VNA RIVOL.VZIONE E VN CAPO
AUGUSTO TURATI SEGRETARIO GENERAL~ DEL PARTITO 14 NOVEMBRE 19:36.
PROPRI~TÀ LETTERARIA
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ALLE GIOVANI CAMICIE NERE, PERCHE SAPPIANO SUPERARCI
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PREFAZIONE
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Mi piace, come già altra volta, accampa~ gnare con poche righe di introduzione questo nuovo: volume che raccoglie gli ultimi discoi:_si pronunciati da Augusto Turati, Segretario Generale del P. N. F. Gli ultimi discorsi, in ordine di tempo, perchè sono tutti di questa trionfante primavera fascista dell'anno V della Rivoluzione, ma più importanti, forse, che i precedenti. E' bene ripubblicare questi discorsi perchè taluni di essi, io già chiamai in altra sede fondamen- tali e tutti hanno in sè tali doti di fresca attualità, che permette loro di sfidare impunemente, il passare del tempo e il volgere degli eventi. Gli è che non si tratta di parole, ma di atti di fede. Non si tratta di frasi , vuote allineate secondo i modelli della vecchia eloquenza, alla quale il Fascismo sta
torcendo, sia pure con qualche pena, il collo. ma di enunciazioni dottrinali, di orientamenti pratici, di dettami di azione fascista: elementi di vita, insomma. Il successo imponente ottenuto dal primo volume, e che non mancherà al presente, sta a dimostrare che questi discorsi, anche a distanza di tempo, trovano vasti consensi nel pubblico fascista. I veterani del Fascismo, quelli che si possono chiamare della  prima ora  non ' soltanto a regola di orologio ma per costanza di fede, ammirano nei discorsi di Turati, la linea dell'intransigenza sopratutto morale, avversa a tutti i profittatori e le canaglie che si illudono di servirsi del Fascismo a scopi personali. I fascisti delle altre ore e specie i giovanissimi, ai quali soltanto è concesso l'onore di militare nel Fascismo, sentono nell'oratoria di Augusto Turati, la poesia e la forza di un uomo che in guerra
e in pace - nelle trincee o sulle piazze - ha servito, con coraggio, una fede, non soltanto proclamata, ma profondamente vissuta. Tatta l'attività di Augusto Turati è rivolta ad affinare, perfezionare il Partito, per renderlo sempre piÚ idoneo ai nuovi compiti che la storia affaccia. Questa attività - rettilinea e costante ' illuminata dalla .fede e dal disinteresse - mette Augusto Turati, fra le figure di primo piano della Rivoluzione fascista .
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NOTA DELLA LIBRERIA
In questa seriè di discorsi pronunciati da S. B. Turati a un pubblico sempre vario di educazione e di cultura, ve ne sono alcuni scaturiti da una profonda immediatezza spirituale, che dà vivace fusione alla bellezza espressiva e alla liricità del sentimento. I discorsi acquistano, così, un fascino tutto particolare e sapie~te. Ma a noi piace far riLevare che tale armonia, di forme e di spiriti, non è possibile se non in coloro, appunto, in cui mente e cuore traggono, per nativo impulso, dall'armonia della ' propria coscienza la visione spontanea all'unica e santa verità della vita italiana: il Fascismo! Questo volevamo riflettesse il senso critico del lettore e dello studioso. Il Direttore.
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FASCISMO RELIGIONE
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AI LAVORA TORI DELLA TERRA BRESCIANA
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partecipare a questa vostra giornata di festa, lavoratori della Bassa Bre. sciana, per comunicare con la vostra anima, o camerati, e per dire a voi lo stato d'animo del Partito in quest'ora tormentata di ansie e forse un poco di ribellione. Pochi giorni sono passati dallo attentato commesso contro il Duce. Io non so per ora se il rinnegato, partito dalla tĂŠrra di Francia per com:piere l'opera mostruosa, dovrĂ restare in galera"' vivo per molto tempo o se finalmentt il Fascismo e il Regime si persuaderanno che VOLUTO
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.~~ non è possibile lasciare in .balìa della .criminalità di nessuno la vita e la fortuna d'Italia. Ma v'è ragione al dubbio, ~e dopo un anno per coloro che hanno compiuto il° primo attentato - Zaniboni, Capello e compagni - non si è ancora trovato il tempo di fare il processo, e se la signorina Gibson, non so se pazza o cosciente, è ancora tranquillamente in galera; dico tranquillamente, in attesa di una perizia psichiatrica che la dichiari abbastanza pazza per non andare all'ergastolo, ma non a sufficienza per andare in un manicomio. Tutto questo sembra un discorso truce; invece è solo molto logico. Io ho passato in rivista poco fa, voi lavoratori e lavoratrici dell'industria. Ammenocbè voi non siate dei condannati a questa manifestazione, vuol dire che voi siete ,<°4'1
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qui riuniti per una ragione di concordia, per un proposito di opera comune, vuol dire che veramente dopo l'ora della contesa noi .ci ritroviamo quanti siamo, uomini della terra e uomini dell'officina, dello studio e del pensiero, perchè sentiamo che nella ·resurrezione della Patria è la ragione della nostra resurrezione, che nella riconqui~tata coscienza della forza è la luce dj una fraternità vera e viva, perchè sentiamo che' nell'amore e nello attaccamento alla terra per la quale sono morti i :figli migliori, noi ritroviamo la forza per volerci oene, per credere in noi stessi, per v_ olere un nostro domani migliore. E se questa è una realtà viva io mi chiedo allora perchè noi dovremo vedere distrutto il frutto di sette anni di fatiche e se, dopo i 600 mila morti della guerra e le tre mila
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Camicie Nere date in olocausto, sia giusto che per il gesto .criminale di Ùn bastardo, legato alla volontà di vendetta di altri rinnegati, pochi per fortuna, noi dobbiamo interrompere il nostro cammino. Quando si incontra per la strada un piccolo serpe che attraversa il cammino, ditemi, uo.mini dello studio, che cosa si deve fare? Tornare indietro forse? No, basta schiacciare la testa al serpe ed andare avanti. Ed allora bisogna capire che dinnanzi al pericolo di ripiombare l'Italia nel disordine e nell'anarchia, è più saggia ,cosa innalzare la forca su qualche piazza d'Italia. Ma, intendiamoci bene, tutto questo deve essere il risultato di un'azione metodica e precisa del Governo e del Fascismo. Ed un'altra necessità si impone da oggi: quella di essere severi con tutti.
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Necessita che dal più alto al più umile dei gerarchi tutti si persuadano che il Fascismo non è merce per nessuna speculazione e che se qualcuno è entrato nelle nostre file di soppiatto, nella ·speranza di difendere i propri interessi, · deve essere scacciato a.. pedate. Bisogna dire chiaro continuamente un memento: che il Fascismo è religione della Patria intesa nella sua espressione più alta, che il Fascismo è ribellione a tutte le camorre grosse e piccole, a tutte le vecchie mentalità, che., è esaltazione delle sane forze del lavoro, della produzione e della finanza; che il Fascismo è orgoglio di e~sere italiani onesti, forti e buoni. Camerati, su questo terreno noi tutti"pos-siamo intenderci. ·Io posso capire la vostra I
anima, anche se qualche volta incerta, voi potete capire la mia anche se qualche volta vi appare complessa. Vi sono nelle formule vive e reali del Fascismo le parole umane , che ognuno può intendere ed inte:Udere in un solo modo: perciò non è fascista oggi l' uomo di Borsa, se speculatore avido che traffica indifferentemente sulle fortune della Patria e che sarebbe lieto di veder crollare il proprio Paese purchè qualc,he diecina di biglietti da mille arrivasse al suo portafoglio; non è fascista colui che potendo oggi fare il saporito pane ben cotto, fa dei_malloppi di farina; non è fascista colui che in qualsiasi modo, in questo momento difficile della vita italiana, pensa che la propria fortuna . vale più di quell~ della Patria. Per ciò forca, e sta bene, per colo-ro che domani sognas-
sero ancora di complottare contro il Duct ed il Regime; ma un po' di corda anche per coloro che dimenticassero di essere italiani e nòn sapessero adorare che il loro miserabile e gretto interesse. Parlo chiaro perchè ognuno "intenda, cbè nelle mie parole non vi è .nessuno accenno a coloro che costantemente lavorano e fanno muovere e produrre il loro denaro; ma vi è il mònito severo ed ultimo per coloro che sono in mala fede. Io non ammetto che il Fascismo dia ordini che non siano eseguiti. Il Duce ha detto che tutti siamo mobilitati per la difesa delle fortune della Patria; bisogna tacere ed obbedire. Siamo ormai vicini alla meta sicura, perchè vediamo il segno della vittoria nell'ira impotente dei nostri avversari: osare dun~
que bisogna, compiere l'ultimo sforzo, credere e volere. Noi siamo oggi veramente fratelli nella, fede e nell'ardore e nel ricordo pre¡ sente del dolore di ieri e nel pianto della madre che ha visto partire il figlio giovinetto in camicia. nera e lo ha visto tornare portato , a braccia col petto squarciato e negli occhi la visione di una Patria piÚ sicura e piÚ grande. Quinzano d'Oglio, 27 - IX - 1926. - IV.
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IL SEGNO DELLA
FRATERNITÀ
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avere il coraggio di strapparsi dall'anima ogni menzogna; di andare in.contro al proprio fratell_o e dire: ieri ti ho rinnegato, . immagine buona della Patria vivente, ti ho dimenticato per paura, per debolezza, per incoscienza. Bisogna questa offerta compierla ogni volta che si chiude la nostra giornata. Bisogna ricordare sempre che ci siamo ritrovati fratelli non attraverso la gioia, ma attraverso il dolore che ci ha accomunati nelle trincee, che ci ha accomunati nella battaglia civile.
Bisognerà che noi ci educhiamo e ci abituiamo ad una necessità che è sacrosanta, perchè è la sola luce di bontà e di forza che deve essere nell'anima di un popolo. Noi non dobbiamo volere la gioia, ma dobbia~o amare il dolore in nome della Patria, che deve vivere al di là di noi e al disopra di noi. Avellino,
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6 - X - 1926. - IV.
LE
RAGIONI
DELL'ARMONIA
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AI FASCISTI MILANESI L'ANNO V
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del Duce . ha voluto nas.sumere la mole ponderosa del lavoro che il Regime ha compiuto in questi ultimi quattro anni, ma sopratutto in quest'ultimo ~rtno. Però il messaggio aggiunge che tutto ciò non basta. Bisogna andare avanti. A questo riguardo io ho il dovere di dire a tutti voi. che siete dei.responsabili, delle parole molto esplicite, molto chiare. Il Partito ha oggi una grande responsabilità non solo di fronte a sè stesso,.. ma di fronte all'Italia; oserei quasi dire di fronte all'Europa, ed al MonMESSAGGIO
dc:> . .Noi stiamo facendo un esperimento che può segnare la via nuova di una civiltà nuova. Bisogna che questo i dirigenti capiscano con senso di responsabilità completa ed assoluta. Nel messaggio vi sono delle parole molto dure per i residui della mentalità passatistica. Il Fascismo non può essere la palestra delle piccole miserie intellettuali, delle stupide be"'. ghe indivÌdualistiche; non può essere l'immondezzaio nel quale si raccoglie la stupida calunnia, perchè altrimenti noi saremmo indegni della funzione alla quale siamo stati chiamati. C'è una funzione di regime e una funzione di partito che si concretano e si realizzano in un organismo che è uscito dalla mente
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quasi drvinatrice del Duce: il Gran Consiglio. Ma io, che credo sempre poco agli organi e agli organismi; preferisco ·affermare ..,. che c'è uno spirito, un'anima, una luce, una realtà di coscienza, nella ·quale tutti ci ritroviamo e ci rico:rlosciamo fratelli : l'anima, la .b ontà, la passione di Benito Mussolini; Se questo non·fosse, io potrei accettare l'ari.. titesi del Partito e del Governo, che alcuno vuol porsi. C'è infatti chi si domanda ·se il Partito dopo quattro anni di lotte e di battaglie, se il Partito di fronte ·alla magnifica realtà e alle prodigiose attuazioni del Regime,. non abbia esaurito il suo compito. .Io devo dichiarare che penso e credo fermamente che mai come oggi il Partito abbia avuto · una tanto meravigliosa funzione. Ceréherò di definire queste ragioni.
