STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
Autori vari
STUDI STORICO-MILITARI
1996
ROMA 1998
PROPRIETÀ JIITERARIA
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senza autorizzazione. Hy SME - Ufficio Storico - Roma 1998
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SOMMARIO
Flavio RUSSO
I turchi e la diaspom allY,mese
Antonio MADAFFARl
Italia e Montenegro (1918-1925) La Legione Montenegrina
Pag.
5 85
Cronache di Guerriglia in Jugoslavia (Parte 4a-)
129
Filippo CAPPELLANO
ta tegione Romena
227
Renato ARTEST
Il servizio sanitario nell'armata sarda durante la campagna di Crimea (1855-56)
345
Lance, sciabole e corazze Un secolo e mezzo di cavalleria italiana
385
Luigi Emilio LONGO
In margine ad una biografia
459
Giacomo VACCAREZZA
La vita di trincea nella prima guerrn mondiale
523
Francesco FAlUITA
Nicola PIGNATO
FLAVIO RUSSO
I TURCJ TI E LA DIASPORA ALBANESE
Premessa Gli eventi rovinosi della storia di quest' ultimo quarto d i secolo ci hanno, in un certo senso , assuefatti a lle immagini di inte ri ropoli c he sc iamano s u approssi ma le imbarc-1zioni. Te ntando d isp e ratamente di g uadagnare lidi s upposti ospitali, o comunque meno ostili , masse di dereliui ,1bhandona no il prop rio paese, e le s ue insoste nibili condizioni d i vita, sp esso consegu e nze di scelte governa tive fa naticamen te ideologizzate. Lo ntano dall e coste ide ntic i, al lucinanti esodi biblic i s i su cced ono a nc he a ll 'inte rno de lle a ree conti ne ntali, stravolte d a inte rmjna bili guerrig lie , con dime ns io ni no n di rado ancora maggio ri e p iù a be rranti. icnte di eccezionale, q uindi , ne lle barch e a lbane si stracariche di d e relitti c he , d opo una s ia pur breve navigazione ma no n per questo purtroppo esente da treme nd i rischi connessi con la fragilit~1 e la fa tiscenza d e i vetusti scafi e con la violenza elci mare, approdano s ulle sp iagge pugliesi notte dopo notte. La sfida a lla mo rte è sorrelta da l miraggio d e lla vita intravista via e te re , lo nta no da lla preca riet~1 quotid iana, co n la s ua assi llante indigenza e con la sua dilgante crirnirn11irà spietata . L'ano malia a lbanese se ma i s i coglie ne ll 'a pparente inspiegahile ampia re iterazione , nel corso degli ultimi c inque secoli, di quel me desimo dramma q uas i una sorta di immutabi le tara genetica. Così alle antesignane ondate di fuggiaschi d e lla prima me tà del XV secolo, si avvicendarono le più massicce de lla seconda, in pairicolare nel 1478, e poi ancora tra il 1480-92. Altre si s usseg uiro no nel 1534, nel 1647 , nel 1774, pe r ricordare le p rincipali a
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Flavio Russo
loro volta inframmezzate da uno stillicidio pressoché conlinu o di ulteriori esodi. Senza contare, infine , gli a rruolame nti a ll etta nti di volon tari ca llo lici effellu ali in Albania da p a rte del lkgno di Napoli di cui si lrova risconlro a partire dalla prima m cr:1 ciel XV lll secolo 1 , visti peraltro con alquanto sospetto da Venezia. li che portò a lla formazione di numerose co lonie a lbanesi in Italia , dislribuile soprallullo in lre regioni del meridione, ovvero la Puglia, la Calabria e la Sicilia , ma ben rappresenta le anche in Molise, in Basilicata e pers ino in Campania . Di certo il primo cen-
1 Approfondisce l'argomento M. Schipa. Il Rl:'!!,no di Napoli al IPm{lo di C:orlu !3urhune, Rist. an. Sa lerno 1972, p. 551: "Con tanta len;-1 si poi (: nd corso di soli alq uanti 111esi del '34, m ener su no n m en o di sei rcgginw111i. M:1
nel triennio sucu :ssivo non si giunse a formarne che c inqul~. F Ira q11t~sti, p rimo acl esser concepito, ultimo a ven i r a luce q uel Macedoni a. che La nto preoccupò ... la repuhhlica di Venez ia ". l{iporla ancora nella nola n. 6, una corrisponden za al ri1->•1-1ardo d ell'amhasci aton: Mocenigo. che così si esprin1<:v:1: -Non so da quale spirito sedolla la Corle ed invogliala di mili.zia Creca ed 11/ha,u·s<·. sia stata indotta a jòrmare u n Rep.._!!,imentu di Alhcmesi... con uari />ril'ill'.!!,i. tra cui lihertù di n:tu. stabilitu di wn/Ì.!rire per ora le cariche pri111arie. rnme di Colonnello e Tenete Culonnello. a due Principi dé primi dl:'!la O,rte ... Questa cultura d e' Creci ed Alba11esi ùt questa 0Jrle di 1uw1·issima dow. comhinata cun quella cbe fassi in lui/i i porti de' due Re,f!,ni. I:' parlicolr1n11e11/e a Messina a ' mercanli della medesima naz ione, si rende (JiiÌ chi' 111oi osservabile, e pare cbe siP,n!fìcbi l'i1tte11zione di ravvivare fp medesime 1dl'e che non sempre andarono fallaci a!!,li antichi Norman ni...•... ( In p r:1ti-
1·:1l giud icato u ti k dal nuovo go verno l'assnlda mentn di q1wllt· gvnli, i l 1\ lrn1tea legn.:, primo ministro, ne trattò con un epirota Att;H1a.sio Clich i, dw .1,·cv:1 domicilio e propr.iet;i. in N apoli. Messosi q 11indi cosn1i , nel 17Yi, in ,·or-.-isponden:c.a col suo amico e compatri ota C:nnte Strani - <ìicc:1, non solo ~i k-ccro reclute ... ma furo no condotte a K:tri d:1 11 0 stesso C:onre, e :1cco m1x1 g11;1ll' ;1 Capua . Qui si form h il lx ma glio ne derto Macedone.. . ". In l'L':1 lt:1 si 11 :111:1 v: 1 di 1111a ricnstin1:,:iont\ poiché anche nei secoli p rccL·dcnt i il regn o di 1:1poli aveva disposto di m ili zie al hanesi. li ricorso all 'arruo la111ento di :dh:i11v~i si inten sificò ne i decenni success iv i, e ricorda H. Ajd lo, /,o .Ji'()/1/iem t!1.v 11·111ata - Il Mezzogiorno avamposto d 'Huropa , in F11 /11ro l<e11101u, J\.;1po l i 1')')2. p . 77: "Q 11ando l 'avvio d ei pi ani di Acton ri chieste d 'inlTl'll lL'lll.lJ'l' flot 1.1 t·d eq11ipagg i, si cercù di reclutare m arinai cauo li ci i11 /\ ll i:111i;1.. Furo1JC> 111\ i:11i, co n rischio della loro vila, arruolatori .. .". Verso l;i l'i11L' ddl o sH:sso ~n nlo. o ltre al l{eggimcnlo Hcal M acedonia. derivato d:d suddcllo corpo. g li
I turchi e la diaspora albanese
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s ime nto n azionale effettuato nel 1861 2 , faceva ascende re il totale degli albanesi stabi lme nte reside nti in Ital ia a 55.45.3, cifra no tevolme nte inferiore alla realù, tant'è che in quello s uccessivo de l 188 1 il loro am mo ntare è di 83.508, e que llo del 1894, a s ua volta, li stimava in 98.798. Ora, essendo presumibile che l'incre me nto non porev,1 attribuirsi alla naturale procreazio ne, n é ad ulteriori arrivi rer la rilevanza de ll 'e ntità , è logico ascriverlo alle modalità di computo adottate, via via me no s uperfi ciali. Il secondo totale è , del resto, in sostanziale corri sponde nza con quello fornito d a llo s tudio elci BiondeJli3 già ne l 1845, che accertava la presenza nel regno d e lle Due Sicilie di 88.410 a lbanesi , così distribuiti p e r regione : Calabria Citra ...... ........... ............................. 4.407 Calabria lJltra ........... ...................... .......... 30.812 Basilica la .. ..... ....... .................. .............. . .... 10.090 Capitanata e Molise .............. ............. ....... 13.465 Abruzzo ......... ................ .. ....................... ....... 220 ·1·erra d'Otranro ...... ................ .....................6.844 Sicilia .................. ... ....................... ............ 22.572 L'accennata ripetivit~t delle migrazio n i, e ci s iam o limitati alle sole dire lle verso l'Italia, me ntre ve ne furono almeno a ltrettante s ia verso la ex Iugoslav ia-circa 700.000 individui - come pmc verso la Grecia -c irca 200.000 - la Romania , la Bul ga ria, la Turchia , cd ancora verso g li Stati Uniti - c irca 40.000 - c he, tran-
~,rruolamenli in A lbania consentirono di formare anche una m1ova specialità. Precisano G. Boeri , P. Crocian i, l'esercito borbonico dal 1789 al 1815, Roma 1989, p. 67: ·'Nel 17<)8 c on i volon tari provenienti da ll e regioni d cli Albania .. . org;mi 7.7.:Ho 1111 battagl ione d i cacciatori volontari albanesi forte q uasi cli 900 uomini ... anche d eLLi Camiciotti. per l'am pio camicione ch e in bassa tenuta poruva no a gonnellino al di sopra d e i p antaloni, secon-
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do il costu 111e na zionak· ...". 1 I dati relat i v i ai ce n s im e nti it al iani sono tratt i da R. A lm agEt ,
LA/ha11ia. Roma 1950, pp. 191-19'>. ~ 13 . Hiondf'lli , l'rospello topogra:fìco-statistico delle colonie straniere d 'llaliu, in /\n n . (,c>ogr. ltal.. Bologna "1845 , pp. 14-1 8.
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Flavio Russo
ne 4uesl 'ultima, appartengono ai secoli scorsi , le connota a ll a stregua di una diaspora propriamente deua1_ A re nde re ta le sensa:lione più calzante contribuisce la costatazione, emblema tica e significativa, che moltissime colonie così o riginate h ann o conservato la loro lingu a e le loro tradizio ni , adottando con estrema lentezza , e spesso s upe rfic ialmente ed in alcuni casi mai5, le rispettive dei paesi ospiti. Superando al presente il numero di albanesi a ll 'estero il milione , o ltre un ter:w dell'inrera popolazio ne residente in patria , il fenomeno acquisisce cronologicamente e quantitativame nte una ri levanza assolutamente a nomala , pur nell'ambito d e lla Lradizionalmenle intensa emigrazione mediterranea. Alla luce cli ta li dati l'un ica analogia estrinsecativa individuabile sembra qu e lla con la b e n riù nota diaspora ebraica , per ta nti as p e tti s imile . l{intracc.ia n<losi tuttav ia a lla base di quest'u ltima una precisa rag io ne scate nante nella into lleranza rel ig iosa , conlinuame nle fome ntala da un malinteso cris tianes imo, è lecito ipotizzare pe r q u ella a lbanese l'esisten za di una altrettanto definita matri ce coerciti va, non necessariamente però d i identica ispirazione. Il contesto socio-economico a lle spalle d i ogni mig razio n e, c h e di volta in volta le fonti ci tramandano a llesla , infa tti , invariabilmente l'aggravarsi del g ià insostenibile degrado esisten zia le della region e. Carenze diffusissime cli risorse , vessa7.io ni ina udite , rivolte feroci quanto sterili , rappresaglie fanatic h e e d indiscriminate , sembrano costitu ire i soli clementi caratterizzanti dell 'inte ra v icenda storica del disgraziato popolo, con pun te di rec rud esce nz a e vastità a carico d egli ultimi c inque secoli altrove assolutamente ig note. Ovvio, pertanto , in d ividuare proprio nell a precarietà della vita il p resunto stimolo a lle migrazioni , a lo ro vo lta con-
·i Di Lak: avviso è anche L. V. Thalloczy, Die alhunische Oiospom. in Illyrisch-alhcmische Forschungen, voi. 1, pp. 337-38, citalo da H. Al1n:tgi;1, L'Albania ... , cil., p. 191. > Ancora nd 1921 in provincia d i Potenza risultano he n H co111u11i in cuis i pa rla albarn:sc, 2 in provincia di Catanzaro, 4 in provi ncia di l'otenza. 1 in Terra d 'Otranto, 5 in Capitanala e Molise, I in Sicilia .
1 turchi e la diwpora albanese
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causa di u lteriore regresso generalizzato e d i mancato svilu p po. Considerando a llo ra ch e n egli stessi cinque secoli la regione fu costa ntemente, seppur imperfettamente, sotto il domini o turco sembra coerente imputa re a quella lunghissima sotlomiss ione, se non l'origine , almeno g li elementi perpetuanti d ello stallo. Non rare d el resto s ig nificative equivale nze ne i tanti paesi che subirono una analoga soggezione ollomana, inframezzata da dispe rate ribellioni conclu se immancabilmente da e ffe ra te repressioni. Ma la più m a tura consapevolezza dell'inde nnità n azionale goduta nel passato dai loro abita nti con sentì d i avva ntaggiarsi anche d e lle istituzio ni ottomane per recuperare, a l dissolversi dell'impero, non solo l'orig inaria a utonomia m a anche k liberalizzate risorse riavviando !'economie e la modernizzazione elci costumi, adegu ati in breve agli standard occidentali. Mancando una a na loga premessa nazio nale, mancando una identi ca classe socia le intraprendente , essendo riparati all'estero i più evoluti e dinamici abitanti , deportato per arruolamenti coatti nelle a rmate su ltanili, o comunque straniere, il fio re di inte re generazioni, sia fis icam ente c he intellettualmente, sottratte pure per le esigenze poligamic he e servili le migliori fanciulle, l'intero patrimonio gen e tico della regione fu pesanteme nte de p auperato, permanen dovi solo la componente più feroce e dequal ificata , gelosa c ustode d e lle più arcaiche e rozze is ti tuzioni , prima fra t u tte la div is ione tribale di p re istori ca me moria6. Inevitabile pertanto ch e ogni tentativo di ribellione si traducesse, in pratica , in una pura ostentazione di mera vio le nza, peraltro non coord inata tra le diverse tribù incapace p e rciò di gen e rare una com un e istanza cli riscatto e di libe rtà n o n ana rc hica e rissosa. 6 V. L. Gronanclli , /. 'ordinamento politico, in Hthonulugica-L'uomo e la civiltà, Milano 1965, voi. lii, p. 185, precisa sul concctLO di Lribi): " Questa è
stata definit;i com e .. un gruppo au tonomo dotato di cocsione po liti ca e sociale, occupanl f' un daLO L<:rriturio o avente diritti su di esso,. Tal e d efiniziorn; minirn,1 si applica anche alla gran<lf' cornuniL~1 c he noi designamo di
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Flavio Russo
Ad una indagine più attenta , come accen nato, appare innegabi le che in molli contesti, anche balcanici, la domi ncazionc turca provocò un , sia pur lento, progresso cd un sensibile migliora mento del tenore di vita. Anzi altu alme nte quella lunga egemon ia viene s islematicame ntc rivalula ta , co n il progredire dell 'esame delle fonti Lurche, dagli storici più allenti ponendo fine alla scontata condarrna che per il passato l'a veva contraddistinta, al pari della simmetrica spagnola. Per mo lti studiosi, infatli , proprio tramite la pre dominanza dell'isla m turco i Balcani potettero ricevere
solito con il no 111e di popolo, Lanto c he i due termini sono a volte imriegati come s inonimi ... Il conc<:Lto di base rima ne il IJledesimo, e include la no7.innc di un certo g rad o di 0111ogcncifa ra7.zial t:', linguistica e culluralc fra i componenti della tribù , che fanno distingu e re quest'u ltima dai gruppi vicini ... M;1 simili condi7.ioni nnn sc·n1 prc· si verificano Lutte insieme . Vi posso no essere 1ribù che incorporano e lementi di diversa origine razziale o linguistica, consapevoli o non di tale d ivers it;'1, e po rta tori (4uando l'integra7.ione tribak no n è compie-La) di costumi e mentalità in pane diverse. Vi sono gn1ppi etnici che, pur a vendo una cul tura e una ling ua sosta n zialmente omogern:e, vivono sparsi p e r vasti territo ri e frazionati in sottogruppi ave nti sca rs i rapporti r;Kiproci, non soggcui ad una a uto tità centrale. In casi del genere, può mancare a llora la consapevolezza unitaria, e a volt<.: anche un unico nome etnico, ind ice tipico di tal consapevolena: fa tto fequcnlc u·a genti no mad i in territori con basso 4uozientc di d e ns ità dP.mngrafica. Ma vi sono :1 ncl1P. gruppi etni ci compatti sollo il profilo te rritori:ile e molto num<.-rosi, che co nducono v ita sedenta ria e abitano zone geografie;.1menre be n ddirninatate, e che tuttavia m ancano cli un o rdina m e nto rolitico unitario ... ". Scendendo in dcltaglio circa l'ordiname nlo politico tribale il medesimo aulorc :1 p. 192: "Ridona ai suoi minimi termini, la lìnalità d e ll 'ordina me nto poli1 ico consiste nel garantire, quanto meno all'interno del g ruppo etnico cui si uppartie11e, il 1i spello d i alcun i d iritti essenziali , cioè la sicurezza de lla vit;1 uma na c d<.:lla proprict~t. Nessuna socice1 conosciula può fa re a m eno di queslo 111ini1110. pena la paralisi di ogni pacifica auivilà produttiva ... ". E r:1 mme111:1 a ncora l'autore, p. 195: ".. . esistono unità etniche basatc su una et1 h11 r:1 cn111u1H.· e in un certo mo do esclusiva (popoli o n azioni). le 4uali proprio sul j)Ù/110 politico sono s uddivise in sotto-unità distinte e in lo tta fra loro. cioi: e h<.: 110 11 accettano una legge comune , e a lle quali si suole a b uon dirilto d:1rl' il no me di tribù ". È proprio questo forse il caso pili cal z:tn1c , clw lrad isce comunque una sua <.:ccczio nale arcaicità istituziona le e le s ue pcn:ili,.,.:1n1i conseguenze evolutive.
J turchi e la dia.'ifJ<>rtl albanese
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b eni e culture provenienti d al lontano O rie nte cd evolversi sincronicamc ntc 7 . L'anomalia albanese, quindi , sembrerebbe ascrivibile non tanto alla conquista turca in sè e p e r sè quanto piutloslo, paradossalmente , alla su a incomplelezza , provocata dalle insormontabili difficoltà 7 La l<.:si t utt;1vl;1 non appare affatto condivisa dagli studiosi cdbanesi, coml' ad esempio/\. Kostallari, Lo svil uppo degli Alharwlogici, in gassegna di st1tdi albanesi. n . 1-1963, p. 37, c he così puntualizzava in merito: "In gene rak l'assl'.nZa di fonti , sop rattuuo per i secoli VII-Xli, ha fatto di questo period o uno dei più oscuri ddla storia d 'Albania . Questo ha indotto numerosi storici ha considera re primitiva la s ituazione economica , socia le, politica e culturale , d e l nostro pal'Sl' durante l'alto medioevo . I !;umo ridotto la storia <JAlbania ;1 un semplice movim ento d i trihù di montanari no 1m1di, incapa ci di formare 11110 Stato proprio. D 'altra parte qualsiasi cosa di valore d e lla nostra sto,ia è stata consickrata d;1 questi storici, cornl' impo1tata da ll'estero: dall' Europa occidenta le , dall'oriente biza ntino ... T11t.avia si p uò d ire fin cb ora che i nostri sto rici sono riusciti a d imostrare che lo sviluppo l'.Conomico, sociale cu ltura le dell'A lban ia ha marciato più o meno e.Idio stl'.sso p;1sso degli altri passi d ella pe nisola balcanica ... ". Qm1nro al ruolo giocato dalla du rninazione lurcl il g iudiz io apparl'. per lo stesso auto re assoluta men te negativo: '·Gli stud i fa tti ... ha nno dimostrato che non si pu ò identificare la storia del popolo alba nese n é- con l'attività de i feudatari al servizio degli slsan il'.ri. né con la sto ria de lla Turc hia . Le nostre ricerche ha nno fatto luce su tu tta una serie di insurrezioni popolari sconosciute, dirette sia contro la d o minaz ione stra niera che contro i feudatari rin negati. È in queste Ione plurisecolari c he s i è conservato e raffo rzato il sentimento d i nazio na lità distinto fra noi lo s tudio e ffertivo dd nu ovi rap porti sociali instaurati in Alba nia con l"invas io ne tu rca e delle pl'.sa nli co nseguenze po rtale da lla dorn inizio ne e cono ,nica, sociale e cultu rale de l nostro paese. 1 ris ultali ev ide nti d e i nostri studi s1o ric i negano assolutame nte i punti di vista soggettivi, anti-scientilìci, affermanti che la dmninazione turca avre hbe sa lvato il popolo albanese dal l'assimi lazione degli a ltri popoli balcan ic i. .. Contemporan ea me nte v ie ne stud ia ta la situazio nl' e cono m.i.c 1 e sociale dei Malessori del Nord ( mantanari), di ciuesto focolaio cli eroica resiste nza, dovl'. non è mai g iuta la dominazione turca , e dove s i sono conservate ddi<: forme arca iche di organizzazione socia le ... •. Il che in soswnz;-1 sembra conferm are qu;rnro ipotizzalo circa il manca to sviluppo prodotto d alla dominazione turca e la sopravvivl'.nza delle istitu zioni più arcaic he. De l resto ad una identi ca conclusione pl'.rvie ne anche S. Pollo. La lotta del popolo albanese per l 'indipendenza e al liberaz ione naz ionale. ln Rassegna .... cit, p. 125: '·11 saccheggio sistematico, l,1
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rlavio R 1ISSO
militari insite nei teatri bellici fortemente montuosi a llorché popolati da indomite etnie. Tale pa rzialità favo1ì il radicarsi degli arcaicismi tribali, fanatizzandone le ribellioni, che abbattendosi sulle sottostanti contrade pacificate ed o rganizzate finirono per scardinarne ogni potenzialità economica ed ogni stimolazione evolutiva, inne scandovi una devastante spirale d i insta bilità , esas perata dalla reciproca incap acità di annientame nto: troppo pochi i turchi per sterminare i montanari, troppo pochi anche loro pe r scacciare i turchi8. Unica ris ultante il trionfo dell'effera tezza più sfrenata: "A est, i Turchi tennero i Balcani con poch i uorrnm, come mohilit;~zione ddle forze vive del paese per delle guerre di conquista all 'estero, l'oscurantismo nd cam po della scuola e della cultura, i tentativi re ite rati dei s u ltani p('r di s truggere la coscie n za dell'unil :1 na zionale d egli Albanesi cercando d i convettire all 'islamismo la popola7 io ne, hanno manten uto l'Albania fin o a ll a fin e nel lo stato delle prov in ce pi ù a rretra lL'. dell'Impero Ottomano". 8 Ad una identica conclusione sem b r,mo dd resto condurre le precisa7ioni cli J. ZampeLi, La portala internazionale delle m:,emhlee alhanesi, in !?assegna .. ., cil., p. 10 1: "Do po la m orte cli Scanuerbeg e la conq uist:1 di Kru ia e cli Sculari i Turchi insta ll arono il loro potere feudale-mil itare in qu;:isi tutto il nostro paese. Tuttavia restarono alcune zone di resislen za che d ivennero i focolai d elle lo lle poste riori, s pecia lmente nelle zone di montagna. Così comi nc iò u n pe riodo plurisecolare che registrò continui moviment i a rmati contro la d ominazione lurc.t. G li alhanesi non permisero m ai, dai loro nidi di montagn a , l'insta llazione: completa della dominazio ne e dello sfru tta me nto fe udale turco; si tennero arma ti ne i lo ro rifug i e di là, ogni lan lo, si riversarono s ulle campagne, liberando per un cen o periodo (qua lche volta anche 4 o 5 a nn i) t1lvolta una regione, talvolta un'a ltra. I focola i cli resistenza alhanesi rappresentarono una minaccia cos lante pe r la dominazione ullomana , e q uesto è attestato, tra l'altro tbl faLLO che i governatori del paese rifiutarono g li o rd ini del sultano d i pa rlire per la g ue rra in paesi lo nt:mi , g ius tificando la disubhidie nza col pe rsistere cli questa m inaccia. Ques10 è :mes talo anche dalle freq ue nti spedizioni turche contro questi focala i di re sis tenza ... Non s i registra in nessun caso, durante i secoli de lla dominazione ollornana, che s i presentasse ro delle condizio ni in qualche m odo propizie a una guerra conlro la Turch ia e a ll a sua cacciata dalla penisola, che b popolazio ne a lbanese non sia insorta, insie me ag li altri po po li ba lcan ici, per fac ilitare il compito ai paesi eu ropei .. ".
I turchi e la diaspora alha nese
sino a ieri gli Inglesi te nevano l'India. A ovcsr, gli Spagnuoli ,rn nie ntarono sen za p ie t~t i loro sudditi mus ulma ni. In ciò , g li uni e g li altri o bbedirono, più di quanto n o n sembri, agli impera li vi delle lo ro civilrà: l'una cristia na , troppo popolosa; l'a ltra turca, troppo scarsa di uo mini .... D'altronde , è certo che s ui secoli turc hi si s uo le gettare un discrediro gratuito , come ie ri in Spagna s ui secoli dominazione musulmana ... stud iando l'azio ne dei Turchi b isogna dis ting ue re nei bakani due zone. La prima comprende un Occid e nte slavo, s barrato da mo ntagne , e un mezzogiorno greco, egualmente mo ntuoso: la loro e ffeLLiva occupazion e fu rada ... Insomma tutto qu esto blocco occid e nta le dei Balcani no n sembra sia s rato fortemente toccato dalla civiltà is lamica. Non può stupire p e rc hé s i tra tta di un blo cco mo ntuoso, poco accessibile ,1llc invasio ni •incivilizzatrici» <la q ua lsiasi pan e provenga no. Q11a11lo alla su a isla mizzazione re lig iosa , s i sa cosa bisogna pensare di cen e «co nversioni rnonta nare •... "'>. La insormontal>ilc ine rzia opposla da lla m o nta gn a a lla r ene trazio ne ne mica, ma anche delle idee e delle comunica'.l.ioni, conse ntì sen za d ubbio la sopravvivenza libera d i molte e nclavi, ma bloccò irrimediabilmente il progresso ed alla fine bloccò pure l'a ffermaz io ne de lle islanze di liben ~1 nazio nale o rmai 1111iversali . Pe r meglio sv ilu ppa re e valutare la tesi espos ta è necessario fornire un breve ragguaglio s ulle caratle ri stic he geomorfologic he dell'Alba nia cd una s intt:Lica ricostruzione delle s ue vicende s toriche antecede nti a ll 'avvenuto d e lla d o minazio n e o rtomana.
c:aratteristiche geomo~/ulu~iche Le conno ta zio ni geografic he , o le s picca le p eculiarità , cli un territo rio fornbcon o ge nera lme nte lo spunto al to po nimo
9 P. Hrauc.ld, Cioiltà e imperi del Mediterraneo neLL'età di Filippo 11, Torino 1976, pp. 821-22.
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Flavio N11sso
c he poi lo d esigne rà corre nte m ente e da cui tra rrà d e finiz io ne la s u a p o pol azio ne. Ta nto per fo rnire un esempio celebre Ro ma tra sse il suo nome , forse, dal fiume che l'attraversava : la forma verbale o nomato pe ica g reca, roo=sco rro no , ne support a infatti l'etimo logia. I roma ni, p e rtanto dal famoso corso d 'acqua, e non dal mitico Rom o lo , d e rivarono il pro prio e lnonimo . 11 perché di tale proce sso è abbélslanza agevole d a immaginare , precedendo qu asi sempre la scop e rta cli un s ito il relati vo pop o lamento. el caso d e ll'Albania , invece, il disc orso sembra diametralmente opposto. Il geogralù Tolom eo nel li secolo d.C. nomin ava u na sparuta etnia, gli Albanoi , stan zia ta fra i monti alle sp a lle cli Durazzo 10. La re gio ne corris po ndeva grosso m odo all'antica Epidél1nnos 11 , a su a volta riconclo lla al ceppo degli llliri, stirpe indoe uropea diffu sas i sull"inte ra pe nisoh1 balcanica , d ~11lc propaggini d e l Ca rso a lla C~rec ia, con o rig in a li tradi zio ni c d una propria lin g ua . Di questa se ne rinvengono a ncora ampie tracce n e ll 'a lbese o di e rno. Tale estremo retaggio potre bbe riten e rs i una sorta di nucleo di condensazio ne intorno al quale si aggregaron o, nel corso dei secoli, innumerevo li altri vocaboli tratti da l latino , da l g reco, dal turco , d a ll' italiano , ccc. , e che ne lla loro inte rezza costituiscon o oggi i 4/ 5 d e lla lingua corre n te . Volendo approfondire la qu estio ne si riscontra che i du e dial e tti parla ti in Albania , il ghego nel sellentrio n e c cl il to sco nel meridio n e, rra loro poco diss imili , ve ngono fatti risa lire all'illirico, previa ine vitabile evoluz io n e. Non manc rno p e rò altre ipotesi tra le quali: "... gode d i no tevo li a ppoggi da parte d e i ling uis ti quella relativa ad una parentela con la lingu a trace, pe r talune cor10 Per la verità anche Pli nio nel suo IV libro d elb S1oria NaLurale f:i accenno ;id una 'Alha1li;.1', m a il Lc rrirorio che lui così chiam a i: rn uGtsic<> senza alcun rappo110 con l"anual<.: omonima regio ne. 11 nome Epidamnum ritenuto d:.11 ro mani d i catlin> auspicio -rievocava la parol a cl ;-1n111um-fu , com e nel caso di M:ilevenLum , 111 111 :110 con u no lx:naug11rante appunto l )yrr:1 chi u111, in scg11iro l)urazzo.
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risp o nden ze rilevate nel la li n gua albane c. La question e, comunque, non può essere risolta, sorrallulto p er mancanza di fondamenti linguistic i cerli .. . ". 12 Qua nto osserva to ind uce a ritenere il to ronirno Albania di o rigine etnica, dettag lio estrem amente impanante p er la puntuale compren sio ne degli eventi successivi. Ne11:1 subo rdina zion e del to ponimo all'elnonimo è implicitamente ribad ita, infatti , la netta distinzio ne degli abitanti dai loro più prossimi vicini , come p ure il rigido isolamento geografi co nonché, infine. l'appartenenza ad un trnico cerpo dalla fun e connotazio ne antropica , e forse combattiva, sebbene frammentalo in m o lte tribù. Ed an cora un a volta le m o ntagne sembra no all 'ori gine del fenome no. non ,1 caso halkan in turco sig nifica 'catena di montagne·: " T.a m o ntagna , rcr solito, è 1111 mondo a parlc della civilt à, c reazioni deUc ci ttà e dei p aesi di pianura. La su a storia sla n el no n ave rne, n el rest:irc regolarrnenrc ai m argini delle g randi correnti in c iv ililrici . sebben e scorran o con lenLL'1/.i'.a ... Ne è una prova la stessa fac ilità con c ui , ciuando le c ircostanze lo consen tano, le nuove rel ig ioni fanno, in questi paesi, massic ce b enché inst,1bili conquiste. Nella regio ne balcanica del sec o lo XV, interi paesi n-iontani p assano al1'islarnismo , in A lhan ia com e in E o .cgovina, into rn o a Sa rajevo; prova evidente, an zitutto , del loro scarso attaccamento all e c hiese cristiane .. . In montagna, d unqu e,
A. K <.:111a l V lora , la 111/IJ/la Alha11ia, /i11ea111e llli jìsici. a11tropici ed economic i. i n l' Unive rso, r i v. l. G .M .I. n. 'i , 6, 1-Anno LV II , LV III, l'iren z<.: JC)78- I 979. p . 1224. E. <::111<.:i, Alami prohle111i di storia a11/ica della lingua ulba11ese, in Russef!.11a .... cit. , pp. 157 e sgg, prt.:cisa: '·D::il p unru d i v ista l in12
g 11ist ico , b isogna norar<.: eh<.: i p opol i aprx 1rsi in un p e riodo slu rico com e gli Illiri. i Traci e i Macedoni. sono da considerare come risu llalU della sovrapposizione <.: clelht mesco lanza etn ica, della sparizio ne di antiche trihìt e ddh1 nasc ita d i n uo ve. dell'amalgam a cli e lemen ti eteroge nei, pro p rio co me su p po niamo per i l mo ndo greco ... Di nmo qu<.:sto mondo antico. il solo ere<k eh<.: è sopr avvissuto è l'demen1 0 albanese ... [di mi la lingua) Illirica è la pii:, v icina ... La resi d ell'origine traci a .. si tiene un pò più lontana ... ".
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la c ivillà è un va lore p oco s labile ... Un 'indag ine s ulla ve ndetta giungerebbe a conclus io ni analogh e : i paesi di vendella (tutti di mon tagna, no tia molo) sono que lli n o n fogg iali dal med ioevo, non impregna ti delle sue idee d i giustiz ia fe udale: p e r es e mp io , p aesi b e rberi , Co rs ica o Albania ... «I luoghi più sco scesi furon o sempre asil o d ella lih e rtà ... si ved e il dispotismo (dei Turc hi) este nde rsi su tutta la zone (Siria) e a rrestarsi, verso le montagne, alla prima roccia , a lla p rima gola facilme nte difendibile, laddove i Curdi, i Drus e i Metuali, padroni d el Liba no e d e ll ' Anlilibano , conser va n o cos tantemente la propria ind ipend e n za• . Povero dispoti smo dei Turc hi! Padroni delle s trnde, d e i colli , d e lle c ittà , delle pi ,inure , qua le significato avrà avuto per le z o ne montagn ose d e i Balcani ... dove d alle loro c ime, g uarcl:-1110 con d ispr e zzo ogni a u torità, qu e ll e d 'Alba n ia ... ? TI Walibè, insecU:ctto a Monas tir s in cb lla conqu ista turca del XV secolo, h a mai governato? I.a sua giurisdizione comprende, teoricamente, villaggi greci e a lban esi, ma c iascuno è una fortezza , un piccolo mondo indipendente ...". 1 3 Pe r va luta re l'importanza d e ll'e ffe tto montagna in Albania basti ricordare che d e l suo te rritorio, pari a c irca 28.748 kmq - e.li poco s upe riore a lla Sicilia - ben il 78% è montuoso: "Forse l'esempio più impressionante e.li batTie ra presentata d:1 una catena mo ntuosa a lla d iffusione dell;i c ullura è la ca tena dell e Alpi Dinariche, ch e segue la costa ad riatica dal golfo di 'l'riesle fino alla foce del Drin ne ll 'Albania sette ntrio nale. L'altezza delle mo ntag ne , l'aspre zza del rilievo e l'aridità di quest'~trca cars ic a isolò n e ll 'antichi tà e n e l Medioevo le regio ni inte rne da lla ::M etta fascia costiera della Dalmazia. Questa fascia , col suo clima mediterraneo e il s uo s tretto legame con l'lla lia, fu in fasi s uccessive colo nizzala dai c;.rcci , do minata e.lai Romani e controllala dai 11i:r.a nti ni. 1.1 F. Braudel,
Ciuiltù ... cit., voi. I , pp. "1. 24 .
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Nel ta rdo Medioevo e ssa divenne la riserva della civiltà venezia na ... ".11 Le stesse montagne conse nto no la individuazione di confini na tura li a hbastan 7.a precis i, non stre ttam e nte co nc o rda nti con que lli e tnici pe rò , e me no a ncora con q ue lli politici assegnati a l nuovo sta to nel nostro secolo. Per l'esatte zza a nord sarebbe lo sp a1tiacq u e de lle Alpi Albanesi; ad est le dorsali che separa no il bacino de l Drin Nero d a quello dell'Alto Va rdar: al di là il Koso vo e la Ma cedo n ia ; a sud-e st i m o nti Gra mmos e le altre catene mino ri : a l d i là il te rritorio gre co; infine il mare, al di là del quale l'Italia. Di tutti i precede nti il pii:1 rapidame n te supe rabile. Pe r q u anto rigu arda l'acce nno a lla pra tica dell a vendetta è intere ssan te ricordare che proprio fra le montag ne albanesi trova forse la massi ma espressione 15 . L'istituzio n e esplicita semb ra risalire al Xll secolo, d esunta comunq ue dal di ritto co ns uetudinario di o rig ine a ncestrale. Intorno alla metà de l '400 ebbe una mig lio re de finizio ne giuridi ca, sia ad o p e ra cli Alessandro Dukagin che di Gio rg io Sc ande rbeg , in du e di stinti codic i, Kanun, tra loro a lq ua nto d iversi. In quello d e l Du kagin la ve ndetta di sangu e rapprese n ta uno dei fon da me nti. lo base a tale presup posto , allorc hé accadeva un o micidio , assurge a vinco lo d 'onore p e r i fa miliari dell a v itti1na vcnclic:-i rne la morte co n l'ucc is io ne dell 'assassin o , o di un s uo congiunto maschio in età adu lta. Oltre all 'o mic idio anche lo s tupro provocava una med esima esigenza sociale, ch e finiva d isgraziatamente pe r s catenare in e ntra mbi i casi interminabili faide. Un s ignificativo da to al rig uardo è ne lla p ercentuale di 14 D. O ho le nsky, Il commowealth hiz an tin o-L'Humpa orien tale dal 500 a l 145_-$, Ka ri 1974, p. 12. 15 Circa la vende tta è interessa nte rico rd are che al mome nto de ll'avvio dell a comragni a di Grec ia , in un a riun io ne d el duce te nuta a palan.o Ve nezia il 15 o ttobre 1')40, così il gen . Jacomin i p recisava in m e rito all ;i form a zio ne di hande alhanesi d a imp iega re nelle operazio ni: " /,e domande sunu injìnile. Molti inusu tmani non conviene mandarli per evitare ch e .facciano multe vendette ... ,._Il docume nto è cita to d a M. Mo n ta na ri , L'ese rcito italia no nella campagna d i <:recia, Ro ma 1991, p. 829.
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morte violenta per la popola zio ne maschile, che nell 'Albania Settentrionale si attestava , tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo , su l 19°/r> del totale. Punte a ncora m aggio ri s i registrava no presso alcune piccole tribù , com e quella dei Toplana , con il 42%! All'interno d ei confini naturali appena ricordati si dipanò l'intera v icenda storica delle popo lazioni di orig ine a lbanese. Mai a quel te rrito rio appare gi ustifica to applica rvi la definizione, anch e p uramente con cettuale, di stato propriamente d etto, pe rsino in un ristretto a rco temporale, se no n dopo il 1926. Sia mo quindi sempre di fronte ad una realt~t etnica priva di un supporto is tituzionale e , quando finalmente tutte le tribù riunite a Valona nel ·191 2 decretarono l'indipe n de n za e l'auto nomia dell 'intcr~1 regio ne , occorse a ncora più di un decenn io per tracciarne , e d in man ie,ra assoluta me nte a rbitraria, i confini politici, destreggiandosi tra le tante o pposizioni limitrok. Tornando alle formazioni m ontuose va osservato che g li immensi fasci che pervadono quasi interame nte l'Albania non generano dei s iste mi autonomi , rappresentando i segm e nti di attraversam e nto di altretta nte be n d ist inte cate ne. In quanto tali s i disting uono in quattro raggruppamenti principali, ovvero le Alpi Albanesi a nord, le dorsali lungo il Orin a l centro, che formano una vera muraglia o rie ntale con andamen to nel senso de i rne ric.liani le cui cime no n di rado superano i 2.000 m , e quindi le d orsal i me ridio na li e di sud-ovest. Intui bil e la fra mme ntazio ne e la selvaggia impene trabilit~, della reg io ne . Le pianure , ovviame nte , s i e.stendo no e minenteme nte lungo la costa, formate dai depositi alluvionali dei fiumi , con ampie aree un te mpo acqu itrinose e m alsa ne : de l Lutto simili in sostanza a quelle d e l litora le ti rrenico italia no. Nono.sta nte ciò, grazie a lle pi ù miti condi;,.io ni climatiche , all 'a bhondam:a di acqua e a lla racilità degli scambi agevolati dal mare , videro l'islaurarsi e.li una flo rida agricoltura, in stridente contrasto con la mise ra econo mia pastorale interna . Le coste , distinte in adriatiche ed ioniche, presentano uno sviluppo complessivo di c irca 470 km. Nella prima sezio ne s i a pro no il go!Jo di Dura :u.o, con l'omonimo porto, rinomato scalo mercantile sin dall'antichità ed , a 150 km più a sue.I, q uello di Valona. La
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sua ecce'.Lionalc ampieaa e .sicurezza , ulle rio rmente garantita da ll'isolo tto di Saseno, di appena 5,7 kmq, che ne custod isce l'imbocco, ne fecero lo sca lo militare per antonomasia del passato. Nella seconda, ionica , e.stesa per c irca 130 km, la costa è alta e rocciosa , offre ndo solo presso Serande un discreto attracco. La popolazio ne, che intorno agli anni ·30 a m montava appena a d 800.000 abitanti, al cen sime nto d egli a nni '70 e ra ascesa a 2.297.000, per sfiorare i tre milio ni attuali , con un evidentissimo e significativo incre mento demografico. Pe r il passato , invece, ness una sen s ibile variazion e ma una sorta d i ristagn o su d i una media sempre infe riore ai 500.000. Come per la lini:,11.1a e per l'economia , anche ne ll 'ambito religioso si riscontra una bipartizion e , con un preva lere del credo islamico, rispe tto a quello cristiano, peraltro d isti nto in ortodosso e cattolico. Presente pure una insignificante comr o nente e braica. Ancora u na volta la distribu'.L ion e d elle diverse fedi rispecchia la morfologia territo riale , che in d efinitiva riproduce le aree d i e ffettiva sovra nità ottomana . Pe r l'esattezza risulta musulmana la fasc ia ad immediato ridosso del confine orie ntale per l'inte ra sua estensio ne, con un vistoso a llargamen to nel centro del territorio che s i spinge fino a l mare tra Durazzo e Va lona. A nord invece tra Durazzo e la suddetta fascia si disting ue l'area cattolica, m entre lungo il confine meridionale con la Grecia e lungo la costa a sud di Va lo n a vi è la zona o rtodossa. A d ifferen za dell a diffusione islamica priva di cesure, quella cristia na , sia cattolica che o rtodossa , al cli fu ori de i du e maggiori concentra me nti me nzionati , mostra numerose enclavi mino ri , segno ineq uivocabile della insormontabile o pposizione loca le sorretta dalla impe net rabi lità d e i luoghi. Il g rado di osservanza no n deve perb essere ma i stato fervido o fana tico p er tutte le creden ze. L'azione condot ta dal regirne comu nista, per estirpare qualsiasi fede, è presumibile che di fatto ne abbia riclo llo ulte rio rme nte decurtata la pratica accentuandone rerò la riaffermazione de lle m atri ci cultural i. Così fino a poch i an ni or sono veniva liq uidata la 4 uestio ne: '·La Costituzione della Re pubblica popolare socialista albanese s anc isce che «lo Stato non riconosce a lcuna religione
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cd appoggia e svolge la propaganda ateista al fine di radicare negli uomini la co n cez ione ma teria li s ti ca de l rnondo»".16 Di certo è opinio ne comune c he: "T Maomettani albanesi non sono affatto fanatici, an zi passa-
no in genere per poco osservanti. .. Le frequenti contese fra tribù o gru p pi di famiglie non sono mai state de terminate dal movente religioso; famig lie di religio ne di versa convivono talora pacificamente le une presso le altre ne llo stesso villaggio ; s i dice a nche che in taluni distretti no n fossero rari in passato perfino i matri moni misti e perciò i casi di membri d i una slcssa famiglia professanti relig ione diversa; oggi peraltro questo sembra un fatto del tutto eccezionale ... "_17 Ancora p iù probante a l rigu ardo 1:1 cost,1ta%ione che la resisten7.a alla dominazione turca fu sostenuta senza apprezzabili differem:e lanto dalla compo ne nte musulmana quanto da quella cristiana , spesso di comune accordo fra loro contro il regi me ottoma no. È interessante ricorda re che l'amministraz ione impe riale considerò sempre gli albanesi mu sulmani come turchi , quelli ortodossi come greci e quelli ca ttolici come latini , fomentandone quindi la rivalità e la frammentazione .
'l'ribù e legioni L'avvento di Roma nella regione albanese, no n modificò per nulla la sua originaria imposta zione socia le, e no n riuscì nemme no a colonizzare il territo rio, tranne le pianure costiere, evitando accuratamente le montagne. Non costituiva per la prassi strategica imperiale una sostanziale novità, ma semplicem e nte la riproposi-
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A. Kem al Vlora, la nuova Albania .... cil., p. 1226. K Almagià, l.'Al hania ... , cit. , p . I '59
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zione d e lla concezione, maturata dopo la villoria s ui sanniti, riservala alle aree forteme nte montuose. Pe rtanto è possibile, considerando alcune peculiarità di quell a interminahile campagna, meglio comprendere quanto accade po i ne i Ralcani e, n o n ultimo , il perdurare dell 'assello tribale. Prima della fondazione cli Roma , verso la concl us io ne della cosiddetta 'civiltà appenninica ', risultano residenti ne lla pe nisola italiana molti popoli, che sono rite nuti i progenito ri delle genti di e p oca s torica. Tra questi i Sic uli , gli Enotri, g li Aborigeni , i Pelasgi, g li TJmhri: pe r tutti l'economia è di tipo agro-pastorale, in grado d i produrre un benessere notevolmen te s uperiore a quello dell a t rascorsa fase em ine nte m e nte pas to ra le -no made. Sotto il profilo sociale appaiono o rganizzati: " ... su forme associative a base patriarcale, in c ui ogni famig lia o clan è autosuffic ie nte d al punto di vista associativo e giuridico e bastevole a se stessa dal punto di vista economKo. Queste famiglie o clan possono p o i costituire comunità a nche assa i vaste, cli form a tribale , aggrega ndosi ad altre famig lie o clan s u princ ipi sostanz ia li di p a rità . Possono anche aggregare a sé ind ividui o fami g li e con risvolti di maggio re o mino re dipe nde nza , basandosi s ul possesso dei beni economici e mate ria li. Cettamente infatti la comunit~t è in g rado cli divenire detentrice d i su rplus cli heni, basandosi sulla proprie tà fondiaria , il possesso di bestia me e la tesaurizzazione del bronzo. Ciò s ig nifi ca anche che la d e te n zion e d i un pote re econo mico e politico in seno a una comunità può essere raggiunta da un s ignore loca le ... ". 18 Una identica genesi del resto pe rcorso a nche la stessa Roma, nei cui primod i la tribù è intesa assieme come popolo e come territorio . Per questa , Lullavia, il rela ti vamente rapido supe ra me nto
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p. 5 1.
I.. Quilici, Rom.a primitiva e le origini della civ iltà. !a:ziale, Roma 1979 ,
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J,'/avio Russo
delle d istinzio ni tribali limitrofe , mediante l'accentuazione d e ll e comunanze religiose, lingu is tiche , consue tud ina rie e militari comportò l'istura rsi cli una unica le gge e quindi il prosperare d i interessi co mme rciali e d i allean ze , fatto ri che accelera ro no visto same nte il s uo d ecollo egemonico ed impe ria lista . Ovviamente no n tulli i po poli italici co evi e bbe ro una a naloga evo luzio ne sociale. Alcuni , in.falli , com e i sanniti mantennero sempre il sis tema tribale , p iù adere nte alle loro ista nze d i indipe ndenza e d i de m oc razia . Le conseg ue nze s ul pian o decis io nale però comporta vano ritardi e le ntezze nelle delibe ra7.ioni, su que lle milita re scordin a m ento tallico e m a n ca n za di unic ità n e l coma ndo e su qu e llo politico , infine , una irrid ucibile avversità a lla concezione economica ro ma na: lo scontro fra le d ue po te nze d ivenne pertanto inevitabile . Le g ravissim e de fic ienze che nelle battaglie campali s i riso lvevan o in imman ca bili sconfitte , ne lla g uerriglia monrana, invece, si rivelavano irrilevanti , s e n on add irittu ra vincen ti, restitue ndo alle trib ù la loro capa cità offe nsiva : "Pe rtanto organici inferio ri , armamento tecnologica mente supe rato, conduzio ne be llica disartico lata, a n a rchis mo e d individu alismo dei piccoli re parti op e ranti venn ero a mp ia m e nte c ompen sa ti dai vantaggi to pografici e mo rfolog ici, con la so la esigenza d i una fanatica e te nace motivazio ne clife ns iva . Sotto qu esto aspe llo la g ue rriglia in mo ntagna forn isce u na del le p iù indiscu sse invaria nti storic he a l pun to ch e ne ll e difficoltà d e ll e legioni possono fac ilme nte in d ividuarsi ... anche , sebbene in altra p a rte elci mond o - ma pur sem pre in m ontagna - q ue lle dell'Armata Rossa nell 'Afganistan , ad onta d egli elicotteri e dei sofisticatissimi s iste m i d 'a rma. La p iì1 rimarchevo le peculiarità di un o scacchie re mo nta no è infatti qu ell a cli fungere d a m o ltipl icatore di difen sori. Nella te rminologia milita re roma n,1: «lucu s iniquus ... («luogo accidenta to », letteralme nte «ingiusto» n .d.A. ) (era ) la miglio re definizio n e de lle rnpogra fie da evita re »... A vaglia re I'apprezzame nto romano è d a s o ttol ineare che la pretesa «in giustizia» elci lu oghi no n conten eva affatto una valutazio ne cri-
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tica circa la loro ido ne ità bellica , quanto piuttosto la costataz io ne della pericolosa pole nziali1~1 sovvertitrice dei rapporti di forza dei contendenti, in essi ins ila. Grazie a questa pers ino le peggiori manchevolezze militari, quali l'indisciplina , l' insubo rdinazione, l'individualismo fanat ico, la violen za gra tuita e bruta le trovavano sbocco positivo esaltandosi addirittura nella guerrig lia , da sempre temuta da un esercito regolare e conda nnata, ne ll 'o ttica dei p iù forti, come sleale e vile". 19 In virtù però d e lla loro pii::1 accentrata e d inamica organizzazio ne sociale e militare i romani alla fi ne , no nosta nte la lung hissima re s iste nza quasi secolare de i sanniti, riuscirono ad a ffermare la propria sovranità. L'incon sislen za del bo llino e la non remunc ratività d elle m o ntagne , li convinsero però a non occupare gli inospitali acroco ri nemic i, ancora ricetto di ampie sacche fie ramente ostili : "I.a gu e rra finì così p e r sempre, ma la g ue rriglia partigiana prima e d il più spicciolo brigantaggio poi, agevolati dalla impe rvietà dei siti, d a lla continua praLica delle armi , dalla incapacità d i un inserime nto a lte rnativo e non ulLimo dall'allraenle ricchez7.a de i nuovi centri urhani vallivi e retti dai romani si enclc mizzarono ad o nta della propaganda ufficiale c he sbandiernva l' avvenuta e purazio n e e pac ificazio n e del' inLe ra regione. Si doveLLe perciò c re are in breve un a 'c intura' d i conte nime nto .. costituita da cillà fortificare che bloccassero con la loro presen za e con i loro presidi militari la fuoriu scita incurs iva di pre doni e briganli , stabilme nte e impunemente insedia ti a ll 'inte rno del massiccio .. .". 2 0 Qua nto ricordato p e r l'Appe nnino centrale trovò id e n tica
19 I'. Rus~o, Dai Sarmiti aliA·ercito Italiano, la reg ione jòrt!fìcala del Nlatese, Ro ma 1991 , pp. 12- lj. 20 r. Russo, Dai Sanniti ... dr. , p . 155.
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Hal)i<> Nusso
ripropos1z1o ne an che per le montagn e interne della Sardegna , c h e di vennero infatti 'la Barbagia ' in conlrapposizione a lla o rmai dimenLicata l{omà n ia 2 1 cioè la pianura rom a nizzata , come pu re per i tanti massicci che il d ilagare dell e legioni finì r e r inglobare, senza dominarli. Per cui le corre nti c ivilizzatri ci e mo dernizzatrici: "Capac i <li allargarsi notevolme nte in superficie , in senso orizzontale, si rivelano impotenti in quello ve1ticale , dinanzi a d un osta colo d i qualche centi naio di me tri. La s Lessa Roma , nonostante la s ua strao rdinaria durata, avrà avuto poco va lore p e r quei mondi appollaiati che ig norano quasi la cittL. Nonostante alcune infiltrazio ni locali, la mo ntagna sa, .. . ".22 1e· e' prec iu._
Anche i pastori illirici c he popolava no le g iogaie albanesi e che s i s pingevano nC'llc lo ro rerio di che m ig razioni fino a l ma re , dove non disdegnavano d i d e dica rsi sa ltuariame nle a ll a pirateri a , e rano suddivis i in Lribù ad economia e minentemente r astoralc. Le fo nti classich e ne ricordano a lq u an Le qu a li i Oe lmatae , i Nardaei, i Oocleatcs, i Pirustae, i Dassaretae . Con quelle ini z ia rono a confro ntars i le co lonie greche fo nda te, secondo i principali criteri insecliaLivi, lungo le coste, a partire dal VI seco lo a .C., in corrisponde nza d i comodi approdi n a lura li. Epidammo ed Apo llo nia raprrescntarono le piì1 f',Hnose: a
21 Precisa M . B r igaglia, La geografia nella s furia d ella Sardegna. in Sfuria dei Sardi e della Sardewu-1. Milano I 1)88, voi. I , p. 1O: "Barbagia è n o m e ro m a no . Di Civitates Barh(lriaP parla giù una i scri z ione d i Fordongianus (la romana Fo rum Traiani ) into rno al 19-20 dopo Cristo . Una
zona c he i ){o mani avevano chiamato così in o pposizione ad una Romùnia. cio0 ad un •territo rio intens:1menre romanizz:1 to•: una regione che doveva avere confini and1c più vasti di que lla atruale ... ma che comunque-come indicano al tre deno111inaz io ni cli subn::gioni h:irharicine, que ll:1 cli I3itti e quella di Ogliastra-se111pre faceva riferimen to ad un lllondo di m ontagna •re:a.istcnte .. alla penetrazione rom,111;1., 11 F. Braurlel , Ci llillù .... cit. , p . 22.
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diffe re n za da lla prima l'inre rra menlo del porto provocò l'ablx indo no della seconda dopo un a b reve prosperi tà. Non furo n o comunque le unich e m a certamente le più floride , a giudicare alme n o dalla d iffusio ne d e lle lo ro monete nell'arca d a nubia n a. l romani intervennero ne lla regione a bbas tanza presto, sbarcando due legioni ne i pressi di Apo llonia nel 200 a.C. a l com ando de l console Publio Sulpicio Galha. Do p o decenn i di sconlri e di bauaglic, ne l 168 venne mandalo in Grecia in veste di nuovo comandante gene ra le Lucio Emili o Pao lo , fi g lio d e ll'o mon imo console caduto a Canne, gfa distintosi ne lle o perazio ni in Spagn a. 11 22 giug no del calendario g iuliano, p resso il campo di Eracleo, le sue legioni venne ro a contatto con la falange macedone. L'rnto fu tre me ndo Lanlo eia provocare un a ra pida re trocessio ne dei roman i ch e, guadagnata una buona posizio ne tattica, scagliarono a lo ro volta un furioso contra ttacco: '·fl te n e no dis ug uale e il precipitoso insegu imento :ivevano scio lto le me mbrn d e lla falange ; in s ingole coorti i Ro ma ni penetraro no in ogni vuoto, assali rono il nemico di fi a nco e a lle s palle , e s iccome la cavalleria macedone , c lie soh1 avre bbe a ncora potuto portare aiuto, rimase tran(]ui lla a g uarda re e prese in massa la fuga , primo fra tu lli il re , in meno cli un 'ora il d estino d e lla Ma ced o nia fu deciso. I 3.000 scelti fahin g isti s i lascia ro no tagliare a pezzi fino a ll'u ltimo ... La disfa lla fù terribile: 20.000 Macedon i g iacqu ero s ul Gnn po di battaglia ; 11 .000 fu rono fatti prigio nie ri . La guerra era l"inita .. . Tulla la Mace donia s i sotto mise in d ue g io rni. Il re fu ggì ... (ma il te nt,Hivo) gli and ò fallito . Egli riconobbe la sua sorte e si arrese alla delibe razione dei Romani ... morì a lc uni anni d o po come prigio nie ro di Stato in Alba sul lago Fucino ... Pe rò . a ffinché a lla tragedia no n mancasse la farsa , anc he la g 11crra contro il •re• Genz io d ' Illiria fu da l pretore Lucio Anicio cominciala e fin ita in 30 giorni, la fl otta dei pirati fu p resa. la capira le Scodra espugnata, e i due re ... e ntrarono
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prigionieri in Roma l'uno accanto all 'altro ... la Macedo nia fu annientata". 25 Non diversamenle d al Sannio , però , il conseguirnenlo dell'effettiva sottomissione dell'intera Ill iria impli cò ulteriori interminabili battaglie, che cessarono, infaui, solo sotto Augusto. Ed a nche in q uesta regione le legio ni si arrestarono a lla base d e lle montagne, dove insediarono p e r garanlirne la conquisla numerose colonie e presidi militari, aprendo con l'o ccasion e una buona rete slradale, il cui asse principale fu la via lgnalia. Ra ppresentava la q u arta arteria che p a rtiva da Aquileia, sen za dubbio la pii:1 importante e una delle più lunghe de ll' impero. La sua costn.17.ion e ebbe inizio inLOrno al 18 1 a.C., e dopo aver cos leggiato l'inte ra ex luguslav ia , scavalcando ben sette fiumi , penetra va in All>a nia , biforcandosi presso Durazzo. U n ramo procedeva verso su d e, sempre lungo la costa , scendeva fino a Valona raggiunge ndo la G recia 24 . L'altro invece, arrra vl'.rso Elhasan, s upe ra va la valle ddlo Shkumhi e raggiungeva Ochrida, quindi Edessa e Tcssalon ica p e r rermi n:in..· a Costa ntinopoli. Pe r i IJiza nlini fu la co ngiungente piì1 breve pe r raggiungere i loro p ossedimenti adriatici e italici. Pe r la sua unic ità s i Lrasformò a ll 'epoca d e lle in vasioni barbare ndl'ilinerario chl'. convog liò le orde ultrada nubiane fino a ll 'Adriatico. Resterà co munque ne i secoli successiv i la sola arteria te rrestre Lra l'oriente e l'occidente , il che favorì lo s tabilirs i di molti v illaggi lungo il suo tracciato. Loro tramite s i avviò un processo di romanizzazio ne che sfio rò persino le tribù limitrofe , che co munque sopravvissero inalte rate. I )cl re sto la p e rmanl'.n za dell'aurorità di Roma s ull a regione no n du rò a lungo. Con il sudd ivide rs i dc ll'irnpero, infatti, so lo la Dalma zia fino ad Antivari - piccolo centro s ulla costa ad appena una ventina di chilome tri a nord dell'attua le confine politico coincide nte con la foce del Bune, un e missario del lago di Scuta ri restò occidentale. La pa rte più m eridio nale andò a CostanLinopo li : per l'esattezza s i frammentò in due s ubunità, delle c..iuali la p rima da Antivari alla foce del lo Shkumbim , d crta Pre va lita n a , e l,1 2
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T. Mo mmsen, Ston'a d i Ruma antica, risr. Firen ze 197 2, lih. ITI, p . 918. V. W . Von Hagen . T.e strade imp eriali di Roma. Ro m a 1978. p . 8":i.
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seconda eia que lla fino ai monti Acrocerauni, che fiancheggiano il golfo di Valona a meridione. Centro e piazzafotte marittima per a ntonomas ia del dominio bi7.antino divenne da que l momento la cillà di Dura7.7.o. Le tribù ed il loro assetto te rritoriale non s ubirono, quindi, eia parre romana alcuna altera7.ione , tanto più che agli occhi dei vinc ito ri la loro suddivisione costituiva un elemento cli p iù facile dominio. Relativame nte alla parte settentrionale e centra le del paese dis poniamo ciel cens imento e llerruato dagli austriaci nel 19'18, secondo il qua le esistevano ancora 65 trib ù, alcune in vario modo collegare tra loro da trattati cd ordinamenti intern i. Tra queste la più compatta risu ltava quella dei Mircliti, includente al m e n o 17.000 persone, ulteriormente suddi vise in cinque sottolribù ma :1ve nti un uni co capo. La pii:1 numerosa invece e ra quella dei Matja con 24 .000 persone, cd ancora si dis ti nguevano quella dei ljuma , di 18.000, quella dei Zyrnbi, oltre 11.000, mentre tra le p iù piccole quell:.i dei 13oga , con 228 e quella dei 'l'oplana con 254.
/,e ondate harhare Col dissolversi de ll 'impero d 'occide nte anc he la regione a lbanese suhì gl'impalli delle o ndate d e i barbari , penetratevi dapprjma con scorribande e ffime re e trans itorie , come nel caso dei Goti e degli Ava ri . qu indi con occupazioni p ii:1 durature e difTuse. Tra loro si d is tinsero particolarme nte quella del 515 e ffettuata dagli Sla v i che saccheggiaro no l' intera Trac ia: sebbene res pinti d a Na rsete r icompa rvero ne l 548 raggiungendo Durazzo. Da quel mo rnc nro in poi, sa lvo un breve intervallo di relativa calma tra il '552 ed il 558, la freque nza e l'inte ns itlt delle invasioni no n d iminuì più. Le distruzio ni operale dagli Slavi furono incommensurabili . lnre re regioni vennero d ese ttificate e persino la re ligione cristiana vi si spense e scompa rve. Gli abitanti, finirono massacrati o de po rtati e schi:.i vizzati. ln piccola pa rte .si rinta narono sui monti: la config urazione etnica dei Ba lcani selle ntriona li rnutò radicalme nte.
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E no n fu tulto , p oiché a p a itirt:: da l 626, in m aniera decisamente p ii:1 grave e stravolgente, tra la Drava e l'Adrhllico s i insed iò un n utri to gruppo d i croa ti, auto rizzati da ll 'imperato re Eraclio c.he stimò di avvale rsi cld loro a ppoggio militare pe r contrasta re gli Avari s ul medio corso del Danu b io . O vviam e nte i precedenti abirnnti d ovettero sloggiare ra p idamente trovando o s pitalità tra le montagne , che a ncora una vo lta agiron o d a eleme nto dife ns ivo: "I monti d e lla peniso la ba lcan ica han no anche contribuito a de te rminare il ritmo delle migrazio ni etniche. Isole d i skure n .a in te mpi cU pericolo , rifugio pe r popo li che scomparvero pe r seco li a l d i là d e JJ'o rizzon te dello storico , qu esti monti in altre circostanze ha nno dist1ihui10 i lo ro abita nti su ampie aree della pe nisola. Le in vas ion i slave dd sesto e se ttimo seco lo distrusse ro la c ultura roma na e que lla cristiana nella n1aggior pa rte elci Ba lcani. Non ci sono rimasti docume nti ch e ci d ica no cosa s ia acc aduto d e lle p o pola zioni autocto ne, Illirici e Traci, che e rano riusciti ,1 so pravvivere a qu esta co rre nte d evastatrice. Alcuni d i q uesti p o poli nativi, in p a rte o tota lmente roman izzati, p robabilme nte s i rifugiarono ne lle montagne fuggend o davan ti agli slavi invaso ri. Nei d ocu me nti d e l decimo e und icesimo se colo d ue po po li fa nno la loro prima apparizio ne ne lla pe n is o la ba lcanica: i Va lacchi e g li Albanesi ... La maggio r r a1t e d egli studio si odie rn i c onside ra i Valacch i come i d isce nde nti clc..:i nativi semiro mani7.7.ati d ei Ba lc rni, che furono spinti fra le mo ntagne d agli Slavi invasori ... La storia p rim itiva degli Alba nesi, pe r quanto ugu;JIme nte a vvo lta ne ll 'o scurità , p ut> se rvire tutta via ad illus tra re q uesta ritmica pu lsazio ne d e lla mo ntag na , c he a sso rbe e restituisce g ra ndi aggruppa me nti di uo m ini. Probabilme nte ... gli Albanesi s i ritie ne elle si siano ritirati davanti ag li Slav i invasori s ugli a ltip iani c he ancor oggi o ccu pano , lì cambiato il lo ro tiro cli vita d a contadini a pasto ri , sorravvissero fino a l ta rdo Me dio evo . Poi all 'improvviso, nel secolo quatlo rd icesi1110 , g li Alba nesi co minciano a scen dere d a lle loro p a trie montane ... fe l s i d iffusero ve rso o rie nte e verso il me ridio ne . Nel seco lo s uccessivo li
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troviamo dispersi p er tuLLo il territorio , in Tessaglia, Attica, 11oez ia, Eubea e nel Pelopo nneso, impegnati nella coloni;,.zazione e coltivazione della campagna , come pastori nomadi rer la regione, oppure in servizio come solda ti n egli eserc iti di signori loca li greci e franchi ... ".25 Con la rilevante immissione d i Slav i l'o rdinamento tribal e dovette acquisire nuova validità, essendo 4ue llo proprio anche di quei barbari, la cui socieL~t appare, infatti, caratterizzata d a un de bolissimo sviluppo delle istituzioni politic he e dalla prevalenza della cosiddetta 'democrazia primitiva': " ... e Procopio, in effetti , afferma che gl i Slavi «non sono
governali ùa un solo uo mo , ma hanno vissuto sin dall'antichità in regime d i democrazia, e di conseguenza ogni cosa c he rig uardi il loro benessere, sia in ben e ch e in male , viene rimessa al popolo»... ".26 Il dominio b izantino a lla fine dell'Vlll secolo ebbe una sens ibile riaffermazione che s i manifestò a nche nella ri costituzione militare periferica. Da lle ponderate d isposizioni scaturì l'istituzione dei lenii balcanici, ovvero di unità bas ilari amministralive provinciali, dotare di un proprio apparato dife ns ivo. In dettaglio ciascun tema includeva un preciso distretto i cui soldati ven ivano insediati s u modesti appezzamenti d i Lerra , che potevano sfruttare libe ramente a condizione di forni re un servizio militare ereditario27. A capo si trovava no dei governato ri - strateg,ui - che esercitava no il potere civile e militai·e sotto il diretto controllo irnperiale. In definitiva ogni tema veniva a costituire una specie di piccolo stato autonomo con un suo proprio esercito ed una sua pro-
2', D. Ohole nsky, Il cornmonu 1eailh ... , cii. , pp. 12- 13. <, Id., p. 83. a Qualcosa dd gcrn:re s:1r;'i appl icalo succcssivamente anche in Ca labria cd in Puglia, per cui ossei-va A. <,uillon, A:,pelti della società biz antina in Italia. K::iri 1976, p. 76: "ln q uesta organjzza:t.ione no n c'è più posto per i limitane i, le milizi<: contadine e.Id secolo p recedenre ... La formazione d i 2
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pria arnmm1strazione, contribuendo petta nto non solo ,dia protezio ne g lo ba le di 11isa n zio m a an ch e all ' in cre ment o delle s ue finan ze. Cronol og icamente i te mi com pa rvero alla fine de l 700 e si diffusero, dati i positiv i ri scontri , n el corso dell"800 n ell'intero impero, coprendo anch e ne i 11alc ini un 'arc a progressivamente più vasta e garantendo così un apprezza bile controllo sug li slavi. B en d icci tem i vennero formati ag li inizi d i quel seco lo , tra c ui quello d i Ourazzo e di Tcssalo n ica, entram bi cli p rima ri o interesse in qu an to fungenti da piazzefo rt i marillime, ri sp etti vamente 1111:i nell'Adriatico e l'a ltra nell' Fgeo, indispens,1 bili per gli scal i ed i rifornimenti delle fl otte im reri:ili . E sem pre in quello stesso secolo altri tre se ne agg iun sero, an cora nel l'Adriatico, dove la po ten za navale arah,1 ini ziava ad im pensierire persino Risan zio. Loro tra mite l'intera penisola balcani,~1. lc-nl:imentc , attinse un asse tto se non stab ile di certo meno turbo lento . La sr,1hiliti'1 ebbe però una e ffimc.-r:1 sopra vvi vcn z:1: il 20 agodel ')17 un !"o rte esercito imperiale fu :mnientato d ,illc trup pe de ll o ,a r de i bu lga r i Si meo n e il g r and e (895 927) , p resso Achelo us: l'inrcra Albania centrale e meridio nale finì sullo il suo domi nio, mentre l,1 settentrion:1le restava a i serbi, evitando l 'annessio ne bulgara solD per p oc hi anni ancora . Durazzo, invece, non c:tpirolò m:1i a Simeonl', ennesima conferma ch e i tt·mi marittimi, d iksi dalle rl'mih ili squadre im periali non po teva no fo cil111ente esse re fa gocitaci. NonosLanre c ii') il sistema dei temi crollè) udiniLivamenl c du po la mu rl e <..lell" im perato rc Basilio TI nel 1025. A lla m o rte dello zar il suo sta ro si suddivise in due pa rti, clt>II<: q uali la princip,ile, la Bulg,i ri a, toccò al figlio Pietro riconosciu to
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milizie loc:ili :1ddellc alla d ifl•s:1 t k ·lle l<>ro 11111r:1 d :1r;1 un:t risp os1:1 :1 qucsra preoccupazio n e. Questa tc rrito riali zzaziom : dell'ese rcito d i , amp:1g11a è il risultato ... lde ll;d ruralizzazione dei militari d i o rigine oricn1ale o cli rcdut:t mento loca le ... (;]i an tichi tri h1 111 i curnancb nt i dei 111tmer i. son o d u nque divent:tli gr:1ndi p ro prietar i d 'l stri:1 e i lo ro conudini prestano serv iz io 111ilita rt' sotto la lo ro g11 id:1 . risultato dell:1 territorializzazione e della r11r:1li7.7.:1zium.: dei nurm: ri del VI secolo ... ". Per 1dterior i :1pprofoncl iment i sulr:1rgrnm:1110 cfr. F. Russo. La dijPsa d ele12,01t1. Hom:1 199'>. pp. 8:S-84.
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quale legittimo successore pe rsino a 11isanzio, mentre il territori o a lba nese confluì nel regno di Sciscian con capitale a Ochrida. l Bizantini, pur avendo ridotto la Bulgaria a ll a condizione di uno stato satellite, tentarono cli recuperare rer inte ro i propri domini balcanici , ma l' impresa troverà parziale soddisfazione sol tanto dopo un secolo, ovvero nel 1019. Nonostante la interminabil e sequela di scontri , battaglie, conquiste e clisl"arte, agli inizi del secondo millennio la fugacissima cirazione cli Tolomeo sull'esisrenza degli Albanesi, non ha ancora trovato la benché: minima replica in nessun documento, neppure altrettanto marginalmente. Occorrerà attendere ancora alcuni decenni prima che le fonti sto riche inizino a menzionarli esrlicitarnente. Di ce1to la massa compatta degli a lbanesi in quell 'oscuro scorcio storico si J)UÒ presumere stanziata in una srnta di quadrilate ro avente per vertici Antivari, Prizrè. Ochricla e Va lona. Nel frattempo il ruolo locale di Venezia acquista prestigio e rilevanza: numerosi fondachi ri);ul tano stabiliti dalla Repubblica a Scutari e nei dintorni, mentre i suo i me rca nti attraversano conti nuame nt e l'intero settentrio ne dell 'Albania per meglio esple tare i loro traffi c i con l'o riente. Non e ra no però i snli provenienti dall'Itali a. in qua nro a nc he gli ama lfitani ini z iano , negli stessi :inni. a frequentare la sronda a lbanese: in breve insediarono a Durazzo una colonia , ravorcndo quasi il conccntr;1rsi dell 'attenzione no rmanna sulla regione 28. In rea ltà le navi di Ve n ez ia g ià da decenni approdavano lungo la costa dalmata , dove avevano intessuto stretti rapporti mercantili con gli slavi de diti a lla pirate ria, pe r un rarticnlarissimo e lucroso co111mcrcio: "lJna gran rartc cl i Veneziani e ra in o ttime relazio ni con quei pirati e da loro comrcra va una merce preziosa , gl i sch iavi , che quei ladroni raccoglievano ne lle loro scorrerie od a cquistavano da lle c ittà inte rne dell'Ori e nte e c he i Yenc7.iani rivendevano poi con g rande rrofitto ai saraceni
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Ci. Imperato. Amu{/ì e il suo commerciu. Salcmo I <)80, p. 8 1.
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d 'Africa ... gli schiavi erano in q uel tempo il principale articolo di comme rcio dei Veneziani ... Il commercio iniquo fu sole nn e mente proibito da doge Orso che stabilì gravi pe n e a coloro c he avessero comprato o venduto deg li schiavi... Ma questo decreto sembra rimanesse lettera moita e piuttosto che emanato, pare imposto d agli impe ratori fran chi, i quali ne i loro trattati colla Repubblica sempre includevano un articolo per la repression e di quel turpe me rcato. NessLma me raviglia dunque che Venezia no n riuscisse, se non dopo lunga ed ostinata guerra, a de prime re gli Slavi, quando fra i su oi v'erano tanti inte ressati a continuare nel traffico indegno ... Così venivano essi all argando la loro a utorità ed estendendo la loro influenza , mentre conti nua va no i traffici a Costantinopoli e in tutto l'impero g reco, e continuava l'indegna s p eculazione su g li schia vi, contro la quale pare che anche l'anno 9/i5 fòsse e m anata una nuova e più severa proibizion e, che però rimase lettera moita ... "2 9. Di s ic uro il ruolo di Venezia, e le s ue speculazion i in zona continua rono ad increme nta rs i vistosam e nte, g razie a nche a lla in teressa ntissima protezio ne accordatagli dai Uizanlini, specie dopo la loro esatta percezio ne delle mire normanne, dissimula te inizialme nte da a lle tta nti pro fkrtc militari. Ven ezia , inf'a tti , da te mpo tene va sotto stre tto controllo le manovre no rmanne fina lizzate alla mon o po lizzazione dei favori imperiali, per cui non tardò molto ad ind ividuare l'occasione p ropizia per indurre Bisanzio a ripudiarle con un cospicuo corolla rio di concessio n i comme rcia li in Albania . l Jna cong iura di p a la zzo, concl usasi con l'e limin azione d ell 'imperatore Mic he le VII , iJ cui figlio era s tato promesso in matrimon io a lla figlia cli Roberto il C~uiscardo, appositamente invitata a corte, costituì il pre testo scatenante. l n ormanni, accinge ndos i nel 1080 con uno straordin ario 29 C . Manfroni , Storia tiella n1 a rina italiana, Ho n1 :1 1')87 , v ol. I , pp. 779-800.
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schie ramento di uomini e nav i a varcare in forze l'Adriatico, asseri vano di voler libe rare la principessa. Ma i preparativi ostentavano u na rilevan za assolutame nte sproporzionata alla missione: ben 17.000 uoff1ini ed almeno 2.000 cavalli affolla vano i porti di Brindisi e di Otranto, apprestandosi all 'imbarco. Ovviamente a Costantin opoli il concentramento di quella possente forza anfibia veniva seguito con crescente apprensio ne . Il nuovo imperatore Alessio Comneno, ritenendo impossibile per la s ua squad ra adriatica opporsi a ll 'invas io ne , com e pure un'efficace resistenza terrestre sostenuta dai suoi mercenari turchi appositamente assoldati, si rivolse a Venezia che non aspettava ahro. D a perfetta potenza me rcantil e la città subordinò il suo inte rvento navale a precise e gravose garanzie, mostrandosi quas i indifferente a ll 'eventuali sorti dell 'immine nte scontro. O ltre a cospicui emolumenti finanziari la Re pubblica riuscì, pertanto, ad estorce re a Bisan zio a n che il dirillo esclusivo di trafficare libera mente con Dura zzo e con le città d e lla co sta, senza alc una limitazion e o dazio , ratificandolo in u n minuzioso trattato ne l 1081. Il che significava, d i fatto , il monopolio d e l comme rcio e la colonizzazione della ciltadina albanese. Con l'avvento della buona stagione l'avanguardia della flotta d el Gui scard o salpò da Otra nto e , con b reve nav igazione , approdò a Corfù , che capitolò tunavia solo d opo il sopraggiungere del grosso dell'armata. Seguirono ahri sbarchi a Valona e quin di a Durazzo, dove ancorate le navi, i normanni cinsero d 'assedio la città. E fu proprio in quel frangente ch e comparvero minacc iose le galere veneziane: i norma nni tentaro n o con fe bbrili trattative di stornarne l'offesa , ma sen za a lcun risultato. Condotte con sperimentata maestri a le unità della Repubbli ca il 19 luglio inflissero a lla fl otta normanna una p esante sconfina , libe rando a l conte mpo Durazzo d a ll'assedio . Con l'inverno, e l'inevitabile rie ntro d e lle n avi venezia ne , i norm anni , ch e non avevano affatto rinunc iato al loro programma , riu sc irono a co nquista re Durazzo il 2 1 febbraio d e l 1082. Abilmente allora i bizantini attivarono contro Roberto un preoccup ante di versivo militare in Ita lia, costringendolo a ri entrarvi precipitosa me n te . TI pro seg u o dell a c ampagna restò a l figli o
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Boemondo il quale, finché dispose di risorse economiche, non si peritò cli ampliare la testa di ponte. Dopo di ch e, rimasto praticamente solo, dovette ripiegare sulla costa. Seguirono, tuttavia , negli anni successivi altri scontri tra veneziani e norma nni, finché la mo1te di Roberto nel 1085 non troncò drasticamente la questione. Per la Repubblica, nonostante alcune umili anti sconfille in mare, fu l'agognato traguardo della signoria incontrasta ta m Adriatico e l'avvio cli florid issimi commerci. Senza dilungarci ulteriorme nte sui reiterati tentativi norman ni dei decenni successivi, che condussero nel 1185 a lla presa temporanea ccl alla devastazione di Durazzo, ricorderemo soltanto che, nonostante le ricorrenti a lleanze, Bisanzio tentò ripetutamente d i affrancarsi dall'oneroso a iuto di Venezia, senza successo. Le astiosità reciproc he, lungamente covate, alla fine ebbero modo cli scatenarsi nel corso della qua,ta crociata, conclusasi il 13 april e del 120/i con la conquista di Costantinopoli , sottoposta ad un bestiale saccheggio, in tutto simile a quello che i turchi p erpetrerann o nel 1453. Nei trattati di resa la Repubblica si accaparrò i caposaldi che sicura mente riteneva di pote r conservare, ovvero l'isola di Creta , le basi di Modone e Crotone ne l Peloponneso, e Corfo, o ltre ovviame nte a i dis trett i cli Durazzo e parte del territo ri o a lbancsc30. In partico lare dal punto cli vista militare, di: "... tulla la lunga costiera del mare Adriatico, Venezia credé opportuno di occupare solamente un p unto, scelto con g ran de cura fra i p iù importanti sotto l'aspe tto marittimo , milita re e commerciale , cioè Durazzo, pur lasciando l'ammin istraz ion e della città e del paese circostante , erello in ducato, a ll'arcivescovo , il quale in compen so pagava un piccolo censo annuo, e s i obbligava ad accogliere il Ooge, quando venisse in città , cogli onori dov uti al capo del lo stato"31 .
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Cfr. S. Hunc.iman, Sturia delle Crocia te, ' l'orino 1976, voi. U, pp. 779-
800. 51 C. Manfron i,
Storia della marina ... , cit., vol. I,
r- 3li7.
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In pra tica la sovranità di Venezia , come pure l'inte resse, non oltrepassò mai i ristretti dintorni costieri di Durazzo e di Cofrù . Del resto eventuali ampliamenti avrebbe ro inevitabilmente comportato il dire llo coinvolg im e nto in confl itti interminabili e dispendiosi, essen dosi da tempo radicati ne lla restante regio ne albanese alquanti potentati serbi, mentre nell'Epiro s i era creato un nuovo stato, ad impronta din astica, re tto da un despota, Michele Angelo l , con evide nti mire espan sionistich e verso nord. Suo fratello riuscì, infatti, alcuni anni dopo a strappare Durazzo ai veneziani , ma dovette a s ua volta soccombere ad una pesante offensiva bulgara che rioccupò la regio ne fino all'Adriatico. l suoi eredi, ricos tituito cd amplia to progressivamente il loro piccolo stato tentarono di garantirsi la sovranità d e ll'Epiro con alleanze pres tigiose. In tale ottica si colloca ne l 1259 il matrimonio della figlia di Michele An gelo Il, Elena, con Manfredi figlio a sua volta d i Federico II di Svevia: la sposa portava in dote quasi l'intera Albania . La vicenda ripropo neva l'antica visione geop o litica normanna dcll'albrgamento ad est, e da quei giorni divenne una specie di costante traguardo di ogni dinastia avvicendatasi s ul trono di Napoli. Pertanto scomparso l'ultio svevo32 no n mutò anche nel loro mortale ne mico e su ccessore Carlo d 'Ang iò l'interesse verso la sponda balcanica prospiciente la Puglia. Nel 1272 le sue tru ppe occupavano Durazzo, dopo aver infranto la resistenza sostenuta dal figlio cli Michele Angelo Il: un ca tastrofico terremoto, abbattutosi nella zona ne l 1274, provocò ingenti danni a lla città ed il conseguente abbandono da pa,tc degli abitanti. Per la s toria fu p ro 52 Mo rto Manfredi ne lla h attaglia di Ikncvento nel 1266, la moglie El<.:na, appena ventiquattre nn e , ten t<> con i suoi figli di raggiungere l' Epiro. l venti contra ri impe d irono la sua partcnza eia Trani dove fu cattu rata dagli angio ini. Morì dopo cinque a nni di prig ionia. I figli masc hi a loro volta , crebbero senza mai conoscere la libertà c moril·ono probabilme nte dopo 10 anni cli detenzione in 1~uglia. La figlia Beatrice, per 18 anni prig ionie ra in Castel dell'Ovo a Napoli, vcnne a lla l'ine liberata ne l corso della guerra dei Vesperi, in cambio del figlio dd n: canurato da lla flotta s iciliana. In mcrito cfr. E. Kantorowictz, Federicull, imperatore, Milano 1976, p. 671 .
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p rio in tale funesta circoslan za che comp are per la prima volta la definizione di Regno d' Alhania. Come tutti i pi ù noti conqu istatori d i turno a nch e Carlo d 'Angiò te ntò di istaurare in Albania, o al me no n e lla parte da lui controllata, una più severa disciplina ed una più m ode rna amministrazio n e, cercando cli estenderla anche agli a narchici signorotti interni. A titolo di garan zia p retese, ccl ottenne, che alcuni mc mhri delle rispettive famiglie risiedessero come ostaggi ne l n apoletano . l a gue rra del Vespro e le s uccessive difficoltà d inastiche Lroncarono le amhizion i o rie ntali ciel sovra no , p e r cui il suo dominio in breve si ridusse alla sola Durazzo, peraltro d iverse volte ripresa d a i tanti conlenclcnti. Il con testo d i continua belligeranza e cli assen za di q u als ia s i autorità d o minante su ll a regio n e, istigò le tribù de lle m o ntagne ad intrapre ndere scorre rie e razzie sulle p ianure circostan ti. La procedura d oveu e trasformarsi in hreve in una ricorre nte prassi stag ionale dura nte la quale , stando all e m emorie pervenuteci d a testimo ni ven ezia n i, interi clan d i µa s tori, con al seguito mogli e figli, piombavan o armati sull e campag ne d eva stando le e saccheggia n dole. Per la popolazio n e l' unico scampo cons isteva n el rinchiudersi a ll 'in terno d ei cenlri fortificati, p e rde n d o ogni volta s ia i raccolti che il b esti ame e, spesso, p u re la v ita . Allorqu a n do l'imperatore Androni c o 111, intorno al secondo decennio d el Xl V secolo riuscì a riaffe rmare la p ropria autorità sulla Tessaglia e s ull'Epiro, una delle s u e prime preoccupazioni fu cli p o rre te rm in e a que lle s is te m a ti che devas tazion i, ch e impoverivan o la regione e minavan o qua lsiasi potere costituito. L'azio ne d i re pressione e d i rappresaglia d i inusita ta violen za fu pertanto avvia ta, sotto il suo diretto controll o , nel 1330, impiegando n e ll 'occasione reparti di m erce na ri t urchi , no n rari a ll 'e poca negli eserciti b izantin i. Le tribù d elle m o ntagn e conobbero in que ll a c ircostan za , per la prima volta, la fe rocia dei tu rc hi ch e m ise ro a sacco anche i p iù impe1v i villaggi, asportandone in m assa il hes liame a titolo di risa rcim e nto per le loro v ittime . Le m odalità efferate e d ind iscrimina le c h e connota rono la spedizione p un itiva , lung i dall'instaurare u n p osiLivo deterrente provocarono,
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invece, un v1v1ssimo risentimento c he a lienò ai bizantini le estreme s impatie loca li. Chi seppe approfittarne volgendolo a suo favore fu il giovane re serbo Stefan o Dusciàn ( 1331-55) che , forte del d eclino milita re della Bulgaria, dopo la sconfitta di Velbuzd inflittagli nel 1330, e delle g u erre civili ch e dilan iavan o l'impero, riuscì ne ll'arco di u n a quindicina d 'anni ad annettersi l'intera Macedonia - ad eccezione di Tessalonica l'Albania, l' Epiro e la Tessaglia. Agli inizi degli a nni '50 si autodefiniva , come certifica una s u a lettera a Venezia, sen za esagera re molto, "signore di quasi tutto l'Impero romano" ovviamente d 'oriente, e comunque zar dei serbi, elci greci e degli albanesi. ln linea di larga massima le condizioni esistenziali nella regione non murarono significativamente, tra nne che per la sostituzione d e i funzionari greci con que lli serbi. Tuttavia gli storici locali individuano nel regno di Duscfan un periodo particolarmente felice per gli a lbanesi. Certamente fu caratte rizzato da un 'insolita stabilità, tanto maggiore in quanto le te rre erano state suddivise tra i capi tribù ed i nobili indigeni, Durazzo lasciata agli angioini e Scutari e Clissa cedute ai veneziani: ogni tradizionale contendente, in pratica , aveva ricevuto un remunerativo riconoscimento. Col cessare delle discordie e delle ostilità intestine una inusitata p rosperità prese a diffondersi: l'agricoltura poté sviluppar.si e d intensificarsi al punto da perme ttere una consistente esportazione. L'a llevam e nto a sua volta garantiva cospicui proventi dai mercati esteri, come pure l'attività boschiva e la produzione d i richiestissimi legnami. Degli .scambi commerciali si fecero log icamente p romotori ed intermediari i veneziani, ma no n mancarono i ragusani e p e rsino i pugliesi. Durazzo scaduta per il te rremoto e per l'interrar.si d el porto trovava in Valona un'altrettanto valida sostituta. E come sempre al rifiorire dei traffici s ul ma re corrispose Lm s ubitaneo proliferare d ella pirateria, endemismo mai estinto lungo le coste dalmate: tra cap o Pali e capo R.odoni si moltiplicarono i covi dei razziatori albanesi, pronti ad abbordare e catturare ogni irnbarca'.l.ionc non sufficientemente difesa. Analogamente anche le carovane di muli ch e trasportavano le marcanzie lungo gli itin erari interni erano costantemen te esposte agli assalti dei predoni. Per
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contro un lento e appen a pe rcettibile processo d i incivilime nto iniziò a penetrare pure tra le tribù montanare, via via più a contatto con i mercanli occide nta li inte nti ad a mpliare la loro re le commerciale. La m o rte di Duscian, 1355, cancellò ra pidamenle il piccolo impero e quei timidi progressi, riatti7.7.ando sotto il successore , lo zar Uros, le tradizionali interminabili discordie fra gli innumerevoli principati in cui si frammentò il territorio. Ma proprio allora una gravissim a minaccia prese a concretizzarsi rapidamente ad orie nte?
I Tì,1,rchi Le prime no t1z1e attendi bili su la le popolazione rimo ntano all a metà del VI secolo, per l'esattezza al 552, e descrivono un'orda che aveva aggregato un immenso impero in Mongolia. Fu quasi certam ente imputabile all'instau rars i di quel dominio la cacciata degli avari ed il loro con seguente abbattersi sull 'lluro pa e nei Balca ni , come già ricordato. Da un punto di vista e tnico i tu rch i apparte n evano a lla razza uralo-a ltaica, g ra ndioso crogiolo asiatico d i aggressive tribù n omadi. Per consue tudine ance strale l'attivilà a loro più congenia le e ra la razzia, finalizzala al furlo cli bestiam e ed alla cauu ra di schia vi. ln ciò si disti ngu evano specialmente i turcomanni a danno d ei pers iani: "Molto spesso un solo turcomanno non esitava ad attaccare cinque o p iù pe rsiani , e con successo. Sovente i persiani, in pre da al panico, gettavanolc armi, chiedevano le corde e s i legavan o a vicenda ; i tu rcomanni n on avevano ne ppure bisogno cli smontare d a cavallo, se non pe r legare l'ultimo dei prigio nieri. Chi faceva res iste nza era a bbattuto; a chi si arre ndeva venivano legale le mani, e talvolta il cavalie re lo pre nd e va in sella con sé (ne l qual caso gli legava i piedi sotto la pancia del cavallo), oppure lo faceva canm1inare davanti a sé; q uando , p er una ragion e, quals iasi, questo non era possibile, lo sventurato veniva attaccalo alla coda
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del cavallo, ed e ra costretto a seguire pe r o re, ed anche per giorni il predone fino alla sua dimora nel deserto. Ogni prig io niero era solloposto ad angherie d 'ogni tipo finch é il suo vincito re non riu sciva a sap e re d a lui il massimo di riscatto che p oteva esto rce re ai s uo i cong iunti . o n sempre però il pagamento del riscatto implicava la salvezza ... T prigionieri poveri invece erano venduti al prezzo coITcntc sui mercati degli schiavi di Bukhara, Chiva ,ecc ... Quelli che non si potevano vende re erano impi egati com e mandriani , ma prima si tagliavano loro i lendini elc i calcagni perché non potessero fuggire ... Parallelamente alla cattura di prigionieri procedeva il furto de l bestia me ... ch e finì con lo scoraggiare definitivamente le vittime s iste maticamente d erubate, facendole rinunciare a qualunque tentativo di allevamento , e costringendole al vegctarianesimo più rigoroso (senza latte). Un ben povero ve getarianesimo, se s i consid era ch e a n c h e l'agricoltura s ubiva razzie ricorre nti , e che i raccolti erano solita mente mo lto scarsi. .. "33 _ Into rno al X secolo, dopo a ver flagellato la Persia con incessanti sco rre rie, finiro n o per adottarne la reli g io ne o a lme n o quell a patt e del Corano che più si confaceva al loro b ellicoso istinto: "La brillante civiltà de ll'Is lam e ra troppo frag ile per sostene re il conlallo cli questi rudi neofiti, che ne accolsero soltanto qualche carallere del tutto este riore e rimase ro, in mezzo a que ll a , sostanzialmente contadini e soldati. Tuuavia meno si politicizzarono , più si las ciarono p rende re d a uno zelo per la n uova fede che, anima ndoli contro gli infedeli , contribuì a mantenere in loro lo s pirito militare ..."34 . :n H .M. C,watkin, M.A. , J. P. Whitney, Storia del mondo rnedieuale, Milano 1978, voi. 1, pp. 344-45. 3 4 H. Pirenne, Sturia d'Europa
p. 556.
dalle invasioni al XVI secolo, Ro m a 199 1,
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In e ffetti il contatto assiduo con i raffinati correligionari no n alterò minimamente la ro7.7ezza dei predoni turchi, che si confermarono assolutamente refrattari a qualsiasi evolu zione culturale e sociale, e per contro perfettamente idon e i a lla incentiva zione ad oltranza della jahad, ovvero a lla guerra santa pe r il trionfo dell'isla m, ovviamente condotta m e d iante saccheggi, ra7.7ie, massacri e schiavizzazion e di interi p opoli. l bizantini , sempre buon giudici ne ll'individuare i p eggiori nemici, valutarono esattame nte la gravità della n ascente minaccia e ben presto il territorio di confine che li separava dai violenti nomadi turchi si trasformò in un perenne campo di battaglia esteso dal mar Nero alla Cilicia m e diterranea: "Il p eso della guerra santa aveva sempre e soprattutto gravato sull 'Antolia , e la «te rra rom ana».. . come la chiamavano i musulmani, e ra strenuamente difesa dai biza ntini ... Le guerre di fronti e ra tra mus ulmani e cristiani erano continue e c reava n o co ndi z ioni a n a l oghe da entrambe le p a rti . L'esercito musulmano era composto di guerrieri provenie nti da tutti i paesi d ell 'Is la m e uniti ne lla loro osservanza p e r la gue rra santa ... ma già mo lto prima dell'apparizione dei sclgiuchidi nell'Asia occidentale, venivano in sempre maggior misura rafforzati dai turchi, al punto che p oco p e r volta fu proprio l'elem ento turco a prevalere così c he la condolla de lla gu erra santa al confine b izantino fu quasi inte ra mente nelle su e mani ... "35_ Nel 1225 la travolgente ava nzata dei mongoli di Gengis Kan costrinse an che i turchi ad a bba ndo nare il loro te rritorio e li fe ce stabilire nel Corassàn dell'Arme nia, regio ne montu osa ed inospita le . Non vi soggiornarono a lungo, poich é riaggregati e riorga nizzati d a Othman, che diverrà il caposti p ite della dinastia 'ollo m ana', ne discesero ben presto dirigendosi verso l'Asia Minore. Con grande facilità riusciron o a s trapparla a i bi zantini: Brousse , 35 D. M. Nicol, G. Cowa n, Storia d el mondo med ievale ... , cit., voi. TII, p. 661-62.
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Nicomedia e Nicea caddero così in loro dominio tra il 1326 ed il 1330. Ma chi in realtà fondò l'impero turco fu Mura cl l ( 13591389), coniugando il d eside rio di continuare senza interruzione la guerra santa, con la volontà di stabilire solide radici dinastiche e territoriali. Non appena salilo al trono, infatti, lanciò una spedi zione contro la p e nisola balcanica , e g ià agli inizi del 1361 le sue truppe occuparono saldamente Adrianopoli. La notizia, ch e giun se a Venezia il 11 ma rzo , suscitò e n orme im p ressione , pa lesando all'occidente l'avvento di una e nnesima gravissima minaccia. È probabile, tuttavia che la conquista non si d imostrò subito irrevers ibil e tanto che se ne trova menzio ne anche in data 1368, 1369 cd ancora nel 1371: di certo dopo quest'ultima è acquisita stabilme nte. Da Adrianopoli , trasformata in base operativa avanzata partirono abbastanza presto ulterio ri spedizio ni militari verso i Balcani orientali, sollo la 611.1 ida p e rsonale dello stesso condottiero, a uto proclamatosi sultano. La campagna s i concluse nel 1370: gran parte de lla Tracia , dall 'Egeo a l mar Nero, finì così fagocitata ne lla nascente realtà imperiale. Costantinopoli appariva già completament e accerchiata c onservando solta nto s ul mare la libe rtà d i manovra. I serbi te ntarono di contrastare l'avanzata turca ma vennero g ravemente sconfitti il 26 sette mbre del 1:)71 presso Cron om en: e mhle n1aticamente dag li sto ric i otto ma ni lo scontro è: ricordato come la •distruzio ne de i serbi». All'interno d ello stato turco ra pidamente o rganizzatosi i primi provvedimenti de l sultan o consiste ttero nel distribuire le terre co nquis tale fra i suoi solda ti e ne ll'incrementare gli o rganici del suo esercito con un singolare d ispositivo. Dis p o ne ndo infalli cli una imme nsa massa di prigionie ri di g uerra d i origine slava36, praticame nte schiavi, de i quali p e r di ritto is lam ico un quinto gli s pe lla va persona lme nte, ritenne con vc 36 Il Le r111i11e 'schiavo' de riva appunto da 'slavo' stiq1e ch e pe r le ingenti deportazioni schiavistic he, subi te ad o pera dei magiari into rno al IX-X se colo, iìnì col d esig nare a ppunto la p eggio re condizio ne servile .
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niente trasformare i pm g iovani e prestanti m a ltrettanti soldati, dopo un radicale e gravoso addestramento ideologico e militare. I.a formazio ne che ne conseguì , forse la più prestigiosa dal punto di vista combattivo dell'impero, ottomano, e bbe il nome cli yenicheri - nuovo esercito -, approssimativamente trascritto in occidente in 'giannizze ri ', e rappresentò da q ue l mo mento la fanteria scelta del s ultano, non ché la sua guardia imperiale , una sorta di equivalente turco d ei pretoriani romani. Onde evitare contrazioni nell'a rmolamc nto fu stabilito, sempre nel medesimo periodo, che tutte le popolazioni b alcaniche soltomesse di religione cristiana avessero dovuto fornire un apposito tributo annuo in bamb ini. Questi, selezionati e valutati idonei al l'imm issione nel corpo , sarebbero stat i fa tti abiurare , ricevendo nella c ircostanza un nuovo nome musulmano, ed addestrati in apposite caserme, lontane dai loro territori d'origine con i quali perdeva no p raticame nte ogni legame. Poco meno di una ottantina d'anni dopo così venne descritto il corpo dei gianni zzeri da u n attento os.se1vatore della curia romana: "Circa il num ero d i soldati ... il Turco ha d i solito a sua disposizione circa cinquantamila cavalieri e ... talvolta ... un numero assai .superiore. Non ha invece altri fan ti quasi che quelli c he essi chiamano giannizzeri, non p iù di d iecimila, perché egli ( il sultano) non arrunette ch e essi s iano posti sotto il comando di altri né che vi siano ne ll 'esercito altri fanti che i s uoi ... Tra <.JUeste truppe ha pure mille cavalieri all'incirca mun iti di armature ... valo riss imi , a quanto dicono, ch e h anno cavalli molto ben addestrati, tenuti ad un certo giuramento militare per cui non possono volge re il te rgo al nemico. Vi sono poi a ltri ancora, anch 'essi cavalieri, ben istruiti e forniti cli una magnifica attrezzatura , così da esser detti il fiore dell'esercito, in numero di quattro o cin<.Juemila che costituisco no ins ie me a i gianniz zeri il seguito dell'impe ra to re. Tu tti q u es ti solda ti ... dic ono che no n so n o o ri g in ari dell 'As ia, quanto piuttosto dell'Europa e provenie nti da
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famiglie cristiane ... cioè traci, macedoni, tessali, peloponnes iaci, illirici, triballi, peoni. .. e affermano che sono tutte popo lazion i estremamente bellicose. Il corpo dei giannizzeri, formato di gente di varia nazionalità, costituisce un'unità nella sua pluralità, in quanto tutti conducono lo stesso genere di vita e vivono in una abit.azione comune, la pii.1 gran pane senza mogli, senza una loro casa, e hanno la loro sede stabile in Adrianopoli ... vivono in modo molto indisciplinato ... mangiano e bevono quanto vogliono, si compo1tano a parole e a fatti in modo triviale, privi di alcun senso religioso, veri ladri, banditi , c he p ongono tutta la loro felicità nell'ingordigia, nell'ubriachezza, negli atti di libidine e nell 'immoralità, mo lto crudeli e mo lto insolenti, di alla statura e di costituzione robusta, di sentimenti violenti ... Ciò malgrado essi non sono meno accetti per questi atti al loro s ignore, per il fatto che si affìda molto alla paura che egli incute attraverso loro, e perché sono anch e ottimi guerrieri ... "57. Negli anni '80 del XIV secolo l'esp ansione turca ne i Balcani dil agò inarrestabile. Verso la fine d e l decennio si rinnovò un estremo tentativo di ribe llione capeggiato dal principe serbo Lazzaro, alleatosi nella circostanza con la Bulgaria e la Bosnia , contro l'impero ·ouomano. Jl sulta no marciò allora personalmente contro g li inso1ti ed il 15 giug no del 1389 nella piana del Campo degli Uccelli Neri - Campomerlo - p iù nota da allora con il suo to ponimo turco d i Kosovo, sbaragliò i con ferati. Venne però ferito a morte da un serbo, ma riuscì prima di spirare a vedere giustiz iato, in sua presenza, il principe Lazzaro. Secon do la prassi tradiziona le dei turchi, a lle vittorie s ul campo, seguivano le stragi e le deportazioni dei prigionieri destinati alla vendita: cd infatti proprio da quei g io rni m1z1arono a comparire sui diversi mercati medite rranei c rescenti masse cli schiavi: :,1 L. Hirago, 'frattatu di strategia contro i turchi. Al pupa Nicolò V, 14511455. in /\. Pe rtusi , La caduta di Costantinopoli. voi. II , Vero na 1976 , pp. 119- 12 1.
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"De toutes les catégories d c population ... Di tutte le classi delle popolazio ni delle zone balcaniche conquistate, la me no invidiabile e ra quella degli schiavi. li corpo dei giannizzeri, costituito da no n-liberi, no n p oteva assorbire interamente l'incessante afflusso di schiavi catturati dalle truppe ottomane. Così una p a rte di quelli era dirottata verso i mercati di schiavi, mentre un 'altra, convertita sommariamente entrava n e lla massa di servito ri dei dominatori turchi . Nei paesi conq uistati gli schiavi propriamente detti erano domestici ne lle dimore dei funzionari musulmani o dei ricchi mercanti ebrei, arme ni o cristiani. Alcuni lavora vano nei cantieri pubblici ... È possibile individuare rapidamente tre categorie di schiavi: i gianniaeri, gli schiavi d estinati a l commercio internazionale e quelli domestici nei paes i conquistati. T ragazzi, e d i giovani cristiani tra gli 8 cd i 20 anni potevano essere re clutati p er il co 11)0 dei giannizzeri, ma solta nto ne lle campagne e no n nel le città. La prassi s i chiama va devsirme... e d il corpo dei g ia nnizzeri che contava 10.000 nel 1480 e ra pertanto alime ntato in minor misura d alla gue rra che forniva g li schiavi, c h e da ll a tratta che a lim entava il mercato deg li schiavi ... Era lo stesso p e r le ragazze e pe r le g iovani donne, poiché gli hare m , tanto del p a la zzo che dei dignitari e rano riforniti attraverso la schiavitù ... Nei Balcani i massacri e la ridu zio ne in schi avitù fu rono molteplici. .. ed un g ran numero di quelli catturati a llora finì venduto a Cre ta , isola di Venezia , dove il bisogno di ma no d 'o pera e ra grande e la loro appartenenza alla fede ortodossa non costituiva un ostacolo "38_ Inizia a qu esto punto a config urarsi un nuovo eleme nto nel dramma de ll'Albania , inferto s istematicamente e reite ratamente
38 C. Ve rlind en , I.a presence t urque a Otranto (1480- I 481) et l'escavaie, in Otranto 1480, Atti del Co nvegno Internazio nale in occasio ne del V centenario d ella caduta di Otranto, Cjalatina 1986, voi. 1, pp. 140- 142.
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dalla dominazio ne turca: il depauperamento genetico. La sottrazione dei suoi abitanti più giovani ed evoluti, unitamente a i massacri ed alla fuga di tanti a ltri nel corso degli scontri e de lle rappresaglie , fini sce così pe r priva re progressivamente la regione delle migliori risorse umane. La pratica della sottrazione dei fanciulli , infatti, non trova massiccia alluazione soltanto ne l sellore militare ma anche in que llo civile, dovendo l'impe ro creare una numerosa classe di funzionari pre parata, docile e di sicura fedeltà: "Lo Stato moltiplica anche i funzi onari salariati c he, per un dato compilo, preferibilmente in città fa cil i d a sorvegliare, ricevono uno stipendio prelevato dal tesoro imperiale. Questi fun ziona ri sono, sempre più cristiani rinnegati , a poco a poco introdotti nella classe ottomana dominante. Essi provengono dal deusirme, una specie di raccolta, che consisteva nel prelevare ne lle case cristiane dei nalcani un certo nume ro di bambini, generalmente d i età inferiore a i cinque anni. .. Senza vole rlo sempre in modo chiaro, nel secolo XVI lo Stato s postò suoi «fun ziona ri»; li sra dicò ,l suo piacirncnto ... "39_ Come se no n bastasse, o ltre alla sottrazione coatta istituziona le elc i fanciulli, a p:-11tire da quegli stessi anni si inizia a riscontra re nei docu menti d'archivio una quantità c rescente di schiavi di ori gine a lbanese, imm essi nel circuito della tratta internazio nale, probabilmente in consegu e n za d elle o perazioni militari turche e delle continue rappresaglie. La prassi a bitua le era a l rig uardo q ue lla descritta da l Dan: "Q ua nt à tou u lcs autres qui ... Q ua nto a tutti gli altri che ne lle disfatte militari cadono nelle mani d egli infe deli (turc hi) , si ritrovano a discrezione d e i Capi che li fanno prigionieri di guerra. Per la qual causa, in
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F. Brauclel, Civiltà e imperi ...., cil. , voi. il, p. 722-23.
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ogni a rmata turca opera nte contro i cnst1ani, vi si trova no abitualmente molti me rcanti mus ulmani, che con la sp era nza di vittorie e di conqu iste, li seguono con grandi catene con le quali avvincono i cristiani catturati. Dopo di che me tto no loro de i ceppi e de lle catene alle mani ed a i piedi, e quando ne hanno ra duna to un gran numero, li attaccano alla grande catena come i forzati sulle gal e re . I.i lasciano giorno e notte in quelle condizioni, e gl i somministran o lungo il cammino un poco d 'acqua e molte bastonate. Quei pove ri schiavi arrivan o così a Costantinopoli o nelle altre città turche e sono subito esp osti in vendita nei b azar o negli appositi mercati. .. ,,40_ Alla tratta pa,tccipavano, ovviamente, anc he i niercanti occidentali, sp ecialme nte, e lo abbiamo già ricordato, i veneziani, ed C::: proprio nei contratti di compravendila di schiav i stipulati dai loro n o ta i che ritroviamo indi vidui albanesi: "Le nota ire vén etie n Manali Brescain o ... Il notaio veneto Manoli Bresciano fornisce uno spaccato della tratta a Can c.lia, sp ecia lmente per g li anni 1381-1383. I doc umenti si trovano presso l'Archivio di Stato di Vene zia, nel fondo del notariato cli Canc.lia ... e cons iste in 222 atti relativi alla schiavitù ... Del primo period o s i trova che ... il 7 a prile 1381 è riscatta to un b ulgaro, il 15 è vendu ta una Alban ese «d e lo co vocato Despotato•, cioè l'Epiro; il 18 un'altra Alban ese ancora ciel •genere Arbanomm», per 70 iperperi. .. Dopo la caduta di Sofia nel 1382, i1 regno bulgaro cessa cli esistere . Tutti i mercati del Levan te venn ero sommersi di schiavi bulgari, greci e alb anesi. .. Alcuni d egli schiavi venduti a Cre ta e ra no stati acquistati in Turc hia da trafficanti .. . "4 1.
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Il , p.
P. Dan, Histuire dei harharie et de ses corsaire!>~ II cd. l'arigi 1649, voi.
396. 4 1 C.
Verlindcn, La presence... , c it. , p . 142.
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La 'propizia occasion e ' dell'avan7.ata turca in Albania a cui l'inten.:s e dei mercanti veneziani , tanto più che una grande massa di disperati affluiva a Dura7.7.o, ancora indirettame nte in mano alla Repubblica, cercando in qualsias i modo di p o rs i in salvo. In alcuni casi s i trattava anche d i schiavi acquis tati dai trafficanti presso i loro parenti o presso gli stessi turchi . Fu escogitato a ll ora un incredibile stratagemma ideologico, per cui, senza comprome tters i moralmente con l'abiezion e. d e lla tratta, se ne acquis ivano in pratica gl i ide ntici vantaggi, economici e se,v ili, s pacciando l'op e ra7.io n e come altame nte uma nita ria, mirante a lla salve7.7.a d elle 'anime '. Se ne trova ampio riscontro nei verba li del Consiglio d ei Pregadi veneti in data 22 novembre 1386, sotto la singolare d icitura, appunto, cli 'traffico di anime': " ... multe an ime d e istis quc conducte ... ... molte 'anime' di questi che f11rnno condo tte a Venezia e continuano ad esservi condotte da Durazzo e da altri luoghi vicini a Corfù .. ."42_ Logicamente essendo i disgraziati profughi, o meglio le loro 'anime ', salvate m ediante il trasbordo in te rra vene7.ia na e presen rnndo il passaggio un suo costo no n irrilevante , n ecessitava che in (Jualc h e modo g li a lb a n esi p o tesse ro sa lda re quel debito. Leggendo l'o rdinanza si ,ipprende che se que lle 'anime' avevan o più cli dicci anni dovevano ai loro trafficanti, a titolo di riscatto u di rimborso spese, la cifra di 6 ducati a testa , pari quasi, p<::raltro, al costo minimo d i uno schia vo. Per quelli cli e tà inferio re la cifra s i dimezzava ma non mutava la modalità d i pagamento. Oata la rilevanza della somma , a fronte dell'assoluta indigenza della vittima spesso in età ancora infantile - requisito prefere nziale per la 'salve7.Za ' de ll'a nima - la solu 7.ione escogitata consisteva in una prestazione schiavistica tempo ra nea. Protratta per 4 anni , presso gli ave nti diritto, o presso a ltri versando in tal caso a i primi i proventi dell a prestazione, la inusitata forma di schiavitù part-tùne s i trova meglio precisata in a ltri contratti coevi, in cu i le disgraziate 'a nime' s i impegnavano a:
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C. Vl'rlinden, La presence ..., cir., p. 143.
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"... servire et facere omnia ... ... a servire cd a fare quals iasi cosa che noi gli comande remo venendo, stando e ritornando e possano servirci al pa ri di schiavi e cli schiave a v ita, me ntre siamo tenuti a nostra volta a versargli il vitto e d il vestiario come conviene per gli schiavi e le schiave ... "43_ A partire dal 1.387 le autorità veneziane decisero che potevano beneficiare della condizione di 'schiavi a tempo' solo que lli provenienti dalle vicinanze di Corfù, mentre per gli a ltri la servitù sarebbe restata perenne. Ed an cora dal 1388 continuando il traffico delle anime, il riscatto fu p ortato ad 8 ducati ed il pe riodo d i schiavitù temporanea a dicci anni . La motivazione addotta precisava che trattandosi di individui poco intellige nti quattro anni risultavano insufficienti per qualsiasi addestra mento lavorativo, e quindi remunerativo per i d etcnrori. Del resto, aggiungevano le o rdinanze , allontanandoli d ai te rritori do minati dai Turchi si agiva p e r il loro bene, poi ché altrime nti sarebbero dive ntati schiavi perpetui o addi rittura sarebbero s tati massacrati. Il che purtroppo, al cli là della sfacciata ipocrisia costitu iva una tre menda realtà. ln pratica , però , mo lti di ta li schia vi 'temporanei' divennero in pratica per petui esse ndo 'trascurata ' la loro iscrizio ne sugli appositi regis tri. Nonostante la scarsit~t d e i d ocumenti sulla mate ria è facile in mo lti casi ricostruire alle spalle della riduzione in schiav itù di molti albanesi l'inte resse dei loro p arenti, o forse di tribù ne miche. Le motivazioni an davano d a un impellente bisogno d i de naro pe r soddisfare le ingenti imposte turche, o ad una più gene rica necessità economica, specie in prevision e clella comunque inevita bile prossima cleportazione ottomana. Da questo periodo, infatti, inizia no a confluire verso Scutari, che Venezia riuscirà a conservare fino al 1479, persino molti ca pi albanesi certi di trovarvi l'ulti ma protezione. Anche Durazzo , riconsegnata nel 1392 alla Re pubblica dal suo s ig no re Giorgio Topia , ormai p e rfettamente consapevole di non poterla dife nde re
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C. Verlinden, La presence ... , cit. , p. 145.
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contro l'avanzata turca, accolse molti fuggiaschi di nobile estrazion e. E Ven ezia, infatti , la perderà soltanto n e l 1501 , grazie ai m astodontici lavori di rif"ortificazio n c, nonché a ll a consistente contrazio n e del suo perimetro, inequivoca bile tes timonianza de l peggiorare della situazione militare.
I prodromi della diaspora I territori balcanici conquistati così ra pidamente e disomogeneamente dai turchi ricevettero altrettanto rapidamente una nuova suddi vis io ne amministrativa di tipo fe udale. In pratica s i trattò della riproposizione d elle preesistenti s ignorie adatta te alla necessità della s ubentrante classe d o minante. La cellula di base è il limar e lle può cons ide rarsi un piccolo appezzamento di terra destinato con il suo re ddito ad assicurare il soste ntame nto de l sol dato o del cavaliere concessionario. Orig ina ria me nte rappresenta pe rò un beneficio tempo raneo, che tutta via ra pida me nte si stabilizza trasformandosi in ereditario: già dal 1375 si percepisce tale degenerazio ne. Il re ndime nto pe rò specie ne lle regioni più c.lcvastate e povere, come appu nto l'Albania, fo rniva scarsissimi proventi , sen za alcuna s peranza di futu ro incremento, pur porta ndo al parossismo lo sfruttamento elci contadi ni c he costituivano la dotazione accessoria del fondo. Pe rtanto per i possidenti l'unica possibilità di arricchimento consisteva ne lla spasmodica ricerca di bo ttino , ovvero la prosecuzione incessante della guerra, politica del resto incentivata dagli ottomani almeno fino a ll a metà del XVI secolo . TI che s piegh erebbe la g rande prop e ns ione anch e dei governatori turchi a d intrapre ndere iniziative belliche a ulo nomc, od attività corsare. Pe r la popolazione locale le condizio ni esis tenziali d ivennero in breve insostenibili: deportazioni di famili ari , imposte gravosissime, into lle ranza religiosa, espropri delle te rre, sequestri d i bestiame e d i raccolti, annientame nto dei commerci e crollo di q ualsiasi reddilo rappresentarono lo scenario elci primi anni d ella dominazio ne tu rca. Senza contare la crescente conflittualità inte rna aizza-
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ta pure d a lle abiure di comodo e dalle conseguenti discriminazioni ottomane. Molti albanes i iniziarono allora ad abbandona re le
loro terre, dirigendosi parte verso nord , nel Cossovo, parte verso est e verso s ud in Grec ia ed in Argolide, parte, infine, verso Durazzo e da lì verso l'Italia. Intorno al 1430 la ribellion e conlro i dominatori, a lungo serpeggiante e spesso sfociata in sanguinose azio ni di guerriglia, p rese a coordinarsi e ad organizzarsi in vera resistenza ad oltranza. Pochi anni dopo una fortunata circostanza bellica le fornì un capo leggendario. Nel 1442 un'annata unghe rese al comando del re Ladislao sconfisse un esercito turco presso Sofia: lra le lruppe coa lle di quest'ultimo s i trovava, second o la tradizione , un certo Scanderbeg, il cui nome o rigina rio era invece G iorg io Castriota, di fe de c ri stia na e d i famiglia a lba nese. Pur n on apparte nendo a lla maggiore nobiltà albanese i Castriota all'epoca vanravano già una lunga tradi zion e di intensi legami con Venezia, tant'è c h e Giovanni Castriota , padre de llo Scande rbeg, ne ricevette il 19 maggio 1413 la cittadinanza onoraria. Quanto al figlio Giorgio c d al fratello Stanissa l'otte rranno a loro volta n el 1445. È pe rò pres umibile che intrallenessero rapporti a nc he più intensi con la dinastia a ragonese di Napoli, alla quale infalli sei anni dopo verr~1 offe rta , con un apposito tsattato , la città di Croia appena strappata dal Caslriola ai turchi . La spiegazio ne d eve ricercarsi nella diversa posizione assunta ne l frattempo dalle due capitali in politica orie ntale. Venezia, infatti, si era p ersuasa c he l' unica speranza di conservare le sue colonie ed i suoi comme rc i d ipendeva d a un accordo con i turchi e c he qualsiasi violazione, anche indire lla, ne avrebbe de terminata l'inevitabile perdita. Da qui l'abbandono esplicito della cau sa dei ribelli, per cui: quasi n e ll o s t esso te mpo, sdegnata con G io rgio Scande rbcg, l'eroe alban ese, perch é aveva o ccupata la fortezza di Dagno, mand ò ordine al Loredan di trallare con i Turchi un 'alleanza contro di lui! L'ordine del Senato, di cui ci sono prova i d ocumenti contenuti nei M onurnenta slau.
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rneridionalium, resta come irrefragabile testimonianza d e l se nn o politico, con cui a lla vig ili a de ll a ca duta di Costantinopoli, facilme nte prevedibile , la Repubblica provvedeva ad assicurare i propri possc<limenti... "44 . A Nap o li , invece, Alfonso d 'Arago na tentava di riavvia re la visione normanna e sveva circa i Balcan i, rite nuti non a torto di interesse strategico primario per il s uo regno, e ciò si coniugava perfettamente con le mire della resis tenza a lbanese. Non p uò escluders i nemmeno che lo stesso sovra no cercasse di interporre fra la costa adriatica prospicie nte la Puglia ed i turchi una so,ta di stato - cuscinetto filoaragonese in grado di impedire eventuali ulteriori iniziative espansive ottomane e ness uno m eglio d egli insorti a lbanesi poteva contribuire a materializzare il progetto. Di certo lo Scanderbeg, riacquistata la libertà , riconvertitosi al cristianesimo e recuperato il vero nome , intraprese una incessante guerriglia contro i turchi c he si sare bbe protratta immutata per i successiv i 24 anni. Stabilita la base o perativa in Croia, ignorando le reiterate ingiunzioni di sottomissio ne trasmessegli dal s ultano, riuscì ad infliggere ai suoi aggue rrili eserciti cocenti e sanguinosissime sconfille, rendendo costante mente p recaria la permanenza dei governatori imperiali ne lla regio ne. Ma la con sacrazione delle sue doti militari si ebbe nel 1450 allorqua ndo lo stesso Murad II, con il figlio Maometto TI, dovette rinunciare a protrarre l'assedio alla sua roccaforte stre mato dalle implacabili controffensive guerrigliere. La caduta di Costantino p o li nel 1453 e la immediatamente successiva totale sottomissio ne de lla Serbia e d e lla Bosnia, lasciò la regione albanese da sola a contrastare in armi la potenza turca. E, logicamente, s u di essa conversero gli aiuti occidentali, principalmente dal regno di Napoli e quindi anche da Venezia, ch e nel frattempo era passata ad una a ttiva opposiz ione a ll e mire ottomane. Le nuove istruzioni dell a Re pubblica al Lo redan indirizzategli agli inizi del 1454, infatti prescrivevano:
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C. Manfroni, Storia della marina ... , c it., voi. 111 , p. 15.
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" ... di fare il maggior danno possibile ai Turchi , di saccheggiare le loro terre, di spingersi fino allo stretto d i Gallipoli, di molestare in ogni m odo il nem ico per irtdurlu alla
pace... "45 . Anche il Po ntefice da parte sua appoggiò g li insort i del Castriota per quanto possibile. l turchi, logicamente, intensificarono al massimo le operazioni militari volte a domare la ribellione. Croia fu ripetutamente attaccata , ed assediata altre due volte dire ttamente da Maometto II, ma sempre inutilmente. Quanto la s ituazione fosse divenuta esasperante per il sultano si arguisce dalla sua offe1ta di pace del H62, procedura assolutamente insol ita p e r l'impero o ttomano. Che lo Scanderbeg fosse particolarmente d otato nelle operazioni mi litari trova conferma anche nei suoi interventi in aiuto del figlio dello s tesso re di Napoli sotto le cui bandiere militò tra il 1461-62, contro Giovanni d 'Angiò, ricavando ampi riconoscimenti. Per l'eroe ;: i lhanese, comunque, si e ra trattato di u na s01t a d i debito cli gratitudine p er i continui aiuti ricev uti: "Ve dovete record are che li consegli subsid i e t favore et sancte opere de quello a ngelico Re (Alfonso) furono quelle c he conse,varono et defesono me et i mie i vassalli da le o ppress ione et c ru de le m ane de ' Turch i jnim ic i n os rri ... et ... havenclo recev u to uno tanto beneficio da Soa Maetà non poteria jo né li miei vassalli mancare a suo figliolo senza diminutione e t jnfamia de perfidia et de g randissima jngratitudine ... "46_ Lo Scanclerbeg sollecitato d a papa Pio 11 a porsi a capo de lla crociata che aveva bandito nel 1459 contro i turchi riprese le ostilità nel 1463, consegu endo una sangu inosa vittoria presso Ochrida sulle forze ottomane. Il 25 settembre di quello stesso C. Manfroni, Storia delta marina.. ., c:it., vol. 11T p. 25. Ci . Vallone Aspetti g iuridici e sociali nell'età argonese: ( ,'astriota in terra d 'Otranto, 1480 ... , c it., voi. p. 116. 10
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an no fu iscri tto, insieme a i s uo i figli e d ered i, nel libro dell a nobiltà ven eziana, ulteriore conferma della radicale svolta politica della Repubblica, che da l ma ggio e ra ormai in aperta guerra con la Turchia. La crociata in breve volgere svanì ed i d ivers i stati italiani ripresero le loro interminabili lotte fratricide , lasciand o il Castriota p ra ti ca men te sol o a fr o nteggiare la reazion e o tto m ana. Lentamente ma inesorab ilme nte gli eserciti del sulta no presero a stringere gli insorti sempre p iù da vicino : cadde Berat e fu fondata addirittura una nuova città , Elbasàn sul medio Sh umbi p e r meglio assicurarsi il controllo d e lla regione. Poch i a nni ancora e stroncato dalle feb b ri presso Alessio , il 17 gennaio del l 468, il grande combauenre moriva . Venezia ne raccolse l'e redità materiale e militare. Ma i possed imenti apparivan o comp letamente devastati dalle incessanti ostilità: in particolare le terre un tempo flo ride intorno a Scutari si e rano trasformale in lande d eserte e squall ide. Quanto alla gue rra le sconfitte si avvicendarono inesorahil i: prima fu perd uta Croia , poi nel 1478 anch e Alessio e q uindi, nel 1479, persino Scuta ri. A re ndere la situazione insostenibile la gravissima razzia turca del 1478 in Fri uli c he comp ortò il massacro e la deportazion e in schiavitù di almeno 12.000 abitanti. Nel tentativo di salvare il salvab ile la Repubblica si v ide costretta a s tipulare u na umiliante pace con Costantinopoli, riuscendo così a conservare , ancora per un venten n io , Durazzo. Per i cap i albanesi fu l'inizio del tracollo definitivo. Uno dopo l'altro fecero formale souomissione agli ormai incontrastati dominatori e, s pesso , ne abbracciarono addirittura la religione rep utandola condizione indispensabile p er un proficuo inserimento n ella loro classe di rigente. Tuuavia a nche l'abiura <li massa e d il nuovo assetto politico non produ ssero a ffatto la scom parsa dell'ord inamento tribale e de i su o i contrasti. Gli stess i turchi, al pari elci romani, ritennero infaui che la loro p ermanenza consentisse un p iù fac ile assoggettame nto del paese, avva ntaggiand osi d el le perenni d iscordie e fomentandone, non di rado, con mirate concessioni le reciproche intolleranze . T turc hi, <le i resto, e rano ben consci ch e la loro autorità effeuiva decresceva rapidam ente con
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l'incre mentarsi dell'a ltezza d ei luoghi, cessa ndo del tutto all'interno de lle impervie giogaie c he, come oltre un mille nnio prima, non risentirono minimame nte del muta to regim<.::. I reite rati tentativi di doma re q uei covi, veri focolai perenn i cli ribellione, si erano dimostrati sin d all'ini:,,,io velle itari qua nto sanguinosissimi ed effimeri cd in breve, i coma ndanti militari turc hi presero ad evitarli accuratame nte, riconoscendo tacitame nte , e q uindi formalmente, quella sorta di cond ominian:,,,a di potere, in nessun modo alterabile. Fu così che tante tribù tra le mo ntagn e divennero de lle inusitate e nclave indisturbate , alcune d i stretta osservanza cattolica altre, la maggioranza , di fed e o rtodossa . Pe r molti albanesi, invece, delle città e d e lle fa sce costiere, senza dubbio i più evoluti , la sola salvezza rimase l'esodo verso l'occidente e la pratica della mig razione già avviatasi con l'avvento de i turchi , al dilegu a rsi de ll'estrc me speranze di libertà, divenne massiccia . Chiunque ne e ra ancora capace , e libero d i farlo , a hbandonò con la famiglia al completo il paese. La destinazione d i pramma tica fu l'Italia e d in particolare il regn o d i Napo li <' la repubblica cli Venezia. In p ochi anni numerose famiglie albanesi vi si trasferirono stabilme nte, s pecie se di origine nobile e dotate d i risorse economiche. Tra le prime, e con una nave appositame nte inviatagli ad al re d i apoli , si riscontra proprio quel la del Castriota: s ua moglie Andronica Comne no e suo figlio ripararono, infatti, già nel 1468 nei loro fe udi pugliesi di Monte S. Angelo concessi all'eroe dall'Aragonese. In epoca su ccessiva la vedova risulta stabilmente reside nte a Napoli, me ntre ulte rio ri notizie sul fi glio inizia no a tra pelare so lta n to verso il 1480, a llo rquand o doveva aver raggiunto la trentina d 'anni, come meglio a p profondire mo tra hrevc. È quindi accertato , a lla luce di ulte rio ri d ocumenti, che nd medesimo periodo nel regno cli apoli si era impiantati molti grossi nucle i a lbanesi, tra cui tanti altri parenti dello Scanderhcg. Alcuni d i quelli infatti presero parte sin dai p rimi giorni de llo sbarco tu rco ad O tranto ne ll'agosto del 1480, a lla difesa de lla cittadina ed almeno uno , il 25 settembre, te ntando di fru slrare una e nn esima fe roce scorreria de lla cavalle ria o ltomana , ci lasciò la vita:
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" ... morì quillo nipote di Scanna libecco, quale stava in Na p oli, che domandava misser Juhanni. __ ,,47_ Ed ancora , forse sullo stesso e pisodio, un secondo documento relalivo pe rò al 13 otto bre 1480: " .. . un o n e pote dc Sca ndcrbech e più zovene fu morto, volendo s mo nta re a pig liare uno cerc h io d 'oro a d uno Turc ho che lo aveva mo rto , ultra le allre che se po tr<) valorosamente, non h ebbe tempo d e muntare et rito rnare che li fu mozo e! capo ... "48_ Proprio nel contesto de l fun esto e pisodio di Otranto possiamo coglie re una se rie di co nfe rme sull 'accennata marginale sovranit~, lurca in Albania, a lme no nel XV secolo , persino al ridosso del po1to di Valona, trasformato rapidamente in ha.se nava le principale, e ne i g iorni de lla sua massim a prestazio ne offensiva.
Va/una ed Otranto G-ià da alcuni anni <.:ra stato inse diato a Valona un pascià di o rig ine s lava , ex g ian nizzero e pertanto rinnegato, di n o m e Geclu k Ah med Pascià . Assurlo nel 1474 al ra ngo di granvi.sir e su bito caduto in disgrazia ed imprigio nato in una tetra fo1tcna dell'Anato lia, dopo una non lunga dete nz io ne venne ria bilitalo e p osto a capo della nascente flotta ottomana. Forse p er i positivi s uccessi con segu iti, in b reve volgere, o tte nne il governato rato di Valona: alme no secondo le notizie tramandateci d alle fonti turch e . Un a eco di que ll e imprese s i rintraccia anche nei d ocume nti veneziani dai quali si des ume ch e, nel 1479: "Ache mt pascià colla squadra turca, forte di centocinquanta vele , s i presentò dapprima dinanzi a l golfo d 'Art. Le onardo
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G. Vallo ne, Aspetti ... , cit. , p. 222. G. Vallo ne, Aspetti ..., cit. p. 222.
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Tocco abbandonò sen za contrasto que lle fo rti posizioni e si ritrasse a Santa Maura; q ua n do q u esta fu assalita, sgombrò e s i d iresse a Cefalo nia; infine sen za d a r prove di sé, riparò nel reame di Na poli, a bban donan do al lo ro d estino tutte le isole lonie ... "49. La conquis ta s istematica d elle iso la Io nie consentiva l'eliminaz io ne pro gressiva di tutte le basi cristia ne a ridosso de lla costa b a lcan ica , privando in tal m odo le prevedibili ulte rio ri rivol le locali d i como di alleati. C:onsentiva altresì d i ista llarvi covi corsari capaci con le loro azioni proditorie cli d ecurta re forte me nte il libero tra nsito mercantile in Adria tico. Non a caso p roprio Santa Maura viene inserita, no nostante la sua u bicazio ne geografica, tra le p rin cipa li città corsare: "13ien que mo n principal d essein ne soit... Bench é il mio p rincipale scopo sia quello di trattare de i corsari ba rbareschi, mi sem b ra tutta via c he no n s ia fu or di proposito accenna re q ui di q ue lli d i Santa Ma ura , città m o lto n o ta, p e r essere s lata un te mpo una d elle m aggio ri basi di p irati ciel Levante , e particolarmen te tu rchi , i qua li con gran n ume ro d i brigantini, di gale re, e cli a!Lri vascelli , pe rpetraron o delle gravissime v io le n ze a i mercanti cris tia ni. Q uesta città è sul mare Adriatico, in una isola prossima alla te rra fe rma, dove s i a pre u n oLLimo p o rto: di pende d al Regno di Alba nia , c cl appa rteneva una volta alla Repu bblica di Ve nezia , alla q uale i tu rc hi l'hanno stra ppata ormai d a molto te m po. O ltre alla natu rale impervietà d e i s uo i luogh i, ricevette de ll e buo ne m ura e deg li o ttim i bastioni. Corre ndo l'a nn o 162 5, n el m ese d i maggio, i valorosi Cava lie ri d i Ma!La , la sorpresero , con cin que galere dell'O rdine, e quattro fre gate ... (ed ) e ntra ti a viva forza .. . passaro no a m di spada Lu tti i turc hi c h e vi trovaro no , c d appiccaron o il fuoco a ll 'intera c iuà dop o essersene impadroniti cd ave rla 49 C. Manfroni,
Sturia della marina .. ., cil. , p. 122.
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saccheggiata p er cinqu e ore. Compiuto ciò , se ne andaro no al p o rto, dove incendiarono ug ualmente tutti i vascelli di quei corsari, con gra nde felicità de i mercanti cristiani che no n osavano più avvicinarsi ai paraggi. La vitto ria fu anche utile ai poveri schiavi, dete nuti in discreto numero, c he furon o istantaneamente liberati ... O ltre a lle g randi riccheae che vi catturarono i valorosi Cavalieri vi fecero pure schiavi 1.600 turchi, che depo rtarono a Malta , mentre i restanti furono immediatamente giustiziali .. . (no n potendo conse rvare la città) la migliore solu zione che potettero prendere fu cli impiegare il fuoco ed il fe rro per d istruggerla inte ram ente ... ... Don Giovanni d 'Austria dopo la vittoria di Le panto ... considerando l'importa nza di quella piazzaforte, p er il bene d e lla cristianità, aveva acconsentito di con(]uista rla: per c ui vi inv iò cinquanta galere pe r attaccarla ; ma quelli ai quali era stata affidata la sp edizione, osservando la situazione, i bastio ni , le mura e le altre fortificazioni della città, persero la speranza di espugnarl a: il che comportò il loro ritorno senza nessun attacco ... I turchi non ristettero dal ripopolarla e cli rifortificarla ulteriormente . Ma gli sforzi soste nuti p e r riattivarla e svilupparla nuovamente come base corsara non son o serv iti a nulla. La ragione va ricercata ne ll a vic inanza di Venezia ... ogni volta infatti che le sue navi sorpre ndono tali corsari turchi o barbareschi, di qualsiasi n;1zio ne siano, li uccidono; e troncatagli la testa , la gettano ne l mare, sen za servirsi d i un solo uomo per le ciurme de lle loro galere, come gli a ltri prin cipi cristian i son o soliti fare... il che compio no per annie ntare ogni illusione di salvezza ne i corsari ... "50_ Nessu na me raviglia quindi che lo stesso Ache med pascia divenuto governato re della poverissima e miserabile Valona, pen sasse di incre mentare i suoi scars i proventi con grosse azioni bel-
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P. Da n. 1/istoire de Barbarie ... , cil. , p. 256-58.
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liche, avvalendosi della s ua esperienza ma ntt11na e dell'apporto elci corsari che popolava no le isole appena conq uistate. La migrazione di tante famiglie albanesi tra gli anni '70 ccl '80 del XV secolo, confluite non di rado, come ne l regno di Napoli nell'ambito della feudalità minore e pertanto inserite nelle forze militari territoria li, da una parte, e l'arruolamento forzato di un gran numero di giovani alba nesi nel corpo dei giannizzeri, dall'altro, produsse n el contesto d e ll 'attacco turco a d O tranto un tragico paradosso. Tra i combattenti delle opposte fazioni, d i diversa religione e cli diversa sudditanza, ma sullo stesso campo di ballaglia militavano numerosi membri cli trib ù contigue ed in qualche caso addirittu ra del la medesima. Il fenomeno, no n rarissimo all'epoca anch e per gli italiani, ma assolutamente inedito se riferito alla militanza tra antitetiche c redenze religiose, costituisce comunque una lampante conferma della distruzione della labile identità, se non nazionale, e tn ica degli albanesi perpetrata dai turchi. Così in dettaglio la ricostruzione storica. Abbiamo gi~t ricordato c he il pascià di Valona, stimolato forse da una smodata ricerca di g lo ria militare e di ricchezza mate riale, s i era cimentato in operazioni anfibie di conquista seppur li mitate a piccole isole insufficientemente difese. Pochi m esi dopo, sempre nel 1479, intraprese però a concentrare nel porto della sua città una poderosa flo tta d 'attacco, con i re lativi conti ngenti da s barco, finalizzata ad un pesante attacco alla Puglia. L'iniziativa potrebbe asc ri versi a prec is i o rdini d e llo stesso s ul tano d i Costantinopoli, interessato a saggiare le potenzialità difensive dell'occidente - s ul quale i s uoi informatori segre ti trasrnellevano rapporti estremamente alle ttanti. Potrebbe altresì essere stata frutto delle press ioni di Ven ezia e di Pirenze , cd i d ocume n ti al riguardo non mancano, e ntrambe p rova te dalla guerra condotta dal re di Napoli. Ma potrebbe anche attribuirsi all 'ambizio ne del bellicoso pascià allratto dalla speranza di un lauto bottino e d i una prestigiosa affermazio ne. E non ultimo dall'esigenza di assestare una dolorosa rappresaglia agli aragon esi, sostenitori incessanti della resistenza albanese. Senza e ntrare nell a d ibattutissima qu estione circa l'e satto
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o biettivo della spedizio ne , per mo lti aspetti di tipo corsaro5 1, ai primi del 1480 i preparativi ris ultavano orffiai a b bastan za noti a Venezia , e non del tutto ignoti nemmeno a Napoli. Qui p erò, a differenza d i Venezia in strello conta tto diplornatico con i turchi dopo la recente pace, non costituiva no prop rio per le già ricordale imprese navali del pascià un sintom o direllamente minaccioso. L'ipotesi tuttavia di un attacco in Pug lia iniziò ad acquistare concre tezza con l'inoltrarsi dell a primavera ed, all'avvento de ll'estate, anche a Napoli si sussurravano i possibili o biettivi pugliesi. Le contromisure furono ins piegabilmente del tutto inadeguate ed Otranto cadde 1'11 agosto, avviandosi nei successivi giorni il massac ro della sua popolazione e la deportazione a Valo n a per la schiavitù, dei risparmiati : forse 5.000 persone. Come innanzi citato, tra i primi ad accorrere in difesa della disgraziata cittadina, sebben e troppo tardi , ed a lasciarci la vita vi f u uno stre tto parente d ello Scanderbeg: ma non era que ll o di certo l'unico albanese in zona n e ll a circostanza. Pur non disponendosi di una stima un ivoca sull'entità delle forze tu rch e sbarcate ad Otranto ci sembra plausib ile concordare che: " ... la c ifra massima indicata in circa 18 .000 uomini possa corrispondere al totale d egli uomini imbarcati, mentre g li sbarcati potevano oscilla re fra i 10.000 ed i 13.000 ... Poiché una parte della fo rza doveva essere impiegala per la difesa d ella zona di sbarco e per l'esecuzione di scorrerie verso l'interno della Penisola Salentina ... semb ra plausibile ritenere che la forza impiegata ne ll'attacco alla città possa essere stat,a d i circa 5.000 uomini .. . (Successivame nte dopo la conquista i) ... Turchi evacuavano in Albania parte del loro presidio di Otranto lasciandovi circa 6.500 fanti e 500 cavalie ri. __ ,,5 2 .
,1 L'intera vicenda è ricostrui ta da F. llusso, Guerra di corsa, Roma 1997, torno I, Otranto 14RO. 52 A. Rovighi, I. 'occidente cristiano di fronte all 'ojfensiva del turco in Italia nel 1480-8.1: aspetti militari, in Otranto 1180.. ., cil. , pp. 97-102.
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Tra loro, moltissimi gia nnizzeri , come risulla dall'inte rrogatorio , sotto tortura , dc ll'abappo lachia effettu ato al campo di Otranto il 17 luglio del 1481, che: "Domandato che ce sono entro la rc rra dixit c he cc sono da scp te in octoc ento ya ni c eri e t fin ad quattrocent o asa ppij ... "53. È cre dibile p e rta nto che a l mo m ento dello sbarco e n e lla
prima fase dell'occupazione il nume ro dei giannize ri impiegato fosse di o ltre un migliaio, pari c ioè ad un decimo de ll'intero organico. Tra di essi, quindi, almeno qualche centinaio di albanesi. Anche tra i soldati d e l re cli Napoli, ch e d all 'agosto dello s barco presero ad affluire intorno ad Otranto, si cont;ivano molti albanesi e di alcuni di loro i registri contabili aragonesi cc n e tramandano i no mi . In p a,t.icolare quasi alla conclus ione della riconquis ta della città risultava no a ncora : "Pie tro AJbancsc cli Atessa Lazzaro Albanese di Lanciano Giorgio Albanese di Bucchianico Marino Albane se cli Civita di Chie.sti Mari no Albane.se di Pia ne lla 13ianchino Albane.se"54 f)isgraziatame nte, .secondo umi prassi corrente presso qualsiasi esercito p er i forestieri , al cognome proprio è sostituito il toponimo d 'origine e la località d i s uccessiva residenza. Il che però ci consente , .se non altro , cli valutare quanto già fossero diffusi ne l s:1 V. Za,, hino, La guerra di Ollrantu di 1480-81. Operazioni strategiche e militari-n ocumenti, in Otran to 1480.. ., c.ir., vol. II , p. 331. 54 I nomi sono lr:.llli dal monoscrillo X.E. 40, rnsrod ilo presso la biblioteca Nazio nale d i apuli, riportato eia G. Maddalena , Uumini, d 'a r me in Otranto cuntro il Turco, in Lu f,a mpiuue, quadrimestrale di culmra salesia-
na, n. 2 agosto 1990, pp. 69 <.: sgg.
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regno i n uclei albanesi. Tuttavia l'o perazione che p iù di ogni altra vide il contrapporsi fratricida di combatten ti alban esi ne l corso della medesima camp agna, e bbe pe r teatro proprio Valona c cl è s tra n am ente q uasi ig n ora ta n e ll a su a estrinsecazio ne. Per noi appare d i eccezionale valen za in grado cli dimostrare almeno due sig nificative realtà contestu ali . Innanzitutto conferma ch e la dominazione tu rca al mo me nto è ancora estremame nte precaria, al punto che la p rima ria pi azza marittima , nella pienezza o p e rativa de lle sue funzioni soggiace all'o ffe nsiva dei ribe lli. Secondariamente tradisce la fitta trama d i rapp01ti militari tra q uesti ed il regno cli Nap oli , anche in corrispondenza d ei lu oghi reputati p iù sottomessi e controllati dai tu rch i, q u a le appu nto Valo na. Eccone comun que la ricostruzio ne d el si ngolare e p isodio consistente nella tem poranea presa d i Valona da parte d egli insorti, prima della riconq uista di Otra nto , privando così no n solo la testa di p o nte pugliese d ei vita li rifornimenti in uomini e mate riali, ma anch e l'intera o perazio n e d ell a indispe nsabile cre dib ilit~1 agli occhi del sultan o. Il prologo della straordina ria vicenda si ma nifestò nella baia di Valo na p ochi mesi prima , per l'esattezza il 26 febbraio del 1481. Gli a ragonesi erano venu ti a sapere, inrorno alla fine di febbraio , dall' interrogatorio d i a lcuni prigionie ri - sempre più numerosi con l'avvicin arsi d ella primavera e con lo stringersi dell'asse di o di terra e del b locco n avale - come pu re dalle spie nella città i d isgraziati cittadin i costretti al servizio della guarnig io ne turca una precisa informazio ne. Entro pochi g iorni Achemed pascià si sarebbe recato a Valo na pe r dirigers i da lì a Costantino po li al fi ne d i so llec it are di retta m e nte a l s ul ta n o l ' invio d i rinfo r zi. Immediatamente deliberaron o di tendere a ll e u nità navali ne miche im p iegate ne ll a missione un aggua to s ul m are, p roprio in prossimità del loro p o rto d 'a rri vo, ovvero d ietro l' isolo tto d i Saseno. L'individuazione appare estremante sensata in quanto il p unto prescelto costituiva il passaggio obbliga to per accedere a l porto: facile perciò apposta,v is i in agguato ed inevitabile incap p a,vi.
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ln pratica una squadra di galere cristiane si sarebbe defilata dietro l'isolotto, pronta ad abbordare le ignare imbarcazioni turc he non appena l'avessero doppiato per ormeggiarsi. A coordinare la delicata manovra avrebbero provveduto alcuni osservatori apposta me ntc fatti istall are sulla sommità di Saseno, a quota 330 m. , in grado con appositi segnali di allertare le navi al pro!ìlarsi del nemico. Già la formulazione di tale piano lascia dedurre un sostanziale controllo della cittadina , senza del quale tornerebbe incomprensibile lo schierarsi indisturbato della squadra aragonese a poche centinaia di metri dal m o lo turco. Né trovere bbe spiegazione l'assoluta mancanza di segnalazioni dalla base ai sopraggiungenti per no tificargli il pericolo. Né meno c he mai la piena disponibilità dello stesso isolotto e l'assenza di perlustrazione foranea. Questo comunque il rapporto al sovrano da parte del comandante d ella flotta: "f1rindisi 1 marzo 1481 Sacra Regia Maestà et Ili.mo Sig.re mio Regratiando la Maestà Vostra al potente idio la victoria ha data in qu esta vostra armata contra quelli deli infedeli. Et perché dal principio al fine Vostra Maestà intenda ogni cosa, commentiaro de dire che fu il partirmi d a Bridesi Domenica d e XXV de Febbraio a 3 hore de dj c urn XVllll gallee, 3 fuste et octo nave. Et essendo a posta dc sole da XX a XXV miglia da Bridese si muto il vento da tramontana, che e ra sirrocho, et vedendo questo considerari che era da fare sforzo et essere ala isola de Suaxino (Saseno) stimando el pascià partirsi quella nocte per tenire el vento prospero pe r venire a lla vall ona. Et c ussi per questa vostra armata, lasciando le na vi me misi a fare sforzo a prueggiare il vento cum le gallee. Onde c um non pocha fatica , vogando per spacio d e ho re 6, torno el vento a scirocco cl mczo d i, donte fccimo vela et cum assai obscuro giunsi alla isola de Suaxio ... Et venendo il di a due ho re d e giorno fu discopcrta per la guardia cl Bascia cum XXXTT velle, le quale venivano c um
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vento assai furioso. Et cussi mettendom i in ordine cum ques ta vostra armata, salimo allo scontro dc <lieto Bascia il quale andando prima c um 8 gallee e t le altre pallan drcc et 3 fuste. Le quale Turchi combattevano per tal modo che stiman o de cinque parte haverne taglia to a peci le quatro, p e rché secundo li corpi morti et multi e negati, et informatione dc loro med esimi, de octoccnto in mille , deli quali ne h avemo vivi circa ducento. Vedendo il Bascia essere rotto non hebbe tempo se no n de mette rs i sotto una timpa de una montagna cum le octo galle et il restante d e le p a llandree, et noi tirando ala volta sua pe r combattere dove stava <lieto Rascia ch e era lon tan o da noi pocho più o me no d e un tracto dc bombarda, se messe cossi un gruppo fortunale de vento che quanti remi sono a l mundo non hasterino a fare anelare vanti le gallee, se non curn assai faticha, cum li trich ctti ne havemo a tornare ala volta dda Su axin a, lassando il Bascia; et in questo, Sacra Maiesta , non ne fu cussi pros pe ra la fortuna perch c non era da dubitare, pe r multa gente che cl te neva che non h avessemo preso diete gallee, e t tale volta se <lieto Bascia non fusse stato bene in gamb e haverlo preso o morto. Da poi <lieto Bascia 3 o 4 horc fece velia et se n e ando alla vallona , che per esserne a vento et non poterne adiutare n oi d e remi dicto Bascia se n e ando senza poterli andare a presso. Sono libe rati dc persone da cento in 150 fra donne et fanti presi in Otranto che loro portavano incatenati ... Signore quello ho sentito e che in Vallona sta Iagupie capitaneo de !armata e l quale tiene presto tuta !armata exp etcta ndo d e bora in hora tuta la gente dei sei contadi, che e sta to ordinato pe r armame nto di diete gallee. Q uesto Bascia non dehhe tornare più a d Otra nto expectan do !altra armata da Costantinopoli, et dice che dicto capitaneo, cum tuta quella gen te ch e e ala vallo na debbe venir o Ottranto. Cum il Bascia se sono tornati 500 Taniceri et 600 Asapi che e rano prima in ottranto e t 300 h o mini da cava llo , q ua li
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hanno lassiati li cavalli in Ottranto e t questi tali era no de li Turchi ___ ,,55 _ La notizia d ell 'agg ua to raggiu nse ra pi dame nte il s ultano a Costantino p oli, che l'intese nella sua valen za slrategica e n e trasse le debite consegue nze, tanto p iù che le sue condizioni di salu te stava no rapidamente peggioran do. Così una nota dipl omatica del 27 marzo: "El gran Turco ... (ha) mutato cl p roposiLo e t disegno, udito el sfacascio de ll a s ua classe, Lra sé e cum opinio n, è (torn ato) a primo te mpo d el s uo procede re . E vedu to aliquan to fatal dcstin minacciarlo , a lterato con la sua canina ra bia, incorso nella infirm ità grave ... Queslo è que llo e quanto ho de verso Co sta ntino po li. El appa rato de gente faceva a lla Vallo na , n on piccol, che! n assà ritornando portava seco in Pug lia , p e ll a rotta che ebbe è sva nito ... "56. 11 s ull ano, quindi, h a o rmai co mpreso ch e la s iluazion e a O tranlo, al di f1 de lle millanterie di Achc me d pasci~,, è com promessa no n avendosi il controll o del canale. Ma qu alche a ltra notizia ben più grave provcnienle dalla stessa Valona dovette convincerlo a porre il p iù ra pidam e nte fine all 'impresa, pe r cui in una sua missiva clirella allo stesso comandante, intercetta ta e decifrata , gli intimava: " ... che debba fare ogni accordo col Re e c he li navi lii de l'u no e d c l'altro possino andare e venire salvi, e c hcl faccia che col signo r Re Ferdina ndo non s ia altro ch e b ono amore e caritad e ..."57 _ TI 3 maggio m oriva Maometto II gettando n e llo sconforto i tu rchi ad O tranto e, molto verosimilniente, incita ndo la resiste nza '' V.lacchino, l a guerra di Otranto ..., cir. p. 311-12. V. lacchino, la guerra di Otranto ... , cit. , pp. 286-87 . 57 V. lacchino, la guerra di Otranto .... cit. , p . 287.
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albanese a Valona appena manifestatasi. ~: difficile stabilire esattame nte cosa vi avvenne nelle su ccessive settimane, ma è credibile c he da un certo momento in p o i la città sia caduta ne lle m ani dei ribelli, come ci conferm a un documento della tesoreria aragonese del 31 agosto del 148 1 in cui è registrala con la segue nte dicitura una cospicua spesa: "Ad ultimo di agosto 1481 Al S. G iovanni Caslrioto figlio del quomdam Scande rbech ducati 300 per soccorso delli soldati, stand o in servitio del S. Re in Albania, sotto il governo e p er lui furono consignati a messer Francesco Gironda O . 300" 58 . Quindi mentre i turchi di Ache med ancora s i battevano dietro le mura di Otranto, fori'.e albanesi al com ando del fig lio dello Scan<lerbeg, sostenute finan ziaria me nte dal re cli Nap oli , combatte vano a loro volta a Valo na, conseguendo sig nificativi successi militari. Credibile pe1tanto individuare nell'esplodere della ribellione, certam e nte particolarmente violenta, più c he nell 'agguato navale di Saseno , l' o ri g in e del re p entino mutamento di d ecis io n e di Maom etto Il che vedeva pericolosame nte vacillare il do minio sulla regione, stima che trovando concorde anche il suo successore, ci esime dal re putarla frutto della m alferma salute del vecchio sultano. In un altra cedola di pagamento , infatti, de ll'inizio del sette mbre si può rintracciare un ulteriore successo della resistenza a lbanese a Valona, ancora più allarmante cd umiliante pe r i nuchi : "Al primo di settembre A messer Francesco Gironda ch e si trovava in Albania pe r servizio del S. ~e - D. 9 ... Giovann i Albino libraro maggiore dell ' lll.mo S. Duca di Cala bria ducati 1150.cor in mille d.ti d 'o ro per riscattare in quelli il Ilascià d el Turco, il qua le stava in guardia della Valona che al presente è stata presa e rotta da Costantino d e Turpia albanese e la su a compagnia alla Cim arra ... "59_
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G. Maddale na, Uomini d 'arme .., cil. , p. 105. G. Maddale na, Uomini d 'arme..., <:il. , p. 105.
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Nella incerta dizione del documento contabile sta tramanda ta la caduta d i Valo n a in mano degli insorti, capeggiati dal figlio dello Scanderbeg e, soprattutto, la cattura di u n alto ufficiale o ttomano, probabilme nte il comandante della piazzaforte. Si trattava di Suliman Alibego Eunuco, inviato militare in Grecia di Rayzet II, successore cli Maometto 11 , ed incaricato di sovraintendere al rifo rnime nto della g uarnigione di Otranto. Appresa la noti:r.ia della cattura, il duca di Calabria , figlio del re di Napoli , non perde tempo per appropriarsi dell'illustre prig ioniero. Lo 'riscatta ', quindi, versando mill e ducati agli albanesi, consegue ndone un vistoso duplice successo , economico e strategico. Riesce, infatti, ad ottener per la s ua restitu zione ben 20.000 duca ti , cifra per l'epoca immensa, ed al conte mpo notifica al nuovo e più bellicoso sultan o la perdita e ffe ttiva di Valo na, foriera di possibili contrallacchi occidentali, appoggiati da una monta nte insorgenza locale, sempre temib ilissima cd ostile a i turc hi. Non a caso presso Brin disi fervevan o i preparativi di un imminent e attacco a Valo na , come scriveva icolò Saclolcto a Venezia: "Bari 19 settembre 1481 ... H eri sira a brindcci se d ovevano imharc h a re el Signor Duca dc calabri a et el cardinale cum 4.000 fanti e t 500 cavagli per anda re ala valona ad fare quell i abrusam enti, et cossi credo serano a ndati... "60_ Appe na cinq ue giorni dopo la guarnig io ne turca della marto rizzata c ittà ottie ne dal re di Napoli, con apparente generosità ma con fin troppo esplicito inte nto, di inviare a Valon a su du e s ue navi , a ppositamente messe a dis posi zione, alc uni ufficiali per accertarsi della veridicità della morte del sultano. Tn realtà la mag nanimità del sovrano consentiva agli incaricali d i riscontrare la perdita della città da parte d e i turchi e non g ià la mo tte del sultano di ben quattro mesi prima , ri cavandon e così la certezza del loro totale abbandono , n o n potendosi in a ltro modo spiega-
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Zacchino f.a f?Uerra d 'Otranto ... , cit., p. 336.
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re que lla tardiva procedura che poneva a rischio pe ra ltro due galere. Ed infatti a distanza di qu,1 Llro gio rni Otranto s i arre ndeva, mentre il sovrano continuava i s uo i pre para tivi pe r lo sba rco a Valona, inconfutabile conferma che la ciltà s i trovava ancora ne lle mani degli insorti, essendosi dileguato il pre idio ottoma no. Ma forse ancora più s ignificativo è il dato che d ei turchi a rresisi ben pochi vollero rie ntra re a Valona, presaghi de lla fine che li atte ndeva ad opera de i ribelli . I.a stragrande maggioranza pre fe rì pertanto arruolars i sotto le insegne aragonesi, dove a ncora negli anni successivi risulta impiegata in v,ui teatri bellici, sino al suo progressivo totale annie ntamento61. E c he le forLe turche si fossero comple tamente a llontanante da Va lona lo confe rma anche un e nnesimo de ttaglio. Allorqua ndo si intavolarono le trattative d i tregua tra il sultano ed il re di apoli , alla s 11:-1 richiesta d i rcst.i1u zione elci prigionie ri otrantini gli fu risp osto che appe na 17, s ugli oltre 5.000 deportati , si trovava no ormai a Valo na. Impensabile che con un presidio o perativo non ne fossero rimasti, secondo la consuetudine ottom,1 m1 , alc une centin a ia a lmeno: ad O lr:mto non ostante l'assedio ad esempio ne avevano trattenuti più di 300!
!,e condizioni in Albania nei secoli successivi Cessata la guerra d 'O tranto, svanita la speranza dell a rivolta e dd contrattacco occide ntale e, p e r conto, ria ffe rmatasi la sovranità ottomana in Albania , a lme no nei te rritori pi aneggianti e costie ri, le condiz ioni degli abitanti presero a peggiorare u lteriorme nte, incentivando gli allontanamenti d i interi gru ppi. Sia pur lentamente co n il ripristinarsi di un appe na tolle rabile <,1 È inLere.s.s:rnte ticord are c he in quella circosLanza vennero arruo lati ben 700 cavalieri, ::i l coma ndo dcl l'agà dei g iannizzeri d i n ome S<.:l>ech , ovviamente cristia no rinnegaLo nativo di Metelino . Il re d i apoli el.>l><.: pre sto OCC'asion<.: di avvaler.sene ed in panicolare appena un anno dopo ndla rona cli Ca111pomc no il 21 agosto '1182, contro le truppe Sisto IV, fu per loro me rito che riuscì ad evitare la callura.
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ordine pubblico, sempre limitato a lle aree controllabili , i proventi dell 'agricoltura iniziarono ad incrementarsi ma non così il reddito dei contadini, spietatamente sfruttati dalla feudalità turca. TI che ampliando l'ambito dei disp erati ampliò contestualmente quello della c rimina lità organizzata, d e i p redoni e d ei briganti . Che il contesto della regione si sia progressivamente imbarbarito, s pecie lo ntano dai centri mbani maggiori, lo dimostra la comparsa di un particolare ti po di residenza rurale fortificata , la Kula: "Non c i furono unicamente distruzioni e guasti, secondo le lagnan ze oppure le s pi egazioni dei cronis ti . Que lle propriel~t evocano le fruttifere piantaggioni colo nia li o le be ll e te nute del l'Ostelbien, dell a Po lonia. Al centro la casa del padrone, costruita in pietra come nella pian a sudalbanese <li Ko ritza, rappresent:-i con il suo aspetto turrito, la tipica Kula, la casa fo,tezza a più p iani. Essa domina le miserab ili stamberghe in argilla elc i contadini... Ov unque le grandi proprietà sviliscono la condizione contadina e approfittano di que llo svilimento. Nel contempo, sono economicamente e ffi c ie nti in primo luogo p e r il gra no ... Ciò che avviene nell e p ianure dei Balcani ... (dove ci) fu un progresso, insomma , a prezzo , com 'è evidente, e come avvie ne an che · 1·1. .. »62 . a ltrove, <.l1. stre ttezze socia Un progresso , quindi , economico con centrato ne lle mani d i pochi soggetti ed una miseria disperata e gen e ra lizzata, certificata nei secoli su ccessivi pro prio dal proliferare d i que lle massicce masserie fortificate che ad una più attenta indagine non possono con siderarsi nemmeno una invenzione tipicamente albanese, ma trovano una be n più precisa collocazio ne e s piegazione: "Precisiamo pe r il primo il significato del termine cula. La parola, di origine turca, vuo l dire ne l suo significato iniziale , torre. Col tempo ha acquistato p e rò sensi diversi, designan-
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F. Braudel, Civiltà .. ., cit ., voi. 11 , p. 765.
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do una costruzione alta, una torre a pianta circolare o poligonale , con mura spesse e piene, che doveva fungere da prigione, da posto per conservare gli oggetti di valore o da opera di dif"csa, sia anche un'abitazione fortificata, una piccola cittadella a pianla centra le, collocata in posti appartati di certe zone in cui la difesa dei beni materiali e della vita degli abitanti contro i malfattori rich iedeva speciali accorgimenti. Sul territorio della Romania l'area d i diffusione delle cute è relativamente ridotta rispetto a ll o spazio n onch é al p eriodo storico. 'l'ali edifici non furono costruiti se non in Ollenia (la piccola Valacchia) e nei distretti limitrofi ... ossia nelle regioni che a cominciare dal secolo XVIII furono esposte, da una parte alle frequenti incursioni dei Turchi, ch e avevano le proprie garnigioni a Nord-Ovest della Penisola Balcanica, dall 'altra parte ai sacchi delle bande di masnadieri locali... In quanto agli inizi di questo genere di costruzioni - conseguenza delle s ituazioni suaccenn ate - la mancanza di epigrafi e di altre fonti storich e c i fa sostenere, in base ad un'a ltenla analisi stilistica, che prima della fine del secolo XVII n on sono esistiti edifici fottifi cati c he potessero ricevere il nome di cula. Invece, du rante il secolo XVll , sono apparse alcune case signorili a bbastanza grandi e fort ificate che prefigurano, p e r ceni tratti , la costituzione de lle cute... Apparte ne nte a l genere dell'abitazione - cittàde lla, le cui orig ini pii::t antiche vanno cercate nell'As ia Minore e n ella Persia ma anch e ne ll'architettura dacica , apparentata in qualche modo pure alle case fortificate apparse durante il do minio ottomano nei Paesi balcanici - Serbia, Albania, Bulgaria - la cula romena acquistò, per contaminazione con certe forme più antiche dell'architettura locale, un aspetto del tutto autoctono, diverso da tutto ciò che si può incontrare di tale genere n e i Paesi 11alcanici... "63_
G.~ G. Iom::;cu, Costruzioni minori per la difesa, le cosidette 'Cule' sul territorio della Romania e stato attuale, in Ani ùd IV Convegno lnternazionale Castelli e vita di castello, Napoli 1985, Roma 1991, pp. 125 e .sgg.
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La presenza di siffatte costruzioni, quali che siano le loro differenze, certamente no n stravolgenti , e quale che s ia la esatta data di apparizione, contraddistinguono una realtà territoria le ad alto rischio ed insicu rezza. Simili ed in notevole abbond a n za anche le masserie-torri che s i incontrano nella penisola salentina , cd anche in quella sorrentina, 7.one bersagliate più volte da gravissime in cursioni turche64 . O vvio, p e rtanto, c he l'adozione cli quel particolarissimo tipo di edificio residenziale rurale, con peculiarità sic urame nte sp ecifich e in ciascuna arca, ma sempre riconducibili, in definitiva, ad una unità abitativa civil e fortificata elementa rmente, tramandano una insicurezza sociale gravissima e diffusa, comunque interdipendente con la presenza turca incursiva, razziatoria o repressiva. E confermano altresì la mai conseguita padro nanza territoriale da parte ottoma na ch e non avrebbe in tal caso tollerato tali presenze, peralt1·0 inutili se non addiritlurn potenzialmente ostili. Nella regione albanese le costnizioni rurali fortificate sostennero certamente un ruolo difensivo , ma non è pensabile esclusivamente contro le forze ottomane, cli gran lunga preponderanti. La loro prestazione perciò va ricondotta alla dominazione turca ma solo perché incapace di controlla re militarmente il territorio , ribadendo perciò indirettamente la supposta regressione prodotta d agli ottomani, con il corolla rio di sviluppo e di diffusione della c riminalità organizza ta. Ecco allora che in concomita n za d e lle aree m o ntuose , cioè le p iLt indipe ndenti , e quindi a utonom e e non omogeneizzabili, fiorisce la Kulla: "Nella regione inte rna di tutta l'Albania Settentrionale s'incontra poi la caratte ristica casa di difesa o Kulla una delle singolarità peculiari del p aese: un edificio più alto c h e largo, assumente talora l'aspetto d i un a torre , con mura molto spesse; esso , o ltre a l piano terreno, comprende due o talora tre piani, tutti formati da un solo ambiente, con finestre picolissime, spesso foggiate a fe ritoie, e ben predisposte per una difesa anche lunga. La Kulla, serve per rifugio 64
In m erito d r. F. Russo, La. dife.sa deleP,ata .. ., cit. , pp. 149 <: sgg.
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contro le vendette, ed è fre que nte soprattuuo là dove la vendetta è più radicata e diffusa ... "65 _ Di que lla estrazione vio lenta e di quella cultura indipendenle e be llicosa se ne e bbe sento re immediato anc he nelle colo nie appe na formatesi ne l regno di Nap o li. Ciò rese l'inserimento sempre particola rme nte diffic ile e contrastato, c reando in breve de ll'albanese uno sterotipo criminal e assoluta me nte generalizzato , no n interessato a ll 'assi mil azio ne con i suo i nuovi vicini ma soltanto alla loro grassazione. Vi e ra, de l resto, una lunga tradizione di esuli albanesi per motivi non sempre edificanti:
"... citcrio ribus tcmporis ... ... ne i te mpi a ndati e ra no soliti venire nel Kegno, o perché fuggitivi o perché comme rc ianti , ra rame nte con l'inte nto di costituire qualcos'altro .. ."66_ Le prime normative sull 'ordine pubblico riguardanti gli albanesi rimo n tano a i primi decenni del XVI secolo. In particolare si prescriveva c he: "... isti Albaneses, Greci, vel Sclavones... . .. se questi Albanesi, Greci o Slavi commettono reali nella terra ch e a bita no, possono essere punili e sa ranno sollomessi al tribunale in ragione del tipo di delitto ... ... la coabitazio ne riesce sospetta ai vicini a causa de lla loro o ri g in e d e prav ata; s paventano e p rovocano g li altri ... Sogliono essendo ladroni essere espulsi dalla curia : d olali di ingegno sottile rubano e rapiscono ... "67_ La s ituazione con il trascorrere dei d ecenni , e con arrivi no n mutò sig nificativame nte, p er cui: 65 66
R. Almagià, 'L'Albania ... , cit. , p. 148. La citazione è tratta da G. Va ll one, 1lspetti P,iuridici e sociali ..., c:it. ,
p. 225. 67
nuov i
Ib., p. 225.
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" ... già il 30 gennaio 1507 il Cattolico aveva concesso che albanesi e greci , data la loro criminosità, non portassero armi fuori delle •terre et lochi• di loro abitazione, cd ancora nel 1564 una prammatica edita da S. Rovito sottoponeva gli albanesi, che erano causa dei «maggiori danni che sono fatti e si fanno in queste Provincie e per tutto il Regno» a gravissime restrizioni ... "68_ E questa forse fu la peggiore conseguenza del clima di incessante belligeranza creato dalla dominazione turca.
68
lh., p. 226.
i turchi e la diaspora albanese
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SCIIIZZO D'ASSllì~ IJW.I llf.GIOX!: AUU & .I• &pprou , <r.• llu I : I 00(
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2 - Carta to pografica
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I turchi e la diaspora albanese
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3 - Comuni del Battaglione Cacciatoti Albanesi - da Boeri , Crociani, voi. 1, p. 118.
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Navio Russo
4 - Durazzo, visto da mare. Sullo sfondo le catene di montagm:.
5 - Il porto cli Durazzo, oggi.
Tturchi e la diaspora albanese
6 - Scorcio de lla costa presso Durazzo.
7 - De ttaglio del porto d i Durazzo.
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HavioRusso
8 - Altro ch:ttaglio dc..:! porlo di Durazzo.
9 - Ch iesetta o rto dossa in Mird ite
11011
!o mano da Rcsan.
I turchi e la diaspora albanese
10 - Den.ag lio d d la spiaggia d i Valona.
11 - Dettaglio srrada a Luslmje .
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Flavio Russo
12 - CasL: nd pressi di Valona.
13 - Estre mi retaggi pastorali presso Valona .
r turchi e la dim.pora albanese 81
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Flavio Russo
15-16 Otranto: il po,to v isto cbl castello
f turchi e la diaspora albanese
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17 - Esem p io d i Masse ria pug liese fo rtificata: masseria 'P<.:llol<.:ccl1ia' p resso
r as,mo .
ANT ONIO MADAFFART
ITALIA E MONTENEGRO (1918-1925): LA LEGIONE M ONTENEGRINA
1. L'Italia e il Montenegro dalla grande guerra alla missio ne Baldacci Nell'ottobre del 1918 la gu erra poteva considerarsi conclusa, la resa della Bulgaria , la rapida d isintegrazio ne dell'impero asburgico, la sconfina e la d isgregazion e dell'impero ottomano, la rivolu zione bolscev ica in Russia, provocarono il definitivo s uperamento dell'eq uilibrio balcanico sancito dal Congresso di Berlino del 1878. D i consegue n za, a l term ine della gue rra, si innescò u11a n uova fase politica della questione adriatica co ntrad distinta da u na p rofonda instabilità, in cui nuove e vecchie Potenze cercaron o di approfittare d el tracollo au stro-unghe rese e dell'isolamento russo 1. A fronte di q uesto q u adro politico e m il itare, dal q uale sarebbero poi emersi i futuri equilibri geopolitici europ ei, le fitte pagine de l Diario Sonnino costitu iscono un c ircostan ziato reso-
1 Per quanto riguarda le opere c he si sono maggiormente occupate: di questa fa se de lla quc:stione ad ria tica cfr. P. AlaLri, Nit/i, D'Annunzio e la questione adriatica, Milano 1976; R. Alhrecht Carrié, lta~y at the 1-'aris Peace C011ference, l lniversity o f Columb ia 1956, rist. New York 1966; F. D'Arnoja, n eclino e prima crisi dell'Europa di Versailles. Studio sulla diplomazia italiana ed europ ea, Firc:nze 1967; A. (~iannini, Documenti per la storia dei rapporti fra Italia e la Jugoslavia, Roma 193-1; Ivo Ledere r, l,a Jugoslavia dalla <:onfè renza della Pace al Trattato di Rapallo 1919-1920, New York 1964, trad. it. Milano, il Saggiatore 1966; G . Giordano, Carlo .'iforza: la diplomazia 1896- 1921, Milano 1987; in particolare s ui rappo 1ti italo -montenegrini, /\.. Biagini , I rapporti tra l'Italia e il Montenegro durante la prima guerra mon-
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Aulonio Madajfari
conto ciel rapido accavalla rsi d egli avvenimenti; leggendole si ha l'impression e che la diplomazia italiana e i suoi vertici furono quasi colti di sorpresa dagli improvvisi sviluppi politici e militari ne i r~alcani. Sonnino in questo scacchie re te meva c he l'esercito serbo, approfitta ndo dell 'aiuto francese, procedesse di slancio nell'occupazione dell' Albania , da sempre ritenuta dai politici e dagli strateghi milita ri ita liani come una d e lle "chiavi de ll'Adriatico". ln qu e i giorni la di plomazia italia na, consapevole del peso ch e avrebbe av uto nelle trattative di pace il uti p ossidetis e quanto poi questo avre bbe influito ne11a ripartizio ne d elle sfere d 'influen za, contattb più volte g li Alk.:ati affinché si ripartissero preventivamente le zone di occupazione e d i competenza fra i vari eserciti che formava no l'Armata d 'Oriente 2 . Solo n egli ultimi giorni di guerra il 2(, ollol.>re , ne l pieno qui ndi dell 'avanzata alleata e della disgregazione dell'Impe ro asburg ico , Sonnino e l'ambasciato re fra ncese a Roma , Barrére, raggiunsero un accordo c he generica mente de fini va le zone cli p e rtine nza fra i comandi .Alleati ne ll'occupazio ne d e l settentrione albanese e d el Mo ntenegro. Definendo le zon e di occupazione nel m eridio ne balcanico, Sonnino voleva assolutamente preservare da ([ualsiasi ingerenza o occupazione militare serbo-jugo slava il Non.l dell 'Albania con la città di Scutari , mentre no n dimostrò un particolare inte resse pe r una occupa7.ione inte rallea ta d e l Montenegro, né tanto me no ad dia/e ( 1.911 19 / H), in ''Rassegna Storica del Risorgime nto , LX, 1981,/4. Per i s uoi riflessi nei rapporti italo a lbanesi, l'. Pastorelli , L'Alha11ia nella politica estera italia11a l 'J /4 - 1920. Na poli 1970. I saggi d i M. (;. Melch io nni , I.a ccnweuz ione antiasbut'f!,ica del 12 11ovemhrr 1920. "Stori::i e Politica", Xl, 1972 e /\.. Orug i, Il 'fra lla/u di Napallo del 19 20 e la politica danubiano-ha/ca nica del C'urlo Vnrza, '·Storia delle Rdazioni Internazionali", V, 1989/ 1. Pe r la memorialist ica cfr. I.. r ed erazioni, Il Trai/alo di Napallu. Bologna 1921; C. forza , Pensiero e a z ione di una politica estera italiana, Bari L924; Id., L 1/a/ia dal 1914 al /')44 quale io la oirli, MiJano 1944; Id. Jug oslavia e ricm·di. Milano 1948. A. 'l'amaro, Da Vitton·o Veneto a Napallo, Roma 1957. 2 Cfr., S. Sonnino, /)iario 1916 - 1922, a cura di P. Pasturdli , H:,ri 1972; Ivo. J. Led e re r, op. cit., pp. XVIII-XIX dell'introdu zione c urata da Angdo Tamuorra.
llalia e Montenegro 0918- 1925): La legione montenegrina
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una restaurazione <lella corona monte negrina; nei col loqui si <lecise gene ricamente che "per ugni ventura uccupazione che si jàcesse nel Muntenegro duvessero partecipare le truppe italiane", non specificando le aree di controllo , né la disloca:t.ione de lle truppe alle ate che si apprestavano ad occupare il paese3. Son nino era ben conscio <lelle oggettive difficoltà c he avrebbe incontrato l'Italia presso gli Alleati se avesse insis tilo in una resta ura zione del Montenegro, durante la gue rra fu lo stesso Romano Avezzana , a mbasciato re italiano presso la corte di re Nicola in Francia, a indicare i nod i della politica italiana ne i confronti <le i Montenegro. Una restaurazion e del Monte negro, nel corso del 1916 completamente occupato delle truppe a ustriache, doveva provvede re la cessione di Scutari che avrebbe perè"> privato l'Albania di una fondamentale parte del te rritorio minandone, sostanzialmente, le basi della su a stessa esistenza. D'altra parte, re Nicola aveva piLt volte avanzato agli Alleati l'idea ui unificare sotto il suo scettro le corone d 'Albania e di Montenegro, progetti che s uscitavano non poche apprensioni e imh:-i raz7.i a Roma e che si scontravano con i tradizionali indirizzi della politica italiana nel meri<lionc halcanico4 . Quindi il futuro del Montene gro, come scriveva Romano Avezzan a, "è in massima parte nelle nostre mani'", vale a d ire S. Sonn ino , op. cit ., p. 311. Secondo (ì. Parcsce, Ita lia e Jugoslavia, dal 1.915 a l 1929, Firenze 1935, µ . 2::S5, Sonnino prevedeva fin da lle tratta tive c he preced etlero la stesura del Patto di Londra b fusio ne ddla Serbia al Montenegro. Romano Avc:aana , a mbasciato re ita liano presso la corte mo nte negrina, d 'a ltra pa rre cra conv into ddl'ineluttahile uniricazio ne del Montenegro a lla Serbia , ben conoscendo le irrcmovihili posizioni serbe in proposito. In un s uo ra pporto a Sonnino, g iunse alle conclusioni che il sostegno italia no a lla indipe nde nza mo nte neg rina sa re bbe stato nd te mpo a nche 'fonte di costanti preoccupaz ioni, intralciando la 1wstm opera di colonizzazionP in Libia, in Alhania, in Asia Minure dove p,li Sta/i occidentali (e noi con e,si) possono lep,ittimame11te espandersi per il }ili/o di trovarsi di fronte a Rm;ern.i e p opolaz ioni in p rocesso di disRreRazione ". Archi vio Storico Ministero Affari Esteri - serie Affari Politic i (d'ora in avanti: Asmae/ ap), busta 156, Romano Avezzana a Sonnino, dis paccio (d'ora in avanti: d.) n . 8, l3ordeaux, 20.8.19 16. 1
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Antonio Madaffari
nelle mani dell'Italia e dei su o i progetti cli pace aclriatica5. Fin d all'ini zio della guerra il governo serbo in esilio, la Russia e la Francia non avevano dato una chiara disponibililà a restaurare, a gu erra finita, l'indipe nde n za montenegrina , mentre la Gran Bretagna direttamente interessata ad altri scacchie ri, manten eva sulla questione un più basso profilo. Ragioni di opportunità consigliavan o q uine.li a Sonnino una politica di attesa nei confronti del processo di aggregazione politica jugoslavo e di sostanzia le disimpegno ne i confronti del governo montenegrino che dal 1916 si era rifugiato a Parigi. In quegli anni di guerra fu emblematica de ll'isolamento internazionale in cui versava il Mo ntenegro, la vicenda dei vari tentativi compiuti da re Nicola di costituire un esercito o più precisamente u na Legion e monte negrina da affiancare a lle tru ppe dell'Intesa, per pa,tecipare, sia pure forma lmente, alla lotta contro gli Imperi C:cnlrali ma, soprattutto, affinc hé si "mantenesse una piccola forza che accompap,nasse il Re quando p,li fosse pussihile di rientrare nel suo Stato ,,e;_ Francia, Russia, e, naturalme nte, il governo serbo frapposero mille ostacoli impedendo la ricostituzione, fosse a nche solo simbolica, di un esercito monte negrino7 . Man mano che il conflitto volgeva al termine, divenne sempre più c hiaro ch e Serbia e Francia non intendevano assolutamente restaurare la sovranità monte n egrina e con un rapporto d i diretta proporzionalità diveniva sempre più difficile e con traddittoria la posizione italiana: puro sostegn o verbale delle posizioni cli re
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Ivi ...
