MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ADERENTE ALLA F.U.S.I.E
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue
anno 64°
Dal 19 aprile al 20 maggio ogni giorno sul sito dell'Associazione, la Trentini nel mondo ha ricordato i 70 anni dell'emigrazione verso il Cile.
5/2021
CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo
Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia
Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit
Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong Tasmania, Townsville
Germania - 6 circoli - 3 delegazioni Colonia, Dortmund, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino, Monaco, Norimberga
Belgio - 4 circoli - 2 delegazioni Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo, Bruxelles Bolivia - 1 circolo La Paz Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla
Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia - 1 circolo Bogotá Danimarca - 1 circolo Copenaghen Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi
Gran Bretagna - 2 circolo Londra, Trentini UK-Irlanda Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo - 1 circolo Lussemburgo
Brasile - 61 circoli Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè
Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti) Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù Peru - 1 circolo Lima Portogallo - 1 circolo Portogallo Romania - 1 circolo Romania Serbia - 1 circolo Indija Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 6 circoli - 1 delegazione Amriswil, Basilea, Ticino, Winterthur, Zofingen Sciaffusa Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela - 1 circolo Caracas
editoriale IN QUESTO NUMERO Pagina 3 RICORDO DI RINO ZANDONAI Pagine 4-6 AGENDA Pagine 7-9 GENTE E FATTI Pagina 10-11 60 ANNI D'EUROPA Pagina 12 FROM HOME TO HOME Pagine 13-16 EDITORIA: «STRAPPI DI VITA» Pagine 17-21 CIRCOLI Pagine 22-24 ATTUALITÀ Pagine 25-28 DOSSIER CILE
ALBERTO TAFNER FIRMA IL SUO ULTIMO EDITORIALE COME PRESIDENTE
È arrivato il momento di passare la mano
C
ari Soci e cari amici, chiedo scusa fin dall’inizio se – contrariamente
al solito – in questo editoriale mi toccherà parlare anche un po’ di me. Con la fine di giugno la Trentini nel Mondo compie un passetto in più verso il proprio futuro andando a nominare un nuovo Consiglio di Amministrazione, nuovi Revisori dei Conti ed un nuovo Collegio dei Probiviri, che assieme all’indispensabile lavoro dello staff guidato dal direttore Francersco Bocchetti, reggeranno le sorti dell’Associazione, per i pros-
ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO
simi tre anni.
1
Per la prima volta con Sandro Giordani di Bento Gonçalves (Bra-
Presidente Direttore Alberto Tafner Francesco Bocchetti
sile) entra nel Consiglio di Ammi-
TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E
dei trentini che vivono all’este-
le e consapevole della propria for-
rappresentati dalla Trentini nel
ro e questo segna davvero una
za collettiva.
Mondo.
Direzione, amministrazione e redazione Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, A. Degaudenz, M. Fia, B. Fronza, L. Imperadori, H. La Nave, E. Lenzi, E. Lorenzini, A. Maistri, G. Michelon, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, M. Setti, P. Svaldi, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches, G. Zorzi Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - I. Turco - M. Grazzi Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione ha cambiato il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 29 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio. N. 5 - 2021 - Stampato il 15 GIUGNO 2021 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.
nistrazione un rappresentante
svolta reale nella struttura della
È un ulteriore e concreto pas-
Certo, la strada non è facile e
Trentini nel Mondo, che si apre
so sulla strada del rinnovamen-
sarà ancora lunga, ma il nuovo
concretamente e non solo a pa-
to che deve portare ad allargare
Consiglio
role, alla partecipazione diretta
sempre più l’orizzonte, andando
supportato dalla professionalità
e consapevole di tutti i suoi Soci.
ad abbattere quei muri culturali
dell’Ufficio e dalla collaborazione
Questo fatto segna un passo no-
e quelle barriere di ataviche con-
dei Soci e dei Volontari, sarà si-
tevole nello sviluppo di un’idea
suetudini che ancora resistono,
curamente capace di proiettarsi
associativa maturata nel corso
consentendo così di dare respiro
oltre le limitatezze imposte da
degli ultimi anni, impostata sulla
e prospettiva alle molte poten-
una politica sempre più autore-
reciproca collaborazione e pronta
zialità che ancora rimangono
ferenziale e priva di visione e sa-
ad aprirsi come luogo di incontro
inespresse: potenzialità che si
prà superare i lacci ed i lacciuoli
e di confronto tra tutti i trenti-
possono e si devono mettere a di-
sempre più prevaricanti ed in-
ni che si sentono di far parte di
sposizione di chiunque condivida
un’unica Comunità coesa, solida-
il modello, lo spirito ed i principi
di
Amministrazione
CONTINUA A PAGINA 2
Per continuare ad andare avanti ed essere sempre utili a tutti, un’Associazione complessa ed articolata internazionalmente come la Trentini nel Mondo ha bisogno di mantenersi sempre ai massimi livelli, per cui necessita di periodici ricambi capaci di immettere linfa nuova nelle azioni e che, pur nella continuità della linea di pensiero e di ideali, abbiano la capacità di produrre fatti ed idee adeguati alle mutazioni che nella vita d’ogni giorno avvengono ormai a ciclo continuo 5 - 2021
editoriale
È arrivato il momento di passare la mano Dopo quindici anni di impegnativo ed entusiasmante lavoro (tre come vice e dodici come presidente) e dopo aver attraversato anche momenti terribili come la scomparsa di Rino e di molti altri amici, come la vicenda della Corte dei Conti e come la più recente pandemia del Covid, ho ritenuto utile fare consapevolmente un passo di lato a favore di chi potrà mettere sicuramente nuova energia e idee più fresche per raggiungere e superare nuovi traguardi CONTINUA DA PAGINA 1
2
nel corso del suo mandato ha perseguito la
amministrativa della Corte dei Conti provoca-
visione di una Comunità Trentina Internazio-
ta dalla falsa delazione di squallidi personaggi
sopportabilmente soffocanti della burocrazia,
nale ed ha potuto vederne l’avvio concreto e
e come la più recente pandemia del Covid, ho
per percorrere spazi ancora tutti da esplorare
positivo, ha anche il dovere di capire quando
ritenuto utile fare consapevolmente un passo
secondo una visione capace di trasformare i
giunge il momento di lasciare spazio a energie
di lato a favore di chi potrà mettere sicura-
sogni in realtà.
nuove e forze più fresche.
mente nuova energia e idee più fresche per
Per fare questo non è però sufficiente uti-
La Trentini nel Mondo, i suoi Soci e quanti
lizzare solo la passione, l’impegno e l’entu-
credono seriamente al futuro dell’Associazio-
Per continuare ad andare avanti ed essere
siasmo di persone come hanno fatto Bruno
ne hanno l’obbligo di pretendere il massimo
sempre utili a tutti, un’Associazione comples-
Fronza e Ferruccio Pisoni che, nell’arco di 64
da chi si assume responsabilmente l’onere e
sa ed articolata internazionalmente come la
anni, hanno contribuito a far crescere la cre-
l’onore di ricoprire la carica di Presidente che
Trentini nel Mondo ha bisogno di mantenersi
dibilità ed il rispetto dell’Associazione in tutto
a sua volta ha il dovere di capire quando è ar-
sempre ai massimi livelli, per cui necessita
il mondo. Per proseguire lungo questa strada
rivato il momento di passare la mano. Dopo
di periodici ricambi capaci di immettere linfa
e mantenere la tensione ideale ai massimi li-
quindici anni di impegnativo ed entusiasman-
nuova nelle azioni e che, pur nella continuità
velli è indispensabile mettere in campo quel-
te lavoro (tre come vice e dodici come presi-
della linea di pensiero e di ideali, abbiano la
la forza e quella freschezza di idee che con il
dente) e dopo aver attraversato anche mo-
capacità di produrre fatti ed idee adeguati alle
passare degli anni, inevitabilmente, tendono
menti terribili come la scomparsa di Rino e di
mutazioni che nella vita d’ogni giorno avven-
a trasformarsi in routine e quotidianità. Chi
molti altri amici, come la vicenda giudiziaria/
gono ormai a ciclo continuo. Alberto Tafner
Alberto Tafner (al centro nella prima fila ) in occasione di uno dei più significativi eventi organizzati durante la sua presidenza: il «Primo Incontro Regionale» dei
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raggiungere e superare i nuovi traguardi.
Circoli di Uruguay, Argentina e Brasile, che si è svolto dal 13 al 15 maggio 2016 a Montevideo (Uruguay), con oltre duecento partecipanti.
in ricordo il ricordo pubblicato sul sito della trentini nel mondo A DODICI ANNI DALLA SUA TRAGICA E PREMATURA SCOMPARSA
Rino Zandonai, strenuo difensore della dignità delle persone “Con Rino abbiamo costruito tante cose quando era qui in Belgio, perché lui faceva scuola ai figli degli italiani, li organizzava, dava loro dignità. Rino ha poi condotto meravigliosamente bene la Trentini nel mondo”: con queste parole don Claudio Pellegrini ha ricordato Rino Zandonai durante la diretta che la Trentini nel mondo ha organizzato il 28 maggio per presentare il suo libro “Strappi di vita”. E proprio “dare dignità” alle persone è sempre stato il carattere distintivo dell’attività che Rino Zandonai ha svolto come direttore della Trentini nel mondo, da quando ne aveva assunto l’incarico nel 1990 fino a quel drammatico volo di ritorno dal Brasile nella notte fra il 31 maggio e l’1 giugno del 2009. Era andato in Brasile, insieme ai suoi compagni di quel tragico viaggio, Giovanni Battista Lenzi e Luigi Zortea, per essere presente ad alcune iniziative di so-
lidarietà, come l’inaugurazione di una piscina terapeutica per portatori di handicap realizzata con il sostegno dell’Associazione ad Ouro Fino (Minas Gerais) e la consegna dei fondi raccolti
- Rino vive nella sua opera per tutto il mondo dove ci sonno trentini. - La consolazione è sapere che il suo grande spirito di fratellanza è sempre con noi - Una bella persona che assieme a mio papà fondò il Circolo trentino di Liegi in Belgio. Una bella persona sempre garbata. - Purtroppo manchi già da tempo. Ti ho conosciuto in un momento difficile per la mia famiglia ma ti sei dimostrato persona sempre corretta e grande professionista! Un pensiero alla sua famiglia ! - Una bella persona e belli ricordi con lui. - Una persona indimenticabile. - GRANDE RINO ! RICORDIAMO PER TUTTA VITA. - Recordamos los decendientes de trentino al señor Rino Zandonai persona humilde honesto con un corazón grande siempre pensando en ayudar persona rico de espíritu
in Trentino e destinati alla popolazione di Gaspar, nello stato di Santa Catarina, che era stata colpita da una devastante alluvione nell’autunno dell’anno precedente.