Che cosa può essere il Pattito oggi? Camerati! Bisogna che noi cerchiamo di ricostruire le nostre ragioni spirituali. Noi abbiamo compiuto un atto rivoluzionario il 28 ottobre 1922. Dopo questo atto rivoluzionario noi avremmo potuto tranquillamente compiere tutti gli altri atti della rivoluzione, cioè avremmo potuto impiccare o fucilare tutti i nostri avversari. Non lo abbiamo fatto, e se il Capo non ha creduto di fare questo, vuol dire che c'erano delle ragioni per le quali ciò· non doveva essere. Non bisogna dimenticare che noi abbiamo trovato un'Italia dissanguata, immiserita da quattro anni di viltà, e che quindi non si poteva a questa Italia, ridotta _una povera e misera cosa, far sentire le ragioni logiche ma terribili di un atto rivoluzionario in pieno.
Ma quel giorno abbiamo detto: Da questo momento la Rivoluzione cammina, cioè la Rivoluzio!)-e è in marcia. E la Rivoluzione non si è più fermata, perchè (fenomeno nuovo nella vita e nella storia dei popoli!) la Rivoluzione fascista da quattro anni non segna il passo, ma avanza e realizza. La legge _sulla riforma dei sindacati non arriva al primo mese della rivoluzione, ma solo dopo quattro anni. Altre riforme fondamentali, quella sui Podestà, sul Primo Ministro, sono veramente compiute quando è maturata in tutta la coscienza del popolo italiano la sensazione chiara e precisa che questa necessità rivoluzionaria è un biso:. gno per la salute del popolo italiano. Ora, se la rivoluzione è in marcia, due sono le funzioni: una ideologica e una esecutiva. I
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Noi abbiamo sempre anteposto l'atto_ alla legge, cioè abbiamo sempre costruito e poi abbiamo segnato le norme per il funzionamento di ciò che avevamo costruito. Anche oggi questa è 1~ realtà che non muta e non può mutare, percbè tale è lo spirito profondamente originale che al Fascismo è stato dato dal suo creatore e dal travaglio della nostra coscienza. Anche oggi siamo in questa precisa sensazione e situazione. Allora, che cosa è il Governo? Il Governo è l'organo di esecuzione delle leggi della Rivoluzione; è, sia pure in atmosfera rivoluzionaria, l'ordine della rivoluzione·. Che cosa è il Partito? E' la fiamma sempre accesa, è la fornace sempre ardente. dentro la quale lo spirito rivoluzionario del Fascismo forgia a ogni istante le
leggi- rivoluzionarie per il domani. Secondo questa concezione ¡e secondo questo spirito, non vi possono essere ¡ antitesi. Ripeto: vi possono essere delle diverse valutazioni fra noi uomini del ,Partito e gli organi esecutivi del Governo; ma tutto questo si riassume, trova la ragione non solo del suo componimento. ma la ragione -della sua armonia di creazione e di sviluppo ,nell'immediato do... mani e nel futuro lontano, nell'anima di' Colui che non guarda all'Italia di oggi, ma vede quella che sarà la via della grandezza. anche se costasse dolore, dell'Italia di domani. Camerati! Tutto questo a me pare molto chiaro. Io posso anche errare, ma bo la profonda convinzione di sentire dentro di me, non so se piÚ intensamente di voi. ma con
purezza e con ardore, quello che è il travaglio della nostra fede, e cerco di dare parola a quello che è lo spasimo di molti. Però bisogna che ognuno di voi ripeta il travaglio; ripeta il tentativo che io ho fatto e faccio, quello di vedere la luce dove è ancora l' ombra e di trovare ragioni di armonia dove apparentemente è una espressione di contra, sti e di antitesi. Bisognerà pure che noi ci rendiamo ragione del come e del perchè questo Partito, questo movimento ideale, questo spirito nuovo dell'Italia rinnovata possa essere costituito da uomini che vengono da diverse sponde, e trovano nel Fascismo la ragione della fraternità e della comprensione. Non vi siete mai posto questo problema, o per lo meno, se ve lo siete posto, avete cercato la ragione di questa situazione spiritua-
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le nuova veramente nella storia dell'umanità? Se ve lo sì.e te posto, voi troverete la risposta. Tutti questi uomini venivano da diversi punti, da diverse strade, da diversi travagli spirituali, da diverse preparazioni intellettuali, e ognuno recava dentro di sè uria piccola luce, una piccola fiamma, che era forse la luce di una bontà e di una verità uguale. Ma ognqno pure portava dentro di sè una somma di falsità colte sui diversi altari scambiando, qualche volta, lucciole per lanterne, o fiamme per candelini accesi. Di fronte a . questa gente che aveva dentro una piccola fiamma che era pur verità, e aveva intorno un mondo di oscurità, è é!Pparsa una grande luce, la luce di un'assoluta verità, la voce deUa Patria, quella della Nazione. E questa
luce appariva in un momento nel quale veramente si crisma la volontà di ognuno. Eravamo nel periodo dell'ante guerra, nella vigilia, quando si poteva scegliere un destino di viltà, ma di tranquilla e serena pace, o d1 gloria _segnata da dolori e da martirio. In quel giorno le opposte fedi e le piccole fiamme si sono ritrovate e nella gran luce hanno ritrovato un po' della loro luce. Ed ecco perchè gli uomini venuti dal socialismo, dalla democrazia, dal liberalismo; ve·nuti dalle più strane antitesi, dalla negazione di tutto, hanno trovato la ragione di credere veramente. Allora veramente si è costruita quella :unità spirituale che prima non era mai .stata vera e viva. Superate i quattro anni del dopo guerra, che sono stati di smarrimento, congiungete lo spirito del-
l'intérvento allo spirito .della rivoluzione, ed allora voi avrete la sensazione di quella che è la realtà magnifica per la' quale noi possiamo trovarci uguali anche se siamo dissimili. Ognuno di voi ha dentro di sè qualche cosa in cui vorrà riconoscersi : forse un segno di dolore e di tormento, certamente un grande spasimo di speranza. Quel qualche cosa che oggi vi ha chiamati tutti, da tutti i paesi, · dai più lontani casolari: è la Patr'ia, è l'Italia. E' questa verità nuova per la quale ognuno di noi sente di essere ìl portatore di una nuova certezza. Il vostro compito: · enorme, · pesante come il destino. Non come il destino vostro, ma come il destino di una razza. Vi sono molte impurità dentro di noi. - Io misuro la mia
anima con la vostra. Ho tante tristezze anch'io, ho tanta povertà, ho tante viltà quotidiane. Le ho avute ieri, - le ho oggi, le avrò domani. Badate, non sono orribili cose; ,non sono condanne; sono delle debolezze per cui ognuno di noi è disperatamente attaccato a quel qualche cosa che è suo, che gli è caro, ma è egoistico, è debole. Bisogna. saper superare questo. lo vi sento spesso, camerati, dire delle parole grandi; vi sento spesso formulare dei giu{amenti solenni: morire se occorre, uccidere se ·occorre, domani. Sì, è vero. Morire ed uccidere. Noi siamo ' tutti pronti. Sappiamo che questa è la ragione della nostra forza; l'aver avuto in un certo momento il coraggio di tagliare quelli che erano i legami tenaci con la vita, per essere un po' d'anima in mezzo a tanta mate-
ria. Ma oggi non si tratta ancora di questo. Verrà il giorno che la Nazione e il Fascismo vi diranno « bisogna morire » é non sarà questione di bei gesti. Sarà questione di, fermezza e di fedeltà. Ma oggi si tratta di vivere ed è un probleina moltç, più difficile che morire. Vivere bene, vivere soffren.do, vi_vere lottando, vivere costruendo ogni giorno pazientemente, cercando di essere migliori di quello che siamo stati ieri. In tutto ciò non c'è misura,. perchè l'intellettuale vale il contadino, perchè 'l'intellettuale avrà una sua mèta infinitamente più lontana di quella del povero contadino, ma t.u tti sono ugÙali se vogliono e sanno superarsi. Noi non siamo più i cittadini di una nazione qualunque, ma siamo i cittadini di questa nazione che ' ha dentro di sè l'orgoglio e la coscienza -della sua potenza.
Tutto questo è un fenomeno di volontà, collettiva ed individuale. Insomma vi deve. essere non l'ombra stereotipata del << _civis romanus sum :» , ma la coscienza dell'italiano nuovo, dell'italiano che ha vinto, che sente di vivere e camminare in un mondo che ci è tutto nemico. Bisogna avete il coraggio di dirlo, e di credere che le nostre volontà vmc~.r anno. Camerati, bo finito. Rientrando al vostro posto, qualunque esso sia, dal più alto al più modesto, cercate di ricordarvi queste parole che non sono quelle del Segretario Generale del Partito, ma di un camerata che vuol bene a tutti i fascisti che sanno servire devotamente la causa in umiltà, in silenzio. Fatelo per la coscienza che è in voi, per il
ricordo di quello che avete sofferto nei sette anni da che lottiamo. Io non sono di quelli che fanno questione della prima ora : ma io li ricordo tutti i miei antichi camerati, perchè con tutti i loro errori, con tutte le loro intemperanze hanno avuto la virtù di cre1ere in mezzo a un p0polo che beste~miava. Abbiamo creduto, quando credere era ungesto di folle disperazione._ quando andare a-. vinti voleva dire andare verso una · disperata certezza. Eppure si andava .e c'era dentro di nm ona canzone, una· <:anzone di potenza e di gioia. Camerati. rendetevi ogni giorno migliori: per il ricordo di.ciò che di buono, di luminoso d~ve esservi den;tro di voi, per il ricordo dej nostri morti. Non amo l<t retorica. Sui
morti del1a guerra, che ho pure amato, non ho mai voluto farne perchè mi è parso di sciupare quella che era ed è magnifica bellezza. Ma anche i nostri morti sono infinitamente belli e grandi. Ve ne sono alcuni che sono tutta una fiamma. che ebbero parole che solo gli eroi pronunciano. Molti di costoro, che erano degli umili, degli oscuri, mi non sorrideva nessuna luce di intelletto, cui non sorrideva nessun splendore di coltura e di preparazione artificiosa, ebbero viceversa dentro l'anima, ben ferma e ben lucida, la visione della grandezza del compito che erano chiamati ad assolvere. Camerati, sappiate vivere dunque oggi un po' meglio di ieri. Pensate che il Capo, il Duce, si dibatte nel lavoro quot.idiano, si
â&#x20AC;˘ tormenta in ogni ora, ad ogni istante, e vive, e fa vivere, col palpito maggiore del Suo grande cuore questa magnifica primavera patria. Milano, 28-X-1926. - IV.
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L'ASSE lv1 B LE A DELLA RIVOLUZIONE ,
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Il giorno 9 Novembre veniva presentata alla Camera una mozione con la quale si dichiaravano decaduti dal mandato parlamentare i deputati dell' A ventino. Ecco la mozione e il discorso pronunciato dall'.on. Turad.
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L.ACAMERA:
considerato che i deputati sottonominati, nel giugno 1924, col pretesto di una questione morale, nei confronti del Capo del Governo e di questa Assemblea, fecero atto esplicito e pubblico di secessione; considerato che tali deputati continuarono a svolgere da allora ad oggi, usando delle prerogative deUa immunitĂ parlamentare, opera di eccitamento e sovvertimento contro i poteri deUo Stato; ritenendo che essi siano venuti meno alla prescrizione precisa del(' articolo 49 dello Statuto: quel-
la di esercitare la funzione di deputato al solo scopo del bene inseparabile del Re e della Patria: dichiara tali deputati decaduti dal mandato parlamentare.
