MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO DEL MESE DI SETTEMBRE 2021

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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

9/2021

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 64°

Festeggiato a Puerto Tirol il 15° compleanno della trasmissione radiofonica «Raices trentinas», condotta da Dany Campestrini.


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay

02

Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong Tasmania, Townsville

Germania - 6 circoli - 3 delegazioni Colonia, Dortmund, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino, Monaco, Norimberga

Belgio - 4 circoli - 2 delegazioni Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo, Bruxelles Bolivia - 1 circolo La Paz Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla

Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia - 1 circolo Bogotá Danimarca - 1 circolo Copenaghen Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Gran Bretagna - 2 circolo Londra, Trentini UK-Irlanda Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo - 1 circolo Lussemburgo

Brasile - 61 circoli Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

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Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti) Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù Peru - 1 circolo Lima Portogallo - 1 circolo Portogallo Romania - 1 circolo Romania Serbia - 1 circolo Indija Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 6 circoli - 1 delegazione Amriswil, Basilea, Ticino, Winterthur, Zofingen Sciaffusa Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela - 1 circolo Caracas


editoriale IN QUESTO NUMERO Pagina 2 AGENDA Pagine 3-11 ATTUALITÀ Pagina 12 FROM HOME TO HOME Pagine 13-16 EVENTI: 75° DELL'ACCORDO «UOMO PER CARBONE» FRA ITALIA E BELGIO Pagina 17 60 ANNI D'EUROPA Pagine 18-23 CIRCOLI Pagina 24 IN RICORDO: MARCO FONTANA Pagine 25 - 27 GENTE E FATTI Pagina 28 DAL TRENTINO

Il turismo delle radici, fonte di nuovi contatti M olti sono i trentini che visitano i territori - fra i quali il Trentino - che appartenevano al Tirolo storico, la regione di partenza dei loro antenati al tempo delle grandi migrazioni a cavallo fra fine Ottocento ed inizio Novecento. Li incontriamo presso la nostra sede a Trento, che è un punto di riferimento, un porto dove approdare, sia per soddisfare bisogni immediati di conoscenza storica, che per avere preziose informazioni sulla permanenza e soprattutto aiuto nella ricostruzione delle linee parentali. Com'è successo il 30 settembre

con Gustavo Perini (ne parliamo

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO Presidente Direttore Armando Maistri Francesco Bocchetti TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E

Direzione, amministrazione e redazione Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it

nell'articolo pubblicato a pagina 25). Nato in Brasile a Caxias do Sul, nello stato del Rio Grande do Sul, da alcuni mesi abita a Lisbo-

È un fenomeno che soddisfa la necessità di figli, nipoti e pronipoti degli emigranti di rintracciare le proprie origini familiari e che fa riscoprire e implementa relazioni che evidenziano nel concreto la reciprocità

na, in Portogallo, dove si è trasferito per lavoro: trovarsi in Europa

secondo perché vengono così ri-

risultano essere molto gradite ai

ha facilitato la realizzazione di

scoperte e implementate relazio-

nostri Circoli Trentini nel Mondo.

uno dei suoi grandi sogni: tornare

ni che evidenziano nel concreto la

nella terra degli avi, come aveva

reciprocità.

Noi sappiamo che la circolazione delle persone nel mondo è in

già fatto suo padre, Alcides, fon-

Tutto questo non è solo mera

costante aumento e quindi cer-

datore e per alcuni anni presiden-

convenienza personale, ma ali-

chiamo di agire di conseguenza.

te del Circolo trentino di Caxias do

menta una gamma di interessi e

In questo contesto globale la no-

Sul. Durante la sua visita in asso-

relazioni ben più vasta e rilevan-

stra azione - sempre riguardante

ciazione, Gustavo mi ha messo in

te a tutti i livelli, cui non manca

relazioni in un quadro storico-cul-

contatto telefonico con il padre,

la nostra attenzione e crediamo

turale dove le radici sono il punto

con il quale ho parlato in italiano

non debba mancare in particolare

di partenza per sviluppare nuovi

e trentino.

quella della politica. La nostra As-

rapporti - considera il portato

Queste visite - che riprendono

sociazione ha ben presente le po-

umano l’elemento fondamentale.

dopo la forzata clausura imposta

tenzialità a tutti i livelli di questa

In questo contesto, l’identità tren-

dal Covid-19 - segnano il ritorno

circolazione e per questo sta lavo-

tina rappresenta il filo conduttore

alla normalità; sono in gradua-

rando per favorirla. Anche recen-

strategico delle nostre iniziative,

le aumento e credo cresceranno

temente abbiamo approfondito

sia che si tratti di preparare l’or-

Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN)

molto nel prossimo futuro. Noi

con altre associazioni di emigra-

zetto in Bosnia, un convegno in-

le registriamo nel più generale

zione in Italia queste tematiche e

ternazionale o elaborare un ban-

fenomeno del turismo delle radi-

lo facciamo continuamente in rete

do in connessione con università

Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione ha cambiato il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 29 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio.

ci o turismo di ritorno, che è un

con altri, avendo in mente quanto

di altri paesi.

fenomeno molto importante con

scritto nel «De vulgari eloquen-

E a questo proposito viene alla

riferimento alla circolazione di

tia» da Dante Alighieri: «Noi cui

mente un'altra famosa riflessione

persone nel mondo. Primo perché

è patria il mondo, come ai pesci il

di Dante: «Considerate la vostra

soddisfa la necessità di figli, nipo-

mare». A settecento anni dalla

semenza: fatti non foste a viver

ti e pronipoti di emigranti trenti-

sua morte quest'anno Dante vie-

come bruti ma per seguir virtute

ni, di rintracciare le proprie radici

ne ricordato un po’ dappertutto,

e canoscenza».

familiari (anche molto antiche);

con manifestazioni culturali che

Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale M. Anderle, G. Bacca, C. Barbacovi, B. Cesconi, A. Chemotti, A. Degaudenz, S. Giordani, H. La Nave, A. Leonardi, B. Fronza, E. Lenzi, A. Maistri, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, M. Setti, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini G. Degasperi - F. Bocchetti - I. Turco M. Grazzi - G. Todeschini

N. 9 - 2021 - Stampato il 14 OTTOBRE 2021 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.

Armando Maistri

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Foto: Religion Today Film Festival

agenda

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Pia Speranza, una donna determinata e coraggiosa Il libro di Cathy Librandi che racconta la storia di emigrazione in Belgio della nonna, è stato presentato nell'ambito di «Religion today» festival internazionale di cinema delle religioni un libro mi venivano in mente le sue espressioni, i sospiri, i silenzi tra una frase e l'altra, che

raccontavano quanto le parole non dicevano. È evidente che qualcosa quindi avrò aggiunto

Foto: Religion Today Film Festival

V

etrina prestigiosa per la storia di Pia Speranza raccontata da Cathy Librandi. Il libro “Pia, storia di un viaggio” (ed. del Faro) è stato presentato sabato 25 settembre in Piazza Fiera a Trento, nel contesto del Religion Today, il festival internazionale di cinema delle religioni: manifestazione da sempre improntata a diffondere una cultura della conoscenza e dell'incontro, per sostenere la convivenza tra culture diverse. E per questo contesto ideale per raccontare storie di emigrazioni, di partenze sofferte e, nel caso di Pia, di riscatto ed integrazione. Pia, di nome e di fatto, come poi si scoprirà dalle parole di Cathy Librandi, si sarebbe trovata bene al “Religion”: lei donna di fede, come nel Trentino povero e devoto del dopoguerra, partita verso un paese sconosciuto probabilmente affidandosi a Dio e alle preghiere. A raccontare la sua storia è la nipote Cathy, che il percorso l'ha compiuto al contrario, tornando da bambina belga a vivere in Italia: per questo forse tanto legata alla nonna e quelle “confidenze” raccolte nell'estate del 1988 per rispondere ad un questionario della Trentini nel Mondo. «Ho cercato di riportare fedelmente quanto mi veniva raccontato, riportando le parole di nonna – sottolinea l'autrice – ma certo poi mentre le riscrivevo per farne

di mio, le mie emozioni avranno condizionato un po' questo resoconto. Spero non troppo. Anche il libro l'ho voluto scrivere in prima persona, come fosse nonna Pia a raccontarsi, perché è importante che questa storia arrivi da lei: è la sua storia ma anche la storia di molte donne, partite come lei con tante paure e tante incognite. Allora come oggi. Lasciando tutto ciò che aveva, famiglia e amici, per raggiungere un paese sconosciuto, in cui non sapeva neppure comunicare». Incalzata dalle domande di Maurizio Tomasi, Cathy Librandi ha tracciato così il profilo della nonna, «donna sicuramente determinata e coraggiosa» come emerge aneddoto dopo aneddoto. Probabilmente una donna non del suo tempo, ma troppo moderna per l'epoca in cui ha vissuto, con una mentalità aperta, ottimista oltre logica, «che alla generazione di oggi direbbe probabilmente di non fermarsi per paura – ribadisce Cathy – perché se c'è un'occasione che ti aspetta vale la pena provare, partire, andare. E non voltarsi indietro. Lei non parlava mai con le sue amiche conosciute in Belgio degli anni vissuti nelle baracche: erano il passato. C'erano stati, ma ricordarli non poteva aggiungere nulla alla sua vita. Lo sguardo va rivolto al futuro, a ciò che può succedere da ora in avanti». Michela Grazzi


attualità

«Premio Nobel» per la fisica 2021 all'italiano Giorgio Parisi Nobel - «sono tra i contributi più importanti alla teoria dei sistemi complessi». I suoi due colleghi, climatologi, hanno invece vinto per «la modellazione fisica del clima della Terra, che ne quantifica la variabilità e prevede in modo affidabile il riscaldamento globale». «È una giornata storica per l'Italia e per questo voglio dire un grande Grazie a Giorgio Parisi. Credo di poterlo fare a nome di molti»: è stato questo il commento della Ministra dell'Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, subito dopo l'assegnazione del Nobel a Parisi il 5 ottobre scorso. (aise)

Niklas Elmehed © Nobel Prize Outreach

Il premio Nobel per la Fisica 2021 è stato assegnato a Giorgio Parisi. Il fisico italiano divide il premio con i fisici Syukuro Manabe, giapponese/statunitense, e Klaus Hasselmann, tedesco. Romano, 73enne fisico teorico ordinario dell’Università La Sapienza di Roma, ricercatore associato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ed ex presidente (attuale vicepresidente) dell’Accademia dei Lincei, ha ricevuto l’onorificenza per «la scoperta dell’interazione tra il disordine e le fluttuazioni nei sistemi fisici del livello atomico alla scala planetaria». Le sue scoperte - si legge nelle motivazioni del

Formula rinnovata per «L'Italia con voi» Il 4 ottobre è partita la nuova stagione de “L’Italia con voi”, trasmissione quotidiana che Rai Italia realizza per e con gli italiani che vivono e lavorano all’estero. Alla guida del programma c'è Maria Cuffaro, nota giornalista Rai, con grande esperienza in tematiche internazionali, accompagnata dal maestro Stefano Palatresi che continuerà a portare la musica italiana nel mondo. La trasmissione tratta tanti temi avvalendosi di firme note del giornalismo, dello sport e della cultura. È realizzata con la collaborazione del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), del CGIE, dei Comites e della Società Dante Alighieri.

