MEMORIE STORICHE 2009

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

Autori Vari

STUDI STORICO-MILITARI

2009

ROMA2011


PROPRIETÀ lli!TERAIUA

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SOMMARIO Ciro PAOLETII

Paolo FORMICONI

Stefano CERA

Giuseppe TO'l'Al{O

Maurizio FRANCHI

La rivolta di Masaniello in una cronaca romana del tempo

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Nascita ed evoluzione della guerra lampo tedesca nelle relazioni degli addetti militari e dei diplomatici italiani. 1936-1941

45

La crisi dei Sucleti, l'Italia e gli equilibri europei nel 1938: la conferenza e.li Monaco

99

Evoluzione e prospettive future delle risorse finanziarie dedicate alla componente terrestre della Difesa

151

La normativa sulla con1tmicazione, con

particolare riferimento al rninislero della difesa

301

Nuove luci sulla partecipazione toscana alla guerra dei Selle Anni

333

Tradizione, mestiere, professione. Ufficiali e aristocrazia militare in una città della lerraferma veneta al tramonto della repubblica

355

Frederick C. SCHNEID Un affare ben coordinato: la pianificazione bellica franco-piemontese nel 1859

395

Filippo CAPPELLANO Relazioni militari con la Francia nella Grande Guerra e le v alut.azioni del Comando Supremo italiano

423

Flavio CARBONE Francesco PREMI

Istruzioni sull'accampamento di un reggimento di Fanteria

455

Piero CROCIANI

Cosacchi a l se,vizio italiano

489

Paolo POZZATO

La conquista di Cima Portulc

509

Bruno MlJGNAI

Francesco PREMI



CIRO PAOLF.Tn

DE NEAPOLITANO TUMULTU La rivolta di Masaniello in una cronaca romana del tempo

Lo scoppio della rivolta.

Contrariamente a quanto si pensa comunemente, quella che è impropriamente conosciuta come "Rivolta di Masaniello" fu una vera e propria guerra che impe1versò per una d ecina di mesi non solo nella città, ma in tutto il Regno di Napoli con imponenti masse di armati, assedi, scontri campali e azioni navali e anfibie. All 'origine dell'insun-ezione vi fu l'inasprimento fiscale che il viceré di Napoli, in quel momento il duc-1 d 'Arcos, praticava per conto della Spagna, impegnata ne lla Guerra dei 'l'rent'Anni. L'abitudine e l'incapacità di calcolare la ricchezza costituita da beni mobili facevano sì che il gettito derivasse dagli immobili e dalle imposte di dazio, che colpivano i commercianti grandi e piccoli_ La Spagna aveva incominciato la consuetudine di esigere un "donativo" da parte del Kegno fin dal 1501, quando si era fatta "regalare" 311.000 ducati e negli anni seguenti il donativo era dive nuto una prassi, drenando risorse finanziarie seriza tregua. Basti pensare che fra il 1532 ed il 1553 erano stali complessivamente mandati in Spagna 6.500,000 ducati; e negli anni successivi si era continuato, fino all'infausto 1560, quando i donativi erano divenuti biennali e ne e ra stato fissato l'importo a 1-200.000 ducati l'uno_ Ma già dall'anno prima e rano cominciate le cW1ìcoltà d'esazione, sia per le carestie che per l'esaurimento delle comunità; cosicché nel 1607 il bilancio e ra ormai in deficit per 8.000.000 di ducati; n é c'era speranza di risanarlo_ Quarant'anni e varie guen-e dopo, il duca d 'Arcos 1 s i trovò preso fra le imperiose richieste di denaro, che a Madrid occorreva per la fase finale della Guerra dei Trent'Anni, e l'obiettiva impossibilità di trovarne . Secondo il preventivo Napoli avrebbe dovuto versare 11.709,000 ducali, ma chiunque conoscesse la situazione avrebbe subito detto che e ra impossibile_ Erano stati aliena ti 26 milioni di capitale, erano in corso di esazione altri due milioni di donativi e non si riusciva ad incassarne nem' Rodrigo Ponce d e Leon, dnca <l'Arcus, e ra arrivato a Napoli come viceré 1'11 febbraio 1646, A detta d i tutti i commentatori era intelligente ma poco energico,


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Ciro Paoletti

meno la met,ì., così come non era stato possibile ottenere l'ultimo donativo di un milione, "concesso" sotto il precedente viceré Enriquez. La stessa nobiltà era alle strette e molti suoi membri non erano più in grado di pagare le imposte. Il 3 gennaio venne reintrodotta una vecchia gabe lla sulla frutta. Imposta dal viceré Re nave nte ne i primi anni del secolo, ave va destato una tale reazione che e ra stata abolita in fretta. Lo stesso viceré Enriquez, per quanto duro, l'aveva dichiarata inopportuna e si era opposto energicamente ad ogni tentativo cli ripristinarla. Adesso d' Arcos non o stacolò chi la voleva di nuovo e, nonostante il malcontento suscitato e le dimostrazioni avutesi in giugno, la gabella sembrò essere stata accettata abbastanza tranquillamente, almeno fino al mattino del 7 luglio 1647, una domenica. La rivolta di Napoli, immediatamente successiva a quella - p eraltro meno rilevante - verificatasi a Palermo ed in altre località della Sicilia, ebbe una notevole eco in Italia e in Europa, specie p er le preve dib ili pesanti conseguenze sull'apparato bellico spagnolo, di cui Napoli e ra uno dei centri nevralgici. Le notizie arrivarono ovunque e in particolare a Roma, la capitale: più vicim1, nonché uno dei più importanti crocevia diplo matici del tempo, nelle ca,tc del cui archivio di Stato si conserva una collazione di testimonianze di quei fatti. La prima traccia d ella rivolta n apoletana si ha nel Luglio 16-17 ccl è contenuta nella Copia d 'una Lettera venuta di Napoli dando avviso e ragguaglio della Revolu..zione (sic)2 scritta il 9 luglio 1647, cioè il martedì seguente ai fatti narrati: "Domenica mattina a hore3 1 O nel mercato di questa Fedefo-s. Città li fruttivendoli non volea no paga re la Cab.a delli frutti sotto pretesto che S.E. havesse ordinato, che non si p agasse, e p er questa causa n on volevano p igliare Jrutti dalla Gabella ........ p er il che l 'eletto del Popolo Andrea Nocerio4 di p ersona si conf en' in essa p e r quietare il tutto. (ex Causis p erché n el mercato vi sta vano più 2000 Sig.li e tutti della Plehe del p opolo gridavano a d a lta voce che si levasse d .a Gabella Il d.o Eletto renitente in questo, li detti frutti !!,et' A partire da questo mome nto, pe r e vita re ripe tizioni fastidime , si fa p resente una volta per tutte ch e ogni ortografìa ano rnafa secondo i canotti odierni è quella coeva e non vi sono re fosi cli sorta in tu tto il Lesto. 5 La manc.:an za <li specificaz io ne "di Fr.1ncia" chia risce c.:he si tratta <li o re d' Ita lia, sistema cU com· purare il te mpo ne lla giornata caduto uffìcia lme nte in disuso co l period o n ap o leonico , qua ndo e ntraro no in vigore le cosiddette O re <li Francia, che a ncora adoperiamo . Le Ore di !'randa e rano e sono hasate sul mo to de lla terra; quelle d'Ita lia invece sulla durala d elle ore cli luce . Per fare un e sempio p rntico haster.'i d ire ch e, nel perio do di luglio in cui cominc iò la rivolta (prim o quarto del mese , dal 1 ° all'8), il mezzoclì, le nostre 12 , secondo le Ore d i Frnncia e ra a lle ·1 2, come per no i adesso; ma in Ore d 'ltalia, p ur essenclo a quelle che per no i sono le 12, era a lle 16, 19, p erch é il sole sorgeva a lle 8,38 d 'Jtalia, le 4,19 nostre e cli Francia , e d il giorno durnva in tutto 15 ore e 22 minuti. Di c onseg u enza, stand o all'anonimo corrisp o nde nte di Ca1ta1i, la rivo lta sarebb e scop piam rrestissimo : tra le 5 e 10 e le 6 del m attino secondo il nostro m o do di misurare il tem po. 4 Andrea Naderio , eletto d el Popolo, che, i.n quanto tale, rappresen ta va pe r<l no n il po polo vero e prop rio, ma ciò che in Francia era noto com e il TerLo Stato, cioè il ceto abbiente, a cui appa rtenevano sia i mercan ti che g li appaltatori de lle gabe lle.


La rivolta di Masaniello in una cronaca romana del tfrmpo

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landoli prima per terra, li tiravano alla faccia del eletto, il quale non fece / ,oco a salvarsi dentro una cantina dalla quale fu trasportato alla Marina del Carmine et con segretezza posto dentro una barca, e così scampò la uila, che bora non si sà di sua Persona."' Naclerio approdò nei pressi del Palazzo Reale e corse dal Viceré, a cui chiese d 'intervenire armata manu contro i popolani. D'Arcos lo ascoltò e 1100 fece nulla, probabilmente sperando che il moto si estinguesse da sé nel giro di poche ore. Si era sbagliato di grosso. La noti:Lia dell'accaduto slava mettendo in subbuglio la ciltà. "A questo nt,more si sollevorno altre /Jersone del Popolo e gente, e gridorno viva il nostro Rè, e mora il malgover110, et uniti posero fuoco alla (:Usa della Cah.a che stà in mezzo alla Piazz a del Mercato abbrugiandola in modo che non vi è più seRno che vi sia stata e da poi seguitando così.fecero ancho per tutte le altre Gabelle, nelle quali ohbrugiorno li Carte e Libri dove si notavano l'entrate di esse, e la maggior crudeltà fù nella Cah.a della farina vicino Porta Nolana, che non solo ohbrugiorno La Gabella, Libri e quanto vi era, ma anco tutte le Hohbe de/li scrivani, che habitavano dentro gettandoli in mezzo alla Piaz za al fuoco, /)igliorno la farina, la posero sopra le bestie con i sacchi e con /'arme del re /Jer la Città Rridavano viva il Rè e mora il malgoverno."11 Assalite ed ape rte le porte delle carceti, messi in libertà i detenuti, il popolo trovò subito il suo capo in Masaniello. Questi, per battere i benestanti, pensò di ga1-antirsi l'appoggio dei nobili, si rivolse a Tibe rio Carafa, principe di Bisignano e gli offrì di mettersi a capo del movimento. Quello accettò; il popolo marciò contro il pala:ao del Viceré, forzò le potte; e il Viceré "si pose a fuggire iettando al Popolo brandate di monete d 'oro et argento, per trattenere il Popolo, che non lo sopraggiungesse, ma poco giovava, che il Popolo per questo no si .fermava, e se ne fugpJ in S. Spirito di Palazzo, nè fece poco à salvarsi tirandoli sassate con parole ingiuriose e vituper(j infiniti, che non .furono di poca consideratione, perché questo povero Sig.e non era colpevole in cosa alcuna, havendo ordinato molto tempo.fa che si levasse la detta Cab.a; ma l'eletto non vuolse dare esseculione mai, che è stato l'oriP,ine di tanto danno e lui ne pagherà la p ena." 111 la notte fra domenica e lunedì "per la Città andavano tamburi con il Popolo gridando viva il Rè e mora il malgoverno. Si sollevò il Popolo, .."1v La none di lunedì tutte le botteghe, c hiese, monasteri e palazzi furono sbarrati e così rimasero almeno fino a tutto il Ma1tedì 9. Poi la folla cominciò ad armarsi, " fl perché il Popolo non stava provi.sto di polvere si coriferi' in un magazzino vicino la Dogana grande alla marina, la quale stà sempre serrata, et il magazzino di Polvere il Conseroatore di esso ricusù di dare la Polvere al popolo, il quale vi pose fuoco, et vi morsero più di 80 p ersone arse, e date Pietre che cascavano dal A ria. "v Il problema era che il Popolo aveva chiesto a grnn voce l'applica:Lione del privilegio di Carlo V, cioè del documento con cui l'imperatore C:arlo si


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Ciro Pao!etti

diceva avesse vietato per l'avvenire l'imposizione di altre gahelle a Napoli oltre a quelle esiste nti al tempo suo; ma l'originale non si trovava da nessuna parte e, nel frattempo, deciso prima, e poi sospeso per paura delle truppe c he vi si trovavano, l'assalto alla Vicaria, e ra stata data alle fiamme la casa "dell'aziendiario della farina Girolamo di J,etitia", p oi i sollevati avrebhero comincialo a bruciare una dopo l'altra le case e le proprietà di tutti i grandi appaltatori, incluse ovviamente quelle di Andrea Naclerio. Sollecitalo dal Viceré, il cardinale arcivescovo Filomarino ordinò intanto cli fare processioni, prediche per la città ed esporre il Santissimo Sacramento nelle chiese p er calmare gli animi. Ma non servì a nulla perché il popolo s uonò la "campana dell'arme per più di due ore (dalle 13 alle 15, presumibilmente d'Italia) "e da questo tutti li Artistt5 si posero al Armi, che per ogni ottina si fè la Comp.a tutta .finita di Pistoni et arme da fuoco."v 1 Dopodiché ci fu uno scontro a San Lorenzo con due compagnie spagnole, ch e si a1Tesero. ll giorno dopo si seppe che oltre a quelle i popolani "disarmorno hiersera alla Hassa due Comp.e che havea chiamate S.E. dalla Cassa per non f arie entrare dentro Napoli; li levorno tutti li

Archibugi, et armi che portavano, et in questo ntmore, perché presti li saldali si salvorno dentro un monastero di d.o Casale li posero fuoco acciò si arrendessero."VI' In effetti il Viceré aveva chiamato truppe a Napoli, ma sia i 400 uomini guidati da Prospero Tuttavilla in arrivo da Torre del Greco, sia i 600 soldati tedeschi provenienti da Po:auoli erano stati battuti e respinti proprio il 9 luglio. La plehe dominava la situazione e si regolava com e meglio cred eva. Del resto, al di là dei quotidiani assalti e sacc heggi a questo o quel palazzo di nobile o maggio rente, la richiesta fondamentale, avanzata fin dal primo giorno al Vice ré era e rimaneva sempre la stessa: il ripristin o del "privilegio di Carlo V", cioè il ripristino de ll'esenzione da ogni tassa e gabella per la città cli Napoli. E infatti, cominciata la rivoluzione "per

tutta la Città di Napoli non ci sonu più gabelle, ne ministri, ma governa la Plebe, ne compariscono ministri perché si sono tutti salvati dentro il Regio Castello, dove stà il V.Re, tutti stanno con l'armi alla mano, che così bisogna andare per la Città, perché d'altro modo si pericola:•vrn li duca d'Arcos non sapeva cosa fare. Il privilegio di cui tanto si era parlato era stato trovato, ma non conteneva quanto volevano i rivoltosi, i quali si apprestarono a redigere una lista de lle loro richieste. Privo ormai di truppe perché aveva mandato 2.000 cavalieri e d altre ttanti fanti a rinforzo degli Spagnoli che difendevano lo Stato dei Presidi dai Francesi, impegnata la squadra delle gale re nelle acque dell'Alto Tirreno per combattere contro la flotta d i Luigi XIV, disarmate o asserragliate qua e là le poche compagnie rimastegli a Napoli, il viceré d'Arcos non aveva la forza s Si inten<lc dire gli artigiani e, in genere , i pa<lmni d i bolteghc.


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rivolta di Masaniello in una cronaca romana del tempo

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d i opporsi alla folla degli insorti i quali, secondo un calcolo di quei gior11i , ammontavano a ben 115.000. L'unica strada da seguire era quella della I r:1tl"ativa; e così il Duca mandò fuori don Tiherio Carafa per quietare il 111 multo. Non servì a nulla; e si pensò che forse l'inte1vento cli don <:iuse ppe Carafa, duca di Maddaloni,6 e del principe della Roccella sareb111.· stato utile; ma anche costoro fallirono. Il popolo non ascoltava nessu11< > e anelava "con le compagnie alzando I'arme del Rè e per ogni strada si 1•r1 ,(!,ridando mora il malgoverno."rx Fallite le trattative continuarono i disordini. Sempre martedì 9 luglio venne .1ss~dita ed incendiata la casa dell'eletto del popolo. Subito dopo la folla si din. .·sse contro il palazzo del duca Caivano; e qui le cose cominciarono a farsi sn ic perché, saccheggiandolo, non solo i popolani trovarono oro e gioielli, 11 1:1 "anche molte Col.omhrine, e Pezzi li quali con Carri sono stati portati alla l'i(lzza del mercato, et anco hanno levato più di 5000 pezzi d'Arme àfuoco " I )um.e Mazzo/a Ginovese per loro dqfènsione."x Chi ha le armi le usa, prima o poi. e in questo caso i Napoletani non Il-cero eccezione perché ".. per ultimo hanno assediato il VRè in Castello , ·111 l tutti gli spagnuoli che vi stanno dentro. Reggenti, Conseglieri, e Ministri, e tutte sorti di c~fficiali, con tutta la nobiltà, et hanno pigliato le ,;,ade acciò non vi entri Rohha da magnare."XJ ln chiusura l'estensore della lettera, specificando che erano le 22 di mar" ·<.lì, aggiunse: ''Mentre sto chiudendo e sigillando questa lettera è passata 1 (( t cmti la mia Ca.sa una Comp.a di Popolo benjìnita il numero di 500 perso11e ...... Non lasciando di dire a VS. lll.ma .... che il Popolo desidera ... di eleggere un nuovo eletto à loro gusto duraturo per sei mesi e non più."XI' Dopo questa missiva le notizie arrivarono a Roma come al solito, cioè :1 volta di corriere e non in gran quantità; e così sappiamo che l'insurre:,,.ione si volse poi contro il duca cli Macldaloni. Suo fratello don Giuseppe ~1veva tentato di introdurre banditi al suo servizio in città per impiegarli n mtro il Popolo, d'accordo con ìil Capo del Popolo Perrone; Ma Perrone venne ucciso da un'archibugiata, insieme a molti banditi ed allo stesso don ( ;iuseppe Carafa, la cui testa, tagliata, fu issata su una picca in piazza del Me rcato e vi restò per vari giorni, mentre il duca di Maddaloni fuggiva e il palazzo Carafa veniva saccheggiato e dato alle fiamme.

La settimana di Masaniello Poi "Die Sabbati 13 mensisjul(f' si seppe che il popolo "haveva eletto 11uovo suo Capo 'J'omasso Aniello da Amalfi Pescivendolo, di età di 21 A nni (detto communemente Masaniello)."XI" '' "Malalona" nei Lesti coevi.


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Ciro Paoletti

Poco dopo arrivò in rada la squadra delle galere di Napoli, composta da undici legni al comando di Giannettino Doria, di ritorno da Savona; ma Masaniello, forte deJJa sua autorità di capo degli insorti, ordinò di non farle attraccare. Non a caso: sapeva benissimo che ogni galera portava mediamente 100 fanti , oltre ai galeotti ed ai marinai, e che tutte insieme potevano mettere a terra una for'.l:a non disprezzabile di cui il Viceré poteva valersi contro di lui. Poi il Capo del Popolo fece mettere guardie a tutti gli incroci delle strade cittadine; in certi addirittura dei pezzi d'artiglieria e, per far tornare la tranquillità, ordinò di uccidere i banditi presenti a Napoli, che non dovevano esser pochi, visto quanto era accaduto nei giorni precedenti. Ma la sua autorità durò poco. Aveva appena cominciato ad andare in giro vestito riccamente in oro e fregiandosi del grado cli Maresciallo di Campo che sopravvenne la catastrofe "Masaniello havendo cominciato a d'k,prezzare ogn 'uno e divenuto tirano, non volendo più ricevere cuns(glio e P,overnandosi a suo modo .... e in modo tale che si era incitato contro l'odio del popolo, questo la matina del/i J 6 uccise in strada Toleda un tal Vitale segretario di d. 0 Masaniello, e poco dopo anco esso Masaniello nella piazza del Mercato, e troncando ad ambi le teste, erano stati strascinati li corpi per la Città."xrv Ma la notizia, vera nella sostan'.l:a, risultò poi parziahncntc errata nei particolari: "21 luglio Masaniello non è stato altrimenti ucciso da questo Popolo, ma da uno di Casa Catanea, e da Michel'Angelo Ardizzone, Conservatore delle farine Compari di esso Aniello, che mentre passeggiava dentro il Convento del Carmine gli sparorono delle archihugiate, gli fecero la testa, e la portarono al Palazz o del Vice Re: Questo assieme con il S. Card. Filomarini la sera delli 1 7fece pigliare il suo corpo, et unirlo con la testa, e vestitolo di lama d 'arP,ento con stocco e bastone di Capitan Generale del popolo lo.fece esporre sopra un 'alta Cassa nella Piazza del Mercato. di quì con gran pompa assieme con lefratarie, e Chieserie, e più di mille torcie, ji,1 portato à seppellire nella Chiesa della Madonna del Carmine, accompagnato dal popolo armato, con 60 handiere, e molti tamburi ad uso di guerra e da circa 2000 Donne che recitavano il Rosario per l'anima sua. sono state celebrate per l'anima sua più di mille messe per tutte queste Chiese_"xv

La prosecuzione della rivolta.

Morto Masaniello, come si sa, la rivolta sembrò terminare. TI popolo elesse suo nuovo capo Giuseppe Palombo, Cittadino Napoletano e tutto patve rientrare n ella normalità. La normalità però durò poco: i tumulti apparentemente quietati a Nap oli si estesero rapidamente a tutto il Reg no; il Vice ré fece fottificare i


La rivolta di Masaniello in una cronaca romana del tempo

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castelli e il 29 luglio ordinò al nuovo "e letto <lcl p opolo " Arpaia, la distriliuzionc delle a rmi al popolo grasso, cioè ai borghesi. Lo stesso giorno si e bbero due dimostrazioni. La plima fu compiuta da una folJa di d onne che, davanli al Monte di Pie tà, urlavano, accusandon e i governatori di non adempire agli obblighi statutari di adoperare il denaro del Monte per concedere piccoli prestiti ai poveri. L'altra la fecero moli issimi me ndicanti davanti a lla Certosa d i San Martino, accusando i monaci di non fare tutte le ele mosine previste dai legati ricevuti. I monaci furono salvati dall'intervento dei moschettieri di Castel Sant'Elmo , ma il sucn :ssivo assalto dato alle case da gioco, derubale e incendiate, chia rì a l Viceré che la situazione e ra vicina a sfuggire di nuovo a qualsiasi controllo. Intuendo la mala parata, gli uccisori di Masaniello - Michelangelo Ardizzone, Carlo e Salvatore Cattaneo - e l'ex eletto Naclerio scapparon o :1 Gaeta, proseguirono per Te rracina e si rifug iarono negli St.ati Papali. Il 21 agosto le truppe sciolsero una dimostr.:tzione davanti alla reggia. Vi furono alcuni feriti e subito si profilò la reazione della gente <lei quar1ieri del Mercato e del Lavinaio , che attaccarono il pa lazzo vicereale, intorno al quale gli Spagnoli aveva preparato delle trincee. Furono respinti, ma l'insurrezione si estese a Santa Lucia e Chiaia, i cui abitanti assalirono l'izzofalcone. Tuttavilla difese bene la posizione, ma il Viceré gli ingiunse d i lasciarla e concenlr:ue le forze a difesa del palazzo reale , col bel risul1:110 che non solo i ribe lli presero Pi:aofalcone, dominando quindi Castel Nuovo, ma anche i conventi della Croce, di Santo Spirito e di San luigi, :1sse<liando il Viceré de ntro il suo pala7.7.0 e ridu cendo la guarnigio ne a ll 'interno dei soli castelli. Seguì una pe riodo di tregua e trattative, durante il quale il duca d 'Arcos ce rcò dis peratamente una via d 'uscila , mentre l'ambasciatore s pagnolo a l{oma, j] conte d 'Oiiate7 si muoveva e n ergicame nte e d'ini7.iativa. Sapendo che in Sardegna era arrivata u na flo ua spagno la comandata dall'ammiraglio Don Giovanni d 'Austria,8 diciannovenne figlio n aturale riconosciuto del re Filippo TV di Spagna, gli comunicò quanto stava accade ndo a Napoli. Don Giovanni volse le prue a<l est e il 1° ottobre giunse in rada coi suoi 42 legni e le plenipote n ze per pacificare Napoli, sia levando le gabelle che concedendo il perdono generale. Poi viceré di Na poli dal 2 mar.w 1618. Don Giovanni d'Att~tria, omonimo del comandante della flotta crisliam• a Lepanto, nacque il 17 ;1prilc 1629 da Filippo IV d'Asburgo e daJJ'attrice Maria Calder6 n. Fu uno de i soli otto figl i che Filippo ricono bbe e l'unico ad avere il r.ango di prin<.:ipe. Pre posto alla flotta , e bbe nel 1642 il priorato d i Castiglia dell'Ordine di Malta e u na sua corte. Comandò un eser<.:ito contro i Portoghesi, poi fu mandalo a pacificare Pale rmo e, successivame nte, Na poli , di cui fu n o minmo viceré. Te nne la caric.a solo fino al 1° marzo 1648, quando la passò al conte d 'Onate. La~ciò Napoli il 23 settembre dello stesso anno per andare ad assumere la carica di viceré d i Sicilia, poi passò a comandare un ese rdto contro i Pr,1.ncesi in Cata log na. Suu.:t:ssivamentc combatté e fu battuto in Po 11ogallo. Uopo la morte di .Filippo IV, nel 1665, fu nominalo viceré d'Aragona . Mo1ì nel ·1679. 7

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Ciro Paoletti

L'indomani una delegazione di nobili andò a riverirlo e gli parlò malissimo dell'operato del Viceré alla cui scarsa energia, non a torto, imputavano l'accaduto. Il 4 ottobre fu il Viceré a salire sulla Capitana per riverire Don Giovanni, seguito poco dopo dal Capitano del Popolo. Cominciarono le trattative; ma si arenarono subito davanti alla ripulsa della richiesta del Popolo di non deporre le armi, altro che nelle proprie case, per potersi difendere dai nobili e dai banditi al loro servizio. Per forzare la mano alla popolazione venne scelta la linea dura; e il 5 prima vennero attirati e arrestati in Castel Nuovo circa 200 membri della borghesia, accusati di aver appoggiato la ribellione, poi uscirono dai tre castelli "Molti Capitani Alemanni, Spagnoli e Cittadini et all'imµroviso levorno le armi ad alcuni c01pi di guardia del Popolo vicino al Campo del Castello, dove si squadrarono alcune Compagnie di Cavalleria col Cannone."XVI Presi di sorpresa Pizzofalcone e Santa Lucia, il popolo corse alle armi perché dalla flotta erano sbarcate le trnppe spagnole " .... che prima cominciarono per il Largo del Castello tagliar a pezzi quanta gente trovavano e nel med.(esim)o tempo il Castello Sant'Elmo, il Castel Nuovo e Castel dell'Ovo cominciorno a cannonare la Città, e li Vascelli allargatisi verso il Pon.(en)te principiarno anch'essi a cannonare quei luoghi contiP,ui al Carmine, gran quantità di Nobili in quel punto entrarono per.forza nella Città a Cavallo, e gridando per la Città dicendo ammazza questa Canaglia, e s'impadronivano della Porta di S. Maria di Constantinoµoli.... Doppo lunga Scaramuccia s'l mpadronarno delli granari, e di Porta Reale, dando un assalto da quattro parti a quelli che tenevano, il posto di Pizz<lfa/eone poiché dalla parte di S.ta Lucia andarono multi soldati armati dalle strade di Palazzo alcun'altra CompaP,nia, e da S.ta Maria dell'Angeli !'altre, in modo che dopo aver combattuto assai valorosam. (ent)e li Spag. (no)li acquistorno quel Posto con mortalità di più di 200 Sµag.(no)li."xvn mentre un trombettiere regio annunciava che sarebbe stato considerato e trattato da traditore chiunque non si fosse messo al seguito dello stendardo reale " ...e con tale ordine li Spagnoli si avanzano nella strada della Corsia, come anco verso la Chiesa di S. Maria della nuova, dove gli furono sparate molte moschetta/e dal popolo, et avanzati gli Spag. (nq)li alli 6 sino alla porta dello Spirito Santo, sef?uì una P,ran zu:.ffa, occupando gli Spagnoli essa porta, con le jòsse del grano, le quali perù alfi 7 doppo gran combattimento furono ricuperate dal popolo, procurando li Spagnoli con ogni potere di ridurre all'obedienza esso Popolo."xvm Sapendo che alcuni quartieri 9 si erano dichiarati fedeli a lla Spagna, Don Giovanni sbarcò ed andò ad abitare nel palazzo reale, convinto che la situazione fosse sotto controllo. Ciò che importava era il possesso delle porte e dei magazzini dei viveri. Chi li aveva teneva in pugno la cittadi9

Mortelle, Chiaia, Sanla Lucia di Palazzo, Toledo, Carit,'ì. e Montcolive to fino a Santa Chiara .


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nanza. Nel frattempo intorno a Capua si andavano concentrando i fedeli alla Spagna, prevalentemente aristocratici coi loro militi, pronti ad entrare in città. Ma il Popolo reagì. Si concentrò a Piazza del Mercato, Santa Lucia del Monte, al Lavinaio e a Santa Chiara, che era stata perduta e recuperala , e cominciò un ferocissimo combattimento casa per casa: " .. .le donne dalle fenestre P,ellavano pignatte10 e mortari, e pietre e pezzi d'astrichi supra delle genti, che esse cognossevano che andavano contro il Popolo. Li Castelli continuam.te tiravano, et abbattevano le Case della Conciaria, l'Avinaru, e Sellaria."xIX T partitanti spagnoli, valutati a 25.000, erano chiusi in casa. I popolani combattenti, calcolati in 100.000, erano tutti in strncla, scarcerarono i detenuti alla Vicaria - fra cui un cx-Maresciallo di Campo regio, che prese il comando militare degli insorti - mentre i carcerati davano fuoco all'Archivio Criminale. Don Giovanni d 'Austria, appresa l'opposizione da parte della popolazione, specie delle donne dalle case, "fece calare da 500./ìarnrninghi quali erano parte armati di Moschetti e parte con picche, e si portarono alla Concieria, dove in diverse parti gettornu Cannoni di fuoco art!fìciato, e granate in modo che bmgiorno una quantità de Case ......... Dal posto di S.ta Lucia del Monte il Popolo con quattro Cannoni cannonavano li Castelli, Dalla torre di S.ta Maria del Carmine con più Cannoni combatte contro li Vasselli, tre dei quali ne hà mandato a fundo assieme a una Galera di S.ta Chiara, anco abbatte il castello, et è andato sotto il Castello di S. F.lmo per.farvi di nuovo le mine cominciate nel p.(assa)to tumulto, mà da quei defensuri sono molti Napoletani stati uccisi."xx Domenica sera le fosse del grano vennero riprese dal popolo, che però perse la Porta dello Spirito Santo che, pur guarnita da 1.000 uomini, fu presa cli sorpresa da soli 300 spagnoli. Da Cava arrivarono 5.000 popolani <li rinforzo; e altri 11.000 da San Severino, Ottaviano, Caserta, Salerno, Capua, Aversa e dai casali dei dintorni. Quelli di Cava e San Severino ".. si portarono valorosam.(en) te contro li nemici poiché ne.fecero strage gradiss(im)o, e portarono anco alcuni pez zi di artegliaria."XXl I Cavesi mandarono messaggi in Puglia, Calabria ed altre parti del Regno chiedendo soccorsi in uomini, vive ri e munizioni. I Calabresi offrirono "buon numero de Soldatz"XX11 che però furono momentaneamente rifiutati perché a Napoli non ne servivano altri. Intanto, mentre alcune centinaia di uomini che erano giunti in rinforzo agli Spagnoli, si ribellavano passando al popolo, "I nobili si sono impa10 11 cronista inte nde dire che svuotavano p ignatte d 'acqua bolle nte addosso agli Spagnoli avanzanli, come poco o ltre, parlando d i "mortari'", si tratta di mortai da cucina, d i solito in pie trn , me n!Te i "pe z?.i d' astrichi" sono i pe zzi del p:wiJnentn dPi tPtti piani . caratteristici delle case napolet,inc dell'epoca.


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droniti delle strade alle mura, nelle quali hanno posto alcuni Cannoni, ma da Popolani vengono dalla murap,lia della Città dannifìcati: Si stava Dom(eni)ca espugnando dal Popolo il Posto di Pizzofalcone quale si sperava che in breve tempo lo recuperarehhono ...... J:a battaglia è durata da Sahbato alle 22 hore 11 _fino al Lunedì matt(in)a. li lunedì poi li Castelli cessarono di Cannonare et alzorno handiera per segno di tregua, ma il Popolo alzò uno Stendardo col'Imagine della Madonna del Carmine et un 'Insegna nera, e rossa, si sono ritrovati jìn bora li morti dell'una e dell'altra parte da circa 7000 q(ua)li si sono sepolti."=11 Disastri, saccheggi e incendi in tutta la città avevano esacerbato gli animi, cosicché: " .. .questo Popolo sta ostinatissimo dicendo votler più tosto morire con l'armi alle mani, che mai reconciliarsi con li Spag(no)li. n Sig.D. Giovanni hàfatto ritornare tutte quelle poche P,enti, che vi era rimasta dentro li Vascelli e per non venir dannifìcata data Città, sè era retirato con quelli in alto mare verso Baia."=v I Capi del Popolo emanarono un bando durissimo che chiamava tutti gli uomini validi alle armi, pena la morte loro e della loro intera famiglia. Identificando nei nobili i nemici maggiori, si fissava poi una taglia di 5.000 ducati da pagarsi a chiunque avesse po1tato la testa tagliata <li un barone, 12 che scendevano a 500 per quella di un aderente al partilo nobiliare. I Capi popolo "hanno ricevuto più lettere de Francesi che si esihiscono in loro favore e non hanno voluto sentirne nu1la."xxv Tanta indifferenza nei confronti della Francia sarebbe durata poco, ma per il momento il problema principale consisteva, per entrambi i contendenti, nel controllo dell 'afflusso dei viveri. Entrambi dipendevano dalla produzione agricola dell'entroterra ed entrambi tentavano di impedire al rispettivo nemico l'approvvigioname nto: gli Spagnoli perché avevano capito che era l'unico sistema per sottomettere una città così grande; i Napoletani perché sapevano che la 11otta e le truppe del Re non avendo da mangiare sarebbero state costrette a partire o ad arrendersi. Era quindi fondamentale sia il possesso d elle porte cittadine, sia il controllo delle coste. Le prime erano in mano ai popolari; le seconde passavano cli mano in mano, a seconda del momento. Per questo motivo, mentre gli insorti ricevevano vettovaglie via terra con una certa facilità, la flotta dové distaccare le due galere San ta Venetia e San Francesco, scortate da un vascello inglese da 60 cannoni, per caricare farina a Castellammare. Ma fatto il carico e preso il largo, le ciurme delle due galere si ammutinarono, uccisero Capita no e Comito e andarono a dar fondo al Ponte della Maddalena, consegnando al popolo sia il carico che le armi e i cannoni dei legni. 11 Sono ore <l"llalia e, <lato il pe riodo del m ese d'ottobre, corrispondono alle at111a li quattro del p omeriggio.

" Da inte nde rsi n e lla tipica accezio n e esten siva d a ta a lla parola in

indicare un n obile.

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l"Halia meridio n a le per


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L'estensione della rivolta al resto del Regno Nel frattempo la confusione aumentava tra gli Spagnoli, preoccupati anche dalla diffusione della rivolta nel resto del Regno. La confusione e la paura indussero a passi errati e ad un inasprimento della lotta: "Il Popolo si è maggiormente infurialo per avere inteso, che dentro il Castello babbino fatto morire infinità di p ersone strangolati, squartati, et appiccati, et gettati alli trabocchi, Chi non vede non può credere questi tumulti, che pare un giud(izOo finale, non vedendo altro che morti, feriti, gridi, spade nude, rumori de cannonate, tiri di a rcbibugiate, case cadere, Palazzi abbrugiati et altro ... ."XXVI Tra i morti anche Ottavio Marchese, mandato dal Popolo a parlamentare colle autorità spagnole in castello e <la esse decapitato. Le comunicazioni erano strettamente controllate <lai rivoltosi, sia p erché sapevano dell'esistenza cli numerose spie al servizio spagnolo,n sia p e rché c'era continuamente il rischio cli tradimenti. Tutto veniva sorvegliato e controllato, perché: "sono state ritrovate letterejìno nelle.forme di cacio edentro le sola delle scarpe."xxvu 11 27 ottobre 1647 ripre~ero le ostilità. " Li Castelli di Napoli conlinuano à sparare contra il popolo, quale tuttavia si dffende; essendosi li Spagnoli inoltrati alla strada dell'Olmo, et alla Dogana J!,rande, l'occuparono, assieme con le sue trinciere, et u n pezzo d'artiglieria; morirono p erò in detteJàttioni tra !!,li altri il Sig. Don Vincenzo d'AraP,ona, cognato del V. Re, il Maestro di Campo generale d el Seren.mo Don Giovanni d'Austria, e don Cesare Caraffa. Il duca di Matalona con molti banditi, et il Marchese di Ungarino con la Cavallaria della sacchetta sono P,iunti nelli contorni di Napoli dove hanno abbrugiato il luogo di Melito, doppo haveroi uccisi molti soldati popolari, cinquanta de ' quali sendosi fatti forti nel luogo di Marsigliano, sono stati assaliti, e rotti da detti Sig.ri... ... Don Vincenz o 'fi,,tttavilla è uscito da Napoli p er commandare le genti ammassate in Capua per servitio di Sua Maestà. sono passate a vista di civiiaveccbia undici galere spagnole verso Napoli, con sopra ii D uca di Tursi."xxvm

L'alleanza con la Francia Venne poi pubblicato il "Manifesto del fedelissimo Popolo di Napoli"= n e l quale si chiariva che il motivo principale dell'insurrezione era nel crescente ccl into llerabile carico fiscale sulle classi più p overe. Alle rimostranze si era risposto colle armi; e la città era stata assalita da più di 3.000 13 Spie delle quali gli stessi corrispondenti fa nno menzione più volte, anche se non ne fann o ma i i nomi, dicendole n11merose .


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cannoni e 10 legni, 14 per questo motivo Napoli si rivolgeva a tutti i titolari di sovranità - Imperatore, Papa, Re, Repubbliche, Duchi, Granduchi, Ma rc hesi e Conti stranieri - per farsi aiutare. Subito prima, il 15 ottobre, era già stato pubblicato il "Bando, e Co m:1nda rncnto da parte del fidelissimo Popolo di Napoli, e dcll 'l·:ccdlcntissimo Signor Principe di Massa Capitan Generale di detto lk ldissimo Popolo,"= col quale si ordinava che tutti non pagassero né esigessero alcuna imposta; stessero però pronti "con /'arme alle mani per la difesa di d. 0 fidelissimo Popolo, et m:\·ervanza di d.e Immunità e Privilegij."xxxi Era quello che la Francia aspettava. Impegnata all\illimo sangue ne lla Guerra elci Trent'Anni per distruggere la Spagna e spezzare lo strapotere asburgico che 1a circondava, la Corte di Parigi, lo abbiamo visto, si era già fatta avanti, venendo dignitosamente respinta. Ma ora il popolo napoletano cominciava ad accorgersi che i1 valore ed il numero non bastavano a contrastare l'enorme potenza militare del re di Spagna. Il palazzo rea le, il porto, i castelli e pa,tc delle mura e delle porte rimanevano in mano al nemico e non si riusciva a levarglieli; occoneva un aiuto potente, da qualsiasi parte venisse. Il manifesto aveva parlato chiaro, a chi sapeva ascolta re, ed era stato capito da chi aveva il maggior interesse ad intromettersi . Fu così che a Roma Carlo Cartari potè segnare nella sua Cronaca "TJie Sabbati 2" Mensis Novembris. Dicto mane per Urbem divulRata audiebantur che il Sig. Card. Mazzarini, assieme con l'Ambasciatore di Francia, havevano sottoscritto tre capitoli aggiustati con il Popolo di Napoli, quali si dovevano mandare in Francia, per bavere la ratijìcatione dal Re: Li capitoli sono di questo tenore: Capitoli.fra la Corona di .Francia, e la Seren.ma Nepubblica Regia di Napoli, Cbe la Corona di Francia pigliarà in p rotei tione il Popolo di Napoli; nè mai pretenderà altro, che la sola protettione di esso Popolo, Che lo dijènderà da Spagnoli, et à guerra .finita gli darà certa quantità di gente, e munitioni. Che per tal protettione, il Popolo di Napoli darà con titolo di donativo alla Corona di Francia ogn 'anno quella somma di denaro, che nel temp o della rat[ficaz.e de' detti Capitoli dichiararà la d.a Corona."=11

L'intensificazione dei combattimenti a Napoli Intanto la Spagna cercava di rallentare e contro11are l'attività degli insorti per avere il tempo Ji concentrare forze a Napoli e schiacciare la rivolta prima che fosse troppo tardi. Contatti venivano presi con questo o quel4 ' An che calcolando una media d i 50 carmoni per vascello e di 5 per galera, per ragg iu ngere una cifra così a lt.a furono t'vide ntemente computate le l>ocd1e d a fuoco dei tre caste lli Cittadini.


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l't·sponente, spie facevano la spola tra il palazzo reale e la piazza del mcr.110 e la cormzione veniva fatta balenare dappertutto. Dal canto suo il 1H )polo non stava fermo e controbatteva duramente. Il 20 fu arrestato don 1:r:1ncesco Toraldo, Capitano Generale del Popolo, il quale si era opposto 11 1 v:1ri modi al progetto di un assalto generale fatto contemporaneamente 1 ( )llt ro tutte le postazioni spagnole, ancora n on ben fottificate. A posterio1i i:.· difficile dire se le sue intenzioni consistessero nel voler aiutare i regi , ), più tecnicamente, impedire uno sforzo inefficace per mancata concen11.1zio ne di forze. Sia come sia non si ebbe alcuna pietà: venne decapitato il 2:5. Il corpo fu poi appeso per un piede sulla piazza del Mercato e il 1 11me mandato alla moglie. l J11 tale e sempio impaurì Giuseppe Palombo e gli altri capi del Popolo .1mie i del mo,to, i quali ripararono in Castelnuovo, mentre veniva accla11 1:110 nuovo Capitano Generale il settantenne don Marcantonio lh;11 icaccio, militare espetto che aveva rrùlitato in Fiandra e , più recente1111 ·nte , a Candia. T1 popolo infine, vista la fuga dei capi, elesse l'archibu1: iL-rc Gennaro Annese per suo Generalissimo cd ebbe la soddisfazione di s:1pe re che il Re di Francia aveva norrùnato un proprio rappresentante I ) ft·sso la "Regia Repubblica Napoletana". Così sabato 26 ottobre Gennaro i\ 11ncse firmò un manifesto nel quale si diceva c he "Ieri 25 ottobre com/>(lruero lettere dirette a Don Luigi del .Ferro Amh.re di Sua M(aes)tà (,'ristianissima al Popolo di Napo!P'. Per questo motivo si poteva ordinare l: 1 cessa;,.ione dell'obbedienza ai reali cli Spagna "accettando che l'armata j i-uncese di 50 vascelli d'Alto bordo, e di 24 galere con soccorso di un m ii/io ne per il jìd.mo Popolo, oltre l 'q[ferta fatta a parte all'Amh.re Gallico dall'Ecc.mo Don Taddeo Barberini di un 'altro milione."xxx111 Effettivamente I .u ig i XIII aveva ordinato alla flotta di far vela su Porto Longone; m a gli Spagnoli pensavano che là si sarebbe fermata e che per Napoli non ci fossero grossi rischi. Anche se fosse stato così avrebbero avuto abbastanza di cui preoccuparsi. Brancaccio infatti si mise subito e ne rgicamente all'opera. Pece preparare "alcune macchine di legno ripiene di terra in foggia di carri, da appareggiare le trinciere, per offendere senz a poter esser molto o.ffesi_"=v Con questo stratagemma s'impadronì de lle posizio ni di Santa Maria in l'ariete, d ' un giardino fuori Porta Medina e d 'una cappella a mezza costa verso Sant'Elmo. Me ntre a Capua continuava il concentramento delle milizie b aron ali, il 24 Tuttavilla si era avvicinato a Marano con 1.400 uomini tra fanteria e cavalleria spagno la e quattro pezzi da campagna per fo raggiare e aprirsi il passo verso Piedigrotta e Pozzuoli. T loca li si sottomisero e mandarono una lettera a Napoli per chie dere al loro rappresentante di tornare . Andò al suo posto una colonna di 1.000 vomini di truppa popolare con due cannoni e d assalì gli Spagnoli. Dopo cinque ore di combattimento Tutl.avilla venne

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ferito, i regi furono presi in mezzo dall'arrivo di rinforzi popolari, provenienti in particolare da Giugliano, e fuggirono abbandonando un cannone e parecchi morti. Fu respinto un tentativo fatto dal principe <li 13elmonte con 300 banditi contro Porta Santo Spirito. Poi ci fu l'assalto dei 400 fanti e cavalieri del barone Battivilla contro le posizioni popolari del Vomero "e doppo 2 hore di puf!,na rimasero Padroni del Posto, ma mentre lo guadagnavano sull 'hora del Pranzo sopraggiunsero più di mille Popolari, et attaccata barujjà su il principio di essa rimasero in terra morti 60 Banditi Calabresi mandati dal Marchese di Be/monte." Seguì un attacco del duca di Maddaloni che, con 600 fanti e 400 cavalieri, tentò varie volte di avvicinarsi alle mura della città, ma, assalito dai 1.500 fanti guidati da Titto Pancio e dai 500 cavalieri di Casa Russo, fu sconfitto, ferito e costretto a fuggire verso Benevento. I regi risposero coll'artiglieria ma, nonostante l'arrivo delle undici galere di don Carlo Doria duca di Tursi, 15 di quattro delle squadra siciliana e di tre vascelli carichi di munizioni e viveri per la flotta alla fonda a Baia, il consumo giornaliero era tale che dovellero mandare a prendere altra polvere e munizioni a Gaeta. Mercoledì Tursi ''fe risoluzione di accostarsi con cinque Galere al mercati per mandar avanti una Cattardella con bandiera hianca, fàcendo avvisare il Popolo che voleva entrare solo per trattare l'aggiustamento. La risposta fu che si contentasse retirarsi perche non era più tempo di rteP,otiar di pace, e volendosi pure accostare il I )oria, 16 fu salutato con Cannone del Posto del Mercato, quale gli aveva affondato al p.o colpo una Galera."xxxv "Di Napoli li 6.9mbre. si continua il combattimento che sempre.fanno i popolari con Spagnoli Il VRe havendo vista la batteria alzata dal Popolo di tre Cannoni dal posto di Visita poveri contro Castel Nuovo, ha fatti appiccare sei Spagnoli che erano di guardia a quel posto, quando fu occupato da Popolari, nelli cui quartieri è tornato da Roma sopra Jelluca, da trattar con l'Amb.re X.mo (Cristianissimo, cioè francese) il f Nicolò Ma.ria Mannara che ha portate lettere d i S. ecc.a con l 'assicurazione della Protettione del Re X.mo, et anco del Duca di Ghisa che gli promette voler con l'armata navale francese andare a difenderli. doppo di che il Generalissimo Gennaro A nnese in una casa tener Consiglio di guerra, facendo alla presenza di tutti gli offiziali leggere le dette lettere."xxxvr La pubblica lettura dei dispacci e ra un atto contro Brancaccio, che dal 31 ottobre aveva cominciato a spargere voci che l'aiuto francese 15 Secondo Ba1tolomeo Caprn erano di più "!fieri vennero le Galere di Spagna al Nro di 12 col Sig. Vuca di Tursi, dicono cbc portino.fuochi artificiatr, pag. 232, ven;o. 11 Duca di Tursi, il nobile genovese Carlo Dori:;, era prop1ietario di una squadra di galere tradizionalmente al servizio degli As burgo come He <li Napoli fin dai tempi cli Andrea Doria, squadra che , come quella <lei Sauli e d el Bandinelli, se1viva regolarmente in aggiunta a quella reale di Napoli ed era basala fra Napoli, Genova e lo Stato dei Presidi. 6 ' Ern intatti un Doria Imperiali, duca di Tursi


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sarebbe mai giunlo e che Annese traeva la popolazione in inganrH> con storie false. Comunque sia, Brancaccio si nascose. Già prima ( k' Il'arrivo delle lettere l'attività militare era andata crescendo. Giovedì i Popolari si erano accorli di poter avanzare dalla parte cli Visitapoveri, n ano anelati all'assalto alle cinque di notte ed avevano conquistato la J)( >s izione, allestendovi subito un trinceramento con tre pezzi da camp: rg na per battere i castelli. Questi avevano risposto con 24 ore di poco d :111noso bombardamento, da giovedì notte alle 22 d'llalia 17 del venerd ì, mentre, sempre venerdì, ma la mattina, il Vicerè faceva impiccare i ,..,l'Ì ufficiali spagnoli responsabili della perdita della posizione di Vis itapoveri. Sabato non vi furono cannoneggiamenti; ma scontri di 1:,nteria con forti perdite da entrambe le parti. Domenica ci furono I)( ,mbardarnenti dai Castelli. Le truppe reali erano rientrate in azione; 111:1 i Popolari riuscirono a respingere ogni tentativo ed a mettere in tale crisi gli attaccanti che 1'8 novembre Tursi dovè sbarcare 500 soldati per :- . o ste nerli. D 'altra parte si affermava che solo di cavalleria i rivoltosi (lis ponessero di 1.000 uomini. 18 Passata l'ondata degli attacchi, ricominciarono gli scontri di foraggia1nc nto. I Popola ri fecero uscire una grossa colonna per far incetta di viveri a Salerno e dintorni e battere sul tempo la flotta; mentre quest'ultima inte rcettava otto barche popolari che da Castellammare portavano vive ri a N,tpoli e riceveva vettovaglie da Cava e Salerno. A terra si supponeva che il duca di Maddaloni volesse prendere Somma per muoversi poi lungo la costa di conserva colla flotta "ma è opinione comune che n on potranno fare cosa alcun a se l 'a rmata .francese 1Jiene."-xx,v..vu Comunque gli Spagnoli ormai ricorre vano a qualsiasi trucco e d a lla magia nera pur di vincere. Privi di forze militari "hanno implorato quelle dell'Inferno con.fare incantar da alcuni stregoni i Posti del Popolo, il sig.r Card.le hà fatto !'esorcismi, et i Capi del Popolo tanto fecero che hebbero nelle mani tre di questi stregoni e li fecero la testa con gran vittuperi de .)pagnoli."XXXVIII Ma il fine principale elci reg i era adesso que llo d'impedire il contatto fra Napoli e l'ambascialore francese a Roma. Non ci riuscirono; e il duca di Guisa partì da Fiumicino su un convoglio di 11 feluche con 20 ufficiali re duci dagli scontri di Piombino. La sera dell' l 1 novembre 1.000 popolari attaccarono Caste l Sant'Elmo dalla pa,te di San Martino, ma vennero respinti, me ntre continuava il bo mbardamento delle artiglie rie di Castel Nuovo conlro Visitapoveri. 11< 1n

Esse ndo il p rim o qumto di no ve mhrc, le 22 d'llalia erano alle odierne tre del pomerigg io. Scrive ilarto lom eo Capra : "Si d ice che il pupolu habbia da 1000 Cavalli al Mercato et altrettanti Cava!{liuri ben armati i quali portano bi=arrissme in.,egnd' , in, ASR, Effemeridi C,i rt,iri I •f"h f"i , v ol c it, pag . 239, ve rso . 17

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.!O

Cim l'aolelli

l.'a ...-ivo dd duca di Guisa e la prosecuzione della guerra

11 g io rno .seguente venne pubblicato dal Viceré un nuovo indulto per t<.:ntarc cli calmare gli animi e prender tempo in attesa dei rifornimenti in arrivo: si sapeva infatti che stavano giungendo due vascelli di rinforzi e che a Caclice se ne stavano allestendo altri quattro; e comunque scarseggiavano i viveri ad entrambe le parti in lotta. Ma il 15, intorno alle 16, nonostante un tentativo d'intercettazione da parte cli cinque galere della squadra del Ooria nelle acque tra Gaeta e Pon:ta, arrivò invece il duca cli Guisa, al quale il Popolo consegnò il bastone del comando, un ricchissimo abito da Doge della Regia Repubblica cli Napoli e giurò fedeltà, ottenendone un hando col quale s'intimava ai nobili cli sottomettersi alla .Repubblica. L'arrivo di "Henrico di Lorena, Duca di Guisa, Conte d'eù, Pari di francia, Difensore della libertà, Duce della Serenissima Real Repubblica di Napoli e Generalissimo delle sue arm f'xxxrx come sarebbe divenuto di lì a poco, entusiasmò i ribelli. Le compagnie furono rinforzate, gli abitanti di Chiaia e Posillipo aderirono definitivamente alla rivoluzione, i pac.si circostanti mandarono grandi quanLiLà di vino e viveri, furono create una fonderia cli cannoni e una polveriera a Piazza del Mercato. Fino al 21 continuarono gli scontri in tutta la città. Respinto un attacco spagnolo contro Porta Maggiore, i rivoltosi aprirono una trincea sotto Sant'Elmo, ma una sortita avversaria gliela tolse, causando gravi perdite in uomini e materiali. Contemporaneamente i nobili avevano conquistato fuori città "le torri del Greco, e del 'Annunziata, con morte d i molti Popolan"Xl. ma furono contrattaccati da 4.000 uomini. Vennero poi respinti due assalti spagnoli: il primo, alla Dogana della farina, costò agli attaccanti 50 morti; il secondo, alla Porta delle Spirito Santo, valse altri 30 morti, tra i quali il Mastro cli campo don Dionisio Guzman. Vi furono poi delle sortite giornaliere al Vomero verso Santa Lucia, uno scontro a Frattamaggiore cogli uomini del conte cli Conversano e un attacco popolare a Somma, fallito e costato molti morti e 200 prigionie1i. Seguì la conquista cli San Giorgio delle Mortelle, che fu però ripreso dagli Spagnoli insieme a 100 prigionieri, i quali vennero immcclialamente condannati da Don Giovanni al remo sulle galere. Il tutto col costante accompagnamento del rombo delle cannonate tirate dai Castelli Nuovo e Sant'Elmo e dalla postazione popolare di Visitapoveri che, pur avendo solo elci p ezzi di piccolo calibro e non potendo quindi infliggere gravi danni agli Spagnoli, sparava ugualme nte con molto impegno. Visto che gli eventi semhravano pendere verso una g uerra tra Francia e Spagna avente come teatro Napoli, alcuni aristocratici pensarono di salvare almeno il de11aro e le argenterie e cominciarono a spedirle a Genova


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via mare; ma non fu una buona idea perché parecchie feluche vennero intercettate e predate dalle navi francesi. Altri, come i Dentice per riavere Marano, pensarono fosse meglio "venire all'obbedienza del Popolo"xi' in 111oclo da riavere i propri beni sequestrati e si adattarono a pagare fino a I00.000 scudi 19 in contributi alla causa della rivoluzione. Del resto non si sapeva bene come comportarsi. La Spagna stava facendo affluire altri rinforzi col rientro a Napoli delle otto galere mandate in Sicilia a imbarcare fanteria spagnola, l'aITivo di truppe dalla Calabria, di 1.000 uomini dai presidi toscani e da Gaeta e il rientro, il 20 novembre, della Capitana della squadra di Tursi, mandata a Genova a caricare polvere, munizioni e 200.000 pezze da otto per le casse di Don Giovanni e.I ' Austria; ma la Francia era pericolosa e temuta. Tant'è vero che, per combatterne la flotta in arrivo, 1.500 dei soldati disponibili erano gi::ì stati imbarc.ati sulle navi e altri lo sarebbero stati cli lì a poco, mentre le 22 galere della squadra erano sempre in navigazione per trovare viveri sulla costa. E continuavano i combattimenti. Gli insorti di Chiaia e Posillipo si erano fortificati a Santa Maria in Cappella e il 24 novembre avevano dato l'assal10 a Porta di Chiaia, sconfiggendone i 600 uomini del presidio regio, uccidendone 50 che domandavano cli aITendersi ma perdendo il proprio cornandante, il Mastro di Campo Tonno (Antonio) Piccatore e parecchi morti. Il passo s uccessivo fu l'avanzata fino a "Capo di Strada Tuleda dalla /)arte di Ghiaia con metterci due pezzi di cannone di dove hanno bultato a terra il Ponte che teneva la communicazione da una parte e t 'altra il Palazzo del Reggente Sojìa guardato dagli spagnoli."xi.n Ma il 26 gli Spagnoli organizzarono un'operazione in grande stile contro il trincerone cli Via Toledo. Alle 23 più cli 1.000 13orgognoni uscirono dal Palazzo Reale, si unirono a 700 tedeschi provenienti da que llo del Reggente, a 2.000 tra italiani e spagnoli stanziati all 'Arsena le ed assalirono i Calabresi che presidiavano il trincerone, costringendoli, dopo un lungo combattimento, a ritirarsi alla guardiola delle carceri di San Giacomo e nel Palazzo di Siviglia. Ma la causa popolare non ne venne scalfita. Dal Regno continuavano a giungere rinforzi agli insorti, visto che dalla Puglia erano arrivati 4 .000 tra fanti e cavalieri e 400 tomoli cli grano, e con tante forze non c'è da stupirsi che i combattimenti continuassero ad ampliarsi nell'entroterra. Il 27 venne assalita Aversa, difesa dal duca cli Maddaloni con 1.600 uomini. T Popolari la colpirono con oltre 100 carmonate e, dopo cinque ore di combattimento, la presero, infliggendo a Madclaloni la perdita di 300 tra mo1ti e feriti a fronte dei loro 700. Ne valse la pena, perché oltre al possesso di un 'altra piazza, il Popolo ricavò un'ingente quantità di grano, molte picche, circa 100 barili cli polvere e 2.000 cli vino "detto asprino perfettissimo."xim '9

Cifra versata proprio dai Dentice.


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Maddaloni fuggì inseguito fino a Capua dalla cavalleria napoletana; e il Popolo riportò "da 300 soldati italiani prigiunier/2° e da 600 teste difuorgiudicati che stavano al semizio del medesimo Duca di Matalona, quali teste al presente si trovano esposte sopra grandi stocchi a vista del Popolo al Posto Reale del Mercato_"x1.1v Saputo poi che a Capua scarseggiavano i viveri, i Napoletani tramutarono l'inseguimento del Duca in una spedizione di 6.000 fanti e 1.000 cavalieti contro quella città per assediarla. E davanti ad un tale aumento delle capacità militari popolari, parecchi altri nobili "vennero all'obbedienzd'. Il 29 novembre il Ouca di Guisa mandò corrieri in Terra di Lavoro e ispezionò Mar~mo, fortificato con tagliate, abbattute e ballerie per un circuito di un miglio. Poi cominciò ad a ssoggenare alla Francia la condotta della Rivoluzione. Intanto nominò l'ambasciatore francese Gian Luigi del Ferro suo Segretario di Stato, facendo passare attraverso di lui ogni affare pubblico, poi, appena a rrivarono altri sei ufficiali francesi da Porto Longone, ne nominò uno colonnello d 'un reggimento di cava lle ria, un altro Mastro di Campo ccl un terzo Sergente Maggiore di Battaglia. Non venne p erò abbandonata la trattativa, specie nei confronti cli q ue ll' itTiducibile avversario che era Carafa, tant'è vero che Gennaro Annese si recò da lui, con un'imponente scorta, per cercare un accordo. La sola n otizia cli questo te ntativo bastò ad indurre molti altri nobili a venire all 'ob bedie nza con pesante indebolimento della parte spagnola; basti pensare che ognuno di loro si portò dietro i propri armati e che il prin cipe d 'Avellino si presentò al Popolo addirittura con due compagnie di cavalieri.a sottratte al servizio regio. Ce n 'era comunque bisogno, visto che altri nobili non desistevano d all'ostilità contro la J{epubblica, come il marc hese ciel Vasto che effettuò una scorre ria n e lla zona di Sale rno con 2.500 uo mini, prontamente affrontati e battuti da 8 .000 tra fanti e cavalieri napoletani comandati da Gennaro Armese in persona. 11 combattimento, nel quale le due parti persero complessivamente 500 uomini, fruttò a i Popolari il controllo di Salerno.

L'arrivo della flotta francese e la battaglia navale del 24 dicembre 1647 Finalmente, nella p rima quindicina di dicembre, si seppe che la flotta francese era pronta ed attendeva s olo il vento propizio per far vela alla volta di Napoli. Fu una bmtta notizia pe r gli Spagnoli. Erano costretti a rimanere sulla difensiva per m ancanza cli viveri (n e i loro quartie ri se n e

'° Va notato che, a yuanlo scmhra e me rgere dai resoconti spediti da Napoli, gli insorti face vano prigion ieri e trattavano bene soltanto i solda ti italiani, non avendo ncssnna pietà né per y uelli sp-.1gnoli n<\ soprattutto, per i banditi - o "bravi" - al se 1v izio dei nobili, che venivano 1ncR.'ii a n 1or tc più c n,delm ente d ei prigionie ri spagnoli.


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1rovavano ma a prezzi molto alti), di foraggi e di forze. l b aroni ogni gior11< > vedevano assottigliarsi le mc deJle loro milizie perché non potevano pagarle né nutrirle; d'altra parte Guisa incoragg iava le diserzioni promet1c nclo, e pagando regolarmente, uno zecchino a chi si fosse prese ntato. Ad vscmpio, il 6 dicembre in un sol colpo "jurono ricevuti 300 sold.(ati) fugy,iti dalla Nobiltà delle Milizie di Calabria da questo Popolo, dal quale sono stati rivestiti, rinfrescati e dimandati che cosa pensavano di Jare."x,v A q uelli che d om andarono di poter tornare a casa venne data via libera e lo zecchino di prammatica; a quanti chiesero d 'arruolarsi fu consegnato sia lo z ecchino che l'armamento. Così i regi non si muovevano ed attendevano quattro vascelli di grano da lla Puglia, dopo averne ricevuti già due. Oel resto facevano lo stesso i rivoltosi, la c ui influe nza ormai giungeva fino a Fondi, a ridosso dello Stato I 'ontificio, ed ai quali non conveniva attaccare prima dell'arrivo dei l·rancesi; infatti l'unico scontro che si verificò fu provocato dal duca di Maddaloni nelle vicinanze di Aversa. Verso la metà cli dicembre si seppe che l'avanguardia della flotta francese era arrivata a Porto Longone mentre il grosso s i trovava a Hières, poi s i ap prese l'arrivo a Livorno di tutta la squadra: 36 vascelli e 16 brulotti al comando d e i signori di Richelieu e La Rochefoucauld. Il 3 dicembre gli Spagnoli avevano impiccato due spie del duca di Guisa sorprese nei loro quartieri; Don Giovanni continuava a stare ne l Palazzo Rea le, dove si trovava anche il duca cli Tursi, ammalato. 11 1 il Popolo aveva trovato affisso ai muri il Bando reale che comminava il perdono generale e l'abolizio ne di ogni gabella per 1O anni, scaduti i quali sarebbero rientrate in vigore solo que lle stabilite da Carlo V. Come era potuto accadere che venisse affisso nelle sorvegliatissime zone in rivolta? C'era una congiura contro il Popolo? E se si, quanto era vasta? Venne messa una taglia d i 500 scudi sulla testa dell 'ignoto, o degli igno1.i, responsabili dell'affissi o ne, garantendo l'impun ità a chi di loro si fosse presentato pe r parlare. Dopo un paio di giorni una donna notò ch e il proprio figlio aveva delle monete. Interrogato, il bambino confessò d i averle avute da un gentiluomo che g li aveva chiesto di reggerg li dei chiodi mentre affiggeva il bando. La madre lo portò nel più frequentato luogo cli Napoli, a Piazza del Mercato, e g li chiese se vedeva là qu e ll'uomo. Il piccolo indicò un signore ch e si trovava presso il corteggio del duca di Guisa e la donna a ndò a denunciarlo. Fu preso e interrogato e confessò tutto, facendo anche i nomi di altri che e rano d 'accordo con lui.2 1 Madre e figlio tornarono a casa con 500 scud i in più di quando ne erano usciti e con un p iccolo a lone di gloria civica. 21 D,11"1 lettera non si capisce se abbia subi1n il tr;ltt;nnt>nrn orclinario, cioè la to rtura. durante l'interrogntorio o se abbia parlato spontane:11ncntc.


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Questo fatto non poté che acuire il dissidio esistente. Del resto il corrispondente da Napoli affermava che la colpa primaria di quanto era accaduto era dell'aristocrazia, "per comune opinione, che la Nobiltà è stata causa di tanto male per haver voluto opprimere più di tutti la povertà, e si sarehhero quietati (questi popoli) senza nessun duhio se non Ji,1.sse stato per la nobiltà, che ha fomentato contra il Populu per dominarlo per schiavo eterno_"x,vi Il 1O dicembre gli Spagnoli scavarono altre trincee a San Giorgio delle Mottelle e il Re contrasse a Genova un prestito di 200.000 scudi a favore di Oon Giovanni d'Austria per pagare le spese di guerra. Tutto rimase tranquillo per un'altra settimana; poi arrivarono i Francesi. "Hcc.mo Sig.re Mercordì 18 del corrente mese di Decemhre comparve Superbamente J, 'armata francese in numero di 28 vascelli, una Galeotta et altro piccolo Vascello, "XLvu "la quale passando à vista della .\pagnola"XLvw "havendo spiegato L 'insegne rm:\·e 22 "xux "diede fondu tra Chiaia e Posillipo, attendendo quel giorno, et il seguente à riposarsi, et à mandar felluche à trattar col Duca di Ghisa; Intanto l'armata Spagnola imbarcava 1500. Alemanni, 800 Val/uni, et 800 Napoletani, con molta Nobiltà: la mattina de/li 20 resasi la francese in .forma di meza luna, passò avanti la Spagnola, d~fidandola con un tiro di cannone, e quella mpondendo, accettò;" 1 e "il sahhato mattina uscì di Posilipo, dove haveva dato fondo: d.a Armata francese andò à Castel à mare per Impadronirsi di quattro vascelli 21 che ivi erand'u e "mandò un Caicchio alla Città, per esortarla alla resa, ma quella ciò negando, la cannonarono tutto quel giorno et il seguente'1 ll "e nell'arrivare à d. i Vascelli, cioè à tre de essi Vascelli, fu dato }i,togo dal/i Marinai de essi, e l'altro Carico di grano preso, e dopo haverlo li francesi scaricato gli diedero fondo. La mattina di Domenica facendo vela d.a Armata Spaftytola in nume ro di 35 Vascellf- 1 per Incontrare la .francese, e combatterla, e mentre ambedue procuravano d 'havere L'avantaggio del vento, à mezzo giorno si azzu[fòrno assieme, e durò il Combattimento Jìno alla Sera molto sanguinoso,"u11 "ma essendosi li venti posti à Levante di grand 'aiuto à Francesi, perché parte dell'armata Spagnola per star sotto vento, nun potè combattere; durò la z ujjà sino alla sera, nel qual tempo levata una hurasca, l'armate si separorno, e venendo la Spagnola verso Napoli perdè sulli scogli di Castel dell'avo dui vascelli, ingannati li Piloti da' lumi del Castello, c redendo fussero li jànali della Capitana; si annegò tutta la gente, che vi era; Nella z uftà dalla parte de 'Spagnoli erano morti Don Giuseppe di Sa naro, Don Giovanni Casa natta, et un figliolo u nico del Regente So_fìd'uv dove poi " Insegna internazionale di combattimento. i> Dovrebbero essere stati i quattro vascelli <li grnno che g li Sp,ig nnli »tte ndt"vano dalla Puglia. " L'a ltro corris ponde nte dice che i vascelli s pag no li m ossi contro i francesi c r:1110 32.


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si trovò la mattina di Lunedì un vascello spagnolo perso alla Torre di San Vincenzo, et un altro grosso pure spagnolo con 50 pezzi d'artegliaria traoersato nelle secche delli Mulini di Castel dell'Ovo, il restante dell'Armata .,pagnola si retirò dentro li mari di Pozzolo con alcuni Vascelli maltrattali, Del numero de Vascelli Spagnoli fin 'hora ne mancano quallro oltre li primi quattro abbrugiati à Castel à mare, e li 2 persi alla Torre di San Vincenzo, età Castel dell'ovo."1v L'Armata francese il seguente giorno compame tutta intiera a vista di Napoli con le medeme Bandiere russe da Battaglia non sapendosi ancora se sia uscita quella di Spagna." 1v1 "A/li 27 tornò di nuovo à vista della m,ed.a Città l'armata francese, la spagnola andò attaccarla, e quella si slarg/5 in alto marè'LvJi "e questo è quanto posso dire a VE. per hura. Napoli 24 Xmbre J617." 1v 111 Un movimento dei Francesi verso Baia preoccupò gli Spagnoli: "sendo comparsa in vista di Baia l'armata navale francese di 33 vascelli e 16 nrullotti, ha fatto dubitare che non tenesse qualche corrispondenza in quella Piazza, perciò li ::,pagnoli banno mutato quel Presidio, e l'armata .\jJagnola si unisceper combattere d.afrancese."ux Le reazioni in città furono favorevoli; ma l'arrivo <lella Botta sancì il definitivo predominio francese nella condotta della rivolta. Lo sappiamo perché proprio il 24 dicembre un altro corrispondente scrisse: "A vista di questa Città si sono azzujfate l'Armate Spagnola e francese con la peggio di quella. Il generalissimo Gennaro Annese per soddi~/are al Populu, e al Ouca di Ghisa, non intendendosi lui degli affari militari, ha rinuntiata la carica, con esserli stati assegnati 500 scudi il mese sua vita durante;" "È stato dichiarato Castellano della Madonna del Carmine con 3000. ducati di provisione, havendo deposto il hastone di Generalissimo in mano di Sua Alt.a''1x "Doppo nella Gbiesa di S. Lorenzo è stato acclamato per Capitano Generale, e Doge della Repubblica il med.mu Duca di Gbisa." 1.x1

La prosecuzione della guerra

Gli Spagnoli ripresero i combattimenti: "col cannone hanno rovinata tutta la Dogana grande e gli hanno dati diversi assalti con gran mmtalità d'ambe le parti, tra gli altri del M.to di Campo Bia&io Fusco che guidava gli Of/itiali riformati; ma dubitando gli Spag.li che d.a dogana jitsse dal Popolo stata minata, non vi sono voluti entrare, ma sifurt[ficano alla porta di mare piccola di S.Nicuta, per insino al molo piccolu."Lx 11 Nei giorni seguenti si ridusse ancora l'attività navale, ma non quella terrestre, specialmente per la continua necessità di vettovaglie di e ntrambe le parti. Il Capopolo Papone con 1.500 uomini conquistò Fondi, Montecassino e Sessa, impegnando quotidianamenle in piccoli scontri le


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milizie baronali, molte delle quali gli si unirono, e predando viveri e bestiame da inviare a Napoli al Popolo. Ma ben presto Papone dové spostarsi verso Avellino, perché la stasi ed il minaccioso e progressivo rinforzo spagnolo avevano indotto quel Principe, un Caracciolo, a tornare alla parte aristocratica. TI sindaco della città si era premurato d'avvisarne il Capopopolo, che vi si presentò con 800 uomini, in gran patte banditi. A loro si unirono i cittadini e mentre il Principe fuggiva fortunosamente verso Atripalda, il palazzo Caracciolo fu saccheggiato, asportandone fra l'altro 2.000 tomoli di grano. Questi furono spartiti tra i cittadini, i quali poi assalirono e misero a sacco altri palazzi di aderenti ai Caracciolo, incendiandoli ed uccidendo chiunque tentasse d'opporsi. .Subito dopo giunse da Atripalda una lettera per Papone, in cui la locale popolazione si dichiarava pronta ad insorgere e ad unirglisi. Il Capopopolo non perse tempo e, lasciati 2 - 300 uomini ad Avellino, raggiunse Atripalda, saccheggiandovi le case degli aderenti al partito regio. Poi andò a Prato e mandò messaggeri alle comunità circostanti, invitandole a sottomettersi al Popolo di Napoli che lui rappresentava. Accellarono tutte tranne Montefoscoli, il cui Preside - il duca di Salsa - rispose fortificandosi con centinaia di uomini. Papone marciò irnmediatamente contro di lui con una forte schiera, si scontrò colle milizie avversarie a circa cinque chilometri dalla città, le sconfisse e proseguì l'avanzata. ll duca di .Salsa preferì fuggire, abbandonando la cittadina,in cui Papone entrò facendone una piazza d'anni del Popolo, <love accorsero in molti ad arruolarsi ed "u ricevere il soldo di d.u Papone."1.x111 Poi avanzò ancora nella piana di Benevento e, presso la città, catturò un centinaio di cavalieri, mandali da Capua dal conte cli Conversano in rinforzo al duca di Maclclaloni. Intanto le scaramucce continuavano in tulla la Campania per assicurarsi il controllo del territorio e delle fonti di vettovagliamento, mentre le navi francesi provvedevano a disturbare gli approvvigionamenti via mare, intercettando un convoglio in arrivo dalla Calabria, catturandone le tre tartane catiche cli grano e mancando il vascello grosso da cui era composto. Comunque la flotta francese era stata anche rinforzata dall'arrivo di una squadra di cinque vascelli pottoghesi, "carichi di truppe, armi e droghe (cioè spezie) che sono state sbarcate e date al Pvpold'1.xrv e, incoraggiata da questo aumento cli forze, andò a provocare la squadra nemica, che p e rò non si mosse. Si ancorò allora a Posillipo, ma gli Spagnoli continuarono a restare fermi. Avevano dei buoni motivi; stavano attraversando un periodo difficile sia in mare che a ten-a. Tn mare avevano appena perso una galera per leggerezza. Don Giovanni d'Austria aveva ricevuto delle informazioni negative sul comandante della galera Sant 'Andrea e gli aveva comunicato d'aver deciso cli sbarcarlo, prospettandogli anche un eventuale processo. Ma poiché il soslituto non c'era, l'aveva lasciato provvisoriamente in comando ordinandogli pure di po1tare un calico <li farina da Castellammare a Napoli.


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L'ufficiale, al quale non sorrideva l'idea di finire processato e , probabilrnendegradato a remalore cli galera, d 'accordo coi forzali dirottò sul Ponte della Maddalena e consegnò nave, anni, carico e ciurma al Popolo, che lo :1ccolse benissimo ed imprigionò i soldati della galera. Per di più la costrnzione cli fortini terrestri da parle del Popolo aveva peggiorato la situazione della flotta regia, perché, specialmente d a quelli d i Posillipo, gu a rniti da 400 uomini ed a rmati con 8 cannoni, venivano battuti l'entroterra, il forte di San Leonardo ed il mare, impedendo l'avvicina111ento alla squadra francese che da quel fuoco era coperta. Un altro fortino, munito di due cannoni, e ra stato costrnilo "sopra la g rolla che và a Pozzo/o"= e sparava verso terra, impedendo il transito. Insomma, n e e rano stati costruiti un po' dovunque e davano un gran fastid io agli Spagnoli , tant'è vero che tentarono di pre ndere di sorpresa almeno quelli fatti sotto i giardini di Pizzofalcone dal lato del Chiatamone; ma l'a ttacco portatovi dalle truppe alemanne e borgognone fallì miseram en te.

1<.:,

I}abate Coppola e il duca di Tursi Allora si volsero contro uno dei più dannosi, quello del Vomero, che balleva Sant'Elmo impedendone ogni sortita; ma i tentativi di prenderlo di sorpresa fallirono tutti e si pensò che fosse meglio corromperne la guarnigione. Il comanda nte degli 80 uomini che la componevano era un religioso, l'abate Giuseppe Coppola, meglio n oto come "L'Abate Peppo" e d a lui gli Spagnoli mandarono un emissario con grandi promesse in cambio d e lla resa del forte. "Il d.Abbate p er un poco staua di darcelo, e per un poco di nò stava dubbioso, intendeva volentieri d.e esagp,eratlioni, alla.fine disse alti Spag.li, che cosa m i volete dare, quelli ri.\posero, 60/ m scudi d 'oro, et consegnargli d.o Posto subbito gli l'haverehhero data, d .a moneta, il d .o A bbate vedendo che/aceva gran tradimento del Popolo non f!,li parve di tradirlo, ne diede parte del tutto all'Ojf li della Rep.ca, e Signor duca di Ghisa secretamente, quali P,li risposero ringratiandolu della fedeltà, che tirasse avanti il negotiato, mà che non concludesse cosa nessuna senza che loro non ne fossero con sapevoli, acciò gli havessero reso alli Spaf!,. li il Contracambio con ammazzarli quanti ne venivano à prendere d.o Posto, avvisandolo ancora, che gli dicesse che non voleva consegnare d.o Posto a persona ordinaria, ma à qualche Personaggio grande p er honore, e reputati.ne sua come il tutto.fù esseguito. i l giorno Seguente vennero li Spagnoli à trattare il tota! aggiustamento con d .o A bbate, quale gli disse, che se non ueniva Personaggio Grande dell'a rmata, che non li voleva consegnare d.o Posto, che di persone ord.rie non era sicuro d 'esserli osservata la promessa; n Ssig. Don Gio: d'.Austria deliberò andar lui di persona a fard.o Servilio così Importante, li ministri


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non lo permisero, mà si qffe·rsero il S.r Duca di Tursi Gen.le delle Galere andarci a trattare con questo Abbate, e cosT fù concluso quale Sig.re mandò a dire all'Abb.e Peppo che lui sarebbe andato à pigliar il Posto, et ad osseroare la parola di 60.m S.di. Il d.o Abbate Peppo vedendosi restringere il partito, e dubitando de Spagnoli che poi non l'havessero fatto morire, scrisse al Popolo, che gli mandasse rinforzo, quale suhbito gli mandò 200 moschettieri con buonissimi Gapi, e vedendosi d.Abbate imforzato di gente, madù a dire al s(gnor nuca de Tursi che stava sotto Sant'Elmo con 500 moschettieri, che fosse andato lui con pochissime genti a portare dette monete e frà il termine di tre hore, che fossero venute le soldatesche a pigliare il Posto, e conferito il d.o Si[!,nor Duca di 'J'ursi alle parole dell'Abba/e, andò Lui con il P.npe d'Avellino suo Nipote, Don Prospero Suardi, e suo fi,gliolo, et il figliolo del marchese di Santo Lucito Giovane di grand'esperienza con quindici moschettieri, quali arrivati, furono gratamente ricevuti, e venuti alla ConseF,na de danari il detto Signor Duca li consegnò 6000. Zecchini, .facendoli vedere polize di Cambio dell'altro restante, /, 'Abbate ne restava meravigliato di questo, che li voleva tutti, e disse di questo modo, se li Soldati si contentano, bene, se non che se ne fosse andato con li denari, che lui non ne voleva saper niente, et intanto avvisò d.a gente venuta da Napoli, quali subbito assediando d.o Palazzo, dove trattava l'Abbate, con d.i Duca di 'Jt,,[rsi e Cav.ri, et entrarono dui Capi del Popolo, quali come .furono avanti d.i SS.ri.fingendo di non saper niente dissero che moneta era quella, ed.i Sig.ri credendo che quelli.fossero Ojjìtiali di d.o Posto, e consapevoli del Jàtto mentre pacifìcamente erano entrati, dissero, siamo venuti ad adempire quello si è promesso per il Sig. Don Gio. d 'Austria, quali in un punto dissero, noi non siamo rihelli della Repubblica, andiamo dall'Ojfitiali di essa e Sig. Duca di Ghisa, e se quelli ve lo vogliono dare ve lo diamo, e cosT li pigliornu, e portorno prigioni a Napoli, e per strada poi ritrovorno cinque seggie, dove entrati, andurno dal Populuprigioni, Il Duca ben vero molto dolente, e piangente sospirava già me I 'immagginai tal.fatto , ed.o sig. Duca nella Sua Confessione ha revelati molti disegni al Popolo de Spagnoli essendo d.i SS.ri tenuti da par loro dal S(g. nuca di Ghisa e molto ben trattati dal Popolo, ma ristretti, che nun sijànno parlare cun nessuno se non con l 'intervento dell 'Q[fli della Rep.ca."1.xvi

I combattimenti di gennaio La perdita di un così abile ammiraglio fu assai grave p er la Spagna; e la s ituazione sarebbe peggiorata se il 10 genna io non fosse giunto da Crolone un convoglio con 60.000 tomoli di grano.


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Mentre arrivava la notizia che da Tolone erano partiti 3 vascelli , alcuni hastimenti minori e parecchie tattane cariche di munizioni e che vi si stav:1no allestendo altri 9 vascelli destinati all'Italia, continuavano i combattime nti in tutto il Reame di Napoli. Il principe di Macchia era rimasto ucciso in uno scontro cogli abitanti di Pastena di Salerno; ma Don Paolo Spinelli, con 500 uomini aveva preso P:1ola ed altri luoghi vicini. Per contro erano insorte le città di Cosenza e Nicotera in Calabria, Bari e Monopoli in Puglia e Celano in Abruzzo, il cui :1cquisto aveva portato due cannoni, molte munizioni e 1.000 rubbia di grano al Popolo, che aveva conquistato anche Venafro, in Molise, cd Ave rsa, minacciata da un esercito mandato da l duca di Guisa. La caduta di quest'ultima aveva obbligato il duca di Maddaloni a ritirarsi a Capua insie111c a molti baroni fedeli al Re, mentre il Popolo s'impossessava delle 111unizioni e dei 40.000 tomoli di grano ammassati in città e correva ad assediare il nemico a Capua. Nella seconda quindicina di gennaio proseguirono i combattimenti, con tilla scaramuccia nei pressi di Celano, la conquista popolare di Avezzano, !'in.surrezione di Bitonto e Lecce e l'assedio di Teano intrapreso da J>apone. Ma le cose stavano cominciando a non andare più troppo facilmente per gli insorti. Un primo segno fu la partenza della flotta francese, diretta :1i porti della Provenza per riorganizzarvisi. Poco dopo si seppe che se n'era andata anche la famiglia del duca di Guisa, rientrata a Roma, poi il nuca incominciò a battere moneta "intorno la quale da una parte vi è il suo nome, et in mezzo Senatus Popolusq. Neapolitanus.- e dall'altra parte S. Gennaro, con il motto attorno; Rege et protege nos_,,1.xvu Un secondo conio - pezzi di rame col nome del clL1ca di Guisa "e !'arme del Popolo da ima parte, e dall'altra molte spiche di grano, con le parole attorno, Pax et ubertas."LXVTn - si ebbe poi a metà febbraio, il che poteva essere interpretato come un segno sia di autonomia della Repubblica, sia di sua caren:La di Liquidità e di oro. Ai primi di marzo sarebbe stato poi acquistato dai calderai di Napoli tutto il rame delle loro botteghe per destinarlo alla zecca, dove circa 40 addetti lavoravano al conio delle nuove monete d'oro, argento e rame, che entrarono rapidamente in uso: "Le ... . monete nuove ... grandi d'argento vagliano 15 grana che è mezzo testone, la più grande di rame tre tornesi, e l'altra dui."'-XJX Comunque stessero le cose, la partenza della squadra francese consen tì a quella regia cli prendere il mare con una relativa tranquillità per appoggiare le operazioni delle unità terrestri. Diciamo relativa perché a scorrere le cronache e le corrisponden ze del periodo la situazione appare invece mutevolissima e caotica, con improvvise variazioni di forza dell'una o dell'altra p arte da un giorno all'altro. Ne risulta chiaramente l'impossibilità di riu.scire a pianificare akunchè a lunga scadenza per entrambi i conten-


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denti, sempre assillati dalla necessità di mangiare e rifornirsi; e si capisce quale importanza rivestisse per il Popolo ad esempio il ritrovamento ad Aversa di 15.000 botti di vino e gran quantità di legumi. Tanta incertezza indusse lo Stato Pontificio a preoccuparsi p er la propria integrità e, d'ordine del Papa, vennero inviate a Benevento, Terrac ina e negli altri territori di confine "alcu ne compagnie difantaria, che si trovavano in Roma, per tener guardate quelle.frontiere da ORni invasione. " LXX Sempre nella seconda quindicina di gennaio furono proseguiti da parte p opolare gli assedi di Pozzuoli - nonostante una vigorosa sortita d el governatore marchese di ruscaldo - e di Capua, mentre gli Spagnoli ope ravano lungo la costa tirrenica. "Sono usciti 300 jànti dal presidio di Gaeta per ricuperare il forte luogo di Sperlonga posto sù la marina, secondati da sei galere p er mare, et accostatesi, et sparateli molte cannonate, ne sono stati rigettati con morte di molti: Nel ritornare indietro li dd. 300 fanti havendo attaccato il fuoco d'Jtri, l'hanno preso, e quasi rovinato con ricco bottino."= Intanto Chiaia si consegnò al Popolo, che vi catturò 200 spagnoli e assediò poi la "Torre dell'Annunziatd', mentre un'altra galera regia disertava per unirsi agli insotti e si aveva notizia dell'arrivo in Sardegna di n avi spagnole dirette a Napoli: cinque hrigantini carichi di grano e con 300 fanti a bordo, che sarebbero giunti verso la metà di febbraio. Poi disertò a nche la galera Capitana di Sardegna "mentre da Napoli si portava à Gaeta con quantità d'argenti, e scarlatti."1.xxu Nell'entroterra Papone abbandonava l'assedio di Teano, marciava verso Sora, l'assediava, prendeva I3alzcrano, trova ndovi e prelevandovi "22 pez zetti d 'artiglieria"=11 prima di proseguire verso l'Abruzzo per unirsi ad altri Capipopolo. Volevano assalire l'Aquila; m a il locale governatore Michele Pignatelli, fece "armare tutti li soldati di milizia della Città dell'Aquila p er seroitio del Re Catt.co e l'istesso ordine ha fatto quel Vescovo a/li Preti."LXXJv e marciò al soccorso cli Fontecchio, battendo i Popolari e catturando cinque dei loro pezzi d 'artiglieria. ln Calabria Reggio insorse, si dichiarò per il Popolo, uccise il principe di Maida e cacciò gli Spagnoli d al castello Ai primi di febbraio il governo spagnolo, sem p re a corto di uomini ordinò ai suoi rc1ppresentanti a Fire n ze di assoldare i 1.000 svizze ri ch e il Granduca aveva appena con gedato, pe r impie garli all'Aquila contro il Popolo, trasferendoveli via Cortona, Perugia e Spole to. Ma il problema principale ch e angustiava la corte era que llo napoletano, ora complicato dalla prigio nia <lel <luca di Tursi e degli altri n obili fatti catturare dall'abate Peppo, che e rano degli ostaggi preziosi. Guisa lo sapeva, tanto c he per riscatto aveva domandato la cessione di molli cannoni e di tutte le galere della squadra di Nap oli, che erano pur sempre una quarantina.


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l tentativi di conciliazione e i combattimenti di febbraio

Don Giovanni <l'Austria pubblicò un bando nel quale assicurava il manle nimento delle promesse fatte in nome del Re di abolire le gabelle e la sostituzione di alcuni funzionari nominati in precedenza <lal <luca d'Arcos. I >oi si mostrò a cavallo per Via Toledo e Via Monteoliveto il 6 febbraio insieme ad un gran corteggio e.li nobili, in modo da ribadire l'autorilà regia e di mostrare di avere il controllo della Città. Subito dopo fece uscire un secondo bando, nel quale ribadiva le promesse sui privilegi di Carlo V e annun<'iava il perdono ai rei di lesa maestà, facendo rilasciare alcuni civili <li parte popolare e, poco dopo, 300 soldati napoletani prigionieti, ai quali donò un ducato a testa. Non servì a nulla e s i tentò un'altra via; ma il sicario travestito cfa frate ed armato di pistola mandato ad uccidere il duca di Guisa fu :1rrestato. l risultati ottenuti furono l'arrivo cli 100 svizzeri come guardia personale elci Duca stesso e una reazione militare popolare: vennero cambiate di posto le batte1ie, mandati i 4.000 uomini del Mastro di Campo Russo (o l{ossi), poi sostituito dal signor Battany, ad assalire Pozzuoli; e finalmente ai primi di marzo il presidio - 200 uomini - si arrese con gravi perdite. Entrambe le parti intanto rbentivano <li una certa carenza di viveri e le operazioni militari andavano quindi intensificate almeno per potersi sfamare. La Repubblica napoletana procedé ad un nuovo rimpasto delle caric he 1'8 febbraio, eleggendo diversi "Consiglieri di Guerra" e nominando Ascanio Filomarino, nipote del Cardinale Arcivescovo, Mastro <li Campo Generale delle Milizie della Città, con due consiglieri, un luogotenente e buonissimo stipendio. Il 16 febbraio, domenica, si seppe che la flotta francese arrivata a Tolone era stata posta in disarmo, togliendo l'artiglieria dalle navi e ricoverando in ospedale 400 uomini, ma già fervevano i preparativi per la ripresa delle operazioni, poiché a Marsiglia erano stati varati tre nuovi vascelli. Contemporaneamente arrivò la notizia che a Madrid il re Filippo aveva ordinato la partenza per Napoli di una squadra di 24 vascelli, con 2.600 uomini e lettere di cambio per 600.000 scudi. L'attività navale, anche se ridotta a causa della stagione, n on era cessata. Un vascello francese si sfasciò sulla costa san.la, nei pressi di Cagliari. L'equipaggio si salvò, recuperò parte delle artiglierie e s'impadronì d 'una fortificazione costiera asserragliandovisi per ottene re buone condizioni di resa da parte del locale viceré o l'arrivo di soccorsi. Le truppe v icereali sarde si mosse ro subito contro di loro; ma i pezzi leggeri d 'artiglieria di cui e rano dotale non consentirono di sconfiggere i naufraghi e l'attacco si tramutò in assedio. A metà febbraio due brigantini popolari assalirono e catturarono in mare la nave che portava i due Consiglieri mandati da Don Giovanni d'Austria a ispezionare il castello di Baia.


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Ciro Paoletti

In attesa del ritorno dei Francesi a Napoli e dell'arrivo degli Spagnoli le operazioni militari e le insurrezioni locali continuarono in tutto il Regno. A Napoli il 13 febbraio vennero assalite e prese dopo un lungo combattimento le postazioni regie di San Carlo alle Mortelle. Il 22 vennero assaliti altri posti spagnoli, ma senza successo. TI 24 altri attacchi contro le fortificazioni spagnole, che però resisterono e inflissero ai popolari non meno di 500 morti "per essere essi popolari stati traditi dal Baron di Modena Gentilhuomo del Duca di Ghisa, dal Mastro di Campo Fresco, dal cav. Michelini, et altri f:![fitiali, che non solo havevano mancato al loro dehito in non usare la debita diligenza nell'assalto, ma trasgredendo gl'ordini del Duca di Ghisa, erano andati con li loro partiali saccheggiando molte Case, e Palazzi, essendo però d'ordine di S. A. stati tutti carcerati."1xxv Alla fine del mese il Barone venne "esaminato", il che secondo il lin&'l.1aggio giuridico del tempo, che indicava come "quaestio" - domanda, esame - la tortura durante l'interrogatorio, lascia capire come mai egli rivelasse rapidamente i nomi di altri suoi complici, permettendone l'arresto e la condanna a morte, da eseguire insieme alla sua. Tntanto entrò in funzione la famosa fonderia cli cannoni cli Piazza del Mercato, colla gettata di alcuni p ezzi "di 16. j,alrni l'uno, "1.x,v..vi mentre in Puglia appariva un altro capopopolo cli nome 'l'iberio Guascione, che sottrasse Lucera al dominio reale; ed a Roma arrivava Tobia Pallavicini, sperimentato comandante pontificio. Doveva anelare a Napoli a servire sotto il duca di Guisa. Ma trovò istruzioni d 'andare a compiere un'ispezione alle forze popolari in Abruzzo e tornare a riferire ai Francesi a Roma, cosa che gli portò via quasi un mese di tempo. Don Giovanni d 'Austria proseguì ne lla sua politica conciliatoria, anch e e sopratutto perché non disponeva di forze suHlcienti ad attaccare con successo, e pubblicò un ulteriore manifesto "col quale conferma, et amplia le gratie concesse al Pupo/o dal Re Catt.co secondo la facoltà datali" i.xxvii seguito da un secondo, d ei baroni, i quali sostenevano "di voler'dare ogni sodi.~/àtione ad essopopolo"1XXVIII e dichiaravano di voler de porre le anni e di essere disposti per l'avvenire a non tenerne, almeno non da fuoco, loro ed i loro servitori, entro 1a città di Napoli.

Il tentativo di rivolta di Gennaro Annese La posizione subalterna in cui era stato rele gato non piaceva affatto a Gennaro Annesc. li denaro non valeva molto senza il potere e, comunque, certamente valeva la pena d 'aver l'uno e l'altro. Fu così ch e l'ex genera lissimo si accordò con altri due personaggi cli spicco e cercarono di spodesta re il duca di Guisa. Sabato 28 febbraio "...Gennaro Annese, Cio. Vincenzo d'Andrea proved.e gen.te, e l'eletto del


la rivolta di Masaniello in una cronaca romana del tempo ~

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j>opnlo unitisi nel med.o tempo corsero per tre luocbi differenti della Città, con spade nude alla mano, gridando, popolo mio siamo traditi, viva Dio, <'I il popolo, e ciò facevano per concitare il popolo, cbe con il solito furore (/fldasse as'ammazzare S.A. e gli sval~giasse il Palazzo. Hebbero li detti r111alche poco di se?,uito in principio, ma ciò inteso da S.A. salì à cavallo, l'I uscì à vista del popolo, con dirli cbe cosa desiderava, e che lui era pronto di morire, e spar?,ere il sangue per questa Patria. fu ?,rande la riverenza, che si portò a S.Alt.a poiché il popolo cominciò à /!,ridare, viva S.A. e ,,ioa, et alli sediziosi furono tirate molte archihugiate; l'Annese si ritirò al Carmine, e gl'altri a/li loro posti. Ha S.A. perdonato à tutti, e Mercordì V1tcenzo d'Andrea andò da S.A. à cbiederli perdono."1.xxix

Movimenti francesi: Marzo 1648. Il 6 mar:.w gli Spagnoli diretti dall'Ingegnere Maggiore di Don Giovanni d'Auslria presero il posto popolare di Porla Medina, catturandovi 15 insorli, contribuendo ad agitare ulteriormente le acque. La situazione si calmò quando Sabato 7 marzo si seppe che Giovanni Luigi ciel Ferro, consigliere della Repubblica di Napoli, mandato come ambasciatore a Luigi Xlll, e ra giunto a Parigi ed aveva domandato ccl ottenuto che il Re ordinasse il rapido riarmo della flotta in aiuto a Napoli. Ma si apprese pure che "l'Arciduca /,copoldo noleggia 20 vascelli Olandesi in servitio del Re Catt.co da valersene in mandar Renti contro Nap.ni per ridurli all'obedienza"1.xxx sia che da Tolone erano parliti due vasce lli da guerra per soccorrere i Fran cesi naufragati in Sardegna. L'apprestamento procedé più in fretta delle notizie che lo riguardavano, vislo che l'indoma ni si poteva scrive re che "In Provenza si accelera l'armamento dell'armata navale francese, p er esser pronta alla vela al principio d'Aprile, venendo in quei Posti trattenute tutte le tartane, e IJreP,antini."LXXX' In reallà g ià per la metà di marzo dovevano essere pronti 16 vascelli a Tolone e tulle le galere a Marsiglia. Il resto della flotta sarebbe stato allestito con maggior calma, anche perché si aspettavano dall'Olanda "molti uascelli con )!,enti di quella nationd'1 1 e si sapeva che a Cadice erano pronti a salpare pe r l'Italia 20 grossi vascelli spagnoli.

·=

L'Abruzzo J.e cose cominciarono a volgere a favore della parte regia con lentezza

nelle zone più lontane da Napoli. Se ne e bbe sentore da quanlo avvenne in particolare in Abrnzzo tra febbraio e marzo. Com e si è visto, a fine


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Ciro Paolelli

Febbraio don Miche le Pign atclli aveva terminato di fott ificare e m u n ire l'Aquila e si prepa rava a ripre nde re Celan o . C'eran o stati de i sospetti di complo tto . Due persone - Giro lamo Riviera e Giuseppe Pczzola - erano state incarcerate nel castello d ell'Aq uila coll'accusa di fome ntare la rivolla , me ntre Sulmo na e Po po li eran o prese da l Cap o p op o lo do n Carlo di Sangro "disgustato da d .o PiP,natelli."1x xx1 11 Poco d o p o anche Sora s i d ava al Pop o lo seguita d a a ltre località minori. L'arrivo cli To bia Pallavicini a Cela no , l'avvicina me nto di un grosso corp o d i insorti e la presen za di 400 uo m ini in armi radunati d al figlio d i Pezzola, indu ssero Pign atelli ad o rd inare a i citta dini di armars i e di tenere un lume acceso alla finestra du ra nte la no tte, p e r rischiarare le strade cittadine ccl impedire sorprese. Ma il 15 ma r7.o la s ituaz ione si capovolse. O ch e fossero realme nte incolpevoli , o che a vesse raggiu nto un accordo c on loro, Pignate lli scarcerò i d ue sospe tti dichiara ndo li innocen ti. lmrnediatam ente e ntra mbi s i d iedero a riunire arma ti a servizio del l{e contro g li insorti. I Pop o la ri s i d iv isero in due colonne: la p iù grossa si stabilì intorno all 'Aq uila , l'a ltra si diresse a Cittaducale p e r im padronirse ne. Nel fratte mpo gli a bita n ti cli Sora, delu si d al regime rivolu ziona rio, s i accordaro no cogli Spagno li consegnando lo ro la città rc introdu cenclovcli durante la notte. L'esem p io fu seguito pochi gio rni dopo da Isola Liri. La situaz io ne restava mutevole in tutto il Regno. G i::ì in febbra io mo lte cittadine e te rre pugliesi aveva no invi:ito deputati a far atto d 'o b bedienza al d uca di G uisa ed alla Repu bblica, Cassano e ra passata al Popolo e da Uovino , conquistata d al Capo p opolo Passino, venivano mandati a Napoli orzo, g ra no e fave in g ran quantità. Un a ltro Capo po po lo - 'l'iberio Q uercio ne - scorreva la Pug lia per approvvig io na re la capitale d ella Re pubblica. Pure pe r il Popo lo si d ic hiarò il conte d el Veglio , la cui adesione permise di pre nde re Al tamura, C rav ina , C:~1stelbne ta e Matera. La reazio n e cons isté nel mandargli contro iJ Mastro di Campo Bovapianola, me ntre il conte cli Conversano m arciava con 200 soldati su Taran to, presa dai Po polari, rec uperand ola ed impiccandovi il Capopopolo ed alcu ni dei suo i segu aci. Nel fratte mpo il principe O rsini d 'Amatrice seppe che i su o i vassalli si stavano radunando pe r raggiungere i.I numero adatto a dotarsi d ' un proprio Capop o p o lo cd anelò a disperderli con 50 cavalie ri . Ne fece impiccare tre che riuscì a cattu ra re e mise in fuga g li a ltri. In Campania continuava in ta nto l'assed io d i Capua, ma le linee no n erano strette come avrebbero dovuto, tan t'è vero c he da lla città uscirono il p rincipe di Rocca Ro mana e il marchese di Pietra Molara con 500 fanti e 200 cavalieri. Recuperaron o Isernia e Venafro, raggiunsero e saccheggiarono Pietra Mo lara, poi si diressero verso San Ccrmano.


IL1 riuolla di Masaniello in una cronaca romana del rempn

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Conte m porane ame nte 8.000 po polari aveva no ma rciato su Ariano per garantirs i le com unicaz ioni d a que lla p arte. Giuntivi a bbastanza rapidam ente, 5.000 d i loro rimasero ad assediarla . Dopo un assedio no n lu ng hissimo , il coma ndante po pol a re, il g uascone Sig no r dc Ville p roux, la prese. Gli in so rti vi tagliarono la testa a i d uchi d i Salsa ilo nito, a i loro figli , ai marchesi d i Bo na lbe rgo e di Sa n Maro, a ll 'Ud ito re Russo e ad a ltri pe rs onaggi, mandando n e venti prig io ni eri a Na po li in tre carrozze, ins ie m e a 50.000 to mo li di grano e 18 piccoli pezzi d 'artig lie ria. Co n q uesti ultimi Ville pro ux p e nsò di puntare ve rso la Pug lia per a iutarvi i locali capipo po lo.

n nuovo viceré e

il periodo finale della rivolta

Alla fine di J'chbra io e ra intanto arrivato a Genova con un convoglio d i sei gale re d e lla squ ad ra di Na po li il viceré uscente, d uca d 'Arcos, con tutta la famiglia , incrociandosi in ma re col conte d 'Oùatc, che da Roma , per Te rracina e Gaeta, s i era imbarcato su una sc..iuac.lra d i tre gale re pe r raggiungere apoli , dove sbarcò )'8 marzo, do p o che il viaggio gli era stato funestato da l ca nno neggiame nto inflillogli d a lle p ostazioni rivol uz io n arie d i Posillip o , c lic :1vcv: 1 11cciso due rematori e f'critn morta lmente il Pagatore v icereale. Pe r prima cosa 0 11ate te ntò la libe ra zio ne d i Fo ndi , ma fallì; e no n fu un bu o n iniz io, visto l'a nda me nto gene rale s fa vorevole alla Spag na . Ai primi di marzo infa tti la sit11a z io ne regia in Abru no sembrava p eggiorata. I Po p o la ri bloccava no le vie d 'accesso a ll 'Aquila dal lato di Pe nne, imped e ndo l'a ffl usso cli o lio , sa le e altri gene ri necessari. Chie ti passava a l Po po lo g razie a ll ' inte rvento del Ca p opopolo Ca rafa duca d i Colle pietra , nomi nato d a l du ca di Guisa Mastro cli Ca mpo c--;-e ne rale della Provinc ia d 'Ab ru zzo. Man ma no il blocco intorno alla città si estendeva e , a metà mese , g li insorti s i e rano impad ro niti d i Paga nica, Bagn o, l.3a rig na no, Poggio pia ce n za , Co ll e pietra , Pizzoli, San Marco, San Vettorino , Scop pito e Collcttara . Me ntre i Po p ola ri s' im padronivano di un convoglio vive ri di 2"> some di munizio ni e sa lumi c he vi s i d irigeva, L'Aquila ri ir,ase priva a nc he d e ll a legna da a rde re, cosa che impedì ai forna i di c uocere il pane e determinò un'ul teriore sca rse:aa di v iveri, a ll a q uale Pig n ate lli trovò una lllezza solu zio ne fa cen do abbatte re ogni al be ro o a rb us to che si trovasse into rno alle mu ra e rinfo rzando queste u ltim e con la costru zio ne di nu ovi bastio ni. Nello stesso pe rio d o i combattiment i con tinuavan o anche a Napo li , d ove si as pettava con ans ia la flo tta fran cese; ma no n sembrava grave la s ituazio ne delle vettovaglie, alme no per alcu n i generi. In una le lle ra d atata 5 s i trova infatti che: "Li oioeri sono assai a buon mercato, la !agri-


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Ciro Paolelli

md~ non vaie più di cinque tornesi lu carrafa, e quu/fro il gre>co. È impossihile il puter descrivere Lu quantità, e mercato de'.frutli, hastiui dire, che li pi1ì belli pomi non vup,liuno che tre tornesi il rotolo; vero è che il /Jane è caro, et ad un huomu civile non bastano tre baiocchi di pa11e per pasto: q1testa sera un Ovaru per un giuliu m 'ha portali 2 1 ova ... "1.xxxiv forse a nc he pe r questi motivi cominciarono a c ircola re le voci più d is parate, come q ue ll a d e ll 'intenzione del duca di Tms i di passare a l serviz io d e lla Ke pubblica o d i ri tirars i nelle proprie terre vita natural du ra nte, lasciando pe r sempre il servizio degli Sp ag noli, pe rché da p a rte lo ro non sembravano d isposti a riscatta rlo . Del resto la posizione dei Porolari appariva ancora piuttosto solida; e certame nte lo sernbrav~1 quella del du ca di Guis,1, h1 cu i effigie campeggiava sulle nuove monete e le cu i scuderie ospitava no 40 o 50 cavalli d i gran razza. Ma l•:nrico di Lorena era preoccupato. Il perdono accordato a C,enm1ro Annese e agli altri era dovuto più a debo len.,1 ch e a magnanirnit,ì e senz;i l'appoggio de lla Fra nc ia non si r o teva a ndare ava nti . Aveva rreso pa recchie precauzion i: aveva privato Gennaro Annese elci comand<, del torrio ne ciel Ca rmine, dove faceva cambiare in conlinua7.ion c la gu a rdia, visto che s i era scop e rt;i una cong i11 rn per consegnarlo agli Spagnoli; cd aveva sp e dito a Rom:,, dove e ra g iunto il 22 marzo , il capita no d e lla s ua g 11a rcli:1 perc hé sollccilasse, trnm ile g li ambasciatori di fran c ia presso la S,inta Sed e, la parte nza de lla !lolla da To lo ne. Dal c,mto loro g li Spagno li stavano m uovendo tlltlc le forze disponibili e te ntava no ogni via per vincere. A Mila no si e ra designalo il Comm issa rio Gene ra le Eraclito Morone per condurre a Na pol i un primo contingente di alcune centinaia cli fa nti e s i arrendeva don Cristoforo Velas(Jucz, che avre bbe preso il comand o d 'un a ltro contingente di 1.500 uomi ni 26 colla stessa destinazione. AILrettanti dovevano arrivarvi dopo essere stati imba rcati a Caglia ri s u una squadrn salpata da Cadice ; e altre truppe si stava no ritirando dalla fro ntie ra r011og hesc sempre per venire in Ita lia. Pe r di più la posizione d egli Spagnoli stava lentame nte miglio rand o. A apoli scarseggiavano alcune d e rrate, cosa che di solito indeboliva più gli insorti c lte i Regi, me ntre in Ca la bria ce1te citt,ì e ra no ripassa te alla Sragna "per il mai trattamento, che aveva11u da Capopoputt 1>.rxxv e "Cosenza cmz 96 suoi Casali con manifesto d i stampa si era dichiarata di voler contirl1/are nella divotione di S. M.tà Catt.ca et esortava le altre Ci/Là a far U stesso." 1.xxxv,

Ouvrehlx~ int<'ndere il vino ancor oggi noto come · 1:,crhyma Chrisli .. "'' Pre111esso che i Napuk:1:tni non poicvano am,olarvisi , per l 'ovvio ri.~chio di diserzione una ,·olta ne l lf':'ltro opt->r:,llivn, -:t c hi acct•t1: 1v~1 d i e ntrare :t farnt:' p ~1rtc sarchl"XT<> s1 ;1ll' corrispo:,;tc due lllt'~alc: <..li !,

paga anticipata.


La rivolta di Masaniello in una cronaca romana del tempo

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La fine della rivolta

Il 28 marzo si seppe che e ra stata scopetta una congiura pe r uccidere Enrico di Lorena il 25 marzo, g iorno dell'Annunciazione, me ntre presenziava ai festeggiamenti. TI Duca e ra stato avvisato da uno dei cong iura ti, c he gli aveva detto che, d opo la s ua mo1te, il posto di Port'Alba e molti a l.tri ancora dovevano essere consegnati agli Spagnoli. I colpevoli vennero a rrestali, processa ti e condannati a mrnte , ma fu uno d egli ultimi atti del governo della Regia He pubhlica Napoletana. Per il momento comunque l'attività militare procedeva irnpe1te rrita . Altri rinforzi spagnoli gi unsero nei gio rni seguenti - prima 500 fanti sba rcati da un vascello, poi due ga le re di Genova con ingenti somme di denaro - mentre i Popolari facevano sgomberare in 13orgo della Verg ine gli abitanti di Borgo Sant'Antonio, destinato ad alloggiare le truppe francesi in arrivo coll a flotta . Nel Kegno proseguivano i combattimenti. 11 Signor de Villeproux s i slava d irigendo in Puglia; 100 cavalie ri popolari erano stati sorpresi dal presidio di Capua mentre cercavano viveri n elle campagne ed erano s ta ti assaliti e battuti ; il cont e di Con versano a veva reali zzato una ragliata impo nentc pe r 10 miglia intorno a Bari. Po i improvvisamente il 6 aprile si sparse la notizia c he la rivolta era fi nita: la Spagna aveva g iocat< > be ne la carta della corruzione e d ella congiura , aveva ripreso i contatti con Gennaro Armcsc, col Provveditore del Popolo don Vincen zo d 'A1K lrea e don Virn:cnzo Antonio Capobia nccP e, colmatili di promesse di tutti i generi - poi manten ute - li aveva convinti. Così don Jua n de Ot'iate e altri ministri regi "ap,giustata l'intelligenza col Generale Gennaro Annese di consegnarli alcuni posti, nomenica si com municorno, .fàcendo anco esporre l'orationi delle quarant'hore, et il lunedì matilza su le 79 horefecero dare l'assalto tì tutti li posti, e mentre il Duca di G'hisa accurreua alla df/esa di quelli, d. 0 Annese introdusse li Spagnoli nel µusto di S. Sebastiano vicino al Giesù, e d 'indi portatosi al posto del Carmine, Cli/CO quello subito si rese, età questo accorrendo il popolo nubile, cominciò a gridare, Viva Spagna, del che spaventati li popolari, gettorno le armi ill terra, e presidiati da Spagnoli detti posti, il d. Se.mo Don Giovauni dA1tstria si po,10 col Conte d 'Ognate, et Eminen.mo Filomarini alla Chiesa del Carmine, dove fù cantato il Te Deum, e ........ .Jit poi saccheggiato il J>a/azzo del Duca di Ghisa, il quale essendo fi,tggito da Napoli per retirarsi à Benevanto, fu vicino a Capua dal Generale della Cavalleria Poderici suvruppreso, e .fàtto prigioniero con molte sue Camerate, condu0

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V:issallo del Principe dì Fmnc:ivilla, quest'ultimo venne roi incaricalo da l Viceré e d n Don

Giovanni di andare a Madrid a riferire a Filippo IV come si e rano svolti i falli e ru mun ito dn cntr-.1111bi di una rau :o manclazionc , sempre per il lle, perché g li fos.sc conferito il Vescov,ito ti.i C;1ss:1110 come compenso della parte svo lta nella pac ifir:1zione.


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Ciro Pttolelli

cendulu in quella Città"Lx.xxvu, dove fu trattato ",1lb grande" come lui stesso scrisse a lla moglie, e lasci,1to libero, sulla parola , di girare pe r la c ittà. Comme ntò un corris ponclcnle: ·'Sono rimasti liberi li sig.ri Duca di 'fì11 -si .... et al!ri, che ii mesi passati.furono falli priµ,io nt_·,1x""v 111 Il primo arto de l ripristin,1to Gove rno regio ru il proclama con c ui f)o n Giova nni d 'Austria, ben conscio de lla debolezza d e lla Spagna , pe rdo nava tulli e concedeva tutto, o poco me no. "Fhilipj.Jus Dei (;rafia Rex. & c. n. Giouanne I >'A ustria C7ran l'riure di Castiglia E di leone Couernatore Generale di tutti /'Arme Ma ri/ime di Sua Maestà, e suo 1'/e11iputentiario i11 uiltiì del Neal Privilegio. Spedito in Madrid a /li 11 di (;ermaru del present<! Anno ! 6-18' in undici capitoli stabiliva " 1111 primis concediamo in oil1lì di detta Plenipotn1za l'indultu & aholitione ge11erale, e generalissimo à d. Fidelissùno Pupulo, ta 1lto di questa Città di Napoli quanto di tutto il Regno ..... li Ordiniamo, comandiamo, e fa cciamo g ralia, che tulle l'impositioni e gabelle irnj.Joste sopra le cose comestihili, cioè (;rana, Furina, Org io. {: Vena, l'esce, Oglio, l.egumi, 01Je, <' Capre/li, Salum i, e Sttlsami, Canw. e formagg i, Fmtti, Vino ( in quanto però alla gabella del ducato a hulle) siano estinte e tolte .... e che ma i per l'auuenire si pussano i111pmwre supra 0

det!e cose... ."1.xx.,._,x Tra lasciando le q uestioni politiche e soffe rmandoci s u <.JUe llc militari, la parte interessante e rn nell'articolo ciuarto: "IV Vogliamo, e/acclamo g ralia

al d .fideliss. Popolo, che si bene lutti f'Q[/ìciali di Guerra, c 'hanno ha[lu/o carico dal d. fideliss. Popolo. con nccasion' delli passali /111n11lli resh111u reformati, ad ogni m odo vogliamo cbe godano li bollori, e titoli, che godono li altri rr:furmati della nostra lllilitia insino al g rado di Mastro di Campo inclu.sivè, ma senza soldo"xc c he implicava il riconoscime nto sostanz iale e forma le della valid it:ì dei brevetti concessi, come se la Regia lkpuhblica fosse stata un'e manazio ne lega le ciel governo regio degli Asburgo. L'edillo sortì l'dkllo spe rato: Na poli s i c tlmò ; g li Spagnoli ripresero possesso de i to rrioni e delle po rte dell:.i citr:ì, co lmarono le lrincec e trasportarono a Castel de ll'Ovo tulli i cannon i popola ri , me no due c he la gente volle te ne re finc hé non fosse stata sicu ra della loro h11onafcde. Che l.1 situazione fosse tornata rosea lo s i vide quando il conte cl"Onale condannò a ll'impiccagione alcun i soldati spag no li perc hé avevano "n thhato ad un popolare certe calzette!', causando una mezza solleva7.ione; 111a i rapporti fra Spagnoli e Napoletani erano ormai to rnati tanto buoni c he "m en tre andavano al patibolo, l'istesso Popolo li dimandò in gratia a ' S.IJ. che glieli concesse_"xu L'esempio della ca pitale venne seguito da Aversa , Sale rno c d altri centri minori . Aci ogni buon conto cominciarono ad affluire a Na poli parecc hi cavalie ri e nobili con i propri uo mini chiamali da Do n Giovanni, il ciua lc voleva avere per il principio di maggio '· 1111 esercito poderoso, per quello poterne occurrcre."xr.ii


ILI

ril10/tu di Masaniello in

111w

cronaca roma11u del tempo

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Non si trattava di una prL:cauzion e inutile s ia per il prossimo ritorno d e lla flotta francese, s ia p er la situazione inte rna del Regno , ancora turbole nta in va ri luoghi. Ad esempio continuava l'assedio d e ll'Aquila , mentre le truppe regie di Pig nale lli erano ferme a Te ram o, in allesa cli unirs i a quelle concione da Savelli per marciare insieme s ui Po po lari. Nel complesso la pacificazione procedé be ne , me ntre il 20 maggio il duca d i Guisa veniva trasferito a Ciaeta con u n 'imponente scorta di 1.000 fanti e 500 cavalli a l comando del Po de rici, il quale doveva poi coi medes imi uo mi ni puntare verso l'Abru 7.7.0 contro i Po pola ri , Nel frattempo a Madrid ci s i preoccupa va di o stacolare con n.1tti i m ezzi la parte nza della flo tta francese di cui s i e ra av uta noti7.ia. Fu probab il mente o pe ra d i agenti spagnoli il fallito ten ta ti vo d 'incendiare le galere francesi ne l porto di Marsiglia. Ma la fl otta p a rtì ug ualmente e arrivò in vista di Napoli il 5 giugno, con a bordo un contingente coma ndalo dal principe Tomm:1so di Savoia. Al lora s i vide quanto la pacificazione fosse reale , perché: la po p o la7.ionc si mantenne tranqui lla e non a iutò in alcu n modo lo sba rco tentato lo stesso giorno dai Francesi a Posillipo , come non aiutò l'opera7.ione a nfibia e ffettuala contro Procida il 5 agosto. Stessa sorte speli<> al terzo sb arco, farto a Vietri. A quel punto il princ ipe To mmaso d ecise che no n valesse la p e na insis te re e , il 19 agosto, mise le prue a l nord . li 2:.-S sette mbre a nche b squadra d i don Ciovanni d 'Austria partì per la Sicilia , cli mi lui era slalo n o minato vicLTl'. rinì così l'ultirn;i operazione it:cdiana legata alla g uerra de i Tre nt'An ni. A lla fine dell' inverno 1 (>48 Spagna e Olanda firmarono il p rimo dei trattati della Pace di Westfalia , appare nte mente la pace scese s ull' Ita lia del sud e la Kivolla di Napoli passò a lla storia, a nche se, rimasta legata al no m e di Masanie llo , sarebbe sempre apparsa ai poste ri come assai p iù c:ircoscriLLa e breve c he in rea lt,ì.

BIBUOGRAHA

fonti d'archivio e fonti a stampa coeve

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40

Ciro Paoletti

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Copia d'una l.ettera venuta di Napoli da1Ldo avviso e ragguaRlio della I<evo/11.zio11e'', lrascriua in: '·/!j]è meridi Cm1ari Fehei, Volume secondo, ( busta 74), ann o 1616 - 1<>47; pag. 110 recto. <;ew1aru Annese Generaliss.o del jìdeliss.o Popolo di Napoli e suo Regno, in N apoli, per G iarnmo Caffaro, 1<>47, del 26 ottobr e 1647. Ma11[/ès10 dei fedelissimo Popolo di Napoli, Tn Na poli, per Secondi no Ro11c1gliolo, Stampatore d el l'iclelissimo Popolo , d d 17 ottobre 1647 . <,iova n ni, JJreve Re/a/ione della Ci/là e I<egno di Napoli, Raccuila eJàtLa stampare da Gio. Orlandi in Napoli, Tn Napoli Appresso Francesco S:iv io , s.d. ( ma 1647).

O tlL\NDl,

l'hilippus Dei Gmlia Rex, & c. 1J. Giooaww D'A11slria Gran Priore di CasliRlia h' di l e(J//P Governatore c;enerale di tutti !'Arme Ma rii ime di S11a Maeslà, e suo Pleni/)olenliario i11 uirl1ì del Real PriuileRio . SpedilU in Madrid al/i 11 di Gennaro dei presenle Anno JG/f8, in Napoli , 1648

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'" Idem, pag. 15'). verso. 1 ASI{, J:.f fi·111<'ridi n ·mari - Fl'ix -i. hw,1a 7/4, <.i>j,ia d '1111a Ll'ttero 1v,1w1a di Napoli dm111o a v/Jisu e r ag,f.iu"g/iu d<'ll<I Neml11z io11e. pag. 1'10, rcc10. l'i l<l i:111, i, i. "

'i

h..lt.:111, ivi.

" Idem. ivi .

'" Idem, pag. 140. vi:r,o. 11 1 ' Idem , iv i.

"' Idem, pag. 141 , rec to. " ('; 1rlo CAKTARI. D<' NC'apolita11u //1111111111, in ASR, r1fe111eridi Cm1r tri - Fehei, busta 71, p~g. 142, r cCIO. '" l dl'm ,

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Oro JJaolelli

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l<km, pag. .ll 4, l"C'CIO.

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/)e

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11

'

IÙ<"rll, ivi.

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01

\LI II

ltle1n, ivi.

A11011i1110 (d:1 :ide~so Anonimo 1° ), Leller:1 del 2/4 dice11 1hre 1647, inserita i11 ASR, lij}i•meridi

Cmtari - J·,•hl.'i, bus ta 75, pag. 'l.l., reclo. 1111 'L

Anonimo (d iv<·rso dal p n:ct!denle, d:1 adesso Anonimo 2° ). k lle 1~1 d:1 Napoli trasnilla cfa ,.:irlo CAKIAKI in, lij}i•111e1'i<li (.'tll1wi - F('hl.'i, husla 75, p:ig. 2.3. reclo. '"' Anon imo 1°, Le llera dl'I 2,t dic<.:111lire I 647. inserita in ASR, l ij}i•111c:ridi <.'tm ari - Fdx·i. bus1a 75. pag. U . , f<'CtO. "Anonimo 2°, kner,, da Napoli tr :i~nilla da Ca rlo CAlffARI ili. l ;j]<m1N'/di c,.11'/ari - Fel1<•i, b usta 7=,, p,1g. 23, recto. " Ano 11irno 1°, l.c tt c 1~1 del .l4 d icC'mhre 1647. inserita in ASI<. l:,{(e111e1idi c,-,,1ari - Fehei, h11sta 75. p:ig. 22 recto. u, Anonimo 2u. l.cllcra del 24 d icem bre IC./47. lrascrilla in ASR. J!ffi•mer idi <-:a,tmi Fcbei, bus1:1 75, pag. 23. v, ·rso. "" Ano nimo l 0 , l.clle r:1 del 2'1 dice111i>re I647, inserita in ASR, l ij}i'111<'ridi C'tmari - fr/:,d , l>usla 7';, pag. U rec10. u, J\.JJonimo 2°, Lt'll<.:1~1 del 24 dicembre ] (H7. tr.,~nina i11 ASR, HJ}i•111('ridi Cwtari - Felx•i. b usta 75. pag . .l:$, V<'rso. 1., Anu11i1110 1°, l.l'lte ra del 24 dicembre 1647. inscrit;I in ASll , 1:J]èm eritli Cat1wi - Febei. b u s1a 75. JXtg. 22 rce10.


la ril'olta di Masaniello i11 w1t 1 cronaca mmtma del tcm/Jo

4.J

1

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'-'

11

ldcrn, ivi.

Anonimo. Lcttt'1:1 d:1 husl:t 7">, pag. 25. Vl'rso. LX I\" lde111. ivi. L\tn

fdt'III . ivi.

LX\'

1

"

a po li del 7 gl'nnaio 1648. tr:1scrin a in ASI{, I J]i.•111eridi ( ,'a rtari - Fehl.'i,

1

1 11 "'

Idem, da p:1g. 2H, rct'lo, a p;ig. 28, verso. Carlo CARTARI , tDi.·111<'1'ùli 0 111t1ri - h :bei, in ASR, busta 75, pag ..'IO, recto.

L, ,m ldc n1. pag. :;2, verso. 1 ·" ' Anonimo. kttcra da N:1 po li dd 7 marzo 1(-.48, trascritta in ASR, H/Je111eridi Car/a ri - Felxd, hust;1 75 . pag. 68, reuo. "' C.arlo CARTALll. op. <'il. , bus ta 75, pag . .'H , recto. 1 -''\' l.~~II

lclc n1. pag. 3H, verso. ldt.'111 , p:_tg. 52. Vt'T!'.I >.

'-' ·" 11 Ide m. rag . .W. rt'l'IO. '-'"'" ldC'm, p :,g . 15, verso.

is ,\ ld("lll. pag. (1 I . vf'rso.

L''' 1lclc 1n ,

i\ i.

11 ' ''""

l tlL'111. p :1g. &:,7, verso. l\;\;\llt lc.lt',n, ivi.

'"" Anonimo, Lc tter:, t b Napoli del 7

lll ar.1.0

16/48, lr:1.scrilla in

CARTAKI ,

op. d i.. busta 75, pag. 67,

v~r:,,o, .._. (~, rcc10. 1·"·' G \lrrARL,

o p . d t.. busta 7",, pag. 61 , verso.

L'·"'1 ld<'m, ivi.

LW"" ldeL1 1.

pag . 61. recto.

1.xx\:m ldt'1n p:1g. "52, verso.

Am•nimo. 1,,tter:1 dd 5 marzo 1(-.48 , trascritta in op. cii. , l>u~ta 75, pag. 7 1, rt'l"IO.

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1 -' " ' "

o p . cit. , b usta 75, p ag. (,7, v<'rs<l.

lden1 . ivi.

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<.AK I.\Kl.

C A NTARI.

11

ldC'lll. p:1g . 76. rt'CIO. Id, ·m, pag. 76. vC'rso. Pbilipp11s l.><'i Gralia Nex, D

c.

D . <7io1w111(' I) '/1 11slria <,"ra11 l'ri u r<' di r.a stiglitt li

( ,"m v,n1alore G'e11er11/,.. di /111/i /Ar111<' Marilil11e di S11a Maeslà.

f'

Pri11ift~io. -~i.1edilo i11 Madrid alfi 17 di Gf'1111aro del pr<'S<'III<' A11110 / 648. a11t. I <' 11. w· ldc 1n. art. IV. 1 " · Carlo C;11w ri, op. cit .. voi. 1c·rzo, b us ta 75, pag. 79, recto ,u, ldenl, ivi.

e.li [,,.•011e

s110 Ple11ipo1e11/iorio in 11ir11ì del NN1/



PAOLO f O HMTC:ONI

NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA GUERRA-LAMPO TEDESCA NELLE RELAZI0N1 DEGLI ADDETI1 MILITARI E DEI DTPLOMATICl ITALTANl. 1936-1941 Introduzione Nel val uta re oggi g li effetti de lla "gue rra-la mpo " tedesca degli a nni 39;j

1, prima c he la macchina l>dlic:a naz is ta cominciasse ad arretrare, la

to talità o qua si degli sto rici militari concordano s ulla s ua e cce7.io na le novità ed e ffi cacia. Negli anni precedenti la gu e rra tuttav ia, da più pa 1ti si sollevavano pe rplessità riguardo a lle nuo ve dollrinc di impiego del mc7.7.o coraz7.ato e d ella s ua intcr;17.io ne con le forze motorizzale e con l'artig li e ria . Lo sviluppo che questo pa1ticobrc tipo di impiego combinato avrebbe d ato alla g ue na fu dunque sorprem.h.:nte pe r la maggior pa1te d egli osservato ri europei. La rros pettiva italiana di qucst~• prodigiosa e dranunatica me tamo rfosi della gue rra moderna , è partico larme nte interessante. Lo è dal lato p olitico pe rc hé testimon ia , ;1ttraverso il carteggio diplo matico :malizz~llo, come g li eventi be llici venissero pe rcepiti da parte ita liana in modo da compre nde rne solo in parte le implica7.io ni, s pinge ndo il governo italiano a scelte sempre me no sensate, rrese sotto l'inca17.are di eventi rapidissimi. Lo è al le 111p<> stesso s ul piano militare, in quanto d a una pa11e s piega come qu esti eventi rapidissimi mettessero i ve1tic i militari ita liani di fronte ~dl'evide nza cli uno strume nto militare inadeguato , dall'altra ci restituisce, allra vcrso i documenti dcli'! Jffici o aclclcstramcnto dello Sl,1to Maggiore del Regio Esercito, il tentativo, piuttosto inefficace, d i migliorn re tale strume nto, pre nde ndo a mode llo quello tedesco.

L'offensiva veloce Il mode llo cui .si ispira va dire ttame nte la do ltrina de lla "guerra-lampo" e ra 4uc llo delle: offe nsive po1tate dal gene rale O skar von Hutie r sul fronte letto ne ne l 19 16. Tale trama offensiva s i basava sullo sfondamento dello schie ramento a vversario in un punto preciso, e sulla p e netra zio ne in 4ucsto varco di unità s pecialme nte addestrate e d equipaggiate, il cui compito sarebbe s taro di s pinge rs i rapidame nte a fondo in te rritorio ne mico e , incuranti <lei


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Paolo Formiconi

propri fianc hi , di taglia re le comunicazioni e i rifornime nti ai rep arti nemici di prima linea. Lo schie ra me nto avversario entra va c osì in una fase di progressivo .sba ndame nto. La prosp ettiva, particolare fobia di ogni solda to, di trovarsi col ne mico alle spalle e di avere le comunicaz ioni inte rrotte, induceva immancabilmente i comand;inti ad ordinare il ripi egamento d alle prime lince, per te ntare di ristabi lire un fro nte comune con Le altre unità . Tale ripiegamento si tramutava inevitabilmente in una rolla caotica , essendo eseguito .sono la costante pressio ne clell'a vver.sario che approfittava d e ll 'abbandono delle posizioni da patte degli attaccati, per inve stirli anche frontalme nte. I.a massa in ritirata, pre ssa ta da tergo dal ne mico, re trocedeva quindi confusame nte , fìno a "incontrare " le posizio ni occupate dai repa rti n emici penetrati alle ::;ue spalle. Tagliato fuo ri dai rifornimenti e con le scorte di munizio ni in esa urime nto, l'esercito in ripiegame nto ce rcava affannosame nte di aprir.si la st rada, .stretto fra il m;1rte llo d e i reparti che lo inseguivano e l'incudi ne di q uelli scivolati nelle sue re trovie. D opo un p e riodo di combattime nti p iù o me no breve, mano a mano i reparti perdevano di coesio11e, i collegamenti cadev~1no, e le unit,ì si avviavano al LOtale sbandame nto.' Questo efficace modello o ffens ivo, poi applicato con ::;uccesso dal generale von Be low ;.1 Capore tto e con ris ultati me no decisivi dal gene rale Ludendo rff sul fronte fran cese, a veva soprnllutto il pregio della rapidità, esso sostituiva le lunghe e logoranli opcrnzioni s tatiche de lla gue rra di trincea , con un tipo di guerra assa i più congeniale alla rne nLa lità militare tedesca e alle q ualità dei s uo i re parti . Anche i britannici avevano intro dotto , s ul finire del la Grande C ue rra , una novità fra g li strumenti be llic i a dis posizio ne; nel 1917 infatti , avevano f':1Uo la loro comparsa s ul campo di battaglia attorno a Ca mbrai alcuni mastoclonri m e tallic i sem oventi di forma rettangola re , c hia mati in codice lunk, ovvero "serbato i". Lo scop o ciel lo ro impiego e ra quello di .supe rare le trincee Ledeschc e di s pingers i a fondo nelle retrovie nemic he fino a g iungere a l posto di coma ndo cie l principe R11pprecht di n aviera, distruggerlo e poi ritirars i dopo alcun e ore . Più c he u na offe ns iva in gra nd e s tile dunque, quella degli inglesi e ra p iuttosto una limitata incursione eseguita impiegando mc;.:zi s perimenta li . Pianificato re d e ll'attacco e ra s tato il maggiore Jo hn Frcdrick Cha rlcs Fulle r, capo di sta to m:1ggiore del Tank Corps, il re parto che riu niva i nuovi veicoli corazza ti da lui sostcnuti. 2 ' LF.N l)F.JGI ITON, I.a g 11<'!'ru lampo, Mila no, Louganc•si, 198J. pp. 124- 125, 138. ' l\'I. pp. ]2:$-12'1.


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I mostruosi veicoli, irti di cannoncini navali e mitrag liatrici, poterono tuttavia conta re sopr.1ttutto su di un e ffe rro te rrorizza nte su soldat i tedeschi , e riuscirono, invulnera bili al fuoco d e lle mitragliatrici, a scavalcare agevolmente le trincee n e mic he e spinge rs i p er a lcune migliaia di metri o ltre la linea del fro nte, il che, in una gue rra dove ogni pa lmo di LeITitorio strappato al ne mico si pagava con centinaia di morti, era comunque un fatto ri volu zionario. Nessuno tuttavia aveva creduto fino in fo ndo al s uccesso dell'ope razione , e poco o nulla e ra stato p re disp osto pe r sfrutta re la breccia ap ena nel fronte dell e di visio ni tedesch e. Q ueste uhi.me , riavutesi dalla sorpresa, riuscirono a ricucire la fall a ne llo schieramento e, nel complesso, non pu ò dirs i che a bbiano attribuito a lla nuova arma impiegata dal ne mico un va lore eccezionale, come prova il fatto che s i guarda ro no bene d a l dotarsene significativamente. Le nti, m eccanicame nte inaffidabi li, rumorosissin1i e privi di sospe nsioni e ciuindi scomo dissimi per l'equipaggio, i veicoli corazzati ri manevano bloccati in gra n nume ro dai guasti, e la lo ro lenten:a li re ndeva un o bbie tti vo non d iffic ile per l'a ttiglie ria . L'impiego in massa nella offensiva a lleata <li Amie n~ ne l 19 18 no n delle una buona prova; benché in seguito i cornanda nli te deschi abbiano a ffe rmato di aver capitolalo solo di fronte questa nuova arma, è un fa llo che i britannici p e rdessero in barraglia più carri d i quan ti la loro indus lri,1 ne producesse. In 4 giorni di combauirnc nto o ltre il 70% d l"i ca rri ing lesi fu messo fu ori combauirnento:' Nonostante la p rova in ballaglia avesse dimostrato come il ca rro a rma to fosse be n lontano da ll'essere un anna risolutiva , l'inte resse ne i s uo i confronti non scemò del tutto , nonostante le pe rplessità di gran parte d el m ondo m ilita re. Se il carro si e r,1 d imostra lo vulne rabile infalli, ciò era d ovuto a lla lentezi'.a e a lla fre que nza de i guasti m eccanici, una volta che s i russe riuscili a costruire un veicolo affida b ile e veloce, esso avrebbe p otuto rivelarsi l'unica arma utile snrrattutto pe r risolvere il g ra nde proble m:1 della guem1 e uropea: l'immo bilità de i fron ti. O ltre a Fuller, un altro ufficiale britannico s i inte ressò a lle po te n zialità offerte dalla meccanica a lla scien za bellica. Il capitano Basi! He nry l.iddle Hart aveva visto con i propri occhi cosa s ig nificasse una guerra condotta ap plicando sistematica me nte l'attacco fronta le di fanteria su vasta sca la, p ortato contro sisLe 111i dife ns ivi robusti e strutturati in profondità. In particolare Liclclle Tiart, s i era formata la convin zio ne che ne l corso di una o ffe ns iva , la d ottrina Lracli;,.io nale di inviare i rinforzi ne i settori di maggiore resiste nza ne mica fosse cm1ta. Eg li sosteneva a l contrario la necessit::ì d i c oncentrnrc lo sforzo nei setto ri in c ui l'avversa rio palesava maggiori difficoltà , al fine di infrangere lo schieramento nem ico e d ilagare nelle s ue ' L. OFIG HTON , Lt.1~11e1ra fa111Jx,, cii. , pp. 125-126.


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retrovie. Minacciate di aggirame nto, anche le posizioni nemiche più solide sa re bbero state abbandonate. A c hi credesse in un tale concetto o ffensivo, non poteva non piacere la possibilità di adopera re dei veicoli veloci e prote tti per supe rare trincee e re ticolati e rortare l'affondo ne l retrofro nte avversa rio. Le idee di T.iddle Harl dun(Jue, si presentavano curne d e l tutto com plementari a que lle di Fuller, alle quali forniva no un resp iro strategico più ampio, inserendo l'impiego d e l mezzo corazzato n u n in una incursione in un trallo d e ll a linea ne mica , m a nel contesto di un as:;alto generale a l fro nte avverso. ' L'implosione del Re ich federale tedesco, 11nit,1 a l contempo raneo naufragio della millenaria monarc hia asburgica, pose fine alla g uerra m ondiale prima che le teorie di Lidcllc Hart e cli Fu llcr potessero essere messe in pratica, lasci,tndo in J)iù di qualcuno il clubbiu sull a reale utilit:ì d e ll'utilizzo su la rga scala de ll'arma corazzata . Tutti e rano con cordi s ulla necessità di evitare un 'altra gue rra cli pos izione, ma pochi con venivano s ul fatto c he i veicoli corazza li fosse ro la ris posta. A fi anco di numerosi a111rniratori dei carri a rmati, soprattutto in Ing hilte rra, neg li S1:1ti Uniti cd in Tt:tlia gran parte degli entusias mi e rano riserva ti alla a ncor più rivolu7:ionaria arma aerea. I gene rùli Giulio Douhe t e William Mitchcll profeti?:7:avano, con una certa dose di esagerazione, una guerra futurn in cui migliaia di apparecchi d a bombardamento avrebbe ro posto fint> , 1Il<' g ue rre a ncor prima c he gli eserciti fossero mobilitati , distruggendo le industrie e le fe rrovie, incenerendo le c ittà, scate n ando il panico fra la popolazio ne. 5 Inutile dunque dotars i di ca nnoni e carri corazzati, inutile persino arruolare i soldati, la sola solu7:ione poteva risiedere nel dotarsi di un arma aerea in g rado di contrastare q uella nemica. I nuovi eserciti sarebbe ro stati insomma , composti (Juasi solo di aeroplani . Dal canto loro, ne mme no i soste nitori elci mezzi corazzati e i loro d ctrnllori s i te nnero sempre a ncorati ad una visione misura ta d elle cose. Negli anni "20" infatti, dalle idee di l,.uller e Liddle I la,t, si svilurpò un rens iero strategico detto d ella "guerra veloce". I francesi, s i m ostrarono inte ressati alla nuova do ttrina , c he preved eva l'impiego massiccio cli can-i a rmati ma, al contrario deg li ing lesi, non li considerarono una cavalle ria coraz7:ata da sfondame nto, quanto piuttosto una formula innovativa per garantire a lla fanteria una p resen za cli artiglieria che la accornragnassc nell'avanza ta. Una concezio ne c he rimarrà rissa ne ll 'im1rn1g inario milita re francese fino al 1940, e c he sarà condi vis;.1 ne lle s ue lince essenzia li anche da un teorico milita re tull'altro c he con servatore, il colonnello C:harl es De Caulle , grande sostenito re d e i carri armati come dell'esercito di m estiere, ' L. l)EJ(; HTON, la r-:11cm1 la mpo, cii. , pp.127- 119. ' IVI , p . LL9.


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m a a nc he lui prigioniero de ll' idea secondo cui l'a1tiglieria vinceva le batraglie, ed i carri e rano appunlo nienle più che artiglieria mo bi le . Dotatas i cli un gran numero di carri armali, la Francia non avrà pe r lungo te mpo de i rep~uti corazzali aulonorni, assegnando una aliquota cli carri ai diversi reggimenti di fa nte ria. Q uando si risolvercì a costituirli, nell 'imminenza della guc1Ta, tali repatti mancheranno dell'esperienza necessaiia per comp etere col nemico.<' Anche in Italia si discusse a pro posito d ella introduzio ne dcll'anna corazzata, ma mancando una dire lla esperienza in merito, si fìnì p er concepirla fin dall'i nizio come una versione "protella" della cavalleria , utile per ricogniòoni a breve raggio o al massimo per "travolgere", con la propria rnass::1, piccoli ostacoli a1tificiali, come terrapieni e reticolati. ln Gran Bretagna la diffidenza nei confronti del mezzo corazzato impiegato aulonomamente era mo lto minore c he nel resto d'Europa. A partire dalla metà d egli anni "30" venne avviata la comple ta meccanizzazion e del1'eserciLo brila nnico, con a1tigli c ri a , fante ria e servizi to talme nte molorizzaLi. Tullavia , in Gran Uretagna non ma ncarono coloro ch e volevano portare a ll'estre mo tale processo. Si arrivò a proporre seriame nte di costituire, oltre alle no rmali divisio ni di (~mtcria , divisioni com posre esclusivamente di carri arn1;1U , e p e rsino venne presa in considerazio n e l'idea cli un piccolo carro monoposto o biposto, in g rado cl i mecca nizzare ogni si ngolo so ldato futuro eserc ito elci Hegno I Jnito. Negli lJsa, pressappoco nello stesso periodo, a pparve un progetto del la d itta Ch ristie p e r la costruzione di un veicolo corazzalo vobn!e bimntnre .7 N o n ci s i deve dunque stupire se molti militari, lega ti ad un concetto tradizio nale dell a g uerra, maturassero una d ecisa diffide nza verso lo sviluppo de l carro armato . Con l' inizio degli anni '30 le fortune de ll 'a rma corazzata britannica parvero d eclinare, Fuller venne rimosso da ll'incarico cli consigliere del Ca po di SLalo Maggiore, e le manov re del 193/i vennero impostate col preciso intento di d im ostra re la validità della vecchia combinazione fanteria/ artiglieria/cava lle ria .8 Una impostazione dive rsa ne lle premesse m a no n d issimile nelle conclusio ni e ra quella del marescia ll o d e ll ' l lnio ne Sovie tica Michail Tucachevsky, il q uale, a fianco cli intuizion i futuribili, come il rifornime nto ae reo d e lle unità avanzale e l' imp iego cli paracadut isti, vedeva i carri come una cavalleria modernizza la, utile nell 'inseguimento del nemi co nei g ra ndi s pazi russi, ma ne escl ud e va l'impiego in battaglia slegato dall'artig lieria e dalla fanteria.9 De l resto, come s i è d etto, la prova o ffe rta d a i carri armati nell 'u ltima p a tte della Grande Gu erra non e ra sla ta affatto ent us iasmante, ragione 1'

L. DEIGHTO N, I.a gttt'lnt lam{>n, cii., pp. IH'i- 187. lv i, pp. 129- 1.12. 8 lv i, p . I .12. '' lvi, p. 1.30 . 7


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per c ui i tedeschi non ne avevano seria mente preso in cons iderazione l'impiego. L'a rma c he più di tutte li aveva portati vicini a l s uccesso era stato il nuovo m odell o di offe ns iva utili zzato in Lettoni a cd Italia , basalo s ullo sfondame nto in un breve tratto del fronte di piccoli reparti scelti, e su questo modello venne organizzato l'addestra me nto ciel nuovo e sercito tedesco. Tuttavia, alcuni fra gli uffic iali del piccolo esercito consentilo alla repu bblica di Weimar, nata s ulle macerie de l Re ic h fe derale, intuirono che il modello o ffensivo ch e aveva dato loro così ta nti buo ni ris ultali nelle ultime o ffens ive, avrebbe a cq uisito una anco ra maggiore pote nza, se utilizzato avvalendosi elci mezzi c he la tecnologia militare aveva sviluppato nel frattem po. 10 Anche in Germania però, esis tevano d iverse opinioni s u q uale aspetto avrebbe dov uto d are la propria impronta a questa nu ova versio ne moderni zzata della "offensiva von Ilutie r". Pochi tuttavia sembravano conv inti che il me2.zo corazzato avrebbe dato , al di l?i della propria accresci uta utilità, il contrib uto risolutivo a lla solu7.ione dd problema che sembrava inchiodare lo sviluppo del la g u e rra veloce: come controllare le colonne offensive che, una volta spintesi in territorio ne mico, rischiano cli rimanere isolate ? L'intuizio ne vincente fu quella di un giovane capitano prussiano, Tle inz Guderian, la cui fede ne l futuro della applicazione militare delle tras missioni radio s i sposerà con lo sviluppo cbto dalla industria mecca nic~1 tC'Òcsca a lla progettazion e di mezzi corana ti più veloci e manovrie ri d e i mastodonti della Grande Gue rra .

I.a nascita dell'arma corazzata tedesca

ll nuovo regolamento pe r la fa nteria tedesca del 1924 conte neva gia informazioni molto accurate sui mezzi corazzati, le lo ro modalità di impie go, le diverse tipologie, comprese 4uelle sperime ntali, i c rite ri di interaL'.ionc con la fanteria e la cavall c ria . 11 Tale articolata esp osizio ne aveva un inte nto forma lme nte difensivo , in scrupolosa osse rvanza col trattato di Ve rsailles c he vietava alla Germania il possesso d i veicoli emanati . Era pe rò fin troppo evidente che le de ttagliate descrizioni delle strategie di impiego dei mezzi corazzati nascondevano un interesse preciso eia parte del mo ndo mi litare ted esco. Eran o g ià q uattro armi infatti che le manovre milita ri ted esche avevano presentato per la prima volta una prima forma d i coopcra'.l.ione fra ca rri, o meglio s imulacri di carri, aviazione e fante ria motorizzata . Nello stesso "' I.. OEJC HTON , ,,,., .rim·rru lu rnpo, cii. , p. 130. 11

NlC.01.A l'lCNATO, Ascesa e creµuscol o de/I a rma cora zzala g er manica, in Sfuria Militare, 1998,

n.5:\. pp. 34-46.


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periodo, con comprens ibile segretezza , in Svezia e Unione Sovietica ufficiali e tecnic i tedeschi mettevano a punto i primi prototipi de i futuri carri armati della Reichswehr. La carriera di Guderian era cominciata nei "cacciatori", o juger, e proseguta nella cavalleria. Entrambe le esperie nze lo convinsero dell'importanza ne l corso delle operazioni , dello spirito di iniziativa, de lla velocità e della coordinazione delle unità. Quest'ultima in panico la re divenne il suo spunto di riflessione principale , dopo aver scope1to l'import.anza della radio-telegrafia durante l'esperienza di uffi ciale di cavalle ria addetto alle comunicazioni , durante la c-;.rande Cuerra . 12 Nel 1922 Guderian ebbe l'incarico di studiare l'impiego delle truppe motori zzate , un compito importantissimo dato ch e le 7 divisioni di fanteria e le 3 di cavalle ria concesse a ll a Germania dal tratt~1to di Versailles po tevano supplire al proprio ridotto numero solamente con un elevato grado di mobilità . c-;.udcrian studiò a fondo gli esperime nti che si svolgevano in Gran Bretagna, paese che aveva int1-odotto per la prima volta i mezzi corazzati in bartagÙa , soprattutto interessandosi a ll'impiego diffuso delle apparecc hiature radio ne lle manovre delle formazi o ni di carri , i quali potevano dunque essere impiegati da un comandante anche quando si fossero tso vati a l di fìiori dal proprio campo visivo. li brillante ufficiale tedesco strutturò le p roprie impression i e intui 7.ioni in una clo ttl'ina generale il cui concetto principa le e ra la «forza d 'urto», ovvero l'idea che l'attacco in massa e coordi nato di formazioni di men.i corazzati sa rebbe stato il fattore risolutivo del le future battaglie, al quale artiglieria e fante ria avrebbero dovuto s ubordinare il proprio impiego. 1:1 l carri armati av rebbe ro avuto il ru olo c he le stosstruppen, i reparti d 'assalto , a vevano nell'offc nsiva "mode llo Caporetto"; a loro cm affidato lo sfondame nto dello schie ramento nemico e l'a vanzata in profondità nel s uo te rritorio, al fine di isolare dai comandi , dall'artig lie ria e dai de positi le unità al fronle. La fanteria , avrebbe dovuro in parte accompagnare i carri nella loro avanzata, a bordo di s pe c iali auto mezzi do tati di cingoli in grado di seguire i carri sul te rreno accidentato , in parte avrebbe seguito a piedi, accompagnata dall'a1tiglieria, e avrebbe occupalo gli obbiettivi isolati e aggira ti d a i carri armati , creando le famose "sacche " ne lle quali le unità n emich e si sarebbero trovate isolale. 14 Assie me alla fanteria me ccanizzata inoltre , s peciali repa1ti del gen io , d e tti "pionie ri" avrebbero accompagnato i corazzati ne lla loro avanzata , fornendo la loro o pe ra anche sotto il fuoco ne mico. Impossibilitati ad avere semrre un appoggio di a1tiglieria pesante al loro fianco, i carri armati avrebbero p otuto g io vars i dell'intervento dell 'ae" COH.RELLI UARN E'IT, / ge11erali di Hi1/e1; Milano , Rizzoli , 1998, I.. DlilCIITON , l .fl g,wrra lumj>o, cil., 1'1'· 1J5- 1/4 5. , , l v i, 160. 1 -'

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ronautica, 1a quale avrebbe sviluppato una apposita linea di bomba rdieri leggeri adatti per colpire obbiettivi a ridosso del fronte di combattimento, come batterie o anche reparti nemici, ed una di velivoli più pesanti adatti a colpire b ersagli più distanti, come acq uartieramenti, ponti, scali ferroviari o colonne in marcia. t ~ Come emerge da lla fitta rete cli interazio ni fra le diverse armi e fra le specialità di ciascuna arma, l'aspetto più moderno della concezione di Guderian era la mancanza di una fe de assoluta ne lla nuova arma, ovvero il convincimento cli aver trovato la formula miracolosa della vittoria in ogni circostanza. Al contrario , e d in (Juesto stava la sua supe riorità sugli a ltri sostenito ri dei corazzati in Ing hilterra, LJnione Sovietica e Francia , Guderian concepiva il nuovo impiego dei corazzati come parte di una cooperazione fra le varie armi dell 'artiglie ria, dell 'aviazione, del gen io, dei scrviLi e , naturalmente, della fanteria . 16 Il nuovo concetto cli offens iva introdotto da Guderia n, reso possibi le dalle nuove tecnologie disponibili , dalle radio-trasmission i alla siderurg ia , dalla 111<..:ccanica all' aeronautica , p revedeva insomma il cambiamento cli g ran parte de lla dollrina militare del s uo tempo, inlroducemlo vi, come pre messe del successo, la rapidità di decisio ne, l'ind ipendenza dei coma ndanti subordi nati cd una meticolosa e chiara opera di coordinazione e pianificazione. Una tale prospettiva radicale trovò nell'esercito tedesco, come cm p revedibile, numerosissimi oppos itori , sopra ttutto fra g li ufficiali d i a,riglic ria e fanteria , mentre fu molto meglio accolta dagli ufficiali di cavalleria, ovvero quell'arma che, a rigore, avrebbe dovuto essere quasi cancellata dall'arrivo del carro armato . 17 La g rande abilità cli Guclerian, dovuta soprattutto alla chi arez'.l.a del le s ue argom enlaLioni e alla concrctea a delle solu Lioni che la s ua innovazione propone va , fu 4ue lla di g uadag nare alla propria causa un g ran 11un1ero proprio di coloro clie nutrivano u11a d ecisa dillidc 11za per la d o ttrina di im p iego d e i mezzi cora zzati. Gran parte dei vertici m ilitari comunqu e, g li rimase contro b e n d o po l'inizio d egli anni "30" e s i arrese solamente d o po la prova tra volgente offerta in Francia nel maggio 1940. 18 Lo stesso Hitle r da principio no n era troppo discosto dall 'idea di un esercito te d esco, ammodernato s i ma sostanzialmente analogo a quello lasciatogli in e redità dal generale Hans von Seekt, il creatore d ella picco" lvi , r- 171- 180. "-Per lui e 1~1 C'hiaro C'he •i C'arri armati impiegati <la soli o in al>binallle nto con la fanteria non avrel>bero mai avulo un irnporlanza decisiva•. Ma era convinto che fim11azioni di tulle le an ni appoggiale dall"aviazione e con un adeguato s up1x>rto logis tico sareblx:ro state in gradi d i sft:rr.m: allacclii strategici in p rorondit~ c1pat·i di paralizzare in tere nazio ni.• COl{J{ELLI Bi\ llN ITI', I ,~e11crali di I litler, cit. , p 512. I I.. n 1,:1c 1l'l'C) N, I.a 8lU-,l"J'"l1 /a111po, cir. , p. 1:~0. '" CORRF.l.1.1 IIARNF.Tr, I generali di Hit/e1; cil.,

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la ma e ffi ciente Reichsweher. 19 A far pendere la bilanc ia dalla parte delle idee d i <~uderian furono due fauori, e nlram!Ji decisivi. lnnan7.itutto il fatto ch e le potenzialità de l m odello proposlo dal b rilla nte ufficiale si sposassero perfe ttamente con le necessità d e lla politica estera che il cancellie re della Germania aveva in mente: una espansione nell'Europa centro-orienta le da otteners i tra mite rapidiss ime campagne mililari, localizzate e decisive. In secondo luogo, influì s ul s uccesso di Gudc rian il fallo che i suoi oppositori in seno a llo Stato Maggiore e al Minislero d e lla G uerra, fossero principalmente appa rte ne nti a lla aristocrazia mililare ledesca più gelosa delle proprie tradizioni , una fazione della casta militare germa nica destinala a vedere allargarsi prog ress ivamente la p ropria distanza dal nazismo, fino all'epilogo tragico del luglio 1944. 20

Il nazismo e la blitzkrieg Arriva ~o al potere nel 1933 dnpn un accordo con i pattiti d ella d estra e d e l centro cattolico, presto messi fuori causa , il nazionalsocialismo impose fin dal primo 11HJ111e11to la rev is ione ciel trattato di pace del 1919 come il principa le, am:i, il solo o bbiettivo della politica estera nazisla. Che un lale programma sarebbe stato estre mamente destabilizzante per l'intera Europa era una eventualità conside rata e accertata da lla nuova leadersh ip le desca. Adolr Hiher, can <..-d licrc e di lì a poco pres ide nte, dd Reich ted esco rileneva la fo rza militare un o strume nto p o litico estremamenle efficace , e trovò in q uesta s ua convirw.io nc a mpi consens i negli ambie nti milita ri de lle forze armale ledeschc. 11 patto c he s i stabilì fra la casta militare le desca e il nazislllo si f 0I1dava su di una reciproca ga ranzia; se la prim a forniva al pa rtilo di governo tutto l'appoggio necessario p er estend e re un fe rreo con trollo su lulla la Germania , il riarmo e il potenziamento de ll'apparato militare tcdcsco, non disgiunti da una politica <..'.stera din ami ca ed aggressiva , sarebbero s lati la conlropartila u fle rta dai nazisti a lla o rgogliosa aristoc razia mililare, confe rmala nelle proprie prerogati ve e appagata ne lle proprie ambizioni.2 1 rl patto funzionò oltre ogni rosea aspellaliva , entrambi i contraenti -che no n smetteva no comunque una reciproca e giu:;tificata diffide nza- già nel 1936 aveva no modo di constatare come le proprie 1ispettive posizion i si fos''' .[. .. I li Fuhrer, ex soldato di fanteria, 11011 comprese l"effeniva imporl.1117,;1 d e i r;1rri armati e degli altri mezzi blindali da co111i>alli111e11lo lìno " qwmcln essi nnn li,rono nwss i all;1 prov;1 in Polonia nel 19.:\9. Nel 19.:\4 e 1: 1 mu ltu più d eciso" LTearc for:,.c ,1nn:1tc r hc sostenessero i suo bluff e terrorizzassero b gente inducendola a credere dw la Cr·rmania fosse mollo più forte di que llo c he era i11 realt;ì . 1. .. 1 I litler e ,: 1 in realt,ì schicrntn cl;ill;1 pa,1c d i ciuci gener:ili che volevano creare funuaziuni di l~rnleria, cavalleria e a1t iglic ria non rnnto d issimili cb quelle c he avevano perso la guen-;1 nel 1918·. lvi, p 512. '" CORRELIJ BARNFTr, f wmerali di Hi1/e1; cii. , p. 'il'i-16. " L. l)l'.l(;lffON, /,a f!Uerm lampo, cit. , p . 16.


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sero decisame nte rafforzate , e di come la nuova Germania na7.ifka ta a ve sse ripreso il suo posto fra le g randi polenze e uropee e mondiali. Tullavia la presenza di un apparato militare sostanzialm ente indipendente eia] suo dire tto pote re , costituiva pe r il cancelliere tedesco un implicito limite al proprio arhit1in. Hitle r decise pcrlanlo di acqu isire direttamente il contro llo dell'esercito, ovvero la parte più impoltante delle forze armate, e di operarne un ampio ricambio ai vertici al fine di legarlo maggiormente a1 nazismo. TI ministro della Guerra, gene rale , W ile hlm v on Dlornbc rg , facilitò il disegno dei naz isti commette ndo la leggere7.za di sposare, il 12 gennaio 1938, una donna dal passato estre mame nte "disinvolto ", e la aggravò facendosi fare da testimo n e a l matrimo nio dallo s tesso Hitle r e eia r le rmann Gocring. Ad informare que st'ultimo f'u il capo delle SS e della Gestapo, H c inrich Himmler, il quale aveva creato una rete di spie e sicofanti che sorvegliavano le pe rson,1lità tedesche Gen o ltre il limite del la p o rta di casa , come si ved e . Latore della no tizia a Goering era il g io vane vice di Himmler, Reyna hrdt Tled,y ch , aute ntico hornrne de ta main gauche elci rcgirne nazista. Goering e I lim mlcr stabilirono ch e Blomhe rg avrebbe dovuto dimettersi o affrontare le co nsegue nze di una simile ri velazio ne di fn>n l c a Hitler e ai su o i colleghi. 11 patto fra i due diadochi del d ittato re seg nò la Gne d el ministro della (-;uerra che , costretto alle dimissio ni, sparirà dalla vita pubblica tedesca. 11 ruolo di ministro d e lla G uerra venne assunto personalmente da TTitler. Rimaneva il solo ostacolo ciel comandante in ca po dell'esercito, ge nerale Werne r von Frilsch. Costui ve nne a s ua volta forzalo alle dimiss io n i con un altro scandalo ancora più sordido di quello che aveva colpito Blo mGerg. Accusato di e ciuivoche frequentazioni da un informato re d e ll a Ges tapo poi morto miste riosam e nte -fa cile ved e rvi di nu ovo la m ano di Heydrich- Fritsch, c he pure accettò di discolparsi da vanti ad un giurì d 'ono re, n o n venne difeso d a i s uoi colleghi, i quali preferi rono dele gare ad IIitle r, che forse si illudeva no ancora di controllare, la soluzio ne d e lla faccenda. Hilte r rimosse Fritsch, c he mo rirà combatte ndo dava nti Varsa via ne l 19.39 - fatto che a lime ntò di nuovo no n pochi sosp etti- e lo sostituì con il genera le Walth e r von llrau chitsch , ch e si o ppose con es tre ma de bolezza a ll 'asse,v ime nto d ella struttura militare a l partito na7.ista - arriverà persino a farsi prestare dei soldi d a Hilte r-, m e ntre il posto del capo di Stato Maggiore dell'esercito passò dall'antinazista Luclwig Beck al più malle ahile rran z 1-:lalder, ost ile ai nazisti come Bra uchitsch ma , come Brauchit.:;d1 , sostam:ialrne nte s uccu bo di TTitle r. 22 Contestualme nte s ed ici general i conside rali antinazisti venne ro mes i a riposo, e quaranta4 ua tlro tras fe riti ad a ltro incarico.2 :1 " Sia l·k c k e h(' H;ddt'r a pattire t bl l')j8 aderiranno al co mpio no p<'r ahh;11tcrc il nazismo. il µrimo s i s u icidc r,1 do po il fa llito attt'nt<1to del lug lio 19-+4. "' L. D EI G I l'J'O N, La ,t.!,11er m ft1111j>o, c ii., p p. 55-60.


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Padrone della macchina da g uerra tedesca Hitler ne indirizzò immediatame nte i preparativi in vista di una possibile guerra. Quando nel 1938 sembrò ch e l'esercito tedesco stesse per testare per la prima volta la propria efficacia su lla Cecoslovacchia , Hitler cornrnissionò un piano di invasione verso questo paese. Hakler, capo di Stato Maggiore della Wehrmacht, e ra interessato al le idee di Guderian, ma a l mome nto di studiare l'aggressione a lla Cecoslovacchia ripiegò su un impiego tradizio11ale d ei carri in appoggio alla fa nte ria. La reazione furiosa di Hitler lo costrinse a ca mbiare radicalmente i p iani, c he poi risu ltarono inutili.2 1 Da ques to momento divenne chiaro che l'indirizzo vincente, sia pure in mezzo a molte perplessità , e ra que llo d e ll 'impiego in massa e indipendente delle unità corazzate, e c he il p adrone della Germania in futuro, avrebbe accettato solo dei piani orientati in questo senso; sia pure diffidenti, i ve,t ici delle forze a rmate si adeguaro no. Le ragioni di questa scelta f11ron0 diverse. Conv into , come molti a ltri , che l'errore della (;ermania nella (-;.ra nde Gue rra fosse s rato cli accettare un combartimento su due fro nti , e c he la principale causa cli debolezza della Germania fosse stata e.li aver aifrontato una p o te nte coa liz ion e con il solo app oggio di due decrepite potenze milita ri ciuali l'Austria-TJngheria e l'Impero Ottomano, TTitler trovò nell a dollrina della g 11erra-lampo di (-;.uderian la formula in grado di sciog lie re i s uo i di le mmi. 1 ' La nuova o ffe ns iva veloce consentiva di consegu ire rapidame nl e gli obbie ttivi militari , mette ndo di fronte al fatto compiuto le a ltre nazion i e impede ndo il riformars i di pericolose a lleanze anti-tcdcschc. 26 Essa ino ltre evitava alla Cermania di dissa nguars i in conflitti di lunga durata che avrebbero d a nneggiato la sua economia e compromesso la su a prog ressiva influenza sull ' Europa centro-orie nta le e sul Sud-a meri ca. La scelta della g uerra-lampo quindi ru dete rminata eia fattori politici prima a ncora che militari , essendo f'un zionale a l programma nazista : una serie di brevi g ue rre-lampo che allargassero il territorio del l{cic h e la su a disponibilità di risorse, mettendolo in condizione d i sviluppare in seguito la propria politica di potenza .D Nel valuta re gli sviluppi s uccessivi d ella guerra -lampo, e più in genera le l'andamento de lla guerra in Europa , bisogna du n<-j ue considerare co me '• COIWELLI BAHNETJ'. / ge11emli di /-li1fe1; cii., p. ]j'i. " BASIL Lll)DLE JIAJ{'J', Sfuria 111ililarc deffu sewll{lu g11crm 11w11cliufc. Milano, Mombdori , 1'>70 ,

p. 50. '" L. DEIGHTON. Lii P.1t<'m.1 fw11po, cit. , pp. Ll(J.117 . ,; Rihlx: nt ropp disSL' L'S;ttl.tmL'lllL', allutkndo ;tlla nuov.i condott;t ddb guerra dw s;i rchhc sww :1<1011:11;1 d:1lla C.cnn:,nia con l;i Cecoslovaf'chi;i: "l. .. l q u:1lo r:1 la p,111i1a dovc~s,· css,' n- liq 11icla1:1 <'on le :inni , ciò avverrebbe nel giro di pod1i g iorni, e prim,1 che chi11nq11,· prn,·ssc re-agire" . C.Al.EA7.ZO CI ANO. IJimiu. Mibno, Rin.oli 11)')4, p . 1.35 6 M :1ggio '1 958.


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la s ua s truttura non fosse p e nsata per una g ue rra d i lunga durata , e che quando la guerra scoppiò e si estese contro ogni previsio ne di Hiltc r e elci suo ento urage, la macchina be llica tedesca dovette essere modilkata sensibilmente.

La guerra europea A pa1tire dal 1938, l'addetto militare italiano a Be rlino, il gene rale Efisio Marras coglie, acutame nte, che in Germania alla retorica puramente irredentistica sulla necessità di ricondu rre i ted eschi che vivono oppressi in al tti paesi a ll a madrepatria, a partire l'occupazione d e lla Boemia- Moravia la <-;ennania comincia a insistere, s ia pure con accortezza, su di un altro tasto prop agandistico: la necessità per i ted eschi di acquisire altri spazi ne ll'Europa o ricntalc.w Piega ta, con la sola minaccia della forza , la resistenza d ella comunità internaziona le a ll'an nessione dell'Austria alla Germania e a lla disintegrazione d e lla Cecoslovacchia , Hilter volse le proprie attenzioni a lla Po lonia. Tn questo p aese viveva infa tti una rileva nte mino ranza tedesca , res ide nte n e i te rritori che precedentemente il 1919 e rano parte d el Reich federa le tedesco. Ino ltre, il territorio p o lacco sepa rava la Prussia Orientale dal resto della <;crmania con una striscia di territorio c he raggiungeva il Mare 11a ltico e costituiva lo s bocco al 111are della Polonia. In questa s trisc ia di terra , eletta "il Corridoio", e ra s tata inoltre rica vata una piccola repubblica indipendente, Danzica, la cui po polazion e chied eva in sisten temente di essere annessa alla Ge rma nia. L'opposizio n e d e lla Polo nia , a q ualsiasi concessio ne a queslO riguardo e l'ostinazione te d esca no n acconte ntars i di Danzica, ma a d eside rare anche la ricongiunzio n e della Prussia a lla Germania, attraverso l':rnnessione del "Corridoio", fecero d egenerare una c ris i ch e da parte tedesca fu vista come l'occasio ne per elimina re del tullo lo stato p o lacco. 29 La Polo nia e ra legata da un p atto a lla Fra ncia, oltre che alla stessa Germa nia, e la Francia aveva una a lle anza militare con la Gran Bre tagna. Tu ttavia a nc he la Cecoslovacchia aveva dis posto cli garan zie no n dissi mili , sen za c he ciò le avesse g iova to minimamente. La gu e rra-la mpo sare bbe stata testata su lla Polonia , nel la convinzio ne che Ing hilterra e Fra ncia non s i sarebbero mosse. Il compo,tamento delle d ue democra7.ie e uropee lù clifk:renle d a quanto Hitler si attendesse. Ora, di fro nte alla prospettiva cli una guerra s u due fronti, la rapidità d e lla guen a tcori7.7at;1 &1 Gude rian, diveniva una necessità . "' SERCJO PEl.AGAl.l.T, Il J!, (' IWralt> 1-:/ìsio M a n -r1s, Roma VSSME 199/4, p /42. "' L. DE!G I lTO , h11-:11erm lumµu, di.. pp. 78-80.


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L'esercito e lo stato polacco La Polonia disponeva di una identità mo lto antica , risakntc persino al XII secolo , in cui tradi1.ione milita re e nazio n a le s i in trecciavano fortem e nte. Custode <li q uesta identità, e ra una aristocrazia militare orgogliosa e molto turbo lenta. La s ua litig iosità interna tuttavia, si arrestava di fronte la pros pelliva di un p otere centrale c he p o tesse ridurre il grado d i indipe nde nza quas i assoluta ch e i magnati, o vvero i grandi nouili polacchi , avevano quasi sempre goduto ne i confro n ti del loro sovrano . La m a ncan za di istitu zioni amministrati ve e po litic he definite e ra stata appunto la causa del le lle ralc disfacimento d e llo s tato p olacco al fin e del xvm secolo. Hecupe rata l'indii,endenza al te rmine del primo co nflitto mond iale, la repubblica di Po lo nia, al pari della Romania , de lla Jugoslavia e della Cecoslo vacchia , aveva assunto la forma di un p iccolo impero multinazion ale, ne l qua le si trovavano a convivere, o ltre a i p o lacchi, anc he ucraini, tedeschi , litua ni ed una cosricua comunità ebraica. Tale stato di cose, certamente contraddittorio quando si pensi c he la Polo nia aveva sempre rive ndicato la rropria indipendeu za s ulla base del "p rincipio di nazionalit,l", e ra agg ravato a ppunto dalla enorme influe nza che i vcttici della aristocrazia milita re avevano sul governo del paese, il quale assumeva a volle tratti particolarme nte accentra tori e autoritari ne i confro nti delle minoranze nazio na li non rolacdie. L' inOuenza dei vc.;rlici m ilitari era anche d ovu ta all a fu nzione essen ziale che l'esercito polacco, praticamente appena formatos i, aveva avuto nel difendere l'esistenza stessa de lla Polonia nella g uerra che l'aveva vista oi,po rsi alla ne ona ta Unione Sovietica ne l 1919 , cu lmina ta ne lla vittoriosa ballaglia di Varsavia.-w La vitto ria conseguita in questo conflillo è stata fino ad oggi, a parte ovviamente la pa rentesi 1945-1989, l'a ute ntico rnito fo ndativo moderno d ella mrLio ne polacca. Essa p e rò ingenerò ne i nwilari e nell'intera società polacca una s icurezza dei rropri mezzi cerlame nle eccessiva, e soprattutto s timolò un progetto espa nsivo verso oriente, c he aveva per obbiettivo l'annessio ne della Lituania e di g ra n patte dell'Ucraina . Tale aspirazione, a mbiziosa q uanto poco realistica, si a lime ntava, oltre che del tradizionale ra ncore d e i polacchi verso i russi, a nc he della avversione assoluta n e i confronti d el comunis mo sovietico. In q uesta pe ricolosa prospettiva, i governi polacc hi, pur no n mancando di assecondare occasio n almente anche rivendicaz ioni te rritoriali in quella direzione, te ndevano a vedere n e lla Germania un possibile allea to contro il colosso sovietico, e fino all'ultimo si rifiutarono di rrendere in considerazione p e rs ino l'ipotesi, ru re avanzala dalla Gran Bretagna , di un accordo russo-polacco in funz io ne antitedesca. ' ' I.. D EICI ITON, li~ guerru lu111po. cit ., p. 78.


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l'aolo Fo r111ico11i

1-'ino all'ultimo anzi , i governa nti polacchi sperarono di ricava re un vanraggio da una politica fil o-tedcsca. -1 1 Quando fu evide nte che la c risi con la Germa ni a e ra inevitabile, la Polonia s i preparò alla guerra sicura dell 'appoggio b ritannico e francese. I verrici militari r o lacchi rite neva n o pertanto di dover assorbire l'uno tedesco. della cui temibilità non dubita vano, il tempo necessa rio a consentire ai loro alle ati un inte1vento s ul fronte occidentale. L'esercito polacco de l resto , non era r o i q ue l fe 1nwecchio che la sua repentina disfatta sembrerebbe suggerire. Sebbene a rmato e inq uadrato in modo piuttosto antiquato, esso po teva giovarsi d i una discreta quantità di solc.~tti addestrati, valutati in almeno 250.000 uomini , a ffìa ncabili in temi,i non lunghi da almeno 2.000.000 d i riservisti, inquadrati da un corpo ufficiali di qualit.:.ì mediame nte buona. L'armamento, hench<.~. inferiore a quello tedesco era anch 'esso cli discreta qualità, soprattutto ne lle armi leggere. Scarsi gl i equii,aggiamenti motorizzali, scarsiss imi i cani arm,1ti, tulli di antiquata concezione. Del tutto imparagonabili g li assetti della marina e , cosa detenninante, della aeronautica. JI punto di fo rza de lle armi polacche, e per molti la sua debolezza, era la cavalleria , che costin1iva il 10% delle forze am1a1e. Il territorio plJlau:o-ucraino, una vasta p ia nura inre JTotra d a acquitrini e corsi d 'acqua , si e ra sempre prestato in modo p a rticohirc all'imi,iego cli rilevanti masse di cavalleria , e Lutte le guerre che vi si e rano combatture avevano visto questa arma svolge1vi un ruolo londarnenLale. Basti ricordare che l'esercito di invasione svedese che Ca rlo XII condusse fi no al cuore dell'Ucra ina -e alla disfalla di Poltava- contava 17 .000 cava lli e meno di 12.000 fanti, e che la Grande Armeè s uperò il Nicme n nel 1812 con no n me no di 80.000 cavalie ri al seguito. Anche in Polonia era esis tila fin dagli anni "20" una corrente d i pe nsiero, soste nuta dal brillanle gene ra le Sikorsky, ch e, in linea con i più moderni pensatori militari e u ropei , preconiaava la costituzio ne di un esercito clutatu d i mezzi motorizzati e corazza ti, pe r massimizzare le peculiarità offens ive dell 'esercito polacco. Sfo,turnllarnente, tale avveniristico indirizzo s i scontrò con le limitate risorse indusLria li del paese e con il conse,v aro rismo di gra n parte del la casta militare. 52 I poiacchi avevano sviluppato fino al limite estre mo le possibilir:cì della cavalleria , riµarl e ndo le divisioni in reparti c he polevano o pe ra re au tonomamente , aggregandovi nucle i di mitragliatrici e batterie a ntica rro ipporrainatc-. Esisteva pe rsi no un addestramento Lattico appositame nte conce11 •

Vedi: MARC:O l'ATIUCELI.I . hmu· di c:a11011e. (.'<,111" la l'o/011i11 pu,·tù IH11ru/Ja alla guerra. Torin o , UTET. :W04 , r:1ssi111. -'-' Nel

1'>2'>

il genC'mlc Fr;incesco Graziuli :1ssistelle alle gr:indi manovre dell'esercito 1xi lacco, ri foncl:1-

to co11 1·:1ssisteni'~1 fotnc('SC', c d chhc modo di co11os<:ere i l giovane g,·ncroile Siknrsky . g 1: 111de :1ssertore della t1lt'<...'Ctniz;,.;1zio11e dell'escrdlo r>0l~1cco t'' dt>lhl s 11~1 i n t,·r.1·/inru:· cnn i n1ezzi ~1crc.:i, col quale ITov<'> 1111:1 :11npia sinto nia cli orinio ni. LUIGI EMILIO LONGO, f-i,111a,s,·o Sr1w1in G'mz ioli. l{u111a l/SSM I•: 199\ f). 367.


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piro per consentire ai reparli 111ontati l'assalto a formaz ioni di fanteria lrinccrate , da attuarsi attraverso l' impiego cli bombe a mano. llna iffipostazione non lroppo differe nte avevano avuto i numeros i reparti d i cavalleria che l'esercilo americano aveva mantenuto a ncora fino agli anni "30 '', decide ndo di sacrificarli alla componente corazza ta solo dopo una lunga fase di transizione. Sfortrn] atamente, se la cava lle ria po teva a vere a ncora dei margini di impiego, tali margini e rano essen zialme nlt· o ffensivi, e q uindi del tutto ines is lenti nel contesto d i una s trategia difensiva quale quc1la che la Polonia avrebbe d ovuto mantenere ne l 1939.

I piani tedeschi e polacchi La slessa geografia , unitamente a circostanze polilico-rnilitari piuttosto incons ue te, avevano conferito a llo stato polacco una morfologia piuttosto infelice. Il confine con l'ostile l Jnio ne Sovietica , estesissimo, e ra una pianu ra pressoché ininterrotta, che era divisa fra i due stati dalla linea elci fronte che nel 1920 avevano ragg iunto gli eserc iti polacco e sovietico. Su l versa nte meridionale esisteva la protezione di una ca tena mo ntuosa c he cljvid eva b Polonia dalla Slovacchia , satellite della Germania . La fro nt iera tedesca s i presentava invece come un autentico rebus, in cui il te rritorio polacco si inc uneava p rofondarnenle in quello tedesco, e in un sello re ne separava persin o il territorio in due porzioni, dividendo il Brandeburgo dalla Prussia o rienta le. Nessun appiglio naturale consentiva a lla Po lonia di sostenere alle proprie frontie re una linc,1 di difesa. La <~ermania dunque, si trovava nella invidiabile situazione di circondare da tre lati il prop1io avversario, consentendo alla p ropria macchina bellica di esprimere compiutamente la propria superiorità. A fronte di questa situa zione i generali polacchi scelsero una strategia dec isamente rischiosa. Scartata l'idea d i sacrifica re una pane del paese, attesta ndo la d ifesa su i fiumi Vistola e Wa1ih , essi scelsero di difendere l'intero pe rimetro del confine occidentale, tenendo a llo stesso tempo consiste nti forze s u lla frontie ra con la Prussia e la Slesia, come riserva pe r lenta re, ove p ossibile, contromanovre offensive, p robabilmente nella speranza d i ripetere la mossa vincente che aveva consentito quasi ven t'an n i prima di sconfiggere l'Armata Rossa. 55 Concesso ciò che s i deve concede re all::1 diffici lissima s ituazione d e ll'eserc ito po lacco, e alla comprensibile intenzione d i p roteggere la parte più ricca elci p aese a nche a costo di rinunciare ai pochi ostacoli na tura li che polevano agevolare la difesa , molto me no logico appare a ncora oggi uno '·' Vledi: ADANI ZAMOYSKI, I.a ht.1llaglit1 di Vurw1l'it 1. M ilano, Corbaccio, 2009.


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schicrarnenlo difensivo/ controffensivo che nell'inlenlo di valorizzare la numerosa cavalleria, espon eva l 'intero schieramenlo polacco ai risch i di una eccessiva dispersione de lle fori.e. A ll'o pposto, il piano tedesco era basato su di una estrema razio nalità. L'allacco sarebbe scattato simult:rncamcnte dalla Slesia, d al Brandeburgo e dalla Prnssia Orientale, preceduto e accompagnato da un inten so bombardamento. U na volt.a infranta la resi sten za polacca, i reggimenti corazzali e que lli cli fanteri a m eccmi zzata av rebbero proceduto verso g li obbiettivi assegnati attuando un movimento convergente verso Varsavia, m entre alla fanteria ch e seguiva a tappe forza le, sare hbe spettato cli lic1uidarc si stem aticamente i gruppi d i divi sioni rimasti isolati. A llo scopo di sfruttare al pi C1 possibile la propria n etta superio rità aerea l 'in vasi o ne avrebbe coinciso con un perio d o cl i tempo serc no. H La sp e ran1/.a elc i polacchi di esser e soccorsi per tempo in caso di aggressione e ra ampiamente ollimislica, consid era ndo c he i tedeschi, esa ttamente in questa prospelliva , si proponevano d i v ibrare un colpo risolutivo prima che ci ò accadesse. 5' Ci ò imponeva a i tedeschi di agire necessariamente entn> prn:l1i 111 csi. ll console italiano a Berlino riferì questo staro di cose a Rom a in u n memor andum piullosto c hiaro. (Berlino, "12/ 8/ 39) L'incaricato d 'affari a llcrlino Zarnhoni ,il ministro Ci;ino: Mi onoro di trascrivere qui cli segu ito quamo 11 1i co111uniG1 in data odierna questo R. Addetto Milirarc sui p reparativi e sulle intenzioni dell a Germania .JI capo dell 'Officio informn ioni della WcrmachL [ .. .l mi ha derro di ritenere personalmente che molto difficilmente la Germania poi rchhe trova rsi in uru situazione 111igliore di quella attuale [. . .] Nel caso di un con flit10 tr:-1 Ger111:111ia e Polonia i franco-inglesi invierebbero in Polo nia qua lche aeroplano e m;:1gari p iccoli contingenti di truppe (a somiglian,:a di quanto fecero C erm;:in ia e ltalia per Spagna) ma solo se noi tedeschi lasciassimo il tem/10 dis/Hmihile per tale soccorso. A patte questo la Francia no n interverrà mal erial111enle ncll 'art11ale conflitto. I. ..I Non esi ste in Germania alcuna mobilit 1 . ,:ione, sono stat e costin1ite alcune unità di m anovra (Uebungstruppen) come pure alcun i nuovi repalti di tr;ismissio ne e cli artiglieria per completare G. U . pcrmanenLi e per b cosriruzione d i nuovi eventuali comandi; sono in corso grossi concenLrnmcn li tedeschi alb frontiera polacca, se non alrro a scopo climostraLivo•.j(,

·' ' L. DF.IC.J-ITON, I.a g rwrra

lampo, cit.. pp. 80--81.

·" CORRF.1.1.T BARNF'TT, / geiwn1/i di l /i//,'1: cit.. p . 157 . La preoccupaz ione circa 11 11 allac-co frnn

cesc era presente anc he fm i v<'rTic i mililari tedeschi, in particolare nel capo di SM dC'l l:1 W'C'hrmacht . i l gc.:nerale l'ranz Haldc.:r.

-~• M LN JS'J'ERO Dl'(; LJ AFFAR I F.STFRI , I doc11111e11/i tlijJ/0 111utic i iluliuni, Ro ma, La Li b reria d C'llo Slato , 195.\ orrnv:r scriL· (1955 59), voi. XJJ l. p. 10.


T.a ,t;uernda rnpo tedesca ... 1939-1941

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Po ch i gio rni dopo, una success iva rela zio ne del nuovo console , Magisrrnri, rip01t a , stavolta dalla vo ce di Hille r, una con fe rma a nco ra più dura del l'im pressione cie l console Za rnbo ni circa l'avvicinarsi de lla gue rra. La menzio n e circa l'ini zio de lle operazio ni , "d ue settimane all 'incirca ", è es a lta al de ttaglio , e forse p e r questo i Led eschi ha nno aggiunto la raccomandazio ne cli non trasmettere p e r telegrafo le no tizie . (13erlino 16/ 8/39) !,' incaricalo d 'a ffa ri a l krlin o Magistrati al m inistro C:iano: Q uesto H. Adde tto milita re mi co munica ora quanto segue: .[. .. ] Il fu hrer non ha so lta nto l'inlenzione di an nette re Danzica , ma be nsì q ue lla di fa rla fini ta colb Po lo ni a (F. r w ill nid1t Da nzig, a be r Po len). ¼.a facce nda s;ire blx: liquidata con le :irmi. J.e o p e razioni avre bbe ro inizio fra due settima n e all 'in circa. I fautori d i ta le solu zio ne hanno fi d11cia clic Francia e Inghilterra no n inte rvc rrch!Jc ro •. La persona con la q u:ile il Ge ne rale Roal.La lia a vuto questa conve rsazio ne è, come g iù no to, l'Ammiraglio C:inaris, Capo d el Servizio Informazio ni del Ministero de lla C11e rra d el rcich. Egli ha prega to l{o;1t1 :1 di 1um te/egra/are queste notiz ie r.. .157

Anche la Polo nia , sorda a i ric hiami d e l gove rno inglese, decise p e r la g uerra. La m o b ilitazione generale po lacca fu c iò ch e H itle r alle ndeva p er trovare un pretesto , pe r te nue che fosse, a lla de cisio ne di a llaccare . 1 po lacchi ce rcarono di non offrire un tro ppo facile argom e nto a lla propaganda te desca esegue ndo la mohilita7io ne occulta. Anc he i d iplomatici ita lia ni in Po lo nia , o ltre a que lli in Germania, aveva no orma i la ne tta sen sa zione che il conflitto fosse inevitabile . La popola7io ne tu tta via sembra rassegnata p iuttosto c he e ntusiasta o preoccu p ala , né si scorgeva no i ferme nti tipici delle na7io ni che s i mo bilitano to tal me nte per la g ue rra. Forse , era diffusa la convin7io ne c he il prossimo c on flillo fosse essc n 7ia lme nte una gu erra localizz,1ta a lla fro nti era, e solo poch i imma ginavano che lo scopo del go verno cli Rc rli no fosse q uello di dis integrare la Po lo nia, col fattivo contributo clcll'allcato sovietico. 38 Comun icava a lla fine di agosto l'a mbasc iato re a Varsavia : (Varsa via 27/ 8/ 1939ore 14.1 5) L'Ambasciatore a Varsavia Arone a l minis tro Cian o: «Mobilitazio ne e preparati vi procedon o inte nsamente nel miglio r ordin e e disc ip lina. Spostame nti nuove formazioni ve rso la fro ntie ra ted esca ' MINI ST ERO OFC.1.1 AFFAHI ESTERI , i duu1111L·11li diplo111alici italia ni, Ro ma, l ~t Libreria d ello St ato. 1953, o t wva S<'ri c ( 195'i-59l, voi. X lll, p. 46. " ( K;,towi <'<', 25/8/59 o re 12.16 . e p erve 11u10 ore 18) ·È" nli:1 p<'rson:lic conoscen za che ,tu tt i i riservisti fino alla cb sse 1900 ric11i:1rn~1ri qucsra n o lle •. Lo ro 111uralc i..· in ge11tTt' d e p 1L·~~(). Mol,ili1a1.iunc 110 11 proclamata m a ÌJl ;ilio•. l v i , p .

156.


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Paolo Formiconi

svolgonsi no ttete mpo. [. . .] Risulta che anche Reggimenti fanteria e cavalleria testè costituiti sono forniti cli equipaggiamento nuovissimo e dotati di mitragliatrici p esanti e cannoni d,,1 75 anlilanks (quest'ultimi in nume ro da 6 a 8 pezzi pe r reggimento. Per maggiori dettagli mi rife risco a l te leg ramma dell 'Addetto Militarc al Ministero de lla Gu e rra). Vita popo la7.ion e civile e sc,v i7.i pubblici si svolgono no rmalme nte mentre si intens iricano preparativi difesa antiaerea l. .. J Indubbiamente Polonia è decisa resistere strenua me nte cd è da es clude re che sia disposta ad accettare una solu:.àone pacifica che va da o ltre un onore vole co mpromesso pe r la questio ne e.li Danzica•.59 11 primo gio rno di sellembre , rreceduta da un incidente di fro ntie ra ,nacchinosarnenle escogitato dal vice-capo de lla Gestapo Hcyd ric h , l'offensiva te d esca scallù , con il previsto preludio di una violenta offensiva acrea. 40 l tedeschi dimostrarono fin dall 'inizio una implacabile efficienza , s ostenuta anche dalla pre c isa co nos ce nza della disloca:Lion e delle forze po lacche. Q uesta compo ne nte della vittoria tedesca viene solo oc ca s ionalme nte c itata nelle ricostru zioni success ive della campag na di Po lo nia , ma tanto gli addelli militari che i diplomatici mostraron o cli a verne a llora hcn chiara l'esiste n za. L'ambasciatore it;11iano in Litua n ia , un altro p aese che contava, come g ià la Po lo nia , d i p otersi avvalere d e ll 'a micizia tedesca in funzione antisovietica e che sarà invece abbandonalo a l s uo d estino , ebb e persino m odo d i osservare b dislocazio ne delle forze p o lacche su di una carta topo g ra fica nelle mani ddl 'addeuo m ilita re tedesco. ( Kaunas, 2 settembre, 19 39, ore 2.15. pe rvenuto o re 15) Il ministro a K au nas Di G iura al m inistro Ciano: Addetto militare qucsla legazio ne d i Germania mi ha testè mostral o carta m ilitare segreta recante precisa indicazio ne dislocam ento forze po lacche su fronLe tedesco nonché verso frontier~• Li tu an ia. Po lacch i av rebbero in linea 27 div isio n i dell'esercito regolare , o ltre 15 div isio ni rise,va tutte normalmeme equipaggiale, m entre altre 15 divisioni rise rva d i m in o re effic ien;,,a p residicrehl>ero reslo l e rritorio p o lacco. Le due divisioni di lin ea che si trovano a cli stan;,,a in V ilna son o s1a1e trasferite ieri ve rso co nfine Pru ssi a o rientale e sostituite da una divisione di ri se rva len-ilorialc , qt1est'ultima trovasi completata verso frontiera Lituania da esiste n" l v i, p . 2 17. "' ( Berlino, 1/ 9/ 39) il Cancelliere del lkid , ! Utler al Gopo d el Covc rno llaliann M11ssoli n i:

• I. ..I l o mi d iclfr1r:1i ancora una vo l ta pro nto a rhulvere per rnezzo d i 1,~111a1iva il r m hlrma tr;1 l;o Germania e la Po lo nia. 1•. . 1 la Gcr m,111ia naz ionalsucb lista av r~, cornunqu e cura che anchr al lr sur fron tiere o rien tali si crei una sirua zinnc d i tranquillit:.ì e di ca l111a. co m e no i feliceonenLc abbi am o sulle allrc nos1rc fron tiere•. M I NTSTEl{O D EGLI A l 'l'AHJ E<;T ERI , I d oc1111w11ti dij>lnm atìci ita/ia 11i, Ro m a. La 1.ih rc ri a d c·llo Sr:110 , 1953, otta va serie 0')55-5'>), voi. X lii. pp. 55'i-:B 6.


La ,~uerra-lampo ledesca ... 1939-1941

le brigata di cavalleria stanziata di fronte punto d i incontro confine lituano-lettone e da reparti aerei aventi sede nella stessa Vilna, nonché in località tra Vi lna e Crodno:

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Al terzo giorno dell 'offensiva la direzione presa dalle operazioni era già nettissima , e la Sorte della campagna era tanto evidente ch e il dittatore tedesco potè con una certa tranquillità comunicare al proprio rilu tta ntc a lleato ita li ano che i ri su ltati raggiunti sono stati p e rsino superiori alle asp ettative. 4 2 Una dichia razione notevole visto che le operazioni progredivano da meno di 72 ore. (Be rlino, 3/ 9/ 39) Il Cancelliere del Reich Hitler al capo del Governo italiano Mussolini : l. .. ] Attualmente la supremazia d elle forze armare tedesche in Polonia è l a im e nte enorme in tutti i campi tecnic i che l'esercito po lacco crollerà in b revissim o te mpo. l o credo cli dover dubitare che questo rapido successo avrebbe p o tu to essere a ncora raggiunto in uno o due anni. L'lnghilte rra e la Francia avreb bero comunque riarmato il lo ro alleato così che la superiorità tecnica delle forze ann at~ tedesche non avrehhe pii, pot11to essere così eviden te . I ... I Circa la situa zio ne in Pol o nia desidero breve m ente o sservare che noi lasciamo naturalmente eia p:11-re tutto c iò che no n ha i mportanza, non sacri fichiamo

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solo u omo p er

compiti secon dari, m:i ci l asciamo guidare in tutt:c1 la nostra azione soila nLo da gra ndi com piti operativi. l ,',irm ate settentrio nale polacca che si trova nel Corridoio è già , m ediante questa n ostra l inea di azione, com plc1amcn1.e accerchiata. Essa s:irà annientata o si :irre nderii Quanto al resto, tutte le operazioni si svolgon o con form em ente ai pi:ini. li re ndime nto giornalie ro delle truppe è supe riore i n ogni aspettativa. La paclro nan z:i d ell a n ostra arm a aerea, b enché in Po lonia se n e trovi appena un terzo, è esdusiv:c1. A occide nte manterr<'i un atteggiamento difensivo. La Francia può qui, per il m omento sacrificare il su o sa ng u e. Verrà il momento in cui an che colà fa remo fronte all 'a vversario con rutte l e forze della nazio ne."'5

Il documento riassume con indubbia c hiarezza lutti g li clementi d e lla g ue rra-lampo in atto: la n ecessilà di eliminare uno d e i fronti d i g u e rra prima che sull'a ltro il nemico s ia pronto ad a tti va rs i, la s upe riorit~ì in eq uipaggiamenti ch e ha reso possibile raggiungere in un te mpo così breve g li obbiettiv i essenziali, la possibilit~ì, an z i necessil::ì, d i lrascurare le truppe ne mic he isolate e sopravan zate dalla prima fase del'' MIN ! ST EHO OEGLJ A.Fh\ lU ESTEHI. / duCtlllll'llli diplomatici ilulia11i, Roma , L1 Lib reria dello Stato. l'>'i3, olia va s<:ri<: ( 193'5-59), voi. Xlii , p. 351. '" f1J\S1L LID DLE I IAHT. Slmia 111ililure della s,•cu1u./a g 11erra 111u11diale, l"Ìl., pp . .~7-li5. ·•-' MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, i duc1ww11/i d iplo mali,i ilafia11i. l~oma, l.:t 1.ihrcri:i dello Slalo, 19'i5. ottava serie (]'Jj'i-5'>), voi. X lii , p. 58'i-:',87.


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f'a olo Formiconi

l'o ffe ns iva pe r consentire a lle colonne d i testa u na più rapida avanzara , cd in fin e la netta s upe riorit,ì aerea , essen zial e a llo svolg ime n to de ll' intera operazio n e . I medesimi ele me nti , con m aggiore ricchezza d i pa rticolari, sono ripetu ti dal maresciallo C-oering una sellim ana più tardi , in una lunga prol usione tenuta al console italiano Magistrati , sua vecchia conoscen za, il q ua le ne rim:-mda a Rom a un d ettagliato resoconto . (Be rl ino 12/ 9/ 39) L'inca ricato d 'affari a Berl ino Magistr;clti al ministro Ciano: I ... J Il Ma resciallo, dop o una lu nga d isscrlazio nc e commento al le a zio ni svolte e alle posi zion i raggilmte dall'Esercito ge rma nico, ha aggi unto -Siamo così g iunti alla fase finale di questa che vorre i defi n ire «battag lia .. a n zid 1è •guerra•, data la vel oci liì e la sin c ron izzazione con la q uale il complesso d el le azioni si è svolto. Essa è sta ta una ba u aglia di ann ienta m e nto perché tra poche o re , o a l massi rno, tra r oc hi g iorni , t u lle le divisioni dell'ese rcito polacco c h e c r;i no schierate ad occide nre della Vistola cJovra n no ;:irrend ersi o sa ranno distrutte. Tutti i loto con trattacch i sono s istemalic:1mentc resp inti e il ce rch io si va chi u dendo. G i;ì ora è g iunta la not izia che nell;:i zon a d i Ra d o11 1 le 1rn rpe p o lacche h ,111110 al>lx1ssat1: le arm i. Pe r il numero d i uom ini impiega to , che da lle du e può essere calcolato ,1 milio n i, questa battaglia è senz;1 d u b b io un a delle maggiori della storia. Essa è sta to un esempio classico della n u ova concezione stra tegica basata s u lla ccle rit:ì delle grandi un ità motorizzale. La collaborazione tra le d ivisioni celeri e cor;1zzate e l'Aviazione da combattim e nto, che in mol t i p unti da sola è riuscila a fa r retrocedere e a far q11indi rie ntrare nella 111o rsa le truppe p olacche in ritira ta, è stata perfclla. C:i<'> h a permesso di recide re n ettamente g rand i te rrito ri d;:i ndo così alle divis io ni norma li d i fa nteria in ma rcia il m odo di intervenire in segu ito per il rastrellame nto e per la distruzio ne di tu tti i reparti nemici rimasti so rp;:iss;:iti d alle n ostre u n it:ì cele ri . Il soldato po lacco si è sen za dubb io , alme no in un p rimo momento, b a ttuto be ne . Il co111a ndo è stato quasi inesis tenl e nf s i è ma i sapu to prccis;1mentc da d ove irnpa 1tisse i suoi o re.l ini. S0la111cn1e ne lla zona n ord esso ha te nta to qu alc he contrallacco in forza. Ora la marcia conti n u;:i . 1 p o lacchi, con metod i di guerra cond an nabili , cercano di orga nizza re, come s i sta svolgendo ne lb zon a d i Va rsav ia, u n;1 guerriglia , armando i civili i quali cercano di arreca re danni alle tr11 r r e ted esche sp arando n e lle st rade e d a lle case. Ma ciò no n p o trà durare a lungo p e rché g ià altri nostri re parti m o to rizzati, in viali di rin fo rzo nella zona n o rd , sono riusciti a traversa re il N;:i rw ad O riente e com inci;:i no a lanciarsi s ull a stess;:i d irettiva di Sie dlce, t;:igliando così nell.ame n te alle spalle le resiste nze p o lacch e sulla des tra della Vistola , d i fronte a Varsav ia. La marcia sa rà rroseguita s u Luhl ino. Anche al sud la nost ra avanzata s u l.eopoli, c he s,u ,'ì occupata tra uno o d ue giorni, proced e rapidam ente. TI Gove rno p o lacco contin ua a ri fugfarsi da città in ciuà e ;:i quanto sem bra si C: in p a rte stabilito a Krze111ie nce ossia quasi alla rronl iera sud-orien ta le rus~a. Sul fro nte oc.cidcntalc nu lla d i m o lto notevole e vorrei


La gnerra-lamf,o tedesca ... 1939-1941

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dire calma q uasi assoluta. Questa no tte pa rtirò anch' io rc r il fronte orientale per vedere e felicitare i mi e i rcpa ni. La nostra Aviazione , come vi ho detto, è stata veramente ottima. Hssa ha sempre do minato il c ielo polacco e l'av iazione a vversaria non è stata in condiz ione di compie re la minima azione sulle fronlie re tedesche. Sono esattame nte tre le bombe p o lacche cadute su una piccola stazioncina del nostro te rrito rio! Tuu i i nostri reparti d i qualsiasi s pecialità, osscrvazion<:, bombardame nto e combattimento ha nno fatto de l loro meglio cd il Fu hrcr li ha particolarmente e log iati . [ ... ] De l resto , ripeto, ad occidente s ia mo tranquilli anche ne l ca mpo ae reo. f ... l Sentiamo dire che i Fra nco-inglesi vorrebbero tentare qualcosa a ttrave rso il 11eglio . Le nostre Divisioni, che au me nta no sempre di nume ro, e che raggiungeranno tra breve, come ho a nche de tto ne l mio discorso, p er lo me no il numero di 60 o 70, sa ranno pronte a riceverli. Ma pe r ora, ripeto, nulla si vede di preciso a ll'ori zzonte. l. . .] (p . "!09) mi h a recato una qualche sorpresa il vost ro fab bisogno di 7 milioni cli tonne llate cli carburan te per 12 mesi. Ciò rappresenta un totale superiore a l fa bb isog n o de ll'inte ra Germania. È esatta verame nre la parola •tonne llata• o viceversa si tratt:i cli ~,lrra misura•?i·f Nella p a rte in cui q u esto affro nta il te ma della s itu azione mil itare, le p a role di (~oering inLroducono l'a rgome nto con una dic hiarazione d i n otevole valore p e r lo storico militare. ll n1arescia ll o infatti oste nta di chiam are "battag lia " e non "g u erra" -Kampf e no n Krie,g - quella in atto con la Polonia , una scelta termino logica che , in u n a mbie nte quale qu ello militare ted esco, ha un suo peso specifico s ig nificativo. Come nella filosofia te d esca a n c h e ne lla dottrina militare, la varietà e puntualità della lingu a germanica consento no una precis io ne di sig nificato inconsueta in altri pa esi, una precisio ne ne lla quale un te rmine assume, n e lla propria specifi c ità , un s ig nificato determinato. La "g ue rra " - "la p o litica con altri mezzi"- costituisce ne l suo significato o ltocenlesco l'opp osizio ne armata fra due stati i quali s i a ffrontano in u n conflillo p iù o me no lungo, il quale si compone d i diverse "battaglie", ovve ro di scontri , c ircoscritti n ello s pazio e n e l te mpo, il cui complessivo andame nto indirizza l'esito a favore di un conte nde nte o dell'a ltro. Il nuovo corso veloce dell a guerra e la s ua trasformazio ne in un fen o m en o "to tale" per le n azio ni coinvo lte, ha imposto a ciucsta un corso torre ntizio e coordinato c h e h a modificalo il sens o stesso de lla p arola . EvenLi c he prima ric hied evano mesi p ossono a ccade re in gio rni , e risorse e normi p ossono essere mobilitate in breve te mpo e in a ltre ttanto breve tempo disp e rse, n o n appena uno dei due siste mi avversari prende il sopravven to sull 'altro. ,,, MINISTERO OEGI.I AFFARI ESTERl, 1 documenti diplo ma tici ita liani, Roma , La Libreria d ello 1953, nona serie 0 93913), vol. I, p. 104- 109.

Stf1!0,


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Paolo Formiconi

L'offensiva tedesca sulla Polonia , così come emerge dalle parole di Goering, è dunque un movimento dell'intera nazione, protesa in una unica mossa d 'attacco attraverso il proprio strumento militare, nel l'azio ne be llica, così come la difesa polacca è l'autodifesa di una intera nazione minacciata di an nientamento fisico. Non una "g uerra" dunque , che s i compone di diverse fasi, ma una "oallaglia", un veloce e micidiale lancio di dadi, parte d i una più generale opposizione fra la Germania e i p ropri nemici. C:onsegucntcmente, l'esito non può essere c he tota le; come Hitler ha già detto e ripeterà in seguito, nessun armistizio, nessun accordo. Armistizi e accordi sono forse possibili nel corso di una battaglia? Durante lo scontro s i p uò solo com battere, uccidere per non essere uccisi, secondo una immagine di cui la retorica nazista, e non solo nazista, si compi:c1eque a lungo, e che riassumeva compiutamente il significato stesso ciel n azionalsocialismo. Nessuna delle battaglie conseguenti all 'att_acco tedesco, che pure non mancarono, rimase patticolarmente impressa col proprio nome nella me moria storica comune, ma l'intera ,ainpagn a rimarrà nota come "bal/ap,fia della Polonia'', sim ilmente a quanto accadde di lì a poco con la "campagna in Francia" .