Ss UNA
CRITICA si può rivolgere alla mo-
zione, da me ed altri presentata, è che essa giunge in ritardo di due anni. Se io non temessi di offendere la vostra giusta e legittima sensibilità, io rievocherei anche rapidamente e brevemente quella che è stata la vicenda di mesi e di giorni, durante i quali gli uomini di cui vi ho letto i nomi, hanno scatenato contro il Capo del Governo e contro di voi, di questa Assemblea, la più ignobile, la,più indegna e più balorda campagna, così detta morale. Era il tempo della stampa a catena, era il
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tempo della diffamazione, era il tempo in cui l'episodio diventava storia ed il gesto di viltĂ mascherata poteva passare per gesto degno di epopea; era il momento nel quale, superando le ragioni eque di parte e le ragioni sante di Patria, si preparava e si ordiva la trama per rendere impotente l'Italia all'interno ed all'estero. Non rifacciamo la storia; piuttosto ricordiamo che con una azione abile, forte, precisa, il Capo del Governo, che ha sempre assunto tutte le responsabilitĂ , ha saputo anche in quel momento guidare, preparare e volere la riscossa e la ripresa. Siamo al discorso ~el 3 gennaio. In quel giorno, in quell'ora, i singoli deputati dell' op. posizione dovevano essere qui presenti a ri-
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spendere del loro atto di accusa, per ogni responsabilità. Dopo il discorso del tre gennaio, è l'anno 1925, l'anno della poderosa,intensa, magnifica attività legjslativa del Fascismo. Lentamente, ma appassionatamente, la volontà del Capo, con la collaborazione r degli Uomini del Governo, con la collaborazione vostra, camerati e colleghi di questa Camera, ha preparate, forgiate e costruite le leggi della rinascita, della ricostruzione nella rivoluzione. Nel giorno in cui i deputati del così detto Aventino riconfermavano · il proposito di non rientrare nell'aula, essi· ' non si accorgevano' che attraverso l'ordinamento corporativo, il popol.o, del quale avevano tante volte fatto vanto di essere interpreti, entrava per la prima volta in quest' aula a segnare le nòrnie def suoi doveri e
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dei suoi diritti in nome della Patria, della produzione e dell'interesse nazionale. E siamo al 4 novembre, attentato di Zaniboni, uomo della loro parte. Il delitto è nato ed è maturato nell'ambiente che per mesi e mesi era stato preparato. E' chiaro che da quel giorno essi non, potevano più rientrare, perchè non c'era più una corresponsabilità di campagna morale, ma c'.era un.a corresponsabilità criminale che . li inchiodava. legandoli inesorabilmente. Frattanto il popolo li ignorava e quotidianamente li superava per sensibilità politica e per dignità di coscienza, frattanto si forgiavano le leggi, sia pure troppo benigne, della difesa del Regime. V'era fra noi cbi sperava che qualcuno di costoro avesse almeno
il coraggio di çompiere il primo gesto di dignità, quello di dare le dimissioni. Evidentemente è stata una speranza stolta e vana. E mentre la Nazione, sotto la guida del Capo, impegnava la più aspra delle battaglie, quella per la difesa e la vittoria economica; mentre la Nazione s'impegnava con tutta la passione, con tutto l'ardore, con tutta la tenacia, per difendere la sua moneta, si ripetevano e si preparavano a serie gli attentati. · Unico commento di questi signori, un sogghigno che qualche volta voleva essere un sorriso, e certe fughe così abili e così tem- , pestive, che facevano pensare alla facoltà divinatrice di questi illustri signori. Siamo al 28 ottobre di quest'anno. Carne-
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, rati, la giornata del 28 ottobre, forse, a noi non è apparsa nella sua reale immensità ed importanza. Milioni di italiani, tutti fusi in unica disciplina, si sono raccolti su tutte le piazze d'Italia - sotto le bandiere dei mutilati, dei combattenti, dei sindacati, dei fasci, della milizia, delle organizzazioni giovanili, delle organizzazioni economiche sotto le bandiere di tutte quelle che sono le espressioni vere, vive, sensibili della Patria, che ricorda, che vuole. E per la prima volta, forse con un esempio nuovo nella storia, quella giornata ba visto tutto il popolo radunato ad ascoltare una parola sola: quella del Capo responsabile; ed il popolo non ha cantato inni inutili di vittoria, ma ba considerato il bilancio delle opere sane compiute dal Fascismo attraverso
un anno, bilancio <:he non teme il confronto di nessun altro passato negli annali d'Italia. Dopo tre giorni un nuovo attentato! E allora, ricordate, camerati e colleghi,' da tutti - - dalla Santità Augusta del Pontefìcé alla regalità guerriera e paterna del Monarca, da Guglielmo Marconi che donava in quei giorni al mondo la luce di una nuova scoperta, al più umile contadino - , da tutti, ripeto, è salito un grido solo di ansia, di gioia, di imprecazione, di volontà, di resistenza, di lotta, e di battaglia. Colleghi, in questa sala non siamo presenti oggi forse solame1!_te noi, rappresentanti più o meno degni del popolo. Questa Assemblea è forse veramente l' Assemblea della rivoluzione fascista; oggi ve-
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ramente è qui presente a legiferare ed a volere tutto il popolo italiano. Duce ascolta questa voce, anche se chi ne porta qui l'eco è povera cosa ... Non è più un contr.,isto fra partito e partito, fra Governo e naturale opposizione; è la lotta fra un popolo ed un gruppo di rinnegati. Il popolo, questo popolo generoso, che non ha disperato mai, · e che dimostra di sapere sopportare tutti i sacrifici, chiede una sola cosa: di poter lavorare fermamente ed onestamente, di poter costruire la sua potenza di domani.
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LIBRO E MOSCHETTO FASCISTA PERFETTO
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In occasione della sua visita a Ferrara, la Federazione Fascista di quella provincia offrì ad Auguste Turati un moschetto ed una rara edizione settecentesca dell' « Orlando Furioso » dell'Ariosto con la ,segu,ente dedica dettata dal' pubblicista Nello Quilici :
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TRA GLI ORTI I P ALAGI LE TORRI INCONTRO TI VIENE IL SORRISO INCOMPAR.I\J3ILE DI
LODOVICO ARIOSTO AMBASCIATORE DI GIO!l). DELLA GIOVINEZZA RINATA AFFINCHÈ NELLE FALANGI CHE IL LITTORlO RADUNA SOTTO L'AQUILA ED IL GIGLIO DI FERRARA LA FAVOLA BELLA . DELL'ANTICA EPOPEA
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NELLA NUOVA
O CAVALIERE CAMERATA GERARCA RIFIORIRE TU SENTA VIVENTE MIRACOLO DI GRAZIA E DI FORZA DAGLI AEREI SPAZI DEL SOGNO TRADOTTO NELLA POSSENTE REALTÀ
IL FASCISMO FERRARESE AD
AUGUSTO TURATI
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SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO l4 NOVEMBRE 19:36.
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PER IL DONO ed il suo significato di bontà e di bellezza io non vi posso dare in cambio un ringraziamento « vecchio stile », percht esso confonderebbe l'offerta preziosa con i doni di ogni giorno e di ogni ora, quelli che si porgono per tutte le occasioni, per tutti i gesti. per le fraternità vere e per quelle false. Non vi dirò pertanto «grazie». Ma, pur non volendo fare nessun discorso, voi permetterete che in questa riunione intimamen~ te fraterna, io cerchi di dare una forma a quel sentimento che coi vostri doni avete susci-
tato in me. Sarà una conversazione, non un discorso. Il dono che voi mi avete offerto con mano fraterna, accompagnato dalle parole di Balbo, camerata generoso e forte, e dalla dedi·ca, cui l'amico Quilici ha veramente saputo dare grazia ed armonia, suscita in me un mondo di sensazioni. Cerchiamo di capirne insieme l'intima bellezza. Non è questo un libro qualunque, nè questo un moschetto qualsiasi: il libro raccoglie un impeto di rime e un sorriso di armonie; il moschetto datomi, in questo momento,· da mani fraterne acquista un particolare significato. Superato il periodo di affermazione violenta e iniziato il periodo ricostruttivo, noi ' siamo di fronte oggi al definitivo .problema del Fasciswo: dare struttura spirituale a
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quello <;be è stato il travaglio rivoluzionario. E' necessario pertanto che noi ci fermiamo a guardare entro la nostra anima ricca di canti, ardente di speranze, tumultuante di volontà, ma ancora forse non del tutto co.. sciente· di quelle che sono le vere forze da noi suscitate, le bellezze ideali da noi create. Di tutti i nostri gesti, anche di quelli che venivano sprigionati da un' gtmosfera di passione, i nostri critici acidi e impotenti non banno capito mai nulla, perchè li condan, nava inesorabile una sentenza di insensibilità sentimentale. In tutte le nostre azioni, dall'atto iniziale di ribellione insofferente, a quelle che conquistavano_le prime masse. che creavano i primi eroi, fino a tutte le ultime fasi della nostra opera di trasformazio~ ne e di creazione legislativa, . i nostri critici,
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ripeto, non hanno visto che una ragione egoistica .di tornaconto e di speculazione politica. Per tutti costoro. il popolo non può essere altro che una massa di manovra per tutte le battaglie, massa che non può e non deve avere una coscienza propria, ma che è'necessario illudere e far sorridere coi fuochi di artifizio della retorica bolsa e tronfia. Tale mostruoso errore è la inevitabile condanna per tutti costoro che non potranno tornare mai più nella vita italiana perchè e-ssi non hanno mai sentito quello che era lo spirito fondamentale di questo nostro movimento e si sono estraniati non dalla battaglia politica ma dalla vita politica. E se, per mutare di eventi noi, piccoli uo~ mini di una grande vicenda, potremo ca~
dere, e noi tutti, all'infuori di Uno, scomparire nel grande rivolgimento, dopo di noi non verrà che fascismo, sempre più fascismo, niente altro che fascismo. Camerati, noi siamo già un po' vecchi, noi che abbiamo quarant'anni, anche perchè abbiamo vissute tre vite. L'anteguerra, il periodo .del pjù ripugnante e umiliante scetticismo impotente, superato poi in una tormentosa crisi, fino a comprendere ed a voiere, in un mondo di rassegnati, la necessità eroica della guerra. La guerra, esaltazione dello spirito, tempra dei muscoli e dei nervi, ma inevitabile logoramento delle forze nel1' attrito di quattro anni tra la mentalità liberaloide dell' interno e la passione veramente rivoluzionaria della trincea. Ultimo
il dopoguerra, periodo del dolore, della rinuncia, della mortificazione per cui - tornati alla vita borghese - abbiamo pensato che la migli0r cosa forse era di chiudere dentro all'animo le ansie e le speranze, per ricominciare una piccola vita qualunque, senza sogni e senza impeti. Ed ecco che tutto questo tormento, questa opaca negazione di speranze, si risolve attraverso un nuovo travaglio di rinascita e di volontà nella vittoria del Fascismo che compone tutti i contrasti ideali nella · realt_à della potenza nazionale.
Dietro di noi vi è oggi tutta la nuova generazione, quella che non ha conosciuto le nostre incertezze, la nostra guerra, il nostro ritorno sconsolato, ma che pure ha vissuto nell'atmosfera della g,uerra, che è cresciuta
accanto a noi, che ba sentito il travaglio del dopo guerra e che sopratutto ba vissuto la magnifica rinascita dell'Italia. Bisogna che noi ci prèpariamo a lasciarle il posto. Bisogna che la nuova generazione possa andare ai posti di comando e di responsabilità con cuore puro e f~rmo, preparato a non transigere mai, non avendo conosciuto la miserabile arte del baratto politico. Giovani che vi preparate a conquistare la vita, voi.sopratutto, studenti, ascoltate. Noi abbiamo potuto passare poco del nostro tempo sui libri, noi uomini dell'anteguerra, della guerra, del dopoguerra, percbè tutte le volte che abbiamo afferrato un volume, è risuonato nell'aria un gridq d'allarme ed una squilla ed abbiamo dovuto gettare il libro per afferrare il moschetto.
Così la nostra cuit'ura ha una struttura un poco futurista, con grandi lacune segnate dagli scoppi di bombe e di petardi. Voi, invece, giovani camerati, pur avendo nell'anima lo spirito pronto e la coscienza delle necessità eroiche, voi sì, potete chinarvi su tutte le pagine dell'armonia, dell' energia e della fede : armonia di cose e armonia di spiriti senza di cui non è possibilità di bellezza - energia - educata e disciplinata, tecnica e precisa - féde, la nostra fede, quella che non ba Santi ma ha pur tanti Martiri e che nella Pa_tria riconosce e adora una espressione della Divinità. Ma nei libri, giovani camerati, bisogna sa~ per leggere con un senso vigile e profondo di studio, fatto con amore ed intelletto. Bi-
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sogna IJ.On dimenticare che per un lungo periodo dell'anteguerra noi siamo stati servi più che della potenza economica e militare, della cultura e dell'foflùenza morale e spiritual.e di altri pqpoli. ·Se vogliamo che Roma possa essere 'nu0va1n~nte· una luce nel mondo, bisogna che noi,' non solo. svilup..: piimo tutte le nostre energie fisiche e morali, ma che riaccendiamo anche ben alto nè1 cielo il ·faro della nuova civiltà itali'ca. Ma nei libri vi è anche un'insidia. Chi li ama lo sa. Basta amarli un poco per amarli molto, basta amarli molto per non vedere più ·n ulla al di là della pagina stampata. E allora si diventa un po' tignole e un po' miopi e per essere rimasti chiusi troppo a
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lungo nelle biblioteche si perde la possibilità di capire la vita. Ecco pe~chè il vostro dono completo è. veramente un dono di altissimo significato; Giovani, che domani sarete i domina tori della vita e potrete andare incontro alla sorte con passo sicuro e veramente romano, oltre il libro abbiate caro il moschetto. Sé voi sapeste quale magnifica sensazione di forza e di sicurezza dà in certi istanti saper .afferrare un moschetto e stringerlo ben fermo nelle mani, col polso che. non trema! Se voi sapete tutto ciò~ se voi senti!e come me che in certe ore della s~oria b~sogna spezzare ,la catena degli inutili e troppo complessi sillogismi, con un colpo d'arma da fuoco, allora v-01 capirete come me la bellezza de] · dono che mi avéte fatto.
