VOCI DELLA GUERRA CIVILE

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X. Deportati: gli Internati Militari Italiani

Deportate e deportati per ragioni politiche (antifascisti, partigiani, operai coinvolti negli scioperi) o per ragioni di razza o religiose (ebrei, sinti, seguaci di Jeovah) o militari del regio esercito catturati dopo l’8 settembre, oppure ancora uomini rastrellati a caso nel corso delle retate appositamente organizzate dalla Wehrmacht e dalle SS – in ogni caso e sempre con la fattiva collaborazione dei corpi armati della RSI – diverse categorie di vittime e di avversari del fascismo che vanno nei campi di concentramento e di internamento, per costituire forza lavoro a disposizione delle industrie tedesche, dell’agricoltura, di ogni ente economico che pensi di poterne fare un uso produttivo. Ventitremila furono i deportati italiani di entrambi i sessi per ragioni politiche: partecipazione ai partiti antifascisti, appartenenza a banda partigiana, scioperanti o comunque sospetti e invisi alle autorità fasciste. Gli ebrei italiani deportati assommarono a circa diecimila: i numeri, in entrambi i casi, sono probabilmente in difetto rispetto alla realtà. I campi di sterminio propriamente detti (quelli della Polonia) nel settembre 1943 erano già stati chiusi. Funzionava ancora solo Birkenau, una sezione di Auschwitz che protrasse la sua attività di morte fino alla liberazione da parte delle truppe sovietiche, nel gennaio 1945. Ma la chiusura dei campi di sterminio si era accompagnata alla decisione di utilizzare, come metodo di annientamento, lo sfruttamento attraverso il lavoro; e comportava anche che la morte immediata attendesse all’arrivo i soggetti inabili, i vecchi, i bambini e le madri. Dal 16 marzo 1942 a capo dell’ufficio delle SS per le questioni economiche e amministrative, il generale SS Oswald Pohl il 30 aprile dello stesso anno diramava una circolare a tutti i comandanti dei campi in cui fissava le regole per l’impiego dei deportati e codificava la prassi dell’«annientamento mediante il lavoro». L’eliminazione immediata degli inabili, attuata


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