'aggredito o di allri presenti alla consumazio ne del reato (articolo 168 c.p.es .) . Occorre però osservare che il comandante del 27° reggimento di fanteria , prima di eseguire l'ordine di fucilazione immediata dato dal comando della brigata Pavia, ha costituito una commissione d ' inc hiesta che ha compilato un verbale, motivato in fatto e in diritto. Or se, dal punto di vista del diritto formale, l'esame del fatto compiuto da quella , che negli atti viene indicata come commissione d ' inchiesta , non può eq uipararsi al giudizio di un tribunale straordinario, mancando l'osservanza del le formalità prescritte dagli articoli 559 e scgue nli del c.p.es., è ccrlo pcrÌ> che il comandante de l reggimento ha creduto sostanzialme nte di uniformarsi a tali norme e di procede re a un vero e proprio g iudizio marzi ale . È evidente che tale errore ne ll ' osservanza e nell 'applicazione di norme procedurali non può equipararsi all'eccesso c he il comandante militare commette ne ll ' ordinare l'esecuzione sommari a fuori dei casi dalla legge stabiliti , per l'ovvia considera7.ione c he tale eccesso appunlo il comandante del 27° reggime nto di fanteria ha inteso evitare con un g iudi,..io, sia pure errato ne ll a forma . Perta nto , se è da deplo rare l' ignora111.a dell e norme di dirillo penale militare da parte di detto comandante , tuttavia non sembra che l'esecuzione sommaria debba essere denunciata al magistrato , anche nella considerazione che il rea to era punibi le con la pena di morte e che, data la palese grav ilù de l fallo, tale pena sarebbe stata ccrla mcnte applicata, anche se il g iudi zio fosse stato cele brato con l' osservanza di tutte le formalità dall a legge prescritte>). 19 17 19) 13 (?) lchhraio (relazione Tommasi, pagina 79). Tre militari del XLV II batlaglione bersaglieri (autonomo) sono fucilati per diserzione. G iudi zio dell 'avvocato generale mi litare: «Il comando di di visione informa ,che non può dare ragguagli sui fatti, all 'infuori del moli vo de lla fucilazione: discrLionc>. Non è pertanto possi bile aJlo stato degli atti al cun esame sulla leg ittimità di tale esecuzione e sarebbe quindi necessar io di spon-e all'uopo ulteri ori indag ini» . 20) 2 1 febbraio (relazione Tommasi, pagine 80-81 ). Sono fucilati per di serzione in faccia al nem ico due soldati del I 62° fanteria (brigata Ivrea) . Allontanatisi dal proprio reparto in tri ncea, ha nno ricevuto l'ordine di ritorna rvi traspo1tando il rancio e materiali di rafforzamento. Appena fuori di vi sta, abbandonano armi e bagag li re nde ndosi irreperibili: sono arrestali dai carabinieri. Giudizio dell 'avvocato generale mili tare: «Oal rapporto non ri sulta be ne accertalo se la diserzione dei militari fosse avvenuta in complotto, nel qual caso l' immediata repressione era giustificata dall'articolo 40 de l c.p.es .. Non risulta nem meno a quanta distanza avvenne l'esecuzione sommaria dalla consumazio-


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ne de l reato: occorrerebbe pertanto completare le prove in atti con nuove indagini>>. 21) 2 1 marzo (relazione Tommasi, pagine 49-53). 11 38° fanteria (brigata Ravenna) deve recarsi al fronte. I comandi superiori , per prevenire possibili disordini , hanno previsto l'impiego di automitragliatrici blindate, di carabinieri e d'un battaglione di fanteria. La sera de l 2 1, due plotoni della 7" compagnia si rivoltano e si spargono nelle baracche e sul greto del fiume, sparando ne ll'oscurità colpi di fucile che rcriscono due soldati . Il comandante della brigata cerca di ristabilire l'ordine con mezzi persuasivi, ma senza ri sultalo. La sua «tituba nza e scarsa energia lasc ia pe rdurare la ri volta» . Solo in seguito a ripetuti, perentori ordini , egli intima ai rivoltosi di rientrare nei ranghi, pena l' impiego delle automitragliatrici. C iò è suffic iente a far desistere i ri voltosi, che si mettono in marcia. li comandante dell a di vis ione, sollecitalo dal suo diretto superiore, g iunge sul posto quando i disordini sono termi nati. Fa fucilare immedia tame nte due soldati de i plotoni rihe lli c he indugiano in una baracca e ordina di passarne per le am1i uno ogni 25: cadono così cinque soldati «fra i più indi 7.iati» . Giudizio dell'avvocato generale militare: «Trattandosi di militari in pieno stato di ri volta, l'immediata repressione da pa1te dei comandanti per ristabilire l' ordine ne l reparto e ridurre all'impotenza i ribelli era g ià certamente giustificata dall'articolo 40 del c.p.es .. Ma rilevasi in modo non dubbio che l'azione dei capi peccò di cc;ccsso perc hé non contenuta nei limiti fissati dalla legge. Infatti la sommaria esecuzione dei due militari che indugiavano in una baracca fu assolutamente illegittima pe rché anzilullo mancava ogni ragione di esemplarità essendo i di sordini finiti e la truppa già lontana dagli accantonamenti , e in secondo luogo perché non risultava che i militari stessi avessero comunque partecipato ai precedenti atti di ri volta. Parimenti L'esecuzione sommaria degli altri cinque mili tari fu arbitraria, essendo eseguita solo l' indomani, quando la llagranza del reato più non sussisteva, e solo un tribunale straordinario avrebbe potuto prontamente accertare le singole responsabilità e procedere all'applicazione dell e pene comminate dalla legge. Tutto ciò induce alle indagini sull e responsabilità di chi tali abusi commise, indagine di merito che va lasciata alla compete nza dell 'autorità giudi ziaria ordinaria. Occorre però rilevare che, in data 22 marzo 1917, il capo di stalo maggiore dell 'esercito telegrafava compiacendosi <vivamente della sollecitudine ed energia dimostrata nel re primere disordini>, aggiungendo: <benissi mo così e non diversamente devesi fare in casi consi mili >. La esplicita approvazione rende improcedibile l'azione penale». 22) 3 aprile (relazione Tommasi , pagi ne 28-29). U n soldato del 147° fanteria (brigata Caltanissetta), ahhandonatc le file della sua compagnia in procinto di raggiungere le trincee, minaccia c hi s'avvicina e spara contro il comandante, altri militari e i carabinieri. L'ufficiale ordina di usare le anni : il mil it:ire è! ucciso.


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Giudizio dell'avvocato generale mi litare: «Non è duhhio che il comandante di compagnia, di fronte al grave allo d ' indisciplina deJ soldato, aveva il preciso dovere di tentare di ridurlo a ll 'obbedie nza. Avendo il detto soldato esploso dei colpi di fucile contro l'ufficiale e i militari che lo coadiuvavano, è cvidcnlc c he costoro si trovavano nella necessità di respingere tale violenza attuale e ingiusta: l'ucc isione del soldato è pertanto giustificata dall'articolo 168 del c.p.es. che dichiara impunihili le vie di fallo usale contro l' infcriorc nel caso di legittima difesa di sé o di altri». 23) Notte sul 5 maggio (relazione Tommasi, pag ine 30-3 1). li ballaglione d i marcia della brigata Toscana sta per iniziare un trasferimento. Alcuni reparti tengono un contegno indisciplinato, parecchi militari si mostrano restii a partire. Durante il movimento incitano i commi litoni a non proseguire, e mettendo anche grida sediziose, alcuni minacciano con le armi ufficiali e graduati. Sono esplosi tre colpi di fucile, senza conseguenze, e lanciati sassi che colpiscono, senza cagionare lesioni , il comandante di battaglione e un a ltro ufficiale. Una commissione ne riconosce magg iorme nte colpevoli qu attro (due graduati e due mili tari di truppa) , che sono passati per le armi. G iudi zio dell 'avvocato gcncralc militare: «I falli costituivano un vero e proprio reato di rivo lta da parte dei mii ilari del hallaglionc di marcia contro i propri superiori. L' immediata repressione era pertanto consentita dall 'articolo 40 del c.p.es., per la necessità di ripristinare senza indug io l'ordine e la disciplina nel reparto. T,'esecuzione sommaria, limitata ai quattro militari che, in scguilo all' inchiesta eseguita, risultarono maggiorme nte colpevoli , deve quindi ritene rsi legittima, perché contenuta nei lim iti dalla legge fissati» . 24) Nolle sul 13 maggio 1917 (relaz ione Tommasi , pagina 82). Durante una marcia di trasferimento, molti soldati dell a hrigata Regina (9° e 10° fanteria) si frammischiano per il buio ad altri reparti . li comandante di corpo d'armata ordina la fucilazione di due disertori del 9° e di quattro del 10° arrestati per primi. Non si sa nulla di più. Giudizio dell'avvocato generale militare: «Dai rapporti in atti non risulta se tali esecuzioni sommarie vennero effettivamente eseguite e in quali circostanze: non è pertanto possihile esprimere alcun g iudiz io in merito senza completare le indag ini relative al fatto stesso» . 25) 20 maggio (relazione Tommasi, pag ina 83). Parecchi militari del battaglione complementare della brigata Palermo, all a partenza d'una marc ia di trasferime nto , emettono grida sediz iose e sparano colpi di fucile. Sono fuc ilati un sergente e due militari di truppa. Uiud izio dell'avvocato generale militare: «Trattandosi di reato di rivolta, la repressione immediata era consentita in base all'a11icolo 40 del c.p.cs., ma i rapporti citati forniscono scarsi clementi per un esalto giudizio del fatto, non risultando se la repress ione avvenne nella flagranza del reato e in seguito a un suffic iente :iccert:imento della colpevolezza dei militari puniti» .


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26) 23 maggio o poco dopo (rel azione 'Jb1mnasi , pagina 84). Esecuzione sommaria d i 13 o 14 mii ilari fuggiaschi della brigata I ,amhro (205° e 20 6° fanlcria) , ordinata dal comandante della brigata Sale rno nel corso de l ripiegame nto della 34" divisione. Giudizio dell 'avvocato generale militare: «Oltre tale cenno non esistono in alli allri rap porti sul fatto e mancano pertanto gli elcmenli per precisare fino a qual punto l'ope rato del comandante della brigata Salerno sia da ri tene re legittimo. Occorre pertanto completare le prove con nuove indagini » . 27) 24 maggio (relazione Tommasi, pagine 54-55). Un ufficiale medico riscontra a un soldato del 262° fa nteria (brigata Elba), presentatosi al posto di medicazione, una fe rita alla mano sinistra provocala da un colpo di fucile esploso a bruciapelo. Per ordine del comandante del settore. questi è inm1ediatamente giustiziato. Giudi zio dell ' avvocato generale militare: «L' automutilazione commessa dal soldato du rante il combattimento, pe r esimersi dai pericoli dell'azione in corso, poteva costitui re un reato di codardi a (mancata possibile difesa in faccia al nemico) e pertanto la repressione diretta avrchhc dov uto ritenersi gi ustificata dall 'atticolo 40 del c.p.es .. Poiché rilevasi che l'esecuzione avvenne due g iorni dopo l'allonta namento del militare dalla linea del fuoco, essendo cessala la fl agranza del reato, questo non pok va più essere represso con l'esecuzione sommari a, ma doveva essere devoluto alla cognizione d i in trihunale ord inario o straord inario . Perta nto l'azione del comandante di settore, non essendo stata contenuta nei limiti prescrilli dalla legge, andrebbe segnalata all a competente aulorità pe r i provvedimenti di giusti zia» . 28) 27 maggio (relazione Tormnasi, pagine 32-33). Un soldato del 139° fanteri a (hri gala Bari) abbandona la linea di combattimcnlo senza essere fe rito e, raggiunto un retrostante posto di medicazione, commette reato d ' insubordin azione nei confronti d ' un superiore ufficiale medico, simulando infermi tà, rifiulandosi di rientrare al reparto e tentando d i colpire g li astanti con un pezzo di legno . È immed iatamente fucilalo. Giudizio dell ' avvocato generale militare: «li soldato, ahhandonando senza moti vo giustificato il proprio reparto impegnato in combattimento commise reato d i codardia in facc ia al nemico: la simulazione di disturbi psichi ci e l' insubord inazione con vie di fatto contro gli ufficiali medici per esi mersi dal ritornare al proprio posto, legitti mavano l'immedia ta re pressione da parte del comandante del reparto , la c ui azione si a ppresenta pertanto con forme alla legge e all a necessità del momento». 29) Maggio (Faldclla, ope ra cilata, volume Il , pagina 104). Due rucilati per ammulinamcnto nel 4° bersaglieri. Non si conoscono allri particolari. 30) Maggio (Faldella , opera citata, volume il, pag ina I04). Dicci fucilali del 74° fanlcri a ( brigata Lombardia), su ordine del comandante della brigata. Non si conoscono altr i particolari .


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3 1) Fine di maggio (Gatti, opera citata, pagina 107). Due fucilati ne lla brigata Mantova ( 113° e 114° fanteria) , perché sorpresi a sparare in aria. Non si conoscono altri particol ari. 32) Giug no(?) (relazione Tommasi , pagina 85). Un fonogramma del comando del Il corpo d'annata a quello della 3• armata comunica la fucilazione d ' un militare allontanatosi dalla compagnia quando questa doveva portarsi in linea. G iudi zio dell 'avvocato generale militare: «Mancando altri rapporti sul fatto in esame, non è possibile esprimere un giud izio in merito aJla legittimità dell ' azione de l comandante senza procedere a ulteriori indagini». 33) Giugno (?) (relazione Tommasi, pagina 86). «Esiste in atti un elenco, compilato dal comando della 58" di visione, di quattro militari ru<.:ilati in seguito a esecuzione sommaria; nessun a<.:<.:cnno intorno ai fatti che dettero luogo a tale repressione e <.:he dehbono pc11anto essere a<.:<.:crtati con altre indag ini» . 34) 2 giugno (relazione Tommasi, pagina 34). In occasione d' un Lraslcrimento del lii battaglione del 249° fanteria (brigala Pallanza) sono emesse grida sediziose («Vogliamo la pa<.:c!» . «Non vogliamo andare al ma<.:ello!»), con s pari di fuci le in aria. Le grida sedizio se si propagano and1c ai contigui baraccamenti del 250° fanteria, della medesima hrigata. Sono immediatamente fucilati quattro militari (due per reggimento) , scelti fra quelli arrestati. Giudizio dell'avvocato generale militare: «I fatti esposti costitui scono reato di rivolta, avendo i militari tentato con g rida sed iziose e con l'uso dell e armi di opporsi all'esecuz ione dell 'ordine dato dai capi per il trasferimento del repai1o in prima linea. La repressione immediata era pertanto giustificata dall'articolo 40 del c.p.es. e dalla imprescindibile necessità di rislahilire senza indugio la disciplina in un repa110 che doveva presidiare le prime linee. E poiché dal rapporto risulta che l'esecuzione avvenne nella nagranza del reato e ne i confronti di alcuni fra i rivoltosi arrestati, l' azione de l comandante deve ritenersi leg iuima perché contenuta nei limiti fissati dalla legge». 35) 4 gi ugno (relazione Torrunasi, pagina 35). Militari de l 113° fanteria (hrigata Mantova) protestano contro l'ordine di rientrare in linea prendendo le armi e sparando colpi in aria. La manifestazione riprende qualche ora dopo. «Alcuni » colpevoli, colti in flagrante, sono fucilati (il loro numero non è precisato). Giudizio dell 'avvocato generale militare: <<Trattandosi di reato di rivolta commesso da alcuni mii ilari pe r opporsi con le anni agli ordini dei loro capi , avvenula nella flagranza del reato, era non solo legittima, ma doverosa». 36) 5 giu gno (relazione Tommasi , pagine 36-37). Nel mornrnlo di levare le tende, akuni militari del 11 7° fanteria (brigata Padova) gridano: « Vogliamo riposo!» e sparano <.:olpi in aria. Una sommaria inchiesta indi vidua, come colpevoli, un caporale maggiore, che incita la compagnia ad armarsi e sparare, un caporale e nove soldati semplici. Gli undici sono immecliatamente fucilali .


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Uiudizio dell'av vocalo generale militare: «Nei fatti esposti emergono chiari gli estre mi del reato di rivo lta, commesso da militari che, senza essere autorizzati, presero le am1i , cercando di opporsi agli ordini dei loro capi. La repressione da parte del comandante, avvenuta nella llagranza del reato, contro i militari , sorpresi con le armi alla mano, deve pertanto ritenersi legittima, essendosi contenuta ne i limiti stabiliti dal più volte ricordato articolo 40 del c.p.es.». 37) Notte sul 14 giugno (relazione Tonunasi, pag ine 38-39). La 9" compagn ia del 48° fanteria (brigata Ferrara) deve trasportare "cava lli di frisia" ne lle trincee di prima linea. Nel corso del movimento , un soldato si rifiuta di proseguire. Un aspirante ufficiale gli intima di andare avanti, minaccia ndolo con la pisLola. RiccvuLo un altro rifiuto, gli spara due colpi di pistol a, uccidendolo. Giudiz io de ll'avvocato generale militare: «li soldato, rifiutandosi scm,a alcun motivo giustificato di eseguire il trasporto de i reticolati, conunetteva un rcaLo di rifiuLo di compiere un servizio di guerra in presenza del nemico, e pertanto l'uso di mezzi di coercizione diretta era consentito all ' ufficiale dall'articolo 40 del c.p .es .. Le particolari condi z ioni del momento (necessità di mantenere la di sciplina fra truppa mal disposta e di evitare Ob'lli ritardo ne l trasporto , per ultimare il collocamento elci reticolati prima clcll'alba), rendevano l'allo del soldato particolarmente pericoloso, e pertanto la violenta repressione da parte dell'aspirante, oltre c he conforme alla legge, deve ritenersi giustificata dalle necessità de l momento». 38) Notte sul 23 giugno (relazione Tommasi, pagina 87). Negli accampame nti de l 77° fanteria (brigata Toscana) sono sparati colpi di fucile, senza conseguenze, come dimostrazione del malcontento per il prossimo trasferimento in linea. Le indagini stabiliscono c he tutti o gran parte dei colpi sono partiti dal 3° rcparlo zappatori e dalla 248" compagnia mitragliatric i. Oue soldati sono passati per le armi. Giudizio dell 'avvocato gene rale militare: «Non risulta bene da tale comunicazione se i due soldati ve nnero fuc ilati in seguito a esecuzione sommaria o a sentenza emessa da un tribunale straordinario: anche g li clementi del fatto appaiono troppo vaghi e ince11i per esprimere un sicuro g iudizio in merito. Occorre pertanto procedere a nuove indagini» . 39) Notte sul 16 luglio (relaz ione Tommasi, pagine 40-42). La brigata Catanzaro (141 ° e 142° fanteria), pur provata dai comhallimcnti di maggio e di giugno , deve tornare in linea. Colpi di fucile sono sparati dai baraccamenti del 141 °: la ri volta s'estende subito al 142° . I sobillatori asseriscono che, in seguito ad analoga prolcsla, un 'altra hrigala non è slata mandata in trincea, ha cambiato fronte e, addirittura, ha ottenuto medaglie a l valore. L' ammutinamento degenera in rivolta: il fuoco delle armi, che dura quasi tutta la noltc, colpisce a morte ufficiali e carabinieri. Inte rve ngono cavalleria, au to mitragliatrici e autocannoni. Il comando d 'annata ordina «di agire con fulminea prontezza ed estremo salutare vigore». Scrive ne lla rel az ione: <4La 6"


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compagn ia I del 142° si era asserragliata in una posi zione opportuna e con mitrag lia tric i faceva fuoco osti nato contin uando la res iste nza. Desistette dopo che vide piazzali contro gli autocan no ni. Sedici militari p resi con l'arma ancora scollante furono senz'altro condann ati all a fuc il azione. Oltre questi s i sarebbero dovuti logicamente e immed ia tamente fuci lare tutti i militari (120 uom ini ) <le i reparto suddcllo che aveva contin uato fino all o estremo la resiste nza armata, giacché essi non e rano g ià degli indiziati , ma veri e propri re i di ri volta am1ata sorpres i in flagrante reato. Ma per e v itare le fuc ilazioni s i eseguì il sorteggio del decimo di essi (dodic i) e questi fu rono condann ati a lla fucilazione .... Si imponeva l'esempio immediato delJ a fucilazione: ritardarla non si poteva per l'estrema grav ità del fatto cd anche perché la brigata doveva mettersi in marcia. Rimandare la marcia equivaleva a dar spettacolo <li dcholczza, e ritardare la sanzione s ig nificava diminuirne l'efficacia. Per Lai modo venne immediatamen te eseguita la fucilazione di 28 militari (16 più 12) in presenza di due compagnie. una per ciascun reggime nto». Gi udizio dell'avvocato generale militare: «La grav ità della ri volta di spensa da ogni d isc ussione sul preciso ed impresci ndibile dovere che s' imponeva ai capi di ricorrere agli estre mi mezzi di coerc izione, per infrcnare e reprimere un movim ento di ribellione che a vrebbe µululo avere co nseguenze ben più grav i e dolorose di quelle che si e bbero in effetti a deplorare. La sommaria esecuzione avvenuta immediatamente degli sc iagurati c he avevano rivolto contro i compagni d'armc e i propri ufficiali le armi loro affidate per la difesa del la Patria, fu lcgillima e con lodevole senso di umanità mantenuta da i capi ne i precis i limiti fi ssati da lla legge e richiesti dalla necessità de l grave momento». 40) 15 agosto (Faldella, opera citata , pagina 304). Sono fuc ilati quattro soldati del 228° fanteria (bri gata Rovigo). Non s i conoscono a ltri particolari . 4 1) 19 agosto (relazione Tommasi, pag ine 56-57). U n soldato del 11 9° fa nteria (bri gata Em ilia) , con pessimi preced enti e g ià denunciato a l tribunale di g ue rra per vari reati , è rite nuto in primo m omento morto in combattimento. Si presenta , viceversa, alla propria compagnia dichiarando «ch'era fuggito per sottrarsi al pericolo rifugiandosi in un tunnel» . TI comandante di brigala n' ordina la fuc ilazione, subito eseguita. Giud izio dell' avvocato gene ra le militare: «L'esecuz io ne sommaria non è gi ustificata, per quanto il fatto fosse passibile de lla pena della fuc ilazione. Infatti manca il requi sito della fla granza e dell a necessità di dare un im mediato esempio, come fu anche d ichi aralo dal comando della 2" armata, con lettere del 27 e del 28 agosto 191 7, e dal comando supremo, con nota del 2 settembre. Poiché la responsabilità cade princ ipalmente su l comandante di brigata che , su proposta del com andante di reggimento, dette ord ine dell'esecuzione, si può procedere non ostante l'operato sia stato approvato dal comando d i corpo d'armata». 42) 24 agosto (relaz io ne Tommasi, pagina 43). Un soldato del 225° fanteria (brigata Veneto) abbandona il posto d i cu111balti111e11lu in faccia a l nem ico.


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Rintracciato in una caverna , si rifiuta di rientrare in linea, adducendo malanni non ri scontrati da ufficiali medici. Il comandante della brigala Salerno n'ordina la fucilazione, subito eseguita. Giudizio dell 'avvocato generale militare: «Il soldato commise un duplice reato di codardia abbandonando il posto di comhallimcnto in faccia al nemico e rifiutandosi successivamente, non ostante l'ordine ricevuto dal comandante della brigata Salerno, di ritornare al proprio posto, fatto questo che può configurarsi come un rif"iulo di marciare contro il nemico. La repressione immediata da parte del comandante fu pe1tanto legittima sia per la natura de i reati commessi (attico lo 40 del c.p.es.) sia per la flagranza dei reati stessi, poiché, se pure non risulta <lai rapporto dopo quanto te mpo dal suo allontanamento dalla linea del fuoco. il militare venne passato pe r le armi immediatamente dopo il secondo reato da lu i commesso , rifiutandosi di ritornare a l proprio posto». 43) 24 (?) agosto (relazione Tommasi, pagina 88). Tre m.ilitari dell'89° fanteria (brigata Salerno), scoperti nelle retrovie mentre il loro reggimento è in linea. sono passati per le anni su ordine del comandante di brigata. «Una rapida inchiesta compiuta prima che fosse ordinata la fucilazione aveva messa in evidenza la loro piena colpevolezza». Giudizio dell'avvocato generale militare: «La schematica enunciazione del fatto contenuta in tale infonnativa, non consente di stabilire con sufficiente sicurezza se la repressione da parte del comandante fu contenuta nei limiti stabiliti dall'aiticolo 40 del c.p.es., specie per quanto riguarda la flagranza del reato: occorre pertanto procedere a nuove indagini o per lo meno esaminare gli alli dell 'i nchiesta , della qual e nello stesso rappo1to è cenno e che sono stati da questo ufficio ch.iesti in comunicazione» . 44) 27 agosto (relazione Tommasi, pagine 58-59). Un comandante di divi sione incontra un soldato isolato dal contegno sospetto. Questi ha spiccato accento meridionale, le mostrine della brigata Abruzzi (57° e 58° fanteria). un elmo del 273° fanteria (brigata Potenza), due piastrini di riconoscimento, uno del 5 I O fanteria (brigata Alpi) e l'altro del 2 19° fanteria (hrigata Sele). L'ufficiale generale, convintosi di avere di fronte uno sbandato, n 'ordina la fucilazione. Giudizio dell'avvocato generale militare: «Il soldato, sbandatosi con altri in faccia al nemico, era incorso nel reato di cui a ll'articolo 92 del c.p.cs., lcgittimanle la repressione immediata a termini dell'articolo 40 del c.p.es .. Nella specie, peraltro, la sommaria esecuzione - che rese anche impossihile la perfetta i<lcntif"icazionc <lei militare - non appare giustiricata. per difetto dell'estremo essenziale della flagranza , a prescindere anche dalla scarsa esemplarità dell'esecuz ione stessa, cui si procedette in presenza di pochi ufficiali e di un esiguo numl:ro di uomini di truppa. L'azione del comando , pertanto, dovrebbe. allo stato degli atti , e ssere denunz iata al magistrato competente». 45) 28-29 agosto (relazione Tommasi , pagine 60-61 ). Cinque soldati del 264° fanteria (brigata Gaeta) si allontanano arbitrariamente dal loro reparto


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impegnato in comhattimcnlo. R intracciati dai carabinieri dopo uno-due giorni e arrestati , sono passati per le armi. I superiori comandi de lla 24" divisione e della brigata Elba a pprovano l'azione <lei comandante di reggi mento. Il generale Giu seppe Della Nm;e, del comando supre mo, rileva che «potevas i e q uindi dovevasi far definire il procedime nto da un tribunale straordinario pe r le necessarie garanzie di legge, mancando assolutamente la fl agranza e potendosi egualme nte raggiun gere lo scopo de ll'e semplarità con più regolare procedime nto» (lettera n . 67329 in data 11 settembre 19 17 , da capo de l repaito disciplina, avanzamento e giustizia de l comando supre mo a comando 2" armata, in risposta a comunicazio ne di quel comando n. 7452 in data 8 settembre 1917) 7 . Giudizio dell'avvocato generale militare: «Trattandosi di reato d ' ahhan<lono in facc ia al ne mico avvenuto nell' attualità de l combattimento, l' uso dei mezzi di coercizione diretta contro i colpevoli era consentila dall'a1ticolo 40 del e.p.es .. L'azione de l comandante semhra però abbia ecceduti i limiti dalla legge fissato poiché, nonostante ne l rapporto si parli di flagranza di reato, tuttavia ris ulta c he l'esecuzione so mmaria avven ne a notevole dista nza di tempo <lai commesso reato , e quando i colpevoli non potevano essere più sottratti ai loro giudici natura li. Pe rtanto, ove non risultasse per nuove prove confermato quanto il coman<lo della 2-1" di vis io ne affermava in ordine a tale c ircostanza, l' e.ccesso del comandante dovrebbe e ssere segnalato all 'autorità giudiz iaria» . 46) 14 sette mbre (rela7.ione Tomrnasi, pagine 89-90). Circa 150 soldati del 47° fanteria (brigata Ferrara) , da poco in linea, si presentano al posto di medicazione con ferite alle mani , che danno adito a dubbi d'autolesio ni . TI dirige nte del servizio sanitario reggime ntale ne deferi sce otto a l tribunale di guerra. Il co mandante di di visione ordina, sotto la propria responsabilità, che uno degli otto , estratto a sorte , sia passato per le armi presso il reggimento in linea. La pena capitale è eseguita. Giudizio dell'avvocato gene rale militare: «L' autolesione, ove si verific hi in faccia a l nemico , assurge a gravità di vero e proprio reato di codardi a (articolo 9 del c.p.es.) che legittima - in base all 'aiticolo 40 del c .p .cs. - il passaggio pe r le armi. Pure, accertali gli e lementi de l fatto stesso , mentre dal rapporto de l comando dell ' 11 " divisione ris ulta che gli 8 militari per i quali erano ri sultati suffic ie nti prove di reità erano stati deferiti al tribunale ordinari o di g uerra, tale ci rcostanza ri sulta smentita da un successivo rapporto del comando de lla brigata Ferrara. Occorre pertanto completare l' indagine per g iudicare se l'azione del comandante fu contenuta nell ' ambito della legalità».

47) Settembre (ele nco Cappe llano). Sette esecuzio ni sommarie, di cui non si conoscono i dati.

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Minuta e copia della lettera sono in ACS , TS, Atti diversi, b. fucilazioni S-Z, giu-

dizi sommari , f . 17 (i n ForceUa-Monticonc , opera citala. pag ina 448).


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48) 3 novembre (relazione Tornmasi , pagine 44-46). Un individuo in abito borghese attraversa a nuoto il Tagliamento dirigendosi verso le nostre linee. Il suo contegno e4ui voco, l'ingente somma trovatag li addosso (di cui non sa dare ragione ) e le numerose contraddizioni nel corso de ll'interrogatorio conv incono il comandante del 3° fanteria (brigata Piemonte) che si tratti d ' una spia o d ' un nostro disertore, che s'è dato al saccheggio nel territorio evacuato dall'esercito. L' uffic iale n'o rdina l' immediata fu c ilazione «pe r dare un esempio, non potendolo trascinare dietro a causa dell'imminente ripiegamento» . Giudiz io dell 'avvocato generale militare: «Le strane circoslan:,,c nelle quali l'indiv iduo raggiunse le nostre linee dovevano necessariamente ingenerare gravissimi duhhi a suo carico nell ' animo del comandante i l 3° fanteria; l'abito borghese indossato da detto militare, l 'ingente somma rin venutag li addosso , il passaggio a nuoto del Tagliamento di pie no giorno, le contraddi zioni rilevate nel suo interrogatorio legittimavano la supposizione che egli si fosse diretto verso le nostre lince per assumere per conio del nemico preziose informazioni sulla entità e sul morale de lle nostre trnppe di cope rtura durante il ripiegame nto. Ad ogni modo , anche a non voler tener conto de lla specia le e delicata posizione nella quale e bbe a trovarsi il comandante del 3° reggimento, che pure aveva il dovere di preservare le proprie truppe dalle insidie de l ne mico incalzante, è certo che l' ingente sorruna rinvenuta indosso al soldato dimostrava , per lo meno , com 'e gli fosse uno dei tanti sciag urati che de l dolo roso ripiegame nto dell'Eserc ito si valsero per compie re innumerevoli e vergognosi atti di sacchegg io nelle case abbandonate dai profugh i. La repressione immediata contro tale saccheggiato re e ra consentita dall'articolo 40 del c .p.es . ed imposta dalla ne cessità del momento; né è da dire c he fosse cessala la flagranza del reato perché, ove si te nga presente c he l'opera di saccheggio da parte d ' alcuni mi litari continuava dolorosamente in quei g iorni, e pert.a nto il re ato, conside rato nella sua vera e ssenza , era ancora in corso di consumazione, si comprende subito che il fatto de littuoso in argome nto dove va considerarsi come tuttora fl agrante» . 49) 3 novembre (relazione Tommasi, pagina 91 ). Un militare è fucilalo a Porcfa pe r ordine del comandante della 2" armata. «Non vi è alcun accenno ai latti che dete rminarono tale giudi7.io sommario, e pertanto occorrerehbero nuove indag ini per esaminare se l'ordine fu conforme al la legge» . 50) 9 novemhrc (generale Francesco Rocca, Vicende di ~uerra (cronaca , aneddoli, insegnamenli) , Firenze 1926, pagina 137). L'autore , comandante della 63a divisione, sì sta ritirando attraverso le Prealpi Carniche durante la rotta di Caporctto con una colonna di duecento persone. Fa passare per le armi il comandante dell 'avangmu-dia, che s'è arreso a poc hi tedeschi d ' un posto telefonico, successiva mente sopraffatti . 5 1) 13 (?) nove mbre (relaz ione Tommasi, pagine 92-93) . Due militaJi del 78° fanteria (brigata Toscana), g ià deferiti al tribunale straordinario di guerra per sbandame nto in faccia al nemico, sono passati per le armi su ordi ne


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del comandante del XXIII corpo d 'annata. li comando supremo c hi ede le rag ion i pe r le quali i du e siano s tati g iusti z iati se n7.a attendere il predisposto g iudi z io. Giudizio dell ' avvocato generale mi litare: «Non essendosi rinvenuto in atti alcun rappo1to sul fatto e sconoscendos i le informaz ioni fornite dal comando de lla 3" a1111ata a quello supre mo , non è possihilc csprimnc un g iudizio in merito a tale esecuzione sommaria . Occorre procedere a nuove indagini per accertare la sussistenza stessa del fatto e, se del caso, tutte le c ircostanze ne lle quali sarehhc avvenuta l' arhi traria sostituzione dei capi militari agli organi della gi urisdizione militare». 52) 23 novembre (relazione Tbrnmasi, pagina 47). Tre militari del 15 8° fa nteria (brigata Lig uria), fuggiti senza fu cile, provocano scompiglio in al tri reparti , sono arrestati dai carabinieri e fucilati . li provvedimento, preso senza indug io, argina un inizio di pericoloso ripiegamento. Giudiz io de ll'avvocato gene ral e militare: «1 militari si allontanarono arhi trariamente dal reggimento, c he Lrova vasi in prima linea, cercando di riparare ne lle rc lro vic: si consideri il fallo come s bandamento in faccia al ne mi co o come diserzione in complotto, è ce1to c he la re pressione dire tta del reato da parte del comandante era imposta dall'articolo 40 uel c.p.es .. E tale immediata repress ione e ra tanto più necessaria in qua nto l' atto di codardia commesso da detti mili tari portù lo scompiglio rra altri reparti c he slava per dclenninarc un inizio di pericoloso ripiegamento. L'esecuzione pertanto , sia per la gravità de l fatto c he pe r la flagranza del reato, devesi ritenere legittima» . 53) Novembre (re lazio ne To mmas i, pagina 98; nota a marg ine dell'e le nco Monticone). 34 militari sono fu c ilati per o rdine de l generale Andrea Grazia ni , nominalo ispettore generak del movime nto di sgombro durante la ritirata dall 'Isonzo al Piave .con il compito di ripristinare con ogni mezz.o l'ordine ne ll e file degli sbandati. 54) Novembre (ele nco Monticone). Otto esec uzion i sommarie, di c ui non si conoscono i dati. 1918 55) Notte sul 12 mari.O (lettera n. 11603 del comando 6" armala in data 16 marLO 1918) 8 . Due so ldati della 928" compagnia mitraglieri , appaitenenti alla I brigata bersaglieri , abbandonano il posto e si d irigono verso le posizioni nemiche. Scoperti al mattino rra le rocce davanti alle nostre lince, sono prima feriti da una scaric a di mitragliatrice, ordinata dal comandante della sezione alla quale i due dise1tori appartenevano, e poi uccisi sul posto per ordine del comandante della hrigata.

8

Cfr. Filippo Cappellano, Uisciplina e f?iustizia mi/ilare ne/l'ultimo anno della

(ìrande (ìu errn. in Storia Militare. n. 98. novembre 200 I .


Esecuzioni sommarie durante la Grande Guerra

457

56) 8 giugno (Forcella-Monticone,opera citata, pagine 448-44-9)9 . Otto militari cecoslovacchi sono fucilati per diserzione su ordine del gcncn:1.lc Andrea Grnziani, comandante della neocostituita 6' divisione cecoslovacca, inquadrata ne ll'esercito italiano. 57) 15 luglio (rapporto de l gene rale Bcruto n. 5060 in data 22 luglio 19 18) 10 . Un caporale maggiore del 52° fanteria (brigata Alpi). appartenente al Il corpo d'armata operante in Francia , è passato per le armi perché colpevole di ruga in !"accia al ne mico. l casi esposti in precedenza sono riep ilogati in allegato. T quattro casi segue nti non sono documentati .

a) Deposizione de l deputato Michele Gorla ni davanti a lla cormmss1one inchi esta per Caporetto (relazione Tommasi, pagin a 94). All'89° fanteria (brigata Sale rno) , alcuni feriti rimangono senza possihilità d i soccorso fra le lince nostre e quel le austriache. Dopo d ue giorni , sono esortati a raggiungere le trincee ne mic he. È ordinata la decimazio ne del reparto che ha dato questo consig lio: fra gli estratti a sorte. decorati al valore e feri ti. Sono fùci lati. «Ma la treme nda sente nza pare sia sparita». È possibile che il deputato si rife risca alla decimazio ne avvenuta in quel reggime nto l' I e 2 lugl io 19 16 (caso n. 11 ). Giudizio dell'avvocato generale militare: «r-ra i documenti tras messi a quest' ufficio non si è rinvenuto alcun rapporto relativo al fa tto denu nziato da l deputato Gorlani, da lla cui vaga deposizione non risulta nemmeno se i militari vennero fuci lati in seguito a sentenza e messa da un tri bunale st raordi nario all'uopo convocato , o in seguito ad ordine di decimazione dato dai comandanti m ilitari. Occorrcrchhc pertanto procedere ad esaurienti indagi ni per accertare com'cbbcro effettivamente a svolgersi i fatti sopra denunziati». h) Deposizione del deputato Mi chele Gortani davanti alla commissione d 'inchiesta per Caporetto (relaz ione Tommasi, pagina 96). Un suo collega deputato gli ha riferito che un generale , forse C.ig liana, durante un ' ispezione alle pri me li nce , ha ordinalo la fucilazione di due militari che han no mancato al loro dovere . Il comandante del reparto li ha deferit i invece al tribunale di guerra , che li ha assolti. Il generale li ha fatti però passare lo slcsso per le armi . Uiudizio dell'avvocato generale m ilitare: «Il modo assolutamente vago, generico e impreciso col quale, nonosta nte la sua palese gravità, il fatto viene rif"erilo dal deponente sulla hasc d ' infù rmazioni ricev ute e non per averne a vuta diretta conoscenza. rendono impossibile qua lunq ue esame e giudizio nel meri to. La grave accusa a carico del comandante che tale esecuzione avrehhe ordi-

9

ACS. TS. Atti di versi. busta Z, fase. gi udizi sommari . ACS. TS , Atti diversi, busta Z, fase. giud izi sommari (in Foreella-Monticone , opera c il ala , p,ig ine 448-449). 10


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Sergio PelaRalli

nata, dev'essere pertanto preceduta da una serena ed esauriente indag ine che accerti la sussistenza del fatto e ponga in ogni caso in luce tutte le vere circostanze ne lle quali esso chhc effe tti vame nte a svolgersi. Tale accertamento csorhi ta pc rù dal compito dello scrivente e dovrebbe formare piuttosto obbie tto d'altrc indagini da parte dell 'auto1i tà appositamente delegata: allo stato degli a tti , come si è detto, manca qu alsias i elemento per la va lutazione del fatto». c) De posizione del tenente generale Domenico Grandi davanti alla commissio ne d 'inc hiesta per Caporctto (relazione Tommasi, pag ina 95): «Nel fare una decimazione, fu estratto a so11e un soldato che era nelle salmerie, quindi a parecchi c hilo metJi indie tro, e fu fucil ato egualme nte >> . Giudizio dell 'avvocato generale mil itare: «Manca in atti qualsiasi rapporto relativo a tale fatto, che, ove effetti vamente sussistesse nei termini sopra riferiti, co stituirebbe indu bbiame nte un grave eccesso nell'azione del comanda nte, il quale, contrariame nte alla legge, av rebbe ordinata l 'esecuzione sommaria anche nei confronti d'un militare non colpevole. Tenuto anche conto che il fatto è riferito in un a fo rma assa i vaga e incerta, occorre procede re a diligenti indagini per accertare se, e in quali limiti , l' azione del comandante si contenne nei limiti voluti d alla legge, o da essi t ras modò» . d) ll generale Paolo Mo1TOne, ministro della guerra, riferisce al consiglio dei ministJi, il 29 maggio 19 16, che durante la Strafexpeditiun, secondo noti zie fomi tegli da Cadoma, «un generale stese a terra freddandoli 8 soldati che fuggivano» (Piero Melograni , Storia politica della t;rande 1;uerra 1915-/9/ 8, llru·i 1972, pagina 2 10). In conclusione , allo sta to dei docume nti , esistono riscontri ohictti vi pe r 24 1242 esecuzioni sommarie (cu i si aggiungono quelle , imprecisate, dei casi I , 10 e 35). 45 di esse (una su cinque) avvenne ro per estrazione a sorte. Dei circa mille passati pe r le armi nell' inte ro conflitto, tre quarti lo sono stati a seguito d i condanna, un quatto con esecuzio ne somma ria. A titolo d i raffronto , la giustizia militare francese, fu più " mite" 11: 500 esecuzioni in un conflitto durato nove mesi più del nostro. In particolare, la repressio ne dei gra vi e pisodi d' indisciplina colletti va della primavera 19 17 fu " moderata": una cinquantina di passaggi per lè ann i, tutt i a seguito di regolare condanna, su 35-40mila ammutinati (infondate le voci di decim azioni cd esecuzioni in massa). Nell 'esercito bri tanni co, 306 soldati fu rono fucilati per codard ia o diserzione (25 di loro erano canades i, 22 irla ndesi e 5 neozelandesi) . L' Australia non volle uccide re 129 militar i, tutti volontari. Le corti rmm:iali statunitens i condannarono a morte 24 persone, ma le sente nze fu rono sostituite da pubbl ic he umiliazioni. C irca 150mila soldati tedeschi si rifug iarono nei Paesi Bassi, in

11 Guy Pedronc ini , Les muti11eries de /917. Paris 1967, pag im: 17, 236, 274; M a1tin Cìil hen . La grande storia della prima f?Uerm mondiale, Mila no 1998, pagi11a 406.


Esecuzioni sommarie durante la Grande Guerra

459

Dar1imarca o in Svizzera. Non più di diciotto, catturati , furono passati per le armi (nel secondo conflitto mondiale, subirono quella sorte !Omila dise1tori). Tredici le condanne a morte eseguite in Bc1gio 12 .

12

Inte rnet , voce " Shot at Dawn" (fuci lati all 'alba) .


Sergio PelaRalli

460 Esercito italiano: esecuzioni sommarie nella (;rande C. uerra 3 11110

n.

data

1915

I 2 :i 4 5 6 7

30 giugno

191(,

8 9 IO Il 12 IJ

1917

14 15 1(, 17 18 19

20 21 22

23 24 25 26 27 28 29

30 31 32 33 34 35 36 37 38

w 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52

1918

53 54 55 56 57

ottobre 5 novembre febbraio 21 anrile 26 maggio 12 Qi11gno

15 giugno 16 giugno 19 giugno 1-2 luglio 26 luglio IO (?) ,1gosto at?,OSLO

2J ottobre 30 ottobre J I ottobre 11 novembre 13 ('!) fcb. 21 febbraio 21 mano ) illJTÌlc 5 maggio 13 ma22io 20 mageio 23 1mw11io 24 1mt!!!!io 27 ma!!!.!iu mag~io maggio maggio

giugno C') giugno('/) 2 giugno 4 giugno

5 gimrno 14 •iueno 23 l! ÌUl!rlO 16 luglio 15 a2mto 19 ago~lo

24 agosto 24 C') agosto 27 agosto 28-29 agosto 14 settembre settembre 3 novembre 3 novembre 9 novembre 13 ('?) nov. 23 novemhre novembre novemhrc 12 marzo 8 giugno 15 luglio totale generale

reparti 93° fanteria/bri2ma Messina imorecisato 85° fanteria/brigata Verona imnn,'Cisati I 8° bt:rsaglieri 141 ° fanteria/brigata Catanzaro 69' fanteria/brigata Ancona l'.l I• fantcria/hri!!;tta Lazio 14° hcr-a2licri 138° fontcria/hrigata Barletta 89° fanteria/hri2ata Salerno 31' compagnia minatori 85° fanteria/brigata Verona imprecisati I51 ' fanteria/brieata Sassari 75° fanteria/brieata Naooli 6° bma~licri 27° fanteria/brigata Pavia Xl.VII battaglione bersaglieri 162° fanteri a/brigata Ivrea 38° fante ria/brigata Ravenna 1~7° fanteria/bri~ata Caltanissetta hatta2lionc di marda/foscana 9' e 10' tanrcria/brigata Regina battaglione comolemcnti/Palcrn10 brioata L1mbro 262' fanteria/brigata Elba 139° fantcria/brioata Rari 4° bt:rsaelieri 74° fanteria/brigata Lombardia bri~ata Mantova Il como d·annata 58' divisione brigata Pallanza 113° fanteria/brigata Mantova 117° fanteria/brigata Padova 48' fantcria/brieaia fierrara 77' fanteria/brig,Ua Toscana bri~ata Catanzaro 228° fanteria/bri2ata Rovi~o 119° fanteria/brigata Emilia 225° fanteria/brieata Veneto 89° fanteria/brieata Salerno imprecisato 264° fanteria/brigata Gaeta 47' fanteria/brigata Ferrara imprecisati imprccio;ato 21 armnta 63' divisione 78° fanteria/brigata Toscana 158° fantcria/bri~ata Li~uria imorccisati imorecisati 928' cn.mtrJI brigata bersaglieri 6' divisione cecoslovacca 52° fontcria/brigara Alni

nal!rania imnrecisati I I

passati uer le armi decimazione totale irnorecisati

I I 2

2

.,

4

3

8

12

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3

I 4 imprecis.11i

I 4 inl()recisati 8 I I 5 I

8 1 I 5 1 2 5

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6 3 13 14 1 I 2 IO 2

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12

11 I 2 28 4 I I

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7 1 I

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I 2 3

I

2 3 34

34 8

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2 8 I

2 8

I 196-197

45

241-242


Il DC Gruppo semovenli da 105/25 alla diji,,sa di Roma

46]

Antonio Rosati IL DC GRUPPO SEMOVENTI DA 105/25 ALLA DIFESA DI ROMA (8-9- 10 SE'ITEMllRE 1943)

Sono rin troppo noli i trag ici fatti che seguirono la comu nicazione dell'avvenuto armi stizio con gli "alleati" de l settembre 1943, tuttavia, prima di esporre in particolare i fatti relativi all'oggetto de l saggio , ci soffermeremo brevemente s ulla descrizione delle forze contrapposte ne ll a zona di Roma in quei g1orru. LE liQRZE ITALIANE Intorno a Roma vi erano numerose unità di una certa importanza, compre ndenti : Il Corpo d ' Armala Motocorazzato (C.A .M.), composto dall e Divisioni "Centauro'' , " Ariete", ''Piave" e "Granatieri di Sardegna·'; Il 17° Corpo d'Armata, dal quale dipe ndevano le Div is ioni d i f.'ante ri a "Lupi di Toscana''. "'Re'' e ''Piacenza", oltre a due Di visioni costiere; Il Corpo <l ' Armata di Roma , con la Di visione di Fa nte ria " Sassari", un Comando di Artiglieria con 41 batte rie, il 4° Reggimento Fanteri a Carrista , la "Colonna Che ren'' della Polizia dell'Africa Italiana ( PAI ) cd a ltri reparti mi non.

li tutto per un totale di c irca 63000 uomini con 415 mezzi cora1.1.ali e blindati. LE FORZE TEDESCHE Ne i dintorni di Roma i tedeschi schieravano poc he ma agguerrite forze , cosliluilc da due di visioni: la 2" P allschirmjager; la :1• Panzergrenadier. Rispetti vamente le due divi sioni germaniche disponevano di 11000 e 15000 uomini , dotate di circa 200 veicoli corazzati di vario tipo. lL "KAMPPGRUPPE VON DER HEYDTE" La 2• Fallschirmjager entrò in azione verso le 16.00 de ll ' 8 settembre, destinata a prendere il controllo del ponte della Magliana, fondamentale per i tedeschi per tenersi una via aperta verso il nord . Nell a zona fu inviato il "Kampfg ruppe von der Heydte", così chiamato da l nome del proprio emmrndanlc , formalo dal IO e dal 3° battaglione del 6° Reggimento e tre batterie del 2° Reggimento Artiglieria, armate dei potenti cannoni PAK 40 da 75 mm. li re parto avrebbe dovuto intervenire tra la via Ostiense e la Laurentina. AIJe 20.30 il "Kampl'g ruppc" raggiunse il caposaldo n.5 sulla via O stie nse, iniziando così i combattimenti contro la 9" Compagnia dei Granatieri di Sardegna che presi-


462

Antonio Rosati

diava la zona. Venuto a conosce nza de i fatti , il comandante del Corpo d ' Armala d i Roma, generale llarbieri, dispose c he in aiuto dei Granatieri interveni sse il Raggruppamento E splorante Corazzato ( R .E. Co. ) " Montebello" e il OC 1:,rruppo semoventi da 105/25 della " Ariete" . T PRECEDENTI Il DC Gruppo semoventi era stato costituito il I O luglio 1943 , con personale proveniente dal disciolto DLX Gruppo semove nti da 75/ 18 , che nel mese pre cedente, per ordine dello Stato M aggiore, dovette cedere tutto il suo materiale ad un reggimento carri sta dislocato in Sardegna. li nuovo materiale e ra stato distribuito presso la Scuola di Tiro di A.ttiglieria di Nettunia, dove il gruppo nei mesi di luglio e agosto eseguì una serie di tiri di addcslramcnlo cd alcune e sercitazioni lattiche sotto la direzione del comandante della Scuola e l' alta vig ilanza dell ' Ispettorato de ll ' Arma di A.t-tiglieria. Negli ultimi giorni di agosto, il gruppo raggiunse il 235° Rgt. Artiglieria e.e. e s emoventi della ncoricostituita Di v is ione di Cavalleria Corazzata A.t·iete , di cui avre bbe fatto pa11e organica , ne i pressi di Ro ma , precisame nte nella zona di Monte Cetrone ( Roccea ) . 11 trn~forirncnto da Ncttunia n Boccen, eseguito in due tappe , fu la prima e d ultima esercitazione di marcia con Lutto il complesso dei mezzi organici del gruppo. Si svolse senza alcun incidente ed in modo abbastanza soddisfacente , se s i tie ne conto che la costante de fic ie nza de i carburanti non aveva mai permesso, ne ppure col vecchio 1,rruppo DLX , di eseg uire esercitazioni dd genere. La cosa mise tuttavia in evidenza alc uni inconvenie nti , c ui il comandante del gruppo, m aggiore Lorenzo Giuliano , si preoccupò di ovviare durante la decina <li g io rni di permanenza a Boccca prima dell'armi sti zio, intensificando la scuola guida e la divulgazione delle norme di marc ia. Durante il suddetto periodo, che fu caratterizzato da un ' intensa attività addestrati va , rurono pure eseguiti numerosi tiri con le mitrag liatrici in dotazione al g ruppo , s ia allo scopo di approfondire la conoscenza de lle armi ( spec ie de lle Bred a cal. 13,2 mm de i carri comando che, essendo armi a presa di gas dall ' anima, erano di difficile regolazione ) sia allo scopo di addestrare il personale. Furono inoltre eseguite numerose ricogni zioni intese a dare a tutti g li ufficiali e sottufficiali una completa conoscenza della zona cd a preparare i Liri c ontrocarro con i semoventi e le esercitazio ni tattiche cl' ins ieme in cooperaz ione col Reggimento Corazzato " Vittorio Emanue le" . In complesso, il periodo di sosta permise di portare a buon punto , anche se non di completare, l' addeslrame nto avanzato del gruppo, allo scopo di mettere il reparto nelle condiz ioni di ri spondere a qualsias i richiesta. GLI AVVENIMENTI DELL' 8 SETIEMBRE Alcuni sottufficiali e soldati del 1:,rruppo , rientrati nel tardo pomeriggio da un servizio eseguito in Roma, diffusero le prime voci sull'avvenuta conclusione dell'armistizio con gli anglo-americani . Analoghe voci circolavano tra i militari dei reparti contigui, ma ancora senza


Il

ne Gruppo semoventi da 105125 alla difesa di Roma

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una conferma ufficiale. l soldati, pur senza abba ndonarsi a ma nifestazioni di csullanz-0, accolsero favorevolme nte la notizia, illudendosi ( come accadde purtroppo per molti ) di poter tornare alle proprie case. In complesso peri'>, la gioia di uno sperato ritorno alle proprie famig lie era turbala dall' amarezza della sconfitta e da un indefinibile stato d 'animo, come fosse un presentimento dei fatti che sarebbero seguiti di lì a poco. li maggiore Giuliano diede subito ordine ai coma ndanti di batteria di prepararsi ad un eventuale prossimo movime nto. Verso le 2 1.00 il comandante Giuliano venne convocato al Comando del Reggimento. Uli fu confermato l'avvenuto armistizio e la notizia che il gruppo quanto prima avrebbe avuto l'ordine di trasf"crirsi in altra zona. Subito venne ro esaminate le principali questioni riguardanti il movimento del gruppo: I) la dotazione delle munizio ni , che era al comple to , riservava però qualche preoccupazio ne pe r quanto riguardava i rifornimenti, c he s i sperava potessero giungere dalla Scuola di Tiro di Nettunia; 2) il gruppo, contrariamente a quanto si verifi cò per gli altri reparti del Reggimento, aveva la dotazione di carburanti e lubrificanti al completo , quindi una notevole autonomia, ma si nutrivano preoccupazioni per i successivi rifornimenti; 3) il gruppo si trovava invece in diffico ltà per il trasporto di tullo il materiale che aveva al seguito perché mancavano ancora alcuni degli automezzi previsti dagli organici , che erano comunque scarsi; 4) la questione più grave, che era quella rappresentata dall'insufficienza del personale , specie degli autieri; 5) La permanenza del gruppo durante i mesi estivi a Nettunia aveva lascialo parecchi strascichi di febbri di caratte re malarico. Ciò si era vcrificato specialmente per il Repaito Munizioni e Vi veri che, per mancanza di posti disponibili nei fabbricali della Scuola di Tiro, era stato dislocato in accantonamenti nell'interno, nei pressi di Cisterna. Alla sera de11 ' 8 settembre, il gruppo aveva circa il 30 % degli effettivi in luoghi di cura. Uli organici del gruppo prevedevano una riserva di automobilisti di una decina di unità, al massimo, oltre il numero degli automezzi. li maggiore GiuliaJ10, si era preoccupalo di creare una più ampia riserva di automobilisti col criterio di addestrare alla conduzione dei semoventi tutto l'equipaggio ( capo pezzo e marconista) e di disporre per ogni autocarro, oltre che del conduttore titolare, anche di un conduttore di riserva. Riassume ndo il tutto, la sera dcll ' 8 settembre il DC Gruppo era un ' unità ancora e fficie nte ma che aveva quasi raggiunto i limiti delle sue possibilità. IL 9 SETTEMBRE

Nelle prime ore della notte sul 9 settembre il gruppo ricevette l'ordine di trasferirsi a Roma perché temporaneamente assegnato alla Divisione "Granatieri di Sardegna". /\ Ila Garbatclla avrebbe trovato un ufficiale del Comando Di visione da cui avrebbe ricevuto ulteriori ordini. Poco dopo venne precisato che il gruppo avrebbe dovuto trasferirsi con il solo nucleo operativo (Comando di gruppo, hattcrie, qualche automezzo del


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Antonio Rosati

R.M .V. per le più urgenti necessità). Il R.M .V., per il momento, doveva rimanere sul posto , pronto a muovere in seguito a successivi ordini. Le operazioni di caricamento delle batterie procede tte ro abbastanza rapidamente, nonostante le difficoltà dovute all'oswrità, visto che molti dei preparativi erano già stati attu ati la sera precedente. Verso le 04.00 il gruppo era incolonnato sulla strada che da Santa Maria di Galeria conduceva alla via Cassia, ma il movimento era ritardato dal la congestione provocata dai reparti, dei quali nessuno si preoccupò di regola re il traffico. Nelle vicinanze si sentivano nutrile sparatorie, f"orse causate da incontri con avanguardie tedesche. Tale ipotesi suggerì al comandante di procedere con qualche misura prude nziale di sicurezza. Anche sulla Cassia il movimento del gruppo procedette con estrema lentezza, trovandosi nella zona di Piazza Venezia soltanto alle ore 08.00. Giunto il gruppo alla Garhalclla, non si trovò nessun ufficia le dei Granat ieri, non riuscendo ad avere dunque precise indicazioni sull a dislocazione dell a Divisione. Il comandante Giuliano decise di proseguire verso la Cecchignola, dove si avviarono anche alcuni re parti del R .E. Co. "Montebello" poiché già circolavano voci di scontri con i tedeschi in quella zona. All' imhocco della via I ,au rentina il comandante trovò un posto di blocco dei Carabinieri collegai.o con la rde telefonica militare. Giuliano tentò di mettersi in conlallo con la "Granatieri di Sardegna". Parlò con un ufficiale del Comando del Corpo d'Armata Motocorazzato, il quale gli ordinù di prendere su hito posizione nei pressi dell ' E 42 e d i far fuoco contro un ' autocolonna tedesca che tenta va di procedere sull a Laurenti na. TI gruppo , con le tre batterie eseguì l'ordine, ma non vi era nessun a traccia della colonna segnalala. Di lì a poco il gruppo fu raggiunto da un piccolo repai1o della P.A.I. , che s i dimostrò completamente disorientalo sui suoi compiti. Nel frattempo si presentò a Giuliano un ufficiale della Granatieri, il quale recava l'ordine di in via re una delle hatterie del gruppo al caposaldo n.5 e di raggiungere con il resto del gruppo il caposaldo n.6. Giuliano dec ise di mandare al caposaldo n.5 la migliore delle batterie , cioè la 2", comandata dal capitano Incannamorle, dando le necessarie d isposizioni per il mantenimento de l collegamento batte ria-gruppo , e co l resto del gruppo s i recò al caposaldo n.6. G iunto al caposaldo verso le ore 11 .00 , il gruppo fu posto al l'interno del caposaldo stesso. La situazione era per il rnomento tranquilla. li comandante Giuliano a pprofittò di tale momento di calma pe r far rilevare dai propri comandanti d i hattcria i dati di tiro relativi ad alcuni obiettivi presunti, costituiti da case co loniche. che si profi lavano all'orizzonte, in cui e videnlcmcnlc si erano allcslatc le truppe tedesche che , muovendo lungo la Laurentina, provenivano da Pratica di Mare e da Anzio. Un certo movime nto intorno alle case confermò la supposizione. Uno dei semoventi della 3" batteria venne distaccalo circa 500 metri fuori del caposaldo per tentare il recupero di un cannone da I 00/17 del l 3° Artiglieria che era stato danneggialo nei primi comhattimenti del mattino. L'ope razione riu scì senza nessuna reazione nemica. Verso le ore 14.00 il comandante Giuliano venne raggiunto dal proprio aiutante maggiore - il tenente Grandi - che era rimasto co l R.M.V.. Gli d iede ordine


li DC Gruppo semo vf'nli da /05125 alla difesa di Roma

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--

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Due imma~ini di un modello di serie del semovente M43 da /05125 all'Ansaldo.

di far affluire dell'altro carburante che ancora si trovava al reparto e lo incaricò di recarsi presso i comandi superiori per sollecitare ulteriori rifornimenti. Oue erano al momento le preoccupazioni del comandante del g ruppo: la scarsità di carburante e la mancan:r,a di collegamento con la 2" batte ria. Il collegamento radio con essa era durato fin verso le 12.00, rendendo nolo che la batteria era impegnata in comhattimcnto nella zona di Prato Smeraldo ed era duramente provata.