Libro, moschetto e fede. La fede che illumina il libro e santifica il moschetto, facendone l'arma giusta e bella. Ferrara,
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4 - XI - 1926. - IV.
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SAN
FRANCESCO
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IL 'FASCISMO
commc1a a preparare, a costruire, ad abitare la casa: che è il segno di ciò che resta, il tempio della fede. Non siamo più degli appassionati camminatori in cerca della nuOva mèta, ma siamo coloro che avendo conquistato il diritto al Governo, costruiamo la casa dove vogliamo restare, raccolti in una fraternità che ha un profondo significato morale, pronti a tendere la mano a tutti gli italiani in buona fede che sappiano e vogliano, a cuore aperto e a occhi
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sereni, servire la causa dell'Italia e del Fascismo. , Noi dobbiamo avere in ogni città e in ogni paese, in ogni villaggio, una nostra casa, dove possiamo sentirci veramente fascisti, nel nome del sacrificio di ieri, della potenza , di oggi, della volontà di domani. Abbiamo poco fa inaugurat? la lapide _che reca il messaggio del Duce per l' anniver- ~ sario francescano. Gli' uomini di ieri, del piccolo mondo liberale-demqcratico, gli uomini dell'anticlericalismo - acidi, rabbiosi, cattivi - non sélvrebbero potuto cap~re e mai potuto sentire la bellezza e la grandezza di questa rievocazi<?ne, di questa esaltazione. Il Santo della povertà,• il Santo che ha amato tutte le creature buone, vive e umili della terra, dell'acqua, del cielo; il Santo
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P ASCISMO comincia a preparare, a costruire, ad abitare la casa che è il segno di ciò che resta, il tempio della fede. Non siamo più degli appassionati camminatori in cerca della nuova mèta, ma siamo coloro che avendo conquistato il diritto al Governo, costruiamo la.casa dove vogliamo restare, raccolti in una fraternità che ha un profondo significato morale, pronti a tendere la mano a tutti gli italìani in buona fede che sappiano e vogliano, a cuore aperto e a occhi l:L
sereni, servire la causa dell'Italia e del Fascismo. Noi dobbiamo avere in ogni città e in ogni paese, in ogni villaggio, una nostra casa, dove possiamo sentirci veramente fascisti, nel nome del sacrificio di ieri, della potertza di oggi, della volontà di domani. Abbiamo poco fa inaugurato la lapide che reca il messaggio del Duce per l' anniversario francescano. Gli uomini di ieri, del piccolo mondo liberale-democratico, gli uomini dell'anticlericalismo - acidi, rabbiosi. cattivi - non avrebbero potuto capire e mai potuto sentire la bellezza e la grandezza di questa rievocazione, di questa esaltazione. Il· Santo della povertà, il Santo che . ha amato tutte le creature buone, vive e umili della terra, dell'acqua, del ciele>; il Santo
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dallé mani scarne. piene di infinita dolcezza. il Santo che ba saputo intendere e raccogliere dentro di sè tutte le vibrazioni della vita, che non sono mai tristi, che non sono mai cattive, può ben ~ssere il Santo della nostra passione, il Santo della nostra vicenda. Bisogna vivere questa nostra vita con senso profondo della realtà umana, percbè tutto ciò che è sulla terra, tutto ciò che è palpito e armonia squisita, magnifica e perfetta, abbia un canto e una vibrazione che ogni anima che sia onesta possa intendere e cogliere. San Francesco può essere veramente il Santo nostro. Di noi che - al di sopra di tutti i « distinguo », di tutte le contraddizioni intellettuali e ,erebrali - a un certo punto abbiamo sentito che la terra gridava un suo
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grido c:he superava i libri. negava studio, 'la politica e la filosofia. La terra gridava alle sue creature, a quelle ragionanti e anche a quelle non ragionanti: osa te voi, combattete voi, perchè io terra, io ltaiia non voglio rqo.i:ire ! Se noi sentiamo questo con le cose buone e belle della vita allora noi non ci perderemo mai, perchè quando potrà apparire che noi seguiamo la bandiera di una fede politica, la terra, la buona madre che ha dentro. di sè i corpi di tutti i caduti della guerra. che dentro di sè custodisce con cura gelosa i morti e i martiri del Fascismo, la terra, la buona madre gene~'osa e santa ci ripeterà le parole' e i comandamenti. Basterà essere sem• plici, basterà essere buoni,, e saper essere veramente forti. Bisogna cioè non confondere la forza con la caricatura della forza, biso~
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gnerĂ non urlare la nostra potenza ma segnarla in tratti rudi e in opere saggie, nel cammino della nostra storia e nella volontĂ del nostro popolo. BasterĂ , in ogni istante, volere con tenacia, con passione, con disperazione, che l'Italia sia quella che noi vogliamo che sia, nel ricordo grande del passato, nel bagliore ardente delle speranze di domani. Argenta, 14 - Xl- 1926 . - IV.
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IL CORAGGIO · DELLE MODESTE VERITÀ
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in cui la politica mutava perchè cinquanta persone in piazza urlavano ed il deputato portava dal prefetto e dal sindaco la commissione degli urlatori di piazza, e si cambiava politica a seconda delle urla, è finito. Il Governo ha un·a sua maniera di essere che attuerà fino in fondo; nel campo poHtko, nel campo amministrativo, nel campo sodale, nel campo economico, nel campo sindacale. Talvolta - quando mi appaiono le divinazioni del genio del Duce - io mi chiedo TEMPI
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da dove Egli tragga tanta luce. Forse dalla iconoscenza profonda che Egli attraverso quaranta anni di vita ha avuto del dolore, delle sofferenze, della fatica, del lavoro, e della bellezza del costruire. Forse dal ricordo vicino e lontano di quello che il popolo italiano ha sofferto un po' per tutti, per cause diverse, per uomini diversi, per illusioni e per sogni, per canzoni e per bandiere. Certo dal ricordo delle giovinezze che per l'Idea sono morte: da queste creature di bontà, di bellezza e di forza che per l'idea sono cadute, magnifici fiori recisi che dànno veramente profumo alla vita, che dànno veramente ali alle più grandi speranze. Perchè la vecchia Europa, perchè il vecchio
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mondo, ci odiano tanto e ci temono tanto? La risposta è semplice. La vecchia Europa, nonostante le sue arie da signora• sicura di sè, ha sentito dentro il cuore troppo vecchio nascere e svilupparsi il germe della malattia che non perdona: la tabe libero-democratico-socialista, cioè la svalorizzazione dei valori fondamentali di una Nazione, lo scatenamento di tutti i più bassi e miserevoli istinti delle classi che non sentono più nessun vincolo, nessuna norma, nessuna legge. Questa vecchia Europa, che ha tremato per mesi ed anni di fronte al fantasma bolscevico, aveva finito per sorriderne. Ma ecco nella povera, delusa, tradita, rinnegata Italia - che per prima ha vinto ed ha vinto veramente da sola - nascere all'improvviso qualche cosa che non era artificio diplo-
matico, chÊ non era uno sforzo bassamente politico, qualche cosa che non era riesumazione e ripetizione di vecchi sogni e di vecchie chimere. I fascisti non erano gli eredi dell'antica Roma, soltanto perchè essi si rie~pivano J.a bocca ed il cervello di ricordi della grandezza di ieri, ma erano dei piccoli italiani tenaci, sicuri, volitivi, che non chiedevano imperi ma solamente il diritto di vivere a fronte alta in questa Europa alla quale avevano insegnato la forza di combattere - e la volontà di vincere. Camerati, guardate dentro di voi, dentro la vostra anima quando siete piu soli, quando siete davanti a voi stessi, e chiedetevi che cosa avete fatto per la vostra Patria, per la vostra terra. Non chiedetelo all'amico, non
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al camerata, non al compagno perchè quello, per il bisogno che abbiamo di mentire a noi stessi, vi dirà che siete bravi percbè gli rinnoviate il complimento. Chiedetelo alla vostra coscienza nel ricordo di ciò che è stato sofferto, nel ricordo delle prove superate. Non cercate grandi gesti, non fate nulla di ciò che può essere fatto per la platea: costruite piccole cose ma che siano forti e sicure, che siano espressione di fede sincera. Basterà. L'Italia che noi vogliamo sarà grande se noi la vorremo grande. Ma non basterà un giorno afferrare tutte le armi e marciare per tutte le mète: bisognerà che dentro ogni corpo vi sia una volontà tersa come una lama di pugnale. Questa volontà non si ·Costruisce con gli evviva e con gli alalà, ma con la fatica quotidiana, aspra, dolorosa, che
non vuole e non chiede conforto di parole. Pensi ognuno che occorre talvolta piĂš coraggio a dire una modesta cruda veritĂ che a compiere un gesto di forza e di audacia. Carrara,
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IL DONO DI UNA · SPERANZA
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lL FASCISMO,
che vuol essere una scuola di vita sana ed utile per ogni cittadino italiano, deve penetrare anche nei tristi recinti di pena come un soffio vivificatore che ad ogni cuore, anche il piÚ chiuso e pervertito, rechi il dono di una speranza e di una fede. La speranza di poter essere domani utili al proprio paese ¡ed alla propria famiglia, la fede che un gesto di volontà buona possa cancellare tutto un passato di debolezza e di errore.
·T ale altis$imo compito è assegnato ai di· riienti dei reclusori a cui la Patria affida oggi i suoi figli più disgraziati non per annientarli ma perchè vengano resti~ tuiti alla vita della bontà e alla utilità sociale.
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PROBLEMI FEMMINILI
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CREDO utile che le donne fasciste abbiano una loro rivista: alcune pagine nelle quali non sia fatta della rettorica al latte-miele, ma in cui siano agitati alcuni dei problemi che il fascismo ba imposto: quello della maternità e dell' infanzia, quello dell' educazione fisica e morale delle giovani, quello della propaganda e della difesa delle nostre opere e del nostro lavoro. Può darsi che tutto ciò appaia noioso e pesante.
A coloro che protestano bisognerĂ ricordare che noi viviamo un'ora grande e difficile, , nella quale la donna ha una sua grande funzione. Sono certo che le donne fasciste, quelle che banno vissuta la lotta e la vittoria, quelle che hanno sofferto e creduto con noi, si ritroveranno davanti alla grande responsabilitĂ .
LA MISURA DEGLI UOMINI 8 DELLE COSE
PER LA LIBRERIA DEL "LITTORIO,,
L, AMICO
,e per questo gli voglio bene - quando sono entrato mi ha · detto : « Badi; onorevole, che io non so dire :una parola». Berlutti se non avesse altra qualità ne ha una d'oro: quella di non sapere o di non voler parlare, e questo è un grande merito, specialmen~e in tempi di calamità oratoria. Ma l'amico Berlutti voleva che io dicessi qualche cosa a voi che avete accolto l'invito. Non vogliamo dare fondo all'universo, nè fare i proverbiali piedi alle mosche. Nel BERLUTTI
campo della cultura e della propaganda stampata delle idee fasciste molto c'è da fare e va fatto. Ci sono due argomenti, due attività sulle quali occorre richiamare l'attenzione: le opere del Fascismo e le sue leggi. Occorre per questo un'opera di chia' rificazione per gli altri, ma sopratutto per noi. ~· necessario, anzitutto, abituarci ad ordii,are le nostre idee. Qualcuno dirà che. essendo poche e buone, è difficile possano essere eonfuse. Non è vero: la confusione può avvenire anche quando le idee sono poche . .Bisogna fissare nettamente alcune concezioni fondamentali che debbono essere chiare per tutti, perchè può darsi che vi siano dei troppo sottili e acidi commentatori che tentino di costruire l'artificio intorno alle idee
fondamentali, angolari, che il Duce ha posto a base del Fascismo. Noi non vogliamo fare grandi cose, ma far scrivere dei libri che agli italiani di dentro e di fuorì il confine, e sopratutto ai giovani, che non amano molto le carte stampate per le troppe brutte cose che sono stati costretti a leggere, diano nozioni esatte a punti di riferimento s,icuri. I! non soltanto le opere che costruiamo bi· sogna intendere, ma anche l'importanza delle leggi nuove che andiamo attuando e che non sono sufficientemente conosciute. Tutto ciò non è semplice nè facile perchè a noi, attori di questa grande vicenda, manca la visione generale e prospettiva, la quale sola può dare la misura esatta degli uomini e delle loro opere.