Anch e q uando la rapidit~ì d e ll'operazione verrà meno, come a ccadrù con la s uccessiva offensiva in Unione Sovietica, l'intera camp,1gna , con l'eccezione della battaglia-simbolo di Stalingrado, riman,ì nota quasi come una gigantesca battaglia nel s uo complesso. A soccombere è dunque una concezio ne della g uerra antiqu ata, prima ancora che un esercito a ntiquato. La velocità del l'azio ne , la sua incons ulta vio le n za e la su a coordinazione appartengono ad una dime nsio ne che a Varsavia non avevano i mezzi per pote r affrontare. 4 ~ Co me e merge dal rapporto dell ' amhasciarore italiano in Unghe ria , Vinci, il compo rtamento del governo polacco induce a pensa re ch e nulla fosse stato predisposto per affrontare il crollo non d e l solo esercito, ma dell' intera nazione. Anc he per questo e fo rse perché il Governo polacco non voleva, in precedenza, p e r ragio ni di prestigio nemmeno ammette re la possibilità dello sgombe ro della capita le , esso no n aveva p e r nulla previsto l'event:ualità dell 'a bbando no d i Varsavia: e , come certamente risulterà all 'E. V. la pa1tenza del corpo d iplomatico è avve nuta senza alcu na preparazio ne. Prima pa1tì il Governo, in due treni che venne ro ripetutamente bombardati dall 'avia7.ione tedesca , i m embri del corpo diplo matico seguirono in a utomobil e. [. . .) anche i tedeschi hanno avuto e avrebbero pe rd ite fo,tissime; v i sarebbero stati reggimenti interamente distrutti. Benché non con'' L. DEIG I !TON , La guerm lampo, cii.. pp. 82-87.


la ,q11erra-lampo tedesca ... 1939- 7917

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fcssata forte sare bbe la delusione nei polacc hi p e r il mancalo intervento inglese». ·,e, Lo stesso mmtstro, in una le ttera cli poco successiva, stigmatizza anch e il comporta me nto di Francia e Gran Bretag na , le quali a quanto pare non ignoravano la incapacità polacca di far fronte ad un attacco tedesco, ma non a vevano imposto, alla luce di ciò, alla lo ro alleata di trattare un com promesso con la <~e nnania. ln parlicolare, è rilevante la no tazione circa la m issione esplorativa del generale Irons icle presso l'esercito polacco. Churchill d efinì il rapporto del generale "confortantissimo", ma tale giudizio sembrerebbe poco spiegabile, poiché l'ambasciatore Vinci riferisce d i una conversazione avvenuta a Budapesl, fra i rapprese ntati del governo polacco in esilio e gli ambasciatori di Franc ia e Gran Bretag na. 17 ( Bu dapest 19/9/ 39. pervenuto g iorno 2) Il m i nistro a Hudapest Vinci al ministro Ciano: ·Accanto alla penosa impressione rer i l compo rtamento di certi cari rniliLari come il Maresciallo Ryclz Smigl y, sarebbe ora generale fra i po lacchi il ri sent imento verso l'Inghilte rra. Mi è slaLo rifcriLu elle g i u1 ni fa, in una casa ungherese il Ministro di Po lo ni,i si sarebbe assai vivacemente esp resso col Ministro cl i Francia, r improverando all'Tngliilterra e alla francia lo sfacelo del suo p aese, lascialo sen za i prom essi appoggi. TI Ministro cli rrancia si sarehhe sd1em 1ito dicendo che i comandanti d ell 'esercilo polau:u

11011

aveva no voh1to segu ire i con-

sigli de i tecnici militari fr::t nces i. C:sàk y 111i lta poi raccontato di aver avu to ieri un co lloquio col ministro d 'I nghilterra [ ... L Egli avrebbe a u n certo punto d o m andalo

se e ra esatto- come g li aveva eletto von Ril>bentropp- che il generale l ronside,

dopo la su a ispezio ne in Po lo nia, aveva espresso il parere che l 'esercito rol acco n o n era tale da opporsi effica cem ente ad un esercito organizzato e mo d e rno . TI Min istro d 'I nghilterra avrebbe risposto cinicamente che ciò era esatto, am m etten do quindi c lic il Governo ing lese er a pc rfcttarnenle al corrente delle condizioni

•· ( R11d:1pcst, l 'i/9/ j'). p erve11u10 giorno 19) l i ministro a B11clapest Vinci al 111i11istro Ciano: . j, vcnu10 :1 vcd<'rmi il Consi gliere delb Lega zi o ne di I l nghf'frl i n Polonia, sig11or de K r istuffy I. .. l gi un0

se :1 11,t1i i naspellato il pri1110 allarme p er J'atwcco :1c·rco che i tedeschi iniziarono l e pri m e ore del t sclleml>re sui sob borghi di VMs;ivia. N<'i p ri mi due g iorni il bo111uarùa111e11tu si limit,' • ,1i sobborghi della capitale rna poi pii:o tardi i v;i ri qu:11ticri d ella capitale furono colpiti. Le haucric C'onm1crc<~ polacch e spararon o malissimo i primi g io rni ma molto 111eglio in seguito Jiuscendo ad abhancrc numerosi app:1recd 1i tedeschi. L'.1viazionc p ol:tcca ch e proi>ai>il111ente si sa r,'1 lim.iww a rom lx 1t1ere nel le p rime liJ1ee evitav,1 di ac-ct·U;irc il romhatt imento n ell'interno del paese. A nch e il rorpo d i plomalico in generale non ;ivn-h11l' pr<'\'is10 un crollo così re pe11ti110, poiché r1111i si :ispcrt::ivan o ch e l'esercito polacco ,1vi·eb

be..- po tuto r.-sistere al111e110 u 11 111ese p rima che Va rs:1vi:1 potesse essere raggiunta . Vi era infaui l a fi d11ci:1 che i m ezzi 111oturizz:iti dell'esercito tL·dcsro non avrebbero potuto trovare facile im p icgn data l a mancanza di strade: d 'altra pa1te il tl'mpo scrc no ha facilitato g li sp ostamenti come ba potuto far rend <'re al m assimo 1·avi:izion e german ica. MI N TSTF.RO DEG LI AFl'Af{I ESTERI. J doc11m,,1lli dij>lomatici

itali,mi. Rrnn:i , t ;i l.ihr...ri;1 , t.·llo Staio, 19~1. n ona seri e 0 1)-'\')-41), voi. I , p. J10- J/41. •' BASII. I.IDDI.E I IAJ{'J'. Stun·u JJ1i!itm·,, tlellr1 se,:01Jda g uerra 11101uliale, di. , p . 22.


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ddl 'e.serc il<> polacco, ed avre b be anzi aggiunto c he dopo la Polonia anche altri piccoli .stati avrebbero su bito la stessa sorte; rna poi l'Ingh ilte rra avrebbe pensato a rico .stmi rli d o p o lo schiacciamento della Ge rmani a,,_/4K

Ricorderà nelle sue me mo rie Winsto n Churchill: "Una nazione di tren tacinque milioni di aniJne cadde nei feroci artigli di culuru che cercavano non solo conquiste, ma il modo di rendere schiavi u sterminare grandi moltitudini umane. [. .. l i polacchi non sarebbero stati p,li ultimi".19

I rapporti degli addetti militari in Germania Colo ro che ebbe ro l'occasio ne, d i testimo niare di persona lo svolgers i dcll'auacco ted esco a lla Polonia, tòrniscono ne i loro rappotti vers io ni a volte discordanti . Se l'impressione generale i:: comunque quella di una avan7.ata trnvolgente, il suo sviluppo complessivo a volle sembra sfuggire ad alcuni cli coloro a i q u ali , in Italia e in Germania, e ra de putato il compito di decifrarne gli aspeni tattici e strategici più innovativi e trarne le più utili conclusio n i. Da l 1936 l'ltalia manteneva a Berlin o un addetto militare ne lla p e rso11a elci colonn ello Efis io Luigi Marras, un ufficiale di artiglieria vetera no del conflitto italo-turco e d e lla C rancle Gue rra. Salvo una parentesi nel 1939, esattamente in corrispo ndcn 7.a dello scoppio d e lla g ue rra , in n 1i Ma rras ven ne sostituito n e ll'incarico dal generale Mario Roatta, prossin10 ad assu mere la g uida de llo Stato Magg io re elci Regio Esercito , egli ricoprì la fu nzione di addetto militare fin o a l 1943, anno in cui , rifiutata l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana , venne internato, prima in Germania cd in seguito in Ita lia . Hiuscito a ruggire in Svizzera , Man-as sarà dopo la g ue rra fra i ri-fondatori d e ll 'esercito italiano , ricop rendo ne anche la carica più elevata .'>(1 La sua lunga permane nza in Germania costituì per lui una occasione eccezio na le pe r osservare il prodigioso potenzia me nto dell'indus tria e de ll a macc hina bellica te desca ; di queste seppe rima ndare un quadro chiaro e circostanziato nelle s ue relazio n i, dalle qua li s i evince come il generale avesse bene inte rpre tato i pregi dell 'appa ra to militare ted esco e i sinto mi della s ua degen e razion e . r1 suo p1imo approccio ufficiale con le gerarchie militari e politiche della Cermania nazista avvenne nel 1936, e fu preceduto d all'incontro con l'ammiraglio Wilhelm Canaris, cap o d e ll' Ahwer, lo sp io naggio militare tedesco. '" M INISTERO DEG U J\H 'ARL ESTERI, / d oc11111n1ti diJ>lnmalici ilalia11i, Roma. L:.i Lilm:ria <lello Sta ro , 195.l nona s erie (1939 43), voi.!, p. 204-L05. 9 ' WTNSTON CHURCHILL, La Secunda .~11erra 111011diale, M ilano, Mnndadori, 1959, p. 50 2. so SERG IO PFI.AGALLI, Il generale tjfìsiu MmTtts, addetto 111ilita1·e a lierlilw (J<J~G 1 Hu111a . USSME. 199'1, p . 7 ..

».


ra p,uerra-lampo tedesca ... 7939-1941 -

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Il resoconto di questa serie di incontri , durante i quali Marras avvicinerà qu asi lutti i principali protagonisti de l nazismo, è contenuto in un ra pporto da l titolo . Primi contatti per una collahoraz iune militare italo-tedesca . Relaz ione sui contatti avuti a Helrino nei giorni 25-28 fehhraio 7936. 51 Un les to fondame ntale pe r compre ndere la gen esi del p atto it.alote d esco. Negli anni seguenti l'adde tto Marras e bbe modo di studiare lo sviluppo d e ll'esercito te desco, ed in particolare dell'arma coraz7.at.a, la quale andava acquisendo una impo rtanza c rescente . Non c'era tuttavia an cora accord o , ma questo Marras n o n poteva sap e rlo, fra gli alti comandi tedesch i s u quale impiego riservare ai carri armati: veicoli da combattimento in grad o di compiere ope razio ni indipendenti, come aus picalo da Cude ria n , o ppure veicoli leggeri , p er l'a ppoggio ravvicinato alla fanteria , come preved eva l'istruzione del 1927 de ll'esercito inglese. Nei suoi rapporti, Mam1s ri e pilogava il percorso che aveva portalo la Cermania a sceglie re cli creare d e lle g randi urutà corazzate autonome , localizzando nella nomina nel 1931 ciel generale Ludz a isp ettore delle tru ppe mo torizzate, come il primo passo verso la creazione di una forte componente meccanizzala in seno all'esercito tedesco. Nel 1934 tale ispetto rato s i e ra mutalo in comando e dal 1935 era s i.a la ini:t.iata la costruzione di 3 d ivisioni cora zzate."2 Nel 1937 il generale von 11ra uc hitsch fu nomma to comandante di q uesto primo nucleo corazzalo e delle uni tà motorizzale in via di costituzion e ?~ In que llo stesso anno s i svolsero, sollo la s upe rvisio ne ciel gene rale .L.3eck, le g ra ndi manovre dell 'ese rcito tedesco, nelle quali Marras ebbe m odo cli osservare sul te rre n o la nuova divis ione corazzata . T carri, annotava il gen e rale , e rano pe r ¾ leggeri , l'artiglie ria agiva per lo più in coope ra zio ne con la fante ria al seguito ; ma l'aspe llo più imprntante , in cui l'impatto d i c;.uerian è evide nte, è c he quasi tutti i collegame nti avvenivan o a m ezzo ra d io . L'addetto militare concludeva con una c hiosa piullosto infelice , dichiarando di nutrire dei dubbi s ulla ce,te zza circa l'e fficacia d e lla nu ova arm a corazzata ." È sig nificativo inoltre, che le note dell 'addetto militare si facciano più dettagliale in seguito a ll'evide me inte nzione tedesca di occupare clcll 'Austtia, c he metterebbe la Germania dire ttamente a ridosso dell'Italia. 55 4

Il gene rale Ma1io Roatta, ex dire llo re del SIM (Setvizio Info rmazioni Militati), e già comandante del crnv o di spe dizione italiano in Spagna, sostituì d,11 luglio " AlJSSME, Fondo G 29, b. 5/4, fase. 4 . " COllliELU BARNEIT, I g,-,11emli di H illet: c it., p. 509. 1 '· SEHG IO PELAGAU.I , // gr>nem/e J.;jìsiu Marras, cit., p. 56/ 58. 'l i l v i, p. ~7 . " lv i, pp. '; l-71.


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Pao lo Formico ni

al novembre 1939 il colonnello Marras a 11e rlino. Nelle sue re lazioni, scritte con uno stile informale e quasi confide nzia le, affarto inconsueto pe r un "tecnico" del Regio Esercito, Roalla mostra di avere, al pari di Marras, compreso piullos lo bene il funzionamento e la logica della dotlrina milita re tedesca. È in veste di aclc.letlo militare che Roalla assiste a ll 'invasione tedesca della Polonia, della quale stila una relazione dire tta a l Sottosegrcla rio d el Ministero dell a Guerra e capo cli Staio Maggiore , il ge ne rale Alb erto Paria ni , in procinto di essere rilevato da l Marescia ll o Rod olfo Grazia n i. TI gene rale Roalla pre mette c he può disporre solo cli una parte d e lle informazioni, essendo le op erazioni militari in corso. Il quadro fornito è sommario, sollo lineato ne l testo. Il tono generale della rela zione è piuttosto discors ivo in alcuni punti , in altri piuttosto ironico. Dovendo inizia re la propria trallazione, il generale esordisce a ll a seconda pagina: dato che i polacchi sunu, almeno per n erlino, µ,li aggressori, cominciamo da loro. ' 6 Il punto di partenza d e lla relazione è il co mtmicatu tedesco sulle operazioni, g iudicato da Roatta poco allendibile, sopra ttutlo nel delineare le inren'.lion i d ei r o lacchi e la dislocazione del le lnrn forze . «U Reich, "aggredito", e che era -pe 11a nto- costretto a difende rsi , aveva come in questo caso si conviene - un pian o neUa111c11lc cd arnpian1e nte offensivo , e clie consisteva ne ll'a ttaccare avvolgendolo, fissare ed annie ntare il potente esercito po lacco con centralo nel g rande a rco della Visto la •.~Escludendo ch e possa esserci stato un reale inte nto o ffe nsivo da pane polacca, Roalla rrova a s upporre che l'azio ne polacca volesse e ssere difensiva verso la Prussia o rienta le , a vendo sospettato la manovra tedesca. Sicurame nte la forza ne mica impiegata ad est è: s taia sottova lutata dai p o lacchi, al punto da poter ipotizzare un g radua le ripie gamento s o tto la spinta ledesca .' 8 Quest'ultima in ve ce si è scate nata in modo tale, anno ta Koana , da riversare attraverso i varchi ape rti nel fro nte difensivo un g ran nume ro di truppe c he proced en d o a g ra n velocità hann o prece duto le unità polacche sulla loro s tess a ritirata iso la ndole c d elimina ndo le. on a caso Roatta d efinisce "a inondazione " il s istema offensivo tedesco , allude ndo alla velocità con cui le div is io n i tedesch e s i sono imme diatamente s parse r e r l'intera Polo nia occidentale , eliminandu i singoli ostacoli cun manovre avvo{genti locali, e preparando l 'accercbiamento delle f o rze a vversarie in ritirata dai ji-unti avanz ati, o della riserva, mediante quei tentacoli celeri, che, cun assoluta spregiudicatezza si sono inoltrati j.Jer tanti chilometri in z una nemica, sino ad occupare o comandare i passag gi ohhl~gati di retrouia.59 "'' ,"' ,,,

Al JSSMF., Fo ndo G 29, u. '>9. f. IO, r. 2 Al JSSMF. Fondo G 29, bu~l:t '>9, ff. W , 3. lv i, r . 10. lv i, p. 11.

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ù1 g11erm-lam/Jo ledesca ... l<J3<J 1911

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Severissimo, come in Roero, il g iudizio sui gen e rali polacchi, clie nun hanno escn:itato aprxirentc me nre alcun contrnllo sui movimenti d e lle loro armale, :1i qua li è però riconosciuto che la gra nde pressione esercitata d ai bo mbardieri tedeschi ha ca us;1to ciuasi subito il collasso del sistema di comuni cazio ni po lacco , rendendo ogni a zio ne di coordinamenlo diffic ilissima.

•Le truppe polacche ( me lo cn11/èrmuva a 11cora ieri il gen erale Keite/) si sono sempre battute bene, sino alla divisiOIIC'. Ma sonu siate impiegate e condo/le da cani!•. Secondo i tedeschi la rilira ta polacca verso i f"iumi fu una op e razione dd tutto istintiva de i singoli reparti , senza alcuna coordinai'.ione de i comandi . Pe r Roatra è più proba bi le c he i reparti abbiano eseguito, come potevano, una precedente dis posi:,,.io ne d e i co111ancli o rmai isola ti. I.a difesa polacca ha p roceduto se nza coordinazio ne, difendendosi in un settore , menlrl' in q ue llo vic ino ;iltre forze slazio nava no inerti: hanno

lasciato pass(tre. e oiuere q11usi iudist11rbate furzc avuersarie che, con po ' di g i11,~e1; ourehhem polu/o e~sere mr?sse .fiwn· cu11sa.

11 11

Ro atta a nu ne ll e 11d finale c he, in base a qu :11110 dettogli dall'addetto a Varsavia , lo schierame nto pobcco inizia le corris pondeva a quello fornito d:1 i te deschi . Tutt;1via , egli conferma la convin:,,.ione che i polacch i lo ,1bhiano alme no modificato in seguito.'"' l Jn appunto a m:1tita in tesla :-d ia relazione , finrn n n con una s igla ;1pparc nrementc del sottosegre tario Pariani , reca : "Questa relaz ione dice molto poco, come i11segnamento è 11/tra modesta!'.

I ra1>porti dell'addetto militare in Polonia Le cons ide r:1zioni e i resoconti s ull,1 campagna di Po lon ia resi c.lall'acld etto mi litare italiano :1 Va rsavia, colonnello Giova nni Rrn: ro di Corlanze, sono pre z iose, in quanto costituiscono la p ros pe lliva s pecu lare al punto cli vis ta clctraddeno 111ilitarc in Germa nia."' Pe r il colo nnello Rocro le cause de lla disfatta pol:icc:-1 furono sj)iritu.ali t' m ilitari. Fra le p rime, una co ncezione :mtiquata e c:-1va llcresca, in lutti i sens i. de lla g ue rra , il ricordo d e lla vittoria s u i sovie tici del 1920 e la conseguente sotrovalulazion c de ll 'esercito ted esco. Da un lato pu ramente mi litare Roero critica de cisamente l'impostazione slrategica p o lacca , basata sulla p resun:,,. ione che la Gc:rm,m ia avrebbe o pe rato un duplice schie r,1 me nto a o rie nte e a occidente, inclchol e ndo così "'J\ll:O.St\lE Fondo e; l'). hu, ta 59. ff. 10, pp. 17-18. ''' J\lJSSMF., Fondo e; 21). h us ta 59, fase . 11- Nclaz iu11,• riass1111/il •t1 sulla ca111pag11a /edescu-/}ulac ca . (Addello i11 /'u/u11ir1 I . rnl

e;.

J<rwru tli Cor/r1112~>).


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Paolo Formiconi

il fronte polacco e consente ndo rersino la possibilit,ì di una offensiva verso Koenigshcrg. Il raragonc operalo dall 'ad detto militare a V::1rsavia fra i due piani d i operazio ne è spiegato con dovizia di pa1ticolari, e dimostra come la g ue rra-lampo tedesca possedesse già conno tati ben riconoscihili. 62 La Polonia, spiega Roero, ha d ic hiarato la mobilitazione tardi, almeno una settimana dopo la Germania, condannandosi così all'inferiorità numerica. Inoltre, mentre una difesa poteva essere dlìcacemente te ntata solo sui fiumi, abbandonando parte del ten-ito rio a occidente, si è preferito a Varsavia un ibrido piano offe nsivo/ difensivo che ha avvantaggiato solo i Tecleschi.65 A completa re la disfatta polacca sa re bbero poi state la mancanza di una riserva strategica e 1a volontà di dare battaglia davanti Varsavia, esa ttamente come nel 1920.61 Roero non si fe rm a a lla espos izion e d egli e rrori polacchi , ch e rure non manca di d e scrivere , come la tardiva reaz io n e a ll 'accerchi an1ento te desco in Posnania e Pomera nia , con la ma n cata ritirata temrest iva d e lle truppe rol acc he e la conseguente battaglia cli a nnientamento cli Kutno.c,", Ben chiari sono an che tutti gli elementi dell'attacco tedesco : q ue lli pi1'1 brillanti , come l' impiego dei mezzi blindati e della fanteria mo totizzata/ >6 così come i me no apprc7.%abili dal lato e tico e umano, come l'impiego dell'arma aerea anc he a fini tc rroristici. 67 Tuttavia l'addetto militare individua solo ne lla avia7.ione il fattore verame nte innovativo, adomb rando l'ipotes i che la gu e rra d i movimento possa essere riassorbita nuova me nte dalle difese statiche o scmi-statid1e. 6i; Non rnanca, infine , una a llusione alla aggressio ne sovie tica . Secondo Roero l'esito de lla controffensiva dell'a rmata polacca del sud d el gene r,1le Sosnkowski, avrebbe potu to ave re consegucn1.c p iù incisive se l'attacco russo n o n avesse da to il colpo di grazia a i pola cchi. Per q uesti ultimi l'este n sore della relazio ne mostra cli avere g rane.le con sideraz io ne , pur rimanendo s e m p re critico verso i vertici militari c he , in testa il generale Rydz-Smigly , avevano abbando nato il paese a combattime nti in corso. 69 Ciò ch e tu ttavia sfugge ad e ntrambi g li addetti militari ita lian i, è la sosta n ziale limitateaa d e ll'impiego del l'arma motorizzata ne ll a campa "' Ovvero: difesa senza :1rrc1ra me nto ddla 1'0111erania p er co prirl' il fianco dell 'offensiva in Pn ,ssia, parziale ripiegam ento in Posn:rnia , c h, difesa a ollran~ , in Slesia.

"' AUSSME, Fo ndo (; 29, h11sra 59, fase. 12, pp. 4. 6, 7, 9, Hl. /,I

[vi , J). 7 .

0

l v i, pp. 7-9 . ..,, l vi, p. 12. '

•- lvi, p . 11. "" LlJl(; I EMTI.10 1.0NGO, /,'a ttiuilù deg li add f'llì milita ri all'esleru 11elle due g11f'rrf' 1110 11diali,

Roma. USSM E, 1999, p. /473-178. "' lvi, p . 1'1 .


La guerra-tam{,o tedesca ... 1 93 9- 7911 -

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gna cli Polonia. La gra nde ra pidilà dell'avanza ta tedesca, a ll a c ui tesla si mosse il g ruppo cora:aato cli G ude rian, fu conse nlila soprattutto dall'a ppoggio aereo continu o ccl e fficace, e ve nne realizza ta in massima parte dalle di visioni di fante ria le qu ali, è b e ne aggiungere , marciarono ad un ritmo doppio rispetto a quello dei loro p a dri nel confl itto precedente. Un fattore che solo raramente viene rilevato. La g u erra-lampo insomma, a n cora n on avev a dis piegalo la propria completa p o te nzialilà ed il pre dominio della fante ria e dell'artiglieria ippo lrainata e ra ancora ben lun g i da essere un assioma s uperato a ll 'interno delle gerarc hi e miliLari tedesc he. 70

L'Italia in guerra In segu ilo al crollo polacco , forse preventivabile, la Germania sommerse in rapida s uccessione anche Danirnarca e Norvegia , e dopo poco anche B elg io e Olanda. Nessuno però avrebbe immag inato, neanche in Germania, che la dottrina Guede ri:in clclb gu e rra veloce avrebbe p otulo bissare il proprio successo , ed in m odo a ncor più clamoroso, contro g li eserciti riunili di Francia e c;ran Bretagna. Nel maggio cie l 1940 le di visioni corazzale tedesche, ampiamente ric(]uipaggiale e "indurite" dall 'esperie n za in Po lo nia, irruppe ro nella l,. ra ncia seLLentrionale attraverso il 11c lgio meridionale e il Lussemburgo, intrappolando in una g igantesca sacca tutte le for,::e migliori dell'esercito francese e il corpo di s pedizio n e inglese. La precipitosa ritirata a llraverso la Manica d e lle di visio ni che riuscirono a scampare alla m o rsa nazista sembrò s uggellare una incredibile villoria che aveva visto l'esercito le desco compie re con perfetto sincronismo, e su scala maggiore, il medesimo tipo di o ffe ns iva operata in Po lo nia. 7 1 P iù ancora c he le s ue dime ns io ni, fu la velocità della villoria a sconce1tare pers ino i suoi stessi artefici com e Gudcria n, ma anche g li a ltri grandi no mi dell'esercito ted esco, von Manste in , von Reichena u , von Runsled, i qua li avevano imposto una ve ra rivoluzione a lla dimensione del conflillo. Quanto s ia stato par,::ia ]nie nt.e com preso il senso pie no di questo mutam e nto da patte ilaliana , è testimo nialo da una lettera al ministro Ciano del nuovo am basciatore a Berlino Dino Alfie ri , che Mussolini definì "il più cretino d egli a n1hascialori " e nei c ui riguardi lo stesso Ciano si e spresse in m o do ancora più esplicilo. Alfie ri aveva sostitu ito, s u richiesta tedesca, l'abile Bernardo Attolico, un diplomatico di grande esperien za ch e diffidava

I.. DEIGllTO N, lt:1 g 1wr ra lampo, cii. , p . 115. -, lv i, pp. 19i-Z94.

7"


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Paolo Formiconi

profondamente della politi ca naz ista in Europa e lavorava , d 'accordo con Cian o e contro il parere di Mussolini, raleseme nte contro l'aHe anza italotcc.lesca. Alfieri , o bbedie nte a Mussolini più c he s inceramente filo-tedesco, alla fine di maggio, scrive un breve resoconto d e ll 'offensiva tedesca , d a ll a pros pelliva di Berlino: (IJerlino 21/ 5//40) l.'amlxtsciatore a n erli no Alfieri al ministro Ciano:

•L. . .]

lo sfondame nto delle l ince avversarie è opera soprattu tto dei corpi d 'ar-

ma ta motorizzati e degli stukas ( aprarecchi eta bo mbardamento). Nella zona di N amur, Sedan, sarebbero stati impiegati c irca Goo apparecchi di tale t ipo. Il comandante dei corpi m otorizzati Guderian (è anche il loro ideatore e nrg.-1ni zz;1tore), avrebbe dichiarato di volere giungere a Parig i alla fine della settima na . Le divisioni nemiche nella zona di S. Q uintino fino al mare sarebbero 65, moire delle quali r erò già provatissime. Le masse nemiche non son o in grado di m uoversi agevolm ente , a ca usa d ella fo nnidabile :tttivit;ì d egli aerei tedeschi che hanno bombardato e bo mbardano co lonne, lince ferroviarie ccc. e dell::1 velocitft d elle Ln1rre ted esche, le quali avan za no senza p reoccuparsi dei centri di r esistenza che lasci::1110 all f' lnrn s p ;1llc. G li stukas adopera11e, ol trL" :illc bombe di medio e g 1·0;.so ca libro bombe special i (I l eulho11 11>cn - bombe ululanti), le qua li avrebb e ro proclouo g ra v i effetti morali sulle trupp e nt>m idw. Si tratta di proi ellil i 111111;:inri che scc11dono <b I cielo, carichi di un esrlosivo che espl ode con un rumore f o 11issi1110. Ohrt> ~1 t:ci li bombe, sarcl>l>c stato impieg:1to, in piccob quantit:ì, un t ip o cli gas csi larn nte. A Rotterd am sarebbero stari traspo11ati circa 20.000 uomini , ivi compresi i r ar:-1eo1dutisti . Le perdile ne miche sar ebbero fortissime l ... ]._72

Come è noto , il bombardie re tedesco in picch iata Stuka , disponeva di una sirena ad a ria la q u ale provocava nel la discesa il suo tipico rumore lacerante, il quale non e ra dov uto a nessuna s pecia le bomba acus tica. Parin1cnti , l'uso di gas esilara nte d a parte te desca è d a ritenersi a lme no impmbal>ile. Le n o tizia riguard:-m ti soldati veduti ride re iste ricame nte dura nte o d opo un bombardamento sono al contra rio veritie re, ma la rag ione di un tale compo1tamenro è d a rice rcare n e lla rea zione al fortissimo stress e motivo. Un quadro certo più accurato fu fornito ad un Mussolini sempre più dubbioso dallo stesso l litlcr in una le tte ra de lla fine del m aggio 1940. Qua1t ier generale del F11h rer, 25/ 5/ 40) Il ca ncell iere Hitle r al Capo ciel Governo Mussol ini: •Le g ravi e diffici li concli7.io ni che ho d ovuto rrendere compo rtavano la rossi bilità di conLracco l ri. Ma questo p ericolo i: ormai rassa to . li numero de i r epa rti

-, M IN ISTERO DEGLI AFl•AR! EST ER I, I c/()(:1111w11/i diplu111ttlici i!Ulitmi, Ro ma, 1st 1.ihrl'ria dell o .'il atn. 195.:1, n u11a serie ( 1939-4 :S!, voi. IV, p. -1 16 -7.


La guerra-lampo tedesca ... 19.39-194 1

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corazza ti che si precipitano nelle falle p rodo tte dalle d ivisio ni corazzate e eia q uelle m oto r izzate è o rmai grand e.

Po i Hitler s piega l'evolve rsi d e lla situa zio n e : Pri m a che io elessi l 'ordine d i rom p ere nella direzio ne d el Canale, io fu i dell'o p inio ne che d oveva farsi una p ausa ne l nostr o m ovimen to i n avanli anc he se v i fosse un p e ricolo di un arrivo o rito rno delle for ze anglo -fra ncesi . Nei d u e g i o rni che

s i g u adag narono si riuscì ad esem r io ad accom ocbre co sì bene le stra-

de che erano state tremendamente rovinate clic non v i sono d a temere d ifficoltà nd trasp o rto cli grandi un ilà. D el p ari le div isio ni cl i fanteria r o Lcrono con m arce forzate unirsi d i nuovo ai rep arti c orazzali e m o to rizzati che irro m p evano velocemente.

Sod disfatto, Hitle r tracc ia infine un b ilan c io : Du ce solo una piccola r an e del nu m ero d e l lt-' divisio n i di fa n teri;i gerrnaniche t: ven u ta a con tato c o l nemico. D ei reparti cor azz~1li solta nto t re d iv isioni ham to av utu fi nn ad o ra dei cornh;1t1imt:n ti ch e si posso no dt:finire d i sca rsa impo rta n za; due :1lt-rc d iv isioni co razzate

110 11

sono venu te a contan o co l n em i-

cc >. Un gra n numero di re parti d i e/i le d elle d iv isio ni m o to rizzati non

è entrato

i n azio ne. Oggi o fo rse d o 111ani p arteciper;rn no al c0111batti mento. Pe r i l 1110 1nen 10

il fro n te ver s() sud è saldamen t e cope rto , m e n tre verso n o r d g ià r u n l iamo

d ecisam en te su C:1 bis . D a staman e tutte le a r111aLc ricom inciano il loro allacco contro un ne m ico che g ià 111o stra e.l i essere f iacca lo nella su a ca pacità di resi ste nza

r... l.

Co nclude il d it tator e : li soldato ing lese presenta le 11 1edesim e caratteristi c he ch e ebbe n ella r ri rna g ue rra 1110 11Lliale: m o lto valo roso e tenace nel b difesa, in capace nell 'attacco, d ep lo revole nel comando. Arrna111e nto e attrezza tura eccellenti , o rgan izzazione sc:iclen te nel comp lesso. Nel la va luLazio ne delle q uali tà militari e.lei francesi si risco ntran o grand i di ffere nze. Accan to a rep arti eccelle nti se ne i1ico ntr:1 no de i pessimi.

l. .. l N on si p uò preved ere q 11anlo ancor a d urerà la resisten za degli alleati nella zona ;:1cce rclt ial a. Le g rand i q u ani-it à co là traspo1t ate cl i artig lieria p esante e pesantissima , le r o ssil>ilità d i muni zio na men to largam ente assicu rale e l 'accorrer e d i sem p re nuove divisio ni d i fa n teria co nsen tiranno o rm ai di avanzare su tal fronte a viva for za .

r... l•.7·1

' MIN IS"ITRO I W(;Lt AFFARI ESTF.ll l , / dornme11/i dip/0 11111/ici italia11i, I/orna, La Libreria del lo

Stato, l ')'ij.

11 011:1

se ril' ( 1939-4j), voi. IV, p. ii 57 60.


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Do po un simile disastro, la resa de lla Francia appariva inevitabile, essendo rimasta pressocht~ inerme di fronte ad un avversario così micidiale. Fu in questo frangente che l'Italia , fino a que l momento "non b el ligera nte", secondo una anodina dichiarazio ne mussoliniana , decise il proprio ingresso in g ue rra . Se fino a quel mo me nto il Duce aveva s perato in un conflitto lungo che logorasse la Germania e i s uoi n e mici, ora il co rso degli eventi lo spinse a rischiare. Proba biln1e nte, il disegno del capo ciel fascismo si era basato su d i un presupposto non troppo diverso da ciucl lo di Stalin , il quale accon discese alla firma elci p atto tedesco-sovie tico, soprattutto ne lla s peranza di vedere l'Europa o ccidentale esaurire le proprie risorse in una sfibrante gu e rra suic ida , che av rebbe aperto a ll 'e spa ns io nism o g rande-russo le stesse p rosp ettive che il te rmine del primo conflitto mo ndiale aveva o fferto alla rivoluzio ne bo lsce vica .71 A scombinare i piani de i d ue d itta tori fu dunque no n tanto la vittoria tedesca , dell a quale erano p robabilmente e ntrambi convinti e speran zos i, quanto la s ua travolgente rapiditiì e com pletezza , unita ad un computo delle perùitt~ c ltc, anche se più gravoso d i quamo non si cre da a n cora oggi, lasciava la ma cchina d a gu e rra nazista p e rfettarnente efficie nte e anzi in via di continu o poten ziamento. La rilevante quantità di e rrori che i du e diLLatori commisero nei mesi segue nti, può in larga parte ricondu rsi al venir m e no della cc,tei'.za , appa re ntem e nte unica e assoluta , sulla qua le e ra fondato il lo ro calcolo p olitico, ovvero un lungo due ll o fra la Germania e l'alleanza a nglo -francese.75 I.a g uerra a ra pido corso aveva quindi sconvolto ancor più di q uanto si pe nsasse il quadro militare e po litico e uro peo . Nata p e r garantire alla Germania una rapida serie di v itto rie in g ue rre circoscritte e di brevissima durata, essa finì per tramut.arsi in un f"alto re di g rave instabilità, inducendo l'Italia ad una fre ttolosa e ntrata in g ue rra, accrescendo ne l padrone d ella Germa nia la fed e assoluta nelle p roprie capacità e d in que lle de llo slrumc nto bellico tedesco , produc endo a ll'inlerno d e lla casta militare te desca una spaccatura p erico losa fra qu anti optava no pe r una condo tta prude nte delle ope razio ni e que lli c he , assecondando i d eside ri di Hitler, rite nevano raggiungibile qualsiasi ris ultato ap plicando la d ottrina d ella guerralampo come un a lgoritmo in g rado d i risolvere ciu als iasi campagna con la stessa rapidità de l biennio 1939-40. - , ENZO UE'lTIZA , O>m1u, e maschere, Milano, Mondad o ri, 2002 , r. 35. -; L'ambasciatore Pietro (.)11aroni ri1 ienc senz 'altro che Mussolini si aug urasse u n lungo conlliuo frano-tl'desco •l{il<:11endu quindi cosi d i avere Luno il tempo per meglio definire la politica italiana•. PIF.rnO QUARON I, L 'Jtuliu dul 19 14 al 1945, in AA. VV., Nuuve questioni di .,toria cnlllemporanea, Milano, Marzorali, 196H, voi. Il, p . 1238 123rJ_


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Il Regio Esercito alla guerra L'ingresso in guerra dell 'Italia avvenne dunque senza alcuna preparazione politica, prima ancora c he militare. Mussolini, dubbioso fino all 'ultimo ma convinto della necessità di e ntrare in g uerra , decise solo d opo il repentino crollo francese, evento che cancel lò il suo principale elemento d valutazione della sit uazione. Eppure , il periodo ch e intercorse fra lo scoppio del conflitto nel seltembre 1939 e l'e ntrala in guerra de ll'Italia, dette modo ai vertici militari italiani di studiare gli esiti operativi d elle dott,ine offensive tedesche, che m olti in Italia , tra cui lo stesso cap o di Stato Maggiore Badoglio, guardavano con una certa diffidenza, riponendo una molto ri-1:iggio re fiducia ne lla solidità dell 'esercito fran cese. l 'andamento della campagna polacca non sembrava avere impressionato in modo particolare l'ambiente politico e militare italiano. Le ragioni d i t.ale scarso interesse, a dispello della prodigiosa rapidit,à della villoria tedesca, erano probabilmente la sottostima dell'esercito polacco e la convinzione che la guerra avrebbe avuro il proprio momento decisivo sul confine franco-tedesco. Anche nel primo conflitto mondiale, che co.s1 i111iva il tem1ine di pamgone fisso per t11tti i tecnici militari , la Germania aveva riportato eccelle nti risulta ti sul fronte orientale, rimanendo poi ballula su (]uello occidentale . 1 rapporti d ei d iplomatici italia ni in Polonia e c-;ermania tuttavia, come quelli dell'addetto militare ita lia no a Berlino, gcn<:'rale Efisio Marras, non mancavano di spunti utili , ognuno a proprio modo, per comprende re l'imp atto del nuovo tipo di offensiva utilizzato d a ll'eserc ito tedesco. Quando le divis io ni della Wehrmacht irruppero nella Francia settentrio nale, e fatalme nte bisognò prendere atlo di come il modello militare germanico fosse decisamente più e ffi cace di qualsiasi a ltro sul contine nte, i vertici militari italiani erano probabilmente convinti di avere la necessità cli :1cleguare anche lo strumento militare italiano a lle nuove esigenze della cosiddetta "g uerra veloce". Le pe rplessità di Badoglio e Soddu a propos ito dell'e ntrata in gu e rra possono essere spiegate in larga parte proprio con la convinzione , maturata improvvisamente, che l'adeguatezza d e l Regio Esercito al conf1itto in corso fosse scarsa. È possibile c he tale fosse anch e l'opinione dello stess o Mussolini , sebbene nulla delle su e parole di quei mesi sembri giustificare un eccessivo patema per le condiz ioni d e lle forze armale, nelle quali il fascismo aveva profuso una parte s ignificativa delle risorse elci Paese. L'ipotesi più proba bile è c he il capo cie l fascismo no n ritenesse il Regio Esercito all'altezza di que llo tedesco, e probabilme nte n emmeno di quello francese, ma è: a ltrettanto probabile che non sospettasse ne mm e no di d isporre di uno strume nto tanto inefficiente come poi i fatti dim<>straro no.


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La spcran'..la da patte di Mussolini di dover cornbattcrc un con fl itto d i brevissima durata, e la sua fiducia, in larga p arte mal riposta, in una certa e ffi cic n'..la d e ll'apparato milita re ita liano, spinsero quindi nel conflitto un Regio Esercito che no n aveva ancora avuto il modo di adeguars i compiutamente ai tempi. La g ue rra fu a ll ' ini 7.io, per l'Italia , una guerra impro ntata ad una stra tegia difensiva, poic hé così l'a veva impostata il ca po di Stato Maggiore Generale Badogli o su ordine del Duce. Le soJlecitazioni di Mussolini imposero in seguito, in ba se a ca lcoli puramente politici , di pre ndere ini'..liative offens ive prima verso la Fra nc ia, quindi in Africa ed in Grecia , con consegu e n ze decisamente infeli ci.76 I primi a paga re le consegue nze della amara sorpresa di Mussolini di fronte alla realtà di un esercito c he fa lliva sistematicame nte in Africa e in Grecia furono 11adoglio, Capo d i Stato Maggiore Gene rale, Soddu , Capo di Stato Maggio re d ell'Esercito e sottosegretario alla Guerra e poi , bre vemente, comanda nte del fronte Alban ese, cd anche Grazia ni , comandante in Libia e predecessore di Soddu come sottosegretario a ll a <~ucrra e Capo di Stato Maggiore dell 'Esercito. Tal e raffica di rimozioni praticamente a zzerava l' intero gruppo militare che aveva gestito dal 1936 il Regio Esercito, tutto di tradizio ne militare piuttosto vicina all'esempio fra ncese . Ch e il modello tedesco fosse o rmai quel lo di rife rime nto è testi moniato dalla circostan'..la che s ia il nuovo Capo di SM de ll' l•:scrcito , genera le Mario 1-{oatta , ch e il Capo di SM Cenera le, gen e ra le l Jgn Ca va llero, appartenevano alla sfera degli ammiratori d e l modell o militare d ella Germania , e d erano fra i pochi a pa rlarne corre nte me nte la ling ua. Inoltre Rnatta era sta to persino a ddetto militare a Be rlino, e va ntava una discreta re te d i conoscenze sia ncl l'OKH ch e ne ll'OKW, rispellivarne nte il comando supremo d elJ'eserc ito e il comando s upre mo de lle forze armate te d esche. 77 A p a rtire da Il a rne t;ì de l ·19/i 1, in vista d egli impegni c he l'Ita lia aveva assunto nel conflitto in corso, con la p artecipa7.ionc alla guerra nell 'Unio ne Sovie tica e lo sfibra nte confronto con i britannici n e l d eserto li h ico-cgi'..liano, dive nn e p e rtanto necessario ripe nsa re il meccanis mo di is truzio n e, individua le e co1lc llivo, ch e e ra a lla base de lJ'add estrame nto d e l sold ato de l Regio Esercito, e allo stesso te mpo s i comin cio , a lmeno a l livello teorico, a rivede re i princ ipi o pe rativi de i reparti in comba ttime nto. 78 A q uesto pe riodo si può far risalire una serie di provved ime nti rig ua rdanti l'addestramento dei reparti, dai quali è possibile de durre una preci- 1, MAC:C.R FGOR KNOX, Alleati di lfiller. I.e rc~i<' forze armale il reuime jàscis/u e fu ,'-!W! rra del 1940-4.1, Mi lano, Garzanti, 2002 , i,. 96.

- OKH: O hc r K"mma ndo des l leercs; O K\'<1: Oh1.T Kumrnamlo der Wcr111:1c h1. " AUSSME, Fo n do U , b. I,f. I lsj>ellomlo arma di Fanteria . llf/ìcin a1./dC's /1wm·11/u.


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s a inte nz io n e di miglio ra ne la preparazione. Fautore d i questa necessaria opera di miglioramento fu il generale Roatta , il quale mostrò cli avere l'intenzione, almeno in teoria , di sanare alcune d e lle lacune più vistose della macchina militare italiana. 79 Per tutta la guerra l'impiego in combattimento delle divisioni italia ne rimase ancorato ad alcuni 1in1iti, dei quali il primo fu la scarsa , o inesistente, cooperazione dell'Esercito con l'Aeronautica, che costituiva invece uno elci punti di forza del s iste ma te de.sco.80 A dis pe tto delle continue richieste elc i comandi di un soccorso ae reo tempestivo, il meccanismo decisionale restò quello consueto, che prevedeva il vaglio della richiesta dal comanda nte dello .scacchiere a l quale .spetta va il coma ndo delle diverse forze presenti. Mai si ottermc di sta bilire un rapporto d iretto fra i reparti in linea e le form azioni della Reg ia Aeronautica che avrebbero dovuto appoggiarne l'azione. La presen za di ufficiali di coll egamento d ell'Aeronautica d is locati presso le unità d ell'esercito, come era comune n e lla Wehrmacht, no n fu mai ottenuta, e allo .stesso modo mancarono anche i radiotelefoni o i s iste mi di segnalazioni. Né .si potè costituire come n egli USA o in Ciappone un;~ ;.JVi:-1:r.innc dell 'Esercito e da questo direttamente dipende nte. D'altra patte, benché l' idea di un aereo da attacco a l suolo fosse .stata a mpiamente dibattuta in Italia fino dagli anni "30", se si eccettuano ae re i da caccia adattati a questo scopo , hl Hegia Aeronautica non dispose mai di un aereo nazio nale con le caratteristiche necessarie, e dovette rico rre re allo Junke rs 87 tedesco .8 1 Deficie nte fu sempre anche la azio ne ricognitiva, ch e i ted eschi affidavano ad apposito repa rto d e lle dime ns io ni di un battag lio ne , pre sente in ogni div is ione . La tradizio na le ri cognizione dei reparti d el Regio Eserc ito era ciuell a comp iuta , di vo lta in volta d a reparti ap pie dati , nessuno dei quali appositame nte addestrato pe r la b isogna. Solo ne l 1941 il Corpo d 'armata di Manovra in Eg itto di.spose di un re parto esplo rante .sul modell o tedesco, dotato di un e fficace collegamen to ra d io , il RECAM Ragg ruppam e nto, Esplorante del Corpo cl' Armata d i Man ovra. A disp etto di una evo luzio ne d e lla d ottrina, an che il cardine dell 'azion e offe nsiva rimaneva ne lla pratica quello de l 1915, ovvero l'attacco fro ntale, d a eseguirsi dopo a ver conseguito una app rop riata superiorità numerica sul ne mico e in seguito ad una pre para zio ne di a rtiglie ria , prolungata quanto più possibile . L'attacco veniva quindi cond o tto con rassegnata osti-

-., MAC.CRECOH KNOX. Al/Mli di lfitler, cil., pp. l 'i2 3. "' f.. DEI CI ITON , La [!, twrra lampo, cil. , pp. 177 180. " ' l vi . p. 158.


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nazione, reparto dopo re pano fin o a l su ccesso o aH'esau rime nto delle riserve. 82 Del resto, azioni di maggiore complessità e articolazione, come aggiramenti, infi ltrazioni di reparti di a ssalto e attacchi combinati , richi edono per essere eseguite non solo dei m ezzi necessari ma anche di un corpo u fficiali e sottufficiali che abbiano ricevuto una s pecifica preparazione e che abbiano maturato con l'esperie nza una provata capacità di iniziativa , tutti elementi ai quali non si può soppe ri re in poco te mpo. Ecco come l'assalto frontale della fanteria divenisse l'o p :done più praticabile pe r un generale che si ti-ovasse a disp osiz io ne uno stru m ento composto di una grande quantità di materiale umano solo sommariamente addesti-ato , inquadrato da ufficiali d editi ma di scarsa preparazione e con il solo ausilio di una buona artiglie ria campale. l·:ppure, negli anni fra le due g ue rre anche il Regio Esercito aveva provveduto a d o tars i dei primi reparti a traino motorizzato e le o pe razioni di riconquis ta in Libia aveva no testimoniato a quanti vi avessero preso patt e , e fra questi il futuro capo di Stato Maggiore dell ' Esercito Graziani, la decisiva im portanza c he potevano avere una struttura logistica e fficiente, u na buona ricognizio ne eseguita ùa reparti motorizzati e una buona ince s a con l'arma aerea. e l 1928 erano state create, accorpando i re p a rti di bersaglieri ciclisti con i reggim enti di cavalle ria le "divisioni cele ri". Queste unità , sarebbero state lo strumento di una guen-a del domani, che evitasse la drammatica s tasi delle trincee. In tali d ivisio ni, la componente ippo trainata deJl'a ttig lieria sare bbe stata motori 7.zata , i bersag lie ri dotati di a utoca rri e motociclette, me ntre sare bbe stata aggiu n ta una picco la compon ente "coraz7.ata", no n appe na l'industria na7.io nale avesse avuto pronti i primi carri veloci, piccoli mezzi blindati, progetta ti s ul modello de ll a tankette inglese.83 Conte mpora nea me nte però, s i era sviluppata in llalia , a pattire dagli anni "30", anche una certa ide a , sia pure m eno teoricamente stmtturata rispetto agli o mologhi studi te d eschi e inglesi, di un nuovo tipo d i un ità veloci, in cui assumevano un ruolo nuovo la cooperaz io ne fra le diverse armi e una più moderna struttura de i repa1ti. Fra coloro che fin dagli anni "20" sostenevano l'impo rtanza d i c reare un esercito dalla stmttura logistica più agile , dotato di unità divisio nal i p iù "' •Anche dove ven nero r rcclisposte m anovre d i aggiram<'nro , com e n elle o ffensive del 1940 conrro l 'Egitto e la Somalia b ri t:rnnirn, le c;1renze in materia di addcsrmmc nto, log istica, mov imento coord in,110 dei re parti e m o bilità fuorisrmda resero i p i ani inalluabili lasciando l'attacco frontale q uale unica orzionc rmt icabile. L1 rigidità tattica derivava in pane d alle gi:r descri tlc car<'n zc a livello di ufficiali subalte rni <' addestram ento delle uni L~,, che imr<'clirono alla fanteria italia na di infilrmrsi nelle posizi oni del nemico in pin :-o li gruppi srnù-indipendc nti , il metodo adottato dai tedeschi nel 19 17-"18 e ch e fu il fondamen to d el l a tattica d elle piccol e unità r c r il r<'sro ciel seco l o•. MACGlffCOR K NOX, Alleali di 1/i//er, p . 155.

"" I.I IIGI EMI LIO LONGO, Il generalt! Francesco Sa veriu Graz io/i, Rom:1 I ISSME, 1985, p . J9J.


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indipe nde nti e manovriere, il propugnatore più deciso fu il generale Francesco Savetio Grazioli , già comandan te del Corpo d 'armata d 'assa lto nella Grande Gue rra. Grazioli sosten eva in patticolare la costru zione d i g randi unità veloci su qualsiasi terreno quanto la cavalleria, ma con una maggio re capacità di fuoco e inquadrate da ufficiali professionisti dotati di una indipe ndenza o perativa in g rado di sfrutta re le occasio ni che una maggiore spig liatezza tattica avrebbe loro presentato. 8 ' Il mo d e ll o di unità teorizzato da Grazio li e ra la Grande Unità Celere Mista, ovve ro un re pa rto de ll a consistenza di una di vis io ne che p reved esse , analogame nte ad una vera e propria divis io ne corazzata, una a liquota cli carri armati , una di fanteri a trasportata da tratto ri c ingolati in g rado d i sta r die tro a i carri , una compon e nte di artig lie ria e d , eventua lme nte , d ei reparti di ca va lleria p e r il solo impiego ricogn itivo .8 ' Queste intuizioni, vennero concretate da C razio li nella formulazio ne delle G ra ndi Unità celeri, de lle quali il ge n e rale espose nel suo articolo Dalla guerra alla pace, pubblicato su]l,i Nuova Antologia ne l 1931. Le g ra ndi unità celeri , malgrado la s omigli anza del nome , avevano p oco a che vedere con le tru ppe cele ri che nel 1928 erano tate costituite con cavalle ria e be rsaglie ri auloca rrati , con l'occas io nale concorso di piccolissimi mezzi corazzati . L'idea di C-ra zioli prevedeva a l contra rio una compo nente di carri armati veri e propri , con artig lie ria e fa nte ria meccanizzata al s e guito , c d e ra fun:t.ionalc al concetto di gu e rra veloce ma novrata d a lui g ià esp osto, g ià diffuso in Europa cd a lme no in teoria ampia mente condiviso anche in Italia . Le manovre tedesche del 1937 , alle qua li assiste tte ro ossc1vato ri di tutti i paes i e urope i, ne a vre bbero rapp resentato la con.ferma.&> Un 'altro dei sostenitori in llalia di q uesto rinnovamento dell ' Esercito fu il gene rale Ba istrocchi, co l quale Grazioli ebbe una proficua cooperazio ne che a vre bbe potuto essere ancora miglio re se lo stesso no n fosse stato allontanato d alla carica di Sottosegretario a lla Gue rra e Cap o d i Stato Maggio re ne l 1936.87 L'ordiname nto de ll'Eserc ito c he Baistrocchi soste neva, prevedeva una riduzio ne d egli organici de i re parti, a l fine di rende rli più agili, cong iunta a ll'aume nto del lo ro pote re di fu oco, d a raggiungersi attraverso una la rga e più m oderna dotazion e di armi aulo malic he , a rtiglieria e soprallullo di una forte aliquota di m ezzi m o torizzati e mecca nizzati .88 Baistrocchi allo stesso te mpo , imposte') un corposo programma di "meccanizza zio ne" d i "' lv i, µ . :377-384. HS lvi, J). .338--342. "'' L UIGI EMILIO LONGO , Fra ncesco Sawrio Grazio/i, c it. , pp . 387- /40 1 87 Iv i, p . /402. "" NICOLA l'IGNATO, f<i1 veratnt>n/e un t>rmm la dil•isiont> hillaria.?, in Storia Militare, 1997, n.48, p .30.


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una larga aliquota dell 'Esercito da esegu irsi entro il 1937, d isp onend o la creazio ne cli j di visioni celeri, 3 di fanteria rno loriz:t.a ta leggera, 3 di bersaglieri a utocarrate, e 3 "autotrasro11abili ", ovvero rnotori zzabili in caso di e ntrata in guerra con i mezzi dis p o nibili in eccedenza. Sebbe ne tale prog ramma ben difficilme nte avrebbe potuto essere interamente realizzato, stante il s uo rilevante costo, esso avrebbe r o tuto rappresentare u n primo punto di parten1.a, se la rimozio ne di Baistrocchi e la s ua sostituzione con Pariani, fa uto re cli un diverso concetto strategico, fo ndato sulla discussa "divisione binaria" e s ulla guerra celere, no n vi avessero messo fin c.89 Entrambi questi con cetti, condivideva no con l'indirizzo gen erale d e lla scie nza militare del tempo l'imprntanza della velocit:cì e della versatil ità nelle future o perazioni militari . Tale velocità tuttavia escludeva il ricorso a mezzi costosi e ancora parzial me nte avveniristici come i carri a rmati , e si basava piuttosto ne ll'innesto sul tradizionale impiego cli c avalle ria e ciclisti dei nuovi mezzi motorizzati per il tras porto di fanteria e a1t iglie ria. Aci una velocità così conseg uita, si e ra disposti inoltre a sa crificare la consiste nza nume rica d elle divisioni, me ntre l'unico a ppoggio blindato ch e s i e ra pronti ad accettare era quello di carri veloci, che p otessero accom pagnare ca mion e cava lli nella loro avanzata. Ino ltre, il fortissimo aumento d egli e ffe tti vi d e ll'esercito, realizzato nella seconda metà degli anni "30", ingigantì le d ifficoltà logistiche, dis pe rse il materia le motorizzato, g iù esig uo, e sconvolse in larga parte i progelt i di c hi aveva progettato una evolu zio ne de ll a dottrina di impiego italiana verso la rapidità di m ovimento. I.a formaz io ne de ll'arma corazzata ita liana, a us picata da G razio li, venne insomma sacrificata ad un concetto di motorizzaz ione, coerente con la guerra a rapido corso, ch e finì p e r creare poche unità ce leri e corai'.zatc, forse veloci ma del tullo prive di forza d 'urto, e una gran massa di divisioni cli fa nte ria a ppiedata , lema , mediocreme nte armata e priva dell'appoggio cli carri armati s uffic ientemente pesanti. 9° Fu un ul te riore e rrore, dettato da lla valutazio n e chl'. portava a privilegiare sempre e comunque la g rande quantità del materiale uma no a scapito d e lla qualità di questo, dell a mode rnità d e lle dotazio ni e delle dottrine, e del s uo addestrnmcnto. 9 1 IL principio c ui tradizio na lme nte s1 is pirava l'aclclcstrarne nto d e l Regio Esercito era che la pratica valesse p iù della te o ria, per cui l'istruzio ne militare veniva conside rata una compo nente necessa ria ma e leme ntare ne lla "'' MAHIO MONTANARI , /111wm qualcbe ossen•az io11e s11/la dioisione hinaritt, in Storia 1Wilitare,

1998, n.56, r.45. '" I.I JTG J FM!l.10 LONGO. Francese.o Sa verio Grazio/i. cir., [). 4 12-4 19. "' lvi. p. /42/4 /425.


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forrna:.cion e d e l soldato, che doveva acqms ire la maggior parte dell a propria esperien za d irettamente in combattime n to. Anzi, una rigorosa cu ra n e ll'addestram ento, anche degli ufficiali , veniva con siderata incompatibi le con una va lida esperie nza sul campo. Tale impostazione mentale, p lausibile in un ordinamento ottocentesco, mostrava limiti evidenti in un'ep oca in cui la varict:ì delle a rmi e la loro complessità re ndevano possibili forme di combattimento per affro ntare le quali s i necessitava , almeno da parte di ufficiali e sottufficiali , u na istru zione più spccifica. 92 Allo s tesso modo s i ha ta lvolta l'impressio ne che a lcuni lati scomodi della vita del soldato venissero arrositarne nte accentua ti , o almeno non alleggeriti, anche quando c iò sarebbe stato possibile con poca s pesa . La durezza della vita militare e ra considerata un altro ne cessario ingrediente d e lla formazione del soldato, il quale doveva abituarsi ad un regime d i scarsa ig ie ne, poco cibo, divise scomode, disciplina rigida ed esposizione costante a lle intemperie. Un ta le trattame nto, s uperlluo pe r quanti provenivano dal mo ndo contadino e quindi erano abituati a condizio ni ben pegg io ri, risultava estremamente disagevole pe r tutti g li altri , e non faceva che peggiorare lo standard di vita del soldato , il suo morale, e in ultima analisi, la sua resa durante le o p erazio ni. L'esercito tedesco, in c11i il crite rio-gu ida no n p o teva certo d irsi l'indulgenza per il s ingolo, aveva s uperato questi 111e lodi almeno d ai tempi delle riforme di Scharnosl e Gneise na u , ovvero dal primo dece nnio d el XIX secolo . In Germania era conside rata una necessit,ì que lla <li forn ire al sold ato il migliore equipaggiame nto pe rsonale disponibile: divise comode e , quando possibile, adatte all'ambie nte di operazioni, un vitto adegua to , letteralme nte al milligrammo, agli sforzi inte nsissimi richiesti, e più in generale un apparato logistico che provvedesse n e l tempo e nel modo migliori a lle necessità d ei re parti al fro nte. Tutto ciò ne lla fondata convinzion e c he le e ne rg ie de i soldati andassero preservate per il combattime nto, mome nto a l qua le dove vano giungere ne lla migliore condi:.cione possibile. Nat11ralme nte, tale condizione per il soldato te desco comprendeva anche l'essere passato pe r un addestra me nto minu zioso e sfian cante , concepito secondo un vero e proprio pedagog is mo milita re, teso a formare , nel più breve tempo possibile, un soldato in grado di a rricchire con l'es perie n7.a sul campo una pre pma:.cionc già ottimale . Un confronto in questo senso utilissimo ci è fornito dai ricordi di quanti fu rono addestrati in Germania du rante l'inve rno 194.3-44 sotto l'occ hiuta dire '.litme del gene rale Ott.'15 Qui gli ufficia li ita lia ni e bbe ro modo d i conoscere un crite rio completa me nte diverso di addestramento, dd q uale, 9'

l'arian i i n v iò

liii

cum,111d,1ntc supremo in 1.ihia nd 19.57 con l'istn17irn1c d i 1w,1far e tro/}pv addc-

strame1110. MACGl{EGOI{ KNOX, AIIN1fi di Hitle1; cit.. p . ·148. "·1 Al lOI.FCl SCI\ I.PFl.l.l , I.a jormazio11e delle Fu,:ze Armale di Sali, atllw 'f'txo i duc11 me11fi dello

Stato Mn,guiorr, della NSI, ,Mov i111c nto di lilx-r;1zinn c in Italia•, l uglio- diccmhre

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a parte l'eccezionale impegno richiesto loro, tutti riconobbe ro la maggiore efficacia.94 Solamente nel 1941 l'addestrame nto divenne uno dei punti sui quali si concentri> l'interesse dei ve11ici militari, nell'intento, almen o nelle intenzioni, di migliorare l'efficienza me dia del reparto italiano. ln una burocra7.ia no n è facile tuttavia cambiare un sistema in uso da te mpo, ta nto piL1 quando questo si appoggia ad una mentalità e ad una prassi consolidate da d ecenni."' A d ispetto du nque de lla fe rma inte nzio ne, testimoniata dalla relazione, di modificare rapidamente i concetti dell'addestrame nto elci regio Esercito, l'apparato militare ita lia no s i evolse troppo lentamente, e dove i reparti raggiu nsero u n buon livell o cli re ndimento, paragonabile a q uello nemico, ciò fu possibi le solo dopo una dura , e sanguinosa , espe rienza s ul campo, come era appunto ne lla cons ue tudine. Se una eccezio ne vi fu a q uesto sistema, essa fu rappresentata d a i repatti scelti cli nuova costituzione, per i quali ru possibi le, in v i,tù del la loro patticolare tipicità, giustificare metodi cli addestram e nto che no n sare bbe stato permesso di estendere alle normali unità di linea. Fu il caso d e lle due d ivision i di paracadutisti Nembu e FulP,ure, del reggimento cli fanteria di Marina San Marco e di alcuni bauagl ioni de l gen io g uastato ri.% Nel complesso comunq ue , poco cam biò nella p reparazione standard dei rcpa1ti italia ni , a dispetto del fatto che, a giudicare a lmeno dalle relazioni giunteci, i suoi vertici, e soprattutto il capo di Stato Maggiore Roalla, ne avevano compreso i principali proble mi.

La campagna a oriente

li p atto nazi-sovie tico, firma to in un clima molto piaceuule, ne lle parole del ministro degli Esteri tedesco vo n Ri bbentropp, e ra basato su di una reciproca malafede, ma avrebb e p o tuto durare a ncora a lungo. 97 Se esso fu rotto bru scarncnlc nel 19'11 fu perché Hitle r si convinse ch e la prosecuzione d e ll'a lleanza momentanea con Mosca avre bbe avuto un rrezzo più alto della sua conquista militare. '" U11 resucunlu dcl giornalista Marco Moros inì dell'Ora, s<'hh<'n<' incvi1abilmcnte troppo roseo, rt'!>lituisce be ne t utta via l'intensit,ì dell'adclcs t r,11ncnto te desco : sveglia a lle 5, colazione con un a mil1e slra, quindi aclunarn alle 7 e ,f o re di istruzione: rnMcia , :wvicinamenlo coperto, liro con a n ni ault>matiche pes anti e leggere, a11acco ai mezzi c omz7:11i, pr.Hica cli lanciafian1111e, a pparecd tiat ure radio, es plosivo. Alle 12 pr;1nzo, q ui ndi dalle 13 di nuovo istruzioni: teoria, ordine chiuso, e per gli ulficia li tanica e topografia . Dalle 17 pulilurn delle an11i. alle 18 pas to scrale. SILVIO BERTOLDI, Saldali a Salò, Milano, Rizzoli, 1995, p. 62 . "' AlJSSME, Fo ndo L2, b. 1, r. 1, Jspellomto am,a di fcm/eria . Nela:dnni su l'.W!rcitaz ioni. 2429/U /4 I ,,, MACGllliGO I{ KNOX, Alleati cli llitler, cit., p . 15 I. •r RASI !. J.Tl)l)J.F. HART, Storia militare d ella se, -u11du .f.!uerra mondiale, cit., p. 19.


La guerra-lampo tedesca ... 1939-794 7

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Le parole di von Ribbentropp tivoltc nel 1936 a l gene rale Efisio Marras, addetto militare italiano a Berlino, erano, del resto, state chiare: l'Unio ne Sovietica, -che lui chiama Russia- è un nem ico ide o logico, anche se le re lazioni possono essere cordiali per motivi contingenti , la politica del Reich timane que lla di una ferma opposizione ad ogni interfere nza rnssa in Europa. Oal momento in cui fu ufficiale che il prezzo p er una inedita pa,tecipazione russa alla coalizione italo-nippo-te desca sarebbe stato il predominio di Stalin sui Balcani o rientali e la Turdùa , Berlino decise per la gttetTa. Ancora una volta, il fattore tempo era decis ivo s u due versanti , uno generale ed uno specifico . Da un punto di vista generale l' Unione Sovietica a ndava ricostrue ndo, sia pure caoticamente, una struttura militare semi-distrutta dall 'e liminazione di non meno di 40.000 ufHciali durante l'ultima stagione del terrore staliniano. Per il momento, come la g uerra con la Finlandia aveva d imostrato nel 1939, le condizioni generali dei quadri di comando dell 'Armata Rossa eran o ancora pessime : i pochi ufficiali cli ca1Tiera scampati era no letteralme nte paralizzati dalla paura , e co munque esauto rnti dalla presenza dei commissari p o litici, funzionari di partito incarica ti di vig ilare la l'cdcltà alla causa socia lista , e con potere di veto s u quals iasi o rdine. Questo stato di cose dete rminava , de iure, una diarchia di comando, con consegu enze facilmente im111ag inabili al momento delle decis io ni sotto il fu oco ne mico. Co l trascorre re degli anni e ra possibile tuttavia che la strullura militare sovietica acq uisisse una nuova solidità e deg li e quilibri interni più ra ziona li , e qu indi una maggiore p e ricolosità. Se si voleva abbatterla non bisognava conced e rle te mpo. 11 fattore tempo "gene rale" era assai più banale: il terribile clima russo imponeva di iniziare le op e razio ni e concluderle mo lto rapidamente, prima delle piogge autunnali .

Le condizioni dell'esercito tedesco alla vigilia dell'offensiva orientale

La massi111a parte dell'esercito tedesco a lla vig il ia della offensiva ad orie nte e ra ancora costituito da divisioni cli fanteria appiedate, attiglie rie e trasporli dipendevano quasi comple ta mente d a l tra ino e quino, mentre solo alcune unità dis po nevano di gruppi esploranti d otati di a uto blindo e motociclette. G li equipaggiamenti motori7.7.ati e meccani zzati e i carri armati e rano quas i tulli assegnati alle divisioni cora7.7.atc che costituivan o g li strum e nti princ ipa li de ll'offensiva te desca. L'effi cacia di tale offe ns iva s i basava sulla buo n a coordinazione lrn questi reparti e sulla lo ro efficace interaz io ne con l'arma aerea . La campag na orientale tullavia , pre sentava alcune peculiarità eviden ti anche ad un primissimo approccio , che avrebbero reso p iù proble matica


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Paolo Fo rmiconi

la conduzione dell 'offe ns iva ris p etto a lle preced e nti campagne in Po lonia e Francia .98 G li spazi e normi richiedevano un logorio de i m ezzi cd uno sforzo d ell'appa rato logistico fino ad a llo ra inus itato, la quantit,ì cli uomini e materiali c he il ne mico poteva o pporre era decisam ente s uperio re a quell a d e lle forze tedesche, il territorio e ra solcato da fiumi larghi e difficilmente guadabi li, e inte rrotto spesso da a mpie zone palud ose impercorribili ai mezzi motori zzati e cora7.7.ati . Il cli1rn1 , infine , si presenta va pe r la prirna volta come un osta colo scrio: l'estate caldissima , l'a utunno piovoso e l'inverno estrema mente freddo , erano tutti dementi che giocavano a deciso sfavore dell 'atracca nte. L'unico modo di ridurre l'incidenza di questi fattori sarebbe sta to di realizza re con ecce'.lionale rapiditù un 'offensiva che guadagnasse ai tedeschi posi'.lioni tanto va ntaggiose da provocare un sub itaneo crollo sovie tico, o di consentire d i affrontare agevolmente l'inverno per viLmtre il colpo decis ivo l'a nno seguente. L'offensiva venne progettala quindi con l'inte nto rre ciso di distruggere in un te mpo breve l'esercito nemico, e di renetrare profondame nte ne l s uo territorio fino a r rovocarc il collasso dello stato sovietico, privato del proprio p ilastro militare. Un esempio tipico cli come e ra concepita la manovra offensiva tedesca è reso dalla breve csposi'.lio ne c he fa il generale Blumenlrill del riano d e l Cruppo a rmate Cent ro sul fronte bielorusso, in un articolo scritto alcuni an ni dopo la g uerra:

«Il p iano strategico d e ll'operazione e ra il seguente: i due gruppi corazzati d ovevano sfondare le linee ne miche e ava nza re a tutta ve lo c it,ì s u Minsk , dove s i dovevano incon trare in un gigantesco mov ime nto a tenaglia, accerchiand o qu ante riù trurre ru sse poteva no. Tnta nto le div is ioni d i fante ria d e lla IV e IX armata dovevano compie re aggira111enli più !imitati, a llo scopo d i distruggere le unità russe vic ine alla fro ntie ra. Fo rze piuttosto d e bo li vennero asseg nate alla d ifesa del fia nco destro, già rrote tto dalle paludi di Pripet. Q uesto era il nostro p iano di massim a» .')<) Co me e me rge a nc he da una sintesi estrema come questa, l'n hbicrt.ivo , riù che il territorio è l'esercito ne mi co e la velocità è il fattore sul quale maggiormente s i conta pe r averne ragione. ·~ ..Pe rc iò il pro hlc-m:1 princ ip~il<' n >nsis1t-·v:1 nt'I 1-wrcn rrere lt' in1111t'nse distan ze nel te 1111x , li1nita

l o a nosll: 1 d i sposi zione. Anche i l fronte era m o lto vasto p o ic hé- si c stcndcv;i cbi C:irp;,zi ;111:1 costa hail ici presso M e tile!. Il conlìne e1: 1 così esrcso che per i l m o mento q 11:1 l11nq 11,: genere di acccrchi:1m cn1u u <li all:1ccu sul lbnco 11e111ico si presentava impossibile. No n restava ahr:1 alternariva ch e u na offcn-

~iva fru 11tak-•. G UN TEH LlLUMENTlffl T. M osca. in AA . VV., /)ecisio 11ifatali, M ilano, l nnganesi, 197.i, p. 65. ,., C l JNTER 1\1.l JMENTlllTI, M osca, c it. , p. 70.


f,a P,IU!1ra-lam/Jo tedesca ... l<J3<J-T<J4 7

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L'esercito sovietico dalle manovre del 1934 al 1939 Nel 1934 il generale Crazioli guidò la missio ne militare italiana invitata ad assiste re alle manovre militari in Bie lo rnssia. Il ge nera le stilò una accurata relazione delle proprie impressio ni sull 'esercito sovietico, d el quale all'epoca p oco s i sapeva , e ne riassunse il contenuto in una Mernoria riassuntiva d ella missione in Nussia. Da ciò c he ripo rta Crazioli , l'esercito sovietico appare solido e b en stn1tturato, p e rvaso da una corrente di energ ia dovuta a lla giovane et,ì di quas i tutti g li ufficiali , all'entusiasmo dovuto all' ideologia , alla volontà cli ro mpere col vecchio s istema za rista c lic ha avuto come consegue nza il s uperamento di m o lti dollrinarismi che a vevano minato l'e fficacia dell'esercito impe ria le russo. li moclcllo di rik:rin1e 11to è la guen-a civile, che seppure di sca rs::1 rilcv:mza dal punto di vista tecnico h a formato l'espe rienza di <.JUasi tutti g li uffic iali c he ora sono ai vertici delle fo rze anm1tc. l 'origine "ba ssa" degli ufficiali è evide nte da mol ti aspetti, e questo fo vorisce una certa dimestichezza coi soldati , tultavia sono ev identi la lllancanza di esperie nza e di professionalità negli ufficiali g iova ni , i <.JUali sono privi d e ll'esperienza della g uerra ed eccedono col 1nescobre l ' ideologi;-1 alla quotidianità milit;-ire . La fun zione che l'industria p esante sovietica sernlm1 presenta re i:.· decisamente m ilita re, plTché'. tale ( l'inte nz ione, dice Graziol i, del cumpagno Stali11 testuale- il <.JUalc dis po rrà entro pochi anni di un complesso form idabile. Si chiede , s ubito d o p o . il gene rale italia no, no n sen za ironia: A che scopu? In base alle dic hiar:1z ion i dei vertic i sov ietici , del tutto difensivo, e G razioli è pronto a riconosce re che effellivamenle le fro ntie re di Mosca sono minacciate da più parti. Ma l'osservazione dire tta d e lla macchina be llica sov ietica rimanda ad una vocazio ne d ecisa 1ne nle aggressiva. Pu ò dars i pe rò , aggiunge i1 ge n erale , che il m odello di difesa d eciso d al Creml ino sia riù mode rno di quello corre ntemente inteso, e data l'imm e nsit:1 degli spazi la scelta sia caduta su di una difesa manovrata , d a auuarsi quindi con un criterio controffensivo, al quale truppe motorizzate , cavalle ria , e soprallutto ca rri armati e ae ro plani sono utilissimi. Anc he i p olacchi, ricorda Grazioli , il c ui te rrito rio è analogo e contig uo a quell o sovie tico, nel 1925 m ostravano di essere dominati eia uno sp irito offensivo e dinamico, tale "da disorientare a lquanto la o rdinaria mentalità operativa degli ese rciti occide ntali ". Oe l resto , d ifendersi staticame nte in s pazi tanto a mpi sarebbe impossibile, e la storia russa condu ce fatalmente alla ricerca di una mobilità aggressiva anche ne lla difesa . C~razio li parla anche d ell 'u so di paracadutisti, segno con ogni probabilità d e ll'influe nza delle teorie del maresciall o Michail Tucachevsky, gra n de a sse1to rc dell'impiego ddl 'inJiltrazione a lle spalle del nemico di reparti


J'aolo Formiconi

scelti, destina ti a riunirs i a lle colo nne mo to -corazzate una volta c he queste avessero infra nto la fro nte ne mica. Nel complesso dunque, un a pparato piuttosto solido e d e ffi cie nte , con la pecca di un corpo di giovani ufficia li troppo inesp e rto e di u na leadership politica che tende ad intromettersi ne lle gerarc hie militari. 100 ei sette anni che s eparano le manovre d e l 1934 d a ll 'aggressione tedesca, gli ele me nti p e rico los i n o ta ti dal gene ra le Grazio li reagira n no a ll 'inte rno d e ll'eserc ito russo con conseguenze catastrofic he . La tend enza da parte de i militari a sottra rsi a lle in gere nze dire tte elc i Pa rtito , fece cad e re Stalin ne lla ossessiva convin L'. io ne ch e all 'inte rno del l'esercito si pre p a rasse un colpo ai s u o i danni . La re aL'. io ne fu una campagna d i vera e propria soppressio n e d i tutti g li ufficia li d e lle forze armate a n ch e solo lo ntanamente sos pe tta ti d i nutrire delle pe rplessità s ulla conduz io ne d a pa rte di Stalin del parlito e d e ll o Stato . li 45% d egli uffic iali s upe rio ri venne coinvolto in processi il cui esito e ra nel caso miglio re l' inv io pe r un d ecennio ne i campi di la voro, e nel peggiore l'e secuzione capitale . Caddero vittima d e lla g rande re pressione anch e i miglio ri innovato ri dell'Annata l{ossa: i marescialli Tucachevsk-y, e Egorov e il gene rale J:1kir Venne giustizia to anche il maresciallo Hlucher, che pure e ra stato u no dei g iudici che avevano condannato Tucad1evsky. Secondo alcuni, per rie mpire i vuoti causati da lle esecuL'. io ni e dalle depo1tazioni, o ltre 40.000 unità, l'esercito sovie tico dovelle prom uove re a p osizio n i di comando proprio q ue i giova ni uffic ia li che, a giudiL'..io di G razio li , e rano il punto de bole d e ll' intera s trullura .10 1 Allo stesso te mpo, tutte le teorie e le riforme collegabili con i soppre ss i marescia lli vennero cassate, e q ualsiasi accenno ad un loro recupe ro considerato a lla p ari di una complicità coi tradito ri. Sfortunatame nte , tra le idee d i nluc he r e Tucachevsky e rano comprese a nche l'uso in massa de i mezzi corazzati , la costruzio ne d i pezzi cli a rtiglie ria semovente , la cre az io ne cli rc p a,ti aviotraspo 1tati , l'a bo lizio ne della div ision e di cavalle ria , e soprattutto una d ottrina dife nsiva che escludesse la protezio ne palm o a p a lmo del te rre no e puntasse s u d i una d ifesa ma novrata .102 Secondo altri inve ce, il numero dei mo rti n e lla re pressio ne fu in realtà mo lto in l"c rio re a qua nto si è rite nuto , no n supe rio re a lle 20.000 unità, e le caren7.c dimostrate dc li ' Arma ta !{ossa, già più che ril evanti negli anni ".~O" furon o p iuttosto aggravate dal s uo g igantesco incre m e nto nume rico negli anni 1939-4 1, con la crea zione di 161 nuove d ivis io ni. 103 1""

1.1 ITC. I F.Mll.10 I.O NCO, Francesco Sm •erio C:m z ioli, cit., p. 67j-678. COSTANT INE PI.ESH AKOV, // silenz io di Slali11. 1 primi dil'ci lmf.:ici f!.iomi dell'opcmz ion<' /Jarbarossa , Milano, Corbaccio, 2007, pp. 41-47. "'' HICIIAl{D OVEHY, Russia ilt guerra. J94 1-l.'J45. Milano, li Saggiatort', 2005. p. 19 "" Jv1, pp. !J6-':>U. 101


La guerra-lampo tedesca ... 1939-1941

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Chiunque abbia ragione, qualunque sia stato i1 n umero dei morti, è certo che quelli sopravvissuti tra g li ufficiali di vertice si rivelarono piuttosto inadatti a gra ndi responsabilità, come Budionnj e Kulik, o p pure, come Timoschc nko e Pavolv, sempliceme nte troppo spaventati per tentare di influire sulle decis ioni ddl'orrnai o nni potente Vozd. 10-.

Il successo iniziale e limiti del blitz-krieg. Nella primavera d eJ 1941 1a g u erra contro l'Unione Sovietica è percepila come vicina a scoppiare sia dall'addetto in Romania ch e da q uello in Germania. Il 7 maggio Marras d ice ch iarame nte che i tedeschi stann o decidendo se attaccare ora prima de ll'estate o l'a nno venturo, ed indica anch e quali saranno g li obbie ttivi. : Lening rado, Mosca e l'TJcraina, g li scopi coincid o n o con la necessità di app ropriarsi del le risorse al im e ntari , delle mate rie prime, di e limina re la minaccia milita re cieli ' Armata Rossa e que lla ideologica d e l comunis mo. 10 ' La durata ne ll e operazion i è prevista in 3 mesi. 106 li clamoroso seguito cli vittorie conseguite dalla Wehrmacht e dai suoi allea ti n eUa fase inizia le dell'Operazione Barbarossa sembrò essere l'ennesima conferma. La diffide n za, e levata ad un livello realmente maniacale, era il tratto rrincii,ale d e l carattere del dittatore sovietico. La s ua cultura del sospetto lo s i,ingeva a vedere un potenzia le complotto dietro <Juals iasi scamb io di idee. Fra i vettici milita ri sovietici, ciò e ra chiaro in modo esen1plare a quanti , scampati alle forsennate purghe del 37-38, avevano assistito, cd in mo lti casi partecipato, a lla re p e ntina caduta delle maggiori personalità mi litari del l'lJnione Sovietica . lJn ta le stato d i pe re nne paura non poteva avere c he effetti negativi pe r il fun zio name nto dcll"Armata rossa. Numerosi gene ra li avevano ben c hiaro il ruo lo c he la cooperazio ne f"ra le f"orze corazzate e l'aviazione d 'assalto avrebbe dovuto avere in un futuro conflitto, 107 ma ins iste re troppo su questo tasto p o teva essere fa tale, essendo stati carri a rmati e aerei i cardini elci pensiero militare e.Id m aresciallo Mi chail 'l'ucachevsky, la principa le vit(jma della "p urga" de l 1937. Allo stesso modo, numerosissimi erano gli clementi che inducevano a pensa re, nel 191 1, ad un attacco te desco molto prossimo a venire. Ma anch e questo argomento era un autentico campo minato. Il Vozd era infatti convinlo dell'esistenza di una cospirazione inglese tesa a scatena re u n conflitto russo"" COST/\NT!NE PLESI 11\KOV. Il silc 11.ziu di S1uli11, cit., 1x ,~ i11 1. "" SERG JO PELAGALLI, li ~enerak• f4ìsio Matras c it. , p. 135. "' ' lv i, p. 1.%. 11 17 COST/\NTI NE PLESI lAKOV, // sile11z io di Sia/in , ciL., p. I'>'>.


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Paolo For111ico11i

tedesco allraverso un incidente di frontiera , cd cm parimenti convinto che pa11e di q uesta cospirazione fossero generali russi e tedeschi . Chi avesse troppo insistito sulla presenza di foi-Le tedescl1<..· alla l"mntiera sarebbe inevitabilmente stato con side rato una spia al servizio degli inglesi, e la sua sone sarebbe stata ce11a. 108 Lo stesso Stalin si espresse in modo incquivoco coi suoi genera li, quando gli venne rife rito che i tedeschi s i an11rn1ssa vano alla fro ntiera:

[. .. l voi dovete capire che la Germania non attacche rù mai la l{ussia di s u~, inizi:1tiv:1. Dovete com prenderl o. f... ] Ricordatevi lx:ne le mie p arole: se provocherete h1 c-;.erman ia spostando truppe alla frontiera scn:t.a il nostro permesso, all o ra c:-1drn nno diverse test.e. 1" > Un avvertimento che , pronunc iato dal dittatore georgiano, non a nda va inteso in senso del tutro metaforico. Questo complesso di circostan ze spiega in modo esauriente la pass ivit:ì dell'Armata rossa a l momcnro de lla aggressione naz ista, e la sua lentezza, o anche asscn'.l.a, di reazione ad un attacco micidia le come quello tedesco, che sarel>l>c si.alo comunque c.liJTicilc arginare a nc he per un esercito in piena e ffi cie nza. Q uando poi la s ituazio ne fu chia ra , la pachidermica m acchin:, bellica russa ta rdò ad attiva re tutte le pro prie risorse, dando tempo acl nn nemico inferiore di numero, ma no n poi di molto, di guadagnare gli obiettivi più imprntanti. Supportati da un netto predominio delr aria, conseg uito in seguito all'attacco preventivo sui campi di volo sovietici. i tedeschi penetrarono a fo ndo nel territorio nemico second o tutte le direttrici stabilite incontrando una reazio ne debo lissima. 110 Mano a m ano che l'avanzata p rocedette la resisten za si irrobustì, ma in 1110<.lo caotico e ins ufficie nte a fe rmare l'ava nzata tedesca. Q uando un contrattacco da parte delJc armate clcl l' l Jcraina fa llì d isastrosamente, fu chiaro che l'intero fronte sovietico c r;;, crollato , e pt>rsin o Sta lin d ovette rassegnarsi ad a uto rizz,ire un a rre trame nto . Il successo iniziale dell'Operazio ne Barbarossa fu d unque rilevante, e l'impressione c lic gen erò uni versalme nte fu c he dovesse essere a nc he decisivo. Se poi tale non fu , ciò accadde per un fata le concorso di fattori che compresero l'enormit,ì delle risorse, anche caratteriali , sovie tiche , alcuni errori d ell'Alto comando tedesco, l'effettiva e irrid ucibile enormità ''" Il 111aresci;1llo Zukliov, il co11 4 uistatore d i Berlino, ricnrdè, in s,·g11i10 di ;ivcr :1v1110 am ri o Sl'n an·l·rH10. Il d it1ator<...: infatti gli avr~bbc in1Jnanc:1hilmente dum:1ndatn: l'en:h,; j}(' JJ.,i ad 1111 a/lacco ted,,sco.> Hai.fo,xe delle il!(onnazio11i cbe io 11011 bu>E cbi li ha da/o tjtl('SI<' i11jòrJJ1az ioni? Rerja. CICC<JJJ1j>t1,!!_J1alo 11elll' t11e sta11:ze/. Vedi: SIMON SE rlAG NIO'!TEFIOllF, 1"111/i f!.li 110111/ni di Sia/in, Milano, llizzoli, 2006. p. 54'). lore dell'~1t1~1cco lL'desco, rna di essersi ::i.sten uto cb ogni

"" 1/.0RFS A. MF.DVF.DF.V, ROY A. MEDVEDEV. S!t11i11 sco11osci11/o. , li/a /ucl' dei;li arcbil'i sc~reli sorf<,Jìd, Milano, Fcllrinclli . :wo6, p . 2/4')-2'50. " " lIANS RU DEL. il pi/ola dijérro. Mibno. l.o ng:rn<·si, 19fri, rp. 20-57.


La guerra-lampo ledesca ... 1939- 7911

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d egli spazi d d teatro operativo, e d anch e la decisione dello stesso Sta lin di lasciare la condona de lle operazioni ad i s uoi generali, rivelatisi in mo lti casi validi quanto gli omologhi tedeschi. 111 La giustificazio ne tradizionale pe r spiega re l'insuccesso tedesco, ovvero la necessit::ì di aiutare gli italiani nei Balcan i, ed il conseguente ritardo ne lle operazioni ad oriente, alla prova dei fatti è piuttosto inconsistente. Il generale I31umentritt, che della campagna fu il vero pia nificatore, s mentisce nei suoi ricordi che le 5 settima ne necessarie a lla corKJuista clella Yugoslavia e della Grecia abbiano av uto un e fferto sulla ca mpagna ad est, in quanto ne l 1941 la primavera arri vò tardi e pro p rio cii°) indusse a progettare la campagna ne i Balca ni, comurKJue prevista ne i piani tedeschi. Più di quals iasi ritardo ne ll'inizio delle o perazio n i ad influire sull 'esito deludente d e lla guen-a-lampo ad est furono i suoi stessi li miti d i impostazion e concettuale. Tlitler aveva previsto una battaglia cli armientamcnto nelle zone a ridosso ciel confine della durata di un mese, esa urita questa fase sarebb e stata necess::11ia una semplice avanzata contro i pochi resti dell'Annata rossa fìno agli Oral i. Tutt.;.1vi;i e ra dd hltto impmhahilc che tale piano riuscisse, per quanto sprovveduti e ma l cnmancbti p otessero essere i sovietici. Di fatti, a dispetto delle most1uose perdite i111litte al 11e 111ico, 11(>11 1111(> degli obiettivi previsti nel primo mese d i g ue rn fu conseguito, no n la dìstn17.inne della rnassirn.,1 p~ute de ll'esercito sovietico, no n la disintegrazione del s istema sovietico dall'inte rno, non l"occ11pazìone d ì Minsk, Kiev e Smolcnsk. Soprattutto, Lt particolare natura dd la g ue rra ml est , cara llerizza ta da un g rado di h rutalìrà mediame nte mo lto alto, anche se non dovun4uc uguale, re ndeva ìm prohahìle il croll o genera le de lla volontà di crnnballc re delle unità dell 'eserc ito rimaste isolate, come invece e ra avve nuto in Francia , in Olanda e in Po lo nia. Anc he se nu n 111 ,1.ucarunu, sopr,1ttullo all' inizio, episodi cl i resa d ì massa a i te deschi , la condotta generale dei soldati sovietici pe r tutta la g uerra fù ostinata e aggressiva; c iò re ndeva necessario per gli in vasori dis togliere grosse aliqu o te di trup pe per g uarnire i fianchi e le cnm11nic 11/.ioni ,nano a 111,mu clic l'avanzata procedeva, rendendo così sempre più esili i reparti di p unta. I tedeschi poterono continua re a raccogliere a ltre vittorie dall'agosto fino a l dicc111brc 1941, e sperare in un migliore esito de lla ca mpagna l'an112 IH > s un.-cssivo. In 4ud rnomenlo pe rò l'offens iva-lampo, la battaglia subitanea e decisiva, per de fini zio ne e logica, dovette essere considerata conclusa , l' b guerra ted esco-sovie tica, prescinde ndo dal suo esito, era già di venuta qualcosa d'altro. 11 :1 11 1

OVF.RY. N11ssia i11 g,wrm. cit. , pp. 2/45 250.

112

dcll'<·q11ip:oggi:1mcn10 ll'lk-sco er a notevole lìn dall'inizio ddl"of"knsiva. ;ilb fine d i

Rtc.l IAHO Il logorio li1g lio solo 1.400 115 ZOlffS A. sot •i!'lici, cit. . pp.

aerei rim:1n("v:ono :ii i<'dcschi in tutto il fronte orienta le. l vi. p. 251.

r. l EDVF.DEV, ROY /\ . l'vll'OVEO l•:V, S!a/i11 SU)11oscil1/o. Alla luce de~li a rd Jit ·i se~reli p. 252.


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Paolo Fonnù;oni

La guerra, esauritasi a Stalingrado anche la spinta suppletiva deJla primavera 1912, finì per ridursi ad un sostanziale conflitto di posizione su scala contin entale, ne l quale le risorse sovietiche, a1tiglieria e aviazione soprattutto, finirono pe r prevale re per quantità ed e fficacia sui tedeschi. 111 Ciò tuttavia era ancora di quasi impossibile previsione nel 1941, q uando la campagna era ancora a ll 'in izio, e sembrava l'ennesima trionfale cavalcata delle divisioni tedesche. La richiesta cli Mussolini ad 1-1 itlcr di poter p artecipare alla gue rra contro l'Unione Sovietica , inizialme nte rigettata dal fuhrer, venne accolta quando l'avanzata tedesca si arrestò nel dice mbre 1941, e fu c hiaro c he per ottenere un s uccesso definitivo , un nuovo ciclo di operazioni sarebbe stato necessario nella primavera successiva.

La relazione Roatta e l'addetto militare a Berlino Marras

L'esperienza dei tedeschi s ul Fronte o rientale venne seguita attentame nte dall 'addetto militare italiano, generale Efisio Marras, con un grado di crilicil~t e accuratezza persino s upe riore a quello utilizzato ne lla campagna polacca. m L'addetto italiano delinea l'andamento generale clclk operazioni, soffe rmandosi sulla strategia di resistenza russa, consistente nel farsi superare dai corazzati e cercare poi di separarli dalla fankria. Segue poi l'an a lisi dei fattori che hanno prodo llo il consistente vantaggio tedesco , vantaggio che compre nde, essendo le forze corazza te la chi ave dell'o ffe ns iva , anche una netta supe riorità nel sapersi servire di queste . Critiche poi, le valutazioni sulla efficacia della l.inea Stalin c he, a dispetto della capacità russa di e rigere posiz ioni fortificate, no n ha presentato p a rticolari difficoltà agli invasori. Tuttavia, Ma rras stima le pe rdite assai più alte di quanto i tedeschi ammettan o, e insinua l'idea che i risultali, L>e nchè rilevanti, non siano necessariamente decisivi. 1Hi A parere del ge ne rale, a dispetto elci fiero colpo subito, l'l lnio ne Sovietica impegne rà ancora forze rilevanti e la guerra ad est e tutt'altro c he finita. 117 11 ' In una riflessione cieli' 1-2 maggio 19 '12 , :1 propo sito dello sconcerto del popolo tedesco di fronte al prolunga rsi d ella guerra , il rnini sl ro ita liano scrive: ··I.e pe rdile in Russia son o fo rli. ml.,lx:n l rop p

dice 270.000 morti. Il nostro gC'nC'rnl C' Marras li fa salire a 700.000. e 1n1 111ulilali, congelati e malati grav i non ricuperabili ai fini bellici si sale quasi a lrc milioni. L'aviazio n e ing lese picchi ,o fo11e. Lul>eç(';o e Colonia sono slal e dur~trnenl e toccale. I tedeschi ribpo11donu. con minor forza , sulle c iuii ingl C'si. M:1

questo consola solo in parle la popolazione germanica çh e avev,1 prcsn la buon.o ahit11di n c> di d:1rlc 11011 prenderle 111ai". GALEAZZO CIANO. Diario, cit. . p. GL/r . "' SERGIO PELAGALLI, li 1-:enerale [f/ìsio M urms. L"it.. p. 88. 11 • l vi. p. 14 ·1 .

sempre e

' " lvi, p . 15 1.


La guerra-lampo ledesca ... 7939 794 7

L'esito della battaglia di Mosca, che proprio nel mo niento in cui Marras scrive, i te deschi stanno preparando, non tarde rà a dargli ragio nc . 118 Nella s ua serie di relazioni, e d in pa1ticolare in occasione di una visita al fronte bielo russo, Marras fornisce una analisi del confronto nazi-sovietico che, se talvolta erronea, è, valutata oggi, nel s uo complesso veritiera ed esausti va. 119 Tale dovelle essere anche l'impressione del capo di Stato maggiore Mario l{oatta , che in una propria diramazione del 21 setternhre 19/i l sulle caralleristichc dell'offensiva tedesca in Unione Sovietic.a, riprende, talvolta alla lettera, i contenuti della relazione dell'addetto a 11erlino, a cominciare dallo stesso incipit deUa trattazione: Dopo un mese e mezzo di operazioni, apJJUre possibile trarre i primi ammaestramenti in materia di procedimenti d 'impiego delle unità. 120 Q uesto di Roatta , è un documento di carattere informativo indirizzato a tut1i i comandanti di unità fino ai comandanti di reggimento; esso è motivato dal fu turo impiego dei reparti italiani nello scacchiere o rientale, che, sostiene il generale, impone a tutti di seguire, con j.Jartiwlare intento istruttivo, quanto avviene in quello scacchiere. La relaz io ne, be nché estremmnente concisa, analizza con chiarezza tutti g li e le rnenti principali che la campagna aveva evidenziato in quei primi m esi, e si pone come un completamento della più lunga relazione, anonim a e senza data, che si soffermava su lle precede nti campagne di Polonia e Francia. Essa rispecc hia ;1hhastan;,.a 1édclmente l'iniz iale entusiasmo per l'avanzata tedesca, ma, come vedremo, s i guarda l>enc dal formulare una previsione definitiva sul l'esito del conflitto. Nella re lazio ne cli Hoatta il punto di parte nza è lo scacchiere operativo, essendo stati i principi teorici e la storia della dottrina de lla guerra veloce analizzati nella precedente tratlazione. Il te rreno dell 'Europa orientale è oggettivamente dei p iù d iffic ili , sebbene sostanzialmente non dissimile da quello po lacco, moltip lica to però su sca la continentale . Oltre alla vastità d e l terreno, :rnche l'cntit:1 delle forze contend enti è effettivamente inusitata , così come lo sfoo.o logistico conseguente a questi fattori. A differenza delle precedenti campagne , in Russia i tedeschi hanno concentrato il loro sforzo offensivo sulle principali strade del paese, nell'inte nto d i semplificare il compito ai servizi logistici. Tuttavia, anche la resiste nza incontrata da pa1te del nemico è risultata essere del h1tto inconsueta e, a dispetto delle fortissime p erdite, non accenn,1 a diminuire nemmeno nel momento in cui la relazione v iene sc1itta. A questo propos ito viene rilevato un fattore impo rtante, ovvero la impossibilità d i sfrutta re lo sfondame nto iniziale del s uccesso da parte delle truppe IIS lvi. p. ] 50. "'' lvi, pp. 144 -147. " " AllSSME. Fu11uu G !.'). b. 1 l.\j>ellora/o arma di.fà nlf't"irl . Na crolla circolari rela/il!{' a/l'a ddestrarne,110. I 0/ 12/40-21/ 9/ 4 1, Procedimenti di ùnpi,,~ o a/la .fro111e m ssa. pp. 1-7.


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Paolo Formico11i

corazzate tedesche. 121 Le unità russe scavalcate dal l'o ffe nsiva tedesca, approfittando della vastità del te rrito rio e della distanza che divideva i reparti corazzati da quelli di fanteria meccanizz.ara al seguito, lungi dal ritirarsi semplice ,nente, cosa che sarebbe costala la vita ai loro coma ndanti , si incuneavano fra i due tronconi dell'avanzala tedesca, costringe ndo le punte corazi".ate a non spingersi troppo oltre e a collaborare con la propria fanteria alla liquidazione di q ueste "sacche" di resislenza. 1u A differenza delle precedenti campagnc dunque, anche se questo il generale l~oatta non può saperlo , la pressionc tedesca, comunque violentissima , procede in ritardo sulla tabella di marcia prevista e soffre fin dall'inizio perdite rilevanti. Questa ostinata e stoica rcsis lcnza da parte sovietica forse non è pa rte di un piano preordinalo, ma comunque consente, sacrificando quantità di uomini e materiali che nessun altro stato cd esercito avrcbbc sopportato, di guadagnare tempo in allcsa che aniv ino le prime pioggc a utunnali, e un mare di fango sommerga le strade dell'Ucra ina c della Bielorussia. La stessa relazione dichiara, e una lettera di Hitler a Mussolini pressappoco degli stess i giorni con.ferma, che lo sforzo tedesco di raccordare i cornzzati c la fa111e ri a al seguito impon e a quest' ultima tappe giornaliere di 40/ 50 km, uno sforzo che nessuna unit~ì, pe r addestrata e tenace che s ia , può sopportare a lungo. Un elemento particola rme nte inte ressante a giud izio del capo di Stato Maggiorc, è inullrc qudlo dell 'impiego dei "distacca 111cnli spcciali", alrrimenli dclli "gruppi di combattimento'·. Questi ullirni , ddlc speciali unità che comprendevano contingenti delle varie armi nella rncdcsima proporzione delle di visio ni ma s u scala reggimenta le, costituirono pe r il loro dirfuso impiego una delle novità più rilevanti della ca mpag na di Russia , dove, nell'enormità degli spazi, q ueste piccole unità indipendenti potevano costituire uno strumento di gra nde flessibilità, i,otendo fungere per ricognizioni in forze, per l'occupazione rapida di obhieLLivi impo rtanti e per fornire un appoggio in ai'.ioni più grandi. 12·1 La relazione si chiude con una brevissima ana lisi de lla difesa opposta dai russi, preceduta d a una altrettanto rapida ricapitolazione d ell'impicgo della varie a rmi da i,arte d ell 'escrcito tedesco, nella q ua le è sottolineato un concetto ripetulO chiararncnlc and1c nella precedente re lazion e, ovve ro la persiste nte imi,orlanza della fanteria , per l'acquisizione e la difesa d egli obiettivi , a nche in un conles lo in cui le forze corazzate hanno la pane de l leone. La recisa conclusione del genc ralc è: che non può esservi una guerra meccanizzata al centu per cenlu. r t 4 ICI

l vi, J) . 2.

'-'-' Ibidem.

"' AlTSSME, Foncln C. 29-h . I. ls/Je/loralo arma di f<mleria, p ./i ''' Ibidem.


La guerra-larn/Jo tedesca ... 1<JJ<J-1941

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La valuta zio ne degli anlagonisti russi è fatta da Roatta in modo Lale da no n contradd ire l'o llimismo ufficiale secondo cui l'esito della guerra sarebbe certo. Tultavia , fedele alla asserzione iniz iale secondo cui ogni consid c ra7.io nc troppo ne lla sarebbe impudente essendo la campagna ancora in corso, il generale bada a evitare quals iasi sottovalutazione del nemico. La difesa russa viene descritta , in mo do de l tutto veritiero, come una accan ita o pposizio ne all 'attaccante fatta di rcsiste m :a a o ltranza , appoggiata a buon e fo rLificazioni, alternata a contra ttacchi spesso aulenLicamente suic idiari. 125 Ad appoggiare tale condotta difen siva, rozza ma a suo m od o non priva di efficacia, sono la g ra nde quantità d ei mezzi e un organizzato movime nto panigiano. Nel com plesso, conclude il ge nerale, la resa dclresercilo sovietico è stata al di sollo del previsto, e le sue p e rdite sono slale e normi. Con esattezza, Roatta ripolta l'opinione secondo c ui il materiale corazzato cattu rato all 'Armata Rossa è di ottima qua lità, cd in quantità m olto rilevanti. Our1r1ue, se le controffe nsive russe sono fallite, nonoslante l'ostinazione e la d ovizia di buo ni mate1iali che le han no soste nute , ciò no n può essere d oVl 1to che ad "infe1io 1ità palesi cd incolmabili : inq uadramento e addestramento". A dis petto di tante razio nali conclusioni tu ttavia , l'invio del corp o di spedizione italiano no n fu preceduto da un s ufficenle sforzo o rganizzativo allo ad e quipaggiarlo ed addestrarlo conven ie ntemente. Come i fatti , con tragica puntualità, confe rmarono.

Conclusioni Il Regio Esercito non riuscì, com e è noto, ad adegu are i propri standard a que ll i della gue rra mode rna che s i stava combattendo. Ciò a disp etto del fatto che il g ene rale Roatta, com e s i evi nce da lle sue relazio ni cli ackletto militare in Germania e poi di capo Stato Maggiore, non m a ncasse di un quadro chiaro de i punti d i forza dell 'esercito tedesco e di quell i debo li dell'esercito ita liano. Ciò che g li mancò, si p u ò s upporre, fu la possib ilità o la capac ità di tradurre le proprie sensate conside razio ni in u na coere nte azione di coma ndo . Si dovra nno conced e re in questo aspetto alc une a tte nu anti al gen e rale: l' influe nza non positiva d ell'ingere nza di Mussolini ne lle questioni milita ri, il logorio cui la guerra sotto poneva l'apparato militare ita liano be n o ltre i limiti delle sua ca pac ità, la sca rs ezza di risorse dis po nibili , ed infine i limiti intrinseci di un a pparato c he, impostato e sviluppatosi secondo criteri rivclalisi in larga p a rte no n paga nti, non po leva essere miglio rato in pochi mesi e con una guerra in corso. "'· AUSSME. Pundo G 2?, I>. I, r.,pe11oraro arma di fa11ueria, p. 7.


%

Paolo Formiconi

Tuttavia solo poche possibili migliorie vennero apporlale nei settori d ove le caren ze erano maggiori. ln particolare, la mancanza di un folto numero d i unità m o torizzale, che av rebbero evitato la staticità lipic::t delle division i italiane in zona di operazioni, e la care n za di una loro dottrina di impiego, rimase una scelta che lo Stato Maggiore m a nte nne fino alla fine , se s i eccettua il Corpo d 'a rmata motocorazzato a protezione di Roma in via di costitu1.ione ne ll'estate d el 1943. Eppure, b e nc hé scarsi, i m ezzi non erano sempre mancati. Nel 1943 con un parco di 131.000 automezzi l'Ilalia avrebbe potuto motorizzare u na gran parte delle pro prie truppe, valutale in almeno 30 d ivisio ni , mentre già all'inizio della g ucTTa sare bbe stato possibile creare a lmeno un corpo d 'a rmata rnotori:a.ato. 126 Né e ra mancato chi , com e il generale Baistrocchi , aveva teorizzato un m odello di impiego della fanteria motorizzata, o c hi, come Roatta ne condivid eva, almeno app a re nte mente le proposte . Alla prova dei fatti, g iova ripetere, g li ufficiali e i re parti ita liani sep pero mettere a profitto le lezioni imparate dal quotidiano confronto con un nemico ed un alleato d otati di strumenti e dottrine d ecisamente più solidi e moderni. Non bisogna p ensare du nque, che s ia no mancati nel l{egio Esercito quanti au spicassero una evolu zione delle strategie tradi zionali di offesa e difesa, cd una più generale modernizzazione d e i mezzi e degli o rdina111enli. Né man cavano fra i comandanti sul campo coloro c he di un tale miglioramento potevano giovarsi. Questi auspici si scontrarono con tre fattori c he valsero a impe dire ogni radicale miglioram e nto. Innan zilullo, la cronica scarsezza d e i mezzi, d ov uta soprattu tto ad una politica avvenlurista cd almeno apparentem e nte aggressiva , volta a far svolgere a l Regno d ' Italia un ruo lo internaziona le lroppo oneroso per le sue strutture e le s ue effettive risorse. In secondo lu ogo la ma ncanza di una ferma direzio ne pol itica dell 'apparato militare-industriale, che potesse coordinare, come era accaduto nella Grande Guerra, gli sforzi dell 'industria alle esigen ze d elle Foo.e Armate. Lac una questa che si perpetu ò a dispetto della assenza di q ualsias i o pposizio ne politica che potesse impedire al capo del fascismo di rea li zzare, serr1pre che lo volesse, un simile accentram e nto di potere, e a dispetto d e lla lunga p e rmanenza d ello slesso Mussolini ai dicasteri m ililari. Infine, il conservatoris mo dell'ambiente ffl ilitare italiano, che ebbe sempre un a certa difficoltà ad esprimere un corpo ufficiali professionalmente aggiornato quanto que llo d e i s uo i alleati tedeschi. Se l'istruzio ne d elle reclule ita liane , a d ispetto delle inten zioni dei generali Grazia ni e Roatta, non migl io rò sostanzia lme nte ne l corso della g uerra , l'esperie n za d e l conflitto alla fine del l 9-i l aveva comu nque comincia,x, NICOLA PIC.NATO, rii veramente

111t

e,rore la diuisione hi11a ria?, c ii., p.31.


La g uerra-lampo tedesca ... 1939- 1911

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to ad aver una pns1t1va influ en za s ulla pre parazione al combattimento dei re pa1t i ita li a ni al fro nte, secondo il discutibile s istema de lla esperienza sul

ca mpo. La resa b e llica dei re parti italiani in Africa, pe r una nime g iudizio di al leati e ne mici, sa lì d ecisame nte proprio a p artire dall 'anno 19/i 1, hno a raggiungere standard mollo buoni. L'uso secondo cui g li inglesi cerca vano di concent r:m:· le loro offe ns ive nei tratti di fro nte te nuti dagli italiani n on venne mai meno, ma il prezzo di questa ostinazio ne fu spesso p iuttosto elevato. Questa evolu zione dimostra, da un lato, come la struttura militare italiana , pe r quanto ineffi cie nte, possed esse a mpie cap acit,ì d i m igliorarsi, dall 'a ltro, induce a riflette re che t.ale m iglio ram ento fu p ossib ile sopra ttutto g razie alla pa1ticolare situazio ne dei repani italiani in Africa sette ntrio nale. Si verificù infatti che una rilevante q uantità di comandanti di uniU italiani fossero di fatto soggetti ad un comandante te desco e ch e , per le s pecia li cond izioni de lla g uerra ne l deserto , gli s tessi comandi italiani si trovassero in una insolita situ azione di indipe nde nza ris pe llo ai ve1tici di Ro ma .127 Sfortun atamente, gli csp c,ti soldati de lle d ivisioni italiane in Egitto, ind uriti eia d ue an ni di combattime nti cont ro i 1nig liu ri rep arti dell'eserc ito ing lese, e a contallo quo tidia no con la rodata m,icchina da gue rra te d esca , finirono tulli prigionie ri al te rmine della g ue rra in Tunis ia nel 1943, in qu e lla che è s tata definita "la Sta ling rado Africana ". 12H Q uand o l'Italia fi rmò l'armistizio ne l settembre de l 1943, il Regio Eserc ito n o n aveva a ncora sistematizzato una clortrina di addestramen to e di impiego sufficiente me nte e ffi cace, no nostante il gene rale Roatta avesse avu to l'inte nzio ne e alme no le con oscenze tecniche per attuare ta le evoluz io ne . La sanzione d i tale fallim e nto, che alle nde a ncora di essere studiato a fond o, può essere riassunta in una frase de ll'igno to estensore d e ll a rela zio ne sull'impiego de lla di visio ne corazzala tedesca, che , a giud icare da llo stile , p otrebbe essere Ho:1tt:1 s1csso . La guerra non è 11n corso sperimentale cl i tattica , come fu la guerra rnond iale. si corregge 11na dottrina e peggio no n se ne invertono i c m.lini sol.lo i colp i clic :id ogni :ilh:1 si ri nnovano semp re più micidiali, con i segni treme ndi della velocità e d e lb rotenz:J.

Non

w •L e unit:ì mobili italiane che acco111pagnarono Ro mmel n<'II<' su e peregrina zion i nel dese rto imp:1r:1ronn m o lto più rapidamen te dei brita nnici che Emteria, art iglieria e mezzi comzznti dove vano opera re in manicr:1 coordinnt:1 al l ivello sia tattico si a oµerativo. L"esempio tedesco

fu decisivo,

111;1

la

dottrina italiana , p roprio p,:rché ignara delle opere dei teorici uritannici del periodo i ntcrhcl lico ch C" peroravano !"esclusivo ricorso :il ca rro ar mato. era già predisµosla l 'integi~1zione•. MACCRF.C.OR KNOX, Allea/ i d i Hitler, p. 155. ' '" lvi , p . 157.


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corazzate teclesche. 121 Le unità russe scavalcate dall'offensiva tedesca, approfittando della vastità del territorio e della distanza che divideva i repa,t i corazzati da quelli di fanteria meccanizzata al seguito, lungi dal ritira.rsi se mplicemente, cosa che sarebbe costata la vita ai loro comandanti, si incuneavano frd i due tronconi dell'avanzata tedesca, costringendo le punte corazzate a non spingersi troppo oltre e a collaborare con la propria fanteria alla liquidazione di 4ueste "sacche" di resistenza. 122 A differenza delle precedenti campagne dunque, anche se questo il generale Roatta non può saperlo, la pressione tedesca, comunque violentissima, procede in ritardo sulla tabella di marcia prevista e soffre fin dall'inizio perdite rilevanti. Questa ostinata e stoica resistenza da parte sovietica forse non è parte cli un piano preordinato, ma comunque consente , sacrificando quantità di uomini e materiali che nessun altro stato ed esercito avrebbe sopportato, di guadagnare tempo in attesa che arrivino le prime piogge autunnali, e un mare di fango sommerga le strade dell' Ucraina e della Bielorussia. La stessa relazione dichiara, e una lettera di Hitler a Mussolini pressappoco degli stessi giorni conferma, che lo sforzo tedesco cli raccordare i corazzati e la fanteria al seguito impone a quest'ultima tappe giornaliere di 40/ 50 km, uno sforzo che nessuna unità , per addestrata e tenace che sia, può sopportare a lungo. Un elemento particolarmente interessante a giudizio del capo di Stato Maggiore, è inoltre quello dell 'impiego dei "distaccamenti speciali", altrimenti detti "gruppi di combattimento". Questi ultimi, delle speciali unità che comprendevano contingenti delle varie armi nella medesima proporzione delle divisioni ma su scala reggimentale, costituirono per il loro diffuso impiego una delle novità più rilevanti de lla campagna di Russia, dove, nell'enormità d egli spazi, queste piccole unità indipende nti potevano costituire uno strumento cli gra nde flessibilità , potendo fungere per ricognizioni in forze, per l'occupazione rapida di obbie ttivi impo1tan ti e pe r fornire un appoggio in azioni più grandi. m La relazione si chiude con una b revissima analisi de lla difesa opposta dai russi, preceduta da una altre ttanto rapida ricapitolazione dell'impiego della varie anni da p arte dell'esercito tedesco, nella quale è sottolineato un con cetto ripetuto chiarame nte anche nella precedente relazione, ovvero la persiste nte importanza della fante ria, per l'acquisizione e la difesa degli obiettivi, anche in un contesto in cui le forze corazzate hanno la patte del leone . La recisa conclusione del ge nera le è che non può esservi una guerra meccanizzata al cento per cento.124

r-

lv i, 2. Ib idem. m AlJSSME, Fondo G 29-b . 1, l sf)ettnrato arma di.fanteria, p.1

12 1

122

12·;

Ibid e m .


La guerra-lampo tedesca ... 1939-1941 -

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La valuta:t:ione degli antagonisti mssi è fatta da Roatta in modo tale da

1H >n contraddire l'ottimismo ufficiale secondo cui l'esito della guerra sareb1K · certo. Tuttavia, fedele alla asserzione iniziale secondo cui ogni consi<Inazione troppo netta sarebbe impudente essendo la campagna ancora in co rso, il generale bada a evitare qualsiasi sottovalutazione del nemico. La d ifesa russa viene descritta, in modo del tutto veritiero, come una accani1:1 opposizione all'attaccante fatta di resistenza a o ltranza, appoggiata a Iluone fortificazioni, alternata a contrattacchi spesso autenticamente suicid iari.125 Ad appoggiare tale condotta difensiva, rozza ma a suo modo non p riva di efficacia, sono la grande quantità dei mezzi e un organizzato 11H wimento pattigiano. Nel complesso, conclude il gener::ùe, la resa dell'esercito sovietico è stata .il di sotto del previsto, e le sue perdite sono state enormi. Con esattezza, Hoatta ripo1ta l'opinione secondo cui il materiale corazzato catturato .il l'Armata Rossa è di ottima qualità, ed in quantità molto rilevanti. Dunque, sl· le controffensive russe sono fallite, nonostante l'ostinazione e la dovi:t:ia < li buoni materiali che le hanno sostenute, ciò non può essere dovuto che .,d "infe riorità palesi ed incolmabili: inquadramento e addestramento". A dispetto di tante razionali conclusioni tuttavia, l'invio del corpo <li .·,pedizione italiano non fu preceduto da un sufficente sforzo organizzati, o atto ad equipaggiarlo cd addestrarlo convenientemente. Come i fatti , con tragica puntualità, confermarono.

<~o nclusioni Il Regio Esercito non riuscì, come è noto, ad adeguare i propri standa rd a quelli della gue rra moderna che si stava combattendo. Ciò a d ispetto del fatto che il generale Roatta, come si evince dalle sue rela1.i nni di addetto militare in Germania e poi di capo Stato Maggiore, non 111ancasse cli un quadro chiaro dei punti di forza dell'esercito te d esco e di quelli deboli dell'esercito italiano. Ciò che g li mancò, s i può supporre , fu la possibilità o la capacità di tradurre le proprie sensate consider:1zioni in una coerente azione di comando. Si dovranno concedere in q uesto aspello alcune attenuanti a l generale : l'influen:t:a non positiva dell'ingeren:t:a di Mussolini nelle questioni militari, il logorio c ui la guerra so ttopone va l'apparato militare italia no ben oltre i limiti delle sua capac ità, la scarsezza di risorse disponibili , cd infine i limiti intrinseci di un :1pparalo che, impostato e sviluppatosi secondo criteri rivelatisi in larga parte non paganti, non poteva essere migliorato in pochi mesi e con una guerra in corso. '" AUSSME, Fondo C 29, h. 1 , l~pettomlo arma d i .fante ria, p. 7 .


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Tuttavia solo poche possibili migliorie vennero apportate nei settori dove le carenze erano maggiori. In pa1ticolare, la mancanza di un folto numero di unità motorizzate, che avrebbero evitato la staticità tipica delle divisioni italiane in zona di operazioni, e la carenza di una loro dottrina di impiego, rimase una scelta che lo Stato Maggiore mantenne fino alla fine, se si eccettua il Corpo d'armata motocorazzato a protezione di Roma in via di costituzione nell'estate del 1943. Eppure, benché scarsi, i mezzi non erano sempre mancati. Nel 1943 con un parco di 131.000 automezzi l'Italia avrebbe potuto motorizzare una gran patte delle proprie trnppe, valutate in almeno 30 divisioni, mentre già all'inizio della guerra sarebbe stato possibile creare almeno un corpo d'armata motorizzato. 126 Né era mancato chi, come il generale Baistrocchi, aveva teorizzato un modello di impiego della fanteria motorizzata, o chi, come Roatta ne condivideva, almeno apparentemente le proposte. Alla prova dei fatti , giova ripetere, gli ufficiali e i reparti italiani seppero mettere a profitto le lezioni imparate dal quotidiano confronto con un nemico cd un alleato dotati cli strumenti e dottrine decisamente più solidi e moderni. Non bisogna pensare dunque, che siano mancati nel Regio Esercito quanti auspicassero una evoluzione delle strategie tradizionali di offesa e difesa, ed una più generale modernizzazione dei mezzi e degli ordinamenti. Né mancavano fra i comandanti sul campo coloro che cli un tale miglioramento potevano giovarsi. Questi auspici si scontrarono con tre fattori che valsero a impedire ogni radicale migliora mento. Innanzitutto, la cronica scarsezza dei mezzi, dovuta soprattutto ad una politica avventurista ed almeno apparentemente aggressiva, volta a far svolgere al Regno d'Italia un molo internazionale troppo oneroso pe r le sue strutture e le sue effettive risorse. In secondo luogo la mancanza di una ferma direzione politica dell'apparato militare-industriale, che potesse coordinare, come era accaduto n ella Grande Guerra, gli sforzi dell'industria alle esigenze delle Forze Armate. Lacuna questa che si perpetuò a dispetto della assenza di qualsiasi opposizione politica che potesse impedire al capo del fascismo di realizzare , sempre che lo volesse, un simile accentramento di potere, e a dispetto della lunga permanenza dello stesso Mussolini ai dicasteri militari. Infine, il conservatorismo dell'ambiente militare italiano, che ebbe sempre una certa difficoltà ad esprimere un corpo ufficiali professionalmente aggiornalo quanto quello dei suoi alleati tedeschi. Se l'istruzione delle reclute italiane, a dispetto delle intenzioni dei generali Graziani e Roatta, non migliorò sostanzialmente nel corso della guerra, l'esperienza del conflitto alla fine del 1911 aveva comunque comincia126

NICOLA PlGNATO,

fìt

veramente u.n eirore la divisione binaria?, ciL., p. 31.


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aver una positiva influenza sulla preparazione al combattimento dei 1l ·1xirti italiani a l fronte, secondo il discutibile sistema della esperienza sul < 11rnpo. La resa bellica de.i reparti italiani in Africa, per unanime giudizio di .il lcati e nemici, salì decisamente proprio a pa1tirc dall'anno 1911, fino a 1:iggiungere standard molto buoni. L'uso secondo cui gli inglesi cercavano di concentrare le loro offensive nei tratti di fronte tenuti dagli italiani non ,,,... nne mai meno, ma il prezzo di questa ostinazione ru spesso piuttosto dcvato. Questa evoluzione dimostra, da un lato, come la struttura militarl· ilaliana, per quanto inefficiente, possedesse ampie capacità di miglio1:1rsi, dall'altro, induce a riflettere che tale miglioramenlo fu possibile ·,o prattutto grazie alla particolare situazione dei reparti italiani in Africa setll·ntrionale. Si verificò infaui che una rilevante quantità di comandanti di 1111ità italiani fossero di fatto soggetti ad un comandante tedesco e che, per k speciali condizioni della guerra nel deserto, gli stessi comandi italiani si I rovassero in una insolita situazione di indipendenza rispetto ai vertici di l{o ma. 127 Sfortunatamente, gli espetti soldati delle div isioni italiane in Egitto, ;n du riti da due anni di combattimenti contro i mig liori reparti dell'esercito 111glese, e a contatto quotidiano con la rodata macchina da guerra tedesca, fi nirono tulli prigionieri al termine della guerra in Tunisia nel 1943, in q uella che è stala definita "la Stalingrado Africana".128 Quando l'Italia firmò l'armistizio nel settembre del 1943, il Regio 1•:sercito non aveva ancora sistematizzato una dottrina di addestramento e d i impiego sufficientemente efficace, nonostante il generale Roatta avesse :1v uto l'intenzione e almeno le conoscenze tecniche per attuare tale evoluzione. La san zione di tale fallimento, che attende ancora di essere stud iato a fondo, può essere riassunta in una frase dell'ignoto estensore della relazione sull'impiego della divisione corazzata tedesca, che, a giudicare d a llo stile, potrebbe essere Roatta stesso. La guerra non è un corso sperirnenlalc <li lattica, come fu la guerra mondiale . Non si corregge una dottrina e peggio non se ne inve nono i cardini sotto i colpi elle a<l ogni alba si rinnovano sempre più micidiali, con i segni tremendi della velocità e della potenza.

127 •Le unità m obili italiane che accompagnarono Rommel ne lle sue peregiinazioni nel deserto im pararono molto più rapidamente dei britannici che fanteria, artig lieria e m ezzi cora zzati dovevan o o perare in maniera coordinat:1 al livello sia tattico sia operativo. L'esempio tedesco fu clccìsivo, ma la dottrina italiana, proprio perché ignara delle opere dei teorici hritannici del periodo interhellico che peroravano l 'esclusivo ricorso al carro armato, era g ià predisposta l'integrazione,. MAC.C.REC.OR KNOX, Alleati di Hilfer, p . 155. '"" lvi, p . 157.


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Paolo Formiconi

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STEFANO CERA

LA CRTST DET SUDETT, L'ITALIA E GLI EQUILIBRI EUROPEI NEL ·1938: LA CONFERENZA DT MONACO Introduzione La Conferenza di Monaco del settembre 1938 costituisce uno degli :1vvenimenli più importanti lra quelli che precedono l'inizio della seconda guerra mondiale, divenendo nel corso del tempo il simbolo del "crollo" de lle democrazie occidentali di fronte all'aggressione del nazismo e l'es pressione di un approccio "morbido" alla diplomazia internazionale. Ancora oggi, dopo oltre 70 anni, rappresenta un riferimenlo;infaUi si parla rii "sindrome di Monaco" ogni qual volla si affermi la necessità di "resistere" e non cedere alle pretese del dittatore di turno (negli ultimi anni ad l'sempio Slobodan Milosevic e Saddam Hussein). Ma il premier inglese Chamberlain è stato davvero così "codardo", co me affermalo da molli? E quali sono stale le motivazioni che hanno spini o Gran Bretagna e Francia ad accettare la liquidazione della Cecoslovacchia, di fallo, senza colpo ferire? E non sarebbe slalo possibile un comportamento diverso da parte delle democrazie occidentali, che ,1vrebbe potuto portare forse a un esito diverso della vicenda? Ancora, al d i là del plauso che ha accompagnato Mussolini subito dopo la conferenz.a (come colui che è stato capace di agire da "mediatore" tra Hitler e le democrazie occidentali), qual è stato il suo effettivo ruolo durante la crisi? I~, infine, quale era la situazione italiana nel 1938 e quale la sua posizione rispetto alla crisi dei sudeti? Era già stata presa una decisione definitiva circa lo schieramento al fia nco di Berlino, o forse, in tale anno non sarebbe stato possibile fare ancora qualcosa di diverso? Queste sono solo alcune delle domande che riguardano un anno in1portante tra quelli che precedono la seconda guerra mondiale, di transizione, eppure decisivo per definire i successivi sviluppi delle vicende europee. Le risposte a queste p e rmettono di chiarire il significato della conferenza e il suo effettivo peso nel quadro del contesto europeo della l"ine degli anni '30. Petersen ha scritto che «lo storico, "come profeta rivolto al passato", è po1tato a vedere delle linee di evoluzione e a costmire delle rcla7.ioni causali laddove in realtà c'era solo la contemporaneità storica) . Da questo punto di vista l'esito della seconda gt.1cn-a mondiale h a 1 Petersen, La µulitica es/era del fascismo come problema storioRraJìco, in L 'JJalia f ra tedescbi e alleati. fa pnlitica estera fasciçta e la secnnda g uerra mondiale, TI Mulino, Bologna, 1973, p. 435 .


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Stefano Cera

portato ad attribuire precisi significati agli eventi degli anni che hanno preceduto l'inizio del conflitto, mentre in realtà l'interpretazione risulterebbe più ampia, articolata e con notevoli potenzialità, in un senso (l'esito conosciuto) o nell'altro (l'esito potenziale, legato a possibili sviluppi alternativi). Per questo motivo ci sembra utile approfondire la crisi dei sudeti e la Conferenza di Monaco, che hanno sicuramente caratterizzato il 1938 e "aperto la strada" alle vicende dell'anno successivo, per cogliere i comportamenti dei protagonisti: il premier inglese Chamberlain, il presidente del consiglio francese Daladier, Hitler e Mussolini, la cui politica, nel corso della questione, è stata oggetto di diverse interpretazionF.

Lo scenario della crisi

La Cecoslovacchia nasce dalla dissoluzione dell'Impero asburgico e, nel periodo tra le due guerre, risente delle condizioni molto particolari che avevano portato alla sua formazione. Infatti, alla fin e della prima guerra mondiale aveva avuto la meglio la volontà francese cli soddisfare le ambizioni dei cechi (che nell'ex-Impero asburgico erano stati fra i più attivi nel determinare il suo crollo), al fine di creare, intorno alla Germania, una "cinturd" di stati adeguatamente forti, in grado di impedire un possibile ritorno del pangermanesimo. Taylor3 mette in evidenza che la Cecoslovacchia degli anni '30 soffre di un pericoloso "cancro interno", poiché più che essere uno stato nazionale è piuttosto uno stato di nazionalità scarsamente legate tra loro4 . In questo mosaico i cechi interpretano la loro nazionalità come fondamento di legittimità per costituire uno stato centralizzato con una fotte impronta nazionale. La nazionalità ceca entra presto in contrasto con gli interessi delle minoranze, cui il governo di Praga usa «il trattamento che si riserva a i cittadini di seconda classe; tanto che alcuni hanno incominciato perfino a rimpiangere la tolleranza paternalistica degli Asburgo» (Petacco, cit., p. 1065). Per la verità i presidenti Masaryk e Bencs (in carica dal 1935) avevano cercato di fare di Praga un modello di democrazia, ma le loro intenzioni si sono scontrate con la forza del nazionalismo ceco, che ha progressivamente ridotto gli spazi per le altre nazionalità. 2 Oltre a quelli che verranno citati nel corso di questo st:11dio, C.ocx:h (Mw;solini tmd bis ,rJenemls, Cambridge University Press, C;1mbridge, 2007) cita anche alcuni importanti stu<li <li autori stranieri; tra q uesti, Burgwyn , Ita/ian foreign policy in the inte r-war period, 191 H-1940, Westport, Cl', Praeger, 1997, p p . 178-:179; Rruce Stra ng, On thefìery march: Mussoliniprepare.for war, Westport, CT, Praeger, 2003, p. 187; Mallett, Mussolini and tbe origins <!/ tbe secvnd world war, New York, Palgrave a m i Mc Millan, pp. 192-193. 3 le ori.rJini della seconda Guerra mondiale, Latel7..a, Bari, 1996, p. 206. • Oltre a i su<leti, infatti lo stato cecoslovacco comprende anche -sette milion i di cechi, t re milioni <li slovacchi, 700.000 ungheresi, 400.000 ruteni, 100.000 polacchl•. Petacco, Storia delfaçcisnw, voi. 111, Arma ndo Curcio editore, Roma, 1963, p . 1064.


La crisi dei Sudeti, l'Ttalia e gli equilibri europei nel 1938

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In tale mosaico, particolare è la situazione della minoranza tedesca, i s udeti, popolazione che trac il nome dal «gruppo montuoso che si estende per 380 km tra l'Elba, laddove il fiume abbandona la Boemia per entrare in Sassonia e la Porta Morava, ai limili del Basso-piano germanico•. Il te rmine "sudeti", inteso come denominazione della popolazione di lingua lcdcsca residente in Boemia, apparve agli inizi del '900, ma solo alla fine tiella prima guerra mondiale, dopo la costituzione della repubblica cecoslovacca, il termine anelò progressivamente assumendo uso corrente, «in seguito alla proibizione delle precedenti espressioni: tedesco-boemi, tedesco -moravi, slesiano-austriaci»'. La popolazione (oltre 3 milioni di persone , pari al 25% circa della popolazione dell'intera Cecoslovacchia) si era stan1.iata nelle monlagne della Boemia fin dall 'età de lla Riforma e in queste < li venne, nel corso dei secoli, il gruppo etnico più importante. Al termine della prima guerra mondiale, la regione, molto industrializzata (per la presenza delle industrie della Skoda, la seconda fabbrica di materiale bellico in Europa) e di grande valore strategico (qui vi sono infatti le fortificazio11i più impone nti), è inserita all'inte rno del nuovo stato multietnico della Cecoslovacchia, determinando forti proteste da parte dei leader della 1ninoranza tedesca, che speravano di ottenere il riconoscimento del diritto cli autodeterminazione (proposto dal preside nte americano Wilson) e l'inserimento della regione all'interno di uno stato austro-tedesco. Nella seconda me tà degli anni ' 20 la diste nsione che caratterizza le relazioni internazio nali contribuisce a creare una situazione cli relativa tranq uillità. Tuttavia in questi anni la classe politica ce ca non ha un'esatta p erce zione dei precari equilibri della regione e manca de lla volontà cli operare una profonda ristruttura zione dello stato in modo da renderlo più ad erente alla sua complessa composizione etnica. «Era senza dubbio difficile , forse impossihile prevedere gli sviluppi che avrebbe poi assunto negli an ni '.30 la politica europea, rna si sarebbe dovuto alme no conslatare d a parte dei più qualificati esponenti politici cechi che alcuni crite ri che avev ano fin lì guidato la loro azione politica non rispondevano più alle nuove circostanze interne ed inte rnazionali e pe r ciò sle sso che era opportuno cominciare a verificare diverse soluzioni e diverse strategie• (Leoncini , cit., p. 228). Di conseg uenza s i cre ano le premesse per la situazione che maturerà solo nel decennio successivo. Infatti, nel corso degli anni '30 si rinforza l'attivismo elci s udeti guidati da Henlein6 , uomo fedele ad JTitle r che riesce a riunire la minoranza te d esca in un fronte comune, organ izzato intorno al Su deten Deutsche Partei. Nelle elezioni amministrative del 1935 il partito ottie ne il 70% dei voti d ella popolazione di lingua tedesca e

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Leoncini, TLt questione dei Sudeti 1918 - 1938, Liviana editrice, Padova, 1976, p . 7. Pelacco (cit., p . 1066) lo descrive così: •Ex insegnante di g innas tica , paffuto, grassoccio, che porla semp re occh iali cerchiati d 'oro•. 6


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diventa la seconda for:.rn politica in Cecoslovacchia (con 44 seggi ottenuti su un totale di circa 300). Sulla base di questi risultati TTenlein rivendica, a partire dal febbraio 1937, l'autonomia della regione e una serie di misure ufo1ti" (tra cui l'isliluzione di associazioni nazionali pienamente autonome, rappresentate da un'unica p e rsona, lo sprecher - portavoce) che, ove approvate, avrebbero spazzato via ogni opposizione interna alla minoranza tedesca nella regione e, al tempo stesso, dato un grande potere anche a livello nazionale. Dalla metà degli anni '30 riprendono le trattative tra Praga e il partito di Henlein, con il governo che arriva a promettere aiuti economici e una maggiore partecipazione dei tedeschi alla pubblica amministrazione. Tuttavia, il negoziato incontra grandi difficoltà, soprattutto a causa della reciproca esaltazione dei sentimenti nazionali che suscitano una pericolosa escalation di tensioni, il cui risultato finale è iJ sopravvento di una parte sull'altra, la realizzazione di un atto di forza e non di un compromesso?. Questo anche perché nel corso degli anni la questione dei sudeti si trova al centro di un più vasto gioco politico, in cui gli interessi della minoranza tedesca diventano signil'icativi solo in quanto la loro soddisfazione può contribuire al raggiungimento di altri, più importanti obiettivi. Ovvian1cnte quelli della Germania, che considera l'unione <lei sudcti al Reich una priorità della sua politica estera e , nella dipendenza economica e politica della Cecoslovacchia, lo strumento per la piena dominazione dell'Europa centro-orientale. A tale fine, nel novembre 1937, Tlitler, durante una riunione con i suoi diretti collaboratori, chiarisce la sua politica aggressiva nei confronti di Austria e Cecoslovacchia, parlando di iniziative che non sarebbero dovute andare oltre il 1943-45 e che, riteneva, non avrebbero incontrato grandi resiste nze da parte delle altre potenze europee8. E non sembrano ce1to sufficienti le assicurazioni date da c-;oering all'ambasciatore a Berlino Mastny il 12 marzo, che l'ingresso delle truppe tedesche in Austria era soltanto «una questione di famiglia» e che Berlino avrebbe rispe ttato le fro ntiere della Cecoslovacchia9. Il paese beneficia della garanzia rappresentata da due accordi b ilaterali; il principale, con la Francia (che prevede un aiuto "automatico" in caso cli attacco non provocato della Germania), e que llo accessorio con l'Unione Sovietica (che divente rebbe effettivo solo in caso di intervento 7 •Era questa in effetti•, prosegue, ,la situazione in C.ecoslovacchia dove per la te nsione r.1ggiunla tra cechi e tedeschi sarebbe slalo ormai impossibile realizzare una qu alche form :1 d'intesa che non signilìcasse la capitolazione d egli uni o d egli altri. (J.concini, cil., p. 358). " •Il Fuhrer pcn.~a che con tutta verosimiglianza l' Inghilterra e a nche la Francia abbiano già tacitamente rinuncialo alla Cechia e si sarebbero rassegnate a ll 'idea che q uesto problema venisse u n giorno risolto dalla Gerrnanfa. [. .. l Da p~rtc dell'Italia non sarebbe eia aspettarsi nessuna obiezione conrro l'elimi nazione d ella Cechia. Quale sarebbe invece il s uo atteggiamento nella 4uestione austriaca non sarebbe possibile prevedere e in sostanza dipenderebbe dal fatto se il Duce sia ancor.i in vita• (Leoncini, cil. pp. 365-366). 9 Duroscl le, Storia diplomatica dal .1919 ul 1970, Edizioni de ll'Ateneo, 1972, Roma, p. 198.


La crisi dei Sudeli, l'Italia e p,li equilihri euro/>ei nel 1938

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francese) . In teoria questi accordi sembrano mettere al riparo dalle rivendicazioni tedesche; nella pratica, invece, è difficile che p ossano diventare operative, soprattutto p er quanto riguarda l'Unio ne Sovietica (visto che un suo intervento richiede re bbe il consenso cli Po lonia e Romania, che la separarono da essa). lnoltre, la Cecoslovacchia h a elci "vicini" piuttosto ostili; la Polonia innanzitutto che, pur essendo alleata anch'essa della Francia 10 , ha comunque interesse a rientrare in p ossesso della zona di Tesche n (ch e i cechi hanno avuto alla iìnc del conflitto mondiale). Poi l'Ungheria, decisamente "revisionista" rispe tto ai confini stabiliti dalle conferenze di pace; nei confronti di quest'ultima Praga beneficia della garanzia data dalla Piccola Intesa (con Romania e Jugoslavia). Dall'analisi di tale "sistema" di alleanze, molto articolato, ne d eriva che ogni iniziativa nei confronti della Cecoslovacchia avrebbe potuto alterare gli equilibri di tu tto il continente e uropeo con il rischio concreto che un conflitto locale a vrebbe potuto p o rta re a una guerra più ampia.

La politica estera italiana nella prima metà del 1938

Concentriamo ora l'attenzione sulla situazio n e del nostro paese nel 1938. 11 colpo di mano di Hitler in Austria nel mese di marzo è vissuto da Mussolini come uno smacco, non tanto per il risultato, considerato inevitabih:'11 , ma perché è stato messo di fronte a l fatto compiuto . Mussolini sperava , infatti, d i ritardare l'azione tedesca q u anto più possibile, in m odo da far accettare agli italiani l'idea che l'indipendenza d e ll 'Austria non rosse più indispensabile per il nostro p aese e c he l'Asse fosse un o strumento p er rafforzare la posizione internazion ale de ll'Ita lia. Invece, la rapida azione <li Hitler ha violato l'impegno di recip roca consultazione in caso di modifica de lla situazione au striaca e provocato reazio ni di sdegno nell'opinione pubblica, ne l Vatican o e a ll 'inte rno dello stesso Gran Consiglio del fascismo 12 . Inoltre, l'Anschluss accelera i tentativi di dia logo esiste nti con la Gran Bretagna, me ntre resta una freddezza di fondo con la h·,m cia; infatti, se 10

Sebbene n essuna delle due alleanze è stata integrata da una convenzione militare, cosicché: entrambe -arrartcnevano a lla famigl ia delle garanzie c:irrncee di tipo ginev1ino• (Taylor, cit., p . 215). 11 Ì'. indicativo che Ciano rifluii, 1' 11 ma rzo, la rropost:1 del Mi.nistro degli esteri francese Bionde! di effellua re un a dichiarazione cong iunta italo-fran co-inglese <li condann:1 dell'ultim:itum fatto da lliùer al carn.:elliere austriaco Scl1uschn igg. La rrorosta è: :1ccolta con freddezza d:1 Londr:i ( il capo de l Forei~n Qflìce llalifax ha risposlo ,cl1e il suo governo non r o tcva assu mersi neprurc la responsabilit:ì cli dare "cons igli''•. Qua,tararo, Roma tra Londra e lJedirw. l a puliticu es,erafascistu dul 1930 al 1910, Bon:1cci Editore, Roma, 1980, pp. 365 e 372). A q uesto punto, a Parigi non rimane a llro che inviHc una lcrtera di protesta a Berlino a n ome solo ciel governo francese. 12 -Halho e Bottai holbrono i tedeschi con parole irriferibili e anc he Mussolini ebbe p er l'az ione tedesca ramie molto dure. l.:i srnmpa fascista cerc:iva cli commentare il meno possibile l'affa re au~triaco, nmeggianclo invece alla "n uova politica britannica", (Quartararo, cit. , p . 373).


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il Governo italiano non esclude la possibilità di un accordo con Parigi, certamente lo considera meno importante rispetto a quello con la Gran Bretagna. Diversi motivi spiegano questa posizione: innanzitutto , un eventuale accordo tra Germania e Gran Bretagna (di cui Hitler parla già nel suo Mein kampj) sarebbe stato più pericoloso per l'Italia rispetto a quello franco-tedesco; poi, la maggiore difficoltà a raggiungere un accordo con Parigi, soprattutto per le differenze di carattere ideologico, lega te sia al supporto francese alle forze repubblicane in Spagna, sia alla politica del Fronte Popolare, che per Mussolini è la dimostrazione evidente della profonda crisi, «morale e civile prima ancora che politica», che attanaglia e logora progressivame nte la Francia 13 . L'idea fondam entale di Mussolini resta quella di arrivare ad un nuovo "Patto a qu attro " che avrebbe dato all'Europa un nuovo periodo di p a ce, nel quale l'Italia agisse da freno e da garante nei confronti della Germa nia, ma a l temp o stesso (insieme alla Gran Bretagna) fosse l'elemento di raccordo e di equilibrio del Patto 11 .

*** T rapporti tra Roma e Londra nel 1937-38 sono caratterizzati da e sig enze diverse; da parte italiana , l'intento principa le è quello di separare l'Inghilterra dalia Francia, isolando quest'ultima, mentre Londra te me invece il riavvicinamento di Mussolini alla Germania (la cui ascesa, e la conseguente minaccia di predominio nel contine nte , rappresenta la maggiore preoccupazione del Foreip,n Of/ice). Questa minaccia avrebbe p o tuto costituire un fattore di converge nza tra i due p aesi; tuttavia la g uerra in Etiopia, la conseguente co nda nna da parte della Società delle Nazioni e i recenti sviluppi della gue rra cli Spag na avev ano creato forti complicazioni nello sviluppo delle relazioni tra Roma e Londra . Alla luce di questi fatti , il gentleman ',\- aj!,reemen t d el 2 gennaio 1937, pur rico nosce ndo g li «interessi vitali» d e i due paesi nel Me diterra neo e s tabile ndo che in quest'a rea non vi sare bbe ro state modifiche dell o status quo, è da considera rsi soprattutto una tre gua piuttosto che un ac cordo che pre ve d e la normalizza zione dei ra pporti. Infatti come evidenzia to da Collotti, «l'accordo era stato dominato d a lla re ciproca diffiden 7.a, ul teriorme nte alimentata dall 'inc erta situa zione creala anche dalle p rime mosse compiute dalla Germania in direzione della riconquista della sovranità militare» 15 . De Felice, M ussolini il duce. II. Lo Stato totalitario 1936- 1940, Eina udi, "forino, 1981, pp. 167-169. In realtà, ne l contesto i.t1tcrnazionalc prece dente e success ivo all' Anscbluss, la formula del Patto si config urava come u na po litica dcll'cqnilihrio dei p esi contrap posti: •/3erlin witb Rome, I'aris witb London; Rame and London Jòrming the p oint o/junelion ~( tbe syslem . . .• (Quartararo, cit. , p . 400) . 5 ' Collo lti, Fascismo e politica d i potenz a , L1 Nuova Italia, Milano, 2000, p. 330. '.l

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crisi dei Sudeti, l'Italia e gli equilibri europei nel 1938

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All'inizio del 1938 Chambcrlain prende l' iniziativa p er la ripresa del dialogo con Roma e il ,1 febbraio Italia, Gran Bretagna e Francia sotto scrivono un accordo p e r aumentare le misure di sorveglianza contro g li atti di pirateria nel Mediterraneo. Il premier inglese è un convinto sostenitore dell'accordo con Mussolini, considerandolo essenziale p er "moderare" Hitler e per raggiungere un accordo con lui 16 . Tuttavia, la sua linea incontra tuttavia l'opposizione del Ministro degli esteri Eden, che non crede affatto alla volontà di Mussolini di raggiungere un accordo con Londra17 . In virtù di questa posizione Eden «acquisì retrospettivamente la mitica fama dell'uomo che aveva favorito le azioni forti e divenne il simbolo della resistenza alla politica di Chamberlain»18• L'agenda degli incontri comprese tutte le questioni esistenti sul tappeto. In particolare, l'Italia mira a ottenere il riconoscimento britannico dell'Impero in Etiopia (requisito indispensabile per la ripresa del dialogo) e, dopo lo smacco dell'Anschluss, a ottenere un prestigioso accordo generale sul Mediterraneo. Per la Gran Bretagna era invece importante un chiarimento sulla questione austriaca (problema che invece Grandi ha «escluso in partenza da una possibile agenda delle conversazioni dando per scontato che l'Austria fosse destinata ad essere fagocitata dalla Germania» 19), ma soprattutto il ritiro dei volontari italiani presenti in Spagna 20 . Inoltre, nel corso degli incontri -si parla anche dell'attuazione dell'accordo dell'anno precedente, l'estensione dello status quo nel Mediterraneo, la questione del contingente militare presente in Libia, l'adesione italiana a l trattato navale del 1936 e la questione del Vicino Oriente (Palestina, Siria, Arabia). Le dimissio ni di Eden e la nomina di Lord Halifax (favorevole alla linea del premier) come nuovo ministro degli Esteri accelerano le trattative (anche se p o i saranno necessari ben 15 round di colloqui!), che portano il 16 aprile alla firma degli "Accordi Pasqua".

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Chamberlain •contava sull"azione frenante d i Mussolini p e r contenere l'espansione tedesca in Europa, soprntrutto nell'Europa danubiana . Peraltro, egl i voleva, dopo l'accordo con l'llalia, raggiungere un accorcio con la Germania, "un accordo duraturo e il più solido possib ile ... " e sperava che l'accordo con l'Italia av rebbe favorito l'intesa anglo-tedesca, (Quartararo, cit., p . 372) . 17 TI contrasto sulla posizione da tene re n ei confronti dell'Italia e me rge durante l'incontro tra i due politici e l'ambasciatore italiano a Lo mfra, Grandi. li suo resoconto melle in evidenza lo scontro in atto all'interno del governo ing lese : ,F.rnno, e si rivelavano di fronle a me, al di fuori e al di so p ra d ì ogni convenzione protocollare, due nemici di fronte l'uno all'altro e com e due galli, in u n vera e propria attitudine <li combattimento,. Mo.~ca (a cura di), L'Europa verso l;,1 ca/astrq{e: 184 colloqui di Mussolini, Franco, Cbamberlain, Sum.ner We!Les, Rt.L~tu. Aras, Stoiadinovic, Gorinf!., Lof!., Francois-Poncet, ecc., accordi, segreti, corrispondenz a diplomatica, raccolti da r.ateazzo Ciano (1936-1942), li Saggiatore, Milano, ·1961, pp. 219 e ss, riportalo in De Felice, Mu.~mlini il d uce, cit., p . 157. 18 Comme nto di Taylor rip0ttato in Quartararo, cii., p. 762. 19 Collotti, cìt., p . 317. 20 Calcolati in circa 80 mila unità, cli cui circa 30 mila <lella milizia (Dc Felice, Mussolini il duce, Cit., p. ,f<,5).


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Gli inglesi cercano più volte di coinvolgere nelle trattative anche i france.si, incontrando tuttavia sempre il rifiuto di Roma, .sia per lo scarso e ntusiasmo verso l'ipotesi cli accordi multilaterali (che avrebbero potuto essere interpretati dai tedeschi come diretti contro di loro), s ia per la volontà di non fare concessioni ai francesi prima di intavolare trallative dirette. La patte più imporlanle elci trattato è nel protocollo che esplicila le intenzioni dei due paesi di contribuire alla causa della pace e della sicurezza, negli otto allegati e in uno scambio di note2 1. Riguardo i volontari in Spagna, l'Italia conferma di non avere alcuna rivendicazione territoriale nei confronti del territorio spagnolo (la questione riguardava soprallutto le Baleari) e promette il ritiro delle proprie forze immediatamente dopo la vittoria di Franco. L'Inghilterra da pa1te sua si impegna ad agire all' interno della Società delle Nazioni per far riconoscere l'annessione dell'Etiopia. La soddisfazione delle due pregiudiziali è la condizione fondamentale di applicazione dell'accordo. Inoltre, i due paesi concordano sullo scambio di informazioni militari nelle aree del Mediterraneo e del Mar Rosso, incluse le aree africane e del Vicino Oriente rivierasche del Mediterraneo, l'Africa orientale italiana e le colonie inglesi dell'Africa orientale. Ancora , l'accordo prevede la riduzione imrne<liat.a <legli effettivi italiani in Libia (a circa la metà, con un ritmo cli ritiro di mille uomini a settimana) e annuncia l'intenzione italiana di aderire al 'frattato navale di Londra sollo.scritto da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Una questione a sé riguarda i problemi del Vicino Oriente. Londra si sentiva minacciata dalla propaganda italiana anti-britannica in Palestina (arca che per il Foreign Qff-ìce doveva rimanere fuori dall'impegno del mantenimento dello status quo nel Mediterraneo). Durante i negoziati nel mese di marzo, g li inglesi hanno detto che i militari presenti nel territorio erano 1.300 (mentre poco più di mille erano invece i militari presenti in Egitto); tali nurneti saranno sm entiti dalle informazioni in mano italiana , che hanno invece evidenziato una situazione ben diversa. Sulla Palestina , Rorna non si dichiara disponibile, così come è contraria ad estendere i contenuti dell 'accordo alla Sitia, territo rio sotto controllo francese, interpre tando la richiesta inglese come l'e nnesimo tentativo di inserire Parigi nell'accordo italo-inglese. Inoltre, Londra teme che l'Jtalia possa intensificare l'attività anti-inglcse nel protettorato di Aden e in Yemen; alla fine, anche su questo p unto si concorda sullo stesso scambio delle informazioni previsto per il Mediterraneo (Collotti, cit., pp. 351 -352). Tra gli atri allegati meritano una menzione il quinto, che pre vede un preciso impegno da parte italiana a non d eviare le acque del Lago Tana in Etiopia, necessarie per il Sudan anglo-egiziano, e l'ottavo, che conferma invece la convenzione del 1888 che garantiva il libero uso del canale cli Suez anche in tempo di guerra. " Per il dctrng lio dei contenuti <lell"accordo, CoUotti, cit., p .353.


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La soddisfazione che accompagna l'accordo è grande; la Bolech Cecchi ha sottolineato che «l'accordo di Roma era induhhiamente il riconoscimento ufficiale da parte della Gran Bretagna dell'assunzione dell'Italia a l rango di polenza mediterranea: l'Inghilterra, regolando su un piano di parità le questioni concernenti il Mediterraneo, accettava di dividere il suo dominio sul Mediterraneo centro-orientale con un altro paese». 22 In ogni caso, nonostante le aspettative, l'accordo ha prodotto solo in minima parte gli effetti sperati e certamente non modifica la direzione della politica estera italiana. Infatti, la sua effettiva entrata in vigo re avverrà dopo sette mesi (il 16 novembre, un mese e mezzo dopo la conferenza di Monaco), un intervallo decisamente troppo lungo (ancorché necessario, perché l'efficacia dell'accordo è legata alle due condizioni del ritiro delle forze italiane in Spagna e al riconoscimen to dell'Impero da patte inglese), conside rato che le conseguenze della crisi dei sudeti modificherà completamente il contesto, il clima e gli equilibri su cui si era basato l'Accordo di Pasqua. La Qua1tararo (cit., p. 391) ha sottolineato che l'a ccordo non fu quel Generai settlement che Mussolini aveva desiderato per tre anni. Anzi, «se si leggon o i documenti relativi all'accor<lo, si comprende che non fu neppure un accordo fra i due imperi. Forse sarebbe stato l'uno e l'altro, e forse di più, collocato nel quadro internazionale cli allora, se Londra non avesse mantenuta la sua diffidenza e la linea del non comrnitrnent verso Roma, e se il Gabinetto britannico avesse accettato la formula "che la questione etiopica era chiusa". Dopo mesi e mesi di pourparler abortivi, i negoziati anglo-italiani iniziarono troppo tardi, quando ormai il fato dell'Austria era segnato. Si ridussero, da ambo le parti, ad una corsa affannosa che, pur di raggiungere il risultalo finale prima della visita di Hitler a Roma, indusse le due parti a sorvolare su tutti i prob lemi mediterranei e medio-orientali, che rivestivano invece un'importanza fondamentale». D'altra parte, anche Mussolini non voleva un accorcio stringente con Londra; infatti il peso dell'Anschluss austriaco aveva determinato una pressione importante per l'Italia , «e se ciò era un fattore in più per indurre Mussolini a raggiungere con Londra un accordo, qualunque accordo, al tempo stesso, però, lo stesso fattore g li consigliava di non legarsi complctamenle le mani con gli inglesi e contimiare ancora il "passo doppio" in Europa, nel Mediterraneo e nel Medio Oriente» (Qu artararo, cit., p. 392). L'accordo di aprile non fu una semplice questione di "routine ", come disse Ciano all'ambasciatore g iapponese nel mese di maggio, anche se non costituì la svolta nelle relazioni tra Roma e Londra e non sviluppò le potenzialità che invece avrebbe 22 Bolech Cecchi , L'accordo di due imperi. L'accordo italo-inglese del 16 aprile 1938, Giuffrè e d., Milano, 1977, p. 353.


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potuto avere23. Infatti, tramite una sua piena attuazione, l'Italia avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi sia rispetto a Londra e Parigi , ma anche rispetto a Berlino. Riguardo le prime due, l'accordo infatti avrebbe permesso di ottenere importanti risultati nel Mediterraneo (fondamentale nella politica estera cli Mussolini)24, indebolendo gli interessi francesi nell'area. Invece, rispetto a Berlino, l'accordo avrebbe permesso di bilanciare il peso all'interno dell'Asse. ***

Fino alla fine del 1937 la Germania non ha avuto grande interesse a raggiungere un'alleanza con l'Italia; la speranza cli Hitler era piuttosto quella cli arrivare a un accordo con la Gran Bretagna oppure di poter approfittare cli un eventuale conflitto italo-franco-inglese nel Mediterraneo causato dalla guerra civile in Spagna 25 . Nel febbraio 1938 Mussolini, in- parallelo con le trattative che porteranno all'accordo cli Pasqua, conferma a Hitler la prosecuzione dei preparativi per una guerra antibritannica e si dice convinto che l'Italia sia forte abbastanza per gestire il conflitto senza alcun aiuto da parte di Bcrlino 26 . Tuttavia, l'accordo cli aprile e la ripresa del dialogo tra Roma e Parigi fa tramontare l'idea cli una guerra e Hitler inizia a pensare seriamente all'opportunità di rendere formale l'Asse, anche per evitare un possibile orientamento dell'Italia verso Londra e Parigi. Da parte sua, Mussolini considera l'amicizia con Berlino importante non solo per la "solidarietà" tra i due regimi, ma anche perché è funzionale agli interessi della politica estera italiana, ritenuti difficilmente raggiungibili in caso cli all eanza con Francia e Gran Bretagna. Inoltre, Mussolini è rimasto favorevolmente impressionato dal viaggio in Germania del 1937, soprattutto in considerazione dell'efficienza d e lla macchina industriale e militare tedesca . «La visita in Germania ha dunque lo scopo <li coronare la stretta ed esclusiva amicizia italo-tedesca , ancorandola sulla solidarietà dei due regimi , garantita dalla parola d ei <lue 23 -Roma poteva e voleva frenare Berlino, Londra poteva, se voleva, frenare Parigi. [,'evolu zione della politica estera fa scista, e ancora più il corso de lla storia inte rnazionale, dipendevano da come e in che misura avrebbe fun zionato la verticale Roma-Londra, che intersecava l"Asse a Roma• (Qua1tararo, cit., p . 392). 24 -Ciò ch e rimane fermo nell' ideolog ia mussoliniana in Lutto il periodo 1922-1939 è la concezion e del Medite rraneo come area <li pertinenza p iù o meno esclusiva de ll'Italia•. Santarelli, Mussolini e l'imperialiwno, .in Ricerche sul fascismo, Urbino, 1971, pp. 17-72, c itazioni a p p. 18, 55, 61 , 6/4, ripo rtalo in Pelersen, cii. , pp. 23-24. " 5 Nel verbale llossbach (ciel novembre 1937), che delinea il p rogramma della Germania nazista degli anni s uccessivi, si afferma che •il mom ento del nostro attacco alla Cechia e all'Austria d ovrebbe dipendere dallo svolgime nto della gue rra italo-ang lo-francese e non s i po rrebbe <1uasi contemporaneame nte con l'apertura delle ostilità cli quest i tre stati• (T.concini, cii. , p. 367). 26 Mack-Smilh, Mu.1xolirti, Rizzoli, Milano, 1981, p . 277.


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capi e manifestamente espressa corarn populoP . Per il duce i legami tra il regime fascista e quello nazista sono molto forti e hanno impottanti conseguenze anche all'interno del paese, come dimostrano i tentativi di "prussificazione" della società italiana. Tra questi, l'introduzione della legislazione razziale sul modello di quella tedesca, accolta con scarso favore dall'opinione pubblica. Le leggi razziali sono più che altro una mossa tattica, tanto che Mussolini «occasionalmente continuò ad a flcrm are che in Italia non esisteva alcune reale problema ebraico» (MackSmith, Mussolini, cit., 281) . Altro esempio importante dell'orientamento nei confronti della Germania è l'ordine dato dal capo del governo all'esercito di adottare il passo dell'oca; «a quanti borbottavano contro questa plateale imitazione della Germania, ribattè indicando che il nuovo passo di p a rata italiano era qualcosa di completamente diverso, perché era il passo cli marcia delle antiche legioni romane». L'obiettivo è quello di «rinsaldare la spina dorsale degli italiani" e lanciare un "monito ai nemici dell'Italia» (Mack-Smith, Mussolini, cit. , 277). Tra il 1936 e il 1938 si registrano diversi contatti tra i due paesi in vista della formalizzazione di un'alleanza militare28, e , anche se il governo italiano d imostra di non avere fretta a raggiungere risultati cum:rcti, dalla primavera del 1938 cresce la collaborazione militare tra Roma e Berlino. Infatti n e l mese cli marzo una delegazione del Servizio Segreto militare si reca a Berlino per uno scambio di informazioni sull'organizzazione militare; i tedeschi danno le informazioni in loro possesso sul programma di riarmo inglese in cambio delle informazioni italiane sull'organizzazione militare della Cecoslovacchia e le sue difese al confine con l'Austria (Gooch, cit. , p. 423). Nel m ese di g iugno, in un incontro tra von l{ibbentropp con l'ambasciatore a Berlino Attolico, riprende l'idea di un'alleanza; inoltre, riguardo la questione dei sudeti, il ministro degli Est~ri tedesco affe rma che il Reich non avrebbe chiesto alcun aiuto all'Italia, confidando di poter risolvere la questione in un te mpo molto breve (al massimo una settimana). Il mese successivo, al termine della visita a Berlino, il Sottosegre tario per la Guerra e Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, gen. Pariani29 prospetta a Mussolini l'ipotesi di convenzione per una collaborazione tecnica militare tra i due paesi a cui possa aderire anche l'Ungheria , 27

Pastorelli, La politica estera fascista dalla fine del conflitto eliopico a lla seconda guerra mondiale, in r 'Italia fra tedeschi e a lleali. La pulitiw eslem fascista e la seconda guerra mondiale, Il Mulino, Bolog na , l97l pp. 107-108. ·m .I] gen. Von Rlomhcrg in Italia nel giugno 1937; Mussolini, l\a<loglio e Paria.nì a lle grandi .m ano vre nel Mecklemburgo nel scttcmhrr. 1937; Hitler in Italia nel m aggio 1938; Pariani in Germania nel lu glio 1938·. Montanari, L ·esercito italiano alla vigilia della seconda guerra rnundiulè, Ufficio Storico Stato Maggiore d ell'Esercilo, Roma, 1982, p. 3 1. .,,> Che ritie ne che l'esercito Le<lesco non sia a ncora a punto , anche se •marcia con eno rme rapid ità, in modo da e sserlo al più presto. Tecnicamente si rmò calcolare ch e una forte e llìcienza polrà g ià avere nel 1941-42- (Monta nari, dt. , p . 376).


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che tuttavia non incontra il favore di Ciano e Mussolini. Essi, pur essendo favorevoli in linea di principio all'idea di un'allean za, ritenevano che i tempi non fossero ancora maturi e che fosse necessaria u na lunga preparazione . In particolare, il ministro degli Esteri ritiene che l'alleanza con la Germania possa pennettere una "svolta strategica" importante per o ttenere la revisione globale degli e quilibri e urope i e per poter occupare l'Albania, regione che considera il terreno privilegiato p er la sua iniziativa personalc 30 . L'attenzione verso l'arca del Mediterraneo è confermata anche nel corso de lla visita di luglio a Berlino (prepar.itoria per una più slretta collaborazione militare), nel corso della quale Hitler parla dell'e.si.stenza di •interessi complementari» tra i due paesi, con l'Italia focalizzata soprattutto verso l'area m e ridionale e la Germania invece maggiormente intere.s.sata alla parte settentrionale e orientale. A tale fine è riconosciuta la necessità di definire delle linee di azioni chiare in modo da fugare ogni d u b bio interpretativo. Infine il Fuhrer afferma che la Germania prosegu e la preparazione verso la guerra, anche se ci sono ancora diverse lacune, soprattutto nei quadri dell'esercito, nelle trnppe e n e lle materie prime31 . Nonostante i forti interessi verso una maggiore collaborazione con Berlino, tutt:,via esistono anche p osizioni contrarie, ad esempio all'interno dei vertici militari (il sottocapo cli Stato Maggiore dell'esercito, Generale Sod d u 32) e da parte dello .stesso Re, che è tutt'altro che entusiasta all'ipotesi di un'alleanza (De Felice, Mussolini il duce, cit., pp. 477-478).

La fase interna della crisi La crisi dei sudeti inizia subito dopo l'annessione tedesca de ll'Austria,

quando Hitler decide di utilizzare il partito di Henle in come vera e propria "quinta colonna" allo scopo di creare le condizioni necessarie per giustificare un intervento militare tedesco. Il 28 marzo il cancelliere del Reich suggerisce a IIenle in di «rimane re nell'ordine e nella legalità•; non deve essere dato al governo ceco alcun pretesto per schiacciare il movimento, anc he se deve sempre continuare a chiedere «tanto da non poter essere soddisfatti• (Taylor, 30 ,Egli [Mussolini] concorda sulle mie decisio ni e ritiene che il mese huono rcr agire fin Alhanial sar.ì il maggio p rossimo. Così avremo un a nno p e r la preparnzione locale e per quella inlernazionale . Poiché una crisi <liplornalica si pnxlurrà e Francia e lnghilLe1Ta sar,mno inevilabilrnenle conlro <li noi, conviene strin gere il P allo con la Germania . Q uesto varrà anch e a consigliare alla Iugoslavia una grande moderazione. La Iugoslavia, separata dalle s ue amicizie occidenta li e orientali, stretta tra l 'Italia e la Gennania dovrà abbozzare e ado ttare l'atteggiamento che n oi abbiamo adottato d i fronte all'Ansd1luss• (Ciano, Diario, p p . ·131 e ss.). J I C.ooch rileva che u n hno n nnmero d i generali tedesch i aveva capacitii limitate. Tuttavia , il p otenziale bellico era g ià raggua rdevole, come d imostra il rarporto dell 'addetto m ilita re a Re rli no Marras, che r arla di un esercito comp osto da circa 850 mila uomini e un totale di o ltre 4 mil ioni di uomini

"ddestrnli e ben e4uip"ggfali (Gooch, cil., p.429).

" Che sostituir,ì Pariani nella carica di Capo di Stato Maggiore dell'esercito nel novem b re 1939.


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cit., p. 207). il 21 aprile Hitler elabora il piano Gmn, che prevede un attacco alla Cecoslovacchia dopo il fallimento delle trattative diplomatiche; due giorni dopo a Karlsbacl si riunisce il congresso d el Sudeten Deutsche Partei, nel corso del quale Henlein33 elabora le richieste fondamentali dei sudeti (i c.d. "Otto punti"); tra queste il riconoscimento dell'uguagli.an:t:a tra il grnppo d i lingua tedesca e la popolazione ceca, la riparazione dei torti subiti dopo il 1918, la costituzione di un governo autonomo, la libertà di aderire all'ideologia na:t:ionalsocialista e l'assunzione di funzionati cli lingua tedesca nelle loro zone (Duroselle, cit., p. 198). In risposta alle richieste di Henlein il presidente cecoslovacco Benes cerca di provocare un aumento delle tensioni, nella speranza che, davanti a una crisi, francesi e inglesi aiutino Praga, confidando che, davanti a uno schieramento così massiccio, Hitler si tirerà indietro preferendo non affrontare una guerra genernle. Taylor ha descritto Renes come «il Metternich della democra:t:ia»; infatti ha affrontato «il problema sudeto pressappoco come un secolo prima Metternich aveva affrontato il problema italiano: insoluhile all'interno, poteva risolversi solo sul piano internazionale». Nel negoziato con Henlcin il presidente cecoslovacco è consapevole che ogni concessione fatta ai tedeschi determinerebbe richieste analoghe d a parte delle altre minoranze nazionali (Taylor, cit., p . 208). E se i sudcti voglio no dare l'impressione di non volere ,ùtro che la parità di trattamento all'interno della Cecoslovacchia, Renes cerca invece di costringerli a uscire allo scoperto e chiedere la separazione dallo stato, premessa necessaria per facilitare l'intervento di Francia e Cran Bretagna. ***

Il governo francese, cert,ur1ente il più coinvolto nella vicenda perché legato a Praga da una specifica alleanza militare, si esprime inizia lmente per il rispetto dell 'alleanza, anche se all'interno del paese molti ritengono opportuno non mettere in pericolo la sopravvivenza dello stato per tenere fe de a ll'impegno. 11 paese sta vivendo un periodo di crisi politica e morale, in cui le forze politiche, in lotta tra loro, trovano qua le unico e lemento cli coesione nella paura della Cermania. Ed è soprattutto questa, insieme alle preoccupazioni per la situa:t:ione in Spagna, a forza re il paese a un'anùcizia con la Gran 11retagna nonostante esista nei suoi confronti una storica avversione. TI 1 O aptile il governo di Blum, in carica da meno di un m ese, vien e rovesciato e nuovo presidente del consiglio diventa Dalaclier34 ch e, allarma,, Che nel ·"Ra pporto al Fuhrc r e c;incelliere ciel Reich s u questioni di attualità della po lit ic;1 tedesca n ella re pubb lica cecoslovacca" del 19 novembre 1937 ave va espresso chiaramente la volo ntà cli porsi alle complete dipendenze del Rcic h• (Leoncini , cit., p. 369). 14 •Radicale della vecchia tradizione, ansioso d i salvare l'o nore de lla Francia e convin to c he solta_nto una politica terma potesse an-estare Hitler; ma quale do vesse esse re questa politica, non sapeva. I... I Ad og ni occasione parlava risolutamente contro l'appeasmnt?tlt, t> poi finiva p n r.c1ssegrn1rvisi•. (Taylo r, cit., p . 21:$).


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Lo dai discorsi di Paul-Boncour (che più volte ha affermato la necessità di resistere a Hitler) lo sostituisce con Bonnet35 . Nessuno dei due intende prendere l'iniziativa n ella speranza che prima o poi possa arrivare la svolta . La loro posizione è condivisa da gran parte dell'opinione pubblica francese e del mondo politico; solo l'estrema sinistra è convinta della necessità di resistere al dittatore tedesco, anche a costo di arrivare allo scontro. La posizione della Gran Bretagna (che non ha o bblighi specifici nei confronti di Praga) è invece ben rappresentata dal discorso del premier Chamberlain 36 alla Camera de i Comuni il 24 marzo 1938, nel qua le evidenzia la necessità di mantenere, all'interno della vicenda, la lihertà di decisione e , soprattutto, cli non assume re impegni a favore della Cecoslovacchia. A Renes chiede che «trovi al più presto un accordo con l'S.d.P. fil p artito di Henlein] e che rece pisca in larga misura le richieste di quest'ultimo» (Leoncini, cit., p. 361). Chamberlain è considerato uno dei massimi assertori clell' appea.sernent; la sua posizione è condivisa dal Capo del Foreign Office Lord Halifax37 e riflette la volontà d i adottare una p olitica "realista", di riavvicinamento nei confronti del fascismo e del nazional-socialismo che porti ad una revisione pacifica dei trattati c he avevano chiuso la prima guerra mondi:-! le e la sostanziale accettazione dell'ingresso della Cecoslovacch ia nell'orbita tedesca (Leon cini, cil. , p . .362)38. Tuttavia il Foreign (?ffice appare diviso sul da farsi. Infatti, da una parte infatti Henderson , ambasciatore a Berlino, e Newton, ambasciatore a Praga, continuano a dire che le rivcndic:-11/.ioni dei sudeti hanno un saldo fondamento morale e che il governo di Benes non stia facendo nulla per andare loro incontro (Taylor, cit., p. 211). Dall'altra invece sono molti a ritenere che sia necessario «tenere testa ad Hitler» e fermare la sua politica di espansione, anch e se poi in realtà mancava chiarezza nella d efinizione di cosa questo comp0ttassc 39• 35

, Bonnct, invece, era l'appeasernent p ersonilìcato, pronto a pagare quasi ogni prezzo pur di tener huono Hitler. Fr:i convinto che i pilastri de lla potenza francese erano crollali, e il suo maggior pensiero cr,1 d i imputa rne le conseguenze agli a ltri: agli inglesi, ai cechi, ai polacchi, ai russi, a c h icchessia, purché la condolla sua e quella della Francia risultasse ro pulite sulla carta• (Taylo r, cit., p. l13). .'6 •Liberale conservalore, è fermamente e ingenuamente convinto di poter riportare ne lla logica e ne lla prassi di con-etti rapporti inlemazionali gli u omini e le forze d iron,penti ch e sono scaturiti dall'atmosfera surriscald ata del primo dopoguerra. Di fron te ad Hitler, ha lo stesso ,ltteggiam en to che a su o tempo hanno avuto Giolitti e Orlando d i fronte a Mussolini: un m iscuglio di indulgenza e d i bene vola considc,~t7.ionc dall'alto de lla loro concezione <lemocralica•. (Petacco, cit , p. 1068). 3; ,Fgli era fenile <Li posizioni negative: disprezzava gli uomini di governo francesi, soprnttutto Uonnet; pare che fosse scettico circa _gli Stati Uniti e la Russia sovietica; non aveva alcuna simpalia per i cechi e Benes lo spazientiva•. (Taylo r, cit. , p. 211). 18 - llalifax, nel corso della visita a lkrchtesgadcn l'anno precedente, aveva lasciato intendere a<l Ilitler che Londra non si sarebbe opposta a una modifica dello status quo in Cecoslovacchia , •purché avesse luogo pacificamente•. Vallelle-Ilouillon, Monaco, Universa le: Cappelli, Rocc~ dj S. Casciano,

l968, P- 39. 39

•L'opposizione a Ch amberlain è condotta <lai parlilo liberale, i cui or<6 an i .~ono il Manchester r.uardian e il News Chronicle, dal pattito laburista (1Jaily J-Jerald) e <la quei conservatori che s i riuniscono attorno a d ue grandi personalità politiche, Winston Churchill e Anù1ony E<len• (VallettcBouillon, cit, p. 40).


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*** Il 28 aprile Daladier e Bonnet si recano a Londra per incontrare Chamberlain e Halifax e definire la linea comune di intervento. Daladier afferma che Francia e Gran Bretagna debbano andare a vedere il bluff di Hitler e «porre ostacoli sulla sua strada». l francesi si dicono anche disposli a favorire concessioni da patte di Praga, a patto però che Londra sia disposta ad assisterla nel caso in cui Hitler le considerasse insoddisfacenti. Chamberlain oppone un netto ritìuto; infatti, è a conoscenza della difficile situazione dell'esercito e non intende destinare due divisioni «specificamente per una guerra sul continente»40 . Pertanto, pur dicendosi pronto a garantire l'alleanza esistente con la Francia , in realtà non vuole prendere impegni precisi nei suoi confronti. Alla fine viene elaborato un compromesso che, di fatto, riconosce il punto di vista britannico: Londra e Parigi solleciteranno il governo ceco a fare concessioni e Chamberlain chiederà a Hitler di avere pazienza. Nel caso in cui Jlitler consideri le concessioni insufficienti, allora Londra avvertirà Berlino del pericolo di cui essa è già consapevole, ossia dell'intervento fra ncese, di fronte al quale il governo inglese non può garantire che non farà la stessa cosa (Taylor, ciL., p. 217). Nella prima metà di maggio le cose sembrano avviarsi verso una conclusione positiva; infatti il governo cecoslovacco dichiara di voler realizzare uno statuto delle minoranze che tenga conto degli inte ressi di tutte le etnie presenti nel paese e di essere pronto ad intavolare trattative dirette con i rappresentanti dei sucleti. Il 12 e 13 maggio Henlein si reca (in via ufficiosa) a Londra dove desta un'ottima impress ione e convince gli ingle si che sia possibile trovare una soluzione locale e soprattutto che il leader dei sudeti cerchi solo una migliore condizione di vita per la m inoranza tedesca n e l quadro del rispetto della sovranità dello stato cecoslovacco.

*** Quando sembra che una soluzione pacifica s ia vtcma, il 21 maggio arriva da Praga la notizia della mobilitazione parziale, in risposta alla presunta conce ntrazione di truppe tedesche a lla frontiera; i riservisti sono richiamati alle armi e vengono rafforzati i posti cli frontie ra. Il governo cecoslovacco accusa apertamente Berlino di voler accrescere le tensioni, mentre i te d e schi reagiscono sdegnati sottolineando di non aver mosso alcun reparto41. Come si può spiegare questa improvvisa provocazione? 40 L'e sercilo britannico (' ne l bel mezzo di un processo di ri-e quipaggiamento e adclc.~tramento e può d isporre solo <li 170 mila uomi ni (Good1, cit., p. 129). 4 ' Sembra assodalo ,che non ci fossero srnte concentrazioni tedesche . Al contrario, una nota di Ke ite l de l 20 m aggio in<licava c hiaramente che nessun attacco doveva a ver luogo prima <lei l" ottobre, (Ouroselle, cit., p. 199).


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È p ossibile c he Praga sia stata tratta in inganno da un falso allarme , così

come p uò essere accaduto che alcuni estremisti sudeti abbiano agito in maniera provocato ria, oppure che i tedeschi abbiano fatto arrivare ai cecoslovacchi false informazio ni per provocarli cd agire successivamente o ancora che le mosse di Praga siano state "suggerite" da Mosca, che ha consigliato anche una mobilitazione generale. Tra le varie ipotesi, quella proposta d a Taylor (cit., p . 223) ci sembra forse la più interessante; secondo l'a utore inglese, infatti , questo atto è stato o rganizzato dal governo cecoslovacco (in colla borazione con i "duri " del Fo reign Office) per dimostrare che i tedeschi sare bbero arretrati di fronte a una prova di forza. ln ogni caso, la notizia crea il panico nelle capitali europee e Gra n Bretagna e Francia chiedono spiegazio ni ufficiali a Be rlino12 e Praga. L'inte rvento ottie ne l'effe tto d eside rato e la crisi vie ne risolta e ntro pochi giorni ; He nlcin infatti accetta l'invito d el capo ciel governo cecoslovacco Hodza ad intavolare colloqui diretti. L'iniziativa congiunta Parigi - Londra ottiene quindi risultati promettenti che, se opportuname nte sfruttati, avrebbe potuto dare un corso diverso all'intera vicenda; infatti d a un lato la Francia o ttiene la conferma della volo ntà di Londra <li lavorare insie me in vista di una soluzione pacifica (e da questo momento Parigi perde la propria autonomia per allinea rsi alle decisioni dell 'alleato), dall'altro sfuggono le potenzialità di una politica più ampia (cli cui l'alleanza Londra - Parigi è il nucleo portante), vo lta a contrappotTe all 'k>se Roma - Berlino un blocco di nazioni che possano agire secondo un concerto "internazionalc"4.i. Hitle r non reagisce alla presa d i posizione di Parigi e Londra e decide di posticip are ogni azione «nel prossimo futuro»; il 30 maggio firma la d irettiva gene rale per l'esecuzione del Piano Grun al più ta rdi pe r il 1° o tto bre. L'addetto milita re italiano a Berlino, colonne llo Marras spiega la mancanza cli r~azione ted esca con la sorpresa causata dalla dura reazione, soprattutto britannica, e la volontà di Hitler cli evitare il coinvolg imento deg li ungheresi e d ei polacchi~\ Nel mese di giugno iniziano i co lloqui diretti tra il governo di Praga e il partito di Henlein, tuttavia tìn d all'inizio condizionali negativame nte dal rUìuto dei sucle ti delle p roposte del govcrno/45 , basate sulla concessione di una 4 '- •He nde rson si em recalo alla Wilhe hustrnsse tre voltt:: il 21 maggio e ancora una vo lta domeni22, per avvisare i dirigenti tedeschi che un colpo di forza contro la Cecoslovacchia rischiava di sc.-.1tenart:: una gue rm e uropea• (Valle tte-Uo11illo11, cii., p . 54). H Vallette e Houillon (cit., p. 58) riportano il conune nto dd q uo tidiano francx·.se Le Peuple, secondo cui la fermezza dimostrata <la Francia e Gr.m Bretai,'!la il 22 maggio può -dare il via a. un rnggmppame nto <li nazioni che amano la pace•, in cui possano trovare spazio anche Unione Sovietica e Stnti Uniti. ·" Archivio cle ll'IJffìcio Storico dello Sta to Maggiore dell'Ese rcito. Promemoria sulla Ceco slovacchia, n. 9 del 23 maggio 1938; 11. 15 ciel 27 maggio 1938; n.17 del .~O maggio 1938. Rep. H-9 1-acc. 2/ f.2. " Lo statuto de lle naz io na lità, predisposto d o1x > i contatti con tutte lt:, minoranze nazionali p1 e senr1 nel paese. Allo statuto il go verno darà il nome di piano o base n .1 (Vallette-llouillon, c it., p. 66).

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larga autonomia. Henlcin, sulla base d ei sugge rime nti di Hitler, si limita a giudicare insoddisfacenti le proposte de l gove rno, pur non arrivando mai a c hiedere la secessione da Praga .

Subito dopo l'accordo di Pasqua, su iniziativa di Chamberlain16 , iniziano le trattative dirette tra Roma e Parigi , che erano l'opportunità per un progressivo ampliamento dell 'accordo con Londra che perme ttesse di svincola re Roma dall 'Asse con Be rlino. Le trattative avvengono in un contesto di sfiducia reciproca e nella vo lontà francese il negoziato con Roma non avrebbe dovuto po1tare risultati concre ti, ma piuttosto a "une amelioration µ,enerale du climate ' (Quartararo, cit., p. 396) . Fin da suhito emergono i contrasti sui nodi cruciali della trattativa (la modifica dello status quo di Tunisi, l'adesione francese agli accordi italo -britannici nel Ma r Rosso e il proble ma della Spagna) e il Quai d 'Orsay presenta un programma a rticolato in d odici punti, in cui si richied e l'estensione degli imper,ni assunti con l'accordo cli Pasqua e la soluzione delle controve rsie legate ai ra pporti bilaterali con Roma. «Nella prima categoria di richieste rientravano: la dichiarazione generale sul Mediterraneo; lo scambio di note sulla Spagna; le assic urazioni sulla Siria; lo scambio di informazioni s111lo stato dei rispettivi apprestame nti militari; l. . .] l'adesione d ell a Francia alla dichiarazione italo-ing lese relativa alla libertà di transito nel canale di Suez• (Collotti, cil., p. 356). Altri punti richied evano invece una trattazione autonoma c he si discostava d alla semplice ripresa degli accordi italo-ing lesi. Il primo riguardava il Mar Rosso e l'Arabia, nella cui area la Francia voleva otte ne re il riconoscimento d egli impegni assunti con g li stati dell'a rea - Arabia Saudita e Ye men - e assicurazioni contro ogni tipo di inte rfere n za. Altra questione importante riguarda la situazione degli italiani in Tunisia, o ltre alla questione dei diritti francesi in Etiopia. Tnfine, l'accordo avre bbe dovuto esse re s ubordinato a una favorevo le soluzione in Spagna e l'esito de l riconoscime nto della Società dell e Nazioni della sovranità ir.aliana in Etiopia. Mussolini inte rpreta i1 memo randum fra ncese come un ultimatum cui è necessario opporre un netto rifiuto; infatti •accetta re que l programma non solo avre bbe significa to pe r Ko ma l'abba ndo no totale e definitivo d ella politica di espansione medite rranea, ma avrebbe anche infranto l'Asse e ge ttato a priori il "peso d e terminante " dell'Italia fascista dalla patte de l blocco anglo-fra ncese» (Quartararo, cit., p. 396). '6 In realtà , sembra che p ressioni siano state fatrc anche d.igl i iraliani, •per esempio munite gli A<l<leui Milirn ri a Berlino, che avevano "quasi supplicalo in ginocchio" i lo ro colleghi fr-<1ncesi di persu;1dc rc il Quai d 'Orsay a raggiungere una de/ente. SOtroli nearono che 1·1r:1lia viveva orn,ai sotto !'in c ubo c ostante d ei bo mbard ieri tedeschi, (Quartararo, cir., p . 3~4).


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È in questa difficile situazione, di dialogo ma di scarsa fiducia reci-

proca, che il 1li maggio Mussolini pronuncia un importante discorso a Genova, in cui dichiara la definitiva rottura del e.cl. "fronte cli Stresa" e di essere «circospetto per quanto concerne le conversazioni con la Francia». Non so se arriveranno a una conclusione, anche perché in un fatto estremamente attuale, cioè la guerra di Spagna, noi .siamo ai lati opposti della barricata. Loro vogliono che vinca Barcellona [i repubblicani]; noi, al contrario, vogliamo e desideriamo la villoria di Franco»47 . Il discorso, apertamente anti-francese, provoca la rottura definitiva delle trattative tra Roma e Parigi. Su queste .si po.s.sono prospettare due diverse ipotesi. La prima , proposta dalla Quartararo (cit., p. 396), secondo cui Mussolini, una volta ottenuto il riconoscimento dell'Impero da parte della Società delle Nazioni (il 12 maggio, su iniziativa di Bonnet e Halifax), non avesse più bisogno dei francesi. La seconda, proposta inv ece da Collotti (cit., p . 357) è che Mussolini volesse davvero un accordo con la Francia (anche se posticipato rispetto all'entrata in vigore dell'accordo con la Gran Bretagna, considerato prioritario), ma non riuscì ad ottenerlo soprattutto a causa dell'intransigenza di Parigi rispetto agli obiettivi considerati fondamentali da Roma; tra questi «la revisione dello statu quo di Tunisi, di Gibuti e del canale di Suez. [. .. ] Indispensabili per garantire la posizione "au pair' dell'Italia fascista nel Mediterraneo di fronte alla Francia, non meno che di fronte alla Gran Bretagna. Invece, era proprio su questi tre punti che il Quai d'Orsay non intendeva fare alcuna concessione• (Quartararo, cit., p. 398). Da qui, il discorso antifrancese di Genova e il mascheramento "ideologico" del fallimento delle trattative con la Francia. Nel mese di luglio i francesi provera nno anco ra a riaprire il dialogo con Roma, ma senza successo; infatti secondo Mussolini ogni iniziativa nei confronti della Francia devono essere subordinata all'entrata in vigore dell'accordo con Londra48 • TI governo ing lese s i m o stra molto irritato p e r il fallimento delle trattative, sebbe ne, in realtà non abbia fatto nulla per moderare l' intransigenza francese o per svolgere opera di media zione su Mussolini. ***

Nel corso della crisi di mag gio, il governo italiano non interviene in a lcun modo, lasciando cadere anche la richiesta cli consultazioni da p arte del governo francese (che aveva cercato cli coinvolg erla in una risposta comune a livello internazionale). Il non intervento di Mussolini è spiega47 Musso lini, Opera omnia, XXIX, pp. 99 102. Per a pprofondime nti sui te ntativi d i dialogo t ra Ita lia e Francia delfa prima met,ì del 1938, De Felice, Mussolini il duce, cit., pp . 175-176 e 505-506 e Quartararo, cit., p p.394-398.

' " Gooch , cit., p. 390.


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to attraverso la volontà (maturata fin dal fallito p utsch cli Vienna d el 1934) di lasciare mano libera a Berlino in Cecoslovacchia; an:,".i, conside rata l'impossibilità per Praga di mante n ere la propria unità, ritiene che debb ano essere soddisfatte anche le rive ndicazioni territoria li dell'Ungheria 49 . Dalle parole di Hitle r durante la visita in Italia (il 9 maggio50 ) Mussolini sc aturisce l'idea ch e i progetti di Berlino s ulla Cecos lovacchia non matureranno prima di qua lche anno51 e che per il momento Hille r si sarebbe limitato a dare appoggio alle richieste di Henlein. Mussolini, inoltre, è convinto che i te de schi n on siano ancora pre parati e, da parte loro, gli inglesi siano invece "terrorizzati" dalla prospettiva <lei conflitto. Nel m ese di giugno , nel corso di un incontro tra von Ribbentropp e Attolico , il ministro degli Esteri te de sco parla della dete rmina zio ne di Berlino a impegnarsi fino in fondo nella question e, chiedendo all'Italia, come anticipato, di stipulare un'allc,mza militare, ma escludendo dal casusfoederis proprio il proble ma d ella Cecoslovacchia (Toscano, cit. , p. 219). Durante la crisi l'iniziativa diplomatica italia na fu di scarsa ent.ità a lme no fino al mese di settembre. Il Governo ita lia no è cetto di una solu zione pacifica fino al 19 agosto, quando l'addetto militare a Re rlino Marras informa Cia no che «notizie raccolte tra ufficiali tedeschi facevano ritenere inevitabile e imminente (per la fine di settembre) l'attacco co ntro la Cecoslovacchia» (De Felice, M ussolini il duce, cit. , p. 508). Alla fine de l mese Attolico chiede chiarimen ti a von Ribbe ntropp, ma non ottiene alcu n a risp osta . Ro ma prende ufficialmente posizion e il 9 sette mbre, qu ando sul nume ro 19 dell'Informazione diplomatica si fa esplicito riferimen to all'appoggio agli o tto punti del programma di Karlsbad e , quindi , a lla risoluzion e de lla questione attraverso l'auton omia dei Sudeti nell'amb ito della Cecoslo vacchia . Tale posizion e è tuttavia cons ide rata da Rerlino trop po m o de rata; a llo scopo di confro nta rsi sulle tisp ettive posizioni , la d ip lo ma19 Nclrinconrro con Schus clmigg a Fire nze nell'agost o del 1934 Mussolini p arlando della Cecoslovacchia avre bbe d etto" ... <111c sta è minacciata dai ted eschi; io credo che la spinta es pa 11s io1tistica tedesca s i muoverà in questa d ire zione; no n abbia mo nessun motivo di impedirla in questo caso. La Cecoslovacchia è uno s tato innaturale con confi ni impossibili. T te rrito ri tedesch i della Moravia ap patt engono a ll'Auslria così come la Slovacchia all'Ungheria•. P arole a na lo ghe sono state us:ite anc he nel 1935, ne l corso di un incolllro con ]'am basciatore unghe rese a Roma, e da Ciano nel novembre ·1936 du rante u m visita ,1 B udapest (Leoncini , cil., pp. 325-326) . so A c ui proposito Toscano ha mess o in evide nza che ·la pa rte p iù propriamente politica della visita di Hitle r [.. .] fu assai modesta e , tutto conside rato, più simile ad u n ba lletto d 'o pe ra b uffa che a quell' importantissimo inco ntro a l ve1tice c he gli ,1pparati propagandis tici d ei due paesi si sforzarono d'a ccreditare•. TosGrno, I.e orig ini diplomatiche del f'allo d'Accia io, Firenze, 1956, pp. 13 e ss. e in D e Felice, Mussolin i il duce, cii. , p. 479. " •Hitle r, per il mome nto, n o n pensava p er risolvere la qu estio ne <lei Su d eti all o "sfasciam en to" de lla Cecoslovacc hia , ma solo alla s ua "canto nalizzazione " e che (e q ui Mussolini u n ro' e ra sta to ing am1ato da H itle r, un po' aveva lui stesso pregiudicato la s itu azio n e d ichia randogli a t:ul.le lettere il s uo "disinteresse" per il destino della Cecos lovacchia e la sua "solidarietà completa" per le rive nd icazio ni tedesche verso di essa) "ogni ricorso a lla for;ca era eia esclud e re , almen o per alcuni anni"• (Dc Fe lice , Mussolini il d uce, cit., p. 484). 0


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zia tedesca propone un incontro segreto al Brennero tra Hitler e Mussolini entro il 25 settembre. Quest'ultimo risponde che l'incontro potrà avvenire non prima dell'ini7.io di ottobre, a causa di impegni g1a assunti. L' impressione è che il governo italiano abbia già deciso di dare appoggio alle rivendicazioni tedesche e di non essere comunque davvero interessato a conoscere preventivamente le mosse tedesche.

Iniziativa diplomatica di Lord Walter Runciman Nel quadro delle iniziative anglo-francesi va inserita la missione diplomatica del Lord inglese Runciman52 che porta avanti una mediazione "ufficiosa" tra il governo cecoslovacco ed i rappresentanti della minoranza sudeta. Le vicende della missione sono controverse: i giornali inglesi il 23 luglio riportano la notizia, non confermata da Berlino, secondo cui l'ambasciatore tedesco a Londra, von Dirksen, avrebbe proposto al governo inglese una conferenza internaz ionale con la pa1tccipazione anche di Francia e Italia con l'obiettivo di arrivare ad una soluzione pacifica della controversia, ipotizzando la neutralità dello stato cecoslovacco e la relativa garanzia tedesca 5'1. Da questa proposta, e dai seguenti colloqui informali tra Parigi e Londra, scaturisce l'idea della missione, che tuttavia non è richiesta dal presidente cecoslovacco Renes (anzi a lui viene decisamente imposta). Il Lord inglese è inviato dal governo britannico, pur -non avendo uno specifico mandato nè una precisa responsabilità; in pratica il governo inglese preferisce non intervenire in maniera ufficiale, ma attraverso una personalità indipendente, scelta per la sua competenza e imparzialità54. La mediazione di Runciman è considerata l'ultima occasione per trovare una soluzione "interna" allo stato cecoslovacco al problema dei rapporti tra tedeschi e cechi. Quando il Lord inglese parte per Praga il governo britannico pensa sia ancora possibile trovare le condizioni che possano soddisfare gli interessi dei sudeti ed al tempo stesso incontrare il favo" •Ex ministro del commercio, fac.:ente parte di parec.:c.:hie formaz ioni ministeria li , lord Runcim:111 è consid e rato con1e un esperto cli alfari economic.:i; è c.:onosc.:iulo per la grande probità, per il giudizio freddo e sicuro, e, si dke, anche p er le sue tendenze filotecl esche!, (Valleue-Bouillon, d l., p. 74). Taylor (cit., p . 227) commenta: -Designato a quell'incaiico per la sua s upposta abilità nel risolvere contrasli sindacali, ma forse ancor p iù per b s ua ignoranza delle questioni in gioco. Già libcrak: alla Asquilh e fervente liberoscambista, poi lihcralnazionale e fautore del protezionismo, si poteva esse r certi c.:he avrebbe trovalo una soluzione "morbida"•. •J •Von Dircksen avre bbe proposto la lìnna di un pano anglo-te<le.~co d i disarmo aereo, p arallelo al pMto navale; gli inglesi e rano particolannente sensibili al problema aereo; l'aviaz ione aveva messo fin e all'isolamento britannico e il suolo inglese n on era più al Iiparo d alle operazioni militari, (ValletteRouillon, cit., p. 71). '' Missio ne tutt':1ltro che facile, visto che lo stesso Runciman paragonerà la sua attività a "un guscio di noce in mezzo all'Allanlic.:o"• (Valletle-ilouillon, cit., p . 74).


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re del governo ceco. La situazione tuttavia non sarà così semplice. Infatti, fin d all 'inizio la missione si presenta come m o lto difficile, perchè le parli restano ferme sulle lo ro posizioni: da un lato le richiesle di Henlein che, fedele alle istruzio ni di Hitler, ha sempre una richiesta in più, eia far valere al momento opportuno; dall'altro le proposte del governo di Praga, che, per non creare pericolosi precedenti, è favore vole a concedere solo una larga autonornia. L'obiettivo di Runciman è di ottenere concessioni da Denes, e vitando così la crisi, o, in alternativa, "smascherare" la sua ostinazione , screditandolo agli occhi della comunilà internazionale; questo permetterebb e alle potenze occidentali di dimostrare di aver fatto tutto quanto era in loro polere, salvando così «il proprio onore» (Taylor, cit. , p. 228). Presto la situazio ne appare invece del tutto diversa; il Lord inglese poco a poco inizia a considerare ragionevoli le proposte del presidente Benes, e valutando anzi negativamente l'ostinazione di Jlenlein, che, da parte sua, continua a chiedere il riconoscimento integrale degli "otto punli" e la possibilità di negoziare con Praga come fosse «uno Stato dentro lo Stato•. Il cambiamento di prospettiva del mediatore inglese inizia a creare qualche disagio a Londra, p erché potrebbe causare per il governo un "obbligo morale" di dare appoggio a Praga nella crisi. Alla metà d i agosto si registra un primo stop alle trattative. In seguito a nuovi colloqui con i capi sudeti e il governo cecoslovacco, si an-iva ad una nuova proposta del governo (il c.d. "Qua11opiano", dei primi di settembre) che, secondo il mediatore inglese, è il massimo che il governo di Praga possa fare per accordare una larga autono mia a lla popolazione di lingua tedesca. La mediazione è arrivata fino al suo punto massimo, oltre il quale il governo cecoslovacco non può andare; punto che permette tuttavia la soddisfazione quasi integrale delle ric hieste di 1Tenlein, attraverso il riconoscim ento della pie na uguaglianza p er i s udeti, da rea li zzarsi attraverso l'autogoverno n elle regioni a preponderanza tedesca (Durosellc, cit. , p. 201). Quello che Praga non può riconoscere è l'accettazione dell'ideologia nazion alsocialista, che porte rebbe ad una sostan7.iale re visione della politica este ra cecoslovacca, attraverso l'avvicin am e nto a 13crlino e l'abbandono delle allean ze con Parigi e Mosca. No nostante questo p unto resti ancora in sospeso, Runciman considera le proposte di Praga come una buona base di pattenza p e r tra ttative successive allo scopo di rimuovere gli ultimi ostacoli sulla via dell'accordo. Tuttavia, gli incide nti del 7 settembre provocati dalla visita di alcuni deputati sudeti nella regione causano una brusca inteITuzione delle trattative. Infatti, gli incidenti provocano una pesante risposta del governo ceco. In seguito ai disordini si alza il tiro delle richieste di Henle in, che pretende la fin e delJa presenza della poli:lia cecoslovacca ne i territori tedeschi, a cui, per la verità, il governo cecoslovacco si dichiara anche disponibile, a condizio ne tuttavia di permettere l'int.clv'cnto di un rappresentante del gove1n o con


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l'incarico di trovare le modalità necessarie per mantenere l'ordine (dopotutto le regioni sono sottoposte a lla sovranità dello stato cecoslovacco!). Lord Runciman, commentando la trattativa, porrà l'accento sul fatto che la proposta del governo è stata talmente valida da spingere il partito cli Hcnlein a chiedere ancora cli più (secondo una strategia di richieste in crescendo che sarà ripresa da Hitler nei giorni successivi). Della mediazione inglese abbiamo un importante resoconto dello stesso Lord Runcirnan che riporta i risultati della sua attività in una lettera a Chamberlain del 21 settembre 193855 . Nonostante rilevi che le responsabilità del fallimento della trattativa siano d a asc1ivere principalmente al partito di Henlein e che le proposte fatte dal governo di Praga avrebbero soddisfatto tutte le richieste dei sudeti, il mediatore inglese va al di là della soluzione sull'autonomia, ipotizzata prima della sua pattenza, suggerendo cli concedere ai tedeschi il diritto di autodeterminazione nelle regioni in cui essi sono la maggioranza e prevedere delle forme di autonomia all'interno dello stato cecoslovacco nelle regioni nelle quali i sudeti sono comunque presenti in modo significativo.

La crisi si internazionalizza

La vera e propria svolta si registra in occasione del discorso tenuto d a Hitler a Norimberga il 12 settembre 1938, in occasione del Congresso del partito nazionalsocialista. Il cancelliere del R.eich afferma che la minoranza tedesca viene sistematicamente oppressa con la complicità del governo cecoslovacco e sottolinea che la Germania è la sola in grado di garantire la loro difesa. E se Hitler non si pronuncia ancora chiaramente a favore dell'annessione del territorio dei sudeti, ce1tamcntc è determinato nell'affermare, in nome del principio di auto-determinazione, il diritto d ei popoli a disporre di sé stessi, ponendo così una grave ipoteca sugli sv iluppi succcssivi56 . Jn chiusura di discorso, Hitler fa un parallelo tra la rinascita " Correspondence respecting (,'zechoslovakia (Jlis Maies~y's stationne1J1Oj]ìce), scttemhrc 1939, pp. 3 8, riportata in Nizan, (,'ronaca di Sette mbre, Editori Riuniti, Roma , 1981, pp.204-9. Vi sono du b bi sulla ve.riclicitù d ella data, poiché una giornalista a mericana, Dorothy Thomp son, nel New l'ork J-lerald Trihunedc l 1° ottobre 1938, afferma che co n ogni prob;ibilità la data della lettera è antecede n le (pre sumihilmenle il giorno 16) ed è stata posticipata <L1 Chamberlain allo scopo <li dare maggiore credito a lle proposte anglo-francesi che verranno sottoposte a Prnga il 19 Settembre. si\ ,Ciò che i tedeschi esigono è il di ritto all'autode terminazione che possie dono tutti gli a ltr.i popoli. A q uesti ted eschi dei Sude ti, il signo r Re ncs non deve fare re gali. No i abb iamo il diritto di rivend icare una esiste nza autonoma , come tutti gli altri popoli. Ma n el caso in cui tutti i democratic i fossero convinti c he spetti a lo ro proteggere con Lutti i mezzi gli o ppressori dei te deschi , ciò avrà gravi co nseguenz.c. [. . .l Miei compatrioti, è mio <love.re e dovere di tutti n o i veglia re a che il dirilto non generi qui l'ingiustizia, poiché si Lratta dei compatrioti te deschi. Né ho nc s.~una intenzione di lasciar so rgere qni, nel cuore della Germania, una nuova Palestina p er il gusto di a ltri uomini di Stato. I p o veri a rabi sono indifesi e forse abbandonati. Ma i tedesch i della Cecoslovacch ia no n ~ono né indifesi né abband onati• (Nizan , cit., p. 70).