L’Italia con voi va in onda da lunedì al venerdì alle 17.00 orario di New York, 18.00 San Paolo e Buenos Aires, 16.30 Sidney, 13.30 Pechino e Perth e alle 17.30 a Johannesburg. Ogni puntata è visibile in Italia e in Europa, il giorno della messa in onda, sulla piattaforma di RaiPlay all’indirizzo www.raiplay.it/programmi/litaliaconvoi «L’Italia con Voi» è un programma di Andrea Salvadore con la collaborazione di Daniele Cimò. Capo progetto Marina Marino. Produttori Esecutivi Valeria Bevilacqua e Iva Guglielmi. Regia di Andrea Menghini.

Scelto il nuovo logo della Campana dei caduti L'articolo di apertura dell'ultimo numero di «La Voce di Maria Dolens» è dedicato al nuovo logo della Fondazione Campana dei Caduti. Qui di seguito ne riportiamo il testo integrale. Ecco il nuovo logo della Fondazione. Lo avete scelto voi. La votazione popolare che è stata lanciata nei mesi scorsi ha dato il suo esito. La scelta è caduta su quello che durante la “competizione” chiamavamo “logo A”, ma che da oggi è semplicemente il simbolo della Campana. Si tratta di una rappresentazione stilizzata di Maria Dolens che richiama la “collettività” come insieme di elementi distinti e riconoscibili fatti di linee e tratti. Le linee, in particolare, rimandano a quelle del pentagramma musicale e diventano sempre più

morbide a simboleggiare la propagazione del suono dei rintocchi di Pace. I colori, presenti in maniera discreta e delicata, garantiscono all’immagine la possibilità di comunicare con immediatezza ed eleganza.

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attualità IL COMPLEanno È stato festeggiato il 21 settembre con un programma speciale

Tanti auguri a «Raices trentinas» da 15 anni in onda da Puerto Tirol I

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l 21 settembre il programma radiofonico «Raíces Trentinas» (Radici trentine), in onda sull'emittente «El limite» di Puerto Tirol (Chaco - Argentina) ha festeggiato quindici anni di messa in onda. Per la ricorrenza il suo conduttore, “Dany” Campestrini, insieme al suo tecnico audio Thiago Rodriguez, ha realizzato un programma speciale, durante il quale non sono mancati brindisi e torte. Il programma ha mosso i suoi primi passi partendo dall'idea di far conoscere le attività del Circolo Trentino locale e dell'Associazione Trentini nel Mondo. All'inizio Dany Campestrini collaborava come «inviato speciale» con le «voci» della trasmissione, Clarita Antoniolli e Mirtha Farías, finché non è diventato l'unico conduttore. Il programma del 21 settembre ha avuto come «ospite d'onore» l'attuale presidente del Circolo trentino di Puerto Tirol, Darío Farías, che ha espresso il suo orgoglio ed il suo entusiasmo per questi quindici anni in onda e allo stesso tempo ha esortato il conduttore a proseguire per molti altri anni. Il Coordinatore dei Circoli

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La trasmissione

radiofonica è nata dall'idea di far

conoscere l'attività del locale Circolo trentino e della Trentini nel mondo. Dany Campestrini, che aveva cominciato a collaborare con Clarita Antoniolli e Mirtha Farías come «inviato speciale», è il suo attuale conduttore importante svolto dalla trasmissione nel mantenere vive le radici Trentine. Sono arrivati saluti e auguri da tutto il mondo: grazie alle nuove tecnologie, infatti è stato possibile ricevere e mettere Trentini della Zona Nord, Rafa-

tulato con Dany Campestrini

in onda numerosi messaggi in

el Acuña Agnelli, si è collegato

per gli anni di radiodiffusione

formato audio. Ne citiamo al-

telefonicamente: si è congra-

e ha sottolineato il ruolo molto

cuni.


attualità

dinatore dei Circoli Trentini ar-

Francesco Bocchetti, diret-

gentini della Zona Centrale.

tore dell'Associazione Trentini nel mondo, nell'inviare le sue

Il programma ha visto anche

congratulazioni al programma

la presenza di Mariela Pasqui-

con un messaggio in spagno-

ni, con i suoi figli più piccoli, che

lo, ha affermato che «Raices

è venuta alla radio per condivi-

trentinas» è un programma

dere il brindisi e la torta prepa-

che diffonde la cultura trentina

rata dalla sorella del conduttio-

nel Chaco. «Vogliamo congra-

re, María Campestrini! A conclusione della giornata

tularci con il conduttore Dany Buenos Aires, Salta, ecc.

di festeggiamenti, Dany Cam-

Campestrini - ha affermato

dai presidenti dei Circoli tren-

Bocchetti - perché sappiamo

tini di Resistencia, Corzuela,

Sono arrivati anche i saluti di

pestrini ha scritto una rifles-

che essere un conduttore non

Corrientes, La Plata, Córdoba,

Oscar Menapace, attuale Coor-

sione, che pubblichiamo qui

è un compito semplice Richiede

di seguito: «I nostri nonni im-

impegno, preparazione e, so-

migrati hanno seminato spe-

prattutto, amore”.

ranza, lasciando la loro patria

Bocchetti ha concluso il suo

e percorrendo nuove strade in

messaggio con «un grande ab-

cerca di prosperità. Sono arri-

braccio dal Trentino e l'augurio

vati ​​ in queste terre che scel-

di molti altri anni ancora di suc-

sero per veder crescere i loro

cesso».

figli, nati nella seconda patria

Roberto Paolazzi, Coordina-

adottiva.

tore dell'Associazione Trentini

Erano uomini e donne labo-

nel mondo in Sud America, da

riosi e tenaci. Per tuti questi

parte sua si è congratulato per

motivi noi dobbiamo rendere

la fermezza e la perseveranza

omaggio ai nostri valorosi non-

che hanno permesso di andare

ni trentini, che hanno fatto la

in onda per quindici anni. Ha

storia nel nostro Chaco. Grazie

poi ricordato che «una parte

a loro siamo quello che siamo e

fondamentale di ogni pianta

abbiamo la nostra identità. An-

sono le radici, perché sono le

che per onorarli continuiamo a

radici che sorreggono la pian-

fare il programma radiofonico

ta» e ha affermato che la tra-

«Radici trentine» - le nostre

missione continuerà ad avere

radici - che al giorno d'oggi, at-

successo per molto tempo.

traverso internet, è possibile

Anche Maurizio Tomasi, di-

ascoltare in tutto il mondo.

rettore della rivista «Trentini

Grazie a tutti per aver cele-

nel Mondo», dal canto suo ha

brato insieme con me questo

inviato un audio con gli auguri

quindicesimo compleanno, un

e tanti complimenti, insieme

compleanno che non è solo

con una versione strumentale

della trasmissione ma di tutti i

suonata alla chitarra del brano

trentini e i loro discendenti.

«Happy birthday to you». Altri saluti sono pervenuti

Un saluto a tutti i fratelli trentini».

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attualità La mostra del Museo Diocesano Tridentino è stata insignita del «Grand Prix 2021 degli European Heritage Awards / Europa Nostra Awards», massimo riconoscimento europeo nel settore del patrimonio culturale

Prestigioso premio europeo per «L'invenzione del colpevole» L 6

a mostra del Museo Diocesano Tridentino «L’invenzione del colpevole» è stata insignita del «Grand Prix 2021 degli European Heritage Awards / Europa Nostra Awards», il massimo riconoscimento europeo nel settore del Patrimonio Culturale. La proclamazione dei quattro vincitori dell’edizione 2021 e dei premi speciali «ILUCIDARE» e «Public Choice Award» si è tenuta il 23 settembre, a Venezia, nell’ambito del Summit del Patrimonio culturale europeo. Dal 2002 solo sei progetti italiani hanno ricevuto il Grand Prix degli European Heritage Awards / Europa Nostra Awards e nessuno prima del Museo Diocesano Tridentino nella categoria «Educazione, Formazione e Sensibiliz-

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Per la giuria «è un progetto di grande rilevanza per il mondo contemporaneo in quanto impiega un metodo per creare un pensiero critico legato

ai processi storici e decostruisce un esempio storico di fake news»: la vicenda del Simonino

zazione». La giuria ha lodato il grande significato della presentazione del "caso Simonino" in un quadro attuale: «Questo è un progetto di grande rilevanza per il mondo contemporaneo in quanto impiega un metodo per creare un pensiero critico legato ai processi storici e decostruisce un esempio

storico di fake news. Il progetto, frutto di una forte collaborazione con molti ricercatori, non è solo una mostra, ma anche un processo che è in corso e continuerà». La mostra «L’invenzione del colpevole» fa luce su un episodio storico che ha segnato profondamente la storia di Trento. Nel 1475, Trento fu testimone della morte del piccolo Simone di due anni che portò alla condanna di tre famiglie ebree in base all’ac-

cusa - del tutto falsa e infondata - di "omicidio rituale" sulla base di confessioni ottenute sotto tortura e rafforzate da un diffuso pregiudizio antiebraico. Simonino da Trento fu successivamente venerato come un martire fino alla metà del XX secolo. Il riesame dei documenti giudiziari nel 1965 portò la Chiesa all'abolizione del culto. Da allora, le cappelle dedicate a Simonino da Trento furono chiuse e le opere icono-


attualità

grafiche relative al culto furono conservate lontano dagli occhi del pubblico. Il Museo Diocesano ha ora coraggiosamente ripreso questo filo storico e lo ha collegato al presente, mirando a sensibilizzare il pubblico sul pericoloso riemergere di tendenze razziste e antisemite e indicando l'importanza di un pensiero critico indipendente per combattere l'intolleranza. In occasione della premiazione, Domenica Primerano, direttrice del Museo Diocesano Tridentino, ha dichiarato: «Ho sempre pensato che la prima funzione di un museo sia quella educativa. Educare non significa solamente trasmettere conoscenze di tipo disciplinare ai propri pubblici. Educare deriva dal latino educe-

re, trarre fuori. Il nostro compito, dunque, è quello di sviluppare competenze perché il visitatore, grande o piccolo che sia, possa acquisire quello sguardo critico sulle cose che gli consenta di esprimere giudizi consapevoli. Un museo conserva il passato ma deve parlare all' uomo del presente. Affrontando il caso Simonino abbiamo voluto parlare degli effetti devastanti che allora come oggi possono avere le fake news, il pregiudizio, l'incitamento all' odio nei confronti dell'altro da sé, comunque inteso. Un museo deve svolgere anzitutto un ruolo sociale. Un museo ecclesiastico in particolare ha il compito di trasmettere quei valori che rendono tale una società civile. È quello che facciamo nel nostro museo».