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Solo lo studio preciso ed appassionato può ridurre alle loro reali proporzioni i piccoli uomm1, montati su piedistalli di carta pesta, . le piccole cose truccate da grandi imprese. ,.
Roma, 3 ~I¡ 1p27. â&#x20AC;˘ V.
GOLIARDI
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i problemi che, per vari aspetti, si presentano importanti P,er gli studenti universitari fascisti ve n'è uno che concerne i gruppi universitari, un altro che riguarda . le loro ¡o rganizzazioni in seno al Partito e le varie frinzioni cui sono adibiti, ed infine un problema assai piÚ vasto: . anzi il fondamentale, il problema di tutta la gioventÚ italiana. Noi potremmo discutere sul numero dei gruppi universitari fascisti, sul modo di
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distribuire i gruppi. Benissimo: tutte osservazioni utili. Ma ciò che conta, camerati, non è il numero dei gruppi, la loro distribuzione o suddivisione, ma il còmpito spirituale che gli universitari fascisti hanno di fronte al Partito ed al Regime. Voi che siete stati elementi fattivi di questo nostro vasto e dinamico movimento nazionale, oggi chiedete la separazione netta, la esclusione completa dalla scuola dell'elemento antifascista, e non potete tollerare oltre le espressioni intellettuali contrarie. In voi questo problema si presenta con tutta la sua urgenza; perchè esso non è solamente il problema dell'oggi, ma investe la vita spirituale di tutto il domani. Bisogna convincersi che il mondo intellettuale dell' ante guerra, il mondo che maturò
col metodo arido, soffocante di un intellettualismo venuto dall'estero, ha dato vita a un sistema in aperta antitesi al nostro. E' un fenomeno di incomprensione e di inevitabile reazione ad una fede da parte di un sistema. Importanza capitale assume dunque la attività degli universitari fascisti di front, all'intellettualismo fascista. Sotto questo aspetto ai gruppi universitari . è affidata una decisiva azione: ricondurre i giovap.i alla passione politica, nel senso fascista; la politica delle opere e delle volontà . Grande compito hanno dunque i gruppi universitari fascisti: avviare la massa intellettuale sulla via in cui l'elemento intellettuale concordi con quello politico.
.. Voi dovete avvicinare. attrarre quella parte ' di gioventù goliai:dica che non è ostile a noi, ma titubante ed ostile alla vita politica. Il Fascismo goliardico deve accoglierla nelle Case dello Studente, nelle sue palestre, ser~ bando a se stesso la gioia ed il privilegio di creare m coloro che hanno vissuto le or~ di ansia e di fede, gli apostoli ed i propagandatori. Ma anche questo non è tutto : necessita dare l' impronta definitiva alla gioventù studio·· sa d'Italia. Il metodo non basta: occorre lo stile. Lo stile fascista che tien conto delle virtù italiane, ma anche di. qualcuna di quelle doti chi la mentalità demoliberale chiamava difetto. '
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Anche se voi amate la disciplina più salda, più dura, noi non possiamo darvi la rigidità fredda dei tedeschi. 'Anche se amate il tormento dello spirito e sa seguite le crisi del pensiero umano, noi non possiamo fare di voi degli astrusi cerebraloidi slavi. Anche se voi amate, ed ancor più dovete amare domani, la sana, libera e forte vita dei campi sportivi e temprar l'anima nello sforzo e nelle gare, noi non possiamo fare di voi dei tormentatori di record e dei campioni di boxe. Voi dovete essere e non potete essere che la espressione migliore della gioventù italiana, della razza italiana, con le sensibilità e le armonie,. col buon senso e col buon gusto
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che sono caratteristiche di una stirpe, plasmata dai sorrisi della terra, del cielo e dalla luce di una grande, della più grande civiltà. Se questo voi saprete essere, l'intellettualismo arido e gretto dell'antifascismo sarà immediatamente sepolto: povera mummia serrata nelle ben ricamate bende. Per essere degni di tutto ciò, occorrerà: studiare con metodo, con fede, « con intelletto d'amore >> - voler essere :fisicamente . . sani e forti - servire 1~ sincerità sempre, a qualunque costo - odiare il piccolo ed il grosso baratto politico e morale. La battaglia non sarà breve. Ma bisogna aver tanta fede e attendere che il Duce, tattico magnifico e dominatore sicuro, cacci
dalla scuola per sempre i piccoli uomini della falsa dottrina. Quel giorno la scuola sarĂ veramente il tempio della Fede e della Scienza.
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I COMPITI DEL PARTITO
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' AI DIRIGENTI DELL'ALTA ITALIA
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settt anni di battaglie, di ansie e
di vittorie, il Fascismo ritorna .qui, in questa sala, dove il Duce espresse le prime volontà, e segnò la prima mèta: vi ritorna con taluno dei suoi vecchi uomini, sempre fedeli nei ranghi, e con uomini nuovi, forgiati alla dura scuola dell'esperienza e della necessità non sempre eroica, ma sempre generosa. Tutto questo non è desiderio vano di rievocazione, perchè noi continuiamo, per for-
tuna nostra. a yivere, nell'ansia del domani. , ma vale solo a conforto ed orgoglio, per constatare che possiamo, con ·animo sereno, tornare quì, dove le prime parole e le prime formule furono espresse, perchè ai comandamenti · non abbiamo mentito, e perchl. con ferma coscienza, possiamo guardare la lunga teoria di coloro che, da allora ad oggi, sono per la causa caduti. lo ho voluto questa riunione, dopo due mesi di sospensione di ogni ceri:lhonia e di · ogni grande manifestazione, non per il gusto sterile di pronunziare un discorso, nè · per la necessità di un ritrovamento di co~ scienze, che sono quotidianamente a contatto nell'adempimento di un compito unico, nè ~er :fissar~ un programma, che può essere ·solo dato dal genio e dalla parola de.I
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Duci; e che è già segnato in parte dalle necessità e dalle responsabilità che il Fascismo si è assunto dinanzi alla Nazione e dinanzi alla Storia, ma solo per :fissare più nettamente alcune idee ed alcuni concetti, che bo la sensazione siano talvolta incerti e non completamente chiari. Accade talora di leggere, su per le ancor troppe numerose colonne di giornali e riviste, sfoghi di critici, e verbose interpretazioni di taluno, che sembra sempre affannato a far sapere agli italiani che egli vigila insonne sulle sorti del Fascismo. Taluno di costoro, ad esempio, ha con allegra leggerezza segnalato 'il grave pericolo che il Fascismo. dopo la costituzione e l'ordinamento corporativo e la frantumazione delle forze avversarie, apbia I
esaurito il suo compito. Poteva apparire, dalla lettura di quei contorti e rachitici parti sulla etica fascista, che noi fossimo tutti ridotti ad una folla di disoccupati, intenti alla ricerca di una ragione qualunque·' di vita e di battaglia. A tutti costoro sarà bene ricordare · quali sono i compiti e le funzioni che il FascismG deve tuttora assolvere. Il Partito deve dare al Regime la classe dirigente! Vi prego di considerare, camerati, che in questa frase è la funzione fondamentale e decisiva del Fascismo. Se questo compito noi non sapessimo assolvere, il Fascismo resterebbe tagliato fuori dalle ·possibilità di potenza della vita di domani, e della conqui'
sta definitiva della coscienza nazionale! Fino ad ora, bisogna avere il coraggio di dirlo, il Partito non ha risposto che parzialmente alle richieste del Duce, che fin dal I 923, anno 1° dell'Era nostra, chiedeva che il Partito fornisse Camicie Nere, cui affidare gli organi più delicati della politica statale. Ad ogni modo, a conforto, è bene ricordare che nell'anno scorso il Duce ha potuto, chiamandoli direttamente dai posti di comando delle organizzazioni provinciali del Partito, affidare a nostri valorosi camera ti posti di Governo, cariche di Prefetti, funzioni Consolari all'Estero. Ma la classe dirigente non è solo fatta di questi uomini, che hanno i più alti gradi e le più delicate funzioni. Sarà bene ricordare ai fascisti che, se è vero
che ogni soldato ha nello zaino il bastone di Maresciallo, molti devono accontentarsi, pe,r le loro qualitĂ , di essere dei tenenti, dei sergenti e dei buoni caporali. La classe dirigente significa 9 mila PodestĂ , 20 mila Ufficiali della .Milizia, delle Avanguardie e dei Balilla; diecine di migliaia di consultori municipali e provinciali, migliaia di funzionari dello Stato, migliaia di diri~ genti delle organizzazioni politiche, dellt Associazioni e dei Sindacati diversi. Se poi si passa all'esame dei compiti sped~ fici, che sono riservati esclusivamente al Partito, ognuno rileva come, oltre al compito di tenere sempre viva la fede fascista del popolo e far penetrare questa luce in fondo a tutte le coscienze, il partito deve controllare ed armonizzare altre attivitĂ importanti.ssi/
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me della vita nazionale, oltre quelle che ho sopra illustrato. Eccole: L'organizzazione, l'inquadramento e la preparazione della gioventù universitaria ; tutto il problema culturale del quale si incominciano a notare segni di sbandamento e di cdnfusionismo; la disciplina del mondo sportivo, ·eh« deve dare all'It~lia la generazione che noj sognammo, ·pronta fisicamen ~ re e moralmente, per vincere le grandi competizioni internazionali; la sistemazione del Dopo Lav~ro, buona atmosfera di serenità e di letizia per le ore che seguono al travaglio dello studio e alla fatica delle officine; 1' immane sforzo delle opere di assistenza, sempre insufficienti di fronte alle enormi necessità disperde e cadella giovinezza che soffre,
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de; il lavoro di educazione della donna, che deve vivere meglio e piĂš questa grande rinascita della Patria per essere la donna fascista, pur restando squisitamente italiana; la fascistizzazione completa della Scuola, alla quale bisogna dare insegnanti che sentano completamente lo spirito di questa nostra Rivoluzione; la disciplina e la cura di tutti coloro che sono dipendenti dei pubblici uffici, e costituiscono il grande es~rcito di funzionari e di agenti delle Ferrovie e delle Poste che il mondo ci invidia; l'assistenza, la elevazione del mezzo milione di italiani che, nei pubblici impieghi, nelle banche dello Stato, negli istituti, nei piĂš piccoli comuni di Italia, debbono rappresentare la ragione di onesta amministrazione e di armonia economica del popolo italiano. Vi ho accen-
nato, o camerati, ai problemi principali, ma potrei continuare: per ogni ora, per ogni dirigente, che voglia veramente vivere la vita della propria Provincia, si presenta sempre più vasto il campo della influenza e della necessità di penetrazione. Resterebbe ora da chiedersi da che cosa nasaa, allora, la mentalità di coloro che sembrano neg~re i compiti sempre maggiori del Partito. La risposta è semplice: da una mentalità non fascista, la quale è più diffusa di quan• to si creda ed ha appestato anche qualcuno dei nostri. Per costoro, è evidente, il Fasci• smo, come funzione politica, avrebbe dovuto restare di fronte allo Stato Fascista nella stessa posizione mentale, nella quale si
sarebbe trovato d,i fronte a qualsiasi a1tro govemo. Per costoro, che sono assai spesso ·in buona· fede, lo Stato non è diventato una realtà viva e intima della Rivoluzione; è una necessità superiore ma diversa, .presente ma non intima,· p0te1;1te ma non assoluta. . . I . Ora costoro non sono fascisti, anche se hanno due tessere, dieci distintivi! La mèta definitiva del Fascismo non può essere avvicinata che ad una condizione: che noi riusciamo a permeare veramente del nostro spirito tutti i centri vitali e tutti i gangli nervosi della vita nazionale. Il Regime non sarà definitivamente vittorioso, assoluto e imperituro,· se non quel giorno che noi . sapremo che ad ogni posto di comando - da quello di generale a quello di caporale - vi è una camicia nera con
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in.fatto entro r anima, lo spirifo della Rivo- _ luzione, con la mente e la volontà ben sagomate, secondo la cçncezione dell' italiano nuovo che dal Duce è stata lucidamente, genialmente espressa! Una delle manifestazioni dell'errata mentalità, che ho più sopra deplorato, è data dal giudizio, che alcuni fascisti, pochi in verità, hanno dato di quil documento che, con parola deliziosamente burocratica, il Capo del Governo ha chiamato « la Circolare ai Prefetti ». Il lucido e poderoso messaggio ai Prefetti, agli Italiani tutti, costituisce veramente uija delle tavole fondamentali della concezione dello Stato Fascista, quale noi lo sentiamo, ' e quale lo dobbiamo~volere. Per la prima
noi abbiamo sentito determinare, in - volta parole, ed ordini, quella che è la funzione dello Stato, e quelle che sono le responsabilità degli esecutori. Se un giorno, vicino o lontano, il Partito, come tale, dovesse assumere talune delle funzioni che allo Stato sono riservate, e sostituirsi a qualcuno degli organi di esecuzione, quel giorno comincerebbe, inesorabile, la disintegrazione dello Stato! Non molti di noi, forse, hanno questo intuito, ma lo ba nettamente sentito il Capo del Governo, che del Regime e dello Stato sente tutta la grandezza e la ragione di vita. Pel nostro errore, se lo compimmo, facciamo sinceramente ammenda, e cerchiamo· da domani di far sì che la politica italiana del Governo Fascista sia quella che risponde al nostro ·spirito ed alla nostra concezione.