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tedesca e quella italiana; due imperi che si potevano anche non amare, ma che «nessuna pote nza al mondo» avrebbe potuto più separare. L'episodio viene interpre tato da molti come la conferma di un allineamento ormai avvenuto tra Berlino e Roma 57 . Nei giorni successivi Ciano afferma di essere stato incaricato da Mussolini «di far sapere ai tedeschi che se in questo momento hanno bisogno di un'azione in loro favore, egli è pronto ad andare un passo più avanti dell'ultima lr{furmaz ione diplomatica, (quella del 9 settemhre)58 , lasciando intendere che l'Italia sarebbe passata dall'affermazione del diritto dei sucleti all'autodeterminazione al sostegno esplicito alla separazione dalla Cecoslovacchia. Tale posizione è affermata con chiarezza nell'Informazione diplom atica n. 20 del 14 settembre, che definisce il discorso di Tlitler «un p otente contributo alla chiarificazione del problema sudetico», a ffermando: «Ormai non restano che due soluzioni possibili: la prima è quella che consiste nell'accordare ai sudeti la facoltà di disporre dei loro destini; l'altra consiste nel rifiutare loro tale dirillo. Concedendo ai sudeti la possibilità cli separar.si da Praga, si sceglie la via della giustizia e soprattutto quella della pace; l'altra soluzione è quella del disordine e della guerra» (Mussolini, cit., pp. 199 e ss.). Nell' Informazione diplomatica, inoltre, si invita Run ciman a cercare di convincere il presidente cecoslovacco Benes ad accettare tale conclusione59 . ll 15 settembre Il Pupa/o d'Italia pubblica un articolo anonirno (ma molti, in Italia e all'estero, riconobbero in esso lo stile inconfondibile di Mussolini60 ), dal Litolo "Lettera a Runciman", d1c propone in aggiunta anche una serie di plebisciti «per tutte le nazionalità che lo domanderanno» (ossia per polacchi e ungheresi) 61 • Infine, invita gli ingles i a farsi sostenitori de lla proposta italiana, in modo da evitare la guerra per· conservare uno «slato-finzione m ostruoso»62 . La lettera rappresenta un avanzamento della crisi perché per la prima volta si mette in discussione 57

Collutti (cit. , p. 365) sottolinea che, se avesse voluto, l'Italia avesse potuto prendere le distanze dal discorso di Hitle r e il suo sile nzio ha d ato una conferm;:1 imp licita alla sua ,iccettazione . 51' Collotti, cit., p. 365. 9 ' Ernno passa ti solo pochi g iorni dal numero precedente dell'iJif<Jrmaz ione diplomatica, eppure il tono era così diverso, ormai impro nt.ito all'allineame nto cli l{om a a Ilerlino . 60 De l ·"elice , A1ussolini il duce, cit., p.51 2. 1 ' ' •Coraggio, signor Runciman. Proponete il plebiscito , anzi i plebisciti. E' un compito magnifico e delicato. Ci sono delle zone compatte <love il plehiscito sig nific herà l'a nnessione pu ra e semplice a i popoli fratelli: ci s ono delle zone - viceversa - dove le razze sono terribilme nte frammisc hia te e un taglio netto è impossibile . Q ui potrebbe e ntrare in scena il reg ime delle cosidde tte cantonali:u.azioni paritarie o qua lc he cosa ciel gene re. Il che sare bbe trn l'altro nella tr-.J.dizione democratica . Fissate le zone del plcb isciro, rimarre bbe ro eia stabilire la data, le m o dalità , il controllo che potre bbe essere cli caratte re internaziona le come g ià avviene con risultati s oclclisface11Li nd pld,iscito della Saar• (Mussolini, cil., pp. 141 e ss.). 62 ·A Versaglia s i uoveva creare una Boemia - nome s torico - con una o mogenea popolazione d i c echi; si volle invece gonfiare una Cecoslovacchia - e ntitiì mai esistita• e s i creò uno stato artificioso, c he recava in sé sin dalla nascita gli e le menti della s ua debolezza e della s ua dissoluzione• (Mus solini, cii., pp. 14 1 e ss.).


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l'esistenza stessa della Cecoslovacchia, attraverso il sostegno alle istanze cli Varsavia e Budapest. TI discorso di Hitler determina nuovi incidenti nelle regioni dei sudeti, abilmente orchestrati dal Partito di Henlein, che interpreta le parole del cancelliere come un apc1to segnale cli rivolta; anche in questo caso la risposta del governo di Praga non si fa attendere e an-iva puntuale la proclamazione dello stato d'assedio. Henlcin, a questo punto, rifiuta definitivamente le proposte cli autonomia del governo cecoslovacco facendo fallire il negozialo e ponendo anzi al governo cli Benes un ultimaturn nel quale chiede la fine dello stato d 'assedio ccl il ritiro della polizia cecoslovacca dalle regioni dei sudeti.

Discorso di llitler a Norimberga Runciman, considerando i crescenti, e ormai insostenibili, legami tra Henlein ed il Reich tedesco e l'impossibilità di an-ivare ad una soluzione interna, ritiene che la sua attività sia ormai arrivata alla fine. Infatti, nel frattempo la controversia ha subito un'escalation ed ha assunto un carattere internazionale, investendo direttamente i rapporti tra lo stato cecoslovacco cd il Reich. Per il mediatore inglese le responsabilità della rottura ricadono «su Hcnlein e frank e su tutti quei loro pa11igiani che, all'interno e all'esterno del paese, li spronavano a misure estreme e anticostit:uzionaJi,,63. Tuttavia, nel rapporto presentalo al governo inglese, dopo il ritorno di Chamberlain da Berchtesgaden (lo vedremo in seh>uito), Runciman si limita a sottoscrivere il piano di spartizione già concordato da Chamberlain e Hitler, pur sottolineando, nella parte iniziale del rapporto, che il piano proposto dal governo ceco avrebbe soddisfatto in toto le richieste di Karlsbad. Nizan (cit. , p. 83) sottolinea che •c'è a chiedersi come mai il rapporto Runciman sia datato 21 settembre, data posteriore alla decisione franco-britannica, e se non sia stato per caso manipolato nel senso che p oteva augurar.si il primo ministro inglese: soprattutto non si può fare a meno di notare la contraddizione ev idente tra la prima e la seconda parte del rappo rto. Il visconte Runciman comincia con l'affermare che l'ultimo piano del governo di Praga avrebbe potuto soddisfare nella sua totalità le esigenze di Karlsbad, e che i negoziati sono falliti a causa degli incidenti "provocati" e per "l'intesa tra i principali capi sucleti e il governo del Reich". Più avanti aggiunge, tuttavia, che il desiderio generale del ritorno al Reich costituisce uno "sviluppo naturale"•.

Incontro di nerchtersgaden (15 settembre) Chambe rlain accoglie con favore il discorso di Hitler, consicleranclolo in qualche modo un'implicita apertura a Francia a Gran Bretagna a gestire la 6

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co1respondence respecting Czecostovakia, c it. . riprntato in Nizan , cit., p. T5.


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situazione attraverso il dialogo64 e, forte della scelta di Parigi di favorire una soluzione pacifica65 (ribadita nel corso della riunione del 13 settembre in cui il consiglio dei ministri, pur apparendo diviso, adotta la mozione favorevole alla resa voluta da Dalaclier e Bonnet), decide allora di intervenire direttamente nella vicenda proponendo ad Hitler un incontro, che si svolgerà a I3crchtersgaclen il 15 settembre. L'intervento di Chamberlain è importante sia per il suo significato (da questo momento in poi il negoziato sarà gestito direttamente dal governo inglese), sia perché con esso (e prima ancora con l'Accordo di Pasqua) il premier inglese inaugura «una sotta di diplomazia personale, tendente ad avocare direttamente a sé il rapporto con i due dittatori delle potenze cieli' Asse, che era stata cerlarnentc non ultima delle cause dell'incrinatura dei suoi rapporti con Eden..<,<,. Chamberlain non si prepara all'importante incontro con Hitler; non porta con sé alcun appunto, non si informa preventivamente circa l'eventuale pericolo per l'indipende nza della Cecoslovacchia, né 4uali sarebbero state le conseguenze della decisione di accetta re le condizioni di Hiller. Sale sull'aereo che lo potta in Germania con la sola convinzione che il cancelliere tedesco miri esclusivamente a soddisfare le proprie rivendicazioni nazionali. Hitler da parte sua prosegue nella strategia di tenere aperta la crisi, dando appoggio alle rive ndicazioni di Tlenlein fino a quando la Cecoslovacchia non si disintegre rà praticamente da sola a causa della debolezza delle democrazie occidentali. TI suo atteggiamento di attesa è causato anche dalla situazione all'interno delle fnr:1.c annate, che appaiono divise sull' uso della forza. Infatti Canaris, von I3raunitsch e Beck temono il rischio dell'allargamento del conflitto, mentre Keitel e altri sono con vinti che un'eventuale guerra reste rà localizzata, senza il coinvolgimento della Gran Bretagna (Gooch, cit., p. 430). In ogni caso i piani militari di Hitler non saranno pronti prima dell'inizio di ottobre pe r cui, fino a quella data , potrà continuare a recitare la patte cli chi è disponibile a fare concessioni, senza tuttavia concedere nulla. Quale s ituazione si presenta di

'·' Rivolgendosi a lb C.:11ncra dei Comun i due settimane dopo il <li:;corso, il premier affermerà che ,dunt1ue, per la p rima volta, <pwsro d iscorso prometteva l'appoggio del Heid i ai Ledesd1i <lei Su<leti se non avessero ollenulo soddisfazione da se stessi, e per la prima vo lta, po ne va pubblicamenle la questione clell'auLodeLerminazione. Tultavia , esso no n chiudeva la p rnt;i ;i ulte1iori negoziali con Praga e n on chiedeva il plebiscito• ( Nizan , <.:il., p. 7 1). 65 -D.iladier ch ied eva che J{unciman p ubblicasse subilo il suo pia no; ove questo non bastasse, si doveva te ne re una conferenza de lle tre pole n ze: la Germania per i s udeti, la Pranci;1 per ì cechi e la Cran Brctag n,1 per Lord Runciman. Daladie r aveva lùiahnente preso una d ecisione: aveva deciso d i arrendersi, (Tay lor, c it., p . 233). "",(.)uesti nelle s ue Memorie accuserà esp licit,1mente il primo ministro cli invadenza di campo e di imperizia ne lla conduzione d iplomatica, ma sotrolineer.ì soprattutto la divergenza fondamenLale Ira lui e il pre mie r nel modo <li affrontare i r,1ppo1ti con il dittatore fa sc ista e quello nazista, vale a d ire il suo dissenso eia una polit.i<.:a di concessioni che non metteva a lla p rov;i h1 serietà d ella dittatura n el rispetrnre gli impegni assunti.•, Le memorie di sir A n thonv Hden, voi. T, Di fronte ai dittatori, p. 718; vol. 11, la resa dei conii 1938- 1945, pp. 16 e ss., Garzanti, Milano, 1960-1968, riportato in Collo lti, cil ., p . 333.


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fronte a Chamberlain? Il premier inglese e con lui il Foreign Office spera ancora di trovare una soluzione nel rispetto della piena sovranità di Praga, sebbene un editoriale del 7 settembre del Times (quotidiano vicino al governo) abbia posto l'accento sulla necessità di riconoscere alla popolazione di lingua tedesca il diritto di autodeterminazione. Le speranze del premier inglese sono tuttavia spazzate via dalle dichiarazioni di TJenlein del 15 sera che, per la prima volta, chiede esplicitamente il «ritorno a l Reich». Nel corso dell'incontro Hitler si lascia andare a uno dei suoi soliti sproloqui67, evidenziando la gravità della situazione e chiedendo, senza mezzi termini, l'applicazione del principio di autodetermina7.ione per i sudeti (attraverso la minaccia di scatenare un con flitto più ampio) e, n el caso in cui lo desiderino, l'eventuale annessione al Reich. Inoltre, il cancelliere chiede al premier inglese cli appoggiare la proposta, magari attraverso un plebiscilo, così come chiedeva la minoranza tedesca, promettendo che questa, dopo la rimilitarizzazione d ella Re nania del 1936 e l'Anschluss ciel mese di marzo, sarebbe stala l' ultima richiesta tedesca. Chamberlain, preso atto dell'intransigenza del Fuhrer e convinto che la cessione del territorio sia davvero l'unica soluzione per uscire dall'impasse, chiede tempo per consultare almeno l'alleato francese , il governo britannico e l:{unciman , ma «che poteva personalmente dichiarare cli ammettere il principio del distacco della regione sudeta» (Duroselle, cit., p. 203)68 . Hitler si dichiara disponibile, «impegnandosi a non intraprendere nel frattempo alcuna a zione militare»; luttavia dopo solo due giorni convoca Hcnlcin per organizzare una speciale schiera cli agitatori sudeti, per aggravare la s ituazione nella regione, già piuttosto lesa (Spinosa, e.il. , p. 404).

Il governo britannico appare piuttosto diviso, ma alla fine accetta il principio dell'anne ssione dei sudeti alla Germania, così come quello francese , sebbe ne alcuni, come ad es. Reynaud (che diventerà presidente del Consiglio p er pochi mesi nel 1940), sono contrari a concessioni illimitate, mentre altri, tra questi Bonnet, ritengono invece necessarie le concessioni, anche ne l caso di rifiuto da parte di Praga. Daladier mostra una posizione più incerta, mentre il Capo di Stato Maggiore Gamelin è favorevole alla resi-

67 Tanto che ,Cham bc rlain, ad un certo punto, lo interro mpe, s pazie ntito: "S(~ Lei ha già preso una decisione irrevocabile, e non vuol discute re, a quale scopo mi ha fatto venire fìn qui!"•. Spinosa, Hille,: !/figlio della (,'ermania, Oscar Mondadori, Milano, 19'-Jl, p. 404. (,11 Taylor (cil., p. 235) commenta: •A lliller n on ve nne o fferta giustizia; gli si chiede invece qua nto voleva per non fare la gue n-,L Quanto ai cechi, che avevano p eggioralo le cose riusce ndo a mantenere l'ordine nonostante la rivolta d ei sudeti, anziché salvarli dalla disintegrazione, si chie deva loro di cedere un territo rio c he essi tenevano saldamente, a ffinch(: la Fr.rncia potesse evitare la g ue rra•.


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stenza. 11 18 settembre i due governi concordano di inviare al presidente cecoslovacco Benes un piano che p revede il trasferimento diretto alla Germania ddle regioni con oltre il 50% di abitanti di origine tedesca (Duroselle, cit., p. 204) e il 1iconoscimento cli una garanzia internazionale delle nuove frontiere, con la p artecipazione cli Francia e Gran Bretagna (richiesta da Daladier). All'inizio Benes non accetta di cedere il territorio senza nemmeno ricorrere a un plebiscito, considerandolo il primo passo per la liquidazione del paese. lnoltre, la cessione richiesta è contraria al trattalo arbitrale del 1925 tra Cecoslovacchia e Germania, secondo il quale ogni controversia tra i due paesi avrebbe dovuto essere portato innanzi al tribunale internazionale dell'Aja. L'accordo che costituisce l'Allegato E del trattalo di Locarno prevede inoltre che, in caso di controversia tra i due paesi, debha essere costituita una Commissione permanente cli conciliazione. Il presidente cecoslovacco propone pertanto di sottoporre la questione ad arbitrato69 , e ribadito dallo stesso cancelliere tedesco al momento della denuncia del trattato di Locarno. Francia e Gran Bretagna, itTitati dalle argomentazioni cli nenes e convinti che il paese stia correndo un grave pericolo (e non essendo nelle condizioni per fare delle controproposte), per convincerlo arrivano addirittura a fare pesanLi minacce sottolineando che, in caso di rifiuto, il paese verrà ritem1to responsabile dello scoppio della guerra e non riceverà alcun aiuta7°. A questo punto inizia un vero e proprio "halletto" diplomatico tra i rappresentanti francesi e inglesi e il governo cecoslovacco; il primo ministro cecoslovacco 1--Joclza dice che se le proposte verranno presentale «come una s pecie cli ultimatum• Benes e il governo saranno maggiormente disposti a piegarsi alla forza maggiore: «TTodza, secondo la version e da lui stesso data, cercava solamente cli scoprire se i francesi inten dessero o no realmente abbandonare l'alleata; secondo il rappresen tante francese invece, Hoclza implorò un ultimatum, come "copertura" p er il governo ceco che voleva arrendersi. È un punto su cui non sapremo mai la verità. Hod1/.a e i suoi colleghi forse volevano arrendersi; Bonnet induhhiamente voleva che così facessero• (Taylor, cit., pp. 238-239). Benes da 69

,Pe r un g io rno e mezzo il presidenle sedelle in riunione con il governo e con i con siglieri mili-Lari. Nessuna voce si levò a chiedere che si accellasse il pia no francese, ma i gene rali Syrovy e Kreicy gli fecero presen te che resistere ad un anacco te desco sen za l 'aiuLo della Francia sa reb be s tato un rischio troppo grave. Pinalmente fu trovMa una soluzione di compromesso. Non avrc hhe ro accettato le richieste tedesch e presenlate loro d,11la Gran Bre tagna e dalla Francia, ma non si sarebbe tmttato d i in rifiuto categorico. Avrebbero proposto, infotti, d i deferire la quesLione a un arbitr.1to, secondo le cbusole de l tratta to ceco-Ledesco del 1925 che, secondo le assicurazio ni faue in marzo da Hitler e d a Neurath, e ra sempre conside rato valido ed effeLLivo. Tale p rocedura avrebbe recato una soluzione rngionevole, salvaguardando la dig nità d i Lulli i p aesi interessati•. \'X7hecler-Benett, Il Patto di Monaco. Prologo della tragedia, Felrrinelli, Milano, 1968, p. 117. 70 Uno dei collaborato ri di Benes ha sottolinealo che durante le trattative il comp01tamento dei dipJomalici francesi cd ing lesi •ricordava un po' gli inlerrogalori notturni dclb Gestapo destinata a demoralizzare l'accusato ... • (Nizan , cit. , p. 110).


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parte sua prende tempo cercando di sondare il te rreno per un eventua le aiuto dell'Unione Sovietica; Mosca si dichiara disponibile ad intervenire anche a prescindere dalla partecipazione cli Parigi, ma a condizione che la questione elci sudeti venga sollevata di fronte alla Società della Nazioni. Questa dovrebbe dichiarare la Germania come paese aggressore. Tuttavia, secondo il preside nte cecoslovacco, ciò avrebbe s ignificato pe rdere troppo tempo, tene ndo conto dei tempi dell'organizzazione. Dopo ulteriori colloqui, il ministro degli esteri Livlinov acce tta di inte rvenire almeno dopo la convocazione della Società delle Nazioni, se nza n eppure la sua decisione71 • La disponibilità sovietica tullavia serve solo a render evidente i timori e i sospetti presenti a Praga verso l'alleata. Infatti molti autorevoli esponenli del gove rno (Hodza, ma anche i ministri degli Interni e della Difesa , tulti del partito agrario), si oppongono a ll'id ea di resiste re ad H itler avendo quale unico alleato Mosca 72 • Pertanto, n ell 'imposs ibilità di ottenere l'aiuto cli Fra ncia e G ran Bretagna e cli fro n te alle difficoltà interne al governo, legate a un eventuale aiuto sovietico , a Benes non resta altro che accettare le condizioni poste dal piano a ng lofranccse. La sintesi di Taylor Ccit. , pp. 239-240) è importanle per comm entare un esito che era già noto dalla primavera: «Fu una transazione vergognosa; pure, essa non fece altro che esprimere in p a rol e pove re q uel che era stato inevilabilc d a quando, in aprile, i francesi avevano deciso di non entrare in guerra senza l'appoggio britannico, e gli ing lesi, dal canto loro, avevano deciso <li n o n lasciarsi implicare nella difesa d e lla Cecoslovacchia. Senza dubbio sarebbe stato più corrello e onorevole far no to tutto questo a Benes sin d al princ ipio; ma quando un paese è stato per molto te mpo una grande po tenza, no n vu ole ammette rlo cli non e sse rlo più. Sia la Gran Bre tagna che la Francia, nel 1938 , erano p er "la pace ad o gni costo" . Entrambi te mevano più la gu e rra che sconfitta: d i cui l'irrilevan za de i ca lcoli circa la forza elci te d eschi e quella d egli a lleati , e d elle discussioni sulle possibilità di sconfiggere la Germania. Hille r poteva spuntarla co n la semplice minaccia della guerra, sen za bisogno cli essere p re ventivam ente certo d 'una vittoria milita re». ***

Se la Conferenza di Monaco può esse re cons ide rata cettame nte l'e ve n to p rincipale della crisi dei sude ti, in realtà grande importan za riveste 71 Per Mosca è importa nte ottenere un rico noscime nto "formale" cb pa1te de ll'organizzazione sovran azion ale re s ponsabile della sicu rezza collettiva, anch e se di fa tto essa esiste p iù sulla carta che n on ne lla realtà! u •Secondo a lcune auto rità, ce rti mem bri cie l patt ito ag rario minacciarono di aprire le frontiere a Uitle r se il governo avesse deciso di accetta re l'aiuto del l' Armata Rossa,. ll UK, La tm[!,edie tchecoslovaque, Parigi, 1939, p . 55. Ne p arla no anche Wheeler-I3ennett, cit. , p. 186 e Nizan, cit., p . 190.


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anche l'incontro di Berchtesgaden che ha determinato conseguenze anche più importanti della stessa Conferenza, poiché l'accettazione delle crescenti rivendicazioni del partilo di Henlein e di Hitler hanno di fatto dato il via ad un processo cli cui Monaco è stato soltanto l'atto finale. Il cancel1iere del Reich infatti, è uscito dall'incontro con la consapevolezza che Chamberlain avrebbe fatto di tutto per evitare la logica della guerra, come del resto la Francia che non intende rispettare l'alleanza con Praga e delega a Londra la responsabilità di trovare una soluzione pacifica. Pertanto, da Berchtesgadcn in poi tutto dipende «da una tabella oraria, una tabella di evacuazioni e delimitazioni di frontiera, e per nessuna di esse sarebbe stato possibile ottenere il pieno appoggio popolare alla guerra, una volta accettato il principio generale della capitolazione» (Wheleer-Bennett, cit., p. 11 4). Prima cli andare a Berchtesgaden, Chamberlain era convinto che la Germania non avesse l'intenzione di spingersi all'estremo fino a ,ischiare seriamente la g uerra per raggiungere i propri obiettivi; dall'incontro diretto ne esce invece persuaso che non soltanto era pronto ad affrontare il rischio, ma lo avrebbe fatto anche entro breve, nel caso in cui le sue richiesle non fossero state soddisfatte. Di conseguenza, gli sembra ormai chiaro clic per salvare la pace sia necessatio soddisfare le pretese del cancelliere tedesco. L'incontro di metà settembre è quindi importante perché è in questa occasione che si determina il corso successivo degli avvenimenti; si stabilisce un risultato che, da questo momento in poi, sarà inevi tabilc.

Le richieste in crescendo di Hitler

incontro di Godesherg Chamberlain incontra nuovamente Hitler il 22 settembre convinto che la pace sia ormai vicina, ma è destinato a andare incontro a una terribile delusione, poiché Hitler dichiara di non essere più interessato alla soluzione da lui proposta solo qualche giorno prima, sottolineando che la situazione è nel frattempo cambiata73 . Infatti, non solo da per scontata l'applicazione del principio di autodeterminazione ai territori abitati dalla maggioranza tedesca, ma sottolinea che la questione debba trovare una soluzione al più tardi entro il 1° ottobre. Inoltre alla Cecoslovacchia n on sarebbe riconosciuta la garanzia internazionale delle nuove frontiere (rimanendo così esposta alle n •lliller chiese : "Devo dedurne che i governi britannico, francese e cecoslovacco hanno accellato il Lrasferirnenlo del territorio dei sm leti da lla Cecoslovacchia alla C.ermania'· -Sì,"rispose il primo ministro. l.. .J li Fuhrer replicò freddamente: "Ne sono mollo <lolenle, ma orma i non mi inte ressa più• (Wheeler-Rennen, cit., p. 126).


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mire di tutti i suoi vicini) e dovrebbe anche accettare concessioni a Polonia e Ungheria (rispettivamente nella zona di Teschen e nella Slovacchia meridionale), al fine di riparare presunti totti che si protraggono da oltre 20 anni. Segue un'accesa discussione, con i due leader che continuano a insistere sulle reciproche argomentazioni: Hitler continua a sostenere che il piano anglo-francese è ormai superata74 , mentre il premier britannico rifiuta di accettare le proposte tedesche. Perché Hitler sceglie la linea dura proprio mentre sta ottenendo tramite il negoziato tutto ciò che aveva chiesto? Gli storici hanno spiegato il suo comportamento con la volontà di volere la guerra per la guerra. Taylor (cit., p. 240) invece mette in evidenza il "nuovo" di cui il cancelliere Le<lesco si vuole fare portatore; infatti «ispirati dall'esempio tedesco, altri venivano avanzando pretese sul territorio cecoslovacco: i polacchi chiedevano Teschen, gli ungheresi, finalmente, la Slovacchia; c 'erano buone probabilità che la Cecoslovacchia andasse in pezzi, come di fatto avvenne nel marzo 1939. La Germania sarebbe allora inte1venuta in veste <li pacificatrice, per creare un ordine nuovo, non per clistmggere uno vecchio; e Hitler allora avrebbe "potuto ridere in faccia a Chamberlain"•. A questo punto Chamherlain, pur non nutrendo molte speranze circa una soluzione pacifica del conflitto, d ecide comunque <li restare ancora in Germania per un nuovo tentativo, sperando che il passare del tempo possa mitigare le pretese del cancelliere. Il giorno successivo (al termine di un fitto scambio epistolare tra i due leader, metodo prelctito da Charnberlain, che poteva in questo modo tenere tesla a Hitler in modo più efficace) s i svolge un secondo, drammatico, incontro nel corso del quale il cancelliere tedesco consegna al premier un memornndum che ha tutto l'aspetto cli un cliktat75: i cechi devono evacuare le zone a maggioranza tedesca entro le 8 del 26 settembre e completare le operazioni entro due giorni. Chamberlain, profondamente deluso, irritato e umiliato dall'atteggiame nto del Fuhrer decide a questo punto di lasciare la Germania. Prima di congedarsi dal prem ier, Hitler prova a lenire la frustrazione del premier inglese lodandolo («Voi siete il solo uomo a cui io abbia mai fatto delle concessioni•) e assicurandolo che l'annessione del territorio <lei sudeti sarà l'ultima delle sue ambizioni territoriali in Europa; inoltre afferma di credere ancora nella possibilità di un'amicizia con la Gran Bretagna, lasciando inte ndere che esiste ancora una flebile possibilità di soluzione pacifica (Wheleer-Bennett, cit., p. 130). In realtà que sto comportamento (costruito su un continuo alternarsi tra minacce e lusin1 ·• Durante le trattative Hitler mostra il suo Lale nlo <la istrione: ,Nel corso della discussione furono d isturbati spesso da corrieri che consegnavano a Hitler dei dispacci urgenti. il l·uhrer si a ffre ttava subi Lo a leggerli, e poi urlava, col vbo conlorto dall'ira: "Ancora due tedeschi assassinati dai cechi: ma mi vendicherò per ciascuno <li essi. I cechi dovranno essere schiacciati"• (Wh eeler-Bennctt, c it. , p . ·127) , " ,Alla fine LChamberlainJ, quando sentì dire che i cecoslovacchi d ovevano completa re la cessione del Sudeti sentro cinque giorni se volevano evitare l'occupa7.ionc a rmata, perse il cont rollo ed esclamò: "Ma q uesto è un diktat!". Hitler ribattè, con fare tra il sorn ione e il provocatorio: "Niente affatto. non è un diklal. In Lesta ai fogli c'è scriuo memornndum"• (Spinosa, cit., p. 108).


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ghe) sembra un ottimo esempio della "regia" cli Hitler finalizzala a una precisa strategia di manipolazione di Chmnberlain; infalli, il suo obiettivo è far tornare a casa il premier con la sper.mza <-li fermare Hitler e di far passare il cedimento di fronte alle sue pretese come un supremo atto di coraggio che avrebbe pcnncsso di evitare la guerra. Il comportamento tenuto da Chamberlain durante l'intero negozialo con Hitler è stato duramente ctiticato da alcuni inJluenti giornali, come ad esempio il Manchester Guardian, che, in un aiticolo del 4 ottobre 1938, ha affermato che a Berchtesgaden ed a Godcsberg si è «abbassalo uno dei momenti più pericolosi della storia europea al livello del mercanteggiare sulle ultime richieste del cliente» (Vallette-Bouillon, cit., p. 202). Leggendo i resoconti degli incontti si ha ]'impressione d1e in effetli le cose siano andate proprio così. A Londra inlanlo, per la prima volta dall'inizio della crisi, si registrano contrasti tra il premier Chamberlain e Halifax il quale, il 23 settembre, afferma, contro il parere del premier, di non avere nulla da obiettare in caso di mobililazione ceca. Inoltre, chiede a Livtinov il compo,tamento che avrebbe tenuto l'Unione Sovietica in caso di aggressione tedesca alla Cecoslovacchia; la risposta del Ministro degli Esteti sovietico è che l'intervento sovielico seguirebbe sicuramente quello francese, avvertendo inoltre Varsavia che il gover no sovietico avrebbe denunciato immediatamente il trattato di non aggressione esistente in caso di invasione polacca della Cecoslovacchia. Il 21 settembre anche Gamelin chiede ai sovietici quale sarebbe il loro comportamento ed essi rispondono sollecitando l'inizio di consultazioni tra lo Slalo Maggiore francese, sovietico e cecoslovacco. In realtà, nonostante la proposta sia slala accettata dai francesi e, sembra, dagli stessi inglesi, non si è svolla alcuna consultazione (Taylor, cit., pp. 241-212). Il fallinlento degli incontri di Godesbcrg non determina la fine della lraltativa che prosegue, sia pure a distanza. Al fine di scongiurare una sempre più imminente guerra intetviene anche il presidente americano Roosevelt che, il 26 settembre, invita 13cncs, Hitler, Chamberlain e Daladier a non interrompere le trattative ed a cercare a tutti i costi una soluzione pacifica, proponendo anche, dietro suggerimento cli Bonnet, una riunione al vertice tra i primi ministri francese, inglese, tedesco, italiano, polacco e ceco (Duroselle, cit., p. 205). Lo stesso 26 settembre, Hitler tiene a Berlino un discorso patticolarmentc violento nel quale, pur attaccando violentemente Benes e lo stato cecoslovacco (facendo seguito a quanto già acecaduto durante l'incontro di Godesberg), cerca comunque di assicurare le democrazie occidentali sottolineando che, una volta risolta Ja questione cecoslovacca, non esistono altre rivendicazioni territoriali da parte della Germania76 . Per tutta risposta, il giorno successivo, in un discorso alla 76 Vedi "Monaco 1938, Discorsi di prima e di dopo", a cura del Ministero della Cullur.1 Popolare citata in Aliherti-Malgcri, Due secoli al duemila, LED, Milano, 1999, p. 508. Si veda anche Nizan, cit.,

pp.127-33.


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radio Chamberlain afferma di non aver ancora perso le speranze per una soluzione pacifica, per la quale è disposto ad abbandonare la Cecoslovacchia al suo destino, e di riporre la massima fiducia nelle inte nzioni di TTitler. ***

Nella seconda metà di settembre l'Italia rimane sostanzialmente a i margini d ella crisi e da l'impressione di preoccuparsi soprattutto che la ddìnizione della questione dei sudeti porti qualche vantaggio anche a polacchi e ungheresi. In particolare, nei confronti di questi ultimi, Dc Felice ritiene probabile che l'Italia abbia preso un preciso impegno in ca so cli conflitto con la partecipazione dell' Unione Sovietica77 . Nei confronti dell'Inghilterra l'atteggiamento continua a essere ambiguo e sfugg ente, come dimostra l'incontro del 22 settembre tra Ciano e l'ambasciatore inglese a Roma Lord Perth, nel quale propone l'ipotesi di una soluzion e "integrale" (cioè con la soddisfazione degli interessi di Varsavia e Budapest), pur senza lasciar trapelare nulla circa la volontà italiana cli dare a ppoggio :-i ll:-1 Germania in caso di guerra. Nel periodo 18 - 26 settembre Mussolini tiene una serie di d iscorsi in Veneto e Venezia Giulia, tra i quali quello più impo1tante è certame nte il primo, a Trieste78 ; in questo fa capire con chiarezza che l'Italia si sa rebbe schierata con la Germania solo in caso di intervento inglese. «Noi ci auguriamo che in queste ultime ore s i raggiunga una soluzione p ac ifica. Noi ci auguriamo altresì che, se questo non è possihile, il conflitto eventuale sia limitato e circoscritto. Ma se ciò non avve nisse e si d eterminasse pro o contro Praga uno schierame nto di ca rattere unive rsale si sappia che il posto dell'Ita lia è g ià scelto» (Il Popolo d 'Italia, 19 settembre 1938). Que sto soprattutto p e r motivi ideologici; infatti, Mussolini è conv into c h e la maggiora nza conservatrice inglese non voglia davvero correre il rischio cli una gu e rra per la situa zione de lla Cecoslovacchia e se lo fa è solo perch é ha de cis o la guerra contro TTitlcr e il totalitarismo. In questo caso il posto d ell'Italia è natura lmente al fianco della Germania poic hé , su questo piano, tra Ro ma e Londra non c'è più alcuna possibilità di accord o .

77 -Difficilme nte si spiegherebbe altrime nti la loro ric hiesta, il 21 settembre , all'a<l<leLLo m ilita re colo nne llo Pallotta pcrd1é fossero inviate urgente mente in loro aiuto u n certo n umero <li squadriglie d i aerei <la caccia (quattordici in tutto) pe r la difesa di Llu<lapesl e d i due centri industriali• (De Felice, Mussolini il d u ce, ciL. , p. 515). 78 De Felice (Mussolini il duce, cit., p . 5"1 6) sottolinea che i m otivi di questa intensa attività oratoria sono da ricercarsi nella volo ntà di Mussolù1i d i dire la sua giorno per g iorno, a seco nda d i co me evolve la situazione ùllerna zionale, da ndo a lle sue ;irgom entazio ni la massima visibilità possibile, pur senza d are una ìme rprc mzionc "ufficiale" .


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La situazione delle forze armate italiane nel 1938

In realtà sembra che Mussolini non fosse enlusiasta all'ipotesi di un conflitto, poiché riteneva che il paese non fosse ancora pronto. Le forze armate, infatti, risentivano dello sforzo bellico in Etiopia e Spagna, che hanno consumato importanti risorse. Nella riunione della Commissione Suprema del 3 febbraio 1938 si decide l'annullamento della preventivata riduzione del conlingente in Etiopia (da 300 mila a 68 mila soldati dalla tìne del 1937) perché era necessario reprimere le rivolte ancora in corso79 . Mussolini inoltre comunica l'intenzione di organizzare una milizia cli 300 mila uomini, da utilizzare sia in Italia sia al cli fuori dell'Europa. A queste, si devono aggiungere anche 100 mila coloni bianchi (di cui in gran parte già presenti sul campo), 400 aerei e un numero sufficienti di navi in grado cli proteggere i porti della colonia. La guetTa di Etiopia ha dimostralo che la divisione temaria80 era •troppo pesante, di difficile comando e di clillkile impiego»; per questo motivo Pariani decide di adottare la divisione binaria costituita su due reggimenti cli fanteria e uno cli a,tiglieria, in grado al contempo cli accrescere il numero di unità, ci<> per ragioni cli inunagine, di equilibrio strategico internazionale81 , per semplificare il funzionamento della divisione e permettere di disporre cli grdllcli unità con ampie possibilità cli manovra82 . Nonostante arrechi diversi vantaggi, la nuova la riforma dell'ordinamento divisionale da tuttavia minori garanzie di solidità e resistenza. Infatti, ha trasformato l'esercito solo in superiìcie, «con un adeguamento alle esigenze propagandistiche della guerra cli rapido corso», ma si è limitato «a inventare una nuova distribuzione e nuove etichette per i reparti preesistenti». In teoria, l'esercito registra un aumento e una modernizzazione notevoli, rm1 le divisioni sono di piccole dimensioni, incomplete e l'armamento appena impostato. Peraltro, la moltiplicazione delle divisioni ha contribuito a generare «pericolose illusioni sulla crescita di potenza dell 'Italia fascista». Rochat e Massob1io (cit., p. 224) sottolineano che la divisione binaria è stata considerata «uno dei peggiori errori della politica militare fascista, forse il più grave per la mancanza di motiIl numero di milit,1ri nella colonia non scese mai al di sotto delle :no mila unità. .[ntrodoua nell'eserdto italiano sulla base ddl'c_spcricnza bellica e dell'esempio d egli :1ltri eserciti europei, presso i quali sare bbe rimasta in vigore dalla prima guerra mondiale praticamente fino ai giorni noslri•. l{ochat Massobrio, Rrew storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943, Piccola Hihlioleca Einaudi, ·1orino, 1978, p. 223. " ' •La vera rag ione p er la q uale il numero delle Divisioni fu aume ntato, fu l'esigenza di continuare ad alimentare all'estero l'immagine della potenza militare italiana, il "bluff" dal quale soprattutto Mussolini si illudeva di poter trarre notevoli vantaggi f. .. l. Le Div isioni rnppresentavano, come diceva e splicitamente Trezzani "la moneta corrente per poter g iocare nei contesti internaziona li"•. Botti-Ilari, Tl µmsìero mi/ila re ilaliano dal primo al secondo dopoguerra ( 19 19-1949), Stato Maggiore dell'F.sercito - TJfficio Storico, Roma , 1985, p. 230. "' L ·esercito ilaliano tra la prima e la seconda guerm mondia le, Stato Maggiore dcll'F.scrcito Uffiuo Sto rico , t<oma, 1954, pp.123-126; Botti-Ilari, cit. , p . Z21. 79

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vazioni concrete» e il fatto che sia stata approvata da quasi tutti i maggio1i comandanti dell'esercito riflette il «soffocamento della libertà di discussione dentro e fuori le forze armate e i limiti di efficienza bellica del regime "forte" che proprio i militari avevano contribuito a portare al potere». Secondo 13otti e Ilari (cit., pp. 229-230) il lato negativo della divisione binaria è stato invece l'aver impostato la riforma «sul presupposto di disponibilità finanziarie e capacità di produzione industtiale rivelatesi non realistiche, oltre che sull'errato calcolo cli previsione dei tempi cli entrata in guerra». TI riarmo di grandi dimensioni fatto da Francia e Gran Bretagna non poteva essere fatto dall'Tt.alia, per via della difficile situazione finanziaria, dell'arretratezza dell'apparato industriale e anche della continua oscillazione della direzione politica, tra la provocazione e la pn1denza85. Anche il "dominio dell'aria", di cui Roma è tanto fiera, in realtà è entrato in crisi. Infatti, dopo il boom del periodo 1933-36, il potenziale bellico dell'Aviazione è decresciuto, a causa delle difficoltà finan7.iarie e, soprattutto, a causa dell'impegno nella guerra di Spagna. A ciò si sono aggiunti, secondo quanto dissero a posteriori anche gli osse1vatori britannici, l'inerzia e gli errori che hanno caratterizzato la politica dei Comandi. In breve, nel settembre 1938 l'aviazione italiana non è assolutamente in grado di partecipare ad un conflitto europeo. Questa realtà, indubbiamente, coinvolge anche l'esercito e la marina (Quartararo, cit., p. 399). Pe raltro, la situazione delle forze armate è stata descritta in maniera critica anche all'interno degli stessi ambienti militari; infatti, come riporta Montanari (cit., p. 39) a proposito della situazione militare italiana nell'anno successivo, «anche se nelle pubblicazioni di carattere militare certe prese di posizione non erano ben viste, pure ad alto livello venivano mosse osservazioni centrate e dure. Checché si dicesse ufficialme nte, era chiaro che l'esercito, per la sua complessiva efficienza e p er le sue possibilità di mobilitazione , non risultava adeguato alle esigenze imposte dalla politica estera fascista in campo internazionale. Era stato dichiarato più volte, giustamente, che l'Italia è un'isola in pieno Medite rraneo, che i suoi interessi sono fondamentalmente mediterranei, volti all'espansione sulle s ponde del Medio Orie nte ed africane. Perciò, come struttura generale, l'Italia doveva avere una fortissima marina, bene adatta alla lotta entro il mediterraneo cd anche fuori dalle sue porte; una fortissima aviazione, specialmente atta ad agire sul mare; un esercito, inlìne, sempre pronto, come intelaiatura di base, ed idoneo a difendere il breve confine alpino, a difendere la vulnerabile Libia, a costituire corpi di spedizione per esigen ze cli natura europea o per realizzare le nostre ambizioni mediterranee». Il ".l •Le divisioni di fanteria b inarie vennero porutte a 54; furono inoltre costituite 2 d iv isioni motorizzate, 3 divisioni celeri (cavalleria e bersaglieri), 3 divisioni corazzate (sen za veri can-i armati) e 5 divisioni alp ine, per un tota le di 112 reggimen ti delle varie spcdalit,ì d ella fanteria, 13 <li c avalleria, 112 di a,1ig lic1ia e 23 del genio• (Rochat-Massobrio, di. , pp. 224-225).


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Generale Santoro ha evidenziato l'incidenza che le operazioni in Spagna e Etiopia hanno avuto sulla preparazione delle forze aeree, in seguito all'«assorbimento e logorio di materiale e di personale, sia, e soprattutto, perché crearono l'illusione della guerra facile-84 • Secondo Rotti e Tlari tali affermazioni valgono anche per l'Esercito (che peraltro tra il 1931 e il 1943 ha assorbito più del doppio delle spese rrùlitari rispetto alle altre due armi messe insieme 85), la cui usura riguardava non solo mezzi, ma anche risorse preziose come carburanti, munizioni, vettovagliamenti, salmerie e personale, a cui vanno aggiunti i costi della mobilitazione e del trasporto oltremare di migliaia di uomini e numerose unità. Tuttavia, non è stato questo il male maggiore, bensì le valutazioni trionfalistiche e retoriche della guetrn di Spagna e della campagna d 'Eritrea che, in mancanza d ella possibilità. di critica o discussione86 ha generato «una sicurezza nelle possibilità della forze armate illusoria e pericolosa, perché basata sulla propaganda e non sui reali rappotti di forza» (Rochat-Massobrio, cit. , p. 221). A diffe renza degli altri paesi, in cui i preparativi bellici sono iniziati già da qrnùche anno, in Italia sono state prese misure per la mobilitazione solo all'ultimo momento, e comunque appena suffìcienti ad assicurare inizialmente la «neutralità armata» (25 mila uomini). Pariani richiama i riservisti di tre divisioni di alpini e i risetvisti del XX e XXI Corpo d 'Armata in Libia; i Corpi d'Armata T'orino e Alessandtia e l'Armata del Po vengono portate a tre quarti degli effettivi di guetTa e lo stesso è fatto per le Armate stazionate in Sicilia e Sardegna; sono tinforzatc le guarnigioni a Pantelletia, nelle isole dell'Egeo e dell'isola d ' lilba; infine vengono mobilizzate le difese lungo la costa del Tirrena87• 'l'uttavia, la Qua,tararo mette in evidenza che «nel settembre 1938, gli u nici preparativi militari degni di nota in Ttalia eran o quelli già in atto da tempo al Brennero, per raffòo.are quelle colossali fortificazioni che il "duce" aveva ufficialmente comurùcato al Senato il 30 marzo»88 . Altra carattetistica impottante è la concezione esclusivamente "militare" della mobilitazione. «Così l'Ttalia mobilitò un Esercito le cui dimensioni erano commisurate alle sue capacità demografiche ma non alle sue pote m:ialità industriali, riducendo - attraverso la disp e rsione delle scarse risorse disponibili - anche queste ultime» (Rotti-Tlati, cit., pp. 229-230). Secondo Montanari (cit., p. 26), avrebbe potuto essere suffì84

Santoro, L'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Fdizioni R~sc, Milano-Roma, 1957, p p. 13- 11. s; Mi.nniti, Il problema degli armamenti nP-1/a pr(j>arazione militare italiana dal 1915 al 1943, in Storia Contemporanea, febbraio 1978, anno TX, n. l , p . 53. s,, .r.c valutazioni critiche della stampa specializzala e gli inlerven li <li sLu<liosi militari su 4 uella civile furono troppo p oche, JX>co realistiche, s uperficiali, quasi sempre marginali• ( Botti-Ilari, c it., p . 216). " 7 Il 29 sellembre, yuamlo è già a Monaco Mussolin i vie ne informato che la mobilitazione ha coinvoho in totak 244 mila uomini, che i movime nti di truppe si svolgeranno nei due giorni s uccessi.vi e che i rinforzi in Libia anivernnno a pa1tire dal 1° ottobre (Gooch , cit. , p. 139). "" •... tanto che gli stessi inglesi osservarono che •.. . Mussolini non si f ida va di Hitler"• (Quartararo, cii., p. 400).


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dente «un esercito relativamente piccolo ma assai solido, molto be n inquadrato, molto ben armato per l'offensiva, pronto ad entrare rapidamente in combattimento in stretta cooperazione con la marina e l'aeronautica. Un esercito da poter completare in brevissimo tempo e perciò capace di immediata offensiva, alle cui spalle però doveva trovarsi un Paese in grado di alimentarlo continuamente non solo con personale ben addestrato, ma anche con arrni, mezzi e materiali di ogni sorta. Sotto un certo profilo l'esercito cli Pariani 1ispondeva a queste esigenze, perché volendo mobilitare soltanto una settantina di divisioni già esistenti in tempo di pace sembrava abbandonato il crite1io di costituire ex novo grandi unità di seconda e terza serie. Però questa settantina cli clivisioni non rispondeva affatto alle condizioni cli solidità, inquadramento, perfezione di materiali richieste da uno .strumento bellico incaricato cli realizzare una guerra di rapido corso». ***

Dal punto di vista strategico, facendo seguito a quanto anticipato a gennaio, il 21 giugno i pianificatori dell'esercito suggeriscono un atteggiamento guardingo alle frontiere con Francia e Svizzera, mentre quelle con Austria e Jugoslavia offrono migliori opportunità per azioni offensive. Anche la Libia, «ampio campo di manovra nello scacchiere africano settentrionale», offre importanti oppo1tunità offensive sia contro la Tunisia sia contro l'Egitto ed è probabilmente la migliore carta che l'Italia può giocare nel Mediterraneo. Anche le isole italiane dell'Egeo offrono buone possibilità in tutto il bacino orientale del Mediterraneo. L'Af,ica 01ientalc è una «nuova base della potenza italiana nell'Oceano indiano» e il C'.dllalc cli Suez è «direttame nte minaccialo dalla convergenza delle nostre direttrici strategiche partenti dalla Libia e dall'Etiopia»89 . Una ,guerra contro Francia e Gran Bretagna riguarderebbe contemporaneamente scenari diversi: continentale, mediterraneo e oceanico. •La posizione strategica dell'Italia potrebbe dare ad essa un «molo di primo piano», tuttavia è difficile quale cli questi scenari è quello preminente90 . Le conseguenze operative, «che devono indirizzare la nostra preparazione militare», sono: la garanzia della difesa delle frontiere terrestri, delle coste e delle isole; il potenziamento della difesa della Libia e al tempo stesso la preparazione cli una "decisa" iniziativa verso il delta del Nilo e l'Egitto; nel Mediterraneo, tra le iniziative necessarie per un'eventuale guerra contro Francia e Gran Bretagna, è opportuno preparare l'occupazione della Corsica, di Corfù e cli Malta e l'intervento in Albania per assicurarsi adeguate risorse petrolifere e il controllo del canale di Otranto. Per quanto 1iguarda invece la 89 Archivio d e ll 'Ufficio Storico dello Stato Maggiore clell'Esercilo, I.a situaz ione straleg ica d el/1talia, 21 giugno 1938, pp. 1-2, Rcp. H-<i, racc. 12. 90 Archivio dcll'Tlfficio Storico d ello Stato Maggiore d ell'J.isercilo, Studio complemento, 24 giugno 1938, p. 1 - non numerato.


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Libia, c'è ancora molto da fare per renderla conforme al ruolo di p ri mo p ian o che dovre bbe giocare nel contesto strategico italiano91 . IL successivo 27 settembre Pariani presenta a Mussolini il rapporto sulla situazione politico-militare. Se la Francia entrerà in guen-::1, adotterà inizialrnente una posiLionc difensiva sulla frontiera tedesca e su quella alpina, mentre nel Marocco spagnolo, nelle isole Baleari e , probabilmente, anche sui Pirenei condurrà una strategia offensiva. Tn tal senso, è indicativa la concentrazione di tru ppe ai confini con Marocco e Tunisia, la concentraLionc della flotta a Tolone e la chiusura del po1to di Bisetta. Invece, in caso di intervento, Londra agirà contro le isole del Mar Egeo, in patticolare Leros, per rimuovere una pedcolosa spina nel lìanco orienta le del Mediterraneo e come compensazione per il forzato abbandono di Malta. Sulla base di tale previsione, Pariani suggerisce la difesa d elle llalcari, di Pa ntelleria e del Dodecaneso, così come della frontiera alpina, mentre consiglia una strategia offensiva in Egitto, sebbene, l'Italia non sia in condiLionc di agire nell'immediato, vista la situazioni dei contingenti in Libia. Per questo sugge,isce comunque di iniziare un eventuale trasporto di mate riali cd equipaggiamenti al fine di ridurre al minimo il traspotto successivo, nel caso in cui sia necessa rio passare dalla preparazione all'azione vera e propri:1 (Cnnch , cit., p . li38). Le misure preparatorie per-::1ltro si accompagnano a un crescente inte re sse d a parte di Pariani ne i confronti della situaLionc degli altri paesi; il 25 agosto scrive al capo del SIM Tripiccione chiedendo cli preparare una sintesi settimanale sulla situazione politico-militare in Germania, Frnncia , (~ran Bretagna, Unghe ria, Jugoslavia, Tuchia e Unione Sovietica. Dal 10 settembre chiede invece di prep arare un appunto quotidiano sulla situaLione in Francia e nell 'Africa settentlionale fra ncese, con un'attenzione particolare alle Alpi e alla Libia, ma anche agli sviluppi della situazione in Cecoslovac.c:hia, Cran Bretagna, Unione Sovietica e Germania (Gooch, cit. , p. 430).

Conferenza di Monaco Alla fine d i settembre si apre una fase piutlosto convulsa, in cui le d e mocrazie occidentali si comp01tano in m aniera contraddittoria . Infatti, a ll' iniLio sembra c he Londra e Parigi scelgano la line a dura, attraverso la mobilitazione della flotta inglese e di oltre un milione di riservisti fra ncesi92 e poi, il 28 sette mbre, nel tentativo estrem o di scong iurare la guer91

Archivio dell"Ufficio Storico ... , Studio complc,mento, cii., p .2. Anche se, per alcuni, q uesto non è altro che un tentativo d i "m istificazione"' da parte de i d ue paesi finalizzato a creare nelle rispe ttive opinioni pubb liche uno stato "artificioso·· cli allarme , tale da far accettare come un vero e proprio m iracolo dell'ultima ora ]·accordo raggiunto, facendo passare così in secondo piano i termini dell':iccordo, molto duri. Di conseguenza le mobilitazioni del 27 settembre sarebbero state soltanto un'abile mcs.~a in scena di politica "interna"' per sviare dalle reali volonriì dei due governi (Nizan, cii., pp. 194 196). 9·,


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ra, Charnberlain rivolge un ultimo appello al Cancelliere tedesco e, per la prima volta dall'inizio della crisi, si rivolge direttamente a Mussolini, invitandolo a farsi promotore di un incontro al vertice con la partecipazione dei capi di stato dei paesi coinvolti nella controversia93 . Il duce, nel frattempo, considerando la situazione ampiamente compromessa, aveva chiesto a von Ribbentropp un incontro per chiarire i termini dell'intervento italiano e dato disposizioni affinché si studiassero le modalità di ritiro dell'aeronautica in Spagna, sia per poterne disporne in Italia e in Libia, sia perché Franco aveva reso noto che, in caso cli conflitto, sarebbe rimasto neutrale (De Felice, Mussolini il duce, cil., p. 519). Mussolini accoglie pertanto con entusiasmo la proposta inglese, sia perché, come abbiamo visto, non ritiene il paese a n cora pronto al conflitto, sia perché il suo intervento gli avrebbe permesso di ergersi quale salvatore della pace. Decide pertanto di contattare l'ambasciatore a Berlino Attolico affinché agisca su Hitler91. Il cancelliere tedesco accetta la proposta ma rifiuta la partecipazione del presidente cecoslovacco Benes. L'accettazione da parte del Fuhrer è il risultato "combinato" di considerazioni cli diverso genere: innanzitutto le iniziative delle democrazie occidental i nei p,iorni precedenti; poi, le pressioni interne, dovute all'opinione di molti generali che ritengono di n on essere in grado di affrontare una gueffa generale (mentre Hitler continuava ad essere convinto che non sarebbe stata necessaria)'>\ ancora, il fatto che la proposta .sia arrivata direttamente da Mussolini; in più la presa d'atto che, contrariamente alle sue previsioni, la Cecoslovacchia non si è affatto disgregata sotto il peso delle pressioni di sucleti, polacchi e ungheresi; infine, la certezza che la strategia della minaccia aveva pienamente funzionato e che può «mostrarsi con9 ·'

Fcco come Ciano ricostruisce le convulse fasi del la rn;Jttina d e l 28 sette mbre: ,Ore 10. Mancano quattro ore al lo scoppio delle ostilità, a llorché l'erth telefona che chied e udie nza. Lo rict:!vo s ub ito. Dice, ed è mo lto commosso, che Chambt::rlain fa appello al Duce per un intervento amic hcvok in queste ore che considcm le 11lrime utili per salvare la pace e la civiltà . Ripete la garan7.ia che Inghilte rra e Francia hanno già offerto per la retrocessione de i sudeti. Chiedo a Pt:!rth se devo considerare la demarché com<! un invito ufficiale al Duce d i assumere il ruolo di mt:!diatore. Sì. Allo~• non c 'è tempo da perdere: l'offerta merita di essere presa in considerazione. Dico a Perth di allenderrni a Pal;1zzo Chigi. Vado dal Duce. Concorda suhito sull'impossibilità di opporre un Jìne de non recevoir alla domanda di Chamberlain•. Ciano, Diario 1937-1943, Mifano, Rizzoli, 1980, pp. 185 e ss. ~, ,I.a cronaca d i que lle ore decisive l. .. J smentisce l'esistenza d i una telefonata diretta d i Mussolin i ad Hitler come si affermò n elle pubblicazioni che videro la luce subito dopo la riunione d i Monaco. Le tdefonate ebbero luogo solo fra Mussolini ed Attolico,. Toscano, !.'Asse Roma-Beriino Il patto Anticomintern - La guerra civile in Spagna L'Anscbluss - Monaco, in Torre - Mosca - Moscati G,ispo - Mori - Toscano - Andrè - Pastorelli, La politica eslem italiana dal 1914 al .l913, EIU Edizioni RAI Radiotelevesione Italiana, Torino, 1963, p. 221. ?; ,Alcuni gen erali parlarono di rove.~ciare Hitler, e forse ne avevano veramente l'intenz ione; più ~trdi essi affermarono che i loro piani furono bloccati dal mancato incoraggiamento da parte del le potenze occidentali, e soprattutto dal viaggio di Chamhcrlain a 13erchtesgaden; ma in reailà i generali furono bloccati Hitler. Essi avrebbero agito solo se egli avesse portato la Ge rmania sull'orlo d ell'abisso ; ed egli questo non lo fece ma,. (Taylor, e,t., p . 2::SU).

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ciliante e raccogliere ugualmente i suoi frutti» (Nizan, cit., pp. 153-155). L'idea di una Conferenza al vertice per la soluzione della cns1 e proposta per la prima volta da Runciman nel mese di agosto e in seguito ripresa anche da Roosevelt nel suo appello del 27 settembre96 . Una delle questioni rimaste insolute della "svolta" di fine settembre è se questa sia stata più che un "colpo di scena" l'esito cli una trattativa condotta da tempo. Nizan (cit., p. 194) parla di una trattativa condotta a Roma da sir Charles prima e da Lord Perth poi: «Uno dei punti oscuri di Berchtesgaden riguarda un telegramma di Chamberlain a Mussolini, di cui si sa soltanto ciò che ne rifetisce, il 16 settembre il corrispondente diplomatico del Times: "Ieri, Chamberlain ha telegrafato a Mussolini da Berchtesgaden". Si noterà che, l'indomani sera, sir Nocl Charles vide il conte Ciano e appare "possibile che fosse discussa l'occasione di una collaborazione tra i due governi" (Times, 17 settembre 1939). Contemporaneamente, a Londra, lord Halifax si intrattenne con il conte Ciano e cori lord Perh, allora in vacanza, che fu pregato di rientrare a Roma». Alcuni hanno spiegato la scelta di Chamberla in come la conseguenza di pesanti influenze "esterne", a cominciare da "presunte" pressioni francesi97 (che tuttavia sembra siano avvenute solo dopo il contano tra Perth e Ciano), proseguendo per il messaggio di Roosevelt. De Felice (Mussolini il duce, cit. , pp. 520-526) mette in evidenza il ruolo svolto dall'ambasciatore italiano a Londra Grancli98 , che in diverse occasioni ha segnalato a Roma il progressivo deterioramento delle relazioni con la Gran Bretagna. E' soprattutto nel mese di settembre che Grandi interviene, rivolgendosi agli inglesi affinché coinvolgano Mussolini nelle trattative, ma anche cercando di rassicurare Roma sulle buone intenzioni di Londra. Grandi è il protagonista assoluto della linea favorevole ai britannici, tanto è vero che sembra essere proprio sua l'idea del "legame" tra Italia e Gran Bretagna come elemento di equilibrio del Patto a quattro "vagheggiato" da Mussolini: "· .. E' la mia vecchia tesi, la verticale Roma-Londra la quale deve equilibrare l'orizzontale Parigi-Berlino. Collaborazione a quattro delle % Il preside nte americano è rimasto ai margini della crisi e ta le atteggiamento può essere valu tato s ia tenendo conto d ella politica cli isolamento perseguita <lai governi americani nel p rimo dopoguerra, s ia attrnverso una precisa scelta di Washington che, ne lla pres unzione <li conlinuare a giocare un ruolo prioritario nelle relazioni internazionali, ha continuato a considerare localizzabile la crisi (Colloui, cil. , p . 374). 7 " •I documenti diplomalici italiani forniscono un'ind icazione assai imponante secondo la q uale l'idea maturò prima a Parigi che a Londra ed i francesi furono incoraggiati cl.ill'incaricato d 'affa ri cl'ltalia in Francia a darvi c01µ0 ed a farla pervenire a l capo del gove rno fascista, il che, accortamente, verm e fa tto s11hito cL1l Quay d'Orsay tramite il Foreign Ollìce.,, Toscano, L'Asse Noma-Re rlino .. .• dt., p . 220-22l . Ni7:rn (dt. , p . J<),i) parla del lavoro pre paratorio ciel politico e saggisla frnncese Anatolc dc Mo nz ic. "" Opinione confermata dalla Quartararo (cit. , p. 382), per cui Grandi rappresenla la parte "filo h riLannica" della pol itica estera irnliana (l'altra, favore vole alla Germania, era invece rapp resentata cb Ciano). Tullavia, nella circostanza s pecifi ca, sottolin,-.;i ,111r he- il p,-.sn dPll'Px /\mbasci,itore a Ro ma, Gr;ibam.


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quattro potenze nella quale Roma , alleata di Berlino, equilibra I3erlino, e Londra, alleata di Parigi, equilibra Parigi .. _.," (Quartararo, cit., p. 400). La sua attività continua con maggior vigore anche dopo il discorso di Trieste e la Lettera a Runciman pubblicata su Il Popolo d1talia, che hanno provocato effetti molto negativi nel Forei}!,n Q[fice. Tl governo di Praga non è invitato a pattecipare alla Conferenza, soprattutto per timore che «sollevasse qualche difficoltà» (Taylor, cit., p. 240); tuttavia, Renes ottiene ampie assicurazioni da Chamberlain che gli interessi della Cecoslovacchia non saranno trascurati, anche se poi gli viene dùesto di «lasciare ampia facoltà» alla Gran Bretagna di decidere del suo futuro e di «non porre condizioni assolute» (Nizan, cit., pp. 221-222). Lo stesso accade all'Unione Sovietica; il 28 settembre in una dichiarazione alla Camera dei Lord, Halifax spiega che l'assenza di Mosca non dipende dalla volontà di escluderla dal futuro ordinamento europeo, ma semplicemente dalla mancanza elci tempo necessario per convincere Hitler e Mussolini ad accettare la presenza di suoi rappresentanti alla conferenza: «Cinque giorni orsono ci sembrò vitale, se la guerra doveva essere evitata con un mezzo o con un altro, cli porre nuovamente il problema sul tavolo dei negoziati; ma se dovevarno guardare in faccia la realtà [. .. ] era necessario riconoscere che, nelle attuali circostanze, i capi del governo tedesco e italiano avrebbero certamente rifiutato (quanto meno senza discussioni preliminari, che il tempo non ci permetteva di intavolare) di partecipare ad una confcn.:nza in presenza di un rappresentante del governo dei Soviet» (Nizan, cit., p. 188). 'J'uttavia, nonostante queste rassicurazioni l'Unione Sovietica interpreta l'esclusione dalla conferenza come il tentativo di isolarla diplomaticamente e cli dirottare le attenzione di TTitler verso i paesi dell'Europa orientale in fun:t.ione antibolscev ica99 . Per questo motivo inizia a pensare di sottoscrivere precise garanzie bilaterali con la Germania, che verranno poi formalizzate nell'agosto del 1939. Il 29 seltcmbrc, a Monaco, inizia la Con.fercnz.a per la definizione della crisi dei sudeti alla quale parlecip:mo gli alti rappresenta nti di Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna. È interessante la descrizione data dall'ambasciatore francese a Berlino Francois-Poncet cli alcuni dei protagonisti: •T membri della conferenza prendono contatto gli uni con gli altri, in un salone dove è stato preparato un buffet si scan1biano strette di mano cortesi , ma fredde e si osservano reciprocamente : Mussolini, tozzo, stretto nella sua uniforme, la maschera cesariana, con aria di protezione, molto a suo agio, e come a casa sua fiancheggiato da Ciano, grosso giovanollo vigoroso, sem9'J Opinione condivisa ancltt! da altri paesi de ll'Europa centro orientale, come dimostrano le a ffcrrnazioni <lell"amuasdatore cecoslovacco a Parigi Osusky del marzo 1936: •.. . in Inghilte rra c'è u na fotte tendenza clte la Germania insodclisf'ana si apra la strada ne ll'Europa centrale e verso Orie nte. Se <jttesta caldaia deve esplodere, dicono gli inglesi. sarà meglio c he es ploda a<l oriente riuttosto che ad occide nte, (Leoncini, cit., p . 362) .


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pre attorno al suo padrone, ufficiale d'ordinanza piuttosto che ministro degli Affari Esteti; Chamberlain, un poco grigio, curvo, le sopracciglia folte, i denti sporgenti, il viso bollicinoso, le mani arrossate dai reumatismi, un tipo cli vecchio uomo di legge b1itannico, circondato da Wilson e da Strang, come lui vestiti di nero, riservati e privi cli rilievo: Hitler, amabile, nonostante la sua voce burbera e contadina, ma turbato, agitalo, assai pallido e del resto impossibilitato a parlare con i suoi invitati dato che ignora l'inglese, il fomcesc, l'italiano e i suoi ospiti non capiscono il tedesco salvo Mussolini, che il .Fuhrer non abbandona un istante» 100 • Inglesi e francesi non si preparano in alcun modo per concordare una linea comune e d 'altra parte non ce n 'è bisogno, visto che sono a Monaco per negoziare la resa. Hitler e Mussolini invece si incontrano a Kufstein per poi proseguire insieme verso Monaco; dai documenti diplomatici italiani risulta che, nonostante abbia accettato la proposta di Mussolini, Hitler non ha affatto rinunciato all'idea della soluzione cli forLa contro la Cecoslovacchia, tanto è vero che all'incontro di Kufstein, Mussolini ha preso atto « che Hitler pensava soltanto ai suoi piani militari e che è era tutt'altro che favorevole a una soluzione pacifica» 101 . Le cronache delle trattative raccontano che Hitler ha espresso l'unico desiderio cli arrivare al «ritorno alla madrepatria di tulli i tedeschi» (sebbene sia un'a1lermazione impropria dal punto di vista storico), puntando soprattutto sulla volontà delle democrazie occidentali di evitare la guerra, anche a costo di una resa «senza condizioni». Daladier nel suo intervento iniziale, prova a dimostrare invece una certa combattività, per ottenere che dall'eventuale accordo esca una Cecoslovacchia in grado di mantenere una certa forza dal punto di vista economico e militare. Per questo motivo chiede a Hitler se la sua intenzione sia quella di smembrare la Cecoslovacchia e farla sparire come paese indipe ndente (in tal caso porre bbe il suo rifiuto ad ogni tipo di accordo) o quella di garantire comunque la sua sopravvivenza (in questo caso si dichiara invece disponibile al dialogo). Le discussioni proseguono fino a l momento in cui Mussolini prende l'iniziativa e mette sul tavolo, presentandole come parte integrante di un progetto italian o, le condizioni tedesche consegnate ad Attolico prima della pa1tenza per Monaco 102 . "Tlitler e bbe un momento di esitazione ed il doc umento finì per essere accettato come base di discussione» (Toscano, L'A.,:çe Roma-Berlino ... , cit., pp. 221-222). Poi, una volta definita la questione principa le, Mussolini sembra eclissarsi rispetto al prosieguo 100

Francois-Po ncet, Ricordi di un a mbasciatore a Berlino, Milano, 1917, pp. 277 e ss. C iano ricostniiscc così l'incontro : -TI Fuhrcr illustr;, la situazione. Inte nde liquidare la Cecoslovacchia quale ora è , poich{~ immobilizza 40 d ivisio ni e g li lega le mani in caso di un conflitto con la Francia. [. .. ] Il Duce lo ascolta ed entrambi i ca p i convengono su questo punto : o la Conferenza riesce in breve Lempo (enlr'oggi, specifica il Duce) oppure la soluz ione dovd essere cercata attravcrso la forLa•.Toscano, L"Asse Roma -13erlino . .. , cil. , p. 228. Si veda anche Collotti, cit., .",72. 101

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Colloni (cit , p 377.) .snt1olint><1 cht' l(e.si..stt'v~ulo pro JJOsle tedesche pili radic<1li dovute d iretta-

m e nte a Rihbe ntropp•.


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della trattativa 103 , concentrandosi sopraltullo sul problema delle rivendicazione polacche e ungheresi, che nelle due .settimane precedenti erano state al centro delle sue riflessioni e che ne.s.suno dei presenti ha un gran desiderio cli trattare. La considerazione che la cessione del territorio dei sue.teti non è imposta da Hitler, ma è frutto di una proposta fatta da Mussolini, terzo esterno al conflitto che .si fa portatore di una soluzione indipendente, convince Chamberlain e Daladier, sebbene è ormai chiaro che il premier è arrivato a Monaco con la ferma intenzione di accettare ad ogni costo la pace, anche a prescindere dalla volontà della Cecoslovacchia e dell'alleato francese. Come previsto, Monaco si ri<ioÌve in una pura fon11alità e non c'è nessun tentativo anglo-francese di ritornare al piano proposto il giorno 19. L'accordo, che ricalca quasi integralmente il memorandum presentato da Hitle r a Godesberg, viene firmato all'una e meZ7.a del mattino de l 30 settembre e prevede questi punti: alcuni territoti (quelli cioè in cui la popolazione di origine tedesca è superiore al 500/4) passano immediatamente alla Gennania, mentre gli altri (in cui la percentuale de lla popolazione tedesca è inferiore) sarnnno sottoposti a plebiscito. 1 territori da cedere immediatamente al Rcich dovranno essere liberati entro il 10 ottobre (vale a dire 10 giorni più tardi rispetto alla data fissata da Hitler a Godesberg). Una Commissione internazionale (con rappresentanti dei quattro paesi firmatari e d e lla Cecoslovacchia) avrà il compito di definire le zone da sottopon-e a plebiscito. Francia e Gran Bretagna dichiarano di essere pronte a garantire il nuovo stato cecoslovacco. Getrnania e Italia affermano di essere pronte a fare altrettanto, una volta risolti i problemi delle minoranze polacche ed unghcrcsi 104 • L'accordo di Mc)Tfaco ha quindi sostituito il "dil<tat" fatto da Hitler a Godesherg con un vero e proprio «simulacro giuridico», senza pera ltro la p artecipazione della Cecoslovacchia, vittima sacrificale della Conferenza, costretta a cedere un quinto circa del suo territorio, abitato, oltre che dai sudcti, anche da un milione di cechi. L'utùca concessione a Praga è la possibilità di inviare due rappresentanti a Monaco (Mastny e il miiùstro degli Esteri Masaryk), ma solo per essere di supporto alle delegazioni francese e britanrùca. l rappresentanti cechi, dopo una giornata cli attesa, sono raggiunti alle 19 da Ashton-Gwatkin che li informa de lla clefirùzione di un accordo generale peggiore del precedente piano anglo-francese ; più tardi incontrano invece Wilson, che espone loro le clausole de ll'accordo . A nulla valgono le proteste elci cechi; l'umiliazione è ormai completata poiché l'accordo non potrJ w; Ciano ne l suo Diario ne da una d escrizione m o lto e fficace : •TI Duce, un po' annoiato cla ll'atll10Sfcra vagamente parlamentaristica, che sempre si crea n elle confere n ze, s'aggira per la sta nza, con le man i in tasca e un p o' d istratto . Di tanto in tanto, a iuta n ella ricerca di una formula. Nel su o grande s pirito, se mpre all'avanguardia degli eventi e degli uomini , l'acco rdo è ormai sconta to e, m e ntre gli altri ancora si a ffanna no in problemi più o meno forma li , a lui quasi no n inte ressa più . F.' g ià oltre e

llle dila allre cose• (D e Felice, M u,, ulini il clw ;e, cii., p . 529). 104 Pe r il testo de ll'accordo si veda Nizan, cit., pp . 225 227.


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essere oggetto di revisione 105 . Prima di andarsene Ashton-Gwatkin dice a Mastny e Masaryk: «Se non accetterete dovrete risolvere queste faccende con la Germania assolutamente da soli. Forse i francesi si sarebbero espressi in modo più cortese, ma, credetemi, essi condividono la nostra opinione in merito. Se ne sono lavati le mani»1o6_ Il mattino seguente, Renes dapprima si rivolge all'ambasciatore sovietico sottolineando che Praga è di fronte a due possibilità: guerra contro la Germania (avendo ostili Francia e Gran Rret.agna) o capitolazione di fronte all'oppressore. Chiede pertanto a Mosca di sapere quale atteggiamento avrebbe intrapreso; tuttavia, ancora prima che il governo sovietico discuta la questione, Benes informa l'ambasciatore che la risposta non è più necessatia. Qualche anno dopo, il presidente cecoslovacco spiegherà il suo compo1tamento affermando che è stata soprattutto la minaccia polacca su Tescbe n a dargli l'ultima spinta verso la resa. Taylor (cit., p. 248) conunenta: «Se è vero, fu solo una spinta nella direzione in cui aveva già deciso di muoversi. [. . .] Intanto alla Cecoslovacchia furono rispanniati gli orrori de lla guerra, non solo nel 1938 ma anche per tutta la seconda guerra mondiale. A conflitto fìnito, guardando la città cli Praga dal palazzo presidenziale, Bcnes polè dire: "Non è bello? L'unica ciltà dell'Europa orientale non distmtta. Ed è tutta opera mia"•. ***

Chamberlain è entusiasta dell'accordo che, nei suoi desideri, risolve la questione attraverso la collaborazione tra le quattro grandi potenze europee; p e raltro questo può segnare l'inizio di una nuova fase caratterizzala da una sincera volontà cli pace . Inoltre , dimostra la bontà della strategia della distensione, prevedendo termini migliori rispetto alle richieste fatte a Goclesberg e prevedendo la costituzione di un organismo inte rnaz ionale con la partecipazione anche cli Germania e Cecoslovacchia. L'entusiasmo del premier britannico è giustificato anche dalla firma del Palto di non a ggressione, sottoscritto con Hitler lo slesso 30 se ttembre 107 , aJJ'insaputa della Francia (che sottoscrive rà anch'essa un patto di non aggressione co n la Ge rmania nel mese di dicembre). L'opinione pubblica inglese, sotto 1a guida cli alcuni giornali di riferimento 100 , accoglie l'accordo con grande 105 .n a lad ie r p recisò c he si trattava di una sentenza se nza diritto d 'appe llo e senza possibilità d i mcxlific hc• (Taylor, cit., p. 247). 106 Nizan, cit., pp. 222-224; W hecle r-Renne tt, cit., p . 160. 107 Nel quale i due leader affermano: «Noi siamo de cisi a c he il metodo della consulta zione sia il m etodo adottato per risolvere ogni altra questione che p uò riguardare i nostri due paesi e siamo de cisi a continuare i nostri sfar.li p er eliminare le fonti p rob abili <li d iscordia e contribuire così ad assicurare la pace d ell'Europa• (Duroselle , cit., p .208). 108 •Il "Times" p ubblicava foto cli truppe te desche accolte dalle popolazioni sud ete con p iogge di fiori e a bbracci, ma sorvolava sull'esod o degli antinazisti costre tti a lasciare in tutta fretta il loro paese. h 1vore voli all'appeasement erano pure l"'O bserver" <li lord Aslor, il "Daily Express" e il "Daily mail " cli altri due lord, William Be averbrouk e llarokl Rothennere• (Spinosa, cil., p . 411).


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entusiasmo; tuttavia, non mancano dure critiche, all'interno dello stesso fronte conservatore, come testimonia la presa di posizione di Winston Churchill che parla apertamente di «disfatta totale». Egli critica soprattutto la scelta di Chamberlain di aver seguito Hitler nella logica di crescenti rivendicazioni e prevede che tutta l'area dell'Europa centrale danubiana cadrà presto in mani naziste' 09 . Inoltre, nonostante l'accordo signilìchi per Chamberlain «pace per i nostri giorni», in realtà la crisi, e soprattutto il periodo successivo, causa un salto di qualità nella politica britannica. infatti, se fino a quel momento la linea di condotta è stata incentrata sul1'appeasement, Monaco comporta un brusco cambiamento di rotta e l'avvio di un scrio riarmo, bruciando cli colpo ogni sua valenza positiva. «Dopo Monaco, dopo il trauma politico e psicologico di "dover affrontare la tigre col fucile scarico" - anzi, le "tigri" previste erano due, dall'Atlantico al Mediterraneo - gli inglesi lasciarono solo la parvenza dell' appeasement e puntarono quasi esclusivamente sul riarmo su tempi i più brevi possibili. L'Ammiragliato contava di schiacciare prima l'Italia nel Mediterraneo e in Africa , e poi di combattere contro i tedeschi. Intanto, Londra era riuscita ad assicurarsi l'uso degli aerodromi de lla Saudia per servirsene contro l'impero mussoliniano» (Quartararo, cit., p. 402). Anche Dalaclicr è accolto in Francia con entusiasmo, ma a differenza d ell'alleato, il presidente del consiglio francese, al di là delle dichiarazioni di circostanza improntale all'ollimismo ed alla capacil::ì delle democrazie occidentali di aver costretto il cancelliere del Reich ad un passo indietro, è consapevole della perdita cli prestigio derivante dall'aver comunque abbandonalo un paese allealo. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale gli storici si sono posti la domanda se l'accordo di Monaco abbia dato vantaggi a Francia e Gran Bretagna. Secondo alcuni, nonostante tutto, la conferenza avrebbe comunque dato ai due paesi un anno di tempo in più p e r progredire nella preparazione; secondo altri invece la capitolazione della fine di settembre ha portato vantaggi soprattutto alla Germania, perché le democrazie occidentali hanno perso un'importante linea dife nsiva e un contributo notevole da punto di vista militare. Tuttavia, la liquidazione della Cecoslovacchia andrebbe valutata non solo d a l punto di vista strettamente «aritmetico degli effettivi e degli armamenti dei due schieramenti», ma anche dal punto di vista del diverso impatto psicol ogico delle due s ituazioni , del 1938 e del 1939. Infatti , ne l corso della cris i dei Sudeti lo spirito combattivo dei fra ncesi e deg li inglesi si è dimostrato 109 Tlna <lichiar:izionc <li Churc hil l a lb Ca mc r:i <lei Comuni il 3 ottobre rende l'id e~ del clima in cui sono avvenute le t rattative tra H itle r e C.hamhe rlain: •A Rerc htesgaden venne richiesta, con la pisto la, una sterlina. Non appena questa fu data ( a C.odesberg) venne ro richieste, con la pistola r unrata, due s terline. Infine (a Monaco) il dillatore accettò di p rendere una sterlina , 17 scellini e 6 pc nces, ed il resto in promesse d i buon:1 volontà p er il futuro• (Wheele r-Benn ett, cit., p .192).


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scarso, perché «le opinioni pubbliche delle democrazie, non solo non avevano ancora esatta coscienza dell'entità della minaccia nazista, ma ritenevano sostanzialmente fondate le rivendicazioni hitleriane•. Invece, un anno più tardi, «nessun dubbio ormai più sussisteva sull'impossibilità cli prestare fede alla parola cli Hitler e la grande maggioranza aveva reali:Lzato come, dopo il colpo di Praga, non fosse più possibile una seconda Monaco» 110 • Mussolini è salutato in Italia come l'uomo che ha reso possibile la pace e in seguito ricorderà i giorni successivi all'accordo «come il suo momento di maggior popolarità in vent'anni. Lo disturbava soltanto il pensiero che gli italiani lo plaudessero non come vincitore in guerra, ma nel ruolo, per lui inconsueto, di pacificatore» (Mack-Smith, cit., p. 285). Sulla base dei risultati della conferenza, Mussolini tenterà anche nel periodo successivo di far valere il suo ruolo di mediatore, in nome di quella «politica del peso determinante• che cercò continuamente di riproporre, e camuffare, soprattutto ad uso internom. De Felice commenta: «Raramente l'entusiasmo popolare era stato attorno a lui così spontaneo e convinto, forse solo il giorno della conquista di Addis Abeba. Per Mussolini era un trionfo, ma non quello che avrebbe voluto: dov'era l'anima guerriera ed eroica degli italiani? Quell'entusiasmo aveva un'altra origine e un altro significato, che al duce non potevano piacere f. .. l. Rivelava una gioia per lo scampato pericolo, un attaccamento alla pace così smodati da denotare mancanza di "dignità", di "spirito di sacrificio", "gretto egoismo borghese", "pacifismo", paura non diversi da quelli delle "esangui" e "putride" democrazie [... ). E questo dimostrava che !"'uomo nuovo del fascismo" era lungi dall'esser stato sfornato• (De Felice, Mussolini il duce, pp. 530-531) 11 2 • Ma anche all'estero viene esaltato il ruolo decisivo che il capo d el governo avrebbe avuto per la soluzione diplomatica della cns1; in fatti Chamberlain, prima di partire per Monaco dichia ra ai Comuni: «Pe r quanto riguarda Mussolini, il suo contributo è stato indubbiamente totale e forse decisivo. E' grazie al suo consiglio che le tappe fina li della mobilitazione sono state aggiornate di ventiquattr'ore, per darci una possibilità di discutere della situazione ... Jo penso che l'Europa e il mondo abbiano motivo di essere riconoscenti al capo del governo italiano per la sua opera e il suo contributo ad una soluzione pacitìca»ll3. Tuttavia, anche a 1 111

Toscano, Pagine di storia diplomatica e contemJx>t'tlnea, uol. Il - Origini e vicende della secon du guerra mondiale, Giuffrè, Milano, 1963, p. 117 . 1 n De Felice, Alcune osservazioni su.Ila politica estere, mu.ssuliniana, in L 'Jtalia .fra tedeschi e alleati. La politica estera fascista e la seconda guerra mondiale, Il Mulino, Bologna, 1973, p. 74. 112 JJ Corriere della Sera il 28 se ttembre scrive: •Non è esagerato dire che la persona e l 'azione cie l duce sono diventate il fu lcro d i un vero capovolgimcnro d elfa situazione e proprio quando sembrava che non fosse possibile alcuna trattativa, ecco che ci si rimette a conversa re e n ella forma p iù so lenne. [. .. ] Ed orn è c hiaro che, senza l'intervento del duce, questa prova non ci sarebbe stata ... •. 113 Dichiarazione alla Camera d ei Comuni cie l 28 settembre 1938, riportala in Nizan, cit., p. 187.


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Mussolini non sfugge il vero significato della conferenza, che in realtà h a semplicemente rimandato un confronto più ampio. Infatti, alla fine del gennaio 1939 dichiarerà di non avere molte illusioni: «Quei signo ri a Monaco avevano bisogno di chi gli suggerisse, a ognuno nella sua lingua, un compromesso decente. Tutti avrebbero fatto la guerra ma nessuno era pronto. Nemmeno la Germania che aveva puntato sulla lentezza delle Democrazie nel reagire. A settembre la guerra è stata solo rimandala . .. »1 14 . Inoltre, dal punto di vista militare, il duce ha ricevuto a Monaco anche una piccola umiliazione; infatti, ritenendo di dover partecipare in qu alche modo allo smembramento della Cecoslovacchia, all'inizio di ottobre da isLruzioni a Pariani affinché sia pronto a inv iare a Praga un contingente di granatieri di Sardegna e di bersaglieri, richiesta che invece non è mai arrivata da Berlino (Gooch, cit., p. 139). La crisi inoltre ha determinato una crescita enorme del prestigio di Hitler; eppure, nonostante abbia ottenuto un grande risultato, non è comunque del tutto soddisfatto, dal momenlo che l' appeasement d i Francia e Gran Bretagna gli ha comunque impedito di ottenere la vittoria militare che cercava. Dal suo punto di vista, infatti, Chamberlain e Daladier hanno costretto il governo ceco a capitolare a tal punto che neppure lui è in grado di trova re una scusa per dichiarare guerra; per questo motivo da questo momento in poi il Fuhrer inizia a lavorare per occupare tutta la Cecoslovacchian 5 • Il 1 ° ottobre le truppe tedesche enlrano nei territori dei sudeti , non rispettando nemmeno le concessioni minime fatte alle democrazie occidentali tanlo che i plebisciti, cui si era impegnato Tlitler a Monaco, non saranno mai effettuati. Il nuovo confine tra Germania e Cecos lovacchia è stabilito in base a motivazio ni strategiche e non a criteri di nazionalità; infalti 250 mila tedeschi restano in Cecoslovacchia, mentre 800 mila cechi diventano cittadini del Reich. Praga perde tutte le fortificazioni e subisce una gravissima disg regazione del suo sistema industriale e fe rrov ia rio. Si registra inoltre una grave crisi istituzionale, causata dalle dimissioni di Benes che p ortano alla nuova presidenza cli Hacha ed alla costituzione cli un governo a utono mo in Slovacchia , pre sieduto da Mons. Tiso. Ai primi di otto bre i cechi cedono anche il distretto di Teschen alla Polonia e il 2 nove mbre Ciano e von Ribbe ntropp, nel corso di una cerimonia cui non sono inv itati n é france si n é inglesi, fissano il nuov o confine fra la Cecoslovacchia e l'Ungheria. 11

• Spam panalo, L'u ltim o M msolini. Volume primo D a M onaco all'armistizio, Rivista Romana, Ro ma, 1964, p . U . 11 5 ·"Quell'in<livi<luo mi ha privato dell'entrata in Praga", d isse Hitle r al dottor Schach L al suo ritorno a Be rlino, alludern.lo a Charnherla in e da quel momento s i dedicò a cre are una situazion e Lale da re ndere impossibile alla mutila la Cecoslovacchia di continuare ad csist<"r<"• (Wh-,,.1,. ... R..nn..rr, c it , p. 317) .


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In pratica, Monaco provoca l'inizio della liquidazione del paese che nel periodo tra le due guerre era stato un modello di democrazia. Eppure alcuni storici hanno espresso un giudizio severo su Praga, vittima designata delle mire espansionistiche di Hitler, che con il suo comportamento avrebbe dato un notevole contributo alla vittoria di Hitler; infatti, il paese, con 34 divisioni, avrebbe probabilmente avuto, nel 1938, la capacità per resistere a Hitler, anche se ha preferito fare affidamento all'appoggio a nglo-francese piuttosto che prepararsi a sostenere uno scontro aperto con la Germania. Così facendo Bencs ha finito per accettare, nonostante le forti proteste levate contro il "tradimento" delle democrazie occidentali, di perdere senza colpo ferire la regione dei Sudeti prima e l'indipendenza poi, piuttosto che affrontare la guerra. Il punto è che, come abbiamo visto, nel corso della crisi il presidente cecoslovacco ha trascurato «deliberatamente l'alleanza con la Russia sovietica: a suo parere, essa era un supple mento, non un sostituto, dell'alleanza con la Francia. [. .. ] [I3enesl Era un occidentale, erede di Masaryk, che con l'aiuto dell'occidente e non dei russi aveva ottenuto l'indipendenza cecoslovacca. Disse a Newton, il ministro britannico: "I rapporti della Cecoslovacchia con la Russia sono sempre stati e rimarranno di secondaria importanza ... Il mio paese seguirà sempre e sempre sarà legato all'Europa occidentale "» (Taylor, cit., p. 209). E anche se fosse stato pronto a ricevere aiuto d a i sovietici, nel paese erano comunque molti a spingere per impedire tale ipotesi, come ad es. il partito degli agrari cechi, il maggiore della coalizione, che temeva ogni tipo di associazione con i comunisti. Anche se non mancano autori che invece criticano questa ipotesi, m ettendo in dubbio la consistenza militare della Cecoslovacchia, poiché «i cecoslovacchi non combatterono mai né dopo Monaco né dopo Praga n é durante l'intero periodo <li occupazione tedesca durante tutta la seconda guerra mondiale, anzi la Boemia e Moravia fu forse il Paese più 'collaborazionista' fra tutti quelli caduti in mano a H itler• ('l'oscano, L 'Asse Roma-Berlino ... , cit., p. 218). Infine , la conferenza ha causato l'ennesimo fallimento della Società delle Nazioni quale organismo sovranazionale in grado di risolve re in modo pacifico le controversie. La crisi del sudeti rappresenta la fine del sistema di sicurezza collettiva nato alla fine della prima guerra mondiale, fatto di alleanze reciproche e di dichiarazioni senza un risvolto concreto, che ha contribuito ad indebolire le capacità di deterrenza delle democrazie occidentali. Queste, infatti, hanno agito secondo un falso senso di sicurezza, indotto da un sistema che ha generato forti speranze ma che, alla fine ha garantito poco o nulla 116 . "" An<lrcatta , Mituz ioni per la pace, li Muli.no, Bologna, 2000, p . 75.


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Conclusioni Il 1938 è un anno importante per le origini della seconda gueJTa mondiale; l'Anschluss e poi la crisi dei sudeti dctìniscono il contesto degli a vvenimenti che porteranno all'inizio del conflitto. In tale ambito la conferenza di Monaco rappresenta per l'Italia una "vicenda nella vicenda", nel senso che essa si inserisce in un quadro cli relazioni più ampio, cli respiro europeo e non solo. Da una parte, infatti, troviamo il crescente legame con la Germania e dall'altra il tentativo cli consolidare la relazione con la Gran Bretagna che, nel 1938, avrebbe potuto, forse, dare alla nostra politica estera un indirizzo diverso. Certamente la storia non contempla i "se" e i "ma"; tuttavia l'Accordo dei •due imperi» del 16 aprile 1938 avrebbe potuto giocare un ruolo importante. Accordo che, nato sotto la pressione dell'annessione tedesca dell'Austria, aveva segnato il rinnovamento della collaborazione tra Roma e Londra, ai fini del mantenimento detto status quo in Europa. L'accordo avrebbe potuto facilitare un'intesa di analoga pottata con Parigi, dando così alla politica di Mussolini un indirizzo alternativo rispetto all'allineamento con la Germania nazista. Tuttavia, affinché ciò avvenisse, sarebbe stata necessaria che, nella crisi cecoslovacca, ci fosse una continua collaborazione tra Roma e Londra, che invece mancò del tutto. Infatti, da una patte il governo inglese, mantenendo una sua diffidenza cli fondo nei confronti di Mussolini (ritenuto ormai sempre più vicino ad Hitler), decise di tenere l'Italia ai margini de lla crisi117• dall'altra il governo italiano diede invece sempre scarsa impotta nza alla crisi e si limitò a dare un crescente supporto alla politica tedesca. E' indicativo che nel mese di maggio (come abbia m o visto, fondamentale p er lo sviluppo de lla crisi) gli scambi diplomatici tra Roma e Londra si limitano ai soli ra llegrame nti per la stipula dell'Accordo di Pasqua, me ntre nulla viene detto sulla situazione in Cecoslovacchia. Inoltre, non vi fu alcun contatto tra Ro m a e Londra ne i m e si di agosto e sclte mbre, né nel periodo cruciale dei viaggi di Chamberlain in Germania. Il governo inglese s i decise a coinv olgere l'Italia solo all'ultimo momento, quando Chamberlain, per scongiurare il pericolo di un conflitto a quel punto ritenuto ormai certo , si rivolgerà a Mussolini affinc hé agisca da mediatore nei confronti di Hitler. La Confe renza di Monaco avrebbe potuto significare il consolidamento della politica dei "pesi contrapposti" vagheggiata da Mussolini; politica che n on escludeva affatto un Generai settlement con Londra né un accordo futuro con i francesi e che avrebbe lasciato libera l'Ttalia cli continuare il "passo doppio " e di far valere il suo peso diplomatico verso l'una o l'altra parte fino al m om en117

•Solo incid en talmente, il 25 maggio, Halifax disse a Grandi che le notizie 'incoraggianti' che giungevano da Berlino e da Prnga lasciavano spcrnre in u na soluzio ne pacifica de lla questione dei Sucleti. Sotto lineò quindi c he 'l'allann e · delle :,cttin1anc p r cccdcnli e ra stato 'eccessivo e sprnpnu.iunato'. Ha lifax non chiese neppure qua le fosse l'opinione di Roma a l rig uardo• (Q u,11tararo, cil., p . 394).


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lo della scelta definitiva118 che, tuttavia, nel settembre 1938 non era stata ancora presa. Pertanto, nella situazione delineata a Monaco, egli avrebbe voluto continuare a svolgere il ruolo di "mentore" nei confronti della Germania, con la speranza d1e il legame con Londra potesse portare ad una sua azione moderatrice nei confronti della Francia. Tuttavia, la stabilità della "vetticale" RomaLondra ven-à spazzata via dagli avvenimenti del periodo successivo (a partire dal marzo 1939, in occasione della liquidazione della Cecoslovacchia) che faranno emergere come "insolubili" i contrasti nel Mecliterraneo 119 .

*** La conferenza di Monaco provoca un'altra importante conseguenza; vale a dire cresce la consapevolezza di J.ondra circa la inevitabilità dello scontro con la Germania e, di conseguenza, anche con l'Italia, ritenuta eia Chamberlain ormai definitivamente "conquistata" alla causa di Berlino. Per questo, dopo Monaco, non solo gli inglesi non ebbero alcuna intenzione di persuadere i francesi a fare concessioni nelle trattative con Roma, ma anzi li hanno spinti a una maggiore determinazione e ad accelerare i progrnmmi di riarmo nella convinzione che l'unica possibilità per una soluzione pacifica fosse r1el non dare a Roma l'impressione di essere disposti a fare concessioni nel Meclitemineo 120. L'Italia, come abbiamo visto, pa1tecipa invece in modo solo limitato al riarmo che, a partire dalla metà degli anni '30, coinvolge gli a ltri paesi e questo nonostante investa nelle spese militari una parle ragguardevole del bilancio, che risulta tuttavia inadeguato rispetto allo status di grande potenza che Mussolini voleva mantenere. Ne deriva che man mano che il conflitto mondiale si avvicina, le forze annate perdono di competitività per armamenti, dotazioni e scorte 121 • Le cause sono essenzialmente 4L1allro: «la

118 -M11ssolini voleva mantenere apena la po rta de lla parte della (~ran llrelagna e s perava in un attivo funziona mento <lei l'alto cli Pasqua• ('Toscano, f e origini diplomatiche... , cit., pp. 16-17). 119 •Mentre nel periodo 1933-38 i rapporti anglo-ilaliani nel mediterraneo e in Africa condizio narono pesanteme nte l'evoluzio ne di qnclli europei ed internazionali, dall'Anschluss in p o i, fìno al '40, avvenne esattamente il contrario: furono gli avvenimenti europei, ovvero il revanscismo hitleriano, a rendere irreversibile fa tensione anglo-italiana nel Meclitemm eo• (Qua1tara ro, cit., p. 403). 120 -C'è una sola cosa che dobbiamo co~lantemente dire a Mussol ini in nn modo o nell'altro; la certeZ7:i che la Gr.rn Bretagna è adeguatamente annata e pronta a scendere in campo in 4ualsiasi momento• (Qua1tararo, cit., p. 411). 12 1 TI genernle Favagrossa (che dall'agosto ·1939 assunse la catica di Commissario generale pe r le fabbricazioni di gueml) ba comme ntato: •L'Esercito era male a rmalo, peggio equipaggiato, rnoralmenLe sfiducialo per l' insufficienza palese dei mezzi in relazione alla politica aggressiva del governo e per il trattamento sfavorevole rise,vato a i suoi quadri rispetto a quelli della milizia. T.' Aeronautica, dopo il Logorame nto s ubito ìn Africa cd in Spagna, non si trovava in mig liori condizioni per deficienza cli m ezzi, limitato addestramento di personale e p er la venistà d e lla massa di apparecchi d i cui disponeva. Per l'Esercito e l'Aeronautica i bilanci limitati ebbero riflessi non solo sulla consistenza dei rnagaz zi.ni di mobilitazione, ma soprallullo sull'attrezzatura delle industrie di guerra . La Marina, pur no n navigando nel mare dell',ibbond,in'.1>1, pntPv>1 svnlgc:rc tuttavia i su oi programmi, sia pur ridotti. per l'insuflì cienza cli bilancio•. Pavagrossa, Perché perdemmo la ~ucrTa, Ed. Riz.zoli, Milano, 1946, p . U .


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scarsità delle risorse e lo scarso sviluppo industriale e della motorizzazione nel Paese; il conseguente mantenimento di una filosofia ordinativa apparentemente rinnovata, m a che <li fatto tende sempre più a compensare con il numero la qualità; le guerre limitate di Etiopia e Spagna che prosciugano risorse finanziarie ingenti distolte dal reale ammodernamento e consumano dotazioni, automezzi, vestiario, carburanti; la cattiva organizzazione della mobilitazione civile e militare. Di qui le distorsioni nella preparazione e l'impossibilità cli fare fronte anche alle pur ridotte esigenze quantitative e qualitative cli una dottrina logistica che rimane inadegua ta alle esigenze della nuova guerra, perché troppo influenzata da falsi concetti di "economia" e "autarchia", che di fatto vorrebbero fare a meno non solo del superfluo, ma del necessario, il che è palesemente inattuabile»122• ***

Riguardo l'allineamento tra Roma e Ilerlino, Siebert fa risalire la sua "logica" alla sottoscrizione dell'Asse nell'ottobre 1936 e agli interessi italia ni nel Mediterraneo; questi infatti «prima o poi avrebbero indotto l'Italia all'avvicinamento alla Germania. Se mm voleva ridimensionare sensibilmente i suoi grandi obiettivi, egli [Mussolini] li poteva realizzare solo scontrandosi con le potenze tradizionalmente dominanti in questa zona e coprendosi le spalle con la potenza continentale tedesca ... Possiamo quindi supporre che la crisi abissina e la guerra civile spagnola non abbiano fatto che accelerare la formazione di un'intesa italo-tedesca» 123 . Petersen cit. , p. 444), da parte sua, spiega ]'"inevitabilità" dell'allinea{Ilento tra Mussolini e Hitler chiamando in causa diversi fattori: «Il sistema fascista e quello nazionalsocialista, sorti entrambi dalla crisi dell'ordinamento liheralclemocratico in Europa, ed entrambi espressione e punto culminante della patologia sociale del nazionalismo e uropeo, dipendenti a lunga scadenza entrambi dall'espansione a causa della loro strnttura sociale e , grazie alla loro posizione geografica, non ostacolati da nessun conflitto d 'interessi insormontabile, recavano in sé i presupposti che resero quasi inevitabile un allineamento finale». Tuttavia, in occasione della crisi dei sudeti, non ci fu alcuna azione diplomatica concertata con Berlino; i tedeschi agirono sempre per conto loro e Mussolini diede loro appoggio sulla base delle informazioni prove-

122 Botti, La lu1<istica dell'eserc ito italiano (1831 - 1981). Volume 111: D a lla guerra totale alla !{Uerra integrale (1919 1940). Stato Maggio re dell'Ese rcito - Ufficio Storico, Roma, 1994, p . 511 . 23 ' Sie bert, Italiens W,;;!( in den 7.wetein Waltkrieg, Frnnkfurt a. Main-Bonn, 1962, pp. 6, 16, 58, rirx>rlalo in Petersen, cit., p . 436. Mack-Smith invece scrive che •il n ucleo centrale del fascismo era[. . .] la deliber.1.t:1 intenzione cli far saltare in ari:1 la p ace europea. Tn queste circostanze lla lia e Germania erano quasi certe di cUvenire alleale, una volta che si fossero accordate s11ll 'A11s1,-;,.. M,rck-Smith, lla~p. A modem bisto ry, Lon<lon, 1959, p. 117.


La crisi dei Sudeti, 11talia e gli equilibri eurof,ei nel 1938

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nienti <la Attolico. ln realtà queste, al momento della trasmissione a Roma erano già obsolete, superate dalle successive rivendicazioni del Fuhrer, cosicché Mussolini pensava di riuscire interpretare il pensiero di Hitler, salvo poi scoprire che la situazione era <li versa (Toscano, L 'A.\:\·e RumaBerlino .. ., cil., p. 219). l tedeschi non chiesero mai all'Italia di intervenire (né hanno pensalo realmente di farlo), anzi, come abbiamo visto, nella richiesta di stipulare un'alleanza militare del giugno 1938 esclusero dal casusfoederis proprio la questione cecoslovacca124 • Fu invece Mussolini a fare presente che, in caso di fallimento della conferenza, l'Italia avrehhe partecipato al conflillo a fianco della G-ermania 125• Ora, tutti coloro che hanno vissuto la crisi vicino a Mussolini hanno maturato l'idea che egli pensasse che l'Italia sarebbe stata costretta a partecipare al conflitto 126 (tanto è vero che Mussolini era dell'opinione che «si dovessero accelerare "le basi dell'intesa politica con Berlino" e la creazione <li "organi di collegamento militare"»127), pur non essendo affatto entusiasta, perché consapevole che la nostra preparazione militare fosse ancora insufficiente e che la piena efficacia dell'Asse richiedeva ancora una certa preparazione; inoltre si rendeva conto che il conflillo sarebbe stato lungo e che, qualunque fosse stato l'esito, avrebbe causato conseguenze negalivc a tutti i belligeranti. Ma allora perché Mussolini si impegnò in questo modo con la Germania? Oe Felice (cil., pp. 534-535) risponde sottolineando che il duce era convinto che Parigi e Londra non sarehhero mai intervenute, perché "vecchie" dal punto di vista demogratìco e prive del dinamismo morale necessario. Da ciò scaturiva la certezza che appoggiando la Germania avrebbe potuto cogliere una serie cli risultati positivi: umiliare le due democrazie; provocare una crisi nei loro rappotti e, soprattutto, tra la Francia e l'l Jnione Sovietica; dare una prova lampante de lla vitalit,ì dell'Asse; acquistare consensi e simpatie in Polonia e Ungheria, anche per contrastare in questi paesi la crescente presenza di Berlino.

,,_, ,Egli lvon Ribentroppl des.i de rava precisare che la Germania avrebbe p reso esdusivamenle su se slessa la liquidazione della Cecoslovacchia e non si sarebbe anesa d i essere a iutala mililarrnenle <lall'ltalia in un conflitto che fosse scoppiato a causa d i essa; che anzi, la Germania, ove l'Italia lo avesse desider:lto, avrehhe potuto, in una clausola apposita, iJnpegnarsì ad escludere dal quadro di un'eventuale allean7.a il caso cecoslovacco. A Rom:1 non si cloveva c redere per un solo momento che la Germania volesse un'alleanza militare per tira rla in hallo in una guerra per la Cecoslovacch ia, (Toscano, !,'Asse Ronw-JJerlino. .. , cit., pp. 222-223). 125 li 27 settembre, •in un barlume cli sincerità C iano sì lasciava a nelare a una confessio ne c he suonava contlarma de finitiva della politica del'Jtalia : "Il Duce e io, pur non spingendo la Germania al conOiLLo, non abbiamo fat10 niente per tr.1llenerla", (Collotti, cit., p. 371). .,,1, Secondo Toscano (le origini diplomatiche.. . , cit., p. 220) er:1 evidente che ,il capo del governo fascista fosse in procinto dì Lrnscinare l'Italia in un contlitto senza esservi tenuto da alcun impegno formale e senz.a che i tedeschi sì fossero preoccupati di m :rntenere il governo fascista al corrente dei propri propositi-. 127 Colloni, cit. , p. 372.



G H JSEPPE TOTARO

EVOLUZIONE E PROSPETfIVE FUTlJRE DELLE RISORSE FINANZIARIE DEDICATE ALLA COMPONENTE TERRESTRE DELLA DIFESA Premessa I profondi mutamenti che hanno caratterizzato, negli u ltimi venti anni, il contesto internazionale, entro il quale si colloca oggi l'Italia, hanno comportato l'assunzione per il nostro Paese cli un ruolo nuovo e più attivo sull'intera scena politica mondiale I e, di conseguenza, hanno comp01tato l'inizio d i un corposo processo di cambiamento dell'organizzazione della Difesa nazionale. 1n tile quadro si asc1ivono le numerose missioni condotte dalle Forze Armate italiane che hanno p01tato ad impiegare, contemporaneamente, fino ad 11 .000 militari al di fuori del territ01io nazionale, nei più disparati teat1i operativi del mondo, impiegati sotto la bandiera della NATO, dell'Unione Europea o delle Nazioni Unite per esprimere il contributo del Paese alle missioni di suppo1to alla pace, stabili:tzazione, ricostruzione e assistenza umanitaria. Ai numerosi impegni fuori area, si sono accompagnali, negli anni, altrettanti interventi sul tenitorio nazionale, in cui le Forze Armale hanno contribuito, ad esempio, ad assicurare la protezione degli obiettivi sensibili contTo la minaccia del tennrismo ed a gm,mtire il controllo dello spazio aereo e marittim o. Sono stati raggiunti livelli di in1pegno così intensi, protratti nel tempo ed assolutamente qualificati da essere costantemente apprezzati a livello internazionale. Questi, però, hanno comportato profonde modifiche stmttumli n ell'organ.iz7.azione della Difesa e richiesto un adeguato sostegno in te,rnini di risorse cli varia natura: umane, intellettuali, morali, mate1iali e, soprattutto, finan ziarie 2 . Il fondamento di qualsiasi ristruLLura:.,.ione/ riorganizzazione, infatti, è costituito proprio dalla disponibilità di risorse finanziarie atte a garantirne un'adeguata sostenibilità. Ma, nonostante, il grande processo di trasformaz ione dello strumento militare abbia già compiuto enormi passi in avanti, come testimonia il passaggio da esercito cli leva ad esercito professionale, le risorse finanziarie disponibili, negli ultimi anni, sono andate d rasticamente riducendosi. Tali riduzioni hanno avu to sensibili ripercussioni, 1 "L'Italia s i carattcrina, nel conteslo interna zion,ile, per una forte presen7sl nelle Organizzazioni internazionali di Sicurezza e <li Difesa. Grazie a tale rilevante pa,tecipazionc a lle iniziative inte rna zionali, nonché ad una fo1te capacit:cì proposi6v;i , l' Italia ha acquisito un d iverso peso politico m ondia le e , da Paese cons umatore di si<;urezza , è d ivenuto Paese produtto re di sicurezza". Difesa, Libro Bhrnco 2002, pag. 10. 2 SMD, investire in sicurm:7a -Fnrze Armate: unu strumento in evoluz ione, Ed. Ministero D ifesa 2005, pag.4.


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Giuseppe Totaro

soprattullo, ne l settore dell'"Esercizio", le cui disponibililà sono de putate a consenlire il necessario "appront:amcnlo d e lle forze" ed hanno messo in crisi de licati settori tra cui l'addestramento, il sostegno logistico , il mantenimc nlo in efficienza dei me zzi e degli equipaggiamenti e le infrastrutture. Per il futuro la situazione si prospella ancora più crilica: la mancanza di un adeguato supporto finanziario allo stnunento militare comporterà, in brevissimo lempo, l'impossibilità di soste nere lo sforzo cd il rnolo che l'Italia tu1 voluto rilagliarsi nello scenario internazionale. I.a presenle ricerca si prefigge lo scopo di veriHcare la congruità delle risorse tìnanziarie dedicate dall'Italia alla propria Difesa, con pa1ticolare riguardo a lla componente tetTcstrc delle Forze Armate (Esercito Italiano), e verificare se vi sono possibili "soluzioni ordinative" che possano contribuire a garantire l'impiego ottimale delle 1isorse dis ponihili. Inizialmente, è stata analizzata la struttura fina nziaria ed anuninistrntiva d ella Difesa, dal 1947 ad oggi, sia de ll'area tecnico-arruninistrativa sia dell'area tecnico-operativa, al fine di individuare le Autorità e le responsabilità coinvolte nella pianifk.azionc e nella programmazione delle esigenze nonché nella gestione delle risorse. In tale contesto, con particolare riferimento alla slruttura finanziaria dell '.Esercilo Italiano, si è cercato di definire, sulla base dell'anali<;i dei dali storici e delle esperienze maturate, una po:,sib ik riorganizzazione degli 01ga11i di vertice coinvolti nel processo di programmazione e di gestione che possa conttibuire a migliorare ed ottimizzare l'impiego delle risorse finanziarie. Successivamente, sono state esaminate la struttura del bilancio della Difesa, le novilà introdotte di recente con lo stato di p revisione de lla spesa 2008 e l'evoluzione del bilancio n egli ultimi anni, con particolare rigua rdo alle risorse d estinate all'Esercito. In seguilo, sono stati messi a confronto i clali finanzia.Ti nazionali con quelli <>iori Paesi europei al fine di tratTe utili considerazioni sull'impegno ecodei rna&, nomico clell'llalia per la politica di difesa. Pur conside rando i limiti esiste nti per una dettagliala comparazione, i Paesi osservali sono stati la .FrJncia, la Ge rmania ed il lkgno Unito in quanlo con<;iderati simili all'Italia per strutture ed organizzazioni politiche, econorniche, sociali, ctùturali e, non ultimo, militati. Sulla base di tali comparazioni, con parlicolare riferime nto alla componente te rrestre, si è cercalo, inoltre, cli definire un possibile indice statislico da. rilene rsi utile sia per indirizzare la progranunazione finanziaria sia per indicare i valori a cui dovre bbero tende re i volumi finanziari p er fare fronte alle reali esigenze de lle compo nenti dello strumento militare . Sulla base dei dali finanziari conseguenti ai re centi provve dimenti governativi, infine, si è fornito un quadro aggiornalo delle possibilità <li effe llivo sviluppo de lla Forza Armala soffe rmandosi, in pa1ticolar modo, sulle criticità che stanno emergendo e che potrebbe ro porta re nel tempo ad un ridime nsionamento dello strumento militare lerrestre tale da compromettere la sua piena fun zionalità con sensibili consegue nze anche sul ruol o che il Paese ha ed intende svolgere ne llo scenario interna1.ionale.


Fvoluzione e prospettive }i.aure delle risorse jìnanziarie della Difesa 153

CAPITOLO I

IL NUOVO RUOLO DELLE FORZE ARMATE E 1A TRASFORMAZIONE DELLO STRUMENTO OPERATIVO

1.1 Il processo di trasformazione della Difesa. Negli ultimi anni, i cambiamenti dello scenario internazionale, le linee cli politica estera ed i rilevanti problemi economici da affrontare, hanno indollo le Autorità di vertice, sia politiche che militari, a svolgere un ruolo nuovo e più concreto nel campo dell'organizzazione della Difesa. Tali Autorità sono, infatti, chiamale a: provvedere alla definizione puntuale degli obiettivi da perseguire; operare una più fruttuosa ripartizione delle risorse finanziarie disponibili per supportare al meglio il processo di dimensionamento e trasformazione dello strumento militare in relazione agli impegni da assolvere. In tale processo, alle autorità politiche spetta la definizione del livello di ambizione nazionale, ossia il ruolo e l'influenza che il Paese ritiene di dover esercitare nel mondo, con la conseguente predisposizione degli adeguati strumenti diplomatici, culturali, economici e, chiaramente, militari. Alle Autorità militari, invece, spetta il compito di delineare e gestire il necessario processo di trasformazione. In altre parole, spetta alla politica il compito di indicare gli obiettivi da conseguire e provvedere ad una coerente assegnazione di risorse, mentre è compito dei militari, nell'ambito delle proprie conoscenze tecniche e competenze professionali, provvedere all'organizzazione, all'equipaggiamento ed alla preparazione del dispositivo di difesa e sicurezza di cui il Paese intende dotarsi 3. In tale cornice, il raggiungimento degli obiettivi dovrebbe discendere da una prospettiva strategica di medio/ lungo termine in cui venga no tenuti in dehito conto sia i rilevanti tempi necessari per il conseguime nto ed il consolidamento di moderne ed efficaci capacità operative, sia l'esigen za di sostenere l'organizzazione militare nella sua dinamica evolutiva correlandone saldamente l'evoluzione e la trasformazio ne a ll 'intero Sistema Paese. rl coinvolg imento di tutte le componenti della società in tale processo è, infatti, strettamente legato alla natura politica di qualsiasi intervento cli tipo militare che deve corrispondere ai reali interessi elci singoli Paesi che lo pongono in essere 4 • ' G. BOTONDI, "Così la Di/~>sa aiuta l'industria. e viceversa , Specchio Econom ico, Mensile cli eco n o mia, politica e attualità, anno XXVI n. 11 , novembre 2007 , pp . 18 -20. 4 C. JEAN , Guerm , strate.µ_iu e sicun'.z.za, Lalerza, 19 97, pp. 240-242.


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Si può, dunque, facilmente dedurre come la pianificazione e la predisposizione di uno strumento militare nelle sue dimensioni quantitativa, qualitativa e capacitiva sottendano una serie di attività complesse che tutte insieme contribuiscono a rendere credibile il ruolo a cui il Paese aspira nello scenario internazionale 5. L'esperienza vissuta negli ultimi anni dall 'organizzazione della Difesa italiana, simile peraltro a quella di tante altre nazioni occidentali , ha evidenziato come nell'attività di pianificazione non si possa non tenere conto, in primis, di una serie di elementi che derivano proprio dallo scenario di riferimento in cui si colloca il Paese. Tale scenario, negli ultimi anni, si è progressivamente e rapidamente trasformato, caratterizzandosi per: una sempre più marcata globalizzazione a livello economico, industriale e tecnologico; un processo di frammentazione sul piano politico-sociale che ha pottato all'insorgenza di rivendicazioni etniche e di neo nazionalismi oltre che alla diffusione di fondamentalismi religiosi; uno sviluppo del fenomeno del teJTorismo che assume una connotazione globale 6 in grado di influire sulle dinamiche politiche tra gli Stati e all'interno degli stessi 7 ; un ruolo più attivo della comunità internazionale che ha acquisito una maggiore propensione ad intervenire nelle varie aree di crisi. Sensibili mutamenti sono derivati, inoltre, dai due grandi "crolli epocali" del muro di Berlino e delle Twin Towers - quest'ultimo conseguenza dell'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001 - che rappresentano 1a fine della guerra intesa in senso tradizionale, caratterizzata dalla strategia della deterrenza e dalla stabilità generata dalla contrapposizione simmetrica dei due blocchi, con un nemico identificabile e visibile nella propria organizzazione, sia territoriale che militare. 8 Ci si è trovati, di colpo, a fronteggiare una nuova minaccia che da prevedibile ed unidirezionale, tipica della contrapposizione bipolare, è di ven1

"L'Italia si caratterizza, nel contesto internaziona le, per una forre presen:,a nelle O rganin ,17.ioni internazionali di Sicurezz:1 e cli Difesa. Gr.izie a raie rilev:rnte partecip:1 zinne alle iniz iative internaziona li, nonché ,id una fotte capacità propositiv:1 , l'Italia ha acquisito un diverso peso politico mondiale e, da Paese consumatore d i sicurezza, è divenuto Pae se produttore di sicurezza", Difesa, Libro m anco 2002, pag. 10.

'' "l n primo luogo, il terrorismo è diventato un fenomeno globale. Siamo di li-onte a d un numero crescente di networks che operano in varie zone del pianeta, e che proprio in ragione cli ciò diventa sempre più arduo fronteggiare. Si può quindi pensare cli annientare una cellula, ma non p retendere cli distrnggere l'intero tessuto operativo ", Intervento del Segre tario Ge n. Delegato clell:1 NATO, Amb. A. M.lNl.n"O HTZZO a l convegno "I.a sic uro.za Euro-Atlantica all'indomani del vertice d i P raga '· promosso cfa l Com itato Atlantico Italiano (presso la Sala del Cenacolo, Camcrd dei Deputati), Roma, 2 dicembre 2002. 7 N. CHOMSKY, /)eterring l)emocruly, Hill & Wang, New York 1992, pag. 386. " CECCHINI, Terrorismo e dirillo internazionale, in Rivist~1 della Cooperazione giuridica internazionale, n. 10, 2002, pag. I e ss.


J.::voluzione e prospettive future delle risorse jìnan ziarie della L>[fesa 155

Lata indeterminata, imprevedibile ed omnidirezionale 9 , caratterizzata dalla presenza di potenziali avversari dotati di capacità e modalità operative estremamente di versificate. Ona minaccia globale che ha comportato e comporta la necessità di prevedere una risposta integrata frutto, dunque, di uno sforzo congiunto di tutte le componenti del Sistema-Paese e della comunità inlernazionalc 10

1.2 Nuovi compiti, esigenze e requisiti. Il mutato scenario stralegico politico è stato affrontato dall'Italia, come dagli altri Paesi europei, paitenclo d alla consa p evolezza che gli s lrurnenti militari esistenti erano di tipo stanziale, messi a punto per difendere le proprie frontiere piuttosto che concepiti per esprimere una capacità di proiezione e, quindi, completamente inadeguati ad affronta re un nemico che fa d ell'asimmetria e d el terrorismo le sue armi più le ta li. Si è reso necessario, dunque, rivedere l'o rganizzazione degli strumenti militari a disposizione non più in funzione di una precisa minaccia ma, piuttosto, in relazione alle possibili operazioni da dover condurre 11 • Alla tra dizionale funzione cli protezione e sorveglianza del territorio dello Stato s i sono, pertanto, aggiunte possibili o perazioni di varia natura quali quelle di mantenimento, gestione e imposizio ne della pace, la lotta al terrorismo internazionale e l'intervento ndle guerre regionali 12 , ciascun a delle quali sottende esige nze militari diverse. Si evidenzia, infatti , che: la difesa dello Stato necessita di uno strumento militare con capacità di Stalu Maggiore Esercitu, Rapporto Fsercito 2(XJ4, Supplemento al n ° 2/2005 della Rivista Militare, p. 1O. '" Gen. C.A. F. CECCHT, Intervento del Cujx, di SMH presso la 4" Commissione D(/i?SCI del Senato circa le prospellive evolutive del ruolo delle N,rze Armate nella costruzione del processo di pace, 2].012007. 11 " .•. TI nuovo contesto di sicurezza ha imposto agli strume nti milita ri, specialmente y uelli occidental i, d i adeguare le proprie capacit,ì ai requisiti delle moderne operazioni e di garantire il possesso di un cong ruo nu1Hero cli uomini e do nne, di un livello professionale elevalo, di umt furte capaci Là di proiezio ne fuori dai confini nazionali e d i una a ccentuata flessibilità operativa .. .. " Gen. C.A. G. FRATICELLI, I'unlo di situaz ione dell"Hsercilo e prvspelliveji1ture, in au dizione :dl;1 Commissione Dites:1 del Senato, 26 genna io 2005 . 12 L t Legge del 14 nove mbre 2000 , n. 331, recante le "no rme per l'istituzione del servizio m ilitare prnfessiona le"' e n11nchl ncll"art. 1 i seguenti com piti delle Forze Armate: 9

C.omma 3: C.omma 4 :

Con11na 5:

Compito prioritario de lle Forze Armate è hl difesa de llo Stato. Le Forze Armate hann o altresì il compito di operare al fine della realizzazione d ella pace e della sicurezza, in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle cletermin:1zio ni delle organizzazioni inlernaziom11i delle quali l'Italia fa parte. Le Fo rze Armare concorrono alla salvaguardia d e lle libere istituzioni e svo.lgono compiti spccifici in circostanze d i pubblica calam ità e in altri casi d i st rn ordinaria necessità cd urgenza .


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fronteggiare tutte le potenziali forme di minaccia realisticame nte ipotizzabili: dall'azione militare convenzionale, fino alle forme di lotta non convenzionali e asimmetriche come il teTTorismo; la difesa degli spazi euroatlantici postula la disponibilità di uno strumento militare proiettabile ed in grado, quantitativamente e qualitativamente, di operare con le forze militari Alleate; il contributo alla prevenzione e alla gestione delle crisi richiede la disponibilità di capacità militari diversificate cd articolate, in grado cli coprire, nel contesto di organizzazioni internazionali e/o di accordi multilaterali, l'intera gamma dei possibili scenari: dalle attività di supporto alla pace e di soccorso umanitario, alla necessità di garantire la sicurezza ed il ripristino della legalità e della stabilità, al contrasto delle attività terroristiche. Non meno rilevante, inoltre, è lo specifico compito, assegnato alle Forze Annate, di intervenire in circostanze di pubblica calamità ed in altre situazioni di straordinaria necessità ed urgenza, che ha portato i militari ad operare nei più svariati settori, dal soccorso alle popolazioni, in stretta collaborazione con la Protezione Civile, fino al contrasto della criminalità organizzata, al fianco Jdk Forze di Polizia. Chiaramente, anche in questo caso, al compito sottende la necessità di dotare lo strumento militare di molteplici e svariate capacità in grado di cooperare con le altre strntture ed organizzazioni dello Stato.

1.3 n processo di modcminazione dello strumento militare nazionale Da quanto precede, risulta evide nte che lo strumento militare nazionale concepito per svolgere compiti prevalentemente stanziali e chiamato ad assolvere, contemporaneamente, a più compiti connessi con il nuovo ampio spettro di missioni, ha richiesto trasformazioni profonde e s ignificative nella struttura e nel modello organizzativo. In particolare, in un quadro di riferimento complesso e in rapida evoluzione, l'ampia gamma di esigenze operative da soddisfare, l'elevato livello qualitativo delle capacità da fornire, la necessità di ricercare costantemente, date le risorse disponibili, ogni possibile sinergia a livello di Forza Armata, interforze e multinazionale, hanno indotto le Autorità, sia politiche che militari, ad impostare il processo di verifica e di razionaliz zazione dello strumento militare nazionale secondo i seguenti criteri 13: perseguire la massima armonizzazione dello strumento italiano con quelli dei principali alleati, in termini di dottrina, procedure, strutture 1.1 Gcn . Rolando MOSCA MOSCHINI, Int<,roento del Gàpo di Stato Ma~iore della JJ{/esa alla chiusura dell'anno accademico 2002/2 003 del Centro Al!i Studi Militari, 25 giugno 2003.


Evoluz ione e prospettive future delle risorse jìnanziarie della D[/esa 157

organi'.L'.Lative e materiali, per potere garantire la sua efficace intcgra'.Lione in ambito multinazionale; organizzare le singole Forze Armate ed ognuna delle rnacrocomponenti secondo un modello strutturale unico sta ndardizzato, stante l'o biellivo cli perseguire il massimo grado di integrazione interforze ; configurare forze e capacità operative secondo strutture per quanto possibile modulari, al fine di conse ntire la composizione di "task forces", di volta in volta attagliate alla specifica missione da assolvere ; ricercare e sfruttare ogni possibile opportunità utile alla realizzazione di economie di scala, di sinergie operative, strutturali e organizzative e, in generale, al recupero dcll 'dficienza in lutti i settori funzionali de llo strumento. Una enorme quantità di "inputs' utili ad orientare il processo di predisposizione dello strumento militare sono, poi, giunti proprio dalle numerose esperienze vissute nei più svariali Teatri Operativi. A titolo di esempio, da quanto appreso dai recenti impegni operativi, è parso evidente che il confine tra le opcra'.Lioni cli mantenimento della pace e quelle di combattimento è assolutamente labile, se non addirittura inesistente, con la conseguenza che una stessa forza impiegata in un teatro operativo deve essere in gra do di svolgere contemporaneamente molteplici attività che richiedono una preparazione del personale ad ampio spettro. Soltanto una profonda preparazione oltre che la dotazione d i a deguati mezzi e materiali può consentire al personale impiegato in operazioni di fronteggiare rischi e minacce non chiaramente prevedibili, in contesti operativi cd ambientali profondamente diversi da quelli classici e, spesso, carattcri'.L'.Lati dalla c oesistenza di diverse dimensioni de l conflitto. Tn altri termini, l'e voluzione d ell'organizzazione militare si è diretta, negli ultimi anni, verso uno strumento caratterizzato dalla proiettabilità e dalla flessibilità, capace, dunque, di operare, anche a grande d istanza dalla m adrepatria, per periodi di tempo prolungati e capace d i porre in essere interventi cflìcaci e selettivi.

1.4 La trasformazione dell'Esercito Italiano.

I possibili scenari glohali d 'impiego e le innovative concezioni in m ate ria di sicurezza e di difesa, hanno inciso profondamente sullo s trumento militare italiano, in termini s ia d'impegno operativo sia di riorganizzazio ne strutturale. Ma, come si può intuire, l'organizza zione che piC1 di tulle ha risentito di tali cambiamenti è stata quella dell'Esercito, che ha dovuto impegnars i in una radicale trasformazione n e lle capacità, nelle strutture , nelle dottrine di impiego e, in particolare, nella mentalità.


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Tale processo di trasformazione e modernizzazione, iniziato nella seconda metà degli anni '90 e non ancora concluso, si sta sviluppando secondo le seguenti direttrici: da forza "potenziale", prevalentemente statica, a strnmcnto con capacità proiettabile e di rapido schie ramento (forza pronta e spendibile); da esercito di leva ad esercito professionale 1 4; da una visione di singola forza armata a componente cli uno strume nto interforze e multinazionale ; da forza di massa a forza di qualità e tecnologicamente evoluta. l parametri presi a riferimento per orientare l'evolu zione della Forza Armata sono stati desunti dal "Concetto Strategico del Capo di Stato Maggiore d e lla Difesa" ' 5 che definisce le linee d'a:lione da seguire per l'ammodernamento/potenziamento delle capacità della Difesa nazionale. ln particolare, in tale direttiva vengono definite le tre dime nsioni principali dello strumento militare da considerare quale parame tro di riferimento : quantitativa, qualitativa e capacitiva. La quantità deve essere intesa come la nece ssità di tendere ad un modello coerente e proporzionato al livello di ambizione di un Paese che vuole m a ntenere un ruolo <li rilievo nel contesto internazionale. Tale modello, fissato a 190.000 unità cli tutte le Forze Armate, prevede il raggiungimento cli un corretto bilanc iamen to soltanto nel lungo termine (2020) e comporterà pe r l'Esercito la necessit~l di attestarsi ad un numero cli componenti pari 112.000 uomini e donne. La qualità deve essere intesa come la capacità di essere interoperabili con i partner alleati e di poter dis porre di mezzi e materiali idonei ad esprime re capacità di live llo adeguato e simile, in grado sia di esaltare la volontà dell'Italia ed essere parte attiva in un contesto multinazionale s ia il vantaggio cli far parte di una struttura alleata integrata. Va da sé che l' inca pacità di raggiungere l'obiettivo qualitativo prefissato compotterebhe l'impossibilità di svolgere moli di rilievo a ll 'interno delle coalizioni tra Stati, relegando le Forze Armate n azionali a ruoli secondari nello scenario internazionale. La capacità deve, infine, essere intesa come la possibilità di dare risposte ai nuovi requisiti dettati dai moderni scenari d i impiego ed alle sfide che scaturiscono dal contesto strategico. Le priorità di sviluppo dell e capacità della Forza Armata sono sta te definite: sulla base del grado d i necessità ed impo,tanza riconosciuto a ciascuna capacità all'atto clell'appront-imento dei contingenti per lo svolgimento delle missioni; li I.a T.cggc d el 23 agosto 2001, n. 226, art. 1 ha anticipato la sosp e nsione della coscrizione obbligatoria dal 1 gennaio 2006 a l I ge nnai.o 2005. '

5

Amm . (~. DT PAOT.A, Concetto Strateg ico del ùipo di StMo Maggiore della Difesa, Ed. Ministero

D ifesa 2005.


Evoluzione e prospettiveJi.tture delle risorse finanzia rie della D[(esa

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in relazione al previslo grado di "occorrenza" di ciascuna capacità nelle missionVoperazioni più probabili/prevedibili. In altre parole, l'Esercito ha, finora , gravitato prioritariamente sullo sviluppo di sistemi/capacità necessari per le operazioni di Peace Keeping (poiché in atto o ritenute più probabili) sacrificando o rinviando al futuro lo sviluppo di quelle capacità richieste ad esempio dalla guerra classica. In sintesi, l'Esercito ha improntato la propria ristrutturazione sulle lince future delineate dal "Concetto strategico del Capo di SMO" che prevedono la necessità di una calibrazione in termini qua ntitativi d ello strumento militare, un marcato incremento della dimensione qualitativa nonché l'ottimizzazione della dimensione capacitiva.

1.5 Le risorse finanziarie a supporto del processo di trasformazione. Seppure è di confo1to apprendere che il processo di trasformazione e di ammodernamento è avviato su una giusta via, nei termini sopra indicati, non si può evitare cli fare un breve cenno alla maggiore criticità emersa negli ultimi anni: la carenza <li risor.sc finanziarie. TI punto centrale di ogni possibile realistica riorganizzazione è, infatti, rappresentato proprio dalla disponibilità di risorse atte a garantirne un'adeguata soste nibilità finanziaria. ' l'uttavia, i volumi finanziari dedicati alla Difesa, negli ultimi anni, son o andati progressiva,nente e d rasticamente riducendos i a seguito dei noti provvedimenti di contenimento della spesa pubblica , peraltro, proprio nel momento in cui si registrava un rilevante aumento degli impegni operativi, sia in ambito nazionale che internazio nale, e si poneva il proble ma di sostenere lo sforzo della professionalizzazione delle Forze Armale. ln altre parole, le risorse disponibili non hanno consentilo di conferire, allo strumento militare, quel deciso impulso innovativo imposto dalla delicata fase di transizione che ha reso necessari importanti e rilevanti interventi volti al mante nimento e miglioramento delle capacità operative. In particolare, nel 2006 si è assistilo ad una tale drastica riduzione di risorse finanziarie, d estinale alla Difesa, assolutamente non in linea con l'accresciuto peso propulsivo tendenziale ch e l'Ita lia ha voluto assicurare in ambito internazionale né con quanto gli altri Paesi lead er dell'Unione Europea hanno destinato alle p roprie Forze Arma te 16 . In tale anno, infatti, il Governo ha reso disponibile, per la Funzio ne Difesa, solo lo 0,824 % del PIL, valore tra i più bassi in Europa e minimo storico dalla fine d el secondo conflitto mondiale. Un dato, questo, c he assume un'importanza

"' SFRVTZIO PUBBLJCA INFORMAZIONE ciel Ministero della Difesa, La Dijé,sa nella X V Lep,islatum, Maggio 2008, Homa, pag. 78 e seg.


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rilevante se si considera il notevole impegno assunto in Libano, lo stesso anno, al fianco delle Nazioni Unite. A tale riduzione non ha fatto seguito una reale presa di coscienza delle autorità politiche sulla necessità di invertire tale tendenza . Seppure, di fatto, nel biennio 2007 - 2008, si è assistito ad un leggero incremento delle disponibilità, in termini qualitativi, questo è stato interamente assorbito dall'aumento dei costi del personale e dal settore "Investimento", al fine di onorare gli impegni pluriennali assunti in passato e far fronte ai debiti pregressi con l'industria nazionale ed estera. La situazione, per l'Esercito in patticolare, è diventata sempre più ctitica, considerando che il notevole e crescente sforzo compiuto nella condotta delle operazioni internazionali non è stato compensalo con un adegLiato aumento delle tisorse che, soprattutto per il settore "Esercizio", sono anelate progressivamente tiducendosi 17. Tanto più grave, se si considera che con tali volumi vengono finanziate le esigenze di approvvigionamento di beni e serviL'.i nonché le esigenze di vita degli Enti e Reparti dislocati su l1.1tto il territorio nazionale. Per contrastare tale situazione, si è fatta sempre più pressante la necessità di un passaggio da un bilancio della Difesa sostanzialmente a "tetto finanziaiio" 18, concepito cioè su volumi complessivi costanti nel tempo secondo logiche incentrate sulla spesa storica, ad un bilancio per "esigenze " 19 , basato sul presupposto che le Autorità, sia politiche che militari, prendano decisioni soltanto in base alle risorse che la nazione può realisticamente permettersi e dimensionare così uno strumento militare coerente e armonico nelle sue componenti (terrestre, navale e aerea), soddisfacendo principalme nte esigenze assolutamente prioritarie in ambito operativo 20 • 17 J dati considerati sono stati tratti dalla Nota Aggiuntiva allo stato di p revisione della Difesa per l'anno 2008, presentata al Parlamento dal Ministro della Difesa, On. A. PARISI. 18 V. ILAill, La I'ianificazione e Programmazione della Dife sa - Rapporto al Convegno ISTJUD cle ll'8 luglio 1988, pag. 27-28. 19 Jn merito si evidenz ia che "la pia nificazione a Lello finanziario consiste nel redigere un progetto a hreve/medio/Jungo termine sulla base <li un'iµute~'ifinanziaria aprioristicame nte de finita, con un'an,ilisi più o meno puntuale e in taluni casi anche in assenza di analisi, dell'impatto che diffe renti livelli di s pesa comportano sull·ellìcienza del se1vizio pub blico d ella Difesa. Tale approccio privilegia l'as petto p urameme lìnanzia1io, tr,iscurando quello politico-strategìco-miliUrc. Per contro, la pianificazione per esigen ze, de1ivanti dalle scelte politico-strategiche, definisce i livelli di spesa in hase a quanlo rbulLa necessa1io spendere p er raggiungere dete rminati livelli di capacità difensive. I due sistemi in realtà sono contrap posti solo teoricamente . Anche il secondo finisce per concludersi con la determinazione di un'ipotesi finanziaria , che (' però più consapevole e più dettagliata, poiché rile1ita ad obiettivi precisi. Tale approccio consente a i responsabili politici <li prendere d ecisioni, a lmen o teoricamente, in m erito a ll'a llocazione dei fondi a favore <lella Difesa. Esso presuppone che vengano illustrati dettagk 1tamcntc obiettivi, progrnrnmi, capacità operntive e lacune conseguenti. E' un approccio indubbiame nte più diffici le, ma si ritiene sia anche l'unico che logicam ente p os..<;.1 C$.~Cre seguito, se la difesa nazionale va concepita come se1v izio pubblico, da v:ilutare non in base a semplici input finanziari, ma sulla base dei risultati output che tali input possono produrre e c he sono diversi a seconda della politica di s pesa che viene seguita per produrre uno strumento militare che sia efficace/efficiente e soprattutto credibile. 20 M. NESE, Trop p i soldi per navi e Aerei. Ma chi dobbiamo auaccare!, intervista al Gen. G. FRATJCELLI, Corriere della Sera , 6 giugno 2005.


Evoluz ione e prospettive.future delle risorse finanz iarie della D!(esa 161

Negli ultimi anni, ed in particolare dal 2001, i tagli hanno risentito di un approccio "puramente finanziario", configurandosi come tagli di tipo orizzontale 21 , operati anche in fase di avanzata gestione dell'esercizio finanziario (ad es. nel mese di luglio) 22 . La tendenza sembra, però, cominciare ad invertire la rotta. Infatti, un grande salto in avanti, in materia di bilancio, si è concretizzato con i nuovi criteri dellati dal Ministero dell'Economia e de lle Finanze nella formulazione delle proposte di elaborazione del progetlo di bilancio di previsione 2008 23 . Tali criteri hanno de terminato un nuovo approccio alla materia che si inquadra nell'ambito di un più ampio programma di riforma della P.A. e che dovrebbe favorire il passaggio da una cultura di ·p revisione per capitoli" (per natura) ad una cullura <li "programmaz ione per politiche pubbliche" (per funzioni/ obiettivi), basata su: MISSIONI, intese come gli Obiettivi Strategici perseguiti con la spesa pubblica che hanno una configurazione istituzionale a carattere permanente; PROGRAMMI, che rappresentano gli aggregati omogenei di attività mediante i quali si persegue la missione. In Lale contesto, la Nota Preliminare allegata al progetto di bilancio preventivo ha assunto un'importanza "strategica", poiché illustra, sulla base delle "priorità politiche" dettate, gli Obiettivi Strategici (OBS) e gli Obiettivi Operativi (0130) conseguibili ed i criteri con cui si intende operare. Ciò, <li fatto, rappresenta l'unico strumento a disposizione della Difesa per far comprendere, in modo chiaro ed inequivocabile , il grado di raggiungimento degli OBS assegnati (cd. output generabile), in relazione: alle risorse finanziarie ricevute ; agli accordi internazionali sottoscritti dal Paese, che impongono il mantenimento di un elevato livello di efficienza ed efficacia de llo "strumento militare". Il bilancio della difesa si avvia, dunque, a rappresentare concretamente quel termometro su cui misurare le ambizioni del Paese, in relazione alle esigenze internazionali e d alle possibilità offerte dalle situazioni congiunturali dell 'economia nazionale.

21 1 tagli g o vernativi ap portati hanno inciso in ma11ie rn perçe ntua listicamentc omogenea su tutti i capitoli de i "cons unti intermedi" c he sono la pressoché totalità d elle spese del fu nzion amento d elle Fo rze Armate (settore esercizio), senza te ne re in de bito conto a che cosa ern in<liriz7.ata la previsio ne cH .~pesa . Ci.ò ha com portato una rivisitazione dell'intera programmazio ne de lle esigenze <la sod d isfare dell'inte ro Mi niste ro d ella Difesa p er ridare coerenza, pe r q uanto possibile, allo s tato <li p revisio ne della spesa. 22 F. DELL'O REFICF., Troppi tagli, ora scatta ]'allarme sicurc?J.a, TI Tempo , 11 ottobre 2004. 2o MEF - Dipartime nto della R,1gioneria Ge ne rale dello Stato - Isp etto rato C.e ner-,le p,.,. 1,· Pnli1iche di Bi lancio , circolare n . 21 del 5 giugno 2(XJ7, Roma.


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CAPITOLO II

EVOLUZIONE DELIA STRUTfURA PROGRAMMATICO FINANZIARIA DEUA DIFESA DAL 1947 AD OGGI

2.1 Generalità.

Il bilancio dell'Amministrazione Difesa, denominato ufficialmente "stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa", rappresenta la sintesi annuale del composito processo di pianificazione con cui, combinando in un contesto organizzato uomini, mezzi, attrezzature, equipaggiamenti , infrastrutture e sistemi d'arma, si giunge alla "produzione" di uno strumento militare adeguato sia ad essere impiegato in un conflitto sia a svolgere una funzione deterrente volta ad evitare scontri armati. La produzione di uno strumento militare sottende, pertanto, un'articolata serie cli attività che sono caratterizzate dall'ampiezza di proporzioni e dalla particolare natura dei fattori specifici impiegati, alcuni dei quali sono ad elevatissima specializzazione come i sistemi d'arma, sempre più tecnologicamente progrediti e costosi. Oa ciò discende la complessità del bila ncio della difesa e la sua particolare impostazione che risulta essere difforme da quella generale, comune agli altri Ministeri 24• Dalla necessità di affrontare tali particolarità, si è evoluta e consolidata nell'ambito delle Forze Armate, una cultura "programmatica", che, nel tempo, è diventata una condizione imprescindibile della professionalità e d e lla managerialità militare. Tale cultura è , infatti, profondam e nte connaturata alla strnttura stessa dell'organizzazione fondata s ulla precisa definizione dei compiti e delle responsabilità a tutti i live lli di comando. Tanto è sviluppata questa impostazione che la programmazione economica e manageriale "civile" hanno mutuato, pe r i propri settori operativi, concetti e stmtture della programmazione e d ella pianificazione militare 25 . Nel tempo, inoltre, lo stesso ordinamento militare è diventato sempre più oggetto cli studio e di interesse anche in ambiti apparentemente lontani. Infatti alcuni studiosi ed economisti cominciano ad auspicare che la responsabilizzazione estesa a tutti i livelli possa essere considerata un modello da perseguire anche da parte delle imprese nazionali c he ancora lavorano in termini troppo gerarchici 26 . ' 4 S. COZZI, Tecnica del IJilancio e controllo delk, finanz a pubblica, Bologna 1956, pag. 81. " R.N. ANTHONY, SLçterni di Pianificazùme e controllo, traci. it. Milano 1967, p ag 121 . 26 P. C F.T.U - Direllore Generale della UJTSS - Guido Carli di Roma, dichiarazione rilasc iata nel corso della trasmission e televisiva "Speciale T(j.l - Soldali per la pace" di Massimo De An geli~, 18 novembre 2007, ore 23,30


Evoluzione e prmpettivefuture delle risorse Jìnanziarie della Difesa 163

Nonostante gli Stati Maggiori delle Forze Armate e della Difesa abbiano puntualmente, di anno in anno, provveduto a formulare le proprie pianificazioni tecnico-operative, le stesse non sono state, sempre, sostenute né dalla certezza dei finanziamenti né, tanto meno, da adeguati stanziamenti di bilancio. Ne è conseguito che, proprio le ristrettezze cli b ilancio, abbiano imposto una maggiore visione unitaria nonché un sempre più stretto coordinamento interforze volto a perseguire un'ottimale gestione delle risorse cd evitare un possibile sbilanciamento dello strumento militare - anche ad opera di pressioni esogene di natura prevalentemente economica - a favore cli una delle specifiche componenti di cui esso si compone: terrestre, navale o aerea. DaH'inizio del secondo dopoguerra, si sono succedute, pertanto, una setie di riforme strutturali, volte a delineare compiutamente le responsabilità decisionali di tutto il dicastero e giungere, il più possibile, a produrre uno strumento militare bilanciato, efficace e sostenibile dal Paese in termini di costi.

2.2 I.a struttura finanziaria della Difesa e l'attività di formazione dello stato di previsione della spesa dal 1947 al 1964. Alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1917, con decre to del C:apo provvisorio dello Stato 27 che istituì il Ministero della Difesa, nel quale confluirono i dicasteri della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica, cominciò un processo cli profonda trasformazione degli enti centrali militari, al fine <li adeguare le strutture tecnico amministrative esistenti aUa nuova organizzazione. Nello stesso anno, con un successivo decreto legislativo 28 , in attesa di delineare compiutamente l'ordinamento del nuovo dicastero, fu stabilito di mantenere le strutture d ei vecchi ministeri apportando delle semplici modifiche funzionali tra cui: l'accorpamento dei preesistenti Gabinetti in un Gabinetto del Ministro della Oifesa presso il quale costituire un unico Ufficio legislativo 29 in c ui fonde re i preesistenti Ufiìci delle leggi e decreti; l'istituzione di appositi uffici distaccati per coordinare i servizi del bilancio e amministrativi presso ciascuna delle tre Forze Armate w; la crea7.ione de lle figure d e i Segretari Generali, uno per ciascuna delle tre Amministrazioni militari preesistenti ·' 1, posti alla diretta dipe ndenza 27

28

29 30

3'

DCl'ST del 4 febbraio 1947, n. 17 DLTCPS de l IO maggio 1947, n . 306 DT.TC.PS del 10 maggio 1947, n. 306, artt. 1 - 2 - 4. DLTCl'S del 10 maggio 19/47, n.306, a rt. 5, l " cornrna . DLTCPS del 10 maggio 1947, n. 306, art. 3.


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del Ministro della Difesa a cui affidare il coordinamento dei servizi di competenza delle Direzioni Generali e degli Uffici tecnico-ammin istrativi del neo-costituito Ministero. lniìne, per assicurare unitarietà cli indirizzo nell'attività di formazione dello stato cli previsione della spesa, venne nominato un Comitato, presieduto <lal Ministro della Difesa, composto dai Capi cli Stato Maggiore, dai Segretari Generali nonché dai Capi degli Uffici distaccati e dai Capi Ragionieri iZ. Un anno dopo, nel 1948, fu istituita la carica cli Capo cli Stato Maggiore della Difesa 33 con compiti di coordinamento sull'organiz:.i:azione, la preparazione e l'impiego delle Forze Armate dello Stato 34 . In sostanza, nel periodo in esame, furono attuate le sole essenziali modifiche strutturali per coordinare gli organi finanziari e amministrativi dell'intero comparto e ridefinire le cariche di vertice nei loro rapporti gerarchico-funzionali. Fu così possibile, a partire dall'esercizio finanziario 1947-48, accorpare i tre distinti bilanci delle tre Forze Armate in uno unico, denominato «stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa». ln tale fase di ristrutturazione del Dicastero, si avvertì, inoltre, la necessità <li un organismo in gra<lo <li svolgere un'attività di prograrnrnazione e <li controllo della gestione, in nome e per conto del Ministro. Il 1° luglio 1949 fu , pertanto, costituito, presso il Gabinetto, con un atto dispositivo di ordine organizzativo 35, un Ufficio Centrale per i servizi del bilancio e del coordinamento amministrativo 36 . Con lo specifico compito di tradurre, in termini finanziari, i piani militari ed i programmi formulati dai rispettivi Stati Maggiori, presso il vertice di ciascuna Forza armata (Esercito, Marina e Aeronautica) nonché presso lo Stato Maggiore della Difesa furono, inoltre, create delle apposite "sezioni bilancio". In base a lla sopra <lescrilla struttura, nell'attività relativa alla formazione dello stato di previsione della spesa, il Capo di Stato Maggiore della Difesa aveva solo il compito di coordinare e armonizzare le programmazioni, in termini di esigenze, formulate dai tre Stati Maggiori di Forza Armata, secondo le direttive del Ministro. Le richieste delle Forze Armate, tradotte e d istinte per capitoli di spesa, af11uivano successivamente all'Ufficio Centrale per i servizi del bilancio e coordinamento amministrativo che procedeva ad affinare le previsioni di spe sa. 32

DLTCPS del 10 maggio 1917, n. 306, atr. 5, 2° comma . DL de l 21 aprile 1918, n. 955. " DL de l 21 aprile 1918, n. 955, art.2. 33

35

Ministe ro Difesa C.ahinctto. Atto disrositivo n . 11 967 in data 15 g iu gno 1949.

;6

Strutturato su quattro repatti: Bilancio; Anuninistrazione; Controllo; Controllo amministrativo NATO.


Rvoluzione e prospettive future delle risorse finanziarie della TJijèsa, .l65

A partire dal 1951, anno cli costituzione del Consiglio Superiore delle Forze Armate 37, il progetto cli bilancio veniva altresì presentato allo stesso, per corredarlo del prescritto parere obbligatorio ma non vincolante 38• Con l'approvazione del progetto di bilancio da parte del Ministro della Oifesa si concludeva l'attività interna al dicastero e iniziava la fase governativa e parlamentare, che veniva seguita dall'Ufficio Centrale per i servizi del bilancio e coordinamento amministrativo, con il compito di rimodulare le richieste degli Stati Maggiori entro i limiti di prevista assegnazione. Dopo l'approvazione della legge di bilancio da parte del Parlamento, il citato Ufficio Centrale provvedeva ad assegnare le risorse agli Stati Maggiori e a dare così avvio alla fase di gestione. l Capi cli Stato Maggiore della Difesa e di Porza Armata, pertanto, si limitavano alla pianificazione/programmazione operativa ed a richiedere, annualmente, al Ministro l'assegnazione dei fondi, la cui entità era fissata dal Ministro stesso, attraverso l'Officio Centrale bilancio e coordinamento amministrativo, secondo le disponibilità finan:.darie ricevute dal Parlamento e le priorità concordate con gli Stati Maggiori. In fase cli gestione, invece, era facilmente riscontrabile una marcata limitazione decisionale da parte dei Capi di Stato Maggiore di Forza Armata considerato che i Segretari Generali, da considerarsi quale vertice d ella struttura tecnico-amministrativa e responsabili degli approvvigionamenti cli beni e servizi, sebbene inseriti nell'ambito delle organizzazioni delle rispettive Forze Armate, dipendevano direttamente dal Ministro della Difesa. Le limitazioni decisionali riguardavano, poi, anche l'attività del Capo di Stato Maggiore della Difesa, i cui compiti erano sensibilmente compre ssi: dalle responsabilità operative dei Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate; dalle competenze programmatico finanziarie d e ll'Ufficio Centrale per i servizi del bilancio e coordinamento amministrativo; dalle attribuzioni tecnico anuninistrative d e i Segretari Ge nerali. Per cui, anche se la funzione ricoperta dal Ca po di Stato Maggiore della Difesa, nell'ambito del dicastero, era di assoluta preminenza, dato che insieme al Ministro faceva parte del Consiglio Supremo di Difesa 39 , di fatto le sue competenze decisionali, p er il tipo <li organizzazione posta in e ssere, erano del tutto marginali. Occorre, infine, rilevare che l'attività di progr.unrnazione era particolarmente condizionata dall'incertezza de lle risorse che il sistema Paese decideva di destinare all'Amministrazione della Difesa, con l'impossibilità di potere assumere impegni su più esercizi finanziari, in base a una pianificazione pluriennale, a l fine di garantire la piena funzionalità dello strumento militare. ,7

Legge dd 9 ge nna io ·1951, n. 167 . '" Legge del 9 germaio 1951, 11.16 7, art. 11, lell. C). 9 ' Legge 28 luglio 1950, 624, art.2.


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2.3. La struttura finanziaria della Difesa dal 1965 al 1986 2-3.1. La ristrutturazione della Difesa degli anni '60 A partire dai primi anni '60, al fine cli ammodernare il logoro ed obsoleto strumento operativo, si cominciò ad avvertire la n ecessità di una maggiore certezza delle risorse finanziarie e di ridefinire l'ordinamento di tutta l'organizzazione, centrale e periferica, del Dicastero, lasciata in sospeso fin dal 1917. Si awertì, inoltre, l'esigenza di delineare compiutamente le attribuzioni di tutti gli aventi causa nel processo programmatico decisionale 40 . Fu così varata, nel 1962, una legge delega al Governo 4 1, rinnovata nel 1964 42 , per concludere il processo di unificazione d ei servizi del Ministero della Difesa. Ne derivarono, nel 1965, due leggi delegate relative al riordinamento dello Stato Maggiore della Difesa e degli Stali Maggio ri dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, in tempo di pace 43 ed alla riorganizzazione degli Uffici Centrali del Ministero deHa Difesa 44, il c ui ordinamento fu stabilito successivamente, ne l 1966, con apposito decreto ministeriale 45 • In sintesi, la ristrutturazione comportò: l'istituzione della carica, direttamente dipendente dal Ministro, d el Segretario Generale della Difesa, a seguilo de lla contestuale soppressione di quelle dei Segretari Generali di Forza Armata, con il compito di dare concrete direttive per l'attuazione degli indirizzi generali segnati dal Ministro stesso, nel campo tecnico-amministrativo, e cli coordinare gli affari di maggiore importanza deHe Direzioni Generali 46; la soppressione degli a ppositi Uffici distaccati per coordinare i servizi del bilancio e amministrativi presso ciascuna Forza Armata 47 , o ltre al Comilato per la formazione del bilancio e dell'Ufficio leggi e decre ti, istituiti nel 1947 48 ; 11' U Ministro della Difesa dd tempo O n. Robe1to Tremelloni evidenziava la necessità cli configurare la carie.i cli Capo di Stato Maggiore della [)ifcsa per attribuirgli, tra l'altro, il compito cli armonizzare la pi;mificazio ne e programmazione mililare delle ForLe Annate: "le varie Armi non possono de te rminare i loro fabb isogni indipendentemente le une dalle altre né condurre lung he guerre di attrito per farsi allribuirc individualmenle una dimensione maggiore di Iisorse. La Difesa deve essere affrontata su una base globale . L'assegnazione deve essere fatta no n per lipa11izione tra le varie Armi, ma per sislema di forLe o di armamenli o per funzioni. La guena moderna non è p iù combattuta in termini di una sola delle Anni, e la strategia diventa sempre più combinata e globale'. G . MAYER, L'evoluz ione del bilancio della difesa dal 1975 ai primi anni '90, Stato Maggiore Aeronautica - Ufficio Storico, 1992, pag . 238. 4 ' Legge de l 12 dicembre 1962, n. 1962. " Legge del 9 ottobre 1964, n. 1058. 4-1 DPR dd 18 novembre 1965, n. 1477. 11 D.P.R del 18 novembre 1%7, n. 1478. •15 D.M. del j l marLu 1%6. '" D.P.R. del 18 novembre 1965, n. 1177, art. /4. 47 Gli Uffici distaccati per coordinare i servizi del bi lancio e amministrativi presso ciascuna Forza Annata e il Comitato per la formazione del b ilancio er.rno slali istituiti a mente ciel 1° e 2° comma . dell'art. 5 del DT.TCPS del 10 maggio 1947, n.306. 18 J.'1 Jfficio Leggi e decreti era stato istituito a mente d ell'a11. 1 del DLTC:PS ,k~I IO maggio 1947, n.:$06.


Rvoluz ione e prospettive ji.1ture delle risorse fìnanziarie della lJ[fèsa 16 7

la costituzione di 5 Uffici Centrali 19, direttamente dipendenti dal Ministro, di cui si poteva avvalere anche il Segreta,io Generale per l'esercizio delle sue funzioni 50. In particolare, per gli aspetti tecnico--finan7.iari, fu costituito: l'Ufficio Centra le del hilancio e d egli affari finanziari, nel quale confluì l'Ufficio Centrale per i se,vizi del bilancio e del coordinamento amministrativo 51, per provvedere, tra l'a ltro: alla formulazione dello schema del preventivo di spesa e alle relative proposte cli varianti; all'esame e alla valutazione del bilancio consuntivo ; all'attribuzione elci fondi stanziati, ne l quadro delle direttive ricevute, ai compete nti Uffici della Difesa; a promuovere direttive cli carattere generale in relazione all'esercizio del bilancio e ai risultati delle verifiche arnminislralive e contabili 52 ; l' Ufiìcio Centrale p er le ispezioni amministrative per provvedere: al servizio de lle ispezioni amministrative e contabili, promuovendo l'accertamento delle eventuali responsabilità e i conseg uenti provvedimenti; ai rapporti con il Ministero del tesoro per l'attività a questo devoluta nel campo ispettivo 55; la costituzione e l'ordinamento di 19 Direzioni Generali operanti per materia 54 , anziché per Forza Armata. Fu ino ltre <lata la facoltà al Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri di provvedere, su delega del Ministro della Difesa, direttamente all'arruninistrazione dei capitoli di propria competenza, con attribuzioni analoghe a quelle dei Direttori Generali 55 . Il fulcro di tutta la rislrullurazio ne fu , però, la ridefinizione delle funzioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa 56 e dei Capi di Stato Maggiore di Forza Armata 57 , che determinò nuove competenze e attività 19 G li articoli 8 , 9, 10, 11 e 12 del DPR dd 18 novembre 1965, n . 1178 istituivano i segu enti Uffici Centrali: Ufficio Ccntr-.1le per gli studi giuridici e la leg is lazione; Ufficio Ce ntrale d el bilancio e degli affa ri finanzia1i ; Ufficio Centrnle per l'organizzazio ne , i me todi, la meccanizzazione e la s tatistic..1; Ufficio Centrale per gli allestimenti milita1i; lJfficio Ccntrnlc per le is pezio ni amministrativc. "' D.P.R. del 18 novembre 1965, n. 1478, art. 7. 1 ' L'Utlìcio centrale per i se rvizi del bilancio e del coordinamento amministrativo era stato istituito co n atto disp ositivo n. 11967 in data 15 giugno 1949. " D.P.R. del ·18 novembre 1965, n . 1178 , a1t. 9 s3 D.P.R. d el 18 novembre 1965, n . 1178 , a1t. 12 s-< Le D irezioni Gene rali erano le segu e nti: ( I) uffic ia li d e ll 'Esercito; (2) so ttufficiali e milita ri cli truppa dell'Esercito ; (3) personale militare della Marina ; (4) pe rsonale milita re dell' Ae rona u tica; (5) impie gati civili; (6) o perai; (7) leva , reclutarnenlo obbligatorio, m ilita rizzazio ne, mobilitazione civile e coqJi aus iliari; (8) armi, munizion i e armamenti terrestri; (9) costruzio ni, armi e armamenti nava li; ( 1 O) co s truzioni, anni e anname nti ae ronautici e spaziali; (11) im pianti e mezzi per l'assistenza al volo , la difesa ,1erea e le telecomunicazioni; (1 2) moto rizzazione e comb ustibili; 03) commissarialo; (14) lavori, de manio c materiali de l ge n io; ("15) s,mit~ militare; (16) pensioni; (17) provvide nze d el personale; (18) contenzioso; ( 19) servizi gene rali. » D.P.R. <lei 18 novembre 1965, n. 1478, a rt. 33. s6 D.P.R. del 18 novembre 1965, n . 1477, art. 2 e 4 (configuraz ione d el la ca ric.a del Ca po di Stato Maggime della D ifesa e sue a ttribuzioni). 57 D .P.K. d e l 18 novembre 1965, 11. 1477, a rt. 8 e 9 (configurazione de lle cariche dei Ca p i d i Stato Maggiore de lle Forze Armate c loro attribuzioni).


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per la pianificazione operativa e la programmazione tecnico-finanziaria. Tn particolare, il Capo di Stato Maggiore della Difesa assunse una posizi.one di chiara preminenza rispetto ai Capi di Stato Maggiore di Forza Armata, che aveva "alle sue dipendenze, nell'ambito dei poteri e delle attribuzioni a lui conferiti dalla legge" 58• La maggiore conseguenza di questa radicale riforma del Ministero della Difesa fu la netta separazione tra le responsabilità devolute all'area tecnico-operativa, di competenza degli Stati Maggiori, e quelle devolute all'arca tecnico-amministrativa, propria del Segretariato Generale e delle Direzioni Generali. Tale separazione cominciò subito ad essere avvertita sia nella fase di formazione dello stato di previsione della spesa del Ministero che nella fase cli gestione volta al conseguimento dei risultati programmali. Infatti, le Direzioni Generali, che non erano particolarmente coinvolte nel processo di programmazione, in fase di gestione, per contro, erano destinatarie delle risorse finanziarie per la finalizzazione dei programmi accentrnti nonché delle risorse da ripartire agli organi periferici di tutta l'amministrazione della difesa per le esigenze connesse con il funzionamento degli stessi, diventando gli attori principali nell'ambito della esecuzione de lla spesa. In sostanza, anche se era previsto che le Direzioni Generali fossero coordinate dal Segretario Generale 59, in base alle direttive d'ordine tecnico-militari redatte dal Capo <li Stato Maggiore della Difesa per l'attuazione dei programmi approvati dal Ministro 6o, e fossero destinatarie delle direttive <lei Capi <li Stato Maggiore <li Forza Armata per la rrùgliore realizzazione dei programmi tecnico-finanziari sempre approvati dal Ministro 61 , di fatto ponevano in essere un'attività esecutiva che obbediva a criteri di finalizzazione della spesa anziché di raggiungimento degli obiettivi prefissati secondo le programmate priorità. Era, quindi, sempre possibile, <lata la suddivisione delle Direzioni Generali per materia di competenza 62 , un sostanziale scostamento tra l'attività programmata e quella posta in essere in fase esecutiva per raggiungere gli obiettivi pianificati. D'altronde, l'attività di controllo da parte del Ministro risentiva dei numerosi rapporti funzionali degli organismi alle dirette dipendenze 63 (Stato Maggiore della Difesa, Segretariato Generale, 3 Stati Maggioti di Forza Armata in qualità di Alti Consulenti per le questioni afferenti l'organizzazione di propria competen58

D.P.R. del 18 novembre 1%5, n. 1477, art. I para. h. D.P.R. del 18 novembre 1965, n. 1477, art. 4. 60 D.P.R. <lei 18 novembre 1965, n. 1477, art. 2. 6 ' D.P.R. del 18 novembre 1965, n . 1477, art. 9. 62 La fìnalizzazione cli un programma poteva interessare pii:1 Direzioni Generali data la s uddivisione per materia di trattazione delle stesse. 63 L'ampie zza de lle interrelazioni dirette era so vradimensionata rispetto a quelle teo1izzate come ottimali (cinque più o me no 2; V.A. GRAICUNAS, Relationship in Organizations - Institute of Public A<lminislralion, New York 1937). 59


Rvoluz ione e prospettiveji.1,ture delle risorse.finanziarie della D ifesa 16.9

za, 5 Uffici Generali e 20 Direzioni Generali incluso il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri) atteso che il Segretario Generale non aveva alle dipendenze le Direzioni Gene rali ma esercitava sulle stesse solo un'azione di coordinamento.

2.3.2. Attribuzioni e competenze per la formulaz ione dello stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa. Nel 1967, con apposito decreto ministeriale, il Ministro della Difesa emanò le istruzioni per la formulazione dello stato di previsione della spesa del dicastero, ripartendo il bilancio in settori di spesa e delineando le attribuzioni e le responsabilità programmatiche di ciascun organo competente, in considerazione della nuova struttura del Dicastero. Pertanto le spese della difesa vennero suddivise in: spese di funzionamento, ripartite a loro volta in: • spese vincolate non variabili/fisse ed obbligatorie; • spese vincolate a programmi di forze, ovvero afferenti al personale non avente rapporto continuativo d 'impiego; • spese di esercizio operative ed amministrative; - spese per l'ammodernamento e il potenziamento, e la loro definizione fu attribuita agli: Stati Maggiori, per i settori <li spesa afferenti ai programmi tecnico-militari di potenziamento , ammodernamento e di esercizio, nonché ai programmi di forze 64 ; - enti centrali del Ministero (Segretariato Generale, Uffici Ce ntrali e Direzioni Generali): per le spese vincolate non variabili/fisse, le spese extraistituzionali e quelle relative al pote nziam ento pe r l'esercizio degli enti stessi. In tale contesto, al Capo di Stato Maggiore d ella Difesa fu riconosciuto il compito, sulla base degli input dettati dal Ministro, di predisporre i preliminari d elle direttive operative e dei programmi tecnico-finan ziari 65, nonché di elabo rare , attraverso il proprio Stato Maggiore, i "piani" e i "programmi" proposti dalle tre Forze Armate, dal Segre tariato Generale e dal Comando dell'Arma dei Cara binieri da sotto porre all'approvazio ne del Ministro stesso. In particolare, pe r d etermina re lo stato di previsione d ella spesa di un anno finanziario cli riferimento venne stabilita la seguente procedura : (})l'Ufficio Centrale d el bilancio e degli affari finanziari: provvedeva a comunicare allo Stato Maggiore d ella Difesa le presumibili disponibilità finanzia rie sulle quali impostare il bilancio dell'anno di riferimento; 61 I programm i <li for.-:a erano relativi alle paghe e a lle in<le nnilà <lei p ersonale se nza vincolo continuativo <l'impiego o ltre ai viveri, al vestiario e all'ig ie ne <li tutti gli a venti diritto. 65 Do po avere sentito collegialmente i Capi di Stato Maggiore delle tre Forze Armate.


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dettava precise indicazioni circa l'anunontare delle spese fisse; defìniva il calendario delle attività da svolgere per la formazione del bilancio, in relazione alle scadenze cli legge; (2)lo Stato Maggiore della Difesa: emanava, nel quadro della programmazione finanziaria pluriennale, le direttive per la pianificazione operativa, la programmazione tecnico-finanziaria e per l'impostazione dei progranuni <li spesa ed invitava: (a)gli Stati Maggiori di Forza Annata a formulare e a trasmettere leprevisioni di spesa relative ai seguenti settori: spese relative ai programma cli forze 66 ; spese di esercizio 67 ; potenziamento ed anunodcrnamento 68; (b)il Segretariato Generale a formulare e trasmettere le previsioni <li spese relative a: il personale militare in servizio continuativo d'impiego (assegni fissi e indennità del personale militare in servizio permanente); il personale civile (assegni fissi e indennità di impiegati e salariati); il personale in quiescenza relativamente alle pensioni e trattamenti similari; le attività proprie del Segretariato Generale e delle Direzioni Generali, Enti ed Uffici dipendenti (spese generali, spese di un-ìdo, provvidenze per il personale, ecc.); esigenze non direttamente connesse con la preparazione delle Forze Armate (spese extra istituzionali). (c)il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri (inquadrato nella Forza Armata Esercito) a formulare e a trasmettere le previsioni di spesa relative alle proprie esigenze. (3)lo Stato Maggiore della Difesa: sulla base delle previsioni ricevute dagli Stati Maggiori di Forza Armata, dal Segretariato Generale e dal Comando Generale dei Carabinieri (alle quali aggiungeva le proprie esigenze e quelle dei dipendenti Enti Interforze), compilava un riepilogo generale della spesa. (4)il Capo cli Stato Maggiore della Difesa 69 : esaminava il riepilogo, valutando le influenze reciproche fra le s pese di potenziamento e ammoderna mento e le spese cli funzionamento; determinava, se necessario, le eventuali contrazioni da operare nei programmi; 66

Vch precedente nota54. Tra cui: spese relalive ad esigenze add cstr.ative , manutenzione e riparnzione d i materiali e d i .inuno bili; spese ge nerali, spese di ufficio, trasponi, ricerca scientifica , studi e<l esperienze. 68 A1ticolate in: impegni plurienna li (sia in corso di esecuzione che a utorizzali) e ulteriori esigenze (sia come impegni pluriennali sia come contratti o commesse annuali). w Sentiti collegialmente i Capi <li Stato Maggiore delle tre Forze Annate e, per quanto <li competenu, il Segretario Generale della Difesa e il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri. 67


Evoluzione e prospettive ji,tture delle risorse finanziarie della Df(esa 171

procedeva alla definizione delle linee essenziali dello stato di previsione della spesa che sottoponeva all'approvazione del Ministro. (5)1o Stato Maggiore della Difesa, sulla base delle decisioni adottate dal Ministro, comunicava all'l Jfficio Centrale del bila ncio e degli affari finanziari le necessarie disposizioni per la formulazione dello schema di previsione della spesa del Ministero della Difesa. (6) l'CJfficio Centrale del bilancio e degli affari finanziari, con il concorso degli Stati Maggiori, del Segretariato Generale, del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri e delle Direzioni Generali procedeva alla compilazione del "progetto dello stato di previsione della spesa" e, dopo il parere del Consiglio Superiore delle Forze Armate 70 , lo sottoponeva all'approvazione del Ministro. Con l'approvazione del progetto da parte del Ministro terminava la fase interna di formazione del progetto di bilancio e iniziava la fase governativa/parlamentare che veniva seguita, per apportare le eventuali vatianti decretate in ambito politico, dallo Stato Maggiore della Difesa con il supporto dell'intera struttura tecnico-iìnanzia ria centrale. Questo sistema di programmazione, già cli per se farraginoso , fu reso ancora più complicato, nel 1968, con la costituzione del Comilato dei Capi cli Stato Maggiore 71 ma, soprattutto, con la successiva approvazione del relativo regolamento di attuazione 72 che comportò un sensibile ridimensionamento delle competenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa, a tutto vantaggio dei Capi di Stato Maggiore di Forza Armata 73 . Infatti, il Capo di Stato Maggiore della Difesa non poteva più predisporre le direttive per la pianificazione operativa e la programmazione tecnico-finanziaria ma doveva sottoporli all'approvazione del Comitato dei Capi di Stato Maggiore sotto forma cli proposte. Poiché il Comitato dei Capi cli Stato Maggiore era un organo collegiale, ciascun membro dissenziente poteva chiedere che nel ve rbale venisse riportato il parere discordante. Inoltre, i piani e i programmi predisposti dai singoli Capi di Stato Maggiore di Forza Armata, una volta messi a punto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, venivano nuovamente sottoposti all'esame colle giale del Comitato dei Capi di Stato Maggiore per il relativo parere. La predisposizione del bilancio si trasformò così in un atto non più di esclusiva competenza del Capo <li Stato Maggiore della Difesa ma conseguente ad una decisione comune, nella quale i diversi m embri del

70 Legge 8 marzo 1968, n. 176, "Variazioni a lla legge 9 gennaio 1951, n . 167, sul Consiglio superiore delle forLe armate e successive modificazioni'". 71 Legge <lell'8 marzo 1968, n. 200. Tale Comitato era co mposto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, dai Capi cli Stato Maggiore di Forza Annata e dal Seg retario Generale della Difesa). n Dl'l{ ciel 13 onobre 1972, n. 781. 7 ; Nell'ambito del Comitato, la posizione ciel Capo cli Stato Maggiore della Difesa era di "primns i ntcr pares" e non di "primus erga omncs", con le s tesse altlibuzioni dec1s1o nali di tulli gli altri.


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Comitato assumevano una responsabilità collegiale secondo i principi del diritto amministrativo. Il ridimensionamento delle competenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa in materia di programmazione finanziaria ebbe anche come effetto, nella ricerca del consenso per pervenire a una decisione comune, di produrre soluzioni compromissorie, ricercando difficili equilibri finanziari di tipo percentualistico data l'endemica ristrettezze delle risorse, riducendo ulteriormente le possibilità di pervenire ad una pianificazione-programmazione sistematica e sinergica, in chiave interforze, della difesa nazionale.

2.33. I limiti della riforma. L'esigenza di pervenire ad una pianificazione-programmazione armonica della difesa nazionale fu oggetto di numerosi studi e interventi in tutte le sedi istituzionali 74 . La situazione rimase, però, immutata per circa venti anni. In tale periodo, anche i provvedimenti straordinari, per la ristrutturazione dello strumento militare, furono realizzati in relazione non di una programmazione integrata della Difesa ma di tre distinte programmazioni, una per ogni Forza Armata, senza alcun apparente collegamento fra di loro. Infatti, la programmazione tecnico-militare e finanziaria non si presentava come un unico sistema, dove ogni singolo programma interagiva con gli altri secondo una predefinita scala di ptiorità, dipendente dall'attività di pianilìcazione operativa a livello interforze. Nell'ambito della ripartizione delle risorse vi era, piuttosto, la ricerca di salvaguardare, come già detto, preordinati percentualistici equilibri finanziari per determinare le disponibilità da assegnare a ciascuna Forza Armata. Ciò in contrasto con quanto posto in essere da altri Paesi e uropei che, pur dedicando alla Difesa una maggio re quota di reddito nazionale, avevano già adottato sistemi manageriali volti a costruire uno strume nto militare secondo rigidi principi di economicità e massimizzazione della funzione "costo-etlìcacia", preoccupandosi di addestrare i quadri e la dirigenza militare all'uso di tali sistemi. In campo nazionale risultò palese una totale mancanza di collegamento fra la pianificazione-programmazione militare e la programmazione economica del Paese 75 a testimonianza di come la politica della Difesa fosse considerata del tutto marginale da parte delle Autorità Politiche. Infatti, a differenza di quanto avveniva presso altri Paesi europei come la Francia, 71 La proble matica fu trattala <la parte: d ei Ministri della Difesa c he s i sono succeduti nel tempo; dei Relatori agli stati di previsione della spesa del Ministe ro della Difesa in Parlamento; del Centro Alti Stud i della Difesa; de i Vertici Militari; degli esperti a vario tito lo in materie militari. 75 La pianificazione-programmazione militare dovre bbe implicare il Hnanziamcnto dei co sti della stmttura, funzione propria de ll'ordiname nto politico (Governo-Parlamento), che deve essere attuato con un provvedimento ave nte forza cli legge. Fra l'Organismo militare, che predispone la pianificazio ne-programma zione finanzia ria, e l'Organismo politico, c he assegna i fondi necessari , dovrebbe quindi esistere un collegamento che si conc retiZ?.a con un atto giuridico-amministrativo.


Rvoluzione e prospettive ji.Jture delle risorse finanziarie della D ffesa 1 73

la programmazione militare nazionale era un atto esclusivamente interno all'Amministrazione della Difesa, elaborato, se condo gli indirizzi politici, dal vertice militare ma, di fatto , assolutamente inoperante per il mancato inserimento della stessa nella programmazione economica nazionale. Veniva quindi meno il necessario esame di compatibilità con gli altri obiettivi politici, sociali ed economici del Paese per cui l'Amministrazione Difesa era destinataria solo di disponibilità finanziarie residuali. Nella "programmazione economica nazionale 1966-71", per esempio, l'approntamento dello strumento militare venne fatto rientrare nella categoria dei consumi sociali, in un'entità aggregata con altri servizi (ordine pubb lico, giustizia ccc.). La conseguente reiterata richiesta, da parte del dicastero della Difesa, di considerare l'obiettivo militare, sia pure nella categoria dei consumi pubblici, come obiettivo a sé stante, in quanto avente una finalità essenziale ben determinata, non ebbe i risultati sper.iti. Nel documento della "programmazione economico-nazionale 1971-75" la voce Difesa fu , anzi, inserita in una non meglio qualificata denominazione residuale: "altri servizi della pubblica amministrazione". Il procedimento venne, poi , riconfermato nel documento preliminare delle "programmazioni economico nazionali 1973-77". Dopo di che, le programmazioni economiche pluriennali non ebbero più seguito e la problematica del raccordo fra la programmazione economica del Paese e la pianificazione-programmazione militare fu accantonata con la conseguenza di rendere cronica ed inevitabile l'indisponibilità dei necessari finanziamenti a copertura d elle esigenze sottese alla funzionalità e all'ei1ìcacia dello strumento militare. TI notevole divario fra programmazione tecnico-finanziaria ed entità dei fondi stanziati annualme nte in bilancio cominciò ad essere tale da re ndere inattuabile la programma zione originaria, imponendo al vertice militare di prendere decisioni di "breve periodo" , con attività episodiche e frammentarie ch e non ce rto assicuravano il conse guimento d e gli obiettivi de lineati. La conse gue n za fu uno strumento in costante e perenne affanno.

2.4. I tentativi di revisione della organi7.zazione finanziaria della difesa dal 1987 al 1994. A partire dalla metà degli anni '80, prese corpo l'esigenza di una ristrutturazione dell'intera Amministrazione de lla Difesa per ricomporre l'e sistente frazioname nto delle competen ze in materia di pianificazione e programmazione e addivenire ad una costruzione unitaria, in chiave interforze, del bilancio 76 • In particolare, nel "Libro Bianco della Difesa de l 1985" 76 C. JEAN, intervento alla Conferenza Nazionale Dife sa-Industria pro mossa <lai Segreta rio Gene rale della Difesa , lug lio 1984.


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venne auspicata una normativa volta a fissare la preminenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa nel settore tecnico-operativo e del Segretario Generale della Difesa in quello finanziario-amministrativo 77 . Nel 1987, fu presentato, dal Ministro della Difesa pro-temporc SPADOLINI, un disegno di legge 78 che, oltre alla ristrutturazione dei Vertici della Difesa, riguardava anche il tiordinamento della struttura periferica, la revisione delle procedure amministrative, il riordinamento degli uffici, la revisione dei compili e della composizione del Consiglio Superiore delle Forze Annate , il riordinamento del Gabinetto del Ministro, degli Stati Maggiori, dell'Uffìcio del Segretario Generale e di molteplici altri utlìci e strutture dell'Amminislrdzione. Tale disegno cli legge, decaduto per fine legislatura, fu ripresentato, sempre nello stesso anno, dal Ministro della Difesa ZANONE 79 ma il Senato decise, per alleggerire il provvedimento, lo stralcio di tutti gli a1ticoli che non riguardavano strettamente il riordino dei Vertici Militati. Peraltro, anche se ridotto, il disegno <li legge languì per molli anni non trovando mai concretizzazione, per una serie di "ambiguità e imprecisioni" 80 che non vennero mai affrontate, nonostante la proposta del relatore Gen. POLI, ovviamente non venne accolta, di istituire un comitato ristretto con il compito di elaborare un testo chiaro e facilmente intelligibile 81 . Nel 1988, venne emanar.a una legge per stabilire alcune procedure per l'approvazione <lei programmi, l'ammodernamento e rinnovamento dello stmmento militare 82 , allo scopo di conferire maggiore certezza ai finanziamenti nel settore degli investimenti e <li poter fare ricorso ad una programmazione pluriennale di medio/ lungo periodo. Ulteriori norme fissavano l'iter amministrativo nonché la documentazione da fornire al Parlamento e i proce dime nti <la seguire. Tuttavia, la legge in argomento, nell'intento di fare chiarezza nelle attività militari, fìrù per appesantire la formulazione del hilan77

TI dr. CAIANELLO, presidente <li sezio ne del Consiglio di Stato, nella re lazione presentata alla Conferema Nazionale Difesa- lmluslria promossa dal Segretario Generale <lella Difesa ne l luglio 1984, prelìgurò addirittura le figure dei Capi <li Stato Maggiore di Fo rza Armata come consule nti o collaboratori del Capo <li Stato Maggiore della Difesa, in materia di p ianificazione operativa, e <lei Segretario Generale , nel campo tecnico finanziario e ciel contro llo d ella progra mmazione finan zia ria. "' Camera dei De putati n. 4400, 2 febbraio 1987. 7? Sen ato n. 577, 10 ottobre 1987. 00 I.e "ambiguità e imprecisioni" crnno riferite al groviglio <li compete nze che venivano a configurarsi. In particolare, anche se l'art. 3 conferiva a l Capo di Stato Maggiore <lella Difesa la responsabilità <lella pianificazione gen erale inte rforze, con i consegue nti programmi tecnico-finanziari, il successi vo art. 5 affievoliva tali funzioni in quanto stabiliva che i Capi di Stato Maggiore <li Forza Armata erano responsabili <lella pianificazione della propria struttura. Tno ltre, l'art. 1, co1111m1 1, <lava la responsabilità al Seg retario Generale de lla Difesa del coordinamento e del controllo de ll'attuazione dei progr,1mmi tecnico -finanziari connessi con la pianificazio ne gen erale de llo strume nto militare, con la facoltà di emanare specilìche direttive a i Dire ttori Generali, i 4uali ernno anche destinatari , come sancito da ll'art. 5, conuna 3, delle direttive dei Ca pi di Stato Maggiore <li Forza ArmMa. Infine , l'alt. 6 limitava ulteriormente la preminenza delle funzioni d el Capo dello Stato Maggiore del la Difesa in quanto in se<le Comitato d ei Capi cli SM poteva essere messo in minoranza (L. 200/ 1968). "' Se<luta del 1° febbraio 1989. 82 Legge ciel 4 ottobre 1988, n. 4%.


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do con una massa di documenti, relazioni e tabelle poco comprensibili, poi-

ché di clillìciJe lettura, anche per gli "addetti ai lavori".

2.5. L'ulteriore evoluzione della struttura .finanziaria ed anuninistrativa della Difesa dal 1995 ad oggi.

2.5.1. La riforma dei Vertici A partire dai primi anni '90, l'Amministrazione della Difesa è stata oggetto di una radicale revisione ordinativo/ strutturale a seguito dei noti profondi mutamenti deJlo scenario politico strategico internazionale e del contestuale processo di profonda trasformazione dell'intero assetto anuninistrativo dello Stato 83 . T principi cardine che hanno caratterizzato la riorganizzazione della Difesa si possono riassumere nella: esigenza operativa di disporre cli uno strumento militare dinamico, interoperabile, integrato - nelle organizzazioni e nelle alleanze di cui l'Italia fa parte - e in grado di garantire la stabilità e la sicurezza collettiva; necessità di ottimizzare la funzionalità dello strumento militare, secondo profili più propriamente managetiali, impiegando al meglio le risorse disponibili nel quadro degli obiettivi da perseguire. Nel 1995, pertanto, fu data la delega al Governo 84 di riorganizzare l'area centrale del Ministero della Difesa e, nel 1997, con decreto legislatjvo 85 , furono: soppresse 1 Direzioni Generali 86 e 3 1Jffici Centrali 87 ; accorpate 4 Direzioni Generali relative al personale militare 88 , 2 l)irez ioni Generali afferenti al p ersonale civile 89 e 2 Direzioni Generali del commissariato e dei servizi generali. 81 Con particolare riguardo alla revisione delle stmtture di h ilancio, al fine di rendere l'organizzazione puhbliG1 più efficiente e funzionale. &i Legge del 28 diccmhre 1995, n. 549, art. 1, comma 1, leuera b. "5 DL del 16 luglio 1997, n. 264 che apporta le modifiche di cui al DPR del 18 novembre 1965, n. "1478. K6 Sono state soppresse la: Direzione Generale della motmizzazione e <lei combustibili, le cui attribuzioni sono co nfluite alla direzione genernle per gli armamenti terrestri; Direzione Generale delle pe nsioni, i cui compiti sono confluiti alle Direzioni Generali del personale; Direzione Generale delle provvide nze per il personale, i cui compiti sono confluiti a lle Direzioni Generali del pe rsonale; T)irczione Generale d el contenzioso, i cui compiti sono confluiti a l Segretariato Generale. 87 Sono stati soppressi : l'Ufficio Centrale per g li studi g iuridici e la legi.slazione (arl. 2 ciel d.lgs 264/97), i cui compiti sono confluiti al Gabinetto del Ministro della Difesa; l'llfficio Centrale per l'organizzazione, i metodi, la meccanizzazione e la statistica (art. 3 del d.lgs. 264/ 97), i cui compiti sono conlluiti al Segretariato Generale; l'Ufficio Centrale per gli allestime n ti militari (arl. 3 del cl .lgs. 264/ 97) , i cui compiti sono confluiti al Segretariato (;enerale. 88 Sono state accorpate in un'unica Direzione Gen erale per il personale militMe le Direzioni Generali per: gli ullìcia li d ell'Esercito; i sottufficiali e i militari di truppa de ll'Esercito; il personale militare della Marina; il personale militare dell'Aeronautica. 89 Sono state accorpate in un'unica Direzione Gene rale per il personale civile le Direzion i Generali per: gli impiegati dviii; gli o perai.


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A seguito della riorganizzazione, si cominciò a delineare l'attuale struttura con 2 Uffici Centrali 90 e 10 Direzioni Generali 91 . In particolare, tra le altribuzioni dell'Utlìcio Centrale del bilancio e degli affari finanziari fu stabililo che questo deve provvedere 92 : alla formulazione, sulla base delle direttive del Ministro e secondo le indicazioni degli Organi Programmatori 9 \ dello schema dello stato cli previsione della spesa del Ministero della Difesa nonché alle relative proposte di variazioni; a sottopon-e all'approvazione del Ministro l'allribuzione dei fondi stanziati ai competenli Organi Programmatori della Difesa nel quadro degli obiettivi e indirizzi programmatici approvati dal Ministro stesso. Di conseguenza, nel quadro della formazione dello stato di previsione della spesa, fu sancita la centralità del Minislro della Difesa, nel d efinire le direttive e delineare gli obiettivi e gli indirizzi programmatici, e degli Organi Programmatori, nel proporre le linee programmatiche. Sempre nel 1997, fu opera ta, in via legislativa, la ristrutturazione dei vertici delle Forze Armate e d e ll'amministrazione della Difesa 94 con l'attribuzione: al Capo dello Stato Maggiore della Difesa, della responsahilit:1 della programmazione e dell'impiego ope rativo dell'intero strumento militare, con contestuale preminenza gerarchica sui Capi di Stato Maggio re di Forza Armata e sul Segretario Generale nell'ambito delle competenze tecnico operative; al Segretario Generale della Difesa, dell'unicità di gestione dell'are a lecnico amminislrativa, deputata all'attivilà di amministra zione diretla dei fondi di bilancio, conferendo al m edesimo posizione di preminenza nei confronti dei Direttori Generali del Ministero della Difesa. TI relativo regolamento di attuazione della legge sui vertici del 1999 95 regolò, poi, nel dettaglio le attribuzio ni specifiche dei vari organi prevede ndo, tra l'altro, i seguenti compiti per: 90 Ullìcio Ceni.raie <le i bila ncio e degli affari fìnanziari e I' lJfficio Ce ntrnle pe r le ispezioni amministrative. 9 ' Direzio ne Generale per il p e rsonale militare; Direzione Ce ne ra lc per il person ale civile; Direzio ne Ge ne rale de gli armamenti te rrestri; Direzione Generale <legli a rmame nti navali; Direzione Ge ner-dle d egli a rmame nti ae ronautici; Direzione Ge nerale de lle telecomunicazioni, dell'info rmatica e delle tecnolog ie avanzate; Direzio ne Generale dei lavori e d el de manio; Direzione Gene rale d e l com missarialo e <lei servizi gene rali; Direzione Genern.lc d e lla sanità milita re; Direzione c; e ncralc d ella leva, del red uLamento o bbligato rio, de lla nùlitarizzazionc, della mo bilitaz io ne civile e <le i Corpi ausiliari. 92 Alt. 16 ciel DL 264/1997. 9 ~ Gli Stati Maggio ri <lella Difesa e di Forza Almata, il SegreLariaLo Gene rale e il Comando G enerale d ell'Arma d ei Carabinieri sono a nche de nomina ti "Organi Programma i.ori <li Vertice <li Forza Annata e Inte rfo rze". 9-; Legge elc i 18 febbraio 1997, n. 25 . '" DPR ciel 25 o ttobre 1999, n. '5'56.


l!.'voluzione e pros[Jellive.Jitture delle risorse finanziarie della Difesa

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il Capo cli Stato Maggiore della Oifesa: • attuazione, su direttiva del Ministro, degli indirizzi politico militari in merito alla pianificazione, predisposizione e<l impiego dello strumento militare; • indicazione, al Ministro, delle risorse umane, materiali e finanziarie occorrenti per il conseguimento degli obiettivi prefissati, proponendo la pianificazione ope rativa interforze e<l i conseguenti programmi tecnico finanziari; • esercizio del controllo operativo di tulli i fondi della Difesa e dell'impiego operativo dei fondi destinati all'ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare; i Capi di Stato Maggiore di Forza Armala, nell'ambito della responsabilità connessa all'organizzazione e all'approntamento della propria organizzazione: • formulare, al Capo dello Stato Maggiore della Difesa, le proposte di competenza per la pianiiìcazione operativa e finanziaria delle rispettive Forze Annate; • provvede re all'impiego operativo dei fondi destinati al funzionamento della propria Forza Armata, nonché alla diretta amministra zione dei fondi del settore funzionamento finalizzati ad assicurare l'efficienza dei mezzi, dei materiali e delle infrastrutture; il Segretario Generale della Difesa: • emanare le disposizioni attuative degli indirizzi politico amministrativi e di alta amministrazione riguardanti l'area tecnico industriale e tecnico amministrativa della Difesa; • predis porre le proposte di pianificazione annuale e pluriennale relative a ll'area industria le di inte resse della Difesa e delle attività di studio e sperimentazione; • indirizzare, controllare e coordinare le attività delle Dire zioni Generali; • provvedere all'impiego operativo dei fondi destinati al funzionam ento dell'area tecnico-amministrnliva e tecnico-industriale di competenza. In definitiva, sotto l'aspetto progrdmmatico/ gestionalc, fu attribuita al Capo di Stato Maggiore d ella Difesa la responsabilità dell'individuazione e della definizione dei programmi da realizzare mentre al Segretario Generale della Difesa fu data la responsabilità, con l'amministrazione diretta dei fondi, della loro esecuzione per mezzo delle Direzioni Generali, da lui coordinate, indirizzale e controllate. In sost.an7.a, fu confermata la struttura bipolare del Dicastero che, an cora oggi, s i suddivide lra l'area tecnico-operativa, propria degli Stati Maggiori delle Forze Armate, e l'area tecnico-amministraliva, di competenza del Segretariato Generale, conferendo una chiara preminenza, sulle stesse, al Capo <li Stato Maggiore della Difesa.


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2. 5.2. I cambiamenti P,enerati dalla riforma del bilancio dello Stato del 1997. L'attuale struttura amministrativa della Difesa La particolare divisione tra area tecnico-operativa e area tecnico-amministrativa del Dicastero della Difesa ha trovato, negli ultimi anni, un ulteriore limite nella riforma del bilancio dello Stato del 1997 96 che ha portato all'istituzione dei Centri <li Responsabilità Amministrativa 97 , ai cui titolari sono state attribuite competenze sia programmatiche che gestionali. I titolari, infatti, sono responsabili "della gestione e dei risultati derivanti dall'impiego delle risorse umane, finanziarie e stnunentali assegnate" 98 e hanno anche la responsabilità inerente alla formulazione di proposte di bilancio cd alla definizione di obiettivi e programmi corre lati: tutto ciò, fondendo le competenze programmatiche e gestionali in un "unicum" inscindibile secondo un modello organizzativo non compatibile con quello assunto dalla Difesa. L'intero sistema di risorse finanziarie, previsto dal Bilancio dello Stato, viene elaborato con riferimento proprio ai Centri cli Respo nsabilità Amministrativa. A ciascun C:. R.A. sono riferiti, infatti, tutti gli clementi di spesa aventi stessa natura e/o concernenti omologhe aree di attività istituzionale, oltre che attinenti alle esigenze di funz ionamento d e l Centro stesso. La norma istitutiva di tali strutture prevede che: i Ministri, entro dieci giorni dalla pubblicazione della legge di bilancio, assegnano le risorse ai dirigenti generali titolari dei C.R.A. delle rispettive amministrazioni, previa definizione degli obiettivi che l'amministrazione intende perseguire e indicazione ciel livello dei se1vizi, degli interventi e elci programmi e proge tti finanziati nell'ambito dello stato cli previsione. il titolare del CRA: • è il responsabile d ella gestione e dei risultati de rivanti da ll'impiego d elle risorse umane, finanziarie e strnmentali assegnate; • esercita autonomi poteri di spesa nell'ambito delle risorse assegnate. Pertanto ciascun titolare di C. RA. : definisce gli obiettivi operativi; attua ciascun programma impiegando risorse umane, fina nziarie e strumentali; verifica i risultati e quindi attua il "controllo di gestione". 96

Legge del 3 aprile 1997, n . 91 e T),T.gs. del 7 agosto 1997, n. 279. Uflìci di livello dirigenziale generale che corrispon<lo no, di norma, con le strutture dirigenziali generali di vertice delle Amministrazioni Pubbliche (secondo le articolaz ioni de lle competenze islitu:!.ionali di ciascun Ministero ovvero le diverse branche delle Amministrazioni Centrali) cd a cui fa rifeIimento il bifando finanziario. ?< Cil. D.Lgs. n. 279/97, art. 3, comma 3. <n


Hvoluzione e prospettive future delle risorse finanziarie della Difesa 7 79

Considerata la particolare conformazione del Ministero della D ifesa, così come si era venuta a definire negli anni, quando ci si trov<'> di fronte alla necessità di istituire i Centri di Responsabilità Amministrativa, nel 1998, anno di prima applicazione della legge, tornò utile fare riferimento unicamente alla vigente struttura dell'area tecnico - amministrativa, facendo , quindi, coincidere i C.R.A. con le Direzioni Generali esistenti. E' evidente che i Centri di Hesponsabilità Amministrativa della Difesa, incentrali sulle Direzioni Generali, differivano da quelli delle altre Amministrazioni dello Stato non avendo competenze programmatiche sull'impiego delle risorse occorrenti per la realizzazione degli obiettivi istituzionali del Dicastero. Questi, difatti, sono definiti sul piano strategico generale dall'autorità politica di vertice (Ministro) e, sul piano operativo, dagli Organi Programmatori della spesa (Stati Maggiori della Difesa e di Forza Annata). Tale distinzione bipolare ( Organi di Programmazione e Organi di Amministrazione) non interessò il solo Centro di l{esponsabililà Amministrativa del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, nel quale la funzione programmatica, perfettamente in linea con i principi della dottrina economica, è, tuttora, associata a quella di gestione tccnico-arnministrativa delle risorse, laddove è attribuita al Comandante dell'Arma dei Carabinieri 9'\ ovvero in sua assenza al Vice Comandante, la facoltà cli assumere impegni di spesa per il soddisfacimento delle esigenze funzionali della propria struttura. 'l'anto più che la circolare Difesa Gabinetto 11. 2/ 2633/7-2-1/ 95 in data 12 aprile 1995 annovera il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri fra gli Organi Programmatori della Difesa. La netta separazione fra l'organo responsabile della programmazione/ impiego delle risorse d ella Difesa (organo con potere decisionale, deputato alla realizzazione delle funzioni finali del dicastero) e c1ue llo incaricato della gestione tecnico-amministrativa delle medesime risorse (organo privo di potere decisionale, che opera in funzione strumentale, pe r l'attuazione dei programmi fissati da altre autorità) comporta, tra l'altro, alcune incertenc di natura economica per coniugare l'operatività tipica dello strumento militare con l'efficienza, l'efficacia e l'economicità 100 d 'impiego delle risorse materiali, umane e finanziarie disponibili. Ciò in quanto l'elaborazione dei programmi operativi da parte di un soggetto istituzionale (Organo Programmatore) diverso da quello che materialmente si adopera per la realizzazione dei medesimi programmi (Direzioni Generali come Centri di Responsabilità) può determinare, in assenza di adeguati e solleciti flussi informativi, la mancanza di una "visione unitaria" delle problematiche connesse con l'impiego delle risorse stesse. Come s tabilito clal D.P.R. n. 679/63. EFflClENZA: capacità di raggiungere risultati coerenti con quelli allc.~i. F.FFTCACIA: capacità cli utilizzare razionalmente le risorse. F.CONOMICITA': regola cli conclolta cJa rispettare per perseguire le finalità generali. gc;

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In altri termini, la diversa competenza in materia programmatica ed in ambito gestionale rischia di complicare e/ o rendere intempestivo l'accertamento degli scostamenti che, eventualme nte, dovessero manifestarsi, fra la fase "concettuale" dell'azione pianificata (programmazione) e la fase "condotta" (amministrazione), vanificando l'effetto positivo di possibili con-ezioni "in corsa" (ripianificazionc degli obiettivi di programma), soprattutto in presenza di possibili tagli che dovessero intervenire sia in fase di formazione dello stato cli previsione della spesa sia in fase di gestione. Da qui, stante l'ibrida connotazione della struttura ordinativa e normativa di riferimento, d iscendono ulteriori incertezze nell'accertamento delle responsabilità connesse all'esercizio delle funzioni dirigenziali, in caso di mancato o parziale raggiungimento degli obiettivi di programma. Nel 1999, per attenuare la difformità del "sistema difesa", rispetto al modello organizzativo disegnato dal vigente quadro normativo per tutte le altre Anmlinistrazioni dello Stato, furono attribuite, ai Capi di Stato Maggiori delle Forze Armate, prerogative analoghe a quelle proprie dell'arca tecnico-amministrativa, seppure limitatamente al settore manutentivo-addestrativo, conferendo ad essi 101 la titolarit.à di uno specifico Centro di Responsabilità Amministrativa. A tal proposito, la norma stabiliva che "T Capi di SM di EA. provvedono alla diretta Anmlinistrdzione dei fondi del settore funzionamento". Partendo, perciò, da questa nuova attribuzione si p ervenne alle decisioni di istituire i CRA di F.A. al fine di: conferire aderenza nel settore del manlerlimcnto; eliminare taluni inconvenienti in fase <li attuazione dei programmi; consentire manovre finanziarie più rapide, Si passò quindi dai 15 Centri di Responsabilità Amministrativa de1 1998 102 ai 18 del 1999 103• Successivamente, a partire dall'esercizio finanziario 2001, le Oirezioni Generali furono accorpate nell'unico Centro cli Responsabilità Ammirlistrativo del Segreta riato Generale. Attualme nte, quindi, i Cent1i cli Re sponsabilità Amministrativa del Dicastero della Difesa anunontano a 7 104 , denominati anche "enti cli ptirno livello". 101 A me nte d ell'articolo "12, lettera d. del "rego lamento di attuazione dell'articolo 10 del la legge sui vertici n. 25/l 997" - DPR 556/ 99. '°' Gabinetto del Ministro; Commissarialo Ge ne rale per le o noranze ai caduti in guerrn; Ufficio Cen trale del hilancio e degli affari lìnanziari; Comando Gen era le dell'Arma dei Ca rab inieri; 11 Direzio ni Generali (compresa la Direzione Gene rale de lle provvidenze , confluila nel 1999 ne lle Direzio ni (;enerali del Personale). 103 Gabinetto del Ministro; Commissaria to C.e nc ralc per le onoranze ai c aduti in guerra ; Ufficio del Segretariato Gen erale; 3 Stati Maggiori dì Forza Annata (esercito, Marina e Ae ron autica); Co m ando dell'Arma d ei Carabinieri, llfficìo Centrale del bilancio e degli affari fi nanz ia ri; IO Direzio ni Ge n erali. 104 Gabinetto d el Ministro; llffìcio del Se gretariato Ge nerale; 3 Stati Maggiori di Forza Armala (Esercito, Marina e Acronautka); Comando Ge nerale dell'Arma de i Carabinie ri, llffìcio Cenlrnle d el bilancio e d egli a ffari fìnanziari.


Evoluzione e prospettive future delle risorse finanziarie della D!fesa

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2.5.3. Le criticità dell'attuale strnttura. Come analizzato nel precedente paragrafo, con l'attuale struttura, spetta al Capo di Stato Maggiore della Difesa il controllo operativo delle risorse finanziarie (emissione dei modelli di assegnazione fondi e verifica degli obiettivi strategici da raggiungere), rimanendo l'impiego operativo saldamente nei compiti attribuiti ai Capi di Stato Maggiore di Forza Armata e al Segretario Generale. In merito, si evidenzia che, mentre i Capi di Stati Maggiori di Forza Armata, per quanto concerne il funzionamento della propria struttura (mantenimento e addestramento), esercitano, direttamente, l'impiego operativo dei fondi attraverso i propri Centri di Responsabilità Amministrativa , lo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa, che detiene l'impiego operativo dei fondi dell'ammodernamento e rinnovamento dell'intero dicastero e del funzionamento delle strutture interforze alle dirette dipendenze, esercita tale funzione attraverso il Centro di Responsabilità del Segretario Generale, non avendo alle dipendenze un proprio C.R.A .. Permane, quindi, una sostanziale difformità del Ministero della Difesa, rispetto alle altre Amministrazioni dello Stato, che, tuttavia, trova il proprio fondamento nella natura stessa del Dicastero e che difficilmente può essere assimilato ad altre realtà amministrative del comparto pubblico statale. Non a caso, tutte le ultime riforme attuate nella Puhblica Amministrazione 105 si riferiscono ad articolazioni ordinative e funzionali nel cui ambito la dirigenza "amministrativa" elabora, direttamente e con carattere di esclusività, anche la "programmazione" operativa, traducendo, a livello tecnico, gli obiettivi strategici fissati dal105 Quali, ad esempio, l'inlro<luzione <lei principio della responsabilità, per il conseguimento deg li ohicttivi funzionali di settore; l'enfatizzazione della managcrialitiì <lf'lla cli1ief'nz~ pubblic,i re l'adozione de lla conlabililà economica; ccc .. .


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l'autorità politica di riferimento. Per contro, tutte le attività svolte dall'organizzazione centrale del dicastero della Difesa si pongono in posizione squisitamente strumentale rispetto alle esigenze di mantenimento/ implementazione delle capacità operative dello strumento militare nazionale (principio della prevalenza finalistica della componente operativa della Difesa). Ragione per cui, tutte le soluzioni da adottare non potranno che essere di tipo compromissorio, a meno che non si metta in discussione l'intera struttura bipolare di cui si caratteri:aa il Ministero della Oifesa. Inoltre, si evidenzia che, per ragioni di economie di scala e di gestione unitaria, le esigenze che danno luogo a contratti accentrati (il mantenimento a numero di mezzi e attrezzature, il vettovagliamento, il vestiario ccc.) o relative al benessere del personale civile e militare, seppure programmate dagli Stati Maggiori di Forza Armata, in qualità di Organi Programmatori 106, vengono inserite in capitoli, definiti quotizzati, afferenti al Centro di Responsabilità Amministrativo del Segretariato Generale e gestiti dalle Direzioni c-;enerali competenti per mate ria. Così come alcune esigenze relative al funzionamento delle strutture delle tre Forze Armale, e più in generale di tutta la struttura del dicastero (per esempio le spese afferenti allo smaltimento dei rifiuti, alle assicurazioni deg li automezzi ecc.), sono di stretta pertinenza dei Centri di Responsabilità Amministrativa del Segretariato Generale e dell'Ufficio Centrale del bilancio e affari finanziari e convergono in capitoli cosiddetti non quotizzati. La situazione delineata genera una commistione delle responsabilità che non investe il solo Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri che gestisce, tramite il proprio Centro di Responsabilità Amministrativa, tutte le esigenze della propria struttura. Si può, dunque, affermare che nell 'ambito del Oicastero della Difesa è solo il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri a non soggiacere all'attività di indirizzo, controllo e coordinamento del Segretario Generale, derivandone una situazione difforme delle attribuzioni conferite ai C.R.A. delle Forze Armate, ancorché tutti i vertici delle citate strutture siano responsabili, in primis, dell'approntamento del rispettivo stmmento operativo. Per dare unitarietà all'organizzazione del dicastero, ne ll 'ambito delle attribuzioni da conferire ai C.R.A., s i intravedono sostanzialmente due soluzioni. La prima soluzione, che non appare peraltro del tutto funzionale, potrebbe essere quella di conlcmplarc, anche per il Comando 106 "Gli Organ i Programmatori sono gli Stati Maggiori della Difesa e delle tre Fon:e Annate (Esercito, Marina e Aeronautica), il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri e il Segretatiato Generale". C.AR/2001 , Procedure interne di formaz ione del bilancio della Difesa e suo Esercizio, Ministero della Difesa, pag. 3.