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Antonio Rosati

LA SITUAZIONE PR ECIPITA li comandanlc Giul iano, ne l tentat ivo di recarsi a monilorarc di persona le condiz io ni in cui stava operando la 2• hatteria, fu gravemente colpito a lla lesta da una scheggia di granata e il comando del g ruppo fu preso interinal me nte dal capitano Mario Save, comanda nte della 3" batteria. IL SACRIFICIO DEL CAPffAN O INCANNAMORTE All'alba del IO sctlcmbre, quando negli altri settori de lla Capitale i combattjmenti contro le truppe tedesche erano ormai quasi esauriti , la 2" batteria del gruppo, agli ordini del capitano Nunzio lncannamortc, tentò di rompere l'accerc hiamento in cui era stata costretta da i tedeschi, lanc iandosi all'assalto disperata mente con i propri semoventi . U capitano lncannamorte, dopo aver esaurito le munizioni de l proprio mezzo , aprì il fuoco con la mitragliatrice in dotazione, e, dopo aver scaric ato la propria pistola contro i serventi di un pezzo anticarro tedesco da 7 r') cm che gli sbarrava la strada, o rdinò al proprio guidatore di travolgere il cannone, cosa che fece, uccidendo i rimanenti serventi nemici. Suhito dopo, purtroppo, il capitano veniva raggiunto da una raffica d i nùtraglialrice alla lesta , che poneva fi ne alla sua vita. Per questo atto di eroismo Jncannamo1tc verrà insignito della Medaglia d' Oro al Valo r M ilitare alla memoria. Nel frattempo il capitano Save riccvcllc ordine d al Comando del Corpo d' Armala di Roma, tramite un capitano de i be rsag lieri , di schierare i pezzi lungo la via de ll'Impe ro , per opporsi a c olonne tedesche provenienti dall a via Cavour, con l 'ordine di aprire il fuoco solo se provocati o se i tedeschi avessero manife stato l' inte nzione di avanzare in direzione di Piazza Venezia. Nel contempo, un ufficiale de l Comando de lla Di visio ne "Granatieri di Sardegna" richiese l' inlcrvcnlo del gruppo a Porta S. Paolo. li comandanlc Save, pe r poter fronteggiare entrambe le esigenze deri vanti d agli ordini avuti , mandò tre semoventi g ià colpiti ma ancora effic ienti sulla via de ll ' Impero agli ordini de l te ne nte :rilippo Martore IIi e, con un carro comando e tre semoventi effic ienti , affidati al coma ndo de l capitano Vito Sanloro ( comandante la I" batteria ), accorse a Porta S . Paolo. Il maggiore Guido Passero del " Monlehello"( caduto poi nei combatti menti ) inc aricato d i difende re la zona, fece schierare i mezzi del capitano Santoro davanti alla Porta. Suhilo fu aperto il fuoco che, risultando mo llo preciso, immobilizzò alcun i mezzi te deschi pro venienti dall a BasiJica di S. Pao lo. li comhattimcnto proseguì appoggia ndo i carri e le autobl indo del " Montebello" effettuando audaci puntale in a vanti pe r respingere gli attaccanti. Ma la reazione tedesca si fece sempre più vio le nta, colpendo i semoventi uno dopo l'altro; lo stesso capitano Santoro fu ferito leggerme nte da una scheggia. Verso le 15.00, l'epilogo, de te rminato anche dall'esaurimento delle muniz ioni . Il DC Gruppo semoventi riportò le seguenti perdite: Mo1ti Feriti Dispersi Totale

N. l N. 9

N. 11 N.21


Il DC Gruppo semoventi da /05125 alla difesa di Roma

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CONSIDERAZIONl Nonostante l'ottimo materiale del quale il DC g ruppo e ra fornito , unilo al coraggio degli equipaggi , le for1,c tedesche ebbero ben presto ragione di quei valorosi , come avvenne in tantissimi casi durante i combattime nti svoltisi in quei tragici g iorni. Probabilmente, se l'Esercito avesse avuto delle dircttive più precise sulla lattica da appli(;are in 4uei frangenti , le cose avrebbero potuto avere un diverso epilogo. FORMAZIONE DEL DC GRUPPO SEMOVENTI DA 105/25 DEL235° REGGIMENTO ARTIGLIE RIA e.e. E SEMOVENTE DELLA DIVISIONE DI CAVALLER IA CORAZZATA " ARIETE"

li Gruppo comprendeva: I Comando di Gruppo; 3 Batterie semovcntj da 105/25; l R epatto Munizioni e Viveri (RMV) Comando di Gruppo: Ufficiali :

I comandante I aiutante maggiore in 2" I capo pattuglia l ufficiale inferiore per incarichi van e per lavori topografici

Sottufficiali e truppa:

- specializzati per il tiro e per le trasmissioni - conduttori automotomczzi - scritturali della maggiorità di gruppo - scrv1z1 vari

Mezzi:

- 2 carri comando su scafo M 43 - henzina (ciascuno con una mitragliatrice cal. 13 ,2 - I mitragliatrice cal. 8 e.a. - I radio r.f. 2 ca cd I radio r.f. I ca) - 2 a utocarri Spa L 39 per trasporto materiali per il tiro e per il collegamento - I (o 2) autocarri Bianchi Miles per trasporto materiali vari - 3 (o 4) motocicletlc monoposto e biposto di tipo vario (Guzzi - Bcnelli - Sertum) - I (o 2) radio r.f. 2 ca - I (o 2) radio rJ, I ca

Balleria:

(comando - linea pezzi - I scaglione munizioni - I autocarreggio) : I comandante (capitano ) - I subalterno per incarichi vari

Ufficiali :


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Anlonio Ro:sati

- 2 capi pezzo ( subalterni ) - I comandante dello scag lione munizioni Sottufficiali:

- 2 capi pezzo - speciali zzati per le trasmissioni - I addetto alla conlahilità e per lo scaglione munizioni

Truppa:

- 7 conduttori di mezzi corazzati (di cui 2 di riserva) - 4 marconisti - serventi del pezzo - 2 marconisti pe r carro comando - conduttori automotornczzi - specializzati per le trasmissioni - servizi vari

Mezzi:

- I carro comando (come per il co mando di gruppo) - 4 semoventi M 43 da 105/25 - I mitragliatrice cal.8 e.a., circa 50 granate E.P. per il pezzo da 105 - 5 a utocarri Spa L 39 dello scaglione munizioni - I (o 2) autocarri Spa L 39 del comando htr. - 2 (o 3) autocarri Bianchi Miles per l'autocarrcggio - 2 (o 3) molociclc!Lc (come per il comando di gruppo) - I (o 2) rad io r.f. l ca

Reparto Munizioni e Vive ri : Ufficiali :

- I comandante (capitano) - 2 subalterni per incarichi vari

Sottuffi ciali:

- I motorista - sottuffi ciali per incarichi vari

Truppa:

- conduttori automezzi ( I pe r c iascun auto mezzo più una riserva di 4- 5 conduttori ) - incarichi vari

Mezzi:

- una trentjna d i autocarri llianchi Milcs per il trasporlo di un ' aliquota delle munizioni della btr., del materiale vari o del Comando di Gruppo e Comando R.M.V. - I (o 2) motociclette (come per il Comando Gruppo) - I autofficina mod . 38 (Lancia 3 Ro) - I (o 2) mùragliatTici Breda mod. 37 - I (o 2) mi tragl iatrici caJ.8 e.a. - I radio r.f. 2 ca


li DC Gruppo semoventi da /05/25 alla difesa di Roma

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Poligono di Nel/uno. luglio 1943: alcuni ufficiali posano davanti un semovente da 105125.

il Capitano lnc:annamorte sul suo semovente durante un 'esercitazione.


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Antonio Rosati

MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE CONCESSA AL CAPITANO NUNZIO lNCANNAMORTE lncannamortc Nunzio, n. 191 3 a Gravina ( Bari ). Capitano in s.p.e., ne l 235° Reggimento Artiglieria e.e., DC Gruppo semoventi da 105/25 Ufficiale di elette virtrì militari, ardente di patrintti.rnw. si era g ià di.,tintn pPr eccezionale valo re e per spiccala capacitù durante l11nghi e rischiosi cicli operativi in altri scacchieri. Comandante di una hatteria semnv,,11te da 105/25. con audaci azioni di mallovm e di fuoco, concorreva a respingere, per una intera giornata. re iterati attacchi i11 fnrza di para,·adutisri tr.desd,i, che i11111ilme111e si accanivano cofllro la posizione da lui saldwm·nte len11ta . Circondato e investito ,la un intenso fuoco d'arriglieria e di mortai, 11011 desi.wiva dalla Lo11a. /,"indomani, nell'inderogabile neces.,illÌ di rompere l'accerchiamento. si riservava l'arduo compito di eliminare un pezzo a11tir.arm (·/w sbarrava la strada : tutto il busto fuori dal carro e la pistola in p11Kfl0, si avventava contro l'insidia nemica fra111u111a11dola in quel suo slancio travnlgeme. F. mentre il successo coronava la sua audacia, ww raffica ,li mitragliatrice lo colpiva in fronte. Prima di esalare l'ultimo respiro, trovava ancora la form di incitare i suoi artiglieri a conlimwre la dispaata lotta.

Consapevolmente, incontrava morte Rloriosa in un atto di suprema dedizioni'. nlln Pntria.

Stazione Radio di Prato Smeraldo, 9 - IO settembre 1943.

BREVE CENNO BIOGRAFICO Nunzio Incannamorte, sottote nente di complemento nel 3° Reggimento Artig lieri a Pesante Campale nel 1934, si dimetteva dal grado per entrare ali' Accademia a Torino. No minato sottotenente effdlivo ncll 'ollohre 1936 e frequentata la Scuola d ' Applicazione d'Arma , fu promosso tenente nel 1938 ed assegnato al 1 Gruppo o bici da 100/17 del 17° Reggimento Artiglieri a dell a Divisione "Sforzesca". Partecipò nel giugno 1940 alle operazioni di guen-a sul Fronte Occidentale Alpino e nel luglio successivo fu trasferito al 5° A11iglieria Contraerei assegnato al IV gruppo da Capitano N. lncannamorle 75/48 skoda. Passò poi, dal maggio 1941 , al II gruppo da 75/46 c. a. mobilitato, allora dislocato a Castellammare di Stabia e con lo stesso grnppo, nel luglio successivo, partì per la Russia. Capitano dal I gennaio 1942, meri tò un encomio daJ comandante della " Pasubio" sul fronte ru sso e rimpatriò nel marzo 1943, destinalo al deposito del 131° Reggi mento Artiglieria della Divisione Corazzata "Centauro". Trasferito poco dopo al 235° Reggimento Artiglieria e.e . della Divisione " Ariete" ed assegnato al DC Grnppo semoventi da 105/25 assumeva il comando della 2" hatteria che venne impiegata nei combattimenti di Roma nel settembre 1943. 0


Il VC Gruppo semoventi da /05/25 alla difesa di Roma

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BIBLIOGRAFIA Archi vio Uflìcio Storico Stato Maggiore de ll'Esercito (A.U.S.S.M.E.) Fondo Diari Storic i ( 1-11 ) - Racc. 3009 - " Difesa di Roma", rclationi varie; Gen. Torsiello M ., "Le operazioni delle unità italiane nel settembre - ottobre 1943" , Roma, U.S.S.M .E. 1975; Ge n. Stefani E , " L' 8 settembre e le forze armate italiane", da "L' Italia in guerra - il quarto anno - 1943", a c ura della Commissione Ital iana di Storia Militare, Roma, 1994; Giovannini A. , "8 settembre 1943 - pietà e tragedia", Roma, Ciarrap ico Editore 1974; Gen. Capitani M., "La difesa di Roma - cronistoria dal 25 luglio al 29 sette mbre 1943", Modena , Slem Mucchi Editore 1973 ; Pafi B. - Benvenuti B ., "Roma in guerra - immagini inedite sette mbre 1943 - giugno 1944'", Roma, Edizioni Oberon 1985 ; Trionlc ra R., " Valter di maresciaJli - 8 settembre '43", Milano, Editoriale Nuova 1979: A.A.V.V. , "Storia dei mezzi corazzati", Vol.2°, Milano, Fratelli Fabbri Editori 1976; Pignato N. - Cappella no F., "Gli autoveicoli da combattimento dell'Esercito Italiano - dalle origini al 1945", Vol. 2° , Roma, U.S.S.M.E. 2002; " Le medaglie d'oro al valor mii itare", Voi. 2°, Roma, Tipografia Regionale 1965;

Per le referenze fotografiche si rin~raziano il prof Nicola Pignato e il J'en. Cui. Filippo Cappellano.


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Antonio Rosa/i


li bombardamelllo di Durazzo del 2 011ohre 19/8

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Pier Paolo RAMOINO IL BOMBARDAMENTO DI DURAZZO DEL 2. 10 .19 18 NEL QUADRO DELLA STRATEGIA GLOBALE NAZIONALE NELLA l" GUERRA MONDIALE

Premessa La strategia globaJe italiana nel primo conflilto mo ndiale può essere definicome una ricerca di affermazione internazionaJe nel quadro di una politica estera con il costante obiettivo di un riconoscimento da parle delle Nazioni Europee 1 del ruolo di " grande potenza" per il nostro Paese. Tale obiettivo era di fatto la prosecuzione delle idee dei grandi statisti del XIX secolo a c ui si dovevano il Risorgimento, l'Unificazione ed i primi acquisti coloniali. Pur no n esistendo un vero documento illustrati vo di tale strategia chi scrive è convinto che anche nell'ambito del conflitto 19 14- 19 18 molte delle operazioni condolle al di fuori del te rrito rio nazionale siano state pianificate soprattutto in vista di questo ruolo di "grande potenza" e che anche ahhastan za modeste azioni tatti che, quale quella illustrata in questo saggio , abbiano avuto un aspetto non secondario nella prosecuzione attenta di questo obiettivo, in particolare nell'arca balcanica, in cui le tensio ni con l'Impero Austriaco e con quello Turco si erano manifestate già da molti anni. I ,' insegnamento delle due materie "Dottrine e Strateg ie" e " Storia Militare" presso l' ISSMl ha condotto c hi scrive a cercare la verifica di tale ipotesi storica nello studio di alcune operazioni svolte dalle Forze Armate italiane nelle zone allora conside rate " fuori arca" ri spetto allo scacchiere principale del nostro Nord-Est (la cosiddetta "fronte" italiana) ed il " bombardamento aeronavale" di Durazzo compiuto negli ultimi giorni di guerra ci appare pa11icolarmente importante a questo rinc . L'occasione per darci la spinta finale a questo modesto lavoro è venuta dall 'acqui sto presso una libreri a antiquaria milanese di un libro di me morie inti tolato l,'az.ione navale di Durazw 2 • scritto da un giovane marinaio in quei te mpi imbarcato su una delle unità navali protagoniste dell ' impresa. ta

1 I .' attenzio ne per le Potenze extra-europee, quali il Giappone e gli Stati l Jnili, non era mai slata tra lt; priorità dei nostri governant i. I : Italia prohahi lme nle con vinta della sua posizione geopolitica tra Europa e Medite rraneo sent iva sin dalla sua unificazione la necessità di affcnnarsi 4uale g:rande Potenza e uropea s ia per legittimare il suo status unitario, non ancora be ne accettato da tutti anche in cons iderazione della nota "Questione ru111a11a" , sia per evitare pericolosi isolamenti internaziona li che ne avrebbero potuto compro111ct1crc lo svi luppo econom irn. ln 4uesla prus pelli va la Diplomn ia ita liana, che s i e ra sempre mantenuta triplicista , aveva fotto notevo li progressi tra la fin e del XIX secolo e l' inizio del XX secolo con importanti accordi con k allre Pote nze europee , tra cui ' 'l'intesa medite rranea .. con la Gran I3rctagna de l febbra io 1887 , " l' intesa italo-spagnola" del maggio 1887. " l' intesa con la Franc ia" sulla Tripolitania ed il Maron;o dd dicembre 1900 e l'accordo con la Russia su i Halcani <lell ' oltobrn 1907. Vedi E. Serra l'halia e le grandi alleanze nel tempo del/'imperialismu - Angeli 1990 . 2 Vech b1bhog rafi a allegala .


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Pin Paolu Ramoino

Leggendo questo volume e confrontando i dati con quelli apparsi sulle re lazioni ufficiali edile dagli Uffici Storic i, c i siamo resi conto di quanto anche le "fonti" meno illustri possano conlrihuirc all'approfondimento di un avvenimento storico e soprattutto darci una più e satta impress ione del clima operativo e morale del tempo, come i nostri maestri di studi storici presso le Scuole di Guerra ci avevano insegnato.

La questione alhanese alla fine del 1918 L' interesse italiano per l ' Albania si era manifestato sin dai primi an ni del XX secolo sia per evidenti motivazioni strategiche, quali il controllo dello stretto di Otranto e la poss ibile penetrazione nei Balcani , sia per interessi e conomici, legati al possihile sfruttamento da parte dei nostri invl:stitori delle possibilità offerte dalla zona l:umpl:a del om,ai fa ti scente Impero Ottomano. Nei "promemoria di S .M." del Regio Esl:rl:ito del 1907 si individuavano comunqul: le difficoltà di una nos tra occupazione permanente della nazione schipetara, di cui però si l:vidcnziavano sia l'i mportanza de l possesso dei porti di Durazzo e di Valona sia la necessità di procedere a l controllo di una grossa fascia ùi territorio all'interno della reg io ne per garantire la sicurezza militare del possesso del litorale3 • Numerose rihcllioni avevano agitato l' Albania sotto il dominio turco cd un sentimento nazionale albanese s i era cominciato a sviluppare alla fine del secolo XIX, ma solo la guerra balcanica. c hl: aveva fatto cadere parte del te rritorio ne lle mani di g reci , serbi e monte negrini aveva di fatto consentilo la nasc ita di uno stato indipe ndente sollo la g uida lsmail Kemal Vlora. L e g ran di potenze, preoccupate di un possibile nuovo focolaio di in stabilità ne lla regione, s i accordarono di dare ali' A lbania lo status di nazione sovrana affi dando la corona a Guglielmo di Wied (Conkrcnza di Londra de l luglio 191 3), poco amalo dalla popolazione mu ssulmana. che infatti lo costringerà a lascia re Tirana nel 1914. Lo stato c hhe un governo provvisorio con a capo Essad Totani , che si mostrò favorevole ali' In tesa e ru quindi cacciato dagli Austriac i nel 1916. La rivolta albanese contro i Turch i del 191 1-12 e i successivi sconfinamenti serhi e austriaci avevano reso sempre più difficile un nostro interve nto nella zona, ma c i avevano pem1esso di e ssere prese nti nel Gran Consiglio degli Ambasciatori, che aveva il compito <l i cercare un compromesso accettabile per lutti g li inte ressati . li 1914 si aprì con la sensazione per l'Italia, come chiaramente illustrava il comandante della R.N. Iride, staz ionaria a Valona, di dove r intervenire in Alhan ia per mettere ordine ne i movimenti insurrezionali contro il Princ ipe di Wield, che si stavano manifestando sia nel nord del paese da paite delle milizie mussulmane per sostituire il sovrano con lzzcl Pascià sia nell'area meridionale

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USSME Le truppe it<dianc in Albania- Ro ma 1978 - pag. 13 e sgg.


IL bomhardamento di Durazzo del 2 ollohre /9/ 8

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a causa di un movimento sostenuto dalla Urccia, che aveva mal digerito le imposizioni delle grandi Potenze. La situazione sempre molto confusa ed instabile si protrasse sino all'inizio di settembre del 19 14 , quando il Principe resosi conto dell'impossibilità d i regnare sul " Paese delle Aquile" c hiese la nostra protezione per lasciare il Paese, cosa che avvenne regolarme nte sul Misurata , che lo sbarcava incolume, ma ormai senza regno , a Venezia. Riassunti senza descriverli minutame nte i complessi avvenimenti occorsi lra il 19 12 ed il 19 14, possiamo affe rmare c he lo scoppio dell a Guerra Mondiale sconvolgeva totalmente la situazione balcanica, ma il Patto di T,ondra (24 aprile 19 14) vedeva ri conosciuti gli inte ressi dell ' Ttalia con la concessione della " piena sovranità su Valona, l' isola di Sascno ed un territorio sufficiente me nte esteso pe r assicurare la difesa d i questi punti" (art. 6) . Tale ri conoscimento sanciva di fatto )'()(;cupazione che il governo Salandra aveva effettuato della zona g ià indicala sin dal 29 dicembre 19 14 con forze a livello di brigata , c he diventeranno il cosiddetto Corpo Spec iale italiano in Albania. Approfittando sapientemente della situazione inte rn azionale del 19 I 4 la nostra d iplomazia era quindi riuscita a porre le pre messe per un dom inio italiano della bocca meridionale dell 'Adriatico. Tale risultato andava però difeso con le armi . Le o llc nsi ve austro-tedesche contro la Serbia iniziate nell'ottobre del 191 5, a cui si aggiunse l'attacco bulgaro, po11arono alla disfatta dcli 'esercito del Regno di Se rbia e all ' occupazione di quest' ultima nazione da parte delle Potenze centrali . La protezione dei porti albanesi e l'ope razione di imbarco dei resti di quelle annate da parte dell'Italia e dei suoi alleali sono un importante capitolo della storia militare della Prima Guerra Mondiale , di cui ometteremo la trattazione rimandando al corposo lesto dell'Uffic io Storico dell 'Esercito già citato in nota. Divenne sempre più importante per il controllo dell 'Adriatico Meridionale il possesso dei porti albanesi e sino al febbraio del 19 I 6 l' Esercito Ital iano riu scì a tenere testa alle offensive austriache nella zona, dovendo però abbandonare Durazzo4 e conservare infine solo il possesso di Valo na e del suo importante golfo . Nel 19 17 i tentativi del nemico di cacciarci dall' Alhan ia vennero sempre respinti e le truppe nazionali iv i dislocate raggi unsero la consistenza di un Corpo d ' Armala di circa 100.000 uomini . Lo scacchie re balcanico in tanto si allargava con l'apertura del fron te macedone dove iJ corpo di spedizione alleato sbarcato a Salonicco si spingeva verso occidente cd i.nfine si congiungeva con le truppe ital iane nella seconda metà del 19 17 .

Dobbiamo solo sollolineare come nel 19 18 la zona di operazioni albanese vedeva il possesso di patte dell'/\lhania meridionale da patte italiana, la spinta

4 Nella difesa di Durazzo si distinse la brigata "Savona"'. che Lralte1me gli Austriaci per llltto il periodo tielle operazioni di imbarco dell ' Esercito Serbo. imbarcando infine anc h'essa sollo il fuoco a vversario protetta dalle uniti, della nnslra flotta.


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Pier Paolo Ramoino

verso occidente delle truppe francesi provenienti dalla Grecia settentrionale e dalla Uulgaria e la consistente resiste nza austriaca nel nord del paese con il fronte che ne l lato adriatico coincideva d i fatto con il fiume Vojussa. L' importanza del porlo di Durazzo in mano austriaca risultava evide nte.

I ,a pianificazione La guerra marittima in Adriatico tra g li Alleati de ll 'Intesa e le forze delle cosiddette Potenze centrali ru soprattutto un succedersi di piccoli scontri tra unità minori, sommergibi li e mezzi aerei in una forma di logorante comhattimento, che g iustamente g li esperti di strategia navale indicarono come "guerriglia", mancò infa tti lo scontro ri so luti vo tra flotte di nav i da batlaglia. I ,a struttura geo-idrografica de l bacino sconsig liava infatti lo spiegamento del le Squadre, che rimasero in heinr: rispetti vamente nei porli di Taranto e d i Pola. L'azione condotta da una cospic ua forza al leata a g uida italiana contro il porto di Duraa ,o può quindi considerarsi una de lle più importanti e complesse operazio ni in Mediterraneo durante la 1° Guerra Mondiale e meritn a nostro parere una ri visitazione in c hiave moderna . L'i mpresa infatti non solo fu condotta da un a forza, che ogg i non esi teremo a dcf"inire multinazionale, ma mirava a ri solvere una complessa situazione politico-strategica, con in teressanti aspetti di " diplomaz ia militare"5 , che vedeva diverse prospettive tra gli Alleati, mai troppo similari ne lla condotta de lle operazioni nello scacchiere halcanico. Come g ià de tto , in Albania infatli ne ll 'autunno de l 19 I 8 si stavano scontrando con gli Austriaci sia i reparti italiani de l Gen. Fcrre n/>, basate ne lla parte meridionale del paese, con centro di gravitazione e d i rifornimento a Valona , sia que lle del Corpo d 'Armata fra ncese appartene nte all a /\rmée d'Orient del Cìc n. Franche t d 'Espèrey proven ienti d a est (Macedonia, Bulgari a). In sette mbre il francese aveva sepa rato con un ' o llcnsiva be n ri uscita I' I I " annata tedesca da quella bulgara, costringendo quest' ultima alla resa, e te meva che g li italiani non riuscissero a fi ssare le truppe austriache ne l se ttore nord tra Durazzo e C attaro impede ndo quindi un 'offensiva definiti va sul fronte albanese. Quando il Franchct alla rine di sette mbre , comunicando l'avvenuto armistizio con la Bulgaria, scriveva ali ' ambasciatore di Francia a Roma de i suoi duhhi sulla capacità offens iva degli italiani, intervenne nella di scussione strategica anche il nostro Ministro degli Esteri, Sonnino , sollecitando sia il Presidente del Consiglio sia lo stesso Capo di Stato Maggiore de l Regio Esercito, Diaz . La questione diveniva più militare c he politica e la necessità di usare il porlo di Durazzo quale punto di sharco per le forze dell'Intesa, ric hiedeva una previa neutrali zzazione della base in modo che non potesse essere più utili zzata da

5 U lermine "diploma7.ia militare" è oggi usalo dalla lelle ratura spceia lizzat;i per indicare i rapporti tra le dirigenze delle furLe armale soprattulto alleate e qualche volta Ira le amm inistraz ioni della Dìfosa e degli Esteri. 6 USSME - Le truppe iJa/iane in Alha11in- Roma 1978 pag. 147 e sgg.


Il bombardamenlo di Duraz.m del 2 ottobre 1918

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parte degli occupanti austriaci. li Franche! si rivolgeva al Comandante navale francese a Corfù perché si compisse un 'azione in grande stile contro Durazzo e l'ammirag lio Gauchet7 si dichiarò disposto a compiere una tale operazione con le proprie navi qualora gli llaliani non avessero creduto opportuno clTcll1iarJa. Come dice il Vicoli 8 l'wnmiraglio Thaon di Rt'vel , geloso custode del prestigio delle armi italiane e dei nostri sacrosanti diritti nell'Adriatico, scartò con energia qualsiasi pmpostll straniera e volle che l 'operazione contro Durazzu fos se eseguita immedialllmenle da forze navali italiane. Appare chiaro come questa visione sia la conseguenza delle idee di strategia g lobale accennate m precedenza. Data la pericolosità intrinseca della zona di operazione dovuta ai campi minati. ai sommergibili, alle ballcric costiere ed alle siluranti che i nemici avevano schierato , il Rcvcl decise di assumere personalme nte la direzione della difficile missione incarica ndo il Comandante in Capo interinale de ll'Annata, Viceammirag lio Cusani Visconti , di preparare un piano di bomhardamcnto del porto Durazzo con l'obiettivo di rende re in uti lizzabi li agli Austriaci le sue istal lazioni portuali e quindi escludere la possihililà c he lo sc hiera mento imperiale potesse essere rinforzato via mare. Come principale gruppo di ho mhardamento furono scelte le tre unità maggio ri de lla 3• Di visione Navale , già dislocata a Brindisi e quindi distanti dall ' obie tti vo solo una ottantina di mi glia. I ,a 3" Di visione al comando del Contrammiraglio O. Paladini era composta dai nostri tre migliori incrociatori corazzati, il I'isa varato nel 1907 cd i due gemelli San Marco e San Giorgio del 1908. ()ucstc unità progettate dall'Tng. Orlando e ulteriormente migliorate dal Gen. GN Masdea, erano considerale Ira le più riu sci te costruzioni navali italiane dell'epoca. I ,a loro buona ve locità di 23 nodi ed il loro armamento di due torri hinatc da 254/45 e di quattro torri pure binale da 190/45 garantivano un proficuo impiego nel tiro contro-costa mantenendo una di stan za dai hcrsagli tale da non consentire un utile tiro avversario. Si conosceva infatti che gli Austriaci avevano piazzato a difesa di Dura7.7.o solo poche batlerie da 180 mm ed altre da 150 mm , una rapida incursione a buona velocità avrebbe potuto quindi olle ncre

7 Il Gnuc hct era alla testa <li una polente e moderna forza nav:ilc fran cese e aveva nominalmente il comando <lcllc for.te marittime altcntc in Mediterraneo rnn l'eccezio ne di quanto nvvcniva in Adriatico , cornpclcn1.a esclusiva <li comando dell' italiano T haon di Rcvcl. La questione su ch i dovesse comandare in caso d· ingrcsso de lle forze france si od inglesi in Adriatico era regolata <la rninu7iosi accordi , c he la Regia Marina interpretava giusrnmcnte a suo fa vore. li contributo allo s form navale italiano e ra comunque dato dag li Alleali. secondo il Tran ato di 1.onrlra e la conseg ue nte Convenzione <li Parigi , con l'invio a Brindisi d i unità minori. che risultarono utilissime ne lla ··guerriglia" con l'avversario. Il grosso de lla flotta francese era di base a Corfù costituendo comunque 1111 dete rre nte notevole per l'avversario . 8 Vicoli F. L'azìo11e 11aval,, dì /)urazzo ed allre imprese dì guerra della Marina ItalianaMilano 1932- Come abbiamo accennato in premessa l"A. del libro. marinaio ùella categoria " Elettricisti-torpedinieri''. era imbarcato su uno de.gli incrociatori eorazz:iti c he parteciparono al l' azione cd il suo libro appare come u11a buona , se pure spesso inge nua e retorica. testimonianza di un protagonista minore . ma attento, rlc ll'impresa. In 4ueslo studio ci sia mo avvals i cli questa testimonianza. forse da considernr.:;i ·'l imitata'\ ma a nostro parere molto significativa.


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oltimi risultati senza rischiare troppo. Oggi chiameremo questo tipo d'impiego una operazione hit and run. La minaccia maggiore poteva venire dalle mine abbondantemente piazzate dall'avversario a di lesa del porto e dai sommergibil i ivi in agguato. L' esperienza in questo campo per la Regia Marina era stata piuttosto pesante: il 7 luglio 1915 mentre usciva da Venezia per un ' azione esplorante in Alto Adriatico l'incrociatore corazzato Amalfi (gemello del f'isa) veniva silurato e affondato dall'I.R. sommergibile U26 (ex tedesco UB/4); il 18 lugl io 1915 in una missione di hombardamento della linea ferroviaria RagusaCanaro l'incrociatore corazzato Garibaldi era stato affondato dal sommergibile U4; infine I' 11 dicembre 1916 uscendo da Valona la Nave da ballaglia Regina Margherita era affondata saltando su un campo minato. Per evitare quindi sorprese del tipo su accennato, il principale gruppo di bombardamento doveva essere accuratamente protetto dalle minacce suhacquee. Fu deciso di dare una forte scorta diretta agli inc rociatori corazzati usando quattro ottirn.i cacciatorpediniere inglesi, presenti a Brindisi nella forza llritannica a nostra disposizione, le HMS Nereide, Ruby, Nymphe , Camaleon , e sette torpediniere italiane della <:lasse PN di recente costruzione e ben adatte alla caccia de i sommergibili ; inoltre fu affidata ad altri quattro cac.:cia britannici, HMS Acheron, Croshahw, Jackal, Tigress la missione di effettuare un dragagg io in corsa con i loro paramine sulla rotta del gruppo principale. h1 infine deciso, diremo oggi con spirito multinazionale, di far partecipare al bombardamento anche un gruppo di incrociatori leggeri della Royal Navy anche essi di base a Brindisi, condotti dal comandante della forza britannica aggregata ali' Armata Navale itali ana, il Commodoro Kelly9. Questa seconda forza di bombardamento doveva entrare in gioco al tem,ine dell'azione condotta dalla nostra 3" Divisione, a vvic inandosi maggiorme nte alla costa con le nav i llMS Lowestofi, Darmouth, Weymouth atmate con pezzi da 152 mm e scortati dai caccia HMS Tribune, Shark , Badger, Fury . Infine per aumentare la protezione contro i sommergibili si schierarono con le forze principali quattro sezioni dei nuovi speciali zzati Submarine chaser americani da 70 ton al comando del Captain (CV) Nelson dell a US Navy per complessivamente nove unità, e sei MAS italiani con a bordo il CF Bertonelli , comandante della lilottiglia di Brindisi. Complessivamente la forza di bombardamento con le sue scorte era composta da tre incrociatori corazzati , tre inc rociatori leggeri, 12 caccia, 7 torpediniere, 9 cacciasommergibili e 6 MAS con l'ammirnglio Paladini quale comandante superiore. Rcvcl pcrù temeva anche una possibile uscita in forze della Squadra austriaca e soprattutto delle unità leggere hasate a Catt.aro, quindi stabilì di tenere in

9 Non ci è dato di conoscere la moti vazione politico-militare che stava dietro a lla scelta di fa r partecipare g li incrociatori leggeri ing lesi , armMi con i 152 mm e quindi più fac ihrn:11te wlpibili dalJ"a11iglicria costiera avversaria. S ia mo giunti alla conclusione che Revel volesse proprio dare una connotazione '"alleata" all'impresa anc he per dimostrare la orama i raggi unta completa integrazione cii ruttc lc. for7.e :li snn c:nmandn 11d Ra sso Adrialieo.


Il bombardamento di Durazzo dl:'l 2 0110/Jre 1918

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mare anche una cospicua "forza di proLczione" suddiv isa su tre gruppi di unità con il compito di guardare i l"ianchi alla forza di bomhardamcnlo. JI nucleo princ ipale di quesLo reparto era la dreadnouiht italiana Dante Alighieri di 21.000 ton, armata con dodici pezzi da 305/46 e 20 pezzi da 120/50 , che rappresentava certamente un ostacolo insuperabile per ogni unità leggera nemica. La corazzata italiana era l"ortcmente sco,tata da cinque Esploratori (Racchia, Rihoty, Ro.m1rol, Pepe , f'oerio) e da due caccia moderni (Schia:ffino, Nievo), che avrebbero potuto scontrarsi con successo con gli incrociatori leggeri nemici. Un altro gruppo di Esploratori (Nibbio, Aquila, Sparviero) era in viato a proteggere da nord l' intera formazione, mentre tre unità erano destinate alla proLczione da sud (gli inc rociatori inglesi Gloucesler, Glasiow e l'Esploratore italiano Marsala con quattro caccia inglesi di scorta). lnl1nc in agguato tra Catt.aro e Durazzo erano disposti otto sommergihili, gli italiani HJ, H6; gli inglesi El, t:2 e i francesi Amaranthe, Volta, Faraday, Franklin.' 0 La forza di protezione era quindi prevista su una Nave da Battaglia, due incrociatori leggeri, nove Esploratori, sei caccia e otto sommergibili. Sulla JJanle alzava insegna il CA Molà, comandante della 4a Di visione Navale, composta dagli Esploratori del basso Adriatico, ma vi si imbarcò per l' intera durata dell'operazione anche il Viceammiraglio Paolo TI1aon di Rcvcl, Capo di Stato Maggiore della R.Marina e Comandante in Capo delle forze navali mobilitate' 1• La pianificazione molto saggiamente prevedeva anche l'uscita in mare del rimorc hiatore d'alto mare 'filano, scortato dalla torp . Centauro , quale "forza di recupero" per eventuali unità in avaria. Ma la componente più moderna della forza di bombardamento era costitu ita da una massa di velivoli da impiegare con criteri assai avanzati per attaccare ad ondaLc successive il porto di Durazzo sia prima dell'arrivo della forza di bombardame nto di superl'icic , in modo da distrarre la difesa della base e causare danni alle strutture portuali, sia durante il bombardamento stesso per rendere difficile il coordinamento della dil"csa. I velivoli italiani ed inglesi con basi di partenza dagli idroscali di Valona, di Otranto e di Rrindi si per un complesso di oltre 80 velivoli 12 dovevano effettuare almeno due attacchi in forze utilii·.zando quali bombardieri gli aerei tipo FRA (italiani) e DH (inglesi) scortali da Macchi M5 e da Camel. Altri ve li voli dovevano procedere all'esplorazione sia su l cielo di Cattaro sia su quello di Durazzo per tutta la durata dell 'operazione e rurono

IO Per le carallcristiche delle unità alleate v. .lane's Figh1i11g Ships /9/9 e per quelle italiane Alnwnacco storico drllr navi militari italiane 1861- /995 dell"U.S.M.M. 1996- In allegalo una

lahcl la illustrante le princ ipali uniti\ partecipanti all'operazione . 11 Revel aveva assunto per volont/1 <lei Re e del Governo questo inc.:arico ìl 16 febbraio 1917 concentrando. per la prillla e ultima volta nella storia della Marina Italiana, ne lla stessa persona lt: fun zioni di vc,1ice stratcgic.:o-militarc (Capo di Stato Maggiore) e d i comandante s upremo operativo (C:. in C. delle Por,r,e Navali Mobililate). li Revcl c.:onsiderava certamente molto importante questo secondo incarico al punto <li finnare con questo lilolo il noto ··Bollcllino della Vittoria Navale'" del 12 novembre 1918. 12 Alcune fonti fissano il numero <li velivoli in 85 , di cui 47 italiani e 38 inglesi ( v. FERRANTE 1987), altre parlano dì 45 aerei italiani e 37 inglesi (v. PORRO).


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di slocate a catena delle torpediniere d 'alto mare sulla rotta llrindisi-Callaro e Valona-Durazzo per l'eventuale recupero di aerei costre tti pe r avarie o fuoco nemico all'ammaraggio. E ' interessante vedere come in questa azione aerea si siano realizzali "pacchetti" operativi di bombardieri e caccia con un' idea dollri nale molto moderna e come si sia sempre pensato al recupero dei velivoli in avaria e dei loro ancora più preziosi piloti con un dispositivo navale estremamente efficace. Da quanto abbiamo descritto si trattò di una delle più complesse ope razio ni aeronavali dell'intero conflitto e ce11amente una delle maggiori condotta nello scacchiere adriatico, gi ustamente al termine della gue rra al suo maggior pianificatore, l'ammiraglio Cusani, fu decretato il commcmlatorato dell 'Ordine Militare di Savoia con la seguente motivazione: " Comandante in Capo dell'Annata durante l'ultimo periodo di guerra , presiede va con chiara intelligenza e serena attività alle molteplici azioni svoltesi felicemente nel Basso Adriatico. In particolare per il bombardamento della base navale di Durazzo, che presentava difficoltà non comuni , impartiva direttive così chiare ed illuminate che l'a zione veniva condotta a termine nel modo più e fficace e brill ante" 13 . Dohhiamo riconoscere che se con i canoni di oggi l'operazione sembra non rispondere al principio della semp/id tà operativa, la sua condotta fu realmente efficace e brillante cd il principio della sicurezza e que llo de ll 'ubietlivo furono sple ndidamente seguiti . L'esecuzione

L'operazione iniziò con il tras ferimento da Taranto a Brindisi della Dante Alighieri nella noltc del 30 sette mbre 191 8, il giorno successivo fu passato nel completare la preparazione delle varie unità e trasfe rire le maggiori nell'ampia rada esterna del porto pugliese. li 2 ottobre l'intero gruppo di bombardamento lasciò la sua base alle 7 del mattino procedendo sull 'obiettivo per rotte dirette alla velocità di 18 nodi. I gruppi di protezione ave vano frattanto raggiunto la loro posizione come indicata nel grafico 11°2 (ricavato d al libro del Vicoli), tulle le navi procedevano con i paramine a mare in modo da evitare per quanto possihile questa primaria minaccia subacquea. Verso le 11 erano in vista le alte monlag nc della costa alhanese e sulle navi della formazio ne fu battuto il " posto di combattimento'' cd i Uircllori del Tiro si pre pararono a dirigere il fu oco sulla zona portuale di Durazzo, la formazione adotlala fu quella della tradi zio nale linea di fila, mcnlrc i caccia veniva no in viati a sorveg liare il lato esterno dell a linea . li Vicoli , sino allora osservatore privileg iato de ll 'azione dal suo posto sull a coffa del San Giorgio si trasferì rapidamente nella ccnlralc elettri ca di poppa sua dcslinazionc di combattimento, tutte le po11e corazzate furono chiuse e così il suo avvince nte racconlo si riduce ad un susseguirsi di impressioni dovute ai rumori di bordo, presto cope11i da quelli delle arliglicric.

13

R.D . 9 feb. 19 19.


li bombarda11w 11/0 di Dura zzo del 2 o tlobrc 1918

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I g ruppi di bombardamcnlo infaui raggiunto un pa1ticolare punto d' accostata , opportunamente segnalato da una boetta bianca lasciata da un Suhmarine Cheser americano, lasciano la rotta di avv icinamento alla costa albanese e defilano verso s ud-est ini ziando a lle 12. 1O il tiro sulla zona po1tuale . Prima spararono con i loro 254 e 190 le grosse unità della 3" di visione , aggiuslando il liro sui fumi delle batterie ne miche, che avevano a loro vo iLa aperto il fuoco a l massimo dell a portala, quindi si avvic inarono le unità de l gruppo britannico facendo fuoco con i 152. Sulle tre g randi nav i italiane oltre alle seriche bandiere di combattimento tirate fuori da i loro argcnlati cofani, furono a lzati in testa al trinchetto i gonfaloni di Geno va sul San Giorgio , di Pisa sull ' unità che ne portava il nome e di Venezia sul San Marco 14 . MAS , cacciasommergibi li cd unità minori si impegnarono durante i tiri degli incroc iatori in una complessa mischia con le poche siluranti au striache prcscnli, che già a vevano subito per tutta la mattinata l' inte nsa azione aerea anglo-italiana. Un tjp ica operazione cavalleresca fu 4uella di pennettere l'allontaname nto dall a zona di operazioni della nave ospe dale au striaca Raron Ca/I, regolarme nte visitata seco ndo le convenzioni , avviata sollo scorla verso Brindisi e successivame nte lasciata libera di raggiungere il porto di Cattaro . Sulla nave oltJ"e molti amma lati , che gli austriaci evacuavano dall ' Albani a, vi erano anche alcuni soldati feriti durante i homhan.lamc nti aerei de ll a mattinata , a conferma de ll'efficacia dell ' operaz ione aerea. U gruppo San Gior~io cessava il tiro alle 12 .55 e manovrava per rientrare a Brindisi. Durante il homhardamcnlo, come previsto, i MAS italiani lanciavano i loro siluri contro le tre silu ranti austriache, presenti in rada per scortare un piccolo convoglio da Durazzo a Cattaro. G ià sollopostc agli attacchi aerei della mattina i due caccia Dianara e SchwJ:~chetze, nonc hé la to rped iniera 87 si trovarono di fallo imbottigliati e andò loro be ne che non venissero centrati ne dai siluri ne dalle cairnonate delle navi alleate, che in vece a ffondarono in banchina il pi.roscafo Stamhul di 38 17 lo nn e danneggiarono il Graz anch 'esso sotto carico. 'lcnninata l' azio ne de lla 3" Divisione Italiana, come pianificato iniz iò il tiro contro costa il g ruppo de l commodoro Kc ll y , me ntre i CCIT britannic i e i cacciasommergih il i american i lanciavano le loro bombe anti sommergibili nell'arca dove era stato loro segnalata la presenza di haltclli avversari. Infatti l'U31 in trasferi mento da Cattaro a Durazzo proprio quell a mattina si era trovato nel bel mezzo dell'az ione anglo-italiana e riuscì a lanciare un fortunato siluro contro il Weymo ulh colpendolo abbastanza gravemente nella parte poppiera. L ' U-boole fu attaccato ripetutamente dalle forze antisom presenti e fu dato per affondato, ma siamo oggi sicuri 15 che l' un ità au striaca riu scì a scampare agli atlacchi pur non pote ndo più continuare la sua mi ssione. Anche i caccia ing les i si avv ic inarono all a parte interna del porlo e lanc iarono i loro silu ri sembra senza utili ris ul-

14 L'episodio ignorato dalla storia uffici ale mette bene in evide nza il cl i111a p111rio11ico in cui operavano le ForLe A1m ate del le111po. vere eredi del Risorgimento naziona le. 15 V - Sokol A. - pag. 136.


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tati. Alle 14.30 anche il gruppo inglese ripiegò su Brindisi seguendo la rotta del gruppo San Giorf?io opportunamente dragata " in corsa" dalle unità a questo scopo destinate, il Commodoro lasciò i suoi caccia a proteggere il Weymouth danneggiato, che a largo della costa fu preso a rimorchio dal l"itano, così opportunamente inviato per compiere missioni di questo tipo. In serata tutte le unità alleale erano di nuovo a Brindisi dopo una giornata molto fortunata. E' ora oppo1tu no dare notizie del homhardamento aereo, che fu uno dei più intensi di tutta la guerra. La loro azione, come ahhiamo detto, si concluse nella mattinala, infatti alle 8.30 il g ruppo dei De Havilland scortali dai Camel avevano lanc iato 2500 libbre di bomhc esplosive e 80 di bombe incendiarie s ul porlo, poco dopo l'idroaviazione italiana decollala da Valona e da Otranto effettuò il suo bombardamento con circa 1200 kg di bombe. Gli effetti furono ahhastanza significativi , molti incendi si svi lupparono nell 'area portuale e le maestranze addette allo scarico dei piroscafi interruppero il loro lavoro. Un'ulteriore azione si sviluppò intorno a lle 11 .25 con un 'altra tonne llata di bombe e poi in coi ncidenza con l'azione delle navi a ltre incursioni furono condotte sia dai velivoli britannici che italiani prendendo di mira sia il porlo che la città. La relaz ione italiana parla di quattro successivi bombardamenti con rispcllivamente 4.50 kg, 2780 libbre, 1739 libbre e 3676 lihhre di bombe 16 • Come si vede , considerati i tempi e le caratteristiche dei veli voli, si trattò di un ' operazione aerea molto consistente, che se non produsse dann i troppo rilevanti 17 contribuì a mantenere l' avversario sotto pressione e quindi non permi se un ' efficace reazione contro le unità navali, infalli solamente un nostro MAS ebbe un colpo a hordo da parte delle batterie costiere. I velivoli rientrarono Lutti alla base, alcuni a rimorchio delle torpediniere appositamente scaglionate sulla loro rotta. Il Salza 18 commenta l' intera azione con una breve, ma significativa rrase: Il hombardamento, a parte l 'ejfello intrinseco ottenuto, ra~Riunse lo scopo che ci eravamo propo,çti. Il nemico ... ritenne troppo difficile difendere ulteriormente Duraz,zo. Tra I' 11 ed il 14 ollohrc infatti gli Austriaci sgombrarono il porto e ne llo stesso gi orno 14 una colonna di cavalleria italiana 19 del Comando Superiore Truppe in Albania entrava nella città albanese occupandola. Tale azione terrestre rese inutile la progettata seconda inc ursione dal mare , che doveva essere <liretta dal CA Molà con gli e sploratori cd i caccia <li Brindisi. A rinforzare la nostra occu pazione vennero comunque inviate a Durazzo le cannoniere Folf;ore e Saetta, con le torpediniere 42PN, 12I'N, 57AS ed il MAS 39. Nella restante pmte del mese di ottobre si continuarono operazioni di posa

lh Abbiamo lasciato il peso delle bombe utilizz.ate in kg o libbre, come riportato dalla relazione , rite niamo infatti che s i s ia voluto sottolinea re con i due sistemi di misura i bomban.lamenli effettuali rispellivamente dagli aerei ita lia ni e ing les i. 17 Fu colpito un veliero. adallalo a deposito bomhc a ustriache, e furono danneggiate quas i tulle le attrezzature prntuali, quali pontoni , impianti ferrov ia ri e banchine. 18 Op. cit .- pag. 394. 19 S i trattava d i otto squadroni dei regg imenti Catania. Umberto I , Palermo e I .ucca- v. t .e 1rupf"' ira/ione in Albania- pag. 159.