Quanto io ho detto per i compiti del Partito e per le funzioni degli organi dello Stato, vale per tutte le altre attivitĂ della vita nazionale. Vi sono ancora forz.e ami.'che, solo per viltĂ , che simulano un'adesione e una simpatia loiolesca. Bisogna penetrare tutto questo ambiente, impadronirsi di tutte le leve di comando, assicurarsi che a tutti i posti di blocco vi siano uomini fedelissimi, ma anche idonei, preparati e competenti. Se qui fosse presente qualcuno .dei << grandi uomini di profejssione Âť che si sono non convertiti ma rassegnati, e che per un fenomeno connaturato a tutte le operazioni <l'inserimento, si trovano oggi con una coscienza anfibia, noi lo sentiremmo mormorare con un sorriso-di stupida sufficienza : ÂŤ Ecco
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il puntò fondamentale: l'idoneità, la preparazione, la competenza». Ora, è bene dire molto apertamente, una volta per tutte, che questo vecchio . cliché ·della preparazione e della competenza specifica, che dovrebbe va~ l~re solo per gli uomini di ieri, · è logorò e fuori uso. La generazione fascista, dopo quattro anni di guerra e tre di battaglie politiche e quattro di governò - cioè dopo undici ap.ni di dura scuola di dovere, di necessità, di lavoro e di sensibilità non ba più niente da imparare da· nessuno della vecchia genera zio ne! Undici anni di vita e di battaglie hanno, or.: mai, eliminato inesorabilmente coloro che non avevano in misura sufficiente; cervello, polmoni e muscoli.
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Del resto gli .uomini, anzi .i giovani nostri - · cui sono state affldate le più delicate ed importanti funzioni della vita politica, ~mministrativa finanziaria ed economica - . hanno assolto ed as?olvo110 il loro compito non solo con grande fede ma con conoscenza ed abilità indiscutibile. La formula già espressa dal Duce nel 1923 « Tutto il potere a tutto il fascismo » dev~ avere questo anno la sua piena realizzazione. Nell'organismo politico, .nelle funzioni amministrative, nell'attuazione corporativa, nella vita :finanziaria, noi dobbiamo volere con intransigenza inflessibile che i posti di direzione siano tenuti da uomini nostri, completamente nostri, solamente nostri. Ho finito. $~ f!On fosse orgoglio da parte mia,
vorrei constatare che per l'opera saggia del Governo, per la volontà appassionata dei miei collaboratori, per lo sforzo alacre dei . dirigenti provinciàli, il Partito attraversa ora un magnifico periodo di potenza, di compiutezza, di serenità e di forza. Noi riviviamo oggi forse l'ora più intensa: quella che intercorre tra la prim~ vittoria e le ansie della nuova · più difficile prova. Cantano nell'aria tutti gli orgogli e vengono ed urlano le ansie e le speranze. Bisogna ' vivere quest'ora con dignità, con serenità, con forza, con coraggio. Bisogna non illudersi di molte cose, e credere solo nel genio del Duce é riella potenza della stirpe! Possa il Duce sentire che noi siamo vera-
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mente la nuova razza italica, della quale si può trarre il piÚ ardito capolavoro! Milano, 13 - II - 1927. - V.
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IL N .U OVO ORDINE
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AI DIRIGENTI DELL' I T A L I A C E N T R A L E
AL CONVEGNO dei Direttorii dell'Alta Italia, tenuto nella operosa ,Milano, segue in occas'ione dell ~insediamento della Federazione dell'Urbe - questa radunata di voi, capi del Fascismo dell'Italia Centrale, in Roma, carica oggi non solo del-suo passato di gloria. ma anche del suo destino fascista di volontà e di potenza. Così a Milano, prima fucina della Rinascita e della Rivoluzione, come a Roma, centro di tutta l'attività prodigiosa dello Stato e
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del Governo, è presente e vigile lo spirito insonne e animatore del Duce. Si svolgono questi convegni di dirigenti e di responsabili all'inizio dell'anno v·, che si presenta ricco di tante possibilità di sviluppo e di conquista, ma pesante di tante responsabilità per coloro che nelle diverse gerarchie e nei ranghi vivono con passione questo particolare momento della vita nazionale. E i dirigenti non sono la espressione di un capricdo e di una schermaglia elettorale, ma i prescelti dal Duce per la grave e nobile fatica del comando. La differenza non è formalistica: ma sostanziale, fondamentale. Quando si crede nella concezione antidemocratic.3 e antiliberale ma profondamente ri~oluzionaria del Fascismo, non si può con-
servare nel Partito l'assurdo ed il grottesco di un elettoralismo dissolvente ed esiziale.
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Una Rivoluzione ed un Capo. Una Rivoluzione che nella sua essenza e nel suo spirito originario deve essere difesa da coloro che ne sono i custodi ed i confessori, i quali non possono essere rovesciati da nessun voto di assemblea e da nessun ordine del giorno. Un Capo: quello che la Rivoluzione ha voluto dal 1914 al 1922 - che nell'.Ottobre l'ha attuata - che da allora la guida. Un Capo, il solo Capo, da cui ogni pot~re promana. Il pilota, il solo pilota cui nessuna ciurma può sostituirsi. Del resto è così profonda in noi, nei giovani
sopratutto, la ripugnanza per ogni lue elettoralistica. che io mi chiedo talvolta perchè noi continuiamo a chiamare Partito questa nostra magnifica primavera di forza, di passione e di volontà. Per fortuna, malgrado la vecchia parola, il nostro non è un Partito, ·nel senso tradizionale della parola, ma un esercito: l'esercito civile della Nazione che non vota: crede, obbedisce, combatte e, quando è necessario, muore. Se questo è lo spirito e questa fa ragione degli ordinamenti nuovi, i compiti e le necessità affermate a Milano appaiono oggi come la premessa fondamentale per la potenza e lo sviluppo del Partito, strumento consapevole della volontà dello Stato. Ripeto: uomini nostri fedelissimi a tutti i posti di comando.
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E non ha ragion di sussistere la obiezione · timida ma insidiosa di taluno che piange sulle sorti di coloro che non hanno tessera. V'è un problema di classe dirigente ed un problema di vita nazionale. . La classe dirigente non può essere che nostra: la vita nazionale nei suoi multiformi aspetti è campo aperto a tutti i buoni italiani anche senza tessera, a quelli che lavorano in silenzio e con fervida fede e a quelli che credono nei destini della Patria. Noi abbiamo chiesto un giorno, quando ogni ·speranza affondava inesorabilmente nell'acqua melmosa della viltà e della miseria, di poter assumere tutte le responsabilità: tutte, nessuna esclusa. Non intendiamo oggi rinunciare al tremendo privilegio
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che ci siamo S<:elto: volendolo non potremmo, perchè nessuno ha forze bastevoli per il destino che abbiamo :fissato. Non possiamo credere in coloro che dubitarono : non vogliamo credere in coloro che tradirono. Ma dal diritto di comando nasce, o camerati, il dovere di sapere assolvere a questa funzione e di esserne degni. Lo stile fascista non può essere una moda ma una realtà di vita che si esprime nelle virtÚ fondamentali della stirpe. Bisogna amare il lavoro per l'orgoglio che dà e per l'armonia che crea. Bisogna che la fede vinca sempre sulla ragione egoistica del tornaconto, del puntiglio e del personalismo. Ogni bega ed ogni dissenso sono un
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. ritardo frapposto all'ardore mirabile del costruire e allo sforzo prodigioso e costante del divenire. Ogni gesto tartarinesco degli eroi della sesta giornata è un'offesa a coloro che realmente combatterono nella guerra e nella rivoluzione : cose troppo al te perchè sia permesso di farne tardive parodie inutili. Questo, o camerati, il comandamento: questa la disciplina che voi con ferma energia imporrete. Ma torniamo all'esame dei compiti. Uno de! problemi, cui non ho di proposito accennato a Milano, forse il più importante è quello sindacale-corporativo. A differenza di taluno di coloro che, mal convertito o rassegnato, aspettò per commuoversi la dichiarazione dei « mandarini »- confederali,
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voi avete subito percepito, o camerati, l'importanza decisiva e rivoluzionaria della riforma. Il problema che da secoli travaglia l'umanità e i reggitori di popoli, sta per avere dal genio del Duce la sua soluzione, la sola, la vera. Dinanzi allo Stato, sovrano ed unitario, le classi e gli individui trovano la 'disciplina degli opposti interessi e delle contrastanti necessità e gli urti si compongono nella realtà romana ed italica della formula: Tutto nello Stato, niente contro lo Stato. Ma il travaglio di creazione del nuovo ordine non è così facile come può apparire agli osservatori superficiali .e agli improvvisati maestri del t1,11ovo diritto. In tempi di,riforma accade assai speiso che gli inter-
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preti ed i çommentatori diventino maestri di eresie. L'opinione di taluno, che il nuovo ordinamento - basato !Sugli elementi della produzione, dello studio, della tecnica e del lavoro -· debba sodtituire in un non lontano d<;>mani tutta la vita e la essenza politica, è da ritenersi avventata. Ho detto prima che noi non siamo ,un Partito, ma un Esercito: che non è la nostra soltanto una idea poli~ · tica ma è sopra.t utto una fede. Bisogna aggiungere che questa fede è la espressione della volontà e deUa coscienza della stirpe che vuol vivere e vuol dominare. Tutte le forze della Nazione in ogni campo, dall'arte alla scienza, dal capitale al lavoro, solo in questa fede possono trovare la foro ragione di armonia.
Se a questa sfuggono o tentassero sfuggire, non solo sare·bberò forze perdute ma sarebbero forze nemiche. Non so se tutti coloro che hanno o che dovranno avere domani funzioni di responsabilità nel grande movimento corporativo che ormai è in atto abbiano precisa e chiara questa sensazione. Non credo: ma in ogni modo quest~ coscienza in misura completa abbiamo noi. H Partito non ha esaurito il suo compito nel creare con gioia è con dolore il nuovo ordinamento nato dalla Rivoluzione e dalla conoscenza delle funzioni dello Stato fascista, ma sente che solo dalla st;ta forza e dalla sua intima essenza rivoluzionaria il nuovo ~ ordine avrà vita e potenza, e dalla inesausta linfa possibilità di sviluppo.
Questo è il problema e la necessità : quale la soluzione? Una sola. Come nei posti di comando nella vita politica ed amministrativa, così alla testa delle organizzazioni sindacali dovranno essere dovunque e sempre Camicie Nere fedelissime. Bisogna, in una parola, che ognuno sia credente di una fede, della nostra fede, prima che elemento di una classe. Camerati, .ho finito. Dopo le dichiarazioni di Milano e quelle di oggi, penso che ogni dirigente abbia la visione chiara e precisa degli immensi compiti che ci attendono e del vasto campo che ancora bisogna dissodare. L'opera non sarà facile e non sarà breve, perchè ancora resistono, come cose morte, vecchie mentalità e pesanti debolezze.
Ma ognuno di voi .sa .che noi possiamo serenamente e fermamente operare, costruendo per l'avvenire, perchè su tutti vigila il genio e la pensosa passione del Capo e percbè -per qualunque prova e per qualunque nemico - è sempre pronta, ben serrata nei ranghi, coi suoi trecentomila moschetti, la Milizia Fascista, Milizia di Popolo, Milizia della Rivoluzione.