Evoluzione e prospettive.future delle risorseJìnanziarie della Difesa 183

Generale dell'Arma dei Carabinieri, la situazione esistente per le tre Forze Armate, al fine di conseguire, in modo ancor più rilevante, economie cli scala. La seconda soluzione, che si considera più coerente , consiste nel prevedere l'allocazione di tutte le esigenze finanziarie sui capitoli dei Centri di Responsabilità Amministrativi delle Forze Armate, dando facoltà agli stessi di avvalersi delle capacità tecnico-amministrative delle Direzioni Generali. In merito, si evidenzia che le norme vigenti 107 prevedono, sia per il Comandante Generale dell'Arma che per i Capi di Stato Maggiore, funzioni similari a quelle di Direttore Generale, oltre che di Capo dell'Organo Programmatore. Occorre, peraltro, considerare che le spese relative alle competenze fisse del personale militare, programmate dagli Stati Maggiori di Forza Armata con il supporlo della Direzione Generale del personale militare, vengono già allocate sui relativi capitoli dei rispettivi Centri di Responsabilità Amministrativa di Forza Armata per essere gestiti, in chiave unitaria, dalla citata Direzione Generale del personale militare. Da ciò, appare perfetta mente perseguibile la soluzione che vede il Capo di Stato Maggiore di Forza Armata esercitare sia la responsabilità sia l'autorità cli tutte le risorse finanziarie afferenti al funzionarnento della propria struttura organizzativa avvalendosi, per il perseguimento dei propri obiettivi istituzionali, anche delle capacità di gestione e, soprattutto, contrattuali delle Direzioni Generali. Un'altra discrasia esistente nel Ministero della Difesa appare e ssere l'attribuzione, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, dell'impiego operativo dei fondi del settore investimento e degli Enti/Unità interforze direttamente dipendenti. La gestione di tali fondi viene mate rialmente esercitata dal Segretario Generale, per delega, con il proprio Centro di Responsabilità Amministrava. Tn ta l modo, si viene a creare, di fatto, una separazione tra la responsabilità sulla programmazione e quella sulla gestione e rendicontazione, contrariamente a quanto previsto dalla normativa vigente che ne stabilisce, invece, l'accentramento al fine di qualificare un Centro di Responsabilità Amministrativa. In sostanza, si evidenzia che se, da un lato, lo Stato Maggiore della Difesa ha prerogative di Organo Programmatore per quanto attiene il funzionamento della propria struttura centrale e <legli EntVUnità direttamente dipendenti, oltre che su tutto l'ammode rnamento e rinnovamento della Difesa, escluso HComando Generale dell'Arma d e i Carabinieri, per contro, 7 '" Le norme più significative sono il DPR n. 679/63 (delega al Comandante Generale dell'Arm a e in sua assenza al Vice Comandante della facolt;l di assume re impegni di bilancio alla stregua di un Direttore Generale), la GAil/ 2001 che inse risce il Comando Ge ner:i le d ell'Arma tra gli O rgani Programmatoti, il DPR del 25 o ttobre 1999, n. 556, art. 12, comma e), che prevede la respo nsabilità dei Capi di SM "sulla diretta amministrazione dei fondi del seuorejim z ionamentofinalizzati ad assicurare l'qjjìcienza dei me= i, materiali e attrezzature anche avvalendosi d.e lle comf)(?tenli Direz ioni Generali nei limiti degli stanziamenti approvati dal Ministm".


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esso si configura com e "semplice" Centro di Costo del C:.R.A. del Segretariato Ge nerale ch e, a s ua voila, non h a l'autorità di indirizzare tali risorse per conseguire gli obiettivi pianificati (disgiunzione di fatto tra autorità e responsabilità). ~: da evidenziare, infine, che anche se è previsto 108 che il Capo di Stato Maggiore della Difesa possa delegare il controllo operativo de i fondi al Segre tario Ge nerale, ai Capi di Stato Maggiore delle Porze Armate e al Comandante Ge nerale dell'Arma dei Carabinieri, in realtà egli non ha la possibilità cli esercilare tale faco ltà 1()'·1, in mancanza, p e r esempio del potere cli sostituzione nel caso di inerzia del delegato. Pe raltro, occorre considerare che l'impiego operativo dei fondi è già sp ecificatamente previsto nelle funzioni del Segretario Gen erale , dei Capi di Stato Maggiore cli Forza Armala 110 e del Comandante Generale dell 'Arma d ei Carabinieri, almeno per quanto attiene al funziona m ento delle proprie strutture, fe rmo restando che tali carich e sono di fatto a l vertice elci relativi Centri di Res ponsabilità Amministrativa.

1°" Circola re GAF\ 200'1 d e l Ministero della Difesa, Procedure interne <li formazione <lei hilancio tlelJa Difesa e su o e.~erciz io, pag. 4. 9 '" L' ist.ituto de lla delega è un atto a mministrativo di natura o rga nizzatoria con il tj uale un organo investilo della compe te nza in una data materia, detto d e legante, trasferisce ad un altro organo, detto delegato, la leginimazione a<l ad ottare uno o più atti che rientra no nel la sua sfe ra di competenza . La delega è ammessa ne i soli casi previsti dalla legge, alleso c he l'art. 97 Cost. po ne a l riguardo una espressa rise1v a di legge, e n o n comporta alcuna perdita <li poteri in cap o al <lelegante, il quale conserva la titolarit,ì d ella competenza de legata e trasferisce al de legato so lo l'eserc izio , pn un tempo determ inato, di essa. Diretta con seguenza di ciò è c he il delegante mantiene dete rminati poteri, che sarehbe au.~picahile specifi care nell'ano di delega , che p ossono brevemente riass umersi nei seguenti: potere <li direttiva nei confronti <lei d elegato; potere di vigilanza sull'attiviti1 svolta da l delegato; potere di revoca della delega; potere di avocazione per ragioni di opportunit.;ì; potere di sostituzione nel caso di inerzia de l de legato; potere <li annullame nro, in sede di autotutela, degli ani illegittimi compiuti <lai delegato nell'esercizio della delega. La delega <leve necessa riamente essere conferita in forma scritta e il delegato assume in proprio la responsabilità d egli alti compiuti in forza della d e lega. C. iova ricordare, che diversa dalla delega amministrativa esaminata è, per la dollrina pressoché unanime, la de lega di firma in qua nto con qu est'ultima non si procetle a d elegare fu n zioni o attribuzioni ma solo la sottoscrizione materiale di a tti aventi rilevanza esterna , con la conseguenza c he la respon.~ahilità rimane in ca po al delegante. 110 DPR 556/ 1999, art. 7 comma g e art. 12 comma d .


Hvoluzione e pro.>) ,euive.future delle risorse finanziarie della TJifèsu

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CAPITOLO III 1A STRUl*fURA FINANZIARIA ED AMMINISTRATIVA DELIA COMPONENTE TERRESTRE DELLE FORZE ARMATE. UNA POSSIBILE EVOLUZIONE.

3.1 Generalità Come evidenziato dalla Co,te dei Conti ne lle Relazioni s ul Rendiconto Generale de llo Stato relati ve agli Esercizi Finanziari 2006 111 e 2007 11 2, l'Amministrazione Difesa ha mostrato, negli ultimi anni, una particolare e positiva dinamica nella propria organizzazione. Tale dinamica, come descritto n el precedente capitolo , è stata caratterizzata da due particolari eventi di dive rsa natura: la creazione del C.R.A. del Segreta riato Generale che ha concentrato la sua attiv ità nell'Area tecnico-amministrativ a del Ministero; la costituzio ne dei C.R.A. di F.A. che h anno qualificato, con la propria attività, l'inte ra Arca tecnico-operativa. Presso i C.R.A. di F.A. , in particolare, è stata concentrata sia la fase di

programmazio ne che quella di gestione delle risorse afferenti esclusivamente a l settore "Esercizio", ossia relative a lle esigenze di vita e di addestrame nto d e lle unità e dei reparti nonché al "mante nimento" dello strumento militare, consentendo, altresì, di consolidare lo spostamento, sempre più accentualo e fondamentale pe r la sua rilevanza, del centro di gravitazione de lle attività finanziarie e negozia li dall'area te cnico-amminis trativa a quella tecnico-operativa. Attesa la complessità de ll'Arca tecnico-amministrativa , lo spostamento d e ll'asse della spesa di Eserc izio, ha dunque consentito di sostene re sempre più , con la massima flessibilità, lo strume nto militare n ella sua dinamica evolutiva , garantendo, alle singole Forze Armate, una maggiore autonomia di gestio ne e contribue ndo a fare un piccolo ma significativo passo 111 "Il Minis rc-ro dd la Difesa mostra una <linamica della sua organiZ7.azio ne che, nel 2006 e nei µrimi mc.~i dd 2007, ha investito, in particolare, i Ce nt1i di Responsahilità d i Forza Armata (Esercito Jtaliano, Aeronautica Militare, Marina Militare ed Arma dei Carahin ieri) c he stanno consoli<lando il loro assetto stmtturnle. Si tratta <li un profilo di gr:mde iJl!cresse perché, a <lifferenza <lella sostan ziale o mologazione <lelle s trutture amministrative civ ili , i C.R.A di F.A. tendono a <l organizzarsi in relazione alle c.aratteristiche <lella F.A di cu i sono espressione e della sua presenza s ul territorio nazionale". Rehl7.ìone ddla Corte dei Conti s ul Rendiconto C.encralc dello StaLo - E.F.2oo6, Ministero della Difesa, para I. 11 ' ·' ... nel segnalare anche il proceiilio di marurazione dell'orga nin.azìone <lei Centri di Responsabiliriì d ì Forza Armata, che, peraltro, no n ha caratteristiche d i omogeneità (e forse non poteva ave rne per b peculiarilil <lelle Forze Annate) e presenrn scclrc d i tipo accentrnto (quella dell'Esercito Jta li:1110, assimilabile a quella dell'An na de i Carabinieri), ovvero di <listribuzioni su µ iù poli (Aerona utica e Marina Militare).. .. . Relazione della Corte dei Conti s ul Ren<licontu Generale dello Sta to E.F.2007, Ministero della Difesa , para 8 .


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in a vanti ne l sup erame nto d e lla dicoto m ia pre sente nell'Amminist ra z ione

Difesa tra c hi programma e chi gestisce la s pesa . I1 m o lo c he i C.R.A.di F.A. hanno cominciato a svo lgere , fin dalla lo ro costituzione, tis u lta tanto più imp o 1t.ante e rilevante se co nside rato alla luce della sensibile climin u:Lio ne delle risorse destinate a l fun zio namento de lle Fo rLe Armate; clirn.inu:Lione che ha , ne cessariame nte , investito tale se ttore di sp esa di una ,innovata qualificazio ne a l fine d i garantire l'dlìcie nza dei rnei'.zi, la q ualità d e llo strumento ed il raggiungimento dei più alti obiettivi o pe rativi 11:l_ L'o rganizzazio ne de l Ministe ro de lla D ifesa, derivata dagli eve nti prima descri tti, ris ulta ben diversa d a tu tti gli a ltri ministe ri, consid e rando che , me ntre ne ll'o rganizzazio ne ministe riale tipica tend e a riprodursi, ne ll'ambito di u no stesso ministe ro, un assetto a na logo in tulli i setto ri , ch e pure risp o ndo no alle peculiari missio n i ad essi assegnate , nel caso dei C.R. A. d i F.A ., sono proprio le caratteris tiche di ciascu na Forza Armata, decisame nte d ive rse tra loro, pe r co nno tazioni strateg iche e d o perative e p er la distrihuzione s ul te rrito rio , ad orie ntare le scelte o rganizzati ve 11 4 . Co n spe cifico rig uardo a i risultati conseguiti d a l C:.R.A. d ell'Esercito Tr.aliano, si deve sottolinea re come b bo ntà de i processi di p rogram mazio ne e cli gestion e clcllc risorse abbia trova to un 'a uto revole co nfe rma s ia nei giudizi della Corte dei Conti e d e i vettici del Ministero, sia ne ll'a nalis i de i d ati a llcre nli agli ultimi es e rcizi finanzia ri ch e evide nziano la co ntrazio ne p ressoché to tale dell e economie d i bilancio nel setto re "eserc izio ". Prop rio l'alle nta progra rn ma zio ne e l'oculat:1 g estio ne no nché i risultati, fi no a d oggi, con seguiti, l'a nn o rite ne re cli essere su una strada da contin uare a percorrere te ne ndo p resemi le strutture es istenti , se nza pe rò precl ude rsi la p ossibilità d i apportare sostan 7.iali mod ifiche ordinati ve , per la clefini7.inne di procedure cd il raggiungime n to d i risultati se m p re più improntati a i criteri cli efficie n za, efficacia c cl eco n omicità .

3.2 11 Centro di Responsabilità Amministrativa dell'Esercito Italiano. Le componenti fondamentali.

Come ormai noto, il titolare d e l Centro di Responsa bilità Amministrati va dcl l'F.sercito Italiano è il Capo d i Stato Maggio re de ll'Esercito a cui, come a tutti g li a ltri titola ri di C.R.A. , la normati va vigente 11 ' riconosce le segue nti co mpe ten ze :

'" Gen . F. CAS'JA(;NF.Trl , lette ra di d iramazio ne dd la Diretti va di funz io n~mcnln del C.H.A. ··E.I." per l'E~crciz.io Finanziario 2008. llo1m1, p rot. 11. 'i6/ CRA2/ 6 ./4 in data 04 gen naio 2008. 1 11 C.ir. Re b zio rn: de lla Cort e de i Co nti s ul He ndiconto Gene ra le ddlo Slalo - F.. F. 2006. p ara ::\.2 "L"evoluzio nc d e lla programmazione , le p rolile rnalid 1e d c ll 'm ganiz:,a zio ne e i profìli evo lu tivi dei Cenlri di respo nsabilità " m Mt. j I), Lgs. N. 297/ 1997.


Rvoluz iolle e prospettiuejùture delle risorse finanziarie della Dt(esa 187

definizione degli obiettivi operativi; attuazione dei programmi m ed ia nte l'impiego di risorse umane, finanziarie e s trumentali; verifica dei risultali conseguiti. Il titola re del C.R.A. "E.I.", nella concrelizzazione cli t.ali competenze, s i avvale cli tutti g li Organis mi della Forza Armala. Tuttavia , in particolare, le componenti fondamentali in cui s i ide ntifica il C.H.A. sono il Reparto Pian ificazione Generale e Finanziaria d ello Stato Maggiore dell 'Esercito (S.M.E. K.P.G.F.) e l'Ufficio Generale del Centro di Responsabilità Amministrativa "Esercito Italiano" (Uff. <~en. C.RA. "E.i. ")

.'->.2.1 il Neparto Pianfficaz ione Generale e Finanz iaria. Lo Stato Maggiore dell'Esercito svolge le funzioni di "staff' del Capo di SME e d è, dunque, l'organismo di ve1tice deputato alla definizione della "po licy" cli Forza Armata. Nell'ambito dello Stato Maggiore , lìn cbl 1960, si avvertì la necessità cli costitui re un organismo che si occupasse prert.ame nte di materie finanziarie connesse con la p rogrammazione e la gestione delle risorse disponibili. Attraverso tutta una serie cli passaggi, stretlarnente co1111essi con le modifiche strutturali della Forza Armata, sul finire degli an ni novanta, si arrivù alla creazione del Reparto Pianificazione Generale e Finanziaria , nella configurazio ne sotto riportata, assegnan dogli quale compito generale quello di "guardare al futuro" in tutti i campi della Forza Armata. In t,ile ottica, il Reparto elabora l'organ izzazio ne su-t.1lluralc, i piani di sviluppo e la conseguente programmazione finanziaria , coerenlemcnte con gli ohie ltivi prdissati e compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili ' 16 CAPO REPARTO

VICE CAPO UFFICIO PIANIFICAZIO NE

UFFICIO ORGANIZZAZIO NE DELLE FORZE

116

Sito i ntcrnel ww,1\1 .et;<:rcitn.cli fesa.i1

VICE CAPO UFFICIO PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA BILANCIO E STATISTICA UFFICIO PER IL CONTROLLO INTERNO 01 GESTIONE


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rriuseppe 'J'otaro - -

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- - - -- -- -- ~

Nell 'ambito cli tale Reparto, i due Uffici che sono direttamente interessati dalle compelenze del C.R.A . " E.I. " sono l'Ufficio Programmazione Finanziaria , Bilancio e Statistica (lJfficio Pro.Fi.I3i.Sta.) e l'l Jffi cio Controllo Inte rno di Gestione (Ufficio C.T.C~.) . L'Uffi cio Pro.Fi.Bi.Sta. s i articola nelle seguenti Sezio ni : Programmazione; nilancio; Esteri; Seivizi Tecnici; Contabililà economica a nalitica. I principali compiti sono: attività cli sLudio/ analisi/progettazione in materia tecnico finanziaria, in aderenza alle direttive governalive; concorso alla definizione della politica dello SME in rnaleria finanziaria; controllo ed armonizzazione dell'attività programmatico gestionale degli O.P.S. 117 geslione e contro llo elci Bilancio della FA.; trattazio ne de ll e problematiche giuridiche , finanziarie e amministrative, connesse con l'impiego e.li contingenti deHa F.A. e con gli accordi internazionali di rilevanza fin anziaria ; gestio n e e manutenzione dei sislemi informatic i; elaborazione dei dati afferenti alla contabilità economico analitica p e r ccnlri di costo. In altre parole, con particolare riferime nto al settore "Funzioname nto ", spella a questo Ufficio l'impiego o perativo dei fondi , che lo qualifica quale Organo Programmatore (O.P.) di Forza Armata. In tale vesle, ad esso è demandata la "gestione per competenza" delle risorse finanziarie e , come riconosciuto dalla Corte d ei Conti nella citata Relazio ne sul Rendiconto 2006, nell'ambito del C.R.A., provvede a definire la destinazione de i fondi : a live llo de lle Direzioni Ge nerali dell'Area tecnico-amministrativa ; a live lJo accentrato, per l'approvvig ionamento di be ni e servizi; agli e nti pe rife rici, per le proprie esigenze di funzionamento. Per quanto attiene, invece, all'Offìcio Controllo Interno di Gestione, è da soltolineare che la sua costituzione fu stabilita a seguito dell'obbligo di dotarsi di sistemi di controllo cli gestione , introdotto dal decreto 286/ 99 118 • Ne l 2003, s i decise, infatti, di istituire un'apposita struttura con lo specifico compito di porre in essere il "controllo inte rno di gestione" da intende re, in tcnnini gene rali, come un insieme di organismi, procedure, sistemi informativi ed esperienze: 11 7

O rgani di Progrnrnmazio nc Settoriali c he sarnrmo ap p rofondili nel co rso della trallazione. "" Ribadito , p oi, dalle <lircllivc del !'residente <lei Consi glio dei Ministri del ]'.i novem bre 2001 e <lell'8 novembre 2002 i11ert!11ti alla prog~1mrnazio ne strategica e la predisposizio ne delle dir"C:!llivt! g t!nt!rali dei Mi nistri pt!r l 'al"liv irii amministrativa t! l a gt!stionc rispc lliv,1111<:!nte per gli anni 2002 <' 200.~.


Rvoluz ione e prospettive.Ji1,ture delle risor.-;e_fìnanziarie della l>ijesa

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strutturati secondo le peculiarità dell'amminis trazione cli riferime nto; idone i a realizzare un più efficace e d efficiente impiego delle risorse nel rispetto deUe precipue e diffe re nti res ponsabilità dd vertice politico e dei dirigenti. Quanto sopra, con lo scopo cli : valutare l'adeguatezza d elle scelte compiute in sede di attuazio ne elci p ian i, dei programmi e di alt1i strume nti di detem1inazion e dell'imliri:.,.zo politico, in tennini di congruenza tra risultati conseguiti e obiettivi prcddìnih; veri ficare l'efficacia, efficie n za ccl econom ic ità dell'azione amministra tiva a l fine di ottimizzare, anche mediante tempestivi interventi di corrc7.ione, il rapporto tra costi e ris ultati. Considerata la novità di questo tipo di controllo e la stre tta connessione con la conta bilità economica (seguita da Pro.Fi.Bi.Sta.), si optò per collocare , o rclinativamente, un nuovo Ufficio nel Rcpa,to P.G.F. ma, a s imilitudine cli quanto avviene nelle aziende private o di quanto realizzalo in altre arrnrùnistrazio ni , sare bbe auspicabile una più idonea futura collocazione a lle dirette d ipe ndenze del vertice ddla Forza Armata. L'Ufficio C.l.G. è articolato su una struttura cli analisi e studio (Sezione Controlli) ed una struttura per l'acquisizione , la gestio ne e la p resentazione dati (Nucleo Tecnico).

3.2.2 L'Ufficio Generale del Centro di Responsabilità Amministrativa "Esercito Italiano". Istituito assie me agli altri Centri di Hcsponsabilità Amministrativa (C.R.A.) di F.A. 119 , questo Ufficio Generale si è be n presto confermalo quale va lido strume nto amministrativo per la gestione del bilancio in termini di clccis io nalità ed adere n za a lle esigen ze dell' Esercito. Posto alle di rette dipendenze d el Capo cli Sta to Maggiore dell'Esercito , detiene l'impiego amministrativo dei fondi sui competenti capito li di bilancio e si pone <..jualc vc1tice della strutu.1ra amministrativa della Forza Armata, provvedendo all'acquisizio ne centralizzata di be ni e servizi no nché alla gestione del bilancio l ii cassa cd alla conseguente attivazione elci "flussi di cassa" necessari al finanziamento della Direzio ne di Amminis trazione clcll' l•:sercito (D.A.E.) e di consegue nza cli tutti gli enti/distaccamentVreparti della Foo.a Armata. Nel s uo complesso, l'I Jffi cio Generale del C.R.A. "E. I. " è responsabile delle segu e nti principali attività: gestione tecnico-anurùn istrativa d e i fo ndi stanziati per il settore fun zio namento d e lla Forza Armata; acqu isizione d irelt,1 cli beni e servizi, secondo i programmi defi niti dal Repalto Pianificazione Gene ra le e Finan ziaria (R.P.G.F.) dello Stato Maggiore dell'Esercito; 119

A seguii<> <ld D.P.K 2'i ottobre 1999, n. 556.


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G'iuseppe 'J'otaro

gestio ne amminislra livo -con tabile del le acquis izio ni re lative a i p rogrammi d i s u pporlo logislico d e i s iste mi d 'arm a a ffi dati ad agen z ie inte rnazionali; accred ita m ento dei fo ndi d e ce ntrati ,1gli enti peri fe rici, tra mite le Direzio n i di a mministra zione; d e fini zio ne de lle p rocedure p e r la realizzazio n e de i programmi e la gestio ne d e i fondi nonch é controllo lecn ico-mmnin islrativo su ll a regola rità de lla e secu zio n e; verifica e co ntro llo di gestio n e d elle risorse im piegate n ell'a ttività contrattuale "acce ntrata" e "d ecentrata con trollata "; inte rpretazio ne e diramazio n e d e lle dis posizioni n o rmative ne lle materie cli co mpetenza; cu ra dei ra pporti con g li o rgani consultivi e di conlrollo este rni alla Difesa; defin izio n e <le l conte n zioso p e r tutte le attività riconducibili ai ca p ito li di p ropri a co mpe te nza. L' Ufficio C e ne ralc è.: così organ izzato: CAPO UFFlClO GEN l·:HA LE che per delega cie l Capo d i SM, a uto rizza , fi rma e dispo n e luu i i d ocum e n ti, i d ecreti, g li ordin i e q u a nto altro ne cessa rio pe r le attività ,rnu nin istrative gene rali d e lla Forza Armata ; Vl CE CAPO LJliFI C:10 (-;-ENERALE c he e ffe ttua il coord ina me nto, il controllo e la s upe rv isio ne di tu lle le attiv ità p oste in essere d a lle Sezio ni Contralti, Bilancio, Conte n zioso, Este ri e d a l Nucle o tecnico n o nc hé sostituisce, a nch e nella firma dele gata dal Capo di SMI•:, il Cap o IJfficio (-;-e n e ra le; SEZION E A FFA KI C~l •:N EKA LI E SEG RETERIA ch e cura il coord iname nto d i tutta l'atti vità d i s eg re te ria dell'Uffic io Gen e rale e , in p artico lare , la gestio ne di tutte le pratiche varie rela live a l person ale dipend e nte; SEZIONE CONTRA1Tl: c he svolge fu nzioni c be con te m pla no tu tte le am v1ta necessarie pe r add iven ire alla stipula elci contra tti "accentra ti" c he assicuran o la fo rnitu ra d i b e ni e .servizi in a m b ito Esercito, tra c ui le principa li sono: • d e te rm in azion e elci costi p e r l'impostazio ne d e lle ga re d 'appalto; • redaz io ne p rogetti di co ntra tto; • .svo lg im en lo de lla gara , valutazion e d e lle o ffe 1t e ed aggiudicazio ne d e lle forniture; • stipula d e i conlralli; • pred isposizione d egli a tti pe r i colla udi e p e r l'esecu zio ne contrattua le; • pred is posizione degli alli pe r p rorogh e / rinnovi contrattu ali ; • a utori zzazio ne a procede re e reda zio ne de i d e creti di approvazio ne d i contralti delegati;


Hooluz ione e pmspettivefuture delle risorse jìnanz iarie della Difesa 7 9 7

• autorizzazio ne dell'esecuzione del "quinto anticipato" sui contratti a ccentrati e de legati; La Sezione esplica , altresì, un'intensa attività di consul cn'.l.a "tecnica" agli Enti pe riferici che svolgono attività contrattuak cd, al tempo stesso, o pe ra un costante mo nitoraggio gene rale s ui contralli con impegno d i spesa sui capito li cli bilancio gestiti dal C.R.A. "E.I. ". SEZIONE BILANCIO: ch e è re s ponsabile dell a gestione "di cassa " 120 delle risorse allo cate al C.R.A. "E.I. " e pone in essere tutte le o pe razio ni connesse con la gestio ne d ei fondi assegnati in contabilità ordina ria. In particolare, la Sezione provvede alla: • valutazione de i piani di impiego dei capito li di b ilancio di competen za del C.R.A. per verificare la rispondenza degli .stanziamenti in re lazio ne ai programmi degli approvvig io namenti accentrati ed alle richieste di assegnazione a ravore deg li Enti periferici; • e missio ne decreti di impegno e clau sole di ordinazione delle s pese attraverso i softw are gestionali d e lla Difesa e del Mini.stero dell'Economia e della Finanze , rispettivamente Sistema Informativo cli ve1tice "S.I.V. " e Siste m a Inf"ormativo di Contabilità Gestionale "SICOGE"; • emissio ne di Ordinativi Diretti (Ordini di Pagare) per il pagamento de i contratti; • emission e di O rdini di Accreditame nto (O.A.) per il finanziamento in contab ilità speciale delle sp ese sostenute dagli Enti periferici; • va lutazione dell'andamento d ella spesa con la promozione di even tua li variazioni di l>ilancio ovvero media nte clausole compensative; • predis posizion e d egli a tti per la gestione d e i capitoli di bilancio rig uardanti l'acquisiz ione elci be ni/servizi/lavori di interesse per la T7o rza Armata ; • riscontro dei dati finanziari con gli Organi d i Controllo interni ed esterni a ll'Amministra zione Difesa; • controllo degli atti ine re nti alla "gestio ne u nificata" delle spese strume nta li re lative al trattarne nto economico fi sso ed eventuale d el pe rsona le ; SEi".IONE CO NTENZIOSO: i cui co mpiti si sostanziano in una costante azio ne cli consulenza/ collaborazio ne resa a favore della Sezio ne Contratti d e ll'Ufficio , p e r l'attività negozia le accentrata, e di tutti gli Organism i/Enti vari della Forza Annata, mediante l'emission e di pare ri volti, sostanzia lmente, a lla pre venzione di contenziosi e d alla tutela d ell'immagine d e lla r orza Armata "" Che si cliffe ren zi;i cbl l;i g<'stio nc "per co mpeLenza" os:;ia alla destinazi one ed al l;1 rip11rtizi onc dd l e ri sorse fi n :1nz i~1ric a ffe re nti ad

q uelle dell'O rgano Programmatore .

un dett"rrnin:.1to PsPrci·/ in fì 11;111zh1do , C'nn,p<'t~nz:i che rient ra in


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(;iusefJ/Je Totaro

nei confronti di eventuali inadempime nti contrattua li segna lati . A q uesti compiti principali s i affiancano i pare ri , resi alle Supe rio ri Autorità, su provvedimenti d 'interesse dell 'attività contrattuale in genere, nonché lo studio e la ricerca cli provvedimenti giurispmdenziali cli rilievo. SE7,ION I•: ESTEK I:

cura gli aspetti fin an 7.iari elci programmi e degli approvvigion amenti reali7.zati all'estero, dire ttam e nte ovvero tramite il ri corso ad apposile Agenzie interna7.ionali. In particolare , la Se:lionc provvede alla: • gestione, in collaborazio ne con gli esperti del Comando Logistico dell' Esercito (COMLOG), elci progranuni di s upporto logistico de i siste mi d 'arma affidali ad agenzie inte rnazionali per gli aspelli tecnico-anuninistrativi, ivi compresi la pre dispos izione dei relativi "agreement''; • partecipazione alle riunioni d e i Sollocomitati Logistici e Finan ziari e s upporlo al Capo Ufficio Generale negli incontri d e i Comitali diretti vi presso le age nzie internaziona li; • pred isposizione dei decreti autorizzativi di s pesa relativi ai progra mmi di competenza; • ve rifica del la conformità dei documenti di spesa emessi da lle agc n7.ie internazionali con gli impegni assunti cd acquisizione dei certifi cati probatori de ll'avvenuta esecuzio ne delle prestazioni; • predisposizione della docume ntazio ne, comprese le autorizzazion i a procedere agli Uffici d egli Addelli Mililari , per le allivilà di acquisizione all'estero 1L'; • ernissio nc decreti di impegno , clausole di ordinazione d elle spese e ordini di pagare connessi alle allività internazionali. Come appare e vide nle, l'allività dell 'Ufficio Gene rale del C.R.A. "E.I."è assolutamente variegata e complessa avendo assorbito, in un'unica struttura , peraltro molto snella (n o n più <li 10 effe llivi complessivamente) le compe te nze pe r il Funzioname nto de ll'E.I. che prima erano ripanite tra 7 Direzio ni Generali m _ Tale organizzazione ha con sentito di agire con la n ecessaria "d ecision alità " per assicurare una corretta, efficace e tempestiva azio ne amministrativa finalizzata alla concre ta realizzazio ne de i programmi ed h a consentito, fe rma restando l'atn,ale s trutturazione de ll'Amministrazione Difesa, di raggiunge re una netta sep a razio ne tra i settori fun zio name nto (C.R.A. di F.A.) ed investimento (C.R.A. di SEGREOTFESA) realizzando, così, una più "' Di cui all'arl. IO del IU ). 18.11.1923, n. 2440 ed all'art. 9 della I.. 11.11.1 986, n . 770. w Per il :;eLLore l'unzio rn11nenlo della Fo rza annata, il CRA E.I. h a assorbito la com petenza sui vo lumi fù 1anziari, pri111a ge:;Lili dalle Direzio ni Gene r.ili, nei seguenti Le n n ini percenluali: da TERRAR.M 100%; da NAVA l~M 10(1Vo; da ARMA l ,H EO 50%; da T EI.EDll'E 1()(1%; da CEN IODIFI•: l<X~Vo; d;o l lll•h'-;AN

70%; da COMMISF.RVIZI 40'¼,.


Hvolu z ione e /JrospettivejiJ.ture delle risorse jìnanz iarie della I >if esa 193

chiara e tras pa re nte attrihu7.io nc dei compiti nel campo de ll'impiego delle risorse e de lle co nne.s.se responsabilità .

3.3 Le "fasi " delle attività del Centro di Responsabilità "Esercito Italiano". Sulla h a.se delle note compe tenze assegnate a l tito lare cli un C.R.A. , è possibile ind ividuare tre distinte fas i in cu i si articola e s i differenzia l'attività de ll 'inte ra struttura . Tali fas i sono : la de finiz io ne degli ol>i.e ttivi ope rativi, attraverso l'elaborazio ne dei piani e elc i progra mmi ; la gestio ne delle risors e ovve ro "fa.se di attuazio ne"; la verifica dei risultati. Ciascuna d i queste fasi è curata, nell 'ambito d e ll'Esercito , da una strutlma di versa : la prima è gestita da SMI•: RPG F Ufficio Pro.Fi.13i.Sta ., ne l ruolo di O rgano Programmatore d i Forza Annata ; la fase di atn1azio ne è presie duta <lall 'l Jff. Gcn. C.R.A. "E.I. "; la fase di verifica dei risulta ti è geslita da SME RPG F Ufficio Controllo Inte rno di Gestio ne (Uff. C.l.G .). Sinte ticame nte le tre fa si e gli attori ptinc ip a li sono rie pilogati nel segue nl e sc:he 1na:

-e~

I

c-.oa -

RPGF

I

IDEA=~~:vt FASE

I

CAPODISME TITOLARE C.R.A. FASE '_'E_S_E _R _ C_IT -O _ I_T_A_U A _N_O.......," t-..._A_n_uAZtONE __- _ _,

.

Dall'analbi di tali fa.si, ma soprattutto dall'esame della sttuttura organil;,.,1tiva <lell'Esercito preposta a gestire i flus.si fìnan ziari, è percepibile, proprio, la pecu liarit,ì de lle Forze Annate ed in ge11eiale del l'Amministrazione della Difesa


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Giuseppe 'J'otaro

Tale struttura infa tti è basa ta s u mo lte plici livelli che parte ndo da l vertice arriva no a co invo lgere tutti gli orga nismi - a nche i più p iccoli - d isseminati s ul te rritorio naziona le . In re lazio ne a lle linee d i comando e fun zionali esiste nti e d ai relativi livelli ge rarchici , infatti , i soggetti inte ressati, sia a lla [~1se d i programmazione che alla fase d i gestione de lle risorse, o ltre a i principa li live lli sopra descritti, so no i seguenti : Organi di Programmazione Settoriale (OPS) 1 :H Centri di Programmazione (CP) 124 : Sottocentri di Programmazione (SCP) 125: ; Centri di Spesa Principali (CSP) 1 26 : ; Centri di Spesa Secondari (CSS) 1 27 : . Ne lle prime due fasi, di fond ame ntale impo rta n za è il ruo lo c he vie ne svolto dagli O rgani d i Progranunazio ne Settoriale che, tra i principali compiti, so no chia mati a curare: l'impostazio ne, sulla base di criteri u nita ri, del la p rogrammazio ne de lle esige n ze operative e finan ziarie de i Ce ntri di Progra mmazione; il controllo dell 'cscrnzio ne de lla s pesa. la valutazione de lle esigenze d e i CP sia sotto il p rofilo operativo - fu nzio na le sia sotto quello fina n ziario; l'elaborazio ne d e lle prevision i di n.ttti i CP p e r i capitoli di compele ni'.a da trasmette re a ll 'lJffic io Pro.Fi.Tk Sta .; il controllo e l'impiego de i fond i da parte de i CP; la valutazione di eventuali esigenze im pre viste p ros pe ttate d a i CP e l'in o ltro di assegnazioni integrntive a ll'Uffic io Pro.Fi.Bi. Sla. Ch iara me nte, a cascata, la valutazio ne delle esigenze, la prog ramm azione e d il controllo sono devolute a ciascun livello ne i confro nti di q uello s ubo rdinato. Tutti g li organismi inte ressali al p rocesso progra mmatico -gestio na le delle risorse del setto re Esercizio, so no stati chia mati, e sempre più lo saranno in futuro, ad una azio ne an cora più incisiva sia a causa d e lla e.limiIli A11 ual111e11te, sono indivi<luati nei seguenti ori.:a11ismi: - alrnni Hepal1i dello Srato Maggio re del l' Esercito - Cornan<lu Lug isrico ù ell'Esercito (COML00): - lspt!llOr.Ho d e lle lnfrnslrullure (ISPF.INFM) ; 4 " Si i denti fic ano con i Sc'guenri organi smi SME-RP<ìF (per le sole esigenze degl i Organi Centntli e d i stacc;1menti dipe11denri), Coman<lo Fo rze Operative T eo-estri , Comando <ldle Scu o le , Com ando Logistico, l.~pcllorato d elle l nfrastruuure, Comando M ilitare per il Te rri torio, SME RAG (per le sole esigt>n 7r cklle b asi logistiche}; "' Si iden tilìcano co n i seguenti organismi :Comandi O perativ i lntc rnwdi, Hegi o ni M ilirari, C.om:rndi M ilitari Regio nali e Com and i del le lnfr.1strutrurc Tntc rreg ionali. " " Si identitk iino con i seguenti o rganism i : Com;indi Autono mi d clb Sicili:i e delh1 Sard<'gna. Comand i Bligata, O rgani Logistici , Scuo le, Enti Tecn ico Anm1inistrnti vi , Dislrelli , Co ma nd i M ilira ri lkg1o n:1 l1 e Comandi delle Infrastrutture lkgirnuli. ,,.. Si i tlent ilìcano con i seguenti o rganismi: Heggim emi , R:111aglio11i autonom i, Scuo le.


Evoluz io11e e prospetti/Je/iiture delle risorse jìnanziarle della JJ[/ésa 795

nuz ione d e lle risorse fina nziare dis ponibili s ia a seguito della nuova p oliLica di bilan cio inaugurata con lo Sta to di Previs io ne della sp esa per l'a nn o 2008 che, come si vedrà ne l prosieguo de lla trattazione, ha rea lizzato un muta mento di prosp e ttiva c he consente, sia ne lla fase programmatica quanto in que lla gestionale, di p o rre al centro dell'analisi non più "ch i e ffe ttua la s pesa" bensì il "p e rché la si effe ttua " e , soprattutto, il risultato che si inte nde conseguire ed il gra do di raggiungime nto dell'obiettivo Attesa, dunq ue, la complessità d e ll'organizzazion e fin a nziaria c d amministrativa che sottende le delicate fas i di prog ra mmazion e e di gestione, le fasi dell 'attività del C.R.A., nel s uo complesso, p ossono essere s intetizzate ne l seguente sche ma: ATTUAZIONE

i.\ii@Hdi

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O.P.S .

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SIii:

OP.S . ENTI FINANZJAMENTO DI TUTTI GLIENTJDELLA F.A.

-----~

- RISULTATI - - ,.__-.~ ~ VERIFICA

Nelle pagine c he se guono s i cerc herà <.li d escrivere ciascuna fase per meglio compre ndere i camri d 'az ione e l'importanza d i ciascuna com pone nte del C.K.A. "E.T. ". 3.3.1 Fase di programmazione Le ben n ote esigenze d i risanamen lO d ella fina n7.a pubblica, p e r il c ui raggiungime nto è ind is pe nsab ile il contenimento delle sp ese corre nti e , quindi , il nùgliorame nto d e lla qua lità de lla spesa stessa , hann o indotto una profonda modifica a ll 'attività di p rogrammazio n e, invero, già ampiam e nte svilu p pa ta nella Forza Armata. In ta le contesto, dal pe rfezio n ame nto de lle procedure è ris ultato fondam enlale come, nella fase p rogrammatica, debban o essere ben chia ri : gli obiettiv i c he si devono conseguire e il loro coinvolg imento nel sistema d i p rogra mmazio ne strategica;


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(;iuse/>/X! Totaro

k: risorse necessarie alla loro realizzazion e; gli indicatori che consentono di misurare il live llo di conseguime nto degli obiettivi stessi; l'Autorità responsabile del conseguime nto degli obiettivi, ne ll'ottica di una corretta valut,nione delle po litiche di s pesa attuale (~pending review) e dei risultati conseguiti . Queste consiclera:t.ioni ha nno cornpo1tato la necessità di razio n alizzare e compattare il processo di programmazio ne finanziaria, correla ndolo , strettamente, al processo di programmazione strategica inteso, q ue st'ultimo , com e l'individuazione elc i ris ultati atte.si e de i pe rco rs i gestionali necessari per realizzare i compiti dell 'o rgani zzazione. Ne è derivato, dunque, che ne ll'elaborazione della p rogra mmazio ne , ad ogni attività devono essere associate le risorse, in te rmini lìnanziari, di cui si ha necessità, articolate ne i vari Progranuni coin volli; ciascuna attività, a sua volta, d eve essere collegata al Programma Operativo c he contribuisce a re alizzare, con.sente ndo così di o tte nere e re ndere noti sia il "peso" fin an ziario dei Programmi Operativi stessi, sia il diretto rapporto tra "risult.a to atteso" e '·r.iso rsc programmate ". Di conseguenza , negli ultimi anni , si è assistito ad un'altra grande "ri voluzio ne " concretizzatasi nd ca mpo della prog rammazione finanziaria : il passaggio da una prog rammazio ne a tetto finanziario ad una p rogrammazione p e r "progetti" i-IB _ l 'approccio è passalo dall 'essere tip.icame nte "tecnico-amministralivu" (il prog ramma/ capitolo quale ele mento centra le) a "progettuale', ne l quale l'esigenza, in tutti i suoi aspetti , diventa la "chiave di volta " de ll 'intero s istema. Ciò ha con.sentito di s upe rare le criticità del precedente siste ma che no n solo faceva p erdere l'idea di <-J Ud lo c he si inte ndeva realizza re , ma no n consentiva di avere la vis io ne di insie me di ciò che le singole es igen'l.e , una volta soddisfatte, con co rre vano a rea lizzare Jn pratica, si è cercato di definire uno sln.unenlo clic offrisse una rappresent;1zione delle esige nze in tutti i loro aspetti, al fine di un impiego coord inato e razionale delle ti.sorse. Infatti, oggi co n l'approccio a progetti, s i: individua un respo nsabile del Progetto che ma ntiene la supe 1v is io ne de ll'attività e ne verifica la p rogressione; consente, al responsabile d el progetto , l'ese cuzione delle attiv ità d i p rop1ia competenza, te ne ndo co nto di tulle le risorse necessarie p e r la lo ro re a lizzazione; re ndono disponibili , a ciascun 0.P.S., le quote n ece ssarie , s ui capitoli di competerwa, p er la realizzazione del proge llo approvalo. Pe r ultimo, ma non di mino re impo 1ta nza, la rapprese ntazione per proge tti dell'ins ie me delle esigenze de lla Forza Armata, consente alle Auto rit;'ì '"' V<ls p rec. 1101a l ').


Evoluz ione e prospettive.future delle risorse finanziarie della D[/èsa

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di vertice cd, in primis, al Capo di Stato Maggiore, di dec idere, ad esemp io in caso di Lagli, di: • conccnlrare l'attenzione solo su a lcuni progetti, "congelandone" allri. • finanz iare , sulla base delle priorità, alcuni progetti in misura minore, avendo ben chiaro, però, il livello di soddisfacimento dell'esigenza che, di consegu en za, si potrà raggiungere. Ferma restando la continuità d e l processo programmatico, che vede la pa rlecipazione attiva di tutti i compo nenti della catena gerarchico-finanziaria , l'attività di programmazione è, in sostanza, sviluppala in due fasi: "buttom-u/i', che pa1te dall'inserimento delle esigen ze dei CSS sui sistemi informativi app ositame nte predisposti e clic , a seguito delle valutazio ni successive dei vari livelli coinvolti, termina con la necessaria valutazione d a pa1te degli OPS. Ciascun OPS, provvede poi, sulla base dei hu«get assegnati, a riepilogare i progclli di c ui è responsabile indicando la pliorità attribuita a ciascuno d i essi e le relative previsioni di spesa. Gli esiti di quest_a attività vengono discussi in sede di "Gruppo di Lavoro per l'allocazio ne delle l{isorse" e sotto posti all'approvazione delle S.A .. "top-doum", che si sostanzia ne ll'assegnazione d e lle risorse associa te ai progetti a pprovati e che seg11a la rim; dd processo di programmazion e e l'inizio della fase d i gestio ne.

3.3.2 Fase di gestione La fase di attuaziune u <li gestione compre nde una serie di attività esecutive che fanno capo a ll ' Ufficio Gene rale del C.R.A. "E.I. " e coinvolgono , in manie ra inversa, tutti i livelli che sono slali inle ressati in sed e di programmazione. Ta li attiv ità si sviluppano in m a nie ra peculiare e seguo no un "iter" diffe re nte a seco nda della tipologia degli approvvigionamenti di heni/se1v izi/lavori che devono essere posti in essere: Accentrati Diretti; Decentrati Controllali;. Decentrati Diretti: a. Approvvigionamenti accenlra li diretti. mguarda n o tutte le esigenze re lative a i programmi c he : interessano l'inlcra F.A.; debbo n o essere soddisfalli me diante contratti plurie nnali; richiedo no l'approvvigion ame nto del hene o se1v izio a ll'estero; rivestono caralleristich e particola ri decise dal Capo di SME. Le allivilà forrnalive di Lale "iter" contrattu ale si concreti7.7.ano attraverso varie fas i a cura dei seguenti organi : Diparlimenli/Comandi Infrastrutture/ Uffi ci/Enti della cornponenle tecnica, pe r quanto riguarda: approntamento del capilo lalo, esame d e lle offerte tecniche e colla udo;


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Ufficio Gene ra le del C.R.A. per l'iter negozia le vero e proprio c he termina con l'emissione del decreto di approvazione, la successiva registrazione all' lJfficio Centrale del l~i lancio presso il M.D. (JJILA CENTES) che segna l'assunzione dell'impegno della spesa, per finire con il pagame nto alla d itta fornitrice; Enti destinatari per l'esecuzione contrattuale. b. Ar,provvigiomunenti decentrati controllati. Allo scopo di conferire a lle attività concorsuali le caratteristiche di rapid ità, autonomia gestionale e fl essibilit~l, alcune esigcnze p ossono essere d ecentrate ed assegnate a stazioni appaltanti idonee, individuate tra gli Enti ed i Reparti, per meglio soddisfare - in modo razionale e control lato - le esigenze fun zio na li della F.A. In tali casi il Capo di SME (Titolare del C.R.A. "E.i.") autorizza espressamente il decentramento. l fondi vengono, comunque, assegnati all'Uff. Gcn. C.R.A. "E.l. " che è chia mato a controllare che tale procedura, oltre a 1isponde re agli scopi sopra indicati, persegua gli obiettivi della correttezza e clella trasparen za arnnùnistrativa, nonché della razionalit;'1 e del contenimento della spesa. L'operazione compotta, p ertanto, l'all ua:,,.i()ne di un rigoroso rispetto delle no rme contrattuali e di una costante verifica delle condizionVdausole poste a base dei capitolati tecnico-economici. c. Approvvigionamenti decentrati d iretti. Gli l!nti p e rife rici possono essere destinatari di fondi cbe l'O.P. assegna per soddisfare le primarie esigenze connesse con la vita, l'addes trame nto e d il manten ime nto in e ffic ie n za di mezzi, mate ria li ed infrastrutture . Le modalità d i finanziame nto e , q uind i, di conta bilizzazione delle spese, no nché le procedure attuative si diffe renziano a seconda dell 'urgenza, de ll'entit,ì delle e sigenze da soddis fare, dei te mpi cli realizza7.io ne e della complessità dell 'a pprovvigionamento. l fin an ziame nti vengono ripa tt iti, stante il processo di programmazione prima descritto, a cura dell 'O.P. di F.A. s ulla base delle richieste/ proposte degli O rgani Progra mmatori Setto ria li (O.P.S.) , a loro volta attivati dagli Enti, in fondi dell e "a nticipazioni" ovvero in fond i de lle "pre no tazioni". Il finanzia mento , infatti , può avvenire: con i fondi delle "anticipazioni", mediante O rdini di Accreditame nto e messi dall 'lJff. Gen. C.R.A. "E.l. " sull e contabilità speciali ape rte p resso le Tesorerie Provincia li , tramite la D irezione d i Amministrazione . Con q uesto sistema i fondi arrivano materialmente nelle casse degli Enti che li impiegano, ne l rispetto d ella normativa vigente, per soddisfare le esigenze programmate. con i fondi dell e "pre notazioni", utilizzando la contabilità o rdinaria che permette cli pagare le sr,ese, g ià impegna te (cioè "prenota te") '-'?

C:om c previsto dall'art. 39 della L. 7 :1gos10 1982, 11. 'i26.


N/loluz ione e /JrmJ,elliue.Ji,ture delle risorsefinanziarie della D[/esa

799

d urante l'anno di comre te n za, anch e n ei due/ tre E.F. successivi 129 • È questa la scelta da prediligere p e r g li approvvigio namenti p atticolarme nte complessi o che richied ano tempi di esecuzione a bbastanza lung h i. Di pa1ticolare rilevanza ne lla fase gestio na le , ino ltre, è la facoltà, rico nosciuta a l tito lare d e l C.H.A. e da ciuesti delegata a l Cap o Uffi cio (~ene ralc , d i d ecretare variazio ni compe nsative tra pi ani gestio nali di u no stesso capitolo , laddove le esigenze dovessero ric hiedere tale m anovra . O vviame nte, ta le impo,ta nte facoltà si traduce in u n no tevole rispa rmi o d i tempo risp etto ad una s imil are procedura che veda inte ressato il Ministro d e lla Difesa ovvero que llo dell ' Econo mia e d e lle Finanze, con sentendo di aume ntare il g rado di lkssibilit,Ì gestiona le ddle risorse rispetto alle esigenze fun 7.io na li dell a .F.A. ln tutte le tipologie cli approvvigion ame nto sopra indicate, centrale è il ruolo cle ll' UfTic io Gene rale ch e, sia n e lla fase di impegno d elle sp ese s ia nel p aga me nto delle stesse, provved e alla fina lizz.a :Lionc delle op erazioni rappo rta ndosi con l'Uffi cio Centrale del 13il:m c io presso il M.D. uo. L'Uffic io Generale, nella fase di alluazio ne , collo 4uia, pressoch é 4 uo ti<lian am e nle , co n tuUi g li al.lo ri , g i à <lescriui , co in volti n e l processo d i p ro

g ra mmazio ne p rovvedendo a contro ll are il risp etto d e lle norme v igenti no ncht il corTetto impiego delle ris orse fina nz iarie. Dall 'anal is i delle atti vità sopra d escritte , e me rge chiaramente com e alla compatte;,.za ciel processo di programmazio ne , sorto la regia dcll 'O.P., sia associa ta u n 'a ltrettanta compa tta fase di attuazio n e che bilanciando la ge stio ne delle risorse, tra l'accentramento c d il d ecentram e nto delle attività, ha po rta to ad o ttenere indubbi vantaggi nel controllo della sp esa e, d i conseguc n;,.a, a contribuire con maggiore coenc:nza al ra ggiungimento degli obiettiv i o perativi stabiliti d al titolare del C.R.A.

3 .3.3 Fase di uer{fica dei risultali II controllo di gestio ne è, forse, lo strume n to ma nageriale che nella Pu bblica Ammin istrazio ne ha ricev uto più a lle n zio ne nell'ultimo decen nio. In te rmini p ratici, tale controllo cons iste "ne lla procedura dirella a verificare lo sta lo d i alluazio ne d egli o bie llivi programmati e - attraverso l'analisi delle risorse im piegale e d e lla compa razio ne tra i costi e i risultati - la fu nzio na lità de ll'organizzazio ne de ll'ente, l'efficac ia, l'efficie nza , il livello di economicità e di qualità d ell'allività di realizzazione degli obiellivi definiti". L'attività dell'Ufficio C.I.G., come di tutte le stru tture ch e o perano i controlli inte rni d i gestione, si inserisce a pien o ne l cosiddetto ciclo di "p ian ificazion e e controllo" inteso com e il processo attraverso il quale il respon-

'·" Che è parte <ldla Ragioneria Ceneral e dello SLal o e, quindi, <lei Minislero dell'Econom ia e d elle Fin;in:,c.


2nn

Giuseppe 'J'otaro

sabile di una struttura g uida la propria organizzazione. Schematicamente, questa attività può essere rappresentata come il susseguirsi di 4 fasi fondame ntali: pianifi cazione; verifica dei risultati; analisi degli scostamenti; reingegnerizzazione de i processi. Fasi che si susseguono in un ideale circolo virtuoso che d eve portare al pieno raggiungimento degli obiettivi. --·-·1

CICLO Dt PTANIFICAZtONE E CONTROLLO

..,.._

;

___I

Pianificazione

Reingegnerizzazione dei processi

Analisi degli scostamenti

Verifica dei risultati

....... - J

L'attivit,ì dell'Uffi cio comincia s in dalla fase di programmazione po ic hé è in tale fase che può inte rvenire per partecipare, con i resp onsabili di obie ttivi e atti vità, alla definiz io ne degli indicatori necessari p e r il successivo monitoraggio. Nella fase di gestione, poi, l'Ufficio effettua de lle mis ura'.l.ioni attraverso le ris ultanze di banche dati in connessione con indicatori definiti , operando d e i monitoraggi semestrali con l'a usilio d egli O PS. Infine, n e lla fase cli controllo vero e proprio, L'Ufficio C.l.G. provvede a lla misurazion e dei risultati , al confronto tra obiettivi e ris ultati cd all 'analisi d egli eventuali scostame nti. Infine, partecipa alla cldìnizione di evenn.1ali interve nti correttivi fln alizzati a riallineare i comportamenti d e lle lJnità rispe tto agli obiettivi assegnati.

3.4 I risultati raggiunti. L'insieme delle attività che compongono l'azio ne del Centro di Responsabilità Amministrativa, nel suo complesso, ha nno conse ntilo il rag-


Evoluz ione e prospettiveji,1,ture delle risorse finanzia rie della JJijèsa 201

giungime nto di più che soddisface nti risultati ris ponde nti ai citati crite ri di e fficienza, e fficacia cd economicità, ma , soprattutto, h a nno con sentito d i garantire il raggiungimento di una fl essihilità ne lla gestio ne delle risorse che, in passato, con la netta sep arazione tra chi programmava e chi gestiva, e ra assolutamente impensabi le . Flessibilità che, tra l'altro, ba contrihuito sens ibilmente ad adeguare lo strumento militare alle mutate esigenze e d a lle grandi trasformazioni ch e ha nno caratterizzato la Difesa nazio nale , negli ultimi anni; esige nze tanto più insidiose se calate nella complessa realtà di una s truttura frammentata, anc he dal punto di vita amministrativo e fin an zia rio, come era l'Esercito Italiano fino a pochi anni fa. Tuttavia, dall'analisi dettagliata delle fasi in cui si con cretizza l'attività del C:.R.A. , e m erge, chiaramente , com e vi siano an cora margini di migliora mento nel meccanismo di programmazione e gestione delle risorse poich é, nonostante il perfezionamento delle procedure, risulta evidente come le due fasi principali siano ancora gestite no n unitariamente ma da strutture con competenze e verltc1 diffe re nti ( KPGr e Uff. Gen. C.R.A. "E.i. ") , be n lo ntani d alla struttura unitaria che caratteri zza il C.R.A. dell'Arma d e i Carabinie ri Finora, gli ottimi risulta ti raggiunti testimonian o la bontà del pe rcorso intrapreso e l'effettiva capacità cli coordiname nto tra i diversi organismi di vertice; m a proprio sulla base d e i risultati è facilmente intuibile che un a regia unica contribuirebbe ad un rniglinramP.nto a ncora più evidente se ra ppo ttato a lla o rmai cronica penuria cli riso rse d isp o nibili nel settore d el Funzio namento de lla Forza Armata. Una struttura unica, comprende nte la regia della programmazione e la regia de lla fase di attuaz io ne, finirebbe p e r "istituzio na lizzare " quei rappo1ti q uo tidiani di "buon vicinato" che, finora, ha nno caratterizzato l'agire di tutte le compo nenti del C.R.A. . A questo punto è doveroso rivolgere l'attenzione proprio a i risul tati reaJi '.l.zati negli ultimj anni che, per seguire un criterio oggettivo e con creto, sono stati individuati n ella finalizzazione delle risorse, ovvero ne lla capac ità di no n produrre econ omie di gestione, e, di consegu enza, nella capac ità cli attuare i prog rammi individua ti dal vertice dell'Esercito. Nel l'anno 2007, la Forza Armata , come Organ o Programmato re , ha impiegato p e r il settore "Funzioname nto" 5.079,72 M. € che sono stati a ttribuiti, per la gestione a mministrativa a: C.R.A. "ESERCl'l'O TTAUANO, p e r 4.709,41 M. € ; C.R.A. "SF.GKEDIFESA", p e r l'impiego tramite le Direzioni CcnP.ra li, pe r 370,3 1 M. €. In ade renza ai compiti istituzionali ed in o tte mperan za al p rovvedimento di delega del Capo di SME, i fondi gestiti direttamente dalla F.A. sono sta.li ri partiti come di seguito:


202

Giuseppe 'J'otaro

4.120,81 M.€ destinati al settore PEl{S0 NALE, per il trattamento economico

di attività (in "gestio ne unificata" alle Direzioni Generali PEHSOMIL e PERSOCIY, comunque, sotto la res ponsabilità cd il controllo del C.R.A. "E.I."); 566,72 M.€ impiegati per le spese del settore ESEHClZlO, come a seguito indicato: • M € 103 , 72 p er approvvigionamenti di beni e servizi, accentrati e periferici; • M€ 163,CXJpcr le "esigenze cli vita" degli organismi della F.A, con gestione in contabilità speciale (e/ anticipazioni - Ordini di Accreditamento); 21,89 M. € quota parte delle risorse assegnate alla F.A. non impiegata a c::1usa dei vincoli imposti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, concretizzatisi in "tagli" lìnanziari, in applicazione de lla legge Finanziaria 2007, no nché del mancalo petfeziona menlo, sempre da parte del MEF, d i alcune variazioni di bilancio pe1v e nute a chiusura Esercizio Finanz iario . Concentrando l'auenzione, s oltanto, sulle risorse impiegate f)er gli approvvigionamenti di beni e servizi a c ura dell'Uff. Gen . C.R.A. "E.I.'', la situazione relativa all'ann o 2007 è s tata rie pilogata ne lla se guente sche da, opportunamente ripartita per tipo logia di approvvigio name nto , somme disponibili , impegni e rimane n ze . Come si evince dall'analisi de i dati, nell'E.F. 2007, il risultato dell'impiego diretto c d accentrato d e i fondi è s tato di assoluto rilievo, compo rtando

ANDAMENTO SPESA PER ATTIVITÀ CONTRATTUALE ESERCIZIO FINANZIARIO 2007 ACCENTRATO E "DECENTRAMENTO CONTROLLATO" CPT.

DESCRIZ IO NE

4221 /12 4242/J 4246/ 1 4246/2 4246/4 4246/7 7601

Acquisto pubblicazioni Corsi addestrativi Manutenz. mezzi e mal.

MOO."B"

IMPEGN I

RIMANENZ E

75 .7 12,00

75.712,00

1.328.143, 10

1.328.142,99

0 ,00 0 , 11

24.00 I .877,40 24.001.85 I ,79

25.6 1

Mantcn.a numero mezzi

1.705 .507 ,00

I. 705 .507 ,00

0,00

Minuto Mantenimento

9.184.750 ,56

9. 184.750,56

0 ,00

59.640,00

59.640,00

0,00

14.209.093, 11

13.944.232,43

264.860,6 8

Manutcnz. e riparaz. macch. UfT. Sistemi infonnatici An.

I - 1-tardware e sollware di base

An. 2 - Software applicativo An. 3 ~ Apparati attivi e passiv i per reti TOTALI PF.R ATTI VITA' ACC ENTRATA

9 .374.625,16

9.256.456,58

I 18 .168,58

3.412.169,00

3.357.924,06

54.244,9 4

1.422.298,95

1.329.85 I ,79

92.447, 16

50.564.723, 17 50.299.836,77

264.886,40

NOTA(*): Di cui: Accentrali diretti a cura del CRA " E.I."

€ 24. 939.371

Act.:enln1ti i11d i reUi i11 Jccc11Lra11u.mlu wnlrullalu

€ 25.625.352


Huol!lz imze e J,rmj)ettiue future delle risorse.fìnanziarie della Difesa 203

"DECENTRAMENTO DIRETTO" RIMANENZE ECONOMIE

IMPEGNI

MOD."C"

OF.SCRIZ IONF.

Cl'T.

4246/ 1

Manuten2. mezzi e mat.

36.588.390,00 36.588.380,77

4246/2

Manten.a numero mezzi

12.199.683.00 12.199.68 1,50

I.SO

2.573.494,00 97.723,26

0,00 0,00

1.693.292,00 1.693.29 1,30 53. 152.582.26 53. 152.570,83

11,43

4246/3 4246/4 4246/ 10

2.573.494,00 97.723).6

Acquisto carhumnti

Minuto Mantenimento Acquisto vestiario

TOTAl,I l'ER ATTIVITA' ACCENTRATA

0,70

F.C:ONOMIF.

IMPF.C:NI

TOTALE GENERALE

9,23

I03.7 17 .30 5,43

264.1197,113

soltanto lo 0,25 % di risorse non impiegate, pari a 26/i .897 €, su un totale generale d i 103.717.305 € . Tanto più rilevante, se si considera che le rimanenze sul capitolo 7601, pari a 264.860 € , n on rappresenta no vere e proprie economie ma "residui di stanzia mento " che la normativa contahile perm e tte di conservare per il successivo esercizio fi m rnzi:-1rin. Ne de riva che le reali economie cli gestio ne son o state di 37, 15 € evidente mente pari allo 0%. Ta le ris ultato ha confe rmato il "tre nd" o ltre modo positivo che è slalo registrato fin da lla costituzione dell 'Uffic io Generale del C.R.A. "E.I. " (0,59% nel 2003; O,li3% ne l 2004; 0,45% nel 2005; O, 11 % nel 2006), come s i evin ce dallo schema sotto riportato: DISPONIBILITA' CONT ABLITA' ORDINARIA - SETIORE ESERCIZIO • RAFFRONTO STANZIAMENTI/ ECONOMIE • P• iodo dal 2003 al 2007

IXIIIXII

150IXIIIXII

IXII.IXII

ECONOIIE

ECOl«lllE

(1.094.323

{1,1.1~

(0"3")

(D,11%)

ESEIOZIO FIK'\NZIMO lllll · 'ZIJ7 a )!;IJI


204

Giuse/1/>e

Totaro

Questi positivi risultati sono, ovviame nte, scatu ri ti da u n costante monitoraggio della spesa e da u na puntua le politica di ind irizzo, nei confronti degli OPS e d elle singole stazio ni appaltanti, d a parte dell'Ufficio GC'.nerale del C.R.A. "E.I. ". Tu ttavia, è indubbio c he di fondamentale importanza è s tato il colloquio e l'aggiorname nto co ntinuo tra tale Ufficio Generale, l'O .P. di Forza Armata e gli OPS coinvolti . Soprattutto, ne l corso de l secondo semestre dell'anno, inf"alli , grazie al quotidiano controllo della spesa, è stato p ossibile verificare l'cffeltiva "fattibilità " degl i ap provvig iona me nti cd il valore definitivo degli impegni relativi , provvede ndo, me diante la rimodulazione continua dei moc.lelli di assegn azione, all 'assorbimento di tutte le possibili economie entro la fine de ll'esercizio finanzia rio. Risu ltati positivi ha nno caratte rizzato anche l'a ltività d egli altri Centri di Responsabilità Amministrativa dell'arca Difesa, come è facilmente rilevabile dalla tab e lla seguente, tra tta chtlla Relazione su l Rendiconto Ge ne rale de lla Corte dei Conti anno 2006: Ge stion e di competenza lin,rnon"-1;,J

cantrt di RasponH bllU

k;at,,neuo ed umo

stan zia menti

d l!finitivi

~su Residu i di N u ... tot. sunzlam - c impagnablla Amm Iniziai!

0

e =a+ b

b

Impagn i

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Economi• di cui o I.mp agni/ lmpag nl di maggiori maua ln1p. c ompetanza spey••

e

f

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kl. dretta loo labo,a 2J one all'opera del Ministro

liiilondo ed Alfori ls:-ill8fl21cm ~etariato r.enerole licserctto I tallano !M anna Militare

o;

2 11.233 89

1

190.620 52

O 9'

5.284. 902 46 25 7, 4 ,7Q7,320 81 2• 3' 1.847.290 48 9M

4 88

21 1.238 71

210.280,2(

29 7,

190.650 2,

190.061 2'

58.192 07 5.34 3.094 5; 5.207.957 l' 1. 177 6' 4 .798.498 5( 4. 781.013 1• 695 6: 1.847.986,1 1 1.844. 736,61

2 10.275,33

958 5,

99,55

190.031 52

577 2,

99 6<

5. 149.765 07 64.418 l ' 4 . 779.835 4 • 17.328 71 1.8 44.04.l o: 3.237 8 1

9 7 4, 99 6< 99.8,;

2.635.665 3'

90"'

!Aerona uuca IMi11tare

2.667.707 l. 5 12 9'

776 6'

2 ,668.483 8'

2.636. 442 o,

31.048 l '

IArma del lr--abirien 81.534 Al 5.615.596 51 5.516. 976,71 5.4 35.441 e 5.534.061, 71 26,9' 17 .569,2 98,2< Spae ftnal l.o.mmlnl!ltrazlon• 20.533.137 02 100= 142.41 1 5 ' b o.675.548 5' "".387.467 l ' 20.245.055 51 135. 137 9: 98 61 *1mpegn totali: dato calcolato sommando gli lmpeçnt effetnvl e gli lmpeçnl assll'lb sui residui nsultantl dalla differe nza tra r csici.JI 1ni21ah d1 stan21amento (F) e rcsld.Ji finali di stanZiamenco (F) ornasti nel conto residui. ••come da consuntivo.

Dall'esame de i dati sopra riportati, relativi a l com p lesso d e i volumi finam .iari disponib ili 1:11 è possibile apprezzare, an cora di più , il risultato del C.KA. "E.I.", se rappo rtato all'ammontare degli .stanziame nti definitivi. Infa tti, a fro nte di circa 4.800 M€ risultano impegni pari a l 99,64 % con economie pari a soli 17 M€. Peraltro, è possibile anch e evincere un altro dato .sig nificativo ch e va a ricollegars i a quanto affermato n e l precedente capito lo circa la d iscrasia tra u i I volu m i ind ir ai i , ca l colat i a consunt ivo, d ifle ,iscon u dai pn:ccdenti perché ten gono conto degli aggiu stamenti contabi li i ntervenuti an che dopo la chiu sura <.Jell 'F-~crciz 10 tìn:rn z1an o .


Hvoluzione e prosJ1ettive.fulure delle risorse finanziarie della D!fesa 205

b1ttività di programmazione e la res ponsa bilità d i gestione relative ai fondi dell'Investime nto, come noto, gestiti da l C.R.A. di SEGREDIFESA. Infatti, il risultato d e ll'impiego del 97,47% dei fondi mostra, come rilevato anche dalla Corte d e i Conti 132 , le difficoltà o perative incontrate, nell'adempimento delle o bbligazio ni contrattuali, dalle quattro Oirezio ni Generali 13:1 a cui sono riconducibili tutte le incombenze connesse con la realizzazione e / o l'acq u isizio ne di delicatissimi e complessi s iste mi d'arma nonché di strumentazioni e prodotti tec nologicamente molto avanzati. Ancora una volta è, dunque , da sottolineare come sarebbe, forse, più opportuno assegnare la massa delle risorse fin anziarie necessarie dire ttamente alle s ingole Forze Armate che potrebbero, con la dovuta flessibilità , garantire una più ade re nte politica di gestio ne delle stesse e di finalizzazio ne de i progranuni , s ia agendo pe r proprio conto sia avvale ndosi delle strao rdina rie competenze delle Direzioni Generali .

}.5 Una possibile nuova struttura? Come più volle, fin qui , indicato, sia a livello centrale che a livello singole Forze Armate !'"optimum" nella gestione delle risorse !ìnanzia,ie è rappresentato dal superamento della dicotomia tra chi progranuna e chi gestisce. Ne deriva che il modello di Centro di Responsabilità Amministrativa a cui si dovrebbe tendere è, sicuramente, 1:1ppresentato eia quello dell'Arma dei Carabinie,i . Solo così si re alizzerebbe, infatti, una struttura capace di poter gestire con la massima flessibilit::ì le risorse disponibili , consentendone il pieno e totale impiego pe r la concretizzazione dei programmi definiti dalle autorit,ì cli ve,tice. Come si evince dai d ati esaminati ne l precedente paragrafo, limitando l'analisi a lla struttu ra fina nzia rio-amministra tiva dell'Esercito Ita lia no, sare bbe sicuramente piC-1 opportuno accentrare entrambe le res p o nsabilità in una unica slrullura cnn un unico vettice capace di a ttuare al meglio le d irettive d e l Capo di SMF.. Ovviante in questa s truttura dovre bbero confluire l'Ufficio Pro.Fi.Hi.Sta. e l' l Jffic io Gene rale del C. R.A. "E.I. " ma ntene ndo pressoché invaria te le attuali config urazioni ordina tive . La nuova struttura consentirebbe la massima adere nza dell'impiego delle risorse allo sviluppo di tutti i programmi della Forza Armata, garantendo palesi miglioramenti : in fase d i programmazione, poiché ne lla definizione delle risorse destinate, ad esempio, a programmi già p a ,titi , si potrebbe, costantemente ccl auto maticame nte, te nere in considerazio ne anche il ris ultato amministrativo, fino ad allo ra, conseguito ne llo sviluppo degli stessi;

1 11 •

Pag. 13:3 ùella relazione sul RC'ndiconlo anno 2006.

1~{

Arrnan1cnli aerei, An11a11 1<.:11li navali 1 Arn1;1111cn1 i rc•rrestri e T e leco111u11icaziuni .


206

in fase di gestione, perché si c reerebbe un automatico e più stre tto legame tra c hi impiega operativame nte le risorse e chi le impiega d al punto di vista amministrativo, realizzando uno strumento molto fl essibile, capace di "spostare" volumi fin an ziari da un prog ramma a ll 'a ltro, in base a lla possibilità di fin alizzazione, a nc he esercizio finanziario du rante. ,~: utile, infine, ribadire che tutto ciò servirebbe ad "ufficializzare" cd a vincolare il legame, prima d e finito come "rapporto d i buon vicinato", che g ià inte rcorre tra le due esistenti strutture e che ha consentito di originare i citati risultati. La struttura che n e conseguirebbe sarebbe la seguente CAPO UFFICIO GENERALE C.R .A. ~E . I." SEZIONF. AFFARI

VICE CAPO UFFIC IO

SEZIONE

UFF I C IO

UFF I CIO

U•'FICIO

PROCRAMMAZ IO

IMPIF.G O

APPROVVIGIONAMF.

NE FINANZIARIA

RISORSE

NTI

SEZ IONE

SEZIONE

SEZIONF.

PROGRAMMAZIO

GES TIO NE

PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO ATTI

SF.Z IONE

SEZ IONE

BILANCIO E

APPROVVIGIONAMI':

SEZIONE C ONTRATTI

SEZIONE

SEZIONE

SEZIONE

ATTIVITÀ

IMPEG NI E

GIURID I CO

La nuova strullura sare bbe arlicolala, dunque, s u tre uffici:

l'Ufficio Programmazione Finanziaria e Bilancio che svolge re bbe le funz ioni di Organo Programmatore di F.A. , impostalo sulla base dell'a lluale Ufficio Pro.Fi.Bi.Sta .. Spe tterebbe, a qu esto Ufficio, l'attività di programmazione, di formazione del bilancio "di competenza" e di coordinamento e controllo dell'intera filie ra finanziaria della F.A. volta ad assicurare l'impiego ope rativo d e i fondi; l'Ufficio Impiego Risorse Finanziarie da mutu are dalle es iste nti Sezioni Bilancio e d Esteri dell'Uff. Ge n. C.R.A. "E.I.", che assicure re bbe la gestion e d el bilancio "di cassa", il costante controllo de lla sp esa , no nché la materia le predisposiz io n e di tutti g li atti connessi con l'impiego dei fondi in conta bilità ordinaria - anche a ll 'este ro -, pone ndosi q ua le unico ve1tice della struttura amministrativa dell a F.A .. Tutto ciò po trebbe , in stretta connessio ne con il precede nte ufficio, con sentire l'inune-


Rvoluzio11e e pros/H!tlive.future delle risorse ji:nanziarie della Dfesa 207

diata m odifica della destinazione delle risorse e contribuire al raggiung imento di un totale e proficuo impiego d e i fondi; l'Ufficio Approvvigioruunenti a cui assegnare il molo di vertice del settore acquisizioni cli F.A. in grado cli dettare la policy degli approvvigionamenti, di predisporre i contratti accentrati di maggior rilievo e di assicurdre la gestione del contcn7.ioso e l'atlivit::ì cli consule nza giuriclico-ammini-;trativa. b: del tutto evidente che la struttura, che detiverebbe da queste trasformazioni, assicurerebbe il massimo grado di unitarietà al settore amminist.rativo e (ìnanzia,io, consentendo di dare uno strumento e fficiente cd eftìcace al Capo della Forza Armata per il migliore ut.ilizzo delle risorse finanziarie disponibili. Si garantirebbe, olt.remcxlo, un impiego delle risorse sempre più flessibile ed aderente a lle continue e mutevoli esigenze o perative, soprattutto, laddove si dovesse decidere di assegnare al Capo cli F.A. anche le risorse del settore Investimento, eventualmente da impiegare sfmttando il bagaglio tecnico ed esperienziale delle Dire:t.ioni Generali, come illustrato nelle pagine precedenli. Infine, ma non di poco conto, considerato che allualmente le risorse impiegate in contabilità speciale r3, vengono gestite tramite la Direzione di Amministrazione dell'Esercito, dipe ndente oggi dal Comando Logistico d e ll 'Ese rcito , risulterebbe decisamente u1ilc p orre ta le Direzione alle dirette dipe nde nze e.Id Capo Ufficio Generale del C.R.A .. Tale dipendenza , consentendo di accentrare il controllo amministrativo della spesa anche d ei fondi c he attualmente, per la complessità e la variel::ì delle situazioni, ne sono fuori , contribuirebbe ad aggiungere 1111 a ltro significativo tassello alla costruzione di una solida ed accentrata struttura di vertice, capace di far frutta re a l meglio le risorse disponibili che, come vedremo ne l prosiegu o d e lla trattazio ne, sono destinate a ridursi sens ibilmente. Tanto più che ad esse re accentrati sarebb ero soltanto il controllo d ella spesa e la possibilità di d efini zione de i programmi da realiz7.are, rimanendo inalte rata la possibilità di concretizzazio ne dei programmi stessi trami! e tutti gli Enti e Repa rti della FA. che come abbiamo visto sono e rimarranno spars i su tutto il territorio naz ionale.

3.6 Le ulteriori modifiche ordinative. Con le ffiodifiche d escritte n e l paragrafo precedente, sarebbero ricondotte, ad un'unica st.rultura , due de lle tre compete nze ch e le norme riconoscono ai titolari di C.R.A.: la definizione degli obiettivi operativi e l'attuazione de i programmi. Resterebbe fuo ri, soltanto, la fase di verifica dei risult.ati che, come sappiamo, è attualmente dlcttuata dall'Ufficio Controllo Interno di Gestio ne posto a lle dipende nze del l{.P.C;..F.. '·' ' Destinate da profihista t: rt:st: dis ponibi li rramitt: gli uu.aa . da U<A"P.I".


208

Giuseppe Totaro

Fe rmo restando che il contro llo immedialo dell'attuazione elci p rogrammi in corso d'anno rimarreb be prcrogaliva d el C R.A. come in precedenza clcscrillo, il controllo di gestio ne potrebbe rimanere nc ll'ambilo delle strutture alluali, per evidenti mo tiv i connessi con la necessità di manlenere la valutazione d e i risultati ncttam c nle separa ta dalla programmazione e dalla geslione. Pe rtanto, l'attuale Ufficio C.I.G. rimarre bbe inserito nel R.P.G.F. che perde ndo l'l lffi cio Pro.Fi.Bi.Sla., potrebbe assumere la de nominazione cli Re pan o Pia nificazione Generale, con i segue nti compiti: curare la struttura o rdinaLiva d e lla F.A. , con l'U fficio Organizzazione de lle Forze; ela borare i piani di sviluppo futu1i attraverso l'allività de ll'O ffi cio Pianificazione; verifica re il raggiungime nlo degli obiettivi p osti d.all 'aulorità di ve1tice attraverso l'Ufficio C.l.G, ch e, al fi ne d i consentire anche la quan tifi cazione dei programmi elaborati da l Repa,to, si potrebbe dota re di un'ap posita sezio ne in grado di d e finire il costo elci programmi di previst.a realizzazio ne, assume ndo la d e no minazione d i Ufficio Programmazio ne e Controllo cli Gestione. Tale struttura contribuirebbe a fornire a l vertice d e lla Fo rza Armala ulterio ri strumenti decisamente utili s ia in fase cli pianificazione che in sede d i valutazio ne dei risulta ti. La nuova configurazione del Re parto p otrebbe, dunque, essere la seguente:

I

I

SEGRETE R IA

I

I

CA PO REPA RTO PIAN I FI CA Z IONE

I I VI C E C APO I

I

I

I

I

I

UFF ICIO

UFF ICIO

UFF IC IO

P IAN IF ICAZIO NE

O RGAN IZZAZIO

PROGRAMMAZ ION

NE

E E C ONT ROLLO DI SEZ I ONE ~

Q U ANTIF I CAZI ONE PROG RAMMI FUTU IU

SEZIONE '-

C ONTROLLO D I GESTION E


Evoluz ione e prospettive futur-e delle risorse finanziarie della Dijèsa 209

Conclusioni. È evidente , dall'analis i delle soluzioni prospettate , che la ristrullurazione del vettice finanziario - anuninistrativo, pur no n pa1ticolanncntc cornplicata 3 livello ordinativo, implica un nuovo approccio "culturale" nei confronti di que llo che è divenuto un settore strategico pe r il futuro della Forza Armata. Infatti , me ntre fino ad oggi, è stato posto l'accento più sull 'attività pre ttamente fin anziaria che su quella di gestione, la riduzione de lle risorse, compottando la necessità di modificare e raziona lin.are le procedure e le responsabilità, ha evidenziato come queste due attività clcbl.xmo essere considerate sullo stesso livello e, soprattutto, aventi pari dignità . Prog ramma7.ione e gestione s ono, pe raltro, ora mai assoluta llle nte inscindibili , tanto cfa rendere auspicabili modifiche urgenti e sostanziali delle strutture che le gestiscono, che vadano ne lla direzio ne sopra indicata.


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Giusepp e 'J'otaro - - -- - - -- -- --

CAPITOLO IV 1A STRUTTURA DEL BIIANCIO DELIA DIFESA

4.1 Generalità sulla riforma del bilancio dello Stato e del relativo sistema contabile della Pubblica Ammini'>trazione. Le "norme di contabilità generale dello Stato in mate ria di bilancio" 13" introdo tte, dal 1997, per semplificare e snellire le procedure de ll'azio ne amministrativa, hanno radicalmente riformato il sistema contabile de lla Pubblica Amminislra:.,.ione con il risultato di renderlo più ad erente al contesto istituzionale, politico ed economico comunitario. Il bilancio dello Stato che ne è derivato è, tra l'a ltro, caratterizzato eia maggiore chiarezza ed intelligibilità ai fini d ella decisione politica, derivate dal passaggio da una architettura per capito li cli spesa (nel 1997 erano circa 6.000) ad un insieme ordinato p e r "unità previsionali di base" r1<">, e s pressive cli va lori o moge nei per destinazione funzionale , per attività istituzionale e per natura econo mica, <la <ledicare a ciascuna st.rutlura organizzativa , ide ntificata nell'o rmai noto "Centro di Res ponsabilità Amministrativa". Con la riqualifica'.l.ione del bilancio dello Stato in "unità previsionali di base", quali "unità di voto" 157 p e r !"'approvazion e parlamentare", e in capitoli i.>R, quali "unità elementari " ai fin i della gestio ne e de lla rendico ntazione 139, s i sono resi più trasparenti gli obiettivi politici e più c hiare le "' J~1 disciplina <:onLabile introd o tta con b Legge del :, aprile 1997. n . 9/4 ha ricevulo il necessario com p letame nto nel s uccessivo D .T.gs. d el 7 agosto 1')')7, 11. 279 sulla "Individuazio ne de lle unii~ pre visiona li di b ase d e l bilancio , riordino del s is te ma cli tesoreria unic a e rislrullurazione ciel rendiconto gener.ile dello Sta to " e mana to in attuazio ne de lla s pecifica dcleg:1 di cui all'art. 'i de lla mecks irna Legge n. 94/1997. La riforma , nel correlare indirizzi/obiettivi/risorse / ris ultali, si compe ndia , con il D.l.gs. d el :SO luglio 19 9 9 , n . 286, di strumenti d i m o nitoraggio e di valutazio ne dei co sti, d ei n :nd irncnti e dei ris ultati m e diante l'attuazione di LIII s iste ma di controlli (am111i11is tn1tivo contabile, strale gi<:o e di gestione) a s upporlo dell'azione amministrativa e de lla valutazione d e i dirigenti. 116 I.e 11niLà previsio11a li di base ( 11. P.H.) sono definibili co m e p a rtizio ni eleme ntari del b ilancio. oggetto di a p p rovazio ne parlamenta re, che a ssociano oggetti d i c ntrnrn o d i spesa aventi la stessa na tu-m , de te rmina li <:o n riferime nto a una spedfica a rea o mogen ea di a rtiv it.à in cui s i a ,t icob no le competenze istituzionali di cias cun Ministe ro. Le U.1'. B. m ante ngono a l loro interno, ai soli fin.i della gestione e della rendiconrn zio ne , la suddivisio ne per capitoli, i qua li sono d e1e rminati in relazio n e al rispettivo oggetto pe r l'e nt rata e se<:011do il c o nte nuto econo m k o e funz ionale per la s pesa . m L'"unit~ di voto" è de fìJ,ihil e come v:1lore fina nziario minimo da p resenta re a ll'approvazione politic:1. "" Per c o nsenlire ai titolari d e i Centri di Responsabilità Anuninist rn tiv:1, re spons abili della gestione e d e i risultali de,ivanti cl,1ll' i111picgo d e lle risorse um a ne, fin a nzia rie e strumentali :1ssegna te , di o pc--r.ire <:on 111a ggiore flessihilit:ì, il Minis lero de ll' Econom ia e delle Finanze ha : -- unificato / accorpato dive rs i capitoli <:otKerne nti tipo logie o mogene e o s imila ri d i spesa; riforn ,ulato m1mc ro.~e dcno min~1zio11i d e i capitoli in m:111ie ra me no de llagliata ; r ivisita to le n o rme sostanziali di riferimento ("no menclatore de gli atti"). 1.19 Art. 6 de lla Legge 168/78.


Hvoluz ione e prmJJettù;eji,1,ture delle risorse jìnanziarie della Difesa 211

azioni programmatich e d e l Governo, consentendo un processo decisionale più rapido e consa pevo le sulle l"ina lità e s ui ris u ltati pianificali da ragg iungere. Tuttavia, anche se è stata e liminata la deliberazio ne pa rlamentare s ui capito!: di bilancio, essi sono, comunq ue, evidenziati, sebbene ai soli fini conoscitivi e doc umentali, ne lla patt e illustrativa e tecn ic.a del nuovo documento cont,abile, costituita dagli allegati a ciascuno stato di previsione. Ciò poiché i cap itoli continuano ad essere i necessari punti di riferimento, sia per dare avvio all'esercizio finanziario sia ne lle fasi di gestio ne e di rendicontazione. In a ltri te rmini, il bila ncio sotto posto a ll 'a pprova:lione del Parla me nto ide ntifica e de termina le fun zioni e g li obiettivi gene rali che lo Sta to si prefigge di con seguire e, nd conte mpo, dal punto di vista arnministrativo gcstionale , circoscrive i poteri e gli obiettivi d i setto re e n tro i quali responsabilizzare i quadri a mministrativi. La struttura de l documento contabile fa, quindi, e mergere il disegno di una d o ppia scrittura del bilancio: una politica , pe r la decision e pa rlame nta re , incentrata sug li asp etti e sugli o bie ttiv i gene rali ; una a n1111inistrativa, a rticolata in capitoli, final izzata alla programmazione, gestio n e e re ndicontazion e della s pesa. Entrambe le scritnire sono stre llame nte corre late s ul piano q ualitativo e quantitativo ma ris pondono all 'esige nza di te ne re oppo rtunamente sep a rati i compiti di direzione politica da que lli d i direzione amministrativa. La consegu e nza p iù evide nte, derivante dalla nuova impostazione, è ch e il potere d i determinare i capito li è stato, sostanzialme nte , trasfctito dal Parlamento a l Governo. Infatti, l'organo depu ta to a procedere, in via amministrativa, a lla ripartizione in capito li delle varie "unità previsio nali cli base" di entrata e di spesa è, ora , il Ministro dell'Economia e de ll e Finanze, seppure d 'intesa con le amministrazio ni interessate. Tn sostanza , le "unil,ì previsio na li d i base", c he costituiscono il limite g iuridico e ntro il quale s i d eve esprimere l'a uto rizzazione parlam e ntare, vengon o disaggrega te pe r capitoli , a l fine di esprimere, in manie ra omogen ea e sinte tica, il conte n uto (econo mico o funzionale) e d il carattere (obbligatorio o discrezionale) della spesa. I capitoli, che rappresentano quindi le poste de llo sta nziamento in c ui si articola una "unità previsionale di base", son o, pertanto, strume ntali p e r indirizzare l'azione amministrativa dei s ingoli dirige nti de lla Pubblica Amministrazio ne verso la produz io ne d i atti cli gestione fin anzia ria pie na me nte risp o ndenti al raggiung imento d egli o bie ttivi pianificati. Ciò al fine di dare maggiore risalto , da un lato, a lle responsa bilità cui i dirigenti sono chi amati a rispondere, e , d a ll'a ltro , alla loro autono mia gestionale, coere nte n1e nte a quanto conte nuto nel d e ttato del decreto legislativo n. 29 del 1993, e s uccessive modificazioni.


(7iuse/J/Je Totaro

2 12

il modello di bila ncio in argo me nto, richied e ndo, inoltre, una d ecis io ne programmatica delle esigen ze fina nziarie in funzio ne ai reali bisogn i, ha fatto così decade re il principio de lla sp esa storica incre mentale, al qua le per an ni si è fa tto rife rimento s ia in fase di formazione d ello s tato cli previsione della spesa, da parte delle singole a mministrazio ni, sia in fase di approvazione e attribuzio ne ddlc risorse tìnanzia rie, a livello gove rnativo e parlamentare.

4.2 La riclassificazione funzionale del bilancio. Ferma restando la p articolarità de lla d o ppia scrittura, in realtà , sia per il Parlamento che per il Governo, l'unicit.à del d ocume nto contal>ile è stata assicurata da una riclassificazio ne funziona le del nuovo bilancio, in l>ase a lle segue nti informazioni fo ndam e ntali : le funzioni o biellivo 140 ; le ormai note unità previsio n ali cli base. Con le funzioni o bie ttivo, in particola re, il Parlame nto, con legge di bila ncio, fissa i "fini da perseguire " d elle Anm1inis trazioni de llo Stato ra ppresenta ndo li su tre livelli sequ e nz iali: Divisioni

---+

G ruppi

Cl assi ,

dove: le divisioni rappresentano fini prima ri perseguiti da una o più Amministrazio ni; i g ruppi d e rivano d alle divisio ni ccl esprimo no le sp ecifiche aree d 'inte rvento de lle po litic he pul>bliche; le classi de rivano da i gruppi e ide ntificano i compatti d 'attività in cu i s1 a rticolano le aree d 'inte rve nto. ln sintesi, dalle funzio ni o l>ie tli vo derivano le attivit:1 11 1 cioè l'insieme

'"' I.e f11n;,.ioni ohi<'llivo rappresentan o l 'entità 111cdiante l a q u;ile il h i bncio p 11ò <'SS<'rc letto dal pun10 di v is1;1 d<"llo scopo. Esse sono p ertanto l '<: spressinne dirctt;J dclk· p o litich e pubbliche d i sellor<'

e- cos1i111i.scono il termine di 111iM1rnzion e d el prodoun ddk nn i v itù amministrative. La classilìca zio-

ne delle " funzioni o bielli vo" prend e a ri ferirn..n10 q11c:ll::t europea COFOG (Clas.silìc:it io11 of the Funclio11 o r Govcrnamet) ch e i' una classificazio n e d elle funzioni di governo, p er con sentire. tra l ';,ltro, una valuta~.ione omogcnc:1 delle ani v it:1 d elle l'uhhliche Am11ti11istrazio ni svolte d;i i divnsi 1';1c-si europei. Dall'i ntegr.izir,nc frn I:, COFOC e le risultanze delle allivit:ì della Pubblica Arnmin istmzionc i taliana, di.sposta ('r,n I;, c ircol:ire del 22 agosto 1')')7 . 11° 65 dell'allora M i nistero del T c·soro , i· n ata la r l;1s.sifi<·;i zionc- funzio nale- per f11nzioni ohiellivo. Tale classifìcazione si arti cola in sc.i livel li , ai primi 1rc- d ei qua li corrispondon o gli ele111e111i della COFOG , mentre gli e lc-m c nli di q11arto livello sono denominat i Mis.sio ni Istituzion ali, quelli di quinto e sesto Servi zi. I n particolare, le funzioni obi ellivo pos sono essere: proprie (specifìch e di una da ta Amministra zio ne); cond iv i se (da reali zzare c on altre Am111inistrazirnti): cornplcment;iri (integran o k fun zio ni obiet ti vo di altri Dicasteri 111 Lt: auivit~ì rappre:-.enrnno una c:onc~ tcn;1zionc <li co1npili finalizzati al raggiungin1ento di un " r is11hato finale" compiuto (prodotto) 110 11 su sce ttibile di ultniori f:l si d i lavorazione . i.


Rvoluzione e prospettive ji,tture delle risorse finanziarie della TJi{esu 213

de lle azioni che le Amministra7.ioni Pubbliche pongono in essere p e r conseguire i fin i d eterminati da ll'Auto rità Po litica. Le attività sono rappresentate ad un livello, discendente dalle "Classi", de n o mina to "Missio ni lstitu7.ion ali". Tale livello è stato e lahorato, dal Ministero dell 'Econo m ia e delle Finanze, a llraverso u na ricognizione dei setv izi presso le singole Amministrazio ni. Ad esse sono correlate le unità con tabili del b ilancio (capitoli). Le "Missio ni Istituzio nali" si s uddi vidon o, infine, s u d ue ulteriori livelli a ffe re nti a i "Servi7.i Erogati": fin ali (direttamente fin alizzate alla realizzazione d i sp ecifiche funzionio hicttivo); stm me ntali (di sup porto al processo p rimario) 112 c he esprimono le funz ioni elem e nta ri c ui danno luogo i divers i "Cent ri d i Costo" 14i per il raggiung ime nto degli o biettiv i delle singole Amministrazioni 144 • Nel quadro della riclassificazio ne econo mica del b ilancio, il Ministero dell' Economia e de lle Finan ze ha p rovveduto altresì a scom porre il citato livello "Missioni Istitu.zionaH' 115 struttura ndolo s u tre titoli: T itolo T (s pese correnti) s uddiviso, a s u a volta , in dod ici categorie i /4n.

'" Possono ulteriormente suddividersi in : d i supporto ad altre Anuninislrazi on i; autofun zionan1ento ; compl ementari se integrnno le funzioni obi etti vo propri di altri Oi~steri. •H Il Centro di Costo è un'unità organizzativa, a livello dirigenziale , cui è assegnata la responsabilità di gcsrire le risorse che generano costi. Un Centro <li l{esponsahi lità Ammin istr;Hivo (C.R.A.) p uò esi;ere fo rmato da uno o più C.cntri di Costo su cui si incentra 1·auiv ità di comrollo d i gestione per stab ilire come sono state impiegate l e ri sorse del l 'unità organizzativa nelJ·arco Lemporal e considerato, ovvero, se e come gli obiettivi, fissat i in v ia preventiva ed espressi in termini <li coslo, sono stat i conseguiti. Tn particol are, per la D i fesa i 7 C..R.A . in cu i si articola il dicastero (Gal>in etto <lei M in i stro; Segretariato Generale; SlaU Maggiori <lel le 3 For,.c Arn1;1te; Comando Generale <lell"Anna <lei Carahinicri; TJftìcio Cenrmle d el bilancio e affari finanziari) si suddividono di fatto, a loro volta, i11 22 Centri di Costo ( C.ahine110 del Ministro; U ffìc i o Centrnle del b ilancio e affari fìnanziari; Ufficio Cen trale delle ispezioni amminisrrative; Magistratura Militare; O rdinariato Militare; struttura ccnrrale e periferica dello Stato Maggiore Difesa , del Segret:iriato G enerale, deUe j ForLe Armale, del Comando C.ener:1lc dell'Anna dei Carabinieri e del C.omrniss;iri,llo Generale delle 0 11or,111ze e caduti in guerra; st111tt11 ra centrale della Direzione Generale del personale milil:lrP,. strutt ura centrale e periferica delle rimanenti 8 Direzioni Generali e per la gestione degli enti dell'arca recnico -industriale). Tn m erito si evidenzia c he è srnrn sciolta, a partire dal 1 germaio 2005, la Direzione C.ene rale della l eva . reclutam ento ob b ligatori o, mil irnrizz;1zìone, mobilitazione civile e Corpi ausiliari. '' ' Art. IO del 0 .Lgs. 279/ 97. 1 I.a ridas.~itì~zione è stata effettuata in base al regolamento comun iwrio 2236/ 96, p ubblicato ·" su lla G.U.11.4 del 16 gennaio 1997 (2Ascric special e comunità euro pee) . '""' Le categorie (cal.) del T i1olo I sono: redditi da lavoro d ipe11de11te (cat. 1), consumi intermedi (cat . 2), imposte pagate alla produzione (rnt. 3), tr,1sfcrimenti correnti ad anuninisLrazioni puhhl id1e (cat. 1). trnsf'e,i m enti correnti a farniglie e isp. (car. 5), tmsfc-rinwnti correnti ad imprese (cat. 6), l r.1sferimen1i correnti a estero (cal. 7), risorse proprie CEE (rnt. 8 ), in1ere.ssi passiv i e reciditi da capital e (cal. <J). poste correttive e compensative (cat. LO), ;urnnortamenti (cal. 11) e altre uscile correnti (cat. 12 ).


Giuseppe 'J'otaro

2 14

Titolo Il (spese in conto capita le) suddi viso, a s ua volta, in sette cate gorie 147 ; Titolo Hl (rimborso passivirJ f"ina n'.l.iarie). ln merito, si evidenzia che il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha provveduto, da un lato, a riq ualifìcare la spesa (accorpamenti e suddivisioni dei c tpito li) per responsabilizza re maggio rmente i Dirigenti nell'ambito delle proprie attribuzioni secondo principi budget:ui, per contro ha articohtto taluni capitoli in a11icoli/piani di gestione i.18 , per una più completa 1ilcvazione delle esigenze ed indirizzo delle risorse finanziarie, con l'effello di vincolare la s pesa , irrigidendola e flemmatizzando la , dato che gli stessi assumono valen:u1 di capitoli (per esempio: non è possibile procedere al pagamento d el l'indennità di straordinario ave ndo solo iJ volume finanziario sull'a11icolo afferente alla componente netta senza il corrispondente volume sugli altri due articoli: imposte sulle retribuzio ni; contributi sociali a carico del lavoratore). In definitiva , la struttura del bilancio conferma l'e s posizione della consue ta ripartizione pe r Ministeri, e quella per "Titoli" di bilancio. La ripa1tizio ne per Ministe ri s i ricollega a precise motivazioni d 'ordine po litico-parlan1entare connesse a ll 'approvazio ne del bilancio ed agli s pecifici vincoli e responsabilitù che ne derivano per l'Esecutivo ed i suoi o rgani. La ripartizione per "Titoli" si ince ntra s ulla ind erogabile necessit,ì di poter derivare, anche dal bilancio riclassificato, i ris ultati differenzia li , e , in particolare modo, il saldo netto d a finanziare, quale elemento cardine di costru zion e delle ipotesi di de te rminazion e de l fabbisogno di cassa d el settore stata le e di quello pubblico. '' ' Le c ategori e (cat.) ciel Titolo Il sono: investim enti lìssi lord i e acquisti cli terreni ( cat. 2 1), con rrihuti ag li invcsti,nenti <•d an1n1in istra 7.inni pubbliche (c.:at. 22), <'o n1rih111i ag li invt·s1i111C'nl i a d in1prcsc (car. 2.1), conrrih11ti ag li invc\,limC"nri :1 famig lie e ist itu zio ni soc iali p ri v:ltc (cal. 24), conlrihuti agl i invcsti mcnli :1 cs1c·ro (cal. 25), allri trnsfcri m c n ti i n conio capilalc (cal. 26), acquisizio ni di auivit:1 finanziarie (cal. 27) e rimborso attivit:1 finanzi ari e (cat. LH). '"' In particolar e,

il Minisl ero dell'Economia e delle Finanze ha provveduto a:

separare le spese d i acq ui sto da quelle relative alla uo:Lt1ule 11ziu11e; suddivid ere i n ··articoli" o ·'piani di gest ione" le sp ese relative: allt' con1pt'tt't1Zt' fl sse e ,1ccessori e , noncht' dt'llo straordin,1rio, in rctrihu%ìoni nt·l tt·, ritl'nutc era-

riali (IRPEF) l' ritL·nutc previden zial i c d assistc n zi;oli a caric o elc i cli pcnclcnK ; :ill' info rm;l! ic:o d i servi zi o e gcs1ion;i l.- in hardware C' so fl w arc di hasc, software applicativo, reti C" :1 lt ri

servizi;

alle m issioni r i partend ole tra nazi onali, estere e i n<lennit:1 di trasfe rimento; ai v iveri in esigenze generali di vita e buoni pasto; istituire due capito li, p er ciasn111 C. R. A . e di~t iJ lli per c iv ili e 111ilitari, afferenti uno ai con trib u ti pre v ide 11ziali a carico del datu re di lavoro e il secon do all 'll{AP. Sudd ividere inoltre ambedue i capito l i in due a1ticoli/ piani cli gestione relativi 1ispe ttivam ente alle competen ze fisse e accessorie; ,1n :orpa rc le c.,igenZL' rc l;11ivc alle missioni n,1zio nali , all'estero e l'indcnnit:"1 di 1ras fcr i nwn to in 1111 c,1pi1o lo 11 nico, ch e si :1rticola s11 tre :11t icoli/pi:111i di gestio n e ( uno per ogni vcx·c), da i nserire nella categor ia ·'consumi int ermedi"; lr~slarc l'ammodcrnamento / r innovanwnto delle strutture/ attrezza ture ricon vertibili a d u so civile da lle "spese correnti" alle "spese in conto cap itale.. (persona! computer, 111obilio, libri e tu lio ciò cht! ,1 usn c ivile).

possa l'.S.Sl'rl' nconvl'rtllO


J,,'u oluz ione e prosJH!lliue.fì,ture delle risorse ji"nanz iarie della D[/esa 27 5

4.3 La "ripartenza" del processo di riforma del bilancio dello Stato. Una ulte riore s pinta propuls iva a l processo di riforma de l bila nc io b asato, come visto, sui Centri di Respo nsa bilità Amministrativa (asp etto org ania ati vo), sulle unità previs io na li di base (a.spello con ta bile) e sulla classificazion e p e r fun zio ni o biettivo (asp etto funzionale) - è scaturita dalla predisposizione d el Disegno di Legge di Bilan cio pe r l'a nno 2008. A dieci anni di dista nza , infatti , si è voluto indirizzare , in modo m o lto più marcato verso una "log ica di risultato ", la strullura d e l documento di bilancio, al fi ne di pe rseguire : d a un la to , una maggiore "efficie n za allocativa ", volta a d introdurre p iù c hiarezza sugli obiettivi p erseguiti dall 'azione i,ubblica e sulla e ntit:':ì delle risorse stanziate e sp ese; d all'altro, una "e fficie n7.a o pe rativa" del settore p ubblico, intesa come m iglioram e nto ne lla organi:aazio ne produttiva, diretta a rcali z1.are gli o biettivi p rogrammati d e ll'inte rvento pubblico e, q uindi , migliorare la prod uttività dei fatto ri impiegati , nell'o ttica d i m aggior e ffi cacia dell'az io ne ammin istra ti va. D al bilancio 2008 vie ne, quindi , privilegiato l'aspetto ccl il c o n t e m 1t u funzio na le della spesa, pe r d e finire le Hnalit::ì e gli scopi da perseguire nonc hè gli obiettivi da conseguire , no n tralasciando, comunque, l'asp e tto conta bile nè ta nto me no quello della struttura o rga nizza tiva, ne lla q uale ris ie de la o rmai nota respo nsabilità p er l'imp iego delle risorse assegnate e la consegue nte misura7.io nc e verillc 1 de i ris ultati raggiunti. La nuova s truttura del bil anc io, nel ris pe tto d e lla legis lazio ne vigente, riprende, pe rtan to, lo spirito cd il processo di riforn1a ini 7.iato nel 1997 ca p ovolgendone , però , l'imposta zio ne e passan do da un b ilancio basato sulla struttura o rgani7.7.ativa delle Amministrazio ni (chi gestisce le risorse) ad un bila nc io che pone come fulcro princii,a le le fu n7.io ni da svolgere (cosa vie ne rea linato con le risorse) e gli o biettivi da p e rseguire. Si tratta , e ffe ttivame nte, di una "ripa l1enza" a d ieci a nni cli distanza dalla legge n . 94 de l 1997. La rio rgani zza7.io nc op e rata s i fonda, in sostanza, sulla dassificazio ne d e lle risorse fina n7.iarie secondo due nuovi livelli d i aggregazio ne: le "Missio ni" " 9 c cl i "Programmi" 1oo, raccorda bili con i tre livelli de lla citata 9 ''

I.e M issio ni ,·sr rimono, in so sran,.a.

"k fun zioni pri ncirali

e gl i ohil' llivi strategici

perseguili

con la spesa puhhli rn " . Esse cos1i1uiscom> u n a ra ppreseulazion e p o litico-istit 117.innak, necessaria per r eml ere più l rasparenl i lf' grandi poste di allocazione <lella spesa e per meglio incliv idu:1re le cli rer rrici princi p al i <lelle so lloslanli azion i am111inistr:11i ve che l e si n gole AJ1u11i11islrazioni sono tf'nutc a svolgere. L'insieme <l i tulle le ri sorse stanziare con il bilancio sono <listinle Ira un numero li 111iraro di gr:i n cli finalit,ì ( n . 54 Missio ni), che vengono p c rseg11i1c indipen denrem e n le tb l l 'azione polit ica conting<·ntc cd hanno, dunque, L111 respiro d i l ungo period o , ossia di configurazione islìluzional c pcrmancnlf'. L1 denomina zione ch e è stai a all rihuita alle M issi o ni o ffrc una visione d i u110 Slal o che svol ge n on solo l e funzi o ni f<>ndamcnta l, (quali, ;id esempio. l ':111uni nis11: 1zione dc ll:1 d il cs:1, cklla


216

Giuseppe 'J'otaro

classificazio ne "COFOG " 15 1, a n che per consentire i previsti confro n ti internazionali. Tullo ciò all'interno del più a,npio processo di evoluz ione e di adegua mento del bilancio dello Stato, orientato, sempre più , verso criteri che garantiscono la tras paren za e il controllo dell'e ffi cienza e dell'e fficacia della spesa pubblica. Tale impostazione intende raggiungere due obie ttivi di caratte re espositivo e sostanziale: maggiore consapevolezza ; migliore leggibilità e trasparenza del bilancio. TI primo obie ttivo da conseguire - fermo restando lo schema concettuale delle unità previsionali di base - attraverso la rappresentazione univoca e s intetica delle finalità pe rseguite dallo Stato, senza p e rdere g li e lementi già presenti nell'attuale quadro classificatorio, sia nell'area della decisione parlamentare che in quella della connessa informazione a supporto della gestione. Il secondo obiettivo dovre bbe consentire la remliconta:lione de ll'attivit.à realizzata con le risorse a llocate, in mo do che ris ulti immediatamente comprens ibile quanto si spende e per cosa, facilitando e re nden do più razionale il processo decis ionale tra Governo e Parlamento. La nuova classificazione pe r programmi ha , pertanto, la caratteristica de lla "dina micità" ed offre così, alle Amministrazioni centrali , l'opp ortu nità di ripensare la propria organizzazione attraverso la revisione di struttu-

g ius tizia , l'ordine pubhlìco e la racco lta dei trihuli), ma espleta anche compiti d i allocazione e re di s tribuzione d el le risorse. I.e Missioni possono essere ministe ria li u trasversali a più Dic as teri (inte rm inisteria li ) e possono essere ricondolle a<l un concetto "di risorse cli settore" ove h1 missione c ircoscrive l'ins ieme di risorse dis po nibili per que lla s p ecifica ti.111zio n c . ''" Ogni m issione si re alizu concretamente attr.werso più Prog ramm i. I Prog rammi, c he sono s tati intlivi<luati i11 11. cli 168, rappre sentano "aggregmi omogenei di a ttività svolte a ll 'inte rno d i ogni s ing(>lo Mi11is tero, a llo scopo di persegu ire o b iett ivi hc n definiti ne ll"amhito delle finalità istituzionali, rin>m>S<:iute al Dicas tero competente'". I Prog ra mm i individuali sono specilìci u i ciascuna Al111iùnis trazio ue (in taluni limital i ca si, sono condivis i) e trovano il loro fondame nto nonnativo uell',1r1. 2, conuna 2, del la Legge n. 4(-,8 del 1978, come modificalo J alla Legge n . 94 ciel 1997. Essi rappresentano il punio fOC'.Jle della nuova dassifìcazione applica~< al Disegn o cli Legge di Bilancio, in q ua nto costituiscono un livello ui aggregazione s ufficiente mente d e ttagliato, tale da co nscntire a l deci.~or<' politico d i poter scegliere !"impiego Jelle risorse tra scopi a lte rnativi. I Prog rammi indic,ino q ua nto più possibile i risultati d a perseguire in termini di imp,1tto d e ll'n ion<" p11hhlica sui cirt:1dini e nel te rritorio (outcome). Nel concre to, alcuni Progrnrnmi han no caratte re stmmc ntale, indicano cioè in put dell'An uuinistrazio n e sta tale per perseguire le s ue fin :1lità, o evide nziano prodotti o servizi finali dell'a zione d ello Stato (out put ). La d e nomi na zio ne dd prog ramma rispecchia la fina lità perseguita con le risorse ad esso attribuire . Questo permette il passaggio <la un bilancio che definisce chi gestis ce le risorse ( per Cent ri di responsahilità amministrativa), ad un b ila ncio che individua le a zioni attivate cb lla s ingola Amminis trazione allraverso la spesa pub blica (cosa viene rca]i7,7;110 con le risor.~c). Ciascun p rob'T'.Jmma si es trinseca in un ins ie m e cli sottostanti "attività " (a7.io n i) c he ogni Ammin isrrazione pone in essere per il raggiu ngime nto de lle proprie tìna litiì . Le artiviriì s i esp licano attraverso l'attuazione <lei pro-cessi e delle funzion i ele menta ri, fin a li c srnun<'ntali, posli in essere dalle singole strullure o rga 1ùzzative ciel compe te nte Dic;1s tcro. 151 Cit. p rec. Nola 140.


Evoluz ione e prospettive ji,1,ture delle risorse.fìnanziarie della TJ{/esa 2 7 7

re, resp o nsa bilitA e attività svolte. T Programmi, infatti, sono stati d efiniti con riferimento aUc attività e ffe ttivame nte espletate e no n alle strutture ch e, all'interno elci Ministeri , reali zzano i programmi. Ciò re nde possibile una eventua le "rivisitazione" delle attribuzio ni interne e d una identificaz io ne di possibili sinerg ie, duplicazio ni o sovrapposizio ni di attività tra i diversi Cen tri d i Responsabilità Anuninistrativa a ppa1te ne nti allo stesso Ministero o addirittura tra Ministe ri diversi. Con la nuova struttura, non viene me no, tuttavia, il disegno del doppio bilancio , delineato dalla legge n . 94 del 1997: uno p o litico p er la decisio ne parlamentare come prima evidenziato ccl uno am ministrativo p e r la gestion e , e ntrambi chiaramente interconnessi s ul piano qualitativo e q uantitativo. La nuova impostazione intende realizzare , in ciascun o stato di previsio ne , una semplificata esposizione finalizzata a dare trasparen7.a agli obiettivi politici e all'azione di Governo. Secondo la nuova logica, pertanto, il bilancio sottoposto all'approvazione de l Parlame nto identifica e de termina le funzioni e gli o biettivi generali che lo Stato si prefigge di conseguire; me ntre , dal punto di vista arruninistrativogestion ale, circosciive i po teri e gli obiettivi <li ciascuna Amminislrazionc , entro i quali viene esercitala l'azione de i dirigenti amministrativi. La struttura del docume nto, pe r la decisione, p er l'an no 2008, non si discosta da ll'in1pos tazione degli a nni precedenti. Il documento, infatti, s i articola ne lle consuete 19 tabelle (gli stati <li previs io ne): la prima riguard a l'Entrata, le seguenti , dalla n. 2 alla n. 19, i singoli stati di previs io ne d e lla Spesa dei Ministeri (18). Le linee di impostazion e del b ilancio di previsione, a leg islazione vigente, "riclassificato", per ciascuno stato <li previsione della spesa, si svil upp a no secondo i due livelli di aggregazione g ià con siderati: 31 "Missioni", a caratte re inte rministeriale, suddivise in 168 "Programmi" a carattere pre vale nte me nte, ma no n esclusivamente, minis te riale. [ Progra nuni a loro volta sono frazio nati in "Macroaggregati" i quali evidenzia no le diverse tipologie di spesa attribuite a ciascun progranuna. Essi dive ngono , p e ttanto, il nuovo ambito di rife rimento , in sostituzione elci Centri di Respo nsabilità Amministrativa. La n ovità, rispetto al preced e nte bi1a ncio, è che i Macroaggregati sono stati individuati q uali Unità previsiona li di base e , quindi, costin1iscono le nuove unità di volo parlamentare . Al di sotto di ciascun Macroaggregato sono a llocati, ai fini conoscitivi, i corre lati Centri di Respo nsabilità Amministrativa p e r consentire l'evidenziai.ione d egli stanzia me nti ad essi attribuiti e l'individuazion e, in sequ enza, di Missio ni - Programmi - Macroaggregati agli stessi riferiti. In s intesi, lo sche ma de lla struttura appa re così configurato: • Missioni •

Prograrn rni


278

C i11se/J/Je Tota,·o

• Macroaggregati (unità di voto parlame ntare) Pe r la Sp esa co rre nte o Funz ionamento o lnteroenti o Tratta menti di quiescen z a, integrativi e sostitutivi o Oneri del debito µuhhlico o Oneri comuni Per la Spesa in conto ca pita le o Investimenti o Altre ;)p ese in c,/ capitale o Oneri comuni Himborso di prestiti o Nirnbo rsu del dehito p u hhlico • Cen tro d i Responsabilità Amm inistrativa Appare opportuno , in p roposito , soffe rmarsi su] p eso acquisito dalla " o ra pre liminare" ne lla pre disp osizio ne del progetto di b ilanc io. Tale d ocume nto rie ntra tra gli all ega ti, cos idde tli "tecnici", a l dise gno di legge d i h ibncio e ra ppresenta uno s trume nto di "le ttu ra" fo nda111c 11 Lale p e r l'Autorità politica. La Nota p re limina re ide ntifica il pu nto di raccordo fra le strategie cli p o litica e cono mica, de fi nite nel Documento di prog ra mmaz.ione econo mico-finan ziaria (DP1':I ·'), e la gestio ne fin a n ziaria e d amministrativ,1 de lle risorse d ello Stato . Essa ha la funz io ne di illustra re i criteri utilizzati p e r la formulazio ne de lle pre visio ni d i s pesa , in coere nza con i crite ri c d i pa ra metri indicati ne l DP EF. i,l Le Note preliminari s i inseriscon o , quindi, nel q u adro de lla definizione s ia del le fin a lit~1 da perseguire che de lle corre late risorse d ire tte a realizzarle, al fine di valo rizzare l'azio ne di Go verno e l'allo cazio ne delle risorse rinan ziarie pubbliche verso i ris ultati da raggiungere . Tale vis io ne s i basa sull a applica zio ne di un ciclo c he parte cb ll:t ind ividuazio n e delle fin alità e d a ll a assegnazio n e de lle risorse l"inan ziarie (inputjìnanziari) a lle Amministrazio ni, pe r proseg uire con l'acquisizio ne delle risorse uma ne e stru menta li da impieg are ne l p rocesso prod u ttivo (input .fisici e strumentali), pe r a rrivare alla erogaz io ne di be ni e servizi ( outp ut) ai cittadini , alle imp rese ed agli a ltri interl ocuto ri istituzio nali. Il ciclo s i ch iude con la reali 7.zaziu ne dei risultati econo mici e socia li o ttenuti (outcome). Pe rtanto, nel re digere le no te pre limina ri e, in gene ra le, nel p rocesso d i formazio ne d egli s ta ti di previsione d e i sin goli Dicasteri n o n si può no n te ne re conto , tra l'altro , delle in d icazio ni e delle analisi che di volta in vo lta scaturiscono da i programmi di revis io ne e di valutazio ne d e lla s pesa p ubblica (sp endinµ, review). " ' An. 2 lcgg<' n. ,j(,8/ 1978 con u.: 111odific 1la dalla legge n . 9'1/ 1997 .


F./IO/uz i<me e JmJs/Jel/iveji1lure delle risorse jì11a11z iarie della Difesa

2 l<J

In esse, ino ltre, sono indicale, da parle di ciascun Ministro, le priorit;ì - in coerenza con le scelte di politica economica <.k:f"iniLe sulla base dello scenario macroeconomico, finanziario ed istituziona le della vigente legisla:t.ionc di settore - delle iniziative legislative in itinere o in progetto. Tali scelte trovano lo ro formalizzazione nell'Atto di indirizzo per la defìnizione delle priorit;ì politiche, nel f)ocumento di programmazione economico-finanziaria e, s uccessivamente, nel disegno di legge di bilancio e nel disegno di legge f'inanzimia. Nelle Note preliminari sono, infine, individuali gli obiettivi che le Anuninistrnzioni intendono conseguire con rife rimento ai propri prograrmni; nonché gli indicatoti cli efficie nza ed efficacia che s i intendono utilizzare per valutare i ris ultati . ( ~li obie ttiv i, definiti da ciascun Ministro, suppo rtato dai Servizi di contro llo interno (_SECIN), s u proposta dei Cenu·i di Hesponsal>ilità Arnrninistrntiva, devono rappresentare le politiche pubbliche di settore di interesse del Ministero, coerenti con le priorità politiche contenute n ell'Allo di indirizzo e scaturenti dai Progra mmi dell'amministrazio ne.

4.4 La contabilità economico-analitica. I va ri processi di riforma fin qui rappresentati, hanno evidenziato come il bilancio dello Stato e l;1 relativa contabilità pubblica, siano slali progressivamente indiri:t.zati verso una gestione per "budget" de lle risorse assegnale, seguendo una logica propria Jelle imprese private. Si è passali così, dal controllo della spesa i-;5, a l controllo del costo 10 ' e della verifica dei risultali dell'azione amministrativa posta in essere , delineando un processo econom_ico che si basa csscn7.ialrne ntc su tre livelli organizzativi: la pianificazione strnlegica 1'>\ di compete n za de ll 'Autorità Politica; la formulazione dd budget 1~6, cli compete nza della Dirigenza e formalizzato, da parte de i Centri di Costo in cui s i suddivide un Centro di Responsabilità Amministrativa, attraverso appos ite schede "budget" che rilevano in fase di previsione, gestione e rendicontazione , le azioni operative e il relativo fabl> isogno di risorse eia impiegare/impiegato per il conseguimento degli obie llivi assegnati ; il control lo interno che s i qualifica come processo di verifica , in fase gestionale o a consunLi vo, de i risultati cons eguiti risp e tto agli o biettivi "5

La spesa è r i fè.:rit;1 ;ilb possibilit:ì mrnwl:iri.:i che h:1 un·amrnin ist1~1zio ne p er assicurare il p roprio

fuuzioua111<: 11lo '-' JX'r acq uisire beni e servizi. 1 " Il costo è relativo a lultc k r isorse :i d isp osiz io ne di una ammi nistraz ione per assic urar<: l'assolv imc nlo dei compiti cli pc11inc nza ( perso n ale, m ezzi, materiali, altrezzat un:, inf"rnstrutture ... e risor.,c ~ì n:1nzi:1riC'). '" LI p i:rni ficazio ne stra tegica è il proce sso di d<:1<:rmin azio n e e comu1tic,1zio1w degli o h i,·11 i vi gcrw r;ili p o l il ici e d e lle regole d i gestion e a11u11i11istrativa. ,,,, Il bu dget rap presen ta il proc<:sso di p r u grnmma zio ne oper:itiv;i di gcs1io n c c v ien e fo rmu lalo n el risp clto dei segu ent i p rin cipi:


220

Giuseppe Tolaru

assegnati nonché per la determinazione d elle eventuali azioni correttive per eliminare/ contene re g li scoslamenti indiv iduati 157. Pe r verificare l'azione amminislra liva d el Dirigente ( rendime nti e 1isultati ddl'azione finanziaria , tecnica e ammi nistrativa incluse le d e cis io ni organizzaLive, di controllo e cli g eslione del personale 158) è stata quindi introdolla , nell'ordinamento contabile pubblico italiano , la "con tabilità analitica" 159 e il relativo "sisterna unico cli conta bilità analitica pe r centri cli costo" 160 quale strume nto di moniloraggio, analisi e valutazio ne dei costi, dei rendimenti e dei risultali dell'attività svolta dalle Amministra zioni Pubbliche, compresi i servizi da esse res i 16 1, nel conleslo di una diffusa responsabilizzazione sui risulla ti di gestione da conseguire. Ques lo sistema contabile, c h e si affia nca a lla contabililà finanziari a, ra ppresenla, pertanto, il nodo cruciale di tutta l'architcllura d ella riforma della Pubblica Amministrazione. In sintesi, i principali strumenti ciel nuovo sistema di contabilità pubblica sono i seguenti: la tradiz ionale "contabilità generale" e il relativo "bilancio d 'esercizio" qua le ins ie me delle norme e dei procedimenli ch e con se ntono/gara nliscono la corretta esecuzione della s pesa ; la "cuntahilità analitica " quale rileva zio ne di carallere economico c he s1 incentra sui seguenti elementi fondamentali: • il "piano dei Ce ntri di Responsahilità/Cenlri di Gusto" per indi vidua re, ai vari livelli , le unità orga nizzative in c ui è strutturato il d icas tero n el suo complesso; • il "piano dei conti 16z" per qualificare le tipologie de lle risors e (pe r esempio missioni, be ni di consumo, consulenze ecc.) necessa rie per il perseguimento deg li obiettivi pre ordinali onde consentire la valutazione economica d eg li stessi e, q uindi, de lla gestione; • i "semiz i erogati'' che rappresentano una s pe cificazio ne delle funzio ni obiettivo, le qua li sono p rcscnli sia nel bila ncio finanziario (dove sono valulati in te rmi ni d i spese) s ia in quello econo m ico (dove sono valutali, in modo analitico, in Lermini di costi); ad c rcm,, aUe r egu le cuntahili emanate cl ;,1 M in isteiu dell'Econ o mia e delle Finanze ( M EF); coin volgim c n10 dei Centri di Responsabilità Am mini strati vi e d e i Centri d i Cos10 ne i q u al i si articola il Min istero; elauornzione secondo I;, competl'11za economica (con sumo d e lla r isorsa), anzichf rispet to al -mo111e11to finan zi ario" in c ui vien e sustenuta la spesa , prendendo a rif"l'rirnenlo in 11n primo tempo i l "cenLro d i costo·· e .~11cccssiv;1m ente la ·'missione istit11 zio n;il c ".

"' Il p roo.:s.so d ei Controlli lnrc rni p reved e d ue strutturc / livd li rispettivam ente d i compctcn7,1 di'I Min ist ro e dei D irigenti Genera li di Vertice. ''" A rt . .\ comma 2, art. 16, a rt. '"' A 11 . IO e sc g. D.Lgs. 279/97.

64 di'I D.Lgs. 29/ 93, art. 'i, leL h , d d l;1 L. 91/97 e art. 10 e seg. del D . l.gs. 279/ 97. 17, l c r. a), b ) , e), cl) ed e) L. 'ì')/ 97. T;,bd la -w alkgala al D .l.gs. n . 279/97 .

''"' A 11. '"' Art. "'

2

17 e a n . 20, conuna 1, d el D.l.gs. 29/ 9~.


Huo/uz ione e prospettivejùture delle risorsejìnanz iarie della TJ[{esa 227

un "sistema injòrmativo automatizzato" qua le complesso di a pparati lrnrdwa rc/ sohware collegati in rete pe r raccoglie re , e la bora re , scam biare le informazio ni necessarie a l funzio namento de i va ri livelli o rdina tivi. L'archite ttura esp osta evidenzia come la conta bi lità a nalitica integri quella fina nziaria , attsavcrso l'imputazio ne d e ll'e le me nto di dettaglio d ell'attività/ programma finanziari ame nte soste nuto , no n solo al pe rtine nte ca piro lo cli sp esa , ma anche a l re lativo "centro d i costo" e alle discen denti "voci del pia no elci conti".

4.4.1 Le novità, in ambito Difesa, conseguenti all'introduzione della contabilità economica analitica.

Il quadro normalivo di rife rime nto de lla rifo rma e.Id bilancio de llo Sta to indica, con chiarezza , che al Minis tro della Difesa, 4uale a uto rità di direzione politica del proprio dicaste ro s pe llano, tra gli allri compiti e resp onsabilità, la verifica e la valutazio ne de lJ'attività a mministra tiva svolla per il conseguimento de lle funzio ni o biettivo. Tale compilo vien e, a ttualmente, esercitato Lramile il Servizio dei Controlli lnlerni (SEClN) del Ministero della Difesa. La rifo rma della struttura del bilancio annuale di previsio ne della spesa consente, ino ltre , di individuare i livelli responsabili delJa progr.:1mmazio ne, de lla gestione e della rendicontazio ne delle relative risorse finanziarie assegnale, Lulli coinvolti ne l p rocesso scaturito dall 'introduzione della contabilità an alitica. Nonostante qu esta ben precisa indicazione de lle norm e, per il Min is te ro d e lla [)ifesa è stato necessario p assa re attraverso una fase inte rmedia , al fin e di individuare corre tta me nte: i Centri d i Kcspo nsahilità Amministrativa; i Centri d i Costo s u cui incentra re la conta bil ità a nalitica, com e unna o rgani zzativa respo nsabile delle risorse direttame nte o indirettame nte gestite , ave nti le segu e nti caratte ristic he: • l'unic ità elci l{esponsab ile elci Centro d i Costo (no n possono esis tere Centri di Costo con due respon sabili);


222

Ginseppe '!<>taro

l'effettiva attribu zio ne di obiettivi-risorse a l responsahile ; la stabilità (no n sono Centri di Costo le unità o rganizzative, i ieam e i g ruppi costituiti pe r svolgere attività non ricorrenti); la struttura d ei controlli inte rni d i ciascun Centro di 1-{esponsabilità Amministrativo e degli strumenti da dedicare al Servizio de i Controll i Inte rni (SECIN). E' sta to, inoltre, indispensabile, per poter gestire, in ma niera adeguata, tutti gli aspetti connessi con entrambi i sistemi contabili esamirn1ti (contao ilità finanziaria e contabilità a nalitica), d otarsi di opportuni sistemi informatici sia livello accentralo che a livello s ingola Forza Armala. In merito, si evidenzia che, tra i sistemi gestio nali finanziari esiste nti, ass ume pa rticola re rilevanza il SIVl (Sistema lnforrnativo di Vertice 1) che costituisce, insieme ai sistemi info rmativi di c ui si sono do tati le Forze Armate 163 , la base su cui è stato elaborato il SIV2 (Sistema Informativo di Vertice 2) che, presto, costituirà lo strumento della contabilità economico analitica pe r Centro di Costo del dicastero della Difesa. Ciò per m onitorare, dalla fase di programmazio ne fino a quella di rendico ntazio ne , la spesa ed i costi , a llo scopo di: verificare la capacità di programmazio ne; verificare la capacit::ì di gestio ne ; controlla re l'impiego delle risorse finanziarie , per apportare , te mpestivamente , i dovuti corre ttivi (ad esem pio attraverso il trasferimento di risorse finanziarie da un e nte all'altro). Il progetto SIV (sistema informativo d i vertice) s i inserisce q uind i in un programma di "governance" d e lla Pubblica Amministrazione, più volte caldeggia to a nche dalla Corte dei Conti, c h e mira ad introd urre u n nuovo approccio al processo di pianificazion e, p rogrammazio ne e controllo , i cui risultati d ovranno contribuire a miglio rare l'o pe ratività e l'effi cacia dell 'a ttiv ità d e ll'Amminis trazio ne Difesa e a d o ttimizzarne le " pe rforma nce". Il piano d e i conti 1<Y1 ado ttato per la rilevazione d e i costi dell 'Amministrazio ne Difesa ne l nuovo siste ma cli vertice SJV2, prevede un'atticolazione d e lle tipo logie di costo su tre live lli gerarc hici, e d è a questo massimo livello di dettagli o c he saran no ricondotti tutti i valori fin a nziari in conta bilità econo mica-analitica. 1fr~

Qu,1li:

- SIF.FI N (S1:110 Maggior<' F.s<'rc iro); - C.F.I.CA e SIC.A (Stato Maggiore Marina);

- ASA (Stato Maggiore Aeronautica); - SIG ED (Co111anuo Gene1~1le dei Caral>inie ri), "" li Piano d ei Conii rappresenta lo ~tru111t:11to 11eu::;.s~orio per b rik:vazio tte delle ittl'onnazioni di 11atur:1 eco11o rniG1-a11alitica ed 0 4ue llo previi,to dalla 'T ,1lx:lla B" allegata al Decreto Legislativo del 7 Ago~to 1997, n. 279. modil"icaro ed integrato .secondo l'alleg,no al Decreto Mini.steriale n . 00323R1 del 6 aprile 2004 .


Ruoluz ione e prmpettive future delle risorse jìnanzia,rie della Difesa 223

Nel panicolare, po i, si eviclcn :,,,ia che il processo d i a limentazione della contabilità economica di Slato prevede l'estrazione dei dati contabili (in futu ro all'interno del SIV2) e l'invio al Ministero dell ' Econo mia e delle Fina nze, attraverso l'interfaccia WEB presente all 'inte rno del Ministero stesso. Il s iste n1a di controllo della spesa realiaato s u S1V2, metterà quindi a dispos izione degli O rganVEnti Programmatori e de i Centri d i Resp o nsabilità Amministrati vi oppo11Une funzioni di interroga:,,,ionc che permetteran no di conoscere, durante l'intero esercizio finanziario, lo stato di attuazione della spesa accentrata e decentrata, a fronte d egli s tanziamenti approvati cd in rela:r.ione ai diversi e lementi contabili e programmatici (vista p er capitolo , articolo, numero programma d e lla "Prograrnma:,,,ionc Tecnico Fina nziaria", tipologia di sp esa),

4.5 Suddivisione del bilancio della Difesa per "funzioni". Al fine di individuare, con immediatezza, le attività da porre in essere in l.>ase agl i scopi da perseguire 165, le spese del Ministero del la Difesa p ossono e ssere suddiv ise, in relazione alla loro <lestina:,,,io nc, in due aree fun:,,,ionali: u na propria a lle finalità d el Dicastero, denominata "fun7.ione difesa", ccl un'altra coll ate rale denominata "altre spese", Per quanto attiene a lla "funz ion e difesa" 16<·, a d essa appa rte ngono i volumi necessari al soddisfacimento dell'esigenze connesse all'assolvimento dei compiti istituzio na li d e lle Forze Armate, derivanti sia da precisi vincoli di legge (spese vincolate a leggi) sia da scelte più propriamente programmatiche riguardanti la funzionalità delle proprie strullurc (spese vincolate a progra mmi), Una rilevante parte di risorse finanziarie, invece, sono deslinale ad "altre spese", non strettamente asciivibili a lle esigenze della Difesa, ch e insistono, principalmente, s u tre fun zio ni concorrenti quali la "funzione sicurezza p ubblica", le "funzioni esterne" e la funzio ne "p ensioni provvisorie", In particolare : la "funzione sicure;,,;,a pubblica", che ins iste su esigen ze finanziarie vincolate sia a leggi sia a programmi, è relativa a Ue spese complessive, in termini di oneri da sostenere per il personale , il funzio namento della struttura (Esercizio) ed il potcnziamento/arnmodernamento (Investimento)

"'' L1 no rmativa di riferimento è contenuta nella drcolare nlirili;Leriale GAB 2001 "Procedure interne di formazion e del hib ncio della Difesa e suo esercizio". 166 L1 "fun 7.ionc difesa" è a sua volta suùdivisibile in settori di s pesa quali il personal e , l'eserci zio e l' inveslimento,


221

dell'Arma d ei Carabinieri, che dal 2000 è stala elevala a rango di Forza Armata 1<•7 ; le "fu nzio ni esterne", previste da precisi vincoli di le gge , sono re lative a ll'esple ta me nto di attività no n d irettame nte collegate all'assolvimento dei compiti istituzio nali (sp ese "esterne " a lla Difesa) come i con tributi ad e nti/associazioni , a ll 'obiezio ne di coscie nza, a l rifornime nto idrico de lle isole minori , al trasp o rto aereo civile di Stato, all'assisten za al volo p e r il tra ffico aereo civile, a lla me teorologia, a ll e servitù milita ri oltre a i fitti figurativi 168 ; la fun zio ne "pe nsioni provvisorie ", previste da precisi vincoli di legge, sono re lati ve agli oneri p e r il trattame nto provviso rio di quiescen za del p e rsona le militare in posizio ne d i aus ilia ria 169 . Dall'ana lisi della ripa,tiz io n c fu nzio na le del bila nc io de ll a Difesa, e soprattutto della "fun'.l.ione difesa", è p ossibile, in s intes i, valutare a ppieno le rea li riso rse f"ina n'.l.iarie che la Nai'.io nc dedica a llo strume nto militare e, più in gen e rale, alla propria p o litica d i difesa; ccl è, proprio, in base a tali volumi che è possibile effettua re un ,1pprei'.i'.an1c ntn s ulla cnerc nz.a d e lle aspirazio ni che il Paese nulre in ambito internazio nale, nel quad ro d e lle allea n ze a c ui h a aderilo e partec ipa.

'" ' D. Lgs. dd 5 ottobre 2000, n . 297, a,1. 2. In mc,ito si cvidcnzi,1 ch e l 'J\1111,1 Lk·i Carabini eri ha un;.1 culloca:t.ione a u tonon1::1 ne ll';;1n1b ito d el Min istero dell;.1 D ifesa , non con1<: Fo r?:1 A rrn;H:1 111:1 con

ra ngo d i Forza Arm:11:1. !.'Arma dd Camhinic ri d ipende infa1t i: - lmmitc il C.oma nd anlc General e, dal Capo d i SM D per quanto alliene ai compiti mililari; - fu nzionalme nle dal M inistro dell'l nLerno, per quanto au iene ai compili d i Lutela dell'ordine e d ella sicureZ7.a p uhhlìca. Per gli aspelli Lecnicu-a11u11in islralivi l 'Anna fa capo: - al Ministero della D ifesa per quanto concerne il persona le, l'ammi nistrazi one e le attivitiì logis1ichc ; al Min istero d ell'I nterno per l'accasermam ento ed il caserm;1ggio con nessi con l'assolvim ento d <'i compit i di tu tela dell'or dine e dcll;1 sicm c7.7.;1 puhhlic,-1, nonr hf· per l' 111ilizzazio 11<' dcli<' risors<' finanziarie finalizz:11c ;11 po tenziamento delle Fo rze di polizia. '"' I fitti figu rativi si config11 rano com e volu me finanziario d a inserire in b ilancio in relazione alla superficie immobiliare dem aniale occupata dall'intera organizzazio11e dei vari d icasteri e dd cusl o a m elro quadro slahil ilo ann ualmente dal M inisl eru dell 'Econu111ia e delle Finanze. 111 sostan ~.;1, i IÌlli fìguralivì si con !ìgura110 cornc u11,1 partila dì giro Lra i singoli dicaste ri e il M inistero dell'Economia e delle h11a11zc. "'' La posizione di ausiliaria si configura com e possibililii ciel personale mi liwrc, per i su ccessi vi cinque anni da l collocam enl o in quiescenza per lìmili di elà, d i essere richiamalo in servi zio.


R1Joluz io11e e prospNtivejuture delle

1·isorse jìna11z iarie

della D[lesu 225

SU DDIVIS ION E DEL BILANC IO DIFES A PER FUNZIONI

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BILANCIO DIFESA

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Spese Vincolate .) Funzione S1C111ezz,1 1 L p . I; Publ,lic.1 i-.1 egye e 1og1,u111111 dell'Alma dei Ca1.1binie1i

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Spese Vincol,1te a

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4 .6 Suddivisione dd bilancio della Difesa per aree di spesa: vincolate a leggi e vincolate a programini. Al fine d e lla elaborazio ne d e l documento di "programmazio ne tccnicofin a n zia ria" (P.T.F.), a cura dei 7 O rgani Programmatori d e l d icastero e per la s uccessiva approvazio ne d a pa rte del Ministro, il bila ncio della Difesa può essere articolato, in due g ra ndi aree de n o mina te sp ese vincolate a leggi e spese vincolate a p rogrammi c he, fino a l 1994, e rano chia male, risp e rti v;nne nte e p iù se-mpliccmente, vincolate e d iscrezio na li 170 • Le spese vincolate a leggi co stituiscono l'ins ie me de lle esigen ze c he ri vesto no caratle re d i o hhligato riet,ì in tJ Ua nto derivano da disp osizioni di legge e/o da del iberazio ni di na tura governa tiva, configurandosi di fa llo com e impegn i e o neri di sp esa, no n comprimibili a priori, che il Dicastero de lla D ifesa deve progra ,nmaticam ente sosten e re. Le spese vincolate a prog rammi costituiscono , invece, l'insie me d elle esigenze, di pre mine nte rilevanza a i fini d e lla funziona lità , efficie nza e d efficacia d e llo strume nto militare, che discendo no dalle vere e proprie scelte programmatiche degli Stati Maggiori, del Segretariato Gene rale d ella Difesa e d el Comando Generale de ll'Arma dei Carabinieri. 17 0

I.a nuova term inologia è stata aùoUaJ;i in rda ;,.ìo nc all 'esigenza ùi do vere m111"11ar<' all'esterno ùel d icastero il co ncetto che g li olleri, ùenorninati disc rezio nali , no n po tevano essere comrrc'.ssi "ah lìhidum " . pena il d ecadimento f11nzio n,1 lc ddl,1 struttura.


Giuseppe Totam

226

SUDDIVISIONE DEL BILANCIO DIFESA PER AREE 01 SPESA

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Pe1sonale

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Investimento

legge F1mzio11i Esteme

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BILANCIO DIFESA

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F1mzio11amen10 C,,,aii,,i}

l11ves1ime1110

Ese,cizlo

Ammode1. Rinnov.

(compm,de spese C,:Jr~bulien)

Rice1ca Sviluppo

ln sostanza, sono queste spese ad incidere di re ttamente sulle c apacità operative e sul mantenime nto d e llo s trumento militare. Ambedue le aree di spesa sono suddivise ne l citato documento di "progrnnunazione tecnico finanzia ,ia", in ba.se alle finalità , in 5 .settori e 18 sotto.settori cli sp esa 17 1 . I primi tre settori di spesa sono afferenli alle esigenze d ella "funzione d ife<;a" e de lla "funzio ne sicurezza pubblica" e sono denominati: settore personale 172 che è s uddiviso in 1O sottosettori: • 6 pe r il personale militare, in .servizio permanente e non (l Jftìcial.i, Sottufficiali, Tnippa, Equo indennizzo, lPDAP e TRAP, compensi fo,f etari cli guardia e d 'impiego 173 e fo ndo ef!ìc.icnza de i servizi istitt17.io nali); • 1 per il pe rsonale civile (personale civile, e(Ju O indennizzo, I N PDAP e lAA P, assicurazioni contro rischi); settore esercizio 174 c he è suddiviso in 6 sottosettori: formazio ne e addestramento; manute nzione e s upporto; infrastrutture; funzionamento Comandi , Enti e Unit::ì ; provvidenze; esigenze inte rforze; settore investimento 175 c he è suddiviso 2 sottosettori: armnode rnamento e rinnovamento; ricerca e sviluppo. 111

I sottosettori sono vengono a l o ro voha ripartiti in p rogrammi composti <la attività/ im p rese. I.e

auività/ imprcsc possono coiJ,cidere con un capitolo u pa,te di esso. 171 li scrto rc personale.: è suddiviso in progranuni numer;lli dall'l al 4'.). 171 li compenso l"o rlern rio di gu,irdia/ impiegu è una indennità dov uta al person,1 le' m ilitare irnpie gato in serviz i <li guardia e in eserc itazio ni della durata complessiva non inl"erio ri nllc 48 o re. 17 ' Il seu ore esercizio è sudd iv iso in prugr.un m i numcr.iLi dal '>0 al 120. ' " Il set1ore' investimento è suddiv i so in programmi numerari dal 121 al 169.


r.·vohtzione e prospettive future delle risorse finanz iarie della D[fesa 227 ~~~~

Infine , g li ultimi due setto ri cli spesa afferiscono alla sola area delle sp ese vincolate a leggi e sono denominali "funzioni e.sterne" 176 e "pensie;ni provvisorie" 177 . fn sintesi , ne lle due aree di s pesa vengono ripartile tulle le e.sigenze finanziarie elci Dicastero della Difesa. In particolare, le spese vincolate a leggi d e l: (l) "fun zionamento" relative al sellore: "persona le" sono spese affe re nti, es.senzialmente, agli oneri d a sostenere per gli stipendi e le indennità per il personale militare in servizio permanente (Ufficiali , Sottufficiali e Trnppa) e per il p e rsonale c ivile con rappo1to continuativo d 'impiego; "esercizio" sono afferenti agli oneri connessi essenzia lmente alle assicurazioni per gli automezzi, agli accordi/cooperazione internazio nale , alle liti/arbitraggi , a lle s pese d i fu n zio na me nto del Commissariato Generale p er le ono ranze ai caduti in guerra (ONO.RCADUTI), al "fondo scoita" 17,i e al "fondo a disposizione" ' 79 ; (2).seuore inveslime nto: sono s p ese affe re nti agli o neri predeterminati da legge o comunque a carattere vincolante (ad esempio mutui), attinenti sia a ll'ammodernamento dello strnmento militare, sia alle strutture e mezzi destinati all 'espletamento di attività non istituzionali , s ia alle infraslrullu re NATO; (3)selto re fu nzioni esterne: g ià indicate in preceden za, sono spese afferenti al soddisfacimento di specifiche esigenze, regolate da leggi o decreti, che non sono e non possono essere dire ttame nte collegate con l'assolvimento dei compiti istitu zio nali della Di fesa ,xo cd attengono a: funzio ni in mate tia d i rifornime nto idrico delle isole minoti tenitorialmente inglobate ne lle Hegio ni a statuto speciale Sicilia e Sardegna le cui competenze, per e ffetto della sentenza d i incostituzionalità emessa d alla Crnte Costituzio nale re lativamente al Decreto Legislativo 30 giugno 1998, n. 244, sono ,ic ntratc allo Stato e 1iassegnatc alla Difesa;

171 '

Il sellore di spesa dc li<' funzioni estcrn,~ è suddiv iso in prog r.,mmi numernti dal 170 al 189. ,,., Il sellore di spesa delle pensioni provvisorie,. suddivi so in prog r;,mmi m1me1, lli dal 191 al 19/4. ' "' Il vulu111c finanziario afferente al "fondo scorta"{: voho ad a.<;sicum rc "gli Fnti dcli;, Oiksa un;i immediata liquidit,, di c1:;.-;a per potere garantire pagamenti non ahrimcnti differibili. IN TI volume lì n,111zi,1rio afferente al '·fondo a d isposizione" si configur.i come una ri serva finanzi,iri:1 per potcn- fro n1cggiarc esigenze non altrimenti progr:1111111:dJili. ''" N"ll'amhi10 <lclk · iniziat ive indirizzate a perlezi on,ire la struttur., del bilancio della Difesa onde garantire una 111:1g,_gior ch i:1 rc-z;,~1 e tr;1sparcn za circa al reale di1ne nsiona1nc nto delb sp<.:.sa ruilHare,

alcune delle dotazio ni rcl:t tivc alle csigC'nzc ind ic11,· dovrebbero essere arttihuite ad altri soggetti i st ituzionali u sul bilancio di altri d icastC'ri, C'11i più propri;,mcntc ,·01111x·te b gestione delle atti v ità in que stiun e. In particolare g li o neri lìnanziari rela ti vi al rifornimento idrico de llC' i.~olC' m inori (('omc pc r.11trn il rich iamato D .Lgs. 2/4 1/1)8 aveva gi:ì sancito). al servi zio <li trjsp<>rto aereo civile di Stato C' pN il so ccorso di malat i e traumatizzali gr:1vi (,1/;/;Ì<.:Ur:.110 dall'Aeronautica Militare, compa1ihilmen1c con le d isponihilitit d i ;icromubili ed e<.juipaggi) dovrcl,l,e essere Lrasferito sul b ilancio della Presi denza del Consigli o, c11i ri.,;;1fl' la competenza di programmare le e~igenze e di d i spo rre l'alluazione dei servi zi stes~i.


228

<Ji11se/1/1e Tolaro

trasporto aereo civile di Stato e per il soccorso cli ma la ti e traumatizzati gravi; contributi alla Croce Rossa Italiana pe r il funzionamento d el Corpo Militare ausiliario delle Forze Armate e del Corpo d elle Infe rmie re Volontarie; contributi all'Organizzazione Idrog rafica Internazionale ( 11 IO) ed all ' Istituto Nazionale degli Studi ed Esperienze di Architctt11ra Navale (INSEAN); contributi ad Enti ed Associa7.ioni ; liquidazione di indennizz i, contributi e spese accessorie connesse con l' imposizione di servitù militari ; adeguamento d ei servizi per il tra ffi co aereo civile in aeroporti militari apc1ti al traffico civile e radioassistenza sugli aeroporti minori ; esercizio del satellite me teorologico Ml·:TEOSAT e parte cipazione alla Organizzazione europea per lo sviluppo e l'esercizio di satelliti meteorologici (ElJMETSAT); contributi per ammortamento mutui contratti pe r la costruzione cie l Cent ro di lclrodina mica , e dall'I CIS per la costruzione di alloggi; panira da attribuire al Ministero ddl 'Eumrnnia e delle Fina nzc come i "fitti figurativi ". ( 4)settore pensioni provvisorie: come noto, sono spese riguardanti la corresponsione de l trattame nto provv isorio d i quiescen za al personale militare nella posizione di aus iliaria . La "ratio" d ella norma clic devo lve la gestione delle pensioni provvisorie al i' Amministrazio ne della Difesa è indiv iduabi le nella mutabilità del trattame nto econo mico durante il periodo di ausiliaria , che non consente di procedere a lla determinazione in via definitiva del trattamento di quiescenza all'atto della cessazio ne dal servizio effe llivo 11:{ 1• Per q uanto riguarda le spese vincolate a prog rammi, le risorse finanz iarie d e l: (l)·'funz ionamento" affe renti al settore: "pe rsonale" iHz: sono re lative agli oneri da sostene re per il trattame nto economico d e l personale di le va PU, volo ntario no n in servi-

'" ' Nel quadro delle iniziative volte ,1 p erfezionar<' b s1 rut1 ura del bilancio della D iksa , gar:1ntendone kggihiliti1 e trasparenza , l 'o nere tìna n zi.i ri o relativo alle pensioni provvisoril' dovrchlw essere trnstì:rito ,;111 bilancio del Ministero clell'Ecnnomia e d elle Finanze, pur mantcnl'ndo in,literata per la Oifcs:1 la competen za ;1 gestire le rel ati ve pratiche e !"erogazione del trattanwn10 rrovvisorio.

'''" li sellore di spesa p erson,il,·, fino :li 1997, veni va denominato ""prog ra mmi di forza·· e conteni plava anche gli oneri :1ff<:rcn1i ,li ves1iario, ai viveri e all'ig iene che, d,11 1998, sono transit,1ti ,1 1 settore esercizio. '"' Le risorse afferenti al l rauamenlo economico della e;,tcgori a ""personale di kva" snno state :1zzcrate a pa,tirc da l 2006 a seguilo della sosp e nsi one della coscrizi one obbligatoria a 1x11tirl' d;il I genn aio 2005. In r,:1rticolare, tale risorse finanziarie l'ra no presenti nel b ilanc io 2005 per fin,11n iari,· il personale di leva reclutato sino al .1 1 dicembre L(Xl4.


Evoluz ione e /1msj1ettive }i,llure delle risorse fi nanz iarie della 1Hjèsa 229

zio permanente, richiamati e/ o tratte nuli in attività oltre alle forze di completamento IM e alla riserva selezionata 18'; "esercizio" 186: sono rel ative agli o ne ri n ecessari per garantire la funzionalilà e l'efficienza dello strurnenlo esistente (sp ese per: la formazione e l'addestramento; la rnanulenzione e suppo rto dei nH..:zzi e materiali ; il funzionamento dei Comandi/ Enti/Heparti comprensivo degli oneri per missio ni non addestrative; indennità di lavoro slraordinario , per la ma nutenzione delle infrastrntture, e per le provvid enze a l personale); (2)settore investimento: sono relalive agli oneri ne cessari al miglioramento d ell'efficacia dello strumento militare. Ta li spese riguardano l'ammodernamento/ potenziamenlo e rinnovamen to de lle infrastrutture oltre che dei mezzi , delle attrezzature, degli equipaggiamenti, dei materiali sia operativ i che cli s upporlo tecnico logistici. Contemplano la costituzione di scorte (per esempio il munizio na mento) e le s pese afferenti alla ricerca e sviluppo. Come anali7.z.ato in precedenza, a decotTere dall 'Esercizio Finan ziario 2004, il Capo dello Slalo Maggiore della DU-csa ese rcila direttamente l'impiego o perativo <lei fondi dd setto re investime nto <lelle due aree di spesa. Rimane ne lle co mpeten ze elci Capi di Stato Maggiore di Forza Armata, del Comandante C~eneralc dell'Arma dei Carabinieri e del Segretariato Generale l'impiego operativo dei fondi del funzionarnenlo delle proprie strutture operative e tecnico amministrative, su cui il Capo dello Stato Maggiore della Difesa esercita, comunque, il controllo o pera livo dei fondi. L'ana lis i secondo le aree di s pesa conse nte di valutare propriamente il p eso delle s pese fisse o comunque non comprimil.Jili da quelle che più propria mente rig uardano la funzionalità della struttura mililare .

4. 7 Il bilancio della Difesa in chiave NATO. Tutte le nazioni hanno la sovranità di definire e rappresentare le spese milita1i, come 1itenuto opportuno e funzionale, nei propri documenti di bilancio. Pe1t:rnto, i bilanci nazionali della difesa cWkriscono da Paese a Paese, anche in relazione alle tradizioni e, talvolta, a lle esigenze amministrative o a ragioni di opportunit,1, per cui vengono dichiarate soltanto le funzio ni milita1i volute. "'' Le forze <li completamento .~ono costin1ite eia p erson ale ch e d o p o il sc1v i 7,io militare obbligaIorio o come vol ontari o i n ferma ;111n11alc o breve, aderisce a even tuali ri chi;1mi p <'r csi t;<"n Ze cli ciascu na Forza Ann ata. '"' l.:1 ri sc,va selezionata è Llll b acino <li fo rz<' cosri1ui1n da p e rsonale.: provenien te dal mon eto c ivile c he, per car,111<'ris1iche p rol"essi un ali o culturali , h:111110 adcril o ad u n eve11luale transitori o impi ego e.li Lipo sp ecialistico, li milalo n el tempo, 11ell'a111bilo di u na sp ecifica For za A rm al a. '" ' D al 1998 conr<"mpl;1 .inch e le spese afferenl i ai viv eri, al vcsiiario e all'i giem:, che p recec.Jen1cm C"ntc erano inse 1i ti nel sello re "prog rammi di fo rza ", attualmen te tlt:nornin alo "pcrso nalc." .


2.10

Git,tse/>/>e Tolaro

In amb ito nazio nale , pe r csc 1n p io, la voce "a iuti milit,a ri " può a p parire nel b ilancio del Ministero degli Este ti, o p pure gli emolume nti pe r le pensioni d el pe rsonale milita re e civile , sotto il b ilancio del Ministe ro d ell'Econo mia e delle Finanze, ccc., Ino ltre, se mpre a titolo d 'esem pio , n el bila ncio della DiJcsa d ell'Italia e de lla Francia g rava no anche le s pese d ella Funzio ne Sicurezza Pubblica (Carabinie ri pe r l'Italia e Ge ndanne rie per la .Francia), lJn raffro nto tra "Bila nci Nazio nali" (leggi cli I~i lancio ) è, pe 11a nto , p oco inm1edia to e , comunquc ,richie de re hbe un alle nto esame. Il fallo c he i bila n ci d ella <.lire sa d e lle di ve rse Na zioni no n sono d ire ttame nte compa rabili ha consegue nteme nte co mpo rtalo , in a mbito in te rn az ion ale , la necessità di ado ttare una d efini zio ne sta ndan.lizzat1 pe r le s pese militari. Le d e fini zio ni più comunemente ad o ttate son o que lle de lla NATO , o ltre c h e del Fondo Mo ne ta rio Inte rnazio n a le e d e ll'Organizzazio ne d e lle Nazio ni Unile. In pa rticolare , la NATO h a introdotto la sua prima definizio n e, nel 1950 (ti v isitata ne l 1952 e nel 1982), con lo scopo p rinc ipale di v aluta re l'impallo d egli impegni d e i Paes i me mbri d ell'Allean za in m ate ria di Difesa e le lo ro cap acità milita ri. li 11ila n c io in chia ve NA'l'O prevede, in sintesi, un 'a rticolazio n e in q u attro settori: p e rso n ale; infraslrullure ; equipagg ia me nti; a ltri se tto ri , pe r o m ogeneizzare e co mpa rare la sp esa dei s ingo li Stati . Pe r quanto riguarda l'Italia, la principale d iffere n za fra il Bila n cio in "chiave nazio n ale" ed il Bilancio in "chiave ATO" 187 , rig u a rda esse nziahn e nte le pe nsio ni de finitive 188 e le sp ese pe r il fina n zia me nto d e lle fo rze militari inviate ne i "tea tri di ope razio ne" ("fuo ri arca "). Infatti tali spese so no comp rese solam e nte nel bilancio in c hiave NATO, m e ntre, in ambilo n azio nale, sono a carico d el Ministero de ll'Econ omia e d elle Fina nze, Restano cum 11nq uc, in e ntra mbe le chiavi d i le ttura , le pe nsio ni p rovvisorie. Nel d e ttaglio , il Bilancio d e lla Difesa in chiave NATO : vie n e calco lato "a cons untivo" sulla base delle sp ese effe lliva m c nte soste nute ne l corso dell'e sercizio fin a n zia rio ( bil a n cio d i "ca ssa " ix•>) e non d egli stanzia m e nti p revis io n ali (Bila ncio cli "compe te n za " 190); '" li J3ila ncio in ch i;ivc NATO viene reso di pubblico dominio sul sito

l/i// l// 1. IIU/o.i11/

sola111ente

dopo la compkt;i w nd iconlazione delle spese so.s1<'m 1te nel corst> d ell 'esercizio finanzi ario. ,,.. Finn :il 1974 il bilancio delb Dif..,s,1 comprendeva anche i l'u ndi p<'r 1,, pC'nsioni delìni ti ve del personale . sia m ilitare si a civile. ,,., Hilancio di cassa: concerne 11111c I(' somme che si prevede d i pagare e di riscuotere d Tc11iva111enrc nel periodo cui i l bilancio si ri ferisce. li uibnciu dì cassa considera le entrnte con ri ferim ento :dia fase di ·'versamento"' e k S[)<'Se con ri ferimento alla fase' d i " pagamento ". ,,., Hilmtciu di compelenza: a11iene a tutte l e somme clw si prevede di avere il dirillo d i riscuotere e l 'obbligo di pagare d urante l 'eserci zio finanziario.


/Jvoluz ione e prmpettivejitture delle risorse.finanziarie della TJif<!sa 231

com prende gl i o ne ri rela livi alle pensioni definitive ( per l'Italia a carico dd Min isLero dell'Economia e d elle Finanze) e le spese di carattere eccezionale finanziate con provvedimenti legislativi specifi ci (ad esempio le m issioni fuori area ch e vengono finanziate con specifici decreti legge in corso di bilancio). Il bilancio in chiave naziona le ass ume , q u indi , un valore complessivo differente da quello NATO, sta nte la difforme a1ticolazione degli stessi e le differenLi voci che vi confluiscono. In particolare, anticipa ndo i risultati dell 'anal is i oggetto del prossimo capitolo, il bilancio della d ifesa in chiave nazionale assume un valore piC1 basso ris petto al bilanc io in chi ave NA'I'<) c he , almeno negli ultimi anni, si è stabilme nte attestato, in termini pe rcentuali, sull 'ordine del 75%. inoltre, circa il 70% del bilancio in chiave NA'I'<) è costituito, per quanto riguarda l'Ita lia, da s pese per il personale. Per un mig lio re inquadramento della tematica e elci risultati che sono e m e rsi dall'analisi dei dati , risulta, peraltro, opportuno, fin da adesso, prec isare che occorre a nalizzare attenta mente i va lori "in g ioco", s ia in termini pe rcentuali che in termini assoluti, per evitare erronee conclusioni. A titolo di esempio, cb lhl cnnst,1t,1'.l.ionc clic il r:1ppor10 fr:-1 le "spese per il personale e il Bila ncio della Difesa" incre me nta. a l d iminuire del volume finanziario complessivo, a discapito delle d isponi bilità finanziarie da poter d edicare ai settori di s pesa dell'ese rcizio e dell'investimento, s i è i111mediatamente portati ;1 dl."d111..-e c he per colmare il gap degli investimenti nel settore tecnologico, rispetto ad a ltri Paesi d e lla NAL'O, l'ltalia potrebbe ridurre gli oneri per il personale. Ad un 'analisi più atte nta, però, anche in conside razione che il "Bilancio della Difesa" è a Lello finanziario e c he le ris orse assorbite dal personale (stipe ndi cd indenn it::ì 19 1) sono spese pressoché "incomprimihilt" , s i evince, facilmente, che, a parità d e ll'alluale "mode llo di rife rime nto ", il gap degli investimenti può essere colmalo solo increme nt;111clo, in va lore assoluto , i limiti complessivi programma Lici del bila nc:io. Natma lmcntc, l'esempio esposto n on è del lutto casuale in quanto s u tale proble matica s i incentra l'attuale confronto interno al dicastero su lla sosteni b ilità complessiva dello strume nto militare e su lle soluzioni da dover adottare, anche a livello ordina tivo, per ollimizzare le scarse risorse fin anziarie dispon ibili , che potrebbe comporta re anche la difficile e cogente necessità di proporre all'Autorità Politica la revisione, in chiave riduttiva, dell' intero modello cli riferime nto.

''" Nonost a nte un ge ne rale livellarnenlo del co sto della vita . la reLribu zione dei militari in ltali;1 s i MtE'sta s u valori di g ran lunga più bassi risp<.:llo agli altri Pae si europei, come, peraltro, evidenziato nd "Libro Di.,nco 2002 - La Dite.sa".


232

CAPITOLO V ANALISI EVOLUTIVA DEL BILANCIO DELLA DIFESA E DELLE RISORSE A DISPOSIZIONE DELLA COMPONENTE TERRESTRE DELLE FORZE ARMATE

5.1. Generalità.

Come analizzato nel precede nte capitolo, nel Ministero della Difesa vengono redatti annualmente due bilanci: uno prograrnmatico in "chiave na zionale", strettamente connesso all'attività di formazione, gestione e rendicontazio ne de lla s pesa, ed un altro a consuntivo in "chiave NATO" per rappresentare, nell 'ambito dell'Alleanza, lo sforzo economico-finanziario complessivo che il Paese ha sostenuto negli anni presi a riferimento. Prima di effettuare l'analisi dei dati salienti relativi a i. due bilanci , appare opportuno precisare che con il bilancio in chiave nazionale vengono presi normalme nte a riferimento i volumi finanziari destinati alla Difesa a U'atlo <lell'approvazione parlamentare della legge di bilancio (normalmente alla fine del mese di dicembre dell'anno precedente quello di riferimento) e non tien e, pertanto, conto dei finanziamenti aggiuntivi relativi ai decreti di proroga delle missioni di pace 192 e dei possibili volumi finanziari straordinari assegnali al dicastero in fase di gestione 195 . Mentre, il Bilancio in c hiave NATO, come s i è visto in precedenza, essendo basato su dati udi cassa", a consuntivo, contempla volumi finanziari molto p iù elevali, derivanti proprio dalle citate risorse aggiuntive, oltre che da poste finanziarie provenienti da altri dicasteri. Nel prosieguo dalla trattazione si è proceduto ad un esame comparativo dei due bilanci, per trarne utili valutazioni , a premessa dei successivi necessari approfondimenti p e r aree, funzioni e settori di spesa. Sono stati, inoltre, con siderali i volumi finanziari destinali alla componente Le rrest1·e delle Forze Armate, confrontadoli con gli equivalenti dati relativi agli a lt.ti Paesi europei, pe r cercare di individuare degli indic i che, in linea di 1nassima, possano essere utilizzati quale riferimento in sede progran1ma tica. I dati di riferimento sono slali tratti dalla puhhlicazione dello Stato Maggiore de ll'Esercito "Manuale d e i principali dati finanziari - Serie storiche" Edizione 2008 e dalla puhhlicazione dello Stato Maggiore de lla Difesa "Manuale d e i principali dati finanziari d 'interesse della Difesa - Serie s tatiche" Edizione 2006/2007, Aggiorname nto maggio 2007. 1•• A par1ir(' dal 2004 la legge lìnanziaria prcvC'd<' espressamente di destinare per le ('sigcnzc connesse con le 1nis.sioni di pHn:~ 11n d e ten11i n 3lO volume f i_n ~.. nzC.1ri< ). 19.s Uerivanti, ad esempio, dalla legge <li assestamento do a scg11ito di s pecifìdie iiassegn azio ni .


Evoluz ione e prospettive future delle risorse finanziarie della Difesa 233

5.2 Evoluzione del bilancio difesa in chiave nazionale e NATO e confronto con le spese dello Stato e Prodotto Interno Lordo. Dall'analisi dell'evoluzione del bilancio complessivo della Difesa, in chiave nazionale a valori correnti 194 (dati riepilogati nella tavola in Allegato 1), si evidenzia che dal 1985 al 1990 il bilancio della Difesa cresce in modo significativo mentre dal 1991 al 1998 si registrano moderate oscillazioni, ad eccezione del 1996, anno in cui gli oneri previdenziali a carico del datore di lavoro da versare alJ'I. N.P.D.A.P. sono transitati dal bilancio dell'allora Ministero del Tesoro al bilancio della Difesa. EVOLUZIONE DEL BILANCIO DIFESA A VALORI CORRENTI 40.000

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Oa l 1999 a l 2004 si osserva un progressivo incremento d ei volumi finanzia ri, anche per effetto del processo di professionalizzazione dell'intero strumento militare, come noto avviato nel 1996. Nel 2005 il bilancio della difesa in chiave nazionale diminuisce sensibilmente riducendosi, poi, drasticamente nel 2006 e riprendere ad aumentare nel 2007, tendenza confermata poi nel 2008. Per il bilancio in chiave NATO 195 si osserva, invece, che dal 1985 al 2001 si verifica un più marcato incremento del gradie nte di crescita, rispetto a quanto registrato per il bilancio de lla Difesa in chiave na:lionale, per ' 94 I valori corre nti rnppresenlano la massa monetaria dispo nihile neg li anni presi in considc mzione, senza tenere conio JeU-in..flazione registrala nel periodo o ggetto di esame. 195 l.'ulrimo b ilanc io a consuntivo è il 2007.


234

Giuseppe Totaro

poi diminuire sensibilmente nel 2005 e nel 2006 e riprende re ad aumentare con il 2007 (dati di rife rime nto in Allegato 2). Dall'analisi comparativa dell'evolu zione d ei bilanci de lla Difesa , è possibile con statare che la forbice tra il volume del bila ncio nazionale e il bilancio NATO, soprattutto a p a rtire da l 1996, incre menta sensibilme nte fino al 2004 p er diminuire ne i due anni seg uenti. In m erito, s i sotto linea che l'incremento di ta le forbice è dovuto essenzialmente al m arcato aumento de lle pensio ni d efinitive , p er effe tto dell'applicazione d e lla cosiddetta "legge Angclini" 196, che ha favorito, fino al 2001 (ultimo anno di applicazione), la collocazio ne in quiescenza del personale militare , e a l sempre più crescente impe gno d e llo strume nto rnilitare, a partire essenzialme nte dal 1996, in attività inte rnazionali per le missioni umanitarie , che sono finanziale con legge di assesta me nto o con s pecifico d ecreto legge in corso di bilancio 197 • l citati provvedimenti no n sono, come no to , ri portati nel bilancio in chia ve n azio na le in quanto lo stesso si riferisce ai volumi finan ziari iniziali accreditati a l d icastero della Difesa con legge d i b ilancio e no n a consuntivo 198 . In sintesi, il bilancio della Difesa, .1nali zzato a valori correnti, nel petiodo in esame, è sensibilme nte aume ntato. Tuttavia, ciò non <leve induITc ad affrettate e p ositive conclusio ni sugli andame nti evo lutivi dei bilanci d e lla difesa. Tali andamenti, infatti, necessitano di ulteriori approfondime nti volti, soprattutto, a valutare se i volumi finanziari destinati al dicastero rispo ndano a requisiti di congruità rispetto alle effettive esigenze nonché a verificare la priorità data dalla politica nazio na le de l Paese al proprio "sistema difesa". Ai fini de lla valutazione de lla p,iorità che vie ne data dalla Nazione ai p roblemi re lativi alla propria sicurezza, ne l quadro de lla politica generale dello Stato, è particolarmente significativo il rappo1to, comunemente usato in campo statistico , tra il volume degli stanziame nti destinati al Dicaste ro della Difesa, in chiave sia "nazionale" che " ATO", con il Prodotto Inte rno Lo rdo ( P.1.T..) e con le spese totali dello Sta to. In me1ito all'incidenza de i volumi de l bilancio d ella Difesa , in chiave n azio nale e NATO, con le spese dello Stato, conside rati nel lungo pe riod o dal 1%5 al 2007 1')'), si evidenzia che i rapporti in te rmini p e rcentuali sono costante mente e sensibilmente diminuiti. '"" Legge d el 19 maggio 1986, n° 224. '"' Con Legge fi nanziari:1 affere nte a l 2003 sono stati stan ziati 1. 200 milio ni per fina nziare le missio ni militari "fuo ri arca", da inscrivere nel b ilancio d ella difes.1 con specifi ci decre ti legge <la e ma na re in fa se d i gestione. Tale volume è stato reiternto con le kggi fi nanz ia rie p er il :W04 e il 2005 ed è diminuito a 1.000 milioni con legge fùianzia1ia per il 2006. 198 Si eviden zia che il ri ferime nto ,11 h ih111cio n,1zionale all'atto dell'approva:t.ione de ll,1 legge di bilancio, è riten u to più risponde nte per deli neare chiaramente le complessive reali risorse c he sono d estinale al 111a11te nimt>nto e approntame nto dello strumento mrntare, o lu·e per pote re o pcrnre delle comparnzioni sto riche . Infarti il fi nanziamento aggiuntivo in corso d i b ilancio d elle missioni -fuori area" sostiene esclusivame nte g li oneri che comportano lo svolgimen to del le operazioni ne i vari teaLri o pe rativi. 19'.l Dati d i riferimento ne lla tavola cir. Allegato 2.


Rvoluz ione e Jmis/}ettive/itture delle risor.;e.finanziarie della D(fesa 235 RAPPORTO PERCENTUALE BILANCIO NAZIONALE E NATO DELLA DIFESA SU BILANCIO DELLO STATO (A VALORI CORRENTI )

B IL . DIF . NATO/BIL. S TATO

Tale diminuzione è sta ta , in alcuni casi evid e nti, motivata da "aggiustam e n ti contabili" come il passaggio, nel 1971i, d a l b ila ncio dell a Difesa a que llo d e ll'allora Ministero del Tesoro deg li o ne ri re lativi all e pensio ni d e fin iti ve del persona le m il itare e civi le della Difcs:J ovvero come , nel 1979, l'inserimento nel bilancio d ello Stato d egli oneri rel ativi agli enti parastatali e all'organizzazione pe riferica (Reg io ni , ccc.). Jn senso inverso, invece, d a ll 'anno 1996, si è registrato un leggero incremento, rispetto agli anni precedenti, dei rapporti pe rcen tuali in argomento, in relazione all'inserime n to nel bila ncio d ella Difesa d ei cita li one ri previden1/.iali a carico del datore di lavoro da versare all'I.N .P.D.A.P.. I rapporti Lra le spese per la Difesa, in chiave nazionale e NATO , e quelle dello Sta to, che e rano nel 1996 rispe lliva m e nte del 3,4% e del 4%, si sono stabilizzati , negli ultimi anni, ris peltivamenle intorno ai valori del 2,9% e del 4%, consente ndo di trarre la conclus ion e che il processo di professionalizzazione, che ha caratte rizzato lo strumento militare negli anni in e:same proprio a panire d al 1996, è stato condotto senza un apparente aggravio percentuale di spesa da p~1rte d ello Stato.


Giuse/1/1e Totaro

236

In merito all 'incide nza p ercentuale del b ilancio della Difesa in chiave nazionale, ris petto al prodo tto inte rno lordo (P.I.L.) si rileva che essa, d al 1985 a l 2008 , si è rido tta sensib ilme nte. In p articolare , il ra ppotto tra il bilancio in chiave nazionale ed il P.I.L. decresce dal 2,02% del 1985 p e r raggiungere il min imo sto rico d e ll'l ,21% ne l 2006, con una timid a ripresa negl i ultimi du e anni. EVOLUZIONE DEL RAPPORTO TRA BILANCIO DIFESA E P.I.L.

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Analogo a ndam e nto si regis tra nel rap porto tra il bilancio dell a Difesa in chiave NATO e il P.J. L. ch e eviden zia un calo graduale d al 2,/i% del 1987

sino a raggiungere valo ri intorno a ll'l ,8% nel 2006.

EVOLUZIONE BILANCIO DELLA DIFESA IN CHIAVE NAZIONALE E NATO IN RAPPORTO Al P.I.L. 3

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Evoluz ione e prospettive future delle risorse fillanz iarie della Difesa 23 7

In sostanza, la situazio ne delineata è essen zialmente clovula, nell'ambilo d el parlicolare contesto de ll'andame nlo inflazionislico nazionale e internazionale, a l consistenle aumento del prodo llo inle rno lordo in concom ilanza con un manifesto indirizzo politico di conlenime nto delle s pese per la Difesa. La scelta politica d i contenimento della spesa pe r la propria sicurezza è, dunque, palese considerando ch e a fronte di un consiste nte aumento delle spese dello Stato e di un crescente P.1.1. (a meno delle più recenti performances), il bilancio d e lla Difesa presenta , sia in chiave nazionale sia NATO, un andamento sostanzialme nte negativo che esprime, con tutta chiarezza, la mancata attenzione de ll'Auto rità Politica nei confronti d ei problemi della Difesa. In particolare, l'andame nto n egativo che hann o avuto i volumi finanziari ne ll'ultimo decennio , lasciano spazio solta nto a due p ossihi li inteqxetazioni: che, effettivamente, la politica della difesa nazionale n on sia p ercepita dal Paese come un'esigenza prioritaria - rispetto a lle a ltre esigenze de lla Nazio ne - o c he essa non sia stata sorretta dai necessari finanziamenti, re nde ndo auspicabile , in quest'ultimo caso, una netta ed immediata invers io ne di tendenza.

5.3. Andamento del bilancio in termini monetari e reali. I valori correnti, finora presi in esame, h anno consentito cli evidenziare le variazioni, in valore assoluto e p ercentuale , degli stanziame nti destina ti alla Difesa; bisogna, p e rò, conside rare c he la s ituazione finanziaria del dicastero, come quella degli a ltri Ministeri e , più in generale , d i tutta l'Amministrazione Pubblica, è sta ta fo1temente condizio nata da lle spinte inflazionistiche . Per una più ampia vis io ne e disamina del fenome no inflazionistico è necessario, quindi , trasformare i hilanci della Oifesa dei singoli anni (o p e riodi) cons iderati, da valo ri cotTe nti a valori costanti 200 . Infatti, le variazioni in "te rmini reali " rappresentano l'unico parame tro idoneo p er registrare l'effettivo andamento delle spese poiché derivano da valori m o netari ripo1t ati ad un comune a nno di rife rime nto e, quindi , sterilizzati dall 'incidenza de ll 'inflazio ne. Pe r la trasformazione in p arola sono stati utilizzati , i coefficie nti di rivalutazio ne d e i valori mo ne ta ri e laborati dall ' ISTAT, rie pilogati ne lla tavola in Allegato 3. Dall'elabora7.ione, in tal senso, dei dati dispon ibili, ne deriva la tavola riportata ne lla pagina segue nte che eviden ;,.ia come le disponibilit.à finanziarie d edicate alla Difesa si s ia n o apprezzate in maniera più contenuta .,..., l valori costanti ind icano i l potere d'ac<]u isto del la massa moneraria d isp o nibi le negli anni p resi i n considera zion e, r ispcuo a un anno base p re.~o a ri fer imento. Tali va lori si OLtengono sott raendo ai

valori correnti i l tasso inflativo registrato nel pe riodo in esame.


238

C7iuse/J/X! Tolam

rispetto all'incremento a valori corre nti, proprio a causa <le ll'dletto e rosivo dell'infl azione. In sostanza, le capacità di spesa del Dicastero son o, nel pe rio<lo considerato, cresciute in maniera altalenante raggiungendo il valore massimo nel 2002, comparabi le p eraltro con il volume finanziario del 1989; mentre, dal 2003, si è registrata una costante ma rcata riduzione dei volumi finanziari fino a toccare il minimo nel 2006 (supe riore a l solo valore del 1995), per poi riprendere a crescere negli ultimi 2 anni. CONFRONTO BILANCIO DIFESA TERMINI MONETARI/ REALI (Cifre In m ln <:) 1,

TERMINI MONETARI

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8.890,38

0,9011

9.340,04

0,8582

11 829,44

9 .522,93

0,8050

12.113 23

9.190.75 9.010,41

0,7587 0,7131

13.591,55

9 195,55

0,6766

13.200,63

8 .571 ,08

0,6493

1994·

13.514,10

8.445,25

0,6249

1995

13 .4 14,51

7.953,53

0,5929

16.131,47

9 .205,41

0,5706

16.041 , 14

9 .000,85

0,5611

16.003,75

8.821 ,09

0,5512

,

12.635,58

1991'

1992 1993

(&)

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-1996

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1997 1998

'

15.935,14

8.644,96

0,5425

16.963,38

8.969,58

0,5288

2001

17.776,98

9.152.66

0,5149

2002 2003

19.025,13

9.565,70

0,5028

19.375,94

9.504,47

0,4905

19.811 ,05

9.527,36

0,4809

2005

19.021 ,00

8.994,51

0,4729

200$

17.782,17

8.235,75

0,4631

1999

-

INDICI

8.459,56

10.883,91

1989

.

TERMINI REALI

8.459,56

2000

20o.

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9.196,79 0,4554 20.194,76 0,4478 21 .132,40 9.462,92 2008 (•) E' compren s ivo della quota per Il pagamento dell'INPDAP precedentemente assicurato dal Tesoro (1763, 1 m ln . E) (&) Incorso d'anno è stata appllcata una decurtazione di 854,88 mln . € (vedi pag. 1.3 nota 2). 2007

I coeffic ie nti di rivalutazione d e ll'ISTAT, elabora ti sulla base dell'infl azio ne media nazionale, no n Le ngono, peraltro, conto dell 'atipicità d e lla s pesa militare c he , fortem e n te condizionala dall 'alta tecnologia o ltre c he dai continui studi e rice rche per l'aggiornamento e l'adozione di nu ovi s istemi d 'arma , mal s i presta all'utilizzazion e <lei cla.ssic i indi-


Huoluz ione e prospettiuejitture delle risorseJìnanziaiie della D{(esa 239

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calo ri a livello naziona le ( prodotto inte rno lo rdo, indici per la Pubblica Amminislraz io ne , ecc.). A tal proposito, nel 1980, a se g uito d ell'esigenza sorta in ambito NATO in me rito a lla valutazio ne del contributo effe ttivo di ciascun Paese in seno a ll'Alleanza, è stata messa a punto una me to do logia nazio na le p e r calco lare, a con suntivo, l'inflazio ne annua relativa a lle s pese militari , ela bora nd o il concetto di "ddlatore per le s pese d ella Difesa". Sono stati , p e tta nto , e laborati de i coefficie nti di trasformazione , riepilogati in Allegato 4, suddivide ndo il b ilancio, all 'interno delle due p rincipa li compone nti re lative a l "pe rson ale " e al "n on p ersonale", in categorie d i s pesa in modo d a rilevare con omogeneità, presso gli istituti d i statis tica , i d ati necessari 20 1. Impiegando tali cleflatori militari p er trasformare i volumi fin an ziari del bilancio de lla Difesa, in chiave s ia nazion a le che NATO, da valori corre nti a valo ri costanti, pre ndendo come anno di rife rime nto il 2000 e confro ntando li con i volumi calcolati con il tasso d 'inflazio ne nazion ale m e dia, è po ssib ile notare come le c :1 pacità cli spe sa del dicastero registrino un livello massimo nel b ie nnio 1988/ 1989 per p o i diminuire drasticamente n egli anni successivi. Dall'esame dei grafici segu e nti, ino ltre, è , possibile , con imme diatezza , no tare quanto d egli sta n zia m e nti assegnati sia stato assorbito dal feno me no infla:tionistico in b ase al tasso d 'inflazio ne con sid erato. I da ti di rife rimento sono ripo rtati negli Allegati 5 e 6. Proprio considerando la diversa incide nza d e i tassi di infla:tio n e "nazio nale" e "milita re ", è facile rende rsi conto di co m e i volumi re alme nte dispo nib ili, attesa la partico larità de lle spese, abbiano assunto dime nsio ni decisamente preoccupanti. -"" In particolare, gli indici dei prezzi p er il settore "Personale", rispetto all'anno preced ente, sono calco lati attra verso il 1, tp po no tra l'increm ento percentuale in valo ri mo netari :1sscgnat i cd il corrispond em e aumento della forza ammi nistmta . Gl i ind ic i dei p re7:zi per il sc1torc " non pcrsonale"sono rilevali <la p u bblicazioni ISTAT ed elaborati second o la metodologia in v igore.


240

Giuseppe Totaro

- -- -- - - - - -- - -- - - -

In particolare, i livelli capacitivi di s pesa attuali risultano essere su valori dimensionali comparabili (bila n cio in chiave NATO) 202 , se non addiritlura inferiori (bilancio in chiave na:t.ionalc), con quelli che hanno caratte rizzalo gli anni '70, che rappresentano il periodo in cui è stata più acuta la crisi socio-economico che ha attraversato la Nazio n e. SPESE IN TERMINI REALI DEI BILANCI DELLA DIFESA IN CHIAVE NAZIONALE (A VALORI COSTANTI BASE 2000- CIFRE IN MIL DI EURO)

.

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19.000

17.000

I SJIIHI

13.000

11.000

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111 \'ALORI CALCOLATI CON IL ou·LATORI<: SPt:St: l'ER I.A DIH~SA

O VAI.ORI CAI.COI.ATI CON I L TASSO D'INFL\ZIONE NAZIONA LE Mt:DIA

'"' Si eviden zia che il fi nanziamc nro <lc llc m ission i rcr il mamenimenlo tiella µace, <li cui tiene conto il solo bilanc io in ch iave N ATO in ciuamo assegnal o alla Difesa con legge di a&;eslamento o. a panirc dal 200.\ con mirari decreti legge, è <livenlalo si gnificativo a p arlire dal 1997. Per cui anche il b ilancio NATO d egli ultimi anni, depural i <lei maggiori oneri connessi con le missioni di manten im ento della pace, si colloca su volumi tìnanzi:1ri compl cs.~ivi inferio ri a ciucl li <lcg li anni '70.


Evoluzione e prospettive fu ture delle risorse.finanz iarie della Difesa 21 1

SPESE IN TERMINI REALI DEI BILANCI DELLA DIFESA IN CHIAVE NATO (A VALORI COSTANTI BASE 2000 • CIFRE IN MIL DI EURO}

26.000 24.000 22.000 20.000

18.000

16.0CHJ

14.000

12.000

· 10.000

B V ALORI CALCOLATI CON I L DEFLATORE SPESE DI FESA N ATO

O VALORI CA I.COI.ATI CO N I L TASSO O'INFI.AZI ON F. >,;AZIONAL E M EDIA

In sostanza, da questi g rafic i a ppa re evidente la prio rità d ecrescente attribuita, dall 'Auto ri tà Po litica, a i problemi della DiJcsa e, più in generale, alla p olitica di sicurezza nazionale, spe cialme n te negli ultimi anni. Il tre nd negativo d e lle risorse disp onibili per l'intero d icastero d e lla Difesa no n è ce1to incoraggiante. infatti, il rid im ension amento elc i volumi d is p on ibili sembra no n garantire ch e lo strumento militare professio n ale, dime nsio na to s ugli attuali livelli quantita tivi disposti dal "modello di d ife sa " 090.000 unit;,ì) 20\ p ossa essere finanzia riame nte soste nibile da l Paese, né tanto m e n o assicura un 'evoluzio ne dello strume nto militare tale d a raggiungere gli a uspicati livelli qu alitativi. ''" ll. Lgs. cleU'8 maggio LUUl, n . L l ') mcxhficato dalla Legge :.!5 agosto LOU1, n . LLCi, an. L, comma L.


G'iuseppe Totaro

212

Ne d e riva che diventa no urge nti delle scelte p olitiche c hiare volte o a l reperimento di risorse aggiuntive ovvero a l ridim e ns io name nto, qua ntitativo e qualitativo, d e llo stnime n to milita re, o vviamente , ridime n sio nando anche le ambizio ni d e l Paese in ambito internazio n ale.

5.4. Analisi della "Funzione Difesa". Nel va lu tare l'andamento d el bilancio della D ifesa, cli fondam e nta le impo1tan za è l'esame de ll'evoluzione della singola "Funzione Difesa " che , come visto n el precede nte capito lo , ra ppre senta la reale spesa che il Paese dedica a lla propria p olitica di d ifesa nazionale . lìa ll 'esam e de l grafico rip o rta to ne lla pagina segue nte , purtroppo , ve ngono ad essere co nfe rmati i giud izi poco positivi e m ersi da ll'esame de i precede nti dati in me rito a lla conside razio n e ch e le autorità po litiche hanno rise,vato a questa tipo logia d i s pesa. Nel p e riodo co nsiderato, infatti, l'ammontare d e lle risorse destina te alla funzio ne in argo me nto , rappo1t ate a l Prodotto Inte rno Lordo , so no rimaste so stanz ia lmente sta bili, raggiu n gendo il min im o storico nel 2006 e segnando u na timida ripresa nel 2007, confe rma ta po i an che nel 2008.

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RN'PORTO PERCENTU.ft.E FUNZIONE DIFESA/PIL DEU.'IU.I..IA -· - - ..

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2002 Peraontuale

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2003

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0,82'/,

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0,96%

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Ovviam ente, i dati cli rife rime nto e sop rattutto il d ecre me nto d el 2006 testimoniano come non sia m ai stato raggiunto l'obiettivo , agli inizi d egli anni 2000 p iù volte ribadito 204 d a ll'a llo ra Ministro p e r la lìifesa MARTINO, "'' A. N ATIVI , Co llo quio con O n . Anto nio MA l{T lNO - Ric ucire gli strap pi co n Washing ton , pun rarc su l mffor?Jtmento d ella NAT O e tenere f uo ri le spese mi litari d al patto d i stabilità. 21 d icem bre 2005 (http:// www.libera Ifonda zio ne. it/;l rch ivio/R!SK/ numc ro I / ma nino-nati vi .hlrn) .


Rvoluz ione e /m>Sj>ettive j itture delle r'isorsefinanziarie della D{/esa 243

di destinare a lla "funzio ne difesa" l'l ,5% de l PJ.I.. ; limite di soglia valuta to essenzia le p er confe rire allo strume nto militare g li a uspicati livelli qua litativi necessari per metterlo in condizio ne di o p erare a l meglio, nell'attuale contesto inte rnaziona le . TI man cato raggiungime nto del citato obiettivo, p eraltro, ha finito per confe rmare la tesi probatoria di G ..J. Stigler 205 , all'epoca più volte me nzionata dallo s tesso Ministro (quasi come premonizione!), che •gli nhiettivi di carattere economico hanno la caratteristica di nun p oter mai essere completamente realizzati,,.

5.5 U raffronto con altri Paesi e uropei Tanto più s ignificativa è l'analis i dell 'andamento della Funzione Difesa se lo si paragona agli altri Paesi e uropei con c ui, quotidianamente, le Forze Armate ita lian e sono chiamale a d operare e, ovviamente, a confrontarsi. Lnfatti, p rendendo a rife rimento i dati del 2006, che hanno segna to il minimo sto rico de lle risorse destinate dal Paese alla propria politica d i Difesa (inserendo, però, quale utile rife rime nto anche il valore del la perce ntuale nazionale del 2007, peraltro alquanto simile anch e all'a nno successivo), si ha la non confortante confe rma ch e l'Ita lia è annoverab ile tra i Paesi c he sp endono meno pe r la d ifesa , in rapporto a l P.I.L. ed al livello d i ambizione manifestato nel contesto internazion ale. Rapporb Pef'cenllale Funzione Difesa/PIL 2006 Principali Paesi Europei

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2,50 2,00 1,50

1,00

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2001 0,82

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2.52

Pe r meglio valutare l'enorme diffe re nza che vi è tra il nostro Paese cd il resto dei pa1tner europe i è utile analizzare i dati ripo1tati nei g rafici segue nti, in cui sono evide n ziati ri sp ettivame nte i rapporti tra la spesa per -'" G ..J STJ(jLEH prem i o nobel p er l'econ o mia 11l:'I 1982.


211

Giuseppe 'J'otaro

la funzio ne Difesa , nel primo g rafico, e tra la somma de lle risorse destinate alla spese di "Eserc izio" e di "Investime nto", nel secondo, con il numero di componenti le l1orze Annate . Il ris ultato di ta li rappo1ti ra ppresenta un indice interna zionalmente riconosciuto, nel primo caso, come PSS ovvero "Per Soldier Spencling", nel secondo caso, come PSI ovvero "Per Solclier lnvesting". Come lo stesso nome richiama, il PSS rappresenta l'imporlo medio che un Paese decide di spendere, in generale, per la propria difesa rapportato a l numero di mi litali in servizio; in alai termini la spesa pro-capite per ciascu n militare. li PSI rapprese nta invece il rapporto tra quanto H Paese destina al mante nime nto in cJTicienza e d alle esigenze di vita d ello s trnmento milita re non ché al settore investimento sempre in relazione al numero dei mi litari in servizio. Anche in questo caso, l'Italia occupa, da sempre, le ultime posizioni avendo, p eraltro, raggiunto il triste primato de ll'ultimo posto in occasione de ll 'anno 2006. Rapporto tra la s11esa per la Funzione Difesa e l'entità del 1iersonale militare

(PSS) ~~ di ~

250,00 .,......,...,.,..,....,,.,..-.~

-------~.,.,,..,~..,......,...,,._.,.

50,00

Tanto più allarmante risuonano i risultati in argomento se si p e nsa c he, a fronte di così residuali risorse, le Fo rze Armate naziona li ha nno d ovuto affrontare uno sforzo decisamente rilevante, connesso con la ristrutturazione de ll'intero strume nto militare , ma, soprattutto, ha nno condotto le numerose e, oramai note, operazio ni milita ri inte rnazionali in mo lte p lici aree di crisi e con un impegno di primaria impo 1ta n za. Per quanto attien e al PSI, infine, no n si può fare a me no di notare come l'Italia stia confe rmand o il triste primato di destinare la min o r ciu antità di risorse a i due settori (Esercizio ed Investime nti) re almente più delicati. Essi sono, infatti, strettame nte con ness i a ll'operativ ità dello strumento milita re , ma sono anche estre m amente interessanti per l'inte ro Sistema


Rvoluzione e prospettive Ji.tture delle risorse finanziarie della D[/esa 24 5

MfgìatacH

Rapporto tra l'insieme della spesa di Esercizio e di Investimento e l'entità di Personale Militare (PSI)

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160,00 ~ - - -- - -- - - - - -· 140,00 + - - - - - - - - - -...:.;;;._..;._ ___;;___ _ _ _ _ _ _ _ _ _......f: 120,00

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100,00 +'-80,00 60,00

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REGNO UN ITO

Paese, cons ide rato il notevole rito rno, in te rmini di commesse , per l'industria nazio nale .

5.6. Analisi comparativa del bilancio della difesa italiano con quelli dei paesi NATO e in particolare delle maggiori nazioni europee. Dall'esam e elci volumi finanziari dei bilanci d e lla [)ifesa in chiave NATO relati vi ai Paesi facenti parte d el Patto Atlantico ( 11e lgio, Canada, D a nimarca , Fra ncia, Ge rmania, Grecia, Ing hilte rra, lta lia, Olanda , Norvegia, Po rtogallo, Spagna , Stati Uniti e Turchia), d al 1995 al 2007 in valo ri corre nti espressi in do llari Statunite nsi 206, si evide n zia ch e in valo re assoluto l'Ita lia si colloca al 5° posto d op o Stati Uniti, Ingh ilterra, Francia e Germania (Allegato 7). Con il rapi,o rto tra gli stessi bilanci di c iascu n Paese con il proprio Proc.lo uo Inte rno Lo rdo, espressi sempre in valo re corrente in d olla ri Sta tunitensi, è inoltre possibile va lutare l'evoluzio ne del reale sforzo econo mico degli s tessi per il fin anzi am e nto d ella Difesa. Dati cli riferimento in Allegato 8. In me rito , si rileva che l'Italia, nel 2007, si colloca a ll'6° posto sopra vanzata da Stati Uniti, Grecia, Turc hia 207 , Fra ncia e Inghilterra me ntre la Germania è attestata soltanto all ' l 2° posto. Tuttavia , se da un veloce esam e appare una posizion e assolutam e nte n o n critica de ll'Italia nel contesto intc rna1.io na le, p re ndendo in consideral.O(, I~1 convers ione in dollari USA è stata dTetlua la sulla hase <lei Lasso d i cambio rdMivo a ll'anno base di rife rimento (2007). "" li va lorc d el P.1. L. de lla Tu rchia e della Grecia s ono ne llame n le più hassi d i que llo dcll 'lra lia , risp e ttivame nte 1/ 4 et.I 1/ 6.


246

Giuseppe 'J'otaro

RAPPORTO PERCENTUALE DEL BILANCIO DEUAOIFESAIN CHIAVE NATO SUL PRODOTTO INTERNO LORDO (A VALORICORRENTf


Hvoluzione e prospettive future delle risorse finanziarie della Difesa 24 7

zione i valo ri che compongono le cifre finora considerate, lo scenario cambia notevolmente ponendo in risalto se e come k: 1isorse in argomento consentano realme nte di soste n ere i rispcllivi strumenti militari gara n tendone la piena efficienza. Pe r condurre la seguente analisi, sono stati presi in considerazione i Paes i e urope i con una politica militare sirnilare a quella italiana: Gran Bretagna , Franc ia e German ia. I dati relati vi ai bilanci in c hia ve NATO sono stati scomposti in due gruppi affere nti a Ue spese per il personale (trauarnento economico) ed alle s pese per gli altri settori comprendenti l'Esercizio e g li Investimenti, valutando in termini percentuali il peso d i ciascun settore sul volume totale . Il risultato che ne è conseguito è il seguente: SPESE PER IL SETTORE PERSONALE

ITALIA GRAN BRETAGNA GERMANIA FRANCIA

- - - -·- -

2000

2001

2002 2003

2004 2005 2006 2007

71,4 38,2 60,7 60,4

72,3 39,4 60,3 60,5

74 39,8 59,4 60,7

72,7 39,6 60,1 58 ,9

75,3 39,8 59,3 57,4

77,1 81,9 41 ,6 40,4 58,3 57,1 58 56,5

79,6 41,2 56,6 55,9

28,6 61 ,8 39,3 39,6

27,7 60,6 39,7 39,5

26 60,2 40,6 39,3

27,3 60,4 39,9

24 ,7 60,2 40,7 42,6

22,9 58,4 41,7 42

20,4 58,8 43,4

SPESE PER ALTRI SETTORI ITALIA GRAN BRETAGNA GERMANIA FRANCIA

41,1

18,1 59,6 42,9 43,5

44,1

Dall'esame d ei dati sopra riportati, risulta evidente com e la quota destin ata dall'Italia al settore Personale sia rimasta attestata sempre su livelli m o lto alti raggiungendo negli ultimi anni 1'80% del bilan cio, comportando una ridu zione d elle risorse destinate agli altri d e licati settori , d estinatari d i quote assolutamente residuali ultimam e nte attestatesi a l 20%. Tale rip a1tizione delle risorse ha creato un preoccupa nte disequilibrio ch e, se no n affrontato con urgenza, rischierebbe di compromette re l'operatività dello strume nto militare . Non va sottaciuto , infatti , come il livello di ripa 1tizio ne , negli ultimi a nni , si s ia a llo ntanato g radualme nte e inesorabilme nte d all'e quilibrio rite nuto ottima le del 40/ 50% da destinare al settore p ersonale e d e l 60/ 50% da dedicare a i settori esercizio e investime nto. G li a ltri Paesi, invece, negli ultimi anni , pur risente ndo d ella comune sfavorevole congiuntura econo mica, ha nno potuto m eglio bilanciare le risorse d isponibili , garante ndo un ad eguato finanziame nto al settore Esercizio cd agli investime nti.


Gius<.,ppe Totaro

248

Un discorso a se stante, merita , poi , la Gran Bretagn a che, per la po litica mi litare da semp re condotta ed il prestigio riconosciuto a lle proprie For7.c Annate, dedica alla Difesa tante risorse da invertire rad icalme nte le percentuali d i ripattizio ne. Pe r avere un chiaro e più evidente quadro di s ituazione i valori in a rgomento sono stati ripo,tati nei seguenti grafici.

BILANCIO IN CHIAVE NATO 2000-2007 SPESE PER IL SETTORE PERSONALE

-

·- -----+--- ...- - ·=+"-

20

-

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·---- --- ----~~~·

o . .,. - ~- - - - - ~ - - - -- - - - - -- - - - ~ 2000 •

2001

ITALIA

II

2002

2003

2004

2005

2006

2007

GERMANIA

GRAN BRETAGNA

FRANCIA

I

BILANCIO IN CHIAVE NATO 2000-2007 SPESE PER ALTRI SETTORI 70 60 1 • .. ----- "'

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2000 •

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2002

2003

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2004

2005 GERMANIA

2006

2007

FRANCIAj


1'.'voluz ione e prospettive Jitture delle risorse finanziarie della Ui:fesa 249

5. 7 Evoluzione delle risorse finanziarie destinate alle singole Forze Arn1ate Come visto in precedenza, in Italia le risorse destinate a lla Difesa sono andate progressivamente riducendosi soprattutto negli u ltimi anni comportando, tra l'altro, un pe1icoloso squilibrio sia nella ripartizione tra le singole componenti del lo strumento militare (Esercito, Marina cd Aeronautica) sia, all 'interno di ciascuna di esse, tra i diversi settori di spesa: Personale, Esercizio e investimenti. Nella tabella e nei grafici seguenti, sono stati riepilogati i volumi finanziari a valori correnti destinate dal 1985 al 2008 alle singole Forze Armate opportunamente ripartiti per settori cli spesa. È facile intuire come le spese per il personale abbiano assorbito la gran parte delle risorse relegando ad una quota marginale quelle relative agli altri due settori. Le dinamiche registrale, tuttavia, hanno finito per danneggiare soprattutto l'Esercito che ha visto ridursi drasticamente e pericolosamente l'ammontare delle risorse destinate al settore Esercizio.

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19111 1!111!1

111,1111

1990

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1992 199l

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5. 7. I Settore Personale In p articolare, per q uan to a llie ne a l Pe rsonale, no n si può non ricordare che tutte le Forze Armale s i sono trovate ad affro n tare un corposo processo di profession alizzazio ne che, se ppur mitiga lo d a una cresce nte riduzione del n umero to tale d e i militari, ha com unq ue comportato un increme nto d e i co sti connessi con il passaggio dalla co scrizione ohhligatoria a l volo ntariato d i tru ppa.


f,,;{lo/u z io ne e prospettive.fi1,ture delle risorse.finauz iurie della D[/esa 251

Da ll 'ana lisi del segue nte grafico, è possibile no tare come, d al 2000, l'Esercito si a pprezzi maggiorme nte rispetto alla Marina e all'Aeron autica per aver risentito maggiormente dell'incidenza del processo di trasformazione in atto , dato c he è la compo ne nte d e ll o strumento militare con più personale di leva da dove re trasformare in volontari d i tmppa 208 . Purtroppo, il trend di c rescita continua a n on fermarsi con la conseguenza che , per l' Esercito , le spese pe r il p e rsonale continuano ad aumentare com e testimoniato da l picco massimo raggiunto proprio ne l 2008. PERSONALE

5 . 7.2 Settare Eserciz iu Per procedere all'analisi dell'evolu zione d e l settore esercizio delle tre Forze Armale, dal 1985 al 2008, a va lo ri correnti, sono stare cons ide rate anc he le: cosiddette "poste a monte" 2o<i, che fino a l 1997 eran o considerate a patte ne i s ingoli bilanci o rdinari delle For'.le Anna te per poi confluire dal 1998, in base a un accordo inte rfor'.le , nel settore esercizio delle Forze Armate; esigenze connesse con i viveri, il vestia rio e l'igiene, che fino al 1997 confluiva no nelle spese afferenti il settore pe rsonale delle spese vincolate a programmi (den o minato programmi di for:La) p e r poi essere inseriti più p ropriame nte, dal 1998, nel settore Eserci:Lio d e lle Fori'.c Annate. In me rito s i eviden zia c he dal 2003 il settore Ese rcizio de lle tre Fori'.c Armate è a fattor comune in decisa e allarmante contrazio ne e raggiunge p roprio ne l 2008 il minimo volume storico nel periodo con.side rato.

" "' N el 2005 un nùlit;ire di leva en.srn v:i , in l <-'rmini di s1irw ndi/r ,1gh" , 1.1 54 c 11ro/ :1nno contro i circa

12.000 euro/:inno di u n vnlonl:Hi n :1 fc rm:i pr c fi ssat:1 a 11n ann o . " " i.e" ··post(' :1 m nn1c··· ,1ffcri vano :id esigenze aventi spiccalo inLeresse interforze ( p er esempio: . p oligono sp c ri mcnra lc dc ll'Acmnautica , organizzazione delle carceri ecc.) c he venivauo priorila1ia nwnK· progr:unmarc in fase d i formazio n e del bilancio. Tali p oste non venivano però nmsidc.:rate. i n fase d i forma zione dello stai o di previsione d ella spesa. nei vol umi lìmm,ciar i ch e cnstitui v,i no il h ilancio ordi nario delle :;ingole Forze Arm:11<', :inclw se in fase d i gestione confluivano negli stessi.


Giuseppe Totaro

252

'l'ale contrazione appare talmente eleva ta da fare emergere chiaramente la situazione cli estrema crisi in cui versano, attualmente, le Forze Annate. lnfatti, dopo un periodo di crescita particolarmente elevata a partire dal 1999, per e ffetto dei provvedimenti sopra indicati e soprattutto per il processo di professionalizzazione, dal 2004 si è assistito ad una d rastica rid uzion e dei volumi finanziari fino ad arrivare ai volumi quas i ins ignificanti del 2008; decisamente inferiori, per valore assoluto, a que lli d e gli anni in cui lo strume nto era soltanto basato su lla coscrizione obbligatoria. ESERCIZIO 1.tOCi,O O ~ - - - --

-

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0(10.1----------------------------------, L'assioma "meno quantità, più qualità", su cui si basa il processo cli professionalizzazione, non è quindi verificato ne l settore in argome nto, che viene anzi colpito da un sottodimensionamento, d i cui non si intravede alcuna logica di tipo struttura le ed è da considerare soltanto frutto di tagli indiscriminati e di tipo puramente finanzia rio. A costo di sembrare ripetitivi, non s i può sottacere che, anche in 4uesto settore, è l'Esercito ad avere pagato il p rezzo maggiore alla crisi economica del Paese ed a lle scelte governative già definite poco inclini a sostenere la difesa. 11asti valutare che le somme rese disponibili per iJ settore in argomento del la For7.a Armata, nel 2008, sono state ridotte dd 38% rispetto ai volumi d e l 1985 e , addirittura, ciel 68% rispetto al 2002 (anno in c ui si è raggiunto il massimo delle disponibilità). Tanto più grave appare la s ituazione, se s i considera ch e i tagli sono inte ,vcnuti proprio nel momento che vede le Forze Armate italiane , ma soprattutto la componente terrestre , più impegnate su l fronte : interno, nel q uadro ciel processo di ristrullurazione nonché n e i c rescenti impegni nei p iù d isparati campi (operazione Strade Sicure , raccolta rifiuti in Carn pan ia , s icurezza nelle citt,ì);


nuoluz io11e e j)rospettiue future delle risorse.finanziarie della Di/esa 253

esterno nelle atti vit::ì connesse con il "fuo ri area" 210 • Proprio in me rito alla partec ipazione delle Forze Armate alle o perazioni militari di pace (allivit,ì "fu o ri area") , si deve sottolineare com e la stessa Corte dei Conii, ne ll'analizzare le s pese del 2007, abbia rilevato come gli ingenti costi soste nuti d allo strumento militare nazionale, non opportuname nte finanzia ti, stian o incidendo in manie ra assolutame nte negativa sulle allività addestrative e s ull 'accelerato degrado dei m ezzi impiegati e s ulla possibilità della loro conseguente sostitu zion e m.