Asmae/ Ap, b u sta 156 , Rom ano Avezza n a a So nnin o , d. s.n. , Bordea ux, 3.9. 1996. 7 Romano inform<> Sonnino che Nicola, ne l dicembre de l 1917, voleva "indirizzare al Governo francese una protesta relativa alle sovvenz ioni, alla detenzione dei sudditi montenegrini in Francia ed agli ostacoli frapposti alla loro costituzione in leRione". Se non fossero intercorsi i buoni uffici dell 'Italia ciò avre bbe provocato una rottu ra diplomatica <lei Monte negro <.:on la Francia e d i con seguen za <.:on l'Tntt:sa. Asmae/ Ap , husta 157, Roma no a Sonnino, telegram ma (d 'ora in avant i: T .) n . 3263 , Parigi, 12.12. 1917. 6
ltalia e Montenegro (7918-1925): T.a lep,ione montenegrina
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Nicola, sostam:iale disimpegno politico presso g li Alleati per la restaurazione de l piccolo regno balcanico. Lo stesso proclama di Argirocastro dell'estate del 1917 ad esempio frustrava le as pira zioni montenegrine su Scutari e sul nord del1'A1bania8. D'altra pa1te la diffìcile situazione in cui ve rsavano le finanze durante la gu e rra impe diva all'Italia anche un congnio appoggio fina nziario al governo montenegrino, specie dopo che la Francia aveva drasticamente diminuito il suo sussidio e la Gra n Bretagna l'aveva sospeso del tutto9. Ourante il 1917, di fronte a lla d ecisio ne fra nco-inglese "di pri-
vare il Governo montenegrino dei mezzi strettamente necessari per le sue spese indispensahili " il governo italiano provvide a stanziare me nsilmente la somma di 100.000 lire, un finan ziamento largame nte ins ufficie nte a coprire le spese di corte e di governo del 8 Romano Avezzana dopo la diffu sion e d e l prodama di Argirocastro si affreuò a rassicurare Nicola c he " i propositi giù 1nan((estali dal R . (-iovernu per la restauraz ione del M unteneiro ed il suo ingrandimento, affin ché ne ris ultasse uno S tato vitale, rima neva no immutati". As mac/Ap, busta 157 , Ro mano Ave zza na a Sonnino , d. 49/21, Parigi , 16.6.1917 . 9 Francia e Gran Bre tagna corris po ndeva no mensilmente circa 200.000 franchi ciascuna per le spese di manten ime nto del governo mo nLe negrino in esilio . f in dall 'estate de l 1916 Londra aveva sospeso il suoi finanziame nti s tornando li a ll'estinzione de i vecchi debiti del Monte negro. La Franc ia invece, nell'aprile del 1917, aveva ridouo la s ua sovvc.::nzione a 100.000 franc hi , m t: ll e ndo così in se ri e d ifficoltà fin a n zia rie il gove rn o monte ne grino. Asmae/ Ap , busta 157, Ro mano Avezzana a Sonnin o , d . 31/ 16, Pa rig i, 12.4. 191 7 . Nico la chiese che gli fosse r e rlo meno assicurato, a guerra finita, un p restito internazio nale di 10 milioni di frnnchi e chie se all'Italia la corres p o ns ione mensile pe r g li anni d e ll a g uerra d i a nticipi s ul prestito. As mae/ Ap , busta 157, Roman o Ave zzana a Sonnino , d. 9 1/ 16, Parigi, 12.4. 1917. So nnino inte rpellò a ta l scopo il Preside nte del Consiglio, Boselli, e il Ministro ciel Tesoro, Carcano. Q uest' ultimo ris pose che "benché s ia incresciosu il dare una risposta neiativa, non posso astenermi dal f arlu con intera schiettezza, stanle le difficili condiz ioni in cui v,.,,n,·a il Tesoro - all'E. V ben nute". Asmae/ Ap, busta 157, Carcano a Son nino, le ttera confidenziale, Roma, 26.4.1917.
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Antonio Madajfari
Montenegro, ma che , comunque, doveva rimanere assolutamente segrero agli Alleati 10. Nell e ultime settimane di g uerra , d i fron te a lla disintegrazione del l'Impero asburgico, la d iplo mazia italiana si trovò, costretta dagli avvenime nti, ad esaminare la questione montenegrina con spirito diverso e pianificò un più d iretto coinvolg imento milita re e po litico italiano nell'arca. e ll'o LLobre 1918 un a relazione dell'Ufficio lll/ B de lla direzione d egli affari politici del ministero Affari Este ri ipotizzava che, con l'avanzata delle truppe serbe o francesi, la propaganda panscrba e jugoslava sare bbe entrata s ubito in azione per "presentare all'Intesa un Munten egro privo della dinastia e determinato ad unirsi alla Serbia ". Partendo dal presupposto che l'union e jugos lava avrebbe compro messo l' ege monia ita li ana in Adriatico, diveniva semrre pii:1 impo1tante sostenere di fron lt-> a g li Allea ti la cau sa del l'indipendenza monte negrina . A ta le scopo - prosegu iva il documento - sarebbe stato d i grande utilit~t organizza re in Monte negro, a l Sl'guito delle truppe italia ne, una rete efficace di informatori in grado di costitu ire un governo provvisorio mo ntenegrino fedele alla dinastia Per.rovic' in modo da contrastare il movimento filojugoslavo che fin dagli anni che precedette ro la g uerra era o pe rante in Montenegro. Sarebbe stato possibile "mettere in mano nostra La questiune montenegrina, la quale, neilejitture trattative tra Alleali e nei rappurti colla Serbia, rappresenterehbe per l 'Italia uno strumento del maggior valure"11 .
10 Asmae/ Ap, busta 157, Romano Avt::zzana a Sonnino, d . 80/ 31, Parigi , :n.9. 19 17 e Sonnino a Montag liari, T. 2223, l{orna , 15.9 .1 9 18, busLa 159, dove Sonni no avvertiva il nuovo amhasciatore ita liano alla c.o,te monteneg rina , Montagli;iri , eh<: "La sovvenzione del Montenef!.ru è !WJ?reta e de()e mantenere tale carattere" . 1~1 sovv<.:nzione italia na nel g iug no del 1918 fu e leva ta a 150.000 li r<.:. Sonnino a Mo n tagli ari, T. posta 8289, Roma , 18.6. 1918. 11 Asrnac/Ap, busta 159. Minis t<.:ro Affari Est<.:ri, ufficio 3/ h "Relazione a Sua h"ccellenza il Ministro - Hrevi appunti sulla questione montenegrina ", Roma , 15.10.1918. I.a relazio ne. non t: firmata ma può essere rngionevolm<.:n-
Ttalia e Montenegro (1_918-1925): la legione montene1<rina
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Nello s pazio d i poche settimane l'Italia approntò una serie di iniziative atte a sco ng iurare il fatto compiuto serb o -fra ncese in Montenegro. l n primo luogo, per contrastare la propaganda filo jugoslava, cercò d 'impedire, facendo pressioni su l Q u ai d 'Orsay, il rientro in patria d i Radovic', cx p rimo ministro di icola e acceso dirigente ciel movimento filo jugoslavo mon tenegrino 12 . Nel contempo furono avviate d al s ottosegretario agli esteri, norsarell i, un a serie d i conversazioni con il console generale montenegri no in Roma, Oohrecic', in cu i si decise d i aggregare alle truppe italiane destina te ad occupare il Monte negro volontari e funzio nari devoti a re Nirnla 13. Sul campo di battaglia , dopo l'intesa fra Sonnino e Barrère ciel 26 o ttobre 1918, gli eserciti Alleati proseguirono nella lo ro avanzata verso Nord, e mentre a Homa erano in corso i colloqui italo -monte n egrini, ai quali partecipava orn a nche il ministro delle finanze Voucovic', in Montenegro h ande armate d i irregolari mcmlene g,in i appoggiate dal'escrcito serbo che avanzava da Sud-Est, sostenu te da comitali popolari autogestiti a tende nza filo-jugoslava, i cosiddetti curnitagi, occ uparono gran parte del pa esc11 .
te attrihu ita a Manzoni allo ra direllore generale deg li a ffa ri politici. Ivo J. Lederer, up. cii., a p p. 86-92 e 196-198, sostie ne invece che l'appoggio a i montenegrini indipcncle ntis ti s ia il prodotto di una politica italiana volta esdu:;ivame nte ad impe dire l'unità Jugoslava faccndo leva su l particolarismo di de terminati seuo ri della patriarcale società monte negrina. Questa politica , secondo Ledere r, trova principio d 'attuazione in un a11icolato ·'Pian o" eversivo e d estabilizzante , che Hadoglio sotto pose a ll'approvaz ion<: di Sonnino il 3 dicembre 1918. Alla luce delle fo nti documentarie fìnora e:;a minate il d iretto appoggio italiano all 'indipende ntismo montl'negrino è ccrtamente antccede nte alla stesura del "Piano Badoglio", così come no n sembra che Sonnino , già eia d ive rso tempo al corrcnte della forza de l movimento unio nista , :;'illud esse di po ter impedire, con una azionç d i intetliwmce, l' unit?I jugoslava. 12 Asmac/Ap, busta 158, Sonnino a Mattio li Pasqualini, MinisLro della Rea l Casa, T. posta 3367, 21. 10.19 18. 13 Rorsa rdli , sottosegretario agli es teri , a Bo nin Longare, amhasciatore a Parigi, a Im periali, amba:;ciatore a Londra , T. 17204. 7 .11 . 1918, Uucumenti Di(>lomalici Italiani (d'ora in avanti D.D.l.) sesta serie ( 1918-1922), voi. 1,
p. 23.
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Antonio Madaf/ari
Le truppe itali a ne d opo aver occu p ato il massiccio del Lovcen , e le città d i Antivari, Dulcigno e Vir 11a:tar, cercaro no di p e ne tra re n e ll ' in te rno d e l p aese p e r raggiungere la capita le Cetinjc, ma la loro marcia fu fermata da un,i manifestazione di notabili e parlamentari monte negrini fil o unio nisti, ap poggiati ed o rganizzati dai comitagi , c he riten evano la presenza italiana a Cctinje fori e ra d e l ritorno di Nicola e d e lla rest,1L1razione d e l re gno dei Pe trovic '-Niegos a scap ito della unità jugoslava 1 5. L'esercito italiano rimase così escl uso d all'occupazione di tutto il retrote rra m ontenegrino e dietro espresso o rdine del Presidente de l consiglio , Orlando, Badog lio , pur mante ne ndo le posizioni g ià occupate , o rdin ò il ripiegame nt o d e ll e truppe s ull a costa adriatica l 6_ Nicola e ra naturalme nte consapevole dd grave rischio che sta va corre ndo la corona monte negrina e cercò più volle, in que i g iorn i, d i rie ntrare in patria , rite nendo c he la propria presen za avre bbe ce n amcnte impedito o per lo meno ostacolato l'a:tio n e dei comitagi e delle truppe serbo-jugoslave 17. Infatti , grazie a ll 'appoggio fran cese, in Monte negro l'azio-
11 Pe r ,iscontro D iaz inviò a Sonnino una copia de lle disposizioni c he av<.:va im pa rtito a l gene ral e Piacentini, c.omandanL<.: Su pe rio re d d le forze armate ita li a ne nei Balcani , d ove ris ultava che "uccupaz ione Munteneg ro deve essere effettuata da truppe italiane unitamente a tru.ppefrancesi e inglesi con cuntingenti uguali '". Dia z a Sonnino , 5. 11.1918, T. (iah . 2242/ 323-/4 1 , lvi, p. 3. Già il 9 novemhre Dia z aveva avvertito c he i ,omitagi avevano occupato gran pa1te ddlc regioni inte rne ciel Mont<..:n<.:gro "Ciò è contrario alfa concurdata occupaziune militare truppe italiane, fran cesi, -inp,lesi cun cont irJRenli uguali e p ut rehhe danneggiare interessi italiani nel Monteneg ru ". Diaz a Sonnino, 9.11 . 19 L8, T. 26-/49/57784, Ivi, p. 58. 15 Piac<.:nLini a So nnino, Zona d i gue rra. 10.11 .1 9 18, T. Gah. 2284/ 102, Ivi, p. 46; Diaz a Sonnino, 14.11.1918, T. Gab 2322/.3517 1, Ivi, p. 79. Piacentini a Diaz, a Sonnino, Zona cli Guerra, 22.11 . 19 18, T. 2874/244, Ivi, p . 1-/41 . 16 In quanLo no n esistevano ragio ni per "p remere troppu per l'occupaziune del Montenegro". Orlando a Badoglio , 21.11.19 18, T. Gab. l J. '2657, lvi,
p. 155. 17
Nicola rientrando in Monte negro avrebbe fac ilme11le contrastato, s<.:condo l'ambasciatore Montagliari, "la propaganda antidinastica condotta dai serhi", ne utra lizzando così l'azio ne del movimento filo-jugoslavo . Il rie n-
Jtalia e Monteneuro ( 1918- 1925): La Legione mom ene1-:rina
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n e dei comitagi fil o-unionisli e ra proseguita alacreme nte 18 . Dalla Prancia era giunto, ne lle prime settimane di novembre, lank Spasojevic' - me mbro d e l Comitato montenegrino pe r l' unione nazionale cli Andrea Radovic' - con il comp ito di o rganizzare le e lezioni per la costiluc nte 19 . Il 21 novembre , a l te rmin e elc i lavori, l'Assem blea d i Podgo ritza, o llre ad ele ggere i c inque deputati del Consiglio nazionale monte negrino, decise di detronizzare Nicola e "l 'Union entre le Montenegro et la Serbie sou s le roi Pelar I . Karadjogjevic est proclamè et tro in p atria di Nicola era naturalment<.· impe dito d a lla Prancia e dal rappre sentante s<:rbo a Pa rigi che cerramenw non mancò cli far rressioni su ciud governo. In fatti il Quai D 'Orsé cli fronte alle rireLute insis te nze de l governo mo nte negrino g iunse a minacciare h1 rottu ra ddk relazio ni diµlomat.i che qua lora Kicola avesse lasciato senza la s ua au torizzazione al Fnincia . Anche in ciueslo caso l' Italia died e ai montc negrini una nuova rrova dell a sua ambiguiL~, . infarti Momagliari invece di e le va re prcsso gl i alleali una protesta pe r il compo rta m<:nto francese di ch ia rò a :Nicola che "uve ep.fi volontm'iamente si mettesse male colla Francia, mollu rischiava di p erder l'appoP,P,io del/'!Lalia·'. Mont.igliari, a Sonnino, 20.11.1918. R. 270/ 107, Jvi, p . 128. 111 Piacen tini , aveva più vo lte solto lin eato co m e il coma nda n te dell'Armata d 'Orie nte, Franche t d' Esrer<:y, no n avessc ancora costituito un presidio int<:rnUeato in Mo ntenegro nel chiaro inte nLo cli lasciare mano libera a i comitag i e a ll 'esc rc ito serbo. Archivio Storico Milita re dell'Ese rcito ( d ' ora in av anti abb rev ia t o /JSSME) fondo E 8 , bus ta 88, fa se. 11 (Mo ntc n<:gro). Badoglio a Sonnino , T. 924/ RD, 9.11 .1918. 19 La Francia com<: ved iamo a vL:va qt1as i s ubito co ntravvenuto a lle p romcssc fa tte a icola e a ll 'Ita li a di no n pe rmcll<:re la p a rtenza da Parigi d e i mem bri del Comitato g uidato eia Radovic' n o to pe r le s ue posizioni filo -serbe. ·'Non vi è dubbio che l'azion e dei Serbi è aiutala dalle autorità francesi, p oiché, mentte la partenza per· il Mo 1ltenegru d egli a//ìliati all'"Unione Montenegrina " del Sig. Rodovich è fa cilitata da queste autorità, og n i sp ecie di osta coli venRono frapp osti alla partenz a di Montenegrini fedeli al Governo di Re Nicula ai quali si neP,a perjìno il visto sui passaporti con d elle scuse spesso futili ". Monlagliari a Sonnino, 10.12.19 18 , H. 296/122, !).JJ .J., s<::sta serie 0 918- J 922), voi. I, p . 283. Sulla po litica filo serba de lla Francia e cli sostanzi;ile appoggio all'unione jugoslava si veda pure il precedente , Montagliari a Sonnino , 8. 11 . 19 18, T. Gab. 2301/75, lvi, p . 30.
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qu 'ainsi unie entre dans l 'Etat des Serbes, Croates e t S1ouènes''20 .
Le n o ti zie delle riunio ne e dei delibe rati dell'Assemblea di Po dgorit7.a g iunsero a Ro ma proprio mentre il m inis tro d e lla Guerra, Zu pclli , e Vaucovitic ' erano impegnati a concertare una azione contro i cum itagi; sull'onda degli avve nimenti i d ue decisero l'immediata pa rten za pe r il Montenegro di e missari di icola e l'apertu ra, da r a rte italia na , di un credito fin an7.i,1rio sufficiente per la loro missione 21. G iova n n i Ba ldacci , co n la cop e rt ura di g iorna lis ta d e l "Corriere d 'Italia" a l segu ito delle trurpe ita liane a Cattaro, fu incaricato d i coordinare in loco l'azione de gli agenti montenegrini e d i o rganizza re la fila del movime nto ind ipende ntista per ''facilitare eventualmente il Montenegro di sottrarsi a ll 'impusizione serbe '2 2 . G iunto a Cattaro la m ~111ina cie l 30 nove mbre, 13al<lan :i, c he vantava o rma i da anni numerose e influ e nti am icizie ne l P,1ese, e ntrò subito in contatto con le p e rsona lità piÌt in vista r e r la loro fede ltà a lla corona e il 4 dice mbre atlendeva a Ca tlaro notizie e v isite da parte dei genera li montenegrini Vukotic ', Vucinic', Ma rtinovic ' dal voivoda Petrovic' e dall'ex primo ministro
LO ASMAE/ AP, bus ta 158, Cauhet, anuniraglio com,mdante sure riorl' a Cana ro, a mtvl' "Nibbio ", Risoluz ioni della g rande assemblea nazionale serha de/Mon tenegro, foglio n. 237, C:arta ro, 2 1.12. 1918, in a lkga Lo a IJfficio del C::-ipo di Stato Maggiorl' ddla Ma rina a Ministero Affari Es tl'ri , foglio n. 1.3/i7/RRP, Roma , 29.12. 1919. 2 1 i\SMAE/ Al', busr_a 158. Vaucovitc· a Zuppdli , lette ra conlklcnziale, 18.11 .1918; Dobrl'cic' a l)e Martino. segretario g<.:n<.:rale del ministero degli Affari Este ri , fog lio n . "Lil5, 19. U.1 918; Zuppe lli a Sonnino, tenera pcrsonak , Roma , 19. 11.19-18; Son nino a Zupdli, foglio n . 367/ 81, Ro ma, 21.11.1918. 22 Scopo della missio ne cli 13ald acci era qudlo di "mettersi in relaz ione con alcune notabililà montenewine per conoscere il vero loro staio d 'animo ··. ASMJ\E/ AP, busta 158, Avarna , ca pita n o d i c o ll egam<.: n to col Com a ndante Su pl!rio re de ll e forze ita li a ne ne i Balca ni , a Comando Suprl!mo, l 'romemuria per il Capo d ell'lffficio Op erazioni del Comando Supremo, n . 15/ RP, CaLLaro, 3. 12.1918, ripo rrata in all<.:gato a l fogl io n . .15094/ 0 P, Ro ma , 15. 12.1918, Scipioni, ge ne ra le adde tto a l Comand o Supremo, a Ministero Affari Esteri.
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mo nte negrino Plamenac23. li principale obiettivo della m1ss1one I1a lc.lacci e ra quello di mellere in contatto il m inistro Vaucovitic', c he si trovava in Italia , con l'o pposizion e mo nte n egrina e ne i g io rni s uccessivi riuscì a nc he a far distribuire un p roclama di icola dove si denunciavano i soprusi compiuti dai comitaki in Mont e negro e l' ill eg ittimità de lle d elibe razioni prese dall'Assemblea di Podgorilza 21 . Non con osciamo d e ttagliatamente il conte nuto d ei coll oq ui fra Baldacci e i no tabili montenegrini, ma pochi giorni dopo, il 14 dicembre , Pla me nac comunicò a Ba ldacci i piani o perativi ins urrezionali: tre colo nne coma ndate ris pe ttivamente dal gene rale Vu cinic', da l voivoda Pe trovic' e dallo stesso Plame nac - pane ndo da diverse località del Paese e d opo aver occupato i princ ipali centri strategici - avrebbero stretto e.l 'assedio Cetinje dove si prevedeva di incontrare una maggiore resistenza da parte e.lei serbi e d e i comitagi filo-unio nisti; una volta liberata la capita le sarebbe stata proclamata l'indipende nza del Monte negro e ricostituito un governo fedele a re Nicoia 2". I preparativi ins urrezio na li di Pla me nac non pote vano certo passare in osserva ti agli age nti jugoslavi e fra ncesi; il 16 d icembre da l p iroscafo fra ncese "Amphitrile" era s b,ircato a Cattaro Radovic', mentre solo l'indomani il gene rale francese Vene! assumeva il coma ndo de lle truppe a lleate in Montenegro con il comp it o d i organ izza re un pres idi o in tera llea to. Il 22 matti n a Baldacc i fu a rrestato e.la una pattug lia di solda ti serbi e solo graH i\SMAE/ AP, busta 158, Capo di Srato Maggiore de lla Marina a Sonnino , foglio n . 1050/ RRP, Ro ma li.12. 191 8 e alle garo, Baldacci a colo nndlo Pe rnotli , 3. 12. 1918. Giova nni insit:me al fratdlo i\ nronio Ila ldacci , que st'ultimo stud ioso e fine conoscitore dd mo ndo balcan ico, intratte nevano da lungo tempo regolari e cordia li ra ppo rti co n molti e s ponenti dell a notabilità montenegrina , a tal p roposi to cfr. R.A. WERSTER, J. 'imp erialismn industriale italiarw. Studio sul prefascismo 1908-19 15, I.rad . it., Torino 1974, pp. 383387. 24 i\SMAE/ i\P, busta 158, Ufficio del Capo d i Stato Magg io re d e ll a Ma ri na a S0 1mino , foglio n . 1050/ RRP, Ro ma, 4. 12. 19 18 . 2 > ASMAE/ i\P, busta 158, Baldacci a colo nnello Pernotti, riseroatissimn, Cattaro 14.12. 1918.
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zie a l pronto inte rvento di un mas inviato dal generale Carbone, comandante delle truppe ita lia ne di stam:a a Cattaro, fu possibile evitargli la prigionia. Durante la stessa giornata il governo provvisorio di Cetinje fece operare centina ia di arresti fra i sostenitori di Nicola e decretò il bando della dinastia dei Petrovic'; la s tessa Legazione d'Italia nella capitale fu occupata dai cnmitagi serbi e il segretario montenegrino che l'aveva in custodia fu tradotto in carcere26_ Il giro di vite operato da Radovic' rischiava di far abo rtire sul nascere il piano insurrezionale , g li a rresti avevano quasi decapitato il movimento e Pl amcnac fu costre tto a pre ndere l'iniziativa anc he se mancavano ancora viveri e munizioni per i su oi partigiani. La da ta d e ll'insurrezione venn e così fissata al 3 gennaio e "il movimentn assumerebbe il carattere di invocaz ione agli Alleati per una occupaz ione del Paese ed esclusione d ei serhi"27 . Di concerto all 'azione insurrezionale di Pl amcnac e Baldacci, in Francia il governo Monte neg ri no in esilio, il 30 dicembre, presentò agli ambasciatori de lle Potenze alleate una nota di protesta contro l'o ccupa zione serba del Paese 28 . Nella stessa giornata la Serbia , a seguito de l passo di Nicola, ritirò il proprio rappresentante presso il governo monte negrino, trovando l'imm ediato appoggio del primo ministro francese Pichon c he, con un discorso alla Camera, accreditò pubbli camente la formazione del Regno de i Serbi , Croati e S1oveni 29 . 26 ASMAE/ AP, busta 1443, Scipioni , gcncralc a dde tto a l Co ma ndo Supre mo, a Ministero Affari Esteri, foglio n. 326/ 0P, Roma, 5. 1.1919; Avarna, ufficiale d i coll egame nto col Comando Superiore delle Forze Italiane ne i Balcani, a Coma ndo Supremo, lettera riservala personale, n. 34, Catta ro, 23.12. 1918; Baldacci a Ministero della Guerrn , T. s.n., Cattaro, 23.12. 19 18. 27 ASMAE/ AP, hus ta 1443 , Manzoni a Montagliari, T. s. n. , Roma, 31.12.1918; ASMAE/ AP, husta 158, Presidenza ciel Consiglio elci Ministri Gabinetto -, a Gahinetto ministero Affari Es teri , T. 4870, 31.12.1918. 28 ASMAE/ AP, husta 1443, Montaglìari a Sonnino , d. 320/ 135, Parig i, 30.12. 19 18. z9 L'Italia non si associò al passo francese e non riconol>l>c il nuovo Regno pur mantenendo aperta una prop1ia rap presentanza a Ildgraùo. Da
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In Monten egro i prepara tivi insurrezionali degli in dipendentisti montenegrini procedevano con una certa rapidità; Pla me nac alla disperata ricerca d i armi e munizio ni contattò Baldacci che si rivolse a ll'a m m iraglio G io rgi. Q uesti, a l corrente dell' in iziativa, diede la propria disponibilità e telegrafò a Roma per otten ere la relativa auto rizzazion e30_ D 'altra parte Diaz e Piacentini a fro nte delle insisten ti voci su un a p rossima rivolta dei realisti monte ne grini, avevano predisposto un raffo rzamento dei presidi italia ni in Monte n egro e in Alban ia, in quanto si prevedeva "che i fautori indipendenza montenegrina vogliano sorprendere nostri presidi al solo scopo di impossessarsi armi di cui difettano ,3 1 . Di concerto all'azio ne in patria, la mattina del tre genna io, di ritor no da Antivari il mi n is tro d el le fi n anze mo n te n egrin e, Vaucovitc', si recò dal ministro d e lla Gue rra Zuppelli, per chiedere una ulteriore aperturn di credito ma soprattutto il sostegno delle truppe italian e all'insurrezione. Zuppelli dopo aver disposto un en nesimo c red ito inviè) un di.sp acc io a Sonnino sotto p o ne ndo "al! 'a pprezzamento dell 'Fccellenza Vostra Le altre rich teste e proposte del ministro Vouiovitch, per quelle decisioni che riterrà di prendere in merito ", ma sullo stesso dispaccio Sonnino laconicamente scrisse d i .suo pugno: "Per ora, anche dietro intesa col Presidente del Conc;iglio, soprassederei non dovendo in alcun 1nodo implicare la nostra responsabilità nell'attuale movimento montenegrino'3 2 . L'Italia evidentemente non poteva di s ua iniz iativa, unilatera!-
parte sua g li jugoslavi prescnla rono pochi giorni dopo una nota d i protesta agli Alleali pcr l'occupazione ita lia na delle coste mo nte negrin e . (,a lant i, IncaricaLo d 'affari italiano a 13elgraclo, a Son nino , 2.1.1919, T. <,ah. s .n. , D.D.I., sesta scric (1918-1922), voi. I, p. 400. 30 "Essendu luttu predk>posto per giorno 3 gennaio ed avendo 1-'lamenac viveri per 4 giorni e 15.000 uomini abbiamo tempo provvedere purché si decida prontamente". ASMAE/ AP , busta 1443, C,iorgi a Stato Maggiore Marina, T. 400, 13rindisi, 2.1.1919. 3 1 D iaz a Orlando, 1. 1. 19 19, T. Gab. 3 148/ 35908, IJ.IJ.I. , sesta serie (1918-1922), voi. I, p. 393. 32 ASMAE/ AP, busta 1443, Zurpell i a Sonnino, d. 166/ G, Roma ,
3. 1.1919.
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mente e sen 7.a consultare gli alleati, intervenire con le sue truppe a sostegno de i realisti rnonteneg1ini , ciò avrebbe provocato s icuramente una rollura de lle relazio ni con la Francia e la Serbia e molto probabilmente anche con Gran Bretagna e Stati Uniti, proprio n e l m o m e nto in c ui a Parig i si ap rivano i lavori della Con fcren7.a dell a pace dove s i sarebbero decis i i nuovi assetti geopolitici e uropei. L'insurre:.done di Pl ame nac, repentinamente abbandonata dal governo italiano, non colse certame nte di sorpresa il comando serbo di Cattaro e tanto m eno i francesi che avevano nei giorni immediatamente precedenti fallo sbarcare a J{agusa g li uomini della legione mo ntenegrina comandata dal generale Kaccordovic' fedele alla causa unio nista33. Privi dell 'appoggio militare italiano e di armi pesanti gli insorti guidati da Plamenac, con una rapida ma novra, il 4 gennaio 1919 strinsero d 'assedio Cetinje c hiedendo lo scioglimento de l governo provvisorio. Sonnino cercò naturalmente di approfittare della s ituazio ne e, tramite gli ambasciatori Bo nin ed Imperiali, chiese a Francia e Gra n Bretagna di inte rvenire in Montenegro per occupare, con la pa ttecipazione d i un contingente italiano , l'interno del Paese, e d i investire del problema la Commissio ne degli ammiragli sottraendo così il Montenegro a lle competenze dell ' Armata d 'Orie nte g uida ta dal gen e rale fra n cese Franchet d 'Esperey34 . La risposta francese fu d ecisamente negativa "il gnuernn francese considera Cetinje cnme cnmpresa nella z ona di a z ione dell'e-
33
Sonnino, a Imperiali, a Uonin Lo ngare, a Thahon di Revd, 4 gennaio
1919, T Gab. 10, D.D.l., sesta serie ( 1<)18- l n2), voi. 1, p. 108. Le informa-
zioni che Sonnino inviava ai suoi collaboratori natura lrncnLc proveniva no da Ciovanni Baldacci e non come erroneamente riportano i D.D.l. eia Antonio Baldacci "Botanico e geoP,rafo, (,'onsulente civile presso il Comandante superiore navale a Valona ", lvi , p. 504. Antonio Baldacci appoggiò ma in Ita lia l'indipendenza montenegri na, fonda ndo Circoli cd associazioni che d e nunciarono all'opinione pubblica italia na i soprusi compiuti d agli jugoslavi in Montenegro. Nulla si scrive ne i IJ.0.1. sulla missione di Giova nni Baldacci in Montenegro. :14 Sonnino, a Imperiali, a Bonin Longare, A Tha ho n di Revel, 4 gennaio
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sercito di Oriente, mentre il m andato della Commissione degli A rnrniragli è limitato ali 'Adriatico ,35. Fallito il te ntativo italia no di p o rre una dire tta ipoteca militare sull'interno del Montenegro, ne i gio rni successivi il generale fra ncese Vene! p redispose l'invio di un contingen te serbo-fran cese a Cetinje an cora assediata e d ove si contavano alcun e centinaia tra morti e feriti36_ Badoglio - ig no rando il te ntativo di Sonnino di esautorare d ' Espe rey - constatando la connivenza fra le tru p pe francesi e serbo -jugoslave nel re primere il moto ind ipende ntista richieste a Roma l'a uto rizzazione p e r inte rvenire in Monte negro a fianco degli insott i, me ntre il generale Carbone cercò, invano, di affiancare a lle trupp e fra ncesi, che e rano in marcia verso Cetinje, u n contingente italiano. l.'8 genna io , gli insorti "stremali per la Jàme, senza munizioni, non potendo più resistere contro i cannoni serbi" fu ro no costretti a ritirarsi e n e i gio rni s uccessivi, incalzati d a ll e tru p pe
1919, T. Gah. 10, lv i, p. 108. La Commissione degli Ammiragli composta dai ra ppresenta n ti ddlc maggiori Po tenze doveva vigilare sulla corrella applica7.ione delle cla usole armistiziali in Adriatico e sovrintcnderl'..' nd contempo al controllo de lle costi'..', dei porti e del naviglio austrou ngarico. Sonnino solo il 18 genna io comunicò a Montagliari e al governo montem:grino ciel su o te ntativo d i affidare alla Commissione degli a mmiragli il compiLo e "le misure
da prendersi... in seguilo alle notiz ie pervenute dai Comandi italiani presso l Armata di Oriente circa la rivolta montenegrina curtlro le autorità serhe". ASMAE , fond o "Archivio Confe re n ze", "Confe renza della Pace 19 19/2 1 ", (d'ora in ava nli abbreviato ASM AE/ CIW) h usta 37, posizione 1.1 / f, Sonnino a Montaglia ri, d. 51, Parigi, 18.1.191 9. :l5 Uonin a Sonnino , Parig i 5 g enna io 1919, T. Gab. 14/ 16, 1).1).J. , sl'..'sla se rie (1918 -1922), vol. 1, p . 418. La posizione della Gran Bretagna ri!,>uardo alla proposta italiana d i allargare la giurisdizione de lla Com m issio ne <.kgli Amm iragli al Montenegro fu d i sostan ziale a p poggio alle posi7.ioni francesi determinando così l'isolamento d i Sonnino. Im periali a Sonnino, 6.1.1919, T. Gab. 20/ 2, lvi, p . 421; e Galanti a Sormino, 10.1.1 9 19, T. <~ah. 3, lvi, p. 448 . .½ In quei g iorn i in Europa si d iffuse la noti7.ia c.he fosse scoppiata in Monte negro un e pidem ia d i tifo. Una voce, secondo il governo montenegrino in esilio, d iffusa ad arte da i fra ncesi e d ai comitagi jugoslavi pl'..'r scoragg ia re un in te rvc n LO ddk tr uppe alleate. Sonnino a Bonin Longare , a lmre riali, 4.1.19 19, T. 11, Ivi, P. 409.
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serbo-jugoslave, ripiegarono verso Sud entrando in territorio albanese sotto al giurisdizion e del Co mando italiano di Valona, dove furono disarmanti e condotti, s otto protezione ita lia n a , a San Giovanni di Medua37_ Il fallimento dell 'insurre zione fu certo determinato dall'a tteggiame nto incoerente dei politici italiani, il generale Piacentini, in una relazione sui mo ti montenegrini sottolineava come Plamcnac fosse stato costretto a ritirarsi "per mancanz a di armi e mezzi prumessi dal giornalista Ba ldacci'08 . Nel m arzo 1919, sulla base dei risultati d ell'inchiesta voluta e diretta da Franchc t d' Esp e rey, il "Morning Post" poté scrivere che "tutto L'incidente montenegrino è staio sollevato dalle manovre dell'ex Re aiutato dagli agenti italiani'09 _
2 . La crisi del governo Popovic' e la formazione della Legione
Mentre davanti a Cetinje veniva repressa l'ins urrezione, nell 'esilio parigino s i consumava la crisi politica e is tituz io n ale ciel governo montenegrino guidato da Eugenio Popovic'. Fin dal 1 dicembre 1918 Po povic', cx garibaldin o ed ex ambasciatore del Montenegro a Roma, aveva presentalo le dim issioni al re Nicola e con una lettera a Sonnino spiegò i motivi e le considerazioni politich e c h e l'avevano spinto a pre nde re una 37 Ilorsardli a So nnino , Roma 13 genna io 191 9, T 45, J)_/J.I. , sesta serie (1 918-1922) , voi. I, p. 460. So nnino a Bo nin Lo ngare, a Impe riali, 1.1.1919, T. 14, Ivi , p . 409. Badoglio a Orlando, a Sonnino , 8.1.1 919, 'I'. 98/ 381, Ivi, p . 435 . Badogli o a Sonnino , 11 gennai o 19 19 , T. 15 2/ 629 , lv i, p. 150; Bia nchicri, segretario del ministro degli este ri, a Sonnino, Roma 12 genna io 1919, T. 38, lvi, p . 455. :18 ASMAE/ AP, busta 1443, Piacentini a Co mando Supremo, d. 393/ 0P, Valo na, 15.1.1919. '19 ASMAE/ CDP, busta 27, r os izio ne 11/ f , Impe riali a Ddcgazio n e Italiana a l Cong resso d ella pace, T. 447, Lo ndra 1.3.1919. In USSMEE8, busta 88, fase. 13 , è c o nse rvata copia d e i ris ultati ddl' inchicsta cli fra nchet d 'Espe rey.
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s imile iniziativa40_ Le d imi ssio ni maturarono "allorché f u mmo convinti che si considerava il Re del Montenegro come un prigioniero per trattenerlo sinché i serbi ed i loro agenti avessero con la uiolenza SOlJ!tioP,ato il povero popolo montenegrino, cons(!!,liammo il Re a lasciare la Francia ed a recarsi - per l'Italia - nel suo Faese, tanto più che la zona marillima, occupata da rappresentanti degli eserciti Alleati, era libera ,1 1 . Era naturalmente inte resse d e ll ' Italia evitare una crisi politica che avrebbe u lteriormente indebo lito la posizione internazionale d el governo monte negrino in esilio , uno st rumento ch e d iveniva di g io rn o in gio rno sem pre più decisivo per la po liti ca italia na. Sonnino pregò quind i De Martino, che ricopriva la carica di segreta rio generale d e l min istero degli este r i, cli contattare
iO Dopo k dimissio ni del governo Matanovitc h del g iugno 1917 e a fronte delle pressioni franco-rnsse volte ad ottenere l'ah<licazione di Nicola e l'u nione del Montenegro alla Serhia , Romano Avez7.ana di adoperò affinch é si ricostituisse un nuovo governo m o ntenegrin o, indic.a ndo a Nicola il nom e di Popovié, ex garibaldi no e a llora am basciatore montenegrino in Rom a. Il gov\.:rno Popovié, fo rmato da p\.:rsona lità ch e "non hanno mai partecipato alla vita politica ... può considerarsi un successo " in quanto ".. .occorreva sostituire rapidamente il gabinetto dimissionario prima che aJ?issero le
manovre serbe J?ià messe in movimento per impedire qualsiasi nuova combin a zione m inisteriale e far risultare il definitivo isolamento del Re ... non debbo nasconderle, S{~nor Ministro, che per quanto sia riuscito f inora a tener su questa .finzione di Governo montenegrino - conclud eva Roma no (che, tuttavia , è ,:ndispensabile duri fino alla Conferenza della Pace se VOJ?liamo la restaurazione del Montenegro) io vedo giungere il momento in cui la pressione serba avrà il sopratJl)ento ". ASMAE/ AP, busta 157, !{omano Ave nana a Sonnino, R. 47/21 , Pa rigi , 12.6.1917. 4 1 ASMAE/ AP, busta 1'>8, Popovié, a Sonnino, lettera, Roma, 12.12.1918. li rrimo m in istro montenegrin o accusava in mod o particolare la politica a ntimonte negrina ddla Prancia no n rinunciando ne l conte mpo a velale.: critiche all'Ita lia e all'Intesa . Montagli ari sost\.:n\.:va invece c he fosse il figlio cli Nicola, il p rincip\.: Pietro e non Porovich \.: il suo governo a r remc..:rc..: per la partenza dd re per il Mon tenegro. Montagliari a Sonn ino, 20.11. 1918, R. 270/ 107, D .D.l., sesta serie ( 1918-1922), voi. I, p. 128; Montagliari a Sonnino , Parigi, 29 nov\.:rnbre 19 18, IU. 278/ 112, Ivi, p. 203.
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Popovic', che si trovava in qu el momento a Roma, allo scopo di ottene re un eventuale ritiro dalle sue dimission i42 . Nei colloqui con D c Martino Popovic' condizionò il rtt1ro delle dimission i a d u n c hi aro app oggio italiano presso g li All eati p e r ottene re il rientro di Nicola in Monte n egro e a ll'erogazio ne di un congruo prestito finanziario, richieste ch e n on potevano essere soddisfalle dall 'Italia anche per n o n alte ra re gli eq ui libri internazio nali e i g ià d iffi c ili ra ppo rti con l a Francia 43. La crisi di governo si p rotrasse per tutto il mese di dicembre e solo il 22 gennaio Manzoni inform ò De Martino, che si trovava da qualche settimana a Parigi per i lavori della Confcrcn7.a della Pace, che Baldacci era entrato in contatto con J>l amcnac a llo scopo d i formare un governo montcnegri no41 . L'iniziativa fu accolta favorevoi m e nte da Sonnino; n ei g io rni su ccessivi Baldacci, ricevuto il benestare da D e Martino, incontrò a Brindisi J>larnc nac che si d isse disposto ad accettare la ca rica d i primo ministro - con Vujovitc m inistro delle finanze, Yuccnic ' della guerra e VuL'ichovitc' dell'istru1.iunc e g iustizi a - a p atto c he "sia chiarita situazione iuverrto montenegrino in Francia e presso conµ,ressu nel senso siagli lasciata
42 Il m irùstro degli esteri fnmcese Pichon aveva g ià rife rito a Montagliari che le eventu ali d imission i d i Popovich avre bbero p regiudicato l'ammissionl' cie l Montenegro alla Confere n za d e lla Pace. Montagliari a Sonnino , 'i.1.1919, T. 65/ 2, lvi , p. 420. 4:l ASMAE/ AP, busta 1443 , De Martino a So nnino, T. 309, Roma ,
8. 1.1919. 44 Baldacci, che e ra rie ntrato a l{oma dopo il fa llirncnlo ddl'insu rrezione cli genna io , s i era ma nte nuto in contatto con Pl arn<.:nac che gli aveva man ifcstaro l'id ea d i assume re in prima persona Il' n:sponsa bilità cli governo. "Ha/dacci mi assicura però che nulla saràjallu senza previa.mente in/armarci e senza tener conto degli eventuali suggerimenti del Governo italiano. Agli invigilerà a tale scopo. Dato ciù, a meno di una diversa comunicaz ione di V.S. non disporrò per la partenz a di Giovarmi Baldacci per PariRi se non dopo l'arrivo qui del Sig Plamenac e dupo n:solula fa questione per la quale egl-i viene a Ruma ". ASMAE/ AP, busta 11/43, Manzoni a Delegazione ita liana a lla Confe re nza ddla pace, T. 1290, Roma, 22 gl'nna io 19 19.
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lihertà di azione ed anche che situaz ione finanziaria governo Montenegro sia assicurata o con prestito o con suvuenzioni,4 5. Il 6 febbraio Monlagliari avvertiva }{orna che N icola aveva incaricato P lamenac di formare u n n uovo governo e tre g io rni dopo Plamenac, provenie nte da Brindisi, si recò alla Consulta per incontrare Manzo ni al quale, p rima d i partire per la Francia, chiese "con in.sistenz a che regio µ,averno consenta alla venuta in Italia in località adatta di tutti i pr~fi1,ghi montenegrini in Albani.a e in Francia per riunirli con altri già nel regna e formare così il primo nucleo di una leµ,ione montenegrina che sarà l'iniz io d.el nuovo esercito montenegrina .. . In fondo - concludeva Manzoni nel suo telegramma a Sonnino - si tratterebbe di portare da 200 a circa 700 il gruppo di montenegrini già accentrati a Cave'46 . Il 13 febbraio Plamcnac, ottenute le dovute assicurazioni d a Manzoni pe r la cosliluzione d ella Legione monte negrin a , accompagnalO dai suoi ministri, p arLì per Parigi <love p restò giurame nto e varò il nuovo governo47. Nei gio rni successivi i gravi disordini scoppiali nel campo di 45 ..Conside,·ando ch e Popovié. insiste assolutamente nelle dimissiuni riterrei che Jovau Plarnenac essendo amico fla lia potrebbe sosliluirlu quali M inistro. Sarebbe consip,liahile ag ire in questo senso ". ASMAE/ AP, b usta 1443, Sonnino a Ma n7.oni , T. 249, Pa rig i, 27 genna io 1919. Per k condizioni posre da Pla me nac al fine d i accetta re l'incarico di governo , Manzon i a So nnino, Ro ma , 1 fe hhraio 1919, T. 211 2, D.D.I. , sesta serie (1918-1922), voi. 11 , p. 130. •6 /\SMA E/ Cl)P, husta 36, pos. 11/ f, Manzoni a Sonnino, T. 2818, Roma , 8 febhraio 19 19; ivi, Manzoni a Sonnino, T. 2873, Ro ma, 9 febbraio 19·19. T prigioni e ri de ll 'esercito a uslriaco di nazio na lità montenegrina e rano stati concentrati durante la guerra nella cittadina cli Cave nei press.i cli Roma. /4 7 /\SMAE/ CDl', husla 36, pos. 11/ f, Manzoni a Delega zione ita li ana alla Confere nza de lla Pace, T. 3169, 12.2.1919. Appena giunto nella capitale fran<.:<.:se Plamenac inconlrò Montagliari con il quale s'intratte nne in un lungo colloquio nel quale espresse stima e ringrnziamento alflta lia. Dura nte le conversazioni '·mi disse che a vrebbe seguito esattamente le direttive che Vostra Eccellenza g li avrebbe indicale, aggiungendo: "desiderio essere cnme un sottordine del Barone Sonn ino ". Conoscendo i precedenti del Plame-nac è permesso credere che sia sincero". Montagliari a Sonnino , 16 .2.19, in allegato a Sonnino a Imperia li, 18.2.19, T. 378, D.D.I., sesta seri e ( 19 18-1922), voi. 11, p. 268.
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png,on ia di Cave, dove e ra no stati conc entrati militari austroungarici d i nazionalità monte n egri na, fome ntati veros imilmente d a agenti jugoslavi, consigliaron o al governo itali ano ad accele rare i te mpi d i costituzione della legione montenegrina; il 21 febbraio il sottosegre tario agli este ri, Bo rsarelli , ricevuto il b e nestare di Sonn ino, telegrafò alle divisio ni d i Stato Maggiore de lla ma rina e della gu e rra pe r o rganizzare il trasporto e l'accoglien za dei profughi di San Giovanni Medua in Ita!ia 48. Alla fine di marzo circa un migliaio d i monte n egrini vennero concentrati a (-;.aeta e ne lla vicina Formia in due ca serme messe a disposizio n e d al Ministero d e lla guerra, l'ultimo con voglio partì da San C iovanni di Medua nei primi g iorni de ll'a prile successivo49. Nasceva ora il p roble ma economico, non p ote ndo il governo Plamentz far fronte alle sp ese di vettovagliamento ed equipaggiamento de lle tru p pe . Ilorsarclli p ro p ose a Sonnino d i antic ipa re le s pese, previo accordo con un rappresenta nte d i re Nicola , conteggian dole a d ebito del Mo nten egro nel capitolo 'anticipazio ni eserciti Alleati' dei fondi a disposizio ne del ministero della Guerra50_ Fu così sti48 ASMAE/ AP, b usta 1443, 13orsarelli a Div isione Stato Maggiore del Ministero della Marina, T. 3877, Roma , 21.2.1919; 13orsarelli a Divisione d i Stato Maggiore del Min is tero d e lla Guerra, T. 3878, Roma, 21.2.1919, Ivi. Il coinvolg ime nto d i agenti jugoslavi nei disordini d i Cave provocò il risentimento italiano e la fo rmale richiesta all 'amhasciata d i Serhia - l'Italia n on riconosceva ufficialm e nte lo Stato jugoslavo - d i sostitu ire l'addetto milita re . Divisione di StalO Maggiore dd Mi n istero della G uerra a Gab in etto ciel Ministero Affari Esteri, foglio n . 15266, Ro ma , 10.3. 1919, Ivi. 4? ASMA E/ AP, hu sta 14/i3, Manzoni a Ministero degli interni , Direzione Genera le P u bblica Sic urezza, T. 5796, Homa, 25.3.1919. USSME, fondo ES, busla 88, rase. 14, Piacentini a Comando Supremo u ffic io o pe razion i, T. 3072/ 0 P, Valon a, 2.1.1919. Come scriveva l'am bascialore Montagliari il "governo montenegro
~°
prep,a f?OVerno del Re di assumersi spese vettovagliamento, equipaggiamento assegni distaccamento montene{?rùio e assume ohhligo di rimhorsarle a suo tempo ". ASMAE! AP, busta 1443, Montaglia ri a Borsarell i, T. 1655, Parigi , 8.1.1919. Ivi, I3orsarell i a Delegazione italiana a lla Confe re nza dell a Pace, T. rosta n. T363, 2./4.19 19; Ivi, Borsardli a Delegazione italian a alla Conferenza della Pace, T. posta 8796, 21.4.1919.
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pulata una Convenzione, firma ta da l gene ra le Caviglia, ch e assicurò alle truppe m onten egrine i fondi necessari p e r il lo ro mantenime nto e operativit~t5 l . L' insurrezione del gennaio 19 19 aveva notevolmente rafforzato, nelle trattative per la p ace, la p osizio ne italiana; l'esistenza di un governo e di un nucleo di esercito consentiva o ra all 'Italia di sollevare un a "questione montenegrina " e di non riconoscere il regno d ei serbi-croati-sloveni, salvaguardando così un certo margine d 'auton omia e di pressione ne i con fronti di Belgrado. Il governo montenegrino in esilio era logicamente consapevole del ruolo strumentale c he la "questione" aveva assunto ne lla politica italiana, sp ecie q uando a Parigi si cominciò a prendere in esame la delimitazio ne d e lle frontie re fra g li Stati s uccessori dell'ex Imp ero a ustro-ungarico e n o n venne risolto il proble ma della rappresentanza del Montenegro alla Confe re nza della Pace52_
'il Sonnino a I3orsardli, T. 10688, 28.1. 19 19; Rorsarelli a St;lto Maggiore <lel Ministero cldla gucna, T.p. 7701, 29.1. 19 19. lvi. 52 Tn concomitanza con la ri volta in Monlenegro il 7. 1.19 Nicola inviò a Wilson u na istanza per l'a mmission e di un proprio rappresentante all a Confe re nza della pace. Nella settima na s uccessiva il Consig lio Supremo pur riconoscendo che il Montenegro doveva essere rnppresenlato ùa un prorrio delegato ne ri ma ndava la desig nazione sino a quando non fosse si.ala chiarita la siLuazio ne politica nel paese, con lo scopo cli rin viare così sine die la que slione. 11 5.3. 19 19 una delegazio ne guidata eia Plamenac v<.:nne ricevula dal Consiglio s upre mo alleato dove po té avanzare le sue richiesle di reslaurazione e d i ingrandime nto del regno d el Montenegro ma non venne però se.iolla in qu e lla seduta la rise rva s ull a ra p presen tan za del Montenegro a ll a Conferenza della pace. li governo mo nte neg,i no per super;:ire l'impasse, ne l sette mbre '19, minacciè> d i conclude re una pace sepani ta con la Germania, l'Austria e la Bulgaria ma il Consiglio S1 1premo , all'unanimità e quindi con il voto del rappresenlanlc italiano, decise d'ignora re la nota monte negrina, in questo modo poco ortodosso la questione venne così definitivame nte accanton;:ita. Per i rapporli fra il governo mo ntenegri no in esil io e la Conferenza della pace di Parigi cfr. F. Curalo, Lu Conjerenza della pace I Y I Y-IY20, voi. I, p . 559-560, Milano 1942; F. Guerrazzi, il Montene1vo oppresso. 1-,;p(,odio della politica antiitali.ana della Francia, "Adrialico Noslro ", anno 11 , 1921, n. 24, p. 297-503; Ivo J. Leclere r, op. cii., p . 129-132; G. Paresce, op. cit., pr. 234-240; F. Pullé, In d[fesa de/Montenegro, Roma 1921.
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In quei giorni fra i monte negrini si diffuse l'idea "ch e L'Italia, che prima li aveva aiutati e sostenuti, ora pensa di seroirsi di loro come mezzo di cambio per facilitare i negoziali su Fiume e la Dalmazia e voglia in cambio di concessioni sulla costa dalmata sacrifìcare, al momento opportuno, il Montenegro ,-55 . Nel giugno 1919 con la caduta del governo Orlando e la formazione del gabinetto N itti, il ruolo strumentale che la questione monte negrina ricopriva nella p olitica italiana dive nne ancora più evidente. Plame nac ad esempio non venne neanche ricevuto da Nitti e da Tittoni in occasio ne del loro soggiorno a Parigi, quando ebbero elci colloqui informali con l'ame rican o White e l'inglese Steed volti a derimere il contenzioso italo--jugoslavo5 4; analoga mente durante il fallito negoziato londinese fra Nitti e Trumbic ' del marzo 1920, il Presidente de l consiglio italiano si disse pronto a sacrificare l'indipendenza montenegrina in cambio di concessio-
ni su questioni di maggiore interesse per l'ltalia55 . Anche dura nte i negoziati italo-jugoslavi di Pallanza (maggio 1920) Scialoja, c he aveva sostituito Tittoni agli Esteri, trattando con 'l'rumhic' riguardo la questione montenegrina dichiarò che "dipenderà dall 'assetto che riceveranno le varie questioni ancora sospese", facendo così inte ndere sia la disponibilità italiana a sacrificare il Montenegro in cambio di concessioni in Adriatico o s ul confin e giuliano , m a anche la n ecessità che "qualunque sia la soluzione adottata per il Montenegro che gli inte ressi italiani delta Compagnia di Antivari vengano salvaguardati'-56. L'interesse d i Scialoja a sa lvaguardare, durante le trattative di Pallanza, la Compag nia di Antivari e i vari inte ressi economici italiani in Monte negro, era de ttato dalla volo ntà di voler comunque
ASMAE/ AP, busta 159, Montagli ari a Son nin o , R. 56/ 4.i, Parigi, 9.5.19 J<). 54 lvi, Sforza a NiLLi, T. 17039, Roma, 11.09.1919. P. Alatri , O/J. cit., p. 101, scrive c he duranlc queste trattative l' Italia promis e fra l'altro il suo disinteresse in Montcm:gro in ca mbio di un mandalo s ull 'Alban ia. s, lv i, p . 119. 56 ASMAE Carte Sforza (d'ora in avanti abbreviato ASMAE/ CS), Scialoja a Nirti, 11.5.1920, Filza n. 7, sotto fascicolo XI - Pallanza -. 5.i
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conservare qu el mm1mo "spa zio" che l'industria e il commercio italiano erano riusciti nell 'anteguetTa a conquistare ne i me rcati del me ridione halcanico. La p e ne trazio ne econ omica italiana in quei me rcati era stata infatti sostanzialmente p enalizzata da una p arziale quanto ritarda ta rivolu:tionc industriale che aveva dato modo alla con corren za francese, austriaca e ted esca d i "e ma rginare" gli investime nti italiani. In Montenegro gli investime nti italiani s i e rano concre tia ati ad inizio secolo con b costituz ione de lla "Regia Cointeressata elci Taba cchi d el Monte n egro", una socie tà d i esercizio diretta d a Giuseppe Volpi - co stituita nel 1903 con u n capitale socia le di 2. 500.000 corone -, concessio n aria del monopolio della fabbricazione e distri buzione dei ta bacchi57 _ D'a ltra parte l'esam e d ella documentazione consente d 'individua re anche a ltri investito ri italiani . Il 7 m aggio 19 11 "sotto gli auspici del Uarone N. Squ itti, Ministra Pleniputenz iario d1talia di quel tempo a Cettigne" e "con pieno consenso del Governo del Muntenegro e del Guvernu italiano che ne aveva incoraggiato il sorgere e lo sviluppo" fu stipulata una convenzio ne tra il govern o mo nte negrino e la 'Soc ie tà in accoma nd ita Bravi, Magini e Pla ta ', "volta a regolare la concessione alla società italiana di circa 12.000 ettari della z ona compresa .fra la cittadina di Du lcignu e il_fiurne Buiana. I terreni che dovevano essere oggetto di honijìca e la convenzione vennero successi-
~7 Sulla "Reg i a Co inte ressata d ei Tabacch i d e l Mo nte negro" , cfr. A. T amhorra, '/be rise o/ flalian !ndustry and the Halkans (1900-1911), in "The Jo urn al o f E11ropean Eco no mie History" , Ro ma , a. lii 097/i ), n . l; R.A. Wehster, o/). cit. in pa,t icolare Pa rte 11, cap. IV, L'ultimo atto nei Balcani:
l()lj - 1<)!4, pp. 545-574. La Hegia "rese possibile con un suo prestito importanti opere strategiche, quali la strada Vir-J<ieka che mise i Centri d i Cettinje, e quelli più importanti di l'odgorica, LJanilograd, Niksic in diretla comunica.zione col porto di Antivari, e di puhhlica utilità, quali l'acquedolto di Gèttinje ". Il prc.stito conce.s.so d alla societ~t italiana a l gove rno montc.:ncg rino ammontava a circa 800.000 lire dd 191'1. ASMAE/ CDP, b u.sta 37, fase. 22, pos. 11/ f. , Volp i a Sonn ino , Venezia, 22.2. 19 19.
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vamente rilevati dalla "Società agricola industriale per le bonijìche di Dulcigno'58 . Con un ca pilale sociale di lire 500.000 e sede a Genova, presieduta da Pilade Carozzi e diretta d a Antonio Pogliani; la società, che insta llò nello spazio di pochi mes i un impianto di idrovore per i lavori di risanamento e e.li canalizza7.ione de lle acque, operò fino a lla invasio ne a u striaca del 1916 , quando le mae stranza italiane fu rono costrette a rie ntrare in palria. Ma l'iniziativa italiana più importante, per capitali e risorse investite , fu comunq ue la "Compagnia di Antivari" promossa dal gruppo facente ca p o a Volpi , sostenuto finanziariamente dalla Banca Cornmerciale 5 9. NaLa come un inipresa priva la, divenne con il tempo una società a capitale misto , infatti l' intervento dello Stato ebbe un ruo lo decisivo n e lla nascita e n e lla stessa gestione p a trimoniale e produltiva della Compag nia. I.a Compagnia , fin dalla s ua costituzione, venne sostenuta c.liplomaticamente dai vari rappresentanti ita li a ni a Celinje e 58 ASMAE/ AP, busta 1449 , /\ rnaldo Gatti a Ministero Affa ri Esteri , Genova , 22.5.1923. La convenzio ne stipulata fra il gov<:rno montenegrino e la societ~l italiana è conservata in /\SMAE/ AP, busta 1449. 59 La Compagnia fu costituita nel 1905 allo scopo di sfruttare la concessione dd governo mo nte neg rino , d e libe rala nd giugno 1906, pe r l'impianlo e l'esercizio per 60 a nni del Porto di Anlivari <:retto a porto franco, di una annessa vasta zona industriale, d i una ferrovia da Antivari al lago di Sculari, dd servizio di navigazio ne sul lago. Veniva infine dal gove rno monlen<:grino riconosciuto alla Co mpagnia un importa nte diritto di pre lazione per la costruzione d i qua lunciue fe rrovia ch e da Antivari si d irigesse verso l'interno del paese . Su Vo lpi Cfr. S. l{o mano, Giuseppe Volpi. Industria e jìnanz a tra Giolitti e Mussolini, Milano, 1979; F. Sar,wrni , T. 'ultimo f)oge, Milano , 1972 e R. Sa1ti , Giuseppe Volpi, in Uomini e volti del.fascismo, a cura di F. COrdova, Roma , 1980. La Hanca Co mmerciale fu uno fra i più impo na nti strumcnli della penetra zione econo mica finan ziaria del capitale italiano nell'arca , infatti prima della gu e rra in cooperazione con il Hanciue de l'a ris et cles Pays Bas d i Parig i aveva concesso un prestito di 4 milio ni di franchi oro al governo montenegrino .
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abbondante m e nte finanziata dal governo di Roma, interessato a realizzare "un contrappeso all'invadenza austriaca" 60 . Venne sovvenzionata dal governo fin dal 1907 con uno stan ziamento di circa 30.000 lire annue elevate a 200.000 nel d icem bre del 1909, quando furono inaugurati il porto di Antivari e la ferrovia - 44 Km a scartamento ridotto - che lo collegava con Vir Bazar sul lago di Scutari. lL 18 d icembre 19 12 il governo Giolitti, oltre a ricapitalizzare la Compagnia , estinguendo così un forte passivo, decise di portare la sovvenzione a 605 .000 lire , in cambio dell 'ingresso, nel Consiglio d 'amrninistra'.Lione di due rappresentanti del Governo, i commendatori Gullini e Pin'.Lauti e "veniva inoltre imposto come revisore dei conti il Comm. Giovanni Cortassa lfun'.Lionario delle Ferrovie dello Stato] ... mentre, a sua volta, il commendatore Stringber [di rettore generale de lla Banca d 'Italial faceva sceµ,liere anche un altro revisore dei conti di sua .fìducia ,6 ·1 . Le guerre balcaniche prima e la grande guetTa poi, bloccarono le iniziative economiche e il lavoro della Compagnia, ma non le rich ieste finanzia rie di Volpi che pur non a vendo potuto svolgere alcun servizio p revisto dalla Conven;,.ione richieste il saldo dei contributi dovuti per g li anni della guerra, che dimostrava come "dal punto di vista industriale codesta iniziativa italiana in Muntene!{ro sia stata un vero fallimento '6 2 . Se economicamente la Compagnia d 'Antivari si rivelò un cattivo investime nto, fermo restando che fu un indispensabile stmmento per la pen etrazione in q uei mercati d elle merci italiane, politica-
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ASMA E/ AP, husLa 1117 , Ufficio IV, Relazione al Ministro, g iugno
1921. 61
lvi. Grazie a un finanziarm:nlo ddla I3anca d 'Italia "su pressione del
Negio (;'ove-rno ·,, il ca pilale sociale della Compagnia passò da 4 mi lio ni d i
corone a 9.730.000 corom:. Cfr. Gullini, Promemoria per il Ministro, fehhraio 1921, iv i. 62 lvi. La conv<..'nzion<..' stipulata il 18.12. 1912 fra lo Staro, ra ppresentato da Eugenio Pinzauli, Ispettore generale dei se,v i7.i ma rirtirni del ministero ddla Marina, e Volpi, prevedeva per la Compagnia il traspotto postale sul lago d i ScuLari e lu ngo la tratta ferroviaria Antiva ri-Vir Razar cd allrc clausole di minore entità, in cambio di questi se rvi zi lo Stato avrchhc erogalo la
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mente ebbe la sua ragione d 'essere. Infatti , pur cc.mtinuando a salvaguardare gli intere ss i e con o mi c i italiani in qu e ll 'arc a, la Compagnia giustificava di fronte agli Alleati il permanere dell 'occupazion e militare italiana su Antivari, Vir Bazar e Dulcigno e, ufficiosame nte, i suoi funzionari in loco avevano il compito di analizzare e osservare le vicende legate alla guen-iglia che s i combatteva fin dal gennaio '19 fra i realisti mo ntenegrini e le a utorità jugoslave. Probabilmente la Compagnia ebbe a nche un ruolo nella gu erriglia mo nte negrina , infatti nell 'agosto 1919 il generale Piacentini chiese ragguagli a Roma circa una richiesta di a rmi e munizioni fatta pervenire da un maggiore montenegrino a l Comando italiano d i Antivari. Paternò, ch e si trovava a Parigi con Tittoni per i la vori della conferenza de lla pace, compilò una relazione al ministro in cui s i scrive che "le nnstre truppe ha nno µ,ià in passato jòrnito ai partigiani di Nicnla qualche.fucile e poche munizinni, la domanda del Maf:Riore montenegrino sembra riferi rsi a quanto preced e, mentre non è duhhin che essa sia del tutto estranea al 'noto ' progetto della Cnmpagnia di Antivari... il suo rappresentante ha ir~fatti preso contatto sollanto ieri con ln Stato Maggiore della 1vlarina allo scopo di studiare un piano che non i? stato ancora esaminato dalle autnrità a ciò interessate ·65 Le fonti ducumentarie fin q ui esaminate non permettono d i ricostruire il "noto" progetto della
somma di lire 520.000 a tito lo d i rimhorso dei servizi resi e senza corrisp etti vo, la somm a di lire 85.000 in mate riale di consumo fe rroviario , carho ne, o lii minerali etc. tJn atten ta lettura d ella Conve n 7.io ne dimosu·a che lo Stato oltre ad essere il maggiore a:;,ion ista d e te n eva un ampio m arg in e di c ontroll o s u lla Cornpagnia, decideva infatt i le ta riffe dei servizi resi (;11t. 2), agevolando in tal modo le compagnie di trasrorlO italiane (art. 3), poteva chie dere l'allonLana mento del persona le imriegato (art. 10), e , infin e, con l'a1t icolo 19 la Compagnia era o bbligata a no n cedere ad a ltri l'eserc i7.io della concessio ne o ttenuta dal governo montenegrino. "Convenzione per tra-'J)()r/o delle corri-
spondenze e dei pacchi nonché delle merci e dei passeggeri da Anlivari (Montene?,ro) per monlenegro e L'Albania'; ivi. Sulle gu e rre halcaniche c/r. A. Iliagini , L'Italia e le guerre balcaniche, Ro ma 1990. M ASMAE/ CDP, busta 37, fa se. 11 - ca,te sciolte -, p osi:;,ione 11/ f, G. Pate rnò, arrunto per il ministro, Parigi, 2.8.19.
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Compagn ia me ntre risulta con chia rezza la consistenza d ell'appoggio finanziario e logistico che il governo italiano complessivam ente diede per tutto il 1919 agli inso ,ti in Montenegro. Q uesto appoggio si con c retizzò sia attra verso l' utilizzazion e d egli uomin i d e lla legione montenegrina di c;aeta, sia tramite op erazio ni di intell~gence dirette dallo stesso Servizio Informazioni del Comando Supremo. Per quanto riguarda le truppe monten egrine acquartierate a Caeta queste vennero utili:aate, p er lo meno in due occasioni , per fornire ai rivoltosi montenegrini d e naro e ufficiali esp e rti e ben addestrati alla guerriglia 04 ; m entre il Se1vizio In formazio ni de l Comando Supremo ela rgì, attraverso la sua rete di agenti in loco per tutto il 1919 e p e r buona p a ,te del 1920, cons iste nti finanziamenti a lle bande realiste mo nte negrine6 5.
r,. Il primo sbarco in Mont<.:m:gro di 197 esperii ufficiali montenegrini addestrali nd campo di Ga<.:ta avwnn<.: nd giug no del 1919. ASMAE/ AP, husta ·141i6, Consolato d<.: I Monten<.:gro in Roma a m in istero d egli Affa ri Esteri, nota v<.:rbak, 25. 10.1920. Un s<.:condo sbarco cli a ltri 122 legionari fu effettuato il 22 luglio seguente. Nei giorni immediatamente successivi l'a mbasciatore cli 13elgrado a Ro ma , Antoniévitc', presentò una nota d i protesta n e lla qua le s i scrive che "Le cornmissaire du Gouverment Noyal à Monté nègro a réussi de capturer la plupart de ses bandits qui ont tour.5 déclaré étre armés e n Italie et transt)ortés en Monténèw-o par les autorités myales italiennes··. i\SMi\E/ CDP, b usta 56, posizione 11 / f, Tommasini a De lega z io ne Itali a na a ll a Confe re n za d e ll a pace, T. n. 2924 , Roma, 29.7.1919; Sfor7.;1 a Nirti , R. n. 2975, l~oma, 2.8.1919, ivi. <,, I conrarri fra il min iste ro degli Affari Esteri e il Se ,v izio Informazioni e rano curati dal segretario d i Scialoja, (ìuido Segre, in collegamento con il tenente colonne llo Troiani a capo di una sezio ne del Servizio informazioni del Comando Supremo. Pe r tu tto il 1919 sarebbero stati spese per sowenzionare le bande realiste in Montenegro dal Servizio Inform azioni cinque milioni d i corone e nel febbrnio del 1920 un altro milione d i lire. ASMAE/ AP, busta 109, appunlo non firmato, con molta probabilità S<.:gre a Contarini , 26.12. 1919. ASMAE/ AP, busta 1446, "S/reltame1tle confidenziale " non firmala, con molta p robabili tà Troiani a Contarini, 10.2. 1920. Un promemoria confidenziak scn za firma d iretto a Contarini, allora Segretario g<.:n<.:ralc dcl rninisu.:ro d<.:gli Affa,i Est<.:ri, lascia intendere che a quella data sia <:<:ssato ogni aiuto din.:tto a sovvenzionare la guen-iglia montenegrina. ·'Promemoria confidenz iale per il Comm. Salvatore Contarini, Sew·etario Generale del Ministero A.f/àri Esteri'; Roma, 20.3. 1920, ivi.
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3. Sforza, Trumbic' e la questione montenegrina La caduta del governo Nitti (12 maggio 1920) provocò la brusca inte rruzione del negoziato italo -jugoslavo di Pallanza. Dopo una lunga cris i la nuova maggio ranza parlamentare guidata da Gio litti, con Sforza al dicaste ro d egli Esteri, nelle prime settimane di governo , fu costretta ad affron ta re lo spinoso problema albanese66. Nel luglio .successivo, con la stesura del Protocollo cli Tirana , in cambio del .sempli ce p ossesso dcl1 'isola cli Saseno antistante la baia di Valona, l'Italia abbandonò definitivamente ogni pretesa territo riale sull'Albania e ritirò le truppe dal Paese m a anche d a Anlivari , Dukigno e Vir Bazar in Montenegro67_ Venne in questo modo rimossa una d elle cause di maggior
66 A fro nlc della rivolta dc.:i patrioti albanesi volta a scacciare dal p roprio Paese k truppe d 'occupazione.: italiane , il mini s tro dell:i (,11err:1, 13onomi, non pote: far pcrvcnirc al gcnerale Piace ntini , assediato a Valona , i rinforzi necessa ri per frontcggiarc la rivolla. La vigorosa opposizione d el g n.1ppo parlamenta re socialista c i continui sciopcri c boicottaggi a i trasporti milita ri guidati dall'opposizione di s inistra pcr irnpcdire "una nuova guerra··, si salda rono a frequenti fe nomeni di ammutinamento dclle truppe che dovevan o essere in via te in Albania . L'episo dio più grave avvenne ad Ancona con l'ammutin ame nto del XI reggimento bersagli<:ri; analoghi episodi di insubo rd inazio ne, dove interi repaiti si a uto - consegna rono io caserma, s i regis trarono a Krindis i, Trieste , Cervignano e Milano. Su 4uesti avvenime nti cfr. P. Pasto re lli , op. cit., p. 365 - 372; E. Santarelli , Aspe/li del movimenta operaio nelle Marche, Milano 1956. G. Maion e, Il biennio rosso. Autonomia e sponta neità operaia nel 19191920, Bologna 1975, pp. 202 - 204, e C. Vallauri , li ritorno al potere di Giolitti, ·'Storia e Po litica", 1962, n. :-s, p. 658 , sostengono la tesi che la du ra opposizione socialista a ll 'invio d i truppe in Albania ahhia impeciito l';1ppoggio esterno al govcrno Giolitti d a parte de i socialisti rifo rmis ti turatiani. 67 Per una allenta ricostru zione di questi avveni me nti e/i-·. M. Mo ntanari, Le tmppe italiane in Albania (1_911 - 20 e 1939), Ro ma 1972, che riporta in a llegato anchc copia dd ProLoco llo d i Ti rana, p. H-i5 e segg. Pe r quanto ,iguarda il Montenegro, lo sgombero ddlc Lruppe italiane fu effettuato il 7 giug no in concomitan za dcll 'alLacco albanese al campo trince rato ita liano d i Valona . ASMAE/ CDP, busta 37, fase. 6, pus. 11/ f, Rodine> a Piacentin i, T. n.
Italia e Montenegro ( 79 78- 1925): La legione montenegrina
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allrito con la J ugo slavia e fu così p ossibile , in breve tempo, la conclusio ne del trattato di Rapallo (n ovembre 1920). Concluso il Protocollo cli Tiran a con gli alba nesi, Sforza in sclle mb re inv iò a Be lg rado in veste informa le Giuseppe Volpi, già console onorario serbo a Vene zia, con la missio ne di sondare le p osizio ni jugoslave e di preparare il terren o per un accordo. La missio ne Volpi nasceva sotto i miglio ri a us pici, in quanto il negoziato re italiano poteva vantare numerose c d influenti amicizie a Belg rado, compresa que lla con il Preside nte del consiglio Vesnic. Giunto a Belgrado Volpi, dopo aver delinealo a Trumbic' le rivendicazioni italiane in Istria , D almazia e lungo il confine giuliano, pro p ose, in caso di una s oluzion e positiva d e lle trattative , il disinte resse italiano sulla questio n e mo ntenegrina68 . Una p rova <li qua nto la "questio ne mo ntenegrina" occupasse , in quel momento, un p a1t ico lare e irnpo1t.ante ruolo nella trattativa con Belgrado , si ebbe in occasione delle voci diffuse intorno a un ventilato ritiro dell'ambasciatore britannico presso il governo montenegrino. Sforza chiese ad Imperiali cli compie re un passo presso que l governo per chiedere il mante nimento de lla rappresentanza diplomatica , infatti nell'imminenza d ell 'accordo con gli jugoslavi questo "può essere un utile elemento p er raggiungimento di uno scop o di alta importanza per la µace e quindi per Gran Bretagna ,:69_ La richiesta italiana non fu accolta, m a Imperiali otte nne d al Fo re ign O ffice la prom essa che avre b be ma nte nuto segreto il ritiro d e l p roprio rappresenta nte presso la corte 1n o nte negrina70 . La mattina clell'S novembre si aprì a Ha pa llo la confere n 7.a italo-jugoslava e l"in dalle prime battute fu chiara l'intransigen 7.a italiana nel riven dicare una fro ntiera strategica s ul m o nte Nevoso,
10844/ 33, Roma, 7.6.1920. TI ritiro delle tru r r c iLaliane dal porto d i Caltaro era stato invec.e effettua to nd settembre 1919, USSME. ES, busta 88, fase . 13, /\ lhricci, ministro ddla g uerra , a Comando Lruppe Alban ia, T. 41222/ D .S.M., Ro ma, 24.09. 1919. 68 Sulla m issiom: Volpi cfr. Ivo J. Ledcn:r, op. cit., pp. 345-34/i . 69 /\SMAE/ AP, busta 1445, Sforza a Imperia li, T. 1003, Ho ma, 3.9.1920. 7o lvi, MonLagliari a Sfo rza, T. pe r p osla n. 21, Parigi, 18.8. 1820; Sforza ;1 Montagliari, T. 961, Roma , 18.8.1920; Impe1iali a Sforza, T. 5258, 1.9.1920; lm r e riali a Sforza, T. 5430, 5.9.1920, ivi.
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un "corrido io" con Fiume indipendente e la sovra nità su Zara. Do po il primo intervento te nuto da Sforza, ne l pomeriggio Vesnic e Trumbic' riproposero la linea Wilson; terminati i Javori il ministro ita liano si tratte nne in un informale e vivace colloquio con Trumbic' nel quale, come telegrafò a Gio litti che seguiva le trattative da Roma, "p,Li mostrai come la loro resistenza pel Nevoso comprometteva le trattative e con esse non solo il nostro programma di intima intesa politica .futura ma Jors 'anche le sorti stesse della ]uJ?,oslavia che continuerebbe essere insidiata da Ungheria, Montenegro ecc. Invece il trattato con noi sarebbe la consacraz ione finale della sua improvvisa creazione •'l'l . l documenti relativi alle inte rcettazioni microfoniche compiute dal Serviz io In formazioni ita liano nell 'h{)tel dove aveva trovato alloggio la delegazione jugoslava e che sono conservati ne lle "carte Sfor7,a", permettono di ricostruire con pn:cisione (lucsta fase della trallativa. Sforza, a ll'indomani del colloquio avu to con Trumbic', inviò presso la delegazione jugoslava uno fra i s uoi più stretti collaboratori, Francesco Salata, a llo scopo di meglio definire i termini del compromesso sulla Dalmazia, Istria e s ul confine g iuliano e offrire, fra l'altro, lo scioglime nto, dopo la conc<:ssion e di un'amnistia da parte ju goslava, d e lla Legione montenegrina cli Cacta72_
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ASMAE/CS, Filza n. 7, sottofascicolo lii (Negoziati d i Rapallo), Sforza a Giolitti, T. ga b. n. 271, 9. 11 .1920. li g iovane federalismo jugosla vo olu-c: la questione mo nlenegrina doveva frontegg iare in q uegli anni ana loghe spinle e te nsio ni nazionalistiche in Slovenia e Croa zia. Su questa rarte del negoziato si veda anche J Pirjevec, Il giurno di San Vito, Torino, 1995, pp. 31-33. 72 ASMAF. / CS, filza n. 7, so ttofascicolo I V (carte cli Rapal lo), Interceuazione microfonica n. 4, (salotto jugoslavo), Santa M;irgherita Ligure , 9. 11 .1920. Nelle Ca rte Sforza vengono conserva ti numerosi verbali cl'inlercellazione microfoniche che meuevano al corrente la diplomazia italiana finanche deUe discussioni interne a lla slessa delegazione jugoslava e dell e posizioni personalmenle assunte dai suoi memhri di fronte alle proposte italiane. Francesco Salata, uno fra i maggiori esponenli d ell"irridentismo isLriano, fu me mbro della delegazione iLaliana alla conferenza della pace cli Parigi e dirigente dell'ufficio centrale per le nuove province presso la presidenza ciel consig lio .
Ttaliu e Montene.~ro (1918 - 7925 ): La le}!,ùme montene,~1-ina
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Le pressioni franco-ing lesi e l'isolazionismo statunite nse consigliarono ai negoziatori cli concludere la lrallativa, il 12 novembre 1920 fu firmato il trallato che chiedeva dopo due anni dalla fine d e lla prima gue rra mo ndia le il co nte nzi oso ita lo-jugos lavo. Naturalmente nel testo del trattato non s i fa alcun cenno o riferimento al Montenegro e allo scioglime nto della Legio ne monte negrina di Gaeta e solo una attenta le ttura dell'articolo VII, nei paragrafi l e 2, perme tte di capire che l'Italia mante neva diritti e concessio ni acquis ite dalla Compagnia di Antivari durante il regno d i Nicola 73. Lo stesso SforLa in più occasioni negò che a Rapallo s i fosse tra ttato della questione mo nte negrina, q uesta ufficialmente rima neva apetta, anche se è ragionevole dedurre che durante le trattative siano intercorsi accordi verba li fra Sforza e 'l'rumbic' circa la definitiva liquidazio ne della Legione di Caera74. Pochi giorni d opo la concl usio ne de i negoziali Sfo rza chiese infatti a l gove rno jugoslavo una assicurazione scritta circa la concessio ne d i una amnistia ai legio nari montt->nr.grini di Gaeta, che venne concessa dal governo di JJe lgrado il s uccessivo J clicembre75. Plamem1c a lla divulgazione d e l testo d el Trattato di Kapallo
~3 Cfr. V. Popovitd1, La responsabilità del cu11te 5Jorza nella Questione Montenegrina, Ro ma 1921, pp. 6 7. Giuseppe Volpi che aveva gi;1 partecipato a i negoz iati ita lo -turc hi che c hiusc:ro la g uerra di Li bia dd 1912, nel dicembre 1920, ebbe ch1I re il tito lo cl i conte ··per grandi serv igi resi al paese" dura nte le Lr.illati ve italo-jugosla ve. 71 D'a ltrn p arte il Trattato di Rapa llo conte n ev:1 g ià un'a ltra "clausola " Lenula 11ascos1a all'opinione pul>blic1 e a i Parlame nti dei du e paesi. Sfo rza infalli con una le ttcr.i segreta a Trumhic' promise che ne ll 'ipotesi cli un'occupazio ne ital ia na d i Piume l'lta lia ;1v re blx: ceduto Po rto Ilarros e pane dell'enLroteIT.l fi umano alla Jugoslavia . <Jr. A. Tamhorra , La fase recente della questione adriatica, in "Anna li d e lla Facoltà di Scienze Pol iti c h e ed Economia e Conu nc:rcio", Un ivers ità d egli Studi di Pe rugia, n. 8 , 1963-1964, pp. 73-96; in pa rticola re su q uesta p a ne del negoziato cjr. Ivo J. Lcderc:r, op. cii., pp. 551-355. Led erer nel corso de lla sua tranazione sostiene pe rò che durante le trnllalive cli Hapa llo la <]Uestione mo ntcnegrim1 fu lasciata ca d e re dalle d ue delegazio ni all e prese con i proble mi in e re nti la delimitazione dei confin i dalma ti e giuliani, an che <]Uesla s ua afferma zion e è s me ntita in h a.se all a documentazione in nostro possesso. 75 ..Giusta
accordi presi a Napa llo preP,o chiedere cod esto Governo una
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intuì facilme n te che il governo italiano gli avrebbe da lì a poco ritirato il sostegno e cercò cli fronteggiare l'isolamento internaziona le in c ui era venuto ulterio rmente a cadere chie d endo formalmente l'ammissio ne del Montenegro nella Società d e lle Nazioni76_ La richiesta, com'era facile prevedere, fu respinta, in quanto Mantox, direttore della sezio ne politica d el Segretariato gene rale, pur riconoscendo che " f,a questiun de l'existence actuelle d'un _b'tat indépendant du Munténégro n 'a jamais été réglée ", concluse che "aux yeax des jugo-slaves Le Monténégro est devenu aujourd 'b ui p a n ie intégrante due Royame Serho-Croate-Sluvéne. Sans préju&er de cette questio, il parait p rudent de ne pas adrnettre le Monténégro dans la Societé, su la démande d 'u n Guu vernement pour Le moins contesté, et residant actuell.ement a l'éntranger'n . Popovic', che rappresentava a Ginevra il governo mo nten egrino , cercò subito dopo di far p romuovere da lla S.d.N. una inchiesta internaziona le per accertare l'effettiva volontà de i montenegrini di entrare a far parte de lla .Jugoslavia. A tale scopo contattò Tittoni, capo de lla delegazione italiana a Ginevra, che gli negò decisamente ogni sostegno, in quanto "l'Italia non poteva, dati i nostri rapp orti cui !{Overno jugoslavo, fa rsi patrocinatrice delle domande e p roteste montenegrine, assumendo l'iniziativa di atti certamente puco graditi ai serbi'V8 . assicurazione seri/la che i membri del cmpo n1011lenegrino di Gaeta non avranno nessun fastidio rientrandu in Montenf?RrO. Appena riceuuta la 11ota prego telegrafarmelo perfar procedere al rimpatrio dei muntenef{rini ". ASMAE/ CS, n. 7 soLLofa.scic:olo n . IV, Sfora a <ìa lanti, T. gal>. n. 284 , 14. 11.l920. 76 ASMAE/ AP, h llsta 1445, Montagliari a SforLa , T. 6, Pa rigi, 19.11 .1920; Montagliari a Sforza, lt 7 1/24, 22. 11.1920. 77 ASMAE/ AI', h llst::i 1446, Ricc i Bu sa tti appu n to p e r il Minis tro , 5. 2. 1921. 78 Ivi. Si veda anche ASMAE/ AP, hu sra 1445, Tilloni a Sforza, T. 34, 25.11.1920, dove Titlo ni scrive che una eventuale "azione per Montenf?Rro dan-
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neggerebbe indubbiamente rapporti di intima amicizia con Juguslavia cui intendono accordi Rapallo ", negando così ogni a ppoggio alla ca usa montenegrina presso la S.d.N.; Sfor.ut rispondendo al Ldcx di Titroni approvò la linea seguit;:i da quest'u ltim o nei riguardi della questione montenegrina sc,ivendo "V. H. ha com-
presu a mercwip,lia nostra situazione dopo trattato di Napaflo né mi occorre raccomandare fa massima circrnpezione'". Sforza a Tiuoni, T. n. L395, 26.11.20, ivi.
Italia e Montenegro (1918- 7<)25): La legione m ontenegrina
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Fra il novembre e il d icembre 1920 in Jugoslavia si svolsero le ele zioni per la costitue nte e d a p a tte mo nte negrina furono denunciati numeros i brogli79. Poche settimane dopo, quando venne ro divulgali i risultati definitivi delle elezio ni che avevano dato la maggioranza ai partiti unio nisti , la Francia dec ise di rompere le relazioni diplomatiche con il governo mo ntenegrino ritirando il proprio rappresenta nte presso la eone di re Nicola e le patenti ai consoli montenegrini. Il 30 dicembre, durante una conferenza stampa, un funzionario del Quai d'Orsay interrogalo dai gio rnalisti mo tivò l'alleggiamento francese affermando che "ciò era stato jàtto per.far piacere al/1talia». Anche gli Stati Uniti, pur non avendo mai av uto una propria rapprese ntanza presso il governo montenegrino , segui rono l'esempio fra ncese revocando, nel gennaio 1921, le lettere patenti al console monte negrino a New Yo rk80 . el fratte mpo , come scri veva Mo ntagliari a Sforza, nella reside nza di euilly "il poveru sovra n o, che da qualche tempu è molto invecch iato e che è angosciato sotto il peso degli a vvenimenti a lui :,f a vorevoli che si susseguono, si dibatt<> fra quelle due tendenze ": fra la corte , dis p osta ad uno acc o modame nt o c o n g li jugos lavi Alessa ndro di Jugoslavia era nipote di re Nico la , figlio della principessa mo nteneg rina Zorca -, e il governo Plamcnac deside roso di continu are la lo tta contro 11e lg rado 8 1. Il 12 genna io si riunì ad 79 Mo ntag lia ri a Sforza , H. 76/28, 7 .2. 1920, ivi. Su 4 ucMa ele zio ni mcm tc ne g ri ne e s ui n ume rosi brog li d r. A. T a m aro , La lolla d elle ra zze ne/l'Europa danubiana, Ro ma 1923, pp. 198-205, W. W:1rrc n, Montenegro, il delitto della Conferenz a dP!fa pa ce, B0 logn;1 192:3, pp. 51-52; q uest'ultimo a uro re ricorda ch<c: il ministro deg li Interni jugoslavo imp edì alle elezioni la presenr.azionc di canclidaru re indipcndentiste . 80 ASMAE/ CS , fil z;:i n. 7, fa:,;c. 30 , Mo ntag liari a Sfo rz a , T. n . 39, 30.12. 1920; Sforza pera lrro s mentì d i a ver fa rro pres:;io n i sul go ve rno francese, ASMAE/AP, busta 1445, Sfo rza a Monragliari, T n . 1545, 5 1.1 2. 1920. 81 lvi, Mun tag liari a Sfocla, R. 1/ J/ , Parig i, 3.1.1921. I.a corte mon teneg rina d o po la ro tn1ra de lle rdazio ni d iplomatichc co n la Francia tentò di trasfe rirs i in Ita lia, cosa che gli fu impedita pe r ovvic ragio ni d a Sfo rza; :;uccess ivam c ntc fu d eciso di rimane re a Neuilly prc:;sa ci d a i c re d itori c sen za d e nari pcr paga re te lefon o , te le gra fo e affitto de i locali adibiti a reside nza reale. Sfo ra a Montagliari, T. 1512, Ro ma , 21 .12.20. lvi.
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Antibes sotto la presiden7.a di re icola il Consiglio della Coro na in cui si decise di continume ~fin o all'ultimo" la lo tta p e r l'indipe nde nza ciel Monte negro e di respingere le avances degli jugosla vi volte ad o tte ne re una a bdicazione d i Nicola in favore dei Karacljo rdjevic'82.
4 . La missione Vigevano e lo scioglimento della Legione montene grina Fin dal febbraio 1921 Sforza aveva incaricato il ministro de lla Guerra Bonomi di approntare un progetto per una sollecita quanto ra pida liquidazio ne della Legione mo ntenegrina. Bo norni prima cli impartire disposizioni esecutive credette o pport uno assume re in.lo rmazioni sulla consisten7.a numerica , l'a rmam ento e infine s ullo stato d 'animo <lei legiona1 i 111011Lenegrini e a ral scopo incaricò il Servizio Informazio ni d e llo Stato Maggiore e il comandante del Presidio cli Gaeta d i compie re una acc urata indagine conosc itiva83. Le indagin i svolte dal colonnello Borrelli , comandante del prc:;idio di Gaeta, e dal colo nne llo Allilio Vigeva no, capo dell 'ufficio "I" de l Servizio Informazioni de llo Staro Maggiore, appurarono che la Legione si era ingrandita e miglio rata considerevolmente in forza nume rica e capacit~t logistica . li corpo m ilita re mo ntenegrino - composto da 876 soldati e da 679 fra ufficiali e sottufficiali, concentrato presso le caserme "Menabrea" e "Ci aldini" di Gaeta e la "S. Erasmo " nella vicina Formia - e ra inqu;idrnto in quattro battaglio ni di fameria , una compagnia di "g ua rdia re gia" e u na se zione 82 Montagliaii a Sforza, T. 188, Parigi, 12.1.1 921, ivi. Dopo pochi mesi, il I marzo 192 1 a Capo Antibes ne lla Costa Azzun-:i re Nicola doro ,ma breve ago nia morì , rispettando le sue ultime volontà 1~1 salma venne tumulata in Italia nella piccola chiesa o rtodossa di San Remo. Le hrecht a ministero <legli Affari Este ri, T. 2004, 3.3.1921; Monraglia1i a forza, T. 1984, 3.3.1921, ivi, busta 1447. So lo pochi anni fa sull'onda del processo <li disgregazione post ririno e de lla rinascita <le i naziona lisrrù jugoslavi il fereLro <li icola è rienlralO in patria. 83 Sforza a ministe ro d e ll ' I nterno , D ire zione ge neral e Puhh lic.i Sicurezza , 'I'. post::i n. 8316/999, 9.291921. e per conoscenza, a Ministro de lla Guerra, T. posta n. 8317/287, ivi.
Italia e Mo11tenegro (79 78-1925): La legione rnonte11e!.{1"ina
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di a rtiglie ria; aveva in dota:lionc fuc ili mod. 9 1, una dozzina di mitragliatrici, a ltre armi individuali e due pezzi da 75 a tiro rapido da mo ntagna . Conside rando <..juindi le caratte ristich e complessive del reparto, il colonne llo Vigevan o concl udeva la s ua relazio ne scrivendo che la Legio ne monte negrina e ra '·un piccolo Stato militare nel nostro Stato il cui scioglimento, a mio a vviso, sarà certo ritenuto come abbandono e solamente come tale se si procederà con cai I tela, con tatto, con p ersuasione, con appoggi economici e quindi esso richiede tempo, ahilità, e P,enerosità •84. D'altra parte Sforza doveva al piì1 presto scioglie re il nodo mo nten egrino; nel marzo 1921 c-;aetano Man :t.oni, prima di partire alla volra di Belgrado ne lla nuova veste di ambasciatore italiano, inv iò a Sforza una lunga e articolata re lazio ne concerne n te l\indamento dei rappo1ti italo-jugoslavi dopo Rap a llo. Parte ndo dal presupposto che il ncgm~iato di R,1pa\10 avesse segnato un punto di .svolta ne lle re lazioni fra l'Itali a e la v ic ina Jugoslavia , Manzoni pre ndeva in esame i moti vi di frizione ancorn esistenti fra i due Paesi, giungendo a lla conclusione che l'esasperato nazio nalismo r,1scist;1 in Venezia Ciuli a, l'agitazione politica degli italiani caduti, in seguito a l trattato di Rapallo, sollo l,1 giurisdizione jugoslava e "l 'az ione parfamenta rr> p el Montenegro e dello stesso gouerno circa i monleneP,rini di Gaeta e circa la prvjJaP,anda ttjficiale m ontenegrina dall'ftalia ( .. .) scuotono la fidw;ia [deg li jugosla vi] uerso di noi e .fa11110 credere che, malg rado la sua migliore e la sua più sincera oolontà il governo di Roma, o non ha la forza, o non sa, o 110n m io/e, farsi seguire dal Paese nella linea adottata a Rapallo ''. Q uindi pe r migliorare i rapporti con la Jugoslavia e con sidera ndo fra l'altro ch e "a. Belgrado si intende, asso/uta.rnente, riunire i/fra8 1 Vigeva no , relazione al miuistm, 26.2.1921, in allegato a, R. personale cor,jìtlc>11z iale, Bonomi a Sfor za , 42.35/ DSM, 4.3. 1921. iv i , la sortolineatu ra è> in originale. J\ll a luce ddle d ue inc h ieste pcrven urt> Ronomi consigliò nel
suo rappo rto a Sforza di agire con p rudenza e moderazio ne, anch e in previsio ne d ei probabili rifle.s!;i in politica interna che un improvviso o immotivato scioglimento della Legiorn:: avrebbe potuto ca usa re, ad esempio reazioni negative alla Ca rnera che p oteva no concretizza rsi ne ll'o pposi zio ne di alcuni gruppi parla m entari ùdla stessa maggioranza di governo.
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Lello montenegrino agli altrifratelli_jugoslavi", l'Italia doveva "scegliere tra l'amicizia colla Jugoslavia e l'appot1,,.11,io alla causa montenegrina. Non è possihile conciliare le sue cose (. . .) poiché la guerra è finita, non v'è più ragione che sussista in Italia una Legione montenegrina né che il Montenegro ahhia in Italia organi governativi jìmzionali. Si scioll!,a quindi la legione di Gaeta '85. La nomina di Manzoni, che aveva già negozialO con gli albanesi il ritiro delle truppe italiane da Valona, ad ambasciatore a 13elgrado confermava la volonrà italiana d i intrattenere, dopo Rapallo, rapporti di amicizia e cli buo n vicinato con la Jugoslavia, da ciò la necessità di sciogliere la Legione e cli rompe re le relazioni con il governo montenegrino. e l far q uesto Sforza doveva comunque tenere in d ebita considerazione taluni settori de ll 'opinione pubblica italiana che manifesta vano grandi simpatie per l'indipendentismo rnonrenegrino. Il pretesto per scioglie re la legione fu fornito, indirettamente, dalla lorta per la su ccessione a l trono ciel Montenegro, c he coinvolse le truppe montenegrine aqwirtierate a Caeta. Alla motte cli re Nicola, avvenuta il l marzo 1921, seguì infatti l'abdicazione elci principe Danilo, accusato durante la guerra di austrofilia, e l'ascesa a l trono d e l piccolo principe Michele con la reggenza della regina madre Milena86 . La nuova situazione istituzionale fu fo,temente contesta la da molli legio nari monte negrini sostenitori di Danilo, sia a San Remo, dove si e ra trasferita la famiglia reale, sia a Gaeta e Forrnia , dove si aprì un profondo dissidio , che causò non poche preoccupazioni e imbarazzi al Prefetto di Casetta , Caruso, allora competente per territorio su Gaeta e Formia 87. ASMAE/ CS, fì1 7;1 n. 7, sotrofascicolo VI, Manzoni, relaz ione al ministro, 18.:-S. 1921. Su l'agitazione fascista in Vcne7.ia Giulia (jr. R. Dc Felice, Mussolini il rivoluz ionario, Torino 1965, pp. 624-626; M. Pacar, Cunjìne Orienlale, Milano 196/4, pp. 73 e scgg. H6 Montagliari a Sfor7.a, R. s.n., San Re1110, 6..i. 192 l , Mont.agliari a Sfo rza, R. 3, San l{emo, 7.3.1921; Montagliari a Sfor&1, T. 2.fl , San lkmo, 8.:-S. 1921; ivi. 87 ASMAE/ AP, busta 1447, Elia, comanclanlc Presidio di Gaeta, a nlinu;Lero ctella guerra, divisione Staro Maggiore, e , per conoscen7.a, ,1 ministero Affari Es teri, T. 2.~2, Gaeta, 13.3. 192 l. Caruso, Prefe tto di Case1ta, a ministero ck:gli lntemi, direzione generale P11bblica Sicure7.7.a, T. 876, Case1ta, 15.3.19:ll , ivi. 8~
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Oi fronte alla contestazione e a alcuni gravi atti d 'insubordi-
nazione di una pa rte de lle truppe e allo scopo di alJontanare i sostenitori di D a nilo , il console montenegrino a Roma , Ra rnanodovic, chiese al governo italiano di disarmare momentaneamente la Legione e di costituire una commissione militare ad hoc che avrebbe dovuto esp e ll e re dalJ'Italia i legionari rihe11i 88_ Approfittando di questa richiesta Sforza costituì la commissione nominando come responsabile il colonnello Vigevano al quale affidò però l'incarico cli sciogliere la Legione. Vigevano, la mattina del 24 marzo giunse a Gaeta, disarmò e divise in quattro gruppi i militari montenegrini: que1Jo numericamente più consistente rimase a Gaeta, mentre i resta nti tre furono in viati nelle caserme di Fonte Amore, presso Sulmona, a Vittoria di Siracusa e a Pad ula in provincia di Salerno 8 '> . "Comincerà al più presto seconda fase nostro prorwtto: avviamento g raduale dei montenegrini che non voµ,lion o ritorn are in patria n ei lunghi di emiµ,ra z ione da essi prescelti. ~ Costatato c:he agenti jugoslavi c sosten ito,i di Danilo avevano seminato discord ia fra le truppe rnontcnegrine il console monlc..:negrino a Roma chiese alle autorità militari italiane "qu.e nos délachements à Gaeta et Formia fussent pou.r le moment désarrnés et qu.e /es armes en question soient consigées apt·és inventa ire et gardées dans u.n dépet italien, af jìn que le Gou.vernement du Montèneg repuisse en sono temps disposer de ce matériel". /\SM/\E/ CS, filza n. 7, sottofascicolo VI, l{a rnadonovic a Carle tti, capo della divi sio ne di Stato Maggiore del minis te ro ddla Guerra, nota ve rba le, 12.5.1 921. 89 ASMAE/ AP, busta 1447, Vigeva no a l Aiutante di Cam po (;enerale di Stato Maggiore del Re, T. 5, 24.5 .1921; Vigevano a I Aiuta nte di Ca mpo Cìe nc..:ralc di Stato Maggiore de l Re, e:, per conoscen za , a ministero Affari Estc..:ri , T. 6, 25 .3.192 1. Il colonnello Vigeva no aveva già prc..:ventivame nte progettato ne lla sua relazione al ministro del la guerra del 26.2.21, infra nota 84, prima quindi della mo rte d i Nicola, il disarmo e il fra zio namento d ell a legio ne..: e:, come vedrc..:mo in seg uito, l'indispe nsabile quando "intensa opera di persuasione per convincerli che, allo stato attuale delle cose, l'Italia non può considerarli che come prq(uP,hi. Hisognerà quindi fornirli di ahiti horghesi e aiutarli finanziariamente ancora per qualche tempo, sino a quando non avranno raggiunto u na diversa sistemazione ", la sotto lineatura è in o riginale.
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Darem o loro passaRgio gratuito e quattro mesi di stipendio ", così Sforza a nnun ciò a Manzoni l'avvio della seconda fase della m issio n e Vigevano contraddistinta da quella "opera di persuasione " volta ad otten e re un o spon taneo a uto scioglime nto d e lla Legio n e90_ Nonostante qua lc he ribellione'> 1, il 18 aprile Sfor'..la poteva telegrafare a Manzoni la notizia d e ll 'avvenuto ordine cli scioglimento d e ll a Lcgio n e9 2 ; rim a nevano c irca 400 mili ta ri 90 Vigevano vis itò le va rie caserme dove ave vano trovato alloggio i m ilitari montenegrini , offrendo loro, a seconda del g rado, dalle mille alle trem ila lire, qua llro mesi d i stipe ndio anticipato, un biglietto di viaggio per la destinazione desiderata e, infine, un pacco di vestiario , in cambio di un volontario abbandono della legione . Pera ltro, negli a mb ienti montenegrini le voci sui rea li ohic.:ttivi che la commissiom: m ilitare ita liana st:wa perseguendo s i diffusero molto rapidamente e Pla menac cercò d'intervenire inviando un proprio delegato a Sulmona. Questi d ietro ordi ne dello stesso Vigevano venne allon tanato e sess,m ta montl'.nc.:grini che no n avevano accettato di abbandonare il corpo furo no rinc hiusi ndk: casema tk del castdlo di Sul mona ·prioandoli di tutto, anche di sole e aria ". ASMAE/ AP, busta 111i7, Sforza a Manzon i, T. gab. n. 194, 7.4. 1')2 .1; Manzoni a Sforza, T. n . 164, I3d grndo, 5.4.192 1, ivi. Sforza tramite Manzoni teneva costantemente ;;il conent<: il governo jugoslavo del l'opc.:razione condotta eia Vigevano, allo scopo cli ouen e re all'occorren za i visti necessari per il rimpatrio dei monte negrini che d esid e ravano torna re in J ugoslavia. 9 1 ASMAE/ AI', busta 1448, Pla1rn: nac a Sforza , nota cie l 26.6.21; Sul te ntativo cli Pla menac di bloccare la m issio ne Vigevano, Vigeva no a Sforza, T. 12, 17.3.192; Sforza a Vige vano, T. 1203, 17 .4 .1921; nel q uale Sforza scrive ··ra ringraz io del suo teleP,ramma odierno/ Con vengo cun lei che ormai occorra impiego me.zzi enet"P,ici/ So di poter fare ogni affidarnentu sulla sua azione illuminata ''. ivi. 92 Sforz:1 a Manzoni, T. 1218 , 18 .4.19 21 , ivi, b us ta 1447. "Tan to VE. quanto Quartieri sarà bene sa[>(>iano p er le loro conversaz ioni con Pacich che bo ordinato lo scioglimento e la dispersione degli ultimi nuclei monteneg rin i; che (>er far cosa gradita a codesto Governo ci addossiamo la spesa ingente del viaR,gio di molti di loro in !l merica; e che nel nucleo maggiore a Sulmona essendosi presentato u n dele1-:ato di Plamenac [>er tentare u n a nuooa formaz ione di resistenz a lo abbiamo fa/tu allontanare. Mi pare che delle prove di leale amiciz ia come queste dovrebbero contare per Pacich p iù che dei vani sns[>etti generici e che noi (>otremo contare su altrettanta leale reciprocità ''.
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T,u
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montenegrini che non avevano voluto abbandonare la Legion e ma che e rano ora considerati a lla stregua di •una temporanea raccolta residuale di militari alla quale, per necessilà, deve sovrastare la nostra direzione disciplinare e la nostra stretta sorveglianza ,93. Negli stessi giorni il governo italian o sospese defin itivamente ogni contributo finanziario al Governo monteneg rin o, rompendo u nil a teralme n te la conv enzione Caviglia dell'aprile ' J9; tre d iretti collabo ratori di Plamenac, c he avevan o cercato d 'intralciare l'opera di Vigeva no, furono espulsi e lo stesso primo ministro fu fo rma lmente diffidato dalle a utorità di r)Ubblica sicurezza "che se non muta indirizz o, sarà espulso dal Regno '-94 _ Il 14 giu gno 1921, Ro dinò, ch e aveva sostituito Bonomi al ministero della Guerra, ordinò ai comandanti dei Presidi di Gaeta, Sulmona, Padula e Vittoria di Siracusa il definitivo scioglime nto dei nucle i montenegrini rimasti e "uulendo dar prova di generosa longanimità verso di essi, è dùposto a crmcedere anche a tutti coloro che tutt'ora sono presenti nei nuclei predetti lo stesso trattamento già loro proposto a mezzo del colormelio Vigevano, e dei quale non hanno creduto projìttare in primo tempo ·95. Al fine d i giugno la crisi e le dimissio n i dell'ultimo gabinetto Giolilli modificarono, sia pm momentaneam ente, la politica italiana nei confronti del governo m o nte negrino. La nuova debole maggioranza guidala da Uonom i con To rnasi della Torrclla agli Esteri, memore dell'aspra o pposi2.ione parlamentare alla politica estera del precedente governo, d ecise di soprassedere mome nla9.3 Vi gev:rno a (~ahineuo Min istro Affari Esteri , T. 68, 29.4. 1921, ivi, busta 1448. 9 4 li segre ra rio caro ddla preside nza ciel Cons ig lio a Ministero Affari Esteri, gabine tto, T. n. 354, Roma, 26.5.1921 , ivi; per !"inte rru zio ne dd finanzia me nto alla le gione monLcncgrina , Sforza a Hodinò, D. 1808/11, Ro ma, 3.6.1921, iv i. La diffida a Plarnenac fu ordinata d ire ttamen te da Sforza che voleva imredire la p ubblicazione da pa tte cli Pl am e nac di un pamphlet in cui si d e nu nciavano i soprusi della m issione Vigeva no. Sforza a Dirdtore generale della Pubblica Sicurezza, T. posta n. 2109/29, 18.6.21, ivi. 95 Ro dinò a Com ando Presidio militare di Sulmona, Villoria , Padula , Gaeta, D. 153, 11.6.1921, ivi.
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nca me nle al definitivo a llon ta name nto de i monten egrini9G. A fronte del nuovo atteggiamento p o litico del governo, Plame nac ritenne opportuno rassegnare le dimissio ni per favorire nuove intese con l' Ita lia. D o po rapide co n s ultazi o n i il gen e ra le Voutch initc', cx ministro de lla Gue1Ta, assunse la presidenza affidando g li Esteri a Picrre Chotc h, già ministro d e ll a Giusti7.i,1 e dell'Istruzio ne Pub blica97. 11 varo del n uovo governo Voutchinitc' coinc ise con la presentazione d ella Camera di nume rose interrogazio n i parlamenta ri riguardanti la posizione che avrebbe assunto il nuovo governo s ulla "questione mo nte negrina" e il ripristino d e lle suwenzioni previste dalla Convenzio ne Caviglia98 .
96 I ris ultati delle elezio ni ùd maggio 1921 avevano 1dr<·riormc:nte indebolito il governo Gioliui e la nuova Camera mise s ubito in dittìc.oltà il governo nella d iscussio ne sull'indirizzo di Tisposta al d iscorso della Coinn;:i. Pedcrzoni e Mussolini attaccarono duramente la politic:i e~tera dd governo , criticando asprame nte la missiont' Vigevano e la politica d i Sfor-,.a nc:i riguardi della q uc stione monLènègrina. Qr. A'J'JJ PARTAMENJ:AHI, Camera dei lJeputati, 1.9191!)21, legislazione XXVI, Discussion i, sessione i , [>[>. 93 e segg .. li ministero de lla g uerrJ a seguito cldlc numerose '·lagnanze'' secondo le <1rn1l i ta luni monte negrini sarebbero s tati costretti a lasciare l' Ita lia con misure coercitive attiva re dalle autorità milita ri e di Pu bblica Sicure7.7.;i '·racwmandava che le partenze dei montenegrini avvenissero solo dietro esplicita 1ic.:hiesta degli interessati". Ministero della guerra - llffkio politico milit:ire a i Coma ndi dei presidi militari di (ìaeta e Sulmona e per conoscenza , a ministe ro Affari Este ri, I). 608, /4.7. 1921 , ASMAE/ AI', b11sta 1448. 97 Chotc h a Ilono mi, nota verbale, n. 112/ 1, 5.6.1921, ivi. 98 A'rf7 Pt1.RLAM.EN/'A RI, Camera dei Deputati, 1919-1921 , legislazione XXVI, Discussio ni , sessione I, pp. 432 e segg.. In modo particolare si vedano le inte rrogazioni degli O n.li Trozzi e Mesrracclu e la risposta di Bonomi del 27.8.21, ne ll;:i q uale il governo prometteva cli riesaminare la qucslione cie l ripristino della Convenzione Caviglia l'. dei prestiti al governo montenegrino. D'altra parte all'agitazione parlamentare faceva eco sui maggiori (]HOticliani italiani un serrato ùibanito che metteva in d iscussione b po litica adriatica dd precedente govt'rno. li 6 luglio il "Corrie re della Sera" pubblicò di spa lla sulla prima pagina un acceso inrervenlo dcll'On. Eugenio Chiesa in cui si acc.usav;:i Sfor,.a di avere '·negozialo la consegna dei snidati ed ujficia/i montenegrini r-esidenli a Gaeta al governo serbo·'e di aver fatto "i/ merwto di questo popolo". "Coniere della Sera'', 6.7.1921.
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Le lunghe vacanze parlamentari raffreddaro no g li animi e per misero a Bonomi di liquidare, nel dicembre 1921 , gli impegni previsti dalla Convenzione con il p agame nto di 1 milione e mezzo d i lire utilizzate anche per sanare alcuni debiti privati dei montene grini in lta lia99.
5. L'ultima fase della questione montenegrina La dichiarazione Chotch del dicembre 1921 a ve va definitivamente liquidato il corpo militare di Gaeta, ma a Roma, nel clima di generale confusione e di acuta conflittualità ideologica e socia le, continuava a sussistere un simulacro di governo montenegrino che trovava un largo seguito anche in taluni ambienti politici che sostenevano il governo. Dal punto di vista internaziona le la questione montenegrina fu definitivame nte risolta da una dichiarazione della Conferenza degli ambasciatori del 13 luglio 1922, in cu i si rico nosceva l'incorporazione del Montenegro al regno S.H.S., ma in Italia , continuò ad operare e a funzionare un governo montenegrino, che aveva definitivamente s postato i suoi uffici nei locali del consolato in via XX sette mbre, diviso in due opposte tendenze p olitiche : i p a rtigiani di Plamenac e (JUelli devoti alla regina Milena l 00 . Le divisioni politiche fra i due gruppi crebbero con le decis ioni della Conferenza
99 Nell 'o1tohre Bonomi di<.:de in ca ri co a l m1n1 st ro della gue rra, C,asparotto, di contattare Chotch p er pattuire una liquidazio ne definiti va della Conve nzione Caviglia tramite l'eroga7.io ne una tantum di una certa somma d i de naro. Dopo una serie di conve rsazio ni con Cho tch, Gasparotto richi ese a Bo nomi di metll:re a disposizio ne un milio ne e mezzo di lire . Il 10 dicemhre successivo, venne sottoscritta da ministro degli Esteri montenegrino una dichiarazione nella quale si s tahiliva il definitivo scioglimento della legione mo ntenegrina e l'annullam e nto de lla convenzione Caviglia cie l 30 aprile 1919. ASMAE/ AP, busta 1448, C,as pe rotto a Bonomi, T. 2547, 27.10.21. 100 Le decisioni della Conferenza degli Amhasciatori fu rono contestate d a Cho tch che elevò anche una fo rmale protesta a ll'Italia ch e pa1tecipava con un proprio delegato alla ( :onfe re nza. ASMAE/ AP, busta 1450, Chotch a Schanzer, nota verbale, s. n. , 2 1.8.1922.
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degli ambasciatori e divennero d i aperta rottura il 30 agosto 1922 , con la mo1te del primo ministro montenegrino, gen. Voutchinitc'. Dopo lunghe consultazio ni Milena decise di affida re l'incarico di for m are il nuovo governo al genera le Gwosdenovic' ma Plamenac, che aveva già duramente osteggiato Milena, vis tosi escluso dalla lista dei ministri, il 16 settembre, con l'appoggio di un gruppo di suoi fedeli occupò i locali di via XX settembre autoproclamandosi presidente d el consiglio montenegrinol0 1 . Le vicende successive segnate dalla contesa fra i due governi montenegrini per il p ossesso della sede consolare divennero avvenimento di cronaca giornalistica piuttosto che di p olitica internazionale. I due gruppi finirono pe r denunciarsi a vicenda me ntre le autorità governative italiane si rifiutavano di prendere posizionel02 . Dopo la marcia su l~oma, il primo governo Mussolini dovette affrontare il problema e in o llemperanza ad un a ordinanza emessa dalla procura di l\o ma, I)e Uono, direllore generale de lla pub blica sicurezza, ordinò una perquisizione d ei locali d e l consolato; il provvedimento provocò una rissa fra seguaci di Plamenac e di Gwosdenovic' e l'inevitabile strascico d i dcnuncic e querele 103_ Mussolini s u suggerimento di C:onta rini predispose la riaper10 1 ASMA E/ AP, busta 1449, Gasbarri, Direzio ne ge ne ra le Pubblica Sicurezza, a ministero Affari Esteri, T. 20431 , 19.9.22. lvi è consevata una querela-denuncia del 17.9.22 sporta eia Savo Petrovic' , rcggenle il consolato d el Montern:gro in Roma, contro Plame nac, che richiede: l'immcdialo sgombero dei locali di via XX settembre, sede del governo monlcncgrino in csilio . 101 Schanzcr a (ìasbarri , Direzione ge nerale Pub b li ca Sicu rezza , Te lespresso 11. 3197, 20.9.1922, ivi. "li giornale d 'Ita lia" Incidenti di creditor·i al Consolato del Montenegro, 13.10.22, ripo rta la notizia di a lcuni incidcnli avvenuti davanti al Consolalo dd Monte negro provoca ti eia un g ruppo di escrccn ti italiani e alcuni rnontencgrini, che d a lungo tempo 11011 avevano più pagato i conti di alberghi , ristoranti, bar e pensioni ro mane. Nella chiosa ddl'arLicolo si scrive che la "diatriba.Jìnì cun l'intervento degli agenti di pubblica sicurezza i
quali condussero montenegrini ed esercenti al <:nmmissariato di via Coito ". io3 ASMAE/ AP, busta 1449, SalLc lli, sostitt1ito procuratore ciel Re , a ministero Affari Esteri, gabinello, T. 19231, 21 .10. 1922. Ministero Affari Esteri, direzione ge ne rale degli affari politici, a Salte lli, T. 67928, 30; 11.1 922, ivi. De Bono, direzion e generale d e lla Pubblica Sicure zza, a ministe ro Affari Esteri, ufficio JY, T. .12576, 6.J 2.1922, ivi.
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tura del fondo speciale p e r l'esercilo m o nte n egrino p er sovven;d o na re que i montenegrini c he decid evano di lasciare spontaneamente l'Italia e , dopo pochi mesi, diede o rdine di espellere d al Paese Plame nac e i suoi seguaci. Il p rovvedimento colpì c irca 150 monlenegrini e il Ministro della f:,'1.Je rra provvedette alla chiusura de lla gestione del fondo speciale 104 . Rimaneva ancora in Italia un esiguo gruppo d i notabili montenegrini , legati alla con-ente di Gwosd enovic', i quali , sostenuti di nume rosi p a rla me ntari italiani, avevano dato vita a un "Comitato parlamentare Pro-Montenegro " dire tto dal senatore Pullè e da ll'on. Del Croix. Grazie a ll'interessamento dei due parlamentari fu costituita una Commission e forma ta d ai rappresentanti dei ministeri degli Esteri, de ll 'Interno, della Guerra e delle Finanze, la quale con uno stanziame nto di 55/4.000 lire, da divide re fra i rappresentanti monte negrini e i creditori italiani, chiuse definitivam ente la questione 105.
Con quest'ultimo allo, quasi a sugcl lo d e i rinnovati rapporti di amic izia ita lo-jugoslavi, si chiudeva questa fase della questione adriatica e montenegrina, dove il governo in esilio, ma soprattutto la Legione , avevano pur sempre rappresentato una. sp e ranza p er quei mo nte negrini che, no n riconoscendosi nell'unità jugoslava, avevano fermamente creduto al principio di autod e terminazione dei popoli, un principio che la politica franco-inglese, in contrapposizio ne a quelli che potevano essere gli interessi n o n illegittimi degli ita lian i, volle coscie ntemente elude re.
Contarini, ·Relaziune a Sua Fece/lenza il Ministro ", 29.1 2.1922, ivi; Mus_<;olin i a ministro della Guerra , T. 18, 5. 1.1 92:\ iv i. li provvedimenlo di espulsione di Plarnenac fu giustificato da Mussolini da "informazioni che insistentemente mi sono ghmle in questi ultimi tempi dove risulta che il Plamenac si var101
rebbe del possesso degli archivi, incartamenti, sigilli, ecc. del cessato Consolato del Montenegro per fabbricare documenti, .fàl,ijicarne la data, di distribuire decoraz ioni e perjìno di coriferire, dietro compenso, titoli nobiliari e patenti di ogni ge nere·'. Mussolini a De Bo no , telespresso n. 213270, 20.3.1923, ivi. IU5
ASMAE/ AP, bu s ta 1450, lJ ff ic io IV, m inistero Affari Esteri ,
"Promemoria per sua eccellzena il Ministro ·; senza data e firma; Commissione pe r la liquida?:ione d e i monte n egrini, "Relaz ione a sua eccellenza il Presidente del Consiglio dei Ministri '; 9.5.1925, ivi.
FRANCESCO FATUITA
CRONACHE DI GUERRIGLIA IN IUGOSLAVIA PARTE ti"
GENNAIO-SE1THMBHH 7943
Si conclude, con i n ove mesi di guerra relalivi al 1943, la disamina d egli avvenirnenli c he hann o coinvolto le unità del Regio Esercito su l fronte balcanico, disamina s tilata in base ad alcune fonti ufficiali iugoslave 1 . Queste ultime sono slalc verilica le e confulate, ove era possibile, mediante l'esame di diverse pubblicazioni italiane 2 , ufficiali e no n , ciò in quanto risultava inaccetlabilc far p ropri, in condiz ionatamente, i falli riferiti da11c fonti iugos lave, troppo atte nte a fornire una versione di parte degli avvenimenti. 1 Corm.: precisato nel paragrafo "Crite ri d 'lmposlaziom:, Considerazioni c Precisazioni", inserito ne lla P Pa rte di 4ucs la riccrca p ubb licata negli "Studi Storico-Militari 1992" i testi hase iugoslavi s ui qua li so no state e ffettu are le ricerche sono: - AA.W. - Osblobokilacki rat Narodajugvslavije 1941-1945 (L1 guerra cli libera7.ione d e l popolo iugoslavo) - Vojnoislorijski lnstitut (Tstituto di Storia Militare) - 2 Volum i - Belgrado 1958-1963. D'ora in avanti fonte citata com e O.R.N.J. - AA.VV. - Hronologija Oslvbvkilacke Barbe Naroda ]uP,oslavije 19411945 - (Cronolog ia della guerra di li berazio ne del popolo iugoslavo) Vojnoistorijski Jnstilut (Istituto cli Sto ria Militare) - He lg rado 1964. D'ora in ava nti fonte citata come Hronologija. 2 Pe r verificare, da un p unto di vista italiano , g li as pe tti generali de ll'occupazione e delle opcrazioni svolte tra il 1941 e il 1945, c i s i è hasati sulla Re lazio m: Ufficiale edita d all 'Ufficio Storico: C:fr. SALVATOKE LO I - le Operazioni delle Unità Italiane in Ju1;oslauia ( 194 1-1943) - Ufficio Sto rico Stato Maggior<: Esercito - Roma 1978.
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Francesco Fatutta
Sarà bene sotto lineare c he, rispetto ai semestri precedenti, è risultata più difficile l'op era di confronto, in quanto non sono molto numerose le fonti ita li ane che trattano il periodo storico preso in esame. Inoltre, le fonti memorialistiche su cui a volte ci s i è basati per i riscontri , privilegiano, comprens ibilme nte, il periodo armistiziale e tratta no pe1tanto in manie ra meno circostanziata gli avvenimenti precedenti. Nonostante ciò, è stato possibile confutare numerose afferm azioni rinvenute sui testi iugos lavi raggiungendo, a nostro avviso, l'obiettivo che ci eravamo posti, e che avevamo precisato nella premessa alla 1" parte di questa ricerca. Quello cioè di fornire un contributo sugli avvenimenti connessi all'occupazione del territorio iugoslavo, in attesa di una eventuale pubblicazione ufficiale a più ampio res piro, dedicala a questo fronte del secondo conflitto mondiale, così pa1ticolare.
/Yrincipali avvenimenti del periodo Il p e riodo compreso fra Gennaio e Giugno del 1943 fu cara tterizzato da due g ra ndi offensive3, condotte dalle forze all'Asse. Loro sco po era la distruz io n e elci verti ci di com ando e della massa di manovra del movimento partigiano, che continuavano a dimostrare una crescente vitalità. Tnutili s i erano rivelate le precedenti azioni, che avevano mirato al me desimo scopo, e che, lungi dal risolvere il problem a , se mbravano aver reso ancora pii:1 agguerrite le formazioni partigiane. Oltre a prohlemi di ordine inte rno a l fron te iugoslavo , i responsabili de ll'Asse erano pressati da una situazio ne generale piuttosto critica, seguita alle sconfitte di El Alamein e Staling rado . .1 Cfr. GINO HAM HA HA - /,a guerra di liheraziune naz ionale in Jugoslavia (1941-1943) - l Jgo Mursia Editore - Milano 1988.
L'opera risulta particolarme nte utile per comprendere l'<.:volversi d egli avve nim e nti conness i al le due grandi offensive a11tiµ artigia ne , svoltes i du rante i primi mes i de l 19/i3, oltre che per avere una buona visione d 'insieme della vicende re lative al fronle iugoslavo nel periodo 1941-1943.
Cronache di Guerriglia in Jup,oslavia
ljl
TI timore di uno sbarco a lleato nei Balcani imponeva quindi la pacificazione de lla regione, cosa che poteva essere ottenuta soltanto estirpando alla radice il fenomeno partigiano. Per raggiungere tale scopo furono messi in campo ohre 90.000 uomini , tra llaliani, Tedesch i e collaborazionisti, d a impiegare in una operazione d eno minata in codice "Weiss". L'op cra'.lio ne, s uddivisa in tre fasi, preved eva nella prima di rastrellare un'ampia regione comp resa fra la bassa Croazia e la Bosnia sette ntrio na le, per agganciare e a nni e ntare le unit~t pattigiane esistenti. Prevedendo il ripiegamento di una patte delle forma'.lioni avversarie verso la Bosnia centrale, proprio in questa regione fu preventivata la seconda fase , mentre quella conclusiva era fi nalizzata all'annientamento, tra l'Erzegovina e il Monte n egro, dei resti delle unità partigiane. Ottima sulla carta, l'operazione "We iss" (o quarta offe n siva amipartigiana come viene d efinita dall e fonti sla ve) si dimostrò meno efficace sul campo. La mobilità, la buo na conoscenza de l terren o e l'effìcie nLe servizio informazioni , fu rono tutti fattori che p ermisero ai i,artigiani d i Tito di controbattere o anticipare le mosse italo-tedesche. Essenziale s i d imostrò sopra llu tto la fase fina le de lle operazio ni, con la pressione effettu ata da l gruppo di manovra partigia no contro i presidi italiani ne ll'Erzegovina, in particolare que lli della Divisio ne MURGE, che furono in gran parte sopraffatti. Per anni la responsabi lità di 4uesta sconfitta fu addebitata a l cedimen to delle milizie "cctniche" che affian cavano le unit~t italian e, sen za tener in debito co nto il fatto che (!Ueste ultime e ra no state a llaccate dai Tedeschi, intenzio nati a disarn1arle. li comando te d esco intendeva infatti , in pien o contrasto con quello italiano, risolvere con te mporaneamente il prob lema dei due m ovime nti partigiani, q ue llo di isp irazio ne comunista e quello nazionalista, e, perseverando in tale politica con te utonica ostin azio ne, comm ise un g rave errore strategico, che in definitiva portò al fa llime nto dcll'opcrnio n e. Il risultato di cancellare la m inaccia pa ,t ig iana dalla regione iugoslava non era stato raggiunto, c d il grosso de lle forze ribelli aveva potuto ripiegare in un vasto territorio compreso tra l'Erzegovina e il Montenegro, in patte delimitato dal corso d ei fiu mi Sutjes ka, Piva, Tara e Ceotina. All 'interno del te rrito rio si trovava
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F rancesco Fatutta
la più impo rtante struttura sanitaria de l m ovimento partigiano , il cosiddetto "ospedale centra le ", ove ven ivano cura ti a lcune migliaia di fe riti e mal ati. Fu pertanto s tudiato un nuovo piano offe ns ivo , de nominato in codi ce "Schwarz", che prevedeva l'accerchiame nto delle forze partigiane ccl il lo ro su ccessivo annientamento attraverso una serie di rastre llame nti con centrici. Le forze dell'Asse a disposizione raggiungevano quasi i 130.000 uomini tra Italiani, Tedeschi, "uslasci", "cetnici" e p e rsino Bulgari. Anche l'ope razione "Schw arz", nata peralLro viziata d a contra sti fra i comandi italiani e te deschi, fallì il suo scopo. Fra Lulle le o pe razioni a ntipartigiane, comunq ue, fu quella che mancò soltanLo di poco il su ccesso e causò p erdite elevatissime alle form azioni partig iane. Lo stesso Tito rimase feri to, tre comandanti di Brigala e nume ros i coma ndanti di b a LLaglione ven nero u ccis i, me ntre le perdile fra il p ersonale medico e sanitario risulLarono sensibili. A fa tica le forma 7.io ni p a rtig ia ne riusciro n o ad aprirsi un varco lungo il corso del fiume Sutjeska e a ma ntene rlo ap e rto a prezzo di duri combattimenti. Attraverso il varco, filtrarono d iverse brigate partig iane, mentre altre si sacrificavano in retrovia p er trattenere le forze avversarie. Incalzate dai rcpa1ti mo bili ted eschi, le formazioni p a ,tigiane dovette ro scindersi in numerosi nucle i mino ri, per i qu ali ris ultava p iù facil e cercare una via di fuga. Fu giocoforza abbando nare gran parte d e i feriti gravi a l loro d estino, occultandoli tra le mille gole e anfratti lu ngo i fiumi . Su di lo ro s i abballé la rappresaglia p o rta ta soprattutto dalle m ilizie collaboraz io niste, desiderose, tra l'alLro, cli vendicare i numerosi eccidi perpetrali , specie nel Montenegro, dai panigiani di Tito. Q ueslo ennesimo fallime nto dell 'Asse sul campo e l'impossib ilità di riu nire nuovame nte un tale complesso di forze, furono elementi ch e g iocarono a favore del movimento pa rtigia no. Le unità ripiegate, sia pur decimate e pesa ntemente provate dai duri scontri, c h e avevan o pe ra ltro rappresentato l'unica a lte rnativa all'an nie ntamento, s i trasfe ri ron o in zon e più "tranquille ", ove p oterono ricosLiLuirs i. Nuovi combatte nti s i unirono ai veterani, mentre s i accre bbe en o rme m ente il n u mero d e i s impatizzan ti, alLro n on fosse che pe r le continue vessazio ni c ui le p op olazioni d i d iversa e tnia ve nivano fatte segno ora dai "cetnici" serbi ora
Cronache di Guerriglia in Tugoslavia
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dagli "ustasci" croati. All 'orizzonte si profilava inoltre l'uscila cli scena d ell ' Italia dal conflitto, fattore determinante per il movimento partigiano s lavo, ch e dagli eventi armistiziali trasse nuova linfa per il suo sviluppo.
Evoluzione delle.formazioni partigiane iugoslave Nel p erio do da noi preso in esame, ossia quello compreso fra Gennaio e Settembre del 1943, l'evoluzione d elle formazio ni iugos lave1 fu essenzialmente conn essa alla crescita numerica delle stesse. Stabil iti ormai con precis io ne i com p iti propri di ciascun tipo di unità, fossero esse di m anovra o territo riali, lo sforzo maggiore d e i vertici partigiani si con centrò ne l pore nziamento delle singole sLrutture operative e nella costituzione di nuovi re parti. L'affl u sso di combattenti continuava ad essere cospicuo e, crescendo l'ampiezza dei cosiddetti "territori liberi ", fu p ossibile disporre di ampie retrovie ove addestrare le unità in formazione e costituire strutture logistich e sia p ur a livello embrio nale. Lo sforzo maggiore fu comunque rivolto al potenziamento delle un ità esistenti. Vennero ampliali gli organici cli Compagnie e Battaglio ni e , compatibilme nte con la dis ponibilità , venne a ume ntata la potenza di fuoco di Brigate e Divisioni. In particolare le unità cosiddette "Proletarie" e "d'Assalto ", cui erano demandali i compiti o pe rativi più complessi, videro un deciso potenziamento d e i loro organic i, mentre n el loro ambito in iziavano ad essere costituiti anche appositi nuclei sp ecialistici. Vista la maggio re complessità delle operazioni offe nsive cui le formazioni partigiane erano destinate, si ebbe infine l'esigenza di costituire appositi centri cli comando a livello superiore, il cui compito primario era il coordinamento cli p iù unità complesse, fossero esse Divisioni o Brigale. Tali strutture , costituite con cle me nti esperti provenienti da diversi vertici di comando, diedero vita, subito dopo l'uscita di scena d ell'Italia nel Sellembre 1943, ai 4 Cfr. VLADO STRUGAR - }UROslavia I Y4 l-l <J45 - Vojnoiz davacki Zavod (Istituto Editoria le Militare) - He lg rado 1970, pag. 12:)-186.
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Francesco Fatutta
comandi di un nuovo tipo di unilà , d e nominato "Korpu s" (Corpo). Si trattava della più evoluta struttura sino ad allora messa in campo d al movimento partigiano, a parte qualche sporadico esempio precedente, destinata ad inquadrare un n umero variabile di Div is ion i e 11rigate, d a impiegare p e r il raggiungimento di obie ttivi parlicolarmenle ambiziosi. In altre parole il movime nto p artigia no, pur con tutti i limiti operativi che lo carallerizzavano , si preparava a compie re que l salto q ua litativo che lo avre bbe po rtato, n egli ultimi mesi d i guerra , ad assumere connota7.ioni s imili a quelle d i un e se rcito re go la re .
NAS.SA'GNA CRONOLOGTCA DflGLI AVVENIMEN11
ANNO 1943: MESE DI GENNAIO IIOSN!A
22-23 (7ennaio: In v ic in an za della stazione ferrovia ria di Diklic , nei pressi di Trebinje, e le me nti p a rtig iani inquadrati nel Battaglio n e Sloboda provo cano il de rag liamento di un tre no e causano gravi pe rdite fra i militari ita lia ni trasportati.
CROAZIA
6 Gennaio: Lungo il litorale di Macarsca ( Ma ka rska)S e le me nti p a rt igiani aprono il fuoco contro il rimorchiatore "Pode roso". 9 G en na i o: A 1/.a g a hri a, fra i ge n e rali Ma rio Ro a ll a e Alexande r 10hr, ve ngo no presi accordi rig uardanti l'op e razio n e congiunta contro le form azio ni pa rtigia ne d enominala "We iss I" ( vedere AJJcgato Nr. 6 .). 5 Per quanto rig uarda i no m i geografici riporta li ndla ricerca , q uesti ultimi sono stati indi cati ne ll a fo rma italiana, sempre che la stessa esisla. In ogni caso, a l fin e di faci litarne il re p erimento s u carlc geografiche: atlua li, s i è ce re.aro d i indica re tra pa re ntesi anche l'cquivalcnlc fo rm a slava , la prima volta che il no me stesso compa re .
Cronache di Guerriglia in Tup,oslallia
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Nella regione di Macarsca, unita parttgtane a prono il fuoco de lla costa contro il rimorchiatore "Lilibeo". 14 -15 Gennaio: Unilà partigiane inquadrate ne ll 'a mbito d ella 611 Divisio n e attaccano Gracac, d ifesa da circa 600 "celnici" e 300 soldati italiani appartenenti al 15 1° Reggimento della Oivisio nc di fanteria Sassari, ma d o po diverse ore di combattimenli, causa la violentissima pioggia, desistono. I difensori lamentano li 1 morti, 22 feriti e 115 prigionieri, questi u ltimi "cetnici", mentre i partigiani hanno av uto 40 morti, fra i quali il comandante del Battaglio ne Ognjen Prica, 67 feriti e 57 dispersi . .17 Gennaio: A Kamabje, lungo la linea fetToviaria KarlovacMe llika , unità pa rtig ia ne a ppa rte nenti a lla 4 " Brigala d e ll'8 11 Div is io ne attaccano un convoglio me rci ital iano e distrnggono una locomotiva e 22 carri ciste rna carichi di benzina . .18 Gen naio: Nei pressi d e ll'isola di Curzola (Korcula), cleme nti partigiani a prono il fuoco contro la motobarca " M 11 23". 21 Gennaio.- A Oe ringaj, ne i pressi cli Gracac, h anno inizio violenti combattimenti, protrauisi per due g io rni , tra unità appa rtenenti alla Divisione di fanteria Sassa ri e la 1il Brigata d 'Assalto del la 6;i Divisione partig iana6. 22 Gennaio.- Nella regio ne d i Ljubovo, nei pressi di Korenica, ini7.iano violenti scontri Lra ele m enti partigiani appa rte ne nti alla 2;i Brigata d e lla fr! Oivisio ne cd unità della Divisione di fanteria Re . G li scontri s i protraggono s ino a l 2 Febbraio, qua ndo le unità italiane raggiungono Korenica e la 2;i 11rigata ripiega s u Krbavica . La località cli Plocanski Klanac, nei pressi d i CJdhina, viene raggiunta e conquistata eia rc p a,t i appartene nti alla Divisione di fa nteria Kc che per due giorni s i e rano scontrati con e lementi partigiani inquadrati nella 9a Brigata della 6;i Divisione . 6 Cfr. o nnoNE TALPO - Dalrnaz itt una cronaca per la storia (1943) LJffkio Srorico Stato Maggiore Ese rcito - Roma 1991 - Volume lii , pag . ."369. Vie ne indic ito in 300 il numero di partigia ni cad uti durante q uesta o pe razione; da p::111e sua la Sassa ri ebbe 3 morti e 22 feriti, me ntre le unità del la M.V.A.C. pe rdette ro 39 uomini. Ancora una volta, come si può nota re, dato il pesante rovescio subito, le fonti sla ve preferiscono tra lasciare l'argomento pe rdite.
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J.'rancesco Fa.tutta
21 Gennaio: Unità partigiane appartenenti all'"Odred" licki provocano il deragliamento e la distruzione di un piccolo con voglio ferrov iario italiano (4 vagoni), tra le località di Metak e Ribnik, lungo la linea Gospié-Gracac. Dopo violenti scontri con unità pa rtigiane appartenenti alla P Brigata della 6!! Divisione, ele menti della Oiv is ione di fanteria Sassari raggiungono e conquista no Bruvno, nei press i cli Gracac. 26 Gennaio: A Lov inac , n e i pressi di GraC::-ac , partigia ni appartenenti al 3° Battaglione della 9;i Brigata (6!! Divisione), attaccano e provoca no la distruzione di una au tocolonna composta da 7 autocarri, s ui qua li erano traspottati soldati italiani e "cetnici". Unità p artigiane appartenenti alla 1i! Brigata della 6" Divisio ne respingono un attacco portato da reparti della Divis ione di fanteria Sassari che da Bruvno cercavano di raggiungere Mazin. 27 Gennaio: Unità p artigiane appartenenti al la P Brigata della 6" Divisione respingono un attacco portato da re parti appartenenti a lla Division e di fanteria Sassari che d a Bruvno tentavano cli raggiungere Klapavica. L'Aviazio ne italiana bombarda e mitraglia n ella Lika le località d i Saborski , Turjanski, Korenica, Yrelo Ku zmanovaca , Bunié, Debelo Brdo, Udbina, Mogorié, Vrsina , Bajiéi, D obro Scio e Oo nj Lapac. 29 Genna io: Reparti ita liani apparte nenti a lla Divisione di fanteria Sassari respingono le unità partigiane della 1;i Brigata (6!! Divisione) e conquistano Mazin , nei pressi di G racac. 30 Gennaio: D alle loca lità di Mctlik a, Ozalj, Karlovac e Jastre barsko, pre nde avvio l'attacco concentrico delle forze ita lian e (Divisioni di fante ria Lo m bardia , Cacciatori d elle Alp i e Isonzo) , del 10° Battaglione "ustasci" e del 9° Ba ttaglio ne "domobrani" verso la regione di Zumberak, controllata dai partigiani. Tre Brigate sloven e (Matija Gubec, Tone To1n ì;ic e Ivan Cankar) e du e Brigate Croate (l Y Rade Konc a r e ;j_il d ' Assa lto d e ll '8ll Divisione), dopo viole nti combattimenti protraltisi sino al 2 febbraio e svoltisi ne lle zon e comprese fra le località di Vivodina e Krasié, contengono l'azione e d infliggono pesanti p e rdite ai reparti italiani. ln base a documenti italiani caduti in mano alle
Cronache di Guerriglia in luP,oslauia
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forze pa rtigiane , due delle colonne7 impegnate nell'azione hanno pe rduto c irca 500 uomini, mentre i partigiani hanno avuto 21 morti e 95 fe riti. A Lipac Vrh, nei pressi di Udbina, unità pattigiane appaltenenti alla 9l! Brigala della 6" Divisione respingono tre successivi attacchi poltati dalle forze italiane . MONTENEGRO 21 Gennaio: A Podi , ne i pressi di Castelnuovo (Herceg-Novi),
rep arti appartenenti al 120° Reggimento della Div is io ne di fanteria Macerala ed il Battaglione "cetnico" di Grahovo inte rcettano quattro membri d e ll 'organizzazione operativa d el P. C .J . cli Castelnuovo, c he rimangono uccis i n ello scontro.
SERBI.A
3 Gennaio: A Crnoljcvo, lungo la rotabile Urosevac-Prizren, unità partigiane appartenenti a ll "'Odred" l.cjne l Ajdin (formato da eleme nti d ella minoranza albanese) attacca una autocolonna italiana. Nel combattime nto ch e ne segue m uo io no una ventina di soldati italiani ed un partigiano, m e ntre vengono dis trutti dive rsi a utocarri ed a lcune autovetture . 15 Gennaio: Ad I·:rec, ne i pressi di Oa kovica, elementi partigiani in forza all'"Odrcd" Emin Duraku attaccano una Stazio ne dei Carabinieri ma n on riescono a conquistarla d ata la violenta reazione dei militi. Cfr. O.R.N.J., Op. cit., pag. 523. Vi si precisa chl' da Metlika operava la colom1a ·'Orefici", costituita da un IJattaglione fornito dal 23° e d a l 24° Reggim ento , apparten e nti all a Divisionl' di fant<:ria Isonzo , d a ll 'LXXXV 13attaglione CC.NN. e da du e IJatteril' d i artiglieria, colo nna che rimase accerchiata nel settore Hadn<ie13ukovica-Radina Goiica. Per q uanto rigua rd,1 le perdite (500 uo mini) viene ricordata anche un'altra colonna , denominata "Lodi", della <]Uale r e rò non viene indicata la composizio ne. 7
Francesco Fatutta
SLOVENIA
13-14 Gennaio: Gli elemc nli ilaliani del presidio cli Sv. Vid e q uelli "belogardisti" del pres idio di Sv. Rok, nei pressi di Sticn a , vengono attaccati da p a rtigiani appartenenti alle Briga te Tone Tornsic, Matija Gubcc e l van Cankar. Dopo combattime nti d urati 5 o re, Sv. Rok, dal quale i "belogardis li" sono fuggiti per ripiegare su Sv . Vid , vie ne conquistata . Anche la seconda loca lità viene attaccata dall e formazioni p artig iane, che riescono ad ince ndiare una con ceria, ma il loro assalto si esaurisce in quanto non riescono a sopraffare la guarnigione italiana, ben sisle rnata in posizioni difens ive in muratura 8. Durante gli scontri le forze italiane la mentano ,/4 morti, 3 feriti cd altre ttanti disp e rsi9. 2 1 Gennaiv: Nella località di Smarjc, nei pressi di Aidussina, un reparto italiano fo rte di cir ca 200 u o mini attacca il 1 ° Battaglio n e de1l"'Odred" Soski, ma viene respinto s ulle posizioni di parte nza. Nell o scontro muore un soldato italiano. A Bic , nei pressi di Sti<." na , ch ic Comp ;1g nie ;1 ppa rtenenti al 52° 8 È uno ck:i rari casi in c ui le ronti sla ve s i dilung ano a descrivere, con dovizia di panicola1i, 4uella che tutto sommato è stata una loro scon fitta. Elencano k: perdite italiane, peraltro limitate viste le forze attaccanti provenienti d a 3 Brig ale, accen nato a lla ruga dei "beloga rdisti", senza peraltro indicare le eventuali perdite subite da questi ultim i, ma taccio no sulle lo ro , che debbon o essere state piuttosto cons iste nti . I.o s i desume fac ilm e nte dalla frase relative a ll'assalto c he '· ... s i esaurisce in (]uanro li parrig ian il no n riescon o a sopraffare la gu arn ig ione italian:i ... ". 9 Cfr. (, IT n JO HF.DF.SCHI - Fronte jugnsla/Jo-halcanico: e 'ero anch 'io Ugo Mursia Editore - Mila no 1985 - pag. 166. Nella re lazion e de l tenete Eraldo Sus ini è inse rito un documento protoco llato 558/ 1 delb Sezione in fo rmazioni d e l Coma ndo Divisione di fonLcria Caccia tori d e ll e Alpi. Vi si comu nica il ritrovamento delle salme dei 3 radiotelegrafi sti cam.1rati durante l'auacco al presidio di St. Vid e s uccessivamente harhara me nte uccisi dai partigiani: "... si è consLaLato chc i cadaveri sono s tati completamen te d enudali cd i corpi presentavano segni di numerosi col pi di a rmi contunden li: uno di essi a veva addirittura il cranio schiacciato per la violenza del colpo . Uno presentava segni d 'asfo;sia lali da fa r presumere la morle pcr slrangolarncnlo o , più probabilme nte , per essere stato scpolto vivo".
Cronache di G'uerriglia in Jugoslavia
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Reggimento della Divisione di fante ria Cacciatori delle Alpi, una Compagnia del CIV Battaglione CC.NN. e re parti di "belogardisti" provenie nti da Sv. Vid , attaccano unità partigia ne de lla 11rigata Tone Tomsic . Dopo duri scontri durati 14 ore, a ca usa delle cattive condizioni atmosferiche (freddo e pesanti nevicate) le forze attaccanti s i ritira no su Pristavica dopo aver s ubi to p e rdite valutabili a 16 morti e 14 feriti. 26 Gennaio: A Zakriz, nei pressi di Cerkno, il 2° Battaglione dell '"Odred" So.i;ki attacca il presidio ita liano, riuscendo a sopraffarlo. Muoio no 6 tra soldati e carabinieri e d altri 17 vengo no presi prigionieri, ma verranno in seguito rilasciati. 28 Gennaio: La 4a Brigata slovena Ljuho Sercer attacca la guarnigione italiana di Sv. Vie!, ma a causa de ll'esistenza di forti protezioni difensive e de ll'appoggio dell'artiglieria l'azione fallisce. 29 Gennaio: Nella regione compresa fra le località di Otavc, Sv. Vid , Zavrh e Sv. Trojica (n e i pressi di Ce rknica) re pa1t i de l 5 1" Reggimento appartenente a lla Divisio n e cli fa nte ria Caccia to ri de lle Alpi, al 21° e 22° settore G.A.F. , al XXXI Battaglione CC.NN. e contingenti "belogardisti ", muovendo d a l.ogatec, Cerknica, Begunje , Grahovo e Vclika illoka, attaccano concentricamente le unità partig iane della 4a Brigata slovena Ljubo Sercer. La Brigata, sino a l 3 Febbraio, riesce a tratte ne re le colon ne attaccanti e successivame nte , per evitare il rischio di es.sere accerchiata , ripiega verso i mo nti Mokrec. 3 1 Gennaio: A Boc kovo , n e i press i d i Ce rkni ca , il 1 ° Batt aglione d e lla 4" Brigata Ljubo Sercer a ttacca una colonna appattenente al I Battaglione del 22° Settore G.A.F. che d a Velika Blo ka tentava di p o,tars i su Sv. Trojca e , d o p o un vio le nto combattime nto , la costringe a ripiegare s ulle pos izioni di partenza .
ANNO 1942: M.é'S.H DI FEBBIWO UOSNIA
10 Febbraio: Truppe italiane sferrano un attacco contro unità p a rtig iane app arte ne nti a lla 10" 11ri gata Krajiska lu ngo la linea
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Francesco Fatulla
Strmica-Stoziste, nei pressi di 13osanski Grahovo, costringendole , dopo sei ore di violenti combattimenti, a ripiegare in direzione della località di Peéi. 12 Fehhraio: Il Comandante del VI Corpo d'Armata emette disposizioni affinché parte delle sue forze si concentrino ne lla zona di Mostar allo scopo di bloccare un eventuale forzamento del fiume Narenta (Neretva) <la parte delle formazioni partigiane contro le quali era in atto l'operazione "Weiss I". Allo stesso te mpo dispone che le formaz ioni "cetniche" dell'Erzegovina e del Montenegro vengano mobilitate e conce ntrate nella regione di Mostar. A disposizione del Comando del Vl Corpo d 'Armata vengono inoltre posti circa 2.500 tra "ustasci" e "domobrani" schierati nella zona di Ljubuski. 11 Febbraio: La cittadina di Kulen-Vakuf viene raggiunta da unità italiane appartenenti alla Divisione di fanteria Sassari e da repa1tj della 7~ Divis ione SS Prinz Eugen. 16 Febbraio: Lungo la rotabile Jablanica-Drcznica, unità pa,tigiane arrartenenti alla 21! Di visio ne Proletaria , attaccano il l Battaglione del 260° Reggimento della Divisione di fanteria Murge, in movimento lungo il corso del fiume Narenta e conquistano i capisaldi italiani di Drcznica e Grabovica, ne i pressi di Mostar. Nell'azione perdono la vita 86 soldati italiani e 286 vengono presi prigionieri 10, m e ntre le forze partigiane, che hanno avuto 12 feriti , si impossessano di 2 carri armati leggeri, 23 autocarri carichi d i mate riali, 10 mitragliatrici, 14 fuci li mitragliatori e 260 fucili. 10 Cfr. O. TALPO, Op. cit., pag . 58. L'unità caduta nell'agguato risulta essere, per la precisio ne, il 11/260° e non il I. Per ciò che concerne le perdite del Battaglione sembra che queste siano state di 284 caduti, u n numero maggiore d i quello indicato dalle fonti slave, e 193 prigionie ri. Un centina io ci rca cadde dife ndendo i mezzi hloccati lungo la strada (ed i loro cadaveri denudati furono visti da testimoni ocula1i), altri , appa,tenenti al grosso del Rauaglione che cercava di ripiegare , dovrebbero essere periti d ura nte il tentativo di sfuggire ai partigiani che li hraccavano o truc idati da questi ultimi durante o dopo la cauura. Ciò rotre hhe s piega re la diffe re nza numerica riguardo le perdile indicate daUe fonti slave.
Cr ona ch e di Guerrip,fia in Jugoslavia
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1 7 Febbra io: La cittadina di Prozor viene conq uistata da unità p a,tig iane a ppartenenti alla 3;i Divisio ne d 'Assalto le quali, dopo due gio rni di vio lenti combattimenti, riescono a vincere la resistenza opposta dal 111 Battaglione del 259° Reggime nto apparten e nte a ll a Div is ione cli fante ri a Murge , s uppo rtato da un a Compagnia carri a rmati e aliquote cli artiglie ria e mortai. Nei combattime nti perdo no la vita 220 soldati italiani, un nume ro maggiore rimane ferito, me ntre 280 uomini vengono presi prigionieri; le for:Le p artig ia ne, c he hanno invece a vuto 23 ff10 1ti e 117 feriti, s i impossessano cli 5 carri armati leggeri, 4 obici, 2 canno ni anticarro, li mortai , 12 mitragliatrici, 25 fuc ili-mitragliatori, 500 fucili, un trallore d 'a rtiglie ria, 10 autocarri, 2 motociclette e 2 stazioni radio. Co pioso anc he il munizionamento caduto in ma no a i p artigiani slavi, ripo ,t_at o in nume rosi proiettili pe r obici, 1 .000 granate anticarro, 300 casse di munizioni, 250 casse di gran ate p e r mortaio, 50 casse di bo mbe a m ano, oltre a grandi q ua ntità di vettovagliamento. 18 Fehhraio: Ad O strozac, nei pressi di Ko n jic, giungo no le avang uardie dell a 5a Brigata Crnogorska (3i! Div is ione d 'Assalto), do po che il presidio ita lia no aveva abbando n alo la località c d era ripiegato su Konjic . Lungo la linea ferroviaria Sarajevo-Konjic , ne lla tratta Rastelica-Brdani, la 1" Brigata Prol eta ria attacca le posta :Lioni difensive presid iate d a tru p pe italiane e da eleme nti "ustascia" e "cd.nici". D o po vio lenti combattimenti durati una ventina d i o re i partigiani s i assicura n o il controllo di Rastelica, Iva n Sedlo , l3radina, Dragoca e Brda ni, distrugg ono la lin ea fe rrovia ria e le o pere difensive ad essa conness e e causano ai dife nsori pe rdite valuta bili in 115 m o rti e 67 prigionie ri. I partigiani, che h anno avuto 4 mo rti e 7 fe riti, si impossessano di 1O mitragliatrici, un autocarro, 20 motociclette, 80.000 cattucce e d altro m ateriale b e llico. 19 Febbraio: Lungo la linea ferroviaria Mostar-Jabla nica, unità p artig iane appartene nti alla 2" Div is io ne Proletaria conquistano il caposaldo di Karala e causano la morte di 5 soldati italiani, me ntre altri 68 vengono presi prig io nieri. I partigiani s i imp ossessan o di 7 mitragliatrici, 7 fucili-mitragliato ri , 2 mo ttai e 2 fu cili. 19-20 Febbraio: Unità p artigiane apparte ne n ti a lla P Brigata
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Francesco Fatutta
d 'Assalto (1" Divisione Prole taria) attaccano Konjic e la sua guarnigione composta da circa 1.500 fra soldati italiani, "us tasci", "domobrani" e "cetnici". Il violento scontro dura 5 ore e costa ai difensori 67 morti e 1li 1 prigionieri, ma la loro reazione obbliga i partigiani ad interrompere l'azione offensiva e a ripiegare, dopo aver avulo un motto e 16 feriti 11 . 20 Fehhraio: Unil~t partigiane apparlenenli alla }Oil 11rigata I lercegovacka (3a Divisione d 'Assalto), dopo due g iorni di comba llimenti conquistano la località di Rama, nei pressi di Prozor, difesa da circa 200 soldati app artenenti ad una Compagnia del I Battaglione del 260° Reggimento dell a Divisione di fanteria Murge. Muoiono 183 soldati italiani e 7 vengono fatti prig ionieri. I partigiani si impossessano di 4 carri armati leggeri, un autocarro, 14 mitragliatrici, 8 fucili-mitragliatori , 120 fucili , 4 casse di bombe a mano e 50.000 cartucce, m entre altri 2 carri armati leggeri risultano distrutti. 21 Fehhraio: ln azione com binata con forze tedesche , "ustasc ia" e "domobrani ", reparti ita liani dipe nde nti dal VT Corpo d 'Armata e bande cli "cetnici" muovono da Mostar lungo entrambe le rive del fiume Narenta, mentre da Konjic in direzione di _Jablanica, obiettivo finale dell'operazio ne , muovono circa 2.000 "cetnici ". Da Mostar, invece , muovono due colonne: que lla d i destra composta dal lll Battaglione del 56° Reggimento della Divisione di fanteria Marche e da 2.500 "cetnici" d ell'Erzegovina e quella cli s inistra composta dal II Battaglio ne de l 260° Reggimento d e lla Divisione cli fanteria Murge, dal li Ballaglione d e l 55 ° Regg im e nto de ll a Divisione di fanteria Marche , da l XLIX Ballaglione CCNN. , da una Batteria in forza alla Divisione Marche e da c irca 2.500 "cetnici" mo nte negrini. A Ravno, nei pressi di Konjic, unità italiane e "cetnici" prove11 /\nche la persona più sprovveduta e disinformata d i q uestio ni militari, no n può accettare per buona la versione delle perdite fo rnita dalle fonti slave. Non è infatti credibile che una formazio ne armala, in g rado di attaccare un presidio composto da 1.500 ele menti, causi a tale presidio perdite valutabili a ci rca 200 uomini , venga respinta cfal presidio medesimo e negli scontri soste nuti abbia a lamentare solra nro un morto e 16 feriti.
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nicnti da Mostar attaccano contingenti partig ian i a ppartenenti alla 2a Brigata Prole taria. Dopo violenti scontri, costati 28 feriti agli attaccanti , la località viene conquistata e su ccessivamente rastrellata e d a ta all e fiam me. Nell'azione la 2a Brigata Proletaria ha avuto 7 m o rti e 20 feriti 12 . 22 Febbraio: Dopo due giorni di violenti co mha ttimenti i partigiani appa rtenenti a lla /il! Brigata de lla 2" Divisio n e Proletaria co stringono a lla resa unità del I Thttaglio n e 1 3 del 260° Reggimento della Oivis ione di fanteria Murge, s uppo rtato da un picco lo nucleo di "domobrani" e genda rmi croati, conquistando la località d i Jahlanica , nei pressi cli Mostar. Nell'azione p erdono la vita 33 difensori, me ntre 164 ve ngono presi p rigionie ri 11 . T parti-
12 È uno dei rarissimi c::isi in cui le forze iLa liane e collaborazio niste vengono accre ditate di pcrdilc più leggere di quelle s uhite e.lai partigian i. 1.'I Cfr. MA l JIUZIO BASSI - Due armi fra le hande di "J'ito - Cappelli Ed itore - Bologna 1950 - pag. 105-106. Vie ne prec isaLo c h c il pres id io d i Jab la ni c a e ra composlo da un Katt:i.glione della Divisio n<: di fan te ria Mmg<" (il 11/ 260° ), da una Ballc1ia del .12° ReggimcnLo Arligli<:ria Marche e<l a Itri reparti vari mino ri , fra i quali un nucleo di soldali c he rie ntra vano in treno dalla licenza. 11 Cfr. S. LOI. , Op. cit. pag. 2 l (i. li presidio di Jablanica res istette pe r alcuni g io rni all'attacco delle fo rmazioni di Tiro e cedette le armi solo dopo chc i partig iani assicurarono salva la vita ai prigio nie ri . In realtà essi passarono pcr le armi 31 u fficiali ita liani cd u n altro, un g iova ne sottotcncnLc sfuggito per caso, non appe na saputo ddl'accaduto si qu:i.lificò e su bì m cdcsima sorte. Le fo nti iugoslave s i g uardano bene dall 'indic.are la ma ni e ra in cui "caddcru" gli Italiani, in qua nto l'eccidio 1ien trava ne lla logica d e lla guerra cli classe propugnata dai combattenti comu nisti , che rrevcdcva di dimina re fisicamente gli ufficia li , nella speran za di poter s uccessivamcn tc a llirare d alla loro parte la truppa, intesa come "pro le ta riato sfru tta to". Come si vedrà più avanti non si fecero pe ri) scrupolo d i m assacrare anche i feriti c he si er;rno arresi. C fr. <,. BAMBARA, Op. cii ., pag . 184. Nella tragica vicenda di Jablanica c 'è ::incora un particola re che n o n può essere dime nticato: a far rilevare ai pa1t ig iani c he tra g li ufficiali da fucilare ne mancava a ncora uno, fu purtroppo un italia no. L'inqualificabile individ uo avrebbe risposto a l nome di Riccardo llle ni e sarebbe stalo un ca pitano di artig lieria che aveva colluso con il ne mico. I partigiani , saputo ciel
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giani si impossessano di mortai, mitragliatric i, 9 fucili-mitragliatori, 200 fucili, autocarri e di alcuni carri ferroviari carichi di farina. Nell'azione viene inoltre danneggiato un convog lio ferroviario blindato. Nella regione di Brvacka Planina , nei pressi di Konjic, forti aliquote italiane, supportate da contingenti "ustascia" e "cetnici", divise in pii::1 colonne, attaccano clementi partigiani in forza alla 3" Brigata della P Divisione Prole taria , costringendoli , dopo violenti scontri, a ripiegare verso Crvene Stijene. Nell'azione i pa1tigiani hanno avuto un morto, 3 feriti e 2 dispersi, mentre le forze italiane e collaborazioniste avrebbero avuto 20 fra m o rti e feriti.
C/?OA1/.JA 2 Febbraio: l Jnità appartenenti alla Divisione d i fanteria RE rastrell a no i villaggi di Cujié a Krcevina, Korenicka Kape la e Rudanovac, ne i pressi di Ko rcnica , provocando incendi. Reparti del 1° Reggimento de ll a Div is ione di fanteria RE, dopo violenti scontri con unità partigiane appartene nti all a 6" e alla 141! Brigata, ripre ndono il controllo di Korenica. Nei p ressi di Brbinje, ne ll 'Isola Lunga (Dugi Otok), ele me nti partigiani aprono il fuoco dalla costa contro il piroscafo "Ulbo ", causand o la morte cli un so ldato ed il fe rim ento di altri 2.
fa tto, m.i nacciarono di fucilare uno q 11alsiasi clèi prigio11icri se il soLLote ne nl t> non si fosse fatto vivo. Tutti i prig io nieri , pur consci del rischio, tacque ro, ma il sottotenente preferì farsi avanti pe r no n mettere a rischio la vita a!Lrui. Uno s ple ndido esempio di coraggio e fe rme n:a che si contrappone all a vig liacche ria de l capitano Ilkni. Da no ta re infine c he dopo la fucilazione deg li ufficiali, i quali si erano arresi '·a discrez io ne" e quindi era no consci dei rischi c he avrebbero po tuto correre, i paitig iani provvidero a sopprime re i fe riti , no nos tante gli accordi di n;sa. Pa rla re di "ris petto della pa rola" e "o nore" ne ll'a mbito di operazioni c he: coinvolgono form azioni irregolari, no n h a ovv ia me nte alcun senso. L'assu rdo però è che i pa,t ig iani iugoslavi non si stancavano di invocare le no rme cld diritLo inte rnazio nale , ma erano i primi ad ope rare in spregio alle medesime, o ltre che ai più eleme ntari principi di lealtà.
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3 Febbraio: Reparti apparte ne nti alla Divisio ne di fanteria RE ripre ndo no il controllo di lJdhina d op o vio le nti scontri con unil~t pa rtigia ne app arte ne nti alla 9a Brigata (6a Divis ione) . 4 Fehhraio: Ae re i italiani bombardano e mitragliano nella Lika i segue nti villaggi: Krbavica, Frkas ié, Mogori<.':, Vreb ac, 11rcstan e e Gornji Lap ac. 4-5 Febbraio: Tra le località di Klinca-Selo e Zde ncina, lungo la linea ferroviaria Zagabri a- Ka rlovac, uni tà p artig iane slovene appa1tc ne nti a lle Brigate za Matija Gubec e 3" Ivan Cankar, ollre che alla 4" Brigata dell '8a Divisio ne, attaccan o una Compag nia del 5° Battaglione "ustasci" e d un re parto ilaliano fo rle di 150 uomini. Dopo un breve comballimenlo e poche perdite, il contingente allaccato ripiega su Klinca -Sclo e Zde nc:ina ove, asserragliatosi , o ppo ne una dura resistenza, tanto da costringere i pa rtig ia ni a sospe n dere l'azione all'alba del g io rno successivo. 6 Fehhraio: La lo calilà di Krba vica , nei p ressi di Kore nica, viene raggiunta d a re p arli in forza alla Divisione di fanteria KE, che con l'a usilio di lanciafiamme bruciano otto casc·t 'i p rima che un con lra llacco p o rtato d a i p a rti g ia ni de ll a za Bri gat a (6a Divis ione) , li respinga. 7 Febhraio: Fle rnenti p anig iani aprono il fuoco conlro il m olo -
Cfr. ARMAN DO MAFIH C I - ( jue rriglia s ulla fe rrovia <ld p e trolio (Croazia 1942-194:-S) - Corpo razio n i Arti (jrafiche - Roma 1981 - pag. 178. D i fro nte alle innu me revoli :1ccuse di c ri mini contro la popolazione civile, in particolare d i inc e ndi di abi taz ion i, continuamente evidenziale dag li sroric i slavi, l'Autore, che ha combaLLuto in Iugoslavia come uffic iale , ritie ne di p recisa re in nota: "... l'o rd ine <li d istruggere o b ru cia re una casa, dal la ciua le fosse stato a pe rto il fuoco con tro <li noi , veniva eseguito solo dopo lo sgombero d eg li abitanti". Con ciè> non si vuol negare il fa tto che si s iano verificati singoli casi in cui ab itaz ion i fosse ro slale dislrulle con g li ab itan ti ancora al lo ro in terno . Tali e pisodi , crilicabili <la un pu n lo d i vista m o rale ma com pren sib ili da q ue llo e motivo, in q uan to n on avven uli a sang ue freddo m a in risposta ad atti pa rticolarmenle e fferali comp iuti dai partigiani, ris ultano essere avvenuti in m aniera molto meno frequ ente cli q uanto la storiografia iugoslava, ufficiale e non, s i affanni a ricorda re . 15
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veliero armato "NAP-2"16, in navigazione nelle acque del liLorale d i Macarsca. N ell ' az io n e ri mane u cc iso il c oma nd a nt e de ll a Capitaneria di Po1to d i Mctcovich (Metkovié), Urun o Gregoretti. 9 Febbraio: Unità apparle n enti alla Divisio n e di fanteria t-rn rastrellano e bruciano i villaggi di Salamunié, Pisaé e Svrackovo, nei pressi di Korenica. In seguito ne lla zona d i Bunié ta li unità vengono attaccate eia fo r ze parti g iane della 2a Bri gata (6l! Divisione), c he infliggono loro perd ite stimale ad una c inquantina tra morti e fe riti. 1 O Fehbraio: La 2" Brigata d e lla 6!! D ivisio n e pan igiana respinge un attacco pottato d a u nità iLaliane che da B unié tentavano di portarsi a Korenica. 11 Febbraio: Aerei italiani bombardano ne ll a Lika le seguen ti località: Mogork:, Ploè'e e Sreclnja Gora. 13 Febbraio: Dopo due giorni di combattimenti contro u nità della 9;i Brigata d 'Assalto (6,i D ivisione), un ità appartenen ti a lla Divisione cli fanteria Sassari raggiungo no Gornji Lapac. 13 -14 Febbraio: Tra le stazioni di Domagoviéi e Lazina, lungo la linea ferrovia ria 1/.agabria-Karlovac, un gruppo d a comb attime nto partigiano, fon nato da 2 Battaglion i in forza a lla Hrigata s lovena Ivan Cankar, uno d e lla Brigata Ma tija Gubec ed uno de lla 4!! Brigata cl ' Assalto d e ll '8" Divis io n e, riesce a sabotare in p iù punti la sede ferroviaria ed a ttacca un convogli o in transito. Nell 'azione cado no una cinq ua ntina di soldati italia ni e j uffic ia -
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Cfr. Fl{ANCESCO PATUTTA, ·' Dalmazi;1 1941-1943: G ue rrig lia e controguerriglia s ul m are", RiuislaMarillima, dicembre 1993, pag. 89-109. L'impiego di navi da guerra di Lipo convenz io nale , m al si adatt:iva al tipo di operazioni condotte dalle ro rmaz io ni partig iane e si dimostrava dispend ioso specie se co mparato a lle dimension i e a ll'annamento piu ttosto approssimativo del nav ig lio pa1tigiano. Per tale motivo si rinunci<>, in gene re , all' impiego di navi d a b'Uerra, peraltro Lroppo fac ilme nte iclenLificabili, in favore di unità civili milita rizzate, adeguatamente armate e protcllc. Queste ultime , a seconda della dipend en za eia MARIFHJM E o MARIDALMAZIA, ricevettero la denominazione cl i VCAP (Vig ilanza Costie ra Anti Parligiana) o Al' (Nata nte Anti Partig iano), segu ita da un numero d istintivo formalo d a u na o due cifre . Da notare che a far data dal 10 g iugno 1943, pe r questi natanti fu adottati la s ig la unificata VAP (Vigilanza Anti Pa rtig ia na).
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li, vengono presi prigionieri altri 23 soldati italiani e l 5 "domob rani ", mentre l'intero convoglio ollre a due locomotive vengono dis trutti. Nell'azione i partigiani lame ntano 12 morti e 22 feriti.
15 Febbraiu: Nei pressi di Gornj Lapac, hanno inizio vio le nti combattimenti della dura ta di due giorni fra u nità p artig iane appa rtenenti alla 6" e 8" Divis ione e rep a rti della Divisione di fanteria Sassari. Negli scontri muoiono 28 soldati italiani, 94 riman gono feriti e 4 dispersi. Nelle operazioni i partigiani hanno avuto un morto e 22 feriti l 7. 16 Febbraio: Lungo la rotabile Mala Cista-Vodizze (Vodice), nei pressi cli Seben ico (Sibe nik), unità partigiane in forza alle Compagnie Primorska e Prominsko-Bukov icka, tendono un agguato ad una autocolo nna italiana. Nell'azione cadono 5 solda ti italiani cd altri 15 rimangono feriti ; tra i caduti il coma ndante clel Reggimento Cavalleggeri cli Alessandria e tra i feriti il C:apo di S.M. della Divisione Celere 18 . 1 ì Febbraio: Nei pressi di Traù (Trogir) , e le menti partig iani aprono il fuoco ccmlm il rimorchiatore " M-2 1" . 17 Cfr. O. TA i.PO, Op. cit., pag. /i 2. Si appre nde che ne l pomeriggio del giorno 15, rm.:ntre i reparti della Sassari iniziavano il rientro da Kulen Vakuf a Lapac, la Compagnia arditi ve nne atta ccata da 600 partigiani. Quasi co nte mpo raneame nte il 11/ 151 ° Heggime nto cadeva in una imboscata. La Compagnia arditi riuscì a disimpeg n:usi graz ie anche all'inlerv<.:nto ddl'arliglieria, lasciando però sul campo 7 caduti, 8 feriti e 5 dispersi. Anchl: il Il/ l'il O po té essere sbloccato grazie a soccorsi tempestiva111e nte g iunti da L1pac e Kule n Vak11f. Fortunatamente ridoue le perdite dell'unità, pari a un caduto e 3 fe riti , me nrre mo lto pesanti risultarono le p<.:rd ile in materiali (2 a utoca rri , 2 motocare lli , un trattore, u na stazione radio e 40 muli), tanto che il comando divisionale a prì un 'inchiesta. Ancora una volta le perd ite ind icate dalle fo nti slave risultano esu·emarnenle d ive rse eia que lle riportate da fo nti italia ne. 18 Cfr. O. TALPO, Op. cit., pag. 297. Vie ne confennata la rno1te d e l colo nnello Ciuido Da Zara, comandante il Reggimento Cavalleggeri d i Alessandria , del maggiore Ernesto Saluslri, capo d i S.M. divisionale e del te ne nte Ciiuseppe Gentile, comandante della 7a Ilancla Anticomun is ta. I caduti accertat i e ra no s tati 8 , o ltre a i 3 ufficiali e d i
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78 Febbraiu: Nella località di Gornj Lapac, unità p artig ia ne in forza alla 6a e sa Divisione accerchiano una colonna appartenente alla Divisione di fanteria Sassari in movimento da Kule n-Yakuf a Gracac. Lo scontro s i protrae sino al gio rno 21 quando alla colonna accerchiata giungono i ri nforzi inviati dalla Div isione di fante ria RE e dalla Divisione "cetnica" Dinarska. Molte alte risultano le perdite italiane, stimate in un migliaio tra m orti e feriti 19, mentre i partigiani distruggono 30 veicoli e si impossessan o di grossi quantitativi di materiale bellico. 20 Fehbra io: Lungo il litorale d i Macarsca , unità partigia ne aprono il fuoco contro un idrovolante "Cant Z 501 ", appartene nte alla 183a Squadriglia , che stava scortando una nave cisterna. 15 feriti. La fonte iugoslava, citando separatamente i 3 ufficiali, probabilmente non li ha inseriti nel computo e pert;into indica in 5 i caduti. Owia mente non vengono ind icate le perdite partig iane che, sempre secondo la fonte ita liana sarebbero state di 7 morti. 1 '> Cfr. O.R.N.]. , Op. cii., pa g. 377. l{iclirne nsiona le perdile subite da parte ita liana precisandole in 11 2 morti e 358 feriti . Cfr. S. 1.01, Op. cit., pag. 213. Nell 'impossib ilità cli verificare , scontro pe r scontro, le perdile su hite d alle diverse unità ita li;rne c he parteciparono alla prima fase clcll'Operaz io ne "Weiss", ricordiamo che nell 'intero periodo in cui si svolse l'azio ne, ossia da l 15 gen naio al 20 fe bbra io, per le unil~1 sottoind icate ris ulte rebbero le seguenti perd ite: - Divisio ne Sassa ri : un migliaio cli uomini tra morti, fe riti e dispersi; - Divisione l{e: 115 mo rti (7 ufficiali) , /420 feriti (21 ufficiali) e 44 dispersi (2 ufficiali). Non sfugge il ten tativo da pa1te delle fonti sla ve (che pe ra ltro s i smentiscono tra lo ro) di accreditare le perdite s ubile nell'intero ciclo delle ope razioni dalla Divis ione di fante ria Sassa ri, alla sola azione d e l 18 Febb raio . C:fr. O. TALPO, Op. c:it., pag. 45 . A conferma cli 4uanlo sopra esposto , vengono precisale le pe rd ite s ubite dalla 1)ivis ione Sassari n el pe riodo cli maggiore impiego, ossia dal 13 al 22 febbraio: si tratta di 169 caduti (di cui J4 ufficiali), 656 feriti (d i c11i 37 ufficial i) e 4 1 rongelati (di c ui un ufficiale) . Vengono ino hrc indicate le perdile globali subite d a tutte le unità italiane ne ll 'in tero ciclo operaLivo, oss ia : 335 caduti, 1 .237 feriti e 432 dispersi.
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26 Febbraio: Nei pressi di Latin , lungo la linea ferroviaria Pl as ki-Josipdol, unità partigiane della 4" Brigata d 'Assalto (8" Divisione) attaccano un convoglio b lindato. Vengono presi prigio nieri 35 soldati fra italiani, "domobrani", "ustasci" e "cetnici". 28 Febbraio: Il rimorchiatore "Poderoso" vie ne fatto segno a colpi di cannone sparati da cle menti p a ttigiani lungo la costa di Macarsca . Fine Febbraio: Il coma ndo della 2' Armata e mana alle u nità dipende nti direttive riguardanti la "normalizzazione nelle isole e nelle regio ni costie re": internare tutti g li u o mini ca paci di portare le armi (d ai 15 anni in su), ad eccezione cli coloro per i quali è possibile accertare 1a fedeltà, e giustiziare immediatame nte i combattenti catturati. 1
15 Fehhraiu: Nei boschi d i l jdnica , ne i pressi di Berane, circa 600 tra soldati ita liani e ''(:etnici", accerchiano una dozzina di simpatizzanti del mov imento partigiano i quali , insieme ad alcuni me mbri del P.CJ , si erano nascosti in due capanne. Nei combattimenti seguiti , cad o no 6 partigiani me ntre altri , fortunosamente, riescon o a sfuggire all a cattura.