Rino, che l’emigrazione l’aveva vissuta in prima persona, sapeva cosa significa essere lontani dalla terra di origine, affrontare le difficoltà che comporta l’inserimento in culture e costumi diversi e l’importanza di lottare per i propri diritti. Credeva fermamente nel valore dell’incontro e per questo ha lasciato una rete di conoscenze e affetti in tutti i luoghi che ha visitato e il ricordo di una persona buona e giusta in chi lo ha conosciuto: una persona che aveva fatto del rifiuto dell’indifferenza e della difesa della dignità delle persone i capisaldi del suo agire come uomo e come direttore della Trentini nel mondo. Ed è così che tutti lo ricordano ancora oggi a dodici anni dalla sua prematura e dolorosa scomparsa, come testimoniano anche i messaggi postati sulla pagina Facebook della Trentini nel mondo, alcuni dei quali sono riportati qui sotto .
siempre estará vivo en nuestros corazones... - Rino sei sempre con noi ricordiamo per tutta la nostra vita. - Sempre nel mio cuore. - Perché sono i migliori ad andarsene... ci manchi così tanto caro amico - Lo recuerdo con mucha gratitud y tristeza. Lo conocí cuando fue hasta el aeropuerto de Verona a buscarme para transportarme a Trento, un domingo!!!! Una persona muy atenta!!! - Grandissima persona che non si potrà dimenticare. - Tuve la suerte de conocerlo. Un Gran tipo. -Porto sempre con me gli insegnamenti di Rino e il suo approccio pragmatico a tutte le questioni che riguardano gli italiani nel mondo. Grazie, Rino!
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3
agenda
Un'intervista di teologia vitale, così è stata la diretta dedicata al libro di Claudio Pellegrini
«S 4
iccome non mi era stato impossibile seguire la diretta della presentazione del libro di don Claudio Pellegrini del 28 maggio, ho guardato la registrazione integrale sul canale YouTube dell’Associazione. Con la Trentini nel mondo ho avuto modo (e spero che succederà ancora molte volte) di vivere momenti importanti e intensi: ma questa intervista di teologia vitale avrà per me il valore di una lezione fuori capitolo, straordinaria e assolutamente originale, o meglio che sostituisce tutte le altre, perché tutto ci è stato detto! GRAZIE»: così Giuseppe Filippi, segretario Circolo trentino di Charleroi (Bel-
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Oltre all'autore sono intervenuti Vittorino Rodaro della Trentini nel mondo, Simone Berlanda della casa editrice, Diego Andreatta direttore di «Vita Trentina». Alle pagine 13-16 la presentazione di «Strappi di vita»
Belgio, e chi a Trento ha creduto e reso possibile realizzare “Strappi di vita”, idealmente il capitolo che chiude la trilogia di libri di racconti di don Claudio composta da “Volesse la terra, Racconti di un
gio), ha commentato l'iniziativa della Trentini nel Mondo che il 28 maggio ha proposto la presentazione online dell'ultimo lavoro di don Claudio Pellegrini, il libro “Strappi di vita”, edito da VitrenD. Voleva essere l'occasione per incontrare ancora una volta il vulcanico prete originario di Palù di Giovo che tanti, soprattutto in Belgio, già conoscono. Si è rivelata essere molto di più. Un'occasione per riscoprire e sottolineare ancora una volta la
forza del pensiero di don Claudio,
romanzo” e “Tisaura”.
il valore che ha saputo dare all'uo-
Don Claudio ha dedicato la sua
mo, a tutti gli essere umani che ha
vita per trent’anni agli emigrati
incontrato, il suo concetto di fede
italiani in Belgio e poi agli ope-
intesa come speranza che costru-
rai a Liegi. E nei cinque racconti
isce sempre, pratica, concreta.
di questa nuova pubblicazione si
piattafor-
ritrovano tutte le tematiche a lui
ma Zoom e sul canale YouTube
più care: quelle legate al mondo
dell'Associazione
dei lavoratori immigrati e alle loro
La
diretta
sulla
Trentini
nel
Mondo, ha permesso quindi non
famiglie.
solo di andare a sfogliare pagina
Ad aprire l'incontro è stato Vit-
per pagina il libro. È stata un'ora
torino Rodaro (foto in alto a sini-
intensa e ricca di interventi e voci,
stra), autore della prefazione, che
in cui Maurizio Tomasi ha incon-
sottolinea come in questi cinque
trato don Claudio, collegato dal
racconti “le persone sono determi-
agenda
Nelle immagini sono rappresentati i temi che hanno fatto da «filo conduttore»: la morte, le migrazioni, Gesù, la Terra Santa, il pianetaTerra il lavoro, la fede
nanti, perché vive. Protagoniste per eccesso. Sia pure con ferite, contraddizioni e passioni, sono pronte a strappi e slanci di umanità, di solidarietà, di condivisione e di protesta contro le ingiustizie.” Ci offre poi tre chiavi di lettura per affrontare gli scritti di don Claudio. “Possiamo individuare tre elementi che ci aiutano a capire il pensiero dell'autore: le donne, la figura femminile in tutte le sue opere è centrale e veicolo di messaggi e simboli; Dio, quello di don Claudio è il Dio di Gesù, il Dio che possiamo trovare in ogni uomo;
Durante la diretta, capitolo per capitolo andiamo a scoprire le storie reali che hanno ispirato i racconti. Le persone vere incontrate da Claudio che hanno attraversato momenti e situazioni poi riportate nel libro, ma anche l'autore stesso. Come ci confida c'é anche lui, celato tra i suoi nomi di fantasia. Le immagini scelte da Maurizio Tomasi sono più dei capitoli. Sono sette. Per ogni immagine don Claudio offre un pensiero, una riflessione: possiamo tracciare attraverso questa analisi la sua filosofia di vita, molto concreta, vera.
la società e le sue problematiche, i migranti, la classe operaia, le in-
te le emozioni possibili quello che
Il pianeta Terra, Gesù, la Fede,
giustizie da combattere e giusti-
nella vita mi ha impedito di rea-
il lavoro, la Terra Santa, i migranti
zie da organizzare.”
lizzare che ci sia più giustizia, che
e la morte. Attorno a questi temi
È poi Simone Berlanda (foto in
le crudeltà siano disprezzate, che
ruotano non solo il libro, ma anche
alto al centro) ad intervenire in
non ci sia tutta questa spavento-
tutti gli insegnamenti appresi da
rappresentanza della casa edi-
sa indifferenza che ammazza. Io
don Claudio nella sua vita e tutto
trice VitrenD, marchio di Vita
volevo scrivere qualcosa per dare
ciò che vorrebbe trasmettere, la-
Trentina: “Dopo aver analizzato
delle passioni: passioni di vita, di
sciando in chi incontra la voglia di
il libro e parlato con don Claudio
rivolta, di speranza e di tenerez-
lottare per un mondo più giusto.
abbiamo capito che il suo libro
za. Sentendo queste parole ho ca-
L'ultimo ricordo Maurizio Toma-
coincideva perfettamente con gli
Vittorino Rodaro “è un libro che è
pito che qualcosa di tutto questo
si lo dedica a Rino Zandonai, indi-
obiettivi della casa editrice, nata
uno schiaffo provocatorio”. E' uno
ho trasmesso”.
menticato direttore della Trentini
con tre ambiti di interesse: uno di
di quegli schiaffi però salutari.
Ma di cose da dire don Claudio
nel mondo, scomparso assieme
saggistica su temi ambientali ed
Uno schiaffo lo senti, non ti lascia
ne ha ancora tante. Da portavoce
a Giovanni Battista Lenzi e Luigi
etici, il secondo con l'informazione
tranquillo. È una lettura che ti
appassionato delle realtà più dif-
Zortea nell'incidente aereo del 1
al centro e poi dei racconti di vita
scuote, ti fa crescere e ti obbliga a
ficili dell'umanità, vuole portarci
giugno del 2009, e grande ami-
che possano offrire spunti di ri-
pensare. La provocazione ti mette
a riflettere per provare a capire
co e collaboratore di don Claudio
flessione sulla condizione umana.
in crisi, ti interroga sui temi che il
questa vita e questo mondo. Vuo-
in Belgio: “Con Rino abbiamo co-
E qui, in questo ambito, il lavoro di
libro affronta: la figura femminile,
le portarci a lasciarci coinvolgere.
struito tante cose quando era qui
don Claudio è davvero centrato,
la fede e la società.”
Inizia quindi una lunga riflessio-
in Belgio - ricorda con le lacrime
“Credo d'aver poco da aggiun-
ne con don Claudio chiamato a
agli occhi don Claudio - perché lui
gere - inizia così don Claudio il suo
raccontare e raccontarsi passo-
faceva scuola ai figli degli italiani,
Al direttore di Vita Trentina
intervento, quasi a voler indicare
passo attraverso le cinque storie
li organizzava, dava loro dignità.”
Diego Andreatta (foto in alto a
che i temi era già stati interpretati
del libro e sette immagini che
Il video è a disposizione, per chi
destra) il compito di provare a pre-
al meglio da chi lo ha preceduto -
fanno parte del percorso di vita
volesse rivedere l'intervista, sulla
sentare in poche parole un libro
Avete fatto un ottimo riassunto di
di don Claudio e che emergono,
pagina youtube dell'Associazione
ricco come questo: “la sintesi mi-
quello che era il mio tentativo di
con forza, anche da questi nuovi
Trentini nel Mondo.
gliore è quella offerta poco fa da
raccontare con passione e con tut-
racconti.
quasi un vestito su misura. Non abbiamo avuto alcun dubbio.”
Michela Grazzi
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5
agenda La puntata curata dalla Trentini nel mondo, «Vite e viti: il vino racconta», ha chiuso il ciclo di appuntamenti «Trentino e Brasile, una storia che continua»
A Santa Catarina e nel Rio Grande do Sul il vino «parla» dei legami con il Trentino
L 6
a puntata curata e realizzata dalla Trentini nel mondo, «Vite e viti: il vino racconta», ha chiuso il 27 maggio il ciclo di appuntamenti «Trentino e Brasile, una storia che continua». Un progetto promosso dal Consorzio Brasil Trentino, con Trentini nel Mondo e l'Ufficio emigrazione della Provincia Autonoma di Trento: un viaggio in quattro puntate tra testimoni, luoghi e scambi che ci ha permesso di raccontare il legame profondo tra due terre lontane, nell'ambito del progetto «Brasil e Trentino: opportunità di co-sviluppo 2019-2021», finanziato dalla giunta della Provincia Autonoma di Trento. Piattaforma Zoom e diretta Facebook sono stati i mezzi utilizzati e che hanno permesso ogni giovedì di maggio di raggiungere un pubblico numeroso. Dopo aver parlato di «Identità in movimento», «Cooperazione internazionale» e «Gemellaggi», l'ultimo appuntamento ci ha portato nei vigneti brasiliani. «Vite e viti: il vino racconta» è stato un viaggio nel sud del Brasile, tra gli stati del Rio Grande do sul e Santa Catarina, dove molti discendenti degli emigrati trentini hanno portato non solo le tradizioni, la lingua e la cultura italiana, ma anche l'amore per la vite, le conoscenze per coltivarla e l'abilità nella produzione del vino.
dei Circoli trentini nel Rio Grande do sul, e da Cesar Petroli, titolare della Vinicola Barcarola nella Vale dos Vinhedos, a Bento Gonçalves, sempre nello stato del Rio Grande do Sul. La produzione della Barcarola propone, tra gli altri, vini come il Teroldego, il Rebo o il Lagrein. Prima di questa immersione tra bottiglie dall'aria famigliare, ma d'oltreoceano, c'era stato il tempo, grazie a Francesco Bocchetti, Direttore della Trentini nel Mondo, di conoscere la mostra «Vitigni Migranti»: realizzata dall'Associazione, offre una panoramica sulle cantine fondate dai Trentini in tutto il mondo. Brasile in prevalenza, ma non solo. Marco Stefanini, dell'Unità Genetica e miglioramento genetico della vite della FondaFlavia Cristaldi, ordinaria di geografia umana
zione Edmund Mach, ha illustrato i progetti
e delle migrazioni all'Università La Sapienza
realizzati da Provincia Autonoma di Trento
di Roma e autrice del volume «E andarono per
e Trentini nel Mondo negli stati di Santa Ca-
mar a piantar vigneti»: una vera e propria ri-
tarina e Rio Grande do Sul per sviluppare la
cerca e ricostruzione storica di ciò che ha por-
qualità della coltivazione della vite in Brasile.
tato alla “colonizzazione” italiana e trentina in
Enologi brasiliani che studiano a San Michele
Brasile. «Gli agricoltori trentini andarono ver-
ed esperti trentini in Brasile: questi progetti
so il Sud del paese – ha evidenziato la profes-
hanno portato a collaborazioni e legami anco-
soressa - dove erano stati promessi loro grandi
ra oggi saldi.
appezzamenti di terreni, portando con se talee
A Rodeio, Santa Catarina, c'è la Vinícola
di piante di casa, tra cui la vite. E quando fu
San Michele a testimonianza del forte legame
il momento di sostituire le prime baracche di
tra questi coltivatori e le istituzioni trentine.