Il bombardamento di Durazzo del 2 ottobre 19/8

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di mine e di trasporto di personale con unità minori , me ntre le truppe alleate te rminavano l'occupazione dell ' intera Albania. Ta le occupazione rendeva di fatto il Basso Adriatico libero da unità nemic he e le nostre for.le si preparavano a trasferirsi verso Nord per operare da Venezia q ua ndo sopravvenne l ' armistizio .

Considerazioni politico-strategiche Possiamo considerare questa complessa operazione navale dcli ' ottobre 191 8 sotto tre punti di vista: quello propriamente militare, quello diplomatico ed infine quello della strategia g lobale. Ne ll a prima ottica l'operazione mirava a ll ' inutilizzazionc momentanea di un porto e quindi può, con l'attuale linguaggio operativo, essere considerata co me una ri uscita azione di power projection ashore in c ui lo strumento navale viene impiegato senza troppa considerazione dei rischi (mine, sommergibili , arti glie rie costiere) per un risultato "militare" immediato, que llo di no n permettere, in una situazione te mporalmente importante dell ' intero scacchiere balcani co, il rinforzo via mare, considerato certamente il più economico, del lo schierame nto avversario . Per raggiungere l'obie ttivo si impiegano i mezzi a ll ora considerati tP.c.nolog ic.;i mP.ntP. piì1 ;iv;inzMi , m;i ;inc.orn cli rlnhhi;i effic;icia, gli aerei, ma pote ntemente rinfor.lati dalla artig lierie navali di trad izionale e provato effetto. Le grandi unità impiegate, i nostri incrociatori corazzati , sono comunque in un certo senso s pendibili , in quanto di tipo (siamo a lla fine del 19 18, oltre un anno dopo lo Jutl and) certame nte superato. DaJ punto di vista diplomatico, l' operazione è rapidamente montata per soste ne re la politica italiana ne ll' arca a lbanese cercando di evitare una rapida vittoria franco-serba , che avrebbe potuto far pesare al momento dell 'armistizio un nostro trnppo limitato impegno militare ne ll 'area. La voluta partecipazione di abbaslan.la cospic ue forze britanniche, oltre che francesi ed americane, ma tutte sotto c hiara diJ·ezio ne italiana , voleva inoltre d arn carattere multinazionale a ll ' impresa senza rinunciare all'idea de l Revel di un ' indisc utibil c necessità di comando nazionalc in tutto l'Adriatico . Le molte decorazioni assegnate ai comandanti alleati dopo l' impresa confermano lo spirito con cui si voleva no mantenere le relazioni tra le varie Marine dell'Intesa (vedi allegato). Per quanto riguarda la strategia globale appare c hiaro, in special modo co n l'impegno in mare della Dante Alighieri, con a bordo il s upremo condottiero navale italiano, che nell a accertata prev isione di un prossimo termine del confli tto, tutti i mezzi, anche i più gelosamente difes i come le moderne navi da battaglia, dovevano essere impiegati per accelerare la conclusone dell e operazioni in un ' area fo rse per molli degli Alleati secondaria, ma per la politica cslera del nostro Paese considerata tra le più importanti.

Un commento finale Il bombardame nto aeronavale di Durazzo deve essere considerato per compless ità <li pianificazione , per prec isione di condolla e per risu ltali strategic i


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come una delle più hrillanli operazioni condotte dalla Regia Marina ne ll ' intero primo conllillo mondiale. Thaon di Revel molto giustame nte trasmelleva alla stampa uno stringato comunicalo c he sintetizzava l' andamento dell'operazione, che tra l'altro conteneva la frase a ltre forze navali italiane e alleate , erano state opportunamente dislucale per dare battaglia a quelle nemiche, che fossero uscite in soccorso di nurazz.o; l 'attesa fu vana. R impi angendo la mancata " battaglia decisiva", sperata per tutta la guerra, il nostro Comandante in Capo allcslava il raggiunto " dominio del mare" da parie italiana. c he era difatti l'ohicllivo supremo dell'intera Marina. Dal punto di vista della strategia marillima quindi il bombardamento di Durazzo si pone quale coron ame nto di una lunga ca mpagna navale intesa ad esercitare il potere marittimo naz io na le su tutto l' Adriati co, impedendo all 'avversario l'impiego delle sue fo rze navali a sostegno de lle sue operazioni terrestri. Dal punto di vista operati vo, l'azione descrilla è testimoni anza di un a hcn raggiunta cooperazione con le unità alleale , venute a B rindisi secondo g li accordi della Convenzione di Parig i del 191 5 per collaborare con le nostre navi , e di una capacità di " montare" in tempi brevi una complessa operazione contro un porto avversario tenendo conto d i tutte le esperienze be lliche fatte e valutando con la dovuta serietà le possibil i minacce a lle nostre forze . Oal punto di vista dell' organizzazione d ' impiego, che oggi c hiamiamo 'f o sk organisalion, l'operazione fu ne lla sua complessitù re alizzata in modo perfetto. I vari g ruppi svolsero con a lto re ndimento la loro missione, in p.trtico larc la notevole massa di veli voli impiegali dimostrava l'importan1.a lallica che ta li mezzi avevano ormai raggiunto e la notevole effic ienrn addestrati va dei piloti . L' impiego de i nuovi mezzi americani, i Suhmarine c:haser, impedì all 'arma subacquea austriaca di re iterare i suoi attacc hi neutrali zzandone le capacità a difesa di un proprio porto. L' idea di in viare in mare anche un gruppo di recupero (con il rimorchiatore Tenace) rese più faci le il rientro alla hasc dell ' unica un ità seriamente colpita ( l'i ncrociatore Weymouth). L'usc ila in mare della Van/e a protezione ulteriore contribuì cert amente a lla fiducia ed al supporto psi cologico di quanti erano impeg nati ne ll ' impresa, fiduc ia ulterioITTJc ntc sentita con la partecipazione diretta del Comandante in Capo all' azione in mare. Dal punto di vista tattico. il bombardamento di Durazzo, vide impiegati lutti i mezzi a disposiz ione in modo pe rfcllamente rispondente alla doltrina de l tempo a dimostrazione di un addestramento seriamente svolto e certamente interiorizzato sia dal personale imbarcato sia da quello destinato ai vel ivoli . E ' importa nte sottolineare che i gross i calibri degli incrociatori corazzati vennero utilizzati ne l tiro contro costa in modo molto razionale facendoli intervenire a l limite de lla portala delle artiglierie costiere avversarie per evitare i colpi avversari , ma abbastanza a l disotto de lla loro portata massima ( 14.000 m) per ottenere sin dalle prime salve un ti ro efficace. L' idea di condurre prima il bombardame nto con i tipi San Giorgio e poi con gli incrociatori inglesi fu certamente adottata perché questi ultimi operassero in una situaz io ne avversaria già degraLlatn da ll'effetto dei calibri maggiori usati dai primi . La quasi contemporaneilà


Il bombardamellfo di Durau.o del 2 ottobre 1918

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del bombardamento aereo con quello navale é poi da considerarsi una primizia tattica con ri sultati su ll a d istraz ione e confusione del ne mico molto considerevoli . L'importanza dell 'operazione nel quadro generale de ll a guerra mari ttima in Adriatico è indicato anche da ll'elevato numero di ricompense a valore concesse per l'occasione sia al personale italiano che a que ll o inglese e americano (ved i tabella a llegata). In condusionc possiamo afferm are che il "bombardamento di Durazzo" è stata una delle più impegnative e brillanti azioni dell a nostra Marina e che dovrebbe quindi meritare uno studi o più attento ed approrondi to da parte non solo degli appassionati di Storia Militare, ma anche da patte di chi s i occupa professionalme nte di tale genere d i atti vità. Non dobbiamo dimenticare quanto g li stessi avversari constatarono dicendo che la depressione morale in porto.fii Rrave, specia lmente fra il personale destinato alle operazioni di scarico dei piroscafi20 a l punto di rinunc iare comple tamente all'impiego di quella base, così ben situata nello scacchiere albanese, e questo fu , a nostro giudiz io, il vero risultato del bombardamento a dimostraz ione di un pens iero strategico e di una volontà poli tica c hi aramente espressi .

zu v. Salza - pag.

:wI .


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Il homhurdamento di Durau.o del 2 ottobre 1918

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ALLEGATI BOMBARDAMENTO DI DURAZZO- 2.10.1918

FORZE ITALIANE E ALLEATE PARTECIPANTI

I O Gruppo di lx1mbardamento: RR. NN. San Giorgio- Pisa- Sun Marco

Contrammiraglio O. Paladini su San Giorgio

O

Scorta del I Gruppo di bombardamento: HMS Nereide , Ruby, Nymphe, Camaleon R. Torp. 8, 35, 36, 37, 38, 42, 67 PN Gruppo Dragaggio: HMS Acherun, Goshawk, Jackal, 'J"igress 2° Gruppo di bombardamento: HMS lowestoft, Darmouth, Weymouth

Commodoro Kelly su Lowesto.fft

Scorta del 2° Gruppo di bombardamento: HMS Tribune, Shark, Badger, Fury Gruppo di protezione antisorn 4 sezioni di cacciasommergibili USA (sez. B 215, 129,128; C 225,327, G 95,

Captain Nelson , USN

179, 338; H 337. I 30, 324) Gruppo di protezione MAS MAS 92,102, 97, 98,200,210

CF Bertonelli

Gruppo da battaglia di protezione a distanza: R .N. Dante Ali,:hieri, scortata da Espi. Racchia, Rihoty, Rossarol, Pepe, Poerio e cctt. Schiaffino, Nievo CA Molà su Dante (a bordo il VA Thaon di Revel, Ca.SM della Regia Marina) Gruppo di protezione Sud: HMS Gloucester, Glas,:ow, RN Marsala con scorta dei cctt HMS Swan, Warrego,


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Ar.orn, Lapwing Gruppo di protezione Nord: R. Espi. Nibbio, Aquila, Sparviero Sommergibili in agguato tra Cattaro e Durazzo: italiani H3, H6 inglesi Rl, Rl2 francesi Amuranlhe, Volta , Fraday, Franklin

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Il bombardamento di Durau.o del 2 ottobre 1918

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CARAITERISTICHE DELLE PRINCIPALI UNITA' NAVALI PARTECIPANTI AL BOMBARDAMENTO DT DURAZZO

Nome DANTE ALIGHIERI (*) PISA SANGTORGIO SAN MARCO DARTMOUTH WEYMOUTH LOWESTOFT

Dislocamento tonn 19.500 9.800 10.167 10.700 5.250 5.250 5.440

Arrnamcnlo principale 12-305/46, 20-120/45 4-254/45,8-190/45 4-254/45,8-190/45 4-254/45 ,8-190/45 8-152/50 8-152/50 9-152/50

Velocità nodi 23

Anno del varo 1910

23 23 23 25 25 25

1907 1908 1908 1911 191 l 1913

(*) La DANTR non partecipò direttamente all'azione, ma certamente ne

irifluenzò il risultato


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DECORAZIONI E RICOMPENSE CONCESSE PER L'AZIONE Ordine Militare di Savoia: Commendatori: V.A. Lorenzo Cusani Visconti; C.A . Osvaldo Paladini Ufficiali: C.A. Vittorio Molà Cavalieri: CV Carlo Todisco; CF Francesco Bertonelli Medaglie al Valor militare: Medaglie d'Argento: CV Notabartolo, CV Guida, CF Da Sacco, CC Zozzoli, TV Parisio, TV Cattaneo, TV Mascherpa, TV Bergamini, TV Sordina, TV Gasparri, STV Rollandi, Act. Cpt. Bertram RN, Act Cpt. Miftford RN, Cpt. Hope RN, Cpt. Beai RN, Cpt. Chetwode RN, Cdr. Poe RN, Cdr. Birch RN, Cdr. Pipon RN, Lcdr. Pridham Wippcl RN, Cdr. Corlct RN, Lcdr. Thursfiel RN, Lcdr. Wyld RN, Lcdr. Wyenne RN, Lt. Carter RN, Lt. Jeffreys RN, LL. Holland RN, Lt. Mansfield RN, Cpt. Nelson USN, Lcdr. Bastedo USN, Lt. On USN, Ens. Maclear USN, Ens. Chambers USN. Medaglie di Bronzo: 6 ad ufficiali della Regia Marina, 4 a Sottufficiali della Regia Marina, 4 a marinai della Regia Marina, 6 a ufficiali della Royal Navy.


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li bombardan,enJo di Durazzo del 2 ottobre 1918

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BIBLIOGRAFIA

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Pier Paolo Ramoino


Il bombardamenlo di Durazzo del 2 ottobre 1918

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Fig . 1- Situazione generale indicativa del _fronte albanese nella seconda metà del 1918 (su una carta attuale dell'Albania).


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Fig. 2- Grafico dello schieramento iniziale delle forze navali (dal Vicoli).


Il bombardamento di Durazzo del 2 ottobre 1918

Fig. 3- Grafico delle rotte di bombardamento (dal Vicoli).

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Pier Paolo Ramoino

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flg .4- Rotte dei vari gruppi e .w:hieramento dei meu.i subacquei alleati (dal Vicoli).


Paolo Berardi, Capo di Sta/O Maggiore del Reiio Eserciw dal 1943 al 1945

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Luigi Emilio Longo PAOLO BERARDI CA PO Dl STATO MAGGIORE OEL REGIO ESERCITO DAL NOVEMBRE 1943 AL FERBRAIO 1945

I - Una carriera l)Uarantennale, con sei campagne di guerra. Del piemontese d.o.c. aveva tutte le caratteristkhe salienti sia dal punto di vista somatico che da quello caratteriale e comportamentale. Alto e ma!,'TO, con il viso ossuto ed uno sguardo pervaso da una soffusa nota malinconica che altro non era che l'espressione di quella timidezza e pudore in lui innate che lo facevano essere, ad esempio, oratore efficace, a tratti anche brillante, ma sempre alieno da ridondanze comunque superflue. Le connotazioni della sua personalità erano sintetizzabili in una forte coscienza di sé, peraltro mai tra-;modante nella presunzione e nell 'eceesso cii orgoglio, nella costante capacità di controllo dei propri atti e delle proprie puls ioni emotive, nella fermezza delle convim,ioni e nella determinazione tenace di fronte anche ai più ardui ostacoli cd alle delusioni più amare. Pao lo Rcrardi era nato a Tori no il 2 1 giugno 1885. Dopo la frequenza dell' Accademia Militare e della Scuola di Applicazione di Artiglieria e Genio, classificandosi al termine dei corsi 1J 0 su 62 allievi , era stato nominato sottotenente ed assegnato al 3° Reggimento Artiglieria d a campagna. Prese parte nel 191 2 alla campagna italo-turca, guadagnandovi una medaglia di bronzo al valor militare . Analoga decorazione conseguì, unitamente ad una croce di guerra, nel corso della prima guerra mondiale combattuta nel grado di capitano quale comandante di batteria nel 23° Regg imento Artig lieria da campagna. Promosso maggiore nel 19 17, negli anni tra i I 1920 cd il 1922 frequentò il "corso di integrazi one" per il servizio di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra - il "corso pratico" lo aveva già svolto a Padova durante il conlli tlo - partecipando anche a quello dell ' Istituto di Guerra Marittima. Successivamente tras ferito nel Corpo di Stato Maggiore e promosso tenente colonnello ( 1924), ricoprì vari incarichi, tra cui quello di Sottocapo di Stato Maggiore <lei Corpo d ' Armata di Torino e di insegnante presso l'Accademia Navale; da colonnello ( 1932) comandò il 20° Reggimento Artiglieria da campagna e fu capo dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione del comando del Corpo di Stato Maggiore. Generale di brigata nel 1937 , di venne comandante dell'artiglieria del C.A. <li Torino e, nell'anno successivo, della Guardia alla Frontiera della stessa G .U. Allo scoppio della seconda g uerra mondiale venne preposto ad incarichi di mobilitazione ed assunse il comando del Raggruppamento Alpino Varaita - Po, operante sul fronte occidentale nelle operazioni contro la Francia. Nel 1941 fu promosso generale di divisione e designato al comando della Divisione di fanteria Brennero , con la ciuale operò sul fronte greco-albanese meritando la Croce


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Luigi F.milio Longo

di Cavaliere del l' Ordine Milita re di Savoia aJla quale si sarchhe aggiunta quella d i Cavaliere ufficiale dello stesso Ordine l' anno successivo, nel corso del ciclo operati vo svolto in Balcania al comando della Divisione di fanteria Sassari. Nell'inlcrvallo fra i due periodi, rivestì la carica <li Capo di Stato Maggiore del Comando della 7" Armata. Promosso generale di corpo d ' armata con <lccon-en za 23 gennaio 1943, il 2 1 febbraio venne nominalo comandante del XXI Corpo d'Armata I sul fronte tunisino. Questa G.U. faceva parte , con l'omologo XX al comando del gcn. Taddeo Orlando , della I" Armata costitu ita i primi di fchhraio dello stesso anno e posta agli ordini del gen. Giovann i Messe, che aveva preteso dal Capo d i Stato Maggiore Generale di scegliersi i comandanti delle truppe. Come avrebbe poi rievocato lo stesso Messe nelle sue memorie, essi rappresentavano quanto di me~lio offrivano gli alti gradi del nostro Esercito poiché al sapere ed all'esperienza univano salde doli di carattere e di decisione 2 . Di Be rardi, del quale non aveva avuto molte occasioni d.i conoscenza specifica, l'aveva colpito l 'ottimale condotta, durante la campagna g reco-albanese, di una difficile operai.ione <li trasferimento attraverso un 'ardua zona di montagna del la Di visione Pasuhio , inquadrata nel Corpo d'Armata Speciale all'epoca comandato dallo stesso Messe. Quando llerar<li giunse in Tunisia, da una ventina di g iorni era stato soppresso il Comando Supremo italiano in Libia. Dalla fine di novembre <lei 1942, dopo l'esito dell a battaglia di E l Alamcin , le superstiti unità italo-tedesche, tallonate da presso <lall ' VIII Armata inglese, avevano evacuato la Marmarica, la Ci renaica ed infine, sotto la c resccnlc pressione nemica, la ritirata si trasformava in una rotta che in breve te mpo portava al defini tivo abbandono a nc he di Tripoli , configurando così la fine del coloni alismo italiano del quale la città, da oltre trent'anni , costitui va il simbolo . La guerra nel deserto era finita e cominciava quella per la difesa dell a Tunisia. Sotto l'aspetto specifìcamcntc militare, mancò un 'adeguata pianificazione lasciando in vece che l'improvvisazione pre ndesse il sopravvento, con tulle le im plicazioni in negativo c he ciò avrebbe comportato. Al punto nel quale e rano giunte le cose, si trattava ora <li optare fra due soluzioni estreme: l'una prevedeva il sacrificio delle truppe d ' Africa, prolungandone la resistenza per guadagnare il tempo sufficiente ad un raffo1?.ame nto delle difese in Sicili a ed in

1 11 XXI C.A. era stato costituito a Hcngasi il 1° ottobre 1937 co11 le Di visioni Marmarica e Cirene . alle quali si aggiunse all' inizio della 2• guerra mondiale la l' Divisione Libica; successivamente, si sarebbero avvicendale alle sue dipcnclcnzc anche le Divisioni Sirte, Catanzaro, 2X Ottobre ed il Raggruppamento l .ibico Male/li. Sciolto il 20 <licemhre 1940 , a seguito di eventi be llic i. venne ricostituito come Corpo d'A rmata di In vestimento di Tobmk il 10 luglio 1941 con le Divisioni Brescia, Pavia e 'frento per riprendere poi dal successivo g iorno 2X, il nominativo di XXl° Corpo cl' Arnrnta. Durante gli ultimi due anni <li g uerra, vi sarebbero state i11corpornle per periodi diversi anche le Di visioni Sohratlw, Flologna, La Spezia e Pistoia. 2 Messe G . u1 mia Armata in 'fimisia , Milano, Rizzoli,1946; il volume i: stato di recente oggetto di una nuova cdi7.ionc (la 4") da pa11e della Casa Editrice Mursia, ne lla quale le parole di Messe figurano a pag . 144.


Paolo Berardi, Capo di Staw Moggiore del Regio c sercilo dal 1943 al 1945

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Sardegna, il c he avrebbe comportato la necessità dell ' invio di notevoli rinforzi in uomini , a rmi e materiali , mentre l'altra era quella di recuperare il recuperahilc delle GG .UU. abbandonando il resto , solu7,ione che avrchhc consentito un ' ulteriore disponibilità di reparti esperti cd addestrati s ul territorio nazionale . Alla fine , il Comando Supremo decise di alimentare la res istenza delle truppe in Nord Africa, senza peraltro dedicarvi la determ inazione indispcnsahilc aflìnché il prezzo e levato che ne sarehhc derivato potesse risultare redditizio. L'esse nza del prohlcma difensivo italiano era dato dal fatto c he da Est verso il Sud tuni sino sarebbe avanzato un nemjco superiore di forze e di mezzi , capace quindi di rapido movimento dovunque , non legato aJle vie di comunicaz ione, dotato di rise rve logistiche pressoché inesauribili, in grado di vivere e comhattcre in og ni situazione ambie ntale, anche a notevoli distanze e con forti masse, capace altJesì , stante il proprio poten ziale be llico, di condurre un ' azione di forza per sfondare e passare oltre. Contro un avversario di tale fatta, sarehhc stato ass urdo pensare di dare battaglia in campo aperto dal momt:nlo che iJ rapporto di forze , specialmente per ciù che riguardava mezzi corazzati ed artiglierie mohili , era tullo a suo indiscutibile vantaggio. Per sbanare il passo all 'V lll Armata era pertanto opportuno cercare la posizione più ravorcvole e ad essa ahharhicarsi tenace mente sfruttando poi le poc he riserve motocorazzate per contrattaccare. Ma anche una minaccia da O vest, sino a qualche tempo prima neanche ipotizzahil e, era ora divenuta realtà, dopo lo sbarco delle truppe angloamericane in Marocco ed in Algeria del1'8 novembre 1942 , resa più grave dal fatto che per opporvisi mancava qualsiasi apprestamento difensivo, a differe nza invece di quanto accadeva sul versante Est dove c 'era la stretta del Mareth, posiz ione c aratterizzata da un' organizzazione difensiva de l tcn-cno che, se pur sommaria e poco solida, era stata messa in allo a suo te mpo dai francesi e che, ironia della sorte, era stata in buona parte smante llata tre anni prima proprio per ordine degli organi armistiziali italiani. La posiz ione di Marcth constava di due settori ben distinti, la linea di Marclh , fronte a Sud-Est, e la linea di El Hamma, fronte a Sud-Ovest, dei quali il primo, verso il mare era stato assegnato al XX C.A. mentre il secondo. orientato verso il gruppo montagnoso di Matmala, era stato affidato al XXI C.A. ed era anche presidiato dal Raggruppamento Sahariano. Nel suo insieme e molto schematicamente, il dispositivo difensivo comprendeva i seguenti eleme nti : una posizione di resistcn1.a ad angolo retto con il ve11ice a Chegu imi , sui monti di Matmata, con il lato orientale (fronte a Sud-Est) al l'altezza di Marcth presidiato dal grosso del XX e XXI C.A. e quello occidentale (fronte a Sud-Ovest) lun go le pendici dei Matmata e fino al Gebel Tebaga al quale era preposto il Raggruppamento Sahariano; una "linea di sicurezza" (fronte a Sud-Est), trasformata in una vera e propria posizione avanzata difesa da consistenti aliquote delle divisioni allt:state s ulla retrostante posizione di resistenza c destinata ad imporre un tempo di arresto all'attaccante; una avanstruttura, infine, normale alla posiz ione di resistenza sulla dorsale del Ksour (fronte ad Est) e tenuta dalla J 64• Di visione di fanteria leggera tedesca con il compjto di impedire infiltrazioni nell' ,i mbiente montano e passaggi di forze dalla fascia costiera a quella


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/,uigi Emilio lonRO

desertica del Dahar. In Appendice (n° I ) è riportato uno schi zzo della posizione di Mareth-El Hamma. L'offensiva nemica iniziò il 16 marzo con l'attacco del XXX C.A. ing lese conlro l 'ala sinistra de lla I Armata, preceduto da un ' intensa preparazione d 'artiglieria. Ma la valida resistenza delle unità in linea e l'accorlo e tempestivo impiego de lle riserve da p arte di Messe riuscirono a bloccare l'azione principale avversaria sul Mareth e ad arrestare le azioni aggiranti su El Hamma ed El Guettar, località quest' ultima dove e bbe luogo anche l'attacco del II Corpo americano. L'esito per noi favorevole di questa prima fase della battag lia del Mareth produsse però un rad icale capovolgimcnlo del concetto operativo britannico e lo spostamenlo da un ' ala all 'altra del centro di gravilà de ll 'attacco nemico. 11 26, infatti, l'urto nemico in forze si proiettò su El Ha mma w n estrema violenza, so stenuto da un imponente appoggio ae reo, mirando a tagliare la ritirata al grosso della ,, Armata, intento contrastato dalle unità italiane e tedesche con valorosa fermezza , tale da arginare questo tentativo di sfondamento laterale e consentire alla G .U. il ripiegame nto sulla linea Akarit - Chotts in condi zioni ancora relativamente buone . La suddclla hattaglia, che vist:i in chi:ive difensiva i:'. da considerarsi come un successo da parte della I " Armata italiana , fu il risultato de ll ' inte nsa e frenetica attivi là dei vari comandant i e degli stati maggiori delle UG.UU . impegnate che, con piena aderenza ai criteri cd alle disposizioni de l gen. Messe, ne assecondarono iniziati ve e di sposizioni moltiplicandone l'efficacia e mette ndo in mostra una dedizione, uno spirito di sacrificio ed una capacità professionale e combattiva di alto livello. E qui , dopo questa sintetica rievocazione di que llo che fu il primo, grosso combattimento italiano in Tunisia, possiamo ritornare al nostro personaggio, il gen. Paolo Berardi , che nel corso di esso chhc modo di mettere in evidenza le doti di e nergia, lungimi ranza, determinazione e sagacia lattica già espresse nel corso de lla sua precedente vita operativa e c he g li avevano comportato la scelta da parte di Messe. Questi, infatti, allorché aveva g iustamente preteso da Cavallero di essere lui e non altri a designare i comandanti dei due CC.A/\ . che avre bbe ro dato fonna alla sua costituenda Armata, aveva pri vilegiato il cri terio di orientarsi su uom ini in possesso di requisiti e doti tali da garantirgli la massima affidabilità sollo tutti gli aspetti, umani e tecnico-professiona li , a prescindere da quelle che potevano essere le priorità d' annuario, "opportullità" di vario genere od altre ragio ni c he, se potevano essere tollerate a Roma, in via XX Sette mbre , certamente non avrchhero potuto esserlo in Tunisia, nel momento nel quale la partita stava per chiudersi definiti vamente. Anche nel corso della successiva battaglia dcli' Akarit e degli Chotts , definita da l Maresciallo Alcxander nella sua relazione ufficiale come la più dura e selvaggia dopo El Alamein , Ilerardi continuò ad eviden ziarsi per la positività della propria azione di comando , in un frangente nel quale si sare hbe ri velata determinante la carenza dei collegamenti: scarsi e precari quelli a filo, e per di più tag liati dal fuoco cli pre p,mizione ne mico , inefficienti per mancanza di pile O


l'aolo Herardi, Capo di Staio Maggiore del ReRiO Esercito dal 1943 al 1945

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quelli radio . Ne conseguì , come i comandanti delle GG.UU. fossero informati della situazione in linea con ritardi, confusamente e spesso contraddittoriamente con reazioni quindi intempestive cd inadeg uate. Ma anche in siffatte condi zioni di estrema criticità, dalle quali coloro c he ne ri sultavano maggiormente penalizzati erano ovviamente i comandanti ai massimi li velli operativi , quello del XX I C.A. supplì con il massimo dcll'inlcrvcnlo personale qual e risultava possibile in quelle circostanze e, soprattutto, infondendo nei dipe ndenti quella calma che, sola , poteva essere foriera di un qualche risultalo. Non a caso Messe, dopo una valutai.ione della si tuazi one, decise di passare il comando delle truppe in ripiegamento al Berardi , mentre Orlando, con il comando del suo XX C.A. veni va inviato ne ll a rctrosLantc posizione di Enfidaville per organizzarvi i nuovi appostamenti difensivi. Il nostro non vuole essere un g iudizio di merito fra i due comandanti delle GG.UU . che costituivano la I" Armata, perché anche Taddeo Orlando si d imostrò altrcllanlo deg no della fiducia in lui riposta dal comandante dell'Armata, ma solo inte nde sottolineare quelle componenti caratteriali di Berardi che , da so le , si sarehhero rivelate verame nte risolutive in quelle circostan ze operative così come in quelle, meno drammaticamente impellenti ma non per questo meno cariche di tensione, c he sarebbero seguite negli anni successivi. Il ripiegamento della I" Armata sulle posizioni di Enfidaville ebbe luogo fra il 7 ed il 13 aprile. Nella nuova linea di resistenza, I' /\m1ata si schierò con GG.UU .. che di grande non avevano che la denominazione. A quella data, la forza del XX I C.A. era la seguente: Divisione Pistoia (gen. Giuseppe Falugi): 2 htg. del 36° Rgt.f. cd I del 35° , il 340° btg. mitraglieri , I O gruppo corazzalo Novara e 2 gruppi di artglieria ( 15 pezzi); Divisio ne La Spezia (gen. A.tturo Scattini) 3 htg del 126° Rgt.f. cd 1 del 125°, il 106° htg. conlrocam>, il 252° btg . mortai da 8 1, il 28 1° btg. mitrnglieri G.a.F, il l btg. Grenadiere tedesco, 5 gruppi di artiglieria ( 20 pezzi ).3 Le unità italo-tedesche in ripiegamento si erano schierate sulla linea di Enfidavi llc secondo l'orientamento imposto dal Comando del Gruppo Armate4 che, in base alle disposizioni orig inarie, comprendeva larghi tratti di terreno piano ed includeva, se pur in misu ra minore, modesti rilievi a dolce pendio; sugli un i e sugli altri l'azione dei mezzi corazzati - anche per lo stato primor-

3 Montanari M., l e nperazinni in Africa Settentrionale, voi. IV- E11.fidaville (no vembre 1942nwggio /943), Roma, USSME, 1993; per quanto riguarda i due ·'reparti speciali" c1clla R.A., essi furono costituiti rispettivamente a Tarquinia il 12 maggio 1942 cd a Cameri il 10 giugno dello s tesso anno in vista lidi ' Opaazione C3, ovvero l'occupazione de ll'isola cli Malta (cfr. L. E. Longo , "'/ mparti speriali italiani nella seconda guerra mondiale" , Milano. Mur, ia , 1991 , pagg.159- 168). 4 li Comando del Gruppo Armate era stato costituito il 23 fchhraio 194 3 cd affidato al Maresciallo Rommel. Esso era formato dalla 5' Armata cora.aata tedesca e dalla l ' Annata italiana (gii1 A.C.l.T., o vvero Annata Corazzata Italo Tedesca) e , dopo il rientro c1i Rommel in (iermania ai primi c1i marzo, alla sua testa era stato posto il gen. Hans-Jurgen von Aruim , già comandante della 5'1 Anm1ta


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Luigi Fmilio Longo

diale dei lavori e delle difese accessorie- poteva svolgersi in condizioni di estrema facilità, mentre a tergo, ad una distanza media di 12- 13 km, restavano inutili zzate alture naluralmcnle più forti e c he limitavano l'azione dei carri a pochi e ri sLretti settori. Sembrava fuori discussione che nelle accennale condi zioni dell'Armata, povera di uomi,ù, di artiglierie, di pezzi controcarro, di mezzi corazzati e quasi priva di mine , ci si sarebbe dovuti "alleare" con il terreno, obbligando il nemico ad una battaglia prel iminare di fanterie che non costituivano per esso il massimo elemento di forLa, e ciò specialmente dopo le giornate di Mare th , El Hamma e degli Chotts. In ultima analisi, concetto fondamentale della difesa doveva essere quello di impedire al nemico di creare, con la conquista dei suddetti rilievi, le premesse necessarie per l'impiego delle sue masse corazzate in profondità liberandole dalla nostra azione di fuoco sui fianchi. Vero è che esso avrebbe potuto attenersi al criterio, a udace ma costoso , di impegnare uno od entrambi i salie nti per tentare lo sfondamento delle nostre improvvisate difese in una od in entrambe le rientranze costiera e centrale, manovra peraltro caratterizzata da molle incognite e te nendo conto che caratteristica di fondo dell ' impiego britannico dei carri era sempre stata la prudenza. Le nostre linee, qu ella "avanzala" e quella di "sicurezza", dopo le varie rclli fiche apportate a seguilo di non poche discussioni con i tedeschi , le cui concezioni lattiche di vergevano da quelle italiane, assunsero un andamcnlo ad archi successivi. In sostanza, tre rientranze, delle quali due di g ra nde ampi ezza alle ali, ed una minore al centro, appoggiate ai salicnli di Takrnuna e de l gebel Uarci. 5 L'attacco ne mi co ebbe inizio sul fronte della l " Armala nella tarda serata de l I 9 aprile, con un tamburegg iante ruoco d ' artiglieria c he in vestiva con particolare, viole nta intensità i settori centrali del nostro schi eramento a cavallo fra gli speroni rocciosi di Takroun a e Abd es Ra hame ne cd il centro di Enfidaville. Nel frallcmpo si andava profi lando un movime nto di carri nemici sull a costa che. se avesse dovuto sviluppars i verso Nord-Ovest, ossia verso il Gare i, avrehbe c reato una situazione fra le più critiche, ma, grazie al la tenace resistenza de lla Trieste e de lla GG FF., l'azione rimase del imi lata a Nord di Tak rouna. Ne l sellorc della Pistoia, l 'attacco della 5" Brigata di fa nteria indi ana si era indirizzato contro il Gebcl Blida, sorre tto da un poderoso fuoco d'artiglieria. Alle prime luci dell'alba, nonostante la stren ua difesa opposta dal IJT Gruppo Novara , da un plotone del Rgt . corazzalo Lodi e dal 340° btg. mitraglieri la linea fu infranta. Bcrardi sembrava poco convinto di essere in grado di rabberciare la linea tanto da suggerire un a rettifica più a tergo, ma Messe respinse nettamente la proposta per cui egli, senza batter ciglio , lanciò al contrattacco quanto racirno lahile: il 11/433 ° Panzergrenadiere. il I ed il ll/35° r. (anche se appena ricostituiti ) ed il II1°/36° L della Pistoia.

5

Montanari M .• op. cii. p. 497.


Paolo Berardi, Capo di Swto Maggiore del Regio Esercito dal 1943 al 1945

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L'evide nziazione " in grassetto" è nostra, e vuole pe r l'appunto sottolineare uno degli aspetti più tipici della sua personalità, quello che cioè lo portava ad eseguire con ancora maggiore impegno e spirito di sacrific io proprio quegli ordini c he personalmente non condivideva, ma l'ottemperanza ai quali diventava pe r lui , a quel punto, qualcosa che andava al di là dello stesso "dovere" pe r assumere un significato quasi sacrale. E' necessario entrare bene in questo aspetto, cercare di immedesimarsi in esso anche se non in completa aderenza con le caratte ristiche psicologiche di ciascuno, per re ndersi conto al meglio di un atteggiamento esiste nziale che, se era emble matico qui , nel mezzo di una fase "gue rriera", ancora più significativo sarebbe stato qualche anno dopo , in circostanze indubbiame nte me no drammatiche sotto l' aspetto "fisico" ma dense di frustrazioni, delusioni e bocconi amari sotto que llo psic hico. Ma ormai si era veramente giunti alla fine. Le operazioni , a partire dal giorno 22, si estesero anche al versante occidentale del fronte tunisino con l'inizio dell 'offensiva lanciata dal gcn. Kenneth Ande rson, comandante della I " Armata bri tannica , contro la 5" Panzerarmee, il D .A.K . ( Deutsches Afrika Korps) cd il nostro XXX C.A.6 In Appendi ce (n° 2) è riportato uno schi zzo che sintetizza graficam ente l'ul tima battaglia. Ne l settore centrale, gli inglesi avevano occupato akune utili alture nei pressi di Medicz cl-Bab da dove sare bbe partito l'attacco finale verso Tunisi, c he cadde infatti il 7 maggio, così come Riserta, mentre nella serata del!' 11 il ne mico ragg iunse Capo Bon pone ndo praticame nte fin e all a campagna d 'Africa. Il gen. Messe, deciso a resistere si no alla fi ne anche dopo la resa tedesca , ordinava alle ali dell a sua G.U. di ri piegare occupa ndo le posizio ni di un " ridotto" già in precede nza prescelto per l'estrema difesa. Questa peraltro , come comunicato dallo stesso Messe al C.S . il giorno successivo, non avre bbe potuto protrarsi più di tanto data l'enorme sproporzione delle for ze ed il prog ressivo esaurimento delle muni zioni specialmente quelle d 'artig lieria. Un messaggio di Mussolini , poco dopo, lasciava libe ro il comanda nte della l a Arn, ata italia na di accettare un' o norevole resa. E questa fu veramente onorevole, in tutti i sensi, riscattando così una serie di comportamenti scellerati ed indegni dei quali , purtroppo, alcuni nostri coma ndanti si erano resi protagonisti nei due anni precedenti ma il culmine dei quali si sarebbe raggiunto un paio di mesi do po in Sicilia, con gli episodi di Pantelleria cd Augusta. In Tunisia , invece, nonostante non vi fossero prospettive per una prolungata e valida battaglia di conte nimento, le truppe italiane si batterono con indubhia energia e valore, fornendo numerose prove di coraggio ed ardimento . Secondo l' equilibrato giudi zio di un brillante ufficiale tedesco

6 Montanari M., op. cii. , pag.542. XXX C.A . rappresentava non altro che il cambio di numerazione del V II. avvenuta ne lla primavera <lei 1942 in vista dell' Operazio11e C./ , dopo l'annullamento del la q uale venne preposto al la difesa del litorale tirrenico <la Koma a Napoli . Sopravvenut.1 l'es igcn,sa Tunis ia , la G .U. venne inviata su quel fron te incorporando la 5()" Rril(au, SpPriale, la 2 1-•

Divisione J'an:,cr e la Divi~io11e Corazzata C entauro.


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Luigi F.milio Longo

esperto di mezzi corazzat i, la preparazione al combattimento dei giovani ufficiali italian i era piuttosto scadente, mentre invece i comandanti di grado più elevato e gli ufficiali di Stato Maggiore erano abbastanza hen preparati e dimostravano buone capacità.7 Di tale giudi zio , Paolo Berard i costituì una valida espressione. Uffic iale di Stato Maggiore ben dotalo di pre parazione dottrinaria, aveva sempre cercato nell 'azione di coma ndo degli uomini la controprova di quanto aveva appreso s ui libri e negli istituti di formazione, convin to come era che le costruzioni teoriche, anche sapientemente congegnate, risu ltano vane chi mere se non trovano conferma nel collaudo della realtà. Dell 'organismo di c ui faccva parte , rilevò pertanto insufficienze e dcholezze, e ciò soprallullo nelle varie circostanze belliche nel le quali si era venuto a trovare , offrendo prima di Lulto sé stesso, senza alcun riguardo pcr comodità , privazioni e pericoli , alle prove più dure dell' ambiente operativo, a quelle prove dalle qua li , sole, si misura la vera slalura dei comandanti . Anche in Tunisia, quindi , il generale Bcrardi hasò la propria azione di comando sulla forza dell 'ese mpio, priva di blandizie, tolleranze e compromessi , la sola che può conferire l'au torità morale di pretendere dagli altri l' ohhcùienza assolu ta, di reprimere ogni manchevolezza, di imporre ogni rinunzi.a ed ogni sacrificio. Una volta accettate le condizi.oni di resa, il Maresciallo Messe - la notifica de lla promozione al mass imo li vello gerarchico era pe rvenuta nel lardo pomeriggio sempre del giorno 12- venne trasferito in uno dei tanti oli veti disseminati lungo la piana costi era dove ebbero luogo due incontri uno con il generale Bc mard Freyberg, comandante del Corpo Neozelandese e l'altro con il gen. Bernard Montgomery, comandante dell ' 8a Armala hritannica. 8 Nel fra ttempo, erano giunti anche Paolo Berardi e Taddeo Orlando che , l' uno accanto all ' altro, davano forma ad un singolare contrasto: alto , segali gno, rigido e di poche parole il primo, di statura più bassa, tarchiato, leggermente c laudicante e più discorsivo il secondo, la cui orig ine partenopea contrastava con la spiccata "picmontesità" del collega. Pur così dive rsi nell'aspetto, i due erano am ici per la pelle , essendo anche stati compagn i di corso in Accade mia. Giunti sul posto, avevano riferito al Mai·escia llo in merito alle circostanze della loro cattura, e Messe li aveva poi abbracciati entrambi sotto lo sguardo un pò divertito deg li ing lesi non adusi a queste espansio ni latine. Traspottati per via aerea in Ingh ilterra , i tre generali italiani vennero allogg iali un un a bella casa di campagna tutta bianca, di stile ReP,ency, al ta tre o quattro piani, con un ingresso imponente cd una serie d i comignoli sul tetto irregolare. A disposizione degli "ospiti" c'era tullo il primo piano con un sogg iorno, una sala da pranzo, una camera da letto singola per ciascuno, un bagno riservalo al Maresciallo ed un complesso di altri impianti ig ienici per

7 Mellcnthin (von) , l'anzer lJatt/es, Loncton , Casse), 1955. pagg. 178- 179; 8 cfr. Colacicd1i P.• L 'ultimo.fi-on/1• d 'Africa. Mursia, 1977, paee .107" ,gg


Paolo Berardi, Cupo di Stato Maggiore del Regio t:sercito dal / 943 ul 1945

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lutti gl i altri ufficiali. In seguito, qu ando ne g iunsero de i nuovi, vennero messi a di sposizione anche i piani superiori , dove alloggiavano due sottuffi c iali de lla R egia Marina che si erano volontariamente offerti di svolgere le mansioni di attende nti per Berardi ed Orlando , mentre Messe continuava ad avvalersi di Pusiol , un so ld ato ve neto che g li era stato vicino sin dalla ca mpagna di Ru ssia. Aveva co sì ini zio per i tre generali italiani , ai quali con il prosieguo dei giorni se ne sarebbero aggiunt i altri (Manc inelli, capo di stato magg iore della !"Annata, Be lletti, comandante de ll 'attiglieria della stessa G.U. , Gioia del XXX° C.A ., Scallini della Spezia, Falugi della Pistoia, Boselli della Giovani Fascisti ); più tardi , sarebbero g iunti altri uffici a li s uperiori, che però non rimasero a lungo e vennero poi tra sferiti negli Stati Uniti . S i trnttava, comunque, d i una prigionia " dorata": g li ufficiali , infatti , ricevevano posta da casa e qualsiasi cosa c hiedessero, veni va loro prontamente procurata . Così fu, ad esempio , per le uni f"onni italiane che Messe , Berard i ed Orla ndo avevano deciso di farsi confezionare per sostituire quelle adoperate sul fronte tunisino ed orma i in cattive condi zioni ; venne trovato un sarto che provvide ad alle stirle, mentre i di stinti vi di grado tipo aqui le e g reche sia pe r le giuhhc che per i be rre tti furono fatti a mano dal cappella io personale di re Giorgio VT. I prigionieri no n ri ceve vano dagli Inglesi alcuna fonna di denaro bensì un credito mensile corri spondente ai due terz i dei loro assegni italiani ; la terza parte ven iva versata direttamente dal governo ita liano alle famig lie. Essi, inoltre , durante la mattinata, potevano passeggiare nei via li di fronte a lla casa se pur e ntro limiti contrassegnati, almeno nei primi tempi , da senti nelle armate , me nte ne l pomeriggio potevano u sufrnire di due campi da te nnis e di uno da croquet posti sul retro della casa, adiacenti ad un bel giardino con alberi molto alti. Alla sera , dopo cena, si giocava a bridge od a scacchi ovvero s i ascoltava la rad io, in parti colare quando la BRC trasme tteva qualche brano di musica operistica italiana.9 A turbare questa comoda anche se malinconi ca routine, vennero gli eventi del 25 lug lio e dell ' 8 settembre. La te nsione l'ra i prigionie ri si toccava con mano e le conversazioni avevano perso il carattere di coralità che le aveva sino ad allora contrassegnate, e si erano fatte più pri vate , più ri servate, a gruppi di due o tre uffic iali e per lo più all'ape1to anziché a ta vola od in salotto. Molti de i generali si chiusero nelle loro stanze medita ndo con infinita tristezza su un evento la c ui gravità non poteva sfuggire a c hi per età, maturità ed esperienza e ra in grado più di altri di prefig urarsene gli esiti così negativi come in realtà sarebbero stati . In quei momenti che rappresentano, a tutt'oggi , le ore più drammatiche vissute dall ' Italia nel corso della sua stori a, la maggioranza dei prigionieri italiani

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Per maggiori dettagli c irca il suddctlo periodo di prig ionia , si rimanda a l cap.Vl del volume

(.;iova1111i M ,•.ut!, l'ultimo Maresciallo d'Italia , di L E. Longo, USSME , ?006


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f ,Ltigi Emilio Longo

<li quel ca mpo adagiato nella campagna del Buc hinghamshirc si ritrovarono isolati, impotenti , con de ntro una grande e penosa sensazio ne d i inutilir:1. Per l'idea che c i siamo fatti di lui , certa mente Paolo Berardi fu uno tra i più colpiti dal!'evento, per la sua struttura caratteria le e per que l pudore che gli impe di va d i este rnare con gli altri sensazioni e<l e mozioni tanto pi ù qu anto maggiormente e rano sentite Durante il semestre di prigionia, era rimasto calmo, quasi imperturbabile, cercando di fare come da cuscinetto al temperamento più vivace e comunicativo di Taddeo Orlando, portato a manifestare più apertamente i suoi stati <l 'animo. Entrambi , comunque, legati com'crnno a Giovanni Messe, g uardavano a lui come un sicuro punto di riferimento, assolutamente disponibili nei confronti di quanto potei.se provenire sotto fonna <li ordini . dircllive od anche suggerimenti. <la parte del loro ex-comandante d 'armala in guerra. Pertanto , allorchè questi, in re lazione a l proprio lealismo monarchico ed all'attaccamento pe rsonale verso Vittorio Emanuele W del quale negli anni Venti era anche stato ai utante di campo, si mise a disposizione del nuovo governo presieduto da Badoglio e, d ' intesa con gli a ngloamericani , fu richia mato in Italia insieme ai suo i due ex comandanti di C.A. sul fronte tun isino, i due lo seguirono senza batter c iglio, soddisfatti - a parte la cessazione de llo stato di detenzione quali prigionieri di guerra- di poter ricostituire que l trio che aveva rappresentato, ne l quadro di tutta la guerra italiana combattuta sui vari scacchieri, indubbiamente una vera sorpresa in chiave finalme nte positi va. La campagna di Tunisia, fra il novembre 1942 cd il maggio 1943, nonostante l'esito d' altra par1e scontato, è da considerarsi infatti come la fase di tutta la seconda guerra mondi ale nella quale le nostre trnppc si batte rono a l meglio. C iò ru dovuto, in modo pa11icolarc, al l'opera inte nsa di Messe e dei suoi due collaboratori princ ipali , Bcrardi ed Orlando i quali ,con un impegno personale senza lim iti (e te nendo conto che non esisteva la hcnché miJ1ima possibilità di un ' evoluz ione in positi vo della situazione) riuscirono a ridare fisionomia e spirito a truppe logorate dalla lunghissima e sfibra nte ririrata dalla linea di El Alamein .

2 - Capo di Stato Maggiore dell'Fsercito Il 7 novembre 1943 Messe , Bcrardi ed O rlando atterravano a Brindisi, cd il giorno seguente il Maresciallo si presentava a rapporto da Badoglio mentre nel pomeriggio de llo stesso giorno era ricevuto in udienza dal Re. 11 Capo del governo e ra tutt' altro che entus iasta del rientro di M esse, sull ' utilità del c ui impiego era peraltro convinto a patto però che non ritornasse in Italia. Nel corso dell 'incontro avvenuto a Malta per la ftima de ll 'armi stizio " lungo" - ovvero de l testo comple to circa le condiz io ni politkhe ed economic he de lla resa dell' Ita lia, che si era preferito mettere da parte per evitare un irrigidime nto dell 'opinione pubblica di fronte a clausole così pe na lizzanti- aveva proposto lui stesso , infatti , di far parlare Messe da Radio Londra illustrando il grande valore propagandi stico c he un tale iJ1tervcnto avrebbe potuto avere data la nota fede monarchica <lei commentatore.