Fino al 10 dicembre la mostra dedicata alla madre di Maria

In occasione dell’Anno dei Musei dell’Euregio 2021, il Museo Diocesano Tridentino ha allestito la mostra «Anna, la madre di Maria. Culto e iconografia nel Tirolo storico». L’esposizione, che nasce da un progetto di ricerca dell’Università degli Studi di Trento, intende illustrare l’evoluzione del culto e dell’iconografia di Sant’Anna fra il XV e il XVIII secolo, concentrandosi sul territorio che oggi va dall'Austria meridionale al Trentino. Il percorso espositivo è articolato in tre sezioni principali e accoglie circa trenta opere d'arte tra dipinti, sculture, incisioni e fotografie, provenienti da chiese, musei e altri istituti culturali dell'arco alpino. Inaugurata l'1 ottobre, rimarrà aperta fino al 10 dicembre. Orari di visita: 10.00-13.00 / 14.00-18.00. Giorni di chiusura: ogni martedì e 1° novembre. Per informazioni: www.museodiocesanotridentino.it

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attualità

Cambiamento climatico: nell'Artico è più drammatico C

on il consenso dell'editore, qui di seguito riportiamo il testo integrale dell'articolo «La questione dell'Artico» pubblicato sul numero 12 di «La voce di Maria Dolens», il mensile della «Fondazione Campana dei caduti» di Rovereto, a firma di Alessandra Pietrobon, docente di diritto internazionale all'Università di Padova. Le immagini sono dell'artista Lorenzo Fracchetti, nato nel 1946 ad Avio che da oltre cinquant'anni vive e lavora in Ontario (Canada).

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Lo sviluppo sostenibile è la sfida del prossimo futuro, ma nelle regioni dell’Artico già si presenta come particolarmente difficile. L’Artico può considerarsi una specie di laboratorio del conflitto fra forti interessi e valori divergenti. Di questo ancora si parla poco in Italia: per ovvie ragioni geografiche qui altri problemi sono più evidenti, ma quanto sta accadendo nell’estremo Nord merita attenzione sotto diversi profili. Il cambiamento climatico è più drammatico lì che altrove. Si dice che “il bianco diventa blu”: immagine suggestiva che potrebbe sembrare poetica, ma rivela un’evoluzione preoccupante. I ghiacci si sciolgono, lasciano spazio al mare che è più caldo: cambia la fauna ittica, cambiano le possibilità di pesca, nuove rotte si aprono alla navigazione, come il passaggio a Nord-Ovest. Sulla terraferma, nuove attività possono essere intraprese, in primo luogo lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo. E le risorse minerarie del sottosuolo sono ricche di materiali essenziali alla tecnologia, basti pensare agli im-

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I ghiacci si sciolgono, lasciano spazio al mare che è più caldo: cambia la fauna ittica, cambiano le possibilità di pesca, nuove rotte si aprono alla navigazione. Su questo si innesta la questione della tutela dei popoli indigeni, il rispetto e la conservazione della loro cultura, che oggi sono considerati come un valore nel diritto internazionale nell’interesse di tutta l’umanità.

portanti giacimenti di terre rare. Sono situazioni che potranno creare nuovi conflitti di interessi fra gli Stati artici e non solo: la Cina ha presentato un Libro Bianco, in cui si dichiara near-Arctic State e dichiara i propri interessi per la regione. L’Artico resterà lo stesso? Quali saranno gli effetti del cambiamento in atto sulla vita delle per-

sone che vivono nella regione? Nelle regioni artiche vivono dei popoli indigeni, principalmente Inuit, che si muovono in territori ora appartenenti al Canada, agli Stati Uniti, alla Groenlandia, alla Russia. Abitano quelle terre da tempo immemorabile, i contatti con gli europei sono relativamente recenti. La tribù di Thule ad esempio risale a 2000 anni pri-

ma di Cristo, ma solo nel 1818 fu avvicinata da esploratori europei. Gli indigeni vivono in simbiosi con il territorio e la natura, una relazione che ha una profonda dimensione religiosa. La tutela dei popoli indigeni, il rispetto e la conservazione della loro cultura sono oggi considerati come un valore nel diritto internazionale, nell’interesse di tutta l’umanità. Si supera così la teoria assimilazionista del passato, secondo cui gli indigeni dovevano essere educati alla cultura dominante. La vita tradizionale dei popoli indigeni si svolge in piccole comunità, di cui ciascun individuo si sente parte attiva. Tuttavia, lo sviluppo economico può incidere in modo drammatico: le condizioni di lavoro in una miniera o in una fabbrica sono incompatibili con le abitudini tradizionali in cui la caccia e la pesca erano attività collettive, a contatto con la natura. La vita negli agglomerati urbani vicini alle attività produttive non ha nulla a che vedere con la vita nei villaggi tradizionali. I cambiamenti nelle condizioni di vita e di lavoro risultano per molti indigeni insostenibili: i suicidi aumentano in modo impressionante anche fra i giovani, ad esempio in Canada si calcola siano 10 volte superiori alla media. Si parla di “danno transge-


attualità

nerazionale” che si riflette anche sulle nuove generazioni, le quali crescono private dei punti di riferimento essenziali della loro cultura tradizionale. A livello di diritto internazionale, il consenso specifico delle popolazioni indigene è necessario solo per misure che comportino il loro spostamento dalle terre ancestrali e la ricollocazione altrove. In passato, misure di ricollocamento forzato furono adottate ad esempio per la costruzione di basi militari o di dighe. Gli Stati hanno il dovere di consultare i popoli indigeni. La Dichiarazione delle Nazioni Unite sui popoli indigeni del 2007 prevede infatti un trattamento molto più favorevole, ma non si tratta di norme vincolanti, bensì di un atto di cosiddetta soft law. Per il resto, il diritto interno in ogni Paese si regola in modo indipendente, si può fare solo qualche cenno a due sistemi fra loro diversi. In Canada nel 1999, su di una parte dei territori del Nord-Ovest, viene costituito il nuovo Stato del Nunavut, una grande regione autonoma in cui vivono circa 38.000 persone, per la grande

Le immagini sono dell'artista Lorenzo Fracchetti, nato nel 1946 ad Avio che da oltre cinquant'anni vive e lavora in Ontario (Canada)

maggioranza Inuit. In altri Stati del Canada, vi sono accordi con la popolazione Inuit, che conferiscono loro una ampia autonomia, con il diritto a essere consultati e informati nel caso di nuove attività. Peraltro, spetta all’amministrazione centrale il diritto di

sfruttamento delle risorse del sottosuolo, agli Inuit vengono concesse delle royalties. La Groenlandia è invece abitata da circa 56.000 persone, in larga maggioranza Inuit. La regione fa parte della Danimarca, ma dal 2009 ha un’autonomia quasi to-

tale, con esclusione solo delle materie della politica estera e difesa. Qui pertanto, sono le autorità Inuit che hanno il potere di decidere sullo sfruttamento delle ingenti risorse minerarie, i cui proventi restano alla regione. Molte voci, però, si levano a denunciare che anche in questo caso la popolazione non è veramente consultata nel modo adeguato. Fra gli stessi Inuit, il dibattito sulla opportunità di aprire allo sfruttamento delle risorse minerarie o mantenere una Groenlandia più legata alla tradizione è molto vivo, anche perché l’indipendenza economica potrebbe permettere alla Groenlandia di divenire a tutti gli effetti uno Stato indipendente, ponendo fine al legame con la Danimarca. Gli ultimi sviluppi politici, con la vittoria dei Verdi nelle elezioni del 2021, potrebbero portare a una riduzione delle concessioni di sfruttamento in una prospettiva di maggiore tutela dell’ambiente e delle condizioni di vita tradizionali. Alessandra Pietrobon Università di Padova

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attualità GIOCO DEGLI SPECCHI, ATAS E PUNTO D'INCONTRO HANNO PROMOSSO UN'INIZIATIVA PER FAR RIFLETTE SU UNA DRAMMATICA REALTÀ

Una città è davvero solidale se al primo posto ha gli ultimi C

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ome noto, #iorestoacasa era il motto che era stato scelto per il primo lockdown, nella primavera del 2020, un motto che richiamava l’intera comunità alla responsabilità individuale e civica, indicando i comportamenti corretti da seguire per arginare la pandemia. Un motto che però suonava come una beffa per chi si trovava in strada, che in quel periodo rischiava addirittura di essere multato perché non aveva una casa nella quale stare. Proprio prendendo spunto da questa contraddittoria situazione, ha preso le mosse il progetto culturale «#iorestoacasa - voci di chi non ha casa», finanziato dalla Fondazione Caritro e voluto da «Il Gioco degli Specchi», «Punto d'Incontro» e Atas onlus (Associazione trentina accoglienza stranieri), tre associazioni trentinne impegnate da anni nel sostegno delle persone senza dimora. La mostra - che è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Trento ed era inserita all’interno del programma della

Presso la sede della Fondazione Caritro dal 22 al 25 settembre è stata allestita la mostra audiofotografica del progetto culturale «#iorestoacasa - Voci di chi non ha casa» 9 - 2021

settima edizione della «Settimana dell’Accoglienza 2021», organizzato dal CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) Trentino Alto Adige - è stata il primo evento ufficiale organizzato dal Progetto. I visitatori hanno avuto l'opportunità di ascoltare un podcast, realizzato da Davide Grotta e Gabriele Borghi a partire da dodici interviste a persone senza dimora, e di vedere le foto proiettate in loop su uno schermo, scattate dal giovane fotografo Oleh Rud, che ritraggono la Trento vissuta

dalle persone intervistate e da altre nelle loro stesse condizioni. I cinque capitoli che compongono il podcast, si incentrano ognuna su un tema specifico tra i vari che sono emersi durante le interviste. La musica originale è stata prodotta da Isacco Chiaf e la voce che introduce e chiude le puntate è di Chiara Capo. Capitolo 1 - Un deserto che non ho mai toccato. L’arrivo del Coronavirus ha portato radicali cambiamenti nella vita di tutti i giorni e creato nuovi timori e nuove incertezze. Come hanno

vissuto le persone senza dimora questa nuova realtà? Capitolo 2 - Una vita salata. Quando a marzo è iniziato il lockdown molte persone sono rimaste fuori dai dormitori e, senza un alloggio in cui andare, si sono ritrovati in strada ad affrontare un nuovo disagio: evitare i controlli della polizia. Dove vai quando ti chiedono di restare a casa ma tu una casa non ce l’hai? Capitolo 3 - Un piccolo luogo di pace. Cosa significa casa per una persona senza dimora? È un luogo che protegge dal freddo e dai pericoli della strada, ma è soprattutto un punto di partenza per una vita migliore. Capitolo 4 - Un uomo non vive di speranza. Fra le persone senza dimora intervistate ci sono un poeta ed un musicista. Come hanno vissuto la pandemia e come sono riusciti a dedicarsi al loro lavoro durante il lockdown? Capitolo 5- Un periodo anticonforme. Come si immaginano il futuro le persone senza dimora? Quali sono le loro speranze per il mondo post Covid? In occasione della mostra è