5. 7.3 Settore Investimento Anche l'analisi del settore Investime nto eviden zia una preoccupante situazion e di crisi. Nel patticolare, infatti, l'Esercito fino a l ·1993, anche se con ciuote progressivamente decrescenti , aveva un volume fin anziario per gli investime nti inte rmedio tra i valori d e ll 'Aeronautica e della Marina. Il volume finanziario per l'Esercito incre menta dal 1994 a l 2002 per, poi, d rasticame nte diminuire fino a raggiungere ne l 2006 il minimo storico. La Marina incrementa fino a l 200/i per d iminuire negli anni s uccessivi. L'Aeronau tica, come l'Esercito, diminuisce il volume finanziario dell 'investimento fino al 1995 pe r po i incre me ntare cons iderevolme nte fino a l 2004 e , infine, diminuire drastica me nte ne l 2005 e nel 2006. Per tutte e tre le componenti vi è stato, poi , negli ultimi due anni un incre me nto dei vol umi finanzia ri disponibili c he , lungi da l far pe nsare ad uno scampato pericolo p e r il settore, è stato motivato , senza avvia re ulterio ri p rogrammi neanche a livello annuale, soltanto dall'esigenza di onorare g li impegni presi negli a nni precedenti cd evitare costosi contenziosi con le industrie coinvolte . Infatti , conside rato che questo settore è caratterizzato, p e r lo più , da lla presenza di progra mmi p lurie nnali che rappresenta no d e i veri e propri impegni di spesa contratti negli armi precedenti, le risorse in :1ffl11sso negli t1ltimi due 31111 i sono state utili1.zate per coprire gli impegni che non è stato possibile soddisrare a causa della drastica riduzio ne di fondi operata dal 200/i a l 2006. Anche in q uesto settore, la componente piL1 penalizzala è slala que lla terrestre. " " Le Fo rze Ar111a1e devono assicurare l 'ope1: 1Lività delle Fo r ze

da inviare nei si ngoli 1ea1ri d i opc-

raziorn: . 111 111c:rito si eviden zia clte i l. 200 milio ni previsti nella Legge finanziaria del 2004 e del 200'> e i 1.000 milioni p revisti ndb seguenti lc:ggi !ì11,111z iarie te11do110 a 111:tlapena ad assicurare gli oneri :1gg i11 nriv i afkr,' nri :, lit' indcnnitii dd IXTsona l e oltre all'arriv it,ì di am,1lgama, trasl"erimento e m antc:ni nwnro dcli,· l Jn it:1 n,·i singoli T<·atri o perativi. 1 11

Ne ll:i R,·lazio ne anntt:ile sul Rendiconto Generale dello Stato ;111 110 2007, pubblicata nell'aprile

2008, la eone d e i conti ha rilevalo come soltanto per l'F.serciro le esigenze non soddi,sfo lle cun la coperlura assicur.ita d all'apposito Fondo per le Op,:r..tz io ni m ili1ari in1crn:1zion:ili siano <j11an1 ificahi li i n non meno d i 100 milionj di euro.


Giuseppe Totaro

251

INVESTIMENTO

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J--- E.~RCrTO --- Ut,f•!.ft-t.6. --- AEROMNJTICA )

Mentre nel settore investime nto d ell'Aeronautica e della Marina sono prevalenti i programmi plmiennaJi, per l'Esercito la prevalenza è sui programmi annuali che, in presen:,.a di decu rtazioni di bilancio, sono più facilmente sacri1ìcabili. 1n tale modo, il settore investimento si è alciuanto inigiclito per effetto delle scelte operate negli anni passati a favore della Marina e dell'Aeronautica, quando si confidava s ulla clisponibilit:"ì di un volume flnanziario progre.s.sivamc nlc c rcsccnlc poiché cotTdalo al raggiungimento d ell'agognato 1,5% di presa percenniale della fìmzio ne difesa sul prodotto interno lo rdo. Tra l'altro, in ma ncanza di fondi , dovendo o p e rarsi scelte drastiche di contenimento, sono stati e liminati o posticipati i programmi aventi un impatto econ omico più conte nuto: quelli dell' Esercito. Ciò in controtendenza con gli attuali impegni inte rnazio nali che vedono l'Esercito schie rato in nu mero.si teatri o pe rativi, tra cui ciuelli di media/ alta intensità quali l'Afg hanistan c cl il Libano; richiedono, comunque, la necessità cli fa re fro nte a lla crescente esigenza cli approntare uno strumento terrestre n azio nale in g rado d i o perare efficacemente, in ristretti limiti <li tempo, in a mbie nti diversi e distanti miglia ia di chilometri dai confini nazionali. Senza conside rare, inoltre, c he, rispetto a l passato, i compiti d e lla componente te rrestre sono mutati nel senso soprn indicato, mentre le esigenze delle a ltre due Forze Arma te sono sostanzialmente rimas te invaria te. Appare, quindi, evide nte che l'Eserc ito, nonostante g li innumerevoli impe g ni sostenuti, n on s ia stato sosle nuto adcgua lamenle, in chiave cli evoluzione qua lita tiva d e i mezzi, mate riali, allrezzature ccl equipaggiamenti , nel processo di trasformazione nel corso de l quale ha visto av vantaggia rsi, almeno fin o al bie nnio 2003-2004, le altre due Forze Armate.

5.8 n confronto con i partner europei sulla base degli indici PSS e PSI Per te rminare l'analisi sui dati cli bilancio, risulta utile confro nl,irc i dal i ila-


Evoluz ione e prospettive jiJ,ture delle risorsejìnanziarie della n !Jèsa 255

lianj (Allegato 8) con i tre Paesi europei più vicini p e r la politica militare intrapresa negli ultimi anni e con cui maggiormente l'Italia si confronta, oramai quo tidianamente, nella pa,t ecipazione alle missio ni militati di pace e, in gen erale , ne llo scenario internazio nale: Germania, Francia e Gran Bretagna. Nel condu rre tale analisi, si devono necessariamente tralasciare le d ifferenza di cultura, di esperienze sto riche e politiche no nché di atteggiame nto de ll'opinione pubblica che chiar.unente influiscono sulla percezione d iffusa dell'utilità delle Forze Armate e s ulla conseguente d isponibilità d i un p aese di investire risorse finan ziarie sulla politica cli difesa. Tu ttavia, il confronto con gli altri risulta estremamente utile, soprnttutto, se si nutrono ambizioni di occupare posizioni di primo piano ne l contesto internazionale, con consegue nte positivo ritorno in te rmini cli immagine e di prestigio politico no nché di favorevoli condizio ni utili pe r tulio il Sistema Paese. lnfine , fe rme restando le differe nze, il risultato del raffronto dei volu m i fin anziari destinati alle proprie Forze Arma le è d:c1 considerare utile anche p e r valutare i volumi "in gioco" oltre che pe r o rientare le scelte interne cd ind iv id uare eventua li modifiche nel sistema di ripa rtizio ne delle risorse fin a nziarie tra le d iverse compon e nti dello strumento militare. L'analis i seguente è basata s ulla comparazio n e Lra gli ind ici, g ià esaminati in precedenza, PSS "per soklie r spending" e PS I "p e r sold ier investing ", calcolati sull'intero perio d o 2000-2006. Il dato che ne consegue p uò essere utilizzato per capire la prope nsio ne ciel singolo stato a fina nzia re lo strumento m ilitare e, soprattutto, ad investire nel mantenimento in efficie nza d e llo stesso oltre ch e ne llo sviluppo della tecnologia e della qualità d e i mezzi, d e i mate riali e d e i s iste mi <l'a rma. Ovvia me n te, estrap olando i da ti dai volu mi fina nzia ri a valori cotTenti gia d elineati ne lle pagine precede nti, ne consegue che : l'Ita lia risulta destinare, alle p roprie Forze Armate in gene rale, fin anziame nti nettame n te inferiori a quelli d egli altri tre Paesi; la compo ne nte ten-estre, cons iderato a nc he il nume ro cli rnilit;u i in scrvi7.io e no rme m e nte superiore alle altre compone nti su cui ripartire i volumi , risulta in ciascun Paese, con la rara eccezione della Gran Bretagn a, avere indic i PSS e PST costa nte me nte e d ecisam ente inferio ri a q uelli de lle a ltre Forze Armate .

5.8. 1 Confronto Ttalia - Francia Dall'esam e dell'andame nto dei grafici segu enti affere nti al confronto tra PSS e PSI d i c iascu na compo ne nte d e llo stnunento militare, se ne d educe ch e le tre Foo:e Armate italiane presentano indici nettamente inferio ri a q ue lle fra ncesi. Nel periodo cons iderato, a differenza degli indici italiani ch e sono rimasti costa nti fino al 2004 pe r po i ridursi drasticamente fino al 2006, gli ind ici francesi si sono ,na ntenuti in costante crescita, segno di un afAusso sem p re s uperio re d i risorse per tutti i settori di spesa.


256

Giuse/J/Je Tolaro

E' da notare, infine, che, nel 2006, si sono così ta nto ridotti i fina nziamc..: nti per lo strumento militare italiano che sia il PSS che il PSI relativi all'Esercito francese hanno superato quelli della Marina e dcli ' Aerona utica italiane (solitamente molto elevati pe rché derivanti da una g ra nde quantità ùi risorse ùa ùiviùere su nume ri abbastanza esigui di militari in servizio rispelto agli apr,artenenti all 'Esercito). T <lati di riferimento sono ripottati nella tavola in Allegato 9. COMPARAZ ION E INDlCE PSS ITALIA-FRANC IA

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F.'uoluz ione e pmspettive fu.tu. re delle risorse.finanz iarie della L>ifesa 257

5 .8.2 Confronto Italia - Germania. Dall'esame dei dati (riportati in Allegato 10) ris ulta evidente come la Germania d estini a lla Marina ed all'Aeronautica fondi pro-capite nella me nte s upe rio ri rispetto all'fa;ercito, infatti, negli anni in riferimento, i valori di PSS e PSLper q ueste componenti sono stati in costante crescita, me ntre per la componente terrestre hanno mante nuto un andamento altalenante . Anc he in questo confronto, ris ulta come gli indici re lativi all'Esercito tedesco, nel 2006, abbiano supe rato decisamente quelli della Ma rina e de ll 'Aerona utica ita liane. COMPARAZION E INDICE PSS ITALIA-GE RMANIA

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Giuseppe :/'otaro

2 58

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In Gran 11retagn a risulta ev ide nte u n a d rastica ridu zio ne cli fondi destinati a lla dife sa , ne l r erio d o tra il 2000 e d il 2002, ch e ha p orta to ad un forre ridime n sio name nto d egli indici per tutte e tre le Forze Armate . Nei pe rio di segu e nti , Marina e d Ese rc ito presenta no indici pressoché ug uali ed in fe rio ri a que lli d e ll 'Aeronautica, m a tutti segnati d a un costante, sep p ur lieve, incre me nto. Si osserva, inoltre, che gli ind ici pe r l'Ese rcito b rita nnico s i sono m ante nuti quasi sempre più elevati d i quelli di tulle e tre le Fo rze Arma te italia ne a testimo nia n za della no te vole quantità di risorse d estinate d a lla Gra n Bretagn a a l proprio stru mento mil itare in tutti i settori . I dati di rife rimento sono riepilogati ne lla tavola in Allegato 11. COMPARAZIONE INDICE PSS ITALIA-REGNO UNITO

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Rvoluz ione e Jm>s/H!ttù;e.fì,1,ture delle risorse j ìnanzia rie della I >[fesa 259

COMPARAZIONE INOICE PSS ITALIA -REGNO UNITO € 185.000

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5.9 Confronto indici PSS e PSI relativi alla componente terrestre. Utili info rmazio ni possono, infin e , g iunge re dal confronto tra gli indici in argome nto rifcriti alla sola compon ente Le rres lre d e lle Forze Armate. Da ll'es ame e d a l confronlo d e i da ti eme rge palese come l'Ita lia debba ne ce ssa riame n te modifica re la propria po litica di fina nziam e nto de ll'Ese rcilo po iché no n so ltanto si m antien e costantem e nte ultima e ben distacca la da i valori che contra ddis ting uo no g li altri Paesi, ma ne lla fase in cui Lulli incre rnenlano le risorse pe r finanzia re i processi d i trasforma zione e g li sforzi co nnessi con le o p e raz io ni inte rnazio na li , l'Ttalia d im in uisce i fi nanzia me nti riducen do a valo ri q uasi ins ig nificanti il PSI ne l 2006. Analizzando nello s pecifico l'andamento d e ll' indice PSS, si eviden zia ch e, nel pe riodo in rife rime nto, la G ran Bre tagna , seppur con un corposo rid ime ns io name nto inizia le , ma ntie ne tale indice a live lli d ecisam e nte superio ri; la Francia e la Germania , d al 2002, ha nno destinato "p ro-capite " all'Ese rcito q ua ntità d i riso rs e sosta nzia lme nte similari ; l'Italia è costantem ente attesta ta su livelli de cisame nte inferio ri . Per q ua nto attie ne all 'indi ce PSI, d all'es am e del gra fico , si ha subito l'e vide nza d i come rrancia Cie rma nia e Reg no Uni to , neg li ul timi anni, abbiano ce rcato d i aumentare le risorse d estinate a l ma ntenimento c d all'in ve stimento p e r J'lo:sercito , a differen za de ll'lt,11ia che ha raggiunto nel 2006 liv elli a sso luta mente critic i. E', ino ltre , da no ta re co me la C e rrna nia risulti


Giuseppe Totaro

26()

COMPARAZIONE INDICE PSS FORZE TERRESTRI (110000 i

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2004

2001

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Esen:ito laiano

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la nazione che più sta investe ndo nel futuro de ll 'Esercito, seguita dalla Francia, mentre la Gran llrctagna dopo il vistoso calo di risorse ne l r eriodo 2000-2002, si sia attestata s u livelli decisamente più contenuti.

CO MPARAZ IONE INDICE PSI FORZE T ERR ESTRI

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2002

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Rvoluz ione e prw,pettive.fi.tture delle risorse finan z iarie della D!fesa 267

Elabora ndo i dati a d is posizio ne, sono stati individuali gli indici PSS e PSI medi per ciascuna nazione, nel periodo consideralo, che testimo nian o, come visto in preceden1/.a, la propensio ne di ciascuna nazion e, nel confro nto con gli altri Paesi, a fin an:tiare la propria d ifesa . Successivame nte è stato tra tto il dalo medio che può essere utile per confro ntare il comportamento cli c iascun Paese. PSS MEUIO PER PAESE NEL PERI ODO 2000-2006

ITALIA

32.0 16

FRANC IA

60.032

GERMAN IA

64.639

URAN BRETA(ìNA

85.332

Ne deriva che , nel pe riodo considerato, il PSS me dio d i riferimento è pari a 60.504 € PSI MEDIO NEL PERIODO 2000-2006

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ITALIA

12.252

FRANCIA

23.923

(ìERMAN IA

27.555

GRAN BRETAG NA

27.973

Ne d e riva che , ne l pe riod o considerato , il PSI medio di riferimento è pari a 22.925 € Ferme res lando le d ifferenze tra i dati cons iderati, g li indici elaborali, comunq ue, sono estre mame nte e loque nti ed ind icano il diverso approccio c he i q ua tt ro Stati ha nno ne i confro nti d<:>lla componente lcrrcslre delle Forze Armate. L'Ila lia, olLre ad aumentare i volumi tìnanzia ri da destinare alla Difesa in generale , dovrà, in brevissimo tem po , anche a ffrontare lo spinoso problema del sottofinanziamento dell'Esercito. Haggiungere i livelli degli alLri Paesi è assolutamente impossibile; ma, alme no, cominciare a tendere verso g li indici sopra indicati è u n obbligo per le auto rità politiche e m.ilitari . A meno che non si voglia rendere operativame nte inutiliz1/.abile lo stru rnenlo lerrestre.

5.10 Le conclusioni dall'analisi dei dati di bilancio L'Tta lia ha d imostrato di essere ben lo nlana dagli altri Paesi e u ropei, nel sostenere sacrifici p er fina nz ia re il p rop rio s tmmento milita re ma, come


262

Giuseppe "f<>tum

risulta dall'a nalisi condotta nelle pagine preced enti, si rende necessario c he il Paese modifichi la propria po litica nei confronti delle Forze Annate in generale e, sopraltutlo, nei con fronti dell 'Esercito. A fronte di impegni crescenti e <li una profonda ristrutturazione in atto, è quanto ma i urgente adotta re provve<limenli di natura fina nziaria e strutturale nel breve te rrnin e, per non incidere negativamente, e in maniera irreversibile, sulle capac ità operative dell'intero stru m.enlo m ilitare cd in pa1ticolare de lla componente terrestre . li confronto quotidiano con g li altri Paesi cd i risultati raggiunti unanime me nte riconosciuti testimoniano che, finora , l' Ita lia ha saputo fa rs i ben apprezzare in Patria e n el contesto in ternazionale per le capacità dimos trare dagli uomini e donne ovunque impiegati, ma tutto è avvenu to senza un adeguato sostegn o finanziario; tuttavia, è fin troppo facile intuire come proprio il confro nto con gli altri renda necessario che lo strumento militare d ebb a essere costantemente sostenuto e migliorato proprio seguendo il trend qualitativo e quantitativo c he contraddistingue i pa1tncr inte rnazionali. In particolare, per quanto riguarda l'Esercito, ch e è la componente m agg iormente impiegata in Patria e fu ori i confini nazionali e c h e m aggiormente è stata p e n alizzata n egli ultimi anni, occorre trovare nuove risorse p e r a ume nta re l'attività addestrativa , per aumentare l'effi cie nza operativa elci sistemi d 'arma, dei mezzi e degli e4ui paggiamenti, ma sopra ttutto occoJTe, con urgenza, contrastare il c rescente degrado a cui sono sottopos ti i mc7.7.i e mate riali in conseguenza dell' intenso turnover a cui sono sottoposti per l'impiego ne i differe nti Teatri Operati vi in condizio ni a mbie nta li ed operative estre mam ente d ifficili. In merito b asta con sidera re c he le Forze Armate it a lia n e son o impegnate att ua lmente 2 12 in 33 m issio ni "fuori area", in 21 Paesi più 1 a rea geografica, con oltre 8.800 uomini e d o nne, come da grafico sotto riportato.

"' [)Mi tr:ltli dal sili www.difesa.il Le operazi oni mjlitari .


Evoluz ione e prrn,pellive future delle risorse finanz iarie della Difesa 26.1

MISSIONI/ATTIVITA' INTERNAZIONALI - SITUAZIONE AL 01.10.2008 ATJIYCIA' NATO Mtrt lhdittatotO ,

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33 missioni in 21 P>1esi più 1 llnlll gcoguficll - Tot.aie personale: n. 8.832 milit>1ri

Tn particola re , si evide nzia l'impegno dell'Esercito c he, in termini cli p e rsonale impiegato ne ll e miss ioni "fuori a rea", risulta pari al 70% dello sforzo complessivo con più cli 6000 milita ri. A tutto ciò, va poi sommato l'impegno sosten uto, sempre dalla compone nte te rrestre, in campo naziona le che vede 3.200 unità a suppo,to dell e Forze di Polizia ne ll 'ope razione "Strade Sicure" e circa 800 unità impiegate in Ca mpania ne ll'Operazio ne "Strade Pulite". In conclus ione, se da un lato le improcras tinabili esigenze di contenimento d e lla s pesa ha nno avuto un evidente effetto su tutta la Pubblica Amministrazione , oltre ch e sulle spese per 1a Difesa, nell'ambito delle stesse so no sta te operate delle scelte c he no n han no, di certo, sostenuto né g li attua li impegni, dovuti alle sempre più pressanti e sigenze cli tutela degli interessi nazionali in aree d i crisi distanti anche migliaia di chilometri, né la necessità di poter d isporre di uno strume nto militare terrestre profess ionista imp iegabile in un più ampio spettro di scenari operativi. ln altri termini appare evidente che occorre destinare alla Difesa maggiori e più adeguate risorse finanziarie oltre che operare, con urge nza , scelte operative coere nti in 4uanto non è più proponibile, permanendo la situazione attuale, sostenere .impegni che non hanno la possibilità materiale, già ne l breve termine, di essere onorali.


261

CAPITOLO VI SITUAZIONE E PROSPEITIVE

6.1. Le dilnensioni dello strnmento militare: quantitativa, qualitativa e capacitiva. C:ome più volte c itato ne l corso dell a presente trattazione, lo strumento militare it;1Jiano è stato oggetto, negli ultimi anni, di una coq1osa trasformazione che ha inte ressato ruo lo, con1piti , tipologia di impieghi e, soprattutto, la stmttura stessa delle Forze a rmate. In ta le contesto, si è assistito alla trasformazione in chiave "interame nte profcssio nista"dcl dicastero della Difesa, il c ui obiettivo generale è stato quello di aumentare progressivamente l'dfkacia e l'impiegabi lità 2 11 dello strumento militare, p er assicurare al "sistema Paese" le fo ri.e necessarie alla sicurezza n azionale e gli assetti da offrire, quale contributo dell'Italia , alle Organizzazioni Inte rnazionali per la pace, la sicurezza e la stabilit,'t. P e r conseguire questo ohienivo ge ne rale è sta.Lo e d è n ecessario , p ere\ agire in maniera s inergica e coere nte s ulle tre dimensioni che caratte ri zzano lo stn.1mcnto militare: la quantità; la qualità; la cap acità . La dimensione quantitativa tende, come noto, a l cosiddetto "modello professio nale" basato su 190.000 unità , destinato a raggiungere solo a medio-lungo termine un p iù corretto bilanciamento tra le varie Forze Annate e , all'interno di queste, tra le diverse categorie. Uno strumento militare interamente volontario comporta, però , un sostanziale incremento, rispetto ad unn strumento basato sull a cnscri;.,.inne obbligato ria , non solo d ei costi correlati agli stipendi/paghe del personale ma a nche di quelli connessi con il sostegno logistico, la formazione, l'addestramento, l'equipaggiamento, le dotazioni, la qualit,'ì della vita. La dime nsione quantitativa d ello strume nto militare d eve essere, dunque, attentamente valutata per a ssic urarne la compatibilità con le <1hre due dime nsioni, qualitativa e capacitiva, conside rato ch e le stesse no n son o legate da relazioni di proporzionalità , ma da funzio ni non lineari, i cu i diversi fattori devono essere valo rizzati in mis ura co erente, pe na il rischio che il prodotto finale, cioè l'output ope rativo, te nda a valo ri minimali. In tale contesto, la dimensione qualitativa, oltre a d interessare l'acquisizione di m ezzi e materiali, d eve di conseguen za inglobare altri aspelli 111

In termini angl ossassoni internazionalmen te ricon osciuli: la cosi<l<leLta " usahility" .


J.::voluz ione e prospettive future delle risorse finanziarie della Difesa 265

fondamentali, tipici delle Forze Armate costituite da soli professionisti, quali lo sviluppo ccl il corretto impiego di nuove dottrine operative, l'addestramento <li personale fortemente specializzato ma anche lo sviluppo e la valo rizzazio ne delle capacità cli leadership eia parte de i comandanti. Infine, la dimensione capacitiva è intimamente connessa con la citata "usability" <lelle Forze, cioè con la possibililà <li impiegare efficacemente, nei più disparati contesti, pacchetti <li forze opportunamente modulati sulla m issione. Essa richiede un processo di armonizzazione e razionalizzazione, teso a valorizzare le aree di maggiore valenza operativa , nonché ad individuare settori capacitivi nuovi che rappresentano delle vere e proprie nicchie <l'eccellenza tecnologica-operativa , da mette re a disposizione delle alleanze del m omento e che costituiscono quel valore aggiuntivo che concorre a qualificare il ruolo , la valenza e l'influenza internaziona le dell'Italia. L'esperienza sul campo, in questi anni, ha dimostrato come la stretta connessione tra le tre dimensioni impone che qualsiasi processo di trasformazione non p ossa prescindere d a una contemporanea azione su tutti e tre i fattori , attraverso un attento ed equilibrato impiego di adeguate ed idonee risorse. Ma, sop rattutto, l'esperienza nei Teatri Operativi a ll'estero, ha dimostrato, anch e , che uno strum e nto militare è in grado di esprime re concrete capaci-

tà operative nei contesti multinazionali solo se può disporre di personale, di m ezzi e sistemi di qualità paragonabili a que lli dei principali Paesi alleati. Fin qui la teoria , ma la pratica , purtroppo, porta a fare i conti con l'effettiva disponibilità di risorse e con la volontà di sostenere le spese conn esse con la difesa. Dunque, come ampiamente dimostrato dall'esame dei dati finanzia ri, esistendo oggi, in Italia, un grave disallineamento tra la necessità di dotarsi di uno strumento militare o p e ra tivamente efficiente ed efficace e le risorse disponibili, si rende necessatia ed urgente una chiara inversio ne di tendenza in te rmini di sostegno finanziario , una più attenta ripartizione tra le componenti dello strume nto militare delle scarse risorse a dispos izione e , non ultimo, si ritiene indispensabile dare conti nuità al percorso di avvicinamento d e lla "funzione difesa" all 'obiettivo di un più qualificante e funzion ale rapporto percentua le con il prodotto interno lordo, a l p asso con gli a ltri magg iori Paesi europei.

6.2. I limiti delle manovre finanziarie a seguito della costituzione di uno strumento militare professionale. In tutto il dopoguerra la spesa militare ita lia n a è stata caratteri zzata da un basso volume 2 14 e, al suo interno, d a una quota minima destina"' L'l r e rcenntale ciel rro<lotto interno l o rcio ~ stara semrre v ic ina al livello minimo i n am bito NATO .


266

GiusefJJ>e Totaro

ta agli investime nti. Questa sottocapita lizzazio ne del lo strumento militare è ormai diventata e nde mica e ha compo rtato, tra l'altro, le seguen ti conseguenze: sono rimasti in se,vizio equipaggian1enti più vecchi rispetto ai nostri partner con pesanti impli cazio ni sulle capacità operative in termini di prestazioni e interoperabilità con gli alleati e, ancor più , in re lazio ne ai maggiori costi da sostene re e a i non trascu rabili te mpi di manutenzione da dover to ll erare 2 15; sono rimaste irrisolte alcune caren7.c stmtturali e, dovendo dare la priorità a quelle più vistose, si è finito inevitabilmente col privilegia re le piallaforme (aerei, navi, carri) in quanto tali, anzic hé costruire uno strumento e quilibrato in grado di operare efficacemente; si è gradualmente irrigidito il bilancio della Difesa, vincolando una quota crescente delle limitate risorse disponibili ai programmi pluriermali in corso, precludendo la possibilità di partecipare a nuove iniziative; Vi è stato, quindi , un accumu larsi di esigenze insoddisfatte che si manifestano pesantemente anche sul piano operativo. In rarticolare, dall'analis i e ffeuuata s u Ila funzion e difesa nel s uo complesso e, n el d ettaglio, sui settori di spesa in c ui si su<l<livi<le, valu-

tando l'impatto elci volumi lìn an ziari per s ingola Forza Arm ata, e me rge chiarame nte che , negli ultimi anni, s i è realizzata una eccessiva contrazio ne dei volumi da poter dedicare ai settori esercizio cd investimento a fronte dell'incre mento d elle s p ese del sellore personale. Ed è app un to su l setto re personale ch e da più parti s i concentra l'attenzione p e r potere conseguire d e i risparmi da dedicare o m eglio far coniluirc sugli altri due sellori. Tuttavia, se la possibilità di agire sul personale per contenere la spesa era possibile in precedenza , quando si poteva agire s ulla contrazione della forza bilanciata de llo s trume nto basalo s ulla coscrizio ne obbliga toria 2 16 con risultati con seguibili nel breve termine, oggi, a seguilo d ella profession alizzazio ne, ciò no n è più possibile , essendo venuta me no la massa di manovra costituita dal persona le di leva. Attu alme nte, per ottenere dei risparmi a breve te rmine nel settore persona le, sare bbe poss ibile, con le dovute limitazioni, incide re essenzialmente su lla compone nte Volontari a ferma prefissata a un anno, ma ciò creerebbe più rroble mi che giovamento, soprattutto in relazione alle continue variazioni da a rrortare ai moduli di reclutamento, con conseg ue nze negative su lla stessa stabilità e operatività dello strume nto m ilitare. "' /I livello d i capacit,ì tecnologiche e pnxluttive qu esto ha co mpo rtato, in alcuni casi, signjficative l"ratture ne lla crescita, con il salto cli una generazione e la necessità di acquisi7.ionc d,1ll'csrcro d elle relarive tecnologie o degli stessi cquip;1ggi;imc nti. "" La rid uzione della for,:a bila11ciala incideva quasi esdusiva111e11le s u lla compo ne nre di leva.


J.:.'uoluz ione e prospettive future delle risorse finanzia rie della D[/esa 267

La riduzionc delle risorse disponibili, n o n potend o, dunque, più di tanto inc ide re sulle spese per il Personale ha finito p er sostanziarsi in ingenti tagli ai settori eserc izio e investime nto d e terminando un grave e preoccupante squilibrio secondo la nota "legge de lla cope1ta troppo corta"; infatti , se la riduzione di volumi finanziari d e dicati a questi due settori ha avuto come effetto un apprezzamento p e rcentua le delle dispon ibilità per il Personale è, altresì, vero che ciò no n è stato dovuto. alla licvit.az ione d elle spese obbligatorie incomprimibili c he hanno assorbito pe rcentuali crescenti di budget ma semplicemente a l prog ressivo diminuire dei volumi di finanziame nto. Si d eve, dunque, concludere che la vera sfi d.a a cu i, oggi , s i è di fronte è individuare, da parte del Paese, maggio ri risorse finanziarie da potere de dicare al ma nte nimento e a ll 'ammode rna m e nto dello strumento militare, ovvero procedere a rivede re le proprie ambi7.ioni ccl il conseguente ruolo da esercitare ne l contesto internazionale.

6.3 L'attuale situazione della componente terrestre delle Fone Armate. Nel grande processo di trasformazione dello strnmcnto operativo, la Forza Armata che, p iù delle altre, ha subito un profondo cambiamento è, ce1tamente , l'Esercito.

Modello professionale

IUff.iciaH Sottufticiali

Volontari


268

Giuseppe Tolaro

Da strnmento di massa e stanziale si è trasformato in uno strumento di dimensioni ridotte dal punto di vista quantitativo, ma decisam ente p iù moderno e performante dal punto di vista qualitativo 217 . In sostanza, tale trasformazione ha significato: - un processo di riduzione degli organici, avviato negli anni '90, che ha portato gli effettivi alle attuali 112.000 unità circa , pari al 59% del modello professionale stabilito dalla legge n. 331/ 2000 che prevede per le 3 Forze armate un totale di 190.000 unità; La creazione di una strnttura operativa proiettabile basata su: • Comando d el Corpo d'Armata di Reazione Rapida della NATO NRDC-TTA di Solbiate O lona già impiegato con successo in AJghanistan come comando dell 'operazione TSAF VIII; • Due Comandi Operativi Intermedi delle Divisioni "Acqui" e "Mantova" in grado di esprimere capacità di Comando· e Controllo durante operazioni in ambito Unione Europea; • 11 Brigate di Manovra, tutte impegnate a rotazione in operazioni al cli fuori del territorio na zionale. STRUTTURE ORGANIZZATIVE - LA COMPONENTE PHOIETTABILE

V

•• 2 17

Gen. CECCHI , II1lc1vc nto del Capo cli SMF. pw_<;.<;0 la 411 <:ommissio nc Difesa del Senato . Ro ma, 2:$ gt!rma iu 2007.


Evoluzione e p rospettive/ i.aure delle risorse _finanziarie della lJ[/esa 269

Lo s ne llime nto dell'intera a rc hitettura gene ra le, oggi, incentrata su cinqu e macroaree funzio na li a ll e dip ende nze d e l Capo di SME : • li Coma ndo de lle Forze Ope rative Terrestri; • JI Coma ndo Mi litare pe r il Te rrito,i o d e ll'esercito; • J1 Comando delle Scuole; • 11 Coma ndo Logistico; • L'Isp ettorato de ll e Infrastrutture .

I

STRUTTURE ORGANIZZATIVE . L' ARCHITETTURA ATTUALE :

****

~

CAPO

··- -

DISTATO MAGGIORE

STATO MAGGIORE DELL' ESERCITO

COMANDO FOFllE OPERATIVE TERRESTRI

COMANDO U LOGISTICO DELL'ESERCITO

M COMANDO DELLE SCUOLE

ISPETTORATM DELLE INFRASTRUTTURE

COMANDO P~ IL TERRITORIO DELL ' ESERCITO

Tuttavia , a fronte di una così grande trasformazio ne, in tale p rocesso sono venuti a crearsi d egli elem e nti di incoerenza , ta li da metterne in dubbio la sostenibilità stessa, tutti legali ac.l un unico grande problema:la carenza di risorse finan ziarie. Come n oto, ogni possibile processo d i rio rganizzazio ne n on p uò p re sci ndere dalla dispo nibilità di a d eguate risorse alle a garantirne la necessaria soste nibilità fina nziaria, m a, com e visto ne lle pagine preced e nti, p ur in ma ncanza d i risorse l'Esercito ha sapu to costru ire, gio rno do p o giorno, in torno a se, una cornice di consenso nazio n ale e d internazio nale, d i pre stigio , di grande p rofessio nalità . Ovviame nte, le g randi capacità e la b uona v o lo ntà devono arrende rsi di fron te aH'oggettiva mancanza di possibilità causate dalle scarse risorse, p e r cui, pur avendo fatto il possibile ad o ttand o tutta una serie di p rovvedime nti d 'urgenza, si è riusciti a con tenere l'in evita b ile decadime nto delle cap acità o pe rative ed è stato p ossibile , q uan to me no, svolgere le attività sen za le qua li sarebbe stata m essa in discu s-


270

C:iuse/JfJe Tolaro

sio ne la stessa ragione di esistere de lla Forza Armata, ma il completo collasso è praticamente"dietro l'angolo ". Basti pensare c he per andare avanti si sta, oramai da tempo, facendo ricorso alle risorse capitalizzate in preced e nza sfn.mando, ad esempio le scorte - o ramai residuali - dei materia li e s i sta cercando di fronteggiare al n1eg lio la fo1te usura de i sistemi e dei mezzi utilizzati ne lle missioni a ll 'estero. Per fronteggiare la g rave situazione che s i è venuta a creare, soprattutto negli ultimi anni, sono stati presi una serie di provvedime nti ch e hanno, comunque, inciso su lle capacità d e llo stmme nto operativo e tra questi si evidenziano: la re inte malizzazione di molti servizi che erano stati affidati a dille esterne, come il vettovagliame nto , la manutenzione dei veicoli comme rciali , la pulizia cd i sevizi di sorveglianza , con ricadute negative di carattere sociale s ull'indotto che si era venuto a creare intorno alle realtà militari ; l'allungamento della vita tecnica dei mezzi, nel rispetto delle norme minime cli sicurezza , ma nei confro nti di rnezzi già ampiamente sollecitati dalle difficili condizioni connesse con l'in1piego nei Teatri ()perativi; il mutam e nto ne lla policy ne l setto re elci rinnovo elci capi cli vestiario; la riduzione degli inte1v cnti s ulle infrastrutture, limitandosi a que lli necessari ad assicurare, almeno a livelli di accetta b ilità , il mante nirncnto esscn7.ialc dei m anufatti; la riduzione del le a ttività aclclcstrative all'estero cd in Patria. Un approfondimento merita proprio quest'ultimo provvedimento. La carenza di aree aclclestrative ne i confini nazionali, fino al 2005, era stata risolta racendo ricorso a poligoni e ste ri con nazioni con le quali la For2.a Armata intrattiene da tempo rappo rti di collaborazione e d amicizia . Tali attività, oltre ad accrescere la vis ibilità de lla nazione e dell'Esercito all'estero, e rano, ma lo sare bbero ancora, estremame nte utili pe r: perfezio nare la capacità di proiezio ne de lle forze; elevare la preparazione del p e rsonale ad operare in contesti interforze e mullinazionali; utilizzare scenari il più possibile vicini alle possibili condizioni di un effe llivo imp iego operativo. Ebbe ne, dal 2006, non è stato più possibile condurre alcuna attività di rilievo all 'estero e per garantire la "dime nsione inte rnazionale" dell'addestrame nto, composta da attività bilate rali e multil aterali, si è dovuti ricorre re ad ospitare tali a ttività in Italia, subordinando alle dispo nibilità finanziarie la "re ciprocità" all'estero. Il vero e più grave proble ma è , p e rò, costituito da l fatto che, dal 2006 ossia da quando si sono comincia te a ridurre a livelli insignificanti le risorse per l'Esercizio, anche le a ttività addestrative in te nito rio nazio nale sono


Hvoluzione e prospettivejitture delle risorse finanziarie della Difesa 271

state ridotte in manie ra preoccu pante, garantendo le sole attività struttura lme nte indispensabili ad assicurare la capacità operativa minima alJe forze tetTestri. Purtroppo, per garantire l'ottimale addestrame nto d e llo stru mento terrestre, è stato calcolato che occorre rebbero non meno di 26 milion i di e uro m a l'anda me nto delle risorse, fino ad oggi, disponibili su base annua e l'ulteriore ridimensionam ento pre visto pe r il 2009 sull'Esercizio rende assolu ta mente impossibile raggiungere i normali obiettivi addestrativi. Anzi, le proiezion i s ull'anno in corso, che vedon o d estinare all'attività a ddestra tiva soltanto il 25% del citato budget, lascian o intravedere la sola p ossibilità di garantire il parziale addestrame nto d elle unità d i p revisto impiego ne i Teatri O pe ra tivi non con sente ndo alcuna a ttività preparatoria p e r tutte le a ltre unità d e ll'Esercito, comprese que lle coinvolte ne lle op e razioni in territorio n azionale (es. Strad e Sicure) 218. Tutto ciò tralasciando gli impegni ch e l'Italia ha con la NATO ch e ch ied e di garantire ch e le forze offerte consegu ano e mante ngan o nel tempo i più alti standard addestrativ i.

6.4 Le maggiori criticità dell'Esercito. Nonostante si sia, più volte , fatto riferime nto ad una maggiore disp onibilit,ì di risorse destinate al settore Person ale, a d iscapito degli altri settori di s pesa, l'Esercito trova, oggi, uno d ei problemi maggio ri proprio in questo setto re . Infatti, al di là, d e lJe considerazio ni più o me no teoriche sulla dimension e quantitativa delJo strume nto, il p roble ma risorse fin an ziarie ha, purtroppo , l'effetto con creto di incidere notevolme nte sulle scelte , in base a logiche esclusivame nte finan ziarie. Il taglio d i risorse destinate alla professional izzazio n e p revisto dalla finanziaria 2007, in p arte sana to da lla fin anz iaria 2008, ed il d isposto del d ecre to legge n . 112 del 2008, ha nno creato un clima di indetermina tezz a ch e certo no n gioca a favore d i una lineare pia nificazione degl i a rruola m e nti. L'Esercito, come accennato in preceden za, è notoriam ente la compo nente c he maggio rme nte risente dei tagli ai finan ziam enti in quanto è la Fo rza Armata con il maggio r nume ro di reclutame nti di personale no n in servizio p erm an e nte (che è la prima categoria ad essere rido tta in caso d i minori disp o nibilità). Ciò no n p u ò non comportare evidenti riflessi negativi sull 'operativ ità d e llo strumento te rrestre ch e, avendo ne l soldato il "fu lcro", h a biso gno di una program m a zio ne certa dei re clutame nti.

21•

Cen. CA~TAGNF.TIT, a11dizionc del C.aJ')n di SMF. J')rcsso l:i /4/\ Commissione del Sen:110 , Roma,

05 novembre 2008.


272

Giuseppe Totaro

In particolare, proprio il decreto legge sopra citato, ha introdotto la riduzione, del 7% per il 2009 e del 40% a decorrere dal 2010, delle risorse destinate alla professio nalizzazion e de lle Forze Armate. Tale taglio, relativame nte al 2009, comporterà pe r la compo nente terrestre una d ecurtazion e di circa 22 milioni di euro sul volume totale del previsto stanziamento con la conseguente necessaria limitazio ne di p a rte de i nuovi re clutame nti. Pe r il biennio 2010-2011 , poi, la prevista riduzione com porterà per la Forza Armata il blocco to ta le dei nuovi reclutame nti e delle raffe rme . Ne deriverà la pressoché totale impossibi lità di transitare i Volo nta ri in fe rma prefissata nel servizio perma nente, con evidenti p esanti ripercussioni d i ordine funzionale e morale pe r il p ersona le nonc hé sull' immagine della Forza Armata stessa. Infatti , s i produrrebbero danni devastanti in termini di c redibilità ne i confro nti dei giovani a rruo la ti con la promessa di un futuro tran sito ne l servizio pe rma ne nte che no n potrebbe essere m antenuta, così co me ne i confronti d e i tanti giovani che vedrebbe ro negato l'accesso alla v ita milita re. Altra consq,11.1enza elci blocco d egli arruolame nti , qualora non supportati da adeguate risorse, sarebbe la tempo ranea chiusura di tutti gli enti e scuo le destinati al formazione del personale, con conseguenti incidenze fortemente negative. Per quanto rigua rda, infine, ulte rio ri esigenze connesse con il pe rsonale , in parte afferenti anche ad a ltri settori di s pesa, si evidenzia c he a ltri e ffetti negativ i, legati alla riduz ione delle risorse, inte ressano: la mo bilità dei militari , che pure è fondamenta le per la funz iona lità de lla Fo rza Armata: la qua ntità di risorse destinate a questa specifica esigenza g ià d a te mpo consente esclusivame nte di e ffettuare i minimi e indisp e nsabili trasferime nti previsti per legge; la formazione avanzata: negli anni a venire sarà p ossibil e concretizzare soltanto i corsi re lativi ad esigenze inco mprimibili , quando, te nuto conto d e lla glo ba lizzazio ne degli impegni , sarebbe auspicabile poter continuare a svolgere con continuità corsi di ling ua, di aggiornamento professiona le, di specializzazio ne; la formazione del personale c iv ile della Forza Armata: è attualmente possibile condurre esclusivamente cors i obbligatori p e r legge, antinfortunistica e sanità, quando, invece, sare bbe a uspicabile il ritorno ai livelli del 2001 con la possibilità di riavviare un processo di costante riqualilìcazione/crescita professionale. Per quanto rig ua rda l'Investime nto , è da evide n ziare che le problematiche afferenti all'Esercito sono cviclc ntcmcntc proporzion ali alla limita zione de lle risorse a cui si è assistito negli ultimi anni. Si è g ià eletto della necessità di aumentare le risorse per far si che vengano avviati nuovi progr.rn1 mi di sv iluppo di nwzzi e materia li modificando la politica auuale


Rvoluzione e /m1Sf1ettive/iaure delle risorse jìnanz iarie della Difesa 273

che, gioco forza , è volta a comple tare e d o no rare i programmi già avviali n e gli a nni precedenti ; così come si è g ia detto che l'Esercito è stato, in questi a nni , pa1t icolarmente p e naliz:1.ato dalla dimensione de i programmi d e lle altre compone nti dello strumento mi lita re (eno rme costo di na vi ed aere i) no nché dalla durata temporale elc i s uo i prog rammi che sono in buona pa,te annuali , per c ui più s uscettibili di tag li e cancellazioni in caso di scarse risorse. Tuttavia , è d a rimarcare che il sottodimensionamento delle risorse per l'Investime nto ha comp01tato delle forti critic ità relative all'avanzamento di a lcuni p rogrammi già avviati cd ha imposto delle g ravi limitazio ni in alcuni delicati settori come quello delle infrastrutture 219 . A tal proposito non si può sottacere che le assegnazioni ricevute a mala pena hanno consentito di garantire il raggiungimento di uno sta ndard consono ad un esercito tutto professionale . L'ul timo settore è il più critico per la compo nente te rrestre del lo strurncnto militare: l'Eserciz io. ln proposito, si evide nzia come, dal 2006, la parte affe re nte a lla spesa per consumi intermedi della Difesa s i sia ridona ben al di là del contenim e nto imposto ad altri Dicasteri, senza te ne re in minima considerazione che ta le spesa, per le Forze Annate, serve non so lo per garantire l'o rdinario fun zio namento e le esigenze di vita de i Reparti s parsi su tutto il territorio nazionale ma, sopratlutlo, serve per permettere di add estrare il personale e cura re la manutenzione di infrastrutlure , mezzi e mate riali. Con specifico riferimento al mantenimento dei mezzi e d e i ma teria li , ad esempio, nell 'ultimo trie nnio le risorse a ciò destin ate hanno s ubito un vero e proprio dimezzam e nto passando da circa 200 milioni cli e u ro del 2005 ai lOO circa del 2007 e 2008. La s ituazione, inoltre, s i è aggravata a causa elci sotto finanziarne nto de i d ecre ti di proroga dell e missioni fu ori arc a , che come abbiamo visto è rilevato anch e dalla Co rte dei Conti nu_ Questo mancato aHlusso di risorse ha comportato una decisa pena lizzazione clcllc atti vità di mantenimento con consegu e nte: prog ressiva perdita di efficienza di mezzi, s istemi ed e ciuipaggiamc nti ; un inevitabile decadimento d e lla capacità di sostegno genera le; il progress ivo esaurime nto delle scorte. Nonostante molteplici campanelli d 'alla rme connessi con il precoce d egrado d e i mezzi e mate riali impiegati ne i Teatri Ope rativi, pmtroppo, la s ituazio ne sembra destinata a peggiorare stanti i tagli già previsti per il corr<.:nte an no . ,.,, Ammodernamento e rinnuva1m:11Lu infraslrullurnle rig uardano proprio il scuorc Tnvcsrimc nro. , ~, Cii. prec. nota 211.


274

Giuseppe fotaro

6.5 Uno sguardo al futuro. Nonostante il f)Uadro delineato non lasci molto spazio all'ottimismo, non s i può non rilevare come, fino ad oggi , l' Ese rcito abbia dimostrato di essere pienamente in grado di rispondere, con efficienza, rapidità e generosità, a tutte le richieste della comunità internazionale e della società civile, prodigandosi con professionalità, m eritando spesso riconoscime nti e contribuendo ad elevare il prestjgio dell'Italia nel contesto interna7.ionalc, grazie, in particolare, all'acquisizione cli una mentalità expeclitionary , alla cooperazione civile-militare, alla capacilà cli o perare tra la gente e per la gente, alla conoscenza delle lingue e ddk: procedure di lavoro multinazionali m . Tuttavia dal punto cli vista puramente lìnanziario, attesa l'impossibilità di ulteriori margini di manovra per fronleggiare le conlinue situazioni di emergenza, rimane la necessità di garantire la sopravvivenza e la stessa ragion d 'essere della Forza Armata attraverso il reperimenlo di nuove e cospicue risorse finanziarie. E' stato oramai accertato che, considerati i continui e sempre nuovi in1pieghi, parlare ancora di ridime nsionamento dello strumento militare e , dunque, affrontare la problematica sul solo aspetto quantitativo sarebbe assolutamente riduttivo, tanto più che un ulteriore ridimensionamento porterebbe all'insostenibilità anche solo degli attuali impegni operativi. In tale contesto, posta la necessità di linee politiche chiare, anche la Fo rza Armata dov1,ì continuare ad operare scelte coerenti che, basandosi s ulla necessaria certezza dei finanziamenti, dovranno tendere alla massimizzazione della capacità di programmazione: privilegiando scelte tendenti ad un migliore e quilibrio de lle componenti Personale , Esercizio ed Investime nti; valorizzando sistemi e capacità che risultano possedere un più vantaggioso rapporto costo/ efficacia; bilanciando l'esigenza di non dis perdere il patrimonio di conoscenze nel campo d ei siste mi ad e levata tecnologia con l'esige nza di mantenere i costi di acquisizione ed esercizio in limiti accettabili; o p e rando le opportune scelte tra i programmi internazionali a cui l'Italia ha aderito, ne ll'ultimo decennio 222, affinché le difficoltà nel sostenerne l'onere finanzia rio non compottino consegue nze negative ne i rappo rti con i Paesi alleati e amici e soprattutto sull'immagine dell 'Ita lia come partner affidabile. Dovranno essere, inoltre, ad o ttate le necessarie modifiche a lle strntture esistenti che possano condurre alla gestio ne o ttima le delle risorse, come si rn Gcn. C.ASTAGNFTll, audiz ione del C iro di SMF. rresso la 4A C.ommissio ne Difesa del Senato , 5 novc mhrc 2008. m Probabilmente in Eurora l'Italia è il Paese , frj q uelli maggiori, che ha r iù internazio nalizzalo i p rogrammi di acquis izione .


Evoluz ione e /m>sfH!ltive ji,tture delle risorse finanz iarie della D [/i!sa 275

è cercalo di dimostrare ne i capitoli precedenti. Tanto è cambiato nell 'organizzazione e ne i compili dello strumento mili-

tare ma la dinamicità d ella situazione internazionale impo ne un'invers io ne cli tendenza coraggiosa e radicale; come, infatti, ampiamente dimostrato dall'esperienza e dal continuo confro nto con i partner stranie ri, l'Esercito proiettalo al domani , unitamente alle altre compo nenti, deve poter conta re su con cetti e sche mi innovativ i che dia no, da subito, risposta ai proble mi futwi evila ndo 1a semplice proiezione delle tendenze atluali. La strad a intrapresa d e lle riforme strullurali è assolutame nte quella giusta, come indicato chiaramente da i risultati raggiunti , soprattutto in cam po inte rnaziona le, ma questa strada necessita di essere ad eguatamente sostenuta per evitare d i vanificare il lavoro finora svolto. Oi versamc ntc, si concretizzerebbe p er la Forza Armala w l'impossibili tà di ricoprire ruoli. di rilievo a ll' inte rno di coalizioni e/o alleanze e, consegue ntemente , si imporrebbe l'esigen7.a cli riconsidera re il livello stesso di ambi i.io ne p olitico-militare nazionale. Tn mancanza del dovulo s uppo 1to, l'Esercito sarebbe coslrello a ridurre notevolmente il ventaglio di operazio ni e ffettuabili; tutto ciò im po rre bbe, ncccssaria 111ente, di tend ere a lmeno ad una specia lizzazione .settoriale pe r po te r comunqu e ritagliars i un poslo d i rilievo n e llo scenario inte rnaziona le. In una ta le negativa prospelliva, andre bbe, qu indi, privilegiala l'acq uisizio ne di assetti d otali di una maggiore flessibi lità o perati va e capacità di pro iezio ne in scenari cli impiego cong iunti con forze internazionali. Valo tizzando ciò ch e s i ha e conce ntrando g li ulte riori inveslimenli in capacità m o lto specifiche e, possibilmente , a d alta tecn o logia , si riuscirebbe, forse, ad avere assets pur numerica me nte ridotti ma potenz ialmente decisivi c he , comunq ue, dare bbe ro alla Fo rza Arma ta una ragione di esistere. I•:' implic ita , in tulio questo discorso, la rinuncia a condurre operazio ni auto no me , anche di e ntità ridotta, e a guida re o p e razio ni multinazion ali , se no n in cas i eccezionalmente favorevo li pe r le capacità disponibili. Al di là cli sce nari catastrofici, pur conside rando che la n on favorevole s ituazione congiunlurale in c ui versa il Paese, unitamenle all 'esigenza governativa di contenere la sp esa pubblica, si ripercuote costanteme nte su lle risorse finanziarie da p oter destinare alla funzione d ifesa del Dicastero, non si puù no n rilevare come siano state falle de lle scelte che è indispe nsabile modifi care integralmente , come quelle relative a lle esigenze d e l settore "vitale" dei cons umi intermedi . Proprio dai "tagli" nel settore che con sente il fu nzioname nto dello s lrurne nlo, raprresenta il sostcn-

m Ovviame nte simibr~ discorso militarf' :M~rin~ ed Aeronau ti ca.

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comron~nri de llo

strumento


276

Giuseppe Totaro

tamento operativo e log istico su cui si ha.sa la quotidiana attività degli Enti e Reparti e, non per ultimo, inc ide pesantemente sulla qualità de lla vita del personale, sono state, in questi a nni , e.sclu.se le forze di polizia, compreso il comando Generale dell'Arma dei C:ara hinie ri , ma no n le Forze Annate, con il risu ltato cli un trattam ento diffo rme degli strume nti milita ri (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinie ri), pur ing lobati a ll'inte rno d i un unico dicastero, operando anche una differenziazione concettuale tra esigenze relative a lla sicurezza da quelle relative alla difesa 22" . Tale tendenza deve essere assolutamente invertita, tanto più che pe r lo strumento militare i "cons umi intermedi" rappresenta n o a nche il presupposto fondame ntale pe r po te re accrescere e consolidare il bagaglio tecnico professionale del pe rsonale dipendente. Pe rtanto, gli o neri soste nuti per il funzionamento d ei Comandi o per la condotta di esercitazioni no n .sono solo .strumentali all'impiego in operazioni de lle Unità e, in quanto tali, "in comprimibili", ma addirittura necessitano di un consistente incremento a lla lu ce <lei sempre crescenti impegni in ambito n a'.l.io nalc e nei vari teatri di o p e razioni dei Reparti de lJa Forza Armata.

CONCLUSIONI

C:ome oramai ben no to, l'impostazione <lei provvedimenti cli politica economica e finanziaria nazio na le è, <la tempo, fondata sull 'applicazione di stringenti criteri di priorità che, tra l'altro, h ann o compo1tato sempre minori risorse devolvibili a molteplic i s ettori della Pubblica Amministrazio ne e, dunque, anche alla Difesa. Pe r contro, la d inamicità della po litica estera p erseguita <lai Governo ha richiesto, in questi ultimi anni , un .supe riore livello di impegno pe r le Forze Armate , che p ostula, oggi più che mai , la disponibilità di appropriale linee finanziarie. Se, nel campo de lla difesa, il Governo dovesse pe rsevera re nella p o litica fin qui .seguita in breve tempo, ci s i troverebbe a dover rive de re e ridefi nire le stesse .scelte strategiche di fondo della politica este ra e cli difesa del Paese. Alle Autorità Po litiche .si presentano sostan zialmente due opzioni, e ntrambe plausibili, ma che richiedono una scelta tra due strade nellamente distinte: stare al passo con i maggio ri pa rtner eu ropei; ridimensiona re il ruo lo politico-mi litare nazio na le. In merito, secondo la posizio ne uffic iale .sinora sostenuta a livello governativo, la politica este ra e di difesa dell 'Italia dovrebbe avere, fra i suoi obie tti vi, il raggiungime nto di una posizione d i sostanziale parità di "' Cìrcolnrc n° 7 del M in istero dell'F.cono rnia e delle Finanze, 21 febbrnio 20o6.


Rvoluzione e prospettive future delle risorse finanziarie della TJ"(fèsa 2 77

rnolo e rango rispe tto ai principali Paesi e uropei (Regno Unito, Francia e Germania). La cro nica carenza di fondi slanziati per la Difesa mina, p e rò, la credihilità di queste dichiarazioni d'inlenti, laddove risulta evide nte che il principale limite per il raggiungimenlo di un tale ohie ttivo risiede nella difficoltà di sostenere il peso ch e esso ha in te rmini di 1isorse econ omiche , politiche e sociali. Peraltro, decenni di costante disattenzione per le tematiche de lla Difesa hanno accumulato un differenziale di capitali zzazione rispetto ai Paesi guida dell'Europa della Difesa diffic ilmente colmabile che pesa negativamente s ulla reale capacità operativa presente e futura d elle Fo rze Armate italiane. Qualora la possibililà di raggiungere i livelli d e i Paesi e uropei, che maggio rme nte si stanno impegnando nel campo della d ifesa (lkgno Unilo e Francia), sia considerala non proponihile, si ritie ne che non rimarrebbe altro ch e accellare un ridimensioname nto de l molo polilico-militare dell'Italia. Si trallerebbe in definitiva de lla rinuncia a far p arte dell'alluale diretto rio e uropeo in ambito difesa, di fatto composto da due-tre Paesi 225. Pe rde re quesla occasione significhe rebbe una brucianle sconfitta per l'Ilalia con forti ripe rcussio ni su tutte le componenti del Sislema Paese. Gli innumerevoli compiti egregiamente svolti dalle Forze Armate, in Patria e fuori dai confini nazionali, hanno consentito cli accrescere, sia 1xesso le Istituzio ni che nella coscienza dei Cittadini, il con vincimenlo che le compo n e nti de llo strume nto militare ita lia no , nessuna esclusa, rappresentano un potente strnmento di politica estera a disposizione del Parlamento e del Governo. Tuttavia, esse ne cessita no cli un continuo e costante avallo politico e sociale per rafforza re la propria immagine is tituzionale e d evono essere poste ne lle condiz ioni cli p ossed ere capacità adeg uate per p o te r continuare a d operare e confro ntarsi, ad adeguato livello, nei contesti internazionali. Al cli là ùe i pure n ecessari aggiustamenti che ciascuna Forza Armata dovrà conti n uare ad appo rtare a lla propria struttura o rganizzativa, è ormai dùa ro ch e, s ul piano finanziario, s ia improcrastinabile prevedere un flusso coere nte e costante di risorse opportunamente commis urato al sostegn o d e i programmi di reclutamento, formazione e addestramento del personale, di mante nime nto in efficie n za degli assetti nonché di ammodernamento, rinnovamento ed adeguamento tecnologico. In mancan za di prowedime nti in tal sen so, il Paese rischia di veder ridurre il ruolo d e lle proprie Forze Armate sc.:mplicemente ad un'organizzazione che eroga salari p1iva, però, cli una concreta utilità o pe rativa.

225 li ruolo tedesco ìn merito non è ancora chiaro, tlale le tlif!kollà econom iche e politiche recentem ente incontrate dalla Germania.


G'iuseppe Totaro

2 7H

A LLEGATO 1 EVOLUZIONE DEL BILANCIO DIFESA E F.A. Cifre in mln. di

.ANNO

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{1) 21.132,40 !8! 1 605.04).00 5~00.s; 25 56' 2.553.24 12.08 · NOTE: Fonte ISTAT per i d.:,U refallvi .JJ P.I.L. e Spes.elEntrilte dcllo Sl3to: (1) Q bilonclo lnlzloic (U.~1.60 mln. () ho ou bft o In cOt<O d 'anno una decurtz lono di 80,02 mln.€ per olfetto dolio l . 6611992 e di 774,68 mln. € o segultod~lo •m311 0Yr3 economic3 del governo"' (dJ. 331'1992). (2i Wbiloncio iniziole (13414.50 mln. E') ha subito in corso d'anno una decurtmon e di 1S3.85 mln. E dovuUolle leggi 724194 • BS/95. (3) Wbil>nclo inizia• (16131.47 mln. € di cui 1763.08 m!n. ( per rlNPDAP) h a sut,ito in corso d'OMo un to!llio comple ..iYo di 262,21 mln. ( (L.1 05196. L. 23~96 • L. 321'96). (4) Fonte "Rclarlon• generol• ,uuo $ituarlone eeonon~c• d el Paese 200S -Allegalo CN-1". ($! Le post• o monte HM. UNIS eCAT RIN-EHIOI sono sto\c corieote por intero su El. (6) Non conleff'l)la gli occanlonome<>li. Per l'E lla quota ocç311tonata è pari a 33.8M€. (7) CofTl)rende b quoto del Foodo per l'Investimento (IS50M€). Non tiene conto della quoto MSE. (S) P" nominale tend..,?lale trotto do! Opel 2008·2011.

).«le,91

53.76T.

2al7


Evoluzione e /JrmJwttive Jùture delle risorse finanziarie della Df/esa 279 A LLEGATO 2 RAPPORTO PERCENTUALE BILANCIO NAZIONALE E NATO DELLA DIFESA SU BILANCIO DELLO STATO (A VALORI CORRENTI · CIFRE IN MIL DI EURO) BILANCIO DELLO STATO ANNO

(TOTALE

COMPLESSIVO DELLE SPESE) (8)

1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 198) 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994

1995 1996 1997 1998 1999 2000

2001 2002 2003 2004 200S

2006

2007

3.794,9 4.138,4 4.622,4 5.152,6 5.897,0 6.623,8 7.237,4 8.5 12,7 10.503,8 12.736,8 15.6R6,8 19.662,4 24.316,6 33.282,4 61.662,9 77.597,0 97.923,6 121.556,5 141.11 0) . 178.640,7 201.715,9 23 1.775,8 237.867,3 284.398,9 264.215,8 334.617,2 356.074,4 388.762,2 401.418,7 393.031,5 457.937,4 4 73.258,0 496.315,0 537.090,4 526.393,5 534.301,2 609.217,6 609.225.S 669.985,6 654.485,8 645360,9 65 1.341,0 683.826,6

BILANCIO DIFESA

BILANCIO DIF'ESA IN CHIAVE NATO

(9)

(IO)

574,6 640,3 655,8 677,0 727,4 780,2 855,7 975,3 l.1 85,0 1.225,8 1.266,0 1.527,0 1.823,4 2.227,9 2.643,& 2.985, 1 3.873,9 5.122,2 6.016,1 7.137,4 8.459,6 9.08 1,9 9.866,6 10.883,9 11.829,4 12.113,2 12.635,6 13.591,6 13.200,6 13.514,1 13.414,5 16.13 1,5 16.041,1 16.003,7 15.935,1 16.963,4 17.777,0 19.025.) 19.375,9 19.811 ,0 ] 9.021,7 17.7!>2,2 20.1 94,6

625,7 692,8 702,0 724,6 729,1 806,7 956,5 I .I 16,7 1.235,3 1.472,9 1.603,3 1.863,4 2.3•10,8 2.737,5 3.340,5 4 .236,7 5.096,5 6.349,3 7.437,0 8.486,9 9.598,0 10365,9 12.285,5 13.732,8 14.686,1 14 .464,3 15.592,1 15.913,3 16.7 14,8 16.958,0 16.299,7 18.680,0 19.987,3 21.052,3 22.239,7 24.325,1 24 .591,8 25.886,6 26.794,9 27.476,2 26.959,5 24 .507,8 28.805,3

(4)

(5)

(6)

RAPPORTO¾ BIL. DIF./BIL. S'r ATO

15, 14% 15,47% 14,I 9o/o 13, 14% 12,34% 11 ,78% 11,82%

ll,46o/o 11,28% 9,62%

S,O?fu

(1) (7)

7,7'7% 7,5oc:'/o 6 ,69% 4,29o/o 3,85% 3,96% 4,21% 4,20:N. 4,00% 4,19% 3,92% 4,15% 3,83% 4,48% 3,62% 3,55% 3.50% 3,29% 3,44% 2,93% 3,41% 3,23% 2,98% 3,03% 3,17% 2,920/4 3,120/4 2,89% 3,03% 2,95% 2,73% 2,95%

RAPPORTO¾ BIL. DJF. NATO/BIL. STATO

16,49% 16,74% 15,19%

14,06"/o 12,36% 12,18"/o 13,22% 13,12% ll ,76%

11 ,56"/,, 10,220/4 9,4b'o/o 9,63% 8,23% 5,4 :ZO/o 5,46% 5,20%

5,22% 5,2~~ 4,75% 4,76% 4,47% 5,10% 4,83% 5,50'/o 4,32% 4,38% 4,o~;, 4,16% 4,3 1% 3,56% 3,95% 4 ,03%

3,92'¼ 4,22o/. 4,55% 4,04% 4,25% 4,00% 4,20% 4,18"/o 3,76% 4,21%


280

Giuseppe Totaro SEGUE ALLEGATO 2

RAPPORTO% BILANCIO DIFESA NAZIONALE/NATO {A VALORI CORRENTI - CIFRE IN M /L DI EURO)

ANNO

1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982

1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

2000 2001

2002 2003 2004 2005 2006 2007

BILANCIO DIFESA NATO

BILANCIO DIFESA NAZIONALE

(3)

(l)

RAPPORTO o/e BIL. DIF'. NAZJBIL. DIF. NATO

806,7 9S6,5 1.11 6, 7 1235,3 1.472, 9 1.603, 3 l.863,4 2.340,8 2.737,5 3.340,5 4 .236, 7 5.096,5 6.349,3 7.437,0 8.486,9 9.598,0 10.365,9 12.285,5 13.732,8 14 .686, 1 14.464,3 15592, 1 15.9 13,3

780,2 855,7 975,3 1.185,0 1225,8 1266,0 1527,0 1.823,4 2227,9 2.643,8 2.985,1 3.873,9 5.122,2 6.016,1 7.137,4 8.459, 6 9.08 [,9 9.866,6 10.883,9 11.829,4 12.11 3,2 12.635, 6 13591, 6 (4)

96,72% 89,46% 87,34% 95,93% 83,22% 78,96% 81,95% 77,90% 81,38% 79,14% 70,46% 76,01% 80,67% 80,89% 84,10% 88,14% 87,61% 80,31% 79,25% 80,55% 83,75% 81,04% 85,41 %

16.714, 8 16.958,0 16299,7 18.680,0 I 9.987,3 21.052,3 22.239,7 24.325, I 24.591,8 25.886,6 26.794,9 27.476,2 26.959,5 24 .507,8 28.805, 3

13200,6 135 14,1 13.414,5 (S) 16.131,5 (~ 16.041, 1 16.003,7 15.935, l 16.963,4 17.777,0 19 .025, 1 19.375,9 19.811,0 19.021,7 17.782,2 20.1 94,8

78,98% 79,69% 82,30% 86,36% 80,26% 76,02% 71,65% 69,74% 72,29% 73,49% 72,31% 72,10% 70,56% 72,56% 70,11 %

(7) (7)


Evoluzione e prospettive futu re delle risorse.finanziarie della l)!fèsa 281 ALLEGATO 3 COEFFIC"fENTI DI C'ONVERSIO."lt: DEI VOLUMI HNANZIARl t lì:'11 \'.u ,, if- 1 7'ùMl~.Al -1 Al \'l\ it ,J:I 1, t:.•U .,!~

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G'iu seppe Totaro

282

A LLECA' l 'O 4

COEFF ICIENTI DI CONVERSIONE VOLUMI FINANZIARI VALORI NOMINALI -VALORI REALI (ELABORA TI MEDIANTE IL DEFLA TORE DELLE SPESE PER LA DIFESA) ANNO BAS E

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Nota.: Per trasfonnare I valori correnh (valon no rrunali) dell' anno X. rn valon reali dell'anno Y. bisogna. moltiplicare i primi per il coefficiente di conversione individuato dalla inte rsezione dell'anno X con 1~:rnuo Y.


Euo/11z icme e pros/Jel/ivefuture delle r·isorseji"nanz iarie della D[/esa 281 SEGUE ALLEGATO 4

COEFFICIENTI DI CONVERSIONE VOLUMI FINANZIARI VALORI NOMINALI - VALORI REALI (ELABORA TI MEDIANTE Il DEFLA TORE DELLE SPESE PER LA DIFESA) ,1 NNO BASE l>I RJFERIMEN/'O (ANNO l'.)

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1,543 1,6:11 1,7 13 1,802 1,853 1,871 1.916 1,954

Nota Per trasformare i valori correnti (valori nornj n:ili) dell'anno X , m valon reali dell'anno Y, brnogna moltiplica.re i primi per il coefficiente di convtraìone individuato dalla intcnsezionc dell'anno X <:o n l'anno Y.


c;iuse/J/>e Totaro

281

Sl•:GU I•: ALLEGATO

COEFFICIENTI DI CONVERSIONE VOLUMI FINANZIARI VALORI NOMINALI-VALORI REALI (ELABORA TI MEDIANTE IL DEFLATORE DELLE SPESE PER LA DIFESA) ANNO B ASE DI RIFERIMENTO (ANNO Y,) l ,r,/lte,

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0,568

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0,4 55

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0,680

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0,691

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i

I I

1,558

1.623 1,657 1,690

Nota: Per trasforma re I valon correnti (valon nominali) dell'anno X , ID valon real, dell'anno Y, bisogna moltipli<.:arc i primi per il coefficìcnle di conversione individualo dalla. intersezione dell'anno X con l'inno Y.

1


Rvoluzione e prospettiveji1,ture delle risorse_firumz iarie della LJijèsa 285

- - - -- --

SEGU E ALLl•:GATO

4

COEFFICIENTI DI CONVERSIONE VOLUMI FINANZIARI VALORI NOMINALI-VALORI REALI (ELABORA TI MEDIANTE IL DEFLATORE DELLE SPESE PER LA DIFESA) ANNO BASE DI RIFERIMENTO (ANNO I'.)

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2005

1,065

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2003

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3,94 1 '1 3,651 4,611 4,272

3,208 3,753

3,587

I

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j

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I I

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1970

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18,469

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I

2),243

I 21,532 I 18,916

31.557

I 29, 766 I 27,SU

i

24,405

I

26,820

24 ,794 , 21,989

i 11 .11• j 28,949 I 25,674 I

Il

33,198

I

34,127 1 32,191

1963

36,355

35,719

16.828

36,183

I 34,571 I

1966

37,601

36,943

I

I I

23,785

! 19,861 I 20,s94

30,779

26,736

I

j

24,769

21.75a

27,297 I 25,289 1, 22,215

i

I 6,0l l 1,-33 9 1 8.<(67 1,123 8,298 9,717

14,345 1 14,129

17,106 '1 16,419

15 822

I 15,585 Il

11,612 12,808

18,081

16.724

16,473

I

13,538

14, 954

IS,508

17,896

29,759 , 26,393 I 24,45 1 1, 21,479

32,609 I 30,146

35,297 , 33,294

22,609

I

I

1,844

3,855

13,'789

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1,780

2,686

j

28,349 1 26,207

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2,>03

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1,210

1,660

7. 166

28,433

1,14"/

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30,054

1,091

2,165

74 • 7

18J85

14,904

1,047

1,569

s.•21

I

0,810

j

9,l93

I 16.224

0,780

2,020

8,S'.1,4

12,412

0,749

I

9.212

H,915

0,716

I

' 10,3,l

-~ I:

0,629

1.909

I 1,• .,i

1

1967

1965

1'

1

1,161

0,517

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10.387 ,

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I

2,811

I

I I I

I

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19.281

29,759

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6,058

I 2

31,455

J ,015

3, 165 I 2,932

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12.690

32,01 6

Il

3,569

1977

30,290

1,71 9 I 1,655 1,8'\1

1978

un

1,739

2,014

7,46'3

1971

1,472

1,901

s,978

27,461

1,871 j

I

1,495

2,096

8,073

1973

1.553

1,993

•.1 11

22.980 l

1,616

2,192

8..158

1974

1.6•1

I

I ,l9l

2,496

10,296

19.624

1,924

Mli 0,4 78

0,822

1,4 1I

2,269

8,957

16.845

1.472

2,694

10,n6

1976

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2.••9

9, 11 7

1975

1

1,602

0,431

1,217 j

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1.824

2,300 j 2,130 j

I

1,015

3,038

10,968

I

I

0,884

1,161

1980

. , lI

Ì

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1979

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1,411

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0,9185

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1991

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1.069

I

I i

I

1,039

2,220

0,109

I

1,081

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0,629

1

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0,948

1, 131

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I

1.288

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0,962

1,390 ,

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0,911

1,561

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1,936 j

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I

I

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21,6

0,871

0,919

1,041

2,!,46

5,3!4 6,24 1

0,120

1,089

1,665

i

0,638

o,748

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I

0,590

0,66'.l

1,239

1,/12

5,429 6,352

I

o.532

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1 1,3)8

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1982

I 0,556

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0,578

1,508

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I 1,046 1

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2,805

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I

o,552

0,956

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I

o.~3

I

1.721

2,402

o,878

I

l ! I

I

1993

1933

o,56.1

I

1,693

I

I

j OJ•J j 0,872 j o,m I 0,71 6

1,487

I

0,126

I

1 o,575 0,629 I 0,602

200 1

1,461

~1~1w1~1 w 13,s ! 4,6 I • . 1 I 3,9 I 1,s

19

11,,s

2000

1994

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l =

17,376

I 18,245

17,560

I

17,297

14,215

I 19,972 , 19,194 I 20,531 19,731 I 20 ,798 I1 19.•88

18,•n 1 1s.19,

Il

18,991 I 18,705

I I

I

19,6>12 1 19,347 ·, 15,899

21,235

I

20,4 08

19,238

I

18,919

15,373 15,572

38,353 Ì !7,682 I 16,001 j 11.<60 Ì 11;\?5 Ì 27,841 25,794 22,660 j 21 ,660 I 20,816 20,034 19,7H 1.._211 Nota: Per trasformare I valon correnti (va.lon nominah) dell'anno X , 1n valon reah dell'ano Y, bisogna molt1plicarc 1 primi per il coefficiente di couver:sione individuato dalla intcr,ezione dell'ann o X con l'anno Y.


Giuseppe 'J'otaro

286

ALLE<~ATO

SPESE IN TERMINI REALI DEI BILANCI DELLA DIFESA IN CHIAVE NAZIONALE (ELABORATE MEDIANTE IL TASSO D 'INFLAZIONE NAZIONALE MEDIO) ANNO

BILAN CIO DIFFSA NAZIONALE

INFLAZIONE NAZIONALE MEDIA

VALORI CORRENTI

(1)

NUMERI INDICE

BILANCIO DIFESA NAZIONALE

INCREMENTO 0; . A VALOR1

VALORI COSTANTI CORRENTI

COSTANTI

1976

I .527,0

16,5

14,9

10.232,4

1977

1.823,4

18,1

17,6

10.345,9

19,4

1, I

1978

2227,9

12,4

19,8

11 2 46,4

22,2

8,7

1979

2.643,8

15,7

22,9

11.534,9

18,7

2,6

1980

2.985,l

21,1

27,8

10.7.54, 8

12,9

-6,8

1981

3.873,9

18,7

32,9

11.758, 1

29,8

9, 3

1982

.5 .122,2

16,3

38,3

13.367,9

32,2

13,7

1983

6.0 16,1

15,0

44, 1

13 .652,9

17,5

2,1

1984

7.137,4

10,6

48,7

14.64.5,4

18,6

7,3

1985

8.4.59,6

8,6

.52,9

15.983, 7

18,5

9,1

1986

9.081,9

6,1

16.173,0

7,4

1,2

1987

9.866,6

4,6

.56,2 58,7

16.797,7

8,6

3,9

1988

10.883,9

5,0

61,7

17.647,2

10,3

5, 1

1989

11.829,4

6,6

65,7

17.992,8

8,7

2,0

1990

12.1 13,2

6,1

69,8

17.365,2

2,4

-3,5

4,3 7,6

-2,0 2,2

-2,9 (9)

-6,8

6,4

1992

12.635,6 13.591,6 (6 )

74,2

5,3

78,2

17.024,4 17.390,8

1993

13200,6

4,2

81,4

16.209,8

1994

13.5 14,1

1995

13.414,5

(7) (~)

1991

3,9

84,6

15 .971,8

2,4

-1 ,5

5,4

89,2

15.041,8

-0,7

-5,8

1996

16.131.5

3.9

92,7

17.409.4

20,3

15.7

1997

16 .041 ,l

1,7

94,2

l 7.022,5

-0,6

-2,2

1998

16.003,7

1,8

95,9

16.682,6

-0,2

-2,0

1999

15.93.5,1

l ,6

97,5

16.349,5

-0,4

-2,0

2000

16.963,4

2,6

100,0

16.963,4

6, 5

3, 8

2001

17 .777,0

2,7

102,7

17.309,6

4,8

2,0

2002

19 .025,1

2,4

105,2

18.090,8

7,0

4,5

2003

19.375,9

2,5

107,8

17.975, 0

1,8

-0,6

2004

19.811 ,0

2,0

109,9

18.018,3

')?

~,-

0, 2

2005

19.02 1,7

1,7

111,8

17.011,2

-4,0

-5,6

2006

17.782,2

2,0

114, 1

15590, 8

-6,5

-8,3

2007

20 .1 94,8

2,0

l 16,3

17.358,9

13,6

11,3

(9)

5


Rvoluz ione e prospettive future delle risursejìrumziarie delta l>ijèsa 287

SE<~l JE ALLEGATO 5

SPESE IN TERMINI REALI DEI BILANCI DELLA DIFESA IN CHIAVE NAZIONALE (ELABORA TE MEDIANTE IL DEFLA TORE DELLE SPESE PER LA DIFESA)

ANNO

1. 976 1977

BILANCIO D1FF..5A NAZIONALE

DEFLATORE SPF..5E PER LA D1FF..5A

VALORI CORRENTI

(S)

BILANCIO

DIFESA NAZIONALE

INCREMENTO¾ A VALORI

VALORI COSTANTI CORRENTI

COSTANTI

10,l

15.154, 7

18,8

12,0

15232,5

19,4

0,5 9,6

1.527,0 1.823,4

NUMERI INDICE

1978

2.'127,9

11,5

13,3

16.692,0

22,2

1979

2 .643,8

15,7

15,4

17.120,2

18,7

2,6

1980

2 .985,1

20,3

18,6

16.068,6

12,9

-6, l

1981

3.873,9

23,2

22,9

16.925,9

29,8

5,3

1982 1983

5.122,2

16,5

26,7

19210,2

32,2

13,5

6.016,1

17,0

31,2

19284,3

17,5

0,4

1984

7 .137,4

13,3

35,3

20.193,2

18,6

4,7

1985

8 .459,6

9,9

38,8

2 1.777,8

18, 5

7,8

1986

9 .081,9

3, 6

40,2

22567,4

7,4

3,6

1987 1988

9 .866,6

7, 2

43,l

22.870,6

8,6

1,3

10.883,9

5, 8

45,6

23 .845,7

10, 3

4,3

1989 1990

11 .829,4

10,0

50,2

23561,2

8,7

-1,2

12. 113,2

6,5

53,5

22.653,9

2,4

-3,9

1991 1992

12.635,6 13591,6 (6 )

10,7

59,2

5,5

62,4

21.346,7 2 1.764,7

4,3 7,6

-5,8 2,0

1993 1994

13.200,6

4,9

65,5

20.1 5 1,2

-2,9 (j)

-7,4

13.514,1

4,5

68,4

19.748,4

2,4

-2,0

1995

13.414,5

4,7

71,6

18.730,9

-0, 7

-5,2

21,6

87, l

18523,6

20,3

-1 ,l

1,5

88,4

18.143, 2

-0,6

-2, 1

(7)

1996

16.131,5

1997

16.041 ,1

1998 1999

16.003,7

3,9

9 1,9

17.421 ,4

-0,2

-4,0

15.935, l

4, 1

95,6

16.670, 9

-0,4

-4,3

2000

16.963,4

4,6

100,0

16.963,4

6,5

1,8

2001

17.777,0

13,8

113,8

15.616,5

4,8

-7,9

(3)

2002

19.025,1

7,9

122,9

15.483, 3

7,0

-0,9

2003

19.375,9

12,8

138,5

13.984,9

1,8

-9,7

2004

19.81 1,0

8,2

149,9

13218,9

2,2

-5,5

2005

19.021,7

6,0

158,9

11.972,0

-4,0

-9,4

2006

17 .782,2

4,7

166,3

10.693,3

-6,5

-10,7

2007

20.194,8

1, 8

169,3

11.931,3

13,6

11,6

(9)


288 ALLEGAT O 6

SPESE IN TERMINI REALI DEI BILANCI DELLA DIFESA IN CHIAVE NATO (ELABORA TE MEDIANTE IL DEFLA TORE DELLE SPESE PER LA DIFESA) ANNO

BILANC IO

DIFE.SANAT O VALORI CORRENTI

DEFLATORE S.PES~~ DIFESA

NATO

NUMERI INDICE

IN CR EM ENTO 0/ • A BILANC IO VALORI DI FF.SA NATO VALORI CCGTANTI CORRENTI

(S)

COSTANTI

1976

1.863,4

9,4

19.809,4

1977

2.340,8

21, 1

11,4

20.548,8

25,6

3,7

1978

2.737,5

15,3

13,1

20.841 ,8

16,9

1,4 2,6

1979

3.340,5

18,9

15,6

2 1.390,5

22,0

1980

4 .236,7

20,9

18,9

22.439,1

26,8

4,9

1981

5.096,5

20,9

22,8

22.326, 6

20,3

-0,5

1982

6.349,3

20,8

27,6

23 .025,6

24,6

3,1

1983

7.437,0

14,3

31,5

23.595, 7

17,1

2,5

1984

8.486,9

11,0

35,0

24.258,4

14,l

2,8

1985

9 ..598,0

9,8

38,4

24 .98.5, 7

13,1

3,0

1986

10.365,9

6,9

41 ,1

25.243,0

8,0

1,0

1987

12.28.5,5

1.2,0

46,0

26.712, 2

18,.5

5,8

1988

13.732,8

7,0

49,2

27.905, 6

11,8

4,5

1989

14.686,1

8, 1

53 ,2

27.606,6

6,9

-1,1

1990

14.464,3

8,2

57,6

25.1 29,1

-1 ,5

-9,0

1991

15.592, l

9,9

63,3

24.648,2

7,8

-1 ,9

1992

15.913,3

0,7

63,7

24.981,2

2,1

1,4

1993

16.714,8

4,6

66,6

25 .08.5,4

5,0

0,4

1994

16.958,0

3,7

69, 1

24.554,2

1,5

-2,1

1995 1996

16.299,7

6,5

73,5

22.163,9

-3,9

-9,7

18.680,0

13,8

83,7

22.324,9

14,6

0,7

1997

19.987,3

8, 1

90,5

22.091,2

7,0

-1,0

1998

21.052,3

2,9

93,1

22.617,0

5,3

2,4

1999

22.239,7

3,4

96,2

23 .107,0

5,6

2,2

2000

24.325, l

3,9

100,0

24 .325, 1

9,4

5,3

2001 2002

24.591,8

2,5

102,5

23 .986,4

1, 1

-1 ,4

25.886,6

6,3

100,0

23.752, 1

5,3

-1 ,0

2003

26.794,9

5,9

115,5

23.205,0

3,5

-2,3

2004

27.476,2

6,7

123,2

22.309, 1

2,5

-3,9

2005

26.959,5

5, 1

129,5

20.822,6

-1,9

-6,7

2006

24.507,8

4,5

135,2

18 .1 22,5

-9, 1

- 13,0

2007

28.805,3

6,4

143 9

20.017,1

17 5

IO 5


Evoluz ione e J>rospettive future delle risorse jìnanziarie della D[fesa 289 SEGUE ALLEGATO 6

SPESE IN TERMINI REALI DEI BILANCI DELLA DIFESA IN CHIAVE NATO (ELABORATE MEDIANTE IL TASSO D 'INFLAZIONE NAZJONALE MEDIO) ANNO

BILANCIO DIF~ ANATO

INF'LAZIONE NAZIONALE MEDIA

VALORI CORRENTI

(5)

NUMERI INDICE

BILANCIO INCREMENTO ¾ A DI FF.SA NATO VALORI VALORI COSTANTI CORRENTI

COSTAN11

1976 1977

1.863,4

16,5

14,9

12.486,7

2.340,8

18,1

17,6

13281,8

25,6

6,4

1978

2.737,5

12,4

19,8

13.818,8

16,9

4,0

1979

3 .340,5

15,7

22,9

14.574,8

22,0

5,5

1980

4 236,7

21,l

27,8

15264,0

26,8

4,7

198 1

5.096,5

18,7

32,9

15.469,0

20,3

1,3

1982

6.349,3

16,3

38,3

16570,6

24,6

7, 1

1983

7.437,0

15,0

44,1

16.877,6

17,J

l,9

1984

8.486,9

10,6

48,7

17.414,3

14,1

3,2

198S

9.598,0

8,6

52,9

18.134, 6

13,1

4,1

1986 1987

10.365,9

6,1

56,2

18.459,5

8,0

1,8

12.285,5

4,6

58,7

20.915,8

18,5

13,3

1988

13.732,8

5.0

61,7

22266,4

I 1,8

6,5

1989

14.686,1

6,6

65,7

22.337,8

6,9

0,3

1990

14.4(;4}

6,1

69,8

20 .735,6

-1,5

-7,2

1991 1992

15.592, 1

6,4

74,2

21.007,9

7,8

1,3

15.913,3

5,3

78,2

20.361,5

2,1

-3,l

1993

16 .714,8

4,2

81 ,4

20525,0

5,0

0,8

1994

16.958,0

3,9

84,6

20.041 ,9

1,5

-2,4

l99S 1996

16.299,7

5,4

89,2

18.277, 0

-3.9

-8,8

18.680,0

3,9

92,7

20.159,8

14,6

10,3

1997

19 987,3

1,7

94,2

21210, 1

7,0

5,2

1998

21.052,3

1,8

95,9

2 1.945, 3

5,3

3,5

1999

22.239,7

1,6

97,5

22.817,9

5,6

4,0

2000

24 .325,1

2,6

100, 0

24 .325, 1

9,4

6,6

2001 2002

24 .591,8

2,7

102, 7

23.945,3

1, 1

-1,6

25.886,6

2,4

105,2

24.615,3

5,3

2,8

2003

26.794,9

2,5

107,8

24 .857,5

3,5

1,0

2004

27 .476,2

2,0

109,9

24 .989,8

2,5

0,5

2005

26.959,.5

1,7

111,8

24 .109,9

-1 ,9

-3,5

2006 2007

24.507,8

2,0

114, 1

2 1.487,6

-9,1

- 10,9

28.805,3

20

116,3

24.760,3

17,5

15,2


BILANCI DELLA DIFESA IN CHIAVE NATO (MILIONI DI DOLLARI USA)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

278.856

271.4 17

276.324

274.278

280.969

301.697

312.743

356.720

415.223

464 .675

472.236

454 .169

545.328

INGHILTERRA

33.836

34 .840

35 .384

37 .227

36.482

35.608

35.221

37 .730

43.143

49 557

50.762

49.598

63.258

FRANCIA

47.768

46 .403

41 .308

40 .042

38.897

33.815

33.277

36.404

45.91 B

53.007

52.855

50. 795

60.269

GERMANIA

41 .160

38 .989

33.217

33 .146

32.604

28.150

27.426

29.333

35055

38.007

37 84 8

36.385

41 .836

ITALIA

19 .375

23.443

22.724

23.478

23.694

22.4 11

22 006

24 .363

30 242

34.11 6

31 .223

30.174

37 525

CANADA

9.077

8.443

7.822

7.528

8 319

8.292

8 517

8.526

10.094

11 .492

12.809

13.879

18 490

SPAGNA

8.65 1

8 617

7.671

7.524

7.556

7001

7.1 33

8.997

10 808

12 .661

13.107

13 050

17.381

TURCHIA

6.606

7.512

7.792

8.781

9.952

9.994

7.216

8.033

9.030

9.390

11.697

12.1 09

13.446

OLANDA

8012

7.829

6.839

6.836

7.026

5.972

6.200

6.729

8.356

9.662

9.896

10.218

11 .069

GRECIA

5 .056

5.580

5.532

5.836

6.003

5.522

5.356

4.560

4.812

5.901

6.825

6830

8.597

NORVEGIA

3.508

3 .537

3.253

3325

3.309

2.922

2.966

4 066

4.518

4 .887

4 .866

4.852

5.565

BELGIO

4 .449

4 .242

3.684

3.664

3.598

3.191

3036

3. 147

3.875

4 .433

4 .597

4.486

4.967

DANIMARCA

3.118

3.086

2 805

2 .846

2.785

2.393

2.525

2694

3.200

3 .465

3.466

3.502

3.999

PORTOGALLO

2.670

2.601

2.389

2.336

2.406

2.204

2 324

1.960

2.364

2.848

2 951

3.154

3 367

STATI UNITI


RAPPORTO PERCENTUALE BILANCIO DIFESA IN CHIAVE NATO SUL PIL

-·è5 :::C'l'-

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

B. 2

STATI UNITI

3,77

3,47

3,33

3,1 4

3.03

3.07

3.Q9

3,4 1

3.78

3,96

3,78

3,41

4,00

;,s

GRECIA

4,30

4 ,49

4 ,56

4 ,79

4.83

4.87

4,54

3.40

2,77

2,84

3,06

3.03

2.80

~

TURCHIA

3.90

4,14

4 ,10

4 ,38

5.38

5.02

4.96

4.36

3 ,77

3.11

3,23

3,06

2.70

FRANCIA

3.07

2,99

2,90

2.72

2,68

2.55

2,48

2.50

2.57

2.60

2,52

2,47

2.40

':::1-,

INGHILTERRA

2,98

2.93

2,67

2,61

2.49

2.47

2,45

2.40

2,39

2.32

2,31

2,25

2,30

~~

ITALIA

1,76

1,90

1,94

1,96

2.01

2.Q7

2,00

2.03

2,04

2.0 1

1,80

1,79

1.80

~

OLANDA

1.93

1,90

1,74

1,67

1,69

1,55

1,55

1,54

1.55

1,59

1,59

1,50

d

'i3 ~

E. ~

........

~

...(;;·~

1,50

o

;;i

PORTOGALLO

2.49

2,32

2.16

2,00

2.01

1.99

2,04

1,56

1,55

1,63

1,64

1,60

1,50

NORVEGIA

2,37

2,22

2.07

2,22

2,09

1.75

1,75

2, 14

2.03

1,92

1,64

1,52

1.40

~

~ ;:s

....~ .,, N

CANADA

1,54

1,38

1.23

1,22

1,213

1.14

1,19

1.16

1,16

1,16

1,13

1,14

1.30

V;

$S"

tTi

;:i_

DANIMARCA

1,73

1,69

1,65

1,64

1,60

1,49

1,57

1,55

1,50

1.4 1

1,34

1,36

1.30

e tTi

GERMANIA

1,67

1.64

1,54

1.52

1,53

1.48

1,45

1,4 5

1,43

1,39

1,36

1,35

1,30

~ ....... !S' t,

SPAGNA

BELGIO

1,48 1,61

1,41 1,58

1,14 1,48

1,25 1.44

1,22 1,4 2

1,21 1.38

1,17 1,31

1,31 1,25

1,23 1,25

1,22 1,23

1,17 1.24

1,15 1,23

1,20 1,10

~

r< tTi

~

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ANDAMENTO SPESA FUNZIONE DIFESA. (2000-2007) DATI FINANZIARI DI RIFERIM ENTO


AN DAMENTO SPESA FUNZION E DIFESA FR.ANCIA - P:'PICOO 2000-200i•

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ANDAMENTO SPESA FUNZIONE DIFESA GERMA~ 1,1 . 'EPICO:, ~0)0.2007.

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296

Giuseppe Totaro

RIFERIMENTI NORMATIVI Decreto ciel Capo provvisorio dello Stato 4 fehlm1io ·1947, n . ·17, "Ri1111ione in un un ico Ministero dei Min isteri: della gu e na , de lla marina mil itare e dell'a eronautica". Decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 10 maggio 1947, n. 306, "Nonne per l'organizza zione del Ministero tle ll:1 difes,1". Decreto legislativo 2 1 aprile J948, n. 955, "Istituzio ne della carica d i Capo di Stato Maggiore della Difesa <..: sue allribuzioni". Ministero Difesa Gabinetto. Atto dispositivo n. 11967 in data 15 giugno 1919. "Istituzione dell' Ufficio Centrale per i servizi d d b ilancio e del coordin:m1entn amministrati vo". Legge 28 luglio ·1950, n . 624, "Tstin ,:,.inne del Consig lio supremo cli d ifesa". Legge 9 genna io 1951, n . 167, "Istituzione del Consiglio supe riore tielle f o rze Anmte". Legge 12 dice m bre 1962, n. 1862, "De lega a l Governo per il riordiname nto del Ministero della dife sa e degli Stati Maggiori e per la rev isione delle leggi s ul rcdu tamcnto e dell:1 c ircoscrizione dei trib una li milita ri territo ri:1li". T.egge 9 o ttobre 1964, n . 1058, "Rinnovo della delega al Gove rno per l'e manaz io ne di norme relative al riord ina me nto del Ministero della difesa e degli Stati maggiori, e delega per il rio rdinamento delle carrie re e delle categorie e per la revisione deg li o rganici del personale civile". Decreto del Presidente delb Repubblica '18 novembre ·19(i5, n. 1477, "Ordina m ento dello Stato Maggiore del la difesa e degli Stati Maggio ri dell' Esercito, della M,irina e dell'Aeronautica, in tempo di pace ". Decreto del Presidente della Kepubblica 18 novembre 196'\ n. ·1478, "l< iorg:rn 1i'.z,n.1nne degli Uffici Centra li del Min istero della Difesa". Decre to Ministeriale 31 marzo 1966, "Data cli costituzione degli uffici centrali dd Ministero della Difesa e o rdinamento degli Uffici stessi". Legge 8 ma r7.o 19<i8, n. 17(>, "Variazioni alla legge 9 genn aio 1951, n. 167, sul Consiglio s uperio re delle forze armale e successive moclilìrni'.ioni". T.egge 8 ma ri'.n ·1968, n. 200, "Istituzio ne del comitato dei capi cl i Stato Maggio re e varianti alla legge 12 novembre 1955, n . 1137, sull'av;mzarn<..:nlo degl i uflìcia li de ll'Esercito , della Marina e dell 'Aeronautica". Decre to de l Preside nte della Re pubblica 13 o nobre 1972, n . 78 1, "O rdinamento e m oda lit;ì di funzionamento del Co mitato d e i Capi d i Stato Maggiore" . Legge JQ giugno 1977, n. 337, "Integrazio ne alla legge 9 genna io 1951 , n. 167, concernente l'istituzio ne del Consiglio superiore d e lle forre annate ". Legge del 19 maggio 1986, n° 224 "Norme pe r il recl utamento deg li Ufficiali e Sottu fficia li piloti d i complemento del le Fo rze a rma te e modifiche ed integr.1i'.ion i a lla legge" 20 settembre ·1980, n. 574 rig uardanti lo stato e l'avanzamento degli Ufficiali del le Fo rze armate e della Guardia cli Finanza ". Legge 4 o llol>re ]988, n . 436, "Norme per la sempl ificazio ne e pe r il controllo de lle proce dure previste pe r gli approvvigioname nti centrali d ella Difesa". Legge H genna io 1994, n. 20, "Dispos izioni in materia di g imiscli7.io ne e controllo della Corte de i Conti". Legge 18 febbra io 1997, n. 25, "Allribuzioni del Ministm della D ifesa , rist111tturazione dei vertici del le forze a nnate e de ll'ammi nistrazio ne de lla difesa ". Legge 3 aprile 1997, n. 91, "Modifiche a lla legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive mnditkazio ni e integra zio ni, recante no rme di contabil ità ge nerale de llo Stato in materia di bilanc io. De lega al Governo per l'individuaz io ne delle unit;ì prevision:ili d i base dt>I b ilancio dello Stato". Dt>cretn Legislativo I(>luglio 1997, n. 26ti, "Riorganizzazio ne dell'a rca centrale del Ministero della difesa, a no rma dell'art icolo 1 , comma 1, le llera b), del la legge 28 dicembre 1995, n. 549". Decreto Legisla tivo 7 agosto ·1997, n . 279 "Individuazione d e lle unita' previsio nali di base


Evoluzione e prospettivefuture delle risorse finanziarie della Difesa 297 del bilancio dello Stato, riordino del s istema di tesoreria unica e ristruttura1/.ione d el rendiconto generale dello Stato ". Decreto Legis lativo 28 novembre ·1997, 11°459 "Riorganizzazione dell'area tecnico-industriale del Ministero della Difesa, a norma dell'articolo ! ,comma 1 lettera c), della legge 28 dicembre 1995, n. 549". Decreto Ministeriale 26 gennaio 1998, "Struttura ordinativa e competenze dell'lJfficio centrale del bilancio e degli affari finanziari del Min istero della difesa". Decreto Legislativo .30 giugno 1998, n. 244 "Trasferimento alle regioni a statuto speciale delle funzioni del Ministero della difesa in materia di rifornimento idrico delle isole minori, a no nna del l'anicolo 55, comma 5, della legge 27 dicembre 1997, n. 449" Decreto Legislativo 30 luglio 1999, n. 286, "Riordino e potenziamenro dei meccani~mi e strnrnenti di monitoraggio e valuta7.ione dei costi, dei rendimenti e dei risultati dell'attivita ' svolta dalle amministrazioni pubbliche, a norma deU'aiticolo 11 della legge 15 mar7.o '1997, n. 59". Decreto Legislativo 30 luglio 1999 n. 300, "Riforma dell'orga nizzazione del Governo, a norma dell'art. 11 della Legge 15 marzo 1997, n. 59". Decreto del Presidente della Repubblica 25 ottobre 1999, n . 556, "Regolamen to d i attuazione dell'an. 10 della legge 25/ 97 concernente le artribuzioni dei Vertici Militari". D. Lgs. del 5 ottobre 2000, n. 297, "Norme in materia di rio rdino dell'Amu dei carabinieri, a norma dell 'articolo 1 della legge 3·1 marzo 2000, n . 78" Legge del 14 novembre 2000, n. 331, recante le "norme per l'istituzio ne del se,v izio militare professionale". Decreto del Presidente della Repubblica 2 1 marzo 200 1, n . 172, "Regol an1ento recante norme sull'organizzazione del Segretariato Generale d el Ministero della d ifesa. Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165, "Norme generali s ull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle Amministrazioni Pubbliche". Legge 23 agosto 2004, n. 226, a,t. 1, "Anticipo della sospensione della coscrizione obbligatoria dal 1 gennaio 2006 al I gennaio 2005". Decreto Legis lativo 6 ottobre 2005, n. 216, "Disposizio ni integratjve e correttive del D. Lgs. 16 luglio 1997, n. 264, in materia di riorganizzazione d ell'area cenu-ale del Ministero della d ifesa, a norma dell'art. 2 dell a legge 27 luglio 2004, n. 186". Circolare Difesa Gabinetto n.2/2633/7-2-1/ 95 in data 12 aprile 1995, "Procedure inte rne per la formazio ne dello stato cli p revisione della spesa del Ministero della Difesa". Ministero del Tesoro, circolare del 22 agosto 1997, n ° 65 . Ci rcolare Oifesa Gabinetto (GAil/ 2001), "Procedure inte rne di formazione del bilancio della Difesa e s uo Esercizio". Ministero dell'Economia e delle Finanze , Circolare n . 7 ciel 21 fe bbraio 2006, Roma. Ministero dell'Economia e delle Finanze - Oipa,timento della Ragioneria Generale dello St.a to - Ispettorato Generale per le Politiche di Bilancio , Circolare n. 21 del 5 giugno 2007, Roma .

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Evoluz io11e e prospellive.future delle risorse .finanziarie della D{/èsa 299 Fonti Inedite CATANET.T.0 V. , Presidenw di sezi one dd Consiglio di St;llo, relazione presentata alla Conferen za Nazionale Difesa- I ndustria prom ossa dal Segretario Generale della Difesa nel luglio 1984. CASTAGNETfl Gen. F., aucli 7.ionc del C:apo cli SME presso la 4A C:ommissione del Scnalo,"A~ctlo organi7.zativo della componente tecn ico-operativa della Difesa" Homa, 05 novembre 2008. CASTAGNETll Gcn. F., lettera cli diramazione della D irettiva di funzionamento del C.R.A. "E.I." per l'Esercizio Finanziario 2008. Roma, prot. 11. 56/ C RA2/ 6.4 i11 daw 04 ge11naio 2008. CECCHl Gcn. F., lnrervento ciel Capo cli SME presso la /4A Commissione Difesa ciel Senato "T.e pruspellive evolutive del r uo lo delle Forze Armale nella costruzione dd processo di pace·', 25.01.2007. CELLl l'. - Direttore Generale della LUISS - Guido Carli di Homa, dichiarazi one rilasciata nel corso della trasmissione televisiva "Sp eciale T G ·1 - Soldati per la pace" di Massimo Dc Angclis. 18 novembre 2007, o re 23,30 C:ORTE DEI C:ONTT, Rel:1zione su l Rendico1110 Gene,~il e dell o Stato - Ministero ddl;1 Diks;iE.F.2006, Roma. CORTE DEI CONTI, Relazione su l J{endiconlo Gencr.a lc dello Stato - Ministero della DifcsaE.F.2007. Roma . FRATICELLI Gcn. G., "l'unto di situazione dell'Esercito e prospcllivc future", audizione del C:apo di S.M.E. presso la C:ommissione D ifesa d«:>I S«:>naro, 26 gennaio 2005. MINUTO KIZZO Amb. A. , Segretario G en. Delegato della NATO, i ntervento al con vegn o " l ~J sinire:,,.:,,~1 Euro-A tlantica ;1ll'indorn:111i dd vertice di Praga " promosso dal Comitato At l;111 tico Tt;1li;mo (presso l;i Sa h1 dd Cenacolo, C:1nK·r.1 dl'i Deputal i), J{oma , 2 dicembre 2002. LLAHl V.. L:1 Pianificazione e l'rogramma zio nc della l)ifcsa - Kappolto al Convegno I STlUD dc ll '8 luglio 191*{. JEAN Gcn. C.. intervento alla Conferenza Nazion al e Difesa Industria prom ossa dal Segretario Generale della Difesa , l ug lio ·1984. M inistère d c la Défcnsc, " l3udget de la Défense" (2000 2004), Direction des Affaires T'i 11;111cières. P;irigi, Francia. MOSCA MOSCHINl C,en. R. , Intervento del C:apo di Stato Maggiore del la Difesa all a chiusura dell'anno accademico 2002/2003, Cen tro Alti Studi Militari, 25 giugno 2003.

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MAURIZIO fRANCI II

LA NORMATIVA SULLA COMUNICAZIONE CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL MINIS'fERO DELLA DIFESA Abstract l 'elaborato si propone l'ohiettivo di tracciare una breve storia della comunicazione puhhlica, in particolare quella della Dffesa, cun l'analisi delle norme che ne hanno segnato i momenti salienti dap,li anni del dopoguerra. Farticolare risalto viene dato alla recente introduzione della legp,e 150/2000, che ha mutato sia le strutture istituzionali preposte all'attività di pubblica informazione sia il modo di rapporta-rsi della Dffesa con l'opinione pubblica e gli altri soggetti istituzionali. Verrà esaminata nel dettaglio la struttura di Puhhlica Tnformazione di Vertice e accennato il funzionamento dell'organizzazione fino ai livelli per[ferici. ti lauoro si concluderà con un 'a nalisi dei piani di comunicazione e delle iniziative adottate dal Dicastero ne.gli ultimi anni, in aderenz a alla legge, per mostrare come l'Amministrazione della Dffesa abbia saputo raggiungere in tempi rapidi risultati positivi, mettendo in luce anche gli aspetti non ancora pienamente soddisfàcenti.

Introduzione Se l'uomo è un animale politico, sicuramente lo è divenuto per via del linguaggio; quindi appare stretta la connessione tra linguaggio e politica. Se lo sch ema base del linguaggio rimane quello indagato da Jakobson 1, la moltiplicazione incalzante dei canali e dei codic i, dovuti alla nascita dei mass media e poi allo sviluppo esponenziale della telematica , ha arricchito di funzioni la comunicazione fino a renderci parte d i un villaggio globale2. Linguaggio e politica sono dunque strettamente legati e il cittadino è polités quando partecipa pienamente alla polité ia, e partecipa consapevolmente ad essa solo quando è informato. Soltanto un 'opinione pubblica informata e critica pu ò garantire una democra zia solida ed effettiva3 . 1 Messaggio, mittente, destinatario, conlalto, codice, cu11Leslu. legali rispeLLivamente alle funzioni , roeLica, emotiva, conativa , fàLica , metalinguistica e referenziale . Jakobson Li11g11istica e I'oelica in 1.. J Heilrnan L. , Grassi (a cura cli) Stlf.!J:I di linguistica generale, Feltrinelli , Milano, 1966. 1 M. M cLulL>\..'1, Understanding Media: 71Je Extensions of Man, 196-i (tmd. it ., r.li stnmumli del cum.unia 1re. Milano, ed . il Saggiatore, 2008). ' .J. IT,,REllMA,, Stn ,ktu,wandel dei· Oj/entlichkeit. Untersu cbu.ngen z u einer Kulegurie d er bi:irger/ichen (,'esellscbafl, Neuwie<l l'.>62 (Lra<l. it. Storia e critica dell'opinione pubblica, L1terza Bari, 1977).


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Mauriz io Franchi

Storicamente in Italia reg is triamo il passaggio da uno sta to totalitario quale il regime fascista ad una Repubbl ica la c ui classe dirigente è preocc u pala di te nere unito il Paese e per molti a nni ha timore delle s pinte auto nomistiche (si pensi alla mancata attuazio ne d egli artt. 114-127 d e lla Costituzione) 4. La pubblica amministrazion e , braccio esecutivo deHo Stato, dapprima asservita al regime, eredita una burocrazia macchinosa ed un sistema rigid amente verticistico. Un processo molto lento realizza la creazione della dirigenza pubblica'. Solo nei primi ann i '90, riuscendo a recepire la d istinzion e tra apparato politico e d istituzionale, si conce piscono le istituzioni come strutture al servizio dei cittadini. Ciò avvie n e attraverso una razion alizzazione , un'ape1tura e una semplificazione , n ecessarie per risponde re ad esige nze socia li sempre più complesse e per rapporta rs i con un'opinione pubblica maggiorme nte istruita . TI pubblico impiego subisce via via d e lle radicali modifiche ". La comunicazione pubblica rappresenta l' indicatore del la qualità dei rappo 1t i fra i cittadini e le a mministrazioni , divenendo un dovere de lla pubblica a mministrazione; un m ezzo strategic o p e r favo rire il co nsegu ime nto di un be n e pu bblico. La trasformazione dell'apparato statale non può n on coinvolgere le Forze Armate, proprio pe rch è la funzione Difesa rappresenta una de lle prerogative fondamentali e.li una Nazione. Anch e le Forze Armate d e l d opogue rra d evono scrolla rs i e.li dosso il retaggio d e l ventennio fasc ista e , n ella nascente Re pubblica Ita lia na , occupano un nuovo ruo lo g iuridico fondato sulla Costituzio n e. Non riuscendo a trova re un'oppott u na legittimazione c ulturale né presso il Pa1tito Comunista , n é presso la Oemocrazia Cris tiana, il loro sviluppo avvie ne solo a ll 'inte rno d i Istituzio ni sov ranazionali co m e la Nato . La diffidenza d e ll'opinio ne pubblica verso il comparto milita re p e rò, divie n e quas i a vve rs io ne negli a nni dei movimenti gio va nili , de lla g uerra d e l Vietna m e del te1Torismo rosso. T.e Forze Armate ita lia ne rice vono fina lmente una v is ibilità inte rna zionale grazie ai risultati p ositiv i ottenu ti dal nostro contingente militare inv iato in Li ban o n egli anni '80. Ciò co mporta una p ositiva ricaduta su ll 'o p inio n e pubblica del Paese . egli a nni '90 lo sviluppo della Jnjormation and Communication 'f 'echnnlngy , c he rende ist,antan e i gli avven imenti a nnulla ndo il te m po e lo s pazio, il mutame nto del lo sce nario internazionale dovuto al crollo dell ' URSS , l'approvazio ne di un m o dello di Difesa professiona le , rappre-

' C li Statuti reg io nali entrano in funzione solo negl i a nni '70 . Per ri form are il titolo V della Costituzione, ricono.~cend o arnpia auto no mia alle reg ioni si dovelle attendere il 2001.

' D.P.R. jO giu gno 1972, n. 748, JJisciplina delleft111z ioni d iri.«e11z iali nelle u m m i nislmz io n i dello !>"Iulo, a11che ud ordina mento u11/011omo. • D .Lgs. 165/2001 , Norme MeNeruli sull u rdiium1e11/u del fu uoru u lle diµe 11de11z e deffe ummi11islmz ioni puhhliche.


La normativa sulla comunicazione ... al ministero della d{(esa

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sentano tutti fattori che danno impulso ad un nuovo modo di comunicare da parte delle istituzioni pubblic he. La regolamentazione di numerose norme coinvo lge anche l'Amministrazio ne della Oifesa la quale, nel fratLempo, acquisisce un ruolo sempre più definito e visibile proprio con la partecipazione a varie missioni inte rnazio na li. Il processo iniziato negli anni '90 v ie n e perfezionato in quest'ultimo decennio soprattutto dopo l'approvazione d e lla legge 150/ 2000. I professionis ti della Difesa divengono anche professionisti della comunicazio ne, con la consapevolezza che in una realtà sempre più coniplessa non è sufficiente considerare la pubblica informazione una componente aggi untiva alle altre caratteristiche del soldato, bensì una partjcolarità primaria da te nere in seria considerazione in tutti i livelli delle Fo rze Armate. Il presente lavoro vuol mostrare come le Forze Armate s i sian o adattate velocemente a tali novità in maniera effic iente e positiva, superando problemi connessi con 1a loro organizzazione; al passo e in alcuni casi anche soprava nzando altre amministrazio ni pubbliche.


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Maurizio Franchi

CAPITOLO 1 COSA È LA COMUNICAZIONE PUBBLICA

1.1 Informazione e comunicazione pubblica Consulta ndo un qualsiasi dizio nario etimologico comprendiamo come i termini "informazion e " e "comunicazione" non siano equi valenti. Il primo prov ie ne d al latino in-formare, azione del formare esercitata in, cioè "n e i confro nti di qualcuno", plasmare e spiegare realtà complesse a chi ascolta, dare loro una stru ttura affinc hé venga no comprese. Comuni care ha il s ignificato d i mette re in comune, cum munis; implica un senso d i "pa,tecipare qualcosa a q ualcuno". Attraverso la comunicazione trasmettiamo e condividiamo conoscenze, valori, pensieri, sentimenti , emozioni, aspettative. Penso ch e il punto di partenza della nostra riflessione <lebba essere la consapevolezza che l'informazio n e-comunicazione è per tutti noi un bene primario: per le singole persone e per l'intera società. Ma pe rché l'infor' 11n bene prim;uio per tutti noi? "Perch é l'essere m~1zinnc-cnm1inic:-1:r.ionc < informati s ig nifica esprime re e vivere una dimensione essenziale della persona: la d ime ns io ne della relazionalità. Ossia, per la s ua ca pacità e realtà di entrare in rappo ,to con gli a ltri e con l'intera realtà" 7 . ,~ distin zione tra la comuni c;.1zione pubblica e quella d 'impresa ve<le quest'u ltima o p e rare seguendo le leggi del mercato; i mass media stessi sono legati alla comunicazion e cli mercato almen o quando son o espressione d i e mittenti televisive commerciali . Le emitte nti pubblich e e le pubbliche a mministrazio ni invece, dovranno comunicare in mo<lo certo, imparzia le, affidabile e responsabile pe r conseguire un inte resse "n on socio -econo mico" ma cli "pubblica utilità". La comunicazione p ubblica nasce nel momento in cui nasce il pu bblico, un ceto borgh ese che re clama nuove libertà n ei confronti del p otere assoluto 8 ; la com unicazione istitu zionale si definisce pubblica proprio perché me dia la relazione tra l'autorità pubblica e i privati cittadini. Con la fine de ll 'Assolutismo e con la n ascita delle dem ocrazie liberali può e ssere rintracciata una dialettica tra soggetti distinti e paritari ch e hanno in comune d egli inte ressi o son o in contrasto. Solta nto qua n<lo d all'altra parte vi è come interlocutore un soggetto attivo e giudicante, l'istituzio ne è costretta a <lare pubb licità e trasparenza al p roprio agire 9 . Nei secoli il suddito è divenuto cittadino e po i, d a "elettore " e "contribue nte", si è trasformato 7

Uesk, Cullum e ricerca della comunicaz ione, n.l, 2005.

J.

I IABERMAS, Op. dl. P. MARSOCCI, Poteri e pubblicilà. Per una teoria ,11,iuridica della comunicaz ione isliluz ionale, CEDAM , Padova 2002. K

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La normativa sulla comunicazione ... al ministero della difesa

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sempre più in "utente" grazie a ll o sviluppo d e i sen rizi pubblici. Con il confine sempre più labile tra pubblico e privato, molte strutture pubbliche hanno assunto un "modello aziendale", in form a tale che anche il loro modo di comunicare è divenuto simile a quello d 'impresa , ad esempio con l' utilizzo d ella pubblicità.

1.2 Settori della comunicazione pubblica Diverse classificazio ni sono state proposte per distinguere all 'inte rno i diversi tipi di co munica7.ione p ubblica , ad esempio la tripartizione in comunicazio n e politica, comunicazione is tituz io nale , comunicazione di so lida rietà sociale 10 • La comunicazione politica considera il cittadino in veste d i e lettore e si preoccupa di catturarne il consenso; viene finan ziata d a i contri bu ti a ll a stampa di p artito, dai finan ziame nti pubblici a i partiti e d a l rimborso de lle s pese clettorali 11 . Recentem e n te è stata regola me ntata la presen za delle forze politiche in trasmissio ni , durante il p e riodo e lcttoralc1 2. La comunicazione istituzionale ha origine in un apposito ufficio amministrati vo che si assume la responsabilità de lla comunicazione, in periodo e lettorale d eve essere soltanto "comunicazio n e di servizio". La legge 150/ 2000 individua n ella figura d e l portavoce la fig ura esterna ch e ha il compito di coadiuvare l'o rgano di vertice d ell'Amministrazione con i mass media. La comunicazione istituzio nale infatti, deve essere condotta in modo organico, professionale e permane nte d all a Pu bblica Amministrazio ne, dagli enti pubblici e di servizio pubblico. Il su o com p ito precipuo è quello di informare il cittadino e d arrivare a costruire un d ialogo, di consegue nza essa deve essere strategicamente pianificata, concepita cd eseguita. La com un icazione istituzionale può svilupparsi secondo dive rse m oclali tà1 3. "Verso l'esterno": mezzi di comunicazio ne di massa: radio, te levis io ne rivolta al g rande pubblico, re ti televis ive locali, televisione sate llitare , quotidiani , p e riodic i, cine ma; P. MA NCIN I, Manuale di com.1.m icaz ion.e pubblica, LaterLa, ilari :wo2. Legge 157/ 99, Nuove norme in materia di rimborso delle spese per cunsultaz iuni elellorali e referendarie e abrugaziune delle di-;posiz ùmi concernenti la contribuz ione volo ntaria ai mov imenti e partili politici. " Art. 9 della legge 28/2000, lJi!,JxJsiz ùmi per la parità di accesso ai mezzi di irUòmwz ione durante le campagne elellora/i e rqfe rendarie e /Jet· la comunicazione politica . " Presid e nza del Consiglio de i Ministri, Dipartimento della Funz ione Puhhlim rcr l'cfficicnz,1 d elle a , 1u1tinisLrnzi o ni, I.a comuntcaz tone puhhltca. l.tnee operai/ve, l'ORMEZ, 2004 . 10

11


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c.ontatto dirett o c.on i cittadini : contatto p ersonale, telefon o e fax, telefon o cellulare, reti telem ati c he, si ti internet, sp o tte lli elettronici se[f service, LJ ffic i l{elazio ni con il Pubblicoi/4_ "All ' intern o ": attraverso la comunicazion e interna: appunti, lettere, circolari, incontri , ri unioni . La comunicazione di solidarietà sociale è que lla c he p orta avan ti u na causa sociale (si p ensi agli sp ot della cosiddetta "pubbl icità p rogresso").

1 • Circolare d el Dipartime nto d ella Funzio ne Pubblica 27 aprile ] 993. n . 17, Istituz ione dell'lfDìcin Relaz ione on ti Puhhlico e disciplina delle attività di comunicazione e di pu.bb/ù;u utilità.


La normativa sulla com unicazione... al ministero della difesa

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CAPITOLO 2 LA COMUNICAZIONE PUBBLICA IN ITALIA

2.1 Breve excursus su comunicazione e propaganda nel Ventennio Fascista Agli esordi del Ptimo C:ontlitto Mondiale la libertà di stampa, conquistata con lo Statuto Albettino, vie ne insidiata dalla legge 83/ 19 151'i che per ragioni di carattere militare affida al Prefetto la possibilità di censurare le notizie. Durante il Vente nnio lo Stato fascista , com e tutti gli Stati totalitari, non si preoccupa di informare l'opinione pubblica, ma di manipolarla con il controllo d e ll'in formazione. Benito Mussolini , ex direttore di giornale, indubbiame nte abile comunicato re, sa sfruttare le paure d el socialismo del ceto impre nditoriale durante il b ienn io rosso e illude la maggior p a rte d e i politi ci fa cendo lo ro credere, fino al 3 genn a io 1925 , che il p artito fascista rie ntre rà ne ll 'ambito parlame ntare . Prima di tale data il più diffuso mezzo di comunicazio ne, la stampa , vien e contro llato con l'e manazione del Regio Decreto del 12 luglio del 1923 16 c he e ntra in vigore il 1O luglio del 1924 e con la fondazione ciel Sindacato fascista dei g iornalisti. Tale Decreto a bolisce l'art. 28 dello Statuto Albe rtino (la stampa sarà liberu ma una legp,e ne reprime gli ahusi); s i obbliga il gerente ad essere direllore o redattore principale del giorna le e s i dà ampio potere ai Prefetti di diffidare e dichiara re decaduto il gere nte. In definitiva, la stampa viene fascis tizzata 17 • C:o n il l{egio Decreto 18 g iug no 1931 il controllo diviene a ncor p iù stringente 18, l'itTeggirneotazione delle coscien ze passa a ttraverso una se rie d i ini ziative sempre più coreografiche la cui regia è affidata a Cialeazzo Cia no , no minato capo ufficio sta mpa nell'agosto del 1933. 11 6 sette mbre del 1934 con Regio Decreto l'Uffi cio Stampa viene tras form ato in Sotlosegre tariato pe r la Stampa e la Propaganda e di viso in 11

l.eggc. 8.V 19 15, Nec111descenza duranle il primu co,!flillu mo1tdiale. l.'esccmivo r11ò vicwrc la pubblicazione di ogni no ti zia d i carallere militare. li Prc fcllo può SC<JUCstrnre le r 11hhlic;izinni non rispettose dd d iv ieto. J'acol~ì di sollopon-e prevent ivamente g li srnmrati ,11 Prefetto al lìne cli ev itar<.: il seq uestro; gradatamente dù venne interpretato come un obbligo e si avvia quindi una form a cl i ccnsura preventiva.

'" Un segnale m olto g 1,1vc per la liuertà di stampa è il llcgio Decreto ann11ncia 10 <h1I governo il 12 lt,g lio (e controfirmato d a Vittorio 1•:111a11uele 111 Lre giorni dopo) di cu i Mussolini sospc.nrtc. l'cntr:11;, i n vigore per u sarlo come una minacci.i incombente. 17

l'. M11~1A1.1>1 , Storia del g ior11alismo ilalianu, Bo logna. li Mulino, 19')6.

18

G li arll. 11.l e I l ;j introducono il sequestro in vi a ammini strativa d i sniui , disegni, immag i n i con-

trari agli ordin:u11en1i polilici, sociali od cC'ono m i<'i cost ituiti nello Stato o lesi vi dd prestigio dello Stato u o rl ensivi del sentimento nazionale; posti , distrib11iti o m essi in circolazione in luogo p uuulico o aper10. Tali divi eti no n v~lgono pn le autoritù e le p ubbliche a11u11i11islrazioni.


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cinque sezioni: stampa italiana, stampa estera, propaganda, cine ma e turismo. Il 24 g iugno del 1935 il Sottosegretariato divie ne Ministero per la Stampa e la Propaganda a cquisendo un controllo tota le sui giornali e sulle trasmissioni radiofoniche de ll'Eiar 19 , che trasmette d al 1929. I mezzi di informazione dive ngono cassa cli risonanza p e r le imprese del Partito-Milizia. Durante la s pedizione per la conquista dell'Etiopia , Ciano, partito per il fro nte, è sostitu ito nella g uida elci Ministero da l )ino Alfieri , che orchestra un 'enorme campagna propagandistica atta ad esaltare l'impresa e a nasconderne le difficoltà. TI 27 maggio del 1937 il Ministero della Stampa cambia nome e diviene Mi nistero d e lla Cultura Popolare; oltre all'Eiar controlla istituzioni culturali quali l'Istituto Luce, l'ENIT e la SIAE. Insomma , il Minculpop esprime tutto il g ra nde potere della comunicazione , una polente arma per penetrare ne lle coscie nze e tenere a lto il consenso ideologico delle masse.

2.2 Dal dopoguerra agli anni '70 È così che nel dopoguerra si eredita a servizio dcll'Auto rit,ì un e norme apparato di comunica zione, dal quale è comple ta mente srnantclhlto il sistema d e ll a censura. Infatti, l'art. 21 della Costitu zione recita chiaramente come "la stampa non può essere soggetta ad autorizzaz ioni o a cen::,ì,tre ''. Lo stesso articolo , proprio in ris posta al sequestro in via preventiva istituito con Regio Decreto de l 193120 , pone una duplice garanzia , riserva di legge e di giurisdizio ne pe r q uanto rigu arda il sequestro degli Stam pati (la stessa tutela prevista da ll 'art. 13 per la libertà p ersonale). I costituent i approvano subito una legge sulla stampa , la le gge 47/ 1948 , che modifica la precede nte d isciplina riguardo ai dire llori e alle proprietà dei giorna li ma mantie ne l'Ordine de i gio rna listi (riformato poi dalla legge 69/ 196:5). G i,) ne l l 91i6, me ntre tutti i settori della vita pubblica sono riorgani'.l.'.l.ati in rorrna democratica, nasce l'esigenza di increm entare i rappo rti tra Forze Annate e Paese; s i d e cide così anche in Italia di dar vita ad un servizio elci Ministero della Difesa che informi l'o pinio ne pubblica. Il 22 o llobrc elci 1918 il Ministero della Oifesa pubblica la circolare 9061 avente per uggcllo: / Jisposiz ioni relati1Je al ser1JiZ'io Stampa del Ministero della Difesa. ln U.KS.S. e nei Pae si dell 'orbita sovietica ci si ispira ad una concezione propagandistica , mentre negli Stat i Uniti , in Francia , Inghilterra e Svizzera vie ne svolta un'opera pubblicistica 2 1 • In Ita li a ne ll'anno stesso 19 N .1ìlAN f AC U A- 1'. Mlm! All )I- M. I.EC NANI,

I.a stalll/){I ilalfrtlltl 11el/'e1à f uscisla, Editori

Lalt!l"L:I,

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1980. '" Veci i nora 1.'3. " T E~ .

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d ice mb re 1958 .

F.

F..

M ARCI 11 è~1~ 1.

Il Se1v iz io Stumpu e l'rupug u nda delle Fo rze A r mate in Rivista M ilita rC',


La,

normativa sulla comunicaz ione... al ministero della difesa

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della istituzion e, il Servizio si inserisce nell'ambito giornalistico con pubblicazioni militari, p artecipando anche ad una mostra te nut~1 a Milana2 2 • Il 15 o llobre del 1950, il Minislro <le lla Difesa O n . Pacciardi con disposizio ne ministeriale abroga la circolare precedente e unilìca tutti i servizi slampa d ella Difesa, ponendoli alle dipende n ze del Gabinetto del Ministro della DifesaLj. La nuova organizzazione assume la denominazione di "Ufficio Stam pa" <lei Ministero della Difesa ed è posta alle dipendenze del Gen. di Brigata in S.P.E. Rinaldo Fiore Vernazza . Oltre alle Sezioni stampa delle Forze Armate che passano alle dipendenze tecniche, comprende una "Sezione Affari Generali e Coordinamento" presso Gabin etto Difesa e l'organizzazio n e del settimanale Corriere Militare. La disposizione assegn a i seguenti compiti al nuovo Ufficio Stampa: a) dare al Paese una più ampia e approfondita conoscenza dei compiti, dei p roble mi e de ll'organizzazio ne d elle Fo rze Armate, con corre ndo a de terminare, nella pubblica opinione la m eritata fiducia delle forze stesse, e levandone il rispetto ed il prestig io col dare no tizia e ragione delle rea lizzazioni conseguite, d egli sforzi compiuti , dei prowedimenti in corso o in programma, p e r il potenziame nto mo ra le e materiale delle Forze a difesa del Paese. b) Rettificare prontamente notizie false o inesatte , s pesso divulga le in buo na fe d e, che circolino a detrimento del prestigio d eHe Forze Armate. c) Contribuire a sviluppare rappo11i di reciproca conoscen za tra le singole Forze Armate, valorizzando le nobili tradizio ni e i fattori morali. d ) Amp liare e approfondire i contatti con gli o rgani civili di informazio ne pubblica, su un piano di reciproca coll ab orazione, p er chiarire sempre meglio nella pubblica opinione coi vari m ezzi e me todi - insieme ai ric hiami a l sacro dovere civico, a tutti comune, della difesa della Patria - la necessità, l'importanza e l'urgenza del potenziamento delle Forze Armate . Come s i può notare è sosta n zialme nte sentita l'esigenza di tenere alto il prestigio delle Forze Armate (vive ancora il ricordo di un Esercito al lo s hando dopo 1'8 Settembre) e di mante ne rne solide le tradizion i in un p eriodo di trasformazio ne. Sulla scena internazionale l'l Jfficio collabora a nche con la Presidenza del Cons ig lio e con i singo li Ministe ri (quell o degli !•:steri soprattutto) , con 22 Alla m ostra furono p resentate restate milita ri che esi stevano fin dall"SOO: r.,ia,·dia Naz i()nal<' di Venezia (1 847) e di Torino ( 1848); La Sentinella de/l 'faercif() di Napo li ( 1848): I.a Sentinella del/'Titna di Catania (1849); L'Esercito illusi mio di Torino, Firenze, Roma (1871); L '/ialia Mi/ila re di Firenze ( 1861-1870) s ul quale aveva scrillo anche Edmondo De Amicis; i giornali garibaldini : il Garibaldi Napoli (1860); il Vo/on1a1"io e La Guem.1 Palermo (1866); A rmi e l'ruJiresso(18'J6-J899) l'ondata dal Cap . r abio Ranzi, poi 1i so,ta nel 1903 divene ndo un bisettimanale Pensiero MililtUl~ il Conicre Militare

( 1911), in Ten. Col. f. E. Marchesini, Op. Cit. 2.l N. St. pro!. 22400 11-1-13 del 14 ouobre 1950, a fìnna del Minislro Pacciardi.


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i Comand i NATO (convegni internazio na li de lla pubblica info rmazione, armonizzazion e cli indirizzi, scambio d i informazio n i) e svolge un 'apposira artivitfì sta mpa, ra dio, cine e foto per va lo rizzare all'estero l'attività d e lle Forze Armate italian e . La dis posizione citata , inoltre, prevede c he in ogni alto Comand o pe riferico c i s iano Ufficiali addetti stampa con il com pito di diffondere in ambito region ale no tizie pa11icolarme nte importa nti per la Difesa e le Forze Arma te sulle a ttività svo lte dalle truppe , dalle forze navali ccl aeree. Gli adde tti s tampa pe riferici devono an che c urare: la rassegna d i quotidiani e fotografie pe r l'archivio fotografico centra le, un'a tt ività di propaganda per preservare la continu ità delle tradizio ni, il concetto cli Pat ria, la ca rrie ra militare . Il 5 selleml>re del 1967, il Ministro della Difesa O n . Tre me llo ni istituisce il Servizio Pubblica Informazio ne d elle Forze Armate 2 ' , ne l quale vie ne inquadrato l'Ufficio Stampa (a1ticola to in Sezioni: o rganizzazio ne, editoriale, documentazion e, rassegna stampa, notiziario, foto ci nematograrica e Segreteria). Un successivo ordine di serv izio a firma del Capo di Cabincrto dcl l'ep<xa sancisce che il Capo lJfficio Stampa del Ministe ro della Difesa si identifica per qua lifica e funzio ni con il Capo del Se1vizio cli Pub blica ln.lon m1ziune cd è posto direttamente a lle dipendenze ciel Ministro. All'inte rno di Lale ufficio vengono inquadrali an ch e: l'Ufficio Docume ntazio ne de llo Stato Maggiore della Difesa, gli Uffici Propaga nda degli Stati Maggio ri di Forza Armat,a che mutano il nome in Uffi ci Documentazio ne e Propaganda , il Centro Audiovisivo Unificato delle forze Armate, il Centro Animatori e gli l Jflìciali Addeui Stam pa dei Comandi di G randi Unità. Già nel giug no de l 1968, in pie na contestazio ne g iovanile, i ve1tici m ilita ri si rendo no conto che occorre persona le spccia lin.ato ne l preparare gli Ufficiali a comunicare con la società civile . A tale scopo, presso la Facoltà di Scienze Statistic he dell 'Univers ità degli Stu d i di l{o ma , si tie ne un Seminario ne lla scuo la cli tecnic he d e ll ' Informazio ne; gli atti , comp re ndenti una dettagli ata anal isi de ll':itti v it:ì d i s tampa e p rop:ig:incl:1, vengono dis tribuiti agli Uffi cia li inte ressati a lla p uhhlicisti ca1.'. Da q uanto sopra eme rge c he l'istituzio ne militare fin dal dopog ue rra , proprio per la capilla rit,ì della s ua presenza s ul territorio , tenta d i comunicare con la società civile; se la sua politica di comunicazione non a ppare pa1t icolarme nte incis iva, non d ipende tanto da carenze specifiche, quanto dalla ma nca nza cli un s istema politico-c ultu rale che la legitt imasse. Tre gli ordini cli m o tiv i: • "d i tipo storico". Dop o la sconfitta sub ita nel secondo conflillo mond ia le, le Forze Annate italian e non sono in una condizione tale da poter ' ' Prol. 11. Sl/ 55922 del

~

selle111lm~ 1967 avente per oggello: Semiz io di Ptthhlica lnji)l·111az io11<'

tic/le Forze Armate.

" Co r. G . SPAIJEA, Scmiuuriu di Of).im1izzaz iu11e µ11bblicisl ica militare, Servizio Pubblica Informazione del Ministero della Difi-sa , 1968.


La normativa sulla comunicazione...al ministero della df(esa

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rilrova re immedialamenle una legillimazione ed una crediuiliL::ì di fronLe all'opinione pubblica; • "d i tipo c ulturale". Le egemonie de lle cu lture a-mi lita ri ed anlim ilita ri , che obbligano l'isliLuzione rnililare ad a d ouare un profilo b asso e a rice rcare la propria legittimazione non a livello nazionale ma in ambito Nato. • "di tipo politico". I difficili rapporti con le forze politiche dominanti, cattolici e comunisti, espressioni e.li ideologie internazionaliste e , dunque, prive di punti di contatto con l'istituzione m ilitare, rappresentativa della sovra nità e dell 'ide ntità n azio nale. La spaccatura determi nata dalla "gueITa fredda " p o ,ta ad ide ntificare le Fo rze Armate come strumento cli patte, e no n dell'inte ra Nazione. Si deve attendere il 1974, quando il ministro della Oifesa (;-iulio Andreotti dispone un incontro tra mo ndo militare e giornalisti cattolici. lJn a ,ticolo di Quadrantd-6, la riv ista ufficiale dell e Forze Armate, evide nz ia c he il Servizio Pubblica Informazione del Ministero della Difesa organizza in colla borazio ne con l'UCSI (U nio ne Stampa Cattolica Italia na) u na visita a carattere informativo-documentale ad Enti , Scuole cd Organismi militari allo scopo di 1insaldare maggiorme nte i rapprnti tra Forze Armate e orga-

ni di stampa nazionali . Eme rge la scarsa conoscenza che il mondo civile h a a ncora ciel mondo militare. Questa l'opin ione di una giornalista: «Si spara sempre a zero contro le Forze Armate, contro l'flsercito, conlro le istitu.zioni. Si continua a parlarne male perprincipio o per ahitudine, com.unque sempre a vanvera. L'intelligente iniziativa di questo primo viaggio di documentazione ha ottenuto molteplici scopi, primo fra tutti quello di dimostrare quanto erronei ed avventati siano spesso i nostri giudizi. Ahhiamo per secoli associato il concetto di '~mldato" a quello di "rohot", quello di caserma a quello di "tugurio ", e nonostante i tempi siano camhiati e il progresso ahhia fatto passi da gigante in tutti i campi, queste opinioni continuiamo a portarcele addosso ostinatamente. Ad invece... P .

2.3 Dagli anni '80 agli inizi degli anni '90 L'immagine dell 'Italia durante gli an ni Ottanta risulta variamente composta dalle tante realtà locali, c he rappresentano un ostacolo all'affermazione cli un forte potere centrale. La necessità di rifondare i rapporti tra cittadini e istitu zioni è segnalata per la p rima volta nel nove mbre 1979 ùal Minislrn <lella Funzione Pubblica Giannini, il quale indica nella mancanza di rapporti cli comunicazione una ,<, M . V. T novATO, htcorttro di ~iornali.sti callolici con 1971. " Ibidem.

u, l'orze Armate in

Quadranle, 15 giuguo


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delle ragioni del dis lacco tra poteri pubblici e cittadini. La comunicazione coincide con l'informazione ed è gestita come un dovere d 'ufficio, da assolvere in modo tecnico e s pesso usando un linguaggio incomprensibile alla gente . Il problema della mancanza di un coordiname nto vie ne rice rcata nelle radici comuni ma frammentate ne lle varie realtà locali , nel patrimonio a1tistico, ambientale e naturale, nello spettacolo, e nella creatività italiana applicata allo stile (abbigliamento, design, grafica, moda, arreda mento, ecc.). È necessaria , dunque, una regia mo lto accorta c he riesca ne llo sforzo di ricomporre un'immagina univoca e p ositiva d e l Paese 28 . Si utilizzano i messaggi di promozion e d ell 'immagine quale m ezzo capace di condizio nare ed innovare l'agire amministrativo; per questo viene a pprovata la legge 5 agosto 1981, n . 416, Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria. Essa stabilisce, all'atticolo 13, che una rilevante quota (70%) de lle sp ese sostenute dalle amministrazio ni statali destinate alla pubbli cità deve essere indirizzata ai g iornali quotidian i e ai periodici. Si impone l'osse1van za dei criteri di equità, non disc1iminazione fra le testa te e di economicità delle scelte promozionali . La norma impone l'obbligo di comunica'.Lione a l (;arante, permettendo la conoscen'.La e la valutazione statistica del fenomeno pubblicita rio in ambito pubhli co29 . Modific he sostan ziali sono p o i a ppo,tate a l fine di dar luogo ad un complesso n o rmativo unico30 . Nel 1986 nell'ambito d e ll'integrazio ne europea vie ne fondato da Stefano Ro lando, a llo ra d irettore gen e ra le e Capo del Oipa rtime nto Tnformazione ed Editoria alla Presidenza d e l Cons iglio de i Ministri, il Club d i Venezia, un organismo informale che riunisce gli Stati Membri e candidati dell ' Union e Europea e la Commissio ne, il Parlamento e il Consiglio Europei. O ggi il Oipa ,time nto Politich e Cornunitarie3 1 è respon sabile a livello nazionale del coordiname nto della comunicazione sull'Europa e membro per l'Italia del Club. Con la legge 400/ 1988 si ini:t.ia a migliorare l'organi'.L'.La'.Lione ministeriale; all'art. 18 viene descritta la composizione del Segretariato Generale della Presidenza del Consiglio d e i Ministri. 11 Capo Ufficio Stampa de l

"'S. RO LANDO, Il p,-inciP<' e la parola: dalla propaganda di Stato alla comunicaz ione istit11z io11alc. Prefazione di Giuliano Amato, Edizioni Comunità, Milano 1987. "' P. MARsocc1, f'otc>r·/ e pubblicità. Per una tro,.ia giuridica ddla conn.micazionc islit11zio11ak: CF.OAM, Padova 2002. 30 T.cgge 25 febbraio 1987 n. 67, articolo 5 e legge 6 agosto 1990 n . 2.'B (R iforma del sistema radiotelevisivo), articolo 9. Legge 249/97 Jstituz iu11e dell'Autorità per le gumnzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecumunicuziuni e rudiutelevisivu. " LI prima relazione del Club in base all'art. 10 della legge 5 febbraio l 'Y)') , n. 25, 1Ji.sposiz io11i per l'adempimento di obblighi derivanti dtill'aPP<lrlenenz a del/'Jtalia alle Cormmità europee - lef!J!.e co11umitaria 1998 - il C'lub relaziona ogni anno al Padamcrito risale agli anni 2002-2003 e dedica un capitolo allo stato dell'intormazione e comunicazione nell'Unione Europea.


la normativa sulla comunicaz ione...al 1ninistero della dt(esa

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Presidente del Consiglio viene p osto alle dipendenze del Segretariato e si afferma che "la funzione di capo dell'uffìcio stampa può essere affidata ad un ele mento estraneo all 'amministrazione ". Negli anni che vanno dal 1980 al 1983 (sotto due governi Spadolini e un governo Fanfani), dirige il Dicastero della Difesa il Ministro socialista Lelio Lagorio, che ne l 1981 dirama una lettera ai Capi di Slalo Maggiore nella quale riconosce l'imporlanza rilevanle dell'allività della Pubblica Informazione della Difesa. Decide cli potenziarne le strutlure 32 distaccando, presso il Servizio Pubblica Informazione del Minislro, Ufficiali dei singoli Stali Maggiori, quali sensori con il compito di svolgere "ogni azione necessa ria alle esigenze di una pronta e d ocumentata risposta d i fronte a fatti contingenti ed episodi - di qualsiasi genere - ch e rig uardino la rispeltiva Forza Armata". La figu ra di questi Ufficiali di collegame nto si rende indispensabile per rispondere prontamente con tempestività e precisione a tutte le is tanze prnposte dalla pubblica opinione. Nel frattempo infatti, la nostra Nazio ne inizia ad impiegare le Forze Armate (d all'intervento in Libano nel 1982) in maniera consistente ne lle missio ni inte rnazio na li , riscuotendo unani mi consensi. In un appunto inlerno del 198Y5 vengono riassunle tutte le dis posizioni emanate d ai Ministri degli anni precedenti e p reviste, già all'epoca , le figure d ell'Addetto Stampa del Ministro (evenn,a le) e del Capo di Stato Maggiore d e lla Difesa , fino agli Addetti Stampa dei Comandi ed Enti Periferici. La nuova strnttura ha l'occasione di essere s perim e ntata nel 1986 per cele bra re il quarantesimo anniversario di fondazione della Repubblica italia na. In ta le ricorrenza si dà vita ad un qua d ro di iniziative di comunicazione (istituzionale , sociale e culturale) a largo target (n1tti i cittadini sono po te nzia li des tinatari), con conte nuti conno tati a ll'immagine tradiziona le d e lle istin,zio ni. Tale cele brazio ne vuo le sottolineare il carattere pluralista del Paese e la gara nzia di libertà e p ace sancita dalla Costituzione. TI messaggio scelto p er ta le evento è: "1946-1986: quaran t'anni d i Re pubblica, l'Ita lia è cresciuta". Gli accenti sono , d unque , posti sul fattore storico-istituzio na le e sull'evoluzio ne socia le , cu lturale ed econo mica dell'intero Paese. Un' Italia che gu a rda avanti, pur no n d ime nticando il proprio p assato di sofferen ze e pove rtà 31 . Si concorda una vasta p rog rammazio ne te levisiva e radiofonica con la RAI , ind iv id u a ndo un linguaggio compre nsibile alla gente. Vengono affìssi 100.000 manifesti con il tricolore italiano c d il nume ro 40 in rilievo; la rivista Vita Italiana pubblica, ino ltre, un libro -dossier con saggi d i studio12

Lettera prot. . 2.1208 del 25 maggio 1981 del Ministro L:,gorio. Arrunro del lugl io 1983 sul b srrnrrura del Servizio Puhhlica I nformazio ne dclb D i.fesa. ' '' Pi ano annuale di cel eb r<1zio ni, dal 2 giugno 1986 al 2 g iug no 1987. 11


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Mal/.rizio Franchi

si cd esperti dedicati agli avve nimcnri del 1946. G li ingressi delle autostrade riportano il messaggio del quarantesimo anniversario, così come i l>iglielti autostrada li e gli orari d i treni c d aerei. La linea d i comu nicazio ne fra il Paese centrale e quello decentrato è tracciala dall'iniziati va "Halia dei cento Comuni", promossa dalla Presidenza del Con siglio per va lorizzare la crescita del Paese e d e lle autonomie locali. L'anno successivo le Forze Annate compion o no tevoli sforzi pubblicitari, con d elle ben strutturate ca mpagne di arruolame nto. TI Ministero della Difesa de dica, infatti, agli investimenti pubblicitari di que ll 'anno tre capitoli di bilancio, o ltre a qu ello specifico per le spese di pubb licità~': "Capito lo 1070" (servizi stampa , info rmazio ni , docu me ntazione e propaganda per Esercito, Marina cd Aeronautica , spese p er rassegna s tampa , servizi fotografici, cinematogra fici , cinefotografi ci, rimborsi spese a i giornalisti per la parrccipazione a manifestazio ni e ricorrcn 7.c militari); "Capitolo 1087" (propaganda pe r l'arruolame nto c d il rcdutarnento di volo ntari e d i allievi delle scuo le , s pese per raduni e manifestaz io ni per una mig liore conoscenza d ella condizione milita re cd un rafforzamento tra milita ri e civili); "Capitolo 1504 " (spese per la stampa e l'affissione di rn:-rnif<'sti di arruolamento e reclutame nto); "Capito lo 4592" (propaganda per ammlame nti Arma dei Carabinieri , s pese p e r convegni, mostn: e nianifesLazio ni)3i•_

'' Legge 67/ 87, articolo 5. Vedi now n . 23. -"• Presidenza del Consiglio dei M inistri , Oipmtimento per l 'i11Jon11azione e l'editoria, 1,/i suiluppi

dC'l/a cormmicaz iune pubblica e istituz ionale nel 1992 - 1993 . 'J'esli, nurme, documenti, opinioni, Ro ma 1994.


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normaliua s11lla com11nicazione... a/ ministero della d{/esa

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CAPITOLO 3 LA COMUNICAZIONE PUBBLICA DAGLI ANNI '90 AL NUOVO SECOLO

3.1 Trasformazioni normative della comunicazione nella P.A. I.a nuova società dell 'informa7.ione è il frutto cli una rivoluzione cullu ra lc e tecno logica globale che , dagli anni '90 ad oggi, ha radicalrnenle c::-1mbiato il m odo di comunicare di individui, is liluz ioni, cornunilà, lraskmnanclo profondame nte la cultura della comunicazio ne e dell' informa1.ione, i processi produtti vi e l'economia glo bale. Gli anni '90 rappresentano appumo, la svoila nella comunicazione pubblica. È quindi necessario soffermarsi s ui molli cambiame nti avvenuti s ia ne lle is liluzio ni che nelle Forze Armale, per poter comprendere gli sviluppi s uccessivi. La Puhlilica Amm inis trazione passa dal sile n zio e dal segre to d 'uffic io alla lras parenza e al rapporto di interlocu zio ne con il cittadino, p e r la gestio ne comune dei conflitti e per il pe rseguime nto degli inte ressi p ubblici. La comunicazione, in lai modo, fini sce di essere intesa come processo unidireziona le clic dall 'allo ca la verso il basso, s econdo uno schema gerard1ico che pone l'ammin islrazio nc in una posizio ne d i autorità ris petto al cillaclino; ma , a l contrario, segue un processo circola re, che pone s ullo slcsso pia r.o cilladini e amrninislrazio ni in uno scambio reciproco. Q uesto processo legisla livo vien e re alizzato fondame ntalm e nte con le leggi 14237 e 241i8 del 1990, alle quali s i aggiungono imp011anti iniziative pe r diffo ndere la c u llura de lla comu nicazione pubblica, capace di inte rcetta re i reali bisogni de i ciuadini, riorganizzare gli apparati e miglio rare i servizi p u bblici. la legge 142 consente a re gioni ed e nti locali cli darsi regole autonome di o rganizzazione; essi adottano un pro prio statuto in cui s i determinano anch e le forme della parte cipazio ne dei c ittadini e del loro a ccesso alle info rmazio ni e ai procedime nti amministrati vi. Mentre la legge 142/ 90, cli orientamento e cli principi rivolti agli enti locali, lascia ampio spazio a lle auto no mie e a i regola me nti statutari , la su ccessiva legge 7 agosto 1990 n. 241 s i ri volge a tutte le pubbliche amministrazioni e d ha "natura cogente ". Nel pa norama normativo italia no manca una norma c he attribuisca d ig nità cli regola a l diritro cli accesso a i docum enti amministrativi da pa11e deg li interess ati. Il riconoscimento cli tale diritto cli accesso ha un ruo lo strume nta le ris p e tto agli altri istitutj partcci-'" Legge 142/ 1')')0, Ordi11u111e1110 delle pro11i11ce e dei co1111111i. ·"' Legge: 241/ 1'.>'JO. N11ut'e 11unne i11 111ateriu di procedimento ummi11istratil:o e di dirillo d i uccesso ui docum,,11ti um111i1Jt:çtruti1'i.


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Maurizio Franchi

pativi ( partecipazione popolare, azione p o pola re , previsione del d iknsore civico), volti a valorizzare le libe re forme associative per la p rotezio ne degli interessi collettivi. Con ta le legge, a nche all 'interno dell'organizzazione militare , si prende atto di un ptincipio culturale di fondo , legato alla tras parenza e all a legittimità dell'accesso : "se prima la Pu bbl ica Amministrazione è regolata da l principio del silenzio / segreto, o ra la comunicazione diventa regola e il segreto richiede una copertura normativa che lo giustifichi" (è possibile ad esempio, accedere integralmente ai propri documenti matricolari e chied e rne copia, o visionare la graduatoria in un procedimento di avanzame nto di grado ... ). In patticolare, la le gge 2/41/90 individua nell'economicità , ne ll'e fficacia e ne lla pubblicità i crite ri fondame ntali ai quali deve ispirarsi l'attività amministrativa, e sancisce veri e propri principi generali in tema di comunicazione pubblica. Si riconosce ai cittadini la possibilità , su richiesta, di pre nde re visione e ottenere copia degli alli amminis trativi ch e li riguardano; si individua la figura del responsabile del procedimento; si stabilisce l'o bbligo di comunicazione dell'a vvio del procedimento, l'obbligo di conclude rlo entro i tempi stabiliti e que llo di motivazione de i provvedime nti . 11 diritto d 'accesso viene conse ntito solo a chi ne abbia l'inte resse, con richiesta motivata e con la possibilità per l'amministrazione di rifiu tarlo, al fine di tute la re inte ressi pubblici o privati. La legge 241 / 90 rappresenta , in sintesi, un rife rimento fondam e ntale per quanto rigua rda la comunicazione p ubblica perché introduce ne l nostro ordinamento il diritto-dovere all'inJormazione, alla tras paren za e all'accesso , con il conseguente obbligo di ascolto e risposta da parte della Pubblica Anuninistrazionc. li 18 dicembre del 1990 n asce l'Associazione Italia n a d e lla Comunicazione Pubblica e Istituzio nale, con il compito di diffo nde re la cul tura della comunicazio ne ne lle organizzazio ni pubbliche, e p e r va lorizz;i re il ruolo e le compete nze d e i comunicatori pubblic i39 . Tra le attività d i questa Associazione vi è que lla di o rganizzare (dal 1994) il COM- P.A. , Salo ne della Comunicazio ne Pubblica e dei servizi al c ittadino, a vviare un 'intensa attivitù di forma zione per addetti alla comunicazio ne , di rigenti cd amministrato ri pubblici, re digere la prima ri vista dedicata al te ma della co municazione p ubblica (dal 1992) e cond urre un' inte nsa attiv ità culturale e con vegnistica . Infine, porta re avanti proge tti atti a favorire un mig lio r rapporto tra soggetto pubblico e collettiv ità. Ins ie me alla legge 241/90 il Dipartimento della Fun zione Pubblic i istituisce il FORUM P.A. , organizzato dall'Istituto Midcs: una serie di spazi a llestiti presso la Fie ra di Roma , dedicati al processo di riordino d ella .w ( ; . MoMnt-:1.1.1, <:onlinuità di un impegno in Rioisla 1nc•11sile di Gonumicaz iune 1'11bb/i<;a , n . 81/ 2003.


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normativa sulla comunicazione...a l ministero della difesa

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Pubblica Arnministra7.ionc e sullo sviluppo e la qualifica7.ionc dcll'croga '.l.ion c di scrvi'.l.i a cittadini ccl imprese. La manifes tazione tende a fa vorire un nuo vo modo cli pensare la f"unzione is tituzio nale e di rapportarsi con l'insiem e degli utenti. Gli enti promotori elci Forum P.A. sono: la Presidenza del Consiglio dei Ministri , il Dipat~Lime nto della Funzio ne Pubblica e l'Autorità per l'Informatica nella Pubblica Amministra zio ne. Ad essi spella il compilo di stabilire i temiguida d e lla manifestazio ne di ciascun anno , cui partecipano enti della Pubblica Amministrazione centrale e locale, e nti econo mici ed aziende d i proprie tà stata le. La prospelliva è stata allargata anche all'Unione Europea, invitando rappresentanze dei Paesi membri e de lJa Commissione Europea per scambiare esperienze e per proporre percorsi di collaborazione. Gli anni 1992 e 1993 sono significativi nel sistema de lla comunicazione pubblica italiana, in quanto sul mondo politico si abbatte la te mpesta politica di "Ta ngentopoli". Ciò impo ne una riorganizzazione e revisione di m olti as pe tti d ella funzione di comunicazione da parte de lla Pubblica Amministrazio ne. Vi è la rice rca di una sep arazione fra resp o nsabilità politica e respo nsabilità amministrati va , con la crescita della dimensione di servizio, di accoglie nza de i bisogni e di prestazione dirella al cilladino, nel contesto segnato dalla legge 241/ 90. Il Dipartimento Informazione della Presidenza del Consiglio d ei Ministri, nel 1992, fornisce cons ule nza e p rodotti a qu attordici amministrazio ni d e llo Stato , riorganizzando procedure, risorse e sistemi. Si coglie l'occasio ne per a prire ampi varchi alla partecipazio ne d e i cittadini alla vita pubblica, nei settori non inte ressati fino ad a llo ra dalla comunicazio ne de llo Stato (sanità, istruzio ne, fisco, lavoro), e d in quelli in cui do mina l'e sclusiva comunicazione de i media (Difesa , sicurezza , lotta alla crim inalità) . Nel 1993, ne ll 'ambito di una più ampia riflessio ne su ll 'attuazio ne dell a legge 241/ 90 nasce il "Codice di stile "10 , in linea con quanto prescritto da ll'a 11. 98 d e lla Costituzio ne; l'inte nto è que ll o d i garantire agl i ute nti de ll'a mministra zio ne pubblica una comunicazio ne chiara e univoca. L'uso di un ling uaggio compre ns ibile a tutti è , q uindi , valutato come esigenza fondame nta le in uno Stato c he vuo le essere c ivile e de mocratico. Nello stesso anno viene approvato il Decreto legis lativo 3 febbraio 1993 n. 29 11 che inc ide profondame nte sull 'assetto dell'amministrazio ne pu bblica con una serie d i principi innovatori, come la cosiddetta privatizzazione del rappo 1to cli pubblico impie go , la separazione tra p o litica e gestione amministrMi va , la rcsponsabilit:::ì elci clirigcnti42 • L'a rt. 12 sancisce l'o bbligo, '" C<xlice di s tile del Ministro per la Funzione Puhhlica Sabino Cassese del 19')3 . '' l)ecreto legislativo 3 JelJlm1io 1'>'>3 11. "!.'>, J<az iu11alizza z iu11e dell u rgt111izzaz io11e delle a111mi11istra.ziu11i p u bbliche e rel'isiu11c d ella disciplina i11 11wteria di pubblicu ùuµiegu. 1 ~

Presid t-"n:t:.-1 clPI Ccmsiglic , cJ1... i Minis1 1·i , flip:.-1rtirrn... n111 , lc--ll::1 F1nl'.l icHl t-" P1 1hhlir :.1 pc·r J'c ... ffi1·ie·11:,:..1 cl1 ·llc...

:1111min islraz ioni, IL, co1111111ica z ù11w puhhlica . l.inee <>J>eratù oe, FORMEZ 2004.


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M aurizio Franchi

per ciasc una a mmm1strazio n e, d i creare Uffici p e r le Relazioni con il Pubblico c ui è assegnato il compito di p rovved e re a ll'informazione relativa agli alti e allo stato d e i procedime nti e d i svolgere attività d i rice rca , al fine di rend ere più agevole la comunicazio n e tra g li uffici e l'uten za, nonch é di verificare il gra do d i sod d isfazio n e dei citta dini sui servizi offerti. A tali uffici è, altre.sì, d e m anda to il compi to cl i trasfe rire a ll 'interno dell'Amminis trazione le richieste dei cittadini in te rmini di proposte e suggerimenti . Il processo di is tituzio ne d egli U. KP. inizia ln1e nte procede in modo lento: m olti uffici riescono a m a lap ena a forn ire informazioni e a faci lita re il ra pporto con i cittadini. Sp o radiche le a ttività d i a nalisi e ricerca sulle esigen ze d egli utenti , e la capacità d i promuovere campagne di servizio. O ltre a lla comunicazio ne este rna con i cittadini è prevista la comunicazione extra-istituzio nale con gli a l.tri e n ti e per la prima volta nel n ostro o rdinam e nto la comunicazio ne inte rna , ch e è vista come leva rilevante ai fin i d e lla gestio n e unita ria de ll'organizzazione, in q uanto cap ace d i c reare quel senso comune dell'ag ire , hase di una c ul tu ra orga n izzativa fatta d i condivisione , coesio ne e a ppa ttene n za. Impo rtante a tale nne è: l'avvio d el p rog<..:tt o "l JR P d egli lJRP", c u rato dal Dipartime nto de lla Funzio n e p ubb lica in colla b o razio ne con la Regione Emilia Romagn a, ch e mira a fo rni re un punto d i rife rime nto pe r tu tti g li operatori puhbliciH. Com u nq u e, fino al 1997 g li Uffici Relazio ni con il Pubblico si lim itano a svolgere i soli compiti di info rrnazio ni sulle attività e sui serv izi del l'amministrazio ne (91,8%) e di partecipazione a l proced imento a mmi nistrativo (81,5%). A segui to d ell'entrata in vigore del Decreto leg isla tivo 29/9::S, s i po ngon o le hasi p e r un cam b iamento di orizzonti p e r la Pu bblica Amministrazio ne: la comunicazio n e pub b lica no n è'. più una scelta illum inata che caratteri zza l'azio n e d i governo d i alcu ne città e regioni, ma dive n ta e le m e nto imprescindibile per garantire e gestire processi istituzionali ed am ministrativ i complessi. Vengono rio rga nizzati gli ap parati e le p rocedure, riformato il puhblico impiego e ci si o rie nta s u te rni capaci di modifica re abitud ini e compo rta me nti di massa . ,~: c hiaro a tutti c h e la comunicazione pubblica è un servizio cd un d iritto ; leggi e n o rme ne sta hiliscono le fi nalità e ne gara ntiscono l'a tt uazione. Non è altretta nto chiaro com e essa vad a organizzata, quali ol>iettivi deb ba porsi, q uali fo rme assume re e q ua li mezzi utilizzare . I primi orientamenti mostran o una comunicazio ne c h e deve agire sul livello interno ed esterno, garantend o l'accesso ai se rvizi, la con oscen za d ei pe rcorsi amminis tra ti vi , favorendo la b·asparc n za e d ia logan do diretta me nte con i propri ' ' http ://www.urp.it/


I.a normuliua sulla cornunicaz ione...a / mini.stero della difesa

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inte rlo cutori. Si sperim entano esperienze di n uovi servizi p er i cittad ini, a mplia ndo l'informazione data unicam ente dall 'albo p re to rio e dal manifesto mura rio, q uali: numeri verdi, s po rte lli inform a tivi, re ti comun ic ative , ba nc he dati. Costituisce innovazio ne , a nc he , 1a fase a ttuati va d ella legge s ulla tutela d e i dati p e rso nali'\ c he investe le relazio ni tra Pubblica Amminis trazio ne e socie tà c iv ile toccando p e rime tri d elicati q u ali il segre to di Sta to.

3.2 Trasformazione della comunicazione nell'ambito militare 11 m on do milit.are, o ltre ad e ssere coinvo lto nella trasform azione normativa in q ua nto pubblica a mministra zio ne , si trova ad affrontare problemi s pecifici. Innan zitutto, la pri,na gu e rra de l Golfo ( 2 agosto 1990 - 28 fe bb raio 199] ) e vide n zia , com e ma i accaduto prima, il ruolo d ell'informazione e d e lla pubblica informazio ne in un conflitto m o de rno. Sia d a parte d el regime irache no sia d a p arte d ell'e no rme m acchina p rop agandistica am e ricana i mass media ven gon o u sati in m o do m assiccio. TI te lespettatore viene bombar<laLo d a telegio rnali n on-stop c he s aturan o l'o pinio ne pu bblica con una mo le di no tizie impressio nante. Sen za entrare nel m erito d el s ignificato so cio logico e psicolog ico di questa guerra , m ostrata in mod o s trume n tale o meno a tutto il m o ndo, h isogna ricon oscere ch e an ch e le Forze An nate ita lian e impegnate n e l Golfo stimolano un dibattito po liticosociale di vas ta po1tat.a. Tale d ibattito mette in mo to un circuito di feedhuck continui in cu i l'o pinio ne p u bblica riveste l'i1npo1tante m o lo d i inte rlocutrice, ch e d eve es sere soprattutto ascolta ta . Si è giunti alla consap evolezza d ella ne cessità d i un p rocesso che scandisca il p assaggio d a lla s emplice pu b blica informazione ad u na vera e p ropria politica co municativa , dall 'attiv ità promoz io na le alla strategia cli marketing, d alle attiv ità d i pubbliche re la zioni ad un s iste ma e fficace e.li rcla:t.io ni este rne integrate a live llo ce ntrale e perife rico. Il miglio ra to clima tra cittadini e Forze Arm ate, insta u ratosi sopratn1tto grazie alle brillanti missio ni com piute dai nost.ti militati, sia in Italia ("Vespri Siciliani" in Sicilia, "Forza Paris " in Sardegn a nel 1992) c he a ll'estero, vien e gravem ente compromesso, se no n del tutto p regiud icato , ogni qua lvo lta si verifica un e pisodio riconducibile al knome no del "no nnismo ""5 . In ta li circostanze, consolida ti com portam e nti ispirati al sile nzio ed a l seg reto fin isco no per riaccendere le voci p iù pole miche c d alimenta re d if-" T.cggc n . 675 del 3 1 dicembre 1996, '111/ela d elle persone e d i altri SO{!J!,ctti risfX,ttO al tratta-m en-lo dei da ti person a li. -,s F. IIA1T 1ST ~ w , Anatomi a del nurmismo. G'tn1sa e m isure d i contrasto del mobbing mi/ilare, Frane-o

Angeli, Mihlno , 2000.


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M auriz io Franchi

fidenze ne i confronti di un'istituzio ne che ad alcuni appare ancora come un "corpo s eparato dallo Sta to", re tto da legg i autonome, diverse da quelle che go vernano la socie tà civile. Fino agli anni No vanta il n o nnismo sembra no n esistere. Viene s u perficialme nte cons ideralo come un fe nomeno secondario, di scarsa importanza, d e classato da grave allo di viole n za a semplice gesto golia rdico e sche rzoso . Per affrontare le nuove sfid e comunicative poste dalla crescita d e ll' imp iego delle Forze Armate in Patria e all'este ro, nel marzo d el 1992 il Ministro de Jla Difesa O n . Virginio Rogno ni emana una diretti va p e r riordinare il setto re deJla Pubblica Info rmazio ne, indirizzata a tutti i Com a nd i cd Enti perife rici. Essa abroga tutte le precede nti ed ha lo scop o d i "garantire , in un quadro unitario, una gestione coord ina ta d e ll 'informaz ione militare 'H6_ La Direttiva è divisa in d ue p a1ti. La "prin1a p a1tc" fi ssa i lineamenti ordinativi, i compiti e le attribuzio ni del Servizio Pubblica Informazione , che vie ne de finito "Organo resp o nsabile dell a p o litica comunicativa della Difesa ". La "seconda p arte " è dedicata agli a ltri O rgani centra li e periferici della Pu bblica Info rmazio ne. La dire tti va ribadisce la divisio ne del Servizio Pubblica Informazio ne in cinque Sezioni : Sezione Pubblica Informazio ne , Sezio ne Rassegna, Sezione Documentazion e e Relazio ni Internazio na li , Sezio ne Edito ria le , Sezio ne Amministrativa e Segreteria. Struttura che l'Uffic io conse1va ancora oggi. Nello stesso pe riodo si proced e ad una razio na lizzazio ne de l settore della Pubblicistica militare sopprime ndo a lcune testa te e lasciandone a ltre in vita; ne rimarranno diciotto . Anche i1 proble ma de l "no nnismo ", che ha una recrudescenza nella seconda me tà del '97 , con il verificarsi d i alcuni g ravissimi episodi messi in forte risalto eia g io rnali e mezzi d i comunicazio ne, è affro ntato in linea con i criteri di trasp a renza de lle nuove no rmative. I.o Stato Maggio re d ella Difesa infatti, re puta indispe nsabile dotars i di uno strume nto di studio <lei no nnism o che p ossa, attraverso l'analisi dei dati statistici e delle situa7.ioni socio-ambie nta li, fornire un q uad ro esau rie nte e a pprofo ndito del fenome no ed agisce, ino ltre, su l fro nte della trasp a re n za, aprendo le caserme ai mezzi di informazio ne e a l mondo giovanile. Vie ne istituito un Centro Informazio ni Famig lie con un Numero Verde, gestito dai militari di leva , al q ua le c hiunque può rivolgers i pe r segnalare fatti p e rsonali o riferiti ad a ltri. 1\ d unq ue, tramite l'inte razio ne tra mondo militare e m ondo civile che le Forze Armate decido no di lasciarsi definitivam e nte alle spalle comportame nti c he le da nneggiano di fronte a ll'opinio ne pubblica e le allo ntanano dai giovani. '

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Direttiva UG/ SPI

A0001 cie l 31 marzo 1992.


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normativa sulla comun icaz ione ...a / ministero della difesa

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Questo "s forzo comunicativo " p rovoca un deside rio di conoscen za delle linrzc Armate, no nché una vo lontà d i dialogo con le stesse , tale d a s uperare le incompre nsio ni , i pregiudi '.l.i , le clilliden ze di un passato anche recente. La doma nda rapprese n ta il punto di svolta e pocale e necessita di essere sod d isfatta p ienamente dalla Difesa , poiché in queslo modo si gen ererà co nsen so e si a vrà la possib ilità di inte ragire con la classe politica , il mondo d e lla cultura, d ei media e l'o pinion e pub blica in generale , uscendo dalla condizio ne cli subalte rnità e ma rginalità a cu i s i è stati relegati. La comunica zio ne d e lla Difesa è allora ch iamala a definire i valori cui is p ira rsi, e a re nde rli no li al pubblico, curando la trasm issione forte della s ua ide ntità , che da p rettame nte militare a ssu me corn1otazioni di sta bilizzazio ne d e ll'o rdine 47 . Nella nu ova organizzazione m ilitare diven ta fondame nta le il mo me nto comunica tivo, adattato al conte sto socio -econo m ico e p olitico a ttua le 111 . Esso deve trovare in te rlocuto ri capaci e dis p osti a sinto nizzars i su lung hezze d 'o nda omogen ee (anch e in campi v icini qua li la sicure zza, l'idea di Stato-Nazio ne , di immagine inte rnazio na le , cl i fro nteggia me nto d e ll 'em e rge nza, ecc.) 19 . Questi p assaggi han no sp into le l·orze Armate a proced e re su tre direttrici di sv ilu ppo: • la "c reazio ne d i un m od ello te rritoriale di comunicazione ", fina lizzato al reclu tam ento e alla costru zio ne di relazio n i este rne sul teffito rio d i co m petenza ; • la "realizzazion e di ra pporti di colla bo razio ne con esp erti del mo ndo accademico ed azien dale" che conducono a studi cli ana lisi e di marketing e s ugge risco no i p assi da co mpie re s ul p ia no de lle strategie comunicative. In tal modo si gara ntisce l'acqu is izio ne d i qu ella c ultura organizzativa necessaria a ll a re a lizzazione dell a trans izio ne verso il mo de llo professio nale ; • )'"azio ne d i smantellamento deg li stereotipi negativi", che alim en tava no pregiudizi nocivi a qualsiasi campagna di rcclut.amento . I .a rimo'.l.io nc dei pregiudizi è coniugata con l'indispensab ile attività d i prcvcm.ionc e cli gestio ne de lle crisi co municative, chiare nd o in te mpo reale la situazione . Tn definitiva, alla fin e degli a nni '90 l'istituzio ne militare si tra sforma, impegnandosi in compiti nuovi; così facendo intesse rinnova ti rapporti con g li a tto ri socia li che in essa o p era no. I. g iovani in particolare sembra47 S. R OLANDO ( a cura di), la comu.nicaz io11e pubblica in llaliu. Rea/là e prmJJellive di u.n sei/ore stra/egico. fu1ppo n o realizzato da CP Associazione itali ana ddb cu111urùcaziu11e pubblica e isliluzio n,1Jc rcr cnnro del CNFI. Consiglio na~ionale dcll 'ccono111ia e· dd lavoro, Editrice Bibliografica, M il a110 199'>. '" C. CEKBO ( a cura d i), Informare e c:'onumicart' 1w/ llllOIJ<> scenario polilico-s/,-ategico interna .,::imwle. Ministero della D ifesa, Servizio Pu bblica I nformazi one, Roma 2003. '" S. HOIA"XJ, Gi,mr.m icaz ion e puhhlica. Modernizzazione dello Stato, dirilli del ci/ladino, Prcfozio n<' di Claud io Mar1clli , Nnl a co nclusiva di Gìusl'ppe D e Rita, li Sole 21 Ore, M ilano 1992.


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Maurizio Franchi

no coglie re a pien o il nuovo sen so che la presen za d e ll e Forze Armate sta assume ndo nel contesto nazionale e interna7.io nalc, e ne diventa no i testimoni piLÌ s ig nificativi. La riflessione s ui compiti inte rni delle Forze Armate e sugli effetti prodotti, in termini di motiva:lioni, soddisfazione e senso di appartenenza, influe nzano dunque l'idea cli sé e elci proprio se1viz io di coloro che partecipano alle operazio ni militari s ul territorio na zionale e all'estero.

3.3 il XXI secolo

Le profonde trasformazioni n ello scenario geopolitico internazionale de ll 'ultimo decennio contribuiscono ad un processo di ridefinizio ne delle fu nzio ni , d e i ruo li e degli sp a zi di una p lura lità di istituzioni internazionali e nazionali 50. Le Forze Armate nel comune sentire sono oggi percepite come strume nto necessario a soste ne re una politica internazionale di s upporto alla p ace più che una po litica cli p otenza , atte a gara ntire la sovranità e l'indipe nden za dello Stato~1• Infatti nel nuovo secolo il p ea cekeeping è o rmai rea ltà consolidata , e ne i teatri operativ i di tutto il mondo l'Italia ha fatto e sta facendo la su.,1 parte , con una professionalità ed una compe te nza straordinarie , perché sviluppate e costruite n e l corso degli a nn i nell 'intera gamma d elle possibili operazio ni. Mo lta strada è stata fatta~2 dalle missioni svolte in Libano (1982), amibia ( 1989-1990) , Kurdistan (1991), Albania (1991 -1993), Somalia ( 1992), Mo zambico (1993-1994), a lle più recenti in Albania (1997) , Tin10r Est ( 1999-2000), 11osnia ( 1995-2002), Kosovo (1999-2002), Afghanistan (200 1) e Ira q (2003). La nuova ide ntità è rappresentata con la transizio ne dal "soldato per la guerra" al "soldato per la pace", c hia1nato a se1v ire l'intera umanità, a prescindere d,1i confini e dall'autorità te rrit01iale . TI soldato pe r la pace ha grandi doti di disc iplina, spirito di sacrHìcio , cap acità di gestire situazio ni ad alto contenuto di i11ce1tezza, empatia e pa1tecipazione . Egli sta fra la gente ed opera per la gente, come estremo balua rdo di democrazia e libettà nei mo me nti <.L, trnrnatici della g uerra, ma diventa anche collaboratore pe r la conquista di una serena e sicura quo tidianit,à. Però nello svolgime nto d i questi nuovi cornpiti il senso cli missio ne e lo spirito di corpo, valori fondanti che supportano l'intervento del solchno, rischia no di vacilla re se dietro di loro manca la soiidarie là de lla comunità nazionale e internaziona lc s.i. ' " A . CA1.AAH6 (a cura di), Gowrnare la sicurezza . I.e ijìde g lnbali (' il 1111000 m nlo d el/"F.,ercito, Il Sole 2 1 Ore, Milano 2002. " Arma dei Carabinieri , Scuola l lffic iali C:amhinic ri, Ra.~,eg na del/A rma dei Carabinieri, n. 2/2004. " A. NA·11v 1 (a c11m di), faercito Ttaliano. T.e 111101Y!fm ntiere del peacekeeping, Mondadori, Milano :wo4. ' ·' A. CAI.AllRò (a cu ra cli ), Op. Cit. , Il Sole 21 On•, Milano 2002.


La normativa sulla cornunicazione... al ministero della dijèsa

323

Con le nuove missioni s ul territorio n azionale e a ll'estero, l'istituzione militare ha assunto compiti operativi che la re ndo no visibile alla società e le forniscono una legittimazione funzio nale e cu ltu rale aggi unti va. Le iniziative approntate sono aumentate di qualità e quantità, con numerose pubblicazioni, siti Internet, servizi radiotelevisivi ch e informano dettagliatamente sulla natura delle operazioni ed i successi acquisiti . Per conseguire questi nuovi obiettivi sono stati necessari forti ca mbiamenti a nc he all'interno de lla struttura militare: la legge sulla riforma dei Ve1tici delle Forze Armate e dell'Amministrazione della Difesa~4 nell'art. 1 attribuisce a l Ministro a nc he il compito di emanare direttive in me rito all'attività informativa e il D.P.R 25 ottobre 1999, n . 556 nell'att. 2 dispone che il Capo di Stato Maggiore della Difesa sviluppa, su direttiva del Ministro, l'attività di Pubblica Informazione e di promozione a favore delle Forze Armate. Soprattutto nel nuovo secolo il processo di professionalizzazione delle .Forze Annate vie ne po1tato a compimento con due riforme che trasformano radicalmente il mondo militare: l'introduzione del se1v izio militare femminile, D.lgs. n. 21 del 3 1 gennaio 2000 e la sospensione dell ' Istituto <lella Leva, leggt: 26 agosto 2004, n. 226. Ciò comporta la necessità di una nuova politica comunicativa imperniata sulla promozione del reclutamento volo nta rio; in tal modo, illustra ndo un'organizzazione militare efficiente, meritocratica e pienamente trasparente, si tende a valotizzare lo spirito di gruppo, la leadership, la solidarietà umana e la disciplina. La promulga7.ione della legge 150/ 00 e del OPR 21 settembre 2001, n. 422 ne costituiscon o il regolamento di attuazione. Questa legge rappresenta un passo decisivo poiché, definendo la comunicaz ione istitu'.l.ionale, ne specifica la disciplina gen erale: informare i mezzi di comunicazione cli m assa attraverso "stampa, audiovisiv i e stmmenti telematici". ln quanto comunica'.l.ione esterna deve essere rivolta "ai c illadini , alle collettività e ad altri enti attraverso ogni modalità tecnica e o rganizzativa"; e in quanto comunicazione interna deve intcrl"acciarsi "nell'ambito di ciascun e nte". Strumenti e fig ure professionali devono essere ade guali al compito 55, con l'utilizzo di tutti i mezzi di informazione e con una programmazione secondo piani di comunicazione affidati a c iascuna amministrazione ed il coordina mento della Presidenza de l Consiglio dei Minis Lri. I requisiti per lo svolgime nto delle attività disciplinate dalla legge 150/ 00, in particolare per le qualifiche superiori, sono: l'iscrizione all'albo nazionale dei giornalisti per il capo Ufficio Stampa e gli addetti stampa, il rossesso di un titolo di studio in comunicazione o materie assimilabili a 51

Legge 13 fcbbr.i io 1997, n. 25.

" (j_

l{oss1, Una conq11ista per i cittadini, l{1v1s1a mcns,k d, comi.micazinn<' l'uhhlu:a, n . 81/ZOU.i.


324

Mauriz io Franchi

livello universitario o p ost-universitario (specia lizzazion e, pe rfezion amento, master ) per dirigenti e fun zio nari. La professio n e del comunicatore p ubblico t.'. del tutto nuova ne l pa no rama professio nale, e n ecessita di leg ittimazio ne pe r rite ne rsi un profilo professionale autono mo, che rende oggetti ve e misurabili le compe tenze distintive0<'. La legge 150 de l 2000 prevede inoltre, vincoli legati a l rispetto d e l codice d eontologico, indicato q uale punto di rife rime nto ch e i comunicatori d evono avere ne ll 'espletamento de lla loro professio ne~7 .

3.4 La Direttiva UG-SPI A002 e il Piano di Comunicazione I tragici eventi dell'l 1 sette mbre 2001 sono echeggiati immediatamente sui mezzi d i comunicazio ne di tutto il mondo; è aumentata la richiesta di sicurezza e la consapevolezza, nella classe po litica e ne ll 'opinio ne pubblica, che la g ue1,a asimmetrica può coinvolgere chiu nque . .U dividendo della s icurezza può essere incassato prop orzio nalmente a quanto il Paese è disposto ad investire in essa. ln alt1i termini, nell'era de lla glo balizzazione anche il cittadino più distratto si rende conlo che utilizzare le Fo rze Arma le pe r stabi lizzare alcune aree del mo ndo è necessario per avere la p ace in casa p ropria. Nel dicembre 200 1, durante il consueto incontro di fine anno con gli operatori d e ll 'in formazio ne, il Min istro della Difesa On. Martino annunc ia che è stato d ato alle stampe il "Libro Bianco d e ll a Dif"esa 2002". Si tratta d i un'a mpia e d ettagliata pa no ramica s ul mondo de lla Difesa fotografa to fino a que l mo m ento; un'ini ziativa che segn a un nuovo corso nella comunicazio ne istituzio nale. Il volume vie ne reso disponibile " on line" sul s ito istituzio na le';8, ma è chiaro che lo strumento si indirizza a ll'este rno, anche se invila tutti gli ap pa11e ne nti al mondo milita re a rifle tte re s ull 'organizzazion e s tessa. Q ueste trasfo rmazioni richie d o no , a nche ne l mod o di fa re comu nicazione non più un rig ido siste ma pira midale, a forte conno tazione gerarchica, ma un mo de llo flessibile conno ta to d a tempesti vità , Lras paren za, partecipazione, semplicità e autono rnia (con la velocità d ei nuovi m ezzi di comunicazio ne a volte no n c'è Le mpo pe r attendere l'auto rizzazio ne cli un superiore) . Nasce l'esigenza di e manare un a nuova Dire ttiva in m ateria cli Pu b blica Inforrnazio ne 19 ch e vede la luce nel 2006, sempre a firma dell 'On. Martin o. "' Prcsidè n7.a d el Consig lio dei Ministri, Dipartimento della Funzione l'ul,l,lica per l'effo:ienza delle amminism1zioni , I.a com11nir.azion<' pubblica. liii<'<' opera/ù1e, FORMEZ 2001.

" F. FE1mAIWl, <:'ondividere i 11alori: il codici' deo11tologico, Rivista mensile di éu1111111ica z io11e Puhhlica, n. 8 1/ 2003. '" hllp://www.difesa .it/ Approfondimenti/ Archiv ioApprof o ndimc n1 i/1.i hro+Ria ne,,/. ''' Oirelliva LJG-SPI - A 0002 del 17 marzo 2006. Direlli11a in materia di il'!Jim11az io11e e cr,1111111iraz i o 11<'.


T.a 1wrmativa sulla comunicaz ione ...al 111i11istero della d((esa

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In risposta alle nuove esigenze la direttiva ribadisce l'unitarietà e la coordinazione de lla comunicazione istituziona le , ma usando un dispositivo "a re te " equiparato ad altre amministra zioni de llo Stato, nel q uale i flussi si dispieg hino su un piano orizzontale e assumano un andame nto circ olare. (~li obiettivi che la nuova Dire lliva si propone sono: • stimola re nel Paese una più aggiornata "c ultura de lla sicurezza", intesa quale consapevole pa1tecipazione del cittadino alle problematiche dell a difesa e della tutela della pace; • pro muo vere la diffus ione della cultura e d e lle tradi zio ni d e lle Forze Armate , con il preciso intendime nto di riaffe rmare il ruolo traente e la fun z ione centrale che il pensiero milita re ha svolto ne l cammino d e lla s toria . Raffo rzando la consapevolezza c he il nio ndo dell a Difesa non si espri me solo in termini di tutel a della s icurezza, ma costituisce a nch e un grande capitale uma no , un imme nso serbatoio di risorse tecniche, scientifiche e sociali a l servizio d e i c ittadini; uno s tra o rdinario fatto re di crescita civi le e di sviluppo democratico d ella Nazio n e ; • tenere informata la pubblica o pinione sui p rocessi di razionalizzazione e rio rdinamerno delle aree tecnico-ope rativa e tecnico-amministrativa de lla Difesa , secondo lo sch e m a di rife rimento individuato nel "Libro ilian co" d e lla Difesa ed . 2002 e ne lle "Direttive Min isteriali"; • fa vorire la conoscenza ad ampio spettro d elle disposizioni n o rmati ve rig uardanti gli arruolame nti d e i volontari e l'accesso alle carriere civili ne ll 'aml>ito dell'Amministrazione; • illus tra re al pubblico inte rno le attività svolte d all 'lstituzio ne, slirnolando processi di semplificazione delle procedure; • agevolare - utilizzando p e rcorsi d i formazione interdisciplina re - l'elevazio ne del livello professiona le e cu lturale del p e rsonale militare e civile , affinché esso impari ad esprime re vit:c1lità intelle llu ale e a d interpretare , con vis io ne mod e rna, iJ presente e i1 divenire de ll'organizzazion e. A ciò si aggiunge un 'atte nzio ne particola re verso i Quadri più giovani, ne ll 'intento di restau rare i grandi va lo ri pe dagogici ch e de bbono servi re a far riscoprire la concezione e lica della vita e d ello Stato, l'e ducazio ne al sentime nto patrio, l'accellazione del lavoro come impegno civ ile , la disciplina come adesion e , la vila militare come dime nsione de llo spiritd '°. La Direttiva, basandosi s ulla legge 25/ 199761 e il DPR 556/1999 62 e su numerose altre norme in mate ria di comunicazio ne dell e pubbli che "' D irettiva UG SPI A 0002 dd 17 mano 2006, p . 10. ''' I.. 25/ 1997, Athibuz ion i del Miltistru della lJi(esa. ristn11111razi<me dei w rlici c/('l/e Fone Annate ,, de!l'A111111i11is lmz ione della

D!/<·sa.

"' D.P.R. 25 orrohr<' 1999, n. 556. Ref!.o{arn ento d i al/uaziu11e dell'arliw lo / O della leJ<Re 18./ehbraio t 997, 11. 25, co11cen1e11/e le allrihuz ion i dei J1e11ici militari.


Maurizio Franchi

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a mmini strazioni, delinea la nu ova organizzazione de lla P u bblica lnformazione de lla Difesa: a capo della strullura vi è UG-SPI (Servizio Pubblica Informazione del Ministero della Difesa), emanazione del Vc,tice del Dicastero, emette e regola le disposizioni rela tive a ll'informazione e a ll a comunicazione controllando ne l'attuazione. L'Uffi cio anche nel corso degli ulti,ni anni è stato p osto, a lternativamente, alle dipe nd e n ze talvolta del Capo del Dicaste ro63 , talaltra dell 'Uffici o cli Gabinetta114. La Direttiva o pta per una doppia dipendenza del Capo del Servizio: dal Capo di Gabinetto in linea gerarchico -disciplinare, e direttamente dal Ministso in linea fun zio na le. Questa solu zione trova ragione nel fatto ch e lo SPI funge da cernie ra tra i Vertici politici e que lli Militari, così che nello svolgere azioni me diatic he gio rna lie re a sostegno delle atti vità istitu zionali del Ministro, deve raccordars i con g li Stati Maggiori, ma quando d eve fronteggiare crisi mediatiche o trattare informazio ni c he pe r la loro imme diatezza e / o per la loro risona nza po litica rich iedono

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del Mi11islro della D!/ésa, a,t. 2. "' D.P.R. 21 fébbrnio 2006, n. 162, l?<?Rolamet1tn dì attuaz ione dt-!Rli l!ffici di /)ire/la CiJ/Jaburuzìu11e art. 2, c. 2.

del Minislro della Oifesa,


La normativa sulla comunicazione... al ministero della difesa

.127

una risposta priva cli indugi e mediazioni deve ricevere, n ecessariamente, dispos izioni immediate dal Capo del Dicastero. L'organigramma cli SPI n o n si discosta mollo da quello esiste nte g ià dal 1992, la necessità di poter s vo lgere un'azione cli controllo e indirizzo s ui contenuti immessi nella re te inte rne t/ intranet hanno portato p e rò a ll' is tituzione di un 'appos ita Sezione Comunicazione on line, con a capo un Ufficiale non dirigente, c h e svolge le fun zio ni di webmaster della Difesa e dipe nde funzionalme nte dall'Ufficio. Tra i compiti peculiari dello SPI: quello di informare tempestivamente i Vertici del Dicastero riguardo a lle notizie riportate da o rgani di infor mazione nazionali ed esteri, curando anch e una rassegna stampa giornaliera; indirizzare tulla l'attività del Ministero in tema di informazio n e, comunicazione e gestione del portale weh del Ministero, curare discorsi , comunicati, sch ed e docume ntali e resoconti fotogra fic i re lativamente alla partecipazion e de l Sig n or Ministro a cerimonie, visite (an ch e in teatri op erativi) e m a nifestazioni e soprattutto di e laborare il pia no di con1Unicazione della Difesa.

3.5 Organigramma attuale dello SPI L'Ufficio Pubblica Informazione (SMO - PI) e l'Ufficio Comunicazion e dello Stato Maggio re d e lla Difesa sviluppano le direttive ricevu te d a LJG SPI ne ll'a rea tecnico operativa, indirizza n do e coordinando quelle degli Stati Maggiori di Fo rza Armata e d e ll 'Arma d e i Carabinie ri (solo per l'area Difesa) in Italia e all 'Estero. Il Se1vizio Pubblica Informazione e Relazio ni Este rne del Segretariato della Difesa e il Servizio Pubblica Informazio ne e Re lazio ni !·:ste rne del Segre tariato Generale della Difesa e Direzio n e Nazio nale Arma menti (sc;.o) sviluppa le di re ttive ri cevute da l JG-SPI , svolgendo attività cli inform azione e comunicazione nell'arca tecnico -a mministrati va e tecnico-industriale , indirizzando e coordina ndo que lle svolte dalle Dirc7.ion i Generali del Dicastero. Gli Uffic i, preposti alla pubblica informazione e comunicazione d egli Stati Maggio ri di Forza Armata e del Coman do Generale dell'Arma d ei Cara b inie ri, sviluppano le attività d i informazio n e e comunicazio ne rig uardanti l'arca di rispettiva competenza, alla luce dell'azio n e cli indirizzo e di coordinamento svolt::1 dai prcfati Uffici d e llo Stato Maggiore de lla Difesa e nell 'ambito delle delegh e da questi e ventu alme nte ricevute . A lo ro volta svolgono azione di ind irizzo e coordiname nto , ne i riguardi dei dipe ndenti organi informativi te rritoriali , p e r veicola re il flusso comunicativo dal cen tro ve rso la perife ria (e viceversa), dove spesso si conce ntra la magg iore pressione me diatica e <love le no tizie posso no assumere valenza


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politica e coinvolgere compelenza e responsabiliLà del TiLolare del Dicastero. In questo m odo e grazie alla velocità del le nuove Lecnologie ogni enle periferico, pur conservand o l'auto nomia decisionale necessaria a dare risposte immediate ne lle realtà locali, può risalire is tanlaneamenle la caLena cli Comando ino ltra ndo richi este fino a live llo SMD/ SGD. La direttiva si soffe rma s u diversi aspetti: gli URP, la formazione del persona le, la Comunicazione o n line, la pubblicistica militare , il Programma di Comunicazione. Degli U RP s i è già parlato , m a l'a,1. 6 della legge 150/2000 attribu isce loro una fùn 7.io ne di "comu nicazione" distinta da lle attività di informazione, attribuita invece a lla fig ura d e l portavoce e dell 'Ufficio Sta mpa. 11 problema dell a formazion e nasce dal fatto che g li artt. 4 e 6 del la legge 150/2000 stabiliscono ch e le ammini strazioni dello Sta to d evono individuare del personale idone o a svolgere attività di informa zione e comunicazione e programmarne la fo rmazio ne e l'aggio rname nto profess ionale; ino ltre, detto personale d ovrebbe essere iscritto all 'albo elci g iornalisli (arl. 9 comma 2). Ciò si s conlra con la mobilità ciel pcrsorn1k clclk Forze Armate, c h e d ovrebbe acq11isire 11n titol o non con segu ibile con un semplice corso. Lo stesso problema s i verif"ica con i dire ttori d e ll e testate militari: clapp ri111a era s ufficie nte una delega elci Ministro per esercitare la funzio ne di direttore editoriale , ora i:: necessario un decre to d e l Ministro c he nomini i dire llori i quali, qualora non iscritti all 'Ordine elci giorna listi , devono essere inse riti in un elenco speciale elci Di.rettori Responsabili . La pubbli cistica miliLare, in queslo momento storico s ubisce una forte ridu'.l.ionc<>\ in qua nto, pu r ave ndo una gloriosa tradizio ne, è indiri'.l.'.l.a t;.1 ad un pubblico molto s pecializza lo e non sempre i:: diffusa capillanncntc attraverso i canal i d ella distribu zione, ciò comporla ch e i bilanci ddlc varie testate non sempre raggiungon o un uLile d 'eserc izio. La comun icazione un tine è invece in espansione, consideral i i costi rido tti dovuti al non impiego cartaceo e la possibilit,ì di raggiungere ista ntaneame nte milioni di pe rsone. Lo s trume nto principe proposto dalla legge 150/2000 è il Prog ra nuna di Comunicazion e, che s i pre figge lo scopo di acq uis ire consenso allrave rs o attività di info rmazio n e e di comunicazione svolle in un contesto cli pie na traspare nza, inten de ndo rivolgersi a tutta l'opinione pubblica italiana. Ed è proprio analizzando questo documento ch e si possono trarre le conclus io ni s ull'e ffi cacia dell a p o litica cli comunicazione de lla Difesa. ''' I n linea con b ridu zione dei costi d ella Puhhlica A1ntninis lrazione previsti d alla l)ire lliva µer l'allivil:i amministrativa e la gestione nl'lh1mh110 dl'I M 1n1s1no d,-lb I Jofcs;o L009.


La normativa sulla comunicaz ione .. .a/ ministero della dijèsa

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CONCLUSIONI

Analizzando i Piani cl i comunica7.ione cld Vertice della Difesa negli ultimi cinque anni si può concludere che gli sforz i fall i negli anni precedenti hanno avuto pie no successo. Vi sono problematiche ancora non pienam e nte risolte, come la mirata applicazione del D.P.R. 422/ 2001c><, che richiede un costante sfor7.o di fr>rma'.l.ione permanente e continua riqualificazione del persona le militare; la necessità di tara re i "tempi di risposta", sempre più rapidi in relazione alla velocità d ei mezzi di informazione , soprattutto in caso di crisi comunicativa. ' l'c stimonianza dei progressi compiuti , o ltre alla panecipazione del pubblico a lle consuete ricorrenze: 25 aprile, 2 g iugno, 4 novembre, sono i numerosi patrocini ad e nti e manifestazioni civili, la presenza ne l mondo dello sport con allel i rnilitari a competiz io ni nazionali ed inte rnazio nali. Ma ancora di più lo slrello lega me di collaborazione instaurato in questi ultimi anni con la FNSI (Federazione Nazio nale della Stampa Italiana) attraverso l'o rganizzazione dei corsi r er i giorna listi e g li operatori cli informa zione , des tinati ad orerare in a ree di cris i. T.a spesa pro-capite per la Difesa rimane in ltalia cli gran lunga inferiore agli altri tre grandi paesi e uropei: Francia, Germania , C-ran Bretagna 67 . Conseguentemente, anche nel settore de lla rubblica informazione il I )icastero deve lirnilare b partecirazio nc a lle principali manifesta7.ioni e operare ulteriori tagli nel campo d elle rubblicazioni milit:.ni. Nonostante ciò, diversi i riconoscimenti acquisiti : Premio e.Id cilladino allo stand u nitario ciel Dicaste ro a l COM.PA. cli Bolog na nel 2005, da patte d e ll '82% dei visitatori . Pre mio me nzio ne speciale nel 2006 al COM.PA . di lk>logna. Premio qualità al COM.PA. 2007 cli Bo logn a p e r l'attività di alta forma zione della Difesa. Giudizio positivo r e r due a nni di seguito (2007-2008) da una ricerc;-1 sui sit i is tituz ionali, attraverso un mo nitoragg io effettuato da ll'università di Udine. Premio s peciale "comunicazione e innova7.ion e " assegnalo ex aequu con il Ministero dell 'Tnterno, a l COM.PA. di Milano nd 2008. Questi ris ultati mostrano come la Difesa, intesa qua le p ubb lica amJn.inislrazione, abbia saputo inte rfaccia rs i in modo positivo con i cilladini al pari di a ltre P.A. Tnoltre , pur scontrandosi con l'esiguità d elle risorse , è in corso l'ades ione de l Dicastero a l progetlo "linea arn ica"68 , che fa rresume'"' DPR 21 S<:llcltlbre 2001, n . 422, Nego/amento recante 11n r111<" pr,r /'i1//.li1•idt// /Ziu1w t.li'i titoli pru_fé•ssio11a/i da utilizzare µres:;u le P11bhlicbe A111ministraz ùmi J>er ft, altività di i11}n n11r.1z iom• e com1111i atzi(111<' ,, t.liscipli11a dq~li i11teme11ti.fun1wtil'i. 7

" h11p //w ww.diles;1.it/J\Tf(/rdonlyrt,-;/'illl'll4'J} -'i')Ul)-4l•U7~'l48'i-1'4Y,81)9F'',89 1/ 0/Nola_Aggi1 1nri101_ 2009.pclf •~ lutp://www.lineaamica.gov.it/


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Mauriz io Franchi

re la necessità di un ulte rio re potenziame nto della presenza o n lin e. A seguito dei mutati scenari geopolitici, tra i compiti specifici p re visti p er le Forze Armate dalla legge69 , l'opinione pubblica ha spostato l'attenzio ne dalla "Difesa de lla patria" alla "sa lvaguardia delle libe re istituz ioni". Libe rtà, de mocrazia e ris petto d e i diritti umani son o o rmai d ivenuti valori ampiam e nte condivis i dall'Occid e nte e ancor più d a ll'Unio ne Europea, sui <Jua li si fonda la comunicazion e istituziona le rig uarda nte le missioni all'estero. Con l'op e razio ne "strade sicure "70 la n uova legis latura ha p osto l'accento s ul ruolo d elle Fo rze Armate come garan ti d e lle libere istituzion i e di concorso ne ll 'ordine pubblico, anche sul territo rio n azio nale. Nella società de ll' immagine portare i m ilitari in m ezzo ai cittadini , aumentandone la visibilità, o ltre che accrescere presso l'opinione pu bblica la percezio ne dell a sicurezza, costituisce una s pecie di "comunicazione dire tta" ch e riporta l'attenzio ne sul "capitale u man o" d e lla Difesa e lo integra sem p re pi ù in p rofond ità ne l tessuto sociale.

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La normativa sulla comunicazùme ... a l ministero della di}èsa

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332

Mcm riz io Franchi

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11RlJNO MlJ(;NAT

NU OVE LlJCT SULLA PARTECIPAZIONE TOSCANA ALLA GUERRA DEI SETIE ANNI Dal I 758 al 1762 - settantuno anni dopo /"ultima azione di µ,uerra sostenuta fuori dai conjìni del loro stato - i soldati toscani c([fruntarunu cinque durissimi anni di carnpagne sui teatri di µ,ueJTa della Slesia e della /Joemia. Su questo argomento esiste un 'estesa letteratura la quale, tuttavia, ha restituito una oisione parz iale degli avvenimenti. Da un esarne più approfondito delta documentaz ione conservata neµ,li archivi è ora possihite presentare una ricostruz ione più agp,iornata di quelle vicende. Nel 1758 - nel pieno d ella guerra dei Sette Anni - il g randuca di Toscana Francesco Stefano di Lorena , con sorte del l'imperatrice Mari a Te resa d 'Asburgo e capo supremo d ell'esercito di Casa d 'Austria, ordinò d i prelevare un conl.ingenle di fanteria d a l s uo dominio italiano p er inviarlo contro i p11.1ssian i1 • In breve tempo venne fo rmato un nuovo reggimen to d i fante ria , mobilitmclo un battaglione d i fu c il ieri - più le due compagnie g ranatieri - da ciasc uno dei tre reggimenti di fante ria csistcnti2 . Secondo quanto stabilito dalla Convention del 31 gennaio 1758 fra Vienna e l., iren:%c, il reggimento toscano s are bbe passa to sotto l'amministrazione dell'esercito imperiale una volta raggiunto il confine austriaco. Il contingente fu posto agli o rdini del colonne llo Etienne d e Gonclrecourt, uno d e i tanti ufficiali lorenesi giunti in Toscana con il gran d uca Fran cesco Stefano , già comancbnte de l Secondo Rel!,)!,imento d 'b 1/ànteria a Livorno . La d ecisione di formare un re ggimento da inviare in Germani a e ra pe rvenuta a Fire nze già prima della convenzio ne stipulata con l'Allstri a, tramite l'ordine d ire tto del granduca e imperato re f'ra ncesco Stefano spedito d a Vie nna iJ 20 dicembre del 1757. Il sovran o de legava a l marchese ~otta Adorno, Governatore Generale e capo della reggenza d i governo in Toscan a , la scelta degli ufficiali e suggeriva di: " ... sopra nnumerarc le com' SullC' c;1mpag ne d i guerra sosten ute dal reggimen to tosG1110

liii

prilllo contr ibuto è appar so nel-

u,

l'op<'m dd gC'nC'ml<' Niccolò Gio rgC'tti: Armi Toscane e le Occ11paz i011i Stru11iere i11 foscmw . 15.17/86(>, Roma, 19 16; pii, di r<xcnl C' sull 'argomento hanno tra ttato Piero Crociani, Ciro l'aoleui e Virgilio Ilari: Hella Italia Milita,; Ro ma 2001, i n cu i l e i n formazioni contenute nel lavoro ciel Giorgetti so110 sl:ile integrale con ahre fonli ; sull"impalto della g11c r1~1 ne lla sociC'r'.i roscana , è: da sC'gn,dare i l saggio di Akssa11tlra Contini: G'li Uomin i della Ma i.,·on l.ormine, i n: li C.r.:1nduc:1to d i Tosca n a C' i l.o rc-11.1 nd Secol o XVIII; Firenze, 1999; tllllavia in 4uesli lavori si continua ad an:redi1a rc la versione h 1rra in n<'g:1livo propagandata dal Giorgetti . 2 Il reggimento, così formato, avrebL>c totalizzato i11 1periali (NdA).

liii

organico maggiore rispello ai rcggimc nl i


.334

Bruno Mugnai

pagnie cli fucilieri (. .. )". La parte n za per la Germania cli oltre un terzo della fanteria del granducato obbligava il Governatore a trovare una soluzio ne per garantire la presen za di truppe nei presidi ordinari; questo problema era già evidenziato dallo stesso granduca, che - molto prosaicamente così si rivolgeva al Botta Adorno: "se resteranno poch e truppe in Toscana , cioè a d ire Livorno, Portoferraio, qualche altro posto alle frontiere e le più necessarie a Firenze, si po tranno aumentare le compagnie che restano con nuovi arruolamenti"3 . Si raccomandava inoltre di d estinare al reggimento in partenza i sogge tti più giovani e prestanti, accoglie ndo soprattutto quelli che si offrivano volontari. Al dispaccio imperiale e ra allegato anche un Entwurf per la formazione di un reggin1ento, sul piede tedesco, di 3 battaglioni fucilieri e 6 comp agnie granatieri. Significativo, nel testo originale, il mantenimento de ll a lingu a tedesca per l'indicazio ne dei gradi, per cui lo stato maggiore era formato da 37 componenti con a capo un Ohrist Commandant, un Ohrist Lieutenant e un Ohrist Wachtmeister. Ogni compagnia e ra composta ne l modo seguente: 1 Hauptmann oppure c:apitain J:ieutenant ne lle compagnie dello stato maggiore; l Lieutenant; 1 Unter Lieutenant; 1 Fahnrich; 1 Feldwehel; 1 Fourier,

4 o 5 Corporali; 2 Fourierschiitzen; 2 Unter Feldwebel; 10 Gefreiter (solo p er le compagn ie fucilie ri); 83 Gemeinn Grenadiers o ppure 109 Geimenn Fusiliers, più a ltri 36 supernumerari. ln totale il reggimento doveva quindi schier,1re 18 compagnie d i fìKi lieri e 6 di g ranatieri per complessivi 3.096 uomini. La spesa totale per il manten ime nto io campagna e ra stata g ià calcolata in mo neta austriaca e ammontava a 11.751,15 jìorini, c he con il traino e tutto l'equi pagg io da guerra sarebbe ascesa a 17.470, 18 fiorini al m ese; per le medicine e la farmacia da campo si calcolarono infine altri 100 fiorini. L'allegato in tedesco era però privo di indicazio ni rig uardo g li a ltri componenti delle compagnie, q uali i musicanti, e faceva riferimento a un incarico fino a quel momento mai contemplato in T toscana , ovvero il Fourierschtltz. Si trattava d i una funzione della fante ria di tradizion e tipicame nte te desca e iclenJ Archivi o <li Stato <li Firenze (<l'orn in avanti ASl'i), l'on<lo Segreteria d i Guerra; f. 517, li. :HO: Oipia del di,,paccio d i S.M. C. al Cuns(f!, liere di S/a/u e Capu del Guvemu del nuslru Granduca/o di 1'uscana, marcbese lJul/a Adurnu: Ordine per la forrnaz ione di un re!-:f.!imenlo di !ruppe toscan e da

i nv iare in Cermania; V ienna 20 d icembre 1757.