SERBIA
1° Fehhraio: A Stari Grad, nei pressi di Lipljan, soldati italiani e milizia musulmana circondano una casa ove avevano trovato rifugio 9 p a,tigiani appartenenti all "'Odred" Karadacki. Nello scontro ch e n e segue 8 partigiani vengono uccisi cd una donna viene presa prigio niera . Tra i caduti il membro del Comitato per il Cossovo (Kossovo) del P.C.J. e comrnissario dell'"Odred " Vojis lav Lakcevié Baro, oltre al comandante dell"'Odred " stesso, e ntrambi eroi nazionali. 8 Febbraio: A n e lgrado vengono presi accordi fra i general i Mario Ro botti e Alexande r Lohr riguardan ti l'operazione congiunta contro le formazioni partigia ne denominata "Weiss l " (vedere
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Allegato Nr. 6). Vie ne d eciso c he le formazioni italiane de bbano ripre nde re il controllo di Gornji Lapac e pene trare nella regione d i Kulen Va kuf, ove congiungersi con le unità d e lla 7a Oivisio ne SS Prinz Eugen. Quasi conte mporaneamente il Comando Supremo partigiano e mette dispos izio ni affinché le proprie unità di punta (1" e 2"- Divisione Pro le ta ria e 3a Div is ione d 'Assa lto) pa ssino a ll'offe ns iva nella regio ne com presa fra Moslar, Ivan Sed lo e Prozor ed aprano un varco attraverso il fiume Narc nta. Visti g li insoddisface nti ris ulti dell'op erazione "We iss l" il gio rno 25 Fe bbraio, a Roma, i responsabili led esc hi ccl italiani s i accordano per e ffettuare l'o pe razione "We iss Il", coord inata dal gene ra le Rudolf Lutcrs, me ntre a l Comandante del VI Corpo d 'Armata, genera le Ugo Santovito, viene affidato il compito di coordinare le forze nella regione del fiume Nare nta. 16 Febbraio: A Prizre n , il Comitato locale dd P.C.J. organi zza massicce dimostra:lioni contro k: forze di occupazione e le sempre più fre quenti azio n i di internamento della p opola zio ne locale . Pe r d is perde re le d imostrazioni le forze di sicu rezza ilaliane apro no il fuoco, uccide ndo c ferendo diversi dimostranti. Fine Febbraio: A Dakovica, il P.C.J. o rganizza una dimostrazio ne contro le forze di occupazione italiane e contro i sempre più fre qu e nti arresti pe r inte rna mento . La Poli:cia ilalia na e la Mili 7.ia musulma na dispe rdo no i dimostra nti , uccidono 2 g iovani ed a rrestano 200 pcrsone. SLOVH '1A
2 Febbraio: Nelle località cl i Dednik e Nared i, unit~1 patt1g1a nc in forza a lla 4"- Brigata slovena Ljubo Sercer, comba ttono pe r l'inte ra gio rna ta contro una colonna co mpos ta d a reparti de l 2 1 ° Kc ggimen to C-.A.F.:w, de l XXXI Ballaglionc CC.NN. ed clementi "hclogardisti". Successivamente, d ato il sopraggiungere di rinforzi da Ribnica e l'intervento de ll'artiglieria , i pa1t igiani ripiegano verso i
20 li XXI no n era un Reggi m ento m:-. u n Setto re di Copl'.rtura d e lla G u ardia alb Frontkra (<-;.A .r.), soliwme nre stn.irturalo su .i Kattaglioni e pertan to con fonclibik: con un Heggimento.
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Mo nti Mokrec, dopo aver inflitto alla co lonn a perdite valuta bili a li morti e 1/i fe riti. Ne llo scontro cad e il comandante della 2" Zona Operativa d ella Slovenia, Zdravko Jovanovic, e roe nazionale. 8 Febbraio: Su l Monte Volnik , n e i press i di Capore lt.o (Kobarid) , unità partig iane in forza al j 0 "Odrcd " Soski , distruggono una stazio ne d 'o sse rvazione aerea, ucc ido no 5 so ldati italiani e si impossessano cli anni e materiale bellico. 10 Febbraio: A Zibrse, nei pressi di Donji Logatec, l"'Odred " pa1tigia no Do lo mitski attacca unità appartenenti all'l l O Raggruppamento G .A .F. , in riposo per un periodo di awicendamento. Dopo 15 o re d i combattimenti, durante i quali le forze italian e ha nno avuto }1 motti e 11 fe riti , i partigiani ripiegano ve rso Pra pratno Brdo, allo scopo di ev itare l'accerc hiame nto tentato da altri reparti italiani provenienti da Ho teclrsica, Oo nji Logatec e Planina . 11 .Febbraio: Nei pressi di Sv. Trojica, una pattuglia del 1° Battaglio ne d ell"'Odred " Soski s i sc onLra con una pa ttuglia del ·153° Reggirnc nto A1t ig lieria d ella Divisio ne Macerata e la costringe al ri p iegame nto su Divaccia , dopo ,ivcrle infl itto p esanti perd.itc. 13 Febbraio: A Sre dnja Vas, nei press i di Rihnica, unit~1 apparll'netlli al 2° 11attaglio ne de lla 4" Brigata l.jubo Sercer, attaccano una colo nna composta da 45 soldati italia ni a ppa rte n enti all'll " Raggruppa me nto G. A.F , uccide ndon e 17. 15 Febbra io: A Je lendol , ne i pressi cli Kibnica, unità del 2° Ba ttaglio n e della 1i ~ 11rigata Ljubo Scrccr a ttacca n o una Co mpagnia rinforzata del 121° Reggimento d e lla Divisio ne di fa n te ria Mac e rata. D o po un breve scontro, dura nte il qua le cadono 5 uomini, g li Italiani ripiegano in direzione di Rakitnica . 18- 19 Febbraio: Le gu a rnigioni " b e loga rdis tc " di Donja Rre zovica e Ple te rje, n ei pressi d i Novo Mesto, ve ngono attaccate da i pa rtig ia ni apparte n e nt i alla P Brig a ta To n e Tornsic, a ll a 3;i 13rigata Iva n Ca nkar e alla 13" Brigata Kacle Ko ncar. D o po circa liO ore di combattime nti, inte rviene da Novo Me sto una c olonn a mo tori7.zata ita liana ch e riesce a raggiungere P le te rje e ad e vacua re i res ti d e l pres idio 21 . Nell'azione muo io no 138 soldati ( pe r la
Cfr. O. R. N.J., Op. cit., pag. 521. Vi si pre cisa che il presidio di Pkt<.:rje ripiegò su Sr. Je rne j.
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maggior patte "bclogardisti" - N.d.A.) ed i pa rt,g iarn s1 impossessano di grossi quantitativi di armi e muni7.io ni . 2 0 F e bbr aio: A Kn ez ja ji va , nei press i di Pos tumi a ( Pos tojna), la 4" Briga ta p a rtig iana Ljubo Sc rcer attacca il I Ba llaglionc dcll'll O Ragg ruppamento (~. A.F. e aliquote di "be logard isti", s up portati da artiglie ria . Dopo diverse o re cli combattimenti , durante i quali perde 3 uomini ed infligge alle forze ita liane e "beloga rdiste " pe rd ite valu ta bil i a 14 caduti, la Brigata rip iega verso il M. Mokrec. 23 Febbraio: e lla regio ne Krvava Peé-Purka rce (ne i pressi cli Cerknica), il I Battaglion e ciel 51 ° Regg imento fante ria Cacciatori de lle Alpi , a ttacca la 4" Brigata s lovena Ljubo Sercer. Circondata da lle forze ital iane, che riprend o no il contro llo d ei vi llaggi cli Zelimlje , <_;olo , Gornji lg e Ustje, la nrigata riesce a sfuggire all'accerchiamento e a p ortarsi sul M. Vdika Gora, ne i pressi di Ribnin '.
ANNO 1.94.3: MESI :· I JI MAR7.0
HOSNIA
7 Marzo: La 33 Divisione d 'Assa lto conduce l'attacco lungo il corso del fiume Nare nta , sulla riva destra, contro unità della 7181! Divis io ne di fante ria tedesca, "domobra n i" del 7° Hcggime nto Cacciatori e forze italiane e "cetnich e ". Dopo aver conqui sta to Ostrozac, la Divisio ne forza il fiume e raggiunge la riva sinistra. I! M arzo: Dop o il forzamen to del fiume a reola e divers i gio rni cli duri combattimenti contro forze italiane e "ce tniche", che np1egano su evesinje, la za Divisio ne Proletaria raggiunge la regione tra Borci e il lago Boracko (ne i pressi di Konjic). Negli scontri la Divisio ne p e rde una ventina cli uomi ni, men tre le unità italiane e "cetn iche " la mentano circa 150 caduti e 105 prigio nieri. 15 Marzo: Nei pressi di nl agaj, sul fiume Runa, in uno scontro con for7.e ita liane e "cetnic he " muore Vasilj Vujacié Vajo, e roe nazionale. 1.9 Marzo: "l'm le località di Kovaciéi e Tle nikusa, foni contin-
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genti italiani e "cetnic i"22 , appoggiati da artiglieria e carri arma ti, attaccano i partigiani d ella 4;i Rrigata Proletaria e d ella 5" Brigata Crnogorska, costringendoli a ripiegare in d irezio n e di Kljuni e Prkoviéi. Con u n violento contrattacco scatenato nella notte e proseguito sin o all'alba del gio rno 20, i partigiani riescono a respingere le forze italia ne e "cetniche" in di rezione di Nevesinie e successivamente a sfondare le linee a Gornja e Do lnja Rijenj a , Markova Giava , Pridvorci, Hmsta e a q. 1.172 del Lipovacki Kuk, causando loro 250 tra morti e fcriti 2 3. I Pa,tigiani, che nell 'azione hanno a vuto 18 morti e 57 feriti, catturano 111 p rigionieri e si impossessano di 8 fuc ili mitragli atori, 23 mitragliat rici, 20 morta i e circa 100 casse di materiale bellico di vario gene re. 22 Marzo: Unità partigiane della 10• Brigata Tle rcegovack a conquistano la località di Donje Zimlje, nei pressi di Nevcsinje, sbaragliando il presidio locale costituito da "cetnici" e soldati italia ni appartenenti al 260° Reggimento della Divisione di fanteria Murge, causando loro un centinaio di morti cd u n numero ancora maggiore di feriti . l partigiani s i impossessano di 5 mitragliatrici, una stazione radio e 40 casse di materiale be llico. Unità p artigiane appartenenti alla 4~ Brigata Prole taria e d alla 5a Brigata Crnogorska, d opo 4 g iorni di combattimenti conquis tano Nevesinje, difesa dal I e 11 Gattagli one del 55° Reggimento d e lla Divisione d i fanteria Marche, dal 11 Battaglio n e del 260° 22 Cfr. O.R.NJ. , Op. cit., pag. 404 . Si parla piuttosto confusame nte delle opc:razio ni ind icando le unità italiane: nel Raggruppame nto (o (iruppo da Cornba llimento) "Scotti", con una forza cli 3 Uattag lio ni d i fante ria, 2 Ballc:rie cli Artiglieria ed 11na Compagnia Carri. egli scontri avvenuti s ino al 20 mar.lo il Gruppo sare bbe stato quasi annientato e così pure i "cetnici" che: lo affiancava no. A pag. 405 vc:ngono poi indicate le seguenri pe rdite: - Italiani = 184 motti, 200 Lra feriti e prig ionie ri ; - "Cetnici" = 150 molli, 276 prigionieri. I p a rtigiani , che hanno avulo 75 tra 11101ti e fe riti , s i impossc:ssano cli 9 mortai, 9 mitragliatrici, 50 fucili rnilragliatori ed un g ran numero di fucili . 2:5 Cfr. O . 'lì\Ll'O, Op. cit., pag. 1·15. Higua rdo al Gruppo "Scotti" ven gono indicate le pcrdiL<: subite ne ll'azione e ammontami a 194 Lra molti, feriti e d is pe rsi.
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Reggimento d e lla Divisione di fanteria Murge , dal T 11attaglio ne de l 25° Reggimenlo della Divisione di fanteria n c rgam o e da "cetnici" delle Brigate Rogaticka e Sarajevska , costringendo tali re parti al ripiegamento su Blagaj. Molte alte ris ultano le perdite subite dalle unità ita lian e e "cetnic h e" che soltanto ne i comballimenti avvenuti il giorno 22 hanno avulo un centina io di morti ed un numero ancora maggiore di feriti 21 . I partigiani, che ne ll'azione lamentano 7 morti e 12 feriti, si impossessano di 150 h1cili, 800 mine , 35.000 ca rlu cce e numerosi vagoni fe rroviari carichi di generali alimentari.
CROAZIA 1 ° Marzo: Nella regione compresa fra Vrepac e Mogork: (ne i pressi di Gospié) h a inizio l'attacco di reparti della Divisione di fante ria l{c e di "u stasci " contro la 1a e la 9" Brigala d 'Assalto della 6a Divis io ne. Nei due giorni cli comballìmenti gli Ita liani e gli "ustasci" hanno a vulo 24 moni, 108 feriti e 26 d ispersi, menlre i p a1t ig ia ni 6 rnorli, 20 fe riti ccl un dis perso. 7 M arzo: A Crn a Vlast e Do n ji Babin Po to k , nei pressi d i Vrhovin e , unità pa1tigiane appaitene nti alla 6a Brigata TT1v atska, alla 21l Brigata della 6a Divisio ne e alla 15a Brigata dcll '8" Divisione , attaccano i p residi tenuti dai "ccmici". Il giorno 7 viene conquistata Oonji Babin Potok, mentre la battaglia per Crna Vlast s i pro trae sino al gio rno 1O, quando l'azio ne viene sospesa p e r il sopraggiungere di rinforzi ilaliani e "cetnici". Negli scontri vengono uccisi un centina io di uo mini, mentre 55 "cetnici" vengo no presi prigio nie ri . Le pe rdile d ei pa1tigiani ammontano a 15 morli e 58 fe riti. 1 e lle zone cli Ravna Gora e Dreznica, ne l Go rski Kolar, unità italiane appartenenti al V Co rpo d 'Armata, circa 2 Divis io ni 25, e
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Risulta quantomeno c urioso il fa tto che le perdite ne lle due aziorù risultano indicate nella medesim a man ie ra , il che fa p e nsare c.he le fonti s lave possa no trarre orig ine d~i un rapporto unico. zs Cfr. 0.R.N ..J. , Op. cit., pag. 513 . Precisa l'entità d e lle forze italiane indicandole in 2 Reggime nti della
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a lme no 2.500 "cctnici", attaccano i pa,tig iani della 14a Brigata e del 1° "Odred " Primorsko-Gora nski. Il gio rno 7 vie ne riconquistata Havna c--;o ra , abbandonata dai partigiani, mentre Dreznica vien e ripresa il giorno 15. In questo periodo diversi villaggi vengon o rastrellati e dati alle fiamme. Unità appartenenti alle Divisio ni Celere e Zara, oltre a volo ntari d e lla M.V.A.C:. , iniziano una operazione di rastrellamento n ella zon a compresa fra Bi ograd , Sta nkovici, il lago Prokljansko, il fiume Krka e il mare, :wn a ove o p erava la Compagnia partig iana Primorska. Nei rastrellamenti avvenuti sino al 17 Marzo vengono uccis i 11 9 fra fiancheggiatori de lle formazio ni partigiane, contadini e membri del P.C.J. 26_ 10 Marzu: Nella region e del M. Vlaska , nei pressi cli Traù , la Compagnia partigiana Sibensk o-Orniska ed il Plotone 'l'rogirski attacc,rno soldati italiani appartenenti al 229° Battaglione T.M ., uccidendone e fe rendone .32 e pre nde ndone prigio nieri 6. Pe r rappresaglia vengono fucilati 19 individui precedentem ente arres tati e rinchius i nelle carceri cli Traù . 7 7 Marzo: Lungo la linea ferrovia ri a O g ulin-Dubrave, unità p a,tigia ne a ppa rte ne nti alla 4"- Brigata d 'Assalto (8" Divis ione) e al 1° "Oclrccl" Korclunaski, attaccano un convoglio italia no e bruciano 6 vagoni carichi cli m a teriali vari. Cadono 10 soldati tra Ita liani "domo brani" e "u stasci", 15 rima ngo no feriti e 48 ven gono presi prigionie ri. I partigia ni ne ll'azione hanno avuto 8 morti e 29 feriti 27 . Divis ione di fan te ria Lo mbardia, in 2 Battag lion i della Divisione d i fa nte ria Re, 2 Battaglio ni d ella C,.A. F. , 4 Rattaglio ni CC.NN. , 2 Compagnie carri del 3 1° Reggimento Ca ,i-isti , la C:omragnia Mecca nizzala Zara e 2 Gruppi di Artig lieria . L6 Cfr. O. TJ\ U>O, Op. cit. , pag . :-309-511. Ve ngo no forn iti ulte riori raggu agli rclaLivi all'aziom.: di rastre lla mento: o ltre ai 119 partigiani caduti , altri 22 furono passali per le anni, 3 fatti p rigionie ri, m e n tre 22 si erano consegnati sponta neamente. Le perdite italiane assommavano in tutto a 7 fer iti. 27 Ecco un raro esem pio di azione per la 4uale vengo no indicate pe rd ite equ il ibrate . Ovviamente il fattore sorpresa, alla base di quasi tutte le imboscate e g li agguaLi condotti d alle forze partigiane, ca usava solitam ente un
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20 Marzo: Nella regione cli Mué, unità italiane apparte ne nti alla
Divisio ne di fanteria Bergamo atlaccano forze p a1t ig ia ne dcll'"Odrecl" Split<;ki che, attraverso il M. Moseé si poitavano nella valle Cetinska . e ll'azione di rastrellamento successiva, che si protrae sino all'll a prile, le forze italiane "ripuli scono" la regio n e compresa fra Parapatnica, Seget, Marina e Traù , avviando ai campi di intername nto o al carcere 2.373 persone 28. 22 Marzo: Nell a regione dello Zumberak, forze italia ne cd "u stasci " (circa 5.000 uomini) attaccan o i partigiani della l Y Brigata Ra de Koncar e del 2° Battagl io ne Zumbc racki. Seguon o violenti combattime nti durati s ino a l 24 Marzo, quando i partigiani ripiegano in Slovenia allrave rso il M. Suhor. 25 Ma rzo: Unità partigia n e apparten e nti alla 14a Brigata Hrvatska a ttaccano la guarnig io ne di Brinjs ki Klanac, composta d a forze italiane e "cetnici"; rimangono uccisi o fe riti ·17 soldati e 8 risultano dispersi. 27 Marzo: Nella stazione ferroviaria di Sas, n e i pressi d i Sunja, un ità partig ia ne appartenenti a ll"'Odred " Banijs ki attaccano un convoglio ital iano. Vengono incendiati la stazione ferroviaria e 9 vagoni caric hi di materiale bellico, m entre 6 "domobrani" e 3 soldati ita liani vengono presi prigio nie ri. 37 Ma rzo: A Brinjski Klanac, unità partigia ne apparten e nti a ll a 14a Brigata Hrvatska attaccano una colo nna composta d a circa 300 soldati in forza a ll a Oiv isione cli fa nte ria Re , cau san dole 33 fra m o rti e feriti . Nell'azio n e i partig iani h a nno avuto 6 feriti 29.
numero e levato d i perdite. La reazione degli attaccati rrovocava ovviamenle perdite a i rartig iani , c he solo rarame nle vengon o p e rò precisate. Ciò potrehhe de rivare da lla cons uelu dine, tipica de ll e fo rrrnizio ni inegolari, di celare i propri caduti per impedir<: alle forze avve rsarie d i e ffettuare stime p recis<:. Tale consue tudine ha però m o lto meno senso in un'op era storica, ma , non dimentich iamolo, tutte le o p e re iugoslave del r e riodo sono tese ad esa ltare la cosidde tta "lotta di popo lo", aITunantandola quasi d i un alo ne d i invincil>ililr1. 28 Cfr. O.R.N.J., Op. cit., rag. 517. Indica invece in 2.089 il num e ro degli internali o arrestati. i9 Cfr. O. Talpo, Op. cit., pag. 393.
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MONTENEGRO 12 Marzo: Il Tribunale Militare di Cauaro (Kotor) condanna a morte 9 partigiani, che vengono successivamente fucilati ne lla località di Morinj, nei pressi di llisan .
SHNWA
15 Marzo: A Sumrija, nei pressi di Kukes in Albania30, partigiani appa rtenenti a ll '"Odred" Emin Duraku a ttaccan o una colon na italiana distruggend o 2 a utocarri. Muoiono 23 soldati ita lia ni e d un Albanese, in form atore degli Italiani abitante a Pcé. Marzo d.i.: I\ Peé, solda ti italiani bruciano un numero imprecisato d i case e negozi quale rappresaglia pe r l'uccisione di un ingegnere italiano. Rite ne ndo che gli a utori dell'omicidio fossero elementi a lbanesi, la rappresaglia ricade principalmente sulle proprie L;1 di Lalc gruppo etnico.
S!:OVENIA 4 Marzo: A Me tlika, urnta p art1 g1ane appartenenti a ll a P Briga t,1 s loven;i To n e To m s ic e all a J 3~ croata Rade Koncar, attaccano il presid io m isto italia no e "belogarc.lista" ma , ca usa la forte resistenza o pposta dal me d esimo, appoggiato a fortificazioni esistenti, abba ndonano l'azio ne a ll 'a lba c.lel giorno s uccessi-
Precisa l'entità cJdk: perd ite s ubite dalla colonna italiana, indicandole in 11 mo1ti e 18 fe riti. Le perdile partigiane erano state invece di 30 morti. Come di consueto, perdite ben più gravi dei 6 feriti indicati dalla fonte slava . 30 L'azione si è svolta in una zona di confine tra l'Albania e la iugoslavia ma viene comun4uc ind icata dalle fonti slave sotto la voce Serbia , probabilmente in quanto ad effettua re l'attacco era stata una unità partigiana del Cossovo.
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vo 31. Contemporaneame nte clementi appartenenli a lla 2ll Brigata slo vena Matija Gubec e a lla 3;1 Ivan Cankar attaccano in più punti la linea ferroviaria Metlika-Ce rnomelj e annientano il presidi o della slazione fe rrov iaria di Kosalnice . 10-11 Marz o: Nei pre ss i di Male nska Vas, unità partigiane appartenenti alla 2il Brigata Matija Gubec interrompono in più punti la linea ferro viaria Novo Mcsto-Trebnje e causano il deragliame nto di un tre no me rci italiano. La linea rimane inagibile p er 1 gio rni. 16 Marzo: A Hocevjc, nei pressi di Grosuplje, la 3il Brigata Ivan Cankar allacca il presidio "be logardista", assicurandosi il controllo della loca lità ad ecce zione cli alcune opere fortifi cate, ma successivamente è coslretta ad abbandonarla per il soprag giunge re di rinforz i, a nche iLaliani32 . A Korinji, nella Suha Krajina, la 1a Brigata Ljubo Sercer attacca il rresidio "belogardista", che dopo aver subito pesanti perdite si ritira asserragliandosi in una chiesa. I partigia ni rinnovano ;1 sera l'attacco, ma il sopraggiunge re di rinforzi italiani dalle vicine guarnigio ni costringe i partigiani a sganciarsi e a 1ipiegare su Hatje e Lopata. Ad Ambrus, nei pressi di 1/.uzernberk, unità partigiane della P Brigata Tone 'l'orrBi c attaccan o il presidio mi.slo ita li ano e "belogardista ", mentre altri s uoi reparti, ne i pressi di Kamni Vrh , attaccano una colonna del I Battaglio ne della 2a Legione M. V.S.N., costringendo la a ririegarc su Zagradec. Dopo due giorni di vio:li Ancora una volta rrn:rita di essere soLLo line::ito il fallo c he non vengano indicale p erdire duranlt: un'azio n e d'auacco ronrro p ostazioni fortifìcale, il rhe risulta quantomeno poco probabile, p er non dire credibile. 32 Cfr. O .R.N ..J., op. c it. pag. 525. Vengono considerate insieme le :S azioni contro i presidi ·'bdogardisti" av venute durante l a g iornata e si precisa c he i rinforzi italiani eran o i ~t:guenri : - :S0 Battaglione Speciale Ardili CC.NN. da Ribnice a Krka Va.<;, in d irezio nt: di Hocevje; - una colonna d ella Divisio m : di fanreria M acerata, il 2° I3aLLaglio n e Speciale Arditi CC.NN . e il 2° 13attaglio ne CC.NN. rinfo rz::ito, da Zagrade-c, Kocevje e Ko rnpoljc, in direzione d i Ambms. D o po (Jlt:: ittro gio rni d i violenti combarrimenli le truppe italiane raggiungo no e libera no i 3 presidi; durnnte l'operazione la Brigata parligian::i Ta n e To m .siè: attacc a il 3° Batta g lio n e Sp e-ciale CC.1 ., infliggt:ndogli
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lenti com battimenti la Brigata abbandona la zona e nptega su Brezovo Do!, dopo ch e il presidio di Ambrus, asserragliato nella locale scuola, riceve rinforzi d a Kocevje. Durante gli scontri rimangono uccis i 50 soldati italiani33 c d i pa1tigiani si impossessano di 3 mitragliatrici, 3 fucili mitragliatori e circa 30 fucili. Nella zona compresa fra Stari Log e Smuka (nei pressi di Zu:2.emberk), la 2" Brigata Matija Gubec attacca una · colo nna motorizzata appartenente al 121 ° Reggimento della Divisione di fanteria Macerata c he da Kocevje cercava di raggiungere la Suha Krajina per portare soccorso ai presidi d i A rnbrus, Korinj e Hocevje, minacciati d ai partigiani. Do po tre giorni di combauirnenti, durante i quali subisce sens ibili p e rdite, la colonna raggiunge Stari Log, per portarsi il giorno 18 a Smuka. 1 7 /ll[arzo: A Visnje, nei pressi di Zuzemberk, la 4a Brigata Ljubo Sercer, a ttacca una colonn a a pparten e nte al Raggruppamento CC.NN. "XXI Aprile" che da Ribnica , attraverso Hinje e Ratje, cercava di portare soccorso a l presidio di Ambrus. Oopo diverse ore di combattime nti la colon na, c he subisce pesanti perdite, è costretl,1 a ripiegare s u Hinje. 78 Marzo: Repatti appartenenti alla Brigata Teme To1n'iic, alla Y Iva n C:ankar e alla 4a Ljubo Sercer, attccano forze italiane nelle loca lità di Arnbrus e Kal, costringendole ad attestarsi nelle postazioni protette. La su ccessiva avanzata del 3° Battaglione Speciale Arditi CC.NN. in direzio ne di Gozdar costringe le unità pa rtigian e al ripiegame nto per concentrars i su Ambrus, ne ll'intento cli tenerne accerch iata la guarnig io ne. 19 Marzo: Nella loca lità di Ples ivica , la 1" Brigata Tone pesanti perdite . Le perd ite complessive subite dai reparti italiani sarebbero state di 200 Lra molli e feriti e 5 dispersi. I parLigiani si impossessano di 3 m orLai, 17 u·a miu-agliatrici e fucili mitragliatori e circa 200 fu cili. 33 Cfr. ETIORE LUCAS E GIORGIO VECCHI - Sfuria delle 1.mitù cumbattenti della M. V.S.N. - Giovanni Volpe Editore - Roma 1976 - pag. 433-434. Vil'.ne conf<.:nnato il fallo che ne lla zona cli Ambrus o perava il I l3attaglione ddla 2~ kgionl'. CC.NN., il quale nei tre g io rni cli combatti.menti con le form azioni partigiane ebbe a s ubire perdite indicate in 19 morti (1 ufficiale e 18 militi) l'. 26 feriti (5 ufficiali e 21 militi). Le fonti iugoslave, sonurnndo co me spesso accade morti e feriti , indicano rrettolosamente una c inquantina di caduti da pane italiana, senza inoltre preoccuparsi del fatto che le pe rdite del l3attaglione si riferivano ad un c iclo opera tivo du rnto tre g io rni.
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Tom.sic attacca una colo nna m otorizzata ita lia na in movime nto nei pressi de l villaggio di Amhrus. Dopo ripe tuti attacchi la colonna , che s ubisce sensibili perdite, ripiega verso la località di 1/.agradec. 20 Marzo: Nei pressi di Stari Log, la 3a Brigata Ivan Cankar accerchi a e d a tta cca una col onna motorizzata a pp a rte ne nte all 'LXXXV Battaglione CC.NN. che da Kocevje, a ttraverso Klec, puntava su Smuka e Hinje. D opo viole nti combattimenti ch e le causano 16 morti e 10 feriti , la colonna riesce a sp ezzare l'assedio e a ripiegare su Kocevje. 23 Marzo: A D olcnja Vas, nei pressi di Kibn ica, la 3a Brigata Ivan Cankar attacca il locale presidio misto italiano e "belogan.lis ta" riuscendo a penetrare nel l'abitato. Il sopraggiungere di una colonna di carri a rma ti d a Ribnica, costringe però la Briga ta a ripiegare verso il M. Velika Gora. 25 Marzo.- Nella località di Zadolje e Podgora, nei pressi di Ribnica , la 3~ Hrig:-11:-1 Tv:m C::-1nb1r ~ b 4a T.j11hn Scrccr ,1ttaccano una colonna appartenente al LXXI Ballaglione CC.NN. in movimento da Ribnica verso Podgora costringendola, dopo vio le nti cornhattime nti , a ripiegare sulle posizioni di partenza. 26 Marzo: A Jelenov Zlcb, nei pressi d i Ribnica, la 2;i 11rigata Matija G uhec e la 3a Ivan Cankar, in movimento da Da n e e Podpres ka, si scontrano con un Battaglione appartene nte a ll a Divisione di fanteria Macerata. Dopo 2 o re di vio len ti comballimenti il Battaglione viene s ba ragliato: muoiono 8 uffic iali cd u n centinaio d i soldati, mentre a ltri 4 ufficiali e 96 soldati rimangono feriti. I partigiani si impossessano d i 3 mortai, 6 mitragliatrici, 10 fucili mitragliatori , 11 5 fuc ili e 2 stazio ni radio34 _ 3/4 Cfr. O.R.N ..J. , Op. cit. pag. 526.
Ve ngono riassunti g li avveni menli succedulisi allo sblocco dei presidi di Amhrus, Korinj e Hocevje, che avevano comporlalO il ripiegamento delle unità partigiane verso il settore della Vd ika Gora. Tale movimento non era passa lO inosservalO agli Ilaliani che avevano immediatamente predisposto un'azione di rasLrdlarnenlO da parte ddl 'XI Corpo d'Armata . A tale scopo era p revislO che alcuni Battaglioni, uno ciasc un o per il 5 1° e il 71 ° ReggirnenlO fan leria (si tratta di un e rrore in quanto il LXXI era un l3allaglione CC.NN. - N.d.A. ), un Battaglione della Divisio ne d i fante ria Macerata , un 13attaglione della G.A.F ed il 3° Uattag li o ne Specia le Arditi CC.NN., circondassero insieme ad unità "beloga rcliste" la 7.0na mo ntana ,
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ANNO 1943: MESE DI APRILE UOSNIA
1 ° Aprile: Un Ballaglione del 3° Reggimento Alpini appartenente alla Di visione Alpina Taurinense conquisla Goli Vrh e Kapak, me ntre il giorno 6 Aprile il grosso del Reggirnenlo raggiunge Ifsar. Si tratta delle prime misure adottate dai responsabili iLaliani per contrastare il possibile forzamento della Orina da parte delle unilà panigiane. 1 -5 Aprile: Unilà partigiane apparlenenli al 2° e a l 5° Battag li o n e de lla 1Qi! nriga ta Hcrccgo vacka e a ll "' Odred " Juznohercegovacki attaccano il presidio misto ita liano e "cctnico" di SLOca, s i assicurano il controllo di una p a,te dell 'abitato e sbaragliano una Compagnia di "cetnici".
me ntre il Raggrnpp,11nento CC.NN. "XXI aprile" presidiava la linea ferroviaria Ma la Bela Stena-Ka liéi Verh. Successiva me nte <..JU este unità a vreblKro dov11r.o avanzare in ma nie ra concenrrica , cercando di inrercerrare e distrugge re i rartigiani . Le o perazioni ini zia ro no il 25 marzo, ma le unità p a1tigiane presero r e r prime l'iniz iativa e d opo vio le nti combarriment.i le 13rigate Tone Tom!;ic e Iva n C:anka r accerchiaro no ne i p ressi di Dane e Pr.igorska Pla'.la il Battag lio ne d ~I 51° e il I.XXI CC.NN ., me ntre contemporaneamente la Brigata Ljuho Sercer con i combattime nti di Nova Stifta e Kot respi ngeva il 3° Battaglione Speciale Arditi CC.NN . alle posiz io ni di r a ,te nza. Con l'a iuto ddlc artiglie rie di Ribnica le colonne italiane riuscirono a rompere l'accerchiamento mentre ne i pressi di 1.oski Po to k si acce ndevano cumballimenli fra i Battaglioni ddla G.A.F. e de lla Division e d i fante ria Macerata e d ali<..Juote partigiane. Nelle fasi s uccessive le fo rmazion i partig iane, nel te ntativo di evitare ulteriori contatti, tenta rono uno sganciame nto notturno ma a Jelenov Z.l<:b l'avang uardia delle Briga te cadde in un agguato teso da l Ba llaglio ne della Divisione di fanteria Macerata. L'azione p erb riuscì solo in parte in q uanto le 2 Brigate partigiane Ivan Ca nkar e Matija Gu bec p assarono a l contrattacco causa nd o p esanti perdite al Dallaglio ne che , secondo una nota in rn lce avrebbe avuto 350 mo rti. Da notare l'enorme d ifferenza fra quest'ultima cifra e le perdite indicate da Hronologija, il che lascia s upporre una enata impostazione d ella 1101a u1 <..JUeslio ne , la <..JUale si rife rire bbe a ll'inte ro ciclo di operazioni avvenuto tra il 16 ed il 26 marzo 19{1 e no n soltanto a llo scontro d.i Jelenov Zleb.
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6 Aprile: Nei pressi di Kopilovi, la 2.:1 Brigata Dalmatinska (2.a Divisione Proletaria) forza il fiume Drina , n e i pressi di roca. Entro il giorno su ccessivo anche il resto delle unità divisionali riesce a forzare i1 fiume. L'intera Div isione, d o po tre giorni di comba ttime nti, annie nta le difese d e lle Brigate "ce tniche", assicura una testa di ponte fra la foce del fiume Ceeotina e le località d i Faloviéi, Dragocava e Scepan-Po lje e accerchia le forze italian e ne lla zona delle caserme a Foca. I Corpi "cetnici " Neve s ins ki e J:{o ma nijs ki , forti di 5 Brigate, e d il Gruppo da Combattime nto "Scotti" della Divisione di fanteria Messina , in movimento da Blagaj, dopo tre giorni di combattimento re spingono le unità della 9.:1 Divis io ne d 'Assa lto, ed i suoi rinfo rzi, in dire zione di Kifino Selo e riconquistano Ne vesinje. R Aprile: Nella località di Ustikolina, nei pressi di Foca, la P Brigata Proleta ri a della P Divis io n e Proleta ria forza il fiume Drina. Il giorn o succe ssivo passa a nch e la 3.:1 Brigata Krajis ka. c i due giorni s egue nti , g razie a v iolenti comba ttim e nti, la Divisione partig ia na sharag lia 2 Battaglioni Alpini d e lla Divis io ne Taurine nse35 e 2 Brig ate di "cctnici" del Corpo Drinski , forma nd o teste di ponte sulla linea Foca-Orahov o-q. 1.203 M. KapakGradina . Non appena forzata la Drina , contingenti partigiani attaccano il 11atta glione Alpini Intra snl Krcino Brdo . Dopo incessanti a ttacchi e il s opraggiungere di rinforzi i p artigiani riescono a conquista re il mo nte e a respingere g li Ita liani verso Kapak. 11 Aprile: Avanzando dalla testa di p o nte di Ustiko lina, la 1;i 11rigata Proletaria e la 3" Brigata Kra ji,;ka, e ntrambe in forza alla P Divis ione Proletaria, a quo ta 1.309 de l <~oli Vrh, costringon o a l ripiegamento 2 Battaglioni rinforzati apparte n e nti all a Divis io n e Cfr. O .R.N .J. , Op. cii. pag. 417. Vie ne p rec isato che ndla n u lle tra il 9 ed il 10 aprile la P 13rigata Proleta ria attacca Ka pak , difesa da i I3artagli o ni lntra e Fem:strc lle. Dopo ripetuti attacchi , alla 04 .00 dd rnallino i pa1t ig ia ni conquistano la località , respingono gli italia ni sul Goli Vrh , dopo aver loro inllitto pesanti pe rd ite. Una no ta indica che a nche i partigiani hanno avuto pe rdite considerevoli , sen za peraltro precisarle . °15
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Alpina Taurinense, sbaragliandoli poi a lfsar36. Nell'azione i partigiani catturano 6 cannoni (che andranno su ccessivame nte a costituire il c-;rupp o di Artiglieria della 1" Oiv is ione Proletaria), 9 mortai, lii mitragliatrici, 200 fu cili e praticamente tutte le salmerie dei 2 re parti. 12 Aprile: La località di c-:ajnice vien e raggiunta da unità partigian e appa1tene nti alla 3" Brigata Krajiska, d opo che re parti de lla Divisio ne Alpina Taurine nse , che la presidiavano, erano ripiegati in seguito a lla sconfitta s ubita a Ifsar. Lungo il pa sso di Kohilja G iava, nei pr essi di Gacko, 3 Battaglioni partigiani appartene nti alla 10" Brigata H ercegovack a (3" Divisio ne d'Assalto) con un vio le nto contrattacco s barag lia no i "cctnici" d e lla Brigata Gatacka , rinforzati da u n Battaglio ne d ella Brigata iksiéka e da una Compagni a carri c d una Batte ria canno ni de lla Divisio ne di fantcri ~1 Mmr,t-' . 15 Aprile: Contingenti "ce tnici" app arten enti agli "Odred " Lim s ko -Sandzacki e Ibars ki , rinforzati d a a liquo te ita lia ne di Artig lie ria , attaccano rep arti d e lla 24 Divis ione Pro le taria . In due giorni d i combattimenti tra i fiumi Ceeotina e Tara i partig ian i vengono costretti a ripiegare d a Ccleb ié verso il fiume Drina, m ettendo così in p ericolo la testa di p onte ne ll a zona di Foca. 1 7 Aprile: A Pl a n a, n e i press i di Bileéa, unità della 31! 36
Cfr. S. LOl, Op. cii., p ag. 250-25 1. I.e forze partig iane che aveva no va rcato la Drina furon o arre state 1'8 a prile su l M. Kapa k dal Battag lio ne lntra del 4° Reggimen to Alpini , rinforzato dalla 6" Batteria ciel G rup p o Aosta. L'indom ani, in appoggio a ll ' lntra , giunse il Katt,iglione Fenestrelle del 3° Heggime nto Alpini, rinforzato d alla 1" Batteria d e l Gru ppo Susa. I partig iani sferrarono in seguilo nume rosi assalti, che furono sa ng uinosamente respinti. 11 I O aprile i 2 I3anaglio ni ricevettero l'ordine di ripiegare; sul Goli Vrh fu rono nuovamente atLaccati dai partigiani , che ven nero anco ra respinti. Il ripiegame nto proseguì cd il g iorno 12 gli Al p ini raggiunsero C:ajnice e l'indoma ni Pljevlja. Le perdite italiane fu rono gravi: 65 morti e 150 feriti per i 2 Battaglion i Alpini, 8 morti, 13 feriti e 6 d isp e rs i pe r le Katterie. Perdite gravi certa m e nte, ma sem bra eccessiva la voce '"sbaragliati" d ed icata ai 2 I3attaglioni, anch e in cons iderazione ddla dura resisLe n za opposta alle form azio n i parLig iane che subirono perd ite ekvare.
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Divisione d 'Assalto atta ccano 3 Battaglio ni ita liani e 2 Brigate di "cetnici", rinfor:Lati eia carri armati e a1tiglierie. Causa la forte re sistenza incontrata e le pesanti pe rd ite subite37 , dopo 2 giorni di co mbattime nti i partigia ni so s pe ndo no l'assalto. Negli scontri rimane u cciso il comandante d el 1° Ba ttaglion e della 5" Brigata Cm ogorska, Dorge Prem ovié, e ro e nazio na le. 1 7-18 Aprile: Per ordine del Comando Supre mo partigiano , la z;i Divisio ne Proletaria , rinforzata da lla 3;i e 7;i Brigata Krajiska , passa al contrattacco ne lla zona minacciata de lla testa di ponte di Foca, nei pressi cli Cclebic, contro i "cetnic i" clcll"'Odre d " LimskoSandza cki, rinfor:Lati eia artigli erie italiane , riusce ndo a respingerli o ltre il fiume Tara. Se condo dati incompleti, n ell'azione vengono uccisi circa 200 "cetnici", altrettanti rimangono feriti e almeno 800 vengon o presi prigionie ri. 27 Ap rile: Unità italia n e a pparten e nti a l VI Corpo d 'Armata (resti de ll a Divisio n e d i fa n te ria Murge, la Divisione di fa nte ria Marche priva di un Reggime n to, un Keggime nto rinforzato p e r cia sc u na d e ll e Div isio ni Em ilia e Mess in a e la 73il Legione M.V.S .N. della Divisione di fanteria Sassari) , ins ie me ai "cetnic i" d e i Corpi Nevcsins ki , Tre binjski e Niksicki, a 3 n a ttaglio ni "do m obrani" ap parte nenti a ll a 6'1 D ivis ione, mu o vono a ll 'attacco da Blagaj, Stoca , Meka Gruda, p asso Kobilja, Gia va e Viluse. In cinqu e g iorni di viole nti comba ttimenti essi respingono le unità della 3,i Oivisio ne d 'Assalto e de lla 3" Brigata Dalmatinska e ripre ndo no il controllo de lla regio ne intorno a Nevesinje. 27-2 R Aprile: Due brig ate p a rtig ia n e a pparte n e nti alla 3;i Divisio ne d 'Assalto, con un a llacco concentrico n ella zon a del M. Bab a respingon o avanguardie del Corpo "cetni co" Neves insk i e d ella Divisione di fante ria Murg e , in direzion e d i Bil eéa . 28 Aprile : Il Grupp o d a Co mba ttimento "Scott i" d e ll a Divisione di fant eria Me ss ina e "cetnici" appartene nti a i Corpi Tre binjs ki e Ro rnanijski (2 nrigate), muove ndo da Blagaj e Stoca, riconq uistano Nevesinje , ch e era stata abbando nata dai p artigian i della 3,i Brigata Dalmatinska. 57 Si tratta di uno de i po chi casi in cui le perdite pa rtig iane vengono rife rite co me pesanti, a nche se p oi n o n vengono precisate.
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CROA7,/A
2 Aprile: Nella regio n e di Zuta Lokva, nei pressi di Brinje, unità appartenenti all a 14a Brigata Hrvatska distruggono 7 autocarri scortati da soldati italiani. 4 Aprile: Un ità p artig ia n e apparte n enti a lla 4" Brigata d 'Assalto d e ll '8;\ Divisione, attaccano la g uarnigione di Brlog, nei pressi di Brinje, composta da soldati italiani e "cetnici". Dopo 2 giorni di comhattime nti i partig iani, che n ell'azio n e lamentano 20 mo rti e 68 feriti, uccidono un centinaio di soldati e prendon o 72 prigionieri38 . 6 Aprile: l Jnità pattigiane appartenenti alla 61! Brigata Hrvatska, alla 9" Brigala (6~ Division e) e alla 15a Brigata (8i! Divisione), attaccano un Battaglione della Div isio ne di fanteria Re, che da Vrhovine stava rientrando ad Otocac, causan do 4 motti e 67 feriti. 12 Aprile: Otocac, ultimo importante caposaldo ne lla regione , viene con q uistato dopo 3 giorni d i vio le nti combattimenti da unità partigia ne appartenenti al l ° Corpo Croato. I reparti che la difende vano , contingenti della Divisio ne di fante,ia He , aliquote di "ustasci" e "domo hrani", oltre a "cetnic i" della Lika , ripiegano su Segna (Senj). In questa operazione le unil~t italiane lamentano 56 caduti , 69 feriti e 49 dispersi39, mentre no n sono note le p erd ite dei collaborazionisti. I part igiani , da parte loro, hanno av uto 12 morti e 55 feriti. 38 Cfr. O. "lALPO, Op. cit., pag . 393. Vengo no forn ite cifre p iù precise riguardanti le perdite s ubite dalle forze italia ne e da quel le della M.V.A.C:. li presid io d i Hrl og ebbe 26 caduti e 50 d ispe rs i, rm.:ntre 61 uomini , lii dei q uali feriti , riusciro no a forzare l'accerc hiamento. Una colonna in viata in soccorso da Krinje e bbe 2 m 01ti e 5 fe riti , mentre u n'a ltra colonna provenie n te d a Otocac e bbe un mo1to e 11 feriti. :19 Cfr. O. TALPO, Op. cii., pag ..393. Le perd ite accertate furono: 5 uffìciali e 51 soldati cad uti , 69 fe riti e 59 d ispersi. Si tratta cli uno dei ra ri casi in cui le due fonti concordano esattamente nell'indicare le perdile. Una spiegazione potrebbe essere da rice rcare ne l fatto che gli Iugosl avi abbiano catturato do cum enti o rig inali ita lia ni , e che s u questi s i siano basati. No n concorda no invece le perd ite partigiane che da fonte italiana vengono indicate in c irca 200 morti.
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A Brinjc, dopo che reparti della Divisione di fante ria Rc 40 d1c
la p residiavano si erano ritirati su Segna, giungono unità partigiane appartenenti all a 5;i 1/.ona Operativa p er la Croazia. Qu este ultime riescono ad impossessarsi di notevoli quantitativi di nnmiz ionamcnto e materi ale b e llico di varia natura abbandonato nell a c ittadina . 14 Aprile: A Vuja nié, lungo la rotabile Te nin (Knin) - Obrovac, unità partigian e apparte nenti a ll'"Odred" Lii::"ki ·atta cca no la 5;i Compagnia M.V.A.C. Nell 'azione rimangono uccisi 8 militi cd un ufficiale italiano41 , mentre vengono presi prigio nieri 28 militi c cl un sottufficiale ita lian o. Pe r ra p p resaglia, in seguilo, il villaggio viene dato alle fiamme. 19 Aprile: Nella località di Rlinjski Kut, lungo la linea ferroviaria Ca prag-Sunja, unità part ig ia ne appa1tenenti all"'Odred" Ban.ijski distruggono un convoglio composto da 32 vagoni. Nel l'azione trovano la morte 10 tra soldati italiani, tedeschi e "clomobrani". 23 Aprile: Nell a zona di Castel (Kastel) , nei pressi di Spalato, unità partigiane appartene nti a ll'"Odred " Splitski a ttaccano i presiCfr. O .H. NJ , Op. cit., pag. 508. Precisa tratta rs i de l 2° lkggimento d ella Divisione di fanteria He e d i un Battaglione di CC.NN . Complessivamente, nelle o pera7.io ni lungo la vallata d e l tìume Gacka la sola Divis ion<: Re ha avuto J 21 mo rti , :-$65 feriti e 158 dispe rsi (questi dati risullen:.:bbcru da documenti italiani cattt1rati). I partigiani prendo no ino lu·c prigionieri gli effettivi del 3° Battaglione d i Sicurezza r e rroviaria croato cd d crm;nti del 12° Reggimento "domohrano" (64 uo mini), o!Lre a 110 "u:Lnici". Le perdite subite d a i partig iani d e l 1° Corpo Croa lo sarebbero Slale d i 32 mo rti e 123 feriti. ·i l Cfr. TEODO RO f'RA NCESCO I, I.e Ha n de V. A .C. in Dalmaz ia 191211.3, Editrice Militare Italian a , Mi.bino 1992, pag ..15. L'azione sa rebbe av venuta il g iorno U aprile ne i p ressi della localit~, di Chistagn e (Kistanje), quando e le me nti p a1tig ia ni atLaccaron o di sorpresa un distacca me nto d ella 5~ Banda Anti-Comunista. Cadde ro un sotlotcne nte italiano e 4 volo ntari, mentre a ltri :w venne ro catturali. Li:: fonli s la ve n o n si:.:gnalano invece che 3 g io rni dopo, la stessa Banda , con l'appoggio cli a ltre fo rze, sorprese u na form azio ne partigiana: 11 d i:.:menLi rurono uccisi, 5 furono presi prigio nie ri , me ntre furo no liberali 5 dei volontari catturati nell'azio ne preceden te. 40
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di italiani di Suéurac, Gomilica e Luk.sié e d istruggono le stazioni ferroviarie de lle prime due località. 3 0 Aprile: Nella z ona di Vrata, n e i pressi di Carlopago ( Ka rl obag), un ità partigiane apparten enti alla 6l! Divis ione attacca n o g li ap p r es tamenti dife n s iv i itali an i e "d o mobrani ". Nell'azio ne cadono, o vengono dati p er dis persi, 20 soldati itali ani , me ntre a ltri 24 ris ultano feriti, tutti app a rte n e nti alla XI V Brigata Costie ra. Eleme nti partigiani apron o il fuoco contro il motoveliero armato "NAP-2/i", in servizio di pa llugliamento ne i pressi di 'l'raù .
MONJ r,N.é'G JW
15 Aprile: Dalle carce ri di Niksié fuggono circa 30 part1g1ani; ne lla caccia ai fuggiaschi, alla qua le pa rtecipa il grosso del locale presidio italiano, 4 partigiani rimangono uccisi me ntre gli altri rie scono successivamente a raggiungere le unità combattenti. 2 1 Aprile: Nella località di Bezuje e Bajovo Polje, ne i pressi di Savnik, unità partigia n e appa rte n e nti a ll a 3;; Brig ata della 2l! Divisio ne P roletaria attaccano un 13attaglio ne d e lla Divisione di fanteria Ferrara e unità "celnich e" in m ovime nto verso Javorak, ca usando 4 mo rti e 19 feriti. 23 Aprile: Aliqu ote del neocostituito I3a ttaglio n e partigiano Bjelo pavlicki attaccano le sentinelle di un accampame nto ita lia no ne i pressi cli Danilovgrad , fe re ndo 3 soldati. Per ra ppresaglia, lo stesso giorno , vengono a rresta te 83 p e rsone n e l villaggio di Sekuliéi, avviate successivame nte ai campi cli internamento .
Sh'N/5/A
1° Aprile: A Dakovica, durante l'attacco portato dall"'Odred" Emin Dura ku, vengono uccisi alcuni agenti italiani infiltrati e alcuni colla borazio nisti. Fallisce l'a zione primaria d estinata a favorire la fuga di 2 m embri locali de l P.CJ . Dop o l'azio ne l'"Odred " partigiano ripiega nel Cossovo mentre per rappresaglia unità italiane e la
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Milizia mussulman a brucia no le abitazioni di alcuni simpatizzanli del P.C.j., 13 dei quali vengono arrestati c d in seguito fucilati. 9 Aprile: Fra le località di Vaganj e Sre mska Mitrovica, unità partigiane del 3° "Odrcd" d e lla. 3e Zon a Ope rativa per la Croazia distruggono un convoglio fe rroviario italiano composto d a 2 locomo tive e 20 vagoni. Muoiono u n gran n u m e ro di soldati e la linea rima ne interrotta per 24 ore. 2 6 Aprile: Nella località d i Go rnji Livoc, nei pressi di Gnjila ne , l'"Odred" pa rtigiano Emin Durak u si scontra con re parti italiani, carabinie ri e mili zia musulman a. Al calar della notte i partigiani , aiutati d agli a bitanti del posto, p er evita re l'accerchiamento ripie gano s u Gradis, do po aver avuto negli scontri un mo,to e d un fe rito . Fine Aprile: Ne lle boscaglie d i Lipovica, ne i pressi di Lipljan soldati italiani e milizia mus ulma na , annientano un g ruppo di 12 s im patizzanti del movime nto p artigiano ch e cercavano di unirsi a i reparti combatte nti.
S IDVT!NJA
7 Aprile: Ad Udine vie ne costitu ito il XXIV Co rpo d 'Armata, che inq u a dra la Divis io n e Alp ina Julia e la Div is ione di fante ria Ve n e t o4 2 , c on l 'o bie tti vo de ll a lo tt a a nti p arti g iana n e l Goriziano. 10 Aprile: Nei pressi delle località di Catez e Cimik , ne i pressi d i Tre bnje, il XCVll Battaglio ne CC:.NN. , il 1° Battaglio ne Sp eciale e la F Compagnia del CXV II n attaglio ne CC.NN. della Divisio ne d i fa nte ria Ison zo , o ltre a fo rmazioni della "Bela Garda", p rovenienti d a Tre bnje e Rakovnik attaccano la 3,! Brigata Iva n Cankar e l'"O dre d " Zapadnodolcnjski . La Brigata , in due gio rni di com42 Il comando de l XXIV Corp o d 'Armata (ge ne ra le Licurgo Zannini), ru costituito ad Udine il l O marzo 1943 per trasformazio ne del comando Corpo d 'Armata Alpi no , redu ce dalla Russia.
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bauimen ti, riesce a trattene re le for7.e attaccanti prima di ripiegare in direzione della regione di Tre bclno. 15 Aprile: A Tu.i;ev Oo l, nei pressi d i Crnomelj, la 4~ Brigata Lj ubo Sercer s i scontra con u na colonn a apparlenenle a l 23° Reggime nto della Oivis io ne d i fante ria Isonzo e, dopo violen ti combattimenti , costati sensibili perdite, la coslringe a ripiegare in d irezione di Crnomelj. 1 7 Aprile: Nella località d i Polje, nei pressi di Cerkno, unità pa rligiane appartene nti a ll "'Odred" Severnoprimorski, attaccano una pattuglia italiana composta eia 22 soldati, uccidendone 3, ferendone 7 e costri nge n do g li altri a ripiegare su Cerkno. Nell'azione i partig ia ni si impossessano di fucili mitragliatori e fucili. JR Aprile: R.cparti in forza alla Divisione di fanteria Isonzo provenienti da Novo Mesto e Metl ika iniziano un attacco concentrico alle unità partig iane dell a 2;i n rigata Matija Gubec, della 13'1 Ur iga ta Rade Ko n ca r e degli "Odred" Is to c nodolenjski e Primors ko-Goran ski. Dop o d iversi giorn i d i comba llimenti nelle 7.one di Jugorje , Misino Brdo , lJgljarica, Strmec, Oklinak, Lipovec e Gaj , le unità pa1tigiane, che ri schiano l'accerchiamento, ripiegano il giorno 21 attraverso Sv. (-;-ora e dopo aver passalo il fiume Krka s i disperdono nella regio ne di Skocjan , nei pressi d i Novo Mes to. 26 Aprile: Su l M. Go lo h a r, ne i pressi cli Capore lto, forti con tinge nti a pp arte n e n t i a ll a Div is ione cli fan teria Ven eto accerchiano un Battaglio ne dell a 6;i 13rigata Ivan Gra d nik . Dopo 9 ore di viole nti combatti me nti il .13attaglione, a piccoli gruppi, riesce a rompe re l'a ccerc h iamento e a ripiegare verso il M. Meja. Fine Aprile: Nella region e d i Tolmino , unità partigian e d ella 5" Brigata Simon Gregorcic attaccano una colonna appartenente alla Divisione di fanteria Vene to e, dopo u n breve comballimento, la costringono a ripiegare su To lmino , dopo averle inflitto sensibili p e rdite.
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ANNO 1943: M fl.)H DI MAGGIO /10SNTA
1 ° Maggio: La Divis io n e d i fa nte ria Murge, riorgani zza la e rinforzata dalle Legio ni M. V.S.N. d e lle Divis ioni Marche e Sassari, oltre ch e d a reparti de i Corp i "cetnici" Nevesinjski e Tre binjski, rip re nde il controllo di Gack o , Autovac e Kula Fa zlag iéa. Repa rti del 55° Reggime nto d ella Div isio n e di fante ria Ma rche e "cetnici" della Brigala Nevesin js ka , a p rezzo cli p esanti p e rdite, respingon o le unità partig iane d ella 10" Brigata H c rcegovacka (3;1 D ivisio n e d 'Assalto) ve rs o U log e riprendono il contro llo di Pluzi n e , n e i pressi di Nevesinje. 3 Maggio: TI 3° Regg ime nto d e ll a Di v is io n e Alp i n a Taurincnse, rinfo rzato, muovendo da Gorazde, respinge la Brigata Majevicka e riprende il con tro llo cli Ustikolina, n e i press i di F, x-·:1. 5 Maggio: Il Grn ppo d a Combatti mento "Rogatica" app a rten ente a ll a 369a D iv is ion e Legio n a ria tedesca, muovendo d a Gorazdc attraverso lJsrikolina appena ripresa d agli Italiani, respinge le un ità partigiane dell a (,;i Briga ta Istocn obosa nska , d e lla Brigata Ma jcvicka e di 2 Battaglio ni della 7a Divis ion e su lla riva destra d el fiume Ilistrica , sbloccando d op o un m ese il presid io italiano e "cetnico" di Foca. 6 Maggiu: Il gruppo "Som a villa" (73"- Legio ne M.V.S.N. della Divisione di fa nte ria Sassari, 11/260° Reggime nto dell a Divisio n e d i fa n te ria Murge, ''<:etn ici" delle Brigate Bi leck a e C~atack a, u n a Compagnia carri armali, una Compagnia morta i cd una Batteria cli Artiglieria), muovendo da Gacko , dopo tre gio rni di co1nhatti menti respinge la 1a Brigala Da lm alinska (3" Divis ione d ' Assalto) e ripren de il controllo del passo Cemerno. 7 Maggio.- l Jni tà "cetnic he " d e i Corpi Drins ki e Rorna nijski resp ingon o la 7"' Div is io n e p artigiana verso il M. Zelengora e riconquista no Kalinovik , ove lo stesso g io rno giungono anch c le avanguardie ciel V I Corpo d 'Armata italia no. 12-13 M aggio: A J3ravsko, lungo la rotabile Kl iuc-Bosanski Pe trovac , 2 Battaglio ni del la 6" Brigata Krajis k a (4a Div is ione d 'Assalto) tendo no un agg L1ato ad un Ba ttaglio n e rinfo rzato italia no, uccid e ndo una dozzina d i solda ti.
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CNOA /'JA
1 Maggio: Nelle isole dalmate di Iso la Lunga (Dugi Otok), lso ( lz) , Rava, Rivani (Rivanj), Sestruni (Sestrunj) e Incoronata (Kornat),
iniziano una serie di rastrellamenti condoni da u nità ita liane appa1t enenti alla Divisione di fanteria Zara e repa1ti della M. V.A.C. Sino al giorno 19 vengono uccisi o fuc ilati 11 2 abitanti, mentre 98 vengono arrestati e d avviati a ll'internamento: 90 case risultano bruciate. Le località d i Savar e PoJje, nell'Isola Lunga , vengono praticamente d istrutte e 44 abitanti di sesso maschile vengono uccisi. 6 Maf!J!,io: Do po un giorno d i combattime nti contro picco li contingenti appartenenti a lla Divis io ne di fanteria ilergamo, cli "ce tnic i" e "domohrani ", unità pa rti gia ne dcll"'Odrecl" Cetins k i occupano le località di Cis ta e Lovrec , nei pressi di Imotski. Muoiono o rimangono fe riti 12 soldati, m entre uno v iene preso prigioniero. Le forze partigiane lamenta no un caduto. Elementi partigiani aprono il fu oco contro il m otoveliero armato " AP-19" in servizio di pattugliame nto nel le acque de ll' isola di Lesina (Hvar). 13 Maggio: l!le menti pa1tigiani tentan o di attaccare, parten do dalla costa , il motoveliero a rmato "NAP-9 ", in servizio di pattugliame nto nelle acque dell'isola cli Lesina . 16 Maggio: Forze partigiane attaccano Ja motobarca "MR-23", in navigazione n ei pressi de lJ 'isola di Lesina . 1 7 Maggio: Nei press i di G o mirije , lu ngo la linea ferroviaria Ogulin-Fiume (Rije ka) , e le m e nti p artigiani apparte nenti alla za Brigata d e lla 13~ Divis io ne a ttaccano e distruggono un convoglio composto da 21 vagoni tra blindati , passeggeri e m erci. Muoiono c irca 100 soldati tra italiani , "d omobrani" e legiona rri3 croati, me ntre 43 vengono presi prigionie ri. el l'azione i p arti g ia ni hann o avuto 15 motti , 12 fe riti e 3 dispe rs i. 20 MaP,P,io : Forti contingenti d e ll a Div is io n e di fa nte ri a Lombardia e reparti de lla D ivis ione di fanteria Macerata , rinforzati
45 Il te rmine "legionario" v ie ne freque ntemente utili zzato d alle fonti slave per identificare i volonta ri croati che andaro no a costituire 5 Div isio ni di font c:ria inquadrate odia Wehrmach t. Più p recisame nte si trattava della 569~ Divis io n(.' "Vrazja " (dd diavolo), della 373" Div is ione 'Tigar" (tig re) e della 392~ Divisione "Plava" (azzurra).
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dal 10° Battaglione "ustasci" e da "cetnici ", muovendo rispettivamente da Karlovac e Ogulin attaccano in maniera concentrica la 14;i Brigata Hrvatska nel triangolo Karlovac-Vrbovsko-Ogulin. Dopo combattim e nti durati due g io rni i partigiani riescono a ripiegare verso il Gorski Kotar. 24 MaRRiO: Reparti della Divis io n e cli fant e ria Re e del l{eggimento Cavalleggeri di Alessand,ia, partendo da Segna e Krivi Put muovono in direzione della regione di Brinje, ma nella zon a di Goljak vengono attaccati e respinti da unità pa1tigiane della 4a Brigata d'A<;salto (8a Divisione). Le forze italiane, l'indo1~ani, passano nuovamente all'attacco e respingono i partigiani verso Zuta Lokva, da dove questi ultimi tentano, il giorno 26, un nuovo contrattacco in direzione di Goljak, peraltro fallito. Negli scontri le forze italiane lamentano 1O morti e 109 feriti e quelle pa,tigiane 1O mo1ti e 56 feriti. 29-30 Maggio: Unità della 4"- Brigata "Ustasci" da Gospié e reparti d e lla XIV Hrigata Costiera , del 2° Battaglione Cacciatori,
del 34° Battaglione "us tasci" e aliquote del 12° Reggimento "domobra ni " da Carlobago, e Lukovi Sigarie, appoggiati d a artiglieria e d aviazione, muovono all'attacco nell'intento di spezzare l'accerchiamento delle forze partigiane intorno a Gospié, otte ne ndo soltanto risultati parziali. MA CEDONIA
11-15 Maggio: A Kiccvo la polizia ita lian a arresta 13 iscritti del P.C.J., fra i qua li due membri del locale comitato. MONIENEGRO 2 Maggio.- A Javorak, ne i pressi di Niks ié, 3 Battaglio ni della 2a e 4;i Brigata Prole taria e della 5;i Crnogorska sgominan o un grosso contingente di "cetnici" a ppa rtenenti alla Brigata Nik<iicka, appoggiato da un Reggimento d ella Divisione di fanteria Ferrara. Di quest'ultimo soltanto il comando reggimentale ed un numero limitato cli so ldati riescono a sganciarsi e a ripiegare su Niksié11 . Le p e rdite
H Cfr. O. ltN.J. , Op. cit., rag. 420. Enume ra con maggior rrecisione le fo rze italiane ide nLificandok in un
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subite sono di 670 morti tra ufficiali e soldati, 500 prigionieri italiani e 200 "cetnici", mentre le form azioni partig iane hanno avuto 10 morti e 28 fe riti. Inoltre queste ultime riescono ad impossessari di 7 carri armati, 17 autocarri , 15 m01tai, 4 o bici da 75 mm, 8 mitragliatrici, 12 fucili mitragliatori, 500 fucili , 5 .stazioni radio e grossi quantitativi di munizionamento, mate riali e vettovaglie. 3 Maggio: Il Comando d e ll e forze partigiane per il Montenegro invia a l Comando italiano a Niksié una richiesta di trattative per lo scambio cli 500 .soldati italiani loro prigionieri con inte rnati slavi, richiedendo nel contempo viveri per i prigionieri d e ll 'agguato di Ja vorak. 10 Maggio: A Oobrakovo , nei pressi d i nielo Polje, il 2° Battaglio ne della 1" Brigata Proletaria, in uno scontro durato diverse ore, sbaraglia una colonna italiana composta da 19 autocarri che traspo rtava d a Proboj a 11ijelo Polje un contingente di 300 soldati. Muoiono 150 uomini, 70 rimangono feriti , mentre i partigiani si impossessano di 11 mortai, 10 fucili-mitragliatori e 150.000 canucce. 11 Maggio: 11 Co mand o Su premo italiano o rdin a a SUPEHS I.OOA e a l Comando Truppe del Montenegro di ope rare congiuntamente contro le unità partigian e iugoslave con l'obiettivo primario d i garantire la sic un.:1/.7.a lu ngo la rotabile PodgoricaNiksié-Bileéa. Jn relazione a ciò, dopo alcu n i g io rni vengono inviati 3 Battaglioni di fanteria con rinforzi di Artiglieria allo scopo di rimpiazzare la Divis ione di fante ria Ferrara, destinata alla lotta contro il Gruppo Operativo pa rtigiano n e l corso della cosiddetta "battag lia de l fiume Sutjeska". 13 Maggio: Per contsastare la minaccia partigiana su 13ioce e Poclgorica, il C:omando Italiano decide di avviare verso la prima località il 383° Reggime nto15 della Divis ione di fanteria Venezia , al mo me nto d islocato a Poclgorica e Oa nilovgrad , e di inviare a Podgo rica il 127° Hcggimento d ella Divisio ne cli fante ria rire nze, di stanza a Scutari.
Battagliom: della Division e d i fanteria Ferrara , rinforzato da aliquote di a1tiglie ria , da una Compagnia caTTi e da una Compagnia ciel Genio. Lievi d ifferenze son o riscontrabili anch e ne ll 'elencazio ne dd materiale catturato: 1O morlai al posto cli 15, e 6 st,azio.W radio al poslo cli 5. O 45 I Reggimenti de ll a serie "500" furono costituiti il l Novemhre 1941
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15 Maggio: I la inizio l'offensiva contro il Gruppo Operativo p artigiano (1 .a e 2.a Divis io ne Proletaria , 3.a Divisione d 'Assalto e 7" Divis ione) nel Monte neg ro , Sa ng iaccato e nell ' Erz e gov in a. L'o ffens iva ha il compito di distruggere il nucle o principale de lle forze partigiane. In questa o p erazio ne, indicata da lle fonti slave come 5i! offe nsiva antipartig ia na o "battaglia ciel fiume Sutjeska ", ve n g ono impiega t e 1 Di v is io ni te d e s c h e ( 1 ;i Divi s io ne da Montagna , 7.a Divisione d e lle SS Prinz Eugen, 1 ma Div is io n e Cacciato ri e 369;! Divisione Legio naria croata) , 3 Divisioni italiane (Divis ione Alpina Taurine n se, e Divisioni di fante ria Ferrara e Venez ia)4< \ un Gruppo d a combattime nto misto tedesco-bulgaro (7 24° Re ggim e nto della 104" Divis io n e Cacciatori , 61 ° e 63° Reggime nto di fanteria bulga ro), il Reggimento "p e r impieghi s pe ciali" nranclenburg e la 4a Brigata "domobrani". 16 Maggio: La :569" Divis ion e Legio na ria croata respinge la frl Brigata lstoc:nobosanska , rico nquista noljaniéi e si riunisce con unità italiane apparte nenti a lla Divisio ne Alpina Ta urinense lungo la rotabile Cajnice-Pljevlja . 7 7 Maggi o: Nella località di Rioce, n ei pressi di Podgorica, il Gru ppo Battaglioni d'Assalto (3° della 4a Btigata Proletaria, 2° e 4° della 5;1 Brigata Crnogorska), rinfor7.ato dall "'Odred " Ze tski, ne l corso
r e r ra fforza re g li org anici di d ive rse u nità d ivis io nali assegna te solitame nte a com piti cli presid io ne lla re g io ne ba lcan ica . Fu rono così cos tit11iti il 303° Heggime nto ass<.:gnato alla Di vis ione Piemo nt<.:, il 311° a ll a Casale, il 313° alla Pinerolo , il 317° alla Acqu i, il 55 1° alla Ilr<.:nn<.:ro, il } 11 ° alla Mode na , il :·H.i 0 alla Porlì e il 363° alla Cag li ari. Il 1° Dicembre 1941 fu invece costituito il 383° lkggimen to, assegnato all a Divisio ne Venezia; il 1° fchhraio 1942 il 350° Reggim ento , che o r e rò auto no ma m e nte ; il 20 marzo 1942 fi.t costitu ito il 309° Reggime nto pe r la Divis io ne Hegina e d infine il 15 m aggio 194:-s il 336° R<.:ggimcnto pe r la Divisione Pice no. 16 Cfr. O.lt N.j. , Op. cii., pag. 1 30. Vi s i rrecisa che le unità ita lian e e rano così schie rate: - Div is io ne Alpina Taurin<.:ns e: Pkvlja-Prije polje; - Div is io ne d i fanteria Pe rrara: Nik.<'iié-Da nilo vgrnd ; - Divisione di fanteria Ven ezia: Il<.:rane-Bije lo Po je -I< o las in ; - Truppe Settore Podgo rica: [ ·.xlgo rica-Sp uz .
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cli un violento combattimento durato quattro giorni accerchia e sbaraglia il 383° Reggime nto della Divisione cli fanteria Venezia17 privo di un Battaglione. Nell'azione perdono la vita 339 soldati italiani e ne vengono presi prigionieri 400. I pattigiani si impossessano cli 9 obici , 27 mitragliatrici e di grossi quantitativi cli arm i e munizioni. Il 4° Reggimento cli Artiglie ria da montagna de lla Divisione Alpin a Taurine nse riconquista la località di Jabuka , n e i pressi di Pljevlja , consentendo in tal modo il libe ro transito lungo la rotabile Pljevlja-Prijepolje. 78 Maggio: Avanzando da Bjelo Polje, reparti della Divis ione di fanteria Venezia respingono unità partig iane della P Divisione Proletaria e riconquistano C~olo Brdo. 20 Maggio: A Podgorica il rap p resentante del Coman do Supre m o tedesco in Croazia cd il Com andante d e lle Tru p pe italiane in Montenegro, ne l corso di una riunione decidono il coord inamento delle azio ni offens ive delle rispettive unità nel Mo ntenegro e ne l Sangiaccato, n ell'ambito della cosiddetta "b attaglia del fiume Sutjeska". 22 Maµ,gio: A Zirovnica , ne i p ressi di Nik.sié, la 5!! Brigata Crnogorska (3a D ivisione d 'Assalto) sba raglia forze "cetniche". Immediatamente il 14° Reggime nto d e lla 7a Divis ione SS Prinz Eugen ed un Reggime nto motorizzato della Divisione di fanteria Ferrara muovono al contra ttacco rispettivamente lungo le direttrici Niksié-Sa vnik e Niksié-Pivska 1.upa. Premuta da queste forze la 11rigata p a rtigian a ripiega sulla linea G radac-Ve li e Mali O rahJasenovo Po lje , ove riceve il cambio da lla 1;i 11rigata Dalmatinska , appa rtenente all a medesima Divisione, che ha il compilo d i contrastare il pros ieguo d ell'azione italo-te desca. Cfr. O.R.N..J. , Op. cir., pag. /4 28. Ind ica che l'accerchiamento avviene Lr.1 le località di Pe trovi('i e Mrk e c he le unità an nie ntate sa rebbero state il comando del 383° Reggimento ed il s uo lii Hatraglione . Cfr. S. 1.01., Op. cit., pag. 252 . Viene confe rmato che ad e ssere 4 uasi to talmente ;rnni P-ntato e ra stato il Il i Battaglio ne del 383° Reggi mento appa1tenente alla Divis ione di fa nteria Venezia . 47
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24 Maggio: l1orzc italiane "ripuliscono" in una o pe razione
durata quattro giorni la regio ne di Piperi, nei pressi cli Poclgorica, rastre ll ando e bruciando un centina io di case. 26 Maggio: Nei pressi di Lipova l{avan e Surdup (nella regio ne di Niks ié) il grosso d ella 5.a Bri gata Crnogorska (3!! Divisio n e d'Assalto) rinforzato dal 4° Battaglione della 4" Brigata Proletaria (2.a Divisione Proletaiia), att.acca il 11° Reggime nto della 7a Divisione SS Prinz Eugen ed il l{aggmppamenlo motorizzato Ferrara. L'azio ne ha l'obiettivo di interrompere la rotabile Nikgié-Javorak e di re ndere sicuro il fia nco destro dello schieramento pattigiano in clire7.ionc di Jasenovo Po lje e Mokro. Il gio rno s uccessivo, dop o aver subito pesanti perdite nei violenti com battimenti che subito si erano accesi , la Brigata ripiega su Krnovska Glavica. 28 Maggio: Nelle local ità di Krnovska Glavica, Ostrvica , Kornandirovo Brdo, lungo la direttrice Niksié-Savnik, la 5a Brigata C:rnogorska (3i! Division e d 'AssalLO), si oppon e a ll 'avanzata del 11 ° Regg imen to della 7a Di v isione SS Prin z Euge n e d e l Raggruppamento motori zzato Ferrara. Il giorno 30 la Brigata è costre tta a p assare sull a riva destra del fiume Kornarnica, d ove riesce a prendere contatto con la 1 ~ Brigata Dalmatinska e la Y Brigata Proletari a dell a l" Divisione Proletaria. 29 Maggio: Lungo la direllrice Savnik-Zablja k , l'avia:done italiana bombarda o m itraglia ripetutamente le posi7.ioni te nute d a lla 3;i Divisione d'Assalto. 31 Maggio: Ne lla regione c omp resa fra i fiumi Tara , Koma rnica e d il corso s upe ri o re del fiume P iva, 4 Divis ioni dell'Asse (P Div is io ne da Mo ntagna tedesca, 7!!. Divis ione SS Prin z Eugen e Divisioni d i fa nteria Ferrara e Venezia) riescono a stabilire collegame nti tatti ci, accerchiando comple tamente le unità p arti giane del c;.ruppo Opera tivo. SLOVENIA 1 ° Maggio: A Mokron og la 2!!. B rigata Matija (-;. ubcc e
l'"Odred " Primorsko-Goran ski auaccano il locale presidio italiano. Do po violenti scontri no tturni i partigian i riescono a conquistare la stazione ferroviaria , distruggendo ne le attrezzature ccl impos-
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sessandosi di grossi quantitat1v1 di gene ri a limentari e di altro materiale . All'a lba l'attacco viene sospeso a ca usa d ella reazione italiana . 2 Maggio: Nelle località cli Gomila e Brezovica, ne i pressi di Mokronog, la 13J Brigata Prole taria Rade Koncar attacca una colonna mista italia na e "bclogardista " che da Trebnje cercava di po1tare soccorso al presidio di SL. Rupert. La Brigata, do p o diverse ore di combattimenti, durante i quali era riuscita a respingere diversi contrattacchi ed aveva inflillo pesanti perdite ai repa1ti italiani e "bclogardisti ", ca usa la penuria di munizioni ed il sopraggiu ngere di rinforzi italiani, interrompe l'azione e ripiega in direzione di Mirna. 6 Maggio: Nella località di Chiapovano (Cepovan), nei pressi di Tomino, contingenti partig iani autonomi conducono un allacco dimostrativo ad u na caserma del 256° Reggimento della Divisione di fanteria Veneto. Do p o una breve s paratoria , ch e causa lievi perdite ai soldati italiani, i partigiani ripiega no. 12 Maggio: Ad Aurisina, n ei pressi di Trieste, unlla parug1ane del la Compagnia Kraska, appa rt e ne nte a ll "'Odred" PrimorskoCoranski distruggono 3 autoveicoli militari. Nell 'azione perdono la vita 7 soldati italiani cd i partigiani si impossessano di a rmi, munizioni e mate riale sanitario. 15 Ma~iu: Tra le località di Okrog, Zahukovie, Sv. Petar e Kumpoliski Grad, ne i pressi d i Trehnje, 3 colo nne italiane provenienti da Temenica, Trebnje e Sv. Rupe1t attaccano la 3J Brigata slovena Ivan Cankar. La Brigata, do po una giornata di combattimenti, 1ipicga portandosi nella regione di Sma ricta, nei pressi di ovo Mesto. 76 Mag_e;io: A Havne, nei pressi di Aidussina, il Ballaglione partigiano Kra<Thi appa1tenentc all"'Odrcd" Primorski attacca e distrugge un a utocarro che trasportava 29 militi della 59" Legion e M.V.S.N. 78 Maggio: Sul M. Bozci, ne i pressi di Capo retto, uni tà della Y ilrigata Alpina di Marcia 48 attaccano la 6'1 Brigata slovena Ivan Gradnik. D opo aver respinto diversi attacchi , a sera , la Brigata rompe l'accerchiamento a Sap e nica, raggiungendo il M . Polov nik.
48 b TTT Briga ta di Marcia fu costituita a Bergamo il 20 giugn o 1942, co n il 102°, 103° e 104° Reg g imen to Al pi ni di Marcia, costituiti d a Battag lion i Complementi d estinati risp ettivamente alle Divisioni Alpine
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ell'azionc muoiono 6 soldali iLaliani e 20 rimangono feriti , mentre la 11rigata ha avulo 6 feriti. A Trnovo, nei pressi di Caporetto, unità pa,tigianc appa rtenenti alla 6" Brigata Ivan Gradnik distruggono un a utocarro nel quale si trovano elementi del Comando dell'V I11 Battaglione Complementi del 103° Reggimento Alpini . Muoio no 3 ufficiali e 6 sold aLi, mentre alLri 3 ufficiali e 11 soldati rimangono feriti. I parLigiani si impossessano di 2 fu cili mitragliatori, 20 fucili e 2 slazioni radio. 2 1 Maggio: A 1.okvica, nei pressi di MeLlika, i1 2° ed il 4° Battaglio n e de lla !fi! I3rigata slovena Ljubo Sercer attaccano una Compagnia del 71° Reggimento della Divisione di fante,ia Lombardia e dopo un breve combauimento la costringon o a ripiegare su Metlika. 22 M aggio: Nei dinLorni di To lrnino, unità a ppa rtenenti al 256° Reggimento d ella Divisione cli fanteri a Veneto attaccano l'accampa mem o del 3° Battaglion e dell a 6;i Brigata s lovena Ivan c;ra<lnik . Dopo brevi combattime nti il Battaglione, a piccoli gruppi, riesce a ripiegare s ubendo pesanti perdite. 25 Magqio: A To1sti Vrh , nei pressi d i Novo Mesto, il III Battaglione del 23° Reggime nto d e lla Divisione d i fanteria Ison zo, in mov imento d a Ratez, e unità della "lk:la Garda " provenie nti da St. Jernej e Stopice, attaccano la 3;i C3rigata slovena Ivan Cankar e, dopo viole nti combattime nti , riprendono il conLrollo de lla località , che viene p e rò abba ndonata l'indo mani . ANNO 1913: M liS.é' Di 6 1UGNO
CROAZIA
6 Giugno: Nella zona di Daber, n ei p ressi di Sebenico, forze rartigia n e del 2 ° C3a ttagli o n c d e ll "' Odred " Sp litski e de ll a Compagn ia Sibcnska uccidono 11 carabinie ri. Tridentina, Julia c Cunccnse, o r e ranri in Russia. Terminato il suo compilo isrituzionalc, la Brigala fu mantenur;:i in vit:1 ed invi:1ta a svolgere com p ili di controgucrriglia lungo l'a ntico confine italo -iugoslavo, opera ndo ncll 'a rnuiLo d el XXIII Corpo d'Armala. Per la precis ione il 102° Reggimento e ra cosLiL uito da V e VI llallaglio n<.: Comple me nti; il 105° dall'V III e TX, mentre il 104° da l I e II.
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Ne lla ca la di Vranica, nei press i d i Trai:1, uni tà del 3 ° Ba ttaglio ne dell '"Odred" Splitski danneggiano un idrovolanle e feriscono i membri de ll'equipaggio. 7 Giugno: Nella localilà di Ma la Cista , nei pressi di Scardo na (Skradin), il 1° Ballaglione d e ll"'Odred " Severnodalmatinski attacca un reparto della M.V.A.C. appoggiato da carabinie ri, u ccide n do 4 tra militi e colla bo razionisti e prenden do n e prigionieri 549. Nell'azio ne il Battaglione ha avuto 3 mrnti e 3 fcriti50_ 9 Giugno: Nella zona di Krpe lievac, ne i pressi di Sebenico, il 1 ° Battaglione dell "'Odrcd" Sevcrnodalmatinski allacca un re pa rlo della M.V.A.C. Muoiono 16 collaborazionisli ed un soldato italiano, mentre vengono presi prigionieri altri 27 collabo razionisti51. 10 Giugnu: La localilà di Marina, n ei pressi di Traù , viene occupala dai parligiani apparte nenti all"'Odred" Splitc:;ki. Il p residio italiano era riuscito ad imbarcarsi su 2 torpediniere po1t.andosi a ' l'raù. 11 Giugno: Re parti della Division e di fanteria Zara52 e "cetnici" appanenenli alla Divisione Dinarska, muovendo da Tenin e Strmica, attaccano la za Brigata d 'Assalto della 6" Div isione nel la regione compresa fra 1-'ade ne e Oton. La !!rigata, con ripetuti con -
49 Cfr. T. PRANCESCONI , Op. cii., pag. 36-37. Si co nferma che a cadere nell 'agguato era slato un plotone della 7" Ha nda Ant i-Comunista r in fo rzato eia ca rabinieri; nel l'azione cadeva il co m andante de l distaccamento , sottotenen te Vukass ina , decoralo di M.O.V.M. a lla me moria , un ca rabinie re e 2 volontari, mentre a ltri 3 volontari venivano presi prigionieri. ,o Cfr. O. TAi.PO, Op. cit., pag. 762. Vengono fo rnite in fo rma7.ioni rigua rd anti le perdite partigiane. Oltre ai 5 cadu ti trovati s ul lu ogo dell'agguato (che ri su ltano quelli indicati da lle fonti s lave), ne i g iorni s uccessivi in una loca lità situ ata a circa 1 km dal luogo d ello scontro fu rono trovati i caclave ,i di 25 pa ttigiani. Si trattava o di fe riti deceduti s uccessivamente o cli cadaveri che i pattigiani si erano portati dietro per non rende re evidenti le pe rdite suhite . 51 Cfr. O. TALPO, Op. cit., pag. 767. Le perdile subite dal re p a rto M.V.A.C., c he s tava protegge ndo una s4uadra di operai impegnati in riparazion i a lle lin ee telefoniche, sarehhero state d i 32 volontari, ai q uali e rano da aggiungere 2 operai. 5L Cfr. O.R.NJ ., Op. cii., pag. 517. Precisa che le forze italiane assommavano in Lutto a circa 600 uo mini.
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trattacchi, respinge le forze allaccanti alle posizioni di p artenza, provocand o loro 39 fra morti e feriti . Ne ll 'azione i partigiani lamentano un morto e 5 feriti. lJnità appartenenti alla Divisione di fanteria Zara iniziano il rastre llamento della zona compresa fra Vodizze e Cista Mala, nei pressi di Sebenico. T1 rastrellamento s i protra e sino al giorno 14 e durante il suo svolgimento vengono arrestate e fucilate 72 persone. 12 Giugno: Tentativo da p a rte di clementi partigiani di a ttaccare il motoveliero armato "VAP-36" in navigazione nel Cana le della Mor1acca (Velehitski Kana l) . 13 Giugno: Tentativo partigiano di attacca re un battello armato in nav igazione nei pressi cli Traù . 13-14 Giugno: Unità partig iane a pparte n e nti a lla 2;i Briga ta d 'Assalto (6" Divisione ) a ttaccan o i presidi it a lia n i d e lla Divisione di fa nteria Za ra ne lle località di Raclucié e Mok ro Polje. L'azion e sfuma ca us a la forte res istenza opposta dai pre sidi e il s opraggi ungere di rinforzi italia ni e "cetnic i" da 'l'c nin , Colubié e Devrske. Negli scontri muoiono 14 solda ti italiani e 30 rimangono fe ri ti , me ntre i partigiani lamentano 19 morti e 52 feriti 53_ 16 Giug no: Il controllo di Z.uta Lokv a viene ripreso da unità della Divisione Re e da i Reggime nti cli ca va lleria Alessand ria e Saluzzo. Queste unità , partite da Krivi Put e Primorski Veljun, s i e rano s contrale per alcuni giorni con forze p a rtig iane della 13;i Divisione. TR (7iug no: Nel territorio dello Zumbe rak, controllato dai p a rtigiani, ha inizio l'attacco porta to da 5 Battaglio ni rinforzati italiani e re parti "ustasci"54 contro unità de lla 13;1 13riga ta Proletaria Rade Koncar e l'"Odred" Zumberacko-Po puns ki ne lla zona compresa fra Kras ié, Vivodina e Sosice. D o po 10 giorni cli vio lenti co mba tti-
Cfr. O. TALPO, Op . cii ., pag. 769-77 1. I )ura nte le opera zio ni che si svols<:ro Lra il 13 e il 15 giugno, ve nnero contati s ul te rreno 150 corpi cli p a nigiani caduli, m e ntre gli informatori segnalarono che i p attig i:m i, rip iega nd o , avc:va no trasportato i loro fe riti su una ventina di carri. ~1 Cfr. crn .N.J., op. cit., pag. 506. 53
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me nti , le forze allaccanti sono costrette a ripiegare dove aver s ubito perdite valutabili a 152 fra morti, feriti e dispersi. Nei combattimenti i partigiani h anno avuto 22 morti e 53 feriti. 19 Giugno: Ne lla regione compresa fra Ravca , Klj enac, Zavojanc e Kozica, circa 3.500 soldati appartenenti a lla Divisione di fanteria Messina e al 1 ° Reggimento volontari "domobrani ", attaccano le posizioni tenule clall"'Odred" Riokovski. Dopo 2 giorni di combattimenti l'azione viene sospesa: g li attaccanti hanno avuto 9 morti e 26 feriti , i partigiani 9 moni. 21 Giugno: Nell'isola cli Curzola un gruppo di partigiani attacca la Stazione dei Carabinieri di Cara, uccidendo 7 militi e feren done 2. P er rapp resag li a , unità del 93 ° Reggimen to della D ivisione di fanteria Messina a rrestano numerosi abitanti e ne fucilano 1055_ 22 GiuP,no: Nella località di Puticanie, nei pressi cli Sebenico, 2 Battaglioni apparte ne nti a ll '"Odred " Severnoclahnatinski attaccano carabinieri e nuclei M.V.A.C. causando loro 18 morti, 8 feriti Vengono indicate con maggior pec1s1one le forze attaccanli, ossia 3 Hattaglio ni a ppattenenti al 73° c al 74° Reggimento rlella Divisione di fanlcria Lomlxtrdia, il LIV e CXXXIV 8attaglione CC.NN., 2 Compagnie Cani leggeri ed un Gruppo d i Artiglicria. Le unità "ustasci" vengono idcntificate nel 10° e 13° Hattaglione. Cfr. A. MAFRICI , Op. cit., pag. 257. Vengono fom ite le perdite suhitc nei combattimenti dall;:i colonna "!tocco" composla da demcnti del 74° Reggimento fanteria Lombardia, da u'. 1 llattaglione CC.NN. e rinforzala dal 10° I3auaglione "ust;:isci", e cioè 17 morti, 16 feriti e 3 dispersi. Non è stato possihilc invee<.: rintrJcciare le perdite suhite dalle altre 2 colonne impegnate nell'azione, la "Fiordiponte" (incentrata su elemen•i della 137" Legione M.V.S.N.) c "Desta" (incentrata s11 elementi e.Id 73° Rcggirnento di fan te ria Lo mhardia). Globalmcnle pertanto le perdite it1liane indicate dalle.: fonti slave potrebbero essere ahhast~111za reali. Una differenza notevolè risulta invee<.: ndlc perdite subite dalle fonnazion i pa1tigiane, che la fonte ita liana precisa in 140 uo mini contali sul terreno ed aggiunge inoltre chc da nolizic giunte in seguito (probahilme nte dalle zone.: di pertinenza delle altre due colonne), le pcrdite partigiane sarebbero arnmoritate ad oltre.: 300 uomini. ;; Cfr. O. TALPO, Op. cit., pag. 517. Viene precisato che il numero dei fiancheggiato ri dei partigiani fucilati in rappresaglia all 'uccisione dei carabinieri era cli 7, bel !omano da quel 10 indicato dalle fonti sia ve .
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e 20 prigionieri. I partigiani da parte loro h anno av uto un morto5 6 . 25 Giugno: U nità partigiane apparte n enti alla 2l! Briga ta d 'Assallo della 6!! Div isione , attaccano i presidi "cetnki" di (--;.olubié, Radinovié e Ko nccvié, ma d evono sospend e re l'azio ne dato il sopraggiungere da Tenin di rinfor7.i italiani e "cetn ici". Negli scontri i partigiani hanno avu to 6 mo,ti e 8 prigionieri. 28 Giugno: Elementi partigiani aprono il fuoco dalla riva contro il moloveliero armato "VAP-19", in se ,vizio cli pattugliamento lungo il litorale di Macarsca. 30 Giugno: Nella località di Stuhica, lungo la rotabile PirovacTijes no , la 1 i! Compagnia d e l 1 ° Battaglione d e ll "' Od re d " Severnodalmatinski attacca una colonna italiana appartene nte alla Divisione di fanteria Zara, causandole 9 moni, 2 feriti e 7 prigionieri. Per ra ppresaglia ven gono rastrella ti i villaggi d i Betina , Hramina , Murtcr e Pirovac, nei pre.s.si <li Sebenico , vengono fuc i-
late 25 persone e bruciate 15 case . MACEDONIA //i G'iugnu: Nei pressi della s tazione ferrovia ria cli Presek, lungo la linea Kicevo-Struga , aliquote partig iane appartenrnti a ll '" Oclre d " Kicevsko- Mavron s ki attac ca n o un convog li o. ell'a 7.ione trovano la morte 7 soldati ita liani , mentre i · partigiàni s i impossessano di un fucile mitragliatore, 7 fucili e munizioni.' ·
MONIENEGRO 1 ° Giugno: Repa,ti appa rtenenti a lla Oivisione di fanteria Fe ITara sostituiscon o , nella regione compresa fra Savnil<. e Bare, unità della 7a Divisio ne SS Prin7. Eugen, d estinati ad operare in altre zone.
Op. cii., pag. 798. Nel confermare in 46 il numero delle pe rdite s ubite dai carabinie ri e dalla l3ancla M.V.A.C. , viene però indica lO in 60 il numero dei partigiani rimasti s ul terreno e non u no , come precisato da lla fonte slava. 56 Cfr. O. TALI,(),
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5 Giuµ,nu: Ha inizio l'attacco p o rtato dalla l"' Oivisione da Montagna tedesca, dal c-;.ruppo da Com battime nto "Ludw iger", dall a Di v is ione di fanteria Ferrara e d a l Gruppo d a Combattimento "lsasca" della Oivisio ne di fanteria Venezia contro le unità del Gruppo Operativo partigiano nella regione d ei fiumi Piva a Tam. 8 Giugno: La P Divisione da Montagna tedesca , il Gruppo da Combatti1nento "Ludw ige r " e la Div isio n e di fanteria Fe rra ra , con l'appoggio d e ll'aviazione , a llacca no le posizioni dell a Y Divisione d 'Assa lto nella Pivs ka Pl a nina . La Divisione pa,tigiana riesce a contrastare l'azio n e delle forze italo -tedesche , m entre s uoi e ffettiv i na scondono i fe ri t i g ravi, da loro scortati, n e lle grotte de lla Pivska Planina e n egli anfra tti del fiume Ta ra . 15 Giugnn: Nell a regio ne del Durmitor, nel corso delle operazioni lu ngo il fiume Sutjeska , unità a ppartenenti alla 1~ Divisione da Mo n tagna tedesca, a lla 7~ D ivisione SS Prinz Eugen e alla Divis io ne di fante ria 1"l:rra ra57 uccido n o c irc a 1.200 p erson e , distruggono 5.500 case ed altre costruzio n i e requisiscono 67.000 cap i di bestiame. 28 Giugno: A Nik~ié, Podgorica , Bar, Andrijevica e Ileran e , pe r ordine elci Governatore del Montenegro, vengono fucilate 180 pe rsone , quale rappresaglia pe r l'imboscala ne lla qua le era caduto il 383° Reggimento della Div is io ne d i fanteria Venezia a Bioce il 17 maggio. Fine GiuP,rtO: I "cetinici " con una sp edi zione punitiva a rrestano 11 3 abita nti di Bahino , ne i pressi di Berane, e li con segnan o alle autorità italiane che li avviano a ll 'intername nto.
57 Le fonti iugoslave, nel ripo!tare noti zie riguardanti v io lenze perpetra te contro la popolazio ne civ ile, raramente ind ica no con precisio ne l'unità che avrebbe commesso tali v io le nze. Diventa :illora d ifficile, specie se si trattava cli operazioni combinate, attrih uire con esattezza evenniali precise resp on sabilità. Lungi dal voler d isco lpare qualcuno , non bisogna dimenticare, inrine, c he insieme alle tn.1ppe rego lari italo tedesch e op eravano numerosi contingenti di collaborazio ni sti , i quali, p iù c he cercare lo sconlro con i p,111ig iani , preferivano accanirsi sulla roro lazione civile.
UN
Francesco Fatui/a
SLOVANIA 6 Giugno: Nella regione compresa tra Ribnica e Zagorica, nei pressi di Tre bnje, forti contingen t i ita lian i accerchiano la P Brigata slovena Torre Tomsic. La Brigata, do po viole nti combattimenti, riesce a rompere in due punti l'accerchiamento e a ripiegare nella regione di Dobrnic. 7 Giugno: Nei pressi d i Trtnik il 3° battaglio ne della 6,i Brigata Iva n Grandnik attacca una pattuglia italiana ca us andole 1 motto e 5 feriti. 9 Giugno: Forze italiane provenienti da Trebnje, Mirna Pec e ~uzemberk auaccano la 1l! Hrigata s lovena Tone To ms ic e la za Matija G ubec. Dopo violenti combattimenti ne lla regione compresa fra Dobrnic, Korita e Dohrava le forze allaccanti vengon o respinte con perdite valutate ad 1 caduto e 6 feriti58_ 11 Giugno: Nella localita di Vrbicje, n e i pressi di Grosuplie , il I/ 51° Reggimento deHa Divisio ne di fanteria Cacciatori delle Alpi attacca il 2° Battaglio ne de lla 4" Brigata slovena Ljubo Serce r. Dopo un viole nto combattime nto viene p e rò costTetto a ripiegare s u Sentuje, da dove si era mosso, dopo aver avuto 2 morti e 8 feriti. I p a rtigiani hanno invece avuto 2 morii e 5 feriti. 13 Giugno: Tra le loca li tà di Vrh e Rogatec, ne i pressi d i Grosuplje, 2 Battagli oni appartenen ti a l 51 ° e 52° Reggimento della Di visione di fa nte ria Cacciatori dell e Alpi, parLendo da Senlurje e Zelimljc, attaccano il 3° e il 1° Battaglione della ,1;i Brigata Ljubo Sercer. Dopo diverse o re d i viole nti combattimenti, le forze italiane, che hanno avuto 10 morii e 7 fe riti , sono costrette a ripiegare s u Grad isce. Nell'azione i partigiani hanno avuto 6 feriti. 22 G iugno: A Koclr, n e i press i d i Idria (ldrija), una pattug lia della 5;i Brigata slove na Simo n Gregorcic distrugge un autobus appattenente al 1° Re parto Mobi le Carabinieri. Muoiono 15 cara-
8 ; Quando le font i iugoslave ris ultano così laconich e ne ll' indicare le perdite subite dall'avversario, d opo ave r rrecisaro che vi crano stati de i "v io lenti combattime nti", sorge il kcilo dubbio, pe raltro ripelulamcnte comprovalo, ch e negli scontri i partig ian i abbiano avuto la peggio.
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binie ri e 5 rimangono feriti , me ntre i pa1tigiani si impossessano de ll e lo ro armi. 24 Giugno: A Rajehenau, nei pressi cli Kocevje, la F 13rigata s lovena Tone Tomsi c a ttacca e sbaragli a una colonna del Raggruppa mento CC.NN. "XXI aprile". Muoio no 16 militi, 6 rimangono feriti e 10 vengono presi prigionieri, mentre soltanto 13 riescono a sfuggire alla cattura e a raggiungere Kocevje. 28 Giugno: Su l M. Nizki Vrh, ne i p ressi della località d i Stolb ica , unità del '2° J3attaglionc dell a 5" Brigata slovena Simon Grego rc ic a ttaccano un reparto della Difesa Territoriale di Tarvis io. Muoiono 5 soldati italiani mentre 8 vengono presi prigionie ri.
ANNO 1913: MR.m TJ! U JGL!O
CROAZIA 1 ° Luglio: Nella regione di Tenin rcpa1ti "cctnici" appartenenti
alla Oivis ione Oinarska e il 291 ° Re ggimento della Divisione di fanteria Zara , circa 6.000 uomini, attaccan o le unità partigiane de lla za Brigata d 'Assalto (6" Oivisione), dell'"Odred" Licki e di pa1te dell"'Odred " Severnodalmatinski. Duri scontri si protraggono sino al gio rno 4, quando le un ità ita lia ne cd i "cetnici" rientrano a 'J'e nin. Nell'ope razio ne gli Ita liani hanno avuto 5 morti e 12 feriti e d i p a1tigiani 17 morti, 38 feriti e 2 prigionie ri~9. 3-4 Luglio: Unità parti g iane ap partene nti a ll '" Odred " Severnodalmatinski attaccano il presidio italiano posto a guardia 59 Cfr. O. TA i.PO, O{!. cit. , p ag. 805-804. Si precisa che ne l corso de ll'o peraziom:, le forLe italiane lamentarono 6 molti e 19 fe riti , me ntre i volo ntari M. V.A.C. ebbero 7 m o rti c.: 15 feriti. Molto g ravi sare hhe ro invece state le pe rdite inflitte ai partigiani; secondo quanto ripo ,tato, ne lla zona di Plav no sare bbero s tati contali 50 morti, odia zona cl i Prevjies 150 , ed un altro centinaio in una zona imprecisata. Ino ltre trn Srb e ()orbo Selo sare bhero stati segnalati una trc.:ntina di carri destinati al trasporto di feriti.
JR6
Francesco Fatulla
della miniera di carbon e d i Ou hravice, nei pressi di Sebenico . Allo stesso tempo attaccano n ella zon a di Scardo na un autocarro militare. A seguito di queste azio ni gli Italian i lamenlano 18 mo tti , 5 feriti e 13 prigionie ri . 7 lug lio: Elementi panig ia n i tentano u n attacco conlro il dragamine aus iliario "Naz'.lareno", o perante ne lle ac(Jue del can ale della Mo rla cca. 8 Lug lio: Il v ill aggio di Zrnov nica, n e i pressi di Almissa (Omis), vie ne bruciato d a re p a rti dell a Divis ion e di fante ri a Bergamo, che fucilano 13 abilanli. 1 0 Luglio: Parte ndo d a P loce, Vrgorac, Zagvozd , Sig n o , Salo n a (Solin), Almissa e Ma carsca , fo rti contingenti italia ni , tedeschi, "uslasci" e "do mo hra n i", per complessivi 15. 000 uo mini, a r poggiati d a aerei , carri armati e m ezzi navali , ini zian o l'o perazio n e "Bio kovo-Mosor" (vede re allega lo N r. 8), contro le uni tà pa rli g ian e o p e ra nti su i massicc i d e l Bi o k ovo e d e l Mosor 60 . Negli scontri c h e s i protraggon o s in o al 1° agosto , l'"Oclred " Biokovski , s ud di viso in piccoli nu clei riesce, sia pur a fati ca, a s fu ggire all'annie ntamento , m e ntre il 1° b attagli o ne dell"'Oclred " Centinski v ie ne sbaraglia to ne i pressi di Lovreé. Le forze d e ll 'Asse, che ne ll'nio ne hanno avuto 22 morti , 106 ferili, 17 dis pe rsi e 2 prigio nie ri , rastre llano s isle rnalicam e nte la regione p e r rappresaglia bru ciano d iversi villaggi e fu c ilano ostaggi. Cfr. O .lt N.J., Op. cit., pag. 518. Vengono fo rnite alcune informazion i suU'aLLività de lle fo rrna7.ion i partig iane s ui massicci del Hio kovo e del Mosor. Nel periodo cornrreso fra il I 0 ma rzo c d il 30 g iug no 194:-S i pa rtigian i dei Gruppi di "Od red " dalmati avreubcro c ffcLLuato 40 piccoli attacchi, 39 imboscate, 35 interruzioni a vie cli com unicazione, 10 scontri a carattere locale, o ltre a respingere 18 artac.ch i diretti contro le lo ro p osi?:io ni . In qu esto periodo cssi assunsero il controll o di turti i cen tii abita li presenti ne lla reg ione e minacciaro n o le comunicazio ni lu ngo l'in tera rcle via ria, comrreso il litorale tra AJ rnis~a e Me tcovic. Sempre nel medesimo pe riodo essi avrebbero infli tto alle forze avve rsarie Otaliani e colla bo raz io nisti - N.d.A.) le seguenti pe rd ile : 535 morti, un nu mero largam ente 1naggio rc d i fe riti e 176 p1igionieri. Per q uanto rig uarda le for7.e impegn ate nell 'operazio ne "Biokovo-Mosor", queste vcngono indicare in 18 Battaglioni, 2 dei quali di "ustasc.i" e "dorno b rani" ed uno tedesco. 60
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Le sole forze italiane fucilano 97 abitanti , ne arrestano 91 e ne avviano all'internamento 833 61 . 11 Luglio: Nella regione di Pirovac, nei pressi di Sebenico, unità della Divisione di fanteria Zara a ttacc ano i p a rtig ian i dell"'Odred" Severnodalmatinski. Quest'ultimo però, dopo diverse ore di combattimenti , riesce a sfuggire all'accerchiamento e a ripiegare portandosi nella reg ione cli Brgucl. Nelle operazioni perdono la vita }'i soldati italiani , mentre 56, fra i quali 3 ufficiali, rimangono feriti. I partigiani hanno avuto 2 morti e 12 feriti. Vengono quindi rastrellate le zone comprese fra Puticanje, Stankovci e 13anjevci con rappresaglie sulla popolazione. Elementi pa11igiani attaccano il vaporetto "Arbe" in navigazione alle foci del fiume Narenta. Nell'azione rimangono feriti 8 soldati ita liani. 12 ruglio: Nuclei partigiani aprono il fuoco dalla costa contro il motovelie ro armato "V AP- 17" in servizio di pattugliamento nelle acque dell 'isola di Lesina (Hvar). Nell'azione rimane ucciso un marinaio italiano. 74- 15 ruglio: Nell a regione di 11rdani, n e i pressi di Sisa k , unità partigiane appartenenti alla P Brigata Unska , sabota no la linea ferroviaria ed a llaccano un convoglio italiano. Muoiono 9 soldati italiani, J J rimangono feriti e 13 vengono presi prigionieri. La Brigata, che nell'azione h a avuto 5 m orti e 30 feriti, riesce ad impossessarsi di 9 vagoni carichi cli munizionamento e vettovaglie.
Cfr. O. TALPO, Op. cit., pag. 807-8 14. Vengono indicate le perdite subite sino al 20 luglio, q ua ndo si concluse la prima e pit:1 importante fase dell'opera zione ''Biokovo"; i p a1tigiani pe rsero 83 uomini in combattimento e 14 furono passati per le armi. Le pe rd ite italiane anm1ontarono a 13 morti, 80 fe riti e 7 d ispe rsi , que lle croate a 5 mo rti, 5 feri ti e altrettanti dispersi. Confermati i dati rig uarda nti le pe rsone fermate e gli internati. Da notare come, curiosame nte, da parte slava venga no indicati soltanto i provve di menti presi dagli Italian i a i danni de lla popolazione locale, e non , ad esempio, le rappresaglie compiute dai Croati o p eggio dai Te de schi , c he sc hie rava no tra l'altro un Battaglione ddla 7" Divisio ne SS Prinz Eugen. 61
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Francesco Fa.tutta
16 Luglio: Nella loca lità di Krusevo, presso Obrovazzo (Obrovac), unità. partigiane appa rtenenti agli "Odre d " Licki e Severnodalmatinski attaccano unità della M.V.A.C. e carabinie ri. Contemporaneamente distruggono una a utoarnbulanza 62 italia na nei rressi cli Karin ed un autocarro lungo la rotabile ObrovazzoZcgar. In queste azioni pe rdono la vita 20 soldati ita liani, 6 rimangono feriti e 9 tra ufficia li e soldati ( fra i quali 2 infermieri), appartenenti a lla 292° Heggimento della Divis ione di fa nte ria Zara, vengono presi prigionied'>3. 24 Luglio: Forti contingenti appartenenti a ll a Divisione cli fanteria Lombardia, ai quali sono aggregati il 5° ed il 13° Battagl ione "ustasci", muovendo da Novo Mesto, Metlika, Ozalj , Jastrebarsko e Samobor, attaccano la regione di Zuzemberk, in mano alle forze partigiane, che nel territorio avevano indetto elezio ni per il 25 luglio. Per due giorn i co n duri combattime nti nelle zone di Paulov Breg, Vrhovac, 13ukovica e Pribié, la 13'' Brigata Rade Koncar riesce a trattenere le forze attaccanti poi , insie me a contingenti d c ll '" Od red " 1/. umbcrac:ko-Popunski , r ipiega verso la Slovenia . 30 Luglio: Lungo la linea fe rroviaria Ogulin-Karlovac, la P e la 2a Brigata d' Assa lto (8" Divisione) attaccano il presidio com posto da soldati italiani e "domobrani" di Glo bornicki Most e la lo calità di Dubrave. L'azione fallisce per il temrestivo interve nto di unità della Divisione di fanteria Macerata e cli un treno blindato da Ogulin . I partigiani, ne ll'azione, hanno avuto 10 morti e 46 feriti , mentre non sono note le perdite subite dalle forze italiane e d ai "domobrnni". l•:lcmenti partigiani aprono il fuoco con tro un motovelie ro
Me rita di essere fatta rilevare l'estrema normalità con la <]uale le..: funti slave..: riportano la distruzione ddl'amhulanza, quasi si fosse trattato cli un veicolo da c.omba uimenro. 63 Cfr. O. TALPO, Op. cit., pag. 815-816. Vengono cle ltagliate le perdile suhite dalle forze ita lia ne ne lla giornala del 16 luglio e cioi:: 9 morti, 7 feriti e 9 clisper:;i; a <]11esti er.mo inoltre da agg iungl'.r<.: 2 mo rti cd un fe rito Lra i volon tari armati della loca li tà cli Krusevo. 02
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armato operante nelle acque del Canale della Morlacca. Durante l'azione rimangono feriti 2 marinai italiani.
MACEDONIA Inizio Lup,liu: Nella località cli Karbunice , nei pressi cli Kicevo, forti contingenti italiani64 appartene nti a l presidio di Kicevo e
unità "baliste"65 attaccano l'"Oclrecl" Ki cev osko-Mavronski, il quale su ddi viso in pi ccoli nuclei riesce a ripiegare dopo aver subito perdite valutabili a 4 morti e 12 disp ersi. 6 J,uglio: Nella zona Ljubojna-Care-Dvor-Donji Dupeni, unità p artigiane a ppa,tenenti all"'Odred" Prespansko-Oh1iski distruggono le linee telefoniche milita ri italiane in un raggio di diversi chilometri . MONTl?NEGRO 15 J,uglio.- Il Governatore italian o del Monte negro, Generale
Pirzio Biroli, emette un proclama alla popolazione n el quale sottolinea che le formazioni a rmate nazionaliste, costituite con l'app oggio dell 'autorità italiana , non hanno dato i risultati attesi bensì s i sono d imostrate inaffidabili ne lla lotta contro le formazioni partigiane. Per tale motivo viene presa la decisione cli sciogliere tutte le unità collaborazioniste esistenti sia nelle città che nei vill aggi. !:>ERBJA
7 Luglio: Nell a loca lità di Sevce , nei press i di Pri z re n , Cfr. O.R.N..J., Op. cit., pag. 483. Precisa che i reparti ita liani appaitenevano alla Divisione d i fantcria Firenze. 65 Cfr. ANTONIO GIACIII - 41 ° ,1rtip,fieria - S.T.E.M. Mucchi Editore Modena 1974 - pag. 60. Con il te rminc "balisti" si indicavano gli arpartenenli alle fo rmazion i naziona lis te a lbanesi, guida ti da Bal i Ko mhe tar. Pur essendo contra ri all'Italia , operavano a volte contro le formazioni cornunistt" e s i affre tta ro no ad affiancarsi ai Tedeschi dopo l' t\rmist.izio. M
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Francesco Fatutta
l'"Odred" Sarpalan in ski a ttacca una torre confin aria ita liana e d opo un breve scontro ne annie nta g li occ upanti. S LOVENIA 12 Lug lio: A Mihovo, n ei press i di N ovo Mes to , il 2 ° 13allaglione della 4a Brigala Ljubo Sercer s i scontra con re parti d e l 2° Battaglione Spec iale italiano e data la superio rità d i questi ultimi, dopo brevi scontri, ripiega in direzione di Ga be 1je, rientra ndo ne i ranghi de ll a 13rigata. 20 Lug lio: Nei press i cli Potok, s ul M. Bl egos, forti conti ngenti di poli 7.ia tedesca allaccano il 2° e d il 3° Ballag lio ne d e lla 7• Brigata slovena Frane Presern. Dopo violenti scontri u no dei Battaglio ni , pressoché uistrntto, riesce a filtrare tra le fila d e lle unità te d esc he, m e ntre il secondo s 11 rwr,1 il vecchi o confine italo-iu goslavo e si porta su l s uo lo italia n o. Successiva me nte dopo cluri scontri con unità d el XX I V Corpo d ' Armata , durati alcuni g io rni , il Ba ttaglione ripi ega nu ova m e nte in d irezio ne della Slovenia ed il giorno 24 rie"sce a ricongiungers i con il resto clL'lla Brigata . 24 /,uglio: lJnità pa rtigi a ne s lovene apparte ne nti a lla 2.i B riga ta Matija G ubec e a ll a 6" Iva n G randnik iniziano l'attacco contro il p residio ita lia no e.li Zuzemberk66_ Do p o tre g io rni di v iolenti combattime nti J;.1 Brigata raggiunge tutti i s uoi obiellivi a n c he se i dife n sori ( una Compagnia del XCVIH Battaglio ne CC.NN. c d a liqu ote cli "beloganJis ti ") resis to no an cora s u p osizio ni protette. S11ccessivamcnle la Briga la è costrc lla a sosp en d e re l'azione a seguito del sopraggiungere di um i colonna e.li rin forzi d a ' J'rc bnje , a ppoggiata anch e da ca rri armati leggeri.
66 Cfr. O.R.N.]. , Op. cit., pag. '>29. Ick:nlifica le I3rigaLe d w attan:ano Zu ze111berk, con la '>" e la 4~ (ex 2". in q uanto il cambiamento d i numerazione per le Brigate slovene stava avvenendo in quei gio rni - N.d.A.). Questa versio ne s i cl iffen .:nzia pe rtanto in man iera sostanzia le da quanto ind icalo da Tlrono logija. Precisa inoltre che i di fe nsori del presidio crano complessivame nte 470, fra i quali anche ,dc uni ca rabinieri.
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Nello s tesso te mpo a ltre 2 Briga te slovene, la l " Tone 'l'o ms ic e la 4;i Ljubo Sercer, te ntavano di bloccare le vie d 'accesso in direzione di Trebnje e Sticna. Negli scontri rimangono ucc isi 26 soldati ila liani m entre 5/i rim a ngo no fe riti ; i partigiani , che h a nno avuto 8 morli e 25 feriti , distruggono 2 carri arma li e s i impadro niscono di un cannone. 3 I /,uglio: Nella località di Sad , presso Sticna, re pa1ti della P 11rigata s lovena Ton e Toms ic sbarag liano una colo nna apparten ente alla Oivisio ne di fanteria Caccialori delle Alpi, uccidendo e fere ndo un alto nume ro di soldati italiani ed impossessandosi d i fucili milragliatori, fucili e munizioni. Nella zona compresa fra l{deci Kal e Lucarjev Kal, n ei pressi di Sticna , unilà appartenenti a ll a 5;i_ Brigata sloven a Ivan Cankar attaccano il II e il III/ 52° Reggimento della Divis io ne d i fanteria Cacciatori delle Alpi, che erano accorsi in a iuto del presidio di Sela, attaccalo dai partig iani. U nità apparlenenli alla 4" Brigata slovena Ljubo Sercer prend o no d 'assalto la localilà di Balma Gora, presso Trebnje, difesa da una gu a rnig io ne mista italiana e "belogarclista".
ANNO 1943: M.ESr,' Di ACOS'!O
BOSNIA
7 7 Agosto: Nell 'Erzgovina Meridion ale e lungo il litorale dalmata , forti contingenti italiani, te deschi, e formazioni collaborazionis le (2 Battaglioni del la 7 3 Di vis io ne SS Prinz Euge n , 5 Battaglioni apparten enli alle Divisio ni d i fanteria March e e Messina , un Battaglio ne della 6;i Divisione "domo brani" e 3 Brigate di "celnici" d e l Corpo Treb jns ki ) iniz ia n o l'o p e razione di rastrellamento "Gam m a ", con l ' inl e nlo cli anni e ntare la 10a Briga la Tlcrcegovacka. Dopo tre giorni e divers i tentativi falliti, le forze dell 'Asse riescono ad accerchia re la Briga ta nella :m na di Svijerina , ma i pa,tigiani riescono a dis pe rders i e a sfuggire in d irezione di Gacko.
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1.-rancesco Fatutta
CROAZIA 4 Agosto: Tra le località di Cirquenizza (Crikvenica) e Hreljin, unità partigiane del l O "Odred" Primorsko-Gora ns ki attaccano una au tocolo nna della XTV Brigata Costiera. Nell'azione cadono 6 soldati, altri 7 ed un ufficiale rimangono feriti, mentre li autocarri vengono distrutti. 5 Agustu: A Bol, n ell 'isola di Bra:L:La (Brac), un g ruppo d i c irca 30 tra partigiani e me mbri del P. C.J. attaccano di sorpresa il presid io italiano. Vengono presi prigion ie ri 3 ufficiali cd 85 soldati appartenenti al 159° Reggimento della XV TT Brigata Costiera, o ltre a 2 gendarmi croati e a 2 "c.lomobrani". I pa rtig iani, che nell'azione hanno av uto 1 morto e 5 feriti , s i impossessano d i 4 mitragliatric:i, 7 fucili mitragliatori , 150 fucili e grosse quanti tà di mate riale bellico e vettovagJie67. Nella zona Pakostane-Sukosan, nei pressi d i Zara (Zadar), il Battaglione ncrsaglic ri Zara a rresta 750 p ersone. 6 Agosto: I p aitigiani rilasciano i m ilita ri italiani presi prigionieri il giorno precedente a noi , nell 'isola di Bra zza . Nei giorni successivi, tra il 7 e 1'8 agos to, il Tribunale Militare di Sebenico condanna a morte p er codardia 28 soldati e a 15 a nni di carcere altri 23 68 .
Cfr. O. TALPO, Op. cit ., pag. 854-855. Risu lta ines;:itto il numero degli e ffettivi c he compone va no il p residio d i Hol , indicato dalle fonti slave in 88 soldati ita liani, in quanLo presidiavano la località 69 alpi n i e 5 ca rahini e ri, oltre a 4 gendarmi croali. La popolazione locale a iutò i pa rtigiani a disa rmare i soldati, e vi fu solLan Lo una scarsa rea7.ione che po,tò all 'uccis io ne di 6 pa1tigiani o simpalizzanli. 68 Cfr. O . TALPO , Op. cit., pag. 855. Le cifre che riguardano le pene intliLL<.: sono esalle: pii:1 dettagliatam ente un soldato fu condannato a lla fucilazione alla schiena, 27, tra cui 3 carabinie ri, a ll a fucilazione al petto, 25 furono condannati ad una pena d etentiva di 15 anni , mentre i restami 21 venivano assolli. Li decisio ne ciel Tribunale Milila re d i Sebenico, che intend eva dare un ammonimento esemplare, può essere spiegala con il clima di quei g iorni ed il timore che fa tti analoghi polessero ripelersi in alLre località. 67
Cronache di Guerriglia in Jugoslavia
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7 Agosto: Unità part1g1ane della 2,! 11rigata d ' Assalto (6,! Di-
visione), res pingono l'allacco porla lo da un Ballaglione dell'l 1° Reggimento bersaglieri69 e di uno de ll '85,! Legione M.V.S.N. che con circa 600 "cetnici" da Tenin muovono in direzione di Kijevo e Vrlika. Le unità italiane lamentano 22 morti e 28 feriti, i "cetnici" 5 mo rti me ntre i partigiani 3 morti e 12 fe riti . Questi ultimi si impossessano di 2 cannoni, 30 veicoli e grossi quanlila livi di materiale bellico. Nell'isola cli Brazza ha inizio una spedizione punitiva, condotta da reparti giunti da Spalato. Durata sino al giorno 13, l'azione inte ressa i villaggi cli Bol, Selce, Novo Scio, Pucis':e , Gornji Humac e Praznica. Durante l'operazione vengono bruciale 1.200 abilazioni e tutti gl i edifici pubblici e scolastici, m entre 5. 500 p e rson e rimangono senzatetto70. 14 Agosto: Ne lla zona compresa fra Brgud e Rosaljica, n ei pressi di Be ncovazzo, unità del 291 ° e 292° Reggimento della Div isio ne di fanteria Zara e della M. V.A.C. a ttaccano 3 Battaglion i partigiani del Gruppo Severnodalmatinski. D o po un giorno d i combattime nti i partigian i ripiegano verso il M. Pljcsevica cd il fiume Zrmanja. ln questa azione gli italiani lamentano 3 morti e 13 fe riti mentre i partigiani hanno avuto 6 morti, 12 feriti e 10 dispersi. 15 Agosto: Nell'isola di Lissa (Vis) un gruppo di 15 partigiani disarma 7 marinai in una Stazione d'avvistamento. Pe r ra ppresag lia il gio rno successivo vengono arrestali 50 abitanti, 20 dei quali verranno fucilati il 20 agosto. 21 Agosto: Ha inizio nella regione cli Tenin un attacco cli forze
r,•J Cfr. O.R.N.J. , Op. cii., pag. 520. Vien e indica to con m aggior precisione che s i Lra LLava del XV BaLLaglione Bersaglieri. 70 Cfr. O . TALPO, Op. cit., pag. 855-856. Si parla della disLruzio ne, per rappresaglia, degli ahitati di Selca, Novo Sd o e Può!-te e non ddk altre località citale da lle fonti slave. A questo punlo, qu alche lecito dul>l>io permane anche sul numero ddk case disLrulte, considerando che si Lrallava di frazioni e villaggi piuuoslo piccoli, ollre chL: s ul nurnL:ro dd scnzalello.
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Francesco Fatutta
italiane appartenenti alla Div isione di fanteria Zara e di "cetnic i" della Divisione Dinarska , in nitto circa 3.000 uomini, contro la 2ll Rrigat.a d 'Assalto (6~ Divis ione), lungo la dire ttrice Tenin-Vrlika. La Brigata, dopo tre giorni di combattimenti , riesce a respingere gli attaccanti in direzione di Tenin, causa ndo lo ro p e rdite valutabili in 3 morti, 25 feriti e un disp e rso. 24 Agosto: Nella zona di Srima, nei pressi cli Sebeni co, il 2° Battaglione del Gruppo Severnodalmatinski allacca un batte ll o itali a no che stava tras portando un continge nte dell a M. V.A.C. Nell 'azione muoiono 11 collaborazionisti, mentre ne rimangono feriti altri 1O, oltre e a 3 m arinai italiani71. 28 Agosto: Nella zona di D vrske, presso Scardona, il l O Ballaglione dcll"'Oclred " Severno dalmatinski attacca una autocolonna del 291 ° Reggimento della Oivisio ne di fanteria Zara. Nell 'azione muoiono un ufficiale e 6 soldati ita liani mentre altri 13 riman gono feriti. I partigiani, che han no avuto 1 morto e 2 feriti, distruggono un autocarro. Fine Agosto: Giunge n e lla reg ione cli Segna , dalla Dalmazia , la Div isione di fante ria Murge c he si schiera tra Vratnik e Krivi Put, rilevando i presidi della Divis ione di fanteri a Re d estinala al rimpatrio. Unità partigiane, a ppa rtenenti a l 2° "Odrcd" d e ll a 511 Zona Operativa per la Croazia , s i scontrano n e lle località di l1rinje e G rizan con re parti della Oivisione Celere. 3 1 Agosto: U nità p a rti g ia n e a pparte nenti all '" Odre d " Severnod a lmatinski allaccan o lungo la rotabi le Obrovazzo--Zcgar una colonna del 292° Reggime nto della [)ivi s io ne di fan te ria Zara.
Cfr. O. TALPO, Op. cit., p;i g. 848-849. L'attacco era stato portato ad e le me nti a pparte nenli a lla Tiancla M.V.A.C. d e l Co mando Marina di Sebenico; le perd ite furono di 11 caduti tra i volontari , c he ebbero anche 10 fe riti. o n s i fa cenno, invece, a ma ri na i ita liani feriti. Da notare che il g iorno successivo, duran te la cerimonia di inumazio ne delle vittime dell'agguato , i pa rtig iani tentarono un nu ovo attacco ma furono respinti e d uno di loro p e rse la vita negli scontri. 71
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MACEDONIA I nizio Agosto: A Vrutok, nei pressi di Gostivar, il 1° "Odred" Mavrovs ki attacca una Stazione di Carabinieri. Dopo 3 ore di combattimenti 10 militi si arrendono, me ntre altri riescon o a ripiegare verso Go.stivar. 2 Agosto: Nella zona di Rajca, presso il lago di Presba , una cinquan tina di carabinieri attaccano l'"Odred" Goce Delcev i cui effetti vi , dopo un breve scontro, s i disperdono ve rso il M. Kurbinska. 8 Agosto: Sul M. SlivniC-ka , nei pressi del lago di Presba, circa 200 carabinieri attaccano i partigiani appa rten enti all'"Oclrecl" <-;occ Dclcev, che sono costretti a ripiegare sul M. Brajcinska. 24 Agosto: Nella regione di Gostivar, il 1° "Odrecl" Mavronski attacca <lue Stazioni di Carabinieri prendendo 8 prigio nieri cd impossessandosi di munizioni e altro mate riale .
MONTENTIGRO
29 Agosto: A Mukli Vir, n e i pressi di Ko lasin, partigiani della 1" Compag nia d'assalto attaccano un autocarro e dopo un breve scontro u ccido no 20 soldati italiani. 3 1 A f?osto: Nella zona di Lukacko Brdo-Sjerogoste, ne i pressi d i Kolasin, unità della Divisione Venezia durante un rastrellamento incendiano 32 abitazio ni.
SHNHLA
2 1 Agosto: Tra le località di Indija e Sta ra Pazova un gruppo cli partigiani appartene nti a l 1° "Odred" Sre ms ki e ffettua a:Lioni cli sabotaggio lungo la linea ferroviaria . Un convoglio merci italiano composto da una locomotiva e divers i vagoni deraglia, precipitando in un canalone. La linea rimane interrotta per due giorni.
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Francesco Fat utta
SLOVr.N!A
l O Agosto: Nella zona n a b na Gora-Krusni Vrh, ne i pressi di Trebnje, la P Brigata .slovena Tone To msic è impegnata in vio le nti scontri contro il CXVTT Battaglione CC. N. ed il 1 ° e 2° Battaglio ne Sp e ciale. Unit~1 partigia ne apparten enti al 2° Battaglione della 2" Brigata Matija Gubec attaccano ai fi anchi le unità italiane costringendole a ripiegare su Selca, dopo aver loro inflitto .sen sib ili perdite. 9 Agosto: Ne lla region e compresa fra le località di Selo, Rup e e Ra nica , nei pressi di Cerknica , la 1!! Brigata sloven a Tone Tomsic attacca unità a pparte n e nti a lla Oivisione di fanteri a Caccia tori d e lle Alpi e ali '] 1 ° Ra ggrup pamen to G .A.F. , res pingendole su C:erknica. Nell'azion e cado no 2 soldati italiani c cl altri 8 riman gono feriti. 11 pres idio mi.sto italia n o e "helogardi.sla " cli 13cla C:erkev vie ne attaccato da e le me n ti a p partenenti a lla 4 11 Brigata .sloven a Matija Gubec. I p artig ia n i ri escono inizia lmente a conqu istare alcun e p osizioni , m a la reazione dei d ife nsori li costringe be n presto a desiste re e a ripiegare su Zhure e (-;ore nja Vas. 10 Agosto: A Breska Vas, nei pre.s.si cli Novo Mesto, la 4!! Brigata s lovena Matija G ubec respinge il te nta tivo portato da forti contingenti italiani , a ppoggia ti d a carri a rm ati leggeri , cli forzare il fiume Krka e portare aiuto a l presidio accerchia to di Bela Ccrkev. 13 Agosto: Nei pressi di Gomila il 2° n a ttaglio ne d e ll a 5a 11rigata s lovena Ivan Can kar effettua sab otaggi lungo la linea fe rroviaria 'l're hnje-Sevn ica, dis truggendo un con voglio ferroviario con 2 vagoni blindati e la scorta composta da 27 militi de lla 98" Legio ne M.V.S.N., impossessandosi d i armi e m unizioni . 11 15 Agosto: Nel corso d i un a serie cli attacchi con tro diversi presidi mino ri della "Bela Ga rda", il 1 ° n attaglion e della 7;1. 11rigata s lovena Fra n e Prese rn e ffettu a un assalto dimostra tivo contro la g u a rn igio n e ita lia n a d i Ra kitn a, allo .scop o d i te n e rla im pegnala. Metà Agosto: Nei pressi di Do lenjske Toplice, pe r iniziativa d e l Comandante della Divisione di fanteria Isonzo, ven gono tenute
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due riunioni con responsabili parligiani al fine di promuovere uno scambio di prigionieri; non viene p erò raggiunto alcun accordo. 18 Agosto: Su l M. Koren , nei pressi di Borovnica, unità partigiane appartenenti alla 1" Brigala slovena Tone Tomi;ic si impegnano in un viole nto scontro con il 1° Battaglione Speciale del 51 ° Reggimento dell a Divisione di fanLeria Caccia Lori de lle Alpi che, con il s uppo rlo di arliglieria e mo 11ai, te ntava di raggiungere l{akiLna , respingendo lo alle posizio ni d i parte n za. Nell'azione muoiono un soldato italiano c d altri 3 rimangono feriti, mentre i partigiani lamentano 2 ferili. 19 Agosto: Nella regione compresa fra Catd, Brelje e Sv. Kriz, nei press i di Trebnje, la 15;! Divisione parLigiana slovena impegna in violenti combaltirnenti 2 forti colonne italiane che da Trebnjc e Mokronog, con l'appoggio di artiglierie e mortai, tenlavano di raggiunge re le su e posizioni. Duranle la n otte , aumentando la pressione delle forze italiane, i parligiani ripiegan o portandosi nella zona cli Trebelno. Nella zona di Pijava <~orica , nei pressi d i Lubiana , la P Brigata s loven a Teme To m s ic dislrugge 6 centri di resisten za presidiati dalla "Bela Garda" m a, dato il sopraggiungere di forti c ontinge nti itali ani da Lubi a n a e Rakitna , interrompe g li attacc hi. 21 Ag osto: Nella zon a di Po nikve, n e i pressi di Trebnje , unilà partigia ne appa rte n e nti a ll a ,1 ;i Brigata s lovena Malija G uhe c attaccano i capisaldi italiani posti a difesa d e lla linea ferroviaria Tre bnje -Novo Mesto , distrugge ndo in più punti la linea. 26 Ag osto: Nella zona compresa tra Cerovec e Breznje , nei pressi di Novo Mesto, un Battagli o ne pa1tigiano appartenente alla 15" Divisione slovena a ttacca una colonna mis ta italiana e "he loga rd ista" in movimenlo d a Mirna Pec. U n primo contrattacco vie n e respinto dai partigiani c he costringon o in seguito la colonn a a ripiegare s u Do nje Kamnjc , dove vie n e accerchiata. G razie a l preciso inte rve nto d e lle artiglierie d a Novo Mesto, la colonna riesc e a rompere l'accerchiamento e a portarsi s u Dobrava da dove, con g iungendosi con a ltri reparli ita liani , rientra a Mirna Pec.
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ANNO 1943: Mr,:)'Ji Di S A"J'l'flMl3R!J CR OAZIA
1 ° Settembre.- Tra _le località di Bogatnik e fiilisan , lungo la rotabile Obrovazzo-Zegar, unità partigia ne appartenen ti a ll'"Odred" Severnodalmatins ki attaccano reparti del 292° Reggimento della Divisione di fanteria Zara, cau sando 13 morti, altrettanti feriti e 6 prigionie ri. Nell'azio ne i partigiani lame ntano un mo tto e 2 feriti. 2 Settembre: Elementi partigiani aprono il fuoco dalla costa con tro il rimorchiatore "Po d e roso", in navigazio n e nelle a cqu e dell'isola di Lesina. 8 Settemhre.- Unità partigia ne croate distruggono due convogli ferroviari, uno a Plasc e l'altro nei pressi di Sussa (Susak), inte rrompendo così la linea p er Fiurne.
MACEDONIA
i n izio Settemhre.- A Malkoec, nei pressi di Kicevo, partigiani appartenenti al 2° "Odred" Kicevski attaccano una au tocolo nna italiana respingendola a Kicevo. Lungo la rotabile per Krusevo, il Battaglione partigiano Mirce Acev72 conduce a lcune azioni a Lesani, Vclrncja e Be lciste contro carabinieri e re parti della Divisione di fanteria Firenze, giunti da Strnga. 6 Settembre: Soldati italia ni e miliziani "balisti" provenienti da Kicevo bruciano il vill aggio di Izvor e 25 abitazio ni in quello di Belciste, n ei pressi di Debarca . 7 Settembre.- A Lahunista , presso Struga, unità p artigian e a ppa rtene nti all'"Odrecl" Drirnko l attaccano re parti italiani, m a 72 D a notare che in Mae<:dunia , considera ndo l'es iguità organica dei singoli "Odrcd" avv<.:nnc un fenome no dive rso rispe tto ad a ltr<.: regioni della Iugoslavia e cioè la loro riunificazio ne in Kattaglio ni a n zich 6 il fenomeno inverso, cioè la riunilìcazio ne cl i più Hartagl io ni in "Odrcd ".
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dopo un breve scontro d evono ripiega re in direzione di Drimkol. MONIENEGRO
Sino alla data dell'Armistizio, secondo le fonti iugoslave consultale per redigere questo s tudio, nella regione non si sono svolti eventi signifi cativi che abbiano coinvolto le forze italiane. ST,OVANJA
1 ° Settembre: A Koblarj, lungo la linea fe rroviaria LubianaKoccvjc , un gruppo di partigiani dell'"Oclrecl" Zapadnodolenjski distrugge un ponte causando il deragliamento cli un convoglio che tras p ortava una Compagnia del T/ 52° Reggimento della Divisione di fante ria Cacciatori delle Alpi. Muovendo dalle località di Raki tna , Ribnica e Cerknica, ha inizio un attacco concentrico portato da consistenti forze it.aliane contro la 14a Divisione s lovena. Quest'u ltima riesce per lre g iorni a contrastare l'azione itali a na ne ll a zona MackovecK1vava Pec , poi dato il sopraggiu ngere di alcuni carri leggeri e di artiglierie, la Divisione ripiega nella regione di Kotela, nei pressi cli Cerkn ica. 7 Settembre: Lungo la linea ferrov ia ri a ovo Meslo -Trebnje, unit à partigiane della 15;i Divisione s lovena allaccano i capisaldi italiani e "he logardisti". Durante la n otte riescono a sopraffare i difensori de l centro logistico di Dolenje Kamnice, provocando in tal modo il ripiegamento su No vo Mesto dei presid i cli Hudo e Potocna Va.s. Vengono inoltre distruttue la stazione ferroviaria di Mirna Pec e la linea ferroviaria per diversi c hilome tri. In queste azioni le forze itali ane perdono una cinquantina di uomini. 8 Settemhre: Unità partigiane appartenenti a ll "'Odre" lstocnodo lcnjski dis armo alcu ni cap isaldi italiani n e ll a z ona di Kostanjevica , nei pressi di nrc:zicc, ad eccezio n e di quelli ove si trovavan o anche mi lita ri tedeschi. I reparti italiani disarmati anluiscono in direzione cli Novo Mesto.
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Allegato n. J ORDINE DI BATTAGLIA DELLE DIVISIONI ITALIANE E l JNTTÀ ASSIMILABILI OPERANTI SUL TERRITOJ{]O HJGOSLAVO ALLA DATA OELL'8 SETTEMBRE 1913. Attraverso una comparazione delle situazio ni riepilogative reperite sulle fonti Iugoslave utilizzate per ecligere questa ricerca e su altre complementari73, è stato possibile ricostruire un o rdi ne di battaglia di massima d elle principali unità italiane, sia divisionali che assimila bili, o p era nti sul territorio Iugosla vo alla data dell'Armistizio. Non sono state inserite le unità del XXIII e XXIV Corpo d'Armata, in forza all'8a Armata, in quanto operanti ai confini orienta li d 'Italia, sul territo rio nazionale. J5fJ DIVJSJONfl nr FANTERIA BHRGAMO
Inquadrava il 25° e 26° Reggimento fanteria, il !f 0 Reggimento artiglieria , il XV Battaglion e mortai, il XV Battaglione misto geni o (15a Compagnia telegra fisti , 36a Compagnia pionieri, 3P Sezio ne fotoelettric isti), la 15a Compagnia cannoni da 47/ 32, 1'89a Legi o ne M.V.S .N. (LXXXIX e XL 13attaglio ne CC.NN.) e la Compagnia Arditi "Frecce Nere". Il suo comando ebbe sede e Spalato e la Divisione rimase per tutto l'an no alle dipende nze del XV IfI Corpo d'Armata . 22n IHVTSTONE DI FANT.é'JUA G'A<7CTATORI DELLE ALJ>l
Inquadrava il 51 ° e 52° Reggimento fanteria, il 1° Reggimento artiglieria, il X:Xll 13attaglio ne mortai, il XXIJ Ba ttaglione misto genio (22"' Compagnia telegrafisti, 56a Compagnia pionieri , 21"'
TI Per st ilare l'e lenco i: slalo utilizza to anc he lo s tudio Nernacke, Italianske, Bu.?,at:,ke i Madarske snage na teritnriji Jugoslav1je u toku rata 1941-1_945 (Composizione e dislocazione dell e forze armale Lt:desche, italiane, bulgare e unghe resi sul territorio iugoslavo nel corso del conflitto 194 11945) pubblicato in pili pu ntate sul VoJnnistorijski Clasnik (13o ll ettino di Sto ria Mi litare), edito a Bdgraclo tra il 1952 ed il 1953.
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Sezio n e fotoelettricisti), la 22• Compagnia canno ni da 47/ 32, e la 105a Legio ne M.V.S.N. (CIV e CV Battaglio ne CC.NN.), 1°, 2° e 3° Battaglione Speciale Ardili CC.NN. Il suo com ando e bbe sede a Lubiana e la Division e rimase per tutto l'ann o a ll e dipendenze dell'X I Corpo d'Armala. 155g DTVTSTONN I)/ FANlr.'RJA EMILIA
Inqu adrava il 11 9° e 120° Reggime nto fanteria , il 155 ° Reggimen to a rtiglie ria, il CCLV Batlaglione mitraglieri , il CIV Battaglione mis to genio (255• Compagnia telegrafisti, 155.i Comp agnia pionieri, 155a Sezio n e fotoelettr ic isti), la 155.i Compagnia cannoni d a 47/32 e ('LXXXI Battaglione CC.NN. "M ". Il suo com ;:i ndo ebbe sede a Castelnuovo sino il 1° giugno, poi si trasfe rì a Cattaro; la Division e rimase quindi sino a giugno alle dipendcm~c ùd VT Corpo d 'Armata , pe r passare infine al XTV. 1" DIVIS10NE CEL'ERE EUGT?NTO DI SA VOLA
Inquadrava il 12° Reggime nto Caval leggeri cli Saluzzo ed il 11° Reggimento Cavalleggeri di Alessandria, l' l l O Reggimento 13ersaglieri, il I Gruppo Carri L "San Gius to", la 271'1 Compagnia anticar ro da 47/ 32 e la 1OP Compagnia misla genio. Il suo comando ebbe sed e a Sebe nico e successivamente a Sussa e la Divisione rimase alle dipendenze del XVIII Corpo d 'Armata sino a data imprecisata, p e r passare poi al V. La Divisione non d isp o ne va di artiglieria, non operava riunita e vedeva i suoi reparti ripartiti fra le Divisio ni Macerata, Murge e Zara. 23" DIVISIONE DI F'l1NTERTA FflNl<ANA
In4uadrava il 47 ° e 48° Regg im ento fan te ria , il 14° Heggime nto artiglie ria, il XXTTT Battaglione morta i, il XXII I 11a ttag li one mi sto geni o (2Y Compagnia le legra fisti , 58a Compagnia pionieri, 61a Sezione fotoclettricis ti), la 23!'. Compagnia canno ni da 47/32 e l'LXXX II 11att:-iglione CC.NN. Il su o coma ndo ebbe sede a Cettigne (Cetinjc) e la Division e operò per tutto il corso dell'anno alle d ipendcm'.e del XIV Corpo d 'Armata.
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14°' DIVISIONE DI FANTERIA ISONZO
Inquadrava il 23° e 21° Reggimento fa nte ria, il 6° Reggimento artiglieria, il XIV Battaglione morrai, il XIV Battaglione misto genio (14" Compagnia telegrafisti, 40" Comp agnia pionie ri, 30" Sezione fotoe lettricisti), la 14" Comp agnia cannoni d a 17/ 32 e la 98a Legione M.V.S.N. (XCVTTI e CXVII Battaglione CC.NN.). Il s uo comando ebbe sede a Novo Mesto e la Divisione rimase per tutto l'anno alle dipendenze de ll'XI Corpo d 'Armata.
5711 DIVISIONE DI FA N'mK1A LOMBARDIA Inquadrava il 73° e 74° Reggimento fante ria , il 57° Reggimenlo artiglieria , il LVI I Battaglione mortai, il LVII Battaglione misto genio ( 57'1 Compagnia telegrafisti, :37a Com pagni a pionieri, 66'1 Sezio ne foto elettricisti) , la 57" Compagni a cannon i da /i7/ 32, la 137~ Legione M.V.S.N. (CXXXIV e CXXXVJ J Battaglione CC.NN.) cd il 15li 0 Reggimento Territoriale Mobile. Il suo coma ndo ehhe sed e a Karlovac e la Divisione rimase sino al 25 marzo 1943 alle d ip e ndenze del V Corpo d 'Armata, per passare poi a quelle dell'XI.
J 53n DfVISIONE DI FANIUKIA MACERATA
Inquadrava il 121 ° e 122 ° Reggimento fa nte ria, il 153° Reggimento a rtigli eria , il CLIII Battaglione mis lo genio ( 153"Con1pagnia telcgra f'i sti, 153 a Compagnia p io ni e ri ) e la 153" Compagn ia cannoni da 47/ 32. Il suo comando ebb e sede a Kocevje sino al 25 marzo 1943 e successivame nte si trasferì a Delnicc, p e rtanto la Divis ione dipese s ino a q u ella data da ll'XI Corpo d 'Armata, per p assare p oi alle dipe nden ze del V Corpo .
32a DIVISIONE D i FAN'IFRTA MARCHE
Inquadrava il 55° e 56° Reggimento fanteria , il 32° Reggimento artiglie ria , il XXXTT Battaglione mortai, il XXXII Ballaglion c misto
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geni o (32ll Compagni a telegrafi sti , 3l! Compagn ia p io nieri, 45" Sezione fo toeleltricisti), la 32" Compagnia cannon i da 47/ 32 e la 49a Legio ne M.V.S.N. (XL e XLIX Battaglione CCNN.) . T1 su o coma ndo e bbe sede a Ragusa e la l )i visio ne op erè> p er lutto il corso dell'anno alle dipe n denze del VI Corpo d 'Armala .
J8f! DI VISIONE DI FANTERIA MESSINA Inquadra va il 93° e 94° Reggimen to fa nte ria , il 2° Reggimento artiglieria , il XVIII Battaglion e mortai, il XVIII Ba tta g lio n e misto genio (18'1 Compagnia te legra fist i, 48l! Com pagnia pio n ieri , 22;i Sezione fotocle ttricisti), la 118" Compagnia ca nnoni da 47/ 32 e la 108a Legion e M.V.S.N. ( CVII e CVIII Battaglione CC. NN.) . TI su o com an do ebb e sede a Mctcovich e la Divisione operò per tutto il corso dell 'anno alle d ip e nde n ze d e l VT Corpo d 'Arm a ta.
151" DI VISIONE DI FANTERIA MURGE I nquadrava il 259° e 260° Reggim e n to fanteria, il 151° K.eggimento a rtiglie ria , il CLIV Ba ttaglione misto genio (154,1 Compagnia telegrafis ti, 154,1 Comp agnia p io nie ri) e la 154a Com p agnia ca nno ni da 47/ 32 . Il suo com a n do ebbe sed e sino il me se d i g iugno a Mostar, s i portò poi a Ragusa e d al 31 agosto si trasferì a Segn a. Perta nto la Divis ione rimase sin o ad agosto a lle d ipe ndenze del VT Corpo d 'Arm ata, p e r passare poi a q u elle del V.
38" DI VISIONE DI FANTERIA I'UGLJE Inquadrava il 7 1 ° e 72 ° K.egg ime n to fanteri a, il 15° Re ggim e n to artiglie ria, il XXXVIII Ballaglio ne mortai, il XXXVIII Ba ttagli o n e misto ge n io (38a Co m pag n ia te legr a fi sti, 43 " Co m pa g n ia pi on ie r i, 33.i Sez ione fotoelett ric is t i) , la 38"
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F1·ancesco Falutta
Compagnia cannoni da 47/32 e il CXV Battaglione CC.NN. Il suo comando e bbe sede a Prizren e la Division e o p e rò p er tutto il corso dell'anno alle dipe n den ze de l Setto re "Z" (Scutari-Cossovo), d ipende nte a sua volta de lla 9a Armata.
1 ° DIVISIONE ALPINA TAUH/N hNS!?
Inqu a dra va il 3° Regg imento a lpini (Ba ttaglioni Ex illes , Pi nerolo e Fe nestre lle) e il 4° Reggimento a lpini (Battaglio ni Aosta, Intra e Ivrea), il 1° Reggime nto artiglieria alpina (Grupp i Aosta e Su sa) e il I Battaglio ne misto genio alpino (101'1 Sezio n e fotoelettri c isti , 111"- Compagn ia telegrafis ti , 12 P Compagnia artieri). Il s uo coma ndo e bbe sede a Nik~ié e la Divisio ne o p e rò per tutto il corso d e ll 'a nno a lle dipen d e n ze d e l XIV Corpo d 'Arma ta.
19° DIVISI ONE DI .FANJ'.é'RJA V!Wfl7,TA
Inquadrava 1'83°, 1'81° e il 383° Reggime nto fanteria, il 19° Keggime nto artiglieria , il XIX Battaglione mo ,tai, il XIX Battaglio ne misto genio (1 9.i! Compagnia te legrafisti, 76]! Compagnia pionieri, 1 P Sezione fotoelettricisti), la 19,! Compagnia cannoni da 47/ 32 e la 72]! Legio ne M.V.S.N. (LXXII e CXI Battaglione CC.NN.) . Il su o comando ebbe sede a Ilerane e la Oivisio ne operò per lutto il corso dell'anno alle d ipendenze del XIV Corpo d 'Armata.
158r; DI VI!:>JONE Di rANmRTA ZARA
Inq u a d rava il 29 1° e 292° Reggimento fante ria, il 158° Reggime nto artig lie ria, il CLYlll 13attaglio n e Mitraglieri il XXX Battaglio n e misto genio , la Com pagnia canno ni da /47 / 32 "Zara " e la CVII Legio ne M. Y.S.N. O, TT e lII Battaglion e CC.NN.). Ebbe sede a Zara e o pe rò sem p re a lle d ipe nde nze del XVIII Corpo d 'Armata.
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XIV BRIC7ATA COS77flRA
Inquadrava il 158° Reggimento Costie ro, cle menti della G .A.F. (sia mitraglieri che artiglieria), stazioni di rilevamento e postazioni fotoelettriche. Il comando ebbe sede a Cirquenizza e la Btigata rimase per tutto il corso dell'anno alle dipendenze <lei V Corpo d 'Armata. XVII LJN/(7A'f'A cos·nHNA
Inqu adrava e le me nti del 159° Reggime nto Costiero e d e i Reggimenti Territoriali Mobili 156° e 157°, unità presidiarie, reparti mitraglie ri e di artiglie ri a. Il comando e bbe sede a Spalato e la I3rigata rimase per tutto il corso dell 'anno alle dipendenze del XVITT Corpo d 'Armata. X X VTTT RRTGATA COST7ERA
l.nquadrava il 183° Reggimento Costiero , e lementi vari di Re parti Te rrito riali Mobili, aliquote di mitraglieri e artiglieria. TI comando ebbe sede a Fortopus (Opu:Zen) e la Brigata rimase per tutto il corso de1l'anno a1le dipendenze del XVIII Corpo d 'Armata. V NAGGJWPPAM.t.NTO GUAJWJE ALLA FRONTIERA
In quadrava il 25°, 26° e 27° Settore G.A.F., 2 Gruppi Carabinieri, Sezioni di a rtig lieria e Compagnie Mitraglie ri. Il coma ndo e bbe sede a Sussa cd il Kaggmppa m e nto rimase per tutto il corso de ll'anno alle dipe nde nze del V Corpo d 'Armata. Da n o ta re c he il Raggruppamento d is p o n eva d i altre 13 Compagnie di fante ria ed una Compagnia del Genio minatori che s i trovavano sul territorio fiuma no, fu o ri dipe nde nza dal V Corpo d 'Armala. Xl RAGGRUPPAMENTO GUARDIE ALIA FRONTIERA
Inquadrava il 21 °, 22 ° e 23 ° Settore G. A.F. , il 110° Batta glio n e Mitraglieri, Batterie di a rti g lie ri a e Compagni e
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Mitraglie ri. Il comando ebbe sede a Lo ngat ico (Logatec) ed il Raggruppa me nto rimase per tutto il corso dell'anno alle d ipe ndenze d e ll'XI Corpo d 'Armata. RAGGNUPPAMENTO CC.NN. "XXI APRJLr,'"
Inquadrava la 2a Legione M.V.S.N. (le 1J 11attaglione CC.NN.), IV Battaglione CC.NN. da montagna , LXXI Battaglione CC.NN., LXXXV Ba ll ag li one CC.NN. , CCXV Battaglione CC.NN. , Compagnia sciatori di formazione. Il comando ebbe sede a gennaio a Ribnice, a giugno a Kocevje, tra il 13 ed il 20 agosto a Skofljica e successivamente a Smarje, me ntre il Raggruppamento rimase per tutto il corso dell'anno alle dipendenze dcll'XI Corpo d 'Armata.
Allegato n. 2
PRTNCIPALI UNITÀ DI RINFORZO OPERANTT NELL'AMBITO DEI COMANDI DI CORPO O'ARMATA DIPENDENTI DALLA 2;i ARMATA74 Oltre alle grandi unità a livello di Divisione e di Brigata , a d isposizione dei singoli Comando cli Corpo d 'Armata vi e rano numerosi reparti auto no mi di rinforzo. Con il seguente elenco, che peraltro non ha pretese cli completezza, si intendono riepilogare le principali unità rintracciate . Da notare, infin e , c he nel corso dell'anno alcune cli queste unità passarono di <.lipenclenza organica o vennero rimpatria te.
71 Le informazioni utilizzate p er la stesura di queste note sono state tr:.llte da llo studio ltalianslw snaP,e na teritoriji Juguslavije u toku rata 1943 (Forze armate italiane sul te rritorio iugoslavo nel corso dell 'a nno 1943), Vojnoistorijski Glasnik ( Hollettino di Storia Milita re) Nr. 5 - Belgrado 1952, pag. 82-106) .
Cronache di Guerriglia in Jugoslavia
Xl CORPO D'ARMATA - LXV Gruppo artiglieria da 152/ 13
- 2a Compagnia carri lanciafiamme - 7° Battaglione genio pionieri - 8° Battaglione genio minatori - 791! Compagnia genio telegrafisti - 85a Compagnia genio telegrafisti - 1or Compagnia genio radiotelegrafisti - 95a Sezione genio fotoelettricisti - l3i! Compagnia/5° Battaglione genio ferrovieri - 18a Compagnia genio ferrovieri
V CORPO D'ARMATA
- 311 ° l~cggimcnto fanteria Casale - 23° I3attaglionc Carabinieri mobilitato - 1" Compagnia autonoma Guardia di Finanza mobilitata - Battaglione Pubblica Sicurezza mobilitato Fiume - XVI Gruppo appiedato Lancieri di Novara - XVIII Gru ppo a ppie dato Lancieri Vittorio Emanuele II - XIX Gruppo appie dato Genova Cavalleria - 221 ° Battaglione T.M. - 223° Battaglione T.M. - 227° Battaglio ne 'l'.M. - 219° I3attaglionc 'l'.M. - 6° Battaglione presidiario - 12° Battaglione presicliario - Y Compagnia presidiaria - 12" Compagnia presidiaria - 25a Compagnia presicliaria - 30a Compagnia presicliaria - 36'1 Compagnia presicliaria - 57i! Compagni a prcsidiaria - 62;! Compagnia prcsidiaria - 71 ;i Compagnia presidiaria - 78a Compagnia presicliaria
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Fra ncesco Fatutta
- 79" Compagnia presidiaria - 89" Compagnia presidiari a - 90,i Compagnia presid iaria - 209'! Com pagnia presidia ria - 317" Compagnia p residiaria - 31S;i Compagnia p residia ria - 334'! Compagnia presidia ria - 33fr1 Com pagnia presidia ria - 505,i Compagnia p res iclia ria - XVI Ballaglion e CC.NN. "M" - XXXTTT Battaglione CC. N N . - LI V Battaglione CC.NN. - LVIII Ballaglion e CC.NN. - LXXV Battaglio ne CC. N N. - LXXXI Battaglio ne CC.NN. - LXXXIII Banaglion e CC.NN. - LXXXV Battaglione CC.NN. - CV Battaglio ne CC.N N. - 5° Ballaglione milraglieri - 105° Battaglion e mitraglie ri - X11 G iuppo a,t iglic ria - LXVI Gruppo arliglieria - LXVIII Grupp o a1t iglie ria - LX IX C,-rupp o artiglie ria - LXXXIII Grup po arLiglie ria G .A.F. - LXXXIV Gruppo a rtiglie ria G.A.F - CX.li G ruppo artiglie ria - CXX G ru ppo a rtiglie ria - CCCCLX G ruppo artig lie ria - 3° I3attaglionc genio p io nie ri - 74ll Co mpagnia gen io tele gra fisti - 80" Compagnia genio te legra fisti - 99,i Compagnia genio radiotelegrafisti - 20° Battaglio ne gen io pon tieri - 19" Compagni a/7° 11attaglio nc gen io minatori - 5° I3a ttaglione genio ferrovie ri - Tre n o corazzato Nr. 5
Cronache di Guerriglia in Jugoslavia
- Tre no corazzato Nr. 9 - Treno corazzato Nr. 10 - 18" Compagnia chimica XVIII CORPO D'ARMATA
- 9° Battaglione Carabinieri mobilitato - 16° Battaglione Carabinieri mobilitalo - 20° Battaglione Carabinieri mobilitato - 22° Battaglione Carabinieri mobilitato - 4° Battaglione c;uardia di finanza mobi litato - 11 ° Battaglione Guardia di Finanza mohilitato - xvn c-;ruppo appiedato Cavallegge ri di Saluzzo - XX I Grupp o appiedato La ncieri di Aosta - 1° .13attaglione complementi Granticri di Sardegna - 2° Battaglione compleme nti Grantieri d i Sardegna - 220° Battaglio n e T.M. - 228° n attaglio ne 'l'.M. - 229° Rattaglio nc 'l'.M. - 5° Battaglio ne presid ia rio - 8° .13attaglione prcsidiario - 10° Battaglioni Alpini presicliario - 13° Battaglione presicliario - 2a Compagnia presidiaria - 5a Compagnia presicliaria - 24" Compagnia presidiaria - 54" Comr agnia rresidiaria - 56" Compagnia presidiaria - 88" Comragnia rresidiaria - 322" Compagnia presidiaria - 323" Compagnia presidiaria - 324a Compagnia presidia ria - 338a Compagnia presidiaria - 660;! Compagnia prcsidiaria - Vll .13attaglione CC.NN. - LXV UI C3attaglionc CC.NN. - CX.11 .13attaglione CC.NN.
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Francesco Fatutta
- CLXX Battaglione CC.NN. - 106° Battaglione rnitraglieri - CIII G ruppo artiglieria da 75/27 - 220"- Batteria da 190/ 40 - 7i! Compagnia lanciafiamme - 50;i_ Compagnia genio telegrafisti - 78"- Compagnia genio telegrafisti - 86a Compagnia genio telegrafisti - 125" Compagnia genio radiote leg rafisti - 5"- Compagnia genio fotoelettricisti VI CONPO l)'ANIHATA
- 14i! Compagnia autonoma Carabinieri mobilitata - 14° Battaglion e Guardia di Finanza mobilitato - XX Ciruppo appiedaro Savoia Cavalleria
- 313° Battaglione costiero - 211 ° Battaglione T.M. - 342° Battaglione T.M. - :52° IJattaglione presidiario - 26" Compagnia presidiaria - 41 a Compagnia prcsidiaria - 55a Compagnia presidiaria - 93" Compagnia presidiaria - 294ll Compagni a prcsidiaria di artiglieria - :539a Compagnia presidiaria - II Battaglio ne carri lanciafi a mme - 6° Battaglione mitrag licri - 103° Battaglione mitraglieri autoportato - XVI Gruppo artiglieria da 119/ 35 - I.IV Gmppo artiglieria da 105/ 32 - CXXVII Gru ppo artiglieria da 149/ 13 - CXXXVI Gruppo artig lieria costiero da 105/ 15 - 21 O;i 13atteria artiglieria costiera da 66/ 30 - 702i! Batteria artiglieria G.A.F. da 75/ 15 - 6° Battaglione genio pioni e ri - 7° [~attagliane genio minatori
Cronache di Guerriglia in TuJ!,osla1Jia
-
44" 95 11 97a 98a
Compagnia Compagnia Compagnia Compagnia
ge nio genio genio genio
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pontieri radiotelegrafisti telegrafisti telegrafisti
Allegato n. 3 PRINCIPALI "ODRED " PARTIGIANI cosnTUITf 7'NA GHNNA/0 H SFTTHMBRE 1943 75
BOSNIA
Banjalucki: C:ostituito ne lla prima me tà del maggio 1943 nei territori della Bosnia centrale, p e r trasformazione di pa1te del 4° "Odred " Krajiski. Il mese su ccessivo e ntrò a far p a tte della 12a Divisione <l'Assalto. Tra le unità che o p erarono n el suo ambito è stato possibile rintraccia re il n attaglione Prnjavorski. Cazinski: Costituito 1'8 settembre 1943 nella regione di Cazin riunendo partigiani appartenenti a formazio ni locali ed e lementi già in forza all'Sl! Brigata Krajiska. Drvasko-Petrovacki: Co s tituito il 15 maggio 1943 nel la regio n e di Drvar con alcune Compagnie autonome e distaccame nti partig iani locali. Strutturato organicamente su 3 Battaglioni, ope rò nell 'ambito della 4" Divisio ne d 'Assalto. Glamocko-Ljvanjski: C:ostituito alla fine u e ll 'aprile 1943 nella regione d i Glarnoc, ne ll 'ambito della 10" Div isione d 'Assalto. Grahovsko-Peuljski "Gavrilo Princip": C:ostituito nel luglio 1943 ne lla regio ne di Bosansk i Gra hovo . Kupreski: Costituito alla fine d el maggio 1943 ne i d intorni di Kupres, ne ll'ambito d ella 1011 D ivisione d 'Assa lto. Kupresko-Janjski: Costituito nel maggio 1943 nei dintorni di
75 I dati storici rela tivi alle viccmk organkhe degli "Od red " pa1tigiani , evidenz iati ne ll'Allegato Nr. 3, sono stati desunti da Partizanski odredi u nor namdaJugnslavije 1911-15 (Gli "Odred" pa rtigiani nella g uerra di liberazio ne del popolo iugoslavo), pubblicata s ulla Vojna Enciklopedija (Enciclopedia Milita re) - II Edizione - I3dgra clo 1971.
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Francesco Fatutta
Kupres; fu sciolto alla fine d el g iugno successivo per fornire complementi ad altre unità. Ramski: Costituito all' inizio del Febbraio 1943 ne ll a regione di Prozor con c le menti in forza al Battaglione Prozorski del 3° "Odre d " Krajiski e nuclei pa rtigiani locali sino a quel m omento autd nomi. Alla fine d el m ese i suoi effettivi vennero assorbiti, in qualità cli complementi, dalla 3.a Divisione d 'Assalto. Fu ricostituito a ll a metà del lu g lio 1943 , ancora co n clementi forni ti dal 13attaglio ne Prozorski ed altri n uclei partigiani operanti sino a quella data autonoma mente n e ll a regione cli Prozor. Visocko-Fojnicki: Costituito il 17 luglio 194.3 a Kresevo, nel l'ambito della 10" Divisione d 'Assalto, con elementi ceduti dalla 5" Divisione, d a ll '"Odrecl" Travnicki e dal Battaglione Prozorski. Vukovski: Costituito il '27 luglio 194.3 nei d intorni dell a località di Kupres, riunendo forma zioni partigiane locali che s ino a q uella data avevano operato a utono m amente. CROAZIA
Biokovski: Costituito a ll'inizio <lei mao.o 1943 s ul massiccio del 13iokovo per trasformazio ne del preesistente "Odred " Prvi Mornaricki. Cetinski: Costituito a ll a m età del m ese d i Aprile 1943 in Dalmazia; il 14 sette mbre su ccessivo fu d estinalo a far parte della costituenda lQi! Brigata Oalmatinska. Prvi Mornaricki: Costituito il 23 gennaio 1943 a Podgora; a ll'inizio del Ma rzo successivo, o rganicamente ristrutturato, assunse la denominazio ne cli Biokovski. MACHTJONIA
Vitoljski "Goce Delcev": Costituito il 22 m aggio 1943 p e r scissione d ell'"Odred" Ritolsko - Prcspanski. Drimkol: Costitu ito all'inizio d ell'agosto 194.3 con nucle i p a rtig iani a utonomi op eranti ne lle re gioni di Debar e Struga. Prespansko-Ohridski "Damjan Gruev": Costituito il 22 maggio 19/i.3 per scissione d e ll'"Odred" Bitols ko-Prespanski. Il 28 agosto 19/i 3 i suo i resti confluiron o nel Battaglione "Mi ree Accv".
Cronache di G'uen-iglia in Jugosla via
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Slave;: Costituito all'inizio del Settembre 1943 nei dintorni di De barca (sul lago di Ocrida) , con la forza di circa 120 uomini. 11 mese successivo si trasformò in Battaglione. SIDVENIA
Juznoprimorski: Costituito lungo la linea di confine prebelli ca italo-j u gosla va il 13 fe bbraio 1943 con una forza d i 3 Battaglioni, per trasformazione dell'"Odred" Soski. Nell'ap rile successivo i suoi effettivi furono assorbiti in qualità di complemen ti ne ll'ambito della 5l! e 6;i Brigata Slovenacka . Kamnic,ko-Zasavs.ki: Costituito ne lla prima me tà del gennaio 1913 ne lla regione dell'Alta Ca rniola (Gorenjsko); il 6 agosto suc cessivo fu trasformato ne lla 6;i Brigata Slovenacka. Nel suo ambito operano i Battaglioni Kamniski, Savinjski e Zasavski. Primorski: Costituito all'inizio dell'agosto 19/i3 lungo la linea cli con fin e p re bellica italo-juugoslava; il mese su ccessivo si scisse p er ricostituire g li "Odre d " Juznoprimorski e Severnoprimorski. Severnoprimors.ki: Costituito il 13 febbra io 1943 lungo la linea di confine pre bellica italo -jugosla va , con una forza di 3 Battaglio ni, p e r trasformazione de ll"'Oclred" Sos ki. Fu sciolto alla fine dell'aprile successivo ed i suoi e ffettivi furono assegnati in qualità di complementi alla 6a Brigata Slo venacka. Allegato n. 4 BRIGATJ:,'
cosnrmm TRA IL GENNAIO ED J/, S F,'/TflMBRE 194-376 BOSNIA
9a Krajiska "Simo Solaja": Costituita il 22 gennaio 1943 a Blagaj , ne i pressi d i Kupres, per trasformazione del 3° "Odred" Krajiski con un a fo rza di c irca 700 u omini. I su o i Battaglioni 76 I dati sto rici relativi a lle vice nda organiche delle Brigate partigiane, evidenzia ti nell'Allegato Nr. 4, sono stati desunti eia flrif!,ade u NOR - pregled (Le Brigate nella gue rra di lihe razion e - Prospetto Riepilogativo) puhblic ata su Ua Vojna Enciklopedija (Enciclopedia Militare), Op. cit.
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Francesco Fatutta
assunsero la nuova nu me razione d i 1°, 2°, 3° e 4°. Nel febbra io 1943 e ntrò a far parte della 10a Divisione d'Assallo, ma il mese successivo passò alle di rette d ipendenze del Com ando Sup remo Pattigia no . 10a Krajiska: Costituita il 4 febb raio 194.) nei d into rni di Bosanski c-;rahovo , con il Battaglio ne de l Comando Partigiano pe r la regio ne di Drvar e volo nta ri locali, con una forza complessiva di circa 900 u o mini . I s uoi Ba ttaglioni assu nsero la nuova nu meroazione cli 1°, 2° e 3°, me ntre la JJrigata e ntro la fine d el mese entrò a far p a ,te d ella 4" Divis io ne d 'Assalto . 12a Krajiska: Costituita il 20 febbra io 1943 in una località imprecisata con il 3° Uallaglio ne d ella 5a Brigata Krajiska, la 2!! Compagnia d e l 1 ° Ba ttag li one/2" JJriga ta Kra jis k a ed un a Compagnia d e lla fr,' Ksajiska, per una forza complessiva cli c irca 600 uomini. l s uo i Battaglioni assunsero la n uova numerazio ne di 1° e 2°, mentre nel giugno s uccessivo la Brigala e n trò a far p a,te della 12a Div isio ne. 13,! Krajiska: Costituita il 23 agosto 1943 ne lla regione compresa fra Kljuc e Mrkonié Grad , per trasformazio ne clell"'Odred " Rihnicki. I suoi Ba ttaglioni assunsero la nuova nu merazione di 1°, 2° e 3°, mentre e ntro la fin e dello stesso mese la Brigata entrò a far patte della 10" Divis io ne d 'Assalto. C'R OAZIA
4" Dalm.atinska: Costituita il 6 gennaio 1943 sul massiccio del Riokovo. Nel febbraio successivo e ntrò a fa r parte della 9a Divisione, e venne p o i d iscio lta il 12 aprile 1943. Fu ricostituita il 12 settembre dello stesso anno per trasformazio n e clell "'Od red " Splitsk i e s tru tturata su 4 11a ttaglioni c h e assunsero la nu ova numerazione d i 1°, 2", 3° e 4°. 5a Dalmatinska: Costituita all'inizio del !"ebbraio 1943 n ella regio ne cli Bosa nski Grahovo, e ntrando immediata me nte a fa r parte della 9l! D ivisio ne. Fu sciolta il 12 aprile su ccessivo e ricostituita a Plavn o, ne i pressi cli Tenin , per trasformazio ne clcll'Odred" Licki il 12 agosto 19/i3. Fu strutturata su 3 Battaglio ni che ass unsero la nuova numerazione d i 1°, 2° e 3°.
Cronache d,: Guerriglia in Iugoslavia
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Sl,OVHNIA
51! Slovenacka "Simon Gregorcic": Costituita il 10 aprile 1943 per trasformazione dell"'Oclred" Juzno primorski , i cui Battaglioni assunsero la nuova numerazione cli 1°, 2° e 3°. Nell'agosto 1943 i suo i effettivi confluirono nella 3;i Brigata Slovenacka. 6a Slovenacka (poi 3" Slovenacka "Ivan Gradnik"): Cost ituita il 1li ap ril e 1943 p e r trasforma z io n e d e ll "'Oclred" Severno primors ki , i cui Battaglioni, riordinali, assunsero la nuova numerazione d i 1°, 2° e 3°. La Brigata, nell'agosto su ccessivo asso rbì g li effettivi de lla 5" Slovenacka e mutò numerazion e , e ntrando poi a far parte della 14" Divisione. 81! Slovenacka (poi 7a Slovenacka "France Presero"): Costituita il 12 luglio 1943 a Davca, ne i pressi d i Skofia Loka, con i Battaglioni gfa appartenuti all '"Odred" Gorenjski i quali, rio rdin ati, assunsero la nuova numerazione di 1°, 2° e 3°. La Brigala, nell 'Agosto successivo, mutò denominazione cd e ntrò a far patte della 14a Divisione. 61! Slovenacka "Slavko Slander": Costih1it:1 il 6 agosro 1943 a Ga berje, n ei pressi di Kamnik, p er trasformazio ne dell "'Odred " Kamnisko-Zasavski e d i unità p artigiane autonome della Stiria. Ta li uniL~1 furono riordina te in 3 Battagl ioni ch e ass unsero la nuova numerazione cli 1°, 2° e 3°, me ntre entro la fin e del mese la Brigata entrò a far p arte d e ll a 15a Divisione. Allegato n. 5 I JIVIS!ON! PARTIGIANE COSTITUITE Tl?A I MliSI I)/ (7/{NNA TO h' ShTIFM/JNI{ 7943 77
91! Divisione: Costituita il 13 fe bbra io 1943 ad Imotski con la
3'\ 4a e 5a Brigala Dalmatins ka . li 12 ap ril e s u ccess ivo la Oivis ione fu disciolta e gli effellivi de lla 4a e 52 11rigata furono sudd ivis i, in qualità di comple m enti, fra la 1", la 2;i e la 3e Brigata Dalmatinska. L'S Sette mbre 1943 la Divisione fu riscostituita cd inquadrò la 1a e la 3;1 I3rigata Oalmatinska a lle quali, il giorno 12, si aggiunse la 2i!. 77
I dati storici relativ i alk: vic<.:m.k : o rganich e delle Div isioni partigiane,
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1011. Divisione d'Assalto: Costituita il 13 fe bbraio 19/43 con la
9a e la 10" Brigata Krajiska. 11 6 marzo successivo cedette la 9"Briga ta, mentre nell 'aprile, nel s uo ambito, s i costituirono gli "Odred" Ribnicki e Clamocko-Livanjski. Nel maggio 1943 inquadrò anch e il ricostituito "Odre d " Travnicki ccl il neocostituito Kupreski. A luglio costituì , sempre nel suo ambito, l'"Odre d " Visocko-Fojnicki mentre nel successivo mese di agosto inquadrò anc he la 13a Brigata Krajiska: 13a Divisione d'Assalto: Cos tituita a Brinjc, nei pressi di Ogulin, nella seconda metà dell'aprile J 943 riunendo la 6a e la 14;i Brigala Hrvatska. 1411. Divisione (ex 1"' Slovenacka): Costituita il 13 luglio 1943 con la 1" Brigala "Tone To rnsic" e la 2a "Ljubo Sercer" alle quali, nel m ese di agosto, s i aggiunse la 3"- Brigata "Ivan Gradnik" e la 7" "France Presern ". 15"' Divisione (ex 2;,. Slovt:nacka): Costituita il 13 luglio 19/43 con la 4!! Brigata "Matija Gubec" e la 5;,_ "Iva n Cankar", alle quali nel m ese di agosto si aggiunse la 6,. "Slavko Slandern".
Allegato n. 6 NOTE SULL 'IMPTRGO D..é'LLE UNITÀ ITAUAN.é' NEL CORSO nHLL 'OI'ERAZIONU " Wh'ISS" 7H
In base agli accordi presi tra il generale Lohr e d il generale Roatta, ideatori del piano offe ns ivo invernale contro le forma:Lioni partigiane, d enominato "Wc iss I", il Comanda nte del V Corpo d 'Armata, generale Alessandro Glo ria , emise le segue nti clire llive: - Unità d ella Divis ione di fante ria Lo mba rdia dovevano muo ve re d alla regione di Ogulin suddivise in due colonne. Quell a s inistra, lungo la dire urice Ogulin-Slunj, doveva congiungers i con e viùcnziati ne ll 'Allegato Nr. 5, sono s t:tti re periti clirellamcnL<.: sulla pubblicazione crono logica Ilron ologija. 78 Cfr. 0.R.N ..J. , Op. cit. , pag. 363-378. Si tratLa ùdla traduzio ne sunteggiala ùi quanto riportato da lla fonte citata, se nza puntualizzazion i o rettifiche:.
Cronache di Guerri,~lia in Jup,oslavia
217
le uni tà d e lla 7a Divisio ne de lle SS Prinz Eugen ccl operare con tale unità ; tJUella destra, passando attraverso Plai;ki, Licka Jesenica e Dreznik G rad, d oveva raggi ungere Bihaé. - La Divis ione di fanteria Re, rinforzata con 3 Banaglioni della Divisione di fanteria Sassari e 3 n attaglioni "ustasci" e "domobrani" dovevano puntare concentricamente s u Ilihaé, op e rando su 3 colonne. Quella sette ntrionale, muovendo da Vrhovine attraverso Plitvicki Leskovac in dirc;,.ionc cli Licko Petrovo Selo e con parte delle forze attraverso. V. Jadovnik e Licka Jcscnica, doveva punta re s u Plas ki per operare congiuntamente con i reparti della Lombardia. La colo nna centrale, muovendo d a lla regione di Licki Osik, attraverso Bunié dove va puntare su Korcnica, me ntre la colonna meridiona le, d a lla regione di Lovinac, attraverso Plocc, doveva muovere in direzione di Udbina. - La fìivisione di fanteria Sassari, con una forza complessiva di 7 Ka ttaglioni , doveva muovere d a lla reg ione di c;.racac e Zrmanja con il grosso dell e forze lungo la direttrice Bruvno-Mazin per raggiungere Lapac e Bihaé; con il resto d e lle forze doveva invece attesta rsi lungo il corso superiore del fiume Una, bloccand o event uali vie d i pe ne traz ione verso il s ud in direzione di Gracac e Tenin. Nel co rso d i ta li movime nti le truppe ita liane avevano anche il compito di rastrellare i territori attraversati, procede ndo ad una media di 5 km al giorno. Nella seconda fase, denominata "Weiss 11", il g rosso de lle operazioni e ra affidato all e un ità tedesche, me ntre a tJUe lle italiane, o ltre che agli "ustasci", "domobrani" e "cetnici", era affidato il compito di chiudere i transiti lungo la valle del fiume Narenta da Ko njic a Mctcovich e, lungo le zone mo ntan e de i Dinara sino a Te nin. Ino ltre 4 o 5 Battaglio ni appartenen ti alla Oivisio ne di fanteria 13ergamo e 1 o 2 Battaglioni di "ustasci" dovevano operare lungo la direttrice Sig no-Livn o-Ornis-Verlicca, proteggendo il fianco d estro d e lle forze ted esch e . All'operazio ne "Weiss I" presero parte 45.000 soldati tedeschi , 24.500 italiani, 5.500 "ustasci", li .000 "domo bra ni" e 1.500 "cetnici". Le form azioni partigia ne erano valutate in circa 22.000 uomini .