LE RESPONSABILITÃ&#x20AC; DEI GERARCHI ,
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AI DIRIGENTI DELL, ITALIA MERIDIONALE
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P·RIMA di
giungere a questo vostro convegno, bo voluto visitare i lavori che il Governo ed il Fascismo napolitano banno compiuto o iniziato; tutto un complesso di opere pubbliche di grande importanza che recano il segno di una volontà febbrile di rinnovamento. Sono certo che, come me, voi penserete che questo magnifico spettacolo di attività è più significativo di una, anche imponente, adunata di uomini inneggianti. Significativo so-:-
pratutto perchè distrugge il vecchio cliché di una Italia meridionale accidiosa e inerte, e perchè 'riafferma col linguaggio geometrico delle opere la politica unitaria del Fascismo. Per la n0stra ragione organica di sviluppo e di potenza, non può _~sistere un Fascismo meridionale ed un Fascismo settentrionale,. Vi sono problemi e· condizioni ambientali diverse, nia lo spirito è e deve restare unièo. Se questo non fosse; come taluno pensa, vuol dire che il travaglio rivoluzi9nario del Fasci;mo non è ancora del tutto compiuto . .Certo, le ragioni originarie della lotta furono diverse: nella Valle Padana, nella Toscana, nella Romagna, la minaccia immanente della follìa bolscevica annullatrice di ogni ordine politico-sociale; qui il dominio disin-
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~~ tegr~tore e_cor.ruttore della pm infrollita mentalità dèmo1iberale. A voi sopratutto, camerati, ritengo utile ricordare che il Fascismo è non solo antisocialista, ma anche irriducibilmente antidemocratico, antiliberale, antimassonico. Pertanto, se la vostra lotta ha avuto ed ha meno fulgori, non per questo è meno importante e meno bella.
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Resta a chiedersi se la battaglia dal punto di vista morale è definitivamente vinta o se permangano, dentro l'anima di taluno, i sedimenti acidi della vecchia digestione. Non domando risposta. Se il pericolo persiste, il nemico vero ed il fronte di att_acco, sono per voi -nèttamente determinati. In questa direzione bisogna marciare inesorabilmente e
non fermarsi se non quando siate sicuri che sono distrutti gli ultimi germi. E' evidente che per tale azione occorre il' coordinamento più stretto e assoluto fra opera di Governo e di Partito. La partecipazione di tutte le autorità dello Stato alle cerimonie dell'insediamento dei Direttorii provinciali del Partito trascende l'atto contingente e le formule del cerimoniale, per affermare la necessità e la potenza organica dello Stato fascista unko e assoluto. Nessun elemento, anche se puro, nessuna forza, anche se fedele, nessuna vibrazione, ' anche_ se intonata, può . muoversi secondo una direttiva propria e indipendente: tutto ciò che è fuori da questa rigi_da disciplina di movimento e di dipendenze è contro lo Stato, sopratutto quando pensa di po-
ter ass_umere responsabilità non proprie e segnare la strada e la mèta. Nella riunione del pomeriggio noi esamineremo insieme i più · importan·t i problemi delle vostre provincie e cercheremo di fissare il criterio unitario e fascista col quale voi dovete affrontare ogni situazione ed ogni necessità. Ma fin da questo momento dobbiamo affermare ben chiaro il proposito di eccitare ed educare le energie locali ed individuali, cosicchè l'opera mirabile di attività e di provvidenza del Governo fascista si manifesti in un ambiente e costruisca su un terreno che sia già preparato a dare tutti i frutti. 'i
Non è vero che il popolo del Mezzogiorno non abbia le qualità necessarie volitive per
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vincere la battaglia economica e per raggiungere la piena efficienza produttiva. Penso piuttosto che queste energie siano state stancate o addormentate dal miserevole giuoco delle camarille elettorali e dal sistema della grossa e della piccola camorra, riducendo la battaglia politica ad una volgare competizione personale, dalla quale esulava ogni .... visione dei problemi essenziali della nazione. Non sò se gli uomini di ieri abbiano saputo vivere questa nostra magnifica rinascita con precisa coscienza dei nuovi compiti. Ma sono certo che i giovani, e sopratutto i giovanissimi, possono essere immuni e sicuri. . Basterà ¡che voi dirigenti, tra cui sono nlJmerosi gli uomini nuovi, lo vogliate con fermezza, con sincerità , con ardore, convinti
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dell'alta missione che vi è affidata; e sopratutto se sentirete che noi viviamo oggi, non una breve ora effimera ed eccezionale, ma lottiamo, speriamo e crediamo in funzione del domani della nostra stirpe. Ma c'è un altro grande problema che può consentire al popolo meridionale di entrare in pieno nella vita dello Stato: il movimento corporativo col quale il genio del Duce ha posto la soluzione del secolare problema di contrasto tra capitale e lavoro. Nel problema è certo il rimedio a molti mali e la salvezza definitiva: ma vi è, nel contempo, l'insidia. Troppo spesso io vedo uomini fino a ieri affetti da lue demoliberale esibirsi eroicamente rassegnati per le più complesse e delicate questioni sindacali. Molti di costoro
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pensano forse che tutto si riduca ad un cambiamento di denominazione e che si possa, attraverso il sindacalismo, riprendere quel potere personalistico e criccaiuolo che il Fa. scislJlO in sette anni di lotta in buona parte ha distrutto. Camerati! Se questo avvenisse, non solo noi impediremmo la soluzione del problema fondamentale, ma precluderemmo per sempre al popolo che lavora e produce la possibilità di avere una piena cosçienza dei propri doveri e della propria funzione storica. ~
Bisogna pertanto essere in questo campo ' rigidamente intransigenti. ·/
E' però altresì necessario per la soluzione del problema che ognuno di voi viva il nuovo ordinamento con senso di responsabilità
e con desiderio di conoscenza. Allora veramente tutti i problemi della vostra terra, da quello produttivo a quello morale, da quel-' lo sociale a quello · eéonomico, troveranno la loro vera soluzione. Un ca?'lpo immenso di attività vi sta dunque aperto innanzi, o camerati. Bisogna affrontare questo Anno quinto con. un più vigile senso di responsabilità, pensando che anche il più umile gerarca del Partito, del più lontano e piccolo paese della nostra terra, rappresenta, dinanzi agli occhi del popolo, il Regime, lo Stato, il Fascismo, ed ogni suo atto è giudicato non nella persona ma nella funzione che adempie e nel diritto che esercita, per una autorità che gli deriva, attraverso le gerarchie, dal
~~ ? ~ ---· ···- .. -~ Duce, che ha assunto su di sè tutta la responsabilità dinanzi alla Nazione e dinanzi alla storia. Nqpoli, 27 - II - 1927. - V.
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CU~TURA FASCf;ISTA
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Ho
accettato con grato animo l'invito Vostro perchè giudico necessario fissare alcune idee nel campo della cultura fascista. Ma mi preme innanzi tutto precisare che sono questi, .che noi inauguriamo, corsi di cultura, non lezioni di un'Università Fascista. L ' Università fascista è quella che Voi, Magnifico Rettofe, governate: l'Ateneo del regime, nell'Urbe, maest!a ancora una volta di diritto e di studio nel senso latino della parola : studio con amore, con passione, con .conoscenza. È se tali, per resistenza di Ytc«
cbie mentalità, le Università nostre completamente non sono, devono diventarlo rapidamente. Ce ne dànno garanzia la· ferma volontà del Duce, la fedeltà del Ministro, la passione del Fascismo. « Iniziamo dunque questo corso di lezioni con la precisa conoscenza dello spirito che le anima e delle norme che le disciplinano e le limitano. Con una delle sue formule sintetiche, il Duce ba già definito la natura della nostra vita spirituale culturale: Libro e moschetto, fascista perfetto. Cerchiamo di interpretare la formula anche in questo austero tempio dello studio, riaffermando che noi non possiamo essere solamente dei ricucatori e costruttori di schemi :filosofici nè semplicemente degli uomini di battaglia il cui compito si isaurisce nella lotta e nel do-
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minio. Noi siamo e vogliamo essere dei costruttori di avvenire. « Ma ciò che talora mi preoccupa è il rilevare come non sempre le due espressioni si armonizzino. Nega taluno, anche dei credenti, che noi possiamo avere una nostra concezione etica e storica : si affanna tal' altro alla ricerca .attraverso innumerevoli pagine, della formula e del sillogismo: lontal\\ . l'un e l'altro dalla nostra. meravigliosa real tà faticosa, aspr~ e pensosa. La tesi dei primi è semplice, app~rentemente fallace ed ingenua. Noi abbiamo - dicono i primi poche idee fondamentali od assolute, poche concezioni dogmatiche intorno alle quali e sulle quali si costruisce la ragione sacrosanta della nostra lotta e della nostra ragione di vita. ·Tutto il resto, aggiungono, non pu~
e~sere regolato e iovernato da una teoria e da un programma, ma è affidato alla necessità della lotta, alla sensibilità ed alla volontà del caso. « Ora, nell'apparente ingenuità e fallacità è, a mio avviso, la verità. Biso-gna però definire nettamente ciò che è posto a fondamento della nostra vita spirituale. Se il fascismo fosse, come dà talun_o è giudicato, un qualsiasi movimento di ribellione, di restau razione e di dominio, noi avremmo esaurito il nostro compito nell'atto di conquistare il potere. Ogni rivoluzione .che non porta sulla punta delle bajonette una idea finisce di essere tale nel momento in cui si instaura il nuovo ordine. ~
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Da questo momento possono nascert t n -
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vere altre volontà rivoluzionarie, ma non possonç> essere che contrarie, antitetiche. Dopo quattro anni di Govérno Fascista, i soli rivoluzionari continuiamo ad essere noi, di fronte agli altri che sono i conservatori e che parlano, sì, di rivoluzione ma non possono essere altro~che degli incerti e smarriti oppositori, per la ragione egoistica del tornaconto. Se la nostra non fosse una idea viva e che cammina noi non saremmo, del resto, tanto temuti e tanto combattuti. Evidentemente si sente nel rriondo che si va preparando non il cozzo tra i popoli, ma l'urto fra due idee: quella che ha vinto nell'89 e che ba affermato vittoriosamente i diritti dell'uomo, e quella che ha vinto il 28 ottobre I 9 2 2, affermando i doveri degli italiani ed i diritti della Nazione. Posto in tàl
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modo il problema, appare nettamente come "
t~tta la nostra politica non solo sia costruita ma si sviluppi secondo una' concezione ori~ ginale ed organica. Il fatto che per lungo periodo noi abbiamo solo lottato e che noi manteniamo viva questa nostra volontà combattiva non è eh€ la dimostrazione delfa vitalità, déll~ originalità e della giustizia della nostra idea. « ·Non solo dunque noi siamo soldati e confessòri, ma è bene ripeterlo per tutti, la idea è veramente italiana ed è espressjone perfetta della vita e della ·volontà della stir~ pe. Questo spiega anche perchè la nostra concezione sia apparentem~nte semplice: perchè è fondamentale, pura e viva. Ma appunto per ciò è necessario impedire che intellettualoidi e filosofi tentino di costruirsi
intorno al barocco l'edificio delle loro elucubrazioni. L'allarme non è vano, perchè troppo di frequente ormai ci incontriamo in dissertazioni, studi ed interpretazioni che hanno la pretesa -di costruire i sistemi e gli sche~ mi di una nuova ideologia fascista. Ecco la necessità pertanto di questi corsi di cultura, i quali non devono essere dissertazioni sterili, ma commento e precisazione, richiamo ed esaltazione della forza intima e viva della nostra fede. « Non basta dire: la vita e la potenza del regime questo" richiedono. Bisogna dimostrare che il regime è Nazione nella sua più sicura e forte espressione. Non basta de.finire la Nazione nella sua essénza e nel suo diritto, ma bisogna dimostrare che la Nazione è la vita stessa della stirpe, la quale ha
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dentro di sè le ragioni della potenzs e del dominio, perchè rappresenta una luce, una bellezza, una armonia, una bontà, vera perchè fatta di forza e di ordine. « Allora tutta la nostra azione, da quella esterna, fisica, di lotta contro gli avversari a quella legislativa che crea e completa l' ordine nuovo, appare sotto la sua vera luce. Se noi esaminiamo con questa coscienza tut.t, le leggi del Governo fascista e tutta l' opera del partitò, noi vediamo nettamente co-me un solo spirito lo governi : uno spirito · puro, assoluto, eroico. La riforma della scuola, l'ordinamento corporativo, il coordinamento ed il potenziamento delle forze armate, la legge sul Primo Ministro, la creazione della Milizia, la legislazione del lavoro, l'istituzione del Podestà, l'opera naI
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zionale Balilla, le leggi in difesa dello Stato, la t1;1tela della maternità e dell'infanzia, la Carta del lavoro, il coordinamento della legislazione di previdenza e di assistenza ai lavoratori, la politica .finanziaria, costituiscono non le pagiri.e di un programma, ma i capitoli di questo vangelo della Patria. « Se noi non sentiamo come una realtà assoluta e superiore ma profondamente nostra, il diritto della stirpe, la riforma corporativa, ad esempio, appare come una rigida forma di coazione destinata fatalmente a spezzarsi contro le ragioni inoppugnabili ed eterne delle necessità particolari ed antagonistiche, mentre essa è una perfetta legge di disciplina e di armonia delle contrastanti forze del grande organismo dello Stato sovrano, che può esserne il regolatore solo alla
condizione che esse non siano al di fuori della sua vita, ma ne costituiscano una delle cellule fondamentali.