Guidata da Maurizio Tomasi, direttore della ri-
fortuna costruite per vivere, realizzarono case
Marcelo Sardagna ne ha illustrato la storia,
vista Trentini nel Mondo, la puntata si è mossa
con la cantina, pensando alle necessità della
sottolineando il ruolo fondamentale avuto dai
tra Trentino, Roma e Brasile, incontrando voci e
produzione del vino.”
progetti sostenuti da San Michele e Provincia
protagonisti diretti della storia che lega la mi-
Una di queste prime case con cantina è anco-
Autonoma di Trento per la crescita qualitativa
grazione trentina alla vitivinicoltura in Brasile.
ra operativa, ristrutturata e convertita in uno
di tutta la vitivinicoltura della zona. Silnei Fur-
Dopo il saluto introduttivo del presidente del
spazio-taverna che può accogliere clienti, ma
lani ha presentato invece la produzione della
consorzio Brasile Trentino, Armando Stefani,
anche raccontare la cultura trentina e italiana:
cantina, anche qui ricca di nomi e vitigni “tren-
proprio dalla parte storica ha preso le mosse la
è la sede della Vinicola Barcarola, mostrata e
tini” che sono oramai di casa anche in Brasile.
diretta, lasciando la parola alla professoressa
raccontata da João Felix Andreis, Coordinatore
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Michela Grazzi
gente e fatti
©UniTrento - ph. Giuseppe Froner
i chiama ARI, è alto quasi quanto una persona ed è nato per uno scopo: socializzare. Una sfida non scontata, dato che ARI è un robot umanoide, frutto della ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale e della robotica sociale, pensato per svolgere compiti di servizio, guida e informazione alle persone. ARI, prodotto dall’azienda PAL Robotics di Barcellona, è sbarcato all'inizio di giugno al polo Ferrari di Povo, al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (Disi) dell’Università di Trento, dove verrà programmato per svolgere principalmente mansioni di assistenza agli anziani nell’ambito di un progetto di ricerca internazionale. Ma come verrà accolto dalle persone con cui si relazionerà? Saprà farsi accettare? Una prima risposta potrà arrivare dagli esiti dello studio in corso sulla sua capacità di interazione. Il progetto europeo SPRING (Socially Pertinent Robots in Gerontological Healthcare), di cui la professoressa Elisa Ricci del Disi è la referente per l’unità di Trento, punta proprio sui “robot sociali” per dare una mano in contesti sanitari e di assistenza. Questi robot, come ARI, sono programmati per sviluppare capacità avanzate di dialogo e di analisi di dati multi-modali, come audio e video, e per essere utilizzabili devono essere in grado di interagire in modo quanto più naturale possibile con più persone simultaneamente.
©UniTrento - ph. Giuseppe Froner
Al Polo universitario di Povo è arrivato il «robot sociale» ARI S
Ora va capito se sia socialmente accettata l'interazione e la comunicazione con le persone. Ma le premesse sono incoraggianti: ARI combina l'espressività dei gesti delle braccia e mani, i movimenti della testa, le animazioni degli occhi e dei led insieme alle funzionalità di sintesi e riconoscimento vocale. Il touchscreen integrato nel petto permette la
visualizzazione di contenuti multimediali e offre un'interfaccia intuitiva per gli utenti. Negli ultimi anni i robot sociali sono stati introdotti con successo in numerosi luoghi pubblici come musei, aeroporti, centri commerciali, istituti bancari, ma anche ospedali e residenze di assistenza. Oltre alle abilità di muoversi, afferrare e manipolare oggetti
devono però essere in grado anche di comunicare in modo naturale con le persone e di spostarsi e interagire in situazioni ambientali complesse, popolate e non strutturate. I progetti di ricerca condotti a livello internazionale come SPRING puntano proprio a creare una nuova generazione di robot, molto più sofisticati e flessibili, capaci di adattarsi ai bisogni degli utenti. «Qui al Disi - spiega la professoressa Elisa Ricci - creiamo degli algoritmi di intelligenza artificiale affinché il robot, già dotato di buone funzioni di base, possa muoversi in situazioni complesse, in cui sono presenti oggetti e molte persone, come ad esempio le strutture riabilitative e di assistenza. Lo programmiamo anche perché possa avere capacità di linguaggio sofisticate, il più possibile naturali che gli consentano di interagire al meglio con pazienti e persone anziane. Può muoversi nello spazio, girarsi, parlare, monitorare dove si trovano persone ed ostacoli o visualizzare contenuti e può essere adatto, ad esempio, per mansioni di accoglienza o per supportare le attività di riabilitazione interagendo con il personale medico e sanitario. Il nostro progetto punta a capire se il robot potrà essere accettato dai pazienti: una sfida che richiede competenze interdisciplinari, come la psicologia e le scienze cognitive, che vanno oltre le tecnologie dell’informazione e della comunicazione ICT». Uff. Stampa UniTrento
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gente e fatti
Bruno Palestra, di Sarajevo, è stato nominato «Ufficiale dell'Ordine della Stella d'Italia» È stato l'Ambasciatore italiano a Sarajevo, Nicola Minasi (con lui nella foto a destra) a consegnare a Bruno Palestra, del Circolo trentino di Sarajevo (Bosnia Erzegovina) l'attestato con il quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli ha conferi-
to il titolo di Ufficiale dell'Ordine Stella d'Italia. Con tale onorificenza, concessa dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro degli Affari Esteri, sentito il Consiglio dell'Ordine, si vuole ricompensare quanti abbiano acquisito particolari be-
nemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e di collaborazione tra l'Italia e gli altri Paesi e nella promozione dei legami con l'Italia. L’Ordine è suddiviso in cinque classi: Cavaliere di Gran Croce, Grand’Ufficiale, Commendatore,
Ufficiale, Cavaliere. La foto con l'ambasciatore risale al 7 marzo 2020, scattata a Sarajevo in occasione della cerimonia durante la quale Bruno Palestra è stato nominato «Socio benemerito» della Trentini nel mondo.
Omaggio floreale nel giorno del suo 100° compleanno per padre Efrem Trettel
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Il 17 maggio scorso padre Efrem Trettel - scomparso il 20 gennaio 2017, francescano, figura storica dell'emigrazione trentina negli Stati Uniti e per moltissimi anni guida spirituale della comunità di origine trentina di San Francisco e di tutta la California - avrebbe compiuto cento anni. La ricorrenza è stata celebrata con la posa sulla tomba di un mazzo di fiori freschi da parte di Luca Dorigatti e di Marco Ianni, del Circolo trentino di San Francisco: «Siamo sicuri che li avrebbe apprezzati nel giorno del suo compleanno» ha commentato Luca Dorigatti nell'inviare la foto.
Donato all'Associazione un ritratto di Pisoni Pio Dalla Valle (primo a destra nella foto a fianco), per anni consigliere della Trentini nel mondo, ha la passione per la pittura: dopo la prematura scomparsa nel dicembre scorso di Ferruccio Pisoni, ha voluto rendere omaggio al past-presidente dell'Associazione con il quale aveva collaborato, dipingedo un suo ritratto, prendendo spunto da una fotografia. Nelle settimane scorse ha donato il quadro alla Trenntini nel mondo, consegnandolo al presidente Alberto Tafner e al vice Armando Maistri. Venerdì 11 giugno, in visita all'Associazione, la vedova Luciana e la figlia Paola nell'ammirare il quadro hanno espresso la loro commozione ed il loro apprezzamento per il bel gesto di Pio Dalla Valle.
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gente e fatti
Incontro californiano per Cinzia e Paolo i due «trentini nel mondo ad honorem»
È
stata la prima persona alla quale ho stretto la mano in quattordici mesi: descrive così Cinzia Angelini l'incontro con Paolo Bellutta, avvenuto verso metà maggio al Kenneth Village di Glendale (Los Angeles - California) "una stradina con qualche caffè, una panetteria, negozietti: la cosa più simile all'Europa nel raggio di molte miglia», commenta Cinzia Angelini che abita lì vicino. A rendere speciale l'incontro è il fatto che è avvenuto fra i primi due «trentini nel mondo ad honorem». «Trentino nel mondo ad honorem» sono le persone e gli enti che l'Associazione ritiene meritevoli di riconoscimento per i risultati ottenuti nella propria vita
professionale e in qualunque altro campo dell’attività umana e che dimostrino particolare affezione o vicinanza all’Associazione, ai Circoli Trentini o alle collettività trentine all’estero. Nato a Rovereto nel 1957, laureato in fisica a Trento e in informatica a Milano, Paolo Bellutta dal 1999 lavora al JPL, Jet Propulsion Laboratory, centro di ricerca fondato dalla NASA e gestito da Caltech (California Institute of technology) con sede a Pasadena, dove sono stati creati i «Mars Exploration Rover», i robot semoventi inviati su Marte per raccogliere dati scientifici e immagini del «pianeta rosso». Ha guidato i rover Spirit, Opportunity e Curiosity e con 17 chilometri detiene il «record di
percorrenza sul pianeta rosso». Il 20 marzo è stato il protagonista della «diretta» organizzata dalla Trentini nel mondo dedicata all'esplorazione del pianeta Marte. È stato proprio durante quella iniziativa che il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner, gli ha chiesto se accettava la nomina a «trentino nel mondoad honorem». Il 23 aprile è stato invece Paolo Bellutta a porre a Cinzia Angelini la stessa domanda a nome della Trentini nel mondo, durante la «diretta» per presentare «Mila», il cortometraggio di animazione di cui Cinzia è la regista. Anche in questo caso la proposta è stata accettata. Nata a Milano da genitori trentini, Cinzia Angelini, regista
Ribalta svizzera per Paolo Bellutta «L'uomo che guida i rover su Marte» è il titolo che «Le Temps», il quotidiano in lingua francese di Losanna (Svizzera), ha dedicato a Paolo Bellutta nella sua edizione del fine settimana dell'8 e 9 maggio. Autore dell'articolo è Luca Endrizzi, giovane giornalista trentino che vive e lavora a Parigi. All'articolo, pubblicato a pagina 20, è stato dedicato anche un richiamo in prima pagina. Nell'articolo si ripercorre la carriera professionale di Paolo Belluta e si racconta che il fisico e informatico trentino, con diciassette chilometri, detiene il record di percorrenza su Marte: per arrivare a questo traguardo ci sono voluti quindici anni «alla guida» dei rover Spirit, Opportunity e Curiosity.
e creatrice di film d’animazione, nei suoi 25 anni di carriera, ha lavorato per alcuni dei maggiori studi internazionali. Ha collaborato sia come animatore 2D e 3D che story artist con Warner Brothers, Sony Imageworks, Duncan Studio, Disney Animation Studios, Dreamworks e Illumination Entertainment. Alcuni dei film ai quali ha lavorato sono: Balto, Il Principe d’Egitto, Spirit, Spider-Man2, Bolt, Minions, e Cattivissimo Me 3. Le rispettive carriere professionali hanno portato Cinzia e Paolo a trasferirsi in California, a Los Angeles, a diventare così «vicini di casa», tanto da potersi incontrare e festeggiare con un caffè la loro nomina a «trentini nel mondo ad honorem».