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Per quanto riguarda i ris ultati delle operazioni, questi non furono affatto decisivi. Limita ndosi a lle sole forze italiane c'è da ril evare ch e a nord le unità dell a Divisione di fanteria Lombardia ava nzarono lentamente contro le formazioni della 5il e 11" Brigala partigiana; dopo c inqu e giorni di combattimenti esse aveva no appena raggiunto la linea Tounjis ki Tr2ié-Tobolié-Plal;ki. lJnità partigiane appartene nti alla 6" Divisione e all'"Odred" Licki rallentarono l'avanzat_a di tutte e tre le colonne della Divis ione di fanteria Re : la colonna settentrionale fu tratrenuta a lungo nei pressi di Cu<lin Klanac, impossibilitata a raggiungere Plitvicki Leskovac; la colonna centrale, lungo la dire ttrice Licki Osik-Korenica, non riuscì a conquistare q . 942 del M . Cardak (nei pressi di Pe rusié) , innanzi alla località di Ljubovo; la colonna me ridionale , invece, fu rrattenut,;1 s ulla direttrice Lovinac-U<lbina e Klanac, n e i pressi d i Piace, dalla resistenza o pposta <lai grosso delle formazioni partigiane d e lla 6"- Divisione. In fine la Divis ion e di fante ria Sassa ri, avanzando le nta me nte raggiunse Bruvno solta nto il 25 gennaio. Le a:t.ioni <li rastrella me nto non procedettero come previsto a tavolino, in quanto le unità a vanzanti erano costa nte m ente tenute sotto pressione dalle forma zioni pa1t ig ia ne cd inoltre furono rallentate dalle difficili condizioni del terreno e dalla breve dura ta delle giornate inve rn ali. Le o p e razioni comunque p rocedettero nella seguente maniera: le unità d e lla Divisione di fanteria Lombardia riusciron o a sfondare nei pressi d i Primislje e a raggiungere Slunj, poten do così ini ziare le p rogrammate azioni d i rastrellamento. Sul fro nte della Divisione Re continuarono vio lenti i comba ttime nti lungo tulle e tre le direttrici: la colo nna settentrionale, avan zando attraverso C:udin Klanac raggiunse Plitvicki Leskovac e Prije boj il 27 gennaio e 2 giorni dopo l.icko Pe trovo Selo , cong iungendosi con reparti della 7;i Oivision e SS Prinz Euge n ; la colonna centrale , do po ave r conquistalo Cardak, a ttraverso Ljubovo riuscì a sfonda re nei pressi di Bunié. La Oivisionc Sassari, infine , riuscì a conq uis tare Mazin il 29 gcrm aio _ Sfruttando l'azione di rottu ra esercitala dalla 7a Divisione SS Prinz Eugen , le unità italiane proseguirono nell 'azione nei p rimi giorni di fe bbra io: s upe rando la res iste n za opposta da re parti
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della 6" e 14" Brigata partig ian a, il 1° Reggimento de lla Divisione di fanteria Re riuscì il giorno 2 a raggiungere Kore nica, supe rando Prijeboj. L'indomani, attraverso Babin Potok, fu invialo a Kore nica a nche il 74° Reggime nto d e ll a Div is io ne di fante ria Lombardia. Nella zon a di Homoljac, quesl'ullima unità incontrò una forte resis te n za o pposta d a reparti d e ll a 2"- Brigala LiC:- ka e della 6" Primorsko-Goranska , ma r iuscì a s upe rarl a e a portarsi su Korenica. Più a sud, il 2° Reggimento de lla Div isione di fanteria l{e riuscì il g iorno 1° febbraio a conquistare Bunié, mentre il 151° Reggimenlo della Divisione di fante ria Sassari (che sino ad allora aveva operato nell'ambito d ella Divisione Re), dopo furiosi comb attime nti con la 9;i. Rrigata Lic ka, raggiunse Udbina il giorno 3. Lungo la d ire ttrice Mazin -Lapac, le rim a nenti forze d e lla Divisione di fanteria Sassari (5 Ballaglio ni) intensificarono i loro sforzi p er raggiungere c:;.ornji Lapac e su ccessivamenle Kulen Vakuf, in man iera da poters i unire alle forze te desche della 7" Divis ione SS, ch e o perava lungo la rotabil e Bihaé-Petrova , e t:-1glia re in tal modo la strada a lle uni Là del 1° Corpo Croato, nel l'eve ntualità di un loro ri p iegame nto oltre il fiume Una in direzione di Drvar. L'avanzala italia na lungo la linea Prijehoj-Korenical Jdhina-Mazin costrinse il 1° Corpo CroaLO a portarsi n ella regione d ella Pljesevica, ove altre forze p artigiane s tavano già affluendo. La situazio n e per queste unità si sta va facendo critica ed un te ntativo di forzamento del fium e Una , con s uccessivo ripiegamento s ul territorio b osniaco, sembrava inevitabile quando le Auto rità Militari italiane decisero cli sospendere l'azio ne o ffe nsiva in q ue lla regio ne , p e r d are inizio ad un ciclo di raslre llame nti. A tale riguardo ru deciso che la Divisione di fante ria Re e d il 74° Reggime nto d ella Divis ione Lombardia rastrellassero la zona compresa fra la linea fe rroviaria Verhovine-Lovinac e la rolabile Prije boj-Udbina, me ntre al 151 ° Reggime nto della Divisione Sassari fu ordinato di rientrare ne i ranghi d ella Divisione , che continuava le operazioni cercando di raggiungere Gornji Lapac. Q uesto Reggimento, dopo du e giorni di violenti comb attime nti contro la 93 Brigata Licka riu scì a raggiunge r e 1'8 febb ra io, att ra verso Ondi c i, 11ruv n o . Conte mp oraneamente un forte raggruppamenLO di "cetnici", nm o veva da s ud in direzione d i Srh, appoggiato da continge nti ilaliani
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minori, costringendo ad arre trare unità partigi a ne dcll"'Oclred" Licki e della 10a Brigata Krajiska . Indispettiti p er la decisio ne italiana di sospendere l'op e razione, i Tedeschi insistettero a ffinché fosse assicurato il controllo della regione di Pljesevica. Nella riunione avvenuta a Belgrado 1'8 febbraio tra i gene rali Lo hr e Robotti (riunione nel corso della quale dovevano essere fissate le direttive per l'operazione "Weiss II"), furono invece esaminate le misu re comuni da adottare in vista della conclusio ne de ll'operazione "Weiss I". Fu concordato che le truppe italiane proseguissero nell'azion e s in o a riprende re il controllo di c-;ornji Lapac e su ccessivamente Kulen Vakuf, sempre nell 'intento cli stabilire contatti con la 7a Divisione SS Prinz Eugcn, anch 'essa in affluen7.a verso quel settore; inoltre un'altra puntata offensiva doveva essere condotta attraverso la regione di Plje.i~evica, con obiettivo l'asse di collegamento ni h aé-Zavalje Dolnji Lapac. In base a queste decisioni le forze ita liane ripresero l'azione offen siva: l' l l fe bbraio, appoggiata da ll 'artiglieria e con il supporto dell 'aviazione, la Divisione d i fanteria Sassari passò all'atta cco e dopo violenti combattimenti con unità patt igiane appartenenti all a 1;i e 9a Brigata Licka raggiunse il giorno 13 Gornji Lapac, cd il giorno successivo Kule n Vakuf, ove da Vrtoée stavano giungendo a n c h e l e ava n g u a rdi e d e lla 7 a Divisione SS Prinz Eugen. Contemporan eamente il 2° Reggimento della Divisione Re ini ziò a muovere lungo la rotabi le Udbina Donji Lapac, contrastato d a unità partigiane d e ll a 9~ Brigata Licka, riuscendo a raggiungere Donji Lapac il giorno 15 e Gorn ji Lapac ne i g io rni su ccessivi. Intanto una colonna mista, composta da forze ita li an e e "ce tnici", ripre ndeva il controllo cli Srb il giorno 11 , proseguendo poi l'azione in direzione nord. Considerando la situazione estremamente critica in cui venivano a trovarsi i reparti ciel 1° Cor po Croato, il comandante d i ta le unità decise di passare alla controffensiva, concentrando lo sforzo .sulle forze italiane non ancora attestate lungo la d irettrice BruvnoKule n Vakuf. Ciò comportò tUversi attacchi a lle unit~1 in movimento sulla rotabile e alla stessa guarnigione di Gornji Lap ac. Il più violento cli questi, che interessò il IIl/ 151 ° Reggimento della Divisione
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<li fa nteria Sassari e 2 Battaglioni di Bersaglieri, avvenne u-a il 15 cd il 16 febbraio tra Kule n Vakuf e Gornji Lapac e costò sensibili perdite a lle unità italiane. Contemporaneamente altre unità pa,tigiane b loccavano l'avanzata de i "cctnici" lungo il fiume Una, respingendoli verso la linea ferroviaria Gracac-Tcnin . Ritenendo di aver raggiunto gli obie llivi prefissati e concordati con i Tedeschi, i responsabili ita liani proced ettero al ritiro delle unità dalla Lika: la Divisione di fanteria l{c 1icevette l'ordine di riporta rsi nel Gorski Kotar, mentre la Divisione Sassari fu destinata a sostituire i presidi della Divisione Bergamo nel settore Tenin-Drnis, dovendo quest'ulti m a prendere parte all 'operazione "Weiss II". Il ritiro d ell a Divisio ne Sassari risultò complesso in quanto fu ostacolato dall'azione conu-offcnsiva pa1tigiana; infatti il giorno 18, unità appartenenti alla 9a Brigata Licka allaccarono una colo nna della Divisione Sassa,i in movimento tra le località di Gornj Lapac e Mazin, tagliandola fu01i dal resto del la Divisione. Per cercare d i sbloccare la situazione, il Comando del V Corpo d 'Armata inviò in zona un l{eggime nto della Divisione J{c , rinforzato da a,tiglieria e carri armati, oltre a reparti "cetnici". Dopo violenti combattimenti e p esanti perdite in uomini e materiali, il 21 febbraio la colonn a ru sbloccata e p o té raggiungere <~raca c. Ufficialmente l'operazion e "Wciss I" si era conclusa il 17 febbraio.
All egato n. 7 NOTE SULJ,A' OPERAZIONI CONIRO LA D IVISIONE "MURGE''79
Il Gruppo Operativo principale pa1tigiano passò alla controffensiva 1'8 febbraio 1943. Il giorno successivo la 2a Divisione Proletaria conquistò rapidame nte Prosus je (difesa da unità di "ustasci" e "dom obrani") cd il gio rno 10 Imotski. Avanzando lungo la vallata della Drezanka le sue unità raggiunsero il corso del fiume Narenta il 15 febbraio e la notte seguente ann ientarono reparti avversa ri a 79 Cfr. O.R.N.J ., Op. cit., pag. '.-S81. Si tralla dl'lla traduzione s unteggiata di quanlo riportato dalla fonte citata, con una puntualizzazione in nota ri~>uardantc la Divisione di fante ria Murge.
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Dreznica e Grabovci, oltre ad una colonna motorizzata italiana (l 11attaglione del 260° Reggimento della Divisione d i fante ria Murge) in movime nto lungo il corso del Narcnta. Nella notte tra il 15 ed il 16 febbraio, la 3'' Div isione d 'Assalto attaccò il presidio di Prozo r e nel corso di violenti combattimenti d urati s ino a lla notte s uccessiva riuscì a vincere la resisten za opposta da un Battag lione di fanteria italiano, rinforzato da una Compagnia carri cd aliquote di artiglieria e mortai, impossessandosi al te rm ine d egli scontri di grossi q ua ntitativi di armi e materiali. Avanzando lungo il corso del fiume Narenta , le sue unità raggiunsero, senza combatte re, Ostrozac il g iorno 18, ed il 20 febbraio a nnie ntarono forze avversarie a Rama . Un a Brigata della 3" Divisione rimase ne lla regione di Prozor per garantire la protezione da eventuali attacchi provenie nti da Gornji Vak u f, mentre le altre 2 Brigate continuavano a rastre llare la vallata del Narenta. TJnità della 2" Divisio ne Proletaria (2 Brigate) si schieraro no a protezione degli accessi di Mostar, mentre la sua 4" Brigata Proleta tia proseguì n e ll'avanzata lungo il corso del Narenta in direzione di Jablanica e, dopo violenti combattimenti ini ziati la no ue tra il 20 ed il 2 1 febbraio e terminati il gio rno 22, costrinse alla resa il locale presidio, fo1te di circa 800 uomini. L'azio ne permise ai pa1tigiani di catturare grossi quantita tivi di armi, munizio ni e materiale bellico di varia natura e di proseguire nell'azione in direzio ne di Konjic . Per quanto ri gu arda va invece la 1a Divis ione, le sue un ità con quistarono, entro il 18 fe bbraio , Ivan Sedlo e tutte le postazioni fortifi cate esistenti lungo la linea fe rroviaria Tarcin-Ko njic. ln ques to m o d o il Gruppo Ope r a tivo prin c ipale ( 1", 2" e 3" Divisione) d istrusse 80 il grosso della Divisione Murge, irrompe ndo s ul fronte de l fiume Narenta per una estens ione di circa 80 km, conquistand o le regioni d i Prozor, Ivan Sedlo, Dreznica (escluso Konjic) e tutti i ponti s ul Nare nta esistenti tra Mostar e Konjic. Grazie a questa azio ne e ra stato aperto un varco sul Narenta che garantiva la possibilit~t di un rapido passaggio de lle formazioni partigiane ne ll'Erzegovina O rientale, verso il bacino della Drina e il 80
L'afkrmazio ne c he indica il grosso de lla I)ivisione di fantc:ria Murge
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Mo ntenegro. Durante le operazioni, le unità pa1tigiane del C~mppo Ope rativo principale si erano impossessate di 11 carri armati, 6 cannoni, 15 mo 1tai, 34 autocarri, migliaia di fucili e 8 vagoni caric hi di rnuni;,.ionam c nto. In o ltre in un a n o t a in formativa del Comando Supremo Partigian o veniva indicato in 1.500 il numero degli Italiani uccisi e in 600 quello dei prig io nie ri. per distrutto, pub essere conH.:stata evidenziando i seg ue n ti dati riepilogativi (da notare che confrontando le diverse fonti s lave si trovano numerose inesauezze riguardanti la n umerazione dei singoli I3atlaglioni, che essendo indicali in numeri romani creano problem i agli autori sla vi): Località Oreznica Prozor Hama Jabla nica
Reparto I/260° III/259° Cr/ 1/260° 11 /260°
Caduti
Prigionieri
86 220
286 280 7
183 33 52.l
161
T57
(Jucstc cifre, rur pesanti, servono anche a rendere discutibili quclk: indicate ne lla nota informativa del Comando Suprem o partigiano (1 .500 caduti l' 600 rrigio nie ri) la qua le, essendo s tata diffusa tra i reparti proprio nei g iorni del la hauaglia aveva anche il fine di galvanizzare i combatlenti pa rtigiani con cifre di fan tasia. Sempre pe r quanto rig u arda la Murge ed il concetto cli grosso della Divisio ne , c'i: da rileva re che la stessa fo nte iugos lava (Cfr. O .R.N.J. pa g. 382) afferma q uanto segue: Gli Italia11i 110n erano riusciti a coinvo lgere i Ted eschi nel presidio dei varchi lungo la va llata del fiume Narenta. Per ta le ragione il comandante del VT Corpo d 'Armata, le cui 4 Divisioni (F.m ilia, Marc he, Messin a e Mmge) si trovava no ne ll 'Erzegovina , ne lla Da lma7.ia Me ri d io n a le e n e lla :,:ona de ll e I3ocche d i Cattaro, decise il con centramento d i parte d e lle sue fo r7.e in d irezione cli Mostar. Singoli Battaglioni de l 259° e 60° (si tratta cli una svista o di un en-ore d i stam pa in ci uanto ci s i voleva riferire a l 260° - N.d.A.) furon o pronti a mu ove re il g io rno 12 fe bbra io , m e ntre a ltre unità di questi Regg iment i e de l 55° e 56° Reggimento dell a Div is ione Marche stavano ancora rio rdina ndosi. "Si ngoli Kattaglion i" ci ui ndi , e sono le stesse font i iugoslave a rife rirl o, e no n il "grosso d e lla Divis io n e", com e l'efansi d el mome nto e la retorica di un film da cassetta, p rodotlO negli anni Setta nta , hanno finito pe r accreditare .
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Allegato n. 8 N0'/1~· IN MARG'JN.é'AlL'OI'fi?AZIONE "BJOKOVO-MOSOR'Bl
Nell 'ambito dell 'operazione "Biokovo Mosor", unità della Divisione di fanteria Be rgamo iniziarono ad avanzare da Macarsca e Zagvozd 1'11 luglio. Il giorno 14, dopo brevi scontri con le forze pa1tigiane dcll '"Odred" Biokovski i collegamenti fra le due località furono ripristinati. TI giorno successivo, dalla regione cli Vrgorac s i mosse la Divisione di fanteria Messina: le forze principali in d irezione di 1/.agvo7.d e quelle cli supporlo lungo il massiccio del Biokovo, in direzione di Klienak e Gornje Tgrane . Contemporaneamente avanzavano i repa rti della Divisione di fanteria Murge in direzione di Zaostrog-Podgora e della Divisione di fanteria Bergamo lungo la direttrice Macarsca-Podgora e Zagvozd-Ka._~ani . Circondato d a ogni pa rte l'"Odred" Biokovski dovette frazionarsi in piccoli gruppi nel tentativo di sfuggire a ll'accerchiamento. In suo aiuto il Comando Supremo partigiano inviò quale rinforzo dalla regione di Signo (Sinj), verso Zadvarje e 1/.agvozd, l"'Odred" C:etinski. Quest'ultimo fu però inle rcellalo Lra i giorni 21 e 22 luglio nella regione d i Lovre<: d a reparti del 4° Reggimento Bersaglie ri e da un Ballaglione della 7i! Divisione SS Prinz Euge n. Nonosta nte ciò i gruppi dcll '"Oclrecl" Biokovski rius cirono, s ia pur a fatica, a sganciarsi. Nella seconda fase de ll'operazio n e, avvenuta fra il 25 luglio ed il 1° agosto, la Divisione di fan teria Murge continuò ad a vanzare da Zagvozd in direzione di Blato e da Macarsca in di rezione di Almissa, m e ntre a li quote della Divisione d i fante ria Be rgamo muovevano in direzione di Dugo Po lje e Oicmo cd avanzavan o da Salona e Klis, nel tentativo di completare l'accerchiamento del massiccio del Mosor, allo scopo di annientare le forze partigiane che vi s i trovavano. Queste ultime , però, avevano già abbando na-
Cfr. O.KN..J., Op. cit., pag. 5 18-519. Si traua ddla traduzione su nteggiar2 di <1uanto ripo1tato dalb fonte citala , senza puntualizzazion i o rettific he . 81
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to le loro posizioni sul massiccio cosicché l'azione cli rastrellamento s ul Mosor finì p e r coinvolgere principa lmente la popolazione civile che e bbe 97 morti, 91 arrestati e 833 avviati all'internamento.
ABBREVIAZIONI l JTIUZZATE AA.VV. CC.NN.
Cfr. d.i. G.A.r. M.V.A.C. M.V.S.N. Op. cit. r ag. P.C.J. 'l'.M.
Autori Vari Camic ie Nere Confronta I )ata imprecisata Guardie alla fronti<.:r.1 Milizia Volontaria Anti Comunista Milizia Vol ontari a Sicurezza Nazionale Orera c itata Pagina Partito Comunista Jugoslavo Territoriale Mobile
I'ILil'l'O CAPPELLANO
LA LEGIONE ROMENA
11e lla lo tta millenaria del popolo romeno per la realizzazione della s ua unità nazional e si ricordano le segue nti quattro date fondamentali: 1600, 1859, 1878, 1918, che rappresentano, rispettivamente, l'unione politica di tutti i romeni compiuta da Michele il Bravo con la vittoria sui turchi, l'unione d e i due principati - la Molda via e la Valacchia - ch e rappresentò la fondazione d ello stato nazio n ale mode rno, la conquista defi nitiva dell'indipendenza d all'impero ottomano, la reali zzazione de lla Gra nde Romania. Nd 1914 il regno di Romania e ra costituito dagli antichi principati di Moldavia e della Valacchia, nonché dalla Drobrugia , ottenuta a l congresso di Berlino dopo la guerra russo-turca del 1877, in cambio di parte dell a Tkssarabia ceduta a i russi. Allo scoppio della grande guerra alcuni milioni di rome ni vive vano ancora sotto la dominazione straniera, al di là delle frontie re dello stato nazionale. Nella Bessarahia, Trans ilvania , Bucovin a e nel Banato di Te mesvar s i trovavano quasi c inque milioni di romeni che costituivan o la popolazione maggio ritaria di quell e regioni . La Trans ilvania, culla dell a cultura e cuore della nazione romena, occupata fin dal 1690 dall'Austria-Unghe ria costituiva la principale aspirazio ne del regno di Romania. La regio ne era abitata da circa 2,3 milio ni di rome ni , 700.000 tedeschi e circa 950.000 magiari, che animati da fieri sentimenti nazionali , form ava no nella regione montagnosa dei Carpazi sud-occide ntali, un'isola etnica omogenea circondata da popolazioni rome ne. Tn 13essarabia , originariamente parte de lla Mo ldavia fin dai tempi della costituzione del principato, vivevano, secondo s tatistiche compilate dall'amministrazione russa nel 1913, circa 1.840.000 rom eni e 700.000 ruteni,
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tedeschi e bulgari. Il Banato di Temesvar, occupato dall'Unghe ria , ma a bitalo in mag gioranz a da ro me ni ins ie me a mino ra n ze ungh e resi, tedesch e e serhe, e ra oggetto d i contesa lra la Serbia e la Ro m a ni a. Anc h e la 13ucovi n a , p rovin c ia s taccal as i d a ll a Moldavia nel 1775 e sottoposta al dom inio austriaco, era rivend icata d al re gno di Ro mania , no noslante la comunità rutena legata a ll'Ucraina costituisse la maggio ranza relativa de lla p o polazio ne. Un 'altra disputa p er questio ni territoria li legata al p ossesso de lla Dob rugia meridionale abitata in maggioranza d a bulgari e conquistata dalla Ro mania nel 1913 d urante la seconda guerra balcanica, alime ntava forti te nsio ni con la Bulgaria. La politi ca estera d e l regno di Ro m a nia durante la prim a g uerra m o ndiale presentò n otevoli analogie con l'attività diplomatica ciel gove rno ita lia no in campo internazio nale n e l bie nnio 1914-1 5. Legata fin dal 1883 a ll 'Austria-Unghe ria eia un lrattato d i allean za, allo scoppio ciel conflitto mondiale la Romania dichiarò la p ro pria neutra lità, p e r schierars i po i n e l 191 6 a fianco dell' Intesa, rivendicando il possesso delle regioni irre dente occupate d all'Impe ro Asburgico. L'intervento in gue rra della Roman ia contro gli Imperi Centrali s i risolse in un grande insuccesso nonos tan te la mobilitazion e cli 25 divisioni con 800.000 effettivi pa ri al 13% della p o pol azio n e. Le forze te d esch e a ffi a ncate d a tru ppe au striach e e bulgare sconfissero completamenle l'esercito rome n o ed in p ochi mesi procedettero all'occupazio ne di gran parte del paese, B ucarest compresa, d ove venne instaurato un govern o conservatore filo-germanico. D urante il conflitto m o ndiale l'esercito asburg ico mo bilitò tra 400.000 e 600.000 mililari di o rigine rom ena, schie rati in maggio ranza sul fro nte italiano e russo-polacco . Molti soldati provenienli dalla Tran silvania furono costretti comunque a combauere anche contro i loro frate lli d i sang ue dell'esercito del regno di Ro mania. L'e ntrata in guerra della Ro m ania contro l'Au slria-Ungheria d etle un forte impulso al m ovime nto per la libe razio ne n azionale dei rome ni che si trovavan o ne i territori o p p ressi, scate nando la du ra repressio n e de lle a utorità p oliziesche della Doppia Mo narchia. Nel cors o della gue rra gli effettivi romeni si rivelaron o lra i soldati me no com battivi e fidati dell'esercito asburgico, ch e soleva o rcli-
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nare le proprie grandi unità secondo un rigido criterio inter-etnico, in modo che l'elemento tedesco-magiaro fosse sempre rappresentato e potesse controllare all'evenie nza il rispetto degli ordini da parte delle componenti bosniach e, romene, jugoslave, .... 1 La causa nazionale rome na , come quella cecoslovacca e di altri paes i sotto l'occupazione austriaca, venne a bbracciata con simpatia e partecipazione dai circoli politici e dall 'opinione pubblica italiana. Alla formazione di un 'ampia corre n te d 'opinione favorevole ai romeni contribuì n on poco un intesa compagna di stampa svolta dai principali giornali e dall'editoria italia na. Nell'a prile 1918, sotto gli aus pici del governo italiano e sotto la presidenza elci senatore Ruffini , si riunì a Roma una confere n za tra delegati delle nazioni soggette a ll 'Austria-Ungheria, cui parteciparono, oltre ai rappresentanti delle prov ince irredente italiane, esponenti jugoslavi, polacchi e transilvani, che impersonificavano l'intero popolo romeno al qua le era stata imposta dagli imperi centrali una p ace forza La. 2 Alla conferenza inte rvennero anch e rappresentanze francesi , inglesi e degli Stati Uniti d 'Am erica. Alle riunioni iniziate 1'8 aprile in Cam pidoglio, furono invitati come relatori numerose pe rsonalità politic he e giornalistic h e ita liane e volonta ri serbo-croatibosniac i combattenti s ul fronte di Salonicco. L' ll apri le, il Presidente del Con siglio italiano O rlando ricevette i delegati che gli con segn arono le conclusio ni d ei lavori d ella conferenza, alle quali fu dato il no me di Patto di Roma, e pronunciò un elevato discorso riass umendo le aspirazioni delle nazionalità oppresse, ed esprime ndo la s impatia, l'interessa m en to e l 'a ppoggio del Gove rno italiano per il compimento di tali propositi cli indipen1
Il Hissolali rikrisce che: "Nei primi lre anni d i guerra, a confessione del deputato ungherese Ugron , s u 300.000 cliscrlori e re nite nti dell'esercito austro-ungarico, 150.000 erano irredenti romeni. Di questi , alcuni si arruolaremo ne ll'esercito ciel regno di l~omania , altri combatterono in Russia ed in Siberia a fianco dei reparti di volo ntari cecoslovacch i arrnolati nell'esercito zarista". 2 La de legazione romcn a era composta dal senatore Draghicesco, dall'onorevole Lupu, dai profcssori De luca, Màndrescu c Mironesco.
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e.lenza. Da questa solidarietà e comunanza di intenti anti-austriaci tra popoli di comune stirpe latina, si formò a H.oma il Comitato iLaliano pro-romeni, che si impegnò in una intensa attività di propaganda culminata il 25 agosto 1918 con una grande manifestazione di piazza al Foro ' l'ra ia no. Presidente onorario del comitato fu nominato il principe Prospero Colonna sindaco di Roma. In meno di 6 mesi aderirono all'attività del Comitato più di 200 località italiane e più cli 600 associazioni rappresentative di tutti gli strati della società, tra le quali l'is tituto tecnico reale, il partito radicale, l'ente economico nazionale, la società dei volontari italiani , l'ente per assistenza urgente e propaganda patriottica ... Sempre a Roma fu costituito il Com itato p e r l'unità romena diretto da Simion Màndrescu, Vladimir Ghika e Michele Stourza, mentre a Cittaducale fu o rgan izzato il Comita to di azione dei romeni di Trans ilvania, Banato e Bucovina. Pa rticolarmente attivi furono i comitati di Milano e Genova, ai quali aderirono molti industriali che vedevano nel movimento di supporto a favore dei romeni un'efficace strumento di penetrazione economica e commerciale italiana nel paese latino. Tutte queste organizzazioni, sotte anche in Francia, avevano lo scopo di unire in un unico mo vi mento i romeni che si trovavano nei paesi a ll eat i dell'Inte nsa, esercitando ogni forma utile di propaganda per la realizzazione dell 'unità nazionale. Nell'aprile 1918 il Governo italiano approvò che uomini politici rome ni, tra i quali il futuro ministro deg li esteri e primo ministro di Romania , G. G. Mironcscu ed il professore Màndrescu, visitasse ro i campi di prigionia per sondare le intenzioni d ei soldatj di origine romena, circa la p ossibilità di formare reparti ausiliari e combattenti disposti a prendere le armi contro l'esercito austroungarico. Un progetto per la riunione in unità combattenti dei romeni di Transilvania, Banato e Bucovina che s i trovavano prigionieri di guerra in Italia, Francia e Russia , fu esposto nel g iugno 1918 all'addetto militare italiano a Parigi dal generale Iliescu, già Capo di Stato Maggiore d ell 'esercito romen o. Secondo i piani dell'alto ufficiale si sarebbe potuto attingere a i 20.000 soldati di origin e romena in Italia, ai 6.000 in Francia cd a i circa 100.000 presenti in Russia. Pe r quanto rigu arda i primi due pit:1 ridotti nuclei di
T.a Legione Romena
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forze, il generale Iliescu , riconoscendo l'impossibilità di costituire grandi unità combattenti sotto insegne rome ne3, propose la formazione di semplic i b attaglioni, da inquadra re sen za distintivi s peciali, nei re ggimenti italiani e francesi, quali re parti di volontari. Alcuni rappresentanti dei prigionie ri di guerra di nazionalità rome na che si trovavano in Italia, eso,taro no il nostro Governo a da re una soluzione pronta e definitiva alla questione dell'organ izzazio ne di una legion e rome na irre denta, scrivendo una accalorata e fervente lette ra indirinata al Presidente del Cons iglio d e i ministri4 . Altre adesio ni al progetto di costituzio ne de lla legione venivan o da piccole comunità di o rigine rome na sp arse ai confini lra Albania e Macedonia, i c ui no ta bili si offrivano volont,ui per combatte re a fianco dell'ese rcito italia no. Le popolazioni di origine romena insediale nelle regio ni del Pindo alba nese e macedone sp e ravano ne ll'aiu to dell'Italia p e r avere ricon osciuti i loro diritti ad un o rdiname nto auto no mo e garanzie <li Lutda e salvaguardia d ella lo ro identità nazionale. Sia il piano del generale Iliescu che a ltre pro p oste più ambiziose avan zate da esuli romeni, come quella cli o rganizzare una legio ne di 10-12.000 uomini in un campo di addestramento presso Citta ducale, non vennero approvate dal Governo e dall 'ese rcito italiano, restii ad o ffrire a i romeni la possibilità di organ izzarsi in grandi unità sotto la bandiera nazionale. Pur non avend o l'Ilalia al m omento acconsentito alla costituzio n e d i u nità organiche combattenti composte unicamente da romeni, venne dato note vole impulso a ll 'impiego cli prigionieri di g ue rra romeni volontari come lavoratori inquadrati in compa-
3 La Ro ma nia si Lrovava ne ll a c.ond izione di s talo neutrale do r o la sconfitta del 1916 ad opera deg li Jmre ri Ce ntra li. 4 "Rico n oscenle per l'accoglie nza fi nora fa tta da Lei alle nostre doma nde relative alla formazion e de lla legio ne ro mena cleslinala a comhatte re sul fro nte italia no e nello stesso tempo gelosi dell 'onore fatto alle legioni cec.oslovacche e polacche che hanno otte nuto la possibilità cli cornbaltere a ccanto a lle gloriose ba ndiere dell'Intesa, ufficia li sottufficiali e soldali rome ni r rigio nie ri in Italia p rega no insiste nteme nte l' E.V. di dare, dopo previo accordo con g li altri a lle;:iti , una soluzione q u anto [)iù pro nta e clefiniliva alla questione de ll'orga ni zzazione de lle legioni rome ne irre de nte. Posso assicurare che Lroverà fra di noi combattenti degn i dei nostri fratelli italiani, eroi del Piave".
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g nie e centurie destinate all' approntamento di opere di difesa, fortificazioni campali e costruzioni stradali nella zona delle retrovie. Ai circa 3.600 prigionie ri romeni ch e accettarono di buon grado di essere impiegati come manodopera, l'esercito italiano offrì speciali compensi in denaro e cibarie5. Nel giugno 1918 il Ministero della Guerra e quello degli Esteri, attraverso la Commissione prigionieri di g uerra, autorizzarono i vari comandi di armata ad utilizzare presso i propri uffici informazioni ufficiali romeni volontari da adibire al servizio di propaganda e contro propaganda e come interpreti. Fi n dal gennaio la P a rmata aveva infatti proposto a l Comando Supremo di impiegare con l'uniforme ita liana priva cli stellette, prigionieri di nazionalità cecoslovacca, jugoslava, polacca e romena che avessero acceltato volontariamente di prestare la loro opera a favore del servizio informazioni µrci,,SO le truppe opera nti. Gli uffici informazioni intendevano avvalersi di tali militari non combattenti con la qualifica cli "agenti informatori", per coadiuvare ufficiali italiani ne llo svolgimento degli interrogatori cli prigionieri cli guerra, per stabili re contatti con sentine lle e corpi di guardia isolati nelle trincee di prima linea , infiltra rsi tra le file avversarie , cercare intelligenze e connivenze con gli ufficiali per eventu a li colpi di mano. L' Armeeoberkommando a ustriaco fu sempre molto sensibile a i problemi di coesione fra le diverse minoranze e tniche che componevano il variegato esercito imp erial-regio. Si ce rcò di evitare , finché possibile, c h e reparti composti da truppe originarie del Trentino, Friuli, Istria e Dalmazia combattessero contro l'eserc ito italiano, così come gli jugoslavi non vennero mandati sul fronte balcanico e gli slavi non furono impiegati in Russia. L'ese rcito asburgico fu molto allarmato dall'intensificarsi dell'attività di propagane.la condotta dagli italiani nel 1918, che minacciava l'efficienza morale la compattezza delle unità sch ierate sulle lince avanzate, 5 La costitu zione dei reparti l'.L. era :;tata favorita dalla suddivisione , iniziata sin dal 1915, dei soldati auslro-ungarici catturati, in campi di prig ioni a secondo le cliverse na zionalità .
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proprio in un pe riodo in cui iniziavano a m anifestarsi i primi s intomi di d ecaclimenlo d ella capacità operativa d e lla forza armala, come le difficoltà di vettovagliamento, la penuria di munizio ni e la cris i del s istema dei trasporti nelle retrovie a corto di salmerie, cavalli da tiro e carbone per i treni. Ad a bbassare il morale e fiaccare la volontà di resiste nza e di vittoria dei soldati austriaci, contribuivano ino ltre le allarmanli no tizie p o litiche che p rovenivano d al fro nte inte rno dove si andava d iffonde ndo una atmosfera di caos, con le varie nazio nalità quasi in a pe rta rivolta contro il p otere centra le e la propagazione di scioperi a catena che colpivano sfavorevolmenle la produzione be llica, i collegame nti e la distribuzione delle risorse. Nel corso del 1918 l'ILalia si impegnò in una grande ed incessante ca mpagna propagandis tica d iretta contro l'Impero per convincere le nazionalità che non avevano più interesse a continuare la guem1 e ch e sta vano mo re ndo solo pe r perpe lrare le ambizioni di g lo ria e di conquisla della dinastia Asburgo e d e lla Ge rmania del Kaiser. Nell'a prile 1918 venne insediata la Commissione cenlrale interalle ata di propaganda s ul nemico, cui partecipavano anche delegati civili e mililari delle varie nazio nalità soggette a ll 'Impero Austro-ungarico. La propaga nda italiana puntò soprattullo sulla question e della crisi a lime ntare auslriaca e sui problemi e pregiudizi esiste nti trn. le varie elnie, ricorrendo a lanci d i volantini nelle trincee e nelle retrovie , distribuzione cli giornali, organizzazio ne di squadre di avviciname nto per fomenlare la sedizione nelle linee a ustriache mediante inc ilam ento a lla diserzio ne di singoli soldati e piccoli presidi e canto d egl i inni nazionali ed arie patrio lliche de i paesi sottomessi, assolutamenle vietati presso l'eserc ilo austriaco. Dal 15 maggio al 1 novembre 19 18 furono lan ciati die tro le lince n emiche 643 tipi d iversi di mani festini, per un totale cli oltre 59 milio ni d i copie, ins ie me a 9.310.000 numeri di giornale re datti in 4 linguc6. Tra le varie forme d i p rop aga nd a 6 I vo lanlini, compilati dall' l Jffic io sta mpa e propaganda dd Comando Supremo con l'assislcnza consul tiva della Conunissio ne ccnlralc interalleata e degli Uffici I.T.0. d 'armata, ve niva no d iffusi, oltre che con mczzi acrci, a nche utilizzando a pposili razzi, racchette e g ranate d 'a rtiglieria incrli, palloncini e pa ttuglie d 'infilLrazionc.
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messe in atto dagli italiani , quella ritenuta fonte di maggior pericolo e attentato all'unità e saldezza dell'esercito imperial-regio, era q uella costituita dalle legioni, la cui esistenza e larga partecipazione di volontari aveva un no tevole impatto psicologico sulle truppe e poteva fornire un luogo di aggregazione per que i soldati dell'esercito a ustro-ungarico che rifiutavano il servizio e la situazio ne politica della Monarchia Asburgica. Oi fronte a questi pericoli , oltre al frammischiamento della varie razze in ogni g rande unità ai fini di reciproca s01veglianza , il Comando Supre mo austriaco si vide costretto anch e a ricorrere a frequenti ridislocamenti e trasferimenti di reparti da un fronte all'altro per ridurre gli effetti e le ripercussioni negative della propaganda italiana. Nella seconda metà de l 1918, con il progressivo esa urimento de ll a capacità offensive dell'eserc ito ormai a corto dei rifomimenli essenziali, il logoramento de l tessuto economico e sociale de ll 'Impero causato dalla gravissima cris i alimentare , la Monarchia Austro-ungarica mostrava su l fro nre interno evidenti segni cli cedimento. Sul piano p olitico le s pinte na ziona listi che c ec he, magiare, polacche , ... scuo tevano sempre più le fonda menta dell ' Impe ro ormai sull'orlo del disfacime nto. Queste condizioni unite alla preoccupante penuria di e ffetLivi, che aveva costretto a lla mobilitazione delle classi più g iovani (1899 e 1900), insie me alle pressio ni dei patrioti romeni ed alle richieste d e ll e varie armate pe r estendere l'impiego di volontari stranieri, indussero il regio e sercito a far le va s ull'irredentismo d e i prigionieri rome ni pe r avvia re un piano di arruolamento di volontari da riunire in piccole formaz io ni destinate a co mbatte re con l'uniforme grigioverde il comune nemico asburgico. L'esercito francese e quello russo , del resto, avevano g ià da tempo fatto massimo ricorso a repa1ti di vo lontari s tra nieri costituiti da dise1t ori , fuoriusciti, esuli, ex-prigionieri appa1t ene nti a varie nazionalità e uropee (p o lacchi, russi, cechi ,... ), unili dalla comune volo ntà di comballere contro gli Imperi Centrali che o pprime vano i loro ideali p atrio ttici. Si costituirono così pi ccole formazioni di fante ria a livello pl oto n e/ compagnia poste a lle dirette dipendenze del Comando Supre mo cd assegnate per l'impiego alle varie armate come truppe d 'assalto p er l'esecuzione di co lpi di mano ed infiltrazioni d ietro le linee nemiche.
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A questi primi repa,ti di volo ntari romeni vennero distribuite divise eù equipaggiamenti dell'esercito italiano con cappelli d a a lpino a somiglianza dell 'uniforme adottata dalla legione cecoslovacca costituitasi nell'aprile-maggio 19 18 7 . Il 28 luglio 1918 a Ponte di Brenta si svolse in forma solenne , la consegna della bandiera di guerra romena alla prima compagnia di volontari costituita sul territorio italiano. Una compagnia di 250 uomini inquadrata nell'8!! armata comhatté con la 2a divisione d'assalto sul Montello e a Vittorio Veneto, una compagnia alla dipendenze della 5a armata fu impie gata con due plo to ni ad Asiago ed a monte Ceng io con la 463 divisione inglese, e con d ue plotoni sul Sisemol e s ul Valbella con la 2 3 divisione francese. Un plotone agì sul Cimone con la F armata , mentre un a ltro plotone assegnato alla 7a arma ta non ebbe occasione di entrare in azion e , trovando impiego nel servizio di propaganda. Nel mese di agosto s i formò una terza compagnia presso la 4" armata ch e si d istinse in combattimento sul monte Grappa. Per gli atti di valore compiuti, furono concesse ai volontari romeni 6 Medaglie d 'Argento al Va lor Militare, 16 Medaglie di bronzo e 145 croci al merito di guerra. Il comandan te dell '8a a rmata gen e ra le Caviglia tributò un e ncomio solenne alla compagnia romena dipendente dalla 21! divisione d'assalto per il comportamento esemplare tenuto durante il forzamento del fiume Piave, proponendone la menzione nella relazione ufficiale della battaglia di Vittorio Veneto. Tutti questi reparti d ell a forza complessiva di 830 uomini e 13 ufficiali, il 15 novembre 1918, non essendo più necessaria la loro prese nza al fronte per l'avvenuto armistizio, vennero inviati ad Albano Laziale sede del de p osito della costituenda legione romena , in attesa del trasferì-
7 L'll aprile il Ministero della Guerra aveva incaricato il maggior<..: generale Andrea Graziani di costituire il corpo cecoslovacco in Italia coadiu vato dal tenente colonnello Stefanik rappresentante dd Consiglio nazion ale dei paesi cecoslovacchi con sede a Parigi. In maggio, il corpo, denominato p oi 6• d ivisione cecoslovacca, poteva contar<.: s u due comandi di brigala con quanro reggimenti cli fanteria; il deposito ebbe sede in Poligno ed il ca m po cli concentramento dei volontari a Po nte d 'Amore (Sulmona).
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mento ai campi cli concentramento cli Avezzano, Casale di Altamura, Marino, Nemi. Dopo i positivi risultati ottenuti in combattimento dalla legione cecoslovacca e dai primi reparti romeni, nell 'ottobre 1918 il Governo italiano, di concerto con il Comando Supremo, aveva infatti fin almente deciso di procedere all a costitu'.Lione di una legione romena a livello grande unità. Con la circolare n. 22630-G del 15 ottobre 1918 il Ministro d ella Guerra sancì l'istituzione ufficiale della legione romena, posta al comando del brigadiere generale Ferigo cav. Luciano già addetto militare a I3ucarest, me ntre quale comandante del deposito di Albano La'.Liale venne designato il colonnello di fanteria della riserva Ferraio li cav. Camillo. I primi soldati romeni che entrarono a far parte della legion e furono alcuni degli agenti gfa inquadrati negli uffici informazioni delle varie armate, g li effettivi delle compagnie combattenti e delle centurie lavoratori . Attraverso una intensa attività di propaganda svolta dal Comando Supremo italiano cli conce rto col Comitato d 'azion e romeno ed ufficiali ex-prig ionieri ardenti na'.Lionalisti arruolati nel servizio informazioni ita liano, nei campi prigionieri furono arruolati sen za pressioni, ma per libero convincimento, migliaia di volontari destinali a formare le nuove unità della legione. Dei circa 60.000 prigionieri di nazionalità romena che si trovava no in Italia alla data dell 'armistizio con l'Austria-Ungheria, oltre 36.7 12 soldati di truppa e 525 uffic iali chiesero cli entrare a far parte della lcgione8 . Questa venn e organizzata secondo le tabelle organiche del regio esercito, con uffic iai i superiori di inquadramento italiani ed ufficiali inferiori ro m e ni. I nostri uffic iali, dapprima tutti vo lontari, doveva n o impegnarsi a seguire la legio ne in ogni circostanza per un pe riodo di tempo di a lmeno un anno. Secondo l'organico di guerra italiano, i reggimenti erano costituiti da 3 battaglioni s u 3 compagnie di fucilieri ed una compagnia di mitragliatrici Fiat con 8 armi. La compagnia di stato m aggiore provvedeva, per ogni battaglione, a ll 'amministrazione della sezione lanciabombe Stokes 8 Sul numero esatto degli effettjvi del la legione, le fonti ufficiali sono discordanti. Alcuni e lenchi nume1ici parlano di 525 uffic iali e 51.514 soldati dei quali 24.851 rientrati in Patria.
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da 81 mm, del reparto zappatori e dei militari che formavano il comando di battaglione. Già entro la fine dell'ollobre 1918 si era formato il 1° reggimento della legione , c h e prese il no me d i "florea". li 2° reggi mento, costituitosi nel gennaio 1919, come primo nucleo ebbe gli 830 uomini ch e avevano combattuto sul nostro fronte con le varie a rmate. Questi veterani , riuniti in un sol battaglione, a differenza d egli altri soldati de lla legione che indossavano la di visa d e lla nostra fante ria, conse1varono il cappello d 'alpino, il pugnale ed il moschetto. Q uesto reggimento ebbe il n o me di "Closca". Nel febbraio 19 19 fu formato il 3° regg ime nto della legio ne , den o minato "C risan ". Horea, Closca e Crisan erano i nomi di tre ero i nazionali romeni, che, dopo aver cap eggiato ne l 1784 la rivolta dei contadini romeni contro l'oppression e de lla nobiltà ungherese sotto il regno di Giuseppe-II, e rano s tati giustiziati ad Alba .Julia in Tra nsilvani a9. L'eserc ito italiano , volle o norare la memoria dei m aniri romeni, affit..lam.lu i loro no mi ai reggime nti del la legione, per motivare ancor p iù i volontari a ll'amor di patria e d a lla lo tta contro gli a ustriaci oppressori della loro identità nazio n ale. L'uniforme era que lla grig ioverde regolamentare dell'esercito italiano, le mostrine riporta va n o i colori nazionali romeni. Sul bavero de lla giubba, a l posto dell e stellette, vi era il numero di reggimento, me ntre sul berretto venne apposta la coccarda del tricolore rome n o con all 'inte rn o ancora il numero ordinativo del reggimento. Gli ufficiali e milita ri di truppa del regio esercito che prestavano servizio nella legione e nel deposito romeno, conse1vavano le rispettive uniformi , sostituendo a lle proprie mostrine quelle con i colori romeni. I distintivi cli grado per gradu ati di tmppa e ra no u gu ali a qu e lli in v igore ne ll'esercito ita liano , mentre per gli ufficiali si adottarono i binari al pos to d e lle ste lle tte . Il princ ipio cui s i ispirò l'a zione di coma ndo italiana p e r l' inquadramento ed addestrame nto dei volontari rome ni fu que llo de ttalo da l regolame nto di disciplina militare in vigore nel regio esercito. L'organizzazione e d is truzio ne dei reggimenti legionari vennero così fondate s u
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Crisan, non resistendo ai supplizi, si s uicidò in carcere.
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precetti quali l'esempio dei s uperiori, l'ordine, il buon governo amministrativo, la disciplina salda , ma n on fe rrea e irrisp ettosa della dignità personale. Si dovettero a ffronta re numerosi proble mi p sicolog ic i legati alla scarsa conoscenza reciproca di us i, costumi, regole militari tra uffic iali e sottoposti romeni, o ltre a q uelli dovuti alla umiliante condizione d i ex-pri gionie ri provati ne l fisico, da lunghi mesi di inattività , e nel morale pe r la cattura e s uccessiva detenzion e . Gli ufficiali italiani si dedicarono all a conoscenza ed apprendimento d el carattere delle truppe romene al fine di evita re attriti cd incomprensioni derivanti dal man cato rispetto e considerazione di p articolari consuetudini ed u san ze del popolo romeno. Lo studio d e lle abitudini dei nuovi compagn i d 'arme tendeva anche a valo rizzare tulle le varie manifestazio ni sentimentali e comportamentali che potessero favorire cd esaltare l' inso rge r e dell'idea le di p atria e d i od io verso l ' Impero Asburgico. 11 com ando italiano cercò di smussare le angolosità dipe nde nti dal rigorismo meccanico dell'educazione teutonica, che allontanava e provocava un eccessivo d istacco tra gli ufficiali ed i soldati di truppa, rcmlcmlo difficili e Lesi i rapporti al di là della esteriorit~t formale. La disciplina estremamente rigida in v igore presso l'esercito austriaco del resto mal si attagliava all'indole latina del so ldato rom e no, m olto più avvezza a comportamenti soli dali e camerateschi tra su perio ri e subordinati. C~randi sforzi vennero profus i p e r infonde re ne i legiona ri la coscie n za d e lla propria identità nazionale ed il culto dell'amor di patria, sottolineando la comunità di intenti della nazio ne ro me na cd italiana nella gue rra contro l'Austria- Ungheria per liberare i lembi di te rrito rio nazionale dall'occupazione asburgica . L'intensa attività di pro paga nda mirava a far assurgere la legio ne a simbo lo dell'unità nazio nale e de ll 'aspira7.ionc del popolo romeno alla libertà dall'oppressio ne austriaca. L'Ita lia veniva dipinta come una nazione amica , legata alla Komania dalla comune stirpe Ial ina , generosa verso i d iscendenti di Traiano, ai quali era con sentito da ex-prigio nie ri di riacquistare la propria libertà, inna lza nd o il tricolo re nazio n a le a fianco di ciuello ita liano per comba lle re il comune n e mico. Si ebbe cura
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affinché, sotto la guida degli ufficiali italia ni, s i sviluppasse nei legionari un nuovo senso di dignità e fierezza di soldato destinato a d ife nde re la propria terra ed il prestigio de lla propria patria. Attraverso una disciplina non troppo rig ida , una ordinata amministrazione, regolari e freque nti esercitaz io ni, si cercò di trasformare prigionieri umiliati nella coscienza e privati d e lla libertà, in legionari rigenerati ne l morale, pronti a giurare fedeltà alla propria patria e a combattere per la causa nazio nale. Altro compilo gravoso fu quello di amalgamare le varie componenti etniche presenti tra i militari romeni; ciò che aveva accomuna to fino al 1918 m oldavi, transilvani, zingari, valacchi , ebrei , ... e ra stata solo la lingua tedesco-ungherese e d il rispe ll o ve rso la monarchia d egli Asburgo. Per favorire l'integrazione tra le varie razze, il coma ndo ita liano stabilì che l'unica lingua am messa nelle relazioni di servizio tra kgionari fosse il romeno. L'azione morale e l'attività di p ropaganùa erano acc01npagnate d a un buon tratlamcnlo economico e rancio abbondante. Nei limiti delle disponibilità del se,vizio rifornimenti, si cercò cli evitare la distribuzione di quei gen eri alimentari che no n fossero riusciti gradevoli ai romeni , ponendo ogni cu ra affinché il vettovagliamento funzionasse in modo inap puntabile. Il venire inc ontro a lle a bitudini al ime ntari romene aumentò notevolmente il d e bito di riconoscen za e l'apprezzamento verso l'opera d e l coma ndo ita li an o da parte de i legio n ari. Nell 'attività addestrativa dei repa rti della legione venne dato g rande risalto alle istruzioni g inniche: per rigenerare il fisico dei legionari prostralo dalla prolun gata inazio n e cui e rano stati costretti dura nte la prigionia, venn e svolto un a ll e namento graduale e prog ressivo mirato a restituire loro la forLa fisica necessaria p er assolvere nuovamente i compiti di combattenti. Più che s ulle istruzioni mil itari, cui i legionari e rano già avvezzi, s i puntò sulle manifestazio ni di spirito nazionale, come balli, canti corali del folclore e delle tradizioni militari romene, che nell'esercito austro-ungarico erano state assolutamente vietate e b an dite. Pe r e levare la tru ppa al culto della nuova p atria, a comple mento dell'addestra me nto tecnico-militare, vennero organizzate feste con balli in costu me, giochi originari de lle varie regioni romene, saggi ginnici, gare sportive, ....
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L'armistizio con l'Austria e la s uccessiva resa de lla Germania del 1918 non porta rono all'immediato scioglimento d ella legione ed al rimpatrio degli ex-prigionieri d i gue na a rruolatis i ne ll 'esercito italiano. La situazione politico-militare interna della Ro mania , in fatti, no n era ancora ben chiara e delinea ta; il paese era ag itato da tumulti , scontri armali e forti erano le tensioni con tutti i p aesi confin anti. Il 3 nove mbre la p o p o lazione di Bucarest era scesa in p iazza contro il governo filo -tedesco. Il 6 novembre il presidente del gove rno Maghilo man fu costretto ad abbando nare la carica e le camere ve nnero sciolte . li 10 novembre la Ro mania decise di ripre ndere le armi a fianco de gli a lleati, inviando un ultimatum a lle truppe di o ccupazio n e d eg li Imperi Centrali p e r evacua re entro 21 ore il territo rio rome n o. Il 1 d icembre il re Ferdinando poté rie ntra re a nucaresl a ca po dell'esercito e di lrurpe fra ncesi rrovenie nti dal fronte ba lcanico. Lmanto, a p profitta ndo dello sfacelo d ell 'Impero Austro-U ngarico, le pop o lazioni di origine rome na della Bucovina avevano pro cl amato unilate ra lmente l'annessio ne della regio ne alla Ro mania , mentre in un'altra gran de assemblea riunita ad Alba Julia e ra stata proclamata l'unio ne cli lutti i romeni d ella Trans ilvania, del Ba nato e d e ll'LJng heria al regno d i Romania . Questi due atti di estre ma importanza pe r 1a nazio ne , segu iro no l 'annession e dell a 13essa ra bia ch e già il 21 genn a io 1918 aveva dichiarato di vole rs i affrancare d alla Russ ia e d unirsi al regn o d i Homania . L'esercito venne invia to a prendere possesso delle nuove province assegnate alla Romania in base ad a ccord i inte rnazionali inte rcorsi tra le poten ze v inc itri ci: l'occupazio ne della Bu covina fu pacifica, me ntre qu ella d ella Tra nsilvania sc-1tenò un conflitto con il nuovo s tato ungherese indipe ndente. Fo rti ten sio ni si re gistravano a nch e a d orie nte p o iché sia la Russia bo lscevica che la Russia re azio n aria bianca erano contrarie alla cession e d e lla Bessara bia, così come la Serbi a s i mostrava poco accond iscendente a ll a perdila di parte del n a na to e la Bulgaria a sud e ra fre mente di vende tta p e r la n uova sconfitta pa tita nel corso d el conflitto mo ndia le. La rivoluzio ne comunista scoppiata a Budapest a iutò indiretlarnenle la Ro mania che ricevette conside re voli ai uti in v ive ri , armi e d equ ipaggia m e nti d a ll e nazio ni de ll ' i n tesa , c h e in te nd evan o form are un bloc c o inl o rn o
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all'Ungheria per evitare che il bolscevismo di C3é la Kun si propagasse in altri stati dell'Europa centrale e danubiana. Le potenze vincitrici istituirono una apposita commissione militare incaricata di stabilire le aliquote dei rifornime nti da inviare con urgenza alla Romania. Nella seduta del 28 marzo, la Commissione interalleata decise c he l'Italia dovesse concorrere all'approvvigionamento di uniformi, cedendo 50.000 serie d i vestiario e 1.000 bardature da basto. Il Ministero della Guerra italiano, per precedenti dirette trattative con la Romania aveva già preordinato l'invio di a ltre 100.000 uniformi, buffette ri e cd aiuti in viveri. In seguito, la Presid e nza del Consiglio, d 'accordo con il Ministero per gli Affari Esteri e d il Capo di Stato Maggiore, fece però sosp e ndere la spedi7.ione di queste ultim e 100.000 serie e decise di inviare in Romania sol tanto l'a li quota s ta b ilita dalla Commissione Interalleata. Giunti questi ultimi materiali , il Governo romeno si lagn<'> v ivamente con quello italiano del mancato in vio delle uniformi, facendo presente le impellenti necessità di tale fornitura. In seguilo alle pressanti richieste romene, il Ministero della Guerra autorizzò la spedizi one cli altre 25.000 serie di vestiario, 3.000 tonnellate di avena, insieme ad 80.000 cartucce per fucili austùaci e d altro materiale bellico di produzio ne ita liana. Sconfitta l'Austria-Ungheria , la legione romena poteva diventare un valido strumento a dis pos izione d e lla diplomazia per estende re l'influenza politica italiana ne ll'arca danubiana e pe r favorire un ritorno economico d ella collaborazio ne in campo militare tra i due paesi10. L'aiuto militare fornito dall'Italia poteva servire a stringere forti vincoli e legami con il regno di Romania, 10 1 d corso del conflitto europeo l'It.alia fornì a lla Ho mania il segucnte mateiialc: d 'aniglieri a: un a batteria di cannoni da campagna cfa 75 mm rn0<.I. 1911 di p roduzione Vickers Terni-La Spc:zia, comple ta d i 4.800 proielli <.: 3 batte rie di ca nnoni da montag na da 65 mm con rdalivo munizio namento. Le artig lierie Vickc:rs Tc:rni venn ero cedute entro il kbbraio 191 6 prima ancora d ell 'ingresso in guc:rra de ll a Homa nia a fianco ddl'Intesa . tJlte riori richiestl' di forniture di rnat<.:riale be llico avanzate dal Govc:rno rome no fin dal 1914 vennero declinate dal Ministero della Guerra italiano, in considerazione de ll e impellenti nec<.:ssilù di artiglie ri e moderne del regio esercito pe r ripianare le pe rdite ed increment.are gli o rganici.
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nella prev1s10ne di un auspicabile sviluppo di intense e vantaggiose relazioni economiche volte a incoraggiare nel dopoguerra l'esporlazione cli merci italiane e ad aprire nuovi mercati a lle industrie nazionali. c;.Ji indiri zzi di politica estera italiana nell'imm ediato dopoguerra erano ino ltre allineati alla determinazione delle polenze dell'Intesa di conle ne re e reprimere nei Balcani e n ell'Europa orientale le rivolu7.ioni bo lsceviche c he minacciava no l'o rdine e d i fragili equilibri continentali 11 . Nel 1919 un battaglione italiano del 67° reggimento di fanleria e reparli minori, inquadrali in un corpo di sp e dizion e a lleato, combattevano in Murmania contro i rivoluzionari b o lscevichi russi. Tn Estremo Oriente, nella zona di Krasnojarsk, un altro piccolo continge nte italiano coslituito da una compagnia clell'85° reggimento di fanteria se1vì come deposito per la formazion e cli due battaglioni cli fanteria con soldati trentini e giulia ni dell'ese rcito asburgico già prigionieri della Hussia za rista. ()'accordo con le potenze o ccidentali , il Governo italiano autorizzò la fomilura di rilevanti aiuti in mate riale bellico alla Polonia , impegnala in un cruento conflitto contro le forze comuniste russe , ed alla Cecoslovacchia, attaccata nel 1919 dai rivoluzionari ung heresi di Béla Kun 12 . Per far fronte alla minaccia degli insorli comunisti unghe resi ed alle divisioni elci Governo russo dei soviet che s i stavano ammassando verso il Dniester, il Governo romeno sollecitò il rimpatrio dall'Italia dei prigionieri di guerra de ll'ex esercito asbu rgico. Uscito duramente provalo dalla disastrosa g ue rra contro g li Imperi Centrali, l'esercito rome no mancava cli h1tto ; o ltre ad a rmi ed equipaggiamenti era a coito anche di soldati addestrati ed istruìli Verso la fine d ella grande guerra e ra in v ia di c-o s tituzio ne in ltali:1 anche una legione polacc;i di e x-prigionie ri d e ll 'esercito austro-ungarico. 12 Ai ce co slovacchi ve n ne ro ceduti 60 r ezzi d 'a tt ig lie ria di rred a he llica austriaca di calihro compreso tra 8 e 15 cm , mitrag liatric i Fiat-14, 132 mitragliatric i Schw:1.rzlose , 25.528 fuci li e mosche tti mod. 91 , 15.800 h.tci li austriaci Mannliche r, 1.105 r istole italiane , 3.000 rugnali , 14 .972.800 cartucce , 57.000 g ranate d 'artig lie ria oltre a huffette rie ed altro e quipaggiamen to . Pe r gli aiuti alla Polonia si rimanda al lihro edito dall 'USSME "Missioni e addetti militari italiani in l'o/onia (1 9 19 -1923)"'.
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li al combattimento . La guerra incombe nte con l'Ungheria per il possesso della Transilvania e la necessilà d i rinforzare le truppe a presidio della Bessarabia in funzione a ntirussa, indussero l'esercito romeno, impossibilitato a mobilitare e richiamare alle a nni in tempi brevi altre forze fresche, a ric hiedere il rientro urgente dei veterani de l conflitto mondiale prigionieri in Italia 13_ Il primo piro.scafo carico d i legionari salpò chi Taranlo il 4 fe bbraio 1919 a lla volta della Ro mania. Il 1° reggimento fotte di 82 ufficiali (di cui 9 italiani) e 2.600 soldali partì per Costanza completam ente equipaggia to con al .seguito l'armamento individua le e di re p arto, il munizionamenlo di pronto impiego, mezzi cli trasporto e quadrnpedi, cucine, strumenti o ttici e da segnalazione, d o tazioni .sanitarie e viveri d i rise,va per 30 giorni 14 . Seno nché il Mini.stero della Gu e rra rom e no, fo rse fuorvialo da false no tizie di fonte francese, ch e dipingevano i legio nari provenienti dall ' Italia sobillati dalla propaganda comunis ta ed imbevuti cli idee bolsceviche, ordinò il disarmo e la smobilitazione dei repa1ti e l'immediato rimpatrio d egli ufficiali ilalia ni. L'esercito romeno non si lìclava evide nlemente di inquadra re ne lle proprie fil e reparli o rganici composti da ex-cittadi ni asburg ici arruola li prima ncll"esercito a ustriaco p o i in quello italiano, senza prima aver provveduto ad u na accura ta selezione. I romeni arrivarono p er.sino a la mentarsi del fallo ch e, dovendo porre in congedo mo lti leg ionari appa rte nenti alle classi più a nzia ne, a n davan o in questo modo perse le preziose uniformi in distribuzione, non avendo altri ve.stili da dare loro in cambio. Ino ltre i g iornali e l'opinione pubb li-
13 'l'emendo un 'ope razio ne militare su vasta scala dd l't:scrcito russo L>obccvico contro la Roman ia, le potenze alle ate schierarono un contingent<: composto da tre divisioni francesi, una e llen ica ed una polacca agli ord in i del g<:n<:rnk francese Graziani, a difesa de i confini sen entrionali del regno di Romania. Truppe italiane delle hrigate "Ivrea" e "Spezia" appa1tenenti a l corpo d i spedizion<: eh <: av<:va combattuto fin dal 19 16 a fia nco degli alleati in Macedo nia, parL<:ciparono invece all'occupazione dell a 1)robrugia meridionale contesa tra bulgari e romeni. 14 Alla data dd 25 aprile 1919 risultavano ceduti dall 'eserc ito italiano ai reparti della legion<: rom<:na rim patriati: 54 mitrag liatrici Fiat, 6.450 fucili e moschetti mocl. 91, 416 pistole, 6.500 armi bianche, a utoca rri e d o ltre .i.000.000 di ca1tucce.
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ca romena, all'oscuro degli accordi presi dal proprio governo con quello italiano per l'inquadramento e l'addestram ento della legione, non sapendo spiegarsi il così lungo ritardo delle operazioni di rimpatrio dei prigionieri dell'ex esercito austro-ungarico, erano stati influenza li da malintesi e da preven zioni a riguardo dcll 'ltalia. Benché la legazione ro mena a Roma avesse fìn dal 12 novembre 1918 assic uralo per iscrillo il Ministero della Gu e rra e degli Este ri italiano d i aver infom1ato il proprio governo delle questioni relative a lla costituzio ne della legione romena, le au torità politiche e militari d i Bucarest si d ichiararono all'oscuro della vicenda e dell'esistenza stessa della legione, no n avendone ricevuto infom1azione né da Roma, n é da Parigi, sede del Comando Inte ralleato. Alla fredda accoglienza della legione al rien tro in patria contribuirono comunque notevolmente anche disguidi e mancanza di collaborazione tra le autorità politiche e milita ri italiane ed i loro rappresentanti in Ru111a rii a. TI nuslru Ministro plenipotenziario a Bucarest si rivolse infatti al Ministero degli Esteri rammaricandosi di no n essere stato informato preventivamente degli accordi s ulla legione romena intercorsi tra il Ministero della Guerra italiano e la rappresenta nza diplomatica romena a Roma e di non aver potuto d i conseguenza rendere ed otta l'opinione pubb li ca e le autorità romene del generoso contributo italiano a favore del paese alleato. Il rilevante sforzo organizzativo ed economico svolto dall ' Ita lia per la costituzione della legione, non avendo ottenuto presso le a uto rità governative romene il giusto riconoscimento, costrinse il Ministro della Guerra Caviglia ad intervenire presso il Presidente del Consiglio del regno di Roma nia p e r richiedere una accoglienza più benevola almeno per gli ullìciali a ccompagnatori italiani. La popolazione civile romena e soprattutto gli ex legionari posti in congedo s i mostrarono invece più a michevoli verso l' Italia, oste ntando gratitudine ed apprezzamento per l'opera svolta dall'esercito ita liano verso gli cx prigionieri di guerra. Il 17 marzo 1919 il Ministero della Guerra italiano ordinò il disarmo dei reparti della legione, lo scioglimento dei due reggimenti ancora presenti e la costituzione d i battaglio ni di marcia in previsio ne del rim patrio di tutti i legionari. Ogni b allaglione, posto al comando di un ufficiale italiano coadiuvato <la un a iutante maggiore, un ufficiale medico e addetti a l servizio d i
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am ministrazio ne e contabilità, venne ripa rtito in quattro sezioni cli 200 m iliLari ciascuna comanda la da un uffidale s ubalterno romen o . Dopo il ve rsamento del materiale d 'armamento presso il deposito di Alba no , vennero lasciati a disposizione di ciascun ballaglio n e, oltre all'e(Juipaggiamenlo individuale, so lo una esigua dotazione di quadrupe di, biciclette ed autocarri in vis ta d e l trasferime nto a Grottaglie . ln questa località era prevista la costituzione di un comando di grnppo avente il compito di o rganizzare e coordinare con le auto rità della marina l'imbarco d e i re p arti dal porto di Taranto con destinazione la Romania. A funesta re le ope razioni d i rimpalrio intervenne però una grande e pidemia di tifo ese ntematico , che colpì i campi d i addestramento di Avezzano ed Altamura. Nonostante gli sforzi compiuti per de b e llare e circoscrive re il morbo , si contarono ben 360 motti ad Altamura e 39 ad Avezzano . La g rave situazio ne cli Alta mura fu dete rminata dalle miserevoli cn11diz in11i igie11iclie dei l>aracca 111e 11Li d e l campo prigirn ii cri di gu erra destinato in parte ad ospitare la legio ne romena, dalla deficien za d 'acqua che giunge va con tre ni s p e ciali giorna li eri d a Acquaviva delle Fonti e dall 'assenza del servizio sanitario. Su 1.000 legio na ri presenti, ben 1.500 si ammalaron o e d ovellero e ssere ricoverati in 9 baracche adibite a sale di degenza . I battaglio ni furono tutti isolati ed accampati in tende; furono impia ntate stufe d i clisinfes tazio ne, bagni, inferme rie, posli di me dicazione per cercare di d omare il morbo che impe rve rsò dall'aprile fino al luglio 1919. Furono colpiti da l tifo anch e u na crocerossina, il te ne nte cappellano e 4 ufficiali medici ita liani. Nel campo di Avezzano , essendo state ad o ttate energiche misure d i profilassi fin d a l primo a rri vo dei legio na ri, l'epide mi a ebb e un a mino re d iffusio ne . A p a rtire d a l luglio 19 19, cessato l'allarme pe r il Lifo, venne ro dirollali ve rso la legio ne indistintamente tutti i prig io nie ri d i g ue rra s udditi rome ni ancora presenti ne i vari campi italiani, a nche quelli che in precede n za a vevano rifiuta to l'arruo lame nto volo nla rio nella legio ne. Venne ro così inqu a drati nume ros i e x -prig io ni e ri d e ll 'e s erc ito austriaco d i nazio nalità sassone cd ungh e rese, p rovenienti da i terriLo ri rome ni irre c.lenli. Con essi enlrarono a far parte della legione romena un forte numero d i ufficiali sassoni e magiari , i quali ma lvisti d alla tru ppa di stirpè romena p er via de lla lo ro orig ine, trovaro-
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no notevoli difficoltà di ambie ntamento e<l inserime nto. I sassoni , pur risultando una etnia minoritaria in Transilvania, fino al novembre 1918 avevano d etenuto il potere politico e d economico nella regio ne, schiacciando le aspirazioni della maggioranza della popolazione favorevole all'annessione al regno di Roma nia. Gli uffìciali sassoni, come quelli ung heresi, parlando ma le o addirittura n on conoscendo a ffatto la lingua romena , crearono notevo li problemi di amalgama e coesio ne n ei battaglioni. C~li ufficia li di origine tedesca, in parte già in servizio pennanente e ffettivo presso l'esercito austriaco, e rano inoltre cli estrazione sociale superiore a quell a dei romeni, più colti, disciplinati e preparati dal punto di visla tecnico. Educa ti a lla scuola tedesca , conservavan o una caratteristica cl i superbia, d i convinzio ne di far parte di una casta superiore della sociel~1 e si con sideravano primi su tutto, in preparazione tecnica, forza morale ed istrnzione an che nei confronti degli stessi uffi ciali italiani. Sulle prime, l'avversione eia pan e dei legionari verso i propri ufficiali era così forte che essi p referivano farsi comandare e dipendere dire ttame nte dagli ita liani. li comando italiano s i adoperò p er ridurre le in compre n sioni e superare l'atteggiamento di sospetto e diffidenza reciproca tra la componente sassone-magiara e quella romena, organ izzando corsi di ling ua, conferenze, lezioni di a tte m il itare tenute da ufficiali italiani e romeni, traducendo in romeno e te desco varie pubblicazioni ed istruzioni in vigore nel regio esercito. Le confe renze, oltre ad accrescere le cognizioni di cultura gene rale e militare, servivano a limare le diffe re nze tra sassoru e romeni ed a rimarcare il ruo lo svolto dall' Ita lia a favore d ella nazione rome na ed a valo rizzare i vincoli d i amicizia e le comuni aspirazioni che legavano il popolo italiano a quello rome no. Non venne trascurala naturalmente l'educazio n e tecnica e morale degli ufficiali attraverso lo svolg imento cli temi Lallici, manovre coi quadri, lezioni di tattica , conservando e migliorando la loro già buona preparazione militare. Nei corsi graduati, istituiti per la formazione di caporali e sottufficiali, si cercò cli infondere negli allievi senso d i responsabilità e spirito di abn egazione, atTicchendo le cognizioni militari e disciplinari app rese durante il s erviz io n e ll'esercito austriaco, con le disposi7.ioni e regolame nti in uso n e ll'esercito italia no e raccomandando di instaurare con i sotto posti rapporti meno
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rigidi c d inflessibili ereditati sotto la passala disciplina asburgica. Il 27 luglio 1919 il Ministe ro d e lla Guerra sancì lo scioglime nto del deposito della legione rome na di Albano Laziale, nella considerazione che, cessata l'esigenza di formare nuovi battaglioni legionari e radunati tutti i prigionieri di guetTa romeni, la sua funzione si era ridotta ormai al solo disbrigo di pratiche amministrative e matricolari. Il comando di gruppo di Grottaglie fu soppresso il 31 agosto 1919, me ntre l'ultimo p iroscafo diretto in Ro mania carico di legionari salpò da Taranto il 2 aprile 1920. Intanto, appianale le di vergenze col Governo romeno c irca il re impiego delle truppe legionare ed il trattamento riservato agli ufficia li accompagn atori italiani, grazie anche al contributo del nuovo addetto militare italiano, il generale Ferigo, g i~t comandante della legione romena nominato in sostituzio ne del generale Peano, parte de i battaglioni rimpatriati vennero inquadrati nell'esercito romeno. Alcuni rep a rti di ex-legionari p a 11eciparono a lla v ittoriosa camp agn a contro i bolscevici
ungheres i, conclusasi con l'occupazio ne del la capitale magiara 15. Il 15 dicembre 1919 in una pa rata svoltasi p er le vie di Bucarest, tre battaglioni di legionari recentemente g iunti dall'Italia sfilarono in perfetto ordine dava nti al Re di l{omania, suscitando ammirazione per le loro nuove unifo rm i, l'equipaggiamento inappuntabile ed il loro o ttimo contegno formal e. li 4 novembre 1919 le autorità romene volle ro celebrare solen ne mente in segno di riconoscenza la vittoria mililarc italiana sull 'Austria-lJ ngheria, organizzando una cerimonia militare, cui intervenne una rappresentanza de lla marina italiana e d ella missio n e milita re francese, ed un b anchetto serale presenzialo d al Ministro della Cuerra rome no.
li co nsig lio intera lleato di Parigi, non cn:<lendo alle prom esse pacifiche d i Hé b Kun , d ec ise infa tti un'operazione congiunta cecoslovacca e romena contro l'\ Jnghe ria pe r rovesciare il governo rosso e disarma re i ri volt1ziona ri comun isti. Tra il 17 cd il 24 luglio 1919 si combatté un 'aspra hattag lia intorno al fiume Tihisco ch e t<.:nuinò con la p iena v ittoria rome na ; pe r qu:rnto già il 2 agosto il governo bolscevico fosse caduto e Hé la Kun fi1ggito in J\11stria, il 4 agosto i romeni cnLrarono trionfalmente a Hud"1pesr occupandola fi no a settembre. Con i s ucccssivi trattati di pace d i Triano n e Sevres del 1920 il regno di Romania ebbe riconosc iuta la Hucovina , la Transilvania e buona parte del Banato. 1~
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nocuMENI'O N. 1
DIClllARAZIONE
l sottoscritti , diserto ri irredenti di na:zionalit à romena , si dichiarano prontissimi di far se1v izio d'in.forma:zione suHa fronte . I solloscritti parlano perfettamente la lingua romena , italiana, tedesca, ungherese e ucraina. Pe r <..JUesto scopo possono trovare dei soldati nel reparto di Altamura, Tariglia presso <~cnova, e tra i 1500 soldati che furono a Padula. I sottoscritti sono disposti di sacrificare tutto il possibile da loro per la seguente garanzia del Governo Italiano: Che finita la loro opera, devono essere liberi, nello strettissimo senso della parola, che vuole d in-~ di essere i propri fabbri della loro fortuna e di non essere internati più in nessun concentramento pei prigionieri di guerra, né altrove; di non essere esposti al rericolo di <.:ssere rimpatriati in Austria, dove li aspetta la forca già da molto tempo; di essere riconosciuti 11guc1 li :-1gli ufficiali italiani, oppure a i legionari czeco-slovacchi, e d i liberare uno di loro e precisamente Ionel Risca - che lavori a Koma per la formazione di una legione romena, nello stesso tempo. I sottoscritti voglio no q uesta garanzia in iscritto dal Governo Italiano. Polla il 30 marzn 1918 Cornei Dreghiciu ex a(fiere disertnm irredento JonelMoga ex alfiere disertore irredento Temistocle Sevescu ex a!Jìere disertore irredento Dimitrie Radu ex sottotenente disertore irredento Joan Haica ex tenrmte disertore irredento Vasile Cisteianu ex sottotenente disertore irredento
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DOCUMENTO N. 2
Roma, 7 giugno 1918 Ministero della Guerra Commissione per i prigionieri di guerra n. 16425 di protocollo OGGETTO: ISTANZE DI UFFICIALI PRIGIONIERI DI GUERRA DI NAZIONALITÀ RUMENA PER ARRUOLAMENTO NEL NOSTRO ESERCITO
Al Comando del Presidio A.R L!fjìcio Ordinamento e Mobilitazione Padova
Il Prof. Manclrescu, Presidente della Socie tà d e i Romen i di Trans ilvania, Banato e Bucovina, ch'ebbe a v isitare il re p a,to dei prigionieri di g u e rra di Ci ttaducale , presentò a que sta Commissione 84 istanze di Ufficiali ed aspiranti cadetti di nazio nalità rumena colà internati, i quali desiderano <.li essere incorporati nel R. Esercito. S.E. il Ministro della Guerra, al quale furono inoltrate de lle istanze p e r le determinazioni del caso, le ha restituite significando ch e , no n è possibile l'arruolamento di d etti prigionieri nel nostro Esercito ma tuttavia i medesimi era no da segnalarsi a codesto Suprem o Coma ndo, che potrà impiegarli, eventualme nte, a scopo cli propaganda o contro-propaganda al fro nte . Pe rtanto, s i ha l'onore d i trasmettere un e lenco no minativo d e i prigionieri in parola, soggiungendo ch'essi già avevano c hiesto di a rruolarsi nell 'esercito rumeno, m a il Ministero degli Affari Esteri n o n poté esaudirli in segui to agli a vven imenti politici sopravvenuti in Orie nte. Si uniscono le relative domande con i rapporti informativi , tutti favorevoli ai richied enti. IL TENENIE GENERALE PRESIDENTE IL CONTRAMMIRAGLIO
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ELENCO DEI PlUGlONIERI DI GUERRA, DT NAZTONALffÀ RUMENA ASPIRANTI ALL'ARRUOLAMENTO NELL'ESERCITO TTAUANO Grado
Casato e Nome
Tenente 13abeu Zaharie Tenente llaica Giovanni Tenente Telegut Dr. Joan Tenente Pop Valerio Te nente Socacin Dr. Alexamlru Tenente Mirza Dr. Athanasio Tenente Maxirn Mihail Tenente Pisa Emiliano S. Tenente Kovary Dr. Demetrio S. Tenente 13acila Pompeo S. Tenente Brebau Dr. Aurelio S. Tenente Campea n Dr. Jo:rn S. Te nente Marginean Joan S. Tenente Gavruo Andrea S. Tenente .Jupescul Claudio S. Tenente Corclos Demetrio S. Tenente Carpinisan Romulu s S. Tenente I lo rbaniuc Mihai S. Tenente Stan Virgilio S. Tenente Stoian Vittorio S. Te ne nte Un gur Silvi u S. Tenente Tsopescul Modesto S. Te nente Metea Joan S. Te nente Cosmiuc Mihai l S. Tenente Chesch es Traiano S. Te ne nte Toclan Coriola no S. Te ne nte Olarin G iovanni S. Tenente Fe ie r Co riolano S. Te nente Tartureanu Emil S. Te nente Raclu Demestrio S. Tene nte Pop Cancliu S. Te nente Risca Jone l S. Te ne nte Gahleanu Nistor Alfiere nalorniri O ctavian Alfiere Bolis Nicola
Grado Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere Alfie re Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere Alfie re Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere Alfiere
Casato
e
13o tezat Bocca Dreghiciu Giosan Cantar Mironovici Cinghita Moga Cotiutiu Gemenariu lstrate Creanga Sevescu Hirninciuc Uglis Serban Vasilovici Triff Dr. Toacà
Nome Traia n Aurelio Cornei Demetrio Ovidiu Michele Cornei Giovanni Emilio Eusd>i<> Giovanni .Joanic hie Temistocle Emil Pietro Aurel George Tito Livio George
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Grado
Casato
e
Nome
Cadetto Cadetto Cadetto Cadetto Cadetto Cadetto Cade uo Cadetto Cadetto Cadetto Cadetto Cadetto Asrr. Ca<l. Aspr. Cad. Aspr. Cad. Aspr. Caci. Aspr. Cad . Asrr. Cad. Aspr. Caci. Aspr. Ca<l. Aspr. Cad. As pr. Cad. Aspr. Ca<l. Aspr. Cad . Aspr. Cad. Asrr. Ca<l. Aspr. Cad. Aspr. Cad. Aspr. Cad. Aspr. Caci.
Hosszu Rom o lo 13ochis Vittorio Ani.on lliese Ciol>otariu Artemie 13idnei Stefan Chihulca Lazar Popa Sabin Santa Albetto Lazarovici And rieo Ol>ada Gioacchino Ema n n el Sanciuc St.cfan Otel 13raclateanu Sofronius Grigori o Dragan Pantilimon Ivan Giorgio l uras Pintea Romo lo Nastasi Pietro Costa ntin Pitein Vancca Vittorio Yuga Yustino G iorgio Montia Dcrsidan G iovann i Diaconovici Mircea Aurel io Spata n Domsa Giuseppe Pop Vasile Cornc.:1 Muntean Sucik Vie.t or Prelipceanu Gab riel
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Parigi, 19 giugno 1918 Missione Militare Italiana in Francia Ufficio del Capo della Missione n. 2573 cli Prot. Al Ministero della Guerra - Divisione S.M. Roma Al C:omando Supremo Ufficio Operazioni - zona di guerra
OGGE1*f0: GENERALE ROMENO ILIESCO E PROGEITATA COSTITUZIONE DI UNITÀ ROMENE
Il Generale lliesco, già Capo di Stato Maggiore dell 'Eserc ito Romeno e poscia C:ap o della Missione milita re romena in Francia , oggi mi p artecipò il suo progetto di adoperarsi per la riunio n e di unità combattenti dei romeni di Transilvania e di Bucovina che app artenevano agli eserciti nemic i di Transilvania e d i Bucovina e che furono fatti p rigionie ri sul fronte italiano, s u quello fra n cese e s u quello russo. Il Ge nerale Iliesco calcola c he complessivamente si potranno utilizzare le risorse seguenti: c irca 20.000 romeni c he si trovano in Italia circa 6.000 romeni che s i trovano in Francia circa 100.000 romeni che si trovano in Russia e Siberia. Per quanto riguarda i primi due nuclei di risorse ora indicati, il Generale in questione avrebbe quale progetto la costituzione di battaglioni romeni da aggregare a quelli che organicamente costituiscono i reggimenti Italiani e Francesi. Egli non si propone di formare reggimenti o maggiori unità interamente romen e perché, essendo la Romania paese neutro, non è ammissibile un'unità combattente con bandiera romena. Invece questi nuclei minori di battaglioni, vestiti
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ed equipaggiati in modo simile all 'unità reggimento cui ognuno di essi sarebbe aggregato rappresenterebbe nuclei di volontari, ammissibili malgrado le condizioni attuali di neutralità della Romania. Tutti i battaglio ni rome ni in Ita lia (spars i nei vari reggimenti) rappresenterebbero una leg io n e romena ; e d altra legione ris ulte rebbe costituita dai battaglio ni romeni in Francia. Infine, colle risorse disponibili in Ru ssia e Sibe ria, s i dovrebbe costituire unità consimili a quelle ora indic ate , d a utilizzare in qu elle regioni. Pe r attuazione del suo programma il Ge n e ra le Tliesco si propone di pa1tire prossimamente per l'Italia , e sp e ra di essere poi autorizzato a recarsi a visitare i prigionie ri ro me ni che si trovano, secondo quanto egli mi riferì, a Cillaclucalc . Il colonnello di S.M. Addetto Milita re Capo della Missione e.Papa
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'! 'epeleni lì 27 Gennaio 19 /R
Pregiatissimo Onorevole , Ho avuto o ccasione, n e i gio rni scorsi, di trovarmi in conta tto con divers i magg iore nti rume n i del Pindo e de ll a Maced onia dai q uali ho rilevato c he, se da parte del nostro Governo, si permettesse la costitu zio ne di una legione rume na p e r esse re inviata a l nostro fronte, la proposta sarebbe accolta favorevolmente, anz i sarebb e accolta con entusia m o. Ormai i Rume ni della Macedon ia n on s pe ra no che ne ll'aiuto d ell'Italia p er p oter avere nelle regioni da essi a bitate qu elli ordimunenti a utonomi che gli dia n o la gara nzia di conservare e svolgere la loro na:donalità. Il mo vime nto verso l'Ita lia non è solamente un m ovimento d i simpatia ma è an che un m ovimento che rispond e ai lo ro interessi; infatti essi p e nsan o ch e l'Albania non sarà più staccata dall ' Italia e che l'Ita lia, diverrà, pe r questo fatro, l'unica n azio ne che si troverà in con dizioni di tutelarli e fficacemente e si salvaguardare i loro d iritti, m e ntre la Ro ma nia , divisa da loro d a lla Serbi a e da lla 11ulga ria, no n si troverà in grado, anche vole ndo, di interveni re a loro favore con que ll 'efficacia che essi desiderano. Per la conoscenza che ho d ell'ambie nte e della ling ua, pe r la grande s impatia e fiducia dimostratemi d ura nte la n ostra occu pazion e n el Pindo, p er la sincera amicizia che mi lega a molti notabili Rume ni di Salonicco, d ella Tessaglia e cli Coritza , riterre i ce,to che, qu a lo ra s'intend esse procedere alla formazio n e della legio ne, s i p otrebb e avere, com e pri mo e sollecito contributo, c irca 300/ liOO u o mini, salvo a raggiungere e s u perare il migli aio in tempo relativamente breve. Pe r attuare ciò mi occorre rebbe , p erò, una certa libertà di movime nto per mette rmi in contatto con questi mie i amici. La simpatia e l'affe tto che ho p er i Rume ni è grande
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e d acce tterei con e ntusiasmo di collabo ra re p e r la riuscita di questa legione. Voglia gradire, Pregiatissimo Onorevole , la confe rma dei miei devoti sentimenti
Suo devotissimo Capitano Giuseppe Papanti All'On. Capitano Francesco Fazi
Commissario civile Argirocas tro
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1)0(,'l/MRNTO N.
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ILLUSTR ISS IMO SIGNOR FRANCESCO FAZI COMM ISSARIO CIVILE ARGrnOC:ASTRO
Mentre l'occupazione italiana elci Pindo destò in noi il p 1u v ivo entus iasmo, l'evacuazione produsse la più gran de impressione negli animi di tutti i Rumeni. In nome mio e degli amici sottoscritti, per dimostrare l'amor nostro verso la nostra Grande Madre Roma, preghiamo rispettosam e nte l' l•:cccllcnza vostra affin ch é possa ottenerci il p erm esso delle Superio ri Autorità p e r formare una legion e che in questa guerra cli liberfa per le Nazioni, gomito a gomito, con i fratelli Italiani, e pre cisa me nte a lla fronte della Gran de Madre n ostra Italia, lottandoci, possiamo dimostrare con s incerità , devozione, e sacrificio il nostro vivo attaccamento . Speriamo quindi di poter realizzare le nostre sacre aspirazioni d i libertà e di esistenza nel Pindo Rume no. Viva la nostra Grande Madre Italia Viva il Pindo Rume no. Vi preghiamo Eccel lenza di gradire della nostra più grande considerazion e e stima Umilissimi serv itori: Zicu Tata Spiro Nicola Tomas Christu Theodor Criscu Mitru Vasili Vasil Giorgio Karalam Dimitri Mihail Dimitri Nicolas Mihail Sotir Christu Gheorghios Dimitri Sciami Cristo VasilJorgu Tomas Vanas ApostoI Jorgis Kola Tome
la le,~ùme Romena
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DOCUMJiNIO N.
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STIMATISSIMO SIGNOR FRANCESCO FAZI COMMISSARIO CIVILE ARGJROC:ASTRO
In questo momento che lulti gli Alleati cooperan o alla Fronte Ttaliana per cacciare il barbaro n e mico, che non la menzogna e il tradimento è riuscito a violare il sacro suolo della n ostra Grande Madre, i nostri sguardi sono rivolti colà con affetto vivo e sincero. Noi rumeni di Albania, legali agli Italiani di oggi, per sangue, per lingua e per discendenza comune , non possiamo restare indifferenti alla violazio ne del suolo della nostra Grande Madre. Per ques to in no me di tutti i connazionali rumeni della Penisola Balcanica , soggiogati da popoli con i quali rn>n aul>iamu nessuna affinità di razza, domandiamo di poter formare una Legione di rnmeni per fraternizzare sulla Fronte Italiana. Preghiamo quindi l'Eccellenza Vostra , che conosciamo come un nos tro sincero protellore , a ben volersi interessare di n o i e presentare questa nostra doma nda al (""i,ove rno di Sua Maestà il Re per l'approvazione.
Gradite Hccellenza l'a ssicurazione della nastra particolare stima e considerazione H. Balamaci Revisore delle scuole Rumene di Curitza Andiu Nuoci Rappresentante i Rumeni del Pindo Papas Cotta Balangiu Presidente della Comunità di Coritza Dott. A. Zega
Rappresentante dei Rumeni di Caterina Sterie Balamaci Rappresentante del Comune di Pleasa Virgil Papazi di Bitola (Monastir)
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l)()CIJMHN/0 N .
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Add ì, 6 maggio 19 18 R. Esercito ita liano Comando Supremo Ufficio Operazioni N.
10433 di protocollo AI COMANDI DELLE ARMATE P, 2\ Y, 4", 6", 7~ E, PER CONOSCENZA AL COMANDO DELLA 5" ARMATA
OGGEITO: PRIGIONIERI
Per espresso desiderio del Gove rno, si sta addivenendo, ne i campi dei prigionieri all'inte rno , alla separazio ne dei prigionieri czechi, jugo-slavi, romeni, polacchi, in altreuanti campi lo ntani da quelli dove si custodiscono i prigionieri tedeschi e magari. È opportuno che tale no rma sia pure seguita in zon a di gu erra appen a i prigionieri vengono condotti ai ca mpi di con centramento delle Armate. In ta le modo si ris petteranno anche, senza danno della s ic urezza militare e della disciplina , quelle promesse che i recenti manifesti lanciati su l ne mico hanno fatto ai soldati d ella nazionalità slave e romene de ll'impero Austro -Ungarico. T Com andi delle Armate vorranno provvedere in tal senso , sfmttame nto finché possibile agli attuali campi di concentramento. IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO
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DOCUMENTO N.
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Addì, 28 mag{!,io 1918 R. Esercito italiano Comando Supremo
Ufficio ordinamento e m obilitazione N. 876 di p rotocollo R.S. Al MINISTERO DELLA GUERRA - OTVTSTONE S.M. OGGETTO: PRIGIONIERIJUGO-SLAVI RICHIESTI QUALI COMPLEMENTI PER L'ESERCITO SERBO
Si trasmette, per conoscen za, l'unito foglio, con (Jualc. l'nffi cia le di collegamento presso il Comando Supremo Inglese chiede l'appoggio di questo comando, per l'invio <li prigionieri jugoslavi quali complementi all'esercito Serbo - Al riguardo si fa presente quanto segue: La commissione dei prigio nieri di g uerra ha messo a disp osizio ne di questo Comando, per lavori, 11.600 prigionieri di nazionalità jugo-slava, ch e in questi giorni stanno appu nto affluendo in zona di g uerra. Detta aliquota di prig io nie ri ju go-slavi, unitamente a 3.600 rum e ni, rappresentano complessivamente un quantitativo di prigionie ri assai infe riore a que llo rrecedentemente concordato da q uesto Comando con cod esto Ministero rer le esigenze lavorative. Per conseguenza q uesto Comando, pur apprezzando le ragioni esposte nell 'unila lettera , non può appoggiare la richiesta del W.O. ; invita , anzi codesto Ministero, come si disse ne l telegramma 2706 del 26 corrente, a esamin are la possibilità di accrescere con ogni m ezzo il contingente di prigionieri che possono essere adibiti ai lavori della zon a di g u e rra, e rimane in attesa di cortese riscontro al riguardo. IL S07TOCAPO /JI S.M. DHLL 'h'SHRCITO
Filippo Cappellano
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OOCl!MhN/0 N.
N. 23456
9
Roma 13 Giugno 1919
MINISTERO D ELLA GUERRA - OIV ISIONE STATO MAGGIO RE UFFICIO PlUG IONIERI GUERRA
OGGETIO: CONCENTRAMENTO PRIGIONIERI GUERRA NAZIONALITÀ RUMENA AL COMAND O SUPREMO - UFFICIO ORDlNAM EN'l'O E MOBILITAZIONE
Non appe na le con dizioni sanitarie locali lo p e rmettono p regasi trasferire al Campo Romen o di Avezzano, seguendo le norme profilattiche d el caso, i prig ionieri cli guerra cli detta nazionalità che cosliluiscono la 006/\Ccn luria P.L. a Peschie ra composta cli 227 prig ionie ri e d i 90 p.g. c h e s i trova n o a Oossohu o n o (Verona). I movime nti dovranno avvenire previ accordi del Coma ndo Corpo Armala di Ancona. Si gradirà assic urai.io ne a movime nto avvenuto. D 'ordine
IL TEN. COLONNh'LLO CAPO UFFI CIO
Zanghieri
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DOCUMENTO N.
10
l WfTCTO INFORMAZIONI 1" ARMATA E III° CORPO
28 gennaio 19 18
Promemoria per S.E. Il Tenente Generale Giardino Sottocapo di S.M. dell ' Esercito
OGGETTO: RICHIESTA DI PERSONALE CZECO - SLOVACCO, SERBO E RUMENO.-
Indipendentemente dalla eventuale costituzione di una legione Czeco - slovacca e senza voler dare v ita ad uno speciale reparto combattente - questo Ufiìcio propone che s ia messo a sua disposizione un gruppo composto di Czeco - slovacchi, di serbi, di mmeni, presi fra i prigionieri austriaci che volontariame nte accettino di prestare la loro opera a favore del Servizio Informazioni. Data la precedente esperienza in m ateria, l'Ufficio ritiene che l'azione di tali elementi sarà incitatrice a numerose diserzioni e creerà forti imba razzi al comando n emico. Scopo. Gli agenti delle nazionalità sopra accennate dovran no, me diante un cauto servizio, cercare dei contatti coi soldati delle corrisponde nti nazio nalità combatte nti n e lle file austriache; creare fra essi un disagio psicologico, cercare inte lligenze cogli ufficiali pe r eventuali colpi di ma no; essere pronti per e ventuali infiltrazioni fra le fil e avversarie qualora una futura nostra vittoria ce ne desse il destro. Numero degli agenti. Occorrere bbe ro 10 ufficiali e 100 fra graduati e soldati cli nazionalità czeco - slovacca , 2 ufficiali e 20 graduati e soldati di nazionalità jugo - s lava - serba, 2 ufficiali e 20 graduati e soldati di naziona lità romena; a inq uadrare, a disciplina re , ad a mministrare e a completare i sudde tti si dovrebbero
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Filippo Cappellano
aggiungere 1 capitano, 1 s ubalterno, 1O fra graduati e soldati di nazionalità italian a. Totale italiani 12: non italiani 154. Tutto q u esto personale verrebbe preso in forza dallo specia le "Riparto Informativo" dipendente dall'Ufficio informa zio ni colla dicitura "agenti informativi". Disciplina. Rasata su quella del suddetto Re parto Info rmativo contemperata alla nazionalità e allo speciale servizio. Amministmzione. L'amministrazione come già avviene per i componenti il "Reparto Informa tivo" sarebbe fatta sul fondo sp ese informazioni. Per quanto si sia lo ntani e.li dare ad essa un caratte re militare, s'impone per necessità d i impiego, di momento e di ambie nte, una forma ana loga a quella che vie ne appl icata ai componenti il n ostro Esercito e cioè la seguente: ASSEGNI: Agli ujjìciali - il trattamen to di gu e rra dei corrisponde nti gradi d el nostro Esercito più una indennità giornaliera individuale di Lire 5,00 (indennità informativa). Alla truppa - il trattamento di guerra dei corris po nde nti gradi del nostro esercito più un' indennità di Lire 2,50 scompone ntesi in fissa ( 1,00) e informativa ( 1,50) VITTO: quello corrispon dente nel nostro Esercito. VESTIARIO: quello grigio verde, con bell'etto e elmo, senza spalline, senza colori ma con distintivi speciali inforrnativi e cioè la lettera "I" sia al posto <lelle stelle, sia e.lei trofei, sia dei gradi (una, due tre, "I" secondo i gradi, nera se gradu ati , uso argento se ufficiali). MATElliALl Armamento e munizionamento ciel nostro Esercito però in misura ridotta e distribuito solo a m o me nto opportuno. Cu ci ne per ufficiali in p rop orzione. Mate ria li cucine truppa in proporzione. Materia li vari. 1 Syde car - 2 motociclette - 1 biciclette. Sci camions Il desiderio che h anno m olti prigionieri czechi - slovacchi, serbi, e rome ni di rende rsi utili al loro paese eia affidamento ch e, impiegati nello speciale servizio, essi porteranno un contributo di lavoro informativo vantaggioso e si ncero come precedenti casi ha nno dimostrato.
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la Legione Romena
DOCUMENTO N.
11
Lì 2fehhraio 1918 R. Esercilo iLaliano
Comando supre mo Ufficio operazioni N. 3088 di protocollo OGGETTO: REPARTO INFORMATORI DI ARMATA AL MINISTERO DELLA GUERRA - DIVISIONE STATO MAGGIORE
e per conoscenza Ai Comandi delle Armate P', 3,! e 1,!
Presso i comandi di armala sono stati da tempo costitu1t1 specia li reparti informatori - formati da ufficiali e soldati italian i, che conoscono ben e le lingue del nos tro avversario - i quali, sotto la direzione del Capo Ufficio Informazioni di armata, esplicano il servizio informazioni sul nemico presso le truppe uµeranti secondo le disposizioni contenute nelle apposite "Norme generali " trasmesse per conoscenza a codesto Ministero col N. 2322 del 25 genna io u. s. Ora, data la s peciale s ituazio ne di alcune delle nazionalità facenti parti dell 'Austria Un ghe ria le quali aspirano a ll a propria indipendenza e s i dimostrano perciò apertamente ostili all'a ttuale regime, è stata riconosc iuta l'opportu nità di assegna re a i reparti di cui sopra un certo numero di prigionieri di guerra a ustro-ungarici di nazionalità czeco-s lovacca , jugo-slava , serba, pola cca e rumena scelti fra quelli che volontariamente s i offrano e.li servire a vantaggio della nostra e d e lla loro causa. li numero dei prigionieri richiesti sarebbe di 1O u fficiali e 100 uomini di truppa per le armate 3il e 4il; 14 ufficiali e 160 uomini di truppa per la P armata e TTT Coq10 d 'Armata complessivame nte.
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Filippo Cappellano
Detto personale passerebbe effettivo ai reparti informatori che sono amministrati dai qua,tieri generali delle armate; riceverebbe gli stessi assegni delle trnppc italiane, più speciali indennità eventuali che sarebbero loro corrisposte dai Capi degli Uffici Informazioni, analogamente a quanto si pratica per i fiduciari stranieri di cui ora si valgono. In relazione a quanto sopra si prega codesto Ministero cli vo ler autorizzare che i comandi di armata richiedano alla Conunissionc dei prigionieri di guerra il personale occorrente per il completamento elci rispettivi reparti informatori. IL SOTTOCAPO DI S.M. DELL'ESERCITO Giardino p.C.C. IL COLONNELLO CAPO UFFICIO
Lu legione Romena
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/)()(,'/JMFNTO N .
12
Comando supremo Ufficio affari generali Decifrato da Ten. Ponti Telegramma in arrivo Regis trato al n. 7287 - Prove nienza: Roma - <lata di spedizione 27/ 2 ore 10.30
INDIRIZZO: COMANDO SlJPl{EMO
23860 AZ7.urro. ASM. Per Ufficio Operazioni. Risposta suo telegramma 4618 et foglio 3088 e sentito anche Ministero degli Affari Esteri informasi nulla osta che a rmate richiedano noti prigionieri purché nessun caso siano ammessi combattere e lo ro prestazione risulti esplicitame nte volontaria. Ri c hieste potranno rivolgersi Commissione prigionieri già preavvisata. Ministro Alfieri
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Filippo Cappellano
f)()(,'/IMHN /0 N .
J]
Ministero della guerra Commissione per i prigionieri di guerra 'fl•:LEGRAMMA IN PARTENZA N. 17299 lNDlRlZZATO A: COMANDO SUJ>l:U..:MO UFFICIO ORDINAMENTO E MOBILITAZIONE
Zona di Guerra Spe dito da Ro ma il 21 g iugno 1918 T1 ProfP.sson-~ M:~nclwsc11 , PrP.si clP.nl<--'. del Comi1~110 Nazionale
Ru me no, reduce da Cittaducale ove, com e è noto, sono internati gli Ufficia li cli nazionalità rume na e di sentimenti apertamente intesofili, si è fa llo interprete d e i deside ria lui espressi dai pre detti ufficiali p erché essi s iano utilizzati negli uffici d 'informazione delle singole armate come è avvenuto per i dieci loro compagni c he di recente sono stati inviati a ll 'uffici o Informazioni d e lla 2~ Armata. Non per questo i rumen i rinunziano ad insistere nella costituzione della legione combatte nte rumena, ma, fino a quando ciò possa avvenire, essi desiderano non resta re inoperosi a Cittaducale senza prestare il loro en tusiasmo alla buona causa italiana . Aggiungo, per conoscen za di cotesto Coma ndo Suprem o c he , in seguito a d es iderio espresso mi da S. E. il Presidente d el Consiglio, 12 Ufficiali rume ni verranno, quanto prima, libe rati e posti a disp osizione elci Prof. Mandrescu per la propaganda; d i gu isa ché a Cilladucale, reste ranno disponibili poco più di 50 ufficia li rume ni. Gradirei che V.E. mi po n esse in grado di dare un qu alche riscontro a l Prof. Mandrescu.
Pel '/ 'enente Generale Presidente li Contrammiraglio
La Legione Romena
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DOCUMENTO N.
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Comando supremo dell'esercilo Ufficio orclinamenlo e mobilitazione
TELEGRAMMA IN PARTENZA (A MANO)
Li 22 agosto 19 lR
n. 2'1061 di JJrotocollo
COMANDO GENERALE GENIO
et corwscenza Comando 6;i armala Commissione Centrale Propaganda Estera
Pe r sopperire esigenze reparto informatori 6a armata pregasi dispo rre urgenza ch e dalle compagnie prigionieri lavoratori attualmente impiegate lavori presso Cavarzere ven!{ano messi disposiz ione ufficio informazioni suddetto militari volontari nazionalità romena (circa 80) ch e sono stati prescelti seguito propaganda ufficiali romeni delegati comilato azione stop. Si rimane attesa conoscere q uanti clementi saranno ceduti a tale scopo per p rovvedere se del caso loro reinlegro presso compagnie lavoratori stop Generale Badoglio. Per e.e
Il Colo nnello Capo Uffi cio
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Filippo Cappe!lan<>
DOCUMJJNJO N.
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RELAZIONE SULIA COMPAGNIA ROMENA
La Compagnia giunse al comando del Raggmppamento d e lla 2~ Divisione d 'assalto il giorno 24 ottobre. Tre ploto ni passarono a i Gruppi ed il quarto, comandato dal S.T. Tlossu rim ase a l comando a far servizio coi R.R. Carabinieri. I gruppi divisero po i a loro volta i plotoni assegnando delle squadre pe r ogni com pagnia. La compagnia si recò in linea la sera del 25, e all a sera del 27 parte del plotone comandato dal maresciallo Rachità passò così primi nuclei di a rditi sull'isolotto Lucca. In questa occasione ebbero mo do di distinguersi parecchi romeni, aiutando i Pontie ri sotto il fuoco nemico per riattare la passerella, cooperando a res pingere i contrattacchi nemici, riportando prigionieri e trasportando soldati feriti al di qua del Pi ave, come risulta dalle motivazioni pe r le proposte ricompense. Al passaggio di tutta la Divisione di assalto oltre il fiume i vari gruppi di romeni avan zarono colle prime p attuglie di arditi e furono cli grande aiuto an che p er le no tizie ch e potevano s ubito fornire dall'interrogatorio <lei prigionieri che si catturavano nell'avanzata. A Vittorio l'aspirante Yancea anelò con una pattuglia e.li romeni oltre SerravaHe e<l attaccò la re troguardia nemica, riuscendo a farle subire sensibili perdite. IJopo la p arte n za da Vittorio la compagnia fu riunita e passò a l 6° gruppo d 'assa lto. La compagnia ebbe dal 24 ottobre al 3 novembre n. 10 fe riti dei quali alcuni gravi. Due soldati furono fatti prigionieri, ma fortunatam ente riuscirono, dopo alcuni gio rni a fuggire e d a rientrare in compagnia. 11 contegno di tutta indistintamente la compagnia fu esemplare ed il comandante del gruppo Sig. Colonnello Trivulzio mi disse che sarebbe stato bene propo rre per l'encomio tutti qu e lli c he non erano compresi nella nota delle ricompe nse.
La Le,qione Romena
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L'elenco dei feriti e l'elenco di quelli che si sono distinti per atti di valore, con le relative motivazioni, sarà presso il Sig. Tenente Piso Comandante della compagnia .
L'ufficio di Collegamento
Belluno, 12 novembre 1918
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Fili/J/JO CajJ/Je/lano
lJOCUMHNJO N.
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Comando 8~ armala Stato Maggiore Ufficio Informazioni Addì 76 Novemhre 19 78
N. 2899 di protocollo I.TO. OGGETTO: PROPOSTE DI RICOMPENSE ALIA COMPAGNIA VOLONTARIA ROMENA
Al Comando della
sa armata.
La compagnia volontari romeni, formatasi n e l luglio u.s. , non aveva mai avuto finora occasione di essere impiegata in azioni cli g ue rra. Lo spirilo di disciplina , la serielà, lo slancio con cui tu tti Ufficiali e lruppa - allendevano alle istru zio ni e alla preparazione bellica del riparto , e rano una promessa sicura, e la mia fiducia sul contegn o che avrebbero tenuto in combattime nto e ra co sì fe rma che , giunto il momento di impiegarla n e lla gra nde azio ne a cui anime e corpi si era no temprati con diuturno lavoro e con s icura fede, d ie di il comando del reparto all'ufficiale romeno più anziano togliendolo al capitan o d egli Alpini Valsecchi ch e , con m olla a utorevolezza , con molto lallo e con solerle sagacia, l'aveva le nuto fino a llora. Rim ase all a compag nia un ufficiale ita liano , il Tenente Appendini, con esclusivo incarico di funzionare da collegamento, di facilitare con la maggior conoscenza della n ostra lingua e de i nostri regolamenti militari le relazioni della compagnia romena con i vari Comand i italiani, con i quali sarebbe venuta a contatto nello svolgersi dell e azioni . La compagnia era perfettamente pron ta ad agire da sé - p iccolo ma valoroso distaccam ento de llo sfortunato popolo frale llo e rappresentava col s uo baldo manipolo di giovinezze vola le alla
La Legione Romena
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grande causa comune un nobile e significativo concorso di forze morali. Le previsioni furo no pie na mente confermate d ai fatti. La Compagni a fu impiegata dapprima a piccoli nuclei fra zionata in pattugliette assegn ate a lle varie colonne d'assalto, poi tulla unita in un solo fascio di e ne rgie e di volontà. In tutte le circostanze - gli u o mini qu asi isolati o la compagnia tutta riunita col com ando dei propri ufficiali - il suo contegno fu s uperiore ad ogni elogio. Le motivazioni de lle varie ricompe nse c he qui s i propo ngono ne son o la prova documentata. •Il Colonnello Trivulz.io - comandante il 6° Cruppo d 'Assalto nell'apporre il s uo visto d 'approvazio ne a tutte le proposte di ricompense - propone ch e a tutti indistintamente i milita ri della com pagnia non altrimenti decorati venga conferita la Croce a l merito di Gue rra. Faccio m ia l'idea, pro p o ne ndo c he la Croce al me rito d i Guerra venga conferita a ll a Compagnia - con diritto ad ognuno dei militari che presero parte all'azione d i fregiarsene - con la seguente motivazione: "valoroso reparto di volo ntari , preparatosi con fede tenace ai supremi cimenti con una gaglia rda fusione di spiriti, giun ta l'ora de lla riscossa dava magnifiche prove d i bravura, concorrend o coi fratelli italiani, baldo manipolo, espressione vivente di d evozione alla Patria , all'ultima rotta del comune n emico".
il ten. Colonnello di S.M. Capo dell'Ujjicio Informazioni (A. Dupont)
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Filippo Cappellano
Prot. n . 3052 Da: I.T.O.
DOCUMliN/0 N.
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23 novemhre 7 9 78 OGGEITO: COMPAGNIA VOLONTARI ROMENI Al comando supremo - Ufficio Comunicati
Per doverosa no rma comunico che ho concesso alla compagnia rumena l'e ncomio solenne con la seguente m otivazio ne: "Valoroso reparto d i volontari, preparatosi con fede ten ace ai s upremi cimenti con una gagliarda fusione di spiriti, giunta l'o ra della riscossa dava magnifiche prove di bravura , concorrendo coi fratelli italiani, baldo manipolo, espressione vivente di devorazione alla Patria , all'ultima rotta del comune nemico". De lta compagnia impegna ta ne i combattimenti dei giorni 27 e 28 ottobre u .s. ha dimostrato così alto sentimento del dovere e lodevole s pirito di disciplina , da riscuotere l'unanime pl auso delle truppe colle quali essa combatteva. Propongo quindi che , come è stato fatto p e r gli esplorato ri czeco-slovacchi, an che la compagnia rnmena venga menzionata nella relazione ufficiale sulla battaglia di Vitt o rio .
Il Tenente Generale Comandante dell'Armata (Caviglia)
La Legione Romena
Comando 8"- armata Stato maggiore Ufficio Informazioni
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DOCUMENTO N.
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Roma 16 novembre 1918 N. 2903 di protocollo 1. T O.
OGGETTO: DISTINTIVO DELIA COMPAGNIA Al VOLONTARI DELIA COMPAGNIA ROMENA
Al Comando della 8fl armata
La compagnia volontari Rume ni direttamente dipendente da questo ufficio ha compiuto piL1 di quattro mesi in zona di guerra prendendo p arte in modo brillante alle ultime operazioni. Si c hiede, che a somiglianza di quanto s i pratica per i militari degli eserciti a lleati, e come è stato fatto pe r g li czcchi del 39° Reggime nto Esploratori, i militari compo ne nti detta compagnia siano a utorizzati a fregiarsi del distintivo della nostra g uerra.
Il '/ 'en. Colonnello di S.M. Capo dell'Ufficio Informazioni (A. Dupont)
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Filippo Cappellano
Comando della 8Aarmata Ufficio p e rsonale n. 16651 di prot. pers. o rd.
nocUMHNTO N.
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23 novembre 1918
OGGE1TO: CONCESSIONE DI RICOMPENSE AL VALORE. Ali '! Jfficio informazion i dell 'armata
Valendomi della facoltà ch e mi è data dal R.D. 1° luglio 1915 - n. 1072 - conferisco ai seguenti militari della 1" compagnia Ro mena la ricompensa al va lor militare che per ognuno è indicata,
sul campo: Medaglia d 'Argento.Tenente Piso Emiliano - Quantu nque ben consapevole ch e in Asp. Vancea Vittorio caso di cattura sarebbe mo1to in maniera infamante , - pa1tecipava volontariam e nte a tutte le azioni del Gruppo cui apparteneva dando bella prova di ardire e di calma in ogni combattimento. Piave- Ponte delle Alpi 26 o ttobre - 4 novembre 19]8 Soldato Gavrila Nicola - Irreden to Romeno, si arru olava volontario n e ll'esercito ch e combatteva gli oppressori della s ua Patria dando semrre mirabile rrova di patriottismo e di ardimento . Combatteva p er due g iorni sul greto del Piave, finché cadeva prigioniero ri uscendo a sottrarsi poi colla fuga alla triste sorte cui era stato condannato. Nervesa - battaglia del Piave 28 ottobre - 8 ottobre 1918.
La Legione Romena
Soldato Gradinar Nicolò
Cap. Magg. Ali. lJffic. Ludu Bartolomeo
Solda ro Pop Vittorio
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- Fatto prigioniero mentre combatteva valorosamente riusciva a fuggire dopo essere già stato condannato a lla morte Nervesa - 26 - 3 1 ottobre 1918 Rimasto sul greto del Piave a causa della rottura della passerella cooperava a resp in gere l'attacco nemi co; ripassava il fiume su di un barca il giorno seguente solo quando erano già passati tutti i suoi dipende nti salvando inoltre un soldato gravemente ferito. Piave - 26-27 ottobre 1918. - Passato il Piave colla prima pattuglia corùballeva valorosamente. Circondato da forze nemiche dopo tenacissima resistenza ripassava il Piave a nu oto riprendendo il suo posto di combattimento nell a comp agn ia. Nervesa - 26-27 ottobre 1918.
Medaglia di Bronz o: Soldato Taurean Demetrio - Ferito, rifiutava di recarsi al posto di medicm:ione, rimane ndo in linea fino a che durò l'azio ne. Piave - 26-27 ottobre 1918. Soldato Breb Demetrio
Yasile
- Gravemente ferito non volle a llo ntanarsi dalla linea del fuoco cooperando così a respingere un contrattacco ne mico servendo d 'esempio ai propri compagni. Ne1vesa - 26-27 ottobre 1918.
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Cap. Magg. Chiorean
Filippo Cappellano
- Offe rtosi volontario per riprendere i superstiti rimasti nel greto del fiume (Isola Lucca) pa ssava il fiume riuscendo a compie re l'operazione propostasi; nel ritorno rimaneva colpito da gas lacrimogeni. Nervesa - 26-27 ottobre 1918.
Ali. Uff. Merlas Stefano - Si offrirono volontari in un rischiosisCap. Magg. Tlambasan llie simo servizio di pattuglia dalla quale Caporale Sten.i Georg rientravano dopo aver inflitte serie Soldato Bristian Giovanni perdite all'avversario riportando utiSoldato Caldarariu Racoltà lissime informazioni su ll o schieraSoldato Barsan Demetrio mento di difesa nemica. Appunt. Doban Giuseppe Fadalto - 31 ottobre 1918. S. Ten. Cosmino Michele - Quantunque ben consepavoli che in Mar. Magg. Rachità Gregorio caso di ca ttura sarebbero morti in S. Ten. Hossu Romolo maniera infamante, partecipava n o volontariamente a tutte le azioni dando bella prova di ardire e di calma in ogni combattime nto. Nerves a - Vittorio - 26 o ttob r e 4 novembre 1918. Cap. Magg. furcovan Adam
- Fra i primissimi te ntò il passaggio del Piave su passe re lle ba ttute dal fuoco ne mico. Tali passerelle distrutte, coadiu va va efficacemente con sangue freddo e ardore non comuni l'op e ra d e i soldati del Genio ne l riattivare i passaggi, finché veniva graveme nte fe rito in questa sua opera volo ntaria. Piave - 26-27 otto bre 19 18.
Soldato Ilustca Nicolò
- Passato il Piave colla prima pattug lia prese parte ai comba ttim e nti svolti s ul greto. Mutilato a l braccio destro
1:a Legione Romena
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da scheggia di granata non volle ritirarsi finc hé non cadde a terra esau sto. Nervesa - 26-27 ottobre 1918. Soldato Avram Giovanni - Si sla nc iava co ll e prime truppe a l passaggio del Piave. Col fuoco d ella su a mitragliatrice spiegava una azione così mic idi a le , da costringere il presidio nemico ad un a precipitosa ritirata, lasciando in sua mano diversi png1omcn. llattaglia del Piave - 26 ottobre 1918. Unisco a lla presente le insegne della ricompensa , perché codesto Ufficio le faccia pervenire ai valorosi decorati. Il 'l enente Generale Comandante dell'Armata t'° Caviglia
Fili/>/JO Cappellano
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nocUMENFO N.
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TELEGRAMMA
Dalla Commissione Prigionieri di guerra Al Comando Supremo
Uj]ìcio Ordinamento e Mobilitazione 3 ottobre 19 18
273 16 - Commissione Prigionieri Guerra stop Partecipo che Generale Ferigo ha disposto pe rché primi 26 ufficiali nazionalisti rumeni accompagna li da sei n ostri ufficiali interpreti vengano fatti p a,tire per Mantova onde iniziare propaganda fra prigio nieri trupp a lavoratori stop Codesto Comando sarà preavvisato giorno arrivo direttamente da Comando riparto Cittaducale Contrammiraglio vice presidente Filipponi.
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La Legione Romena
Comando supremo
nocUM/i'NTO N.
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Uffic io Affari Generali
TELEGRAMMA lN A.RlUYO Registrato al N. 31342 Provenienza Roma - data cli sp edizio ne Li 14/ 10 ore 22/20
Indirizzo: Comando supremo
Testo 127III. D .S.M. Azzurro per S.E. Badoglio. Risposta telegramma 2060. Generale Ferigo preferisce soluzione p roposta eia V.E. e cioè invio acl Avezzano intere comp agnie lavoratori Romeni. Prega voler disporre perché tutti gli ufficiali Romeni inviati zona guerra eccettuato Aspirante Medico Diarin che p regasi far entrare Univers ità Castre nse Padova siano rimandati Cittaducale da dove saranno in parte inviati ad Avezzano per propaganda e quindi tutti aff1uiranno al De posito Albano appena pronte. Prego d isporre che qua llro compagnie lavoratori Romeni per volta siano inviate al p iù presto ad Avezzano. Gradire bbe di essere informato del giorno parte nza dalla zona g uerra degli ufficiali e delle compagnie lavoratori Romeni. Q uesto Ministero fa riserva circa computo prigionieri Rome ni fra quelli indicati foglio 42806 codesto comando essendo questione ancora da studiarsi. P. M inistro Meomartini
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Filippo Cappellano
Ministero d ella guerra Segretaria lo generale Divisione stato maggiore Sezione 3a . 226 30G - circolare
nocuMENFO N. 22
Noma, addì 15 ottohre 1918
OGGETTO: Costituzione della legione romena Al Comando d el corpo d 'armata territoriale di Ro m a; Agli Uffici interessati del Ministero delle guerra e del Commissariato generale per le armi e munizioni ; Al Comando della legione romena; e per cunoscenza Al Comando Supremo del R. Esercito; All'intendenza generale del R. Esercito; Al Comando territoriale d el corpo cli stato maggio re.
In conseguenza delle determinazioni adottate dal ~- Governo per appagare i voti espressi dal Comitato di azio ne ro mena in Italia e ch e riassu mono le aspirazioni dei romeni qui residenti e dei prigionieri d i guerra a us tro-ungarici di n azio n alità romena , verrà costituita un a «legione romena• destinata ad op e rare a fia nco delle truppe italian e sul nostro teatro di gu e rra. Quale coma ndante de lla legione è stato destina to il brigadie re generale l•erigo cav. Luciano. Pe r le opera7.ioni relative alla costituzio ne v ie ne stabilito , a decorrere d a l 15 corre nte, un deposito rom e no con sede in Albano La zia le (Roma); qua le comandante del deposito è stato designato il colonnello Ferra io li cav. C:amillo (fanteria-riserva).
Costituz ione organica della legione e del deposito. La legione sar~t costituita in battaglioni cli fante ria di linea ch e verranno successivame nte raggrnppati in unità maggiori secondo le formazioni organich e del R. esercito italiano.
La Le,_~ione Romena
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TI deposito romen o avrà la costituzio ne e le attribuzio ni cli un normale d e posito di fa nteria di linea del R. esercito italiano.
Dipendenze Fino a q uando le unità de lla legione romena n on verranno trasferite a d isposizion e d e l Comando Supremo, la legione rimarrà alla diretta di penden za di questo Minis tero; il dep osito romeno, pur essen do alla dipe ndenza del comandante la legion e ro m en a, potrà direttam ente corrisp o ndere con questo Ministero per tutte le varie incombe nze di se1v i:z.io.
Operazioni di arruolamento e.furrnaziune delle varie unità L'arruo lamento dei volo n tari rome n i verrà e ffettuato d a una o p iù commissio ni incaricate dal coma n dante d e lla legio n e d i concetto del Comita to d 'azio ne, ch e agira nno p resso i campi cli concentramento cli prigio nie ri di gu e rra , a secon da d elle dis p o sizioni ch e volta a volta impa1tirà il coma ndante de lla legione. Effettuato l'arruolam en to, verrà disposto per l'affluen za progressivo degli arruolati al d eposito; la costituzione delle singole unità verrà regolata d a l coma n dante della legione.
Gradaz ione }!,erarchica Sarà quella del R. esercito italiano.
Unifòrmi Sarà quella dell 'arma cli fanteria di linea del R. esercito italiano con mostrine dai colo ri n azio na li romeni. Sul bavero de lla giubba, a l posto de lle stelle tte verrà messo il num ero del reggime nto .
282
Filippo Cappellano
Sul berretto, in luogo del trofeo, verrà apposta la coccarda elci colori nazionali romeni, nell'interno della quale verrà apposto ancora il numero del reggimento. I distintivi di grado, per i gradu ati di truppa, saranno uguali a quelli del R. esercito italiano e per g li ufficiali sara nno costituiti da spranghette di tessuto metallico ai controspallini in numero corrispondente al g rado ; per gli ufficiali superiori le spranghette saranno accompagnate da una bordatura in trecciuola d 'argento. Gli ufficiali e militari di tmppa del R. esercito ita liano mandati a prestar servizio nella legione o nel deposito romeno conserveranno la rispettiva uniforme sostituendo - quelli dell'arma di fanteria - alle proprie mostrine quelle della legione romena.
Di'iciplina e giustizia militare Finc hé non siano impartite disposizioni speciali saranno in vigore, per la legione romena, il regolamento di disciplina ed il Codice penale militare ita li an o.
Disposizioni di carattere amministrativo Ai militari arruolati ne lla legione romena spetteranno le competenze stabilite per i corrispondenti del R. esercito italiano. Tutti gli ufficiali romeni che sono già stati accettati dal C:omitato di azione romena in Italia , indipendentemente dal giorno in cui firmeranno l'atto di arruolamento, avranno assegni corrispondenti al loro grado con decorrenza dal 16 corrente. Gli a ltri ufficiali che s i arruo leranno in seguito, e gli u omini di truppa, saranno considerati, per gli atti amministrativi, alla stessa stregua dei militari italiani dal giorno in cui firmeranno l'atto di arruolamento. Gli ufficiali ed i militari di tru ppa italiani che e ntreranno a far parte della legione romena saranno amministrati dal d eposito romen o.
La Lep,ione Romena
Gli uffici di questo Ministero e del Commissariato gen e rale per le armi e munizioni impartiranno sen z'altro d i propria ini ziativa, o s u richiesta del comandante la legione, le conseguenti disposizioni esecutive di ris pe ttiva competenza.
i/Ministro V. Zupelli
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Ministero della guerra Segretariato Gene rale Divisio ne stato maggiore Sezione Y
Prol. n. 24088 G.
Filippo Cappellano
1>oc11M1:.NJO N.
23
Roma, 31 ottobre 1918
OGGETTO: cosnrunoNE DELIA LEGIONE ROMENA
Al comando del corpo d'armata territoriale di Noma; agli ujjìci interessati del Ministero della guerra e del commissariato generale per le armi e munizioni; al comando della legione romena; e, per conoscenza: al comando supremo del R. Esercito; all'intendenza Generale del N. Hsercito al comando territoriale del corpo di stato maggiore.
A seguito della Circolare 22630-G. in data 15 ottobre 1918 e per provved ere al completamen to de lla costituzio ne relativa al 1° Kcggim ento dell a legio ne romena, sulla base del q uale saranno costituiti gli altri reggime nti, si stabilisce quanto segu e: Il reggimento sarà eq uipaggiato e dotato dei mezzi atti a conferirgli , p er quanto è possibile, scioltezza e d a utonomia tattica e logistica , e pertanto: a) I battaglioni saranno formati su tre com pagnie fucilieri e d una compagni a mitragliatrici, 1 reparto zappatori, 1 sezione lanciabombe da 76 (Stokes). Le com pagnie fu cilieri saranno su 4 plotoni ed u na sezione m itraglia trici leggera, ccl avra nno la forza di 5 ufficial i e 178 militari di truppa complessivamente. I fucilieri saranno armati d i fucile e baionetta mod. 91.
La Legione Romena
2&5
Gli ufficiali saranno tutti a rmati di pistola ; gli ufficiali subalterni com andanti di p lotone o sezione o reparto corrispondente riceveranno pc! combattimento anche un m oschetto m o d . 91 pe r lruppe Speciali e una ba ionetta. b) Saranno assegnate: a ciascuna compagnia 2 carre tte leggere a ciascun coma ndo di battaglione 4 carrette leggere (di cui 2 per gravine e ba<lili; 1 per cartucce; 1 p er viveri e b agagli); 1 salmeria di 38 muli. a ciascun com ando di reggimento 4 carrette leggere (di cui 1 per l' ufficio amministrazio n e ; 1 p e r la maggiorità reggimentale; 1 p er v iveri e bagagli; 1 per m ateriali di segna lazione e m ate riali antigas; 1 salmeria di 56 muli. c) L'cquipaggiarnenlo individuale per gl i zappatori comprend erà nel totale di ciascun reparto i seguenti attrezzi: N. 3 t'otelle me triche a nastro (per i gradua li) 4 ma11elli a granchio (pe r i 4 ca porali) 1 mannaresi con guaina 7 seghe snodate con guain a 2 segacci con guaina 2 pialle 7 picconi a fe ndente con g uaina " 40 badili con g uaina " 30 gravine con guaina " 30 funicelle da zappatore d) Sa ra n no d istribuit e a ciascuna com pagnia fu c ilieri seguenti attrezzi leggeri da zappatore: N. 10 picozzini con guaina " 1O picozzini zappella con guaina " 50 vanghette con g uaina e) Tutti i materiali di uso generale e di cucina saranno qu elli organicamente prescritti per i reparti indicati nello specchio segu ente. O Ciascuna salmeria di ballaglione riceverà 20 ghirbe da 50 litri cd inollre ciascun a compagni a riceverà in d otazione 5 b idoni Thermos da 18 litri. g) Sarà distribuita a ciasc un militare una tenuta di p an no con
286
Pi/i/J/J<> Cappellano
mante llina o cappotto. La calzatura sarà da montagna con chiodatura pesante (2 paia di scarpe). h) I quadrupe di, il carreggio , le armi , il materiale vario e.l'armamento e di equipaggiamento, il m ateriale di uso generale, dovranno affluire, con la massima urgen:La , a l forte Pietralata, ove saranno ricevuti a cura del De posito della Legione romena di Alba no Laziale. i) Il comando d el Deposito romeno di Albano richiederà al Ministero d e lla Guerra - Direzio n e Genera le Servizi Logistici ed Amminis trativ i; Commiss ariato delle Armi e Munizioni - Direzio ne Generale d 'Artiglieria - Direzio ne Generale del Ge nio - Ispettorato Ippico - i materiali vari, il carreggio ed i quadrupedi di compe tenza di ciascuna Direzione ed Isp etto rato. Negli indirizzi p e r la spedi:Lio ne d e i materiali dovrà essere segnato: Deposito Legio ne Ro me na - Forte Pictralata. Di ciascuna spedizione s arà dato preavviso te leg ra fi co al Comando del Deposito della Legione Ro me na di Albano La:Liale in modo ch e dello Comando possa p rovvede re in temp o pel ricevimento del materiale spedito. 1) Ciascun reggimento d e lla Legione romena avrà, per ora , la seguente forza - italiani - rome ni .
La Legione Romena
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I
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Comando cli reggimen to 3 comandi
Totale Totale generale
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2
4
91 3 20-/4 264 78
3 re parti zappatori 3 sezioni lanciabombe 3 Stokes 9 compagnie fucile 9 36 3 battaglioni 9 sezioni mitragl.ci leggere 3 compagnie mitragliatrici
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1287
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4
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24
34 49
458 1927
-
-
-
-
-
-
-
-
83
2385 120
60
170
20
3
m) Pe r il 1° reggimento, le sezioni mitragliatrici leggere e le compagnie mitragliatrici di battaglione, completati d e i carri, quadrupedi e biciclette - dato il limitato tempo disponibile - saranno fornite in zona di gue rra e composte di elem e nti esclusivame nte italiani.
Il Ministro Zupelli
Fili/J/J<> Cappellano
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DOCUMF.IV/0 N .
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Elenco numerico degli ufficiali italiani che hanno appartenuto alla legione romena. Elenco numerico della truppa italiana Truppa
Ufficiali Nume ro
Grad o Genera le Brigadie re Colo nne lli Ten . Colo nne lli Maggiori Capitani Tenenti Sottotene nti Aspira nti ufficiali Totale
1
3 2
15 65
Numero
Grado
6
Ma rescia lli Sergenti Magg. Sergenti Caporalmaggiori Ca porali
8
29 20 36
72
50 3
Soldati
176
139
Totale
275
Tota le generale: Q u attrocentoqua tto rdici
Elenco numerico degli ufficiali e della truppa romena che hanno apparlenuto alla legione romena Tru ppa
Ufficiali Grad o Colo nnelli Maggio ri Capita ni Tene nti Sottotene nti Aspiran ti ufficiali Totale
Nume ro
G rado
Numero
1
5
32 97
Graduati e soldati
36712
To ta le
36712
29/i
96 525
Totale generale Trentasellemila duecento tre ntasette.
Lu Legione Romena
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Direttive per l'istruzione dei legionari romeni del campo
1°) Panire dal principio c he l'istruzione individuale è la base de ll 'addestra me nto della trnppa che sollanto se gl'individui sono p erfetta me nte addestrati si o tterrà la p erfetta man ovra dei Reparti; e che i primi difetti difficilme nte si tolgono. 2°) Procedere in ogni istruzione dal facile al difficile, e soprattutto ne i primi giorni, n o n irrig id ire il legionario, ma rende rlo agile e disinvolto, e condu rlo poi gradatamente alla precisio ne de i movime nti formali. 3°) Fondere insieme le varie istruzio ni in modo d a evitare la noja e la s tanc hezza e tener presen te che l'istruzione, per d are buo ni fru tti deve essere ricevuta con lie to ani mo, p e rciò deve essere variata, inte ressante e non troppo prolungata. 4°) Con la calm a e la pazie nza, l'incoraggiamento, l'encomio, ispirare fid ucia, togliere dal Legionario ogni prevenzione ed ogni preoccupazione, affezionarlo a se ed alla n uova v ita. Astenersi d alle grida , e dalle minaccie; non ricorre re all e punizioni se non si è prima largamente avve1t ito e consigliato, e se non si è certi d e lla cattiva volontà. 5°) Preferire l'esempio, l' imitazio ne, a lle spiegazio ni specialmente per gl'esercizi nuovi; e ne lle poche s p iegazioni indispensabili, u sare u n linguaggio ch e possa essere compreso da tutti . Te ne r presente come l'istru zio ne per imita7.ione richie de ch e l'istrutto re s ia un modell o perfetto e tale anche nel con tegno p e rché anche in q uesto verrà dal legionario imitato. 6°) Destare fin dal principio ne i legionari il sentimento dell'amor proprio e d ell'e mulazione; non me tte re in canzonatura i loro d ifetti ccl eITori, e tanto meno permettere c he ciò facciano i loro compagni. 7°) Non trascurare ma i occasione per parlare a l Legionario della s ua n uova Patria, dirne la su a grandezza attua le, degli sforzi e de i sacrifici sostenuti durante la gu erra, cita re sovente i n omi e le gesta degl'eroi nazionali, intrallen erli sovente sulle condizio ni statali o sociali d ella grand e Romania.
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Filippo Cappellano
8°) insegnare gl'esercizi pratici con una progressione tale che ciascuno di essi serva cli preparazione a quelli c he lo seguono, ma non insistere molto su uno stesso movimento. Accontentars i di ottenere gradatamente in ogni esercizio la correttezza necessaria, e guardare prima che ad a ltro alla buona volontà. 9°) Esigere assolutamente, a su o tempo, esecuzione rigida ed esatta in quegli esercizi che la richiedano, e ciò anche come scuola disciplinare; esigere questa esattezza prima ne lle posizioni che nei movimenti. 10°) Ricordarsi che il Comando fiacco trae seco una esecuzione egualmente fiacca. 11 °) Nell'istruzioni teoriche ricorrere ad esempi pratici piuttosto che a lunghe spiegazioni. 12°) Dare largo sviluppo a tutto c iò c he ha carattere nazion ale, e quindi ai canti corali, ai balli, ai giochi.
La Legione Romena
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/JOCUMENl'O N.
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Istruzioni agl'ufficiali del campo legionari romeni del campo
Il 30 giug no ne l Ca mpo Legion ari Ro meni h a avuto mm o u n corso d 'istruzio ne d i tattica, di to pografia, d i storia, di lingu a italiana a tutti g l'lJfficiali Romeni.
G io rno Lunedì Ma rte dì Me rcoledì Giovedì Venerdì Sabato
O re dalle/ alle 16/ 18 9/ 11 8,30/ 11 ,30 10,30/11 ,30 8,30/ 11 ,30 8,30/11 ,30
Genere delle istruzioni Lingua romen a Storia e corrispondenza milita re Istruzion e tattica e tecnica Lingua italiana Istruzion e ta ttica e te cnica Topografia e schi zzi topografici
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Filippo Cappellano
24 aprile 1979
DOCUMENTO N.
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R. Esercito italiano Comando supremo ! Jfficio operazioni
Prumemoria
OGGETTO: SITUAZIONE POLITICO MIUTARE IN ROMANIA AL PRINCIPIO DEL MESE DI APRILE
( Da una relazione del Gen. Peano, I{ . Addetto Militare a 13ucarest)
A) Situaziune politica L'azio n e svolta dagli alleati pe r circoscrivere la Hussia bolscevica ha indotto il governo m assimalista , spinto da impe llenti necessità economiche, a te ntare di rompere il "cordone sanitario " ch e lo stri ngeva da una parte. Trovando sba rrate le vie d e lla Siberia e del Caucaso d a forze in e ffic ie nza, il governo d ei Soviet ha deciso l' invasione d e ll'Ucraina, regione ch e per le sue interne discordie si presentava poco alta alla resistenza. L'offensiva b olscevica mina ccia se riamente la Bessarabia occupata dai romeni. Contemporaneamente alla minaccia milita re , i massimalisti svolgono in Ucraina un'attiva propaganda contro la Ko mania, facendo credere la Bessarabia si trovi ne lle mani di un governo d ispotico e sfruttatore. Pe r combatte re il pe ricolo bolscevico non s i p uò fare affidamento su ll'Ucraina, imbevuta di idee rivoluzio n arie. La barriera che protegge dai massimalisti l'Europa Centrale cd Occidentale è formata dalla Polonia , dalla CzecoSlovacchia e dalla Homania. È n ecessa rio che gli a lleati proc urino
La Legione Romena
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di d are a iuto ai tre stati indicati e in particolare per la Romania risolvano le seguenti questioni: a) inviare con larghezza alla Romania approvv1g1onament1 m viveri e vestiario. (Il bolscevismo è una emanazione d ella carestia) . b ) Formare una barriera continua d al Baltico al Mar Nero, aiutando e rafforzando la Galizia. c) Garantire la Romania ai s u oi confini della Bucovina , dell'Ungheria e della Bulgaria, perché essa possa opporre tutte le sue forze alla minaccia bolscevica sulla fronte nord orientale.
B) Situaz ione militare Il governo massimalista, monopolizzando tutte le risorse della produzione rnssa è riuscito ne llo spazio di un anno ad organi zzare un esercito capace di combattere e di soste ne rs i contro eserciti regolari . In complesso in questi ultimi tempi le truppe de i Soviet mantengono la difensiva sulle vari fronti , ad accezione della fronte Ucraina , dove avanzano con s uccesso. L'abbandono di Odessa costringe più che mai la Romania a vigilare ai suoi confini della Bessarabia , p e rò attualmente essa v i può disporre solo di scarse forze. Pe r e ffetto de lla mo bilitaz io ne ordinata in Transilvania , s i stanno costitue ndo 4 nuove divisioni romene, d i cui 2 g ià in grado di essere impiegate e due in corso di o rganizzazione . Così l'esercito romeno verrà ad avere 21 division i di fante ria e 2 di cavalle ria, più e lementi non indivisionati. Pe rò solo una parte dell'esercito è mobilita ta , cd è all 'incirca suddivisa ne l modo segue nte: Transilvania - 2 div. di fant. , 2 d iv. d i cacciatori, 1 div. di cavali. del vecchio regno. 2 div . di fant., formate di recente con clementi transilvani e 2 divisio ni in via di costituzione. Bucovina - 1 d iv is ione di fanteria n essa rabia - 2 div. di fanteria e 1 cliv. di cavalle ria. La Ko rnania potrà mettere sul piede di g uerra il resto ddl'c sercito, quando avrà ricevuto dalle Po tenze a lle ale, materiali cli equipaggiamento di cui è priva.
Filippo Cu/J/Jellano
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DOCUMENTO N .
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Parigi, lì 26 ma rzo 1919 I lote l Edouan..l Vll DELEGAZIONE ITALIANA PER LA PACE
Sezione Militare
Ministero Gue rra (Gabinetto) e p e r con oscenza Preside nza del Consiglio (Gabinetto) Min iste ro Este ri (Gabinetto)
N. 2887 Sp. - Proviene De legazion e ita lia na Pace Se zio n e Milita re stop C~o verni Intesa h a nno deciso urgenza soccorre re Romania fornendole materiali <li cui questa ha bisogno p er mettere effi cienza forze necessarie a difendersi da bo lscevismo che la minaccia alle frontiere stop Ho mania ha fatto conoscere suoi bisogni per vestire ed quipaggiare 224.000 u omini e p e r provved ere bardature quadrupedi sto p Delegati Grandi Poten ze riunitisi staman e fu rono d 'accordo conced e re mezzi richi esti di parte dei quali Inghilte rra ha già iniziato carico stop Prima p e rò d i stabilire aliquote con cui vari stati d ovran no con correre s i è deciso che ciascun ra ppresentante militare riferisca se et quali disp o nibilità posseggasi de i m ate riali onde trattasi sto p Si gradire bbe pe rta nto sapere in quale misura Italia potrebbe fornire oggetti vestia rio calzature e quipaggiamento barda ture stop Tali dati d ovranno essere p resentati seduta venerdì 28 corrente e p e rciò pregasi cod esto Ministero vole rli far pe rve n ire an ch e in fo rma somma ria entro domani 27 facendo seguire ap pena p ossibile dati più dettagliati precisi stop Segue te legramma indicante in d e ttaglio materia li richiesti stop gen. Diaz.
La Legione Romena
Registro n. 3506 Sp. Provenien za Roma M. G.
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DOCUMENTO N.
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Data di sp edizion e lì 2-4-19 ore 15
I DTRTZZO : OELEGAZIONE ITALIANA PER LA PACE
Sezio n e Militare
Testo: N. 20819 Div. Stato Maggiore Sezio ne 3/A Stop L 28 stop Per Sezione Militare Stop Risponde Telegra mma 3096 data 29 marzo Stop """Questo Ministero à disposto urgente invio a m. Taranto mille bardature soma, cinquantamila serie oggetti equipaggiamento comple te che saranno inv iate Romania imbarca ndole su stessi piroscafi c he trasportano reparti legio ne Rumena . Comun icasi tale rig uardo che a seguito precedenti trattative delle quali est a conoscen za P residente del Cons ig lio et Ministero d egli Affari Esteri venne pure preordinato invio in Romania altre mille serie complete e quipaggiamento per le quali Ministero Affari Este ri in forma Governo Rome no ha dis posto invio apposito piroscafo per trasporto Stop Soggiungesi infine che sono state a ltrcsì richieste buffetterie, galleue, e t generi condimento in scatol e Stop Pregasi confermare telegraficamente se si possa d ar corso tutte le cessioni s udde tte richie de ndo proposito a nc he pare re Ministero Sonnino Stop Ministero Guerra Italia Cavig lia""".
Comunicato al Presidente del Consiglio, Ministro degli F.steri, Addetto Militare
Filippo Cappellano
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DO(,'/JMHN/0 N. 2_9
Ministero della Guerra Oivis. Stato Maggiore Telegramma in partenza n . 4162
I NDIRIZZATO ALLA DELEGAZ IONE ITALIANA PER LA PACE
Sezione Militare Hotel Eduard Vll 0 - Parigi Spe dito da Roma il 7 aprile 19 19
(Testo) T mate riali disponibili attualmente per eventuali cessioni al Governo Rumeno sono i seguenti: Materiali di vestiario ed equiµaP,giamento n. 100.000 serie vestiario (p ronte) composte di: berretto - giubba - panciotto - pantalo ne - cappotto - fasce di panno grigio verde - 2 camicie flanella una ca mi cia tela - 3 paia calze - 2 paia mu tande - 2 fazzoletti - un te lo d a tenda - 2 cravatte - un paio calzature d elle taglie 26 e 27 n. 100.000 serie vestiario, composte come sopra, in corso di prepara zione " 500.000 coperte d a campo 50.000 calzari da trincea, con e sen za pelliccia " 200.000 calze di lana " 500.000 camicie di lana 50.000 gabbani impermeabili p. 500.000 guanti di lana n . 10.000 sacchi a p e lo p. 500.000 sopracalze impe rmeabili 50.000 uose valdostane
la i,ep,ione Romena
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dotazioni complete per 100 battaglioni, di materiali di servizio generale e cucina, comprese casse di cottura, bidoni te rmos, bidoni per acqua, lanterne, e oggetti di can cell eria carri mensa per ufficiali <~alletta........................................ quintali scato leLLe carne........................... n. condimento ................................. razioni n.
10.000 5.000.000 100 milio ni e più
Materiali di artiglieria Finimenti di timone p e r montato di batteria n. 1000 Finime nti di timo ne per sollornano di batteria n. 1000 Fi nimenti di mc:ao per montato di batteria n. 1000 Fi nime nti di meao per sottom ano di batteria n. 1000 Finimenti di volata per montato di batteria n. 1000 Finimenti di volat~i p er sottoma no di batteria n. 1000 (con i relativi accessori e d oggetti per governo q uaclrupedi) Bardature a basto mod. 98 Il . 2000 (con la prescritta serie di accessori ed oggetti per governo quadr.) Finimenti a stan ghe per traino e someggio n. 1000 Finimenti di rinforzo per traino e someggio n. 1000 (con la rispettiva serie di accessori e di oggetti per il governo quadrupedi prescritta per ogni carretta da battaglione) !3ardature a seHa per batte rie campagna n. 400 (complete di accessori ccl oggelli per il governo quadrupedi) - Pe r le buffeLLerie e cing hi e di fucili n on è stata ancora be n definita la consisten za ma s i ritie n e vi sia poca disponibilità. - Pe r i ca1Ti d 'assalto occorrerebbe un preavviso di qualche mese poiché come è noto la costruzione di essi fu sospesa nel novembre scorso, e sarebbe p erciò necessario ripre nderla interrompe ndo le liquidazioni in corso di alcuni materiali già fabbricati.
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Filippo Ca/J/Je/lano
- Pe r gli aeroplani si fa riserva di fornire da ti precisi ad accertame nto ultimato . Nei m ateriali sopra e le ncati sono comprese le 50 .000 serie d i equipaggiamento e le 1000 ba rdature a basto delle quali è già in corso la sp e dizione come da telegramma n . 3096 in d ata 29/ 3/ 19 d i codesta Delega zion e, e tutti gli altri mate riali pe r i qua li esistono g ià tra ttative col Governo Rome no com e d a telegramma n. 20819 in d ata 2 corr. di q uesto Ministero. Per norma comunicasi infine che le 50.000 serie cli e qu ipaggiamento già in corso di spedizione hanno la segu ente composizione: 50.000 be rretti - giubbe - pantalo ni - capp o tti - mollettiere b o rraccie - cucch iai - gabbani - imperm eabili - teli d a tenda - stivaletti e guan ti di lana 150.000 camicie cli tela e la na 250.000 paia calze cli coto ne e la na 100.000 coperte d a campo 100.000 fazzoletti 100.000 mutande ed in fin e d otazio ni di materiali di equipaggiamento gene ra le e cucina sufficie n ti a d inquadrare in reparti o rganici 50 m ila uonum . Il Ministro
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nor:,!M//N TO
N.
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R. ESERCITO ITALIAN O COM AN DO SUPKEMO
UFFICIO OPERAZIONI
N. 19067 di prot. G.M.
25 aprile 19 19 OGGEITO: ARMI E MUNIZIONI CEDUTE DAI.L'ITALIA AD ALTRI STATI
Alla de lega zione italiana p e r la p ace Sezione militare Si ris p o nde al telegramma sopraclis tinLo, cornuni can<lo
<lai.i
re lativ i alla vendita all 'este ro cli armi e mun izioni. Alla Leg io ne Rume na:
Materiali italiani 54 5820
534 96
316 100
mitragliatrici Fiat fucili mod. 91 Mosche tti mod. 91 moschetti p er T.S. pistole a rotazio ne mo d. 89 p isto le automa tiche
108 sciabole-baione tte in più di quelle assegn ate ai fucili 516 sciabo le 3.259.252
17.103
cartucce per armi m od . 91 cartucce per pisto la
Materiati ex-nemici 80.000 cartucce p er fu cili austriaci Distrib uzion e gi~1 eseguita . li Sottocapo di S.M. dell 'h"sercito f' Badoglio
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DOCUMENTO N.
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Copia di lettera della "Vickers-Terni" in data 18 dicembre 1914
È noto alla E.V. che da vario tempo sono in corso trattative fra la nostra Società ed il Governo Rumeno per assicurare all'industria nazionale una importa nte commessa di a1tiglieria da campagna. Per accordi passati tra codesto On. Ministero e S.E. il Ministro della Guerra, fu anche nel passato luglio, concesso ad una speciale Commissione Rumena di Ufficiali Superiori d 'Artiglieria, di assistere ai tiri di prova ed alle esercitazioni in campagna di un analogo materiale d'artiglieria c h e andiamo fornendo al Reg io Esercito. E col consenso del R. C~overno tali trattative furono pro.seguite dopo lo scoppio della guerra europea, dati i buoni rappo,ti esistenti fra il nostro Paese e la Rurnania. Ora, per lo svolgime nto delle trattative stesse, ci occorrerebbe poter disporre di una sola batteria su quattro pe zzi, di campio ne, usufruendo del materiale di riserva in corso cli fabbricazione. Q ualora, come ci auguriamo, potesse esserci consentita tale facoltà , non ce ne avvarremo soltanto nel caso c he il Governo Rumeno ci dia un serio affidamento , per una importa nte commessa dopo il buon esito delle prove c he dovrebbero essere condotte mediante la batteria stessa. E potremo così, non solo assicurare un ulteriore lavoro ad una numerosa e provetta classe opera ia cui va esau re ndosi quello in corso, ma metteremo a ltrcsì il Reg io (~overno in posizione d a poter eventuale requisire u n importante m ateriale , qualora ne avesse occorrenza. Confidiamo, pertanto che la E.V. per tali considerazioni e pel vantaggio in genere dell'industria naziona le, vorrà esprimere il di Lei autorevole e favorevole consenso a S.E. il Ministro della Guerra per l'accoglimento di questa nostra istanza.
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La Legione Romena
DOCUMENTO N.
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IL PRESIDENTE D EL CONSIGLIO DEI M I N ISTRI
Roma 13 jèbbraio 1915
Caro Generale, c irca g li acquisti fatti in Italia daJla m1ss1one rumena, presiedu ta dal colo nne llo Rudeanu , h o ricevu to dal Prefetto di Milano il te legramma-espresso ch e Le trasmetto in copia perch é Ella p ossa p ersonalmente verificare se si sia and ati più in là de i limiti consentiti. Cordiali saluti .
ajf/rno f' Salandra A.S.k'.
il P,enerale Villorio Zupelli Ministro della Guerra
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Fili/1/10 Cappellano
Telegra mma-espresso n . 641 della R. Prefettura di Milano diretto al Ministero dell'Interno 10-2-1915
Da informazioni confidenziali ma assolutamente sicure , mi risulta che emissari Rumeni , dal atale ultimo a questi g iorni hanno fatto acquisto per circa 30 milioni di lire per a ffari compiuti a Milano e Provincia, Brescia , Genova e specialmente a Torino e per generi cli varia natura. La nota missione Rumena, che fu già a Roma e composta del Colonnello Fudeano, Colonne ll o Michclescu , Capitano Popescu Tenente Quanta e dei horghesi !striati, Harlat e d altri, si fermò a Milano n ei giorni 7 e 8 corrente, il giorno 9 si recò a Torino ed oggi è partita per Parigi. - Durante la loro permanenza a Milano e a Torino hanno compiuto le seguenti operazioni: 1°) - acquisto di 50 milio ni di cartucce, che sa ranno fornite parte dalla Metallurgica di Livorno e parte dalle trafile rie di Milano; 2°) - Duecentomila proiettili <la cannone e duecentomila ele menti di proiettili , materiali che verranno forniti da un Trust di industria li del genere, cli Torino; 3°) - Una grossa quantità , non meglio indicata, cli materia le chimico e cascami <li cotone per la preparazione del fulmicotone , fornita da una ditta di Torino; 4°) - Trecentomila paia di scarpe militari fornite da varie ditte , delle quali 50.000 dal Genovese Canzio, residente a Torino; 5°) - Sono in trattative p e r l'acquisto cli 60 camions militari con l'Itala-Fiat-Isotta e Fraschini ; pare che l'affare rimanga aggiudicato alla Fiat, che ha fatto le migliori offerte; 6°) - Corrono trattative per acquisto 100.000 metri panno militare e 300.000 tela per tende; 7°) - Hanno trattato con certo Carli Aleardo s uddito Italiano, residente a 11raila, ma ora a Milano per acquisto considerevole proiettori per fanteria, 60 m/ m , ma non sono andati d 'accordo p e r differenza s ul termine di consegna; 8°) - A Parigi hanno già commissionati 40 areoplani Voisin e relativi proiettili;
La Legione Romena
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9°) - Hanno acqu istato una batteria Dépon completa ( 4 camions, 12 cassoni e '1800 proiettili per lire 480 mila e la consegna avverr~, alla Speda (forse dalla Ditta Vickers, la nota grande ditta industriale che fabbrica a,tiglierie). I loro acq uisti vengono fatti nel regno, senza clausola di esportazione garantita , avendo essi assicurati tutti gli induslriali coi quali hanno trallalo, che Governo Italiano ho loro promesso esportazione. lo non so se e quale importanza possano avere tali notizie, e se quella relativa alla balleria Dépott abbia s icuro fondamento per quanto la persona che me l'ha dato sia, ripeto, degna di fede ma credo doveroso segnalarle alla E.V. per opportuna intelligenza.
li Prefetto f' Panizzardi
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Filippo Cappellano
Prot. n. 5351
DOCUMhN/0 N.
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Monsieur le generai Rudeanu - represcntant le ministre de la guerre d e Roumanie pres le grand quartier generai francais - Paris -
22 septemhre 9 1 7
Mon Général,
je suis hcureux de pouvoir vous répondre affirmativement e n ré latio n à la clernande qui était l'objct dc votre lettre du 31 aout passé n. 7063. P,1r c onsP-qu ence, dans le 1nois d 'octohre prochain, on pourra concéder au GouvcrnernenL Roumain 'J'ro is battcries complètes modèle Ttalicn dc 65 mm., avec ses hats, acccssoires, matériaux de rechangc, harnacements et au moins dcux mille coups la pièce. Agréez, mon Général, l'assurance dc ma cons ideration très distinguéc.
Le Ministre
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La Legione N.omena
DOCUMENTO N . 31
Ministero della g ue rra Direzione generale d 'artigl. e genio
Telegramma n. 2810 Indirizzato al Ministero degli Affari Este ri - Roma
Roma, 27. 6.19.15
(Testo) - l{iscontrasi te legramma N. 8538 del 25 corr. Pe r qua nto rig u a rda le c o n cessio ni d a farsi alla Romania subo rdinatame nte alle e sige n ze della nostra difesa nazion ale, questo Ministero p otre bbe esprime re parere fa vorevole. 1) Circa la batteria di 4 pe zzi da 75 M. 19 11, ma null'altro in fatto di a ,t iglie ria . 2 ) Circa la fo rnitura d e i cassoni, e de i rimane nti m ateri a li ordinati purché né proiettili né cartucce, n é esplosivi. 3) Circa la consegna d e i ma te ria li già pronti prima del 23 maggio 1915. Non è p ossibile assume re impegni circa la fornitura de i ma te riali ancora occorre nti a lla Ro ma nia , perch é le esigenze nazio na li assoluta mente lo impediscon o .
Il Ministro F.to Zupelli
.106
Filippo Cappellano
DOCUMJ:.NW N .
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Ministero della guerra Ufficio telegrafico
Telegramma n. 70 KP.
Rama, 2.7.19 16
Riscontrars i telegramma 2562 G. Seg. Capo Azzurro. Nulla più esiste in Ita lia a m ia conoscenza in fatto d i materia li da guerra ordinati da Gove rno Rumeno. Ciò che e ra rimasto fu inviato ne l 29 febbraio 1916 , caso risultasse ancora <.juakosa ness una d ifficoltà per s pedizion e in Rumc nia visto ch e anche in d ata 24 febbra io 1916 Ministero fu completamente favorevo le. - DALLOLI O.
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La T.egiune Romena
Parigi , lì 28 marzo 1919 Hotel Edouard VII
DOCUMHN70 N .
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Delegazio ne italiana p e r la pace Sezione Militare
Riassunto sulla situazione in Rumania e Ungheria
Il Sotto ten ente Es posito Osval<lo, della Missio ne armistizio a Vienna , d i ritorno da Bucarest, h a compilato una relazio ne sulla Rumenia e sull'Ungh eria, della quale si riassumo no i punti essenziali. Rumania. La Rumania, paese essen zialmen te agricolo e total111e11Le sprovvisto di industrie, vive soltan to del corn.mcrcio coll 'estero. T utto q uesto comme rcio è ora completam e nte in mano d ella Fra ncia. Le nostre me rci sono del tutto sconosciute ai rume ni e vi sarebbe perciò in qu esto campo molto d a fare d a parte dell'Italia. Le condizioni attuali del p aese sono molto tristi: tutto è rin cara to in m o do imp ressio nante. I rumeni amano e stima no l'Ital ia, ma n on nel su o g iu sto valore soprattutto pe r il n ostro assenteismo d i fronte alla p ropaganda tedesca p rima e francese o ra. Essi ignorano comp letamente anche lo sforzo fatto da no i dura nte la guerra: si p arla mo lto degli avvenimenti di ottobre 1917, dei francesi ch e han no arrestato il nemico s ul Piave, dell'azio ne francese ne lla ultima grande villoria . La stampa è p ure ispirata dalle auto rità fran cesi, ch e con la censura impediscono , la pu bblicazione di q uanto p uò dare u n a b uo na impressione d ell' Italia. È se n tita in Rumania l'assen za d' u na nostra rap p resentanza milita re sarebbe desiderabile la presen za d i nostre tru ppe o almeno di un corpo scelto di Ufficiali. (Ora c 'è soltanto il Gen. Peano ch e ha chiesto il ri mpatrio). La relazione accenn a fina lme nte a lle asp irazioni rumen e sulla tra n s ilva nia , Mararn u r es, D o b r u g ia , 13cssa ra bi a , B u covina, .13anato ....
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Fili/J/Jo Cappellano
Corpo d 'occup azione interal leato cli Fiume Ufficio Po litico militare N. 225 prot. PM.
26/ebbraio 1919
Al Comando della 3" Armata
Il tenente Olivotto sig. Alberto del quale ho a nnunciato con foglio 4273 in data 9 corr. il viaggio in Rumani a ha fatto rito rno a questo Comando. Accludo il s uo rappo rto sulla s ituazione in ciucl paese facendo rilevare che da esso rapporto da qua nto il s uddetto uffic iale mi ha verba lmente riferito, traspare che le autorità fra ncesi conducono cof1 un'attiva campagn a di p e netrazio ne politica cd economica e cercano inoltre di me nomarvi la nostra influenza morale e materiale favorendo la diffus ione di inesattezze s ul nostro conto cd assume ndo un 'aria cli s uperiorità a nostro rigua rdo. Il tenente Olivotto, che pa rla perfettam e nte il rumeno, n ativo di Bucares t e figli o di vice console d 'Italia nella ca pitale romena , da te le sue estese conoscenze ha potuto renders i conto ne i s uoi colloqui con p ersone di tutte le cla ssi sociali rume n e de ll'ig noranza comple ta che colà regna s ulle cose nostre e del d anno che risulta agli interessi ccl al prestigio italiano dal m odo di agire de i francesi. Non sembra che tale azione francese s ia controbila nciata da una corrispondente attivit~1 italiana, in un paese cui ci legano preziose tradizioni che potrebbe ro - a mio pa re re - tradursi in coefficienti c ulturali e d economici di prim 'o rdine , atti a fac ilitare la nostra espansio ne ne i Balcani. Di quanto sopra ho creduto m io dove re rife rire a codesto Coman do q uel conto che crederà di fare dell e mie osservazio ni. li Tenente Generale Comandante il Corpo Occupazione intera/i. di Fiume f" Grazioli
La Legione Romena
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25/ehhraio 19 19 A.S.E. 11 Comandante del corpo di occupazion e interalleato
... La Rumania sembra quasi completamente assetvita a i francesi, i quali fanno valere sempre più la lo ro influen za e sta nn o imponendosi sistcn1aticamente in quasi tutte le amministrazioni statali. ulla si muove sen za l'autorizzazione francese e lo stesso coma ndo supremo rumeno sembra dominato da esso. 11 p o po lo rome no, pur così infatuato dal gallicismo, sia da prima d e lla guerra, si mostra ora seccato di questa tute la di c ui vorrebbe, ma non può libe rarsi. T francesi da l canto loro sanno attenuare con abilità l'asprezza d e lla lo ro egemonia con con trib uti comme rciali per se stessi di poca importanza ma che, data la povertà attualc del paese, a ppaiono agli occhi delle popo lazioni vere e proprie concessio ni e sanno ca ttivare loro l'a mmira z io ne e la riconoscenza d e l pop olo . Viceversa l'Italia scrnbra non curarsi affatto delle sue rclnio ni econo rniche con la Rumenia, relazioni che potrebbero aume ntare colà il suo prestigio e ciarle uno s bocco comme rciale redditizio per l'avvenire. Ciò viene inoltre interpretato dai rumeni come un segno di disinteressamento e no n può che diminuire la simpatia e la stima pur così grandi per il n ostro paese. Inoltre la situazione ddl'ltalia appare molto confusa ed oscura ; circolano le voci più contraddittorie al nostro riguardo. Si parla di rivolu zio ne ne lle principali città dell'Alta Italia , di disorganizzazione ed incapacità dell'esercito e di una crisi bolscevica che minaccerebbe q uasi tutta la na:.cione. A creare tale (!uadro caotico pare non siano stati estra nei i fra ncesi i quali si atteggiano a salvatori e tutori della nostra nazione. I nostri rappresentanti no n sembrano purtroppo adope rarsi per far valere il vero stato di cose e soprnllullo sembra no disinteressarsi del nostro avvenire po litico ed economico in Rumania.
li Tenente f> Alberto Olivotto f.J. C.C. p. Il Colon.nellu Capo l!fjìcio
3 10
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Comando Supre mo Ufficio Operazioni
J)(J(,'{JMRNJ'O N.
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Te legramma in arrivo
Registro al n. 38169 Provenie nza Sofia l)ata di spedizione li 16-2 -19 ore 19.40
Indirizzo: Comando Supremo
(Testo) - Informo che Min istero Gue rra Rumeno ha dec iso c he legione rumena ch e ha cominciato g iungere ... il 19 corre nte s ia ivi disarmata, gli uomini di truppa de mobilizzati e gli Uffic iali lt,aliani rimpatriati. Ritengo pertanto conveniente , se qua lche re parto deve tutto ra p artire dall'Italia, inv iarlo disarmato facend olo accompagnare dal mino r numero di Uffic iali Italia ni p ossibile p e r ev ita re v iaggio disagiato e .. ..
Generale Peano
T,a T,egione Romena
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DOCIIMHN'/0 N .
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Telegramma proveni ente dal R. Ministero Affari Esteri n. 2953 10/2/19
Il Regio Ministro a Bucarest telegrafa quanto segue: •"Nell'inviare la legione trans ilvana con Ufficiali superiori italiani Regio Governo v orrà te nere ad ogni buon fine presente quanto segue: 1. - Dobrugia essendo occupala esclusivame nte da truppe f"rancesi sarebbe con sigliabile sbarco a Galatz (se Danubio continue rà a non gelarsi) an7.iché a Costanza. 2. - Per evitare c.lifficohà ufficiali romeni e fra ncesi i quali ultimi hanno qui tutto in mano, sarebbe o ppo rtuno ch e gli Ufficiali iLaliani facessero subilo e preferibilmente nel porto stesso di sbarco consegna delle truppe ai loro colleghi romeni e tornassero senz'a ltro in Italia. Ciè> presenterebbe anche due a ltri vantaggi: da un lato d 'evitare che i n ostri ufficiali ave ssero a trovarsi impegnali colla legione in eventuali azioni contro mag iari , ucraini , russi o a ltri b o lscevichi, e dall'altro che essi gravano troppo sul bilancio romeno o su quello italiano, vita essendo qui cara. 3. - Per evitare commenti quali quelli altra volta provocati dalla presenza qui di un nostro generale col figlio quale segretario e ufficiale d 'ordinanza, sarebbe da cons igliare ch e gli Ufficiali di c ui s i tratta non avessero seco né mogli né altri parenti"». Ho comuni cato qu anto precede a l Regio Ministe ro dell a G ue rra riservandomi fargli conoscere le direttive che mi saranno inviate d a lla Eccellenza Vostra e chiedendogli cli comunicare il proprio parere sui tre punti. Rimango pe rtanto in attesa delle istruzioni ch e l'Eccellen za Vostra vorrà impa1tirmi in proposito , osservando che s ul punto primo sembra convenga lasciare la decis io ne alle Autorità Milita ri e Marittime; sul secondo e s ul te rzo, adottare l'avviso del Barone Fasciotti. TI Direttore Gen. degli A .E. Manzoni
.H .!
Filippo Cappellano
l)()(,'f /MENJO N .
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Da Salonicco 16 Fe bbra io 1919
Da Hucarest in data 11 currente.
Preside nte d el Consig lio mi cornunica che il Ministero d e lla Guerra Romeno ha telegrafato ripe tuta me nte a cod esto Addetto Militare Romania che la leg ione transilvana doveva essere discio lta e gli uomini rimpatriati in Transilvania e smobilitati. Siccome Addetto Militare predetto ha comunicato ora c he il primo reggime nto predetta legio ne è partito d a ... (manca) ... a questa voll a, MinisLc.:ro d ella Guerra ro meno s uppone ç he s uo te legramma non sia giunto a d estinazione. Ministe ro de lla Guerra ha dis posto perché le g ion ari vengano presi in consegna dagli Uffi c iali Ro meni lascia ndo così disponibili llfficiali italiani che dovranno essere rimpatriati. Prego disporre perché sia imme diatamente sospesa formazione della leg ione e non venga più mandato alcun reparto armato .... d 'Offic iali italiani. Mi p ermetto aggiungere c he se io fossi sta to interpell ato q uand o e ro a Roma e si continuò formazio ne legione transilvana , benché guerra fosse finita, n on si sa rebbe aV11to (_jUesto sgradevole ma linteso che e ra prevedibile. fascio tli.
Delfini
La Legione Romena
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IJOC/JMl.iNTO N.
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Sunto
li ostro Ministro plenipotenziario a Bucarest rivolgendosi al Ministro degli Esteri italiano afferma che i giornali rome ni e l'opinione pubblica, non sapendo spiegarsi il mancato rimpatrio dei prigionieri transilvani dell'ex esercito austro ungarico catturati dall'esercito ita liano, comincia vano ad essere influenzati da malintesi e da prevenzioni a nostro rigua rdo. Se la Legazione ita lia na a Bu carest fosse stata inform a ta de ll 'accordo intervenuto fra Bratiano e il governo italiano di organizzare ed inquadrare questi prig ionieri, avrebbe potuto illuminare sia la stampa che l'opinione pubblica romena sulla realt~t delle cose.
Sunto
11 Min istero de lla Guerra si scagiona presso il Ministero d egli Esteri de ll 'acc usa di non ave re informato il regio governo Rome no e il nostro ministro plen ipoten ziario a Bucarest dell 'organizza zionc dei prigionieri trans ilvani in Ita lia. All' uopo cita u na le ttera del la Legazione Romena a Ro ma dire tta al Min istero degli Este ri e a l Ministero de lla G uerra italian i la quale implicitamente ammette la conoscenza da parte del governo romeno cli questa organizzazio ne di prigionie ri nonché delle m o dalità per l'armame nto, e l'equipaggiame nto ed il rimpatrio dei medesimi. 4 luglio 191 9
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Filippo Ca/JfJe!lano
DOCUMHNTO N.
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R. LEGAZ IONE D 'ITALIA
N. 365/1 75
Bucarest, lì 7 maggio 19 19
Oggetto: Organizzazione dei prigionieri transilvani in Italia
Sua eccelle nza il barone Sidney Sonnino Ministro d egli Affari Este ri
Roma
Un n ostro ufficia le q uì g iunto dall 'ltalia mi informa ch e la organizzazione d ei primi tre reggimen ti di prigio nieri transilva ni è stata effettuata in seguito ad un accordo tra il Regio Governo e il signo r Hratiano, e che un altro accordo pe r l'organizzazione di altri 36 mila prigionieri è stato concluso in questi gio rni a Roma. De l primo accord o co m e del secondo tanto la Reg ia l.ega:-:ione quanto il Regio Adde tto Militare non hanno mai avuto alcuna notizia, ciò che risulta indirettamente a nch e d ai te legrammi e rapporti inviati dal barone Fasciotti da e <lai genera le Pean o. Se quest'Ufficio avesse ri cevuto comunicazione d i tali accordi, esso avre bbe potuto informarne non solo l'opinione puhhlica ma anche lo stesso Governo Rome no che è ancora a ll 'oscuro di tutto, e dissipare così malintesi e prevenzioni. - Fino ad oggi infatti né il Preside nte inte rina le ciel Consiglio n é il Ministro d e lla Gue rra sape vano null a delle convenzio ni concluse tra il Governo e il signor I1ratiano, non ave ndone avuto comunicazione né da Parigi
La Legione Romena
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né da Ro m a, cosicché tanto il primo con mc qu anto il secondo con il Regio Addetto Militare ri petevan o anch e sta m ane che sarebbe s ta lo megli o inviare quì i prigion ieri disorganizzati e gli equipaggiamenti a parte. Essi facevan o notare che n on si poteva fid arsi dei prigio nieri prima che le stesse Au torità Ro m en e avessero p otuto fare tra di essi una cernita, e c he ino ltre essendoven e tra loro ff1olti a pparte ne nti a classi anzian e , e come tali smobilizzate, occorreva rimandarli a casa a l loro giungere in Transilvania , ciò che causava allo Stato la pe rdita dei loro equipaggiamenti n on potendosi toglier loro le n ostre uniformi e n on aven dos i altri vestili d a dare in cambio . A questa ignoranza in cui è stato ten uto il Governo Romeno, e p er conseguenza l'opinion e pubblica, degli accordi sudde tti è doVLlla in gran p arte quella certa indifferenza, se non anche fredd ezza, con cui son o stati accolti i nostri ufficia li , i quali mentre avevano d alO la loro o pe ra in seguilo a do111a11Ja fo rmale fattane d al Presidente del Consiglio Rom eno , sem bravan o quì aver lavorato di loro iniziativa per uno scop o ch e questo Governo non solo no n aveva chiesto né d esiderato ma ch e e ra an zi in contrasto colla sua volo n tà com e risulta dalla le tlera in viata d a questo Ministro d ella Guerra al Pres idente interina le del Consiglio, trasmessa in traduzione a V. E. con il rap porto della Regia Legazio ne in data 15 fe bbraio scorso n . 135/ 63. - Se la R. Legazione fosse stata info rmata a tempo essa avrebbe p otuto far conoscere quì che la organizzazion e de i prigionieri tra nsilvan i in Italia ris pondeva a un bisogno constata to d al Preside nte del Consiglio Romeno e a una esplicita domanda formulata da lu i, e far a pprezzare in che modo si e ra da no i p rovveduto a soddisfare la richiesta. A questo riguardo la R. Legazio n e avrebbe potu to utilme nte fornire a lla stampa tutti i raggu agli che in proposito le fossero sta ti fatti pe1venire dall'Italia o che m eglio avessero valso a mettere in luce l'opera del R. Governo e del I-{ _ Esercito, specie nei riguardi delle difficoltà in contrate e d ei risultati ottenuti . Oisgraziatam ente nulla d i ciò ha potuto essere fatto e se la R. Legazione è stata in grado pe r un vero caso d i dar ora qu alche notizia degli accordi al G overno Romeno , essa man ca ancora d i tutti q u ei ragguagli precis i e p articolareggiati che potre bbero for-
Filippo Ca/J/Jellano
mare oggcllo di comunicazio ne alla stam pa. Queslo R. Ufficio d ovrà quindi limitarsi a fornire a i g iornali qualche indicazio ne gene rica che pe rò la sua vagh ezza e rislre ttezza n on raggiungerà pie namente l'effetto deside rato. Nel riferire quanlo p recede a V. E. mi permetto di attirare la s ua atten zione sul danno ch e produce ai nostri inte ressi in questo Stato l'ignoran za in cui è tenuta la R. Legazio n e di mo lte delle cose che la riguardano e avvengono in Italia, e sulla perdita d i prestig io c h e da Lale ig noranza le deriva d i fronte a ques to Governo e a (]nesta o pinione puhblica e agli stessi regi suclclili. Prego Vostra Eccelle n za di voler dare comunicazione di questo mio rapporto a l Regio Ministe ro d e lla G uerra e al nostro Comando della Legione Korne n a. Accolga, signor Ministro, i sensi del mio p rofondo ossequio. f" Audti
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La Legione Romena
Minislero della C~uerra - Prol. n. 81 J 9 Divisione stalo maggiore - sez. 3a
Noma, 13 giugno 1919
OGGETIO: ORGANIZZAZIONE DEGLI EX PRIGIONIERI TRANSILVANI IN ITALIA
Al Minislro degli Affari Esteri Div. 311
rl rapp01to del K Ministro a Bucarest, che quì unito si restituisce, ringraziando d ella comunicazione , tiene a dimostrare come la mancanza cli cooperazione da parte del R. rappresentante a Bucarest nelle ben note questioni connesse al rimpatrio delle truppe romene costiluite in Italia sia stata dovuta a lla mancanza di informazioni che relativamente alla costituzione delle truppe medesime erano state date a l nostro R. Rappresenta nte medesimo e ai membri del Gove rno Rome no in Bucares t. Ora questo Ministero si limila a ricorda re che fin dal 12 novembre 1918 la R. Legazione di Ro mania a Roma dava p artecipazione uffic ia le a Codesto (con lette ra n. 2221 ) ed a queslo Ministero che avrebbe Lrattato, a no me del suo Govern o , tutte le questioni re lative alla l egione Romena e a i prigio nie ri d i guerra romeni in Italia. Tn seguito con lettera 2410 in data 18/ 3 1 dicembre 1918 eletta Le gazione a segu ito di disposizioni ricevute dal Governo Romeno, richiedeva a codesto Ministero di dare disposizioni per la parte nza più che possibile sollecita della leg ione romena e dei battag li o ni di marcia formati con ex prigionieri di nazionalilà rome na: il tutto secondo le dis posizioni già preordinate e nuovamente precisate in detta lettera (reggimenti della legione in assct-
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Filippo Cappellano
10 tli g uerra , armali; battaglioni di marcia equipaggiati, ma non a rmati). In ta l senso difalli questo Ministero aveva disposto e già il 1° reggimento della legione e ra pronto alla partenza q uando il 1O fe bbraio u .s. col telegramma 3124 codesto Ministero clava conoscen za di a lcune proposte del barone Fasciotti, a llora R. Ministro a Bu carest, circa alcune mo dalità da osservarsi pe r il rimpatrio della legione romena alle quali questo Ministero rispose col te legramma 372 del 16 fe bbraio u.s. Da allora è sorta la nota questione oggetto di numeroso carteggio con la Presidenza del Consiglio, con codesto Ministero, e con l'adde tto militare generale Peano e si è manifestata la mancanza di una e ne rgica azio ne presso il R. Governo di 11ucarest illustratrice d ella notevole o pera falla d a ll'Italia a vantaggio d ella Romenia. Questo Ministero pertanto mentre ha preso allo con rincrescimento del l'afferma zione del R. Mi nistro ch e Eg li e il Governo Home no di Bucarest ignoravano gli accordi ufficiali presi pe r l'organizzazione dei prigionie ri transilvani in Ita lia e che perciò no n ha potuto svolgere la doverosa opera per mette re in luce presso le auto rità e la pubblica opinio ne romena lo sforzo co mpiu to dalla Nazione Italiana a vantaggio de lla Ro mania, fa pie no affidamento s ull e nuove direttive c he in tal senso codesto Mi nistero vorrà impartire al R. Ministro a Bucarest e su ll 'azione d el generale Fe rigo, nuovo addetto militare, a lla cui inte lligente e sagace ope ra di comandante e di organizzato re, era dovuta la perfetta costituzione della legione e dei battaglioni di marcia rome ni, pe r ottenere che l'opera dell 'Ttalia sia m eglio soste nuta in Romania e conseguente mente apprezzata.
Il Ministro
F Caviglia
La legione Romena
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Ufficio Ordinamento e Mobilitazione
DO(,'l/MFN'/0 N .
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Testu di telegramma Lì 27 novembre 1918
Minislero guerra - S.M . - l{oma Minislero degli Esteri - Roma
56019 - R.S. Mob. speciale - Per Ministero Guerra S.M. et p e r conoscen za Ministero degli esleri (stop) S.E. Sonnino ha te legrafato a questo comando seguenti termini (sto p ) Virgole tte 18123 (stop) li s ig nor Mandrescu con lettera del 16 corrente, ha chiesto che la legione Rumena sia autorizzata a recars i in Rumania vestila ed arma ta come è (stop) Prego V.E. di vole rmi far conoscere il suo modo di vede re al riguardo (stop) Sonnino (sto p) Virgolette (stop) C:omunicasi quanto sopra a cotesto Ministero trattandosi di qu estio ne di sua compete nza e significando ad ogni modo che nulla costa d a parte questo comando (stop)
Generale Badoglio
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Filippo Cappellano
OOC/JMtN'IO N.