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« Ma c'è un altro concetto che non può a... vere perfezionamento ed illustrazione. Il partito, costruzione e volontà rivoluzionaria diventa, ogni giorno meglio, il più fedele e pronto organo esecutivo della volontà del regime e dello Stato. Se voi non sentite completamente la verità nazionale della nostra idea e non credete ébe il nostro movimento è l'espressione della volontà della stirpe, voi non vi spiegherete mai percbè il partito si potenzi materialmente e spiritualmente ad ogni giorno in uno Stato e davanti all'opera di un Governo che del partito è l'espressione più bella ed insieme più
forte e che adempie mirabilmente alla volontà rivoluzionaria. « Io non dovevo dissertare su nessuna tesi. Dovevo solo proporre alcuni argomenti che possono in questi corsi di cultura · trovare commento ed illustrazione. Ma, sopratutto, mi premeva di ripetere a voi, uomini di pensiero e di studio, come ho gridato alle forze di Camicie nere e di lavoratori, che unico è lo spirito e unica la legge, assoluta e sublime: la potenza della stirpe che, dopo un travaglio di secoli, ha trovato nel genio del Duce la parola e la espressione della sua volontà. '
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UN POPOLO UN'IDEA UN UOMO
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E' SEMPRE appassionante,
anche per i non studiosi, osservare la vita delle stirpi, la vicenda tumultuosa dei popoli che si affac~iano sul palcoscenico della storia vittoriosi e dominatori ,e poi all'improvviso ripiom-- , bano in uno stato di oscuritĂ , di perdizione come se fossero dannati da un destino ine~ sorabile e avverso. E per secoli, restano sotto il peso di una cĂ&#x2019;ndanna, di cui ignorano le cause, trascinandosi disperatamente in cerca d( rifugio e di salvezza. Talvolta alcuno di questi popoli all'improvviso si risolleva, ,i
riattacca disperatamente alla riva luminosa, si erge di nuovo per riaffrontare la battaglia e per ridominare. Quali sono le cause del decadimento e della risurrezione? Molte volte le prime sono da ricercarsi nel fatto che è assai arduo conservare il senso della dignità e della potenza, quando si domina, e mantenere integre le ragioni fondamentali della propria forza, quando sorride e lusinga la gioia della vittoria. Non è sempre facile sentire precisa, netta, imperiosa, come un comandamento, la voce e la volontà della stirpe: la voce che deve sempre essere, a qualunque costo, quella che detta le norme fondamentali dell'onestà della vita, quella che salva le creature giovani, quella che insegna agli anziani, quale
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è rlell' ora tragica, la via da scegliere tra il tradimento e la virtù. Tal' al tra volta le cause sono da ricercarsi
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nèlla responsabilità dei capi. M.a anche gli uomini, anche i capi sono spesso l' espressio.:. ne della razza, non ne sono i dominatori. Le ragioni della risurrezione? Qualche volta sembra di afferrare la ragione. Nello stato di incertezza, di abbattimento qualche volontà s'è determinata! una fiamma? Una luce di orgoglio? Una coscienza di responsabilità, di potenza? Sembra quasi, che o-· gnuno di questi popoli abbia sentito ad un tratto una voce sovrumana che chiamava e comandava. Allora quel popolo, stanco, si risollevava, ritrovava una ragione di affi nità, di coscienza, che sembrava distrutta. Quale miracolo è stato compiuto? Una idea.
Quale iàea? L'idea che rappresentava in quel momento la possibilità della rinascita. L'idea che esprimeva la diretta sensazione di ciò che ho prima accennato: la voce della stirpe. Ma la voce clella razza non è una idea: la voce della razza è un grido, è una espressione di volontà che può avere infinite forme e può essere oggi diversa da quella di ieri. Percbè la Stirpe, solo, sente quello che è il bene e quello che è il male, anche quando i singoli hanno smarrito questa conoscenza. Come pervaso da una fiamma, da una luce, il popolo si ridesta: lo spirito è diventato realtà, è diventato legge e disciplina. E' il momento in cui la voce della razza ba trovato la sua espressione. E allora gli uomini
di quel popolo si riconoscono fratelli non più nella comunità dell'origine, ma nella uguaglianza dell'idea. B mentre per la co~ munità dell'origine rifiutavano di lottare, per· la fraternità dell'.idea sentono di dover I
morire.· E gli uomini vanno verso la rinascita, crea.gli ordinamenti, eleggono il Capo e com .. battono per una speranza maturata all'improvviso nei cuori : che questa sia la vera
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idea. Ma n~lle battaglie dei popoli, per la vitto-· ria, non sempre basta la volontà, non sem~ pre basta l'Idea che affratella. Che manca ancora? Un uomo. Molte volte i popoli hanno vinto sopra sè stessi, sulla viltà, sulla debolezza. Nell'i-
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dea si sono ritrovati e hanno marciato, sognando, in una visione chiara, che ormai è venuta l'ora della potenza. E si sono trovati di fronte a'd altri popoli, ad altre razze, che in .u na diversa idea trovavano la ragione della loro esistenza e della loro potenza. L'urto è stato terribile: urto di se~oli, urto di età. Finalmente uno dei popoli ha cedute. Quale è di solito la razza che ha vinto? Quella che assommava le tre forze: un popolo, un'idea, un uomo. Quando cioè nella figura del Capo è stata espressa, nella sua forma più completa, l'essenza delle due altre forze: quella della Stirpe e quella dell'Idea. La storia passata serve per la visione generale del fenomeno, non tanto per l'indagine delle cause.
Nella lontananza la cronaca diventa leggenda e spesso noi vediamo le figure di coloro che hanno vinto, ma ignoriamo quasi sempre le figure di coloro che hanno per_duto. Per conoscere questo travaglio di raz. ze, conoscere coloro che sono caduti vale talvolta più che conoscere coloro che hanno vinto, e il travaglio di preparazione è più profondo di ammaestramento che non. b visione della vittoria. Ma noi questo sforzo .ài preparazione abbiamo vissuto e viviamo compiutamente. Un Popolo, un'Idea, un Uomo. Un Popolo. Non so se altre volte nella storia si ritrovi un altro popolo con così lun,go martirio, con un passato così splendente di grandezza non solo per dominio, ma per · luce di civiltà. Non so quanti altri popoli
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ci uguaglino per conoscenza del dolore più grande : quello di servire, sentendo dentro all'animo tutte le ragioni per dominare. Non so quale altro popolo abbia dentro di sè così chiari e distinti i segni che lo fanno di·verso se non superiore a tutti gli altri. Un'Idea. Non è necessario nemmeno che la illustri la << nostra idea », quella per la quale abbiamo sofferto e vinto, quella che è la luce piena, oggi, quella che costituisce realmente, non per noi, ma per il Mondo, una luce di civiltà nuova. L'Idea fondamentale e assoluta: il Governo, lo Stato, la Stirpe.'Tre espressioni: una sola essenza. L'Idea che unifica ed esalta, anche nell'ora della sconfitta e dello smarrimento. L'Idea cht vinse anche contro la realtà ed il peso del numero, che domina t prevale ao.-
che se il bilancio delle posizioni e delle forze segna una sconfitta. Per questo noi possiamo oggi ricordare con orgoglio le ore del dolore : ricordarle una per una, perchè da quel calvario viene ancora tanta luce, tanto incitamento ad amare con forza e ad odiare con bellezza. Le ore del martirio, quando pareva che ogni luce fosse sommersa,,,e tutti i ricordi del passato erano diventati solo ragione di curiosità per gli studiosi e di vanità per qualche superficiale esaltatore della nostra gloria di ieri: quando le stesse intime ragioni della potenza potevano essere oggetto di mercato. Le ore nelle quali si è rinnegato tutto~ anche la realtà del martirio e si è irriso al sacri 6.cio, definendolo assai spesso lo sforzo paz:lesco di qualche isaltato,
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L'ora della tristezza, culminata '.( voi lo sapete) nei mesi che . precedettero la guerra, quando ' si pensò che fosse possibile che l'I~ · talia restasse assente dalla grande tragedia dei popoli. Eppure anche allora l'Idea vins~. Ma la coscienza non l'acquistammo che più tardi : nel martirio di ogni giorno. Molti sentirono la bellezza dell'Idea solo nel momento in cui morivano per difenderla. E venne il giorno della grande prova, quando coloro che vollero fermamente la guerr.i si trovarono di f!onte alla tragedia della sconfitta: Capotetto. Un popolo, il ·nostro popolo sta per smarrirsi; un_a Idea, la nostra Idea sta per perire. In quel momento una volontà domina so~ pra cufte e ripete che bisogna resistere, bi-
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sogna vmcere. In quel momento la forza
della Stirpe e la bontà dell'Idea si confusero in uno spasimo e la consacrazione fu compiuta nel dolore, e nella volontà disperata di vincere quando tutto gridava, dalla terra. e dal cielo che era folle pensare ad una Italia grande libera e sicura. Se TOl giudicate la primavera della nostri rinascita sotto questa luce, voi riconoscerete i segni caratteristici di questa volontà. I g I 9- I 920. Follìa, imbecillità, incoscienza di _uomini che non avevano capito la guerra per non averla volufa, e per averla fatta soffrendo e maledicendo: impotenti, incapaci· a sentire la realtà della vita. Chi poteva credere nella vittoria quando tutto sembrava andare alla sconfitta-? Di là
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e'era il numero: qui minoranze sottilr Di là una ragione egoistica di tranquillità eco~ ·' nomica., qui la sicurezza di una sofferenza. Di là le voci conclamanti della vittoria di un principio in cui tutti i popoli credevano c;ome nella verità. Qui un Uomo solo, con un gruppo di giovani, di artisti, di ribelli che speravano e credevano. E il Popolo, la folla chiedeva: « Ma chi sono costoro? Percbè disturbare noi che finalmente dopo tanti dolori ci ritroviamo sereni, che possiam0 godere la nostra vita, noi èhe non godem~ mo niente? Ma perchè sperano ancora costoro dopo che abbiamo sperato tanto? ». Era il tranquillo desiderio del quieto vivere, · che rinnegava e co1'ltinuava a rinnegare le I ragioni fondamentali della speranza, della
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lotta e della vittoria. E allora molti, anche di noi, avrebbero voluto dire « Ma se di là y'è il numero, e v'è l'Idea diffusa nel Mon~ tio, se di là c'è un popolo, perchè lottare? :.·. Forse nessuno c~piva. Uno s~lo hà capite. Di là non c'era I un popolo, ma una folla perduta, illusa, forse stanca, forse smemorata e accidiosa. Di là non e' era una idea, o pe~ lo meno non c' era una idea italiana. C'era la volontà -di qualche altra razz~ che sperava cl' addormentare quest~ nostro spirite di potenza, ridestato dalla iuerra. Forse vi erano nell'altre campo _delle ve~ rità semplici ed elementari se pur deformate, ma non erano le verità della Stirpe: infatti le une dicevano << Vivere bisogna». Comandavano le seconde « Bisogna morire ».
In qud momento, uno solo parlò per t.utti e comandò sicuro. Occorreva che ogni giorno il Capo dicesse la sua ferma parola percbè ognuno vedesse preciso il volto del suo tormento. Ad ogni giorno, egli segna, ne!lt pagine del Popolo d'Italia il cam.mino e la meta. E noi ci ritrovammo nella disciplina uguali e fratelli, noi profondamente dissimili, perchè venuti da div~rsi porti, da diversi travagli spirituali. E solo quando il dolore ci rese fratelli, nel~ la volontà dell'Uomo riconosciuto Capo, sentimmo che l'Idea era veramente . ' la sacra, eterna voce della Stirpe.
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INDICE
Prefazione
Fascismo, religione della Patria
Pgg.
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1>
Il segno della fraternità
'
Le ragioni dell'armonia
»
L'assemblea della Rivoluzione
))
Libro e moschetto - Fascista perfetto . San Francesco
))
Il coraggio delle modeste verità dono di una speranza Problemi femminili
(I
),
))
1> ))
La misura degli uomini e delle cose Goliardi
'/)
109
I compiti del Partito
))
119
Il nuovo ordine
))
139
La responsabilità dei Gerarchi
))
153
))
166
l)
1 79
Cultura Fascista Un Popolo - Un'Idea - Un Uomo
))
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