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60 anni d’Europa
Quattro obiettivi per un'unione sempre più stretta per il 21° secolo
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a pandemia da coronavirus da quasi un anno e mezzo sta monopolizzando l’attenzione e il dibattito in ambito europeo lasciando poco spazio o marginalizzando questioni che pure sono cruciali per il futuro dell’Europa. Fra queste la Conferenza sul futuro dell’Unione europea aperta ufficialmente a Strasburgo il 9 maggio scorso. Il confronto si è già impantanato nelle procedure piuttosto che puntare subito sulla sostanza, come puntualmente ha sottolineato Sergio Fabbrini sul Sole24 ore il 30 maggio scorso. Certo, c’è il programma “Next Generation Eu” da avviare e realizzare che attira l’attenzione dei media, ma anche questa grande scommessa sulla ripartenza dell’economia e della società europea, massacrate dalla pandemia, ha bisogno di ancoraggi e prospettive nuove per rafforzare l’Unione e difenderla dalle ricorrenti e pericolose interferenze intergovernative e di singoli Stati membri con il loro mortificante potere di veto. Ne è riprova il voto contrario del premier ungherese Orban che ha bloccato una dichiarazione comune del Consiglio europeo che sollecitava la cessazione delle ostilità tra Israele e Hamas. Ma vediamo quali sono le questioni che dovrebbero essere coraggiosamente affrontate. Fabbrini ne indica lucidamente tre. La prima questione riguarda il coinvolgimento dei cittadini europei che sono chiamati a esprimere le loro proposte sul futuro
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dell’Europa attraverso un portale appositamente predisposto dalla Commissione. Ci si chiede quale sia il senso di questa consultazione che, molto probabilmente, si ridurrà a una serie di rivendicazioni nazionali e di pregiudizi che renderanno piuttosto ardua l’elaborazione di un progetto comune di rilancio dell’Europa. La seconda questione è relativa al tema della governance che riguarda le principali istituzioni europee. Da un lato c’è il Consiglio europeo che è portato a esprimere una logica intergovernativa che, per superare l’asimmetria demografica che porterebbe a una maggiore influenza di alcuni governi nazionali, ha istituzionalizzato il potere di veto al fine di garantire il consenso al suo interno. Dall’altro c’è il Parlamento che è portato a considerare l’Unione uno stato parlamentare. Ma anche in questo caso si ripropone lo stesso problema del Consiglio, posto che anche in Parlamento ci sono Stati che esprimono più deputati rispetto ad altri. Fabbrini sostiene la necessità di “una tregua costituzionale tra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo per dare vita ad un sistema decisionale che sia indipendente sia dall’uno che dall’altro”. Terza questione, le politiche da assegnare all’Unione. In questo caso è necessario approfondire ed estendere il principio di sussidiarietà che tenga conto delle asimmetrie di cui sopra, nonchè delle culture e delle specifiche identità nazionali, assegnando
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60 anni d’Europa Un progetto comune e condiviso di rilancio dell’Europa, una nuova governance istituzionale che superi il diritto di veto di un solo Paese membro o di una minoranza nel Consiglio europeo, la ridefinizione delle politiche assegnate agli Stati membri e all’Unione, sanzioni certe
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e tempestive ai Paesi che non rispettano al loro interno lo stato di diritto: la Conferenza europea può essere l’occasione per costruire tutto questo agli Stati quelle politiche per la cui gestione risulterebbe assai difficile la cooperazione fra Stati più piccoli e Stati più grandi. All’Unione dovrebbero essere assegnate le competenze relative alla politica estera e di difesa e le politiche monetarie e fiscali. C’è una quarta questione a mio avviso altrettanto cruciale per il futuro dell’Europa: il rispetto dello stato di diritto nei Paesi dell’Est membri dell’Unione europea. “Qui muore l’Europa. Diritti umani negati, stampa minacciata, magistrati sotto attacco. I Paesi dell’Est calpestano le leggi dell’Unione e la Commissione rinvia il pugno di ferro. Dall’Ungheria alla Polonia – ma anche in Bulgaria, Romania, Croazia e Slovenia – leggi liberticide che la Ue non contesta per calcolo politico. E il possibile stop ai fondi resta congelato”. E’ il titolo, con alcuni sottotitoli, di un preoccupato e documentato articolo dell’Espresso, n. 18, del 25 aprile 2021, pp. 58-62. La crisi e la pochezza che caratterizza la generalità dei partiti progressisti europei e di altri soggetti della società civile rischia di contribuire a un generale ottundimento delle opinioni pubbliche europee che appaiono quasi rassegnate a questa drammatica situazione. Talmente drammatica da spingere Fulvio Ferrario, Professore di Teologia sistematica e Decano della Facoltà valdese di Teologia di Roma a pubblicare un articolo dal titolo “Chiese e democrature” sul numero di maggio 2021 della rivista
‘Confronti’, p. 40. Ovviamente il riferimento è a Ungheria e Polonia in particolare. Scrive Ferrario che “Antonio Gramsci sosteneva che l’atteggiamento delle Chiese nei confronti dei regimi politici dipende pressochè dai vantaggi o meno che i secondi accordano alle prime: la concessione di privilegi di vario genere otterrà l’amicizia entusiasta delle Chiese, anche se il regime fosse autoritario o dichiaratamente dittatoriale. Le democrature celebrano un cristianesimo reazionario e cercano la complicità delle Chiese. Per il cristianesimo europeo, si tratta anche di un’occasione per segnare una discontinuità rispetto a una storia decisamente troppo segnata dall’adeguamento conformista. Però bisogna volerlo”. Progetto comune e condiviso di rilancio dell’Europa, nuova governance istituzionale che superi il diritto di veto di un solo Paese membro o di una minoranza nel Consiglio europeo, ridefinizione delle politiche assegnate agli Stati membri e all’Unione, sanzioni certe e tempestive ai Paesi che non rispettano al loro interno lo stato di diritto. La Conferenza europea può essere l’occasione per costruire un’agenda condivisa per affrontare questi temi al fine di definire, come auspica Fabbrini, la natura di “un’unione sempre più stretta” per il ventunesimo secolo. Vittorino Rodaro 2 giugno 2021
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STORIE DI EMIGRAZIONE DAL 1870
#EMIGRAZIONESTORICA #VENEZUELA #1945-1970
"...A Pergine Valsugana nessuno sapeva usare il tornio come Bruno. Dopo anni passati a lavorare alla Caproni, a seguito del fallimento della ditta, si ritrovò senza lavoro con la moglie Angelina sposata da poco. Vivevano in un alloggio di fortuna e iniziarono a maturare l’idea di emigrare. L’occasione gli si presentò nel 1949: la CAM si era accordata con il Venezuela per mandarvi una selezione di 5 operai. Dichiarato idoneo a partire, salutò Angelina, con la promessa che l’avrebbe raggiunto appena si fosse sistemato. Salpò da Genova il 14 luglio 1949 sul transatlantico “Conte Biancamano”. A bordo è uno dei pochi trentini e inizia ad imparare le prime parole in spagnolo. In una lettera ad Angelina le scrive rassicurato: Acqua se dis “agua”, pane se dis “pan”: de fam e de sé, de sicur non moro. Scese a Caracas, dopo mesi di navigazione e Bruno dovette affrontare come da protocollo un periodo di quarantena in isolamento. Iniziò successivamente a lavorare con i colleghi della CAM. Una volta finito il periodo assicurato dal garantista in Italia, Bruno si comprò un terreno e si costruì casa e officina a Barinas, nell’interno del Venezuela. Si specializzò nell’assemblaggio di automobili, nell’attesa di mettere da parte abbastanza soldi per comprare un tornio e tornare a svolgere il suo lavoro di metalmeccanico. Nel 1952 gli affari cominciarono a fruttare e Angelina raggiunse da sola Bruno in Venezuela. Proprio quando le cose si stavano mettendo finalmente bene accadde un imprevisto. Bruno ebbe un brutto incidente con il carburo della fiamma ossidrica…"
di Bruno e Angelina scritta da Francesco Ober, inquadra il QRcode qui affianco* oppure vai sul sito e cerca: tre fratelli in Venezuela *Apri il QRCODE Reader dello smartphone, inquadra il QRCODE e clicca su “apri nel Browser”
editoria
«Strappi di vita» è il titolo dell'ultimo libro di Claudio Pellegrini, nato a Palù di Giovo nel 1936, prete operaio presso la comunità italiana del Limburgo belga, territorio di miniere di carbone e di industrie siderurgiche
Storie di incontri non sempre facili capaci di creare momenti preziosi di amicizia e amore profondo
C
laudio Pellegrini, meglio don Claudio perché si tratta di un prete, non cessa di stupire. A 85 anni ha ancora la voglia di scrivere, di raccontare, di immedesimarsi nelle storie delle persone che ci vengono proposte in questa appassionata raccolta di racconti che completano la trilogia iniziata con «Volesse la terra. Racconti di un romanzo» del 2005 e «Tisaura» pubblicato nel 2011. Sì, perché nelle narrazioni di Pellegrini le persone sono sempre protagoniste fondamentali con le loro storie, le loro vicende, le loro emozioni. In queste tre pubblicazioni, precedute da una raccolta di poesie «Ovunque vivere altrove» del 2000, c’è tutta la vita di don Claudio. Nato a Palù di Giovo nel 1936, entra nella Congrega-
Foto Ugo Fanti
zione dei Giuseppini di Asti, diventa prete a 26 anni nel 1962. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia a Torino, si laurea dopo aver seguito con particolare interesse le lezioni di Nicola Abbagnano e Gianni Vattimo. Sono gli anni del Concilio e don Claudio, come altri preti e cristiani laici, si butta con passione e speranza in varie iniziative e progetti di rinnovamento della Chiesa, per la scelta preferenziale dei poveri e dei senza voce, per la denuncia e la lotta contro le ingiustizie e ogni forma di sfruttamento. Don Claudio chiede ai superiori di essere inviato nel Limburgo belga, territorio di miniere di carbone e di industrie siderurgiche, per assistere i lavoratori italiani. Viene inviato come ‘mis-
sionario’, così recita la mansione ufficiale, fra i minatori partiti numerosi dal nostro Paese. È un’esperienza radicale che segna in maniera indelebile la vita di don Pellegrini. Vivere a fianco dei minatori, condividere i loro problemi, le malattie, lottare per i loro diritti in miniera e fuori dalla miniera, ma soprattutto contribuire a costruire spazi di umanità, di giustizia diventa la cifra che caratterizzerà in seguito la vita di Claudio come uomo, cristiano e prete. Un prete che sarebbe oggi gradito a papa Francesco, un prete uscito dai recinti del tempio, laico e anticlericale, ossia non appartenente ad una categoria e non funzionario della religione secondo la tipologia magistralmente descritta dal teologo
tedesco Eugen Drewermann nel libro «Funzionari di Dio. Psicodramma di un ideale», edizioni Raetia. La scelta di Claudio è conseguente alla sua convinzione di essere cristiano e prete con chi, nella vita di ogni giorno, lavora per guadagnarsi il pane combattendo razzismo, abusi, mancanza di tutele. Sarà in seguito operaio in uno stabilimento siderurgico nel bacino di Liegi per sette anni a partire dal 1972, sempre in prima fila nelle vertenze sindacali e a fianco dei minatori nel tempo libero, assistendo i malati di silicosi e le loro famiglie. Il "vivere altrove" Claudio lo racconta e lo descrive con par-
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Al termine di uno spettacolo con la sua Panorama della valle di Rio5dos Cedros - 2021 compagnia teatrale «La barca dei comici».