Le persone senza dimora a Trento durante la pandemia e specie nei periodi di lockdown hanno vissuto un peggioramento drammatico delle loro già fragili condizioni di vita


attualità

stato realizzato anche un libretto (sfogliabile utilizzando il QR code pubblicato in basso a destra). Nella prefazione Vincenzo Passerini, già presidente del Forum trentino per la pace e della cooperativa Punto d’Incontro, scrive: «Una città che vuole essere solidale, come Trento, deve

avere al primo posto gli ultimi». Per Passerini il vero primato di una città civile dovrebbe essere quello di essere la più accogliente per le persone senza dimora: ma a Trento ci sono centinaia e centinaia di edifici chiusi e persone che dormono per strada. Ma nelle pagine del libretto, scrive

ancora Passerini, «c'è anche la parte solidale della città. Forte, sincera, rispettosa, attenta, generosa. Che apre le porte, sorride, accoglie, ascolta, aiuta. Ridà speranza, a chi se la sta passando male, che il furuto possa cambiare. E questo è il più bel pezzo di città» .

per ascoltare il podcast

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QR code per sfogliare il libretto 9 - 2021


STORIE DI EMIGRAZIONE DAL 1870

#EMIGRAZIONESTORICA #1850-1900 #1900-1920 #NORDAMERICA

Immaginiamo di essere un contadino a fine ottocento, in un Paese dove si riesce a stento a mettere insieme un pasto al giorno, dove la terra è aspra, sassosa, e dà frutti solo col duro duro lavoro... Non si scherzava, e i nostri nonni e bisnonni lo sapevano bene, cosa era la fame. Lo sapevano anche gli agenti di emigrazione, e sapevano quali leve tirare per spingere un uomo, radicato alla sua terra, a pensare di partire. Oggi è la promessa di un buon salario e la giusta meritocrazia a far muovere i giovani, allora era la promessa di un raccolto facile, o di abbondanza di cibo. Ecco che ancor prima di arrivare nei paesi di tutta Italia, con i loro manifesti e le loro promesse di una vita migliore, facevano circolare cartoline con immagini impressionanti di polli giganti e frutti grandi più degli alberi. Dal Canada, dagli USA, ma anche dall’Argentina, propaganda truffaldina per spingere intere famiglie a vendere tutto e partire oltre oceano...

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eventi

Commemorato al Bois du Cazier il 75° anniversario dell'accordo «uomo per carbone» fra Italia e Belgio Firmato il 23 giugno 1946 a Roma, il protocollo prevedeva il trasferimento di 50.000 minatori italiani in Belgio. In cambio

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il governo belga si impegnava a vendere mensilmente all’Italia un minimo di 2.500 tonnellate di carbone ogni 1.000 minatori immigrati. La manodopera non doveva avere più di 35 anni e gli invii riguardavano 2.000 persone alla volta, per settimana. Il contratto prevedeva cinque anni di miniera, con l’obbligo tassativo, pena l’arresto, di farne almeno uno

Foto Ugo Fanti

Panorama della valle di Rio9dos Cedros - 2021


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l 23 giugno 1946 viene firmato a Roma il protocollo italo-belga per il trasferimento di 50.000 minatori italiani in Belgio. In cambio il governo belga si impegna a vendere mensilmente all’Italia un minimo di 2.500 tonnellate di carbone ogni 1.000 minatori immigrati. La manodopera non doveva avere più di 35 anni e gli invii riguardavano 2.000 persone alla volta (per settimana). Il contratto prevedeva cinque anni di miniera, con l’obbligo tassativo, pena l’arresto, di farne almeno uno. Per commemorare il 75° anniversario dell’accordo denominato «uomo per carbone», il Bois du Cazier (Marcinelle - Belgio) ha organizzato il 23 giugno scorso, un evento alla presenza di Paul Magnette, sindaco di Charleroi, Francesco Genuardi, Ambasciatore d’Italia a Bruxelles, Sergio Aliboni, Presidente dell’associazione dei minatori della Vallonia, Elio Di Rupo, Ministro Presidente della Vallonia, Sophie Wilmes, Ministro degli Affari Esteri del Governo Belga in videocollegamento, e David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo. Presenti anche il presidente dell’Intercomites belga Raffaele Napolitano ed Eleonora Medda, consigliere CGIE. Tra i presenti anche una ventina di ex minatori italiani, arrivati in Belgio tra il 1946 e il 1956. «Gratitudine e rispetto per gli italiani venuti in Belgio a partire dal 1946» è stata espressa dall’Ambasciatore Genuardi (intervenuto nello stesso giorno an-

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La presenza italia ha un valore ine «Questa commemorazione ci ricorda le realtà della miniera, delle baracche, della miseria e talvolta anche del razzismo. Fortunatamente i tempi cambiano e ora la vita degli italiani del Belgio è decisamente migliorata. Siamo una sola famiglia, felici di andare avanti insieme», ha affermato il sindaco di Charleroi che alla RTBF – emittente belga – per sottolineare gli storici legami tra Italia e Belgio, anche nella costruzione dell’Europa). Lo stesso ha fatto il sindaco Magnette secondo cui «la pre-

senza italiana nel nostro paese ha un valore inestimabile. Impossibile immaginare Charleroi, La Louvière, Mons o Liegi, ma anche Bruxelles, il Limburgo, senza gli italiani, senza tutti i figli e nipoti

di immigrati italiani» Persone, ha aggiunto, «che non solo hanno contribuito alla nostra prosperità, ma cha hanno portato con sé anche il sole, i profumi e la cucina dell’Italia». «Abbiamo scambiato il nostro carbone con l’oro», ha aggiunto il sindaco riferendosi alla variegata comunità italiana e italo-belga formata dai primi migranti, ma anche da «chi è nato qui, da voi più giovani, che vi sentite belgi prima di tutto, ma che non taglierete mai il cordone che vi lega ai vostri nonni. Della loro eredità avete fatto un vero tesoro, e questo tesoro è ormai condiviso da tutti gli abitanti del nostro Paese». Certo, non furono rose e fiori: «fu doloroso. Questa commemorazione ci ricorda le realtà della miniera, delle baracche, della miseria e talvolta anche del razzismo», ha ricordato Magnette rivolgendo un «pensiero commosso a quanti hanno dovuto pagare il prezzo dell’ingiustizia». Da sinistra:Jean-Louis Delaet, direttore del museo Bois du Cazier; Paul Magnette, Sindaco di Charleroi; Davide Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo ed Elio Di Rupo, Ministro Presidente della Wallonia. Tutte le foto sono state messe a disposizione dal Museo del Bois du Cazier.


enti

ana in Belgio estimabile Una lunga riflessione sul lavoro «che non deve diventare schiavitù» è stato il contributo alla celebrazione di David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo: «oggi siamo qui per ricordare la vita e il sacrificio di tanti italiani e tanti europei venuti in Belgio in cerca di un futuro migliore» Fortunatamente «i tempi cambiano e ora la vita degli italiani del Belgio è decisamente migliorata. Siamo una sola famiglia, felici di andare avanti insieme». L’immigrazione italiana in Belgio «è un grande successo, un esempio da seguire e un incoraggiamento per chi arriva da noi oggi». Figlio di uno dei minatori che arrivarono 75 anni fa in Belgio, ora Ministro Presidente della Vallonia, Elio Di Rupo ha sostenuto l’importanza di «celebrare quello che è stato uno dei primi accordi europei, ma anche una parte importante della storia della nostra Regione». «Intere famiglie, tra cui mio padre, sono immigrate in Belgio nella speranza di una vita migliore. I minori italiani – ha rimarcato – hanno contribuito fortemente

allo sviluppo economico della Vallonia, talvolta a rischio della loro vita. Lasciano oggi un’eredità considerevole che non bisognerà mai dimenticare. Un patrimonio storico e culturale». Una lunga riflessione sul lavoro

«che non deve diventare schiavitù» è stato il contributo di David Sassoli alla celebrazione: «oggi siamo qui per ricordare la vita e il sacrificio di tanti italiani e tanti europei venuti in Belgio in cerca di un futuro migliore» ha esordito, ricordando poi la durezza del lavoro che attendeva gli italiani: «pesante, mal retribuito e soprattutto destinato, fino a quel momento, ai prigionieri di guerra». Siglato l’accordo, «nelle diverse città e paesi italiani iniziarono a comparire manifesti di “reclutamento” che promettevano lavoro

e salario. Sui diritti dei lavoratori, sulla sicurezza e sulle condizioni di lavoro non c’era una riga. Unico requisito richiesto, una buona salute e un’età massima di 35 anni. La partenza di tanti italiani e tanti europei, emigrati con la speranza di una vita migliore in questo Paese, fu per moltissimi una esperienza drammatica, di sofferenza e di stenti». Quando non di morte, come tristemente ricorda l’8 agosto del 1956 quando 268 italiani morirono a Marcinelle, una «catastrofe che ha segnato, in un certo senso, anche la storia dell’integrazione europea, perché la tragedia di Marcinelle segnò uno spartiacque in molti modi. Innanzi tutto vi fu la presa di coscienza della inaccettabile condizione umana di quei lavoratori – e le battaglie politiche e sindacali che seguirono quella tragedia hanno portato nel tempo al riconoscimento formale e poi sostanziale dei lavoratori italiani come cittadini di questo Paese a pieno titolo e come lavoratori con eguali diritti». CONTINUA A PAGINA 16

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eventi ALLA CERIMONIA HA PARTECIPATO GIUSEPPE FILIPPI IN RAPPRESENTANZA DELLA TRENTINI NEL MONDO

Nelle parole del sindaco di Charleroi riflessioni su passato, presente e futuro

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Siccome è difficile separare l’accordo italo-belga del 23 giugno 1946, detto “Uomini per carbone”, dalla tragedia dell’8 agosto 1956 a Marcinelle, è stato normale commemorare proprio presso la miniera del Bois du Cazier il 75° anniversario di quell’accordo e rendere omaggio a quelli che hanno lasciato quel poco che possedevano in Italia per emigrare in Belgio. È dunque così che il 23 giugno 2021, una folta platea di autorità (fra le quali il Presidente del Bois du Cazier Jean-Claude Van Cauwenberghe, il sindaco di Charleroi Paul Magnette, l’Ambasciatore d’Italia Francesco Genuari, Il Ministro Presidente del governo regionale vallone Elio Di Rupo ed il Presidente del Parlamento Europeo Davide Sassoli), come pure delegazioni di diverse Associazioni di ex-minatori e di associazioni belghe e di emigrati italiani, erano presenti per