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Regno d' Ital ia Il Ministra della Guerra
A Sua Eccellenza Hratiano Presidente del Cons(q,lio del Regno di Romania Par(f?i
Eccelle nza, Le con f"ermo quanto g ià ebbi il piacere d i csp orLe a voce circa le mie fa vorevoli disp osizioni a dare ogni possibile concorso a ll'Esercito Ro me no, disp osizioni che sono del resto pe rfe ttamente cond iv ise d ai miei colleghi d i Gabinetto e sorre tte dalla profonda e si n cera sim patia che il paese tu tto sente per la glo ri osa nazio ne ro me na. A tali sentime nti è .stato sempre improntato , e lo sarà pure in avvenire, l'operato di questo Ministero e d i tutti gli Uffici d a mc dipenden ti. L'assic uro p erciò c he, nel desiderio di fa r s i c h e il concorso nostro p ossa ai uta re nel m odo p iù e ffi cace l'Esercito Ro me no a vincere l'attuale c ris i, ho disposto c he o ltre a l continua re l'opera di inq ua dra m e n to e com pleto equ ipaggiamento elc i battaglioni di ma rc ia rome ni ch e ancora rimangan o in Italia , p relevando dall e stesse rise rve di m ezzi occorrenti p e r il nostro Esercito, venga effettua to a ltre.sì l' invio di altre 25.000 serie di vestiario. Vorrei pe rò pregare l' E. V., che si è d imostrala rneco così grata e ben con sa pevole di quanto l'Ita lia ha fatto a vantaggio d e lla nazione romena, d i voler trasfondere tale confortante stato d 'animo a nch e n ei s uoi colleghi d i Gabinetto a Bu carest, i q ua li, da comuni cazioni varie a me giunte , non sembra ch e apprezzino al suo g iusto valore il sacrifi cio e l'opera grande e d isinteressata che ingenti quantità di materiali, col considerare a lla stregua di solda ti
La Legione Romena
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appartenenti a nazione a lleata un numero rilevanle di prigionieri austriaci già ne lle sue mani e col de dicare all'organizzazione e all'inquadramento di questi l'op era amorevole ed efficace dei propri ufficiali ed il con corso dei propri mezzi. Ciò farà s i che gli ufficiali italiani che accompagnano in Rom ania i battaglioni romeni no n ripo rlino in Italia una sfavorevole impressione p er l'accoglienza loro fatta , ma ricevano invece dalle autorità romene quel corc..liale trattamento che è anche un modesto compenso all'op era e d alle faliche da essi prestate. 11 Generale Ferigo, ben conosciuto an ch e dall'E.V. , sta per arrivare a Bucarest ove riassumerà la carica di Addetto Militare a quella Legazione d 'Italia. Sull'opera di lui che ha vecchie e provate amiciz ie in Romania ed ancora più sulle direttive che ]'E.V. vorrà certamenle dare ai suoi colleghi di Gabinetto, faccio assegn amento per una giusta valutazione dello sforzo che l'Italia h a fatto e farà per a iuta re la Romania a risorgere dopo la crisi che l'ha percorsa e confido che , per l'opera comune, i vincoli di tradizionale a micizia che uniscon o i noslri due popoli uscira nno da questa grand e prova nuovarnenle rinsaldati, e le due nazioni procederanno unite e sicure verso il più glo rioso avvenire. t" Caviglia
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Filif1po Cappellano
DO(,'/lMhN10 N.
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Comando Legione Ro m ena Presso Ministero Guerra -Divis. S.M. N. 135 di Prut. R.S. Noma, 17 marzo 1919
OGGEITO: COSTITUZIONE DEI BAITAGUONI DI MARCIA
Deposito Legione Ro me na Alhano laziale 3° Reggim. Ro meno Marino Ai Comandi: 3° Battagl. 2° Rcggim. Ro meno Nemi Campo conce ntramento ro me ni Avezzano Campo Concentramento !{omeni Casale di Altamura ln seguito agli accordi p resi fra i due Governi italiano e romeno e d alle modificazioni apportate ulteriormente agli accordi stessi, tutti i rc p a,t i d ella Legione Ro me na già costituiti o da costituirsi dovranno rimpatriare disarmati e sotto forma di b attaglioni d i marcia . Costituzione organica
I battaglio ni di marcia saranno costiLU1t1 in b ase a q uan to risulta all a tab e lla n. 1 allegata alla presente circolare . Ciascun batlaglionc sarà suddiviso in quattro sezioni di :wo militari ciascuna al comando di un ufficia le rome no . Per quanto rif,'Uarda i gra-
lu l,egione .Romena
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duati italia ni (di contabilità) assegnati con la stessa tabeHa, consid erand o le difficoltà alle quali s i va incontro pe r ottenere ta li cle me nti c he scarseggiano e pe r numero e p e r qualità, sarà opportuno sostitui rli con graduati romeni p e r quanto è possibile. A ta l uopo presso ciascun campo di concentramento dovranno essere al più presto istituiti dei corsi di conta hil ità sotto la dire:.done di pe rsonale italiano in modo c he in breve tempo s i possa disporre di p ersonale sufficie nte a i bisogni e pratico deJJa contabilità dei reparti.
Dipenden za disciplinari e amministrative I battaglioni di ma rcia dipenderanno disciplinarmente dal Comando de l campo presso quali saranno costituiti; qualora però venissero form ati dal Comando De posito Alba no oppure fossero distaccati n egli alloggiamenti prossimi a Albano dipenderanno dal Comando del deposito stesso. 11 Comando del campo e d i deposito continueranno a dipendere disciplinarmente dal Comando Legione. L'amministrazione d e i battaglioni sarà tenuta con solo giornale di contahilità pe r ciascun battaglione. Tutti i battaglioni di marcia dipende ra nno anuninistrativam ente dal D e p osito e.li Albano il qua le farà s ub ito con oscere a i Comandi dei campi di concentramento le norme che regolano le questio ni a mministrative. Il Comandante del hattaglione di marcia avrà a sua disposizione un Ufficiale su balte rno italiano Aiutante m aggiore che sarà principalme nte d e ll a pa rte amministrativa del repa1to e risponderà verso il Comandante del battaglione della tenuta del giorna le di contabilità del hattaglionc e del giornale di cassa allorché il battaglio ne sarà d istaccato dalla sede dei campi di concentramento e del Deposito. I 1 Comandanti di sezio ni (Ufficiali ro me n i) risponderanno verso il Comandante del battaglione della disciplina del reparto. I battaglioni di marcia saranno equipaggiati in base a qua nto è stabilito nelle tabelle n. 2 e 3 allegate a lla p resente circola re. Si è già disposto p er far aHluire presso i Campi di Avezzan o e Casale di Alta mura gli oggetti di corred o occorrenti pe r la vesti-
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FilijJ/Jo Cappellano
zio ne d ei battaglioni (23000 serie ad Avezzano e 10000 a Casale cli Altamura) e gran p arte di detti oggetti sono già giunti a destinazione. Ad evitare però un eccessivo sciupìo di oggetti di corredo i Comandi dei campi cureranno che gli oggetti stessi non vengano d istribuiti se non pochi giorni prima de lla partenza d i ciascun reparto verso il porto d 'imbarco. A mano a mano che giungeranno nuovi reparti di volo ntari presso ciascun dei due campi, sarà distribuito un cambio di biancheria ed eccezion alme nte si provvederà alla sostituzion e d i quegli oggetti di p a nno che fossero ridotti in pessime condizioni di uso. Il Comando del d eposito provvederà a far affl uire a l più presto presso i Campi di Avezzano e Casale Altamura i materia li d i cui alla tabella n . 3 ed i quadiupedi per completare l'equipaggiamento p e r n . 12 battaglioni ad Avezzan o e n. 6 battaglioni a Casale di Altamura. I materiali p er i battaglioni <.li marcia che dovranno eccessivamente essere costituiti saranno inviati, sempre a c ura del Deposito d i Albano, ai rispettivi campi a m ano a mano che defluiranno dai ca mpi i battaglion i già formati.
Disposizioni eseculive In base a quanto sopra è stabilito, si dovrà al più presto procedere alla trasformazione dei battaglioni già costituiti nel modo segue nte: I 11 3° battaglione del 2° Reggirn. dovrà subito versare presso il Deposito di Albano le armi (mitragliatrici comprese) i quadrupedi e le carrette delle sezio ni mitragliatrici - 5 carrette e rispettivi quadrupedi del carreggio reggimentale ( provvisoria mente terrà a propria disposizione le altre 5 carrette ch e verserà prima de lla p arten za per Grottaglie, d ovendo ricevere dall'Inte ndenza A.M. di ·raranto 4 camions La ncia che porte rà seco in Ro mania). Tutti gli altri materiali gfa distribuiti allo stesso b attaglione (compreso gli indumenti invernali) saranno portati a l seguito di detto battaglione in Rom ania. 2°) Il Comando d el 3° Reggirn. - che d a ora in poi si chiamerà Comando di Gruppo di Battaglioni di marcia-effettuerà subito il 0
)
la legione Romena
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versamento delle armi distribuite a l 1° Battaglione le carrette e quadrupedi e le biciclette esuberanti il seguente quantitativo che rimarrà presso ciascun battaglione: 5 carrette 10 quadrupedi da tiro 2 biciclette 1 carretta
} per il Comando del c;.mppo
2 quadrupedi Conse,verà tutti gli altri m ateriali che ha già ricevuto in consegna e pre leverà dal Deposito quegli altri materiali stabiliti per i battagl io ni di marcia dalle tabelle n. 1, 2, 3, che eventualmente no n avesse ancora ricev uto. Gli Unìciali medici-stabiliti dalla tabella n. 1 ad uno per battaglione saranno ri<loui all 'alto de ll 'imbarco dei rc patti ad uno per ogni convoglio partente. Tutte le o pe razioni di versamento e di prelevamento dovranno essere e ffettuate al più presto. I Comandi di reparti interessati invie ranno assicurai'.ione a questo Comando ad operazione ultimata , in modo che si possa disporre per il sollecito concentramento ne lla zona di Grottaglie dei baltaglioni attualmente dislocati a Marino-Gen:tano-Rocca di Papa - Nemi i quali dovranno trasferirs i in Romania non appena si avranno a disposizione i piroscafi p er il loro trasporto. Accusare ricevuta
. Il Brigadiere Generale Comandante della Legione Romena f> Luciano Ferigo
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Filippo Cappellano
Tabella N. 1 Comando della "Legione Romena" "Tabella di formazione dei battaglioni di marcia"
I Romeni
Ilaliani Uff.
Trupp. Uff. Trupp.
Carrette e Biciclette
-
Coma ndante (Maggiore o Capitano) Aiutante maggiore (subalterno) Medico (subalterno)
1 1 1
Comandanti di Sezion e (Cap. o suba!.)
4 8
Marescialli Serg. Magg. Sergenti o Cap. Magg. di contabilità
1
12 24
Sergenti o Ca p. Magg. Cap. Maggiori Cap . Magg. o Cap. di contabilità
2
Caporali
40
Ciclisti (Cap. o Sold.)
10
1 705
Trombettieri Soldati Totale
10
3
3
4
800
10
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La LelJÙme Romena
l)()(.'/JMFNTO N.
45
Ministero della g ue rra - Divis. S.M. - Ufficio P.G. N. di prot. 34555
Norna, 4 luglio 191 9
OGGEITO: PRIGIONIERI DI GUERRA DI NAZIONAIITÀ RUMENA
(indirizzi) Per la più facile ricerca dei s udditi romeni ancora frammisti agli altri p rigionieri di g uerra la Legazion e cli Ro mania h a clclegatò i sotto notati ufficiali a visitare i cam pi di concentramento , riparli, distaccamenti d i lavoro ed ospedali milita ri del Regno. Detti ufficiali saranno muniti d i tessera con fo tografia e d avranno facoltà d i ind icare ai comandi dai quali i prigionie ri dipendo no, i nomi di coloro c he devono essere avviati al Campo concentramento di Avezzano , o ltre a ciue lli b e ninteso che risul ta ndo a i Com andi stessi di nazionalità mrne ne vanno se nz'altro di retti al campo stesso, giusta circolare 23777 del 17 giugno u.s. e senza fare speciali distinzio ni per i già disside nti. I comandi inte ressati provvederanno al più presto al movime nto, colle cautele sanitarie, del caso, e cioè Le nendo conto che, sia i panenti come il luogo di arrivo, sian o immuni o fuori contumacia ; condizion i ciueste da accertars i previ accordi col Coma ndo corpo d 'armata di Ancona. Pe r gl i ufficiali di nazio na lità rume na c he a ncora si trovino nei riparti prigionieri e che chie dan o di essere arruolati (ove speciali ragioni non lo impe disca no) sarà permesso ai Del egali d i ottene re sen z'altro la liberazion e d ai comandi interessati onde poter accompagnarli presso la Legazio ne di Romania in Roma per il prescritto gi uramento: Sottotenente Savu Sigr. Costantino Joanct Eusebio Nicolaevici Gio rgio D 'ordine - Il T. Colo nnello Capo Ufficio - f0 . Zanghieri.
Filippo C'appellano
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DOCUMFNTO N.
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Ministero Guerra
Divisione stato maggiore Sezione 3,! N. 11335 di p rot.
Roma, 29 luglio 19 19
OGGETTO: SCIOGLIMENTO DEL DEPOSITO LEGIONE ROMENA IN ALBANO LAZIALE
Al comando: Corpo d 'Armata Territoriale cli Roma e pe r conoscen za Corpo d 'Armata Territoriale <li Ancona Coma n do Dep osito Legio n e Romena Albano Laziale Camp o Concentrame nto Legione romena Avezzan o Direzio n e Gene rale Person ale Ufficiali Direzio n e Gene rale Leva e Truppa Ufficio Prigio nieri di Gu e rra
Nella considerazion e ch e non si devono formare altri battaglion i di legio n ari romeni o ltre q uelli esistenti e ch e, in conseguenza, la fun zione del dep osito legione rome n a è ormai rifatta alla sola parte matricolare -amministrativa, si d ete rmina ch e sotto la data del 15 agosto p .v. il deposito stesso sia disciolto, e che sotto la stessa d ata le pratiche matricolari-amministrative da esso trattate passino al Comando d el Campo Concentrame nto legio n ari romeni in Avezzano. Codesto Com ando vorrà compiacersi cli emanare le opportune d isposizioni tenendo presen te:
La Legione Romena
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a ) - c h e il p e rsona le italiano esis tente presso il Depos ito dovrà rie ntrare al proprio centro di mobilitazione per seguire la sorte de lla propria classe cli leva nei rigu ardi della s mobilitazione, eccezione fatta per que l limita tissimo numero di uffic ia li che codesto Coma ndo previ accordi con quello del Corpo d 'Armata di Ancona rite rrà d i trasferire temporaneamente a l Comando del Campo legionari romeni in Avezzano p er la consegna e l'avviame nto d e lle pratiche d'ufficio che vengono cedute. Il personale romeno sarà trasferito al Campo di Conc. L.R. Avezzano. b) - Che tutti i materiali , carreggi e quadrupedi che fossero in possesso del cessante depos ito dovra nno dello stesso essere riversati agli Enti dai quali li ha avuti in consegna. c) - Che i locali occupati in Al bano dal deposito d ovranno p er il 15 agosto essere sgombrati e, a seconda dei casi, venire restituiti ai proprietari, se si tratta di local i requisiti, o riconsegnati all'Eme milita re d a l quale i1 d eposito li ha avuti in consegna, se si tratta di locali d i p roprietà demaniali. Di tutti i movim enti di ufficiali italiani che in conseguenza di quanto sopra codesto Comando dovrà effettuare, si prega di d are nominativamente partecipazio n e a questo ministero Direz. Gen. Pers. lJff. - per i conseguenti provvedimenti d i sua competenza. Si gradirà un cenno di conferma a scioglime nto avvenuto.
p . Il Ministra i l Generale Addetto f>Bonzani
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Filippo Gappellano
Specchio dei convogli partiti da Taranto recanti in Romania i legionari roineni del campo concentrainento - Avezzano Piroscafo
Meran Regin a ILalia ip pon Cleopa t1·a Pilsna Innsbruk Imperalo r Trajano Nippon Meran Semirams Cleopatra Bormida Ferd. Palasciano Serniramis Cleopatra Mcran Semina ris Cleopatra Meran Scmira mis Semiramis Me ran Scmiramis O rione Brasile Ferdinan do Pa lasc. Mcra n Meran Meran Meran ToLale
Data parte nza
N umero ufficiali
Numero truppa
4 .2. 19 5.2.19 15.3.19 12.4.19 17 .4. 19 27.4.19 7.5. 196 20.5. 19 30.5. 19 1.6. 19 12.6 .19 1.7. 19 6.7 .19 6.7.19 12.7. 19 27.7. 19 10.8 .19 22.8. 19 2 .9. 19 12.9 .19 /4.. 10.19 20.10.19 3.1 1.19 15. 11.1 9 19.11. 19 24. 11 .19 4.12 .19 20.2.20 5. 1.20 2.4.20
21 57 61 48 24 17 1
801 1626 1611 1292 1271 949 500
18
1818
8 13 10 9
12 7 12 16 15 26 37 35 22 24 35 16 30 53 41 19
957 1529 1300 631 2591 1177 1412 8 19 809 1408 880 1200 1200 1200 1200 900 1390 2580 647 1286 1244 1210
7 17
.) 7251
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La Legi one Romena
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DOCUMENTO N.
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Alcuni brani tratti dalle relazioni pre sentate dagli ufficiali italiani reduci dall'accompagnamento in Romenia dei battaglioni di marcia legionari romeni affidati al loro comando ... Alcuni hrani d i relazioni
I3uo n a l'accoglienza fattac i a Costanza da lle Auto rità romene. Ivi ci trattene mmo sci giorni a ca usa d ella mancan za di mate ria le fe rroviario ... A Fog a rasc (Transilvania ) e n t u s ias mo e risp etto p o te mmo nota re ne lla p opolazio ne civ ile , sia ro m e na ch e magiara, e p iù specia lmente nei contadini che fo rse meglio dcgl'alt ri co mprend evano il vero valo re dell a nost ra m iss io ne ; ed è in mezzo a quella gente che sarebbe necessaria una forte propagan da italiana. Ho av uta occasione varie volte di essere fe rmato da vecchi legio nari già in con gedo, i q uali fe rmavano p e r il desid erio di pa rlare in italiano, dell 'Italia pe r la quale d i.m ostravano tanto enn.1siasm o e ta nta riconoscen za , e più d i uno mi espresse il desiderio d i rito rnare in Italia. Lo ro stessi, in contra ndosi, no n parlano il rome n o, ma l'ita liano ... - A Bucarest, la po p o lazio ne d imostrò ammirazione e d e ntus iasmo p e r no i; cd il 2 agosto d urante l'im po n ente ma nifestazio ne al RE p er la p resa di Buda pest, un g ru ppo d i g iovani, avendo no talo un gru ppo di no i, gridò: Viva l' Ltalia -, mentre non furo no sentile accla mazio ni p e r altre Nazioni ch e p ure avevano là i propri Ufficia li ... - Ciò che le man ca è la propaganda : propaganda che se è già forte a l mom e nto a mezzo dell a Legio ne rome na, bisogn erebbe cercare d i ma ntene rla viva e a llargarla , ciò che a pare r mio, dato l'ambie n te, sare b be , vo le ndo, un a cosa facilissima".
l i Cornan dante il 9 ° Batt. Leg,. Rom . Capitano f. to Mario Lucche sini "E le parole di lod e e d i app rezzame n to per il modo co n cui
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Filippo Cappellano
il Comando italiano seppe e ducare ed organizzare i Legionari romeni, molte volte ancora furono ripetute da m o lti Ufficiali del Presidio che ne ospitava. TI Tenente Colonnello Comandante il raggruppamento, un giorno mi parlò presso a poco così: - In Italia o ltre a lla forma esteriore, oltre all'apparenza, avete curato anche, anzi principalmente la sostanza; avete saputo infondere negl'a nimi di tutti una vera disciplina, una vera edu cazio ne militare, così ci avete restituiti dei soldati e elci veri c ittadi ni. .. - Alla Capitale fummo ricevuti da S.M. il Re, dal quale ancora una parola di lode sentimmo per la "Legione romena" e per il Comando italiano ch e era stato istrnttore ed educatore di quei soldati c he tanto si erano distinti nella presa di Budapest. ... ". Il Cnmandante dei 17° Bali. Leg . Rom. Capitann
f.to Alberto Coccapani
A Bucarest il sig. Bratiano cx Presidente del Consiglio d e i Ministri, ed il Colo nne llo di S.M. Aiut. d i Campo di S. Maestà il Re, durante una presentazione a Palazzo Reale, h anno elcgiato altamente l'opera degli Ufficiali italiani facenti p a tte della Legione , apprezzando il lavoro che ognuno ha av uto in essa; il sig. Bra tiano h a termin ato un s uo breve discorso inneggia n do all 'Ita lia, e sperando in una più intima armo nia ed in una sempre piLl grande amicizia ... ".
Il Sottotenente A.M. in 2 ° del 2 1° .Batt. di Marcia L.R. f.to Castagnini Carlo
Significativo è il seguente fatto; nell'inaugu razione del nuovo Parlamento (come mi riferiva un Deputa to) nel discorso della Corona, l'accenno alle relazioni diplomatiche con l'Italia , ha s uscitato un fragoroso applauso da parte dcli' Assembl ea a ll'indirizzo
Lu Legione Romena
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d e lla n ostra Nazio ne, m entre ... - La tru ppa ha s uscitato e ntus iasmo .sia p e r la corrette zza d ell'uniforme , s ia per l'ottimo equipaggia me nto, .sia p er la disciplina, sia per avere fallo tesoro dell'edu cazione e dell 'istruzio ne loro impartita, durante l'inquadramen to , in seguito a l pazie nte costante lavoro che gl' ufficiali tutti, compresi d e ll a loro mission e, hanno .saputo svolgere .. ".
Il capitano Comandante il 26° Batt. di Marcia f. to Casciaro Mario
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FiliJJ/Jo Cappellano
DOCUMENTO N.
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R. lisercitu italiano
Comando supremo Ufficio operazioni Promemoria
il 1° maggio 1919
OGGE1TO: RELAZIONE SULIA FORMAZIONE DEL VI 0 E VII° CORPO D 'ARMATA ROMENO
(Da un a re lazio n e de l Gen. P cano Add etto militare a Bucarest) L'eserc ito romeno alla fine di mao.o 19 19 e ra costituito da 5 corpi d 'armata comprende nti 3 divisioni c iascuno ossia in totale s i avevano 15 divisioni di fanteria più due d ivisioni di cacciatori, 2 divisioni di cavalleria . In seguito a d isposizioni del governo romeno sono stati creati 2 nuovi co rpi d 'armata. Il VI0 corpo comprend erebbe le d ivis io ni l 6il e 17" cli prima linea e la 20a di riserva mentre il Vll corpo comprende rebbe le divis io ni l S;i e 19" d i prima linea e la 21a di riserva. Di tali unità finora ris ul tano g ià completamente o rganizzate e mobilitate le d ivisio ni 16" e 18" che sono attualme nte impegnate in Tra ns ilvania me ntre si è iniziata l'organizzazione della 20" e 21" e sono in corso i lavori prepa ratori per la costituz ione de lla 17'1 e 19a divisione. Alle d iv isio ni 16" e 18" t'. s tato assegnato il m ate ri ale d 'artig lie ria della 11" e della 12a divisione non mobilitate . Esse si trovano in critiche condizio ni p er la deficienza di cavalli , e quipaggiamenti e viveri c he mancano poi assolutame nte per le altre divisio ni da costituire. O ltre le du e divis ioni 18"- e 19a sarebbero pure stati for-
La Legione Romena
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ma ti i reggime nti volo ntari costituiti coi legionari venuti dall'Italia e con i reggime nti transilvani già costituiti dallo scorso anno, più una brigata gendarmi di 3 reggime nti e d 1 regg imento granatie ri (guardie di confine).
Composizione dell'esercito romeno alla data del 7 5 aprile 1919 L'esercito romeno comprende : Gran Quartier Cencrale a Bucarest 7 Comandi di Corpo d 'Armata su 3 d iv isioni, ossia 21 divisioni così costituite : 1°.C.d 'A. (Div. P , 2", 11") 11°.C. d 'A. (Div. 3", 4", 12") III 0 .C.d 'A. (Div. 5", 6", 13") IV 0 .C.d'A. (Div . 7", 8", 14") V 0 C.d'A. ( Div. 9l!, 10", 15") V1°.C.d'A. (Div. J 6l!, 17!!, 2()!!) v 11°.C.d'A. (Div. 18\ 19-" , 2 1-") Dipendono inoltre dal Gran Qua,tie r G e n e rale: 2 divisioni caccia tori 2 divisioni cavalleria (a 3 brigate di 2 reggime nti) 2 Reggimenti caccia tori, 1 Rcgg. cacciatori da m o ntagna 4 Regg . volontari, 1 brigata gendarmi (3 Kcgg. più 1 Kegg. Gra natie ri), formazioni varie d 'artigli eria ccc. Attua lmente sono mobilitate, oltre le d ue divisio ni cacciatori e le 2 di cava lle ria, le di visioni 4", 6", 7", 8", 10", 16-" e 18;i più una b rigata della 3l!. Alla relazione d el Cen. Peana seguono ta be lla rife rentis i alla composizione organica, la circoscrizio n e te rritoriale e la dislocazione s tabilita per il VI° e VII°. Corpo d 'Armata nonché le tabelle graduali; e numeriche de lle unit[1 ch e si compon gono.
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R. Esercilo italiano
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OOC/JMHN/0 N
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Comando supremo Reparto operazioni Ufficio "E" Indirizzalo: A Ministro della Guerra (Divisione S.M.) - Roma; al Ministro Affari Esleri (Gabinello) - Roma; alla Delegazione italiana per la Pace (sezione Militare) - Parigi Copia del telegramma n. 1681 Proveniente da nucarcst in data 16 dicembre 1919 che si comunica per conoscenza
(Testo) - 1681. - leri 15 S.M. il Ke di Romania ha passato in rivista i tre ultimi battaglio ni della Legione romena testè qui giunli. T tre battaglioni dopo la rivista sono passali per le vie principali dell a Capitale. Essi hanno fatto eccelle nte impressione sul Sovrano s ul seguito e s u pubblico per il modo brillante con cui hanno sfilalo per il loro ottimo aspetto per la irreprensibile disciplina e per la ricchezza del loro equipaggiamento. Oggi tutti i g iornali locali annunciano la rivista e fanno risallare l'ottima impressione riportata. Prego avvertire Ministero Guerra.
f<' Generale Ferigo
La Lep,ione Romena
R. Esercito italiano Comando supremo Reparto op erazioni Ufficio "E"
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DOCUMENTON.
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lncliriaato a: A S.E. il primo aiutante cli campo generale cli S.M. il Re; a ll a Pres idenza del Con siglio dei Ministri - Roma ; al Minis tero della Guerra (div isione S.M.) - Roma; al Ministero Affari Esteri (gabine tto) - Roma; alla Delegazione Italiana per la Pace (sezione militare) - Parigi ; a S.E. il Ministro Tettoni - Parigi Copia del telegramma n . 359 proveniente da Bucarest in data 5 novembre 19 19 ch e si comunica per conoscenza. Testo: Ieri 4 novembre è stata qui solenneme nte commemorata festa vittoria Italiana -con intervento 1O nostri ufficiali italiani marina 60 marinai italiapi e 40 marinai Romeni. 1 nostri marinai sono stati ricevuti giorno èlùe alla stazione <la rappresentanza Romena composta di du e generali e di alcuni ufficiali picchetto d'onore e mus ica. Al Te Deum del gio rno 4 sono intervenute tutte le autorità civili romene e alleate. - Alla funzion e che è riuscita imponente la Missione Militare Francese ha desiderato unire la propria pattuglia armata a lle tiuppe armate dei due p aesi. Pomeriggio ha avuto luogo commemorazione festa per parte colo nia. Vibrato e caldo discorso Ministro Plenipote nziario inneggiante al Re e all'Esercito e all'armata h a provocato interminabili ovazioni. Alla sera Ministero Guerra Romeno ha offerto sontuoso banch etto <li 60 cop e rti a lla fine del quale hanno parlato Ministro Guerra e nostro Ministro. D iscorsi intonati a lla più schietta e calda cord ialità h anno de te rminato entusiasmo e ovazioni ai sovrani ed a i comb attenti de i due paesi riune ndo pei presenti in commovente manifestazione frate llanza spiriti. Oggi 5 novembre i n ostri m arinai sono stati salutati stazione da numerosa rapprese ntanza romena con musica. Addio reso ancora più solenn e dalle due m arce rea li è stato commoventissimo pe r straordinaria spon tanea cordialità.
Generale Ferigo P C.C. il Capitano Se!!,retariu
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Cerimo nia religiosa officiata al cospetto della legione
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Leg ionari romen i
Musco m ilitare di Bucarest. A destra cannone da m o n tagna da 65/ 17 d i p roduzione italiana ceduto all 'e sercito romeno.
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Filippo Cappellano
Generale Lucian o ferigo, comandante d e lla legio ne romena.
La Lep,ione Romena
CARTE ETHNOORAPHIQUE DE' L'INSTI TUT DE AOOSTINI DE NOVARA
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THE ETHl\'OLOOlCAL MAP BY THE OEOORAPHICAL INSTITUTE DE AOOSTINI; OF NOVARA
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Filippo CaPJ1ellano
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La l:ep,ione Romena
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FONTI BIBUOGRAFICHE
- Archivio Ujjìcio Storico dello Stato MaMgiore dell 'Esercito - repertorio E8 "Commissione interalleata di l'arigi " - raccoglitore n . 76. - Archivio [!f/ìcio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito - repertorio 13 'Studi particolari" - raccoglitore n. 188. - Archivio del Museo Centrale del Risorgimento -fondo "Gen. Dallo/io" - raccoglitore 955 - cartella n. 6. - "La legione romena nella prima guerra mondiale " di Dimitri Zaharia in "Rassegna degli archivi di stato " n. XXXII.] settembre-dicembre 1971. - "Volontari romeni sul fronte italiano nella prima guer ra mondiale " di Alex andru Savu negli atti del convegno "La prima guerra mondiale ed il Trentino " a r:ura di Sergio Benvenuti - edizioni "Comprensorio della Vallagarina ".
RENATO ARTEST
IL SERVIZIO SANITARIO NELL'ARMATA SARDA D URANTE LA CAMPAGNA DI CRIMEA (1855/ 56)
Alq u anto complessa è la sto ria d ella "Q uestion e d 'O riente ", secola re questio ne in cui n egli anni 1855/ 56 venne ad inserirsi marginalmente, accanto alle grandi potenze, il piccolo stato piemo ntese. Ci limitiamo, quindi, in questa necessaria p re m essa di caratte re s torico-politico, a riassumere breveme nte le circostanze de ll'intervento dell'Armata Sarda. La lotta tra gli stati alleati ( Francia , fnghilterra e Turchia) con tro la Russia per il predominio sul mar Nero, si svolgeva, sul fin ire del 1854, n ella penisola di Crimea a nord dello stesso m are. G li a lleati tentavan o, invano e rovinosamen te, di conquistare Sebastopoli , cap osaldo de ll a resisten za russa. Infatti, la presunta fac ilità d i stro n care l'avversario aveva d e term inato , ne i p iani de l com ando anglo-fra ncese, gravi erro ri: di consegu e nza, sorse la n ecessità di con centrare in Crimea, altre masse di fanteria sen za pregiudicare le forze a lleate. Per attutire il malconte nto popolare - p rovocato dalle relazio ni sulle pessime condizio ni de lle tru ppe - si de terminò a Lo ndra e a Parigi, il p rogetto di allean za con qualche piccola potenza mediterra nea per sfrutta rne la p oten za milita re . Soltanto a Torino le trattative riuscirono: il governo piemo ntese intuì , infatti, q ua li vantaggi tale allean za avrebbe procurato al s uo programma d i lotta contro l'Austria. In e ffetti la D ieta federale tedesca, richiesta d agli alleati d i consentire ad una azio ne antirussa, respinse la p rop osta (1 o tto bre 1854) : l'Austria firmò u n trattato di allean za con la Francia e
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l'Inghilterra, ma si dichiarò esitante ad agire, temendo un attacco del Piemonte sul ' l'icino (dicembre 1854). I diplomatici francesi e inglesi diventarono allo ra prernu rosi verso un intervento piemontese, proponendo di assoldare dell e truppe . Rifiu tala la poco onorevole proposta, venne invece firmato (10 gennaio 1855) a To rino un vero trattalo di a ll ea nza, ratifica to poi, dopo molte e g ravi pole mic he dalla Carnera (10 febbraio) e dal Senato (3 marzo) piemontesi. In tal m odo, il Piemonte si impegnava ad inviare in Oriente 15.000 uomini, riceveva u n prestito e l'aiuto dell'Ing hilterra per il trasporto, via mare, delle truppe. I preparativi, necessariame nte a ffrettati, si svolsero ne ll 'arco di poco tempo e verso la fine di aprile 1855 salparono da Geno va i prim i piroscafi , cosicché e ntro il mese d i m aggio, tutto il Corpo di Sped izione era in Crimea, accolto favorevolme nte d agli eserciti alleali. Intanto i russi, fott i di circa 150.000 uomini, tenevano saldame nte Sebastopoli , fronteggiando lungo il fiume Cernaia, p er circa 8 km, g li a lleati che potevano contare su circa 125.000 uomini. Si g iunse così al 16 agosto 1855, giorno in cu i truppe russe di soccorso attaccarono s u questo fi ume gli alleati. Se l'attacco fosse riuscito, costoro sarebbero s ta ti costretti a lasciare l'assedio e raccogli e rsi , assediati, n e ll 'a ltipiano d e lla Crimea. fu d unq ue una battaglia decisiva che venne vinta grazie anche all'intervento dei reggimenti pi emontesi, comandati dal generale Alfonso Fe rrero della Marmora. Essi resistettero al primissimo attacco del nemico e arretrando ordinatamente, trincea per trincea, permisero alle truppe ang lo -francesi di o rganizzarsi: vennero in tal modo a trovarsi, assieme a grossi reparti ingles i, sul fia nco del campo d i battaglia, potendo così infliggere un grave colpo al nemico, subendo tuttavia modestissime perdite di uo mini. L'11 settembre gli a lleati e ntrarono nelle rovine di Sebastopoli dopo un assedio di 300 giorn i c he era costato decine e d ecine di migliaia di uomini. La pace venne firmala tra gli allea ti e la Russia il 30 ma rzo 1856 al Cong resso di Parigi.
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Ad essa seg uiva il ritorno in patria del Corpo cli Spedizione dell'esercito sardo. Al Congresso d i Parigi, accanto ai ra ppresen ta nti delle grandi p o te nze, p oté sede re p e r la prima volta un rappresenta nte del piccolo Piemonte, il quale riuscì ad inserire "la questio ne ita lia na" nel gioco de lle grandi alleanze inte rnazionali: il cap o lavoro d i Cavour. Ma la più dura e rovinosa battaglia d e ll'Armala Sarda era stata combattuta non s ui campi di battaglia , ma contro le epidemie e i gravi disagi dell 'inverno 1855/ 56: o ltre 2.300 morti.
Fonti bibliografiche e archivistiche
Tutti g li autori ita li ani e stranieri che parteciparono (o che comunque raccolsero notizie) alla campagna dedicarono più o m en o spazio alle q uestioni sanitarie. Tra di essi non possono essere d imentica ti i giornalisti , primi fra tutti quelli inglesi del "Times", che provocarono reazioni nell'opinio n e pubblica tali da indurre i governi a cercare alleati e ad alleviare le disastrose condizioni delle truppe. Si potrebbe così racco g lie re una g rande quantità di no tizie s ulle malattie e s ug li stenti che colpirono gli eserciti francese, inglese, piemontese, russo e turco. Accentre re mo l'esp osizione su que llo che veniva ufficialmente d enominato "sardo", limitandoci ai riferimenti s ui rapporti , abbastan za frequenti, tra il n ostro servizio sanitario e que llo d egli eserciti a lleati . A parte le norme ema nate dalle autorità governative milita ri , diversi scrittori italiani e piemontesi trattarono e scrissero s ulla campagna cli Crimea e cli cui rima ndiamo a lla a mpia bibliografia a fine del presente lavoro. Ci baseremo sulla "Relazione sul servizio sa nitario militare ciel Corpo di Spedizione in Oriente" del Oo tt. Cav. G. Comissetti, già me dico in capo e su due interessanti reg istri reperiti presso le sezio ni riunite dell'Archivio di Stato di Torino, ch e risultano inediti e c he , pur essend o stati redatti ai fini a mministrativ i e conta bili, contengono notizie e d ati interessantissimi, non solo per il serv i-
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zio sanitario, in genere, ma persino s u certe terapie e sui me dicinali impiegali. Si tralla del: A) "Rendi conto dell'impiego cli materiali e m e dicinali per ospedali e inferme rie e p resso il Corpo di Spedizione in Oriente, spediti in Crimea dal Piemonte ccc. della Intendenza Generale dell'Armata Sarda" 1 n) "Relazione sui se1vizi dipendenti: Servizio Sanitario. Della Intendenza Generale dell'Armala Sarda". 2 Abbia mo completato e inquadralo le n oti zie re p erite in questi documenti A) B) avvalendoc i anche dell'opera "Sulle malallie che hanno dominalo in Oriente fra le tru ppe del Corpo di Spedizione Sardo" scritta dal citato medico ca po della sanità e;. Comissctti nel 1857. Ecco il sommario dei dnc rcgisl ri dei quali abbiamo manlenula inalterata la g rafia del Lempo: A) Rendiconto
Specchio N. I:
Quadro numeriço d e l m ovimento subito dal P e r sona l e Sa nitario , Religioso ed Amministrati vo presso il Corpo di Spedizione in Oriente.
Specchio N. Il:
Ele nco d e i viveri, materiali e medicinali per ospedali e d infermerie di cavalli avu ti d al Piemonte.
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Il "Re nd iconto" consta di circa un centinaio di pagim.:, non nume rate , ed è scritto da g rafie diverse. Su di esso compaiono, per lo più, tahelle con d ati numerici, a lcuni verbali molti d e i quali datati (Torino, 31 dice mhre 1856 e Torino, 15 m aggio 1857) e firmati quasi sempre d alle firme cong iunte del facente fun zio ne di Intendente c-;e ne ra le A. Della Rovere e dal Commissario di Guerra rerrari. 2 La "Relazione " ha 91 pag ine numerate e vergate d a lla stessa mano: è pressoché privo di tahe ll e. L'ultima pagina porta la data: Torino, 10 giugno 1857 e la firma del face nte fun zione di Intende nte Ge nerale A. Della Rovere.
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Specchio N. III:
Dimostrazione dell'arrivo , impiego e rinvio in Piemonte delle dotazioni di materiali d 'o spedale e farmacie mandati dal Ministero di Guerra. Nota A del 31 dicembre 1856: Dimostrazione dell e somministranze fatte agli ospe dali generali sul Bosforo d 'oggctti d 'ospedale e medic inali stati prelevati dalle d otazioni esistenti nel magazzino elci depositi. Nota n del 31 d icemhre 1856: Dimostrazione delle somministrazioni cl'oggctti d 'ospedale fatte ai divers i legn i che trasportarono ammalati nei Regi Stati, ccl a diversi a ltri corpi, prel evati dalle dotazioni esistenti. Nota C del 31 dicembre 1856: Specchio dimos trativo d ella cons umazione fatt asi degli oggetti vari provenienti dal Don o P a triottico , dagli os p edali temporan e i e generali per distribuz.ioni esegu itesi agli ammalati del mese di febbraio a tutto giugno 1856, con due process i verhali.
Specchio N. TV:
Ele n co dei m ateriali an.iuistati in Costan tinopoli pcgli ospedali generali e temporan e i al seguito del Corpo cli Spedizione in Oriente, sta ti incettati p er cura dell 'Intendenza Generale d 'Armata.
Specchio N. V:
Oirnostrazio ne d e ll 'impiego d e i mate riali d 'o s p e dale acquis ta ti in Costa ntin o p o li , d escritti ne l precedente Sp ecchio N. III.
Specchio N. VI:
Elen co dei m ateriali acquistati a Costantino poli pegli ospedali generali e temporane i al seguito del Corpo di Spedizione in Oriente, stati incettati p er cura dell'Inte nden za Gen e rale d'Armata.
Specchio n. VII:
Elenco delle somministranze di materiali e
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medicinali fatti d all'Amministrazione Inglese all'Armata Sarda p er uso degli ospedali temporanei in Crimea. Specchio N. V111:
Fle nco elc i materiali d 'ospedale av uto dall'Amministra'.lione Inglese di Scutari e clal1'Arnministra7.ionc Francese in Crimea e di mostrazio ne de l loro assegna mento.
Spedizione N. LX:
Dimostrazio ne generale elci pagamenti ordinati per il Servizio Sa nitario dall'Intende nte c--;e nc ra lc d 'Armata.
Specchio N . X:
Elenco dei mate riali spediti a i contabili degli o spedali generali e tempo ranei al seguito del Corpo di Spedizio ne in Orie nte.
Specchio N. X l:
SLaListica <ldl'ospedale te mporaneo di 400 letti in Balaclava.
Specchio N. X li :
Statis tica del Primo- osp edale di 600 letti della ma rina in Ralaclava .
Specchio N. XlU:
Statistica d e l Secondo ospedale di 600 le tti de ll a ma rina , già ospedale d e i Cho lerosi in Kama ra.
Specchio N. XV:
Statistica d el l ' inferm e ri a di 40 letti in Balaclava.
Specchio N . XVI:
Statis tica del Primo osp edale gene ra le sul Bosforo.
Specchio N . XV II :
Statistica d e l Secondo ospedale generale sul Bosforo.
Specchio N. XVIII:
Riassunto generale de lla Sta tistica.
Sp ecchio N. XIX:
Elenco d egli individui apparte n enti a l Corp o di Sp ccli7.io n c in Orie n te la c ui p osizione è ign ota.
Specchio N. XX:
Stato n ominativo degli ufficia li ccl impiegati m orti in Oriente.
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Specchio N. XXI:
Ele nco degli individui estranei a ll 'Arrnala Sarcl,1 resisi defunti negli ospedali sardi.
Specchio N. XXII:
Elenco dei materiali e viveri d ati in dono agli osp e dali del Consolato Sardo e della Provvide nza, diretto dalle Suore di Carità in Calata, dall' Ufficio d 'Intendenza militare in Costantinopoli, d al Secondo Ospedale genera le in Jc ni-Koi e dalle Sussiste nze militari in Stenia.
/V Nelazione -
Generalità ImpianLo degli Ospedali Person ale degli Ospedali Viveri cli riserva. Materia li e medic ina li Pagam e nti ordinati per il servizio sanitario Ge neralit1. sull 'amministrazione e conLabilità d elli Ospedali Se,v i7.io delle ambulanze presso i Corpi Do ni fatti agli Ospedali di Costantinopoli.
L'a utore principale di questi due documenti è il facente funzione d i intendente generale Alessandro Della l{overe, allora maggiore d 'artiglieria del quattie re gen erale d e ll 'Armata Sarda , incaricato subito do po la falcid ia del colera, cli sostituire, dal 17 agosto 1855 s ino a lla fine dell a guerra, le hmzioni dell'intende nte generale , il m aggiore Oc Cavero. Compito assai gravoso c h e, come s i può arguire da questi documenti riguardanti solo una parte di assai più vaste incombenze, il Della Rovere de ve aver svolto con diligenza e s ingolare p erspic acia . In e ffetti, il D ella Rovere avrà un m olo fondamentale nella campagna del 1859; ne l 1861 verrà inviato in Sicilia come lu ogotenente d e l Re di Sardegna e dal 186 1 al 1861 sarà ministro d ella gu erra del regno d ' Italia.
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Generalità sul calvario delle truppe Dal "Rendiconto" e dalla "Relazione" del Della Rovere ben poco traspare sui preparativ i della spedizione. Lo specchio N. II ci elenca molto sommariamente il materiale s barcato in Crimea: lunghi e le nchi di materiale sanitario con i nomi delle navi ch e lo avevano trasportato e, per i medicinali, il solo numero delle casse., sen za specificazione del contenuto , tranne una cassa cli tamarindo che, come si vedrà, aveva un molo importantissimo n ella terapia dei medici piemontesi. Sappiamo c he già il 15 aprile 1855, due settimane avanti la partenza da Genova della prima nave della spedizio ne , si stavano già impianlamlo gli ospedali e le atlrezzature a Jeni-Koi, vicino a Costantinopoli, dove era stato deciso c he le truppe sbarcassero per affrontare il primo urto de l colera. Nulla s i dice, per contro , cli quanto riferito dal Comissetti , sulle infezioni veneree contratte da molti soldati nell'entroterra di Genova ne ll 'attesa dell 'imba rco, con la speranza di venir riforma ti per Lale motivo. Nella "Relazione" dell'intend ente generale, qualche riferimento ai disagi, non solo d i carattere psicologico, dei soldati piemontes i sulle navi inglesi adibite al tras p o rto: vitto a base d i biscotto, carne .salata e rhum, cibi verso cui i piemontesi avevan o una invincibile avvers io n e, tanto ch e , come egli .ste.s.so amm ette, ad un certo punto si d eciderà <li lasciar de teriorare la carne salata e di cercare affannosame nte la be n più carne fresca per tutta la trnppa. De lla Rovere non nasconde il suo disappunto, ricordando la grave decisione del generale capo La Marmara, cli non sbarcare il Corpo di Sp edizione a Costantinopoli, ma di prose guire direttame nte p er la Crimea. In tal modo, avvenne il contrario di q ue llo ch e si suol fare, perché .si portarono prima le truppe e p o i le attrezzature, che dovette ro, quindi, essere traspo rtate dal porto di Costa ntinopoli a quello d i Balaclava, in Crimea. Oa quel momento, il cole ra che aveva mietuto già tante vittime tra gli alleati, tra c ui, n e l 1854, lo stesso com andante dell e truppe francesi, il Saint-Arnaud, assunse una particolare virulen za,
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d ec im ando nel g iro del mese d i giL1g n o (1855) il Corpo cli Spedizione sardo. l primi ammalati vennero accolti neg li osp edali inglesi: molte le cause del la scarsa c/Ticicnza del servizio sanitario: la penuria di infermieri, le gravi deficienze e l'incuria (e in certi casi la disonestà) degli infermieri provvisori e, infine, la scarsità di materia le e di medicinali. Tra le vittime più illustri del cole ra , il generale Ale ssandro Ferrero della Marmora, fratello del genera le Alfonso, fondatore del corpo elci b ersaglie ri (7 giugno 1855): dopo qualche sellimana seguiva la stessa sorte i1 capo delle truppe inglesi in Crimea, lord Raglan , veterano di Waterloo. Al cessare dell'epidemia del colera (luglio 1855) seguirono disse n terie, febbri varie (tifoidee e malariche), emeralopia, tisi , tifo (specie ne l febbraio 1856) e scorbuto. A queste ma lattie s i d evono aggiungere le a ffe7.ioni , specie p olmonari, ca usate dal rigido inverno 1855/ 56, in cui le truppe svernarono pressoché a ll 'aperto e i malati in misere ba racche. Pe r combattere il freddo, già nel giugno 1855 (durante la epidemia d el colera), per te nere caldo il ventre erano stati distribuiti ai soldati 15.000 pa nciotti d i lana, di cui 10.000 avuti dall'amminis trazio n e francese e 5.000 d a que lla inglese, Lutti debitamen te annotati, nello s pecchio N. VIII del "Rendiconto". Anche il se1v i7.io vete rina rio , d i cui scarse sono le notizie nel "Re ndiconto" e ne lla "Relazione" meriterebbe una adeguata illustrazione. Numerosi cavalli e muli , addetti a nc he al servi7.io sanitario , ebbero una esistenza tribo latissima . Tra le cose più singolari, a tale p rop o sito, ricordiamo il tronco d i ferrov ia che venne costruito dal porto cli Balaclava al cam po dove era s tato installa to un d e p osito cli m ate riale. Poiché la locomotiva ingl ese n o n fun z io n ava, venn ero impi egati i cavalli per il tra ino dei vagoni, con gli incon venienti c he ben s i possono immaginare, tanto ch e si dovette rico rrere a lla a ssistenza continu a di un vete rinario a ddetto a queste pove re b estie.
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Renaio Arlesi
Ospedali e ambulanze Nel "Rendiconto" e nella ".l{clazione" molto spazio viene dedicato all'impianto, conduzione e demolizione d egli ospedali: costi parziali, complessivi, costi per ogni posto letto, carico e scarico di mate riale, e logi agli infatica bili zappatori, valutazioni sulla efficienza del materiale, ecc. Si assistette ad un singo lare esempio di collaborazione internazionale: palazzi e scuderie (per la farmacia e le suore) ceduti a Jeni-Koi, presso Costantinopoli , dal governo turco. In Crimea, baracche d'ospedale costruite con legname piemontese, baracche prefabb,icate provenienti dalla amministrazione inglese (1° ospedale della marina), baracche arrivate da Marsiglia (infermeria di Kamara), una chiesa in muratura ceduta alla sanità sarda (chiesa di Kamara), tende piemontesi e tende francesi; Demolizione e vendita del m ateriale a comunit~1 c ristianeottodosse o anche ad ebre i russi (infermeria cli Kamara) oppure restitu7.ionc del materiale stesso ai legittimi proprietari, l'amministrazione francese e quella inglese: quest'ultima adibirà parte d el materiale per ospita re a Jeni-Koi (Costantinopoli) i malati della legione anglo-tedesca. Tra 1c osservazioni sulla e ffici enza dei vari tipi di baracche, l'elogio del Della Rovere per quelle piemontesi, in realtà assai fra gili, perché più ariose, ma meglio adatte per fro nteggiare l'epidemia di tifo: in quelle inglesi, invece, più robuste, ma meno spaziose, la e pide mia avrebbe mietuto molte più v ittime. Si pensava che i germi della malattia fossero nell'aria e non nell'acque, ne gli alimenti e n elle suppellettili. Qualche baracca era pure riservata per le "malattie atlaccaticce"o per "i pazzi da isolare" e qualche altra adottata ad ufficio e farmacia. La storia degli osp edali corrisponde esattamente a quella n arrataci dagli storiografi de lla specli:lione e che q ui riassumiamo brevemente. A Je ni-Koi3, presso Costantinopoli, dove doveva sostare il
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Da
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confondersi con Kadi-Koi, località de lla Crimea, pn::sso cui
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Corpo cli Spedizione per affrontare con una adeguata assistenza il primo urto della epidemia di colera , erano stati impiantati d ue ospedali di 500 le tti ciascun o, detti "temporanei " o "di seconda linea" , che vi rimasero per tutto il periodo della campagna. D opo l'improvviso dirottamento d e ll 'a rmata in Crimea, vennero s ubito installate colà delle te nde p er i colerosi (a ltri piemontesi era già ospiti degl i ospedali ing lesi) n ella cittadina portuale di 11alaclava. Quando, verso la fine del maggio 1855, il campo delle truppe venne trasferito da Karami alla vicina Kamara , molti malati vennero sistem ati nella chiesa del p aesino e poi, per allo ntan are d alle truppe il triste spettacolo de i cole rosi, in un'altra località situata fra Kamara stessa e !Jalaclava, dove si impiantò l'ospedale detto "dei colerosi di Kamara" (primi di giugno 1855). Poiché il colera non accennava a diminuire, venne decisa la costruzione del 1° ospedale temporaneo, detto "della marina", perché in vista del mare, ch e venne aperto il 15 luglio, quando l'epide rnia era o rma i terminata. Intanto l'ospedale cli Karnara ven iva smonta lo e s ul poslO restava una infermeria per i malati intrasportabili : essa e ra formata dalla ambulanza della 1° div is io ne e da alcune tende e baracche. Verso tìne luglio (1855), quando al colera erano seguite dissenterie e febbri varie, venne costruito il 2° ospedale tempora neo, detto pure "2° della marina", in posizione più arretrata per l'eventualità di uno sgombero precipitoso: venne apetto il 13 agosto 1855. Vi furono p o i altre infe rme ri e provviso rie imp iantate prima del rimpatrio delle truppe, presso il porlo di Balaclava. Sulla ricerca delle località in c ui allestire gli ospedali, e ra necessario trovare località "salubri", data la grande importanza c he si annetteva a lle più piccole variazioni dei climi e delle zone, ricerca resa pii:1 difficile dalla grande varie tà dei panorami della Crimea.
risiedette il qmutier generale della annata per quasi tutto il periodo della campagna. llti le pe r la conoscen 7.a delle località in cu i soggiornò l'esercito sardo è il piccolo "Dizionario geografico sto1i co-militare della guerra d'Oriente" stampato presso H. Moretti a To rino nel 1859.
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A q u este istanze sanitarie pare che si contrappo nesse l'azione del direttore degli osp edali in Crimea, il maggiore Girarci, ch e, come dice il Della Rovere, fece tutto il possibile per accentrare gli ospedali o nde poterli m eglio sorvegliare e ristabilirv i l'ordine. Dalla "Relazione" s i appre n de, infine, ch e agli inizi del 1856 in previsione del prolungars i d ella campagna e dello sviluppo di altre epide mie - s i decise di stabilire un a ltro osp edale s ul Bosforo, a Kulilli: in tal mod o, e rano finalmente dis ponibili presso Costantinopoli 1.500 posti le tto e 1.625 in Crimea: fortunatamente non s i ebb e p iù bi sogno di disporre di una così abbondante attrezzatura . Come si presentavano nella realtà g li osp edali de ll 'Armata Sarda? Della Rovere riferisce ch e all'inizio e ra no un ins iem e di tende che vennero a ll 'approssimarsi d e ll'inverno, sostituite da baracche. Ci sembra, tuttavia, d overoso riportare la descrizione d el comand ante dei bersaglieri in Crimea, il colonnello Saint-Pierre: "Chiamano ospedali di 300 letti cetti cattivi baraccamenti dove non v'h a nulla p er i p overi malati: chiamano infermerie di 200 le tti le tende nelle quali si ricoverano sulla nuda terra quei p overi 'sventurati' ": e questo in Crimea durante l'epidemia del colera. Persino uno dei due ospedali della più accogliente ciua dina di Jeni-Koi, presso Costantinopoli , qu ando l'epidemia era praticamente terminata viene così d escritto: "Qu esto osp edale, destinato per 500 letti, contie ne ora 700 malati senza che ne sia accresciuto il materiale .. vi sono divise le forn iture .. un malato ha il materasso, l'altro il p agliericcio, e ciasnmo ha solta nto un lenzu olo ... quelli ch e hanno solo il piccolo mate rasso di stoppia ... sono pressapoco coricati sulla nuda terra". Nel la "Re lazio n e" è de d icato un capito lo al servizio delle ambulan:Le, che esponia mo p er sommi capi in qua nto ci sembra molto significativo per illustrare che cosa fu in realtà la spedi:Lione in Cri mea. Una di qL1este era al seguito del quartier generale d 'armata e le altre due, ognuna , presso il quartier gen erale delle due divisioni che componevano il Corpo di Spedi:Lione. Ad ogni ambulanza e rano addetti 9 medici, 2 fa rmacisti, 1
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uffi cia le contabil e e 22 tra sottuffi cia li e soldati infermieri: n el complesso, avrebbero potuto evacuare da l campo cli battaglia, 320 feriti: inoltre, ogni battaglio ne aveva due cassoni d 'ambulanza, zaini e tasche con mate riale sanitario . Tutla questa attrezzatura elette ottinli ris ultati nel giorno della battaglia della Cernaia (16 agosto 1855) e in quello della caduta di Sebastopoli (11 settembre 1855): anzi una de lle ambulanze servì quasi es clusivam ente per il soccorso dei feriti russi. Al di fuori di queste due circostan ze, esse servirono prevalente mente, assieme al personale, come suss idio agli osp edali p er la battaglia contro le malattie: quella d ella prima divisione funzion ò per lo p iù con il personale, come nucleo centrale della già citata infermeria cli Kamara. Tra le osserva zioni e acute valutazioni emerse nella "Re lazione " sulla efficienza del m ateriale , segnalate le lamentele per il colore scuro dei vari carri d 'a mbul an za sardi, cau sa di m olti d isagi, s pecialmente durante la stagione estiva, con il suggerimento per l'avvenire fossero dipinti con colo re chiaro ad imitazione d i que lli inglesi, che e rano drappeggiati p ersino con teli bianchi. È, infine, possibile , avere qualche indizio s ul funzionam ento burocratico degli osp edali dell'Armata Sarda , da alcuni "Quaderni cli vis ita ", dai "Registri g io rna le d 'ospedale ", dai "Registri dell e controvisite" e da un mazzetlo di biglielli d 'entrata in ospedale , superstite degli sca11i a rc hivistici. Ta li d o c ume nti s i trovan o press o le sez io ni riuni te dell'Archivio di Stato di Torino, nei mazzi ine renti alla spedizione.
Il personale addetto ai serviz i sanitari Il personale addetto ai servizi sanitari v ie n e sempre d iviso molto nettamente nel "Rendiconto" e nella "Relazione" in: p ersonale amministrativo, sanitario e re ligioso. Il p e rsonale amministrativo era co mpo sto: d ai due direttori degli os pedali, uno per quelli di Jeni-Koi (Costantinopoli) e l'altro p er que lli in Crimea , dagli ufficia li contabili (che in alcuni punti
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vengono chiamali "ufficiali infe rmieri") e dalla bassa forza della compagnia infermieri. Come già accennato , sin dalla met~1 dell 'a prile 1855, il Ministero della Guerra aveva spedito in Oriente il necessario per un ospedale di 500 letti con la direzione del maggiore Girard , organizzatore elci due ospedali di Jeni-Koi, presso Costantinopoli. Quando avvenne il dirottamento in Crimea di tutta la s pedizione, si chiese subito a Torino, a mezzo del telegrafo, un direttore per i nuovi ospedali in Crimea; venne destinato il maggiore Casella. Intanto in Crimea la situazione precipitava a causa del colera e alla fine cli giugno, quando l'epidemia ormai volgeva al termine, il generale capo La Marmora , visto che non poteva disporre altrimenti, ordinava al maggiore Girard di partire da Costantinopoli per la Crimea stessa. La presenza cli un direttore produsse subito buoni effetti nel l;:i amministrazione e n ella disciplina degli ospedali. Sul finire del luglio (1855) arrivava dal Piemonte il maggiore Casella, che veniva così destinato agli ospedali presso Costantino poli. I due direttori rimasero s ino al termine della guerra. Gli ufficiali-infermieri furono p iuttosto scarsi di numero: benché il Ministero, nel corso della campagna, ne avesse mandati 19; s ul finire dell'inverno erano rido tti a 10: infatti 2 erano deceduti, 2 revocati dall'incarico per alterco tra di loro e 5 rinviati in Piemonte per motivi di salute. Essendo 5 gli ospedali aperti contemporaneamente (2 sul Bosforo, 3 in Crimea), essi non e rano s ufficienti in qua nto, in alcuni ospedali , vi fu rono sino a 800 degenti, con continuo movimento di malati, senza considerare che se la guerra avesse preso un carattere più attivo, alcuni di questi ufficiali avrebbero dovuto essere allontanati dagli ospedali per il servizio aUe a mbulanze . Con la prima spedizio ne di personale vennero inviati 332 soldati infermieri e con i successivi invii dal Piemonte, altri 100. In realtà ne: rimasero circa 300 a causa dei decessi, dei rimpatri per malattia , ecc. e teoricame nte questo numero sarebbe all'incirca regolamentare: un infermie re ogni 10 malati.
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Tra questi 300 erano compresi i malati, i graduati che esercitavano mansioni amministrative e di sorveglianza generale e un buon numero d i fl eb otomi : per di più, gli infermieri dovevano provvedere allo "spurgo, liscivio , preparazione de lla legna per le cucine e per scaldare le baracche, pulizie generali , ecc.", se1vizi ch e nelle città avrebbero p otuto essere fatti da estrane i all 'esercito. La drammaticit~1 della situazione viene ripo rtata nella "Relazione" per i provvedimenti che vennero presi quando l'epidemia del cole ra e ra all 'apice. L'assegnazione d 'infermieri provvisori ( 4 giugno 1855) scelti tra i soldati offe rtisi: l'obbligo (11 g iugno) ad un battaglione di fornire giornalmente un a compagnia per il servii.io interno all'o spedale dei colerosi di Kamara e un'a ltra per i servizi esterni, ossia la tumulazione de i cadaveri, il taglio del la legna , il traspo1to elci viveri, ccc.: un altro battaglion e venne impiegato come s ussidio ai genieri per i lavori d 'impianto di ospedali. Vari gli inconvenienti provocati dagli infermieri provvisori c he , in realtà, erano soldati offertisi volontariamen te, soprattutto p e r sottrarsi alla disciplina delle compagnie . Furono, quindi , cau sa di indisciplina e di abusi, abusi che ne provocarono altri per reazione da parte degli infermie ri effettivi: am malati abbandonati a lungo, furti commessi s ugli effetti dei morti e dei malati, vitto che prendeva vie diverse da quella cui era destinato, ecc. li personale sanitario era composto dai medici e dai farmacisti. Sempre d allo sp ecchio N. I del "l{e ndiconto " apprendi a mo che i sanitari, con il primo invio, furono 124, c ui se ne aggiun sero altri 41, inviati dal Piemonte. Al totale si devono d etrarre 18 rimpatriati , 12 deceduti , di cui 11 in C:rime a e 1 a Je ni-Ko i. Da un quadro de llo specchio N. I del "Rend iconto" ricaviamo la s ituazione del personale sanitario al 1 gennaio 1856: 144 in totale , tra cui 16 farmacisti. In particolare, se esaminiamo le cifre d ella colonna de dica ta a questi ultimi ne troviamo: 1 presso l'a mbu lanza del quartier gene rale principale, 1 presso quella dell a 1° d iv isione, 2 presso quell a de lla 2° divisione , 3 nel I0 ospedale della marina , 2 nel II0 ospe-
360
Renato Artesi
dale della marina , 2 ne ll'ospedal e te mpo ra neo di Balaclava, 3 nel 1° ospedale di Jeni-Koi e 2 nel 11° ospedale della medesima località: in totale 16. Nel computo del person a le sanitario sono pure compres i i medici presso le truppe , anche se in rea ltà vennero spesso adibiti al servizio degli ospe dali: questi erano 7 me dici di reggimento che avevano la sorveglianza s ui 28 medici di battaglione e sul materiale affidato a costoro. Tra le o sservazioni d el De lla Rovere sul personale sanitario, ricordiamo un cenno alla scarsità cli medici e n e lla conclusione d e lla "Relazio ne", a lla necessità per il med ico capo di pote r disporre della collaborazione di un farmacista capo per coordinare il servizio sanitario , secondo la "scienza sua". Nella "Relazione" leggiamo c he il person ale religioso contava 14 cappellani e 64 suore. Q ueste sarebbero dovute rimanere negli ospedali di seconda linea, ossia a Jeni-Koi, ma ben presto ne furono inviate parecchie in Crimea: erano a ddette all a amministrazione, alle lavanderie , alle cucine. Questo ultimo servizio "prima del loro arrivo era eseguito in modo veramente deplorevo le ": a lcune volte, la prima distribuzio ne giornaliera del vitto ai ma lati avveniva dopo le due del pom e riggio e non tutti i cihi destinati venivano loro portati. All'amministrazione delle suo re vennero anche affidati i generi di conforto (vino , cio ccolato, ccc.) g iunti n e ll 'inverno d a l Piemonte e raccolti tra i cittadini, il "Do no Patrio ttico" (specchio N. III - nota C). Il Della Rovere ha per esse molte parole di e logio e aus pica che per regolamento possano , anche pe r l'avve nire , essere ad ibite agli ospe dali di prima linea. Ne lla "Relazione" nume rose sono le notizie sulla generosità de i sanitari all eati , specialme nte inglesi e pe rsino elci medic i d e l campo ne mico. In fatti , dopo l'a nnuncio de ll'armistizio, scesero de ll e alture su cui erano accampati soldati e ufficiali russi pe r rifornirsi cli viveri , p resentandosi ai piemontesi con du e p arole mo lto significative: "13ona Sardinia ", scesero anche i me dic i ch e vis itaro no i nostri
Il seroiziu sa nilariu nell'armata sarda ..... .
367
ospedali, inte ressandosi vivame nte delle attrezzature e delle terapie: molti cordiali i rapporti . L'a m mirazio ne del Della Rovere e di lutti gli storiografi su ll a efficienza dell a sanità inglese è che lale miracolo e ra dovuto in effetti, all'a rri vo in Crime a, n e ll 'a nn o precede nte lo s b a rco dell'Armata Sarda, di un p e rsonaggio ch e appartie n e ormai indissolub i Im en te a ll a s to ria d e lla m edicina m o ndi a le: Miss Nigh tingale 1 p er la grande rivoluzione pacifica o p e rata d a questa valorosa donna. Ella era giu nta in Crimea con u n a quarantin a d 'infermie re addestrate , in seguito alla famosa campagna d i stampa de i g iorna li inglesi sulle sofferen ze de i m aia li e d ei feriti in Crimea, la stessa campagna , ch e, come si è visto, aveva indotto i governi inglese e francese a cercare nuovi a lleati . Chiamata "la s ig no ra d e lla lampad a " pe r il su o aggira rsi di no lte con u n lume p e r compiere con eroica volo ntà la sua o p era p ietosa, dovette lo tta re co ntro i m edic i p e r imporre i su o i nuovi metodi di igiene e d i assistenza agli in fermi, ottene ndo in la i mod o una stre pitosa d im inuzione d e lla mo rtalità fra i ricoverati. Sui rappo,ti con la sanità francese ben poco si dice come se l'argomento fosse scontato in partenza, data l'affinità di lingu a e di abitudini dei piemontesi (tra cui mo lti savoiardi) con i fra ncesi. Nelle fasi di a llestim e nto dell a spedizione, vi erano sta ti in con tri a Mars ig lia p e r con sigliarsi con i colleghi francesi s ui p rovvedimenti per le epidemie e che sfociò in un p rogetto i cu i argomen ti vennero p o i discu ssi a To r in o in u na seduta del Consiglio Superiore de ll a Sanità "pe r quei provvedimenti di farmaceutica che la loro natura p oteva re clamare ".
' I trattati d i s toria della m edicina na rran o la sto ri a di Flo re n ce Nightingale (1820/ 19 10), il c ui nome d i l>allcsimo ricorda la città in cui nacque: Fire nze . Era una donna ricca e istruita, la quale, impressionata dallo stato deficiLario della assiste nza agli inferm i, decise d i dedica re la vita a tale servizio . Studiò in vari ospedali: in <,erma n ia , in Ingh ilterra e poi in Francia. È considerata u na e roin a nazionale inglese.
362
Renato Arlesi
Misure pro.filattiche generali Il Della Rovere nella sua "Re lazione" sul servizio sanitario uno dei servizi subordinati alla sua amministrazione - ha ritenuto opportuno riportare i provvedimenti che gli altri servizi, specie le sussiste nze, adottarono su con siglio dei medici. Apprendiamo che dal Pie m onte venne inviata acquavite ed a nche rhum per alternarli al vino "ma essendosi dai medici rappresentato che ... poco convengono alle nostre truppe", vennero distribuiti solo quando mancò il vino. La razione di riso di g r. 60, essendo stata riconosciuta insufficiente, fu portata a g r. 150 e anche a 200 gr. nel pe riodo del cole ra , sopprime ndo le razioni d i legum i secch i: la razio ne di riso rimase cli gr. 120 alte rnata a gr. 80 di pasta. "Nel mese di lu glio 1855 il medico capo, ave ndo consigliato la distribuzione di mezzo grammo cli pepe giornalme nte e per individuo, fu tosto seguito il c onsiglio e la d istribuzio ne du rò sino alla fine della gue rra". Alla invincibile avversione elci soldati piemontesi rer la carne salata, cui essi attribuivano lo svilupparsi dello scorbuto, si era sopperito, da p arte d e ll 'amministrazione p iemontese, con carne fresca e pane fresco (ogni 2 giorni): in Crimea no n si consumò mai frutta e verdura fresca. Vi è infine un altro provvedime nto che riveste una importanza eccezio n ale: la distribuzione a tutte le truppe, dal 21 febbraio 1856 al 26 rnarzo dello stesso anno, di una bevanda acida a ntiscorbutica a base di s ucco di limone. Il Della Rovere d imostra esplicitamente il suo timo re, che traspare in n1olti punti della "Relazione ", di essere accusato d i aver speso troppo, specie per l'acquisto dalla amministrazione inglese di 7172 gallo ni di succo di limone e si giustil"ica in questo modo: "lo credo che questa dispos izione fu utilissima allo sta to sanitario delle nostre truppe. Lo scorb uto scomparve in capo di 34 giorni". I suoi timori n o n e rano infondati: infatti il m edico capo Cumissetti amme tteva p e r scontato che lo scorb uto dipendesse anche dalla mancan za d i un vitto p iù n aturale, ma riteneva lo scorbuto "insieme virtualme nte collegalo" al tifo, causato special-
il servizio sanitario ne/L'armata sa rda ... .. .
363
me nte d a i disagi e cbllc fatiche, no tando che in Crimea , proprio gli artiglieri erano stati i più colpiti. E a l primo velato disse n so da p a rte de l generale capo si finì pe r o rdinare alle sussiste nze , come d ice Della Rovere "la distribuzion e a tutta la truppa di questa 'bevanda".5 Non solo, ma vennero date disposiz io ni di imba rcare p e r il rimpatrio "sui vari le gni aceto e su go di limo n e in ragione cli 500 litri p er ogni 1000 uomini". Anche l'a p provvig ionamento dell'acqua fu , in certi periodi , ass ai difficoltoso e di qu esto fatto c i danno testimonianza tutti g li storiog rafi . c l "l{e ndico nto", tuttavia, troviam o alcune notizie pertinen ti alla questio ne de ll'acqua che meritano un allento esame. Nello s pecchio N. II leggia mo che il 15 g iugno 1855 la nave Azardoso scari cò p e r il sc,v i7.io sanitario oltre a 49 b arelle e ad altro m a te riale, una cassa di medicinali, n on meglio s pecificata e :$00 filtri p e r l'acqua. Non sapremo forse mai chi prese tale iniziativa, giudicata p o i inoppottuna, in quanto d all o specchio . 111 a ppre ndiamo che d ue soli d i questi hltri furono utilizzati: uno d estinato al quartier generale d 'armata e l'altro ad un certo signo r Caneva ri: gli altri rimasero in magazzino e quasi tutti venne ro riportati intatti in Piemonte. Purtroppo i m edici d e lla sp edizio ne ritenevano che le ca use delle m alattie si trovassero in "miasmi" o anche n ei "germi", n on me glio specificati, conte nuti n e ll'aria. Citiam o solo la testimo nian za commovente del coma ndante de i be rsaglieri Saint-Pierre, il quale, sap uto d ai me dici dove stesse il ne mico dei s uoi soldati, o rdinò ad essi di d are aria alle tende. 5 La ce rimonia d ella preparazione de lla bevanda , che avveni va nei singoli reparti alla presenza de l me dico, colpì la fantasia dei soldati: mo lti s toriografi ne parlano. Il Mandredi ci d ice che si tra ttava d i una heva nda. "igienica contro lo scorhuto preparata con acq ua mescolata con bu o na dose d i rhum e acid o citrico". Il D'Ayala ce ne dà la formula: "sugo d i limone ce ntilitri 6, rhu m centilitri 3, acqua centilitri 6, zu cchero g ram mi Hl. Ness u n cenno d i una eventuale distribuzione alla truppa d ella "birra antiscorhutica" de lla Fa rmacopea Sarda (ediz. 1853), ovviamente dd tutto priva d i sugo d i li mone .
364
Renato Artesi
Anche le già ricordate valutazioni del Della Rovere sulla ariosità cli vari tipi cli baracche sono una ulteriore confe rma. Comunque, sappiamo ch e si fecero sempre abbondanti disinfezioni, specie con cloruro di calce e con la calce alle haracche e alle suppellettili cli tutta la truppa, sia durante la campagna che sulle navi. Nulla, invece, sappiamo dei probabili provvedimenti p er combattere la e meralopia (cecità quasi assoluta ne lle penombre de lla sera e della n otte) che colpì in larga misura la truppa: affezione ch e non si sapeva fosse de rivata, a quell'epoca, dalla carenza di vitamina A, contenuta allo stato naturale , specialmente n ei grassi.
Medicinali e terapie adottate Ne l "Re nd iconto" e ne lla "Re lazione" trovia mo numerosi dati su ll'arrivo e impiego di medicinali. A un certo punto vennero a mancare materiali e medicinali a causa del colera e del loro deterioramento perché non riparali dalle inte mperie . A tale proposito particolarmente interessanti ci sembrano lo s pecchio N. VI (medicinali e materiali acq uistati a Costantino po li p e r g li ospedali in sito e qu e lli di Crimea) e lo s p ecchio N. VTT (elenco de i m edicinali e mate riali consegnati dalla amministrazione ingle se ai n ostri ospedali), le cui date di richiesta partono appunto intorno al giugn o 185 5, mese in cui imperversò il colera. Possiamo , quindi, pe nsare ch e questi due spe cchi confe rmino di quanto fu più pressantemente richiesto dai medici per le cure de l co le ra e de lle a ltre ma lattie c he stavano decima ndo il Corpo di Spedizione. Per dare maggio r luce sulle terapie adottate abbiamo sommato , per ogni singolo medicinale, i quantitativ i ordinati intorno al mese cli g iugno 1855 (prima co lonna delle d ue tabelle ) e que lli o rdinati nel febbraio 1856, quando il tifo assunse un carattere epidemico (seconda colonna delle tabelle) e , infine, il totale generale co mprend ente tu tte le richies te (te rza colo n na). A proposito dello sp e cchio N. VTI dobbiamo riportare le precisazioni del Della Rovere: egli afferma che venne comp ilato in
il servizio sanitario nell'armata sarda ..... .
365
RIEIABORAZIONE DELLO SPECCffiO N. VI DEL "RENDICONTO" Unità di 111isura
23/28/ 30
Febbraio
giugno '55 Colera
1856 Tifo
Totale complessivo dal 23/ 6 / 55
al 27/ 5/ 56
Alcool ca nforato Alcoool di coclearia Alcool Alum e u sto Aloe Aloe sucotrino puro Acido cloridrico Acido solforico Acido ta1tarico Acido ar senicale Aceto com une Acetato <li potassa Acqua di lauro ceraso Alcolato di coclearia A mido Ammon iaca liquida Azotato d 'argento (a) Azotato di potassa (b) Rolo nostrale Rolo armeno (e) Bicarbo n ato di soda Bicarbonato di potassa Camomilla Canella Canfora raffinata Cantaridi Cera b ianca
Kg.
10
]O
60
11 ,500 60
0,8
0,8
0,5 5
0,5 ·1,0 5
10
90
150
0,3 150
10
8
3 'IO
rn 2 2
1
rn 20
20
'15
rn 50 10
.,
0,2
6
6,2 5 0,37
N.B. = Tn variata la g rafia delle singole voci con i Lerrnini di quell'epoca. Pe r le denominazioni e per le formule dei m edicinali prevalenLcrnenLc ci siamo avvalsi d ella Farmacopea d egli Stati Sardi (ediz. 1853). (a) = Azotato d 'argento = N it rato d 'argento. (b) = Azotato di potassa = Nitrato d i potassio o salnitro. (c) = Bolo armen o = Argilla.
366
Renato Attesi
Unità di
23/ 28/ 30
Febbraio
uùsura
giugno '55
1856 Tifo
Colera
Citrato di c hinina Kg. Conserva di ginepro (d ) Collodion (e) Cloruro di calce Cloroformio puro Crem<>rtartaro Elissire di c hina Elissire di quinquinia Elettuario linitivo (t) Essenza d i menta Essenza cli trebenlina Estratto di ger17.iana Estratto cli belladonna Farina di lino Farina di segala Farina di seme di lino Fiori cli camomilla Fiori di tiglio Fiori di zolfo fiori cli menta Cie nzia na Ghiaccio (g) Grasso cli porco Laudano liquido Limo ni N.
1 26 1 300 1 210
300 20 10
10
0,6
0,5 160 20
Totale complessivo dal 23/6/55 al 27/5/56
26 10 0,81 20 5 0 ,5 160 20 650 8
10
10
1000
30 60 4 10 2000 25
5
10
500
1660
(d) = Estratto di bacche di ginepro p. 1 - Zucchero bianco p. 2 (e) = Presumibilmente pre pa rato nel modo seguente: Azotato cli potassa puro p. 400 - Acido solforico a gradi 66 p. 600 - Cotone cardato p. 20 (t) = Radice cli polipodio quercino 11- 2 - Foglie cli senna m onda p. 1 Foglie di mercuriale p. 2 - Acqua comune p. 18 Secondo il LraLLato di farmacologia di A. Giordano (Torino ·1844) veniva usato come purgativo, antiflogistico nelle m alattie b iliose e in Lu lli i morhi flog istici. (g) = A Costantinopoli era in funzione uno dei primi impianti semi-industriali per la fabbricazione del ghiaccio.
i l servizio san ita rio nell'armata sarda .. ... .
Unità di misura
Magnesia calcinata Man<.Jorlc d o lci Micie NiLro (h) Olio d 'o li vo O li o di lino O li o d 'o rigano O li o d i g iusq u ia mo O rzo m ond o O lio d i ri c ino Pa pa veri Pe rossido di manganese Pezze d i lino p er benda ggi Pezze lah icoL per c crolli (i) Pmne secche (1) Po lvere di d ig itale Po lvere cli squ illa Po lvere cli radice di gen zia na Polvere di aloe Polvere cli a lume Po lvere d i liqu irizia Q u assia a m ara Resina di colofonia Reobarbaro Radice di ipecaqu ana Radice d i reobarb aro Se napa polvcrii:zata Solfato d i ferro Solfato d i ra me Solfato di zinco Sai Ca na le (m) Saln iu·o
23/ 28/ 30 giugno '55 C,oler-.t
Febbraio 1856 Tifo
36 7
Totale complessivo dal 23/ 6/ 55 al 27/ 5/ 56
·1,8
Kg.
60
190
40
101
60
60 44
10 20
40 24,6 4 20
50 200
5
5 1 2
50 0,5 0,06
75 0 ,5 0 ,06 10
6
16 /4
2 ·1
1
4 0,8 50
50
0,6
0,6 O,J
4
0 ,6
8
40 20
4,3 8,6
220 20
(h) = itro = Saln itro, secondo il trattalo di A. Giord an o , già citato. (i) = Non sa ppia mo se il no me c orrisponda a u n tipo particolare di tessuto in uso in Turch ia o in Europ a. (I) = Probabilmen te impiegate p e r la p reparazione d e lla conserva Ji p rugne, oppure per la conse1va cli p rugne "solutiva", che co nte neva infuso d i sena. (m) = Nom e che tuttora in Pie m o nte v ie ne d a to a i sal i ing lesi, o solfato di magnesio .
368
Renato Attesi
Un.ifa di n.tlsura
SpiriLo di vino Sale Saturno (n) Sale comune Stoppa Santonina pu ra Sanguette Srezie amare (o) Scorza di quinciuinia Solfato di chinino puro Solfato di magnesia Spezie rettorali (p) Spirito di coclearia Spugna preparata con cera Tamarindi 'l'a rtaro emetico ( q ) Trebentina Tintura d 'arnica 'l'intura d 'aloe The Ungucnlo populeo (r) Un guento mercuriale (s)
Kg.
23/ 28/30 giugno '55 Colera
Febbraio 1856 Tifo
Totale complessivo dal 23/ 6/ 55 al 27/ 5/ 56
186
9
16 120 320 0 ,5 N. Kg.
5000
3800
18300 18 20 0,5
50 20
30 6
0,5 1050 16,5
50 0,3 2
2
.,
5
3
9 ']
6 76
4
15
2 l
(n) = Sale Saturno - Acetato basico di pio mbo. (o) = Servivan o per la prcrarazione del decotto amaro, composto da radici cli genziana, assenzio, camcd io e Centaurea mino re. (r) = Suppo nia mo che servisse ro a lla preparazione d el decotto p etto rale della Farm . Sa rda, composto da: fic hi secchi, giuggio le, uva "passola monda" e radice di liquirizia. (q) = Tanaro emetico = tartaro stihiato o ta1taro antimonico e potassico. (r) = Unguento populeo= gemme di pio pro p. 6 - foglie recenti di papavero rosso e cli giusquiamo r - 2 - foglie recenti di sedo maggio re p. 4 foglie recenti di solano ortense p. 3 - grasso di maiale p . 12. Secondo il Giorda no: calma nte, addolcente, risolven te nei dolori e mon-oiclali, nelle infiammazioni, nelle scottature ccc. (s) = Preparalo con sugna ben purgata e lavata p . 3 - mercurio puro p. 3. Per il Gio rd ano: antiven e reo, consigliato nella m ening ite, peritonite, fle bite, ccc.
Tl servizio sanitario nell'armata sarda ......
Unità di 111isura
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Febbraio
giugno '55 Colera
1856 Tifo
369
Totale complessivo dal 23/6/55
a.1 27/ 5/ 56
Ungue nto egiziano (t) Un gue nto di stafisagria ( u) Ungue nto vescicatorio ( v) Zafferano Zolfo
Kg.
2 0,6 1
0 ,6
5
5
83 1
1
(l) = TJnguento egiziano - unguento eg1z1aco d ella fannacopea Sarda,
così preparalo: verderame po lveri zzato p. 10 - a llume calcinato p. 1 m iele clespumato p. 32 - aceto ottimo p. 14 -. Per il Giordano: detersivo, n e lle ulcere fungose, favose, cancrenose, ecc. (u ) = G rasso di ma iale p . 36 - mercurio p. 3 - stafisagria polverizzata p. 8. Usato r,articolarmente p e r pidocchi e le "p iattole " (G io rdano). (v) = Pe n siamo che si utili zzasse l'azione rubcfacen te p er le frizioni che sa ppiamo essere eseguile r,ers ino col rhum sui corpi dei colerosi per riscaldarli.
RIELABORAZIONE DELLO SPECCHIO N. VIl DEL "RENDICONTO" Unità di misura
dal 17 maggio al 27 giugno 1855 Colera
N.
l
Acetato d i piomho Aceto Ac ido acetico Acido citrico Acido idrocianico (aa) Acid o idroclorico Acid o prussico Acido solforico (aa)
=
Ac ido idrocia nico
Libbre Gallo ni T.ih hre
Once Libbre Once Li bbre =
Acido r,russico.
Febbraio
1856 Tifo
Totale complessivo dal 17/ 5/ 55
al 22/ 5/ 56
1 1
12
80
160
25 1
25 2
5
5
40
50
2 2
Renato Artesi
370
Unità di misura
Acido tartarico Alcool rettificato Aloe socotrino Alume di rocca Amido Alm11oniaca liquid a Balsamo cop aive Bicarbo nato di potassa Uicarbonato d i soda Bijoduro di mercurio Bitartrato d i potassa Borato di soda C:an fora Callo mclano a vapore Cantaridi Carbonato d i potassa Carbon ato d i soda Cerotto diaqu ilio n (bb) Cloru ro di calce C:re more d i tartaro Ergotina Estrallo di aconito
dal 17 maggio al 27 giugno 1855 Coler.t
Febbraio 1856 Tifo
Totale complessivo dal 17/ 5/ 55 al 22/5/ 56
7
50
75
Libbre Libbre Pinte Libbre Libbre Libbre Libbre Libbre Once
2 2
11 10
10
2
7
15
35 15 6 2 2
4
Libbre Libbre
49
25
Once
!io li
Lihhre Lihhre Libbre Libbre Libbre
6 l 2
6 1 4
Libbre
200
Libb re
5
Libb re l.ibb re Lihhre O n ce Libbre O n ce
55
640
MO
/io
170 1 3
4
Il servizio sanitario nell'armata sarda ......
Unità di misura
Estratto di belladonna Estratto di cicuta Estratto di coloquintide Estratto di opio Etere solforico farina di lino Foglie di ulivo Fiori di camomilla Fiori di sambuco Fiori di tiglio
Libbre Once Once Libbre lihhre libbre Libbre Libbre
dal 17 maggio al 27 giugno 1855 Colera
Febbraio 1856 Tifo
371
Totale complessivo
dal 17/ 5/ 55 al 22/5/ 56
8
8
4 8 1
25 25 6
29 274 6 4
Lihhre
17
Libbre Libbre
50
50
10
10
21
(bb) = Il cerotto o e mpiastro, secondo la fam1acopea Sarda, veniva prerarato con una parte cli litargizio in due di olio di o liva. Per il Gior<lano: amrnoliente, risolvente, essicante, agglutinante .. nei tumori infiammato rii, nelle escoriazioni, ulcerazioni, ecc.
372
Renato Artesi
Unità di misura
dal 17 maggio al 27 giugno
1855 Colt:erd
fiori di zolfo Gialappa G rasso Jodio Tpecaquana Laudano Magnesia calcinala Mignatte NiLrato <li potassa Nirro puro Olio di olivo Olio di ricino Olio di trementina Opio in polvere Ossido di bismuto Pepe di c ubebe Perossido di m anganese in polvere Pillole armene (cc) Polvere di aloe Polvere di alu rne Polvere del Dower Potassa caustica Rabarbaro Radice di Gialappa Sale inglese
Libbre Libbre Libbre Once Libbre Libbre
1856 Tifo
Totale complessivo dal 17/5/55 al 22/ 5/ 56
23
43
26
100
2
2
70
Libbre N. Libbre Libbre Libbre Libbre
Febbraio
80 1 15000
66
66
2
2 2 102
2 2
Lihhre Once Libbre
6
6 5
Libbre Libbre
1 1
l 1
Libbre
10
]O
Lihhre Once Once
12 6 6
12
Libbre Libbre Libbre
2
3
9 3 4
Libbre Libbre
1 12
1 12
6 6
li sen;iz io sanitari<> nell'armata sarda .. .. . .
Unità di misura
Sale nitro Libbre Sale saturno Libbre Sale santo nino T.ibbre Solfato di magnesia Libbre Solfalo di zinco Uhhre Spugna preparata (dd) Libbre Tarlaro cmcLico Lihhrc Once Tintura di arnica Libbre
dal 17 maggio al 27 giugno 1855 C:Olcra
I;ebbraio 1856
Tifo
373
Totale
complessivo dal 17/ 5/ 55 al 22/5/56
1
1
5 1/ 25
5 1/25
120
172
3
3
6
4 6
7
7
(cc) = Pro babilmente erano prcparaLc con il bo lo armeno, ancor oggi usato per le affezio ni intestinali, affezio ni ch e sappiamo essere state le riù freque nti in Crimea. (dd) = Spugna preparala prohahilrncntc con la cera in cui veniva imme r.sa: era impiegata per dilatare le ulcere.
Renato A rtesi
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Tintura di aloe Tintura di opio lJnguento d igestivo (ee) Unguento egiziaco Ungue nto mercuriale Unguento populeo
Unità di misura
dal 17 maggio al 27 giugno 1855 Colerd
Libbre Libb re
6
6 6
Libbre
6
6
Libbre Once
3 6
::S
Libbre Libbre Once
6
10
8
8 6
6
Febbraio 18 56 Tifo
Totale
complessivo dal "17/ 5/ 55 al 22/ 5/ 56
6
(cc) = L' unguento digestivo veniva rre r a rato (Fa rmocopea Sarda) con trementina , olio di ipe rico, zafferano , olibano, mira e tuorli d 'uovo . Veniva impiegato (ovviamente pe r uso esterno) come "detersivo " nelle piaghe di c ui ne rrornuovc la suppu razione.
base al "Registro d elle richieste" della Intendenza C~ene rale , se nza aver avuto la p ossibilità cli controllare se tali richieste fossero state soddisfatte . Infatti "è mia opinione ch e mo lti altri medicina li vennero forniti dalla amrninistra'.lione inglese e da Miss Nightingale che fecero sempre qu anto stava in loro per sollevare i n ostri ma lati ... Bastava ch e si presentasse il Direttore delli Speciali, le Su o re d i Carità, farmacisti, d ottori, pe r d omandare alcuna cosa che a bbisognasse p erché vi soddisfacessero immediatamente sen '.la esige re richie ste firmate dalla Inte nde n za". Il "Rendiconto " e la "Relazione " del Della Rovere , a nche se entrambe di carattere amministrati vo , confermano la sosta n:Lia le impotenza delle varie terapie adottate, s pecia lmente ne i confronti del colera. Il Crnnissctti, verso la fine d el s uo libro, raggruppa i principali medicinali impiegati in alcune categorie e che ci pe rmettono di inte rpretare gli elenchi d egli spe cchi . VI e n . VII del Della Rovere.
Jl semizio sanitario nell'armata sarda ......
375
Ecco le catego1ie, per azione, come ce le presenta il C:omissetti, con aggiunta, da parte nostra, di riferimenti e annotazioni . 1) TemperantiG: "subacidi vegetali" (nota re la g rande quantità di aceto riportata nei due specchi N. VI e VII), polpe e decozioni di tamarindo. A proposito del tama rindo, la tabe ll a V I (rigua rdante i medicinali acquistati a Costantinopoli) ne contiene ben 1050 chili, qualità veramente e no rme rispelto ai quantitativi degli altri medicina li, me ntre la tabella VII, riportante i medicinali avuti dagli inglesi, no n ne riporta neanche un'oncia. La spiegazione di questi due fatti possia mo trovarla nel libro del Comissetti. Val la pena riportare le sue stesse parole per capire quale fosse il fattore comune de lle terapie negli ospedali della spedizione: "durante otto gio rni ... ci trovammo sprovvisti di tamarindi e fiori di tiglio ... gli inglesi a ll'opposto di noi piemontesi , ch e non possiam o far null a di bene, senza il tamarindo, non ne avevamo per il motivo che appena è dai loro medici conosciuto, e quasi mai intervie ne ne lle loro forrn ule terapeutiche". Altri "temperanti": limonee vegetali (no tare il quantitativo di limo n i ne llo specchio N. VI) , limo nee minerali (si confronti in e ntra mbi g li sp ecchi il ragguardevole qua n titativo di acidi), bevande emulsive e le mucillagini. 2) Evacuanti: il tartaro stibiato (tarta ro emetico) negli specchi N. VI e VII, nella dose di 5 centigrammi in acq ua distillata , da pre nders i a piccole dosi. 11 Comissetti riferisce ch e tale rime dio , a causa dei suo i inconvenienti, venne spesso sostituito con l'ipecacuana, in dose di circa un grammo nel decotto di tamarindo. Altri "evacuanti" impiegati: purganti salini (largamente rappre sentati il sa le ca na le, il sale ing lese, il solfato di magnesio) , la conse1va di prug ne solutiva e o lio d i ricino in piccole dosi. 3) Tonici e stimolanti 7 : l'oppio e i suoi derivati, fra cui princi6 Te mperante: no me da to a tu tti i 1ime di che calmano l'irritazione , in
particolare a quelli che moderano la c ircolazio ne. 7 Tonico: rimedio che eccita lentamente l'azio ne vitale.
376
Renato Artesi
palmente il laudano. Questo ultimo rime d io venn e consumato in larga scala (dallo specchio N. VT I, 80 libbre di cui 70, durante la epidemia di cole ra ric hieste a ll'amminis trazione inglese). Il laudano veniva u nito alle limo nacee vegetali , al decotto cli tamarindo e a quello bianco di Sydenham. Alle volte, sempre nel tamarindo, venne impiegato l'estratto gommoso del Beaumé8. /i) Astringenti: il d ecotto b ianco d e l Sydenham9 cui veniva riconosciuta un utilità incontestabile , il decotto di ratania e l'infuso di segala cornuta. 5) Sottrazioni sang uigne: la quantità totale delle sanguisughe (negli specchi n. VI e Vll del Della Rovere) è veramen te impone nte: o ltre 33.000, all'incirca, 2 per ogni uomo che componeva la spedizione. Alla pratica d e l salasso il Comissetti dedi ca ampio s pazio, anche se, per il suo uso ind iscriminato, la condanna p er il colera: anzi pare pe rsino contestarne l'azione antiflogistica. Per contro è assa i fa vorevole a ll 'uso clell c sanguisugh e (o m ignatte) avendole prescritte nei casi più gravi di dissenteria irritativa e sp ecialmente quanto il tenesn10 retto-vescicolare e i dolori tormentavano i malati, non avendo trovato nessun altro rimedio cli effetto così pronto ed e fficace.
Terapie adottate Dopo queste necessarie premesse sul significato, ne lla maggiore este nsione possibile, dei te rmini usati, p ossia mo ora raccogliere le notizie sulle terapie ad ottate ne lle principali malattie che colpirono il Corpo d i Sp edizio ne , sempre tra tte d al libro del Com issetti. Cura del Cole ra: il Comissetti afferma che venne adottata la terapia "sintomatico-razionale ": in altre parole, si cercò di colpire i L'cslral to di Beau mé, a base cli oppio, in soluzione acquosa. Era co mposto di polvere cli corno di cervo in moll ic;.i cli pane cd acque aromaLiche d i arancio e cannella. 8
9
il seruizio sanitario nell'armata sarda .... . .
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sintomi e prevenire le consegu enze e le complicazio ni: e questo, con il comune accordo della gran maggioran za d ei medici piemontesi. Vennero provate "tutte le combinazioni farmaceutiche consacrate dall'esperienza ", in particolare si fece molto uso di: oppio, ammoniaca , solfato di c hinino e d ella corteccia cli china, e te re solforico, rhum, cognac (usati anche per frizioni al corpo, come dicono alcuni storiografi), ipecacuana, ta1taro ematico, o lio di ricino assieme alle infusio ni aromatiche e diaforetiche. Il valore terapeu tico di q ue sti, com e degli a ltri m edic inali impiegati, "restò sempre subordinato al grado e d a lla violenza dell' insulto choleroso". Vennero pure provate formu le con sigli a te dal Piemonte e dalla Savoia, quali la nafta petrole um e delle gocce ammoniacali senza o ttenere alcun risultato. Molti medici prescrivevano il salasso ai co le rosi con e siti nefasti: in effetti , tale terapia non poteva aver altro risultato, in q uanto oggi per l'attacco coleroso vengono consigliate le trasfusioni di sangue o cli plasma 10 . Pe r g li strascichi del colera , la gastroe nte rite, diedero in u n caso clamoroso cattivi risultati le limo nee, le b evande tamarinclate , l'ipecacuana: invece, ottimi ris ultati il cognac e il laudan o n ella limonata vegetale, i buoni brodi e il vino di Bordeaux. In complesso, si adotta ro no terapie "rinfrescanti, antiflogistiche e te mperanti" ed ino ltre "il sanguisug io ed il salasso .. con mano avara". Cura contro le dissente rie: 11 . È l'affezio ne che più di ogni altra colpì i soldati in Crimea . Si ricorse alla terapia "tossica, tempe rante o a nche stimolante" e si fece grande uso d i preparazioni chinoidee, bevande s ubacide , ipecacuana in piccole d osi e la udano. 10
Oggi è noto che il vibrione del colera p rospera in arnbi<.:nle alcalino ed è pe r contro sensibilissimo a ll 'ambiente debolmente acido. 11 Pare che con questo termine vengano compresi tutti i tipi di dissenteria, no n essendo in g rado il Comisserti e i suoi colleglù cli clistingu<.:rc le ca use. La sua classificazione sembra piuttosto cletenninata s ulla base dei sintomi e s ul carattere e pide mico.
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Renato Artesi
Per la convalescenza si adottò una dieta tonico analettica, anche con aggiu nte straordinarie alla dieta giorna liera p e rché i convalescenti parevano tormentati dalla fame. In linea di massima il Comissetti fu però favorevole alla dieta molto leggera, osse,vando c he gli arabi resistevano assai di pii:1 alle fatiche degli europei, nutrendosi pochissimo. Nei già citati "registri giornale d 'ospedale" è possibile leggere qualche indicazione sugli alimenti som ministrati e ne i "quaderni di entrata e di uscila delle droghe e dei medicinali" è possibile avere degli scorci s ul movimento dei medicinali. Infine i "quaderni di visita degli ospedali" contengon o, allegati, ancora d ei biglieui di prescrizioni mediche, tra c ui risultano le bevande limonate e le tamarindate.
Statistiche
Il "Rendiconto" del Della Rovere contie ne pure numerosi quadri statistici (dallo specchio n. XI e seguenti fino al XXI) sul movimento dei malati e sul nume ro de i decessi , classificati pure per malattia che li ha provocali . Esaminiamo ora i dati più interessanti. Il Comissetti basa le statistiche su di una forza complessiva di 21.000 uomini e ci dà un totale di 22.063 ricoveri in ospedale per la Crimea e 6.620 per gli ospedali ne l Bosforo (Jeni-Koi), che, in totale, ammontano a 28.683 spedalizza 7.ioni. Il Della Rovere, da parte sua, non si pronuncia sul nume ro d egli uomini che , in complesso, si avvicendarono ne lla spedizione in Orie nte, ma dice ch e vennero ricoverati un totale (in Crimea e sul Bosforo) 23.720 persone. Per il Comissetti i rno ,ti furo no 2.182, d i cui 1.736 negli ospedali di Crimea e 446 in quelli cli .Jeni-Koi. TI Della Rovere, invece, ci rende noto che i morti negli ospedali del Corpo di Spedizione furo no 2.278, a i quali ne vann o aggiu nti a ltri, per lo più d eceduti fuori <lai nostri ospedali (in quelli ingles i, a hordo durante il rimpatrio, nella quarantena de lla Spe:,,:ia): in totale, 2.359.
il servizio sanitario nell'armata sarda......
379
In questo totale sono compresi 64 estranei alla armala sarda (civili, facchini g reci e lurchi, ecc.) e 24 moni di cui no n si seppe "render conto" a causa dell'incuria degli infermieri provvisori, che non sempre nolificavano gli spostamenti dei malati da una tenda o da una baracca a ll'altra. Sulle cause dei d ecessi, ripott iamo la classificazione del Della Rovere, riferentesi al numero dei morli negli ospedali in Oriente (in Crimea e sul Bosforo): Colera Tifo Febbri tifoid ee Malallie scorbuliche Malattie comuni Per ferite Suicidi
N. N. N. N. N.
Totale
N.
1.340 38 350
43 452 52
N. N.
3 2.278
La tavola statistica del Co missctti, che si rife risce ai soli ospedali delle Crimea (in cui si svolgeva la guen-a) disti ngue i decessi per ferite in due categorie: Morti per ferite ordinarie Morti per ferite causali da fatti d 'arme
6 N.
16
Se a questi ultimi aggiungiamo il numero dei morti <lalici <lai "registri d 'archivio" 11, pe r la bauaglia della Cernaia , u na decina e quelli della battaglia di Sebastopoli, 4, abbiamo un lolale, alquanto p robabile, di 30 m orti per fatti d 'arme durante tutta la campag na di Crimea1 3_
12 Archivio cl i Stato cli Torino, Se7ione Riu nite, Ministero della Guerra: RegisLri d ei morti (ufficiali, hass'ufficial i e soldati) della Campagna d 'Orienle. 13 All'incirca la stessa cifra d i mo ,ti in combani.menro (n. 14 per la Cemaia
380
Renato Artesi
Dalle tabe lle del Co missetti e dagli s pecchi del Della Rovere, vediamo, infatti, ch e, sp ecie d uran te il luglio 1855, una buo na parte d el Corpo cli spedizio ne era "ricoverato " n egli ospedali. La gu erra dell'Annata Sarda fu, q u indi, combattuta contro le epidemie. Dop o la iellura della "Relazione" e del "Re n d iconto " d el De lla Hovere, illus tral e e comme ntate co n l 'au s ilio d e l trattato d el Comissctti , cli altri autorevoli storiografi e di alcuni docume nti d 'archivio, emerge in tutta la sua tragicità uma na la sp edizione in Oriente . Pe r tentare una valu tazio n e oggettiva sulla stessa, occorre te ner conto di mo lti elementi: la gran de ( p er q ue i te mpi) d ista nza dalla Crimea : l'inespe rie nza del p iccolo esercito sardo per campagne del gen ere: l'urgente n ecessità d i essere presente sul teatro <ld lc operazioni prima d i un pro babile crollo de lla difesa russa: e , infine, la maggiore familiarità con le malattie e con la mo rte c he si aveva ancora a qu ei tempi, specialme nte a causa del colera c he nell'O llocento avrebbe rinnovato in Europ a, e anche in Pie mo nte, il terrore e i iulli di alcune epidemie cli peste di secoli più lo ntani . Tu lle queste circostan ze to lgono ben po co a l generoso sacri ficio de i soldati de ll'Armata Sarda. Il pa ragone e il confro nto con eventuali dati sull e altre cam pagne d 'Italia svaniscono di fro nte alle eccezio nali e insolite d iffi coltà incontrate d all'esercito sardo in Orie nte.
più 4 per la presa di Sebastopoli) ci vien<: data da uno dei più all<:ndibili storiografi della spedizione: il Manfredi (vedi opera citata in bibliografia). Molti trattati cli sto1ia, non si sa per quale motivo, p o rtano a 200 cd o ltre il numero dei morti in combattimento. Anche l'<.:stcnsore ddla monog rafia "Crimea" della Enciclopedia Treccani (ediz. 1931 e segg.) incorr<: in u n simile e rro re, an7.i pare con sid erare come morti anch e i feriti, che in realtà hJrono c irca 150, ricoverati in ospedale e sopravviss uti.
Il serviz io sanitario nell'armata sarda .. ... .
381
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382
Renato Artesi
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NICOLA PIGNATO
LANCE, SCIABOLE E CORAZZE Un secolo e mezzo di cavalleria italiana
Lance, sciabole e corazze
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... E questa è la cavalleria. Sempre la stessa; oggi sui carri su cui è piantata la lanc ia, ieri, ... oh ieri, come nella chanson de geste: Sur destriers s 'en vont en rang étroit, Clair est le jour, beau le soleil. (Alessandro Visconti , 7 giu gn o 1951)
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Nicola Pig nato
Gi~1 a lla fine dcll'SOO la Cavalle ria italiana non è un nome senza risonanza, se bbene il nuovo Kegno con ti appena p ochi lustri . Sorta da l ceppo p lu risecolare della Cavalleri,1 piemontese, su cui si sono innestate le eccellenti cavallerie napoleonic he dd Regno italico e quelle napole tane cli Mural, essa ha già fornito belle prove durante il Risorgim e nto. Napoleone III , scrivendo alla Imperatrice Eugen ia durante la campagna del 1859, s i è così espresso: " La cava lle ria italiana a é té merveillcuse" e il Fe ldmaresci,1110 Radetzky, in un suo rapporto s ulla guerra del 1866 ha scritro: "Arditi cd irrue nti come sempre gli squadron i italiani'". Anche nel s uccessivo periodo di pace e di assestamento, no n sono mancati vivi dogi cl i osservatori stranieri. Un addetto militare rnsso, ad esempio, scrive nel 1885 al suo Governo che "Questa giovane cava lleria eccell e per s pirito, per addestramento, per m onta e per bella presenza. Può annoverarsi invero fra le miglio ri d 'Europa ". Si aggiungo no a ciò i su ccessi s portivi d e l Cap . Caprill i, iniziati ne l 1902 e la rinomanza acqu istata dal suo metodo dell "'e qui tazione naturale", e, per riflesso, d e lla Scuol:1 cl i Cavalle ria cli Pinerolo cli cui era istruttore. Pur con quaclrnpedi di mcz7.i assai inf"eriori a que lli d e lle altre razze e uropee, i cava lie ri italiani da a llora colgono lusinghie re vittorie ne i concorsi sportivi di tutto il mo ndo. Nasce da questo un appassio nato allename nto alla scu ola del rischio c he, trasferito dal campo sportivo al campo di bauagli a, ha loro consentilo d i otten e re in guerra risultati e virLorie no n me no significativi. Infatti , d opo ave r hri ll a nte me nLe partecipalo a lla conqui sta della Libia ne l 1911-12, la Cavalleria italiana ini zia la gue tTa europea con due divisioni. Ben presto , però, la stasi ne lle operazioni costringe l'Arma, fotte di 30 reggimenti e 10 gru ppi squadroni d i nuova formazione, riuniti in un complesso di /4 divisioni, ad una morti ficante inazio ne 1 . Dopo aver atteso invano, per mesi, una ripresa della guerra ma novrata, mo lle unità appiedano Lrasfor1 È forse il caso ùi riponare i nominativi di Lutti i reggirn<..:nti, con l'anno della costin1zionc: - 1° Nizza Cavalleria (1690); - 2° Pi<..:monte l{cal<..: (1692);
!,ance, sciahole e corazze
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mandosi in fanti, mitraglieri , bo mbardieri, c iclisti, autoblindisti, arditi cd aviatori. Durante il ripiegamento della 12" battaglia dell'Isonzo, tu ttavia, qualc he reggime nto rimonta a cavallo rendendo preziosi servigi. Alcuni d i questi, come "Genova" e "Novasa" si sacrifican o in re trog ua rd ia , meritando, com e disse il Bollettino, "l'imperitura riconoscen za del Paese" . E d i valore decis ivo è l'intervento d e ll a cava ll e ri a nuova m e nte montata durante la battagli a fin a le di Vittorio Veneto. Ma esaminiamo n e i particolari queste vicende. Nell'imminenza dell 'entrata in gu e rra, la Cavalleria italian a raggiunge il s uo -
3° Savoia Cavalleria (1692); 4° Genova Cavalle ria (Hi8.)); 5° Lancieri di Nova ra (1828); 6° Lancieri cli Aosta (1774); 7° Lancieri cli Milano (1859); 8° Lancieri di Montebello ( 1859); 9° Lancieri cli Pirenze (1753); 10° Lancieri di Vitto rio Em anue le Il 0860); 11 ° Cavalleggeri d i Foggia ( 1863); 12° Cava lleggeri d i S;:i lu zzo ( 1848); U ° Cavalleggeri di Mo nferrato ( 1850); 14° Cavall eggeri d i Alessandria ( 1850); 15° Cavalleggeri di Lodi (1859); 16° Cavalleggeri di Lucca (1859); 17° Cavalleggeri di Case rta (1863); 18° Cavallegge ri di Piacenza (1859); 19° Cavalleggeri Gu ide (1860); 20° Cavalleggeri di Roma (187 1); 21 ° CavaUeggc1i di Padova (1883); 22° Cavallcggcri di Catania (1883); 23° Cavallcggcri Umbcrt.o I (1887); 24° Cavalleggeri di Vice11za (1887); 25° Lanc ieri cli Mantova (1909); 26° Lanc ieri cli Vercelli (1909); 27° Ca va lleggeri cli Aquila (1909); 28° C:1valleggeri cli Treviso 0909); 29° Cavallegge,i d i Udine (1909); 50° Cava ll eggeri di Palermo ( 19 l 5).
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Uniformi d e i p rim i tre n t'a nni d d la Cava lle ria italiana , d a una stamra d i Quinto Cenni (1892).
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Secondo la didascalia che l'accom pagna, ques ta foto fu scattata poco prima d'armi di Pozzuolo del Friuli, il 29 onobre del 1917, e ritrae lo stendardo di uno dei Reggimenti che vi si distinsero.
ud fauo
massimo storico . Infa lti, gfa nel dicembre del 1914 è stato costituito il suo 30° reggimento ("Cavalleggeri di Palermo") e, nell'aprile d e llo stesso a n no è stata fo rmata u na ,ii D iv isione, con i reggimenti "Nizza", "VerceHi", "Gu ide" e "Treviso". Nell 'ottobre del 19 15, tu ttavia, ha inizio la sua parabola discendente. Tutti i 1O gruppi e i 23 squadroni d i nuova formazione sono soppressi, eccezio n fatta per il 19° e 22° (Gruppo sardo). Ai reggime nti ind ivision ati vengono sottratte le sezio ni m itragliatrici, u n m ig liaio cli ufficiali e (inverno 1915-16) le divisioni sono a ppiedate. Tn seguito, per la minaccia a ustriaca nel Trentino, la za e la 3a vengono rimon tate e tenute "in potenza" ne lla p ianura v icentina. Lo stesso avvie ne in o ccasione della nostra o ffensiva
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dell'agosto 1916 (culminata n e lla conquista di Gorizia), allorché è formata una brigata mista e.li 16 squadroni, in seguito disciolta. Nell'autunno del 1916, però, sono costituiti 8 squadroni montati, a disposizione dei comandi di GG.UU. e , nel successivo dicembre , le due divisioni appiedate sono ritirate dalla prima linea e rimesse a cavallo. Ma an cora, nel 1917, vengono sottratti all'Arma ben 13.000 effettivi, destinati nella primavera di quell'anno ai nu ovi reparti bombardieri, a una trentina di compagnie mitraglieri di cavalle ria ed ai repa,ti d 'assalto, poi disciolti in autunno. Contempo raneamente , gli squadroni reggimentali scendono da 5 a 4 (100 uomini ciascuno), pur se ai reggime nti divisionali ne vie n e lasciato uno mitraglieri. Dal punto cli vista dell'impiego, a parte le operazioni per la conquista di Gorizia già citate, l'utilità della cavalleria s i ripropone a seguito dello sfondamento d e l fronte operato dagli austro-tedeschi a Caporetto. Tn quella occasione rifulge - lung i da noi ogni retorica - il va lore dei nostri squadroni. Ben tre d ivisioni di cavalleria in retroguardia ralle ntano, con gravi perdite, l'avanzata ne mica , coadiuvate dal Reggimento "Saluzzo" e reparti minori. ì•: da rilevare che queste GG.UlJ. sono state sorprese mentre rientravano ai quartieri d 'inverno. Quali truppe suppleti ve di a rmata, in que ll'occasione, s i distinguono anche i reggimenti "Alessandria ", "Caserta", "Firenze", "Aosta " e "Umberto l". Le p e rd ite sono severe: il 60% degli effettivi della P e za Division e. Viene p e rtanto costitu ita una div is io n e "provvisoria " ("AcJ11ila", "Udine ", "Piemonte " e "Firenze"), scio lta nella primavera 1918, quando s i pone mano alla ricostituzione con reggime nti su 5 squadroni, ciascu no rinforzato da un nucleo appiedato, oltre quello di ciclisti già previsto ne l 1915. In p iù , viene formata in Albania una 9~ 11rigata e si provvede ad assegn are , entro il luglio 1918, una sezione mitraglieri a ciascuno squadro ne. Gli organici de lle rinate divis ioni , che contribuiscono con su ccesso alle operazioni finali, risultano dall 'acclu so o rganigramma. Esse sono conlracklistinte dai seg u enti nominativi: 1.a del Friuli, 2.a del Vene to, 3.a de lla Lomb ardia e 4.a del Piemonte. Agli ordini del Conte di Torino sono riunite in un Corpo d i
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Cavalle ria , con relativo Stato Maggiore, ch e comprende altresì il Reggimento Ilatteria a Cavallo ( 4 gruppi) e il 61 ° Reggimento a. da Campagna Autocarreggiato (3 gmppi). Con la conclusione d e l conflitto , a seguito d elle esperienze bel lich e e della introdu z io n e del la mitragliatrice leggera , s i tende a trasformare l'arma in una s pecie cli fante ria montata , anziché in un complesso in g rado di combattere sia a cavallo sia a p ie di. Vi è chi addirittura g ià sancisce il declino de ll 'Arma , trasc u ra ndo la sua mobilità in q ua lsiasi terreno, l'elasticità c he le p e rmette di supe rare ostacoli e l'agilità che le con sente l'attraversamento de ll e più diverse vegetazioni e coltivazio ni. Né in nuovi conflitti mondiali è certo c h e sia pre cluso l'impiego dell'Arma , giacché la guerra cli pos izione è diffici lme nte riprop o nibile.
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DIVIS!ONE DI C:AVAI.I.ERIA 1918
Si no tino le 7 a utoblindomilragliatrici e le 9 motomitraglialrici. La compagn ia ge nio co m p rende una sezione Lclcgraflsti, una da ponte ed una minatorizapratori.
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Nel dopoguerra , i reggime nti vengono drasticamente ridotti di nume ro; molli c le menti si tras fe riscono in Libia , e partecipano con i pittoreschi re p a rti m on tati indigen i, Sava ri , Spa his, e Meharisti alla riconquista della Colo nia. L'Arma s i è contratta a soli 15 reggimenti (su 2 squadroni mo nta li, 2 ciclisti e 1 mitraglie ri), già con l'O rdiname nto Albricci del 1919. Con il llonomi (1920) si passa ,1 12 re ggime nti , a lcuni dei quali riuniti in una divis ione con comando cli brigata , nonché due grnppi. A seguilo dell 'Ordina mento Oiaz del 1Y23 vengono disciolti i comandi , ne l mentre s i pre nde in esame la bivale nza d egli s quad roni, ossia la p oss ibil ità di impiega rli montali o ppure appiedati. Vi è anc he una p roposta (pubblicata s ulla rivista La Coop eraz ione dette Armi de l Comand o Scuole Centrali nel g iug no 1923) per ri vederne l'arma me nto e che contempla - o ltre sciabole e pistole - 160 mosch e lli da cavalle ria mod . 1891, 1.0 mosch ett i a uto matici (Pia t llevelli) e 16 mitraglialrici leggere.: (S.LA.) p e r ogni g ruppo 2 . Pwtuttavia, la situazio ne o rgan ica riman e pressoché invariata e i reggimenti conservano la s truttura illustrata nell 'organigramma . Unica variante, realizza ta ne ll 'aprile I Y30 , è !"' invenzi o ne " della di vis io ne celere, uno stra no ibrido tra reparti mo ntali, ciclisti e mo to-m eccanizzati nel quale il reggimento comprende, o ltre il re parto comando , due comandi di g ruppo su due squadroni sciabole e uno mitraglieri. Ì·: la messa in pratica d i quella "teoria dei celeri ", ch e sarà codificala n e l 1931 con un cele bre volumetto del gen . Ottavio Zoppi, appunto intito lato "/ celeri ". I.a "scuo la", c he ha portalo già d al 1927 all a trasforma:Lione d ell'Is petto rato della cavalle ria in Isp etto rato de lle Truppe celeri (28/ 05/ 1928) vede un rinnova me nto de ll'Arma sostitue ndo in p arte, ai troppo vulnerabili re parti montati contingenti d i fa nte ria celere (be rsaglie ri ciclisti e moto ciclisti), accresce ndone la potenza di fuoco con l'introduzione d i un maggior nume ro cli armi auto m atiche e di carri armati legge rissimi dotati d i mitragliatrice. D a pprima s i prevede un Corpo cele re , qu asi una Grn ncle
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Nd 1926 presso il Rgt. " Cavalk gg<.:Ti cli Monferrato" fu formata una sriuadriglia autohlindo, poi e lirninara nd 1929.
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REGGIMENTO DI CAVAUERIA Nel dopoguerra è ridotto a due grupp i tli d ue squadroni p iù uno m ilrag lieri . Può essere rinforzato con un te rzo gruppo.
Un ità d i formazio ne composta principa lmente da cavalleria e bersaglie ri, a1t iglicria a cavallo o con auto mc1/.1/.i, carri a rmati ed autoblin d o , re p arti del genio auloportati. La sua composizio n e - s i a ffe rma - no n è uniforme, ma varia caso per caso in dipenden za della situazione, del compilo d a assolvere e del terre no dove h a da op erare; essa d eve disporre cli ab bondante muni zio namento e abbo nda nti mezzi di trasmissio ne. l s uo i elem e nti d e l genio devono possedere mezzi pe r il p assaggio cli corsi d 'acqu a e p er il sollecito riattamento delle inte rru zio ni . Per l' impiego, il Corpo cele re vie ne ripartilo d i regola in ragg ruppa me nti celeri, essi pure di forza variabile. Com 'è no to, qu esta tende n za no n è sola me nte italiana e d arà luogo in Francia a lla Divisiun Légère Mechanique ( più Lardi, ne l 1940, anche alla Division l,égère de Cavallerie) e in Germania a lla /,eichle Divisiun del "1 937. Ma in questo caso, no n s i trattava piì::1 di cavalleria vera e propria . E in Ilalia sarà pure te ntato qualcosa di s imile - su sca la ridotta - a livello reggimento, a nticipa ndo il Raggru ppamento esplo rante d i cui in seguilo, quando ne l 1938 verrà ricostituito "La nc ie ri
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di Milano" su un gruppo a cavallo , uno motorizzato, due sciuadroni carri veloci cd un pl otone motornitrnglicri. D e l resto, sin dal 1934 il Sottosegretario gen. Baistrocchi ordina che tutti g li Ufficiali di cavalleria sian o addestrati ta nto al comando di unità a cavall o quanto di unità carriste . Con le tre divisioni s i costituisce intanto un Corpo d ' Arma ta Celere e per un certo p eriodo, dal 1937, i carri vengono inseriti nel Reggime nto n o n indi v ision ato e che così viene a comprendere: - Comando; - 2 gruppi di s4uadroni cavalieri; - 1 squadrone mitraglieri ; - 1 sq uadrone carri veloci. Inoltre, due gruppi di squ adron i carrì veloci coloniali e due p,rnppi ~1ppicdati mitraglie ri ( "Genova" e "Aosta"), rno toriznti, prendono parte con le unit~1 di cavalleria indigena alle op erazio ni del 1935-36 per la conciuista dell'Impero, mentre un g ruppo s4uadroni montato combatte in Sp agna dal 1937 al 1939. Lo scoppio d ella 2.a Guerra Mondiale trova così la Cavalleria italiana con il Corpo cl' Armata celere ( per un complesso di 6 reggimenti montati e 3 gruppi carri veloci), più i 7 reggimenti non indivisionati, unità minori e 10 gruppi di squa droni coloniali in Africa O rienta le e a ltri reparti coloniali montati in Libia . Nel primo ann o d i g uerra - eccettuate le operazioni in Africa le azioni svolte a cavallo s i lim itano a quelle sul fronte grecoa lba nese (ove s i dis tinguon o i reggimenti "Aosta ", "Gu id e" e "Milano") e a q uelle sul fronte jugoslavo. Qui , i reggim enti di cavalle ria muovono alla testa dell e c;randi Unità e contribuiscono con il loro intc 1vcnto te mpestivo ed audace a l rapido dissolvimento dell'esercito avve rsario. Tuttavia, è s ul fronte orientale che la Cavalleria italiana trova condizioni favorevoli all 'impiego montato. In Russia, s in d all'agos to 191 1 i Keggimenti "Savoia " e "Novara " dopo una seri e di marce di migliaia di chilo metri dalla Moldavia a l Nipro, raggiunto e forzato nel settembre, agganciano il nemico s ul Woltschya ne lla prima metà di ottobre. Quando , nella seconda metà elci m ese, tutti gli a utomezzi s'impantanano, iniziata l'offe ns iva su Stalino
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F. 1·videntP la pn~sen7a cli 11nità motomeccanizzate (reggimento bersaglie ri , grurro carri veloci e due dei tre gruppi d 'artigl ie 1ia a traino meccanico). I nominativi sono i seguenti: l.a D.C. "Euge ni o di Savoia" ("Saluzzo" e "Alessandria''); 2.a D.C. "Emanuele filiberto Testa di Fe rro" ("Fire n ze" e "Vittorio .Emanuele II"); 3.a D.C. "Principe Amedeo Duca d 'Aosta" ( "Savoia " e "Novara"). Durante la guerra , esse subirono alcune variazioni organiche. MC = motocicli, C/ C= controcarri, MTG= mitragliatrici, CDO= comando Il CaITo Veloce 33 nella sua prima configurazione. L'unica arma ca!. 6,5 fu sostit uita eia un a bbiname nto cal. 8 ne ll ' imminenza del lo scoppio dell a Guerra etiopica.
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Fiamme e i punte dei Reggimenti nella 2.a Guerra Mondiale
Cavalleggeri di Alessandria (11°)
Cavalleggeri di Lodi (15°)
Cavalleggeri di Lucca (16°)
La Scuola di applicazione di Cavalleria , il Deposilo allevamenlo cava lli, il
Deposilo cavalli slalloni ponavano le: fiamme a ln.: punlc a ra ncione, qui non illuslrale.
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cavalle ria e bauerie a cavallo si dimostr ano le sole armi che nulla riesce ad arrestare e me tto no la 3.!!. Divis ione Celere in grado di raggiungere tulli gli obiettivi assegnati . Do p o la stasi de te rmina la dalla rigidità del l'inverno, n el luglio del 19/42 il Raggruppame nto a cavallo d e lla D ivisio n e ripre nde l'iniziativa con esplo razio ni in forza c h e porta no ad occupa re importanti località, pe r po i raggiungere con una marcia d i liliO km in 4 tap pe, parte ndo d al Oo nez, il fiume Don. Q ui si man ovra alternando azio ni appied ate a cariche a cavallo. Al Reggimen to "Novara" s i d imostra di particolare utilità un plotone mortai costituito con 8 armi russe di preda he llica d a 50 m m. Segue la carica del Reggimento "Savoia " del 24 agosto, in cui uno squadrone a p p ie dato (il 4°) impegn a frontalmente il n e m ico men tre gli altri squadroni m anovrano a cavallo s ui fian chi e su l tergo delle posizioni a vversarie: il 2° e il 3° attraversano le linee ne mich e con leggenda rie cariche , ga loppa nd o sulle mitra gliatrici sui p ezzi e colp e ndo i serventi con le formidab ili sciabole cosacche e con il la n c io d i b omb e a m a n o da cavallo. An c he due p lotoni mitraglieri , che no n hanno avuto il te mpo d i m e ttere a te rra le armi , caricano con i cavalli sotto m ano e con le armi s ui basti. T reparti del Reggime nto a n cora d isponibili vengono lanc ia ti all'inseguime nto, compl eta ndo la v ittoria . Il fa llo che con soli 650 cavalie ri si s ia potuto s baragliare un com p lesso avversario di qu asi 3000 uo mini, tre b attaglioni sihe riani potentemente armati (son o catturati, tra l'altro, 4 cannoni e 60 m itragliatrici; 250 nemici s i conta no s ul te rre n o e a ltri 300, in parte feriti, son fatti prigio nieri), sembra dischiudere nuovi orizzonti a ll'Arma montata. Si sottolineano le condizioni avve rse in cu1 1 reggimenti hanno operato e cioè le situazioni geografich e del particolare teatro d i g uerra: - terreni a fondo soffice fino ad un certo punto , a nzi, per arnpie estens io ni specie tra Do nez e Don , a fondo duro e durissimo, a rs i e screpolati nella stagio ne estiva, con p rofondi solch i e che rapidamen le si trasformano in pa n tan i al primo rovescio di p ioggia; il che costringe ad effettuare per lunghi tragitti, le m arce
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N i cola l'ig nato
Ele me nti cli "Savoia Cavalkria " (d isLinguibili dalla cravalla rossa) eh<: marcia nel bacino ciel Donez n cll'<.:stat<.: dd 1942.
Equ ipaggiam e nti di un p lo ton e d i cavalleria
Moschetto auto m atico l--leretra cal. 8,8 m od. 58A (scala 1/ 10)
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Com'è: cvkk.:ntc in qucsLa immag ine, il rorta-stand ardo di "Savoia" è: ar111ato cli ' Sa._<;1<a ·••
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al passo e, per salvaguardare i cavalli, ad alternare i percorsi a "passo lungo" a percorsi con i cavalli a mano; - steppa sarmatica tutt'altro che piana; le nume rose "balkc " (colline e canaloni) che la inte rsecano e che danno a l paesaggio il caralleristico aspetto delle "m o ntagn e russe", re ndono la marcia faticosa pe r i continui d is livelli , i quali contribuiscono ino ltre a ra llentarla ; - la vegetazione che non può certo dirsi rigogliosa: esistono solo limitate fasce boscose in alcuni tratti lu ngo i cors i d'acqua, in genere di alberi a basso fu sto ed arbusti, specialmente nella zona del Donez e tra Donez e Don; nelle imme nse zone stepp ose non allignano che i girasoli , i qua li nella buona stagio ne possono dar copertura soltanto a repa rti appied ati. Inoltre, i Regg ime nti sono p oco alle nati , in quanto appie d ati per l'in verno. Uno cli questi è stato rimesso a cavallo pochi gio rni prima del l'inizio delle o p cra'.l.io ni estive, con gli animali in medio cri condizio ni generali e di esercizio. Si dice anche c he nel pa ,ticolare scacchie re operativo si sare bbero potuti conseguire risulta li assai migliori impiegando invece d ei due soli reggimenti alme no la m e tà degli altri disponibili in Patria. Nello stesso a nno della carica cli lsbuscenski , a raffo rzare la fidu cia n e lle possibilità d e lla cavalleria seppure in un ambiente e contro un avversario tota lme nte diversi ed a confe rma de lla validità delle positive prove date in particolari s ituazio ni d i comb attimento durante la dura campagna s ul fron te g reco-albanese, s i registra la carica d e lla sera del 17 ottobre in Croazia, a PolojPcriasiza. In quest'occasione, alla carica contro forti contingenti ribelli pa rtec ipa p e rfi n o il Comando di r eggim e nto co n lo Stendardo, lo Squad rone com ando e quello mitraglie ri ; i cofani someggia ti delle radio, de lle armi pesanti e de lle muni:,,.io ni allargano con il loro urto poderoso, il varco ape110 dallo squadrone d 'avanguardia. Si accentua quindi il discorso s ull'importa n :,,.a della cavalleria nella p resa di conta tto e n ell' inseguimen to, n e lle o pe razio n i offensive ed in azio ni d i rastrellame nto cd arresto. Si intreccia no le proposte per il miglioramento ccl il potcn:,,.iamento della struttura e delle a rmi dei reggimenti.
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ln Russia, la componenLe monta ta d ella :Y Celere fece uso d i ;mn i sovietich e d i p re da bellica, come la sciabo la cosacca G'h"IB:a) sem:a g uard ia e a lama cu rva , e il rnonaio leggero da 50 mm mo d . 40. (*)
(•) Ahbi;11no scelto la g rafia del "Piccolo vocabolario Tascab ile lta li anoH11sso·· (Comando Supremo , S.1.M., 1942 pag. 218)
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fronte russo. 1942. Picchetto d i cosacchi arruolatisi ne lla canlleria italiana rende gli o nori al comanda nte de!L'\RM.I.R.. gen. Garibolcli. Si noli la Sa>"ka e il moschetto 1938 ca!. 7,62.
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Tutti concordano nell 'auspicare forti dota7.ioni di moschetti automatici, di una nuova sciabola più pesante e con il centro di gravità spostalo in avanti , nel richiedere l'indila:Lionahile assegna7.ionc di armi d 'accompagnamento di una cena efficacia , sempre naturalmente ippotrain ate, ed un migliore addestramento al lancio delle bombe a mano durante la carica. È poi molto sentita la mancanza di un carreggio adatto: si propone l'adozione di piccoli carri a /i ruote tipo Trentino-Alto Adige, in ragione di alcune decine per ogni reggimento e , per risparmiare al massimo le energie elc i quadrupedi, di prevedere modalità e mezzi per il loro autotraspotto. L'esperienza diretta suggerisce così una distribuzione cli moschetti automatici (armi individuali di grande efficacia) , in numero cli 10 per ogni plotone degli squadroni cavalieri, 2 per ogni plotone dello sq uadrone mitraglieri , 2 per ogni plotone del costituendo squadrone armi d 'accompagna m ento, 3 per ogni comando di g ruppo e 18 per lo squadrone comando, ossia per un Lolalc cli 160. Si richiede l'aggiunta cli una squadra di 3 mortai leggeri per ogni squadrone cavalieri. Il tipo dovrebbe essere analogo a quello russo da 50 mm con 800 m di gittata, ovviarnenlc someggiato, per un totale di 12 ed infine, in rinforzo allo squadrone milraglicri che ha dato ollim~1 prova, si sugge risce la costituzione di uno squadrone arm i d 'accompagnamento su li plotoni armali, i primi due di cannoni (4 in totale) e gli altri due di mortai medi (6 in LoLaleY~. ln mancanza di megli o , mortai leggeri possono essere quelli da 45 e quelli medi g li 81 mm già in scrvi7.io; per quanto rigu arda invece il pezzo di artiglieria, si escl ude il 47/ 32 e s i richiede un'ar.i Tra i materiali di p.b. francese forniti a ll ' Italia dal 1911 , vi <:rano i mortai leggeri da 60 mm Brandl mod. 35, la cu i versione americana è tuttora in uso ( 1997) ne ll 'Ese rcito ilaliano. È implicito che l'estensore della proposta non ne e ra al corrente, se add irittura era dis p osto ad acc<.:Llare i I3rixi;1 che aTTivavano a malapena a 500 m ed aveva no un pro ic llO da 450 gr. ( l,1 metà di quello russo). Il I3randt, al contrario, può raggiungert: i 1700 m con t1n a hornha da 1,3 kg.
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ma ippotrainata con affusto e bocca d a fuoco su carrelli a sospensio ne e lastica, e con accessori, congegni di puntamento e una giornata di fuoco trasportati su cavalli da salma sottomano a cavalieri montali; circa il calibro, è ric hiesta una b occa da fuoco in grado d 'attra versare corazze di 5 cm e con munizionamento, oltre che p e rforante, anche incendiario. l pezzi devono essere atti a svolgere tanto l'azione a nticarro quanto que lla di accompagnamento. Altri esigono l'aumento dei p lotoni negli squadroni cavalieri da 3 a 4, m entre ulteriori proposte riguardano il potenziame nto e.lei servizi reggime ntali , rivelatis i insufficienti specie sul fronte russo e causa delle conseguenti crisi nei Lraspotti; sono rite nuti necessari allo scop o un maggior numero di autocarri mcdi, una decina dei qu ali a cingoli, tre autobotti, almeno due a utocarri attrezzati p e r trasporto quadrupedi e, come già accennalo, carrette locali a quattro ruote, solide, trainate da pariglie, con la possibilit~t di un terzo cavallo di volala. Di carreggiata variabile, tra 1,10 e 1,30 metri. Quanto sopra anche in vista d ell'auri1e nto in poten za di fu oco del reggimento e dell a conseguente necessità di un mig liore rifar nimento di munizioni. Gli entu siasmi s uscitali dai successi dell 'Arma m ontata nei c icli operativi europei del 1942 portano al ripristino dell'lspclto ralo per la Cavalle ria ne lla primavera d ell'anno s uccessivo. Ma il tardi vo provvedime nto e l'ultima carica di "Palermo" in Sicilia 4 contro gli americani nel luglio 1943 n o n sono che il ca nto del cigno della componente montata dell'Arma. C:on l'armistiz io del settembre 1943, i Reggimenti a cavallo scom parira nno definitivamente. La Cavalleria corazzata in guerra
Per secoli, a nzi mill e nni , il cavallo non ha avuto rivali su l campo di battaglia, p erfino dopo l'introduzione delle armi da fuoco 1 li Gruppo "Ca valleggeri di Pak:rmo" (dis locato in Sici li a ed assegnato al XVI Corpo d'Armata) operò con il Gr. Tattico Cam pohello-Rava nusa per conLraslarc ne l lug lio 1943 lo sbarco anglo -americano.
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Sfila, davanti ad una autorità croata, - al colonnello e al generale e preceduto dalla fa nfara, il Reggime nro "Savoia" cavallt:ria dopo la resa dell'esercito jugoslavo
Ca valie,i al galoppo sul fronte russo.
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cd il loro graduale p erfezionamento. Esso stesso, con l'urto e la s ua velocità, è la prima arma. Vengono poi lance e sciabole, pistole e moschelli, mitra e bombe a mano. Pure, le esperi e nze maturate nei primi m esi della Grande Guerra, con il reticolato e la mitragliatrice, riducono di molto le possibilità di azione de ll a cavalleria, che sul fronte ita liano vede limitarsi il suo impiego nelle azioni di retroguardia e nell 'esaltante inseguimento del nemico ormai in ritirata. Nel frallempo, però, un nuovo mezzo è venuto ad in sidiare la supremazia del nobile animale, già dal 1915: l'autoblindata. Pur se non esplic itamente inquadrate nell'Arma , le nostre Ansaldo-Lancia ,Z,1 (Squadriglie di 7 macchine ciascuna) vengono inserite nelle Divisioni di Cavalleria. Esse partecipano dapprima ad azioni isolate e quindi , dopo aver prote tto insieme con i reparti montati la ritirala sul Piave, respingono nel giugno 1918 gli austriaci ch e avevano attraversato il fiume e, infine, affrettano la rotta nemica durante la battaglia di Vittorio Veneto. Le ollirne prove fornite in campagna purtuttavia non convincono e, con la ridu zione dei reggimenti (già iniziata durante il conflitto e che aveva visto l'Arma impoverita, con squadroni di soli 100 uomini) a 12 reggimenti c cl un solo coman do di brigata poi riportati a 3 nel 1923 - spariscono anche le autoblindo. Intorno al 1930 si va form a ndo tutta via una te ndenza a ricons iderare la guerra di movimento, in contrapposizione a quella di logoramento che ha carallerizzato il 1915-18. Per imprimere a lle operazioni un caraltere dinamico e risolu tivo, si riscopre la mobilità, da sempre caratteristica della cavalleria, conferendo all'Arma nuovi mezzi atti ad a umentarne la potenza nel corso de lla manovra. A tal fine, e a seguito cli esperienze condotte nelle Grandi Manovre del 1932, si gettano le basi della nuova Divisione celere e s i inquadra provvisoriamente nella Grande Unità sperimentale il cosiddetto "battaglione" carri veloci di Codroipo. Quindi, con D.M. del 27 ottobre 1933, si provvede a trasformare il Reggimento "Cavall eggeri Guide" (19°) in Heggimento Scuola Carri Veloci, con il compilo di formare cd addestrare due squadroni di carri da inserirsi appunto nelle divisioni celeri in
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programmazione, e destinati all'accompagnamento della componente montata allorché costretta ad appiedare. Per l'occasione, esso riceve dapprima alcuni C-L (i Carden Loyd) e poi i C.V. 33 di modello italiano. Essendo stata decisa in seguito la costituzione di una terza "celere", si approntano nel 1934 gli squadroni di un terzo gruppo. Si vengono così ad avere tre gruppi, inizialmente su tre squadroni (poi s u quattro) tutti equipaggiati con carri veloci 33 della 1a serie e che prendono rispettivamente queste denominazioni: - I gruppo c.v. "San Giusto"; - II gruppo c.v. "San Marco"; - III gruppo c.v. "San Martino" (poi "S. Giorgio"). Secondo le direttive per l'impiego d e lle GG.lJLJ. del giugno 1935, il compito delle Divisioni celeri è l'esplorazione strategica. "Nello scaglione esplorante il carro sfida e s upera le resistenze attive e passive", il tutto quanto meno assai difficile con carri di sole 3 tonnellate, visto che, secondo l'estensore, "i carri armati ... per la nostra guerra devono essere molto leggeri e veloci" e "non soltanto mezzi ausiliari di lotta nell'ambito delle unità di fanteria e celeri , m a anche massa che sorprende, sfonda e passa oltre decisamente".
Il saluto allo stendardo cli un Reggimento.
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Un addetto militare estero passa in rassegna il III Gruppo Carri Veloci (Verona, s.d. ma 1957) (Pignato)
Intanto, in v ista dell'Esigenza A.O . (l'immine nle campagna etio pica), n el febbraio 1935 è decisa la formazione di ahri due gruppi d i squad roni c.v. , s tavolla a base ternaria, per impiego colon iale. Essi prendono il nome di IV "D uca d egli Abruzzi" e V "Ilalclissera" e presto sono dislocati in Eritrea insie m e con un p lotone c.v . a ulonomo. Iniziate le operazioni, n el dicembre dello stesso anno ci si ricorda de lle a uto blindo del tempo di guerra (già dal 1928 riscoperte dalla Fanteria carrista), a llo scopo d i costituire una unità "celerissima" fs icl p er la sic u rezza delle retrovie in A.O. e agli o rdini di un Uffi ciale d i cavalle ria (Kuby) già distintos i nel 1918 a l comando dell '8a Squadriglia - que lla del poeta Marinetti. Ordinato su due compag nie, una cli 16 vecchie Ansaldo-
Lance, sciabole e corazze
4.11
Lancia (tre delle quali a doppia torretta) e una motomitragliatrici (con 12 motomitragliatrici blinda le e 8 mo to mitraglialrici, cedute Lulte dalla Polizia Melropolitana), questo Battaglione automotoblindo prenderà parte alla marcia su Gondar d e l marzo 1936. Contemporaneamenle si provvede ad aggiungere un 6° squadrone cli 15 carri veloci ai reggimenli non indivis ionati - come già accennato. Esaurito il compito, "(~uide" ripre nde la normal e formazione a cavallo. Lo squadrone c.v. reggimenta le comincia ad essere ritrasformato in mitraglieri verso il 1938. Purtro ppo i risultati dell'impiego di e ntrambi i Gruppi coloniali carri veloci non sono pari alle aspettative: il primo viene disci o lto, nella slessa Eritrea (a ca usa delle perdite s ubite a Debenguinà nel dicembre 1935) nel ma rzo 1936; l'alLro è rimpatriato nel febbraio 1937 per essere anch'esso disciolto. Rimarrà in A.O.I. il Raggruppame nto Cavalieri di Neghelli , denominazione attribuita ai gruppi mitraglieri a utocarrati (IV e V "Genova " e IV e V "Aosta") dopo la travolgente conquista di quella località il 20 gennaio 19.36, poi rinfor7.ato da uno squadrone c.v. (già il 15° di Addis Abeba del V Gruppo "Ba ldisscra") e, sembra, uno squadrone nazionale montato. La delusione per i modesti risultati dell'impiego dei carri in Eritrea, le cui possibilità e rano peraltro state sopravvalutate dai responsabili e i cui insu ccessi erano sla li soprattutto determinati da scars a sperime ntazione in un ambie nte così d ifficile e da e rrori s ul te rre no, ha forti ripe rcussioni in Patria 5_ Apene critiche su pubblicazioni ufficia li 6 , c he no n Lengono conto dei fattori ambienta li e del fa tto ch e era diffi cile, a n z i impossibile, concentra re in un carro di sole tre to nnellate tulto ciò che potesse serv ire per quals ias i circostan za , conducono, come si è visto , nell'ottobre 1938 all'eliminazione dello S(Juadrone c.v. dal reggime nto di cavalleria. Non è chiaro se ciò avvenga in attesa dei nuovi mezzi (l'autoblinda e il carro canno ne) a l momento in 5
Per maggior particolari , V. Patrizio Tocci: Note Sloriche su i Mezzi Corazzati e Hlindati in Africa Orientale ccc., in Studi Storico-Militari 199/i, S.M.F..U.S. , Roma 1996. 6 "Le Forze Armate", I/orna (n. ciel 12.3.19.'37).
472
Nicola Pigna/o
Demhegu inà, 5 mar7.o 11)36. Si recuperano alcuni carri veloci .fi (i due più dannegg iati rimarranno a guardia ci el cimitero). L'episodio del 15 dicembre 1935, svo!Losi in una 7.ona impe ,v ia (263 km eia Asmara, 1800 m di altezza) e e h<.: scosse non roco la fiducia nella nuova arma della Cavalleria, fo in realtà dcLerminato da una se rie di e rro ri: mancata a<.:ro-coopcrazionc, stretta non presidiata, inte1vento isolato d e i carri. (*).
(*) In primo piano, il RE. 1125 (incendiato); dietro l'autocarro Fiat 18 HL colo niale, s i intravede il R.E. 1276 d<.:norninato MAS~vll<l. Come s i arpre nde da una nota di Hivista d i Cavalleria Anno 1937-XVI, pag. 67, la scritta e ra in celeste, sottolineata in bianco.
Lance, sciahole e corazze
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Un combattimento in corso nello Scirè L'azione etiopica su due guadi del Taccazè Il comunicato N. 73 I ROMA I 7 dicembre.
li JUinistero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente comunicato Numem 73:
Il M aresciallo Badoglio te legrafa: N otevoli forze avv ersarie, v alutate a 3000 armati, hanno attaccato i nost ri p osti avanz ati di osservazione d islocati s ul fiume T accazè, presso il guad o d i Mai Timchè t , Le nos tre bai:.de e ritre e, dopo avere opposto un'accanita resistenza, ~i sono ritirate s ul P asso Dembeg uinà. N ello stesso tempo un altro g ruppo di armati abissini ha. guadato il fiume a valle per operare con · manovre ag giranti nella zona dello Scirè, la cui popolazionè aveva fatto atto di sottomis_sione. La manovra avversaria . ha dato luogo a un c~inbattime~t(> eh~ è at·--tualment ~ ·-cot·.so e al•quale ,p arlecrpano··àttiv~me'(tte da'pàrie., nostr~ i'aviaz.iime :e·reparti di .car~i armàti. Nei primi scontri sono caduti 4 ufficiali e 9 soldati nazionali; 3 ufficiali sono rimasti feriti. Le perdite degli eritrei sono di alcune dec ine f~à morti e feriti. Non àncòrci accertate, ma considerevoli, sono le pèrdite del nemi~o.
I
·1 1·
In a lto: il Bollettino c he dava n o t1z1a dd tragico scontro d i Passo De m beguin à, come fu rirortato d a l Corriere della Sera del 18 d icemhre 1935.
1 74
Nicola P(~nato
corso di d efini zione 7 . È un fatto ch e questi materiali sara nno pronti solo a guerra ino ltrata e, nel 1939, resta no, come unica compone nte meccanizzata de ll'Arma i 3 g ruppi delle "ce le ri", uno de i q u a li ( il "Sa n Giorg io ") , prend e parte all 'occ upazio n e de ll ' Albania. La situazione n o n è muta ta quando queste un ità , n e lla primavera 1941 , partec ipano a lla breve campagna de i Ba lcani sempre con i carri del 1934. Il "San Giusto ", terminate le opera7.ioni, rimane ne ll a cxJugoslavia e passerà in parte alla R.S.I. dopo l'armisti 7.io. Il "San Marco" opera in Cronia contro i partigiani. Nella 7.ona d i occupazione si verificano fatti inc resciosi, come l'agguato del 16 febbraio 1943 al comandante il 14° "Cava lleggeri d i Alessandria", sebbene egli fosse scortato da ben 60 uo mini s u 6 a utomezzi (de i q ua li un carro L cd un'autoprotella fatti segno a nutrito fuoco di armi automatiche e d al lancio, sen7.a su ccesso, d i bottiglie ince ndia rie). Esso costerà la vita, oltre che a l col. Guido Da Zara , al suo Capo di S.M. e ad altri cavalleggeri 8 . TI "San Gio rgio ", invece, in Russia con la 3i! Cele re, dopo i primi s u ccessi è costretto ad a ppi eda re e ri e ntra in Ita li a. L'a rmistizio lo sorprenderà a Pine rolo , dove è d isloca to d al sette mbre 1942, in fase d i trasformazione su autoblindo. E proprio a Pine ro lo, tradi zio n a le sed e d e lla Scu o la di Cavalle ri a, è stato istituito, il 1 ° a pril e 1941 , il Centro Addestramento Auto blindo, che sar~t la culla di tutti i re parti esploranti formati con personale de lla cavalle ria e dei be rsaglieri fino a ll 'a rmistizio. Merito cli questa ini7.iativa s petta ce,t.arnente all'allora colonnello comanda nte (poi ge n. b.) Raffaele Cadorna, che de dicò ogni energia a potenziare il Centro , ;1pre ndo all 'Arma una nuova e ra, ricca di promesse, in un compito che no n si clifferenzia sostam.ialrnente da quello sinora svolto e per il quale ha la necessaria preparazione spiritw1 le. 7 Il provved ime nto SLirnbra in contrasto con qu anto conlenu lo ne lla Circolart: n. 9500 del 1938 "L't:splicazio ne", laddove sono contemplate speciali pam1glie ~ploranti divisionali, formate da celt:ri e da distaccamenti esploranti (gmppi di squadroni rinforz.1 ti con carri L, rnotocidisli, ciclisti e artiglierie). 8 TI triste episod io è aggra vato d al farro che, da un documento ritrovato
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Ci s i dedica pertanto a questo, sull a base di alcuni fondamentali concetti tendenti a trasformarla, in tutto o in parte adeguandola all a necessità della g ue rra moderna , con servandone ad un tempo tradizioni cd ambienti e sfruttandone le qualità dei quadri in un impiego ad essa congeniale. È que llo il m o me nto di defin ire una b uona volta i compiti della cavalleria risp etto a quelli dei b e rsaglie ri, diffe renziandoli ne ttamente e lasciando cioè alla cavalle ria i caratteristici impieghi ne ll 'esplo razio ne e nella presa di conta Ilo e restituendo ai bersaglie ri que llo tradizio nale d i fante ria celere e d 'assalto, che s i impiega per risolvere con la manovra una situazione in cui i corazzati non possono più procedere perché ostacoli cd interruzioni lo impediscono. Ma queste idee trovano solo parziale accoglimento e sanzio n e negli am bienti dell o Stato Maggiore, ove si tende a non impegnarsi in questioni organiche di lunga portata. Resta così una voluta confusio ne di attribuzioni tra le due specialità, ne l mentre s i provvede a form are i C-ruppi squadroni autoblindo, che conservano i colori dei reggimenti e prendono numerazioni successive ai prim i due gruppi montali. Primo a lasciare Pinerolo è il CXXX II "Nin.a" (p er la 1:52" Divis ione Corazzata "Ariete")9, presto rihattenato 111. Ha s(1bilo il b allesimo del fuoco: la su a avanguardia sbarca a Tripo li il 29 settembre 1941. Segue il lii "Lancieri di Nova ra", assegnalo alla 133~ Division e Corazzata "Littorio": è il p rimo su carri L 6-40 e si sacrifiche rà ad El Alamein. Sbarca po i il III "Monfe rrato" su autoblindo, sempre nel 1942, e che opere rà com e Grn ppo Esplo rante Corazzato. I "Cavalleggeri di Alessandria" costituiscon o dapprima un I I.I s u carri L 6 (1942) e quindi un XII su semoventi da 47 per il fronte russo, sempre nello stesso anno 10.
risu ltò ch e i panigia ni erano al co rre nte de ll 'esatta co mrosizione della colonna grazie a indiscrezioni o delazion i. 9 La s ua cosliluzione risale al 1° luglio 1941 ed è dor,aro d i 54 auto blindo 40; almeno inizfalmente. 10 Se~'.o m lo il Pro filo Storico del l{gt. Cavalleggeri di Alessand ria ( 19 °) redatto da llo S.M.E.U.S., vi sare b be slato anche un ! V Gn.1rro Squadron i Carri L.
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Nicola Pignato
A pa1tire dal 1942, la Cavalleria cornincièi a ricevere il caITO armato leggero L 640. In aggiunta ai "segni distintivi" in torretta rrevisti dalla Circolare 4640 deU'S.9.1940, i carri ciel TTI Gruppo "Lancieri di Novara" - primi ad entrare in azione - recav;mo suUa colora7.io ne mimetica giallo-sahhia, l'emblema araldico del Reggimento laternlmente alla casamatta e , frontalmente, accanto al portello.
Lance, sciabole e corazze
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La sicurezza d e lle nostre trnppe nei Balcani assorbe - o ltre a l citato III di "Alessandria" in Dalmazia - il IV "Guide" a Tirana in Alba nia; è poi la volta del lY "Nizza" su a utoblindo e carri L 6 e de l JV "Monferrato " s u soli L 6. In Franc ia è d estinato - di presidio a Nizza con la 2" Cele re - il III "Pie monte Reale" (carri L 6). Mentre a Pinerolo si addestrano i Re parti, lo Stato Maggiore, con un certo ritardo, e ma na la opportuna regolame ntazione, con particolare rig uardo alle esigenze d elle divisioni corazzate in fatto di componente es plo rante. Si decide il 27 agosto 1941 di dotare infatt i le Divisioni Corazzate "Ari e te" e " Littorio " di Kaggruppamenti Es ploranti Corazzati (o R. E.Co.) e i Corpi d 'Armata di Nucle i Esploranti Celeri o .E.C:.1 1 . Le norme s ul RE.Co. sono diramate ne l dicembre successivo e prevedono una inizia le formazione (vedi specchio) che no n corris po nde rà esattamente alle unità effe ttivame nte costituite, in quanto vi sa ranno a ppo rtate continue modifiche 12 .
'' Secondo un orga nigramma dello S.M. H.E. , Ufficio Addestramento, clawlo 2 agosto 1941, il N.E.C. do veva avere d ue fo rmazioni diverse, o ssia una del tipo per l'A.S. (Africa Sette ntrionale) e l'altra cli tipo normale. E!:ise dovevano compre nde re: - 1 coma ndo con li autoblinde con 1 sqd. comando s u un plotone osservato ri e trasmettitori c d uno se1v izi; - l s4uadriglia auto blinde su li plotoni di 4 m acchine ciascuno; - l s4uadrone carri L 6 su li p lo toni di 5 carri ciascuno ; - l gruppo s<piad.roni aulo portato ciascuno di 2 plo to ni cavalieri e 1 mitraglie ri (l'A .S.) oppure uno su due squadroni motociclisti, ciascuno su 2 plotoni moto milragliatri d (8 anni) e 1 fucilieri (con li f.m.), (i l tipo normale); - 1 squadrone e.e. e ,umi d 'ace (8 pezzi cL1 47 semoventi); - I batteria su /4 pezzi da 75/ ]8 semoventi; - 1 compagnia ge nio (con materiale da ponte per p iccole interruzioni e 200 mine anticarro), più 1m plo to ne marconisti con 4 stazio ni RF3M; - servizi (con dementi pe r rifornimento carburanti e lubrifica nti ed d eme nti pe r riparazioni e recupe ri) - da definirsi a c ura dell'Ufficio Serv izi. 12 Le Circolari sull' lmpieRO del Ragjjruppamento Esplurante <:orazzatu e sull'lmj}ÙJRO del Nttc/c,>u E\plorante Celere recano, rispettiva meni.e, i n11me1i 28.000 e 3.000. il N. E.C. comprL:nde inizialme nte lo !>quad rone comando, 1 squadrone su 2 p lutoni autoblindo e 2 plolOni motociclisti più 1 S(Juadrone s u 3 plotoni cavalieri e 1 rnilr'a glieri.
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SEGRETO
STATO MAGGIORE R. ESERCITO UF FI CIO A00ESTRA "4EN T0
COSTITUZIONE ORGANICA SOMMARIA DELLE UNITÀ ESPLORANTI E
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1941.D, 190.D,
1 19
lance, sciabole e corazze
li Nucleo Esplorante Cekn: (a sinis tra) <.: il Haggruppam<.:nto F.s plo ranl<.: Corazzato nella configm azion<.: d el 194 I . Il .E.C. pe rse poi la compon e n L<.: montata. An c he la Sc uo la di Cavalleria c os tit11iì ne l 1912 un proprio Re parto Corazzaw, c.lotato cli 5 carri I. 6-40, 2 Semoventi da 47 e 4 autoblinc.lo (*).
N.E.C.
4 SMV 47
3 MTR
8
r
9
0 ( ) CAV = Cavalli SMV = Semoventi MTR = Mitragliatrici AB 41 = Autobli ndo 41 I. 6 = Carro armato L 6 MC= Motoc iclisti
k?J MC
A~ 41
~
RE.CO. .--
~
~Qfl
~ 17
AB "11
2 X 2J Lfi
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0
MC
I
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SMY47
8
20/ 65
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Nicola P igna/o
festa di Corro 19/42 a l Heggim<.:nlo Corazzalo "Lancieri di V.E. Tl". In allo, l'ingresso in cas<.:rma dei (;.e n<.:rali coma ndanti d i brigala e divisione, r assando Lrn ch w <'arri M 13-40. In basso, dinan zi a ll'Altare innalzato Lra due e-arri L. 6-40, il Colonndlo comandanl<.: pronuncia la Lraclizio nak a llocuzione.
Lance, sci(,,lhole e corazze
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Il primo è il RE.Co. "Cavalleggeri di Lodi", nato il 15 febbraio 1942. Formato secondo le previste tabelle o rganiche, è inviato a combattere in Africa Settentrionale verso la fine di quell'armo. Ma nella stessa estate, qualcuno lenta di coinvolgere l'Arma che come abbiamo visto, s ta attraversando una crisi d 'identità in un ritorno a svolgere quei compiti che al momento sono affidati alla fanteria carrista , secondo una concezion e murattiana della funzione dei corazzati, e cioè manovre di rottura e di avvolg imento. Ricorderemo, per inciso, che tali idee furono riproposte nel dopoguerra dal 1916 al 1955 senza approdare a solui'.ioni del genere. Così, nel gennaio del 1942, il Heggimenlo "Lancieri di Vittorio Emanuele 11" (10°) si vede trasformato in lkggimento Corazzato e il s uccessivo 21 aprile, la 2a Divisione Celere assume organici di Di visione Coranata tipo 1941 cd il nominativo cli "Emanuele Filiberto Tesla di Ferro" 034" - anziché 136a come previsto il 28 novembre 19/i 1). E ancora: il 15 luglio i suoi Gruppi di Squadroni Hl e IV del Reggimento "Lancie ri di Firenze" a formazione speciale vanno a costituire il nuovo R.l•:.co. "Lancieri di Montebello" (8°), inii'.ialmente su un gruppo (I) di 2 squadroni autoblindo e 2 motociclisti e uno (II) di 2 squadroni semoventi da 47 13_ Inopinatamente, però il 1° agosto la Divisione sospende la trasforma'..".ione e riprende nominativo e formai'.ione precedenti. "Montebello" resta a disposizione dello S.M.R.E.. 'f'alc decisione, presa durante la riunione indetta d al Capo di S.M. Generale il 7 luglio 1942 è motivala dalla mancani'.a di carri, che non potrebbe consentire il completamento della G.lJ. prima del febhraio 1943. Purtuttavia, il processo si riattiva nell'aprile dello stesso 1943, allorché s i costituisce ex-novo la 134~ Divisione di cavalleria corazzata "Ariete Il". Essa viene a comprendere, a parte il RE.Co.
13 È da 1ilevare cht: la ricostitu7.ione dei rt:ggimcnti in fonnaziont: motohlindaw chhe luogo a curJ di reggimenti g ià esistt:nli. Infatti , "Nina " curò la rinascita di ··Lodi" come R.F..Co. , "Firt:nzc" diede origine al nuovo ltE.Co. "Monld)(:llo".
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1910-43. Equipaggiaml'nto ciel cavalil'rl' a sella ca rica.
Nel 1942, fu d istribuilo agli sq uad ro ni d<:i R.E.CO. il Sl'movcnte da 47/ 32, dc rivalO dal carro a rmalo L. 6.
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Ogni Gruppo dd Rgl. "Vittorio Emanuele Il" ebb<: nd 1913 uno S(Juadrone carri M. /42 (in alto) <: du<: di semoventi da 75/ 18, ( in basso)
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"Monte hello " rinforzato, inserendo ne l T Grnppo u no squadrone zap patori e sostitue ndo, nel 11, u no dei d ue gruppi d a 47/ 32 co n uno da 75/18, il Reggimento motorizzato "Cavallegge ri d i Lucca " (teoricamente s u Comando e sqd. coma n do, s q d . motociclisti , S<.JCl. semoventi da 75/ 18 e 3 Gruppi sq uad roni a utopo,tati, con a rmi conlroacrci e mortai da 8 1) e il già citalo Heggimenlo corazzalo "Vittorio Emanuele 11" (su Comando, e sqd. comando, tre gru ppi squadroni ciascuno s u 1 sqd. carri M 42 e 2 sqd . semoventi da 75/ 18 su scafo M 12, sqd. e.a. da 20m m, reparto riparazioni e recupe ri e officina mobile pesante). Com'è no to , il n efand o a rmistizio imp ed irà alla Divisio ne , posta agli o rdini del gen. Cadorna, di dimostrare la sua efficienza e le s ue cap acità. Dopo q ualche scontro con i ted esch i, essa infatti è indotta da ordini ambigui a cedere armi e mezzi all 'ex allealo. Succec..lcrà altremin ro :-11 R.E.Co. "Guide" a Pa rma ed ai .E.C. d i nuovo tipo (p lo to ne a utobli ndo e plotone motociclisti) d e ll e d ivisioni d i fanteria mod. 1943 (9° R.E.C. "Pasu bio ", 12° N.E.C. "Sassari", 28° N. E.C. "Aosta" e j0° N.E.C. "Sabauda") ed ai reparti m inori ( 1° Sqd . carri L 6 della 4a Armata, plo to ni auto blindo a utonomi, 2°, 3° e 4° " izza" della 2" Armata in Slovenia-Dalmazia ccc). L'armistizio d el settembre 1943 ha per co nsegu enza la sparizione della Ca valle ria italiana , blindo-corazzata , montata o appiedata che s ia 11 . Alcune unit.à s i sono sacrificate in battaglia sui vari fronti, m a tulle le altre che s i trovano nell'Ita lia centro-settentrionale e ne i 11alca ni si sbandano, o p pure, come e ufemisticamente recitano le storie ufficiali, vengono "disc io lte ".
14 V::t ricordalo c he i Dep ositi dei reggimenti di cavalleria provvidl:ro anche a formare, nd la Seconda c-; ucrra M ondiale, numerosi gr uppi appil:daLi ( " izza" e " l'iemonre" uno cias<.:u no , quattro "Savo ia" , sett~ "(~enova", qua ttro " Novara ", o tto " Aost a ", due " Fire n zl: ", d u e "Sa lu zzo ", uno "Alessandria", uno "G uide", e cinq ue "Palem,o"). Provvid ero po i alla costituzio ne di Battaglioni Movimento Strndale ( due "Nizza " , uno "Savoia", u no "Genova" l: uno "Aosta") e infine, form::trono Gruppi mi t raglil:ri (d ue "Genova" , uno "Novara", u no "Aosta") mentrl: "A ll:ssandria" coslil uì anch e un <,rupp o Controcarr i ( IV) , come riportano i Profili dell 'I J.S. rdali vi ai risp ettivi rl:ggimenti.
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Alle poche autoblindo leggere G.M. Mk I ( Otter) si affiancarono, dopo il 1945, k: pochi"'. autoprol<:Lle Lancia "Lince" recuperate nel Nord Italia, ( in basso).
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Unico resta il Grnppo "Cavalleggeri di Sardegna", montato e scio lto anch'esso, ma per dispos izione minisLerialc, a Cagliari il 5 dicembre 1944. Al Sud, in un primo tempo gli sbandati dell'Arma s i ritrovano presso il Centro Raccolta di Cavalleria di Alessano ( LE), dove risulta un Raggrnppamento Squadroni "G uide". Tra que sti, l'unico reparto o rganico è il 4 °/11 "San Marco", rientrato via mare dal la ex-Jugoslavia (dov'era sch ie rato sulla Nerctva), ma con le sole motomilragliatri ci dopo aver sabotato e abbandona to i carri. Nel giugno 191/i, lo Squadrone (6 ufficiali, 9 sottufficiali e 119 cavalleggeri) entra a far parte del JX Battaglione d 'Assalto del Corpo Ita lia no di Libera'.lione 15. Rinfor'.lato da una venLina di complementi e da una se'.lio nc cli a utoblindo 10 , prende parte - inquadrato n e l III/ 68° Reggimento Fanteria - a tutto il ciclo operativo della Grande Unità. L' ll settembre 1944 il IX vie ne ritiralo e nel ciuadro della Lrasformazione del C.I.L. in due Gruppi di Combattimento, lo Squadrone dà vita a 2 plo toni cingolati, destinati l'uno al IX (ribattezzato "Col Moschin") e l'a ltro al battaglione a lpini "Abru7.zi". 11e n presto però v iene ricostituito e partecipa alle o perazioni del Gruppo di Combattimento "Legnano" fino a lla conquista di Bologna, p e r essere infine definitivamente disciolto n ella seconda meL~1 del 1945. Esso quindi resta l' unico re parto di cavalleria a far parte dell ' l~sercito cobellige rante , pur se nel novembre 19/i/i si pensa di assegnare, nell'ambito del Grnppo cli Combattimento "Piceno ", il nominativo di "Lanc ie ri d i Aosta" al III Btg. di uno d e i due reggime nti fanteria. Ma il provvedime nto vie ne annullato quando 1'8 gennaio 1945 il Gruppo è tra sformato in Centro Addestrame nto Comple menti16_ È pur vero ch e a lla Guerra di Liberazione (o Campagna 1~ Memoria del Coma ndante, e-;. Dc Genna ro, in A. A. e a rticolo in Rivis ta cli Cavalleria, n. 4 del 1994, pag. 27. 16 S.M .E. lJ .S., "I Gruppi d i Comba llimento ", Roma 1972 p ag. :1 2 e Notiziario Ese rcito, n. 15 del magg io -giugno 1972 pag . 3.
I.ance, sciabole e corazz e
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d 'Ita lia c he dir si voglia) pre ndono parte due a ltri reparti, ciascuno d ei quali è: dotato di un plotone esplorante di quattro autoblindo. Si tratta de lla brigala partigiana "Maiella" (che opera alle dipe nde nze elci 20° Corpo pol acco e ch e utilizza le " Otter'' crnaclesi) 17 e l'autonomo "Recce F Squadron ", aggregato al XIII Corpo hritannico 18 . Entrambi vestono uniformi inglesi (pur se il secondo continua a portare le stellette) ed è p iuttosto forzata l'opinione secondo cui lo Squadrone F può essere a nnoverato Ira gli e pigoni d e lle "c-;,uicle" soltanto perch é a comandarlo è un capitano di cavalle ria 19.
la rinascita
È in d ubbi o che , dal maggio 1945 al la fine d e l 1916, la Cavall e ria sia rimasta assente da quello ch e a lc uni chiamano il "ricostituito " llscrcito italiano , dime nticando c he i contingenti della Forza Armata rimasti a l Sud ed in Sardegna all'indomani dell'armistizio coniavano pur sempre un nume ro d i e ffettiv i pressoché: triplo ris petto all 'inte ra componente terrestre di oggi e che quindi non vi è stata alcuna soluzione di continuità. Il s uo nucleo, in attesa che s i sti puli il Trattato di Pace e che veng:-1 st:-1bilito un nuovo ordinamento , è rappresentato dai cin que Gru ppi di C:o mbatlime nto. Questi però , per assumere gli organic i di moderne divisio ni , come sono stati rihatte7.Zati, necessitano, tra l'a ltro, d i essere c.lotati di reparti esploranti. Allo stesso tempo , si pre para il progetto di o rdina me nto che sarà presentato nel mag17 U: macchine d e ll;:i "Maie lla " porlano talvolta il contrassegno tricolore su i p ara fanghi ( Warrior, Genova, n . 12 del sette mbre-ottobn: 1977, pag. 28 e segg.). 18 Le macchine d ello S(Juadrone "r'' recano s u 11n parafango la gazzel la ross;i_ rampante: in campo bianco e s ull'altra una F ( =Folgore), sormo ntala da u n r aracadute (Ilonciani C., "Scp1adrone P", Valkcehi, Fire m e , 1946, pag. "135). 19 Pe r compklczza , va ricord ato che la Cavall e ria è prese11le anche nel l' Esercito della R.S.I. , con due Gruppi Squadroni Corazzati ("S. Giusto" e "Lcon,ello ") e reparti minori.
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Il Gruppo Es plorante Divisiona le d e l 1946
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Il Reggime nto Cava lle ria Blindata de l 195]
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Lance, sciabole e corazze
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gio d el 1918 e ch e dovrà stabilire il ruolo della Cavall eria. Si p ropo rrà di inserirla in un nuovo Corpo corazzato, giacché conserva la su a ragio n d 'essere soltanto se meccanizzata, per adempie re a ll e missioni assegnatele nel pree<.~den te o rdinamento 19/iO nel quadro d 'impiego delle Truppe cele ri : esplorazione tallica, occupazio n e preventiva delle località, protezione del ripiegame nto, inte rventi contro sbarchi dal ciclo e d al mare, prote7.ione delle fe rrovie20 . E così , tali reparti esploranti sono forma ti nell 'ottobre d el 1946 , con la d enominazione appunto cli Gruppi Esploranti Divisionali (G.E.D.)21_ Essi vengono assegnati (gennaio 1947) alle Divisioni di fanteria originate dai citati Gruppi e, no nostante la circolare vieti ogni riferimento ai disciolti Reggimenti di cavalleria pur autorizzando le tradiz io nali den o minazioni d i Gruppo e Squadroni e le fi amme a tre punte dei corrisponde nti reggime nti, s in d all'inizio ne riad o ttano colo ri e fregi. Si hanno così i seguenti G.E.D.: - T (dragoni) per D.F. "Cremona "; - Il (cavalieri) pe r D.F. "Friuli"; - III (cavalieri) per D.F. "Legnano "; - IV (dragoni) per D .F. "Mantova"; - V (lancieri) per D.F. Folgore. O gnuno di essi, come risulta dall'organigramma qui riportato, è costituito da 5 Squa droni (comando , blindo s u 3 plotoni Staghound, autop01tato su 3 plotoni fuc il ieri, armi accompagname nto su 1 pi. mo rta i e 1 rnitraglieri e que llo carre lle cingolate s u
°
2 Filirro Ste fan i, La Storia d e lla Dottrina e d egli Ordina me nti <le ll' E.I., Voi. lii tomo I, S.M .E. l J.S., Ro ma 1987, rag. 6 19. 21 Pe r l'addcsLramcnlo delle nuove un ilà nasce in Roma (Tor di Q uin Lo) il 1° luglio 1916 la Scuola di AuLoblindismo, ch e nd luglio del 1918 diverò la Scuola di Cavalleria Blindala. Essa conflu irà , insieme con la Scuola di Carrismo, e a parLirc da l 1° luglio 1951 nella Scuola Truppe Corazzale di Case11a, per riLornare 1'11 genna io 1993 - a Montclibrelli (Roma) - ad essere dopo ollo anni di u nio ne a lla Scuola di f a nteria , la tradizio na le Scuola de ll'Arma.
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I carri da 37: l'M3A1 (in alto) <.: l'M5Al (in basso)
Lance, sciabole e corazze
4.11
3 plotoni) . Gli effetlivi comprendono 35 ufficiali e 600 tra sottufficiali e truppa. Inizialmente , gli organici restano lacu nosi per uomini e mezzi, rappresentati, questi ultimi, dai res iduati bellici ceduti dagli "alleati". No ndimeno, dati i compiti assegnati e peraltro spropositati all 'e ntità del Gruppo, nel quadro delle pro poste inserite nel proge tto citato di nuovo ordinamento e che inserisce , in c iascu n a delle 11 div isioni previste , un Reggimento cavalle ria b lindata s u du e gruppi sq uadroni e uno s quadrone armi d i accompagnamento, s i inizia, g ià dal sette mbre 1948, la trasformazione dei G.E.D. in reggime nti. La nuova fo rmazione organica (raggiunta il 1 ° gennaio 1949) compo rta lo sdoppiamento d e llo Squadrone blindo (2 s quad ro ni ri e quipagg iati co n Creyhound), i quali a ssumono d e n ominazioni di 1 ° e 3° . Altrettanto avv ie n e presso quello autoportato (ora dotato di a utopro tetti) , che d a ranno orig ine al 2° e 4°. Lo Squadrone a.a. riceve in più un plotone controcarri da 57/ 50 e quello c arrette cingolate s i trasforma in carri (Stuart) , con le numerazioni di 5° e 6° ris pettivamente . Si tende quindi a trasformare tutti i G .E.D. in reggime nti su 3 g ruppi 22 . Se ne spe rimentano inizialmente tre versio ni ( R.C. 11. tipo A, R ed A mo dificato), e nel frattempo si ritorna alle de nominazioni tradizionali: - 1 ° R.C.B. "Nizza Cavalle ria"; - 2° R.C.11. "Pie mo nte Cavalleria"; - 3° R.C.B. "Gorizia Cavalleria" (ex-"Savo ia "); - 4° R.C:.R. "Genova Cavalleria "; - 5° R.C.B. "Lancieri cli Novara". Ma con viene sofferma rsi sui problemi organici.· Sono in espe rimento d apprima du e diverse formazio ni ; la A, _affjd ata a "Novara" 22 La trasformaz io ne del (j _E .D. in R.C.R. mira ad avere, nel l'ambito de ll a divis io ne d i fa nteria, a lla ciua le al mome nto non è possibile assegnare in o rga nico unirà carriste, una pedina mo bile capace an zitutto di co mpiti di combatti me nto, fe rma restando la sua idoneità alla esplorazione lallica terrestre.
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Un carro medio M26 d i "Nova ra " nd 1953.
llna Greyho uncl e un M24 del Gnippo "Guide" in Friuli , verso la fine cll'.gli anni cinquanta
Lance, sciabole e corazze
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li carro Medio M26 armò tre Gruppi di "Novara"
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e la B, affidata a "Genova". La prima si d ifferenzia per il fatto c he nel I e li Gruppo in luogo dello squadrone blindo vi è lo squadrone misto (2 plotoni blindati e 1 carri leggeri). Non esiste poi il III Gruppo, ma il .solo Sqd. a.a. Dagli esperimenti scaturirà, nel 1954 , la nuova struttura organica, c he prevede due gruppi squadroni uguali (su 1 pl. blindo e 2 pl. carri leggeri), 1 misto (su scout car e AR) e un terzo (su 1 sqcl. carri leggeri M24 e 1 sqd . a.a.)23. Intanto, con decorren za 195 1, s i ricostituiscono i seguenti reggimenti: - 6° "Lancie ri di Aosta"; - 8° "Lancieri di Monte be llo", nonché gli Squadroni "Cavalleggeri di Lodi" e "Lancieri di Firenze", in aggiunta al già esistente "Cavalleggeri Guide" , destinali alle Ire Grandi Unità Corazzate in programma. Nel 1952 nascono altri due Squadroni C.B. per i Comiliter di Bologna e di Genova; inoltre, a far data dal 1° gennaio 1953, i Reggimenti "Nizza" e "Novara", assumono gli organici cli reggimenti carri (3 gruppi squadroni e sqd. comando) e vengono inizialmente equipaggiati con carri armali medi Sherrnao e Pershing rispettivamente, poi sostituiti (1960-61) dagli M/i7. Con il 1957 ha inizio la contrazione dell'intera Forza Armata, e, giuocoforza, a nche della cavalleria, alla quale erano state assegnale - una per Reggimento - le sezioni aerei leggeri. Si discioglie il (""i,ruppo "La ncieri di Firenze" (a seguilo della soppressione de lla Divisione Corazzata "Pozzu o lo del Friuli ") e g li squadroni di Comi litcr. "Nizza" e "Novara " vengono contratti in Gruppi Squadroni Carri (1959 e 1964 rispettivamente). Nel frattempo 0958) , la Cavalleria p erde l'appellativo di "Blinda ta " e il 3 ° l{eggimento torna a fregiarsi del vecchio nome di "Savoia ". I Reggimenti "Piemonte", "Genova" e "Novara", che nell 'aprile 1957 sono stati riuniti in una Brigata di Cavalle ria , d enominata l'anno dopo "Pozzuol o del Friuli", vengono a costituire la prima Grane.le Unità d ell'arma nel dopoguerra.
23 Per maggior particolari concernenti l'evoluz ion e de ll a normativa d 'impiego fino al 1975, si rimanda a Filippo Stefani (La storia d e lla dottrina e degli ordi namenti dell ' Esercito ital iano) e a Rodolfo Pu lctti ( Ge nova Cava lleria ecc.).
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Nel contempo, continua il ridimensio name nto . Se "Nizza" e "Novara " sono sta ti veri e propri reggime nti d i carri armati , prede stinati quali truppe suppletive di corpo d 'a rmata ad agire a massa com e e le me nti di m anovra, o ppure ad essere decentrati com e unità di rinforzo alle divisio ni di fanteria operan ti, i rimanenti cinque reggimenti restano per qualche te mpo parte o rganica di talune divisio ni di fanteria con una fision omia pre tta me nte blindata e prevalente impiego in compiti esplo rativi. Negli anni '60 si assiste ad una ulte rio re ridu zione dell'Arma: "Aosta" e "Milano", un gmppo lancieri ricostituito pe r la Divisio ne "Legnano " nel 1964 insieme a "Saluzw". D i "Ni7.7.a" e "Novara" si è già <le tto. Restano provvisoriam ente i Grupp i "Lodi'; per la l )i visione corazzata "Centauro" e "Guide" pe r la corazzata "Arie te" 24 . L'o rdinamento di questi g ruppi è: - squad rone comando; - 2 squadroni esploranti (2 pi. esploratori e 1 carri); - 2 s quadrone carri medi s u 3 plo to ni . I reggimenti restano su tre gruppi (oltre lo squad rone comando) d i composizio ne ide ntica: - sq uad rone comando; - sq uadrone carri medi; - squadrone meccani7.7.ato. I gruppi s uperstiti fungon o da compone nte esplorante delle divisioni cui sono assegnale riprendendo il n ome <li G .E.D . Essi vengono così assegnati: - "Aosta" alla D. "Mantova"; - "Saluzzo" alla D . "Polgore"; - "Milano" alla D. "Legna no"; - "Nizza" a lla O. "Cre mo n a"; - "Guide" alla D. Cor. "Ariete "; - "Lodi" alla D . Cor. "Centa uro". Q uesto nuovo o rdiname nto, fissalo nel 1961, rimane p resso-
24
Vi è anch e la ricost it uz ione t empora n ea dei "Cava lleggeri d i
1964, qua le G.r..n . ;1ssegnatn ;1lla nf. "Granatier i d i Sardegna" ma posto aJJe d ipende n7.e d el distaccame nto di Persano della Scuola Tn1ppe Meccanizzate e Co1·anate. A le ss;m clria " nello stesso
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Nicola Pigna/o
Due carri leggeri M 24 ad Aviano (PN) e un medio M17 a l'crsano (SA).