edit
CONTINUA DA PAGINA 13 tecipazione appassionata nei suoi romanzi «Volesse la terra» e «Tisaura». È il vivere altrove alla ricerca di lavoro e di dignità. Lavoro e dignità che non vengono regalati – ne sanno qualcosa i minatori che Claudio ha incontrato e di cui è diventato amico e compagno – ma che devono essere conquistati giorno dopo giorno lottando contro abusi, sopraffazione, razzismo di cui spesso sono vittime in quegli anni i mina-
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tori italiani e stranieri. Nella scrittura di Claudio non c’è solo rabbia per le ingiustizie patite dalle persone più fragili e indifese, c’è la delicatezza dei sentimenti, la tenerezza degli sguardi, la forza prorompente della passione e dell’amore. C’è la nostalgia delle radici che tuttavia non diventa chiusura e introversione, ma semmai stimolo alla ricerca di nuove relazioni, nuove amicizie, nuove solidarietà. «Strappi di vita» (casa editrice Vitrend), titolo di questa raccolta che prende il nome
dal primo dei cinque racconti che ci vengono proposti, rappresenta, a mio avviso, la piena maturità di don Claudio come scrittore, ma, soprattutto, come uomo e come credente. Come scrittore, Pellegrini, ha la capacità e il dono di tratteggiare con grande delicatezza e direi con affetto di padre i personaggi di Corallo, di Silvia, di Trincy, di Mileda, del figlio di Maddalena e di tanti altri. Le storie di Claudio sono storie di incontri non sempre facili, talvolta accompagnati dalla precarietà, dall’incertezza ma capaci di
Ognuno deve impegnarsi pe I
l titolo del libro è anche il titolo di uno dei capitoli: perché è stato scelto proprio “Strappi di vita”? Lo strappo rompe e sconcerta, oppure lo strappo spezza da cima a fondo una tenda e apre una finestra. Perciò i racconti sono trascrizione di sbranamenti al fisico e allo spirito, ma anche di aperture verso dolcezze, donazioni, rivolte, persino verso la pretesa dell’impossibile. Quanto è durato il lavoro di scrittura del libro? Tu lo sai che quando uno ha la passione di scrivere tiene sempre in all’erta la memoria, per raccogliere incontri, volti, parole, pezzi lunghi o corti di vita, episodi di generosità o cattiveria, di rivolta o indifferenza alle crudeltà…E soprattutto trasmettere alla scrittura tutte le emozioni mie in risposta ad ogni situazione. Dunque la preparazione è atemporale, la stesura si è allungata sugli ultimi tre anni. Il libro è diviso in cinque ca-
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Tutti i migliori, i più tormentati, i più lucidi sul futuro dell’umanità sono travolti da sogni: risanare il pianeta. Da desideri: impedire le crudeltà gratuite. Da progetti: disarmare tutte le prepotenze e le potenze mondiali… Sogni, desideri e progetti, piccoli, quotidiani o immensi, diventano inerti, sterili quando l’indifferenza si deposita nel cuore pitoli. Per ognuno, puoi raccontare da dove è venuta l’ispirazione? Il primo racconto (“Strappi di vita”) si è imposto, quando ho appreso la morte di Luigi, come obbligo verso le creature che, nel desiderio o nella realtà, hanno segnato la mia vita. Il secondo è “Il figlio di Maddalena”: di fronte ai massacri, alle continue rapine contro il popolo palestinese e il ricordo di Yose, ebrea sopravvissuta a un campo nazista, fondatrice del MRAX, movimento contro il razzismo antisemitismo xenofobia: è desolata perché noi, popolo ebreo, non fermiamo la prepotenza dello stato
sionista d’Israele. E ahimè l’assenza di Gesù, il nazareno, dalla sua terra. “Daniela” è il terzo. Fra troppe polemiche, astratte e pretenziose, il dono ineffabile della maternità: da una confidenza. Quarto racconto, “Parole verticali”: il militare era entrato a far parte della nostra parentela, escogitava ogni stratagemma per poter manifestare finalmente anche le verità proibite. Si ostinò infine a trovare il modo per ripetere con suo figlio inerme le parole della mente, del sangue. L’ultimo racconto, “Mi parlo con la morte” continua ancora, non smetto mai di parlarmi, parlare a
me stesso forse a Dio, con la morte per costringerla a non essere, per la storia umana, impotente, crudele e vigliacca. A essermi amica nella nostalgia e nella solitudine. Nella prefazione Vittorino Rodaro ti definisce “un prete che sarebbe oggi gradito a papa Francesco, un prete uscito dai recinti del tempio, laico e anticlericale”: ti riconosci in questo profilo? Laico sì: la Verità esiste, ma nessuno può pretendere di possederla, si cerca insieme. Anticlericale sì: non nel senso che ce l’ho con i preti, mi darei la zappa sui piedi, anticlericale quando il clero invade tutti i campi e pretende dei priQuesta immagine panoramica a 360° è tografie scattate il 20 febbraio 2021 dal
toria
creare momenti preziosi e inimmaginabili di amicizia, amore profondo che nasce dall’anima e che è capace di superare la desolazione della malattia e della morte. Corallo, un nome insolito, “vive la sua vita d’istinto, a strappi, come se non fosse stata vissuta, ma trafugata, immaginata, sognata, dove il prima e il dopo si condizionano a vicenda”. A volte la vita viene strappata, quella di suo padre, quella di sua madre malata, quella di Silvia. Silvia, una bellezza improvvisa, una folgorazione per Corallo.
L’episodio del loro incontro fortuito dopo un esame andato male per Silvia, Corallo che l’accompagna alla stazione, incredulo che una così bella ragazza si sia rivolta proprio a lui. E poi la malattia improvvisa di Silvia, la sua ribellione contro Dio, i santi, la Madonna e contro lo stesso Corallo, entrato per caso nella sua vita breve. Ma lo ‘strappo’ della malattia si trasforma in restituzione di umanità e di tenerezza ritrovate: Corallo "scelto" da una Silvia riconciliata, conquistata dalla presenza di una persona diventata
prossima e amica in forza di una gratuità capace di superare anche lo sfregio della malattia e della morte. Le storie condensate in questa raccolta ci offrono esperienze di rara umanità, di tenerezza e di passione fra persone che si cercano e che si trovano anche per caso, per un dono prezioso del destino. L’intensità degli affetti, la sconvolgente e tumultuosa attrazione dei corpi che si incontrano sono CONTINUA A PAGINA 16
er sconfiggere l'indifferenza vilegi. Che è poi anche il pensiero di Vittorino Rodaro. “Dignità da pretendere e sicurezza da difendere”, come scrivi nel libro, dovrebbero essere due capisaldi del mondo del lavoro: nel 2020 in Italia le morti sul lavoro sono state oltre duemila. 306 nei primi 4 mesi del 2021, quasi il 10% in più rispetto a un anno fa. Perché siamo ancora in questa drammatica situazione? Ho visto minatori morire soffocati dalla polvere nera o per disgrazia. Quando lavoravo in fabbrica ho patito turni massacranti di giorno e di notte, compagni feriti, licenziati… e il disprezzo per le nostre umane esigenze. Ho sperimentato dunque quanto sia criminale il rifiuto della dignità e della sicurezza dei lavoratori, soprattutto dei più indifesi, quelli costretti ad accettare qualsiasi condizione, come padri o madri di famiglie numerose, emigrati, rifugiati… stata ottenuta affiancando sei diverse forover «Perseverance» (NASA/JPL-Caltech)
Tu scrivi che le migrazioni “non sono una fatalità ma la fecondazione della storia”. Cosa intendi dire con questa espressione? Per dimostrare questa constatazione dovremmo ripercorrere tutta la storia: la storia è fatta di migrazioni, mescolanze, che inizialmente sono sofferenza per chi riceve e per chi arriva, poi nascono convivenze multiformi e più aperte. Il fenomeno, a dimensioni diverse, si ripete ovunque e in ogni epoca. Chi vuole fermarlo è cieco e disumano, esce dalla storia. Dice il dottore nel primo racconto: si rinchiudono i pazzi e si lasciano in libertà i cretini, anche i più pericolosi. Nel libro Luigi è un professore di filosofia e di storia, indignato per la crudeltà, le ingiustizie, l’assurdità delle armi, gli sprechi e la fame, le atrocità gratuite, le migrazioni disperate, le rivolte soffocate, le religioni complici o
inermi: quasi un ritratto autobiografico? Sì, in questo sono totalmente Luigi. Del resto tutto è reale, tutto è inventato, tutto è autobiografico. “Voglio obbligare i sogni, i desideri, i progetti a diventare realtà” è la frase scelta per il retro di copertina: cosa dovrebbe fare ognuno di noi per riuscire a centrare quell’obiettivo? Tutti i migliori, i più tormentati, i più lucidi sul futuro dell’umanità sono travolti da sogni: risanare il pianeta. Da desideri: impedire le crudeltà gratuite. Da progetti: disarmare tutte le prepotenze e le potenze mondiali… Sogni, desideri e progetti, piccoli, quotidiani o immensi, diventano inerti, sterili quando l’indifferenza si deposita nel cuore di ognuno, nei diversi strati della società, nel privato e nel pubblico. L’indifferenza è colpevole e tragica, prosciuga e si prosciuga, vive di rifiuti. Maurizio Tomasi
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narrati con un linguaggio leggero, poetico, quasi pudico, scevro da ogni compiacimento morboso. È la storia dell’incontro di Corallo e di Mileda, un amore breve che Corallo ringrazierà sempre perché “esaustivo per l’anima e per il corpo…un amore che gli ha lasciato sensuale anche l’anima, senza fame di possesso, di competizione”. Le storie di Pellegrini squarciano, "strappano" i veli delle tante ipocrisie che avvolgono e nascondono la volgarità così diffusa nel tempo presente, diventano provocazione contro l’ignoranza, la disattenzione, la mancanza di rispetto, l’indifferenza nei confronti delle persone perseguitate da guerre, sfruttamento, miseria, mancanza di diritti. Sono uno schiaffo anche al comportamento di quei credenti che si ritengono paghi della loro fede e garantiti da pratiche religiose rassicuranti. “Qualsiasi fede è dannosa – dice Luigi, professore di filosofia a Corallo – se non è urgenza di fare, di partecipare, di tentare senza rimandi anche utopie difficili. Sì, altrimenti è dannosa”. E il Gesù di Luigi – don Claudio “è una presenza che inquieta. Non perdere tempo a cercare tutti i nomi che gli hanno dato – con-