«Senza gli Italiani, è ben semplice, la Wallonia non sarebbe più la Wallonia ed il Belgio non sarebbe più il Belgio» ricordare le tracce di un passato così lontano, eppure così vicino, e testimoniare quel periodo alle nuove generazioni perché siano coscienti dei sacrifici, inimmaginabili oggi, fatti allora dai lavoratori italiani. Ero presente alla cerimonia in rappresentanza della nostra Associazione Trentini nel mondo: ho avuto così l’occasione di ascoltare discorsi dagli accenti sinceri, che pur carichi di nostalgia

nel ricordare quei tempi difficili, sono andati al di là del passato, parlavano al presente ma con un sguardo sicuro nel futuro. A conferma di quanto ho ascoltato in quel pomeriggio, riporto qui di seguito alcuni passaggi

dell’intervento di Paul Magnette, sindaco di Charleroi, che ha affermato: «Certo, ci ricordiamo pure degli inizi dell’emigrazione italiana, così dolorosa. Non ci avete solo aiutato a costruire la nostra prosperità. Ci avete pure portato il sole d’Italia, i profumi d’Italia, la cucina d’Italia, i vini d’Italia, la musica le canzoni d’Italia. In verità, il nostro carbone lo abbiamo scambiato con oro. Oro esportato dal Nord, dal Sud dell’Italia: in realtà eravate voi. Voi i più anziani, che siete della prima ondata migratoria. Ma anche voi che siete nati qui, dei vostri genitori. Senza gli Italiani, è ben semplice, la Wallonia non sarebbe più la Wallonia ed il Belgio non sarebbe più il Belgio». Parole che per me sono un autentico atto di fede in questo futuro. Giuseppe Filippi

La presenza italiana in Belgio CONTINUADA PAGINA 15 Inoltre «il sacrificio di quei lavoratori ha contribuito a formare una forte coscienza europea del lavoro, un percorso che è stato parte della costruzione delle prime Comunità europee e ha creato le condizioni affinché il processo di integrazione avesse al centro non solo il mercato ma anche i diritti delle persone». La tragedia del Bois du Cazier «ha contribuito ad accendere una luce non solo sulle migrazioni ma anche sulle politiche di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla costruzione di un welfare europeo». Oggi il tempo è passato ma si deve ancora combattere per i diritti, ha osservato Sassoli: «è soprattutto in tempi di crisi che il progetto

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europeo deve dimostrare di essere un progetto per il bene di tutti, proteggendo le persone, sostenendo le imprese, investendo nell’uguaglianza, nel progresso sociale e nel benessere economico. Soddisfare i bisogni dei cittadini europei di assistenza, lavoro, dignità, sicurezza e prosperità per il loro futuro è il cuore di questo progetto». «L’insegnamento e la memoria di quanti persero la vita a Marcinelle e nelle altre miniere del Belgio impone scelte coraggiose ispirate alla solidarietà - ha aggiunto il presidente del Parlamento europeo - perché anche oggi molte persone nel mondo guardano all’Unione europea come a una meta per costruire una vita migliore, degna. Molti arrivano nei nostri Paesi dopo drammatici viaggi, avendo sperimentato stenti,

torture, la morte di familiari o amici. Vengono per lavorare – come venivano i nostri migranti. E di quel lavoro le nostre società che invecchiano hanno sempre più bisogno». Quindi occorre «definire regole comuni in Europa perché non si debba morire per arrivare in modo irregolare – e perché non si debba lavorare in condizioni illegali e disumane, come accade purtroppo ancora, ad esempio, a molti immigrati extracomunitari nei campi o nelle fabbriche dei nostri Paesi». Paola Cecchini

Questo articolo è stato tratto, con il consenso dell'editore, dal sito www.progetto-radici.it


60 anni d’Europa

© European Union 2021

Unione Europea sotto assedio

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on bastava la crisi finanziaria prima e la pandemia da coronavirus oggi a creare grossi problemi all’Unione europea e a porre interrogativi inquietanti sul processo di integrazione. La Corte costituzionale polacca, presieduta dalla giudice Julia Przylebska, ha stabilito, giovedì 7 ottobre, che ogni sentenza o atto normativo dell’Unione europea deve essere conforme alla legge polacca per essere applicato in Polonia. Ciò significa che la Polonia non riconosce più la supremazia del diritto comunitario sul diritto nazionale come stabilito da diverse sentenze della Corte di giustizia dell’Ue, in particolar modo dalla sentenza Costa contro Enel del 15 luglio 1964. La sentenza Costa/Enel sancisce il valore superiore del diritto europeo rispetto ai diritti nazionali degli Stati membri. Di conseguenza, se una norma nazionale è contraria a una disposizione europea, le autorità degli Stati membri sono tenute ad applicare la disposizione europea. Il diritto nazionale non viene né annullato, né abrogato, ma solo sospeso. La Corte ha inoltre precisato che il primato del diritto europeo si applica a tutti gli atti nazionali, siano essi stati adottai prima o dopo l’atto europeo in questione. Garantendo il valore superiore del diritto europeo su quello nazionale, il principio del primato assicura una protezione uniforme dei cittadini da parte del diritto europeo su tutto il territorio dell’Unione. La Corte di giustizia pertanto è l’unica che può stabilire la compatibilità tra la legge Ue

Inquietano la sentenza della Corte Costituzionale polacca che sancisce la supremazia del diritto nazionale su quello comunitario e la richiesta di dodici Paesi di nuove misure per fronteggiare l'immigrazione a partire dalla costruzione di un muro ai confini sudorientali dell'Europa e quella nazionale. La decisione della Corte costituzionale polacca non ha precedenti nella storia europea, ma è solo l’ultimo passaggio di una contesa giudiziaria che prosegue da alcuni anni fra l’Unione europea e la Polonia, diventata un Paese a guida autoritaria dopo la vittoria alle elezioni del 2017 del partito Diritto e Giustizia di estrema destra. Da notare che la stessa Corte costituzionale conta una nutrita presenza di giudici nominati direttamente dal governo e ritenuti vicini a Diritto e Giustizia. La Polonia è uno dei Paesi dell’Unione che beneficia maggiormente dei fondi europei. Attualmente, il peso degli aiuti anticrisi in rapporto al PIL nazionale (prezzi 2018) vale circa il 14%. È il Paese che beneficia di più in valori assoluti dei fondi di coesione, pari al 2,7% del PIL annuo nel periodo 2014-2020. Una tale massa di risorse ha permesso di aumentare rapidamente il reddito pro capite del 17% dal 2008 al 2019. Insomma, una sorta di modello bancomat: si prende ciò che serve, eccetto gli oneri che ne

derivano in termini di rispetto di valori, equilibri costituzionali interni, aspirazioni e pratiche istituzionali, tutela dei diritti. Questo della Polonia (ma anche dell’Ungheria e, sia pure con comportamenti meno provocatori, degli altri Paesi dell’Est europeo) è un atteggiamento che non può essere più tollerato. L’adesione all’Unione è libera, si entra con l’obbligo di rispettare trattati e leggi comunitarie: in caso contrario c’è l’uscita, più complicata quando non è decisa da un referendum popolare, ma pur sempre possibile. Probabilmente, l’impronta autoritaria del defunto regime sovietico, ha lasciato tracce profonde nell’ethos nazionalistico polacco. Forse, l’ingresso dei Paesi post comunisti nell’Unione europea è stato troppo affrettato: bisognava dare loro più tempo per smaltire la sbornia di un nazionalismo riconquistato. Un secondo fronte che rischia di creare ulteriori, gravi difficoltà all’Unione è rappresentato dalla decisione di dodici Paesi (Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica

Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia) che chiedono alla Commissione nuove misure per fronteggiare l’immigrazione a partire dalla costruzione di un muro ai confini sudorientali dell’Europa. Si fermeranno così i migranti? La storia insegna che i fenomeni migratori sono irreversibili: ci potranno essere differenze di intensità e di provenienza legate a guerre, malattie, povertà, miseria, colonialismi vecchi e nuovi, ma lo stimolo a cercare terre nuove, luoghi, anche immaginari, dove iniziare nuova vita con maggiore sicurezza e benessere, caratterizza la storia umana fin dai primordi dell’umanità. Pensare di risolvere il problema con muri e filo spinato è pura illusione, peggio, servirà solo ad approfondire ancora di più lo steccato fra Paesi ricchi e privilegiati e quella parte di umanità povera, calpestata, sfruttata da geopolitiche di potere, fondamentalismi religiosi, predazioni sistematiche di risorse naturali e ambientali. E mentre i sovranisti di casa nostra berciano, incapaci come sono di analisi ragionate e documentate, allineandosi pecorinamente alla combriccola di sovranisti ed euroscettici europei, le istituzioni Ue dovrebbero avere un sussulto di dignità e, norme comunitarie aiutando, delineare con decisione una proposta comune di politica dell’immigrazione. È la sola strada che abbiamo per non tradire la nostra storia, la nostra cultura, la nostra umanità. Vittorino Rodaro 11 ottobre 2021

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circoli

C'era anche il Circolo di San Francisco all'incontro con il nuovo Console generale «Il Consolato Generale sarà sempre un punto di riferimento per i nostri connazionali sia dal punto di vista dei servizi offerti, sia sotto il profilo della valorizzazione del loro legame con il nostro Paese»: è quanto ha ribadito Sergio Strozzi, dal 17 giugno Console generale d’Italia a San Francisco, nell’incontro avuto il 29 settembre con le associazioni italiane della città. All’appuntamento, in rappresentanza del Circolo trentino di San Francisco e della Trentini nel mondo, ha partecipato Luca Dorigatti (con lui nella foto a destra).

Il Console ha definito «molto radicata e di grande profilo» la comunità italiana e italo-americana di San Francisco e della circoscrizione consolare. Comunità

alla quale ha rivolto un ringraziamento «per aver fatto crescere in questi anni, insieme ai miei predecessori, tra i quali tengo in particolare a ricordare Mauro Battocchi e Lorenzo Ortona, il rapporto d’amicizia e le collaborazioni tra San Francisco e l’Italia nei vari ambiti» ha affermato. Rafforzare e promuovere ulteriormente questo legame in tutti i settori - culturale, economico, scientifico-accademico, tecnologico, linguistico, agroalimentare «è l’obiettivo che mi prefiggo - ha poi dichiarato – e conto sul prezioso sostegno di tutti voi».