Paolo Berardi, CafJO di Stato Maxxiore del Regio J,,'sercito dal 1943 al /945

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Una volta rassegnatosi, di fronte ai notevoli e ripetuti caldeggiamenti c irca il ritorno in Patria del Maresc iallo espressi sia dagli alleati che dagli stessi ambie nti militari italian i (esclusi naturalmente quelli facenti parte de l clan bado,::liano), tentò comunque l'ultimo colpo proponendo a Messe l'incarico di Ispettore Generale dell ' Eserci to, una cari ca del tutto onorifica e priva di qualsivogl ia uti lità. Ma Messe, ne llo stesso tono asciutto e pri vo di una anche minima parvenza di conlialità con il quale era stato ricevuto dal suo interlocutore, gli rispose che non era rientrato dalla prig ionia per venire a sedersi su una poltrona con relativo incarico più o meno onorifico, ma per fare qualcosa di utile per l' Italia, affermazione che avrebbe poi ripetuto poche ore dopo al Re; questi, che era evidentemente ali' oscuro di tutta la questione, s i impegnò a trattarla con il Capo del governo, cosa che effettivamente avvenne poiché da que l momento non se ne sentì più parlare. Giovanni Messe venne in vece nominato Capo di Stato Maggiore Generale in sostituzione di Yillorio Ambrosiu, mentre Paolo Berardi divenne Capo di Stato Maggiore dell'Esercito succedendo a Mario Roatta - al momento ricoveralo in ospedale perché vittima di un incidente automobilistico, e per il quale si profilava un ' incriminazione da parte jugoslava per presunte atrocità commesse da reparti della nostra 2" Armata in Croazia all'epor.,1 ne lla quale egli ne era stato il comandante- e Taddeo Orlando venne nominato Sottosegretario di Stato alla Guerra in quello che fu c hi amato " il governo dei sottosegretari," e c iò perché beu 12 sui 16 ministri che facevano parte del primo gabinetto Badoglio non avevano potuto (o voluto?) raggiungere Rrindisi dopo gli avvenimenti de11'8 settembre. Pe r quanto riguardava specificamente il gen . Re rardi , si era parlato ini zialmente anche di una destinazione al comando di un C.A. in Calabria; ad ogni modo interpellato insieme ad Orlando circa i loro desideri , risposero entrambi che non avevano prefere nze. In più , B erardi aggiunse di suo che i capi che erano stati protagonisti delle avvi lentj vicende della sconfitta . per quanto esenti dalla responsabilità personale di questa e per quanto grandi potessero essere le loro bene merenze nell'aver capeggiato il capovolgimento della situazione, eran o destinati a ritirarsi. così come era avvenuto per Cadorna dopo Caporetto cd in una situazione di gran lunga meno tragi ca. Nel compiere questo afJu, che mi pareva di doverosa onestà e lealtà verso il Paese, non pensavo che avrei aper-

to la via alla mia destinazione alla carica di Capo di Stato Maggiore del/ ' t:sercilo, tante erano le persone di5ponibili che ritenevo dotale di titoli superiori ai miei per tale carica.IO Queste le parole che compaiono ne lle prime pagine di un li bro che Berardi avrchhe scritto una decina di anni dopo , libro ormai purtroppo introvabile se non in qualche biblioteca militare, nel quale, con la compostezza che gli era consona ma con altrettanta amarezza, descriveva

IO Rcrardi P., Memorie di un Capo di Swro Magf!Jore de/l'Esercito (1943- /945 ), Hologna, Tipogrnri.l r.r:ifica Frnili:ina . 1954. pag.54:


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Luigi F.milio Longo

quella che doveva essere sta ta, per un uomo della sua levatura morale e comportame ntale, un 'esperienza decisamente sconfortante , sotto ogni punto di vista. La designazione di Messe, Berardi c<l Orlando alle cariche suddette suscitò il risentimento fra gli alti gradi de ll'Esercito e qualcuno di questi ebbe l'impudenza di affermare pubblicamente che dovevano essere loro, " i nuovi arrivati'·, a farsi <la parte. Un giudi zio che si qual ilica da sé, assolutame nte privo <li senso critico ed an che, in quelle circostanze, di pudore. Il motivo c he avrebbe indotto il Capo del governo a<l apportare, con il consenso <lei sovrano, que lle sostituzio ni ai vertici delle FF.AA. potrebbe essere visto come la dimostrazione <li volersi atte nere ad un principio <li perfetto equilibrio affidando il destino e la guida de ll ' apparato mili tare italiano a tre personaggi - lui stesso, l'amm iraglio Raffaele Dc Courten ed il generale di squadra aerea Re nato Sandalli (gli ultimi due era no contem poraneamente Ministro e Capo <li Stato Maggiore della Regia Marina e de lla Regia /\erona utica)- che avevano vissuto le vicende dcli 'armitizio e a<l altri tre c he vi erano stati estranei , per l 'appunto Messe, Berardi cd Orlando. Una forma di compromesso, come al solito, non nuova nella nostra storia. Giunti in Puglia, i tre furono alloggiati a San Vito dei Normanni , ad una ventina di c hilome tri da Brindisi. ospiti di famiglie benestmiti del posto. Il gcn . Berardi fu sistemato ne ll 'abitazione del conte Dentice d i l •rasso, dove trovò sollievo e ristoro soprattutto morale attraverso i bei mobil i antichi , gli oggetti d 'arte , i libri ma ancor più attraverso l'educazione atavica e l'amabili tà sempre discreta c he que lla famiglia patrizia aveva cura di ri servargli . /\ssunse la carica di Capo di Stato Maggiore il 2 1 novembre del 1943. L' ufficio era in un fabbri cato destinato ad alloggi pe r impiegati , dotato di pochi mobili e pe r giunta scomodi , sito in una malinconica strada di Brindisi ; la me nsa era stata sistemata a bordo del panfilo Ahhazia, già in dotazione al Comando de lla 2" Armata a llorché questo aveva avuto giurisdizione sull a Croazia. Verso la fine de ll 'anno, lo Stato Maggiore Esercito si trasferì a Lecce, sede ideale pe r di sponibili tà di spazio e tranquillità di vi ta, dove già da qualche tempo si era trasferito Orlando con il suo ministero. Ciò agevolò di molto i rapporti, ri sultati in ogni epoca sempre piuttosto diffici li no n essendo agevole stabilire <love finiscano le due sfere di responsabi lità, q ue lla politico-amministrativa e quella tecni ca, fra questo Ente e lo Stato Maggiore Esercito. Berardi c<l Orlando ebbero spesso contrasti anche vivaci, ma la loro a ntica amicizia, nata tra le a ul e dell ' Accademia e cementatasi durante le operazioni in Tunisia e la prigionia, consentì ai due di superare sempre qualsivoglia diffi coltà incrementando la solidità del loro rapporto personale. Il primo impatto con la nuova realtà nazionale dovette essere non poco traumat ico per un uomo come Paolo Bcrardi. li governo presieduto <la Badoglio sembrava non rendersi conto c he, in virtù dell'assurda condotta poli tica te nuta dal 25 luglio in po i e c ulmin ata ne ll a trag ica vicenda armi sti ziale deir 8 settembre con il repentino crollo <li tutta la stru ttura militare , g li alleati non nutrivano la minim a fidu cia negli italiani . Non potevano certo permettersi di schierarli in prima linea con il rischi o di vederli cedere di


Paolo Berardi, Capo di Staio Mag1;iore del Regio t:scrcito dal 1943 al 1945

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nuovo o . a ncora peggio, tornare a fare causa comune con i tedeschi; solo un "inguaribile ottimista" , se si vuole usare un eufemismo, quale dimostrava di essere il Capo di Stato Maggiore Generale Mario Roatta c he in una circolare del 20 sette mbre, a distanza quindi di solo un paio di settimane dalla data dell'8 sette mhre, era arrivato ad affermare c he le truppe italiane erano d a considerarsi , di fatto, alleate di quelle angloame ricane 11 poteva ancora credere alle fa vole. La realtà era ben diversa. Sovrano, Capo del governo e quant'altri avevano rivestito e tuttora rivestivano incarichi di vertice non godevano di credito alcuno presso gli alleali, in particolar modo presso il Comando Supremo del Mediterraneo e presso il Foreign Office britannico . Tali organi, smentendo le dichiarazioni rilasciate da Churchill e Roosevelt nel corso della Conferenza di Quebec dell'agosto precedente che incoraggiavano il governo italiano ad un appogg io nella lotta contro la Germania quale presupposto per una attenuazione della durezza delle clausole annistiziali, ma che altro non costituivano se non un mero artifizio propagandistico, miravano invece più che ad acquisire un nuovo all eato di dubbio valore a trarre invece il massimo vantagg io politicostrategico dai successi mi litari conseguiti sino allora nello scacchiere mediterraneo. Paolo Berardi non era uno sprovveduto, ma anche in lui , tutto sommato, continuò a persistere l' illusione con la quale lui , Messe ed Orlando erano pa11iti dall'ln ghiltcrra. E cioè che all'Italia venissero concessi modo e mezzi per allineare, accanto agli alleati, un piccolo esercito con fisionomia propria, forte di una ventina di divisioni delle quali dicci di pronto impiego e le rimanenti da trasformare in unità per i servizi ausiliari. Tutti insieme, avevano ricostruito nominativi ed organici, ed infine avevano addirittura prospettata l' ipotesi della ricostituzione di un 'armata al comando di Messe, articolata su due corpi d' armata alle dipendenze di Berardi cd Orlando, una riedizione romantico-velleitaria della I" Armata tunisina. Ma si t ratt,iva di un ' illusione destinata ad avere vita breve. Pochi giorni dopo l' assunzione della carica da parte di Herardi , infatti , nel corso del primo incontro di Messe con il capo dcli ' A.C.C. (Allied Conlrol Commission) , all 'offerta fatta dal nostro Capo di Stato Maggiore Generale circa una coll ahorazione attiva da parte delle forze armate italiane facendo affidamento su mezzi e materiali prelevati dalle sole disponibilità nazionali cd alla consegue nte sollecitazione affinché cessassero le continue richieste da parte dei comandi alleati di armi e munizioni del Regio Esercito, l'alto ufficiale americano (si trattava del gen . Kcnyon A.Joyce) non poté che stringersi nelle spalle e fornire una ri sposta genericamente elusiva. Quella vera, attestante realmente sul come stavano le cose, sarebbe pervenuta solo qualche ora più tardi sotto forma di una richiesta (che in realtà era un ordine, nei tcnnini perentori con i quali era stata fonnulata) di un consistente numero di pezzi, mortai, mitragliatrici e forti

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<:onti (ì .. li I Naggruppamrnlo Motorizza/o , USSME, Roma, 1984 , pag.226;


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/ ,uigi Emilio Longo

4uantitati vi di muriizioni da mette re a disposizione delle forze armate alleale e da queste destinate poi a quelle jugoslave di Tito. Ad ogni modo, Bcrardi si mise subito al lavoro, secondo queIJo che era stato e continuava ad essere il proprio stile di vita. Nella sua visione, lo Stato Maggiore era concepito come una struttura con le varie responsahilità ripattite fra un capo che si occupasse delle questioni di rondo, tenesse il contatto con le trnppc e rappresentasse la vera autorità morale dell'Esercito, ed un sottocapo che potesse curare, con una visione unitaria ed avvalendosi degli uffi ci alle sue <lirette dipe ndenze, la parte deJle direttive. Riteneva altresì un grave e rrore la presenza di due sottocapi , uno per le operazioni ed un altro per la componente logistica e dei servizi, vedendola come una compartimentazione stagna contro natura dal momento che la runzione del sottocapo era 4uella di tradurre in alto la volontà del capo, a prescindere da compartimentazioni di carattere scolastico-dottrinario. Non a caso come suo diretto collaboratore scelse il generale Mariotti, con il quale esisteva da tempo una identità di vedute ed un note vole affiatamento avendo il Mariotti g ià lavorato alle dipendenze di Rerardi nel 1938, all'epoca in cui questi era stato comandante dell'attiglieria del C.A. di Torino. La costituzione del nuovo Stato Maggiore procedette con lentezza , clata la scarsità di ufficiali in possesso della indispensabile esperienza e qualificazione. L1 parte migliore dei quadri, infatti, era caduta in combattimento; fortunatamente, ve rso la fine dell 'anno, gli ing lesi fecero rimpatriare molti ufficiali c he avevano fatto parte della l" Armata, il che comportò un sensibile miglioramento della situazione. Allo scopo di procedere ad una sempre più funzionale semplificazione dell'organismo al qu ale era stato preposto, Rerardi abolì l'ufficio di segreteria del capo di S.M. sostitue ndolo con la sola persona di un segretario: venne prescelto per tale delicato incarico il col. Giorgio Vicino di Pallavicino, anziano gentiluomo e perfetto conoscitore della lingua ing lese, dall'indole allegra e nel lo stesso tempo riservala, 4uindi particolarmente idoneo , sotto il profilo temperamentale e comportame ntale , per un compito fiduciario da svolgersi alle dipende nze di un uomo dalle caratteristiche così particolm·i come il nostro personaggio. Quale " ufficiale a di sposizione del Capo di S .M ." la scelta cadde sul cap. Angelo Binda, rientrato d alla prigionia nel Natale del 1943 , già ben noto a Bcrardi avendo svolto analoghe mansioni nel 1941 in Grecia, allorché il generale (all'epoca comandante della Divisione Brennero) era stato nominato comandante della piazza di Atene. Ma i huoni propositi del nuovo Capo S.M. del Regio Esercito, tende nti a lavorare di gran lena per cercare di ricostruire al più presto l'ossatura della forza arrnata, furono frustrali dall a decisione governativa di farlo intervenire , insieme al Capo di Stato Maggiore Generale, alle operazioni di epurazione dei generali e dei colonnelli in relazione al loro comportamento ali 'atto dell'armistizio. Era stata istituita una procedura piuttosto complessa e soprattutto impegnati va. II giudicando, infatti, passato attraverso il vaglio di una commissione presied uta dal gen. Pirzio Biroli, veniva riesaminalo dal Capo di S.M. del R.E. e poi, se rivestiva il grado di generale, anche dal Capo di S .M .G. al quale spettava il giu-


Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio t,'.~ercito dal /943 al 1945

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dizio definiti vo. Ne conseguiva, per il Capo di S .M. del R.E., un notevole impe gno di tempo dovendo dedicare gra n parte di esso all'esame scrupoloso di incartamenli che d 'altra parle, stante la de licatezza delle proble matiche connesse e riflettentisi sul futuro dei giudicati , non era possibile delegare ad aJtri. Da qui la proposta , peraltro non accolta, di sollevare i maggiori vertic i militari dalla responsabilità diretta della discriminazione di colonnelli e generali e di affidare invece tale compito a commissioni c reate ad hoc ed una delle quali fosse "d 'appello" . n tutto. poi , con notevole bene fic io del fatto re tempo, che gl i interessati avrebbero potuto dedicare ai tanti e tanti problemi che quotidianamente si presentavano. Uno de i primi atti sotto la gestione Uerardi fu l'abol izione <lei comando de lla 7" Armata giunto in Puglia dopo le vicende dell'8 settembre e rimastovi con una poderosa intendenza e un limitalo numero <li truppe; l' inte ndenza ven ne l'alta confluire nelle Direzioni genera li <le i ministero, un esped iente resosi necessario per ridurre, semplificare e riconoscere con i fatti che eravamo dei vin li e c he il rango del nostro Esercito era notevo lmente sca<l ulo ri spetto al passato. In que ll ' ultima decade di novemhrc <lei 1943 , la maggior parte <lei resti della forL.a armata era di slocata in Sardegna: ne ll 'isola erano stanz iati d ue CC .AA. face nti capo al locale Comando FF.AA . Esisteva inollre il comando de l Ll° C.A. in Pug lia, c he raccoglieva le truppe campali già apparte ne nti a lla 7" Armata. La Sic ilia e ra sollo il contro llo mi litare degl i a lleati, i quali non avevano ritenu to di collocarvi alcun comando italiano e stava no iniziando solo a llora l'invio dalla Sardegna della Oiv isione Sabauda per servizi d i g ua rdi a e sic urezza. Le divis ioni mobili erano: in Puglia la Piceno , una parte della Legnano che, proveniente da l Nord, era riuscita a ragg iungere il Sud nelle g io rnate dell ' armisti zio, cd una parte dcli ' J.:,'milia proveniente dal Monte negro; in Calabria la Mantova ; in Sardegna la Rari, la Cremona , la Friuli, la Calabria, la Nembo , la Sabauda in corso di trasferimento in Sicilia olt re a battaglioni vari non indivisionati . In totale, una decina di divis ioni abbastan za in ordine e discretame nte inquadrate. Oltre a queste, c'erano 14 di visioni costiere , uti lizzabi li dopo un opportuno riordinamento dei quadri , ed una miriade di comandi, reparti, servizi e<l cleme nti sparsi , veri e propri rimasug li <li que llo c he era stato un impone nte apparato di difesa te rritoriale. B erardi mise un impegno particolare ne l ricercare, individuare e sciogliere quelle strutture m ililari superflue. La consistenL.a e la dislocaL.ione dell'Escn..:ilo aggiornale al gennaio del I 944 sono comunque quelle di cui a l docume nto riportato in Appendice (11° 3). Era un esercito del quale Paolo Bcrardi si stava rinna morando, e lo dimostrano la c ura che metteva ne l resliluire a l fattore umano il posto che riteneva g li competesse. E' de l 9 dicembre 1943 la c ircolare Vivere in mev,o alla truppa diramala a tutti gli ufficia li gene rali , ne lla quaJe spiegava loro cosa significasse la frase e spressa nel titolo . Vivere in mezzo all a truppa voleva <lire, per i gene rali titolari di un comando , prende re d.irello contatto con ufficiali , sottufficiali e truppa cd assicurarsi che i dipe ndenli facessero altrellanto, con l' intensità ine rente al la lo ro azione di comando, autorizzando soprattutto i soldati a rivolge r-


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Luig i F.milio Lo11io

si loro direttamente esprime ndo con franchezza necessità, preoccu pazioni , dubbi ; voleva dire regolare le cose in modo tale c he il siste ma non degenerasse nell'indisciplina, reprimendo le pre tese irragioncvol i. Voleva dire, inoltre, che fosse g uidata e sorvegliata l'azione di comando dei dipendenti : evidrntemente il generale od il (.'o fonnellu non devono sostituirsi al capitano ed al subalterno ma devono insegnare a capitani e subalterni come si comanda. In chiusura, raccomand ava che fosse rimessa in funzione la scala geran.:hica con le sue attribuzioni e le sue responsabilità, da quella del colonnello a quella del sott ufficiale e del caporale, frenando anche con punizioni le invadenze degli zelanti nei scllori di responsahi lità degli inferiori , attribue ndo ad ognuno la gioia del comando e ricordando sempre che "era preferibile un caporale c he facesse da capitano che un capitano c he fungesse da caporale". 12 Una gestione che si potrchbe definire "alla Diaz", così come comprovato da un altro interessante documento ave nte come oggetto I 'allività addcstrati voeducativa. Dopo una sintetica ma crlicace a nalisi delle rag ioni per le quali , nell'ambie nte militare in particolare, si fosse venuta ri svegliando una sorta di delusione pe r ciò che si aspettava e che invece non e ra accadu to, da cui un crescente stato di scontento, di insofferenza e di tensione nervosa, la circolare - diretta anche in questo caso a tulti i generali aventi il comando di GG.UU .- indicava alcuni provvedimenti tendenti ad alleni.are la suddetta tensione, che lo scri vente ravvisava in una maggiore forma di fiducia nei confronti dell'inrcriore, in guisa che questi si senta più libero e sia indo!to a richiedere a ,fP stesso quanto sino ad ora era piuttosw imposto dagli altri . La circostanza offriva a Berardi l'oppo1tuni1;1 di continuare ad insiste re su un concetto che gli era particolarmente caro , ovvero quello del ri sveglio del senso di responsahilità -per lui , responsabilità significava che il comandante era il reparto c he egli comandava; pe1tanto, il comandante aveva il merito di quanto qualsiasi appartenente al suo reparto facesse di buono e la colpa di quanto facesse di male e dell'iniziati va indiv iduale. Il documento , scritto anche in manie ra letterariamente godibile tipica del retaggio umanistico caratte ristico duna certa generazione 13, è riportalo in Appendice (11°4). La priorità del fattore umano venne ribadita nell 'azione d i recupero deg li sbandati , un prohlema che si era presentato ne lla sua imponenza subito dopo 1' 8 settemhrc . Si trattava di decine di mi gliaia di soldati trovatisi, per ragioni varie, tagliati dal corpo di appartene nza, privi di mezzi di sussiste nza, la maggior par1e vcstitj con abiti horghesi racimolati nei modi più svariati , che erano progressivamente affluiti ai centri di raccolta con il fine principale di essere sfamati e con l ' inte nto preci puo di rimanervi il meno possibile. Anche se non si trattava di un

12 AUSSME, L 13/ 33, S.M .R.E., lJtr. O PR . prut. N° 208/0p. V.. oggcllo Vivere in mezzn alla lruppa, ai S igg. Generali e p.c. al C.S .• al Ministt:ru <le lla c;ucrra, a ll'Ispettorato Gene rale dc ll' Esercilo. alla C:a~a Militare <li S.M . il Re , alla Ca.~a Militare <li S.A.K. il Princ ipe <li Pie monte,

f.to il Capo di Stato Maggior Rcrardi ; 13 AUSSM E, I. 13/33, S.M.R.E:, prot. n° 5566- 1-2 SP/V del 3. 1.1944 , ogge1to: f<espo11.\'(/bili1à, a i Sigg. (ìc ncrali. f.Lo il Capo di Stato Maggiore Berardi:


Paolo flerardi, Capo di Staio Maggiore del Ref!ÌO Esercito dal /943 al 1945

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problema d i stretta perti ne nza dello Stato Maggiore dell'Esercito, esso ven ne peraltro affrontato da pochi ufficiali an imati di buona volontà c he non attesero ordini specifici né aiut i ma trovarono in loro stessi le energie necessarie per cercare di affrontare e ri solvere nel modo migliore la situazione. Ufficiali superiori quali ad esempio il gen. Rei soli ed il col. Ronco, gente in gamba e c he avevano già dato prove dello spirito dal quale erano an imati nei g iorni prcC<~dcnti 1' 8 settembre , comportandosi degnamente durante le fasi dei combattimenti in Sicilia, dimostrarono anche in questa c ircostanza di essere dotati di senso di responsahili tà e di fantasia costruttiva. Non avevano a loro di sposi zione quasi nessun ufficiale in s.p .e., pochi capitani e numerosi giovani subalterni di complemento. Le casern1e disponibili erano rare , e gli abitanti delle zone interessate maldisposti a cedere scuole o, peggio ancora, locali privati . Non c'erano magazzini militari per approvv igionarsi di uniforn,i e calzature, né infermerie, né medic inali; inoltre, l'acquedotto pugliese era interrotto, i viveri scarsi, introvabili ri sultavano ma rmitte, gavette, posate e tazze, ed insufficiente risultava addirittura la paglia di spo nibile quale lettiera. Era una s ituazione che più sconfortante non avrebbe potuto essere, tale da scoraggiare e far ritenere vano ogni tentativo di mettervi le mani con intenti ricostruttivi . Ma, proprio qui, in c ircosta nze del genere, venne fuori il carisma dei veri capi, ovvero quella qualità (fatta di a utorevolezza, dottrina, saggezza, prestigio, fascino , ecc.) di una persona che la porta ineluuahilmcntc ad essere leader, che ne determina cioè sugli altri un indiscutibile ascendente, un qualcosa di innato e che non è acqui sibile presso nessuna scuo la od istituto per prestigiosi che possano essere. Uietro gl i encomiabili sforzi dei pochi ufficiali menzionati, c'era infatti la figura animatrice del Capo di Stato Maggiore, stimolante e persuadente: Paolo Herardi, infatti, dell'operaz ione " recupero sbandati" pur no n essendo questa, come si è detto, di sua specifica competenza- fu indubbiamente l'animatore principale, un ruolo svolto dietro le quinte, con la riservatezza tipica della regione di estrazione, attento a no n farsi scoprire come uno de i protagonisti principali di questa operazione per la quale entravano in gioco tutta una serie di componenti personali , dalla pazienza a lla determinazione, dall'iniz iativa alla costanza ma anche, per quanto rig uardava il nostro personaggio, un sentimento di carità vissuto nel senso più genuina mente cristiano del termine. Grazie a lla sua azione stimolatrice, pur se esercitata "dalla penombra", si cominciò a risalire progressivamente la ch ina. furono trovati i locali e la paglia, le marmillc fu rono rica vate da fusti di benzi na, così come da scato lame di rifiuto vennero fuori gavette, tazze e c ucchiai , g li abiti vennero disinfettati facendoli bollire in appositi pento loni cd anche i barbieri furono messi in grado fare il loro mestiere sia pure con attrezzi rudimentali. Non fu un 'azione agevole, tutt'altro, quando si tenga anche conto della globale situazione psicologica di quei g iovani soldat i nei quali era sopravvenuta, in parte spontaneamente cd in parte alimentata dal sovversivismo sempre più diffuso, ove la convinzione c he l'epoca degli obblighi militari del c ittadino fosse ormai tramontata e che di conseguenza la ricostruzione di un esercito ita liano


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I ,1,igi Emilio I ,1111go

fosse un 'operazione de l tutto inutile. Va peraltro anc he ric onosciuto come un ruolo importante fosse rivestito da un generico spirito di odio contro il passato , senza alcuna distinzione fra huono o cattivo. Non era facile, al punto ne l quale si era g iunti , risa lire la china e cercare di rimettere a posto le cose, e fu proprio in questo tentati vo che venne fuori 4ue1Ja dote primaJia di l:krardi della 4uale s'è detto sopra . Sino ad allora, ne lle scuole mi litari di reclutamento (compresa l' Accademia) si e rano insegna te mate rie e tante noz ioni di arte militare, ma nessun tempo era stato dedicato a ll a conoscenza della componente psicologica cd ai metodi per una sua corretta gestione; non c i si deve 4uindi meravigliare se dalle scuole anzidette uscissero uffi c iali e sottu ffic iali in grado di recitare un hrano di dottrina tattica ma, di massima , impreparati a "capire" il so ldato ed a farsi inte ndere da 4uesti . Si rese quindi indispensabile ini ziare i quadri alla funzione educatrice: furono stilate le prime norme e disposizioni, i soldati riascoltarono parole di fede dime nt icate o mai udite prima, la famiglia non fu più presentata come un illusorio rifugio da raggiungere ad ogni costo bensì come un bene da proteggere e d a difendere e, attraverso l'opera coordinata dei cappellani militari , il Dio cristiano tornò ad essere oggetto di ri spettosa fiducia. Fece seguito, con opportuno e calcolato tem pismo. il richi amo alla gestione di sciplinare, un altro dei temi che erano sempre stati c aJi a l:krardj: secondo lui , a lla costriz ione puniti va, quand'anche richiesta dalla prassi regolame ntare, e ra necessario sostituire la promessa, la lusinga, l'esortaz ione. la persuasione, componenti tulle alle quali l' animo italiano era particolarmente recetti vo. Ne conseguì il ripristino de l rispetto, dell'obbedie nza, della forma, e su queste basi fu possibi le procedere ad un 'attività addestrati va che restituisse il senso de lla collettiv ità organizzata e dell'uso delle armi , intese queste ulti me non tanto qual i strumenti necessari a lla preparazione bellica 4uanto invece apportatrici di un significato morale. di di stinzione dd mil itare dal borghese inerme nonché di lìducia in sé stessi, attraverso la coscie nte capacità di un corretto impiego de lla propria arma . G li ufficiali preposti a tali compiti avre bbero deside rato coronare la loro opera po11ando al combattimento repa rti <:osì rigene rati , il che non fu peraltro possibile a causa delle GG .UU. già costituite e de lle esigenze di impiego del personale imposte dag li a lleati . Nei primi mesi del 1944 g li sbandati sarebbero conlluiti in buon nume ro ne l Corpo Italiano di I ,iberazionc prima e ne i Gruppi di Comhattime no poi cd infine ne lle l)ivisioni Ausiliarie.

3 - La costituzione delle GG.UU. Circa una settimana dopo l'assun zio ne dell'ineaJico , Bcrardi incontrò il gen . Duchesse, capo della M.M.1.A . (Military Mi sion to the Italian Army), denominai.ione più frc4uente me nte adottata d i quella Land Porcc Sub-Cornmission che era in vece la dizione uffic iale di 4uesto ente che, all'unisono con le altre due sottocommissioni omologhe per la Marina e l' Aeronautica, esercitava , con costann 1 tipicamente anglosassone e con la protervia del vincitore, un çuntrollo


Paolo Berardi , Capo di Stato Maggiore del Ref?iO Esercito dal 1941 al 1945

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fi scale ed il più delle volte francamente ottu so sull' azione <li comando de i nostri vertic i militari . ln pratica, il Capo <li S.M. italiano pros pettò le stesse esigenze cd avanzò le stesse richieste che il Maresciallo Messe aveva illustrato al gen. Joyce, per cui il colloquio si svolse secondo uno schema che doveva diventare abitua le: appassionata e convinta perorazione da pa rte italiana perché si accettasse il nostro concorso operati vo in mi sura apprezzabile , ri sposte caute ed elu sive da parte alleata. Il giorno successivo al colloquio , era entrato in linea l'unico reparto ancora operativo del R.E., il/ Raggruppamento Motorizzato, costituito il 28 sette mbre a San Pie tro in Vernotico, un centro agricolo de l bri ndisino ad una ve ntina di chilometri <lai capoluogo, inquadrato dal 3 1 ottobre nella 5" Armata americana e posto agli ordini del gcn . Cesare Dapino . TI reparto avrebbe avuto il suo battesimo de l fuoco 1'8 dicembre a Mo nte Lungo , una scoscesa ed aspra balza delle montagne fra Mig nano e Cassi no, inserita nel quadro operativo di un a divisione statunitense . L' azione , male impostata dal comando alleato , s pinse avanti verso la punta di un saliente i battaglioni del Raggruppamento se nza che concomitanti az.ioni americane ne utralizzassero l' avvolg imento delle truppe tedesche appostate s ulle c ime c ircostanti. Nonostante il valore dimostrato e le gravi perdite subite, i nostri uomini furono costretti a ripiegare scoraggiati , tutti qua nti e soprattutto il comandante del Raggruppamento in preda a l forte dubbio che il reparto non fosse più in g rado di restare in linea. Ma il ca meratesco atteggiamento <lei gcn . Mark Clark , comandante della 5" Armata USA , volle che si ripetesse il tentati vo. Risolle vò il morale <le i soldati italiani i qua li , una settimana dopo, rinnovarono l'attacco alla posizio ne di Monte Lungo occupandola stabi lmente. Uopo il combattime nto di Monte Lungo, per a lcuni mes i gli alleati non presero comunque alcuna ini ziativa a sostegno de l riarmo italiano, mentre a l contrario l'inte nto di Berardi, sostenuto validamente da Messe, fu que llo <li condurre un 'az io ne pressante e continua onde ottenere dagli ang loamericani l 'autori zzazione a far affluire al Raggruppamento nu ove unità. Un primo provvedimento fu comunque que llo della sostituzione <lei comandante. Il comando venne inl'aui tolto al gen. Dapino, giudicato piuttosto problemati co e remissivo, ed affidato al gen. Umherto Utili . Secondo il giudizio di Bcrardi, non era un inl'eriore comodo, di agevole comandahilità , era iperc ritico, spesso si pre ndeva li bertà piuttosto spinte di apprezzamenti; ma era anche un uomo che si faceva benvolere dai dipendenti , c he sapeva imporsi con dignità agli alleati, che aveva fatto la sua parte in guerra , allorché era stato Capo di Stato Maggiore del C.S.J.R. in Ru ssia alle Jirellc dipendenze di Messe, c he pertanto lo conosceva bene ed anc h'egli ne apprezzava le doli umane e professionali . li 18 apri le 1944, i I / Rar:,r:,ruppamentu Motorizzato cessava di essere e dava vita a l Corpo Italiano di Lihcrazione, sempre sotto il comando <le i gen. Utili e forte di ci rca 25.000 uomini. Un inc re mento notevole ri spetto ai 5000 del Raggruppamento, il cui merito andava attribuito a Messe , che aveva disin voltamente ig norato l' impeg no assunto con gli alleati di non s uperare le 12- 14.000 unità, a iutato peraltro efficacemente da Berardi in primo luogo ed anche, per quanto d i propria competenza, <la Orlando dalla sua posizione di mini stro de lla


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Luigi Emilio Longo

gue rra. Il Capo di Stato Maggiore Ge ne rale e quello de ll ' Esercito erano riusciti pressochè a raddoppiare il numero dei combattenti concessi con il semplice metodo di immettere nel C.l.l ,. tutto ciò che, legalmente od illegalmente, cercavano di racimolare valendosi dell ' appoggio complice dei comandi alleali in linea . I d ue generali italiani g iocavano, molto opportunamente, sull 'e te rno dissidio comune a lutti gli eserciti del mondo , fra prima linea e retrov ia. li C J .L, infatti , messo in piedi da Messe e Berardi aveva raggiunto con i suoi venticinque mi la uo mini la forza di un C.A., per quanto alle dipende nze di un unico i.:omandante italiano, formato da una Divisione (Nembo) e due Brigate ( I" e 2"), o ltre ad un reggimento di artig lieria, un gruppo pesante campale e varie unità di servizi logistic i. 14 Tutto ciò non si accordava affatto con qua nto imposto dall' A .C.C. i.:iri.:a l'impiego bellico di unità operati ve italiane; da qui , ecco ri appa rire la mai obliata questione circa il prevale re dell ' opportunità politica sulle necessità militari . Se e ra vero i.:hc il C.l.L. , inquadrato ne11'8" Armata britannii.:a, ne aveva seguito le vicende operati ve ava nzando ne l settore adri atico dalla w na dell e Mai narde alle Marche, batte ndosi i.:on mo lta determ inazione e compensando la propria infe riorità materiale nei confronti tanto delle uni tà a lleate quanto di que lk: letlt:sc hc con una capacità combatti va decisamente buona , e ra altrett anto vero che l'a tteggiamento italiano. pregiud icatamente disinvolto nel superare i limiti di forza consentiti , andava stigmati zzato e "punito" , anc he se non pote va mi sconoscersi il va lido contributo offerto da l C.I .L. La G .V. italiana veniva pe rtanto ritirai.a dalla linea il 3 1 agosto e definiti va me nte sciolta il 24 sette mbre. Quando ormni sembrava ine luttahi lc il prevalere de ll ' opportuniti:1 politica sulle necessità mii ilari, queste torna vano inesorahilmente a lla ri balta. In quell 'estate del 1944, infatti , gli a lleati aveva no messo in piedi l'operazione Draguun, mirante all'occupa zione de lla Francia Meridionnle, e pi.:r po1ta rln a compime nto avevano inviato sci divisioni delle qua li ora si imponeva il rimpiazzo. Ed ecco allora il gen . Alexander chiedere nl Comhined Chilf r~f" Staff di Washington c he venisse accresciuto il concorso italiano alle operazioni alleate sul nostro teatro, da reali zzarsi con un maggior numero di unità dn comhallimento. Un boccone certame nte duro da digerire da parte dcli' A.C.C. i.:he peraltro si affrettava a mettere in chi aro come le GG .UU . italiane in fase d i costituzione avrchbcro continuato ad essere soggette a limiti be n definiti . In altri termini , si sarebbe trattato di divisioni le1:gere, con un organico di non più di I0.000 uomini e non si sarebbero c hi amate "divi sioni" ma Gruppi di Combattimento, non avrehbero potuto essere impiegate attraverso un inquadramento organ ico in CC.AA. italinni bensì in forma frazionata con dipendenza da differenti CC.AA.

14 ui I Hrigala (col. i.g.s. l'ucci) era costituila clal 4° Rgl. Bersaglieri su due btg.nj (il XX IX cù il XXXlll). dal 3° Rgl. Alpi ni. anc h·csso su du btg.ni (il Piemonte ed il Mo/Ile Gra11ero), il CLXXXV Hrg. l'anu.:adulisti (rnagg. A ngelo Massimino) ed il IV Gmppo someggialo da 75/13 . La Il Hrigata (çul. i.g .s. Moggi) e ra cos titu ita dal 68° Rgl. f. Leg11r1110 (su cJuc btg.ni) dal htg. /Ja.fih·,dal fX RP/lltrlo d"/bsalto " Col M oschin ·· e dal IV Gruppo someggiato dn 75/13;


Paolo Berardi, Capo di Staro Maggiore del Regio fìsercilo dal 1943 al 1945

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alleati. Questo ostinato rifiuto aveva una chiara motivazione di carattere politico, così come di natura politica era l'anonima denominazione di "Gruppo di combattimento" anziché quella molto più appropriata di "Divisio ne". Tra l'autunno e l'inverno 1943-1944, il Reg io Esercito allestì sei Gruppi di Comhattimc nto: Cremona (gcn. Primieri), Friuli (gcn. Scallini), Folgore (gcn. Morigi) , Legnano (gen. Utili), Mantova (gen. Bologna) , Piceno (gen. m.o. v.m. Beraudo di Pralormo). Il ritiro dal fronte del C.1.L. e la conseguente immissione nei suoi reparti delle nuove unità non fu indolore, perché significò l'addio all'uniforme grigioverde. Di italiano conservarono solo la bustina, i contrassegni di grado, le mostrine sormontate dalle stellette e la striscia tricolore, distintivo di riconoscimento di nazionalità, portata sulla spalla sinistra al di sopra dello scude tto di Gruppo. Pa11icolarmente dolorosa fu la sostitu zione dell'elmetto nostrano con quello inglese "a padella", una soluzione giustiricata con moti vi molto peregrini di eguaglianza unifom10logica ma che, in verità, altro non era che un altrn raffinato e molto britannico espedie nte per mortificare ulteriormente g li italiani , questo popolo che aveva osalo, in una certa fase della propria storia, alzare un po' troppo la testa e diventare un pericolo per l'egemonia britannica nell'area mediterranea e coloniale. In real tà, da parte alleata, la cobelligeranza -fo1mula già di per sé piuttosto amhigua, in quanto definiva la posizione di uno Stato che si trovava in guerra contro lo stesso nemico di uno o più altri Stati senza tullavia avere gli impegni cd i diritti dell'allealo- era stata concessa all ' Italia in una fase nella quale si era più ottimisti circa l'esito della campag na in atto nel nostro Paese; ma in seguito, a causa dell'aspra reazione di Francia, Grecia e Jugoslavia nonché della stessa opinione pubblica britannica , timorosi tutti che l'Italia, proprio facendo leva su questo "status" , avesse potuto prendere parte alla Conferenza della Pace insieme alle nazioni alleate, si era divenuti più cauti. In poche parole agli angloamericani interessava poter disporre da parte degli italiani di ciò di cui essi avevano realmente necessità, e cioè manovalanza nei porti per lo scarico dei materiali , operazioni di trasporlo dei rirornimcnli alle truppe in linea, riattamento delle reti di comu nicazione, bonifica di campi minati, servizi di guarda alle infrastrutn1re ed alle vie di traffico (strade, ferrovie), in sostanza per ogni tipo di attività non di carattere operativo, ivi compresi il taglio della legna e la mietitura del grano. Non dovrebbe essere difficile per nessuno rendersi conto dell'amarezza che pervadeva l'animo di Paolo Bcrardi, un uomo le cui connotazioni non consentivano che gli pa'>Sassero inosservati anche pm1icolari di dettaglio. Nel corso delle sue frequenti visite ai comandi e reparti in fase di riordinamento aveva rilevato come ad alcuni soldati fossero state assegnale le divise di caduti inglesi, rappezzate alla meglio nei punti nei quali erano stati colpiti dai proiettili o dalle schegge. Ed un 'altra cosa contribuiva ad alimentare il descritto stato d 'animo, ovvero il dover constatare la mancanza di sensibilità messa in mostra da non pochi esponenti dell'ambiente militare di fronte alla tragicità del momento. Nei riguardi di questo atteggiamento, l'amarezza e la malinconia si tramutavano allora in vero e proprio sdegno, come è comprovalo <la una missiva inviala dal Capo di Stato Maggiore Generale ai Capi di S.M. della Marina e dell'Aeronautica:


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/,uigi /:,'m ilio Longo

" li Capo di Stato Maggiore de fl'F,sercito ha avuto occasione di constatare che durante 1111afesta organizzata da un comando alleato, ufficiali italiani -che vi dovevano presenziare per ragioni di srrvizio- hanno attivamente partecipalo alle dan ze. Corulivido pie11amente le amare r!flessioni che S P. Berardi mi ha espresso ed osservo r·he tale atteggiamento , da parte dei no.1·tri uj]iciali, denota assoluta manranza di sensibilità per non dire pe,?,?in. Che gli americani balli110 è comprensibile e romunque è rosa che 110n ci interessa. In questo momento in cui tutta l'Italia è sottoposta ad ogni specie di sacriji('i e di privazioni morali e materiali, i> necessario die gli appartenenti alle FF.AA . si asten,?ano da ogni manifrsta-;:.ione esteriore che possa suorwre ojjesa a rhi soffre. Chi per avventura no11 ha motivi di preoccupazio11e dimostri, almeno con I 'attegg iamenlo, di saper rende rsi partecipe drl dolore degli altri" . 15 Nel corso de lle sue frequenti ispezioni ai reparti Be ranJi ebbe modo di valutare come tra i più efficienti vi fossero i Gruppi di Comballimento Cremona e Friuli che, retaggio delle omologhe l)ivisioni c he aveva no preso parte alla campagna cli Corsica, possedevano un maggior grado di addestramento. Anc he essi, peraltro, furono -almeno si no a ll 'agosto de l 1944- vittime dell'ollusità compo1tamentale degli ang loamericani che vi attinsero per ogni genere rli materiali e di personale ritenuto necessario a lle loro esigenze, in particolare au tisti e meccanici , creando così un grosso problema allorc hé , una volta decisa l'uti li zza1.ionc come unità di combattimento moto,iuatc, bisognò fare salt i mortal i per recuperare il personale idoneo. inoltre, al Friuli furono sottratti alcuni battag lioni. verso la fine di giugno, pe r essere inviati in Puglia a mietere il grano; qua ndo. nell ' agosto successivo,venncro recuperati , non fu im presa semplice que lla dei comandanti per restituire morale e mordente ad uomini c he, nonosta nte tutto , si comportarono poi onorevolme nte in linea , in Romagna , tra il febbraio e l'a prile 1945. Un a ltro be l reparto, de l tutto particolare per caratteristi che pro prie, era il Nembo , anch 'esso costitue nte il retaggio de ll a o monima Di vi ione Paracadutisti che era nata ne l I 942 a Tarquinia ed a Vite rbo , ne lle due scuole de lla spccialità. Si trattava di soldati dotati della spavalderi a propria di clementi destinati ad azioni rapide. ardite, decise e fulminee e c he proprio in virtù di tali caratte ristiche in condizioni di normalità, al di fuori della lotta, potevano crea re proble mi . Lo a vevano dimostra to le vicende armisti z ia li , vissutl: da lla G .U. in Sardegna, dove si erano verificati episodi di di ssenso dalla li ne a di condotta " ortodossa" seg uita da l Comando Supremo c he no n solo non aveva potuto impiegare il re parto contro i tedeschi ma a veva dovu to anz i sorvl:glia rl o . Ne conseguì come anc he gli a lleati g uard assero con sospetto tutta la Nembo , della qua le si dec ise anche di ca mbiare il comandante. ru così che.

'-' Archivio Messe , mcc. (ì/6, prol. 90C)6/ AV del 10.1. 1944 , oggetto: "Co1111'g110 1itficiali ". cln C'.S . a .S.I:!. il Capo di S .M. della R.M. e della R A t> p.c. a S .E. il Capo cli S .M. dd R.E., r.to Messe;


Paolo Berardi, Capo di Stato Maf?f?iore del Regio Esercito dal 1943 al 1945

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solo due g iorni dopo il suo ritorno in Italia, si prese ntò a Ilerardi il gen. Giorgio Morig i, già campione olimpionico di equitazione, un uomo dal supe rbo passato di guerra, che senza mezzi termini aveva chiesto di essere impiegato al più presto e soprattutto in atti v ità operati va. Dovette essere indubbiamente una scena simpatica, immaginando il contrasto fra le due figure, quella del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito piuttosto compassata, lineare, se vog lia mo anc he un po' rigida, e quella spigliata e d isi nvolta del suo interlocutore c he dovette peraltro piacere imme di atamente a Rerardi che infatti lo destinò subito al comando del la Nembo. La scelta si sarebbe rivelata felice, perché Morig i si mise sotto con passione, rianimò l'ambiente, fece lavorare i paracadutisti come hcstie e fondò un giornalino della specialità che satireggiava tanto i borghesi quanto gli uomini politici riuscendo, come era ovvio c he fosse, ad attirarsi le ire degli uni e degli altri. Ad un certo punto, gra1,ic anche al lavoro ahi le e <lcte m1inato di Rerardi ed al suppo110 c he, sia pure in te rmini ovviamente "coperti" , gli veniva da Messe. gli alleati si convinsero della convenienza d i far e ntrare in linea que llo che ormai era di ventalo un Uruppo di Comhatli mcnto al quale però gli stessi angloamericani vo llero che fosse cambiato il nome accettando quello di f,"olgore proposto dagli italiani . Ma, una volta costin1itesi le unità o pe rative e dal momento che queste avrebhero dovuto ricevere in dotazione l'armamento ing lese , il primo problema da risolvere per il Capo di Stato Maggiore del R.E. fu que llo <lcll'a<l<lcstramcnlo del personale all ' impiego delle nuove armi , pe r il quale furono individ uati e formali urriciali, sollulTiciali e graduali da qualifi care come istruttori per svolgere successivame nte tali funzioni presso le unità stesse. Esaurita questa prima fase , ebbe in izio l'addestrame nto individuale e di reparto per passare poi alle esercitazioni <l ' insieme e di cooperazione. Si trattò di un lavoro approfondito, capillare, metod ico condotto con determjnazione e reso ancora più arduo dal eu11trollo siste matico e fi scale del personal e inglese, ma che alla fine si dimostrò indubbiamente efficace. 1-<ra l'altro, era un lavoro in grado di coinvolgere completamente Paolo Berardi c he dell'addestramento. sin dai primi anni della sua can-iera, aveva fatto una ragion d' essere. Ogni Gmppo d i Combattimento prevedeva il seguente organico: Comando con Q.G. e due sezion i d i carabinieri; 2 reggime nti di fanteria, ciascuno dei quali articolato su una compagnia comando , tre battaglioni rue ilicri su Ire compagnie cd una armi <l ' accompagna mento; una compagni a mortai; una compagnia cannoni e.e.; un reggimento d' artiglieria su quattro gru ppi da 88 , un gruppo e.e. da 76, un gruppo e.a. da 40; un battag lione misto genjo su due compagnie artieri ed una tcleradio; aliquote di servizi logisti ci: una sezione di sanità , due ospedali da ca mpo , una compagnia trasporti e ri fòrni mc nti , un parco di artiglieria, genio ed automobilistico .


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Luigi !::milio Longo

In totale, 432 ufficiali , 8578 sotturlìciali e mil itari di truppa dotati de l seguente armamento: 2516 moschclli automatici, 502 fuc ili mitragliatori , 20 I mortai Fiat, 40 mortai da 76, 140 mo11ai da 50, 36 cannoni e.e. da 57, 8 cannoni e.e. da 76, 32 pezzi da 88, J2 pezzi e.a. da 40, 1183 automezzi .16 Si è detto del l'autentica passione nutrita d a Rcrardi pe r l'addestramento, che per qua nto riguardava questa sua esperie nza al mass imo li vello dell 'Esercito avrebhc toccato il c ulmine alla fine di gennaio del 1945 con l'istituzio ne di un Ispettorato dell'addestramento per (jruppi di Cmnbuuimentn , n:llo da un generale alle dirette dipe ndenz.e de l Capo di S.M . del R.E. per il quale si conrig urava come organo di consulenza e di raccordo con le autorità britanniche anch'esse preposte all ' addestrame nto 17 • Ma la ·'summa" del pensiero del gen. Re rardi relativamente a questo te ma era espressa in un documento datato IO gennaio 1944 e che già dall 'i ntestazione dell'oggetto -/\ddf's trumento: consigli praticisi rivelava di notevole inte resse. Lo riportiamo pertanto integralmente in Appendice (n°5), segnalando all 'attenzione del le tto re la capillarità del le situazioni previste e l'estrema praticità dei suggerimenti indicati. Circa un anno prima, ne l marzo del 1944, in un altro documento avente sempre come oggello il tema dell ' addestramento aveva affermalo c he, sulla scorta dell 'esperienza sino allora maturata dalle fo17.e italiane che stavano cumhattendo con gli alleati . e ra apparso c hiaro c he esso doveva te ndere a conferire ai combatte nti quelle abitudini della ~uerra c he servi vano ad evitare perdile ed a rendere difficoltoso l'orientamento del nemico. Aggiungeva poi una breve ma significati va serie delle lacurn.- messe in mostra dalle nostre truppe: - le pattuglie in esplorazione tendeva no ad addensarsi anziché sparpngliarsi sul terre no; - si dimenticavano le misure di sicureaa (vedette, clementi di osservazio ne fissi o mobili), facilitando le azioni di sorpresa dell'avversa rio; - non si masc heravano le anni appostale , e nemmeno prima di appostarle: - gli uomini si facevano vedere imprudentemente sull e c reste e sui cocuzzoli , attirando così l'osservazione e l'offesa ne mica. L' addestrame nto, di conseguenzn doveva mirare a dare a tutti /'abitudine del campo di balla~/ia. Il doc ume nto si concludeva con una direttiva affinché, con l'avvento della huona stag ione e man 1110110 c he le condizioni mete reologiche lo avessero consentito, i comandi di CC.t\A. disponessero perché i paesi e gli a bitati in genere venissero sgomberati dalle truppe con conseguente allcndamento

11' L'esame compa rativo del Gruppo <li Co111battimento italia110 con la clivisionc inglese ccl americana , entrambe ternarie e provvis te <li un re parto es plorante corazz.110. 111ette in evidenza le minori possibilit?i di manovra dell 'unità ital iana. anche se induhbiatm:nte piiì po lente e 1neglio equilibrala sia latticarm:nle che logisticamenle d i luni i tipi <li <li visione s ino a llora impiegali nel R.E. (Bovio O., Storia dell"P.sl'rrilo Italiano , Roma. USSME. 1996, pag. 40 I ; 17 AlJSSME. L 13/29, S.M.R .E. Uff. A<l<l., prot. n° 45/1-1/14/A<ld . del :l0. 1.1945. oggetto: Allribu:ioni del/"l.l"pellorotu cf,,J/'adrll'strm11e11tu per Gruppi di Co111ba11i111t'11/o, ,l E11Le di c ui all"oggctto e p.c . ad c nli vari, f.10 il C:ipo di S.M . P. l:lerarcli ;


Paolo Rerardi, Capo di Sia/o Maggiore del Regio f,'sercilO dal 1943 al 1945

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per tutti, compresi i comandi di G.U. ad eccezione di 4uc lli di C.A. e deg li uffic i e magazzini . Lo spirito di ques ta direttiva, oltre alle finalità di indole ig ienico-san itarie, e ra quello di distaccare ufficia/i e truppa dalle abitudini un po·

deleterie d ei centri abitati, r.he spesso allontanavano o disturbavano dallo scrupoloso adempimento del servizio. 18 A mano a mano che g li alleati ne giudicavano soddisfacente ìl li vello di addestramento raggiunto, i Gruppi di Comhaltimcnto venivano avviali in linea. Il primo fu ìl Cremona, che il 14 gennaio 1945 si sc hierò nel settore fra la ferrovia Alfons ine-Ravenna ed il mare, inquadrato ne l J C./\ . canadese; poi fu la volta del Friuli, entrato in linea 1'8 fchhraio nel scllorc dì Brisighclla, a Sud del fiume Senio, in sostituzione della Di visione polacca Kresowa . li 3 marzo toccò a l Folgore schierarsi fra il Senio ed il Sante mo alle dipendenze del X lii C.A. ing lese, e infine ìl 2J mari.O entri'> in linea il Legnano , schieralo nel settore del fiume ldicc andando a costituire la saldatura fra le due armate alleate , la 5" americana a sinistra e 1' 8" britannica a destra. n Mantova , non ancora completato negli organic i, non avrchhc preso parte alle operazioni , mentre il Piceno, sin dalla fase organizzativa preliminare, era stato trasformato in Centro Addestramento Complementi Forze Italiane di Combattim('fzto; allestito a Cesano. ne lle vici nanze di Roma; il Centro si sarebbe trasfonnalo nel tempo ìn Scuola di Fanteria ed è tuttora come tale ìn fun zione. Do po un periodo di stasi operativa, durante la quale l ' attività dei nostri reparti fu caratterizzata da una costante azione di esplorazione ravvicinata, dì pattug lia me nto e di reaz ione aj numerosi colpì di mano e ffettu ati dai tedeschi, venne infine il momento dell'offensi va primaverile a lleata. L 'atti vità dei nostri Gruppi di Combattimento ebbe i suoi momenti più sig nificativi ne l forzamento dei vari corsi d'acqua in contrati, -ìl Senio, ìl Sanlcmo , ìl Canalina, il canale di Fusignano cd altri ancora- nel passaggio del Po e dell ' Adige e nel susseguirsi di attacchi diretti all a conquista di localitù tatticamente importanti , alcuni dei qua li , a llo scopo d ì mig liorare la situazione de lla base di partenza, condotti anche in precedenza rispetto all ' offensiva generale. Le pe rdite subite nel corso di questa furono di 74 1 c aduti , 1580 feriti e 75 dispe rsi 19 , un totale tutto sommato accettahìle tenendo conto dell'avversario che a vevano avuto di fronte e del la situaz io ne morale e psicologica del Paese.