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Le storie di Pellegrini squarciano, "strappano" i veli delle tante ipocrisie che avvolgono e nascondono la volgarità così diffusa nel tempo presente, diventano provocazione contro l’ignoranza, la disattenzione, la mancanza di rispetto, l’indifferenza nei confronti delle persone perseguitate da guerre, sfruttamento, miseria, mancanza di diritti. Sono uno schiaffo anche al comportamento di quei credenti che si ritengono paghi della loro fede e garantiti da pratiche religiose rassicuranti
fida Luigi a Corallo - cerca lui, sovrabbondante di umanità, libero da ogni contorno divino di riti e di dottrine, messaggio universale… Sai che cosa vuol dire Gesù si è incarnato? Vuol dire che ogni uomo è carne di Dio”. Gesù non può essere imprigionato nelle Chiese perché Gesù è presente nelle persone che cercano libertà, giustizia e resurrezione nella terre martoriate di Palestina. È un Gesù compagno di strada nella solitudine di ogni persona. Sono tante le solitudini, quelle dovute a persecuzione, fuga da guerre, ma anche quelle provocate da mancanza di figli, da rapporti, pure intensi, ma fugaci e precari. È la storia di Delia e di Vidal, intervallata da una scena teatrale – fare teatro è una delle tante passioni di don Claudio – che si chiude con l’apparizione di una creatura che parla nella chiusura della scena “So accarezzare i colori dell’acqua e del vento, togliere e mettere il verde alle finestre, so penetrare il fiore dell’anima, far esistere l’altro o l’altra di me e camminare illesi nel fuoco, pazzi da impietosire la morte, congiunti quotidianamente nel cantico dei canti. Voi conoscete un po’ di amore in carne e ossa, vero?” È una domanda-provocazione che, penso, tocchi o abbia toccato ciascuno di noi. Vittorino Rodaro
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Gli anniversari del Circolo di Nova Trento Congratulazioni Circolo Trentino di Nova Trento. 46 anni di storia ... 36 anni di fondazione. Nel 1975, in occasione delle celebrazioni del centenario dell'immigrazione italo-trentina, tre città hanno accolto le delegazioni dei Trentini nello Stato, Nova Trento è stata la prima, a luglio, dopo Rodeio e Rio dos Cedros. Dalle visite, registrate in pochi minuti, è nata l'aspettativa della creazione di un'entità che rappresentasse gli immigrati trentini, che difendesse e preservasse la loro cultura, i loro costumi, le loro convinzioni, insomma, che ricordasse a chi arrivava ed esplorava il nostro regione e ha iniziato la nostra storia.
46 anni di storia, 36 dalla fondazione Così, 10 anni dopo, il 13 marzo 1985, nasce ufficialmente il Circolo Trentino di Nova Trento. Ringraziamo tutte le persone che sono passate per l'organiz-
zazione, gli ex presidenti, gli ex membri del consiglio, gli attuali, tutti i partecipanti ai gruppi di canto, danza e teatro, coloro che partecipano alle attività of-
ferte dal Circolo, i collaboratori e agli sponsor. Un ringraziamento particolare va anche all'associazione Trentini Nel Mondo e alla Provincia Autonoma di Trento e ai loro collaboratori per il supporto e l'attenzione che ci prestano ogniqualvolta sia necessario. Ringraziare il supporto dei coordinatori dei Circolos Trentinos della regione e dei consulenti della Provincia. Continueremo ad andare avanti, cercando di migliorare e garantire che la nostra cultura sia preservata e ricordata sempre. Congratulazioni Circolo Trentino di Nova Trento. (Testo e foto dalla pagina Facebook del Circolo)
NELLE FOTO: una delle classi del corso di lingua italiana con l'insegnante Valdirene Dallabrida; le partecipanti al corso di cucina suoi risotti e a quello intitolato «Delizie di Pasqua», tenuto dalla maestra Paula Beirão.
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Rafael Acuña ha visitato i Circoli di P
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urante la prima settimana di maggio Rafael Acuña Agnelli, Coordinatore dei Circoli del nordest dell'Argentina, ha finalmente avuto l’opportunità di riprendere i contatti dopo il lungo periodo di isolamento imposto dalla pandemia, che aveva impedito avvicinamenti e incontri. Resistencia, Corrientes e Puerto Tirol sono stati i tre Circoli visitati. Qui di seguito è lo stesso Rafael a raccontare cosa è successo. Sono stati incontri davvero carichi di emozione ed entusiasmo, con la presenza di diversi membri attivi dei Circoli, durante i quali sono state rispettate tutte le misure di prevenzione previste,
affinché potessero svolgersi nella maniera più serena possibile. Ogni Circolo ha illustrato la sua situazione, ha descritto la sede e le sue funzionalità, ha presentato le attività che vengono svolte, con particolare riferimento ai corsi di lingua e cultura italiana.
Ogni presentazione ha messo in evidenza la dedizione e la passione con cui operano i soci del Circoli, a beneficio sia del Circolo che dell’intera comunità. In tutti e tre gli incontri si è parlato delle iniziative proposte in questo periodo dalla Trentini
nel mondo, e cioè il «Bando COVID» (un finanziamento per i Circoli che a causa della pandemia hanno visto diminuire le proprie entrare destinate a supportare l’attività); il contributo annuale per la realizzazione di attività culturali e formative; le borse di studio ICON per lo studio della lingua italiana; corsi di gelateria artigianale. In ogni singolo Circolo sono poi stati trattati temi più specifici. Circolo di Resistencia: nuova sede con sviluppo di spazi per molteplici attività; corsi di italiano a tutti i livelli tenuti da docenti in formazione continua presso i centri studi di alto livello della città di Rosario; convenzione con la scuola italiana per stranieri Campous
Consegna del giornale a domicilio per Hector Encinas Il numero di marzo della rivista ha ospitato un ampio servizio su Puerto Tirol (Chaco-Argentina) che prendeva spunto da un lavoro di ricerca di Hector Rodolfo Encinas sulle origini del nome della città, pubblicato sia come libro che come album di fumetti. Dario Fernando Farìas, presidente del Circolo trentino di Puerto Tirol ha fatto visita a Hector Encinas (a sinistra nella foto) al quale ha portato alcune copie del giornale.
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Puerto Tirol, Resistencia e Corrientes Magnolie per la formazione di studenti e insegnanti; gli accordi da formalizzare con l'Universidad del Nordeste e il Comune locale. Circolo di Corrientes: è un Circolo pienamente integrato nella locale società italiana, con la quale gestisce numerose attività, come la scuola di lingua e cultura italiana e il centro sportivo. La locale Associazione Italiana ha potuto proseguire la sua attività grazie all'amministrazione e gestione del Circolo trentino, che con grande impegno ed entusiasmo gestisce le risorse umane e materiali per la manutenzione, il pagamento dei servizi e il funzionamento della sede. Tra le principali attività ci sono il mese dell’italianità, gli anni-
versari, la settimana della lingua italiana, la festa della Repubblica e altre iniziative organizzate in collaborazione con altre comunità con le quali è stata creata la Federazione delle associazioni straniere. Circolo trentino di Puerto
Tirol: la sua sede è in piena fase di ristrutturazione per ricavare adeguati spazi per lo svolgimento di corsi di lingua italiana e altre attività culturali e ricreative. Il Circolo cura la realizzazione e la messa in onda su una radio locale del programma «Raices
trentinas» (Radici trentine), nel quale si forniscono informazioni su temi di interesse generale per i trentini all'estero, sull’attività della Trentini nel mondo e della Provincia Autonoma di Trento, ATM, PAT. Nella scaletta del programma ci sono anche interviste a personaggi del mondo associativo trentino e ad altri membri della comunità che si distinguono per la loro attività. I suoi corsi di lingua italiana sono tenuti da professori di alto livello accademico di formazione universitaria. Con l'obiettivo di offrire sempre più proposte alla comunità che vuole partecipare alla vita del Circolo, sono stati organizzati anche corsi di tedesco.
È scomparso Renato Campidelli del Circolo Reno-Neckar «Carissima signora Clara, le mandiamo le nostre più sentite condoglianze, nel ricordo incancellabile del nostro caro amico Renato, Presidente del Circolo Trentino di Reno Neckar e valoroso rappresentante della comunità trentina. L’Associazione Trentini nel mondo è vicina in questo doloroso momento a tutta la sua famiglia e ai suoi amici. Le nostre più sentite condoglianze e un forte abbraccio da parte di tutti noi»: questo il testo del messaggio di cordoglio inviato dalla Trentini nel mondo a Clara Maturi, vedova di Renato Campidelli, scomparso il 6 aprile scorso. Nato in Germania nel 1945, era il più giovane dei figli di Tullio Campidelli, originario di Pelugo in Val Rendena, e di Maria Bortoli di Calavino. Rimasto
vedovo nel 1954, il padre, che di professione era segantino, rimpatriò con i due figli più giovani. «Nel 1962 - si può leggere nella testimonianza di Renato Campidelli pubblicata nel volume dedicato all'Europa della trilogia «Tanti volti, un'unica comunità - Storia e realtà dei Circoli trentini nel mondo», edita dalla Trentini nel mondo in occasione del suo cinquantesimo di fondazione - a malincuore accompagnò anche me in Germania, non per lavorare nei boschi ma per studiare. Nel 1970 ho conseguito la maturità col titolo di tecnico progettista meccanico. Dall'inizio del 2006 sono in "pre pensione" meritata dopo oltre 43 anni di lavoro all'estero».