Nuove luci sulla partecipazione toscana alla guerra dei sette anni 335

tificava un graduato di truppa che espletava compiti assimilabili a quelli della m oderna polizia militare, operando in quel caso alle dipendenze del Pr~fusso, n o nché di addetto alla scorta personale degli ufficiali. Normalmente i Fourierschutzen dipendevano gerarchicamente dal comandante della compagnia e occupavano il rango immediatamente dopo i sergenti. Quando vennero assemblate le compagnie, in mancanza di candidati adatti a quell'incarico, alcuni posti rimasero vacanti in attesa di far trasferire d ai reggimenti imperiali i Fourierschutzen necessari al reggimento toscano. Rispetto alla pianificazione ordinata dal granduca, il contingente messo in piedi risultò leggermente differente":

Battaglione del Primo Reggimento componente la prima Colonna:

2 comp. Granatieri:

Capitani Primi Tenenti Secondi 'J 'enenti A!fieri SerP,enti Ma~iori Porta Stendardo" Forieri Caporali Tamburi e P[[feri Forierschitz Aspezzate Granatieri Guastatori .Fucilieri Detti Soprannumerari TOTALE:

6 comp. Fucilieri:

SOMMA:

2 2 2

6

8

6 6

-

6

8 8 6

2

6

8

-

6

6

2 2

6 6

10

4

36 12

8 8 46

-

72

T2

166 4

-

12

166 16

-

651

651

-

23

202

869

23 1.053

16

Ide ntico organico p er gli altri due battaglioni. La preparazione d elle compagnie si rivelò più laboriosa del previsto e fu funestata anche da uno scandalo sulle forniture de ll'equipaggiamento, in particolare delle scarpé , che costrinse il Governatore Generale Antonio Botta Adorno a interve nire in prima persona per garantire il buon esito della spedizione. ' ASFi, Segreteria di Guerra, f. 5 17, h . 31 1: lstmzioni del marc hese Rotrn Adorno al co lonne llo Slcfano dc Condrecourt per b m:1rci:1 in montagna delle rmppc di To scana dirette in C.c rmania , 18 fe hlm1io 1758. ' Grado e4uivalenle al Fiihrer de ll'esercito imperiale , u n s ottufficiale co l rango di sergente (Nd A) . 6 Solo per il terLu ualtaglio ne fu necessario sosliluire 116 paia di scarpe. Cfr. ASFi, Se.isretria di <.'11en-a, t. 5 19; h. 382.


336

Bruno Mu,~nai

Le fasi antececlenli alla partenza da Firenze, dove tutto il reggimento ru riunito alla metà di febbraio del 1758, si svolsero sotto l'ansiosa s upe rvisione cld marchese Botta Adorno e il clima di febbrile attesa traspa re chiaramente dalle cronach e di quei giorni: Tl 25 fehhraio, da rnezzo di via

Larga fino al casino di San Marco furono schierati tutti i soldati toscani d i stanz a a Firenze coi loro uj]ìziali, hene in ordine, per farsi vedere dal rnaresciatlu Botta ( ... ) Questi partirono pochi giorni dopo per la Germania, per andare a comhattere i prussiani, in soccorso ali 'imperai rice e Regina, moglie del granduca ( ... ) Si dice che il maresciallo Botta li sceµ,liesse uno per uno, perfar hellajìgura con i tedeschi. 7 Incluso lo stato maggiore, fra il febbraio e il marzo 1758, si misero in marcia per la Slesia .) .196 uomi ni . Ma il contingente n o n e ra a ncora completo, rimanendo vacante un p osto di 5ècondo Maggiore ne llo stato maggiore reggimentale: da nominarsi da S.M.l. come ancora il Proviand Mastro e il Wagen Mastro e ino ltre dovevano ancora essere reclutati altri 5 Archihugieri, cioè i Fouric rschi.itzen, da prowedersi in Germania. Il reggimento fu d iviso in tre colonne: la prima - agli ordini del maggiore d e Rreton - lasciò Firunc il 28 febbraio ; seguita il 2 marzo dalla seconda colonna condotta dal colo n11e llo (;011drecourl ; infine la terza, agli ordini del tenente colo nne llo Ferra, lasciò la capitale due g io rni dopo. Il passaggio attraverso g li altri stati e ra eia tempo concord ato con gli incaricati del Papato, del ducato d i Modena e della Repubblica di Venezia; gli a ccordi conteneva no anc he le ta riffe stabilite per l'approvvigionamento dei generi alimenta ri e p er la sostituzione degli animali da Liro. Il trasferimento fino al confine con il Tirolo, comprese le s oste, d oveva essere cope rto in 20 g io rni , secondo una tabella di marcia fissa ta d allo s tesso marchese Ro tta Adorno8 . La marcia rotta s i sarebbe snodata allraverso il Bo lognese dal valico appe nninico d i Scaricalasino fino a Caste lfranco ne ll'Emilia; dopo u n g iorno d i riposo le colonne a vrebbero va rcato il confine con lo il ducato d i Modena per g iungere dopo lre g iorni di ma rcia e uno cl i riposo ne l Mantovano. Il percorso sarebb e poi proseguito attraversando i domin i Vene ziani , poi ne l Trentino e quindi in Tirolo, d ove le colo nne e rano attese fra il 19 e il 23 marzo. I.a marcia verso la Germania. l•:ra la prima volta dal 1687 c he le trurpe tosca ne lasciava no il g randuca to per andare a combatte re in un altro paese; la m ancanza d i e sp e rienza in un 'impresa come questa era , da sola , sufficie nte a destare preoccupa zioni a Lutti i livelli. Ad ogni mo d o la ma rc ia procedette in conJorrnit,ì al piano prefissalo, n onostante gli inevitabi li contra tte m p i dovuti al clima G. Conti, Firenze dopo i Medici, pag. 40.\ riprc-ndc-ndo una fonte dell'Anonimo Cm11is/a del XVIII secolo. " Idem.


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33 7

rig ido e alle piogge, che s ui passi d ell'Appennino molestarono non poco le colonne in marcia e provocarono diversi casi di malattia da raffreddame nto. Alla fine il reggime nto si ricongiunse in Tirolo il 24 marzo, con un solo giorno di ritardo rispetto alla tabella d i m arcia. Il commissario di g uerra, che accompagnò le colonne fino al confine g randucale, e il colon nello - segue ndo le istruzio ni ricevute - avevano tras messo a scadenza settiJnanale le relazioni riguardanti lo svolgime n to della marcia e ogni altra informazione circa lo stato d e lle truppe. Du rante il tragitto la maggiore preoccupazione consisteva, come facilmente in tuibile, ne ll'evitare le d iserzio ni, specie q ue lle c he con ogni p robabilità potevano avvenire una volta e ntrati in territorio straniero. L'approvvigio na me nto p untuale dei soldati rappresentava il mig lio r deterre nte per scongiurare le fughe e p e r q uesto, in molte d e ll e re lazio ni trasmesse dagli ufficia li a ll a testa delle colonne, si ins isteva su lla necessità di rifornire le colo nne sen7.a perdite di tempo. Era quindi impo rtante d ispo rre d i denaro in valuta, poiché nei paesi stranieri tutto - pane , carri e foraggio - a ndava p agato a pronto contante. E come spesso accadeva in quei casi le spese si rivelarono superiori a qua nto p reventiva to; nel Modenese fu n ecessario noleggiare a ltri carri da campagna, tanto per il trasporlo dei gene ri alirne nta ri c he per l'equipaggiamen to: "T.a comunità di Gualtie ri ha d ovuto s pe dire soccorso di ca rri , perché il Reggimento no n poteva supplire co'propri a lla quan rit,ì necessaria (. .. ) O tto carri erano stati figurati a l b isogno di ogni Colonna , ma la Prima ne h a presi in Castelfranco 11 e a C ualtieri 15, la Seconda 17 a Castelfranco e figurans i 22 a C-u altieri , e la ' l'erza 23 a Castelfranco e 30 a Gualtieri"'1 . Ma il vero mo tivo d el g rande aumento elci can-i avveniva: "... a cagio n e del gran numero cli amma lati e cli q ue lli che si sono resi tali e non sono più in g rado d i marciare". A p a rte questi inconvenienli, gli ufficiali rassicurarono il maresciallo sulle condizioni tutto sonunato soddisfacenti dei loro uomini: " ... giacché le prime due colonne d elle Tru ppe Toscane sono passate in q uesti Stati con tutta la maggior disciplina, quie te ed esalto regolamento, e sono rimaste contente a ltresì d elle dis posizio ni trova te per i quartieri, sia dag li Ufficiali ch e dalla Truppa , e d i tutte le sornministrazion i"w. Alcune contrarietà erano p erò sorte durante la marcia nel Bolognese dove, sebbe ne esistessero da tempo accordi con Ro ma , il legato pontificio non aveva pe rmesso l'ing resso in città ai soldati incaricati d ell'approvvigioname nto. Nonoslan te tulle le allen zioni d edicate alla regolarità d el vettovagliamento e alla disciplina, durante le m arce iniziarono a verificarsi le prime diserz ion i; così il governo toscan o si accordò con quelli di Ro ma , Modena e Venezia pe r pagare una taglia di 5 zecchini per ogni soldato disertore

' ASFi, Sc~reteria di Cuen-a, L 516, b . 529: é',ìJediz io11e delle ·1i11µpe di S.M .l in G'ermwlia - 1758 "' Idem.


338

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arrestato e riconsegnato 11 • Fina lmente, verso la fin e di m arzo, giunse a Fire nze la notizi a dell'arrivo delle tmppc a Ma ntova, dove vennero passate in rassegna da un commissario dell'esercito imperia le 12 . Al reggimento si distribuirono pane, paglia e altri e.ffetti direttamente ai quartieri, per sollevare le truppe già affaticate dalla marcia dall'incomodo di riceverle dai magazzini13 . A Mantova i toscani sostarono un giorno in più rispello a quanto stabilito, così' che ru possibile redigere un accurato rapporto s ulla s ituazione: "Con l'occasione ho l'onore cli acclude re la tabella à diminuzione di codesto JJattaglione": a l termin e cli quella lunga marcia tornava d 'attua lità il problema de lle ca lzature e della loro calliva qualità: " ... per le scarpe ne ho poi consegnalo al Lenente Marsche l un pajo con un p ajo di suole, delle quali come ho l'o no re a Vostra Eccelle n za dirle, è secondo il rapporto fattomi <.bili Sigg. Comandanti delle Compagnie, que lle che abbiamo ricevuto sono molto cattive , e d io stesso ho riconosciuto di maniera che la seconda marcia le ha la più parte sfondate . Sono così stato obbligato di ordinare ai signori Capitani di farle risarcire. " Il rapporto s i chiudeva con le informazioni relative a llo stato di forza de l reggimento: "Dalla annessa tabe lla vedrà V.E. il numero delli ammalati ed oltre questi a ltri

trenta

Huomini

ch e

ho

dovu to

condurre

con

i

c arri'' 11.

Com plessivame nte ripartirono da Mantova 3 .141 uomini, pari a una dinlinuzione di o rganico rispello alla partenza di 55 unità. Purtroppo n on ci è d ato sapere quanti fra questi ris ultassero fra gli ammalati più gravi rimasti :.i Mantova e a quanto invece ammontassero le diserzioni e nemmeno se lungo il tragillo fossero avvenuti dei decessi. Il reggime nto proseguì la marcia allraverso la valle de ll'Adige, il Tirolo e , v ia Inns hmc k e Lie nz, giunse a Tesche n in Slesia alla fine di maggio de l 1758.

La discesa neg/11~/èri. Assegnati al corpo del Generai Wachtmei,ter Oe Ville , i toscani ricevettero il battesimo de l fuoco a ll 'assedio di Neisse ne ll 'alta SIE'si;i , d ove milita11 Idem: su questo argomento sniveva a l granduc;1 il Botta Adorno il 2] marzo ciel 17 58: " . .. ciò non osw ntc p e r dare a co noscere anche in questo la mia premura di contrihuire a l buo n servizio ù i S.M.T. avevo g ià daio li mie i o rdini a Mantova, J)<'rché quando si tratti d i poco numero (cli disertori) si debba sta re a tenore del le Gride, e q11a nd o fossero in quantità , il c he no n posso credere, in tal caso debbano le Milizie, che li avr.mno trallenuti, stare a q uella d iscreta ricognizione, c he sa rà da S.F.. arb itrata ." Nonostante le mis ure adotta te qualch e di.\j>e~ùme di soldati era avvenut:.t durante l'ultima marcia. Negli s tessi rapporti pervenuti al llo tta Ado rno si riferiscono a ltri rngguagli sulle d iserzioni avvenute nel Reggiano, ma non compa iono dati 11u111erici precisi s ul fenomeno. " ASFi, SC'[!,rctcria di Guenu, f. 517, b. 329: Lettera ciel comm issario impe riale Carlo Cavalieri a Rotta Adorno , ne lla q uale si riferisce q ua nto recapit,uo anche da l colo nne llo de Gon clrecoun, circa !"arrivo dC'lle colonne Tosca ne a Ma ntova: "11 primo banaglione vi è giunto il ma 11eclì 11 marzo, il secondo il g iovedì snccessivo, me ntre l'ulrimo è- previsto c he tr:i nsiti d a Mantova pe r il s;1ba to 18 marzo··. I.a d islanza fra le colo nne e ra stata mantenuta a un intervallo d i d11e giorni di marc ia. ' -' klem, Relaz ioni. " Idem: rapporto ciel tenente colonnello Ferrl da Mantova, datato 19 marzo 1758.


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rono fra l'agosto e l'ottohre successivi. Impiegato ne lle o perazioni ossidionali il reggime nto no n venne coinvolto ne lla viole nta battaglia combattuta il 11 ottobre a poche miglia di distanza, presso Hochkirch, dall 'armata a ustriaca agli o rdin i del Feld Marshall Lcopold Joscph von Daun. Ad ogni modo anche l'assedio impegnò duramente il corpo di Dc Ville e con esso il reggimento toscano, che lamentò le prime pe rdite in combattimento. L'assedio venne poi abbandonato dagli austriaci, minacciati d i aggirame nlo dai prussiani, tornati a farsi nuovamente minacciosi ai primi cli novembre e quindi, alla metà del mese, il reggimento toscan o si mise in marcia per raggiungere i quartieri d'inverno in Boemia. Le pessime condizioni dei quartieri e il clima rigid o dell'Europa centrale provocarono ne ll'inverno 1758-59 molte perdite nel contingente toscano. Pur trattandosi di dati incompleti, grazie a una labella degli effetlivi trascritta fra il novem bre del 1758 e la fine di gennaio dell'anno successivo, è poss ibile ricostruire che, tanto per esiti di combattimento, come per malattia o diserzioni, il reggimento aveva perduto in sei mesi di campagne un sesto dell'organico: il primo battaglione contava 6 13 uomini, 680 il secondo e 685 il terzo; le sei compagnie granatieri ascend evano complessivame nte a 570 soldati 15. Gli ammalati furono traspo1tati a l campo ospedale di Neushalza, vicino al confine boemo, mentre gli ufficiali d ello stato maggiore reggimentale trascorsero l'inverno a Vienna. Il 24 febbraio, da lla capitale austriaca , il colonnello Gondrecou11 inviò una relazion e al marchese Botta Adorno, nella quale riferì con molta franchezza le precarie condizioni in cui si trovavan o i suoi uo mini: "Noi stiamo qua assai m ale e abbiamo una gran differenza dai quartieri ch e abbiamo presentemente nel nostro accanton amento e quelli rice vuti in passato ". Il colonnello lame ntava la scarsa efficienza del Proviand-Amt impe riale ne l garantire le dotazioni e i rifo rnime nti idonei: "... me ntre i soldati si trovano nei loro quartieri e caserm e con poca paglia e sono obbligati a setv irs i della loro mo ntura per cop e rta ( ... ) L'aria, troppo rigorosa pe r una nazione assuefatta in un clima più calcio, e le stufe alle quali no n sono accostumati, finiscono di rovinarli". Gondrecou1t proseguiva informando il governatore de lla pe rdita di quattro ufficia li: lo Oher Lieutenant Cutry, lo Unter Lieutenant Jacobilli e gli alfieri Chianti e Monatti; il 28 genna io era poi deceduto un a ltro ufficiale, il capitano Angelini , che si trovava in un ospedale d i eustadt in Austria 16• Infine il colo nne llo s i conged ava dal governatore e da buon soldato aggiungeva: "lo ho veramente trascurato di scrivere a lla E.V. al che hanno contribuito a ncora le circostanze nelle quali ci s iamo ritrovati nella decorsa campagna. " ASl'i, Se!,!releria d i Guerra, f. 518 , b . 344: !Jlfective Stand-fohella vom 25 Xmhris 175H his 25 junu.ar 1759 lhre Ma;estiil u.nd Kaise r foscunist:hen lr!{unlerie Re!,!ime nl; in Lutale 1.')78 fan li e 570 g ranatie ri pari a 2 .588 uomini . 16 Alla lìne dell'inverno il totale degli ufficiali deceduti per varie cause era a ume ntalo ùi a ltri sei u o mini: capita ni L-. Hausse e Forna rini; plimi tene nri Portigiani, Barni! , Sturm e Santini . ASl'i, Ne,(!~enz a; Guerra 175'>, b . 480, 16 aprile 1759.


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lo supplico p e rciò V.E. di p e rdo narmi assicurandola che sarò n ell'avvenire più diligente" . Assie me a l disp accio arrivato d a Vienna , Gondrecourt aveva allegato u n specchietto conte ne nte gli stati maggiori d ei battaglion i fucilieri con i no minativi degli uffic ia li a ncora in setv izio; la metà di questi erano stranie ri : ted eschi e lorenesi, ma anche rigu a rdo g li italiani no n sempre app are certa la lo ro o rigine toscana e in mo lti casi sembra più probabile che si tra tti di lombardi e altri italiani d 'Austria, come il Qua,t ie rmastro Vigna e lAuditor Cancellie ri. Ino ltre a re ndere difficoltosa l'ide ntificazione contribuisce la trascrizion e approssimativa di ce,t i no minativi. La presenza cli un numero così elevato di graduati stra nie,i era evide nte ,ne nte dovuto a ll'inserimento di unìciali dell'esercito asburgico, ce,tam e ntc favorita dal g randuca e imperatore; le compete nze cli questi stra nie ri e ra n o ce,t.ame nte utili per alzare il livello di preparazio ne del reggime nto: 1 rste Battuillon: Huuµtmann: Dinck; Zahausse; Magnic re; Ma laspin a. Ober Lieutenunt: D'Epuse; Scarlatti. Unter Lieutenunt: Cha rnplon ; Touraille; Schmidt; .Fisson; Fouchier; D'Aspremo nt. Fahnr ich: Chimo ma nni; Man gani ; Fournie r; Bri zerini. 2te Ballai/on: Hauptmarm: Muzio; Champlon; iccolini; Ha bi e. Ober Lieutenunt: Gallasso; Solfanelli; Ruffia. Unter Lieutenant: Fo ntana, Spigliati ; Anclron. Fuhnrich: Rie de r; Chianfi ; Fc m1 ri; Palmieri. 3te Buttaillun: llauµtmann: Ferra; Fisson ; Schirmer; Pons de Lcon . Ober Lieutenant: Beusseanl; Santini; Galleschi; Monserat; l:hvaille. Unter Lieutena nt: Mori; Siegre ith; Faldi . Filhnrich: Ricci; Bettucci; Kersl. la campagna d el 1759 fu ancora più d ura de lla p recede nte e sebbene s ia d ifficile stabilire con certezza in q uale misura il reggime nto sia rimasto coinvolto n ella campagna culm inata con la battaglia del 12 agosto a Kunersdorf, è comunq ue certo che nessun battaglione toscano fig urava quel giorno ne ll 'ordine cli battaglia a ustriaco. Non ostante ciò, alla conclusio ne delle o perazio ni , s i lam e ntò la perdita di altri 886 uo mini fra solda ti e u ffi c.ia li 17 . Anc he in questo caso no n è possib ile stabilire a quanto am mo nta ro no le pe rd ite in combatti me nto e q u e lle dovute alle ma1auie 18, " Ide m , b. 362: fabella d ellu Statu 1;[/i:ll iw del l<l'M.f!. i111ento d 'll1/i:wleria Toscano dal 25 ottobre al .25 ,w uem/Jre J 75.') 6 cornpagnie gra11ati<:ri: 554 u. ; lrste Battaillon: 197 li. ; 2te Banaillon 53-i li. ; .'3tc llallaillo 11 511 u. Tot:, k: 2.1 34 u. '"NeU;o pri111a v<:rn di quell 'anno. in un dis paccio inviato d;o Lien z. s ì ìnforrn:1v:1 il G ovcrnMorc eh<' g li ammalati ammontavano a oltre 100. Cfr. ASFi, Seg,weria di (;11e rra, f .5 18, h.3.'32 : C.orrispond en7~1 del maggiore Cr.isseschi.


Nuoue luci sulla partecipaz ione toscana alla Rllerra dei selle anni

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n é tanto meno il numero complessivo d elle diserzio ni. I documenli ufficiali parlano di 7 ufficiali assenti per malattia , 1 agli arresti e allri 6 assegnati a vari compiti nell'armata. NeH'ulLimo m ese erano avvenule fra i soldati 5 diserz io ni, mentre altri 4 fucilieri e 1 g ranatie re erano decedu li per m a lattia. Se un ce1to tasso di diserzioni può cons ide rarsi fisiologico, spec ie durante i trasfe rimenti o negli accampa me nti , il dato complessivo destava una ce1ta preoccupazione, cons ide rato che in due anni d i campag ne il reggi me nto s i trovava ridotto a d ue te rzi d e ll'o rganico o riginario. A re nde re ancora più variegate le cause de lle diminuzio ni di forza contribuivano le d imissio ni d e i soldati dal reggime nto, d ovute a lle fe rite riportate ne i combattime nti o a ll e infe rmità causate dalle malattie. Questi trasferime nti venivano annotati ne lle 1-:Xamina frwalidnrum, compila te dag li uHìcia li del Generai Kriegs-Commissariat impe riale e riportano molte notiz ie interessanti, utili soprattutto per comprendere le vicissitudin i sopportate dai soldati toscani. Ai prin1i di dicembre del 1759 fu com pilata una lista di 18 soldati invalidi ricoverati in un osp eda le austriaco, dichiarati non più ido nei al servizio militare. 11 doc umento originale - in ted esco - venn e tradouo in italiano da un uffic iale del reggimento e trasm esso al Commissariato d i (~ue rra di Pire n ze. T.a provenie n za dei soldati è mo lto varia e sci d i questi erano stranieri, ma d a m o lti anni al servizio toscano. La maggio r parte de lle inva lidit;ì riscontrate d imostrano che , a lmeno per quell'anno, non furono le ferite riporta te nei combattimenti a dete rminare i vuoti di organico, ma piuttosto continuarono a essere le cattive condi zioni logistich e e l'inclemenza del clima le princ ipali cause dei decessi e delle dirnissioni19 • Un p rimo contingente di rinforzi e ra stato inviato da Firenze nel m arzo del 1759, q ua ndo 437 soldati raggiunsero l'arm ata imperiale percorrendo le stesse s trade attraversa te l'anno prima dal reggime nto . Un anno dopo fu necessario ricorrere all 'invio di altri 350 solda ti, estrae ndoli anche stavolta dai bauaglioni rimasli in Toscana . Assie 111e a i soldali giunsero al re ggime nlo altri ufficiali pe r colmare i vuoti provocati dalla g uerra, che contrib uirono stavolta a un d eciso aume nto della componenle tosca na negl i stati 1naggiori20 . Durante i qua1t ieri d 'inverno ogni armata del XVIII secolo provvedeva a colmare i vuoti raccogliendo le re clule da invia re a lle unit~ì. Q ueste operazioni coinvolgevano nan1ralmente anche il con tingente toscan o , m a men,., Un confron10 fra qucs1i d:11i e le perdile complessive subire cl:lgli a11s1ri aci nell a g ue rra dd Sene An ni , dimostrano che i decessi per mabrtie o ferite fu rono tre volre superio ri rispeno a CJUClli avvcnuli in comballimenlo. In sei anni d i campagne l 'esercito <li Casa <l'Austria perse 120.026 uomini , <lei quali 32.622 rimasero uccisi in coml>allimenlo e 93.404 perirono 1~r le m alallie. Cfr. C.Duffy: Lite A nuy oJ Maria Theresi a. pag. 20'i. ~· A SFi, Sl:~retria di Guerra, r. 'il8, u.532. Nd 1761 lìgurano fra gli uffìciali inkriori - Ll:11LC11ti, sotlott-~n e nti e ::t lfìe ri delle co1npagnie di f11cili c.-~ri, ~ilnu~no 19 to s:c:1ni su '12 posti cornplessivi; fra q uesti compai ono anche un Pilli, t1n Sa lv iari e t1no X imc ncs.


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tre l'armala imperiale poteva con relativa facilità rifornire i suoi reggimenti con reclute locali, i battaglioni granducali dovevan o attendere l'arri vo dei ri nforzi direllamenle dalla Toscana e ciò comportava un lavoro assai complesso, oltre a richiedere un te mpo conside revole. L'ufficiale incaricato di guidare la colonna dei rimpiazzi partiva a inverno già iniziato a lla volta della Toscana , assie me a un numero variahi le di volontari necessari a formare la scorta de lle reclute. Giunti a Fire nze, dove si raccoglievano i rimpiazzi pe r il reggimento, scorta e recl ute ripartivano dopo qualche g iorno di sosta a lla volta della Boe mia. lJna re lazio n e mo lto dettagliata sugli inconvenie nti e le tante travers ie incontrate nel corso di questi trasferimenti, ci proviene dai disp acci dal m aggiore Filippo Grasseschi, alla guida dei Volontari e de lle reclute destinate al reggimento in Slesia fra il febbraio e l'aprile del 1759. La scorta di Volontari comandata dal maggiore , che all' ultimo momento aveva dovuto sostituire un capitano a mrnalalo , e ra forma la da 2 capita ni , 2 tenenti , 3 sotto te nenri, li sergenti, 1 furiere, 6 caporali, 2 tamburi , 10 esenti e 30 comuni. Un cerusico e un sergente comple tava no la sc01ta delle 500 reclute partite cb Firenze il 7 febbra io. La colo nna giunse a Mantova dopo venti giorni di marcia , compresi cinque di riposo, con: "450 recl ute sane , 30 ammalate sui c;11Ti e /i in punizione"; nel suo rappo rto il maggio re no n precisava che 16 reclute avevano disertato lun go il tragitto. TI 4 ma rzo, da 11nrghc tto in Tirolo, Grasseschi scri veva nuovame nte a l Rotta Ado rno che gli uomini erano stati passati in rassegna dal commis sario di gue rra imperiale e stavolta sul problema delle diserzioni appariva più esplicito: "Si conta no 119 teste avendone io da Mantova in qua perduto uno, che disertò, assieme a l caporale Casoni della scorta del TerLo .l{eggim ento. Non so com e ò (sic) fallo che mi s ia riuscilo cond urne qua così tanti (. .. ) a nche ieri sera a lle cinque si sollevò un cornplo llo assieme con q uatto comancbti della scorta. Vi sa rebbe notizia di un tal Ginori d e lla compagnia Fournier che s i muove da agitato re(. .. ) O ' (sic!) provalo in tulle le manie re ma no n giova". Pe r lrallenere le reclute e ristabilire un clima seren o il maggio re fece distribuire "vino e due Grazie a tesla, che importò la spesa di 7 Zecchini ( ... ) e con tullo questo mi vogliono fare del disonore e fa rmi ave re de i disgusti ", ma cinque giorni do po un'altro soldato abbandonò la colonna durante il tra nsito da Rovereto. Le difficoltà del maggio re a ume ntarono ulte riorme nte quando uno d e i suo i ufficiali si fermò a Mantova nun putendu più. marciare. Comunqu e il 10 aprile Grasseschi inform ava la Reggenza che nessuna variazio ne ne lla forza e ra avvenuta rispetto all'ultima lette ra: le reclute si e ra no imharcate il 20 marzo a lnnsbruck dire tte via fluviale a Lienz; quindi avevano raggiunto Vienna, dove sostaron o fino al 9 aprile . Dopo due g io rni un nuovo imharco li attendeva a Krems, da dove avre bhero poi p roseguito a pie di verso la Moravia a O lmi.itz: "Malati a lla presente sono solo 20 e nessu no pe ricoloso". Il 16 aprile il contingente era però sceso a 438 soldati a causa di un altro amma-


Nuo11e luci sulla />artecipazione Loscaua alla g uerra dei sette anni

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lato e " ... ho p erzo un altro uomo diserlalo ne l'Austria". Q uando scriveva le su e sgrammaticate righe Grasseschi si lrovava a Le ibeniske , nei pressi di 'l'roppau, sede del comando austriaco: " ... mando subilo il lenenle Rosclli al Quartier Generale per inte nde re dove devo prendere la rotta per congiungermi a ll'annata. Credo che qui dovrò prendere l'armi, ma mi dispiace non essere ancora in buono stato, avendo avuto io intenzione in qu esti lre g iorni di vole re esercitare la giente (sic), rime tterli un poco in ordine, ma non mi è riuscito. Credo c he il Signor Gene ra le abbia ricevulo il rrùo rapp orto da Lin7.e ( Lienz). Si dice che la nostra armata sia penetrata nella Slesia dalla parte cli Lanclschutc, si spe ra in g ra n prog ressi, e s i prevede due asse<-li, ma n on s i sa dove. Si cred e il nostro Reggimento forte di mille e 400 Uomini sani e 100 ammalati ." rl 18 aprile la colo nna marciava già a ttraverso la Slesia dove si trovò a contatto col ne mico: "Vengo con la presente a far parle l'E.Y. della consegna delle recrute (sic) e lo stato presente dei comanda li che partirono dalla Toscan a (. .. ) partiti l'altro ieri dal campo di Gross Erliz, dopo che con mio ranunarico aver veduto sfil are l'Armata verso Giegendorfe senza polerla seguitare, forte d i 26 b attaglio ni , sei Reggimenti cli Cavalle ria, due d'Ussari, rnille e 200 Crovatti, 600 Ulani, Artiglie ria sufficiente e, senza contare il rnons ie ur De Willc , 17 Generali (. .. ) Novità vi sono che i Prussiani venne ro il 18 p er attaccare il camp o cercando di attraversare il fiume Moro (Molu-) ma vedendo l'inespug nabile situazione, dopo aver a llaccaLO i nostri p icch etti e tirato alcune poche cannonate, alle quali si è rispos lo costantemente, ebbero a far mezzo g iro a d ritta e tiprendere la loro strada. " Grasseschi illustrava la situazio ne strategica con numerosi particolari e si diceva dispiaciuto cli n o n aver avuto tempo di realizzare a nch e una mappa della zona, per spiegare meglio i movimenti delle truppe. Alla fine del suo viaggio, n ella tabella a llegata alla sua ultima lettera, il maggiore annolava: "comandati 1 capitano, 1 te ne nte 3 s.te nenti, 4 sergenti, 1 furiere, 7 caporali , 2 tamburi, 8 esenti, 27 comini , 1 chirurgo e 1 sergente; 437 reclute con segnate al reggime nto"L1 • Negli anni seguenti q uesti lrasferimenti ebbero esiti meno tormentati, infatti nel 1760, l'ufficiale che g uidava la nuova colo nna di rin forzo d iret" ASFi, SG, f. 5 18, b332; Reclute perla Germania, 1759. Tuttavia in un'altra parte <lella <locurnentazione relativa ;, qm•s1:1 s~di :r.io ne, il rornk dei rinfo rz i consegnali in quell'anno al reggimento scende a 4.~2 uo mini. AFSi, S(:, f.518, h .346, Nota d elle Reclute e dei Comandati disertati durante la mar cìa per la Germania; nel Primo Reggimento, solo nel trailo fra Scaricalasino e Pianoro si registrano 15 d iserzioni, mentre a ltri 4 soldati <lella scorta d i~rtano una volta passato il confine in Emilfa . Nel Secon<lo reggimento le diserzioni sono 33 più altre 6 fra i Comandati dal c01tlù1e pontificio fi no a Rovereto. li Terzo Reggimento den uncia solo 12 diserzioni fra le reclute e 2 dalla sco,ra. Nelle liste su no annotati i no mi dei dise11ori e la loro provcnic n7:i. T:i maggioranza era originaria <lella Toscana, eccem1ato un perugino , cinque tedeschi e un napolc.tano . Non rutti g li assenti aveva no <liserlalo, infatti una recluta era s rnta passal:l pe r le a rmi e alrri otto uomi ni vennero lasciali in Toscana e in a ltri luoghi perché ammalati. Alrri due vuori si rcg istr-.u ono per i decessi causali dall'affaLicamenlo o d a malattie improw ise, come l'esente Verrei, deceduto per febbri m ali.~11e pochi giorni dopo a ver p assato il cunlìne con l'Emilia.


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ta in Slesia poteva con soddisfazione informare a 4ueslo modo la Reggenza : " ... mi d a l'onore di partecipare a V.E. come il 24 marzo si arrivò facilmente a Lie n z, con aver conservato il trasporto dalla Diserzione, e se a Oio piace sp e ro di tirare avanti"n . Se un problema appariva risolto, ecco pe rò che se ne presentava un altro: "Siamo stati obbligati di restare in q uesta città (a Lie nz) quattro g io rni p e r aspettare !'ulteriori ordinj per il proseguimento de lla marcia, atteso che il sig. m aresciallo Stah remberg non aveva veruna notizia d ove si ritrovasse il nostro reggime nto ( _. . )"1·1.

/, ·a rnt0lamento e la mohilitaz ione in Toscana per la guerra dei Selle Anni: propaganda e legr:;enda. ' l'u tte le volte che si re ndeva necessario l'invio di rinforzi, Bo tta Adorno eiettava le pa1tjcolareggiatc istruzio ni da inviare ai comandanti dei reggimenti: J>er il Capitano Simone/li a JJortoferraio: ai primi di genn a io (de l 1760) Sua Maestà Cesarea ha richiesto 350 reclute p er il reggime nto i11 Germania. Al Secondo Reggimento toccano 150 teste ( poi diminu ite a 11 7 co me per il TerLo e 116 pe r il Primo ). Questo num ero dovrà essere forma lo imrnf'diatamenfe da Gente Scelta, sana e senz a dijélli corporali, e di buon a:,,pello, pigliando.fra r,Juei soldati che si sono insa.c!,.giali da sé . Q ueste reclute non dovranno portare seco 11<5 anni ni? giherne, ma solamente i loro p ortabaionette col resto del loro equipaggio. Saranno prmmiste dal loro reggimento di tulio il J>rè per il mese di f ebbraio e gli sarà somministrato il p ane per i giorni 9 e 1 Ofebbraio, à .forma delle marce rotte che saranno sp ed ite dal Commissariato di Guerra. i l capituuo dovrr), procurare che tutte le m onture, tanto grosse q1tanto piccole siano in buon g rado e pulite e ch e p articolannente le scarpe siano tutte in buon essere~• . La pmten:1.a fu fiss ata per il 15 fe bbra io de l 1760; le re clute s i radum1rono a Li vorno il 9 febbra io e due g io rni dopo s i diressero a FircnLe . T utti i reggimento form arono il continge nte richieslo completo di ufficiali, so ttufficiali, cadetti, scorta 1ù10 al confi ne e volo ntari , me,v,lio se caJ,ilolati per alrneno 10 anni. Il 29 m :ir'.l. n elci 1760 s i scrisse che la colonna e ra arrivata in Austria a vend o perdu to un solo uo mo: " . .. s pirò a BolLano, ma s ubito fu rirnpiaaato" da uno de i solda ti che compon evano la scorta: " ... mi da l'onore d i partecipare a V.E. come il 24 marzo s i a rrivò facilmente a Lie nz , con aver con se rva lo il traspo rlo dalla Dise rzione , e se a Dio piace s pe ro di tirare ava nti (. .. )Siamo stali obbligati di resta re in que sta città quattro gio rni per aspella re l'ulle rio ri o rd inj pe r il proseguime nto d e lla marcia, atteso che il sig. m aresciallo SLahremberg no n aveva veruna notizia dove si ritrovasse il reggimento (. . .) La maggior disgrazia è stata d 'avere mo lti anrn1alati tutti con m al di petto, male c he facilme nte s i ritrova fra la truppa che marcia malvolentierj , dei quali siamo " ASl' i, SC. l'.5 1') . 1, .:\u<J: leue ra del capitano Gillet eia Lienz., 29 ma rzo 17(i0. Iden1.

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1

ASFi , Seg relerit1 di C 11en ~1, f. 51'), b .j 6 ').


Nuove luci sulla partecipazione tosccmu alla guerra d ei sette anni

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obbligali a lasciarne 19 in questo ospeda le "2; _ Mentre le reclute marciavano pe r congiungersi col reggimento , a ltri 100 invalidi rie ntrava no in Toscana da lla Slesia. In due anni la g uerra , con il continuo invio di rinforzi, aveva provocalo vuoti rilevanti ne lle unità in Toscana; orma i rimanevano solo i soldati più vecchi o que lli la cui capito lazio ne stava per conclude rsi e di q uesti in pochi pe nsavano a rinnovare la ferma ; an ch e nel corpo ufficiali le condizio ni no n e rano migliori, tanto che ne restava una esig ua minoranza in grado di affrontare il trasfe rime nto in C c rmania 26 • La mob il itazione di tutti ciuesti uo mini s i rivelò particolannente impegnativa e impresse una svolta nei metodi di arn1olamento 1ìno ad allora praticali ne l grand ucato. Il principale serbato io cli appro vvigionamento di soldati e ra ancora l'am..ro lamento volontario, ma a partire da quegli anni il governo granducale inte nsificò il ricorso alla coscr.i.7.io ne. Già verso la rnet::ì degli anni Ci nciuanta, a llo scopo cli comple tasc i reggimenti di fanteria , il granduca aveva portato l'età massin1a pe r anuolarsi a 45 anni, ma di fronte all'insufficiente :1ftlusso di reclute fu costretto a 1ico1Tere all'arruo lame nto dirello dei Descritti ne i mo li de lla mili'.1.ia, estratti a sorte <.brlk liste compilate nelle cancellerie eId io st,1to , oppure 1ichicsc dirctlarne nle al corpo deJla milizia i soggetti rite11uti p iù i<lonci , fì110 al raggiungi111e nlo del numero di soldati necessa1i. Q uesto tipo di reclutamento pe rò no n p o,tò i frutti sperali, poicht· i sorteggiali riuscivano in molti casi ad assic urar.si la proiezio ne di 4uakhe polente notabi le locale, il quale dichiara va l'assoluta necessità di mantenere il Descritto :111~• sua ocn1p:17.io nc pur il hene del 'economia. Il bisogno d i uo mini per completare i reggime nti ch e avevano inviato ('iascuno un battaglione p er la g uerra cont ro la Prussia, s pinse il governo, come m isura di estrema necessil::ì, ad aprire i ranghi anche agli oziosi e a i va gabo ndi , ai pregiudica li e ai rna{/amalifumentatu1·i; pure i condannati :dl 'csilio poteva no essere arruo lali. Il ricorso a 4uesto tipo di coscrizione che assunse la caratte ristica de no minazione di Discolato - ha generato molte incs:itte'.l.'.l.e e lt:1 fallo n:1sce re de ll e legge nde , diffuse soprattutto della s to riografia o lio - n ovecentesca, che ha strum entalizzato il fe no melH > delle coscrizioni coatle in funzione anli austriaca 27 . A fin i cli propaganda si calcò m o lto l'acce nto s ul fatto che, pe r comple ta re ogni anno il triliu to d i vite ric hiesto daH'irnperatore, la Toscana s i sareb be s po po lata, per l'llello d e i tanti giovani che prefe rirono fuggire in a ltri stati per evita re la coscrizione. Se una tale affermazio ne poteva ave re u n senso ne l cl ima cli

'' ldem : le rre,~1 ckl capitano Gil lt.:t al marcl1ese Uolla Adorno. ·,, Id e m : Nola col 1<a,1go d<'gli [1/]ìziali rimasti nel CrmuJuc alu. 111 111:iggiur.111za

gli uffki:11i sono

...11.1nit"ri , comC" scrnpr<' IC'dcst"hi e lorenesi , in n1,1ggioranza piunusto anziani L' ~111<.:hc ~1uuna1:lli; iu Lola-

1,· , 11 "i l cari1ani , l enenti e .~ottotc nenli , solo in 11 son o indica ti come capaci e quindi adalli a rag·~1ungL"rc il rcgg:i n1cn10 in c~1,nragn~1. '" Sì chiama in causa J"or<'ra di R.C iorgctti, I.e Armi Toscin.- e k' OL-cupazioni Straniere in ' l'osca na, H1 >1ll:1 .

1916.


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odio verso l'Austria durante il Risorgimento e la Gra nde Guerra, a nc he in epoche recenti si è tuttavia continua to a concede re a questa s to ria u n c red ito senza rise1ve28 . Rischiando a volte d i contraddirsi, gli storic i c he si sono occupati della Toscana d el Settecento ba nno cercato di d imo strare l' iniquità dei me todi di Ro tta Ado rno, ma da ll'altro s i sono affannati a sgombrare ogni dubbio rigua rdo l'abnegazione e l'efficien za militare dei toscanil9, ammesso che le virtù di un popolo s i possano giudicare da come ra la g ue rra. Solo recenteme nte l'attenzio ne d egli storici si è concentrata sul len to e macchinoso procedere della messa a pu nto del contingente e sulle successive difficoltà incontrate pe r ripiana re i vu o ti30 . L'analisi dei n ume rosi documenti con servati nel l'Arch ivio d i Stato di Firen ze riguardanti il fenomeno degli arruola me nti coatti durante quegli anni, ci pe rme lle <li ricostruire uno scenario p iù atte ndi bile 31 e d i valutare la questione in un altro modo. L'a rruola mento coatto provocò certam e nte mo lti malumori e con ogni probabilità spinse una parte d i coloro ch e s i sentivano minacciati a espatriare. Il fe no me no indusse i proprietari te rrie ri ad ava nzare q ualche riserva nei confro nti di q ueste coscrizioni, che in definiti va sottraevano braccia ai campi, fino a qua ndo una parte di essi assunse una pos izio ne nettamente contraria e cerccì <li avversarli con a ltri mezzi. La p o lemica si innescò ne i p rimi a nni Sessanta, qua ndo i tre reggime nti di fanteria inte nsificarono g li a rruo lame nti p e r riempire i vuoti sorti a segu ito del continuo invio d i rinforzi in Slesia. Fra il 1759 e il 1762 s i s p e di rono come cumµletamenti in Germania 1.287 uo min i, da sommars i ai .~.204 del primo contingente partilo nel 1758. Risp e tto alla forza totale della fanteria, la formazione d el contingente coinvolse complessivame nte poco me no d ell'80% dell 'intera forza a piedi del granducato, obbligando le compagnie rimaste ne lle guarnigioni a ricorre re a ogni tipo d i a rruola m e nto. [)al punto di vista numerico i 4.491 toscani coinvolti nella guerra rappresentavano m e no del 9 per mille d ella popolazione maschile del g ra nducato; una proporzio ne che non p ermette di dare cre dito al fenomeno d i d r;1 mmatico s popo l;1me nto registrato in quegli anni, specie se consideria mo che in altri s tati italiani la p roporzion e di giovani finiti sotto le armi raggiunse percenn.1ali del 23 per mille 32; un inezia se proviamo a g uarda re fuori d ai co nfini nazio"' Si segna lano a proposito: A. Contirù, li Sistema delle Bande 71.,·rritrn-iali Ji·a nrdine puhhlicn e riforme militari nella prima elà lorenese, in: Corpi Armati e Ordine Pu bblico in Italia , XVI-XJ X secolo e V. Ila ri, G . Boe ri, C. Paole tti, Be lla Ita lia Militar, Eserc iti e Ma ri ne ne ll'Italia pre-napoleonica (1742 - 1792); Roma, 2000. ,., Cfr. H.Gio rge tti, o p.cit. voi. I, Parte Seconcb , pag . 58 e sg. '" La combin,1 zio ne di questi due fatto ri ha gencr.!lo il mito negativo della "crude le e iniqu,1 politic;1 degli arruolame nti" da pa rte <lei governo austro-lorene~e e la consegue nte malevol;i afferma 7.io nc c he i tosca ni nel XVIII secolo no n ernno adaLLi a fa re la guerra (NdA). l i Si rimanda in pa1ticolare ai fondi Sep,releria di Guerra: f 518-521 e Commissariatn é,'enerale di r.uerra, f. I 545. -12 Vedere il caso <lei Piemonte ne lla prima metà del XVIII secolo , in particolare la rirovincia <li Vercelli. Cfr. S. l .origa, Solcbti, l'i.~titu7.ione Militare nel Piemonte de l Settecento, Padova , 1992.


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nali e allora basta prendere ad esempio il s iste ma di re clutame nto svedese - 1a famigera ta Rota - che ai primi del secolo aveva richiesto fino a un uomo ogni o llo famiglie . Anche se il lungo p e riodo d i p ace poteva aver reso refrallaria alle armi la popola zio ne maschile del granducato, q u esti nume ri appaiono in ne lla contraddizio ne con i risultatj delle campagne d i arruolame nto effettuate prima della gue rra, o ppure con quelli degli an ni quaranta, quando le possibilità di un conflitto contro i Borboni appa riva come un'evenienza molto probabile. Ma a nche a nalizzand o altri aspetti della vicenda è possibile accorgersi che certe affermazioni s ull'impatto dell'arruo lamento forzato non sono del tullo credibili . Ricorre re al Discolato pe r rie mpi re i vuoti del reggimento in Germa n ia poteva rappresentare una soluzio ne immediata , ma non risolveva il problema di com e far arrivare le redute a destinazio ne, evitando c he fuggissero alJa prima occa sione, e anch e se per tutti i rinforzi partiti d alla Toscana e ra prevista una scorta di uolontari vete rani, resta difficile cre de re com e questi continge nti - messi ins ie me con la forza - n o n s i siano dissolti in breve tempo. Durante i trasferime nti s i verificarono delle diserzio ni, ma queste non avvennero in 11ùs ura tale da far credere che le reclute fossero trascinate in catene. Naturalmente questo no n sig nificava che tutlì anelassero di servire ìl proprio sovrano in una gu e rra combattuta tanto lo ntano dal proprio paese. ln ogni caso la coscrizio ne o hhligatoria e qu ella coalla servirono esclusivamente a ripo ,tare a una forza o rganica sufficiente i contingenti rimasti nel g randucato, necessari a lle ordinarie operazioni richieste nelle g uarnigioni. Il re p e rime nto di soldati pe r la guerra s i con centrò soprallullo s ui Volontari, ovvero q ue lli che avevano liherame nte capitolato il loro servizio n ella fanteria . A questo rig u ardo appaiono rivelatori gli appunti del governato re Botta Ado rno, ne l Ristretto delle Milizie DescrittéD del 1758; un prospetto prep arato dalle cancelle rie d e i distre tti toscani e contenente il numero deg li uomini iscritti ne i rn oli della milizia nazio nale da d estinare ai reggimenti e di quanti avevano effel.livamente risposto, ovvero solo ::,03 su una lis ta di 700 classificati come capaci. Qu este liste facevano seguito a quanto pianilicato a lla fine dell 'anno preced ente, q ua ndo il comando generale a veva inviato ai colo nne lli d i fante ria l'ordine p erentorio di comple tare i reggime nti e in manie ra esplicita indicò a nche con quali me todi: "se resteranno poche truppe in Toscana, cioè a dire Livorno, Portoferraio, qualche altro posto alle fro ntiere , e le più necessarie a Firenze, si potranno a ume ntare le compagnie che restano con nuovi a rruolamenti o estraendole da lla Miliz ia"54; ma il contingente da inv iare alla gu erra d oveva essere composto esclusivamente da Volontari, ovvero non ·' -' lliulioleca A111brosiana di Milano, f. Botta Adorno, X, 216, inf. 1-27; /?istmtln delle Miliz ie nescrille ,. cbe securuJo il rapporto d ow11asi conscwnare al/i Reggimenti d'fnjà nteria, cnm e appunto del n umero tli ,.-..o:;s,J Lj Je11ivan1enle consegnald', febbraio-giugno 1758.

-''' ASFi , Segreteria di Guerra, f.51'), u. 508; Ordini del Ge nerale Barone Henart, 23 novembre 1757.


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lJrunoMug llai

d,,1 coscritti. Anche in seguito, in ognuna de lle istruzioni in viate a i coma ndanti dei reggime nti , Botta Ado rno insistette sempre che fra i soldati si scegliessero i più volontari, ovvero q ue lli che si son o ingaggiati da sé e meglio se capitolati per dieci annt"" 5 . Sulla base di queste evidenze la vul?,ala uttucentesca che parla dell 'arruo la me nto coatto di giovani, rastrellati persino impiegando i dragoni, a ppare sempre meno attendibi le. Ogni anno i rinforzi lasciarono il g rand ucato pe r dirigersi in Boemia o in Slesia e ogni volta Botta Ado rno inviò nuove istru zio ni pe r i comandanti , ma dopo un paio d 'anni la dis po nibilità di volo ntari e ra quasi terminata 56 . el 1761 la difficoltà di trovare soldati volo ntari giunse al culmine , come ci informa chiara mente uno degli ufficiali rimasti in Toscana:" ... dopo aver fatta la scelta in queste comi,agnie, trovo ch e scegliendo solam ente i Capitola ti , i Cambi e i Volontari , no n è i,ossibil e avere il continge nte richiesto (. .. ) Stimo dunque necessario c he p e r completare il numero sare i del sentime nto di compre ndere quei d iscoli più capaci, i qua li d a 8 o 10 mesi in qua si ri trovano a l setv izio, a ltrimenti converre bbe c he s i pre ndessero di quei descritti assegnati due a nni fa in circa ai reggimenti , i quali non ha nno mai voluto p re ndere capito lazio ne colla sp era nza di essere u n gio rno rima ndati alle loro case"·F. Ma nemm e no stavolta risullerebbe che q ua lche Discolo o coscritto s ia stato inviato in Germania~. E'evidente che ciò stava e ntrando in crisi no n e ra il rappo tto fra sudditi e Militare, ma fra le istituzioni del g randucato e l'e sercito ; la scars ità di reclute e ra d a imputare a lla sosta nziale mancanza di un'efficie nte o rganizzazio ne per il re clutame nto, necessità avvertita d a llo stesso Botta Ado rno, costre tto a occuparsi in prima pe rsona de i mo lteplici aspetti d i q ue lla sped izione. Tutte inco mbe nze impegnative, ma che a lla fi ne risulta ro no ancora p iù co mplesse a causa dell 'inespe rie n za delle istituzio ni d i fro nte a ll e n ecessità del la gu e rra. Il ricorso a l Oiscnlato, quindi , avvenne solo pe r il co mple tame nto degli orga nic i e p e r ma nte nere in nume ro suffic ie nte le gu a rnigioni e di questo fl:numeno ri1nangonu numerose tracce, rappresentate dalle s uppl iche e ista nze inv iate a l governo dai familia ri de i !Jiscoli o d e i LJescrilli per o ttene re il loro ril ascio. Molte d i queste lette re fu rono scritte proprio a partire dal 1760, ma in nessun caso si a llude a lla partc n7.a per la Germa nia di queste reclute. Tutti i casi denunciati si somigliavano fra lo ro: per un'infra zione più o m eno manifesta o per la delazio ne di qua l'' Idem. h.369; l str11.zi o 11i di B olla Ador110 a l co111a11t!a11t,• d elle r ed11t<' p er la (,'c•r 11lfl11ia nell 'm1110 7 760. con tutto il ca r f< wtio ,·elativo a l loro tmspol1o. J7GO. _v, Tclcn1:·· .. . lll ·Ila scd1;1 fa11 a , ho p rocuralo di pigliarl' i pil'1 volontari, n1a che no nosranrc qucsro avevo riconosci11ro che la maggior pa11c erano po co co nlen ti, e perciò po lc v::rno temersi delle diserzioni., ASFi , Segr ete1ia di ( ,'11em :1, f. 52 1, i>.428; le1tc1:1del capitano Simonelli a I lolla Adorno, 1 genn aio 1761. 18 • Idem , lellera del 7 gennaio 176 1: "Si è degnala Vra E<.: c.za di parlecipan11i con ven erai.m o ~uo fogl io de' 3 andante, che d'ordi n e di Su a Maesl:1 Cesarea, d ovr:"t verso la 111el:ì del p rossi.J 110 111e~e di F~l>h r. 1io .<. ; p icc1rsi d :1 code.sto ( ; r :u1 I )1w:1lo 1111 T r. 1.sporl o di 500 Vo lonl :iri ;H ·(·on,p:1g n :Hi d :1 80 Vt~ter:1n i

per pnss:1rc in c;,, rmnni:1 p er romplct:1rC' il Rq:tgimC'nlo Toscano c h e milila nel la Cran dc A rmal a-


Nuove luci sulla J1arleci/1az ùme l<>scana alla J!.lU!ITa dei sette anni

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che birro, s i finiva agli arresti; ai fa miliari giungeva q uind i la noti zia che il figlio o il frate llo si trovavano a fare il soldato da qualche parte in Toscana-'9. Il governo no n rimaneva insensibile a lle richieste di revisione e richied eva a l Commissariato di c;.ue rra un'a pposita indagine 40 . 11 Commissariato richiedeva a llora informazio ni dctragliate sui l)iscoli incrimin ati , attingendole dall e fonti tradizio nali : i p arroci e gli altri notabil i del luogo. Anc he i colo nnelli e rano tenuti a verif'icare se i Discoli ai loro ordini s i trovassero trattenuti ing iustame nte. Le testimonian'.le sono innumerevoli e perme tto no di intravedere un quadro strao rdinariame nte vivo s ulla vita e - soprattutro - su lle disgra'.lie d ei giovani delle classi popolari del XV III secolo. Liegnitz, 15 agosto 1760. La g ue rra e ra entrata nel quinto an no, che per gli a ustriaci e i loro alleati sembra va essere quello decisivo per il conseguime nto della vittoria. I prussiani erano o rmai s ulla dife ns iva e sul punto di abbandonare la Slesia. A primavera s i contava <.li poter concentrare in quel settore o ltre 120.000 soldati impe ria li e russi; un rullo compressore ch e avrebbe certamente spazzato v ia l'armata prussiana , anche se era com andata d a l Grande Federico in persona. li reggime nto toscano aveva trascorso l'inverno :1cqua1tierato fra Tcsche n e altre loca lità sul confine fra la Boemia e la Slesia. Ai primi cli magg io del 1760 il corpo d 'armala agli ordini del Fcldrna-rschall Gidcon Ernst von Loudo n41 , compre ndente i tre battaglio ni toscani, si mise in marcia dai quarlieri in Boemia per la prima mossa del 19 · ASFi,

Segreleria di (,'uerra, f.520: "Matteo N ll nzimi d i C.:i rmig nano , g,1r7.onc, arresta to e consegna

I<> alla Fortezza co111e recluta, chieùe d i poter tornare a casa per accudi re i genitori , roveri e miserahili"; oppure: " Istanza del soldalo Niccolò Mariolli descrillo d 'Infanteria (. . .)di Celio, d istrcl to d i Pisto ia, domanda il con gedo dal lleggim ento in cui si trova gi~1 d a tre armi, allegando che gli è m orto un fra1dlo, e dw non può b di lui bmigli:i superstite tirare ava11ti il podere, che b stessa ha dalla mensa V<·scovik di l'isluia ( .. ) La vedova Mar ia Lucrezia Calamai. del f'u Fil i ppo G i a1u1i11i di l'isloia, domancb d1c g li sia res1i111i10 il figlio C iovan ni , i l quale rwl mese di dicembre fu catturato dai Fa111igli d i Pistoia <' reclutalo nella Tnirra (. . . ) al tcmr o chc csercirnva hl s11a art e di Ca napino, fu callurato e condotto i n carcere e di roi legato e trasmesso a Firenze o in alrro luogo pcr mandarlo ,1 farc il sokb1to " . 4 "

lde111:"Il Mariolli è descritto nella co rnra gnia Mangion del l O Rcggimenro, a Firen ze, e il

c;overnatore di l'isto ia 111i scrive che quest' u omo m eri ta considerazione, roicl1<''. ha ri sconrm ro chc la di lui fa m igli ,o consi,;te 11elLi 111,idre ollu<1genari a, in una cogn at<1 vedova, in due sorell e nubili , due nipoti rni.nori di et,ì e in un solo fratello ch e 110 11 basta a sor regg<:n.: il podere", 111e11Lre riguardo al figlio dcll:1 Ci;innini " . .. scrive il medesimo Governatore che il ricorso della madr<: 110 11 abbia alcuu fo ndamcnro, c c hc i l giov~ n c sii~ volen tieri al Reggimento in Livorno, ove si trov,1 " . 1 ' li barone F.rnsr Cideon von l.o udnn o p pure Lm1don ( 17 17 - 1790), o riginario dell'Esto nia, mili 1ò nell'esercito msso fr:1 il 17.'32 e il 1742, p rirw1 d i ra s.~a re al servizio d egli Asburgo nel 1711. Gene1<1le

co l grado d i Feld11wncball lieulemm1 all'inizio della gu erra dei Selle Ann i , d ivenne in p oco rc111po uno dei più apprezzati co111a11<.b11ti au striaci, in seguito ai su ccessi ottenuti contro i p n1ssia11i i n Moravia nel 1758 e l'anno segu<:11te co11 l a villori a o llem1La a Kunersdorf; pass<> poi al comando d i 11na I, ,rza congiunta au stro russ i. La rivalit;ì sorta fra Loudo11 e gli altri due 111aggiori comandan ti dcll'e-

., ncito imperiale, LJCy e D:run, f'u con ogn i probabilità all'origine dell'insuccesso della l x.111aglia di l.ieguitz uel 1760.


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p ia no strategico messo punto a Vie nna, con la bene dizion e d ella can celleria e della co,te. Me ntre il re prussiano fro nteggiava l'armata agli ordini di l )aun in Sassonia, alla me tà d i g iug no i 50.000 uo mini agli o rdini di Loudo n e Lacy entrarono in Slesia p e r minacciare i collegame nti fra l'a rmata del re Fe de rico e que lla del p rincipe I le inrich, incaricata di dife nde re Be rlino. Il 23 giug no le avang uardie au striache e ntra ro no in contatto con un corpo prussian o cli circa 12.000 uo mini , che d ife ndeva lo strategico c rocevia di Landeshut. l prussiani furono b attuti, no nosta nte l'ene rgica condotta del loro com andante, il generale Fo uqué, che alla fine d e lla gio rnata rimase p rigionie ro. La no tizia dell'attacco cli Louclon costrinse Federico a ri piegare verso la Slesia, ma l'idea di doversi con f"ronta re con le for7.e cli Dau n e Lo udo n riunite gli fece mutare decisio ne e con una serie d i marce forzate si ripresentò alla fine di luglio in Sassonia, con l'obiettivo cli catturare Dresda. Mentre i canno ni p russiani l>omb ardavano la capitale sassone, Lo udo n si m osse attraverso la Slesia in d irezio ne no rd-est p e r investire la fortezza di Glatz. La caduta de lla città avrebbe m esso i prussiani in una situazion e assai critica e pertanto Federico rito rnò s ui suo i passi ai primi cli agosto, incalzato d agli austriaci del Daun, che finalme nte si era mosso in d irezione di Dresd a. Il re di Prnssia ripottò i suo i 30.000 uo mini , affaticali dalle lung he marce, in Slesia e ristabilì le comunicazio ni con il principe He inrich a Be rlino, ma adesso stava no p er con vergere sulla sua armata Lo udon e Lacy da sudovest, Oa un da est e i russi cli Che mischev da nord. Il 15 agosto Loudon g uidò i s uo i 24.000 uo mini verso nord est, superò la Katzbach sollo Liegnitz e cercò il contallo con i prussiani con ve rgendo verso est, per provare la resiste nza avversaria s u quel fianco. Il p iano prevedeva la marcia contempo ra nea dell'armala di D a un che, o ltrepassati i corsi d'acqu a a est di Liegnitz, si sarebbe scagliata s ui prussiani con un attacco frontale; infine a Lacy d a sud sa re l>be resta to il compilo cli raccogliere i fru tti d ella giornata facendo il maggio r nu mero di prigionie ri possibile e, se i prussia ni s i fossero aperti un varco, c'eran o anche i ru ssi di Chernischev ad aspettarli per il colpo finale. Duran te la n otte i prussiani s i e ra no asserragliati sull 'alto piano di Liegnitz e alle p rime luci dell 'alba potc.:rono c hia rame nte vedere le bia nche uniformi de lla fanteria im per ia le che muoveva verso di loro. T toscani faceva no parte de lla seconda linea di fanteria; al coma ndo del te ne nte colonne llo Le Th ellie rs - dai primi dell 'an no sostituto d e ll 'a mma lato Gonclrecourt - si mossero schie rati su tre righe, come tutta la fante ria austriaca, in buo n ordine e pronti a battersi. Appena la nebbia del mattino iniziò a d iradarsi, Lo udon p o té scorgere i ne mici e si rese conto della fo,tc posiz io ne prussiana . ridu c ioso nel buo n esito del piano con cordato con g li altri comandanti, il gene ra le austriaco ordinò l'assalto, inviand o verso il plateau fra Pfaffe ndorf e T.iegnitz tutta la prima linea di fanteria e metà de i battaglio ni co mb inati cli g ranatie ri. Lo scontro fu violentissimo: fatti seg no da lla fuc ileria prussia na e dalla mitraglia del1 'a1tiglie-


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ria , gli aus lriac i non riuscirono a far indietreggiare di un metro i loro avversari. A m e tà mallinata era chiaro che, da soli, g li uomini di Loudon n on avrebbero potuto sconfiggere i prussiani e quindi no n restava che atlendere l'altacco di D aun da nord . Ma l'armala prussiana poteva manovrare per linee interne e parare agevolmente l'affondo che si stava materializzando d a sette ntrione. Far convergere due armate sul campo di battaglia e riuscire a eseguire questa o perazione in m odo che avvenga in perfetta coordinazio ne, era considerata da sempre un impresa molto difficile, tuttavia la s uperiorità numerica in favore d egli austriaci poteva ancora fare la differe n za; ma a l comando dell 'armata prussiana c'era uno dei migliori coma ndanti del secolo e questo, quel giorno, fu ce1tamente decisivo. L'abilità nel dosare le proprie forze e la scelta d e lla posizione d ove attendere l'assalto d e i suo i ne mici, permisero a Federico di respingere anche l'a ttacco di Daun , impiegando la cavalle ria di von Zieten contro le colo nne austriache avanzanti da nord. Cercando di ma nte ne re impegnati gli avversari a est, in modo da p e rmettere a Daun di colpire più agevolme nte, Loudon lasciò i suoi u o mi n i in posizio ne e diede ini zia a un due llo di a ,tig lieria con le batterie prussiane. Avan zati adesso in prima linea, al posto dei decimati battaglioni c he a l mattino avevan o preso d 'assalto le d ifese avversarie, gli uomini ciel Toskanischen lnfanterie Regiment iniziarono a subire le prime perdite. Per quasi un'ora tutta la fante ria imperiale rimase schie rata ai piedi dell'a ltopiano , me ntre lo scambio di colpi de ll'a ,tig lie ria infuriava da un lato all 'altro dello schieramento. Nonostante s i trovassero in una posizione vanlaggiosa, la s t.anche zza e la dimi nuzione delle munizioni, non ché la pressione degli uom ini di Daun , costrinsero i prussiani a ind ietreggiare. Fra q uasi m ezzogiorno e a quel punto Loudo n o rdinò alla fanteria di ,isalire il pendio; un leggera salita di soli duecento p assi, che al rullo dei t.amburi i battaglioni in iziarono a risalire in buo n o rd ine. Le relazioni sulla b attaglia indicano che gli austriaci avan'.larono speditamen te, facendo fuoco a intervalli regolari, sostenuti dall'artiglieria , ma g iunti sulla so1ru1lit,ì si trovarono nu ovamente investili d al violento fuoco elci prussiani , che contrattaccarono con tutte le for'.lc schierandosi con rnpiclitfì fuori dal bosco cli Ummclcn. Lo udo n te m c llc cli aver d i fronte tutta l'armata nemica e pertanto ordinò la ritirata , che av venne senza pre cipitazione, grazie soprattutto agli ung he resi del reggimento Juseph Esterhàzy, ch e sostennero col loro fuoco la colonne in ripiega me nto me ntre discendevano il pendio pe r rad unars i o ltre la Katzbach. Un lesti..mone oculare prussiano d escrisse la ritirala degli austriaci: "regolare , n on sen za coraggio (. . .) e se non fosse stato per i caduti sul terreno, poteva sembrare una parata in una piazza d 'armi"42 . Q uella parala costò all'esercito imperiale 6.04.3 uomini; il corpo di Loudon pagò più di tutti lo scarso coordinamento dei comandan ti. alleati, lasciando sul terreno •' I n C. Duffy: The Arrny of Maria ·11 1eresia, pag. 198.


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più di 3.000 uomini fra morti e feriti e oltre un migliaio cli dispersi"\ Per i soldati toscani Liegnitz rappresentò uno dei tanti casi del destino : per qualcuno una giornata indimenticabile; per altri un tremendo spavento; ma per un oltre un centinaio di loro fu il luogo in cui tennina rono per sempre le fati che delle marce attraverso la Slesia. Le re lazioni austriache della battaglia no n menzionano specificatamente il reggimento toscano, ma concordano tutte sul grande valore d imostrato dalla fante ria cli Loudon ne l mantenere la coesione, nonostante la posizione sfavorevole, e in grado di continuare a tenere il campo a nche dopo l'estenuante bombardame nto dell 'a ttiglieria ch e l'aveva bersagliata senza sosta. <..)ualche g iorno dopo la battaglia il reggimento toscano fu inviato a Landshutc e di qui a primi di settembre verso qua11ieri d ' inverno sul confine L~oemo. Le ultime campagne.

L'anno seguente altri 500 soldati e ra no necessari come rinforzo per i battaglioni, sempre pili a corto cli uomini , che s i preparava no a ll a loro quarta campagna di g uerra contro i p russia ni . Contemporaneamente altri ·1·18 soldati invalidi ri entravano in Toscana prima ddla fine dell 'anno, dove diventava sempre più difficile soddisfare le richieste di uomini volontari e in buono stato di sa lute - attingendo dalle compagnie rimaste..: ne i presidi. Lo scambio di corrisponden za fra Botta Ado rno e i comandi di Firenze, Livorno e Po1toferraio, loca lità dove risiedevan o gli sta ti maggio ri dei reggim e nti , p a rlava no sempre più esplicitamente della scarsit::ì di volontari e che o rma i restavano ne lle g uarnigio ni solo i soggetti più anziani e quelli prossimi al congedo, o a ltri a rruola ti in maniera coatta col sis lema del discolato, ma rig ua rdo i quali la maggio r parte degli ufficiali concordava s ull 'impossibilità d i utilizzarli in Germa nia". Tuttavia non mancavano quelli contenti d i partire p e r la gue rra, come il cadetto senese Giovanni Ba ttista Orlandini " ... che nel tempo che ha servito in Toscana ha dato tulli i segni di un 'ottima condotta e fa sperare di rendersi un soggetto di merito ", o come l'aspirante cadetto Luigi Mocenni, raccomandato dal governatore di Livorno 13ourbon del Monte: "g iovane, di ragionevole as pe tto , di fam ig lia civile e ben corredato d 'e quipaggio"1'. Per ogni trasferime nto di rinforzi era sem p re necessaria una scotta da formarsi con gli uomini degli stessi reggimenti , ma anche mettere in pi edi questo contingente stava dive ntando s empre più difficoltoso; infatti g ià ne l 1760 s i era no dovuti distaccare d e i veterani dal reggime nto in Boe mia per sco11are la colonna d e i rinfo rzi; poi n e l ] 76 1 furono impiegati a questo scopo due mezze compagnie di dragoni toscani. '' Cfr. I.a sloria dell'r.mno 1760, Libro Secondo, pagine 101 e sg ., Vt'rn.:zia , 176 "1 . " Cfr. ASFi, St~(ireleria di <:uerm, f. '\Ll, b .'cll8: lellt'rt' e raµµoni dei capitani Gillet e Simon elli. '' Idem. b ./428: Lettern dl'i capitano Siinonclli al marc lwsc Bo na Adorno del 7 e 19 gennaio 1761.


Nuove luci sulla partecipazione toscana alla guerra dei sene anni

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Con g ra ndi difficolt,ì il nuovo contingente fu a llestito e inviato a ttrave rso i1 m e desimo pe rcorso fino al confine au striaco. I combattime nti d e l 1761 ris ultaro n o meno vio le nti di 4uclli sostenuti l'an no preced e nte, tuttav ia i1 reggim e nto, d o po l'arrivo a primavera dei 500 rinforzi, a lla fin e d e lle o perazioni schie ra va non più d i 2.100 uom in i. Nell 'autu n no del 1761 i toscani furono a ggrega li al corpo del Generai Wachtmeister von Re thle n , incaricato di s barrare le vie di a ccesso ch e da ll'Alta Slesia condu cevano in Moravia , mentre il resto de ll'an nata d i Lo udon s i trovava impegna to nell'assedio di Sch weidnitz, con4uista ch e permise agl i au striaci d i p re nde re per la prima volta i quartieri d'inverno in Slesia. Sebbe ne no n fosse rimasto c oinvolto n e ll'assedio, il contingente toscano fu impegna to a contrastare le inc ursioni degli ussari e dei dragoni prussia ni , c he n e lle p rime settimane di o tto bre cercarono di colpire le vie d i co mu nic.azio ne a lle sp alle d e ll 'armata. Alla fine d ella campag na il reggime nto lamentò altre p e rdite, ma a n cora una volta la causa princ ipa le fu il cl ima , che ne ll 'autunn o di que ll'anno si m a nifestò particolarme nte rigido e provocò un gran nume ro cli casi di malattie da raffre dda mento. Ai prim i d el 1762 erano infatti necessari a ltri 800 uo m in i pe r ripo rtare il reggimen to sul piede o rgani co o rig ina rio, ma stavolta fu lo stesso gran duca a dispensare la Toscan a d all'invio di altri rinfo rz i, destinando a l reggi me nto una parte de lle re clute levate per l'esercito imperia le. Il testo orig inale con il quale s i re ndeva n o ta la d ecisione del g ra ndu ca fu d iffuso d a l Cons ig lio di Reggen za e diceva: Sua Maestà Imperiale si è benignamente compiaciuta con su o dispaccio seP,nalo quindici di Marzo 1762 di dispensare il suo C7ran Ducato dal contribuire in uomini effettivi le reclute attualmente mancanti al Corpo dell 'Infanteria Toscana, che si trova in (_,'ermania al seruiz io di Sua maestà l'lmperatrice Regina, contentandosi che in quella vece sia fàtta una somministraz ione in contanti per la somma di Fiorini sessantami!a16 . li reggimento toscano fu licenziato d al serv izio imperiale n ell'aprile del 1763, d opo aver comp iuto l'a nno prima, agli o rdini del colo nne llo austriaco Yon Goeb e n , l'ultima campagn a con l'a rmata di Daun in Slesia, contrassegnata da lle estenua nti manovre lungo le linee d ife nsive attorno alla fò rtczz,1 di Schwcidnit7.. li reggime nto fece ri torno in Toscana ne l giugn o del 1763; il suo arrivo a Fire nze è ricordato ne ll e cronache di quei mesi: Fortò molto conforto il ritorno che cominciava ad effettuarsi dei soldati toscani di ritorno dalla guerra in C7ermania. l a prima colonna rivide con µ,iuia la cupola di Santa Maria del Fiore e riudì con una consolante dolcez za il proprio idioma il 7 giugno .l 763. Hrano 3.200 soldati, d 'aspetto .fiero, bei giovanotti, seppure portassero addosso l'impronta delle fàtiche e dei patimenl i so.D"erli, che però si erano fatti molto onore e riportato credi''' ASFì, Scp,re/rla d i G u erra, f.52 3, b. 501; 27 m aggio 176.!.


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Hruno Mugnai

tu di µ,ran valore.( ... ) La colonna era rientrata in tre scaglioni.fra il 7 e il 10 lfiugnu, al comando del principe Generale Uechtenstein;,7 . Una nota d i me nzione da ascrivere al reggimento è che, ne i cinque a nni trascorsi in Germania , non emergono abusi o a7.ioni di viole nza imputabili ai soldati toscani nei confronli d elle popolazioni locali , a parte isolati casi di arbitrio avvenuti durante requisizioni, pe r così dire , ordinarie.

' (;. Conti: Fire nze do po i Me dici, p ag. 43/4 .


FH.AN CESCO PKEM1

TRADIZIONE, MESTIERE, PROFESSIONE. UFFICIALI E ARISTOCRAZIA MTT,TTARE lN UNA CITTÀ DELLA TERRAFERMA VENETA AL TRAMONTO DELLA REPURRLICA 1

Introduzione "La sovrana Pubblica Munificenza risgn ardando colla sua Pa terna Carilà la G ioventù Vostra, Figlioli dilettissimi , ed inclinati scorgendovi a lodevolmente seguire ne lla Milizia le o no rate arme de' Vostri Magiori, s i è compiaciuta Ella di lstitnire questa Scuola Militare, o nde a Voi, o agli altri, che qui entro vcra nno di poi , facil s ia l'appre nde r e Lull.o c icì che apparticnsi all'Uom o di Guerra , e per tal mezzo cap aci diveniate a poter acquistare quegli onori e va nlaggi, che sotto il Veneto fe licissimo Cielo a tutti, i quali se ne rend o no rnerilevoli, con larga doviziosa m ano s i dispensa ( ... ). D ovend o io perlanlo aprire ed appiana rv i la strada per cui divenir possiate Uomini d i Ciuerra, fa d 'uopo che in primo luogo seriosamenle ricerchiam o q ue i caratteri costituiscano un Uomo di Guerra; indi a pa rle qucle dottrine apprendiamo, ed usiamo que' mezzi, che all 'acq uisto elci medesimi c i conducano. Per poca riflessione ch e sopra ciò venga fatta, si ' li 11rcsc•nrc saggio costiluisce un primo tentalivu d i siutesi uei ,isu ltati o tte nuti a l te rmine d i diverse ricerche condolle dal suu uscritlu. In particolare. fonti privilegiate elci d:ui di cu i s i rende rà conto sunu i seguenti contributi: FRANCESCO PREMI. From lhe (.òl/egin Militare di Vltmna to the

Sc11ula Naz ionale di arti,r.:lieria e w·nio di Modena . 'f'hc> evollllin11 nf a mi/itary scbool hetux;en Ancien l<é[!ime ami tbe Napoleonic au,·. 1759 - .I803, rclnzione a l XXXV Congresso l nlernazionale di Storia Militare, Potto. 2009; ld. ,CasleltX'ccbio 1759- I 797. il collegio Militare di \lerona tm Antico l<e,w,ime ed l'tà Napolennù:a , Verona, 2009; Id. , llna 1am(glia in armi~ d ella tard<~ Dà Moderna: i /Juuilacqua l.azi~e ujjìciali della Nep11hhlica 1Jene1a, in Studi Storici Luigi Simeu11i. Verona. 2009; Id., l cmte~i pri 1•ati come Jimte per la storia mili/are: due case - slC1dies, i11 le carie vive. Epistolari e cmteggi nel Setlece1110 (Con vegno di studio: Veruna, 4-6 dicem bre 2008); Id. , li ruolo della jémle epistolare f>N la storia militare di e/ii mudenta. il caso di Verona, comu nicazione nell'ambi10 elci I Seminario C R.F .S. (Centro lfo:erca Epis toh11i del Settecento), nrg,1 ni7.7.;itr) <b ll:i F;icoh~ cli Ling ue<' T.ettcrat11rc Str:rnicre, ll niveristiì di Verona , Verona , 2008 ( in corso cli p11hhlicazionc, 20 10); l<l. , Nohili e 'mesliere delle armi" " V..nvna Ira Sei,, Sellecenln, in Studi Vl'nez·iani, N.S. I.Ili , Pisa-Ro ma, 2007; Id. , Can-iere mili/ari o/f"omhra del Ha/do, in // Raldn. Q1taderno Culturale .!(XXi,Verona , 2006 . J dati 11urnerici a s u p porlo cld lc ,rnalis i e tesi esposte nel s:1ggio sono stali des unti d a lle Labdle riassuulivc pubblicate in FRANC.FSC.O PREMT, Nohi/tii veronese e mesliere delle armi Ira Seice11/o e Sellecento, tesi d i laurea, Università degli s tudi d i Padova, a.a. 2003-200'1 , p. 157 - 235.


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Francesco Premi

scorge tre essere questi caratteri, cioè Milita re, Po liti co ed Econo mico. Il Militare ha per oggetto l'Azione, il Po litico s i aggira intorno al Tempo e al Modo per dis porre ed eseguire l'Azio ne medes ima; e finalmente l'Economico risguarda lo ris parmio del Tempo delle Persone e degli Effetti, non ch e la Sussis te n za vigorosa del la sua Truppa. Questo Uorno d i Guerra, ch e dev'essere lo scop o della maggior nostra applicazio n e, s i riduce a tre diverse Classi; cioè a quella dell'ingegnere, a quella dcll ' A1tiglie re e a que lla d e l Tattico o sia Battaglista" 2 •

11 :$ settembre 1759, in occasione dell 'inaug urazio ne ufficiale del Collegio Militare di Verona, il capitano ingegnere d e lla Re pubblica Veneta Tonunaso Pedrinelli così illustra gli obiettivi dell 'Istituto creato da lla Serenissima n ella città scaligera: la form azio ne d i una classe di militari do tati di cognizioni di tipo tecnico-scie ntifi co. Una scuo la milita re m oderna e innovativa, in linea con le te ncle nze e uropee del tempo , in grado di rispondere con cretamente all'esigenza di rinnovame nto d ell'esercito vene ziano: esigenza ormai improrogabile, da ta la particolare situa zione cli "debolezza militare" in cui intorno alla metà del secolo XVlll versava lo Stato Vene to. Da un punto di vista s tre ttamente militare, il contesto d ella Repubblica Veneta sulla fine de ll'Era Moderna appare particolarmente complesso. Sbilanciata sp esso in favore delle forze navali , Venezia tend e a sottovalutare i proble mi logistici di te rrafe rma ( no n a caso il colpo fa tale alla Re pubblica verrà da occide nte); senza contare ch e , in tale contesto , ad cleme nti di assoluta modernità s i accosta no , paradossalme nte , te nde n ze conservatrici anacronistiche : pe rc iò, fino agli ultimi decenni d el secolo , i tentativi riformistici de lle forze armate venete - anche ne ll 'ambito della formazione de i 4uadri degli ufficiali - appaiono timidi e per lo p iù limitati alla ricerca di corre ttivi volti a colmare le lacune pili macroscopic he . 11en poco incisivi, 4uindi, in confronto ai progressi registrati dalle maggiori potenze e uropee . In realtà , già n e i primi secoli dell'età m oderna l'etica cavalle resca di ascen d en za medievale aveva s ubito - anch e negli Stati Veneti - p rofonde trasformazio ni. Ma solo n el Settecento si p uò p arl are di una sorta di "muta' llihlioleca Civica di Veromi (d 'ora iJ1 a vanti, BCVr ), fondo Lorgna , b. 10.7, TOMMASO l'F.ORI El.LI. Per la pubblica Scuula Militare di Verona. soh•1111e111e11/e ape,ta nel g iomo 3 di S<!llf'mhrf' 1759 co11 l'illten•e11to di sua eccellenza il Nl f. Signor C..011/e Gianna ndrea <7iolianelli (-:api!a u o Vice Podeslà e di sua eccellenza (,'iolianni Nossi Se1gente (,'e11erale e Guverna/ur delle .1ln11i, Verona. MDCCLX, cc. 7 9 .


Tradiz ione, mestiere, professione

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zionc" ciel concetto di vocazione militare, p o iché solo a pa,tirc da questo Sl'.colo le carriere militari si vanno configurando secondo più chiari criteri cli prol"cssionali:r.;,.a;,.io nc e di istru:t.io nc: d a un lato, gra7.ie allo stimolo di nuove esigenze tecniche dovute a l p e rfezio na rs i d e ll'a,te della guerra; dall'altro, s ull'esempio di mode lli fotti come quello dell'esercito cli Federico 11 re di Prussia, uno strumento efficace ccl innovativo, basato non p iù su soldati "per vocazione" ma su soldati "di professio ne", che a ll e spalle ha nno un addestramento rigoroso e "scie ntifico". Ciò no n significa che, ex abn,1pto, la preparazio ne degli ufficiali veneti viri decisamente cd esclu sivame nte verso la pro fessio nali zzazione. f; vero, piuttosto, c he fi no a l 1797 (anno in cui la Repubblica Veneta scompare pe r sempre dalla geopolitica e uropea) i te ntativi di professiona lizzazio ne devono conv ivere con - e talvolta contrappors i a - a lme no a ltre due te ndenze, che n e i decenni e n e i secoli precede nti avevan o caratterizzato le carrie re militari degli ufficiali. Tn primo luogo, la vis io ne della pratica delle a rmi come una "tradizione " da tramanda re cli generazione in gene razione, una visione d i origine chiarame nte feuda le, c he trova terreno fertil e anche grazie anche alla creazione , nello Stato Veneto , di particolari istitu zioni (le Accademie) il cui ruolo verrà indagato in seguito; in seconda battu ta, la con cezio ne dell'attività militare come un m estiere, ch e si impara sul campo, dall' infanzia fino a lla maturità , e che vede impegnati giovani nobili di Terraferma in diversi con testi, dalle fortezze nell'Egeo alle corti d e ll'Europa Centrale. Il primo tentativo di trasformazione delle forze arma te veneziane in un esercito di stampo "mo de rno", basa to su una progressiva professionalizzazione d e l personale, s i può ricondurre cronologica me nte al termine delle guerre di me tà Se icento (fase rn:rntovana d ella g ue rra d e i Trent'Anni, 1628 - 1631, e gue rra di C:mdia, 1645 - 1669), durante le q uali il sis tema militare veneto aveva già evidenziato un'indubbia e intrinseca debolezza. Consapevole de i rischi che ta le debolezza avrebbe potuto implicare, Fra ncesco Morosini - capitano generale della Serenissima - 1657 tenta una prima solu7.ionc riprendend o una fo rmula già utili zzata con qualche .su ccesso in Dalmazia nel 1616-1618 dal suo predecessore Leonardo Foscolo ccl imperniata su quattro cardini: il coordinamento tra esercito e flo tta; l' utilizzo cli un esercito professionista (al m omento, costituito per lo più eia contingenti tedeschi dei principi imperiali); il comando con.ferito a genera li esperti; l'appoggio delle popolazioni locali. Pochi anni dopo nasce il primo reggimento permanente dell'esercito veneziano, il "Veneto Real", costituito d a lle compagnie ammassate dalle città d e lla Te tTaf'enna e


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Francesco ?remi

inviate in Morea nel 1687: è lo stesso reggimento a l quale sarà assegnato il numero uno <..juanclo, nel tardo Settecento, ai repa1ti base della fanteria italiana sarà conferita una n u m e razio ne progressiva. Successivamente, il capitano generale Alessandro Molin (1695 - 1697) ne l 1701 redigerà i "Capitoli et Ordini Militari" rig uarda nti principalmente l'irregimentazio ne delle compagnie scio lte e le normative sulle otta:zioni, cioè sui meccanismi cli promozione in v igore. Proprio Alessandro Molin, che per le sue disposizioni si ispira a lla trattatistica del teorico militare tenente colonnello Antonio Sala, è forse d a considera re il padre d ell'esercito permanente veneziano. Tuttavia, nonostante g li sforzi del capitano gene ra le, il processo di riforma dell'esercito veneziano evidenzia un'atavica le ntezza ris petto al res to d 'Euro pa. ilasti un esempio: dopo la pace di Karlowitz del 1699 (a conclusione delle guerre tra Lega Sant.a e Impero O tto mano), i venti reggimenti veneti presenti in Morea contano in media 530 uomini ciascuno, con un rapporto ufiìciali/soldati di circa 1: 17, a fronte di un contemporaneo standard e uropeo cli 1:21: segno c he l'o rga nica delle forze venete di te rra a veva ancora molta strada da compie re per anivare agli standard euro pei del tempo, che preved evano reparti n umericamente più rilevanti, e soprattutto con un rappo 1to più alto tra ufficiali e uomini di truppa. C:on la (~uerra di Successione spagnola (1701-J711) e la conseguente costituzione di un asse politico Parigi-Madrid, la s itua:;.ione delle alleanze tra Stati europei muta radicalme nte e la Serenissima imbocca la strada della "neutralità a rmata". All'inizio del XVIII ciò non impedisce a lla TeTTa ferma di rito rnare ad essere terre no di scontro tra imperiali e franco-spagno li e ta le - sia pure a fasi alte rne - re sted fino a l 1706, ciuando la guerra s i allo ntana dalla pianura ve ne ta ; ma certamente no n in virtù delle truppe messe in campagna dai venezia ni per coprire la linC'a dell 'Adige. La reazione ven e ta nel 17 14, qu ando il Sul tmn dichiara nuovame nte guerra a Venezia e rompe il fragile equilibrio stabilito ne l 1699, no n è diversa. L'esercito della Dominante rivela ancora i suoi punti deboli: pur consis tente da un punto di vista nume rico, esso si mostra geogra ficamente s bilanciato a danno della Morea, verso la ciuale le truppe turche puntano invece sin da1l' iniz io; e in tale occasione appare c hiara anche l'inadeguatezza dell'arma ta navale vene ta che non è sufficie nte me nte potenziata di navi di primo rango, come invece avrebbero richiesto i più mo de rni dettami de lla g ue rra marittima. Infine , g ran parte delle fo1tezze, numerose e ben armate sulla carta , in realtà è ancora in fase d i completamento. Q uesti limiti , ins ie me a ll'e clatante incapacità de lla Sere nissima di reagire pro11l~m 1c 11tc agli allacci 1i e d a lle prime sconfitte, d eterminano la perdi-


'f'radizi<1ne, mestiere, /Jr<!fessione

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ta della Morea in pochissimi m esi. Nel 1716 i Turchi dirigono le loro alle n7.io ni alla piazzafo1te di Corfù , una fo1tezza be n armala, ma i c ui pezzi d 'a11iglie ria no n sono in grad o di sopportare un allacco in forze né, tanto me no , un assedio. Una brillante o pe razio n e di Johannes Ma llhias von dcr Schule n hurg, maresciallo ted esco com andanle delle forze ve neziane , salverà l'isola: grazie anc he a lla pressio ne esercitata - n e lle pianure ungheresi e sotto la fottezza di Belgrado - dagli imperiali di Eugenio cli Savoia , che aveva no indotto i Turchi a distogliere uomini e risorse dal fronte ionico-adriatico. La pace d i Passarowitz decreta la fine delle ostilità nel 1718. Allo Schulenburg va ino ltre riconosciuto il fatlo di aver promosso - con la "Regola universale dell'Infanteria" pubblicala nel 1724 - un dJìcace p ian o di ristrutturazione de finitiva d ell'esercilo venezia no. Alc une istanze di riforma em e rgono comunqu e anch e dalla classe dirigente veneziana: e non solo, come s i è visto, e.la parte di capitani generali come Leon ardo Foscolo o Alessandro Molin, ma anch e di membri della magistratura d ei Savi alla Scrillura quali Zuanne Z usto e Francesco Vendramin, due tra i più di na mici esponenti <lel patriziato scttcccntcsco, c ui va il m e rito cli aver indiv iduato, fra le cause dell'"involuzione" delle truppe ven e te, la superiìc ialc atte n zio ne che i p o litici veneziani dimostrav~mo nei confronti del problema difens ivo. Un 'a ltra causa de lla resis tenza alla m odernizzazione ( non solo dell'esercito, ma tout-court) va poi ricercata in um1 so ,ta di "diffide nza congenita" d e l patri ziato laguna re: no n tanto nei confronti degli stra nie ri ma soprattutto dei propri sudd iti. Tale atteggiamento tende a c hi ude re le p roprie fro n tie re e a renderle meno pe rm eabili a i ve nti d i novità c he p o tta con sé il movime n to intrinseco alla cosiddetta "internazio nale aristocratica d e lle a rmi". Si tratta di un fe no m eno che c m1ttc ri zza in pa 1ticolare il XVTT e il XVTTT secolo e che favorisce la circolazio ne dei quad ri uffic ia li d ei vari ese rciti, formati da nobili prove nie nti da tutta Europa, no nché la fo rmazione di una sorla di "classe" sociale - l'aristocrazia militare , a ppunto - ch e varcando i confini del prop ri o Stato si diffo nde ne l continente. Un cetto scambio di idee tra Europa e Venezia , tuttavia esiste: lo prova non solo la presenza di comanda nti stranieri a lla testa delle truppe ven ete (oltre al già cilato Schulenburg, lo svedese con te Koenigsmark e l'ing lese James Pa llison ), ma anche e soprattutto le ca niere militari di numerosi n obili d i Te rrafe rma a l servizio di p rinc ipi stranie ri; per restare in am bito veronese, si pensi ad Alessand ro Maffei, generale della fanteria del regno di Baviera , e ad altri espone nti di famigl ie aristoc ratiche citta dine che si collocarono ai verlici di eserciti s tranie ri: Pellegrini, Verità, Canossa, 13evil acqua.


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Francesco Premi

Il fatto che i più incisivi tentativi d i riforma militare provengano d a ufficia li stra nie ri arruolati d a Ven ezia è comunque e mblematico; anzi, appare quas i come un'ammissione, da parte de i dirigenti ven eti, della p ropria incapacità ad inte rvenire conc re tame nte in questo setlore : già all'indom ani delle gu e rre di s uccessione polacca ed austriaca , il Sen ato veneto lamentava infatti la mancanza di "ufizia li abili " e lo "staio inldice" del proprio esercito 5. A dire il vero, no n è che a Venezia il ceto dirigente in toto non sentisse l'esigenza di una tras formazione delle forze armate in un'istituzio ne più agile, in linea coi tem p i e con le scelte d egli altri Stati europei: i vertici militari della Serenissima sono consapevoli elci gap es iste nte tra Vene zia ed il resto d 'Europa dal punto cli vista d elle forze armate. Eppure , il più delle volte i te ntativi di svecchiamento di una macchina militare ormai o bsole ta , fossilizzala in "arcaiche forme o rganiz1.ative e picgat.a ad a nacronistiche strategie difensive" si riducono a puri "espedie nti ": c he , se pu re non risolvo no caren'.Le vistose - ma superficiali - dall 'altro non incido no profondamente un siste ma sd eroti1.:t.ato e s frilsato rispetto a i progressi delle alt.re pot.e n1/.e e uropee in campo be llico. L'organi smo milita re veneto raggiunge così ne l Settecento un'ine rzia ta le d a concorre re a l tramonto de lla Repubblica. Una riforma è improcrastinabi le. Ma difficile è realizzarla. A p rescinde re d a lla già citata "chius ura" de l patri ziato, le cause de ll'arretratezza d e lle s trutture militari veneziane vanno infatti imputate anc he (e soprattutto) ad una vera e propria mancanza di e ne rgie, da un punto d i v ista etico e mate riale. Vale a dire, a d ue fattori sosta nzia li: la ricorrente p e nuria di mezzi finanziari (con tutte le difficoltà d i o rdine tecnico-strutturale correlate), e la mancanza di generali capaci e scient[fìcamente pre p arati. Di tutti questi limiti e ra apparso consapevole l'erudito veronese Scipione Maffei quand o , qualche anno prima , con una singolare intuizione aveva sostenuto la necessil,ì d i una ne lla scissione u·a la vocazione alle armi e quella pe r altre occupazio ni: "che no n s 'impieghi in a ltro mestie re - scriveva il Maffe i - que lla persona che assume obbligo di profession militare ". Nel corso d el XVIII secolo s i po teva già scorgere la tendenza d e i militari ad accostarsi all' istru zio ne allra verso fo rme dive rs e , piL1 o meno istituzionalizzate . Solo intorno alla m età del secolo , p e rò, i tempi sembrano maturi pe rché un "tecnico de lle armi" possa diventare un ufficiale ad a lta professionalità, secondo una conce'.Lione innovativa: d a un mestie re appreso grazie a pratiche tradiz io na li tramandate di generai.ione in ge ncrazio1

Arc hivio di Stato d i Venezia (d"ora in avanti, ASVe), :>òwtu Militar, rt:g. 20,

r. ·12r.


'J'radizione, mestiere, />r<!/èssùme

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ne , o m ediante l'esp erie nza diretta , si va d u nq u e verso una professione vera e propria , basata su ll o studio di discipline e tecniche specifiche, c he trovano ne lle scien ze fisiche e matematiche i1 loro fondame nto. Il militare tecnocrate cerca di sta bilire concreti collegamenti con circuiti scientifici di impronta ri form istica, in grad o di influenzare e determinare la forma1/.ione dei soldati e dei loro comandanti. Del resto, il proble m a dell 'istruzio n e degl i ufficiali si e ra prospettato fin dal Cinque-Seicento, secoli in cui nella Terraferma veneta non eran o mancati tentativi di nuovi progetti e s perime ntazioni. Ad esempio, già dopo la cacciata dei Ges uiti erano nate a lcune Accademie per giovani nobili (la Filotima a Verona c la Del ia a Padova sono , per la nostra indag ine, le più s ig nifica tivc) nelle quali, come vedremo, acca nto a i tradizionali esercizi cavalleresch i, s i era introd otto - a titolo innovativo, seppur a ncora allo stato embrionale - lo studio della matema tica e della scienza d elle armi, "non senza un esplicito richiamo alle nozioni di balistica e arte d e lla fortificazione offerte da Calilci a Padova". Se dunque la form:~zionc d cp,li ingi-~gncri e ~1rtip,licri veneziani fin n alla me tà del Settecento è ancora basata su studi person a li ed esperie nza sul campo - in un'"ottic,1 di mestiere", pe r così di re , ancora lontana dal grado d i professionalità che di lì a qualche an no avrebbero raggiu nto i cadetti del Colleg io Militare di Vero na - ne llo stesso a rco di tempo, e parte ndo da analoghe esigen;,.e , in Europa stavan o sorgendo istituzio ni all'avanguardia quali l'Accademia di Architettura militare di Vienna (1717), le Reali Scuole di Artiglieria e .Fortificazio ne a 'l'o rino (1 739), l'Ecole des Ingénieurs a Mézières ( 17/iS) - che in seguito concorre rà con l'Ecole des Ponls e t Chausées a creare l'J<:cole Po litec hnique - , fino alla più tarda Scuola per ingegneri militari a 11crlino ( 177S). Da queste premesse nel 1740 prenderà l',1vvio il p rogetto della Kepuhhlica di Venezia di istituire un collegio militare che riun isca i cadetti dei va ri reggimenti. Nel 1755 a questa decisione segu e la proposta - da parte del Savio alla scrittura Giovanni G rimani e del suo successore Sebastian o r oscarini - di "impiantare tre collegi a Verona , nrescia e Pa lmanova", con ]'ordine esplicito di raccogliere informazioni proprio sulle scuole militari già realizzate in Francia, Sardegn a, Austria. li p rogetto origina1io in seguito viene ridime nsionalo e ci s i limiterà ad istil1 1irc due sole scuo le militari: una a Corfù , nel Levante, l'altra a Verona. È proptio la città scaligera a costituire un caso emblematico nel tenitorio della Sereniss ima: la Verona dei secoli XVII e XVIII, infalti, oltre a costituire il fulcro del s istema difensivo terrestre della Repubblica, si delinea anche come primario polo <.Li forma zione e cli "esp onazione" dell 'élite militare vene-


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Fr ancesco 1-'1-emi

ta. Anc he se altre città di Ten-afe rma fo rniscono nume rosi ufficiali a lle an nate d e lla Serenissima e a quelle di tanti altri Stati e urope i \ nei due secoli conside rati Ve rona costituisce un centro d awero "prolifico" che invia i suo i g iovani ad imparare il mestie re de lle armi no n solo nei te rritori e ne lle p iazzefo rti d ella Dominante, ma anche presso le cotti e urope e. l Jn idea le - quello de lle armi - pe rseguito per se coli d a "gran patte de i rampolli de lla no biltà e uropea" 5 e al quale la n o biltà veronese era patticolarme nte sens ibile. Lo provano le liste di condottie ri di gen te d 'arme che si susseguono a l serv izio della Re pubblica Ve neta, i ruo li d ei reggime nti di fanteria o cavalle ria d ella stessa e - soprattutto - i nume rosi d ocume nti d 'archivio attestanti la presenza di patrizi veronesi al servizio d elle varie "teste coronate" del con tine n te. Scopo di questo saggio è dunque l'an alisi d el caso veronese pe r meglio comprendere dinamiche e proble m atiche sottese al re trote rra culturale e sociale , alla pre parazio ne professionale e alla forma zio ne degli ufficiali delle truppe di terra della Sere nissima. Una forma zione ch e, com e g ià accennato e co me tenteremo di d im ostra re , pur muovendosi le ntamente ve rso una progress iva professio n a li zzazio n e (con o tt imi ri sulta ti, tra l'alt ro ,

rappresentati tra tutti dal Collegio Milit;ue di Verona), ma nte tTà lin o alla fin e alcune caratte ristiche legate ad un passato, più o m e no p rossimo , in cu i "fare il soldato" e ra concepito come "m estiere " che si e reditava cli padre in fig lio , ne l solco di una tradiz io ne d i a ntic hissima orig in e. Tre fasi, d unq ue (tra dizione, m estie re e profess io ne) c he dov ranno p e rò inte n dersi più com e "categorie " che no n com e vere e proprie fasi diacron iche cli u n p rocesso re ttiline o , e c he s i sovrappo rra nno senza una vera e propria sol uzio ne cli continuità fin o a lla fine d e lla Re pubblica.

Tradizione: l'Accademia filotima Sarebbe sbagliato, o q ua nto me no parzia le , cre de re che fino a l metà del Settecento, con la fondazio ne d e l Collegio Militare cli Verona, Venezia no n avesse m esso in campo ten tativi pe r rendere la pre pa razione de i futuri ufficiali più "scie ntifica ", e me no legata alla sola espe rie n za sul campo. In questo senso, un feno m eno peculiare della Terrafe rma veneta ne ll'età m oderna ' A p11ro 1iro lo di conf ronro con ahr<' r,~ah/1 d i T('rra t,,nna , si p 11ò considc-r:irC' il c:1so d i Viccn7st, lrattato in 1.l JC.TANO PF.7.7.01.0, llom ini e istit11zin11i tra 111,a c ittà sog_qf'tta e lf<,,u,zia: Virnnza /(,30 1797, in Storia di Vicenza, lii/ I , I. 'elci della Nepuhhlica Ven eta ( 1404- 1797), a rnra d i Franco Bar bieri e Paolo Pretto, Vicenza, 1989. ' FRANCESCO VECCJ IIA IU, IJ11a signoria mm/e nella NL1Jllihliw Vene/a. I Pom/Jei d'//lasi. v,, ron:1, 1986 , p . 109.


'J'radizione, mestiere, professione

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è senza dubbio la nascita di Accademie cavalle resche. Connotate più come "finishing schools for young noblcs a nd duhs for their e lders than trainin g eslablishrnent lor future cavalty officers" 6, tali istituzio ni appaiono come un "oggetto di ossc1vazione indispensabile per inquadrare le manifestazioni dell'ideologia nobiliare nel contesto de lle diverse città della Terraferma" in cui esse erano sorte" 7 : una ideolog ia c he va messa in relazione con la generale riluttanza di Ve nezia a concedere un reale potere alla stessa nobilLà delle città suddite , e di cui la no biltà veronese è esempio emblematico. Per la nobiltà scaligera , infatti, l'esclusio ne da ca1iche e d uffici e ra talvolta motivo d i grande rammarico , e l'esigenza di uscire da tale e marginazione serpeggiava tra i giovani no bili fìn dal secolo XVI. Non a caso il podestà Giulio Conlarini, nel 1606, notava che "dolgo nsi i primari cittadini, come conti et alLri titolali , di non havcr adito agl'honori , né di pre latura, né d i militia in questo Stato" 8 . Questa la prosp ettiva in cui si può collocare la nascila dell 'Accademia hl ntima: creata il 2 Maggio 1565 a Verona per opera di Aslorre Baglioni, governatore della città atesina, la nuova istituzio ne è denominata "a cademia d 'h1101nini d 'a rme " p erché "si doveva ispirare al desiderio della gloria e d all'amor d e ll'onore" 9 . L'Accademia è rivo lta dunque ai giovani nobili della cillà , affinché - come risulta dagli statuti dcli ' Accade,nia stessa - essi possano "e sercita rsi in o pere virtuose et specialmente nella d isciplina miliure, aedo fugino li vitii nei qua li incnrrc no p e r non haver essercitii ne interte nirnenti convenienti a gentil ho n1cni" 10. Dai Capitoli della Filotima

1• J O

H N Il. H /\ 1.E, 1\1ililarJ1academies

011

the uenelian Terrq( erma i11 lhc ea,-fv scve111L'c11t b ccnlllr v,

i n Studi Venez iani, XV ( 197:$), Firenze, 197 5, p. 290 ; sulle origini dell 'an:ade111ia Filo tima e sulle accacl ,·mie della Terrafer ma in genere si vedano anche G . N ACCAm - G. DALLA SA NTA, Una a ccadnnia

ca l'C1[/eresca di Vem11a . Nulu preli111i11t1re. Cermi slorici su[/"Au:a demia Fi/ot i111a d i ¼•runa (Nozze l'c[/c:t!.rin i - dc Ru ne:::), Veruna, ·1901 , p. 7 : ALl~5SAN DRO CARLI, l sluria t.l<'IIU cillt.Ì 1./i Verona, V, ·ron:1, 17')6, VII , p . 1')5; V ITJ"Ol{JO CAVA ZZOCCA MJ\7.7./INTI , f.Ao:ad{•mia Filo/ima,, i !M iri a VPmna n el \ VT!l sC'colo, in A .A. A.S.l. Ver o na , s . V, voi. Xli , 19.'34, Verona, 1935, p. l'i3-222; C IA N PAO LO MAl{CI rTN I , Ll' isli/11z io 11i m mPali "accademiche, in (.'u lt11 ra e 11il a ciflile a Verona . Uomini e isliluz iu11i d(t/i'C'f'OCa caroling ia al Risorgimento, a rnra di ( ;I A N PAOLO MARC HI. Verona, p. 'i55-556; PAOLA I31AN<:111 , OnorP e m <'Slier e. l.e rifimne militar i n el Piemonle del Selleu.'11/u. Torino, 2002, p. 155, n el quale si accenna agli obieLtiv i •·educa tivi" d elle accadernie della Terraferm a veneta. Sull 'analoga istituzion e padovana dell'An.: 1tle1uia D elia, dr. PI l •:1{0 DEL NEGRO, L Accademia D elia e gli eserciz i caua/lffPschi della nubi/iii padot•t1111i 11el Sl.'icenlo e SeltC'C<'lllo, in Il gioco <' la g 11('rra 11('/ spc01ulo m illr>rmio, :1 cu rn d i l'iero D el Negro e Gh ernrclo 01talli, Ro m,1, 2009, p . 35-6 7. 1 CLAU DIO D ONATI , Scipion e M aj} iJi e la .w:il'nza chiam ata ca11alleresca. Saggio s1.11/'it/eofop,ia

1111/,ilian• al principio dPI Sel/('CNt /o, in Riuisla _ç/orica italiana, a. XC, 1978, fase. I , p . 44 . ' l v i , p . .'30.

'' HAI.E, M ililalJ' academies, p . 2 75; '" Arc hiv io d i Stato d i Verona (d'o ra in a vanti, A SVr). Accademia Pilo /im a, p . 1. Per u n elen co dl'i ,nl'm h ri della Filotima, si ved a PREMl, Nubil!ù veronese, p . 207 22.3. L'elen co è stato elaboral o su lla l>:1se dell'integra zione dei dati pn: senti i n /\S Vr. A cca demia Filotima, processi vari , e in flCVr, ms. 1475, /1 11!,,:p aifahellcn deg li 1//11s/n ss11111 s1g n on !l ccademic 1 Filo/mm d i Veru1ta ..


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Francesco Premi

è possibile non solo ricostruire la storia dell'istituzione, ma anc he risa lire a lle regole cui erano sottoposti g li accademici. Ad esempio, per chi facesse doma nda d 'aggregazione, requisito fondamentale era la produzione cli una d ocumentazione attestante il tito lo no biliare dichiarato e l'assicurazione - p er sé e p er i propri avi - di no n aver mai esercitato attività m e rcantili, o a ltri mestieri. Do p o la s ua ricostituzione avvenuta il 13 giugno 1610 (si era sciolta una prima volta nel 1587, in seguito ad una crisi finanziaria), il crite rio s i inasprisce e vengono richieste prove di nobilLà e legittimità in linea pate rna per cinquant'anni. Nonostante ciò rappresenti una vera e propria "serrata" dell a nobiltà veronese, la Filotima comincia in qu esto pe riodo a mutare la sua fis io nomia originaria , per assumere via via connotazioni più monda ne; nel tempo stesso - malg rado le norme più restrittive sull 'aggrega7.ione di nuovi membri - essa vede crescere il nume ro d ei cavalie ri isc ritti , che diminuiranno sensibilmente solo in seguito alla p este del 1630. Nella seconda metà del secolo si assiste a un fallo nuovo: la crescente ric hiesta di licen ze d 'anni al Senato Veneto da parte dei n obili veronesi dirigenti della Filotima. Il fe nomeno, con ogni probabilità , mirava a un du plice obiellivo: primo , a ume nta re il numero d egli iscritti , falcid iati dall 'epidemia degli anni '30; secondo, garantire - g razie a un maggior numero di a desio ni - e ntrate sicure all 'Accademia stessa. Pe r ()ttene rc una ris posta positiva a tale richiesta da pa rte d i Venezia , i reggenti della Filotirna insistono sul suo ruo lo pre pa rato rio e forma tivo dei quadri ufficiali del la truppe della Sere nissima , evide nz iato ne i suo i Capitoli. Qua lora si provasse che tale ruolo è sta to realme nte svolto d a ll a Filotima , c'è da chie d ersi se esso andasse di là di una semplice dic hia razio ne d 'intenti . Una prima ris pos ta in senso afferma tivo s i può individu a re n el leproposte formu late n ella relazio ne del 1622 del p odestà Girolamo Corne r:

"Sa re bbe forse fruttu osissirno servitio di Vostra Sere nità, che a tante di mostratti o ni d 'indination e e t d 'amo re fatte ad essi si aggiongesse anco questa di trattenere qualche numero di qu esti accademici cavalle reschi di q uella et cli a ltre s ue Città con qualche ho norato stipe ndio a ll e g uerre, facendo d ettio ne d 'un nume ro ordina rio ch e successivame nte v i fosse mantenuto sempre, p e rché dovendo fiorir sempre esse Academ ie cli gioventù inclina ta all 'armi, con questo mezo si farebbono molti s oggetti atti al servitio s uo con accrescime nto de lla publica riputatio ne , si venirehh e ad istituire un scnl..ina-


Tradizione, mestiere, projèssione

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rio d 'o llimi soldati che per essere sudditi servire bbo no nei bisogni con maggior fede et con manco interesse et con l'o p e re re nde re bb o no grat ic a Vostra Sere nità dei favori riportati. Né sarebbono manco atti dei soggetti forestie ri a condur genti n on suddite a ques to servitio per rispetto delle adherenze e t. amicitie che haverehhon o contratto fuori con stranie ri e in t:mto haverebbono conse1vato le facoltà loro per spende rle più utilme nte in servizio del loro Pre ncipc. lo però o ltre tutte q ueste considerationi, ho procurato d 'havcr infonnationc dei soggetti che al presente sono in essere et potrcbbono riuscir att i a serv ire in occasio n e ciel bisogno et ne ho fatto una nota che tengo appresso di me, dovendola far vedere ogni volta che mi sia commandato. Q uest'è quanto mi occorre dir intorno all'Acadernia dc 11iloto mi " 11 . La relazione d i Corne r sembra inte rpre tare quasi alla le llera le esigenze sorte in seno alla Repubblica dopo la crisi de ll'Interdetto del 1606-1607: valorizzare , in primis, "una vocazio ne militare delle élites locali , che le tensioni del quadro internazionale s uggerivano di coltivare più di quanto si fosse fatto in passato" 12 . Quanto all'aspetto relativo alla preparazione offerta ai giovani destina ti a intrapre ndere l;.1 carriera delle armi , è sign ificativo un memoriale del 1752, spedito a Venezia dai vertici de lla Filotima, in cui, a proposito di "sperimentati maestri per esercitij cavallereschi , Matematiche, Fortificazioni, e Cavallerizza ", la g ioventù veronese viene definita nuovamente - seppure col tono enfatico così consu eto ne l '700 "be n inclina ta ( ... ) q uale crebe tanto in q ue ll' Atti , c he di glorioso essempio non solo a lla Patria , ma anco ra a mo lte delle Nazioni stranie re, ch e a fola correano per ammirare quelle rispknde nti discipline" 13: quasi u na ripresa e una conf'e rrna di ciò ch e un secolo prima aveva espresso il Corne r. Per quanto rigu arda, invece, una più precisa identificazione delle destinazioni elci g iovani accademici ne lle forze arm ate della Serenissima , alla luce elc i d:Hi finora raccolti è d iffi cile dare una risposta esaurien te. Un semplice riferimento - ma nulla cli più - si trova nel man oscrillo settecentesco di Sebastiano Avanc ino, dove s i afferma che "essa Nobile Accademia f:.1sa (sic) al Serenissimo Principe Dose cli Venezia d i spedire a proprie

" Reluz iu11i dei r ello,i veneti ill 'Ji.,1-rajàrna, IX, l'odC'slaria <' capila11ato di ¼;mna, a cura di (; IOR(; 10 BOl<ELLI e AMELIO TAGLIAFEiilll, Mil;ino, 1977, rela z ione di C:imlamo Oirner, p . 197-1')8. Cfr.

:011che: ivi, rC'laz io11e di Domenico Harbai·ign, p . 245. u DEL NEGRO, l'AccadC'mia nelia, r. 40. '-' ASVr, tm,;b iviu 1Jiu11isi Fio nwrta, b . 612.


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spese ovunque nascesse occasio ne di guerra v iva dodi ci nobili Giovani che a fi anco a l Capitano Generale servissero sua Serenità " 14 A tutt'oggi , no n sono emers i documenti ch e provino, a l d i là di ogni d ubbio , che alle intenzioni manifestate in queste no nne seguissero i fatti ; non sappiamo, cioè, se realmente dodici Accademici prendessero immediato se,v izio in caso di gue rra p e r assistere un gene ra le dell a Hepubblica. A o rientare verso una tisposta affermativa è ancora il succitato docume nto del 1752, relativo agli eventi bellici per la difesa di Candia. Tn esso s i legge che la gioventù veronese aveva dato un significativo e coraggioso contributo alla p atria ve neta , pe r la quale "concorse a s pargere gloriosame nte il sangue"; e , affi nchè "ne l mond o ad altrui esempio fossero pe rpetue queste gloriose azio ni " le auto rità ven eziane, con le Ducali del 26 ottobre 1693, manifestarono il loro "aggradimento col concedere à cadauno d e lli aggregati [de lla Filotimal una Licen za d 'Armi" 15 . A dis petto dunque di quanto sostenuto da Scipione Maffci - ch e nel s uo Consiglio politico d e l 1736-1 737 lamentava una scarsa considerazione elci servizio militare da patte dei nobili veneti al punto da indurlo a parlare a<l<liriUura di "vik1 di sentimenti'' ed "orrore al mestiere d elle armi" 16 inculcati dalle ma dri ai figli - il servizio militare presso la Serenissima sembrava essere te nuto seriamente in considerazione, quantomeno dai filo timi . Anc he se no n e ra escluso che q ualcuno po tesse andare a servire una po te nza stra nie ra: fatto che si verificava con una certa fre que nza, come s i può evince re da un documento n o n datato (ma certamente anteriore al 1775) in cui - rifere ndosi a i casi più recenti di aggregazione e proclamazione a lla carica di padre soprannume rario dell 'Accademia - l'este nsore cita i nomi de i due marescialli Fed erico e Carlo Cle me nte Pellegrini, d el gene rale A.leardi, dei gene ra li Ferdinando Ramlx ilcli e Giobatta Verità, del marchese Carlo di Canossa, e ancora dei generali Claudio Maffei e Gera rdo Rambaldi: tutti no bili vero nesi a l servizio di princ ipi stranieri, sia p ure con incarichi divers i 17. '' IICVr, ms. 1475. Affrrmazio nc che coin cide con l ' arti colo 'i6 d e llo Slalulo ddl 'Accacle mi:1 , <~il q uale risulta "ch e essendo

il d esid e rio cli serv ire questo Ser. ,no D o 111inio uno d elle p rincipali cause

c he mossi ci k 1 a porsi sollo queslo ordine, si stan1ìsce c he in occasion e cli guerra a pcrla i n terra ferma, quando via sia p e rsone che porti nome di generale, s iano m:1nd.11i dodici della compagnia sollo il g ove rno di uno d e g li a ltri, da esser e llello a bussoli cl hallott,\ ad ;1.ssis1a r ;ill'Ecc.m o S.r Gen era le per mes i

sci SL'n Za stipe n dio", in I lALE, Milila 1y academies , p. 284.

" ASVr, archi11io T>ionisi Piomarla, 1,. 642.

"' In C I.Alll)TO DON AT I, Gtwrm, carriera militare l' 11ubilttì d elle armi in Scipione Majfei, in Scipione Mc1ffei nelrF.uropa del Sellecento (Convegno di studi o : Verona 2:$- 2'> sette mbre 1996), a c u ra di GIAN PAOLO HOMACNANT , 1998, p .2 17. " ASVr. archivio l)ionisi Piomc111a, h . 6/42 ma anch e Arch ivio privalo famiglia Ca nossa, Verona ( d 'ora in avanti, ACVr), b . 2'i:SI>. I.a dataz ione e' ipotizzata su U;i h ase ciel confronto cou :.iltri d o cumenti iv i conscrv:tri.


'J'radizùme, mestiere, /Jr<!{essi<Jne

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L'esame degli e le nchi degli iscritti aiuta anch e a<l analizzare, sia p ure in manie ra talo ra approssi mativa, la consiste nza numerica d egli accad emici vero nesi impegnati nella carrie ra d e lle armi. Stando ai dati elab o rali in base a un confronto tra le fonti, i veronesi iscritti all'Accademia Filo tima tra 1610 e 1797 risulta no essere in tutto 426, d istribuiti tra 146 famiglie. Non tutte le fam iglie, ovviame nte, presentano lo stesso numero d i iscrilli; e se, <la un la to , la differen za pu ò essere attribu ita a lla d iversa consistenza nume rica dei casati veronesi (alcu ni <lei qu ali contavano nume rosi rami collate ra li ; a ltri, invece, solo pochi "fu ochi"), dall'altro crediamo possa d ipendere da patticolari posizio ni d i prestig io occupate <la d ete rmina te fam iglie all'interno della città e - d i conseguenza - d ell'Accademia. Torna ndo ad un'elaborazio ne nu merica, ris ulta ch e solo 29 famiglie (il 19,8% d el totale) su peran o i cinque membri aggregati alla Filo tirna . In particola re , notiamo che nove casate posscmo va ntarsi cl.i aver dato all'Accadem ia almeno dieci me mbri e solo quattro e.li esse (gli Sp olverin i, i Maffei, i Pompei e i Bevilacqu a Lazise) superano o arrivano a q uota ] 5. Un 'a nalisi puramente q uantita tiva ( in te rmi n i assoluti e/ o strullu rata p er ra miglie) dà tuttavia un 'idea parzia le delle d inarniche interne alle vicende e.Lella Filotima e dei suoi accade mici. Ciò impone d i considerare - in una prospettiva di tipo "qualitativo" - i nucle i fam iliari d i provenienza dei "Padri" del l'Accademia, e indagare q u ali casati ricoprano p iù frequentemente queste p restigiose cariche a ll'interno del sodalizio. Il primato, in q uesto caso, va ai Maffe i con un totale d i ben sei padri: il marchese Pietro nel 1666, il m a rchese Antonio ne l 1685, i conti Carlo Antonio e Gio Batta rispettivame nte nel 1742 e 1773, il marchese Francesco - gen erale imperiale - ne l 1735 ed il conte Cla udio - luogote nente gen erale del re di Sardegna - nel 1775. Sub ito d ietro s i attestano comunque altri importanti no mi dell 'aristocrazia - civile e milita re - veron ese: Verità, Po mpei, Gius ti, Buri, Emile i, Giuliari, Nogarola, Ra mbaldi e Spolverini. Sulla base dei risultati ottenuti al termine <li nostre recenti ricerche 11'\ si può ipotizzare con un cetto margine di sicurezza che non esista un a stretta p rop orzio nalità tra n umero di aggregali di ciascuna fam iglia, e numero d i "pa dri" della Filotima provenie n ti d alla stessa casata, e che la freq uenza della p resenza ai vertici all'Accad emia vad a spiegata con altri criteri, d i tipo '·qualitativo" (quale il prestigio militare di alcune famiglie rispetto alle altre) e n on strettamente statistico. Non è un caso, allo ra , che a ricoprire con maggior frequ enza le posizioni più im po rtanti a ll'interno della Filotima ix

Hipnrtati in PHEMT, Nohili e ·,ne."'ìtiere d elle anni', passi1n.


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siano proprio le famiglie che d a nno i natali al nume ro più alto di uffic iali: Maffei, Pompei, Verità, Rambaldi. Se confrontia mo poi la strutturazio ne familiare della Filotima con le presen ze dei no bili v eronesi ne l Cons ig lio Cittadino nel periodo 1581 - 1610 (cioè immediatamente precede nte a que llo e.la noi consideralo), risulta anche ch e le famiglie che supe rano le 20 presenze in dello Consiglio corris pondo no in buona patte a que lle p iù ra ppresenlale nell'Accademia Filolirna. E analogo discorso vale per le famiglie c he Gio rgio Borelli segnala come le più rilevanli in città dal punto di vista econo mico 19; considerazione c he ci ha s pinlo ad analizzare - anch e numericamente - il grado di interrelazio ne Lra Consiglio cittadino ed Accad e mia Filo tima. Sorge infatti il dubl.Jio che , al di là del s uo originario significaLO "militare", e ssa fosse perce pita anche come un "club" e.li riferimenlo per no bili c he avevano sce lto strade diverse, a prescindere della loro collocazion e - per così dire - professionale. I numeri serni.Jre rei.Jbe ro conforlare questa tesi, s e è: vero che e.lei 426 filotimi alme no 190 (poco me no del 45%) costituiscono la componente "civile " c.ldl'Accade rnia , a fronle di una componente "militare" ferma al 12%: una percenluale des linala luttavia a scend e re qualora considerassimo "militari" solo i Filotimi c he rima rra nno v ita natural durante sotto le armi , e n o n solo ne l pe riodo della loro g ioventù. Tra tutti i 426 filotimi , sono sessanta ciue lli p e r i ciua li è ce1to un impiego come ufficiali o condottie ri di gente d 'armi, tra Venezia e l'estero; pe r essere più pre cisi , sono trentadue g li Accad e mici che militano sotto la band iera di San Ma rco e vento tto ciue lli che lo fa nno sotto altre inseg ne . ln ciu esto nume ro sono compres i anc he il ma rc hese Alessandro Maffe i, gen e rale comanda nte della fanteria del duca di Bavie ra, e Miche le Sag ra m oso, che se p p ur n on propriame nte un militare , rico pre incarichi prestig iosi a ll 'estero ne lla ve ste di Balì de ll'Ordine de i cavalie ri di Ma lta. Un secondo elem e nto s ingo lare e merge da una comparazio n e de lla strutturazio n e e.lei m embri d e ll'accademia Filo tima e de ll'analoga accad emia Delia di Padova 20 : si tratta d e lla consiste n za nume rica dei milita ri p resenli tra le fila de gli accade mici pad ovani ch e - pe rlome no nel Seicento , secolo p e r c ui sono disponibili c.lali sia su Verona c he su Padova - rapp resenta no il 13% de i me mori totali. Sulla scorta di tale confronLO, ci pare i ? Cfr. PAOLA LANARO SARTOIU , Un ·otiKarcbia 11rba11a nel Cint11wcc1110 ve11eto. fslil11z ioni. eco110111ia, socielcì, Torino, 1992, p. 263-288 e C.IORC.10 HO RFT.1.1 , fin palriz iato df'l!a '!('rrajt>rma {'{'ll<'la tm XVII e XVT/1 secolo. Nicerche sulla 1whiltcì vermu,se. Milano, 1974, p . 36 1. ·" PREM I, Nohili e 'm estier e d elle armi', p. 120 e scgg. Per i da1i sui cavalie ri Dcl ii che inlraprcsero la c:1n-iera delle a rmi ci rifa ccia1110 a quanto raccolto in D EL NEC RO , l.'/lccademia /)e/ia, c ii. , e ai d ocu111e11ti conservati in lliblio Lec:1 Civica di Padova (d"ora in avanti, 13CP<l), 11.P. 133 VII , (,'tllcd,~~o delle famig lie padouane chi' diedr!ro m emhri I? pri11cipi al/"Accadf'mia Delia di Pado//a ( 16%).


Tradizione, mestiere, projèssiolle

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di poter n o n solo condividere, ma a nche alla rgare ad un contesto p1u ampio la tesi di Piero Del Negro, secondo il quale, sebbe ne tali cifre non debbano indurre a rivalutare la Delia - né, aggiungiamo noi, la Filotima quale "training establishment jor future cavalry <1/Jìcers', appare chiaro come "gli o rdini equestri" p adovano e veronese riescano a dare un proprio caralleristico e non irrilevante contributo "all' inte rnazionale aristocratica delle armi" e all 'esercito veneziano. Si potrebbe asserire che se davvero l'essere iscrilli all 'Accademia Filo tima non comporta n ecessariame nte un futu ro di ufficiale al servizio della Serenissima o di un ciualche potentato straniero, è altre llanto vero che la m aggior pa,te degli ufficiali veronesi ch e militano in patria o all'estero ris ulta tra le liste degli Accademic i, e spesso con la carica di "padre" filotimo . Se poi si confro nta no le date de lle aggregazioni d ei veronesi alla Filotima e que lle dei loro primi incarichi militari, emerge un dato interessante, ossia che le aggregazion i sono il più d elle volte successive all'ass unzione dei vari comandi. Ciò induce a cred ere che, per la carriera nelle fo rze ::innate, il ruolo ricoperto dall 'istin1zione veronese non sia fondamenta le come i documenti ufficiali p otre bbero far pe nsa re in un primo momento; al contrario, sarebbe da verificare in che misura la Filotima assuma una funzione di riferimento per i nobili impegnati g ran patte della loro vita in campagn e di g uerra per l'Europa, senza alcun legame al d i fuori di que lli familiari , con altre istituzioni della loro città. A sostegno di q uesta ipo tesi sono s ignificative due lette re di Scipi o ne Maffei e del fotteilo Alessandro datale 1728, in cui Scipione appa re quale "mediatore" per l'iscrizione del fratello all'Accademia Filotima , e vide nziando come "il grido d ella nobilissima accademia Filotima " s ia "giunto fino in Baviera" ed abbia fatto "invaghire il marchese Alc:ssandm mio fratello d 'esser ascrillo a così illustre consesso". Una mediazione a ndata a buo n fine, se il 27 febbraio dello stesso anno Alessandro stesso ring razia gli Accade m ici, assicura ndo loro la sua " perfetta riconoscenza" 21 . TI prestig io di cui godeva l'Accademia tra i verones i all 'estero è testimoniato da a ltri carteggi: Marco Ve rità, ad esempio , il 29 giugno 176::S s pe disce d a Ro nn ai reggenti de lla Filotirna una le tle ra , nella quale il tenente gene rale sottolinea il "grande o nore" riccvuLo pe r l'essere stato "annoverato nella cele bratissima compagnia dell'acca de mia Filo tima della buona nostra patria ", aggiungend o di no n sapere "co me corrispondere adeguatame nte" al favore ricevuto 22_ Lo stesso Marco

"' ASVr, AccadC'mia Filo/ima, p. 109. " l vi , p. 1%.


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Francesco Premi

Verità, che verr,'ì s ucccssivamenle nominalo padre soprannume rario, sarà compianto dagli Accademici nel momento della sua morte. Nel 1775 sarà Claudio Maffei , al servizio del re di Sardegna Vittorio Amedeo III in qualità di colonnello dei Dragoni, a scrivere una le llera all'incirca dello stesso tono, in cu i esprime "l'aggradimcnto d ' una distinzione, della quale sorpre nde apprezzarne il valore" cd affe rma la sua volontà di esprimere adeguatamente la sua riconoscenza, cercando le occasio ni più opportune p e r provare di essere, con la sua condotta, in linea non solo con lo spirito dell' istituzione, ma anche con la s ua stessa ambizione, "la qual particolarmente sare bbe di poter essere di qualche freggio alla Patria" 23 . Se alla luce di quanto esposto non si può ancora sostenere che le accademie cavalleresche de lla 'l'errafenna veneta , e la Filotima in particolare, abbiano costituito un vero e proprio prototipo di scuola di formazione per ufficiali, è a nche vero d 'a ltra p a ,te che, rappresentando un anello di congiunzione fondamentale tra i militari che praticano il mestiere in patria e all'estero, esse abbiano contribu ito a creare una certa "mentalità di mestiere" tra i loro membri ed una cons;1pcvolczza di f~ir parte di un ceto che , per tradizione, deve dedicare all'esercizio delle armi un a pa,te, o la totalit,'ì , della propria vita . Se non "centri d 'addestraniento", dunque, sicuramente circol i di un'élite che tende a mette re in comune e diffondere esperien;,.e formative impo rta nti, vissute e ntro o fuo ri i confini d e lla Repubblica , nell'ottica di mantenere e rinforzare una tradizione "militare" che proviene, in molti casi , dall'epoca feudale, e che rappresenta una so,ta cli o rgoglio da contrapporre a un patriziato e a una classe politica lagu nare talvolta mal sopportata in Te rrafe rma. Funzioni che la Filotima, e p robabilme nte anche le altre accademie ven ete, ricopriranno a lungo, a nc he dnpo la fondazione cli quella che fu l'unica , vera scuola milita re della Repubblica, il Collegio Militare di Verona.

Mestiere: carriere militari, paggi e condottieri Pur a lla luce cli una latente rivalità tra classi aristocratiche cittadine e la ditigenza veneziana in 'l'errafcrma , che solo talvolla sfocia in episodi d i ape1ta contra pposizione, resta comu nque e.la chiedersi per quale ragio ne tanti giovani aristocratici veneti avviati alla (o attratti dalla) canie ra di ufficiale, andassero "a combattere nelle Fiandre pe r pote r aspirare ad una pro1 l_

ASVr, urc:biviu l>iuuisi Piu1n(,1.rJt11 b. 6/42.


Tradizione, mestiere, professione

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m ozion e sociale quale quella assicurata dalla militan7.a nell'esercito", dal mome nto che "sia nella Repubblica di Venezia come in altri Stati italiani il .servizio mililare non rappresentava una via usuale e pa,ticolarmcnte batLula di a.scesa sociale " 21 . L'esame di una serie di docume nti a rchivistici h a con .senlito non solo di ricostruire le principa li linee di tendcn7.a in tal .sen so, ma di capire , seppur con discreti margini d 'approssima7.ione, in ch e grado Venezia conferisse alla nobiltà veronese - e , più in genera le , veneLa - condoue di gente d 'armi e ruoli di comando nelle proprie truppe. In .second o luogo, tale indagine ha p e rmesso di cogliere le caratteristiche di un percorso formaL ivo dei giovani ufficiali, che iniziava addirittura prima della loro effeLLiva enLrala in servizio, e che pros eguiva - mo lto sp esso .sollo l'ala proletliva di qualche p arente, lontano o prossimo - nei reggirne nli veneli o nelle corti straniere. Numero.si docurnenli d 'archivio, per lo più inediti, hanno an zitutto permesso di rico.slruire alcuni elenchi di "cond o ttieri di gente d 'arme " veronesi che rniliLarono nel corso del Seicento e del Settecento sotto i gonfaloni <le lla Rep11hblica 2'. Si tratta di circa una sessantin a di nobili delle famig li e più in vista de lla città, incaricati cli raccogliere e g uida re Lruppe per la Serenissima ne l periodo compreso tra il 1608 e il 1797. Scorre ndo i nomi dei condottie ri , si nota un ritorno insistente di alcuni cognomi. Famiglie co me i Pompei , i Maffei, i Bevilacqu a fornirono a Venezia generazio ni di co ndottie ri e comandanti cli compagnie: in effetti, la trasmissione delle co ndotte al l'interno cli una stessa famiglia era una garan zia per la formaz io ne di co manda nti ed ufficiali esperti "che, cli solito , cresce va no a fomco del padre e dei parenti che eserc itavano il comando cle ll' unit,ì " 2<,_ Attorno a l 1630, ad esempio, C~iunio Po mpe i rice ve un attestato cli app re zzame nto da pane del capi ta no d i Brescia, Marco 1/.ustinian, p oich é: con la sua compagnia di corazze "in faccia a l ne mico s i adoperò con valore proprio e con l'hered itario della bene merita su a casa" 27 . Non è quindi strano , per un g iovane a ristocratico, crescere e forma rsi al fianco di pare nti e genitori impegnati nel sc,v izio m ilitare, e la situazione appare pre.s.sochè immutata anc he nel Settece nto: Se rgio Pcrini , a propo.silo de i cosiddetti "figli di reggimenti ", a ffe rma c he essi avevano davvero la possibilità di "maturare a fia nco dei ge nitori , o rgogliosi di mante '' 1.1 )CIANO l'F.7.7.0LO, Nobiltà m ilitare e po!ere nello stato 11e11ez iu11u fra Ci11c111e e Seicento, in / /.'a rnese. (.'0 11i , g 11e n-c1 (' ,w hiltà i11 a n/ico regime (Convegno di studio : Piacenza 24 26 11ove1nbre 1994>, .1

cura di ANT O N F.I.T.A I-lii.OTTO - l'I F.RO DEL NF.GRO - CESARE MOZZAf<ELLI , l{o m a, 1997, p . 410.

'' Elenco co mpleto dei no mi e rifr-rimc nro :ii fondi consultati in PREMI, Nobil!ù veronese, p . .:19-48 . Pl(1/.ZOLO , Nubi/1,:, m ilitare, cit. , p . 407.

.1<, 7 '

ASVr, a rchil>io l 'o111pei. p . 825, c. 2S.


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Francesco Fremi

ner desta ne ll 'animo dei discende nti la tradizione militare sia media nte il concreto esempio p ersonale, s ia g razie ad una solida ist111z.io ne puntua lmente verificata" LH_ Per rimanere sempre in casa Po mpe i - una d e lle fam ig lie che potrebbero da sole costituire un "caso d i studio " - ne l 1782 viene emessa una ducale in favore d i Carlo Pompei, "co ndotie r di gente d 'arm i", nipote di un C~erolamo. Il docume nto spiega chi ara me nte come i Pompei avessero da tempo assunto u n ruo lo privileg iato ne lla gerarchia mil itare veneziana, visto c he con incarichi di condottier di gente d 'armi la loro famiglia e ra "decorata da lung hissima serie d 'an ni e sempre in continuazione" 29 . Tali fenomeni di fede ltà alla Re pubblica, m a a ncor più di fedeltà ad una tradizione fam ilia re cli carrie ra militare, no n son o dunque rari ; né deve du nque stupire quanto si legge ne lla dedica "a ll 'inclita Repubbl ica Veneta" con cui Scipio ne Maffei - tra i maggiori espo ne nti d ell'Illuminismo italiano ed europeo, che pa1tecipa in qua lità di venturiere nel reggime nto bavarese del frate llo Alessandro a lle cam pagne del 1704 - introduce la sua Veruna Illustrata: "Qua l pia cere e qual giubilo il riandare e l'esporre sì fatte cose n on dovea destar nell'animo cli chi non vanta miglio r retaggio dagli antenati , che la d ivoz.ione al Veneto no me? Nel primo ingresso del Serenissimo Dominio in Verona, ad Antonio MaJfei , o rnato del g rado d ella milizia, toccò la sorte d 'essere eletto a portare in segn o d ella n ostra dediz.ione a Vene2.ia, cd a p resentare a questo medesimo Soglio la publica insegna , con1e i nostri n-1om1me nti registra no. Nella battaglia al Taro Pietro Maffei insieme co' più risoluti condottieri restò sul campo, come Arno ldo Ferro ni ne lle su e Sto rie raccon ta. Nella gu e rra di Gradisca Vicenzo Maffe i ebbe sorte con la su a banda d 'uo mini d 'a rmi di segna lars i d istintame nte; in que lla d i Candia due d e ll'istessa stirpe lasciarono con glo ria la vita. lJn mio frate llo c he un anno burrascoso comandò le truppe d i Raviera ne ll'ultima gu erra d 'Ung he ria, d esiderando terminare in ossequio de l na tural Sovra no i suoi giorni , offe rse il servig io s uo e la p e rsona; ma tradì morte la brama, e troncò il ma neggio e'I disegn o . Che po trei far io per insiste re ne ll'orme di tutti i miei, se no n ch e consacrar me stesso e i miei tenui p arti? Degna opera sarà p e rò d e lla mag nanimità e "' SERC IO PERINI, /.o sfato delle jìuze armate della ten-afenna veneta nel secondo sellecento, in S111di V,·,wz iani, N.S. XX.Ili (1 1)')2) , Firenzt>, p . 2 1 J. "' ASVr, m·cbi!'io l'ompd, p. 8.~2.


Tradiz ione, mestiere, professione

d ella cle m e n za vostra, s e al buon animo unicamente riguardan d o, e non alla povertà del tributo, l'umile offe rta d i ques to volume vi d egnerete di accogliere e di sovranamente onora re" 50 . De terminante per ricostruire un quadro generale s ul scrvi7.io militare prestato dai nobili veronesi con le truppe di Ven ezia, e per confermare con precisi dati quantita tivi le te ndc n7.e fin qui solo delineate , è stata la ricerca cond o tta in Archi vio di Stato di Ve ne7.ia sui ru o li delle compag nie de i reggime nti Veneto Real (l) e Verona (XV I11) , c he tuttavia no n a rrivano più ind ietro d e l primo decennio del 1700. Il Vene to Real, formato da c lementi re clutati n e ll e varie città di Te rrafe rma, costituiva con i vari "reggi me nti di città" lo sbocco p iù frequ ente pe r i no bili di 'l'e rra fe rma c he inte ndevano intraprende re la carriera milita re con la Sere nissima. Un aspetto s ingola re è la mancan n pressoché totale di ufficia li veronesi tra i ra ng hi de l Veneto Real. f)a l 1688 - anno in c ui un Alessandro Po mpe i appre nde da Atene la no tizia de lla sua pro mo7.inne a colo nne ll o delle tm ppe d e lla città con il tito lo di reggime nto Ve n eto l{eal e 5 1 - pe r trovare traccia di altri v eronesi bisogna arrivare infalli al sellembre 1730: solo allora ci imballiamo nel conte Gerolamo Alcenago, Litolare di una compagnia con il grad o di Len e nle colo nnello nei ruoli deJle compagnie del "Venelo Real" di slan za o llre Mi ncio j 2 . Nei successivi anni rilevali - 1747, 1753 e 1759 - ne i ruo li del I reggime nlo de lla fanleria italiana figurano solo espo ne nli d e lla piccola nob ULà veronese. Complelame nle dive rso il caso del XVIII reggimenlo "Verona", in cui si s usseguono pralicarne nle senza soluz ione di conlinuità gene razio ni delle fa mig lie Bcvilacqua Lazise e Brognoligo e si scgna1:m o le p resen ze di csponc nli d e lle famiglie G iusti, Maffc i, Pindcm ontc c cl A1cenago u . Alla luce de i da ti raccolti cd elabora ti, l'esis tenza di meccanismi di interaz io ne tra g li e sponenti cli tali casate non va dunq ue sottovalutata : si tratta in.la tti d i m eccanismi illuminanti s ul ruolo primario elci rapporti familiard ie ntelari. Alc uni episodi, relativi a movimenti lungo la scala gerarchica o a passaggi cb una compagnia a ll'altra dei re ggiment i, cviclcn7.iano partico-

'° SCIPIONE MAFFEI,

Vt•1m ,a il/11stn1ta. Verona , 1732, p . n.n . " ASVr, an:biv io l'omp<'i, p. 829. 12 ASVc , f11qu isitn ri snJ>m /"amministraz ione d ei Jmhhlici m oli ( d "om in ,w :1nti, ASVc , fa/>r), h. ,'522, l'e11eto /leale 172 7/ 171 1. ·'-' Per quel c he riguarda la precisa colllposi zione dei regg illlenli Veneto Real e Verona, la presen 1.a , i l numero e il g rado dei veronesi in servizio tra il 172:S e il 179:S. nei sell:1111\ urni cioè "co perti"' dai ruoli cbe sono conservali in A SVe, Juµr. buste varie, si vedano com e <..li consuelo gli ele11d1i e b l>orali in PRF.MI, Nnhi/Jcì 1~>ro1u,st', p. 49-58.


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Francesco Premi

lari cana li prefe re nziali tra i nobili scaligeri in servizio presso il "Veneto Real" ma soprattulto al "Verona ", con una consegue nte n o tevole concentrazione di ufficiali veronesi nelle compagnie comandate da concittadini; rarissimi , per contro, sono i cas i d i "promiscuità". Per fare un esempio, dal 1723 fino al 1725 il ca pitano Fe rdinando Bevilacqua Lazise h a sollo il suo comando l'alrie re G io Batta Antonio ; contemporaneamente, n ella compagnia del colonnello Francesco G iusti milita il tene nte Gio Balla Bevilacqua La:òse. Nel momento in cui q uest'ultimo ass ume il comando di una compagnia , con il grado di capitano , nel 1726, s ubito vi s i trova un altro Lazise , l"alfie re jjcvilacqua Antonio. Dal 1725 al 1727, il co nte G io Paolo nevil acqua Lazise viene trasferito come tenente da una compagnia all"altra, p urchè: il titolare sia un veronese (delle famiglie G iusti o Saiba nte) _w_ Tra gli armi '70 e la fine degli anni '80 elci Settecento si verifica una sorta di "ricambio gene raziona le ": la "concentrazione" di veronesi nelle s te sse compagnie sembra indebo lirsi, sen;,,.a tuttavia scomparire. li cambio di comandan te di compagnia implica molto freq ue ntemente una certa mobilit;ì degli ufficiali s ubalterni: fenomeno non irrilevante, in 4uanto trasferimenti e promozioni seguono una direzione ben precisa, quasi p e r ma ntenere intatta una "ide ntità " c ittadina - implicita , se vogliamo, ne lla natura stessa dei reggime nti "di città " - anche a ll 'interno d e lle s ingole comp agnie . d 1759, quando al veronese colonne llo Zuanne G iusti sube ntra il "forestiero" Giulio Perugini, sia il capitano te nente Antonio Bevilacqua Laz ise che l'alfie re Girolamo Bre nzon vengono trasferiti: il primo in sostituzione del se rgente maggiore Alce nago, il secondo come tenente de lla compagnia Brognoligo :1\ Sem bra prende re consistenza, an cora, l'ipotesi d ell'e siste nza di canali - e forse anche traltamenti - privilegiati riservati a giovani de lla nob iltà d i Te rrafe rma in g ra do , se n o n di sceglie re, qu anto me no di s pe rare conc re tame nte di svolgere le proprie mansioni da ufficiale in compagnie d i co noscenti o fam iliari. Q uanto a i re ggimenti di cavalle ria "Corazzieri" e "Dragoni", gli scarsi doc ume nti e i dati framme ntari a dis posizione purtroppo n on conse nto no un discorso o rganico analogo a 4ue llo s ulla fante ria. In manca nza di dati p iù precis i, per i reparti d i corazze s i p uò azza rda re un 'analogia con la s ituazione rilevata pe r il reggime nto "Vero na ": la concentrazione di e leme nti nobil i veronesi è anche in q uesto caso decisam e nte maggiore n e lle co mpag nie a "gestio ne " verones e rispe llo a q uelle il c ui tito lare no n pro-'' ASVe, lup r, I>. 3.%, \!ero11u 171 9/ 1727 " ASVl· . !(lpr. h . 5'17, \!ero11a 1758/ 1 76'1.


Tradiz ione, m estiere, /Jro/essi<me

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vie ne da 4u esta citt,ì. A ribadirlo - almeno pe r que l che riguarda il reggime nto "Corazzie ri " - è il ruolo del colonnello e dei su oi sottop osti alla testa de lle com pagnie, i 4uali rivelano una notevole capacità di "rolarizza~ione " ne i confronti e.li ufficiali s ubalterni e d i soldati provenien ti dalla pro pria zona d 'origine 56 . Una polarizzazione ancora molto simile a que lla dei condo ttie ri di uo mini d 'arme in servizio a Venezia nel Cinquecento e nel p rimo Seicento : apparentemente anacronistica in un seco lo , i1 Settecento, ch e vede tutta l'Europa impegnala no n solo ne lla professionali'.l.za;,.io ne d elle forze annate , ma anche in una sta ndardizzazion e ed irrigidime nto d e lle carrie re, sempre meno abbando nate a ll'a rbitrio de i singoli c oma ndanti . Diverso appa re il caso del reggimento "Dragoni ": ma 4ui occorre fare i conti con un pro blema cli fondo - la dispers io ne d e i ru oli - che im p edisce di imposta re un discorso in grado cli anelare o ltre l'analisi e il comme nto de lla s ituazio ne in un de terminato m o mento e capace di o ffrire un "quadro generale" . A quanto già affermato nel corso d e ll'analis i de lle pre sen ze v ero n esi nd reparto ag giunge r em o solo una conside razione: non si pu ò affe rmare che il "Drago ni " fosse un reggime nto a l ciua le Ve rona desse molto dal punto di vista d ei quadri ufficia li. È anche vero, però , c he, nel periodo in cui esso è comandato d a un me mbro d e ll a prestigiosa casata de i Po mpe i, a nche altre famiglie vi rortano il loro contributo (ad esempio i Sanbo nifacio e i Pellegrini) 37 . Relativame nte a l reggime nto "Dragoni" vale in ogni caso la pena di soffe rmarsi su una le ttera de l 1707 de l colo nnello Po mpe i, c he a iuta a far luce sui sentime nti di u n co ma ndante cli fro nte ad umi s itua zio ne d elle truppe 4uanto m eno precaria. 11 Pomrei sembra ricoprire la s ua ca rica con scrupolo e rigore, e ne lla missiva rileva la presenza nd suo reggimento di soldati privi dei requisiti rer rimane re in servizio, p reannunciando una "inquis itione [. . .] con diligen te forma tio ne cli processo", aggiungendo che 4ualora venisse a con oscenza di "q ualche d ivario , o n el n umero de i sole.lati, o ne lle cause per le qua li no n facessero fattioni" interverrebbe "co n ma no pesante e risoluta alla loro corre ttio ne" J.'l_ Paro le che pongono alcuni degli ufficiali dell 'esercito venezian o in una luce positi va; non abbastanza , p erò, pe r sme ntire se non parzia lme n te q ua nto sostiene Perin i, là d ove sottolinea non solo la mancan za di autorevolezza di m o lti ufficiali ne i confronti deHa truppa , ma a nche il fatto c he ~. ASVc, tap,; h . 17

756.

é'r1ual/eriu Corazzieri 17'>Y7 764.

ASVc, lapr, h . 8.W. Cavalleria Draf.iolli J 703/171J, e ASVe , lapr, h . .30, Scr7-:cnli ;.;e1wrufi ed altre crJ11do11e 1684 - 1790 Per commc nl i p ii, s1xcitìc i sui dati, dr. ancora PREMI, Nobiltà a'ro11ese, p. '>') 64. "' ASVr, a rchil'io /·'0 111P,.'i, p. 822 .


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Fruncesco Premi

m olti di tali ufficiali ormai erano indoui "a con sidera re il servi:.".'.io milita re a lla stregua di una normale attività di comodo ripiego, caratte ri zzata d a rischi moderati, dalla sicurezza econom ica per <..juanto modesta e eia u n n on dis prezzabile prestigio sociale " '19. La ricerca di mantenere e, se possibile , a ume ntare il prestigio sociale pe r sé e per la propria famiglia ci pe rm ette di riprendere un tema, a ssai rilevante, a c ui si è preced e nteme nte accenna to, <..juello di una rnentalità "sovranazionale" della no biltà veronese: il fenome no è ravvisabile ne i legami di natura cava lleresco-k:udalc esistenti - a livello sociale, politico ed a nc he c ulturale - con le va rie aristocrazie militari d 'Europa , cd è collocabile a buon diritto nel più ampio fe n o me no della cosiddetta "internazio n ale aristocratica delle anni". La propensione pe r il servizio militare all'este ro da parte cli m olti nobili veronesi è e fficaceme nte sintetizzata dal re tlo re veneto Girolamo Corne r in una relazione datata 1612: " el resto è quella nobiltà di vasti des ideri et cli gran pensieri, no n ma ncandovi <li quelli che vo lonti c ri muta rcbbono fortuna, dicendo c he sia bella cosa essere a lme n o sudditi dei maggiori Principi d el mo ndo e t a ltri si lascia n o uscir di bocca che baste re bbe c h e la Ke puhhlica si contentasse delle gabelle e t e ntrate lascia ndo a loro il governo d ei p op o li. Alcuni incl inano a Si,agna , molti a Francia, m a la maggior parte all'Impe rio , col quale sono mo lto interessati, chi per dependenze, c hi p e r utili e t be ne fici e t c hi i,e r affe tto" 40 .

La proiezione dei nobili della Te rrafe rma ven eta in uno scenario in ternazionale, "sedu cente e affascinante - com e lo d efinisce Luciano Pezzolo - dove a vre bbero po tuto rea lizzars i i,ie name nte le asi,irazio ni di g loria e di onore che nutrivano n egli angusti ambienti locali" 4 1, è crono logica me nte rico nducib ile al XVI secolo. Le vicende belliche del Cinquecento, col s uccede rsi sul te rrito rio italiano del passaggio di armate straniere (soprattutto impe riali e fra ncesi) divengono infatti motivo di confronto e - quindi - di a pe11ura di nuove pros pettive per quel celo nobiliare che, te nuto in scarsa considcrn zione dalla Serenisssima, ad un certo punto se mbra quasi "snobbare " la Repubblica Veneta e guardare con interesse verso le coni e uropee 42 • Non solo la scelta cli servire ·" PEl{I NJ, lv slatv de/lefurze urmule. p. 2()'). •• Ndaziv11i dl'i rei/uri. relaz ione di Ciro/111110 (,ònwr, p. XLVl e 193 191 . '' 1'1-: ZZOLO. Nubiflù m i/ilare, p. '101.

'' Anc01:1 ne l Senecento, si i1uniz1..;1va su questa tendenza ad arrnobrsi e cornhatrC'rC all'C'stC'ro; s i vC'<b , in propnsito. b co mmedia / co1·1.<(l(/i di M e11<1{hi110 di C:irlo Maria Maggi, :im_ico e corri sponden te d i Scipione

Maffei, cit. in (;U ID O MAZZONI, Abali. svfdali. al/u1i, ml/ori dd SelleceJtto, Rulogna . 192/4, p. 258.


'tradiz ione, rnestiere, projèssione

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un sovrano str,m icro costituiva, per molti nobili, la possibilità di concrcti7.7~1J"C un sogno diflìcilmcnte rcali7.7.abile in pat1ia, ma l'espcricn7~1 all'estero era vista positivame nte soprattutto p e rché "tra i ranghi dell'esercito asburgico o francese si assumevano i valo1i della professio ne e s'intrecciavano amici7.ie e rcla7.ion i tra i rampolli e tra i comanckmti appa1tenenti alle più illust1i casate cl' fall'Op a", cosicché i "giovani nobili, poi, avrebbero poh1to sfruttare le conosccn7.e acquisite p er contattare agenti esteti pe r eventuali a1111olan1enti di trnppe" ·13. Sen7.a contare che , <1ualora un nobile veneto avesse scelto - di sua volontà - d i servire un ptincipe straniero, ciò no n avrebbe pre cluso un eventuale successivo passaggio sotto le insegne della Serenissima po iché il se,vi7.io all'estero era comLm<1ue considerato, per il nobile di Tem1ferma, una s01ta di addestramento "al maneggio dell'am1i per poter un giorno, <1uando il bisogno lo richiedesse, mettere la sua spada al se1v i7.io del suo principe , il [)oge di Vene7.ia " 11 . TI fatto c he la Serenissima non si preoccupasse di osteggiare queste "migra7.ioni" di ufficia li dai propri territori a ll 'estero non è di difficile spiega7.ione. C'era, a Venezia, la consapevolezza c he una preparazione e un 'esperie nza acq uis ite al cli là de i confini nazio na li a vrebbero potuto, in caso di necessit~1, tornare a vantaggio della Re puuulica stessa, che s i trova va ad essere difesa da uffic iali preparati ed esperti . A proposito della necessit::ì di un'esperienza sul campo per chi era intenzionato a intrapre ndere il mestie re delle armi, al fine d i formare un militare che nel bagaglio delle sue esperienze non avesse soltanto nozioni teoriche, i:.: inte ressa nte confrontare il parere espresso da un'autorit::ì veneziana , il provveditore in campo Girolamo Trevisan in un dispaccio del 1630: "Mi duole nell 'an ima non havcrc quell 'ispcricnza, che ricercheriano ques ti grandi maneggi; il mestiere del soldato non s 'apprende con la lettura dc libri; vi vuole la fati4 c:1 cli molti anni, né' si può fatfa in età grave" ~. C'è il rischio , tuttavia , che l'esp e rienza acquisita restasse patrimonio del principe straniero presso c ui s i era iniz iato a militare. ,~: il caso del v ero nese Claudio Maffei che , secondo quanto scrive il re cli Sardegna Vittorio Amedeo, "p e,venne col saggio impiego de suo i tale nti , per la militare carrie ra e con un ass idua applicazio ne agl'esercizij , ed alle evoluzioni della '' PEZZO LO , Nobil!à mi/ilare, p . 409. "OLINDO VTVlANJ. Un co11dollil'f'O di g c>nte d 'arm i del secolo X VTI: Tomio I'ompci (16 .11 1651),

in A .A .A .SJ . Vt'm11a, s. VI, voi. V II , 1955~56, Ve rona , 19 57, p , 296. '' A SVc , Sf'1ialo, D isp acci, f'm1111editori da Tr,rra e d a Ma r , fil 7:t 174 (V~ lcggio, 2.1 :tprilc 16.10), <:irolamo T revisan , provveditore o ltre il Mincio , in MARTA l.lJTSA PAROT.INT - SF.RC!O NOTO l' HA NCESCO VECCHIATO , Venezia e f'Huropa: soldati, m ercan ti, ri(<m natori, Verona , 1994, p . 429 1(, I .


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Francesco Premi

Trup pa a procacciarsi que lla capacità, e d espe rie nza, che affatto o poituna ravvisiamo pe r utilmente concorre re a lla mira d c nuo vi nostri millitari provedime nti ta l c he cl i b uo n g rado c'invita a d estina rlo per questo fine a pattico lari incombenze, e d a no mina rl o Luogote ne nte Ge ne ra le di Cava lle ria ne ll e nostre Arm ate , e Collo ne llo Commanda nte il s udetto Reggime nto d e nostri Dragoni" 4<,_ Tali dina miche inte ressano in manie ra abbasta nza uniforme i due u ltim i seco li di vita d ella Re pubblica: g ià nel Seicento no n è raro trovare nobili che a seguito di un loro impegn o sotto g li stenda rdi di un sovra no stra niero so no assunti d a Ve nezia com e condottie ri di u o mini d'arme. De l resto, q uesto è un secolo in cui l'Italia non è più "un campo atto all'impiego d e lle es uberanti en ergie di tanti cele bri nostri condo ttie ri di gente d 'a rmi": pe rciò molti g iovani della nobiltà veronese pe r la quale - come si è vi sto - la carriera d e lle a rmi costituisce "una glo riosa tradizio ne e il valore mil itare la più p ura de lle glorie", non po te ndosi .. addestrare in patria al ma ne ggio de l1':u mi, l'a ndava no ad ap p re ndere alla scuola dei migliori co nd o ttie ri d egli a ltri paes i d ' l•:uro pa" 47 • l•:mblcmatico il caso cli Carlo Maffe i (fig lio d i T ullio e nipote del più famoso genera le Alessa ndro da Monte) che nel 1642 partecipa co me venturiere a lle g uerre cli Ca talogna nelle truppe frances i sollo il co mando del ma resciallo I lo ndecolllt. Solo un a nno dop o seg ue lo ~io Alessand ro in Savoia , dove s ale rapidame nte la scala gera rchica , da corne tta a capir.ano d i reggime nto d ella cavalleria . Successivamente , ricoprirJ anche ruo li po litico-d iplo matic i: gentiluomo d i camera di Carlo Emanuele 11 e governatore di Chi vasso ne l 1658; adde tto d iplo matico alla risoluzio n e della questio ne mantovana tra 1666 e 1668; ancora ne l '68 gove rnatore della p iazza di Asti e infinf', ,w l 1(>69, ;1mh;1sciato re p resso la crnte fra ncese e a Londra pe r regolare questio ni c o m merciali 18 . Nel Sette cento il contesto no n m uta sostan zia lme nte, fatta e ccezio ne per u na acce ntuazio ne de l fe no meno dovuta soprattutto a lla d iversa impostazio ne che Venezia dà alla s ua p o litica este ra e , d i consegue nza , a q u e lla militare . Una diagnosi mo lto precisa della s ituazio ne in que llo scorcio di anni è formulata efficaceme nte da l podestà e vicecapit.ano di Ve rona Giova nni Alvise Mocenigo ne l 1787:

''' ASVr, archi/!io D io11 isi I'io111arta, h . G-/42. ,- VlV lA N·1. On m ndoll iem, p. 286. '" Al.DO \/Al.O RI, <:'ondo!Jieri e gt' nera/i del S,•ice11Jo, Homa, J9-/43, p. 209, e Memorie del 1;e11eml Mafjèi. Nelle q11a/i esal/a de.w:riz ione di 111011<' famose a z io11 i mi/ilari d,, · pmssimi tempi /Ji<• 11e a co111 pre11der.;i. Veruna . 1737, p. 511.


Tradiz ione, m estiere, professione

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" Per la defici enza dei posti o nel militare o in altri uffizi nasce una osservabi le perdita dei sudditi dei piC1 distinti e forse dei più utili, li quali p rocurandosi m ansio ni in alieni Stati i ndebol iscono an co con c iò il fervore della dovuta sudditanza e trasfondono uno spirito u guale nei risp ettivi individui delle loro famiglie" 4'). Per restar e n ell 'ambito d elle famig lie no bili veronesi , val e la p ena eviclen 7.iare al cu ni pa1ticolari poco noti sulle m odalit,ì con l e quali le r elazio ni con le co,ti straniere vengono stabilite e rafforzate. Un asp etto singolare è costituito dalle fedi di battesimo, d a cui risulta che spesso membri d ell e fam ig lie regnanti europee sono padrini o m adrine dei " nobili neonati "

50 .

La carri era militare al se1v i zio d ei regnanti europei sem bra poi

:1ver e com e m atri ce comune un "apprendistato " d e l futuro ufficiale com e

/)aggin presso l e vari e coit i, secondo una t radi zi one consolidata tra gli aristocratic i italiani nel XVT I secolo ' 1• TI cursus hnnnrum militarium p rendeva infatti l'avvi o proprio d alla "p aggeria", - al tempo definita "il tirocinio dell a mil izia ai tempi di Marte d ove si affinano i ver i cavaglieri "

52 .

Scrive

Galeazzo Gualdo Prio ralo s ul conle Ouavio BrembaLo, governalore di Casale nella prin1a melà del SeicenLO e , preced enlemenle, µuggiu alla corle impe riale: "in e L::ì di Lredici anni fu d aLo d al padre pe r Paggio all'Arciduca, che fu poi l'Impe ralore Ferdinando 2°. Lo servì cinqu'anni conlin ui, si Lrovò alle incoronazioni de' Re di Boe mia, di Unga ria, e d e Romani , con la q ual occasio ne vie.le.le, & osservò g ran parte ddla Germania , e le g rande zze, e qualità de lla Cotte Imperia le, non restando d 'apprender nelli sudelli c inque anni Lulle quelle virtù che sogliono o rnare un b e n nato Cavallie re, & oltre l'armeggiare, e cavalcare eccellentemente, imparò franca ling ua Alemanna, si rese capace al maggior segno delle Malernalid1e e dd disegno della Fortificatio ne, della quale lien singolar cognitio ne, accompagnala dalla pra ltica" 5\ ''' DONATI , Gu erra, carriera mili/aree nohillà, p. 21 3-214 e n. 44 p. 25 1. ' " li 18 luglio 1694, ad esempio, nella chiesa di Sann:ufemia di Verona. Massimiliano Veril:'i - pri111ogenilo di Gabriele Giovanni Ferdinando Verità, uffi<.:iale delle truppe bavaresi - è ballezzalO con il duca Massimiliano E111a11uck: collle padrino e con la pri.r1cipc~a Violante lkatriu : colllc ·'co111adrc'", n 111 carte cli procura ciel conte Bailardino Nogarola. In ASVr . .fò11do Malaspina. n . 3215. "A LESSANDRA DATrEHO, il "'governo mi/ilare·· dello Staio di Milano 11el primo Sellecenlo: saggio s/(lrico e i1111en/arin della Sf'l'ir' AII!' Feldaklt>II dt'I Kriegsarchi11 di Vie1111a , Milano, 200 1, p. 75-76. 2 '• ELENA I.I flSEl.1.1, <-:Orriere mi/ilari della nnhillà hf'rgamasca (XV!-XV!T sec.), T<'si cli l:n, r<'a, l lniv, ~rsità degli Studi cli Milano, :u. 1994- 1995, p. 133 e scgg. " GALEAZZO GUALDO PRIORATO, Scena t.l,~ li b11011w11i illllSlri. 1659, ad vocem.


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h'rancesco Premi

l,'importam'.a ch e la paggeria assume, a nch e per g li ufficiali veneti , come anello di congiunzio ne con la carriera militare ne lla tarda età moderna è su ffragala da una serie di carteggi oggello di una n ostra recente ricerca '; 1 . Si tratta cli le llere indirizzate da giova ni dell'aristocrazia cittadina ai principali protagonisti de lla vita p olitica sociale e cultura le veronese - e non solo - d el XVII e XVJTT secolo. l carteggi, ricchi di dettagli s ulla vita privata degli estensori, costituiscono una vera e p ropria minie ra d i informazioni sul contesto nel qua le operano i protagonisti: la corte cli Monaco del tardo Seicento per i fra tellastri 13ailardino Nogarola e Alessandro Bevi lacqua (rispelliva mente m aggiordomo di corte e paggio d e ll' Elettore Ferdinando Maria di Baviera) e la fi re n:,,.c medicea del primo qua rto del Settecento per Ottavio Campagna, paggio del Granduca Gian Gastone dc' Medici e, successivamente , ufficiale - peraltro poco entusiasta - di un reggimento del Hegno cli Napoli. Sono, questi, solo i casi più interessanti e, in un cerLo senso, p a radigmatici: per aggiungerne un altro basti pensare, allora, all'esperienza cli Alessandro MalTci , f"rate llo di Scipione, tenuto a battesimo dagli Elettori cli lla vicra Ferdinando ed Adelaide di Savoia: sarà proprio quest'ultima ad adoperarsi per avviare il giovane alla carrie ra di paggio presso la sua co1te in vista di una futura formazio ne militare '" . Insomma, emerge in maniera chiara ed inqeuivocabilc l'impo rtanza cruciale del periodo trascorso a servizio di qualche sovra no: anni di "formazion e'' in cui il giovane aris tocratico imparava a "stare a co1t c ", evidenziava la propria attitudine alla carriera mil itare, o meglio - per usa re le parole del Priorato - la propria "indole militare", ch e poi veniva prerniala con il p assaggio nell'esercito, normalmente con il grado cli a lfiere %_ Il cospicuo numero di nobili verones i che intra prendevano la carriera militare dopo un periodo di "appre nd ist,1to" presso le corti europee in qualilà d i paggi è segno di buone re lazio ni tra i regnanti stessi e i militari al loro servizio; relazioni rafforzate anche d alle positive opinio ni elc i sovrani nei confro nti dei loro ufficiali, pe r lo p iù di alto grado. Lo attestano i riconoscime nti tributati ad ::1lcu ni ~, Si lrall{I dei carteggi R<:'vil aqua Nugarula (ili BCVr, autogra/oh>ca Gi11/iari. b . 2U), e Campagna (in ASVr, archivio Ct1m/Jag11a , h. X.XJI, 11. 374), a11alizz.:1 1i e parzb lmc nl <' pubblicati in l' llEMJ, f l ·m1eugi prìuali e Id., li ruolo della fonte epistola re.

;, Memorie del,~1meml Maj}<!i, p. 28. Ricord ato anche ili MAZZONT, Ahali, so/da/i, p. 259. Pt:r altre nolizic su lla vita ciel genuale Alessandro Martè-i cfr. WOLFGANG .JOJ JANNES IIF.KT-1, Alexcmder m11 Majji!i. &r hayerische Pri11z li11ge11, MOnchcn, 1982. "' Anc he <[IICSla no tizia è deM11tla dal Prioralo, eh <' si rifer isce specil"ica111enle al caso dei signori <li Collorcdo. C.lJA LOO l'IUOTv\'J"O, Scena, ad voccm . Per qua nto 1iguarda, a1tcora, il r aprorto fm J,, carriere di con igi:1110 ,, di militare, dr. WALTER IIAR IIF.RTS, IP artni del p1i11c ipe. l a tradiz ione mili/art> saha11da, "lbrino. 1988. p. 64- 13'5, nonostantc I au1ore si riferisca spedlicamcnlc al rn so pic-montese.


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militari della città sca ligera , come la copia di una dichiarazione - datata 1755 - relativa al conte Ve rit::ì Verità con cui l'elettore di Colonia Giuseppe Clemente esprime la s ua rico noscenza pe r "mo tivi s p ecia li e con rig uardo a me riti che ha p resso cli noi per i buo ni c cl importanti suoi servizi" 57 ; o ppure 1a no mina del colo nnello Gherardo Rambaldi a gene rale maggio re della ca valle ria cldl'elc ttorc di Ba viera in virtù dei s uoi "serviggi fedeli , e lungi milita ri " 58 . Le numerose presen 7.e di n obili veronesi presso alcune corti estere dimostrano nche l'esistenza di una iìtta rete cli relazio ni tra le famiglie cittadine: al punto che, per dirla con Jonathan Powis, si p otrebbe pa rlare dc ll 'esisten7.a di una soit a di "grande famiglia", "extended some way b cyond thc strict hounds of blood kinship" 5'J. 'l'alc rete è basata preva lcnternentc s u solidi ra pp01ti di stima e "solidarietà di classe", ma an ch e s u vere e proprie "dinamiche familia ri", che si sviluppano a ll' inte rno di queste relazioni , e s i co nsolidano all 'estero. Spesso gli stessi stuoli di cortigiani e i repa,t i militari sono un riflesso d e lla tra ma "di relazioni e di clientele che vedeva come p ro tagonista la fa mig lia d el condottie ro" c,o. Un a testimo nia n za di qua nto i vinco-

li "familiari" agevolassero la carriera di un paggio è , ad esempio, la lette ra c he Fran cesco Sagramoso invia da Fire nze al padre Marc'Anto nio: lettera dove si legge che il nipote di un tal marchese Cerbo ne "entre rà fa cortel p e r 61 1nezzo del .sig no r .suo no nno Paggio di Valigia" . Del re.sto, proprio nella tarda età mo derna .si assiste ad un insolito .sviluppo del si.sterna clientelare c he, come .sottolinea Rosario Vi.ilari, acquista un nuovo ruo lo come sistema in grado di "raccogliere forze, altrimenti disperse e disorganizzate, attorno a ll'o p era e.li costruzio ne e rafforzame nto de llo Stato " 62 .

Professione: il Collegio Militare di Verona 11 ruolo p e r così dire "sussidiario" d ell'Italia n e lle vicende be lliche d el Se ttecento in Europa non impe disce il conseguime nto, ne lla Pe ni.sola, di '' ASVr, /l ccademia Filotima, p . 203. " ; ASVr, archivio Uiu,1isi Piomarla, h. 642. ''' JONATl lAN POWIS, Aristu,:rac y, Oxford - New York, 1984, p . '> 1. "' PEZZOLO, Nobiltà militaru, p. /411. Cfr. alleli'-' G EOFFREY PA l{KER, Il suldt.110, ill L'uomu baru,;' "· a curn d i ROSAIUO VILLAIU, Roma Bari, L1te rza, 1991, p . 35. "' RCVr, a111ografo/C'C(l Gi1J/iari, b. 22.1, lei/era di FrancC':iCO Sagram usu al pad re Mare 'A ntonio, da

1:;n ,11z t', 5 lug lin 1678 . ''' ROSARIO VTT.l.ARI , l11tmd11z i nnl', in l.'11n11rn hamcm, p . X-IV. l.'imponan,a dC'i IC"ga mi fami li:1ri

11dl:t carriera militare in questo p ericxlo , per q u el c he r ig11ar<b 11n comcsro geopolit ico diverso, come I,, Stato cli MiLm o , è rileva ta anche in DATfERO , li "f~m·en-10 militare'; p .7/4 75.


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Francesco Premi

obiettivi ragguardevoli e di a lto livello nell 'ambito della creazione di is tituti di istru7.ione militare: e alla crescente domanda di profcssio na li 7.za zione alcun i degli Stati preunitari cercano di dare con crete risposte. 1 \ questo , il momento in cui pre nde l'avvio l'attiv ità d i istitu?.ioni quali le Scu o le di A1tiglie ria di 'l'orino, la Reale Accademia dell a Nun7.iatella, il Collegio Militare di Verona 6.'I_ ln pa,ticola re , le ini?.iative di 'l'o rino e Verona appaiono in larga misura convergenti, con profondi e s ignificativi influss i reciproci, raffor7.ati anc he d alla fitta corrispondenza c he legava gli esponenti di punta del mondo scientifico to rinese e veronese . Se Torino potev a va nta re , o ltre a lla fondazione precoce, un'e cce llenza come centro didattico e scie ntifico, e Napoli spiccava pe r grandiosità o ltre c he p e r il numero degli al lievi , la tappa più s ig nificativa ne lla storia degli istituti militari preunitari - come rileva Vittorio Leschi - è da ritenere indubbia me nte la nascita del 'Collegio Militare' della Re pubblica d i Venezia. TI progetto del Collegio veronese è in linea con la contemporanea tendenza e uropea (cui poco sopra si è accenna to) c he mira a creare acca demie rnilita ri "d ai profili scientifico-cu lturali d i prim'ordine" e di livello nettamente s uperiore rispetto alle sc uole per cade tti di fanteria e cavalleria, scuole che si ri volgono prevale ntemente alla nobiltà me no agiata ed agli ufficiali di carriera, ed hanno spesso un ruolo per così dire "assistenz iale ". I moderni istituti s i dotano invece di programmi ambiziosi, volti all'affe rmazione d e lle conoscenze tecnico-scientifiche in ambito no n soltanto militare e destinati a coinvo lgere - a l di là de lle cosidde tte armi "dotte" - lutti i corpi , fanteria e cavalleria com p rese. Un 'esige nza del genere s i fa sentire sensibilmente in Veneto intorno agli anni '60 del secolo XVlll , quando , d a un lato, si inizia ad assecondare una politica anticurialc e antiro mana che te nta di strappare alle istituzio ni ecdcsi:1stichc un ce110 mo nopo lio educativo e , dall'altro, si imposta u n te ntativo di revisione e riforma deg li ordinamenti scolastici. Accogliendo la proposta del generale delle milizie venete , l'inglese William Graham, il 1° settembre 1759 il Veneto Militar Collegio di Verona è ufficialme nte costituito. La scelta della sede della scu ola cade sul la struttura cli Castclvecchio, fino a quel mome nto adibita a caserma e magazzino cli materiali d'attiglieria, che viene dotata d i una nuova a la destinata ad ospitare gli a llievi del Collegio. La nuova fabbrica (riconoscibil e nell 'attuale sede del Circolo Ufficia li di pres idio) è inse rita nel co1tilc d el caste llo , a

M PPr 1r1;1gg1nri n nti7.ì ~ ~ 11n ':-1n1pi;1 h ihlin p,r;1fo1 s11l l.olleg in MHit;irp di VPrnn:1, cfr_ PRF.M I ,

Castelueccbio 1759 - 1797. p. 28-31.


Tradizione, m estiere, 1,rr!fes ,·ione

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sinistra del ponte sca ligero, e consta di un corpo lineare a tre piani addossato al muro di cinta inte rno . Il Collegio Militare di Verona - così c hia mato pe rché accoglie allievi giovani, a pa1tire dall'età di 12 a nni (m e ntre il titolo di Accademia era riservato a i corsi su perio ri, che sp ecializzavano e conced evano imm ediatamente il tito lo di ufficiale) - nasce inizia lmente come istituto di "educazio ne cavalle resca", q uasi una sotta di pre mio p er i figli degli ufficiali c.lell'esercilo ven eziano che venivano così dis pen sati da servizi miJiLari ingrali. Alla s ua ape rtura , no n ancora dotata e.li un preciso indirizzo di funzione e fina lità , la scuola si basa su u n curriculum generico, p ri vo d i indirizzi specifi ci, ch e m ira an zitutto alla pre parazione di buo ni tecnici, e solo in s ubo rdine e.li m ililari in grado di affrontare le n uove sfide imposte dall'incalzante sviluppo d ella scien za settecentesca in campo ingegne ristico, balistico, idra ulico. I programm i sono abbastan za vaghi, prevedono lc:Lioni e.li aritme tica e geometria, fisica , archite ttura, s loria , e includo no a nche esercizi di tattica. Q uesta genericit::ì del p iano di studi si config ura sub ilo come un limite per il neona to collegio ch e , no nostante sia affid ato ad una g uida esperta - ma forse pe r certi asp etti debo le - quale l'a1t iglicrc ' l'ommaso Pcclrin clli, s tenta a decolla re . Non a caso William Graham , in una attenta rcla?.ion c datata 176/i, rileva i d ifetti più macroscop ici del la scuola in primo lu ogo nell a mancan za di autorità e d isciplina; ma soprattutto nei problemi imputabili p roprio a lrassenza "di uno s p ecifico piano dell e lezio ni (amb iguamente in bilico tra una scuo la professio na le e u n collegio d'armi)", nonché a lla compos izio ne e a lla prep arazio ne d e lle classi, formate da allievi "di p rovenie n za, età, p rep a razio ne scolastica disomogenea". La Scuola richie d e d u nq ue una riforma immediata . Se ne fa rà carico l'anno su ccessivo , il 1765, il Savio alla Scrittura Marc'Antonio Priuli, che affida il delicato incarico de lla riorganizzazio ne d e ll 'istituto a l matematico Anton Mari a Lorgna , a q uel tempo capita n o d egli ingegneri a l servizio del la Serenissim a . Su perate incertezze e contraddizio ni , Anto n Maria Lorgna - c he già da l 1761 affiancava il PedrineHi nel ruo lo e.li m aestro di matematiche, e proprio nel 1763 era stalo nominato 2° maestro con il grado di capita no - si rivela il vero fond atore e princip ale animatore del Collegio , così che il 1765 si può considerare un vero e proprio "discrimin e " tra du e fasi clistinl c del Collegio Militare e.li Verona. L'inlervenlo di Lorgna , volto a valorizzare una formazione culturale e scientifica d 'allo livello e un aggiorna111e n lo degli s tudi, conferisce finalme nte un'organ ica sistemazio ne n ormaI iva a lla scu o l a veron ese, e le conse n te di raggiu nge re "livelli sign ificativ i


Francesco Premi

in un contesto culturale più ampio ". L'ufficiale-mate mati co aveva avu to la giusta intui zio ne : p e r essere compeliliva, la scuola d oveva propoffe un percorso di studi impegnativo e sck llivo, fond ato s u una pre p arazio n e formativa e p rofessionale avanzala d egli alu nni, elci qua li sarebbero sta ti ad eguatame nte valorizzati doli e ca pacità inte lle ttuali. Obi ettivo d e l Collegio Militare d i Ve rona, secondo quanto scrive lo stesso Lorgna, è dunq ue quello di "creare una stabile riserva di giovan i uffic ia li di e levata estrazio ne socia le "; ciascuno di essi, d estinalo ad assume re la qua lifica di "cad e tto", doveva essere da alme no due generazioni discende nte di ufficiali delle forze a rmate o aristoc ratici d ella Te rra f"e rma. I.a pre parazione era accurata e d atte nta a quanto di innova livo veniva pmdo uo in campo sd enlifico non solo in Italia ma in Lullo il co ntine nte relativamente ad "a1te" e "storia militare", e d e ra improntata ad una spi ccata me nta lità meritocralica. Interessante, a questo proposito, la docu mentazio n e relativa ai ris ullali scolastici deg li alliev i d ei diversi corsi della scuo la : una serie di tabelle (Lultora csistc nli e conservale n el fondo l.orgna alla Biblioteca Civica di Verona) che ripo rtan o no mi e cognomi degli allievi, attestando in tal modo la loro varia provenie nza. Si può dire che Anto n Ma ria Lo rg na mude/li, pe r così dire, il Collegio veronese secondo il principio a lui caro d i "combinare la scie nza e l'uso ", per "educare m1 decretato numero di G iova ni , parte d c' qua li , secondo i vari gradi di ta le nto e profitto, serva negli Ingegneri, parte nell 'Artiglieria cd altri ne lla 'T'ruppa si distribuiscano ": i cade tti s aranno Zii , tra art igl ie ria e genio, come si rileva da i ruo li d el Collegio conservati in Archiv io d i Stato a Vene7.ia "' . Ne risulta una scuo la mii ilare fondata sulla teoria (cioè s ulla matematica) più marcatame nte ris pello ad a ltri istituti coevi qua li , ad esemp io , l'Accademia Militare di Wiener-Neuslaclt o le Scu o le pratiche e teoriche di artig lie ria e fo1tificazio n e di To rino. Gli allievi del Co llegio sono ora assegnati a i vari corsi con precis i criteri: i p rimi classificati de lla g raduatoria fi na le vengono d estinali a l corpo elci genio ("ufficia li ingegne ri"), i me no q u otati a ll 'a rtiglieria, come addetti a /t'impiega e alla progetta:ziune delle hocche dajìw w e, infine, gli ultim i a lla fante ria e a lla cavalleria, arm i dei cosiddetti "hauaglis Li". Vengon o così sovvertite le gerarc hie d ell'Antico Regime c he, privilegiando una riserva nobi liare come la cavalle ria, relegavano sui g radini più b assi le a rmi clone, le a rmi dei tecnici "bo rg hesi". La formazio ne Lecnico-scic ntifica dei cadetti punta inoltre sull'esperie nza pratica e sulla s pe rime ntazione di retta dell e conoscenze acquisite. E qui "' ASVl', Sat>/n alla Scrtnura ( c1"01~1 in a va111i. S. Scr.) l.J. 26 :i.


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si evide n ziano subito alcuni aspetti di "eccellenza " della scuol a veronese: anzitutto, la dotazio ne di un attrezzato gabinetto scie ntifico che raccoglie modelli, macchine e strume nti tali da suscitare, n e l 1790, l'apprezzamento del Senato vene to che si dirà compiaciuto d e lla "mo lto a ume ntata sala de modelli e del p e rfezionato laboratorio di artiglie ria ", dove g li a llievi si esercitavano - allo ra - sotto la guida de ll'insegnante Leon ardo Salimbeni, già artefice di un "campo di batteria" e dello scavo di gall e rie p er le esercitazioni pratiche d i artiglieria. Non va po i dimenticata la biblioteca . Castelvecchio, a l tempo, può vantare una ricca e invidiabile raccolta di testi ( un inventa rio è conservato nel già c itato fondo Lorgna d ella 13iblioteca Civ ica veronese) relativi ad argomenti militari : no n solo classic i, ma o p e re de i principali teorici e protagonisti dei rinnovamenti avviati in questo campo a partire dal Seicento. Nello sp ecifico, no tevole attenzione è posta a lle più recenti teorie della tattica cd o rgani zzazione militare. R.iconlia mo - p e r fare solo un esempio - l'.r:.5sa i generai de tactique di J;,cques dc C-uiben: opera che, criticando apertamente i s istemi p olitici <·111-ripei (in primis que llo francese), nella parte più tecnica "rovescia le idee tattiche d e l te mpo cd esalta la guerra di movime nto e il ricorso a un esercito formato di cittadini". Nel 1766, la biblio teca del Collegio sar:c'ì ulteriormente arricchita d:dl'::1pporto della collezione libraria privata del colonnello zara tino Marcovich. Il piano di studi del Collegio nella sua forma definiti va appare d unque ben articolato, con materie che sp aziano dal disegn o all 'architettura civile, all'idraulica , a ll'artiglieria , alla tattica; in particolare , i programmi si focalizzano s ullo s tudio della fo1tifi cazione nei suoi aspe tti d ifensivo e offensivo, rispo ndendo p iename nte - sotto questo aspetto - a quella necessità di forma re uffic ia li -ingeg ne ri sottolineata anche dallo scozzese Matthew Dixon, no minato nel 1768 soprintendente gene rale s traordinario alle a ,tiglieric e al gen io insie me all 'inglese James Pattison. ln Lma relazione del L770 , riferita s pecificamente a ll 'istituzione del Collegio Militare di Verona, a proposito degli ingegneri Oixon a ccenna infatti all' "utile uso ch e fece ogni Nazio ne d ' Europa " in campo milita re . 11 fatto c he la scuo la veronese orma i rappresenti un istituto militare cli eccellenza, in g rado di fornire una formazione di prim'ordine a i futuri uffi c iali, però no n basta. E il passo successivo consiste nella creazio ne di un ruol o sp ecifico per i giovani professionisti una volta u sciti dal Collegio dopo a nni d i studi e selezioni. A tale esigen za il Senato ven eto risp o nde nello stesso 1770 - con la cre azione del Corpo del Genio Militare, da affiancare a un già esistente Corpo <li artiglieria. Approva perciò (su s ug-


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gerime nto de i già citati Pattison e Oixon , ispetto ri della Serenissima a Verona) il piano per un corpo militare separato dagli altri . Sad an cora l'ing lese D ixon (al q uale veITà infine conf"crito il grado di brigadiere generale) ad elaborare il piano compl essivo nelle Istitu zioni d el Corpo Reµ,olatu degli Inge,gneri Militari della Serenissima Repubblica Veneta. Il tra ltato - una raccolta di no rme sull'o rganico del Corpo e s ul sistema cli re clutame nto ed avan zamento degli ufficiali - è impostato sul modello elc i provvedimen ti presi negli a ltri Stati e urope i, che stavano traendo no tevoli b en efici d all"'utile u so" di ingegne ri "abili ccl esperimentati nell'attacco e difesa de lle piazze fo1t ificate " e n e ll a costrnzio ne cli fortc;,.;,,c. 11 corpo degli ingegn eri militari previsto ne l pia no - la cui costituzione sarà rinviata p er mancanza di soggetti idone i - si basa su un organ ico di 28 ufficiali, se nza truppa , guidato da un colo nne llo e d istribuito tra TcTTafcn na, Dalmazia e Levante; 8 alfieri d ovra nno provenire dal Collegio d i Castclvecchio, e verranno prom ossi tenenti do p o 6 anni di servizio. I.e Istituz ioni saranno ap provate con decre to del 30 ma rzo 1771. Nel Corpo istituito da Dix.on è incluso com e tene nte colo nne llo anc he Anton Maria Lorgna , che , paralle la me nte, mantiene il s uo ruo lo di insegnante alla Scuola milita re d i Verona. L'a nno successivo l'uffic iale inglese chiede d i essere soll evato da ll 'incarico e sarà sostituito da l Soprintend ente del Corpo (grado pari a qu e llo cli un gene ra le d i brigata) G iovanni Cristoforo Moser de Filseck , app a1tene nte a famig lia di tradizio ni. militari, che reste rà fino al 1786, anno d e lla sua mo,te. A ribadire l'a uto n o mia istituzionale del Collegio d agli a ltri organismi rn ilitari di com ando o cli controllo , la figura del suo respo nsabile è separata dalla persona del governato re milita re della città scaligera . A ta l fin e vie ne creata la caJica di dire ttore degli s tudi, attribuita a Lorgna . Il governa torato del collegio rimane invece al gene rale Giovanni Sa1imhe ni (già governatore d el Collegio di Zara) mentre i corsi d i matematica e fortificazio ni sono affidati a l figlio dello stesso Salimbeni, Leonardo: una figura destinata , d i lì a qu alche a nno, a ricoprire ruoli di primo pian o in campo scientifico e militare a Venezia e in Itali.a. Nel 1775 , Anton Maria Lorgna è incaricato d i rived e re le Istituzioni; promosso colo nnello n el 1776, ne U'a nno successivo fisserà i nuovi programmi della scuola re digendo il nuovo regolame nto d i revisione de gli studi soste nuto d a l Savio alla Scrittu ra Zaccaria Vall aresso. I cambiamenti p iù significati vi rigua rdan o la d urata del corso d i pre p a razio ne degli allievi. Gli anni cli studio, in to tale, diventano otto: sei a nni ad indirizzo comu ne, segu iti da a ltri d ue anni di "specializzazio ne " diffe re n ziati per i cadetti del gen io rispetto a q uelli delle a ltre armi. Altre novità riguardano le m aterie


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d ' insegnamento, con l'introduzio ne d ello stud io della fis ica, dell 'idraulica, della tattica, nonché dell'ita lia no: un u so corretto della lingua è infatti ritenuto indispensabile per la stesura di relazioni, rapporti , informazioni. La riforma investe anche aspetti pe r così dire "formali", come risulta da una re laz ione inviata il 21 febbraio 1777 dal g ià citato Savio a lla Scrittura Valla resso, al capitano di Ve rona: "in aggiunta a ll'uniforme degli ingegneri militari adottata ne l 1770 d all'allora Colonnello degli ingegn eri Dix.on in seguito a suggerimenti dell'attua le colo nnello degli ingegneri Lorgna v ie n fissato un p iccolo un iforme giorna liero di piccola s pesa, cons istente in velada di panno bleu con fodera bia nca sen za pettorina, co n mostra e collarino di panno bianco, bottone di panno dorato, sotto abito bianco de lle uniforme da pa rata, cappello senza bordo e con asola d 'oro e coccarda negra, ornate le m ostre e il collarino con un cordone a ricamo in tessuto d 'oro e seta negra pe r gli Alfieri e ·re n enti, due per li cap ita ni e tre per li graduati" 6~. All'iniz io degli an ni Ottanta, il sergente maggiore di battaglia G iovanni Salitnbeni - c he , come si è d e llo, aveva assu nto l'incarico di governatore del Collegio - viene promosso al grad o d i sergente generale e d estinato in Dalmazi a. Con il suo trasferimento sull'altra sp o n da dell'Adriatico, nel 1784 anche i co rsi delle armi di linea vengono trasferiti a Zara, e a Verona restano soltanto q ue lli di artiglie ria e genio sotto la direzione tecnica del figlio, Leonardo Salimbeni, con Anton Ma ria Lorgna n el ruolo di governatore. Per Verona è questo un mome nto d i grandi n o vità, non solo nell 'ambito del Col legio, ma anch e fuori dalle mura di Castelvecchio ; n ovità destinate ad avere notevoli ripercussion i sui futuri impieghi d e i cadetti a l termine d e l loro pe rcorso formativo . Anzitutto, pe r consolidare e poten ziare le conoscenze matematiche - requisito ritenuto ormai di primaria importanza per un militare - l'o rdinam e nto della scuola vien e sottoposto ad una ulteriore revisione. Inoltre , ne l 1782 viene istituito a Veron a del corpo del C-enio Civile che, nonostante il no me , è composto per la maggior p atte d a ingegneri militari e strutturato co me una sorta di "ufficio tecnico centralizzato " che funge da p unto d i riferim e nto "per le d iverse magistratu re m arcian e in mate ria di governo delle acque e s trade". Gli ufficiali di ''' In UGO SRA RDF.1.1.AT I, AnlcmMariu l,or~nu ujficialedel/a Repuhhliw \leuelll, in AntonMaria l.m 71na Mem orie /Jllhhlicule nel secondo ccmtenario della nascita. Vero na, Accadem ia dì Ag ri coln ,ra, Scienze, Lettere e Ani, 1937, pp. 11-29.


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Caste lvecchio, in virtù della loro capacità e dell a loro preparazione - riconosciute addirittura supe rio ri a que lle degli studenti forma ti all'ateneo patavino - avre bbero cope1to tutti i posti. c;-a ranzia, dunque, di uno sbocco professio na le certo e sicuro per gli allievi; ma , d'altro canto, una scelta innovativa c he, in quanto ta le, avrebbe fatto saltare l'antica logica basata sul premio dell'anzianità ancora predom inante ne lle armate venete, creando profonde frizioni con l'aristocrazia venezia na. Nel 1785, i Provveditori e il Savio alla Scrittura c hiedono H ripristino della Soprinte nde nza a ll 'Artiglieria, a capo della qua le è no minato Antonio Stratico, e di quella del Genio: il 9 settembre 1786 Lo rg na vie ne nominato brigadiere generale e Sovrinte ndente del Corpo degli Ingegne ri Milit~1ri, senza peraltro abba ndo nare l'incarico di C-overnatore del Coll egio Militare di Verona , che mante rrà fino a ll a sua morte. lJn ruolo impo rta nte , quello d i Sovrintendente: pur no n avendo infatti la veste di un vero e proprio comandante del Corpo degli ingegneri militari , è com1111<111e da lui che devono passare tutte le q uestioni di ca rattere tecnico, e ciucllc c he a vesse ro riflessi sull'avan zamento degl i ufficia li d e l Corpo. La lkpubblica cl i Venezia è però ormai avviala inesorabilmente alla fine d ella sua lunga storia , e il Collegio Militare di Verona sarà coinvolto nel suo declino. Anto n Maria Lorgna muore il 27 giugno 1796: un anno prima, dunque , della caduta del la Serenissima e della chius ura della scuo la veronese a cui resterà indissolubilmente legato il s uo n ome. Frallanto, durante la breve mob ilitazione del 1797 durante la quale s i tenta di o rganizzare - senza su ccesso - u na qualche difesa di fronte alla rapida avanzata de lle armate francesi, C-iovanni Salirnbeni - che nel 1789 aveva o ttenuto la promozione a tenente gene rale - d iventa l'ultimo comandante d elle tru ppe d e lla Repllbblica. Dicerie popolari lo accuseranno di trad imento, affi lia zione alla massoneria e di aver contribuito alla f"i ne ingloriosa della Repubblica: accuse che, peraltro, le vicende su ccessive (come il s uo imp iego al servizio de i francesi) non contribuiranno a s m entire. e l luglio 1797, la sede del Collegio Militare cli Castd vecchio c hiude de finitivamente; la struttura v ie ne sgombe rata e i cadetti sono inviati a Venezia. Ma la tradizione culturale cd educativa elci prestigioso collegio veronese n o n sare bbe mo rta: di lì a pochi armi - come vedremo - il Collegio rinascerà a vita nuova ne lla Scuola Militare di Modena. Ma qua le fu l'effettiva risposta che .si ebbe da patte della n obiltà cli Terraferma, e d in particolare di quella ve ro nese, a queste nuove esigenze? Si può dire c he i giovani aristocratici della c itt,ì trovaron o nuovi im p ulsi e nuovi stimoli ne lla freque nza del collegio militare? Soprattutto, q uanti furo-


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no i rampolli delle grandi casate (veronesi e venete) a cerca re ne lla Scuo la il trampolino per una carriera in ambito militare? Anche in questo caso, come in a ltri, la risposta non può c he essere parziale, ed offrire, even tualme nte, spunti pe r studi più approfonditi sulla compo nente aristocratica ne ll'ambito dell'istituzione stessa della Scuo la militare di Castelvecchio. Questo si potrà fare, però, solo se sarà possibile trovare del materiale archivistico pertinente: in effetti, i p ochi ruo li dei cadetti del Collegio Militare conservati a Yenc7.ia no n pe rmettono di fa re ragionamenti ad ampio raggio, e d anzi sono d a cons iderare con un certo beneficio d 'inventario. D'altra parte, al di là di un Foglio de' conti degli Alunni del Pubbliw Cullegiu Militare d el 1795, nessuna lista di cadelli e studenti è recu pe rauilc ne ll'Archivio cli Stato di Verona o nella Biblioteca Civica cittadina, dove il materiale riguarda per lo più , come si è visto, relazioni ufficiali dei responsabili istituzionali della scuola o carteggi dei titola ri dei corsi 66 . Il uìlancio s ulla prcsen7.a di membri dell'aristocrazia veronese "sui banchi" del collegio milit;1rc di Castclvecchio non è forse sufficiente per definirla "mass iccia"; ci pare però che i quallordici nobili allievi rilevati , distri buiti su 11n arco di te mpo di quarant'anni non siano così pochi; ce,to, non sono a bbastan za per poter ritenere il Collegio di Castd vccchio "meta" agog nata dall'aristocrazia veronese, tanto più se consideriamo che della nobiltà c ittadina "storica " fanno parte solo i Rambaldo, g li Emil e i ed i Bevilacqua, m e ntre i vari Parma, Avesani , Canova , 13crnardi appartengono ad una fasc ia infe riore del "primo stato " cilladino. Ma se consideria mo c he in quarant'anni a Castelvecchio potrebbero essers i avvicendate no n più di sei generazioni di cadelli, un conteggio - che non vu ole avere rigore matematico, ma puramente indicativo - ci porterebbe, per quel lasso di tempo, ad un totale di circa 140 a llievi; dato ch e qu,mtif"ichcrchhc l'e ffettivo "contributo" dell'aris tocrazia di Verona alla Scuola ne l 10% del to tale. Questo 10% non ci sembra irrilevante, soprattutto se cons ideriamo che a Castelvecchio affluivano cadelli provenienti da tutte le c ittà e territori della Terraferma e c he molti cli quei cad etti era no ammessi semplicemente in quanto figli di ufficiali. Se d 'altra parte si credesse c he la creazione del Collegio Militare auuia dato una svolta rileva nte ne lle d inamiche legate alla "tradizione" e ali' "esperienza" come base dcl l'aris rocrazia cli Terraferma pe r la formazione militare dei quadri ufficiali si comrnetterebbe probabil" ' 1.:1 mccolta dei cfat i si è quindi conct!nlr:tla su A SVe. S. Scr:.

b. 265 e FICVr, folllio Lorgna, h. LO

" Fogl i o dc·cont i d egli A lunni del l'uhhlico Collegio Militare, 1 no vembre 1795" . I risult:1ti son o sintc Li n :1ti in PREMI, Nobiltà l'<''l"Ollf'St>, p. 6'i -72.


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m ente un errore. La maggioranza di aristocratic i veronesi e veneti continueranno a trovare più opportuno - per ragio ni sociali e cultu rali - "formars i" a lla professione di Marte dire llamente s ul campo, sen za p assare da scuole o accademie, che non sia no que lle "aristocratich e" come la Filo tima, che ben poco però hanno a ch e fare con la "professio n alizzazione " delle Forze Armate intesa in senso mod e rno .

Conclusioni: un percorso verso la modernità Avviandoci alla conclusio ne cli questo breve sa ggio, è il caso di ricorda re ch e - pur con tutti i s uo i limiti - il Collegio Militare cli Verona si conno ta come <..JUella - forse unica - istituzione che, in ambito militare, fa vorisce nei territori cli San Marco il passaggio da una cultura cli ancien regime (o, più propriamente, cli s tampo d e rical-n o biliarc) ad una c ultu ra moderna fon<.bta s u tecnici milita ri seleziona ti in base al merito, con una sensib ile ricaduta s ul piano scie ntifico. Si è gia de tto che l'istituto m ilitare di Verona - a lla pari de lle Scu o le d i Torino - e ra in g rado di cata lizza re s piriti riformatori più degli stessi gli atene i de i rispettiv i Stati. Non è u n ca.so, allo ra, .se (ancora , a lla pa ri d i To rino) a p artire dal 1782 la città .scaligera vie ne coinvolta ne lle vicende d i un' impo rtante accade mia scien tifica, la Società Ita liana de i Xl., c he fa capo a l Collegio stesso. L'accad e mia - fondata l'anno precedente p roprio da Anto n Ma ria Lorgna - è costituita d a q ua ranta scie nziati ita liani e presto si qua lifica come il primo nu cleo di o pinio ne puhblica ita liana di rilievo culturale e politico organizzato in una "struttura sopra nazio na le p romossa no n già d al m ecena tismo statale o aristocratico, ma d ire tta me nte d agli scienziati". La corrisp o nden za inte rcorsa, a cavallo tra gli anni Sessanta e Ottanta, fra Anton Ma ria Lorg na e l'ingegn ere mililare Alessandro Villorio Papacino d 'Anto ni d e lla Scuola di artiglie ra di To rino ci consente di cogliere il comune o rgoglio d e llo scie nziato-militare: s imbolo, quas i, d ell'affermarsi di una sorta di "internazio nale degli artiglie ri" che , a partire dalle scuo le m ilitari venete e to rinesi, tocca o rma i Parigi, Be rlino, Pie troburgo. È così possibile seguire - a lme no in pa1te - una sorta di fil rouge ch e lega il matema tico veronese ad alcune d elle più rilevanti esperie n ze illuministich e italiane e ven ete: confe rma di una "scelta di cam po a fianco d e lla cultura più attiva ed impegnata degli inizi d egli anni '60". In <..J Ualità di ingegnere e tecnico d ella Re pubblica Ven eta e , n el con tempo, di ufficiale e responsabile d d culkg iu 11.u.lit;m _: di Castd ve cd1iu , T.urgna avt.:va s trt.:ll.o infaui 11u1 11e ro-


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si rapporti n o n solo con esponenti dd patn7.1a to veneziano di diverso orientamento p olitico e culturale, ma a nche con alcuni circoli aristocratici aperti al rinnovamento e alle idee dei lumi. Si tratta, in alcuni casi, anche di patrizi appa rte nenti (o sospettali di apparte ne re) a l mo ndo delle logge massoniche: basti pensare al rapporto che lo legava a l marchese Michele Enrico Sagramoso, Balì de l S.M. Ordine cli Malta. Pur non esiste ndo prove certe di una sua effettiva affiliazione, a confe rma re i rapporti del Lorgna con la massone ria è la scope rta, nel 1785, p roprio a ll 'inte rno de l Collegio militare cli Caste lvecchio, di una loggia a cui erano affiliati il maggiore alle fortezze Fi lippo Psalidi, l'alfiere conte Rambaldo da Legnago e altri ufficiali d 'artiglie ri a. Le riunio ni - sollo la g uida d i Je an Baptiste Joure, insegn ante di francese n o nché "fomentatore" di spiriti nuovi - si te nevano proprio nell'alloggio del Lorgna. Del resto, è risaputo che a lcuni suo i allievi Leonardo Salimheni in primis - manifestavano o rma i apertamente le loro s impatie ne i confronti d ella massoneria e dell e vicende rivolu zio na rie francesi: per fare un esempio, al tempo del su ddetto focolaio sovversivo, tre 1 dliciali capisciuadra del Collegio vengan o segna lati in quanto "consuma va no il loro te mpo con la lettura di romanzi e libri oltrem o ntani, dei quali contribuivano pure i giovani , avendosi giurata d eposizione che si fossero vedute nelle mani di qualc he alunno le o pere di Volter e vene ndo p e rfino indotto il sospetto che si leggessero quelle ancora di Nicolò Machiavello" 67 • Se lullo ciò dipendeva in gran parte dal particola re clima culturale e inte llettuale venutos i a creare nel Collegio proprio in virtù dell'azione di Lorgna, va considerato anche l'indubbio "valo re m e todologico e formativo attribuilo ai metodi scie ntifici ch e indire ttamente dovevano indurre gli a llievi a so ttoporre a un severo esame critico anche le credenze sociali e politiche più scontate". La masson e ria, introdotta in te rrito rio ven eto piuttosto precocemente - precisam ente quando Tho m as Tlowarcl, duca di Norfolk e Gra n Maestro de lla Loggia cli Londra, ne l 1729-1730 sostò a Ven ezia, Pad ova, Vicenza e Verona - nella Sere nissima no n è infatti avve rsala com e in a ltre zon e d 'Europa e si impone piuttosto co me occasione di reciproca conoscenza pe r espone nti di ceti divers i, che avrebbero così av uto m odo d i stabilire e rafforzare legami di s tima reciproca. Q uanto al

''7 !11 VlHG ILlO ILARI - l'IF.RO C.ROCIANI - CIRO PAOllilTI, Bella Italia militai'. F.~erciti e marine 11ell'Ttalia pre-naJx>leunica (1 748- 1792), Roma, Ussmc\ 1999, p . 180 .