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Bento Gonçalves, ricette e passeggiate al corso di conversazione in italiano Il corso di conversazione in italiano organizzato dal Circolo trentino di Bento Gonçalves (Rio Grande do Sul - Brasile) è iniziato il 4 settembre presso il Ponto de Cultura Vale dos Vinhedos. Il gruppo formato da una decina di donne che intendono migliorare la loro conoscenza della lingua italiana per future visite ai loro luoghi di origine nel Nord Italia. I laboratori si svolgono il sabato mattina, momento propizio per avere la presenza in videoconferenza di ospiti da Trento e dal Veneto. Ogni incontro affronta un tema diverso: ci sono ospiti speciali,

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si preparano ricette italiane e si fanno passeggiate nella Vale dos Vinhedos, con visita alle cantine ed ad altri luoghi di interesse storico o naturalistico. Il coordinatore e promotore

del corso, Sandro Giordani, sottolinea l'importanza di avere un luogo, come il Ponto de cultura, nel quale poter svolgere attività culturali ed iniziative mirate alla conservazione della memoria.


circoli

Presentato il libro sui 15 anni del Circolo di Presidente Getúlio L ’11 settembre il Circolo Trentino di Presidente Getúlio (Santa Catarina -Brasile) ha ufficialmente presentato il libro «Circolo Trentino di Presidente Getúlio – 15 anos de história». All'appuntamento, oltre ai soci del Circolo, erano presenti il Sindaco, Nelson Virtuoso, e il Vice sindaco, José Adalcio Krieger. Fare ricerche storiche, raccogliere racconti e storie di famiglia e catalogare le iniziative e le foto dei quindici anni di attività del Circolo Trentino di Presidente Getúlio, è stata un'impegnativa sfida per Rafael Rossi Schafer e Carla Teresinha Nardelli, membri del Circolo. Scrivere questo libro era un progetto al quale si era pensato all’inizio del 2020, per celebrare il quindicesino anniversario. L’isolamento sociale dovuto alla pandemia COVID 19 ha rallentato i tempi di realizzazione. Ma la stesura del libro è stata anche un'occasione per coinvolgere tutti i membri del Circolo nel progetto e per certi versi ha colmato l’assenza delle altre attività in presenza, che erano state previste per il 2020. Con la collaborazione di tutti i membri del Circolo è stato così possibile recuperare storie, informazioni, foto e ricordi delle famiglie e delle attività svolte dal Circolo. La collaborazione di tutti i soci del Circolo è stata fondamentale per fare questo libro, che si propone come una sorta di archivio collettivo della storia dell'emigrazione, del Circolo trentino e delle memorie di famiglie. Un ringraziamento speciale va rivolto all’Associazione Trentini nel Mondo, che ci ha

dato il supporto necessario fin dall’inizio del progetto per la realizzazione di questo libro. Come Circolo Trentino, speriamo che il libro sia non solo un registro ma un incentivo per la valorizzazione e il mantenimento della storia e della cultura trentina a Presidente Getúlio per le generazioni future. Il libro è diviso in due parti. Nella prima parte, di carattere più storico, sono stati riuniti testi sull’emigrazione trentina in Brasile, sul processo della colonizzazione italiana a Presidente Getúlio e anche racconti sulla vita dei colonizzatori negli anni 1930/40. Di seguito, sono stati descritti gli antefatti, il processo di fondazione del Circolo Trentino di Presidente Getúlio, le attività svolte in questi quindici anni, le testimonianze degli ex-presidenti oltre a un compendio delle storie delle famiglie

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trentine e italiane della città. Nella seconda parte vengono descritti gli elementi culturali ancora presenti nella comunità trentina e italiana a Presidente Getúlio, come la gastronomia (tecniche di produzione e ricette) e i dialetti (espressioni, modi di dire e cantiche). Sono state raccolte testimonianze dei soci che hanno partecipato a interscambi culturali e di studio in Italia, oltre all’esperienza vissuta nel «Soggiorno Formativo» del 2011, che ha avuto luogo proprio a Presidente Getúlio. Altri racconti interessanti nel libro riguardano la produzione di un cortametraggio, il patto di amicizia tra Presidente Getúlio e Levico Terme, la costruzione del Monumento all’emigrante italiano e sul programma di radio «Momenti d’Italia». Carla T. Nardelli

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circoli

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Applausi alla «Rural del Prado» per il coro «Stella alpina» del Circolo trentino di Montevideo

Grande exploit del Coro «Stella Alpina» del Circolo Trentino di Montevideo (Uruguay) in occasione della «Rural del Prado», la più grande fiera agricola del paese, che riunisce ogni anno centinaia di migliaia di visitatori e si tiene dal 1913. Conosciuta anche come Expo Prado, Rural del Prado è una mostra agroindustriale organizzata dall'Associazione Rurale dell'Urugua, che si svolge nel mese di set-

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tembre nel quartiere Prado, della città di Montevideo. Vengono esposti e venduti prodotti agricoli, animali e macchine agricole. Il programma dell’evento prevede inoltre diverse dimostrazioni gastronomiche di alto livello, mostre, spettacoli, conferenze e spettacoli musicali, che si tengono anche nei padiglioni delle Ambasciate di tutto il mondo. In questo prestigioso contesto si è esibito il Coro Stella Alpina,

invitato dall'Ambasciata d'Italia in Uruguay (nella foto in alto a sinistra, l'Ambasciatore Giovan-

ni Battista Iannuzzi). Su questo importante palcoscenico e davanti ad un pubblico numeroso il Coro ha ottenuto un ottimo successo, proponendo un variegato programma di brani sia italiani che trentini, appartenenti al repertorio corale universale ed avventurandosi anche nella musica popolare. Silvia Norbis Presidente Circolo trentino di Montevideo


circoli

Dal Circolo trentino di Chajarí (Argentina) abbiamo ricevuto questa notizia. Sabato pomeriggio abbiamo fatto un piccolo giro in un paese vicino: Villa del Rosario. Abbia-

Gita a Villa del Rosario per il Circolo di Chajarì mo visitato la piazza, la chiesa e il museo del mulino. Mulino che macina il mais dal quale si ottiene

la farina per fare la polenta. Più tardi, i membri del circolo Horacio, Rosa e Matías ci hanno

accolto a casa loro dove abbiamo condiviso uno spuntino/cena nello stile dei nostri nonni. Della visita è stato anche realizzato un breve video; https://youtu.be/5luN-uoL-KA

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«Dia del inmigrante»: celebrazione a Presidencia Roque Saenz Peña Sabato 4 settembre, la Federazione delle Comunità Straniere di Presidencia Roque Saenz Peña (Chaco Argentina), ha celebrato «el Dia del inmigrante» (la «Giornata dell'Immigrato»). Durante la cerimonia, alla quale erano presenti Pedro Egea (presidente del Concejo Deliberante), Rafael Acuña Agnelli (sottosegretario, nella foto a sinistra) e rappresentanti delle diverse comunità straniere della città, sono state innalzate la bandiera nazionale argentina e quelle delle Comunità. «Ricordare i nostri antenati che sono venuti in questa bellissima città è motivo di orgoglio», ha affermato Rafael Acuña Agnelli (che è anche coordinatore dei Circoli trentini della zona). «Oggi - ha proseguito - la

nostra piazza San Martín è impreziosita dai loro colori. Ogni singola comunità ha dato e continua a dare un contributo importante allo sviluppo della città e ognuna si sente impegnata a continuare a farlo ed è importante che questo avvenga, per rafforzare la loro rappresentanza nel Chaco e in tutto il paese», ha concluso.

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circoli

N 22

Tre belle notizie da Puerto Tirol

el pomeriggio dello scorso 2 ottobre, il Circolo trentino di Puerto Tirol (Chaco Argentina), ha tenuto un incontro con tre motivi centrali. Il primo è stato il conferimento di un riconoscimento a “Dany” Campestrini, per i suoi 15 anni di trasmissione del programma radiofonico Raíces Trentinas (articolo alle pagine 4-5). Il presidente del Circolo, Darío Farías, si è complimentato con Dany e la radio e li ha invitati a proseguire un lavoro così prezioso: perché parlare della storia dell'immigrazione trentina nel Chaco e dell'attività del Circolo e della Trentini nel mondo, rappresenta per le nuove generazioni un esempio da seguire, Nel ringraziare per l'inattesa e gradita sorpresa che - ha affermato - lo riempie d'orgoglio, Campestrini ha dichiarato che per lui diffondere la “trentinità” è un compito che svolge con grande piacere e che la cosa più importante è raggiungere il maggior numero di ascoltatori.

Il secondo e non meno importante «punto

soddisfazione.

all'ordine del giorno», è stata la comunicazio-

Aver ottenuto la «personalità giuridica» fa-

ne ufficiale che il Circolo trentino di Puerto

ciliterà il percorso burocratico di un atto molto

Tirol, a seguito della delibera N° 851/21 del-

atteso, vale a dire il passaggio di proprietà del

l'«Ispettorato Generale delle Persone Giuri-

terreno sul quale c'è la sede del Circolo: le ne-

diche del Chaco», è stato riconosciuto come

cessarie procedure affinché la proprietà venga

«Associazione Civile», titolo che sancisce

trasferita al Circolo Trentino, sono già in corso.

l'importante ruolo che il Circolo svolge nel-

Infine, durante l'incontro si è annunciato

la società di Puerto Tirol e che nel contempo

l'avvio, il 7 ottobre, della rassegna di cinema

comporta responsabilità e impegno maggiori

italiano presso il Museo Storico Comunale di

sia per i componenti del direttivo, sia per tut-

Puerto Tirol e si è ricordato che grazie all'inter-

ti i soci. La notizia è stata accolta con grande

vento dell'Associazione Trentini nel mondo, è stato possibile accedere a materiale della Fondazione Museo Storico di Trento, così che oltre al film, sarebbe stato proiettato un documentario sull'immigrazione trentina, realizzato dal Museo Storico. Al termine dell'incontro, c'è stato un piccolo brindisi con torte, che erano state preparate dalle sorelle di Dany Campestrini, Olga e María, che il Circolo vuole ringraziare per la preziosa collaborazione.

In visita da Liegi Filippo Nardon, già presidente del Circolo trentino di Liegi (Belgio), e la moglie Carmela Nona, il 16 settembre hanno fatto visita alla Trentini nel mondo. Grande appassionato di ciclismo, Filippo ha approfittato dello svolgimento dei Campionati Europei di ciclismo che si sono svolti in Trentino dall'8 al 13 settembre, per trascorrere un periodo di vacanza in Trentino, dove la moglie lo ha poi raggiunto. Lo stesso giorno della visita all'Associazione, Filippo e Carmela sono poi andati a Strigno per assistere alla presentazione del libro del loro caro amico Claudio Pellegrini (foto a destra).

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circoli

Iniziato il corso di italiano di livello B1 organizzato dal Circolo di Resistencia Ha preso il via il Corso di italiano, livello B1, organizzato dal Circolo Trentino di Resistencia (Chaco – Argentina) e condotto dal coordinatore del Circoli della zona, Rafael Acuña Agnelli. Al corso partecipano giovani delle città interne del Chaco: Sáenz Peña, Corzuela, Quitilipi, Pampa del Infierno e General San

«Continueremo a lavorare per

Martín. Sono città in cui risulta

la nostra comunità – sottolinea

molto difficile avere insegnanti

Acuña – cercando di raggiunge-

di italiano e poter offrire questa

re sempre più parti della nostra

preziosa opportunità ai giovani.

provincia».

Rafael Acuña ospite nella rinnovata sede del Circolo trentino di Corzuela (Chaco) Continua il giro di visite del Coordinatore dei Circoli trentini Rafeal Acuña ai Circoli del Chaco (Argentina). Punto di arrivo questa volta è stato il Circolo di Corzuela, luogo piuttosto lontano dalle grandi città del Chaco. «Ho incontrato il direttivo e altri membri del Circolo– ha scritto Rafael in una nota inviata alla redazione - che mi hanno mostrato la sede e le importanti ristrutturazioni che sono stati in grado di realizzare grazie al contributo dell'Associazione Trentini nel Mondo, ma ancor più grazie alla buona volontà

di tutti i suoi volontari che lavorano instancabilmente per mantenere e valorizzare la propria sede

e le attività che vi si svolgono». «Davanti ad un caffè poi – prosegue il racconto di Acuña

- si possono lasciare in disparte le parole ufficiali e si possono apprendere storie di vita segnate dall'attività del Circolo, storie di difficoltà superate, di opportunità, di tanto coraggio per affrontare i momenti difficili della comunità. E di come si riesce ad andare avanti grazie al legame che ancora esiste, all'associazionismo e al sostegno reciproco che aiuta tutti ad innovare e crescere, per adattarsi ai tempi. Mi sono messo in viaggio di ritorno a casa portando con me un sentimento di grande speranza».