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Notizie dal Circolo trentin A
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vevamo già dato notizia di come il piccolo ma attivo Circolo del Lussemburgo nella prima fase della pandemia avesse promosso un incontro via videoconferenza, tenuto il 12 luglio dell'anno scorso, con la dottoressa Ilaria Dorigatti, epidemiologa dell'Imperial College di Londra di origine trentina. Tale evento su "COVID-19 e modelli matematici" aveva aiutato i partecipanti, soci e non, a comprendere gli strumenti utilizzati dagli scienziati e dalle autorità sanitarie per la previsione e la gestione della crisi pandemica. Tali conoscenze si sarebbero rivelate assai utili per seguire l'evoluzione dell'epidemia nei lunghi mesi a venire. Visto il perdurare della misure restrittive, il Circolo ha quindi deciso di proseguire le sue attività prevalentemente online, non solo per le riunioni regolari del Comitato, ma anche organizzando altre tre conferenze pubbliche con relatori trentini. I temi toccati sono assai diversi, ma sempre interessanti e con un buon riscontro in termini di partecipazione, in particolare da Lussemburgo, Belgio, Trentino, ma anche da altre zone di Italia ed Europa. Questo si è dimostrato un indubbio
Giovanni Kessler è stato il gradito ospite dell' incontro del 21 aprile scorso, sul tema della “Legalità e della lotta al crimine”
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terizzata dall'emergere dell’Euregio, la regione europea Tirolo – Südtirol/Alto Adige – Trentino,
vantaggio degli incontri online: la possibilità di superare facilmente la distanza fisica e di condurre un incontro con persone distanti anche migliaia di chilometri. Il 7 ottobre è stata la volta di Giuseppe Ferrandi, Direttore del Museo Storico del Trentino, sul tema "Due secoli di identità trentina: dal Tirolo storico all'Eu-
regio". Ne è emersa l’importanza della storia e delle nostre origini per capire il presente e preservare la propria identità, nonché per costruire nel miglior modo un futuro comune. Il dott. Ferrandi ha guidato i partecipanti in un excursus di duecento anni di storia della nostra terra, ripercorrendo le tappe salienti che hanno portato alla situazione odierna, carat-
Giovanni Kessler è stato il gradito ospite di un altro incontro, il 21 aprile scorso, sul tema della “Legalità e della lotta al crimine”. Si è parlato di Trentino, Italia ed Europa, ripercorrendo i vari passaggi della sua ricca carriera attraverso la magistratura, la politica e l’alta amministrazione (Ufficio antifrode UE e Agenzia delle dogane). Il Dott. Kessler ha spiegato in modo chiaro e ricco di esempi le dinamiche della criminalità transnazionale, e la necessità di una risposta europea alle mafie,
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no del Lussemburgo «Due secoli di identità trentina: dal Tirolo storico all'Euregio», «Legalità e della lotta al crimine» e «Gruppi di lettura condivisa», sono stati i temi di tre teleconferenze pubbliche con relatori trentini alla corruzione ed alle altre forme di crimine organizzato. La legalità come condizione necessaria per la democrazia, nonché per lo sviluppo sociale ed economico. Infine, il 26 maggio, in collaborazione con la Libreria Italiana di Lussemburgo, il Circolo ha organizzato un incontro con Paolo Domenico Malvinni sull'esperienza dei “Gruppi di lettura condivisa” in Trentino. Il dott. Malvinni, scrittore e bibliotecario di formazione semiologica, nonché curatore del libro "Lectores in Fabula" sui gruppi di lettura, ha spiegato come il dialogare sui libri possa divenire un potente strumento di apprendimento cooperativo.
L'eBook è disponibile sul sito dell'Associazione Italiana Biblioteche (www.aib.it) Per quanto riguarda gli eventi in presenza, il Circolo lo scorso anno ha dovuto annullare gli eventi pubblici programmati a causa delle misure sanitarie restrittive. Il Comitato è però riuscito a rendere visita ad un socio "storico" del Circolo, Antonio Pretti: nativo della val di Peio ed emigrato a Lussemburgo nel 1958, un brillante ed entusiasta Toni ha accolto il Comitato condividendo le sue passioni e molti aneddoti sulla sua incredibile vita. Innanzitutto la passione più grande, la gastronomia: grazie alla sua creatività ed
impegno, ha ottenuto nella sua carriera la doppia Stella Michelin (ristorante Hiertz, il primo a Lussemburgo) ed ha potuto cucinare per molteplici personaggi di spicco a livello internazionale (politici come Aldo Moro, Willy Brandt, A. Gromyko, famiglie reali da tutto il mondo). In tempi più recenti si è dedicato all'apicoltura con altrettanta dedizione, curando le sue arnie, il miele e tutti gli altri preziosi prodotti derivati, con grande consapevolezza dell'importanza delle api nell’ecosistema. Fortunatamente l'andamento positivo degli indicatori sanitari dovrebbe finalmente permettere, seppure all'aperto, lo svolgimento dell'assemblea generale del Circolo nel corso dei prossimi mesi. L'assemblea sarà ovviamente accompagnata dall’immancabile polenta! Per contatti con il Circolo: trentini.lussemburgo@gmail.com Facebook, @circolotrentinolussemburgo
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Nelle foto qui sopra, Antonio Pretti, nativo della val di Peio ed emigrato in Lussemburgo nel 1958, nella veste di apicoltore e di chef con doppia Stella Michelin.
L'esperienza dei “Gruppi di lettura condivisa” in Trentino era il tema della conferenza del 26 maggio, con relatore Paolo Domenico Malvinni
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«Trento Film Festival», 46.000 visioni online e tremila biglietti in sala 22
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i è conclusa il 9 maggio la 69a edizione del Trento Film Festival. Uno sforzo imponente per la macchina organizzatrice, costretta ad allestire due edizioni particolarmente ravvicinate: l'edizione numero 68 era stata posticipata a causa delle restrizioni e misure anti Covid, andando poi in scena tra agosto e settembre 2020. Nel 2021 s'è fortemente voluto tornare alla tradizionale data primaverile. Pensato questa volta direttamente in formato digitale e “a distanza”, per non essere colti impreparati, il festival ha invece dovuto reinventarsi tradizionale. È stato il primo festival di cinema dell’Afic (Associazione Festival
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italiani di Cinema) che ha riaperto le porte al pubblico. La 69a edizione del Trento Film Festival, il festival di cinema e culture di montagna, dal 30 aprile al 9 maggio ha riportato il pubblico in sala, riaprendo i cinema e permettendo di ritrovare il fascino del grande schermo. Tutti i 98 film in selezione sono stati proiettati al Multisala Modena di Trento, seguendo le normative e i protocolli legati all’emergenza sanitaria. I film sono stati comunque resi disponibili anche online, dal 30 aprile fino al 16 maggio, sulla piattaforma dedicata online.trentofestival.it E sui canali social del manifestazione è stato possibile seguire
gli eventi alpinistici, letterari e scientifici trasmessi in live streaming. Sarà ricordata dunque per molte cose la 69a edizione, che ha segnato evidentemente un unicum nel genere: una formula ibrida che ha fatto registrare un buon successo di pubblico in presenza e di numeri online. “Nonostante il contingentamento degli ingressi, il tempo limitato a disposizione per comunicare la riapertura delle sale e l’assenza da Trento di molti studenti universitari – ha commentato Sergio Fant, responsabile del programma cinematografico - abbiamo ritrovato un pubblico appassionato ed entusiasta di
poter tornare al cinema, con una partecipazione costante alle proiezioni, e sale sold out per i film più attesi. Sono stati oltre tremila i biglietti staccati alla cassa del Multisala Modena di Trento. Parallelamente, la piattaforma di streaming si conferma uno strumento apprezzato e ormai adottato dagli spettatori, in Trentino e nel resto d’Italia: abbiamo superato quota diecimila utenti registrati, e sono state quasi 46.000 le visioni effettuate online. In sala o in rete, possiamo felicemente confermare che la voglia di cinema non si è spenta, e con un po’ di orgoglio dire che il Trento Film Festival si è fatto trovare pronto, con contenuti inediti e di qualità, e la flessibilità necessaria di questi tempi». L’edizione 2021 ricordata anche come quella inaugurata da una regista “trentina”. L'evento di apertura è stata la proiezione, anticipata da un'ampia presentazione, del corto animato “MILA”, di Cinzia Angelini. Trentina di
I principali premi: Genziana d’oro Miglior film – Gran Premio “Città di Trento” a «Anche stanotte le mucche danzeranno sul tetto»; Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna – Premio CAI al film iraniano «Holy Bread»; Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura – Premio “Città di Bolzano” a «Here I Am, Again»; Genziane d’argento Miglior contributo tecnico-artistico a “Die letzten Österreicher” e Miglior cortometraggio al cinese “One Day”
origine, anche se milanese di nascita e ormai statunitense d'adozione, ha dedicato il suo film, la sua creazione alla città, ambientando la storia della piccola Mila proprio a Trento, tra Piazza Duomo e Piedicastello. È una produzione particolare, con un forte messaggio contro la guerra, che la Angelini ha sviluppato partendo dai racconti della mamma sui giorni dei bombardamenti di
Trento nel 1943. E giustamente il corto ha trovata casa proprio a Trento. Una settimana prima della proiezione, Cinzia Angelini era stata protagonista della “diretta” organizzata dalla Trentini nel mondo per parlare del suo lavoro e della sua carriera nel settore dell’animazione digitale. Vincitore del festival è stato il film «Anche stanotte le mucche danzeranno sul tetto» di Aldo Gugolz. Alla pellicola Svizzera, ambientata in un alpeggio del Ticino, la Giuria internazionale ha assegnato la prestigiosa Genziana d’oro Miglior film – Gran Premio “Città di Trento”. Il film vincitore propone una riflessione profonda sul tema dell’eredità familiare, tra condizionamenti, libertà e possibilità di emancipazione. "Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna – Premio CAI" assegnato al film iraniano «Holy Bread» di Rahim Zabihi: un documentario che segue il massacrante e rischiosissimo lavoro dei portatori clandestini di merci attraverso le montagne tra Iran e Iraq. Genziana d’oro come "Miglior film di esplorazione o avventura – Premio “Città di Bolzano” a «Here
I Am, Again» di Polly Guentcheva: ritratto dell’alpinista d’alta quota e zoologo bulgaro Boyan Petrov, e la cronaca dell’operazione di salvataggio internazionale senza precedenti che scatta in seguito alla sua scomparsa sullo Shisha Pangma, uno degli ultimi Ottomila che mancavano al suo curriculum. Le Genziane d’argento sono state assegnate a «Die letzten Österreicher» di Lukas Pitscheider come "Miglior contributo tecnico-artistico" (un documentario che si immerge tra gli ultimi membri di una comunità di origine austriaca e lingua tedesca tra i monti dell’Ucraina) e al cinese «One Day» di Jin Jiang, come "Miglior cortometraggio". Il "Premio della Giuria" è stato assegnato a «Chaddr – A River Between Us» di Minsu Park, un film che racconta l’ultimo viaggio