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s uccessivo, crescente coinvolg ime nto de l Collegio Militare di Verona nella m assoneria a patti re dal 1792, esso è invece più probabilmente s intomo di un malumore serpeggiante tra i m ilitari-ingegne ri , determinato forse d alla riforma restrittiva varata l'anno precedente, che limitava gli imp ieghi dei cade lli n e i corpi del genio e d 'attiglieria . Ma quali sono gli aspetti del Collegio Militare di Castclvecchio che lo possono q ualificare come paradigma di una nuova "scuola e uropea '? Anzitutto, il fatto ch e la scuola - sia pure con il limite di un severo crite rio d 'entrala s u base socia le - di venne un ese,npio di sistema meritocratico, che a fronte di studenti dai divers i retrote rra c ulturali , geografici e sociali riuscì ug ualmente a conferire loro una eccell e nte forma zione professiona le, che li allontanò dal cl ima di "ancie n regime" incomb ente in altri ambienti d e lla Repubblica e permise lo ro di d istinguersi an ch e p rofessionalmente una volla giunta l'onda ta di rin novame nto rivoluzionario. ln secondo luogo, l'affermazione d e l s istema meritocratico in una scuola per tecnici come quella di Verona m e tte in luce un a ltro aspetto che la fa e<..-cdlcre in modernil~ì. Appare infatti c hiaro c he anche a Verona , cnnw nelle a ltre capita li "scientifico-culturali " e uropee, l' ingegneria acquis isce prima della scie nza alcune connota zioni proprie di una professione. Lo prova la nuova modalitù di reclutamento , c he no n avviene più per cooptazione in un'istituz ione privilegiata, bensì attra verso un esa me seleuivo nel corso d i un processo d i studio stabilito: e ribadisce così l'importanza professionale d e llo studio e me rgente d alla stessa evoluzione dell'ingegneria del Settecento, che vede crescere via via il coinvolgime nto di scienzia ti im portanti come - p er restare in ambito veronese - To mmaso Pedrinelli, Anton Maria Lo rg na, Leonardo Salimbc ni , Antonio Cag no li . Ciascuno d ei quali, pe ra ltro, ne i confronti del Collegio veronese (e d e lle istituzioni s uccessive ad esso improntate) riveste un ruo lo peculiare. Se infalli Anto n Maria Lorgna rap presenta una so,ta d i "p aradosso" - uomo 'di antico regime ' ch e trasmette a lla storia militare un 'impronta "rivo luzionaria " - e s i colloca s ulla line a di demarcazione tra la generazione di ingegne ri tout-cuurt (basala s ull'espe rienza e sul mestiere) e la gene razio ne cli ingeg neri di professione (basata sullo stu d io e sulle conoscenze tecniche), Leonardo Salimbeni è d esti nato piuttosto a diventa re e mble ma cli una nuova classe di ufficiali che coincide con l'élite fautrice di opere scientifiche rela tive all 'applicazione di te orie matematic he ad us i sia milita ri che civili. È poi impo rtante rilevare - fatto s ig nificativo ne l rappo,to scien 7.a / governo come con l'avvento de lla Repubblica Cisalpina (al contrario d i quanlo accade a Vene;,.ia, d ove ogni te ntativo di riforma è d estinato p er lo più a


Tradiz ione, mestiere. /m!féssione

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rima nere tale) le voci dei responsabili scientific i delle scuole del 'friennio rivoluzio nario ( 1796 - 1799) s iano ascoltate e tenute in debito conto in ambito di p o litica scolastica. A questo punto, sembrerebbe accentuarsi il contrasto tra il Collegio Militare di Verona e la situazione generale poco esaltante delle Forze Armate veneziane. In realtà, va puntualizzato ch e quella d e lla scuola veronese è un'espe,ienza elitaria (solo alcune decine di ufficiali ricevono una formazione al Collegio) e non incide più di tanto s ull 'assetto generale dell'esercito ; a nc he pe rché non è'. in grado di intaccare significativamente le rendite di posizione sociale delle cosiddette "benemerite famiglie militari ", vale a dire que i clan famili ari di ufficiali da più generazio ni al se1vizio dell a Repubblica, intenti ad evitare "che lo spirito meritocratico varcasse le mura di Castelvecchio e contagiasse tutte le Forze Armate ". In sostanza , il Collegio di Verona rappresenta una realtà scolastica fondata sull'idea di un centro di alti studi o mogenei e s pecialistici; paragonabile, in questo - ecco la sua "dimensione europea" - solo a lle Scuol e di Torino o all'Ecole Po litechnique: rucine di soluzioni didattiche che si sarebbero imposte con forza nei decenni successivi. A ciò va aggiunto - e questa è forse la nota più significativa , se non cccc%ionalc - il fatto che il Collegio Militare di Verona, nonostante si trovasse ad operare in un clima te nde nzia lmente conserv,ltore e in uno Stato che da tempo a veva rinunciato alle grandi riforme , rappresenta più di altri il risultato di una capacit::ì di gove rno ne lla direzio ne e nel reclutamento delle proprie i!lites-. è'. una scuola , insomma, in g rado di formare nuovi rang hi di burocrati con un hackRruund tecnico-scientifico da mettere al servizio pubblico. Come questo sia stato possibile in un contesto come quello degli ultimi armi della Repubblica veneta, resta a ncora parzialmente d a appurare. In ogni caso, le vicende s uccessive al 1797 - la fondazio ne della Scuola Milita re di Modena e gli homines nuvi c he dall 'Adige s i spostarono in Emilia con il loro bagaglio di conoscenze e di esp e rie nza - testimoniano come, no nostante tutto, il Collegio veronese, pe r la sua originalità e la s ua validità , divenga una so1ta di pie tra miliare d ella storia de lle istiti.17.ioni militari. Al punto che, ottenuta chiara fama anche a ll 'este ro, contribuirà all'affermazio ne e alla diJTusionc di una cultu ra scientifico militare che a vrà un influsso determinante s ugli sviluppi degli istituti d i educa;,:ione e formazione militare in età rivoh11/.iomiria, napoleonica e risorgime ntale.


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FREDERICK C. SCHNEID

UN AFFARE BEN COORDINATO: LA PIANIFICAZIONE RELUCA FRANCO-PIEMONTESE NEL 1859

La letteratura COffente s ulla g uerra d el 1859 comincia con l'uno o l'altro di d ue eventi: gli accordi cli Plombiérès nel 1858, o la frase con cu i il 1° gennaio 1859 Napoleone IU disse all'ambasciatore austriaco in Francia che gli dispiaceva c he lo sta to delle relazio ni fra i d ue im peri si fosse deteriora to.1 D i no rma segue u na d iscussione sugli sforz i diplo matici eu ropei per convincere apoleon e Hl ad evitare le ostilità a ttraverso un accordo negoziato , accettabile ta nto a ll'Au stria q uanto a lla Fran cia ed a ll a Sardegn a. Alla fine , lo scopp io della gue rra tra Francia ed Austria alla fine d'a p rile del 1859 diviene l'argomento principale. L'allean za fra nco-p iemontese conclusa a Plomb ié rès stabilì gli obiettiv i p o litici del future conflitto coll'Austria , m a , dalla fine d el gennaio 1859 fino a ma rzo di qu ell'anno, g li ufficia li francesi e p ie mo ntesi p rep ara ro n o la g ue rra ad ogni livello . G li sche m i necessitavan o di un 'accurata coordinazione fra le forze armate dell e d u e n azio ni rigua rdo a lla mobilitazion e, a i trasporti, alla lo gistica, ai pia ni strategici e operativi. Pe r d i più si basava no s ull'uso d el telegrafo e lettrico quanto s u quello dell e fe rrovie e della navigazion e a va pore p er il m ovime nto cli più di 150.000 uomini in poche settimane. In realtà il generale Ado]p h e Niel ed il principe Napoleone Gerolamo firmarono un accordo m ilitare segreto il 17 gen naio 1859, ch e s tabilì i parametri prelimina ri d i pianificazio ne. 2 li m atrimonio ciel P rincipe Napoleone Gerola mo con la Princ ipessa C:lotildc, fig lia cli Vitto rio Eman uele, fo rnì una perfetta c opertu ra a i n egoziati segre ti. ' Arnold B tuMB ERG , A Care.ful{y Plurmed A ccident: 'lbe ltalian Wa r nf 1859, Crnnbury, Asso ciated I Jn ivr.r.~iry Press, 1990, pagg. 55 56. l i libro di l.llu mberg è la mig lior sroria ciiplornatica esistente in ing lese delle orig ini e d ello sviluppo della G ut:rra. È più pre<.:iso d el testo di Fra nk COPPA, The OriRù1s ,!f"the ltalitm Wa1:<. nf lnd<'jxmdence, Londra , Longrnan, 1992, d1e si occupa di forn ire una storia politica e cultural e del Risorgimento e, forse, sì concentra troppo sulla polìlica papale. ' li trattato è s~1to trndotlo in ing lese e completamente riportato in BtuMllERG , Curefully Plunned Accidenl, cit., pagg. 164-169; cfr. poi Napoleone lii al Maresciallo Vaillant, il 18 ge,maio 1859, rìp. in (~l'nnain B,wsT, u• Marécht1l Ctmrobert: souvenirs d'un siècle, Paris, Plo n , 1901, voi. lii, pagg. 178- 179. In ilali;1no il trattato è clesc rillo come un' "alleanza offensiva·• sen za altre spc-cifìcazìon i in Luigi CrnALA (:1 c ura di), lettere edite ed inedite di Camillu Cuvour, Torino , Roux e Fava le, 1881, voli. XIII, X:XXIIXXX.lll.


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In febbraio e marzo d e l 1859, quando Napoleone lil sembrò soggiacere alla pression e russa e britannica p er un negozialo coll 'Austria p er evita re le ostilità, sembrò che Cavour cad esse in una terribile ra bbia, seguita da d epressione , m a fu tutta una sciarada . A dispetto de l d u e llo diplorna tico e dell'appare nza di un deside rio di N apo leone U I di una solu zione pac ifica, i prepa ra tivi militari continuarono durante m a rzo ed aprile, sen za contrordini da Parigi. 5 Ad ogni mo do la delicata n a tura d ella diplomazia bo napa rti sta richiedeva ch e lutto questo ri 1nanesse segreto. La potenzialità c he la g u e rra divenisse una conflitto ge nera le e uro peo era considerevole . Fu fondame ntale che la Fra nc ia ricevesse ass ic ura7.ioni d a lla Russia c h e non sa re bbe inte rvenuta . Lo zar Alessandro Jl accettava d 'assume re un atteggia mento cli be nevola n e utralità, poich é ra ffo rzava la pos izione russa rig uardo ali ' Austria e ciò fu concre tato c o n un accordo se g re LO franco-russo, l'irmato il 3 m arzo 1859. Di consegu e nza, quand o g li Inglesi pre merono in ap ril e pe r una confere nza e uropea per far svanire le tensioni , Napoleone 111 , pe rc hé o bblig a lo, e g li Au striaci, p e rc h é con v inti ch e Russia e Pru ssia non avrebbe ro permesso un'a ltra a vventura napole onica , risposero in te rmini comple ta me nte inaccettabili . L'Austri a esigé che il Pie monte smobilitasse per primo , nonostante il rinforzo dell 'eserc ito a us triaco in ltalia .4 Pe r q u esto motivo, l'apparente scivola me nto g radua le verso la g ue rra e la c o nseguente pe rcezio ne elci rapido s piegamento dell'esercito impe riale fran cese in Italia sette ntrio nale sembrarono "affa re d 'un m orne nlo." Ma i docume nt i d 'archivio dimostra no c he la pianificazio ne d e ttaglia ta cominciò n egli ultimi gio rni d i gennaio d el 1859 e lo ~i vede in un rappo rto di 27 pa gine intito la to : "Ttinerarii per le truppe francesi ad Alessandria e Turino. "5

• R1.1 1M111-:11c, in Car~jìdly Plm111l d Accidcnt, cit., pag. 85, d ìrr: "in apparenza Napoleone ed il suo ministro pro-pace Walewski erano Jcllo stesso a vviso d;, fr·hhr:1 io fino allo scoppio della gut:rr:1." ' C.J. T1 11 1Hs10N, "'J'be llalian War o f 1859 and Thc Rcoricntation of 1/ussian Foreig11 l'olicy, " in 771e J-Jisluricalju11r11al, anno 20 , n. I, 1977, pagg. 12 1- 144. ' Ho ma, An:biuio delf'l!/Jìcin Stnriw dello Stato Maggiore dl'll'Jiscrcilo lcl'ora in poi AUSSMFI C.- 17 Bus ta 57 D. Fase. 322, c-:anipagiia 1859. Studi del nwuù11enlo dei C.à1pi jiw1c('Si per JJ<'llire in Italia "flinerarii j.)<'J' I(' lrupj>(' francesi ad Alessandria e 'J'uri11u," 10 ap,i le 1859: i calcoli iniz ia li vennero falli chi I maggiore G i11scpJ)(' Covone, " La memuril1 dd Ma!!J.:ion• Govone, in da/a 29 <7e11naio 1859, .,1t! tmspo11n di truppe sulle .ferruoie Fiuwuulesi," j l'n. ; G .T.. Fornari , capitano del Real Corpo d i Staio Maggiore fu l'autore del rappo ,to cl'aprik. l pi;in i d 'a prile partivano dal presupposto che la guerrn sarebbe corniJi<.:iata alla l'ine di qul'llo s tesso mcsc, col movimento dell'e,;ercilO l'rancese a panirc cbl 1° maggio. Govu11l' scrisse gr,111 parte d e llo studio dello Stato Maggiore sardo sul movimento ddl'c•serdto f'ra11cese verso l'Italia. In m ;ir7.o fu promosso le nente colonne llo prima dello scoppio ddl;1 g 11cr0

r. 1.

Su (~ovone nel J8S9, <.:fr. Uberto GovnNE, li G'p11er1JII-' r ;i11..;1t'[H~ r---:n11nn r•, TJru:11rn(>n/i di Mr!n1orie.

Torino, Casanova 1'>02, pagg. 103 101.


Un afJùre hen coordi11alo

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I. Una storiografia fuorviante Le storie della campagna ch e apparvero imme diatamente dopo la conclusione della gue rra , o oscurarono appositamente l'ampiezza della pianificazione o ne furono inconsapevoli. Per di più le fonti primarie adoperate di nonna dagli storici per esaminare questa campagna restarono a lungo limitate a t,a campagne de Napoleon lii en Jtaiie, la storia militare ufficia le francese del 1859, allo studio de llo stato maggiore di Mo1tke sulla guerra cd ai tre volumi della storia ufficiale austriaca pubblicata dal Krie.p,sarchiv. La storia milita re ufficiale italiana della G ue rra non fu pubblicala fino al 50° annive rsario dell 'unificazione italiana , nel 1910.6 , ,.o rse il mig lior resoconto della campag na è quello deHo Stato Maggiore svizzero, scri tto dal capitano Ferdinand Lecomte, La relatiun histurique et critique de la campagne d 'ltalie en 1859, 2 vo li. , Parigi , 1860. Lecomle colloca la guerra nel contesto del Concerto e uropeo, delle relazioni in ternazio n ali e de g li eventi a partire dal congn.:sso di Vienna e attraverso Plo1nbiérès . La sua narrazio n e militare um 1i11cia UHI u11a ùiscussio11e del te atro deHa Guerra , una comparazio ne de ll e forze e poi uno sguardo alle s toriche vie d 'invasione d 'Ita lia , ma senza a lcun cenno della pianificazione di g uerra nel 1859. Ad ogni modo il suo racconto co mincia da aprile. Gli ufficiali francesi che scrissero La campagn e de Napolenn Tll en !talie, non trattaron o la pianificazio ne pre bellica, a p atte dei comme nti gene rali . Le origini d el coinvolgimento francese sono spiegate così: "Al principio d el 1859, complicazio ni politiche rese,ro evidente c he s arebbe scoppiata una g uerra in Italia .... La Francia non poteva e straniarsi da questo confl itto: non si poteva to lle ra re che l'Austria este ndesse la sua influe nza fino a i piedi d e lle Alpi .... "7 La sua pubblicazion e nel 1860-1 e le edizio ni che se guirono no n potevano rivelare l'estens ione de lla pianificazio ne militare , poic hé Napoleone lll restò s ul trono per a ltri dieci anni e le rivelazioni lo ,1v rcbbero compromesso. I lavori di Césare Bazancourt e del g e nerale ,~:miJc Flcury ug ualmente ignorarono gli aspetti s pecifici della pianificazione milit,are e Flcmy, ch e era sc1to il res ponsal>ile di essa e della logistica ne l 1859, passò su quest'argomento in te nzionalme nte. P ur men zionando " Dèpot dc la g ue rre, I.a campag w • de Nap oleon l!T en l lnli<', 3• edizio ll(:, Parigi, 1865; la 1 • ed i1.ione fu pubblical a nel 1860; k .k. Ccnc ralsrah, 0(' 1" Krieg i11 llali<'II 7859, 3 vo li., V ienna , 1872 1876; Staio Maggiore d el Regio Esercito - llffic io Srorico , r.ut'l"ra d('I 1859, 5 vo li. , Ho.m.a, 1910-1912. Capil a110 l'erd i11a11d Ln: o .,m:, La relalion hisloriq ue e/ crilique de la ca111pag 11f' d "fla /i(' en 18 59, 2 voli., 1';1rig:i, l'anera 1860. La storia di Leco111le fu o rig inariamente pubb lic:lla a p 11nr:1rc co nscc11rivc su ll;,

ra

l<l't•t f('

mili/aire Suisse.

- Ltt campag ne de Na/><>leon lll en lla ffr,, c ir., pag. ">7.


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brevemente Plomhiérès, la sua narrazione delle origini della gue rra è limitata al fortunato piano per indurre l'Austria ad attaccare il Piemonte , ma non v'è menzione della preparazione militare Lranne una breve frase : "il 22 laprilc] l' Imp eratore ordinò la concentrazione di svariate divisioni s ulla frontiera piemontese. " La corrisponde nza pubblicata dopo la narrazione comincia con una le tlera datata 13 maggio, da Genova, il gio rno d opo il suo arrivo con Napoleone lll sull 'ammiraglia imperiale l?eine Ilurtense. 8 La narrazione di Césare Hazancoutt introduce le cau se immediale d ella g uerra con la frase di Napoleone 11T a l barone Hubner il 1° gennaio 1859 e si rife ri sce all'inlera fa ccenda come a lla "questione ilalia n a." Nell'introduzione colloca la guerra ne l conlesto dei su ccessi militari del Secondo Impero, rifere ndosi a i suoi p recedenti volumi sui Francesi in Crimea. I3azancoutt è considerato una fonte canonica p e r la storia della guerra in Italia, ma tipica di quelle prodotte durante il Secondo Impero. Le moderne slorie delle op erazioni francesi ne l 1859 sono pesanteme nte influenzate da questa fuorviante storiografia. Anche l'acuta st01ia d ell'esercito francese nel XTX secolo dj Gary P. Cox, The Halt in the Mud: French S1rategic Planning fmm Waterloo to Sedan, ne è vittima, caratte rizzando la pianificazione, mobilitazione e le operazio ni francesi del '59 com e fatte "ad huc."9 Uno dei testi più frequentemente citati sul 1859 è lo studio de llo Stato Maggiore prussiano di He lmuth von Moltke. Quando Moltke pubblicò la sua analisi de lla campagna, lui e i s uo i s ubordinati si concenlrarono sulle prestazioni degli eserciti francese ed austriaco - i loro probabili futuri nemici come pure sull 'uso che avevano fatto de lle ferrovie per mobilitazione, logistica ed operazioni. 10 Ogni discussio ne re lativa all'esercito piemontese nel corso della campagna restò incidentale in e ntrdmbe le storiogra fie , francese e prussian a. Nel giro di pochi anni le Gue rre d'Unificazione Tedesca divennero l'argom ento del giorno per gli sto,ici militari e d o 6rni interesse ne ll'esame del 1859 svanì. Per di più an che le storie militari pubblicate durante la Terza Repubblica esaminarono g li errori del Secondo Impero, con attenzione al 1870, o le glorie del Primo impero di Napoleone l. Il risultato tanlo del8

Émilc Félix Fu;iJKY , Les Souvcnirs du r.énéra/ Hewy, Parigi, 1898, voi. Il , ragg. 1-7 . Y:ésa re IIAZANCOURT, la (,àmpagne d'Ttalie en 1859. Parigi, "1862, voi. I, pag. 9; Gary P. Cox, 11Je Halt ìn tbe Mud: Frencb Strategie l'lannìngfrum Waterloo to Sedan, Bo ul<ler, 1994, pagg. 164- 166. • 0 Helmulh vON MOLTKE, I.a campagne d'J!alie en 1859, Pa rigi, 1862, pt,ssim. Lo studio fu rubhlicato simultan eame nte nel 1862 in Te<lesco, Francese ed Iwliano. Alessan<lro Luz10 in I'ro)ìlì Rìografìcì e 13uzzelli S!orici, Mifano, 1927, voli. Il, pagg. 191-2 18, <là 11110 stu<lio critico d egli scritti di Moll.ke sul 1859 e ne d e duce ch e b sua anali.si della campagna fu nolevolmen l<< influenzata dal suo interesse 11.-I

provocare una g uerra con la Francia nel 1859.


T!n t1:0ùre hen coordinato

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]'appositame nte fatto oscuramento durante gli anni '60 quanlo del cambiamento della situazione in Europa Centrale negli anni '70 fu il confinamento dei d ettagli de lla Seconda Gue rra d 'Indipendenza fra le proverbiali "polveri della storia "; e così pure capitò alla letteratura italiana e a proposito dell'Italia. Per quanto riguarda lo stato de ll'a1te della storia mililare d el XlX secolo, g li studiosi hanno limitato la propria attenzion e all e Guerre d 'Unificazio ne Tedesca e d alla G uerra Civile Americana. 11 Questo significa che fuori d 'Italia la percezione della Seconda Guerra d 'Indipendenza è incompl eta e distorta. Più specificamente queslo e rrore influenza negativam ente la comprens ione del grado di accuratcaa con cui i Francesi e i Piemontesi p ianificarono e coordinaron o una g uerra vittoriosa.

II. Pianificazione: il contesto italiano Il Regno di Sardegna doveva impegn arsi in una pianificazio ne dettaglia ta per due ragioJJi rum.la111e 11ta li . La prima era c h e la Prima Guerra d'Ind ipendenza nel l 818-9 e ra fallita principalmen te p erché la Sardegna aveva rifiutato qualsiasi allean za fran cese, mobilitato il proprio esercito e inlrapreso la campagna sen za alcuna considerazio ne rigu a rdo agli obiettivi strategici concreti e d a lle necessità logistiche. onostante le villorie iniziali sull'esercito austriaco in Lombardia, l'Armata Sarda risentì e.li uno sfinime nto strategico e logistico. 12 Carlo Alberto mobilitò le riserve il 1° ma rzo 18"i8 e traversò il Ticino il 29 marzo con 28.000 uomini. Tre selliman e dopo il p assaggio iniziale d e l Ticino, l'esercito e ra salilo ad alm eno li3.000 uomini e inaugurava la pie na offensiva, m a n on fu allro ch e a fine maggio che raggiunse la su a pie n a forza di 64.000 uomini.n l a seconda ragione era che Napoleone III desiderava far apparire la risposta militare francese come s pontanea e perciò l'eserc ito francese non sare bbe stato mobilitato fino a d opo una d ichiarazione di gue rra c d un 'in 11 Cfr. Stig FùKSTER e Jurg NAGLER (a cu ra cli), Ori tbe Road to Tota/ War, Tbe American CìtJil War and Jbe C:emum War.1· qf Un!fication, 1861-1871, Cambridge, 1997; Geoffrey H ERRERA, "Tnventing t he Railroa<l and llifle lkvolution: lnfonnation Milita 1y lnnovation and the Rise of Germa ny ," in The Juurnal qf Stra/ef!.iC Studies, anno 27, n. 2, giugno 200/4, pagg. 243-27 1; C.eoffrcy WAwKo nel suo, 'lbe Austro-Pmssian War: Austria ;ç War with Pntssia and ltaly in 1866, Cambridge, 19')6, al capilulu 11 men.ziona il molo fondamentale avuto dalle ferrovie nel 1859 in un parngrnfu. 12 Piero P1r:R1, Sto ria militm·e del Nisorgimento: Guerre e i11swTeziuni, Turino, 1962, pagg. 198 e

20 1.

n AlJSSMF. C-25, SIUdi 'l'ecnici, Serie 1, lJucumentazione relativa all'o~anica, Busta 1, Fa se. 13, /818 1856 Mubilizzaziu1w, "Mol.>iliz,;izion.., dd R. Esercito Sardo nel Marzo 18/48," e "Mobilizzaz ione l~/48."


q()()

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vas ione del Piem onte da parte dell'Austria . Di conseguenza i Pie m o nte s i d oveva no po rtare avanti la cam pagna difens iva finché'. l'esercito fra ncese no n fosse giunto con forze s ufficienti ad a lte ra re l'e quazione strategica in Alta Italia. Era un gioco pe ricolo s issimo che richiedeva piani di g uerra p reparati ed eseguili accuratame nte. Per q u a nto rigua rdava gli Alle ati, tre ulte rio ri questio ni mo nopo lizzavano la loro pia nificazio ne : la m obilitazio ne, il traspo rto e la logistica. La rapida mobilitazio ne e il trasporto dell'esercito francese p otevano essere o ttenuti grazie alle ferrovie c cl alle na vi a va pore . Come ese rcito p rofessio nale, che no n si appoggiava s o la me nte su ll a coscriz io ne o su un sis tema d i riserve, c 'era p oco bisog no di stabilire una q ua ls iasi forma d i tempistica p rima d ello spiegam ento in te rm ini d i uo mini. T reggime n ti destinati all'Italia cosliluivano solo una frazio ne d e lla pote nza milita re fra n cese - no n p iù di 150.000 uo mini . 14 Nond ime no , g ran p a tte d ell'esercito e ra sul pied e <li pac e , tranne i regg ime nti pres i da ll 'Armée d'Af rique. Napo leone III ad ogni m od o ordinò una ri o rganizza zio ne del suo ese rcito in r reraraz ionc <lc lla ca m p a gna e n el corso e.li tre mesi lo Sta to Maggiore fra nce.se formò nuove di visio ni e le ridis piegò ne i pressi di Lio n e. 15 Da parte s ua , il Regno di Sardegna aveva un esercito professio na le rinforzato dalla rise rva in caso di mobilitazio ne. I<• Le es igenze d el tempo cli g uerra pote vano raddoppiare la forza de ll'ese rcito atti vo. Ne lla Prima Gue rra d 'Ind ipe nden za , l'Armata Sarda no n a veva a v uto alcun p e ri o do d i prep arazio ne prima de 11a m o bilitaz io ne . Lo Stato semp liceme nte aveva d ichiarato la guerra e la mobilitazione e ra seguit,1. Nel 1859, ad ogn i modo , Vittorio Emanue le dapprima mobilitò l'Armata in genna io , p o i la sp iegò sulla frontie ra lombarda. Que sto conse ntì a Cavo ur d 'acuire la te nsio ne coll'Austria . L'Armala Sarda po rtò a vanti la mo bilita zio ne d u rante un r eriodo di quallro mesi, p erciò , per la fine d 'aprile , e ra sul pied e di gu erra o ttimale, con un ade gua lo s upp01t o logistico. 17

1

'

Seco m.lo i rientr i per l'Ar11u"etl'llulie. il 20 m;iggin l·'na no I IG.500 ufficiali e sol dati n el teatro

di guerra ; il 4 g iugn o 127.500 u omin i e, il 21 giu gno. 128.200. Q 11cs1i n u m eri no n prend ono i n con siderazio ne l e p erdite per comb,itti m c-n10 o altre cause. LI forza to tale d ell"esercilo fran cese eccedeva i Goo.000 uom i ni, perciò la forz;1 combatte n te d c lrcscrcito d'Ital ia era n on più d"un 4 u arto dd potc:11 ziale milita re fo,ncc sc-; c fr_ c-:a mpag n<' de NaJx >leon lii, voli. l. e 3, pagg. 514, 540 e 572.

" Al JSSMF' C.-1 7 Vo lum e 20, .Qua rtiere Generale Prilu;iµtde, "Quadri for m,izio n e clell'An n;,r;i frnn ccsc: p aAA. 829-845 elen ca l e di visio ni d ell '&erci to francese e i loro ;i cc.i mpa mc n ti pri 111;1 ddl 'organi7J.azione d ei cor pi , dap p rim a co11 1e l'A l"llll'l' de l yo11, poi co m e A rmée des Aljx<~. "' Stefano Ai.E.~, JJa/1',l rma ta Sa n ta all'Esercito //a/ia110, 1813- 1861, Ro m a, l TSSMF, 19'-Xl, pagg. 95-96. ,- la G'u e,-,-a del 1859, voi. 11, p ag. liOG. fn. 3. Al 1° gcnn;1io 1859 c'erano 35.947 uomini nelresercito at tivo, al 29 apri le gli uomini sono le armi era no 77 ..'~48. So lo 67 .000 cr.1110 stati mobilitali. i rirnan<'n ti <'rano vo lo ntar i ; cfr. I.a Guerra del 1859. vo i. I. pag. 125.


Un a:ffare hen coordi11ato -

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lucvmufit;a Stephenson piemontese ad aderenza totale e p,rande polenza per il sujJeranwn lo dei Giovi.

Lo Slalo Maggio re piemontese sludiò accu racame nte le varie opzioni negli anni p recedenti alla gu erra. Spiegò grandi energie p<'r :-1ssic1Lrare al Regno la p rotezione contro una future invasio ne austriaca. Negli ann i immediatame nte successivi al 18-19 furono prodolli molti sh1 di strategici a proposito d e lla difesa d ella frontiera lo mbard a. I rap porti dedicarono grande atte nzione alle possibili vie d i facilitazion e c d agli obiettivi di un' invasione austriaca . L'esperie n za de l 1849 rese tullo questo he n p iù che un esercizio teorico .18 Do po la d is fatta di Cus toza nel 18-18, Carlo Alberto aveva ritirato i s uoi uomini dal te rrito rio auslriaco, ma aveva poco saggia me nte d eciso di proseguire la g ue rra l'anno seguente. L'esercito austriaco aveva invaso il P ie mo nte cd aveva sconfino Carlo Albe rto a Novara, me ttendo fine a lla guerra e induce ndo lo :dl'ahdica'./.ionc . Il Pie mo n te non doveva fro nteggiare una m inaccia a lla propria esistenza da p arte de ll'Austria; ma il deside rio del Re e d e l Parla me nto di cacciare g li Asburgo dal Lomba rdo -Ve neto n ecessitava un a pproccio finalizz.ato e metodico. Un a seconda g uen-a fa llila av rebbe forse messo fine ag li sforzi del Pie m onte per l' l lnità . La raccolta di informazio ni s ullo stato dell 'esercito aus lriaco cli Lo mbardia divenne un asp etto fondamenlalc della p ianificazio ne. Il maggio re ( p oi ten e n le colo nnello) G iuseppe Govone e ra 1" AUSSMF. G-25 Studi frenici, Serie 7, nnc11111entaz io11e relatwa alla ,.lijt>sa delle Ji·m1liere, l.lusta 2/4, .l)ijt>sa della fro11/iem on"enlale, F,1sc. 3 1, "Progetto d'organ izzazione dd la d ifesa del l'it:llllJllte vnso la frontiera lombarda 1850:'' F:1sr. 33, "Notes s ur le systè m e ck' fcnsif del Pie monte 18"i4;" Fase . .~li. "C.ons iderazione ~trategiche su lla d ifesa del Pie111011tt: 18"i1 :'' Fase..~5, "Diverse 111e111orit: cli uffìzi:il i :1ustriaci - linea di d ifesa e a ll 'attacco cie l Piemonte'.''


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responsabile della collazio ne cd analisi delle informazioni dal LombarcloVeneto. Da febbraio Govone cd il s uo gruppo produssero dei d ett_agliati ed estre niame nte a ccurati rapporti bimensili sullo stato della 2a Armata austriaca, comandata dal Fe ldzcugme ister conte Franz Gyulai , accompagnati da mappe con la disposizio ne delle divisioni. 19 Le lezioni del 1848-49 erano abbondanteme nte chiare per lo Stato Maggiore piemontese e p er il nuovo re, Vitto rio bnanuele , un veterano che ne lla Prima Guerra d 'Tndipc nde nza aveva coma ndato la Divisione di Riserva, combattendo a Goito, C ustoza e Novara. 20 li generale Alfonso La Marmora, in quel momento Ministro della Gu e rra, aveva introdotto delle estese riforme fin dal 1854. Virtualmente ogni branca del servizio e ra stata migliorata o rivista, inclus i il s is tema di coscrizione, l'organico d e i reggim enti, la logistica e l'amministrazione.l1 L'esercito n on era più statico, p oiché le precedenti riforme sotto Carl o Alberto l'avevano trnsformato d a u na s trnttura d e l XVlll Secolo a un "esercito mode rno". l risultati della Prima G uerra d' Indipendenza avevano reso ulterio ri "m od ernizzazioni" una necessità e q11cs10 nuovo esercito era slato collaudato cluranle la G uerra di Crimea (1854-1856). 11 Piemonte era e ntrato in quel conflitto coll'intenzio ne d i miglio ra re le re lazio ni con Francia e d Inghilte rra e d 'impedire qua lsiasi accordo diretto di e ntrambe coll'Aus tria .22 La p ossibilità d 'una pa1tecipazione au s triaca era molto conc reta , poiché l'esercito era s tato mo bilitato con un decre to impe riale il 22 o ttobre 1851. 23 Questo aveva portato Cavour a firmare una con ven zio n e milita re nel gennaio 1855, ch e e ra stata resa pubblica in marzo. Al prin cipio di maggio e ra arrivato in Crimea un corpo di s p e di zione pie mo ntese della forza di due d iv isioni e re lativi servizi, p e r un totale di 17.678 u omini.24 Le divis io n i erano costituite <la brigate provvisorie e formate da personale di tutti i reggim e nti d e ll'esercito attivo. Ques ta organizzazio n e aveva messo l'esercito in grad o di proiettare una con side revole forza senza mettere a '" AUSSME G-17 llusta 56, l!f]icio militare d el o,rpo Reale dello Stato Maggiore, Fase. 4. Campaf!.11a 1859 - Se1v iz io itf{urmaz ioni, rapporti sui movime nti di tn.tppe de/l'esercito m1striaco i n Italia prima della gu<>tTa, rapporli multipli e mappe di posizione delle unità , 4 m;irzo, 19 marzo, 11 aprile, 21 apri l e 1859; Fase. 1, !>èroiz iu informaz ioni, 7-8 febbraio 1859. 20 Ciro l'AOLE1T1, Capitani di Casa Saooia, Roma, USSME, 2007, pagg. 361 373. " Cfr. Al.E\, Da/l'Armata Sarda alfflsercito Ttalia110, 1843-186 1, cit., capp. 1-V. " llarry H EARllER, "Cavour and Lhe lntervcntion of Sardinia iu the Crimcan War, 1853 1856. " in '/1Je lnternatiunal Histmy Rel!iew, anno 18, n. 4, novcmhrc 1996, pagg. 8::12-833. 13 Gu11ù1er E. RoTHENBERG, 711e Army uf Francis]osepb, West Lafayelle, 1976, pagg. 50-51. 4 ' AUSSM.E G -25 Studi Tecnici, Serie 1, ilusta I, Fase. 11 , Quadri statistici delleforz<> di terra e mare, " Armat11 Sa rei.i . Corpo di spedizione in Orieme 1855."


Un a:fTare hen coordinato

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rischio la s icurezza del Regno sulla frontie ra lomba rda. Oopo la guerra, la re integrazione di quegli uomini ne i rispettiv i reggime nti di provenie nza aveva permesso loro, ora stagionati veterani , di me ttere a parte della loro esperienza quelli c he erano restati ne l Regno,2 1 cosicché una notevo le porzione dell'esercito ch e ma rc iò ne l 1859 aveva una con siderevole esperienza mililare fatta nel 1818-19, nel 1855-56 o in e ntramhe le gu e rre.

III. Ferrovie

L'espansione del sislema ferroviario piemo ntese fornì le infrastrutture necessarie a una rapida mobilitazione, ma il problema maggiore era la capacità ferroviaria. Quella francese e ra più che ampia in termini di locomotive e vagoni destinali al movimento di tmppa verso la Francia meridionale. 26 Nel caso dell'llalia , ad ogni modo, bisogn a conside rare il ruolo pionie ris tico g iocato Jalk infrastrutture ferrov ia rie piemontesi. Quattro società ferrovia rie sarebbero state impiegate per il lrasporto delle truppe sarde e franccsi. 27 Quanto a l ruolo delle fe rrovie nella pianificazione s tralegica ed operativa, è abbastanza degno di nota il fatto ch e il conte di Cavour fosse stato una figura primaria nel sostenerne la costruzione come mezzo di raggiungimento dell'unific azio ne economica mo lto tempo prima d 'arrivare a l far parte del governo del Re. Cavour cd i suoi amici avevano guardato a llo Zollverein te desco com e a un modello p e r l' unificazio n e economica italiana e lo sviluppo d elle fe rrovie ne era apparso uno stmme nto fondamentale. Cavour non sapeva, quando puhblicò il s uo a1ticolo s ulle fe rrovie italiane ne lla Rcvue Nouvelle ne l 1846, che tredi ci a nni dopo esse avrebbe ro giocato un ruolo diretto ed imme diato nel l'unificazione. 28

25 L'organico <ld corpo <li spedizione e la composi zione delle hrigate e dei reggimenti provvisori possono essere viste in Cristoforo MANFREDI , la Spedizione Sarda in Crimea nel 1855-56, J{oma, Stato

Ma~iore del Heg io Esercito - Ufficio Storico, 1896, pagg. 19-27. ' 6 "Die Beni.itzung der Eisenbahnen Frankrcichs fi.ir 1nilitiirisd1e Z w ecke wiihrend der Felzugsepoche 1859," in Oslermichische militàrische :teitschrifi, a1mo 111 , n . 6, 1861, pag. 1 15. 17 Ve<l:lsi 1:1 T ah<-lla 1 in Appendice: Capacità ferroviaria delle Società ferroviari e piemontesi. "' C.amillo 1>1 C.Avo11H, " Des chemin de fer en ltali e, " su Reu11e No1welle, ;111110 1846, pagg. 446-479; Kf'nr Ro11EH·1~ CHEl!Nt'IELD, " Econo111ic ldeas ancl Facts in tbc Early f'c riorl o f thc Risorgimento," su Ameriam Hislorical Reuiew, anno 36, n. l , o ttobre 1930, pagg . .~7-.~. llna concreta, pur se sintetica, di.~cu ssione sulle ferrovie preunita1ie italiane è quella di Anrlrew W1M;,\T1;, nel suo " Railway l.luilding in llaly before U nilìcation," in (,ènter jòr the AdtJanced Study <!/ llalia n Sociely Ucwsional l'aper No. 3, Rcading , 1970), p-.1gg. 7-20, a proposito dello sviluppo le 1mvia1io piemontese.


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L'uso delle ferrovie per fini militari in Piemonte ha una storia che comincia coll 'inven7.ione d ella locomotiva. Cià nel 1832 erano stati presentati a re Carlo Albe,to diversi studi s ull'utilità delle ferrovie per l'industria, il tras p<mo e g li usi militari. Le linee proposte andava no da Torino a c;.enova e forniva no un mcz.:w pe r spiegare e 1ifornire rapidamente l'esercito s ul Po. 29 Per il 1850, l'anno seguente alla sconfitta , le applica zioni militari d e lle fe rrovie erano dive nute più che un inte resse accessorio. Il bisogno d i legare le linee a l s iste ma francese espandendole al di là delle Alpi ed attraverso la Savoia e ra diventato una necessità strategica _.w Era abbondante mente c hiaro che qualsiasi fìituro piano per sco nfiggere l'Austria nel Lo mbardo-Veneto s ignificava allearsi a lla Franc ia . Il nuovo governo repubblicano a Patigi ave va accolto con calore l'inizio di collo qui in merito nel 1848, ma poi no n era stato raggiunto alcun accordo formale -~ 1 Nei dieci anni seguiti alla Prima Gue,i-a d ' Indipende nza, Vittorio Emanuele e d il suo primo ministro Cavour avevano incoraggialo attivamente l'industrialinazionc, l'espansion e ferroviaria ed una politica più flessibile verso la Francia napoleonica. All 'e poca del la Prima Guerra d' Indipendenza non e rano stati messi in opera più di otto chilom etri di binari, a dispetto di numerose proposte e studi fatti ncll ',1rco di un decennio. Pe r il 1859 la politica finanziaria finalizzata di Cavour e l'incoraggiame nto alle socict,ì ferroviarie private avevano espanso espo nenzialmente la rete pie montese. ln meno di dicci anni essa era an-i vat.a a includere una linea a do ppio binario fra c-;-enova e Torino e le nuove lince Genova-Vercelli, To rino -VcrcclliMilano e ' l'orino-Susa. L'estremità occ.idcnt:-1lc c.b Torino si fermava a Susa ; e la linea della Savoia e ra collegata alla rete francese, ma andava solo fino a San Giovanni di Moriana .52 La linea attraverso le Alpi doveva ancora essere tracci:H:1. La realtà strateg ica esige va che la pianifica:.,.ionc te nesse conto delle limita zioni della capacit:,ì fe rroviaria. L'esercito austriaco in Lo m bardia "' Al JSSME G-25 Studi Jeu1ici Serie 3 H11sl :1 8 fosc. 1 9, con partico lare allcnzionf' al fase. 2 ··oµi11io11 d11 Quarfif'r Mann• Cénemt,'· 18j4 , c h e rig uarcb lf' irnpJin1zioni militari d' una ferrovia. -•• Vedi Luig i ToH1-:1.1.1, "l n1po1tan,.a strategi ca delle strade fcrrare del Piem o nte," su Riv ista Jta/ia11a, anno I. 11. 2, marzo IH50, pagg. ·137 165. " V<:d i Lawrence

JENNI Ncs,

" l.:1111a1t ìn e's ltali,111 Policy in JH48: A lkcxa n1i.n,1tio n ," su }011nwl

,if

Modern llistorv. ;umo 42, n. 3, scttcmhr c 1970. pagg. 5.-11 -341. L.1martinc o ffrì un'a lle.111za al l'ielllonte in cambio cli Nizza e S;1voia. Carlo All>erro rifiutò d i d.ir via ciù clte aveva per unific:1 rc l'T!al i;1 setten trionalc. Dicci ,umi pi,1 tardi Cavour e il figlio di C:1rlo Albetto. Vittorio Emanuele avrehh<'ro :1cconcli sceso alla richiesta di Na poleone Hl di q uei lerrilori comL· prezzo per u11'alle:m za militare. -'' \X/11\c;.,,n : in, Na ilway Buildi11g bejùre l/11ificatio11, p~gg. 7-20. d,ì un 'idea generale della r crf' pic 111onl ese, ma i df'tt,1g li so no trntti da AUSSME (;-17 (,'a111J>ag 11a 1859, Shtdi del 11101 •ù11e11ti d e i (,'orpi fn11u-,_.x,_. per 11l!n irt! in /fa/io l1usta S7/D .~22, '· 1Ji11erorii per le /r11ppeji·"t1110.1.,·i ad Ales.,·t.01dria ,, To ri,10 . ., I O Aprii(' 1859.


Un affare ben coordi11ato

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superava que ll o sardo di più di due a uno. Anche se un esercito francese per l'Italia p oteva essere rapidame nte tras porlato alla frontiera piemontese e in Savoia, la linea dalla Savoia al Piemonte e ra incompleta , perciò le Lruppe fra ncesi avrebbe ro dovuto scendere dal tren o in Savoia e marciare vari giorni p e r raggiungere il te rminale ferroviario a Su sa, in Piemonte. Qualsiasi dibattito mililare s ulla prio rità nelle costruzioni fe n-oviarie si co n centrava s ull'a lte rnali va fra dife nde re le line e fluvia li del Sesia e del Po , o accelerare il movimento di un esercito francese attraverso le Alpi e in Piemontc. 33 T sostenilori cli quest'ultima tesi potevan o trova re un notevole sostegno ne l governo Cavour e negli ambienti industriali, poiché essa coincideva coi loro piani p e r collegare la capitale industriale a l po1to d i Genova e , eve ntualmente, alla linea as burgica p e r Milano_.1,i Se anche la linea da To rino alla Savoia fosse stata complelata per il 1859, le necessità per il trasp o tto dell 'intero ese rc ito francese per q uel la via sarebbero s tate impossibili da soddisfare. H capita no Luigi Torcili, il più eloque nte avvocalo de lla scelta a lpina, aveva soste nuto che una simil e linea po tesse trasportare "30.000 u om ini in 20 o re, o circa 60.000 11o mini ne llo s pazio cli liO ore trasporlali da Lione ad Alessanclria." 5" Nel mondo bellico e uropeo a metà del secolo e ne l conteslo delle esperienze d el 1848-49, questo e ra un s ignificativo a rgome nto s trategico. Ciò che To relli non riuscì a intravedere quando scrisse ne l 1850, era che un numero di truppe più g ra nde poteva essere trasportato via mare d all a Francia a Genova e poi in treno ad Alessandria in un tem po minore. Pe r questo fine lo sfruttamen to p er il movime nto strategico delle linc e costrn ite negli anni '50 a lìni comme rciali era perfetto. Per il 1859 g li Stati Maggiori fra ncese e sardo detenn inarono ch e il tras porlo fctToviario verso i porti di ' l'o lo ne e Ma rs ig lia, seguito da m en o cli ventiL1uattr'ore di navigazione a vap o re, po te va far arrivare le truppe francesi a Ccnova più in fretta c he facendole m a rciare attraverso i passi alpini . Q uest'ul tima era la stessa v ia ado pe rata nel 1800 dal ge ne rale Bonapa,tc , n1a la manca nza di connessione alle lince della Savoia s ig nilicava che le truppe doveva no scen dere d ai Lreni , marc iare tre gio rni e attra verso i passi e poi risalire s ui convogli a Susa . Un Corpo francese di 2 1.000 uo mini , 3.750 cavalli e 502 carri , in m arcia d a Lio ne a Torino, avrebbe av uto bisogno di sette giorni p e r fare il viaggio . I.a rotta alte rnaliva verso

" TonF1.1.1, " T111JxJ1ta11z a S1ra1c,:ica," "

W 1Nc;A-r1-: ,

passim .

Nailll'ay IJ11ildi11,t lxjnn' l l nijìca1iu 11, pagg.

" TonrnJ. ··1mpm1a11za Siralep,ica." pag. l JiH.

15 20.


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Mappa del tea.tru operativo.fra Torino e Milano nell'aprile 1859.

iJ Mediterraneo s ignificava c he u n Corpo francese di 32. 000 uomini, 5.300 cava lli e 768 carri pe r l'artig lie ria e i rifornime nti poteva imbarcarsi a To lo ne e Marsiglia il primo gio rno, far vela pe r Genova, arriva re il secondo giorno e procedere allo sbarco. Il q uarto giorno il Corpo sare bbe potu-


Un affare ben coordinalo

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to salire sui tre ni , in corsa fianco a fianco sulla linea a doppio binario per Alessandria, ed essere pienamente s piegato in venliquallr'ore. I calcoli dimostrarono che occorrevano 1.942 vagoni per lras portare le tmppe arrivate via mare da Genova ad AJcssa ndria e 1.317 per muovere il Corpo da Susa a Torino. La Socielà Vittorio l·:manue le , che gesliva quella linea, possedeva solo 541 vagoni assortiti, p e rciò il complesso movimento andava condotto per g ra<li.:l<i Le valutazioni piemontesi forniva no un chiaro quadro dei limiti della capacità fe rroviaria g iornaliera:37 Linea Genova-Alessandria: 10.000 uomini o solo 25.000 uomini o solo 1.500 cavalli 2 .000 cavalli 240 vagoni Linea Lio ne - San Giovanni di Moriana: 6.000 uomini 1.200 cavalli o solo 16.000 u o n-iini

o solo 2.800 cavalli

150 vagoni Linea Susa-To rino: 16.000 u o mini 2.800 cavalli 400 vagoni

o solo 10.000 uomini o solo 7.000 cavalli

L'Armée d 'Italie francese raccolta a Lione, Marsiglia e Tolone con sisteva inizia lme nte di cinque Corpi, con un sesto in via di formazione . f)u e dei c inque Corpi pronti, il lll e il IV, sare bbero arrivati in Ita lia attraverso le Alpi, me ntre parle de lla riserva di cavalleria s i sarebbe mossa prevalentemente p e r terra. Le marine fran cese e sard a avrebbero traspo1tato i Corpi I, fl e d e lla Guardia Imperiale, a ltra cavalle ria e la maggior parte dell 'artig lieria p er mare fino a Gcnova.38 Da Genova i Corp i avrebbero avanzato per ferrovia fino ad Alessandria . TI viaggio avre bbe preso poco m eno di

36 AlJSSME, Uusta 57 D-322, Campagna 1859, Studi dei muvinw n ti d ei <..,ò tpi j ì·ancesi jJe1· 11enire in ftalia, " l tilumi ri per le tmppe Francesi ad Alessandria e "Jbri110," in cima 10 ;iprilc 1859 . -17 lbi<l. , pagg. 26-27. I calcoli erano basali sulla capacità fe rrovia ria e sulla d istanza fra i punti di

partenza ed anivo . "" AUSSME Busta 57 D-322, " flinemri per le tmppe FrartC<'Si ad A lessandn·a e forino, " 10 aprile 1859. li V Co rpo fu traspo 11ato via mare in Toscana alla fìne di maggio .


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tre ore a treno. 39 I due Cor p i marcianti via terra fino a Susa si sare bbero mossi per ferrovia verso est o ltre Torino. Da là sarebbero s ta ti in p osizion e di contrastare quals iasi esercito austriaco c he avesse potuto avanzare di re llamente su lla capitale, altrimenti sarebbe ro stati tras portati ad Alessandria per fe rrovia e uniti a l resto dell'esercito franco-sardo.40

IV. Il trasbordo franco-piemontese. Secondo i piani, più <li 70.000 frances i doveva n o e ssere tras p ortati a Genova entro due settimane. Le dimension i stesse di ques to trasbordo richiedevan o un' accurata coorclina:tione delle o p e razioni na vali pe r rispettare la ristretta tempis tica prevista. Il pote re n avale fran cese era cons ide revole, ma l'aggiunta cli sette n avi piemontesi au mentò la capacità complessiva di trasporto. 4 1 La Marina Sarda aveva p artecipalo alla Guerra di Crimea, ma le su e ridotte dimensioni era n o sta te ins ufficienti a muove re i ·17.000 u omini elci Corpo di Sp ediz ione dal Medite rra neo occidentale a l Mar Nero e la magg ior parte dell e truppe sarde e ra stata tras p o rtata in Crimea s u navi britannic hc. 42 La flotta si e ra cons ide revolmente accresciuta dal 1848. L'atte nzi o ne di Cavour pe r l'espans io ne indus tria le e commerciale aveva s ig nificato c he la Marina si e ra dovuta sviluppa re di conserva coll'espans io n e e m oclerni:t:ta:tione d e ll a flotta m e rcantile. Nel 1853 i cantie ri na vali ing lesi avevano te rminato la costruzio n e della prima fregata a ruo te sarda, il Carlu Alberto, e stavan o costrue ndo la seconda , il Vitturio IJmanuele.4 ) Nel 1859 più della m e tà d e lle n avi in linea e rano a vapo re ,'11 p e rciò J Piemontesi a veva n o una marina d i forza largamente ugua le e più moderna della m a rina asburgica basata in Adria tico. _., lbid. 0

A USSME Uusta 58-6 173, Sez imw storica, rdaz iv 11e della campagna d('I 1859 studi preliminari del lr•11e11te M v 11tnle11ti e del te11e11Je Arimn11di, 187/4. '

'' Al JSSME Busta 57 D-55'5, Noliz ie circa la pm1ecip,1zio11c del/a Mari11a .mrda m' lia G11erru del I H59, rappo ,10 preparato pe r il Minislro della M:1rin:1 , 7 marzo 1877 ; Crescenzio CA 1.1.1 No, "l.~1 Ma rina

Sa rda d11 r:1nte la g uerra dell 'indipt:mle r1za italiana ne ll'a nno 1859,"s u Rivista Mari/lima anno IX, n. 1, aprile 1877, pagg. /4 1- /42 . •, Una r iù cletugliaw espos izione dd Lras1xmo rcr mare verso la Crimea è in MANFK"DI , I.a spedizio11c i11 Crimea, cii. , pagg. 296-.3 13 ; e in Sante J{m 11n, Le Marine Mi/ila ri fla/iane nel Niso r,~ime11to, lloma . llSMM lvl , 1950, pagg. 2 17-238 .~11 llc operazioni nava li dur:mle le g ue rra. ' ' Ro Mm. M ari11e Mi/ilari, c-it. , ragg. 2&i- 27 1 e 276. " l..;1 tlom, s arda consisteva in 4 fn :wire ~ vapore, j ,1 vda, 2 trasporli a va pore , 3 corve tte a va pore e 2 a vela , .3 brigantini a vapore e 4 a vela , i:-fr. Uttìcio Storico, La C:uen-a, cit. , voi. I, p;i gg. (,() e

168 169.


lln af/aru hun coordinato

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Sharcoji·ancese a <:enova .

L'arciduca Ferdinando Massimiliano, coma ndante della Marina austriaca, non prese mai in considerazione l'idea di portare la flotta fuori dell 'Adriatico e la preparazione cominciò in gennaio, partendo dal presupposto c h e invece in Adriatico c i sarebbero e ntra ti i Sardi. T.a flotta

imperiale aveva un vascello cli linea a vapore, il Kaiser, ma gli mancavano le macchine , e una delle sue tre fregate a vapore e ra in crociera intorno a l mondo , perciò e ra tragicamente inadegu ata a scontra rsi con la flo tta sarda e completa me nte surclassata da quella francese.·;, Alla fine di marzo l'Arciduca lasciò Venezia per la Dalmazia. Lui e la corte te mevano lo sbarco d ' un corpo di spedizio ne su lla costa dalmata a sostegno d 'una sollevazione d egli Slavi ciel sud e degli TJngheresi. 16 Pe r sicurezza, il 16 gennaio la convenzio ne militare franco-sarda aveva ric hiesto o pe razio ni congiunte in Adriatico, ma no nosta nte l'e ntrata d'una flotta combinata in Adriatico a fine maggio , nessuno sbarco sarebbe stato eseguito o pre parato .17 Certi che gli Asburgici non avrebbero costituito una minaccia alla flotta da trasporto, i Francesi e i Pie montesi cominciarono ad abbozzare i piani com e anticipazione d ell'imminente guerra. Il capitano di fregata Pompeo Prova na del Sabbione partì per Tolone, quartier generale della Flo tta francese del Mediterraneo, il 9 marzo coll'ordine di ten ersi in d etta-

., L twrem:e SoNrn IA L·s, '11,e 1ù,bsb111;f.!, J~)nµire and tbe Sea: ll11slriu11 Nu uul Pulicv, 1797- 1866, West Lafaye lt<:, 1989. pagg. 189-191. •• Gunthe r E. R o ·n1ENBE1tC., 'f he Military /Jorder i11 Croa lia, 7 740-188 7. Clticagu, 1966, pag. 16:3. I movimenti delrA.rcid uca furono rip01tati a l tenente co lo nnello Govone. vedi i\ USSME G 17 Busta 56 Fase -i., os.sN ·1·az ion i sulla j/ofta rmstr iacr.1 r.1 Ve nezia, 2:-1 marzo . 7 • H o Mrn. Marine Mili/uri, pag. 2:5'>; GAI.IJNO, ,. la M a rilw Sardu,- pagg. '1 .Z--48.


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gliata comunicazione con To rino a proposito d ei pre parativi francesi. TI 18 aprile il capitano francese Chaigneau a rrivò a C~e nova pe r coordina re lo sba rco e provved e re ai biso gni logistici de ll'esercito francese . Cha igneau giunse in incognito, con preve ntive istruz io ni ai Piemontesi che "la m iss ion e di quetso ufficiale supe riore è di natura molto confide nzia le. " Non fu te nuta a lcuna ce rimonia form ale per il suo a rrivo e la sua no n apparve in a lcun modo come una "vis ita ufficia le. "18 La cap acità del porto di (~enova impa llidiva in c onfronto a Mars ig lia e To lo ne. Ge nova poteva acco glie re dieci navi di linea ed otto unità d a gue rra minori, ma Tolone poteva gestirne 28 di line a con in più 24 unità minori nella a rea del porto militare.''9 La cap acità portua le era vitale pe r imbarcare e s barcare le truppe il più in frena possibile. L'ammiraglio Cha rles Jacciuinot, Prefetto Marittimo di To lo ne ed il Capita no de l Porto di Ge nova, Rey, e ran o responsabili de lla sincronizzazio ne de lle flotte e si te nevan o in contatto tramite un regolare scambio di te legrammi. ,o T Frances i avevano una ma rina gra nde e mo de rna, con 210 navi da gue rra a vapore . Durante la G ue rra cli Crimea Napoleone III aveva esibito la capacità della Francia di proiettare la propria poten za militare oltre m are . Nel 1859 la Marina possed eva in tutto 30 tras porti a vapore. La flotta del Medite rraneo era integralme nte coinvolta nel mantenimento del d o minio in Algeria , ma per muovere decine di migliaia di uomini in un b reve arco cli te mpo, necessitava un s uppo rto, p e rciò li., rinfoo.ata da ll e squadre dell 'Atlantico e da mercantili n o leggiati che ne a umentarono la cap acità.51 Un'inte ra divisione e reparti cli cavalleria clell'Arm ée d 'Afrique arrivarono in Francia ai primi d 'aprile in v ista de ll a campagna in Italia. Tre g io rn i ptima d e lla dichiarazio ne di Gue rra austriaca, il ministro fra ncese d e lla Marina fu informato da Marsig li a c he 18-20.000 uomini attendevano l'or-

'" Roma , Archil)io della Marin a Militare [d 'or.1 in roi AMM], Tilo la rio I , l)ocumentaz ione dalranno 179~ a l 19 14, ll usla 82, Fase. 1, [d'ora in roi 1/ 82/ 1) Lellera da l minis lro francese d ella Marina al com a ndante della Marina Sarda a Genova . La leLLera era marcala ":th,5 cu,ifidentielle. " Quan to all'invio d i l'rova11a , ved asi ROMTTI, M ori ne M i/ilari. cit., 1.x1g. 241 . Per la le n e ra cli conferma della partenza cli Chaigneau d a Marsiglia per Ge nova, vedi Francia, Chate ;n1 de Vi.ncennes, Archives de la M at'ine [d'ora in ava n ti ADMl Fonds modernes, Sét'ie BB Semice Généra/, RB3 Corrsepondance général, Marseille, A lg m; Colonies, 1859, RR3 7 15 l.c ttc m al ministro della Marina, 16 aprile 1859. ~, F nrico Mrn.1NA~1 cd A ngelo lì,:sc:A1/ZI, Di 11n />rogetto d i massi ma relatiuo al pmto di (,'eno11a, C.cnova , 1856, r ag. 7; Ha n.~ l11 JsK, The Navies oftbe WTorld, tbeirpresent state, and F111u re G't.t/>ahilities, Londra, 185'), pag. 178. ' " AMM 1/ 82/1 Telegramma dal Prefello Na vale a Tolone al Comanda nte de lla Marina Sarda . Francesco Se1n, 26 aprile 1859. I telegra nuni fra Jacquino t , Rey e Sem1 fu rono un'a b itudine nelle tre senimane d i p iù inte nso traspono. " ADM BB5 136, rappo1to "Notes sm les Ann a ments de 1859;" ADM 13135 715, Po1t de Marscillc, "Nole des Lroures expediées de Genes à Marseille par navires du Comme rce, à vape ur," 1° m aggio 1859.


Un affare ben coordinalo

411

Veduta del po110 di Genova, !R62.

dine d 'imbarcarsi per Genov~t.'2 Un numero s imile s i raccoglieva a Tolone, preparandosi a partire. Le navi sarde erano integrate nelle squadre navali incaricate del trasporto d elle trn ppe francesi a Genova. ' 5

V. Logistica

A dire il vero , una volla giunto in Italia, pe r l'esercito francese il proble ma principale era la logistica. G li estremi de ll'accordo militare franco pie montese preved evano c he il Piemonte pagasse il costo della guerra me diante un prestito francese e ch e avrebbe avu to la responsabilità di rifornire l'esercito francese in Italia per la durata del conflitto.54 È chiaro

" ADM BB5 7 15 Lette ra dal Capo del Se1v izio Navale a Marsiglia al ministro della M,11ina a Parigi, 2 1 aprile 1859 . ,, AMM 1/ 82/ 1, Tclcg mmm,1 di Jacquinot al Comanclant(' ddb Marina Sarda , anuniraglio Serrn , in cui lo informa che la navi piemontesi "ccx>pereranno nel tras po rto delle tmppc." ADM Hl{~ 7 14

Rapporti <lai Prefetto Marillimo d i Tolone Jacqui not al m inistro della Marina a Pa rigi, relativamente a lla composizio!le delle squadre ed alle truppe tras po rtate , 27 aprile 18'>9 e ;50 aprile 18'>9. Cfr. Appendice, tal>eUa 2: trasbordo d e ll 'Esercito fr.mcese a Genova l.6 aprile - 11. maggio 18'>9. '"' Vedi la cu11ve nz iu 11e 111ilitare, puulJlicala in ilLUMIJERG, Cureful/y Plw111ed .1lcc:ide1il, cii., pagg. l(,(>-167, cnn :,,pcl-ifìn ., 1ifl:1inu:ntn agli a1til o li V, V I l: V II.


472

Frederick C. Sch neid

che Napoleone TTT riservò ques te informazioni a una selezionata m inoranza. Mo lti fra i capi più impotta nti restarono a ll 'oscuro degli inten ti e dei piani dell'Imperatore anche quando le loro di visioni mossero verso l' Italia . Il Maresciallo Canrobert, comandante cie l TTT Corpo, dopo a ver ri cevuto l'ordine di marciare attraverso le Alpi il 24 a prile, mandò un te legramma all'Impe ratore in cui l'avvertiva c he i suoi uomi ni ma ncavano di sufficienti tende, munizioni e d altri rifornime nti ne cessari a una campagna . L'Imperatore rispose in fretta ed a bbastanza brusco "Mantengo l'ordine già impartito, passate la frontie ra senza ritardo_ "~' L'a llibito Canrobert trave rsò le Alpi ed arrivò a Susa d ove trovò gran quantità cli cibo per le s ue tru ppe e di foraggio pe r i suoi cavalli. Infatti al 2.3 aprile i Piemo ntesi avevano pronti i magazzini a Susa, Genova e Torino pe r un esercito di 340.000 uo mini p e r quattro g io rnate . Pe r di più lungo le dire ttrici di marcia c'erano abbastanza rifornimenti da fornire razioni a 100.000 u o mini per 15 g io rni. Pari supporto logis tico era dis ponibile in Savoia , prima del passaggio d e lle Alpi. Il 23 aprile due giornate di razioni per 40.000 uo mini stavano già a sp e tta ndo Canrobert a Susa. 'l'orino aveva sci giornate di ra:doni, G enova cd Alessan d ria q uattro.56 Tanto g li stati 1m1ggiori combinati allea ti sviluppavano p ia ni p e r un rapido movimento d e ll'esercito francese verso l'Italia ùel norù e ta n to la natura ùci pi a ni a ust ri aci restava scu11usci ula. Ad ugn i modo la coll oca zio ne de i magazzini di rifornime nto a Susa, 'l'o rino , Alessandria e Ccnoa d ava a i Fra ncesi cd a i Pie mo ntesi un'eno rme f1essihilità o pe rativa, perme tte ndo una risposta a un 'eventuale invasione austriaca. L'esp e rie nza di Canro be rt no n fu isolata. I corpi francesi furono ben riforniti durante la campagna . C h~trles Po plimo nt, un g io rnalist;i helg;i c he accompagnò il Corpo di Canrohe1t attraverso le Alpi , comme ntò , a l suo arrivo a Gen ova in Maggio, che a b bonda nti razio ni e rano state disp o n ibili pe r l'affaticato esercito francese . Di fatto, a l 23 apri le quattro g iornate di razio ni p e r 100.000 uo mini e ra n o disp o nibili a (-;enova."7 Gli appaltatori militari e privati avevano assicurato che le tru ppe sa re bbero state n utrite " lJAPST, Gt.111rol-w11, voi. Ili, pag. 192. ·,, AUSMM F G - 17 Vol ume G, Gra,11/e Q11a1tier <J<•,wra/e, "Situation dcs ra tionnaires des co rps

Fr:.111<:ais stationn,'.s :"I Alcxan drie 011 au x cnvirons dcmandt'. p,1r S.M. le ro i dc Sarcb ignc il S. F.. l e Maréhal Commandant cn chef le Y Corps dc l'arm éc d'ltal ic ."

Sci rapporti separati d i Can rohen al

gener:.1le Della Hocca, Capo d i Stato Maggiore d ell'esercito p iemontese 8 -13 maggio 18'i9; e SMRF. -

Uffìciu Sto rico , La G11e1n1, cit. , voi. I, pagg. lj2- U3. ' Cl 1arks l'o Pl.lMONT, lal'lires s11r la <;U111µag 11l' 1'5 5') e11 Jtalie, Parigi, 1860, pagg. 113-114; a 1111otazionc in da1a l 'i maggio, Ccnova; I.a c;,wrra , c ir. , voi. I , p:1gg. 132- ·133 _


Un a/Tare hen w nrdi11ato

413

p er be ne. Q ue s to fece molto pe r il loro mora le e le compe nsò de lle marce forzate e degli stancanti viaggi in tre no .

VI. Dalla pianificazione all'attuazione. La pianifica z io ne passò dalla leoria alla pra tica quando la ripu lsa

dell ' ulLimalum aus lriaco mis e gli eserciti in m oto il 24 aprile . Vie nna sapeva be ne c he i Francesi intende vano soste n e re i Pie m o ntesi, ma no n a veva alcuna id ea di quante forze potessero fa r arriva re in Italia in così poco te mpo . Pe rciò il Feld z ugmei ste r con te G yulai, comandante d e lla 2" Arma ta a us triaca , ch e comprendeva cinq u e corpi e du e divisioni di riserva , e bbe o rdine da Vie nna di ritard are il passaggio del Ticin o .'i8 Cinque g io rni d opo la dichiarazione di g u e rra , il 29 a prile, le lruppe a us triache mise ro p ie d e s ul "terrilo rio n emi co" in fo rze. Q uello stesso g iorno il I Corro d 'Arrnala fran cese , s i raccoglie va a Genova e s i r re para va a sa li re sui tre ni diretti al front e ; e l a brigata di te.sta d el )[] Corpo del Mare.sciall o Canro hc rt scendeva dai p assi a lpini e arri va va a Susa .' 9 L'Armata au striaca avanzò nel corso dei p rimi gio rni di maggio , ma rimase in Lo me llina , la zona fra il Ti cino e il Ses ia .6° I Pie mo ntesi avevano d eciso prima d e ll a ca mpag na di tral ascia re la d ifesa ava nzata , prefere ndo guadagn a re tempo anzic hé s p a zio. Le d iv is io ni quindi a rretrarono pe r proteggere il Sesia e s i concentra rono into rno ad Ale ssa ndria e Novi, le due città in cui era no gli snodi fe rroviari e i magazzini di ri fornime nto . Una cau ta ava nzata a u striaca giocava a va ntaggio d egli All e ati. Alfonso La Marmora, mini stro de ll a Gue rra sard o, scri sse a l gene ra le Giovanni D urando , comandante la 3a Divis io ne a Nov i, c he l'avanz ata austriaca e ra fatta "m olto le ntame nte ." Poi informò Dura ndo c he il T Corpo d 'Armata di Baraguey d 'Hillie rs doveva arr iva re in tre no a Novi per la sera d el 1° maggio. 61 '" k .k . Gcnl'r.1ls1ah, Kri,:,g i111/alien , voi. I , p ag. J27; ROTI-ff..'<BEllG. AnuyofFnmcisj u ,"C'pb, cit., p,ig. 53. s•> ATJSSMF. C.- 17 , Voh 11nc 39, 3" Diuisinne, T cll'grnrnrn;1 d e l con1c N igra a Torin o al gl'neralt' D urando, 29 aprile 1859, scr:1. I rclcg mmm i m and:11i cb C.anrohl' rr dirc-na rnl'n tl' a C.;1vo 11 r i nd ic1v;1no il p rogresso deUa ma rcia francese; cfr. AUSSMF. C- 17 , Busta 6 1, Fa se. 17 , "Cnpiedi dncumenli esisle11-

li 11efl Anbiviu di Stu/u di J'uri110 m cculle dul Capita110 1Jm1u;a ccio nel 1904," Leleg rammi ma rcal i "Trup pe l'r a1u:e~i. "

''° V ien n,1,

llau s I l of' uncl Kr iegsarchi v, [d 'ora in poi

2 19.'\, 5/8/4 1/2, Std/1111g tler Tmppe 11

1~) 11

KAI

AF/\ 18')9. Arml'e

1111/ a

&1•11/ai, K ;irL011

1 . Mui his 19 Mai 1859.

''' AUSSMF. G - 17 Volume .~9, Telegramma d i L, M ,i rmora eia Tori no a Du 1<111do a Novi , l 0 m aggio

185'>.


Frederick e Schneid

4 74

Nonostante Gyulai avesse spinto una ricogni:.donc in forze ollre il Sesia a Vercelli e in direzione cli Torino, non Ieee un'avanzata di concerto verso la capitale fino alla fine d ella settimana. Inizialmente i Sardi intendevano sta bilire una linea cli difesa lungo la Dora JJaltea, per proteggere Torino; e i Co1vi cli Canrobert e Nicl erano stati originariamente destinali a rinforzarla. Ma entro pochi gio rni dal princip io della campagna la prefere n za dello Stato Maggiore francese si volse all'impiego della Dora come schermo cd a muovere il grosso dell'annata su Alessandria. 62 Anche così, ne i primi giorni. di maggio le truppe stavano alUuendo a Susa e Genova e, secondo la valutazione di Gyula i dell'evo luzione strategica, la possibilità d 'una minaccia conc reta contro la capita.le piemontese stava svanendo. Lo Stato Maggiore francese preferì sp edire in Ita lia quante pili truppe il più in fre tta p ossibile. At.tiglieria, cavalleria e carriaggi furono sacrificati per massimizzare lo spa zio su navi e tre ni .63 La qua ntità di truppe quotidianamente in a rrivo da Ma rs ig lia e To lo ne fu questa: 64

Trasbordo dell'Esercito francese a Genova 16000

14000 12000 10000 8000 6000 4000 2000

; '

.. 1-~~- - ·e~-- ~

o .

0>

SMRE - llffic.io Stori e-o, I.a ( 7u erra, c-i r., voi. I , lx>cu m en!i,

rag. 3 10. Nar<i lconc

lii a Vino rio

Emanuele, 27 aprile 1859. Napoleone lii incor.1ggiò V ittorio Emanue le a lasciare solo le forze sufficien ti a <lifenùere la linea, spost.:mùo la maggioranza <li quel le francesi e sarde a<l Alessan<lria, <love riteneva che sar el.,l.,e eve11tualme11te caùu to l'attacco austriaco. "" A USSME G -17 Volum e 2, Grmule Q umtier Ge11emle, 'lelegrnuuna <lai M aresciallo Uaraguey d 'Hilliers a Gen ova al Re Vittorio Emanuele ad A lessan<lria, 2 maggio 18'59. il Maresciallo inform ava il lk chC' no n avcv:1 l'artig lieria elci suo Corpo d 'Arm,ita per il quale ch iedeva l':1ggregazio ne d i batterie sarei<'; Al JSSMF C.-1 7, Volum<' 3, Gmnd(' Quartier G,:,nerale, tclcgramm ,1 di Della RcKCa a Baraguey <l'Hillic rs del 6 maggio, che confC'rm:1 l'inv io <li artig liC'ria <' d 11c sq11adroni d i cavalleria leggera dd Reggimento A lessandria. Inol tre i registri dello sharc-o a Genova indic,1110 c hiaramC'ntc c-he iirtig lieria e cavalli arrivarono <lopo l'ondata in iziale <li Lr.1sbor<lo. • • n ati traili clal1;1 talx·lla 2: Trasbordo d ell'Esercito francese a Genova 26 aprile

12 m aggio 18'59.


Un qffàre ben coordinato

115

L' inatteso rapido aTTivo dell'Esercito francese in Piemonte forzò un sorpreso Gyulai a te nere la su a Armata dietro il Scsia. Il comandante austriaco e ra ben aggiornato del trasbordo francese dalle s ue spie a Genova. 65 Questo chiara m ente influenzò la su a lcnt.a avan zata . A dire il vero il piano di guerra fra nco-sardo e la sua successiva esecuzione ostacolarono le intenzio ni austriache d i pre nde re ' l'orino molto prima che i Francesi potessero esercitare una d iretta influenza sulla campagna. Lo spion aggio austriaco e ra pienamente a l corre nte delle disposizioni dell'Armata francese m Italia e n e sovrastimava di p arecchio la forza ne lla seconda settimana di magg io. 66 La crisi late nte che incombeva sul Regno di Sardegna cessò di materializzarsi n e lla .scia de lla leta rg ia austri aca e del ra pido m ovimento dell'esercito francese.

VII. Conclusione Il succe sso della pianificazione fra nco-sard-:i è evidente, dato ch e l'Annata a ustriaca non riuscì ad avanzare rapidamente su Torino. La linea della Dora J3a ltca , bench é te nuta in forze d ai Piemontesi, non poteva fermare una decisa offensiva a ustriaca senza un aiuto francese. Tutto questo era n oto a Toriuu; e Vittorio Emanuele e Cavour non avrebbero mai cercato la guerra se n za un'alleanza fran cese, una conven zione militare e dettagliati piani di guerra. L'avventatezza e.lei 1848-49 precludeva qualsiasi tentativo di sfid.are in seguito l'Austria sen'.l'.a garanzie diplomatiche e militati. Gli ordini d i Vie nna di posticipare l'invasio n e anc he dopo la formale dichia razio ne di guerra diedero a Torino e Pa rigi dive rsi critici giorni per muovere i loro ese rciti . Ma, anch e così, Gy ula i e ra ancora stato in grad o di causare a Vittorio Emanudc delle grosse preoccupazioni spingendo verso Torino la ricognizio ne in forze spedita o ltre Ticino n e lla prima se ttimana di maggio . L'atTivo di Canro be1t incoraggiò il Re e mise il Maresciallo francese in grado di destinare appena una brigata a rinfo r'.l'.are la Dora Baltea me ntre muoveva il resto del su o Co,po su Alessandria, a cavallo d e ll'ala sinistra della linea avanzata di Gyulai sulla capitale piemontese.67 " 5 k.k. G ene rals tah, Krieg in flalien, vo i. I, pagg. ·14 2- 113. "' KA N 'A 1859 Ka rto n 2 194, Armee unte r <,) 'ula i, 5/ 3 15 ½, "Gesamlllbersicht der wrbù.ndeten f rartz 6sist:b-italie 11ische Streilkri.ifle," Il Maggio 1859. I.e stime aus triache e rano più accurntc s ulla lu rza d e U'escrc itu µ iem o nlese, 111a ina u :urnle s ulla posizio ne c d il comando <li parecchi<' <livis io nj . 6 ' BAl'ST, C,mroberl, voi. lll, µ agg. 223-225. li ministro de lla G u crr.1 a Pa rig i a C.anrohcrt, 27 a p rile 1859 sulla d ifesa d e lla Onr.1 Rahea.


416

Frederick C. Schneid

Tutro questo no n p o 1tò ad una concl us io ne imme diata del conflitto . Il periodo dal 26 april e al 12 maggio costituì puramente la prima fase cli una gu e rra ch e sarebbe durata altre sei settimane cd av re bbe visto due battaglie su g randissima scala e <lecine di migliaia cli perdite. Cyulai s i ritirò oltre il Sesia e gradualmente passò l'ini:.dativa all'esercito franco-sardo . A d is petto de i mesi di preparazione e meticolosa pia nificazio ne , non 111rto anelò secondo i piani . Ci fu rono problemi co i trasporti su rotaia in Pie monte. Linee mono binario ed un insoddis facente numero di locomo tive co mpromisero la logistica quando gli eserciti e ntrarono in Lombardia; e in giug no si dovettero po rtare via mare a ( ;c n ova delle locomo tive frances i. t a logistica non fu perfetta nelle prime due settimane de lla carnpagna , ma suffic iente a far passare l'esercito francese in Ita lia . Pe r di più, e forse fu la cosa più importante per le prestazioni delle a rmate, la n ecessità di muove re le truppe francesi piC1 in fre tta possibile verso l'Italia significò che l'artig lie ria arrivò per ultima. Le divisioni cd i co rpi d 'armata francesi no n e bbero il loro armamento al completo fino a dop o Magenta e questa fu una spiegazione del risul tato sangui noso e largamente non decisivo d i quella battaglia il !f giugno. Benché non perfetta, la pianificazione ed il coordinamento delle armale franco-sarde lù possibile grazie all'uso delle infrastrutture fe rrov iarie piemontesi. La complessità ciel trasporto su rotaia , gli orari , l'a llocazio ne dei vagoni e la capacità cli carico richiedevano un'attenta pianifica zione e prc para:t.ionc. 'l'llttO questo è stato studiato in rela zione alla Guerra Civile Americana ed alle gue rre d 'Unifica zione Tedesca, ma in rea ltà la Se conda Guerra d ' In dipe nde nza precedé questi conflitti c d influenzò i calcol i d i Moltkc. Quel che è chiaro è ch e questa g uerra dell'Era industria le re se il lavoro di g ruppo a ncor più impo rtante per il s uccesso delle operazioni milita ri.


417

Un a)/a re hen coordinalo

Appendice Tabella 1: capacità di trasporto delle società ferroviarie piemontesi. Proprietà Sue. di Soc. di Vittorio Totale Capacità Capacità di Stato Cuneo Stradella Emanuele vagoni per vagone totale A) per persone C 1rro7.7.a ferrov iaria di I " classe C 1rrn7.7.a mista d i I' e 2" classe Carrn%za di 2" classe Ca rro7.7.a o mnibus :1 sei scompartimenti Carrozze di 3" classe B) p e r u omin i o cavalli Carro bagaglio Carro m erci Carro l>csti:1111e Ca rro bcsti:1111e

19

8

3

14

44

21 uomini

1.056

36

3

'IO

24

73

30 uomini

2.190

71

H

2/i

48

157

10 uomini

] .680

179

6 44

60

70

6 353

120 u om in i 10 uomin i

720 14.120 19.766

10 uomini

:ì .800 10.800

49 160 200 7(,

14 35 25 41

12

20

30

45

95 270

10

8'">

:SlO

4(1

20

20

160

10 110111ini

liO uo mini IIOllll!1Ì

12.800 (J.4 00

33.800 per ca va lli C:11To scudcri:1 ( :a rro scuderia

C)

18

15 6

33

1

:1 cava lli

99

4 cava lli

•iO

139 altro 111a1e riale rotabile, ad es. p ianali , ca rrozze ristornnte , cani porta legn am e I))

682

101

56

20 1

1043 SubtoL. A: Subtot. 13: Totale

19.766 33.800 53.566

l11ola: 1;"1hel la adattata da quella relativa al traspo rlo ddlc truppe s 11lle fe nnvie piemontesi, in SMRE Uffi cio Storico, f.a Guerra, cit. voi. 1, JJvcumenti, pag. ]72.l


Frederick C. Schneid

118

Tabella 2: trasbordo dell'esercito francese a Genova 26 aprile - 12 maggio 1859

Data d'aròvo

Nave

Po rto di parten za

Truppe ITasporta te

Uomini

Cavalli

26-Apr

Algt•rims

Tolone

37° di linea

11:, 12

R,Yfo11t,1ble

Tolone

34° di li n(•a

1717 ·1680

12

26-Apr 26-Apr

15

U//oo

To lone

Tl 0 di li11ea

1141

29

1/ 3 / 1 11/2/1

Corpo/Divisione /Brigata

Cri:--lopl,c

26-Apr 26-Apr

Co/01111,

Marsiglia

84° di li nea

11 70

28

I/ I / I

!vlog11dor

Marsiglia

78° di linea

LlnJmlc

Tolon"

70 ° di lirwa

1° S..1dn Treno

30 2 127

1/ ?./2

26-Apr

1288 '188 119

Tirag liato ri algerini

1066

1551

34 7n

n ss

8

1/3/ 1 1/?,/1

29 17

Il/ 2/ 2 1/ 1/ 2

26-Apr

V1111bm1

Tolone

27-J\pr

A-.mmJPI~

Marsiglia

2° Legione Straniera 33° di l inea

27-Apr

Heh,elie

Marsiglia

33° di linea

28-Apr 28-Apr

Lnnc Monzambauo

Ornno

2"' Zuav i

248 '1005

Tolone

98° di l inE:•a

259

28-Apr 28-Apr

Malfata110

Tnlont•

91"ùi linea

383

Dom

Tolone

'11 ° di linea

597

28-J\pr

Napn/Pm,

Tolorw

84° di linea

l4I4

34° di linea

92 88 33

33

19 1<161

59

33'' t.li li m!'a 2° Lebrione StranjerJ

28-Apr

Hrd11g11e

Tolone

Slalo Maggiore 74° d i 1im,..a

17° Caccinto ri a piedi

11/ l /2 11;-1;-1 11/2/2

l/ l / 2 16

1/ 1/ 2 1/ 1/ 1

1/1/1 1/ 3/ 1 11/ 2/2 1/ 1/ 1

28-Apr 29-Ap r

f11tfu5

Marsi,:;lia

45° òi linea

653 127 1775

29-J\pr

Pmumrn

Bastia

3..1° di lint!a

498

Algeri

1° Z uav i

51

63

1/ 3 / 1

29-Apr

Mag1•/lt,11

Ma rsiglia

17" Cacciatori a piedj

534 534

86 7

1/ 1 / 1

Prm11.mn·

Milrsigli.l

Stato ~1.:iggiorc

15° di linea 61<'., di linea

1/ 1 / 1

2 8

1/ 3 / 1

11/ 1/ 1

7 856

2

28

I/ 2/ 1 1/ 2/2

29-Apr 29-Apr

Osiris

Marsiglia

21° di linea

Algecirn~

Tolone

1565

29-Apr 29- Apr

Sùwi

Ma.rsig lid

61° di linea 21" .._Jj Htwa

680

7

·r c, uaro

Tolone

98° di linea

634

·19

1/2/1 I/ 1/ 2

29-Apr

Caciquc

Tolone

45° di lim•a

914

18

1/ 1/ 1

29-J\pr

Carlu A 11,erlo

Tolone

71° d i linea

20

l/2/ l

29-Apr

Sart

Algeri

13° Rgt. Artiglieria ·1• Zuavi d ella

924 199

194

1/3

29- Apr

1Jmwl1e

Marsiglia

imperiale

29-Apr

Caire

Marsiglia

Tr uppe dt•ll.a (;uard ia miste

778 462

17

Gd / Gran/ 1 Gd

29-Apr

Nydnspe

Marsiglia

Volteggiatori d ella Guardia

675

4

29- Apr 29-/\pr

Tn miSf.'

Marsiglia M,irsiglia

G tm rdia lmpc•riale

6 20

Gd

98° di linea

1801

1/ 1 /2

Amaique

I/2/ 1 1/2/2

Gut1rd ii1

<.;d/ Volt/ 1


479

lln a:/Tare hen coordinato

30-Apr

lsen·

Marsiglfo

100" d i linea

"1486

5

1/2/2

12" Rgt. Artiglieria

213

182

1/3

Cen darm t.•ria

12

85

10 G ranatieri d e.Ila Guard in

10-A pr

Redo11tnble

Tolone

Imperia le

1687

24

10-Apr

lsly

Alg<•ri

1° Zuav i

1046

15

1/3/1

30-Apr :'l{J-Apr

Alexa11drre

Orano

T iraglia to ri ali..•gcri n i

955

24

ll/l/1

Arrole

Algeri

2° Zut1vi

861

21

11/2/2

30-Apr

Mogatfor

Tolone

45° di lincil

276

10° Ca<..."(:iatnri a cavallo

682

65" d i linea

133

11/1/2

70° d i linea

11/ 1/ 2

30-Ap r

Eyla11

2,:, Zuavi

30-Apr

D0,111n1rn'l'rt l1

Algeri Algeri

226 ·1760

Tiraglia 1ori a lgerini

644

30-Apr

t<hiu

Marsiglia

] 5° di linea

440

7° Rgt. Artiglieria

210

15° d i linea

563

2° Granatieri della Guardia

1167

30-Ap r

Govem olo

Tolone

1-MaAAio

lmpctw•,e

Tol one

Gendarmeria

32

Gd/Gran/1

11/ 1/ 1 26

1/ 2/1

46

11/ 2/2

22 2

H/ 1/ 1

182 14

1/ 2/1 11/ 1

1/ 2 / 1 G d /Gran/2

11

I-Maggio

l\1 oz11111ba no

Tolone

65° di linea

377

I -Maggio

A~111t1th;,,·

Tolone

Genio della Guardia

~1

3° Granatieri dcli.i Guardia

290 629

11/1/ 2 Gd/G ran /2 Gd / Gran/2

I-Maggio

lllloa

Tolone

2° Cri.Hlal ic ri t:lella Guardia

567

53

Cd/Cran/2

Cn stoplre

I-Maggio

Colomb

Tolo ne

65° di lìnea

859

40

11 (1/2

I-Maggio

Vm1ba11

Tulunl'

3° Grana tieri della G uardia

1232

22

Cd / Gran/ 2

I-Maggio

Altwtm,

Orano

72° di linea

875

I-Maggio

ViI/nlr Lyo11

Tru ppe rnisle della Guardia

1424

58

Gd

I -Maggio

/-.gy11tieu

Marsiglia Marsiglia

65° d i linea

51(1

8

I-Maggio

D,mul:,e

Marsiglia

1° Volteggiatori della Guardia

590

22

11/ 1/ 2 Cd/Volt/ I

I-Maggio

Phi llippe A11g11str

Marsig li;1

15° di linea

21 4

1/2 / 1

I-Maggio

Movtlé<·

Marsi~)ia

·1° Volteggia tori d ella Guardia

32

CJ/Volt/1 Cd/Volt()

24

11/ 1/ 2 Gd /Volt/1

H/ 2/1

Marsiglia

2° Volteggiatori d ella Gua.rd ia

2- Maggio

'"''"~

388 11 89

Urèsil

Marsiglia

65° d i linea

583

2-Maggio

Sinai

Marsiglia

2° Volteggiatori della G ua rd ia

711

2-Magg in

DmwlJe

Marsiglia

Cacciatori della Guardia

Gd /Volt/1

Clwpl1i,;,.,

Marsiglia

4° Voltei;gia lorì Jdla Guardi,,

8

Gd/ Volt/ 2

Ariège

Marsigl ia

Artiglieria 71 ° d i linea

686 439 500 267

19

2-Maggio 2-Milggi11 2-Maggio

Mnlé11/1

Marsiglia

4° Volteggiatori de lla Guard ia

375

6

3

Gd/Volt/2 Gd / Volt/ 2

24

Gd

I-Maggio

187 ll /2/1

2-M;.,ggio

1:-:;ere

Marsiglia

4° Volteggiatori della Cu11rdi~•

2-Maggio

Ctlrlo A l berto

Tolone

C<.•ndarmeria della Cu.arJia

373 52

3° Volteggiatori della (~uardi a

830

3" Vulteggi.itori Jella Guardia

643

Gen darmeria della Guardia

8

Cd

3u Gr<1natit•ri del la Guardia

5

C d /Grnn/2

2-Maggio

Dora

Tolone

Gd/Volt/ 2 17

Gd /Vult/ 2


Fred erick C. Sch neid

420

2-Maggio

Ta1111ro

Tolone

3° Volteggiatori d ella Guardia

623

S tato Maggiore del I Corpo

3

20

Gd / Volt/ 2

2-Maggio

N!fdnspt·

M arsiglia

Cacciato ri d ella Guardia

69'.I

8

Gd / Volt/ 1

2-Maggio

Osiris

Mars ig lia

2° Volteggiatori della Guardia

824

2

Gd / Volt/ 1

2-Maggio

lo1111e

Clrano

'! 0 Rgt. Artiglieri,,

306

262

11/ 2

3-Maggio

1sly

Tolone

70° di linea

7 10

30

4° Volteggiatori dc-Ila G uMdia

4 50

Gd / Volt/ 2

3° Voltcgglùlori della t;u.ardi,J

4

C.d/ Volt/ 2

Ufficic1 1i e Stato M t1ggiorc_•

25

11/ 1 / 2

3-Maggio

Cnciqr,e

Marsigli;-,

t:1° Rgt. Artiglinia

11>2

120

3-Maggio

Pmum u1

M,usigli.1

8,;i Rgt. Artiglieria

"196

1"18

I/ I

3-Maggio

Mngcllm1

Marsiglia

11 ° Rg t. Artig linia

188

124

11/ 1

4- Maggin

Govenwlo

'l'nlune

72<> ùi li1w..c1

343

12

11/ 2/ 1

Ufficiali e Sla lo Maggiore

TI

4-Maggio

Mrrr;e

Marsiglia

Ufficiali <l'artiglieria

5- Maggin

M1,gml,1r

Marsigli..-t

Ufficia li di dive rsi rgl.

HA

5-Maggi,,

Smw

Marsiglia

8° Rgt. Artiglieria

44

·16° Rgt. Ar tiglieria

35

isolali

3

Mar~igli..1

isolali

108

120 :\I

11/ 2

"134

I/ I "J 18

1/ Ca v.

Cristoplle 5-Maggio

('olmnJ,

Vittorio

6-Maggio

Cma1111,b,

Tolone

.iso.l;iti

2:\0

6-Maggio

Asmodée

Marsiglia

Artiglieria

2 11

A1nministrazionc

126

127

6- Maggio

Snuc

Marsiglia

isolali

90

62 5

6-Maggio

rausilippc

Mars iglia

Ufficiali isolati

6

6-MaAAiO

Cain·

Mars iglia

1° G<c'nio

3 16

Ufficiiili vari

33

7-Maggio

Cnjfnrclfi

Orano

72° di line.n

584

?-Maggio

ll11n'flm1e

MtirsigJ ia

iso l ,1 ti

7-Maggio

Eg!fp tien

Nlarsigli;i

?-Maggio

/1110/n

M t1 rsiglia

30 20

11/ 2 / 1

,.,

TI

isolati A rtiglieria della Guardia e

42

6

isolati A rtiglieria

15

20

Cd

30

Gd

della

Gu.:1rd ia e

?-Maggio

Nicola,

Marsiglia

isolati

18

8-Maggio

Drynd,·

Thorn

11 ° Cacciatori a piedi

645

5° Ussari

313

199

3° Zua vi

31

V/ 1/ 1 V/ 1/ 1

11/ 2/ 1

8-Maggio

l11d11s

Mars iglia

89° di lim.·a

465 545

8-Maggio

1)011,rnm,it'rfh

Thora

3° Z ui1v i

"11 43

43 46

8-Maggio

·r1111aro

Tolone

isolati

11 7

9-Maggio

Jr,rn

Ornno

4° Cacci.ito ri 4c1 pit:•di

373

72" di linea

247

9-Maggio

JJmrnma

M insiglht

ICC/ 1

V/ 1/ 1

V / 2/ 1? 354

11/ 2/ 1

Guide d ei Corpi

29

C uid~ dei Corpi

40

79

GdC/ 3 Gd

GdC/ 3

9- Maggio

R/1111

·M arsig lia

Treno dell.i Guardi"

149

212

9-Maggio

Mnr;t' Strmrd

M;c1rsig li;_ t

isolati

348

73


421

Un a;ffare ben coord i nai<>

- Maggio

1

- Maggio

1

•-Maggio -Maggio

1

Cncique

Marsiglia

Me,lén/1 Dnrieu Pyf/1<,i1..,

Marsiglia M arsiglia

256 127

108

93° di linea 93° di linèa

206

54

Artiglieria della Guardia

31

/\r tig1ie1ia della Guaniia

Gd V/ 1 / 2 V/ 1/ 2 Gd

Artiglieria della Guardia

296

113

Gd

93° di linea

237

6

V/ 1/ 2

93° di linea

84

Treno della Guardia

22

9-1

Cd

V/ 1/ 2

iso1,:1 ti

51

•-Maggio

Eldorado

M.;usiglia

Artiglieria della Gua rdia

200

112

Cd

O-Maggio

/11d11 s

Aj;,1 cd ,1

:\° Zuavi

"12"19

24

O-Maggio

Sane

Marsiglia

143

n 7

V/ J / 1 Gd

O-Maggio

1Jrl'lng11e

Algeri

J•1 e 5a batteria della Gua rdia 93" di linc.i

1634

67

V/l / 2

O-Maggio

ISl'rt'

Marsigtia

isolati

71

38

I-Maggio

Mnric

Marsiglia

Amn1inistrazione

129

40

I-Maggio

Crisfo7'l1t· (.ò/01111,

Marsiglia

Casa imperiale

30

47

I-Maggio

V oru

Tolone

isolali

91

17

1-Maggio

~fuuaro

&!st ia

1 ° L egio11é Stra niera

668

34

I-Magg io

nrsrttrff'"-

Marsiglia

Artig lieria della Guardia

1"19

120

I-Maggio

A,,rurr

Marsig lia

Artiglie ria della Guard ia

132

2" Genio

90

isolali

12

ll/ 2/ 2 Cd Cd

204

Il

Cd

I -Maggio

Asmodée

Marsig lia

Arliglieria d ella Guardia

117

l'.\/1

1- M itggio

Mnge/11111

Marsigli,,

C.asa imperia le

56

50

I- M aggio

Ariègc

Marsiglia

C asa impt~ri..11.._~

158

60

I-Maggio

Vi/lede Lyo11

Marsiglia

Artigl1Pria d,•lla Guanlia

627

Am ministrd;.,.ione

169

Gd 146

99° di linea

391

I-Maggio

Arcole

Alg iers

75° di linea

1416

43

2-Maggio

Blidnh

Marsii;lia

isola ti

32

48

2-Maggio

lsert·

Thora

5° U ssar.i

267

227

2-Magi;io

Rei11e Horleu;;e

Marsiglia

Cas« imperiale

35

2-Magg i<>

V1wl,n11

Casa im periale

2-Magg io

Cr.h.1t1rlo:;,;

Marsiglia Mers el Kebir

V/1 / 2 V / 1/ 1 1/ C.av / 1

Ufficiali ge1wrali e d altri d,•lla

--1-

0

l~ K<."li.ltOri

33 408

Il Civ .

72° di linC'«

209

370

isolati

50

2-Magg io

Snhel

Marsig lia

2-M ag:g io

Mogndor

Ma rsig lia

2 Equipaggi lt,gg,•ri del T ren o

35 91

2-Maggio

A/1>11/ros

Marsiglia

5° Sqd.n. Treno

92

120

Totale

79016

7268

n ; 2; 1

n 1

INola: 1ahdb ad:HTata da Auguste Beccaria, " Lo sbarco francese a Ge nova 1859," su Nuss(~~na !:>ìuricu del Risnrrtimenlo, anno Xl i , n. 2, 1925, pagg. 413 418, svilu ppata e corretta in base ai rnppo rli conserv:1li i11 a rchivio dei capitani d i nave e dei pre fe tti marittimi d i To lo ne , ADM BB5 7 1/4 ; Mars iglia, Al)M BB5 Tl5; P C.ermva , AMM 1/ 82/ 1. La designazione dei Co rpi, d ivisio ni e brigate i.: stata n:pcrila in, D épul dc la g uc 1Tc , Can-rpag11e de l'Em/>erew; pagg. 55-57. I



fILJPPO CAPPELLANO

RELAZIONI MILITARI CON LA FRANCTA NELLA GRANDE GUERRA E LE VALUTAZTONT DEL COMANDO SUPREMO ITALIANO*

Premessa

Le relazio ni militari italo-francesi nella grande gue rra s i basarono sull'attività degli e nti, comandi e singoli alti ufficia li che e ntrarono in rapporto con l'organizzazione rnililarc lrans,1lpina. Va le a di re : il servizio informazioni, l'adde tto militare a Parigi, gli ufficia li appartene nti alle ra ppresentanze presso i comandi interalleati, le varie missio ni e com m ission i militari ed economiche distaccate in Francia , gl i organi d i coma ndo delle truppe e delle unilà lavorato ri ita li ani o peranti in !•rancia, g li ufficiali cli collegamento presso i reparti francesi . Lo studio d e ll 'alleanza militare tra Italia e Francia nel primo conflitto m ondiale no n può presc indere d a ll'analisi del pe riodo anterio re alla grand e guerra , quando le due nazio ni erano antagoniste cd a p partenenti a schie rame nti contrapp osti. L'esercito del Regno d 'Italia, costituitosi ufficia lmente ne l 18(>1, subì be n presto g li influssi dell'o rgan izzazio ne militare prussia na c he, dopo i successi del 1866 con tro l'Austria e del 1870 contro la Franc ia, ap pariva come il modello più efficie nte e pertanto da imitare . Anc he la politica estera italiana, del resto , s i era orientata verso la Cerm:1 ni:1 a seguito d ei contrasti insorti con la Francia per l'appoggio dato da Nap o le o n e III al Papato e d in seguito per la con4uista francese della Tunisia. L'adesione aJla Triplice Alleanza a fianco cli Germania cd AustriaTJng heria d e l 1882 inserì l'Italia nel g ioco delle grandi potenze europee e suggellò la s ua po litica anti-francese, che durò fino alla dichiara7.ione d i neutralità dell'estate d el 1914. Dopo l'intervento dell 'Itali a a fian co dell'Intesa del maggio 1915, l'esercito francese venne prese a modello d i rife rime nto , grazie agli scambi piuttosto intensi cli relazioni, ispira ndo la rgamente la d o ttrina ta ttica e la politica degli ;m namcnti del Hcgio l•:scrcito ne l corso della grande guerra .

' 1: auLore ringrazia per b lo 11,.b111enr,1le colbhorazinne il prof. Giorgio lloch:rr ,YI il dr. A lc,;sandro Ginnfrid,1.


424

Fili/J/Jo Ca;,;,ellarw

L'attività del servizio informazioni

L'e nte del Comando del Corpo di Slalo Maggiore preposlo allo sludio de lla macchina bellica francese e ra l'Ufficio Scacchiere Occidenlale, is lit:uito nell'ottobre del 1882, inizialmente con la d enominazione di Ufficio n. 2. Esso di occupava de lla pre parazione d ella guerra offensiva e dife nsiva contro la Francia ed i suoi possedimenLi d 'ollremare, il Belg io e la Gran Bretagna 1• Elementi di raccolta e di sludio erano: i giornali nazionali e slranieri e gli scritti militari, geografici, polilici e slalislici; le carle geografiche e topografiche; Je ricogniz ioni del te rreno al di qua e al di bì d e lla fro nliera ; le informazioni segre le comunque allinte; i rapporti d egli addetti militari e del pe rsonale in servizio alle ambasciate, alle lega zioni e d ai consolati all'estero. Gli addetli mililari, in parlicolare, avevano il compilo di tenere a giorno le "Tabelle di formazio n e degli eserciti esteri", info rmare su quanlo avveniva sollo l'aspe llo m ilitare negli stati di loro compe te n za , e far pervenire in Italia pubblica zio ni s tranie re di inte resse militare. Nel ·1889 il 2° O fficio d e l I O Reparto, destinato a breve a<l assume re la <le1101n.ina7.io n c di l{cpa,to Ope razio ni , risultava o rdinato su quattro sezio ni, le prime tre delle quali pre p oste a llo studio del te rre no a lla fro ntie ra con la Francia , delle fottificazioni di confine , delle forze mo bili dell 'liserc ito 1:rancese dis locate anche in colo nia . TI lavoro dell 'Ufficio si estrinsecava ne lla compilazio ne e ne ll 'aggio rna me nto delle mo nografie militari , op e re a sta m pa, sulle prin cipali vie di pe netrazio ne che dal territorio francese addu cevano in Italia e viceversa. Ogni mo n ografi a e ra suddivisa in due pa ,ti: d escrizio ne topografico-mi litare cie l territo rio di interesse e considerazioni milita ri. Queste ultime , in particolare, ana lizzavano, s ia dal punto d i v ista tattico che logistico, le princ ipa li linee d 'operazione ins istenti n ei .solchi valliv i e le possibilità offe rte dal terre n o in funzione di ope razio ni difen sive ed offens ive. I piani d 'azio ne consigliati te nevano in con side razione anche g li ammaestrame nti tratti da eventi be llici combattuti negli .stessi luoghi in e p oche preced e nti, in p articolare quella n apoleonica. L'Ufficio Scacchiere Occide ntale compilava anche una raccolla d i fascicoli corrisp o nde nti a gruppi di opere fortificale francesi insislenli verso la fro ntiera con l'Ita lia . Ogni fascicolo conteneva carle topografiche, pano rami 1 l."l lftìcio n. 1, divenuto po i Ufficio Scacchie re Orie ntale, era inizialme nte direllu conlru (j.:n na nia. Aus tria- lJnglieria e Russia, mentre l'Uffìcio n. j . poi Ufficio Meridionale o Culunialt:, awva co111pete rm: s ul re:,;to degli stati del Mediterr.ineo. Nel 1887 al 1° Ullìciu f"uro11u as.scgnati a 11c hc gli stati balcanici, Svezia. Norvegia, Danimarca, J'criiia, GiaJJpo m: e Cina; il 2° Ufficiu e bbe in più l'Olanda, la Svizzei.1 e g li Srari I Jniti d'i\rncric;i, mentre a l 3° IJfficio compete rono anche il Portogallo e l'AmeriGI meridio nale.


Relazioni militari con la Francia nella c;runde c;uerra

425

fotografici, disegni e schizzi delle vedute, cenni topografici sul tetTitorio circostante, la funzione ed il raggio d 'azione delle strutture, la descrizione minuta del comrlesso fortificato col suo armamento, forza della guarnig ione ed ostacolol. Alla 3" Sezione d e ll'Ufficio comretevano la raccolta dei dati statistici e militari e la compilazione di relazioni periodiche su llo stato d e ll 'organizzazione militare francese 3. L'Ufficio Scacchie re Occidentale s i teneva in collegamento con l'Ufficio Informazioni del Corpo di Stato Maggiore per la pianificazione delle ricognizioni d 'oltre frontiera e la gestione degli informatori, fornendo l'elenco delle notizie da acquisire o da verificare relalive al territorio ed all'apparato militare francese 4. Particolare allenzione era rivolta allo studio delle grandi manovre dell'Esercito Francese, cui assisteva di norma l'addetto militare, e delle quali veniva compilata una pubblicazione a stampa. Sempre in tema di esercitazioni, lo Scacchie re Occidentale partecipava anche alla stes ura de]]e relazioni dei cosiddelli "Viaggi di stato maggiore - frontiera nordovest", c he consistevano nei resoconti delle eserc itazioni coi quadri svolte annualmente <lai C:ornan<lo del Corpo <li Slalo Maggiore per verificare sul carnpo la pianitkazione op e rativa contro g li stati confinanti, in genere Francia cd Austria-I Jng hc ria. Con l'inte rvento d e ll ' Italia in guerra l'Ufficio fu accorpato con lo Scacchi e re Orie ntale e quello Meridio nale a costjtuire l'l Jffi cio Eserciti Stranie ri inse rito nel Comando Territoria le del Corpo di Stato Maggiore, che mantenne sede in Roma'. Dopo la dichiarazione di ne utra lità d e ll'estate 1914 fu subito chiaro che il Regno d 'Italia non sarebbe sceso in guerra a fianco degli Imperi Ce ntral i contro la Francia. G li studi per un conflitto a lla frontiera occide ntale p ersero quindi di impo1tanza e l'attenzione si calamitò, fin dall 'agosto 1914, 2 Tali fascicoli , costantemente aggiornali sulla lx1se delle ricognizioni e dell"allivil:t spionistica, servivano alla stesura. da parte dei comandi di corpo d 'armala schierali in Lemf.)O di pace alla fron tiera , dei piani d 'attacco agli s tessi complessi l"ortilìcali. Era110 oggt:lto di studio a11d1t: k illlerruziutù stradali. ' Venivano srudiati , in pa,ticolare, i progetti cli mobilitazione e radunala, la pianil"icazionc opt:rativa , la dìsloca ziont' di comandi e repa1ti, il siste ma di reclutamento, le tabelle organiche, le dotazio

n i d '.-1rn1an1en10, b rc-golan1cn1azionc.. t, 111ica e log istica, le hiogrntì e- di uff-ìc1,ili gt--".ne rali. T~11i studi, insie

me a quelli riflettenti il rerreno e le fortificazioni , e 1~1no riass11nri pcriodicamcnrc nella puhhlirnz ionc a s tampa n. 6 12R "Bollettini riflettenti g li eserciti esteri e relativ i territori - Franci:t e colonie - Sv izzera - Spagna - Olanda - Belgio" e nelle continue aggiunte e varianti a lla puhhlicazione "Notizie sommarie sulla costituzione dell'Esercito Francese··, la cui prima edizione risaliva al 1~1(). Altro opuscolo d i rilit:vo prodouo nel 1914 dallo Scacchiere Occidentale fu il 11. 'i'XJR dal titolo "Armée des Alpes." ' L'addetto mmtare italiano accreditato presso l'ambasciata cli Parigi era responsabile anch e per lldgio e Svizzcr.1. 1;Uftìcio Jnformaziorù passava anche i verbali dt'gli interrogatori dei disenori fran ccsi , che si rifugiavano in l1a lia pn interrompere' il loro servizio milit;irc. Nel 1911 l'Uffì cio Sc;icch icre Occidentale cm comandaro dal Colnn nc ll n Pcnnc1"1 . ' li Comando del Corpo di Staro M:1ggio rc s i mobilitò :1ss11mcndo la denominazione d i Com,1ndo Supremo e traslerenclosi da Roma nella sede prossima al fronte di Udine.


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verso il confine orientale. A partire dall 'inverno 1915, l'organico dell'uffic io militare dell'ambasciata ita liana a Parigi fu m an mano rinforzato. All'inizio giunse il Colo nne llo Nicola Brancaccio con l'incarico di stabilire il collegamento fra l' l Jffi cio Informazioni italiano cd i corrispondenti servizi degli eserciti a lle ati. TI 25 m aggio 1915 l'addetto militare fu nomina to capo della M issio ne Militare italiana in Francia ccl a ll' inizio di giugno d e l 1915 s i costituì una Miss ione italiana di collegam e nto col Gran Quartier Generale francese d i C:ha ntilly, in seguito ricle no minata Sezione6. Nel luglio del 19 15 fu creata una Comm issio ne m ilitare mista ita lo-francese con cara ttere consu ltivo p er favorire lo scambio d i forniture di ma te ria le bellico fra i due p aesi7. Nel novembre 1915 la Missio ne Militare italiana in Francia era o rdinata s u : segreteria dd l'aclcle tto militare, Sezione m unizion ame nto e materiali da gue rra , Sezione aviazio ne, Sezion e italia na del Bureau l ntera!Hè.<f. Tra il 1916 ed il 1918 g li u ffi ci militari italia ni in fra ncia crebbero continuam e nte di numero e se ne m o ltiplicarono le rispettive dipende nze , essendo e ntrati in azione altri ministeri, tra cui a nc he q uello della Marina , e fin associazio ni private'J_ Con ciu e provvedimenti del gennaio 1916 e d ell'agosto 19 17 il Comando Supre mo mise ordine ai vari organi di collegam e nto ita lo -fra ncesi c he si erano a ndati tumultuosamente costitue ndo, s pesso sen za un coordi namento reciproco. La Missio ne Mi litare Italiana in Francia fu , così, riordin a ta ed ebbe il compito di mantenere le relazioni fra g li st.ati rnaggiori alleati, i m inisteri dell a guerra e dell'armamento e le va rie a uto rità dei due paesi a ve nti in gene re attinenza alla g uerra . Essa d oveva provvedere a seguire le ope ra zioni a l fro nte o ccide ntale forne ndo d ati utili di amma estram ento a l Com ando Suprem o italiano, a lla raccolta delle informazio ni , a l contros p ionaggio , a lla censura , alla lo tta econo mica , ccc., nunch(: alla trattazione d e lle question i re lative al muni" Analog:11nentL· l'Eserci to Francese c ostituì una missìrn1L' prl'sso il Contando Su pn: 1110 italiano a Udi ne. L1 Commissio ne si arlicolù nelle sezioni munizionamento , aviazione. studi chi m ici, eson er;tzioni, mano d 'opera civile e ufficio t.k:ll'addetto n;l\·;ilc. l : 1 componente italia n a l"u inizia lm ente composta di sett e ufficia li: Ten ente Colonnello d,' S:11 11c iron Carlo. Maggio ri D ella lticcia An grlo e Fabbri C.im·,rnni, Capitano Cu rdara Giova nn i, Tcncnt e l{ivella Gi ovanni, Sottote n ente

T)c

Palma e Cap i tano dì

Cor.etta Leorn: Vincenzo . Nel n ovemb re 19 l 'i i membri di q u esta Commissio ne cosliluivano a11d 1e i rappresentanti della Sezionc 11111 niz io namenlo e rnaleriali da guerra e d elb Sezione aviazione delb

Missiu11L' Militare it~1J i;1na . x La scgn-t<Ti a si rom poneva del M aggio re degli A lh<Tti C uiclo, dei Sollo te11e11li Bbnc Giulio e Daneo G i ulio , oltre a du e ufficia li in k,ri o ri di cnllcg,1mcnrn d ell'Eser cito i cr:uiccse. La segreteri,1 ,~ l':1dd c110 militare ope1~1vano quasi p ermanentt·mcntc d:1 Chanlil ly. '' Fm le numerose rappresentanze it;1li:11w a delegazi o ni b ilaterali e d interalk~tc r icor d iam o il ComitaIO l n te1~tllealu d i Aviazione . il Comirato lntc ralleal o Trasporti . il Cnm.ita10 lnrl'r:111,~ato d elle l n\'~·n zinni d i <_;1_1.,,-,-,. , il Cnmit;il n Intcm lk•aro degli Approvvigiu namenti , la Commissio n e lnler..11leala Hadiotekgr;1firn . i l Segretariato l'erma nc nte l ntl'f.ilk:11 0 per Studi ed Esperienze Chimiche . ecc.


Relaz ioni m ilitari con la Francia nella c;runde c;uerra

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zio name nto , a ll a provvista ccl allo scambio dei mate ria li occorrenti ed ag li studi re la tiv i. La Missione era posta sollo la direzio ne dell 'anihasciatorc italia n o a Parig i e d aveva la segue nte composizione : Capo Missione e d addetto militare , segreteria, Sc:,done presso iJ Gran Quattie r Generale francese , Sezio ne informa7.ioni presso il Bureau Intera!Hès, Sezio ne mun izionamento e materiale da g ue rra, Sezio ne aviazio ne, Sezione traspo1t i, Sezione e sonerazion i temporanee richiamati; Sezione mano d 'opera 10. Ne l 1918 s i sovrappo se a questa organizzazione la Delegazion e Militare ital iana presso il c-;ran Cons iglio di Guerra Interalleato di Versailles. Nel febbraio 1918 s i costituì a ll'inte rno del Comando Supremo l' Ufficio Gruppo Missioni Eserc iti Alleati competente per il colle gamento tra le missioni alleate (francese , belga, britan nica , russa , romena , giapponese, a mericana ) in Italia e gli uffici de llo Stato Maggiore e per l'accompagname nto di missioni militari s pecial i11. L'organizzazione del se1v izio in formazioni italiano in Francia svolse due forme diverse d i attività: l'una prettamente militare , informativa e di inte re sse esclusivo nazionale, condotta essen zia lmente in zona di gue rra , facente capo al Centro Informazio ni; l'altra di colle gamento con gli altri servizi inJorm;i zioni clell'lntcsa, affida ta ad una appos ita sezione clist;iccata . ln una riunione svoltas i a Parigi verso la metà d el settembre 1915 tra i capi elci servizi informa7.io ni alleati, e ra stata decisa, infatti, la co stituzio ne d i un Uureau lnterallìès d e l'é'tal Major de l'Armée, che doveva far pa1te integra nte elci 2 erne Hureau fra ncese. A comporre tale ufficio, s01to nell 'o tto bre del 1915, ogni esercito dell 'Intesa distaccò una Missiun près du Ministère de la Gu erre, ognuna d e lle qua li costituì a sua volta una sezione del Bureau lntera llìès. La Sezio ne ita liana ebbe un o rganico estremame nte rido tto pari ad un ufficiale ed a sd tra sottufficiali e militari di truppa 1~. Essa dipendeva d al Col. Brancaccio , il quale era responsabile anc he deJ Centro Informazioni. Il Bureau lntera llìès e ra competente in materia di: controllo postale e teleg rafico, controllo de i passaporti, controJlo de lla stampa e de i mezzi di propaganda, co ntrollo fotografico, blocco econo mico, regolamentazione d e lla pu bblicità sui gio rnali , censura della stampa , polizia de lla navigazio ne, pro'" Le ultime t re sezioni 110 11 lìg ur a van o anco ra ne ll"o rdin am emo d c l l,1 Missio ne del gennaio 1916. 11

Tale~ ,·n1c n,wqu e p er uniJìcazio ne dell" U ffic io Collegamen to A r mata Francese con quello per l "Ar m ala l l r itannic:i , o p c m1ivi nc U'amhito d el Comando Supre1110 gi:ì a partire da l n ovembre 19 17. li primo Capo C111p po M issio ni Esercii i Alleati fu il col. Aldo Ay111o ni n o , p oi sostituilo dal co l. Mar co d i Saluzzo. 12 Per i p rim i tre mesi la Sez io ne fu c o rn:1ncbta dal Sottotenen te Emilio l'agliano , p oi sosLiluilo d al Maggior e M ich ele Giuliano . Pagliano .svol se :rn ch c l"inc;irico cli 11 ltìci;1J,. dPI Fp,;Hn p n-ss" I:., 11<-'g i:i

Ambasciata p er l a disp<'ns;1 al le chia m ate. Alla Sezio ne collaborò p ure il M aggiore llgo Alo isi.


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paganda inte ralleata , scambio elci renitenti e d ei disertori, equivale nza dei serv izi militari, sorveglianza elci confini , compilazione e dirama:done della lista dei sosp etti, unificazione d e i se rvizi informazioni negli stati neutri. A partire dal maggio 1916, la Sc7.ione italiana non partecipò più alle riunioni del n ureau lnterallìès a causa di contrasti insorti s ull'organizzazione di vertice dell'o rganismo e per gli insanabili dissidi interni fra i vari rappresentanti. T rapprnti sempre più tesi con i colleghi del servizio informazioni fra ncese pottarono, nel novembre dello stesso anno, al ritiro dell 'ufficio della Sezione d ai locali del Ministero della Gu e rra francese e poi all'inte rruzione quasi completa delle relazio ni con lo Stato Maggiore dell' Esercito Francese. on si interruppero m ai, inve ce, i rapporti del servizio informazio ni italiano con la stampa, la Maison de la Presse e con gli organi addetti alla censura francese 13. Nel corso ciel 1916 si sviluppò all'interno della Sezione italiana del Bureau Jnterallù'?s il rep a rto economico, che ass unse sempre maggiore importanza e stabilì collegame nti diretti coi ministeri dell'Interno , delle Fi na nze, del Tesoro e del Comme rcio italiani e francesi. Altri stretti rappo11i legarono la Sezione alle prefeuure , alle i.111e11ùe r1ze di finanza ed agli uffici di pubbli ca sicurezza d el Regn o. La giurisdizione d e lla Sezione itali,ma si estese a nitta la Francia , sia per mezzo elci vari uffici militari che vi erano disseminati, sia più patticolarme nle per mezzo dei regi consolati. Essendo l'addetto militare assorbito dal s uo compito d i ufficiale di collegamento presso il Gran Quartier Generale fra ncese, il Col. Brancaccio fu nominato addetto militare aggiunto e oltreché responsabile della Missione Militare italia na in Francia 14 • In seguito, allo scopo di a lleggerire le competenze del Servizio lnfonnazio ni che si erano eccess ivame nte dilatate, il reparto economico della Se zione fu trasfe rito a Roma 15, me ntre il ritorno a Parigi dell 'adde tto militare consentì di riavoca rc..: al suo ufficio il gove rno della Missione Militare, lasciando alla dipendenza elci se rv izio informaz io ni i soli rc pa rt_i Kea li Carabinieri operanti a Mocbnc, Nizza e Menton e . Solo nel novembre 19 17 i rapporti tra i servizi informa zioni italiano e francese si riarmoclarono attraverso re lazio ni più assidue, estese anche in campo g iudiziario , stima re ciproca ed il ritorno della Sezione italiana nello stal>ile elci 2ene Bureau. '' li Sezio n e coop r.rò intensamente anch e cu 11 la censur;i p o litica c la propaganda organizzata tb Ua P1 esickn 7.a dd Consig lio italiana. ' ' N d la direzio ne della Sezi o11e italiana presso il C.om :rndo Sup re1110 fra 110 : se il Ten . Col. Rrcgan ze lii sos1in 1ito dal Col. Ruspali, coadiuvato d:d maggio re I.e Maitre. (.)uand u il Col. Brancaccio divenne ad det10 m ilitare, il c o m ando del Centro Intè,rm ,1zioni T nippe Oper.111li di Parig i fu assunto rbl Col. ( :;.1fori o.

" li Col. Uram :acciu, comunqut·, ri masc fi no al 19 18 rnernbro d ella d eleg;, ,.io nr. ita liana p resso il Con1il~tlo i111 e 1-:.dle-:1to pe rn, ane ntc d':tzione econ o 111ic 1 ,..... d, ·lc...g:1tn it;ilì;1no d el C:omi t::110 inLe ra llcalu ptT

il blocco fun z io nan te presso il M i nistero frn tKC'Sl' dd Blocco.


Relazioni militari con la Francia nella Grande C7uerra

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L'addetto militare e le rappresentanze presso gli alti comandi interalleati L'addetto nlilitarc italiano, il Tenente Colonnello Giovanni Breganze, presente a Parigi fin dal 19 14 rimase al s uo posto fino alla primavera del 1918, quando venne sostituito dal Colo nnello Papa di Cosligliole , a sua volta avvicendato nell'o ttobre del 1918 chil Colonnello Br:rncaccio. Breganze partecip ò direttamente alle trattative approdate alla convenzione m ilitare tra l'Italia e ]' Intesa , lìnnata a Parigi il 9 maggio 1915 16• La convenzione, che rappresentò uno dei p rimi tentativi cli coordinamento strategico tra nazio ni alleale dell ' Intesa, precisò anche la necessità cli una stretta interazione tra gli stati maggiori de lle a nnate alleate, da realizzarsi attra verso missioni speciali di ufficiali d i collegamento. Secondo lo Stato Maggiore italiano queste m issioni avevano lo scopo di: studio e conclusione di speciali con venzio ni militati , invio d i informazioni in modo continuativo, mantenimento clcllc relazioni ordinarie coi qua1ticri gene rali francese ccl inglcse 17 . L'addetto m ilitare svolse 1111 ruolo fi->nd :1mcntalc di cnllcp,:.m1cnto sopr:.11lullo tra il Comando Supremo italiano e l'organizzazione militare fran cese. Quest'ultima , infatti, divenne be n presto il modello di riferimento d ell'Esercito Italiano e rimase ta le per tu tto il corso del conflitto ed anche o ltre. L'Esercito Francese fu preso, infatti, non solo come termine di paragone e d i confronto, ma anche come mode llo da imitare in mo lti settori dello s trumento militare, in particolare nell'organica , ne lla tattica e ne i s istemi d 'a rmamento ed equipaggiamento. L'influsso francese si fece sentire fortemente nella regolamentazio ne Lattica emanala dal Comando Supremo tra il 1915 e d il 19 18 18 • Dalla prima circolare relativa alla fo11ifica:done campale basata sulle esperie nze al fronte occidentale, risalente ai m esi immediatamente prece denti all'ing resso in g ue rra 19, fino a lle direttive "' Per l'evolve~i delle tr.tllalive lr:i i delegali dell 'Intesa e le as penative italiane s i veda il saggio di G. Hochat, La co 11H.>11z io11e milil14re di For(~i (2 mt4,r.!,giu 19 1 5). nella rivista "Il Risorgimento", anno Xli! n. 3. Tip. Cordani, Milano 196 1. La delegazione italian:1 affermò la necessit:'t di una sirena collahomzio nc cd appoggio reciproco tra i vari eserciti alleati e dell'as.soluta indipendenza del fronte italiano. 17 Sin dai primi conrnrri coi pi1'1 alt i rapprcsenlanti politici e milit,i ri alleati, Breganze ,1vve1tì lepre lese di egemonia fr.tn cese rwlla direzione dell:1 g ucm1 dell'lntes.1. Sull'organizz.1zione dei r:tppo rti mili lari tra le potenze dell'Intesa s i veda in par1icolarc A. Gionfrida, Aspf'lti df'I rnn rdi11anwnto militare t ra l'Jtuliu e IJ111esa primo di Caporello, in "Società Haliana di Storia Mi lita re - Quaderni 1999", F.S. I., Ercolano (NA), 200.3. 1 " I regolame nti t<llticu logistici fra ncesi er.1110 acquistali daU-addeuo militare d irellalllenle p resso l'edit ore Charles La vauzelle. '"Si 1ra11ava d e ll'opuscolo '·Nonne complementari all'istruzione s ui b vori del campo di liallaglia" risalcnlc :11 khbraio 19 15 e riport:1ntc le caralteris ticht' dei ttince rnme nti impiegati dagli esercit i dell' lntcsa c degli lt11µeri Centrali 11ei co111ballilllenli del 1'>14.


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d 'impiego d e ll e grandi unità in atlacco ed in difesa del settemhre/ o ttohre 1918, ris ulta evide nte l'impronta della dottrina lattica francese. Le dotazioni d 'arma me nto italiane introdo lle nel corso della gue rra s i ispirarono quasi tutte a quelle fran cesi risultando molto spesso dei modelli riprodotti su licen za. Ciò valse soprattutto in campo aeronautico, dove tutti i caccia e buona p att e dei ricognitori erano di derivazione francese , ed ino ltre delle bo mbarde, degli e quipaggiamenti individuali d i protezio ne (elmelli, scudi , corazze), degli strumenti di comunicazion e, d e i carri armati, delle mitragliatri ci, degli apparati di p rotezio ne antigas ( maschere, g rana te a gas) ecc20 . In cambio la Fiat rifornì l'Esercito Fra ncese con o ltre 16 mila automezzi. L'attività d ell'adde llo militare si rivelò essen ziale pe r approfondire la con oscenza della m acchina bellica d 'Oltralpe sia attrave rso la rassegna della stampa, sia media nte quesiti posti ufficia lme nte allo Stato Maggiore francese, sia allraverso azio ne informativa occulta. Molte d e lle notiz ie apprese e rano richieste espressame nte dal Coma ndo Supremo attraverso questionari, ailre informazioni, invece, e ra no trasmesse su iniziativa dell' attaché. I.e re lazioni <lcl l'addetto militare facevan o riferime nto anch e all'orientamento p o liti co e d agli umori del governo ccl agli indi rizzi dello Stato Maggiore del la nazio ne a lleata, a ppresi attraverso colloqui e contalli informali con alte autorità francesi. D ai bollettini del 2erne Hureau erano tratte utili informazio ni sull'organizzazione militare degli eserciti degli Imperi Centra li , in p a1ticolare quello ted esco, del quale in Italia si aveva scars a conoscenza. Preziosa fu l'attività d e ll 'addetto milita re c he relazio nò con dovizia di p a rticolari il Comand o dd Corpo cli Stato Maggiore, prima de ll 'e ntrata in guerra dell'llalia , circa l'a nda me nto e la fisionomia assunta da i combattimenti sul fronte occide ntale. TI Col. Brcganzc, infa tti , fin cbl novembre ·19·14, polt.'. ispc1.innarc di pe rsona le retrovie e tratti cli linee fran cesi a pprende ndo il caratte re cli staticità che la !o rta aveva assunto , dovuta al prevale re de lla difesa sulle manovre o ffen'"Se la cessione diretta di materiale d "an11a 111e nto ,imase piuttosto conte nuta sollo il profilo quantitativo (lanciabo mbe Theve11ot, mitragliat1i ci Saint Et ienne c l.cwis da aviazione, fucili mitragliatori ChauchaL, fucili Le bel, carri He nau lt e Schneìdcr, ,1pparati antigas Draeger, bombole pe r e n,issioni gas asfìssianli, scudi da trincea , periscopi , binocoli, appar:ll i f"'.Jd io , te lefo ni campali, ca nno ni eia 95, d a 120 e da I 55 ad a ffu sto rigid o , muni7.io n,11nc nto cL1rtigl ie ria, ecc.), l"llalia apµrolhtù maggiorme nte della costruzione su licenza (bombarde BMignollcs e Dumezil , maschere antigas, petardi Thevcno t, cl mctti Aclri.a n, carro ,umnto Rc n,11111 Ff- 17, cannoni da 75 1110d. 911, eia 76/ 17, d:i 76/ ~5, da 105 e da 152/4 5, mo11ai d a 2 10S c eia 260, ccc). In partico lare fu rono frances i gli un ici mocld li di aeroplani da caccia ( icupon , 1-lanriot e Sl'AD) e di carri armati in dotazio ne al Regio F scrcito. Dopo Caporetlo furo110 prcsratc alc une centinaia di c:11moni De por! eia 75 mm., poi rcsri111itc nel 19 18. Nell'ollobre d e llo stesso anno la Fra ncia fornì a11cl1e 11 1u11i1.ionamentn con 0 1rimm<'nro ad iprite, aggressivo che an cora J"in clust ria ch1m1c1 11;1lian" no n cr:1 in grado d i p rodurre.


Relaz ioni militari con la Francia nella G'rande G'uerra

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sive ed a l mic idia le binomio reticolato-mitragliatricc2 1 . Le inforrnalive dell'addetto militare sull ' t•:sercito J•ranccsc ripo rtate tra il 1914 ed il 1915 , p rima a Ro ma e poi a l lcline, riguardarono tutto lo scibile militare : dall 'adozio ne dell'e lmetto all 'impiego d e i piccioni viaggiato ri e d ei ca ni da g uerra, dal trattamento d isciplinare rise,vato ai cosiddetti imboscati alle difese controaeree d e lla città di Parigi contro i bombardamenti degli Zeppelin, daJle prime misure di protezione contro i gas asfissianti agli apparati mccGrnici ed o rdig ni per la distruzio ne degli ostacoli di filo spinato, dall' impiego delle cucine rotabili campa li a ll 'ad ozione della cartolina postale militare. Sebbene l'Italia non fosse a ncora e ntrata in g ue rra a l'ianco dell'Intesa , lo Stato Maggiore francese acconsentì ad un a mpio flusso di informa zioni a favore della prepa razio ne d e l Regio 1·:serc ito durante il periodo di ne utralità. Tale flusso di documenti si inte nsificò natura lmente dopo il maggio 1915 eslendendosi a viaggi di ispezione e di istruzione d i ufficiali presso comandi operativi e logistici , unità addestrative, istituti d i ricerca e stabilimenti adde tti alla produzio ne bellica francesi. 'l'ali missioni temporanee, contracca mbiate da viaggi di ufficia li fran cesi al fronte italiano, e bbe ro inizio nel kbbraio 19 16. Furono così decine gli ufficiali in se1v izio di stato maggiore ch e e bbero modo di o sservare da vicino ed e ntrare in diretto contatto con la macchina b e llica francese, tra questi an che il Generale Arma ndo Dia7., futuro Cap o di Stato Maggio re dell'Esercito, ch e visitò il fro nte occide ntale nell'inverno del 19 17 22 . Al fine di una più intima conoscenza e di u n maggior approfondimento dei sistemi di combattime nto francesi, ufficiali s uperiori italiani furono assegnati quali osservatori presso comand i d i armata dell'esercito alleato alme no fin dalla primavera del 1917 23 . To rna ndo all 'addetto militare , egli e b be il compito di inviare a ll'lTffi cio Siti.iazio nc del Comando Supremo rda:.doni periodiche sui com battime nti che si svolgevano in Francia corredate c.ldlc conside razioni del Gran Q uartier c-;enerale, del governo e della stampa. Erano oggello di rap" Un St'con du viaggio di isµt'zione al fro nte occidentale fu compiuto d a Rregan ze nel fch hraio 19'15. Per i resoconti de U'addello militare italiano s ulla ba ttaglia di Verdun s i veda la re la zione di G . Roc hat "Ve rdun Cl I.i Mission Militaire ita lienne" pe r il convegno di Verdun, Zj -24 marzo Z006 , edita nel volume cii ani Verdun sous le mgard du morule, a cura di F. Coche t, Edilio ns 14-18, Parigi, Z006. 22 Al rito rno ciel v iaggio di isiruzio nc, g li ufficiali e rano incaricati di red igere dellagliate relazio ni s u quanto vis to e d appreso in Franchi in hase, sp esso, ad a ppositi questio nari consegnati p rima della partenza dal Comando Supremo. Da considc rnrc che i rarpon i con l'F.st"rcito Rrìt,innicn openmte s ul fronte occidentale furono, in tutti i campi, molto me no freque nti rispetto a <Jlle lli sta biliti con l'Eserc ito transalpino; ciò an che perché la m e ntalità b ritannica e ra molto d iversa d a quella italiana c he a vt"va maggio ri facilitù a rap ponarsi con i frances i. La conoscenza della lingua francese, inoltre, e ra a ll 'e r oca m olto più difhtsa in Ita lia di que lla inglese. "Nel g iug no 1917 il Col. Pap;1 di Costiglio le era dis taccato p resso il comando della l()" Annata ed il Tcn. Cu i. Be rgera presso quello della VI.


Filippo Cappe/la110 132 - - - -- - - - -- - - -- -- -- -- - -- - - - - - -

po1to anche i s unti d elle sedute de l Com itato Segre to de lla Camera de i De putati francese relati ve ai d ibattime nti su questio ni d 'indole m ilita re. o nostante la collaborazion e p iuttosto fattiva a live lJo generico d i no tizie s ull'and amen to delle o pera7.io ni e d i organizzaz io ne d ello sforzo b e llico fornita dai fra ncesi, Bregan 1/.c la m entò , co nrnnque , il m ancato accesso a lle informazioni più rise rvate s ui c o mbattime nti e s ul (lUad ro di battaglia , che il Q ua rtie r Generale fra ncese s i rifi utava d i fornire. L'addetto militare italiano, in particolare , n on veniv a informato s ui piani di g uerra , s ulla dis lo cazio ne delle unità , sulla fo rza e sulle perdite d e ll'esercito francese . Prima della costituzione de l Comando Interalleato, i ve rtici militati dell'Intesa avevan o tenuto ciclic he confe re nze, ape11e spesso anche a d alte autorità di governo , allo sco po di dare una celta unit:ì di indirizzo a lle orx:razio ni militari sui vati fro nti. La prima ti unio ne plenaria dei comandi militari dell'Intesa , presente a nche l'Tt:alia , si svolse a Chan tilly nel luglio 19 15. Q uesti convegni, in realtà , anche se se,v irono ad ap profondire la conosccn7.a recipr<>Gt e q uella dei problemi di ogni esercito, falliron o nel loro obiettivo principale, rappresentato dal coordina me nto delle au ività militari dcll' lntcsa 24 . Fu solo ai co nvegni di Rapallo e di Peschiera del nove mbre 1917, a seguito del crollo della Russia e della crisi italiana conseguente a Caporetto , che i governi alleati decisero la formazion e di un organo cli comando unico interalleato con sede a Versailles. Il Consiglio Supre mo cli Cuerra e ra in principio un organo d i carattere pre minenteme nte politico, a vente alle di pe ndenze una sezione militare con p ote ri consultivi, com posta cli rappresenta nti di Francia, Gran Bretagna ed Tt:alia, pe rmanentem ente costituita ccl incaricata di pre parare e coordinare le o perazioni terrestri e navali in m od o da dare unità a lla guerra degli alleati. Fu però solo nell'aprile dd 1918, al convegno di Bouvais, che fu de ciso d i attribuire il comando delle annate fran co-inglesi su l fro nte occidentale al Gene rale Foch . Seguì nel maggio, alla confe re nza di Abbeville, il conferime nto aUo stesso generale di un po tere cli coordinamento ne i rigu ardi anche del fronte italiano, soprattutto in vista dell'impiego della Rise ,v a Gen erale e del trasfe rirne mo di forze da un fro nte all'altro. Tuttavia la responsabilità ed i poteri d el Foch no n risultaro no mai ben definiti, ta nto più che essi venivano in un certo se nso ad esauto rare i rappresentanti milit11i pem1anenti del Consiglio Supremo di Gue rra , creando così un antago nismo fra i d ue o rganisrni15. La Sezio ne milita" Un a unità di comando tm ese rcii i ,1IIC',11i C'm staia ollenuta solo s u l fron te macedorn:, m a s i trar ta \la , co111e p<:r q ue lli mesop otam ico e palC'stincs<', di u n fronte 111inore e d ecc<:ntrico. '' l'e r quanto riguarda il frnntC' italia no, in rx1rticolare , non s i arrivò ma i ad una definizione p recisa dei pote ri e ckllc rcsrons,th ilit,ì d i coordiname nto confcrit<: al Comandante alleato ri s rcno al Comando Supre1110 n:1zio nale.


Ne/azion i milita ri co n la Fran cia 11el/a C7ra,rde Guerra

4:B

re italiana presso il Consiglio Supremo di Gue rra di Versailles fu inizialmente composta cli nove rappresentanti guidati dal Gen erale Luigi Cado rna, sosliluito in febbra io dal Gene rale Gaetano Giardino, a sua volta avvicendato dal C~e ne rale Ma,io Nicolis di Robilant2<'. Il Comando Inte ralleato decise b costituzione d i tre sottocomitati: dei trasp01ti, dell'aviazione e de i lanles, cui parteciparono de i de legati italiani 27 . La nomina di Foch quale Comandante Interalleato dete1111inò la creazione , in giugno, di una apposita Missio ne italiana distaccat,1 presso il comando del Maresciallo francese18.

I corpi di spedizione e le truppe ausiliarie

Alla "Le g io ne garibaldina", composta di circa 5 mila volonta1i ita liani cd impegnata in combatlirne nlo a lìanco dell'Esercito Francese contro i tedeschi a paitire d al dicembre 1914 e rimpatriala l'anno successivo, fece seguito il lf Corpo d 'Armata del Regio Esercilo , che al11uì s ul fro nte occidentale ne ll 'a p rile del ·19·1s. l.:-r gr:rnde unit.:l, corna nda t.a dal C cncralc Albe rico Albricci e composta di due divisioni di fante ria e re pa,ti di su ppo110 , fu impiegala in line a nel setto re dcll'Ard rc e d c ll'Aisne con sufficiente re ndimento, s ubendo perdite risultate p o i notevo lme nte superioli a que lle avute dal corpo d i s pediz io ne francese in ltalia 29 . L'Italia conttibuì a sostenere lo sforzo bellico francese a nche con circa 133 mila lavoratori militari e borgh esi, impiegali nell'industria o in lavori di fortificazione campale. L'elenco dei vari conlingenli di lavoratori militarizzati italiani che affluirono in Francia è il seguenle : Kaggrnppame nto genio militare italiano, composlo d i 1.000 soldati elci genio e circa 4 .000 c ivili militarizzati, e pattito nell'agoslo-se lle mbre 1917; Ce nturie o pe r-;1i m ilita ri ita liani (C O .M.T.), fotti di 79 mila uo mini , concesse alla Fr:mcia tra il novembre 1917 ed il ge1maio 1918; Battag lio ni lavora tori "F", com p osti di circa 4 mila uo mini giunti nel dicembre 1917; Tru ppe ausilia1ic italiane in f'rancia (TA.LF ), pari ad oltre 60 mila uomini, parlilc fra il gennaio cd il "' l rappre se nta nti italiani p resenti alla prima riunio ne del Consiglio Sup r<'mo lnr<'r.illcato di Cucrra a Ve rs ailles nel dicembre 1917 e rano i segu enti uftìciali s upe rio ri : r.:irri, Hianchi , Pinto r, Pon za d i San Martino . M:111in Fran klin, Cas:1li, Leone, o lt re ;11 Tc n<'nT<' r.;i lbrati Scotti. 7 ' Nel lug lio 1918 era sww d ccis;1 l:i co st it11,.io nc dd Cons ig lio Inte ralleato d e ll'An n:rn1e nto for111ato da: Comiwto Tecnico d<'II<' A11ig lic ric e Armi Po 1tatili, Comitato d e ll 'Aeronautka. Co111ilato Ch i111ico, C.om irnro degli Esplosivi, Comitato dei Me talli non Fe rros i, Co 1uitato dei ·r,mJ.~, e Comitato dell'accia io. -"' Nel 19 18 esis tevano quallro rnissio ni militari italia ne s ul fronte occid e ntale ; o ltre a quella pwsso il Maresciallo Foch, co111anda1a dal Co lomu: llo l{iccardo Calcagno. vi e rnno q uellL· d is1;1cc;11c p resso i quartie r ge n e rali francese, a1rn:ricano e d a nglo be lga. "' li Il Coqx, d 'Annata ita liano e b be,, lam e ntare in tcrrn di Fr;,nc i:i -'1 ..i73 mrnli <' (d59 k rit i, conrro i 480 mo rti e 2.302 feriti s ubiti dalle truppe francesi schie rate s ul fro11te ita liano.


434

Fi!i/J/Jo <:U/J/Je/lano

mar.lo 1918. Ai repa1ti militari si aggiunsero alme no 25 mila lavoratori impiegati nell'industria aviatoria e d altri 22 mila in diversi settori produttivi francesi50. L'impiego delle unità lavoratori fu diretto dall'Ispe ttorato Generale delle Truppe Ausiliarie Italiane e da quello delle Centurie Operai Italiani "f'". Dopo la sconfilla di Caporetto, nel novembre 1917 giunsero in Italia un corpo di spedizione francese, forte di sei divisioni, ed un inglese di c inque . impiegati inizialmente come riserva generale, iniziarono lo spiegamento in linea alla fìne di dicembre. Nel corso del 1918 tali forze si ridussero progressivamente fino a due divisioni francesi ed una inglese, che svolsero un ruolo minore nella ballaglia finale di Vittorio Veneto dell'ottobre-novembre 1918. in precedenza, l'Esercito Francese aveva prestalo vari grnppi di attiglieria, soprattutto di grosso e medio calibro, in appoggio alle trnppe ita liane impegnate nell'undicesima offensiva sull'Isonzo dell'agosto 1917. A1 fine di migliorare la reciproca conoscenza e facilitare la cooperazione fra gli eserciti dell'intesa impegnati sul fronte italiano, si organizzarono da parte di ciascuna nazionalit:c'ì numerose conferenze per i quadri su argomenti di carattere tattico-logistico, spesso tradotte e diramate a tutti i live lli dai com andi d 'armata. Tale travaso di conoscenze tecniche fu ottenuto anche attraverso la frequentazione da pa1te di ufficiali di collegamento di corsi specializzazione e di aggiomamento organizzati presso i diversi campi d 'istruzione e scuole tiro allestite ne lle re trovie dai corpi di spedizione inglese e fra ncese. Nel ,narzo 1918 erano presenti presso le truppe francesi in Italia i segue nti enti e comandi del Regio Esercito: un ufficio di collegamento, un ufflcio intcnden7.a, un comando carabinie ri reali, che vennero fusi in una De legazione italiana presso le trnppe francesi , retta dal Colonnello Scimeca e dipendente disciplinarme nte dall'Ufficio Affari Generali del Comando Supremo. Allo scopo di facilitare gli scambi di re lazioni con g li alleati , si costituì anche un ~epa,to autono mo interpreti presso il Comando truppe francesi in Italia 31.

Valutazioni italiane Nel 1914 il Comando del Corpo di Stato Maggiore teneva in grande onore l'Esercito Francese, tanto da non rite nere convenie nte, in caso di .•, l)a ricordare che IO m ila lavoratori cr.rno sl ali rrcsl: lli lc mroranc amc nrc :!Ila fìnc d i fchhra io del

1917. u1eulre altri ;:I mila operai mililarizzali lavorarono in ausilio alle Lrurrc stalunilcnsi in Francia. A lcuni lavoratu1i d elle T.A.l.F furono utilizzali quali comrlemenLi per l e unilI1 comi>aLLcnLi del Il Corro cl"Armara. ·" Sull'impiego l h:llc truppe frauce:;i iu llalia ud 1917 -1918 si veda il recente volume d i Mariano Gai>irdc, C:li alleati in Italia durante la prima gu<•rra m nndia le, SM F-Uffic io Sto rico, Roma . 2008.


We!az ioni militari con la Francia nella Grande Guerra

4J5

conflitto a fianco della <~ermania, un attacco portato dall e Alpi occidentali. La morfologia del terreno, l'ampia profo ndità della fascia mo ntana sul versante francese, la presenza di un'ottima rete di opere di fortificazione p e rmanente, la combattività del corpo dei Cacciatori de lle Alpi , sconsigliavano di intrapre ndere impo1tanti operazioni offensive d a l settore alpino, risultando invece più redditizio l'invio di alme no un'armata in sostegno all'Esercito Tedesco sul fronte del Reno. Una memoria o perativa, studiata da Cadorna ed approvata il 1° agosto 1914 dal re Vittorio Emanuele Hl sulle ope razio ni di radunata a nord-ovest, scartava come piano principa le della guerra o ffe ns iva italiana sia l'attacco generalizzato attraverso le Alpi, sia lo sbarco navale di un'armata in Prove nza. Cadorna intendeva inviare, invece, le maggiori forze possibili , esuberanti dalle necessità di difesa delle Alpi occide ntali, s ul fronte franco-tedesco, titenuto il teatro principale e d ecisivo di un conflitto tra Triplice Alleanza e forze d e ll'Intesa32 . L'alta considerazione per lo strumento militare francese rimase intatta a nc he ne l corso d e l conflitto, attestata sia dai me mbri della Missione Militare italiana c he più coll:-ibor:uono d a vicino con l'Armèe, sia dagli ufficiali c he ebbero saltua ri rapporti con l'Esercito Francese . Si riporta il g iudizio de l Generale Armand o Dia z, capo della missione temporanea che visitò il fro nte occide ntale nel m aggio del 1917, dal quale traspare una viva ammirazione per l'organizzazione, la disciplina e l'efficienza mostrata da lle truppe alleate. "Spirito milit:ne elevatissimo ed improntato a spiccato ottimism o, molta serietà di propositi; into nazio n e rigorosam ente m etodica , data ai va ri p rovvedime nti, in tuni i ca mpi d ell'attività militare (sembra perfino di scorgere una cena oste ntazione di essere a ncora più minuziosi e m etodici dei tedeschi). (; Ji u fficial i che b gue rra ha p01t~1to agl i alti coma ndi lasciano in chi

li avvicina imrressione o ltrem odo favorevole. 1... 11 g randi com and i sono in genere installati in riccole loca lità ed in modo assai modesto. Le condizioni degl i slati maggiori sono all 'incirca come da noi. G li attua li colo nnell i e Lenenti colonnelli erano capirani all 'inizio d ell a campagna e gli uftkiali inferiori provengono <la arrositi redulamenti d 'occasione. Tn comrlesso, il p ersonale in ogni stato maggiore è notevolme nle riù ahhondante che d a noi. I quadri , in generale, sono buoni, inte llige nli ed attiv i; d iven t,1re ufficia le, dopo un acce11amcn10 di idone il à, è ohhligo per ch iunque possied ,1 dcterrninati requisiti di cu ltura. Notevole la g randissima cllra posla nell 'i11 li progrn mma d i comhancrc con tulle k truppe 111ohil ìt,itc " tì,inco dell,i Germania contro la Francia, (:scludcva i l concorso it:1liano in r,1vorc ddl'A11s1ri,1-l l ng lw r i:1 s11I fronte oricnl;ik contrn l a

Russia.


Filippo Cappellano

4.16

struire e perfezionare gli ufficiali. M o lte sono le scu o le, e tutte con indirizzo :issolutamentc pratico ed :ippl icativo. Le truppe visionate er:ino in buone condizio n i, sotto ogni ra pporto. Il solda to fran cese, alquanto trascur<lto

;i

Parigi, si presenta molto b ene alla fron te, d ove le forme discip l ina ri

sono scrupolosamente osserv::ite, con una cem1 tinta , p erfi no, di m eto d o ted esco. Molto si fa p er ten e r d esto lo sla n cio pa triottico, mediante com memorazioni , feste, concerti e rappresentazioni teatral i" .55

on solo l'esercito, ma anche l'intero popolo fra ncese era lodato per la s ua tenacia e vnln ntà d i vittoria. I·:' testi1n o ne d i ciò l'addetto militare Ciovanni l~rcganze che risie dette a Parigi pe r circa cp1attro anni . '·Jfoinda ndo col p ensiero a quanto io ho scritto in quesi-i ·15 m esi della guerra e sulle condizion i i nterne della Francia d al punlo d i v ista della sua u nione e della fermezza dei suo i propositi , e sul rnerav igl ioso r isveglio della sua atrivit~ in qualsiasi campo atto a raggiungere una preparazione alla guerra pcrfctt:-1, e d elle sue manifestazioni serie e dign il osc nd difficili momenli attraversati, le concli7.ioni d 'animo del p aese son o, e rest:ino, quelle che ho sempre segnalato. E ci oè una d ecisa fermezza nel volere la v itto r ia a costo cli qualsiasi sacrificio e lo sfor zo reale della grande ma ssa tendente ad o ttenerla, ad onta delb stanchezza inevitabile che si risente dalla lunga lotta" _;,

Analoghi lus ing hie ri apprezzamenti verso lo spirito pubblico e più in generale verso la nazione francese e le sue virtù g ue rriere si trovano nelle memorie del Col. Angelo Gatti, che seguì Cadorna alla rappresentanza italiana presso il Comando Interalleato d i Versailles e poi divenuto valente storico militare. " L1 v;i lentia e b s;:1pienz;:1 militare d ei due capi (Foch e Clemenceau , n.d.r.) sono doti anche de llo Stato M;iggiore cli Versa illes. Non poche, pe r dire la verità , son o state le accuse di d ecadenza o adcliritn1ra d i ignoranza dell 'arte d ella guem1, rivolte al principio delle operazioni conl ro i co manda nl i francesi , q u ando i tedeschi g iunsero in poche settiman e a sud di Pa rigi. f. .. l Ma la brav1.1 ra cli recupero è stata gr,inde e rapida. C'è n ello Stato M aggiore

" Foglio n . 15(,52 in data 27 maggio 19 17 . Ria,s1111ti del!<' relazio11i degli 11.Jjìciali iJu>iati n 1>isitar<' la .fro11i<' d <'gli a lleali i11 Fra11cia . Comando S11prc mo - lkp,inn Operazioni • I l fficio A ffari Vari e Sc-g rc tnia . 1 ' Foglio n. 482 in d,11:1 IO novembre 191 ';, F.,a me della situaz ione odierna de/Ji·m1te occide 11tale in rdaz iv11,·" ,111ello ha/ca11icu. L'addem, militare :1 Parigi.


Relazioni militari con la f,ra ncia n ella

c;,-a nde c;uerra

13 7

d i Versa illes un po' di tuno: ufficiali di carrit:ra c ufficiali di guerra, e un gra nde s ig no re , un di plomatico ,

11n

uffi cialc dci CacciaLori ù 'Afiica che non

ha mai visto l'Africa, e 1uu.i scrni>rano faui pc r la guerra e il coma ndo. E' ce rto il ch iaro, ne llo, semrlicc sririLo f"rancese, che w wa le risoluzioni e le p arole di q u esto comando; C: ceri.o, anc he la Lradizio nc elci secoli . E' soprattutto la na tura di questo rorolo, naLura esscnzialrnente g uerriera. L..I Chi osserva quesLi solùali cornc li sLO osservando io in questi giorni (e come li avevo osservali r rima) nota con quale rapidità e p ienezza il cittadino inso fferente, b effardo, ribelle ùdla ciLtà e delle retrov ie vada mutando nel bellissimo soklato nclle trincee: il mutamento pare rniracolo so. Questo popolo è a n cora, in f"o ndo, l'anlico della Gallia, discorde e imprevidente in pace, valorosissimo in guerra; solta nlo, su lui ha nno agito i re e gli imperatori acce ntratori e distruttori ùi individui e creatori cli folle : fino ad oggi, così ha man Lc nuLo u n certo equilibrio fra ciò ch e è per natura e ciò c he d eve es sere r cr necess iLà. Ecco la ragione per cui, fi no a questa guerra a ncora , la Fra ncia ru<> cssere la nazione c h e ne dirige altre; ecco la ragio ne per cui in un'altra guerra , penetra le tro ppo nel popolo le idee inte rn a7.iona li , può essere de bo le: e sare bbe un gran danno. Pe r ad esso non c't: nessuna na zione così adatta alla gu e1Ta. Non ce n'è nessuna che abbi~t fa110 da q uau.ro seco li tante gu e rre q uante la Francia , sia da sé sola, s i~1 premine nte fra le altre; nessuna in c ui i re abb ia no, così sresso come in essa, cornanùaLo ese rciti; n cssun;i , in cui due impe ratori ed un rreside nte di rcr ul>i>lica s iano stati tre soldati. ln Francia la cond otta d e lla rolitica è si.ala spesso re taggio di c hi av~va la rondotta d e l1 ~1 g11e rra; ed il comando si è espresso sia in leggi, s ia in ordin i di ore razion i, con la stessa pienc:aa e facilità. Questo scambio pro fo ndo, d iciamo così, di encrg ia e di scopi, ha permeato la nazio ne ; ricca dcll 'a111111acstra111cn10, chc è divenlalo sanguc, la Fra ncia, ad ogni g ue rra , continua con i vivi l'opera tralasciata dai morti: n on c'è solu zione di continuità. Nei solda ti di oggi l'intelligenza ch iara dei Co ndé, d e i Turenne, clt:i Rertltier, si trasforma nei Fo ch , nei Gallie n i, nei Pé tain: coma ndano tutti a llo stesso mo do. E, in quanto gli ufficiali, l'o n ore conferito al l'cscrcito ha fauo sì c he mo lti fra n cesi abbia no fi nora a ma to a rrassional amenle il mestic rc dellc armi; l'ordinamento in caste e lo spirito re ligioso ha n no roi tramand alo di p adrc in figlio l'a b itudine e l 'a rte e.li servire e di comand a rc. I. ..] La natura e la casta gene ra no i so ldati e.li Vcrsail les, intclligenli, infaticabili, a u entissimi e n ello stesso te mp o co ragg iosi e lieti , almeno in a pparenza , a nc he n elle a vversità, seb b ene in fo ndo ne soffrano ac utamen te. Pcr ora, la Francia p a r fatta appo sta p e r ospitare, accorda re , fo nde re g li stranie ri, lasciando a tutti , fino :-11 mome nlo risol u1i-


4j8

Filippo Ctt/J/Je/lano

vo, un:1 ce na libertà cli p ensiero e cli azione, m a pcnnt:andoli a poco a roco del loro p ensiero e della lo ro volontà, aiutata potcntc111cnLe nel lavoro da lla ling11a intes:1 d a tutti ".5-; " Ci sono st:1ti tre anni in cu i in r rancia hanno vi ssuto, durante b gllerra, quattro milioni cli inglesi , d ue milio ni d i americani, centinaia di migliaia fra it:tliani, belgi , pott oghesi , ru ssi e uo min i cli co lore : e la fortissima nazione non ha mutato u no d ei suoi line;1111enti. La rrancia ha inghiouito tuu i, senza riscm i rne tmbam ento. l. .. J Colo ro che hanno dato q uesta fc1Tca robu stezza alla Franc i,1, Luig i XJ o llichelieu o Luig i XIV, banno diritto alla g raLit.lldi nc dei rrancesi e all'amm irazio ne ciel mondo. Essi hanno dimostrato com e solLanto l 'ordine, l'obbedienza intelligen te, il giusto spirito cli tradizione focc iano irnmort:-ili le nazioni . Gli uomini, che l 'Italia, l'Inghilterra e l'Ame rica avevano invi,Jto a Vers,1illC's p er difenderle, avevano sentito istintivamen te

la stermina ta forza francese, e nelb loro anima si erano rallegrati".~<·

Più a rticolato il giudiz.io del Col. Nicola Brancaccio, che fu a capo cie l de l conflitto. Egli ebbe modo di avvicin are non solo i 1nassimi vertici militari francesi , llla anc he numerose autorità politic he e mantene ndo contatti costanti con le testate giornalistiche e gli o rgani cli propaga nda. li Brancaccio, se apprezza lo spirito g ue rriero e patriottico della nazio ne fra ncese, critica , sp esso in modo aspro, l'atteggiamento mantenuto ne i confronti degli a lleati e di quelli italiani in partico lare . se,vi zi o informazi o ni italiano in Franc ia per lt1Uo il c or.so

.. Le vicen de storiche, essen zialmente g uerriere , che hanno favorito l:-1 formazione della na zio nalit,ì fra ncese, hanno come111porancarnc nte svi l11ppato i.n q ut·sl;1 il concetto d 'imperio. L"organizzarsi di potenti nazion:il it à ai confini d ella Franc ia è qu indi contrario a tale conccLLo; da ciù la r o l itica :tnti-germanica ed ;111ti-italiana , p o litica che continuerà incv iLa!Jilrnentc, finché l'evoluzio ne d elle idee no n sostituirà, nel miscuglio co l sentime n to n;izion;ile, il concetto di solidarietà a quello di predominio.

1. ..1 Nella

poli -

tica estera , le idee francesi volgono sempre alla grandezza c d a concezioni pa1ricobri irriducibili. La Francia " ùber alles' con la disciplina gen11anìc;1 in me no. Qu,1lc conseguen za: feno m eno cl 'inco mprcnsio ne, ugua le a quello gernuni co, della psiche degli altri popoli. Nella po litica interna, rerdurano le scissioni di pa.ttito e cli cliente le, in rnodo netto, eccessivo, con" Angdo G;1lli, U11 itu/im10 a \le1xaifles (dicembre / 9 17 -fr' hhrain 19 18), C<:'s chin a, Milano, 1958. pp. 12.~ 12(,

.v, Angelo Calli , I/om ini e.Ji>lle di g1wrra. Mond~dori, Milano, 19:-11. p. 285.


Ne/azioni militari con la Francia 11ella Grande <J11erra

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faccnlc a l ca rallcrc nazio nale, alien o da co111pro111cssi e desideroso di c li i~1rczza. Nel ca111po sociale s i rile va no in conl.ra p posto le g ra ndi q 11a li tà naz io n ali: il senso in naLO d e lla giusLiz ia so cia le , la solid a ricLù , le fini s ìuniaLurc d i c uo re . SLra no miscuglio di i>cnc e di male , ecce ssi vo sollo ogni su a forma , miscug lio c lic d à ta ni.a pcrsonaliLù a q uesto p o po lo e c lic fa sì c h 'csso uclJb a e ssere a lternatamente amato c d o diaLo "_.n

La scesa in camro dell'Italia a fianco de ll'Intesa, vide divergere fin d al 191 5 gli o bie ttivi strategici italiani , orientati esclus ivame nte contro l'Aust1iaUngheria, tanto che solo n ell'estate del 1916 verrà dichiarata guerra alla Germania , da q uelli francesi vo lti a resringe re l'invas io ne ted esca . Come il Com ando Supremo italiano era contrario a disr e rdere forze su fro nti ri tenuti secondari com e quello balcanico o in Libia, così il Gran Quattie r Generale francese abo rriva ogni sottrazione di forze a favore del fronte italiano , specialmente dopo il fallimen to dello sbarco di Galliroli. L'alternarsi nel corso del conflitto di nuovi ca ri di stato m agg iore no n valse a mo difica re tali indirizzi , ch e, in linea col principio de ll'a1t e d ella g u erra delJ'unitù d egli sforzi, rimasero immurati fino all'autunno 19 18. I.a situa7.ione non migliorò nemm e no con la costituzio ne elci comando inte ralleato , tanto che Fuch, com e i pre cedenti capi di stato maggiore frances i, continuò ad avere scarse cogn.i'.Lion i d e l teatro di o pe razioni itao-austriaco e d a sollecitare sempre nuove azio ni offensive ita liane . La carica data a Foch di coordinatore e dire ttore strateg ico anc he pe r il Regio l•:s ercito, non indusse il Maresciallo francese nt.; ad un maggiore studio , né ad una dive rsa valutazione ciel teatro di guen-a ita liano. Essa timase p e r lui, come pe r il suo co mando , come per la Fra ncia tutta sa lvo qualche isolato - la fro nte seconda tia, la cui fun zio ne d oveva essere la solita: distoglie re q uante forze e mezzi potesse d i contro al fro nte princ ipale franco-te desco-~. La Francia, ino ltre, non mirava a lla distruzio ne dell ' Impero austro-unga rico, ma solo ad un suo ridime ns io name nto . La Francia voleva salvare l'Austria-Ung he ria p er ragio ni re ligiose, finan zia tie, ma soprattutto per mantene re gli e quilibri p o litici in centro Europ a . 1 Jno smembra me nto d ell'Austria-Ungheria, infatti, avre bbe fatto orie ntare verso la Germania le sue province di e tnia tedesca, sicché invece di esserne inde bo lita , questa ne sarebbe uscita rafforzata. Ino ltre, la dissoluzio ne della Ouplice Mo narch ia 17 Nicohi Hmnc:1ccio , /11 Fra11t·ia dumnle la g 11ena. Mondadori, M i lano, J92(,, p . :16. Scrive a ,igu a, do Angelo Garri: "li popolo fr:incf'Sf' no n stim~ nf : 1111;1 m eno l'italiano degli :,Itri po poli: in fondo. li

slima e l i ama p<x·o 11111 i." ;i:

ti comando supremo francese si opposc fermamente all'invio di conringcn1i :111wri,·:1ni su l fron -

te italiano: alla fìne d ella guerra b presenza slalunilenst· in llalia sar:"i limi1a1a ad un solo rcgginw nlo di fanrcri:1.


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FiliJ1/)0 Gtt/1/)e/lano

avrebbe soppresso l'esistenza di uno stato potente ai confini con l'Ita lia, stato la cui esistenza era necessaria in fun zione anti-italiana e per conte ne re le m ire del governo di Roma nell'a re a balcanica. Da qui anche l'appoggio della Francia a l programma della pan-Serbia , visto quale soluzione subordi nata nel caso di fa llimento del concetto di conservazione de ll'Austria-Ungheria. In quest'ottica va considerata, pure, l'ostilità francese alla politica di sobillazione delle nazionalità componenti l'Impero austro-ungarico, attuata dall'Italia nell'ultimo anno di gue rra e culminata con la costituzione delle legioni cecoslovacca e romena, composte di ex prigionieri dell'Esercito Imperia! Regio. La conferenza di Roma delle nazio n alità o ppresse dall'Austria-Ungheria e l'impiego al fronte italiano di un corpo d 'armata cecoslovacco, impensierì non poco la Francia, che vide in ciò un ostacolo al proprio progetto di influenza nell'area balcanica. Un altro contrasto tra le due nazioni alleale , rilevato come i precedenti anche dall'addetto militare a Parigi, insorse per l'atteggiamento ital iano, che, fino all'estate del 1916, n on si mostrò apertamente ostile alla German ia. e non assecondò la Francia nella c rociata anti-tedesca. " l.'attirudine deJl'lt:ilia verso la Germania è stata sempre qui caus:1 di diffidenza e di animosità. Forse n on si è suffic ie nte mente tenuto conto da noi di quesr-o asretto della rsiche francese; l'odio r ei ted esco, il senlirnento che fra c;errnania e Francia è q11esr ione d i v ita o di morte, e che quindi non sia possihile fare altro che prendere rarri1 0 per l 'una o per l'altra" _.w

T sospetti francesi nei confro nti de ll'Ita lia furono a lime ntati d a l mancato invio cli truppe tedesche sul fro nte ita lia no, dai sudditi te d eschi c he sembrava po tessero circola re libe ramente ne lla Penisola, dalla ma ncata requisizione delle navi germanic he inte rnate ne i po rti italiani10 . La crisi degli effettivi, consef.,>ue nza delle e normi p e rdite subite in combattimento, c he a llarmò notevolme nte la Francia fin d al 19 16, contribuì a creare ulterioti attriti con l'Italia, accusata di risparmiare eccessivamente le proprie risorse umane e di non condurre la guerrd con la dovuta energia e decisione. ·'Le nostre risorse d 'uomini sono sc1npre state un incubo per la francia. Alla prima pubblic.1ziuru: nel bo lle ttino austriaco delle cifre dei nostri p rigioN. [\ra11c:1cciu, /11 h "t111c ia d111"t111fe la g11en-a. up. cii., p. '1 63. "' In rcalU b Gcnnania inviò rin dalb fine cli maggio ciel 1915 l'Alpenkorps a combattere sul fron te italiano ,1 d i(ésa de i cunhni del Tirolo. Tale grande uniti, a livello di divisione rin.for7.al.i rimp;nri<> solo in o llol>re, dopo aver lascialo in 111ani italiane varie cerllinaia di prigionieri. N


Ne/az ioni militari con la Francia 11ella c;rande Gnern:t

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nieri , la slamJ--i:Lscriveva subito essere sperabile che ci decideremmo a chiamare sollo le a rmi le classi al d i sopra dei 42 anni. I rrancesi c he a ndav,1no in TLalia ne I ornavano indigna ti dall o spettacolo d ei numerosissirni noslri ufficiali e soldali a zonzo p e r le vie d e lle grandi città. E 4ui hanno ragione. In c hi è a hi111ato ,!Ilo sp e ttacolo de lle grandi città francesi, vuo te da ogn i d ernenlo valido, un ta l rise ntime nto è s piegabile":"

Do po i massaoi di Vcrdun e de ll'offensiva Nivelle, in Francia cominc iarono a scarseggiare i complementi e si impose, quindi, la necessità di rispa rmiare il piC1 possibile l'ele mento umano. A pa11ire dalla primavera del 1917 e fino all'estate 1918 l'Esercito l•rancese assunse un atteggiamento rinunciatario, evitando di intrap rendere vaste operazioni offe nsive in attesa dell 'intetvento statunitense. TI fallimento d ell 'offensiva dell'aprile 19 17 determinò anche u na grave crisi disciplinare all'interno della compagine francese, che venne percepita daH'addetto militare italiano , anche se no n in tutta la sua gravità. "T.'agi1,1ziu m ..· p rovocala p resso talune unità da ll' ope ra di agent i l<.xlcsd1i e dal

nocivo ese mpio della Russia, sembra aLLualrne nle assopito; alcuni :igitatori furono giustiziati; il ricorso per o ttenere la grazia, ne l caso di concbnne p e r rivolrn ed eccitazione alla rivolta, fu soppresso e sembra c he in seguito a queslc e ne rg iche misure tutto s ia rientrato nell'ordine. Qualc he reggimento sembra t11tt,1via mancare di sla ncio, una celta stanchezza si rimarn 1 t ra gli u om ini che d,i b e n tre anni si batton o senza tregua alcuna".'12 "Le azio ni future dovratu10 essere accuratam ente preparate con l'a rtig lieria e vi si dov rà impegnare la forza di fanteria strettamente indisp e nsabi le per la l)l 1om1 riuscita. 1 p rogetti d'az ione che comportano l'im piego di più di

una compagnia di fa nte ria dovra nno essere sollo p osti in precedenza a ll 'approvazione de l comando d 'armata".1:1

L'atteggiame nto difensivo assunto daJJa Francia , che s i protrasse per

" N. llrancaccio , In Fra11<:ia d11ra11/(' fa g twrm, op. cit., p. 164. L"Jtalia , comunque, ehhc a l:1nwnt:1re aJ tem1ine del conOino 650 m il,1 mo ni <' d n it re un mrno ne d i feriti. E' da considerare che 1ali perd ite. seµµu r m o l to inferiori a quelle fr:inccsi, furo no .~11hit<' in un pe1i odo iuf'eriore d i circa 1() m esi, non in d usero trnppe ù i colo re e riguardarono una for7.a totale alle anni p iù ridotta. Alla lìne del 1918 1·1r,1li:1 avc v;1 chiamato alle armi aud1e la classe di leva del 1900. " Foglio n. -i in d ata 18 ,1gusto ·19 17, A vvenimenti d ella J1ri111a q11i11dfr·i11a di a gosto , Missi one Mili1arc ir:tlian:1 in Francia Sezione presso il G.Q.G. 1 '·

Happo 1to n. 567/ 1 ddl'.oddetto militare a Parigi in data 14 m aggio 19 17 avente t')<'r ogJ{L'llU:

Opem z i o ni dal 7 a l 73 11u.t.1,!,,~iu.


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Filippo c.:appe!Tano

o ltre un a nno, preoccupò non poco il Com ando Supre mo , c he già e ra in allarme p e r l'inarre slabile declino della po re n 7.a militare russa. Fu avve1tita la stanc hezza morale e lo scunforro del p o pol o francese pe r una g uerra c he sembrava no n finire mai . Nel corso elci 19 17 l'addetto militare inviò allarmate relazioni sulle criliche condi;,,.io ni econo miche e d e llo spirito pubblico del paese allealo. ··in fondo, vi è il sentim ento d ell'inu tilirà del sacrifizio . TI po po lo francese

è p assato ormai per tro ppe alternative d i illusio ni e d i conseguenti disillusioni. Non cred e più , gli m:in ca la fede. Seguila a combattere per d overe , per amor proprio n:izi on ale, pe r vecchio ist inlo g uerriero, m a no n spera p iù nella vitto ria. Questi sentimenti si manifestano pit'1 acu ta mente alla fronte. Vi è an cora la fierezza g uerrie r;i , che potrà co nd urre essa sola a g randi co se ancora ; manca la fiducia stata le ed il governo è esecrato" .'4

La cris i d egli e ffcllivi indusse il governo fra ncese a fare insislenli richieste di lavoratori e u01nini atti a l le anni alle naz io ni alleat e . ·· inve ro , in Frnncia no n si è p ensalo sub itu a sfrutt are in tal ca mpo gli :il le:1 ti ; questo popolo clic ha fallo e fa sacrifici ammirevoli , b a cercato fino all'ullimo, nel suo innato orgoglio, d i trarre da sé t utte le risorse necessa rie. Revisioni d i ogni sp ecie, sfru ttamento ad o ltran za di tutti i m ezzi di reclutamenlo , cacc ia spietata agli imboscati , tu tto è sta to po sto in op<-:ra fino ~1 produrre una reazione conlro l 'eccesso delle esigen ze. Fu allo ra che sorse l' idea, da principio veram ente sen za secondi fini , di chiedere soccorso agli allea ti , idea clic, tro vata subito buo na, si snaturò nel seguito"."0

'J'ale snaturamenlo, iniz ialo ne i confro n ti cle ll ' ltalia nel 19 17, compo n ò richieste di e ffe ttivi alleali esube ra nti dalle possibilità di anuo la me nto nei paesi d 'origine , pe r l'impiego in Francia sia come ma no d 'o p e ra lavorativa, sia p e r l'incorporamenLo nel p ro prio cserciro. ''Ecco le o pinio ni prevalcrlli a rig uardo apparse sulla stampa: la Fran cia deve sopravvivere, pe rciò no n d e ve dare a ltro su o sa ngue ; la Fra ncia deve essere q uan to più forte possibile al mo me nto della pace; è l'Esercito Francese che deve vincere la g uerra. ossia il suo a lto comando e i suoi

" N Hr;onnl<'cio, /11 f:raJl(:ia d 11ra11/e ft1

,, /l'i, p. 40.

,ti11e11~1.

op. cil.. pp. 60 61 .


Re!az io11i militari con la Fmncict 11ellct C7rm1de c;11errct

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quadri, inquadranti i contingenti alleati ; è necessario che g li alleati porgano in comune , risorse e riserve; 11011 bisogna risparmiare le riserve d egli all eati pe r non corre re il rischio che s iano costoro a raccoglie re i frutti della gu e rra. Dall,1 quale classiJkazio ne e rnerge limpidissimame nte quanto il pensiero fran cese sia prettamente, esclusivamente francese, ri volto solo a sé:, in tutte le s ue sfumature , senza a lcuna percezion e, nemme no a ppross imativa, c he vi siano interessi singoli di alleati, e nemm eno interessi comuni, giacché nel fatto, quanto viene de finito interesse comune è l'inte resse franccse··_,6 Si riportano due importanti valutazioni di o rdine tecnico-milita re sull ' Esercito Francese, la prima risalente alla vig ilia del conflitto ad opera dell'adde tto militare a Parigi e relativa al fun zio namento ed impiego ta ttico delle varie a rmi nelle g randi manovre elci 1913 svoltesi tra la Garonna e la foresta di l.anclc, la seconda del Reparto Operazioni del Comando Supremo , c he traccia l'cvolu 1/.ione tattica cd orga nica dell ' Armèe fino a ll 'es tate 1917. "La fa nte ria possicJe rimard1evole spirito offensivo e g r:inde sl:rncio n egli attacchi alla baionetta. Nonostante utli pregi, come è stato osservato anche dai pi ù compe tenti giornali militati, la farneria no n s i 111os1 re'> percì sufficie ntemente preparata a ma n ovrare in terre no va rio, cosa q uest;1 che cong iunta a lla sua ca ratteristica impetuosità, la porte'> a ma rce d i avv ici na mento eseguite in formazioni troppo dense, anche souo il fuoco efficacissimo dell'artiglie ria e delle m itragliatrici. L'inte rvento dei rinca lzi mane<'> spesso cli m e tod o , ed avvenne quasi sempre senza c he si te nesse alc u n conto de l fuoco avversario. [... J Varie son o le ca use~, c ui s i vogliono ra re ris:tlire t:tli d efi cie n ze ne ll'istruzio ne e ne ll 'impiego d ella fanteria , e tra q ueste le pri ncipali son o: la poca frequenza co lla qu ale nella g uarn igione le truppe ve ngon o esercitate ne ll'istru zione cli campagna; l'inquau ra111en to deficien te d e i re parti, d ovuto a lla o rama i se nsibile scarsezza di ufficia li ; le idee an i iquate a cui si is pira il regolame nto per l'a rma attualmente in vigore, rego lam ento p e rò c he sarà tra poco rinnovato. L'artiglieria s i è dim ostrata molto rnol>ile a nc he in terre ni assa i rotti. li m o do con cui essa viene impiegata, ui rnostra che si è fotto tesoro d e lle c ritiche c he le vennero m osse dopo le ma no v re de l 1912. ln luogo cli agire d isseminata , essa m ostrò la tendenza a ll 'irnpiego a massa , e per q ua nto , specie nei primi giorni, il s uo imervenLo rosse ''' lei. p .

4 J.


111

Fili/J/J<> Cappellano

forse alquanto tardivo, essa prese in seguito v iva pane a i combauirncnti. Le posizio ni d a essa occupate furono generalmente scelte assa i bene, e quasi sempre vennero o ccupai.e al cop erto. Per contro pere'> le ricognizioni dei comandanti di g ruppo e di balleria si compivano sp esso se nza ness una precau zione p e r te ne rs i celale alla vista, o nde, no n di rado, furono sufficienti eia sole a smascherare le posizioni occu pate d alle batterie. La preferenza data alle posizioni copcnc , non escl ude che, quando la situazio n e lo consig liò, l'artiglieria non abbia anch e preso posizione a llo scoperto, e anzi, qu alche volta , addi riuura sulla linea di fu oco della fante ria. Se l'esp lorazione a distanza compi uta dalla cavalleria ha dato risulta i.i soddisfacenti, altrettanto no n puù dirsi del servizio di s icu rezza v ici na, e dell'esplorazio n e da compie rsi immediat.a rncnle prima d el com battime nto, c he furono invece assai trascurate. ta coesione d e lle righe non fu sempre quale av rebb e dovuto esse re, e l'a hiLudinc comune anc he agli ufficia li, di cond une il cavallo a due mani , fece sì clic i cavalie ri non si mostrassero sufficie ntemente sicuri nel maneggio d 'armc".47 ''Fallimento della prepa ra zio ne del tcrn po di pace. 1) Negli ultimi anni c h e prcccdcLLcro la g uerra gran pa rte dello Stalo Maggio re francese s'ern convinto clic la Germa nia, valendosi delle 11iaggiori fo rze cli c ui di sponeva, avrebbe agito dimostrativame nt e conu·o la fron tie r:.1 fr:.1nco-h elga, per richiama rvi gran parte delle truppe avversarie, ed avre bbe attacn 110 decisamente fra Somme e Re no. Su questo preconcetto vennero formati il pia no c..l'azione francese, la dottrina d e l Joffrc , l'orga ni zzazione e l'a rmarne ni-o de ll'esercito. Pia no d 'azione: rcs isLcrc con lim itate forze sulla fronte belga, attaccare immediata me ni-e cd a fondo con tutto l'esercii-o in Lorena . Dottrina J o ffre: l'offesa e la di fesa sono d ue cose principa li tutt e e d ue e ben distinte, in ciascuna d e lle quali bisogna la nciarsi e p e rseverare a fondo. O rga ni zzazio ne: poca artiglieria pesante, nie nte aviazio ne; ouirna e numerosa artigl ie ria da campagna in immed iata e perenne coope razione con la fanteria; fanteria mobi lissima, addestrata quas i esclus iva me nte all'aLLacco eia effettu a rsi con la ra p ida a va n zata. possibilme nte se nza fuoco proprio sotto l'egida di q ue llo efficacissi mo della propria artiglie ria . Mollo curati nel campo tattico, l'esplorazio ne, i collegamenti, gli appoggi d 'a la; nell'org anico, i v incoli organici delle unilà e la form,,zio ne rig ida cd immuta bile dei corpi d 'a rmata in li d ivisio ni, 3 d ell'Esercito a ttivo ed ·1 ddl 'EscrciLO cli riser-

1

Coniando dd Corpo di St~lln !vl:1ggi, )n· - Sc1cchit-'rt>" OccidC"nT;I le,

,.,.., del /9/j

i,1 Frm1c iu, Homa, -~ g<"nnaio 19 14.

R(...1/azioue .,·ulle grtr.11di

111n110


Relaz ioni militari con la Francia nella G'rande G'uerra

44'5

va . 2) Nella battaglia di M o n s - Charleroi (20-24 agosto 1914) falliscono iJ piano d 'azio ne e la do ttrina elaborata dal Joffre n el tempo di p ace. 3) Nella ritirata delh ila sinistra francese d alla Somme all 'Oise, d :1 q uesta all'Aisne e

cl ::illa Marna (25 ::igosto -3 settembre) follisce an che l'organizz::izione, perché la necessit:i cli turare l::i falla di Namur; di sostenere l'estrem a ala sinistra costitu ita dagli inglesi ; cli pre parare nuove unità per la difesa di Parigi, obbliga il Coma ndo ad infrangere i legami org anici delle grandi unità, ,1 togliere ad esse, m:1110 ;:1 mano che il bisogno si presenta, brigate e reggimenti ed agg reg:irli provvisoria men te ad al tre unità od riunirli in nuove. La raccolta d ei nuovi m ezzi (armi , rifornime nti e u omini). Primo addestram ento delle truppe all,1 nuova t,Jttica. L'arresto , doro la Marna, della battaglia m anov rata; l,i rotenza delb dife nsiva, ,111che se non favorila da eccezionale armam ento; l 'ampiezza dello schie ram en to ; i nuov i mezzi impiega-

1·i d ai ted esch i , imrediscono la formazione di un ria no d 'azione sini ci ico. S'imrongono invece : la necessità di assicurare la difesa della linea ragg iunta; lo studio di rrovvedere l'esercil o secondo le nuove esigenze di armi (aniglierie di medio calibro e pesanti, mezzi aviatori), di rifornimenti (ferrovi e, camions) e d'uomini. Tutto l 'inverno 1914-1915 è p osto in questo lavoro. Per q uanto riguarda gli uomini esso si riferisce quasi esclusivamente alla fanteria e comprende: in linea generale lo studio dei fattori m orali indiv iduali; in linea specifica: la formazione di tutti i reggimenti di riserva e cli territoriali contemplati fino ad allora sulla carta, m a non esistent i di fatto ch e in patte; il l oro solido inquadram ento; il loro addestram ento pratico sulla fro nte stessa alle m odalità della nuova guerra e.li trincea ed alla a rmonizzazio ne della loro azio ne con q uell::i d elle a11iglierie leggere, di medio calibro e pesanti. E' tutta una serie cli azio ni cli battaglio ni, cl i reggimenti , di b rigate al massimo, nelle /\rgonne, in Champagne, sulle rive del la M os;1, in Alsazia , che parrebbe sen za scopo se n on si osservassero in ciascuna cli t::ili azioni l 'accurato studio d ella prepar::izi one, la minuziosità clell" esecuzio n e, l 'esame critico dei risultati. Tali azioni son o però un po' sl egate, se fu ron o utili a m::intenere n elle truppe lo slancio offensivo e servirono ad istrnire pratica mente i quadri suJle m o dalità necessarie p e r l 'affermarsi dell::i cooperazio ne completa d e lla fanteria e delle artiglierie, non valsero a costituire la n uova dottrina cli g ue rra e la corri spondente unità d 'azione nell'esercito intero. Esse v::i lev:rno solo p er i rep ::irti impieg,ni e p e r i comandi fino al corpo d 'armata al m assimo che n e studiavano cri tic -1me nte i risu ltati; e poiché ta li azio ni costa v,1110 molte perdite, e anche se fa vorevoli portavano a risu ltati limitati , risultando p iù discusse che approv;:1te.

L'o ffe nsiva occasionale d e ll 'Artois (maggio-luglio 19 15) e que lla voluta e


116

Filippo GàjJ/Jellarw

p reparata della Cha mpag ne (25 sc uc 1111m:-9 o tto b re) coi loro mag ri risllltati, co lle loro g ravi perdite, coi n11mc rosi e rrori commessi eia comandanti d i tutti i g radi died ero ragio ne a coloro c he, pe r un a gu e rra ch e ric hie de sfo rzi uma ni così inte nsi ed a pporta tanto largo consumo cli qu adri, prop ugnavano la massima cura d ei fa ttori morali d e lle truppe e la maggio re p o ssihi-

lc sta bilità de i q uadri e d ei coma ndi , e pe r u n esercito così ampio pe r este nsione cli fronte, pe r nume ro <l'uo mini, p e r quantità e complessità d i mezzi reclam ava no un 'organizzaz ione cd u n ad destram e nto me n o e mpirici e più gen e rali ed una reale e g e ne rale un ità d i d ottrina. La nu ova o rganizzazione de lle forze e elci comandi. L'unità di dottrina

a pplica tiva . Nell'a ut11nno 1915:

1)

circa il fa tto re morale, si aume nta no i

g io rni cli licenza assegnai.i agli individ ui e si este nde l'assegnazio ne d i d istintivi agli indiv idui ed a i repa rti. 2) circa la stabilità d ei coma nd i, s i a dotta la sp ecia lizzazione d elle truppe e la sta bilità cli sed e de i comand i di

corpo d 'a rmata . 3) circa la sLabililà dei qu adri, si conside ra tito lo di me rito per il comando di divisione d i istruire ed avvincere a sé i pro pri coniancì;mti in sottordine in mod o d a no n richiedere c he eccezionalme nte t-: pe r assol11t a incap acità fisica o te c nica le sostituzioni. /4) circa l'organizzazio n e , si sta bilisce tassativame nte c h e le divisio ni fo rmino sempre un t utto o rganico inscindi bile sì ch e, se p osso no eventualme nt e cedere ad altre unit.'.1 im p iegate in prima linea la p rop ria dota zione d i artig lierie, de bbono invece essere asso lutamente inta n gibili pe r qua nt o rig uarda le proprie fante rie , d ella c ui istruzion e, del c ui affiata me nto , del c ui addestrame nto , del cui impiego , il comando della divisione risponde a l Comando Supremo . Si a u uano , inoltre, turni rego la ri al fro nte e di riposo per divisione. 4) p e r l'ad d eslJ·amento , si ridu ce la d e n sitfi de lle tr11ppe sulle lince avanzate, prim a forzaLam c ntc e contro la volo ntà de i lo ro comandanti, poi via via co n pie na e vo lonte rosa p restazio ne di q uesti. Pe r l'unità della d o ttrina , infine: l) Si accentra al 3" Ufficio ciel G.Q .G . l'esam e c ritico d i tutte le azio ni svolte sull a fron te , eseguite fino a qu e l mo me nto da i soli te rzi uffici dei corpi d 'arma ta e delle a rmate. E pe r c ura d i tale 11ftìcio , s ulla scorta di tutte le re la zioni

ufficiali, integ ralme nte trasmesse, cd in seguito ad informazioni d irette, partico lan ne nte assunte, a puro tito lo d i studio presso le truppe impegn ate, si studia n o, si compilano e si dira ma no le istru zio ni, le quali prima d ebbono rice vere integralme nte applica z ione ne i campi di istru zione pe r o p era d e i com a nd i cli d ivisione e sono la d irezione dei co m a nd i d 'armata e poi, emen date in seguito a i d ati d i fatto applica ti vi rile vati nelle relazio ni scambia tesi fra i 3· uffici de lle a rma te e del G.Q .G ., ven gono impiega te su lla fro nte dove ricevono l'approvazio ne cle finiriva. 2) Si in viano a l 3° UJlìcio


Relaz ioni militari con la Francia nella c;rande Guerra

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del C..Q.C.. , per te rnpo ed in modo che essi possano essere s1,1diat i co n lullo comodo ed approva ti integralmente o modificali, i pian i di difesa e g li o rdini dc LLagliali delle operazio ni pro p oste, studiate e p reparale dalle a rmate. TuLLi g li ordini d 'operazioni p are fossero prima comunicar.i al <--;.Q.G. poco prima d e ll 'azione e per sola conoscenza. [. .. ) Quando nel febbraio

1916 si pronunciò l'offensiva tedesca a Verclun l'Escrcilo Fra ncese non e ra ancora completo delle a rmi e dei rifornime nti necessari, non aveva ancorn un piano d 'azione genera le chiarame nte delineato , ma aveva: ]) orga ni zzazione salda delle p roprie unità e de i risp e ttivi comandi; 2) unità di dottrina pratica in tutti i livelli ; 3) ca pacità di p e rfezionarsi, facendo tesoro delle esperienze c he nuov i fatti di g ue rra 1ilevassero. Perciò passalo il primo momento di stupo re e di panico per l'impe to concentrato dell 'avversario e per il nuovissimo impiego degli aeropla ni, il Comando Sup remo francese non ebbe che a sfruttare i mezzi già pro nti; ed ecco il morale degli uo mini sem pre curalo cd elevato sprizzare nelle prime improvvisate e lenacissirne t.lifcsc, l'orga ni zzazione salda d ella div isione, affermatasi nella loro rotazio ne villoriosa e 1'1111ità di dottrin;:i trasform,ll"si in economia di u o mini, vale a dire in raddoppiamento della viuoria. Né basta . li pensiero organico, inteso cioè ad ottenere il massimo rendimento col mini.mo di consumo, ormai naturalmente avviato, f... l in un 'azio ne improvvisa e minacciosa come quella di Verclu n, riesce a mante nere quasi intatta l'efficienza dell'esercito , sì da re nde rlo an o, malgrado le -100 mila perdite subite , a condurre p oco dopo sulla Somme quell'azione offensiva c he i tedesc hi conta va no proprio di impedire , cioè semplicemente col provvede re: 1) a fa r giungere sul luogo d e l loro impiego le divisioni in tempo perc hé coma ndanti e tru ppe si o rie ntassero be ne sul terren o e sul nem ico cd e ntrassero in azio n e dopo due g io rni almeno cli cooperazio n e pratica d egli stati maggiori delle div is io ni nuove cogli stato maggio ri d elle divisio ni già impeg nate; 2) a sostituire le divisioni im pegn a te prima c he si logorassero trop po; 3) a portarl e , frcrnenli ancora pe r la gloria ciel v ittorioso a rresto d a esse imposto all'irrompente ne mico, nei campi d 'istruzione cli annate lonlane e, quivi in una sede lranquilla e perciò uni.came nte vibra nte d ell'elevato ricordo de lle gesta compiute, ricevere la fo rza ma te riale d ei complem enti istruiti e d are ad ess i la propria esu be rante forza m orale . Il nuovo piano strategico. Nell 'inverno 1915-1916 l'o rgani zzazione d e i m ezzi, d egli uomini, de i repa rti e l'unità d i d ottrin a applica tiva sul loro impiego, fissatesi ormai presso i francesi, si estendon o agli inglesi e nei fra ncesi s i delinea la concezio n e d e l p ia no stra tegico ad allo alle nuove circosran ze di guerra e si fo rmulano le modali tà d e ll 'azio ne delle g randi umtà


Fi!i/J/J<> Cappellano

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nella battaglia cl":-1ssiemc. I... I L'impazie n za cli o tte ne re con un solo sla ncio la vitto ria che s i intravede si p ropaga da lla na7.io ne e preme nell 'interno stesso del G .Q.C; . TI generale Poch c he vuo l considerare la nuova dottrina direttiva un:1 natu rale estension e della dottrina app licativa colle sue c ira tte ristiche di g radua lità e d i ristrettezza cli settore g ià consacrate da ll'esperienza , è sconfess:-1to da l generale J o ffre, a ciò sp into dagli ufficia li d el su o entour;:ige; e p iù ta rdi lo stesso .)o ffre. accus,11'0 a ll 'esterno cli soverch io temp o reggiamento, e tacciato nell'interno d e llo stesso Coma ndo e.li sfidu cia , d i ipercriticis mo , di sta nd 1czza , è sostituito. Uo min i nuov i vengono assu nti al Coma ndo pe r il me ri to principale cli essere giova ni. Lc ambizio ni si fa nno sentire ne l C.Q.G. e nei Qua1tieri Ge nerali dei vari Com and i dell'Esercito. Si è potiati ,J calcola rc trop po s u lle proprie forze cd a valuta re troppo p oco quelle avversa rie. Ne ll 'inverno 1916-1917 negli u ffi ci del G.Q .G. si lavora febbril ment e su duna tra ma solida p e r l'orga n izzazio ne e p e r l'u n it:1 della dottrina a pplica tiva c he si e ra sviluppata fino ad allora, puhhl ic<1ndo

l'Jstn1zione riguardante gli scopi ed i mezz i di un 'a z ione offensiva d 'insie me in data 16 d icc!llbrc 19 1(> è b si app lica ncll'uffcns iv;1 Niv~lk (16-20 aprilc 1917). l ... J 11 rito rno di Fod 1 e cli Petain ;i] com:rndo dopo il falli111cnto de ll'offensiva di primavera d ctcnnina i segue n ti p rovvcdi111cnLi: l) E' ripresa subito l'o rgani Z7.azion e morale d egli u om ini e que lla fisico morale delle un ità ; 2) Si esamin a alla luce critica dei fatti la dottrina direttiva di gueITa, perc hé i su o i de nam i, necessariame nte più vasti , risul tino una g raduale a rmo nica estensione d e lla d ottrina applic:1tiva ormai fissata d all 'esperienza. Principa li man ifestazioni ne sono: ;:i) il ri c hiamo d c! generale Petai n al d iritto :-1ssol11t o Jcl soldato ad us ufruire d e lla licenza per esso stabilita; b ) la d isti nzione dei colori d ella "fourragère ", concessa ai reparti premiati , perché n e ahhh1110 pubblico ris;ilto il dive rso grado cli valo re d e lla decorazio ne acco rd ata; e) un au mento di vero e proprio ripo so pe r g li ufficiali e le truppe nel pcrioclo cli te mpo assegna to a lle d ivisioni p er trascorrerlo a te rg o de lle seconde linee; cl) l'este nsione ai corp i d 'armata della costituzio n e o rga ni ca

t:

l'issa g ià attuata pe r le d ivis io ni. L'estensio ne a tutte

le divisio ni d e lla loro costitu zio ne a tre reggimenti. Conclusione . L'Esercito f rancese, ad eccezione de lla battaglia de lla Marna, no n ha s piccato per la manov ra. Si è invece afferm ato n ell'o rganizzazio ne e n e lla u nità de lla dottrin a appl icativ;:i , che g li permisero cl 'iln p iega re sempre ne lle azioni re pa rti orga nici, cli trarre profitto dagli e rrori che venivano cli volta in volia commessi, cli risp a rmia re uom in i e di ridurre infine al minimo il consu mo d ei quadri li mitandolo quasi a lle sole p e rdite infli tte d a l nemico. Con esse, l'Eserc ito Franccsc, arrestò l'impe to tedesco a Verclun,


Ne/azioni mi/ilari con la Francia nella Grande c;uerra

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rese gli inglesi capaci di una propria azione di guerra, assillù i tedesch i sull a Som me e li inseguì da presso nella loro ritira ta d a Roye e la Fére. Quando in vece l'i mpazienza, la leggerezza o d il sove rc hi o ollimismu portaron o a trn scu rare i d et1.a111i si ebbero gli scacchi, quali la b attaglia della Champagne e l'offensiva Nivclle".48

La stretta cooperazione m campo aviatorio tra Italia e Francia po rtò a freque nti scamhi di delegazioni che vis it.arono sia i reparti operativi e le scuol e di volo sia le industrie preposte alla p roduz io ne d i aeroplani. ln questo setto re l'Italia, grazie all'esperienza di g uerra acquis ita in Libia nel 1911 - 19 12 e soprallullo alla custrn1/.iune ed a ll 'impiego dei b ombardieri pesanti Caproni, poteva fornire alla Franc ia impo1tanti con sulenze tecniche ed ammaestramenti d 'espcrienza49 . "TI p ersonale dirigente d ell'aero nautica francese è giovane, consegue n temente non molto elevato nella gera rc hia milita re , ma pieno di slancio, di al I iviLà, di ardore.l. .. ] Essendo l'aeronautica a rma giovane, la Pranci;1 ne ri ng iova nì i qu;:idri: il dire uore generale d 'aeronautic;:i è colo nn ello appena pro mosso, il c;i po de i servi zi aeronautici al Gra n ()uartier Ge ne rale è a ncora meno anziano. Conscgucnlemenle tutto l'altro p e rsonale è infe riore all a scala ge rarchic:-t, pure co pre ndo incaric hi superiori in respo nsabilità al suo grado. Sop ram mo ne i rosLi di comando sulla fro nte , l'a nzia nità non è rag ione per da r diritto ad una carica: chi più rende, è messo a caro delle unità e d ei comandi aere i. Ciù spiega l'a utorevolezza d e ll';:iviazione frnncese , la qu;:tl e ben r rescnLala, poté convincere coi fatti lo Stato Maggiore a salire a fianco dei comandi delle grandi unità. l posti più importanti sono tenuti da m ;igg iori e da c:apiLani. Il personale più a n zia no occupa invece posti secondari, me no b rilla nli in terza linea oppure è stato ri nviato a l corpo di prove nie nza. Eccello al Ministe ro, la qu;:isi totalità del personale dirigente è stato pilota , molli continua no a tene r l'esercizio ne l volo. Oa loro pane u na corre nte impetuosa di energia fresca e fatti va , la quale arriva fino agli ultimi e più d iretti attori della g ue rra ae rea: il personale nav igante .

' " Comando Suprt'mO - Hqx11to Operazioni - Ufficio Situazione t'd Opcr:1zioni d i C uerr..1,

Huoht.z ione militare de/lR,ercito Francese, lJdi ne, 7 luglio 19'17. ' " Nel marzo 1917 la Direzione d 'A eronau t ica franct'st' chiese' al servi zio informazioni iL,11iano "di con c<' ntrarc presso apposilo ufficio. da costituirsi ,tlla sede dd b Direzione slessa , Lulle l e infor rnazio ni e le notizie comunyut' inlc:rc:ssanri la gut'rra aerea <' I<' :1viaz ioni nemiche su tulle: l e fronti, t' di !'omu nicarle poi a ciascuno :tlle,uo in modo che t111Ti possano essere cosl antemc:nte al corrt'ntl' di

qu,11110 è venuto a conrn,ct'nza" (circolare n. 9000 (?) in data IO marzo 1917 . Naccolta di il'//brmaz ioni s11/l'at>iaz w11e, Comando Supremo - Ufficio Servizi At'ronauli('i).


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Filippo Cappellano - -- - -- - - -- - - - -- - -

L'impressione complessiva ri cevu ta sul persom1le n aviga nte francese in seguito alla mia permane nza a Verdun è ch e, come a bilità tecni ca, i nostri piloti sono in med ia supe riori. Mai v idi sui nostri ca mpi atte rraggi così imperfetti come sui campi francesi: ci<'> dipende sen za dubb io da lla fretta con c ui i piloti sono fatti. Essi hanno però un ardire me ravig lioso, un'audacia a tuLLa prova cd un e ntus iasmo straordinario. Le lo ro p e rdite sono ugua li a quelle della fan te ria . Nell'anno passato di gu e rra le perdite complessive sulla fron te fu rono <lei /i0% del personale impiegato. (.)u esto loro ardire viene dallo spirito elevatissimo del soldato francese, ma anche dal modo fermo con cui il comando o rd ina ed im p iega le un ità aeree ed al modo con cui i pilo ti, sopra g li altri combatte nti, sono considerati. Questa considerazione si manifesta con larghe distribuz io ni di ricompense ed a nche in promozioni straordinarie per merito d i g u erra. In comp lesso s i può d ire c he l'alto conce tto d i sé degli av iatori fra n cesi è la più forte molla che li spinge in temera rie imprese".50

Do po un viaggio di istruzio ne presso le avia7.ioni francese <:'d inglese, il Oirettorc generale d'aeronautica ammise, senza mezzi te rmini , in una relazione inviata al Comando Supremo, le supe riori cap acità operative delle aero nautiche alleale, a us picando contatti sempre più stretti ed intens i da parte ita liana con tali organizzazion i aviato rie. "Rite ngo indispensabile dare attuazione alla proposta già da tempo inoltrala <lai Ministero della Gue rra ;:il Comando Supremo, e d ovuta ad iniziativa della Missione Aeronautica di Parig i, consenziente il Governo fra ncese, di inviare ufficiali piloti in1.e lligenti e seri a compie re un pe1ioclo cli perma nenza al fronte fra ncese p resso le squadriglie mobilitate. Solo in tal caso sarà possibile traITc p rofìuo da lla esr e rie n?:1 degli Allea ti, immens.1mente supe1iore alla nostra". 51

Conclusioni In estrema sintesi, ricordia m o quali furono i principali punti fermi d ei rapporti tra il Comando su pre m o e il Gran Quartie r Gene rale francese, ~, Foglio in da1a I O luglio 1916, Nappo,tn di LIila rico~11iz io1u' alle tmilù ,.,cree.f;·wu:esi sulla fronte di Verdttn eseguita dal (,'apitano Rt>ltramn. Mis.~ionc Militare in Francia Sezione aviazione. ll capitano Ennanno llellramo fu a caro della Missione d i nvi,1zione a Parigi. '' Ministero della Guerra - Direzio ne Ccner-.ilc d"Acrona111ic:1, Né'laz ione sulla visita compiuta i11 Francia dalla Nlf.~ç/nnr• af'r n 11a1t1/ca 1ta/ia11<1 m •,•111,• a capo il Dire/ture generale d 'aeronaut1ca, s .d.


Relazioni militari con la Francia nella Grande <~ueffu

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sostenuli dai ris pellivi governi. La guerra dell 'Intesa era una guerra di coalizione senza un effettivo coordiname nto po litico e militare. O meglio, ci fu un coordiname nto p e r la gu erra s ui mari, gli approvvigiomunenli, il finanzia mento delle e n o rmi spese. G li eserciti condussero, però, g ue rre parallele; neppure sul fro nte fra n cese fu mai realizzalo un vero comando unico, come quello degli Alleati nel 1944. Si può capire, quindi, come la prima preoccupazione del Comando Supremo fosse la difesa di una piena autonomi a ne lla gestio n e d e lla guerra iLaliana. Cad orna, c he g ià rifiutava ogni ingere n za del governo ita liano, non poleva cerlo accellare le intromissioni fran cesi, per di più generalmente condolle con poca sensibilità e tatto. Come ahhiamo già detto , l'Ese rcilo ILalia no accetlò l'esercito francese come riferimento, n e riproduceva le is lru zioni Lallic he, ne copiava gran parte degli aerei e ne impiegava armamenti; Cadorna chiedeva agli alleati l'inv io di truppe e cannoni per le s u e o ffe ns ive. Tuttavia la difesa dell 'auto nomia , possiamo anche dire dell 'o rgoglio nazionale restava priorita ria . Come il Com ando Supremo era contrario a disperdere forze su fronli ritenuti secondari come quello balcanico o in Lib ia , così il Cran <)ua,tier Cenc rale francese rifiutò ogni sottrazione di forze a favore del fronte italiano , nemmeno quando la proposla giunse dagli inglesi. Le diverse v icende del conflitto no n valsero a modificare tali indiriz;.,.i l'inu all'autunno 1918. La situazione non migliorò nemmeno con la costitu7.ionc del coma ndo inte ra lleato, tanto che Foch conlinuò ad avere scarsa conside raz ione del teatro di o p erazioni italiano e d a sollecilare soltanto azioni offe ns ive italia ne . Pe r il Gran Q uarlier Gene rale, il governo e le forze po liti che francesi, l'Esercito Italiano aveva un solo compito: distoglie re quante forze e mezzi possihili dal fronte principale franco-tedesco. La Franc ia no n mira va alla distruzio n e dell'Impero auslro-ungarico, ma solo ad un suo ridime n sio namento, ch e le pe rme ltesse un m aggio re molo ne lla rio rganizzazio ne p ostbe llica dei Balcani. Pe rò, finch é: durava il conflitto, le divergenze sul dopogue rra avevano peso minore. Due gue rre parallele e separate. La disfatta di Capo retto, 24 otto hre 1917, segnò una svolt.a, abbia mo già visto il g rosso ruo lo de lle divisioni anglofrancesi scese in llalia. Nel 1918 si tornò aUe gue rre sep arate . Tutti i paesi e gli eserciti erano esausli, mancavano gli uomini pe r proseguire la guerra. E infatti pe r Lullo il 1918 le autorità politiche e milita ,i francesi (Foch e Pétain) continuavano a chiede re al Comando Supremo e a l governo italiano soltanto e sempre nuove offe nsive. Con una bella disinvoltu ra (o p eggio) i francesi diwe11ticava110 che le loro offens ive del 1918 aveva no il suppo 11o d i d ue


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Fili/J/JO Cappellano

milioni di soldati ame ricani, me ntre in Italia erano a rrivate soltanto alcune autoambula nze ame ricane" 2 e un reggimento di rappresentanza. Ritornava nelle richieste francesi il vecchio sospetto di un insufficiente impegno italiano nella gu erra. In effetti, la Francia mobilitò nove milio ni di solclari e solo sei milioni l'Italia, che sulla carta aveva una popolazione d i poco inferiore . Pe re) i generali conoscevano poco i problemi concreti, la fo,te e migrazione impediva calcoli preci,;;i. Nei trent'anni prima del 1914, circa trenta milioni d i italiani andarono a lavorare all'este ro, anche in Francia , sop rattutto negli SLati Uniti e in Argentina, la metà senza ritorno. Nel 1914 g li italiani all 'estero era no sei milioni, soltanto una piccola parte di costoro 1ientrò per la ~uen-a. Inollre la povertà, quindi l'insufficiente alime ntazione di g ran parte de lla popo lazione italiana, faceva sì che i riformati pe r insufficienza fisica fossero mo lti più numerosi che in Francia: quasi il 50% in te mpo di pace, circa il 30% in tempo di g uerra, dopo una drasLica revisione delle esenzioni. Dati ancora da studiare, ma il risulLaLo è certo , quando nel 1918 Foch e Pétain pretendevano nuove offensive iLaliane non sapevano (o non volevano sapere) che l'Esercito Italiano mancava di uomini, le perdite d ella battaglia di giugno 1918 non furono sostituite. L'u nica rise1va e1,mo i ragazi'.i della classe 1900 (in Italia le classi di leva erano indicate con l'anno cu nascita), destin,iti però alla continuazione della g1.1cm1 nel 19 19. Diaz aveva ragione ,1 rispanniare i s uoi uonw:li5:i. Pur sepamto da mire strategici d ivergenti , lo strumento militare ten-estre italiano ne lla g rande f,'1.lerra fu debitore d,1lla Frnncia sia nel campo della do ttrina ta ttica, sia nel settore degli annamenti. L'espc1ienza acquisita dall'Esercito Francese ne i p1imi mesi del 19 15 di g1.1em1 cli posiz.ione sul fronte occidentale fu 1iversata a ciuello ira liano , c he ne trasse impo ,tanti lezion i cd ammaestmrne nti. Se l'appo ,to delle tnip pe francesi schierate in Italia nel 19 17-1918 a lla vittoria delle armate di Diaz fu inisorio, molto p iù imprntante fu il cont1ibuto fornito in campo tecno logico e in quello normati vo ta ttico che ispirò già alla fine del 1914 la prima istruzio ne italiana sulla moderna f,111erra d i tri ncc-a (Norme complementari a/J'içttuz ione sui lamri del campo di hattaglia) e la s uccessiva del maggio 1915 (Procedimenti per l'attacco frontale nella guerra di trincea in uso nell'fa·ercilo Francese), fino ai nuovi criteri ta ttic i introdotti nell'autunno 1918, che 1ivoluzionarono completamente il pensiero militare italiano (Direttive per l'impiego delle grandi unità nella dijèsa e nell'attacco).