Lance, sciabole e corazze
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Tra i n:siduati clella 2il Guerra Mondiale ccduLi dagli americ:mi, numerosi M21 kggeri (in alto) e d M4 (med i) furono assegnati ai Reggime nt i di Cavalleria I3linclara.
(Q9
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ché invariato fino alla ristrullurazione del 1975, quando le unità di cavalleria vengono riordinate in tre tipi di gruppi: carri ("Lanc ie ri di N ovara ", "Lanci e ri di Ao s ta " "Lanc ie ri di Firenze " e "Cavalleggeri di Treviso"), costituiti da l sqd. comando e servizi, e 3 squadroni carri, (dapprima M47 e q uindi "Leopard"); corazzati ("Nizza Cavalleria" e "Savoia Cavalleria") , su squadrone comando e se rvizi, l squadrone meccanizzato e 2 carri ed infine , me ccanizzati ("Pie monte Cavalleria ", "Genova Cavalleria" e "Lancie ri d i Montebello"), su sqd . comando e servizi e 3 sq cl. meccanizzati. I Gruppi "Lancieri di Firenze" e "Cavalleggeri di Treviso" vengono ri costituiti n e l 1975 ; restano com e re p a rti e sploranti "Saluzzo", "Lodi" e "Guide ". La ristrutturazione priva la cava lle ria della s ua aviazione leggera e , dal punto di vista o rga nico, assimila i gruppi ai corrispondenti battaglioni di fanteria. Con i Gruppi "Piemonte ", "Aosta", "Firenze" e "Saluzzo" (più i necessari reparti di a ,tiglicria, genio e servizi) si costituisce pe re) una se co nda Brigata di Cavalleria , la "Vittorio Veneto", che d ura dal 1975 al 1991. Nello stesso anno assistiamo a ll o scioglimento di "Saluzzo " e "Treviso" ("Milano" era stato soppresso nel 1985 e nel più lontano 1979 lo Squadrone "Alcssandria ") 2 5. Il ripristino dei Reggime nti 0991-93), improvvidamente e liminati nel 1975, coincide con il graduale passaggio su mezzi ruotati e la distribu zione elci nuovi mate riali. Due Reggimenti ("Genova " e "Piemonte", de lla Brigata "Pozzuolo ") so no subito inquadra ti nel Corpo d 'Armata Europeo 26_ Vengono diramat e nuove norme d 'impiego ne llo stesso 1993 cd il Gruppo assum e così la seguente formazione:
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Secondo quanto riportato ne l Pro filo Storico ciel Rgt. "Cavalkggeri di Alessandria", re datto dallo S.M.E. U.S., lo Sq uadrone e ra stato costituito il 1° o ttobre 1964. 26 Il Corpo d 'Armala Europeo (Al{HC) ha come pedina esplorante la Brigata di Cava lleria "Pozzuolo e.Id Friuli". Questa è articolata su un repa!to comando <: suppo rti tattici, tre reggirnenli di cavalleria, un reggimento di aniglieria ed un hattaglio ne logistico. Vedasi, per maggiori particolari: Armando I-lo mbard i, La 13. di Cavalle ria "Pozzuolo ciel Priuli" o ggi, in Rivista di Cavalle ria n. 2/ 94 pag. 8.
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- Comando di Grup po; - 4 squadroni ciascuno su pl. coma ndo e servizi e 2 pi. blindo (uno leggero e uno p esante), per un lolale cli 9 "Centauro" e 6 Vbl 6614, più 8 moto Guzzi e 3 AR 76. In seguito, la s truttura h a subito qualche variazione , e si ha n no tre squadroni misti ("Centauro " e Vbl) e uno p esante ("Centauro"). Puttroppo, dalla ricostituzione dei reggimenti, e cioè dal 1993, non si è ancora provveduto a ,innovare complelamenle i materiali. Al momento in cui scriviamo ( 1997) la Cavalleria italiana ha impegnato in Bosnia uno de i superstiti otto gruppi operativi. Ci si augura che questo numero su cui si è stabili zzata la consistenza dell'Arma no n abbia ulteriormenle a ridursi ma, anzi, ad aumentare. Le armi
Poche sono le varianti fino al 1943. Si conserva l'armamento tradiz ionale: moschello 1891 d a cavalle ria (poi 91/ 38) ca!. 6 ,5; pistola a rotazio ne mod. 89 (d opo il 1935 sostituita dalla semiau lomatica Beretta 34) e integrata dal 19/42 dal mitra Bereua ca!. 9. L'armamento individuale è sempre rapprese ntato dalla sciabola mo cl. 71 (poi 71 / 29) e dalla lancia mocl. 900, rimasta dopo la campagna del 1915-18 soltanto per i servizi d 'onore. L'armamento di reparto è costituito inizia lme nte dalle milraglialrici Maxim 911 e Fiat 1914 in ca!. 6,5. Sube ntra no, dalla met~l degli anni '30, la Fiat 14/ 35 e la Breda 37, e ntrambe in cal. 8. Nel 1930 inizia la d istribuzion e del fucile mitragliatore Breda 30 , in ca!. 6,5. Non mancano le bombe a mano del mod. 35. Nel dopoguerra l'armamento individuale conserva la pistola Be retta 34, solo recentemente sostituita da lla 92s, e il mitra Reretta ca!. 9 27 . In seguito, arrivano il fucile a.I. BM 59 e ultimamente, il Be retla se 70/ 90 in cal. 5,56. Al momento della ricostitu7.io ne d e i rcparLi, furono in dotazione - per indisp o nibiliLà temporanea di Ke re tta, - il mosch cllo auto matico Th ompson ca!. 11 , 43 ed il fuc ile ing lese cal. 7.7. Lcc-Enfielcl , sostituiti po i dal fucile semiautomatico M I Gara nd. 27
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Le anni tradizionali ùdla Cavalleria italiana: il mo.sd1ctlo mocl. 1891 (scala l: 13), la .sciahola mo<l. 1871 (scala l: 10) la lancia moti. 900 (scala 1/18)
Lance, sciabole e corazze
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La lancia d i cavalleria modello ')00 era talvolta assicurata al braccio dd mili-
Lan.: e la bandoliera mocl. 1897 spesso dotata cli una gibernctta ùa 2 caricaLori rnod. 1891.
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!."a utoblind o Ansaldo dell a F Guerra Mondiale:. Ne sorravvive un esem plare , ripristi nato alla meglio, nella colleziom: D iego De He nriquez, prcsso Padriciano (TS) .
L'autobli ndo 41 del Comancla ntc dd N " izza" ne l 1943, il t<:n. col. Goytre M.O. al V.M .
T,unce, sciuhole e corazze
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Per le armi automatiche, si passa dal 13re n e-il. 7,7 al Bar 7,62 ed infine alla MG 42/59 in cal. 7,62 Nato. Resta in uso dal 1917 ad oggi la 11rowning M2 cal. 12,7. Come mortai, troviamo quello da 8 1 in versione mod. 35 e poi mod. 62.
I mezz i
Il primo mezzo meccanico della cavalleria italiana è l'autoblindomitragliat,ice Ansaldo-Lancia 1ZM, a due e poi ad una sola to rre tta , armata di tre mitragliatrici. Senz'a ltro adeguata per il p e riodo 1915-1916, appare poi s uperata . Rispetto ai modelli britannici, già allora all'avan 6111ardia ne l setto re , è meno protetta e veloce. Anche l'armamento d i bordo las cia qualitativamente a desidera re. Quasi ve nti anni <lopo, le v iene distribuito il carro veloce 33, subito miglio rato nd 1935 raddop pia ndo ne retroaLLivarnenle le mitragliatrici e porta ndo il cal ibro d a 6,5 cd 8 mm. È questo il mezzo con il quale l'Arma pa,tecipa alla guerra etiopica e dal 1936 al 1939 a quella d i Spagna. È considerato assai pregevole, specialmente dal punto di v is ta meccanico, sebbene per la sua m ole ridotta, sarà più apprezza to in Spagna che in Africa, fors'an che pe r la migliore preparazio ne degli equipaggi. Inoltre , pe r le dimensioni e mobilità ne è facile l'occultamen to, fauore n on trascurabile per una macchina d estinata alla esplorazione. Tuttavia , nel m e ntre se ne vanta la maneggevolezza, se ne lam e nta la scarsa auton omia. È sostituito dal 191 J (nei re p arti di nuova formazione) con il modello L 6/ 40, che va ad e qu ipaggiare alcuni g ruppi dal 1942 ma c he comunque s i dimostra più d e licato e me no adatto a ll'in-ipiego previsto, sia nella versione carro (con mitraglie ra da 20 mm in torretta) sia in que lla se movente (con il 47 in casam atta). In un solo reggimento corazzalo si ad otta il carro medio. Ci si addeslra con il modello M 40 per ricevere quindi il modell o a benzina M 42 (con cannone eia 47 prolungato); gli squadroni
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sono armati pe r un te rzo con questo carro arma to e pe r due terzi con il semovente da 75/ 18 mo ntato s ullo stesso scafo. Ma la macchina più adalla per i compiti riservati alla cavalle ria è l'a utoblinda "10-41. Veloce, dotata de lla doppia gu ida ed armata di una mitragliera d a 20 mm in torretta e due mitragliatrici da 8, è largamente utilizzata in Africa e nei Balcani. La vettura corazzata "Lince", versione ita liana dell'inglese f)i ngo, apparirà troppo tardi per essere distribuita all'Arma . Terminato il conflillo, la ricostitui ta cava lleria blindata rico rre , per ma ncanza di disponibilità finanziarie, a macchine america ne residuale di guerra. Dapprim a ve diamo introdotte l 'autoblindo Stag hound, costruita negli Stati Uniti p er l'esercito britannico. Eccessiva per peso, sagoma ed ingombro, specie per le ca rreggiate delle rotabili minori, c d in genere p e r i terreni italia ni , sarà sostituita n e l ] 949 da lla MS Greyhvund, anch 'essa di costruz ione s tatunitense, con lo stesso armamento principale (cannone d a .17mm). Più leggera e m a rwggcvole, si dimostra cli buone caratteristiche generali, ma presenta , come la Staghvund, il dife tto cli non possedere la doppia guida e di avere per di piì'.1 la torrclla a cie lo scoperto. Le autoblindo sono integra te da piccoli blindati, deno minati scout car. Se ne utilizzano due tipi, di costruzione canadese (Lynx ) e inglese (Humher). Si tralla di mezzi da ricog nizione 4 x /i , senza torre tta (il primo è a nche a cicl o scoperto), e con due uomini di equipaggio. Quali m ezzi di trasporto leggerme nte prote lli si impi egan o dapprima le carre tte cingolate "Universat' , ch e a l m omento godono in Italia di a utorevoli estima to ri 28 e quindi, m a
28 Il gc.:n . Hossi, nel 1946, sosli<.:n <.: l'indispe nsa bilità ddla carretta cingolata. Quc.:slO testimonia la favorc.: vok impressio ne destala da quas i un a nno di sperirnc.:nLazione in guerra cldk "Unive rsal" cedute dag li ing lesi ai G rup pi di Co m ballimento e, ancor prima , ddlc espe rien ze con i mezzi catturati in Africa e i prolo tipi studiati in Italia nel 1941-45. Esaurita la vita o pe rativa d e lle cingolellc residuate d i gu e rra, Lu tlavia , no n se ne vara una vers io ne italia na e si deve.: ricorre re ad 1111 improprio uso d e lle A.R.
_
_ __ _ _L_a_.1'._ic___e:__ , .. s~ciabOU:. ,,,
e corazze .
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L'autoblindo M8. "(;,n,y . hrn1nd - :"
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L'au toblindo Tl/7E1 ",SLaghouncl"
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Nel dopoguerra, la Cavalk:ria c:bbe aurovetmre scudate, come la Lynx ( in alto) e la Humbcr I (in basso)
Lance, sciabole e corazz e
447
se mpre a con s umazione , g li au toprotctti scout car Whitc (M3Al ) a mericani e gli armured tn,1,ck G.M.C. canades i, ben pres to rimpiazzati dai semi cingolati americani M5, che anzic h<.~ 6 uomini sono in grado cli traspo rta rne 1O. Tutti sono mezzi obsole Li e a cielo scoperlo. Res Lano comunqu e in linea dieci an ni , finché non ven gon o sostituiti verso la m età deg li anni '60 dal notissimo VlT M l 13, a lmeno riprodotto in Italia. Co n al ri sl rullurazione del 1975 arrivano i VCC-1 ( i c.d. Cami ll ino) c he s i distinguono dall 'Ml1 3 - di c ui rappresentano un p erfezio namento italiano - per la possibilità di vedere e cli s pa rare dal comparlimenlo posleriore . L'equipaggio s i ridu ce p e rò, nuovamente, da 10 a 6 u omini. Com u nque il mitrag liere è pro tetto da scudi e il m ezzo viene poi provvisto di lancia fumogeni. Resta in se,v izio la vers io ne p ortamo,ta io da 120, l' M1 06 (un a ltro derivato da ll 'Ml 13). Tuttavia , a i primi degli a nni '80 compare timidamente una versione ruo tat,1 del trasporto truppe VCC-1 : l'IVECO 66·14, in grado di ospila re 1O uomini. Viene sperimentata in Libano - dove non convince~ - e quindi in Somalia e Mozambico ai primi degli anni '90. Non è adottata invece dalla cavalleria l'autoblindo 6616, anch 'essa collaudata in Libano. Si prefe risce un mode llo pesante, 8 x 8, con armame nto controcarri da 105nun, anch'esso re alizzato verso la fìne degli anni '80 dalla IVECO e che, dopo lunghi collaudi, entra a coslituire la dolazione principale de i nuovi reggimenti. Manca a ncora un veicolo b lindato per gli esplorato ri e si utiliaano in via transito ria i VHL 6614 e i gipponi protetti VM 90P, in attesa di ricevere i Puma (sempre IVECO). Ma nel dopoguerra, la cavalleria ha anche fatto uso di carri armati. Già nel 1947 essa riceve un centinaio di caITi Stuart (serie M3Al e d M5Al), de tti carri le gge ri d a 37 in relazione all'armame nto m o ntato. Si tratta, com 'è no to , di mate ria li già impiegati nella Seconda Guerra Mondiale d agli inglesi e dagli americani. Questi ultimi, li avevano sostituiti fin dal 1944 n e i loro gru ppi corazzati d i cavalle ria e ne i b attaglio ni carri co n l' M2/i, in quanto gli M5Al e rano imp iega ti in campagna con grande circospezione a causa della loro scarsa protezione. Con questi m ezzi comunque la cavalle ria italiana pa ,tecipa a ll a rioccupazio ne della Somalia ne l
Nicola Pignato
418
r
_l_j_~~ar.;~ ~~
_
,.. --1---- - -- --
l'cr lo squadrone a 11toportalo , fu in servi7.io sia l'M_')Al While (in alto), s ia il Canadese G.M.C. ( in hasso).
lance, sciabole e corazze
449
La carretta cingo lata (q ui ndla versione d i fahbrica:liom: canadese) poteva tras po rlare tutte le armi d i reparto, dal mitragliato re Bren al cannone sen za rinculo M10 da 106 mm .
Il veicolo bli ndato traspo1t o truppe Half-'J'rack M5i\ 1 fu sostituito dall 'Ml U ai p rimi d egli anni se ssanta .
450
Nicola Pigna/o
1950 2 9, forma ndo nell'am b ito del Curp o di Sicurezza quattro squadroni , ciascuno su 2 plotoni Staghound e 1 Stuart. In Italia, intanto, dal 1952 fa la sua comparsa ne i Reggi me nti l'M24, c he è impiegato a ll'epoca, in Corea, dalle divisioni corazzate americane, in ragio ne di una compagnia per battaglio n e, con compiti cli ricog nizione, copc,tura e sfruttame nto del s uccesso de lle compagnie carri m cdi. L'M24 è considerato in Ita lia un carro assa i riuscito, sia p e r la sua m aneggevolezza, sia p e r l'armamento (canno ne da 75mm). Purtuttavia, seguendo la dottrina americana, si conv iene che, se le s tesse funzioni possono essere espletate d al carro me dio, il tipo leggero app a re inutile . Tutto ciò non corrisponde a verità , nel caso ch e, in certe circostan ze, peso ed ingombro siano di ostacolo. Ma tant'è, il carro leggero è eliminato anche n e lla cavalle ria itali ana, insierm.: cun l'autobl in<lo. Si sostiene c he solo le un ità dotate elci mig liori carri da combattimento p ossono muovere laddove nessun'altra arma può supravvivere e gradualmente si passa (1963-65) aUa disttihuziune di carri M47 e, dal 1971, di Lenpard. Va però ricordato clic già n egli anni '50 e rano in servizio ca rri mcdi: M4 Sherman presso "Nizza" ed M26 JJershing in "Novara··.
/,'impiew;
Oa lla fine della Grande G ue rra al 1931, all o rc hé è diramata la pubblicazione "Addestrame nto della C,lVall e ria" (ch e ne inquadra l'impi ego n e ll 'esplorazio n e e nello sfruttamento del su ccesso, legandolo n on solo all a s tre tta cooperazione con l'artig lieria, come già in passato , ma in mis ura determinan te anc he a quella con i be rsaglieri, i carri veloci e la fanteria a utoportata), rimangono in vigore, s ia pur con le varianti introdotte dal Comandu
l.'avvic:cndamenro in Somalia tra il corpo d 'occu pa7.io nc britannico e <]Udlo "di Sicurezza" italiano durò dal 20 febbraio 1950 al s uc:c~ssivo 1° a prile , data dd passaggio dei poteri. Ne i primi tn: an ni no n mancarono sconlri a fuoco, c:he causarono akuni caduri (anc:hc di cavall e ria ). J.?
Lance, sciabole e corazz e
45 1
Dopo l'M11 3, i Gruppi meccanizzati ricevette ro il V.C.C. l d a esso d erivato nel 1975.
I primi carri am1ati Lcopan.l lAl acq uistati dall 'E.se rc ito italiano furono consegnati a "Genova" nel 1971.
452
Nicola Agnato
Supremo negli anni della guerra, i regolamenti del 1911 e del 1915 (quest'ullimo parzialmente aggiornato ne l 1926). Fino al 1940, la pubblicazione non v ie ne né soslituita né aggiornata, se si eccettuano le norme concernenti l'islruzione formale a cavallo e l'addestrame nto ippico. Principi basilari restano "che la cavalleria deve esplorare, attaccare, dife ndere e difenders i". La prima funzione è quella precipua, inizialmente riservala ai soli reparti monlali e timidamente accellata negli ordinamenti del 19}1 con la costiluzione dei gruppi squadroni carri veloci. Ma questo avverrà con le circolari 5000 e 46/ 2 0935). Il Reggimento lrova il s uo impiego sia nella divisione celere sia nell'esplorazione nell'ambito dei corpi d'armata di prima schiera (nucleo celere: uno squadrone rinforzato da un pi. milraglialrici cal. 8 e da un ploto n e carri veloci). È da sottolineare che dalle prime esperienze della Y Celere sul Fronte Orienlale, si decide per la sua trasformazione in divis ione motorizzata (2 reggime nti bersaglieri, 1 di artiglieria motorizzata e reparti di supporto: unità morlai, carri e semovcnli); la componente montala è riLinita in un raggruppamento con reggimenti di cavalleria e di artig lie ria a cavallo. È questo Raggruppamento ·rruppe a Cavallo (15 marzo 1942) l' ulLima formazione "pura" della Cavalle ria italiana a live llo cli Grande Unità, comandata, per la storia, dal col. Guglielmo Barbò .
Lance, sciahole e corazze
453
Il G<.:n. Raffaele: Cadorna , comanùant<.: della 135" Divisione: corazzata "Ariete" II" nel 1943 e poi Capo di Sta lo Maggior<.: dell'Es<.:rcito dal 1915 al 1947.
La blindo am1ata "Centauro" è ogg i la punta di diamante dei nostri rina ti reggime nti di cavalle ria.
Tipo
Peso t.
Protezione
Velocità
Autonomia
mm.
maxkm./h .
km.
Equipaggio n .o.
Armamento cannoni mitragl.
Periodo di servizio anni
1915 1941
Autoblindo An saldo
4,2
6
50
350
6
/ · 3 ca!. 6,5 o c. 8
Carro veloce Ansaldo
3, 2
13,5
42
120
2
/ - 1 cal. 6,5 o 2 ca!. 8
1934 1943
Autoblindo AB 40-41
7,4
18
75
400
4
1 da 20/ 65-2 ca!. 8
1941 1945
Carro Armato L 6-40
5,8
40
42
200
2
1 da 20/ 1 cal. 8
1942 1943
Semovente da 47/ 32 L 40
65
30
42
200
2
1 da 47/ -32
1942 1943
4
1 da 47/ 32-3 cal. 8
1~ ~
o
~
"'<;:
42
31,8
21 0
1942 per addescr.
Carro Armato M 13-40
14
Carro Armato M 42
15
45
32-40
130
4
1 da 47/ 40-3 cal. 8
1943
Semovente da 75/1 8 M42
13,25
50
38
150
3
1 da 75/ 18-1 cal. 8
1943
Autoblindo G.M.C. MK 1 "Otter"
4,2
12
72
420
3
1 fucile mitr. 1944
C-) :-Sei 1949 ancora in u so presso il Rgt. artiglieria a cavallo .
1950(•)
Oc' ~
i::l
o
t.
Protezione mm.
Velocità maxkm./h.
Autononùa km.
Equipaggio n.o.
Autoblindo Staghound T17El
13,2
32
88,5
800
4-5
1-37/ 54 3-7, 62
1946-49
Autoblindo Greyhound MB
7,5
22,5
90
640
4
1-37/ 54 2-7, 62
1949-63
Scout Car Humber I
3,447
14
96
340
2
1-7,7
1946-58
Scout Car Ford
3,9
Carr. Cing. Universale
3,54
10
51
200
3
Auto protetto G.M.C.
4,5
14
72
714
Auto protetto Scout Car M3Al White
5,3
12
89
Semicingolato M 5Al
9,1 65
15
V.T.T. M113
VCC-1
Tipo
Peso
Armamento cannoni nùtragl.
Periodo di servizio anni
t--.
.::-, ~
<")
20
112
300
2
1-7,ì
se
1946-58
"'~<")
vario
1946-58
2+6
1-12, 7
1953-55
380
2+6
vario
1946-58
67
325
3+ 10
1-12, 7
1958-63
10,4
64
320
2+ 11
1-12, 7
1%3-94
11,5
64
550
2+7
1-12. 7
1979-94
48
155
4
1-37/ 54 2-7, 62
1949-57
~
o
~ ~
Carro Armato r.:L.\5Al Stua,t
16
38
<")
o ~
~~
I
.·~ ~
Tipo
Peso t.
Protezione mm.
Velocità maxkm./h .
Armamento cannoni mitragL
Periodo di servizio anni
Auto nomia km.
Equipaggio n.o.
1-75 1-7, 62 + 1-12, 7
1952-63
Carro Armato M24 Cha.ffee
18
37,ì
56
155
4
Carro Armato M4 Sherman
32,6
76
32
155
5
1-75 2-7, 62 + 11-12, 7
1953-'
Carro Armato M26 Persbing
41,7
116
48
155
5
1-90 2-7,62 + 1-12, ì
1953-61
Carro Armato M47 Patton
44,100
116
48
126
5
1-90 2-7, 62 + 1-12, 7
1963-71
Carro Armato l eopm·d
40
+70
65
600
4
1-105 2-7, 62
197 1-94
Vbl lvcco 6614
7.2
100
700
1+10
Blindo Armata Jveco '·Centauro"
26
+100
800
4
100
600
1+5
Veltro Iveco (VM 90 P)
4,45
1~ < ~o
~ 'i;,
... 1-1 2, 7
1982-oggi
Oc:' ;:s
1-105 3-7, 62
1991-oggi
è
+ 1-7, 62
1993-oggi
~
6
Le voci indicate con - non sono disp onibili. La protezione indicata è quella massima (scafo e torretta) .
!,ance, sciahole e corazze
45 7
BIBUOGRAFIA
I - Almanaccu delle J<F.AA. 1927, Tipografia Senato , !{orna. 2 - Rrignoli, Marziano, RajJàeleCadorna 7889-1973, S.M.E.U.S. Roma 1981; 3 - Brignoli, Marziano, La Ricostituzione dell'Arma di C:avalleri a, in "Storia Militare" n . 8/ 1994, l'arma; 4 - Mazzetti Massimo, f. 'flvoluzinne della (7ava/leria Tta/ia na nella 2a Guerra Mundia/e, in "31° Raduno Nazionale (Atti)", A.N.A.C. , Roma 1994; 5 - Pignato, Nicola , Le Armi della Fanteria Italiana nella 2" G.M., Albertelli, Parma , 1978; 6 - Pignato, Nico la , I Carri dell'Asse (Atlante Mondiale dei Mezzi C:orazzati Voi. TT), Alhertelli , Par111:1, ·1983. 7 - Pignato, Nicola, Motori!!! - I.e Truppe Corazzale Ttaliane 7919-1994, G.M.T. Trento 1996; 8 - Pignalo, Nicob1, Dalla Libia Al Libanu, Scorpione. Taranto . 1989; 9 - l'uklli, Hodolfo , Caricai, Capito!, 11ologna 1973; 10 - P11letti , Rodolfo, T T.ancieri di Montebello, 1859-1990, E.M. l. , Milano, 1990; 11 Rivista cli Cavalle ria , A.N.A.C., Roma , Annate fl no a l ·1996; (*) 12 - Scuole di Applicazione d'Arma , L'Arma di Cavalleria; (Cenni Storici), Torino, 1964. 13 - S.M.E. U .S., L 'Esercito e i suoi Corpi, Sintesi Storica, Roma 1971 -74; 14 - S.M.E.U.S., Sumalia Voi. 11, !{orna 1960; 15 - Stefani , Filippo , !,a Storia della nourina e de~ /i Ordinamenti dell 'E.J., S.M.E.U.S., l{o ma , 1985-87-89; ·16 - 7.annie1·, Aurelio, f.a. G<;i.va.lleria Italiana, Tcrgcstco, 1952. Ino ltre: - istruzioni varie, tra le q uali la Pul>. n . 5172 ddl 'lsp. Gcn . Mot. - docume nti in A.A. prove nie nti d al Museo Na7.ionale Arma di C:aval leria e dal R.A.C. Tank Muscum di Bovington (Gran 8rctagna). Parte de i disegni e i grafici sono d e ll'Autore .
• In ce1ti c asi, sono stati riportati nel testo, scbl>cm: non virgolcU.ati, alcuni passaggi degli articoli ivi p ubblicati.
LUIGI EMILIO LONGO
IN MARGINE AD UNA BIOGRAFIA
La b iografia del generale Francesco Saverio Grazioli, edita d all ' l lffic io Storico de llo Stato Maggiore Eserc ito ne l 19891 , s i è avvalsa , tra le fonti di consultazione, del numeroso e prezioso carteggio conservato presso l'arc hivio famili are. Motiv i di carattere logistico, legati alla collocazion e in luoghi diversi de lla copiosa quantità di documenti in gran parte ancora no n soggetti ad inventariazione, hanno fatto sì c he, a ll'atto dell'indagine esplorativa da parte d e ll'autore, alcuni di questi non venissero reperiti. Solo successivam ente , grazie all'atten zione con la quale il principale curatore del fondo documentale Grazioli 2 atte nde al riordinamento cd alla conservazione dello s tesso, è staio possibile rinvenire altro materia le rivelatosi di indubbio interesse sia quale integratore del profilo b iografico d el pe rsonaggio e sia per l'ulteriore contributo che , sul piano storiografico, vie ne ad apportare in merito a situazioni c d eventi d i quegli a nni Tre nta così impo rtanti nella genesi de lla 2" g ue rra mondiale. Un a prima docu m e ntazio ne è quclJa rela tiva all a missione militare italiana inviala ad assis tere alle grandi manovre aero-terrestri d e ll'esercito sovietico svoltesi ne lla prima decade del settembre 1934 nella Bielorussia, fra Minsk e la Be resina. Grazio li era s tato d esign ato quale cap o -mission e perso n a lme nte da Mussolini, al termine delle m anovre n azion ali che ave vano avuto luogo un paio di sellimane prima s ull'Appennino tosco-emiliano sotto la d irezione dello stesso Grazioli . Al rie ntro dalla Ru ssia, egli aveva compila lo una relazion e 1
2
Lo ngo 1..F. - " Francesco Saver io Gra7.ioli" - Ho m a, USSMF, 1989 Arc hitetto Carlo Rusiri Vie\ nipote del generale
460
Luigi Emilio Longo
composta da una "memoria riassuntiva " e da 3 "allegati ". La prima, riservata al Capo del C~ove rno e quindi necessariamente più sintetica, conteneva osservazioni generali di carattere strutturale, p o litico e strategico di n o tevole interesse. Di essa, Can evari ne ha per primo reso noto uno stralcio3, senza p e ra ltro inficiarne la completezza sostanziale avendone omesso solo alcuni brevi periodi privi di reale essenzialità e le llerariamente alquanto rido ndanti, criterio al quale si è uniforma to an che l'autore della biografia Grazioli4. La parte di dettaglio della relazion e, invece, sotto forma dei 3 "allegati", non ris ulta a tutt'oggi essere stata resa nota, cd il s uo rinvenimento tra le carte del generale consente ora di colmare una lacuna non indifferente, sia perc hé confe risce organic ità all 'intero documento e s ia perché trattasi cli una cronistoria particolareggiata s ullo svolgimento delle esercitazioni, ricca d i d ati statistici ed operativi e come tale, all'epoca, di specifi ca p e ,tinenza degli Stati Maggiori all'atten zione dei quali era p e rtanto principalmente destinata. 11 primo degli "allegati" attiene all'aviazione militare sovietica e, sta nte la propria peculiarità, porta la firma del ten. col. Pietro Mallei, l'ufficiale dell'Aeronautica che, con altri due te nenti colo nne lli ed un capitano dell 'l•:sercito, tutti di Stato Maggiore, faceva parte d e lla missione militare italiana . Vi sono ripo rtate, in 19 p agine, notizie sull'organizzazio ne , sull'ordiname nto ed altre ancora di caratte re tecnico re lative a ll a struttura degli impi anti e dei diversi tipi di velivoli . Ma l'asp e tto più interessante è probabilme nte q uello inerente alle varie forme di aerocooperazione con le forze terrestri, le cui risultanze rie ntravano fra gli scopi principali soggetti a lla valutazione della d irezione delle manovre. Tra queste, u n 'operazione cli aviolancio a livello di battaglione , particolarmente significativa rappresentando u no dei primi esp e rime nti circa l'utilizzazione tattica di un consistente reparto organico cli aviotruppe. Il secondo "allegato " concerne la visita effettu ata dalla miss io -
3 Canevari E3. - "La guerra italiana . R<.:Lrosccna d<.:lla disfalla" - voi. I, Roma, Tosi, 1948, pagg. 246-249. 4 Lo ngo L.F.., op. cit. , appendice (allegato 11), p agg. 673-678 .
In margine ad una hio,qrafia
161
n e alla Scuola Militare Unificata di Mosca. È il più scarno fra Lu tti, limitato a 6 pagine nelle quali la p ane più rilevante è ciuella riservala agli aspetti d i una operazione a fuoco eseguita da una compagnia di fan teria appogg iata da carri a rmali e da artig lierie decentrate. Il terzo "allegato" consta di 20 pagine nelle q uali sono riportate, molto dettagliatamente, le varie fasi delle manovre e ffettuate d all'Armata Rossa. È, in realtà , la vera e propria "rela;,.ionc tecnica" dell'a vvenime nto, articolata su 6 paragrafi l'ultimo dei quali, riservalo a lle "osservazioni e considerazioni", contiene una serie di rilievi e giudizi relativi alle varie armi e specialità cd al loro impiego lattico. Nel p aragrafo IV (Le operazioni) sono menzionati una serie cli "allegati" A-B-C-D-E, p eraltro non rinven uti ma che da quanto è possibil e d esumere d a l c ontesto sono riferibili a d islocazioni delle forze ed a dis posizioni o p e rative emanate dai due partiti contrapposti.
462
Lu(r._:i Rmilio Longo
Allegato 1
!{e/azione sulla missione ejfettuata in Russia dal 1 ° al!' l I settembre 1934-XII in occasione delle manovre aero-terrestri net/a Russia Bianca. Note relative all'aviaz ione mi/ilare sovietica Alle ore 18 ..30 del gio rno 29 agosto e.a. ricevuto ordine d i far parte d ella Missio ne militare Italiana in Russia, con a Capo S.E. il Generale Grazioli, lo scrivente pa1tiva da Padova alle ore 6 del giorno 30 agosto e proseguiva quindi con la missione per ViennaVarsavia-Mosca.
lmpieuo dei tempo (diario schematico) 2 setlembre - ore 12 - arrivo a Mosca in forma ufficiale. La missione fu ricevuta con gli onori militari (una compagnia d 'onore con bandiera e musica). Visite ufficia li a l comandante della zona militare cli Mosca ed al vice commissario d el popolo p e r g li a ffari esteri. Ore 2 1 - Pranzo o ffe rto dal capo di Stato Maggiore dell'Esercito rosso. 3 sette mbre - mattino - Visita a l Cremlino. Colazio ne o ffe 1ta dal comand ante de lla zona m ilitare cli Mosca. Sera - Serata al grande teatro dell'opera d i Mosca. 4 sette mbre - ore 11 - Vis ita all' istituto centrale aerodinamico. Colazione offerta dall 'addetto militare italian o a Mosca . Pomeriggio . Vis ita alla scuola militare unifica ta di Mosca. (Visione d i una esercitazione tattica a fuoco e di eserciz i ginnic i). Sera - Pranzo a lla R. Ambasciata d 'Italia. ') settembre - ore 11 - Visita a llo s tabilimento d 'aviaz ione n. 22. Sera - ore 21 - Parte nza per Minsk. 6 settembre - ore 9 - arrivo a Minsk. Visite ufficia li: al vice-comandante della zoan militare della Russia Bianca; al rappresentante del commissario del popolo per gli affari este ri ne lla Russia Bianca; al comandante della 2~ d ivisio-
In margine ad una biografia
163
n e di fanteria. Ore 12 - Wunione d ella missione per la lettura dei d ocumenti di manovra. Pomeriggio: parte nza in treno per la zona delle manovre. 7 settembre - nolle - Fermata a lla stazione di Pukovici. Partenza in automobile alle ore 4 per riconoscere il comando del corpo di cavalleria Azzurro e la direzione del le manovre. Durante il giorno s i assiste ad una azion e d e lla brigata meccanizzata azzurra. Ritorno alla stazione di Pukovici. 8 settembre - ore 4 - Paite nza per il campo di aviazione di Bobruisk. Si assiste ad una azione di attacco compiuta da mezzi aerei contro il campo stesso. Ricognizione a l comando della za divis io ne di fanteria. Visione dell'azione condotta dal corpo di cavalleria az:turro contro due divisioni di fanteria rosse. 9 settembre - ore ;j - Partenza per osservare l'azione della Y brigata motomeccanizzata veloce (carri christie) . Visione dello sbarco ae rea (con paracadute) di un reparto speciale. Incontro col commissario del popolo per la difesa. Pomeriggio - ore 16 - Conferenza finale sull e manovre , nel teatro di Minsk Oratori: il comandante delle truppe dell a Russia Bianca (direttore delle manovre); il direttore politico delle truppe della Russia Bianca; il commissario del popolo per la difesa. Ore 20 - Pranzo ufficiale offc,to dal commissario del popo lo per la difesa . 10 settembre - ore 15 - Rivista aereo-te rrestre sull'aeroporto in d isarmo di Mins k ore 18 - Visione di esercizi compiuti da cavalleria scelta sul campo ostacoli presidiario di Minsk. 11 settembre - ore 12 - Pattc nza da Minsk per l'Italia. Furono resi gli onori militari da due compagnie con bandiera e m usica. Quanto sto per riferire è tratto dalla diretta osservazione degli uomini, del materiale e degli avvenimenti ed ha lo scopo di dare una v isione di colore, fatta di impressioni e di considerazioni, per quanto possibile obiettiva, più che di fornire una semplice e nunciazione di dati i quali sarebbe stato impossibile raccogliere al completo nel breve tempo a disposizione; tempo che fu inoltre
461
l.uig i Hmilio lun./!,O
legato quasi de l tutto ad un programma pre-stabil ito delle Autorità Kusse. Non ho cons ultato nean che gli ele me nti in possesso de ll 'adde tto militare a Mosca, e quindi g ià noti e codesto ministero, in modo da costringermi a no n seguire una traccia già determinata.
Notizie di carattere P,enerale sulla urP,anizzazion e aeronautica m ilitare rossa Dal commissario de l popo lo per la difesa, dipe ndo no il ca po delle forze te rrestri, il capo d elle forze aeree cd il capo d elle forze navali. Ognuno di tali capi ha un proprio ca po di stato maggio re. Il capo di S.M. de lle forze terrestri ha funzione di co ordiname nto tra i tre ca pi di stato maggiore.
Person ale Uffi cia li. Sono tratti, pe r l'aeron autica, dall'accademia aerona utica a ll a quale pa1tecipa no gli allievi per i ruoli naviganti e per i ruo li tecnici. (Corrisponde nti a ll'incirca ,1 que lli de l nostro person ale A.A.r.n . e del G.A.R.I.). Sottufficiali . Dalle scuo le di pil otaggio. 'l"utto il perso na le è selezionato attra verso corsi premilitari di volo a vela (voli di lancio e voli a rimo rc hio di apparecch i a motore) e con lanci con pa racadute. Q uest' ultimo mezzo è largamen te diffuso e propaganda to anch e tra la p o polazio ne c ivile: in a lcuni p archi pubblici c ittadini c hiunq ue p u <'> comriere, con lievissima s pesa, un la ncio con paracadute lasciandosi cadere da ll 'a lto d i una to rre alta una qua rantina di me tri c cl espressame nte atlrezzata . Anch e alle d o nne è pe rmesso di effettua re corsi cli pilo taggio; ed è questa l'unica categoria di personale fe mminile comba tte nte . Non esiste un co rro sa n ita rio spec ia le: i m edic i milita ri provvedo no , io pe nso con mo lta la rghezza, a selezio nare i cand idati al pilotaggio. Gli ufficia li destinati a d a lti incarichi frequentano la scuola di g uerra ch e è comune pe r Esercito ed Ae ro na utica .
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Il personale delle officine e soprattutto degli uffici tecni ci è in parte femminile: non veste uniforme durante il lavoro. Alcune categorie indossano la divisa, in occasione di riviste o di cortei.
Materiale li mate riale da volo è fornito dal gru ppo Industrie Pesanti il quale non d ipende dalle autorità militari ma d a un commissariato delle Industrie che fa fronte alle richieste sia milita ri che civili. Si tende però alla sp eciali zzaLione delle industrie aeronautiche, come è s tato attuato ne llo stabilimento d 'aviazione 22 il quale, fino a pochi mesi or sono fabbricava anche materiale per altri scopi. Il materiale d 'annarne nto è costruito in apposite fabbriche ed è inviato agli stabilimenti aeronauti ci i quali provvedono alle sistemazioni delle armi a bordo e presentano a l coll audo i velivoli completi anche dell'armamento previsto. Così dicasi p e r gli strumenti di bordo.
Cenni sull'ordinamento d'aeronautica Dal comandante dell e forze aeree, che ha in sott'o rdine il capo di S.M. , dipendono le unità d'aeronautica e g li impianti aeroportua li. Tale linea di dipendcnLa ris ulta, come vedremo , in parte potenziale e d in p arte e ffettiva. Le forze aeree s i compon gono d i: aviazione da bombardamento , aviazione da esploraLione-bombardamento, aviaLion e d a caccia , aviazione da ri cogni:òone (a tre scopi: ricognizione, bombardamento leggero e assalto), d irigibili. Tali forze (facend o riserva per i dirigibili su i quali non ho notizie a ll' infuori di q ue lla relativa alla costruzione cli due tipi d ei quali uno sembra sia stato affid ato all'Ing. Nobile ccl uno all'Ing. Troiani) sono ripartile in unità più o me no complesse: le grandi unità, ad organico elastico, sembra siano miste, così come risultato per le forLe aeree impiegate n elle manovre - l'aviazio ne da ricognizione, è suddivisa in aviazione a us iliaria (per l'Esercito) ed aviazione a d is posizione delle unità Aeree.
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Le unità aeree ed i reparti sono così costituiti: divisioni: da due o più brigate; brigate: da tre o più squadriglie; squadriglie: da tre distaccamenti; distaccamenti: da tre ane lli ; anelli: da tre apparecchi. La brigata corrisponde al nostro Stormo ma con organico e lastico; la squadriglia al nostro Gruppo con organico fisso; i1 distaccamento a lla nostra squadriglia con organico fisso; l'anello alla nostra Pattuglia. Poiché ogni comandante ha il proprio apparecchio fuori formazione, l'organico apparecchi risulta il seguente: Squadriglia: 31 apparecchi; Dis taccamento: 1O apparecchi. La teoria addestrativa è d ettata dagli organic i centrali; la pre parazione pratica, dai vari coma ndi dell e unità e dei reparti . Per l'impiego, mentre l'aviazione ausiliaria continua a dipende re direllamente dalle unità dell'esercito ( Divisioni o firigate motomecani zzate) cui è assegnata permanente mente, la massa aerea, suddivisa in (~ra neli Unità Aeree, cli regola viene messa a disposiz ione del le a rmare re rrc:stri in quelle proporzioni che la situazione strategica del momento consigl ia. Tali assegnazio ni n on avrebbero carattere definitivo p oiché, al varia re d e ll a situazione terrestre, dovrebbe variare anche la ripa rtizione delle forze aeree tra le armale ed è prevista anche la p ossibilità di raccoglie re tutta la massa aerea pe r impiego autonomo. Solta nto in tale ultimo caso, che in Russia è con side ralo eccezionale, il comandante delle forze aeree svolgerebbe azio n e di comando dirella e d effe ttiva. La ripartizione delle forze aeree tra le varie Armate sembra logico debba essere decisa d al commissario del popolo per la difesa, sentiti i pare ri dei comandanti delle rorze aeree e terrestri. Gli aeropotti e d i campi d i manovra sono inquadrati con personale ausiliario dell'esercito. Quanto sopra esposto, porta per il rnomenlo, alle seguenti considerazioni: 1) Il personale d 'aeronautica propriamente detto non è a ncora così numeroso p e r far fro nte alle necessità dell 'arma che te nde rapidamente a dilatarsi; 2) Non esiste un n etto d istacco organico tra eserc ito e d aeronautica, sebbene pare si tenda a raggiungerlo; 3) li con cetto unitario della p o te nza aerea è scarsamente
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compreso. Ho l'impressione c he i comandi d'aerona utica s iano scarsam e nte preparati p e r le loro funzio ni: si rilevano negli u ffi ciali larghe lacune culturali e di pensie ro.
Notizie di carattere tecnico sulle costruzioni aeronautiche osseruate Nella visita effettuata all'Istituto Centra le Aerodinamico, ci fu p ermesso di osservare tre "tunnel" aerodi namic i di cui due n on presentavano alcuna pa1ticolarità interessante, mentre il terzo fu p otuto osservare esternamente e con superficialità. l )ue di tali tunnel (di c ui uno con c irca due me tri di diametro ne lla s e zione utile e l'altro con circa m . 0,90), sono capaci di velocità di vento, rispettivamente, di circa 60 e d i circa 80 km/ ora e vengono usali per le prove di mo de lli di profili a lari, cli velivoli e di dirigibili; il te rzo tunnel, a sezio ne utile di qualche centimetro, capace di una velocità di vento d i circa 200 km/ ora ottenuto con una potcm:a d i 550 HP è utilizzato particola rmente pe r studi s u profili di pale d 'elica e per indag ini di balistica. Quest'ultimo tunnel è completame nte costruito in metallo e non sono evidenti (forse p erché non a pplicati in nostra presenza) i congegni di misurazio ne degli effetti serodinamici. Ino ltre potemrno osservare un congegno utile alla stima e all'indag ine delle rea zioni aerodinamiche ottenute sulle superfi ci di un m odello d 'aeroplan o in assetto d 'avvitam e nto. Le indagini sono effettuate in base all e reazioni fornite dagli assi di tre giroscopi applicati al modello suddetto sen za tener conto dei valori delle pressioni . L'inventore e d il rea lizzatore d i tale ingegnoso sistem a non era presente e nessuno seppe spiegarcene il funzioname nto. Vedemmo inoltre un banco prova motori posto in una camera di decompressione, assai rudime ntale, per lo s tudio d el comportamento dei motori a d alta quota. La sensazione ch e ho ricavato dall 'esame d e i m ezzi di indagin e osservati è s tata assai sfavorevole. Il tecn ico c he ci accompagn ava ci fece toccare con mano il m odesto vento dei s uo i tunnel a 60 km/ ora aspettando la nostra ammirazio n e e
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luigi Emilio lonP,<>
g li brillarono gli occ hi con o rgoglio nel farmi vedere uno strumento creato dall 'Istituto: strumento che accertati essere un piccolo ma comune tubo d i Pitot. Lo s tabilimento d 'aviazio n e n . 22 fabbrica soltanto aeroplani e idrovolanti d a bombmdamento d e i tipi A. N.'I'. - 1 - A.N.T. 6 A.N.T. 7 - su i quali fornisco qualche noti zia n e l capitolo segu e nte. La costruzione è inte rame nte met'lllica cd ha strelle analogie con quella Junkers. Il materiale impi egato è quasi esclus ivamente il Kolciugalluminio (che credo resista fino verso i 38 kg al nun 2) sia per i longheroni d 'ala e di fusoliera , sia per i rivestime nti in lamiera ondulata. I longheroni sono a traliccio di tubi: i n odi e gli allacchi d 'ala sono a blocco cli acciaio al cromo. 'l'urta la costn.17.ione è ottenuta a mezzo chiodatura, ad eccezione di qualche insignificante saldatura elettrica. L'ala è sostenuta da tre longheroni paralleli: porta inoltre una centinatura rada che serve esclusivamen te per l'appoggio dell a copertura. 11 carrello è in tubi d 'acciaio al cromo. La costruzione è della massima semplicità, tanto che pa rte ciel personale addettovi è femminile (circa il 35%). La lavorazione è assai grezza: il collaud o assai sbrigativo. Ciò fa supporre che i coenìcie nti siano tenuti piuttosto alti tanto da soppo1tare gli errori dell'operaio. Quanto sopra indica: 1) che le macchine devono necessariamente accusare un sens ibile peso a vuoto; 2) ch e i criteri di fabbrica tendono al numero più che a lla qualit~l. Vedre mo ne l capito lo ultimo le ragioni ch e probabilmente hanno determinato tale orientamento.
Tipi di velivoli osservati - aeroplano Massimo <Jorki. Bombardamento (Rombardiroschic) . Tipi A. N.T. (dal nome del progettista: Andrei Nicolaievic
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Tupolief). Costruzione intieramenle metallica di c ui è fatto cenno nel capito lo p recedente. Apparecchi monoplani ad ala bassa; moto ri a trazione sistemati sul bordo d 'attacco delle ali . Tipo A.N.T. - 6: 4 morti d a 700 HP. nominali (850 H P. effettivi). Dati stimati: velocità massima: 220 km/ ora; velocità di crociera: 180 km/ora; plafond pratico: 4000 circa. Armamento pe r tiro di caduta: due ganci pe r bombe da circa 500 kg.; dodici ganci per bombe da circa 100 kg. Ta li s istemazioni sono este rne e situate sollo il corpo centrale clell'a pparecchio. Traguardo di puntamento del tipo Coerl. Armamento per tiri cli lancio: 5 mitragliatrici leggere sc1vitc da 5 mitraglieri e così s is te mat e; un a in to rretta d i pru a n ella parte s uperiore della fusoliera; due s is temate in torre lla , s ul dorso dell a fusoliera, tra a li e limo ni di coda , disposte una su ccessivamente all'altra lungo l'asse longitudinale dell'apparecchio; due d isposte una p er ogni ala e sistemazion e in torre lla a ca nn occhia le p a r z ia lm e n te retrattil e nel ve ntre de ll 'a la: sc hie na del mitra glie re volta verso la di rezio n e di ma rc ia e protella da un lamierino taglia vento. Nessuna corazzatura. Tipo A.N.T. - 4: 4 motori da 500 HP Oati stimati: velocità massima: 190 km/ ora; di crocie ra 160 km/ ora; carico utile: 2.500 kg.
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Luigi Rmilio Longo
Caralleristiche di armam ento strettamente s imili al tipo precedente . 'l'ipo A.N.T. - 7: d a bomba rdamento leggero. Differisce d ai tipi p reced e nti perché è a sup erficie rido tta e porta soltanto due motori da 850 IIP situati s ul bordo d 'attacco d 'ala ai due lati della carlinga. Caratteristiche aerodinamiche simili al tipo A.N.T.4. Armame nto di cadu ta: 12 ganc i p e r bombe da circa 100 kg. Armamento di lancio: 3 mitragliatrici situate una in prua ; una in torretta sul dorso della carlinga all'altezza circa del bo rdo d 'uscita delle ali ; una in ton-etta semi scomparente dislocata sollo ed a circa metà della fusoliera. Lo stesso Lipo è montato con due galleggianti. Caccia (Istrio bitel) D all'iniziale de l no me russo i tipi prendono la denominazione I. Tipo T-5: con mo to re stellare fisso - in abolizione; 'l'ipo 1-7: con m o tore ra ffredd a to ad acqua. Appa recchio biplano - costruzione metallica - copertura in tela. Dati stimati: velocità massima : 3·10 km/ ora; " di croc ie ra ; 280 km/ ora; Plafond: 6.000 m. Armamento: 2 mitragliatrici Witte rs (credo del calibro 7,7). Grande collimatore centra le fuori del taglia-vento . Leva <li comando ad an ello che porta al centro i grillelli d elle armi , appaiati . Non ho potuto conoscere la poten za sviluppata dal mo tore e che s i può giudicare intorno a i 600 HP. Poiché il rendimento dell a macchina sembrava eccellente , ho avuto dei dubbi sulla maneggevolezza tanto p iì:.1 ch e non h o visto compiere a lcun esercizio acrobatico sebbene i piloti apparissero assai be ne ad destrati. Ho chiesto allo ra cli provare l'appa recchio; dop o varie insis te n ze l'a utorizzazione mi fu co ncessa q u ando n o n avevo il tempo a d isposizio ne . Comunque, da l comportamento generale della macchina , si ritrae una favorevole impressio ne .
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Il velivolo è sprovvisto cli impianti K.T. Ricognizio ne ( Kasvied ci k) . Anc he la ricognizio ne l' iniziale del nome se,ve a qualificare i valivoli . Tipo R-'3: moto re raffre ddato a d acqu a. Apparecchio bipla no; costruzione metallica con copertura in te la . Simile a l nostro Ro 1 con caratteris tiche aerodinamich e inferiori. Dati stimati: velocità massima: 190 km/ora; di c rociera: 155 km/ o re; plafond: circa 5.000 m . Arma m e nto di caduta: 8 gan ci p e r bom be d a circa kg. 30 siste m ati estername nte (4 sotto ognuna de lle d ue a li inferiori); Arma mento di lancio : 3 mitragliatrici, così s istemate: due sul do rso d elle a li inferio ri (una p e r ogni ala) a i lati d e lla fusoliera con line a di Liro passa nte per il piano dell'e lica; una in to rretta , s ul dorso d ella fu solie ra, com e s ul nostro l{o 1. Non tu tti 1 veli vo li so n o p rovvisti d i im pia nti R.T. Nell' impiego di bombardame nto o assalto il solo velivolo cap opalluglia (palluglia cli 3 appa recchi) ha gli impianti R.T.
Aeroplano massimo (7orki. Tipo strellamenLe simile n elle caratte ristic he d i p rogetto ed in q ue lle costruttive all 'A.N.T. - Monoplano interamente me tallico, ad ala bassa, dotalo di 8 motori 850 I IP effettivi , così distrib uiti: 6 sul bordo d 'attacco delle ali (tre pe r ogni ala) e 2 disposti in tandem su castello motore alzato s ull a fusoli era, tra le due ali . L'estremità delle a li è ripieghevole.
Caratteristiche. l dati che segu ono mi sono stati forniti dal capo dello stabilime nto costrnzioni; cred o che non siano da accettare senza riserve:
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peso a vuoto kg. 12.000 carico utile kg. 20.000 circa s uperficie m 2 100 raggio d 'azione km. 1.000 velocità massima: 250 km/ ora; plafond: m. 6.000. All 'ep oca de lla visita da m c effelluata l'apparecchio aveva già compiuto alcuni voli di prova ed aveva vari organi semi smontati per la revisione e la messa a punto. La tecnica della costruzio ne del velivo lo è identica a que lla descritta per l'A.N.T. -6. li m ateriale impiegato è anche quì il Kolciugallurninio. Il carre llo, interamente costruito in acciaio al crom o, è del tipo A.N.T. -6 con doppie ruote disposte in tand em. I serbatoi son o d isposti ne lle ali e sono muniti di dispositivo per il rapido svuotamen to. T comandi son o demoltiplicati. Il regolaggio del p iano fisso di quota è ottenu to a mezzo di servo m otore elettrico, o ppure , in caso d 'avaria a l s istema elettrico, con un congegno meccanico demoltiplicatorc dello sforzo. Un corridoio pennette d i percorrere il corpo dell'ala e di p ortarsi p resso ai motori: ogni motore affaccia su tale corrido io, un cruscotto completo che è controllato da un motorista. l cruscotti dei piloti e d e ll'ufficiale d i rotta e rano smontati e non h o potuto conoscere i p a tticolari. Erano rimaste montate soltanto tre bussole Smith tipo grande. Il velivolo è fornito di impianto te lefonico completo con centralino automatico per il collegamento tra piloti , p asseggeri, personale cli rolla e pe rsonale specializzato. In caso di cattivo funzionamento dell'impianto telefonico il pe rsonale può disporre cli una rete di comunicazio ni ottiche ottenuta con lampadine elettrich e a vari colo ri. L'apparecchio non è armato. È invece provvisto di: - una sta;done R.T. - un alto parlante; - una stamperia. Imp iego p revisto: Voli di propaganda politica: la ncio di mani-
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festini e g iornali stampati a bordo, conferenze trasmesse dall'alto a mezzo dell'alto parlante di bordo.
Cenni sulle manovre aero-terrestri G li scopi che la clire:Lione d elle manovre s i proponeva cli ragg iungere e rano i seguenti Per l'esercito: 1) verifica della preparazione d elle truppe all'a llo dell'allarme
per iniziare la ma rcia verso la frontiera ; 2) studiare lo sconfinamento sul territo rio ne mico ccl il forzamento di una linea fluviale e paludosa nel caso in c ui la frontiera fosse guardala dal nemico con truppe di frontiera e con cavalleria; 3) c hi a rire la possibilità di res is ten za di una divisione di cava lleria rinforzata d a fo1ti reparti motomeccanizzati e da aviazione; 4) studiare il comballimento d 'incontro d i un corpo d 'armata d ' urto contro un corpo di cavalleria rinforzato da forti reparti motomeccani:L:Lali e da aviazione da combattimento; 5) impiego d elle riserve nell'urto contro truppe cli copertura (una d ivisio ne di cavalleria d a parte degli azzurri e una brigata moto-meccaniz:Lata d a patte d ei rossi). Pe r l'aviazione: 1) Azioni tattiche contro truppe;
2) O rgani:L:La:Lione de i servizi d 'aeropo,to; 3) O rganizzazione della difesa contro aerei in un aeroporto; 4) Azioni tattiche di una brigata di aviazione mista, contro l'av iazione nemica; 5) O rganizzazione rel ativa al trasferime nto di una base in un nuovo campo di manovra, nella guerra manovrata, disponendo di mezzi di traspo1to limitati; 6) Servizio dell'aviazione a usiliaria ne lla guerra m an ovrata; 7) Chiarire i compiti da assegnare all'aviazio ne da ricogni:Lio -
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ne p e r la direzio ne d el le trup pe n e lle fasi d e llo schiera m e nto e del combattimento; 8) Organizzazio ne del b locco di una line a fe rroviaria o d i un nodo rerroviario.
Questione particola re: Studiare il rifornimen to di carburanti e di lubrificanti per i reparti m oto meccanizzati, a mezzo d i seropla ni . La distribuzio ne delle forze aeree e terrestri tra i du e partiti, durante le due fasi op erative, si rileva dall 'allegato 2. Senza e ntrare in merito allo svolgimento delle manovre ten estri che è stato oggetto cli stu<.lio particolare degli uHìciali del RE. (v. relazione allegata ove sono, tra l'altro, liportatj in lingua italiana gli elementi importanti contenuti ne lle pubblicazioni originali) lo scrivente espone qmmto è stato osservato circa l'impiego ed il comportamento delJ 'aviazione durante le manovre mettendo tali n otizie in relazione agli scopi che la direzione manovre si era p refissa cli raggiungere. Il p rimo gio rno cli manovra l'aviazione aveva avuto il compito di riconoscere e cli dis turba re le operazioni cli mob ilitazio ne e di raduna ta d el ne mico ; d i. mantenere il collegam e nto tra le varie unità te rrestri op eranti; di proteggere il ciclo cli particolari o p e razio ni te rrestri di g rande impo rtanza. L'aviazio n e azzurra e bbe a nche il comp ito di bomba rdare la città cli Minsk e d in pa rticolare il nodo fe rroviario omonimo. T comp iti assegnati, apparvero genericamen te raggiunti, ad eccezio ne cli q uello relativo al hnmharclamento di Minsk ch e fu sosp eso poich é il comandante del corpo d 'arma ta azzurro preferì impiegare l'aviazione da bo mbardamento contro bersagli mobili. Il secondo gio rno di m anovra, ollre ai compiti precedenti, gli azzu rri eseguirono anche uno sbarco aereo, e ffettuato a mezzo paracadute, col qua le p o rtaron o alle s palle d e l corpo d 'arma ta rosso 150 uomini e d a lcune mitragliatrici. Non p ote i assistere a tale esercitazion e ma vidi quella eseguita , su più vasta scala , il giorno s uccessivo e che descriverà in seguito. Nella gio rnata l'episodio più importa nte fu (]nello dell'attacco a e re o al compo di aviazio n e di Bobru is k. L'azio ne s i svolse second o i segu e nti cri teri:
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Organizzazione difensiva della hase. Tre anelli concentrici di avvistamento e di segnalazione e ra no disposti intorno a l campo, centro del s iste ma. Il primo anello con raggio di circa 80 km. era costituito da p osti di vedetta; ne l cielo di ta le anell o 16 apparecchi di vigilanza (tipo A. N.T.7) erano tenuti permanentem ente in volo allo scopo di dare l'all arme a mezzo R.T. ; il se condo an ello, con raggio di circa 40 km, da p osti di veclella e di ascolto; il terzo, con raggio di 6 km, da posti cli segnalazione (teloni a terra per la trasmissione cli o rdini agli apparecchi da caccia). La zona di cielo compresa tra il terzo anello e il campo, nonché il cielo del campo, e ra conside rata zona di tiro delle batterie controaerei e d elle mitragliatrici. Le artiglierie e rano situate alla p eriferia della hase aerea; le mitragliatrici s ulla hase stessa, in posizioni e levate ( hangars , costruzioni di vario genere). Mezzo di collegame nto fondamentale: il te lefono. Le comunicazioni d 'allarme venivano accentrate ininterrottamente in un posto di comando che aveva capacità di trasmettere gli ord ini del caso ai p osti di segnalazione pe r rego lare l'azione della caccia che, com e si è detto, doveva agire s u i m argini e tutt' intorno alla perife ria della zona di ciclo riserva ta alle armi contro aerei terrestri.
Modalità di esecuzione: Al primo a ll a rme, tutti g li a ppa recchi esistenti sulla base decollarono per eseguire gli ordini prestabiliti in caso d 'attacco. E precisamente: - la caccia si portò nel c iclo dei posti di segnalazione; - le altre specialità in una zona lontana rimanendo ivi in crociera in attesa che l'azione offe ns iva fosse te rminata. Tullo procede tte con grande celerità e con ordine. Gli attaccanti mossero in colonne varie ad app untamento orario , con provenien za da varie direzioni. Era previsto un inte1vallo di 4'-5' tra una colonna e l'altra. In realtà s i ma nifestaron o a lc une coincidenze di presen za conte mporanea di più colo nne ne l cie lo del campo, me ntre p e r altre colonne, g li intervalli salirono di no n poco.
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T,uigi Hmilio LonRo
Nell 'azione offensiva vennero impiegati circa 150 apparecchi delle specialità da bombardamento, pesante e leggero, d a assalto e da caccia. Il bomba rdamento agì da una quota cli circa 800 m . ( mi fu spiegato che la quota rea le avrebbe dovuto essere di circa m . 4.000); la caccia da quo ta d i m. 1.200 circa; l'a ssalto a volo rasente. Non venne effettuato alcun combattimento ae reo. Le artig lierie e le mitrag liatrici spara vano a salve; g li apparecchi lanciarono attifizi esplodenti. A m e parve che l'azione così condotta, avesse più l'intenzione di dare uno spettacolo che quella di esperime nta re la difesa di una base aerea. Infatti: 1) non è possibile ammettere, per l'economia de lle forze, di mante n e re in volo continuativo 6 appa recchi da bombardame nto intorno ad una base, allo scop o di vigilanza ; 2) non si comprende come gli a ppa reffh i di una base possan o e debba no essere tutti p ronti a partire in caso d 'allarme. Nel caso in esame esiste un evidente contrasto di concetto, poiché la crociera di v ig ilan za necessariamente impone che un numero di a ppa recchi pari a q uello tenuto in volo debba sostare alla base in operazioni di rifornime nto; 3) è s tata trascurata totalm ente la difesa degli apparecchi che , partiti d a lla base, alle ndevano in volo di crocie ra, che l'attacco fosse te rminato. Il terzo giorno l'avia zione da ricogni zione e d 'assalto s i pro digò inte nsamente nel campo tattico della b a ttaglia. Notevo le l'a zione cli colle gamento ae reo svolta a vantaggio delle tru ppe, a mezzo velivoli biposti cli tipo simile ai n ostri apparecchi da T.A. Vidi anch e uno di tali apparecchi atterrare presso la 5~ brigata di carri veloci per indirizzarne la marcia. L'episodio aereo più importante fu quello relativo al la ncio con paracadute di un rep a1to organico speciale (azzurro) il quale a veva il c ompito d i portare lo scompiglio sulle retrovie rosse e cooperare a ll 'occu pazione di Minsk. Fu prescel ta una zona a circa 15 km. d alla battaglia terrestre.
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La natura del terreno, vasto, pianeggia nte e senza vegetazione arborea, costituì una delle ragioni del s uccesso. L'azione si svolse con i mezzi e secondo modalità che riferisco. Apparecchi impiegati: n. 6 del tip o A.N.T. 7; n . 24 del Tipo A.N .T. 6; n . 3 1 del Tipo I - 7; n. 3 1 del Tipo R - 5; tot. apparecchi 92 Personale: un reparto o rganico (oltre i piloti) composto di 580 militari regolarmente inquadrati . Tali militari erano tutti sp ecializzati, ed appartenenti , per la maggior parte, alle seguenti categorie: auro mohilisti , mitraglieri, minatori, radiotelegrafisti, tiratori tiicilieri sceltissim i. Tale reparto disponeva di n. 80 mitragliatric i leggere corrcdat<' <li 1.000 colpi ciascuna; di n. 120 fucili con munizioni ; di n. 18 stazioni leggere R.T. Tutti gli uomini erano ino ltre armati cli pistola. L'azione si svolse con le seguenti modalità: Sulla :wna prescelta giunsero per primi n. 6 apparecchi d i vigilanza (tipi A.N.T.7) che incrociarono pe r circa 0 4 .15'. Su ccessivamente eseguì u n passaggio una squadriglia da caccia (31 apparecchi tipo 1-7) e p oco dopo giu nse il bo mbardamento (24 apparecchi tipo A.N.T.6) disposto in colonna cli anelli (pattuglie di 3 apparecchi) a forte g radino a salire tra anello ed an ello . Seguì, ad intervallo cli circa o1 . 10', una squ adriglia da ricognizion e (31 apparecchi tipo R-5). La velocità de l vento, a l m o me nto dell'azione era di circa 3 m/ s. I lanci del personale furono effe ttu ati dag li apparecchi da bombardam ento; qu e ll i del m a te riale d ai velivoli da ricognizione. La colo nna da bombardamento, giunta nei pressi de lla zon a, d istaccò il velivolo del comandante il reparto aereo il quale portatosi sopra vento eseguì egli stesso un lancio di prova d alla qu ota di circa 500 rn. Poiché la discesa avvenne regolarme nte sul te ffe-
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no prescelto, la colonna s i portò ne lla zona di cielo favorevole ed iniziando dalla p attuglia di tesra (q uo la ci rca m . 500) vennero ra pidame nte effe lluati i la nci in un solo p assaggio man mano che le pattuglie sorvolavano il terreno pre srabiliLo (quote dell'ultima p attuglia circa m . 1300). Tutto s i svolse regolarmente e gli uo mini presero terra nel tempo di 04 .13' ad eccezione di un paracadutista che , per troppa precipitazione ne l lancio, rimase impigliato con le corde de l p a racadute ne i piani di cod a del velivolo: venne disimpegnato o ricup erato a forza di braccia dal perso na le cli bordo. Con modalità analoghe a q uelle ad ottate p e r il personale fu lanciato il materiale degli apparecchi da ricogniz ione. Te mpo Lotale impiegalo n e i la nc i 04 .29'. Tempo necessario per la costituzio ne a Lerra cie l reparto e p e r il ric upero de lle anni: c irca 04 .27'. Te mpo totale d 'azione: un 'ora , circa. La discesa d egli uo mini fu p arzialmente masche rata da cortine nebbiogene cìistese dagli a ppa recchi stessi. Si osserva : l ) Perché un 'azione di tale natura possa avere possibilità d i s u ccesso, è ne cessario c he avvenga di sorpresa . e l caso in esame questa sare bbe venu la a mancare perché i lanci vennero e ffe ttuali a troppo breve dista nza dalla battag lia ( 15 km) in pie no g iorno e d usando un mezzo di occultamento (cortine ne bbiogene) ch e valeva a segnalare l'azione più c he a masche rarla; 2) Ogni apparecchio da bo mbarda mento porta va 24 uo mini a rmati; ogni apparecchio da ricognizio ne un carico che si può sLimare di 60-70 kg. Peso totale lraspo 1tato : circa kg. 42.200, senza te ne r conlo degli imp ianLi n ebbiogeni. Sarebbe stato inLeressante poter valu tare il rendime nto su gli stessi o biettivi assegnati a i p aracadutisti di un'azion e di bombardame nto o di attacco ,1ereo di a ltro gen e re , utilizzando un carico di kg. 42.200. Tale valuLazione non fu possibile poiché nessuno seppe dirmi quali precisi compiti avessero i paracadutisti p er raggiunge re lo scopo generico loro assegna lo. Ad ogni mo do l'espe rime nto merita un attento esame circa le nuove possibililà be lliche ch e vi si de lineano.
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Nel pomeriggio de llo stesso terzo giorno di manovra , e b be luogo una rivista militare durante la qual~ sfilaron o in pe rfetto ordine , le seguenti unit~, aeree: 2 gru ppi da bombardam ento; 2 gmppi da caccia; 5 gru ppi da ricognizione ; Totale n. 279 apparecchi.
Note sull'impiego dell'aviazione durante le manovre I comp ili assegna ti all'aviazione fu rono molteplici , assai vaghi e quasi tutti relativi all'intervento diretto nella battaglia terrestre. Il bombardamento fu impiegato a guisa di artiglieria mobile a lunga gillata; la ricognizione fu spesso impiegala nel campo tattico con azioni di assalto a volo rasente e per il collegamento delle unità terrestri effettuato in continuità e da Lx1ssa quota; la caccia in crociere di gruppo continu e e logoranti. (Mi fu assicurato che la caccia aveva compiuto una media di 4 ore di volo al giorno per pilota). Le azioni di bombardamento, di assalto e di ricognizione non a pparvero mai legate a quelle della caccia nel senso che qu esta ultima specialità ebbe di preferenza il compito di proteggere il cielo di d eterminate azioni terrestri piulloslo che que llo di provvedere a lla sicurezza delle azioni aeree. Tutti i voli vennero compiuti a basse quote (dai 20 ai 1.000 metri) e s i ebbe sempre la sensazione che le artiglierie e spesso le mitragliatrici da terra avrebbero avuto buon gioco contro i grossi e le nti b e rsagli aerei. L'aviazio n e d'assalto fu ripetutamente mand ata all'attacco contro i carri armati. Pe r le con side razioni esposte, ho av uto l'impressione che i comandi preposti all'impiego dell'aviazione non sempre seguissero il criterio del miglior rendimento. Il personale navigante h a di mostrato una buona capacità a manovrare e d ha dato la sensazione dell'abnegazione e dell'ardimento.
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Conclusioni
L'aviazione sovietica, n e lla costruzione della J1otta aerea, tende a l numero più che alla qualità. Ciò dipende da varie ragioni, tra le quali le più impo1tanti credo s iano le seguenti: 1) scarsità di tecnici e m ancanza di inventiva tecnica , o ltre all'assillo di voler creare ad ogni costo, spingon o i dirigenti a preferire di far riprodu rre i campioni di cui sono in possesso, piuttosto ch e impostare nuovi mode lli ; 2) il concetto precedente si adatta alle p ossihilità dell'opera io russo che mi ha dato l'impressione di essere , in gene re, non molto ahile e finito nei lavori cli cantiere e di officina; 3) mancanza di sensihilità morale nell 'uomo verso la macchina: ciò che indica come la civiltà occidentale n on circoli an cora nel sangue di CJUesta nuova generazione nissa, la quale dà l'impressione cli essere scarsamente preparata; 4) fauore politico e situazione geografico-strategica devono avere influito nell 'indirizzo delle costruzioni da bombardamento, le quali sono in maggior svil uppo, imprimendo all'insieme un senso offensivo più che d ifensivo. TI personale pilota appare assai hene allenato: mi è stato affermato e ripetuto che l'altività media d i volo per pilota raggiunge le 150 ore all'anno. Nel complesso, si h a invece la sensazione di una manch evole azione di comando che va accentuandos i m an m ano che s i sale dai comandi periferici verso quelli centrali , salvo le dovute eccezioni tra le quali cito que ll:-1 del Capo d i S.M. delle forze aeree Vassili Khrip ine del quale è appre zzabile l'intelligenza e la cult ura. In definitiva , l'aviazione sovietica appare come un organismo in moto verso una maggiore potenza che si spera di raggiungere col numero più che con la qualità dei mc:o.i e d e lla quale non si ha ancora chiaro il concetto dell'impiego e del rendimento. Elenco delle pe rsonalità che ho avuto modo di conoscere e dalle q uali ho tratto gran parte dei vari cleme nti conte nuti nella presente relazione: Capo cli Stato maggiore de lle forze aeree: Gen. Khripine ; Dire ttore clell'lstit. centrale aerodinamico: Karbomof;
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Vice-dirett. stesso ente : Prof. Nekrasof; per la tecnica centrale stesso e nte : .Fclclann; Vice -direttore per la produz io ne d e ll o stabilime nto n. 22: Artamo nof. Tno ltre varie a ltre a utorità politic he e militari tra le quali Voroscilof commissario del popolo per la d ifesa.
Il 'f'en. ColonnelluA.A.r. n . (Pietro MatteO Numa, 18 settembre 1934-XII
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Allegato 2 Visita alla scuola militare unificata di Mosca (VZJK) in sede estiva - 1 settembre Sede invernale de ll a scu o la: al Kremlino. Sede estiva: in un poligono , immediatame nte fu ori d alla città, dove essa svolge l'addestramento pratico. La Missione è ricevuta dal com .te d ella scu o la , Jegorov (rango di gen e ra le di corpo d 'armata). La visita - che dalle o re 16 s i protrae sin o alle 20,30 - comporta il seguente programma: - una ma novra a fuoco, - u n a esibizione ginnastica , - vis ita agli accantonamenti, - uno spettacolo teatrale. /
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Manovra a fuoco
Due fasi: una offensiva, una difensiva. Comm e nto finale. 1a) Fase offensiva: una compagn ia d i fante ria nell 'a ttacco, appoggia ta da carri armati e da a rtiglierie decen trate. Fucili e mitragliatrici tirano a proietto , artiglieria a salve. Il dire tto re de lla manovra , nella veste di com .te di btg. , <fa ordin i verbali al com.te di op. - Questi ripete a voce a lta , po i parte con g li esplo ra to ri e ti ratori scelti (sna ipe ri) , seguilo d ai com.ti di ploto ne, della batte ria reggimentale, d e lla batte ria divis ionale, per riconoscere la s ituazione e dare in con seguen za i propri ordini. Movimen to eseguito a sbalzi, strisciando per te rra. Linea te lefonica , stesa di corsa, segue i com.ti di btr. Viene te nuto conto del tempo impiegato per passa re a ll'e secuzio n e, tempo c he n on deve su p e ra re un certo term ine p re scritto . Il p lotone m .p. di compagnia (2 armi) precede i fucilie ri, e fa fuoco pe r provocare la reazione dei centri di fuoco ne mici. Con un lancio di 3 racchette intervie ne una cp. carri armati
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(carri leggeri, ciascuno 1 c.n. da /i5 + 1 m.) pe r ne utra lizza re detti centri cli fuoco. Seguono i fucilie ri (molte m.l.) appoggiati da un ploto n e tankette (ciascuna 2 m .l.). Il plotone m.p. de lla cp. fucilieri ed altre m.p. della cp. mitraglieri di htg. accompagnano tira ndo con molta s icurezza n egli inte,valli. I carri armati avanzano sotto il tiro de lle mitragliatrici, diretto effettivamente contro di essi, per dimostrare il valore protettivo d elle loro corazze. Avanzata dei fuci lieri ccl assalto in formazioni dense. La manovra h a termine.
Note Il tiro a proietto è eseguito su sagome di tiratori a terra, variame nte disposte nel settore d 'azione della cp. - Ciascuna sagoma è sostenuta , con un palo, da uno zappatore in trincea. La sagoma colpita v ie ne abbassata. Al termine d ella manov ra, una commissione di giudic i e.li campo verifica il numero delle .sagome colpite ccl il nume ro d ei colpi sparati. Sono s tati s parati 17 colpi pe r ogni sagoma colpita. Non esistono armi a tiro c urvo. Non .son o impiegate le bombe a ma no , per sicurezza deg li zappatori. Apposito personale lancia tra le formazioni d i attacco nume ro.se ca.stagno le, p er simulare il fu oco de ll 'artiglie ria nemica. Tutti indossano tute o gabbani mimetici (con ciuffi d i ra ffia), di ottimo effetto. Largo impiego di binocoli prismatici (graduati compre.si). Massimo silenzio in manovra. O rdini dati con bandie rine di cm. 20 x 30 (2 per ogni graduato). 2°) - Fase dife nsiva: la fase precedente, sviluppata d a lla difcs,1. Otto coppie d i tirato ri .scelti (snaipe ri), variamente disp oste sul terre no , farmo fuoco per cinque minuti .su .sagome a distanze
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f.u(t.ti Emilio f.on,t.to
d ecrescenti, raffiguranti le form azioni di attacco de lla fase precedente. Fuc ile munito di a l:w a ca nnocchiale. Questo vie ne impiegato sollanto alle medie e grandi distanze. Ca rica me nto dd fucile a ca rtucce sciolte, colpo per colpo, per evitare precipitazione nel fuoco. Al te rmine d e i cinque minuti, la commissione d i giudici di campo verifica i risultati : colpi 2,7 pe r ogni sagoma colpita. 3°) Commento fin ale: Riunione di tutti gli uffic iali, in riga. Fo rmalismo accentuato. Il direllore della manovra giudica le due fasi sulla base dei risu ltati rea li conseguiti con il tiro a proietto. TI comandante de lla scu o la aggiunge le s ue osservazioni, facendo notare che le percentuali raggiunte, sia ne ll'attacco, sia n e lla difesa , rappresentano un risultato buono, non ultimo , pe r un re parto-scuo la. In complesso , più che allo svolgimento cinematico d e lla manovra (che nel caso partico lare è stato soddisfacente), si vu ole dare valo re pre mine nte ai ris ultati materia li de l fuoco. Il confronto delle due fasi vale a sollolineare l'importanza del tiro di fu cileria, calmo e b e n mirato - e particolarme nte dei tiratori scelti - specie nella difensiva . Non altrettanto viene valutato il fuoco avversario, il che po rta ad esagerare ne lla celerità dei movimenti e nella densil~t de lle formazioni. II r~c;ihiz iune ginnastica. Ha luogo in una palestra a ll'ape rto. Una squadra di 96 allievi in mutandine esegue esercizi di rotazio ni e flessioni , cadenzate a suo n di musica . Segue lo sfilame nto: una massa compatta, dove distanze e interva lli tra i singoli sono ridotti al minimo. Onimo effe llo. Una partita di pushball tra due squadre. Si tralla di un pallone alto più di un uomo, che ogni squadra a forza di braccia d eve cercare di far pen etrare nel la porta avversaria. Giuoco di forza e di coordinamento di sforzi.
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Esercizi vari agli attrezzi, alle p arallele , al Lrapezio, alle funi , s u scale. Abile esecuzione da parte di una trentina di allievi. In complesso, l'addestramento ginnico appare razionalmente ed intensamente c urato. lii - Vi-sita agli accantonamenti.
Ogni repa110 è accantonalo in una baracca di Legno. I baraccamenti son o all'ombra di folti alberi. Posti in p erfetto ordine. Armi pulitissime. fotografie e oleografie d e i gerarc hi politici alle pare ti. Viene pubblicato cd affisso un giornale di critica in ogni re parto. IV - Spettacolo teatrale.
Un viale conJuce a l Club d ella scu ola. Il Clu b compre nde alcune baracch e (u na bibli o teca, uno spaccio, e tc.) ed un teatro all'aperto. In detto teatro alcuni allievi si esibiscon o con cori, suonate, d anze, acrobazie. Si vuole con ciò dare rilievo a lle allivilà dello s pirito , intercalate con quelle preltame nte ma teria li.
Concludendo La scu o la appare b e ne orga nizzata .
Addestramento latlico molto curato, forse un po' rigido, certam e nte un po' scolastico. Molto opportuna la doppia sede d e lla scu o la , che con.sente di e ffettu are per tutta la buona stagione, in ambiente opportuno, un add estrame nto verame nte pratico e abbastan:,,.a re a lisLico. La scuolc1 <li c ui tr a ttas i è la mi g li ore sc u o l a militare dell 'TJ. R.S.S.
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Allegato 3 Relazione sulle manovre dell'armata rossa nella regione di Minsk -Bohruisk (zona militare della Russia Bianca). T. Premessa 1) Durata carattere e scopo delle manovre. Le manovre, svolte dal 7 al 9 settembre e.a. dal alcune G .U.
dell 'Esercito rosso, rin forzate da considerevoli nuclei di lruppe motorizzate e meccaniaate e da unità dell'aviazio ne, rappresenlano le n o rmali esercitazio ni estive che dalle truppe del le varie zone mi litari della U. R. S.S. ven gono compiute a l te rmine dei campi d'a rma. Le ma novre suddette p resenl :-iv~inn però un p a1ticolare inte resse per il fatto che erano svolte da tmpp e regolari - ossia fra le meglio istruite - scelte opp onuname nte p e r la presenza di una così importante Missio ne estera, in una regione di frontiera fra le più importa nti dell' LJ.l{_S.S. , sotto la dire:t.io n c d i uno d ei più valenti comandanti dell'esercito rosso ... Uborievic, ex capo d egli armamenti dell'U.R.S.S. Gli scopi ufficialme nte d ich ia rati delle manovre erano i seguenti: a) - "verificare la preparazione delle trupp e ad iniziare l'avanzata al primo allarme"; b) - "studiare l'invasione del territorio ne mico, col forzamento <li una linea fluviale e paludosa, in presenza d e l nemico protetto <la una cop e1tura costituita d a repa,ti di frontiera e cli cavalle ria "; c) - "cbia rire la ca pacità cli resiste n za di una di vis io ne cli cavalleria contro cavalle ria rinforzata da forti re p arti motomccca nnizzati e d a aviazione"; d) "studiare il combattime nto d 'incontro cli un corpo d 'arma ta d i fanteria con un corpo di cavalleria, rinforzato da g rossi re parti motomcccanizzati e da aviazione di combattime nto"; e) - impiego delle riserve operative nel comballirnento de lle truppe di cope1tu ra (1 divisio n e cli cavalle ria da parte degli azzurri ed 1 brigata meccanizzata da parte elci rossi)".
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L'aviazione aveva i seguenti compiti fondamenta li: a) - azioni tattiche contro truppe terrestri; b) - organizzazione del servizio di aeroporto; c) - organizzazione della difesa controaerea d i un aeroporto; d) - azioni lattiche di una brigata di aviazione mista contro aviazione nemica; e) - organizzazione del tras porto di una base d i aviazione in un nuovo "centro di aerop01ti" in gue rra manovrala, disponendo cli mezzi di trasporto limitati; O - se,vizio dell'aviazione da ricognizione nella g uerra manov rata; g) - esperimentare la possibilità dell'aviazione p er qua nto concerne la direzione de lle truppe nelle fasi schie ra mento e combattimento; h) - organizzazione del blocco di una ferrovia o d i un n odo ferroviario. Come questione indipend ente, si doveva studiare il rifornimento cli caruranti e di lubrificanti alle truppe meccanizzate, a mezzo aeroplani. Come verrà accennalo in seguito , alla Missione ltaliana è stato mostrato soltanto lo svolg imento di alcuni d e i compiti sopra elencati. 2) - 11o rza complessiva partecipante alle manovre. La forza complessiva che ha p a,tccipato alle manovre è stata di circa 30.000 uom ini, con circa 350 aeroplani e circa 150 carn a rmati . Tulle le unità e rano regolari , sul piede di pace. La compagnia aveva una forza di circa 80 uomi ni ; lo squadrone di c irca 100 sciabole; e la batteria di circa 50 uomini. Sulle varie caratteristiche osservate ne i riguardi dell'armame nto, e quipaggiamento, etc. , verr~, riferito in seguito nel capitolo V (osservazioni e considerazioni) . 3) - Accompagname nto della Missione. Dura nte il corso delle operazioni la Missione è stata accompa gnata dai seguenti: - comandante Petrenko - Lugniof - addetto militare sovietico a Roma
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- comandante Dubovick (rango cli gen. di brigata) - addetto al commissario della difesa. - comandante Malinowski (rango di maggiore) - addetto a l comando della zona militare dell a Russia Bianca. l e relazioni della missione con il direttore delle manovre e col per sonale comandato in accompagnamento sono state improntate a perfetta co1tesia. Il trattamento materiale fatto alla Missio ne è stato ottimo sotto tutti i riguardi; per quanto invece concerne la possibilità cli seguire il corso delle operazioni, si può affermare ch e, nonostante l'offerta continua di m ostrare tutto quanto si d esiderava ved ere, in realtà la possibilità di assistere a i vari episodi della manovra è stata piuttosto limitata.
Il - Curnposizione delle parti Dire ttore delle manovre: comandante ... Ub e rievic (comandante d ella zona militare della Ru ssia Bia nca). A) - P fase (giorno 7 settembre). - Partito rosso. Com .te del partito: ...Rohrov (normalmente com.te del XV I corpo d'armata) - 7a divisione cli cavall eria: (com.te (~ariaciof). 37° re gg.to cavalleria 38° " 39°
40° 1 nucleo di aviazione (3 apparecchi scuola)
7° regg.to meccanizzato (carri armati veloci e autoblindo) 7° regg.to artiglieria a cavallo (2 gruppi) - l] 0 d istaccam ento g uardie di frontiera: 1 compagnia fanteria } autoportate 1 mitragliatric i 1 squadrone cavalleria
- 150,i brigata di aviazione:
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107° squadriglia di caccia (31 apparecchi) 29° .squadriglia d 'assalto (3 1 apparecchi) 42° squadriglia da bombardamento leggero (31 apparecchi) - Partito azzurro Com.te del partito: Weiner (n o rmalmente com. le del JIT0 corpo di cavalleria) - III° Corpo d i cavalleria: ,1;i divisione di cavalleria (su 1 regg.ti) 5° regg.to a rtigl. p es. camp. 3 btg.carri armati) 4a brigata meccanizzala 1 btg. carra armali veloci e aiutoblindo da ricognizio ne { 1 btg. mitrag. a utoporlalo - 109° regg .lo fanteria auto p ott ato. - 1 nucleo aeroplan i dell'8° distaccamento per servizio cl'aniglieria (~ apparecchi) - 7° clislaccam e nto aeroplan i da ricognizione (10 app arecchi) - 1 nucleo d i 3 apparecchi scuola - 81 ° distaccamento da ricognizione (10 apparecchi) - 201 ° brigata di aviazione: 5;i squadriglia bombardamento leggero
6" 7;i d 'assalto 106" da caccia 33° distaccamento da caccia. B) - 2" fase (gio rni 8 e 9 sdtembre) - Partito rosso. Com.le del partito: com.te d el XVI0 corpo d 'ann ata - XVT0 co rpo d 'armala : z;i clivis ione di fanteria
4a 16° regg.to artigl. divisionale 1 nucl eo dcll'l 1° distaccam e nto d'aviazione per servizio d 'artiglie ria 57° dis taccamento da ricognizione (di C.d'A.)
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2 nucl e i di 3 apparecchi scu o la ciasc uno (1 nucleo per ogni divisione <li fanteri a). - 11 ° distaccamento <li g uardie di frontiera
- 450° brigata d 'av iazione: 1OT1 squ adriglia <la caccia
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d 'assalto da bombardamento legge ro.
- Partito azzurro . Com.te del partilo: Weincr (com.te del 111° corpo di caval leria). - III° Corpo di ca vall eria: 4;' divisione di cavalle ria , con 1 nucleo d i aerei d a ricognizion e 7i!. di vis ione di cava lle ria , co n 1 nucleo di aerei da ri cognizione 5° regg.to di arligl. pes. carnp ., con 1 nucleo <le ll'8° distaccamenlo di aviazione pe r servizio arlig lie ria. 7° distaccam ento <la ricogni1/.io nc di C.d'A. 4~ b rigata meccanizzata con 1 distaccame nto d 'aviazio ne <la ricogn izione 109° regg.lo di fanteria autoportalo - 201" brigala di aviazio ne: 5" squadriglia bo mbardamento leggero 6;_,_ squadriglia bo mbardam e nto leggero 7i!. squadriglia d 'assalto 1061!. sq uadriglia d a caccia 33° distaccame nto da caccia .
liI - TI
terreno
Il te rreno delle manovre è compreso nella regio ne di fro ntie ra sovietico-polacca a cavallo d ella ferrovia Minsk - Bo bruisk . Le operazioni si sono pe rò svolte effetti vamente nel tratto compreso fra le cillà di Minsk e di Ossipovici , in una striscia di te rren o com-
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pre ndente la ferrovia suddetta, con andamento da nord-ovest a s ud-est, della lunghezza approssimativa di km. 90 e deHa larghezza di circa km. 25. Nel tratto considerato i1 terre no è piatto, con leggere ondula,::ioni di quota non superiore a i 30 metri, solcato da numerosi corsi d 'acqua di modesta impo rtanza con anda mento pressocché normale alla direttrice di marcia delle operazioni; è cosparso da frequenti ed ampie ;::one paludose e da ampii boschi di sempreverdi, alcuni de i quali con fitto sottobosco. Le comunica;::ioni sono scarse e quasi h1tte a fondo naturale, ad eccezione della nuova strada cli carattere militare, che unisce Minsk con Rohruisk. I ponti sono tutti in travi di legno, con tavolato normalmente sconnesso . L'uscita dalle strade per i veicoli non è sempre possibile, a causa delle ;::one paludose e hoschive già accennate. Gli abitati sono rari e costituiti da misere case in legno: non esistono abitazioni sparse. Le colture si riducono a piantagion i di palale e grano n e i pressi degli abitati; nessuna vegetazione arborea a ll 'infuori dei boschi. Il terreno è a tratti sabbioso e a tratti argilloso; manca ogni pietra o roccia. L'acqua, stagnante, è abbondante o vunque; numerosi i pozzi. Oal lato militare la regione presenta le segue nti caratteristiche: 1°) - copertura limit,ata a i soli tratti boscosi; 2°) - osservnione limitata alle sole zone scoperte, ca usa la mancanza di elevazioni vere e proprie; 3°) - collegame nti generalmente facili, compresi quelli ottici; 4°) - orientamento talvolta difficile per mancanza di punti d i riferimento; 5°) - percorribilità, nella buona stagione, quasi ovunque facile , e ccezione fatta per le zone paludose o fittamente coperte d a boschi; cosicché vengono a verificars i delle vere e proprie zone d i passaggio obbligato. Per quanto precede, il terreno si presta all'azione della fanteria e della cavalleria, mentre le truppe m eccanizzate posson o essere ostacolate nel movimento, s ia dai tratti impercorribili già accennati , s ia per facilità di creare ostacoli artifi ciali (allagamenti -
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abbattute) , sia per la necessità di percorrere principalmente strade e tratti scope,ti.
i V - /,e operazioni Suppo1to generale - È supposta una linea di frontiera fra due Stati, col seguente andamento d a nord-est a sud-ovest: ... Cerven Pukovici-Kobilici - Leonovici. .. - Questa frontie ra taglia la fe rrovia Minsk - Bobruisk circa 8 km ad ovest di Pukovici. Il p artito rosso è a no rd di tale frontiera; il p artito azzurro è a sud . Truppe di copertura (guardie di frontiera) sono lungo la frontiera per ambed ue i partiti; alcune f,111arnig ioni d i frontiera , s ia dei rossi che d egli azzurri, in seguito all'inasprimento delle relazioni fra i due paesi, sono state mobilitate. La dislocazione delle truppe dei due partiti alla sera d el giorno 6 settembre ris ulta dall'allegato A. Ordini per il partito azzurro. Per coprire la i·adunata e lo schieramento d e lla 1 i!. armala, i reparti di copertura alle ore X del 1° giorno di mo bilitazione , passe ranno a ll 'o ffe nsiva per distruggere i repa rti di copertu ra d e l ne mico e procedere con pa,tico la re e nergia su Minsk, in modo da essere alla se ra del 3° giorno delle ostilità padroni del settore Smolevich - Minsk. Tenersi quindi pronti ad impe dire la rad unata delle truppe rosse ne l setto re: Rorisoff - Minsk - Prescenitzi. Si om ettono i compili d elle tru ppe s upposte. Ordini p er il partito rosso. Per coprire la radunata e lo schierame nto della 10!!. armata rossa, la 7!!. divisione di cavalle ria , rinforzata, a lle ore x de l 1° giorno d i mobilitazion e dovrà passare la frontiera nella regione cli Pukovici , col compito d i d is truggere il nodo ferrovia rio di Ossipovici ed in seguilo spinge rsi in direzione cli Bobruisk pe r assumere no tizie sulla radunata delle truppe avversarie. Si ome llono i compiti delle truppe supposte. Somma rio delle disposizioni date dai due partiti per il gio rni 7 settemb re.
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- Partito azzurro - Prendere l'offensiva proced e ndo su 3 colonne: - colo nna di s inistra: il 109° regg,to fanL autoportato con 1 btg di carri a rmati , punta sulla linea di confine e deve forza re il fiume Zitovka; d eve proseguire s u Skobrovka (ossia obliquare verso nord) per assicurare il passaggo del fiume Svisloc da parte della brigata meccanizzata: contemporaneamente assicurarsi il passaggio presso Dukora con 1 btg, - raggiungere la linea Obciak-Sinelo, - colonna centrale: 4a brigata meccanizzata - forzare il fiume Svi lsloc , s pinge ndos i fino alla linea Krinizza - Dukorca, Krasnijar, - colonna di destra: 4" divis, <li cavali, col 5° rcgg,to art, pes, camp, - forza il fiume Sisloc, puntando s u la linea Klinoc-Turez-Pudezcaia Slobodà, - aviazione: aviazione da caccia - protezione delle colonne, specie durante il forzamento dei fiumi; aviazione da bombardamento e d 'assalto - agire su Minsk, interrompere la ferrovia Minsk - Smolevici, concorrere con le colonne a lla distiuzionc dei reparti cli copertura nemici, individuare e distruggere gli aeroporti nemici nel settore di Minsk, (v, allegato B) - Partito rosso - Manovrare su 4 colonne di reggimento, sotto la protezione di distaccamenti cli squadroni, per forzare la linea di cop e rtura nemica (fiume Svisloc) in direzione di Pukovic e Majdoriscic, distruggere il nodo ferroviario di Ossipovici ed esplorare la zon a cli radunala nemica fino a Bobruisk, Per l'aviazione, nessun partico lare compito, (Vedi allegato C) Svolgimento d elle operazioni, Il partito azzurro avanza come preordinato: davanti alla preponderanza di forze del nemico, la 7;i divis ione rossa è costre ua a rinunziare ai suoi compiti prima cli giungere alla linea di confine ed a ripiegare verso nord-ovest (Minsk) in allesa che le G,U, di frontiera g iungano a fronteggiare l'avanzala azzurra,
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Le retrovie rosse sono disturbate anc he dal la nc io con paracadu te , effettuato da ll'aviazione azzurra, di un reparto di fucilieri (150 u.) a tergo della 7;i divisione. Sommario d e lla disposizioni date dai due partiti per il giorno 8 e 9 settembre. Pa rtito azzurro - Sotto la protezione d el 109° regg. fanteria autoportalo e del btg mitrag. della b rigata meccanizzata, convergere le forze nella zona Petrovic i - Dubluiki - Opc iak, pe r battere in modo decisivo le forze avversarie in d irezion e di Minsk. A tale scopo, il 109° regg.to deve occupare la linea Opciak - Gorki, con una compagnia a Sinclo, perch é la 4" brigata motorizzata e la 7i!. d iv ision e di cavalle ria, rimaste alquanto indietro, possano riunirsi nel settore assegnato; la 4" divisione di cavalleria d eve pure p ortarsi avanti , a piccoli reparti, in modo da raggiungere per le ore 11, inosservata, la zona del fiume Tasvi - Conto rka (tra la !(il briga ta motorizzata e la 7 a divis. di cavalleria). li 5° regg.to artigl. p es. camp. è assegnato alla 7i!. divis. di cavalleria. Un a compag nia del 109° regg.to fa nte ria rima ne in riserva del com .te il Corp o di cavalleria . Aviazione: - d 'assalto: disturba re la fanteria del nemico nella zona di Minsk, ritardandone il movimento ve rso s ud-est; - da caccia: protezione d el m ovimento del corpo di cavalleria d alle ore 6 alle ore 11 ; - da bombardame n to leggero: bomba rd a re la fe rrovia Smolevich - Minsk. (Vedi allegato D). Pa rtito rosso - Riunire il XVI O.d'A. su la riva sette ntrionale del fiume Siàloc, a cavallo della strada minsk - P ukovici, sollo la p rotezion e dell a z;i d ivisione cli fanteria, c he si rafforzerà an ch e a tergo a difesa d ella regione boscosa . La 4" di visione di fante ria, in marcia da Mins k , dovrà d isporsi a difesa s u la sinistra (est) della 2i!. divisione. Aviazio ne: n essun compito. (Vedi allegato E) . Svolgime nto delle operazion i. Alle ore 7 l'aeroporto azzurro d i Dobruisk è bombarda to dall'aviazione rossa con su ccessivi attacchi; m a l'a ttacco, segnalato a tempo dai p osti di avvis tame nt o , non h a trovato s u l
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campo gli aerei azzurri, sollevatisi a conlrasla re le formazioni aeree rosse . Nel frallernpo il IIl° Corpo di cavalleria avanza fino a prendere contatto col XVI corpo d'armata rosso; e nel pomeriggio, quando ormai la fii! divisione di fanteria rossa si è già schierata a fianco della z;i divisione, allacca quesl'ullima con tutta la brigata meccanizzata e la 7J divisione di cavalleria, me ntre la 4a divisione di cavalleria con largo movime nto aggirante si porta sul fianco sinistro dello schieramenlo rosso. Il partilo rosso, pe rò, rimane sulle posizioni. Nella notte, la 7a divisione di cavalleria s i po rta a tergo del XV1° C.cl'A. rosso. Il giorno 9 sellembre il 109° regg. ro auroportato (azzurro) impegna sul fronte la za divis io ne di fanteria rossa; mentre la 4;i brigala meccanizzata e la 1a divisione cli cavalle ria (pa1tito azzurro) completano l'aggiramento da esl della 4" d ivisione di fanleria rossa, per riunirsi alla 7~ divisione di cavalleria azzu rra . Ma una brigata meccanizzata celere (rossa), la 5\ con carri armali Christie, radunatasi ad est cli Minsk, viene lanciata sul fi anco della 4a brigata meccanizzata e de lla 4;i divisione di cavalle ria ( p a rtito azzurro), p er co ntro b a ttere l'aggi ramento azzurro. Conlemporaneamente, un battaglione paracadutisti (580 uomini, 8 1 mitragl.legge re, 120 fucili, 18 stazioni radio) viene lancialo dall'aviazio n e azzu rra a nord-est di Minsk col compito di punta re sulla cillà (già occupata da reparti autopo1tati azzurri) pe r completare l'aggiramento del XVl 0 C.d 'A. azzu rro, a llaccand olo da te rgo. Con questi atli, la manovra h a av uto termine verso le o re 16.30 del giorno 9.
V - Rapporto finale e rivista delle truppe 1°) el pomeriggio d ello stesso giorno 9, nella sala del teatro di Minsk, il direttore delle manovre, com.te Uborievic, h a riunito i comandanti delle unità e dei repart i - fino al grado di com.te di ballaglione - per l'esame fina le d elle operazioni e per trarne le considerazioni del caso.
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Alla riunione erano presenti anche il conunissario della difesa Voroscilov, le autorità civili locali, rappresentati dagli organi centrali dell'armata rossa, venuti appositamente da Mosca, nonché la Missione militare Italiana a l completo. Il com.te llhorievic ha ricapitolato brevemente le operazioni svolte nelle tre giornate, soffermandosi alqua nto su gli episodi più importanti. In particolare, dopo aver segna lato il soddisfacente grado di addestramento e di resistenza raggiunto dai reparti , ha tenuto a porre in rilievo la notevole mobi lità dimostrata in manovra: la cavalleria, avendo compiuto in media spostamenti e.li 70 km, al giorno cd un reggimento, avene.lo compiuto una tappa di 11 0 km; la fanteria, avendo compiuto marcie di km . 10; i carri armati, avendo compiuto spostamenti sino a 200 km. Dopo di ciò, ha espresso alcuni rilievi nei riguardi dell'azione dei comandanti. Tali rilievi possono essere così riassunti : Partito a:aurro: ha approvato il concetto di manovra; ha però rilevato che il com.te aveva compiuto la manovra impiegando c.listaccamenti troppo numerosi, anziché impiegare la massa in una unica direzione; da qui, lentezza dei movi me nti , specie nell'avvicinamento e nel passaggio del fium e Svisloc; così che i rossi ebbero il tempo di ripiegare senza essere agganciati fin dal 1° giorno; da qui , ancora, difficoltà dei collegamenti, non p e rché ne mancassero i mezzi, ma perché questi non erano sta ti ben predisposti, soprattutto non essendo stati proporzionali al numero dei distaccamenti. Così che il com.te del 11° corpo per hen 4 o re non ebbe modo di conoscere la situazione della sua ala destra , quando questa compiva l'aggiramento dei rossi. Difetto - quindi - del funzionamento dello stato maggiore del comando, che in tal modo ha corso il rischio di rendere inutile lo sforzo compiuto dalle truppe, non essendo orientato sulla loro dislocazione e sulle azioni contingenti. Partito rosso - ha approvato la condotla d elle operazioni ed il concetto c h e l'ha informata ; ha però rilevato c he i rossi non hanno dimostrato, ne lla giornata del 7 , suffi cie nte iniziativa p er contrattaccare con la necessaria en ergia le truppe azzurre, e quindi ritardarne maggiormente l'avanzata; in a ltri termini , contrattacchi con forze insufficie nti ed in ritardo, e no n nel momento più redditizio (dura nte la crisi del passaggio del fiume Svisloc).
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Subito dopo, ha preso la p arola il cap o della direzione po litica d e lla zona militare della Russia ~ianca, il quale ha tenuto a porre in rilievo l'ottimo contegno delle truppe, il buon funzioname nto dei servizi, gli ottimi ra pporti fra le truppe e la p opolazione e soprattutto il fatto che i militari comunisti e giovani comunisti h anno fatto a gara per essere d'esempio agli altri militari p e r disciplina e addestrame nto. Ha aggiunto che le truppe dimostran o ora in modo evidente di essere perfettamente coscie nti della missio ne loro affid ata, cli d ifendere la causa socialista e cli diffo nderne l' idea. Per l'ultimo ha preso la parola il commissario Voroscilov, il qual e ha sv iluppato gli argomenti trattati dal com andante Uborievic: ha concluso affermando che i risultati o ttenuti dalle manovre erano di gran lunga migliori d i quelli raggiunti p er il passa to: ma che nel campo de ll 'addestramento molto rimane eia fare, sopra tutto per g uanto riguarda il funzionamento dei comandi e l'iniziativa dei comandanti. 2) l{iv ista delle truppe
Nel pomeriggio del g iorno 10, nel campo dell 'ex aerodromo di Minsk il corrunissario d ell a difesa Voroscilov ha passato in rivista le truppe partecipanti a ll e manovre. Queste ultime erano agli o rdini del vicecomandante della 7.o na militare della Russia Bianca, Timoscenko. Lo sfilamento de lle truppe è stato preceduto da una serie di discorsi di carattere propagandistico. Lo sfil,unento è avvenuto in b uon ordine; le osservazioni fatte circa l'e ntità elci repatti, l'armame nto, l'equipaggiamento , etc. risultano dalle note di cui al cap overso seguente .
VI - Osseruaziuni e considerazioni 1°) Osservazioni di caralle re generale a) Inquadrame nto d ella manovra Il supporto gene rale è, come al solito nell'U. R.S.S. , inquadrato in una situazione molto ampia , per cui d eve essere considerato un eccessivo n umero d i unità supposte, la cui azione, durante lo
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Lui,~i Rmilio Longo
svolg imento delle opera zio ni da parte d e lle unil~L effettive, no n sempre vie n e ricordata. Pe r c u i vengon o impartiti ordini e d ammessi atti di manovra c he n o n sare bbe ro p e rfcllamente logici nel caso in cui le truppe s upposte realme nte esistessero. Nel caso particolare, il suppo 1to gen erale si ispira evide ntemente a quella de lle nostre ultime grandi ma novra - come è stato ammesso anche dal comandante Uborievic. b) Ordini di operazione - Gli ordini d 'ope razione, di cui è stata d ata copia alla Missione son o s tati assai scarsi. Si tratta di ordini di com.di C:.d'A. e di Corp o d i cavalleria. L'impressio ne av uta è c he s i tratti non d egli o rdini dati effe ttivamente d a i com andi interessati, m a di d ocumenti compilati espressame nte p e r la Missione; ciò non ostante, si rileva in essi 1a mancan za di alcuni ele me nti fondamenta li (quali: concetto d 'azio ne, ordini p e r l'aviazio ne, pe r i collegamenti, etc.) e , pe r contra pposto, l'abbo ndanza dei dcuagli in questio ni no n sempre essen ziali. Ua no tare ancora la rigidità esecutiva imposta regolando l' avan za ta del1e va rie colonne in funzio ne de l tempo , senza te ne r conto dell'azio ne ne mica. c) Funzioname nto de i com andi I coma ndi, che la Missio ne ha potuto avvic.in are, sono appars i ben o rie nta li e be ne o rganizzati; è certo p erò ch e la visita de lla Missione e ra stata o vunque preannunciala. Dalle critich e fatte dura nte il ra ppo rto fin a le, ris ulte re bbe invece che il funzio name nto d ei comand i è stato poco soddisfacente. cl) lmpiego Laltico de lle varie armi. - In gen e re s i è nota ta anch e in questa ma novra la te nden za ad assegn a re alle unità fro nti molto estese; il che in un certo senso p uò essere giustificato d a lla n atura sp eciale del ten e no e dal crite rio seguito di n o n te n e re riserve o di te n e rn e di assai scarse; e, in q u esto caso, di pre ferire un a riserva composta di unità meccanizzale . - Nei riguardi dell'impiego della fanteria nuila di no tevole è stato rilevato, date le caratteristiche d i queste ma novre, già poste in evidem .a lraltando de lle operazioni. - La cavalleria ha eseguito grandi sp ostamenti , p e rché in gene-
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re impiegata per cadere sulle retrovie nemiche; fra l'altro, anche ne l camp o tattico, ha eseguito lunghi sfilamenti di fianco sotto il fuoco della fucileria nemica. Ad esempio, fu caratteristica l'azione della 7a divisione di cavalleria durante l'attacco della 4a divisione di fanteria rossa nel pomeriggio del giorno 8. L'attacco fu precedu to dall'a z io ne della 4l! brigata meccanizzata, seguita immediatamente dai reggime nti di cavalle ria, protetti da nebbia artificiale ; ma , avendo trovato ostacolo ne lla zona boscosa nella quale i rossi erano fortificati, i carri armali erano costretti a cercare in altra direzione il punto decisivo, ed a llora la ca valleria eseguì un ampio movime nto di fianco, in terreno scoperto, lungo il fronte nemico, ed a dislan'.l.a non superiore ai m . 800 da esso. Movimento eseguito a l galoppo cd iniziato a stormi, ma che portò al successivo addensamento dei reparti proprio nel mo mento più del icato, così che dai giudici di campo fu sfavorevolme nte giudicato. - Nell'azione dell'a1tiglie ria fu caraucrisLico il decentramento accentuato di Lutti i m ezzi di fuoco, compresi quelli pesanti cam pali; decentramento non giustificabile da alcun concetto, p e rché fatto in previs io ne dell 'azione con semplice criterio distributivo. Di conseguenza non s i è notata in questa manovra alcuna applicazio ne del principio della massa di fuoco e quindi della manovra di fu oco. - Le truppe motomeccanizzate (carri armati e autoblindate di vari tipi) sono state impiegate secondo il crite rio di cons iderarle com e un'arma a sè stante, più che com e un mezzo cooperante. Di consegue nza: a) durante la marica al nemico, hanno costituito colonn a a sè, puntando con compiti partico lari, in una propria direzione, cd eseguendo lunghi e rapid i sbal zi. b) durante l'attacco, hanno costituito il primo scaglione corazzato di fuoco destinato alla rottura ed al successivo sfruttamento elci successo; in questa seconda fase, cooperando con la cavalleria. c) come riserva operativa , p e r svolgere de te rminati atti cli man ovra (in particolare contrallacchi immediati e contrattacchi a più ampio raggio : ad es. il contrattacco eseguito da ll a 5a brigata meccanizzata veloce del partito rosso (carri armali Christie) nel mattino del giorno 9).
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Nei rig u ardi delle truppe motorizzate (109° regg. fa nte ria autoportato) si è no tata la tendenza a spingerle avanti , sen7.a s ufficiente protezione, per at;sicurare la marcia e d il p assaggio d e i corsi d 'a cqua da parle de lle trnppt: meccanizzate. - L'avia:lione è stata sempre impiegata alla diretta dipendenza dei comandi de ll 'esercito ed in stretta connessione con le operazioni terrestri . È stato notato che ad essa sono stati in complesso dati troppi compiti - esempio: avia zione d a ricognizio ne che dovuto compiere anche assalto e bombardamento leggero e qu alche volta è stata d ime nticala. e) Q uadri Qu asi nessun contatto s i è potuto avere coi quadri inferiori ma indizi vari ha nno data l'impressio ne ch e l'addestra mento lattico sia stato impartito in forma eccessivamente rigida , probahilm.cnre in relaziont: alla cultura genera le degli ufficiali inferiori, che, come è noto, è p e r lo pit:1 scarsa . Ne deriva una insuffic iente in i7.iativa nel campo esecutivo. I com.ti di grado elevato sono invece appa rsi bene orie ntati ecJ alcuni a nche forniti di una buona cultura generale e militare. t) Giudici di campo. È stato adotta to un s istema misto pel servi7.io de i giudici d i campo durante le manovre (giudici di settore e giudici presso le truppe); notata l'abbondanza d e i mezzi cli collegam e nto (radio tclcfono - guide a cavallo) a loro dis posizione. Nel complesso sem hra che l'opera de i g iudic i di campo si sia svolta in modo soddisfacente. 2°) Varie armi e sp ecialità a) Fanteria Notevole l'assegnazione, a titolo di esp e ri mento, di un battaglione carri armati Carde n Lloyd ad ogni regg.to di fanteria . Nulla di innovato nell'armame nto della fante ri a; ad alcuni battaglio ni p e rò sono stati assegnati 3 pezzi antitanks (1 batteria) da 37 m/ m .: L'addestramento tattico è appa rso s ufficiente me nte buono , ma occorre ricordare che s i trattava di truppe regolari e di fronti era ,
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che figurano fra le meglio istruite. In combattimento, però, è stata rilevata la tendenza ad assumere in ritardo le form azio ni di comb attime nto e ad avam'.are in formazioni d e n se. Il mascheramento è assai c urato da fermo; poco o nulla, per il cattivo sfruttamento del te rreno, durante gli spostamenti. L'equipaggiamento è apparso in ottimo stato: tutti i militari erano forniti delle maschere antigas; mo lti di indumenti antipritici (di carta oleata). O gni comandante e graduato e ra fornito di binocolo, bussola e borsa portaca1te. b) Cavalleria. Dal lato organico non si è rilevata alcun nov1ta e così pure p e r qua nto concerne l'armame nto e l'equipaggiamento. Dal lato addestrativo - o ltre le osse1vazioni già fatte trattando de ll'impiego dell'arma - è stato n otato ch e hanno fatto piuttosto difetto lo s lancio e l'iniziativa ch e d ovrebbe essere caratteristiche dell'a rma stessa . I cavalli, ne l complesso, in buon o stato di nutrizione e di allename nto , pure essendo appars i di mezzi modesti. c) Artiglieria. L'artiglieria si è presentata in formazioni Tidotte; non è stato possibile avvicinare alcun repa1to di tale arma , né vedere il funzionamento dei comandi. Però, per dichiarazione del capo cli stato maggiore Egorov, l'addestramento tecnico dcll'anna sarebbe "sufficiente ". d ) Truppe motomeccanizzate. Le trnppe meccanizzate era no armate con: autoblindato leggere Ford (2 m.l. ) autoblindo a 6 ruote ( 1 cann. d a 37 e 1 m.l.) carri a rmati Carden Lloyd ( 1 m.l.) ca rri a rmati leggeri Wicke rs anfibi ( 1 o 2 m.l.) carri armati legge ri Wickers (1 cann. d a 45 e 1 m.l. oppure e 3 m.l. ) carri armati me di Christie (come sopra). Alcuni carri armati leggeri Wickers erano a rmati di una sola m.l e d otati di lancia pel ge tto di gas tossici, n ebbiogeni e liquidi infiamma bili. Nel complesso si sono contati circa 420 carri a rmati e 30 autoblindo .
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Nell a composizio ne de lle unil~1 mecc.a nizzate rientra anc he un certo nume ro di autocarri arma li co n 1 p ezzo da 76 m/ m corto, monta to s u affusto a cande liere , pe r l'accompagnamento de i carri e.l'assalto. Le truppe motorizzate (109° regg. fante1ia a ulopo1tato) e rano mo ntale su autocarri leggeri Ford (1 6 fu cilie ri p e r autocarro, ovvero 12 fu cilie ri + 4 mitragl.pesanti). Pure su autocarri ccl assegna ti al 109° regg. fanteri a erano: 1 batte ria da 76 m/ m corto (3 pezzi) 1 batte ria da 37 m/ m anticarro (3 p ezzi) 1 batte ria cli mitr.ci pes . con install n io ne p e l tiro e.a. (3 m.p.) e) Colle gamenti. 1l mezzo di collegame nto più usato è stato il telefono , per Io più steso con linea a terra. Presso le unità d i fante ria è stato usato anche il collegamento a m ezzo di c m i. È stata notata l'abbondan za <li s tazio ni radio. l comandi di pa,tito e de lle maggiori unità e ra no forniti di stazio ni a te rra; la fa nte ria e ra fornita di a pparecchi porta tili , a zaino; le truppe mo lo meccanizzale cli sta:.doni radio m o bili , mo ntate s u autovetture leggere Ford . Non ris ulta se co n tale abbo ndanza di meni le comunica zioni radio siano state facili e rego lari. 3°) Aviazione. Vedi relazio ne allegata n. 1
Conclusione Le grandi manovre cui la Missio ne Militare lta liana ha assistito testimoniano certame nte - sia p e r la quantità di mezzi esistenti, sia per l'impiego c he ne è stato fatto - u n no tevole p rogresso nella effi cienza complessiva de ll'esercito rosso rispetto a gli a nni precedenti. Tali progressi appaiono sensibili soprattutto n e l campo de ll'a rmame nto . Per (Jlla nto concerne l'addestrame nto e la capacità tattica elci comandi e de lle truppe, la Mission e esprime il giudizio che notevoli sforzi siano ancora da com p iere d alle forze a rmate sovic itiche p rima d i raggiungere il d eside rato live llo di e ffici e nz a.
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Aci ogni modo, tenuto conto:
- dei m ezzi finanziari ingentissimi che ne ll'U.R.S.S. vengono assegnati per l'effi cienza dell'o rgan ismo rnilitare, a scapito di altre necessità d e lla nazio ne; - della ferma volo ntà, che scmhra essere condivisa da tutti, di g iungere ad un rapido perfezio name nto de lle varie forze armale; - delle inesaurbili risc1ve di materiali e d i uomini dell 'Unione sovie tica; sembra di poter affermare c he entro pochi anni - qualora non inte1vengano fattori este rni che d isturbino l'attuale inte nso lavoro di p re parazione - l'ese rcito sovietico possa porta rsi ad uno elc i primi posti ne i confro nti degli a ltri eserciti e uropei. Il comandante Uboricvic - dire llorc delle manovre - non pe r nulla ha affe rmato ch e l'csertico sovie tico, che g i~t atrua lmente egli ritie n e siasi p ortato al livello degli a ltri eserciti, dovrà in un prossimo awenire divenra rc il p iù po terne e ù il meglio o rgan izzato esercito del mondo.
Una seconda docurne ut a'.l.ione rinvcnt1ta n e l carteggio G razio li è quella che si riferisce ad un'altra missio ne militare, sempre ca peggiata d al generale, inviata a Vienna dal 17 a l 2] aprile 1936 in occasione delle celebra'.l.io ni per il secondo cente nario della mo rte del principe Eugenio di Savoia, la cui memoria l'Austria on o rava con pa rticola re sole nnità in ricordo delle su e vitlo riose campagne al servizio d e ll'Impero. La relazione compilata eia c;-razioli do veva essere prcsumhilmcnte diretta a l Capo del Governo , in o ttemperanza ad una prec isa disposizione di questi q uale si evince dall'espressione introduttiva d el documento. È composta da 19 pagine più due "allegati", dove son o riportale una seri e di osservazioni e considerazion i ne lle quali l'aspetto p olitico appare privilegiato rispello a qu e llo milita re, tanto più inte ressanti q ua ndo si te nga conto del periodo nel <111ale la visita aveva lu ogo, 40 giorni dopo la rioccupazione della zona smilitari:a.ata d e lla Renania d a rarte della Germania, 7 mesi prima d~I Pallo anti-Ko mintern fra questa ed il Giappon e ed
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Luigi F.m ilio Lungo
una anno e mezzo prima d e ll'adesio ne italiana allo stesso, 2 anni prima de ll 'Anschluss. L'o ccasio ne de l viaggio a Vie nna aveva indo tto Grazia li a recarsi, al termine del sogg io rno austriaco, a nch e a 11uda pesc allo scopo di acquisire cle me nti ine renti la pre parazio n e pre-militare ungherese, argome nto per lui di specifico inte resse poiché da ll'o ttobre 193/i rivestiva la carica di Ispettore Capo della pre parazio ne p re - e post-militare italiana a lle dirclle dipende n ze de l Capo d el (-;overno. La permane nza a Budapest si protraeva pe r circa due gio rni, s ufficie nti pera ltro a stabilire conta tti con le prin cipali autorità politiche e militari no nostante la visita dovesse rivestire, nelle inte nzioni d el protagonista, caratte re assolutame nte privato. Anche in questo caso, le quasi 4 pagine d edicate da Grazioli al soggiorno ung he rese conte ngo no alcune significative notazioni in me rito alla situazion e p olitico-militare della nazio ne magiara.
In margine ad una biograjìa
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Noma, 29 aprile 1936 (XIV) Relazione sui/a missione compiula in Austria e in Ungheria dal 18 al 2.3 aprile 1936 (XJV)
Ii J!,ene-rale comandanle designato d 'armata (F Graz io/i) Relazione sulla missione compiuta in Austria e in UrtRheria Come da o rdine fattomi pervenire d ire ltarnen te da S.E. il Capo del Governo , riferisco circa l'esito d e lla missio ne compiuta a Vienna in occasione d elle solenni cerimonie colà svoltesi per il centenario del principe Eugenio di Savoia e per la ricostituzione d ell'esercito austri,1co, nonché su alcune notizie cli qualche interesse che h o potuto raccoglie re a Budapest, dove mi son o recato , in forma priv,lta , subito do po le cerimonie di Vienna. Naturalme n te anche questa volta, come in altre occasioni consimili di missioni all'este ro, si tratta di semplic i osservazioni personali c he mi è stato possibile raccogliere in fugaci incontri o con versazio ni con pe rsonalità politiche o militari od assistendo a pubblich e fun zioni o ad esercitazioni con le truppe. Anche questa volta però ho potuto constatare come, sotto questo punto di vista, queste missioni strao rd inarie trovano al l'estero p iù facile e pi i:1 la rgo campo di osservazione di carattere generale, che no n l'attività giornaliera dei vari adde tti militari, i quali, per la loro stessa specifi ca funzione, destando n e lle sfere p o litich e e militari locali qualche diffidenza, trovano d i solito maggiori difficollà a raccoglie re notizie ed indizi a ltre tta nto sign ificativi pe r una con oscen za sinte tica della pote nzialità be llica del paese visitato. Mi pe rmetto pertanto di insistere, an cora, come già feci a ltra volta, dopo le missio ni compiue in Polonia e in Russia, di coglie re ogni occasione propizia per l'invio di tali missioni; tanto più ora che , per il tono decisamente e nergico e forte della nostra po litica estera e per la v ittoriosa nostra impresa etio pica, si ha il vantaggio d i con statare in modo evidente a ll 'estero, cli quanto sia sa lito il nostro
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Luigi Emilio Longo
prest1g10, con tutte le conseguenze utili che un lai fatto arreca a chi è c hiama to ad assolvere, fuor de i confini dell a Patria , special i incarichi di rappresentanza o di osservazione di carattere politico o nùlitare. Del la Missione Militare Italiana a Vienna , guidata dal sottoscritto, facevano parte quattro ufficiali della nostra Divisione celere "Eugenio di Savoia"; e prec isamente il suo a ttua le comand ante Genera le di Divisione Caracciolo; il comandante del Reggimento cav. Sa lu zzo Co lo nnello Borgstrom; il coma ndante dcll ' l l 0 Reggimento bersaglieri Co lonne ll o Hacca ri e il Te n ente Colonne llo Ticchioni del Reggimento Piemonte Kcale. L,1 Missione si riunì ad Udine nel mauino del 17 corrente, l: , il giorno stesso alle o re 11 , parlì per Vienna , dove g iunse la sera, ricevllta all a stazione da l Ministro cl 'Ilalia a Vienna Preziosi col personale della Legazione; dal Generale J ansa, cap o cli Slato Maggiore del l'F.sercilo Austria co, con vari ufficiali a l seguilo. Accoglienza particolarmente d eferente e cordia le. La Missione prese alloggio all 'l lotcl Imperia le. Il segue nte giorno 18 fu occu pato ne lle visite ufficiali, per lo più media nte semplice sca mbio di carte con le principali autorità politiche, civili e militari di Vienna, nonché ne l prendere contatto con le altre missioni estere inlervenute alle feste d i Vienna ed alloggiate nello stesso nostro hotel. Tali missioni si ridussero, del resto, a due soltanto, la Germanica e l'Ungherese. La Missio ne Germanica era composta dal Generale cli C.d 'A. Wilhe lm List, comandante del COtl)O d 'armata di Orescla con quattro ufficiali al seguilo. La Missione Ung he rese era composta dal Generale di ~rigala Gusztàv Jàny, comandante la Scuo la militare di Budapest con 4 ufficiali al seguito. Gli altri Stati si erano limitati a fare intervenire a lle cerimonie il solo loro addetto militare a Vienna, salvo gli Stati d e lla piccola lncsa che no n avevano permesso neppure a i loro addetti militari di intetve nirvi, certame nte come tacita protesta per la ricostituzione dell'Esercito Austriaco. La Fra n cia, sebb e invitata come paese di nascita del Princ ipe Eugenio di Savoia, per non u rtare la piccola Tntcsa, rinunziò all'ultimo mome nto a inviare una Missione e fu rappresentata dal solo s uo addetto militare, il quale però avend o evide nte mente avuto
In
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o rd ine di te n ere un contegno strettamente riservato, lo fece talvolta in modo così goffamente palese da toccare perfino il ridicolo. La Missione Militare Italia na ebbe, in ogni cerimonia , la precedenza sulle altre, dato il gra<lo del sottoscritto s uperiore a quello degli a ltri due capi missio ne. Le Autorità Austriache mostrarono d 'altra parte d i tenere moltissimo a questa precedenza dell'Italia. Ma debbo anche dire che p ur le altre due Missioni estere approfittarono di ogni occasio ne per dimostrare alla Mbsione Militare Italia na la più deferente sim patia; specia lm ente la Mission e Germanica, il cui comandante, scrio ed energico, mi parve altresì uomo d i a ltissimo valore professionale e ammiratore entusiasta del nostro esercito e de lle nostre vittorie africane. I.a generale sollecitudine cli c ircondare la Missio ne Militare Italiana di speciali a ttenzioni , trovò la sua più alta espressione il g iorno c ulminante delle manifestazioni politiche e mi litari <li Vienna , qu a ndo lo stesso O n . Miklas, Pn:s it.lente f ederale d 'Austria, tanto al su o ingresso n ella Piazza d egli Eroi, dove si svolse la cerimonia principale, quanto alla sua pa11eni'.a , a cerimonia finita, volle, in cospetto cli tutte le truppe e delle rappresentam:e d iplomatiche estere, porgere agli ufficiali Italiani un particolarissimo saluto, esprimendo ad alta voce la sua soddisfazione di vederci presenti a Vienna in questa solenne circostanza. Caldissime poi sono sempre state le accoglie nze da parte del Genera le Jansa, giovane e inte lligente Capo d i S.M. dell'Esercito Austriaco, elci Sottosegretario a ll a G ue rra Gene ra le Zehncr, del Gene rale Schilhawsky Isp ettore generale dell'Esercito Austriaco, e particolari ssime quelle del Cancelliere Kurt Schu schni gg, col quale ho avuto o ccasione di discorrere a lungo durante la colazione da lui offertaci e il cui simpatico te mperame nto ape110 a intendere e a gusta re la cultura e l'arte italiana e il c ui sincero e ntusiasmo pcl nostro paese son o be n no ti in Italia. Frequ e nti , nella conversazioni avute con qu este Autor ità, sono state le allusioni agli a iuti dell'Italia a li' Austria per forniture d i materiali bellici e agli scambi fra Au stria e Ita li a, tanto n e l campo economico e tecnico quanto nel campo culturale. Certo è che l'amicizia italiana è tenuta in primo piano dal Governo e dalle Auto rità militari austriache, soprattutto in questo mome nto nel
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Luigi Emilio T,ongo
c..iuale mi è parsa in tutti acutissima la preoccupazione per le oblique mire germaniche che tulli dichiarano nellamente orientate ormai verso un colpo di testa diretto alla occupazione di sorpresa del te rritorio a ustriaco. Mi è sembrato ch e in Austria sia molto diffusa la coscienza c he un a lto s imile da parte d ella Germania , debba essere prossimo, dopo la inevita bile rassegnazione d e lla Francia al fatto compiuto dalla Germania s ulla fronte renana e a ll e ben note amichevoli relazio ni stabilitesi fra 1a Germania e la Polonia. La ripresa della marcia tedesca verso S-E, con i metodi spicciativi e tempistici hitle riani, ap pare in Austria come un p e ricolo prossimo che p otrebbe scatenarsi da un momento all'altro tanto verso la Cecoslovacchia quanto soprattutto verso l'Aus tria. Da tutti coloro con cui ho p a rlato in Austria ho sentilo amarame nte deplorare l'instancabile attività sotterranea del von Papen, che, tra parentesi, ha assistito a ll a grande cerimonia militare austriaca nella vecchi a uniforme milita re tedesca con e lmo a chiod o , e che durante tutla la cerimonia, non ha cessato di m ettersi in mostra con una vivacità di contegno ed 1111::i così petulante verbosi!~, da richiamare l'attenzione gene rale . Il von Papen , con c ui ho scambiato anche io poche paro le, affellò anch'esso la m assima co,tesia per noi, esaltando la magnifica condona della nostra campagna etiopica. Ne i frec..i ue nti discorsi a v uti co n g li uffic iali dell o Sta to Maggiore austriaco adde lli a lla nostra Missione, a bbiamo sen tilo ripetere frequentemente che il von Papen è un uomo assai pericoloso p er l'Austria; che la Germania vede assai di mal occ hio lo schie ramento di reparti di cacciatori austriaci alla fro ntiera austrotedesca; c he viceversa la Germania adde nsa continuame nte nuove tmppe celeri daJJa sua parte il cui impiego sarebbe favorito dalle importanti costruzioni s tradali testé compiute ne l territorio di frontiera; che l' inte n zion e di Hitle r sar e bbe d i p e n e trare da un momento all'altro in Austria e procedere verso l'inte rno del territorio austriaco senza colpo fe rire , valendosi dei sentimenti diffusamente nazisti, specie d elle popolazioni occidentali austriache. Dovre bbe essere in sostanza un'avanzata rapida , a ba ndiere spiega te, preceduta da b ande c o s tituite da lle stesse popolazio ni austriache, contro le quali l'eserc ito federale non oserebbe oppor-
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re resistenza armata. Si ripe te che Hitle r da tempo vada d icen do in Germania che nessuno più cli lui (austriaco) con osce a fon d o l'Austria e può sapere qua l sia il m etodo più spiccio per ingoiarsela. Su queste voci , naturalmente, n essuna indiscrezione ho potuto avere dal Gene rale capo della Missione tedesca, il quale mi è parso soltanto intensamente asso,to dal d esiderio di studiar b e ne l'esercito austriaco quale ci s i è presentato parzialmente nella grande parata del ] 9 corr. a Vie nna e ne lla interessante manovra tattica d i trupp e celeri del 21 al campo di esercitazioni cli Bruck a sud-est di Vienna . E debbo dire che le impressio ni manifestatemi dal Generale tedesco List s u q uesto punto , furono quanto mai lusinghie re per gli austriaci, in quanto a lui era parso che questi abbiano dato e ffettivamente prova di aver saputo organizzare un piccolo ma ben costituito esercito modernamente armato e quindi da te nersi in seria considerazio ne. Ma alcuni ufficia li austriaci mi h ann o fatto osservare c he il G e ne ra le List, essendo cli origine bavarese, è p er te mpe ram ento tratto a vedere le cose d 'Austria in mod o alquanto d iverso dai nazisti arrabbiati come sono, come è n oto, i ted eschi de lle regioni sette ntrio nali. Questo lo sfondo politico generale alquanto preoccupato p er la sensazio ne di un pericolo prossimo, sul tJUale si sono svolte le grandi manifestazioni di Vienna. E, assai prohabilme nle l'impressio ne cli queste nere nubi all'oriaonte, h anno spinto, a tito lo d i virile reazio n e , le maggiori auto rità a ustriache ad accentua re al massim o n ei loro pubblici disco rs i (vedi n e ll 'a llegato n. 1, il discorso pronun c iato s ul campo d e lla H.iv is ta d a l Preside nte Federale) l'ondata di sentime nto patriottico e cli risveglio militare, a ttingendo largamento a lle p iL1 b elle tradizio ni guerrie re dell'a ntico Im pero. Per questo la rievocazione della lu n-1inosa figura di condottiero del Principe Euge nio di Savoia , che per rag io ni politiche varie a tutti no te no n ebbe alcu n rilievo nel 1836, cioè nel primo centenario dell a morte, h a av uto in questo secondo cente nario una così appassionata sole nnità, con impronta spiccatam e nte n azionalistica austriaca . E i n omi tanto g loriosi pe r le armi austriach e imposti a i nuovi reggimenti e riparti (vedi nell'allegalo n. 2 il d iscorso pronunziato dal Sottosegretario cli Stato alla gu erra
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a lle truppe schie rate per la parata) rivelano con a ncor più evide nza il d eside rio vivissimo de l Gove rno di riallacciare lo spirito del nuovo esercito federal e alle più fulg ide tradizioni mi litari impe riali d i casa d 'Austria. Vero è che de lla superba figura di condo ttie ro del Principe Eugenio cli Savoia hanno voluto quasi contemporaneamente servirsen e an che i tedeschi, asserendo (e non a torto) che anche i tedeschi e rano la rgame nte rappresentati neg li eserc iti imperiali condotti dal vittorioso principe sabaudo. Ed in realtà questo grande principe è così alta figura di condottiero che può ben a ragione dar materia <li o rgoglio g ue rrie ro a varie nazioni moderne: alla Francia che gli de tte i natali; a ll'Austria , come lo Stato che egli ha con incrol la bi le fedeltà e fortuna servito fino a lla morte; a lla Germani a e all'Ungheria da c ui trasse molte d e lle sue valorose schiere, e infine, e soprattutto, all'lla lia p e rché italiano e ra sua madre e tutta la sua stirpe, e it.ali,missimo il s uo temperame nto , il s uo genio militare, il suo stile cli comando e la s ua profe tica visione della guerra a fondo e risoluta, a tipo napole o n ico, cioé anche essa italiana. Ed è perciò c he noi della Missione Militare Italia na commossi e orgogliosi davanti alla sole nne p ubblica esaltazio ne in Vienna delle glorie d i così illustre Principe Sabaudo, abbiamo c reduto di inviare un telegramma a S.M. il Re cd uno a S.A.K. il Principe di Piemonte , ma nifestando i n ostri sentimenti di fie rezza italica nell'assistere all 'apoteosi supre ma di questo celebre campio ne della stirpe vittoriosa d e i Savoia . E Sovrano e Principe si degnarono rispondere ringrazia ndo. L'effe tto di risveglio militare e patriottico voluto dal Governo austriaco mi è parso sia stato pe rfettamente raggiunto nell'evidente consenso cd e ntusiasmo ch e manifestava la fitta p o polal'..io ne c he si accalcava intorno alle truppe schierate n e lla vastissim a piazza degli Eroi, fra il maestoso Hofburg e il grande monume nto g lorifican te Maria Teresa; in prossimità della lomha del milite ignoto, commovente sacrario d e lle maggiori glorie militari austriache dal 1618, cioé dalla gue rra de i trent'anni fino ad oggi, e intorno ai monumenti equestri dei due più gra ndi condottie ri austriaci, quello all'arciduca Carlo, il p iù illustre avversario di Napoleone I e que llo b e ll issimo al Princ ipe Eugenio di Sa voia, ri ccame nte
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ornato per la circostanza di grandi fasci d i fiori e pitlorescamente sconaw s ul basame nto da una g uardia d 'o n o re di granatieri, immobili nelle antiche uniformi bianche con parrucca e tricorno del l'ep oca del Principe gue rriero. Ùste rre ich e i.ibe r alles, l'antico mollo del Principe vittorioso, pareva riecheggiare dovunque nella vastissima piazza, mentre da tutte le musich e si levavano le note sole nni del bellissimo storico Jnno ben noto an che ai nostri reggimenti gran atieri e ai nostri reggime nti di cavalleria, le cui parole cominciano: "Prinz Eugen nobile cavalie re ... " e che ricorda l'entusiasmo d e i soldati cldl'lrnpero pel loro condoltiero, dopo la grande v ittoria di Zenta contro i Turchi . La cerimonia, quanto mai imponente, e ra resa più solenne e significativa dalla presenza delle più spiccate personalità militari austriach e , reduci d alla grande guerra , quasi Lulle n ell'a ntica uniforme imperiale. Tali p.e. il Principe di Shonburg Harlenslein, l'Arciduca (~iuseppe Perdinando, l'Arciduca Francesco Salvatore, il Generale Conte Oankl , il Generale Conte Sarkatic -, tutti comandanti n ella grande g uerra. Era n o pure presenti in massa le associazion i dei combatte nti e elci decorati d e ll'Ordine militare di Maria Teresa con le loro fiammanti bandiere . Ma questa cerimonia , quanto mai animatrice e commove n te, si è svolta nella sola Vienna. Nelle provincie, e specialm e nte nell'Austria occid e ntale, da quanto h o sentito dire, qu esto na zio n a lismo p atri o ttico e guerriero a u striaco sarebbe assai meno sentilo, e predom inerebbero invece forti tendenze n aziste alimentate da emissari tedeschi , e attratte soprattutto dalla situ azione econ omica e finanz iaria germa nica n o to riamente p iù florida che non quella de ll'Austria . Per avere p e rò una sen sazione precisa su questo punto, bisogn erebbe esplorare le p rovincie au s triache, specie d e ll'ovest e del s ud, là dove, oltre la propaganda tedesca, o pera (come p .e. in Carinzia) il subdolo lavorio della vicina Ju gos lavia, ora molto orienta ta, com e è noto, verso Berlino e sempre d esiderosa di porre le mani sulle regio ni merid io na li dell'Austria. Riferirò ora breveme nte su alcune osservazioni p articolari di carattere militare raccolte durante la Rivis ta di Vie nna e durante la esercitazione tattica svoltasi a Hruck:
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LuiP,i Rmilio Longo
- Rivista di Vienna Presero parte alla Rivis ta e success ivo sfilamento tre forti nucle i di truppe: uno motorizzato, uno a piedi e uno a cavallo o a trazione animale . In complesso circa 10.000 uomini con 280 mitragliatrici, 120 cannoni , liOO a utomezzi, 500 cavalieri. Tutte queste truppe erano al comando d e l Generalmajor Hesclmayr, coma ndante militare di Vienna . Il gruppo motorizzato comprendeva: - un battaglione carri corazzati; - due comp agnie carri veloci; - u na compagnia autoblindo a 8 ruote; - due compagnie mitrag li atrici (dette nuclei motorizzati); - quattro battaglioni cacciatori autoportati ; - due gruppi del Reggime nto d 'artiglieria a utonomo motorizzato (calibro 100/ 17 - 149/ ob. - 104/ cann.); - 1 batte ri a cannoni da 152/ 37 motorizzati ; - due autocentri divisiona li. 11 gruppo a piedi compre nde va: - un ba ttaglione della Guardia; - (JUallro reggimenti di fa nte ria - 2° - 3° - 4° - 5°; - Accademia militare Maria Teresiana di Wiener Neustadt; - un reggimento di fanteria - 15°; - due battaglioni telegra fis ti. Tl gruppo a cavallo compren deva: - due reggimenti di artig li e ria divisionale - 1° e 2°; - un reggimento dragoni "Principe Eugenio di Savoia"; - uno squadrone d ell'Accademia milita re Maria Teresiana . 11 contegno di queste truppe, tanto nella parata quanto ne llo sfila mento, furono eccellenti. Mo lta prestan za fis ica negli uffic iali di tutti i gradi. Anche la truppa s ufficientemente prestante, per quanto n o n rari i tipi un p o ' de periti, forse appa1tencnti a classi che ebbero l'infanzia sofferente per le privazioni al tempo della gu erra. Benissimo monta ta la cavalle ria e ottime le p ariglie di artig lieria . Bardature inappunta bili - Ordine e disciplina perfe tti Molto ammirati gli auto me7.7.i in gene re per la bontà e modernità d e l mate riale. D estarono s peciale atten zio ne le mitragliatrici m ec-
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cani n.ate e i cannoni di fanteria ippotrainati. Nessun mulo neanche con le batterie some ggiate, anch'esse porta le da piccoli cavalli, tipo a veglinese , ottimi pel someggio. In complesso, uno s pettacolo di forza e di o rganizzazione degne di molta conside razio n e, sebbene non p aragonabile alla straordina ria prestanza guerrie ra dell e nostre impareggiabili trup pe di questi ultimi anni . Oura nte la Kivista vola ro n o tre soli aero plani, affrontando con vero coraggio l'impetuosissimo vento a raffiche gelate che turbinò su Vienna pe r tutta quella giornata. Questa fu la ragione per cui il resto dell'aviazio ne austriaca no n poté levarsi a volo. Seppi p oi che i tre aeropla ni di fornitura italiana eran o quel gio rno pilo tati da tre italiani. I lo sap uto pure che , finora almeno, l'aviazio ne austriaca conta pochissim i p iloti veramente abi li . 11 giorno segue nte, 20 aprile, fu da noi occupato, secondo il p rogra mma prestabilito dall e Autorità Austriache, in visite varie a edifici o istituti inte ressanti di Vie nna, e precisam ente: - Visita all'Alta Sc uola di e q uitazio ne spagn ola , nel cele bre ma neggio dell'Hofburg, d ove ci fecero vedere il m e raviglioso dressage d e i cavalli da sella della razza di Lipizza, tanto cara a Francesco Giuseppe e molto curata ancora in Austria. - Visita al Ministe ro delle Finanze, già residen za inve rnale d el Principe Eugenio di Savoia, ove conservarsi ancora intatto l'appartame nto ne l quale il grande condottie ro spirò. - Vis ita al Relveclc rc; al Musco di g ue rra a ustriaco raccolto ne ll ' Arsen ale, e, infine alla tomba del Principe Eugenio nella cattedra le d i S. Ste fano. - Alla sera spettacolo di gala all'O pera. - Esercitazione tattica a Bruck Essa e b be luogo nel mattino de l 21 aprile, ne l vasto campo d i esercitazio ni militari di Rruck, a 50 km circa a S-E cli Vienna, ana logo a q ue llo nostro d i Civ itave cchia. L'esercitazio ne fu presenziata d a l Ge n erale Zehncr, sottosegreta rio a ll a G u e rra, e d a l Gene rale J ansa, capo di S.M. d e ll'Esercito, e fu dire tta dal Maggior Gen erale Kuben , comandante la Division e celere.
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Luigi Emilio Longo
La manovra consistette in una esercitazione a part1t1 contrapposti cli truppe celeri, meccaniaate, moto rizzate ed a cavallo , svoltasi s u una fronte cli circa 15 km. L'attacco (pa1tito azzurro) avanzò da oves l s u cinque colo nne convergenti s ul villaggio di Bruck, con l'artiglieria leggera tutta decentrata ne lle colo nne. La difesa (pa rtito rosso) , sc hi e ra ta all'ingrosso su l m e ridi a no di flmck , nonostante il s uo contegno manovrie ro, dovette alla fin e ri piega re p erché minacciata alle ali. La no stra Missione assiste tte alla esercitazio ne da una a ltura poco a sud di Bruck , dove e rasi stabil ito il direttore della mnovra, il qua le ci illustrò con fre que nti spiegaz io ni le varie fasi d e lla esercitazione. In complesso, per que l poco che se n e poté vede re dall'osservatorio, le truppe manovra ro no bene. Particolarmente interessante fu un attacco di ca rri velo ci (di fabbrica italiana) co ntrastato d a l tiro degli ottimi cannoni da /i7 di recente adozione nell'Eserc ito Austriaco. Alla fine de lla manovra le Missioni estere furono condotte ad esaminare in dettagli o a lc uni e le m enti rneccani 77ati, cioé un rece nti ssimo modello cli a utoblindo s u 8 ruote , armata con 4 mitragliatri ci, che fu fatta mano vrare su te rre no molto rollo, dimostrandosi strumento di gu erra maneggevole e pote nte e capace di muovere indifferentemente ne i du e sensi, cioé senza necessità di fa r die tro front. Inoltre ci fu fallo esaminare il co sì de tto mulo meccanico, cioè la mitragliatrice pesante meccani77ata, col duplice impiego di ruote e di cingoli , a nc h'esso strumento di gue rra assai maneggevole e rapido. Infine ci furon o fatte ved e re tre squadre autotras portale, e c ioè una squadra di fucilieri mitragliatori, una squadra di lan ciab o m be e una squadra di mitragliatrici p esanti . Ne l complesso da q uesta giornata ripo rtammo l'impressio ne che n e ll 'e sercito austriaco l'addestramento è mo lto curato, ch e gli ufficiali si dimostrano all 'a ltezza del loro grado e c he i mate ria li meccanici di cui i re parti sono provvisti , tutti di Lipo recentissimo , rispondono bene alle esige n ze de lla guerra moderna dinamica e risolutiva . Le armi della fante ria e i mate ria li d 'a,tiglieria sono però a ncora quelli de lla grande guerra , salvo i cannoncini da 47, ullim o modello, che ci sono parsi veramente ottimi.
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Più diffusi particolari e i documenti relativi a lla manovra alla quale assistemmo saranno dal sottoscritto consegnati a ll 'uffi cio compete nte del Comando del Corp o di Stato Maggiore.
Visita in Ungheria Come h o accennato al principio di questa Relazione, finite le feste di Vienna, mi son o recato, con un solo ufficiale al seguito, a Budap est con l'intenzione di raccogl ie re p ossibilmente alcuni dati, che inte ressavano il mio ufficio, circa la preparazione pre milita re dell'Ungheria. Sebben e avessi dichiarato c he tale mia visita aveva carattere affatto privato, la Missione l Jngh e rese inte,venuta alle feste d i Vienna credeue usarmi la cortesia di preavvisarne il comando militare di Budapest, p erché mi fosse largo di indicazioni e mettesse ciualche ufficiale d i S.M. a mia d isp osizione. Difatti, arrivando alla stazione cli Buda pest, fu i ricevuto da un Maggiore Jdlo Stato Maggiore Ungherese che parlava correttissimamente in francese e che mi d icharò che era a mia disposizio ne p e r tutto ciuanto potesse occorre rmi . Ciò mi o bbligò nel gio rno seguente a lasciare le mie carte alle principali autorità politich e e militari di Bud a pes t e cioé al Reggente Horty, all'Arciduca Giuseppe, al Minis tro Gomb6s, e a i Generali Stefano Shvoy comandante in capo dell'esercito unghe rese, Giuseppe Somkun y capo di Stato Maggiore d ell ' esercito e Riclurd Rapi c h , ispettore pre milita re dell' llng he ria. Questi tre ultimi Ge ne ra li vollero poi ricevermi in particolare udienza ed ecco quanto potei desumere dalle conversazioni con essi avu te: Il primo d i essi, Generale Sh voy, che ha fatto frequ enti viaggi nel nostro Paese e che anch e recentissimamente è stato nel mezzogio rno d 'Italia, è u n entusiasta d egli ita liani . Mi ha d etto che si è trovato presente a Napoli a lla p arte n za di uno scaglion e d elle nostre truppe per l'A.O. e che è rimasto ammirato del loro contegno , del loro e ntusiasmo e della fiorente prestan za de i nostri soldati, disciplin ati, robusti , addirittu ra m era vig liosi. Ha fatto un paragone con le auuali classi militati un gheresi , asseren do che so prattutto ciu e ll e tra tte dalla p ia nura orientale dell ' Ung he ria ,lascia no al confronto enorme m e nte a deside rare come robustezza fisica, a causa de lle soffe ren ze patite d a fanciulli
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al tempo d ella gra nde gue rra. La nostra vitto riosa e fulminea camp agna etiopica, ch e egli segue min utamente, d esta la p iù e ntusiastica sua a mmirazione. Il secondo, cioè il <~enerale Somkuthy, Capo d i S.M . dell 'Esercito, si è limitato a d esprime re parole di cortese saluto e d i deferente simp atia pe r l' Italia, m a astenendosi di accen na re a quasiasi questio n e concreta circa la p reparazione militare d ell 'Ungh eria. Ho avuta l'imp ressione ch e egli si studiasse in ogni modo d i essere rigida men te riservato p arlando con un Gen erale Italiano. Il terzo, cioè il Gene rale Rapaich, fu invece esp ansivissimo e su l tem a d ella pre parazione premilita re , nel quel è compete ntissimo, mi fu la rgo di indicazioni e di chiarime nti. Senza entrare in particolari, che possono interessare soltanto il m io u ffi cio, osserverò solo com e l'Un gh eria , nella sua situazio n e internazionale estremam e nte delicata, evita con ogni c ura d i cl.are alla p reparazione d e lla sua gioventù forme esterne di carattere militare propriam ente detto, e prefe risce sviluppare soltanto la parte spirituale e le attività sp ortive. Ma l'educazione spiritua le è qua nto ma i cu rata, p erché come b en affermava il Rap ich , quando un paese è ridotto a llo stato d i mutilazion e come è l' Unghe ria o d ie rna l'un ica sp eranza ch e an cora può restargli, è che almen o l'anima dei s uo i figli conservi alta la fe de in un avvenire migliore e vibrante l'amor della Patria. Mi risovven n i in quel momento delle p aro le d e l Credo dell'Ungheria scolpito ai piedi della Statua de lla Libertà in Budapest sotto la bandiera costantemente abbrunata, e che viene fatto ripetere ad alta voce di frequen tare a i ragazzi ungheresi: Credo Cre d o Credo Credo Amen
in un Dio in una Patria nell 'eterna giustizia di Dio nella resurrezion e dell'Ungheria
Tu ttavia, n onostante q uesta c ura dell' Ungheria a non da re alla sua prepa razio ne giovanile carattere apparente m e nte m ilitare, non dobbiamo dime nticare ch e questo paese ridotto a soli 7.000.000 di abitanti, h a però u n esercito di circa 100.000 uomini ,proporzione assai no tevole con 4 reggimenti di cavalle ria. Non h a però fo r-
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m azioni vere e proprie meccanizzate ed ha almeno finora pochssima aviazione e poco buona come materiale e come piloti. Ora pe rò mo lti piloti si vanno preparando su lince c ivili. Dalle conversazioni molto amichevoli avute con un ufficiale di S.M. , m o lto inte lligente, messo a mia disposizione, mi sono p o t uto forma re un ' idea s inte tica d e ll a s it u azi o n e a ttuale d ell'Ungheria che p er debito d 'ufficio, rife risco , pe r quel conto che possa valere. L'U ngheria è ridotta a un piccolo paese incastrato fra tre po tenze della piccola Intesa: Cecoslovacchia, Rum a nia e Jugoslavia , e con un breve tratto di frontiera ape1ta verso Austria . l )ebo lc come ancora è, nonostante le s ue fiere tradizioni gue rriere e cavalleresche, essa è costretta ad usare estre ma prudenza. Non ha come l'Austria a d iretto contatto l'eventuale aiuto italiano. Con l'Austria è in buone relaz ioni; ma l'Austria è soggetta al p e ricolo cli una eventuale aggressione tedesca. Se questa avviene, l'Unghe ria si troverebbe addosso la Germania, con la quale p erciò le conv ie ne essere amica. D 'altra parte la Germania è nemica della Cecoslovacchia, ciò che, dato il noto scarso spirito guerriero d i quest'ultima, può far sp e rare a ll ' Unghe ria , a mica della Germania, q ualch e non lontana ri vendicazione territoriale verso la Slovacchia. Altre p ossibili rivendi cazioni te rrito riali essa sp e ra verso la l{umania, a ltro p aese che gli ungheresi giudicano imbe lle e a cui si potrebbe ritoglie re il mal tolto di territorio ungherese. Invece i Serbi sono giudicati in Ungheria ottimi soldati. Anziché provocarli, dunque, l'Ungheria tende a te nere verso di essi un contegno di prude nte difesa, anche per non urtare la Germania, la cui tendenza a stringere buone re lazio ni con la J ugoslavia è nota. Tutto ciò spieg he re bbe ab bastanza q uel certo vago riserbo ungh erese verso di no i. Aeroplani nostri sì, ma anche aeropla ni tedeschi. Progressivo rafforzamento del l'esercito ungherese sì, ma sen za s ba ndie rame nti come ha fatto ora l'Austria e sempre con estrema prudenza. Tutto p o rta a credere c he l'l Jngheria, p er la su a delicata situazione esterna, finirà per n ecessità di cose (non certo per am ore) ad orientarsi sempre più verso Berlino per diven irne forse in avven ire una creatura. Non p e r amo re; perch é gli
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Unghe resi non dimenticano quanto furono s premuti n ella grande gu e rra d a i tedeschi. Piullosto l'amore (se dovesse mai predominare questo sentime nto in po litica) trarre bbe gli l Jngh eresi verso l'Italia. Ma, purtroppo, è il fredd o interesse che regola la politica e questo ci allontana l'Unghe ria. Se a questa conclusio ne c he s i riferisce all 'Ungheria, dovessi aggiungere una parol a conclus iva, anc he per l'Austria , d o po quanto mi è stato p ossibile vedere e sentire nella breve p ennanenza a Vienna, tanto in occasione della grande Rivista, quanto durante la esercitazione milita re nei pressi della Capitale, potrei riassumere questa Relazione ris p ondendo al ques ito seguente: che probabilità ha l'Austria d 'oggi, così come io l'ho vista, di resistere a un'eventuale invasion e tedesca? Prima condizione, p iù ancora che il pote re disporre di un esercito forte e moclcrna1nc nte attrezzato, è, a mio mndn <li vedere, l'unità granitica della volo ntà cli resistenza d e l Paese. Ora, da quanto mi è sembrato, una tale unità non c'è, e non mi pare che l'Austria abbia oggi un tal uomo di governo da essere ca pace (come avvenuto in Italia) di creare in breve te mpo una simile unità. Le cause della assai du bbia unità austriaca contro il pericolo nazista sono varie. La lingua ted esca che ric hiama gran parte del popo lo au striaco verso la Germania, la ri accent:uata pote n za complessiva germanica, l'eno rme prevalenza nume rica del po polo tedesco, l'eccezionale s pirito di organizzazio ne tedesco, ben noto agli au striaci, lo spirito mode rno di audacia, di decisione e di sorp resa ch e a nima i d irigenti di Berlino, la fiorente situazio ne fin anz iari a cd eco n omica per c ui la Germania n o n soffre come l'Austria della piaga d ella d isoccupazione, sono tutte cause di irre s istibil e a ttrazione p er una fo rte aliquota del p o polo a us triaco verso Berlino . Cosicché awiene che, mentre per 11na pa rte degli Austriaci , cedere alla Germania equivarre bbe a rinnegare un passato storico d i gloria e di grandezza e sopprimere una unità stata le d estinata ancora a una impo1tantissima funzione nell'Europa centrale, per un'altra parte (e forse per la maggio ra n za) dars i n e lle bra ccia d e lla Germania significa salvare il popolo austriaco dal mediocre destino di u n piccolo stato esposto a tutte le privazio ni ed a tutti i pe ricoli.
ln margine ud unu hiugrufiu
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L'Esercito, nei suoi quadri, è naturalmente col primo partito, che è po i il partito del Governo. Con tutti gli ufficiali con c ui ho p arlato , questi sentime nti fo1temente naziona listici mi sono sembrati profondi e sinceri; ma la trnppa? Dove non c'è unifa di pensie ri e di sentimenti nel popolo, non ci può essere unità poderosa ne lle forze armate, comunque perfezio na te siano le a rmi e valenti i capi. È lo stesso dubbio ch e ebbi a notare ne ll'osservare tre anni Ca ]'esercito russo. Nei giorni stessi di queste grandi cerimonie di Vie nna, correva insistente una voce che alcuni battaglioni avrebbero falle manifestazioni contrarie al Governo. Voce falsa , probabilmente dovuta alla insiste nte e subdo la propaganda nazista. Ma ciononostante sintomo di un malessere ch e non può giovare a una solida ricostituzione dell'esercito della nuova Austria. In tali condizioni la resistenza dell'esercito austriaco di fronte a un risoluto tentativo di assorbimento tedesco, è d ubbia . Anche pe r la infelicità di gran parte delle frontiera a ustro -tcdcsca non fac ile certo a dife nde rsi ad o ltranza , e col tarlo roditore cli even tua li minaccie jugoslave da sud. Queste osservazio ni sono, a mio s ubo rdinato parere, da tenersi in conto ne llo studio del problema di un eventuale intervento n-iilitare ita lia no in difesa della integrità au striaca. Questo intervento no n dovrebbe in ogni caso esagerare più del concreto l'apporto utile dell'esercito austriaco e d 'a ltrta parte l'inevitabile ulto o ltre frontiera con la odie rna Germania, aprire bbe p e r no i un proble ma militare di grande portata , reso p iù difficile d al m olto incerto contegno jugoslavo e unghe rese. Tn ques to mo m e nto , impegnati come siamo ancora ne lla n ostra vittoriosa impresa africa na , ne varrebbe la pena? E n on può essere che questo rincrudime nto della minaccia dell 'Anschluss, nasconda precisame nte o bliqui interessi esteri a noi contrari miranti a darci preoccupazioni europee, per rallentare la nostra pressione africana? Tn ogni caso bisognerà continua re ad essere assolutam ente s ic uri s ulle nostre frontie re settentrionale e orientale e d affrettare a l massimo le nostre op e razio ni ne ll 'Africa Orie ntale , pe rché l'orizzonte n ell'Europa centrale è tutt'altro ch e sereno. I L Generate
Comanda nte Des(!!,natu d'.!1rma (F. Graziati)
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Luip,i Rmilio Lon~o
Allegato 1
Pubblico discorso rivolto dal presidente federale d'Austria Miklas il 19 aprile 1936 al comandante il presidio di Vienna maggior generale Von Haselmayr, subito dopo la rivista.
Generale! La ringrazio per la riuscita cerimonia della rivista di primavera. La cerimonia odierna s i è svolta n e l lu ogo storico dove i monumenti di due grandi condo ttieri della vecchia Austria guardano su di noi: Principe Eugenio ed Arciduca Carlo. Qui , sul Ring, la parata s i è svo lta davanti a l Monumento degli Ero i d 'Austria, che ricord a non soltanto gli eroi incomparabili dell 'ultima guerra, ma a n ch e quelli dei tre secoli di s toria d ell'Esercito Austriaco e dei s uoi grandi condottieri. La commemorazione odierna era dedicata al Principe Eugenio di Savoia, il quale s i è spento il giorno 21 a prile 1736 per entrare immorta le nella storia d e lla Patria e del mondo. Su quasi tutti i campi di battaglia d ' Europa egli ha onorato le ba ndiere Austriache con g loria e vittoria. L'esercito ha celebrato oggi questo g iorno d 'onore in m od o degno. Gl'ideali dell 'esercito d 'oggi sono gli stessi di quelli dell'antico esercito austriaco e s i ricollegano a lla più gloriosa epoca della nostra storia. Con la odierna conferma di questi ideali,nel nome del principe Eugenio, l'esercito d 'Austria ha anch e espresso davanti a tutto il mo ndo la volontà ferrea di voler essere di questo nostro Paese il più forte e s icuro presidio e cli vole r res tare fedele fino a lla morte per la libertà de lla Patria e del nostro popolo , 4uamlo l'ora del cimento venisse. Fedeli fino alla morte p er la pace e la sicurezza de lla n ostra Patria, per l'indipendenza e l'o nore dell'Austria . La incarico , Generale, di p ortare i ringraziamenti riconoscenti del Capo de llo Stato a tutte le truppe che hanno preso parte a questa parata .
in margine ad una biografia
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Allegato 2
Ordine del giorno all'esercito austriaco (79 aprile 1936) (Letto alle truppe schierate dal Generale Zehner Sottosegretario alla }{Uerra).
Il 21 aprile 1936 si compiono due secoli da che il Principe Euge nio d i Savoia , il grande Eroe cd u omo di Stato Austriaco, si è sp ento. Esempio magnifico di tutte le virtù militari , Egli portò le b andiere austriache alla villoria innume revoli volte, creandosi come "un nobile Cava liere", un m onumento perenne nel cuore del popolo . La Sua vita e le Sue opere furono dedicate fino all'ultimo, solta nto alla salute della n ostra bella Patria alla qu ale ha sc,vito con amore e fedeltà senza paragone . Niente esprime m eglio il Suo caratte re quanto il Suo motto da Lui realizzato in tutte le Sue imprese: "Austria sopra tutto!" ("Osterreich C.ber alles"). Soldati! Al ricordo di questo glo rioso e indime nticabile condottiero dell'epoca eroica di Austria sia dedicato il giorno commemorativo d i oggi. Come segno d ella gratitudine della Patria ordino che il Kcggimento Dragoni n. 1 da oggi p orti il nome "Principe Eugenio di Savoia". Per dare inoltre a questo giorno di ricordo u n senso simbolico che ricolleghi il nostro esercito d 'oggi con nomi ed idee ch e sono celebri nella storia e n e l popolo austriaco, ordino c he i seguen ti corpi portino d a oggi questi nomi : Regg. Fanteria 1° - Imperatore Fran cesco Giuseppe l idem 3° - Arciduca Carlo idem 4° - Hoch - und Deutschmcister 1 Regg. Alpino 8° - Imperatrice Maria Teresa 1
Gran Macs lro dell'O rdin e Teu tonico (nome tk:ll'an tico Heggim ento di stan7.a a Vienna).
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ide m ide m
Lui,~i Emilio Longo
9° - Maresciallo di campo Daun 10° - Mare.se. di campo Conrad H o tzendo rf Kcgg. Fanteria 11 ° - Mare.se. di campo La udon idem 13° - Carlo Duca di Lorena idem 15° - Badenberg Balt. Alpini 3° - Andrea Hofer Batt. Cacciatori motorizzati 2° - Maresciallo Radetzky Batt. Cacciatori motiri zzati 3° - Kopa12 Regg. Artiglie ria Auto n o mo - Impe ratore Massimiliano I Regg. Artiglieria Di visio na le 5 - Von der Groeben3 Regg. Dragoni n. 2 - Ma resciallo Montecuccoli4
vo n
Bali. Pionieri 4 - Ilirago5 Bali. Pionieri 5 - He rmann von I le rmannsdorf6 Batt. Pionieri 7 - He nscl Batt. Po ntieri - Vice Ammiraglio Tegelthoff Solda ti! 11 p assato glorioso e fiero de lla Patria vive in questi nomi. Rdigione e valore , a bnegazione e fedeltà sono incorporati in essi. A voi, che oggi s iete scudo e spada d ella Patria, sono ora affida li q uesti nomi , affinc h é li portiate "con Dio sempre con onore per l'Austria".
Comandante della l )ifesa del cim itero di San Lucia nd 1848. Comanda nt e la cele hre Batte ria della "dei mort i" della battag li a di Ki:ie nig ratz. ' Nativo d i Moden a - Maresciallo austriaco. 5 Italiano di nascita inventore cie l ponte d'equipaggio . 6 Difensori ddle fo rtezze di Ma lborghetto e Predii ne l 1809. L
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GIACOMO VACCAREZZA
LA VITA OI TRINCEA NELLA l>filMA G UERRA MONDIALE 1. Le trincee
Nel 19 11, dopo un mese d i gue rra s ul fronte occid entale , tutta una se rie cli imprevisti mo tivi - conness i all'impiego m assivo di armi rivela tesi micidiali: p er la precisio n e e la cele rità di tiro del fuc ile a ripetizione, pe r il calibro, la gittata, la m o bilità delle artiglierie e soprattu tto p e r il largo uso della m itragliatricc. 1 - rese necessario il ricorso al trinceramento d e lle tru ppe, procedime nto che consentiva di limitare al massimo le perdite um an e - rivelatesi subito di consisten za ina udita - costituiva un ostacolo alla prog ressione nemica e p e rmetteva <li frn irc <li h,is i d i p ,1rtcnza p er le offensive il p iù vicino possibile all e lince a vversarie. T contrapp osti eserciti stesero, così, una ragnatela di fossati, di gall erie, d i postazio ni in grado di sottrarre a lla vista e al tiro diretto d ella fucileria le fante rie ch e difendevano le posizion i estrem e raggiunte sul te rreno, ido nea a limitare i danni arrecati dal tiro indire tto de lle artiglierie e con tempo raneamente a consentire il fuoco contro gli apprestam e nti nem ici e le trn pp e attaccanti . L'impiego generalizzato del trinceramento scompaginò d ' un tratto concetti tattici secola ri e impose u na nu ova fisionomia al combattimento terrestre. La gu erra di trincea : 1 La mitragliatrice fu l'arma che carallerizzi) il primo conflitto mondiale : il s uo fuoco consentiva a pochi pezzi ben dislocati di annienLare schiere foltiss ime di assalitori. Per qu esto nuovo strumento di g uerra furo no coniate pittoresche defin izioni: 'la n uova fa lce d ella morte', attribuila a Edmondo De Amicis da Attilio frescura , Diario di un imboscato, Bologna, Cappelli, 1921, r. 28; ' motocicletta d e lla mente', riferita da I3enito Mussolini , Il miu diuriu d i gue1ra, Opera Omnia a cura d i E. e D. Susmel, voi. 34, Venezia, la Fenice, 1961, r . 12.
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Gia como Vaccarezza
" ... p o neva l'intero popolo belligeranle in condizione d 'irrigid irsi d avanti ad un'unica ben d ifesa posizione, n ella quale tutto l'esercito s i annidava, che copriva tutto il suolo patrio, c he no n poteva essere aggirala, che sembrava poter essere superata solo attraverso una gigantesca azione risolutiva .. ."2. La trincea era un fossato di circa due metri di profondità, cli varia larghezza, estendentesi lungo la fronte che g uarda il nemico, assecondante il rilievo de l terreno. Il terrapieno anteriore e ra munito di un gradino continuo che permetteva la visla all'esterno e il tiro. La necessità di evitare l'individuazione dell'andam en to dcll'artifizio al nemico che lo fronteggiava imponeva l'assenza di evidenti rilievi s ul davanli, ma per proteggere i tiratori venivano usali massi dis posti senz'ordine apparente , sacchetti di terra e scudi di fe rro con feritoi e, dissimulati il più possibi le. In montag n a le condizioni morfol ogich e del suolo, se rendevano più arduo scavare la roccia, consentivano d i sfruttare ogni irregolarità, ogni piega del terreno pe r appoggiarvi il trinceramento e p er proteggere dal tiro ne mi co gli occupanti. Le p areti delle trincee venivano rivestite con tavole d i legno e con materiali diversi, ch e avevan o lo scop o di isolare per quanto possibile le pareti dall'acqua p iovana e sorre tte da palificazioni ne i punti franosi. l fossati non avevano tracciato rettilineo, ma erano volutamente scavati seguendo una linea spezzata irregolare , a zig-zag. L'accorgime nto permetteva una migliore protezione dagli effetti dei liri d ell'artiglie ria , la possibilità di effettuare dai vari segmenti il fuoco incrociato su gli attaccanti e d i disorie nta rne la progress ione, nonc hé di re ndere difficoltosa l'osservazione al nemico. Nella p arte anteriore dei manufatti e sui fianchi di quelli p iù avanzati, a dista nza calco lata, venivano stesi re ticolali di filo s pinato di varia profondità cd altezza , alcuni mollo bassi sul terreno, per impedirne la vista dalla lrincea avversaria , aumentando , così , la sorpresa per l'attaccanle. I reticolati costituiro no un ostacolo ch e solo mediante ore di fuoco dell'artiglieria di grosso calibro era possibile distruggere, p er l'a mpiezza necessa ria a l tra ns ito 2
Piero Pie ri , I.a prima RUerra mondiale 1.914-19 18, Roma, Stato Maggiort: l<~<;ercito, 1986, p. 22.
La vita di trincea nella prima guerra mondiale
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d egli assa liLori. Altri accorgime nti stu diati per e lifflinare o supe rare l'ostacolo si rivelarono inada LLi allo scopo e procurarono gravi perdite tra gli attaccanti. Be n presto i grovigli dei re ticolati cosliLuirono elemento preponde ra nte del p anorama cli trincea, p er il diffusissimo impiego e pe r il loro intenso colore rossiccio, ruggin oso, che faceva p e nsare a l fante di trovarsi imm e rso in u n auLUnno interminabile\ Dielro la Lrincea più esposta erano d is lo cati a ltri simili apprestame nti, con andam ento largame nle p ara llelo e a distanze diverse - come suggerivano il terre no e i p rocedimenti tattici vigenli a l mom enlo de lla loro costru:Lio n e - in modo da dare convenie nte profon d ità alla linea difensiva. Tra questi manufatti e ra intessuta tutta u n a rete cli galle rie e fossati, i 'camminamenli', ch e collegava no tra loro le trincee e con du cevano, a tergo, in luoghi posti fuori dalla vista del n e mico, pe r non rendere evidenti i movimenti delle Lruppe e per fa vorire il flusso elci rifornimenti . Ricavati all'interno d elle Lrincee sono i 'ricoveri', nicch ie abbastanza ampie: e protette per forni re riparo a piccoli n ucle i di sold ali. Dielro alle slru tturc maggiori e con queste collegati sono sistem ati alloggiamenli più ampi, pe r il riposo della truppa che presid ia la trincea, in alte rnanza con que lla vigile s ul mome nto. Le coperture di questi locali di fortu na venivano rinforzate con travi di legno e di ferro e con strati consistenti di terra compressa, per re nderle resistenti alle esplosioni d elle grana te nemiche, mentre con strati di tela catra ma ta, o gomm ata, si cercava di ovviare alle infiltrazioni d 'acqua . All'approssimarsi del primo inverno d i g uerra il fronte si c ristallizza nella guerra di trincea 4 e le line e d i difesa, in izialmente esili e app rontate in v ia p rovvisoria, vengono trasformate - s ulla scorta dei risullali più o m eno soddisfacenti che le caratteristiche dell'ap prestamento già in atto hanno fornilo in occasio ne d egli ultimi attacchi ne mic i - in un vero e proprio campo Lrincerato , Paul Fussel, la P,rande P,Uerra e la memoria moderna, Bologna, Il Muli no, 1984, p. 55. 4 Cfr. Pie r Luigi Bortoloso, Storia delle do/trine militari, Roma , Ed. Rivista militare, 1986, p . 142.
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Giacomo Vaccarezza
lungo centinaia e centinaia di chilometri, con largo impie go di costruzioni in cemento armato per re ndere le trincee e i camminamenti più solidi, con postazioni per mitragliatrici in pozzi singoli mascherati, posti di osservazione avanzati, finte trincee , ricoveri hlindati in caverna. Tutto intorno è dissem inato l'elemen to protettivo compl e me ntare: il re ticolato di filo spinato, steso a siepe, a tappeto, in avvallamenti del terre no, s u cavalli di frisia , a matasse lente e , quando possibile, percorso da corrente a d alla te nsione . La differita entrala in guerra dell'Italia e gli ammaestramenti che dieci mesi di guerra già comhartuta sui fronti europei fornivano non de terminarono l'approntamento di un idoneo complesso di trincee ai nostri confini , pur indispe nsabil e a l mantenime nto delle pos izioni non inte ressate dalle programmate avanzate iniziali. Durante la 'mobilitazione o cculta' vennero fatti eseguire lavori da ditte civ ili , ma si risolsero nella costrnzione di profonde buche del tutto inadeguate all o scop o, che non offrivano alcuna sicurezza , possibilir~ di utile ocn1pa:donc eia pa rte delle truppe ed erano prive cli idonee feritoie e cli campo di Liro. Si rese perciò necessa rio alla fanteria provvedere con urgenza a i lavori di trinceramento del sellore di confine pertinente. E man mano che i reparti si ino ltravano in territorio nemico, o retrocedevano, dovevano ricostrnire suhito la linea difensiva del nuovo fro nte. Il terre no dei comhattimenti presentava e n o rmi difficoltà mate riali c he facevano del n ostro fro nte il più aspro campo di hattaglia d 'faJropa5_ Il continuo costruire e scavare costituiva un terribile quanto indispensabile onere per le truppe, al <..JUale pe raltro non pensavano affatto di sottrars i, essend o la trincea l'unico rifugio dal fuoco ne mico e l'indispensabile baluardo all'opposta fa nte ria. L'ascia, il piccone e il badile diventarono, quindi, attrezzi indis pensabili per il comhattente. Pe r le esigenze più consistenti, specialmente nella guerra sui monti, venivano impiegate anc he le trnppe del genio militare . La lunga linea trincerata a ndava dallo Ste lvio al mare , d escriLuigi Uarzini, La guerra d 'Italia sui monti nel cielo nel mare, Milano, Treves, 19 16, p. 23. 5
/,a 1Jila di trincea nella prima ,~uerra mondiale
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vendo due grandi anse pressoché corrispond e nti a l confine polilico, a sud del Tre ntino e a nord della Carnia. La natura mo ntuosa di gran parte d el fronle ilalo -a ustriaco rese ancora più a rdui e cogenti la coslruzionc e il continuo aggio rname nto de i lrinceramenli, ch e dovevano caralte riaarsi pe r la conlinuità materiale in quanto , in particolar modo in montagna, con la manovra aggirante ed avvolgente si può de terminare la caduta d i una posi:z.ione6 . Durante le slagioni piovose il fondo della trincea si trasformava in una pozzanghe ra melmosa. l tavolati che venivano siste m ati s ul pavime nto erano, per lo più , inutili pe rché l'acqua scorreva da cento rigagnoli sulle pa reti, invadeva con tinuamente la lrincea ed il drenaggio si rivelava impossibile. Molte lrincee s i trasformarono p resto in luoghi mefitici c he , nonostante le continue disinfezioni , costituirono l'ambiente ideale p er l'ins orge re e il diffondersi di gravi m a lattie infeltive. Anc he p ochi me tri di te rra, quasi sempre conquistati con enorme s pargimento di san gue, un costone, una cima, una scll etla monta na erano difesi stre nuamente e l'andamento delle linee contrapposte era così torme ntato che in quak:he tratto del fronte le trincee avversarie 'si guardavano le spalle' a men o di cinquanta metri di distanza dal ne mico, ciò in osse1van za alla dis posizione di no n ced e re un palmo d e l terreno conquislato7. Per lo stesso motivo si impiantarono trincee in contropenden za, a mezza costa, soltostanti a trincee nemiche dalle qual i o ltre a i normali ordigni di gue rra venivan o rotolati e la nciati grossi macigni, c he causavano p erdite continuc 8 . Nel trinceramento trovava no posto anche i com andi di minore livello , collegati - tra loro, con i comandi s upe riori e con l'a1t iglieria assegnata al loro s upporto - media nte lince te lefonich e . Le comunicazioni in te lefonia n o n e rano rese difficili solo d a ll e
Cfr. Enrico Rocchi, Traccia per lo studio della Jort{fìca z i<me campale, To rino , Casanova, 1910, p. 20j. 7 Em ilio D c Bono, La f?uerra come e duve l 'ho v ista e combattuta iu, Milano, Mondadori, 1935, pp. 98, 99. 8 Cfr. B. Mussolini, Ii mio diario di guerra, cit., pp. 1 5, 18, 22. 6
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esplosioni delle granate ch e dislruggevano i fili e daHe pattuglie nemiche che devastavano le linee che incontravano, m a anche da un feno m eno non prima rilevato: in montagna il filo telefonico attirava i fulmini. Nelle localilà del fronte prossime al Monte Nero fu adclirillura necessario sostituirlo co n i cavi usati p e r le lince sottomarine , in quanto provvisti d i ben più consis te nte isolamento9.
9 L. Harzini, La g uerra d 'Italia su.i m unti nel cielo n el mare, cit. , p. 175. 13. Mussolini , in Il mio diario d i guerra, cil., p. 58, riferisce di aver osservato strani fe nomeni elellrici nelle trincee cli mo ntag na: la punta delle baione tte diventava , improvvisamen te, incandescen te come se fosse stata arroventata .