In visita da Borinage (Belgio) Borinage è un'area della provincia di Hainaut della Vallonia in Belgio, che ha come capitale la città di Mons. Nel 2016 è stato fondato il Circolo trentino Centre e Borinage, di cui è presidente Alessandro Bonmassar, che il 23 settembre ha fatto visita alla sede della Trentini nel mondo, dove è stato accolto dal direttore Francesco Bocchetti e dalla vice direttrice Rosanna Barchiesi. Bonmassar era con la moglie Denise Farndell. Bonmassar si trovava in Trentino alla guida di un gruppo di quarantasette soci del Circolo, che partecipavano alla prima gita organizzata dopo la pandemia. Castello di Stenico, Lago di Tenno, Paganella erano alcune delle mete previste dal programma di viaggio.

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in ricordo

Marco Fontana, trentino in Svezia «che non stava mai fermo»

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n uomo gentile, allegro e disponibile verso tutto e tutti, con una testardaggine positiva e una volontà di vivere e fare tutto nel presente: così è stato definito Marco Giuseppe Fontana da un suo caro amico in occasione del funerale, che si è tenuto a Mora, cittadina di diecimila abitanti nella Svezia centrale, dove Marco abitava con la moglie Lillemor. Nato a Ronco Chiesa, nel Primiero, il 2 giugno 1936, era arrivato in Svezia come cuoco, dopo aver frequentato la scuola alberghiera e aver lavorato in Svizzera. Era destinato a rientrare in Svizzera ma il proprietario dell'albergo svedese ha fatto di tutto per non farlo andare via. È stato proprio in quegli anni che Marco e Lillemor si sono incontrati. Insieme hanno trascorso anche un periodo in Trentino, al quale Marco è sempre stato mol-

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Nato nel 1936 a Ronco Chiesa nel Primiero, chef di professione , è stato un grande sportivo. Sempre molto legato al Trentino ha voluto che i familiari conoscessero di persona la sua terra d'origine to legato: ma in Primiero non c'erano opportunità di lavoro e così sono ritornati in Svezia, dove Marco, dopo aver peregrinato un po', ha trovato un impiego stabile presso il ristorante Domus a Mora. È sempre stato molto attivo e appassionato di sport e per questo di lui si diceva che non stava mai fermo. Amante della montagna sin da quando era bambino, gli piaceva fare escursioni e scalare e per questo motivo la Norvegia era diventata la sua seconda patria: a Mora ha fondato il «Mora Climbing Club» .

Altra sua grande passione era lo sci. Ha partecipato a quindici edizioni della Vasaloppet, la gara di gran fondo che ha il traguardo proprio a Mora. Nils Emanuel Karlsson, per nove volte vincitore della Vasaloppet (a sinistra con lui nella foto qui a fianco) fu suo grande amico. E a proposito di gare di fondo di sci, nel 2003 Marco ha fatto da interprete al principe Carlo Filippo di Svezia, che partecipò all'edizione di quell'anno della Marcialonga. Ha fatto da interprete anche al grande fondista Giorgio Di Centa, mentre in Svezia si preparava per partecipare alla Vasaloppet. Gli piaceva anche il ciclismo: aveva una mountain bike e pedalava quasi ogni giorno. Ma la sua più grande passione era la famiglia. Era profondamente legato ai suoi figli e nipoti e ci teneva che conoscessero il suo luogo di origine in Trentino. Marco è scomparso il 20 agosto scorso: ha lasciato la moglie, la figlia Sabina, la nuora Elisabeth (vedova del figlio Dante) e i nipoti.


gente e fatti

Gustavo Perini, a Mattarello sulle tracce del trisavolo Quirino emigrato in Brasile Gustavo Perini ha quarantatre anni. È nato a Caxias do Sulww (Rio Grande do Sul - Brasile). Di professione fa il programmatore di applicazioni per telefonini per conto di un'azienda brasiliana. Da cinque mesi si è trasferito per motivi di lavoro a Lisbona, in Portogallo ed ha approfittato del suo arrivo in Europa per trascorrere qualche giorno in Trentino e concretizzare un progetto coltivato da tempo: visitare Trento e in particolare Mattarello, da dove il suo trisavolo Quirino nel 1876 era emigrato verso il Brasile. La sua prima tappa è stata la Trentini nel mondo, con la quale era entrato in contatto prima della sua partenza da Lisbona. Presso la sede ha incontrato il

presidente Armando Maistri e l'ex presidente Alberto Tafner (con lui nella foto qui sopra). Sabato 2 ottobre, accompagnato da Maurizio Tomasi, ha finalmente visitato Mattarello. Dapprima una passeggiata nella parte più vecchia del paese, Mattarello di Sopra, dove aveva abitato Quirino. Poi un salto al

cimitero, al Forte di Mezzo, testimonianza della Prima Guerra Mondiale, e infine l'incontro in canonica con don Duccio, che ha fatto sfogliare a Gustavo i registri parrocchiali che riportano la nascita e il matrimonio di Quirino. Ultima sosta nella chiesa di San Leonardo, accanto al fonte battesimale (foto qui sopra).

Per Gustavo è stata una giornata emozionante ed indimenticabile, come gli aveva predetto il padre Alcides - uno dei fondatori e presidente del Circolo trentino di Caxias do Sul - ricordando le sensazioni che aveva provato quando per ben due volte era tornato negli anni scorsi a Mattarello.

Tornare alle origini è un privilegio

H

o avuto il privilegio di tornare alle mie origini, visitando la bellissima città di Trento e il sobborgo di Mattarello, dove vivevano i miei antenati prima di emigrare in Brasile. Nella sede della Trentini nel mondo sono stato accolto a braccia aperte dal presidente Armando Maistri, dall'ex presidente Alberto Tafner, da Rosanna, Giulia e Maurizio. La bella accoglienza mi ha dato la sensazione di essere a casa. Vorrei ringraziare tutti, in particolare Maurizio, che mi ha accompagnato per gran parte della giornata trascorsa a Mattarello. Nonostante avessi già visto la città e i suoi dintorni in fotografia, niente è paragonabile all'essere presente in questa regione, piena di paesaggi che sembrano dei quadri dipinti da grandi ar-

tisti. Le montagne hanno una grandezza e una bellezza impressionanti: anche vedendole più volte al giorno, ogni volta che mi imbattevo nel panorama ne rimanevo stupito. L'aria fresca e pura,

proveniente dalle Alpi e dai suoi boschi nativi, completava la sensazione di benessere a contatto con la natura. Sabato 2 ottobre ho potuto passeggiare per le vie del paese dove

vivevano i miei avi, a Mattarello. Sono stato molto felice di poter sfogliare, grazie alla disponibilità di don Duccio, il registro parrocchiale, nel quale sono riportati l’atto di nascita del mio trisavolo Quirino Perini (nato nel 1844) e del suo matrimonio (avvenuto nel 1870) con Maria Ferrari. A Mattarello ho poi visitato la chiesa e il cimitero, dove la lapide della famiglia Perini è tra le più antiche. Tornare alle origini, conoscere e comprendere il passato, sembra colmare una lacuna esistenziale nella nostra vita. Per chi non ha ancora avuto modo di farlo, lo consiglio, poiché il contatto con tutto questo genera un senso di orgoglio e di ammirazione per coloro che sono stati dei veri eroi ed esempi per le generazioni future. Gustavo Perini

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gente e fatti GRAZIE AL «Progetto accoglienza richiedenti asilo e rifugiati/e» dell’Università

Dalla Nigeria alla laurea a Trento, la coraggiosa vita di Joy Ehikioya J

“Richiedenti asilo all’Università”. L’iniziativa ha preso avvio con la stipula di un Protocollo d’intesa tra l’Ateneo e la Provincia autonoma di Trento (Assessorato alla salute e politiche sociali e Assessorato all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo), con il coinvolgimento di

©UniTrento ph. Federico Nardelli

Cinformi e Opera Universitaria. Tale accordo definisce una cornice istituzionale di collaborazione tra i soggetti coinvolti, finalizzata a realizzare un percorso di integrazione strutturato per richiedenti e/o titolari di protezione internazionale, rafforzando tecipare a vari eventi per portare

il proprio impegno in riferimento

le collaborazioni con il territorio

la sua testimonianza di studen-

ai temi delle migrazioni forzate,

trentino e la società civile e con-

tessa richiedente asilo e poi rifu-

l’Università degli studi di Trento

tribuendo alla “terza missione”

giata nel progetto di accoglienza.

si è impegnata ad accogliere e

dell’Università.

Quella di Joy è una storia di co-

agevolare l’accesso al percorso

Dal suo avvio, hanno parteci-

raggio, da lei stessa raccontata in

universitario di un gruppo sele-

pato al Progetto persone prove-

un diario di testimonianze sulle

zionato di soggetti presenti sul

nienti da Camerun, Venezuela,

angosce, le difficoltà e le occasio-

territorio trentino con lo status

Costa d’Avorio, Guinea Conakry,

ni di riscatto di chi è costretto a

giuridico di richiedenti asilo poli-

Gambia, Nigeria, Pakistan e Af-

lasciare la propria terra per scap-

tico e/o già in possesso di prote-

ghanistan, che si sono iscritte a

pare in un luogo più sicuro (link a

zione internazionale, in posses-

corsi di laurea presso i seguenti

fondo pagina).

so dei titoli di studio necessari

Dipartimenti: Sociologia e Ricer-

«Progetto accoglienza stu-

per accedere all’università.

ca Sociale, Lettere e Filosofia,

denti

richiedenti

asilo

e

Nel luglio 2016 l’Ateneo ha at-

rifugiati/e ». Per concretizzare

tivato il Progetto di accoglienza

Economia e Management, Giurisprudenza e Informatica. Il Progetto, che si avvale anche del supporto operativo di giovani in servizio civile, è coordinato dalla Direzione Didattica e Servizi agli Studenti, in collaborazione con l’Ufficio Equità e Diversità di