4 - li Capo di Stato Maggiore del R.E. e la classe politica I partiti politici , nella loro incoscienza ed incapacità organizzativa facevano quanto era loro possibile per togliere alle FF.AA . quel tanto di disciplì-

18 AlJSSME. Ll 3/33 . S.M.R.E. - Uff. OPR. prol. N. 2718/0p. tlell ' l 1.3. 1944. oggetto J\dd,·slrammlu. ai comandi FF.AA. di Campania e Sardegna, a que lli elci IX, XXX I e LI C.A. e tlella Divisione Sabauda e p.c .. al Ministero Guerra e C.S; 19 Rovio O., op. cii.. pag. 405;


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Luigi F.milio LonRO

na e dignità che tuttora sussisteva grazie proprio al com portamento dei comhattc nti del C.l.L. prima e dei Gruppi di Comhall imento successivamente. Il corsivo si riferisce ad un 'es pressio ne adope rala dallo stesso Berardi ne lle sue memorie,20 che la dice lunga in me rito ai rapporti di 4uesti con la classe politi ca dell'epoca la 4uale poi, una vo lta gi unta a Roma ne l g iugno del 1944 ed ivi stabilinatas i, aveva comi nciato ad agitars i ed a sbraitare per la pe rs iste nza a fianco degli alleati di un 'e.ffiriente rappresentanza militare italiana (il corsivo qu esta volta è nostro, visto c he tale richiesta sarebbe stata d iffic ilmente reali zzabile date le condizioni de l momento). Come ricordato amaramente sempre dal Capo di Stato Maggiore del R.E .. Benedetto Croce dava l'esemp io ne llo screditare le nostre fo rze regolari vagheggiando velle itari ed utopistici progetti di volontari repubhlicani.21 Solo trent'anni dopo, un ''espe rto" del P.C.l. pe r le questioni mi lita ri avrebbe dclìnito con chiarezza l'atteggiamento della classe politica dell 'epoca nei confronti de lle FF./\/\.: u.1 politica militare dei governi di unità ant(fas<"ista, nei.{affi, rrrcà di indirizzarsi verso i seguenti obie11ivi: tagliare ogni rapporto tra FFAA. e monarchia, diminuendo nel rrmtempo i poteri dello Staio Ma~iiore Generale. r di contro rivalutare il potere militare del Consiglio dei Ministri fìno ad i.ftitu ire un unico Ministero della /Jifesa 22 • Paolo He rard i non aveva in precedenza avuto mai contalli con gli ambienti poli tici , e tutto sommato fu con una certa curiosità c he vi si avvici n<'> a llo rché le circostanze lo misero in condizione di farlo. Ma le prime espe rienze maturate in que l di Brindis i, a fianco di que l piccolo gruppo di uomini che costituiva il governo de l Sud , non erano state deludenti, anzi egli avrebbe ricor<lato con simpatia quei ministri che avevano ri scosso la liduc ia degli alleali mo lto di più del loro capo Uadoglio; si lrallava d i onesti volo nterosi, scna1 dubbio più costrutt ivi degli agitatori di pai1e che succedettero loro. C'è un brano, nel volume di me morie scritto da Rerard i, la cui godihililà ci suggerisce, quasi ci "obbli ga", a rende rne integralmente pa1tecipc anche il lettore: Nel piccolo ambito delle soddis.fa:ioni personali dei nuovi putenti, era <"llriosu notare quanto questi esponenti clemocratiri -senza distin zioni di partito- fossero felici quando ('llpitavano nrl nostro ambiente militare, manifestando la stessa puffilità dei loro predecessori fas<'Ìsti. Gli onori, "he nel nostro /.:,'sercito ahhondano e chr lasciano impassibile chi è abituato a riceverli ,wrmalmente perché li sa diretti al grado ed alla carica e 11011 alla persona , li lusingavano e la /uro aspirar.ione era di passare una rivista; ed in vero la moltitudine di uomini immobile, presentante le armi alla maestà di una persona è spettacolo imponente. Allora i potenti sfilavano con i cappelloni in

20 21 LL

Hcrardi P., op. cii. , pag. 77: Berardi P., op. <.:il., pag. 77: Berarcli P., op. <.:il.. pag. 77;


Paolo flffardi, Capo di Stato Ma,ru;iore del Regio F:serrilo dal / 94] al 1945

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mano , con L'aria un po ' impacciala, tra / 'autorità <'he loro deri va va dal popolo ed il desiderio di fa rsi perdona re dai soldati 1·inframmellenza di cui sentivano la fa lsità; mentre essi a nelavano a sollecita re il favore della truppa , r;uardavan o con diffidenza ai capi militari, pronti ad addossare loro la responsabilità più assurda . F,' abitudine inveterata dei politici di imposta re male le RUerre, e poi fa r colpa ai genera li di averle perdute: dei democratici non ,neno dei fa scisti. Secondo l'esperienza maturata da Bcrardi in qu el pe riodo , i poli tici dimostravano de mocratica paura ogni qual volta si trattava di pom~ mano a qualche provvedime nto che scuotesse da11e fondame nta la routine del vecchio mondo militru-e. A suo parere la rag ione dell ' incongruenza , risalente alla fondazione dell'un ità d ' Italia, slava nell'insanabile incompre ns ione tra mondo po litico e mondo militare , un a costante nell a stori a del nostro Paese. Me ntre in Germania, in Inghilterra, negli Stati Unili ed in Russia i generali erano rispettati come espressione viva della nazione, mentre in Francia i po litici si inte ndevano anche di questioni militari e le di sc utevano a tu per tu con i militari , in Italia in vece non capivano nulla di tali proble mi e nulla faceva no pe r procedere ad un agg iornamento limitandosi, caso mai, solo a criticare o ad ironi zzare. Molti poi di questi che Berardi definiva imp[(l(:obili corrodi /ori dell ' Esercito prete ndevano di valersene per questo o quello scopo nel le inevitabili cri si storic he, quasi c he un ' istitu zione dell'ordine di un forza annata non ri chiedesse continuità, ri guardo , alTcàmc cd incoragg iame nto da parte dei rappresentanti della nazione , come se fosse lecito sollazzarsi a scopi scllari con la v ita dei cittadini . La scarsa sintoni a del Capo di Stato Maggiore de l R.E. con l'ambiente politico e ra avvalorata dal fatto che, all' atto dell'assunzione della carica, egli aveva promulgato un ordine del giorno dove parlava di responsabilità dell'Esercito e dell ' Ital ia, incitava i cmmrndanti alla cura morale dei soldati ed accennava anche alla tragedia personale di Vittorio Emanuele lfl , indicandolo come capo dello Stato ed invitando a seguirlo sulla v ia da lui tracciata. Mentre una parte della stampa sotlolincò l'importanza dell'ordine del g iorno, dimostrando di capirne la logica nelle particolari circostanze del mome nto, alcuni esponenti di vertice di uno fra i più e minenti prutiti "dell' ordine" lo avevano invece tacciato di scarsa opportunità politica . Si trattava, in e ffetti , di un'acc usa info ndata, quanto me no supe rficiale, in quanto non teneva conto de l peso delle circostanze e della responsahilità connessa alla carica rivestita da Rerardi cd anche del fatto, altre ttanto importante, che questi era legalo ad un giuramento che, in particolare per uomini della sua statura morale , rivesti va un carattere di sacralità. Anche se, in realtà, Bcrardi a veva incontrato il Re solo in quattro occasioni, nel corso delle quali è da ritenere che, sul piano umano, la personalità del sovrano non gli fosse particolanncntc piaciuta. Vittorio Emanuele 111 era portatore di un rigido formali smo, di puro stile pie montese quattrocentesco, che lo pmtava a trattare le questioni anche militari in chiave appunto più formale che sostanziale , poco prope nso ad interessarsi , ad esempio , della compone nte addcslrali va dell'impiego delle armi. Sulla sco1ta di quanto è stato de tto sino ad ora c irca le


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/,uigi t:111ilio Lonf?O

attitudin i e gli interessi di Berardi, la mancanza difeelinR fra i due ri sulta piuttosto scontata. Magg iore la sintonia con il Principe lJmhcrto con il quale, prima che diventasse Luogote ne nte del Regno, ebbe incontri settimanali a ttinenti alle vari e problematic he di carattere mili tare. A prescindere comunque dai pe rsonagg i c he ne inte rpre tavano il ruolo, Reranli era se mpre stato , e lo sarebbe rimasto sino al termine dei suo i g io rni , un ferve nte sostenitore dell'istitu zione monarc hica, intesa secondo una concezione fide istica ed aristocrati ca insieme . Per lui , troppo elevato e troppo complesso era il concetto di monarch ia per essere compreso dall e masse incolte o, ancor peggio , da quelle semiistruite; secondo il suo punto di vista, queste o vi credevano per un impulso e motivo-sentime ntale, così come credevano nella relig ione, amando il proprio re come un'espressione di vi na o vvero, nella loro pres unzione infarcita di luog hi co muni , non riuscivano a vede re ne ll'istitu zione monarc hi ca se non la manifestazione di un privilegio, ri tenuto in ogni caso ingiusto . Tale concezione elitaria trovava ancora maggior alime nto proprio in quel periodo nel quale stava ese rci tando le fun zioni di Capo di Stato Magg iore del R .E ., un pe riodo di gretto materiali smo nel quale l'idea di un capo di Stato che derivasse la propria autorità per di ritto di vino non trovava certamente mo lti assertori. Per Paolo Berardi , in vece, se c' era un ' istituzione che desse co nsistenza al biblico senso patriarcale dal qu ale traeva sostentame nto la concezione sociale c ristiana, questa era proprio quella monarchica che elevava al c ulmine della colle tti vi tà nazio nale la famiglia reale collegando nd tem po , con la continuità di questa, le varie generazioni; all'orgoglio dei viventi , sostituiva il monito dei trapassati , ed impreziosiva di un c ulto relig ioso l' au torità somma del lo Stato . Secondo l' opinione di Bcrardi , g li uomini poli tici dell 'epoca vollero deli beratame nte ignorare l'Eserc ito regolare il cui impegno non chhcro mai il coraggio di esaltare a fronte deg li s forzi dei parti giani né di affermare que lla c he e ra un a sacrosanta verità e c he c ioè se essi avevano reso pe r cinque , l' Esercito regol are aveva reso al me no per dicci . i primi contatti con c leme nti della res istenza furono presi d allo Stato Maggiore R.E. subito dopo il rientro a Roma di questo Ente , avvenuto nella prim a sellimana di luglio del 1944. Infa tti, mentre il Governo e lo Stato Maggiore Generale s i erano trasferi ti , nel fehhraio dello stesso anno, nell a zona Sale rno-Cava dei Tirreni , lo Stato Maggio re dell'Esercito era stato costretto dalla M .l.l.A . a permanere a Lecce, completamente tagliato fuori d allo sviluppo sempre più veloce delle operai.ioni. Ma g li alleati non avevano tenuto conto de lla caparbietà tutta piemo ntese di Paolo Rerardi c he, verso la fine di maggio , sente ndo ormai prossima la caduta di Roma, decise, volenti o nolenti gli a ngloamericani , di abbandonare il capoluogo salentino pe r stabilire il suo comando a Cava e poi a Gaeta. Il 9 giugno, sei g iorni dopo l' e ntrata degli Alleati nella capitale , nonostante le proibizioni di questi , Berardi si portò anch 'egli clandestinamente nella città do ve rimase per due giorni ospite del Quirinale dietro spec ifico in vito d i lJmhcrto di Savoia . 1-'u una "scappata", questa, c he si sarebbe rivelata molto


f'aolo /Jerardi, Capo di Stato Ma f!,giore del Regio Esercito dal 1943 al 1945

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utile per la c hiari fi cazione dell 'autorità na zionale che avrchhc dovuto comandare a Roma . Ne l frattempo , ad onta della costante opposizione della M .I.I.A ., gli Alleati si erano resi conto dell ' oppo11u niti"1c he Lutti g li organi di governo e di comando militare italiano vi si stabilissero se non si vole va c he la confusione dei poteri, già in atto, aumentasse. Il pronto arrivo a Roma di un pri mo nucleo de llo Stato Maggiore R .E. si sarebbe dimostrato in seguito foriero di non pochi benefici poiché consentì di eliminare rapidamente le autorità italiane estranee al governo c he vi si erano installale con l'appoggio dell'ingenuità degli alleati e che, predominando nella capitale in concorrenza con il governo legale, speravano di farne un corpo staccato dal resto dell ' Itali a affrancata dalla presenza dei tedeschi . Anche in questa ci rcostanza, si rivclù dete rminante la personalità di Bcrardi , la sua esperienza e la sua cultura. Dallo studio de lla campagne napoleoniche , egli aveva fatto tesoro di un dato essenziale , c he cioè per vincere bisoRtwva far presto. Tra i dirigenti della re te clandcslina romana , infatti, era da tempo in atto una vecchia ruggine che ven ne a galla quando si trattò di n1ccoglicrc g li allori . l componenti de lla consorteria c ri stalli zzatasi intorno all a figura de l gen . Denc ivcnga, capo della rete , prete ndevano di avere una parte pre minente nc ll;;i direzione dell a cosa pubblica ed, in allcsa di dive ntare membri del governo, non inte ndevano cedere ad altri la porzione di pote re acqui sita . Pertanto, crearono un ente de nominato Citlà di Roma e vi si misero alla lesta, attivando un 'azione di ostilità e di sabotagg io presso i comandi a lleati nei confronti degli usurpatori sudisti e della loro installazione neg li uffici di via XX Settembre. Ad ogni modo , nonostante la costante opposizione della M .l.T.A., la fortuna volle che 4uesta si fosse falla precedere, a Roma, da un proprio rappresentante nella persona de l col. inglese Pidslcy, uo mo di buon senso non prevenuto contro g li ilaliani, equi libralo cd imparziale c he, opportunamente " lavorato" da Bcrardi, si rese suhilo conto come gli unici in grado di lavorare seriamente fossero gli. organi regolari costituiti dal gove rno legale e , di conscgucn.la, come fosse urgente regolarizzare ogni co a e liminando intriganti cd arruffon i. TI ri sultato fu che dal IO lug lio 1944 il Ministe ro della Guerra, lo Stato Maggiore Generale e quello dell'Ese rcito iniziarono la loro attivit.1 ufficiale a Roma. Aveva così ini zio il pe riodo " romano'' di Paolo Bcrardi . Alloggiava in un piccolo ma accogliente appartamentino ne l 4uartiere Parioli , adiacente ad un più sontuoso a ppartamento di maggiore ampiezza , adorno di pregiate pitture e sculture e di rare porcell ane, di proprietà di un faco ltoso professionista conosciuto in casa di comuni am ici, che g lielo aveva messo a di sposizione insieme a questo più grande, ed unitamente alla servitù , per g li obblighi di rapprescnlan.la ri chiesti dalla carica d i Rerardi. l pasti li consumava all a mensa dello Stato Maggiore, stabilita ne lla pensione Terminus di piazza dell'Esedra (oggi piazza della Repubbli ca) lieto di poterv i incontrare molti gene rali , antichi compagni di Accade mia, di Scuola di Gue rra e di carriera in genere, a lcuni dei quali avevano sofferto del le pri vazioni alimentari duranw


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Lui,:i Emilio l .o ngo

il periodo dell'occupazione tedesca della città e portavano i seg ni del conseguente de perimento organico. Vederli progressivamente rifiorire , nel corpo così come nel tono dell'umore , era naturalmente pe r Berardi una grande gioia, venendo a soddisfare quel senso di profonda umanità che lo aveva sempre caratterizzato. Ma accanto a queste manifestazioni positive , ve ne erano altre che turbavano l' animo del nostro personaggio cd in particolare c i riferiamo allo sfasamento degli spi riti , a llorché gli accadeva di incontrare perso ne dotate di valida intelli genza, ma care nti di adeguato senso critico nella valutazione cd apprezzame nto delle proprie situazioni personali in rapporto alla situazione generale. Spesso si presentavano a lui , infatti , generali meravigliali di non essere ancora stati rich iamati in servizio c he addirittura gl i segnalavano anche le destinazioni preferite, c he erano quasi sempre di comandi in linea. Altre volte si trattava di soggetti sui quali gravavano possibilità di procedimenti penali g ravidi di conseguenze, al cospetto di un 'opinione puhhlica globalmente ostile, in un 'atmosfera politica impaziente di accertare le respon sabilità ed anche di prevenire i giudizi, il tutto sollo l' imperio di alleati diffidenti e sospettosi. Non era un problema di poco conto, poic hé occorreva avvale rsi , e senza indugi , delle prestazioni di ufficiali trovati a Roma , sia per i servizi necessari nella cill~t e sia per colmare g li organici delle unità in linea; era peraltro necessario ev itare di impiegare persone compromesse dal loro comportame nto durante l'occupazione tedesca, ed allo scopo il Capo di Stato Maggiore del R.E. provvide alla costituzione di una commissione discriminatrice per la quale nonùnò tre membri nelle persone dei generali Ago, Amantea e Guidi , che e rano stati maestri di lulli gli ufficiali della generazione di Ilerardi e che, ormai nella "riserva" da te mpo, no n erano stati coinvolti nelle vicende dcli ' 8 scllcmbre e che, soprattutto, erano di provata dirittura morale. Si è solo accennato piì:i sopra al prohle ma dei partigiani , e lo riprendi amo ora per parlare della loro immi ssione nell 'Esercito, un'altra questione de lla quale fu chi amato ad occuparsi llerard i dopo l'insediamento a Roma. Mentre nella città non vi era stata un ' atti vità bell ica ma solo alliv ità clandestina (peraltro duramente pagata da coloro c he non avevano voluto beneficiare dell'ospitalità dei pala:t.Zi lateranensi), nella provincia invece era slala organizzata qua lche azione a fuoco che aveva proc urato ai tedeschi un fastidio sicuramente maggiore. Agli occhi di Rerardi , si tratlava di Italiani che avevano ri schialo la pelle per un ' idealità nazionale, e gli parve quindi opportuno pre ndere contatto con questi ele menti portando loro la voce ufficiale de lla Patria ed il riconoscime nto della qualifica di soldati. Pe rtanto iniziarono subito le visi le alle bande del Yite rhcse, delle Marche e del l'Abruzzo, nella consapevolezza c he a mano a mano che si g uadagnava terre no verso Nord aumentava il numero dei partigiani, un problema quindi che era destinato ad allargarsi e che andava affrontato in pieno. li concetto degli alleati era questo: s fruttare i pa11igiani finchè essi fossero nelle retrovie ne mi che, di sannarli e rimandarli alle loro case con un attestato di buona condolla quando, con il procedere della guerra, essi si fossero ven uti a trovare al di qua delle linee. li criterio all'ini zio venne applicato


Paolo flerardi. Capo di Stato Maggiore del Regio Eserciro dal 1943 al 1945

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con scrupolo, ma non ebbe lunga durata. dal momento che Uerardi riuscì , con l' approvazione , l'incoraggiamento e l'aiuto del Maresciallo Messe e del Ministro Casati , ad accoglie re degnamente i parti giani della Toscana e dell' Emilia e ad incorporarli nei Uruppi di Combattime nto forma ndo dei veri e propri battag lioni. Come al solito, l'ostacolo maggiore a tale co ncetto dello Stato Maggiore dell ' Escrcito -ed alla relativa sua attu azione pratica- proveni va dalla M .I.I.A., c he in questo caso sembra peraltro a c hi scrive che non avesse tulli i to1ti . La sua grande paura, infatti , era di favorire lo sviluppo di uno squadrismo bolscevico in Italia. li contrasto fu lungo ed accanito: g li Italiani a dimostrare che il vero e mi glior metodo di far sorgere il temuto fe no me no era quello di esasperare questa gente mortificandol a e trallandola male , la M .I.I.A . a rispondere che obbedi va a direttive ricev ute; gli Italiani a replicare c he bisognava evitare all ' Italia il pericolo di una scissura fra Nord e Sud per cui si re ndeva necessario fondere tulle le forze in un esercito solo; g li angloamericani ad insistere c he la loro politica non prevedeva l'immissione d i parti giani nelle file regolari; no i a dimostra re 1'assurdità di escludere dalle unità combatte nti questi clementi che altro non chiedevano che di comhallcre mentre si recl utavano invece tanti soggetti , anc he d i classi anziane, sicuramente animali da un mi nor entusiasmo pP.r la guerra , essi a ribad ire che tutti i cittadini dovevano ubbidire se nza discute re. Fortunata me nte, le vicende inte rne della GrcciaB a prirono gli occhi quanto meno agli inglesi, e venne consentito c he i patt ig ian i fossero ammessi qual i volon tari purché no n in unità organiche indipende nti , anche se ciò fosse stato contrario ai loro desideri. li gen. Berardi aggirò comunque l'ostacolo suggerendo ai comandanti dei Gruppi di Combattime nto di te nerli riu niti per squadre e per plotoni .

23 Dopo la sconfilla rni1itarc del 1941, nell' mmo s uccessivo numerosi cilladini , recuperate le numerose ann i presenti sul territorio, si dettero alla macchia in mo ntagna , dove i comunisli avevano organinato una strullura milita re denominala ELAS (EU .F.N IKON U f /KON /ll'ELEVTHfi/KON S'/RAHJN. ov,·er11 Esercito di Liberazione del Fronte Na~ionale Greco). il cui ohicttivo era <li con quistarc il dominio assoluto del Paese . Allorché il governo hritannico alla fine del 1942 (quando aveva a vuto inizio la hattaglia decisiva per I' Arrica Seltentrionale) si era ri volto all ' ELAS per attivare una cooperazione militare conto i tedeschi, aveva ricevuto il consenso <li questa. Gli inglesi fornirono un grosso numero di armi e munizioni , non immaginando c he, a parte alcune azioni effettivame nte svolte contro gli occupanti . questi aiut i sarebbero stati adoperali per quelle che erano le reali intenzioni dell"organizzazione . /\ questa se ne contrapponeva un ' altrn . la 1-:01,S (ELLENIKON nF.MOKRATIKON ETHNIKON STRA/ON) non comunista, che a lla fine del 1943 venne atlaccata dalle forze dell'El .AS e che anch'essa condusse qualche azione ..di facciata.. contro i tedeschi us ufru endo anch'essa <lei riforni menti inglesi rna desistendo a lla fin e per conservare le armi ai soli fi ni della prossima guerra c ivile. Questa si protrnssc a lungo , ragg iungendo il culmine intorno al Nat.11c del 1944: a questa data, l' ELAS aveva gii, conquistato interamente Atene ed era in procinto di pr!!n<lcre i pieni poteri in (irecia . Pu a questo punto che l' Inghilterra dec ise di intervenire . trovando pe ral tro una accanita resistenza sino a che . da Mosca. il partito comunista greco ricevcllc l' ordine. <l i sospe ndere momentaneamente i combaltimcnti: Ya lta era a lle porte , e hisognava ev itare ogni motivo di sospetlo di un'espansione comunista. Il 12 febbraio 1945 venne fi rmato il patto di Varkiza, così chiamato dal luogo delle lratlative, pe r il quale le mil izie de ll "El .AS dovevano sciogliersi e consegnare le armi. ma in compenso i comunisti greci faceva no un vantagg ioso baratto, ovvero il diritto di continuare ad agire in Grecia come partito legale.


Luii i Emilio / ,on;;o

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C irca il quesito se, nel perorare la causa dell ' immissione dei partigiani nelle forze regolari , lo Stato Maggiore dell' Esercito ubbidisse più ad un c riterio di opportunità nazionale ovvero a quello della convenienza tecnica per un reale rafforzamento delle unità, è fuor d i dubbio che influirono sulla determinazione di amalga ma l'urgenza di reperire forze combattenti cd il timore di rinnovare in Italia, nel ruturo, il fenomeno di un esercito di parte sovrapposto o contrapposto a 4ucllo regolare. Sulla scorta delle testimonianze dirette di molti comandanti dei Gruppi di Combattimento, è certo che l'immissione improvvisa di partigiani nei ranghi di unità regolari comportò non pochi problemi stante la diversità di abitudini e di mentali tà fra i facenti parte dei due diversi ambienti o perati vi. Altro è infatti il combattere "a volontà" cd altro svolgere compiti hcn definiti , eseguire ordini coordinati con altri ordini, agire inquadrati in una determinata situazione tattica. Sarehhc stata necessaria una lunga preparazione, quale nel 1944-1945 non era certamente possibile, per riuscire a fondere le due mentalità . traendone il buono da entrambe, mentre invece la predetta immissione , attuata ncll'inuni nenza del le operazioni , dette luogo ad inconvenienti in mome nti g ià di per sé stessi difficili. Nella sua disamina del problema, Paolo Berardi avrehhc affermato che questi , ad ogni modo, erano ragionamenti <la filosofi. Nella situazione in atto non v'era li bertà di scelta, e tutto sommato lo Stato Maggiore aveva fatto bene ad atte ne rsi a criteri non rigidamente teorici anche se imputabili di sentimentalismo. Ma , concludeva, era pur sempre sentimentalismo patriottico.24

5 - Il problema dei quadri Fu sicuramente uno dei principali fra i tanti proble mi che il Capo di Stato Maggiore dell' Esercito dovette affrontare, ed anche fra i più onerosi, in quanto non pochi dei difetti di preparazione della massa dei nostri quadri avevano origi ni lontane nel tempo e derivavano in parte dall'immobilismo culturale ed intellettivo tipico degli eserciti stanziali e, per altri versi, dalla diffusa tendenza nello studiare il passato senza prevedere adeguatamente il futuro. Quando si pensi che eravamo e ntrati nella I Guerra Mondiale quasi sprovvisti di artiglierie pesanti e pesanti-campali . e questo dopo che l'esplosivo a<l elevato potere distruttivo aveva fatto la sua comparsa una trentina di anni prima. che solamente nel 191 2 avevamo affrontato la questione delle artiglierie leggere a dcfonnazione altrove in atto sin dal J895, che i primi reticolati austriaci incontrati sul cammino delle nostre truppe avevano rappresentato una difficoltà insormontahilc, vien fatto di chiedersi come mai non si fòsscro saputo trarre le logiche conseguenze dall'analisi delle varie campagne che si erano succedute,

24

Beranli P., op. cit., pag. 136;


f'aolo Berardi. Capo di SJato Maggiore del Regio l:.."sercito dal /943 al 1945

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da 4uella di secessione americana a 4uella russo-turca, da 4uella boera a quella russo-giapponese. Questa inerzia intelletliva, pagata poi a prezw di tanto sangue sovcnle inutilmente versalo, si accoppiava ad un 'altra noslra g rossa pecca, ovvero la preoccupazione am ministraliva del logorio dei material i e del munizionamento alla quale la componente addcslrati va fu sempre eccessivamente subordinata, venendo in vece pri vilegiata l'idolatria del regolamento piuttosto che l'abitudine stimo lante alla fantasia creati va. Le idee innovatrici, che pur non mancarono an che sull a stampa militare , incontrarono quasi sempre, al massimo livello, scetticismo cd incomprensione. Basterebhcro, a tale proposito, esempi tipo quelli di Grazioli , di Pugnan i e di Tnfantc, studiosi dell a guerra di movimento ed in 4uanto tali (soprattutto gli ultimi d ue , attenti osservatori degli esperimenti inglesi in materia di unità coraz1,ale). ed il desolante riscontro con la pochezza del nostro materiale omologo con il quale entrammo nel secondo conflitto mondiale. La polilica di !,'Tande potenza messa in atto dall'Italia alcuni anni dopo la fine della prima guerra mondiale ri chiese l'ampliamento dell' Esercito, ponendo così il problema dell'immissione in esso di una massa imponente di uflìciali di complemento , problema che i govern i democratici non avevano previsto e tanlo meno risolto e che il successivo reg ime fascista trattò con una certa superficialità e sopratn1tto complica ndolo con la creazione de lla M .V.S.N ., anche se il fatto presentò pure un risvolto positivo in quanto il sorgere di questo nuovo organismo militare rav vivò negli ufficiali in s.p.e. dell'Eserc ito un sentimento di rinvi gorimento, di presti gio che gli stessi avrehhcro potuto sentire compromesso dalla nascita di questo "doppione", e che invece determinò il tacito proposito di affermare un a distinzione ben netta con gli improvvisati seniori, cen/urioni e consoli . Tra questi , c' erano indu bbiamente anche buoni elementi , ma era sempre gente pri va di un ' adeguata preparazione organica generale e che mancava , soprattutto, di quella solida tradizione di valori che coslilui va in vece il patrimonio prezioso dei "permanenti", il prodollo inalienabile di una classe dirigente educatasi e formatasi moralmente allraverso generazioni a loro volta maturate di concerto con le vicende risorgimentali . Ora però, alla fine di 4uel nefasto 1943 , incombeva sul Capo di Stato Maggiore il comp ito non facile di gettare le basi per un .Esercito futuro, un compito tull 'altro che agevole , anz i decisamente arduo , poiché per prima cosa occorreva mettere ordine nella mentalità dei quadri dis ponibili , per la maggior parte di complemento, richiamandoli a principi la cui validità ed applicazione erano state compromesse da varie cause fra le quali , quella prioritaria era rappresentata da l 25 luglio con lo scuotimento de lla fede politica dei giova ni che,a sua volta, non poteva non provocare lo scuotimento della di sciplina. Do po 4uella data la libertà era penetrala con furi a e disordinatamente ne lla vita di un popolo che da vent'anni vi era disahituato e che ora se ne entusiasmava senza renders i csattamcnlc conto del pedaggio che ciò avrebbe comportato . Prima de11 ' 8 settembre il cittadino che entrava ne ll 'Esercito sapeva d1t questo era il Neg io Esercito, o vvero l'espressione di que l vi ncolo fatto di


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l.uigi F:milio Longo

tradizione, di consapevolezza od anche di sola fede co stituito dall a monarchia; dopo 1' 8 settembre, la diatriba politica -o ltre c he l'evento di per sé stesso, ovviamente in grado di dar luogo a reazion i soggettive di natura di versaaveva notevolmente scalfito questa sorta di collante che sino allora a veva tenuto ins ieme il popolo con l'Esercito. La cla sse politica dell ' epoca, dopo averlo vi lipeso in tutte le manie re, cercava ora di trascinarne verso la propria parte un lembo, in competizione (anche se non e ra certo un confronto alla pari) con g li alleati , con tutte le conseguenze che tale 1·orma di trazione meccanica comportava per l' istitu zione. La s ituazione del corpo ufficiali quale si e ra presentata al gen. Bcrardi al momento dell'assunzione dell' incarico di Capo di Stato Maggiore può essere sintetizzata come segue. Premesso che la parte migliore o era morta o si trovava in prigionia, la massa degli ufficiali a dispos izione poteva considerarsi di visa in tre parli : una era costituita da anzian i impiegati presso e nti territoriali , s fiduciata, stanca , de motivata, af'llitta dal costo della vita e dal pe nsiero della famiglia da mandare avanti e quindi attacca ta al misero stipendio , timorosa di trasferimenti cd anelante solo a vive re in pace ; la seconda era formata da clementi più g iova ni , e ntusiasti del clima di libertà vigente e <.:omc tali irrequieti cd insofferenti de lla disciplina, in buona parte divenuti accan iti antifascisti od accesi repubblicani dal mome nto che la parola "repubblica'" aveva pe r loro lo stesso sig nificalo di " ribellione" , ribellione contro tutto ciò che nella vita poteva avere un significato di peso o di imposizione, e quindi contro i superiori. contro l'ordine, la regola, il sacrificio. Una sorta <li contestatori ante litteram, il cui oggetto d i contestazione variava da alc uni aspe tti formali (gli onori da rend ere alla bandiera od ai me mbri de lla fami glia reale , ad esempio) ad altri più sostan ziali quali le norme di sciplinari, la di serzio ne e così via. Una terza parlc , infine, co mpre ndev a un certo numero di ufficiali equil ihrati , in grado di discriminare ragionevolmente il bene dal male, c he ritenevano inutili le recriminazioni e si prepa ravano all 'opera di ricostruzione con serietà, hcn consapevo li delle innumerevoli difficoltà che vi si sarebbero frapposte. Uno fra i problemi prioritari da affrontare e ra quello dei più ele vati vertici gerarchici, una notevole pe rcentu ale dei quali non era idonea alle fun zioni del grado, frutto della demagogica risoluzione degli ultimi ministri della G ue rra del passato regime di promuovere al g rado di generale , con varie etichette e fonnulc, la maggior pa rte dei colonnelli creando così una specie di diritto acquisito alla greca. Ne conseguì come non pochi generali, nelle circostanze di una guerra combattuta su vari fronti, si fossero dimostrati non all'a ltezza, privi di spina dorsale, sprov visti di idee personali, incapaci di creare soluzioni nuove . Non appena il governo del Sud fece ritorno a Roma, sarebbe stato necessario liberarsi alme no di coloro sui quali gravava no precise e non indifferenti responsabilità, e Taddeo Orlando, ministro della Guerra, aveva in sé le doti di carattere per affrontare un problema certamente scomodo. Ma i politici del l' epoca, ad un certo punto, non vollero più a capo del dicastero militare né Orlando né alcun altro generale ed anzi il nuovo mini stro


Paolo Berardi, Capo di S1a10 Maggiore del Regio Esercito dal 1943 al 1945

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c ivile subentrato non si peritò di sacri lìcare uffic iali gene rali di accertate capacità non fosse altro perché invisi ai partiti. A nulla valsero le insistenze reiterate di Bcrard i: la legge di ridu zione de i quadri attese ancora pe r anni, insie me con le di sposizioni per la sistemaz ione economica dei "sacrificati", la sua promulgazione, e la cerni ta sarebbe stata ultimata solamente ne l 1948 costringendo l' Eserc ito a trascinarsi di etro un corteo di di soccupati. di mal contenti e di incerti la cui presenza, come è intuitivo , non poteva certamente contri buire a l miglioramento dei quadri. Connessa con questa, era la questione relativa agli uffi ciali d i Stato Maggiore. Il nostro sistema di avanzame nto aveva sempre concesso vantaggi di carri era a lla suddetta categoria d i ufficiali , fac ilitandone il raggiung ime nto dei gradi più elevati e favorendo il nascere dell'opinione -ce1tamente shagliata, ma enorme è il potere di una cosa errata che, fatta " girare" in continuazione, si trasforma al la fine in verità- c he il lavoro svolto ne i comandi fosse più arduo, e quindi più meritori o, di quello al comando diretto di truppe . L'orgogliosa denominai.ione di S1u1u Maggiore ha significati molteplici e si presta a comodi eq uivoc i: lo "Stato Maggiore" inte nde esprimere la natura pensante de lla forza militare ed è, di per sé stessa, un'e tic hetta d i dubbi a propri età poic hè ha in sé il concetto di potere colletti vo me ntre la condotta delle operazimJi be lliche richiede un pote re accentratore, autocratico, ovvero un ' inconfondibile responsabi lità. Me ntre scri viamo ci rendi amo conto di aver commesso , ne lla frase iimnediatamc nte precedente, un errore nella formu lazione dei verbi. c he andavano impiegati con il tempo passato anz ic hé al presente: dobbiamo senza indugio prec isare che il nostro è un di scorso riferito ai tempi di c ui trattasi, ossia de l pe riodo compreso fra le due guerre mondiali , quello al quale att iene l'operato del gcn . Bcrardi che stiamo e saminando, ccrlamc nlc non rapportabi le all'epoca odierna ne lla quale sarebbe impensabile un ' atti vità d i Stato Maggiore c he non fosse il prodotto di un complesso lavoro di staff e di cooperaz ione intetforzc . La categoria deg li ufficiali di stato maggiore dipendeva dirella mcnte da lui , il che g li consentì di cercare di portare un po' d'ordine ne lla situazione piuttosto caotica che a veva trovato e pe r porre mano alla eliminazione di alcuni inconvenienti c he gli sembravano esiziali per il futu ro dell ' Esercito. Per questa az ione ri fom1 istico-risanatrice, l' uomo aveva tutte le carte in regola: dei sedic i anni trascorsi nei grad i di colonnell o e di genera le, q uasi diec i lo avevano visto in comandi dire tti di truppe (tre di visioni in gue rra, un corpo d 'amrnta in gue rra e d uno in pace) , cd inoltre di sponeva di una solida base c ultural e e professionale. Mentre nel periodo anteced e nte alla prima guerra mondiale il gettito degli uffic iali de l Corpo di S.M. corri sponde va a circa 1/ 3 de i brevetti annu ali de lla Scuola di Guerra e la scelta p oteva essere accurata, il con flitto moltiplicò per tre l'Eserc ito Ita lia no di pace portamJolo al limi te di rottu ra, limite c he sarebbe stato o ltrepassalo con la seconda g ue rra mondiale che moltiplicò per quattro il nos tro strumento militare te rrestre. Se rra il 19 15 ed il l 9 18 il decadimento della qualità de l prodotto " uffi ciai i di stato maggiore" era avve nuto in misura contenuta, Ira il 1940 ed il 1941 lo fo in mani e-


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Luigi Emilio / ,u ngo

ra illimitata . Si cominciò infatti ad a mme ttere al servizio di stato maggiore g li ufficia li brcvcllati di Scuola di Gue rra c he. da te mpo, non v i veni vano ammessi, poi si ammi se chi a vesse superato, sia pure parzialmente, la Scuola, poi ancora si organizzarono corsi di stato magg iore e così via. Ad ognuna di queste categorie si g arantirono , pe r legge, de terminati vantagg i d i carrie ra per co nferire i 4uali s i gi unse ad a nnullare que lla c he e ra da considerars i la condi zione di fondo pe r un coscienzioso g iudizio di avan zame nto, ovvero l 'esercizio del co ma ndo. Allorc hé Berardi era pe rvenuto al suo incarico, si e ra trovato di fronte al caso di un certo nume ro di capitani appe na tre ntenni e con minima anzia nità di grado i 4uali -senza a ver coma ndato la compag nia né visto un soldato- pe r legge avre bbero dovuto essere promossi maggiori so lo perc hé aveva no trascorso un certo pe riodo su i banc hi della Sc uola di Gue rra mentre i loro colleghi , in gran parte di complemento , sudavano e sang uinavano sui campi di battag lia. La co sa era apparsa talme nte sca ndalosa da far sì che un o dei primi atti d el ministro gc n . Orlando, in pi eno accordo con Messe e Rcrardi . e ra staio l' abo li zione del Decreto del 1940 che aveva sospeso, per tutta la durata della guerra , l'obhligo per g li uffic iali di stato maggiore del prescritto periodo di comando come condi zione pe r conseg uire promozioni . Nel corso de lla sua carriera , Paolo Ile rardi si e ra posto più di una volta il problema del pe rché lo Stato Magg iore fosse sempre stato riguardato con un a certa ant ipatia dalle truppe, ma solo ora c he lui tesso ne era pervenuto al verti ce riusciva a fornirsene una spiegazio ne. La ragione prinòpale se mbrava do ver ri siedere in una sorta di abdicai.ione di poteri da parte di non poc hi gene rali i 4uali , non idonei al grado cd in particolare non in grado di reggere alla te nsione derivante dalla molte plic ità di fun zio ni richieste, e rano stati propensi a ce dere ag li ufficiali di stato magg iore le incombe nze di fo ndo , que lle cioè di pre parazione alla g uerra ed ag li studi di pianificazio ne operati va . Da c iò de ri vava, ineluttabilme nte, da un lato, una spec ie di larvata loro subordinazione ne i confronti degli uffi cia li colla boratori e , dall 'altra . uninevitabile sentime nto di supe rbia o comunqu e di indispe nsabilità da parte di ques ti ultimi , con l ' inco nveni e nte c he alcuni di loro fossero indotti al pro tezionismo od alla critica verso il colonnello od il maggiore di un re parto dipe ndente. 11 che, naturalme nte , era mal tolleralo ta nto dai censurati quanto dai protetti, ve ne ndos i a c reare la d eleteria doppia gerarchia , quella uffic iale e que lla ufficiosa. Ma il peccato di presunzione non e ra il solo, ne ll ' ambito dello Stato Maggiore q uale l'e nte fi gurava nei ricordi del gen. Rc rardi nonché nell 'esperie nza c he stava ora vivendo, in quanto ad esso tene va facilmente die tro quello di arriv ismo. Una legge d'avanzamento disastrosa aveva promesso a tulli il basto ne di Maresciallo, e di conseguenza a nche la <.:arrie ra militare aveva assunto il carattere di una lotta di gomiti per guadagnare le prime posizioni . Ed i gomiti più robusti si trovavano, g uarda caso , pro prio ne llo Stato Maggiore , dove buona parte del tempo era dedicata a lla consultazione de ll 'annuario , dove gli argomentj preferiti e rano i conteggi e le previsioni di scavalcamento di que-


l'aolo Berardi, Capo di Staio MagJ?iore del Regio Esercì/o dal 1943 al 1945

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sto o quel collega e le even tuali , prossime sedi di comando, con la speranza di una permanenza presso le truppe - là dove g li " infortuni" erano più facili- che fosse la più breve possibile, lo stretto indispensabi le. Per un colonnello, era previsto che la promozione non potesse giungere se non avesse comandato il reggimento almeno per un anno; ebhcne, sovente accadeva che, allo scoccare del 365° giorno , l' uffic iale di stato maggiore fosse sostituito nel comando destando una penosa impressio ne ne l reparto. che appariva considerato come una forca caudina anziché come un onore-onere da prolungarsi, caso mai , tinche oltre il limite minimo. Nei ricordi che riaffioravano ne lla mente di Bcrard i, non poche volte si era verificalo il caso che promozioni per " meriti eccezionali" od anche per " merito di guerra" fossero attribuite a titolo di salvataggio di soggetti raggiunti dagli anni , eludendo a loro favore, con abili manipolazioni , quella legge sui limiti d ' età che aveva rappresentato, a detta degli esponenti del vecchio esercito, la più sacrosanta tra quelle che regolavano la vi ta egli ufficiali. li fenomeno dell'arrivismo, a giudizio di Berardi , non era stato sufficientemente represso da un intransigente rigore dei capi propensi, invece, a privilegiare i collaboratori vicini a danno di quegli altri che stavano lontano e facevano la guerra sul scrio. Quando nel 1943, a causa dell' insufficienza qualitativa dei generali , ru promulgato l'avanzamento per merito comparativo dei medesimi , venne commesso lo sconcio - così lo definiva Bcrardi a pag. 152 delle sue memorie- di fame hcneficiare akuni capi reparto de llo Stato Magg iore dando ai loro meriti la precedenza su quelli di altri loro colleghi impeg nati da mesi sui diversi fronti operativi. Si era dato il caso di un urrì ciale che, entrato a fa r parte dello Stato Maggiore nel 1937 con il grado di colonnello, vi permaneva ancora nel 1943 dopo essere stato promosso generale di brigala prima e di divisione poi per merito comparativo, esercitando sempre le stesse mansioni in segui to ad "oppo11une" modifiche delle attribuzioni di grado. Vale la pena, a questo punto, lasciare la parola allo stesso Ilerardi per una conclusione nella quale il sarcasmo con cui è redatta esprime a sufticicnza il suo stato d'animo in proposito: "Quando , nel 1943, il pudure raggiunse persino Roma, e fu deci.w che anche i cenlristi assumessero le loro responsabilità di comando direllu , si sta bilì una specie di borsa dei valori dei vari fronti, con quo/azione massima per la Provenza e la Corsica, dove si vive in pace , mentre i fronti di Africa, di Russia, di llalcania trovavano scarsità di acquirenti. In conseguenza di quanto sopra.nell'ambiente romano aveva preso ronsistenz.a, dal 1940 al 1943, una carrieristica mentalità terriloriale che faceva a pugni con le necessità di f?uerra " Z5 _ Uno stato di cose, agg iungeva , che aveva potuto constatare personalmente nel 1942, allorché esercitava le funzioni di capo di stato maggiore della 7" Armata.

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Bc rardi P. op. cit. pagg. 15'2- l .'.>J;


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Luixi Emilio f,,m;;o

li vizio di fondo nella costituzione dello Stato Maggiore dell ' Esercito, a parere di chi ora ne era divenuto il capo, era da ide ntificarsi nell 'eccesso de ll a teoria. Gli uffic iali in s.p.c. passavano il più delle volle dai banchi di sc uo la al comando di UG .UU ., da l coma ndo alla callcdra d'in segnamento, da questa all ' ufficio, di qui al mini stero con troppo rare apparizioni rra le truppe. Erano state create le pompose denominazioni di " dollrina militare", di "corso alti studi", si erano scritti volu mi , si era studiato il passato ma non sempre traendone le razionali consegue nze per preparare l'avvenire, così c he ad ogni guerra c i eravamo prcscnlati impreparati in tema di armi e di sistemi tattic i ed eravamo rimasti sorpresi da lle no vità di una realtà c he per noi era sempre nuo va. Dopo la prima g uerra mondiale, osservazioni dello stesso genere era no state fatte (e pubblicate) da una massa di critici rappresentata dagli uffic iali di comple me nto, quindi estranei al fattore ca rriera ed in quanto tali ancora più attendibili , presentate a volte in forma un po' superficiale e dilettantistica ma pur sempre va lide, che però non erano state tenute nel dehi to conto dagli ufficiali di carriera con un atteggiamento snohistico tipico della categoria. Ma per il fe rvore con il quale il gen. Paolo Rerardi si era accinto agli adempimenti de l suo nuovo incarico non bastava rilevare gli inconvenienti e convincersi della loro consistenza, perc hé un capo veramente responsabile doveva anche provvcdcrc ad eliminarli. I ,a crisi storica che l'Ita lia stava attraversando nel periodo nel quale il nostro personaggio rivestì la carica di Capo di Stato Maggiore era favore vole per una revisione di criteri e siste mi a ll a quale non poteva rimanere estraneo l' Esercito. A parere di Berardi, occorrevano provvedimenti di carattere immedi ato, onde evi tare il ripetersi di alcuni gravi inconvenienti del passalo, unitamente ad altri di lunga portala da attuarsi in sede di rinnovamento delle leggi dello Stato e di avanzamento ufficiali. Gli scopi da raggi ungere erano indi viduali come segue: a) sostituire , a l diffuso concetto di Stato Maggiore concepito come organismo comprendente g li ufficiali hrcvctlati di Scuola di Guerra collaborato ri dei comandanti , un nuovo criterio che considerasse Stato Maggiore soltanto il hlocco di colonne lli e generali comunque assu,ti all ' alta gerarchia perché pervenutivi attraverso un ' accurata se lezione attuala durante l' intero iter della caITiera, e lenendo soprattutto conto delle qualità messe in evide nza m;I corso dell'esercizio del comando; b) far partecipare a lla collahorazione nei comandi ed uffic i vari, per periodi non troppo estesi e senza speciali benefic i di carriera, tutti gli ufficiali che avessero dimostrato idoneità per assurgere ai gradi più e levati, addestrandoli al pmticolare servizio a mezzo di un corso adeguato; c) promuovere a Scuola di Guerra quell ' lsLilulo misto delle tre for/.c amale riservato ad ufficiali anziani, la c ui lontana origine in Italia fu merito della R.Marina, dove il fenomeno guerra veniva esaminalo sotto tutti i suoi aspetti . Negli ultimi anni di servizio atlivo, incaricato di studi sulle leggi di stato ed avanzamento degli uffic iali, Berardi compilò uno sche ma rispondente ai criteri


Paolo Berardi, Cupo di Staio Maggiore del Regio Esercilo dal 1943 al 1945

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enunciati . Ma sul momento occorreva mclle re in atto una serie di provvedimenti immediati , ri assumibili nei seguenti : IO - sciogliere il Corpo di Stato Maggiore che, fra ta nte categorie omologhe, non aveva particolari diritti di esistenza ma che concedeva a quei collahoratori un g rado di pote nte superiorità (pe raltro non g iustificata); 2° - eliminare le categorie e sottocategorie di servizio di stato maggiore , eliminando il supcrnuo me no sele1.ionato ed immette ndo i prescelti in un ' unica categoria con diritti uniformi ; 3° - procede re di conseguenza a lla selezione, attribuendo la dovuta considerazione alle doli di impersonalità di intenti , di desiderio di respo nsabilità dirette e di anelito verso la guerra combattuta. li primo provvedimento, a causa de lla sua po polarità, ru accolto con piacere dal ministro Casali e venne attuato nell'autunno de l 1944, mentre al t.cr.lo provvide dircllame nte Bera rdi con la nomina di una commissione di generali che avrebbe operato in hase alle sue dircllivc. Ma per l'attuazione del secondo, che e ra il più moraliu.atore fra i tre, urlò nell 'opposizione del nuovo sottosegretari o militare gen . Chatrian , perve nuto a quell ' incarico dopo la crisi politica de l novembre 1945 , il quale ritenne c he la legge non potesse essere violata , un 'aJ'fermazioue ri:,il,i le quando si pensi a ciò che avveni va in quel periodo nel quale le leggi più antigiuridiche che la imperante demagogia s fornava a piè sospinto, venivano ri vedute e corrette da altre leggi in contraddizione con le prime. [)'altra parte. era scontala la dec isione del ministro , che si trovava tra il pare re del Capo di Stato Maggiore e quello del sottosegretario sostenuto da un partilo potente. Ma il problema de i quadri non si esauriva con g li ufficiali , ovvia mente, ma rigua rdava anc he i sottufficiali . Si trattava di un problema c he, in realtà, non era mai staio affrontato in llalia secondo una visio ne g lobale, c he tenesse conto anche degli aspclli morali della categoria. bensì sotto l'aspe tto dei migliorame nti economici e di stato. Pressoché misconosciuta , pertanto, l'elevazione etico-spirituale. che Rerardi compendi ava nel conferire autorevolezza al sottufficiale, ne l risvegliare in lui il senso di responsahili là, nel fargli sentire la fiducia de i supe riori, nel non prete ndere che ogni mi nimo atto de lla vita militare fosse ri messo all ' ufficiale. ne l considerare come mancanza punibile l'invadenza dell 'ufliciale zelante nella s J'e ra d' azione del sottuffic iale. Cercù pertanto di diffondere queste idee atlraverso una serie di Norme per la utilizzazione e la valorinazione de l sottufficiale, preparate a Lecce nella primavera del 1944 ma non divulgate dal s uo estensore sia perché, essendo in quel periodo totalmente asserviti agli alleati. questi prohahilme nte avrehhero voluto si ndacarl e e comunque apportarvi modifiche sia pure ·'d i facc iata·· , e sia perché, a rigar d i termini , una normati va di quel genere avrebbe dovuto essere promulgata dal ministro al quale Berardi non si Jìdava però di darl e nel timore c he questi. dopo averle approvata a voce, seguisse i suggerime nti di consiglieri più o meno occu lti, timorosi di novità e la mcltcsse quindi in un cassetto. Sarehhcro state infine emanate nel 1945, a guerra fini ta, quando Berardi era coma ndante de lla lkgionc Militare Sicilia . Si trattava di 12 c riteri esposti con


Luigi Emilio lon!!,o

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l' abituale chiarezza, un documento importante che riportiamo in Appendice ne lla sua interezza (11°6 ). Il problema dei quadri comprendeva anche le truppe. TI nuovo capo di Stato Maggiore, nei primi contatti che ebbe con i reggimenti , trovù uno stato di abbandono d ' altra parte scontato. A parte le condizioni generali di demoralizzazione , si trattava di truppe che, in linea di massima , non avevano al loro attivo il retaggio di imprese vittoriose o quanto meno di stn:nuc resistenze ma che, a l contrario , travolte eia quanto era accaduto in quel settembre nefasto, si trovavano spezzettate, prive di rifornimenti regolari , malnutrite e mortificate dal rrammi schiamento con le truppe angloamericane che ostentavano la loro abbondanza ed il loro benessere. Non sempre i comandanti reagivano a tale stato di cose con la sulTicicntc energia, in quanto anch'essi psicologicamente provati cd il più spesso non in grado di attivare metodi reatti vi ma capaci solo di sovrintendere alla stentata gestione burocratico-amministrativa dei repai1i . Allo scoraggiamento generale si associava poi la piaga della di serzio ne, favorita dalle famig lie, dai paesani e dalla voce dei partiti politici che incitavano i soldati a tornarsene alle loro case perché era tutto rinito, e la continuazione della guerra era cosa che interessava onnai solo gli alleati . I quadri inferiori erano pertanto facile preda del collasso generale, mentre lra l]Uelli supt:riuri, che pote111.ialmentc avrebbero voluto reagire , la scarsa abitud ine ad assumere iniziati ve invece solo in base a prec isi ordini ricevuti , vanificava in partenza qualsiasi tentativo al riguardo. Ad og ni modo, anche in una situazione del genere la determinazione, o meglio l' ostinazione di Uerardi , fece sì che questi si spostasse fn:q ucntcmcnte tra la Pug li a , la C ampani a, la Calabria cd am;hc la Sardegna prendendo contatto con quasi tutte le divisioni cd i reggimenti ivi acquartierati portando parole di incoraggiamento ma, soprattutto, combattendo l' ignavia e l'ozio cd iniziando un sistema di addestramento che coinvolgesse tulli quanti , dai quadri supe riori a quelli inferiori . L' abulia e la mancanza di senso di responsahilità da parte dei comandanti costituivano un chiodo fisso nella concezione disciplinare deJla quale, da sempre, Rerardi era portatore , come testimoniano due c ircolari , una del 26 tehhraio e l'altra del I 9 maggio 1944, riguardanti ri spettivamente il servizio di presidio e la c ircolare 600 che, emanata circa quattro mesi prima , apportava tutta una serie di consuetudini nuove in ambito ordinativo ed addestrativo. Entrambi i documenti sono ripo11ati in Appendice (n° 7 e 8). All'inizio della cooperazione militare con gli alleati, questi si erano preoccupati di una cosa sola: disporre di manovalanza, prelevandola dovunque e comu nque anche a costo di penalizzare gravemente qualsiasi organismo per efficiente che potesse essere; non altrimenti avrebbe agito chi, per sollevare l'acqua di un pozzo, avesse sottratto il mo tore di una magnifica Alfa Romeo,26 questo l'amaro commento di Berardi a proposito di un tal modo di procedere.

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Herardi P. op. di. pag. 74:


Paolo Berardi. Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito dal /943 al 1945

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Pe r ottene re la manovalanza, gli angloamerica ni cominciarono ad assorbire le divisioni ex-costiere, non risparmia ndo però anche ottimi reggimenti di fanteria come ad esempio il 67° che pure aveva dato buona prova combatte ndo sull a strada verso Cassino. D' altra parte è noto come gli alleati trattassero gli uomini come chicchi di grano; per 4uesta ragione, e non per cattiva volontà, essi non seppero organizzare nel giu sto modo 4uella manovalan za c he pur slava loro molto a c uore . Non distrihuirono infatti né vestiario né viveri, non si curarono di fornire alloggiamenti possibili e sottoposero g li uomi ni a continue, deprime nti mortificazioni . Dal c he derivarono, naturalme nte, lamentele , malattie più o meno veritiere, fughe ed un cattivo rendimento g lobale del perso nale precettato . Ne conseguì , da parte dei comandi alleati , una se rie di pesanti proteste verso quelli nostrani che indussero alla fine alla costituzione, a decorrere dal 5 gennaio 1944, di un " Ispettorato delta Manovalanza " con sede a Lecce ed all e dirette dipe nde nze dello Stato Maggiore dcll'Esercito27 . L'ente in 4ucslione sarebhe poi stato trasformato a decorrere dal 1° luglio 1944 in "Ispettorato Truppe Ausiliarie", con un'estensione (a partire dal dicembre successivo) delle attribuzioni anche allo scaglione dell e nostre truppe operanti con le annate alleate. Inizialme nte, infatti, i compili affidati all ' Ispettorato erano stati limitati alle unità italia ne a di sposizione per l'impiego degli organi logistici angloamericani , me ntre le unità alle d ipendenze delle armate operanti dovevano far capo all 'Ufficio Operazioni 28 . L' eccezione pe r queste ultime partiva dal presupposto c he il loro impiego fosse intimamente connesso con le operazioni il c he , fatta eccezione pe r alcune unità -salme rie, pochi reparti di portaferi ti e di artieri della zona avanzata- non era stato co nfermato d ai falli. Le truppe cooperanti con le a rmate alleale erano infatt i dislocate su una zona molto profonda (que lle della 2 1O" Divisio ne da Sud di Bologna a Sud d i Firenze, e quelle della 228" da Forlì sino ad Arezzo ed Ancona) e mol to spesso si fo ndevano con quelle a di sposizione deg li organi logistici arretrati. Inol tre, i passaggi di dipendenza di nostre truppe da comand i log istici a comand i operativi alleati e rano molto frequenti , iI c he denotava come da parte alleata non si facesse di stinzione fra i due scaglioni. Ne derivava c he un'attività ispelli va avrebbe dovuto esplicarsi più s ulle truppe avanzate, esposte a maggiori pe ricoli e di sagi, c he non su 4ucllc arretrate. Ino ltre, e ra sempre più sentita la necessità di considerare in un quadro unico tutte queste uni tà ausi liarie, sia per quanto rig uardava i vari prohlcmi derivanti

27 AUSSME. L 13/33. - l Jff. On.i.Lo e Mob., prot. N° 974/ordN del 29 .12. 1943 oggetto: Costi111zio11e di "" ·· ispettorato defili Manova/rmm " . al Ministe ro della Gue rra , della Marina, della R. Aeronautica ed al Distretto Militare <li Lecce. f.to Il Sottocapo di S.M. gen. A. Mariotti; 28 AUSSME, Ll:1/33 Uff. Ord .to e Mob ., rot. N° 4682 del 30.6. 1944 , oggetto: Jspelloratu 7h,ppe Ausiliarie. al Ministero della Guerra , al Comando FF.AA . Campania, ai Comandi .I X e XX I C.A .. ai Comandi Militari della Sicilia e della Sardegna. f.to illeggi hile;


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f,uigi r-:milio I ,ongo

dalle loro esigenze di vita e di impiego e sia per valorizzarne l'opera, raccogliendo tutti gli clementi ad hoc per la spccirica documentazione di questo particolare contributo italiano.