" In cu i sc1viv,1no come volonr;1ri giova ni cti avven ire eom e John D os 1'; 1sso.~

c Frnc-st

Hcmingw;iy.

Che n e Lr.isse 11 11 g rande romanzo, Addio alle anni. che troppi storic i utilizzano come d ocumenro a ttendib ile sulla g uerra italiana. '·' Per q uesti rrohlemi e un quadro genernle della guerra italiana , cfr, Mario lsnenghi e C iorgio Rochal , I.a r.randf' <711f'n·a 19 11 - 1918. F:d. La Nuov,1 lt,di.;1, M ilano, 2000. Poi Ed. Sansoni, Mil,1110, 20M.


Ne/az ioni militari con la Francia nella Grande Guerra

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FLAVIO CAlmONE E fRANCESCO PREMI

ISTRUZIONI SULL'ACCAMPAMENTO l )I UN REGGIMENTO DI FANTERIA

Il presente contributo n asce dalla necessità di analizzare questioni cons iderale ingiustame nte minori e c he, in realtà, offrono una visione davvero s ignificati va d i alcuni aspetti d e lla vita militare in antico regime, ovvero la gestione logistica di un'unità di fanteria nel corso di operazio ni militari. L'opprntunità è data d al rinvenimento di un o pusco lo offc1to dall'a utore, ufficiale d i fanteria, ad un 'alta p ersonalità d e lla Sere nissima Kepubblica e legato alla sua esperienza condotta s ul campo nel corso delle o pe razioni lJellichc a cui aveva pa,tedpato. Un secondo o biellivo d el presente contributo è quello di fare una riflessione s1tlla necessità di condurre nuovi approfond imenti in archivi, musei e biblioteche s ul teITitorio nazionale in cons ide razio ne de lla dispersione cklle fonti. TI manosnitto stesso, rinvenuto presso la Biblioteca Militare Centrale, testimo nia quanto possano essere fo1t i le dispe rsioni di documenti . l Jn te rzo aspetto di approfondimento cons iste ne ll'analizza re le questio ni degli Stati pre unitari e, part.icolarmente, gli aspe tti relativi a lle loro forze arma te. T,a riflessio ne dell 'ufficiale in se1v izio sotto le insegn e del leone a lato conse nte di fornire un quadro di situazione abbastan za chiaro su qua nto vissuto da G iacomo Antonio Capello e che oggigio rno potreboe essere più semplicemente reso come applic,izio ne delle "lcssons learned ". Il lavoro è: s udd iviso in due p a tti: un'a mpia introdu zio ne storica curata d a Francesco Pre mi e la trascriz io n e con alcune note di commento a cura d i Flavio Carbone. INT1{0 D1 JZIONE STOl~I CA (Francesco Premi)

·l. ..J alli U fficialli che no n fosse ro illuminati in t:-il prop osito , mi sono prefisso d i l ineare un 'idea d 'Accampa m ento sotto le lend c per un Heggirnentto d 'lnfante ria, acciò d opp o esaminato e co retto d a Vostra Eccellenza servir

debba di lume a medesimi, col fondamento d 'essermi atrovato in atual Serv izzio n e lle deco rse g uerre del Piem o nte dal 1707 sin o al 17 12 ndlc


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Flavio Carbone e Francesco Premi

quali Campagne e bbi motivo d'aprendere qualche cognizione ncll'cspcrienze de frequenti Accampamenti in quelle Truppe•.

L'incipit delle istruz ioni sull'a ccampamento di un rep,gimento di fanteria c he nel 1757 il tenente riformato della fanteria della Repubblica Veneta Giacomo Antonio Capello invia al Savio di Terraferma Federigo Renie r docume nto rinvenuto da Flavio Carbo ne e pubblicalo dallo stesso nel lavoro qui di seguito proposto - chiarisce s ubilo l'oggello e la finalità di un s ingolare testo normativo s ulla real izzazione di un accampamento , in tutte le sue fasi di installazione e smante llamento. La s ua s ingolarità risiede, a nzitutto, nell 'oggetto stesso delle istruzioni, ovvero il campo reggimentale du rante una campagna cli guerra: evento raro, quest'ultimo , in un 'e poca in cui la .Hepubblica Veneta , gi::ì a vvia la verso il declino, si e.limo.stra sempre m eno prope nsa ad intraprendere campagne rnilitari; qu a nto al contenuto, l'a rgomento è estremamente specifico, e trallato in modo dettagliato quas i all 'eccesso: m a proprio per questo degno di allenzione .soprattutto nell 'ambito di stL1di specifici sulla log istica degli eserciti dell'epoca moderna , in una prospettiva comparatistica c he lo possa mettere in relazione con quanto di analogo era prodotto in a ltri co ntesti geografici italiani ed e uropei ne lla prima metà del .secolo XV 111. Il lesto offre, tuttavia , anche .spunti p iù generali .su divers i aspetti relativi alle armate venele di terra della tarda e tà moderna - argomenti trattati in pochi, recenti buoni saggi da Pierluigi Tambun'ini, Sergio Perini , Piero De l Negro1; d 'altra parte, il quadro che esso d e linea .sulla .situazione d e lle forze milirari della Se renissima negli ultimi decenni della sua lunga .storia è abbastanza chiaro, coere nle con quanto emerge dalle ricerche poco .sopra citate , e ricco di ulteriori particolari e de ttagli2. Il te nente Cap e llo, d 'altronde, s i dimostra assai sensib ile a problematiche già sollevate da riformato,i a lui coevi, o che di poco lo avevano preceduto , e da una certa parte d ella classe dirigente veneziana. Quando egli sostie ne d'essers i •atrovato in atua l Servizzio nelle decorse gue rre del Piamonte dal 1707 sino al 1712» sottolinea anche ch e in rali campagn e, nell'ambito de lla G uerra di Successione 1

P. DEI. NF.CHO, I.a miliz ia, in C.. COZZI, C.. RFNZONI, ;1 cura di, Storia di Vcnezia., VTI, l.11 Venez ia barocca, l{oma, 1997, rr '>09-53 1; S. PF.HINT, In sia/o dt?llr!forz -e armalt? della tcrmjérma ff/Je la 11el secondo Sellecento, in Studi veneziani, n. s. 2.3. Firenze, 1992, pp. 195-258; P. T AMRUIUUNI , L orRll11izz,.1z io1w mi/ilare 11e1wziana nella prima 111elà del Sellece1110, in Studi Venez iani, n.s. 5:5, PisaHo rna, 2007, pp. 155 235. 1 Per un inquadramenro sto rico di questo m om ento critico per b Repubblica Veneta , e per una pano rami,~ sui tc nt:tt.ivi di riforma de llo strumento militare della Sen: 11is,.;i111a si ved a F. PREM I, "Trad izione, mestiere, profC'ssio n('. l lfficial i e aristrxrazia militare in una citt,ì della 'J"e rrdle nna Veneta al tramonto d ella Repubblica", presente in questo vulu111e.


l,lruz ioni su/l'accampamento di un reggimento difanteria

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spagnola, «ebbi motivo d 'aprenderc qualche cognizione ne ll'esperienze dc frequenti Accampamenti in que lle Truppe•, dimostrandos i consapevole dell'importanza che gli scambi a livell o europeo - riconducibili all 'ormai n oto fe nomeno conosciuto come "internazionale aristocratica d elle armi" - rivestono in tutto il Seicento e buona patte ciel Settecento pe r la formazione professionale dei quadri militari'1. Destinatari delle Istruz ioni di Capello, corne si legge nel documento, sono d 'altronde gli ufficiali «che non fossero illuminati in tali proposito». L'autore e ntra dunque direttamente nel merito della questione con una implicita (e tuttavia s ignificativa) doma nda: gli ufficiali veneti possiedono la competenza necessaria per essere all'altezza del loro compito? Un problema c he, come sotto linea la storiografia più recente, affligge in tutta la sua urgenza gli eserciti veneziani sei-settecenteschi senza trovare adeguata soluzione: i vari tentativi di svecchiamento e d i ricerca di una maggiore professionalizzazione riguardano infatti per lo più carenze superficiali o secondarie . E in questo, ad onor del vero, sembra appare nteme nte cade re anche l'a utore, normando le fasi dell'impia nto cli un accampamento con istruzioni tanto ricch e di dettagli fino a sembrare anche troppo minuziose. Come vedremo, però, queste norme così specifiche sottendono una rara consapevolezza di una serie di problematiche più generali, te nute generalmente in poco conto - o completamente ignorale dalla maggioranza d egli ufficiali inferiori veneti. La riflessione del tene nte Capello - come s i rileva ne lla pa,te intJ·oduttiva - nasce da un 'esp erie nza diretta , sul campo, acquisita tra il primo e il secondo d ecennio del secolo XVlll: vale a dire n egli anni immediatamente s uccessivi ai conflitti seicenteschi (guerre di Gradisca e di Candia) che ved o no la Re pubblica di Venezia impegnata in Levante e c he, paradossalmente , gara ntiscono la Serenissima , quale apparente paladina della religione cristiana , da eventua li aggressioni terrestri da pane degli stati cnnf"ina nti in un'ottica di protezione del te rritorio che impone di "mantenere in anni lo Stato da Mar per avere in pace una te rra ferma " sempre più difficile da "presidiare in maniera adeguata"4. 11 te nente Giacomo Antonio Capello propone «per lume a qu e lli lJfficial li che non fossero arrogati in s i importante proposito,, - s ig nificati·' Si indi<.:a . con questo Lermin<', cp1<'i ti·nnmeno che caratteri zza il XVH e XVI II secolo ,, che in estrema sintesi co mporla la circolazione de i q uadri ufficiali dei , ari <:!sercili , formati da nobili p rov<'nic nti da tutta Europa, da una corte all"altr:1, cd alla fo rmazione di u11a sorta di '"dasse•· sodai<', l ':1ri ston,1zia militare , appunto, che varca i confini d e l p roprio stato e si clifI011de nel Continente. Per le pccu liaritil riscontrnhili nella realL,ì VC:!neta , ci pcrme11 h1mo d i rimand:1re anco ra a PREMI , ·T,-:,di zione, 111esliere, professione"', cit., passim. ' DEL NEGHO. La 111ilizia, cil. , p. 5 1O.


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Flavio Carhone e ri--ancesco Premi

vo che insista su queslo punto - una sorta di manuale p er l'allestimento cli un accampa mento destinato a un reggimento di fanteri a; ciò in linea anche se, per così dire, su scala ridotta - con gli stimoli inn ovativi che, dagli inizi del XVIII secolo, si stavano avviando nei grandi eserciti e uropei: si pensi, p e r fare un esempio, al manuale l'Esercizio militare d 'un battaglione armato di cavalli di Frisia, redatto nel 1703 da Alessandro Molin. Al tempo di Capello, il reggimento avrebbe g ià dovuto costituire anche pe r Venezia l'unità tattica fonda me ntale della s ua fanteri a, con una composizione organica come vie ne descritta dallo stesso Capello: «Un Reggime nto d 'Infanteria prima d i andare in Campagn a dovrà essere composto di undeci Compagnie compresa la Comp agnia delli Granatieri. Suposto le Compagnie fossero al n. 0 di 60 fa zioncsi effettivi». Ciò che Capello aggiunge nella già citata parte introduttiva e riprende, qualche pagina avanti, nel para grafo Pahisogno d'Aprestamenti pei· un Re~imenlo che deve .far campagna, concord a con le indicazioni emanate qualche anno prima da Johanncs Matthias von der Schulcnburg, ma resciallo te desco comanda nte delle fo rze ve n eziane, nel suo Hserciz iu militare-. «consistendo un reggimento d 'infanleria della Serenissima Repubblica in dieci compagnie, (no n compresa quella dc' granatie ri, qual si form a con sei uomini per compag nia del reggimento) sul piede di cenlo e più uomini l'una in tempo di guerra, e da ci nqua nta a sessanta in tempo di pace, coperte le compagnie da un capitano , un tenente, un alfiere, un sergente, e due capora li con un tamburo, e quelle de' graduali con il pi ffero•' . In rea ltà , nonostante la teoria vada in q uesta direzione, la pratica è altra cosa: "unità base dell 'esercito rimarrà invece la compag nia: gene ralmente forte di 50 uo mini , dipende da un capitano e , soltanto pe r ciò che rig uarda due compagnie comando pe r ogni reggimento, direttamente da un tenente colon ne llo e da un sergente maggio re"6 . La polverizzai.ione dei reggimenti sul territorio da un lato, e le frequenti vessazio ni da parte del "militare" sul "civi le " dall'altro, costituiscono a ltri due punti deboli che affli ggono le forze terrestri della Serenissima ne l XVIII secolo. D'altra pa ,re, come in un circo lo vizioso, il secondo problema tende ad essere risolto solamente aggravando il primo: nella seconda metà del secolo, infatti , "per ridurre il peso finanziario sulle singole comunità si accentua lo sfarina menlo de i reggimenti in p iccoli drappelli presidiari e la ridu1.innc della specialità ad ' M. G. CONTE DI SCHI rr.F.Ml\OlJR(;JJ , liserciz io mi/ilare e rr'WJla uni/Jersule del/ '!11/tml<'ria della I, p. 1, in TAM81 !RRI Nl.

Sere11issi111a R<'p11bblica di Venez ia, Ve11czia . Pìnl'lli , 1735; cap I. ·ory.t11lizza z ione ,nililare l'f!JU!7! ;1u u.1, 1·i1 , p ·173 '' TAM lllJIUUNI, l 'ur[!,lllli.Zza z ir, ,u, militare l'<'lll'Z Ìlllltl. c it. , p.J 73.


!•;truz ioni su/l'accampamento di un reg~imento dijànteria

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o rganici o rna me ntali , no nostante Schulcnburg ne conlinuasse a ribadire l'es trema impo rtanza e no nostante continua sse il diballito politico sull'argomento»7. E così, a nche i presidii sul territo rio e la g ià scarna logistica continuano ad essere a tticolati (o, pe r meglio dire , dis-articolati) per compagnia. Procedendo oltre nella lettura del testo del tenente Capello, s i no ta che le norme s uggerite - apparenteme nte rife rite a dettagli organizzativi di poco conto - in re altà superano il dettaglio stesso e si aprono a valutazioni di ordine ge ne rale. Nella Spiegaz ione detti seguenti Aprestarnenli, a proposito d i equipaggiamenti p e r la pre p arazione del rancio e la conservazio ne del cibo, come padelle e ram ine, Ca pe llo scrive: «a scanzo d i mo lti disordini ca usati dalla necessità, come il so,t ir d a l campo a danneggiare la campag na , molestare il Sudito ed anco darci a ll 'istcssa diserzione, o nde a ripa rro di s imili inconvenienti, et a nche p e r non ved e rli a consumar tulto il te rzo in un sol giorno e poi li a ltri patire , sar,ì clonquc ordinato che il terzo di tulli del ranchio sia consegnato a l c a po ra nchio, quale si lenirà apresso ùi ~e quella Mmuna di danaro suficiente per provedere a lmeno quella minestra ogni giorno, et il rimanente del te rzo lo consegnarà a lli Soldati medes imi , dovendo li Uffic iali delle proprie Compagnie vigilare s u questo impo ,tante proposito , che pure mo lto gioverà per la conse,vazione della truppa medesima». Jl vitto d eve essere quindi sufficie nte no n solo pe r evitare c he venga consuma to troppo in freua , ma anche per limitare le "spedizioni" ne lle ca,npagnc alla ricerca di qualcosa in più da mang iare: co1vées c he spesso divengono cviclenlemenle occasio ni di diserzione. Fino a poch i a nni prima delle Istruz ioni cli Capello, del resto, i soldati dovevano p rovvedere da soli a l lo ro sostcntamcnlo alimenlare, causando i proble mi be n no ti a l nostro tenente. È solo dal 1736, an cora su indicazione di Schulenhurg, c he il s istema ini zia a cambiare, c d è il capitan o di ciascuna compagnia c he dovrebbe ricevere denaro s ufficiente pe r provvede re al vettovagliame nto p e r i suoi u o mini8 • Anche l'approvvigio namento di materiali necessari alla vita a l campo deve essere però regolamentato: ccl a llo ra , scrive Capello , «essendo il Reggimento accampato li sarà provisto le g na pe r c ucinare e paglia per il riposso dclii Soldati e da Superiori d el Reggimento sarà assegnato il luogo ove d ovra nno a nelare a prove d e rci». Da particolari di appare nteme nte d i poco conto s i intuisce dun4uc una certa compe ten za di Capello su questio ni più gene rali (quali, ad esempio

' l vi ,

p n 6

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r. 225.

lv i,


J•lavio Garhone e Francesco Premi

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la gestione del pe rsonale, la disciplina , i complessi rappo rti con il te rTitorio che spaziavano dal da nneggiame nto delle campag ne alle "molestie" su i sudditi) sollevate in altre occasio ni da ufficiali di ben più chia ra fama : tra questi l'inglese Willia m C~ra ham c he - in servizio come generale d e lle milizie vene te - scriveva tra 1760 e 1761 a proposito delle annate di San Marco: -Come all'entrar nel serv izio n o n avevo alcun idea de ll a situazio ne sua d e plorabile, in cu i le trovai, così restai sorpreso in vederv i que' vizij e quei a bus i non conosciuti altrove, che talmente le d eformano e le o pprimo no c he non rimane loro c he il nome»9 • La situazione critica delle soldatesche venete, del resto, non e ra una novità se già nel 16/i 5 il capita no Giacomo Corner, ,ifcre ndosi alle ordinanze d el territorio veronese, sottolinea che •tutta questa è buona gente , e t ch e serve volentieri, m a che non ha molta attitudine n e lla d isciplina militare, diffetto dc capita nij che no n pratticano gl'cssercitij che si convengono»10• Il fa tto non meravig lia se è vero che, tra Sci e Settecento, "si trovavano soggetti a ll'obbligo militare solo i più miseri e disgraziati d 'ogni villaggio, riuscendo gli alt1i ad otte ne re pe r d enaro il riscatto dal servizio"11 • Lo confe rma anche un documento d el 1665 in c ui si consiglia ai vertici militari venezia ni -che no n fosse arollato sole.lato, se no n del Stato di Sua Serenità con fedi a ute ntic he , c he fossero tali, per levar l'occasione di un asilo di malviventi». Solo in questo modo «S. Sere nità ha vcrebbe un Corpo di Gente civ ile con poca spesa , che s i farebbe agguerrita , et ana ad ogni occasione, che p otesse succedere al Publico: dove hora rimane avilita dall'ozio e dalla necessità; con ciò li darebbe anco conaggio alli s udditi di Terra Fe rma d 'incontrare li pubblici impieghi con prontezza at a ns ia all'affetto ch e s i deve a l Servilio publico,.n.

• Archi vio d i Srnro d i Verona (<l'ora in po i ASVr), VIII Vaii, n. 35, Sc1ill1U-t' del (7enerale (,'rem 1760176 I , (a), p. 2. Alcuni d i 4 uesli problemi sono dovuti, prohahilmcntc, ad una mancanza rilevante nel l'cscrci10 veneto di una seri a organizzazione di tuni i srrvi zi che alLrove stanno da te111po accampa gnando le ar111ate di terra ; sono, qu este, carcmcc ch e- ·'appaiono ancor più sorpn:ndcnti alla luce dclk scelte sl.ralegiche della Repub blica: la nc urmlir~ po litica si accompagna al prevalere della di fes,1 swtic:i su 4 uella 111anovr,1ta, e quindi ,il rili evo <b l o alle opere fortiJìcale. (.)uesto dovrebbe garnnti rc i l ri torno, in tennì1ù opcr:11 ivi, degli invesl imc nli finalizzati al miglioramento d elle cond izio ni mntcriali degli uomini chiamati

a

presidia rl e. Come d iretta conseguen za ne sarebbe potuto deri va re L 1llcggcrimento di due

problematiche: i malumori delle popolazioni o spitanti truppe, caus,11e dai comport amenti di queste, e la croni~ 1 insuffìcicn7~1 di nuovi arru olali. Entrnmbi questi p rohl<'mi no n sono lipici del Settecento 111a c;uat t<'re di l1Jlta la strnia della J{epubblica da quando furono mossi i primi passi verso la Pianura Padana . ·on c'è dubbio ch e la penuria di uomini va lidi ~1pprcsenti il principal e ostacolo su cui tu tte le rifrnmc fìnir..umo per naufrngare", da T'AMBI JRRTNT , /. ·01-ganizza z io11e 111ilitare a,nezù.ma, cit., p . 185 . '" Nclaz io11i t.l<'i mttori /!('l'lt'li in Ten-afenna. I X, Podestaria e capilanato di Vero11a, ;1 c ura di GIO R-

G IO BORELLI e A.MFI.IO T AGT.TAFERRI , M ilano, 1977, rekizio11e d i Giacomo Cortwr, p. 406-407.

" E. CONCINA, f.,, trion/ànti e/ invillissime amiate tl(•11ete. Le miliz ie della Sert'ni,sima dal XVI al XVIII secolo, Venezi a. 1972, p . 19. 11 ASVr, archivio Pompei, p. 82 1, cc. 15- 1h.


Istruzioni sull'accampamento di un reggimento di fanteria

- - - - -- ~

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Ad un"analis i più attenta delle l\"lruzioni, no n sfuggono comunque altri e lementi. 11 documento sottende davvero una con sa pevolezza, da parte del l'autore, di limiti e lacune non indifferenti dello strumento militare veneziano: esse riguardano anche aspetti re lativ i a lla "quotidianità" - pe r così dire - della vita militare. Vale allo ra la p e na spendere qualche parola an che s ull e regole s uggerile per affronta re a lcune necessità pratiche: •D ovendo il Reggimento sogiornare qua lche tempo accampalo saranno forma te due cloache, e ques te alla fro nte del campo della lont;manza circa cento passi andanti, dis tanti una dall 'a ltra a misura che li Soldati abbino a essere a portata, e cli queste pure l' incombe nza sarà ciel Quartiermas tro farne dar esec uzione <.lalli Forieri e Guastaclori, con formar due profonde fosse , grossi palli e long he sta nghe a misura cli poter capire e soste ntare quatro o cinque p e rsona per cadauna». A questo propos ito è utile , ancora una volta, il confronto con il testo cli Tamburrini, laddove egli osserva c he negli anni Settanta del XVIII secolo "l'aspetto sanitario è affidato ad un ridotto numero di ospedali sparpagliati nel territorio", c itando in proposito a ulterio re c hiarin1c nto un docurnentu coevo: •incomprensibile pure è la ristrettena clegl'ospitali , la deficien za d e i requesti stromcnli alla loro cura, se sono inf"crmi, e la privazione talvolta degl'ajuti spirituali. Mormorano essi di continuo di non esser condotti a g ue rreggiar contro gli uomin i, ma contro la perversità de ranghi, e la medesima forza della natura , e pe rciò malcontenti, e dis perati, cercano tutte le v ie cli liberars i dalla loro schiavitù, disertando fino a Turchi, e preferendo il mcsticr di galeotto a quello cli soldato, tanto onorato e stimato a ltrove- 13. Un ultimo aspetto curioso rig uarda infine il pa ragra fo Proibiz ione alti Su/dati a condur in c;ampagna Donne et il m otivo: Capello tiene a sottolineare che «Sarà rigo rosarncnte proibito aJli Soldati il condur in campagna Donne di q ua lo nque s0tte, ne men la propria moglie, ecctuato la Vivandie ra e Lavandara a scanzo di sconce1ti che sog lio no nascere fra Soldati causati da queste, oltrcch e essendo il Reggime nto in marchia , trovando queste in quantità potrebbero ca usare lo nghi diffi lati , e facilmente rompe r la marchia della Truppa medesima". Si to rna dunq ue, alla fine , ancora alle osservazioni del gene rale Craharn, secondo il quale «non è il numero, o il coraggio, mal regolato, quanto l'ordine e la dis ciplina delle truppe che nelle baLLag lie d à la vittoria- 1·1• '-' Archiv io di Sr:1to di Venezia, Materie rai~Le n otabili, reg .1 86, le/lf'ra Fran zoni {J<.'r il cuuulicr Audn-•a. '/'rn11, 1771, citato in '[ AMBlJRRTN T, T. 'organizza z ùnu! 111ililt1re l)e,u1.:·da11a, ciL , p . 18./4 . 1

'

ASVr, VI][ Vari , n. 55. Scritture del Generale (,'n,m 1760- J 761. (a), p. 4.


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Havio C:arhone e Fra ncesco Premi

istruzio ni sull 'accampamento di un reggime nto cli fanteria (trascrizione di Flavio Carbone)

Premessa Molti docume nti ma noscritti sono custoditi in istituti di consc,vazione differenti dagli Archivi (sian o essi di Stato , delle Forze Armate o di a ltri organ is,ni). Nel caso in questione, il manoscritto è stato rinvenuto presso la C3iblioteca Mil itare Centrale ubicata presso il Ministero della Dife sa , ma inquadrata a ll 'inte rno de ll'Ufficio Storico dello Stato Maggiore d ell ' l•:sercito . L'opuscolo è catalogato come segue: III - 1 12. 11 numero romano fa rife rimento a lla categoria "Fanteria e s uo armamento", me ntre il numero a rabo ind ica la progressione numerica degli inserimenti ne lla categ oria seco ndo un o rdi ne cronologico 15. Il vol umetto si presenta in forma to A5, co n la cop e ,tina rigida in canone. Vi son o anche due fogli (primo cd ultimo) di risgu ardo. Sul primo è anno tato in a lto a destra a matita "Manos. N 11", mentre poco sotto è riportata l'indicazio ne "3/ 11 2 V I", probabilmente apposta all'atto della prima catalogazione dell'opera. Inoltre ne lla pagina successiva è stata a p posta l'annotazione manoscritta , databile un'epoca coeva all'introduzione nel patrimonio lib rario della biblioteca, probabilme nte per preparare la sche datura dell'opuscolo, "'l'cn . c;.iacomo Antonio Cappello - Istruzioni s ull'accampamento di un reggime nto di fanteria - Verona 10 giug no 1757" con l'appos izio ne cli un timbro ovale recante in caratte ri m aiuscoli "Biblio teca militare centrale - Sezione fili.]". Nota di commento Il testo propone una metodo lo gia di organizza z ione logistica dell 'accampa mento p er un reggimento di fanteria , ovve ro , q ue lla proposta da Capello sull a base dell 'esp e rie nza acq uisita s ul campo. Appare ne cessario stendere, s ia pure somma riamente, alcune considerazioni rela tiv e al contributo del tenente Capello. Un primo aspe tto rig uarda l'ordinamento che indiv idua l'o rgani zzazione di un re parto di fanteria. in p a1ticolare , s i prop o ne di n1ante nere il reggimento di fante ria s u dicci compagnie da 60 uomin i ciascu no , o ltre a lla compagnia di granatieri con lo stesso o rg a nico. L'orga nizzazione ge rarchica è un fatto re indispen sabile negli o rga nismi milita ri e d e m erge anche nel ca so in qu estio ne, attesa la precisa e puntua le " Le ca tegorie so no riporrnr<' in

1111

pieg hevole d i pre sentazione della b ib lio teca distrib u ito d a ll;i

s te,.-;.1, no nc hé re peribili s ul s ito inte rnet dell' Ese rcito :o ll 'url '111pJ/ww w .e se rcito .difesa.it/root/sro-

ria/ h il>lio mii d ispo.asp consultato il 13.05.2010.


Istruz ioni sull'accampamento di un reggimento di fanteria

4GJ

assegnazione d e lle posizioni degli atlendamenti degli ufficiali e della trupp a secondo schemi ben precisi (s i vedano le immagini allegate a lla trascrizione). Si possono apprezzare molto bene anc he le funzio ni assegnate nel l'ambito elci reggime nto di fanteria a singole professionalità qua li il sergente maggiore (inteso nel grado di ufficiale s upe riore assimilabile a l maggiore), il quartiermastro, i sergenti, i forieri con resp on sabilità be n attribuite ne ll'imp ianto del campo d 'armi e nella sua gestio n e. Nel testo, o ltre a parlare precisam e nte delle d is posizio ni da impattire alla truppa nel caso di accampamento durante le marce, e mergono numerose precisazioni che l'autore sente il dovere di fare n ecessa riarnente e c he consentono di avere un colpo d 'occhio sull'organizzazione elc i servizi logistici di un'unit-1 cli fanteria del livello di reggimento. Ad esempio, si ind ividuano puntualmente i materia li per il fabbisogno dell'accampamento o l'organizzazione della guardia a l campo o ancora descrive in poche righe l' uso dei cavalli nell'ambito del reparto, individua ndo quelli degli ufficial i e quelli d e l vivandiere. InulLre, la descrizio ne ddla strutn1ra del camp o è molto precisa con l'indicazione puntuale della dislocazione de lle di!Ic renti tende p er le esigenze elci servizi gene rali (guardia al campo, pe rsone arrestate e trattenute sollo custodia) e delle diverse categorie di militati e non presenti all 'interno di esso e dd differente trattan1ento loro rise1vato; ad esempio era rise,vata una te nda p er gli oboe, per i tamburi e i piffe ti, pe r i guastatori e l'armaiolo, oltre che per i cadetti, sergenti, cerusico e furie re q uesti ultimi tutti insieme. Categorie ben distinte anche tra loro son o quelle riconosciute del colonnello, del tenente colo nne llo , del sergente m aggiore, dei capitani e dei te nenti; ogni categoria di ufficiale doveva essere attendata in au tonomia, ovvero, sempre all'interno dell'accampamento m a ciascuno ne lla tenda rise,vata al r roprio g rado. Inoltre, il cappellano aveva anch'egli una sua "marchesina ". Pe r tutto quanto atteneva alla celebrazione dell a messa e allo svolgime nto delle p reghiere e ra no prescrilte le modalità pratiche che il cappella no doveva rispettare formalizzando la sole nnità de ll a santa messa second o un rituale che esaltava il reggime nto e i suoi sim boli esteriori attraverso la sistemazione dell'altare proprio nei pressi d e lle bandie re e appoggiandolo sui tamburi. Sotto il profilo alimenta re, vi sono p rescrizio ni p untuali su come distribuire il p e ntolame (cfr. par. Spiegazio ne d elli seguenti Aprestamenti) direttame nte a l "cap o rancio" per gestire l'a limentazione dei militari senza c he questi p otessero spendere tutta la sornma di denaro riservata allo scopo, consente ndo d i fruire di un pasto a l g iorno.


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Flavi o Carbon e e Francesco Premi

Una lìg ura inte ressante è qu e lla del viva ndiere. Nel testo s i pu ò ap prezzare una cetta compl essità del ruolo d i questo pe rsonaggio che non assolve le più modeste funzio ni legate a lle vivande assegnate piuttosto alla vivandiera, quanto gesto re de lla spesa dei vive ri, d ella c ustodia e distribuzione dei m ateria li di ogni compagnia (tra i quali le tende per l'accampamento). In realtà, i1 vivandiere può essere associalo alle attività di sostegno logistico delle singole compagnie. Emerge anc he la res ponsabilità amministrativa a carico dei singoli sold ati in caso di negligenza nella custodia delle armi lo ro assegnate (cfr. Spiegazio ne d elli seguenti Apre.stame ntD. Pe r la regolarità d elle attività di servizio, il le nente Capello prevedeva e spressame nte il divie to per i militari di po rtare con sé de lle d onn e nel corso della campagna bellica. In panico la re , si proibiva no n solo di p o rtare a l seguito donne cli "qual unque so11e" 1m1 la proibizione si este n deva sinanc he a lla propria moglie. l Jnic he eccezio n i consentite e rano d ate dalla vivandiera e dalla lavandaia .

Nota di trascriz ione Il testo, scritto di pugno in b e lla gra fia, è composto da una de dica, u na b revissima introduzio ne, l'indice e il testo vero e proprio per compl essive 23 pagine(] p agina di de dica, 1 cli pre messa, 2 di indice e 19 di te.sto (pari a 31 facciate scritte) e 5 tavole fuori misura . Si è provveduto a d inserire i numeri de lle pagine tra parente.si quadre. Per q uanto rigu arda la parte dello scritto conten e nte la dedica, l'introduzione e l'indice, sono stati riportati numeri romani assenti ne l manoscritto originale. Il manoscritto a nalizzato ripo n a a lcuni grafe m i che , nell a tras crizione , son o s tati mo dificali per re ndere il testo compatibil e con la forma grammaticale od ie rna . In particolare, il s imbolo "U " c he compare corre ntemente ne llo scritto è stato re.so con il grafema "V ". Ino ltre , la congiun'.l.io nc "e" ne l tes to orig ina le è marcata da un accento acuto , mentre ne lla trascri zione tale accento è stato elim inato. Ana logame nte la preposizio n e "a" che nel testo o ri ginale è marca ta da un accento g rave , nella trascri zio ne è riportata secondo l'uso corrente. Alcune parole rese g rafi ca me nte con la dopp ia vocale com e "sijno " so no state rese, secondo l'espressio ne corre nte, con la .sostitu zio ne della " j" con una second a "i" (siin o). Nel te.sto manoscrillo i cap ilettera sono indicati co n la le tte ra ma iuscola in colore rosso, me ntre nel corso della trascrizio ne si è reso unicame n-


Istruzioni sull'accampamento di un reggimento di.fanteria

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le con la maiuscola. Si deve osservare, inoltre, la scarsa presenza di segni d 'interpunzione con particolare riferime nto al punto a chiusura delle frasi. I pochi interventi sul testo, rite nuti m e ritevoli di segnalazione, sono indicati tra parentesi quadre, sia che si tratti di aggiunta che di correzio ne delle parole. In quest'ultimo caso è stata riportata solo la prima occorren za dell'errore, trascurando quindi di segna lare le s uccessive. Pe r quanto riguarda il testo, s i può osservare ch e ripmta la grafia di una so la persona; no n c 'è traccia , infatti , cli differe nti este nsori. Nel rnanoscritlo compaio no anche pochi errori cli trascrizione che s i possono notare ma , gen e ralme nte , poco rilevanti probabilme nte legati al passaggio dal lesto provvisorio riprodotto in hella g rafia pe r offrirlo in do no alla personalità ,1 cui è dedicato. 11 docume nto consente d i apprezzare l'uso di un italia no privo di puntegg iatura o comunque con un mod esto u so di quest'ultima stante l'assenza , s opra già descritta , d e i comuni segni di interpunz ione. La lingua italiana di cui s i è servilo l'este nsore sembra ancora risenLire d elle espressioni dialetta li d ei terrilori della Serenissi111a Repubblica cl i Venezia come si può osservare agevo lmente dalla lettura del testo. TAVOLA OELLE ABBREY IA7.TONI Accampam.to - accampa mento Capn. - ca pita no Coli.o - colonnello Con1p.a - compagnia Compatim.to - compatimento Devott.mo - devotissimo med.mi - medesimi osequos.mo - ossequiosissimo Keggim.to - Reggime nto Riff.to - riffermato [probabilme nte con il valore di raffcrmatol Servitt.e - .servitore sopra num.o - soprannumerario stess am.tc - stcssame nte, analogamente Te n .te - te nente Umil.te - umilme nte Umili.mo - umilissimo V.E. (o E.V.) - Vostra Eccelle n za


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Flavio Carbon e e Francesco Premi

All'lll.mo ed Ecccll.mo Sig.r Sig. r Pron . CoH.1110 Il Sig. r Jle rigo Renie r Savio di TF [TerraFe nnaJ alla Scritta [Scritt uraJ Affidato ne ll 'addlamata Cle menza dell 'E.V. oso umilia rle il pre sente libreLLo, a ncorchc tenuissimo, non solo d 'esserle o ffe rto ma di comparirle sullo [sottol a bcgnignissimi riflessi. Nulll)adime no bramoso di p oter giovare con questo alli Ufficialli che non fossero illuminati in tal propo s ito , mi sono pre fisso di lineare un'idea d 'Accampam.to sotto le tende p e r un Reggin1.to d 'lnfanteria, acciò doppo esaminato e co1frletto da V.E. servir debba di lume a mcd.mi, col fondamento d'essermi atrovato in atltJual Setvizzio nelle decorse guerre del Piamontc clii 1707 sino a l 1712 nelle quali Campagne ebbi motivo d 'aplpJrendere q ualche cognizione nell'cspcrienze de frequenti Accampamenti in quelle Tmppe 16 . Con tale riflesso donque non sembran'i disdicevole a li' Anima grande dcU'E.V. la quale va adoma di ogni Eccelza virtù e di una incomparabile magnan imità, che ardisco dedicarle questo picciolo parto di mia ins[s)uficienza, pone ndolo all'o rnhr.1 del sovragran<le Patl"ocino cli V. E. suplicanclola riceverlo per un p iciolo trihutto llJ in os[slequio di mio d overe, lusingandomi conseguirne non solo l'agra adimcnto come immc1itato, m a ben.si generoso il compatim.to. Felice però mi chiamarci se di tanto potessi assicurarmi come ve ngo assicurato della Summa Begnignità dell'E.V. otten e re un grazioso perdono, nonc he umil.tc bacciandoli il lembo della ve nerata vesta, m 'insignisco dell'onore spcccioso d 'essere O.V.E.

Verona lì 1O Giugno 17 57 Umili.mo Devott.mo ed Osequos.mo Servitt.e Ten.Le Riff.to Ciiacumo Ant.o Capello della Comp.a Capn . Gio Batta Cialli lUJ Breve e facile metodo pe r ben disseg nare il cam po a un Reggime nto d 'Infanteria c he d e ve far campa gn a , con tutte quelle regole necessarie con le q ualli si dovrà conte ne re p e r ben formarlo , e questo per lume a q ue lli Ufficialli c he non fossero arrogati [capaci) in s i impo rtante p ropo sito. Un Reggim .to d 'Infanteria prima di andare in Campagn a dov rà e ssere composto d i undcci Comp.e com presa la Comp.a d c lii Granatieri. Suposto le Comp.e fossero a l n. di 60 faz io ne ri e ffe ttivi dovranno e ssere pronti e dispensati tutti li Apres lam e nti come a carte 3 fTTTl. 0

'" li r i ferimento è· alle pr ime fasi dc li~ g u er ra d i su ccessio ne spagn o la .


istruz ioni sull'accarnparnento di un reggirnenlo di fanteria

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indice Della p o liza de scanzi, come devono essere formale le Comp.e di un Reggim.Lo d 'In1anteria che deve far campagna a C. Del fab[b]isogno d 'Ap[p]reslamenti Spiegazione delli Aprestamenli Dcli' Agg iutante [Aiu tanteJ del Regg.to per dover ricever in consegna, e consegnar ripartitam .te li Aprestamenti alle Comp.e Delle baradclhe d elli Soklali per doverle numerare e come Più pe r ordinare la g uardia del campo , prima dell'intrapresa dclJa ma rc hia [marcia] del Reggim .to Più p e r l'ordinazione della marchia dell 'occupaggio lcquipaggiol, tanto delli Ufficiali quanlo delli vivan d ie ri Dell 'Armo d elle sentinelle dell a guardia del campo e loro sitto [sito] Dcll 'Armarollo [armaiolo] e Cuastadori Dclii l Jffi ciali per il loro bisogno di cavalli De lli viva ndieri e loro bisogno di cava lli Del Quarlicrmastro come deve contenersi per l'csten zione d el campo Del m ed .mo come deve dissegnar il campo al Reggim.to Delli Forie ri come devono ricever il lerreno dal Q uattie rmastro Più ove devono piantar li fasci per poggiar le Anni li Soldati Delli doc.leci passi anda nti d i terreno vacante c he rimane in centro :-1 c he <leve servire

2

3 4 6 6

7 7 7

5 8

8 9 9 9 13

15 [ IV]

Del te rreno vacante di quat[t ]ro b arache che riman e in cen tro a c he d eve servire Pro ibizio ne alli Soldati a condur in campagna Do nne e t il motivo Intra presa della marchia del Reggim.to Pianta del Reggim.to in figura cli parada a lla fro nLe del campo Del far m a rchiare le Comp .e nel loro te rre no d el campo Pianta delle Comp.e nel loro lerreno del campo De l l'ar radrdloppiar le rig he d elle Comp.e Pia nta delle Comp.e in stato di entra re ne lle loro contra de del cam po Del far e ntrare le Comp .e nelle loro contrade del campo Pianta delle Cornp.e e ntrate ne lle loro conlradc d e l campo

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Flavio Carhone e Francesco Premi

Avfvle1iin1cnto e comando del Sargentc Maggiore nel far piantar le barachc Del fa r pia nta r le barache Del far levare le barache in alto tutte in un tempo De ll i Cadetti , Cerusico e Forie re in che baracca d evono stare Delli Padiglioni dclii Ufficiali Subalterni e loro sillo Delli Padiglioni dclii Capitani e loro sitto Della Ma rchesina elci P.e Cap[p]ellano e suo sitto Delle harache dclii Servitori e loro sitto Pianta del Campo formato

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25 25 26 26 26 26 33

[V]

Delli Sargenti pe r formar due Ro lli, sua regola e come Del P.e Capellann ove dovrà celebrar la S.a Messa, e così la sera far le pre ghiere al Hcggim.to Della scorta di quatro barilli di fi seche per il l{cggirn.to Oehirn delle Sentinelle ne l passar Soglglclli riguardevoli all a fronte del Campo De l PiclcJhe llo del Reggim.to De lle Bandiere come d evono essere ricevute, o spedite nel Padiglion de l Coli.o Delli Forieri 4uando devono coprir, o scoprir le Armi Delli Sargenti 4uando devono far assiugar e polir le armi dalli Snidati Delli Tamburi per li soliti tuchi [tocchi] di cassa Della prov[v]ista di legna per cucinare , e pag lia per il riposso del li Soldati De lle Cloache De l levar Campo

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31 32 32 32

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35 36 [Vl]

Della Poliza de scanzi17, come deve essere formata la Comp.a di un Reggim.to di Fanteria che deve far Campagna. Le comp.e indispcnsabilm .te dovranno essere tulle a un med.mo numero e se ciucstc fossero al n. 0 di 60 fazin nc ri effctltlivi, le med.me ' l'olrehhe essere reso ronic la '·pianta organi<.:a-. imcso comr srhcda delle posizioni organ iche, d r. Vocahob ri o Tn.:'cc111i , po lizza , ad vncem.


Istruzioni sull'accampamento di un re,_1~gime11to di fanteria

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dovranno essere secondo la presente Poliza de sca nzi, e d a questa forza sarà formata la. Comp.a d elli Granatieri - cioè l Capo di Comp.a 1 Tenente 1 Alficr 1 Capcllan - n e lla Comp.a Coli.a l Cadetto 1 Sarge nte 2 Caporalli 2 Ta mburo e Piflf]ero 1 Foriere 1 Cerusico e barbiere 2 Vivandiere e Camerata 1.__con li Ufficiall i 18 Scanz i 66 Jo'a.zioneri Il i 84 ln Rollo

Fabisogno d'Aprestamcnti per un Reggim..to che deve far campagna 3 Padiglioni per li Respetivi Scg.ti graduati 7 Padiglioni pe r li Capitani la Marchesina p er il P.e Capellano 10 J>acliglioni p e r li Ufficiali Subalte rni 176 Uarache per li Soldati 352 Stanti 18 176 Travcrzi 19 22 Fasci per poggiar le Anni 22 Mante lli di tella incerata per coprir le Armi 22 Ba nd ierolle per li Forieri 10 Zaponi 10 11a.dilli 132 Kamine 20 con coperchio 180 Mana.rini 21 per li Soldati e Ciranatieri '" Sostegno, s upporto per la te nd :i , cfr. Vocai>obrio Treccani. ad /IOCt'III. Trave necessaria a costruire la 1c ncb, cfr. Vocabolario Trecrnni, 1mvcrso, ad t'oce111. 20 Pentolame di rdrne. cfr. Vociholario Treccani, {./ti /)()C<'III. '' Attrezzo p olivalente - :, rma bianca in uso si110 al XVIII secolo s11I mo d e llo del messere tedesco o anche grosso coltello da lavoro, cfr. Voc:ihobrio Treccani. mallllaia , ad ,,ocem. 19


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Flavio <:Ctrbone e l ·i ·ancesco Premi

4 Manarcu per li Guastadori fil numero riportato sul foglio è il 3; è da rilevare che il 2 no n è stato riportato probabilmente per un mero errore]

Spiegazione delli seguenti Aprcstamenti Li fasci che dovranno se1vire per poggiar le Armi de lli Soldati , saranno dell'altezza di sci piedi, avranno a l disotto della summità circa un piede , la crocie ra della longhezza di m eso fmezzo] piede Li Ma ntelli che dovranno setv ire pe r coprire le Armi saranno di tc lla incerata e fodlcJrati dell'altezza di piedi cinque. Le Bandicrollc che devon o serv ire al li , . orieri p e r dissenare [disegn are] il campo. L'asta d ella rned.ma sarà piciola della longhezza di cinque pie di , e le handicrollc saranno del colore secondo la di visa del Reggim.to de lla grandezza d i un fa:d zJo letto. Li Zap o ni e badilli non d ovranno essere troppo p esa nti, mentre dovranno essere po rtati dalli Soldati in marchia p er prevalersene in molti incontri soliti a sudckdcre. Le Ramine che dovranno servire per cucinare, saranno della gra ndezza di pote r capire [conten ere] quella minestra o altro c he volessero cucinare il ranchio di cinq ue Soldati , il coperchio della me d.ma sarà in 1ìg ura d i cassarolla o padella , della grandcn.a che possi capire la s ummità d ella ramina mcd.ma; e queste ind is pe nsabili a scanzo di m o lti disordini ca usati dalla n ecessità, come il so,rir dal campo a danneggiare la campagna, molestmc il Sudldlito ed anco darc i all'istcssa diserzion e, o nde a riparro di simili inconvenie nti, et a nche p e r no n vederli a consumar [41 tutto il terzo in un sol giorno e poi li altri patire, sarà clorn.Jue ordinato che il te rzo di tulli del ranchio s ia consegnato a l capora nchio, quale s i tenirà apresso di se quella s umma di danaro sufftlic ie nte per provlv]e de re almeno q ue lla minestra ogni giorno, et il rimane nte del terzo lo con segnarà a lli Soldati med.mi, dovendo li Ufficia li delle proprie Comp .e vigilare su questo impo rtante proposito, che pure mo lto gioverà per la conservazione della truppa mcd.ma. TI Hegg.to sarà prov[v]isto cli un Ann arollo [armaiolo] acciò da questo abbi no sempre essere tenute le Armi abili al Pub lbJlico Servizio, dovendo li Soldati p agar le fature [s pese], quanto però le rotture divenissero per la 12

Attrezzo da bvo ro impiegato Jai soldati che svolgcv:ino le funzioni oggigiorno attribuite a i repa11i del gen io . Prohahilmcnre assimilabile alla 111anaiuola, owcro, ;orncse di scopo che serve a collegare . e tenere ben soda la tcrr;i n elle fort ilì cazioni che s i fanno di ci11csta rn;itpfr1, d'r- 1;r:11 w Psco Cardinali, T)izio nario de lla lingu:1 italiana, Napol i, Domenico Ca passo Lib raio-Editore, 1Wi2, ad IJOCt'/11.


lslniz ioni sull'accampamento di un rep,,.({i1ne11to di jànteria

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loro trascuraggine, dovendo (Juesto farmaiolo] essere rimesso sopranum.o ne ll a Com p.a Coli .o e in caso di marchia po rtarà suoi ordegni al Vivandiere d d la Comp.a d elli Ciranatieri, dal 4ualc p o i saranno trasp01tati d a un campo all'a ltro. Pure il Reggim.to sa r,ì provis to di quatltJro Gu,1stadori , essendo pure questi necessari in molti incontri soliti a suced e re particolarrn.te nelle m archie, stessam.tc questi sara nn o rimessi nella Comp .a Coli.o pe r sopranu l5J me rari. Le barache d clii Soldati dovranno essere tu tte nu me rate, cominciando dal numero uno sino compreso il numero quatordcci, dovendo quelli Soldati che in quella sono destinali durante la cam p agna abbino sempre a rrender la sua e no n a ltre, e ciò a scanzo cli confus io ni o contese fra essi, av[vlertendo che le d ue barache del n. 0 13 e 1'i dovranno servire per li viva ndie ri. L'Aiuttan te del Reggim.to ricever::ì in consegna tutti li Arrestamenti arparte nenti a lii Snidati , per poi doverne far la consegna ripa ttitarnente alli Sa rgenl i del le Comp.e con la regola seguente Consegna rà a cada un Sargcntc come segue H Barac he p e r li Soldati 28 Stanti I/i Travers i 2 rasci d elle Armi 2 Mante lli r e r coprir le Armi 2 11andierolle 12 Ramine con coperchio 12 Manarini 1 Zapon [zappone! [6] 1 Badille 0 Consegnarà al Sargcnte delli Granatie ri l' inticro n. de lli 60 mananm, dovendo po i e.i.o Sarg.tc consegna rne uno pe r caci.o alli (~ranatie ri Consegna rà al Sarg.tc della g ua rdia del campo 10 Barache 20 Stanti 10 Travers i Con segna rà alli Guastatori le 4 Manare L'Aiuttanrc mccl.mo dovrà ordinare la guardia al campo r er te mpo a fine che il Sarg .tc Magg.e no n abbi a s pe ttare qua ndo dovrà far entra re il Reggim.LO nd campo, mentre detta g uardia al tucco [toccol del seratruppa [scrrarrnppal dovrà marchiare in centro Jel campo.


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Flavio Carbone e Francesco Premi

L'Agg.te stesso sarà consapevole per qual parte dovrà il Reggim.to intrapre ndere la marchia, pe r dover o rdinare al circolo d e lli Sarg .ti p e r l'intrapresa della mcd .ma tanto per l'equipaggio de lli Ufficialli, che dclii Vivand ie ri.

4 1 1 1 1

Armo [armamento] di Sentinella della guardia del campo e loro sitto La guardia del campo arma rà sentine lle come segue una per angolo del campo al Padiglinn del Coli.o e Bandie re , anche con li Cad e tti in centro a lla custodia d elle Bandie re et Armi alli sequ estrati se ve ne fossero a lla mo nizio ne della Polvere

[7]

Delli Ufficialli per il loro bi-.ogno di cavalli. Li Offic ia lli saranno prov[v]isti del loro bisogno di cavalli tanto per cavalcare quanto per il trasporto del loro e quipaggio (quando p e rò il Prencipe non somfmlinistrasse il bisogno di Carfrliaggi) così pure lo stesso fa rà il P.e Ca pe lla no. Tutte le Comp.e saranno proviste d i un viva ndie re qua lli pure saranno provi.sii di due cavalli, uno de quali li sanì a spese d e lla propria Comp.a e di questo d .to vivandie re dovrà servirsene per il trasporto delle barache della propria Comp.a d a un campo all'a ltro d ovendo mantene rlo di tullo , e perciò potrà anco prevale rsene p er proved ere vino e com[m]cstibili per la Comp.a s tessa . [SJ Del Quartierma-.tro come deve contenersi per l'estenzione del campo. TI Qua rtiermastro di tempo in te mpo dovrà sapere il degrado delle Comp.c , per dover regolare in ogni tempo l'accampameno , con acresscre o d imi nuire il te rre no delle contrade, avertcndo di n o n todclar ma i il s itto che devono occupare le barach e , ma se,npre regolarci a misura d e lle file dclii Soldati , compu tando ch e la fro nte d 'ogni filla deve occupa r un sol passo a nelante cli terreno, e ciò per no n vedere l'esle nzione del campo più a ltra o più bassa d i qu ello sarà il Reggim.to in fig ura di parada , regola ndo tanto il su o spazio quanto que llo dell i Forieri a fine che il tutto vengh i sempre eseguito con la b uona regola. Trovando le Cornp.e aum e ntate o diminuite , p ure addres[clerà o d im inuirà il nume ro d e lle h arachc a misura del puro bisl>lg l11u ddli Soldati.


istruz ioni sull'accampamen to di un reg~imento d i fanteria

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De l mcd .mo come deve disscgnar il Campo per il Re ggim.to Prima si p rocederà cli un s pago fo rcino della longhezza di passi andanti n. 0 232 col quale se ne dovrà servire per distribuire il terre no alli Foni eli. r91 Segna rà il su o sp ago con picio lc pcze di co lo re inlo rdate nel med.mo , principiand o a lle due teste del spago rne d .mo e Lermina rà in ce ntro. Prima scgna rà il terreno pe r il Fo rier delli G ranatie ri, ch e saranno solo dieci p assi a nd a nti per pa1tc, e poi a vinti p ass i inlarderà una peza c he ta nti passi deve avere la fronte d 'ogni Com p. a , q uando però fosse ro al n. 0 di 60 fazione ri e ffc tivi posti in ordinanza con il 3. di fondo. Li Porie ri s ara nno p rovisti dclii loro sp aghi co n li q ua lli dovranno rice vere il terreno dal Q uartie nna.stru et anco p e r d o ve r d is.seg nare il campo p er la prop ria Co mp.a TI Forer delli C~ranaticri sarà provisto di q ualro s paghi, cioè li due primi s ervirann o p e r riceve re il te rre n o dal Quartie rmastro che saranno so lo d e lla Jo ng hezza d i d ie ci passi, e g iusto p er m eso lm ezzoJ di tJ Uesti inlord e rà una pez[zla c he a ta li se gni dov rà poi pian tare le l>a ndie rolle, e li altri du e saranno de lla lo nghezza d i p assi q uarant,1 e fa rà co me q ui sotto si d irà clc lli altri forie ri. Li altri Forie ri sa ra nno provisti di tre sp ag hi, c ioè il primo sarà della long hc zza di p assi vinti, co l quale dovran no p o i ricevere il terreno dal Q ua rtiermastro per la propria Comp.a e a cinque p assi d istante dalle due su rnrnità inlo rcle rà una peza, ch e a talli segni d ovran no po i pia ntare le bandicrollc [10]. Li altri d ue spagh i sara nno de lla longhezza d i passi q ua ranta dovendo q u esti serv ire p e r clisscg narc il cam po per la propria Co mp .a ; e d istante d a lla p rima su nu nir,ì sette passi inla rd e rà una peza, qual terre no dovrà serv ire pe r p ia nta re le barache che de vo no far facia alla cam pagna, e do ppo a og ni cinqnc passi inla rdcr:1 una peza sino a l n u me ro d e lli se i segni , compreso p e rò il segno della baracca ch e d eve far faccia a lla cam pagna , e p o i dall 'ultimo segno in lardato a otto passi dis tanti, che sarà l'altra su rn mità cie l spago , pianta rà un paletto , q ue sto te rre no d ovrà servire pe r rego la a lli forie ri, che in q ue l sitto d ovra nn o essere p ian ta te le l>arache delli viva nd ie ri , e t il fori e re de lli G ranatieri farà Jo stesso a lli due s paghi di passi 40. Essendo il tutto esegui to con q uesta regola , e t avendo il Q uartie rmastro ordine d al Mastro di campo dover anelare nel tal luogo a dissegnare il campo p er il p roprio Reggim.to farù chiamare a se tutti li forie ri, con Je loro Anni , Brisacca e hand ierollc, unitam .tc andarann o ne l luogo prescritoli. G iunto c he sarà il Qua rtie rmastr o con li forie ri nel lu ogo stabilito , farà tirare il s uo s pago sul terren o facen d o lo assicurare b e n Lira to a due p alct-


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Naoio Carbone e Francesco Premi

ti, doppo c hia me rà il fnrie r dclii Granatieri alle du e teste con assegnarli il suo terreno , e p o i in segu ito su la dritta chiamerà il forie r d ella Cornp.a Coli.o e così su la s ini stra que llo d e l Ten.te Coli.o l11J et in seguito alle Comp.e c he toccano p e r a nzia nitù da lle due teste s ino in centro. Il terreno vacante di passi clodec i c he rima ne in centro dovr:cì se rvire pe r p ia ntare le segue nti barache cio è 3 Barache per li Soldati di g ua rd ia a l ca mpo 1 per li sequestrati 1 pe r Tamburi e Pife ri 1 pe r il concerto d e lli Oboe 1 per li G uastatori e t Armarollo Dette harache p ure dovran no essere tutte numerate, cominciando ch1l numero quindeci sino compreso il nume ro vintiquatro. Li Forieri nel ricevere che farann o dal Qua1tiermastro il te rre no t irerann o il s uo spago di passi 10, e così p ure il forier delli Cranaticri li due s paghi di passi dieci, sul terreno che il Quartiermastro li comandarà , co n assic urarli a due paletti ben tirati, e clo ppo pia nteranno le hanclicrollc gius to all i segni inlordati, e ciò per a ssic urare il d.o Q uartie rmastro d 'aver ricevuto il terreno per la propria Comp.a , e doppo alach eranno li altri due s paghi cli passi 40 al pie d e delle bandierolle tirandoli sino in coda ciel campo con assicura rli stcssam.tc a due p:1lclli , averle ndo che alla coda d el campo non si ino ne p iù larghi ne più s trelli di ciuell o sono alla tesla , in tal caso il Quartiermastro farà trasportare il suo spago in questo sillo a fine che [ 12] le distan;r.e d elle contrade veneghino lris ultino] ug ualli, come d o ppo il segu e nte capitol o s i dirà , e poi piante ranno un pale llo pe r o gni segno ne lli med. mi , detti paletti dovranno servire p e r regola a lli Sold ati che in ciue l s itto dov rann o p ia ntare le loro ha rache . TI Qua1ticrmastro, distr ibuito che ;.1vrà il terreno a lli Forie ri farà tras p o rtare il suo sp ago ciuatro p assi a ndan ti cli fronte fa cendolo assicurare come prima , dovendo ciuesto se rv ire p e r reg ola a]li forieri di piantare li fassi [fasci] dell 'Armi , e subito li forie ri pianteranno due palc!ti giusto b linea m ed .ma, avette ndo che q uesti devono essere p iantati giusto per mes o alle barache che devono far facia a lla campagna. Novamente il Q ua rtie rmastro farà rraspo1tare il s uo spago in co da del campo facendolo me d esimam .re assicurare come prima distante o tto passi dalle ultime barac he dell e Comp.e , pure ciuesta linea dovrà servire p e r regola alli forie ri a d ove r piantare due paletti g iusto la line a mccl.ma , a verte ndo s iin o piantate nell'istessa regola di quelle delle Comp.e d ovendo pure far fa cia una all'altra .


Istruzioni su/l 'accampamento di un reggimento di fanteria

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Li Forieri p ia nteranno li fasci dell 'Armi nel sitto come di sopra s i è de llo a C.

13 [131

Proibizione alli Soldati a condur in campagna Donne et il motivo Sarà rigorosame nte proibito alli Soldati il condur in campagna Donne di qua lo nque sorte, ne me n la pro pria moglie, ecctua to la Vivandiera e Lavandara (a sca nzo di sconcerti che sogliono nascere fra Soldati causati da queste, oltreche essendo il Reggim.to in ma rchia, trov,md o queste in quantità p o trebbero causare long hi diffil ati [eccessivi allungamenti del re pa n ol, e facilm.te romper la marchia della Truppa mcd .ma. ll 1J Intrapresa della marchia del Reggim.to per portarci a) Campo Il Sarg.te Magg.e farà intraprendere la marchia in tìanco al Reggirn.to in iìg ura di parada, e nel presentarsi al campo lo piantarà più vicino che sarà possibile con la schena rivolta alli fasci dell'Atrni, e ne l med.mo te mpo li fo1ie1i d 'ogni Comp.a si porteranno fra le sue due handierolle, per segno al Sarg.tc Magg.c che alle Comp.e , che q uelle sono le contrade che devono entrare. 1151 [161 Del far n1archiare le Comp.c nel loro terreno del Campo lJ Sarg.tc Magg.c frmì fare a dritta e Assinislra alli due ripani de l Reggim.to, cioè il riparto della dritta far,ì Aclritta e quello della sinistra farà Assinistra Coma nd i Adritta e Assin istrn Ma rc hia - - - - - con il scratruppa Le Comp.e m archie ranno a portata delle lo ro contrade, e nell' istesso tempo li l Jfficialli e bassi Ufficialli marchieranno alle loro re pe ti ve lrispettivel Comp.e, e g ionte che saranno li darà il Comand o Alto Fronte ll 7J

l18J Del far rad[d]oppiar le righe delle Comp.e D ovendo il Sargente Maggiore far e ntrare il Reggim.to nel campo, o n.lin arà a lli Sargenti dover subito divide re le loro comp.e in quat ro riparti . Essendo le Comp.e d ivise in quatro ripa1tj il S.M. fad radoppiare <.bili due riparti delle alli ralil d 'ogni Comp.a li due riparti elci centro e giunti che saranno li darà il co mando di Comandi Alto, e fro nte avertendo che il radoppio de ve essere fa tto in a vanti e non all'indie tro


476

Flavio <-:Ur hone e Francesco Premi

Adriua e Assinistra A questo comando li ripatti d e lle al li fara nno il qu a,to di giro verso il centro della Comp.a Marchia Gionti che saranno 1i darà il coma ndo di Alto Fronte [19] [20]

Del far entrare le Comp.e nelle loro contrade del campo Il Sargente Maggiore darà il seguente comand o al Reggim.to Meso [mezzo] giro adrilla Marchia Al cornando di marchia si farà ba ter il seratruppa da tutto il corpo de ll i Tamburi, e questi bate ndo veniranno a unirci in centro al campo, e q uando il Sarg.te Magg.c li farà desis te re di bater poggieranno le loro casse in telTa (ecetuato quello che è apresso al S.M.) ne lla linea delli fasci delle Armi in f"o rma <li p eram i<la [pi ramide). Nel bater d e l de tto scratruppa, li Uffkiali ch e sostentano le Band iere rimaneranno con le med. me in centro elci campo, ch e pure si trovera nno tutti li Cadetti, e ne l te mpo stesso il S.M. orclin arà a quelli che sono s tati comandati pe r la guardia del cam po dehino so,tire dalle loro righ e e rid urci in centro, e gio nti che saranno , da l Sarg.tc sarann o posti in o rdinanza al solito, e vole ndo p oi il Comanda nte far poggia r le Anni a terra a cl.a gua rd ia le Bandiere saranno poste apresso le casse delli Tamburi in custodia d e lla g uardia e Sentinella [21 ] Al s udetto comando di ma rc hia li Soldati d ifil e ranno p e r q uarti cli righa principiando dal centro d 'ogni riga r::icoglie ndo verso le alli cosichc vcng hino a formar d ue linee, e gio nti c he sara nno si darà il comando d i Alto Fronte faranno facia una linea verso l'a ltra e li C-ra n atie ri faranno facia a lla cam pagna (22] (231 li Sarg.te Maggiore farà poggiar le Armi a tern alli Soldati q ua lli subito andaranno dal vivandiere a pre ner la loro baracca p o rta ndola ne l s itto ove lh]anno poggiate le Armi a terra, che vi sarà il paletto pia ntato dal foriere, a questo segn o dovranno distenderle in terra, con m ete rvi il traverso e stanti lasciando ogni cosa in terra be n agiustata e pronta stando atenti al comando de l S.M. a doverle levare in alto, e sarà p a rticolar attenzio ne dclii Sargenti far che queste vcng hino p iantate in linea re tta e non di scalembro.


Istruzioni s11/l'au;am/Jatnento di un reggimento dijtmteria

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Subito che iJ Reggim.to sarà pronto e che ogni cosa sia con il buon ordine, il Sarg.le Magg.e darà l'avertim e nto e comando a l Reggim.to dover stare ::1ttenlo a l Rullo del Tamb.o per d over levar le barache in alto e immedia te con li pale lli picioli tirarle a segno e t assicurarle r241 li S.M. farà bater il rullo dal Tamburo, e darà tempo che li Soldati possino operare con la buo na regola Avendo il Rcggim.lo te rminalo di piantar le barache il S.M. farà rapellare dal Tamburo acciò li soldati abbino andare a lle loro Armi e li com a ncbrà come segue Comandi Ricuperate l'Armi Fuc il in spalla Adrirta e Assinistra - - - ve rso la fronte del campo Ma rc hia - - - - si fanì bater il scrntruppa A questo cormmclo è: tucco del scralruppa li Soldati difile ranno a poggiar le Anni a lli loro fa sci clic li sono a portala e non all'altro, e ciò per n o n ved e rli inc rociare o fa r confusione , e doppo .s;c1ra nno lice n ziati per anda re alle loro barac he In ce ntro d e l Campo rimanerà il te rre no vacante d i quati-o bmache , de tto te rre no dovrà servire per lavora re , l'Armarollo e Guastatori l25J Schema di accam pa me nto in te nda p e r un reggime nto di fante ria lvedi tavola in allegato Bl

Delli Cadetti, Cerusico e Foriere in che baracca dovranno stare Li Cad e tti ch e fosse ro ne lle Comp.e d ovranno stare ne ll e ba rachc dell i Sargenti, ch e saranno le prime su la dritta delle c ontrade in facia a lli fasci de lle Armi, ch e p ure nella me dcma vi starà il Cerusico e Fo rie re. Li Padig lio ni delli Ufficiali Subalte rni sara nno p ia ntati dista nte dalle barac he d e lli vivandieri dieci passi, ave rte ne.lo c he d evono far faccia al la contrada della propria Comp.a quaHi d ovranno sta re tutti d ue assieme . Li Padiglioni delli Ca pitani dov ranno medes imarn.te essere piantati distante c.lalli Padiglio ni de lli Subalterni dieci passi, pure a portata della propria Cornp.a La Marc hesina d el P.e Ca pellano sarà pian tata in centro ne ll'istessa linea di que lli de lli Capitani Li Padiglioni dclii Re.spelivi Sig.ri Grad uati saranno piantati secondo il loro respctivo rango d istanti dalli Padiglioni delli Capitani dodeci passi, cioè li d ue primi a portala d e lle lo ro Comp. e, e quello del S.M. in Centro r26] [27]


478

Flavio Carbo n e e Francesco Premi

Li Sargenti indispensabilm .te formeranno due Rolli p e r la duranle Campagna, cioè uno dovrà sc1virc per comandar le g uardie g io rnal ie re, e l'altro se1virà per comandare li distaccamenti Il Rollo che deve servire per comandar le g uardie gio rnalie re sarà formato con principiar alla prima baracca a notar un Solda to , e seguitare così sino all'ultima ba racca notandone u n solo per baracca, e poi tornare da capo seguitando così ch e v i sono Soldati che essendo il rollo con q ue sta rego la le barach e mai saranno sproviste di Soldati 11 Rollo che deve servire p e r comandare li distaccame nti sarà formato con l'istessa regola , a vc1tendo solo che li Soldati di guardia o di disLaccam.to non abbino a essere pregiudicali per li rnd[d]o p[pli che polrebbel28J ro sucedere

Del P.c Capellano ove dovrà celebrar la S.a messa, e così la sera far le preghiere al Reggim.to Volendo il P.e Capcllano celebra r la S.a messa formerà il suo J\.ILa re apresso le Bandiere alla testa d e l Campo, e in caso di necessità lo pog gie rà anche sopra le casse delli Tamburi , così pure la sera doppo b atllta la retirata delle o re 23. farà le preghiere ne ll' istesso sitto. e giorni cli festa dovendo il Reggim.to asco ltare la S.a Messa saran no dal Tamburo della guardia del campo batutc le preghiere , e andarà batcndo tutto ato mo al campo, per segno tanlo alli Ufficiali che al riman.te del Reggim.to a do verci meter all'ordine , e racoltc le Co mp.e alla testa del campo , il Sarg .te Magg.e farà n1archiare le Comp.e , ciri' il Reggim.to con tulli li Uflìcia li a lla testa, e li bassi Ufficiali staranno all,1 testa delle Comp.e, e formerà com e un quadrato in facia a ll'Altare , e terminata che sarà la S.a Messa , li Ufficia li prende ranno il loro comodo ordinando alli bassi Ufficiali dover marchiare alb [29] tcst,1 delle med. me nelle loro con trade e barache Della scorta di quatro Barilli di fiseche 23 per il Reggim.to Dovendo il Reggim.to far ca mpagna dal SS. P.pc li sarà so ministrato di scotta due a nimali carichi di fiscc he in quatro barilli , con le loro te lle incerate, detta monizione nel tempo che il Re ggim.to sarà in ma rchia dovrà essere sempre alla coda del m cd. mo , po tendo pre valersen e ve nendo l'incontro, e gionta ch e sarà a l can1po, sarà scaricata e p o sta ncll 'inte1v allo fra un l{eggim.to e l'altro, coperta con le lo ro incerate per riparro tan to d ella "-' Pro babilmc nl<' si fa riferimento al m unizionarnc nLo pe r le a rmi.


Jstmz ioni sull'accarnparnenlo di un re!!J!,imento di fanteria,

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pioggia quanto del fuoco , metendosi una sentinella, che sara distacata dalla g uardia del campo, Debito delle Sentinelle nel passar Sog(g]etti riguardevoli alla fronte del Campo Passando alla fronte del campo Sogetti riguardevoli, le Sentine lla che sono nclli angoli del campo, avranno particolar at[t]enzione tosto c he li scoprono di avisare la guardia con la parolla - Spalie ra - - acciò la guardia rnecLma possi per ll'.mpo far quanto se gl'aspetta, e ne l med.mo tempo le sentinelle stesse pure avi.saranno il Regg.to ad alta voce con la parolla - Alla testa del Campo [301 A raie aviso delle Sentinelle lutti li Soldati che n on sono di guardia dovranno imme diate portarci alla fronte del campo - - senza patrona - cioè fra li fasci de ll'Armi e le barache , e s ubito li Sargenti li meteranno a l solito in ordinanza, e passato che sarà torneranno alle loro barache Del Pichetto del Reggim.to Il Reggim,to tenirà sempre pronto un grosso pic hetto alla fronte del campo per dover acudire occore ndo a l SS.mo P.pe , regolandoci sempre con la forza del Reggim.to stesso, avertendo dar respiro e riposso alli du e terzi, dello pichelto in tempo di no tte, et a nco di giorno quando p e rò il te mpo non permettesse di stare a lla testa del campo, si pcnncterà che li Soldati vadino con le loro Armi a ricovero a lle loro Comp.c e barache, ordinand oli dover star atenti e pronti ad ogni aviso o Kapell o del Tamburo a dover con solecitudine portarci ove erano prima (31 ] Delle Bandiere come devono essere ricevute, o spedite nel Padiglion del Collonello Atrnvandoci le Bandiere nel Padiglion del Coli.o , a ll 'ora di terza saranno portate a lla tesla del campo, e saranno ricevute dalla guardia con li soliti onori, e h1 sera p rima di far bater la retirata delle ore 23 novam.te saranno po,tate nel Padiglion me d .rno e sempre con le solite forma lità Delli Forieri quando devono coprir, e scoprir le Armi Al l'ora di terza li furieri scopriranno le Armi, con ricuperar li mantelli e custodirli nelle due barachc ch e fanno facia alli fasci dell'Armi, e la sera nel bater la retirata delle ore 23 torneranno coprirle come e rano prima Li Sargenti a ll'ora di te rza faranno prende r le Armi a lli Soldati, acciò le sughino !asciughino! dall a 11Jggiada e le poliscono, e cloppo torneranno


180

Flaui<> Carbone e Francese<> Premi

farle portare a lli fasci dell'Armi facendole me ter con la canna rivolta in fuori, e la sera nel hater la retirata delle ore 23 torneranno farle voltare con la canna di dentro [32]

Delli Tamburi per bater li soliti tuchi di cassa Li Tamburi quando dovranno batcre li soliti tuchi di cassa dovranno essere tutti in co1vo e alla testa vi sarà il Tamburo Maggiore, scoreranno ba tenclo dalle due teste d el campo sino in centro e gionti che saranno desisteranno d i hatere riponendo le loro casse corne erano prima Dell'Agg.te del Reggim.to per le barache dclli Servitori delli Ufficiali Le clodcci harache che rimangono a dispenza re dovra nno servire per il ricovero delli servitori tanto dell i Gradua ti come delli se,vitori delli Capita ni e Suhalterni dispensando le come segue - cioè~ 2 per li se,v itori del Coli.o I alli sc1vitori del Ten.Le Coli.o 1 alli Servitori del Sarg.te Magg.e 8 per li servito ri dclii Capitani e Subalterni Dette barachc dovra nno essere piantate a fianco delli Padiglioni , e in caso di marchia, saranno dalli mccl.mi ricuperate e trasportate da un campo a ll'altro unite a ll 'equipaggio dcli i Ufficialli me d .mi l33J Essendo il Rcggim.to accampalo li sarà provisto legna per cucinare e paglia per il riposso delli Soldati e da Superiori del Regg. to sarà assegnato il luogo ove dovranno andare a provederci Saranno ordinati due Soldati per ogni baracca (in camisolla) e q uesti dalli Sargenti saranno rassegnati a]l;i testa del carnpn all'Agg.te del Reggim.lu Detto Agg.te unirà il distaccam.to con mete rli in o rdinanza con plutonarl i limplotonarlil, e coperti di Ullicialli e bassi ufficiali Partirà il comanda nte alla testa elci Distaccam.to con il Tamburo hatendo la fassina da sino gionto nel luogo p rescrilloli Gionto che sarà il Comandante con il distaccam.to n el luogo prescritoli far::ì desistere al Tam b.o di batc re , e farà che li Soldati si proveclino regolalam.tc senza confusione Essendo li Solda ti provisti, il Comandante novam .tc farà hater b fassinacla per segno alli Soldati clcbino meterci il loro fascio in spalla per novam.tc intrapren der la marchia , et il Sargente d i nuovo tornarà meterli in ordinan za come erano prima


Istruz ioni sull'accarnparrumto di un reggimento di fanteria

187

11 Com andante novam.le intrapre nde r::ì la marchia alla tesla del Dist'"1cc;.1m.to, il Tamburo balene.lo la fassinada, seguitando [34} così sino restituito a l campo, e gionto che sar::ì, saranno licenziati li Soldati per andare a lle loro barache D ovendo il Rcggim.to sogiornare qualche tempo accampalo saranno formate due cloache, e queste alla fronte del ca mpo della lo ntananza circa cento p assi andanti, distanti una dall'a ltra a mis u ra che li Soldati abbino a essere a p o,tata , e di queste pure ll'Jincombe nza sarà del Q uartie rmastro farne da r esecu7.ione dalli Forieri e Guastaclori, con formar due profonde fosse , g rossi pall i e longhe stanghe a misura cli poter capire lcontene reJ e sostentare [soste ne re] quatro o ci nque persona p e r cacl.a I.i Forie ri faranno un circolo tutto atomo a lli fasci dell'Armi dell 'altezza di meso piedi , dovendo servire come pcclcstalc alli Armi acciò no n venghino dannegg iate dalle pioggic Stessame nte li Solcbti faranno un canaletto tutto a torno a lle loro ba rache a fin e che piovendo l'a[dqua abbi a colare nel mccl.m o l35J

Del levar Campo Dovendo il Reggim.to levar campo, sarà ordinato al Corpo de lli Tamburi dover batere la Generalla, e con inte rmitenza li a ltri soliti tuchi d i cassa, e li Uffic ialli immediate faranno s piantare li loro Padiglio ni Al tucco della Generalla li Soldati con solecitudine spiante ra nno le loro barache , con portarle ben piegate al vivandie re, e poi andara nno a prende r le loro Armi , e con la loro bisacca a tracolla s i m e te ra nno in spaliera ove era p iantata sua baraca Li Forieri s ub ito che li sole.lati avranno preso le loro Armi, spianteranno li fasci con ricuperar li mante lli dell'Armi, porteranno ogni cosa al vivandiere, e subilo con le loro lxmdierolle, Armi e bisacca and ara nno dal Q uartie rmastro Dovendo partire dal Campo il Reggirn.to , il Sa rg.te Magg.e lo pianta rà nell'istessa positura cli quando s i è prese ntato, e doppo intraprenderà la marchia in fianco con cassa batente s ino sortito dal campo, e po i a ce1ta lo nta nanza, comandarà a l Reggim.to - - Fucil a Marode - seguitando la marchia con il buon'ordine s Lno gionti al nuovo campo [.36] [37]

Regola per li Sargenti a dover dispensare li Aprestamcnti alli Soldati T.i Sargenti delle Comp.e formeranno li ranchi lrang hiJ dclii Soldati, che dovranno stare assieme durante la campagna , con far un Capora nchio, e ques to sarà il m iglior governo, m e ntre dovrà essere il d irettore della


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1'1avio Carbone e Francesco Premi

Camerata Avendo li Sargenti 1icevuto dall 'Aggiutante li Aprestamenti per la propria Comp.a, chiameranno tutti li capiranchi , e li consegnarà a ogni uno come segue 1 Baracca 2 Stanti 1 Traverso 1 Ramina con coperchio 1 Manarin Pure consegnarà al Foriere 2 Fassi delle Armi 2 Mantelli di tella incerata per coprir le Armi 2 Bandicrolle 2 Ilarache al Vivandiere con suo stanti e traverso, cioè quelle del n °. 13 e

14 li Zaponc e t il ba<lille saranno portati in marchia e.bili Soldati sino gionti al nuovo c ampo, e poi novam.te il Sarg.te dovrà riceverli e custodirli nella sua baracca per prevalersene la Comp.a occore ndo [38] [seguono quattro tavole recanti le differenti fas i cli posizionamento d el reggimento e di ingresso nelle contrade e negli attendame nti, rii,o rtate come allegati E, F, G e Hl


Jstruz ioni sull'accampamento di un reggimento difanteria

Allegato A

Protocollo e de dica del manoscritto

183


484

Flavio Carbone e Francesco Premi

Allegato B

Tavola raffigurante "Vero Accampamento sotto le Tende per un Reggimento d'Infateria"


lslrnz ioni sull'accampamento di un reggimento di fanteria Allt:gato e Particolari dell'indice della tavola fuori testo precedente

485


486 Allega to

N avio Ca rbone e Francesco 1-'remi 1)

Particolare della tavola fuori testo riprodotta in Allegato B


Allegato E

Tavola raffigurante "Un Reggimento d'Infanteria in figura di Parada alla fronte del Campo dissegnato"

Allegato F

Tavola raffigurante "Comp.e di un Reggimento d 'Infanteria a portata delle loro contrade del Campo"


Allegato G Tavola raffigurante "Comp.e di un Reggimento d 'Infanteria in stato di entrare nelle loro contrade del Campo"

Allegato H Tavola raffigurante "Comp.e di un Reggimento d 'Infanteria entrate nelle loro contrade del Campo"


PIE1{0 CHOCTANT

COSACCHI AL SERVIZIO ITALIANO

Nel corso del conflitto i Comand i ita lia ni in Russia si avvalsero de ll'opera di cle me nti ausiliari re clutati localme nte, utilizzandoli sia come forza di p olizia sia p er veri e propri impieghi be llici. I recluta menti venne ro effettuati ne ll'estate del 1942, in con comitanza con l'organizzazione di lruppe ausilia rie da parte dei Tedeschi e con il passaggio d e i p oteri , nelle re lrovie dell 'S/\ Arma ta , all'Intenden za e, p e r que sla, alla Direzione delle Tappe . Alla Direzio ne delle Tappe e ra stata quindi affidata l'amministrazione di un territorio di circa 50.000 chilo m etri quadrali con q uasi mezzo milione di abitanti. Q uesto te rrito rio era d iv iso in "rajon ", mandame nti di 15 o 20 co111uni, cui sovrin tendevano i Cmn a nd i Tap pe Speciali , u no ogn i due o tre "rajo n ", e che a questo scopo prevedevan o ne i loro o rganici an che un uffi ciale per l'amministrazion e civile, coadiuvato da un p e rilo agrario , un tecnico commerciale, un interprete di russo cd uno d i ted esco, in genere pe rson ale militarizzato, e d a una sezione d i Cara binieri Reali, in funzio n e di p olizia militare e civile, con un ufficiale e d ieci eleme nli d ell'Arma. ln appoggio ai Carabinie ri furono allo ra reclutati volo ntari ucraini, appositame nle scelti, con m ansioni di polizia au siliaria. Con nuclei d i 1012 elementi vennero così o rganizzate de lle stazio ni di polizia n ei m aggiori centri abitati dei "rajon ", cosicch è alla vigilia dell'offensiva sovie tica, nei 31 "rajon" c'erano 2/42 stazioni con più di 2/400 militi1. O ltre alla tutela dell'ordine p ubblico q uesti elementi si dimostrarono assai utili per la sicurezza de lle retrovie, interven endo, anche a costo di perd ile, nell a lotta antip artigiana e contro p aracadutisli e sabotatori. Nella relazione redatta a fine campagna il giudizio espresso da l comandante dell'Inte nden za sul conto di questi cleme nti e sul loro apporto fu più che favorevole, dato che p ure nel corso della 1itirata si erano prod igati e c'era stato un solo caso di a bband ono d i posto 2 • Nello scarsissimo carteggio rimastoci delI' ARMIR è stato possibile trovare solo un limitatissimo riscon tro a questo positivo giudiz io , basato su una documentazio ne o ra non p iù presente. ' Archivio deU"Uflìcio Storico Stato Maggiore Esercito (d'orn in poi semplicemente AUSSME) Fond o D iari Storici (<l'um in poi scmplic.cmcnte D.S.) busta 1550 2 AUSSMF. ihidem


490

1-'iero Crociani

Il Gruppo Cosacchi in Russia Compiti più schie ttamente militari vennero invece riservati all'unità oggetto di questo saggio, al "Gruppo Cosacchi Campello" o "Gruppo Cosacchi Savoia" o "Giuppo Autonomo Cosacco", divenuto poi, in Italia , "Banda irregolare Cosacca". c;.ià l'ince1tezza sulla denominazione iniziale elci Gruppo ci fa' capire quanto sia scarsa la documentazione ufficiale rimasta al suo riguardo. L'altra è ovviamente scomparsa durante l'inverno 1912-13, nel corso della ritirata, m entre è invece scomparsa, ma stavolta negli archiv i del Ministero della Difesa, una relazione che il comand ante del reparto redasse al suo ritorno in Italia e che, inutilmente, l'Ufficio Storico ha fatto ricercare tre ntanove anni or son o. Ad ogni modo, a ll 'origine di questo reparto c'è il Ca pitano Ranieri di Campello c he, ai primi di luglio del 1942, insieme al Maggiore Bcllcwsky (ufficiale in S.P. E. d e l nostro Esercito com 'era espressame nte scritto , ad ogni buon conto, ne l d ocume nto c he stiamo cita ndo) venne inca ricato cli "rintracciare persone utili ai fini d e ll ' Ufficio Informaz io ni <lei Coman<lo dell'8/\ Armata". Così scriveva il 3 luglio il Cap o di questo ufficio , Colonnello Givanni Wicl (già addetto militare a Mosca) al Nucleo di Collegamento con il Gruppo Annate Sud german ico, precisando che si trattava "di una visita cli riconoscimento e d i o rie ntamento, senza alcun inizio di attività né palese né occulta , in armon ia con gli ordini ciel G .A.S. "3 Però, forse perché i Tedeschi stavano già iniziando, p er conto loro, gli arruolamenti, forse perché il Capitano di Campe llo trovò un ten-eno pa rticolarmente favorevole nei su o i incontri con i prigionieri cosacchi, nel giro di pochi gio rni, alla metà di lug lio, prese vita un repa1to di cavalleria cosacco al servizio italiano, al conundo, appunto, del nostro capitano. Questo nobile umbro no n e ra esattamente un ufficiale di cavalleria come gli altri . Nato ne l 1901, a soli 18 ann i, volontario, era sotto ten ente di Artiglieria, prestando poi se1v izio in Libia , a domanda, per un anno e mezzo. Congedato n e l 1923, tornava in servizio ne l 1925, come sottotenente in sc,v izio p e rma ne nte per merito di guerra, assegnato pe r quattro anni al l:{ eggime nto A1tiglie ria a Cavallo. Dopo un breve periodo di aspe ttativa prestò se,v izio p er quasi due anni in Eritrea. Nel 1934, capitano, era dispensato, a domanda, dal servizio , salvo a chiedere di rientrarvi nel 1935, come ufficia le di complemento, dapprima in Eritre a , con la band a Chcren, poi in Libia. Nel 1936 pa1tecipò ai Giochi O limpici di Berlino con ' AUSSME D.S: b.1551


Cosacchi al servi.zio italiano

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la squadra italiana di e quitazione. Di nuovo in conge do, ma in contatto con i servizi di informazione (ciò cbe lo fece inserire ufficialmente nel le file del S.I.M. tra il 1943 e il 1945, d opo che ebbe passato le linee tedesche e prima del suo definitivo congedo in occasione dell'avvento della Repubblica) con la guerra venne richiamato in servizio, stavolta in Cavalle ria ed inviato in Russia nel 1942. I suoi precedenti , la s ua esperie nza ippica (nel dopogu erra fu Presidente della Fede razione Italiana Spo,t Equestri) e la capacità cli entrare in contatto con la me ntalità cosacca , legata ancora ad un m o ndo che forse un aristocratico poteva meglio compre ndere, gli consentirono cli organizzare in breve te mpo il s uo Grnppo su tre "sotnic" (gli squadroni cosacchi) c cl una fanfara. Da dove proveniva no questi cosacchi? Pe r la maggior parte d ai campi per prig ionieri di g uerra, probabilmente anche da quelli tedeschi, attraverso degli scambi , visto ch e ne i nostri campi i prigionieri cli origi ne caucasica , baltiGl cd u craina, che ricevevano un miglior trattame nto , erano tenuti a disposizione delle autorità germaniche p er un eventuale utilizzo a l loro .ser v izio1 . Qualche e lemento isol ato doveva p rovenire dalla vita civile , m a erano in pochi a no n esser stati mobilitati nell 'Armata Rossa. Certo pe r tutti, prigionieri o no, così come pe r i cos,icchi de lle formazioni tedesche, una d elle mo lle che li dovette spingere a prendere le armi c'era il ricordo - e la speranza di un ritorno- delle vecchi e tradizioni cosacch e di autonomia rima ste in vita fino all'avvento del potere bo lscevico. Cc1tarne nte dai prigionieri d ovevano proven ire gli ufficia li ed i sottuffic iali del rep arto, adde tti all'inquadra me nto sotto la guida di sottufficiali ed ufficiali ita liani. Alcuni di questi e rano interpreti militari zzati, in genere di famiglie di "Russi Bianchi" e migrate in Italia dopo l'avvento al potere dei Sovietic i. Il re parlo , ancora smontato ma do tato di "shas ka ", la sciabola tradi ziona le , e con indosso la tenuta bigia da fatica d e l Regio Esercito era passato in rivista dal Generale Italo Gariboldi, coma nda nte dell' 8" Armata . Lo sappiamo , in mancanza di docume nti , da alcune foto ch e vedono a nc he il generale stringere la ma no ad un ufficiale russo vestito diversame nte. Successivamente arrivarono anche i cavalli. Secondo una voce riportata in un articolo pubblicato in occasione della m o rte di Ranieri di Campello ("Gente " 25 giugno 1959) furono gli stessi cos;cicchi , lasciati in libertà , a procurarseli , senza farsi troppi scrupo li. Pe r l'armamento non ci furono problc,ni , di armi in giro cc n 'erano tante ed il Gruppo, o ltre alle ' Al JSSME D .S. b . 1561


Piero Crociani

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sciabole ebbe fucili russi Moisin e qualche moschetto mitragliatore pure russo. Anche per le uniformi, te rminata la s tagio ne estiva, s i trovò una soluzio ne. Un pastrano russo, grigio-scuro con tante sfumature di colore, con il bavero o rnato di mostrine bianche (in qualche foto sembra d i intravedere delle s te lle lle) e colbacco di pelliccia n era con la coccarda dai colori rosso bianco e bleu zaristi, o ra ripristinati in Russia, colori che compaiono anche, talvo lta , sulle maniche del pastrano sotto forma di triangoli. Non sa ppiamo cosa si indossasse sotto il pastrano, forse una giubba grigio-verde e de i calzo ni bleu con bande rosse. Di italiano c'erano la sella, la bardatura e i finimenti del cavallo, a nche se era utilizzata una sola briglia , alla cosacca. Pure italiane e rano parte delle buffellerie e d elle dota;doni (la gavetta). Le paghe andavano dai 300 rubli mensili previsti pe r il caporale (curiosamente nel documento rimasto è stata "saltata" la paga del semplice cosacco) ai 2500 p revisti per il capitano, passando per i 700 del maresciallo cd i 1500 del tcnc nte 5. Paghe di tullo ris pe llo se paragonale a quelle, a giornata , previste per i lavoratori locali ingaggiati d all'8A Armata e che, partendo d a mezzo rublo per Jonne e ragazzi , raggiu ngevano al massimo i due e mezzo per g li o p e rai qualificati , oltre al vitto in contanti se impiegati fuori sed e6. O ltre a l vitto i cosacchi avevano diritto ad una razio ne gio rna lie ra di 1O s igarette, ciò che, a l lo ro arrivo in Ltalia, diede luogo ad u n 'analoga richiesta, con relativa apertura di pratic.a, chi usasi alla vigilia d e ll'armistizio7 . Il Gruppo e ra amministrato dal Quartier C~enera le cie li' Armata ed era a lle dipenden ze dell'Ufficio T del Comando: Q u esta dipende nza lascia intendere i compiti d el Gruppo , impieghi pe r la sicurezza ne lle retrovie, ricognizioni ed infiltrazioni, anche in profondità, ne lle linee ne miche, cui no n mancava talvolta di partecipare lo stesso comandante. I.a ma ncanza, finorn, di docume nti non ci con sente di essere precisi circa l'a ttività d e l Gruppo, ma i risultati dovellero essere più che buoni se, a i primi di dicembre, uno degli ufficiali, il Sottoten e nte Alessio Fonta ni , lasciato il G ruppo a Sto rrnovo, venne inviato a Novocerkassk per una nuova campagna di arruolamenti, conta ttando i com andi te deschi e d i capi cosacchi8 . L'offensiva sovie tica del dicembre '42 trovò il Gruppo a Stormovo d a d ove, il 9 gennaio 1943, s i diresse a Rossosch , essendo previsto il suo impiego pe r contraslLire l':wanzata nemica. Il 16, lasciati due plotoni a Rossosch, ' AUSSME AUSSME 7 AUSSME " AUSSME 6

D.S. b . ] 20/4 D.S. b. 1568 fondo L.1/4 b.93 O .S. b .1551


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il c;.-ruppo si portò a Postojaly, dove rimase il carreggio (sorpreso il giorno dopo dai carri armati sovietici), dirigendosi infine ad Olchovatka . Su un terre no e con un annamento assolutamente inadeguati per il lo ro impiego i cosacchi si batterono ne i giorni successici con la forza della disperazio ne (sapevano, d 'altronde cosa li atte ndeva in caso di cattura) venendo duramente impegnali, soprattutto a Nikitovka. 11 Capitano di Campello rimase fe rito abbastama gravemente ma , trasportato su una slitta, venne circondato dai suoi cosacchi che volteggiando attorno formarono una sorta di muro umano che, a prc7.ZO di fotti perdile, gli pe rmise cli mettersi in salvo rompendo l'accerchiame nto sovietico. Per i fatti d 'arme di quei giorni il capitano (poi promosso maggiore) meritò una medaglia d 'argento al valor mi litare, che aura verso di lui volle premiare anche i s uo i cosacchi, che volle raccomandare al Generale Garibokli recatosi a vis itarlo in ospedale.

La ricostituzione

J,o sfondamento dell'accerchiamento sovie tico e la ritirata avevano inciso profondame nte sugli organici dei cosacchi , in g ran pa rte caduti o dispers i. A fine gennaio un nucleo di una tre ntina cli loro, con due ufficiali militarizzati italiani , era a Karkov, altri eleme nti isolati dovettero affluire in segu ito e vennero riuniti con gli altri a Prudok, ma fu soltanto il 14 marzo c he il C~ruppo venne preso in carico dal Quartie r Genera le del II Corpo di Armar.a, destinalo a riman ere temporane ame nte in l{ussia . Con l'occasione si provvede tte al pagame nto degli stipe ndi d egli uffic ia li, che non li ricevevano da due mesi cd a l nastrino de lla campagna a tutto il pe rsonale9 . I Jn a settimana dopo, ritenuto opportuno mante ne re in servizio l'unità, due ufficiali d ei Lancieri di Novara, che avevano scelto cli rimane re in J{ussia , il Maggiore Cavarzerani ed il Capitano Sta vro Santarosa vennero destinati a l loro riordina mento ed inquadrame nto, "ufficia li volontari e l cli slanc io " come partecipava nel suo telescriuo il Gene rale Gariboldi. Il Maggiore Cavarzerani era stato pe rò destinato ad accompagnare in Italia i cavall i del suo reggime nto, fu così che il Capitano Giorg io Stavro Santarosa assunse l'effettivo comando d e l G ruppo. TI capitano si dedicò immediatame nte alla ricostituzione, coadiuvato da due ufficia li ita liani 10, a rruolando insieme a i supe rstiti nuovi cleme nti , in

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parte provenienti dalla vita civi le o dai campi cli concentramento tedesch i ccl in parte da altre formazioni s imilari, cli c ui apprendiamo così l'es istenza, come la compagnia volo ntari cosacc hi "lvanov Vladimir", che n e lla lettera del 14 marzo ora citata si diceva avrebbe dovu to in seguito ragg iungere Prodok 11 . intanto era stato deciso il rimpatrio a nche del II Corpo di Armata, s i poneva quindi il problema dell'utilizzo d e i cosacchi. Il Comandante del TI Corpo di Armata, il 28 aprile, chiedeva a Roma cli a utorizzare il loro tras ferimento in Italia "Date prove fede ltà e t coesione finora din1ostratc . . .... per quel successivo impiego c he sarà ritenuto opportuno "E questo p e rc hé, spiegava il telescritto. " Scioglimento del reparto aut sua cessione ad autorità germaniche po tre bbe a nche po,tarc at disordini e t diserzioni con quadrupedi e t armi e t avere gravi ripe rcussioni nostro prestigio"12 . TI consenso venn e accordato e , tra le ultime truppe rimpatriate, il 25 n1aggio partirono in ferrovia da Gomel 15 ufficiali e 271 sottufficiali ed ele men ti di truppa italiani e cosacchi con 231 quadrupedi. Durante il primo tratto del vi~1ggin, in le rrit·o rio m sso, qualcuno dovette cambiare i<lea se il giorno 28, da Brest Litovsk erano solo in 251 i sottufficiali e trnppa in partenza u.

Il Gruppo in Italia Giunto in Italia il rep a,to verme sotto posto ad un periodo di contumacia sanitaria, come tutte le tiuppe reduci d~1l fronte russo, e su ccessivamente, rimanendo sempre a lle d ip e ndenze dell'8A Armata, venne appogg iato ai fini amministrativi al deposito del Reggi me nto Lancie ri d i Nova ra a Verona. Per evitare com p licazioni legate al frammischiamento di elementi irregolari cosacchi con truppe italia ne, l'unità venn e dislocata, isola ta , n ei d into rni de lla città, a Maccacari, più p recisam e nte n e lla corte Roma nin Jacur. Secondo testimonia n ze rilasciate molti anni d opo da abitanti della locaJità, con il Capitano Stavro Santarosa c'erano tre ufficiali e 15 sottuffic iali e soldati italiani, m en o di cento cosacchi del Don e d una cinquantina di altri volontari definiti cosacchi del Kuban (anch e se, probabilme nte, le c ifre vanno invertile), oltre a d ue infermiere , un ufficiale medico, forse p o lacco, ccl un ufficiale veterinario, c he aveva in cu ra un ce ntinaio di qua11

A1JSSME ibidem " A!JSSM!è ib idem " A USSM Li fon t.lo M 3 Nuova serie h. I O


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drupedi e le foto d'insieme dell 'unità sembrano confermare grosso modo queste cifre. I rapporti con la p o p o lazio ne e rano buoni, la disciplina era applicata con fermezza, ricorrendo a nche alle maniere fotti , e se q ualche bicicle tta s pariva si trattava d i un futto d 'uso, ben presto tornava al suo posto. Il sabato i cosacchi sfilavano con la fanfara e le loro divise erano a mmirate dai locali, c ui si aggiungeva gente che accorreva da tutto il circondario. Fu anche organizzato uno spettacolo con danze e canti cosacchi ( precedendo di una ventina d 'anni i tour del coro dell'Annata Rossa) e di questo evento ci riferiscono alcune foto. Sbocciarono anche amori cosacco-ven eti, che to rnarono assai utili dopo 1'8 settemb re. Inizialmente si era p e nsato di impiegare i cosacchi contro i p artigiani s lavi ch e ormai cominciavano ad ope rare ne lla Venezia Giulia , al di qua del confine. Motivi di prestig io (impiego di ele menti irregolari stranieri all'interno d el territo rio nazio nale) n e consigliarono invece l'impie go all'este ro, in Grecia o in Albania , sempre in funzio n e anti-pa,t igiana "visto ottimo comportamento formazion e in lo tta contro p artigia ni stessa razza in Russ ia "come Jiccva esplic itamente un te lescritto di Superesercito del 2<) maggio 14. F fu l'Albania la destinazione prescelta , come dis posto con la circolare del 22 luglio S.M.R.E.- Uff. O rd. 2/\ Sez. prot. 0079150/ 2 "Riordiname nto e completamento della Ba nda irregolare Cosacca "15, destinaz io ne confe rmata po i dallo Stato Maggiore Generale il 22 giugno, previo rio rd inamento dell'unità 16 • La circolare prevedeva che la ba nda fosse costituita d a un comando ita fom o, un com ando cosacco e tre "sotnie " (una di cosacchi del Don e due d i cosacchi del Kuban) s u tre p loto ni . TI comando italian o e ra formato dal coma ndante (maggiore o capitano), d all'aiuta nte maggiore in 21', da un ufficiale inte rpre te e da una squadra comando con cinq ue sottufficia li , dieci e leme nti d i truppa, compreso un carabiniere, e q uattro au tie ri. Il com ando cosacco <loveva compre nde re il comandante (capitano), u n ufficia le me dico , un ufficiale veterina rio, un te ne nte cappellano o rtodosso e una squadra comando con d u e sottufficiali e 30 cosacchi, 12 dei qua li apparte n enti a lla fanfara a cava ll o. La "sotnia " (sq uad ron e) e ra comandata d a un ca pitano o da no te ne nte e comprend e va una squadra coma ndo , con un sottufficiale e J 1 cosacchi, e due plo toni, ciascuno con un ufficiale comandante e tre squadre , p e r complessivi tre sottufficiali e 30 cosacchi. Il totale, te o rico, previsto era quindi di tre uHìcia li, cinque sottufficia14

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li e 11 clementi di truppa italiani e 13 ufficiali , 23 sott ufficiali e 243 volontari cosacchi , dotati cli 17 cavalli da ufficiale, 238 d a truppa e 24 da tiro, con 2/i carri a due mote, un a utocaITo , un a uto furgone e due mo to. Un 'altra c ircolare del 16 agosto modificava leggermente la composiz io ne , assegnando alla banda due sole "sotnic", invece di tre, ma s u tre plotoni c iascuna, con tre ufficiali , 11 sottufficiali e 101 cosacchi. Cili e ffe ttiv i e rano mo lti di me no e la p rima circolare aveva precisato c he le differe n ze numeriche di p e rsonale avrebbero dovuto esser colmate con arruo la me nti tra il personale russo giunto in Italia al seguito delle nostre truppe (e ig noria mo qua le fosse) o tra le colonie cosacche dis locate in Alba nia (inesistenti , s i doveva trattare di un abbaglio c ui il comando doveva esser stato indotto dal re cluta me nto, da patte dei Tedeschi, di unità russe "bia nc he", tratte da i profug hi rifugiatisi in Jugoslavia dopo Ja guerra civile). C:on una più c hiara vis ione d e lla s ituazio ne una lettera dello Stato Maggiore R. Esercito lJff. Mobilitazio ne , de l 7 agosto, prot.221562/ 5 , precisava che l'Ufficio Prigionie ri cli eue rra avrebbe dovuto segn alare i campi di concentrame nto in cui si trovavan o prigionieri di g ue rra o inte rna ti civili di origine cosacca , per pe rmettere al comandante d e JJa banda di visitarli per arruolarvi eventuali volontari. L'o rganico, l'abbiamo visto, comprendeva anche un cappellano militare o rtodosso, di assa i diffic ile repe rimento ne ll'Italia del 1943. Venne comun4ue messa in molo la ricerca ed il 17 agosto il Comando Difesa Territoria le di Firen ze, dopo 4uindic i g io rni di rice rche, poteva comunicare di aver trova to il "pope", ne lla p e rsona del principe Kurakin, addetto a lla chiesa ortodossa cli Firenze e g ià incaricato d e ll'ass iste nza spirituale elci prigio nieri cli g uerra o rto dossi ne i campi d i concentrame nto dell'Italia Settentrionale, ciò che gli avrdJbe consentilo di poter prestare servizio presso la b anda solamente ogni quindici gio rni. Il 1° sette mbre veniva approvata la su a nomina, ma, dati i tempi ristrctti ,non siamo in gra do di sapere se il principe Kurakin si sia mai recato presso la banda . A Maccacaii i cosacchi, nelle grandi occasioni , indossarono l' uni forme tradiz io na le e, insie me alle foto , il Musco della Cavalleria cli Pinerolo ne custodisce un esemplare, la c ui vista nel dopoguerra mandò su tulle le furie un addetto milita re sovietico in visita che, scortala in una vetrina , dichiarò che s i trattava di un falso, di un 'invcn;,.ione, perché mai si e ra sentito dire che dei cosacchi avessero p restato serv i7.io nelle file italiane. Quest'uniforme, d e i cosacchi d el Cuban , è composta dalla "kub anka ", il copricapo di pelliccia di astra kha n con imperiale rosso e ricami argento , dalla "tcherkesska", un tre quarti in panno grig io-verde ita lia no tinto in


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bleu , con controspalline rosse e fa lse cartuccie re , un cappuccio g rigiobianco listato di ne ro e con fiocco dello stesso colore, ca micia rossa orlata d 'argento, sciabola e pugnale cosacchi e stivali flosci, pu re cosacchi. La fanfara a ve va invece il copricapo bianco. La "solnia " dei cosacchi elci [)on vesti va invece con un'uniforme più vicina a quelle russe, come appare anche dalle foto del reparto appiedato passato in 1·ivista dal Generale Ciariboldi in Hussia nell'estate del'42. In quest'occasione la truppa cm dotata di una bustina italiana grigio-verde di vecchio mode llo con coccarda tricolore russa , giubba grigio-verde con colletto chiuso e mostrine blcu filettate di rosso, scudetto triangolare dai colori russi al braccio sinistro e su l p e tto, calzoni di tela bigia con calzettoni grigio-verdi e sca rponi, mentre l' ufficiale s i disting ueva per berretto a visiera bleu con b anda rossa e coccarda, spalline distintive di grado alla ru ssa, calzoni ble u con banda rossa e stivali neri. I.e foto del 194:5 ci danno un' uniforme s imile , ma tutti po1tano mostrine bianc he sul colletto della giubba, controsp a lline rosse e due piccoli alamari bia nchi, bcITc tto a visiera g rig io-verde con ban<la rossa e coccar<la ru ssa , ca lzoni hlc u con bamb rossa e gambali della cavalleria italiana.

La fine

Nella tarda serata del1'8 settembre la notiz ia d e ll 'a rmistizio raggiunse via radio la banda nel suo isolamento di Maccacari . I.a truppa ve nne consegnata e furono raddoppiate le p attuglie in servizio di ordine pubblico, co s icchè i cosacchi non si mescolassero con la popolazione festante. La mattina del 9 un ufficiale te desco di un'unità s tan z iata nei dintorni cercò inutilme nte di mette rsi in contatto con g li ufficia li cosacchi , al c he il Capitano Stavro Santarosa fece distribuire le munizioni e posizi o nò i cosacchi into rno all'abitalo. AJle 11 alcuni camio n carichi di soldati tedeschi irruppero ne l villaggio ccl il loro comand ante c hiese a quello ital iano la con seg na delle a rmi. Venne opposto un netto rifiuto cd i co sacchi li circondaron o o bbligandoli a ritirarsi. Mentre il capitano cercava invano di o tte n e re per telefono delle disposizioni s u com e comportarsi con i tedeschi , g li ufficiali cosacchi ribadirono di esser pronti ad e seguire qualsia si o rdine. Com inciavan o intanto a tsans itare soldati sb anda ti pro ve nie nti da Verona ed i loro racconti e bbero un effetto de prim e nte sulla popolazione. Nel pomeriggio de l 10 i Te deschi te ntarono di e ntrare nell'abitato ma , dopo una sparatoria , proposero dì lasciare indisturba ta la


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banda purchè dal paese non p a rtissero puntate offensive . T.a proposta venne accettala , ma il comando te d esco fece subito dopo ma rcia indietro e il g io rno 12 inviava un colonnello che con una trentina d 'uomini armati s i fac eva avanti chiedendo di parlare con gli ufficia li cosacchi. Fatto lo e ntrare nell 'abitato il Capitano Stavro Santarosa g li rispondeva c he i cosacchi non intendevano passare con i tedeschi e che , comu nq ue, lo avrebbe fatto parlare con g li ufficia li , m a solta nto in sua presenza. Il colonn e ll o te desco, appoggiato dal la s u a scorta , cercava allora di d isarmare il capita no , ma l'alleggiarnento dei cosacchi presenti lo fece desis tere e si ritirò. La .situazione di stallo s i protrasse fino al giorn o su ccess ivo, qua ndo apparve c hiaro che la ma ttina del 14 un battaglione n e mico, che s i e ra portato nei dintorni, avrebbe atta ccalo l'abitato, m e tte n do in pericolo a n che la popolazione . Il capita n o, allora, seguendo le usan ze cosacche convocò il reparto , schie rato in parata, perc h é decidesse "O restare sul posto e affronta re un combattimento impari o scioglie re il re p a110 cd andarsene tutti alla spicciolata, cercando di r~1p,p,i11nge re la zona di Ferra ra per riunirsi, affro ntand o intanto isolata m e nte i rischi di una vita clandestina in te rra stranie ra ". Do po breve discussione la risposta fu "Via tutti". Oistribuite le paghe ai cosacchi e il materia le alla popo lazione , armi e muni zioni vennero d istrutte e i doc umenti con tabili , con la cassaforte, consegnati a l parroco. A buio, i primi cosacchi , vestiti in borgh ese grazie alla gene rosità dei civili , lasciarono il paese, m a da ta l'ormai consolidata presenza te desca n o n fu possibile la riunione presso Fe rrara . l cosacchi si dispe rsero quindi a piccoli g ruppi in un paese sconosciuto e di cu i non con oscevano, quasi, la lingu a. La sorte d e lla gran maggiora n za ci è o ggi ig nota . Una tre ntina d i costoro con un ufficiale, il Ten ente Moltcia nski , passarono d o po qualche tempo a i Tedeschi e tornarono a Maccacari . Qui l'uffic ia le venne trovato pug nala to nel su o letto e il comando germa nico inviò i cosacchi sul fronte d i Cassino d a dove non fecero rito rno. Altri , rimasti alla macchia, si un irono ai cosacchi a l servizio te desco qua ndo questi, nel 1944, vennero sta nz ia ti in Carnia , seguendone la tragica sorte , a guerra finita , allorch è questi venn e ro consegnati, in Austria, ai Sovietici. Altri passarono ai partigia n i e alcuni di questi, dopo la g uerra , s i misero in conta tto con le autorità russe per rimpatriare, subendo probabilme nte la stessa sorte d e i primi. Altri, infine , riuscirono in qualche mo do a rimane re in Ita lia an ch e al termine del con flitto , e mig rando poi all'estero, o stanzia ndosi nel n ostro paese e , in un s uo rapporto de ll'agosto 1916, il Capita n o Stavro Sa nt_arosa scriveva d i


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essere in contatto con una deci na di essi. Chi rimase preferì, per intuib ili motivi, mantenere un profilo basso e si mimetizzò tra gli italiani. Forse, chissà, qualcuno pa,ticolarmente longevo è ancora tra no i. Di pochissimi conosciamo nome e destino. Wladimir Leonov, passato con i cosacchi al servizio tedesco, riuscì a tornare in Italia, il Capitano Wladimir Ostrowsky, che aveva salvato la vita a Ranieri di Carnpello, finì i suoi gio rni in Argentina, dopo esser stato ufficiale della marina mercantile, l'ufficiale veterina rio Ponomarov (Wladirnir pure lui), divenuto cittadino italiano, esercitò la s ua professione presso una d oga na di confine con l'A ustria, e la stessa cittadinanza venne richiesta nel 1952 da un altro comp o n e nte della banda, Boris Totikov. Pochissimi n o mi di pochi uomini, qualche centinaio app en a, che venne ro travolti come pagliuzze da un uragano ch e , sul fro nte russo, travolse milioni di persone, ma se è vero che la storia s i fa ' con i grandi nume ri è altrettanto vero c he g iova talvolta ricordarsi a nc he elci singoli uomin i.


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Cosacchi al servizio italiano

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PAOLO POZZATO

LA CONQUISTA D I CIMA PORTULE TRA LEGGENDA E REALTÀ

L'autodenigrazione è una curiosa abitudine del nostro p;1ese, tanto pn1 quando si parla di forLe armate o di sconfitte militari. lJn caso esemplare in tal senso è costituito daJla conquista operata dai reparti austro-ungarici, scgnat_a me nte cl;1 l concorso de ll'azio ne degli Scht:ilzen del 3° e de l 26° Rgt. /,andwehr e d e i Landser del 73° Rgt. K.u.K. di Eger, de lla dorsa le Po 11uleMeatG1 sull 'Altop iano de i Sette Comuni il 24/ 25 maggio ]916, ne lla seconda fase dell'offe nsiva austro-ungarica di primavera (più nota com e Strafe:xpedition). La c:-1cluta de ll'impone nte bastio ne montuoso che delimitava a nord l'AJtopiano dei Sette Comuni e costituiva , assieme al m~L<;siccio del Verena, con l'opera di cima ormai disarrnaut, sul lato opposto della Val <l'Assa una linea natLirdlc ta lmente forte da essere rite nuta (evide ntemente a torto) inespugn abile costituì una delle più amare srnprese sia JX'r i nostri coma ndi, sia per l'opinione pubblica dell'epoca. La e.mura de i principali protagonisti della difesa di quelle posizioni, ne i gio rni caotici del ripiegamento delle forze italiane da lla prima linea del Costesin e di nosco Yardf,'11::I, sull'Altopiano di Yez'.l.cna, rese poi impossibile all'immancabile inchiesta un accertamento preciso dei fatti. O meglio le conclusioni della lunga e complessa indagine richiesta d a l nostro Comando Supremo agli organi compe te nti della l" Armata non pote rono valersi delle testimonianze dei comandanti di settore responsabili. Queste ultime , a lo ro volta , rese a l mo mento ciel rimpatrio dalla prigionia non erano al corre nte degli addebiti che l'inchiesta aveva rite nuto legittimamente cli muovere soprattutto al Col. Cottone del 206° fante ria, indicato qua le foncbrne ntale , se no n unico respo nsabile de lla rolla . JI solo risultato tangibile immediato dell 'inchiesta fu il doveroso p roscioglime nto del Magg. Carlo Gleyeses, all'epoca de i fatti comand.-r nte ciel II battaglione dd 206° fanteria , dall'accusa mossagli dal Gen. Roffi (comandante la Brigata Alessandria) cli ave re abbandonato sponta ne amente l,1 posizione cli 11occheua 1'01tule 1. In un 1 Il processo a carico d i q uesto 11ffidalc si chi11sc· con u11a elabo rala sentc 11z.1 in d:11a '.) agosto J9 16 che 110 11 solo lo assolve"' per i,w sistenz.a del r c :110 ascrillogli di abbandono d i posto in faccia al n<'mico , ttta ri conosceva esplicitamente che l'abbandono d i l3occhena Portulc: no n poteva e:,i;c rgli asnillo per i l ,em p lice fallo c he il 2.1 maggio 1916 ,·g li era incarirnto di clifcndcre no n b l\ocd1c11a, ma c:i ma Port11lc. Egli avevat poi a,sohu wk compito 111:i limiti che la :,ituaz,onc- co111prumes.~a <' le sue c.klJ< >li forze consentivano. Cfr. i\USSME E l , Busta 11.


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Paolo 1-'o zzato

certo senso quindi all'inte rno della ricchissima d ocume ntazio ne dell'Ufficio Storico due delle componenti essenzia li per l'acce11amento della verit~ì rimasero quali "membra desiectae" prive di una precisa ed efficace corTclazione , nonché dell'indispensabile confronto con le fonti austriache. Non c'è quindi da stupirsi se fioti rono, almeno a livello di opinione corrente, le leggende - perdurate fmo ai giorni nostri a dis petto degli studi-quadro sull'offensiva austriaca, da que llo pionie ristico <.li Gianni Raj-Macario a G.Pieropan fino ad E.Acerbi - secondo cui il Po rtule era caduto senza combattere. I nostii re pa,ti della Milizia Tenito,iale vi sarebbero stati sorvresi addirittura in mutande dagli attaccanti austriaci, mentre invece di veglia re nella difesa - a dieci gio rni d'lll'inizio de ll'offensiva! - si dedicavano alla . .. girmaslica mallulina. Oppure, come nd caso de i be rsaglieri ciclisti, avrebbe ro usalo i loro m ezzi di locomozione pe r ... passare più comodamente e rap idame nte al ne mico. Avvenimenti quindi in c ui il tradime nto sernbrdva essersi dato la mano con la più incredibile delle stupidità o la piLr elementare e criminale mancanza di addestra mento militare. In tal modo non solo veniva g rossolanamente travisara la realtà di una sconfitta non priva di una s ua Lrngica, e ro ica grandezza, anche sotto il p rofilo dell'impiego tattico di unitì di fante ria (o di milizia tc nitoriale) no n addestrate , equipaggiate e soprattutto s uppottate logisticamc nte per l'impiego in impervie zone mont.ane , ma s i ignorava il sacrificio e la distruzione di interi repa,ti c he si erano battuti in condizioni di estrema difficoltà cd in molti ca.si con un eroism o ta le da suscitare l'ammirazione pe r.sino nei tutt'allro che tene ri avversari. Valga p e r tutti - e a solo titolo di esempio - la carenza quasi completa del suppo1to della nosl.ra artiglieria, colta in pie na c1isi di schierame nto, a fronte di un'azio ne d i appoggio puntuale ed esemplare svolta dalle batterie austriache, che po tevano valers i a loro volla di costanti cd dlìcaci collegame nri con i re pa1ti in prima schiera. G uidati tclcfo nicame nte eia osservatori in linea con le pattuglie d 'avanguardia i pe zzi austriaci poterono quindi inle1ve nire ovunque si presentassero bersagli a lle ttanti o ne utra lizzare in tempi brevissimi i centii di fuo co e di resistenza organizzati dai no.stri reparti allorno a lle g ià poche armi d i repa1to. Gi,ì alcuni anni fa la pubblica zio ne delle me morie del pasto re militare valdese Giuseppe La Scala , impegnato in quei giorni a Bocchetta Po rtule con la batte ria d 'assedio da 120 mm del Cap. Marco Guidelli, che aveva raggiunto un paio di settimane prima le postazioni in caverna predisposte pe r l'intcrdi2.ione della Val cl'Assa, aveva no fatto un po ' di luce sulla vicencla 2 . La d oc u' (:fr. Ci .La Scala, Uitiriu di g uerra d i 11n capJx,flww 111elotll:,"la dllranl<' la prirna gu e rra mon d iale, ,i l·ur.1 d i G.Vicenlini , Cla11cl1ana td1trice. Turin o 19'-)(1, rr- Hl ss. La ham: ria da 120 111111 rorcv.i contare su 800 granat<: ed altretLant i co lri ;1 schrnpnd l, j u fficiali, un ceni in;iio cli uo111i11i e 20 fucili mod . 70/ 87 .


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I.a conquista di Cima Po1·tule tra leggende e realtà

mentazionc presente all'Archivio Storico, soprallutto il confronto de i verbali di interrogato1io degli ullkia li tornali da lla prig ionia (repertorio 1111 ) con la re lazione conclusiva dell'inchiesta promossa dal coma ndo della li' Armata , e l'esame delle fonti edite, alcune poco note se non tìnora totalme nte ignorate , del 3° Schiitzen e del 73° Egerlander consento no di ricostruire puntualme nte le vicende che determinarono la perdita dell'intera parte settentrio nale dell'Altip iano dei Sette Comuni\ Quella parte che, con la riconquista prop rio de lla dorsale del Po1tule, doveva rappresentare il vano obiettivo de lla "difensiva ipotesi l " (meglio conosciuta come "battaglia dcll'01tigara") nel giugno del 1917 e condizionare di fatto gran pa11e dell'impostazione strategica d elle nostre operazioni ne ll'anno pe r mo lti versi più c.Wlìcile del conflitto. B.-1sti a ta le riguardo pe nsare allo spaventoso logorio cui vennero sottoposti 22 dei migliori battaglioni alpini che vennero quine.li a mancare nel corso clel l'CJndicesima battaglia clcll'Tsonzo, in patticolarc ne lle o pernzioni sull'Altopiano della Bainsizza. Il coma ndo d e lla difesa <li Cima Port:ule ern stato assunto da l Col. Dante Cartone , cornanda 11le il 206" Hgl fante ria della L.3rigata "La mbro", ne lle ptimc ore del mallino del 23 rm1ggio. Dopo il crollo della prima linea ita lia na s ull'Altopiano di Vezzena, col ripiega mento sempre più d isorc.linato delle Brigate "Ivrea ", "Sale rno", "Alessandria" cd della stessa "Lambro", e l'avanzata a ustriaca pressoché indisturbata lungo la strada d i fondo Val d'Assa4, il mante nimento della linea M.Meana-Bocchetta Portule-C:ima Pottule-Cima Dodici era considerato un requisito prima1io. E ciò tanto per impon-e l'arresto a i su ccessi già fin troppo preoccupanti del Ill C.d.A . austro-ungarico, quanto per gara ntire una prospe ttiva cli successo a qualsiasi azione di contratt.acco volt.'1 a ristabilire a nostro favore la situazione. Questo era il senso del l'ordine cli difesa ad oltranza che il comand o della 34l! Divisio ne, tramite il C:ap. Greco giunto appunto a Bocchetta Portule a me tà mattinata, trasmetteva ad un C:ol. Cottone a ncora esausto per la ma rcia notturna e la fati3

Cl'r. per <Jllanlo concerne I<' fonti italiane 1:1 Relazione d ello stc.><;.-;o Col. Cottone e gli altri v erba-

li di interrogaLorio degli ufficiali del 206° Rgt. in AUSSME (Archi vio Storico Stato Maggiore F.s<'rcito), FI1- R{ \ rer quanto concerne quelle austriache: d ucumc nri del Kriegs Arc hiv ( KAW); J.Li.isc hnig, Wir l!reif<>11 ani Vil' Tirol<>r O.ffens ii'f.' 1916 des sleiriscbe11 k .k . l.a11d1wb r b,jànU>rie-R~i11111C'IS <:raz Nr. J, Verlag sln u:bba11dlr111g S1y riu, Graz u nrl Wien l '.117; H .Strohsdmeider. nas ScbrttzenreJ!iment <:raz N r. 3 wrd der slc iriscbe l.a11d;;111r111 im We//krit-'!-: 1911- 19/H, Il, (.jraz S('nza dat.1 ( ma 1932- 1933), M .vo n Wie n J9.'S9. H oen hrsg. , <7r,scbicbl(' des eh emal(f./('11 Egerla 11der h ,ja11teri<'-Regime11/ N r. L"i11dic.1zion c d iretta di tali fonti avverrà solo in caso di ci tazione. ' L'ù1terven to della b alle ria da 120 mm no n si ri velò d i fatt o in g rado di ù11c rrlirc' il pas:;aggio lungo la valle, come auspicato dai nostri comandi, anche se inquietò a suflìcien za quelli austriaci da inv iare l'intero 73° Rgl. k .u .k ., che stava av anz.indo su Asiago. ad :1gginire M .Meata e a contribuire a Ila caduta dclb B<x:d1t•1ta. Sou o qut's lo profilo , d el tt'mf", rt'arresto imposto all'avan7:tta austriaca, anc he l \ 1zione dei pezzi del Caµ . Guidelli meri te rebbe una d i ve~ t, p iù positiva valutazi o ne.

n,


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Paolo Pozza/o

cosa a1Tampicata che l'aveva condono alla s ua n uova pos1z1o ne. Per assolvere questo compito egli aveva a d ispos izione oltre alla già citata batteria da 120 mm del Cap . Guidel1i, i resti del il battaglio ne del 206° Rgt. (Magg. Gleyeses) e di una compagnia del 90° Rgt. fantetia (la 9;1), infine un battaglione di Milizia Te rritoriale (Magg. Gigli) d ella Brigata de l vecchio Ge n. Prcstinari, dis locato fin dai g io rni precede nti nelle baracche presso il bivio Malga Portule-Asiago5. Inoltre il nucleo esploratori del 206° Rgt. fanteria, fo1te di 90 fucili e al comando d el Ten. Franceschini , e ra stato invia to fin dalla sera del 19 giugno dal Gbertelc ad occupare, con una serie di piccole g uard ie , i passi da Po11a Lanzola a Cima Undici. lJn altro nucleo infine del 155° Rgt. fa nteria (Brigata "Alessandria "), che lo aveva seguito ne i due giorni precedenti, si era riunito alla propria unità sul M.Meatta. Si trattava di molti repatti , ma in realtà d i poch i uom..ini già duram ente provati d ai combattimenti dei giorni precedenti, depressi ne l mora le per la ritirata, di das.si molto giovani (gli uomini della "Lambro" e rano pe r lo più re clute del 1896) o troppo anziane e non adalle al combattimento , come ne l caso della Milizia 'J'errilorialc. I soli veterani rappresentati dagli uomini de lla "Salerno " e della "Alessandria " non godeva no di un rancio caldo da quatlro giorni e combattevano q uasi ininterrottamente da tre . Inoltre la ritirala della 15" Divisione sulla linea S.Lorcn 7.o-Cima f)odici aveva lasciato scoperti tutti i valichi di accesso all'Altopiano dalla Val Sugana . L' invio degli uomini de l Ten. Fr:rnceschin i, dato il loro numero e la dotazione di cartucce e vive ri bastante per soli due gio rni, no n p o teva avere che un carattere interlocutorio e preludere all'invio di forze molto più consiste nti. Ciò non si verificò e costituì uno dei fattori determinanti per la pe rdita della posizionc6 . ·, Ta le- reparto, 1'82" b,1tlaglio 11e dd /i6° Hgl <li MT. lurlL· d i 580 u (nnini con 4 capitani e U: subalterni era stato in reah:i invi al o da Gallio alle 23 ciel 19 3i11p,no c-rl c-m arriva to al la llocd1etla alle 16.00 dd 20. Il Magg. G igli accenò che, a palle un paio di hlockhaus, non esisleva110 real i lavori difensivi: - ... ·avendo i l compito di far eseguire rlci lavori di trincee per uno sviluppo così grande, fece uno sn1dio d el te1Teno e dislocò le comp,1gnic di Bocchetta Portule e Cirna Po 1tule, as.segn..mdo a ciascu no il tran o cli fronte da gu;irnirc cd indicando i p unti che a suo parere era pii"1 conveniente cd u rgen te che si fortificasser o - e cL1rn la manc;1117~1 di attrezzi e di tempo e la n,1tura rocciosa del tcrr<'no - ordini> ch e anzich{~ scava re trincee d i innal zassero dei m u reni cli p ietra lavomndo g io rno e notte ... • Dispose per lo sgombro della neve del sentiero ch e d alle cucine pc-r Casare- T rentin conduce a Cima di P ortul e, onde

il trasporlo cui muli"'. Cfr. OJX•raz io11i df'l/a Ji·nnlf' nord e verso il Portule da Cima Ma11deriolo a Cima /111dic:i ( 17-23 ma{!,gio). Occ11paz:ion<' df'f cn11traf(o11e del Am11/e), A USSME El , Busta 11. " Cfr. Operaz ioni della_f;-onle nord e> f!('YSO il Pn1111fe da Cima M anderiolu u Cima U,ulici (1 7-2.1 mag gio). Settore Orie11/a/c> (da <:ima Po1111Je a Cima lhulici}, AUSSM E E1, Busta 11 , in data 19 giug n o. A tale compito il Gcn. Roftì avcv;1 destinato il l>altaglione alpinj ·'Adamello", se112;1 1xr:1 ltro c-sscrc a conn,;cenz.a della reale- con sistenza di tale reparto, sul c ui anivò si contò per tutto il comlx mimcnto , ma ch e no n giun S<' mai. F.~s,1 rimase infatLi su M.l11lerrollo alle dipendenze dd M ,i gg.r.cn. Fiorone, nonostante l 'urdin c- ricc-V1110 dal Col. Paglia1ini del 155° d i raggiungere la lim, 1 d i crC'sta. T:1 sovl".ipposizione d i due crnuandanti res1xmsahù1 d1 fono dell a stcss:1 zona (Fiorone della "Salernu·· e Ho ftì dell'"Alessan dri;I"'), se pur non ebbe effeni deleteri sul l'and,imcnto della l>aLLaglia, ce1ta111ente no n ne agevolò la co11du zio n<'. pcrmeuere


La co11q11ista di Cima l'ort11/e tm l,;v.,p,c•11rl,· <' n·rflf(/

") /

I

Il solo sostegno dd l'a1tiglie ria era ra p presentato - sta ndo a llc crnH ·ord i relazioni d e i protagonisti - da i due p ezzi da 120 m m , de lla ba tte ria in caverna , che potevano pe rò spa rare solo sulle forze n em ic he che scendevano lungo la Va l d 'Assa. L'ob ice da 305 mm del S.Ten . Sicilia, p osto alla testa ta d i Val Sp aravie ri , era sta to fatto sa ltare d a l s uo coman dante il 21 maggio d opo aver tirato sul Costesin orma i pe rduto la decina e.l i colpi appe na ricevuti; la batte ria eia 149 mm di Po rta Manazzo (in grado o ltre tutto di ti rare solo s ulla Panarotta) e ra s tata inutilizza ta il giorno successivo. I pczzi e.la 87 B de l Ca p. Guald i schie rati s u M.Meatta, più me ritevoli di sta re in u n museo che di partecipare ad una difesa tanto importante, a mmuto lirono dopo aver tirato pochi colpi. Il Col. Cotto ne, che dipende va o rganicam e nte dal (-;en . Hoffi de lla Brigata "Alessa ndlia", n o n era minimamente o rie ntato s ul terren o che doveva d ifendere: p oteva contare solo s u una carta a l 100.000, praticame nte inutile, d ata la complessità de11a regio ne, e sulla cui lettura s i trovava in dissenso col suo superiorc. Infine d oveva d ifendere un fro nte chc da Bocchetta Po rtule a Passo di Val Cald ie!èl s i estendeva per 8 km, lungo i quali no n era agevole individuarc la minaccia principale, per lo più con d egli uo min i c he combattevano da tre g io rni e no n :wevano ormai c he qua ld1c ca ricatore e poche scatolctte. Così li ricorda il "cannonie re " l.a Scala: "Slaman i vc.:ngono gli avanzi del 206°, poca g<..:nte, con un colon nel lo, un

affami senlo str ingere il c uore. Sono dei mar-

m aggiore c.: altr i ufficiali . Proseguo no f><..:r Cima Po milc.:. Sono sfiniti, m ali, senza ca rtucce. Li g uardo

<..:

tiri, sono d egli <..:roi! Con semplicità racconta no g li avvc.;nime nLi." 7

Di fronte , pronti ad attaccare il Prntule da nord e da est, do po che g li Schiitz en d e l 3° Kgt. avevano strappato Cima La rici alla ventina di e sp lora tori del 206° de l S.Ten. Emilio Mondelli, c'erano gli uom ini del 26° Rgl. di fanteria Laud,;turm. In realtà p roprio l'imp iego d i questi ottimi reparti da mon tagna testimonia di una prima vitto ria c he la difesa italiana aveva o tte nuto ancor prima di iniziare a comba tte re. Con il tratto s pietato che gli è proprio il Gen. Alfred Kra uss, forse il miglio r tattico d ella Dup lice Mo narchia , o ssc 1vava in un su o articolo d e lla me tà d egli a nni '30 : "La 28" D ivisione di fa nteria d opo la conq u ista d e lla linea ilaliana su

M.Vc rena e M .Erio era av,111zata fino al la profondamen lc inn 1ssata Va l

' Cfr. •~•

Scala,

O ìa riu. , it., p .

96.


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Paolo 1-'ozzato

d 'Assa. 4 km davanti ad essa, ad est del la gola dell'Assa, si trovava Asiago,

il primo obicLLivo dell'offe nsiva . A q uel punto la Div isio ne ricevette l'ordine di attendere davanti alla Val d ' Assa, finché la 6;)_ e la 22'1 non fossero giunte alle spalle degli italiani ad Asiago dopo aver s upera to la dorsale del Kcmpcl (u na reg ione d i 2000 m ). Ma l'avanza ta de lla forza pri ncipale d el C:.d.A . olu-e la dorsa le del Kempel e la c resta c he fiancheggiava ad oriente proced ette p asso passo a causa delle d iftìcolLà dell'alta mo ntagna e d e lla resiste n za degli ital ia ni. La 28;)_ Divisione di fan teria rimase tre giorni inatJi va davanti aIla gola dcll'Assa. Poi il quarto g iorno l'Unterj~iger Bauer de li TI battaglione Fcldjager con 8 co1ru11ilitoni superò la gola, p e ne trò ne lla trincea italia n a del bordo orientale, il ba ttaglio ne lo seguì e la Briga ta avanz<'> - la gola de ll 'Assa era stata superata, Asiago presa. La forza principale del C:.d.A. combatteva in questo mo mento a nord-o vest d i Asiago n ella zona della dorsale del Kcmpcl e su lla c resta mo n tana che si trovava ad est. ''8 O

Ed ecco come il Tcn. Loschni g , comandante del plotone te lefonisti del 3° di Graz, raccu11ta l 'iniz io dell'attacco a l Port.ule da pa1te di una d elle migliori unità dell 'ese rcito nazionale aus triaco: "La ma rcia, da to che il superamento de lla gola della Lanzolla profo n dam e nte incisa, con scarpate ripid e in direzio ne est e ra escluso, proseguì lungo la dorsale del Monte Parad iso ve rso nord per poi piega re, umi volt.a raggiunto il margine s ulla Va l Su ga na , clecisa mcnLc verso est, attra verso la sella d i Po rta La nzo lla, per cresta verso il Ke mpcl. Tanto durante la marcia, che si svolse pe r reparti mino ri "in fila india na", nella pa1te più b assa a u raverso un fitto hosco di pini mu g hi, ne lla parte p iù a lta in mezzo a neve e rocce, come a nc he alla sella di Lanzolla il hat.Laglionc venne be rsagli ato sul fia nco d agli schrapncll dei p ezzi in caverna dc La 13occhetta. Con un abi le sfru ttam e nto dei ripari n aturali, b attendo una via traccia ta d ie tro la cresta e g razie a lla ne bbia presto scesa , ch e tolse a l nemico ogni ulte rio re visla, il battaglio n e giu nse a lle 18.30 sen za pe rd it e ai piedi del Kempel a Q .2131. Con un piede in Austria ed un altro in Tlalia, perché il confine correva qui d a est a ovesL su una stre tta cresta c he andava d al Ke m pel al Paradiso, il battaglio ne si fermò a pe rno tta re. I.ungo una cornice d i neve alra u n paio di me tri i repa rti si ricava ro no d ei huch i di protezio ne tra la neve cd il bordo di terra o stesero i teli te nda , se solo trova ro no p er fa rlo il p iù piccolo sp azio . Nel corso della n one infuric'> la bufera , una di q u e lle spa ven ' Cfr. A.Krauss, Cehirgskrieg, , Allgemeine Sd1weize1ischc Milit~rzcitu ng", 12 O~j":>), pp. 6/J-<58/ , qui p . 678.


La conquista di Cima Po11u/e tra legp,,•11t!e <' rC'a!trt

tose' b ufl.'re d 'alta montagna, che passano aLU·averso ogni abbigli:11n c n10

l'

d a11no un sen so cli nudità. G li u o m ini, scalciali da ll a fa ti ca d ella marcia , sta vano pronti, esposli alla neve cd alla grnnd in e de lla te mpesta, a muovere in ogni momento ."9

Gli uo mini del 1/26° (Magg. Myslivec) potevano contare sull'appoggio dd repa1to alpinistico de lla 4Y1 Brigata (una sessantina di uomini del 1° Rgt. Kaiser~;chiitz en a l comando d el Ten . Enrich 10 ) , che aveva ape1to la via sulla dorsale che dalla cima scende a lla ilocchetta Re nzola o Lanzolla, e il supporto immediato del 11/ 3° Schutzen. J.a n otte d el 22 maggio venne uliliLzata d a i telefonisti di Loschnig per collegare le forze attestate a ppe n a sotto la cima col comando di Reggimento e sopratruuo con l'artig lie ria. L'effica cia d i questo collegame nto e la sua tempestivir.à sara nno una de lle ch iavi ciel s uccesso austriaco. [)all'altra parte il Col. Cottone si apprestava alla difesa schierando il 11/ 206° soprattutto fronte a no rd , a guardare i p assi c he sa livano dalla Val Sugana e la Jorsalc Cima lJndic.i-Cirna Dodici, fino al Passo di Val Caldiera (a ffidato in realtà a no n più di 8 uo mini del Te n. De Fra nceschini 11 ) , mentre il controllo de lla linea Cima -Bocd lC'tta Po rtule viene assegnata a due compag nie di M.T. e a lla comp,1gnia de l 90°. La sce lta può sembrare un po ' incong rua , data la scarsa affi<..labili1à deg li a nziani te rritoriali armati col vecchio Vene rl y-Vitali Mod. 1870/71 e privi di m itragliatrici , e g li eventi successivi con le ripetute inflessio ni cd il crollo finale d i questa parte d e l fro nte stanno forse a d imostrarlo. Essa non man cava però di una sua logica. li lungo strapiombo d e l Po rrule fino alla Bocche tta stessa era effettivame nte la parte meno direttamente minacciata e, in que lla posizio ne, i territo riali erano sorro l'immediato controllo d e l coma ndo e de i suoi ufficia li, insta lla ti ne lla caverna d e lla batteria . La cima stessa della montagna e ra stata poi data in consegna a ll '8l!. compagnia del Il/206°, fino a c he non fosse stara sostituita dai veterani del 90° o addirittura dall 'inte ra Brigata ., c:fr. Los<:hnig , Wlir ,l!,1·eife11 ,m.1, c ii., pp. 88-89 . 1 Cfr. li r.1r1x m o di rnmba1Lime1110 d ello st..:s.so T e11. Enrid, in KAW. Acffk 17 12. " Per le v iciN>in,dini v issule da questo ufficial e<' dai suo i uo mi n i sulo rcr rnggitmger<' le posizio ni cui <'ranu d <'stinati si veda 0/Jemz inn i tldla fru11/e noni, c it. , in d aia .W g iugno. l ;1 r<.:la zion<.: condu d e ccisì le sue cons id era7Joni : -s i puù dunque aff<'rrnare che p rima di S<'l"'J d el 20 i passi dd confine no rd d:1 Po rla llc n zob a Ci ma Undici per Lm :1 distan7a di pi li d i 'i k.m , in linea d 'aria, attrav~·rso un.i zona d i montagna rocciosa, precipite e corcrta di u11 :1lro stmto di 11ev<', ernno be11~ì g uardati, m a solo cfa uu son ile e melo velo di 6 picco !<.: guardie di una fo17.a variabile da 10 a 18 110111ini collucal<' a Porla Rcnzol:i -Cima l'ortule-Q. L135 ( Port<.:llo Trentin)-1'0 1t ello Galmar-Jr a. D a l'u rc<'lleua Cima Undici, senza l'a ppoggio d i una lrinc<'a o la difesa di u n l'l'Tico l ato . I po~ti c he di,.tav:t no 11110 cbll';1lrro da 2 a 3 o re di 111arci:1 inin tl'rrona , avreblx·m dovu lo collegarsi co n la visra, 111:1 la nebb ia nu n lo re:.e S<'mpre possibile."

°


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Paolo Pozza/o

"Alessandria" (comunque g ià fo rte mente ridotta n ei suo i orga nici; non arrivava infatti a 1500 uomini), come era stato prom esso al Col. Cottone. La tempestività dell'intervento aus triaco mise in crisi l'inte ro dispositivo p rima ancora che esso po tesse essere e ffe ttivamente assunto . .Fin d al tardo po me riggio del 23, dopo una serie di azio ni d 'a ttacco ini'.l.iatc f"in d alla sera de l giorno precedente, gli austriaci avevano infatti conq uistato la cinia e la parte sette ntrionale del Portule , procurandosi così un 'ottim a base cli parte nza pe r le o perazioni s uccessive in tutta la patte nord dell'Alto piano e o ccupando il vertice d e ll'an golo o ttuso del fro nte d ifensivo ita lian o . Avevano an zi te ntato di attaccare fin dal 22, scen dendo dal P01tulc, il p osto di g uardia di Q .2135, ma eran o stati respinti lasciando u n prigionie ro nelle ma ni degli uo mini di De Fra n ceschin i. Quest'ultimo, che aveva cercato invano il giorno preced ente il contatto con la 15;i Divisio ne in Val Sug:rna , vedeva crescere la pre occupazio n e r e r degli uomin i con c ui po teva collegarsi solo saltuariamente, per mezzo d i esigu e pattuglie e che venivano d escritti cosi dalla relazio ne di inch iesta: "Nella noLLe sul 23 quesli pochi u omini abbandonati d a tre giorni su que l-

le al le veLLe, esat1sl i pu il freddo e per le v eglie e oramai digiuni eia un giorno, sen za o rdini e sen za notizie - potevano udire vio l enti bombardam cnLi e scorgere il fuoco d egli ince ndi nella sottost,inte va lle del Brenta. 1n tali condizioni li Lrovù l'a lba del 23 m aggio. "

e l po m e riggio de l 22 il Gen . l{o ftì , comanda nte dcll '"Alcssandria" aveva fatto la sua comrarsa a Bocchetta Portule, solo p e r constatare la penuria di ogni arrresta me nto difens ivo, la cronica scarsità d 'acqua de lla linea e lasciare di fatto a l comandante il 206° ogni responsabilità per la tenuta della posizione. La relazio ne de lla Commissio ne di inchiesta fa carico a quest'ultimo di no n essers i reso conto, ne lle d isposizio ni p e r la d ifesa, delle dista nze , delle difficoltà nelle comunicazio ni e addirittu ra d e lla s ituazione militare del momentcP. In realtà è difficile comprendere cosa egli avrebbe potuto fare oltre ad affida re al Magg. Gleyeses ed a l suo repatto, il più solido a i su oi ordini, la difesa de l contraffo rte d e l Po,tule , mante ne ndo il controllo d iretto sulla Bocchetta ed inviando i viveri a disp osizio ne agli uo mini di Dc Franceschini. Il Col. Cottone, avvertito della minaccia e dei contin u i progressi austriaci nel corso del 23 g iug no , non aveva altra possibilità che sostenere il fron te con tutto ciò (in effetti mo lto poco) che aveva a d isposizione, "e :fr. Op<'raz-lont del/afì-011w 11oni e• wrso il Ponule ,u, Cima Mm1deriufo u Cinu.1 Ull{Jici ( 1 7-23 111t1!{!l io). Occ11paz-ion(' del Ji·onte da M.lnterrotto a Cima Undici. AUSSME E]. B usta ·11, in d a ta 23 giug110.


La ccmq11istu di Cimu Portu/e tru leggende e realtà

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ma a lla p e nuTia si aggiunse la sfortuna . T.a trentina di uo mini inviati al co1mmdo dd S.Ten Angelo Pietra sono una goccia nel mare, una sezione mitragliatrici d e l 155° fatta giungere into rno a m ezzogiorno da M.Meaua perde (o ge tta!?!) in un burrone i soli 400 colpi a dispos izione, i 150 uomini del Cap. Beg helli (2.! compagnia d e l 1/206°), che g iungono finalme nte alle 18.30, non possono c he constata re la p e rdita, ormai definitivamente avvenuta, de lla cima e l'.cm etramento d i circa un migliaio di passi delle posizio ni ita lia ne. Poco prima a nche la milizia te rritoriale (segnatamente le compagnie 5a e 7") ha cominciato a ced e re, ripiegando disordinatamente verso Bocchetta. A poco sc,ve iJ tentativo di soste ne rne l'azio ne con un p ezzo <fa 120 c he , trascinato all'ape110, tira a schrapnell s ulla c ima de l Portulc e l'inte ra dorsale fino a Cima Ondici, solo l'inte 1vento d egli ufficiali del comando di Conone riesce a sospingere anc:ora in avanti gli anziani combauenti e so lo per breve te mpo. Alle 20.00 l'intero fronte dei tc nito riali crol la e degli uomini in fuga ve rso Asiago il comandante del 206° cd il Cap. csi, aiutante magg iore del 155° giunto in quel momento pe r avere notizie, non riescono ad arrestare che 150 uomini , il cui valore combatt ivo 0 o ltretutto o rmai pratic:1m e nte nullo. Ma chi ha tratto da questa circostanza la convinzione che il Portule ru ahhandonato agli a ustriaci senza cumhallcrc s i sbaglia. L'8" comp agnia dd TT/ 206 cd i veterani ca rsic i ciel 90° s i sono sanificati in una resiste nza dispe rata c d hanno di fallo imposto agli attaccanti un ,lffcsro di quasi 24 o re. 1:: ce11a111cnte più di quanlo era lecito atte ndersi da loro, v iste le condi zioni in cui s i trovavano a baue rsi. Un'altra considerazione emerge poi s po nt;mea dall,1 lettura degli alli dell'inchiesta. L'aspetto più singolare è infatti 4ucllo che si sia fallo carico pressoché di ugni respo nsabilit,ì , mitigata so lo da 4 ualche attc n11anle gene rica, al Col. Coltone dopo aver inviato queslionali di ind;ig ine di fatto a tutti gli uHìci::lli coinvolti neu·,1zione ed ancora raggiungibili. La relazione stessa osserva anzi. "D ato poi il ca rattt.:re cli inchiesta ed il tempo trascorso dagli avvenimenti che const.:nto no e consigl iano un esame più approfond ilo e pac110 di quel lo clic sarebbe stato possibile all 'indo mani d egli avvenim enti slessi - non si è creduto equo negare a quegli ufficial i che dalle prime indagini appar-

vero respon sabili, la fac o ltà cli esporre gli argomenti g iustificativi <lell'o pera loro: o nde, pur se nza scendere sino ad intenugatori t.: contestazioni, si sono anch e :1d essi indirizzati appositi questionari, nonostanre che eia ciù si fosse previslo un ritardo nel c ornpimenro ddl'inchiesta. " 1·1

11

Cfr. /-'r,•11wssa (Ung i1w e Sl'tllRillli'lllo delti11chif's/t.1), J\USSME El , liust,1 11.


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Paol o Pozzato

L'autore della stessa sembra così "dimenticare" la circostanza in bas e alla qua le il princ ipale "indiziato" di colpe volezza veniva fin dall' inizio escluso dalla possibilità di far fro nte ad ogni addebito, internato com'era nel campo di prigionia austriaco di Sigmundshcrbcrg. Viceversa la Relazio ne ritiene di dover avvalorare l'affermazione del Gen. Rom cli no n essere stalo messo al corrente per l'intera g io rnata de l 23 maggio elci combattimenti in corso a Cima Pottu le solo s ulla scotta della s ua fama . "L'afferma zione di un aus tero e valoroso ufficiale come il gene rale Roffi non può essere messa in dubbio."'' Tanto più che lo stesso generale ammette candidamente poco d opo, nel questionario inviatogli, d i ritene re presente sulla linea cli cresta il btg. alpini "Adamello " c he in realtà nessuno ave va mai visto o segnalato. La migliore testimonianza della tenacia elci difensori italiani , a dispetto della loro sconfitta finale , è o ffòta a ncora una volta dal diario del Ten. Lé'Jschnig, c he percorre rà con i suoi te lefon isti la dorsale il g iorno dopo, a l seg uito del TT battaglio ne del 26° l.ir, Magg. Hausner, che aveva allargato l'occupa zio ne , puntando da nord-est verso la Bocchetta (che il III/ 26°, Cap. Kisva rda y, attaccava contemporaneamente da n o rd-ovest): "Dop o av er percorso circa 200 passi dalla cÌlna del Ke111pcl , css;i Ila pa1111g li:1 dell'autore: N.d.T.lavev,1 o hrepassalo la zona ocn1p,1la da lle noslTP tn1ppe. Al confine d i questa zona si scorgeva il quadro del colllbaLLirnenLo del la no ll e e de l gio rno p recedente. Numerosi italiani, in parte infilati nella neve, in pa ne cope1ti dalla stessa, giacevano intorno cada veri. ALLorno ad ogni cadavere, ch e non era cope1to dal su dario bianco della neve che cancellava Lutto, si ved evano le tracce di sangu e s ulla neve, si scorgevano gli effeui personali del caduto ed i segni d ella lotta mo1tale nei dintorni sconvolti. Nei confron Li d i ogni caduto si ha pietà e ci si china davanti alla maesL;.ì della rnorte; per<'> u no de i caduti suscitava a mmirazio ne persino nella mo1te . .Egli giaceva esanime ne lla ne ve dietro un basso roccione; un colpo a l capo aveva messo fine alla sua v ita. Atto rno a lui giacevano caricatori e bosso li, il hicile e lo za ino . Il va loroso ave va spa rato 52 caricatori, minaccialo da tutte le palti, senza arre nders i. .. "'~

Ccrtmncnlc non tutti s i erano battuti con lo stesso accanime nto ed an alogo valore, ma siamo ugua lme nte lo ntani dall'immagine del "so ldato c he scappa , buono per un'altra volta ", s pesso accreditala anche alla luce d i le t' ' Cfr. Operaz ioni per fa n/Jresa deffa fl(')(:Ch('l/a l'mt1//1' e /)<'rdilll def i nitiva d<'lla posizione r 21 Maggio), AUSSME El , busta 11.

" C.fr. l.oschnig, Wirgr e!JÌ'il

t111!,

cit., p p . 9(, 97.


La co11quL,la di Oma Portul<' Ira leggende e realtà -- - -

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ture elci confl itto ideo logica me nte condizion ate. TI m attino del 24 trovava il Col. Cotto ne minacciato direttamente dall'avanzata nem ica dalla d o rsale del Po rtule, cui o rmai è in g rado di opporre ben poco, e col rischio di esse re aggi rato ad ampio raggio da no rd dai reparti degli Schfitzen del Te n .Col. Sc hnewdss c he , sfrutta ndo il fronte troppo rado e privo di munizio ni del 11/ 206° e dei pochi nuclei deg li esplo ratori di D e Franceschini, punta no decisame nte all 'occupazio ne de l Corno d i Campo Ve rde e a scendere la Val Tre ntin . Un'a zione questa contro cui la generosa resistenza di alcune compagnie d el 74° Reggime nto d e ll,1 Brigata "Lo mbardia " non p o trà oppoffc c he un limitato tempo di arresto . Forse è una fortu na per il comandante italiano ignorare che una minaccia ancora più grave s i sta profil ando da sud, dove il 73° t "gerlander s ta lenta mente, ma inesora bilme nte avvolgendo le posi,.io ni de lla 11rigata "Alessandria " s ul Meatt,1 cd il Cucco di Po rtule. Anche pe rc hé l'ordi ne che gli e ra s ta to confermalo da l Gen. l<offi alle 22.00 del 23, dopo che la Bocche tta era stata abba ndo nata c cl i suo i pezzi resi insl~rvibili a colpi di mag lio s ugli o tturatori, no n solo no n parlava di ritirata, ma prt.::-;criveva la riconquista della Bocchetta stessa e della Cima cie l Po rtule. Pe r fa rlo il comandante del 206° avrebbe aV1 1to a disp osizione cinque de lle sei comp ;ig nie, che raccoglieva no qua nto resta va de l 155° .Hgt., in due battaglioni di fornw ,.io ne al comando del Magg. Rc na ult e del Cap. Cappcl lin i16. A ta le pro p osito la relazione d 'inchiesta fa un'osservazio ne quanto meno sconce rtante , o ta le d a mette re seriarne nte in dubbio la conoscen za d el terreno da parte del suo autore. l vi infatt i s i sostie n e: " Preocrn r ato della estcnsio ne del la fro nte da occupare e della difficoltà di comunicazion i, impensierito p el mancato concorso del battaglio 11c alpini Adamello, sempre richiesto e mai g iunto, il genera le Roffi rapprcscn tava al coma ndo sup erio re la sua siluazione con colo ri non rosei . Ma in mezzo a qualche o scuro, sebbene n o n infondato, d ubbio egl i aveva av uta una in tuizio ne che se arn1:.lla avrebbe i,otuto p er lo m eno ritardare il rrccipitare d egl i eventi. Nel suo fonogra mma d elle "I0.20 cit:ito , cgli diceva: "Desid ero o rdine fo rmal e se d ebbo abbando nare tutto il costone cl i Monte M ea m1 com p reso lo sba rramento cli Monte Galmarara , per trasferirmi co n tutte le forze a 13occherra di Po rnile " 17 .

"' Per l'azione di quesli reparti s i ved e la dC'rragliala rela7.ionc re>,a lblln .,tesso Magg. RC'nault a l ri1nrno dalb prig ionia: Cfr. verba li di i11li.:rroga1o rio degli ufficia li del !';(,0 Hgt AlJSSME, FI 1-HliO. ,- Cfr. CJJ>etr1Zio11i [K' r la 1iµrl'w ,.1,,//u noccbella rii l'ortull" ,, pt•rdita dejì11i1it •t.1 dt•lla posh:it ,11,• (21 11111,1.!ftiO /()/6), i11 AUSSME El, Busl:1 11 .


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Paolo Pozza/o

Come si J)U<> infatti rammaricarsi per la mancata effettuazion e di un'"intuizione" che, se messa in atto dallo stesso Roffi , avrebbe spala ncato le porte all'avanzata di un intero Reggime nto avversario, c he si spingeva in avanti con la determinazione e la voracità di uno squ a lo , non ce1to con l'azione di "semrlice tasteggiamento " cui la re lazio ne accenna. TI C:ol. Cottone può non aver brillato nel manovrare le scarse forze a sua disposizione, ma no n venne mai di fatto supporta to adeguatame nte da un su pe riore che appare sempre al di fuori dell'azione e che abbando ne rà la zona al mo me nto cruciale , seguito - e questo fatto conse rva un tratto assolutame nte in spiegabile - dai suoi due comandanti di Reggimentol 8 . Resta roi da verificare e lo resterà ovviamente per sempre - quale sarebbe stata la reazio ne dello stesso Roffi se, invece di sentirsi comunicare che si era fatto il r ossibile r er guarnire la fronte sette ntrio nale, presidiando i passi sulla Valsugana, a vesse avuto da Cottone la notizia ch e mancava di qualsiasi collegamento con i re parti in questione e n on era quindi in grado di assicurare la tenuta della linea . Cosa avrebbe potuto fare se n on prororre l'abbandono non solo della linea del Mcatte, ma della stessa Bocchctt1 , fa cendo così sorprendere le s ue fo17.e in ritirata nella più complessa delle nisi di schieramento? !.'attacco, condotto ancora al b uio nelle prime ore del 24 maggio, in credibilmente sembra riuscire, ,1 dis petto del pan ico che aveva gi:1 indotto ,1lla fuga i difensori del 206° e del 155°. Il Cap. Casciotti del 155°, incaticato cli ripre nde re la 11occhcua cd il costo ne che la sovrasta inunediatamente a nord, riesce a prendere contatto con la trentina di uomini del Cap. Cortonesi (T1/ ll/ 206°) che, in segu ito ad ordine supe1iore (non risulta chiaro se dello stesso Cottone o del Magg.Ce n . Roftì) erano rimasti a sostenere pressoché soli la prima linea ita liana sul costone del P01tulc 19. Lo stesso Cap . Casciotti 1i occupa con u na pattuglia di ufficiali la caverna de ll a batteria e sfrutta le ferito ie pe r co ntrastare una mitrag liatrice austriaca che tira, ad inte rdizione, su lla Rocchetta. Anche a ta le riguardo non mancarono però le polemiche. Sta ndo alla relazione del C~en. Roffi , infatti, alle Ci.00 del mattino gli era pc1v e nuto dal Col. Cottone un avviso stando al quale le truppe destinate all'azione si '" Lo stesso Col. Cotrone ed il su o capo di S.M . Cap . Mazzucch etri son o estremamen te attenti n elle loro relazioni , sicun11nente concorda te a Sigmundsh erberg, a non addossare apertamente al Gen . Rolfi ,1ltra rcspons;1b ilit;ì che quclb dcll 'cr rnt:i letturn d ella collocazion e di Monte Cucco. M o lto più esplìci 10 appare invece nel s110 in terrogatorio 1111 altro 11fficialc dell:1 comp:1g ni di S.M., il S.tcn. Pio Saibcne: "Non credo opportuno ripet ere qui i n q u ali cond izioni fu cat11 1r:1to i l comando del 206° fr1111. poiché' so ch e il Col. Collone, rimpatrialo nell 'aprile 918, ne fece un·ampia e deuagliala relazi one. l o m i limiterò a dire ch e la callur:1 del com ando del 206" fanl. si deve principal mente alla m ancanza di o r d ini precisi d a patte del coman do superiore ... " Cfr. AUSSME, Fll -1{4;$. '" I n tatti i l verbale cli inrNrogatorio ciel Cn p. Corto nesi pnrla gcn erirn m c ntc d i " un o rd i n e

Sllp<'-

r io re-, mcn1re quello del S.tcn. Pietra attribu isce esplicitamente tale o r<l ine :il Gc n. Ro ffi : cfr. FI 1-R45.


la conquista di Cima Por/11/e tm feg~e11de e realtà

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e rano irnpad ronile non solo della Bocclie lta, ma de lla stessa Cima c cl addirittura delle rrime propaggini di Cima Undici. O lo stesso Cottone stava farne licando, o rpure le nostre Lruppe avevano superato ogni limite uma no alle proprie prestazioni, occurando ne l giro di mezz'ora o ltre /4 km di posizio ne difesa dagli a ustriaci. Nell'inchiesta su i fatti di c ui ru incaricalo, il (;e n. Grazia li rivela chiaramente il suo imbarazzo ne i confronti delle affe rmazioni del Gcn. Ro ffi a proposito ddl'occurazionc di Cima Po ,tule20 . In re altà l'avanzata auslriaca , c he le ro nri descrivono una nimemente come travolgente, aveva dovuto fare i conti a sua volta con l'esaurimento fis ico delle truppe e non aveva minimame nte sfruttato il crollo del fronte e la breccia lascia la dalla fuga della territo riale e dal difficile ripiegame nto del 11/ 206°. li te mpo perduto non cambiava però la proporzione delle forze in ca rnpo. Q uando l'attacco concentrico de i due battag lio ni de l 26° Landst11rm riprende, la parvenza di f"ronte c he g li italiani avevano ricoslruilo solo in teoria, ma che le varie e confì1se disposizio ni sulla ritirata d e i diversi re part i re ndevano di fatto inoperante, viene nuova me nte infranta. All e 9.00 del mattino gli au striaci l1anno imbo uig liato la palluglia e d il s uo comandante S.Ten. Da Valle nella caverna 21 , fatto prigionie ra una pa1te dcll '8" co1n1x1g nia de l 155°, su Q.2003, e costrerto ad inllcrtere anche la pa1te destw del fro nte :incora aggr:tppata a lla d o rsale. Intorno a mcz'.l.ogiorno a ustriaci vincitori e prig ionieri italiani étppe na catturati bivaccano assieme allorno alla Brn:c:he rta , in un;1 calma i1Tcétle resa possibile da lla latitanza pressoché complet,1 de ll'artiglieria italiana e d alle precise indica zio ni che regola n<J il tiro di que lla austriaca. Ciò no nostante il fro nte ancora imbastilo dai nostri reparti non ce de e riesce a rio rdinars i un cenlinaio cli me tri pi L1 in basso, mantene ndo aperta la mulattie ra di collegamento col Meatta . C'è· in e ffelli un momento cli p a nico cht.: contagia ad un tratto :mchc i veterani d e ll'Alessandria e che, stando al racconto del Gen. Roffi, vie ne sedato ricorre ndo anche a mezzi drastici (qualche fucila'.1.ione sorrunaria?). Ma lo s tesso gene rale individua le ragio ni di tale momentaneo crollo e giustifica in un certo qual modo il compo 1tamcnto de i s ui uo mini: "fra trnprx: già scoss<' in teJTen o insidioso non è difficile che il pan ico si propaghi, un no nnulla può, alle volle, esserne ca usa. Nella ritirata che

"' C:fr. OJX!11tz io11i f><'r la ripresa dt'lla 8ocdJc/la di Pwt11/e e perdi/11 d1jì11i/i1 •t1 ,l('//a /><>sizir11w ( 21 magr:in /9/6). in AUSSME El. lk1s t,1 11. " C:fr. Il ~uo wrhal<' d i inh: rruga torio Lra quelli dr·gli uflkiali dl'I 155° r{gt in AUSSMF., l'lJ -WiO. Si trattava di un uttidalc cui non clite llava un nor<'vole cur.1i.:gi", 1111 nero · fegat:O<"cio" che. u na voha internalo nel camro di Sigmun<lsherbe rg , tentò r er be11 quauro volle b fuga.


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f'aolo Pozzato

avvenne all 'a lba del 2/4, il ranico, a pare re d ello scrivente è stato causalo dalla ritirata poco ordinata d i u na compagn ia del

:w6° c he si e ra gettata

verso la testala del vallone (;almarara (d'ordin e d el ma ggio re Gleyeses); dall'essere le truppe Slale sorrrese d a u n fuoco cli mitrag liatrici non inclividualizzabili, che si erano a rrosta te ad occidente cli Cima Po rtu le; d all'aver inoltre veduto truppe c he da lla c resta di Passo 'J'rentin correvano verso Cima Portulc; lruppe che furono ritenute nostre in ritirata, e che invece, come si seppe poi, erano l.rurpe nemiche che accorreva no ad afforzare le posizioni di Cima Portule. Inte rvenne roi 11n violentissimo fu oco d 'artiglieria nemica ch e died e il tracollo alla resiste nza fisica e morale"22

Ciò nonostante il fronte venne a ppunto ricostituito s ubito ad ovest di Monte Cucco: la Bocch etta è perduta , ma la strada verso Val Galrnarara è ancora chiu sa, anche se la chiave è ormai infilata nella serratura. Anche se la gravità de lla s ituazione faceva supporre che proprio dalla :wna del Pottule si stesse pronunciando la minaccia maggiore, il Gen. Roffi tornò into rno alle 9.00 al proprio com ando di Casare Meatta. 11 fatto è s trano e difficilmente spiegabile. Tanto più che lo stesso generale aveva la me nta to di essere stalo lascialo in precedenza all 'oscuro d e lla conquista d e l Port:ulc proprio dal Col. Collone. Perché allora lasciarlo nuov;m 1entc un ico resp o nsabile del settore? E perché lo stesso Ro ffi non deprecò il fatto di essere stato lasciato ug ualmente all'oscuro, e da i propri ufficial i, della minaccia che il 73° Egerlande r slava portando a ppunto a lle p osizio ni meridiona li della su a stessa Brigata? Tale minaccia porterà presto a lla conq ui sta da pa,te au striaca del posto di comando dell"'Alessandria" e solo un caso, il suo ferimento d a parte di un co lpo d 'artig lie ria, sa lverà Koffi da lla più clamorosa delle catture. L'aver ridalo a Cottone il comando del setto re risulta an cora più singolare data l'evidente man can za di fid uc ia c he il gene ra le ormai aveva nel s uo operalo, e data la dis ponibilità di be n due colonnelli che non esercitavano in quel momento alcu na azio ne di com and o effettivo. Koffi no n aveva del resto tenuta nascosta la sua scarsa fede n elle capacità d i coma ndo del comandante il 206° Rgt. se - sta ndo alme n o a quanto afferma nel suo inte rrogato rio il Ca p . Flo ro de l VTT be rsaglie ri ciclisti - ne ll 'incontrare il Te n .Col. Rubino, comandante dei be rsaglieri ciclisti che g iungevano in rinfor1/.o, gli aveva d e llo: "Giunto a Casare Meatt.a troverà un colo nne llo di fanteria , prenda p ure lei il comando de l settore"U. ,, Cfr. <>jH•n,1z io11i j.J<'r la ripres" della Rocchella d i f'or/11/e e perdita dejìnili1'a dvi/a JH>sizimw. ( 2·1 nw,t1,gio 19 16), in Al lSSMF F'.I , llust.1 l i. 1 '·

Cfr. il1Je1n ,ga10rio C 1r. Gì;ocomo Florio del Vl t btg . b.c in .A USSME, Fll R.1 2.


/,a conquista di Cima J-'011ule tra le._1.ip,ende e realtà

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La linea dife nsiva rico.stituita dai rabberciati e moralmente scossi reparti ddl'"AJessandria" tie ne a dispetto de l fatto che, e ntro rne7.zogiorno, "rilevanti forze ne miche" (l'e.spressione è di Cottone) Le ntino pe r due volte d i aprirsi d e finitivame nte la .strada verso la dorsale d i Monte /.ebio. L'e fficacia della resiste nza ita liana è provata da l fatto che, nono.stante il su ccesso e le truppe d is po n ibili - due interi battaglio ni relativamente freschi - gli au.striaci preferiscono no n .spingere a fondo l'attacco, ma consolidarsi sulle po.sizioni raggiunte e saggiare la il morale e la forza delle truppe che ancora li contrastano. Il comando austriaco applica alla lettera il principio che era .stato .suggerito nelle conJcre n ze di preparazio n e dell'offensiva: risparmia re per quanto possibile pe rdite a lla fanteria , sfruttando fino a l limite ma.s.simo il concorso dell 'aniglieria e la possibilità di guidarne il tiro con g li impeccabili collegamenti Lelefo nici. Qualcuno - il .solito ineffabile Gen. Krau.s.s lamente rà in seguito che proprio l'essersi attenuti pedissequame nte a q uc.sla disp osizio ne , apparentemente ta nto saggia, aveva fatto perde re il tempo e le occasio ni migliori, causando a lla fine !'arre.sto de ll'offe nsiva e l'inutile sacrificio proprio cli que i repalti c he .si volevano ris parmiare. La s ituaz ione complessivame nte è g ra ve, tatticamente di.sperata , ma n o n comple ta mente compro messa. Dal punlo cli vis ta del compilo a.ssegnato ad uno "scaglio ne di presa contatto e fre nagg io" le truppe di Cotton e e Roffi hanno a.ssolto più c he egregiamente il ruo lo di rallentare l'avanzata nemica , imponendole un imprevi.slo te mpo d 'a 1Testo. Un 'accorta conduzione d e lla battaglia avrebbe potuto e d ovuto d isimpegnare, a q uel punto, le truppe da una d ifesa ormai priva cli prospettive e servirsene p iuttosto p e r g uarn ire il bastione, naturalme nte m o lto fotte, del ver.sante o rie nta le di Val Galrna rara , dove o ltretutto .si trovavano in precede nza i due battaglioni be rsaglieri cid isti mandati incongrua me nte ad affrontare una miss io ne a.ssolutame nte impossibile. Ma i nostri comandi .superiori in questa fase latitano quasi completame nte o no n sanno trovare alte rnative, prima cli tutto ne rvose e di carattere, agli ordini re lativi alla difesa statica delle posizioni. Lo stesso l<o ffi , il cui comp01ta me nto lascia a dito a p iL°1 di qualch e dubbio , è costretto - come abbiamo osservato - a lasciare poco dop o le ggerme nte ferito , la sua Brigala cd il campo di battagliaL4 . A combattere rimane il colonnello Cottone e g li ufficiali supe rio ri de i b ersaglieri , con i loro o rdini di contrattacco e quindi cli d ifesa ad oltra n:ta, cui resteranno fe deli a nche a costo d i perde re for'.le che sare bbero .state pre7.iose a ltrove . " Cfr. L:, Sn ,h , J>iario, cii. r,. 98: "Ci incontra lsutto il Mc,111al il Maggior Gem:rale Roffi, corrwndan te I.i Brig,it:1 l : 1mbro [in reall,Ì '·Alessa ndri:1", nu d:Jle le vicend e l 'errore è- pii, che con 1prensib ild un simp,lli co vecchio, il quale viene porwl o g iil a cavallo, ferito :KI una g:imha."


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Paolo I'oz zalu

Alle 11.30 inizia l'ultima fase de l dramma di Cima PorLule ed anche l'ultimo componente della sua leggenda: l'impiego d e i bersaglieri cidisli e l'immagine desola nte delle loro bicicle tte abbandonale ai margini d egli ultimi boschi sotto il Meatta. Si tratta di due battaglioni, il 6° al comando del Cap. Benigni cd il 7° guidato dal Magg. Brusasco, posli enlrarnbi sollo la rcsp onsabilitil de l 'J'e n. Col. Rubino. Non si Lralla propriamenle cli truppe fresche, se non perché non ha nno combattuto fino a quel momento (ma harmo subito dure perdite da pa1te dell'a1tig lie ria austriaca che a Tresch('. Conca ha praticam ente fatto a pezzi una compag nia), ma sono comunque di repa1ti agguerriti. La maggio r pa1te cli loro è rappresenlala da veterani carsici non impiegati da te mpo, sostenuti da solide sezioni milragliatrici e ben decisi a battersi: un rinforzo imp01tante che sare hbe forse in grado di ristabilire la situa zione; solo pe rò se il loro inte1vcnto fosse inserilo in un conleslo di maggiore respiro , che prevedesse l'azione di altre unità contro le minacce che si stanno profì lando a no rd e a sud. E naturalme nte solo se la lo ro de lenninazionc a batte rsi e a contrattaccare anche all'arma bianca po tesse contare su un sostegno di aniglieria in grado, quanto meno, di creare qualche proble ma alle mitrag liatrici austriache che viceversa, incLis turbatc, spara no sugli attaccanti come a delle sagome in pol igono di tiro. Così i bersaglie ri no n fanno che aume ntare le forze che vengono spn_·c::,tc in 11r1·;.1:r.iorw o rmai priv;1 di senso, a nc he perch é conlinua a mancare anche solo un suppo1to tattico da pa1te dei canno ni da campagna: i soli p c:a.i disponibili ne l settore della Brigata "Alessandria " cadra nno poco dopo nelle mani d e l 73° Rgt. austro-ungarico. Ma se manca l'artiglieria italia na no n è invece assente quella auslriaca. Perfe ttamente o rientati dai telefoni d a ca1npo sull a p osiz ione delle proprie truppe e g uidati a vista dalle segna lazio ni con le bandie re gialle, i pezzi falli avanzare verso Porta Manaa .o o collocari a lle pendici del Vere na , oltre la Va l d 'Assa , sono in grado di batte re tanto la precaria nuova linea iLaliana , quanto le s ue immediate retrovie . Oue batterie di artiglieria da monlagn a, la 3"/ 9° e 4"/4°, vennero a n zi s pinte fino a ll a linea più avanzata e presero posizione ai lati della r~occhctta. Altri cli q uesti piccoli, rabbiosi pezzi da mo ntag na austriaci s i fann o v ivi dalla Val Tre ntin , dove è slala travolta o g ni resistenza opposta dai re pa rti della "Lo mbardia ", con i quali i difensori della Bocchetta non sono ma i riu sciti a stabilire un contatto. Le pattug lie inviate a tal scopo no n ha nno ma i fatto ritorno per rife rire i ris ultati della loro ricerca 25 • A farn e le spese sono a ppunto i b ersaglieri . Ecco come n e descri ve l'arrivo in linea il già c itato resoconto del Cap. Florio: "C.fr. Tnterrogatorio Cap. (;iaco1110 l'Iorio del V II btg. b.c. in AUSSME, p·u R. 12.


La cm1q11ista di Cima Pottul<• Ira /eg,ge11de <' realtà

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·· 11.30. li battaglio ne giungt: a cima Monte Meatta. Lo presid iano alcuni repa1t i della Rrigata Alessandria, che per notizi:i dal a dallo stesso GL'.n. Roffi, trova nsi in tristi condizioni morali, avendo già eseguito successivi ripiegamenti. È comandanlt: del setto re il Col. Cottone del 206° fanLeria. TI Monte Me:111a 0 costituito da due cocuzzoli; il Monle ML'.atta propriamcntt: detto o Q.18-12; proseguendo verso nord si trova il secondo cocuzzolo o

Q. 1980, indi Q .200j che 0 il terzo cornzzolo.

TI battaglio ne vit:ne ammassalo al coperto fra i massi e le rocce della fa lda sud-est cli Q. 1980 mentre il comanclan1e del gruppo (Tt:n .Col. Huhino col Magg. Bru sasco e il Col. Collone) in unione a quello di battaglione cseguiscc una ricognizione ciel lt:rreno vcrso il nemico. »in L'ordine, com e abbiamo eletto, non è quello di te nere hl linea, ma cli contrattaccare p er riprendere pien o p ossesso di Q.2003, riconquistare quindi B occhetta Portulc e proseguire infine per la stessa Cima Portule e ... Cima D odi ci . Le favole evide ntemente no n si ra ccontavano sol o ai bambini! A due l,attag lio ni , per q uanto tenaci ed agguerriti , ma totalmente p ri vi di artiglieria veniva affidato il compito ch e non era riu scito a forze tre volte superiori e contro un ne mico fo11emente accresciuto cli numero, in posizio n e dominante cd imbak.lanzito da i successi conseguiti. La config urazion e del te rre n o non consente poi nemme no di spiegare contem poranea-

6° d ovrà quindi attaccare da sud-ovest verso nordest spingendosi nnn ai margini de lla Q.2003, a sinistra della Boccbc tt.a. Il

m ente i due reparti. li

7° verrà tenuto 1nomentane:-1rncnte in riser va p er man canza di spa zi o nella striscia d 'attacco, p er ra ggiungere il battag lio n e gemello non appena questo avrà superato la zona p iù ristre na. L'azio ne inizi a into rno alle 16: " l.:c1 niia compagnia Ila J 2a ciel 7°: N.d.R.Jarclentc cli ennisiasmu , perché format~1da veterani del Carso eia lungo tempo a riposo, riceve ordine di tenersi pronta ad entr:1 rc imrnecliatamcnlc in azione per concorrere col VJ ,ill 'alt:icco di llocchena Portule. Sarà sostenuta dall'altra compagnia e dalla sezione mitrnglialrici. Le condizioni del terreno rendendo impossibile ogni spiegamento , devesi sfilare sulla mulattiern che dal versante est cli Monte Meau.a conduce a Rocchetta Porlulc. Tale passaggio è tenuto sotto il fuoco di numerose mitragliatrici. l Jna pattuglia di arditi, percorrendo sulla ruia sinistra il fianco roccioso, dovrà prendere e rnantenert: il collegarrn.:nto frontale col VI haLLaglione h.c. Mentre l'ava nzata sta per L'.Scguirsi sollo il "' Cfr. /11/<'ITOgatm i o Ctp. Giacomo Florìo del VII l>1g. b .c. in Al JSSME. I' 11 R. 12.


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Paolo Pozzato

fuoco nemico, il battaglione riceve ordine d i atlen<lere un nuovo cenno del comandante del gruppo recatosi nel frartem ro presso il Vl battaglio ne."27 Accolti dallo schie ra me nto di mitragliatric i degli Schùtzen e be rsagl ia ti fro ntalmente dai pezzi da m ontagna schie ra ti a Bocchetta Portule ed a lle s palle dai mccli e grossi calibri del Vere n a , i bersaglieri possono sol o morire con dignità e coraggio. Atta ccano alla ba ionetta, ma le loro lame n o n arrive ranno nemmeno a raggiungere lo schieramento difensivo austriaco. Alle 18 anche i co ma ndanti si re ndo no conto ch e non resta altra possibilità c he attestarsi a difesa in a ttesa c he ciualcosa - ma cosa a quel p u nto possa ancora rovesciare la pos izione a favo re delle n o stre armi. La serata elci 24 e la notte s ul 25 p rnt1no un caotico s ucce ders i di o rdini e contrordini , co l com ando d elle op e razioni affida to all'ancora lontanissimo coma ndo della Brigala "Lomba rdia " (Magg.Gcn . Riccardo Bo n aini da Cig nano ), cd una serie di attacchi contro la linea te nuta o ra sopra ttutto dagli uomin i del Cap. Be nigni e de l Magg. Brusasco. Ecco come il solito Li>schn ig descrive il primo <li questi attacchi, c ui acc anto agli u o m in i d el Cap . Kisva rday partecipò anc he il T/ 3° Sch ù tzen: "Alle '18.00 il I battaglione, Te n.Col. Reinho lcl , con l'eccezione della già impiegata 2il compagnia, avanzcì in direzione di Malga l'ortule a rinforzo dell'ala sinistra ciel Ca p. Kisvarday, messa graveme nte in pericolo dal nem ico. TI Ten.Col. Re inhold si trova va con la P compagnia , Te n. Adametz, e la 4' co mpagnia, S.Ten. Krones, sulla linea ciel fi.J oco, me ntre la V compagn ia , Te n. Kriz, era in riserva. Sulla s ua sinistra e ra schie rai.a l' lP compagnia del 26° Lir; in collegamento a destra c'era il gru p po Kisvarday . T pezzi da montagna assegnali alla brigata aveva no rrcso posizione su lla Bocchetta ai due lati della caverna e presero subito sollo tiro il ne rnico.".ll; Le fo nti iLalianc e que lle a ustriache, come se mpre, non colliman o p erfe tta me nte soprattutto ne l sotto lineare la p riorità de lle azioni. Secondo la re lazio ne d el Co l. Cottone (confortato in questo d a i ver bali d i intc 1Togato rio Brusasco e Florio) i bersaglie ri respinsero al m e no tre attacchi nel corso d e lla no tte (alle 21 , alle 22.45 e all' l.00). Sta ndo a l racco nto di Losch nig tìJ invece il g ruppo nord ( I lausn e r e Schncwciss) a scende re lu ngo la Val Po rtu le libe rando, ne i pressi de lla Casara o m o nima la 12a compagnia del

r Cfr. fnler rogutoriu Cap. Giacomo Flo rio <lei VII liLg. b .c. in AUSSMF, F l 1 H.1 2. "' Ur. Lòschn ig, \Ylir grei(en cut!, cil.. p . 106.


La conq11istu di Cimo l 'o rt11I<' tm lc :~l.!,l'IU!C' ,. rl'olto

. ,_ ,-

26° Landsturm farta in preced e nza png1onicr,1 d agli ita lian i (scgn:1t:1111L· ntc d alla 9;i compagnia del lll/ 7/i 0 , comandata dal C .1r. Pcstalo;..,.;..,.:1 c he cadde nel corso d e ll'a zio ne)29 . Dove esse sostanz ia lmente conco n.bno è invece ne l d escrivere i falli della m attinala del 25 maggio. Intorno a lle 6.30 l'a1tiglie ria austriaca , orma i perfettame nte orientata s ui suoi lxrsagli , m e tte a segno una serie di salve che decima no letleralmc nte il 7° battaglione bersaglie ri. Gli uo mini, fort i dell'esperie nza cars ica e te nuti p erfettame nte in pugno dai lo ro ufficiali, riescono a non farsi pre nde re dal panico, s i s po stano solo in seguito ad ordine d e l loro coma nda nte e raggiungono un angolo morto rispetto almeno a i tiri del Verena , un ce ntina io di me tri più indie tro. La minaccia anc he da pa rte d e lla fanlc ri,1 a us triaca s i fa sempre p1u sen sibile. Applicando la La ttica c he tanli frutti ha dato dall 'inizio d e ll 'offe nsiva , il n e mico ev ita per quanto può l'éntacco fro ntale , cercando di infiltra re piccoli nuc ki armati d i mitragliatric i leggere. Sfruttand o il terreno qu esti nucle i con1pairnH> po i s ul ciglio più favorevole dc:ll e diverse quote , in p ri mis della 1<)80, ct.:rca ndo di indurre i bersag lie ri alla resa. Per questa rag io ne in particolare qu anto resta dell,1 12ll compagnia del 7° ( una riuara nlina di uom ini c la sez ione mi traglia trici ormai quas i priva di n as tri , distrulli dal ho mb:1r<L1111c 11to) vie ne invia la a coronare la cima rrinc ipal c di Monte Meatta. Ai hcrs:1g lic ri no n manca nemmeno l'e nerg ia p e r contra ttacca re , a lme no s ul posto, e qualche ufficiale austriaco paga cara la s ua b a ldanza e la scarsa s tima nelle ca pacità comba ttive d egli ita liani. Ecco ad esempio qual e fu il compo rtame nto d el S. te n . Alfredo P izzoni, il li1tu ro co 1nanclante militare d e l C LN AI durante la Res is te n za: .nel lrallo fronteggiante la mia compagnia, imp rovvisamente un ufficial e nemico con hcl l:1 baldanz:1, :1 ni po d i u na p attug lia si lanciò con t ro il p lo l o n e com:ind:110 dal S. tc.:n. Pi zzo ni Si g. Alfredo, invi tandol o all:.i resa. li Pizzuni h;ll za to dal p ro prio poslo con un colpo cli baion etta al>l>allé l 'ufficiale nc 111ico m c.:ntre il fuoco d e l plotone uccideva il resto della pa tt ug lia .. ~'. ,., Si 1ra11è, d('truniGl azionl' vi11nrinsa di qudk disgr:izia!C' g iornale. La compag nia austriaca avL·va infalli i n c:11 11a111e11l e d eciso di p,·rnollarc i n due so l idi ri douini costruiti dagli italiani ~ul liu 1d11 d i Val Trenrin, atlìdando I:, ~ua sicn n·zza ad un :t ~ola sentinella che, ap p ena minacciala, p en sò b em· di di.scrt;Jrc-.

V(·niv:1110 co~ì ca11u1: 11i 1111 sotlolem:nlt' incolume c d un capitano g m v<•menle fcrilu assieme ai loro

uomin i, dtt' l'i11 11nin<:nle min:,cda d i altri r ep;irri au striaci n::-t' i mpo.,~ibilc evacu ~ire verso le n•1rovie: cfr. verbali di imerrog:11orio degl i ufficiali d e lla 9• del 74° l{gl i n AI ISSM E. Fll -1{27.

'" <J r. /11/erro,~aluriu G ,p. <òia«nnn r torio del V I I l>tg. b.c. in AllSSME, i:n R.1 2.


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Paolo Pozzato

Alle 10 g iunge a n zi l'ordine (del Col. Cotto ne? Oe llo stesso Gen . Roffi:1 1) - che a q uesto punto ha d e ll'incre dib ile - di te nta re nuovamente l'attacco a Bocchetta Portulc . Alla truppa vie ne letto il proclam a del Gen . Leq uio c he incita tutti alla difesa, ma l'e ntusiasmo no n basta contro il tiro a ustriaco e man cano o rma i anche le mitrag liatrici, distrutte o prive di munizio ni. Alle 11 ci si a rre nde a ll 'evide n za: non resta che difendere le posizio ni di M.Mealla che a ncora si possie d ono. Ma gli austria ci si sono a loro volta sta ncali di attende re. Me ntre la loro artiglie ria ste nde una cortina d i fuoco tra i due b attaglio ni be rsaglie ri che rappresentano ormai il ne rbo della difesa, la fanteria impe gna duramente gli u o mini del 6° che, rid otti d i numero e d o rmai privi di munizio ni, sono costre tti ad arre ndersi. Anche questo episodio trova una d escrizione diversa ne ll e fonti o pposte. CJuesta è que lla offerta dal Col. Cotto n e:

6° b.c. privi d i m un izioni vivamente ria u accati ven gono accerchiati e inevitabi lmente presi d al nemico. Infatti l'accerchiame nto del 6° e ra

"I resti de l

d ivenu to dh:ttivo d ato il tiro d ' in terdizione d e ll 'a rtìg lie ria ne mica e q uello dei la ncia bo mbe cli grosso cali bro. Questi ultimi, reso impossibile il tentativo di accorrere elci nostri rincalz i, accorciarono il loro tiro fin o a colpire in p ie no la prima linea ciel

6° b.c. c he arditamen te te ntò l'ultima resistenza

la ncianuosi alla b aionetta. 'l'ale no tizia è p01t ata d a due sottote ne nti dei bers. c he al mo me nto della cattura ri uscirono a sfuggire sebbene inseguiti da vivo fuoco. "51

C.he trova so stegno in qua nto riferito - no n si quanto indipe ndentemente - d a l Magg. Re na ult. 33 Wir greifen un! presenta un 'immagine più p rosaica, cd ovviamente p iù favorevole alle armi asburgiche , d e lla fine de lla lo tta del nostro reparto: "T comba ttimenti sul Monte Mealla erano nel frattem po proseguiti. Qu i cli fron te al g ruppo Kisv;hday si trovava tra g li altri a nc h e il 6° battaglione bersaglie ri ciclisti. Il serge nte maggiore Skala, volo nta rio di un a nno d e lla 2" compagnia, qua le coma ndan te d i una pattug lia si portù sotto un inte nso 11 I.a prirna è la versione darn dal C:1p. Pl orio, St!<.um.lo cui l a patc rn ilii effettiva d dl"ordine sarebbe del Ten.Col. l{ubino, che aveva preso in mano la situazione; la seco n da , ~quella presente nella rd,i z ione Coltoll(.: dr. J\USSMF, P I I R. 12 e 43 . .1, Cfr. Col. D.Cottonc, Nf'lazione .w,lle uµerazioni d<'II<' g iornate 2 0-25 ma,l!,.~io 1916 sul L/>rr<'n o a

nord di Val d'Assa., 25 m,1ggio, in Al JSSME. F1 I Wi3. " Cli'. I.a ~ua relaz io ne ch e coslitui,ns alleg a to al verbale di inlt'JT<.>g,ll orio d el Cap. Pao lo Dubini de l 156° in AlJSSME, Fl'I R10.


I.a conquis/a di Cim a Portule tra le!{~e11de e realtà

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fuoco nemico fìno in prossimità d e lla linea nemica e p rese la risoluzione, fon e del fatto di conoscere l'italiano, di in1i111are la resa agl i italiani. Al cope1to dietro un masso, da bu on conoscitore dell'animo popo lare italiano, tenne

1111

avveduto discorso politico, poi si alzò si mostrò disarmato agli

it~lliani e li convinse ad arrendersi , minacciando un p esante fuoco di artiglieria cb l fianco sinistro ed un vio l e nto attacco di fanteria. li discorso non mancò di fare effello. D apprima si fecero avanti dei p iccoli g ruppi , e presto ci hi u na lunga rila conlinua. Uno esitava e qua ndo gli ven ne chiesto p erché si guardasse alle spalle, l 'uo mo rispose: "Aspetti , signore, sta p er venire :inche il signor capitano! "

ln modo tea trnle ques1 'ulti1110 fCap .

Be11igniJconscgnò il suo revolver al valoroso sottuffi ciale con le p arole:

··c lic razza di cod;m.Ji sono i miei u o mini!"

/\ qud punto si am:se l'intero rep:1r10 cli ciclisti, fone di 3 ufficiali ed oltre 400 uomini. che fronteggi:1va il gnippo Kisv{1rclay." \ 1

Incredihilrne ntc il fronte ita l iano , intaccato s u tre Iali e , dopo la perdita d e l 6", orma i d ram111arica 111c n l e a corto cli u omini, r esiste an cora per l ' inte ro pomeriggio. Sono i verbali del Cap . Flo rio e del S.re n . Pi1.:wni a restituirci le vicend e di un:1 resistcn7.a ingiusramentc dimenticala , se non a ddirittura travolla dalle pokmiclic s u lla sconfitta. "Ore 13 Il n e111ico ;1v;inzante da M.Cucco, avendo evidentemenre ricevuto rinforzi , continua la sua lenta e 111etoclica avanz,ita, m entre altri re parti con trobatto n o con fuoco ass:1i nutrito I::! nostra fucileria. Sul cocu zzolo di

Q .1980 il ne111ico ha innalzalo una bandiera g ialla, m entre dietro i fin i cespugli che copro no il primo l ratto della dorsale ci el monte, è facile ri le vare la p rese n1.a di ni1111e1usl:" l ruppe. Non appena t'Sse l entato un'avanz,i ta , la mia crn11 pagni apre il fuoco e le ri caccia. Il fuoco è eseguito quasi

sempre a co111ando, per risparmiare le mun izioni ch e g ià dife ltan o n o n essendosi potute utilizzare q uelle e.lei caduti in 111aggior parte ridotti a p o ltiglia in forme c.lal fuoco dcll'arliglieria . Numerose mitr,tg lia trici austria che celate fra i m assi compiono su n o i frequenti raffiche impedendoci ogn i m<>vimenro. •·_ -1, "A lle o re 12.30 il ne111ico, v inte l e resistenze del V l ciclisti, crn 11inciò :-1d incalzarci dappresso. Repani austri,K i coronarono i l cigl io di quella blanda Quota 1843 che ci era di fronte, runa arrossata d el sang u e generoso d e i nostri bersaglieri caduti la mattina. Nonostante le p erdite prodotte d al ' ' Cfr. lhschnig, lVir[!,rf'ijen an.1• c it., pp. lJ U- 11 l. '' Cfr. /11/errof!,alu riu C:1p. lii:1cnnH> Florin del VII l>tg. b .c. in AllSSME, Fl t H. 12.


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l'uolo PozzaLo

nostro nutrito fuoco di fuc ileria, il nemico anche perché protetto eia fitti cespugli , riuscì ad ammassarsi nella valletta sottostante, dalla qua le salì ;:il\'assalto co ntro di noi. Trovù cuori fermi e polsi sicuri. Chi riuscì ad arriva re cadde sol.lo le nostre fucilate . .. Nonostante n ume rose perdite prodotte dalla fu cile ria e da mitragliatrici a ppostate cli fronte, il sortoscritto rnanlenne la posizione, eseguendo anch e varie e ordinate scariche di fuoco a comando per proteggere la ritirata della sezione mitragliatrici. Accertata poi 11na minaccia di accercl1iamento sulla sinistra eia parte di forze mol to supe riori risale nti da lla Val d 'Assa, e considerato compiuto il compito essenzialmente di vedetta assegnatagli, il sottoscritto ritenne opporumo di rip iegare con i suoi pochi uomini ( una diecina) per n on essere tagl iato fuori e pe r ulti mo a l>l>andonù la posizione. Il lkparto percorre ndo la m ulattiera battutissima da ll'altro versa nte d e lla Val Gamharara fsic. per Galmarara:

.d.R.], rientrò comple to al battaglio -

1

n e e per o rdine de l Sig. Maggiore si schierò sull'ala sinistra della nu ova linea ten11t~1 sul culmi ne princ ipale di M.Mealla. Il posto cli medicazio ne si era intanto spostato ind ietro su l tergo della montagna, sull,i mulattie ra ascendente eia Casara Meatta. lndividu:iti cb Monte Veren:1 fummo fatt i ancora segno a fuoco preciso di a1tiglie ria c h e ca usò nuove p e rdite nel battaglione. "Y•

Solo a lle 17.30, tagliato orma i fu ori anch e dal comando dell a 11rigata "Alessandria " ( privo del resto fin dalle 13.00 tanto cli Raffi qua nto dei suoi colonne lli Pagliarini e d Offrccli, l'ultimo ordin e del qual e risali va a lle 11.30), consapevole d i essere o rmai quasi tota lmente accerc hi ato, il Col. Cotton e - oltre tutto appena ripresosi da un brutto colpo a l capo che gli aveva fatto pe rde re coscienza per circa un 'ora - te nne un b re ve '·consiglio di guerra " con gli altri ufficia li superiori (Ten .Col. Rubino e Magg. Porta , Rena ull e Brusasco) che si concluse col "si salvi chi può ". Tanto p iù che anche il te ntativo di chiarire la s ituazio ne inviando a Casare Meatla il Cap . Florio si era concluso con l' accerta me nto, da p arte di quest' ullirno, c he il comando clell'" Alcssandria " era già in ma ni nemic he e che, anche da s ud-ovest non c'era o nna i da attenders i che una sempre più con siste nte penetrazione nem ica 57 . Quanto restava del 7°

""' Cfr. Interrogatorio S.tc-n. Alfredo Pizzoni del V II hlg . h.c. in AUSSME, fll 1U 2. ,- I bcrsaglic-rì ne-I sali r<' in linea avevano lascialo le l oro hiciclelle, rau:ulle i11 fasci e nascoste da fr::1sch c, nei p ressi di Casera Me~1lta; gli ~tu slria ci. conquist;1t:1 Li zo11:-1, si e1:.1nn dile ttati a g iron zol:uc per la radura del caseil"icio u.sando ;ippunlo gli insoliri m<'zzi d ì locomozio ne. Da qui lrae forse origine la leggenda delle biciclette abbando nate dai fanri riumali rer fuggire riù agevolmen te.


/,a conquista di Cima l'ortule tra leggende e realtà

531

bersaglieri c ic:listi e de lle parti impiegate del 155° e del 156° Hgt. (di reparti o rga nic i del 90° e del 206° non era nemme no p iù il caso di parlare ) doveva ripiegare a nucl e i lungo la so la direzio ne che scmhrav::1 ancora offri re qualche possibi lità di scampo: la disce sa del versante m criclionalc del Meatta ve rso la Va l J'ortule . Co tto ne s perava di poter raggiungere eia lì il Moschiagh e l'Inte rrouo ve rso c ui si ved eva sp a rare ancora l'artig lie ria avve rsa ria. Era ragio nevole p e nsare (Juindi c he alme no su qu e lle c ime g li italia ni avessero a ncora il controllo de lla s itua z io ne. L'ordine e ra di aprirsi la s trada a qualsiasi costo , anche se ciò avrebbe voluto dire atla ccarc alla b a ionetta visto ch e no n c'e rano che poc hissim e c a rtucce p er comhauc nte. 11 ripiegamento ebbe e ffettivamente inizio, ma poco dopo le 18.00, e prima anco ra che il comandante dd 20(>0 pote sse lascia re la sua posizione , l'intero comando (5 ufficia li in lutto) si trovò improvvisamente c ircond ato dagli austriaci. Questo è il racconto della cattura c he compare ne lla storia ufficiale del T:, 0 Rgt. : " . .. il Tc n. von b1 vante aveva a ppe na saputo da alcu ni rrigionie ri c he d ietro un g ruppo cli rocce si te neva nascosto il coma nda nte d el se llo rc Kcmpe l Co l. C:ollo nc [in realtà Cottone Danre, e.te il 206° della "Lambro": N.d.C.]. li ce ne nH: o rdinò ai d ue so11t1fficiali e ad alcun i uomini de lla 2~ cli acco mp,1 gnarlo. Eg li trovù appunto il colo nne llo, in realtà un lene nte colonnello , due maggio ri ed altri ufficiali supe riori , in n1LL0 cire,1 15, che eg li invitò e ne rg ica m e n te a co nsegnare le loro pistole. Chi:1ramente lo si scamhiù per l'invialo di una grande forLa d 'a ttacco, co s ic c hé la ric hiesta venne e vasa. Il co lonnello chiese in francese cli essere co ndotto via da un 11fficiale. Ora no n ce n'era n essuno disponibile, pe rò il Te n . vo n l.a va nre indicò senza esitare un ca pora l maggiort: volonlario di 11n anno, ch e po rl ava una giacca mig liore , come Lenente, cd accomragnato da lui il g ruppo in iziò la discesa. Ne l rratte mpo anche i resti d e lla 3" compagnia e d e lla compagnia mitrag liat rici erano arriva ti sulla cima, ma la forza d 'a ttacco e ra ancora ta n to esig ua d a trovart: p osto in una piccola doli na . Quando il colon nello passando c hiese dove fossero i conqu istatori del Meata ed il volontario cli un anno indicò il gruppu scolo n e lla d o lina , il co lonne llo s putò e d isse : " Pf11 i, dia vo lo, il m io inte ro Reggimento si è fallo ca rtura rc da un pug no cli uomini!". · •_\8

'" Cfr. I h:l<: n h rsg., Gescb ichle, cii., p p . :$2 1-.3.22.


5:32

I'uolo Pozzato

Molto più sobria , come era lecito atte nde rsi , la descrizione d e ll o s tesso Collo ne, che trova del resto confe rma nei racconti ana loghi cli Brusasco, Mazzucchetti e 1~·1orio: "Ore 18.30. - Mentre g li o rdini d aLi sono in esec uzione, dalla patte dalla qua le gli uomini disimpegnati dalla linea d i fuoco d ovevano scendere sulla mulattiera per incolonnarsi, un nucleo ne mico finiva s ul posto di comando circondandolo colle armi spianate e re nde ndo impossibile a i pochi ufficiali presenLi (erano con me il Cap. A.M. Mazzucchetti, l'aspirante Saibene, il Tc n.Col. Rubino ed il Te n. Carclana suo A.M.) qualun4ue movime nto e reazione; un forte nucleo austriaco con mitragliatrici corona il Le rgo della p osizione completando l'accerchiamenLo. Così stre tlamente circondati ed avv iati pel gomito cieco della mul attie ra, allo svolto di qt1esta si scorgon o g ià nelle ma ni del n e mico i primi gruppi d is impegnali d alla linea. Uguale sort e tocca volta a vo!La si st1ccessivi c he scendo no ignari mentre nuovi reparti austriaci risaliti da Val d 'Assa catturano separatamente g li altri c he e rano in movirnc nto sulla Q.1845."·w

Con questo episodio si chiudeva definitivamente il capitolo della d U"esa italiana della d orsale del J>ortule. A disp etto di un anno di sforzi (chl l g iug no 19 16 al giugno del 1917), le nostre forze vi a vrebbero rim esso piede solo il 3 nove mbre del 1918. Quel giorno venne vissuto così dal ' J'cn. Arturo Sta ng he llini dell a Brigata "Pinerolo ": "A Rocch e tta Po1tulc una raffica di vento e cli ne bbia ci o bbligò a riparare d e ntro una baracca austriaca in a ppa renza abbando nata. Appena c nLraLi al lume di un fia nunifero vede mmo levarsi eia una branda un soldato austriaco e a lzare le mani accompagnando colle pupille atJonite l'atto cli resa . Q ualcun altro sembrava dormire ne lle brande vicine .. . Io pe nsavo lo ntano ... Dopo tre anni e mezzo di g ue rra g li uo mini delle due parti si ritrovavano d en tro una stessa capanna in una n o tte oscura e pote va no do rmire gli uni accanto agli altri un sonno senza difesa. Almen o in questo si redimeva l'u manità inutilme nte insang uinata mostrando come poco profonde fossero le radici dell 'odio se un momento di stanchezza bastava a confondere nello stesso sonno il respiro dei ne mici."10 w Cl'r. Cui. D.Cotto nc, lk lazione s uJle oper.izioni dC'llc g iornate 20-2'5 maggio 19 16 s u l te n-enu a nord di Val d 'Assa , 2'5 maggio, in AI JSSMF, FU -R'13. •• Cfr. A.Srnng he llini, lniruc.luz ion e alla uìla m ed iocre, Nìccolai, Pis to ia 1920, p p. 227 228.


~ -- - - -

La conquista di Cima Po 1"tule tr-a leggende e maltà

5.33

Ma il 3 novembre molti degli ufficiali che avevan o difeso il Portule s i trovavano ancora a Sigmunds herzberg e negli a ltri campi di prigioni a; s ui venti dell'Alto piano correvano ormai n o n le loro relazio ni, ma le legge nd e sulla caduta de lla dorsale che doveva cond izionare tulle le su ccessive vicende belliche di questo importante tratto di fro nte. La realtà di una dife sa che, tra m o lte luci ed alcune inevitabi li o mbre , rappresentava u na pagina ammirevole del comportamento dell 'esercito italiano, restava confinata ne i capaci quanto taciti faldoni degli archivi storici.


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