a piedi di una bambina verso la sua scuola, attraverso le spettacolari montagne del Kashmir, lungo un fiume ghiacciato che presto non sarà più percorribile. La Giuria ha inoltre assegnato la "Menzione speciale" a «Icemeltland Park» di Liliana Colombo (uno sguardo caustico e originale sul riscaldamento globale, che ironizza sulla nostra inconsapevolezza), e «The Magic Mountain» di Eitan Efrat e Daniel Mann (la ricognizione di tre luoghi in Europa dove grotte, tunnel e cave hanno aperto vie di comunicazione fisiche e simboliche con le forze della montagna e del sottosuolo). Il "Premio RAI" per il miglior documentario d’attualità" assegnato dalla Sede RAI di Trento, è andata al documentario "Legado Italiano" della brasiliana Marcia Monteiro, a cui dedichiamo un approfondimento nella pagina successiva. Michela Grazzi
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Foto: Alessandro Nardelli - TFF
Il film prende spunto dall'emigrazione italiana in Brasile ed era inserito nella sezione «Orizzonti vicini» dell'ultima edizione del «Trento Filmf Festival»
A «Legado italiano» il premio RAI come miglior documentario di attualità 24
“Legado italiano” (Eredità italiana) è il film vincitore del premio assegnato dalla Sede RAI di Trento al “miglior documentario di attualità”, in occasione della 69a edizione del “Trento Film Festival – Montagne e cultura”, che si è svolta dal 30 aprile al 9 maggio. Il film, realizzato nel 2020, prende spunto dall’emigrazione italiana in Brasile, uno dei più grandi flussi migratori di sempre e si concentra in particolare sull’epopea dei discendenti degli emigranti partiti dal Trentino e dal Veneto negli ultimi decenni del 1800 e arrivati nella Serra Gaucha, regione montuosa del Rio Grande do Sul, lo stato più meridionale del Brasile, dove hanno introdotto la viticoltura. «Il film è un guanto bianco da un lato e nero sul rovescio” si legge nella motivazione redatta dalla giuria del Premio RAI, composta da Sergio Pezzola (Direttore della Sede RAI di Trento), Waimer Walter Perinelli (giornalista) e Giorgio Balducci (Programmista Regista). “Il primo – prosegue la motivazione - ritrae generazioni di boscaioli e contadini che disboscarono e dissodarono le foreste, coltivando la vite e producendo il vino oggi orgoglio del Brasile. La loro eredità è al tempo stesso un prodotto e un messaggio. L’altro
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lato è la storia di persone che subirono soprusi, in patria e fuori, per attraversare l’Atlantico, alla ricerca di un futuro migliore”. Per la giuria della Sede RAI di Trento “il film narra di storie di coraggio e successo ma anche di sfruttamento ed è di grande attualità: è sufficiente, infatti, cambiare il colore della pelle, attraversare il Mar Mediterraneo al
posto dell’Oceano Atlantico, per trovare storie simili, la cui eredità ci sarà certamente nel prossimo futuro”. La motivazione si conclude definendo il film “un’occasione per apprezzare la storia, le belle immagini, le interviste e, soprattutto, meditare”, giudizio condiviso da Maurizio Tomasi, direttore responsabile del periodico “Tren-
tini nel mondo”, che il 9 maggio ha ritirato il premio (una pergamena con la motivazione) a nome della regista (nella foto in alto, da sinistra Sergio Pezzola, Maurizio Tomasi e Waimer Perinelli). «Ricevo questo premio in rappresentanza dell’autrice del film ma anche di tutta la comunità di origine trentina e veneta della Serra Gaucha» ha affermato prima della proiezione del film Maurizio Tomasi, che aveva incontrato Marcia Monteiro nel 2018, quando si trovava in Trentino per fare riprese in una delle terre di origine dell’attuale popolazione della Serra Gaucha: l’intervista realizzata in quella occasione è diventata un video nel quale la regista illustra la genesi e gli obiettivi del film e parla della comunità trentina del Rio Grande do Sul.
Il video si intitola “Il DNA della Serra Gaucha” ed è disponibile sul canale YouTube dell’Associazione Trentini nel mondo (www. youtube.com/watch?v=dn9yPZt8TM)
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Dal 19 aprile al 20 maggio è stato un mese di ricordi, emozioni raccontate da voci commosse o da immagini dense di significato: per iniziativa di Pio Rizzolli, membro di giunta della Trentini nel mondo, sul sito dell'Associazione ogni giorno è stato proposto un racconto di chi ha vissuto l'emigrazione in Cile del 1951
Settant'anni dopo
È
stato un mese di ricordi, emozioni raccontate da voci commosse o da immagini dense di significato. Dal 19 aprile al 20 maggio sul sito della Trentini nel Mondo ogni giorno è stato proposto un racconto di chi ha vissuto l'emigrazione in Cile del 1951. Il primo gruppo di Trentini (ne seguirono altri nel '52 e '53) partì da Trento con tutti gli onori, i saluti delle autorità e grandi aspettative il 19 aprile 1951, con destinazione La Serena, in Cile. 20 famiglie, 150 tra genitori e figli: prima in treno fino a Genova, poi l'imbarco sull'Amerigo Vespucci. Ad attenderle una traversata in mare di trenta giorni, verso un nuovo futuro in un mondo nuovo.
Foto Rensi
A 70 anni esatti dalla partenza e per 30 giorni, seguendo idealmente quel viaggio fino all'ap-
prodo sulla spiaggia dell’Oceano Pacifico nel Nord del Cile, tra Coquimbo e La Serena, la Trentini
nel Mondo ha proposto un "viaggio" nei ricordi. Storie di vita dei trentini in Cile. Parole, foto, i volti e le emozioni dei protagonisti di quell’Odissea. Un semplice e doveroso ricordo dei giorni di avvio di un lungo viaggio, del passaggio dagli orizzonti di monti e valli del Trentino a trenta giorni di traversata in mare verso l'ignoto. L'obbiettivo non era quello di rifare il processo alla Storia. Ci sono testi, studi, documenti che delineano i profili sociali, economici, politici di quel primo esperimento di emigrazione organizzata. Qui, raccogliendo l'invito e lo spunto arrivato da Pio CONTINUA A PAGINA 26
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Rizzolli, consigliere dell'Associazione Trentini nel Mondo, che ha proposto l'iniziativa, si è voluto lasciare spazio alle emozioni di chi decise di lasciare una terra che tanto avevano amato, ma dove tanto avevano sofferto. “Semplicemente – sottolinea Pio Rizzolli - pensando a tutta la gente che viaggia per mare, allora come anche adesso, mi sono chiesto perché non ricordare questo tempo sospeso. Tra la partenza e l'arrivo, tra l'essere trentino, italiano e diventare un altra cosa. Ho voluto un po' entrare nell'animo di chi ha affrontato questo viaggio, in maniera così estemporanea, per ricordare con piccole pillole di memoria questa epopea di tanti trentini che se ne sono andati. Che hanno lasciato
In 30 giorni hanno trovato spazio voci differenti, nostalgiche alcune, più critiche altre. Abbiamo proposto interviste dirette, racconti scritti per noi o trovati sui libri, ricordi raccolti e tramandati dai figli. Testimoni diretti, cha affrontarono quel viaggio, e chi in Cile ci è nato. Chi vive ancora li, sentendosi italiano in Cile e chi è rientrato, cileno in Italia l'Italia, il Trentino, le montagne per affrontare un mondo nuovo. Paventato come un'opportunità per ricostruirsi un futuro, con promesse di terra, di case di condizioni migliori. Partirono all'av-
ventura lasciandosi alle spalle il loro mondo. Poi, è emerso anche dai racconti, le promesse non furono rispettate e le aspettative deluse. Molto si è detto e tanto
ancora si potrebbe dire. Le polemiche ci furono. Ma non è questo che voleva evidenziare questa iniziativa. C'era la voglia di lasciare spazio alle emozioni e ai ricordi. Certo. Sulla vicenda dell'emigrazione dei trentini in Cile sono stati scritti libri, trattati, polemiche. Le recriminazioni, giustamente, ci furono. Perché queste migrazioni, soprattutto quelle successive del 1952 e 1953 hanno portato allo sbaraglio tante persone che si sono trovate a combattere con maggiori difficoltà di quante ne avessero qui in Trentino. Spesso sono dovute rientrare o ridistribuirsi tra Brasile, Argentina e Australia. Sono emiCONTINUA A PAGINA 28
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dossier Senza filtri, lasciando parlare i loro cuori, abbiamo scoperto le difficoltà affrontate, i successi che qualcuno ha raccolto, i ricordi di un'infanzia felice e la decisioni di molti, a malincuore, di intraprendere la via del ritorno. Tutto è disponibile all'indirizzo www.trentininelmondo.it nella sezione dedicata all'Emigrazione in Cile con tutte le testimonianze raccolte CONTINUA DA PAGINA 11
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grate di nuovo. Quell'epopea ha di fatto innescato la fine di quell'esperienza e un ripensamento delle emigrazioni organizzate. Non si voleva entrare in quella dimensione di analisi storica di questa migrazione. Ma semplicemente vedere dal punto di vista umano come hanno subito, come hanno vissuto e come hanno reagito in particolare quei primi 150 di fronte alle tante difficoltà che si sono trovati a vivere, sapendo che venivano comunque da un mondo difficile, come il secondo dopoguerra italiano. Ha funzionato? Riguardan-
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do a quanto e come si è riusciti a raccontare, è passato il messaggio? Diciamo che è stato un po' un viaggio anche per me. Conoscevo un po' la vicenda, ma nel dettaglio ci sono entrato per i racconti di mio padre, che ci leggeva le lettere di suo fratello, partito con quel gruppo. Questa esperienza è stata vissuta in maniera pregna dal punto di vista umano dai suoi protagonisti e andava ricordata. 70 anni da quell'evento è una ricorrenza che meritava di essere sottolineata. Non potendola proporre con cerimonie o incontri abbiamo tentato attraverso questa modalità virtuale.
L'obbiettivo resta quello di riuscire a creare occasioni di incontro personale? Un momento, uno spazio, un luogo dove portare queste storie? Si, ci stiamo pensando. Se come sembra si va verso un alleggerimento delle misure anti-covid stiamo pensando ad una mostra da portare nei paesi di origine di quelle famiglie partite nel 1951, quindi la Val di Non e la Val di Cembra. In 30 giorni hanno trovato spazio voci differenti, nostalgiche alcune, più critiche altre. Abbiamo proposto interviste dirette, racconti scritti per noi o trovati sui libri, ricordi raccolti e tramandati
dai figli. Testimoni diretti, cha affrontarono quel viaggio, e chi in Cile ci è nato. Chi vive ancora li, sentendosi italiano in Cile, e chi è rientrato, cileno in Italia. Senza filtri, lasciando parlare i loro cuori, abbiamo scoperto le difficoltà affrontate, i successi che qualcuno ha raccolto, i ricordi di un'infanzia felice e la decisioni di molti, a malincuore, di intraprendere la via del ritorno. Tutto è ancora disponibile sul sito dell'Associazione. All'indirizzo web www.trentininelmondo.it c'è la sezione dedicata all'Emigrazione in Cile con tutte le testimonianze raccolte. Michela Grazzi
MODULO PER LA RICHIESTA DI ADESIONE IN QUALITÀ DI SOCIO ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ONLUS VIA MALFATTI 21 - 38122 TRENTO
IL SOTTOSCRITTO/A NATO/A A
IL
RESIDENTE IN VIA
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PROSSIMAMENTE IL PRIMO PODCAST
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