6 - Un consuntivo finale Con ridiamo di aver dato al lellorc un ' immag ine suffi cicnlcmenle esauriente del gen. Paolo Berardi, ma per renderl a ancora più completa aggiungiamo qualche altra considerazione che serva a connotarne più compiutamente la glohalc personalità. Non era sicuramente un uomo faci le e, come tutti coloro dei quali si dice che "hanno un carattere", anche il suo non era privo di spigolositìi, tutt' altro. Ahhiamo avuto l'opprntunità di contattare qualcuno che chhc occasione di avv icinarlo, che ci ha confermato tale assunto: cortese, anche amabile con le persone con le quali aveva maggior dimestichezza, era fondamentalmente un timido, con tulle le implicazioni che tale caratteristica comporla nei rapporti interpersonali tra le quali figurava. nella fatti specie , un certo grado di c hiusura e di ritrosia molto "piemontese" che poteva sfociare, qualora se ne fossero creati i presupposti , anche in una forma di imperiosilÌI per la quale il soggetto aveva pure le physique du ro/e, così alto, segaligno ed ossuto com 'era. Nell'esercizio della propria ai.ione di comando, era del Lullo alieno dalla ricerca di popolarità che lo avrebbe solo imbarazzato, preferendo essere caso mai più temuto che amato dai suoi subordinati. con i quali poteva essere preciso e dettag liato sino alla pignoleria se riteneva che i suoi ordini non fossero stati recepiti in maniera corretta. lo non sono stato un Rrande generale, che si sia distinto per grandi imprese; sono stato un onesto esecutore di ordini, che ha pagato di persona ed ha cercato di mantenere intatte le antiche virtù militari: così Paolo Rerardi tracciava una sintetica autohiografia in una lettera scritta una quarantina di giorni prima di morire all'amico gen. Ronco e da questi riportata ne l la affettuosa ed appassionata "premessa" al libro dello stesso Be rardi , pubblicato circa sei mesi dopo la sua morte. In effetti , non era stato un grande generale nel senso che si dà abitualme nte a tale aggetti vo quando lo si adopera appunto nei confronti di un capo milita re, volendo sollolincarnc le hcncmcrcnzc e le glorie ma turale in ambito bellico attraverso imprese ragguardevoli, anc he se non di rado frutto più di circostanze favorevoli che non del talento del protagonista. Nel primo paragrafo sono g ià state delineale le carallerislichc di fondo della sua azione di comando in pace ed in guerra, e non vogliamo ripete rci ; aggiungiamo solo che Paolo Berardi fu in vece "grande" per la sua vita austera ed inteme rata, per gli intenti onesti ai quali rivolse tutti gli sforzi della propria intelligenza e volontà, per g li elevati ideali ai quali informò la concezione del dovere, per la condotta adamantina, aliena da ogni sottinteso e da og ni compromesso e, soprallullo , per l'esempio costante che, in pace come in guerra, seppe offrire a quanti come lui ponevano il senso del dovere al di sopra di ogni contingenza.


Paol o Berardi, C"fJO di Stato Maggion, del Ref!, ÌO Esercito dal 1943 al /945

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Ma oltre alla valorizzazione degli aspclli etici e morali , la sua azione di comando perseguì lo sviluppo della personalità intesa come fantas ia creatric.:c e come c.:apacità di azione autonoma , e questo tanto ne i comandanti 4uanto nei gregari , consapevole che il fenomeno guerra, ne l uo continuo dive nire e ne l rapido succedersi di situazioni e problemi sempre nuov i, ripudiava gli sc.:herni aprioristici ed esigeva sempre di più uomini ricchi di idee personali, padroni di sé e de lle proprie convinzioni, capac.:i di inventare un siste ma ed imporre una novità , in grado di assume re le iniziati ve anche più ardue. Fu proprio in base a tali principi che non peccò mai di supina acquiescenza a lle convinzioni altrui ma seppe, allorché lo rite neva giusto e doveroso, sostenere fermamente le proprie, anche quando ciò polc va ferire suscettihi li tà o risultarc in contrasto con il calcolo di meschini interessi di partc. Per queste sue caratteristiche si rive lò , ne lle più varie circostanze di carriera, apprezzato cd affidahilc collaboratore di capi con alcuni dei 4ua li , per identità di scnlire e di compo1tamen10, si instaurò un rapporto affcllivo da lui profondamente vissuto. Fu il caso di Mcsse, che s'è visto essere stato il superiore diretto di Rerardi, sia nelle ves ti di comandante d ' Armata in Tunisia c sia in que lle di Capo di Stato Maggiore Generale. Pao lo 13erardi nutrì sempre per Messe una grande stima; di lui a pprezzava in mooo particolare il senso di profonda umanità. che in guerra si palesava tanto più pronuncinto 4uanlo più la situazione si faceva diffici le e pe ricolosa, e la franchezza senza mczzi termini mediante la qua le, a volte, spiattellava delle verità che hruciavano ma che, una vo lta passato il hruciore, si ri velavano estremame nte positive pe r g li onesti mentre risveglia vano i rancori delle persone suscellibili tanto più 4uanlo le contestazioni mosse loro da Ciiovanni Messe ri su ltava no fondale. Secondo l'opinione di Berardi , 4uando questi rie ntrò in Ita lia dalla prigionia ed assunse la carica che lo poneva al massimo vertice militare espresse grandi verità al Re, a Radoglio. alla Marina ed all'Aeronautica , agli alleali, ai capi politici , alla stampa, soste nuto però soltanto da Berardi e <la Orlando mentre minor entusiasmo manifestarono le altre due forze armale. probabilmente gelose de lle rispcllive autonom ie; <lai canto loro. g li all<.:ati cominc iarono a guardare allo Stato Magg iore Uenerale ed al suo <.:apo con ostilità, dando così inizio a quel processo di isolamento <li Messe c he sarehhc poi proseguito con il di si nteresse dei vari capi di governo per le sue iniziative ed i uoi suggerimenti in materia militare, con i processi al S.1.M . e con g li attacchi velenosi della stampa <li sinistra . L'o sti lità che venne a Messe dai partiti -soprattutto, appunto, da que lli appartene nti alla predetta area, anche se quelli provenienti da altre aree non erano meno pungenti , ne lla forma ambigua e c uri alesca con la quale ven ivano portati- co stitui va d'altro c.:anto l'attestato più probante delle sue 4ualilà. perché se no n lo avessero temuto non lo avrebbero attaccato con tanto accanimento e tanta malafede. accusandolo delle cose più assurde (per essere stato promosso Maresciallo d'Italia da Mussolini , per aver appartenuto alla Casa reale, per ave r comandato il C.S.I.R., ecc.) . Se c'era una persona c he, sulla scorta de i tanti scambi quotidiani <li idee e de lla confidenza della quale lo aveva sempre gratificato, che polcva affermare a


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voce alta che G iovanni Messe non ru mai servo cJi nessun regime ma c he fu guidato, nella sua vi ta cJi soldato, da una sola fede , quella elci gi urame nto prestato al Re, questi era proprio Pao lo BcrarcJi. Lo Stato Maggio re Generale ru, fra il 1943 ed il 1945 , l'organo centrale c he affrontò con il maggior senso di respo nsabilità questioni vita li per l'Italia. I rapporti e le proposte che il Marescia Uo Messe indirizzava al Presidente del Consiglio nella sua qualità di allo consulente militare rappresentava no ino ltre franc he manifestazioni di caratte re, tanto più rimarchevoli in tempi nei quali l'opportunismo era dominante. Ma l'umanità è cosiffatta, concludeva BcrarcJi , c he ne i momenti più grav i rifiuta spesso il concorso de i suoi figli mig liori , ed inratti anche il poco accomodante Maresciallo d ' Italia venne messo da parte . Un altre ttanto valido rapporto affettivo era quello che legava Berardi a TacJcJco Orlando. Si è g ià de tto in precede nza come inte rcorresse fra i due un solido rapporto cJi amicizia sin dag li anni g iovanili dell ' Accademia Militare , poi rin saldatosi sul fronte tuni sino, o ve e ntramhi erano stati i comandanti dei due CC.AA . di Messe, e durante il periodo della prigionia in Inghilterra. Nomi nato Sottosegretario di Stato al ministero de lla G ue rra, Taddeo Orlando, duttile ne l ragionamento , moderalo ne l tratto e buon conoscitore dell'organi smo centrale, possecleva le ci11.al it?i per amministrare con saggezza il nostro strumento militare in quella delicata fase cJi ri costruzione e di trasfonnazionc. Con il suo senso organizzativo molto sviluppato , delle vita a Lecce ad un organi smo ministeriale valido e snell o, tenuto conto della scarsità di personale idoneo di cui poteva disporre. A lui ri sal iva il merito di aver abolito la Divisione Stato Magg iore del ministero , organo nefasto dal qu ale principal me nte ave vano tratto origine g li ete rni di ssidi fra i du e e nti . Ne ll'inte nzione, la Divi sione avrebbe dovuto essere l' ufficio del ministro preposto a t rattare le prati<.:hc Lc<.: nich e nell e relazio ni con lo Stato M aggiore; in prati<.:a, succedeva c he essa, costituita generalme nte da uffi ciali piuttosto ambiziosi e desideros i di emergere, non si di spe nsasse dall 'esprime re pareri tendendo a sostituirsi presso il mini stro allo Stato Maggiore regolare. Ciò tanto più se il ministro non era tec nicamente compe te nte e se il tutto e ra integ rato dall'arte dcll ' adula7.ione nell;i quale g li arri v isti erano maestri. A sua volta, lo Stilto Maggiore autentico si adontava dell ' invade nz;i e t;iccia va la Divisione cJi presuntuosa incompe te nza: ne scaturivano gue rre sotterranee e pettegolezz i c he, a volte, potevano ;inche assumere proporzioni preoccupanti per le sorti dell'Eserc ito, <.:osì <.:ome era avvenuto per l'urto fra Badoglio e Cavallero. Il gen. Orlando, " vecchia volpe" dello S.M.R.E., sapeva tutto ciò e conosceva bene i suoi polli ed il proprio mestiere, per cu i stahilì che il suo consulente in materia tecnica fosse lo stesso Capo di Stato Maggiore. Ne conseg uì come le varie questioni venissero discusse fra lui e Rerardi, ed in base aJle decis ioni prese ciascuno diramava le di sposizioni esec uti ve di rispetti va compete nza . Il solido rappo1to di amici zia fra Orlando e Rerardi sarebbe anche servito a dirime re un ' altra causa di possibile a ttrito fra Stato Magg iore e Ministero , g ià motivo ùi vivaci di spute fra i due personagg i, ovvero la rcgo-


Paolo llerardi. Capo di S1ato MagRiore del R<-gio t:sercito dal 1943 al 1945

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lazione <lei fun zioname nto delle Direzioni Ge nerali. In te mpo <li guerra , tanto per il Mini ste ro quanto per lo Stato Maggiore, ernno pre vi sti i rispettivi organi de i se rv izi, nelle D irezioni Generali pe r il primo e nelle Intendenze per il secondo . Le Inte nde nze erano ri fo rnite dalle Direzio ni Ge ne rali , che provvedev ano a rifornire pure gli enti territoriali, mentre lo Sta to Maggiore distribui va all'esercito mobilitato che da esso dipe ndeva , nel modo che riteneva più opportuno, i mate rial i forniti dalle inte ndenze. La s uddetta normativa eliminava, alme no in termini di di stribuzio ne, qunl siasi rag io ne di attrito. Ma nell 'autunno <lei 1943 no i Italiani non eravamo propriamente in guerra, o lo era va mo pe r l' interposizione degli alleati: aveva mo, peraltro , un Corpo che combattevn ed altri che si inte nde va pre pa rare pe r la guerra, i c ui componenti mangiavano, consumavano scarpe ed effetti <li vesti ario, si ammalavano, ecc. Poic hé no n potevamo perme tte rc i il lusso di mante nere due organi per i serv izi, l ' Inte nde nza log icame nte fu sacrificata e le direzioni genernli divenne ro, di consegue nza, responsabili dei ri fornim enti tanto de i mobilitali qu a nto de i territo ri ali , alle dipendenze del min istro ma non più a quell e del capo di sta to maggiore. Ne conseguiva corne, in ultima an alis i, questi dovesse coma ndare delle unità mobilitale senza pe rò essere in grado di provvede re dire ttame nte al loro riromime nto, ossia venendo ad essere così pri vato di uno de i mezzi di comando più e fficaci. S i era c reala pe rta nto un a situazio ne vera mente c riti ca , te nendo conto c he un ministro era tratto, per sua natura , ad occupa rsi pi ù degli e nti te rritoriali c he delle truppe o pe rati ve e c he gli organi ministe ri ali erano costit.u1.ionalme nte burocratici, le nti a muovers i ed incli ni al rin vio , mentre <la parte sua il capo di stato maggiore non di spone va del pungo lo necessario -la formulazione de l giudizio in sede di " note caratte ristic he"- a movime ntare i diretto ri generali . Ma, ne ll a fatti specie, s i rivelò dete rminante l' amicizia fra Orl ando e He rardi , c he riusd a superare ogni causa permane nte di attrito anche grazie, va de tto, alla buo na volontà cd a lla sole rzia <le i diretto ri generali i qua li erano oggetto , a seconda dei casi, delle suppl iche o delle arrabbi ature di Rcrardi . Ma questi non ebbe solo rapporti in chi ave posi ti va , e non avrebbe potuto d'altronde essere altrimc nli 4uando si consideri la carica ricoperta, le condizioni gene rali della nazione e, soprnttutto, il proprio carallcrc poco o per nulla incline al compromesso ed alla compiacenza. A parte comunque gli inevitabili contrasti con questo o con quello in a mbito nazionale, lo scontro più forte soste nuto dal gen . Be rar<li fu quello con il generale inglese Rrowning, che dalla me tà di aprile 1944 aveva sostituito il collega Duchesne a capo della M.1.1 .A . Tale camhio corrispose ad una chi arificazione della politica brita nnica verso l' Italia: il pe riodo sino ad aprile era stato infatti pe r gli inglesi una fase di raccolta dati e di orie nta me nto, dopo di che essi fu rono in grado di stabilire la politica ed il tratta me nto da usare ai vinti . li gen. Rrowning rapprese ntò il cane da guardia , il garante che l ' Italia sarebbe rigata dritta. La prima impressione che ne a ve va tratto Berar<li era quella d i un uomo c he ricevesse ordini e li eseguisse senzn mettervi un minimo di proprio, istitue ndo a carico de l nostro Esercito un imperio duro. assoluto e spesso anche offe nsivo . Egli ad esempio acconsentiva che i suo i


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organi di contro llo si trasformassero in organi di comando, sva luta ndo così i nostri ufficiali e privando di ogni li bertà di iniziativa anche gli organi smi centrali . Il primo incontro rra i due, avvenuto nel corso di una riunione del 23 aprile, fu tempestoso (come è possibile e vincere dal verba le della riunione stessa. riportalo in tegra lmente in Appendice , 11°9). soprattutto "per merito" di Berardi che mosse subilo all 'allacco; al tem1 ine, attese la propria immediata destituzione , e rimase invece meravig liato quando si vide mantenuto al suo posto .. . Non bisogna credere che Rii inglesi siano propensi ad usare indulKenza a chi si presenti loru con il capo cosparso di cenere e recilando il mea culpa ; l'esperienza personale mi ha portato a concludere piultosto il contrario,il che torna a loro onore29 . Così affermava Berardi ne lle sue memorie, e continuava asserendo c he, quando al C.l.L., di rorm azione puramente italiana, succedettero i Gruppi di Combattimento, il gen. Ilrowning mise nel compito di allestimento con materiali inglesi una passione ed un 'affelfuusità che avrei gradito trovare nelle sfere xovernative ita/iane 30 . E se un elogio pubblico venne rivolto al nostro esercito regolare, attraverso un vistoso titolo nella prima pagina di un quotidiano romano del 26 agosto, anc h'esso fu dovuto all'in iziativa di Rrowning. Un altro elogio del comando alleato allo spirito combatti vo ed alla n:sisteni'.a del C.I.L., fu anch' esso opera sempre dello stesso generale britannico, di uno strnn iero di sgustato dall ' indilforenza della nostl'a stampa di ogni colore nei confronti dell ' ese rcito, ossia verso la più pura espressione naz ionale in qua lsiasi parte del mondo. Fra lui e Rerardi si stabilirono nel tempo rapporti di reciproca stima e di cordiale amici1,ia; comunque, Rerardi non riuscì mai a nascondere la propria grande sodd isfazione di essere riuscito a portare , l'organico del C.I.L. a 25.000 uomini me ntre la contabilità di Browning ne ammetteva solta nto 12.000. 11 gene rale hritanni eo, seg ue ndo consuetudini de l proprio Paese e volendo applicarle anche nel nostro, inte ndeva tratta re con un unico e nte militare itali ano , ovvero il ministe ro de ll a g uerra; ness uno essendosi o pposto (o potendosi opporre) a tale modo di vedere, furo no fatte assorbire da questo ente fu nzioni c he avre bbero dovuto essere di stato ma gg iore , pe r cui si vcririci'> la curiosa situazione che , no n ave ndo il gahineLto de l ministro né i mezz i né la capacità per affrontare le vari problematiche, i cap i ufficio de lla mi ssione inglese trattavano con i loro o mologhi dello stato maggiore italiano che pertanto, esautorato nell a fo rma , risultava comunque determinante nella sostanza. Nel g iugno 1944, due settimane dopo l'e ntrata in Roma degli eserciti alleati , a seguito dell a caduta del governo Badoglio (q uello di "concentrazione de mocratica", che era stato costituito il 22 aprile precedente) ed in coincidenza

29 30

Berard i P.. op. cii. pag. 124; Hcrarcti P., op. c it. pag. 124;


Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Refi ÌO Esercito dal /943 al 1945

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con la nomina di Umberto di Savoia a Luogotenente Generale del Regno , vi fu il camhio della guardi a ai vertici governativi. TI demolaburista Ivanoe Ronomi, presidente del C.l ,.N. centrale, era stato chiamato a presiedere un nuovo ministero, e manaz ione dei partiti costitue nti il C.L.N ., autoproclamatos i espressione della volontà popolare. ln 4uesta nuova compag ine governativa il mini stero della guerra venne assegnato al libera le Alessandro Casati , affiancato da due sottosegretari nelle persone del comunista Mario Pa le rmo e del gen. Giovann i Battista Oxilia , già sottocapo di S.M.dell ' Eserc ito dal 1narzo dell o stesso anno ma c he sarebbe stato sostitu ito di lì a poco con il gen. Luigi C hatrian. Sarebbe stato , per i vertic i militari italiani , l' ini z io de l declino. 1,a prima "vittima" fu Taddeo Orlando , sostituito da 4ucl Casati per il quale ci sembra esaustiva l'immagine forn ita da R erardi:

Come uomo politico mi apparve corretto nella forma e scarsamente conclusivo nella sostanza, genuina espressione di quei cauli partiti d'ordine che, harcamenando,çi tra varie paure, provocano Le dillature. Alle mie proposte di una certa importanza quale capo di stato maggiore, la prima risposta era sì ma , nella maggior parte dei casi , l'esecuzione era indefinitamente dijj'e rila e si evitava di tornare sull'argomento: di fronte ad una presumibile opposizione si preferiva f ar intervenire terze persone, nominare una commissione, mantenere una neutralità, prolrarre una soluzione finchè i casi della vita l'ave.,·sero superata11. Oltre che con Casati , il Capo di Stato Maggiore de l R .E. sarebbe e ntrato in collisione anche con Chatri an, che la carica di sottosegretario induceva a cercare d i interferire nell'attività de llo Stato M agg iurt;. Egli ru in fatti il primo generale ··politico" dell 'Eserc ito ita liano, il primo ad app iallirsi sulle posizioni del partito di maggioranza ed a confondere le fortune dell ' Ese rc ito con le proprie , ripagato con un seggio al Senato ma raccogliendo l'unanime disis tim a dell'ambiente militarc3 2 . Verso i primi di genna io 1945 aveva presentato un progetto di riordiname nto dell 'organis mo centrale c he mirava a sottomettere la figura de l capo di stato maggiore a que ll a del ministro, anche ne lla parte tecni ca, ed a sottrargli ogni responsabili tà dire tta , il che confermava l' amarez7.a di un dato, e c he cioè i colpi mancini all'autorevolezza cd al prestig io dell ' alto comando fossero sempre stati predisposti da genera li. Rerard i, invitato dal ministro ad esprimere un parere, formulò le proprie osservazioni (riportale in Appendi ce n° 10), ovviamente negati ve in quanto contrastanti in pie no con quanto invece costitui va il suo pe nsiero in me rito a lla semplificaz ione dell' organo centrale dell'Eserci to , argomento a proposito del qua le aveva sottoposto al minis tro , sempre nel mese di gennaio del 1945 , una forma le proposta scritta di riforma.

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12

Hcranli P., op. cit. pagg . 2 l:l-214; 13ovio O .. Storia del/'Esercitu /Jalianu ( J/i6/-J'J90), Roma, USSME, 1996. pagg. 406-407;


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Lui,:i Emilio Lo11,:o

Questa, in sintesi , prevedeva c he il ministe ro fun zionasse con tre organi : lo stato maggiore per la parte tecnico-esecuti va , con respon sahilità sulla scelta e destinazione del personale; la segreteria generale (da costituirsi ex novo) pe r la compone nte amministrativa ed i servizi; il gahincllo del ministro per la parte politica cd il bilancio. Al capo di stato maggiore veniva lasciata la pie na responsabilitì1 tecnica ed imposta una doppia dipendenza dal ministro, una di esecuzione in materia ammi ni strativa e disciplinare e l' altra di consule nza in materia organica e di gestione del personale. Il ministro avrebbe in tal modo conservato la figura de l1'amministratore ed il capo di stato maggiore dell'esercito quella di un capo espresso da ll ' interno del proprio contesto. Ormai , comunque, i g ioc hi e rano fatti. Alla fine de l mese , Berardi ve nne convocato nell ' ufficio di Messe che g li notificò come il ministro avesse stahilito di diminuire le funz ioni del capo di stato magg iore dell'Esercito, di investire dell ' incarico un gene rale di brigata e di destinare lui al comando militare della Skilia resosi vacante a se g ui lo del collocamento a riposo, <l ' autorità, del comandante anch ' egli vittima delle passio ni politic he de l mome nto. Mancano testimonianze in pro posito, ma non è difficile immaginare il c li ma di irosa amarezza nel quale si do vette svolgere que ll'incontro; anc he il Maresciallo Messe, infatti , stava vivendo un periodo critico nei suoi rapporti con la classe politica cd in particolare con il pn;si<lcntc del consig lio Bonomi , suo diretto referente. Anche M esse era sul punto di e ssere sacrific ato , con la curialesca motivazione che, poiché stava maturando la decisione che il ruolo de l Capo di S.M.G. equ ivalesse a que llo di solo cons ulente tecnico del presidente del consiglio, ne derivava c ome una fun zione co sì limitata non avre bbe potuto essere attribuita al grado più elevato della gerarchia miliare , per c ui i Maresc iall i <l'Italia dovevano essere esclusi dall ' incarico. li relativo decreto veniva approvato con una rapidità sorpre nde nte , ce1tame nte insolita per la ab ituale prassi burocratica nostran a , pre ndendo in contropiede Messe che, g ià c<lollo del prohlcma se pure a grandi lince. si preparava a formulare que lle proposte e rettifiche che avre bbe ro po tuto re ndere questo meno dannoso per la futura attività dello S .M .G. Prima di a vviarsi verso il nuovo incarico , Paolo I3erardi vo lle ribadire al ministro , in uno scritto (Appendice, n° 11 ) che egli stesso definiva il mio atto testamentario, le ragioni a favore dell a tesi che non fòssc lecito sottrarre ad un organismo dell'importanza nazionale quale l' Eserc ito il Capo, che era da considerarsi prodotto diretto de ll ' istituz ione, espressione del suo pensiero, tutore de i suoi diritti e custode dei s uoi doveri e della sua morale. Per l'Esercito un c apo siffatto non poteva essere un borghese, anche se ministro né un generale di brigata, un nome oscuro, cooptato solo con lo scopo di ave rlo compiacente e secutore di ordini , senza nessuna onesta e franca opposi zione, ma dove va essere un generale di grado il più elevato, ris pe ttato pe r il suo passato di pace e di gu erra. Al mo mento, e rano di sponibili nomi come Sogno, Orlando, Arme llini , De Simone ovvero lo stesso lltili che, pur essendo divi sionario. aveva saputo dare


Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio t:sercito dal 1943 al 1945

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vita al C.I.L. e condurlo ad onorevol i imprese. Inopportuno, pertanto, appariva il provved ime nto , tenendo anche conto del vigente controllo di potenze straniere al quale I' am1istizio condannava l'Italia in que l peri odo: si trattava di un 'umiliazione inllitta dal governo ital iano al proprio Esercito, una manifestazione d i mancanza di dignità, tanto più profonda quanto più era stata messa in allo sotto l'occhio compiaciuto dello stranie ro. Ad ogni modo, lo stesso ministro Casati, dopo soli tre mesi, corresse questo grossolano errore allorché trovò il generale "giusto" nella persona <li Raffaele Cadorna, promosso divisionario per merito di g uerra, uomo di fama e -soprattutto- con le hencmcrcnze del pat1igiano, cosa che lo rendeva elemento accettahilc o comunque non sgradito ai partiti quale capo di stato maggiore dell'Esercito. I ,'esperienza maturata da l gen. Paolo Berardi in questo incarico per quattordici mesi era terminata. lJ 16 febbraio 1945 lasciò Roma in macchi.na, accompagnato dai due fedeli aiutanti Pallavicino e Binda. Chi, in quell'umida mattinata invernale , si fosse trovato a transitare sulla via Appia, a pochi chilometJ"i o ltre la perife ria cittadina, avre hhc potuto essere testimone di una scena alquanto insolita, rappresentata da parecchie decine di ufficiali - in pratica, tutti gli appartenenti allo S.M.R.E. libe ri da pressanti incomhcnzc di servizio - c he, schierati sull'attenti , rendevano gli onori al loro Capo. Un pensiero ed un gesto affettuosi, non improntati allo scontato rituale <li una cerimonia ma al genuin o attaccamento po11ato verso questo gentiluomo sessantenne che, visihilmcnlc commosso , stringeva la mano a tutti continuando poi a salutare con la mano sporgente <lai finestrino della vettura che si allontanava. Prima di muovere, però, aveva ri volto alcune parole, poche e scarne com 'era suo costume, raccomandando ag li ul"fìciali di continuare a tener duro nonostante il carico di contumel ie c he ogni giorno veniva la nciato loro contro. Perché questa era la verità, per amara e dolorosa che possa essere ancora oggi , a quasi settant'anni da quelle vicende. Come ha scritto Renzo Dc FcLice, esaminando i diari e la memorialistica dell'epoca non si può fai·e a meno di rilevare come il problema dell' Esercito non si ponesse proprio, ad eccezione dei casi nei quali esso era prospcllato come un pericolo essendo " Regio", vale a dire una specie di residuato del fascismo 33 . ln questa campagna contro l' Esercito in quanto ancora " Regio", una parte rilevante la ebbe il Pa11ito d'Azione, il cui quotidiano ltalia /,ibera, ad esempio, il 15 febbraio 1944 definì gli uomini del Raggruppamento tipici e.1punenti del fascismo la cui mentalità ed i cui sistemi fioriscono, protetti ed incoraggiati, all 'ombra dello scudo sabaudo sostituito dal fascio littorù/4 . Più accorta la condotta del P.C .J., che soprattutto dopo la "svolta" di Salerno attuata da 'lbgliatti su direttive di Stalin, invece di attaccare l'Ese rcito in quanto monarchico cercò di "democrntizzarlo", ossia di i.nfi.ltrarlo con suoi elementi tratti dalle formazioni partigiane, in verità agevolato in ciò dalla posizione assunta proprio dai ver-

33 Conti G. op . ci1. , prefazione di Renzo De ['clice, pag. 2; Gari baldi I .. Milano , Edizioni Arcs. 1998. pagg. 296-297.

34


548

Luigi F.milio Longo

tici del R.E. dichiaratisi favorevoli ad un' immissione anche ampia di tali soggclli nei ranghi delle forze armate regolari; si dovette agli inglesi, in verità molto più accorti in tale operazione, se la stessa rimase contenuta. Il gen. Paolo Bcrardi, dopo aver espletalo per circa un anno il suo ultimo incarico di comando a Pa lermo, ri entrò a Roma dove ebbe una parte di ri lievo in importanti commissioni di st udio presso il Ministero Difesa-Esercito. In tali frangenti, ormai meno oberato da impegni stressanti , ebbe modo di esporre l'essenza della personale concezione della professione militare e le proprie idee circa i principi sui quali basare una coraggiosa riforma per un eserci to del futu ro. Innanzitutto, in una visione militare moderna la di sciplina dell'uomo sull'attenti e del superiore che ha sempre e comunq ue ragione non aveva più titolo ad esistere. Bcrardi , uomo della vecchi a generazio ne e come tale aduso a certi comportamenti , pure li aborriva; soprattutto la più recente esperienza di comandante di territorio militare lo aveva portato a contatlare vari reggimenti cd era stato colpilo negativamente dai troppi ufficiali trovati quasi inehclili di fronte a l supe riore, balbettanti ra gioni puerili , incapaci di sostenere un ' idea, preoccupati come ragazzin i di l"ronle al maestro d'imbroccare la ri sposta che gli potesse far piacere. Occorreva perciò instaurare una di sciplirrn rli convinzione più c he di forma, sul tipo di quella esistente fra professionisti e tecnici . Ancora, l'organizzazione militare italiana era pesante e rendeva tali anche coloro che vi entravano; una attenta analisi di essa portava alla conclusione che le sorti del nostro Eserc ito erano in troppo ampia misura ne lle mani de l mondo impiegatizio, così come dimostravano gl i ufficiali che , immessi nel ministero de lla guerra, assumevano ben presto la menta lità di impiegati con le stellette. Ogni qual vo lta , poi , lo Stato Maggiore dimostrava di voler assumere ini ziative in un certo ambito , magari anche con spirito innovati vo, ecco c he un provvedimento ministeriale lo fre nava, il che tarpa va le ali a qualsiasi progcllo originale e rappresentava solo l'espressione di un antico e grcllo tradiz ionalismo. 1 principi sui quali Bcrardi rite neva dovesse hasarsi una coraggiosa riforma m.:I campo organizzativo erano i seguenti: - riduzione alla minima espressione dell 'organismo centrale; - audace decentramento delle responsabilità; - semplificai.ione dei procedime nti disciplinari: - suddivi sione del lavoro; - tecnicizzaz ione della c ultura militare; - incanalamento delle atti vità d i natura "pesante" (a mministrati ve, inquirenti) lun go canali indipendenti dalle atlività di natura "snella" (addestrame nto, disciplina, amm inistrazione capillare); - creazione del militarizzato accanto a l militare, così che questi potesse conservare la fisionomia avventurosa dcli 'uomo nomade e la mentalità un po ' spregiudicata dell'artista. A suo avviso, gli ufficiali si erano troppo legati alla caniera, a l computo de l vantaggio nell'avanzamento, al continuo esame dell'annuario, al gusto istruttorio dc li 'i nc hiesta , alla civcllcria della ca<;erma, alla raffinala demagogi a ciel cosìddcl-


Paolo n erardi, Capo di Stato Ma,?,?iore del Kegio t:sercito dal 1943 ul 1945

549

to benessere del soldato; ciò a tutto detrimento del d isagio, della fatica, della vita all'aria aperta, delle tecnica diffusa, della manovra seria. Ma il chiodo fi sso, il nucleo vitale del pensiero militare di Paolo Rerardi continuava ad essere l'accentramento, de l quale non fini va mai di denunciare il ruolo di radice profonda dei nostri indirizzi en-ati nell'ambito organico, un male sempre supinamente suhito. Pe r lui, l'accentramento era contrario al principio della suddivisio ne del lavoro e significava sfiducia verso i dipendenti , da cui consegui vano lo scoraggiamento e l'inerzia spirituale della gerarchia ed, in caso di gue rra dove tutto è novità cd imposizione di volontà, l'assenza di fantasia e di spirito di iniziativa. Collocato ne lla " riserva" nel 1948 , non indug iò nel rientrare nel la sua Torino, dove trascorse il tempo godendo delle gioie fa miliari , leggendo e riordinando appunti , ricordi ed idee per la stesura delle sue memorie delle quali , nonostante l'andame nto sempre più avverso di un male incurahi lc e le conseg ue nti sofferenze, volle curare personalmente la redazione. 11 gcn. C.A. Paolo Ilerardi, primo Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano dopo le vicende armisti ziali del sette mbre 1943 , morì a Torino il 13 dicembre 1943.



APPENDICE


552

Luiii !:milio Longo


Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio t:sercito dal 1943 al 1945

<len. C. A. Paolo Berardi (IR/ll/1943 - 9/1// 1945)

553


Luigi Emilio Longo

554

I Schizza della posi: di Marerh-El z rone

Hamma.

-=-·----:=====:-======:___ _ _ 1

_:=:!:1 .....-:_: ·

2. L'ultima buua~/ia (10-11 maggio)

r


Paolo Berardi, Capo di Stllto Maggiore del Regio F:sen:ito dal /943 al /945

555

3. F:sercito Italiano al gennaio / 944. Forza

Categoria

Note

I (A) Forze operanti a) Divis ione da comba ttimento 12.000 b) Unità comple menti 2 .000 e) Rase ferroviaria avanzala 100

I (8) Forze alle dipendenze dello S.M.R.F,. a) Nella penisola Comando LI C.A. 300 Di v. " Mantova" 10.000 Oiv. " Piceno" 10 .000

a sud della linea NapoliFoggia; già in posto

a nord della linea Napoli300 ) Foggia; attualmente in 10 .000 I O_(){)0 Sardegna I0.000 - forza approssimativa; 500 già in posto

b) In Sicilia Comando (Y) C.A. Divisio ne " Sabauda" Divisione " (D)"

300 10.000 10.000

- in formazione - già in posto - attualmente in Sardegna

300 ) g ià in posto 10.000 I0.000 10.000 2.000 - f'orLa a pprossimativa; già in posto

Forze a disposizione del Comando Armate Alleale in Italia a) Attualmente già impiegate 81 .800 Orcline di battaglia del 15 marzo b) Di previsto impiego

100.900

e) Controllo traffico e vigilanza ferro viaria

111

l

Comando (X) C.A. Divisione "(A)" Divisione "(R)" Divisione "(C)" Difesa e.a. della Calabria

e) In Sarde~na Comando (Z) C.A. Divisione "(E)" Divis ione " (F)" Divisione "(G)" Difesa e.a. Il

forza approssimativa

Personale di unità miste 7° rgt. art. da montagna

]

2.700

Lista di precedenza N. 3 meno i repai1i già messi a disposizione fino al 15 marzo Sollo conlrollo italiano

1.000

50° reparto salmerie CS DIC IV

Comandi e servizi (pe r le categorie I, Il e lii) Organi centrali Enti territoriali Servizi RR.CC. e R.G.F. TOTALE

4.470 15 .000 23 .400 30.000 377.070

vedi allegato B vedi allegato e ved i a llegato D vedi allegato E compresi RH.CC. e R.G.P.


LuiRi Emilio U>nRO

556

trott n:.308/0P. V. 000l?r9, J:.. Y'J.nra in mn"8 alla trup}ll . Al S IGNO.Rl G.!lfIDlAI..I • .,P,l' OOZU>. . . . . .1

AL ~

lOO llVl':t&:tO

AL -i.UlUS: Kl!O .Dm. •..;.

GU wIB.t.

"t:l,'Ìt;PET?ORA'fO lò.O::l'ì..oR,ll.S DZLL' E:->EllèITO AL.U. OAl.iA llll i.IT.\RJ: DI s.t·. Il. 1u: ,il; ,. CASA ilili.l f l,JU; DI :;. A.. I!. IL .rnn:!:l ' K lll HBt;Olli.t

l•U• rtwliant t-tn i eri •11' •4b;;,ada• b,o 1.noiotito con ..-.1 u.U. ilnuai ù d1 rtvare in iaauo &11• buppe, .._idON che q\la1Slo òrttc'io <14 c o ~ da oo.ae11.ot11w • appll -.. ~ _··· ·:. • O.lor-' cii• .eoa U1UlO pr••,att1 a ll..,l. ri...r.ion• • rUe.ngo w,flllìiiM.oli16%!NI '"'110 a b.~1 il alo p•nsb-·. -~ Yiv,'%11 iu •a111so o.1 1 • nupp• s 1 gn1!'1.oa t

t•) ;;.. cllà 1 w,ne:r ,i;.U

---'1

tl'l'"!D-ti. um

eo,,,a.~

;u'Bn<larul il:rott-o ,:onta:Uo eon

l(t,·tc;!.Jlll, a•Uui'f1c-J&U ti UUl>p& e ai a1rnioud110 ime 1 ,ti penfa cotano e.ltr•i•n'lO cQJl l' 41hns1 th 1ooronte 111.Ja loro -i'•n 41 aid.fllla. · t•) .. ~ ~•i'. parl.t\no 44 lJ!f1dal1 e a 11.:,ldat1. Ogni garulra.1& ad ogni · · · ·~ a n t e -.iitori u,1 i J 1pmdonti e p,,rt1 c ·· l!\ntento 1 s oldati a parlargli 11ben~,e i.,.te 1 -,e1•r1CllClndo~l1 c on fr.noh<s >i,.e nacaoaità, pe0<:0111\àuon1, <1.sn101. A4 •>!•i ùi te,goar, l a 0-2• ùt mo do olio 1.1 -1•11~ noo. 4,-•eri

J0 )-

la tRlll1a,C1.pU1ut. A4 e,...,1 41 nn~ro i JA ..-,Ua-b: giu•,ida ow ee o,PNllO t.actuattaie, a j)*l"r.Ubt!oa'e nri oad d1 errate J,)NVens1oni, a r,praue 1, prehu in*41onn•ll. o,tuo -1,e't._, queetc~, pt!r tiiilllr• "' foruh> aell11, uione 41 ooJ1&ndll cl.e&li uft1olal1 • eot ~r f1cia li J i )l11J1da.ti-U. e _per ODllc>tleen 1•an1.110 ,! dl• ~ru. pp J Oh" i.i.a ~u1.i11a e 11101·veiiuata l ' &zion c l c ollQJl.do deJ. 41J!Uda.U. ·Mù,ml&lllijnt, il g ener:-J.e e; il c:olozuu,llo non i,Wn 11oaU'tuir*1 al ca ,>i t~o o ,,l ..ubalteTn.o, .,,,. <l$VG in.,'lfuHare " · oo,vU~ 'oa à ou~! t11rni 001;1e ,,1 o omanda..

.iklon !llGt ,, cio, oh11 iai ba <i : o o~ . it .1 !'i 1,al i11 ~1 ~ <-i.a ha lo soo_po 4 .1 cbJ ar1re i ,:oncat ~1 ,m l ' CGt.a;.>lif i.et.ii'..ic,na, ,..~ell o 41 noollgl.1111'• m t ~i g li 11!.fic i ta\1 <li .m ba , '11 ,;lione o ,ti un rctg;illl>Ollto • di ll"&tll.llre un prat i co ""eni;,io 1 èOl:~ <.1,,v ,, t•,gol nrui W1 c-&lnl• 11 ·batta:,:li one o Ji c o:n;,i;~r,.111 u ., i 1,l otc,n o o iii ,a1uadra per eapl,! car·e: a r\li. ::I ieri!:1.illi t a «\. .. i. i it~\ . :~~l-l<~ tE< ~orr..l~ t o t i..e:nere la. oorrette :~.A. r~ t.1',l ' ur.i ~o.l'"'...-,.&• :Hl.... c.-i.. ·~.1 ric i.tn r~.,po1·to , ..ì- ~C'Huiro u.n'D.l.laraa•

\.

4. Circolare 208/0P. V. del 9 dicemhre 1943 con oggelto " Vivere in mezw alla truppa".


Paolo Berardi, Cupo di Stato MaRRiore del Regio f:serrito dal 1943 al 1945

-

].

IJC>ct.-)+ ~ lU llf:Uaial1, v non noUon~ f n

557

1 :i.1 ohiaaati dal

conc•tSO, non l:iaazio 1111.ro doddorio cbo il 1.!lpe:nuo. a par oorrhpsaad•H • q11ttalo loro legi~Uao ùu1Cwio 'òl eQll'ia pH 113.tro cl),e

l}.ual~o. l b l ; ~ •

.. - . o;\a ~

nua 1.n lìU1li>iOM la ooala ,1uanbica .:011 1• i,ue at,.

lril!I"~ • lo • • r . .J)OaadillUI a. ,.o.ella 4-1. oola.MllQ •

lSPff'.• --.••

=M.,,, . 4lllli

'*1 t4t\utt,.ctale • 491 eaponl.•t lo ia'faQU. . 4eall ui.nu il*-1 c..-i é1 • ..,. . . . .... 1utmorte ...nudola <101 . . _ . _ 4t oh:tuaft _,.._ aol'-lo .11 colonnello di qaala!ad l'll"lcolan M • ~ d•i capi lltU del aoUutftcdal., a4 ~ • 1a pou dsl ccrmadot .un .r.mU1ean4o h ~.'1,.., aà• u •~to; ric~do 1l dnto 41 un :.oen-o Ti..,•• . . ..1ro • • ,..,.,no w:,. ca,orale o.ba faocia eia . ., . .., 04 ua .-,.S.~o oao taoaia da •pen1.-. ·

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_,.lU•

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_. tlft\$ha di Oé1Ma40 - , i I qll..-tat TtTitic~ la ~*"1•, valAri.~ l'~lillllO 4 c.......ao, 1••oa Ob• çonU, ~ 1:ctltaro 1• J.Juld.a.U'ftt awst ciN C$II! ga-i,d~ 41. t:r•'\• d b .retill)<'Utablli,ll, el1Jùllare 1 o ~ 1 di QOl1 .,.. . o~e l• r"ponnabf.UI~· no=a r;a,u o no,i vo,iiùau c,.li':r:Qta.

~

.

4 vo1, oiaJtòri geani1lit di ee..:ere gli a s ~.~o;ri • 1 tU ...~ t o r i 41 4~el!U (l<>~•11t1 JJGICri Pel' l ll> r1&an•r•a1one del-

1•t.11n11to.•

lì, CAl'O DI t.'lJ..\iQ. ~

1/till

F,o.o.

,.si.

IJ. i .a.ooi.c.oliloi.O ili •• - Oi,.po utne10 O;ù'auoai (Mero~)

»vuu

10.iU.:


Luigi Emilio Longo

558

6

STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO UFFICIO

N. 600 di.,..._ OGGETTO: A.U••lr-to -

---

O _P E R A Z I O N I

P. M. ISI, li IO geuaio 1944

c...;,u pntici.

Al C......lo FF. AA. JJI. e__.. Aic-..loM1I-.JJJ.S.....,. Al ComanJo IX G,,po tlA;_ia Al C...anJ. XXXI CM,. tl:A.AI C-rJo U C.,,... iTA . Al C - - Di""'-• S....,. • (DI,_ , - • _,.i;

N.,,.11 P. M. 50 P. M. 67 P. M. 114 P. M. 410 P. M.JO J;

w.,lioM < J1 i r ~ )

I, - Fra le difficoltà che si oppongono a.Ila ricoslruzionc dcli' Escrcil? 11011 ultime sooo quelle relati-,e &I campo ad,tc, trllli:ol)c; imperfeLlà prnpara.zione di qundri, m&ncaoza di regolamentazione adegu,ata o dislribuila, eundiziòoi impeditive di vestiario ·e di calu.lure, . o·o trimeoto appena !rntficieote, mancania.. di mate ri ~li e cli munizioni. Ciooonoslaote la ferma vololill di tutti gli officiati, i11 pà rtic-0lare di quelli in S. P. K,, di ridare un'anima all'Bsercito, deve aprooarci a trovare i r ì vleghi, a girare le dillicolt~; pur di non lasciare· decadere l'allività dell'addeslramcnto da oui ha origine la ragione di - r e alle armi. · _ · A talè fin e mirano le .presenti diretti-re.

e

2. ' - ÒCCor_rc aozilutlo insegnare . ad insegna.r e. Cib in tu lii i uampi: dall'insegnare oome al orgao_iir.a e C9me si sorveglia la puljzia delle armi~ come ~i inqu.aJra un dra."ppello, come si ferma una carretta, come si pa.rla al soldalo, all'inscg,,a.re la tecnica delle a'rmi e .dei mesli ed if loro impiego io combaUimeolo. . · · ' Oli ufficiali io genere, io pàrlicol~ ·quelli di co'!'plcmenlo, uoo hanno altro ,h,siderio che quello di essere istruiti; Quante volle mi sono seolilo rispou,Jere ,la taluno ,ti essi cui d&To qualche pratico conaiglio: ~ Nessuno °:lai ci a.veya deUo questo! >. Come metodo ,p ratico suggerisco il ségucnlc. Il colonnello (e perchò no, il generale stcs.o) riunisce tutti gli ufficiali cfel reggimento o ' di un batlaglionc e fa lui per•or&JJlm<tiù una determinata -istruzione, so1titu~ndÒSi per la cireoalant.a al capitano o· al subalterno, al sottufficiale. Cib a titolo di esemplilkazionc e di illuatrazione viva della precedilo.le ' diret.liva soriti-o.. Pretende poi che il metodo sia applicalo da luUi: _ A sua volta il maggiore f a altrcllao.to nell'interoo del battaglio.ne. Il metodo .s i divulga. llesempliftcatiooe cosi intesa va ~lesa a lutle le iatruzioni: da quella di vita interna di rnpàrlo a quella del combattimento•. Alla · esempliftcazione ieguono il coni-rollo e la rellifica. Cib richiede, specialmente nei primi tempi, molta attività da parte dei generali c dei colonnelli, il che risponde al criterio di par~ipuione reale alla vita delle truppe.

3. - La consuetudine di istruire per parti noo è sufficiente mente oµvlicata. Mi ·s picgo. Qualsia.si a lliv-ilà addçstrativa - deYe ~aere atializzata e .spez~ett.ata. Ogni pezzo della materia deve essere insegnato a parte: dopo di c he lo. riunione delle p•rti riuscirà completa e façile. Bsempi:

5. Circolare n. 600 del 1O/ I I I 944 con oggetto "Addestramento - Consigli pratici".


Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio &ercito dal 1943 al /945

559

Parti io c ui va Jivisa l' istruzione: - riunione del dntppello da fermo - presentazione, rapid,.__,-ivista, controllo della forzil-, assestamento .di 11.010.ini, mezzi, banl:iture - sistemazione tlei ciu·ichi - rorm:lll.iOIIC del drnppello - modo di marciurc in cillà. e ruori. Contegno - posto che deYe tenere il Comandantc - slr:id:i da seguire · - modalità della sosta. Cure. e precautioui. Lasciare libera al mauimo la sln\da. - >Dcoo,cnienli imprevisti e modi di fronteggiarli.

b) -

lslruzione ,.; telefonisti. P.t.rti io cui si divide I' istn1Y.ioué: - esercizio di pron.unciare bene le parole - esercizio di nomenclalur'\ I.altica per evitare gli strafalcioni' - e11ercizio di esprimere succinlamcule gli argomenti di aervizio - esercii;io di coi10scenza tlei comandi e deg.li enti con cui occorl"6 oom unicarc - còmpilazione di fonogramtlli - esercizio di scrittura chiara dei fonogrammi - t.en~l.;j d~I- registro dei fonogrammi · - somll)arie nozioni di l.elefònia e degli apparecchi ....:.. norme· di manulenaione degli uppiirecchr _; come ~eguiri, ·1e facili riparazioni e come rendersi conio della neees,ilà delle .., . panuiòoi _maggiori • - scelta delle località per slaziooe telefonica campale - modo di impianlula · - stendimento della linea - 110ncgtianza della l inea

e) .,- lslrn:sio!IC agli csplornlori Parti in· cui •i di,ide l'istruzione: - nt:i tipi di terren i - ginoutiea -per superare gli ostncoh di ogni gene-re -,- _moil11 di a.vau,Jre r,vidamente senu es.sere visi.i - !Dodo di airanzarc nascosti in prossimità di v.isiooe nemieca ' - modo di naaco'ndersi - a<;e)IA cl.egli _,valori -..- modo d.i comu.n iCarc le noti,dH. Sehiu:i - modo di distruggere ·docllmeuli - modo .di piusare le a rmi . - mpdi per individuare e valutare gli elementi ni,miei. - ('O&lilu~ione delle pattugl ie. Scelta degii itinerari (annJata a •balzi - nanzata contino•) - ann:i:ata dei nuclei esploranti - raccolta· e vaglio delle notizie - completo sis~ma di informazione. Su lla traccia degli èsempi precedenti ogni allivitA può ~sere divisa e insegnata per parti, intercalando ogui lanlo -l'o.ddestràmeu to eomplesaivo, tanto piil freq,uente quan.to più l'ad,lcstramenlo procede. Ogni mdhidoo d.e~e ·eoal ea,ere formato e perfeziopato.

4. - .Ogni qual•olla si debba i~tr-uire uua mas•a di iudividui,. iu 11arlicolarc allievi ed aspin.olì- ai gT&di d i 11fllciate e sottuffteialc, sci n_d cre dopo il I• giorno i capaci dagli inetti. Si distinguono -.u bilo. Coltivare C portare !lY&ll_(i i p tÌIÌIÌ, elim inare i SJICOlldi O &bbaodooarl i alle modeste · man&ioni dell'onlfnaria amministrazione. Evilare l'errore di adcg'!are la velocità. dei pr,imi alla lunghezza del paaso dei secondi. 2


Luigi Emilio Longo

560 •

In t11i guìsa l e istruzioni procedèraniio coi ritmo dovuto e saranni, eliminali sema pie la

gl i i11tlivid11i assurti a grtul i c lic non merita no per eccessiva ind nlg~nui ,li g i udici. Mirarè sempre alla (jualilà <l ei q uadri, che è salvezza dell" isliluzione:

5. -

Quau,lo si fanno degli insegnamenti a tipo <li corso ti ùi1 ifo ; evitare; èoò la saggia

oTgaoi zzazione e cion ogn i sforzo, che on c he u u solo a ll ievo manc hi :ul Una leiiònr: Ciò' accn.c.le <l i norma nei <:orsl svolti a i sotluffìc ia. li o agl i uffic itt li , a ctrnsa Ilei !lervizi cui pa::.r le

di essi 8ono comandati. Ora io mi doma.udo quale c~rso può essere one.l\larne nl e svo l~o q nan tlo ogn i g iorno

ma nchi '/, deg li allievi sempre ,l iv<!rS'l e l'insegnante clcbba ripelcrs, ogni vollt1. Il princip io da a dottarsi e: 1· istruzione è i l pri mo dei ser viz i r,I hu la precedenza s ull' is pr.zionc, sul serv iz io di sett i~Hr~a. orli g io rnata. s ulla s pesa viv,~ri e foraggi e via. dicendo. Il che non •igu ifica allallo che i delii servizi siano trnscurubili. Spetta alla saggi• ,orgaoi,;zazione fa r si che gl i -incar.icali del servizi non manchino, pu r se 111.a intaccare il mumero· degli allie vi : A t itolo di esemplificazione un m~totlo può essere que llo di 11flld<1re la truppa e serwlz i in de l e rrninute ore ngli ufficiali, per .a ver~ disponibi li per l\uhlestramento tutti

sol~

t ufficiali; e viceversa, io altre or .. <lella giornata. 6. -

L' istruzione, essendo l'occupuio ne principale, deve dominare e subordioarc

II

gli o rari de lle spese~ <lei ra·nci o de i riposi. J..,'ora del 1• rancio de i soldati deve coin.cidcrc con i·ora 1lella colaz ione degli lifflcia li

e sottufficial i. · Nei mesi invernali le ore dalle l I alle 17 clebbouo essere disponi_bil i per I' isfroziooe r.ottì dell a Jii-i nr. ip{Llt". Spesao convien e iniT.iar e verso l e 9

lAl e ~t,u7.ione e o •·c[...a.nì:. Y. , ,·e Ja 41islr.ibu,;i o ue del

ranc io fuori .

Il che ha altresi il van laggio di far vivere all'aria aperta, di all on lanltre dagli accantona menti, tli scuotere le ubìludioi. ·-

7. - Ogai islru zionc, aache la più semplice va organizzala. La ,,osi della sc11ol1t morale di massima viene imp rovvisata : g rave e rrore; e-ssa. invece, se v uol essere efllcacc, deve essere pre parata e studiata i n· preced enza d:ill'umcialc o ,lal sol luf6dale che t.l eve compiPrla.. Compilo tlcl Gomancl,,n1c cli Com paga ia ogni seni nel ,~.ocre ra1>rol'lo ai suoi quudri: m oderai conto delle mo,lulitù di orgaoizzà.zionc cli tutie le ist.ruzìooi contemplate nel l'orario. ·del gior1;0 sucèessi vo e Ji a.ssic_urasi della prepa1"az io ue degli is lruUori. 8. - Mi è capitalo spe..o di chieder e a comandanti cli blg . e,I anche cli reggime uLo il !prog ramma di ist r uzione iu cor'SO per il btg. o per il reggime nto . E s pesso mi ,\ cap itato -di vedermi p.reseot~rc o un orario de ) giO.roo, o u~ ordi ne di mai,sima deUe i1lru,;iooi scl·

:.timanali o n ull,., cii nulla. Uiversa cosa ò il programma. li programma è la lraclu zi.;ne, in concrclo, delle clirctfr•e · iicevute; è il progetto degli scopi oh e si vogliono r,igg·iuugere in u n ,teterminatu periodo. <ilegli add_cslramcn li .che si vog.1.ion o svolgere nlle varie cale;{n1·ie cli allievi, delle ore ria dedìcarvi, dei mezzi a disposizione, degli incarichi delle varie istruz-ioni, delle modalità ·per f"J.gg iungere- quegl_i seopi ; il programm:, il il digeguo dell'ecliftcio c he si vuole costrui re. C'è il programma della divisione, quello del regl{i nwulo e quello elci ballJtglione; e' è il prog ramma di ogn i istruttore tino a quello del sollurtìcialc capo squadra. Dal prog ramma deriver{lnno la ripa.rliziOne de l lempo, g li orari rii mnss ima e q uotidian i, la regolazio!}e delle spese, i turni dei servizi. . 11 programma è l'nrmohia, è la possibilità di sviluppo, è la g 1:11clunzio11c ,lcllc imporlnoze. Nessun comandante in av·ve nire ometta più il programmo.. 9. - Una consue tudine deve essere immessa nella mente lii t u ll i i conn.wcl:.rnli, ,quella. di t l a.bi lirc sempre uno _tcopo, formull.lre un concello per rat,;"g iunge r1o, Ll'a.llurlo io un .o,·d,·ne, sorvegliarne la csccu1.iooe col conlro/lo. D a ta le consuetutl in e nasce la capaciti di organi:zazione e tll eomando tl ei comn.ntla nli.