La vita di trincea nella prima guerra mondiale
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2. Il fante in trincea
L'inte ro esercito si trovò a comballere per o ltre du e anni s ulle Alpi e ne ll 'u ltimo anno di gue rra la m aggior p a rte de i soldati lasciò le alte velle pe r trincera rsi in pia nura e s ulle modeste alture prealp ine d el Grappa. Le condizio ni di vita che le truppe dovevano affronta re nello stesso p eriodo di tempo erano quindi pre ssoché simili , tenuto conto de lle diversità proprie dei vari settori del vasto schie rame nto e d ella maggio re inciden za delle operazio ni b ell iche sul fro nte isontino. La vita che si svolgeva nelle trincee dell'intero fronte n o n con sisteva in un continuo scambio di fu cila te, punte ggiato da l grand inare dell'artiglie ria . Non vi e ra un combattime nto giornalie ro d a affrontare, né un assalto o una d ifesa p eriodici da pre p arare. La realtà d ella trincea era rap p resentata da un s usseguirsi di gio rni tutti ug uali da trascorre re, ripetitivame nte, n e lle stesse ope razioni di sempre, con poca speranza di un favorevole cambia me nto de lla situazione . Co sì era fino a ch e arrivava il giorno dell'offensiva o il trasferimento del rep a,to a riposo. Q uesta monoto nia di attiv ità cos tituì la caratte ri s tica de lla vita d el fante . L'ambie nte della trincea e ra di p er sé de prime nte. Non c'era neppure da svagarsi girando lo sguardo intorno, p erché il fante e ra infossato tra due muraglie che gli consen tivano solo la vista ciel grigio dell e pareti, de llo stre tto o rizzonte in gombro di soldati e di una striscia di ciclo . I•: fuo ri dall a trincea il p aesaggio vis ibil e d alle fe ritoie e ra ancora più te tro: la terra brulla e smossa , cosp arsa di sassi e di cose mo rte, oppure - secondo le stagio ni - una distesa cli neve sporca , punteggiata d a relitti di ogni gene re, dai crateri d elle bombe e o rlata dalla gala verna dei re ticolati. "... TI canno ne ha distrutto ogni germe di vegetazion e; tra la propria trincea e q uella nemica non vi è c he un tratto di te rreno sconvolto, più o m e no ampio, di là e di qu a i re ticolati, paletti conto rti, qualche straccio c h e il vento agita goffam e nte . È un d eserto . Non un movime nto. Gli osservato ri , le vedette con osco-
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n o il te rreno punlo per punto, in ogni minuzia. Un ramo d 'albero smosso , una palata di terra fresca, un sasso cambiato di pos to sono avvettiti come grandi n oviLà ... "10. La forzata ripelilività d e lle occupazioni , l' uniformità delle g iornate, s i ripercuotevano sull 'animo del fante, delerminando un forte senso di indifferenza e di d e pressione. L'on nipresen7.a della morle, che s i manifestava improvvisamente con la perdita <lei compagno, o con la ricorrente vista del caduto insepollo e di mis eri resti sparsi un po' ovunque , a lime ntava una caratteristica insens ibilità e un diffuso fatalismo. Le notti scorrevano sempre uguali, pur nel pericolo sempre nuovo di un inalleso bombardamento o di un improvviso a ttacco nemico. Nel buio si accentuava l'attivilà bellica del fante: vigil ava sugli spalti della trincea, faceva la sentine lla in postazioni avanzate, andava in pattuglia nella ·terra di nessuno'. Durame il giorno, invece, la g ue rra del fante assumeva aspetti d iversi: il lavoro, l'ozio forzato e , solo eccezionalmente, il combattimenlo . L'attività d iurn a, c he si concrelizzava ne ll e opere di rafforzamento, svi luppo e ria llamento della trincea, nell'esplelame nto dei se,vizi di Lras porlo di materiali , munizioni e vive ri, che lo tenevano occupato per ore e ore - spesso sollo il fuoco de ll'artiglie ria nemica e sempre sotto la minaccia de l 'cecchino ' - causava il logorio delle energie <lei fante, la depressio ne dei suo i poleri volitivi. " ... Da noi nelle prime lin ee il s olda to dove va fare tutti i mesLie ri, il combattente, il terrazziere, il pottatore, ecc. li nostro fante in trincea non aveva requie né di g io rno, né di n o lle e nella mo lteplice e pcsanle allività ch e senza treg ua gli ve ni va imposta s i esauriva e re ndeva poco ... "11 . Q uesta de hilit.azio ne ps ico-fis ica si manifestava con la scarsa cura della persona, col Lorpore inte llettua le e con l'indiffere n za anche per c iò ch e poleva concorrere a l migliorame nlo de lle conio Agostino Gerndli, Il nostro soldato. Saggi di psicologia militare, Mil ano, Treves, 19 17, p. 49. 11 Luig i Capello, Note di gu erra, 2 voli., Mi lano, Treves, 1920, I vol. , pp. 206,
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dizioni di vita, ad un certo benessere e giungeva a quel livello di apatia collettiva che rendeva tollerab ile vivere in mezzo ai cadaveri, che s i potevano seppellire con poca fatica ed a lla sporcizia di ogni genere, che poteva essere asporta ta con un po' di buona volontà. Tale apatia generava una specie di abitudine e di indifferenza c he offuscavano anch e la percezione della trascuratezza dell'ambiente in .cui si viveva. Il fante : "... dota to ... di singolare v irtù di adattamento ... s'è presto adagiato, per così dire, sul disagio della an gusta trincea. La trincea lo assop isce facilmente; la sua sens ibilità s 'involge come in uno s pesso in volucro d i indifferenza ... " 12 . Per molti comandanti, la trincea come luogo fottificato assumeva valo re predominante s u altri aspetti delle necessità di g uerra , anche su quelli che inerivano al mo rale del combattente. Le ispezio ni che effettuavano in prima linea riguardavano le trincee , non i soldati ; si occupavano elci tracciato, del de filamento , del rivestimento come cose a sé stanti, non in relazione alle truppe che dovevano presidiare le strutture ispezionate 13. La loro severità di giudizio si ripercuoteva sui comand anti in sottordine presenti in trincea e così i lavori in prima linea finivano per soddisfare un duplice ordine d i esigen ze: il rafforzamento della strnttura e la difesa dalle 're primenda' elci superiori14 . Il tiro dell'artiglieria nemica rendeva indisp ensabile de dicare molto lavoro alla riparazione e al riattamento delle trincee e spesso si riusciva a malapena a rifare ciò che il nemico aveva distrutto , invece che apportare mig lio rie all'o pera con adegu ati accorgimenti. L'uniformità dell 'ambiente e la noia che generavano le cons uetudini di trincea inaridiva no la naturale vivacità del fante-contadino , sconvolgevano le abitudini del singolo e alteravano i reali I L Artu ro Ma rpicati , La Pruletaria. Saggi sulla ps icologia dcli<.; masse com batten ti, Firenze, Rernporad, s.d., p. 16. 1.i Luig i Cape llo, Note di guerra, cit., I voi. , pp. 215, 216. 14 Paolo Mone lli, le scurpe al sole, Milano , (jarzanti , 1911, pp. 150, 164 e se gue nti. La narrazione è· ind icativa delle situaz ioni s pesso paradossa li nelle quali venivano a Lrovarsi i co manda nti de i mino ri repani , di fronte alle esigenze d e i s uperiori in fatto cli lavori pe r il trincerarne nLo.
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valori d e lle cose e delle situazio ni c he lo riguardavano. Le decisioni importanti venivano prese da altri e così era anche per la quantità e il tipo del rancio giornalie ro; tutto era regola mentato, erano definiti la su a posizione in seno alla sq uadra, la feritoia da dove sparare, i suoi turni di guardia e cli riposo. Era, di conseguenza, natura le che il fante o rientasse il pe n siero all e piccole cose e attribuisse loro grande i,nportanza, che si indisp e ttisse pe r fatti che in condizioni norma li sarebbero stati accettati cli buon grado: così il 'mugugno' segu iva il mancato arrivo della razion e di tabacco, il ritardo del ra ncio, il cambio di pos tazione o di squadra. Il fante non aveva una vasta attività di pe nsiero in trincea; p oteva pensare poco perché gli era concesso molto poco da vede re e considerare: pensava sempre alle stesse cose. La s ua vita mentale er.:1 molto limitata in quanto l'ambiente non forniva elementi che la attivassero, la vivificassero 15_ T rapporti tra i commilitoni del reparto coi quali si divideva la trincea erano stretti e continui, s i e ra conosciuti pe r nome, si sapeva della provenienza altmi, ciel mestiere, dei figli ccl anche se certi dialetti erano un po' ostici ci si capiva be ne lo stesso. Ma il fame manteneva contatti anche con i soldati conosciuti per caso, durante una marcia , in treno , durante un servizio, nei paesi dove aveva trascorso il periodo di 1iposo. Quando non aveva compiti da svolgere, un po' per non restar solo coi propri pensieri, un po' per sape re qualcosa di que llo c he si d iceva in giro e pe r la naturale tendenza che lo induceva a ricercare i contatti con coloro coi q uali aveva maggiore confidenza - specialmente con i soldati che parlavano lo stesso diale tto - che gl i consentivano di p oter discorrere apertame nte della gue rra, della vita nel paese natale , andava a trovare gli amici e i paesani nei repa,ti dislocati nelle vicine trincee. Era allora un grande intrecciarsi di racconti , un fitto scambio cli notizie, di impressioni, di considerazioni. Tutto veniva riferito, comme ntato, discusso e valutato: la vit.a cli tutti i giorni, la naTTaZio ne dell'accaduto recente, i nuovi 'si dice' sulla g uerra - e soprattutto s ulla p ace - le novità portate 'da ll 'ltalia' dai nuovi complcmcnli appena giunti, il senso di ce1ti a1ticoli letti da qualcuno, di nascosto, sulla stampa 15
Cfr. A. Gem e lli , Il nostro snidato, cit .. p . 51.
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p roibita 16 . Con gli amici si divideva la bottiglia cli vino, residuo de ll'ultima licenza o giunta per altre vie, si fumava la sigare tta e quind i si to rnava in trincea più rinfrancati, meno soli nella folla grigioverde. Un altro modo per trascorrere qualche tempo era quello di dedicarsi alla ricerca dei residuati be llici che destassero interesse, sia p er la novità, sia perché suscettibili di trasformazione in amuleti o in oggetti d'ornamento da conservare o scambiare con i commilitoni 17 . Un tipo di raccolta di materiali sul campo di battaglia ern sollecitato dagli enti preposti a lla produzione be llica ed ai rifornimenti dell'esercito. Si trattava di recupe rare q uantità cli materiale ferroso, bossoli, armi inservibili, schegge cli granate, buffetterie e quanto altro potesse essere riciclato o riparato. Per favorire questa attività collettiva era prevista dagli organi ministeriali la pronta corresponsione di premi in clenaro 18. ' l'u tta la vita di trincea ruo tava into rno a i du e avvenimenti p rincipali, alle due esperien ze più temute e caratte ristiche, che si manifestavano sen za regolarità, ma con imprevista freque nza : il b ombarda m ento dell 'arti g li e ri a n e mica e l'assa lto. I canno n i austriac i e rano l'inc ubo del fante. Q uando l'obiettivo nemico era la trincea i proie tti scoppi;:ivano tutt'i ntorno e qua ndo una sal va centrava il fossato, un camminamento, o cadeva in p rossimità cli un ricovero, i morti e i fe riti si cont-'lvano a centin aia. Non rimaneva ch e rin tanarsi nel proprio riparo e attendere la fine d el bomb ardamento: per ricacciare la fa nteria ne mka che seguiva subito d opo , oppure - dopo aver ringraziato il san to protettore, se il Liro n emico n o n aveva lo scop o di s pianare la strada ad un assalto per com inciare il d uro lavoro d i ripristino della trincea sconvolta. L'artiglieria d i grosso calibro fa me n o vittime, in genere, cli F.n7.o Forcella e Alhe rto Monlicorn:, Plotone d 'esecuz ione. I processi de lla prima gue rra mondiale, Bari, Lawrza, 1968, prefazione, p. I.V: "... La lettu ra d i un g io rnale socialisla può cosLare a un milita re qualche a nno d i galera .. . ". 17 Cfr. Leo Pollini, Le veglie al Carso, Milano , Ceschin a, 1931, pp. 150 e seguenti. R. Mussolini, Il mio diario di guerra, c it., p . 99: "... Se c'è la nehhia me ne vad o per il campo di ba ltaglia. Si fanno d e lle 'trouvai lles' spesso inleressanti ...". 18 Minis tero della guerra , I rffornimenti dell'esercito mohililatu durante la guerra alla fron te italiana, Roma , Poligrafico d ella g ue rra, 1921, pp. 213, 214. 16
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cruella di m e dio e piccolo calibro , ma esercita un'influen za pm deprimente s ul morale dei soldati. Il fante si se nte disarmato, impote nte sotto il tiro del cannone; è come in attesa de lla cond anna a morte. Contro il tiro dell 'artiglie ria ci sono p oche difese valide. Il cannone impressio n a il soldato a nche per il tipo di fe rite che produce. Le pallottole di fucile o di mitrag liatrice no n straziano le carni come le schegge di un proietto di canno ne 19. È indubbio che l'effetto più deleterio provocato d al bo mbardame nto nemico si rifletteva n e ll'intimo e influiva sull a psiche ciel soldato: " .. .Se le fa coltà individua li intorpidiscon o ne lla m onotona tri ncea e il campo della co scie n za si riduce a un cerchio minimo , durante il bombardamento il fenome no più gene rale nella massa è addirittura d 'arresto ne l lavorio mentale. Si sta lì; s i accompagna con tu tto il n ostro essere il s ibilo e lo schianto dei proiettili; ma no n s i p ensa a nulla ... Quando la fu ria delle a1tiglie rie c ulm in a nel parossismo de l tamburella rne nto (fuoco tambureggiante) no n c 'è p iù nulla che inte ressa ; né gl i a ffetti lontani, né gli amic i vicin i, né la v ita n é la morte. Morti ci s i sente anzi di già ... Il senso della fata lità ha influito e regna su tutti gli organi. Occorre qualche te mpo perc hé, cessato il b ombardamento, i ne1v i scossi to rnino a p osto e le facoltà ripre n dano i lo ro esercizi normali ... "20 . In re patti scelti, formati con soldati seleziona ti , in p ossesso di recruis iti psichici particolari ed educati dalla tradizio ne d el re pa1to e da uno s pirito di corpo che s ublima il con cetto cli azio ne , cli lotta, l'assalto era comunem ente considera to e intimamente avve rtilo come il mo me nto princ ipe della g u e rra, come un dovere ambito, quasi una festa 21 . li fante, per la natura del su o spirito contadino, e ra pa1t icolarme nte incline a s ubire que lla trasformazio ne della pe rsonalità indolla dalla gue rra ed in p articolare dalla vita d i trincea - ch e determina la sostitu zio ne de lla p recedente individualità con u na nuova fis io n omia , inserita a rmonicamente n el vasto o rganis mo m ilitare. Tuttavia, i fanti temevano l'assalto: 9 Cfr. B . Mussolini, Il mio diario di guerra, cit., p. 33. A. Marpica ti , La Proletan·a , ciL. , p. 23. Cfr. B. Mussolini, Il mio dian:o di guerra, c ir., pp. 28, 34, 64, 76, 87.
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" ... non dai contadini venivan o i soldati di p iù sp iccalo a rdimento , non da essi. .. "22 . Per i fanti in generale, priv i di quegli stimoli culturali che inducevano a ricercare il cimento, ch e avvert ivano in forma elementare l'idea del dovere e accettavano i loro duri compiti d i gu erra sospinti solo dall'influsso remoto di vagh e concezioni ideali, l'assalto e ra il momento più terribile della pur dura vita cli trincea 23. Neppure il proposito di vendicarsi per i micidiali bombardamen ti s ubitj, p er i commilitoni uccisi, faceva loro con sid erare fausto il giorno dell'allacco. La fanteria riscosse giudizi lusinghieri sul coraggio dimostra to ne lle offensive. Durante i comballimenti più crnenti, quando reggimenti su reggimenti venivan o scagliati con tro posizioni imprend ibili e perdevano inutilmente ollrc la merà della forza; q uan do p er raggiungere la linea più avanzata si camminava tra i mo rt i e i feriti, i fanli si accingevano all a prova senza lamen tarsi, ma piangcvano21. I fanti andavano all'assalto solo per compiere un sofferto dovere, perché l'ufficiale era lì, alla loro testa, perché tulli i soldati scauavano insieme, perché 'si doveva andare'. Si ritenevano grandemente fortunati se non era no destinati a lla p rima o ndata, rna eran o rassegnali e la n otte che precedeva l'assalto dormivano tranquilli2 5. Tale e ra l'impegn o che il fan te richiedeva a sé stesso nel momento del s upremo coraggio, tan to gli appariva diffusa la determinazione della massa n ell'affrontare il com battimento all'arma bianca, che qualche volta nutriva la speranza che que ll'assalto fosse risolutivo, che quella fosse l' ultima azio ne della guerra. Arrigo Sc::rpieri, Lii Ruerra e le classi rurali italiane, Bari, Late rza, 1930, p. 43. Cfr. A. Marpicati, I.a Proletaria, cil., pp. 9, 10. Circa il gravoso impegno rcrsonak richiesto da ll a vira d i trincea al fante , B. Mussolini, Il miu diario di guerra, cil. , p. 28: " ... L1 g ue rra d i posizione esige un a forza e:; una rc::sistenza morale e:; fisica grandissime : si muore:; sc::nza combattere ... ". 21 An gelo Gatti , Capore/lu, Ilo logna, T1 Mulino , 1964 , pp . 60, 6 1. Sull'argomento cfr. an che Giorgio Mortara , l,a salute pubblica in Italia durante e dopo la RUe1·ru, Bari, Lalc::rza, 1925, pp. :w e scguc::nli. 2'i Odia tranquilla notte del fanlc:: alla vigilia dell 'assalto riferisce P. Monelli , in Le scarpe al sole, cit., p. 131 . Il fa nte era, però, felice quando gli ordini per l'attacco v enivano annullali: cfr. Emilio Lussu , Un anno sull 'altipiano, To rino, Einaudi, 1945, p . 167.
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3. Il cameratismo
I contadini portarono ne ll 'esercito la loro faci le propensione al collegamento, il cemento dei sentime nti di affetto fraterno per i commilitoni del proprio reparto2 6. La disposizione d'animo generosa e attenta all'osservanza degli elementari canoni di buon vicinato tradizionali nelle campagne favoriva quel rapporto di colleganza che la precaria vita trascorsa in trincea doveva trasformare in una solidarietà di nuovo tipo, quasi in una fraternità spirituale. Il fante si sentiva strettamente legato ai compagni che con lui vivevano e operavano. Tutti insieme ne ll a squadra, nel plotone, nella compagnia erano soggetti agli stessi rischi, a turno svolgevano gli stessi servizi. TI coraggio cli uno si trasmetteva ai vicini e diveniva a poco a poco patrimonio comune, così come i pensieri, le preoccupazioni cli uno diventavano que lli cli tu lli e non tardavano a diffondersi. La vita dei fanti: "... era già p er sé stessa - pur nell 'assenza dell'episodio cruento - una mutuazione di stati d 'animo violenti, tanto più inte ns ivi in quanto sulla coscienza d e l s ingolo si rifletteva la irrequietezza dei mille s ui vicini, dei mille più lontani i qua li vivevano ne ll'ansia della prova, nell 'incubo del momento terribile ... "27_ La provenienza dal mondo contadino della quasi totalità dei fanti e l'appartenenza de lla maggioranza cli questi alle categorie proletarie rendevano più semplici e imme diati i rapporti persona li, facilitati dalle simili abitudin i di vita e di lavoro . Le vicende della gue rra , la stessa vit.a di trincea erano in ta l modo percepite, valutale e affrontate con sensibilità e con metro cli g iudizio pressoché comuni. Il condividere con gli stessi commilitoni ogni prova imposta dalla guerra, mentre inseriva sempre più il soldato nel contesto
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A. Serpieri, La guerra e le classi rurali ila/iane, cit. , p . 45. Benedetto Migliore, Le convulsioni de/l 'arditismo, Milano, Treves, 192 1,
p. 38.
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de l re p a,to, ne disponeva l'animo a cons ide rare i compagn i come parte essen ziale della propria vita di gue rra , non vedendoli solo come individui a sé stanti, ma anche come insostituibili elementi necessari a l proprio agire, alla propria esperie nza di soldato. Da qui trac una d e lle su e origini quell'inte ressame nto per il commilitone, que ll 'affi atamento tra gli eleme nti dei m in ori reparti che prese il n o me d i cameratismo. I fanti vivevano la loro guerra inquadrali in una piccola unità dove e ra n aturale che s i instaurasse una m olteplice seri e di vincoli di solidarietà tra tutti i c ompone nti. O gni soldato si sentiva a ccomuna to agli altri dai freque nti e stre tti ra pporti quo tidiani , d all a reciproca vicin an za e d alla idea di un comune d estino. I rischi d e lla guerra e ra no u g ua li p e r tu tti. La vita del s ingolo dipe ndeva da lle azioni d egli a ltri, d al valore, d a lla for:La e d a l coraggio dei corrunilito ni. E v iceversa, la sicurezza degli app artenenti al re p arto <lipe ndeva dagli stessi requisiti <lei .singolo, dal suo coscie n :Lioso agire, dal suo s pirito d i sacrificio ccl anch e da ll a saldezza d e i s uoi nervi . I1 servizio n otturno di gua rdia fuori d alla trincea, n ella terra di n essun o percorsa dall e pattuglie nemiche , n on era fine a sé stesso, ma era una protezio ne ch e il fante concedeva ai propri commilitoni, ch e dalla s ua espos izione a l pe ricolo traevano la sicure7.za d i no n essere colti di sorpresa . Ne l mo m e n to d e lla prova ognuno porgeva aiuto al vicino e lo riceveva, in manie ra sponta nea e tacita, indipendentemente dal rischio ch e ciò comportava, come u n atto assolutame nte naturale de ttato dalla legge non scritta d e l came ratismo. L'o p e rare collettivo pe r il b e ne e la salvezza di tutti rendeva sempre p iù compen etralo il fante nella sfe ra d e l p roprio re p arto . D 'altro canto, il came ratismo tra i soldati , la loro comunione ideale d i v ita e di sentime nti, era un elemento u tilissimo alla coesione d e i reparti, alla saldezza d e lla loro trin cea e serviva a formare q ue ll'unità di spiriti e di inte nti anch e fra ufficiali e gregari necessaria all'a malgama d e ll 'unità comba llente 28 . La com prensione de i motivi e delle ragio ni della gu erra p ote-
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Cfr. E. De I3ono, La, f!,Uerra come e dove I'bo vista e wmballuta io, cit., p. 121.
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va mancare al fante. Contraslanle , opposta poteva essere la pos izione d ei singol i nei confronti de ll'adesione ai principi informatori del confl itto in corso, ciò no nostanle tulto un insie me di motivi e di c lemenli che traevano o rigine dalla comu nan za di vita e cli rischio favorivano lo stabilirs i, il rafforzarsi e l'estende rsi cli vincoli di fraterna emulazione e di solidarietà. L'esperienza di gue rra e i valori propri del ca meratismo indussero molti, spesso alieni da concezioni estranee agli interessi del proprio lavoro, della propria famiglia, del proprio paese natale ad avvertire, anche se confusamente, l'appa1te nenza ad una comunil~t più vasta, ad un mondo che andava sempre più ide ntificandosi con la nazione. Il nos tro fante-contadino, individualista per motivi storici e per esigenze di vita: " ... comincia allora a sentirs i un raggio d e ll'immane ruota che lo gira ... Stabilisce, p er bisogn o naturale, vincoli di amicizia e di fra Lellanza , confo1tandosi alla vista di molti compagni partec ipi della s ua stessa sorte. Le sue facoltà più acute s i smussano; la sua riflessione restringe il campo ... la massa lo ha già così, insens ibilme nte, domato, trasformato e fatto s uo ... La perdita della pe rsonalità, gli istinti d 'imitazione e d 'amor proprio , il senso della solidarietà, agiscono ben più fo1te me nte sulla massa e favoriscono l'opera dei capi coscienti e illumina ti... "29. Le m asse in grigiove rde, a loro volta, sospinte anche da quel sentimento di solidarie tà conn atu rato a l came rati smo, presero cognizione e coscienza di un loro valore sociale, superiore addiritlura a quello c he le più accese propagande avevano predicato30_ I sacrifici imposti d alla v ita di guerra, gli sta ti d 'animo sonliglianti con i quali ven iva affrontata la realtà della trincea da parte di tutti g li o ccupanti, sen za distinzio ne di ruolo, determina ro no anche un processo di identifi cazione tra g li uffic ia li dei g radi
29 A. Marpicati, La Pruletaria, c it., pp. 13, 14. Cfr. K. Miglior(:, Le cunvulçinni del/arditismu, ciL., p ..W. Per Gian Enri<.:o l{uscon i, Se cessiarnu di essere una nazione, I3ologna, 11 Mulino, 1') 93, p. 107, è diffi cile contestar(: dK pe r m o lti strati sociali la trincea de l 19 15- 1918 è il luogo di na scita cle ll'kka di nazione. 30
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meno elevati e i loro soldati - nonostante la notevole diversità d e i ris pe ttivi compiti e la distanza sociale ch e inte rcorreva, a quel tempo assolutamente rilevante - che favorì il superam ento del semplice rapporto gerarchico e disciplinare per determinare sentime nti di affetto, di reciproca compre ns ione, di protezione: di came ratism o3 1 . Il cameratismo tra i fanti fa gioire un intero reparto al giungere di una lieta notizia rigu ardante uno di loro, come fosse una notizia perve nuta dall a propria famiglia; re nde solleciti p e r le necessità a ltrui; impazienti di correre in soccorso a i 'fratelli' attaccati in prima linea dal nemico, nel timo re di g iungere in ritardo e induce alla confidenza e alla familiarit~1, come per accomunare nel sentimento di solidarietà an che i cari lontani: " ... anche i miei fanti raccontano. Chi ha un figlio e chi ne h a di più : e tutti questi bimbi - il mio e il loro - pare che ormai si conoscano, che giochino insieme. Così, alla chcrichell a, d ietro le schie ne dei papà, radunati quassù in a rmi per fare la g ue rra all'Austria ... "32 . Nei reparti costituiti inte ra mente con le reclute del '99 il cameratismo era anche a lime ntato e confortato rl.al giovanile e ntusiasm o dei coscritti, non incrinato dal dissacrante, cinico pessimi s mo dei veterani. Il cam e ratismo no n trovò la su a fine a Vittorio Vene to, con il terminare della guerra ; seguitò negli anni ad essere coltivato n elle grandi città e negli sperduti paesi dove vennero costituite sezioni di ex comb attenti che, nel culto de i caduti, perp etuavano il ricordo del sentimento di solidarietà e di frate rna comunio ne ideale nato in trincea. E come risponde ndo ad un interiore richiamo, i superstiti d e l grande coni1itto si ritrovavano a nnualmente a celebrare la vitto ria, nei lu oghi stessi della loro g ue rra, a ncora cameratescame nte uniti.
In proposito dr. B. Mussolini, Il mio diario di guerra, cit. , p. 14; Vincenzo L<.:nlini, Pezzo, fuoco!, Milano, Marangoni , 19Yi, p . 188. 32 Mario Puccini , !)avanti a Trieste, Milano, Sonzogno, s.d., p. :S6. Per quanLo p recede, cfr. Leo Pollini , Le veglie al Carso, cil., p. 89; B. Mussolini, Il mio diario di l{Uerra, cil., p. 72. 31
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4. L'estrazione sociale della popolazione dell'esercito e della trincea
ln vis ta del nostro ingresso ne l conflitto, l'esperie nza a cquisita n e ll'osservazione della g uerra comballuta su g li iniziali tre fronti e uropei impose l'afflu sso n e lle file dell 'eserc ito di un numero di soldati di leva e di richiamati ben s upe riore a quanto sta biliva n o le normali di sposiz io ni per la mobili taz io n e, approntale per un tipo di g uerra tradizionale e n el rispello di rigidi crite ri di economia33. Mancando il tempo e le strutture per addes trare il p e rsonale a svolgere le d iverse mansioni richieste d alla moderna o rganizzazione dell 'esercito s i rese necessario, per l'attribuzione degli incaric hi bellici a i soldati, far ricorso a i precedenti di m estiere, di impi ego e di attiv ità posseduti dai mobilitati. Lo sviluppo ind u striale italiano era b e n lo ntano dai livelli raggiunti dalle nazio ni occidentali b e lligera nti e per l'economia dello sforzo bellico, rite nuto dagli esperti di non breve durata in seguito a lle ris ulta nze di un app rofondito esam e condo tto s ul livello di organizzazione, sulla consistenza dei mezzi e s ulla sa ldezza m o ra le degli avversa ri - si dovettero compe n etra re due esigen ze:S 4 . Una era di salvaguardare il livello produttivo de lle industrie, a lle quali l'esercito doveva ricorrere pe r la fornitura delle armi e d e lla preventivata g ra nde quantità di munizioni e di riforn ime nti, a n zi d i p romuoverne lo sviluppo e l'es pa nsione, non ch é d i incrementare le capacità lavora tive dell e maes tranze:S5 . L'altra esige n za , p a rim e nti irrin unc iabile, e ra quella di dotare l'ese rc ito di solda ti in p ossesso di determina ti requis iti tecnici , idonei a d espletare attiv ità s p ecia listich e sia H Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana, 2 voll., Treves, Milano , 1921, voi. I, p. 8 . .14 lbidern, p. 78. 35 Aldo Valori, La condutta pulitica della guerra, Milano, Corbaccio , 1934, pp. 294 e seguemi.
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propriamenle belliche , che afferenti la s fera dei rifornime nti , de lla logistica. " ... La semplificazione, la diluizione d e i p rocessi produttivi resa possibi le dalla richiesta di grandi 4uan Lità di prodotti sta ndardizzati e la possibilità di utilizzare l'a p parato militare de llo Stato p er far digerire le nuove condizioni di lavoro ... "56 , consentiro no, tra l'altro, d i pre levare dalle fabbriche person ale Lecnico e sp ecializzato e di s urrogare il suo mancato appo rto produttivo con il ricorso ad eccezionale dilatazione d ella massa operaia , impiegata - in forte percentuale - in lavoro de qualificato femminile , minorile e contad ino37. L'organi zzazione del lavoro s u b ase a1tigianale - forma d i produzione diffusa nelle società a ridotto tasso d i industria lizzazione e quindi estesa , allora , in tutta la pe nisola - fornì a nch 'essa buona pa,te del personale qualificato a svolgere n ell'esercito mansio ni eminentemente tecnic he , o richiede nti p :-1rt icob1ri cnnnsccn ;,.c cd esp e rie nze. L'artig lie ria , con le sue numerose , complesse armi e complicate attrezzature38; l'arma del genio, con i s uo i molteplici macchina ri e con le innume revoli incombenze lungo tutto il fronte, montuoso, carsico, compartime ntato, privo d i ad eguata viabilifa59; il massiccio impiego d e lla moto rizzazione , assorbirono person a le con utile p recedente di mestie re, appreso ed esercitalo in fabbrica, nelle officine, ne i cantie ri/io _ Il pe rsonale operaio possedeva un p roprio orientamento poli-
31, Sandro Peli, La classe operaia nella grande gue1Ta , in M. lsnenghi (a cura di ), Operai e wntadini nella grande guerra, Hologna, C:aprelli, 1982, p. 233. 37 Ibidem, p. 232. 38 A. Valori, La condo/la politica della guerra, cit., r- ~59. 39 Circa i lavori sul campo di battaglia italiano, comrito rreciruo dei soldaLi dd Gt:rùo, fornisce interessante descri zione l~udyard Kipling, in La guerra nelle montagne, ed . Rivista Militare, I~oma, 1988, rr- 19 e seguenli. 10 Ibidem, pp. 35, 36. Dalle pendici del Podgora ammira "... fik di aulomobili (cht:) si allungavano con velocit."t uniforme ... r er una lunghezza di alrnt:no vt:nti miglia ... ". Circa le attività relative ai trasporti e colkgamt:nli slradali, ferroviari, monta ni e fluviali cfr. A. Valori, l a condotta politica della guerra, cit. , pp. 294, 295 e B. Mussolini, Il mio diario di guerra, ciL , pp. 76, 77.
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tico, e ra indottrinato dal s indacato su ciò che era o n on e ra utile a l proletariato industriale e soprattutto sulle situazio ni e fatti c he d ovevano essere considera li n ocivi alle classi lavoratrici. La guerra naturalme nte rappresentava una ve ra sciagura per il mondo op eraio, sia p e r l'evento in sé stesso, appo,tatore di s acrifici ma teriali e morali diffusi, sia per le sue implicazioni con la lo tta d i classe, allora strenuame nte condotta4 1. Ma i problemi politici d e ll'operaio rimasero distinti , gcneralmenle estran e i dal comportame nto del soldato, quasi che lascian do la Lula per la divisa q u esti avesse sm esso per l'occasio n e a nche l'habitus mentale correlato alla primitiva attività , p er dedicarsi essenzialmente alle incombenze di g ue rra. I mobilitati che no n esercitavano profess io ni o m estieri ' preg iati', i manovali dell 'industria, gli addetti al commercio ed alle attività del terziario, gli impiegati, gli studen ti, andarono ad infoltire, inclifferentemente, i ranghi ddlc arm i e specialità prima citatc, o vennero impiegati nei traspo ni, in mansio ni di supporto logistico, oppure concorsero ad integrare i repa,ti della fanteria. Tra g li stude nti e g li impiegati, norma lme nte di estra zio ne borghese, notevole e ra il numero dei volontari . Per la formazion e dell a numerosa fanteria, indispensabile per fronteggiare un nemico d otato di forze consistenti , fu fatto ricorso alla popolazione rurale. La forzata assenza degli uomini più validi non costituiva un probl em a preoccupa nte per il m antenimento dei livelli d ella produzio ne agraria , potendosi conta re sull'apporto lavorativo d egli agricolto ri no n richiamali; degli anziani, dei giovani e de lla manod opera fe mm inile, da scm p n .: impiegati nelle attività agricole, in qua nto la famiglia contadina era di pe r sé G. Rochat, L'Italia nella prima guerra mondiale, Mila no, Fdlrin elli, 1976, pp. 60, 61. L'a uto re attrihuisce la decisione inte rve ntista e l'im postazione della g uerra da parte d ella da.s.se dirigente italiana a tre dementi fondame ntali, uno dei quali - sostenu to da un determinato schieramento di forze p o litiche - è la ".. .dete rminazione cli battere duramente il movime nto operaio con tutte le a rm i o fferte dal regime cli guerra, in modo da .sp ezzarne l'ascesa o rmai pericolosa per l'a.s.sl'.LLo politico-socia le tradiziona le del paese ... ". Sull'argomento d r. anch.: R.:nato Monte leone, lettere al re 1914-l CJ IH, l{o ma , Editori l{i uniti, 1973, pp. 11 e 21.
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" .. ..un 'associazione economica n ella quale tutli i component i, secondo le loro possihilità, erano ahituati ad avere un proprio compito: non un'ora, né una forza a ndavano sprecati, ne ppure dei più deboli, di donne, di vecchi , di ragazzi... "42 . Peraltro, nel primo periodo della guerra n on vi fu carenza di manodopera agricola, bensì una estesa disoccupazione, anche a motivo ciel for'.lato ritorno degli e mig rati. La tendenza inversa si verificò , invece, allorquando vennero ap erte anche alla manodopera rurale le porte delle fabbric he, pe r assicurare la continuità e l'espansione della produzione industriale13_ Dalle classi rurali, quindi, fu tratta la g rande maggioranza della fanteria 44 _ L'addestramento e l'impiego tattico dei fanti non richiedeva da parte cli questi il possesso di pa,ticolari requisiti , oltre a quelli basilari pe r ogni b uon soldato: disciplina , senso del dovere, robustezza fisica. "... Del contadino combauenle non s i può fare, in generale, che il più alto elogio. Esso fu docile, ubhidiente strume nto nelle mani di ufficiali che sapessero comandarlo e guidarlo .. "11 5. La tenacia necessaria al duro lavoro quotidian o , la parsimonia d elle esigenze, i semplici, genuini sentimen ti, le comuni aspirazioni ed abitudini dc.:rivate dalle s imilari esperie nze di vita contadina favorirono l'amalgama de i fanti n ei rispettiv i reparti a tutto vantaggio della compattezza di <..]Uesti.
A. Se rpieri, La guerra e le classi ntrali italiane, cit., p. 55. lhidem , p. 61. Alle pp. 91 e seguenti emerge che la produzione agraria italiana suhì nel quadriennio di guerra un decremento che viene quantificato, in me dia, de l 5-6%. 11 Jhidem, pp. 19, 50: giunge a definire in 2 milioni e 600 mila il nurnero dei mohilitaù appartenenti alla popolazione agricola la voratrice. "' Ihidem, p. 13.
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5. Cenni sulle famiglie dei militari al fronte: - le famiglie dei fanti; - le famiglie degli altri soldati; - le famiglie degli ufficiali
I fanti e rano in massima parle di estrazione conLaclina, come abbiamo vislo. Le famiglie rurali, comprendenti numerose comun ità parenta li, vivevano in c limi ambie ntali, econo mici , politici d iversi e dire ttamente discendenti d alle v icende sto ric he che avevano inle ressato le varie regio ni d e lla pe n isola , no nché d a lla conformazio ne e re dditività d e i suo li, d all a geografi a della proprietà d ella terra e dalla d istrib uzione della pop o lazione agraria sul te rrito rio. Me ntre nel te rmine 'fam iglie o peraie' possiamo include re i nuclei familiari di tutti i salariati addetti alle attività di tipo ind uslriale - pe r la uniformità degli aspe tti concerne nLi la ca Legoria ch e qui interessa no , non osta nte la g raduazio ne delle mansio ni e d egli e molumenti a queste relali vi - tra ttando delle famiglie contadine è utile Lencr presente che nell'ambito ru rale si riscontra vano posizio n i n o lcvolme nle composite rig uardo a l la qua ntità e natura del reddito , alle cointe ressenze, al tipo de i rapporti con la proprielà, allo svolgimento del lavoro e c he queste d istinzio ni costituivano d e me nti incisivamente influe nti sullo slatus e sul teno re di vita de lle famiglie. Vi e ra no diffe re nze sosta nziali tra il contadino affittua rio , il mezzadro, il colon o con pro prio capital e d 'eserc izio (bestia me, a ttrezzi, ccc.) , il salariato fisso e d il b racciante avventi zio. Quest'ultima categoria, la più nu me rosa, era i1 ve ro p roleta riato agrico lo , esube ra nte rispetto a lle risorse de ll a te rra , cronicamente disoccupato pe r inte re stagioni, orie ntato, qu ando possibile, all 'cmigr:-izio ne46. Poco del loro tempo po tevano dedicare le famiglie rnra li a q uanto era estraneo a l lavoro agricolo. Marpicati, La Proletaria, cit., p. 10: "Chi è il fa me? Il fante <.: il nostro prole tario agricolo". Cfr. /\ . Scrp ieri, I.a ,~uerra e le classi rurali italiane, cit.., pr. 1O e ~egu e nri.
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La diffusione di idee politiche 1iscontrabile tra i contadini delle pianure del nord è da attribui re all a prossimità delle maestranze delle città industriati17. Le folte masse di contadini del centro e del meridione della penisola erano del tutto assenti dalla vita politica. Fo1te ascendente su questa gente semplice aveva il clero. Dalla parrocchia le famiglie traevano spunti per sem plici riflessioni e mutuavano i giudizi sulle realt~1 e gli avvenimenti che coinvolgevano la loro csistcn:.~a. Di matrice confessionale erano anche le organizzazioni di carattere economico delle quali gran patte dei contadini era partecipe. Dalle fonti ecclesiastiche le famig lie mrali ricevettero il suffragio al già radicato convincimento della estraneità della g uerra dai loro interessi e da quelli della collettività agraria. Rientrava nell 'ordine naturale considerare cie l tutto negativo un evento che oltre ad allontanare dalla produzione e quindi dall'appo1to economico i componenti più efficienti d ella famigl ia, ne metteva a repentaglio la vita o la sanità - che agli effetti p ratici , materiali era la stessa cosa -. Molto poch i avevano idea d ei motivi d 'indole spirituale c he informavano la partecipazione italiana al conflitto; ancor meno erano in condizione di apprezzarli e di farli propri. Solo nelle regioni e milia ne è dato riscontrare interesse , alle volte acceso, per l'interventismo48_ La famiglia contadina, specialmente quella del bracciante, era abituata alle lunghe assenze degli uomin i, assenze periodiche e programmate per partecipare a lavori stagionali, anche in località distanti, nelle e p oche di stasi delle attività agricole locali. Ciò, unito a tutta una serie di motivi , quali la s p e ranza di una g ue rra di breve durata , il ridursi della propaganda neutra lista, una facile reperibilità di occupazio ne, il buon livello elci salari, il lie vitare de i prezzi d e lle derrate prodotte, il proverbiale s pirito d i sopportazione clc\l'incvitabile4 9 e<l anche il diffuso e radicato sentimento
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A. Marpicati, La Proletaria, cil., pp. 31 e seguenti.
Ibidem p. 35. A. Valori, La curuluua polilica della guerra, cit., p . 107. Adolfo Omocleo, M oinenti della vila di guerra, Bari, Late rza, 1954, p. 18: pe r il contadino, la guerra "... era un ma le, un castigo dei pe ccati.. . ma un a volta scatenatosi il flagello, lo accella va e lo sopportava virilme nte, come il huon ag ricoltore regge alla tempesta e a l solleo ne ... ". 48
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di lealtà nei confronli d e ll a monarc hia contribuì a rendere meno lragic he per le famiglie - nel primo periodo di gue rra - le parte nze per il fronte dei fanti agricoltori 50_ Il p e rdurare del conflitto, le sca rne ma terribili notizie dal fronle, il gran nume ro delle perdile che colpì in p arlicolar modo la fanteria , il richiamo alle a rmi dei padri di famiglia , d e i "...fanticontadini di quarant'anni s pesso già vecchi e logorati dal lavoro, con cimJue, sette, dicci figli ciascuno ... "5 1 , diffuse ro, però, ben presto nelle famiglie rurali una implaca bile oslilità a lla guerra, che sfociò a più riprese nelle note , clamorose manifestazio ni ne lle citt~1 e ne i paesi agricoli, contro il governo e la borghesia, rite nuli in solido responsabili de lla guerra e dei suoi effetti . Queslo stato d 'animo, o llre ad agire sul morale della popol azione, lravasandosi n e lla corris ponden7.a con il fronte, a vcva influenza negativa anche su quello ue lle truppe.: combattc.:nli. Le famiglie de l celo operaio ind ustriale, pe r lo più inurbate, s ubirono una duplice , conlrasrante serie di s ollecitazioni. c-;li inte1venlisti manifestavano clamorosamente nelle piazze, ancora nei primi mesi di belligeranza, e nfalizzando la pa1t ecipazio ne alla guerra p e r accendere g li animi e mobilitare il fronle interno. Le teorie c ontrarie e rano portate in fam iglia dai congiunti che le acquis ivano in fabbrica . Le idee raccolte sul luogo cli lavoro assumevano veste di verità sacrosante perché promanavano d al contesto nel quale l'ope raio tra correva la sua vila attiva , dal luogo dove aveva imparato il mestiere e ricevuto lutto il suo indottriname nlo sociale. Ne ll'ambito familia re queste verità erano indisculibili, come se facessero pa1te del lavoro stesso del cap ofamiglia , del suo sa lario, anche pe rché mancava la possibilità di allingere altre noli:Lic di pari o maggiore attendibilità e autorevolezza, o ltre
w Pietro Melograni , Storia politica della P,rande guerra, Bari, L1terza, 1969, p. 358. Vengono riferilc le considerazioni di un espo ncnlc socialisla, poco prima d ei m oti di 'l'orino: " ... I soldati si ciliani, sardi e <.:al ahresi. .. sono monarchici per la pdlc; essi sparerebhero contro di noi con la medesima facilità ... <.:on la <]Ualc ~parano sugli austriaci ... ". 51 A. Frescura , /)iario di un imboscato, cit., p. 110.
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que lle , co n cordi, fornite dal s indacato e suffragate dal giornale del p artito 52 . Le prime partenze dei coscritti p er il fronte costituirono solo il prologo del dramma c he durò oltre tre anni. Abbiamo visto che g li operai erano inquadrati, di m assima , in reparti che impiegavano a fini be llici le conoscenze tecniche ed i precedenti di mestiere dei so ldati e che svolgevan o i combattimenti e le altre attività di guerra in posizioni arretrate rispetto alla prima linea del fuoco. Questo si traduceva in un minore logoramento del fattore uma no , p rendendo a paragone la fante ria. Ma le sa nguinose offensive dell'esercito impo nevano la m o bilitazione di sempre nuove classi. Questo stillicidio privava di sostegno e di affetti la famiglia proletaria, già contraria per principio alla guerra e che per via indiretta - n ei casi più fortunati - era al corrente della sciagure che colpivano ta nte famiglie cli soldati per l'atrocità delle nuove a rmi e per l'accanimento dei combattenti. Per i rappo1ti umani ch e vi intercorrevano più spe diti, privi di formalità e per la familiarità con la quale si trattava con il vicinato, la vita nelle popolose periferie cittadine favoii va il rapido diffondersi tra le famiglie ope raie delle n otizie sulla guerra in corso. Per gli stess i motivi era possibile accedere a molte delle notizie epistolari che i soldati facevano perve nire dalla zona di guerra. Le· lettere di solito riferivan o di fatti singoli e contingenti della vita al fronte, di avvenimenti ritenuti degni di nota, di difese e assalti , del freddo, de i disagi, d e i pericoli c orsi. Quelle p oche righe contribuivano ad accrescere , spesso, lo stato ansioso dei congiunti dei soldati, p er la natura stessa degli eventi sonunariamente d escritti53. Una s ituazione incidente s ul morale d e lle famiglie o peraie 52
Sull';:i rgomenlo cfr. A. Valori, La condotta politica della g uerra, cit. p. 11 8; Ciioacchino Volpe, Il populu italiano tra la pace e la g u erra, Milano , Nicola, 1940 , pp. 109 e segumli. 53 P. Me lo grani, Storia pulitica della grande f?uerra, cit., p . 60: " ... Non ci so n duhhi che d urante i primi mesi d i guen-a fu rono p roprio k: notizie provenienti dall 'esercito a deprimen: il mora le d i una o pinio ne p u bblica che continuava sostan ;,:ialmente a credere in una gue rra m itica , di tipo risorgime ntale, idealizzata durante le 'radiose giornate di maggio' ... ".
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con parenti mo bilita ti, o in e tà d i leva e ra la constatazione che sovente una parte no tevole del le maestranze era stata esonerata dal servizio militare attivo - si sosteneva - sen7.a valido motivo e che nu merose assunzion i, nelle varie mansioni, sembravano motivate da fini di comodo o comunque ben diversi da quelli leciti della funzio nalil~t o produttività aziendale54_ Le nccessit~1 della guerra chiamarono in fa bbrica donne e ragazzi. li lavoro era pesante, anch e per gli orari prolungati, per le turnazioni ingrate, per la ripetitività delle mansioni, m a talmente re munerativo da sostituire vantaggiosamente il mancalo apporto dei familiari mobilit.ati55_ La preoccupazione per gli u omini al fronte, in pericolo di vita, era comunque sempre presente. li disagio costante incupiva gli animi e accentuava l'insoffe renza per ogni piccolo o grande problema quotidiano, fino a rende rlo insopportabile. Nessun peso aveva la favorevole congiuntura che dopo a1111i di precarietà di posti di lavoro e di scarni salari consentiva un tenore di vita soddisfacente. Ogni motivo occasionale era adatto per scatenare agitazioni sul luogo di lavoro56, scioperi, manifestazioni d i protesta, con le donne e i raga:a.i sempre in primo pia no 57_ Le famiglie della bo rg hesia erano le tradiziona li fornitrici de i q uadri ufficiali d e ll 'csercilO. La pubblica consid e razione c he ~, Diego Leo ni e Camillo Zadra, La grande guerra, Bologna, li Mulino, ]')86, p. 595: Si monetta Ortaggi Cammarosano, in Testimon ianze proletarie socialist<.: sulla gu<.:rra, riferisc<.: i ricordi di un'orcraia cli 11n calza turificio "...Tutti qud li che <.:rano in gamba sono andati in guerra e lì sono entrati tulli i figli di quei papaveri eh<.: hanno grossi negozi di cal7.atun:, che (e.Id mestier<.:) non ne sapeva no rroprio n iente ... ". 55 S. Pe li, La classe opl'.raia ndla grande guerra, in M. Isnenghi, (a cura di) Operai e contadini nella [!,rande guen-a, dl., pp. 251 e 256. 56 !hidem. , p . 250: " ... si ha cioè- la fusion<.: della esasperai.ione per le propri<.: condizioni gene rali cli vita e d i lavoro con il rifiuto categorico della g uerra e d ella sua logica capitalistica ... ". 57 !hidem, pp. 240 <.: 24 1. " ... S<.: si pensa al pa11icolare regime di fabb rica reso possibile dalla gu<.:rra ... ,isulta cviclenre corne proprio le clo nn<.: e i raga7.zi, sottratti alla tutela militare, vengono a costituire un elcmento incontroJlahile di rottura; ... i reli(Juati di ogni agitazio ne ins<.:gnando eh<.: I<.: donne furono nuclci vitali e c<.:ntri im1diatori cli mtivitiL.".
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accompagnava la carrie ra delle anni favoriva la propensio ne per la vita militare dei giovani non sp aventati dall 'usterità della parlicola re pro fessione58 . Se mpre dalla borghesia venivano tratti gli ufficiali di com ple me nto. Moltissime tra le famiglie della borghesia italiana ebbero un congiunto ufficiale, in qu a nto l'inusitata consistenza d e ll 'esercito indusse il governo a disporre che tutti i mobilitati in possesso di tito lo di s tudio supe rio re con corressero p e r rivestire il grado di ufficia Je59. Le fam iglie borgh esi erano le più motivate in relazio ne all'intervento italiano ne l conflitto. Giovava n ell'occasio n e l'istruzio ne co m une me nte posseduta, un a visio ne d el momento storico più a mpia e informa ta cli 4uella delle classi subalterne - legate essen zialmente a l quotidiano cd agli asp e tti m ateria li della vita - la tradi:.d o n e de l ceto, la sensibilità nei confro nti dell' irredentismo , d elle rivendicazion i te rritoriali e, non p er ultimo , l'utile che d alla gue rra ritenevano p orcssc 1n m dni v:-ire. Le famiglie degli ufficiali di compleme n to - la grande maggiora nza degli ufficiali al fro nte - e rano fie re d e lla p artecipazione alla gu erra d e i congiunti con una funzion e di coma ndo, ch e ribadiva la loro posizione emine nte ne l contesto sociale60_ I familiari degli ufficiali e ffe ttivi e rano consa p evoli che la profession e del congiunto imp licava il ragionato rischio de lla v ita. T loro sentimenti ed atteggiamenti non erano dissimili d a q ue lli este rnati dalle famiglie d elle altre categorie professio nali che il ceto medio esprimeva, con la variante che i vantaggi che si a ttendevano dalla guerra vittoriosa - p e r antica esp erienza - e rano esclusivam ente di natura morale . A m otivo delle notizie epistolari dal fronte, be n più esaurie nti e diffusamente d escrittive di que lle de i soldati , si può ben 58
L Caclorna , La guerra alla fronte italiana, cit. , p. 3.
Le apposill: sdezio ni te nne ro conto, anche per i volontari di gue rra, di preclusioni legate a militan zt: p olitkhe. Cfr Re nzo De Felice, Mussolini il rivoluz ionario 1883-1920, Torino, Einaud i, 1965, pp. 3 19 , 320; D. Mussolin i, Il mio diario di guerra, <.:il. , p. 17, d ove riferisce che l'esclu sio ne da l corso allievi u fficiali non destò in lui alcuna sorrresa. <-,o La corris pondenza dei fa miliari degli ufficiali d i comrlemento mo bilitati, rirorr.ata, pe r esempio , da A. Ornodt:o ìn Momenti della vita di f!.Uerra, cit. , rivela grande sensibilità , san o o rgoglio e alto senso de l dovere civico. 59
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dire ch e lo spazio vissuto <lai familiari degli ufficia li no n era più solo qu e llo della comunità, ma anche quello del microscopico punto segn ato s ulla ca11a geografica nel qu a le iJ congiunto era impegnato militarmente. Nell'ambito borghese, la situazione economica del le diverse fa miglie e ra , natura lmente, mo lto varia. Durante il conflitto si registrò un generale scadimento del tenore di vita de lla piccola e media borghesia rispetto all'antegue rra, ma non risulta cl1e tale evenien za a bbia influito, o ltre certi limiti, s ul morale de lle famiglie degli ufficia li, né costituito oggetto d i diffusa co1Tisponde nza con i congiunti comba tte nti .
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6. Per sommi capi, la situazione del fronte interno
Le posizioni delle forze politiche rispetto alla pattecip azione al conflitto, rilevabili all'atto dell'intervento, non s ubirono sostanziali modifiche durante tutto il perio do della guerra. Solo dopo Caporetto è dato constatare l'ammorbidimento di alcuni atteggiamenti estremistici, da attribuire, a seconda dei casi, al timore pe r la piega presa dagli avvenimenti, a motivi di o rgoglio nazionale, a solidariet~1 con coloro che milit2vano ne ll'esercito batluto sul campo. Nel m o ndo socialista la discussione sull 'intervento si accese precocemente. C~ià nel settembre del '14 fu sancita la scelta del neutralismo assolu to. Decisione soffe,ta, dovuta essenzialmente ad un gruppo d i dirigenti che si impadronì del timo ne del pattito e ne guidò la rotta, ponendo sullo stesso piano tutti i b elligeranti, no nostante la originaria fra nco fil ia dei socialisti italian/>1. Altri esponenti maturarono orie ntamenti contrari e presero le d istanze dalle d ecisioni del pattito, pur non ripudiando l'essenza dell'ideologia socialist,a e dettero vita a movimenti che , con d iverso peso e d iversa fort una , si schie rarono tra g li interventisti. Analogam ente e nel medes imo tempo, il fronte sindacale fu scosso dalla stessa cris i, de notando "... la fotte dipcn<lc:ni'.a d ell'organizzazione sindacale ita li an a dal p artito ... anch e per la precedenza cronolog ica d ella organizzazion e politica su quella sindacale, che si e ra perciò conformata a quella ... "6 2 . La Confederazione d el Lavoro subì emoffagie d i esponenti e iscritti, me ntre l'llnione Sindacale si divise in due: sorse l'Union e
D. Lconi c C. Zadra (a cura di), la J?rande guerTa, cil., p. 524: Cìiann i Isola , in Immagini di guerra del comhattenti sm o socialista , dcfinisce di natura mode rata il neutralismo socialista. Tra gli esempi a s upporlo d ell'assunto è citata la ru brica dal titolo pole mico 'I Sabotatori', c he s ul periodico "La Romagna socialista" fornisce h revi hi og rafìe d i militanti socialis ti locali cad u ti in guerra. Di 'moderazione socialista' parla anche Pie tro Melograni, in Sturia politica della grande guerra, cit., p. 2. 62 G. Volpe, Il popolo italiano tra la pace e la g uen-a, cit. , p. 110. 6I
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Ita liana del Lavoro, favo revole alla gue rra, rappresentativa di limitato numero di lavoralOri. Modera to l'atteggiamento d e i cattoli ci, s pinto a ll 'avversione per l'interve nto da tutla una serie di motiv i da ricercarsi nella precarietà dei rappo rti tra Stato italiano e Yaticano 6\ n e ll 'ostilit~1 'di principio' d i quest'ultimo verso la lotta armata; nella sua favorevole predisposizione nei confronli dell'Impero austro-ungarico, campione del cattolicesimo e magg iore potenza ch e vivesse in buon accordo con la Chiesa 6'1 ; e, ino ltre , ne lla obbligatoria ad esio ne e.li questa alle idee della ba se popolare mrale, che della guerra no n voleva saperne, né sopportarne il peso, come ampiamente dimostrò durante lutto il conflitto. Cle rica li e socialisti si trovaron o, così , schie rati in campo comune, a nche per motivi di concorrenza, teme ndo i catto lici di s inistra di pe rde re il contatto con le masse popolari contrarie all'intervento e cli doverle abbandonare, quindi, ai socialisti65. Le frange di estrema conno tazione, contrarie a lla guerra , non riuscirono ad organizzare azioni di a mpio respiro e non costituirono ostacolo insormontahile a l controllo della polizia. Composito il fronte interventista , compre nde ndo pa rtiti rappresentati in parlamento e folti gruppi di pressione: democratici, repubblicani, na7.io nalisti, soc:ialisti rivoluzionari, rilòrmisti, radicali, irredentisti e irredenu06. Queste forze " ... non esprimevano un
6~ Circa l'ostilità del dero n<.:i confronti tk:ll 'intervento e ciel regime politico cfr. P. Pieri, La prima guerra m ondiale, cit., p . 8. Sull'atteggiamento cte l paparo cfr. Francesco Coppola , I.a c1isi italiana, Roma , L'italia na , 19 16 , p p. 131 e seg., 138 e seguenti; Achille Loria , Aspetti sociali ed economici nella prima guerra mondiale, Milano , Vallan.Ji. 192 1, p . 322. 64 A. Valori, J.a condotta p olitica della guerra, cit. , p. 89. Sull 'argomento cfr. Giovanni Sabhatucci La stampa del comhattentismo, Bo logna , Cappelli, 1980, p. 31; Attil io Frescura , !)iario di un imhoscato, cit., p. 207. 65 A. Valori, La condotta p olitica della guen-a, cit., jJ. 98. 66 (~iuscppe Lazzarini, Come entrammo in Rtten-a, Trie.ste , Cappdli, 1920, p. :-S5: ".. .furono s pecialmente <JU<.:sle tre o rganizzazioni: re publ>lica n;i , radicale e rifo rmista c he forma rono il centro compatto de ll'eserc.ito civico che riuscì a trascinare il paest: all'intervenlo .. .".
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ventaglio di posizioni, né a mme ttevano un dia logo interno, ma te ndevano a chiude rsi in una visione sempre più rigida e intollerante, ch e non sopportava né critiche né dubbi, ma n mano che le difficoltà d e lla guerra apparivano in tulla la loro gravità .. ."07. La guerra e ra intesa d ai nazio nalisti come rivoluzione internazio nale, punto di vis ta che doveva riaccostare l'estre ma destra della politica itali ana co n l'estrema sinistra del socialismo, con Mussolini68 . Di tutto questo agitarsi era s pecchio sollecito la s tampa. O gni testata aveva una sua connotazione p o litica, in lin ea con le p osiz ion i dei diversi partiti e schieramenti, " ... perché non esiste un pa rtito scrio senza propria sta mpa, né una stampa rispettabile ch e no n s i ricolleghi ad un partito, almeno n e lle tendenze e n e i postulati generali ... »69_ Dall a partecipazione italiana al conf1 itto trassero gran de impulso l' attività e l'occupazione in va s ti sello ri economici , già in sofferenza a motivo d e l ris tag no del la produzione e dei comm e rc i. La vastità dell e es igenze necessarie a condurre una guerra m o d erna costituì la cau sa de l lievitare della produzio n e indus triale e del commercio, della pro liferazion e di nuove industrie e ma ni fatture , dell 'ampliame nto di quelle esistenti, del potenz iamento de lla viabilità e elci tras p orti. La guerra impose la creazio n e di un a ltro eserci to operante s ull'inte ro te rrito rio nazio n a le, con il compito di produrre a rffii e mate ri ali p e r le necessità b e llich e70_ L'esodo forzato di centina ia di migliaia di uo mini dalle fabbric he , dalle attività agricole e comme rciali aveva consentito il totale assorbimen to nel processo produttivo dei disoccu pati, che rappre sentavan o un annoso proble ma soc ialc7 1 ; degli em igrati , ch e
G. Rochar, !.'Italia nella prima guerra mondiale, cit. , p. 7. A. Valo1i, I.a condotta politica della guerra, cil. , p p. 100, 101. 69 G. l.aZ7~'lrini , (,'ome entrammo in guerra, cil., p. 32. 70 'Secondo esercito' vie ne de finita la massa dei lavoratori Jdl'industria belli ca in Alessandro Camarda e Santo Pe li, L 'altro esercito. Operai in fa bbrica . La e.lasse o pe raia ne lla prima gu e rra mondiale, Milano , Feltrine lli, 1980. 7 1 Simonena Ortaggi Cammarosano, Testimonian ze proletarie e socialiste 67
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e rano stati costretti a fu ggire dai paesi m vasi, o comunque he lligeranti e dei profughi dalle zone di g uerra tre ntine, friuliane , venete e clalrnate72 . Alla caren7a cli maestranze sopperirono a nche gli inabili al servizio militare, ma soprattutto la manodopera fe mminile, impiegata per tutta la durala della guerra in ogni settore d el lavoro dipendente. Le disposizioni superio ri per gli approvvigionamenti bellici imponevano il risp etto di criteri legati ai p arametri della quantità prodotta e del tempo di fo rnitura, ponendo il fattore prezzo in seconda linea73 _ La remunerazione del lavoro e i guadagni d'impresa raggiunsero, quindi, c ifre elevate. L'indiscriminato aume nto del salario operaio - in media Lre volte supe riore a quello anteguell"a - specie per i lavoratori addetti alle produzioni helliche, l'incontrollabile incremento elc i profitti del capitale, insie me ad altri fe nomeni in!lazionistici avevano innescato una spira le che determinava il lievitare del costo della vita, con un andame nto che, se consentiva ai ceti operai e agricoli cl i te n er tesla al fenomeno , condannava a v ita gra ma i percettori cli e ,nolume nti impiegatizi e i piccoli redclitic ri71_ Da un punto di vista geografico, p uò dirsi che la p e nisola esprimesse ne lle sue realtà regionali orientame nti di segno d iverso rig uardo a lla partecipazione italiana al conflitto . La popolazione p iemontese - aristocrazia compresa - è genera lme nte consicle -
sulla g ucn-a, in La Grande c;uerra, a cur;1 cli D. I.eoni e C. Zadra, cit., p. 590: vie ne riferito un passo d i A. Leoneni, Da Andria contadina a Torino opcraia, Urbino, 1974: " ... Anchc pcr me, nel 1916.. . la gu crra volle dire lavoro, quel lavoro che avevo tanto cercato in pe riodi di pacc e chc mai e ro riuscito ad avere, mi ve n iva offcrto ora, mentre migliaia c migliaia cl i lavoratori erano invi;1ti ::il fronte ... ". n G. Volpe, Il popolo italiano tra la pace e la guerra, cit., p . 49. Hife risce circa l'influe nza negativa sul mo rale dell a popolaziom: dello spenacolo degli emigra nti c he ritornano, imprecanti e più pove ri di prima, dalla Ge rmania, da ll'Austria, dalla Francia, da l I3elgio. Solo dalla stazion c di Milano ne trans itarono 350.000. 75 Ibidem , p . 297. 74 Ibidem, p. 306.
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rata contraria alla gue rra. La notevole massa operaia cittadina e rurale era irriducib ile in proposito e aderiva alle ideologie socialiste. T ceti medi frnivano di tranquillità g razie ad una situazione economica cli tutto rigua rdo, che temevano minacciata dall'avventura be llica. Trento e Trieste ra ppresen tava no per molti una en nesima s pin ta centrifu ga suscettibile cli p rovincializzare ulteriormente la regione, conside rato il p a lese spostamento de ll'epicentro d ella vita italiana d al Piem onte alla Lomba rdia e a ll 'Emilia75 _ Con il vicin o francese vi e ra u n antico conte n zioso sul piano spirituale e m ateriale che no n favoriva entusiasmi, né alimentava sentimenti di solidarie t~176. La me ntalità di namica della popolazio n e lombard a aveva soffe rto della stasi n e utralis ta e d aveva aderito alle ragio ni d e ll a g ue rra dei propri uomini politici, che la stampa locale e nazion ale - con in testa TI Corrie re d ella Sera - giornalmente agitava, approfittando delle occasioni o ffe rte , anc he , d all'andamento d e lle o perazio n i militari. Nel Veneto, che ospitava un a vasta zona dei combattime nti, la guerra all 'Austria e ra considerata una guerra propria. A Venezia viveva la massa dei p rofughi istria ni e dalmati irredenti, che aveva buon gioco nell 'alime ntare p assio ni interventiste. Le regioni emilian e ven gono definite tranquille e propense visceralme nte a sposare la cau sa dell 'inte rvento. Fire nze, p iù ch e la Toscana, ris uonava di voci favorevoli a lla guerra , sebbene fossero 1iscontrabili consiste nti fermenti neutralistici. "... Sce ndendo verso il Su d , la nota opposta prendeva sempre più il sopravvento, almeno come sentimento p ub blico ... "77 . La radicala cultura conservatrice meridio nale , da sempre chiusa alle novità e scevra da sussulti patriottici a causa delle stesse vicende G. La zzarini, Gume entrammo in guerra, cit., p p . 28, 29. G. Volpe, Il pupulu italiano tra la pace e la guerra, cit. , pp. 120, 121. L'autore elenca qui i prin cipa li m otivi info rmato ri della francofob ia p iemontese . 77 ibidem, p. 122. L'alleggiamcnlo contrario all;1 guerr;1 è att1·ih11ito, in pa1te , alla minore indipendenza della stampa delle regio ni m e ridionali, rispetto alle testate edite nd nord Italia.
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storiche vissute, non riusciva ad esprimere antagonismo nei confronti degli Austriaci e dei Tedeschi, lo ntani dalla propria sfera di inte ressi e di vita. Anzi, non era sopito il pensie ro che sotto una dinastia nordica - gli Svevi - e ra no stati raggiunti grande pre stigio e potenza; né din1enticati i moti insurreziona li popolari contro i Francesi occupanti, nel 1799. Il maggior giornale me ridionale, infine, - Il Mattino , cli apoli - alimentava il pacifismo, vale ndosi di a lcune delle mig liori penne nazionali. La stampa catto lica, assai diffusa , non mancava di orientare i le ttori contro la guerra. "...Vi e ra un fatto iniziale che spiega m olte cose nostre: il carallere volontario, almeno in appare nza, della guerra italiana, quasi vittoria degli interventisti sopra i neutra listi do po otto mesi di polemiche interne. Que sta guerra si presentava agli occhi del popolino come la guerra d e i signori; agli occhi de i conserva tori ad oltranza come la gu e rra de i rivoluzionari; agli occhi della socialdemocrazia come la gt1e n-a de gli imperialisti e dei g n1ppi plutocratic i: in ogni modo, la gue rra imposta da una minoranza audace al popolo italiano. Quindi rancore come per una sopraffazione inflina alla legale rappresentanza del paese, non disposta alla guerra, ma costretta a s ubirla..."78. La classe ope raia, contraria alla gue rra sin da quando se ne cominciò a parlare, non modificò tale convincimento durante il conflitto. Anzi, sospinta da quanto di negativo questo appo,tava al vivere quotidiano , contrastava con gli interessi e le aspettative, radicò sempre p iù l'aueggiame nto ostile 79. Di pari avviso "...i contadini, i più chiusi entro il cerchio di interessi circoscritti : la terra, i contratti agrari, i patti di lavoro, la parrocchia. Davanti ai contadini nessun partito che voleva Voiµ~ , Ottohre 19 1 7. Dall'Isonzo al Piaue, Mila no, Libreria d'Italia, 1930, [)[). 13, 44. Cfr. Ma rio Ism:ngh.i, Operai e contadini nella grande RUerra, cil. p .
78 ( ~.
105: Emilio f ra nzina, in Lt:rtere contadine e diari di ramx.:i cli fro nte alla prima guerra mondiale. IL Monteleone, l.etterealre, l<J /4-19 18, cit. , pp. 11 , 21, 90: in una tra le lettere (anonime nme e quasi tutte minatorie) pe1venure al sovrano, un ciltaclino rone la do manda: ' .. .chi ci ha insultato ?.. .' e fornisce l'anonita risposta: ' ...a no i m:ssuno .. .'; <:on ciò vole ndo cli moslrnre l'ingiusta origine d ella guerra in corso e la n<.:cessità d i concluderla subito. 79 G. Rochat, L'I talia nella prima guerra mondiale, cil. , p . 65. Lo sviluppo impetuoso del movimento o r c raio produsse ".. .la crescente consapevofe7.za cht: la con(l uisla di un'egemonia proleta ria era ormai un programm a politico concre to e no n più un sogno ...".
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guadagnarseli e per cli più in concorrenza con altri, poteva parlare di . ,,80 . guena... onostante la non d isastrosa situazione economica del proletaria to urbano e dei conta<lini8 1 e d "... il peso Jella repressione poliziesca e della mobilitazione terroristica del patriottismo nazion ale che bloccarono ogni attività d ei sindacati, del partito e de lle amministrazioni locali che non fossero compatibili con la gestione di classe del conflitto .. ."82, durante tulio il periodo della guerra l'Italia fu p ercorsa da agitazioni negli strati proletari, c he sfociarono in ma nifestazio ni anche crnente 85. Emblematica la 'rivolta' di Torino, nell'agosto 191784 . Una contingente penuria di farina e la chius ura di ;;i k uni forni costituirono la causa scatenante di quello che può definirsi un tentativo insuffezionalc. Intervenn e l'ese rcito con autoblindo e mitragliatric i. Si contarono trentotto morti tr;;i le due parti . Eccitati dalla recente, acclamata visita di una delegazio80
G. Rochar, L1talia nellaprirnaf!.uerra mo11diale. cil. , pp. ')4, 95. A p. 64: " ... le masse contadim; (erano) sorda me nre ostili al contlino ... ". Cfr. M. Isnenghi, Operai e contadi11i 11ella grande f!.UCrra, cit., p. 78: Livio Vanzerto, Conta<lini e grande guerra in aree campione d el Vc.:nero: "... Basta uscire un'ora a.li ~ c.ampagna per capire il sentimc.:nto della popolnione rurale. I Signori sono rite nuti ed accusari rei del clelirro della guerra ... Sono colpevoli anche di alimentarla solloscrivendo i 'prestiti nazio nali'. l{agazzi e femmine.: ingiuriano i Signori e l<: Signore. Gli uomini mostrano lo sguardo rorvo.. ." (Dalle relazioni della l'.S. cli Padova nel 191 7). Cfr. R. Montelc.:one , Lettere al re. cit., p. 51. 8 1 A. Valori, La condulla politica delta f!.Uen-a, cit., p. 287: risultava impossibile " ... Logliere ai contadini le ris<.:rve di frumento o granturco, cli c.ostringerli a mangiare pane d i farina non abburattata; (sindacare.:) la produziom ; di uova, pollame, ortaggi presso i rurali ... ". 82 G. Roch.at, !.'Italia nella prima guerra mondiale, dt., p. 79. 83
!hidem, p . 81.
l'. Melogra ni , Sfuria politica dellawandeguerra, cil., p. 338; A Torino "... il neutrnlismo dd proleta riato trovava una singolare corrispondenza nel ne utralismo di gran parte della borghesia ... ". Cfr: IL Monteleone, Lei/ere al re 1914-191H cil., p. 47: " ... La sollevazion<: o pern ia di Torino s'inserisce ne l contesto di un conflitro sociale acuto, ma sempre pieno di contraddizio ni. Non si dimentichi la s peranza degl i insorti rodnesi in un in tervento solidale.: delle truppe ... "; D. Leoni e C. Zadra, La, gt-ande guerra, cit., p . 523: C,ianni Isola, in Immagini di guerrn ciel comballenrismo socialista.
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ne rivolu:lionaria ru ssa, gli operai - moltissime le d onn e - speravano, o avevano motivo di ri tene re, che i soldati avrebbero fatto cau sa comune con loro a s im ilitudin e di quanto avvenuto a Mosca e Pietroburgo. La reale portata de lla rivoluzione russa e le su e conseguenze, anche più immediate, non furono ben comprese in Italia. Fu c reduto, inizialmente, che il nuovo regime avrebbe incrementato il s uo sforzo bellico. Al d i là del le aspettative di sollecita instaurazione di istituzioni liberali - da una parte - e di 'rivoluzio ne per la rivoluzione' - dall'altra , c he vide più giusto - g ra ndi entusiasmi suscitarono in Ita lia i provvedimenti sociali di Le nin8 5. la rotta di Caporetto, o ltre che su ll'esercito, e bbe evidenti conseguenze anche sulla pubblica opinione. Ma per rilevare nel paese un reale cambiamento di atteggiamenti occorre attendere la primavera del 19 18. La situ azio ne milita re presentava aspetti diametralmente o pposti a quelli iniziali ed a qu elli che per circa tre anni avevano alimentato scontento, accorate proteste, agitazioni di p iazza. L'esercito n on insidiava più gli altrui confini , non lastricava più di morti la strada per Trento e Trieste, ma e ra abbarbicato ad un monte e ad un fiu me - s ubito 'sacri alla Patria', per corrente accezione - ad o ltre cento chilometri dietro i confini nazionali, nel tentativo d i arginare la fiumana nemica in p rocinto di sommergerio 86 . Se nell'attività o ffen siva poteva esservi un alcunc hé di discutib ile riguardo a lla liceità, o alla convenie nza del g ue rreggia re , ora che si trattava di d ifesa - e di difesa ad o ltran za - l'atteggiame nto
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Alfredo Panzini, Oiario sentime ntale della guerra, Mila no, Mon dadori , 1923, µ . 181: " ... Le nin prome tteva ai popoli qualcosa di meglio d e ll a libe rtà; ... In llalia scoppiò un t1le e ntusiasm o per Lenin che questo e ntus iasm o fu perfino chiamato tradime nto;... Lenin che divide la terra tra i contadi ni è, per m o lti, il più grande fatto storico dopo Cristo ... ". 86 Rino Alessi, Dalt1sun:z:o al l'iave . Lette re clandestine di un corrispond e nte di guerra , Milano, Momladori, 1966, p. 22 1: molti militari ritenevano orma i no n più perseguibile alcuna attività he llica intesa all'acquisizione di Tre nto e Trieste. Riteneva no anche - curiosamente - che ;1 g uerra l'inita l'Aus u·ia s i s arehhe ritirata s ui prim itivi confini. Si c hiedevano , quindi, a che scopo comhattere ancora.
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di parte considerevole dei n e utralisti - popolo e fa:lioni politiche si stempe rò in toni più moderati rispetto alla precedente intransigenza, se non diven ne addirittura favorevole alla prosecuzione del confliuo87. Parte considerevole, certo, non tutti: 1 movimenti estremistici continuarono a dichiararsi e ad operare contro la guerra.
A. Valo,i, /,a condutta pulitica. della. guerra, cit., p . 357: "... a l lento ristabilimento della calma e della fiducia nel Paese aveva ... contribuito il huon contegno della maggior parte della stampa, se si fa eccezione per il giornale ufficiale d e i socialisti, subdol am e nte velenoso ... ". Cfr. sull'a rgomento P. Melograni , Storia pulitica. della grande guerra, c it. , pp. 555 e segue nti: ".. .Immed iatamente dopo Caporetto si p oterono notare sintomi di risveglio patriottico in una pa rte cospicua della classe operaia ... ".
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7 . Sul morale dei soldati in trincea: - preoccupazioni per la famiglia; - sgomento per il gran numero dei morti e dei feriti; - ansia dei militari veneti dopo Caporetto; - la superstizione in trincea; - le propagande e i loro effetti
La novità dei primi giorni in grigioverde distoglieva il coscrillo dal pensare a casa. La caotica giornata della recluta, l'apprendimento dei p1imi rudimenti della istruzione militare, il perseguire l'autosufficie nza in un a mbiente ostico assorbivano tutta l'attenzione del soldato. La tradotta sovraccarica e vociante, le faticose marce lasciavano poco spazio alla nostalgia , così come il p1imo ambientamento tra i commilitoni de l reparto, al fronte. Dopo qualche giorno cli trincea la novità cessava. Subentra va la ripetitività delle azioni, collettive e individual i. T11tto diveniva ovvio e abusato e per quasi nulla cm richiesta la pattecipazione del pensie ro attivo, d i una precisa volontà da far sorgere sul rno1nento. La giornata si trascinava monotona, impegnata nelle solite incombenze e nel riposo ristoratore della veglia notturna. C'era tempo per andare col ricordo alla famiglia lontana, tuffarsi con la mente nel p assato più prossimo, che anche se travagliato era senz'altro un 'Eden' in confronto alla esperienza di guerra, partecipare da lontano al fluire quotidiano d ella vita della famiglia . Le notizie giunte con l'ultima lettera fornivano lo spunto per l'avvio del pensiero. I padri di famiglia, i 'vecchi quarantenni' andavano con la mente alla moglie perennemente in faccende88; ai figl i piccoli che giocavano, a quello che di lì a poco doveva nascere, a quelli grandicelli che già
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A. Frescu ra Diario di un imboscato, cit. , r . 179: " .. passa no ndla memoria le facce stanche e sbalordite dei miei vecch i soldati che avevano negli occhi lo slupo re doloroso de lle cose lascia le: le donne, i fig li, la casa , i campi, g li armenti ... Ora pa,te cli quei vecch i, dal '78 all'8] , sono in prima linea. Son o le 'truppe fresc he' e fanno le 'ond a le ' spruzzate dall 'arge nto d ei loro capelli incolli.. Sono de i vecchi i co ntadini a quarant'anni ... ". M. Puccini, Davanti a Trieste, cit., p ..15, rammenta che nd s uo rlotone "... i g iovani sono poch i, appena dieci o dodici. I.a più parte sono complementi dell '8 1, ... hanno fa cce ispide, baffi grig i, s palle ricurve .. . ".
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davano un aiuto in casa 89. Tutte persone che avrebbero avuto bisogno della presenza e dell'appo n o dell 'uomo di casa. IJna costa nte preoccup azione era il risvolto economico della vita della famiglia: o ra toccava alla moglie, o al vecchio padre, oppure al più grande dei figli trattare col fattore, col padrone, discutere le paghe, la divisione del raccolto, stabilire i p atti p er la prossima annata, oppure andare a cercare lavoro p er la stagione. Tutte incombcme fondamentali della vita mrale, nelle quali l'esperienza era essenziale per assicurare alla fantiglia qua nto e.li materiale questa n ecessitava. Il pen siero d ella fam ig li a rie ntrava ne l quotidiano, era quasi un 'alternativa a lla vastità dello scenario ch e avvolgeva il soldato, una distrazione, un sentirsi vitale nella atmosfera immobile delle consuetudini di trincea. Per i g iovani soldati il p roblema era in parte diverso e coinvolgeva anche sentimenti m eno maturi, ma più intimi, non riferiti a lle vicende de lla conduzio ne familiare; non investiva esclusivamente la sfera elci b en essere e dei m odesti affari della famiglia contadina. Il pensiero andava più spesso alla moglie in quanto d onna , a lla fidanzata, che lavoravano in campagna o nella fabbrica. Il tempo e la lonta nan za rendevano sempre più desiderabile l'oggetto del pensiero, facevano ricordare ore liete, fantasticare programmi per la licenza, per il tempo futuro, quando la guerra sarebbe fin ita. 11 tedio della vita quotidiana, clell'ine,Lia forzata al fronte, svaniva al primo accenno di un attacco nemico o all'insolita distribuzione di alcolici, segno certo di una imminente azione o ffcn s iva90_ Sia la difesa della posizion e , che l'a ttacco alla trincea ne mica si traducevano in spaventosi massacri.
P. MonelJi, Le scarpe al sole, cit., p . 107: "... Giacomino conla i mesi che ha fatto so tto la naja. 'Cinquanta mesi che son sott'la naja. E quando la mc femina r a,torirà, me nassarà un tosat vestio eia alpin con la pena fori ordinansa' ... ". 90 Sulla dis trihuzione di alcolici prima degli assalti cfr. P. Pussel, La grande guerra e la memoria moderna, cit. , p. 59 e P. Monelli, Le scarpe al sole, ciL., p. 101. Ci rca l'incidenza negativa sul combatte nte della inattiv ità caratteristica della vita di trincea: Giani Stuparich, Guerra del 'l 5, Milano, Treves,
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"... Ficcato nelle buche e nel fango ... il popolo dei soldati, <lei buoni e d egli ignari si trovò di fronte a una cosa imprevista, terribile e inafferrabile, a una macchina fatta di formule, di filo di ferro e di canne rigate, di calcoli e di scienza, inv isibili e onnipresenti, contro cui nulla po teva la sua povera massa urlante , bestemmiante e piangente, fatta solo d i carne, d 'ossa e di qualità umane ... "91 . Al termine d ell 'azione il fante poteva fare il conto d ei commilitoni morti e di quelli trasportati nell 'osp edale d a campo. I più vicini li aveva visti cade re, ne aveva visto le ferite, sentito le grida, li aveva visti giacere immobili . l)i notte li aveva calpestati, con-e ndo all 'impazzata92. !)egli altri se ne parlava ne l re p a,to, a livello di c.ifre . In pochi mesi, la squadra, il plotone si rinnovavano, cam biavano i visi d ei più : "... li destino non vuole c he s i viva mo lto ins ie me con chi è venuto alla guerra ... ,,93 .
Molti d e i caduti no n p otevano essere rimossi dalla 'terra di nessuno', tra le opposte trincee, e lì rimanevano a disfars i; inizialme nte come un m acabro mo nito, poi quasi privi di significato negativo, quasi p a tte integrante del p a norama di guerra, con i sassi, le bombe inesplose ed il groviglio del reticolato. " ... La vedetta è là ... quel mucchio sul quale o ra il suo sgua rdo si posa, quasi pe r una attrazio ne incosciente, è ... il cadavere del compagno morto il giorno avanti. Egli è là aggrappa to al reticolato ... Aveva due fi gli, la moglie ... In u na mano po rta, ancora, stret-
195 1, p. 592: " .. Ho osse rvato pa recch i de i mie i co mpagni , a lle fe ritoie, stringe re il fu c ile e pu ntare gli occhi, col d eside rio, espresso nelle mani e sulla faccia, come un furore, di pote r tira re contro <JUalcuno che avanzi, d 'uccidere , pur d 'avere la se nsazione d 'agire, pur di lihe rars i di questa tremenda passività fo rzosa ... ". 9 1 Curzio Malaparte, La rivolta dei santi maledetti, Roma, Ed. Rass<.:gna Internazionale, 1921, pp. 13, 11. 9 2 M. Muccini, E oru andiamo!, cit. , pp. 35, 36, 39. A p. 157: ".. .Siamo sopra un carnaio . È un mostruoso ammasso di cadaveri dilaniati. .. ". Una indicazion<.: ddk: p<.:rdit<.: p<.:r alcun<: azion i o fknsiv<.: i:.· forn ita da R. Mont<.:k:o n<.: , lettere al re, cit., p. 29. 95 M. Puccini, Davanti a Trieste, cil., p . 33.
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ta la medaglietta di S. Antonio ... "94, che avrebbe dovuto salvargli la vita. li bombardamento nemico sulle strade delle retrovie, sui baraccame nti e nelle zone di transito <lelle truppe disseminava di cadaveri il terreno ed occorrevano giorni e giorni per il loro recupero, se fango o neve non coprivano tutto per l'intera stagione. Il lezzo d ei cadaveri rimasti in sepolti dall'ultima offensiva e che si disfano fra i reticolati è insoppottabile e gli abiti sono impregnati cli ques to tanfo mortife ro95_ I cimiteri improvvisati, folti di croci bianche tutte uguali , impressionano il soldato, ma colpisce maggiormente la sensibilità individuale , " .. .la v isione continua dei morti lungo tutta la strada, attraverso tutti i campi, sconciamente supini lungo tutti i fossati. .. Un mo tto steso lungo il fossato di una strad a può seITarci il cuore d 'a ngoscia, ma più di paura , perché rivediamo noi, così stesi, lividi , assenti, materia senza soffio cli volontà ... "96. Così frequente , generalizzato e ra lo s pettacolo de lle ferite e della morte che, a lungo andare , provocava assuefazione, insensibilità , ottundimento <lei sensi, rifiuto della m ente a recepire e considerare il fenomeno ne i s uoi reali significat i e dimensioni e si g iunse presto a vedere i soldati sforzarsi di coglie re gli aspetti meno spiacevoli della guerra , udirli mentse scherzavano tra loro, fumavano, mangiavano, come se i lo ro compagni non fossero m o rti un momento fa , com e se non avessero steso loro s ulle
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Cesan.: Caravaglios, !.'anima relig iosa della g u erra, Milano, Mo nclaclo ri ,
1935, p p. 16, 17. ll. Musso lini, Il mio diario d i g u erra, cil. , p. 52: "...Dinanzi alla nostra trincea c'è un re ticolato in gran parte somme rso dalla neve ; un centinaio d i metri più in su si profila il semicerchio del reticolato austriaco. Fra i due reticolati ci so no de lle masse grigie info rmi: sono cadaveri a bbandonati... ". 95 M. Mucci ni, H ora andiamo! cil., p. 155. Scrive I3. Mussolini, TI mio diario d iP,uen ·a, c it., r- 84: "... Giungono, col vento ddla sera, onda te di tanfo di cadaveri . Ne ll a selle tta ci sono due cimite ri: uno austriaco e l'altro ita liano . Ieri una grossa g ran ata disseppe llì a lcun i morti. Macabro. Ora compre ndo come solo il nome di Dohe rdo ' te rrorizzi (i soldati) ungheresi. .. ". 9<i A. Frescura, Diario di un imboscato, cit. , p. 245.
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barelle improvvisate i corpi m a ttoriati dei commi lito ni97_ Al fro nte n on trovò, p eraltro, diffus ione la s illogistica legittimazione de ll 'ecatom be formulata da Papini , s u l 'Resto del Carlino·98_ I ven eti no n amavano gli au striaci . Conoscevan o l'arroganza e il tratta me nto rude lo ro riservato q uando ne ll e stagio ni mo rte pe r la campagna e mig ravan o in Aus tri a pe r dedica rs i a c iò che di umile e faticoso a ltri no n vo levano fare . Con la gu erra avevan o avuto modo di provare la d ure zza de l combatte nte a ustriaco c d e rano al corre nte d e ll 'odio p rofondo che questi nutriva p er gli italiani, odio che le p o po lazio ni d e lle te TTe strappate agli austriaci non avevan o mancato , da p arte lo ro, d i m anifestare in tutti i m odi possibili99_ Non e ra stato comp reso che nel Gorizian o c cl a Trieste ') 7
P. Melograni, Storia politica della grande guerra, cit. , p . 84, Lrascrivc la lutera di un ufficiale : "... Io non so p iù che diavolo sul..,en lri n ei cuori, ma i:: ccrlo ch e s i i:: d i u na du rezza sre ci ale . Vedi c:ad e re c:ol r iri, per no n rialza rs i, soldati e colleghi e vedi altri halza re in ried i p e r sc:ende re giì1, agitando le b raccia ferite, o r rc mcrs i un fia nco o l'ad d ome in m ille p ost11 re di persone slraziatc, e Le ne rimani lì, tranquillo .. .''. B. Mussolini , Il mio diario d i guerra, cit. , p. 26: dopo un b ombardam ento vi son o d ei m o rti " ... gli zarpatori a dagiano i rno ni s u l.Jardlc ... e s e ne vanno . Qui non si p ui) fare un cimitero ... L'emozio m.: della com pagnia i:: s lala fu gacissirna . Ora si riprende il chiacche Iio . Si fisch ic lla. Si canta ... ". 98 A. Pan zini, Diario sentimentale delta guerra, cit. , p . 57: " .. Papini nel Resto d el Carlino, sotto il tito lo: 'Si p uò dire?' d ice una cosa , la quale i:: vera , e anche non ve ra . Le g uerre ciel Risorg ime nto costarono poca e ffus io ne d i sangue (Cala tafimi, mo lti 53; Custoza cie l 1866, morti 673; S. Ma rtino, morli 665; difesa cli Venezia , mo rti 310, cl i Rom a morti 651; battag lia dd Vo lturno .. . mrnt i 147, tota le d al '48 al '70 molti 7000 italfa ni. Si es cludono Magenta e Solfe rino ... pe rc:h é sono due v itto 1ie ottenute col san gue francese ...) e ciò è vero. A parte l'esatte zza d i queste c ifre , il ragioname nto di Pap ini conclude a questo ... : l' inte ro Hisorg ime nto è costato una miseria: è stato un terno al lotto. Co nd us ione : quanto no n pa gammo allo ra, dob biam o pagare oggi .. .". Ado lfo O m odeo , Momenti d ella 1Hta di guerra, c:it. , p. 24, s i d imostra a cono scen za d e llo scritto , q ua ndo rileva c:he ".. .Q ua lcuno faceva, alqua nto mate ria listicame nte, i conti d e lle gi.1e rre d e l l{isorgime nto e trovava c:he il sangue versato non era stato sufficiente ... ". 99 Cfr. Piero .J ahier, Con m e e con gli alpi ni, Ro ma, La Voce, 1920 , p . 128: " ... il rnonlanaro, tre m esi in p alria e nove fu ori, passa in rivista tutti i mestie ri ... ". Le popolazioni delle terre conquistate si sentivano estranee a l nuovo
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la situazione etnica non era così chiara come nel Trentino. Accadde, quindi, che nel nord-est gli italiani occuparono per 29 mesi un territorio oslile e favorevole ali' Austria, dove lo spionaggio c.liffuso - reale, o presunto dai comandi italiani - fu la causa di numerose esecuzioni sommarie, anche a segu ilo cli lievi indi zi. Nel paese di Villesse (S. Pietro sull 'Isonzo) vi fu all'atto dell'occupa:;:ione una sanguinosa rivolta in massa d e lla popolazione100. Già le colonne degli oltre 400 mila profughi veneli e friulani che intralciavano il ripiegamento delle tmppe sorprese a Caporetto, gli sguardi sgom e nti di tutti, il loro scomposto fuggire erano un chiaro sinlomo di cosa la popolazione delle terre che s tavano per essere invase si aspeltava dall'occupazione nemica. " ... La teoria delle dolenti continu a. Passano le giovinette, che s i attardano nella vana ricerca di un parente. Saranno violentate per via sul margine dei fossi, dai Ledeschi che vincono. È la guerra ... "101 _ Chi non poteva muovers i insultava dalla sogl ia delle case le truppe in ritirala, chiamandole responsa bili dello scempio che l'invasore avrebbe fatto in quei paesi condannati. Anche i soldati non nutrono dubbi in proposito: contesto nazionale. Indicativo è il 'lapsus' di una fruttivendola: "... da <1uando xe ancia ' via i nostri. .." riferito da Anuro Rossato , in L'Elmo di Scipio, Milano, Modern i.s.simo, 1919, a pagina 42. Erano frequenti le sfide, le ingiurie e le accuse lanciate dalle trincee austriache agli italiani c he le frontegg iavano. Cfr. H. Mu.s.solini, Jl mio diario d i guerra, cit., pp. 26, '27: " ...Ieri sera gli austriaci hanno inscenato una dimostrazione antit-:il iana. Han no cantato in coro il loro inno nazionale ... Hanno aggiunto: 'Bersaglieri de ll 'u ndicesimo, vi aspettiamo! ' Alla fine una voce di u ffic iale ha urlato a l megafono: 'Ilaliani farabutti , lasciateci le nostre terre!' ... ". 100 P. Melograni, Storia politica della w-ande guerra, cit., a p . 31 riporta le preoccupazioni del sovrano: " .. .la popolazione oltre confine che è rimasta nelle case non ci è amica ... "; a p. 29: "... A Grado si è H:ntato restituire la bandiera austriaca dov'era gi~i stato ina lberato il tricolore. A Villesse c 'è sta ta la grave sollevazione notturna con non poco spargimento di sangue ... ". I faui di Villesse sono narrati anche da A. Frescura, Diario di un imboscato, cit., p. 97: la popolazione del paese si armò di falci e forconi e assalì i soldati ita liani. furono fucilate 150 persone e incendia lo l'abitato. 101 A. fresc ura , Diario di un imhoscato, cit., p. 243.
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" ... Questi volontari sono in gran patte carnio li e friulani. Gente del paese. Di tutte le età. Di tutte le condizioni sociali. Sbarrando i passi ai confini d 'Italia, es.si difendono le loro case, le loro famigl ie, i loro villaggi che sarebbero i primi a subire le violenze dell 'invasore ... "102. Qualche soldato fortunato e ra in grado di dare a iuto alla famiglia, come quell'alpino che portava in braccio i suoi figlioli per sottrarli all'occu pazione n emica 103_ Tutti comprendono che gli austriaci mentivano quando dalle loro trincee li avevano invitati a fraternizzare, ora che d a ll'altra pa1te hanno udito il nemico beffardo elogiare le donne italiane 'le quali star pelle' 104 , mentre i comandi già avevano avuto notizia della propensione austriaca a conside rare anche le donne venete come oggetto cli conquista da parte delle trnppe 105_ Dalle alture del Grappa alle rive del Piave e nelle retrovie il pensiero - e aknnc volte ~indw lo sguardo - andava oltre la linea del fronte, ai paesi abbandonati alle razzie dei 'tedeschi', a lla propria casa , alla famiglia. I soldati friulani, cadorini, bellunesi ignorano tutto della loro famiglia, ma presentono il rischio che balle alle loro ca.se e si radunano, a sera, sulla cima più alta a inte ndere l'orecchio e l'an imo verso quelle lontananze106. L'alpino di vedetta notturna, redarguito dal proprio comandante perché invece di vigila re sembra assorto con lo sguardo lontano, mostra in fondo alla valle una casetta illuminala dalla quale escono urla e grida e .sussurra:
102
I3. Mussolini , li mio diario di guerra, r it., p. 67. A. frescura, Diario di un imboscato, r it., p. 251. Ibidem, p. 281. 105 Ibidem, p. 156. Un d isertore riferisce ch e le truppe austriache vengono eccitate con la prorm.:ssa di largo honino. I lo ro ufficia li illustrano alla truppa le ricch ezze favolose che troveranno in Italia , l'ahhondanza di v iveri e la hellezza delle donne italiane ... ; Luigi Barzini, La gueira d'Italia dal Trentino al <:arso, Milano, Treves, 1917, p. 39: " ... li huon vin o e le belle do nne d ' Italia ci aspettano, aveva dello loro il proclama di un capo vandalico e con g li occhi pieni di ogni c upidigia essi guardavano giù dalla soglia insuperabile, fer mati all 'ultimo gradino ... ". 106 p_ Mone lli, re scarpe al sole, cit., p. 174. 103 104
ru vita di trincea nella prima guen-a mondiale
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"... 'Sior, a casa mia xe fesla! '... in quella casupola di montagna a poche centinaia di melri dalla nostra linea, a bita realmente la sua famiglia composta dal padre, dalla madre e da tre sorelle an cora giovani. In quella notte buia , m entre lui veglia in trincea stringendo i denti perché non gli balzi fuori il c uore e serrando le labbra p e r trattenere un urlo cli disperazione, me ntre la motte gli tende l'agguato, là nella s ua casetta, dove regnava la pace, gli a ustriaci urlano, gridano, gozzovigliano ... ". Anche gli alpini veneti della .Julia durante il riposo, o nelle pause degli scontri salgono su una roccia , s u un picco dal quale possono guardare lontano nella valle. " ... Quando poi tornano a l re pa1to, se de vono g iustificare la loro assenza, la risposta è sempre la stessa: 's iam o andati a ved e re le nostre case'. Ìi la tragedia umana di ques li montanari nella tragedia militare che sta vivendo la nai'.ionc ..." 107_ Alcuni re parti si trovarono ad essere lontani e impotenti testimo ni elc i saccheggi e d e lle violenze del ne mico: "...L'a ltra notte udimmo gli urli delle donne d i Enego, quando v'entrò l'austriaco e De Fonti pensa a s ua madre e alle sorelle rimaste nel borgo cadorino e una volo ntà inflessibile di vendetta gli segna la fronte ... "108_ Ch e l'ansia de i soldati nativi delle zone invase avesse un solido fondamento può essere dimostrato an ch e da quanto accaclL1to il 3 novembre del '18 nel p aese vene to di Chiarano, durante le ope razioni di resa di interi re parti aus triaci. Contrariamente alle con suetudinarie norme cli civismo, quando le colo nne de i prigio nieri attraversano il paese, "... anch e le donne, implacabili, urlano i loro insulli ... "109. La vita del soldato in guerra, in particolar modo del fante, si conduce per buo n a parte n e ll 'ansia e ne l timore del pericolo incombente. L'educazione religiosa abitua ad a ffida re l'anima a I fatti citati sono entrambi tratti clii Aldo Hasero, Alpini dellujulia, Milano, Mursia , 1972, p. 63. 108 P. Mon ~lii, Le scarpe al sole, c it., p. 178. 109 A. frescura , Diario di un imhoscato, cit. , pp. 287, 288: " ... costoro c he passa no nulla han no di umano. Questo urla no ai vinti k; nosln: donne ... ". 10ì
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Oio nel pericolo, ma quando si tenta di assic urare anche la vita , il ricorso alla divinità dei padri non appare più sufficiente . A seconda della profondità del cre do religioso, della cultura, de ll 'ambiente dove si è formata l'esp e rie nza cd anche a seconda della propensione individuale al magico, viene allora effettuata la ricerca dell'entità, dell'elemento idone i a fornire la perseguita salvag uardia della sanità e della vita. La s uperstizione, c he trovava fondamento n e lle tradizioni quali sintesi dei costumi e delle creden ze popolari d e l tempo , ebbe occasione di diffondersi in mod o sorprenden tem e nte rapido in guerra. La sua propagazione fu favorita dalla coesio ne che caratterizza le grandi masse di uo mini in a rmi, dallo spirito di imitazione, no n ché dai vincoli camerateschi d e i soldati . 11 senso d e primente dell'insicurezza personale induceva il soldato a regredire verso compo1tamenti primitivi e irrazionali. ella trincea la supe rstizione e ra d i casa 110. I cappellani militari non riuscirono mai a soffocarla , n eppure a limitarne la diffusione, nonosta nte che i precetLi este riori della relig ione fossero osservati quasi massiva m en te dai com battenti: la messa dom enicale a l campo era molto frequentata; al precetto pasquale partecipava 1'80, 90 per cento della truppa; prima di un attacco era considerata una fortuna pote r ricevere la benedizione re ligiosa. Prima di un assalto al monte San Miche le furo no impartite 1500 comunio n(11 1 . La superstizion e investiva la stessa religiosità de i soldati e traeva da questa elementi e riti alt i ad alimentarla. Le preghiere particolari da indi rizzare a determinali santi (molto vene rati furono i patroni delle varie a rmi e specialità); le brevi cerimonie p ersonali prima di un 'attacco; le varie giaculatorie e la recita cli formule; la con servazione in apposite tasche, al collo, al polso degli A. Marpicali, La l 'roletaria, cit. , p. 14: Il fanle , contadino di ie ri, pe r la s ua cosliluzione psich ica, è il soldato più facik ad essere suggestionato, a cadere ne lle superslizioni , a prestar fed e alle dicerie. 111 C. Caravaglios, L'anima relig iosa della guerra, ci!., p. 59. Alle pp. 59 e 61 cita e contesta A. Gemelli, pe r il quale: solo la paura del cannone poté indurre alla preghiera il soldato; co n il rombo del cannone, cessa anche la religiosità; le manifestazioni del s oldato in guerra si riducono a forme contrartua li che egli stipula nella sua an ima col Dio protettore: il soldato promette di convertirsi a Dio se q uesti lo salverà. 1 10
f,a vita
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oggetti p iù eterogenei, se non raggiunsero l'auspicato potere traumaturgico, furono in grado di procurare al soldato q ue lla relativa tranquillità o sicurezza alle <.JUali fece ricorso nei momenti più criti ci per il suo equilibrio psichico. Ciò costituì l'aspetto positivo dell'eserciz io <li pratiche supe rstiziose al fron te. " ... Lo studio della s upersti zione <li guerra equivale, dun<.Jue, allo studio della me ntalità religiosa del nostro soldato, la quale, non s ufficientemente edu cata , ha rispecchiato ne lle sopravviven ze attuali , le forme religiose primitive .. ." 112 . Questa religiosità 'sui generis', mediata anche dalle pratiche liturgiche, non induceva di solito ad u n comportamento fervente , correttamente reverente verso la divinità ed i santi: veniva considerata solo un rito <la praticare nel bisogno, come una medicina da assumere in caso di temuta infermità. Nella vita di tutti i giorni tranquilli - ma anche sotto il fu oco nemico, all'assalto - non era insolito che l'intercalare anche più corrente fosse i11farcito di sonore bestemmie, sovente come accompagnamento alle attiv ità quotidiane. "... E le bestemmie che tirano per scandire la marcia - il cappellano lo sa ben issimo - non sono che un mezzo magico per sopportare la fatica, s imile a ll 'a nsito ritm ico ad ogni colpo di pistoletto, simile all'ah a ah a quando tirano un pezzo da 149. Una buona bestemmia disimpegna l'otturatore che s'incanta, spezza in due la galletta, ai uta ad infilare le scarpe gelate, stappa il tappo della bottiglia di grappa ... "113_ Circa la religiosità dei soldati vengono espressi forti dubbi, in considerazione delle frequenti imprecazioni e del ricorso generalizzato alla protezione d egli amuleti: "... Sono religiosi questi uomini? Non credo troppo. Bestemrniano spesso e volentieri. Portano qu asi tutti al po lso una medaglia di santo o di madonna , ma ciò equivale a un 'porte-bonhe ur'. È una specie di mascotte sacra. Chi no n paga il suo contributo C. Caravaglios, /. ·anima religiosa della Rtterra, cil. , p . 101. 3 l'. Mo nelli, T.e scarpe al sule, cit. , p. 67. In proposito anche B. Mussolini, Il mio diario di RUerra, cil., p . 19: " ... Harnini Washington, certaldese . Vero toscano del paese d i Roccaccio: ogni parola due bcslenunie ... ". 11 2 11
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alle superstizioni delle trincee? Tutti: ufficial i e soldati. l o confesso: porto anch'io nel dito mign o lo un a ne llo fatto con un chiod o di ferro di cavallo ... "114_ Di opposto pa rere è Cesa re Ca ravaglios, il quale narra che per evitare di preannunciare al nemico il mome nto dell'assalto fu abolito in alcuni re parti il grido colle ttivo d i 'Savo ia!'. Ma il fante avvertiva il b isogno di qua lcosa che lo incitasse , c he lo aiutasse ad avan zare sotto il fu oco ne mico. Fu così che durante gli assalti s i ud irono le gric.l a, le invocazio n i più s tra n e: Sanl'Anto nio ! Mac.lonna d "o Carmine! San Damiano! In que l mo mento, sostie ne, il fen o meno religioso si compiva in tutta la sua grande zza 11 5. Le contrastanti esperienze in proposito non si elidono e non ha nno nulla di stu peface nte se si presta fede a quanto è stato scritto per p untualizzare l'eccezionalità d ella lotta armata: " ... nel combattime nto n ulla è p iù logico dell 'assurdo ... "116 . Gli sco11giuri utili pe r evitare un danno e rano una miriad e, tutti o quasi personalizzati, in quanto spesso venivano appo1tate modifich e pe r re nde rli più efficaci, riu nendo due o più formule, a nche solo gestua li. Oggetto d i adeguate mis ure caute lati ve per atten uarne gli effe tti - indiv idua ti decisame nte come nefasti - furono k po lizze assic urative grat uite, d istrib uite con largh ezza dal governo a ll a truppa combattente. Colpì l'immaginazio ne d e l solda to il fatto che le stesse prevedessero, tra le ipo tesi che avre bbero consentilo la corresponsio n e delle somme assicurate, la morte o l'invalidità g rave e permanente del militare intesta tario. La s upe rstizione non e ra una esclusiva dei soldati , bensì veniva coltivata, indiffe re nte me nte, anche d agli uffici a li di ogni grado. on era il livello c ultura le, l'esperienza o la resp o nsabilità, un e lemento utile a far s upcrnre l'ingenua ma spesso ferrea fiducia in u n amuleto. Q ualche volta si trattava della banale adesione ad una moda corrente, ad una a bitudine di trincea, ma vi e ra sempre una co mpone nte pi ù o meno conscia di affidame nto a ll 'imponde rabile
111
B. Mussolini,
n mio diario di guerra. cit. , p.
42.
11 5 C. Caravaglios, L'anima religiosa della f!,U.erra, ciL., r. 48. 11 6 A. Frescura , Diario di un imboscato, cit. , p . 131.
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57 1
potere del talisman o . Anche p e rsonaggi d i c ultura e di rango militare e sociale non si sottraevano all'influe n za magica della supersti7.ione. Adolfo O mo deo tradu ce i Vangeli con "sm an ia supe rstiziosa", come confessa alla m oglie; Giosuè Borsi h a con sé la 'preghie ra d i Carlomagno', talisma n o fornitogli <falla madre 117. TI duca d 'Aosta fa ristampare e distrib uire una vecchia incisione re lig iosa anriaustriaca risalente alle g uerre risorgimentali 118. Ad u n soldato che si ritiene miracolato da u n particolare a muleto, il 'b e n-e tto di san t'Ubaldo' - un p roiettile gli ha fo rato l'e lme tto, lasciandolo illeso - il Re, in visita al rep arto, suggerisce di d ivid ere l'amuleto in piccoli frammenti e d i sp artirlo con i commilito ni 11 9_ Un me dico militare va a scovare ne i tempi bui una terribile profo .ia b ibl ica c he ritiene a ttagliarsi nefastamente alla fanteria alpina: "... siamo figli d i cani... maled etti dai profeti. E ci squinterna so tto il naso, edizio ne di Colo nia apud Na ulaeu m, 1679, la profe :,,,ia di Ezechie le, la male cli:,,,ione del fante ... "120. Le specie dei portafortuna avevano u n limite solo nella fantas ia. Sp esso e rano semplic i cose ch e richiamavan o alla m e nte affetti fam iliari: la scarpina a m aglia del fig lio infante, il fio re che la moglie donò sulla ban china della stazione, alla parten'.t.a e gelo samen te custodito nel portafogli, il piccolo oggetto regalato d alla madre , il ritratto della mog lie, della fi danzata . Alle volle era un po rta fortuna 'classico', per la comune cre d enza: "... g razie ... dell'auspice 'trifoglio d i q u attro foglie' che mi h a reca to tan ta, tanta g io ia, perché par mi assicuri il compimento di tante belle cose ... "121 .
Tratto <..la P. Melogran i, Storia politica della grande guerra, cit., p. 110. C. Caravaglios, L'anima religiosa della guerra, cit. , p. 111 . 119 Ibidem, p . 150. 120 P. Monelli, Le scarpe al sole, cit. , pp. 170, 17t. Il brano è in lati.no nel testo: "...Et p rojiciam te in te rra m, sup er faci.o:..:m agri abjiciarn te ... Et dabo carnes tuas s u per montes, et impleho collcs sani.e tua. Et irrigabo terram foe tore sanguinis tui super montes, e t valks irnpld.>untur cx le ... ". rn Antonio Monti, Lettere di cumbaUenti italiani nella grande guerra, 2 voli ., Ro ma , Edi7.ioni Roma, 1935, II volume , p. 45: è un h rano della lettera cli un 11 7
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Il fucile d 'ordinanza c he già aveva ucciso un nemico e ra con siderato da molti un amuleto sicuro. Quello più ingombrante sembra essere stato un crocefi sso scolpito da un fante che non lo abbandonava mai e lo piantava davanti al suo posto di combattimento, convinto che prima di colpire lui il ne mico doveva colpire il Crocifisso, che avrebbe sapu to ben difendersi 122 . Usatissimi i cornetti di corallo, i ferri di cavallo , le mo nete d 'argento, gli scapolari e le false reliquie vendute in serie. Molto diffusa una sigla , mai interpretata, originaria della valle d e l Natisone, che veniva trascritta s u un foglio e conservata in vista dei poteri diversi ch e le venivano attribuiti 12 3. Comuni erano le medaglie di santi e di madonne di provenie n za re lig io sa, altre e rano impresse solo p er finalità magiche e contenevano frasi e invocazioni generiche riferite a lla p ace e all a salvazio ne. Una medaglia particolarm ente g radita rappresentava Sant'Antonio - il santo più venerato in trincea , anche per la vicinanza di Padova al fronte - e d era contornata d a tredici to ndini che illustravano eventi della v ita del Santo. O ltre agli effetti protettivi dai rischi della guerra , questo talisman o consentiva di curare infermità di vario tipo , s p ecia lmente que lle cliges t i ve. Bastava s ta cca re i tondini metall ic i d a ll ' imm agin e e ingoiarf(l21 . Sicura efficacia veniva a ttribuita a determinati residuati b ellici, specialmente alla scheggia o al proiettile caduti vicino al possessore, o che lo avevano sfiora to. Con la scheggia, con il proiettile veniva, spesso, confezionato un anello, un bracciale, un ciondo lo eia cui non ci si separava mai. Particolare significato rivestiva la trasformazione di strume nti di guerra , c he l'estro e il p aziente lavoro cli qualche fabbro rid u -
caduto. Riccardo To ndi , in Fanti di A vellino, Siena, Me ini , 192.i, pp. 577 e segue nti: dimostra al suo esterrefatto colonnello il potere p rotettivo posseduto da un medaglione col ritratto de lla moglie, che egli re ca sempre indosso. 122 C. Ca ravaglios, L'anima religiosa della guerra, cit., p. 106. 123 La s igla e ra composta da lettere separate e un ite in coppia, maiuscole e minuscole e da un num ero, s o v rapposli in due righ e di scrillu r a: BIPZIR16/ CchZIPSS. 121 C. Caravaglios, L'anima religiusa della g uerra, cil. , p . 113.
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ceva a soprammobile, ad oggello cli uso comune. Si trattava quasi di una inavvertita volontà di banalizzare il p e rico lo che l'ordigno bellico di p er sé rappresentava , un impul so ad esorciZ?.are gli e ffe tti esiziali ch e la 'cosa' per la su a na tura e destinazione poteva proc ura re. Così il b ossolo d 'artiglieria diveniva un posacen ere, un va so da fi o ri, un portapenne . L'involucro della hom ba a mano e del p roiettile venivano trasformati in accen dis igari. La superstizio ne al fronte non fu certo una esclusiva ita liana, ben sì comune a tutti i combattenti, con diffe re n ze solo riguardo ai riti, al tipo degli amu leti, alle formule ritenute adatte allo scopo salvifico. Em blematica è la ripartiz io ne d e lla fune che servì all'ese cuzio n e di Cesare Battisti e Fabio Filzi tra i n u1n erosi ufficia li austriaci presenti, p e r i qu ali co stituiva u n prezioso talis man o contro i pericoli de lla guerra. Sin dall 'agosto del '14 il futuro soldato ricevette il messa ggio propagam.lisLico de lle due faz io ni che peroravano la scelta de lla ne utralità o dell'inte rvento in guerra. Q uan do indossò la divisa e ra già orientato ne i confronti d e l conflitto. Considerato ch e molti dei militari al fronte non erano cc1to e ntus iasti del loro coinvolgimento n e lla g ue rra e ch e buona patt e di q uesto sen tire e ra impu tabile all'ig noranza o al rifiuto de lle motivazio ni di fondo che avevano determinato la partecipazio ne al conflitto, stupisce che non fosse stato predisposto uno strume nto p ropagandistico inteso a m otivare la trupp a ne i confro nti d elle fina lità della gu erra e in o rdine all'ineluttabilità de i disagi del fro nte, se non pro prio a giustificare il sacrificio della v ita di Lrincea12 5. La società e la su a espressio ne m il itare , però, non erano in grado d i comprendere le grandi possibilità dell'azione d ivulgativa e le potenzialità dell'arma d ella propaganda. In epoca pro toindu striale la diffusio n e d e lle prime ingenue noti7.ie p romozio nali veniva indicata col nome esotico cli 'rcclame ' 125 C. Malapa1te, La rivolta dei santi maledetti, cit. , p . 48, 49. Q uando si parlava a i fanti cli "...frate lli e ùi civiltà da salva re, la loro mental ità non sul>i va scosse. La patria era una concczione estra nea a lla loro facoltà d i raziocinio . ... Quando gli ufficiali ci spicgava no le ragioni idcali del la nostra g ucrra e la neccssità cli schiacciare la L>arbarie e il militarismo degli Im peri Ccntrali, i soldati asco ltavano con profonda a tte nzio ne: ma non ne ca p ivano nicnte .. .".
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ed era una novità ancora tutta da scoprire . Il non avverlire la necessità di un'estesa propaganda nei confronli del soldato è in parte an che a scrivibile all 'erronea convinzione ch e l'amor patrio del citta dino soldato lo inducesse ad accellare di buon grado il sacrificio quotidiano d ella g uerra e quello eventuale - ma tragicamente incombenle - della vita . L'utiliLà d i promuovere s pe cifiche azioni propagandistic h e divenne in seguilo evidente a l governo e al comando dell'esercito, ma non fu centrato il bersaglio più impottante - l'esercito comballente - bensì fu diffusa propaganda all'estero, per valorizzare il contributo italiano alla guerra e avviata la sensibilizzazio ne de lla s lampa nazionale in ordine a i valori dell 'intervento e a ll 'attività dell'esercito, nell 'erronea convinzione che favorevoli campagne di stamp a avrebbero influito p ositivamente sul morale del soldato al fronte 126 . Venne creata anche una re te di organi zzazio ni propagandistiche nel paese e un apposito ufficio al comando dell'esercito, che non dette luogo a vantaggi apprezzabili, nei primi te mpi, avendo sfornato solo circolari , sempre ignote a l soldato. Si rivelò invece utile a provocare la diserzione di fanti austriaci e, di riflesso, a sollevare alquanto il morale dei nostri soldati l'e mulazione d egli austriaci in materia di volantinaggio aereo, p roseguito per tutta la durata della gu erra127_ La propaganda ufficiale a l fronte, ne i primi tre anni , no n ebbe carattere di massa anche a cau sa dell 'inesiste n za cli idee semplici e conv incenti da porgere a i soldati circa le fìnalità della guerra. A tale scopo n on fu ritenuto p roducente trarre elem e nti persuas1v1 dalle ideologie inte rventiste, constatata la loro rapida entrata in crisi, dopo pochi mesi di g uerra. 11 fante si trovò ad essere ogge tto cli dive rsi tipi di propaganda: quella scaturente d alle diffic ili condizioni d ella vila di trincea , 126 A. Panzini, Diario sentimentale della guerra, cil. , p. 156. L'opinione d ei giornali esteri era ch e l'Italia, per la mancanza di idonea p ubbliciL~1, risulLava "militarmente assente". 127 Per g li austri aci ogni mezzo e ogni m o tivo erano con s iderati utili per influen7.are n egativamente i solda ti ita liani. Cfr. 13. Mussolini, Il mio diario di guerra, cit., p. 64.
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che proveniva dal s uo stesso ambiente, dai commilitoni, sotto forma di protesta interiore ma nel contempo eloquente, di rifiuto di una condizione della quale non esistevano esperienze precedenti e che ormai appariva come fi siologica, connaturata alla esistenza quotidiana e che assumeva essenza e rilievo propagandistici d eteriori in virtù dei contenuti e della unanimità del giudizio negativo ch e sollecitava 128 . Un'altra propaganda involontaria proveniva dalle famiglie, che non si capac itavano della durata e della durezza della gueffa, che anelavano al ritorno del congiunto, che temevano per la sua sorte e lo volevano p eriodicamente in licenza. Descrivendo le novità e gli avvenime nti privati e d el parentado, la famiglia intendeva coinvolgerlo nella sua vita quotidiana, ma spesso ciò aumentava l'amarezza della lontananza e l'insofferenza per la situazione. Questo tipo di pressione m o rale si aggiungeva agli alti e bassi d ei 'si dice' ripetuti di trincea in trincea e che riguardavano essenzialmente qualcosa di buono che non succedeva mai e qualcosa di brutto che sembrava verificarsi puntualme nte. Ancora , la imperterri_ta propaganda neutralista e d isfattista che percorreva il paese e veniva orecchiata in zon a di guerra; tutto ciò che gruppi anarchici e socialisti - quelli irriducibili di entrambi i movimenti, essendovi nell'ambito di q uesti ultimi variegate pos izioni che andavano dal plauso alla guerra 'rivoluzionaria', alla più radicale opposizione al conflitto - riuscivano a far circolare al fronte, raramente sotto forma di pubblicazioni e corrisp ondenza, più spesso m ediante l'attività di soldati cli sicura fede che diffondevan o ansia, capeggiavano dietro le qu inte il malcontento e sp andevan o germi cli ri volta 129_ 128 P. Pieri, La prima f!,Uerra mondiale, cit. , p. 235, in nota: " ... quesla stanchezza non e ra del reslo un fenomeno solo ital iano ... Il Krauss dice che anch e lo .spirilo dell'esercito austriaco e ra de presso; i venti mila prigionieri d ella Dainsizza mostravano che 'non si può abusare in s imil guisa di nessuna trnppa all'infinito' ... ". 129 P. Pieri, La prima guerra mondiale, cit., p. 215. Viene citata una frase di Cadorna Lratta dalla corrisponde n za poslbdlica intercorsa con il gen erale austriaco Kraff: " ... pe rch é lo spi rito delle truppe (italiane ) era stato avvelenato d a una infame propaganda contro la g uerra , ddla quale Ella stessa nel suo libro fornisce le più ampie prove ... ".
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La più subdola e p ericolosa, perché intelligente e verosimile nei contenuti, era la propaganda orchestrata dal ne mico, con tutti i mezzi possibili, s in dai primi mesi d i g ue rra : tulli i pericoli e le sofferenze del soldato veniva no ricondotti nei noti schemi del disfattismo e la diserzione veniva ad ditata come il solo mezzo per opporsi allo sfruttam ento d i classe e al prolungarsi d ella inutile carneficina. Si trallava, come si vede, di un insieme cli flussi ed influssi e.li segno negativo ai quali non faceva riscontro una adeguata attiv ità ufficiale orientala, se non a neutralizzarli, alme no a ridurne l'impatto sui destinatari. Le iniziative propagandistich e vere e proprie ebbero carallere episo dico e furono attuale essenzialmente dai comandi perife rici , in circostan ze de terminate e perciò sortirono i loro e ffetti solo settoria lmente e pe r tempi limitati130_ Peraltro, per e levare in qualche modo il morale della trnppa fu curata la disciplim1 P.slP.riore , fu fatto appello al patriottismo , al senso del dovere e de ll 'onore facendo anche leva sulla con terraneità dei soldati della stessa brigata. I servizi per il rancio e i rifornimenti per il benessere del soldato vennero in continuo migliorati; per lo svago durante il ri poso in retrovia fu svi lu ppata l'espericm'.a delle 'case del soldato '. Pe r le nire le preocc upazion i di va ria natura e p e r d imostrare l'attenzione e la compre nsione del paese per i sacrifici del solda to venne p ubb licizzata l'erogazione elc i sussid i ai familiari bisognosi dei ric hiam ati; falli afiluire in prima linea pacchi-do no confezionati dai cilladini; divulgate le provvidenze per g li o rfani e le opere degli appositi uffici pe r l'organizzazione civile e elci patronati. In seguito, fu d ato ampio rilievo agli intendime nti governativ i di distribuire terra ai com battenti, che riscossero l'immediato interesse dei contadini e venne illustrato il be neficio rappresentato dalla g ratuita concession e delle poli zze assic urative p e r il sol-
Massimo Mazzetti, La prima guerra mondial<:, voi. III d ell a colla na diretta da l{enzo Dc Felice, Storia dell'Italia contemporanea, Napol i, Ed. Scientifiche Italiane, 1978, p . 132: Il comando supremo del l'esercito non aveva dato g rande importanza alle iniziative d i comandi in sottordine per organizza re servizi di propaganda fra le truppe dipendenti.
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d ato 131 . T contatti c on la famig lia furo no favori ti mediante la distribuzio ne di carto line in franchigia , anc h'esse veicoli pro p agamlis tici a motivo d elle illustrazioni patrio ttiche ivi stampate a c ura de i comandi, di enti, istitu:.doni e azie nde 132 . Il p roble ma essenzia le era sempre que llo d i assicura re in o gni modo la tran4uilliL~1 e l'obbedienza del solda to, constatato che non se m p re risultava possibile averne la p a rtecipazione attiva pe r intimo con vincimento.133_ Quale opera di prevenzione di disordini , in assenza di valid i strum e nti di p romozio ne del consenso , fu esclusa dalla zona di gue rra la diffusione di tre nta testate giornalistiche e furono allo ntanati da l fro nte gli clementi individu ali , o riten uti pe ricolosi, o solo sospe tti. Alla propaganda a ustriaca s ul nostro so lda to, ossessivamente invita to a fra ternizzare per far abbreviare la gu e tTa e a dise,ta re per atte nde rne senza pericoli la fine fu contrapposta solo la vigi1 ~1
Andre a Fava , Assis ten za e p r o p agan d a nd re g ime di g ue rra , in M. Isn engh i, Operai e contadini nella grande guerra, cit. , p . 176 . " .. .L'Assiste n za Civile fu .. ta lvolta il contenuto d e lla P ropaganda , così com e la l'ropag anda fu il conte nuto dell 'Assisten za Civile ...". Le iniziative a favore ùd benessere dei co mbattenti furono interpretate , da alcuni, c ome vere e proprie alliviLà contrattuali intese a l mantenime nto della disciplina che, con la insisLe nLe divu lgazio ne cli promesse d i ricompe nsa a g uerra lìnita , sembravano rea lizza re una s pecie di mo neti zzazione d el sacrificio e un abbassame nto d eg li ideali ch e da so li dove vano bastare , invece, a g iustificarlo. 132 Nicola De lla Vo lpe, F.sercito e propaganda nella g rande guerra, Ro ma , Stato Maggio re Esercito , 1')89, p. 54: Le ca1t o line edite dai co mand i e da i co rp i de ll 'esercito no n e bbe ro g ra n peso su ll a p t-op ag;m da cli g ue rra nei primi tre ann i de l conflitto . Le lo ro illustrazioni posero l'accento su gli atti di e roismo e s ulle imprese v ittoriose; rara me nte furo no d edicate a lla propaganda pura. 133 G. Hoch at, l'Italia nella p rima RUerra mon diale, cit., p . 100. Una d e lle caratleris lich c di fo ndo de lla gue rra "... fu il ricorso s is te matico e prio rita ri o alla repre ssion e come mezzo p e r o tte n e re l'obbed ie nza d e i soldati. .. La scelta della repressione com e strume nto p e r l'o tte n ime nto d e l consenso e ra senza alternaliva ... ". C. Mala pa rte, La rivolta d ei santi maledetti, cit. , p. 49: " ... che imp o rtava a i so ldati d i sap e re p er quale ragion e s i faceva la gu e rra? L'essenziale e rn 4 ues to: bisogn ava fa rla se no ... V'erano certi p arag rafi d e l Rego lamento c he i soldati sapevan o a memoria ... ".
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lanza, e l'esem pio, degli ufficiali. Una certa azio ne informa tiva venne p raticata diffondendo no tizie sulla vita precaria d e i prigionieri ne i campi d 'inte rnamento austriaci e sull a disastrosa situazione alimen tare d e l n emico. Interessò positivame nte i fanti l'apprendere frasi in tedesco pe r intima re la resa al n emico e l'invoglia rlo a d iserta re dimostra ndogli l'abb o n danza d i viveri esiste n te in Italia, media nte il lancio nella trincea più prossima di pane , cioccolato e a ltri viveri, predisposto dai coma ndi ·i34 _ Un'opera d i propaganda inte nsa, capillare, diffe re nziata ne i mezzi e oculata ne lla scelta degli obiettivi fu effe ttua ta solo dopo Cap o retto. Nei primi mesi d el '18 fu inventa ta la pro paganda necessaria all'esercito, al fronte interno e a corrod ere il morale delle fanterie nemiche. Ciò ch e non fu compreso, o non si seppe attuare in tre anni di gue rra fu praticato all'im p rovviso, proprio nel momento più opportuno. Due d e menti p rincipali - con a ltri pure impo11anli - concorsero a determinare la svolta salutare. JI primo li.1 l'accentuarsi dell'o ffensiva disfattista a ustriaca, c he non fra pposc ind ugi a sfrutta re massicciamente la crisi materiale e morale evide nte ne ll'ese rcito battuto. Attesta tosi sulla linea d el Piave, l'esercito italiano fu subissato da u na spregiudicata e multiforme azione propagandistica nemica, lu ngame nte studiata ed att uata con la rghezza di mezzi. Oltre a manifesti, fotografie, volantini, copie contraffalle cli giornali nazionali, corris pondenza apocrifa di familia ri rimasti o ltre le linee, fa tti piovere s ui soldati italiani 135 pe r mezzo di aere i, ogive cave d 'artiglieria, razzi e palloncini, fu rono impiegati, per fraternizzare con l'opposta s ponda e assumere informazioni, g nippi di soldati che 134 A. Frescura, /Jiariu di un imhoscatu, cit., p. 145. In occasione del Natale, alcuni soldati la nciarono ne lla trincea rn:mica pane e cioccolato. Il comando del corpo d 'armata, in deroga a lle scvcre no rme contro le 'frate rn izzazioni', invitò a ripeterc il lancio in occa~ione dell ' Epifania, per dimostrarc a chi voleva arrendersi che in Italia non c'era la carestia c he invece aftliggcva i n<.:mici. u s R. Alessi, Uull1sonzo al Piave. cit. , p. 207: considcra che dall 'ottobre del '17 agli ulti mi giorni d i guerra gli austriaci inondarono le lince italiane di propagand a cartacea, tanto da far temere che ... volcssero a ffondarc l'esercito in un mare di cartellini stampati.
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parlavano italiano; e apparvero n egli avamposti austriaci anch e soldati trave stili da contadine vene te ch e invocavano la d eposizio ne d e lle armi - da parte degli italiani - sempre in nome della pace. L'obiettivo di accentuare lo sbandamento psicologico e di minare la coesione della compagine italiana fu centrato. Durante l'inverno e la primavera d el '18 i soldati continuarono a disertare. Vi fu un momento in cui il fenomeno divenne impressionante , impression a nte come no n era m a i stato, forse nean ch e sotto Cadorna 1 36 . Non solo i soldati , ma anche gli ufficia li venivano sorpresi a parlare, " ... come sovversivi, contro tutto e tutti ... "137_ Il secondo eleme nto che sollecitò l'inc isiva azio ne propagandistica italiana fu lo stesso 'choc' subito dall 'esercito e dal paese, a tutti i livelli, a causa della ritirata: "...Si può paradossalmente affermare ch e l'arma propagandistica per eccell e n za d i tutta la gu e rra fu la stessa sconfitta di Caporetto e che senza Caporetto non ci sarebbe stata propaganda e fficace. E n on ta nto perch é l'evento fu sapientemente sfruttato, ma proprio perché la ritirata fu una sconfitta pericolosissima e portò <la sola a sferzare e rianimare i soldati, facendo loro accettare , in termini di propaganda , tutti i sacrifici, le sofferenze ... ch e prima avevan o rifiutato ... "138. Il soldato reagì positivame nte allo s prone continuo e adeguato dello strumento propagandistico posto in essere dai comandi e dagli appositi organismi civili n azionali, anch e perché, finalmente, g li fu con cesso di accedere a informazion i e ad idee fornite in
1.¼ P. Melogra ni , Storia politica della grande guerra, c it. , p. 54 1. l.'info rm a7.ione sulle diser7.ioni è tratta da una frase d el capo del governo. Il fe nomeno dell e d iser7.io ni ebbe il suo apice ne l maggio de l 1918. H. Monteleone, l.ettere al re, cit., p. 51 , rife risce la stessa frase di Orla ndo, espressa a condnsione di u na deposizio ne davanti a lla commissicme d'inch iesta su Caporetto, nel la quale ri velò a nche le trascorse preoccupazio ni circa il comportamento dei soldati, re putati allo ra prope nsi alla rivolta armata. 137 lt Alessi, f)al/'Jsonzo al l'iave, cit., p . 212. l te mi propagandistici austriaci in questo po::riodo cambia no slik: diffondono idee d i rivolta inwrna e di fraLdlanza univcrsak di Lipo bolscevico. 138 N. De lla Volpe , Esercitv e prupaganda nella grande guen-a, cil. , p. 26.
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modo semplice, elementare, che era in grado di comprendere e alle volte condiv idere nella sostanza, come la necessità assoluta della vittoria; perché avvertì il sostegno e la solida rietà incondizionati d i tutta la nazione, che prima sapeva divisa da insanabili contrasti; e perch é fu oggetto di maggiori attenzioni pe r ciuanto auencva a lle sue esigenze di vita e spirituali. 11 fante , oltre ch e dalla carta stampata , trasse heneficio dalle visite appositamente organizzate e da i discorsi elci grandi invalidi , dei mutilati, riconoscendo in essi d e i soldati che avevano onorato di persona la causa medesima per la quale egli stesso si trovava in trincea. L'interpretazione della propaganda intesa a nc he come miglio ramento delle condizioni di vita del soldato non fu affatto abbandonata: oltre a lla fornitura dell'essenziale e di un poco d i superfluo - che per la verità non era no mancati mai - si cominciò a r::igion:.irr. in termini cli 'benessere' sia nella permanen7.a del fante in trincea, per qua nto il particolare ambiente lo consentiva, sia ne llo staziona mento in retrovia, dove venivano trascorsi i pe riodi e.li riposo - ora più lunghi e rnc.:glio organizzati - e dove era possibile raffrontare la scarna logistica nazionale con 4ucll a dei reparti alleati, addirittura strabiliante pe r il parco soldato italiano 139. Per i provvedime nti a favore del soldato, i comandi e bbero a disposizione risorse finanziarie impensabili fin o a poche settimane prima. Incisero altresì sul morale del soldato la più estesa pratica del riconoscimento unìciale dei compo1tamenti va lorosi della trnppa, prima alqu anto limitato; la d istribuzione di pre mi in denaro a vario titolo; la istituzione degli s pacci cooperativi, di modica o nerosità 140 e, non ultima, la diffusione dei giorn ali di trincea , a lla redazione dei ciuali intervenivano gli stessi soldati.
139 ll miglior approvvigionamento dd soldato stranic:.:ro s ul nostro fronte.: è da attribuirsi non a razioni al imentari più generose bensì a lla possibilità d i integrare il rancio con cibi ac.<J uistabili nelle a pposite riven d ite al seguilo dei reparti, grnie alla cospicua consistenza ciel so ldo ricev uto dal mi litare straniero rispetto a q uello percepito dal soldato italiano. In proposito vcls. la nota n. 155. 140 Gli spacci-cooperati vi c.onsenliva no l'acq uisto cli ge neri alimentari e voluttuari a prezzi cli poco superiori al costo delle me rd all 'ingrosso, con
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L'azione di propaganda vera e propria fu o rie ntata su obie ttivi non pilJ gen erici, ma specifici: la resisten za co ntro l'invasore e la riconquista del suolo patrio e n o n trascurò niente che avesse rilievo pe r il soldato, specialme nte pe r que llo che popolava la trincea, il più esposto all 'insidia disfattista d el nemico.
compn:nsil>ik L>endicio per gli acquirenti. Prima, n<.:i rep arti, il p articolare se rviz io veniva svollo con sca rso impegno dai 'vivandieri' . Cfr. Benito Musso lini, Il mio diario di guerra, c it. , p. 31: " ... non si sa nemmeno come spendere la cinquina. C'è il vivandie re, ma ... non ha che ddle scatole di sardine ... ".
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8. I rifornimenti: il vitto, i generi di conforto, il vestiario
La ra7.ione viveri del solda to in pri ma linea era studiala per fornire una quantità di cibo sufficiente a tre pasti quotidiani ed un apporlo calo rico adeguato a lla faticosa vita di trincea, trascorsa a ll 'aperto cd alle intempe rie di ogni stagione. Maggiorazio ni consistenti era no previste per il pe riodo invernale e p e r le tru ppe operanti in mo ntagna . Le q ua n tità e specie d e i gene ri componenti le razioni variarono n el tempo , a seconda de lle circostanze; n on si e bbe , qui ndi, una ra zio n e standard dall'inizio alla fi ne d e lla campagna di gue rra, ma tipi variabili come q uantità e composi'.l.io ne141. Conside rato il clima p olitico esistente n e l paese , non sorp rende che vi fossero denig ratori che spargevano voci a llarmistiche s ulla fame patita dai sold a ti. " .. Ora , per la verità, la ra zione del nostro soldato era pit:1 abbondante di quella di rutti gli eserciti be lligeran ti; bastava un poco di cura ne lla confc:tione del rancio - e questa vi era quasi ovunque - pe rché il nostro sold ato mang iasse da signore ... "142 . Souoponc ndo a confronto i dati riferiti alle spetlan7.c giornaliere de lla fante ria italian a con q ue lli delle truppe francesi, inglesi ed americane meraviglia il credito riscosso dalle voci che indicavano come del tutto trascurate le esigenze di soste ntame nto elci soldato a l · frome 143. Notjzie sull'abbonda nza , varietà e gradimento de i viveri in distribuzio ne al soldato sono fornite da diverse fonti. L'alime ntazione dei combattenti si d iversificava per quantità e varietà dei gene ri da quella, frugalissima, propria degli agricoltori , che costituivano la H l Ministe ro della g uL:rra , I r(/ornimenli del/'esercitu m obilitato durante la guerra alla fronte itu.lianct ( 1<) 15-1918), Roma , Polig rafico dello Stato , J924, p. 89. 14 2 E. De Bo no, La guerra come e dove l'ho vistu. e combattuta iu, cit., pp. 126, 127. Circa lo scontento pL:r il rancio c fr. P. Melog ra ni , Sluria politica dellaP,rande gue,m , cit., p p. 319, 320,321. J{i Cfr. V. Giuffrida e e;. l'il:lra, Provital. Approvvigio namL:nli a limentari d 'Italia du ranlL: la g rande g uL:rra 19 14-19 18, Padova , C:e dam , 1936, tavole s tatistiche , pp. 322, 325, 326, 327.
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maggioranza della fanteria e la stessa carne - distri buita giornalmente - prima della guerra era , per la maggior parte dei contadini italiani, un c ibo eccezionale, di lusso 144. L'abbondanza delle razio ni alimenta ri in d istribuzion e e la cons tatata sicurezza del periodico rifornim ento del ra ncio favorivan o lo spreco di qu anto no n veniva consumato: "... bastava girare per le trincee per notarvi lo sp e rpero; ovunque p a ne , formaggio cd an ch e carne b uttati via , no n p erché non buoni, ma perché s uperl1ui. ... D isciplinai la raccolta di tutto ciò che non e ra man giato e fe ci la gioia d i tanta parte della p op o la zione che davvero no n sapeva com e mangiare ... "145. Da q u anto viene diffusam e nte narrato in prop osito e me rge che la scarsifa del rancio, a volte la mentata in trincea , era esclusivamente imputabile alla intrinseca precarie tà e impervietà delle prim e linee durante le op e razio ni ed a l pa,ticolarc accanimento con il q uale il nem ico cercava di intercettare il rifornimento del rancio alle trincee con il tiro della p ropria a1tiglie ria avanzata e con l'assidua opera dei 'cecchini'. " (11 rancio) ... lo portavano s u con i muli, c'erano i cucinieri che venivano s u silenziosi, non c'era poi mica tanto da far rumore p erché se se ne accorgon o ci tira no da stare per aria ... "116. Tutte le notti arrivava, inseguita dai tiri dell 'artiglie ria, la colo nna dei muli con le casse di cottura , il vino e i generi di conforto. Interi convogli pe r il rifornime nto di tutto un battaglio ne vengono dispe rs i d al cannon e n em.ico1 47 . Anche senza l'o ffesa 144 Sull'argomento Cfr. A S<..:rpi<..:ri, La guerra e le classi mmli italiane, c it., p . 47; Tenente Anonimo, Glorie e miserie della trincea; fro nte italiano 19 151918, Milano, Marangoni, 1933, p . 18; I3cnito Mu ssolini, Il mio diario di f!.uerra, cit., pp. 11 , 56. t 4s E. De 13o n o , La guerra come e dove l 'hu vista e cumhalluta io, cit., p .
127. 146
Elisabetta Perano, L'uomo, la guerra, le g uerre, in Era come mietere, (a c ma di Fab io Fo resti, Paola Morisi, Maria Resca) , I3o logna, <:d. Comun <: d i San (jiovanni in Persiceto, 1982, p. 50. Così riferisce Danilo Mu zzoli, d ass<..: 1897, g ià soldato semplice, in u na recente intervista. 117 Cfr. in proposito Artu ro Stangh e ll in i, Introduz ione alla vita mediocre, Milano, Treves, 1921, p. 102 e M. M u ccini, Hora andiamo/ cit ., p. 142.
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avversaria non e ra agevo le far g iungere con regolarità il rancio in mo lte trincee. D'inverno i rifo rnito ri con i sacchi del pane e d e lla ca rne in sca tola a rra ncavan o pe nosame nte nella n eve fresca e dovevano p ercorrere sen tieri intagliati ne l ghiaccio, aggrappa ndosi a corde fisse, tese pe r impe d ire che uomini e v ive ri finissero ne i burro ni. "...Le tende scompaio no quasi sotto mezzo metro di neve. Il freddo è te rribile ... Le n ecessità imp re vedute so n o infinite. E il provvede re a migliaia di uom ini, con la d ifficoltà d ei tras porti, è impresa ardua .. ."148 . Nei casi estremi il soldato poteva far ricorso a lla 'ra zion e viveri di riserva' in s uo possesso: carne in scatola e g a)lctte . Peraltro, il servizio cli ri fornimen to alle li nee avanzate fu se mpre mo lto c urato e ve nne e fficie nte m e n te svolto , per qu anto poss ibile, anche ne lle occasioni più criLic hc: le tru ppe impegnate nel contenime nto d e ll'offe nsiv a a ustriaca s ugli Altipian i, in un momento d e lica to per la nostra d ifesa, in p ie na ballaglia , vid e ro cert,unc n te con soddisfazione arrivare regola rme nte le colo nne con il rancio , a mezzogiorno cd è utik por mente al fatto ch e il rancio e gli altri a pprovvig ionamen ti giungeva no da una quo ta infe riore di ben mille me tri dal luogo de i comba ttirne nti 149_ Anc h e a d istan za cli ta n ti anni e non ostante il dive rso me tro d i giudizio c he le più fa vorevoli condizio ni di vita d egli u ltimi d ecen ni p o ssono a ver d e te rmina to n e l singo lo, il ricord o rece nte d e i ve te rani rigu a rdo a l ran cio d e lla tri ncea è de l tu llo positivo: " ... si, no n c'e ra male ne l mangiare ... "; " ... per quello (il rancio) stavamo bene, accide nti . Non mancava n iente ... "; "... per i milita ri 1411 Cesare Battisti, l:'f>istolariu, Fire n7.e, La Nuov,1 Ita lia , 1966, pp. 54, 139. Circa k: difficoltà d i a pprovvigion a me nto ddlc linee ava nzate cfr. Paolo Mo ne lli, Le scarpe al sole, <.:il., p. I U ; Luigi Ilarzini /,a guerra d 'Italia sui monti nel cielo nel mare, cit. , p . 174: "... Non erano p otute sa li re al mattino le consuete carova ne de i riforn imenti. Le valanghe avevano hloccato dei passi e dei fu lmini avevano distrutto und ici collegmne nti telefe ric i.. .". 11 9 E. De Bo no, La g uerra come e duve l 'h o vista e comball.uta io, cit., p . 163.
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la carn e c'è tutti i giorni, n on molto, ma 200 grammi ci sono sempre, un brodo e una pagnotta per fare la zuppa ... "1 5°. È pur vero che, p e r motivi contingenti, il p ane del soldato non fu sempre confezionato interamente con farina <li frumento, bensì alle volte venne miscelato con modeste quantità di farina di riso, di segala, o di granoturco, a seconda delle disponibilità, ma risulta essere stato considerato sempre buono e distribuito 'quasi a volontà '. Così, per gli stessi motivi, o al fine di ridurre il consumo di carne fresca, furono dispe nsale in s ua vece anche razioni d i baccalà, di salmone, di carne in scatola ed in conse,va 151. Certo, come avviene in tutte le grandi comunità, c'erano occasioni in cui il rancio giornaliero comprendeva vivande non gradite o 'immangiabili': era il caso - per i fanti meridionali - del riso, non conosciuto prima, che per di p iù giungeva scollo in trin cea e della pole nta di gra nturco , gradita solo a i nordici. I soldati assaggiavano una cucchiai::1ta di riso o cli polenta e li buttavano via. Per i siciliani , ma la cosa era comune a molti fanti meridionali, solo la pasta contava; la carne la mangia vano, ma se non c'era la p asta p e r loro era come se non avessero avuto il ranciol 52_
Come sempre e come ovunque, qualche derrata alimentare approvvigionata per il fronte risultava adulterata ma la questione E. P<.:razzo, L'uomo, la guerra, le guerre, in E ra cume m ietere, cil., pp. 68, 85, 89. Sono risposte alle domande circa il trau.a menlo alimentare in trincea, proposte durante inLervistc a veterani ddla grande guerra. 101 Ministero della gul'rra, I rifornimenti dell 'esercito mubilitatu, cil., pp. 87, 89. Anche le importazioni cli cereali - indispe nsabili per s upplire alla deficiente produzione nazionale - come quelle cli carne e cli altri generi , s ubirono i g uas ti provocati dalla guerra sottomarina tedesca in Atla ntico. Vi fu un momento, nel 19 17, in cui le scorte cli fa1ina per le truppe si ridussero a meno di due giornate di autonomia. Cfr. B. Mussolini , lt mio diario di g uerra, c it. , p. 27. 15 2 M . Muccini, flora andiamo! cit., pp. 149, 150. E. De Bono, /,a. g uerra come e dove l'ho vista e combattuta io, cit. , p. 182: " .. .I r.nie i siciliani... poveri 100
tutti , no n 1icevevan o sol<li <l:1 casa . l Jnic:o lusso che si c:on ce<levan o ... era, scendendo a riposo , di fars i una gran p asta asc: iutta e d i m an g iarne a sazietà ... " .
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si risolveva, cli solito, a livello d ' Intendenza , che poteva contare sulle proprie scrnt e per rifornire correttamente la truppa 153 _ Un alimento impo ,tante anche p e r i suoi riflessi p sicologici, il vino, doveva essere dispe nsalo in razio ni giornaliere di un q uarto di litro a persona, po i ridotte in ragione di tre sole di stribu zioni alla settimana , dall'aprile 1917 154 . Scorre ndo le pagine che narrano della vita al fronte, si ha modo d i rilevare come tale razionamento fosse purame nte teorico e non avesse il minimo riscontro con le generose somministrazioni effettuate. La differe nza non si manifesta tanto ne lla quantità d e lle s ingole razioni , ch e p ossiamo ritenere prossime ai cano nici 25 centilitri, quanto nella freque nza della distribuzione, effettuata di solito ad ogni pasto principale. Ciò che faceva m aggiorme nte apprezzare al soldato le predisposizioni a limentari era l'abbondanza dei così d e tti 'gene ri di conforto', aggiuntivi alla razione viveri, d i cui erano (lcstinatari privilegiati i com battenti delle µrime linee. Giova al proposito ricordare che molti di questi generi e rano del tullo ig noti ai contadi ni - ora fanti - come i liquori, il té, il coccolato. Facendo il confronto tra le tabelle ministe riali - redatte in termini di g rammi e centilitri giornalieri o settimanali - e la narrazione dei combattenti e merge come la loro distrib uzio ne a l soldato in trincea sia st..:Ha d i g ran lunga superiore alle dos i, a lle frequ e n ze ed a lle varietà sta bilite. L'approvvig io n amento dei gene ri di con fo,to alle trincee fu così sollecita e sostan ziosa da su scitare la me raviglia dei destinatari 155_ " ... Distribuzione cli caffé, cioccolato, buffo e castagne secche . Si beve m o lto cognac e rhurn. I liquori cccit,an o contro il freddo e soprattutto tengono desti . D a notare: all e quattro e a mezzanotte Cfr. A; Panzin i, Diario sentimentale della guerra, cil., p. J 09. V. (-;iuffrida - G. Pietra, Provilal, cir., p. 525. 155 l'. Melograni, Storia politica della g ran.de guerra, cir. , p. 94, in nota. Le spettanze individuali dei viveri per i soldati, ripartite per i diversi anni cli guerra, sono contenute in apposite tabelle in Provital, di V. Giuffrida e G. Pietra, testo più volte citalo. Di pa1ticolare interesse è il raffronto che le ste sse permettono tra il veuovagliamenro delle truppe n azio nali e di quell e allc~ne su l fron te ital iano, che smen tisce molli luoghi comu ni circa la sontuos ità del trattame nto riservato alle trup pe straniere. 153
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c i viene distrib uito caffé e la lte. È un record a q uest'a ltezza ..."1 56_ "... Certi giorni fa proprio fre ddo ed allora, ins ieme col cioccolato , allo zucchero e al marsala, ci m andano anche doppia razione di caffé e d i cognac ... rimane re qui per tutto l'inverno non dev'essere poi d is prezzabile ... "157_ La considerazion e fin ale è scherzosa, ma indicativa di sod disfazione per le a ttenzioni rice vute dalle trup pe combattenti in ambiente inclemente. È paragon abile a qu e lla espressa dagli alpini ch e reclamavano il cambio ne lle trincee del monte Cauriol: non dispo ne ndo di altre truppe, il loro generale manda p e r ciascun o una tazza di cognac ed un litro di vino. Gli a lpini fanno allora sa pere che se tale distribuzione fosse stata frequenteme nte ri petu ta , sarebb e ro stati disp osti a permanere ancora a lungo in trincea 158 . Il largo superamento delle qua ntità e d e i tip i tabellari di q uesti generi può essere dedotto anc he interpretando in un certo senso le parole di Emilio D e Bo llu , clic accenna alle frequenli d istribu zioni di cioccolata e cli altre leccornie che ' prodigalme nte ' vengono 'regalate' alle truppe 159. Il rancio ab bondante ed integrato con quel poco d i s uperflu o sufficiente a fornire qu a lche conforto alla d isagiata vita di trincea fu u no degli clementi che fece com battere bene il so ldato. "... La fame si acuisce p e r la te nsio ne dei nervi nella vigilanza ansiosa , ... durante il gran silenzio cli agguato, ch e re nde le 156 Oggi le castagrn: secche sono cadute in disuso , ma allo ra costituivan o, con i fic hi secchi , una com une allc rnativa alla fnitra fresca invernale. Da notare d 1e il burro non era previsto tra i ge ne ri compresi ne ll e razioni viveri d el soldato, né tra i generi cli conforto. Il. Mussolini, il mio diario di P,Uerra, cit., pp. 55, 56. 157 M. Muccini , IJ ora a ndiamo! cit., p . 131. 1 58 P. Mo ne ll i, f.e scaipe al sole, cit. , pp. 160, 16 1. Emilio Lussu , lJn anno sull'altipiano, c it., p. 59: " ...Abolisca l'artiglieria d 'a m bo k: parti, la gue rra continua. Ma provi ad abolire il vino e i liquori. Provi un pò ...nessuno di no i si muoverà più. L'an ima d el combattente cli questa g uerra i:: l'alcool. 11 p ri mo motore è l'alcool. Perciò i soldati nella loro infinita sapienza lo chiamano benzina .. :·. 159 E. D c Bono, l a guerra come e dove l'ho vista e combattuta io, cit., p. 127 .
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ore pesanti come coperchi di to mba, o durante il combattimento, quando davanti agli occhi smis uratamente dilatati si disegn a tutta una visione, tutta una plastica macabra che dà le vertigini ... li soldato non può, non deve m ai aver fame, a ltrimenti, oltre a indebolirs i fis icamen te, s i deprime, avvilisce e n on combatte più ... " 160 , Il proble ma del sostentamento del soldato in trincea fu affrontato sin dall'inizio d e l conflitto in maniera adeguata alle necessità che andavano v ia via delineandosi, nonostante che, dal punto di vista delle condizioni materiali, la vita di trincea denunciasse inconvenienti che neppure il più ricco ed efficiente elci servizi logistici sarebbe mai riuscito ad climina re 161 . Ciò consentì ad un corrisponde nte di gu etTa inglese di riferire in un s uo articolo che senza dubbio non esisteva un soldato meglio nutrito su qualsiasi altro fronte 162 . Fu ben compreso, in sostanza, ch e: "... gli a limenti racchiudono, nella loro materialità, una essenza che si può dire spirituale, un p otere che ha effello s ulla vita, ma che è invis ibile, senza peso, né forma, né consiste nza e che deriva e.la uno sta to biologico che i comp e tenti chiamano precisame nte lo spirito degli alimenti. .. " 163. La quantità e il tipo del vitto e elci gene ri d i conforto destinati alle tmppe hanno determinato anche atteggiamenti critici, de lla li dalla considerazione che: l'abbondanza e la varietà del villo fornito ai fanti p er lunghi anni contri buì a d iffonde re fra i contadini abitudini alimentari me no p a rche; le con sue tudini contratte in trincea hanno diffuso un maggior uso di alcool e, ce rtamente, di tabacco; la distribuzione giornaliera di grappa ai soldati ha instaui6o !{odolfo Corsdli, Come vive l'eserc ito italiano alla fronlc, in "Rivista miliLarc ilaliana", Roma, Ed. Voghera, settembre 1916, p. 1065. 161 P. Mdograni, Storia politica della grande guen-a, e.il., pp. 123, 124. 162 Frasc di Sidney Low, riferita ne lla trattazione d i Rodolfo Corselli: Come vive l'cscrcito italiano a lla fronte, in "Rivista MiliLarc ilaliana", cit. , p. 1065, in nota. 16:1 Guido LiuZ7.i, / seruizi logistici n ella guerra, Milano, Corb accio, 19:14, p. 124.
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rato pessime abitudin i, perché il sorso di oggi predispone al maggior consu mo di d omani164_ La gu erra d i posizio ne impose l'adattamento dei servizi logistici dell'esercito a lle sue nuove esigenze. Tale adattamento fu graduale , in quanto erano inizialmente ignote le n ecessità correlate al n uovo tipo d i guerra e le stesse potevano venire affrontate e soddisfatte solo dopo il lo ro insorgere. L'esercito di campagna non aveva alcu na esperienza c irca le esigenze di vita richieste da lunghe operazioni condotte in ambie nte mon tano da grandi unità cli comballenti e q uindi accadde che nella stessa estate del 1915 le fanterie di linea dislocate sul fronte tren tino, carnico e cadorino risultavano prive cli vestiario pesante adatto al particolare clima delle alte quote, dove dal calar della sera a l mattino inoltrato, anche in periodo estivo, si possono contrarre congelamenti agli arti, se non conve nientemente protelli. Le calzature inizialmente in d otazione non s i rivelarono come le più aclalle in montagna . Ancora nel mese cli novembre non tutte le trnppe d el Carso erano state completamente equipaggiate di vestiario invernale. L'approvvigionamento idoneo, già iniziato nell 'agosto con disposizioni normative e contratti con le industrie , consentì di ripianare p ri ma dell'inverno tutte le deficie n ze di vestiario pesante, ta nto che Luigi Caclorna poté vantarsi, anche per tale aspetto logistico, cli aver risolto - per la prima volta al mondo - il problema del soggiorno di un grande esercito moderno su una e levata ed estesa catena montuosa 105. La serie cli vestiario invernale comprendeva indumenti cli lana: ca lzettoni, camicie, sciarpe, magli e , mutandoni, passamontagna , guanti , una seconda coperta da campo ed era corredata da una scatola cli ungue nto antiassiderante per il viso e le
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A. Se rrieri , ra iuerra e le classi rurali italiane, cit. , rr- 47, 48. H. Mussolini, Il mio diario di guen"a, cit., p. 37. !65 L. Cadorna, /,a iuer-ra alla fronte italiana, cit. , pp. 172, 175. Cfr. anche Massimo Mazzetti, La r rima gu erra mondiale, p . 9, voi. III ùdla collana curala da Renzo De Felice, Storia dell'Italia contemporanea, <.:il.
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estremità166. Però il cappotto, la man tella seguitarono a inzupparsi di pioggia, perc hé no n fu individuata la solu zione o ttimale rappresentata dall 'impe rmeabile , già in uso presso le trup p e inglesi s ul fronte francese, p e raltro soggell e a ben di verso clima. Le truppe in quota ricevettero la 'serie da montagna ', foderata interamente di pelliccia, dall e soprascarpe ai gambali , dai cappucci a i g uanti, dai cal:wni a l cappotto, a i sacchi a pelo. Al cade re delle prime nevi furono distribuite alle truppe alpine tute mimetiche bianche, per sottrarle all'osservazione nemica l 67 e la dotazione individuale per sciato ri 168 . Per l'esercito , l'orientamento alla fornitura cli così gran copia di vestiario a lla truppa costituì un salto di qualità di notevoli proporzioni, considerate le ristrettezze a bitudinarie in tema di vestia rio ed e<.ju ipaggiame n to ch e ne informavano la logistica a ncora qualche anno prima della guerra 169_ Già da te mpo, ne l p aese , era stata pro m ossa la confezio ne , la raccolta e la spedizione a l fronte di indu m e nti cli lana , in pacchi singo li e la simpatica iniziativa e bbe corso durante tutta la g ue rra, rappresentativa di calore umano e di appoggio m o ra tcl 70_
L'afflusso al fronte di g randi q uantità di ind ume nti e calzature invernali, o ltre a soddisfare ogni es igenza, provocò lo spe rpero cli Le cor e rte militari d i la na si <lislinguevano in cop e rte da casermaggio: di g rande taglia, rcsanti, morbide e in co pene da campo: cli taglia più piccob , più leggere e rustiche. 167 B. Mussolini, Il miu diario di guerra, cit., p. 67. Gualtie ro Caste ll ini, Lettere 1915-1918, Milano, Treves, 1921, p. 211. Narrando di un attacco di alpini: " ... una vera bellezza vedere quei 500 ve stiti d i bianco ... s,dlo sfondo delle Dolomili. .. ". 168 G. Liuzzi, I servizi log istici n ella RUerra, c it. , p. 126: è qui elencala la dotazione delle serie invernali e da montag na clistrih11ite a ll e trurre . 16<.> E. De Ilono, Nell'esercito nostro prima della RUerra, Mila no, Mondadori, 1931, pp. 249 e seguenti; pp. 264 e seguenti. 170 I3. Mussolini , Il mio diario di RUerra, cit. p. 59, in data 30 ottobre 19 15: "... mi hanno mandato d ue gross i racchi di indumenti di lana . Prima novità gentile di questa mattinata grig ia d i rio ggia a raffiche ... ". 166
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molti capi di corredo 17 1. Gli indumenti e le calzature erano, cli solito, di ottima qualità, n o nostante che a nc he p e r questo tipo di rifornimenti ogni tanto dovesse interessarsi la Giustizia 172. Il fante-contadino, che a casa, di solito, aveva solo l'abito d a lavoro e il vestito delle occasioni, era favorevolmente impressionato dal poter fruire di un numero consistente cli capi cli corredo, di calzature e avvertiva in questo lo sforzo che facevano i comandi per fornirlo del benessere possibile , pur nella Lrislezza d elle v icende del fronte . La particola re guerra del fante imponeva la frequente sostituzione del vestiario - strusciato nelle trincee, nel fango, nella neve e ne lla polve re, strappato dai sassi e dal filo spinato, bag na lo dall'acqua e dal sudore - e delle calzatu re, marcite presto dall 'umidità e consumate dal continuo movimento. Alla fanteria , quindi, fu d estinata g ra n parte del m ilione di paia di calzature che costituì il fabbisogno men sile d e ll'esercito in guerra e b uona parte del vestiario e degli ind umenti c he a milio ni cli capi venne ro confezio nali per l'esercito durante tutto il con11itto 173.
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Circa lo sciupio d i vest1a1Jo e d errate cfr. Aldo Valori, La guerra italoaustriaca 1915 - 1918, Rol ogna, Zaniche lli, 1920, pp. 73, 74; E. D e Hono, f,a guerra cume e dove l'ho vista e combattuta io, cit. , pp. 126 e seguenti. 172 I3. Mussolini, Il mio diario di f!.u.erra, cir. , pp. 22 e 9/4. 171 G . Liuzzi , I servizi logistici nella f!.Uerra, cit. , p. 296. Cfr. Ministero d e lla guerra , I rifornimenti dell'esercitn mobilitato, cit., pp. 213 e seguenti.
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9. La presunta breve durata del conflitto
La memoria slorica e le recenti esp erienze in materia ind ucevano i più a ritenere di breve du rata anch e la guerra all'Austria , appe na iniziata, nonostante la vastità delle ope ra:.lioni milita ri in atto e il grande numero delle nazioni coinvolte nel conflitto. Si credette in buona fede che ci sa rebbero state due o tre grandi b a tt ag lie de c isive e prim a d e ll 'inve rno la fin e vittorio sa. Sintomatico il rifiuto del dire ttore della Gazzetta del Popo lo di p ubblica re un a1ticolo di Panzini, che so steneva la necessità di preparativi p er proseguire la g ue rra durante l'inverno 17 4 . Sc i mesi, un anno, due anni al massimo, quasi p e r iperbole, po teva d urare la guerra 175 . Cad orna aveva tuttavia ammonito il capo del governo circa la lunga durata d elle operazioni 176, ma è da s upp orre ch e il termine della gue rra fosse dallo stesso collocato nel secondo semestre del 1916. Riferisce, infatti, Cesa re 11attisti a lla moglie c he il comandante supre mo , a c hi gli inviava gli a ug uri per l'on omastico , ris pondeva ch e sarebb e stato felice se per il San Luigi d e l 19 16 (21 giugno) si fosse stati al principio de ll a fine de lla gu e rra . L'Eroe trentino, d a p a1te sua, nutriva maggiori s peranze in proposito: " ... io non sono co sì pessimista. In Germania non si parla che d i p ace e s i parla con pa role d i delirio che indicano davvero il 17~ A. Pa nzini, Diariu sentimentali:' della P,tterra, cit. , J). 60. La notizia 0 riportata sollo la d ata del 3 sette mbre 19 15. L'a,ticolo ven ne rite nuto di contenuto disfattista. m P. Pieri, La prima P,Uerra mondiale 1911-1918, cit. , p. 135. Pino allo scoppio delle ostilità, ne l 19 14, l'or in ione rrevalcnle nei d iversi stati m aggiori era che la gu e rra sarehhe stata micidiale, ma assa i b reve . Secon do I3arbara Tu chman, / can noni d 'agustu, Milano, Garzanti , 1973, p. 148, solo tre capi milita ri compresero che la guerra non sa rebbe durata de i mesi, m a d egli anni: Moltke rredisse u na lotta lunga e logorante; ] offre intuì che le iniziali v itto rie d i uno d ei contende n ti avrebbero s uscitato la resisten za de l nemico, atti rato altre p otenze nella lo lla e p ro lu ngato ind e fin itivamente la guerra ; Lo rd Kitchene r, ch e calco lò la durata ciel conflitto in alme no tre anni. 176 I.. C:adorna, La guerra alla fronte italiana, cit., p. 78.
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princ1p10 della fine ... Comunque , ci volessero a nc he due anni, metteremo fine ad ogni 'pericolo tedesco' ... " 177. A1 fro nte, ogni avvenimento favorevole all'Intesa diffuso dalla stampa - si trattasse di operazioni vittoriose o di nuovi alleati scesi in campo - ogni discorso favorevole alla pace di capi politici, di governanti, o di autorità re ligiose dava adito a speranze di una prossima fine della guerra, ch e le voci corre nti facevano rimbalzare di trincea in trincea. Già nel secondo anno di guerra gli annunci di una pace prossima erano stati così frequenti che ogni nuova notizia in proposito veniva accolta con molta diffidenza. Ma la speran za di una guerra breve era troppo viva tra i soldati e la notizia che lasciava increduli i pm veniva egualme nte posta al vaglio da qualcuno - non si sa rnai - che ne ricercava eventuali s intomi premonitori. ".. .ieri sera, u no dei conducenti (di mu li), i quali sono i nostri g iorn ali parlati , ha diffuso la n otizia: 'sul giorna le ci sta la pace' ... La notizia n on ha soll evato soverchia e m ozione fra cli noi. Pur sa pe ndo che leggo i giornali , nessuno mi ha chiesto nulla. Q uesta indifferenza è s intomalica. Si è p arlato troppe volte di pace p erché non esista un tal qu ale scellicismo nell'an imo dei soldati. 'Non credo più a null a - ha detto uno di loro - sino a quando non vedrò le bandiere bian che sulle trincee' ... ". " ... Stamani, nei ricoveri , l'argom ento della pace è: in discu ssio ne ... scetticismo come al giungere d ella prima notizia. Qualcuno, però, h a già notato che sta ma ni l'a1tiglieria tace ... "178 _ Al giungere di notizie sulla p ace, provenie nti dai 'si dice', dalle leuere familiari, dai g iorn ali , se ne c hiede sempre il parere a coloro ch e, in grigioverde anch 'essi, sono rite nuti più informati o competenti a dirimere dubbi in proposito 1 79. " ... Le truppe seguitarono sempre a c re dere in una gu e rra breve. Se alla fine del 1915 l'esercito avesse saputo di dover tra-
Cesare Battisti , Epistolario, cit., p. 104, lettera in data 11 agosto 1915. n. Mussolini, Il mio diario di P,Uerra, cit., p. 93, sotto la data ciel 15 dicembre 1916; p . 94, alla data d el 16 di cemhre 1916. 179 Ibidem, p. 110. "... Gli uffi cia li mi domandan o con troppa insistenza le mie opinioni circa la prossima, o lo ntana, fine della guerra ... ". 177 178
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scorrere in trincea non uno, ma ancora tre inverni ... Accadde invece che alla fine del 1915 quas i tutti previdero la pace per la primavera del '16. In primavera a ttesero la pace per l'autunno, in autunno per la primavera successiva e così d i scguito ... "180 . Col p assare dei mesi si consolidava la convinzione che ormai non era più il caso di pensare a una guerra rapida. Era assiomatico anch e per il semplice soldato che la pace dovesse giunge re per accordi tra i governi o per l'improvviso cedimento del nemico - per la 'vitto ria' - sotto la pressione di quel grandioso apparato militare nel quale anch'egli operava e di cui era, nel contempo, attonito testimone. Ma se l'antica sfiducia nei governi lo rendeva du bbioso circa la prima ipotesi, il fante nutrì sempre la spe ranza di una v ittoria conseguita con le armi 18 1 . La preparazio ne delle gra ndi offensive non sfuggiva al fante, per le predisposizioni c he s pesso lo coinvolgeva no direttamente e per l'attestarsi di g randi m asse d ' uomini , che davano sempre la sensa:.-:ione di uno sforzo eccezionalrnente consistente, adatto a una lu n ga avan :.-:ata, immaginata sempre travolgente. Ve niva, quindi, sp o ntaneo associare il prossimo balzo in avanti de l fronte a lla fine della guerra che ne poteva conseguire. "... Ma la guerra è tanto lunga! Essi la comba ttono da molti mesi: e ogni offensiva nuova si dice che sarà l'ultima ... "182 . 180 181
P. Me lograni, Storia politica della grande guerra, cit. p. 79. La scarsa fid ucia nell'opera ciel governo era dovuta anche a l fatto che mo lti fanti no n avevano cognizioni s uflìcienti sull'opera, gli scopi e la composizione dell'Esecutivo. E. De Hono, Nell'esercito nostro prima della guerra, cit., p. 2(>5, riporla un dialogo tra due fanti romagnoli, in una trincea: "...va hene, adesso siamo qui, facciamo quell o che ci fann o fare e speriamo di portare a casa la pdk .. . capisco che la gue rra la devon o fare i soldati, ma ci son o tanti lazzaroni che stanno a casa a far niente ... (Ris ponde l'altro): ... Sirnr; ma me <leg, pe rché la g uera i Gvern la fa fé ai suldé e 'n la fa lu sia vo fer?...". E l'autore assicura che ce n<: volle per cercare d i far capire al secondo interlocutore che cosa fosse un governo. Che molli soldati non avessero le idee chiare sulla guerra che combattevano si deduce anche dalla asserzione di un 'militare a rd ito' che in prop osito commenta: "...Hanno farro male gli austriaci a dichiararci la g uerra. Li ridurremo alla mendicazionc!. .. ": B. Mussolini, Il mio dia rio d i p,1,terra, cit., p. 82. 18 2 M . Puccini, D avanti a Trieste, cit. p. 34.
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Gli ufficiali senti vano c he lo spirito dei fa n ti si risollevava prima d i una grande offensiva, n on ta nto perch é questa rompeva la mo n oton ia della vita di trin cea, o appagava la smania della lotta 183, m a perch é e ra o gni volta ritenuta l'ultima opera zione militare d e lla guerra 184 . Un attacco alle trincee nem ich e era sinonimo d i combattimenti durissimi, di massiccia reazione de lla artiglie ria , d i esposizio ne al Liro delle mitragliatrici. Ciò no nostante , all 'approssimarsi d ella prova , s i verificavano casi d i intere brigate che rifiutavan o di essere sostituite in p rim a linea , di altre, g ià poste in riserva, ch e chiedevan o di essere com u nque impiegate nell 'attacco , come se ognuno inte ndesse dare il p roprio diretto contributo all'atto tattico che avre bbe p osto fine a ll a guerra 185_ Le notizie de lla prima rivolu zio ne russa sollevaron o in trincea l'ottimismo d i mo lti , p e rc h é, n o n essendon e ben con osciuti i risvolU e i motivi, appa rve com e una presa cli posizio ne contro la gue rra , che poteva essere imitata an che a ltrove e portare così alla p ace 186, ta nto ch e i coma ndi al fronte a ffidarono agli ufficiali il compi to d i divulgare l'avvenime nto tra i soldati inte rpretandolo come una vera fottuna pe r l'Intesa, dato che il nuovo governo rivoluzionario avre bbe dato m aggio r impulso a lla gue rra contro g li Imperi centra(il87. L'armisti zio stipulato d alla Russia non rese i soldati p e nsosi 183 B. Mussolini , Il mio dia,-io di f?Uerra, c it., p. 28: "..Si diffonde.: tra le squadn: la notizia che presto ci sarà l'azio ne. La notizia non dc.:prime, ma solle va gli animi... I bersaglieri sono desiderosi d i vendicare i compagni caduti .. ."; p . 61: "... l'c.:ventualità di u na azio ne lusinga i soldati ... ". 18/4 Luigi Gasparotto , Diario di un.fante, 2 voli. , Milano, Treves, 1919, Vol. 1, p . 127: ".. .I soldati si com portano tutti bene , m a dico no che questa è l'ulti ma offensiva ... " (19 agosto 1917); p. 113: riferisce il giudizio dell 'a iutrnte maggiore di un battaglio ne, ric h iesto in proposito: " ... Lo spirito dei soldati? 13uono. Ma sperano prossi ma la pace; rilengono d1e la inuninente offe ns iva sarà l'ultima... " (28 agosto 1917) . 1ss Angelo Gatti, Caporetto, cil. , p. 187. 186 Giovanna Procacci, Aspetti ddla m entalità collettiva durante la guerra, in la Grande (!uerra, a cura d i D. Leoni e C. Zadra, cit., p . 280. Pe r le d iverse interpretazioni dell 'even to cfr. Renzo De f elice, Mussolini il rivoluzionario, cit. , p p. 346 e seguenti. 187 P. Melograni, Storia politica della grande f!.Uerra, cit., p. 281. La tesi era
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p e r il probabile rafforzamento del dispositivo nemico s ul loro fronte, bensì sicuri che il primo passo verso la pace era sta to compiuto. Per opposti motivi, anche l'e ntrata in guerra degli Stati Unili accrebbe nelle trincee le speranze di una sollecita fine del conflitto, come assicuravano i fanti tornati dall 'America per parteci pare alla guerra, che magnificavano p e r pretesa conoscenza diretta la potenza e la ricch ezza del nuovo allealo. Grande diffusione e bbero al fronte le parole di Treves a lla Camera: " ... il prossimo inverno non più in trincea ... " che non volevano essere una presa di posizione, m a l'eco di quello che, tutti o quasi, gli italiani da m esi andavano sostenendo. Nella primavera del 1917 furon o in m o lti a ritenere prossima la pace. Anche al comando supremo venivano percepiti sintomi che facevano sperare che il conflitto volgesse ormai a lla fine 188 . E la sensazione che occorresse far presto a conseguire la vittoria , perché orm;-1i i soldati al fronte e la popolazione stavano raggiungendo il limite della sopportazione e ra condivisa da molti uomini politici. Sull'argomento Vittorio Ema nuele Orlando si trovò pien amente d 'accordo con Mussolini , ch e temeva fosse impossibile contenere 'le masse' se la guerra non te rminava entro l'invcrno1 89. Ne ll 'estate del 1917, in occas io ne dell'offensiva d e lla Bainsizza, i comandi militari favorirono il diffondersi d ella convinzio ne ch e, se fosse stato esercitato un ultimo grande sforzo p e r sfon da re il fronte ne mico, sicuramente il su ccessivo inverno n o n sarebbe stato trascorso in trincea. Avevano des talo qu alche speranza anche le voci - che venivano opportuname nte fatte circol are al fronte - di un prossimo collasso del n e mico, provenie nti
propagandala da esrone nti rivolu zio nari russi: cfr. H. De Felice, Mussolini il rivolu.z iunariu, cit., p. 546. 188 A. Ga tti , Capuretto, cit., p. 6. Oltre ad espom:nli d ell 'alto co ma ndo italiano: " ... Gli ingh:si, sp ecialmente, ha nno questa sensazione e la di cono .. .". 1 89 R. De Pdice, Mussolini il rivoluzionario, cit., p . 346. Lu igi Gasparotto rese noto a V.E. Orlando un colloquio avv<.:nuto ai primi d i aprile con Mussolini, d egente per le fe rite ripoltate a l fronte. Orlando rispose a fine mese: " ... Occo rre io Li dica il Ministro d ell'Interno essere interame nte d 'accordo con il grande agilatore?... ".
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dalle inform azioni d ei prigionieri e dei disertori sulla g rave pem1ria d i viveri e in generale di rifornime nti che affliggeva l'Impero e il suo esercito190, ma l'immutata bellicosità del n emico, avvertita quotidianamente nelle trincee, aveva reso presto scettico il fante circa la probabilità di una tale pace incruenta. Per i comandi incomincia a circolare una da ta: 25 dicembre. Nelle retrovie del fronte - ora s ul Piave - le popolazioni civili assicurano che per il natale del 1917 sarebbe stata conclusa la pace, per evitare ai soldati di prendere d a soli questa iniziativa, a similitudine di quanto avvenuto in Russia19 1 . Nella primavera successiva, un'altra data precisa s ulla fine della guerra fa il giro del fronte: 24 maggio. Tutta una serie di messaggi divi ni e di visioni soprannaturali tanto uguali nelle forme, nei contenuti e nella datazione dell'evento annunciato da apparire frullo cli un unico disegno - viene ricevuta da giovani figli e figlie di contadini e mette a soqquadro m ezza Ttalia192 . Il fenomen o ha inizio in Romagna e si estende s ubito ad a ltre regioni, creando aspettative e certezze in tan ta gente semplice, che non indugia a riferirne ai parenti al fronte ,
IIe le ne Maimann, Fra delirio cli gueTTa e desiderio di pace in La grande Guerra, a cura di D. Leoni e C. Zadra , cit. , pp. 252 e seguenti. L. Gasparotto, Diario di un fante, cit. , VoJ. 1, p. 126. Si rivolge ai feriti reduci eia un attacco:
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" .. .'Ti rava no gli austriaci'' Domanda non oziosa dal momento che comandi e g io rnali assicuren:bbero che ]'Austria è agli estrl'mi ... 'Altro che tirare!' ... "; ne l Vol. 11, p. 90, dalla lettera rinvenuta tra le carle di un caduto polacco, d arata 18 giugno ·1918: " ... Credo che se riusciremo a passa re il Piave, l'offensiva proseguir~, faci lmente. Gli uomini aspettano con impa7.ien7.a questo momento perché sono così deperiti e soffro no tanto la fame che nell 'offensiva vedono la loro salve7.7.a. Tutti ricordano l'anno sco1·so ... l'immensit~t del hotlino Lrovato ... I nostri si sono comportali malissimo, ma la farne li rendeva selvaggi ...". 19 1 P. Melograni, Storia politica della grande guerra, cit., p. 171.. 1 fatti .sono narrati in una lettera di Diaz al Pre.sidl'nte Orlando. 192 R. Mo nteleone, l.ettere al re, cit. , pp. 54 e seg. li pre fe tto di Forlì, nel riferire quanto accadeva ne i circondari di Rimini e Cesena, ipotizzava che l'insolita propaganda disfattista fosse dovuta 'all'opera di qualche malvagio sacerdote'. Cfr. anche G. Procacci, Aspetti della me ntalità colleuiva d urante la guena, in /.a Grande Guerra a c ura d i D. Leoni e C. Zadra, cit. , pp. 283 e
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p e r rin c u o rarli con la n arrazione degli avvenuti m iracoli , per annunciare loro la data precisa della fine della guerra e per invitarli a non sparare il 23 e 2-/4 maggio per non corre re il rischio d i allontanare la pace in arrivo. In proposito, il pre fe tto cli Forlì informa le superiori a utorità che: " ... i m ilitari c he ri tornano al fronte dopo la licenza invernale avrebbero salutato le famiglie e gli amici con un 'presto arrived e rci' perché il 24 maggio avrebbe avuto termine in modo assoluto la guerra ... "193.
seguenli; H. Mo nte leone , Lettere al re, cil., pp. 56 e 57 - citando Gabri<:k De Rosa - attrihu isce g li avvenimenti a lla me ntalità degli it,1 lia ni " ... fatta ancora di devozioni, d i pellegrinaggi e cli rosari, poco addestrata alla spiritualiti'i dd s uperuomi ni, alla d isciplina cli ferro d egli eserciti mode rn i... che si specchia pcrf<:Ltamente nel fa nte con le saccocce ricolme di santini , medaglie tte e preghiere ... che rivolgeva implorazioni, chiedeva miracoli, ma ndava ... l'obolo a questo o a quel santuario ... ": in proposito cfr. G. De !tosa, I Ca tto lici, in AA.W . Il trauma dell'interl)ento: 1914-1919, Firenze, Va llecchi, J<J68, pp. 167 e scguenti. G. Procacci imputa , invecL", il sorgere e il d iffondersi de l fenomeno pseudo-relig ioso al dissenso e alla o pposizione alla guerra, c he non potevano più essere mani festati in altro modo a c.1usa dd la severissima legislazione repressiva instaurata. Circa i meccanismi psico logici individ uali e colle ttivi che pn.:siedono alla forma zione e diffusione di notizie erro nee tratta Mare l31och in La guerra e le false notiz ie, Ro ma, Donzelli, 1994, pp. 87 e segue nti . 1 93 lt Monteleone, Lettere al re, cit., p. 55.