©UniTrento ph. Federico Nardelli

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oy Ehikioya, ventitre anni, studentessa nigeriana, è la prima iscritta al «Progetto accoglienza richiedenti asilo e rifugiati/e» dell’Università di Trento che consegue la laurea. «Integration as an aftermath of Migration»: questo il titolo della tesi, discussa il 30 settembre con la relatrice Elena Fasoli, dedicata alla promozione dell’integrazione efficace di chi arriva da lontano. Joy ha frequentato il corso di «Comparative European and International legal studies», un percorso di studi nuovo che la Facoltà di Giurisprudenza offre interamente in lingua inglese. «Fin da quando è arrivata all’università di Trento, Joy Ehikioya ha mostrato forte motivazione per lo studio e una grande passione per l’ambito prescelto, quello degli studi giuridici internazionali. In poco tempo ha imparato la lingua italiana ed è riuscita a costruire molte relazioni - ha affermato Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità – è una ragazza molto determinata: nei tre anni non soltanto ha ottenuto tutti i crediti richiesti per rimanere nel progetto, ma li ha addirittura superati, laureandosi in corso con ottimi voti in molte discipline. Il percorso di Joy rappresenta un motivo di grande soddisfazione per l’Ateneo e credo possa essere di ispirazione per molti altri studenti e studentesse». Nel corso della sua carriera universitaria Joy ha partecipato a molti eventi legati al tema dei richiedenti asilo e rifugiati ed è stata invitata dall’Ateneo a par-

UniTrento, altri uffici e servizi dell’Ateneo, e con enti e associazioni del territorio. Al momento il progetto segue quindici tra studenti e studentesse da dieci Paesi. Uff. Stampa UniTn

https://www.dimmidistoriemigranti.it/diarista/joy-ehikioya/ 9 - 2021


gente e fatti

«Strappi di vita», racconti sovrabbondanti di umanità Il 16 settembre a Strigno, il 17 a Trento (nella foto a sinistra) e il 18 a Grumes (foto in basso), ci sono state altrettante presentazioni di «Strappi di vita» (edizioni Vitrend), l'ultimo libro di Claudio Pellegrini, nato a Palù di Giovo nel 1936, prete operaio presso la comunità italiana del Limburgo belga, con la presenza dell'autore. Su questa pagina riportiamo la recensione del libro apparsa sul sito dell'associazione «Il gioco degli specchi», a firma di Maria Rosa Mura «Vive la sua vita d'istinto, a strappi, come se non fosse stata vissuta, ma trafugata, immaginata...» Strappi di vita? forse bocconi di sentimenti e dolori di altri, divorati per affondare i denti nella vita, come un tempo il bambino che era mangiava i fiori per impadronirsi dei colori? Claudio Nerèo Pellegrini è un poeta e si esprime per immagini, in questo suo libro più che mai, inseguendo sempre la sua profonda adesione alle persone, specie quando si trovano soli nella pena di vivere. C'è la madre impazzita per il dolore e reclusa, (quei pazzi che vedono così lucidamente la vita), la giovane bellissima ghermita dalla morte che affronta con rabbia il suo destino e il tradimento dell'innamorato; il militare azteco-americano che dissolve nella violenza e nell'alcol la sua aspirazione alla giustizia, che "si strozza di perdono" all'annuncio della paternità (pag. 90), capace dopo averlo abbandonato per anni di "entrare nel silenzio del figlio paralizzato"; la giovane donna che colma per altri il suo bisogno di maternità . C'è un desiderio di vita che si declina in molte esistenze incrociate e teneramente affiancate: "fai il padre più che puoi", gli dice un orfano, diventato felicemente adulto e padre, un ragazzo forte e allegro che gli si è rivelato per un

attimo nella sua infinita solitudine e tristezza. Perchè in un orfanatrofio "i ragazzi giocano, ridono, gridano, piangono, bisticciano e si riconciliano, ma hanno addosso una specie di malinconia di branco" (pag. 27). Sono "sguardi appesi al cuore", sguardi che penetrano l'esistenza. Il protagonista di questi racconti, con quel suo nome prezioso, Corallo, viene travolto dai tanti dolori che vede: "come ci si salva dalla disperazione della morte?" (pag.25); "io lì inchiodato a patire l'impossibilità della risposta" (pag.27); "ancora la mia rabbiosa, sacrilega impotenza" davanti alle ultime parole del minatore, davanti al povero giovane suicida. È come naufragare dentro la vita della gente a cui Corallo "si de-

dica anima tenerezza e corpo"; di fronte ai bambini profughi separati dalle famiglie "restò stroncato al primo incontro, brivido al cuore, spasimo nel sangue" (pag. 38); "la goccia di rabbia, di disperazione, di impotenza quando senti che il mondo è crudeltà...quando le crudeltà le hai viste e non puoi denunciarle" (pag.82) Ma come gli spiega il suo vecchio prof di storia e filosofia, maestro di vita, "invecchiato in modo giovanile", bisogna "ribellarsi alla nostra impotenza". È lui il suo maestro nella lotta alle ingiustizie, lotta espressa nella vita, a fianco dei più abbandonati e oppressi, espressa a parole anche in questo testo: pagine nella forma del teatro che interrompe i racconti, per urlare quello che vuole senza cen-

sure, pagine di denuncia che dalle lotte per i lavoratori arriva alle migrazioni ed alla Palestina. Non a caso qui muore il figlio di Maddalena, il "figlio"di Gesù, schiacciato dal carro armato, il "mostro cieco ingoia la casa, li sommerge, li lascia sfigurati fra le macerie" (pag. 66), il Samuele cristiano che si muove tra l'oggi e il passato della vita di Gesù, con visioni che lo riportano costantemente ad un Gesù vicino, umano. In queste pagine c'è una fede religiosa vissuta mai banalmente, mai in superficie, piena di domande dolorose "ma insomma Dio è estraneo?", e "contro". Contro chi professa una fede ipocrita, affarista e mondana, si mette in mostra e getta negli occhi polvere devota. C'è la morte che parla con chi sta per portarsi via, la morte ingorda soprattutto di bambini (pag. 98), ma c'è anche "un regalo dell'amore", momenti di dolcezza che illuminano la vita. La poesia percorre tutto il testo, con i temi che conosciamo e che gli /ci sono cari, reinterpretati con lingua forte, concisa, un ritmo coerente e maturo. Viene alla luce prepotentemente raccontando la "nostalgia di una vita", «nostalgia di altre scelte di vita che ora rimpiango e la lunga treccia di mia madre e la rugiada sulle genziane e gli altari tra gli alberi...» Maria Rosa Mura

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dal Trentino

Prà de l’elica, sul Bondone: luogo e storia da conoscere È 28

il primo agosto del 1956: un mercoledì importante per chi si appresta a partire per le imminenti ferie agostane; un giorno come un altro, per chi è invece impegnato a risollevare il nostro paese in quegli anni così carichi di speranze, ma anche di tante incertezze per la pace internazionale. Il blocco sovietico fa paura, e la minaccia da est viene sentita molto vicina da coloro, in particolare, che sono chiamati per dovere e lealtà nella difesa dei confini orientali del nostro paese. Le cronache di quei giorni sono tuttavia per gran parte dedicate alla tragedia legata all’affondamento dell’Andrea Doria, gioiello della marineria italiana andato a picco con il suo carico di morte al largo degli Stati Uniti. Alla radio impazza Renato Carosone con il suo «Mambo italiano» che tanto fa sognare e ballare gli italiani in cerca di serenità. Pochi sono quindi coloro che si soffermano a leggere sul quotidiano locale della tragedia accaduta proprio il giorno innanzi nei cieli del monte Bondone, appena sopra Trento. Quel 31 luglio vi era in corso una delle tante manovre combinate fra reparti alpini ed artiglieria che avevano da tempo scelto il pianoro delle Viote quale luogo ideale di esercitazione e simulazione per gli attacchi a fuoco. Un luogo ideale, perché lì i soldati impegnati nelle manovre risalgono la conca verso il Cornetto simulando attacchi di squadra e di plotone, mentre le artiglierie

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prendono di mira le sagome dei mezzi cingolati collocate verso la valle dei Laghi. Lo scenario bellico è dunque molto realistico e coinvolgente; lo è talmente che in pochi si sono avveduti dello strano incedere dell’aeroplano militare che a più riprese passa e ripassa sopra le loro teste. Si tratta del Piper monomotore condotto dal Ten. Riccardo Schiappadini, ufficiale del 5° Alpini, in forza quale pilota militare presso il Gruppo di ricognizione aerea leggera della Brigata Alpina Oro-

bica. Quel giorno l’ufficiale ha il compito di osservare dall’alto la manovra e riferire via radio. Un attimo: l’aereo perde colpi e, dopo aver tentato un’inutile ripresa, va a schiantarsi verso le caserme austroungariche in località Grottol. Per il pilota purtroppo non c’è più nulla da fare, ed i soccorritori lo estraggono dalle lamiere ormai privo di vita. A distanza di oltre sessant’anni da quella tragedia umana, solo in pochi ricordano quel tragico evento. Di certo lo ricordano i

familiari dell’ufficiale che ogni anno si recano sul posto per un momento di ricordo. Per il resto, la memoria resta viva grazie agli Alpini di Garniga Terme: lassù, sotto i cieli blu del Bondone, in località Grottol – che oggi si chiama Prà de l’elica – sorge in mezzo ai pascoli ben rasati un monumento che testimonia il ricordo del Ten. Schiappadini. È un monumento discreto, che sfugge all’occhio se non lo si va a cercare appositamente. Mantenuto appunto negli anni dal costante impegno delle penne nere di Garniga, porta infitta nel sasso proprio l’elica dell’aereo dello sfortunato pilota, muta testimone della tragedia vissuta. Tutt’attorno un mare d’erba dove, al predominio del verde, si alternano i “petalosi” fiori del Bondone, con le sdraio dei molti turisti ad interrompere la naturalità dei luoghi. Qualcuno di loro, posizionatosi per il riposo domenicale proprio vicino al monumento, osserva con indifferenza quell’escursionista che, avvicinatosi discretamente al cippo, dapprima drappeggia l’elica con un improvvisato tricolore, poi sosta per qualche momento in segno di rispetto, muto testimone del trascorrere dei giorni. Uno sguardo ancora alla cima del Palòn, che fa da sfondo naturale al monumento, immaginando quell’ultimo istante vissuto qui. Ma il cielo del Bondone è blu anche oggi. Paolo Frizzi


MODULO PER LA RICHIESTA DI ADESIONE IN QUALITÀ DI SOCIO ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ONLUS VIA MALFATTI 21 - 38122 TRENTO

IL SOTTOSCRITTO/A NATO/A A

IL

RESIDENTE IN VIA

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CITTÁ

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Autorizzo l’invio delle comunicazioni ufficiali tramite l’indirizzo di posta elettronica Avendo preso visione dello Statuto che regola l’Associazione (*) Condividendo la democraticità della struttura, l’elettività e la gratuità delle cariche associative Essendo consapevole della gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti Essendo consapevole delle finalità di solidarietà sociale che l’Associazione promuove Avendo preso visione dell’informativa sui dati personali (*)

CHIEDE al fine di poter ricevere la rivista Trentini nel Mondo e partecipare alla vita dell’Associazione, di essere iscritto/a all’associazione di volontariato ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ONLUS in qualità di aderente Socio. Distinti saluti.

LUOGO E DATA

FIRMA

(*) Disponibili sul sito www.trentininelmondo.it



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