Ogo'i alto della 'vitn collettiva deve essere organizzato; e per ciò ogn i comanJan lc sin educali


Poolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio EserciJo dal 1943 al 1945

561

A seguire in ogni allo dr.11:t viln militare 13 tratÌln •nzidetta. I comandanti più elevati o~

chiedano sc,nipre conto ai "11Tfll't1<lcntì. 10. - Nell'a,ltleslr,.mentn t.1t1ico prescindere dalle slereotip:1.le (orme prive di vita e di rcallà, m11 lcner L"Onlo ch" il co111balli mcnlo puro della squadra e ciel plolonc non ,leve asl.rarre 1litll'e sis.tcnin delle a1·11,i ili accompagoamcnlo, tle lle artiglierie, dei carri armttli, ,lell~6vi11Zio11e, nr_111i q1fe'st_c •la1 c:nusidt 1·a.rsi attive tanto nel campo nostro come nel campo nemico. lnsrgnaN? al •ol,l•lu ,li (a nterin g li atLi elementari di j,rolezione che ne con•eguono. Insegnare ,.,1 ogni 10/dalo c""''' _•lchbll regolarsi inJividualmènto nei uri àlli delle fasi del combaltiment.o. L'islrullore riuuisce 1;1 squ,ulm e insegna come debba avanzare ogni eoldalo, come debba ripararsi, come deblm ,,i"ua,·,, l"rtrm11 ,li cui dispone. Il piuumeolo di una mitragliatrice tichieclc un'ora cli islruzio111•. Analua~a ti i 1uovi,ncnli ,lei s(11Koli, il movi1uento·viene eseguilo ncJl'in!ieiD~, poi ripetuto sino ali~ sua (".Set:i1xioue perrett~. · L'ist r111:ioue 1ld l"..u1 igli.-ria :o1~gne nn11Joghi criteri. Essa è più racile, perchè gli all1 dell'arti,:licrrn smio piò 1·egvlnl'i _e 1•ii1 mec~auici di q-uelli della ranteria e meno ~o o tro.stati dall'azione ncmio:.. : essi sono quindi più agevolroeole rappresènt.abili anche fuori d&lla realtà del campo ,li ball"l(li,L

11. - Nc11'istr,,~ione non lìrni1,rsi alla cons uela marcia di uvicinamento o 11ll'u11cor .11iù consueto all,u-e:o. J.._,. K•wr,·" lnt 11!\!\onlo r,irme nuo•c e ...arie cnn l'inler,eolo dei paracad_uli!Ui, ilei parligiuui, tlt"i paltu~lion 1 da montagna.. Aoebe queste forme bisogna insegnare sin nel loro '"l"'tLo ;li all-11cco "" in quello della difesa. li col~ cli ma.Do, ì\i~s ut1fu; · l'imùosoala, l'allaeoo alle aulovcllure u alle colonne rii au1oca.rri, l'irruzione su ·unn colon na. in marcia debbono es.sere ~u·onJine del giorno; e cosi la difes.o dalle stesse nzioni. Meni quesLi, ollre al resto, i,lonei a -portare n rielà, " di,ertire, ad esercilare le fnn l..ul:ie, :ul occupare tulle le ore tiella g iorirnt,,, sr.nza richiedere ecCc..,siYa raLic-.a nè eccessi1/0 logorio di in,lum~nli. Ma bisogna clrn i cuma.n,lanti cnuuli no rosroro e diano prov.., di c.linam iamo. 12. -

Si faccia largo rìcorso all11 eaercitaiiooe coi quadri.

8 aull'...ereil.uiooe coi quadri bisogna intenderci.

Con I.aie nome c'é l'abiludioe ,li pen•are a qualchecosa di solenne, che· richiede volumi di documenti, che si fa una voilà all'anno, gcncralmenle nel meae di ,narzo, con l"inter•enlo delle più alte autoril.à. Niente di tullo questo. L'esercilaxioue coi qu11,lri è la solita cscroila•ione lattica di compagnia, di g ruppo, ,li balleria, o di plntnnc o ,li squa,lrn, o lalor.i da bntlaglìoue, che ai Ca con la eola parleC'ipa1ione Jei coman,hu,li e di qualche elemenlo e nella quale, sollo una direzione che 11,si lo sviluppo degli anenimcnli, s i esercitano parlicolarme nle le raotuie ad iovcnla-r c concreti proce,limenli di ,.,ione ed· i cervelli a ragionare per Cormular ooncelti e per .t radu rre i concelli in ordini. · Là esercitazione coi quadri richie,le un d1rclloro e uno .o più giudici: le due cari.:hc possono cuerecontenulc nella aleaM pcr-soua: oib anieoe per le unila minori, cioè normalmente. A) Un co1nandanlc di plotooe (direttore o giudice) raccoglie llllorno a aè i auot comandanti di , quadra di front e nd un ,l~termi11,.10 lerreno e pone una s iluaxio11c di squadra ed uoo scopo da raggiungere. l.a..,cia che ·ogni caposquadra ritleUa per :i minuti eppoi chiede ad ·ognuno di esporre i soliti c!,rn1cnti di ogni siluat:ioue ohe ogoi comandante deve - per abiludiuc-,- metlere a baso dei suoi mgionnmenli. Qoesli son o: - scopo da raggi ungere

-

nemico

-

forza propria lcneoo


562

Luigi Emilio Longo

lcmpo disponibile - condizioni meteorologiche - az ion e ilei reparli v ic ini (e cio6 ra.nleria, artigl., armi di accompu.gnnment.o, carri armati, aV iaz ion e, ccc.). l)u questa base di ragionarnenlo deriva un CQftCelto. Dal concetlo un ordint. Nei riguardi del ler:-eoo la descrÌ7.Ìon e de • e conside rare seguenti elcmenli: - limite del terreno ch e interessa - sue dimensioni : l:,rghezzn e lunghezza - plastica - percorribilità - viabilità · - copertura c g li ufficìnli ed i sollufficiali devono abilnani a fare un11 des<;.rizione ordiuala sccon,io tale schema. Il direliore chiede ai vari capi squadra le ,le.,iaiooi e il ragionurnanlo che li ha portali & lali dec isioni, Ji lascia tfiscutere frA di loro e discute con loro: allu. floc ·csprìme 111 soln· ziooe che giudica migliore. Passu.111.Jo alla esecuzione, fa n~~e·re degli incitlenli che . richiedano dccision-i e uuovi ordini, se del caso con qualche elemento TiTo e vero fa provare qualche episodio e dà qualche dìmoslrnzione. Tullo ciò potrà ~urare un paio d'ore. Dopo di che concede un riposo di on quarto d·ora; poi, senza. spostarsi., si gira 1ta un·allra parte e impianta un'altr1\ cscrcìla.zione in una direzione diversa: come su di una .scacchiera sulla qua le s ia stata cambiala I:. posizione di una sola. pedina, tutto il gioco cambierà, sì prcaeutcri uua 3ilut1ziooe Lolalm~ntc divcr&A d&lla prima o uu uuovo es.erei.r:fo ginn.11.sticherA le menti.

_Tale deve essere l'cscrcitazioue eoi quadri di fanteria, e le slcssf} norme che regoltno l'esere itazìooe di squadrft valgono in scala maggiore e col dovuto ritocco nelle proponionì per la compagnia e il battaglione.

Per l'artiglieria, al solito, l'esercìtazi,:,n e riesce 1•iù facil e. Uu comanllaote di gruppo acelLu uu certo terreno, avendo allonw a sè i suoi ufficiali ·e sottufficiali; considera. gli alli eia compiersi J:tl g ruppo per e ntrare in 1i1. ionc. R~i sono: - ricogni,iouc (abiLuarc alla ricognizione rapida, falla a occhio, fllila pnssaodo a ca· vallo o io auto) -- zona di sosta - strada di ncc~sso B)

-

posnaono dei pe7.1.i

_; -

posizione dei lelefoni o radio posizione degli osservatori organizznzionc dei collegamenti pattuglie con la fanteria

-

prepnr:udnnr. dr.I Liro·

- ripari degli nvanlreoi o traltori o muli - servizio munizioni - studio ,Lrn,le ili ,lcllusso e di avaozala nentuale - esecuziooe del tiro (l'esercitazione delle nrtiglìerìe ,leve sempre llnare con l'esectr~ zione del tiro medio.nte gioco balislìco, per abituare ·1c menti a quei.lo dne ultimo di tutta la prc pnraziooe c di lutta la tallìca d ell'artiglieria). Questa di gruppo risulta esercitazione più complessa della precedente· e può richiedere anche due ~ tre riunioni per far gioca.re tulli l{li organi e p~r esaminare tu.Ue le questioot a nzidelle, sempre sulla base del solito schema di ragionamento. Analogamenle anerrcbbe per il battaglione. C) Ho portato due esempi per chiarire meglio le idee. La f11otasia dei comandaotì deve a llargare e far llorìrc questi esempi. C' è l'esercitazione di squadra e dì pezzo; c'è quella di esploruìone o di collegamento, o dì colpo d i mano;·


Paolo Berardi, Capo di SlalO Maggiore del Regio Esercito dal 1943 al 1945

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'. e' è l'eserciluione di _pall uglia O. C., c'è l'esercitazione coi qoadrl di. -Liro (gioeo balistico), C è qu ella di rirornimculo munizion i o rifo1·nimcnlo vi'feri. Insomma con le esercitation i coi quadri tutlo l'organismo ciel nostro mestiere vienP. csan1iualo, impirgulo, io,Pguato e diventa ,,onaueludioario. 9

D) Divenili. coosuel!Jdioario. Ecco il g rande scopo da raggiungere! che la tnlLica di · vcnli coosuetud inaria, come il Oulo <lei caccinLore. ' Ma un tornitore divent a abilissimo percbè sta al suo tornio otto ore ogni giorno e un

g ioc,,.tore di carl.e diventa molto bravo non pcrchè un amico gli bl\ insegnato le regole del gioco (regolaceoto lalt ico) mn perchò egli ba gioc!llo molle pa,iile, esercitazioni sul ler· reoo, sempre d iverse l'u·ua dall'iLllra anche ~e accomunate da poche regole prelimioa"ri. Ne consegue che le esercitazioni, sotto Jorm• di eserciLasioni coi quadri quando ooo sia poaaibile fare di pio, hanno aù essere qooti,liaae e anche multiple io un giorno, se vogliono ser vire. Altrimenti, se mnnlenule ncllu usuale 'misura riclicolà dell'uu" per settimana, coslil uiscooo · una lustra e sono insurftcieoti a pene Lrare uei cervelli e ·,. formare l'altitudine prorcsaiooale dei comand11oti. 14. - Solt.o 11 nome di islrutioni tecniche voono tulle qucllP. che servono a fornire rerri del me,,liere di combaLlere, e eioò: .cooosceon iolima delle armi e dei mezzi lellura delle cari.e e capacità di riprodurre il lerreno conoséenza del Liro. Sono i,truziooi che i nl c.ressano io mollo lullo parlicolare ufficiali e sollurfir,iali, a l cui adde•l~aru~oto dcbbouo pertanto essere riservale delermiol\lc on: della gioroala (in questa stagione le ore della oscurili.). · . La. conosccn2.». delle Armi deve assicurare la conoscenza. delle caralterislichc che più io .. !luiscooe sulle :uiooi !altiche (µesi - gittale - mobiliti - Djaoeggevoleua - dirnensiooi · proiclli · cariche ioter-oe • ccc.), ,lclla ruaoulcnr.ione e dei .provvedimenti contro gli ioconvcoiP-n li durante il tiro. J.., lcUu ra delle cute deve oltcnersÌ attraverso il disegno, I' iaclividÙaziooc delle CUMC' di livello, gli esercizi .di misura di di•l.ao•e, peod.eozc, apgoli, disli~elli e ,ia dicendo. Spet· zcllare l'uditorio ia gruppi di 3 o 4 persoac•clove uno capace, ioaegoi ai meno i~Lroi li. Bvilare le lezioni o l'esercizio fatte eia uo professore a :;o allm•i, P!lrchè l'islru•ioue militare devo pe oet'rare nei singoli ci'islrultore deve giocare non sul!a collcitti viti m.a su l sin_golo. La conoscenza Jcl tiro, che o'rama, io buona parte ti pà.~rimooio comune della fanteria e tlclla artiglieria, de,e limitarsi a cib che ~crve nella pratica, ed esaere ot\couia med iante l'caèr ci,io spe,:zetlalo, in g uisa che ogni ufOeialo o aoUufftcialc e,èg~a vari cserci•i ogni giorno e s i renda familiari i calcolelli ioe reoLi alle misure ed al Liro . .

15. -Tulle le i,lru1.ioni, io parti colare quelle lecoichc, siano impartite con senso di : pralicil.à . · A tale scopo occorre io pr imo luogo che il rroreasore cvili ,li. avolgere la consueta, noiosa k • ~ a 50 allievi, LII maleria militare ulile è tolta di oalun, pratica ù i cui if ,ingoio de , e rendersi perfetto padroue sotto pena, io caso conLrario, _d i .vederla trasrorwata in corpo morl.o: essa deve penetrare - 1JOn l'esercizio - nel cervello tlel singolo. Sul sin· golo, ooo sulla colletti,ih\, deve dunque lav_orare I' islruUorc. La poaaibililà di rar questo e' è. L'u,litorio dei 20 aotlu(ficiali di uu ballaglionc r iunilo . per la lcLlura della caria, , ia frazio nalo in ?', o 6 gruppi di ,( o 3 allievi ciascuno ; ad ogni · gruppo aia p_reposlo uo sergente maggiore; a,I e~o sia allribuila la r espoosabilil.a dell'addcstramento del gruppo ; l'urflcialc i•lrutlore ,ro~i l'esercizio da s,olgcrc ad ogni capn gruppo eppoi lasci rare, porlando sueccssivamenle il ,uo controllo ed il auo consiglio su ognuno dei gruppi. Bgli ollcrri cosi due r isu ltali: ohe lavorano i singoli cervelli e che i capi g ruppo s i pcrfeziooaoo m~lio degli altri, poichè non ai impara mai tanto come quando si iosegoa al prossimo. Altra bruti.a ed iovetei·al~ nbilndioe da togliere nell' inscgnamcnlo Il quella del suggc· rimeolo preventivo o rtell':t\lviamcol o nlla risoosta eiu!llla del l'all iAvn nrnvor.nln rbll' iph •n1 ' " ra


564

/,uigi ~milio loflgo

• E' il vero modo di impedire che i cervellj degli allievi lavorino. E' utile invece indicare al d;peodcntc uno scopo e lasciare che lrovi l ui la via per raggiungerlo ; rivolgergli una domanda e obbligarlo a ricercare lui la r isposLa giusta. Lui e lui solo: poichè sul campo di ballaglia nessuno gli suggerirà che còsa dovrà fare. 16. - Ho tra.cciato un quadro del mo,lo di istruire. Vi troverele larga méase per la meditaziooe, per le ioiziAtive, per le jovcnzioni, per le ampliflcazioni. Vi troverete abbondanza di materia per rie mpire le ore e le gioruate dei quadri e dell! truppa. I comandanti .di ogni grado diffondnno il metodo e soprattutto diano vHa alle. idee ed anima alle cose. l.',uldestramento intelligente ed appassionato valga a formare i reparti ed i comandnnti e valga ad un efficace contributo alla massima di comando che per prima ho enunciato nell'assumere_ la carica di Capo di S. M. ·dell'Esercito: e Vivere in mezzo nife truppe >. IL CAPO DI S. M. f.lo BERARDt


Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio F.serr:ilo dal 1943 al 1945

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11.U. OUttr•~• ,u.l..id.a 1-V1Jla,; '-<;U• NJNllU. e.ira ~~"61 ~ .) tt,,,;u11 '11>0 e1·,~"' d ~ h ll u l e -aàu:lt• ~l.16 ~RÌllt • A. ~t i. lob .. 11 bi~<iao irll 1•au:1v1tl u>ne:.ta ~u 1'1,,JHilili 4 _ . JaOil r l ep~•J '<' ·;•) - i;,S:1U'•t..,1 :àooc piÌl. r~Q:,r~o. ,· b.,;: lt " " \~ltJ 1Rle d~ ~ j o • t o •uohe uol:o aGll I illllt.ai '!11111. pi t>Hiu·.a .ie.l .la nup:.o. 41.l• FNllll&a ,

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6°).

<li e•11ttG'llò I C•) - l:UQ:l.llN <IIH! 11 " o h.,fi'idr.l<> 1',ii ~o;; Hli,; i i 1!11.'d.l t i (lOpl"& 1laftr.Uf. COO :i..r,.,a 1nidatiw, Jj ,c o:ra<;. J,.,t,10 1 1 i!,ii:.iati'lll\ to-,h.o l!-e ,; u•i.U r'.Jioe11.1li 1 1 o~ir.ali~t H!.illl., a ,, orrntat ,,1. , , ,-;i ,·l'Ì.b 1nvt>u::: .?•ti il oolo fatto :lt e -Y1'l7.'C .r,r ,:!,it) ,~-, r, i s.:\z.il..~ t::i-v&. i...., M)J -.,;~:.Q s,i{i.l -J :ln tihttr"t1\,. X,i;lG,.:l ~r •• . U . ;J(III M"O 1 ,. ,.;1 t>:lll i o,l

~>!t =.do,

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6. Circolare 3075/0P. V. del 9/ I 2/1943 con oggello .. Sottufficiali ".


f ,uigi J,,'milio Longo

566 -

2 -

s en t i re al liOt.tufì'1 uial e l n reap onoab il1tà. J:.V lti,re pertanto .la lodo ed 11 b1as il!lo ricadmlo ee clu.slvamont,, come è t ropl'> O co n diruU'1o, e u l colonn e llo o , al. ,aae~imo, sul capitano; ,ea g1unp1utt oato al diretto respons abile, che è 11 a ott u.-tf iciale. Se gen6ral& trova un u oldato c on 1 capel li lunghl, non r improv e ri 11 è-L•¼' 'lfolc,nnsllo, b,uw:I. il .. ottui'i1c1ale cui , Mlla compagnia, à affidata ·· li> responsabil:11.à del taglio d e i cap elli. Il rimp rovero andrà al c:,olonnello qu_ando l' ooceae i va quantità d i ca_pel li lunghi proverà che eg l i non r..a saputo pr•tendere dal reggi ~ anto l'organi2 2azione del taglio dai capelli attravereo l'opera dei sottufflciali J i-<>•) - eaaera inesorabili oontro i wp,,ric,ri ch e 1n~dc,nc 11 ca:np o dii sot t\ltf1ciàli. 311 qu e ut.i zelant1 ot ::Uo i ricade la l·esponsabilità sa ttO:P p O :ipoaco i nottllV'i c 1al1 aono ,,-t,,ti ::.cr1i1!1 càti e svalutat11 B 'Jllr'tz·op:,o ques ti .:elantt eono epees o stati inc o-ra81l1At1 liOl loro deleterio siet cme. ù1 1nvade=a da più elevati eul)eriori ancho più zelenU ed l'lnclie p i~ ottulliJ n•) - e :rn cre rigoro n1 nella sc ol ta e ncll.a promoz1.oni ,j e i sot tufficiali. Cbj._ n QU ha le qualità di comandante sie i nnorabilmente e cartat o. <>ot\t o n1io eercherb · di ,rov cc a r e provved1.:~ti di :S, l\to per cl&re ],a ,t>Os ti1b1lità di eliiainaro tiipi da.r.<!nte gli 1.u;-tt1; .l!l9) - is;Q'\ì-ire i s ottu:ffic, .,,11 a l le ,:,an!!iol'.l'.I. s opr:,. e l enc;,te i 11aeg nando

Por

loro : c oae s i ])tirlu a l :,olùato cl..ngol o;

- c·o;;,e s i l)àrl.11 al.la c <iu ~drat c om.e ai tn,t 'Ano 1 <l1 p~ndeilt 1 con autori tà e .:, on ,u,ore; cçu;, ~ i

o-r~a.xd.-~~-:&.ao 1 ~ Gura. del. c orrodo, l" ou:rn doll a p oro or..a,

1 1 tfl,;ll.o d ei capGlli t ( r ègiG ~ri , o r d1.ru , r 1vii,te, c ontrolli ) - c oinB s i rid; iama Llll c;oidato in pubb lico; e "ria dicendo. ,,u eeta iatZ'. llli one preventiva. à mo.l .to i!nportante e dove e !ls ot'~ sotto l'·a lta dire z ione dello st es ao c o l onnel l o. Fino " \i.ua.udo non ci saremo formsti dei sot ::Uffioial.1 veri - l.e c ooe andranno i:,eno bene. !fon i "'p ortas u,an """110 che i e ottu:rf i c iali s 1 fa rallllo, 1e c ose aigl1.oreranno, perch~ - attraverso la val.uta_zione de1 :., o tt<1:ff1o 1ali - nare.oio ·penutr.ati in capill1ut.ltà ed in p1·0:fondi tà nell ' aniDa dei minori reparU, P erciò a t ·te.ndo che voi, ::ignox·i g en ;,rali, d1.ate l>.1 \ta la a:u.1ma v co tre. per di ffon,\ere nel l a prl'l tica queote n b i tu d1n1. che eono di impoT'tanza eomna . I .L CAl-0 :JI 3r n.i 0 .N.J.GGIORE P/to Berordi P . C.. t . I L '<'fill .COLOlHlELLO 1n e , s . M.

-Oapo Uffici " 0 1ier :'izi oni-

(P1 ero s ampò )


567

Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito dal 1943 al 1945

6

(Oirama~ion~ ~ 1~sa fino ai comandi d i batta•lione e di r~port i cor.. riq,a•denti)

STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO UF"F"I C tO

OPERAZIONI

N. 1900 di prot. O.P.

P. M. 15 1. li 26 febbraio 1944

OGGETTO: Pruidii. Napoli

Al Comando FF. AA. dtlla Campania Al Comando Mili/art dtlla Sa rdtgno Ai Comuntli di Corpo d'Armala - T uili

P. M. 50 Loro Sedi P. M. 107 P. M. 67

A I Lonmudo Campi di rWrdinmncnfo A l Comando CC nR. Jcl/'/Jalia l.iberata Al Comando Diobionc • SaluJUJa •

P. M.30

e, pt;r GOn05CCJIZcl:

A S. E. il / • A;ultmlt!. J; Caml'O Gene.raie di S . M. il Re cfltalid

A S. E. il / • Aiutant, di Campo G,,..,ale di S. A . R. il Princit>< di Piemonte

A S . E. ;/ / • Aiultmlc di Campo di S . A. n. il Duca d' Ao.slu Alla Segrclctia di S. /{. il Capo Jd. llDkmo Al M;nblro d~lla Guerra - Gabinclto Al Comando Supr~mo Al Mùii.'f/erQ della MRri11n Al Mini3Juo Jell'Acronautico Ali' {:1Jw.ll:,ro(o Geu~m/c J,d/'F.u.rdla Al <.oma,1do Superiore

n.

Guardia di Finanza

(Ht

P. M. 15 1 J>. M. 15 1 Taranto

P . M. 151 P . M . 107 I'. M. P.M. /'. M. l'. M.

f/tal itt meridionale

15 1 151 /5/

15 1

Bari

1•) - U na receule ci1colare <lei Minisleto tklla Cue11a. ha slabilito <".hc il comandante e-li 1-epart,;· mobilitalo che si trou. in una città o in un paese assume il corna.nJo del presidio quando 1iimhi il più elevato _i.a grado o più a1n-.io1.no dei pccscnti nel Presidio e: quando la sua. pe rmanen za nel Presidio 5j prolunghi oltre i cinque giomi. In altre pamlr. il più d eva ro in grado o piì1 anziano che comunqur.: $i tfQvi· in un pat'.s.r: ,1w 1· ollu: 0

cinque giorni Jiventa automaticamente il padtonc incoutcsta to uci riguardi dcU 0Jdioe e della di,ciplina per

i militari che per qualsiasi motivQ abitino o t1 a nsitino nel Pu:sidio ed egli ne è il re,po11sabile. 2°) - Ora lUl cormnda.nlc che si rispetti non può tollerare c he regni il disordine inlo1T10 al r eparto che gli è af6dato e pertaòl.o se, arrivando , egli rl leva il di sordine negli 3bitudlna ri ckl presidio. lo ristabilisce coi• dl.5()0Yz:iom, c::on prr:s.c..ri1.ioni. con orari, con imposiZloni. Spesso gli abitudina1i souo gli. 81ppa1 tcnc111i a comandi dC •~ppa. o a uffici $hakio, o a magnuini della fu lntffl<lenza, ; spesso questi signori si c redono dei privilegiati l'<l l,anuo a5$llnlo le abitudini più deleterie per la icrictà: ed il decoro ddl' Est:rcito ; S()('::'i.~ i r.ittadinl si chiedono che: cosa essi stiano a far~ e per quale 1agtOOe gli en ti cui appat'le:ngono siano mantenuti in vita. 1 comaodauti di truppa. e i 10 10 ufficiali spcs.so guardano quali ahitudina.ri con un ugo ~ oso more e di ris~lto e non osano affro nta.rii pensando che essi emanino da potenze occuhc.

di ti

4

co m 11,Kbnk di hupp.a d1c c1~ rnnc-: ilhJesl il comanlk, cli presidio invece non deve a.1.erc:: nn abulico. Per collahorarc nella· fatica non lieve dle il Comando , kJrE'..scrcito $0.d iene per dimimr.re quanto , utile forv. nel ~ lo, ucl presente 1·isulta ozioso ed inutile , egli - cht: è :ml po11,lo - esam~ni , vagli. cou.trolli, esprima i woi dubbi al coma.odo di grande unit;i dal quale <lìpc1xk. p 1o pouga le eliminazioni che

3·) - TI

giu dica cO'Ova1iettti.

4°) • Ciò fatto o mr.:nlre ciò sta fa cendo, il comandante di prcaidio ai. rn1cL.. conto della attività cui accudi!cooo R,li m li p.aua.1i lerritor1almente alle sue d1pende.111.c. e, rispt"ltaodo tali attività. ,;r: regolate-:, re. gola.ndole sr. abbandonate. stabilisca o rari, istruzioni e norme che assicurino la disciplina, il conft;gno, il lavoro dr.I pr.n,on.1.le : eviti sopra tutto che nel pu bblico si riS\'cgli f impressione che uffu..ialì r. snidati stia;no in ozio.

7. Circolare n . 1900 del 26/2/1944 cun uggettu "Presidii ".


568

Luigi c mi/io Longo

Si11 !,a mlira · -~ iu 1tll1i h.:1111iui -

la futst· cbe tantr \'oh e mi st:oto 1ipcle 1."c anche da u(ficia!i ele,·ati al m1o rr.p~uto » . Fnu:e

quando · fac::cio lt>rn o :m :n:111· il disordine <li qualche mili1"1e: .--Non appartiene profondamr.n lc 1.cmaggian\c pe r chi la pronunzi,. _ r. pc.1 chi la a1.eoha.

• S

0 )

-

J .r. m,mchn•olene che pi ì:1 d ì frr:qucute

10

noto all n•versando i pn'sidi :sono:

assetto incomposto dt:llc unifo1 mi ; militari vaganti ~r il p<wl)c sc11La meta nf: scopo con le mam in ta sca e con la fa ccia am,oiata ; militari a ppoggia. li al mt.iro seDza ftn nulla; soJc.l;.iij l!iUlle iwrte

degli accant on.amen li intenti

di 1010; <li car a ttere personnlr. (~ttf'.ndcnti, piantoni, c:nm -

a pelicgolare fr,:1

soldati isolati chf'.: altr:ndooo alle imp res.c più svariate tnission,ui, ccc.).

Nou è Jifrìcile elimi narr. sim il i im:onvcnicnti. Le r onde sono

una

Lella cosa. ma

non

~uno funico

n1czzo e anz itu tto esse devouo , icevere le istruz.ioui ~nona /men le dal comand ante d el pres;idio (no n d al!'aiuta nte maggiore) , Il rnczt.o più valido ;._ poi sempre i.I conh ollo esercjtato pc rso n;i,lmcnle dal com;i.udante : bastano sah uar ie sue punt;:;tr: offc:nsi ve nelle 7onc n~vra lgich e del paese e q ualche rude prov·ve<limeuto che non guardi i n foccia a 11essu no pt'.'rehè 1ulli drizzino le oreceh ic e rientfin o nell 'orclinc.

il togliere dall a circola1.ione per una si inc.on lrano~ o il raccogliert: lutti i VaJ(anti c:kl paese, a

N on occonono p1mi1.ioni : molto più 1.alu1a.1e è, per ~rnpio, chi,unalA d i conll ollo lulli gli a tlendr:nti che

qualunque enlt! e!si a ppa rtengano, e obbliga rli a un 'ora di scuola a piedi ene1%tco. lere

agli ordi11i di

un

sou urfir.ialc

M a occorre perciò rhc i coma nda nti sia.no attivi, abbiano u n po' Ji fanht6ja e sappiano f.u p1cva5jngoli.

I' ink rr:~s<: dd l' ill.lÌ l11zioue su lr in le1es..<;e cl.:i

6°) - La grande massima da kn<:r Presente per l'ord inr:. iia J ci 1eparti sia de, pu~idi è la seguente: • .4vn-e pm,ro d ~ll'uomo iiio lato

>.

G l i uomini indrappc!latl, sotto m1 comand a nt e u ~poniabi le. non creano gu ai nt': a 5è nè al proM,imn : l'uomo isola to invf',r. t': nn pnicolo. I comancl.'lnli Jj ogni gra do d e bbono e liminaalo e perseguitn.1-l<,. Cl i uomini isolati ·a :ssu mono le formr. pit1 ~va riate: dalra lle nd t:ntr: al 1ipostigliere. dall'uomo Jj guardia alla porta. d ell'accantonamento all'uomo

Ji

ramana. Se un comar«:hrnte

Jj reggi me nto dovesse pagart: cli

ta~a propria l ulli 'lm::sti i.sofo li essi diminuirchbcrn nolevofmeule. Nessun indut.trial~ zit..."t1da sul numero d i b1t1<:cia 1tli e di i11St":r\'ic11ti a c.:ui è abit ualo il mondo milita.Te.

11n'a-

Ìmpiantere b~

c.:ompaKnia <li l SO uomìni d-w ne aveva lasciati 30 all° ac· i1 c..:oma nJa nte di q uellr1 compagnia aveva c reduto bene d i non fare in1r.nit.·11 Ìtc atr ist ru zione nè il capora le <li gìorna til, nè gli uomini di r ,1man..'l , 11t': gli infermie ri. e, pnr a v,:nJo uomini a riposo. avr.va crnlu lo di la sciare i pi autoni delle r,aG iorni so110 ho tio va lo all' istruzione.

Uf!ò

cantonamento ; anche dopo quanto ho serino uella mia circola re 600 ,

mcnt.lc. E . 'luel che spreco di perS{)nalt:".

~ pr(lgio, i s uperiori d i quc l ~d anlc cli compagn ia noh !.i craoo accorh rii lauto

Il ba tt aglione cui <1ue ll a compagnia a.ppartenev.a avl':va inoltr e diluito pc-:r la strada tcmpc.ra,na a or<line superiore d 1e fosse10 c.:osì i11c lt1 a.d un crocevii4

(,ff

d'1

due mrlit'.nn ti. per ind icare il luogo

i.r.inlna in ot-

cle:.11' istruzione a cocnhwli superiori

non 5apc.lo trova re.: ah,i menti. Q uei due rli!.gra z.iatl rimilsern i~

-c.1111tlho o cin<JI',.

tl l t'

per uno scopo eh~ poll'. n t

rnvero

d

ina ttivi

et.f.crc raggiunto C'.on m1uo1

di)pcndi~, d i ~ne.rgic.

] •) - Sig1101i u(F.c ial, l Noi si.1mo 1cspousobili <li fronte a l Paer.e d cli' impiego c-Jd

tempo de~li uo-

mini chr: il Paese sollr ae alle famiglie, alragricohu ra. al la\'oro pc1 affida rcel. affinchè n oi inst:gniamo lo, o a dif,·odcrr. la Pat ria. Non abbiamo il diritto di <l1spcrdc,c tale lem po pre1.loi,o.

l111 posttih1 cn!iÌ la qut:sllonr., M!;,l a s,.,;umc un tono di im~gno morale:: di f1 onte all 'oblJligo del ser viz.io militare. Si t ratta, lo so, di rnusut'lu<liui in\'al se : ma noi siamo <Jlli per s radicare no~ r: per matciare coi te mpi. Un 13rave pe1icolo di evitarlo nel risorgente E seu.:ito haliano.

f>c$,1

semp re sugli t'serci li :

le il

Vf:Cchic al>itudrn1 ,hm ~ misoneismo. Procmiamo

il. CAl'O DI STATO MAGGIORE

J.10 P. BERARDI


Paolo Berardi, Capo di S111to Maggiore del Re~io Esercito dal 1943 al /945

~~ STATO

M AGG IO R E UFFICIO

N.

~

R EG I O

)

ES E R C I T O·_...:.-···

OPERAZIONI

circolare

600.

Al COM ANO .~NT J

OI

AL I.' I S PETTORE

n' AH.TJGLrnlll;\

COlCPO

n·A IUIATA E

Faccio u n raffronto tr,10. ciò che dice lR circolare 600 ncl!e mie ispezioni.

:'I)

fli~L~YA ,J P[~SO~ALE

di rn,C,

O GO ET T O:

I.

569

-

dah.

Ili

DTV I S!0!0 1

! O g-.:-nnai,,

e ciò che

veJ·.:-

lm: il.o un sottuffit:i:4le a forma.re una squadra e nJ accumµago:u(a m un d:ito pos to e vedo i ! souufficiale :1v\·1ci11atsi agli uo1ni11i, prenJcrli per il b:-a.:d,>, dare l"a ll.:nti, :wan ti 111ctre, uno du e uno Jue. Il So'> lt111fi: ialc donebb:! in vece pifmla rsi a vtnU passi ,lai su)d,.11, Jan: ordini ch11ui e pacati, inca,icarc nn g1 .1duato di presentHrgli la squàdrn. dispoila i o ordine, p.i.ss:ula ir, ri vista uom,, per uomo, e .:;X•H;,,nto dopo tA.lc ccl"imoniale guidare b squ:.i.dra.

Dopo quattr,• mesi d et to cerimoniale doncbbe t:s'Sere nelle c:onsuetudmi. Ls GOJ al paro.gtRfo 2 dìcc di • in-~gmue come !)i inquadrn un d11tppeìlo. • Perché colonnelli e ge11cr;:41i non honno <lifTuso la c(.111s.uetudine? h) - . Chiedo ftd un sottoftìch,lc: cQuale incarico specifico ha Lei in C('mµa~n ia ?. - , 11 1;11-:\i,., dei capelli,, , Co;ne h a Lei ori;:~nìzzato q uesto ·servizio ?.»Non mi n~pvnJe o m, ..-i..ponde m3.!e. Non itnpi an to di reg1slro, non ord1m dM1 olll\ seni per il ~iomo segllenlc, non co!llfollo mr,1'uiz:zalo. Cioé il sot tuJtici:tle non educato alla 01 c:1111izzazione di ciò che dt:~e esegujre, 11011 ~ alla pratica '1cl comr. ndo. e)

(!) _

E' mancata la guida chittrifk:Rtricc del concetto di educazione e di allenamento. Altru sottufficiale mm mi sit indicare - ncpptlrc lonta1u.me11te - la lr1'fila chinr"mc11tc defi11it1t al pan1g111ro 9 dt:11~ 600 di scopo, concetto, o!"dine, contrnll,,.

E se non si Un colonnello mtlmcute - 11 tale un melodo porta

iros.egnn In ba$c conct:ltuale del Cnm:111Jl1, come se ne puo pretendere J'esercj?.io ! evidentemente 1.e!.mte - l"iunisçe seltanta souufHciali per inscenare • Jui perso11i:i1 s-sc1. la lettura dellA cn.1IR tupngrl'fica1. Erpurc il rara.grafo 1T1 della 6()0 ncH'ìn\.lic:ue per l'appunto r c~cmpio della lettura c.Jelle carte.

~) - - Molli ufficiali dì co~plcmcnL0 1 specialmente subal!erni, spcci3Jmen1c sottotenenti, osservano che ic cse, ciln,:.ionl si dfcriscono d i m.-1.ssima ni s 11pe ra li sistemi di guerra dei noc.hi regolamenil t11 ttid dl 1rntcr; ue 1-ra.. &I Jurnno ragione. Perciò il paragrafo 10 della 600 u;.ccomanJa l'intervento delJe artii;:lierie, dei carri umati e degli ollcrci in ogni cwso. ~fa ~ no appunto i colonnell i e i ~i,nerali che debbono Ja, Ji..-cuivc cJ esempi ed esercitar controlli pcrchè tali c,iteri s iano .Mpplicali anche n elle csercitu:ioni pili elemenlari. Ricordale che g1i u fficiali dì com11lcmcr,to sono giodici terribili. 2. _. G!i ~mpi ctuui non sono sporadici: .Mltrinumti non ;<;arei indotlo a sciivere le prt$cnti o ~serv:1 z!oni. F.'.';si ,1imoslum o che l"upcu, 1..li divul~-:1zione e di chìarimmilo d1 spe1tan7.~ dei coma.mii int ermt?di frn mc e i com;,odanli di plotime e .:li squ.\drn. é ~hi.ta impc, fe tt:1. L"\ direttiva del coma11d1t.n1c più elevato non puU esse,e che ~eneric..,: IA su i ~~µplicazìone va 1cr,olata e 0 01 maJizzala. dai conuwdi da lui dipcndenli secondo le iniziative , le i11\.·c11zioni e le o.mpl ific;,zioni raccom1mdate nel pMagrnfo Ifi dcll n UOO.

3. -

4. _

Debbo cunfessn.rc che 1roppo ra1 a mente ho visto comandanti valers i .:li questa facoltil., nel\;\ (fli:tlc precis,unente consbte la esplic.1zione Jcl cumil ndo. Gt:neralmenl e umo si e limitato ttlln 1~u.smh•siune della circolare 600 per attergato o al più con qualche raccomam..lu.ton e di npplic,ndonc. 1>.,po qua.u..-o n1Csi d 1tlh, su~ c111a11a~io11e, ciò che nella c1rwl~1c 600 rappresc1\la co11suc1udi11i nuo\'e dc vrebbc gi3 es-sere entr,do nelle ;ibltudini. Un comandante di divisione deve classificare quesle consuetudini ed 1111podc. 11 r,-criuc.::nti! ~011 trollo su sci batta.gliolli e tre gruppi non é cosa diffìdk. l'rego ricordare .ni comand1111ti di or,11i grl!Jo che, ass ai pi\l che sulla parata o sulla 1h•isla , sempre di facil e csccu~ionc, io li giudk:u sulla cap.1cità di dare vita e moto ai congegni ccrard1ici - da lu ngo tempo arrur,giniti - a tra\.·erso a.i quali soltanto si può ottenere la dirticile cocsiu11c delle fo1ze tenestd s ul cam~t0 ,h

battaglia.-

li Capo di Staio Mauiorc dcll'Esercilo n • ••• n

8. Circolare n. 600 del 19/5/ 1944.

u •~o"

UI\I


570

Luig i /<.,'m ilio Longo

9. Verhale de lla conferenza tenutasi il 23/4/1944.

STATO MAGGIORE REGIO ESERCTTO CONFERENZA DEL GIORNO 23 APRILE 1944 ORL CAPO 0T S.M.R.R. GEN . RERAROI COL GENERALE BROWNING

i\ssistono - Sottocapo S.M.R.E. - Capo Ufficio O. M. - Maggiore Bauman, inglese Berardi - Desidero trattare tre questioni I) complementi del raggruppamento motorizzato; 2) forza di detto raggruppamento; 3) questione del 120° Fante ria . Il I O raggruppame nto motori zzato ha attualmente, come l'orza <li fanteria, un reggimento di fanteria ( il 68°) e un reggimento di bersaglieri. Occorrono, s u per

giù, per rinsanguare <lette unità circa 6()() comple menti . I complementi per il 68° sono già in contine nte, quelli per il rgt. bersaglieri sono in Sardegna. Ho sentito dire che gli A.A. non vogliono concedere l'invio di complementi perché col prossimo arrivo della «Ncmho», il Corpo Italiano <li Lihcrazionc supererà la cifra di 14.000 uom ini . Chiedo sia chiarito il pensiero perchè il mancato invio <lei complementi a vrà per conseguenza l' indcholimcnto della ror.la ora in linea. Browning - Servirebbero per il rimpiazzo dei cadetti ? Berar<li - No. Sono due cose di verse: - una, quella dei cadetti , è un semplice rimpiazzo; - l ' altra, quella dei comple menti, è il rimpiazzo delle perdite. lo domando come si fa a tenere i htg. in linea se questi non vengono alimentali con i complementi necessari. 11 raggruppamento, c he è ha ri serve. Il rifornimento uomini è più che una piccola divisione, ha 14 Km di linea e non urgente. Browning - Prego , Eccellenza, <li dire tutto quello che ha da dire in merito e poi si risponderà. Rerardi - Oesidero sapere come verrà impiegata la «Nemho» allorchè arri verà. Perchè l' avere ammesso l' arrivo della «Nembo » significa anunettere un a ume nto di forza del C.I.L. , purchè si resti nei limiti de i 34 .000 u. previsti pe r il C.I.L. - <<Mantova» e «Piceno» . L'aumento dovrebbe andare a detrimento della «Piceno» e della «Mantova» . Browing - Crede che V. Ecc. s ia al corre nte delle cifre proposte dal Generale Alexan<ler ai Capi di S.M . Bcrardi - So di una cifra di 14.000, ma mi è stata comunicata come uno studio della sottocommissione e non come una decisione del Generale Alexander, tanto che la ques tione è stata rimessa a S.E. Messe perchè ne !ralli cui comando alleato.


Paolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito dal 1943 al 1945

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Browning - A lexander ha fatto certe proposte in cui ha limitato a 14.000 circa la c ifra per il C .I .L. La questione della for1:a è stata divisa in due parti: - una è quella combattente di circa 13 .74 2 (forza del Gen. Utili+ «Nemho» ); - l'altra è data dalla diffe renza di 14.000 - 13.742 = rinform ai combattenti. La cifra di 14.000 è stata mandala per l'approvazione ai Capi di S.M. a Washington. In qu esta non si tiene conto di un htg. di marina e di uno di aviazione e di qualche cosa d 'altro cht: porterebbero ad un totale di circa 20 .000 p. C' è per ora da ottene re il benestare per i J4.(X)() u., po i verrà la di scussione pe r la differenza tra i 14 e i 20 mila. Berardi - Ma i comandanti in linea, che fa nno la guerra, desiderano be n altro! tanto è vero che hanno chiesto altri 2 btg. alpini! Browning - Ma la proposta orig inale è di 14.000 ! La differenza tra 14 e 20 mila la sosterrà poi il Generale Alexander. Be ra rdi - Come mai questa affennazione qua ndo è g ià deciso c he il C.l.L. sarà fornito da Utili «Nemho » c si è anche parlato di un comando di C.A . c he dovrà t:omandarlo? Rrow ning - Sono cose che sono state dette prima che io arri vassi. Berardi - Non sono cose dette, ma sono cose scritte. Browning - lo pre ndo ordini d a Alexandt:r. La di visione di combattimento è stata fi ssata a 14.000 u. Rt:sla pe rciò in sospeso la differe nza fra 14 e 20 mila. Berardi - Tale diffe re nza sarà di scussa dal M aresciallo Messe. Restiamo pure, ora ai 14.000 . Occommo comple me nti . Browning - Ci sono due modi di risolvere la questione della forza - uno : impiegare l'eccedenza attuale della fo rza come complementi; - l'altro: organizzare l'eccedenza per altri servizi in attesa di poterla impiegare in linea. Berardi - Noi no n possiamo decidere. La decisione è di competenza delle Ecc. Messe - Alexander. Browning - Ho proposto una confere nza col Generale Alex,mder pe r decidere l' impiego di quella differe nza. Rerard i - Chit:do al Urn. Browning se non ha nulla in contrario a che io t:sponga il mio parere in tale questione. Browning - Prima c'è la questione dei 14.000 u. po i si discute rà il resto e si dovrà andare a Caserta pt:r di scutere. Ma è bene non mescolare le due cose p erchè la cifra di 14.000 non è stata ancora approvata dai Capi di S.M. Berardi - Ma ci vuole del tempo, intanto il raggruppa me nto è in linea ed ha bisogno di compkmt:nti , senza dei quali si lagnerà e non potrà assolvere bene iJ suo compito nell' interesse degli alleati. Browning - TI raggruppamento ora ra parte della 8" Am1ata e la responsabilità dipende dal generale comandante di Armata. Ilerardi - Però ogni g iorno il Gen. Utili fa un te legramma per rappresentare le sue necessità. Bruw11i11g - li Gene rale Alexander ne sarà al corre nte.


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Luigi Hmilio Longo

Bcrardi - Ma no ! perchè Alexander non si occupa delle particolarità de l rifornimento uomini che toccano invece ai comandanti in posto. Browning - Il Generale Utili dipende da un comando inglese e deve rappresentare le cose a quel comando. Berardi Ma si tralla di un rifornimento corrente, automatico quasi. per i complementi ed è strano che si debba seguire una via così lunga! Browning - Deve arrivare presto la «Nembo». Berardi Ma la « Nembo >> non è per complementi. Essa rappresenta la d iffcrcnza tra i 14 ed i 20 .000 u. I3rowning - Il Generale Utili chieda i complementi al suo comandante di C.A. perchè la sottocommjssione non è autori zzata a darli. Bcrardi - (rivolto al Gen. Oxilia): fare un telegrarruna a Utili perchè ollcmperi . Browning - Tanto più che è ancora in discussione la questione della divisione per sicurezza interna. Bcrardi - In discussione? Ma domando come posso lavorare se non ho un programma chiaro da seguire Rrowning - Ritengo sia inutile riscaldarsi, pcrchè ciò non dipende d.i noi. Bcrardi - Domando quale valo re io debba dare alle lellcrc che la sollocommissio ne mi ha scrillo ! llrowning - Il programma è la base su cui fond.ire il lavoro (dà un pugno sul rnvolo). Tale progranm1a contiene una proposta nei riguardi della forza dell' esercito italiano ; in tale proposta si parla di 14.000 u . per la divis ione cornballcnlc e di circa 180.000 u. per gli A.A. Da queste cifre si deve tirar fuori quello che resta per le divisioni italiane. I3aumann - Credo di poter dire questo: supponiamo che si concluda nei riguardi dell 'esercito italiano sulla base delle proposte. A conclusione avvenuta si vedrà di dove tirar fuori i complementi. Berardi - Ma questa è una particolarità. Quello che è essenziale è che voi avete fatto un programma senza tener conto delle nostre possibilità. Browning - lo non so nulla. La cosa è partita come una proposta al comando Britannico. Berardi - Ma a chi mi devo allora rivolgere per sapere ! Propongo di fare una riunione di tutti gli interessati, con l'intervento del Maresciallo Messe, in cui si possa discutere e si possa poi camminare tutti sulla stessa strada. Baumann - Temo ci sia un malinteso: il Gen. Duchcsnc aveva fatto delle proposte; V.E. ha fallo controproposte; il Gen . Duchesne ha risposto alle controproposte con un programma che è l'allualc. Tale programma è stato approvato da Alexander e inviato ai capi di S .M. Berardi - Ma a mc nessuno ha detto che il programma doveva essere considerato come definitivo. Tanto è vero che ne ho interessato il MaresciaJlo Messe! Voi non avete tenuto conto delle nostre necessità (distretti, depositi, ccc.). Browning - Purtroppo il programma è partito per i capi di S.M. e, allo stato attuale, non si può più fare nulla. Si potrà rivedere la cosa poi con controproposte , quando il programma tornerà, speriamo, accettato.


Paolo Rerardi, Capo di Sia/o Maggiore del Re~io Esercito dal 1943 al 1945

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Berardi - Questa è una parola chiara!

(a questo punto diversione semi scherzosa sull 'ufficiale di S.M . r.heforni.w:e documenti e poi subito tende a ritira rli) . Rrowning - Insomma: bisogna basarsi sulle cifre attua li e no n uscire da esse. Scommetto un milione contro uno , c he altre proposte, ora, non sarebbero accettale. Berard i - Queste cifre il Generale Alexander le ha g ià inviale al capi di S . M . alleati? Hrowning - Sì. Berardi - A llora protesto di non essere stato consultalo prima dell ' invio d e l pro1:,rramma. llaumann - Il generale Duchesne ha creduto di fare il vostro interesse propone ndo cifre che fossero acccttahi I i. V. E. è stata consultata, ta nto è vero c he ha fatto controproposte. Herardi - E allora protesto perchè il programma definiti vo non è stato modi ficato secondo le mie controproposte e di no n essere informato che le controproposte no n erano state accettate. Chiedo c he non s ia fatto nulla prima c he le cifre proposte non s iano approvate . Mi riferi sco a l 120° Fanteria il quale dovrebbe dare complementi a lla «Mantova» e alla «Piceno» e c hiedo c he no n s ia toccato pe r farne dei lavoratori. Rrowning - Credo di poter riass umere la d iscuss ione nei seguenti termini : - le cirrc proposte sono g ià partite; protesta di V. E. perchè non è stato tenuto conto delle sue controproposte; - V. E. v uo le avere possibilità di rare a suo tempo delle controproposte poichè le cifre fissate sono troppo basse. Be rardi - Sì: insisto intanto che non s ia compromessa la so luzione. Se mi portate via il 120° Fanteria ciù pui'> compromettere il programma fun1ro. Hrow ning - Avrem o materi a di discussione quando il pro1:,rramma ritornerà approvato. Bcrardi - Sì ; ma insisto che non si comprometta il progra mma in discussione. Browni.n g - TetTÒ presenti le idee di V. E. cd esaminerò la questione col mio S. M . Berardi - Ringrazio e confcnno il mio de siderio di avere un programma chiaro su cui lavorare sicuramente. Brown ing - Comprendo perfellamcnle il desiderio di avere un programma fi sso , ma le necess ità di guerra a volte sconvolgono i program mi . Così insegnavo quando ero professore alla scuola di g uerra. Rerard i - (ridendo) Appunto percii'> non trovere te strano che io sostenga che i programmi organici debbano essere sn1diati s ull a base de i ri sultati da conseg uire , e no n solo in base alle razioni da fornire. Rrowning - (scuote il capo) Non avrete la pretesa c he io c ritichi l 'operato de i miei superiori . Berardi - Ed ora risolviamo il prohlcma logistico personale e andiamo a colazione.


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Luigi f:milio l .ongo

IO. Promemoria di Paolo Berardi. N.0 10030/0rd. Roma, lì [5 gennaio 1945 Oggetto: RIFORMA DELL'ORGANISMO CENTRALE. OSSERVAZIONI DEL CA PO DI S.M .R .E. PROMEMORIA PER S. E. JL MINISTRO DELLJ\ GUERRA I) Linee Generali del Progetto

1) li progetto di riforma che viene preso in esame coincide, nelle sue lince generali , con quello presentato al Ministro della Gue rra sotto fom1a di grafico, nella parte riguardante le attribuzioni degli organi dipe ndenti dal Ministro: Sottosegretario militare, Capo di Stato Maggiore, Gabi netto, con le differenze c he - nella situazione del momento - esso sostitui sce il Sottosegretario militare al Sq,.>Tetario gene rale , fun zionario amministrativo conte mplato invece nel progetto dello Stato Maggiore. Faccio presente la conveni enza in determinate eventuali tà (Ministero militare e assenza rli sottosegretario militare) di ricorrere al segretario generale che forse, per una funzione prettamente anm1inistrativa quale è il coordiname nto delle direzioni generali , sarebbe più idoneo <li un sottosegretario politico. Il progetto dello S. M. invece no n prevede la fusione delle direzioni ge nerali , che verrarum esposte nel seguito, e prevede che le dirc:1.ioni generali non siano completamente indipendenti dal Capo di S. M . 2) Un punto del progetto richi ama in modo particolare, l'attenzione: quello che abbozza la figura del Capo di S. M. Poichè, mentre a questo vengono riconosciute in pieno e devolute tutte le attribuzioni di sua spettanza, non risulta chiaramente definito se egli abbia ad essere alla dipendenza assoluta del Ministero come direttore generale o come un Capo di S. M ., o se invece, sotto taluni aspetti , debba pctm anere al lato del Ministro secondo la tradizione risalente all ' istituzione della carica. 3) Fra i due progclli presentati iii Ministro vi sono due sostanziali punti di accordo. Nei paragrafi c he seguono vengono esposte le di versità di vedute, e chiariti i punti di vista dello S.M.R.E. sug li argomenti in discussione. Il) Ministro e Capo di Stato Mag~iore. Considero grave errore l'abbinamento, in allo nella Marinii, dell e cariche di Ministrn e di Capo di S. M. in una sola persona. A parte la questione de1l ' asscnza di contin uità dell'o rgano tecn ico diretti vo in caso di cambiamenti politici, rite ngo che ministro e Capo di S. M. debbano avere precise responsahili tà proprie, politica e ammi nistrativa l' uno, tecnicii l' alLro, che, a causa dello spontaneo c4 uili hrio che nasce tra la responsabilità di chi ha l'incarico di fòmire i mezzi e quella di chi ha l' incari co di impiegarli , evitino devia me nti per l' uno o per l'altro. L' unificazione, avvenuta in regime ra.~cista, ha sig nificato una sola cosa: il rlesiderio dcli 'u nico di liberarsi da qualsiasi vincolo e di dete nere tutto il po tere.