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10. I rapporti epistolari con la famiglia, le letture, i giornali
Anto ni o Monti , Adolfo Omodeo , Maria Notari O livotti e Michele De Benedetti - per citare solo gli a uto ri delle raccolte p iù cospicue della corrispondenza d e i combattenti, a utentiche a ntologie dell'a mor patrio - forniscono ampia rassegna delle le ttere scritte da ufficiali e da soldati provvisti di cultura 194 . Adolfo Omodeo, però, riconosce che le lettere delle persone istruite n on disegnano un quadro preciso della vita di trince a e del co mbattime nto vissu to, perch é , " ... affe tto e pietà verso i parenti dovevano suggerire attenuazioni e re ticenze; o boria e vanità potevan o far esagerare. Non solo: ma c hi assicura che anche il to no forte ed eroico non sia spesso una posa e ch e l'idea della futura pubblicità non alterasse e a L>L>d lisse ? (Ciò malgrado) le le tte re ch e si possono studiare sono le le llerc delle persone colte, d egli ufficiali, soprattullo; quelle elci soldati sono in massima p arte disperse: e là dove le possediamo son o cli solito schematici notiz iari per le famiglie e non p ossono per ragioni estrinseche e anche per intrin seca incapacità cli espressio ne letteraria, d ocume ntarci l'anima del soldato. Eppure l'esercito si componeva di soldati, o ltre e be n più che di ufficiali.. ." 195_ Ra rissima è la corrispondenza dei semplici so ldati pubblicata: solo que lla ritenuta interessante nel pa,ticolare clima del primo dopogu erra e idonea ad essere inserita in contesti te matici intesi ad ill~1strarc a quale altezza g iungesse la 'p assione d i gueITa' 196 _ Non è s tato possibile reperire raccolte di lettere e d ia ri dei comuni sold ati edite a fini antolog ici, illustrativi, o a nc he solame nte esemplificativi del loro travaglio. La p ubblicazione di singole mis194 A . Mo nti , Lettere di combattenti italiani, cit.; A . O m ocleo , Mome nti della vita di guerra, cil. ; Maria Notar.i Olivotti, luce di scomparsi, 2 voli. , Sien a, A 1ti ( ,ratìchc S. Bcmxlctto , 192 1; M ich ele Dc B cn cdclti, Lettere e scritti di caduti per la patria, Tivoli, Atti g rafich e Maiclla, 1926. 195 A. Omodeo, Momenti della uita di guerra, cil., p. 11. 196 Jhidem , p. 16.
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s ive o cli loro frammenti è riscontrabile, invece , in lrallazioni settoriali, concernenti d eterminate p roblematich e regionali, o riguardanti part icolari as petti soc ia li o economici dell a g rande guerra 1'>7. Il soldato scriveva spesso, anche se preferiva comunicare con la famiglia me diante le tre - poi cinque - cartoline sellimanali in franchigia postale. Scri vere a lungo era faticoso, a cau sa della riclolla , o assente istruzione della truppa. ".. .li contadino ... - il bracc iante, l'operaio, l'artig iano, ccc. con diverse sfumature di scala - scrive molto e ciò colpisce in modo particolare, poiché il lavoro di scrivere o a nche d i leggere è per lui quanto meno molto d iffic il e; esso richiede uno sfor7.o piullosto penoso di riflessione e sacrificio di tempo. Ma scrivere ... è p e r lui anche un dovere sociale di carattere rituale e la forma tradizionale fissa dell e lettere contadine è un segno della loro fun7.ionc sociale ... Suo scop o principale è que llo di manifestare la persiste nza della solidarietà familiare nonosta nte la separazione ... "198 _ Il desiderio di scrivere, di re ndersi presente alla famiglia sorgeva impellente prima di una azione bellica che coinvolgeva il soldato , o addiritt ura dura nte u n m o mento di pausa n ella battaglia 199. Pe r dis togliere i fam il iari da ogni p e nsiero del p e ricolo 197 In proposito c:fr. G. fa it, D. Leoni , F. Rasera e C. Zadra, La scrittura popolare ddla guerra, in l.a Grande Guerra, c.it., pp. 105 e seguenti; E. Franzina, Ll'.llere contadine e diari di p arroci di fronte alla prima g ue rra mondia le , in Operai e contadini nella Grande Guen-a, cit. , p p. 104 e segue nti. L'opera di Leo Spilzer, Lettere di prigionieri italiani 1915-1918, Torino, Boring hieri, 1976, trallando d i soldati c he scrivevano sotto l'influsso cli una pa1t icolare situazione, risulta scarsame nte utile ai fini qu i rice rcati. 1 98 E. Franzina, Lettere contadine e diari di parroci di fronte a lla p rima gue rra mondiale, in Operai e contadini nella Grande c;uerra, cit. , p p . 113 e 11 4 . 1 99 Sull'argomento riferiscono A. Stan ghd lini, introduz ione alla vita mediocre, cit., p . 102; M. Muccini, h' ora andiamo' cit., p. 52; A. Monti, Lettere di comhattenti italiani nella grande guerra, cil., p. 58: " ... una violenta azione austriaca mi consiglia di scrivervi q uesta lellera che, se m ai, sa rà l'u ltima che vi ven-à recapitata ... ". In A. Omodeo, Momenti della vita di guerra, cil. , a lle pagine .'W, 40 e 41, son o riportati tre b rani cli scrilli di cadu ti ch e vergarono la loro ultima lettera 'poco prima d e ll'assalto '.
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incom bente venivano scritte pietose bugie, che indicavano il soldato sempre in localit~1. distanti dall'offesa ne mica. Re nato Serra racconta al fratello cli aver scritto alla madre di trovarsi benissimo, a riposo, in un boschetto di robinie: "... Soltanto non le ho de tto che per l'aria è tutto un passare e fischiare e ansimare e rombare di proiettili di tutti i calibri e di tulle le sorta ... siamo a p och e centinaia di metri da loro ... "200_ Le false notizie e le e rronee informazioni n on e rano scritte volentieri, anche se il mendacio era compiuto per fini generosi: "... Pesa pigliare la penna in mano e scrivere a lla famiglia ... Non ha proprio voglia (la penna) di vergare le belle bugie: sto benissimo ; massima tranquillità; al fronte s i v ive come papi. .. "'. Qualcuno confessa a con oscenti la realtà da p orgere a lla famigli a in casi estremi: " ... fra poco ci muoviam o per un'avanzata ... mi rivolgo a lla sua gentilezza perché in circostanza ciò sappia la mia famiglia , alla quale ho scritto che stia tranquill a pe r il fatto ch e sono a riposo: ho mentilo. Sarò fra poco in rxima linea , ove si trova la morte o la vittoria .. ."20 1 _ Nei momenti di tranqu illità, il primo argomento che il fante affron tava scrivendo a casa era lo svolg imento dell'u ltima azione alla qual e aveva partecipalo. Era impo rtante per il soldato far sapere a casa l'evento che l'aveva visto impegnato dopo l'ultima missiva. Anche dopo mesi, a nni di trincea e di combattime nti , si raccontava la guerra alla famiglia: come per farla partecipare in p rima pe rsona a quel grande fatto che aveva cambiato la vita d i tutti . "... Cara mamma, carissimi fratelli , la frontie ra italiana è tulla in fiamme; il nostro potente esercito s'avanza a gran passi. .. il nemico fin'ora fugge al primo rombo elci n ostri canno ni... tutto proceRenato Serra, Esmne di coscienza di u n lellerato, Mil ano , Treves, 1919, pp. 1-10 e 141. Anch e Anto nio Baldini, Nostro Purgatorio, Milano, 'l'rcvcs , 1918, p . 37, n arra che i soldati " ... scrivevano le b elle bug ie alle donne ... " . 20 1 Il primo brano è tratto da M. Puccin i , Davanti a Trieste, cit., p . 20; il secondo eia una lette ra trascriLLa da A. Monti, lettere di comhullenti italiani nella grande f?Uerra, cit., Voi. Il, p . 52.
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dc bene e tutti sappiamo fare il nostro dovere. La nemica Austria fra poco sarà sconfitta e annientata e così a llora sarà costre tta a fare la pace ... quella pace lanto J esiderata ... "202 . Parlare dei fatti d 'armi n on era un mezzo per ostentare la propria bravura o il proprio coraggio ; appare più come il desid erio di far sapere che a nch e in quella situazione s i stava compiendo o nestamente il proprio dovere, il proprio lavoro di soldato203_ Con la lettera, con la cartolina si forn ivano informazioni s ulla propria salute, si chiedevano notizie d e lla famiglia e dei p arenti , si raccontavano le strane impressioni della trincea: "... mi par d'essere nei tempi dei cristiani di Roma, chiusi n e lle catacombe ... "204 e s i conde nsavano due o tre giorni di vita in poche righe. li fante si limitava ad esprimere speranza in una pace prossima, non parla va della situa7.ionc generdle, perché non la conosceva e gli sembrava che il trascoITere del Le mpo rendesse sempre più o.scure le ragioni della vita che conduceva. Lo stesso Omodeo rinunciò - come un qualsiasi fame-contadino - a speculare s ul corso degli eventi e cercò di tranquillizzarsi applicandosi con solerzia ai propri compiti quotidiani 205_ Il fante e la sua famiglia vivevano generalmente di agricoltura , così ne lla loro corrisponde n za, insieme a quanto riguarda i figli, alle novità familiari e p aesane liete o tristi, si parla anch e degli affari delle povere aziende: i parti d elle mucche, la compra e vendita del bestiame, la scarsezza dei foraggi , la mancanza di braccia ne i campi206_ La salute degli animali era così importa nte per l'andam ento familiare che se ne fornisce sub ito informazione nelle prin1e righ e d elle lettere, qualche volta accomunando le loro condizioni a qudle de lla famiglia contadina: w2 E. Franzi na , Lettere contaclim.: <: diarii di parroci di fronte alla prima guer-
ra mondiale, in Operai e Contadini nella grande f!,Uerra, c it. , p. 126. La lettera è stata scritta me ntre "... fra il rornlm dei cannoni e dei fu cili, tremano i monti, ma non tremano i fanti ... ". 20 3 Cfr. F<:ckrico Marghe ri , l.ettere di un caporale, Fire nze, 13emporad , 1916 . 204 A. Monli, Lettere di combattenti italiani nella grande P,uerra, cil., Vol. Il, p . 13. 205 M. Melograni, Storia politica della grande guerra cit., p. 2i6. Zo6 A. Omocleo, Momenti della vita di guerra, cit. , p. /i05 .
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" ... Caro Domenico, quante cose vorrei di rti! Qui tutto va bene. Noi e gli animali stiamo bene ... "207_ L'agricoltore, d a p arte sua, lontano d al proprio ambie nte si fa p e n s ieroso dei s uoi a veri e g iustifica a s uo m odo le proprie apprensioni: "... ti raccomando le bestie, se non le tieni a l caldo ... non sappiamo cosa c i possono capitare. Noi anche lo si pati sce, m a siamo soldati. .. "; e qualch e volta confonde i v alori affettivi con gli interessi materiali : "... un contadino siciliano, semianalfabeta , rima ne più turbato per la mo rte della mucca che p e r quella di una sua bambina: situazione ch e ricorda una famosa novella del Verga .. :<W8 . Alcuni argomenti non formava no oggetto di na rrazione da parte d e l soldato. La parte più sgrad evole della vita al fronte doveva rimanere conoscenza esclusiva del combattente. Non si poteva racconta re della brevità dei riposi ne lle retrovie, delle assurde punizioni, della macerante vita d i t1incea, d elle malattie, delle stragi impensabili, prive di qualsiasi costrulto. "... Al fronte costituisce reato far sape re a lla propria famiglia che la guerra sta provocando una quantità di m o rli ... "209 _ Allora non se ne scriveva, perché la censura e la corte marziale avevano cento occhi e si rimandava lo sfogo personale alla prima licenza. Per i giovani coscritti la corrispondenza se1ve anche a mantenere stretti i rapporti affettivi con la giovane moglie, o con la fidanzata. Nelle loro lettere, nelle brevi, frequenti cartoline "...eterno tema è l'amore ... Amore con gli occhi bendati e amore sen za bende ... Amore che ha le penne per salire ne ll'azzurro ... "210. Oltre la propria corrispondenza, occorreva sbrigare quell a d ei Antonino Pau:, Lellere dal fronte carsico, Napoli, Guida, 1994, p. 33. Hrani d i lettere riportate eia M. Pucci ni, /)a vanti a Trieste, cit. , p. 87, la prima; la seconda da A. Omodeo, Momenti della vita di guerra, cit. , p . 406. 209 Enzo Fo rcella e Alberto Monticone , Plotone d 'esecu.zivne, cit. , Premessa, p. LVI. Nd volume sono pubblicate anche lette re di soldati ch e toccano argomenti proibiti e che costituiro no corpo di reato in procedim enti penali. 2 10 A. Frescura, Diario di un imboscato, cit., p. 183.
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commilitoni me no fortunati. 11 fatto non costituiva un peso, era inteso come un dovere. Non s i negano questi favori a uomini che possono morire da un momento all 'altro211 . La distribu:.done della posta era uno elci momenti più attesi: " ... il leggere una vostra lette ra dopo ... una giornata intera di perigli, fra i mille pericoli d ell a b attaglia, ove tutlo si dimentica ... produce un gran bene; un 'intima soddisfazione il sentirsi ricordato d ai cari lonlani ... "2 12. Le vicende e le situazioni della famiglia, del parentado, del paese e del lavoro erano na rrate senza eufemismi o mezzi termini, con lo stile essenziale di chi deve dire le cose come stanno perché non sa come rendere meno crude le notizie di avven imenti spiacevoli. Queste informazioni riempivano buona patte della lettera scritta da casa. Anche in famiglia era difficile rendersi conto dei perché della realtà che occorreva s ubire e di questa ci si lagnava senza ritegno, affidando alla pace - immaginata sempre prossima - la fine dell'incomprensibile disastro. Tanto e rano franche le lettere d e lle classi s ubalte rne, dei familiari dei militari di truppa che scrivevano al congiunto al fronte, da costituire presto un problema che preoccupò vasti strati dell'opinione pubblica e determinò tutla una serie di proposte intese a risolve rlo. Una delle indicazioni del sodalizio magistrale nazionale, 'in sostegno d ella nuova e ultima guerra d'indipendenza italiana' divisa cli includere tra i compiti principali d egli insegnanti elementari quello di 'raccomandare alle famiglie dei combattenti di nulla scriver loro che ne possa turbare, preoccupare o deprime re l'animo'213. 2 11 B.
Mussolini , Il mio diario di guerra, cit., p. 27. m A. Monti, Lettere di combattenti italiani nella w-ande guerra, cit., Voi. li, p. 51. 213 Andrea Pava , Assistenza e propaganda ne l regime di gue rra , in Operai e contadini nella grande f?uerra, cit., p. 174. Tra gli argomenti nocivi al mo rale del soldato, l'Unione Magistral e Nazio na le includeva anche "... quegli eccessi di sentimentalità che, pienamente giustificahili in sé, r ossono tornare inorrortu ni in q uest'ora di virili propositi e di totale dedizione alla l'atria ... "; e riteneva che i docenti , con l'autorità de1ivante dal proprio ruolo sociale, dovessero ".. .insegnare a lulli la virtù del silenzio ... ". A. Se rrieri, in I.a guerra e le classi rurali italiane, cit., p. 46, riconosce che " ... troppe lcuere giungevano ai soldati, dall'inte rno del paese, into nate allo scoraggiamento ... ".
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In qualche lettera d e i genitori era contenuto anche il pressante invito a non esporsi ai pericoli, oilre l'indispensabile: bisogna seguire la so1te. Sarà (J_uel che sarà, era la risposta del fatalista. Mentre altri quasi si pente di non aver segu ito il generoso esempio di alcuni volontari , per onorare i suggerimenti paterni: "...Stamani sono pa1titi per l'Aprica venti dei miei compagni ... lo ho ascoltato il vostro cons ig lio e, non senza (J_Ualche rincrescimento, son rimasto ad attendere il mio turno ... "211. I calcoli di alcuni autori, g ià presenti al fronte e quindi testimoni diretti del fenomeno, portano a ritenere fondata l'indicazione che oltre il 50 p e r cento dei fanti fosse analfabeta - totale o di ritorno - e comunque impossibilitato a dedicarsi proficuamente alla lettura di un libro215 . I fortu nali che potevano dedicare un po' d i tempo alla lettura avevano a disposizione un ce11o numero cli libri che associazioni e comitati laici e religiosi provv idero ad inviare nella zona di operazioni durante tutta la guerra. l luoghi ideali per la lettura erano le retrovie del fronte , dove i reparti venivano trasferiti periodicamente a riposare dagli impegni della prima linea. Alcuni libri circolavano anche nelle trincee ed erano oggetto di scambio, una volta letti. La lettura cli un libro interessante rendeva meno doloroso per quel tanto che riusciva a dis trarre la mente dalle vicende con tingenti - il distacco dalle abitudini e d agli interessi d e lla vita civile. Pe r alcuni , il leggere costituiva una piacevole novità , non essendo una attività abituale per motivi di diversa inclinazione, di situazione ambientale, o per il tipo cli lavoro s volto. Per altri era il seguito n aturale delle usanze quotidiane e consentiva un aggiornamento sulle nuove pubblicazioni, una rilettura di vecchie conoscenze, oppure di sperimentare qualche diverso genere letterario. In trincea , leggere non era una occupazione frequente , dato che dalla sera al mattino c'era da svolgere attiva vigilanza , spesso il combattimento: A. Orn od eo , Mom enti della vita di guen·a, c it., pp. 38 e 39. Ma rio Silvestri , Isonzo ! !) 17, Tori no , Einaudi, 1917, pp. 91 e seguenti. l{itiene , pe r espe rie nza ac(]uis ita e p e r calcoli effettuati, che il fenomeno ddl'a nalfahe tis mo tra i fanti , totale o di ritorno, supe ra:;.,;e il 50 per cento.
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"... questa è la gu erra del buio , della notte. Le giornate trascorrono in una grande tra nquillità , le notti invece sono sempre movimentate. Si comincia a combattere nel crepuscolo e si continua a tenebre alte ... "216 e perché una idonea illuminazione dei ricoveri era pericolosa e ven iva affidata cli solito a qualche p ezzo cli candela, o a lucerne di fortuna. Durante il giorno erano i lavori cli trincea, i servizi di approvvigionamento, la necessità di muoversi dall'angusto a mbie nte, di parlare con gli amici e i pa esani elci repa rti vicin i, il bisogno di riposo che riducevano il tempo d a dedicare, volendo, alla lettura. Tra i libri cli svago a disposizione d e i m ilita ri , molto le tti e rano il Pellico ccl il Manzoni ; tutta u na serie cli ro man zi storici: da La disfida di Barletta, 1':ttore Fieramosca, Nicolò de' Lapi di D'Aze glio; I fratelli Karama:wff, Oe litto e Castigo di Dostojcwski, alla saga dei Tre Moschettieri, al Conte cli Montecristo cli Dumas, solo per cilare le opere più famose . Altri romanzi - p e rché su questo genere si appuntavano gli interessi dei più, trattandosi d i letture cli svago - richiesti dai m e no es igen ti erano que lli <li avventura con aspetti esotici ed avveniristici: le o pere di Giulio Vernc e d i Salgari e rano le più ricercate. Tra i più istmiti , un particolare s uccesso ebb ero i romanzi di Gu ido da Verona, di gran m oda in tullo il paese, in p articolare l'ultimo prodollo: Mimì nluette, fiore del mio gardino, storia di una balle rina che riscatta una vita dissipata col suicidio , edito durante la g uerra, nel 1916. O ltre a quesle e ad a ltre consimili opere di narrativa, erano disponibi li lib ri e opuscoli con temi morali , re ligiosi e di propaganda cattolica distribuiti da i cappellani, trascurati sovente dai soldati a motivo del loro contenuto dotto e del frasario ricercato217. Dopo l'ingresso in guerra dell'Italia esplose il fenomeno della pornografia. La vastità d e lle operazioni cli leva e di richiamo alle armi, che coinvolsero già inizialme nte milioni di persone, funzionò da spron e ad edito ri di bassa lega pe r la m o ltiplicazione di particolari pubblicazioni. La diffusion e di questo tipo d i stampa
llG 13. Mussoli ni, Il mio diario di guerra, cit., p. 71. m Ibidem , p. 79.
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ebbe luogo, inizialmente, ne l p aese e solo in seguito raggiunse la zona di guerra. l giornali cattolici promossero, già nel 1915, una inte nsa campagna per impe dire il dilagare ne lle file d ell 'esercito d elle pubblicazioni pornografiche. Ne fu d iscu sso in parlame nto e fu approntato un apposito disegno cli legge, ma l'iniziativa non ebbe più seguito e rimase al livello di progetto. Tali pubblicazioni e bbero un grande successo fra i soldati, vanam e nte contrastalo dai capp e llani militari e dal comando s upremo che con una apposita circolare affidò agli ufficiali dei re parti compiti d i vigilanza e di repressione del fenome no. JI sold ato d i leva - quasi esclusivamente , perché si ritiene che i richiamali, p adri di famiglia, avessero altri pensieri p er la testa - è prope nso a d e dicare del tempo all a vis io ne e alla lettura di certe pubblicazioni, ma non per impu lso tendenziale e abitudinario, bensì per curiosità e pe r sentirs i in qua lc he modo adulto; per la prima volta vive fu ori dalle costrizioni morali familiari, è indipend e nte p er le azio ni private e istintivamente vuole superare, com e può, i ta bù secolari di una c ultura ancora contadina . La precariefa de lla vita al fronte, in patticola re di quella di trincea, generalizzò la ricerca, la lettura, lo scambi o e la diffus io ne delle pubblicazioni pornografiche, per comprendere e apprezzare le q uali - e questo era impottante, data la situazio ne culturale della truppa - no n era indispensabile saper leggere, trattand osi spesso cli stampati conte ne nti d isegni, pitture e riproduzioni fotografiche. I giornali italiani seguitarono a p o lemizzare s u l confli tto. Q ue lli contrari all'intervento cominciarono presto a chiede re la pace ad ogni costo e la richiesta d ivenne poi una pressante invocazio ne. Alcuni dava n o rilievo a d idee , fatti e s ituazio ni n o n certo utili a sollevare lo spirito dei comba ttenti che , preoccupa ti già per conto proprio, a de rivan o in numero crescente alle richieste di pace di questa p arte de ll a stampa, facendole proprie. I soldati e rano sempre p iù indotti a rite nere che l'esercito e la nazio ne fossero due realtà distinte: la prima dove ogni sforzo concorde e ra teso a l comhattimento e a lla vitto1ia, la seconda, nie nte affatto allineata a q uesto fine , ben sì dilaniala eia contrastanti posizioni e inte ressi ne i confronti d e lla lolla in corso. Il soldato non riusciva a sentire alle sp a lle d e ll'esercito - quasi u na sola cosa
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con esso - un paese pronto a pratica re ogni sforzo per sostenere il suo sacrificio. Jl div ieto d 'ingresso di questi gio rnali in w na di gu erra no n sortì gli effe tti positivi s pera ti, perché vennero con trabbandati al fro nte in poche copie cd i lo ro scritti, divulgati verbalmente d a trincea a trincea, assunsero quasi veste di o racolo, o di verità nascosta da i comandi . I corrispond enti di gue rra cd i lo ro giornali riceveva no il pla uso d e i fanti solo qua ndo citavano, o me glio, e log ia va n o il lo ro re p a rto , dis tint os i n e i comba ttim e nti. Riprovazio ne campa nilistica ven iva invece espressa qua ndo g li scritti e n comiastici erano riservati a lle gesta di a ltri re parli 21 8 . Provocavano disguslo descrizio ni <li te rrificanti e sanguinose azioni be lliche riferite ai lellori con pe nna di poeta, senza menzio na re quali sacrifici e q uanto sang ue e rano costate ai repa rti impieg:Hi. Il fa nte, nel fondo della sua trincea, n on immaginava c he anch e g li articoli elc i corris po ndenti di gu e rra veniv:rno solloposti a cens ura e che il ' placet' del comando supremo alla presenza di ogni singolo giornalista nella zona di guerra e a l fronte era cond izionato d al lenorc dei suo i articoli 219. Né po teva intuire che a i lellori , ne l paese, e ra gradito conoscere solo i lati positivi d ella guerra. Pe r questi mo tivi e pe r la vie ta rcto1ica di moda, i comba ttime nti, gli inauditi massa cri e la terrib ile vita di trincea venivano descritti o le ograficame nte , come se si fosse trattato d i un g rande, e nlusiasma nte s pe ttacolo d a raccontare in c hiave d i maniera, senza a lcun realistico approfondimen to 220_ Mai nella cro naca giornalistica i soldati h anno riconosciuto la loro anima e i loro travagli. "... l{i torna freque nte n e lle le tte re d e i co mbatte nti la n o ta amara e sprezzante per le corrisponden ze di gu e rra. Soprattutto inaspriva i soldati la falsifica;.,.io ne de lla loro psicologia, come di gente ch e in g uerra si d ivertisse e ci pigliasse g usto, né piL1 né meno che a uno sport. Q uesto pareva un'offesa alle lo ro sofferenA. Valo ri, I.a.guerra ila/o-austriaca, cit., p. 574. Sull',:irgomcnlo riferisce N. De lla Volpe, F.~ercitu e prupa!!,anda nella grande guerra, cit. , p . 25. u o A. Valori , la gu erra italo-austriaca, cit. , p. j71.
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ze e al loro dolore e quasi un invilo ai rimasti a dimenticarli. E contribuì non poco all a formazione della c ri.si di disperazio ne che si rivelò nell'autunno elci 1917, quando il sold ato si credette un dannato a morte fra l'indifferenza cinica del paese. Anche le parole vane .si .scontano a caro prezzo ... Quello ch e fa veramente schifo - si legge nella le uera cli un caduto alla famiglia - è quella loro ostinatezza a voler descrivere la guerra come una co.sa poetica, fatta di poes ia e di .sentimento, an ziché di sangue, d'orrore e cli sofferenze inaudite .. . lo sono sempre sta to in lrincea e i signori 'repotters' se ne stanno nei lontani osservatori ... quando una g ranata scoppia in un cimitero Barzini dice che 'le croci s'inchinano al s uo passaggio', ma non dice che i cadaveri in avanzatissima putrefazione volano in aria a brandelli e appestano col puzzo loro Dio sa quanti chilometri di trincea. D ov'era lui, il fetore non si sentiva; dov'eravamo noi non si p oteva respirare ... "221 . Dopo Caporetto si rese necessario un salto di qualità anche nell a .ste.sura delle corri.sponde nze dal fronte. Alla fine del novembre 191 7 il colonn ello Gatti, nella s ua veste di ufficiale del comando supre mo, fece o.s.servare ai corri.spondenti dal fronte che fino ad allora tutto quanto e ra stato scritto sulla guerra era, "...un cumulo di menzogne. Si è sempre dello ... cose che erano diverse dalla verità. Tutto era pia ntato .sullo ste.sso si.sterna: tutto, a cominciare dalle dichiarazioni elci ministri, per finire agli sproloqui cli D 'annunzio ... Abbiamo costruilo un sogno .. ."2 22 . Il mutato clima, tra le file dell'e.sercito e nel pae.se, costrin.se i corrispondenti cli guerra a tener conto del nuovo sta to cli fatto: niente più voli pindarici, niente più veemenza epica, niente più liri.smo e .sa.sperato. Un dramma, .soprattutto per quanti avevan o fatto elci gio rnalismo cli g uerra un'aulica pales tra o ratoria 22 3. Prima di Caporetto v idero la luce i primi g io rna li di trincea, so,ti p e r iniziativa e con i fondi di alcuni reparti e comandi perireA. Omo d eo, Momenti della vita di guerra, c.it. , pJ). 8 e 9. A. (;atti, Caporetto, c it., J)p. 4 13 e 4 14 . ( :fr. (j iusepre Persone ni, l.aP,uerra vista da un idiota, Rergamo, Orfanotrofio Maschile , 1922, p. 69. 223 Cfr. N. D e lla Volpe, Esercito e propaganda nella grande guerra, cit. , 22 1 222
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rici. Tutti avevano modestissima veste tipografica e erano limitati nel nume ro di copie. Nei primi mesi dd 1918, quando il coma ndo supre mo comincib a compre ndere l'importanza di una a ttiva opera promozionale fra i combattenti , questo tipo di pubblicazione - capillare mezzo di informazione e di propaganda, vero g iornale del soldato per il soldato - si moltiplicò. Edito al fro nte, o comunque in zona di g ue rra, raggiunse nel mese di giugno il numero di circa cinqua nta testate. L'idea cli un giorna le pe r i combattenti , sul tipo di que llo edito dall'esercito fra ncese e d istribuito gratuitamente a i militari in gran numero di copie, e ra stata già p roposta da alcu ni comandi, ma sen za esito, per la cronica mancan za di mezzi da destinare a lla propaganda. Anch e qualche militare più preparalo avve,tì per tempo l' utilità di tali p ubblicazioni per il morale de lle trn ppe 224. Dive rsamente dalla stampa naziona le e locale , che con le s ue corrispondenze dal fro nte informava un pubbli co estraneo alle problematiche della lotta armala, i gio rna li di trincea erano d e dica ti esclusivamente al comba ttente cd ebbero , in genere , una limitala diffusione nel paese. 11 più noto di questi : 'La Tradotta' edito dalla lll Armata, riscosse invece un grande su ccesso e molti de i s uo i 25 numeri furono vend uti in tutte le e dicole. I.e scarne redazio ni dei gio rnali e rano composte da soldati espe rti d e ll a materia per preced enti professio na li: giornalisti , scrittori, disegnatori in grigioverde e da giorna listi improvvisali ch e si avvalevano della collaborazione di ogni combattente che avesse capacità d i esprime rsi e qualcosa da dire ai commilitoni e d e l volontari o apporlo cli alcuni grandi scrittori e artisti22 5. Spesso il giornale delle trincee si scriveva e si stampava 'in faccia a l nemico' come vantava 'L'Astico' della Prima armata. La periodicità varib: dal nume ro unico, alla pubblicazio ne mensile, quindicinale e settimanale . Qualcuno 'esce qua ndo pu ò', altri come il '13', organo del XIII Corpo d 'arma ta - non ha p refere nze: 224
Sull'argomento cfr. Arturo Lancellotti, Giornalismo eroico, l!oma, Eù. cli Fiamma, 1924, pp. 88 e 103; A. Gatti, r:aporctto, cil., p . 148 ; H. Mussolini, // mio diario di guerra, cit. , pp. 17 e 39. 22, A. Lance llotti, (;iornali.smo eroico, cit., p. 88.
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'esce un giorno qualsiasi della settimana', oppure, 'ogni volta che entra in Redazione carta sufficiente'. C'è anche chi 'esce quando gli pare e piace': 'La Buffa', 'La Bomba a penna ' n6. Gli editori erano di diverso livello: dalla compagnia all 'armata. La vita del giornale era strettamente legata a ll'opera dei redattori principali - nonostante fosse gradita e sollecita la la collaborazione di tutti i soldati, come già detto - p e rché la stesura non era suscettibile di improvvisazioni, a causa dell'intrinseca delicatezza dei contenuti, che dovevano influire sul morale delle truppe e quindi sul loro rendime nto, tanto che uno dei fogli più noti: 'Il Ricordevole' dovette cessare le pubblicazioni dopo la scomparsa del s uo ideatore ed esten sore principale, caduto sull'altipiano di Asiago. Parte degli scritti , specialmente di prima pagina, indugiavano su temi p atriottici, ma per il resto spiriti am eni e bizzan-i provvedevan o a recare piacevoli mome nti con ogni so11a di racconti, poesie, vign e tte , caricature che esaltavano le doti m igliori del soldato e presentavano le notizie più recenti come premesse alla vittoria finale . Nelle trincee arrivò così un utile apporlo per m eglio comprendere i tanti perché de lla vita turbinosa condotta e insieme con lo scritto del commilitone del vicino reparto, con la barzelletta di un altro, s i lesse attentamente anche l'informazione e il commento sul la situazione del proprio re parto, de lla grande unità e d ella lo tta in corso. La p a rola dei capi, p e r quel diretto rivolgersi al singolo le ttore senza la mediazione di comandi o ufficiali, non era più avvertita come il contenuto del bollettino o della circolare - sempre obl iati - ma diventa va viva , come parte di un collo quio dire tto col fante , che ora si sentiva inte ressato a nche a questo dire.
a6 A. LancdloLti, Giornalismo eroico, c it. , p.
96.
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11. I volontari, gli imboscati, gli autolesionisti, i disertori
L'amp iezza delle ma nifeslazio ni a favore dell 'inte rvento e soprattutto il numero e il tipo d e i mani festanti - per lo più giovani enLusiasti e uomini nel pieno d e lle forLe - avrehbero fa tto pe nsare ad una folta rappresenta nza di volonrari ne lle file dell'ese rcito . In lLalia si cominciò a p arlare di volontari già nel 1914: gruppi di aspiranti volo ntari garibald ini furono costitu iti nelle varie città; ne lle maggio ri sedi universita rie venne richiesta la co sliluzione di batlaglioni d i volonlari univers itari227. Reparti interamente costituiti d a volontari di gue rra - escludendo qualche u niLà di cicl isti no n trova rono p ossibilità di formazione per concorde inLe ndime nto delle au torità p o litiche, contra rie ad a rmare e accorpare i volo nlari, ritenuti Lulli di sinistra e repubblicani e <le lle gerarc hie milila ri, attente, tra l'allro, an ch e a no n creare d ua lismi tra re p arti volonlari - in qua lche modo più meritevoli - e i reparti di coscritti ed inollre ad evitare l'indiscip li na tipica, nel passato, e.li queste formazioni militari228_ Dai dis tre tti militari i volontari vennero perc iò avviati ai corp i d'armata e da questi inseriti un po' in tuni i repa rti. " ...Un voce unanime salirà a guerra finila dalle fil e dei volon tari e d egli irredenti. .. ai quali non fu concesso di formare un corpo sp eciale: e la voce dirà il barbaro trallam e nto fatto ad essi pe rché avevano voluto o, come si d iceva per gli irride nti, e rano stati la cau sa della g uc rra ..... 229_
A. Omodeo, Momenti della uita di guen-a, dt. , J). 25: G iuseppe (jarrom:, poi deceduto rer fcrile nel gennaio 1918, scrisse da Triroli ad un amico nell'agosto del 1911: "... circol;:i con insbtenza la voce di g uerra all' Ausu·ia. Trovam i un po:;lo in un battaglione di volontari , qu eUo 's ucai', in rarticolare, se si farà: e Lck g rafa mi ... ". ('sucai' :;ta per 'sezione universitaria del Clu b Alpino Ita liano'). Sui volo ntari nella prima gue rra mondiale cfr. P. Melograni, Storia politica della grande guerra, cil., pp. 20 e seguenti. l2/! Circa le lcrnute intemr eranze d isciplinari attribuile ai reparti volonlari cf1·. F.. I)e Bono, La guerra come e dove l'ho uista e combattuta io, cit. , p. 39. 22? <iiu seppc Prezzolini, Uopo Caporetto, Homa, La Voce, 1919, r. 17. 227
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Il numero dei volo ntari incorporali nell'esercito,ottomil a circa, appare esig uo e non rap presentativo d el fenomeno genera lizzato che era da attendersi, considerate le premesse. Ma in prop osito è necessario tener conio che l'elevato numero d i classi inizialmente chiamato alle armi - tra giovani di leva e richiamati - imp edì l'arruolamento di molti in qualità di volontari 230_ Dopo gli e ntusiasmi che caratterizzarono i primi gio rni di guerra,l3 1 la realtà della trincea ridimensionò le aspettative e lo stato d'animo dei soldati e distrusse ogni ardore esterio re dei volontari, principali villime del disagio determinato dal crollo delle illus ioni di una campagna di guerra breve e vittoriosa. Nulla degli effetti della g uerra fu più concesso, dopo breve tempo dall'inizio, all'immaginazione. La crndezza delle vicende b elliche fu continuamente p resente a ciascun combattente. "... L'entusiasmo d el 1915 si era trasformato nella rassc:gm1'.l.ione del 1916 e ne ll 'insofferenza elci 1917 ... "2 32 _ Tra la m assa compatta dei fanti-contadini, a lieni da ogni e ntusiasmo, i pochi volontari furono in principio oggetto di ironico com patimento, poi vennero g u ardati con sospetto, quindi, man z3o Edoardo Scala, Storia delle fanterie italiane, I vo lontari d i guerra, vol. IX,
Roma, Tip. Regionale, 1950, p. 665. G. Volpe, il p opolo italiano tra la pace e la guerra cit. , p. 56: i volontari italiani arruolalisi nell'esercito francese furono hen 7.000, sul totale dei 29 .000 incorporali. Tra i molivi che, alme no in r a1te, ridussero l'afflusso di volontari , all'indomani ddla dichiarazione d i g ue rra, sembrano doversi arn10verare qu elli di opponunilà polilica e d i sicurezza. Nel volume di P.V. Cannistraro e I3.R. Sullivan, Margherita Sarfàtti, l 'altra d onna del l)uce, Mila no, Mondadori, 1993, pp. 141 e 142, i: descriuo il disappunto di Mussoli ni pe r gli esiti negativi - imposti dal governo - ddk: s ue richies te di rarti re volonta rio e per la forza ta attesa ciel richiamo alle armi della sua classe. Ad accrescere il disappu nto contribuiva non poco il sarcasmo deg li avversari politici r e r la sua s urposta ritrosia a partecipare cli persona agli evenli hdlici. l:lI Sull'entusiasmo dimoslrato dalle trurre italiane nei primi combattimenti ragguaglia A. Valori, in La guetTa italo-austriaca, cit., p . 111 . l i l M. Silvestri, lsun zu 191 7, cit., p . 64 . B. Mussolini è sorpreso nell 'incontrare un volontario, 'un'inlervenlisla milanese della vigi lia ', "... a ncora e ntusia sta ... " nel ge1maio 1917: I3. Mussolini, Il mio diar"io di gue,ra, c it., p . 106.
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ma no ch e il conflitto rivelava la s ua fis io nomia tragica, disprezzati e odiati quali partecipi d e i m ovimenti fautori dell 'intervento. "... Mai si cercò di spiegare ai soldati il p e rché d ella gue rra , i dati fondamenta li di essa, la s ua necessità e i vantaggi che n e potevano sp erare le masse ... "233 . Il volontariato di guerra n on era apprezzato dal fante p erch é questi non riusciva a reali zzare l'idea che una persona normale andasse apposta, senza esservi costretta, a vivere que lla vita d' infe rno ed a correre quei p e ricoli per un qualcosa che no n fosse utile dal punto di vista materiale, quantificabile secondo il solo metro praticabile n ell'occasio ne , quello del tornaconto . Cosa n e poteva venire in tasca al volonta rio da qu e lla g ue rra ai tedeschi; cosa ci g uadagnava dalla presa di Tre n to e Trieste? I 'fratelli irrede nti', poi , non capiva bene p erché e d a cosa il volo ntario voleva farli liberare; né chi fossero questi con precisio ne, anche perché al di là dei confin i la gente parlava italiano, si, ma n on sembrava tutta felice di avere in casa i nuovi venuti2 34 _ Pe rc iò il volo nta rio di guerra, a ben vedere, d oveva essere un pazzo sanguina rio o un aspirante suicida , oppure uno c he intendeva in qualche modo trarre vantaggio da q uella carneficina. Con le sue smanie, comunque fosse la question e, aveva coinvolto tutti gli a ltri. " ... Un soldato, reduce d a un ospedale di Pavia, mi ha raccontato che ha conosciuto colà un volontario di gu erra il qua le g li
G . Pn.:zzolini, Dopo (,'aporetto, cil., p. 16. G. Pcrsoneni, T.a {!Uerra vista da un idiota, cit., pp. T2 c scguc:nti: ".. .Essi ci chiamavan o 'gli italiani ' cornc fossimo gente di un 'altra ra zza ... Nun sape vano cosa ern l'irre dentismo ...". Il dire è riferito a lle po polazio ni contadine , italo fo ne e no n , che il fan lc incontra va ne lla s ua avanzata . Attribuisce tale d istacco , se non freddezza c ostilità , alla protezione che l'Au stria accordava in particolar modo alle attività colturali e all'allevamenlo. Il governo fo rni va alle po polazio ni rnrali incentivi e premi che destavano l'interesse e a ppaga va no l'a mo r proprio dei contadini , favore ndonc la fe d e ltà all 'Impero. B. Mussolini , Il mio diariu d i guerra, cit. , p. 50: "... trovo a ncora le facce e nigmatiche che notai la prima volta. Q uesti sloveni non ci amano a ncora . Ci s uhiscono con rassegnazione e con makdata ostilità. Pensa no che noi siamo 'd i passaggio'; che n o n resteremo e non vogliono compromettersi, nel caso in cui ritornassero... i padron i di ieri...".
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d imostrava una cc,ta simpatia perché, disgustato dall'isolamento in cui lo lasciavano i compagni , gli aveva rivolto qualche buona parola. Il volontario di guetTa si è con lui così confidalo: 'Vedi, i soldati mi debbono ritenere un vagabondo ... mi chiamano volontario di guerra con la stessa into n azione come se dicessero: pazzo, o lebbroso, o cornuto ... lo 1i capisco. Essi non possono concepire un'idealità in nom e della quale un uomo lascia gli ave ri , la famiglia e la v iLa ... In fondo , non hanno to,to. Io h o rinunciato al mio lavoro proficuo e sono un pazzo. Oppure non avevo del lavoro e sono un vagabondo. Sono snaturato perché ho lascialo volontariamente la mi a famiglia. Offro volontariamente anche la mia vita e sono uno stupido. Non c'è ideale se non è riscaldato d a una fiamma. Ora , qui , fra i soldati, me la saluti la fiamma e l' ideale ' ... "235. I pochi, isolati volo ntari cercarono presto cli passare inosse rvati, non per sopravvenuto ripensamento circa le ragioni mo ra li della scelta effettuata, be nsì per non far indulgere i commilitoni in p e nsie ri che generavano pericolose perplessità. Il contrasto tra coscritti e volontari di guerra si spi ngeva oltre una gen erica inlolJeran za; giungeva anche a d estremi inimmaginabili in un ambiente che avrebbe dovuto favorire , invece, un indiscriminato affiatamento tra s imili. I volo ntari d i g uerra venivano g uardali con odio, e ra com e se la guerra l'avessero provocata lo ro. I soldati guardavano b ieco. l soldati perseguitavano 236_ Il bersagliere Mussolini , un giorno, venne apostrofato da un soldato che non con osceva: " ... ho una bella notizia da darti: h anno ammazzato Corridoni. Gli sta bene, ci ho gu sto. Crepino tutti questi interventisti. .. "2 37_ L'astio nei confronti del volontario, o del presunto tale perché inle rvenlisla, giunse infine a provocare la scomparsa in qualcuno di quella solidarietà propria della vita di trincea. Quando lo stesso Mussolini rimase ferito, vi furono de i suoi commilito ni che si rifiu235 236
237
A. Frescura, Diario di un imboscato, cit., pp. 110 e 141. R. l )e Felice, Mussolini il rivoluz ionario, cit., p. 323. Marghe ,ita Sarfatti, Dux, Milano, Mondadori, 1932, p. 18 1.
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tarono di soccorrerlo e di trasporta rlo al posto di medicazio n e 238 _
Chi era andato in guerra volontario non lo faceva sapere a nessuno, manteneva il fatto assoluta me nte segreto. In gen ere , anche tra gli ufficiali , appartenenti alla categoria ch e piì:1 era adatta a comprendere, giu stificare , o condiv idere gli ideali di una guerra che traeva motivaz io n e dalle radici culturali comu ni, il volontario si sentiva avulso dal contesto generale, non riceveva gratificazione, era guardato male. " ... Qui nessuno sa che sono volontario, credono tutti , o quasi tutti, che ho fatto domanda di diventare ufficiale per salvarmi dal pericolo dei portare lo zaino. E io mi sono guardato bene da ll o smentire s iffalli giudizi, perché ne avrei fatto nascere uno peggiore : che sono un pazzo e un seccatore. Meglio passare inosservati che essere accolti con un risolino di scetticismo .. ."239. TI volontario cli guerra hl tollerato e<l anch e ta lvolta apprezzato solo in quei reparti scelti della fanteria dove elevatissimo era lo spirito cli corpo e nei quali la vita di trincea e di guem1 e ra condotta dal volontario e dal coscritto senza differenze evidenti, p e rché caratterizzata d a un marcalo slan c io combattivo e d a un comune impulso aggressivo, sul piano materia le, m entre la stessa apparte nenza a quel dete rminato corpo facilitav a l'immedesimazione del fante negli alleggiamenti in questo tradizionali . Un p a rticolare tipo di volo nta,io di guerra e ra rappresentato dall'irre dento, forse il più motivato tra i comballenti. Ad ogni livello si manifestò una grande diffiden za verso questi soldati, in p a,te dovuta alla te muta infiltrazione di spie, p e r quanto rig uarda i coma ndi. L'atteggiamento diffidente ed ostile del fante, invece, era ascriv ibile all'ignoranza del feno me no storico de ll'irreden tismo, all'accennata imputazio ne agl i irredenti dell'origine de l conflitto ed anche un po' a lla freddezza di buo na parte d elle popo lazioni 'liberate'. Una conferma insospettabile circa la vita diffic ile de ll ' irrede nto , volonta rio di g u e rra , viene fornita da Cesare
2.18
Giorgio Pini e Diego Susme l, Mussolini, l'uumo e l 'o{!era, Pirc nzc, l a
Fenice, 195.'3, 239
vol. I , p. 323.
A. Omodco, Momenti della vita di guerra, cit. , p. 15, in not"'1.
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Baltisli, nel cui 'Epistola rio ' sono contenule le amare no te riguardanti l'ostruzio nismo e la diffidenza di cui questi soldati - cd egli stesso - e rano fatti oggello. Q uando il fig lio non riuscì per l'ennesima volla nell'intento di farsi arruola re volontario , pe r motivi di elà sembra , egli consolava d e ll 'insuccesso la moglie facendol e sa pere che l'esperien za di g ue rra gli aveva insegnato che l'arru olarsi volo ntario spesso si risolveva solo in u n danno2 40. Apprendendo ch e un conterraneo a mico, volo n lario , vie n e improvvisamente riformato p e r p retesa infermità e internato in campo di concentramento in Sard egn a , scrive a lla consorte: "... lo mi ero accorlo, però, de lla fac ilità con c ui si irnbasliscono accuse a danno degli irrede nti. .. "211 . Ma, serenam ente, g ià ne ll 'agosto del 1915, si sente in dovere di riconoscere che tu tto somma lo e pe r una serie d i motivi, in gene re i profughi tre n lini h a nno forn ito , come soldali , cattiva prova242_ O ltre a l nemico schie rato ne ll'opposta trincea, il fante n e aveva un allro, disarmato ma non meno pericoloso, perché mina va il suo morale, incideva s ulla s ua sopportazio ne e sulla volontà di resiste nza: l'im boscato. L'imboscato no n e ra una figura assoluta, aveva sva riate fisionomie e queste consentivano di applicare l'epiteto con diverse sfumature. C'era l'imboscato al fronle, al qu ale l'etichetta veniva attribuita più pe r scherzo ch e per ignom inia: p er il fante d elle trincee lo era chi trovava il m od o di evitare una fatica, un servizio dovu to, il lurno di gu ard ia 213; lo era lo scrillurale del comando , l'an igliere dietro il su o carmon e, il c uciniere, l'autista del camion militare, il milite 'terri toriale'. Ch e di scherzo in fon do si trattasse lo p rova il fatto che spesso al fa nte era dato di vedere la baracchetta del comando centrata da u na gran ala , il cannon e sventrato da un colpo nemico, la cu cina devaslata, le colo nne dei rifornimenti distrutte. Oestava solo un po' d 'invid ia chi aveva un incari-
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C. Battis ti , A"pistolario, cit., p. 91. Jbidc.>m, cit. , p. 157.
Ibidem, cit., p. 109. Mussolini, il mio diario di g uerra, cit., p. 59.
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co in un posto arretrato e non si trascina va ne lle trincee, niente più244_ r veri imboscati erano i sold ati 'italia ni' e 'italianissimi' - pe r di rla con il Marpicati - che trascorrevano il temp o di g uerra negli uffici degli e nti militari nelle estreme retrovie della zona di g ue rra ed in quelli pe riferici di tutta la penisola , che con il fronte non avrebbe ro mai avuto niente a che fare; e tutti colo ro - ugualme nte aggettivati - che, in vesti civili, erano addetti alle lavorazio ni industriali ed ai servizi essenziali, p er la qual cosa non si sarebbero mai mossi da casa; nonché que lli - una vera p letora, si vociferava - che si e rano comprata la qualifica di operaio , in opifici compiacenti245. " ... Una delle cause di malcontento de lle truppe di linea risiedeva negli imboscati. E difatti contro g li imboscati le proteste del soldato e degli ufficiali a l fronte erano vivissime: si giunse persino alle fucilate contro i ferrovicri ... "216_ E c'era chi preved eva mome nti tristi, consegu e nti a lla presa d i coscienza colleLLiva df'lla vastit~, del fenomeno dell 'imboscamento: Dio voglia c he costoro no n si risveglino, domani! Si augura Mario il. Mussolini, Il mio diario di guerra, cii ., rr. 16, 17, 27, 88. L<.:o Pollini, le WRlie al Carsu, c it., pp. 109 <.: 11 0: la parola ' imboscato' " ... e ra q u<.:lla c he
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con maggior frl~quen za si po t<.:va ascolrnre s ul Carso ed essa non av<.:va sempre lo st<.:sso p reciso valor<.:, o per m eglio dir<.:, aveva 1111 valor<.: relativo alla pe rsona e h<.: la pronunciava, alla s ua posizion<.: rispe tto a lla lin<.:a (del fuoco) e alla p<.:rsona a cui era d ir<.:lla ... Questa scala cli relativifa si prolungava all"infinito, sino ad ,mivar<.: agli a ssu rdi più gustosi e pit1 s trani. Era imhoscarissimo ... p er uno che s aliva in linea, uno eh<.: restava a l cam:ggio; ... pe r chi andava ndle trincee, l'addl·tto ai comandi; ... per c hi v<.:gliava :il muro di ditesa ... il mitraglie re, eh<.: durante l'assalto era alle sue armi ... (come se qu<.:sto) non fosse sotto la mina ccia rrem<.:nda de lle a rtigli<.:ri<.:, qu ando la p osizion<.: <.:ra individuata dal nemico, e h <: difficilme nre da aUora le conc<.:<.l<.:va u-cg ua ... ". Inoltre, cfr. M. Silvesrri, lsunz o 1917, cit., p. 95. 2 6 P. Melograni, Sturiu politica dellu grande f!JtPrra, cil., p. 1 14. /\. Marpicati, w Proletaria, cit., pp. 68, 69, riferisc<.: la s udcli vision<.: dell'esercito falla dal 'soldato di trincea': i ' fessi' al fronte, i ' lìssi· nei comandi arretrari, g li 'italiani', nelle rerrovi<.: <.: gli 'italianissimi' impiegati nei !omani reparti e ullki sparsi nel resto del pa<.:s<.:. L•<, G. Prezzolini, Dopo Capore/lu, cit. , p. 27.
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Puccini assistendo alle reazioni dei suoi fanti, in marcia nelle retrovie, durante un fo,tuito incontro con dei giovani in automobile che avevano tutta l'aria dell '.imboscato: "... 'Ah, gli imboscati!' urlano i soldati .. . 'e poi s i deve fare la guerra con rassegnazione! Costoro, non son o forse giovani quanto noi? Perché non sono anch'essi quassù'? ... lo guardo i loro occhi stanchi, le loro fronti chiuse sotto gli elmi, i corpi ricurvi. E sento, dentro di me, una pietà immensa per questi esseri, che il vento della guerra ha gettato quassù , inconsci. Essi non sanno quello che io so, né sperano quanto io spero ... "247_ I soldati al fronte - ufficiali compresi - erano ossessionati dal gran numero di imboscati. I ranti in particolar modo, consci che il peso della guerra finiva per gravare quasi per intero sulle loro spalle , odiavano tutti: sia i soldati delle a ltre armi, meno esposti al rischio della vita, sia coloro che e rano riu sciti a evitare del tutto i pericoli della guerra 148. Pe r .sfogare in qualche modo i propri sentimenti, in trincea - cd in qualsiasi altro luogo s i trovasse - il soldato ricorreva al canto di tulla una serie di canzonette, subito in gran voga, che riducevano a m al partito la dignità degli illustri profess ionisti e d elle persone di rango c he, pur di imboscarsi, accettavano senza vergogna di svolgere ' indispensabili' mansioni di infimo ordine. A confermare la convinzione che pe r i contadini non vi fosse possibilità di sottrarsi alla chiamata alle armi, mentre i ricchi operai della città avevano mille modi per non andare a lla guerra contribuiva il fatto che il fante-contadino vedeva intorno a sé ben pochi operai, perché, come g ià detto, bastava a coscritti e richiamati il possesso di una qualche nozione tecnica per essere inquadrati in armi diverse dalla fanteria. Quei rari operai che vedeva in trincea e rano la manovalanza povera, i lavoratori generici, i muratori, te!Tazzieri , manovali, sterratori ; m ai qualche membro di quell'a ristocrazia operaia costituita dagli addetti alle lavorazioni industriali. Il fante era nella materiale impossibilità di comprendere, per24
7 24 8
M. Puccini, Davanti a Trieste, cit., p . 192. Così Angelo Gatti in <:aj)o r etto, cit., pp. 65
e 66.
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ché assolutame nte ignaro della materia, le necessità connesse a lla produzio ne ind ustriale e al funzionamento d i d e te rminati servizi, essen ziali a llo sforzo bellico. Le auto rità milita ri per lungo tempo non attrib uirono il giusto peso, né prestarono la dovuta attenzione, all'o ndata di insoffe re nza che stava scuotendo l'esercito. Solo dopo alcuni gravi in cidenti fra solda ti e opera i esone rali dal se1vizio militare, il comando s upre mo ema nè>, nell'aprile 1917, una circolare c he intendeva spiegare alle truppe le necessità della pro duzion e industriale, alle quali conseguivano g li esoneri dal servizio militare attivo pe r u na adeguata quantità e q ualità di manodopera. Lo scritto non p oteva certo bastare a far cambiare idea ai fanti-contadini sugli imboscati e sugli o perai 'indispe nsabili ' in pa,ticolare: era noto, infatti , ch e molti operai eson e rati facevano tutt'a ltro mestiere prima d i essere assunti n egli o pifici, all'inizio e durante la g uerra. L'insoffe renza si accentu ava nell'apprend e re dalla stampa o dai familiari che i salari d e ll'industria avevano supe rato le dicci lire al giorno, quando al fante veniva corrisposta solo me7.7.a lira e non era concessa alcuna d elle varie identità aggiuntive che, invece, competevano a i soldati di a ltre specialità e se,v izi. Le ve sazioni cli cui furono oggetto i contadini , c he davano il maggior numero d i uo mini alla gue rra , e ciò per favorire ne lle città la v ita degli ope rai esonerati e bene pagati, avevano un'eco ne lle le ttere delle donne ai loro ma riti al fro nte, con l'effetto che ci si può immaginarc 24 9. Gli agricoltori , che viveva no da sempre nelle campagne, nei p iccoli paesi dove non esisteva nessun centro di p otere dive rso da quello strettame nte locale, con mansioni quasi esclusivame nte di stato civile, sapevano che era la città il luogo dove e ra possibile avvicinare gli o rgani c he potevano d ecid e re s ugli esoneri dal servizio militare. Ma per la popolazione rurale la città era u n 219 Sul proble ma de l lucro che si s upponeva tratto da alcuni imprenditori per compiacen7.e re lative all'assun7.ione di pe rsona le ne lle industrie d i gu erra, cfr. P. Melograni, Storia politica della grande ~uerra, cil., p. I 14. Circa le in4uietudi ni delk: popola7.io ni turali per gli esoneri concessi agli operai: G. Prezzolini, Oopo Caporetto, cit. , p . 33.
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luogo - più lontano mentalmente , alle volte , che fisicame nte dove era impossibile a chi ne viveva fuori orientarsi, raggiungere gli uffici giusti , rappresentare cotTettamente una questione. Tutto questo invece era immaginato di estrema facilità p er il cittadino, per il borghese, per l'operaio inurbato. Lo stesso vivere in città, in pratica, era ritenuto favorire le occasioni di imboscamento, nelle fabbriche, nei cantieri, negli uffici. L'appartenenza quasi esclusiva dei fanti al ceto agricolo fece sì che il dualismo fanti - imboscali si trasformasse in opposizione contadini - proletariato urbano. C'era, però, chi riteneva che il risentimento contro gli imboscati rivelasse un fondo di ignoranza e di grettezza personale. Scrive, infatti, Giuseppe Prezzolini: "... L'odio generale delle truppe e del paese contro gli imboscati nasceva forse da un sentimento vivo di giustizia offesa e di amore per il paese, al quale venivano sottratte forze per la difesa, o ppure da un egoistico d esiderio che i rischi e i disagi della guerra fossero distribuiti in misura uguale su tutti? Secondo chi scrive, il sentimento che dominava era quest'ultimo e molti di coloro che più g ridavano contro gli imboscati erano prontissimi ad imboscar· ,,z50. s1. pure I1e, se ne presentasse l'occasione... Le lunghe ore trascorse sotto il martellare delle artiglierie ne mi che, senza pote rsi muovere dal precario rifugio, sempre in attesa d i una fine qualunque che poteva essere data d all a cessa7.ione del Fuoco, da uno spostamento del tiro, o nel peggiore dei cas i da una salva più prossima; lo spasimo del combattimento rav vicinato e le s ue conseguenze visibili; lo stillicidio ciel cecchino che colpiva inaspettatamente , l'ansia durante la palluglia notturna , la guardia, agivano negativamente sulla p siche di persone che, oltre dall'esposizione continua al pericolo, e rano debilitate dalla vita precaria della trincea. " ... L'angoscia provata sollo il fuoco , nell 'attesa di passare all'allacco, si fissa permanentemente nella memoria dominando pensieri ccl emozioni fino all'ossessione e al delirio; la sensazione dell'annullamento psichico, dopo un'esplosione in vicinanza, restringe la coscienza fino all'amnesia, a lla totale esclusione della
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G. Prezzolini, Uopo Caporetto, cit. , p. 27.
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realtà ... Le immagini de lle macerie, dei campi d evastati, dei compagni lacerati, ma soprattutto il rumore sono i conte nuti dei d eliri dei soldati. .. "2 5 1. Il soldato di fanteria, lacero, pidocchioso, sudicio, che d orme tra un allarme e un calcio, vestito nei suoi panni di gu e rra, a caso, sotto la te nda all'addiaccio an ch e se piove, che la su a guerra più bella la combatte il giorno dell'assalto, ma gli resta poi l'altra d 'ogni ora col topo, con l'insetto, col vento, con le circolari che g li vietano di spogliarsi anche a riposo, col cantiniere che gli ru ba il vino, con la posta che si smarrisce252 , non fu facile preda d e lla follia. A questa, in qualche caso, s i sostituiva una lucid a esaspe ra7.ione che lo induceva ad a lman accare sul modo di farla finita con quello stato di cose e a procedere , a questo scopo , nel solo modo che rite neva avesse qualche possibilit~1 di successo: con la simulazione e con l'a utolesionismo. Non sempre e ra possibile fingere infermità gravi, da riforma, m a anche un periodo lim.itato in ospedale e ra sempre m eglio che niente ed i medici ebbero un bel lavoro da fare per scoprire la verità. La simulazione doveva p e r forza di cose rife rirsi ad aspetti notevoli, anzi determinanti di inabilità per poter essere motivo di allontanamento dal fronte e si rivolse perciò a lla sfera de lle malattie menta li, in tutte le loro forme e gradazio ni. " ... Molti simularono la pazzia, in modo ammirevole, sostenendo lung h e pazie nti lolle con l'alienista che li sorveglia e che, q uasi sempre, si d à per vinto. G iocano d 'astuzia e dopo un primo accesso furioso, in c ui escono a ll 'ap e no, sparano qualche fucilata, digrignano i denti, essi s i abban donano a l d ecorso della loro m ite pazzia ... "253. 25 1 Bruna manchi, Delirio, Sme moralczza e ruga - il soldato e la patologia ddla paura -, in /.a, c;rande Guerra, a cura di D. Leoni c G. Zadra, cit., pp. 73, 74. 252 P. Mond li, Le scarpe al sole, cit., pp. 170 e 17 1. 2~:1 A. rrescura , !Jiario di un imboscato, cir., p . 173. Il 'm o lti' che in izia la frase è rife rito a i finli malati, non a i m ilitari in gcncra le. I m edici militari, per l'acce rlamcnlo della reale origine, consisten za e ve ridicit~t dei s inLo mi denunciati dai pazie nti in divisa fru ivano d e ll 'aus ilio di alcu ni \csti scientifici, tra i <Juali particolare inte re sse riveste il 'Manuale di m edicina legale ' di Edmondo Trombetta , edito a Milano dalla IIoepli, nel 1908.
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Pe r quanto concen1e le lesioni a utoprovocate fu messo in pratica tutto quello che menti alterate poteva no immaginare e spesso il cons iglio, l'aiuto provenivano da casa. Le dermatosi, anche d a scabbia, erano frequenti e allo scop o sembra che venissero consc1vati accuratame nte indume nti infetti che, dopo le cure ospedaliere, servi vano a provocare nuo vamente l' infezione . Eczemi, dermatiti, otiti, congiuntivi erano l'effello cli polveri e di so stanze irritanti che il militare po teva re perire localmente, o facilmente p rocurarsi. Con preparati chimici, infusi di tabacco, semi di ricino, grane lli di sabbia, alcuni mettevano in pericolo anche la vista. Di più facile impiego e quindi più usati e ran o la calce, il tabacco e altri prodoUi solidi tossici e irritan ti . Queste sostan ze, insieme a piccoli oggelli necessari al loro impiego, o a provocare da soli infe rmità , venivano rinvenuti tra gli indumenti dei malati, o ppure ben nascosti in borsellini , astucci e dentro pezzi e.li sapon e 251 _
La fuga dalla realtà del fronte non con osceva limiti p er quanto riguarda il tipo delle lesioni e d e i mezzi pe r procurarsele: dall a rottura di un timpano con un chiodo, alla finta s inovite causata da una serie di colpi sulla rotula d ati con un sacchetto di s abbia, dagli ascessi dov uti all'inocu lazio ne di sostanze chimiche e di altra natura , anch e lurida, alle bronchiti dovute alla protratta inalazio ne di fumo di paglia o di stracci bru ciati. La procurata infermità fisica, fastidiosa o dolorosa - per la cui cura e guarigione e ra sp erata la concess io ne di un periodo d i allo ntana me nto dal fronte e anche cli una licen za di convalescenza - veniva rilevata con una certa frequenza tra le truppe delle prime linee . Ma non era il solo modo di rice rcare la cessazione, anche temporanea, di uno stra zio insosten ibile ; e.li d ar corpo ad un evento debilitante, risolutivo di una s ituazione di cri s i: per eludere i d overi milita ri venivano inten7.ionalmente procurate con leggerezza anch e lesioni pe nnanenti, spesso di una gravità ta le che fo rse il più delle volte andavano al di Et d elle inte nzio ni, te nuto conto che s i traltava quasi 2'i·f A. Frescura, Diario di un imboscato, cit. , p p. 168 e seguenti. Nel testo sono riportati dati e fatti cscmplilìcalivi dcll'auloles io nisrno e d ella simulazione tratti da circolari, da esperienze perso na li e da notiziari medici coevi.
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esclusivamente di persone che traevano sostentame nto dal lavoro manuale. Diversi soldati si infettarono gli occhi con stxrezioni pumlente: solo pochi riuscirono a guarire, me ntre altri rimasero ciechi , p arz ialmente o to talmente 255. Non erano rari i casi di soldati che si sparavano un co lpo di fucile in una mano, quasi sempre la sinistra, oppure in un piede: " ... in un solo ospedale di corpo d 'armata in pochi giorni ne affluirono più di cinquanta , a gruppi, provenienti la m aggior parte dalla stessa località ... "256 _ In un primo momento, fu facile ai sanitari rilevare l'origine dolosa del ferimento , a causa degli effetti vis ivi provocati dal colpo sparato a bruc iapelo. Allora fu fatto ricorso ad una messa in scena elaborata: tra l'arto e la bocca del fucile si frappose una pagnotta , oppure una scatoletta d i carne, così non era vis ibile alcuna traccia d e lla prossimità dell'arma alla ferita. L'invalidità era ricercata anche colpe ndo con forza una mano o un p iede con un grosso sasso, oppure con la vanghetta in dotazio n e. Per rendere più verosimile il fatto, ci furono soldati che per pratica rs i la menomazione attene.levano lo scoppio, nelle vicinanze, d i un proietto n e mico: "... Allora essi urlano alzando il loro moncherin o insanguinato, come se li avesse colpiti un frammento d ella granata esplosa ... "257_ Il parapetto della trincea è un luogo p rivilegiato per proc urarsi rapidamente una grave ferita , senza rischiare gli es iti dell'indagine sanitaria e penale: basta esporre una mano per... attirarvi 'una pallottola amica'. Al fronte , l'a uto lesionismo e la simu lazione assumono un aspetto epidemico, di contagio. In un re parto di truppe op eranti si assiste prima al verificars i d i alcuni casi, poi al rapido moltiplicarsi di e pisodi s imili , c he cessano qu in di improvvisame n te 2 5 8 . L'infermità viene simulata o provocata anch e per evitare il ritorno al Porcella e Monticonc, Plutone d 'esecuz ione, cit., pp. 205 e s egucnli. •56 A. Frescura , lJiariu di un imboscato, cit. , p. 172. 2 57 !hidem , p. 172. 258 P. Me lograni, Sturia politica della g rande f!.Uerra, c it. , p. 211.
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fronte dalla licenza: in paese si trova il medico, il farmacist,a, il veterinario, l'empirico compiacenti che forniscono consigli e rimedi. Le cause della simulazione e dell'autolesionismo, secondo alcuni esperti, dovevano essere ricercale non tanto nell'ambito della personalità, quanto nell e occasionali ca u se esterne. L'elaborazione statistica d ei casi osservati denunciava comunque una relazione tra fattori etnici, politici del luogo d 'origine, condizioni familiari, età e adattamento alla vita del fronte: il fenomeno, infatti , era più frequente tra i provenienti da determinate regioni. Più inclini al reato erano i soldati di famiglia povera e di età matura , le reclute, i richiamali da breve tempo e chi era da poco tornalo <lalla licenza e aveva, quindi, perso l'abitudine ai pericoli della prima linea 259. Il numero delle ferite e d e lle malattie sospette aumentava improvvisamente all'approssimarsi, o durante i grandi combattimenti. I c l pe riodo della decima battaglia dcll'lson;,m e della vana serie delle successive offensive minori , condotte tra l'aprile e il maggio 1917 - quando fu toccato il vertice delle perdite umane mensili - i casi di autolesionismo raddoppiarono di numero 260 . Ai tribunali militari, al fronte, buona parte del lavoro è fornito dai simulatori e dagli autolesionisti. Il reato, se provato, è punito severamente con la reclusione che, per le ferite gravemente invalidanti e le mutilazioni può essere anche scontata ai lavori forzati , giusta il codice militare deH'epoca. Nonostante le pene severe, ne i prin1i due anni di guerra il fenomeno si manifestò con un a ndamento crescente; poi diminuì nel 1917, p e rché un decreto stabilì che la re clusione milita re, per chi era ancora abile, dovesse essere scontata al fronte; cd an che a causa della sopravvenuta diversa rubricazione delle due fattispecie: non più a utole sionismo o simulazione, bensì 'codardia', reato che contemplava anche la pena della fucilazione. La mutata atmosfera che si respirava nell'esercito del 1918 contribuì, poi, a ridurre le dime ns ioni de l problema. I traumi che subiva la psiche del soldato dalla s ituazione di estremo pericolo e d i grave disagio impost::i dalla v ita del fronte e P. Melograni , Storia politica della grunde guerra, dt. , pp. 111 e 112. r,o R. Monte leone, Leltere al re, cit. , p. 44.
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della trincea, dal continuo spellacolo dei malati, dei feriti, dei morti, senza ch e nessuno riuscisse a fornirgli una giu stificazione da lui inleramenle compren s ibile di tale sacrific io determinava disorientamento ed allentava in qualcuno il senso della disciplina e del dovere. "... Molli milila ri se n 'a nelava n o agli osp edali p e r esaurimento , per febbri o per una malattia qualunque; Lulli i giorni qualcuno rimaneva ferito; tutti i giorni qualcuno lasciava la vita nella Lrincea. Era uno slillicidio le nlo e costante di tutte le nostre e nergie ; era un abbattimento p e noso che pesava sul noslro animo, era una depressione lenta e costante delle nostre facoltà volitive che si traduceva in una sola parola: demoralizzati! e l'animo e ra depresso a nch e , e forse soprattutto, p e rché in lrince a non era vamo soslenuli da una parola buona ... "26I. Se e quando motivi di rifiulo della rcallà della guerra inducevano il soldato a sollrarsi ai propri doveri, unica a lte rnativa a ll a simulazione e all'autolesionismo era la diserzione. Il fenomeno si verificò dur,rnrc l'int<."r:1 g,1e rra , con a nda me nto crescente e interessò tullo l'a rco del fronte. La diserzione e ra il reato più diffuso ne ll'esercito. Le cifre che sono reperibili in proposilo appaio no solo indica tive de l fenon1eno, essendo tratte dalle risultanze statistiche rela Live ai procedimenti giudiziari inte ntati, presso i tribunali militari , contro i soldati indiziati 262 . Specialmente all'approssim a rs i d i un 'o ffen siva o dura nte i combattimenti più sanguinosi e protra lli , i n erv i di qualcun o cedevan o e no n sempre , deciso a prendere una strada diversa da quella ch e conduceva al confro nto col nem ico, il soldato cercava un momentaneo rifugio in una zona più s icura elci Fronte. In proposito racconta un a1tiglie re c he i carabinieri, dopo un assalto fallito, " ...'vigniva a zecarne ne la galeria , a veder ch e mostrine c he se gaveva' e se si trattava di fanti, che dovevano essere scappati G. f'c rson cni, La guerra vista da un idiota, cit., p. 70. In p roposilO dr. Ministero della gue rra , Ufficio statisti co , Sta tistica dello sji.Jrzu militare italiano nella P,U.erra m ondiale. Dati sulla g iustizia e d isciplina militare, Roma, Provveditorato Gene ra le d ello Stato, 1927 . Puhhlicazion c classificata. 26 1
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dalla ptima linea, 'alora li ciapava e li trassinava fora come i porci che i li tira fora dc la staia p e r mandarli a m azzar' e li spingevano su per la scaletta che porta va a lla prima linea ... "265. La diserzione del s ingolo che fuggiva verso casa , o verso la le rra na lale, non può essere giustificala , certo, ma è in qualche modo comprensibile, in un contesto che sempre più denunciava l' insensibilità de lla massa della popolazione - e q uindi della sua componente in armi - n ei confronti dei motivi informatori della guerra, quando a questa insensibilità no n si era già sostituita una vera e propria opposizione al conflitlo, alle s ue ragio ni, agli scompensi ch e lo stesso de terminava ne lla vita civile , in quella quotidiana d i tante famiglie, nei sentimenti e negli interessi del soldato . Peraltro, la fuga dalla linea di contatto col ne mico verso le retrovie non doveva essere molto facile, considerate le precauzioni che in proposito attuavano i comandi ai va ri livelli, ma è da sup porre c h e il numero <le i soldati <lati p er dispers i fosse co mprensivo cli qualcuno che si era allontanato dal reparto. Già alla vigilia di Caporelto, fu calcolato che più di centomila d iserto ri vagassero per l'Italia, infestando le campagne, seminando la ribellione nelle città e propagando d ovunque lo sconforto 261. Vi erano anche soldati c he dise1tavano a modo loro, sube ndo le tristezze della vita a l fronte , m a rifiuta ndos i cli o ffendere il ne mico - 4 uasi degli obie ttori di coscie nza 'ante litterarn' -: il fante Pao luzzi n o n vuo le ne ppure imbracciarlo , il fucile; il fante Liboi, in Albania , non ha s parato un solo colpo , com e aveva giurato a sé stesso prima cli p att ire265_ 263 Sirnom:lla Ortaggi Carnrnarosano, Teslirnonianzc prokL.trie e socialislc sulla guerra , in La Grande Guerra, cil., p. 583. 264 Dalla kLLera dd generale Cadorna all'un . Bosdli scrilla in dala 3 novembre 1917, in P. Melograni, Storia politica della grande guerra, cil., p. 307 . Sull'a trività dei disertori all'interno del paese cfr. anche R. Mo nteleone , Lettere al re, c it., pp. 31, 44 e 51. Per la ricerca d ei disertori in Sicilia e nella penisola del Gargano, dove il fenomeno sembrava assu mere proporzion i e aspetti minacciosi, furo no creati servizi speciali. 265 Del fante Paoluzzi 1i ferisce El isa betta Perazzo, L'uomo, la guerra, le gue1Te, in Hra come 1nietere, cit., p . 7; del fa nte Libo i nana S. 01tagg i, Testimonian?.e proleta,ie e socialiste s11lla gue rra, in I.a (;mnde Guerra, cit., p. 581.
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la te ntazione di prolungare la licenza, una volta ottenuta, o di evitare definitivamente il rischio mortale del fronte, non tornandovi , era fo,te pe r alcuni soldati: ".. .'Hanno sospeso le licen ze ai siciliani perché molti, invece cli tornare, si danno alla macc hia '. 'Ilanno formato la quinta armata' (arguisce con sarcasmo l'interlocutore). TI governo non ha la forza di impedire le diserzioni ccl il comando supremo sospende le licenze e chi ritarda anche ventiquattro ore è denunciato al tribunale militare. Dalle retrovie salgono alla trincea voci paurose di condanne e di fucilazioni. .. "266_ La diserzione più odiosa, quasi un tradimento, era quella attuata con la resa al nemico. Fu praticata con una certa frequenza e pubblicizzata enfaticamente dal nemico, tanto che quando i prigionieri di guerra tornarono in patria, a lla fine delle ostilità , furono accolti e trattati più come disertori - complici anche le vicende <li Caporet.t.o - che come combattenti sfortunati. Non si trattava solo di individu i isolati che intendevano protestare o mettersi al sicuro, o di sparuti gruppetti di commilitoni irretiti dall'incisiva e ossessiva propaganda nemica o da quella neutralista, che aveva fatto circolare opportunamente anche la voce che a guerra finita ci sarebbe stata ampia amnistia per tutti i disc1tori 267_ la diserzione m ediante resa avvenne anche da p arte di interi battaglio ni : centinaia di soldati, durante le azioni difensive, nella stasi dei combattime nti e d addirittura nelle azioni offensive, anche se v itto riose, gettavano le armi. Ogni momento e ra buono per farla finita con la guerra. " .. .Dopo la mez1.anottc iniz iam mo l'assalto all'altura che precedeva Duino ... Il sacro Timavn fu superato ... La difficoltà non accasciava il coraggio ma lo rallegrava. La quota fu assalita in s ilenzio, ma fu presa cantando ... Tutto era impeto, invenzione , prodigio, come a Oslavia , al Pal Piccolo, al Passo del Cavallo , al Monte Nero ... La quota era te nuta ... Bastava un rinfoo.o per snidare l'ultimo nucleo di resistenza. Ecco che ... mentre correvo verso il posto telefonico, mi voltai e scorsi nel primo albeggiare 266 M . Mucc ini, Eoraandiamo!cit. , p. 2 17. 267 R. Monteleone, Lettere al re, cit. , pp. j j e .14.
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su la quota occup ata un che di bianco. Pareva il segno della resa. Pe n sai, con u n balzo del cuore: 'G li austriaci s i arre ndono ' . Aguzzai l'occhio . Non era il segno dell a re.sa ne mica. Era lo straccio mise rabile della fellonia, e ra il ciarpame floscio della viltà. All'improvviso, nel soffi o mattutino della vittoria , per una malvagità incredibile, un batt.aglione di fanti... s'era ammutinato, aveva Lirato co n tro gli u ffi ciali , aveva inalzato su le baionette i suoi cen ci bianc hi , la sua biancheria s po rca ... Erano i precursori di Capore tto, gli annunziatori della vergogna autunna le , i primi assassini della vitto ria viva ... "268_ Già alla fine del sellembre 1915 una circolare del comand o .supremo ammonì che: " ... ognuno deve sap ere c he c hi te nti ignominiosamente d i arrendersi o di retrocedere sarà raggiunto , prima ch e si infami , dalla giusLiLia somm aria del piombo delle linee retrostanti e da que lla dei carabinieri incaricali cli vigi lare alle spalle delle truppe, sempre quando non s ia stato fre ddato da quello dell'ufficiale .. .'<l69 _ La diserzione fu il reato c he maggiormente impressionò il comando s upremo, non solta nto p e r la sua consistenza numerica complessiva , bensì anche per il c resce re progressivo elci casi270_ Gab1i e le D 'Annunz io , Cuntru uno e contro tutti, Ro ma, La h o nda, 1919, pp. 242 e seguenli. 26? Circolare del comando supre mo 28 sette mbre 1915, n. 3525, in Forcdla e Mo ntico ne, Plotune d 'esecuzione, cit., p . 450. Tra i solda ti era diffuso un certo fata lis mo, fors<.: do vuto all'abbrutime nto indotto cbll'e sposizione al pericolo . Narra E. Dc I3uno, T,a Ruerra come e dove l 'ho vista e cumbattula io, cit. , p. 140, che alla domanda rivolta ad a lcuni soldati dd s uo repalto per conosccr<.: l'impressione suscitata dalla esecuzio ne di duc sold ati colpevoli di diser.l ione dava nti al nemico, ottenne in gene re la risposta : "... mo rire da una p art<.: , mo rire clall',dtra , sempre morire è!. .. ". no Albe1to Monticone, (;ti italiani in unifurme (1915-19 18), intellettuali, borghesi, disenorì, Ba1i , Late r7.a , 1972, p. 211. G. Personcni, La guen-a vista da u n idiota, cil. , p . 188, momentanea me nte in servizio presso un de posito reggime ntale a TrJpani, assiste alla d iserzione di reclute, provvisle di anni e munizioni: " .. . corre va voce che in <J11el d i Paceco i d isenori cosliluissero una forza non indiffe re nte e , se no n organizzata, capace di tener<.: tesla alle pattuglie dei IW. C:arahinie ri che erano sguinzagliati alle calcagna di q ud disgraziati... ".
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Nell'agosto del 1917, per impedire fug he da re parti destinati in trincea e anche, forse, per ovviare a tolle ranti interpretazio ni delle norme del codice pena le militare v igente, la fucilazione fu prescritta anche pe r chi s i a llontanava da reparti in procinto di partire per la prima linea , nonché per chiunque ritard asse d i 2/i ore il rientro a l rep a ,to 'sen za giustificato motivo'. La fucilazione doveva essere effettu ata 'a ll a schiena': tradimento. Osserva Alberto Monticone che i 'giustificati motivi' no n de bbo no trarre in inganno, perché: " ... è s ufficiente compulsare lo s tesso codice milita re p er constatare come fossero da escludersi dalle cause cli ritardo giustificato tutte quelle circostanze familiari ed umane ch e potrebbero parere comunemente ammissibili. .. "271. Ma agli inizi del 1918 la situazione della diserzione d al fronte si presentava con aspetti così allarmanti c he i com andi di sup e riore livello dovetlero dis po rre per l'apertu ra de l fu oco sui dise rtori con i p iù e fficaci mezzi a disposizione. Cesare Dc Lo llis na rra che dal comando ciel proprio corpo d 'a rmata fu o rd inato c he contro i trepidi e i vili dovessero entrare in azio n e non solo le armi degli ufficia li ma, occorre ndo, anche la m itraglia e perfino i cannoni 272 . Sta d i fatto che, anche senza diffondere circolari, i comand i superiori considerarono sempre loro dovere o rdinare alle armi automatiche e alle a rtiglierie d i far fuoco su chi stava p er darsi 21 1 A. Monticone, Gli italiani in unifurme, cil. , pp. 234 c scgucnLi. 272 Cesa re De Lo llis, Taccuini di f!.U.erra, rircnzc , Sa nson i, 1955,
p . 65. L'Autore rirorta g li o rdini del comando dell'XI Corpo d 'annata con i 4ua li, in conside razione dell a rreoccupante situa zione disciplinare riscontrabile.: tra le Lruppe, si dichiara d 'accordo, in linea di massima. " ... Nessu na esitazio rn:, nessuna Lollera nza. Ogni deholen:a sia rep ressa senza p ie tà' ... " era la parola d 'ordine: TencnLe Ano nimo , Glorie e miset·ie della trincea, c it., p . 170. R. Montdconc, Lettere al re, cit. , f). 44, inqt1adra il fe no me no delle d ise rzio rù ne lle "... forsennaLc vicende mil itari d e l conflitto, ne lla e norrnifa delle stragi senza risultali giusLificanLi, senza rispetto alla d ig nità dell a vita umana ... ", in ciò individuando la rad ice più vera del crollo mora le de ll'eserc ito che, 'pesto e m01tificato ', avrebbe.: rcagiLo con mo lta durezza alla fi ne d e l 1917, infrangendo regole e disciplina .
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png1001ero, come avvenne già nel maggio del 1916 in occasio ne della 'spedizione punitiva' au slriaca s ul fro n te trentin o. Pietro Melogran i, vale ndosi de i dati forniti da organi e stalisliche u fficiali sull'a rgom e nto , limi ta a l 2 per cen to del totale il nu mero dei dise1tori passali al ne mico. Per gran parte del rimanente 98 per cento, considera c he invece di reato di diserzion e sarebbe più corrello parlare cli pro lungato ' allontaname nto illecito' che s i risolveva il più de lle volte in un rito rno sp o ntaneo al re p arto, ovvero nella cattura e n e l conseguente reim piego al fro n te, d o po la condanna. Circa l'intenzionalità d e l reato, p o i, aggi unge che si dise1tò p e r ign o ran za, pe r avvenula emigrazion e, p e r motivi politici e che quesli ultimi no n impedirono a molti - espalriali - di rilorna re per com battere, dopo Caporetto273 _ TI capitano Frescura forn isce una somma ria descrizio ne dei processi per diserzio ne: " ... Ho sott'occhio il 'ruo lo delle cause pe r l'udienza del 5 luglio 1918' con i m ie i appunti; il reato è u n ico: rita rdo nel rie ntrare d al la licenza. Risulta to: e rgaswlo. La maggior parte d egli imputati aveva due g io rni o tre g io rni d i rita rdo. In cam era di consiglio si fa il computo delle o re, che s i mutano in anni cli galera. L' interrogatorio dura pochi m inuli, la d ifesa meno e il verdetto è deciso in assai minor tempo d i q uello che occorre a delerminarlo ... "274_ Era noto agli ufficiali delle lrincee che alle volte i fanti surrogavano la ma ncata concessio ne di u na licenza - sia m e rita ta, oppure spellante per turnazion e , no n ch é ric h iesta per prop rie necessità - con un allontanamen to più o me no breve dal rep arto, che nell'in tenzione degli interessati era be n lungi dal vole r essere una diserzione, come invece era considerato e punito se scop e rto e se superiore alle cano nich e 24 ore. E il fatto, pur riguardando di solito militari poco provvedut i socia lme nte, non era affatto comP. Melogra ni , Storia politica della grcmde gu erra, cil. , pp. 305 e segue nti. Frescura, Viario di un imboscato, <:il., pp. 282 e seguenti. I fatti sono rilevati in occasione di una m o menta nea nomina c..ldl'autore a g iudice militare presso un Lribunah: c..l i guerra al fronte. Siam o ne ll'estate de l 1918, pe riodo critico p er il dilagarl' del fenomeno. 273
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messo da cattivi soggetti. " ... Poiché la mia compagnia è la più pove ra d'uomini, il maggiore me la rimpolpa con tutti i condannati che mandano al battagl ione con pena sospesa. Oggi me n 'arriva uno ... vecchio del novantuno. Il suo delitto? Diserzione all'interno: in lingua povera, gli avevano promesso una licenza se andava in palluglia ... c 'è anelalo, la licenza non è venula, se l'è presa da sé. Dirgli che è un atto da cattivo soldato? 'Mi, sacramento, che sono sempre stà el primo in tutte le pattuli c che gavemo fate' ... Ma quallro anni li ha buscali lo stesso. L'ho preso senza spaventarmene, come ho preso gli altri, condannali più o meno per gli s tessi reati: sono scappati a trovar la moglie 'che la ghera drio a far zaino a te ra', a partorire, cioè; ... non sono tornati subito a ll o scadere della licenza ... Ora in questi casi, se nessuno lo ven iva a sapere, il maggiore gli faceva quattro urlacci, un calcio sotto la schie na, tutto era finito. Ma li hanno sorpresi in tre no , o alla tappa, hanno avuto la loro denuncia , sono stati condannati. Si, sono cattivi soldati, indisciplinati. Ma che volete fargli quando il giorno della prova sono lì pronti a d ar v ia la pelle con bella semplic ità? .. .'.:ns.
275
P. Monel li , I.e scarpe al sule, cit. , pp. 163, 164. Cfr. in proposito a nche Riccardo Tondi, Fanti di Avellinu, cit., p. 252.
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12. L'igiene e la salute nelle trincee
Comun emente, si sa che il soldato può essere ferito in g uerra, da una fucilata, da un colpo di baionetta , dalla sch eggia di una granata e che per le ferite può anche morire. Non rie ntra tra le immagi ni correnti , p e rò, la fi gura de l soldato ammalato. Anche durante la grande g uerra, invece , se elevato fu il numero dei soldati feriti, maggiore fu il numero de i solda ti colpiti da malattia2 76_ Già dopo la prima offensiva gen erale, a ll a fi ne del giugno 19 15, "... il tifo e il colera cominciarono a mie te re vittime a p ien e m ani. Il servizio medico, già pressato oltre ogni limite dagli o rrori inimmaginabili dei campi di battaglia, s ubì il collasso. Migli aia d i soldati morirono d i malattia negli squallidi ospedali da campo ... "277. L'essenzialità degli indume nti costitue nti la d iv isa, Ja s ufficiente dotazione, il lavaggio e la sostitu zione della biancheria , il taglio corto dei capelli, le disposizioni e gli apprestamenti per l'igiene personale e p e r la disinfezion e doveva no assicurare l'esercito moderno contro le epide mie, retaggio delle g uerre cli altra epoca. Su ccesse, invece, ch e la tattica impiegata d urante tutta la guerra - l'affrontars i d i gra nd i masse d 'uomini in o pposti trincerame nti static i - unita alle limitazioni logistich e imposte da l terreno montuoso, a l carattere carsico di gran parte d el fronte più attivo, del tutto privo d i risorse idriche, a lla na tura malsana delle d istese acquitrinose e palustri prossime alla costa adriatica, ai rigori d elle a lte q uote s ulle quali si snodava il fronte e all'impossib ile efficace protezion e dalla pioggia e dagli altri aspetti di patticolari microclimi, aumentò a dismisura la mo rbilità tra le truppe. Ma ciò che influì fu anch e il perman ere d e i soldati in prossimità di cadaveri sommariamente se polti , inse pol ti e anche d issepolti dalle bom be dei grossi calibri d 'artig lie ri a. C,aetano Hoschi , !,a g uPrra P. IP. arti sanitarie, Milano, Mondaclori, 1931, 91. 277 Ph. V. Cannistraro e H. R. Sullivan, Marg her i ta Sar:(atti, cit., p. 143. 276
f).
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"... Il novantanove pe r cento dei combattenti c he cadono a mmalati sono debitori del loro m ale ... a lla guerra, con tutte le sue conseguenze e sofferen ze: il freddo e il caldo eccessivi, la piog gia , l'umidità, il vitto non sempre salubre, l'acqua sp esso infetta, il sonno ins uffic iente, l'agglo m eramento ch e ta lo ra s i verifica in locali ristretti, senza contare le grandi cau se pre disponenti che sono date dalle fatich e e d alle emozioni, cause le quali assumono un valore così grande che in massima parte sfu gge ai profani ___ ,, 278_ TI fante trascorreva lunghi p eriodi ne lle trincee. I fossati , per la loro natura anche o ffe ns iva, non avevano e fficaci protezion i per la pioggia e i ricoveri d i fortuna ricavati ne lle loro pareti non proteggevano a s ufficienza. ll fondo degli scavi n o n consentiva un buon drenaggio dell'acq ua p iovana e pur se in qualche m odo si cercava <.li superare l'inconveniente, anch e il luogo più prole llo aveva il pavimento pieno di faugu: " ... Il nostro ricovero è un g uazzetto di acqua e cli fango ... La pioggia è il quinto nemico n ostro, ed è, forse , il più massacrante di tutti... La pioggia di questi giorni ha abbassato un po' il livello del 'morale bersaglieresco'. Siam o tu tti bagnati, fradici, non abbiamo che una coperta e il cappotto: gli zaini sono a IL .. e non li avre mo se non tornando a riposo __ _,,279_ L'esposizio ne prolungata a lla pioggia, ch e e ra impossi bile asciugare prÒnt.ame nte dagli indu menti e le perfrigerazio ni subite sulle montagne che correvano lungo quasi tutto il fronte fav orirono l'insorgere cli polmoniti, d e lla tuberco losi, della meningite epid e mica e funsero da con ca u sa - con la ridu zio n e d elle difese organiche conseguenti ai d isagi soffe rti - alla cliffusione de lla epidemia di 's pagnola' tra le truppe, che carallerizzò il perio do te rminale della guerra. La malaria colpì i fanti c he s i alte rnarono ne lle trincee de lla pianura, verso la costa. Cominciò a manifestarsi n e l 19 16 , n ella zona d el n asso Isonzo - dove la guerra aveva sconvolto l'equilibrio elci fattori sanitari essen ziali , costituiti da l regime idraulico e 278 279
Giuseppe Calligaris, Un medico e la guen-a, Ferrara, STET, 1922, p. 168. I3. Mussolini, Il mio diario di guerra, cil., pp. 87 e 88.
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dalle colture intensive - e si diffuse di là alle altre parti del fronte ; si aggravò nel 1917, dopo la ritirata, trovandosi buon a p atte del nuovo fronte nella regione del Basso Piave, dove in pochi giorni la gu erra annullò i risultati di un 'annosa opera d i bonifica, ripristinando la p a lude280. "... Una malattia molto diffusa fra i contadini, soprattutto nelle Isole e nelle Puglie, era il tracom a. La diffusione del male si intensificò ne ll 'esercito o pe ran te, essendo stato quel morbo cancellato dal le cause di riforma, per n o n sottrarre tro ppi uomini alle armi ..."281. Le malattie che colpivano l'apparato digerente, come la dissenteria, il tifo addominale, il colera fecero ben p resto la loro comparsa in trincea . I m esi critici p er il manifestarsi e p e r i I diffondersi d elle infezioni e ra n o luglio , agosto e novembre, q uando i lazzaretti si rie mpivano più degli ospedali. Al fante non era sem pre possibile seguire puntualmente le più elementari norme igieni che, a causa della precarietà della vita che nemico e trincea gli imponevano. " ...L'aspetto dei miei commilito ni , dopo la permanenza ne lla trincea carsica, comincia a essere lamentevole . Ci sono alcuni casi sospetti di gastro-enterite all'otta va compagnia. La compagnia ha ricev uto l'ordine di allontanarsi. Si credeva c he c i p recedesse nell'andata a riposo. Ecco, piuttosto che morire in un lazzaretto di colerosi, preferisco d i essere sbrindellato in cento pezzi da un p roiettile da 305 ... Tempo accidioso e insidioso, da colera. Difatti il bacillo virgola deve aver fatto la sua comparsa, a g iudicare dalle misure igieniche che si stan no prendendo. Tutto l'accampamento è bianco di calce, che viene gettata tra i b aracconi, senza ris parmio ... "282_ 280
A. Serpie ri , /,a, f!.uena e le classi mrali italiane, cil., p . 18. Nel 1918, i casi cl i ma laria accertali al fronte raggiu nsero la dfra d i 85 mila. G. Mo1tara, La salute pubblica in llalia durante e dupu la guerra, cit. , riferisce amriamente circa i dati relativi alle varie infermità riscontrate al fronl<: durante la guerra cd i casi k:tali causali da ciascuna d i ciueste. 2s-1 A. Seq)ieri , T.a f!.Uerra e le classi rurali italiane, cit. , p. 48. 282 H. Mussolini, Tl mio diario di guerra, cil. , pp. 103 e 101. l ndirendentemente d alle problematiche cli natura sanitaria, la vila in Lrincca riduceva ai
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I fanti scrittori ragguagliano sui motivi d e lla p e ricolosità san itaria del la prima linea: " ...Tra i cadave ri , giberne e cartucce, scarpe vecchie annerite, pezzi di fucile, zaini vuoti , un p o ' di tutto il vasto, incalcolabile bazar di gu e rra. E vermi , vermi, che io non ho mai veduto altrove, vermi ch e sembrano n ati improvvisame nte dalla terra, bianchi e mo llicci, che strisciano, s i avvicinano ai corpi immobili, pe netrano, rodono, rico mpa iono dai vani delle occhia ie spente e d alle · »283 . " .. . ·1·utto cong,wa, · . tutto s,· scaten a con· J1mse... l)OCC I1e sem,c tro il povero fante. Acqua, fango , gelo, sudiciume, pidocchi, topi , notti insonni , ... e in u ltimo lo scempio del corp o dilaniato ... La trincea è tutto un p a ntano me lmoso. Sono state gettate delle pietre qua e là e distese delle tavole, per non affondare nel pantano fino al ginocchio ... "284 . Nonostante la cura posta dal fante nella loro costruzion e, l'assidu o la voro di 111a11ute 11z i011e e il 1i1 n-isti110 di quanto disLrutlo d a l fuoco ne mi co, poco dopo il loro scavo - complici le piogge , l'affollamento, l'obbligata caute la da osse,vare - le trincee s i riducevano a: " ... luridi cunicol i.... sporchi di sterco e di fango ,... ch e p uzzavano d i fradicio o e.li cloru ro e.li calce buttato dai solda ti delle infe rme rie sopra i cumuli dei cadaveri ... Si b eveva acq ua putrida che scolava dalla alture ruscellan do attraverso i mo,t i in dccomposi7.ione: in principio della guerra, ne lla 11 Armata ... scoppih il colera: e i soldati cadevano giù come mosch e: non si faceva in tempo a me tte rli ne ll e barelle! a ppe na presi dal mo rbo diventavano color cenere, si abbattevano tra gran dolori di ventre sul fosso della trincea ... "285. minimi te rmini l'asr etto de i soldati. Luigi Barto lin i, in Il ritorno sul Carso, Milano, Mondadori, 1950, J). 59, d escrive crudame nte la loro fig ura a l ritorno dalla rrima linea, doro il cambio : "... Bisognava vederl i i soldati che to rna va no da quota 144 . Se uno avesse fatto una raccolta di Cristi, i più mag ri che gli anti4uari vanno a scovar<.: p<.:r l<.: v<.:cchi<.: sacr<.:sti<.: e.Id i<.: confraternil<.: ddla b uo n a morl<.:, <.: li av<.:sse vestili di sbrinddlaLo grigio verd e, sporco <li t<.:rra rossastra, avrcbb<.: r<.:sa, al v<.:ro, la sc<.:na dei fanti a riposo ... ". 283 L<.:o Pollini, Le veglie al Carso, cil. , p . 153. 284 C. Ca tte ruccia, Ospedaleltu 012 7, Ro ma , Edizioni Ardila, 1934, p. 96. Nel volumetto non è citato il nome cli batte simo dell'a utore: solo l'inii'.iale 'C' . l85 L. 13arto lini, Il ritorno sul Carso, c it., pp. 58 e 59.
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L'acqua era poca: s ul fronle del Carso e ra preziosa. Per rifornire in q u alche modo le trincee di acqua potabile s i facevan o arditamente avanzare le autobotti a ridosso della prima linea 286 . In molte trincee c'era chi non s i lavava per settimane inlere , per evita re le infezioni che l'acqua dei rigagnoli e delle pozze piovan e arrecava agli ig nari igi e nisti. li fuoco dell 'artigli eria p esante ne mica scuoteva g io rno e notte il terreno e faceva piovere fango, escrementi e resti umani che contaminavano l'acqua e causavano e pidemie di Lifo e colera . Il bersaglie re Mussolini rifiutò di lavarsi. Preferiva vivere nella sporcizia piuttosto c he rischiare di prendere il contagio 287 . La trascuratezza d ell'ig ie ne personale era pratica comune tra i fanti , che se ne la men1avano anche con la famiglia: "... Mi rammenlo qualche volla che un tempo mi lavavo e allo ra mi g uardo con mel anconi a le mani nere; ... no n sai che sono stato quindi ci giorni senza lavarmi la faccia, c he n on mi cambio dal 20 novembre ... "288 . La lettera è del 13 dicembre 1917. li marilo scrive con invidia alla moglie, che si lamenla perché 'suda al tennis', ch e lui non si cambia d a quindici giorni289_ Malattie della pelle quali la scabbia e la tigna costituirono il re taggio elci turno in trincea cli p arecchi solclaLi. I parassili diffusero il Lemu lissimo Lifo pelecchiale, ma il contagio fu limitato grazie a lla con oscenza dell a particola re infezion e , da tempo ritenuta 'morbo bellico' per a ntono masia. l Jna adeguar.a profil assi, praticamente inutile o impossibile in trincea , comincia e m p iricame nle, B. Mussolini , Il rnio diario di guerra, dt. ,p. 83. Ph. V. Cannistraro e B.R. Sullivan, Margherita Sarfatti, cit., p . 159; 13. Mussoli n i era g ià stato colpito d a una grave forma di rifo intestinale ed era da poco ri e n trato al repa1to. G. Mo1tara, la salute pubblica in Italia durante e dopo la P,Uetra, cit. , pp. 385 e 38G: in di ciassette reggimenti cli fa nteria il numero cli soldati colpiti da cole ra s upe rò il 10 per cento de lla fo r7.a media ed in alcuni i contagiati raggiunse ro il 20 per cen to degl i effettivi. I.a mo1talità media tra gli infetti f11 di c irca il :10 pe r cento. 288 A. O modeo, Momenti della vita d i guerra, ci t. , p. 165. 289 A. .Frescura, Viario di un imboscato, cit. , p. 184. Come altri u fficiali, lo scriuore viene salluariamcntc imp iegato quale 'ce nsore' d e lla corrisponden?.a sia in partenza dal fronte che indirizzata ai soldati. 286
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ma sollecitamente, non appena il repatto vie ne avviato alla zona d i riposo, dove gli ufficia li , " ... sp ediscono in u n c01tilctto a parte i pidocchiosi pe r la 'liberazione' ... "290 e i medici, quindi, smistano gli infetti nelle predisposte strutture sanitarie. La pediculosi era il veicolo di ta nte malattie: il soldato, vittima designata, la temeva e cercava p er quanto poteva di ridurre l'infestazione: " .. .Il soldato Collina , della dodicesima, si s ta religiosamente spidocchiando al sole. Ad un certo punto a lza gli occhi e mi dice, serio e convinto: 'Signor ten ente, combattiamo contro il secolare nemico' .. ."2 91 . Non tulle le trincee del vasto arco del fronte furono colpite dalla diffus ione indiscrimina ta e difficilmente controllabile d e lle epidemie, né dal numero degli infe rmi che invece invadevano gli ospeda li da campo delle località dove più aspra ferveva la lo tta e dove di con segu en za le condizioni di vita erano più precarie. Il fronte trentino era sosta nzialmente stabile e relativa me nte tranquillo quando i comb attimenti interessarono la Carnia e l'Isonzo. Il medico militare si trovò, inoltre, a dover affrontare continuamente le nuove patologie che colpiron o i fanti d elle trincee p iù avanzate, in seguito agli attacchi nemici con sempre nuovi tipi di gas, ch e re ndevano ine fficaci i materiali d i prevenzione app ositamente studiati, approvvigio nati e distrib uiti. Ma infermit~1 di altro genere colp ivan o il fant e. Un g io rno lo sguardo del commiliton e diveniva fisso , il su o umore cu po, l'atteggia m e nto distratto e la m e moria s fuggiva. Era il m o m e nto di fa rg li abbandonare la trince a per l'ospedale psichiatrico. Alcune volte le turbe mentali s i manifestavano improvv isamente: il soldato dava in escandescenze durante un b omb ardamento, dopo un attacco n emico all a trin cea, a l ri torno da un assalto; oppure si dilegu ava tra i boschi e veniva rinvenuto d opo giorni a vagare senza meta, non p iù padrone cli sé. 290
L. Pollini, Le veglie al Carso, cit., p. 79. " ... Pioggia c pidocchi , ceco i vcTi nemici dd soldalo iialianu. Il cannone vien e dupu ... " asserisce 13. Mussuliui, ne Il mio diario d i guerra, cit. , p. 28. 29 1 M. Muccini, E ora andiamo/ c it. , p. 204.
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Sotto questi e altri aspelti si manifestava la 'sindrome da trincea'. "... Uno fra i più pietosi spettacoli della g ue rra certamente è quello offerto dai soldati ch e nell 'orrore della lotta improvvisamente impazziscono. Ne ho veduti cli quelli che ridevano di un riso irrefrenabile, raccontando nelle pause forzate le cose più sconnesse, e di quelli che col volto acceso e con un gesticolare furibondo gridavano a squarciagola, ripetendo gli o rdini uditi poco prima dai loro comandanti, o imprecando contro il n emico. Ne ho vedu ti altri disorientati che avevano perduto la nozione del tempo e del luogo, che non s i ricordavano più nulla , che si guardavano attorno smarriti e che si comportavano come automi; ... un altro ... col volto congesto , gridava continuame nte, con una voc e rauca e strazia nte che ancora mi ris uona n egli orecchi: 'quanti morti! quanti morti! ... "292 _ La <lisciplina feroce del tempo di guerra , Lesa a sostituire l' attività automatica all 'interpretazio ne individua le della realtà , con con seguente impoverimento della coscienza; l'impatto con l'esperienza di guerra c he induce al disorientamento; l'estra n eamento dal proprio ambiente, il vivere nel microcosmo della trincea con individui di altra provenienza regiona le, sociale e ideo logica favoriscono l'ins ta urarsi di deliri di p e rsecuzion e. L' amnesia, lo s tu pore , il pue rilismo sono le manifestazioni più devaslanli di dissociazio n e della p e rsonalità di fro nte a lle esperie nze belliche. Ino ltre, nella rigidità d e ll e operazioni di guerr:ct, guidare a ll 'a tt acco formazio ni m assicce cli u omini indifesi sotto il fuoco dell'a rtiglieria nemica è per gli ufficiali una respon sabilità logorante. Depressi, ansiosi, insonni, d eliranti , a fflui scon o in misura più massiccia d e i soldati ai m a nicomi e a i reparti neurolog ici 2 9."3_
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G. Calligaris, Un medico e la guerra, c.it., pp. 182 e seguenli. 13. 13ianchi , Ddirio, Smemoratezza e Fuga, TI soldato e la psicologia Jdla paura , in La Grande Guerra, cit., pp. 75 e segnenri. L'afflusso degli ufficiali ne i luogh i di cura , 111aggiore di q uello de i sold ari , deve essere inteso per cifre pe rcentuali s ulla loro consislcn za nume rica . Menti·e nell'esercito il rap293
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Non c'è dubbio, pe rò, che la sindrome p s ic hica predomina nte, la psicosi be llica per eccelle n za, sia la confus ione menlale, con i suoi sintomi fondamenlali qua li l'amnesia e il disorientamento, da allribuirs i a processi inibitori sussegue nti a intensi traumi p s ichici. In tutte le forme di disturbo me ntale dipe nde nte d alla guerra, la prognosi è generalmente favorevole e i malati guariscono in hreve lempo. Se la guerra esercila un'azio ne particolare come causa <.liretta di turbe mentali , in molti casi essa fu solo un fattore predis po nente ed aggravante di una lalente condizione morbosa: "... La neuropsichiatria castrense ci ha insegnato che la baltaglia, in fondo , n on ha che il valore d i tutte le cause occasio nali e ci ha m oslrato che il più s pesso ... veniamo ricondotti sempre allo stesso punlo di p a ,te nza: la predisposizio ne individual e , con lullo il suo e norme valore .. ."294.
porto tra ufficia li e soklati era di 1 a 26, in media, in a lc uni rcparti ne urologici il rapporto e ra di l a 1 1 e 1 a 13. Il fenomeno risulta più rileva nte in altri eserciti impegnali nel confli tto: ndl'cserciro inglese il rnpp01to tra ufficiali e soldati al fronte e ra di 1 a 30, quello d i ricovero per ma latti e me ntali di 1 a G. L<!4 G. Calligaris, Un medico e la guerra, cit., J). 185. Circa i rnolte rlici c nume rosi casi di 'nevrosi fun zionali da gueJTa' riscontrati durante il confliuo tra le truppe dd le prime linee rikrisce diffusamente Giovanni Mingazzini s ul "Giornale di medicina militar<..: ", e dito dall ' ls rettorato di Sa ni tà militare a Ro ma, allc p agine 757 e segucnli dell'annata 1919 .
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13. Il riposo nelle retrovie del fronte dei reparti sostituiti in trincea
Die lro le linee dei Lrinceramenti, a distan za di sicurezza da lle a1tiglie rie n emiche, si stendeva un'ampia zona deslinata allo svolgime nto d e lle attività militari di suppo rto al s iste m a operati vo a vanzato . Il territo rio comprendeva i piccoli paesi de lle valli alpine, i più g rossi centri addoss ati all'arco mo n ta no e qu e lli prossimi n ella pia nura . In questi luoghi trascorrevano i turni di riposo le truppe ch e, a rotazione, venivano sostituite in trince a . La norma voleva ch e dop o tre settimane di se rvizio in linea i re parti trascorressero altre tre settima ne lonta no d a l fro nte, 'a riposo', o per lo m en o, che godesse ro di un riposo pressoch é uguale al periodo di tempo passato in trincea. Le disp osizio n i gen e ra li e rano ugu al i per tutta la fanteria , ma l'organizzazione di d e ttaglio e ra disciplinata a livello di armata, p e r ri sp ettare le esigenze o p erative d ei singoli settori del fro nte. Pe r alc uni reggimenti, in ce rte zone e d in mo m enti no n interessati da a zio ni belliche di vasta po rtata , i turni di riposo avevano una scad en za pre cisa: "...Per sci m esi e più , con Lale regolarità ch e non sembrava neppure di essere in gue rra, o gni ventun gio rni siamo scesi da l mo nte al p iano, e do po ve n tun giorni siam o risaliti d a l pia no a l mo nte, come una migrazione perio dica di popolo, che alte rni la vita e la morte, la gio ia e il dolore, il riso e il pianto ... "295. Non ovuntt ue e no n sempre era possibile il risp etto d ei turni regolari. Le esigen ze de lla g uerra rendevano , di fre que nle, molto lunga la permane nza in trincea di alcune unità c he , cli converso, no n fruivan o di adegualo riposo . Sin d ai primi te mpi, infatti , si ma nifestò la tendc n7.a cli tratte ne re in linea , in occas io n e d i importa n ti esigen ze dife ns ive e d offe ns ive, soprattutto i re p a rti ch e ,ivevano d ato prova di maggior saldezza m o rale e di evide nte
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ko Po llini, Le ueglie ul Carso, cil. , p. 75 .
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valore 296. Quando si approssimava il giorno di lasciare la trincea per il riposo, si diffondevano le voci su lla data precisa del movimento , fornite con buon anticipo dai soliti bene informali , in confidenza con i soldati ch e per esigen7.e logistiche e di servizio collegavano le trincee con le linee arretrate. La buona notizia è accolta con soddisfazione p aragona bile a quella degli scolari che vedono giunta la fine delle le7.ioni e l'inizio delle vacanze 29 7 . Si comincia , allora, a scrivere a casa lettere più serene, quasi allegre; si circola meno fuori d alla trincea e s i cerca cli non esporsi troppo, consci che la morte può arrivare a sorpresa anche all'ultimo minuto; s i veglia pa rlo ttando della novità , si fanno programmi, si ricordano episodi e localit~t d ell' ultimo ri poso fruito , si attende con trepidazione. li nemico, c he solitamente avverte qualcosa di ciò ch e non dovrebbe sapere, s i accorge spesso dell'insolita atmosfera c he regna nella trincea e stuzzica sparando più elci solito 2 9 8 . Le forma lità della consegna della posizione al reparto sopraggiunro si svolgono con celerità: vengono indicate le trincee del nemico, la dislocazione delle mitragliatrici , i pu nti battuti d ai 'cecchini', si consegna no le munizioni, gli artifizi e s i fa una rapida ricognizione della trincea e dei ricoveri: il tutto a l buio e sottovoce , evitando il m inimo rumore, p e rché svelare il movimento cli truppe significa attirare il fuoco del nemico su ll a trincea pe r tutta la notte. Squadra per squadra ha luogo, quindi, l'impazie nte marc ia della truppa silenziosa verso le linee arretrate. Per i fanti è il momento più bello, la liberazione dall'incubo della morte incombente, il miraggio di giorni tranquilli , la ccrte7.7.a di potersi presto muove re liberamente, di poter lavarsi, riposare, a ndare all'osteria. Dopo una mezz'ora , di solito, il reparto s i è ricomposto e la clistan7.a dalla prima linea consente d i parla re ad alta voce, di 296 Situazio ne frequcntcmente lamentat-:i da divers i auLori. Cfr. M. Silvestri, Isonz o 191 7, cit. , p. 75 e M. Puccini, !)avanti a Trieste, cit. , pp. 189 e segue nti. 291 A. Mar picati, La Proletaria, cit. , p. 16. 298 Leo Pollini, Le veglie al G'arso, c it., pp. 70 c scgucnti.
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fuma re senza p aura cli essere scorti, di tira re u n gran sospiro di sollievo, di cantare. " .. . Nessuno pareva ricorda re più le tribo late ore di ieri. Avrebbero potuto scandire qualche n ota d 'am ore o uno di quei cori nostalgici dei campi, ch e si insinuano ne ll'aria come ritmi di campane. Forse le fantasie loro ved evano ugualmente, cantando, le case lo ntan e , gli orti, dove scendono a gambe nude le donne, l'aia , dove ruzzolano insieme bimbi e p ulcini, le zolle lucenti d el piccolo podere; ma queste visioni divenivan o s plendenti, grazie soprattutto a lle vicende sofferte ... "299_ Durante il periodo di riposo il fante dormiva attendato, oppure in appositi baraccam enti; ne i casi più fortuna ti il reparto era accanton ato in un paese, nelle case a bbandonate ancora abitabili , nei fienili , ne ll e antiche s talle e cantine. Non appena giunto al nuovo domicilio - spesso e ra ancora nolle - il fante s i concedeva il primo sonno verame nte ristoratore, senza guardare tanto per il sottile circa l'alloggiame nto e la comodità del giaciglio: gli inte ressava solo potersi toglie re g li scarponi e l'uniforme, qualche volta ancora b agnata. Al risveglio cominc iavano i bagni, le rasature, il taglio dei cap elli , la disinfestazione. Altre o perazioni importanti per il fante e ra no il lavaggio della b iancheria, la riparazio ne o la sostituzion e d e i cap i di corredo, degli scarponi e della clivisa:-SOO_ Il gio rno dopo com inc iavano le 'istrnzio ni '. T fanti , an che i più an ziani ccl esp erti, dovevano seguire i programmi di addestramento studiati per la vita cli g uarnigion e , no n del tutto inutili a cau sa d ell'afflu sso e d e ll'incorporazione ne i reparti de i compl e m enti a ppe na giunti in zona di gue rra, dopo un tiroc inio sorrunario nelle caserme; marciano in ordine chiuso, inq uad rati, p er o re NJ M. Pu ccini, Davanti a 'frieste, c it., p. 183. :1oo Il fante teneva alla p ropri a divisa , al 'g iigiove rd<.:'. Introdo tta da pochi anni, e ra comunemente rite nuta adMta , comoda cxl d egante . Cfr. in p roposito A. frescura , Diario di un iniboscato, cit. , p . 15; M. Puccini , !)avanti a Trieste, cil., p . 88: "... li g rig io-verde ha svelritu anc he le sago me più ton.e. Questi con tadini hanno p e rduto, sotto la div isa, qudla loro rudezza na ti v;:i. E ne ll'atmos fe ra della guerra si muovono con una gr&zia be rsaglieresca ... ".
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ed o re, pe r curare anche quest'aspetto della formazione del soldato, rite nuto mollo imporlanle all'epoca ; fanno le evoluzioni nell'improvvisata piazza d'armi, tutta un pantano, oppure una distesa d i polvere , a seconda della stag ione ed infine, con la fanfara in testa, sfilano davanti a l colonne llo. Alle volte, durante l' intero periodo del riposo l'unico aclcleslramenlo consisteva nel continuo marciare avanti e indietro per lo 'sfilam e nto in parala •30 l _ Qualche tempo veniva impiegato per ripassare le regole sull'uso del fucile e sulla scherma con la baionetta: istruzioni c he se giovavano ai nuovi comple m e nli, quale perfezionamento del loro scarso addestramento30 2 , erano una bella noia per i velerani, che sin dai primi giorni avevano imparato a trarre il massimo vanlaggio pratico dall 'arma in dotazione e ch e p e r quanto s i riferiva all'accademica sch e rma con la b aionetta avevano ben p oco da apprendere , essendo ormai adusi ad andare all'assallo col colpo in canna, se usavano il fu cile e ad affrontare il corpo a corpo con pugnali, mazze ferrate, coltelli, piccozze e vanghe da Lrincea303. Le istruzio ni comprendevano anche esercitazioni tattiche di repa rto, ma si trattava sovente di ripe te re sche mi ch e la guerra in corso aveva reso inuLili , se no n pe ricolosi. Il tutto arrecava grande sconte nlo Lra i fanli, c he arrivavano stanchi alla fin e della giornata sen za aver compreso bene l'utilità d ella fatica compiuta, i motiv i di tutto q u e l d a ffare e cli ta nto Lempo sollrallo alla loro meritata tranq uillità. Andava m eglio quando venivano programmali addestramenti
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M. l'ollini, Le veglie al Cursu, cil., pp. 79 e seguenti. Luigi Capdlo, Note di guerra, c it., voi. I, p . 217: " I compleme nti ci giungevano dal paese privi di ogni va lore, d igiuni affatto di istru zione ... ". 303 Cfr. G iuseppe Zaccuri , L 'Organizzazione invisibile, Milano, SEME, 1993, p. 182. L. Po ll ini , Le veglie al Carso, cit., pp. 81 , 82: "... bastava un colpo (di fucile) ben ti.rato a stendere a te rra uno dei contende nti e a re nde re inutil e tutto q ue ll 'armeggio (la scherma con la baionetta inasta ta) ... ". Emi lio l.ussu , Un anno su.ll'a ltipiano, cit., pp. JOG e 108: " ... lo non avevo la r istola in p ug no, ma il bastone da monta gna. Non mi venne in me nre d'i rnrug na re la pistola. Lanci;1i il lx1stone contro g li austriaci.. ."; a p. 14:i cita le parole del suo genera le: "... I.a ba ionetta non hasra. 1e l corro a corpo , specie ne i combattime nti notturni, ci vu ole il colte ll o. tl n coltell o he n affilato... ".
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eia effettuarsi per piccole aliquote di soldati. Allora il comandante di ploto ne poteva ridurre a pochi esercizi essenziali l'attività fisica prescrilla e dedicar tempo a parlare coi p ropri soldati, p er opportune osservazioni sul turno di trin cea appena ultimato, per far compre ndere ciò che era andato bene e quello che av rebbe potuto arrecare guai; per indicare come affrontare eventuali imprevis ti, rafforzare una trincea, difendersi dagli allacchi aerei durante una marcia. E intanto, tra una barzelletta e una sigaretta, riusciva anche a fornire semplici ma utili idee sulla guerra, sulle sue motivazioni , con parole povere, usando con cetti elementari , faci lme n te comprensibili. Oltre ad essere sottoposte all'addestramento giornaliero, era codificato che le truppe inviate a riposo ven issero usate per effettuare lavori in loco e nella zona circo stante. Anche tulle le esigenze c he si manifestavano nei vari servizi e presso le altre armi venivano soddisfalle con il ricorso alla ma nodopera tratta dai reparti di fanteria in zona di riposo, tanto che non era infrequente che alle istruzioni giornaliere partecipasse solo un quarto degli effellivi delle varie unità3°4 . Tanto e ra natural e impiegare i fanti a riposo in lavori necessari a soddisfare esigenze tallicbe e logistiche a ridosso del fronte c he queste attività sembrano ave r influito sulla s tessa rotazione delle truppe in trincea e s ulla scelta dei luoghi d estina ti al loro riposo: "... A m età luglio la brigata scese a tiposo. 11 battaglione si accanto nò fra Asiago e G a llio , s ulla linea a rre trata di Monte Sisemol, per farvi lavori cli fortificazione ... »305. In pratica, tra le fatiche dell'addestramento e d e i diversi lavori assegnati, p oteva sembrare non appropriato parlare di 'periodi di riposo': ".. . Uno degli ostacoli più gravi che s i opponeva al pronto Capello, Notediguerra, cit. , voi. I, p. 209 . Emil io l.ussu , Un anno sull'altipiano, cit. , p. 205. B. Mussolini, Il mio d iario di ,querra, cit., p. 78: " ... Il reggimento, d opo dicci m esi passati nella zona dell 'alto lson7.o, è venuto qui , a riposo. Ne aveva b isogno. Ma riposo, non s ign ifica ozio . Hiposo , se sig nifica non combanerc, vuol dire lavorare . Strade, baracche, trincee, spostame nto di ca1mo ni ... ". JOs l..
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rinvigorimento delle truppe ritirate dalla trincea e ra infatti offerto dall'abitudine invalsa nella maggio r parte dei comandi , cli esaurirle, anche nel così de tto periodo cli riposo, nei faticosi lavori sulle seconde e terze linee .. "506_ Un altro elemento che congiurava contro un completo recupero di energie mentali e fis ic he del fante a riposo era la materiale impossibilità - che alle volte si verificava per molti repa1ti destinati a soggiornare in località isolate dai centri abitati ancora attivi - di svagarsi, cli pensare a qualcosa di diverso dalla guerra, dalla disciplina; di smettere p e r un p o ' di sentirsi costre tto, irreggimentato; di tornare pe r qualche o ra il raga zzo o l'uomo di prima. TI turno di riposo, infatti, non era fatto solo di marce, di istruzioni e di lavori. C'erano naturalmente anche le ore libere, le sere e le festività da trascorrere a piacimento. Però, anche le ore cli libe rtà ven ivano, in questo caso, trascorse solo insieme a una pletora di soldati delle varie armi, ciascuno preso dalle solite preoccupazioni. I campi, i cascina li e ra no abbandonati , tutto il panorama into rno denunciava il recente passaggio devastatore della guerra e il fante non vedeva che unifo rmi, conosceva solo problemi uguali a i suoi, sentiva m oltiplicato p e r mille e mille il proprio disagio. on c'era modo cli distrars i, cli dime nticare la monotonia o la tragedia della trincea, cli trova re n uova lena per ripercorre re tra poco la strada per la prima linea. Gira, gira, c i s i ritrovava sempre con i soliti commilitoni e i discorsi e i pensieri erano sempre gli stessi. Destinazione ultim a era l'improvvisata bettola dove si spe ndevano i pochi soldi in vino, nella speranza che questo fungesse da antidoto alla malinconia. Non un civ ile nelle campagne a ridosso del fronte, tanto che sembrava q uasi che tutti vestissero la divisa, che tutti fossero nella zona di guerra, che tutti fossero soldati e che non vi fosse altro posto per gli uo mini che al fronte , fino a che l'assurdità di questa se n saz io n e n o n veniva s fatata d a lle scappate ll e olt re le 306 L. Capello, Note di guerra, cit., voi. I , p. 211. L. Pollini, /,e veglie al Carso, cit., p . Tl: " .. Poi quando saranno là (a riposo) e: cominceranno i servi7.i, le eserc itazio ni e l e sfilate, desidereranno quasi c..li ritornare: quassù (in tri n cea) ... ".
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re trovie307. La sere na e v ivace aggressivi tà iniz ia le d e ll 'esercito anda va d eterio ra ndosi col trascorre re del tempo . Uno s tato di depressione diveniva evidente man mano c he procedevano le o p erazioni e n on p assava inosservata una certa diminuzione d i s pirito offe nsivo ne lla m assa de i combattenti. Non c h e il soldato non desse prova d i e nergia e coraggio , " ... ma vi sono dei limiti di resiste nza che no n s i possono impunemente supe rare ..."30S _ Tra i vari motivi o riginato ri d i questa d e pressio ne - l'impre vedibile durata de lla guerra, il sempre irrisolto p robl e ma delle licenze , la p rotratta p ermanen za in trincea , la brevità del riposo ecc. no n secondaria era l'impossibilità di recup e ra re vigoria p sichica durante i p e riodi d i riposo . Il riposo p e r il fante era una meta ambita, un obietti vo lungam e nte atteso ne lla no ia e n el pe ricolo de lla tri ncea; una pa nacea per tutte le traversie e per tutti i clrammi vissuti. Ooverlo trascorre re nelle fatiche dell'addestramento, del lavoro e ne ll'inedia d elle ore vuo te d a qua ls iasi inte resse o svago costituiva mot ivo di rancore, qu asi come avveniva quando era com a nda to il ritorno in line a , d o p o poch i g io rni dall 'aver abbando nato la trincea. Solo qualch e comandante e forse solo 'a posteri o ri ' comprese l'ingrata e p ericolosa s itu azio ne cli questi soldati: "... n on vi è vero riposo in guerra se no n s i ha il mezzo di dimenticarla la gu erra ... (La Seconda armata) ave va le località cli riposo tro p po sorto alle prime linee, lo n tane dai villaggi e con nessuna comu nio ne col mo n do no n be lligerante . Per i soldati di ta le a rmata , che durante i riposi, essendo riu niti in baraccamenti, erano sollo controllo d a mane e sera , che no n avevano camp o di :107 108
V. Lentin i, Pezzo, _fuoco! cit., pp. 124, 125. L. Capello , Note di guerra, c it. , vol. T, p . 203. P. Pic ri, La prima guerra mondiale, c it. , p. 235, in nota , ramnH:nta clil: anche nd comhattcnti a lleati sul fronte francese s i manifestò nel 1917 una p rofonda stanchezza, con sintomi g ravissim i e che an che lo spirito degli a ustriaci era depresso, come amm ette un loro genernle (vds. nota n . ·128). R. Akss i, Dal/1sunzu al Piave, cit., p. 68: in Franc ia, le decimazioni a vvengono in n t isLird dicci volte m aggiore che sul fronte ital ia no.
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usufruire con qualche svago d e lle o re di libe ra uscita, le giornale d i riposo risultavan o quasi più ass illanli di quelle passate in trincea . Tale fatto fu non ullima causa di que l malcontento che p ro d usse - pe r fortuna s poradicamente - qu a lche g rave atto di indisciplina ... "309. Ne ll 'esercito vigeva in gene re un severo regime di auste rità esterio re che accentuava la te traggine de ll'istituzio n e : " ... la tm ppa è stanca. Cre d o che il coma ndo studi i mezzi per portare un po' di vita ne lle retro vie p er distrarre i cornballenti. La nostra g ue rra è troppo ... a uslera , lroppo fune bre , troppo chiusa. Se si deve fare un alLro invern o in tri ncea b isogna ch e gli u o mini, qua ndo sono in posizione di riposo , s i d ivertano, mangino ben e , abbiano canti, mus iche , ccc. Come s i polre bbe trovare il mezzo p e r dire al Comando queste cos e? Da un po' d i te mpo ho questa imp ressione: che tutti i comandi non s i re nda no esatto conto elci bisogni spirituali e morali del so ldato ... "3 10. Nell'esercito italiano, infatti, a diffe re nza di que llo ch e avveniva p resso g li a ltri b e lligeranti, no n eran o previsli spe llacoli e feste pe r le truppe, utili pe r alle nlare un po' la te nsio ne della g ue rra. Anzi, pe r 'risp ello ai caduti' quasi ovunq ue furon o pro ibiti musiche e canti. Si dovette a rrivare a l 19 18 perché i com a ndi entrassero ne ll 'o rd ine di idee di con side rare come un elem e nto utile alla saldezza morale d ello slrumen to bellico il sollievo p e riod ico del so ldato d alle trislezze e d alle no ie di un servizio d i guerra dc bililante , del quale no n solo il fante no n ne intravedeva la fine . TI p e ri odo di riposo , p er il fante red uce dal turno in trincea, veniva trascorso senz'allro m eglio in qu e i re p arti c he aveva no la fortuna di lrascorrerlo n elle vicina nze o ne i p aesi alpestri e de lla pian ura. Faceva un certo effetto , allora , vede re caseggiati integ ri , no n sventrati dalle artiglierie, strad e no n devastate dall e esplosio ni , i cam pi co ltivali, gli albe ri con tutti i loro ra mi , le v iti ramate , il
E. D<.: Bo no, La guerra come e dove l'ho vista e combattu ta io, cit., p . ·122. R. Alessi , Dall'Isonzo al Piave, cit. , p. 78, corris po nde n za dal fro nte del luglio 19 17. 309
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g ranturco rigoglioso, i contadini a l lavoro, le donne chine su lla :tappa negli orti be n cura ti e gente nelle strade. Era possibile, così, frequentare altri esseri v iventi ollre ai soldati: donne, bambini, anziani; vedere a ltri animali come cani, p ecore, mucche e no n solo muli . Sotto la verni ce del fante , il contadino gu ardava i campi, valutava con occhio esp e1to le collivazioni, osse1vava con interesse le stall e e gli armenti, giudicava la fertilità del terreno, pensava ai raccolti . Dava un g ran de sen so di libe1tà e giovava allo spirito girare a piacimento per le stradine paesane, entrare n elle poche rivendite, parlare coi civili, fe rmarsi, commentare, andare a ritornare. Nei paesi più lontani dal fronte, nei p rimi tempi, la fanfara reggimentale suonava di sera in pia:t'.la e si accennava qualche g iro di danza con le ragazze che d i gio rno si vedevano attendere a i gra vi lavori d e i campi o c urve sotto caric:hi d i fiPno e di rascine5 11 . Qualche comando si era posto au tonomamente anche il problema dello svago collettivo del soldato , occupando parte del tempo libero delle truppe con intra ttenimenti che riscuotevano il plauso incondi7.ionato dei soldati, anche p erché si trattava spesso d i ini:tiative che costituivano una novità assoluta per il fante-contadi no , come nel caso degli spettacoli teatrali d 'a1te varia.'3 12 . Quando il fante non aveva modo di fruire n e ppure delle modeste e semplici distra7.ioni offerte dai villaggi a lpestri e dai paesi della pianura, poteva avere la ventura di trovare ne i pressi dei baraccamenti, dell 'accampamento, una 'Casa del soldato alla fronte'. Queste case del soldato veni va no dislocale nei luoghi, p er lo più privi di altro tipo di strutt ure ricreative , dove maggiore era Ciò lìno a quando queste manifestazioni non furo no proibite, in nome della au sterità di costumi nella zon a cli guerra. In proposito, cfr. E. Dc Bono, la P,uerra cume e dove l'ho vista e combattuta io, c.ir., p. 123 . E. Franzina, Il f'e mpo libero dalla guerra, in T.a Grande Guerra, ci t. , pp. 162 e seguenti. 12 3 Luigi Gasparouo, Napsodie, Milano, Trcves, 1924, pp. 133, 131. Per le truppe a ripo so nd paese d i Fogliano, presso Udi ne , ne ll'estate 1917 venne ro o rganizzare rappresentazio ni teatrali, alle quali potevano assistere oltre mi lle soldati alla volta. :l! J
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la presen;,.a delle truppe , stan;,.iali o a riposo, anche a ridosso de lle linee avanzate. Era no per lo più piccoli locali, spesso semp lici baracche di legno, ma non mancavano costru;,.ioni ampie ed accoglie nti. Ufficialmente, il comando supremo riconosceva l'utilit~t de ll'ini;,.iativa, ma p er la cronica penuria di fondi e per l'accennata scarsa sensibilità a i problemi del benessere delle truppe partec ipava allo sviluppo numerico e qualitativo de lle case del soldato con erogazioni irrisorie e lasciava che d ella cosa si occupasse in via principale e si preoccupasse l'ideatore del benemerito servizio313. Nella casa del soldato il fante trovava libri di leuura , strumenti mus icali, un luogo dove poter scrivere , qualche gioco da ta volo, spesso una lanterna magica e ne lle più grandi e attrezzate poteva assistere a proiezioni di pellico le cinematografiche. Non e ra un gran ch e, ma si trattava sempre dell'unico svago organizzato per i soldati , con una cerla diffusio n e ne lla zona di guerra . Quando il fante era assalito, " ... dalla vo g lia carnale ... "5 14 trovava una organiZ1/.azionc , predispos ta e vigilata a cura de i serviz i sanitari militari, che aveva sedi in tutta la zona di guerra cd a nche ne lle v ic ina nze del fronte. L'esigenza, naturalme nte, a veva carattere individuale ma alle volte e ra un motivo pe r fare baldoria, 4uasi per cons umare un rito pagano e festoso5 15. Jn gen e re, i fanti trovarono un ambie nte favore vole al naturale bisogno di compagnia o d 'affe tto nel la popo lazione femminile 3 13 L'iniziativa cl i don Minozzi, ve ro apostolo del solcbto , s i s vilu ppò consid e rcvolmcnt<: durante il conflitto. La prima 'casa' fu ;1pe rta ne ll'eslalc dd 1915. Nd 19 17 se ne co ntavano circa 250, gestite qu asi escl us iva mente dai cappellani u1ilitari. 31 • L. Bartolini , Tl ritorno sul Carso, cii. , p p . 52, 53: " ... Noi quando eravam o prcsi dalla voglia ca rna le - voglia e h(: riprende s ubito a ppena uno i: ven uto via dalla prima linea - andavam o a rifarcela con le me retrici... Del resto è cosa, la carne, d i cui no n si pui) farc a meno a i vent'anni. .. ". 31,; Cfr. A. fresc ura, !)iario di un imboscato, cit. , pp. 159, 160. V. Le ntini, Pezzo, fuoco!, cit. , p. 177 . E rran:l ina , li te mpo libe ro ddla guerra , in /.a Grande Guerra, cit., p . 212. L'a uto re tratta d iffusamcnlc il particolare ,1rgomento.
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d ei paesi in zona di guerra, a cldirillura anch e tra le giovani del tristo paese di Villesse3 16. l più fo1tuna ti avevano modo di distrarsi, di ricrea re un ambiente familia re 'sui gen eris', o di condurre in p o rlo piacevoli avventun__::1 l 7. Ma occorreva essere mollo pmdenti , perc h é era facile contrarre grav i mala ttie. Infatti, sin dal 1915, circolava ins istente m e nte la voce - ripresa anch e da fonti ufficiali che una diffusione di malattie in curabili fosse stata organizzata appos itamente dal comando a ustriaco nei paes i c h e dove va abban dona re: una s pecie di offe nsiva sessu ale, una sorta di guerra batte rio logica 'a nte litte ra rn•3 18. Sebben e vino ed alcolic i fossero dis tribuiti con larghezza sia in trincea che nelle retrovie, quando il fante e ra a riposo, se poteva, riprcnde v,l volentie ri l'antica abitudine di so s ta re all'oste ria mai d a solo perché arrecava tristezza - do ve da vanti alle hottiglie c he si a ndavano vuota ndo riandava con la mente ai cari, a i luoghi lontani, a i mod esti affari; 11e parlava ai commiliton i e ascoltava a sua voka i loro racconti ; n a rra va i fatti cl'arme mernorahili e si uni va ai cori che intonavano le canzoni di guerra , le canzo ni d 'amo re. l Jn avveni me nto imprevt.:dibile colpiva, con una certa frequem:a , il fante a riposo . Non si trattava di fatica e di noia. Era questio ne di dover rinuncia re al riposo non ancora terminato, o appena iniziato. La condotta deJie o pe ra7.io ni del nemico imponeva, alle volte, l'impiego di tulle le truppe d is ponibili in breve raggio p e r rinforzare i reparti in linea , o p er sostituirli se non p iù in grado d i o ppors i validamen te a lla press ione dell 'avversario a ca usa delle pe rdite subite. Le tnippe in viale a riposo, se dislocate
316 A. Frescura , Diariu di un imhnscato, cit. , pp. 9 7, 98 . .:1
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Molte le testimon ianze..: in proposito ch: i soldati scritto1·i . Cfr. E. Lussu, lJn
mmo sull't:tlti/Jiano, cit., pp. 189, 190. E. Dc Bono, I.a Rtterra cume e dove l'hu vista e cmnhattuta io, cit., p. 1:n. M. Muccini, H ora andiamo' cit., pp. 97, 163, 1T-3. V. Lentini , Pezzo, .fiwco! cit. , pp. 125, 178. A. Frescura, Diario di 11n imhoscalO, cit ., p . 118. L. Ra rto lini, Il riturnu sul Carso, cit. pp. 150 , 151. L'argomento è propos to a n ch e da r.. Pra nzina, Lettere conta dirn.: c..: d iari cli p a rroci, in Operai e contadini nella <,rande Guerra, cit., pp. 138, 139 . .-s ix In propos ito cfr. V. Lentini, Pezzo, _fuoco! cit. , p. 178 ; E. Pra nzina , Il tempo lilx:ro dalla g11em, , in La Grande (,'1.terra, cit. , p. 216 .
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in prossimità de l fronte, costituivano p e r i coma ndi una rise,va tattica di pronto impiego, p e r sopperire a n ecessità sopravvenute nelle prime linee e come tali venivano impiegate ogni qualvolta se ne presentava l'occasion e. Non erano poche le unità che dopo qualche giorno di riposo ricevevano l'ordine di tornare d i nuovo in trincea. Allora si assisteva, talvolta , alle proteste cli interi rep atti: assembramenti sediziosi, soldati c he inveivano e sparavano in aria, battaglioni che vociferavano, altri che s i ammutinavano rifiutandosi di mettersi in marcia. E la legalità veniva ristabilita a ste nto ed e ra seguita da gravi san zioni e da procedimenti penal(H9.
G . Zaccuri, L 'Organizza zione invisibile, c it. , pp. 172, 175. La brigata Ravenna s ubì il procedimento della d ecimazio ne pe rché i fanti si rifiutavano di eseguire l'o rdine di tornare in linea, impa,tito dopo be n cinciue mesi con• secutivi cli trincea e soli due giorni di riposo. La freciue nte ne cessità di impiegare prontamente unità a p pena inviate a l riposo è rifc riLa da d iversi autoti. T1 ritorno in trincea di un reggime nto, dop o solo 21 ore dall'averla abbandonata è narrato da M. Muccini, H ora andiamo.' cit., p . 137. :119
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14. La licenza
Il problema d elle li cenze a i soldati sorse sin d ai primi tempi , ma n on Lrovò soluzione o rganica durante il conflitto. Tipo, durata e pe riodicità d e lla concessio n e, 4 uind i, variaro n o cli a n no in anno. Si ebbero licenze di breve du rata - 15 g iorni , più cinq ue g io rni per il yiaggio - normalmente duran te la stasi invernale d elle o pe razio ni be lliche e licen ze a gricole p iù lungh e, con cesse ai rurali delle classi anziane all'inizio dell'estate ed in a utunno, per favorire le operazioni di raccolto e d i semina, stanti le sopra vvenute necessità d i increm e ntare la produzio ne agraria. TI comando supre mo non era favorevo le ad un'ampia con cess io ne d i licenze, pe rch é con vinto che i soldati d ivenissero elementi di instabili tà della p o p olazion e, col diffonde re notizie esagera te di insormontabili diffico ll~t n elle operazio ni , s ul nume ro d elle perdite, su lle malattie infettive che avevano colpito le trup pe al fronte , sulle sofferen ze de lla vita di trincea , insinuando così la sfiducia nei capi e nell'organizzazione militare. Tale e ra l'impatto negativo nel paese ch e si riten eva imputabile agli 'scriteriati' racconti dei soldati ch e fu an che ventil ata la sospensio ne delle licenze. Il soldato in genere non era ritenu to un propagandista intenzio na le . 8aslava, però , ch e le notizie ritenule false o esagerate fossero div ulgate anch e solo tra pare nti e amici pe rché, diffo nde ndos i rapidamen te e sp ecia lme nte tra g li slrati m e no colti , deprim essero il morale del po p o lo3 20_ L'orie ntamento politico dell e masse p opolari e il loro atteggiamento n e i riguardi della g ue rra n on era tale da far sperare ch e da un soggiorno presso la famig lia e gli amici il soldato avre bbe tra tto s icuramente sp rone a d e dicarsi sempre p iù serenamente e cli buo n grado ai doveri di guerra. Se le masse operaie - che per tu tla una serie d i eventi non eran o a lle prese col prob lema cli sfamarsi, anzi godevano d i a lti sala ri - osteggiavan o la guerra principalmente per ragioni ideali, politiche , per indottrinamento sinda.,20
P. Melograni, Sturia politica della u rande guerra, cil., pp. 106 e segue nti.
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cale, ben diversi e ra no i motiv i che informa vano la contrariet~, dei contadin i p er la g ue rra . Qu esti motivi e ra n o discende nti da ll a d urezza e precarie tà de lla v ita q u otid iana; e rano detta ti in parte dal bisogn o, in p a rte d al disagio ca usato da lla forzata assen za degli uomini più validi da l lavoro dei camp i: e ra no argomen ti mate riali, radicati ne lle necessità della famiglia e del lavoro agricolo - p iù difficilmente surrogabile con l'appo tto di manodope ra femmi nile di quello industria le - e quind i rivestivano na tura idonea a far ritene re che avrebbe ro potuto incidere gravem ente sull'equilibrio e s ul m orale del fante in licenza . Per questa serie d i motivi e p er l'esigenza di non depau perare oltre limiti dettati da grande p rudenza la forza de i rep arti - anche se a riposo nelle linee arretrate, perché come si è visto tali unità fungevano da riserva immediatamente impiegabile3 21 - le licenze non furono concesse con la larghezza auspicata dai soldati e dai loro familia ri . Le a utorità civi li, da pa1te loro, si e ra n o accorte ch e le m anifestazio ni dell e donne contro la g uerra a vvenivano con rnaggior frequc n:ta d u rante i p e riodi di licenza dei sold:ni322_ " ... Si erano ap e rte le licenze invernali... Non tutti e rano d el parere che fosse o pport uno concederle; specialmente coloro c he avendo maggio ri contatti con la nazione ne conoscevano meglio lo spirito ... Data la du rata dell a guerra sarei tentalo d i dire che fu un male necessario ... "3 23. Solo nel 1918 fu compreso che la licenza costituiva un valido 21 3 H. Tondi, Fanti di Avellino, cil. , pp. 318 e seguenti: d imostra ai soldati d e l s uo reggime nto c he concedere la lice nza a venti soldati al g io rno s ig nifica privare l'unità di un qua ,to della forza, per un lungo periodo di Lempo. -122 H. Monte leone, rettere al re, cit ., p . 31: " ... IJ prdeuo d i Alessand ria segnalava: 'Da noti7.ie raccolte dai funzionari di 1itorno dai centri ddlc agita z ioni si è potuto stabilire che uno dei principali clementi che conLribuirnno a formare il mal conte nto devesi ricercare nella presenza a casa di soldaLi in licenza inverna le ... lo sconfo,to e il malcontento loro propagasi a lle famiglie che trascendono così ad atti d i pro teste vivaci ' ... "; p. 45: " ... Orlando ... che presiedeva agli intern i. .. d ichiarava alla Camera ... che 'era abbastanza eloque nte il fatto che le man ifestazio ni d i donne contro la g uerra ... coincidevano sempre con l'arrivo dei m ilitari in licenza ' ...'·. 5l5 E. Dc 13ono, w guerra come e dove l'ho uista e combattuta io, cit., p. 127.
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.slrume_n to per soll evare il m ora le d el .solda to , ma inta nto era mutato l'orientam e nlo gene rale del p o p o lo nei riguard i della g uerra e il .soldato in genere e ra conscio di es.sere al fronte p e r difend ere il suo lo patrio. TI fante partiva p er la licen za con grandi sensazio ni nel c uore. Sulla lrad o ua cantava con i comm ilitoni che raggiungevano le stesse contrade. Era ~d ice di to rnare a casa per un p o ', di rived ere la fa m iglia; cli po te r d imos trare d i aver com piuto un rischioso dovere , di avere resistito a l gelo, alla sete, a l fuoco ne mico; d i essere sopravvissuto per fortuna ma anch e per il p ro p rio valore alle 'offensive', agli assalti, a i p e ricoli d e lle pattuglie; di valere qualcosa di p iù di quell o che g li altri sapevano. Ten eva in serbo lante cose da raccontare ... Ma già su l lreno il fante dell 'Tsonzo apprendeva che la vita d 'inferno che aveva condotto n on era comune a tutti i soldati impegna li a l fronte. Aveva, si, sentito che le lruppe del Trentino e del Cadore erano indicate, con m alcelata invidia , come le 'armale della salute' , ma era portato a pensare , per mancanza di esperienza direlta, che grosso modo la guerra fosse uguale da pe r tutto. Ora sapeva invece c be la vita in altri gran di settori del fronte non e ra tragica come la sua e cominciava a renders i conto che le autorità militari, per motivi a lu i ignoti ma che non esitava a rite nere ingiusti, non ruotavan o opportunamente e con oculatezza le tru ppe, inv iando per q ualche tempo que lle p iù provate in località d el fronte meno impegnative. In pari te mpo, gli a ltri fanti venivano a conoscenza d e lla ignorata tragedia che si consumava sul Carso, degli 'attacchi frontali', degli assalti continui a p osizioni imprendibili, delle migliaia e migliaia di soldati morti inu tilmente, senza c he il loro sacrificio fosse valso la con q uis ta defini tiva del prefissato ob iettivo. Appre ndevano dello stillicidio d egli a tlacchi e delle continue d ifese della trincea, di quel conlinu o fervore di guerra c he caratterizzava il fronte isonlino. E tutto questo, che li sorpre ndeva e li colp iva g randemente, sarebbe rientr ato, poi, nei fatti c he avrebbero raccontato a casa. li fante aveva la con solazione d i riabbracciare la famiglia, di ri ved e re parenti ed amici. La vita nel paese scorreva tranquilla
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come sempre. l proble mi nuovi creati d all'assenza degli uomini e dalle mutazioni indotte dalla guerra s i sommavano a i vecchi. L'argomento d e lla gue rra breve, prima e del la pace prossim a , dopo, era di rigore e se ne domandava alla fami glia, che a sua volta sp e rava di sap erne di più dalle notizie che poteva fornire il s oldato. La vita del fronte e ra racco ntata tutta d ' un fia to. Enumerati con dovizia di particolari i fatti salie nti che avevano visto il narratore in veste di protagonista, il discors o si attardava sui pericoli e sui disagi d ella vita di trincea, sulla m orte sempre incombente, sul grande numero d e i malati , dei fe riti, dei morti, .sulla fame, la .sete, la sporciz ia. La tragedia della prima linea veniva , così , crudamente riversata s u gente ignara d e lla reale portata dei fatti narrati. Poi tutto veniva relegato d al fante-contadino al ra ngo d i un antico in cubo. Be n presto le vicende della fam iglia e degli inte ress i nchiede vano attenzio n e e riflessione. La situaz ione familiare poteva essere serena, oppure turbata da incomprensioni e so.sp etti. Anche le cond izion i p articolari del lavoro e d e gli inte ressi degli agrico ltori possono essere ricondotte a pochi stereotipi, considerando la statica peculiarità del la vita rurale e il fatto che la massa dei contadini era costituita d a braccian ti , operai e condutto ri di piccoli fondi , tutte persone ch e dovevano affrontare problemi della stessa natura. Gli affari, quindi, potevano andare be ne, per il lavoro c h e n on mancava, p e r le paghe soddisfacenti , p er le buone re.se del le co ltivazioni. Oppure occo rreva ricomprare a caro pre zzo b estiame che era stato requisito per quattro sokl(i 24 ; la casa, la stalla necessitava n o di riparazioni; il lavoro per i familiari era faticoso e poco redditizio p er la lo ntanan za d e l te rre no da coltivare; le paghe per i salariati non e rano alte e così via. Si faceva , poi, un gran p a rlare della promessa di distribuire il latifondo, d i dare la terra ai co mbatte nti, o 'a i co ntadini ', come presto si disse. E l'attiv ità d i sempre veniva intercalata con richiami alle 3 24 /1.. Se rpie ri , T.a f!.Uerra e le classi ru rali italiane, cii. , p p . 72, 73. Di sulitu , i compe nsi corrisposti p e r la re quisizione del bestiame era n o inferiori alla mer.à de l suo prezzo a l me rc:ito libe ro .
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vicende di guerra, perché tutti volevano sapere notizie di prima m an o dal momentaneo reduce. Così il fante narrava la sua vita trib olata anche agli amici e ai paesan i. Per tu tti e ran o situazio n i nuove e terribili quelle che ascoltavano, considerato ch e dall e poche lettere e dalle molte cartoline in franchigia ricevute dai congiunti non era stato possibi le avere un quadro anche solo approssimativo delle peripezie vissute al fronte, perché tutto ciò che non era frase di salu to, o relativa ad ottima salute godu ta, oppure notizia tranquillizzante sotto tutti i punti di vista - 'qui tutto è tra nquillo'; 'abbiamo conquistato quel monte, quel paese'; e consimili - o non veniva riferito p er precauzione , o g iungeva cope1to d a larghi freghi neri che cancell avano la no tizia e sconvolgevano la sintassi, rendendo poco inte lleggibile anche il resto dello scritto. Il grande numero de i m orti colpiva gli uditori in modo p articolare, perché l'ecatombe e ra riferita con grandi numeri , spesso con c ifre che sgom e ntavano p erché era difficile immaginare a cosa corrispondessero. Sembrava agli uditori c he interi paesi come il loro dovessero riman e re spopolati. Non tutti gli a mici e i paesani davano il giusto peso ai racconti del fante. Le persone che lo ascoltavano non sapevano quasi null a di vero sulla gu erra in corso . I più preparati leggevano il giornale o venivano informati del suo contenuto e ste ntavano a credere a quanto udivano, dopo aver assorbito dall a stampa - ch e ' pe r le persone prive di solida istru zione e d esperienza la cart a stampata aveva ancora un valo re di prova provata - per mesi , e poi r,er anni, le melate corrisponclen2.e dalla zona di gue rra che fornivano surrettizie informazioni sulla vita d i trincea, descrivevano come idilliache le condizio ni del servizio al fronte, quantificavano esclusivamente le gravi perdite infli tte al ne mico e si dilungavano su l benessere e le attenzioni che circondavano i soldati italiani: sembrava loro impossibile che fosse s tata tenu ta nascosta una realt~t tanto esplosiva. Colra a nche dei fanti, ch e non possedevano una facile loquela per rivaleggiare , ne l racconto d e lla realt~1 del fronte, con le r,e nne più forbite de lla stampa q uotidiana. Alle domande p iù ricorrenti e insistenti: perché ancora no n
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e rano state prese Tre nto e Trie ste , p e rché an cora n o n era stata vinta la g ue rra , il fa nte-contadino no n aveva natura lmente ris pos te da da re e d oveva limitarsi a ripetere i fatti a ccadutigli ch e p iì:1 ave vano colpilo la mem oria. Ai solda ti era stato ra cco ma n dato d i no n ri!"erire notizie s ui fatti del fronte e de ll e retrovie, sui luog hi , su lla dislocazione de i repa ,t i, s ul no me di questi, insomma, d i parlare il men o possibile della g ue rra e i1 ricordo del s uggclimento e mergeva q uando s ul viso e nelle p arole d egli interlocutori scorge van o il du bbio su ciò che stava no ascoltando, come se il racconto de lla vita de l fronte fosse esagerata mente e volutamen te negativo. Il turharnc nto arrecato a l fante-contad ino d alla sensa:t.ion e di no n essere cred uto e quindi ad egua ta men te con s iderato p er i sacrifici g ià so pportali e che a ncora lo aspettavano , si sommava ad a ltre a mare riflessioni. A quella s uscitata d alla c o nstatazio ne che il coetaneo faceva i1 so ldalo negli uffic i milita ri J d la vicina città, che l'a ltro e l'altro ancora svolgevano lavoro 'ind isp e nsabile' in una fabb rica , che qualche conoscente era sta to giu dicato in aspettatame n te ina bile a lle fatiche di guerra, che divers i ag ricolto ri e rano sta ti e senta ti a mo tivo d e lle n ecessità de ll a p rodu zion e , mentre lui: n iente, doveva to rnare a far la g uerra p er tutti; e d anche a q ue lla - so111re nd en te e fastidiosa - che, in s ua assenza, una stra na situazio ne lievita va e si evolveva nel p iccolo mo ndo p aesano . Tutti, infatti , lavora vano sod o e molli g ua d agnava no bene. Taluni ne ll e fabbrich e. G irava mo lto de naro. E il de na ro , forse, era il mo tivo d i una ce na te ndenza alla s pe n sieratezza, cli una ce1ta supe rfi cialità d i pe ns iero e d i comportamento che il soldato imm a n cabilmente rilevava, p e rché c os tituiva una asso luta novità ne l p anorama serio, modesto e operoso che si e ra lascialo alle sp a lle quando e ra panito d a casa. I sussidi de llo Stato, p e r quanto d i e ntità non e levata, ma pur sempre consisten te, venivano ela rgiti con la rg h ezza, tanto che quasi tutte le famiglie de i richia m ati po terono approfillarne3 2 5_ e ll a pop ola zione rurale, ch e d i m o neta ne ave va man eggiata semp re m o lto poca - e solo il capofamig lia, in occas ion e de i rac-
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A. St:rp ic ri , La guerra e le classi rurali italiane, cit., p. 122.
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colti - questa novità aveva sollecitato abitudini e necessita prima sconosciute, con sfavorevoli effelli nelle· parche abitudini delle famiglie coloniche. I sussidi: "... corrisposti non al capo famiglia , ma ai singoli aventi diritto, alimentarono talora te ndenze di disgregazione dell'unità economica familiare e, specialme nte nelle giovani donne, goffe consuetudin i, prima igno te , cli imitazione della classe borghese nel modo di vestire ... "326_ I gio rni di licenza trasco rrevano sempre niolto velocemente . Il so ld ato non tornava al fronte con la seren ità c he aveva immaginato di poter acquisire da un soggiorno a casa. E il fatto era naturale, considerato che tornava in quell'inferno che be n conosceva. Pe rò, anch e gra n p arte di qu ello che aveva visto e sentito da quando era finalmente partito d a l fro nte influiva negativamente sul s uo morale e lo rattristava grandemente. Ogni soldato che andava in licenza, partito leale, buono, sereno tornava subdolo, torvo , abb attuto; qualcu no non ritornava 327. Si rimetteva piede in trincea con la deludente convin:òone ch e i propri sacrifici non fossero giustamente apprezzali, ch e il m ondo che si era lasciato dietro non comprendesse cosa voleva dire andare a combattere, andars i a rintanare ne lle trincee bersag liate da tutti i calibri delle artiglierie, dalla mitragli a, per essere pronti a ba lzar fuori e uccid e re, uccide re o morire. " .. . l soldati partivano lie ti, a frotte, per a ndare in licenza a rivedere le loro famiglie . Quando rito rnavano s i tempestavano d i domande: 'che cosa c'è di nuovo in Itali a? Ch e si dice?' Le risp oste erano sempre que l le . 'In Italia? Si sta benon e in ltalia ... in Italia s i di vertono ... in Ita lia no n si sa nea nc he che c'è la g uerra ... ' e Lutti ritornava no porta ndo nel cuore l'amara delusione di n on essere abbastam'.a tenuti in considerazione ... Avevano baciato il viso arde nte d elle loro spose , gli occhio ni dei loro bimbi; ed il tumu lto giocondo delle g randi città, pe r dove erano passa ti , dovette certo ge ne rare un contrasto stridente n e lle loro anime pie ne di a marezza. Essi dove lle ro sentire un inte rno impeto di
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A. Serpieri , I.a f!.Uetra e le classi rurali italiane, cit., p. 56. Ardengo So ffic i, /.a, ritirata del Friuli, Firenze , Valkcchi, 1934, p. 240.
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ribellione contro il ferreo destino che li trasportava ancora verso il dolore ... "3 28 . li soldato tornava in trincea amareggiato e lasciava dietro di sé una traccia di dubbio, di irrequietezza e di sospetto. Coloro che avevano ascoltato le su e narrazioni scambiavano n otizie e opinioni con altri, alla stessa stregua informati. Le voci circolavano, si faceva la somma dei fatti più rilevanti che, per il loro ripetersi in diversi racconti , cominciavano ad acquistare valore maggiore delle anodine corrispondenze giornalistich e, specialme nte per chi era propenso a pensarla diversamente da quella che e ra la versione ufficiale dei fatti di g uerra. Si parlò, allora, diffusamente di disfattismo proveniente dal fronte, mentre altri, in considera:t.ione della particolare psicologia che investiva le folle a lie ne dai problemi della guerra, accusavano il paese cli minare lo spirito cli sacrificio del combattente e di attentare al morale dell'esercito col fornire al soldato in licen za una ben meschina immag ine di sé.
G. Personeni, La Ruerra vista da un idiota, c it., pp. 115, 117 . ln proposito anche Tcm:nl<.' Anonimo, Glorie e miserie della trincea, cit., p . 171: "... sentii il h isogno cli rimanere alcune ore a guardare i horghesi, che non vedevo da oltre sei mesi. Semhrava dal loro comportame nto, che ignorassero che vi fosse la g uem1 ... ". A. Panzi ni , Diariosentimentaledellaf!.u.erra, cil. , pp. 137 e 188: tr.ie meraviglia dall 'afflusso de i cittadini ne i teatri, caffé e cinematografi, ape rti fino a mezzanotte: "... Domenica 3 novemhre, g iorno delk.: notizie tragic he di Caporello . Alle ore 5 non c'era più un posto libero a l Tealro Valle per sentire Dina Galli recirare 'il Po llaio' .. ."; dalla g ra nde pubblicil~t murale e sui giorna li - delle dive, degli spettacoli Leatra li; e di quelli cinemaLografici d edicata 'alle film' sensa7.ionali: Ivan il terribile, la Maschera dai dcnli bianchi, ecc. E a pagina 190 conclude amareggiato: " ... ~: spaventoso: queslo popolo sente il d ramma falso d elle film e non sente quello vivo ... ". :1w
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15. Le canzoni nate o cantate in trincea
Quando il fante varcò i confini d 'Italia non aveva mo lti inni d a can tare. Cera 'La bandiera d ei tre colori ', 'Le stellette che noi portiamo ', cantata questa con poca convinzione perché p arlava di discip lina , che a quel te mpo e ra ferrea , e 'Addio mia be lla a ddio ' che sembra non riscuotesse molto successo tra le truppe329. Per accompagnare la m arcia no n eran o adatte le can zoni di caserma - che il sold ato impara subito, come per una s piritosa rivalsa, perché in genere pre ndono di mira la vita e il servizio di caserma e un po' tulli i gradi d ella gerarchia m ilita re, dal colonnello al sergente della c ucina bersaglio, questo, d i 'te rribili' strofe - a nche perché non c'entravano con l'evento viss uto sul momento; non il 'can to del coscritto' né, tanto meno, quello notissimo 'del congedante', d e l tutto anacronistico all 'in izio della guerra. Un fenomeno strano è quello che i canti diremo così ufficiali il fante li ig nora assolutamente . .. l a Marcia reale n on ha parole, g li inni sono musicati a tempo di ballo ma non d i marcia. Gli inni reggimenta li son sp esso un 'accozzaglia di ritmi e parole in cui generalme nte c 'è un verso c he termina ' la nostra fé' pe r far rima con 'viva il Re' ... 3.-.~0. In seguito, il protrarsi d ella guerra fece nascere la nosta lg ia per le pe rsone care e p e r la ca sa lontana e questa fece riandare la memoria alle melodie d ella te rra natale. La canzone è domi nio dei m e ridionali . T1 loro canto no n è corale: canta no da soli, per malin conia 33 1 . Ma a nche i soldati di altra p roven ienza esprimono con una strofa canora, con una can zon e quello che sta loro più a cuore, Mario Griffini, I canti de/fante, Roma, Alfieri e Lacroix, 11) 22, p. 9. Cli inni de lla palria erano ancora quelli risorgimentali e i fanri non li conoscevan o , pe rché lroppo breve era stato il pe ri odo d 'islruzione in caserma e perché molto pochi avevano no7.ioni sullo stesso c·vcnto unificatore de.Ila nazione. _i3o Ibidem, p. 3. .\31 Ibidem, pp. 3 e segue nti. 329
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qua ndo si ritrova no un mo me nto con loro stessi e i pensieri vo lano lo ntano. E nelle sere c he cominciava no a venir presto e a far ·i fre dde, d a lle trincee si le vavano som rrn.:ss i canti e s tornelli che ricordava n o il sole , le zaga re p ro rumate, Ma rechiaro , le valli ridenti, le verdi campagne. Per umi schie ra di uo mini g iovani e forti è n é1tu rale c h e d iventi presto dominante il pe nsiero rivolto a ll 'amo re. Le voci che into navano canzoni sentime ntali, ca nzoni <l'amore , si moltiplicarono. T dia le tti erano d ive rsi, le a rmo nie dissimili e spesso i canti e ra no tristi, ma infondevano speran za e facevano sentire più vicin o l'ogge tto dei pensieri. Ciò che faceva cantare e ra la nostalgia per la d onna ama ta che aspettava il rito rno d e l soldato e che veniva ricordata con il mo tivo che p iù ne ric hiamava la memo ria. All e strofe del 'Soldato innamo rato' facevano eco i versi della 'Vio letta ' e del 'Mazzolin di fiori •332. Qu ando il fonte vo leva sn1cciare il malumore, la tristezza o ri cord are g li affe tti lontani aveva in sé: lutto il vasto repe rtorio dei s uo i canti popo lari regionali , a rmonie dolci e a ma re , tristi e accorate , rmt a nc he c rn znni e storne lli allegri , pie ni di spera nza e di promesse, c he he n si ad attava no ai m utevoli stati d 'animo de ll 'improvvisato cantore. o n sempre un canto veniva into na to p e r ricordare l'amo re lo nta no, la casa, il pa esello : sp esso s i cantavano vec chie canzoni per aiuta rs i con la me lo d ia -familia re a v incere l'emozione , la m o n o to nia d e lla vita d i trincea, il n e rvos is m o e la paura , o anc he so lo pe r p assare il te mpo g ra zie a ll'a ntica fatica d i ingenui poeti e di ig no ti mus ic i. Si can tava a b assa voce , (Juasi s ussura ndo, se non s i zufolava il m o tivo tra i d e nti , solo pe r ascolta re un s uo no c he d a solo d ava corpo ai ricordi e accompagrni va il pe n s ie ro. La v ita in comune d iffu se tra i soldati' i c anti p o polari d e lle varie re gio ni e non e ra réUO il caso c h e, a seconda d el Mentre 1a prima ca nzone traeva o rigi ne dal teatro leggero napo letano, le ultime due composizio ni, cliffw;iss ime in alta Italia, rie ntrano tra i canti popolari cie l P i<:monte, de l Vene to e dell 'Emilia Ro magna. Con la guerra , divennero cele bri in LUtto il paese . Cfr. Cesare Ca ra vag lios, / canti delle trin cee, !{orna, Ufficio Storico de l Corpo di Staro Maggio rL:, 19:-35, pp. 42, 43. 332
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sentimento che volevano esprimere, fa cessero ricorso a can zon i di un luogo lontano , variando le parole o dando loro diverso s ign ificato, secondo il p rop rio e s tro . Infatti , non era indisp ensabile al cantore ch e i versi a ve ssero un senso preciso e compiuto, sp esso difficile da percepire per le differe n ze dei vari dia letti: la melodia e il signific a to gen erico delle parole bas tav a. Al le volte, poi , ad un testo musica le particola rm ente g radito s i imponevano versi o p a ro le propri e e così s i aveva una nuova ca n zone. C'era sempre tra i fanti l' improvvisato vate ch e ad una certa canzone faceva la s u a persona le aggiunta , spesso ingenua e forzala , ma se mpre legata a vicende di gue rra. La canzon e c o sì integrata diveniva di s tre tta attu a lità e la novil~t ven iva rip resa e divulgala da c hi l'ascoltava , fino a fa r corpo definiti v o con il moti vo originale333 _ Si rico rdarono vecch i motivi ch e d i guerresco avevano 4 ualch c sentore, o che e rano p iù ade guati ad es prime re la vita milita re e s i adattarono a i sogni d e l soldato e alla rude rea ltà de lla guerra - 'Se rossi u n a rondine lla'; ' li testamento del capitano ' - ca mhia11elo a piacere i protagonisti delle s torie, una volta fanti , una volta a lpini e così v ia 334_ Presto fu avvertita la necessità d i canti corali cbc acco mp agnassero le lunghe ma rce di trasferimen to33\ ch e servissero d a sfogo ne lla marcia di ritorno dal sc ,v izio in trincea ; che accomunassero ancora di pii::1 il repa ,to infonde ndo a l fante il coraggio che proviene dalla espressione collettiva d ella massa; inorgoglis-
M. G riffini, in I canti de/ fant e, cil. , pp . 37 e segu e n ti, raccoglie qucslc co111posiz ioni nella se 7.io ne 'canti popolari contaminati ' . .1.i , Il testa me nto de l caritano fc rito chc chia ma a sé i su o i soldati ha origin i a ntic hissim e ed è lega to ad una vice nda accaduta n el 1528, protago nis ta il 111an:hese di Sa h1 7.Zo, carita no ge n e ra le de lle a rmi fra nces i nd rcame di Napo li: C. Ca ravaglios, / canti delle trincee, cit. , p . 45 . w; rranco Cia rl a ntini , L'anima del soldato, Mila n o, Treves , 1935, p. 3, uno liL·i poch i a utori che ha tra llalo delle can7.oni d i gue rra , affe rma pe r e sp e ril' n7.a vissu ta c he in marcia c hi canta è padro ne d ella mela e c hi inton a un coro t' gen e rale : la m assa lo seg ue , trascinata . .l.l:I
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sero i ca ntori co l ricordo di epic he imprese e s uo nassero, nel conte mpo, sfida al ne mico33G_ Le vicende della guerra che si combatteva fornirono gli spunti per strofe sempli c i. La rima d e i versi n o n aveva impo rta nza, anche se si ca pisce dalle forza Lu re del testo ch e veniva ricercata. Anch e la logica de lla costruzione non andava mo lto per il sollile. L'armonia era frutto delle veglie notturne nei ricoveri de lle trincee, al lume d elle lucerne, o passatempo nelle baracch e cli retrovia, dove con una c hitarra o un'armonica si dava veste musicale alle parole. Così tra una guardia ed un a llarme, tra un assalto e un bombardame nto, tra una marcia e u n addestrame nto nacquero le belle canzoni della grande guerTa3:~7. Nelle trincee il canto acquistò pa rticolare importanza pe rché an che da questa forma di espressio ne i fanti a ttinsero la forza s pirituale che li a iutò ;.1cl :~ffrontarc i <lisagi d ella vila <li guerra, il conforto c he apportava se re nità , l'eccitazione che esaltava la forza d 'an imo necessaria al compimento di azioni gene rose. Le c ime delle a lte mo nLagne punteggiavan o il nostro scacchiere di guerra e la loro conquista o la loro difesa rivestivano grande impo rtanza e costituivano l'oggello de lle operazio ni, de l combattime nto de i reparti. Si cantò, quindi, l'assa lto al Monte Ne ro, 'trnditor d ella vita inia', per la conquista dd qu ale era sta ta a bbandonata la propria casa ed e rano morli tanti commilito ni; il Monte Ca nino, dove si pe rn o llava a ll 'addiaccio e s i estingu eva la sete con la neve; l'0 11igara, dove il fumo della mitraglia aveva fatto ca mbiare colore al viso de ll 'alpino; la cima del Monte Pasuhio, dove dopo g li sfortunati assalli 'non si sente ma i più una voce, ma solo il vento che M. Griffini, I canti deljànte, cit., p . 55. Vi erano degli iruii che il nemico detestava. on a ppe na venivano intonati ncllc Lrincee italiane, dalle li nee ausrriache aprivano il fuoco. Uno di cp1esti canti si intitol;i 'O ba varesi'. 337 C. Caravaglios, / canti dellu trincee, c it. , pp. 39 e seguenti: il conte n11to musicale cld canti di tri ncea no n è mo lto vario dal lato me lo dico. In genere questi p resenta no un ca rattere comu ne, q uello del la ca ntile na . Sui motivi di queste compusizioni è evid ente l' influ e nza cld nostro ca nto popolare. Tuttavia , i canti delle trincee mostrano una vena musicale considerevole. 336
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bacia i fior'338. Anche i fatti de lla vita di trincea eran o cantati con malcelato o rgoglio. Così un canto propo n e consid erazione per il tormento della sentine lla che v ig ila in una notte te mpestosa e quando torna sotto la tenda a riposare sen te a ncora l'acqua giù per le spalle e i sassi rotolare sotto il giaciglio. Un 'altra famosa canzone - Ta-pum - descrive la vita di guerra in trincea e indirizza nel finale il pensiero de l fante al 'cimitero di noi soldà' che forse un g io rno s i recherà a visitare . Anche se tutte le armi e sp ecialità dell 'esercito ed ogni reparto combattente si cime ntarono con i canti di tri ncea, con alte rne fo,tune , i veri a1tisti dei cori d i guerra furo no le truppe alpine. Inquadrate in unità con c rite rio strettamen te regionale , giovandosi delle cornuni abitudini di v ita, del n aturale affiatamento, dello stesso patrimonio musicale popolare e della tenden za antica al canto corale delle genti cli montagna, che amano le arie a tempi lunghi ad atte ai p ascoli alp ini e i ritmi le nti dei minatori , scrissero canti rimasti famosi, dove tra g loriose imprese di guerra si ascolta l'eco delle valli, il richiamo dei pastori, il can to di fanciulle, brontolio di tuoni , rimbombo di m acigni e la musica dei boschi339. Non erano tutti e pici, né soffusi di nostalgia i canti nati ne lle trincee. Cantavano anche l'am o re , che veniva trattato sotto diversi aspetti: quello romantico ad esempio, c he h a prodotto alcune be lle canzo ni all ora fa mose e oggi relegate tra g li spa1t iti del le corali alpine. Qualche volta lo spunto pe r una canzone ven iva dato da antiche arie po polari. Più spesso i canti ven ivano improvvisati sotto forma di stornello, che consentiva la comprensione cli tutti e la redazione nei vari dialetti, per la semplicità del costrutto verbale e per la ri petitiva armonia che rendevano facile l'allegria e lo sch erzo.
:l:18
Della
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Canti di soldati,
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Lo storne llo era anche il metro più usato per il canto e ro ico e per quello satirico340. Q uest'ultimo diffondeva in musica la sconfortante notizia che il gene ralissimo aveva invitato la regina ad acquistare una cartolina se era intenziona ta a vedere Trieste; la ca ustica cons iderazione che gli imboscati un giorno sarebbero diventati eroi, raccontando ai posteri 'quel che facemmo noi' cd aiutava a sfogare in parole q ualche risentimento. Diffuse nei diversi reparti erano le c;rn;,.oni inn eggian ti alla fanteria, agli alpini, agli arditi, ai bersaglieri, che esaltavano lo spirito di corpo e ne l conte mpo punzecchiava no le altre specia lità: per gli alpini, 'baldi e coraggiosi', i fa nti erano troppo deboli e i bersagl ieri 'tutti m afiosi'. Ogni brigata, ogni reggimento aveva coniato i propri stornelli: per la 'brigata pappagallo' - la Mantova , dalle mostrine gialle e verdi - bastava lei, non e ra necessario nessun altro per prendere Trieste; mentre per ciarle p iù forte a Cecco Beppe bastava la Catanzaro, 'brigata della mortc'.3 4 1. E tutti insieme, i fanti se la p rendevano con la 'Sussistenza' con ironia definita , per le s ue mansioni di retrovia , il corpo prdcrito dagli interventisti e dai volo nta ri di g uerra - 'da tutti quei c he vorsero la gucra' - accusata d i distribuire p ane e vino inaciditi e d i costringere il povero solda to a dormire in terra , senza neppure la paglia per materasso; con la Cavalleria , p oco utilizzabile n e lla gu e rra di montagna e quindi s pesso lontana da l fronte: 'gli alpini hanno vinto sul Montenero, a Plava la fante ria, sul Sabotino i bersaglieri e a ... Milano la ca vallcria'. Il motivo di u na can zone riscosse patticolare successo e fu cantato eia schiere di soldati che adattarono il testo, cli volta in volta , alle proprie esigen ze: 'G iovinezza '. Na ta come inno degl i sciatori alla scuola alpina d i nardonecchia , fu fatta propria dal 5° Reggimento alpini e , opportunamente modificala, divenne poi 340 M. (, riffini , / canti del fan/e, c it., [). 3: Le strofe erano calcate sui tre modelli in voga nel teatro di varie tà dell'eroc.a: Sor Caran na, Petroli n i e Homhace', ciuest'ult imo molto usato, roi , tra gli Arditi , che sul suo caratte ri stico ritmo coniarono numerosi stornelli. 31 1 Arturo Marricati, in la l'roletaria, cit. , pp. 76 e seguenti, tratta diffusam ente ci rca lo sp irito d i corpo nelle canzoni dei soldati.
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l'inno degli arditi342 . l canti oggi più famosi , mot1v1 evocatori e orgoglioso retaggio de lla grande g uerra: 'La canzone del Monte Grappa' e la 'Leggenda del Piave', son o coevi agli ultimi mome nti de l con fli tto e si identificano con g li eventi ch e condussero a Vitto rio Venctoi4:1_
L'indicaz io ne relativa al C~uinto Hegg ime nto degli alpini i: di P. Monelli, Le scarpe al sole, cit., p. 129. La musica è di a utore ignoto, rncntn.: la palcrnit:'t d ei versi è ince rta . Sa lvatore Farina , in Le lntppe d 'assalto italiane, Roma , l i lav oro fascista , 19:-S8, p p. 179 e seg uenti , narrd di ben tre pretend e nt i. 1d I versi d c 'La canzone de l Monte <jrappa ' s o no attribuiti a E. De Bono. Cl'r. E11cid o pcdia italiana, Lessico Universale llalian o, Voi. IX, p. 351. .v1 2
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