Paolo Berardi , Capo di Stato Maggiore del ReRiO Esercito dal 1943 al /945

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La c;onscg uenza è stata la caduta nell' arbitrio. Solo un capo di S. M. con detemùnate responsahilità è messo in condizioni di prendere posizione di fronte alla politica, quando egli avve1ta uno squilihrio tra l'opera politico-amministrativa e la preparazione alla guerra. 111) li Capo di Stato Maggiore. I) Bisogna evitare il pericolo che il Capo di S . M . sia considerato al rango di un direttore generale. Un di rettore generale è un esecutore, ha firma limitata a particolari contenuti nelle direttive ricevute e risponde al Ministro, o al Sottosegre tario, o al Segretario generale della sua condotta entro quelle direttive. Vi è invece un campo nel quale il Capo di S. M. è un creatore sino a un certo punto indipendente, o dipende nte soltanto dal controllo tecnico a lui superiore del Capo di S. M. generale: è questo il campo dell 'organi zzazione dei corpi armati, dell'armamento, dell'addestrame nto, dei piani di difesa o di attacco, delle informazioni , semprechè ri spetti i vincoli ammin istrati vi. In tal i materie egli è accettato o rifiutato, ma è libero di decidere. La fiducia in lui dipende dal suo passato, dalle prove che dà. Quando invece i tecnici hanno accettato il compromesso e le responsahilità non sono state hen clefinite, il paese è stato trasci nato all ' avventura dei sette teatri d 'ope razione e alla follia dell'attacco alla Grecia. Tutta l'attuale nostra tragedia militare è frutto dell'errore fondamentale della confusione delle responsabilità. 3) lo pe nso che raramente si sia verificata tanta armon ia come quella che da 15 mesi a questa parte regna tra Ministero e Stato Maggiore. C iò deriva dal fatto che mai come ora sono stati ri spe ttati gli anzidclti principii. I quali dunque dehbono essere sani. Così stando le cose, conviene c urare che la legge scritla non alteri l ' applicazione di quei principii e anzi li sancisca. N ) Oirezioni Generali. I) Le direzioni generali fornitrici di mezzi e di personale truppa hanno una fun zione a mministrativa cd una funzione esecuti va. Quest' ultima rappresenta la logistica dcli' Esercito ed è mezzo indispensahile per c hi comanda le unità mohilitalc dell ' Esercito ed accudisce alla loro preparazione. Nel momento attuale, soltanto per rag ioni di economia, il Capo di S. M . non dispone di una intendenza propria, la quale è costituita dalle direzioni generali in una parte della loro attività, ma per i no n facili problemi da risolvere sotto il controllo all eato per la costituzione delle unità di combattimento non è possihilc fare a meno di dirette relazioni tra S .M.R .E . e direzioni generali , il c he in pratica oggi avviene. Me ntre pertanto concordo in pie no nell'istituzione del sottosegretario militare quale coordinatore dell'attività amministrativa delle direzioni generali, faccio presente la convenienza che le anzidette dire tte relazioni non solo continuino a sussistere ma siano regolarme nte sancite. Tale convenienza è provata dalla necessità che si si è sentita nel 1937 (se non erro) di distaccare presso ogni direzione gene rale, con funzioni di collegamento, un ufficiale dello S .M.R .E., nei conti nu i contatti tra uffici dello S. M. e dire-


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Luigi /<,'milio Longo

z ioni generali , ne lle riuni oni autorizzate , all 'occorrenza, d al ministro , de i direttori generali con uffi ciali de llo S. M . sotto la pre sidenza o del capo o de l sottocapo di S . M. 2) Le direzioni generali e gli uffici fornitori del personale ufficiali con viene in vece - a parere mio - che siano maneggiate direttamente dal ministro , rappresentando essi le leve de l governo g iuridico e disciplinare dei quadri e quindi dell 'Esercito. Qui entra in pieno g ioco la consulenza de l Capo di S . M . come di colui c ui spetta di impiegare una parte impottantissima di tal e persona le. S i tratta dunque di questi oni da ri solversi tra Mini stro e Capo di S. M.: è compl icazione inutile introdurre nell'ingranaggio altre rote lle. TI M inistro consulterà il Sottosegretario milita re sempre qu ando si tratterà di maneggiare personale che interessi l'organizzazione te1Titoriale. 3) Non vedo la convenienza de lle proposte fu sioni di talune direzioni generali. Si tratta di materie compl etamente separate tra di loro e che pertanto richiederanno trattazione separala; si avranno divisioni invece di direzionj generali , ma il personale dell' ufficio non varierà di numero salvo che ne ll a persona di un direttore generale invece di due. E' in basso, non in alto, che occorre di min uire e sne ll ire se si vogliono riduzioni . In partic olare la motorin.a7.ionc non ha null a a che vedere con l' artiglieria. e occorrono speciali zzazioni di stinte per l'una e per l'altra, tenuto conto de lla paiticolare importanza da e ntrambe acq ui si ta negli eserc iti moderni . Lo stesso può dirsi, sebbene in grado minore, per i servizi di commissarialo e i serv iz i amm inistrativi. TI serviz io di sanità ed il serv izio ippico trovano forse I ' unico punto di contatto ne lle fornitu re de i medic inali : ma nessun medico ha mai curato cavall i e raramente veterinari hanno curato uomi r1i. Assolutamente da scartarsi l' idea di affidare il servizio ippico a vete rin ari. Sarehhe come vole r affidare a un medico la leva e trnppa. Il servizio ippico è servizio complesso, che r ichi ede una capac ità organizzativa di larga veduta, abbracciante tutto lo scibile militare c he non è proprie tà del tecnico professionista. E' noto come la te nde nza dei tecnici sia di restringere i problemi al loro campo. non tenendo suffi ciente conto de lle ripercussioni estranee al loro tecnicismo. Aggiungasi c he te ntati vi de l genere sono sempre stati ispirati dagli appartenenti al corpo veterinario, che ma l sopportano la dipendenza da ispetto ri di arma a cavallo, e che considerano come primo passo questa indipe ndenza pe r ottenere successiva mente pe r il corpo il grado di gene rale. Chi scri ve ha dovuto sostene re la stessa tesi per Io stesso tentativo attualo nel 1937, quando era capo dell ' uffic io ordinamento de llo S.M .R.E. V) Ispettorati d'Arma e Direzioni Superiori Tecniche. La memoria non ne parla. Rite ngo che gli ispettorati d ' arma debbano far parte integrante dello S .M.R.E., a moti vo della loro fun z ione che è, da un lato addestrati va e dall'altro tecnica, onde assic urare che le armi ed i mezzi prodotti per l'esercito rispondano a c riteri fissati dal Capo di S . M . pe r la preparaz ione e l' impiego di esso. L'appartene nza degli ispettori d'arma allo S.M .R.E. evita la


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fo rmazione allra volta verificatasi di o rgani od uffi ci che altro non erano se non doppioni degli ispettorati stessi . Di conseguenza le direzioni superiori tecni che dovrebbero dipendere, per la parte amministrat iva <lalle direzioni generali, e per la parte esecutiva dagli ispettorati d 'anna. In tal guisa la costru zione sare bhc diretta e contro llata da colui che deve impiegare le armi e i mezzi (Capo <li S . M .) e anche qui si realizzere bbe il controllo tra organi amministrativi e organ i tecnici. In conc lusione la ril'orma sos tanziale dell ' organizzazione centrale de ll'E e rcito è già stala fatta quando si è abolita la di vis ione S . M . del Gabi netto, e l' ufficio coordinamento, c he sottraevano al Capo di S . M . la funzione della consulenzn e quasi l' inti mità col Ministero, costitue ndo un dannoso doppione (altcnzione che questo non risorga attraverso l' ufficio CA) . La ril'orma attuale è secondaria ri spclto all a prima, e <leve consistere ne llo snellimento di pesanti e lc nli organi mjnisteriali, in talune unificazioni , nella prec isa defini zione delle attrihu zio ni , ne l coordi na mento di talune direzioni generali affidate al sottosegretario militare , nel riportare il Gabinetto alle sue fu nzioni di carattere pol itico e di controllo finanzia rio, nell 'affidare al solo stato maggiore i compiti degli studi organici, nel togliere <li mezzo - in una parola gli sconlìna me nt i che erano sla ti provocati dall ' eccessivo accentramcnlo dovulo al regime assoluto. li Capo di S. M . de/l'Fùeròto Lto J3ERA RD1


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Luigi F:milio LonRO

I 1. Riservata Pasonale di P. Berardi a S.H. il Ministro della Guerra.


l'aolo Berardi, Capo di Stato Maggiore del Regio t:sercito dal 1943 al 1945

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/,uigi r:milio Longo

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La vita quu1idiana dei Subalterni veneziani ollremare a metà del Settecento

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Ciro Paoletti ASPETTI DELLA VITA QUOTIDIANA DEI SUBAL.:l'ERNJ VENEZIANl OLTREMARE A METÀ DEL SETIECENTO

L'esercito veneziano è a tutt'oggi piuttosto poco conosciuto. Le sue azioni sono dimenticate e poco o nulla si sa de lla vita quotidiana dei suoi uomini . Le fonti archivistiche sono imme nse, ma è difficile radunare notizie di prima mano di sperse in milioni di carte senza un lavoro lunghissimo, i cui ri sultali restano comunque incerti . Esistono però alcune fonti secondarie, che possono essere d 'aiuto almeno per quanto riguarda la vita quotidiana dei subalte rni veneti . Si tratta delle memorie di due veneziani - notissimo in tutto il mondo il primo, conosciuto quasi solo in Italia il secondo - i quali furono entrambi in servizio negli anni successivi al 1740 nell'esercito della Sere nissima, lasciandone un dettagliato resoconto nelle rispettive memorie. Giacomo Casanova e il conte e letterato Gasparo Gozzi , rispettivamente nella "Storia della mia vita" e nelle "Memorie inutili" sono a tutt'oggi la ronle migliore e più preci sa per rarsi un'idea della vita d 'ogni giorno dei giovani ufficiali di San Marco, dall'arruolamento al congedo. Casanova e Gozzi non potevano essere più diversi, ma il caso volle c he s i trovassero a militare nel medesimo periodo e spinti da ragioni non molto dissimili .

I motivi d'una scelta e l'arruolamento Casanova era reduce da Roma e voleva recarsi a Costantinopoli via Venezia. In Emilia aveva attrnversato le lince dell' esercito spagnolo acquartieratovi per la Guerra di Successione Austriaca. Preso contatto con la realtà militare, aveva scoperto quanta libertà ed autorità avessero gli ufficiali rispetto al popOlo. Arrivato a Ve nezia vestito da ufficiale , Casanova aveva casualmente ripreso contatto col maggiore Pelodoro, 1 comandante delle truppe schiavone acquartierate al Lido, da lui conosciuto prima di partire per Roma. " Pranzai con Pelodoro e con altri Ire o quattro ujjìciali. Tutti furon o concordi nel consigliarmi di entrare al servizio del governo vene/o ed io mi decisi ad ascoltarli." 1 Gozzi invece aveva bisogno d'un impiego confacente al suo stato sociale, per andarsene daJJa casa patema dove non si trovava bene. I disordini in cui versava la famiglia

1 Zuanne Peludoro, o Peladoro , o Pc lla d 'Oro. sew11do la mutevole grafi a tipica del tempo, originario di Napoli d i Komania (oggi Nauplia) fu comandante del forte di Sant' Andrea al Lido di Castello lino al luglio del 1743.


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Ciro Paoletti

''.fecero risolvere mio fratello Francesco secondogenito d'allontanarsi. F.[?li pas.w) nel Levante col provveditore f?enerale di mure. SJ:;. cavaliere Antonio Loredano, di memoria felice .. ..f.e notizie che scrisse di sé da Corfù mio fratello Francesco, e sulle clementi.forme colle quali era traila/o dal provveditore generale e sul ~rado d'alfiere che aveva ottenuto, mi fecero suscitare la hruma di allontanare anche me da un ammasso di disordini.''ll Così , spinti entrambi dalla necessità di lavom , scd scm la vita militare. L'anuolamento negli eserciti ddl'qxica non era difficile. fasendo comJX1Sti da professionisti a lunga ferma, crnno di solito sempre carenti di truppa e afflitti da una relativa mancanza di ufliciali. I cadetti privi di mezzi, di famiglia nobile, o borghese di buona condizione, cercavano tutti una sistemazione nelle forze rumate. Lo stipendio era sufficiente , lo stato sociale più che di1:,JJ1itoso - specie per i borghesi, visto che in molti eserciti la condizione d' ullicialc dava automaticamente la nobiltà personale - e, se le ix.1ssihililà di carricrn non erano molto ampie, almeno era a'iSicurata una decorosa sopravvivenza. La prassi più comune in tutta Europa consisteva nell ' acquistare il brevetto d ' uffic iale, che, salva la ratifica delle autorità competenti, dava l'immediata titolarità di diritti e dove ri ed il godi mento de llo stipendio. Esisteva però una seconda forma, risalente al Medioevo, c he era quella dcll ' am10lamento volontario, come soprannumerario, senza paga , né grado , né obblighi di fe1ma, ma con la speranza di passare effettivo in un giorno 11011 troppo lontano. I volontari di questo tipo avevano ricevuto denominazioni diverse a seconda del periodo e del luogo: " Pa1ticolari", "Gentiluomini Volontari", o, come a Venezia, "Venturieri." Casm1ova pagò cd ebbe il grado . Gozzi in vece ru raccomandato e partì come Venturiere. Quanto costava il grado di subalte rno ? Parecchio. Scrisse Casanova: " Un giovane tenente , che, per m otivi di salute non pote va andare nel / ,evante, voleva vendere il suo posto . Ma i cento zecchini non bastavano: hisogna va ollenere l'approvazione del Savio. 2 Dissi a Pelodoro che avevo i cento zecchini e lui si impegnò a parlare in mio.favore al Savio ...." 111 Era tanto o era poco? Per saperlo basta co nsiderare che Gozzi in tre anni come Venturiere , prima, cd uffic ia le subalterno poi , ri cevé complessiva me nte circa 400 ducati di stipe ndio , pari appunto a c irca 100 zecchini. Epcr<li più l' acqui sto del brevetto 11011 dava altra certezza che quell a d ' ottenere lo stato d ' ufficiale. Non era detto c he l'acquire nte ricevesse anche il g rado del venditore. Continuava Casanova: " Verso la fine del mese entrai al servizio della Repubblica col grado di a1fiere3 nel Re[?gimento 1Ja/a4 di stanza a Corfù. L' imlividuo che mi

2 Si trattava elci Savio alla Scrittura, uno de i cinque Savi Grandi. d,e era il ministro elci la Guerra e dal quale <lipe11deva tutta la materia militare. All'epoca ricopriva tale carica Polo Renie r. 3 Que llo d'alfiere era il gra<lu pii, basso della gerarc hia degli ufficiali . Corrispondeva a qua lcosa me no <lei sottotenente a quello c he è attualmente i11 Marina l'Aspirante - implica va l' onore di portare la hancliera e si <lava agli ufficial i de lle truppe a pic<li. Quelli delle trnppe a cavallo d i pari gra<lo erano chiamati "Cornclla", <lai nome <ld la bandiera a coda <li rondine. tipica però dei Reggimenti cli Drago ni . 4 Secondo Gugitz il Reggimento l:lala - Palla - fu a Corfù so ltanto nel 1758. 111e 11tre all'epoca del racconto cli Casanova. cioè nel 1745 , si trovavano a Corfù i reggimenti Galli , lìuicli e Varrno. Cons i<leran<lo che Casanova scrisse le sue Memorie oltre c inqua nl'anni dopo, e considerando c he come si ve<lri1- il Reggime nto lo vicle per sbaglio. l'e rrun:: è 1,:u111p1 1,:11~ibilc.


Lo viw quo1idiww dei Subalterni veneziani oltremare a melà del Sella-erllo

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aveva ceduto il suo posto per cento zecchini era tenente, ma il Savio alla guerra mi addusse varie ragioni cui dovetti pief:armi per poter entrare in servizio, con la promessa che in capo a un anno sarei stato senz'altro promosso tenente .. Accettai suhito perché volevo a tutti i costi inlraprendere la carriera militare."1v Per Uozzi andò in modo diverso. Trattandosi <li un Venturiere non c'era bisogno di comperare il brevetto, ma occorreva c he un generale accettasse <li prenderlo con sé e si impegnasse a mantenerlo fino all'entrata in servizio clTellivo come uffic iale . Perciò " Raccomandato dal zio ma.temo Almorò Cesare Tiepolo a SF. Girolamo Quirini elello provveditore ,::enerale nella Dalmazia e nell'Albania, cvi mio piccolo equipa,::,::io .. salutati i parenti, passai come venturiere in quelle provincie, a conoscere l 'indole dei militari e di quei popoli ."v

Il viaggio Trattandosi di uffic ia li veneziani destinali al Levante , sia Gozzi che Casanova dovettero raggiungere le sedi di servizio per mare. Casanova s' imhan:ò " ... i/ 5 maggio (1 745) ben fornito di gioielli e di denaro contante, per un totale di cinquecento zecchini. La nostra nave era armata di ventiquattro cannoni e aveva duecento schiavoni a bordo. Durante La notte coprimmo il /ratto da Malamocco all 'Istria e andammo a gettare l'ancora nel porto di Orsara per far zavorra, rioè per imbarcare nella sti va una quantità bastevole di pietre, perché /'eccessi va leg,::erezza rende un vascello menu adatlo alla navi,::azione ... ,,y, Il viaggio <li Casanova, su una nave a vele quadre , durò un a decina di g iorni , pe r le soste e una te mpesta al largo <li Curzola, contro gli otto che di solito occorrevano col tempo migliore per arrivare da Ve nezia a Corfù. Il viaggio di Gozzi fu su una galera, né comodo né divertente. Qui occorre una digressione. Come tulle le marine de l te mpo, que lla veneziana era divisa in due s4uadre: quella Leggera e que lla Pesante, ri spettivamente composte dai legni a vele latine e remj - Galere, Galeazze, Mezze Galere, Galeotte e via dicendo - e dalle navi a vele quadre. I ,a d istinz ione era sia strume ntale c he operati va, poiché le galere erano impiegale prevalentemente pe r la navigazione costiera, me ntre ai vascelli toccava quella d ' altura. Una galeazza, cioè una nave a bordo alto, armata <la 36 cannoni e mossa con 36 remi per lato e tre alberi a vele latine, richiede va qualcosa come 500 g aleotti , mentre a una galera ne occorrevano da 200 a 400 , a seconda delle dimensioni . A loro s i aggiungevano i marinai veri e propri , addetti alla manovra , e gli ufficiali , sottufficiali e mi litari semplici sia di marina che delle truppe <la sbarco. Queste erano costituite da reparti di fanteria <lcll 'cscre ilo , o di fanteri a di marina vera e propria, ed erano impiegate tanto nei combattimenti navali ravvicinati che negli sbarchi.


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Ciro Paolelli

Naturalmente tanta gente a hor<lo comportava un enorme consumo di cibo ed acqua, rag ion per cui le scorte, e le spese d'approvvigionamento, erano estre mamente consistenti e, più materi ali si imhareavano, più diminui va lo spazio a di sposizione del personale imbarcalo. Mediame nte ogni navigante su una galera non aveva più d'un metro qu adro. "La 1:alea è lunga, stretta e hassa; ha una sula coperta e sotto è divisa in sei cam ere. C'è la camera della poppa p er i capitani , i gentiluomini e le altre persone di rispetto . /,o scandolaro è una camera contigua a quella di pop pa: vi si conserva una parte dell'arme e delle altre robe della 1:ente di poppa . .... Dopo lo scandolaro è la camera detta compagna, che serve come dispensa . ... Dopo questa è la camera chiamata pagliolo, dove si tiene il biscotto, la farina, il pane, le fave, il riso, l'acqua. A questa è congiunta la camera di mezw, nella quale si tenf:Ono le vele , un parte del sartiame, la mercanzia, Le armi . L' ultima è la cam era di prora: qui stanno i marinai e le loro robe; il cappellano e il harhiere hanno la loro post.a per il dormire e per Li medicamenti. Supra copert.a, la galea è divisa in tre parti: poppa , luogo particolare dei capitani, dei nobili e di quelli che governano il timone: i remaggi , dove sta la ciurma a vogare; prora, innanzi alla quale sta prominente lo sperone, anticamente chiamato roslro ."V II

ln questo spazio operavano i vari componenti dell 'equipaggio. E' bene sottolineare che la camera <li prora qui indicata come que11a dei marinai , ospitava solo i marinai . I galeotti infatti restava no incatenati ai hanchi durante tutta la c rociera. Di consegue nza la puli zia era praticamente inesistente . J ponti venivano lavali una vo lta a settimana, più o meno, cioè quando la galera era in porto e no n c'erano difficoltà d'approvvi gionamento idrico . L'acqua dolce, conservata in botti sulla nave, era infatti adoperata solo per bere e ne occorrevano, secondo calcoli abbastanza attendibili, non meno <li selle litri al giorno per ogni re matore. Così, per diletto di pulizia, la regina della nave era la cimice. Il domenicano francese Padre Labat, parlando del suo viaggio in galera da C ivitavecch ia a Messina, nel g iugno 1709 , di ce che sfuggì al grosso delle cimici perché dormiva in un ' amaca sui cui attacchi di corda aveva avuto c ura di far me ttere mo lta pece, cosicché gli insetti ci restavano irn.:ollali e non lo raggiungevano. Ma, amme tteva, non aveva potuto salvarsi da quelli c he ca mminavano sul soffilto e gli si lasciavano cadere addosso. E si trattava <li un passeggero al quale il comandante aveva lasciato la propria cabina. immaginiamoci l'equipaggio e i passeggeri <li minor riguardo! In queste condizioni le mala ttie avrebbero dovuto avere gioco assai facile; invece, a gi udicare dalle antic he cronache, parrebbe di no. Assente lo scorbuto che impazzava nelle marine oceaniche. poiché in M edi terraneo era facile procurarsi viveri e verdure freschi , l'unico vero rischio era costituito daJla peste. In realtà non sappiamo esattamente quale malattia, o quali malattie infettive venissero indicate sotto questo nome, certo non era la peste così come la si intende oggi, 111a comunque il problema e ra grave, perché essa era endemica in tutto il


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Levante e nel Nordafrica, così come nella stessa Costantinopoli e, naturalmente, sulle na vi harharesche. Gozzi si imbarcò il 30 scllcmbrc 1741. "Ho prereduto per ordine di S.E. provveditore generale Quirini il di lui imbarco sopra una galera appellata Generalizia, eh 'era al porto di Malamocco ... Prima che giugnesse il provveditor generale, ehhi campo due giorni e due notti di commiserare l'umanità sopra forse trecento scellerati carichi di culene, condannati a vivere nel mezzo ad una dovizia di miserie e di tormenti ... Un 'epidemia pietosa di febbri maligne, introdotta sulla galera, ne involava ogni giorno parecchi ali 'acqua e al biscotto, alla dieta. a ' f erri e alle ~ferze degli aguzzini."v 111 Con queste premesse si capisce bene perché Carlo Gozzi scrivesse poi: " / 11 due notti penose potei apprendere la differenza che passa dal pernottare nella propria casa al pernottare in una galera.'' 1X Il 2 ottobre 174 1 "La galera Generalizia, col séguito d 'un'altra galera detta Conserva e d'alcuni navi/i sottili armati, s'avviò nel golfo Adriatico, e sopraggiunse la notte assai huia."X Gozzi e bbe una impellente necessità e " il luogo comune per alcune indispensabili necessità degli ujjìziali soleva essere una panchetta balaustrata sopra ali 'acqua, vicina al timone della galera. Sperai in quella nulle oscurissùm.i di potermi ivi sgravare d 'una delle sopradette necessità. Trovai un ordine tremendo nella voce del timoniere, che nessuno dovesse aver L'ardire di presefltare il deretano a quella panchetta, perché ella corrispondeva ad urwjìnestrella di sotto della stanza di Sua t,'ccellenza. Il comando mi parve disturbatore, ma ragionevole . Chiesi dove p otessi andare, e m i fu risp osto ch e il m eglio era di calarsi con cautela sullo sperone per prua della galera. M 'a vviai veloce, colle brache in mano per la corsia 5 verso cotesto sperone p er prua , ed ho saliti frettolosamente alcuni gradini, che conducono ad alcuni altri gradini per i quali si discendeva al da me bramato sperone . Un "chi va là" enorme di una sentinella morlacca 6 ivi posta, che mi si presentò col fucile , con un viso tenebroso e con due bajjì spannati, tra/tenendomi, accrehhe La mia necessità. Cli chiesi La Libertà sulla mia occurenza, guardando mansueto i suoi baffi opportuni, ed egli mi fu clemente Lasciandomi oltrepassare . Tra il buio e la premura grande mi calai sullo sperone, tenendomi ben forte ad una corda che penzigliava. Calcai sopra una massa molliccia, che gorgogliò molte volte una voce soffocata, come quella d 'un asmatico, la necessità stimolatrice e la tenebrìa non mi Lasciarono esaminare quella massa eh 'io calpestava. Mi sollevai dal mio peso soperchio, non .venza spruzzi marittimi che la gaie-

5 La corsia e ra la pa~scrella ceni.raie che solcava l.1 galera da poppa a prua ed ai lati (.klJa 4ualc, in basso, stavano i banchi lici rematori. 1 ' I Morlacchi erano gli slavi abitanti sulle montagne del l'entrote rra dalmata.


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ra in corso mandava da'.flutti con della violenza a innaffiarmi. Sollevato e risalitu, chiesi alla sentinella che fosse quella massa molliccia, che iorgogliù una voce senza articolazione sotto a' miei piedi. Mi rispose con somma freddezza eh 'ella era un forzato morto di febbre maliww , a cui doveva aver calcato il pello; ch'egli era stato posto ivi al fresco, sin tanto che s 'approdava ne/l'Istria per seppellirlo in sul lito:•XJ Questo dà una prima idea d elle comodità della galera. Quanto all'alloggio. Gozzi ebbe modo di tornare sull ' argomento, quando andò per mare al seguito del Provveditore e passò le notti sul ponte "dormendo nelle galere sopra a'viluppi delle gomone (gomene) ferito da un milione di cimici ."Xli Alla fine "dopo dodici giornate molto incomode e dodici notti di fastidio e d'interrotto sonniferare, la nostra veramente galera iiunse nel porto di 7,ara , metropoli della Dalmazia."XJII

Rapporti coi superiori e disciplina In lutti gli eserciti di tutti i tempi è sempre accaduto che i superiori si sia no trovati ad avere fra i loro sottoposti dei pare nti , degli amici , dei figli , o dei pare nti , o amici di parenti, di amici , e che si sia perciò installata una rete che ha moderato o influenzalo g li aspetti della disciplina milita re per cui, falle salve le forme, la sostanza dei rapporti ne sia risultata meno severa e distaccata di qua nto ci si poteva aspettare. Questo era tanto più vero in una società piccola e concentrata come quella veneziana, dove tutti si conoscevano, tutti erano imparentati più o meno strettame nte con tulli e - se proprio non lo erano - venivano raggiunti dal tale o talaltro amico o conoscente che raccomandava l'amico , il parente, il nipote, il riglio, il figlioccio o quant'altro. Casanova arrivò a Corfù stracarico di lettere di raccomandazione e si regolò di conseguenza: " nopo essermi sistemato in un o/limo alloggio, andai a recapitare le lettere che avevo per Sua F:r.cellenza il Provveditore Generale7 e per tutti ili altri comandanti di mare cui ero staio raccomandato. Mi recai quindi a presentare i miei omaggi al colonnello e agli ufficiali del mio rrggimenw:·X IV Poi sparì, perché aveva avuto fin da Venezia la concessione d'una lice nza di alcuni mesi per rec,trsi a Costantinopoli al seguito del Bailo all a Porla Ollomana, come era chiamato l'ambasciatore veneziano presso il Sultano. Gozzi ebbe UJl contatto un po' di verso, dovuto in gran parie al fatto c he conosceva già il comandante in capo sotto cui serviva e che quest'ultimo , afflitto da tante raccomandazioni , doveva cercare di te nersi equidistante da tutti almeno all'inizio. " L'arrivo e l 'imharco del provveditor generale,fra lo strepito degli strumenti t> delle cannonate, mi scosse da ' miei piccioli pensieri .. .. Questo cavaliere , eh ' io aveva prima hen dieci volte visitato al di lui patagio

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l:ira Daniele Dolfin , che tenne la <.:arica dalla fine d'agosto del 1744 all'ottobre ciel 1745.


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e m'a veva sempre accolto scherzevole e con quella affabilità e quella dolcezza corifidenziale eh 'è propria in quasi tutti i veneti pan·izi, giunse all'imbarco colle vesti, colle scarpe e col cappello cremesi,8 con un aspetto sostenutissimo a me nuovo, e con una fierezza nel volto notabile. Appresi da~ li altri i!fjìziali che alla sua comparsa in quelle vesti occorrevano delle mute riverenze projònde e assai diverse da quelle che si fanno in Venezia a un patrizio toRalo. Salì egli nella galera Generalizia, mostrò di non de~ na rsi nemmeno di osservare i nostri inchini cn ' nostri nasi sui nostri piedi . Sbandita liftano La affabilità con cui c i aveva accolti e presi per La mano in Venezia , non guardò nessuno di noi in volto e f ece caricare di catene il ~iovine rapitano della (;uardia appellato Combat, r.he aveva mancato di non so quale piccola cerimonia militare nell 'accoglierlo ." xv Con questo e ntr iamo nell 'argomento delle punizioni . La di sciplina militare dell 'epoca era ferrea per i militari di truppa, con punizioni corporali durissime anche per le mancanze più piccole, ed e ra appena un po' meno dura per i sig nori ufficiali. I11timati g li arresti , che potevano essere nell'alloggio, in fortezza, o sulla galera, un ufficiale ne porta va la notizia al punito e sovrintendeva alle misure di restr izione della libe,tà nei modi prev isti e stabiliti dal punitore c he, in ceni casi, come quell o degli arresti sulla Gale ra Bastarda, prevedevano la consegna della spada e l' incate namento dei piedi come pe r i forzati . Sia Gozzi c he Casanova ehhero gli arresti . Al primo vennero dati quelli che oggi dcrinircmmo semplici, insie me a parecchi altr i ufficiali , pe r una " bisto1ta" - una denuncia a voce - fa tta, scri sse Gozzi, non si sa da chi né pe rché, tant'è vero che fu rono revocati quasi suhito. Casanova si trovò in un pasti ccio dovuto a un equi voco che sarebbe troppo lungo spiegare. Gli furono intimati g li ,m esti sulla Galera Rastarda . Lui non ci andò e si rifug iò su un isolotto dove, di stribuendo spiccioli a destra e sinistra, si conquistò la devozione degli abitanti , l 'odio del pope ortodosso e - neanche a di.rio, trattandosi d i Casanova - tutte le ragazze carine dell ' isola, prima di essere rintraccialo da una gale ra e con vinto da un collega a tornare a Corfù, dove g li arresti gli fu rono revocati quando g li a vevano già preso la spada, incatenato un piede e stavano provvede ndo al secondo.

Istruzione, servizio e carriera Al contrario di Casanova, c he aveva g ià una certa prati ca del mondo mili tare, ave ndo passato parecchi mesi al forte de l Lido prima lii partire da

8 La tenuta era quella d' ordinanza per il grado di Provveditore Generale. Il colore cre misi, anzi, rosso, era in tutte le marine mediterranee il di stintivo del personale militare destinalo all ' imbarco sulle gak re. che avevano la preceden7À~ e la davano a chi vi prestava servizio sui vascel li a vele quadre, il cui personale vestiva invece in hlu scuro e, nella Marina veneta. coi pantaloni e i risvolti della giubba bianchi .


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Ve nezia , Gozzi ebbe il primo contallo cogli ufficiali 4uando salì sulla galera Generali zia. ''fui accolto" scrisse poi '·da un drappello di militari ujjìziali, cun

sguardo di curiosità e di gentileu a .. .Ho dovuto inf!,oiare una quw11ità di inlerrof!,azioni di quegli l!{fiziali, ed ho risposto laronico, da ragazzo inesperto ma mulo. Alcuni di que'signori avevano conosciuto mio fratello Francesco a Corfù. Parvero sollevati dal peso della loro curiosità conoscendomi, e ron molle esclamazioni di giubilo mi esibirono La loro militarr amicizia_"xv, Gozzi si guardò intorno con attenzione e calma e scoperse "nel giro di poche ore in quel drappelle/lo def!,li onesti uomini nobili e hen educali. de 'nobili rovinati dalla pessima educazione, e dei plebei puntellati dalle protezioni. li vizio del giuoco, della intemperanza e delle sbrigliate lussurie campeggiava quasi in lutti .... Vidi essere nelle ,:enti dell'anm1/a i vizi sopra accennali cancrene incurahili_"XV II

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Poco dopo il suo arrivo a Zara, Gozzi venne destinato - di fatto - ad entrare ne l Ocnio. li Provveditore Generale infatti lo raccomandò al tenente colonnel lo Marchiori, comandante degli ingegneri mi litari, per farg li intraprendere lo studio de lle materie teoric he e pratiche relative alla fortificazione. Grazie alle lez ioni di Marchiori e<l alla fornil<t liiulioteca del capitano degli alabardieri lnnocenzio Massimo, Gozzi si buttò con e ntusiasmo a studiare geometria, matematica, diseg no e fortificazione. In otto mesi di copie, calcoli e disegni tec nici, raggiunse un li vel lo che venne ritenuto soddisfacente, anche perché "un 'atrabile mi involò il mio povero maesrm ." I ,a parte relati vn a lle armi ed al servizio ordinario gli venne insegnata anch'essa privatamente. "Un lenen-

te detto Giovanni Apergi. uomo di somma probità . . .si prese amichevolmente la brif!,a di insegnarmi gli esercizi militari del fucile , ddla pù:ca9 e della bandiera, ('he furono da me appresi in breve tempo, e sudava una camicia ogni giorno nel RiUO('O di scherma col sif!.nor Massimo, ammaestrato e feroce in quest 'arte diabolicamente nobile ."xvm Alla pratica faceva riscontro un interessante sistema d ' istruzione teorica dei movimenti e delle disposizionj in hattaglia. Era sempre il capitano Mnssimo a insegnarlo e " t'ravamo O(,'(;upati, egli ed io alnme ore del giorno sopra un suo

gran scacchiere (.'arico di soldatuzzi di legno movibili, e.formando de'squadroni in battaf!.Lia studia vamo tutte Le mozioni e Le posture più vanlagf!,iose per essere ammazzati con parsimonia, per ammazzare con prodigalità e per acquistarsi del merito in hen concimare de 'cimiteri."X IX La teoria però non era per tutti , come del resto non tutti sapevano leggere e scrivere. O meglio, lutti gli ufficiali ita li an i erano s ufficientemente istruiti , non lo erano , o raramente, que lli schiavoni e alhanesi , molti dei 4uali erano analfabeti. Casanova ricordava come, durante la s ua permanenza nel

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La picca era l' arm:1 clistintiva degli ufficiali : i sottufficiali ne avevano una - detta ..sergenti

na" - licvcmenie divers.1.


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forte <li Sant' Andrea al Lido, all 'epoca, oltre ai soliti 120 invalidi, presidialo da 2.000 cimarioli , "il Tenenti.! non sapeva scrivere ma non se ne vergognava p erché, tranne il prete e un chirurgo, nessuno n el reg1:imento ne era capace ."XX

'f\1rni di comando della guardia e d ' ispezione completava no il servizio ordinario a cui Guai prendeva parte pur essendo ancora Venturiere. Casanova invece non accenna mai nelle sue me morie ad alcun tipo <l' istruzione, né teorica né pratica . E ' certo che sapesse tirare di scherma - ma già prima d'arruo larsi - e che sapesse maneggiare almeno le pistole. Non si sa però se ahhia fatto servizio come tutti i subalterni o se, essendo divenuto quasi subito aiutante <lei Governatore Generale delle Galeazze, sia stato destinato solo a incarichi d i Stato Maggiore, quindi più di segreteria e <li sovrintendenza che altro. Sappiamo con certezza solo che gli toccò seguire alcune missioni <li ordinaria amm inistrazione in te rra e in mare, ad esempio come ai uta nte sulle galere in una brevissima missione d'approvvigionamento a Rutrintu. La mobi litazione veneziana per soste nere la ne utralità du ra nte la guerra di Successione Austriaca comporli'> il trasferimento in ltalia di parecchi reparti dal Levante e d alla Dalmazia cd obbligò le autorità venete ad ordinare l'arruol amento di nuove unità per presidiare le zone che si lasciavano sguarnite. Così. a circa quindici mesi di distanza dnll'i ni zio della sun vita militare, per ordine <lei Provveditore Cìcm:rale, Carlo Gozzi fu registrato nei ruoli militari a tutti gli effetti e passò in cavalleria come "cadetto nohile" col folJe stipendio di 38 lire venete al mese. IO Il servizio in cavalleria non differiva molto da quello svolto in precedenza in aggregazione alla fanteria. Turni d i comando della guardia o d' ispezione, di giorno e di notte; ispezioni al seguito del Provveditore Generale alle fortezze costiere e dell ' inte rno, viaggiando per mare - e già sappiamo con quale comodità - o per terra, caldo feroce, freddo altrettanto feroce " dormendo le no tti vestito con gli stivali in gamha, .,pesso nelle aperte valli e campagne morlacche ."XX J

In più , graL.ie alla fiducia che ispirava, nei periodi di precauzioni contro le epidemie Gozzi venne inca ri ca to di affumicare - unico rimedio profil a!tico noto ali 'epoca ~ le lette re dirette al Provveditore Generale da i villaggi infetti . Casanova si Lrovò in un a s ituazione un po' d iversa. Al ritorno da Costantinopoli si recò prima a ossequiare il Provveditore Generale Oaniele Dolfin , c he gli assicurò la promozione a tenente alla successiva rivista; poi si recò al comando <li Reggimento a presentarsi al capitano Camporese, suo diretto supe riore, ma 11011 trovò nessuno , cosicché si recò a presentare una lettera di raccomandazione al Governatore della Galeazze, il patri7.io Giacomo Da Riva, che gli propose <li tene rl o distaccato con sé come aiutante, togliendo lo dag li incarichi o rdinari .

IO Un so ldato di fo ntP.ria in quel pe riodo ne percepiva 3 e me.t.GO alla scllimana, cioè 14 al mese.


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Tempo libero e rapporti sociali Come ahhiamo già visto, Ira gli ufficiali veneziani, come in quelli del resto d'Europa, " Il vizio del giuoco, della intemperanza e delle sbrigliate lussurie campeggiava quasi in tutti .. .:•XXU con gran soddisfa zione <li Casanova. Nel primo mese che passò a Corfù, in allesa di proseguire per Costantinopoli insieme al Bai lo alla Porta Ottomana, "tranne i giorni in cui ero di guardia , passavo il mio tempo al caffè al banco delfaraone"XXIJI scrisse poi, non dimenticando <li provare anche la bassetta. Per evitare guai , al ritorno da Costantinopoli Casanova smise di giocare, o meglio, si mise a tenere banco, in società con un maggiore, che poi era lo stesso contro il quale aveva perso in continuazione prima di partire. Occorreva essere ferrei nella propria morale per sottrarsi al le abitudini comuni, perciò non c'è <la stupirsi se pochi , pochissimi, riuscivano a non farsi trascinare al tavolo da gioco o a sacrificare a Venere. Riconobbe Gozzi: " Tra la gioventù militare, disoccupata ed oziosa, un giovinotto fa de' miracoli se conserva nello spirito il germe de ' huoni prind pi bevuti nella sua famiglia. Se non di.w:eJU!e ad uniforman,i al costume. alle imprudenze ed alle sfrenatezze degli altri, è noncurato, sprezzato e deriso."xx ,v Lui non c' era riuscilo e, anche se aveva saputo moderarsi, ammetteva che " invitato dalle combriccole militari alle adunanze d'incontinenza, a'festini di femmine da piacere, non feci lo schizzinoso, e fui .w zio con una pronta condiscendenza . Senza abbandonarmi a ' brutali trw,porti che tirano addosso a ' mortali de' pentirnN1ti, de' rimorsi P dP' ('Prti castig hi naturalissimi, fui ognora il ragazw più allegro di quelle smoderate combriccole." xxv D'altra pa11e, sempre Gozzi ammetteva: "Non v 'era occasione di guerra e il valore de ' giovani ufjidali voleva sfogarsi. Sarei passato per un vig liacco se avessi ricusa/o d'unirmi alle loro combriccole, nelle loro imprese. Queste imprese però consistevano nell 'insidiare la horsa co ' giuochi violenti, nel far delle serenate ne' luoghi da cui poteva venire delle controserenate COf?li archibugi, nel fare de'festini da ballo e delle cene con femmine da piacere, ne' garbugli notturni, ne ' travestime nti per spaventare, e nel disturbare i sonni degli ahitanti di quelle città e quelle forte zze ove si trovava la corte genera/izia." XXV I A Corfù , dove era maggiore il numero <li alti ufficiali e tli patrizi veneziani, le cose andavano nello slcsso modo che in Dalmazia, se non peggio, complice la permissività in fatto di g ioco d 'azzardo e l;i sostanziale impunità di cui i patrizi godevano. Erano frequenti le passeggiate, sia a piedi, sia in cmTozza, sia a cavallo. A Zara il Pro vveditore Quirini faceva quotidianame nte una cavalcata tli non meno di quattro miglia - circa sette c hilometri - insieme ai suoi ufficiali . Non disponevano <li cavalli personali , ma adoperavano quelli della scuderia militare: ·'sull'ora determinala a quel ca valcare ll1lli Rii i~ffiziali della corte mandavano alla scuderia g eneralizia i lorofornimeflli da cavallo, e ognuno saliva sopra quella bestia che giugneva dalla scuderia bardata della propria conosciuta guarnitura :·XXVll


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In alcune guarnigiotù durante l'estalc si giocava al pallone - corrisponde nte all 'alluale pelota- e un po' dappertutto si passava il tempo giocando a bigliardo. I1 divertimento lecito principale era però il teatro. Gozzi si trovò a calcare le scene - nella parte della servetta ri sco sse un successo tale e divertì tanto, che ogni carnevale, per tre anni di fila, il Provveditore lo esentò dalle guardie e dal servizio per farlo recitare - rnentl'e Casanova si improvvisò addirittura impresario, proc urandosi una compagnia di comici ad Otranto e guadagnando un migliaio di zecchini fra la vendita dei biglietti, l'affitto dei palchi ed il hanco di faraone c he aveva organizzato. Questi divertimenti e rano inframmezzati da cerimonie e festeggiamenti aulici, in onore delle autorità. Ad esempio, Gozzi cominciò a farsi conoscere come poeta quando nel prato del forte venne tenuta un'Accademia di poesia, organizzata dalle autorità cittadine in onon.: del Provveditore Generale. c he vi intervenne con tutti i suoi ufficiali. Stranamente invece nessuno dei due ricorda o fa il minimo cenno a balli . Cene, pranzi, passeggiate, amori, gite, si; balli no. E se nel caso di Gozzi possiamo pensare che non li ritenesse ril evanti, dobbiamo ammellcrc che Casanova, dati i suoi noti principali inlcrcssi, ne avrebbe certamente fatta menzio ne , per cui si dovrebbe ritenere che la società veneziana che ruotava intorno al mondo militare ne facesse a me no.

Spese, alloggio, vitto e cure mediche Abbiamo visto come negli aimi '40 la paga di un subalterno all 'inizio della carriera fosse ba">sina: 38 lire venete, pari a circa un ducato e mezzo. Con quel denaro l'ullìciale subalterno doveva vivere pagandosi lutto. Scriveva Goni: " ...erano entrati nella mia borsa, in tutto il corso di que'tre anni, quattrocento ullanta ducati, e sembrava a me di non essere slato scialacquatore a ., pendere intorno a cento cinquanta ducati all'anno nel mio intero mantenimento e nelle mie inférmità_"xxvm Vediamo come Jj aveva spesi: " .. .il giornaliero vitto, la pigione, la deC('nfe comparsa ad una corte di vestiti e di biancheria, un necessario servo. due malallie, qualche indispensabile spese/la nella società in un mondo disordinato" _xxix All 'anivo a Zara Gozzi finì in un tugurio, in "una stanza provvigionale assai squallida, le di cui finestre in iscambio di invetriate avevano le impannate di tela , infracidi/a dal tempo e dalla pioggia, lacera e volante ad o~ni soffio di vento_"xxx Non è chiaro se si trattasse d' un alloggio di servizio. Dal contesto e considerando il fatto che Gozzi era un Venturiere, quindi privo del diritto all'alloggio mi litare e obbligato a trovarsene uno a sue spese, si direbbe di no . Ma non ne possiamo essere sicuri , perché se in seguito , quando passù ad abitare in un appartamento situato "nei co,~iddetti "quartieroni", posti sulle belle mura di 'Zara sopra al mare, fàhhricuti ad uso degli 1iffìciatt'XXXI qu indi in zona militare, non par~ abbia pagato nulla; quando ne sloggiò s i trasferì in un "casino"


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sempre sulle mura dal lato del mare, ma lo prese in affitto insieme al capitano Massi mo, ragion per cui non poss iamo sapere se tutti gli alloggi militari venissero dati agli ufficiali a pagame nto o ve ne fossero anche di fomiti gratis. Naturalmente si poteva affittare una stan7.a o un appartamento in città , se la horsa lo permetteva. Gozzi e Massimo lo fecero; Casanova, dopo aver passato un po'di tempo in un albergo molto modesto e un periodo in una came ra forn itagli da Da Ri va, pure. L' alloggio di Gozzi ai quarticroni consisteva di una camera e una cucina. L'arredamento - anch 'esso a sue spese - fu ridotto quanto le sue disponibilità: un letto, un "ghiridone", cioè un tavolino tondo a un solo piede , un armadio. Disponeva d'un attendente, "un soldato, per poco onorario, il quale aveva ordine da me d 'andarsene al di lui quartiere la sera, lasciandomi un lume ar.r.eso:•x xx 11 Una donna "aveva l 'impiego a un tenue prezzo di stirare la mia poca biancheria.'•XXXIII Casanova pu re aveva a disposizione un soldato. Non dice se gli passasse qualche soldo. ma è probabile di sì . perché e ra prassi comune che i so ldati si offrissero come attendenti per arrotondare la paga. Per mangiare si spendeva , non molfo;simo, ma si spendeva. A Corfù come a Zara il Provveditore Generale teneva tavola handita per i suoi ufficiali i suoi fun zionari. Ma mentre a Corfù tutto andava bene e Casanova non spendeva un soldo per mangia re, a Zara non era così . Avrebbe ricordato poi Gozzi: " Avrei potuto coi liere un risparmio, conr.orrendn alla mensa giornaliera che dava il provveditor generale a tutti gli ufjìziali della corte e della sua guardia, alla qual mensa non interveniva la di lui persona sublime . l'Eccellenza Sua non sapeva (tratte alcune buone anime pazienti o costrette dalla irreparabile necessità) qual ciurma di gente sedeva a quella sua mensa, né le triviali bassezze che la deturpavano; ma io, che aveva uditi fin dal prinr.ipio i discorsi imprudenti e infami che si facevano, le baruffe facchinesche che si accendevano fra commensale e commensale, Ira commensale e staffiere, e veduti i tondi e i bicchieri volare ne 'capi ...mi trovai a quel convito ch 'io guardava come la cena di Tieste soltanto ne' giorni indi.\pensabili ne' quali mi toccava la guardia per i~pezione _,,xxxiv Gozzi allora provvedeva da sé, favorito dal Lenue prezzo dovulo all'abbondanza di cacciagione e di carne e pesce nella zona. U n' altra possibilità consisteva nel contrattare una pensione completa col padron di casa; ed è ciò che Gozzi e Massimo fecero 4uando si sposlarono dalla forlczza in città, prendendo una camera a testa presso un bottegaio. E nonostante fosse stato attento ai soldi , alla fine del triennio Gozzi aveva contratto col capitano Massimo un debito di 54 zecchini , pari a un po' più di duecento ducati. Non c'è da stupirsi se Casanova dichiarava: "lo stipendio che avrei avuto come militare non mi sarebbe bastato, perché, per effetto della mia educazione, avevo più bisogni di altri."xxxv Se l'ufficiale si anunalava, a ndava inco ntro a guai seri. La situazione della medicina all'epoca era ancora poco più che primordiale. Gli sLudi di Malpighi e


La vifll quotidiana dei Sulmllemi veneziani ollremare a metà del Settecento

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Gal vani e d i tanti altri medici e anatomi sli non avrebbero inciso sulla clinica e sull a diagnostica 11110 al principio del secolo seguente. Di conseg uenza, ogni volta che qualcu no si ammalava, o guariva da sé, o rischiava di essere spedilo all'altro mondo dall 'ignoranza dei medici e dei chirurghi , i quali , a meno c he non si trattasse di qualche malattia ben nota e della quale s i conoscevano le cure certe , somministravano quello che capitava e condi vano il tutto con il maggior numero possibile di salassi. Il servizio sanitario negli eserciti del tempo in pratica non esisteva. I medici erano dei civ i.li a tutti g li effetti e le fu nzioni d ' infermiere venivano di solito esple tate d ai musicanti reggime ntali . La pratica clinica veniva fatta in base al principio che "gli errori del medico non si vedono perché sono lutti sollo terra" e che le malattie si curavano "alcune per l' interno, al tre per l' este rno, la maggior parte per l 'ete rno." Gozzi si ammalò suhilo dopo il suo arrivo a Zara e rischiò di morire. " Il protomedico Danieli, assai gras:w e assai nero, a cui ero stato raccomandato da S .t.·. provveditor ~enerale non mancava né di attenzioni, né di polverine, né di cordiali, né di cristeri, colla solita inutilità . Mi consigliò a rassegnarmi alla morte ed a ricevere la venerabile eucaristia."XXXVI Ricevuto il viatico, se la cavò grazie ad una provv idenziale emorragia dal naso, che riempì <li sang ue due catini , chi amò aJ suo capezzale una gran folla di curiosi e fece infuriare il suo meùieo che, una volta tanto, aveva deciso che quello era un caso per cui lutto si poteva tentare meno un salasso. Comunque la ma lattia più diffusa in assoluto era la sifi lide. I ,a medici na dell'epoca rite neva di poterla guarire con delle applicazioni di vario genere - spesso di me rc urio - ma si trattava di palliativi che, se potevano far regredire i sintomi , non sconfiggevano il male. li risu ltato era c he la maggior parte dei militari ne era afflitta, in fonna più o me no evi<lenle, e si trovava poi a dover comhatterc con le conseguenze dcli ' infezione per tutta la vita. Comunque, se non mori va prima di malattia o in guerra, veni va il giorno in cui l' ufficiale lasciava l'esercito; e non era raro il caso che lo facesse a ncora da suhalterno.

Congedo Tanto Gozzi che Casanova ahhandonarono il mestiere delle ann i, uno allo scadere del triennio previsto come Venturie re, l'altro dopo circa un anno di permane nza a Corfù. Per entramhi fu determinante la mancata promozione, pur tante volte promessa. Goai si sentì annunciare dal Provveditore Quirini che no n c'erano molle possibilità di promuoverlo e che comunque lo riteneva molto più po11ato alla vita ecclesiastica e letteraria che a q uella mili tare. Casanova si v ide preferire nell' avanzamento a tenente il figlio naturale di un patrizio e, stufo d ' una vita c he non gli piaceva troppo e d' un ' isola in cui da un paio di mesi tullo gli andava storto, decise di lasciare l' esercito per ritentare la fortuna da civile. /\ differe nza di Gozzi, che non aveva altro che i pochi soldi avanzatigli, rientrò a Ve nezia se nza contanti , ma padrone de l suo brevetto: "mi recai subito al mini-


Ciro Paolelli

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stero della Guerra, dove trovai il caro maggiore Pelodoro .. Lo informai .. .della mia decisione di lasciare l'esercito. Pelodoro mi assicurò che non appena avessi ottenuto il benestare del Savio mi avrebbe.fatto vendere il brevetto per la stessa c1fra che mi era costato. Poi, qua11do arrivò il Savio, in rnev. 'ora tutto fu sistemato: di fatto, costui mi promise che mi avrebbe dato il suo benestare, non appena avesse potuto constatare l'idoneità del mio sostituto ....Dopo pochi Rior11i, ricevetti il congedo e cento zecchini e mi dove/li togliere la divisa."xxxvn A entrambi era mancata la vocazione alle armi e ne traevano ora le conseguenze. Per entrambi si chiudeva un periodo oscuro e di poche soddisfazioni , per entrambi cominciava la vita che li avrebbe resi famosi.

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XIV

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XVII XVUI XIX

xx XXI XX II

XXIJI XX IV

xxv XXVI XXV II XXVIII XX IX

xxx XXXI

Giacomo CASANOVA , Storia della mia vit11, 3 voli., Milano, Mondadori. 1989. voi. I, pag. 359. Carlo Gozzi, Memorie inutili. 2 voi! ., Torino , UTET, 1923, voi. I, pag. 43. ··casanova". voi. I. pagg. 359-60. ucasanova'·~ idem.

"Gozzi", voi. 1, pag. 43. "Casanova", voi. I, pagg. 362. Pantero PANTERA, rip. in HnERI. G. - CROCIANI, P. PAl>I.EITI , c.. Uniformi delle marine militari italiane nel Sòcen/0 e rwl SPffec·e11tn, Roma. Staio Maggiore della Marina -V Repano, 1995, pag. IO. '"(iozzi", voi. I , pag. 46. Idem. "Gozzi". voi. I, pagg. 48-9 " Gozzi", cit, pagg. 49-50. "Gozzi", cii, pag. 77 . "Gozzi", cii, pagg. 49-50. "Casanova", voi. I, pag. 368. "Goni", voi. I, pag . 47. "Gozzi". voi. I , pag. 45. "Gozzi", idem. "Gozzi", voi. I, pag. 58. "Goni", idem. "Casanova", voi. I , pag. 156. " Gozzi", voi. I, pag. 77. " Gozzi", cii, pag. 45. "Casanova", voi. I , pag. 368. " Gozzi", voi. I, pag. 86. "(ìozzi", cii, pag. 52. "Gozzi", cit, pag. XO. "Gozzi", cii, pag. 64. "Gozzi", cit, pag. 97. "(iozzi", cit, pag. 51. "Gozzi", voi. Il , pag. 103. "(iozzi", idem.

XXX II

"Gozzi", idem .

XXX III

idem. " Gozzi", voi. I, pag. 97. "Casanova", voi. I , pag. 490. "Gozzi", voi. I , pag. 52. "Casanova", voi. I , pag. 487.

XXXIV

xxxv XXXVI XXXVII



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